Storia d'Italia, Volume 8, 1936-1943 [PDF]


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Table of contents :
Piano dell'opera......Page 1
Cover......Page 2
copyright......Page 3
L'ITALIA DELL'ASSE (1936-10 giugno 1940)......Page 6
AVVERTENZA......Page 7
CAPRICCIO SPAGNOLO......Page 9
IL PROCONSOLE DI STALIN......Page 59
NASCE L'ASSE......Page 75
TUTTI GLI UOMINI DEL FÙHRER......Page 93
L'ANSCHLUSS......Page 103
CRISI NELLA DIARCHIA......Page 116
GODESBERG......Page 130
MONACO......Page 147
IL FASCISMO DIVENTA RAZZISTA......Page 162
LA MORTE DI PIO XI......Page 184
FINE DELLA CECOSLOVACCHIA......Page 190
LA RIVALSA ALBANESE......Page 204
IL TRIONFO DI FRANCO......Page 216
MORIRE PER DANZICA......Page 237
ETTORE HA BATTUTO ACHILLE......Page 267
UN ANNUNCIO NELLA NOTTE......Page 278
POSCRITTO......Page 304
L'ITALIA DELLA DISFATTA (10 giugno 1940-8 settembre 1943)......Page 310
SAPORE DI FIELE......Page 311
IL COLPO DI PUGNALE......Page 316
LA RIPICCA GRECA......Page 328
BADOGLIO EXIT......Page 356
IL CUPO INVERNO......Page 370
L'OFFENSIVA DI PRIMAVERA......Page 381
L'ORA DI ROMMEL......Page 408
A MOSCA, A MOSCA......Page 421
LA GUERRA DIVENTA MONDIALE......Page 435
ALESSANDRIA, LA RIVINCITA DI TARANTO......Page 446
EL-ALAMEIN......Page 457
LA FINE DELL'ARMIR......Page 473
AFRICA ADDIO......Page 495
IL BAGNASCIUGA VIOLATO......Page 507
IL 25 LUGLIO......Page 521
QUEL TRENO PER LISBONA......Page 552
I GIORNI PIÙ LUNGHI......Page 561
CASSIBILE......Page 568
L'8 SETTEMBRE......Page 590
NOTA BIBLIOGRAFICA......Page 616
CRONOLOGIA......Page 617
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Storia d'Italia, Volume 8, 1936-1943 [PDF]

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Piano

dell'opera:

STORIA D'ITALIA Voi. I 476-1250 STORIA D'ITALIA Voi. II 1250-1600 STORIA D'ITALIA Voi. I l i 1600-1789 STORIA D'ITALIA Voi. IV 1789-1831 STORIA D'ITALIA Voi. V 1831-1861 STORIA D'ITALIA Voi. VI 1861-1919 STORIA D'ITALIA Voi. VII 1919-1936 STORIA D'ITALIA Voi. VIII 1936-1943 STORIA D'ITALIA Voi. IX 1943-1948 STORIA D'ITALIA Voi. X 1948-1965 STORIA D'ITALIA Voi. XI 1965-1993 STORIA D'ITALIA Voi. XII 1993-1997

STORIA D'ITALIA Voi. V i l i EDIZIONE PER OGGI pubblicata su licenza di RCS Libri S.p.A., Milano © 2006 RCS Libri S.p.A., Milano Questo volume è formato da: Indro Montanelli - Mario Cervi

Lltalia dell'Asse © 1980 Rizzoli Editore, Milano © 1999 RCS Libri S.p.A., Milano Indro Montanelli - Mario Cervi

Lltalia della disfatta © 1982 Rizzoli Editore, Milano © 2000 RCS Libri S.p.A., Milano Progetto grafico Studio Wise Coordinamento redazionale: Elvira Modugno Fotocomposizione: Compos 90 S.r.L, Milano

Allegato a OGGI di questa settimana NON VENDIBILE SEPARATAMENTE Direttore responsabile: Pino Belleri RCS Periodici S.p.A. Via Rizzoli 2 - 20132 Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 145 del 12/7/1948

Tutti i diritti di copyright sono riservati

f~ye da un lato la conquista dell'Impero aveva fatto credere a Mussolini che l'Italia fosse una grande potenza militare, dall'altro lo aveva isolato dalle democrazie occidentali che avevano timidamente osteggiato l'impresa africana. Ed è a questo punto che Adolf Hitler si schiera al fianco del duce, da lui considerato maestro e ispiratore: così nacque quest'alleanza fatale della quale, per qualche tempo, Mussolini si illuse di essere il leader. La guerra di Spagna cementò quest'unione tra Italia fascista e Germania nazista, rafforzata poi dal successo personale di Mussolini nelle trattative che condussero al Patto di Monaco (1938) e dal Patto d'Acciaio siglato l'anno dopo. Ma se i due dittatori sembravano procedere in pieno accordo (si pensi alle leggi razziali del 1938), nell'animo di Mussolini andava maturando nei confronti, del Fiihrer un complesso d'inferiorità che gli fece perdere quel fiuto al quale doveva i suoi maggiori successi. Quando Hitler invade la Polonia nel 1939 proclama la non belligeranza, quando l'anno successivo la Francia è in ginocchio entra in guerra per partecipare al banchetto dei vincitori, poi conduce un esercito male armato e peggio comandato in una velleitaria guerra parallela che condurrà ai disastri di Africa, Grecia e Russia. Agli inizi del 1943 è ormai chiaro che l'Italia è sconfitta: Vittorio Emanuele HI aveva già avviato prudenti contatti con gli Alleati per trovare una via d'uscita dal conflitto, ma sarà lo stesso fascismo che si autoaffonderà clamorosamente il 25 luglio quando il Gran Consiglio provocherà la caduta di Mussolini e il suo arresto da parte del re. Ma se il regime si era sciolto come neve al sole, la guerra - almeno secondo il proclama di Badoglio, nuovo capo del governo - «continuava». Era una finzione alla quale Hitler non abboccò e che lo spinse a inviare in Italia

sempre più truppe. Earmistizio dell'8 settembre e la fuga di Vittorio Emanuele III e del Governo a Brindisi non sorpresero nessuno; sorpresero s o l t a n t o le migliaia e migliaia di soldati italiani lasciati senza ordini ed esposti alla vendetta tedesca.

INDRO MONTANELLI (Fucecchio 1909 - Milano 2001) è stato il più g r a n d e giornalista italiano del Novecento. Laureato in legge e in scienze politiche, inviato speciale del «Corriere della Sera», fondatore del «Giornale nuovo» nel 1974 e della «Voce» nel 1994, è tornato nel 1995 al «Corriere» come editorialista. Ha scritto migliaia di articoli e oltre c i n q u a n t a libri. Tra i suoi ultimi successi, tutti pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Le stante (1998), Lltalia del Novecento (con Mario Cervi, 1998), La stecca nel coro (1999), Lltalia del Millennio (con Mario Cervi, 2000), Le nuove stanze (2001). MARIO CERVI è nato a C r e m a (Cremona) nel 1921. Laureato in legge, ufficiale di fanteria d u r a n t e il secondo conflitto mondiale, p e r molti anni è stato inviato speciale del «Corriere della Sera», articolista e inviato del «Giornale» e della «Voce». E stato d i r e t t o r e del «Giornale» dal 1997 al 2001. Tra le sue opere ricordiamo Storia della guerra di Grecia (1965; ed. BUR 2001), Mussolini - Album di una vita (Rizzoli 1992), I vent'anni del «Giornale» di Montanelli (con Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Rizzoli 1994).

Indro Montanelli - Mario Cervi

L'ITALIA DELL'ASSE (1936-10 giugno 1940)

AVVERTENZA

Questo volume comprende, come il lettore vede, il quadriennio che va dall'intervento dell'Italia nella guerra civile spagnola a quello nel conflitto mondiale. Abbiamo fatto il possibile per contenerlo nella misura dei volumi precedenti, ma non ci siamo riusciti perché la parte svolta da Mussolini nella vicenda spagnola e poi nelle due grandi crisi - quella austriaca e quella cecoslovacca -, che condizionò tutta la politica italiana di quel periodo dando il passo a quella estera su quella interna, ci ha costretto ad allungare lo sguardo oltre confine. Ma non potevamo farne a meno, perché è impossibile capire i motivi che spinsero Hitler a mettere a ferro e fuoco l'Europa, e poi Mussolini ad associarglisi, se non si ha un 'idea almeno approssimativa dei rapporti di forza tra le varie Potenze, e degli equivoci e degli errori che le condussero alla catastrofe. Questa idea, noi ci siamo sforzati di darla, sia pure sommariamente, ma senza pregiudizi né partiti presi. A distanza di quarantanni da quegli avvenimenti e scrivendo per dei lettori, la cui schiacciante maggioranza non li ha vissuti o ne ha soltanto un lontano ricordo, ci pare che il nostro dovere di storici - o, se preferite, di cronisti - sia più quello di raccontarli e spiegarli che di giudicarli. Ormai gli elementi per ricostruirne la trama ci sono: «rivelazioni» potranno ancora venire ad arricchirla di qualche particolare, ma senza intaccarne la sostanza. Il prossimo volume, al quale stiamo già lavorando, comprenderà il triennio che va dal fatale 10 giugno 1940 al non meno fatale 8 settembre. E per quello che deve narrare (guerra, disfatta, 25 luglio, resa, armistizio), temiamo che non sarà meno massiccio di questo. Purtroppo la Storia non è a ciclo costante: ci sono degli anni 5

che contano quanto secoli. E a noi è toccato di viverne parecchi di questa densità. Grazie, caro lettore, della tua pazienza. Speriamo di non averla messa troppo a dura prova. I.M. M.C.

CAPITOLO PRIMO

CAPRICCIO SPAGNOLO

D o p o la vittoriosa conclusione dell'impresa etiopica il Regime fascista avrebbe avuto gran bisogno di un p e r i o d o di pace: p e r c o m p l e t a r e l'occupazione del n e o n a t o I m p e r o , a n cora in p r e d a , nelle sue regioni periferiche, alle convulsioni della guerriglia e del banditismo; p e r p r o s e g u i r e la n o r m a lizzazione dei r a p p o r t i con le p o t e n z e sanzioniste; p e r riassestare le finanze italiane, d u r a m e n t e p r o v a t e dallo sforzo coloniale. L e d i t t a t u r e n o n a m a n o l ' o r d i n a r i a a m m i n i s t r a zione: ma sul trionfo africano la popolarità e l'ambizione di Mussolini a v r e b b e r o p o t u t o vivere d i r e n d i t a p e r m o l t o t e m p o . S o p r a v v e n n e invece, a i m p e g n a r e il fascismo in u n a n u o v a avventura, inizialmente n o n voluta, e c o m u n q u e n o n provocata, la g u e r r a civile spagnola. Nel p a n o r a m a internazionale, la S p a g n a n o n aveva r a p p r e s e n t a t o negli ultimi d e c e n n i u n a entità i m p o r t a n t e . L a sua assenza dalla p r i m a g u e r r a mondiale l'aveva relegata al r a n g o d i spettatrice dei travagli e u r o p e i . Già c e n t r o d i u n universo politico e culturale sul quale n o n t r a m o n t a v a mai il sole, M a d r i d sembrava aver preferito, al r i p a r o dei Pirenei, un isolamento orgoglioso piuttosto che u n a p r e s e n z a di sec o n d o piano negli affari continentali. Si spiega così che avesse suscitato interesse limitato, a Roma, a n c h e l'instaurarsi in S p a g n a di un r e g i m e autoritario di destra, quello del generale Miguel Primo de Rivera (settembre 1923). Mussolini affacciò subito la possibilità di «stabilire intese di o r d i n e politico e militare con la Spagna»; ma queste intenzioni, suggerite dalla a p p a r e n t e sintonia tra i d u e regimi, ebbero, in concreto, sviluppi modesti, p e r n o n dire trascurabili. 7

Primo de Rivera, che rimase al p o t e r e sei a n n i , riconobb e a l D u c e u n a c e r t a p r i m o g e n i t u r a ideologica, t a n t o d a chiedergli consigli su un p r o g e t t o di Costituzione che a n d a va e l a b o r a n d o . Ma le affinità tra le d u e dittature - e il fenom e n o si sarebbe r i p e t u t o con Franco - restavano in superficie. Q u e l l a m u s s o l i n i a n a - così c o m e quella h i t l e r i a n a - si reggeva su un largo sostegno p o p o l a r e , cercava e creava il consenso, utilizzava alla perfezione gli s t r u m e n t i della d e m a g o g i a . Quella s p a g n o l a e r a oligarchica e c o n s e r v a t r i c e . Sfaldatesi le forze che la sostenevano, crollò infatti senza lottare, e poco d o p o , nel 1931, c a d d e a n c h e la Monarchia. Il fascismo, che n o n aveva fatto molto p e r i n d u r r e P r i m o de Rivera a ricalcare il modello italiano, fu i m m e d i a t a m e n t e ostile alla Repubblica. Q u e s t a e r a nata più con un volto anticlericale che con un volto di sinistra, né lasciava t e m e r e , a l m e n o a breve scadenza, u n a importazione del c o m u n i s m o nel M e d i t e r r a n e o . Ma Mussolini aveva osservato che «Kerenskij n o n richiama lo Zar. P r e p a r a Lenin». Nell'avversione del Duce alla S p a g n a r e p u b b l i c a n a si intrecciavano elem e n t i ideologici ed e l e m e n t i di politica e s t e r a : i s e c o n d i , p r o b a b i l m e n t e , p i ù forti dei p r i m i . C e r t o il trionfo di u n a democrazia liberal-parlamentare con tentazioni socialiste su u n a m o n a r c h i a autoritaria contraddiceva g r a v e m e n t e le affermazioni p r o p a g a n d i s t i c h e secondo le quali il fascismo e r a in r a p i d a ed irresistibile ascesa nel m o n d o . Il Duce era stizzito da questa s m e n t i t a alle sue profezie. «Fare u n a r e p u b blica p a r l a m e n t a r e o g g i significa i m p i e g a r e la l a m p a d a a p e t r o l i o al t e m p o della luce elettrica» aveva c o m m e n t a t o sprezzante. Q u e s t a disistima e r a ricambiata. Il g o v e r n o spag n o l o e r a c o m p o s t o i n larga p a r t e d a antifascisti c h e n o n esitavano a dichiararsi esplicitamente tali. Le posizioni ideologiche - q u e s t o e r a il p u n t o cruciale - a v e v a n o riflessi in politica estera. M a d r i d si sentiva vicina a Parigi. R o m a e r a ossessionata dal timore che tra i d u e paesi fosse stipulato un accordo p e r la concessione delle Baleari alla Francia, in caso di e m e r g e n z a , e p e r il transito di t r u p p e francesi dall'Africa 8

al c o n t i n e n t e , e viceversa, attraverso la S p a g n a : ipotesi c h e a v r e b b e r o a l t e r a t o l'equilibrio d i quel m a r e che Mussolini amava c o n s i d e r a r e «nostrum». Mosso da questi risentimenti e a p p r e n s i o n i , il fascismo n o n m a n c ò di incoraggiare ìgolpes che e s p o n e n t i m o n a r c h i c i e ufficiali insofferenti o r d i v a n o c o n t r o la Repubblica. Balbo aveva assicurato il suo a p p o g g i o a un c o m p l o t t o p r e p a r a t o nel 1932 dal g e n e r a l e Sanjurjo. Un carico di arm i e r a stato già i m b a r c a t o s u u n a n a v e , p e r iniziativa d e l maresciallo dell'Aria: ma Yalzamiento e r a abortito sul nascere. Dopo d'allora i r a p p o r t i tra R o m a e M a d r i d avevano registrato qualche m i g l i o r a m e n t o a n c h e p e r il n e t t o successo dei partiti di c e n t r o e di destra nelle elezioni del 1933: i cattolici di Gii Robles e r a n o diventati il g r u p p o più forte delle C o r t e s , con 110 d e p u t a t i . N o n p e r q u e s t o e r a n o stati d e l t u t t o i n t e r r o t t i i r a p p o r t i tra la g e r a r c h i a fascista e le forze che volevano abbattere la Repubblica: tra le quali a n d a v a n o a s s u m e n d o u n a q u a l c h e i m p o r t a n z a la F a l a n g e e le J o n s (Juntas de ofensiva nacional sindicalista), queste ultime capeggiate da J o s é Antonio Primo de Rivera, figlio dell'ex dittatore: l'una e le altre di ispirazione g e n e r i c a m e n t e fascista. Nel 1934 queste d u e organizzazioni si fusero: ma n o n cont a v a n o m o l t o , dal p u n t o di vista del n u m e r o . Si trattava di e n t i t à p i u t t o s t o m o d e s t e i n r a p p o r t o alle forze m o n a r c h i che, u n o dei cui capi, Calvo Sotelo, v e n n e in Italia ed ebbe incontri sia con Mussolini, sia con Balbo. A questi a p p r o c c i che r i e n t r a v a n o nella d i p l o m a z i a parallela di cui a n c h e il fascismo, c o m e ogni dittatura, si serviva - p u r facendone tutto s o m m a t o un uso abbastanza parsimonioso - seguì nel m a r z o del 1934 un'iniziativa di più alto livello, e più concreta. Q u a t t r o cospiratori - tra essi in particolare Antonio Goicoechea, che aveva fondato il m o v i m e n t o m o n a r c h i c o di Renovación espanola con lo scopo d i c h i a r a t o di a t t u a r e u n a sollevazione - chiesero u d i e n z a a Mussolini: e da lui o t t e n n e r o - p r e s e n t e Balbo c h e di q u e s t i c o n t a t t i era l'intermediario - l'assicurazione di un aiuto sostanziale 9

dell'Italia alla riuscita della insurrezione. I golpisti avrebbero a v u t o 10 mila fucili, 10 mila b o m b e a m a n o , 200 m i t r a gliatrici e un milione e mezzo dipesetas: un terzo della somma fu subito c o n s e g n a t o ai q u a t t r o . In c o m p e n s o il D u c e chiedeva che, e n t r o un mese dall'avvento del n u o v o govern o , Italia e S p a g n a firmassero accordi politici e commerciali, e che s o p r a t t u t t o fossero d e n u n c i a t e quelle clausole segrete del trattato franco-spagnolo che si s u p p o n e v a consentissero alla Francia un t r a t t a m e n t o privilegiato (si a p p u r ò poi che le clausole segrete dalle quali Palazzo Chigi e lo Stato Maggiore e r a n o stati ossessionati n o n esistevano). La fiammata di interesse di Mussolini p e r la S p a g n a d u r ò p o c o p e r c h é il c o m p l o t t o si afflosciò e p e r c h é s o p r a v v e n n e la g u e r r a d'Etiopia, c h e , con le sue complicazioni i n t e r n a zionali, calamitò p e r intero l'attività e le preoccupazioni del g o v e r n o fascista. J o s é Antonio P r i m o de Rivera fu foraggiato anche in t e m p i successivi, si direbbe senza t r o p p a convinzione. Sarebbe stato logico che il fascismo avesse esercitato in S p a g n a u n a azione più incisiva, politica e propagandistica, d o p o la vittoria d e l F r o n t e P o p o l a r e nelle elezioni del febbraio 1936: u n a vittoria di stretta misura, ingigantita in P a r l a m e n t o dalla legge elettorale, che innescò u n a catena di disordini, di sopraffazioni e di uccisioni da p a r t e di ultras di d e s t r a e di sinistra. Il n u o v o C a p o d e l g o v e r n o , M a n u e l Azaria, b o r g h e s e e c a p o di un p a r t i t o b o r g h e s e , la sinistra repubblicana, ma incapace di i m p e d i r e o a l m e n o frenare gli eccessi populisti, tentò di s c o m p a g i n a r e le t r a m e di un eventuale colpo di Stato con u n a serie di trasferimenti di g e n e rali: F r a n c o , C a p o di Stato M a g g i o r e al m i n i s t e r o della G u e r r a , fu destinato alle C a n a r i e , G o d e d , che con lui aveva d o m a t o la rivolta nelle Asturie (una sommossa bolscevizzante nei cui scontri e r a n o caduti mille m i n a t o r i e trecento soldati), alle Baleari, Mola dal Marocco a P a m p l o n a . M e n t r e il p a e s e p r e c i p i t a v a n e l l ' a n a r c h i a , Azaria, in un e s t r e m o tentativo di rassicurare la S p a g n a m o d e r a t a , si fece e l e g g e r e , il 10 m a g g i o , P r e s i d e n t e della R e p u b b l i c a , e ce10

d e t t e la direzione del g o v e r n o a Casares Q u i r o g a , che n o n era n e p p u r e lui un estremista. Ma il socialista Largo Caballero - c o m e n o n r i c o r d a r e p e r analogia il r u o l o del socialista A l t a m i r a n o nelle u l t i m e c o n v u l s e s e t t i m a n e di vita del g o v e r n o di Allende in Cile, e di Allende stesso? - p e r c o r r e v a la S p a g n a , dove le uccisioni si infittivano, p r e a n n u n c i a n d o la conquista proletaria del p o t e r e . « Q u a n d o il Fronte Popolare si r o m p e r à , p e r c h é si r o m p e r à - vaticinava - il trionfo del p r o l e t a r i a t o sarà sicuro. I n s t a u r e r e m o la d i t t a t u r a del p r o l e t a r i a t o , che significherà r e p r e s s i o n e n o n del proletariato ma delle classi capitaliste e borghesi.» Un s a n g u i n o s o a v v e n i m e n t o i n d u s s e i c o n g i u r a t i ad accelerare i t e m p i della rivolta: l'assassinio dell'esponente m o n a r c h i c o Calvo Sotelo. La n o t t e sul 13 luglio 1936, un lun e d ì , un g r u p p o di ufficiali e miliziani degli «asaltos», u n a polizia politica f a n a t i c a m e n t e r e p u b b l i c a n a e di sinistra, p r e l e v ò Calvo Sotelo dal suo a p p a r t a m e n t o di M a d r i d e lo finì, con d u e colpi di pistola alla nuca, m e n t r e veniva portato - così gli avevano detto - verso il c o m a n d o . Un'altra pattuglia aveva c e r c a t o il cattolico Gii Robles, senza t r o v a r l o (era a Biarritz), p e r fargli subire identica sorte. Gli «asaltos» i n t e n d e v a n o così v e n d i c a r e la uccisione di un loro t e n e n t e , c h e a sua volta aveva a m m a z z a t o il m a r c h e s e de H e r e d i a (cugino di J o s é Antonio e falangista) d u r a n t e i t u m u l t i scoppiati al funerale di u n a g u a r d i a civile. C o m e si vede, la spirale di s a n g u e e r a irrefrenabile. Mola, s a p u t o della «esecuzione» di Calvo Sotelo, stabilì che la i n s u r r e z i o n e fosse scat e n a t a in Marocco alle c i n q u e del p o m e r i g g i o del 17 luglio - l'ora delle c o r r i d e - e che q u i n d i dilagasse, e n t r o le successive ventiquattr'ore, in Spagna. Ebbene, è singolare che in questa fase t u r b o l e n t a e d r a m matica, d u r a n t e la quale il g o v e r n o di Casares Q u i r o g a p r e se a l c u n e m i s u r e p r e c a u z i o n a l i (il c h e d i m o s t r a q u a n t o il golpe fosse atteso), il fascismo italiano n o n m o s t r ò di interessarsi m o l t o agli a v v e n i m e n t i spagnoli. P a r e c h e Mola e gli altri g e n e r a l i avessero t e n t a t o di i n f o r m a r e Mussolini del11

l ' i m m i n e n t e azione t r a m i t e un m e s s a g g e r o , c h e tuttavia fu bloccato a Barcellona, e distrusse la lettera che gli era stata affidata. N o n risulta fossero stati chiesti aiuti materiali, in a r m i o in d e n a r o , al g o v e r n o italiano. Il p i a n o insurrezionale si fondava del resto sulla ipotesi di un i m m e d i a t o o almeno r a p i d o successo. Il c h e r e n d e v a superfluo quell'afflusso di rifornimenti che invece fu necessario q u a n d o il colpo di Stato d i v e n n e g u e r r a civile. Se R o m a d u n q u e fu sicuramente ostile alla Repubblica - e in particolare alla Repubblica del F r o n t e Popolare - è tuttavia certo che n o n ebbe un ruolo d e t e r m i n a n t e nella preparazione dell'alzamiento. E di questo si ebbe la p r o v a nella reazione di Mussolini e di Ciano alle p r i m e informazioni sul golpe. La rivolta in S p a g n a r a p p r e s e n t ò , p e r il g i o v a n e m i n i stro degli Esteri, un p r i m o severo esame. Galeazzo Ciano si e r a insediato a Palazzo Chigi da p o c h e s e t t i m a n e , p o r t a n dovi, c o m e d o t i positive, u n a n o t e v o l e i n t e l l i g e n z a e u n a g r a n d e capacità di afferrare i t e r m i n i di p r o b l e m i complessi e difficili. Ma p o r t a n d o v i a n c h e , c o m e doti negative, l'ambizione sfrenata, la fatuità brillante, u n a totale insensibilità m o r a l e e, q u a n d o q u a l c u n o gli facesse o m b r a o s e m b r a s s e recargli offesa, a n c h e u n a d u r a e cinica capacità di v e n d e t ta. Del Ciano p e g g i o r e si era avuto un saggio con la gazzarra che alcuni giornalisti italiani i n s c e n a r o n o alla Società delle Nazioni, il 30 g i u g n o , q u a n d o lo sconfitto Hailé Selassié v i p r e s e l a p a r o l a p e r u n ' e s t r e m a patetica p r o t e s t a c o n t r o l'invasione italiana. Mussolini aveva di sicuro a p p r o v a t o , o piuttosto ispirato, quella volgare c a g n a r a . C i a n o , e soprattutto il Ciano di quel t e m p o , abbacinato dal prestigio e dal m a g n e t i s m o d e l D u c e , n o n a v r e b b e o s a t o u n a iniziativa p e r s o n a l e . Ma, c o m e ha osservato il G u e r r i nella sua biografia del «delfino» di Mussolini, la tecnica piuttosto goliardica della dimostrazione fu c e r t a m e n t e ideata da lui, e n o n con eleganza. A q u e s t ' u o m o s m a n i o s o di successi, ma s e m p r e nello 12

stretto a m b i t o di direttive tracciate da Mussolini, le p r i m e notizie sulla insurrezione delle Forze A r m a t e spagnole perv e n n e r o in m a n i e r a confusa e c o n t r a d d i t t o r i a . L'ambasciat o r e Pedrazzi aveva già a b b a n d o n a t o M a d r i d , q u a n d o div a m p ò la rivolta, p e r trasferirsi nella sede estiva del governo e del c o r p o diplomatico, a San Sebastiano. A n c o r a il 22 luglio, a q u a t t r o g i o r n i dallo s c o p p i o della rivolta, R o m a stentava a raccapezzarsi: ma con la generica sensazione che gli insorti avessero fallito il loro obbiettivo. In effetti l'insurrezione si era affermata in Africa, nelle provincie conservatrici del n o r d e in p a r t e dell'Andalusia: ma n o n aveva realizzato la conquista della capitale e di Barcellona. In quella fase i d u e m o n c o n i della S p a g n a «nazionalista» n o n avevano contiguità territoriale, e contatti p o t e v a n o essere stabiliti o p e r via a e r e a o tramite il Portogallo compiacente. E n t r a m b i gli schieramenti, quello ribelle e quello governativo, si affrettarono a invocare l'aiuto straniero. Già la sera del 19 luglio Girai, n u o v o P r i m o ministro della Repubblica, si rivolgeva p r e s s a n t e m e n t e a Leon Blum: «Colto di sorpresa da pericoloso colpo militare. La p r e g o aiutarci i m m e d i a t a m e n t e c o n a r m i e a e r o p l a n i » . Q u e l l o stesso g i o r n o Francisco F r a n c o , c h e dalle C a n a r i e si e r a trasferito a T e t u a n nel Marocco spagnolo, decise di c h i e d e r e a Mussolini, tramite il giornalista e scrittore m o n a r c h i c o Luis Bolin, d o dici a e r e i da b o m b a r d a m e n t o e t r e da caccia; e i n d u s s e il console italiano a Tangeri a formulare, con un dispaccio, la stessa richiesta. Il dispaccio fu visto il 20 luglio da Mussolini che lo a n n o t ò con un secco «no». Il 22 luglio Bolin e un alt r o emissario indicato dall'ex-re Alfonso X I I I , il m a r c h e s e de Viana, s'incontrarono con Ciano, che si d i m o s t r ò favorevole a un intervento italiano, e riconvocò i d u e p e r il 23 luglio. Ma poi n o n li ricevette, con un pretesto, p e r c h é il Duce e r a s e m p r e riluttante a i m p e g n a r e il suo prestigio in u n a vic e n d a dall'esito d u b b i o . In sua vece Filippo Anfuso liquidò c o r t e s e m e n t e gli inviati di Franco. Miglior sorte ebbe, subito d o p o , un inviato del generale Mola che nella sua offensi13

va contro M a d r i d stava i n c o n t r a n d o ostacoli gravi, e subiva p e r d i t e pesanti. Mola si rivolse c o n t e m p o r a n e a m e n t e a Roma e a B e r l i n o : e p e r la missione in Italia si affidò a quell'Antonio Goicoechea che già aveva stabilito con il g o v e r n o fascista i contatti del 1934. Q u a n d o il 25 luglio Goicoechea fu ricevuto da Ciano, la situazione e r a molto diversa, soprattutto p e r c h é - e su q u e sto e l e m e n t o il messo insistette - Francia e U n i o n e Sovietica si e r a n o già p r o n u n c i a t e p e r la Repubblica, e mosse p e r aiutarla. C a p o del g o v e r n o di Parigi da un mese e mezzo, Leon B l u m aveva deciso i m m e d i a t a m e n t e di fornire gli aiuti che Girai gli aveva chiesto: ma questo suo appassionato proposito trovò i p r i m i ostacoli sia nelle obbiezioni di alcuni ministri radicali che p a r t e c i p a v a n o alla coalizione governativa, sia nelle pressioni di L o n d r a p e r un atteggiamento più p r u d e n t e . Il m i n i s t r o degli Esteri inglese E d e n consigliò a Blum, in visita in I n g h i l t e r r a , di n o n impegolarsi nel pasticcio spagnolo. Sia Baldwin, il P r i m o ministro britannico, sia s o p r a t t u t t o E d e n e r a n o d e c i s a m e n t e antitotalitari: m a e r a no a n c h e accaniti anticomunisti, e gli eccessi cui - al pari dei nazionalisti - le milizie repubblicane e la folla dei fanatici di e s t r e m a sinistra si e r a n o già a b b a n d o n a t i in quei g i o r n i li avevano allarmati. T o r n a t o da L o n d r a B l u m d o v e t t e r i t o c c a r e i suoi piani p e r un soccorso diretto e ufficiale alla Spagna, e potè soltanto autorizzare invii «privati» e indiretti di armi, eseguiti tramite l'ambasciata di S p a g n a a Parigi c h e d i v e n n e un pittoresco e a m b i g u o c e n t r o di raccolta di trafficanti e avventurieri di ogni nazionalità. N e t t a m e n t e favorevole al g o v e r n o repubblicano, ma con propositi di solidarietà che n o n a n d a vano oltre l'invio di viveri e materie p r i m e , fu a n c h e la Russia di Stalin. Il q u a l e p e r a l t r o n o n t a r d ò a c a t a p u l t a r e in Spagna esponenti di p r i m o piano del C o m i n t e r n perché collaborassero alla o r g a n i z z a z i o n e della resistenza, ma sop r a t t u t t o p e r c h é e l i m i n a s s e r o l a influenza a n a r c h i c a nell'apparato civile e militare. 14

Il 25 luglio d u n q u e Ciano si i n t r a t t e n n e a l u n g o con Goicoechea, e ne ascoltò le spiegazioni, r i c a v a n d o n e la convinz i o n e c h e , c o m e e r a stato d a t o a p p o g g i o al golpe m a n c a t o d e l 1934, convenisse d a r l o o r a al n u o v o golpe, a n c h e p e r s c o n g i u r a r e il pericolo che nella penisola iberica si instaurasse u n o Stato c o m u n i s t a . L'intervento, p o l i t i c a m e n t e ragionevole, a v r e b b e p o t u t o a g g i u n g e r e n u o v i allori a quelli dell'Etiopia, ed elettrizzare gli italiani c h e , s e c o n d o u n a espressione di Mussolini, a n d a v a n o «tenuti su a calci negli stinchi». « Q u a n d o finirà la g u e r r a di S p a g n a - avrebbe più t a r d i osservato il D u c e - t r o v e r ò qualcos'altro: il c a r a t t e r e degli italiani deve formarsi nelle battaglie.» Ciano p r o m i s e d u n q u e che ai p r i m i di agosto sarebbero arrivati nel Marocco s p a g n o l o dodici b o m b a r d i e r i S 8 1 , t r i m o t o r i utilizzabili a n c h e p e r q u e i t r a s p o r t i d i t r u p p e e m a t e r i a l i d e i quali Franco aveva assillante bisogno. Il ministro degli Esteri italiano pretese p e r ò che il p a g a m e n t o (un milione di sterline) fosse anticipato: e il p o t e n t e finanziere spagnolo J u a n March, che di queste o p e r a z i o n i fu il g a r a n t e grazie al suo i m p e r o economico internazionale, assentì. I n t a n t o gli «ambasciatori» della ribellione e r a n o a n c h e in G e r m a n i a . Hitler ricevette gli emissari il 26 luglio a B a y r e u t h e, c o m e a n n o t a H u g h T h o m a s nella sua Storia della guerra civile spagnola, di b u o n u m o r e p e r aver assistito a u n a s p l e n d i d a r a p p r e s e n t a z i o n e della Valchiria, accordò l'appoggio tedesco. Tuttavia la Germania rimase costantemente orientata per un intervento che c o m p o r t a s s e l'invio di aerei e di piloti c o n il p e r s o n a l e tecnico necessario, e di piccoli r e p a r t i speciali, ma n o n di g r a n d i u n i t à di t e r r a : q u e s t o p e r c h é Hitler stesso, risoluto ad a t t u a r e i suoi p i a n i di c o n q u i s t a , capiva c h e u n a simile mossa avrebbe aggravato i timori delle democrazie occidentali, e incoraggiato il loro r i a r m o , ostacolando in definitiva i suoi p r o g r a m m i . Subito t r e n t a aerei d a t r a s p o r t o J u n k e r s 32 f u r o n o inviati in M a r o c c o . S e g u i r o n o 6 caccia H e i n k e l diretti a Cadice, p r i m o nucleo della legione Condor. Nel cont e m p o v e n n e allestita u n a c o m p l e s s a o r g a n i z z a z i o n e c h e , 16

sotto a p p a r e n z e turistico-commerciali, assicurava il flusso dei rifornimenti tedeschi. Il 30 luglio, a d d i r i t t u r a con anticipo sulla d a t a indicata da C i a n o , i 12 Savoia M a r c h e t t i e r a n o r a d u n a t i n e l l ' a e r o p o r t o di Elmas in S a r d e g n a , i. distintivi di nazionalità cancellati alla meglio con u n a m a n o di vernice. Gli e q u i p a g g i e r a n o volontari. N o n fu, la loro, u n a spedizione fortunata. Il m a l t e m p o , e venti contrari, avversarono il volo; solo nove dei dodici aerei riuscirono ad a t t e r r a r e , al limite dell'autonomia, nel Marocco spagnolo. U n o c a d d e in m a r e , d u e altri si s c h i a n t a r o n o a t e r r a nel t e r r i t o r i o del Marocco francese. Il g r o s s o l a n o c a m u f f a m e n t o , e la c a t t u r a di u o m i n i dell'equipaggio, u n o dei quali aveva d o c u m e n t i dell'aeronautica militare italiana, rivelarono gli scopi e la p r o v e n i e n z a della missione. La s t a m p a di tutto il m o n d o d i e d e notizia di q u e sto aiuto fascista a Franco. 1 1 2 b o m b a r d i e r i f u r o n o soltanto l'avvio di u n a serie di rifornimenti che si fece s e m p r e più consistente (il 7 agosto, ad e s e m p i o , 27 caccia, 5 c a r r i a r m a t i , 40 mitragliatrici, 12 c a n n o n i contraerei). Quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e , 3 8 aerei francesi e r a n o forniti alla R e p u b b l i c a . M a L e o n B l u m a v a n z ò a n c h e , il p r i m o agosto, la p r o p o s t a di u n a « r a p i d a adozione e di u n a rigorosa osservanza di c o m u n i n o r m e di n o n i n t e r v e n t o in S p a g n a » . Tutti i p r i n c i p a l i i n t e r e s s a t i - G r a n B r e t a g n a , Italia, G e r m a n i a , U n i o n e Sovietica, Portogallo - ricevettero comunicazioni di questa iniziativa, che d i e d e inizio alla l u n g a e p e r molti aspetti grottesca c o m m e dia del «non intervento», recitata m e n t r e quasi tutti intervenivano, più o m e n o sfacciatamente. I francesi p r e m e v a n o p e r la creazione di un organismo di garanzia del n o n i n t e r v e n t o p e r c h é , a causa delle pressioni britanniche e della opposizione interna, a Blum riusciva difficile equilibrare, con i suoi aiuti alla Repubblica, quelli che arrivavano a Franco da Italia e Germania, con la condiscend e n z a amichevole del Portogallo. U n o d o p o l'altro, p u r con varie r e m o r e , camuffate a volte da eccessi di zelo, tutti i pae17

si sollecitati a d e r i r o n o alla iniziativa francese. Aderì a n c h e l'Unione Sovietica, b e n c h é questo la mettesse in difficile posizione dal p u n t o di vista ideologico. Ma Stalin voleva accattivarsi Francia e I n g h i l t e r r a , e gli p r e m e v a che uomini suoi intervenissero ai dibattiti internazionali. Per di più il dittatore sovietico era i m p e g n a t o , p r o p r i o in quei giorni, nella prim a delle g r a n d i p u r g h e c o n t r o vecchi c o m p a g n i d i lotta - K a m e n e v fu c o n d a n n a t o a m o r t e il 23 agosto, e poco d o p o Zinoviev - e ambiva a presentarsi, sull'arena internazionale, con un volto m e n o truce. Si arrivò alla istituzione del Comitato p e r il n o n intervento, che ebbe sede a L o n d r a , a livello di ambasciatori, sotto la p r e s i d e n z a del r a p p r e s e n t a n t e brit a n n i c o : e che d u r ò fino al t e r m i n e della g u e r r a civile. Per l'Italia partecipava alle discussioni l'abile G r a n d i , cui e r a n o state date istruzioni affinché m a n t e n e s s e l'attività del Comitato e n t r o limiti « p u r a m e n t e platonici». Il 9 settembre si tenne la p r i m a r i u n i o n e ; l'intero mese se ne a n d ò in questioni procedurali, ottobre in accuse e controaccuse tra l'Italia e la G e r m a n i a da u n a p a r t e e l ' U n i o n e Sovietica (che nel fratt e m p o aveva d a t o avvio a massicci invii di aiuti a M a d r i d ) dall'altra. In n o v e m b r e il Comitato decise che il passato e r a passato. Conveniva o r m a i p e n s a r e all'avvenire, ed escogitare un b u o n sistema di controllo. Fino a dicembre, q u a n d o l'intervento italiano assunse caratteristiche diverse, e un c o r p o di spedizione p r e s e a sbarcare in S p a g n a p e r r e n d e r e più incisiva l'avanzata nazionalista, il flusso degli aiuti in a r m i , munizioni, piloti, specialisti, a n d ò crescendo. Ma in questa p r i m a fase l'apporto tedesco fu m a g g i o r e di quello italiano. Al p r i m o d i c e m b r e - citiamo da u n a tabella del libro di C o v e r d a l e dedicato all'int e r v e n t o fascista nella g u e r r a civile - gli italiani avevano inviato 118 aerei e i tedeschi 162, gli italiani 35 carri a r m a t i , 92 pezzi di artiglieria, 102 mitragliatrici e i tedeschi rispettiv a m e n t e 6 0 c a r r i a r m a t i , 166 c a n n o n i , 3 0 0 mitragliatrici. Questa collaborazione, e l'atteggiamento c o m u n e nel Comitato di n o n i n t e r v e n t o , c r e a r o n o u n a sintonia di scopi e di 18

azione che avrebbe avuto la sua consacrazione nella nascita dell'Asse. R i p a r l e r e m o di questa evoluzione. E certo c o m u n q u e che la g u e r r a di S p a g n a fu un e l e m e n t o d e t e r m i n a n t e nell'infittirsi dei c o n t a t t i politici e militari t r a i d u e paesi. Hitler lo capiva benissimo, e sperava che il conflitto spagnolo d u r a s s e a l u n g o , a l l o n t a n a n d o s e m p r e più l'Italia dalle democrazie occidentali. Nel f r a t t e m p o l ' U n i o n e Sovietica, s u p e r a t e le esitazioni del p r u d e n t e Stalin, aveva deciso a sua volta di rifornire la Repubblica: decisione favorita dalla c a d u t a a M a d r i d del gov e r n o e dalla sostituzione di Girai con un socialista di sinistra, quel L a r g o Caballero che e r a detto il L e n i n spagnolo. Nel m i n i s t e r o e r a n o p r e s e n t i i comunisti. Alla fine di ottob r e l'Unione Sovietica aveva spedito ai repubblicani a l m e n o 50 aeroplani, 400 autocarri, 100 carri a r m a t i e 400 specialisti (piloti di a e r e o o carristi). La solidarietà comunista n o n fu disinteressata. N o n lo fu politicamente. Ma a n c o r m e n o lo fu dal p u n t o di vista economico. Il grosso delle riserve a u r e e spagnole, p e r un valore di un miliardo e mezzo di pesetas del t e m p o , lasciò Cartag e n a il 25 o t t o b r e e fu sbarcato il 6 n o v e m b r e a Odessa. Il tesoro n o n t o r n ò mai più alla Spagna. Anche dalla Francia, fino a quel m o m e n t o , poco m e n o di c e n t o aerei e r a n o stati inviati a rafforzare il g o v e r n o di Madrid. La logica diabolica d i q u e s t i aiuti c o n t r a p p o s t i c o s t r i n g e v a c i a s c u n o d e i d u e s c h i e r a m e n t i internazionali a i n t e r v e n i r e s e m p r e più, p r o m e t t e n d o di n o n farlo. Nella fase della g u e r r a c h e seguì i m m e d i a t a m e n t e Valzamiento, furono singolari s o p r a t t u t t o le vicende delle Baleari p e r l'azione che nella m a g g i o r e tra esse - Maiorca - svolse Arconovaldo Bonaccorsi, un avvocato bolognese che t u t t o r a i n c a r n a v a lo s q u a d r i s m o degli a n n i Venti. D o p o la sollevazione i r e p u b b l i c a n i e r a n o riusciti a ristabilire il l o r o controllo a Minorca: i nazionalisti si e r a n o invece i m p a d r o n i t i di Maiorca e Ibiza, ma la loro posizione r i m a n e v a piuttosto 19

precaria, in un m a r e a n c o r a controllato, in quel m o m e n t o , dalla flotta fedele al g o v e r n o , e di f r o n t e a u n a costa a n ch'essa presidiata da forze della Repubblica. I capi nazionalisti dell'isola, avuto sentore di u n a i m m i n e n t e azione n e m i ca p e r la c o n q u i s t a di Maiorca, rivolsero d i r e t t a m e n t e un appello a Roma: appello che fu d r a m m a t i c a m e n t e rinnovato q u a n d o un c o r p o di spedizione della Repubblica, formato da valenzani e catalani, p r e s e la piccola isola di F o r m e n tera, q u i n d i Ibiza, e il tredici agosto formò u n a testa di p o n te a Maiorca, s b a r c a n d o v i q u a l c h e migliaio di u o m i n i , com a n d a t i d a u n c a p i t a n o d e l l ' A e r o n a u t i c a , A l b e r t o Bayo. Mussolini e C i a n o , m a n d a t i in soccorso agli insorti alcuni idrovolanti e fatto a n c o r a r e nel p o r t o di Palma l'incrociatore Fiume, d e s i g n a r o n o un c o n s u l e n t e militare che a v r e b b e assistito le forze nazionaliste nella loro difesa. A p p u n t o il citato Bonaccorsi che, ricevuto dal Duce un viatico di frasi solenni («L'opera che a n d r e t e a svolgere è di capitale i m p o r tanza p e r il trionfo della civiltà latina e cristiana minacciata dalla t e p p a i n t e r n a z i o n a l e che, agli o r d i n i di Mosca, vuole bolscevizzare i popoli del bacino del Mediterraneo»), giunse il 26 agosto 1936 nell'isola. Bonaccorsi e r a un s a n g u i g n o e spericolato trascinatore, con un fisico i m p o n e n t e , u n a g r a n zazzera di capelli rossi e u n a b a r b a a n c h ' e s s a rossa. Rossa e r a p u r e l ' a u t o m o b i l e s p o r t i v a c o n la q u a l e scorrazzava p e r l'isola, e n e r a la uniforme fascista che indossava, con stivali alti e lucidi, u n a croce bianca sul p e t t o , e un arsenale di a r m i da fuoco e da taglio infilato nella cintura. Subito d o p o Bonaccorsi giunsero a Maiorca, a b o r d o di u n a nave, d u e caccia CR 32 e u n a dozzina di c a n n o n i antiaerei, cui seguirono presto tre b o m b a r d i e r i S 8 1 . Il «conte Rossi» (questo e r a il n o m e di battaglia di Bonaccorsi) aveva i n d u b b i e capacità di organizzator e . P u n t a n d o soprattutto sulle forze della Falange organizzò u n a milizia d i v o l o n t a r i ( c i n q u a n t a giovani f o r m a r o n o u n g r u p p o di p r e t o r i a n i del «conte», autodefinendosi «dragoni della morte») e d i e d e inizio a colpi di m a n o c o n t r o le posi20

zioni repubblicane. Ma fu egli stesso colto di sorpresa q u a n d o , il 3 settembre, Bayo decise di evacuare la testa di p o n t e , n o n senza lasciare nelle m a n i dei nazionalisti m a t e r i a l e e p r i g i o n i e r i , questi ultimi quasi tutti giustiziati. R a d i o Barcellona a n n u n c i ò che «gli eroici reparti catalani sono tornati d a M a i o r c a d o p o u n a s p l e n d i d a azione», m a i n r e a l t à l o sbarco era stato mal concepito e peggio realizzato. La ritirata fu provocata, oltre che dalla pressione dei nazionalisti, da u n o r d i n e d i M a d r i d , che voleva r i p o r t a r e sullo stretto d i G i b i l t e r r a le u n i t à della flotta t e n u t e a p r o t e z i o n e delle t r u p p e di Bayo. L i b e r a t o dagli i m p e g n i p i ù p r o p r i a m e n t e militari, B o naccorsi si d i e d e c o n f u r o r e alla fascistizzazione dell'isola, d i v e n t a n d o n e il p e r s o n a g g i o più i m p o r t a n t e e p i ù t r u c e m e n t e p o p o l a r e . N o n s a p p i a m o q u a n t o d e b b a essere a d d e bitato d i r e t t a m e n t e a lui delle p u r g h e feroci che si svolsero a M a i o r c a e c h e G e o r g e s B e r n a n o s rievocò nel s u o Les grands cimetières sous la lune (il n u m e r o dei giustiziati con o senza processo, tra il s e t t e m b r e 1936 e il m a r z o 1937, è val u t a t o t r a i 1.500 e i 3.000). Ma è i n d u b b i o c h e egli fu un istigatore dei falangisti più fanatici. L'attivismo di Bonaccorsi - spalleggiato dal c o m a n d a n t e del Fiume, capitano di vascello Margottini, che ambiva anch'egli a un r u o l o politico, oltre che militare - aveva indispettito molti spagnoli nazionalisti, ma n o n falangisti, e alimentato sospetti tra gli inglesi e i francesi. Le dichiarazioni spavalde del «conte Rossi», che a n d a v a p r o g e t t a n d o un golpe nel golpe p e r d a r e tutto il p o tere ai falangisti, e che p r e a n n u n c i a v a u n a mai realizzata invasione di M i n o i c a , facevano p e n s a r e a un i n s e d i a m e n t o definitivo dell'Italia nelle Baleari: ipotesi che sia Parigi sia L o n d r a n o n p o t e v a n o accettare. Vi f u r o n o p r o t e s t e presso Ciano, e Bonaccorsi ricevette a n c h e qualche b l a n d o r i m p r o vero. Ma alla fine della g u e r r a civile il ministro degli Esteri insistette p e r fargli avere le insegne d e l l ' O r d i n e militare di Savoia: se ne deve d e d u r r e che le sue pesanti intromissioni nella vita dell'isola e la sua azione p e r d a r e u n a connotazio21

ne fascista al franchismo avevano forse varcato i limiti fissati da Ciano, ma n o n e r a n o state sgradite. B e n c h é la c o m m e d i a del n o n i n t e r v e n t o si trascinasse, a fine ottobre l'appoggio straniero alle d u e S p a g n e - e vogliamo riferirci ad a r m i , materiali e u o m i n i inviati p e r d i r e t t a iniziativa dei governi, n o n alle b r i g a t e internazionali - e r a d i v e n t a t o così massiccio da costituire o r m a i l'elemento d e t e r m i n a n t e p e r il risultato della g u e r r a . Nella p a r t e r e p u b blicana, i consiglieri militari russi esercitavano un peso risolutivo nelle decisioni strategiche, aerei e carri a r m a t i sovietici con ufficiali e personale russo combattevano al fronte, e il generale Pavlov, u n o specialista dei corazzati, g u i d ò il 29 ott o b r e u n a offensiva sul fronte di M a d r i d . Il 6 n o v e m b r e si r a g g r u p p a v a a Siviglia, c o m e c o n t r o m i s u r a tedesca, la leg i o n e Condor, c o m a n d a t a dal g e n e r a l e S p e r r l e , c h e aveva p e r p r i n c i p a l e c o l l a b o r a t o r e il colonnello von Richthofen. L'unità c o m p r e n d e v a c i n q u a n t o t t o b o m b a r d i e r i , altrettanti caccia, u n a squadriglia di idrovolanti, alcuni aerei da ricognizione e da a d d e s t r a m e n t o : e inoltre un c o n t i n g e n t e limitato di t r u p p e di t e r r a , con batterie c o n t r a e r e e e a n t i c a r r o , e q u a t t r o c o m p a g n i e di carri armati. In tutto m e n o di diecimila u o m i n i , a n c h e nel m o m e n t o di massima p r e s e n z a . Di più la G e r m a n i a n o n volle m a n d a r e r i t e n e n d o che, se l'Italia pensava di avere interessi speciali nel M e d i t e r r a n e o , toccava a lei s o p p o r t a r e lo sforzo m a g g i o r e p e r la vittoria di Franco. In effetti Mussolini e C i a n o si s t a v a n o o r i e n t a n d o p e r l'invio in S p a g n a di un c o r p o di spedizione, allettati a n c h e dalla illusione di p o t e r v i cogliere successi i m p o r t a n t i c o n poca fatica. Osservatori a n c h e esperti c o m e il c o r r i s p o n d e n te del Popolo d'Italia Luigi Barzini, suggestionati dalle vittorie d'Etiopia, a z z a r d a v a n o d i a g n o s i superficiali: « U n a n o stra divisione di camicie n e r e si piglierebbe la Spagna». Tutto ciò che r i g u a r d a v a la g u e r r a civile faceva o r m a i capo al m i n i s t e r o degli Esteri, d o v e era stato istituito il c o s i d d e t t o 22

Gabus, Gabinetto Ufficio Spagna: u n a sezione del ministero alla quale, c o m e ha spiegato R o b e r t o Ducei che ne fece p a r te, spettava la c o o r d i n a z i o n e della intera m a t e r i a politica e militare r i g u a r d a n t e l'intervento italiano. «Ma poiché il gov e r n o fascista smentiva l'intervento - ha osservato Ducei l'esistenza d e l Gabus n o n p o t e v a essere a m m e s s a . Perciò i suoi c o m p o n e n t i figuravano presso altri uffici ed e r a n o ten u t i alla p i ù assoluta discrezione.» Dirigeva il Gabus un diplomatico q u a r a n t e n n e , Luca Pietromarchi. Il 18 n o v e m b r e l'Italia e la G e r m a n i a r i c o n o b b e r o il gov e r n o nazionalista di Burgos - questa città e r a la capitale ufficiale, a n c h e se il C a p o dello Stato e molti ministeri e ambasciate e r a n o a S a l a m a n c a - c h e aveva o r m a i in F r a n c o dal p r i m o o t t o b r e il suo leader r i c o n o s c i u t o . « Q u e s t o è il p i ù g r a n m o m e n t o della storia d e l m o n d o » c o m m e n t ò F r a n c o esultante, p r o c l a m a n d o che la Spagna, l'Italia, la G e r m a n i a , il P o r t o g a l l o e r a n o i b a l u a r d i della civiltà, della c u l t u r a e della cristianità in E u r o p a . Il 28 n o v e m b r e , d o p o trattative c o n d o t t e da Anfuso, l'Italia e la S p a g n a franchista sottoscrissero un patto articolato in sei clausole. C o n la p r i m a l'Italia assicurava alla S p a g n a il suo a p p o g g i o p e r c o n s e r v a r n e l'ind i p e n d e n z a e l'integrità. La seconda e terza clausola preved e v a n o aiuto, amicizia e consultazioni, e s c l u d e n d o che i lor o r e c i p r o c i t e r r i t o r i fossero utilizzati p e r o p e r a z i o n i d i qualsiasi altra p o t e n z a o p e r il transito di materiali e di forze a r m a t e . La q u a r t a clausola garantiva che ove u n a delle d u e parti fosse stata i m p e g n a t a in conflitto con u n a terza p o t e n za, l'altra p a r t e avrebbe conservato u n a neutralità benevola, c o n s e n t e n d o in particolare, in favore del belligerante amico, il r i f o r n i m e n t o dei materiali indispensabili e a c c o r d a n dogli «ogni facilitazione p e r l'uso dei p o r t i , delle linee aeree, delle ferrovie e delle strade». Il che, s t a n d o alla lettera del trattato, n o n e r a neutralità benevola ma a p p o g g i o largo. Le d u e ultime clausole auspicavano u n a intensificazione dei r a p p o r t i economici e commerciali. Mussolini a v r e b b e voluto qualcosa d i p i ù c o n c r e t o , m a 23

Franco si e r a t e n u t o c a p a r b i a m e n t e sulle generali. Nell'ottica di oggi, questo accordo p u ò essere v a r i a m e n t e valutato e se c'è chi lo ha definito u n a «ipoteca sulla Spagna», ad altri è invece s e m b r a t o irrilevante. La verità è che trattati di q u e sto tipo, frutto di u n a situazione politica e militare passegg e r a e p e c u l i a r e , forniti di s c a p p a t o i e e di p u n t i a m b i g u i , d i v e n t a n o p i ù o m e n o o p e r a n t i s e c o n d o le circostanze. Q u a n d o l'Italia fascista a p p a r v e p e r d e n t e , il trattato si scolorì fino a diventare soltanto un pezzo di carta. In d u e mesi e mezzo il generale Franco era diventato C a p o dello Stato, in q u a t t r o mesi «Generalissimo» e «Caudillo». C o n v e r r à spiegare, a questo p u n t o , c o m e fosse avvenuto, in c a m p o nazionalista, il passaggio dalla «direzione collegiale» al c o m a n d o unico. Al m o m e n t o àe\Yalzamiento, il capo riconosciuto dei militari che lo iniziarono e r a il g e n e r a l e Sanjurjo, che, già sapp i a m o , lo aveva t e n t a t o p o c h i a n n i p r i m a , aveva fallito ed e r a finito in p r i g i o n e . Al s e c o n d o p o s t o veniva Mola, cui si attribuivano qualità strategiche da Ludendorff. Al terzo posto veniva Franco, ma distanziato, p e r le scarse simpatie di cui godeva. C o m e militare spagnolo, infatti, e r a abbastanza atipico: n o n si e r a m a i o c c u p a t o di politica, m o s t r a v a u n a spiccata allergia ai p r o n u n c i a m e n t i , e si era rifiutato di partecipare a quello p r e c e d e n t e di Sanjurjo, che gli aveva dato di «traditore». Franco, galiziano di El Ferrol, era nato nel 1892 di famiglia modesta, in cui correva a n c h e s a n g u e italiano - Vietti ed e b r e o . Suo p a d r e e r a c o m m i s s a r i o di navi, e a n c h e lui a v r e b b e voluto e n t r a r e in M a r i n a . Ma l'Accademia Navale aveva sospeso gli a r r u o l a m e n t i , e così il ragazzo dovette cont e n t a r s i dell'Esercito. Uscì dalla scuola allievi ufficiali n e l 1910 coi galloni di sottotenente e con queste n o t e caratteristiche: «Allievo zelantissimo, dotato di un senso austero del d o v e r e che s u r r o g a le deficienti risorse fisiche, scarsa c o m u nicativa, alte doti di c o m a n d o » . Era un ritratto quasi com24

pleto di Franco, e dimostra che qualche volta a n c h e i militari v e d o n o giusto. E r a n o a n n i diffìcili, p e r la S p a g n a . Il Marocco, in contin u a rivolta, le succhiava s a n g u e e d e n a r o , e alle C o r t e s , il P a r l a m e n t o , si discuteva se n o n fosse il caso di a b b a n d o n a r e quella riottosa colonia. Ma re Alfonso n o n ne volle s a p e r e , p e r combattere i ribelli assoldò un c o r p o indigeno, i Regulares, e F r a n c o fu t r a gli ufficiali destinati a i n q u a d r a r l o . La f o r t u n a lo m a n d ò a sbattere c o n t r o il g r a n d e capo della rivolta, El Mizzian, di cui i seguaci dicevano che solo u n a pallottola d ' o r o avrebbe p o t u t o ucciderlo. Lo uccise invece u n a pallottola di p i o m b o s p a r a t a da u n a mitragliatrice di Franco, che a ventitré a n n i era già capitano. Aveva a p p e n a inaug u r a t o i gradi che u n a pallottola colpì lui r i d u c e n d o l o in fin di vita. Per farlo m o r i r e da m a g g i o r e , gli d e t t e r o u n ' a l t r a p r o m o z i o n e . Ma Franco n o n morì, si t e n n e la p r o m o z i o n e , ed ebbe il c o m a n d o di un battaglione a Oviedo. Q u i c o n o b b e colei c h e d o v e v a d i v e n t a r e sua m o g l i e e che, m o l t o v e r o s i m i l m e n t e , è stata l'unica d o n n a della sua vita: C a r m e n Polo y Martinez Valdés, figlia di un grosso industriale, che si o p p o s e al fidanzamento. Dicono che fu p r o prio lui, p e r allontanare quel corteggiatore, a p e r s u a d e r e il colonnello Millàn Astray a r i c h i a m a r e F r a n c o in Marocco. Millàn Astray vi stava costituendo un'altra milizia speciale, il lercio, la L e g i o n e Straniera spagnola, e offrì a Franco il p o sto di higarteniente. Franco accettò senza esitare. Le p r i m e reclute della sua bandera furono un ex ufficiale prussiano, un ex aviatore italiano e alcune dozzine di avanzi di galera: gente a cui era più facile c h i e d e r la vita che imp o r r e la disciplina. Franco ci riuscì. Un episodio n a r r a t o c i dal giornalista a m e r i c a n o Webb Miller, che ne fu testimone oculare, illustra il carattere del p e r s o n a g g i o e la sua arte di c o m a n d o . Un giorno Franco a n d ò a ispezionare un suo rep a r t o avanzato. E r a il m o m e n t o del rancio. Un legionario, p e r p r o t e s t a c o n t r o la disgustosa miscela, ne lanciò la gamella al volto di Franco. Questi si pulì le góte senza reagire, 25

c o n t i n u ò p e r d u e o r e l'ispezione. Poi fece a r r e s t a r e e fucilare il ribelle: ma a freddo, e d o p o averci pensato d u e o r e . La guerriglia dei m a r o c c h i n i era diventata g u e r r a e imp e g n a v a s e m p r e più d u r a m e n t e gli spagnoli. Astray, c h ' e r a un c o m a n d a n t e c o r a g g i o s o , ma fantasioso e pasticcione (aveva ribattezzato i suoi u o m i n i los novios de la muerte, i fidanzati della m o r t e ) , c a d d e c o n d u c e n d o d i p e r s o n a u n assalto e fu ridotto a un b r a n d e l l o d ' u o m o inabile al c o m a n d o e d e s t i n a t o a fare d'allora in poi il Delcroix s p a g n o l o , u n a specie di cimelio dell'eroismo, p e r il quale fu coniato il titolo di protomartire. Lo sostituì Valenzuela, ma p e r p o c o p e r ché u n a pallottola tolse di mezzo, e definitivamente, a n c h e lui. Fu il Re in p e r s o n a a volere c h e il c o m a n d o del Tercio fosse affidato, coi g r a d i di c o l o n n e l l o , a F r a n c o . «No hay q u i e n le s u p e r e » , n o n c'è chi lo s u p e r i , disse. C o n quella p r o m o z i o n e , Franco o t t e n n e a n c h e la m a n o di C a r m e n , con cui fece u n a breve l u n a di miele, e subito r i e n t r ò a T e t u a n , dove la situazione volgeva al peggio. P r i m o de Rivera, p o r t a t o al g o v e r n o con p o t e r i dittatoriali p r o p r i o p e r fare fronte alla tragedia m a r o c c h i n a , venne sul posto e p r o p o s e il ritiro delle t r u p p e dall'interno p e r limitare l'occupazione alla zona costiera. Tutti furono d'acc o r d o , m e n o d u e giovani colonnelli: Mola, che o r a c o m a n dava i Regulares, e Franco. Questi avanzò un'altra proposta: previo accordo militare con la Francia, anch'essa d u r a m e n te i m p e g n a t a a d o m a r e la rivolta, u n o sbarco di sorpresa ad A l h u c e m a s , roccaforte d e i ribelli. D o p o m o l t e esitazioni - l'impresa e r a in effetti rischiosissima - il p i a n o di Franco fu a p p r o v a t o , e a lui fu affidato l'incarico di costituire la prima testa di p o n t e a t e r r a . L'operazione riuscì perfettamente, e il successo fruttò a Franco u n a medalla militar (la seconda), la greca di g e n e r a l e e la d i r e z i o n e dell'Accademia di Saragozza. Aveva t r e n t a d u e a n n i . La politica b u s s ò alla sua p o r t a , q u a n d o re Alfonso abdicò senza o p p o r r e alcuna resistenza all'ondata a n t i m o n a r chica, e al suo posto s'installò il Presidente della Repubblica, 26

Zamora. Ma Franco n o n l'aprì. L'ordine che i m p a r t ì ai suoi cadetti fu di r i s p e t t a r e le istituzioni, quali che fossero. Ed egli stesso ne d i e d e l ' e s e m p i o r e s p i n g e n d o l'invito di Sanjurjo e Mola a un gesto di dissidenza. Q u e s t o gli valse l'ostilità dei suoi colleghi, quasi tutti monarchici, senza p r o curargli le simpatie del n u o v o Regime, e soprattutto del ministro della G u e r r a , Azana, che aveva a n n u n c i a t o il proposito di «triturare» l'esercito. U n a delle sue p r i m e m i s u r e fu p r o p r i o la c h i u s u r a dell'Accademia di Saragozza. Franco incassò, invitò i cadetti a fare a l t r e t t a n t o o b b e d e n d o disciplin a t a m e n t e agli ordini. Ma concluse il suo p r o c l a m a con un «Viva la Spagna!», e n o n con «Viva la Repubblica!». Azana, c o n v o c a t o l o , glielo fece r i l e v a r e . «Mi a u g u r o c h e lo abbia fatto senza rifletterci» disse. «Signor Ministro» rispose Franco «io n o n dico n i e n t e senza averlo p r i m a scritto, e n o n scrivo n i e n t e senza averci p r i m a riflettuto.» Ma c o n t i n u ò a rifiutare la sua partecipazione ai complotti di Sanjurjo, Mola, Kindelàn, Yagùe, Q u e i p o de Llano ed altri. Nel '34, b a t t u t e alle elezioni, le sinistre c e r c a r o n o la rivincita nell'aperta ribellione, e la Repubblica p e r difendersi dovette r i c o r r e r e all'esercito che aveva p e n s a t o di t r i t u r a r e . Per d o m a r e le Asturie fu scelto, insieme a G o d e d , F r a n c o , che di tutti i generali appariva il m e n o pericoloso p e r le istituzioni. Franco pose c o m e condizione i pieni poteri all'Esercito, li e b b e , e li usò senza r i s p a r m i o . «Io s o n o spagnolo» scrisse un c o r r i s p o n d e n t e del giornale conservatore A.B.C. «e c o m e tale n o n sono p o r t a t o a d a r e t r o p p o p e s o alla vita u m a n a , ma l'impassibilità di Franco di fronte alla m e d e s i m a mi ha sbalordito.» La rivolta fu d o m a t a , ma in un lago di sangue. I n r i c o m p e n s a , F r a n c o e b b e dal d e m o c r i s t i a n o Gii Robles, n u o v o ministro della G u e r r a , la carica di C a p o di Stato Maggiore. Se ne avvalse p e r a l l o n t a n a r e dal c o m a n d o i generali graditi alle sinistre e Sanjurjo. A chi gli chiedeva p e r ché Sanjurjo, rispose: «Per la stessa r a g i o n e p e r cui ho elim i n a t o gli altri: la politica». Ma Robles d u r ò poco, le sinistre 27

riconquistarono il p o t e r e grazie alla d i s u n i o n e delle forze di c e n t r o e di destra, Azaria il t r i t u r a t o r e t o r n ò al p o t e r e , stavolta c o m e Primo ministro, e n a t u r a l m e n t e il suo p r i m o gesto fu quello di a l l o n t a n a r e Franco d e s t i n a n d o l o alla g u a r n i g i o n e di u n a zona m o r t a , le C a n a r i e , e di restituire i più i m p o r t a n t i c o m a n d i ai g e n e r a l i che F r a n c o aveva silurato: Miaja, Villalba, C a m a c h o , S a n d i n o , c h e r i t r o v e r e m o nella g u e r r a civile alla testa delle t r u p p e r e p u b b l i c a n e . C o n q u e sto, l'Esercito si r u p p e , e p e r Franco si fece p i ù difficile il rifiuto di schierarsi con l'una o con l'altra p a r t e . Stava facendo le valigie p e r r a g g i u n g e r e la n u o v a sede, q u a n d o ricevette la visita di J o s é A n t o n i o P r i m o de Rivera, c h e l o s u p p l i c ò d i n o n p a r t i r e p r i m a d i a v e r visto Mola, Yagùe e Valera. Franco accettò. Fu un i n c o n t r o freddo, d o m i n a t o dalla r e c i p r o c a diffidenza. I t r e g e n e r a l i dissero a Franco di aver s a p u t o da fonte certa che Caballero si p r o p o neva di processare i responsabili della r e p r e s s i o n e in Catal o g n a e nelle Asturie. Ma F r a n c o n o n ci c r e d e t t e , o ci cred e t t e solo a m e z z o , si rifiutò di a d e r i r e a c o n g i u r e , ma accettò d ' i n c l u d e r e n e l suo b a g a g l i o u n cifrario s e g r e t o p e r mettersi in contatto coi suoi t r e colleghi se ce ne fosse stato bisogno. La c o n d i z i o n e si verificò subito. F r a n c o aveva a p p e n a r a g g i u n t o la n u o v a sede che r a d i o e giornali d a v a n o a n n u n zio dei propositi manifestati da Caballero alle Cortes: e r a n o quelli che Mola gli aveva p r e a n n u n z i a t o . Messo con le spalle al m u r o , Franco trasse il d a d o . Col cifrario che gli avevano dato, si mise in comunicazione coi congiurati p e r assicurargli la sua disponibilità e r a c c o m a n d a r e c h e , al s e g n a l e c o n v e n u t o , le g u a r n i g i o n i fossero già p a d r o n e delle piazze. Negli stessi giorni p e r ò egli fece pervenire al Primo ministro Casares Q u i r o g a - che e r a a n c h e m i n i s t r o della G u e r r a u n a lettera, d a t a t a 23 g i u g n o 1936, il cui c o n t e n u t o rimase a l u n g o ignoto. O r a se ne conosce il testo integrale. In essa Franco dava al g o v e r n o di M a d r i d un e s t r e m o avv e r t i m e n t o . «Assumerei u n a g r a n d e responsabilità e m a n 28

c h e r e i alla lealtà - scriveva il g e n e r a l e al " R e s p e t a d o ministro" - se n o n facessi presenti i pericoli r a p p r e s e n t a t i , p e r la disciplina dell'Esercito, dalla m a n c a n z a di i n t i m a soddisfazione e dallo stato di i n q u i e t u d i n e m o r a l e e m a t e r i a l e che s o n o diffusi t r a gli ufficiali e i sottufficiali.» A q u e l p u n t o F r a n c o elencava le «provocazioni e le aggressioni» degli estremisti, n o n sufficientemente contrastate e d e p l o r a t e dal g o v e r n o , i trasferimenti punitivi di ufficiali «de historia brillante», i sospetti dai quali le Forze A r m a t e e r a n o investite. «Mentono - affermava Franco, che mentiva a sua volta - coloro che Le p r e s e n t a n o l'Esercito c o m e ostile alla Repubblica, e che fanno a p p a r i r e c o m e cospirazione la i n q u i e t u d i n e , la dignità e il patriottismo degli ufficiali.» E q u i n d i invitava il m i n i s t r o della G u e r r a a p r e n d e r e i m m e d i a t e m i s u r e «di considerazione, di equità, e di giustizia» p e r evitare «future lotte civili». V ' e r a , in q u e l d o c u m e n t o , t u t t a la c a u t e l a di Franco, che volle mettersi in pace con la coscienza, e p r e p a r a r e le pezze d ' a p p o g g i o p e r u n a futura difesa, davanti a un T r i b u n a l e o davanti alla Storia. C o s p i r a t o r e esitante, d i e d e al g o v e r n o u n ' u l t i m a chance. Ma a M a d r i d la serietà e gravità del m o n i t o n o n fu capita. In risposta al suo messaggio ai capi della congiura, Franco ricevette l'assegnazione del c o m a n d o cui essi lo destinavano: i Regulares e il Tercio del Marocco, le sue vecchie t r u p p e . Ma sulla d a t a dell''alzamiento, silenzio: o n o n l'avevano a n c o r a decisa, a n c h e se l'assassinio di Calvo Sotelo aveva precipitato gli eventi, o seguitavano a n o n fidarsi di lui. A m e z z o g i o r n o del 17 luglio ('36), Franco, t u t t o r a a Las Palmas nelle Canarie, u d ì alla radio le felicitazioni di un certo P e d r o a un certo Rodriguez p e r il suo c o m p l e a n n o . Era il segnale c o n v e n u t o , e voleva dire: «Le t r u p p e d'Africa si sono sollevate stamattina». Nello stesso m o m e n t o un misterioso b i m o t o r e decollava da L o n d r a r e c a n d o a b o r d o il già citato Bolin, un funzionario di Scotland Yard, Pollard, sua figlia Diana, e u n a certa D o r o t h y Watson, di cui n o n si sono m a i s a p u t e le m a n s i o n i . Bolìn aveva n o l e g g i a t o l ' a p p a r e c 29

chio dalla C o m p a g n i a Olley e chiesto al pilota Beeb di comp i e r e il volo C r o y d o n - L a s Palmas senza scali in t e r r i t o r i o s p a g n o l o . Aveva a n c h e d e t t o c h e a Las Palmas a v r e b b e r o i m b a r c a t o «un tale» p e r c o n d u r l o a T e t u a n . Il «tale» n a t u r a l m e n t e e r a F r a n c o , in b o r g h e s e e con occhiali scuri, c h e raggiunse T e t u a n l'indomani 18, senza che n e s s u n o si fosse accorto della sua p a r t e n z a . «Che fa Franco?» chiese p e r telefono Caballero al Primo ministro, Casares Q u i r o g a , q u a n do g i u n s e r o le p r i m e notizie d e l l ' i n s u r r e z i o n e . «Franco è b e n g u a r d a t o alle Canarie» rispose il ministro. In quel m o m e n t o il g o v e r n o considerava il putsch già fallito. Infatti solo a Valladolid, a P a m p l o n a e a Siviglia gl'insorti a v e v a n o in m a n o la situazione. L'unica i n q u i e t a n t e incognita e r a n o le t r u p p e d'Africa che, se riuscivano a sbarcare nella m a d r e p a tria, p o t e v a n o rovesciare la situazione. Perciò la flotta, i cui e q u i p a g g i avevano neutralizzato, il p i ù delle volte uccidendoli, gli ufficiali, ricevette l'ordine di schierarsi davanti a Tetuan. Dovettero esser giorni terribili p e r F r a n c o che rischiava di r e s t a r e imbottigliato lì in Marocco, m e n t r e in S p a g n a la c o n g i u r a si a n d a v a s p e g n e n d o . E forse il putsch sarebbe realm e n t e fallito, c o m e o r m a i già c r e d e v a il g o v e r n o r e p u b b l i cano, senza l'intervento dei Savoia Marchetti, e poi degli aerei da t r a s p o r t o tedeschi. Lo sbarco dei p r i m i contingenti in Andalusia, dove il generale Q u e i p o de Llano riusciva ancora a t e n e r e in scacco le t r u p p e governative, fu risolutore sop r a t t u t t o sul p i a n o psicologico. A b i l m e n t e p r o p a g a n d a t o dalle r a d i o che ne ingigantivano la p o r t a t a , esso r i a n i m ò la rivolta e soprattutto le d i e d e un capo. Tutti coloro c h e a s p i r a v a n o a d i v e n t a r l o stavano infatti s c o m p a r e n d o u n o d o p o l'altro p e r fatalità che, dal p u n t o di vista di Franco, p o t e v a n o a p p a r i r e provvidenziali. Sanjurjo, che p e r g r a d o , prestigio e anzianità di complotto poteva essere c o n s i d e r a t o il p r o t o c o s p i r a t o r e , e r a m o r t o in un incid e n t e a e r e o m e n t r e t o r n a v a dal Portogallo in Spagna, il 20 luglio. P r i m o de Rivera, che avrebbe p o t u t o p r e t e n d e r e alla 30

c o n d u z i o n e politica e ideologica dell'alzamiento, e r a prigion i e r o d e i r e p u b b l i c a n i , c h e l ' a v r e b b e r o poi fucilato, e c o n lui mancava l'unico «civile» che poteva c o n t e n d e r e ai militari la leadership di quella c h e già cominciava ad essere chiam a t a la cruzada, la crociata. Restava Mola. Ma a n c h e Mola fu eliminato il 3 luglio 1937 da un incidente a e r e o su cui poi si malignò a l u n g o . Ancora oggi in S p a g n a molti dicono che, se Mola n o n fosse m o r t o , il c a p o della cruzada s a r e b b e div e n t a t o lui, m o l t o p i ù brillante, p i ù p o p o l a r e , e a n c h e p i ù «politico» di Franco. Sul brillante e p o p o l a r e n o n discutiamo, ma sul politico a b b i a m o q u a l c h e d u b b i o . Mola e r a a n c o r a vivo, e a d o r a t o da suoi Requetés, la p i ù bella t r u p p a s p a g n o l a , espressione delle forze tradizionaliste, q u a n d o F r a n c o mise a s e g n o la sua p r i m a mossa politica. Fece e l e g g e r e alla testa della Falange Hedilla, un giovane o p e r a i o delle Asturie, m o n a r c h i co, cui Primo de Rivera era p a r t i c o l a r m e n t e affezionato p e r ché era l'unico proletario che lo avesse seguito. Hedilla aveva assunto il titolo di Jefe provisionai en representación del Ausente, C a p o provvisorio in r a p p r e s e n t a n z a dell'Assente (cioè di Primo de Rivera), e Franco gli promise di lasciargli assorbire i tradizionalisti, cioè le forze politiche di cui Mola e r a l'espressione, se Hedilla a p p o g g i a v a la sua n o m i n a a C a p o del g o v e r n o provvisorio. Franco n o n aveva n e s s u n a fiducia né nella Falange né in Hedilla, né in g e n e r e nei politici. Pensava che la g u e r r a civile fosse u n a g u e r r a esclusivamente militare. Ma capiva che, p e r chiamarsi cruzada, questa doveva darsi qualcosa che somigliasse a u n a «copertura» ideologica, e p e r questo Hedilla e la F a l a n g e gli facevano c o m o d o , specie se r i u s c i v a n o ad annettersi le forze tradizionaliste, s u p p o r t o di Mola. La Junta de Defensa Nacional si r i u n ì alla fine del s e t t e m b r e 1936 a B u r g o s , p e r d a r e f o r m a di g o v e r n o al Movimiento in m o d o da fargli riconoscere la qualifica di «belligerante». La presiedeva il g e n e r a l e Cabanellas che, p e r assumersi la responsabilità di firmarne gli atti, si fece versare trecentomila pesetas 31

in u n a banca di Tangeri, tanto poco c r e d e v a al successo di quell'avventura. Grazie soprattutto a Hedilla, fu a p p r o v a t o un d e c r e t o che nominava Franco «Capo del g o v e r n o provvisorio». Q u e l «provvisorio» aveva rassicurato Mola, e il decreto fu pubblicato il 30 settembre. Ma l'indomani, 1 ° ottob r e , c o m p a r v e sui giornali u n a rettifica, u n a piccola trascurabile rettifica: l'espressione Capo del governo e r a d o v u t a a un e r r o r e di stampa e doveva p e r t a n t o leggersi Capo dello Stato (del «provvisorio» n o n si faceva p i ù p a r o l a , ma e r a chiaro che u n o Stato n o n poteva essere provvisorio). A q u e s t o colpo di m a n o , ne seguì un altro. La Falange, scontenta di Hedilla, volle eleggere al suo posto un triumvir a t o . F r a n c o inviò la sua g u a r d i a p e r s o n a l e ad a r r e s t a r e i t r i u m v i r i . U n o di essi, S a n c h o Dàvila, resistè, e vi f u r o n o d u e morti. Hedilla fu ristabilito in carica d'autorità, realizzò la fusione coi tradizionalisti che tagliava p o l i t i c a m e n t e le g a m b e a Mola, ma chiese in c o m p e n s o alcuni posti di governo p e r sé e i suoi. Franco lo trattò da generale a subalterno. E siccome Hedilla gli si ribellava s p i n g e n d o s i fino alle minacce, lo fece a r r e s t a r e e c o n d a n n a r e a m o r t e . Solo un int e r v e n t o d e i tedeschi lo s t r a p p ò al p l o t o n e di e s e c u z i o n e . Q u a n d o Mola precipitò con l'aereo che lo trasportava, aveva già p e r d u t o il duello con Franco, a n c h e se n a c q u e r o d u b bi sulla accidentalità della sua fine. Q u e s t o e r a l ' u o m o con cui italiani e tedeschi d o v e v a n o o r a trattare. Piccolo di statura, r o t o n d e t t o , con u n a sgradevole voce di falsetto, un volto molliccio e inespressivo, n o n aveva nulla di carismatico, e n e m m e n o di amabile. N o n e r a amico di nessuno e nessuno gli era amico. A trattare gli u o m i n i aveva i m p a r a t o c o m e c o m a n d a n t e dei Regulares m a rocchini e poi del Tercio, gli u n i e gli altri soldati di v e n t u r a , capaci di uccidere anche i loro ufficiali. E q u a n t o alla scuola politica, l'aveva fatta coi ribelli del Riff, d i v i d e n d o n e i capi, giuocando gli u n i c o n t r o gli altri e t r a d e n d o l i tutti p e r n o n dargli t e m p o di t r a d i r e lui. N o n aveva mai viaggiato fuori della S p a g n a , n o n aveva letto quasi n u l l a , n o n conosceva 32

nessuna lingua, di cui del resto n o n avrebbe saputo cosa farsi p e r c h é di r a d o apriva bocca. A n c h e del t e m p o aveva u n a concezione t i p i c a m e n t e spagnola: p e n s a v a c h e quello p e r d u t o fosse g u a d a g n a t o . O r a l'Italia, c h e aveva riconosciuto il g o v e r n o nazionalista, e stretto con esso un trattato di amicizia, era p r o n t a a trasform a r e il carattere del suo intervento. N o n più aiuti materiali 0 invii di specialisti, ma un c o r p o di spedizione. Un esercito fascista nella g u e r r a civile. A c o m a n d a r e i «legionari» fu designato, p r i m a ancora che i loro r e p a r t i p r e n d e s s e r o forma, il g e n e r a l e Mario Roatta, già capo del SIM, il servizio informazioni militari. Roatta n o n aveva il fisico del condottiero. C o n gli occhiali e la incipiente p i n g u e d i n e - caratteristiche c o m u n i a t r o p p i alti ufficiali italiani del t e m p o - era un tipico generale da tavolino e da corridoio, capace di destreggiarsi e g r e g i a m e n t e nelle rivalità, e negli intrighi che i n q u i n a v a n o i vertici delle Forze Armate, abile nel tessere ottimi r a p p o r t i con la gerarchia fascista. La p r i m a idea di Mussolini circa le caratteristiche del C o r p o di spedizione e r a stata quella di formare brigate miste italo-spagnole, nelle quali gli ufficiali, i sottufficiali e le t r u p p e necessarie p e r l ' a d d e s t r a m e n t o , oltre a reparti corazzati e di artiglieria, fossero italiani. Franco, cui era stata avanzata la proposta, si disse disposto ad allestire sei brigate miste, nelle quali tuttavia i c o m a n d i più alti, dal battaglione in su, fossero affidati a ufficiali spagnoli. In Italia, allettati da un ingaggio di tremila lire e da u n a paga di 40 lire al giorno, 1 volontari affluivano. Poiché Mussolini aveva fretta, fu annunciato a Franco ai p r i m i di d i c e m b r e che tremila camicie n e r e sarebbero sbarcate al più presto a Cadice, e la secca risposta fu: «Chi li ha chiesti?». In effetti tremila uomini lo interessavano poco. Avrebbero avvalorato la sensazione che i suoi successi fossero dovuti all'aiuto straniero, senza peraltro offrire un c o n t r i b u t o risolutivo in un qualsiasi settore del fronte. Ma i n t a n t o il Duce aveva cambiato p a r e r e : il grosso 33

delle t r u p p e italiane n o n sarebbe stato abbinato a e l e m e n t i spagnoli, in unità miste, ma m a n t e n u t o a u t o n o m o . C o m u n q u e q u e i tremila p r i m i u o m i n i si i m b a r c a r o n o il 18 d i c è m b r e , in b o r g h e s e e senza a r m i , sul piroscafo Lombardia, a Gaeta, seguiti da ulteriori contingenti a r i t m o piuttosto s e r r a t o . I fronti s t a g n a v a n o , d o p o i vani tentativi nazionalisti di conquistare M a d r i d , e i d u e eserciti riorganizzavano le loro forze, p r o c e d e n d o alla spietata limpieza delle r e trovie e allo sterminio degli avversari. Un T r i b u n a l e p o p o l a r e aveva c o n d a n n a t o a m o r t e J o s é P r i m o de Rivera, coraggiosissimo d u r a n t e il processo e al m o m e n t o dell'esecuzione. Per r a p p r e s a g l i a , e r a stato fucilato dai nazionalisti il figlio di Largo Caballero, loro prigioniero. T r a il d i c e m b r e 1936 e il febbraio 1937 il C o r p o t r u p p e volontarie assunse il suo assetto definitivo. I c i n q u a n t a m i l a u o m i n i che l o c o m p o n e v a n o e r a n o r a g g r u p p a t i f o n d a m e n t a l m e n t e in q u a t t r o unità. La p r i m a divisione camicie n e r e Dio lo vuole! (generale E d m o n d o Rossi); la seconda divisione camicie n e r e Fiamme nere (generale Amerigo Coppi); la terza divisione camicie n e r e Penne nere (generale Luigi Nuvoloni); la divisione Littorio dell'Esercito (generale Annibale Bergonzoli). In più, n a t u r a l m e n t e , r e p a r t i speciali, aviazione, autotrasporti. Sul totale, il 60 p e r cento circa e r a della Milizia, il q u a r a n t a p e r cento dell'Esercito. N o n p u ò inoltre essere dimenticato l ' a p p o r t o della Marina, che i m p e g n ò nella scorta alle navi m e r c a n t i l i , in missioni di blocco, e in o p e r a z i o n i c o r s a r e c o n t r o il traffico d i r e t t o verso i p o r t i r e p u b b l i c a n i 13 incrociatori, 22 cacciatorpediniere e 42 sommergibili. Il Coverdale, attento spulciatore di d o c u m e n t i , r a p p o r t i , statistiche, ha ricostruito con molta esattezza la p r o v e n i e n z a dei c i n q u a n t a m i l a «volontari» italiani. Mussolini li avrebbe voluti marziali e temibili, c o n un fisico i m p o n e n t e . Ma la realtà - a c o m i n c i a r e dal c o m a n d a n t e in c a p o - n o n c o r r i spose ai suoi desideri. La divisione Littorio, m a n d a t a laggiù con i suoi normali organici, costituiva un caso particolare. I suoi soldati e r a n o stati chiamati alle a r m i in r i t a r d o e impie34

gati c o m e c o m p a r s e in q u e l m a g n i l o q u e n t e p o l p e t t o n e cinematografico c h e fu Scipione l'Africano. S e m b r a v a che l'unità dovesse q u i n d i essere inviata in Africa, con compiti p r e sidiar!. Finì invece in Spagna. Per le altre t r u p p e n o n si p u ò d i r e c h e la l o r o e t i c h e t t a «volontaria» fosse u n a finzione. N o n lo e r a c e r t o p e r gli e l e m e n t i di c a r r i e r a dell'Esercito, c h e v e d e v a n o nella n u o v a g u e r r a u n ' o t t i m a occasione p e r avanzamenti e p e r m e t t e r e da p a r t e un p o ' di quattrini. Pochi a n d a r o n o in S p a g n a indottivi da motivi ideologici. Il richiamo della crociata c o n t r o il c o m u n i s m o fu senza p a r a g o ne m i n o r e di quello della g u e r r a d'Etiopia p e r il posto al sole. Q u a l c h e memorialista ha scritto che «all'appello rispond e m m o tutti, con u n a sola voce, anziani e giovanissimi, dalle g r a n d i città, dagli umili b o r g h i alpestri, dai c a m p i , dalle officine, dalle scuole, dalle caserme», ma n o n a p p a r e molto credibile. È vero che dalle t r e alle q u a t t r o m i l a d o m a n d e di a r r u o l a m e n t o e r a n o arrivate al centro stabilito presso il consolato spagnolo a R o m a p r i m a che la Milizia procedesse alla f o r m a z i ó n e dei suoi r e p a r t i . Ma il r i c h i a m o d e l d e n a r o , o dell'avventura, fu senza d u b b i o prevalente. L'afflusso m a g g i o r e fu d a l M e r i d i o n e , a d i m o s t r a z i o n e dello stretto r a p p o r t o esistente tra condizione economica e slancio v o l o n t a r i o . Scarse le d o m a n d e nel resto d'Italia. A Firenze, ad esempio, in u n a a d u n a t a della n o v a n t a d u e s i m a legione p e r sollecitare a r r u o l a m e n t i , vi fu un solo volontario fra trecento presenti, e p e r r i u n i r e un c o n t i n g e n t e accettabile di u n a ventina di u o m i n i fu necessario p r o c e d e r e alla estrazione a sorte. I volontari n o n e r a n o giovani - tra quelli della p r i m a o n d a t a la m e t à aveva s u p e r a t o la t r e n t i n a - e in n o n piccola p e r c e n t u a l e avevano p r e c e d e n t i penali. L'analis i s u u n g r u p p o d i 2.300 a r r u o l a t i d i m o s t r ò c h e a v e v a n o 7.300 figli, in m e d i a p i ù di t r e a testa. U l t e r i o r e p r o v a di u n a estrazione u m i l e , dall'Italia p i ù prolifica e d i s e r e d a t a . Pochissimi gli studenti. Si e b b e r o casi di volontariato forzato, di individui invitati d'autorità a mettersi «agli o r d i n i del Duce» senza t r o p p e specificazioni. E si e b b e r o rari casi di in35

g a n n o - gente cui era stato detto che sarebbe stata m a n d a t a in Abissinia a colonizzare e che invece si trovò in S p a g n a a c o m b a t t e r e - ma si t r a t t ò di eccezioni. Assai d i v e r s a m e n t e dalla legione Condor, formazione a l t a m e n t e qualificata, che aveva il c o m p i t o di verificare sulla cavia s p a g n o l a t a l u n e esperienze belliche p e r le quali e r a mancato il riscontro del c a m p o di battaglia, il C o r p o t r u p p e v o l o n t a r i e fu un v e r o c a m p i o n e dell'Italia proletaria e fascista: d u e termini nessuno dei quali g a r a n t i v a un livello m o l t o alto di efficienza g u e r r i e r a , anche se Mussolini aveva p o t u t o c r e d e r e , in base a informazioni ottimistiche, che «una divisione o d u e di un esercito come il nostro e n t r e r e b b e r o c o m e nel b u r r o , da p e r t u t t o , e in un paio di mesi la passeggiata finirebbe con un repulisti generale fino alla costa». Il Duce era indispettito dalla strategia di Franco che gli p a r e v a t r o p p o p r u d e n t e e t e m p o r e g g i a t r i c e . Ma si capisce c h e , p e r c o n v e r s o , F r a n c o n o n fosse soddisfatto d i q u e s t o C o r p o di spedizione italiano, che gli p a r e v a adatto a soddisfare le esigenze di R o m a piuttosto che le sue. M e n t r e le q u a t t r o divisioni italiane venivano allestite in territorio spagnolo, R o m a procedeva alla n o m i n a di un ambasciatore presso Franco, in sostituzione dell'incaricato d'affari d e s i g n a t o q u a n d o e r a stato r i c o n o s c i u t o il g o v e r n o di B u r g o s . L a scelta, d o p o a l q u a n t e esitazioni, c a d d e s u Rob e r t o C a n t a l u p o , u n n a p o l e t a n o nazionalista c h e e r a tras b o r d a t o alla d i p l o m a z i a dal g i o r n a l i s m o , e c h e già aveva avuto incarichi di C a p o missione al Cairo e in Brasile. Si era p e n s a t o anche a Farinacci: ma u n a personalità così spiccatam e n t e e p o l e m i c a m e n t e politica n o n p o t e v a piacere all'Inghilterra e alla Francia, che avrebbero scorto in essa la p r o va di u n a mainmise ideologica fascista sul g o v e r n o di Burgos, e in definitiva n o n sarebbe piaciuta agli stessi ambienti spagnoli. Per di p i ù C i a n o e r a r i l u t t a n t e ad a c c r e d i t a r e Farinacci, sul quale gli sarebbe stato difficile esercitare un controllo. E necessario r i c o r d a r e che con la G r a n B r e t a g n a era 36

stato firmato il 2 gennaio 1937 quel Gentlemen's Agreement in forza del quale le d u e parti escludevano «ogni p r o p o s i t o di modificare o, p e r q u a n t o li r i g u a r d a , di v e d e r e modificare lo status quo relativo alla sovranità nazionale nei territori del bacino del Mediterraneo». In u n o scambio separato di n o t e l'Italia aggiungeva che «l'integrità dell'attuale territorio della S p a g n a resterà immutata». L'invio a Salamanca - dove era stata fissata la sede dell'ambasciata italiana, c o m e delle altre via via a c c r e d i t a t e p r e s s o F r a n c o - dell'oltranzista anti-inglese Farinacci avrebbe c o n t r a d d e t t o questa impostazione. C a n t a l u p o partì i n d o t t r i n a t o da alcuni colloqui con Ciano che lo mise in g u a r d i a sulla complessità del «guazzabuglio falangista, sindacalista, m o n a r c h i c o » e gli consigliò di n o n lasciarsi t r o p p o invischiare nelle controversie intestine delle fazioni nazionaliste. Doveva a n c h e disinteressarsi dei p r o b l e m i militari, e b a d a r e piuttosto a contrastare l'influenza tedesca p e r c h é «se p e r c h i u d e r e la p o r t a della S p a g n a ai russi la d o b b i a m o a p r i r e ai tedeschi, salutami la politica latina e mediterranea». Secondo quanto Cantalupo ha poi scritto n e l d o p o g u e r r a - il che fa s o s p e t t a r e vi sia stato da p a r t e sua qualche a d d o m e s t i c a m e n t o della realtà - il ministro degli Esteri n o n voleva i m p o r r e alla S p a g n a u n a dittat u r a fascista, ma soltanto s c o n g i u r a r e l ' i n s t a u r a r s i in q u e l p a e s e d e l bolscevismo. «La p a r t e ideologica s p a g n o l a p e r noi è secondaria: principale è la difesa della civiltà occidentale.» C h e vi fosse tra il Duce e Ciano u n a qualche diversità di opinioni, circa la linea di c o n d o t t a da t e n e r e in Spagna, è c o m u n q u e attestato da u n a missione speciale della quale Farinacci, m a n c a t o ambasciatore, fu incaricato p r o p r i o m e n tre C a n t a l u p o si insediava. Il ras di C r e m o n a doveva riferire a Mussolini sulla situazione in c a m p o nazionalista, e illustrare a Franco alcune «idee circa il futuro». N o n a b b i a m o un r e s o c o n t o testuale degli i n c o n t r i tra il «Caudillo» e Farinacci, resoconto che sarebbe molto interessante, e con tutta probabilità a n c h e divertente. Parlò sopratt u t t o il g e r a r c a fascista, e F r a n c o si t r i n c e r ò d i e t r o q u e i si37

lenzi enigmatici e quei monosillabi evasivi che rimasero fino all'ultimo u n a sua specialità e che m a n d a r o n o in bestia Hitler, q u a n d o i d u e dittatori s'incontrarono. N o n è che Farinacci abbia p r o p o s t o allo spagnolo formule sconvolgenti p e r novità e fantasia. Gli suggerì di c r e a r e un p a r t i t o unico, di a m m e t t e r e solo u n a s t a m p a orchestrata, di t e m p e r a r e il car a t t e r e «totalitario e autoritario» del R e g i m e con u n a serie di m i s u r e sociali c o m e la g i o r n a t a di otto o r e , p r e v i d e n z a , pensioni, riforma agraria. C h e cercasse i n s o m m a il consenso, c o m e si suol d i r e oggi, a n c h e tra le classi più umili. Franco n o n si sbilanciò. Preferiva i falangisti o i carlisti? Né gli u n i n é gli altri, p e r c h é n o n avevano u o m i n i d i rilievo. E r a monarchico? «Prima d e b b o c r e a r e la nazione, poi p e n s e r e mo se sarà il caso di n o m i n a r e un re», risposta che deve aver gelato Farinacci se, c o m e ha s o s t e n u t o C a n t a l u p o , egli d o veva tra l'altro insistere affinché un Savoia, il Duca di Aosta, salisse sul t r o n o di S p a g n a . A Farinacci, il «Generalissimo» spagnolo p a r v e «politicamente digiuno», timido, fisicamente insufficiente. Uguale impressione ne aveva ricevuto Cantalupo che lo descriverà «freddo, vitreo e femminile» a n c h e di fronte allo spettacolo di u n a folla o s a n n a n t e . Ma il piccolo u o m o f e m m i n e o era, già lo s a p p i a m o , spietato verso gli avversari, e se ne a c c o r s e r o sia Farinacci sia C a n t a l u p o , che t e n t a r o n o , su istruzioni di R o m a , di i n d u r l o a m a g g i o r e mitezza, senza riuscirvi. Il ras di C r e m o n a , che della violenza era stato ed era un convinto fautore, manifestò al Duce il suo s g o m e n t o : «A d i r e la verità, qui le b a r b a r i e rosse e nazionali si equivalgono. E u n a g a r a al massacro, che è d i v e n t a t a quasi u n o sport: s e m b r a impossibile che possa t r a s c o r r e r e u n a g i o r n a t a senza che si m a n d i all'altro m o n d o un certo n u m e r o di persone». Q u e s t a «reazione bianca» e r a stata definita da Ciano «disordinata, crudele e pericolosa, e p e r t a n t o d a evitare». M a p r o p r i o i n q u e i g i o r n i l o stesso Ciano dava, tramite l'Ufficio Spagna, queste istruzioni p e r il t r a t t a m e n t o dei prigionieri: «Resta inteso che m e n t r e i prigionieri spagnoli d o v r a n n o venire da noi rispettati, bisogna 38

passare subito p e r le a r m i i m e r c e n a r i internazionali. Natur a l m e n t e , p e r primi, i r i n n e g a t i italiani». N e l febbraio 1937 l'Esercito italiano in S p a g n a e n t r ò in azione nella battaglia di Malaga. Q u e s t o obbiettivo e r a stato scelto p e r u n a serie d i valide r a g i o n i . L a c o n q u i s t a della città avrebbe assicurato ai nazionalisti il possesso di un p o r to m e d i t e r r a n e o - la loro avanzata n o n si e r a spinta fino a q u e l m o m e n t o oltre Marbella, oggi n o t a c o m e località baln e a r e - e avrebbe inoltre accorciato di oltre d u e c e n t o chilom e t r i il fronte nel quale Malaga costituiva u n a sorta di cun e o r e p u b b l i c a n o ; all'estremo s u d e r a possibile i n t r a p r e n d e r e o p e r a z i o n i belliche i m p o r t a n t i , c o n t a n d o in p i e n o inv e r n o su un t e m p o favorevole; la zona di Malaga e r a relativ a m e n t e vicina a C a d i c e , il p o r t o di sbarco delle t r u p p e e dei materiali italiani (l'allestimento delle u n i t à e r a stato rit a r d a t o d a u n a g r a n d e c o n f u s i o n e nell'invio d i a r m i e d i mezzi, e dalla scoperta, tardiva, che molti pretesi specialisti e r a n o tecnicamente digiuni: ad esempio molti u o m i n i offertisi c o m e autisti n o n avevano mai guidato un camion in vita loro). C i a n o sognava già, p r e s a Malaga, u n a p r o s e c u z i o n e g r a n d i o s a della offensiva, con obbiettivo Valencia, divenuta sede del governo r e p u b b l i c a n o , seicento chilometri a n o r d : ma e r a n o fantasie di un a p p r e n d i s t a stratega. Malaga era difesa da 12 mila u o m i n i , riuniti in b a n d e di miliziani molto indisciplinate, e c o m a n d a t i da un ufficiale di carriera, il colonnello Villalba, che tuttavia si e r a convertito in p i e n o a teorie rivoluzionarie. «Io n o n costruisco fortificazioni - diceva - s e m i n o la rivoluzione. Se e n t r a n o , i ribelli s a r a n n o inghiottiti dalla rivoluzione.» Per l'attacco a Malaga, R o a t t a decise di i m p i e g a r e la p r i m a divisione camicie n e r e , che avrebbe p r o c e d u t o su tre colonne nel settore centrale del fronte, fiancheggiata da r e p a r t i spagnoli. All'alba del cinque febbraio le camicie n e r e si mossero, con u n a tattica a u d a c e - r e p a r t i m o t o r i z z a t i a v a n z a n t i sulle rotabili, senza t r o p p o preoccuparsi di p r o t e g g e r e i fianchi - coronata da ottimo successo. La colonna centrale incontrò u n a re39

sistenza piuttosto accanita, tanto che dovette essere rafforzata da tre battaglioni della riserva: il g e n e r a l e Roatta, che si e r a p o r t a t o nelle p r i m e linee p e r sbloccare l'avanzata in questo settore, fu ferito a un braccio, ma p o t è m a n t e n e r e il c o m a n d o fino alla vittoriosa conclusione della m a n o v r a . Il 7 febbraio le resistenze f u r o n o definitivamente travolte, e il m a t t i n o successivo italiani e spagnoli e n t r a r o n o nella città semideserta e fortemente d a n n e g g i a t a dai b o m b a r d a m e n t i . I repubblicani fuggirono d i s o r d i n a t a m e n t e l u n g o la strada costiera che era stata lasciata libera p r o p r i o p e r evitare che, spinti dalla disperazione, fossero indotti a u n a resistenza a oltranza. Diecimila tra loro c a d d e r o prigionieri. Le p e r d i t e italiane, ove si pensi alla brevità della battaglia, n o n furono irrilevanti: i soldati si e r a n o battuti b e n e , lasciando sul terr e n o 94 morti e 276 feriti. Ciano, euforico, inviò a Roatta un t e l e g r a m m a che n o n si limitava a elogiare «azione fulminea che ha p i e n a m e n t e corrisposto nostra aspettativa», ma dava istruzioni p e r il futuro allo stesso Roatta e perfino a Franco: «Occorre sfruttare imm e d i a t a m e n t e brillante successo a g e n d o massima r a p i d i t à et decisione su direttrice Almeria-Murcia-Alicante-Valencia. Divisione Littorio in a r r i v o c o n s e n t e agire d e c i s a m e n t e p e r o t t e n e r e crollo nemico. Franco intensifichi c o n t e m p o r a n e a m e n t e sua azione su M a d r i d p e r immobilizzare forze nemiche». La battaglia di Malaga fu, n e l l ' a m b i t o d e l l ' i m p r e s a spagnola, quel che la g u e r r a d'Etiopia fu nell'ambito più vasto dell'azione fascista: un successo t r o p p o facile, e p e r c i ò i n g a n n a t o r e , nella cui valutazione n o n f u r o n o t e n u t i suffic i e n t e m e n t e in conto la debolezza e la incapacità di c o m a n do del nemico. Alla conquista di Malaga seguì, ad o p e r a dei franchisti, u n a r e p r e s s i o n e feroce. L a cifra d i 4 . 0 0 0 fucilati, d a t a d a u n a t e s t i m o n e o c u l a r e , p u ò essere esagerata, m a l e esecuzioni s o m m a r i e , o p r e c e d u t e da u n a p a r v e n z a di processo davanti a u n a corte marziale, furono molte, tanto che un r a p p r e s e n t a n t e ufficiale italiano faceva s a p e r e a R o m a , un 40

mese d o p o l'occupazione, che «con vivo r a m m a r i c o vedo ric a d e r e s u l l ' o n o r e d e i nostri v o l o n t a r i l ' o m b r a d i gravi r e sponsabilità». C a n t a l u p o voleva a n d a r e sul posto, p e r verificare i fatti, ma Franco lo sconsigliò: «Lui stesso - lo avvertì agiva con molto tatto. I locali cercavano rabbiosamente il loro sfogo e guai ad andarli a irritare». Se gli italiani c r e d e v a n o , d o p o Malaga, di avere meritato la g r a t i t u d i n e e l ' a m m i r a z i o n e di Franco, d o v e t t e r o p r e s t o cambiar p a r e r e . Il «Generalissimo» era molto mal disposto verso il C o r p o t r u p p e volontarie (CTV) e se ne accorse il Capo di Stato Maggiore di Roatta, colonnello Emilio Faldella, q u a n d o a n d ò a discutere con Franco - assente Roatta, che si. e r a r e c a t o a R o m a p e r c u r a r e m e g l i o il braccio ferito - i p r o g e t t i di u n a futura p i ù vasta offensiva. R o m a aveva a p p r o n t a t o i piani p e r u n a azione c h e , i m p e g n a n d o l'intero CTV con tutte le sue q u a t t r o divisioni, partisse da Teruel, che formava un saliente p r o t e s o verso il m a r e al centro del territorio r e p u b b l i c a n o , p u n t a s s e su S a g u n t o e q u i n d i su Valencia. Franco ricevette gli ufficiali italiani - oltre a Faldella c'era il suo vice, t e n e n t e colonnello Giacomo Zanussi - il 13 febbraio. Di Malaga n o n disse u n a p a r o l a . Ne disse m o l t e , invece, circa la p r o p o s t a avanzata dal c o m a n d o di Roatta, p r o p o s t a che considerava un vero e p r o p r i o tentativo di imposizione. Vale la p e n a di riferire p e r esteso gli a r g o m e n t i di Franco, p e r c h é i l l u m i n a n o p e r f e t t a m e n t e la diversità dei p u n t i di vista italiano e spagnolo, e p e r c h é spiegano quale i m p o r tanza psicologica e politica (ben s u p e r i o r e a quella militare) abbia p o i a v u t o lo scacco di G u a d a l a j a r a . «In fin d e i conti - disse F r a n c o g l a c i a l m e n t e - si sono m a n d a t e qui delle t r u p p e senza c h i e d e r m i l'autorizzazione. D a p p r i m a m i s i e r a detto che venivano volontari da i n q u a d r a r e p e r c o m p a gnia nei battaglioni spagnoli, poi mi si chiese di i n q u a d r a r l i in p r o p r i battaglioni e io accondiscesi. Q u i n d i arrivano ufficiali s u p e r i o r i e g e n e r a l i a c o m a n d a r l i , p o i a l t r e u n i t à inq u a d r a t e . E ora mi si vuole i m p o r r e di lasciare che queste 42

t r u p p e c o m b a t t a n o u n i t e , agli o r d i n i d e l g e n e r a l e Roatta, m e n t r e i miei p i a n i s o n o b e n diversi. L'impiego di q u e s t e t r u p p e resta g r a n d e m e n t e limitato dalla necessità che siano s e m p r e riunite.» Franco spiegò inoltre che n o n voleva tanto offensive l a m p o , q u a n t o u n a occupazione lenta e sistematica del territorio che consentisse u n a b u o n a limpieza, u n a acc u r a t a pulizia degli avversari politici. Q u a n t o a S a g u n t o e Valencia, che gli italiani se le scordassero. «Valencia deve ess e r e o c c u p a t a da t r u p p e nazionali. Mi riservo di d e c i d e r e sull'impiego della massa, c h e mi dispiace di n o n p o t e r impiegare, c o m e avevo p r o g e t t a t o , su diversi fronti, ma è molto probabile che vi chieda di attaccare Guadalajara.» A q u e sto p u n t o Franco i n t e r r u p p e il colloquio, e fece p e r v e n i r e a Faldella, il g i o r n o d o p o , u n a n o t a scritta con la q u a l e a m metteva che «le t r u p p e italiane p o t r a n n o o p e r a r e con replicati sforzi nella direzione g e n e r a l e Sigùenza-Guadalajara». Per i n c r e d i b i l e c h e possa s e m b r a r e , l'Italia fascista stava quasi p r e g a n d o Franco p e r essere autorizzata a p r o f o n d e r e , in suo a i u t o , s a n g u e , a r m i e miliardi (di allora). Mussolini pagava lo scotto delle sue inesauste ambizioni di condottiero e del suo sforzo p e r p r e s e n t a r e al m o n d o il p o p o l o italiano in u n a veste g u e r r i e r a c h e n o n gli è c o n g e n i a l e . C o n m a g g i o r discrezione (e a l t r e t t a n t o cinismo), i tedeschi nel frattempo raccoglievano esperienze p e r il poi. L'idea di s f o n d a r e a G u a d a l a j a r a - in alternativa alla irrealizzabile offensiva verso Valencia - e r a n a t a q u a n d o , a sud di M a d r i d , Valera aveva attaccato sul fiume J a r a m a , rius c e n d o a v a r c a r l o , ma r e s t a n d o p o i bloccato, fino a essere messo in serie difficoltà dai contrattacchi repubblicani. Guadalajara e r a u n a a s s o n n a t a cittadina a n o r d della capitale. Se Valera avesse p r o g r e d i t o , u n a avanzata dal s e t t e n t r i o n e sarebbe stata l'altro braccio di u n a tenaglia che avrebbe rins e r r a t o e stritolato M a d r i d . Ma sul J a r a m a si e r a arrivati a u n a g u e r r a d i posizione, d o p o alterni combattimenti d u r a n te i quali Roatta e r a stato i n v a n o sollecitato ad anticipare i t e m p i della sua azione. Il c o m a n d a n t e del CTV voleva p r e 43

p a r a r e le cose p e r b e n e : g u a r d a v a agli interessi del suo sett o r e , e della sua c a r r i e r a , p i ù c h e a quelli di F r a n c o ; c o n traccambiato c o r d i a l m e n t e , in questi sentimenti, da Franco stesso. Il «Caudillo» assicurò c o m u n q u e a Roatta, il p r i m o m a r z o , che q u a n d o le divisioni italiane si fossero mosse, anc h e il settore del J a r a m a sarebbe stato riattivato. Mussolini, informato dell'attacco verso Guadalajara, lo considerò «ottimo p e r accerchiare sul serio M a d r i d e forse d e t e r m i n a r e la resa». Roatta, in un o r d i n e o p e r a t i v o , definiva «risolutiva» la p r o g e t t a t a operazione. All'accerchiamento di M a d r i d m o strò di c r e d e r e a n c h e Franco, che fissò o r i e n t a t i v a m e n t e il p u n t o d'incontro tra le t r u p p e di Roatta e le t r u p p e s p a g n o le attaccanti da s u d «nella r e g i o n e t r a Alcalà de H e n a r e s e Tajuna». Il CTV fu ammassato al completo p e r la offensiva. Tre d i visioni di camicie n e r e , la divisione Littorio dell'Esercito, 81 carri veloci a r m a t i di mitragliatrice e otto autoblindo. In tutto 35 mila u o m i n i . Q u e s t e divisioni m o d e r n e e b e n e equip a g g i a t e , r i s p e t t o allo s t a n d a r d della g u e r r a civile, e r a n o tuttavia motorizzate solo in p a r t e : nel senso che o g n i unità n o n aveva a u t o m e z z i sufficienti p e r il t r a s p o r t o di tutti gli u o m i n i , ma doveva secondo le circostanze c h i e d e r e i camion alla sezione autoveicoli. Gli altri p r o c e d e v a n o a piedi. Sulla d e s t r a del CTV e r a schierata la divisione Soria del g e n e r a l e M o s c a r d o , il difensore dell'Aleàzar di T o l e d o , con 10 mila u o m i n i . Nella p r i m a fase dell'attacco la Littorio n o n fu i m p e g n a t a , p e r c h é a n c o r a in t r a s f e r i m e n t o verso il fronte. D u e divisioni repubblicane spagnole di n u o v a formazione presidiavano d e b o l m e n t e il settore. La m a t t i n a dell'8 m a r z o , alle 7,30, le Fiamme nere del gen e r a l e Amerigo C o p p i d i e d e r o inizio all'avanzata. Il t e m p o e r a inclemente, cadeva la pioggia che presto si trasformò in nevischio. Gli a e r o p o r t i e r a n o bloccati d a u n a b r u m a insistente. Le camicie n e r e della II divisione e r a n o al battesimo del fuoco e, c o m e fu scritto in un r a p p o r t o , d i m o s t r a r o n o , in quelle avverse condizioni, poca p r o p e n s i o n e ad attacca44

r e . Il c o o r d i n a m e n t o tra l'azione della II divisione (Fiamme nere) e la I I I del g e n e r a l e Luigi Nuvoloni (Penne nere) fu alq u a n t o deficiente, e i progressi un poco inferiori al previsto. La m a n o v r a p r e v e d e v a «scavalcamenti» di r e p a r t i che caus a r o n o i n g o r g h i e confusione. C o m u n q u e il c u n e o del CTV riuscì a p e n e t r a r e nella fragile linea nemica p e r u n a profondità variante tra i 6 e i 12 chilometri. U n a notizia impensierì Roatta, m e n o tuttavia di q u a n t o avrebbe d o v u t o : gli s p a g n o li n o n avevano sferrato i promessi attacchi sul J a r a m a , cons e n t e n d o al c o m a n d o r e p u b b l i c a n o di avviare verso G u a d a lajara robusti rinforzi. Il g i o r n o successivo le cose s e m b r a r o n o a n d a r e meglio, con la conquista della località di A l m a d r o n e s . Il c o m a n d a n te delle forze r e p u b b l i c a n e di G u a d a l a j a r a , V i c e n t e Rojo, ebbe il nove m a r z o la sensazione che gli italiani e Moscardo avessero realizzato u n o s f o n d a m e n t o tipo Malaga, a n c h e se n e l f r a t t e m p o r e p a r t i d e l l ' X I b r i g a t a i n t e r n a z i o n a l e , con c a r r i russi 7 2 6 , s t a v a n o affluendo a l f r o n t e , p r e n d e n d o v i posizione. Nella notte dal 9 al 10 un r e g g i m e n t o c o m a n d a t o d a l console della Milizia Francisci r a g g i u n s e d ' i m p e t o B r i h u e g a c a t t u r a n d o n e la g u a r n i g i o n e al completo. P r o p r i o davanti alle linee di B r i h u e g a del CTV, si attestò la m a t t i n a del 10 m a r z o il b a t t a g l i o n e Garibaldi della X I I b r i g a t a int e r n a z i o n a l e , f o r m a t o da italiani antifascisti. La p r i m a brigata internazionale agli o r d i n i di El C a m p e s i n o giungeva a G u a d a l a j a r a , c o m e u n i t à di riserva. La s e r a d e l 9 m a r z o Roatta poteva ancora s p e r a r e in un brillante p r o s e g u i m e n to dell'offensiva: ma p e r qualche g i o r n o i c o m b a t t i m e n t i si svolsero, a c c a n i t a m e n t e , al limite che l'avanzata aveva ragg i u n t o . Vi f u r o n o piccoli p r o g r e s s i delle u n i t à italiane, ma le camicie n e r e e r a n o stanche, infradiciate* scoraggiate, e in molti casi a n c h e digiune p e r c h é i servizi di sussistenza si erano dimostrati impreparati ad accompagnare lo sviluppo d e l l ' a z i o n e . LT1 m a r z o R o a t t a o r d i n ò u n a s o s p e n s i o n e d i 24 o r e delle operazioni, sia p e r d a r e riposo alla t r u p p a , sia p e r studiare qualche variante al piano originario, la cui ese45

cuzione diventava difficile p e r la accanita resistenza a sud di B r i h u e g a . I n t a n t o il c o m a n d a n t e italiano rinnovava gli a p pelli a Franco p e r u n a vivacizzazione del fronte del J a r a m a , r i c e v e n d o n e l'assicurazione che esso si sarebbe mosso. I n v e c e si m o s s e r o , il 12 m a r z o , i r e p u b b l i c a n i , c o n un contrattacco p o t e n t e m e n t e a p p o g g i a t o dalla loro aviazione, m e n o h a n d i c a p p a t a di quella legionaria e nazionalista dal m a l t e m p o p e r c h é usufruiva di a e r o p o r t i con piste migliori, il cui fondo n o n si e r a trasformato in fanghiglia. I combattimenti, che e b b e r o il loro epicentro in un tratto della strada Madrid-Saragozza, n o n a p p o r t a r o n o m u t a m e n t i sostanziali alle posizioni; ma la divisione Penne nere diede allarmanti segni di c e d i m e n t o m o r a l e e di incapacità tattica, con episodi di fuga disordinata, e con la p e r d i t a di cinque pezzi di artiglieria piazzati in posizione avanzata. Per questo Roatta d e cise di sostituire la I divisione camicie n e r e (Dio lo vuole!) alla seconda, e la divisione Littorio alla I I I , la più p r o v a t a : il che lo lasciò senza riserve fresche. Q u i n d i telegrafò a R o m a che «la situazione e r a c o m p l e t a m e n t e ristabilita», e forse lo sarebbe stata se, r i n u n c i a n d o a o g n i p r o p o s i t o di u l t e r i o r e avanzata, egli fosse passato d e c i s a m e n t e alla difensiva. Ma n o n p o t e v a farlo, a n c h e p e r c h é u n t e l e g r a m m a d e l D u c e , con singolare intempestività, intonava fanfare trionfali: «A b o r d o del Pola in rotta verso la Libia ho ricevuto le informazioni sulla g r a n d e battaglia che si sviluppa di fronte a Guadalajara. C o n f i d u c i a nel c u o r e s e g u o q u e s t a battaglia, p r o f o n d a m e n t e convinto che il valore e lo spirito dei nostri legionari spezzerà la resistenza d e l l ' a g g r e s s o r e . La d i s t r u zione delle forze internazionali sarà un successo di i m m e n s a portata e sarà specialmente un successo politico. Comunicate ai legionari che seguo di o r a in o r a le loro azioni che sar a n n o coronate dalla vittoria». Il fronte era sostanzialmente fermo, a n c h e se i repubblicani effettuarono qualche fortunato colpo di m a n o , del quale risentirono in particolar m o d o i reparti legionari che avevano i n t r a p r e s o la offensiva con la convinzione di aprirsi un 46

varco c o m e «il coltello nel b u r r o » . Insieme alla g u e r r a g u e r r e g g i a t a si svolse, tra le linee o p p o s t e , u n a g u e r r a p r o p a gandistica, s o p r a t t u t t o là dove le camicie n e r e si scontravano con i «garibaldini» italiani della R e p u b b l i c a . Già l ' i l m a r z o furono buttati sulle linee italiane volantini il cui testo e r a a t t r i b u i t o a soldati d e l CTV p r e s i p r i g i o n i e r i il g i o r n o p r e c e d e n t e . «Camerati, commilitoni - recava il volantino siamo 31 soldati del I battaglione mitraglieri. Il 10 m a r z o ci h a n n o m a n d a t o avanti p e r p r e n d e r e Guadalajara. C i h a n no m a n d a t o avanti senza dirci che avevamo di fronte degli italiani... Le storie sui banditi rossi, gli incendiari, gli assassini sono tutte fandonie. Dei lavoratori c o m e noi, dei contad i n i c o m e noi ci stavano di fronte. Ci h a n n o d e t t o p e r c h é c o m b a t t o n o e h a n n o ragione...» Altoparlanti piazzati nelle foreste d e c l a m a v a n o : «Italiani, fratelli. Quelli p e r cui vi si m a n d a forse alla m o r t e sono nemici vostri come sono nemici del p o p o l o spagnolo». A volte a n c h e dagli altoparlanti ris u o n a v a la voce di legionari prigionieri, che attestavano la loro identità in m o d o inequivocabile, così che n o n si potesse c r e d e r e a u n a finzione. Il 14 m a r z o Roatta si era convinto - anche p e r gli effetti disgregatori che la p r o p a g a n d a dei garibaldini avrebbe p o t u t o o t t e n e r e - che fosse o p p o r t u n o rin u n c i a r e ad altri sviluppi della offensiva, e telegrafò a Mussolini che «nella nostra speciale situazione possiamo tenerci accontentati, t e m p o r a n e a m e n t e , di un successo parziale». Ma F r a n c o e r a di diverso avviso. Così t i e p i d o in p r e c e d e n z a circa le azioni del CTV, ora insisteva affinché l'offensiva di G u a d a l a j a r a fosse p r o s e g u i t a fino in fondo. D o p o un incontro, Franco e Roatta si lasciarono con l'intesa che il CTV s a r e b b e r i m a s t o f e r m o fino al 19 m a r z o , e q u i n d i a v r e b b e p r o c e d u t o alla occupazione della foresta di B r i h u e g a . Attacco questo che secondo Roatta doveva semplicemente rettificare l ' a n d a m e n t o del fronte, e secondo Franco doveva essere il p r e l u d i o di u n a ripresa su vasta scala della avanzata. F i n g e n d o di voler soddisfare questa intenzione del «Generalissimo», Roatta aveva a n c h e accennato a u n a variante 47

della offensiva che in sostanza avrebbe richiesto il ritiro del CTV dal settore in cui era i m p e g n a t o : ed e r a p r o p r i o questo che il c o m a n d a n t e voleva, p e r d a r e respiro alle camicie nere. Roatta era p r e o c c u p a t o , e, alla m a n i e r a di C a d o r n a nel 1917 - a n c h e in circostanze n o n a n c o r a d r a m m a t i c h e - riversò la colpa sui c o m a n d a n t i inferiori e sulla t r u p p a . U n a sua circolare del 16 m a r z o , che Olao Conforti ha r i p o r t a t o p e r esteso nel v o l u m e Guadalajara, e c h e recava il n u m e r o 3.002, suscitò m a l u m o r e . Essa aveva p e r oggetto «la p r e p a razione morale» e lamentava nelle p r i m e righe che i reparti «difettino sovente di m o r d e n t e e di aggressività e si lascino con facilità i m p r e s s i o n a r e dalle v i c e n d e d e l c o m b a t t i m e n to». Gli ufficiali inferiori vi e r a n o accusati di essere «professionalmente poco a posto», «ispirati al p r o g r a m m a utilitario e pacifista», «indegni di u o m i n i d e l l ' a n n o XV dell'era fascista». Per ovviare a questo collasso psicologico i c o m a n d a n t i avrebbero d o v u t o spiegare, secondo Roatta, che la situazione m o r a l e e materiale del n e m i c o e r a pessima, «quella che p r e c e d e il crollo». Gli u o m i n i delle b r i g a t e i n t e r n a z i o n a l i , dovevano r i p e t e r e , «sono quegli stessi che i nostri squadristi h a n n o s o n o r a m e n t e legnato nelle vie d'Italia». A questa comunicazione ne seguì i m m e d i a t a m e n t e un'altra, m e n o verbosa e più d u r a , che citando casi di autolesionismo, di simulazione di ferite, di a b b a n d o n o della p r i m a linea da p a r t e di legionari che scortavano feriti i quali n o n avevano alcun bis o g n o di essere a c c o m p a g n a t i , d i s p o n e v a che i vili fossero passati p e r le a r m i e aggiungeva, minacciosamente, che «già cinque individui h a n n o subito, tra ieri e oggi, questo giusto castigo». Il fronte era illusoriamente stazionario, ma i «rossi» p r e p a r a v a n o la loro controffensiva nel settore di B r i h u e g a facendovi affluire r e p a r t i delle b r i g a t e internazionali e carri a r m a t i russi. Il p r o p o s i t o di p r e n d e r e l'iniziativa e r a stato avversato, in c a m p o r e p u b b l i c a n o , dai g e n e r a l i Miaja e Rojo. L'avevano invece s o s t e n u t o a oltranza Lister, L o n g o , Vidali (del ruolo che gli italiani ebbero tra i «rossi» p a r l e r e 48

m o p i ù avanti). F u d e l i b e r a t o c h e l'attacco s a r e b b e stato p o r t a t o dalla b r i g a t a Garibaldi, dalla b r i g a t a del C a m p e s i n o , e dai carri armati con equipaggi russi: questi ultimi impiegati p a r s i m o n i o s a m e n t e , e se possibile da l o n t a n o , p e r evitare il rischio della cattura. Stalin aveva impartito o r d i n i precisi, in proposito, e ai generali e consiglieri russi - pochi dei quali s c a m p a r o n o , n o n o s t a n t e lo zelo servile, alle successive p u r g h e - i m p o r t a v a più o b b e d i r e a Stalin che vincere u n a battaglia. L'offensiva avrebbe coinciso con il 18 m a r zo, data anniversaria della C o m u n e di Parigi. Vediamo di ricapitolare p e r s o m m i capi lo schieramento quale si p r e s e n t a v a il 18 m a r z o . Il fronte e r a t e n u t o dalla I divisione camicie n e r e - su B r i h u e g a - alla cui destra era la divisione Littorio. F r o n t e g g i a v a n o le camicie n e r e i carristi del g e n e r a l e russo Pavlov, la brigata del C a m p e s i n o , la brigata Garibaldi, e la 7 0 brigata internazionale, m e n t r e i battaglioni internazionali T h à l m a n n , E d g a r A n d r é , C o m m u n e de Paris e la brigata Lister p r e m e v a n o c o n t r o la divisione Littorio. Q u e l 18 m a r z o Roatta e r a lontano dal fronte, essendosi r e c a t o a S a l a m a n c a p e r u n a c o n v o c a z i o n e di F r a n c o , che egli stava i n s e g u e n d o da giorni, senza riuscire a vederlo. A n c h e questo colloquio aveva avuto un carattere interlocutorio. Franco era irremovibile. Il CTV aveva i mezzi necessari - diceva - p e r p r o s e g u i r e l'azione p r e o r d i n a t a , disponeva di «un'ottima situazione tattica, che ci p e r m e t t e in ogni m o m e n t o la m a n o v r a avvolgente sulla d e s t r a dello spiegam e n t o » . Andasse d u n q u e avanti, insistè il «Generalissimo». Del p r o m e s s o a l l e g g e r i m e n t o s p a g n o l o a s u d , nel s e t t o r e del J a r a m a , n o n si parlò. P r o p r i o m e n t r e Roatta usciva dalla difficile conversazione con il gelido «Caudillo» gli fu recapitata la notizia che i repubblicani si e r a n o avventati sulla I divisione camicie ner e , e l'avevano messa in crisi. Reggeva invece o t t i m a m e n t e la Littorio, c o n t r o la quale n o n e r a n o tuttavia entrati in azione i carri armati: l'animoso Bergonzoli aveva subito reagito, i n c o r a g g i a n d o i soldati delle p r i m e linee con la presenza fìma

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sica, c o m ' e r a nelle sue abitudini di trascinatore. Riportò anche u n a lieve ferita. Il generale Rossi aveva a n n o t a t o che «la mattina trascorse calma». Q u a n d o , nelle primissime o r e del p o m e r i g g i o , fu sferrato l'attacco - e la c o n c e n t r a z i o n e del fuoco di artiglieria e di aviazione repubblicano n o n lasciava d u b b i sugli obbiettivi -, il c o m a n d a n t e della Dio lo vuole! si d i e d e a girovagare, p e r r e n d e r s i conto di cosa stesse succed e n d o . D u r a n t e circa tre o r e n o n fu d i r a m a t a da lui alcuna direttiva: e q u a n d o cominciò a d a r n e , gli eventi e r a n o ormai sfuggiti al suo controllo. N o n ci fu alcun serio tentativo d i a t t u a r e u n p e r i m e t r o difensivo, d i o r g a n i z z a r e u n a sec o n d a linea. Il c e d i m e n t o fu, o a l m e n o a p p a r v e , così r a p i d o e catastrofico, c h e Rossi inviò al c o m a n d o d e l C T V , alle 19,15, un f o n o g r a m m a avvilito. «Con f r e d d e z z a p a r i alla gravità della situazione c o m u n i c o che la mia divisione ha ced u t o di fronte alle forti pressioni avversarie e che le t r u p p e r i p i e g a n o in inesorabile ritirata. Col mio c o m a n d o sto trasferendomi ad Algora.» Faldella, cui e r a stata p a s s a t a la c o m u n i c a z i o n e , scong i u r ò Rossi di soprassedere, ma l'altro ribatté secco che retrocedeva p e r n o n essere fatto prigioniero, e i n t e r r u p p e la c o m u n i c a z i o n e . Faldella, c o s t r e t t o a d e c i d e r e da solo, chiamò Bergonzoli, e lo avvertì che il suo fianco sinistro andava pericolosamente s g u a r n e n d o s i p e r la rotta della p r i m a divisione. «Non mi resta allora che ritirarmi» osservò Bergonzoli. A sera inoltrata Faldella si avviò in automobile verso il fronte, nella s p e r a n z a di p o t e r avere dai c o m a n d a n t i di divisione informazioni m e n o laconiche. N o n aveva a n c o r a d a t o disposizioni affinché la II divisione camicie n e r e del g e n e r a l e C o p p i , che e r a di riserva, assumesse la posizione difensiva di sicurezza. Assente Roatta, esitava a firmare un o r d i n e che significava il passaggio definitivo dalla offensiva alla difensiva, la p e r d i t a di u n a p a r t e del t e r r e n o conquistato, il r i c o n o s c i m e n t o dell'insuccesso. S p e r a v a a n c o r a che i r e p a r t i d i C o p p i p o t e s s e r o c o n t r a t t a c c a r e , n o n soltanto bloccare l'azione repubblicana. 50

Nelle r e t r o v i e constatò c h e le cose a n d a v a n o p e g g i o di q u a n t o supponesse. Gli sbandati e r a n o molti, e Rossi aveva e v i d e n t e m e n t e p e r d u t o la testa. Faldella lo sorprese m e n t r e altercava col g e n e r a l e C o p p i , ciascuno dei d u e s o s t e n e n d o che l'altro doveva tenersi la responsabilità del settore. C o p pi obbiettava che n o n poteva a s s u m e r e il c o m a n d o di r e p a r ti dei quali n o n sapeva nulla. Rossi r i s p o n d e v a , sostanzialm e n t e , che quei r e p a r t i n o n esistevano più se n o n sotto forma di u n a accozzaglia di fuggiaschi. In realtà n o n era così, e i l g e n e r a l e e r a crollato p r i m a della t r u p p a . Alcuni r e g g i m e n t i - u n o dei quali aveva p e r s o il c o m a n d a n t e , colonnello Frezza, c a d u t o in c o m b a t t i m e n t o - e r a n o stanchi e provati ma a n c o r a o r d i n a t i e utilizzabili. Le forze «rosse» - cui aveva reso visita lo stesso Presidente della Repubblica Azaria a v e v a n o in g r a n p a r t e e s a u r i t o , il 18 m a r z o , la l o r o forza propulsiva, t a n t o che la sera stessa il contatto tra i d u e schier a m e n t i fu i n t e r r o t t o , e quasi p e r l'intero 19 m a r z o i legion a r i n o n f u r o n o disturbati, nel loro r i p i e g a m e n t o , dal n e mico. La battaglia di G u a d a l a j a r a era già finita, a quel p u n t o . Gli attacchi che i repubblicani s f e r r a r o n o a n c o r a , nel nevischio persistente, il 20 e 21 m a r z o , n o n avevano capacità di p e n e t r a z i o n e , a n c h e se in u n o di essi f u r o n o utilizzati otto carri a r m a t i russi. La linea del fronte e r a stata ristabilita. I legionari, p u r a v e n d o fallito gli obbiettivi p i ù ambiziosi, la conquista di G u a d a l a j a r a e l'avvolgimento di M a d r i d , avevano m a n t e n u t o , d o p o il r i p i e g a m e n t o , posizioni 10-15 chil o m e t r i p i ù avanzate rispetto a quelle p r e c e d e n t i . N o n div e r s a m e n t e e r a n o in p r e c e d e n z a a n d a t e le cose p e r gli spagnoli, sul J a r a m a . Ma le p r e m e s s e spavalde della offensiva, e il p a n i c o dal quale i c o m a n d i si lasciarono p r e n d e r e p e r l'insuccesso, dilatarono le dimensioni dello scacco. I r e p u b blicani, che avevano resistito e contrattaccato, p o t e r o n o asserire d ' a v e r trionfato. Si r i p e t e v a così, s e t t a n t ' a n n i d o p o , q u e l che e r a a v v e n u t o a Custoza, d o v e lo s c o r a g g i a m e n t o italiano p e r u n a m a n c a t a vittoria regalò quella vittoria agli 51

austriaci, che n o n s ' e r a n o d a p p r i m a accorti d ' a v e r l a o t t e nuta. Il bilancio delle perdite n o n era tale da fiaccare un esercito. Q u a t t r o c e n t o legionari c a d d e r o sul c a m p o . Fu piuttosto allarmante il n u m e r o dei prigionieri e dispersi, circa cinquecento, ad attestare che taluni r e p a r t i avevano c e d u t o malam e n t e . Nelle m a n i dei repubblicani e r a n o rimasti a n c h e 25 pezzi di artiglieria e 67 autocarri. Ma d u e m i l a «rossi» e r a n o stati messi a loro volta fuori combattimento, e centinaia e r a n o stati catturati. Tutto sommato u n a battaglia che, fallite le ambizioni di chi l'aveva i m p e g n a t a , diventava s e c o n d a r i a dal p u n t o di vista militare. L'avvilimento italiano, e l'abilità p r o pagandistica dei repubblicani, la trasformarono in un avvenim e n t o d i risonanza e n o r m e . Hemingway, che p u r e avrebbe dovuto essere i m m u n e da retorica, scrisse che «a Brihuega è riservato un posto accanto alle altre decisive battaglie m o n diali». N o n si p u ò n e p p u r e sostenere che Davide avesse abbattuto Golia, p e r c h é a Guadalajara i repubblicani impiegar o n o tutti i carri armati e aeroplani di cui potessero disporre. Il 20 marzo avevano in linea fra i trenta e i trentacinquemila u o m i n i . Il fronte era stato d u n q u e p o t e n t e m e n t e rinforzato anche grazie alla inazione delle t r u p p e spagnole sul J a r a m a . Roatta aveva p e r s o ogni fiducia nelle sue divisioni, e dal 19 m a r z o in poi n o n smise di c h i e d e r e che il CTV venisse ritirato dal fronte, e sostituito con u n i t à s p a g n o l e : a n c h e se, con patetica furbizia, sostenne che si dovesse farlo p e r c h é , essendo le italiane t r u p p e d'assalto, il loro compito era quello di s f e r r a r e offensive, n o n di t e n e r e le posizioni. F r a n c o n o n r i s p o n d e v a , o p p o n e n d o alle sollecitazioni del c o m a n d a n t e italiano i suoi i m p e n e t r a b i l i e l u n g h i silenzi. A q u e l p u n t o Roatta si rivolse all'ambasciatore C a n t a l u p o , che telegrafò a Ciano in t e r m i n i d r a m m a t i c i : «Nemico c o n t i n u a attaccare. N o s t r i v o l o n t a r i a p a r e r e di R o a t t a n o n r e g g o n o più. Franco rifiuta finora sostituire nostri r e p a r t i con t r u p pe s p a g n o l e . Su richiesta della missione militare d o m a n d o c h e F r a n c o riceva i m m e d i a t a m e n t e t e l e g r a m m a dal D u c e 52

p e r o t t e n e r e subito sostituzione. S i t u a z i o n e aggravasi d i g i o r n o in giorno». Il q u a d r o della situazione risultava t r o p p o catastrofico, in quel testo, n o n c'è dubbio. Ma n o n era colpa di Cantalup o , assillato p e r c h é si rivolgesse d i r e t t a m e n t e a F r a n c o . L'ambasciatore, o r g o g l i o s a m e n t e nazionalista, e r a a m a r e g giato p e r c h é gli spagnoli esultavano delle nostre amarezze, nei c a b a r e t si c a n t a v a «los e s p a n o l e s , a u n c a rojos, son valientes», e le iniziali CTV e r a n o i n t e r p r e t a t e con « C u a n d o te vas?», q u a n d o te ne vai? «La freddezza che circonda le n o stre t r u p p e è diventata di gelo» aveva scritto in un r a p p o r to. P e n s a n d o di c o m p o r t a r s i c o m e il suo d o v e r e esigeva, C a n t a l u p o scrisse i l 2 1 m a r z o u n a n o t a p e r F r a n c o , q u e l g i o r n o a Valladolid, r i n n o v a n d o p e r e n t o r i a m e n t e la richiesta di un a v v i c e n d a m e n t o dei legionari che «falcidiati dalla m o r t e e dal freddo h a n n o c o m p i u t o tutto il loro dovere senza c o n o s c e r e la solidarietà spagnola». Q u e s t a volta F r a n c o rispose. Avrebbe m a n d a t o u n a unità spagnola nel settore del CTV, p r o m i s e , ed e r a grato ai legionari. Subito Cantalupo ritelegrafò a R o m a p e r avvertire che finalmente era stato o t t e n u t o ciò che Roatta desiderava. Mussolini aveva s a p u t o c h e le cose a n d a v a n o m a l e in S p a g n a l a s e r a d e l 1 9 m a r z o , d u r a n t e l'intervallo d i u n o s p e t t a c o l o a S a b r a t h a , in Libia, d o v e e r a in visita e d o v e aveva r i c e v u t o e i m p u g n a t o la «spada dell'Islam». Q u e l l e b r u t t e notizie gli g u a s t a r o n o il viaggio c h e d o v e v a consac r a r e la vocazione filo-islamica del fascismo. Anticipò di tre giorni il r i t o r n o a R o m a , e seguì il resto del p r o g r a m m a imm u s o n i t o e d i s t r a t t o . G u a d a l a j a r a n o n i n d u s s e il D u c e ad a b b a n d o n a r e l a S p a g n a franchista, c o m e C a n t a l u p o quasi suggeriva, s e p p u r e implicitamente, in u n a relazione s c o n f o r t a t a . Anzi avvertì F r a n c o c h e R o a t t a ( c o n f e r m a t o , m a p e r b r e v e t e m p o c o m e s i v e d r à , a l c o m a n d o dei legionari) aveva o r d i n e di o t t e m p e r a r e alle sue (di Franco) istruzioni. D o p o tanta smania di a u t o n o m i a e di successi esclusiv a m e n t e italiani il C T V si adattava a un r u o l o p i ù m o d e s t o . 54

«Franco p u ò c o n t a r e sull'aiuto dell'Italia fascista» concludeva il messaggio. Il CTV e r a a pezzi, t r a n n e p e r la divisione Littorio, che aveva c o n s e r v a t o n o t e v o l e c o m p a t t e z z a , solidità, e capacità combattiva. In aprile Roatta accettò un ruolo in sottordine, e il c o m a n d o d e i v o l o n t a r i fu a s s u n t o dal g e n e r a l e E t t o r e Bastico, che si e r a distinto nella g u e r r a d'Etiopia, e che n o n si sarebbe distinto nella seconda g u e r r a m o n d i a l e . Il posto di Faldella, c o m e C a p o di Stato Maggiore, fu p r e s o dal gen e r a l e G a s t o n e G a m b a r a (ma Faldella restò in S p a g n a con altri compiti), i generali Rossi, Nuvoloni e C o p p i furono sostituiti e rimpatriati, il g e n e r a l e Favagrossa fu incaricato di riorganizzare l ' I n t e n d e n z a . I n s i e m e ai g e r a r c h i che guidavano le camicie n e r e , e che n o n avevano brillato d u r a n t e la battaglia, o a d d i r i t t u r a , c o m e Rossi, a v e v a n o d a t o pessima p r o v a di capacità professionale e di c a r a t t e r e , fu silurato C a n t a l u p o . C h i a m a t o a R o m a p e r riferire, il 31 m a r z o , n o n t o r n ò più a Salamanca. Contribuì a d e t e r m i n a r n e la disgrazia u n a l u n g a lettera di Farinacci a Mussolini che m u o v e v a all'ambasciatore vari a p p u n t i , u n o dei quali risultò forse d e cisivo: C a n t a l u p o era, secondo il ras di C r e m o n a , un m e n a g r a m o . Guadalajara era coincisa con la sua n o m i n a . Per l'occasione Farinacci n o n m a n c ò di r a m m e n t a r e al Duce quali p r o b l e m i egli avesse già avuto p e r la influenza deleteria di noti j e t t a t o r i . A n c h e Roatta sosteneva che C a n t a l u p o aveva i n g i g a n t i t o la p o r t a t a dell'insuccesso. N e l g i u g n o l'ambasciatore fu collocato a disposizione, e nel 1938 messo a riposo. I n t a n t o Roatta r i p r e n d e v a l'ascesa nella g e r a r c h i a milit a r e , e alla vigilia della g u e r r a m o n d i a l e e r a s o t t o c a p o di Stato Maggiore dell'Esercito. Bastico decise che conveniva al CTV leccarsi le ferite, lasciandole rimarginare. Egli o r d i n ò un controllo dei volontari tra i quali si e r a n o infilati molti individui che avevano conti da r e n d e r e alla giustizia, e che speravano, c o m b a t t e n d o , di passare su quei trascorsi un colpo di s p u g n a . Avessero conquistato Guadalajara, si sarebbero meritati u n a fedina p e n a 55

le pulita. Sconfitti furono espulsi e riconsegnati, in Italia, alla legge. Circa 3.700 furono i legionari riconosciuti indesiderabili, duemila nella sola p r i m a divisione camicie n e r e . Su Guadalajara, Mussolini t a c q u e fino a q u a n d o , con la c a m p a g n a del n o r d , il CTV r i t o r n ò in azione. Il 19 g i u g n o , sul Popolo d'Italia, fu pubblicato un articolo n o n firmato, che era di p u g n o del Duce: bastava ad attestarlo, oltre allo stile, anche la disposizione, d i r a m a t a dai c o m a n d i , che fosse letto nelle c a s e r m e della Milizia. Il titolo era, a p p u n t o , «Guadalajara». Nella ricostruzione della battaglia Mussolini attribuì la causa p r i m a dell'insuccesso al m a l t e m p o e alla confusione avvenuta d u r a n t e la m a n o v r a di «scavalcamento» tra la prima divisione camicie n e r e e le unità che a v r e b b e r o d o v u t o rimpiazzarla. I r e p a r t i f u r o n o così, spiegava il Duce, facile bersaglio della aviazione «rossa». A un certo p u n t o il comando italiano «diede l'ordine alle t r u p p e di r e t r o c e d e r e , e questo fu un e r r o r e , un g r a n d e e r r o r e » . «I legionari italiani si e r a n o battuti da leoni, e n o n e r a n o stati battuti... Lo scacco di un battaglione diventò u n a disfatta. Un r i p i e g a m e n t o imposto da un c o m a n d o e che si svolse in o r d i n e quasi perfetto fu bollato c o m e u n a catastrofe... Più che di un insuccesso deve parlarsi di u n a vittoria italiana, che gli eventi n o n permisero di sfruttare a fondo.» Veniva, da ultimo, la frase ad effetto: «Anche i m o r t i di G u a d a l a j a r a s a r a n n o vendicati». L'enfasi e l'abilità dialettica di Mussolini n o n p o t e v a n o cancellare le r i p e r c u s s i o n i n e g a t i v e della vittoria m a n c a t a . Il Duce esagerava, nella riscrittura della storia. Ma aveva esag e r a t o la p r o p a g a n d a r e p u b b l i c a n a e antifascista, nei suoi squilli trionfali. S o p r a t t u t t o , aveva esagerato Roatta, subito rassegnandosi al peggio.

CAPITOLO SECONDO

IL P R O C O N S O L E DI STALIN

Gli antifascisti italiani - ci riferiamo soprattutto alla emigrazione, p e r c h é la voce degli oppositori interni era fioca - vid e r o subito nella g u e r r a civile spagnola u n a g r a n d e occasion e . Carlo Rosselli, che del m o v i m e n t o «Giustizia e Libertà» e r a l ' a n i m a t o r e , r i a s s u n s e c o n g r a n d e enfasi q u e s t o stato d ' a n i m o . «Alla S p a g n a proletaria tutti i nostri pensieri. Per la S p a g n a p r o l e t a r i a t u t t o il n o s t r o aiuto. O g g i in S p a g n a . D o m a n i in Italia. Anzi, oggi stesso in Italia p e r c h é l'esempio dei fratelli spagnoli p u ò e deve essere seguito. Gioventù d'Italia, sveglia! Antifascisti italiani, sveglia! U o m i n i liberi, in piedi!». P r o p r i o Rosselli, a Parigi, p r o p o s e ai socialisti, ai c o m u nisti, ai massimalisti, agli anarchici, già il 28 luglio 1936, un intervento a r m a t o internazionale, con l'invio di volontari in aiuto alla Repubblica. In quei giorni l'atteggiamento dell'Un i o n e Sovietica e r a a n c o r a incerto, ed esitante: di riflesso, i c o m u n i s t i , e sulla loro scia i socialisti, p r o p e n d e v a n o p e r aiuti materiali. Armi, fondi, al più qualche tecnico. Rosselli era invece p e r u n a «legione italiana», p e r u n a partecipazione attiva e i m m e d i a t a al conflitto. Dello stesso p a r e r e e r a Emilio Lussu che, m a l a t o , n o n potè recarsi in S p a g n a , ma che scrisse: «Noi abbiamo bisogno di a n d a r e in S p a g n a più di q u a n t o la Repubblica spagnola abbia bisogno di noi. All'antifascismo italiano m a n c a u n a gloria rivoluzionaria. Se noi n o n vogliamo ancora cullarci in letterarie illusioni d o b biamo riconoscere che n o n ci siamo saputi battere c o n t r o il fascismo». Gli antifascisti più coerenti, più coraggiosi, m e n o legati allo scontro di p o t e n z e e di blocchi che in S p a g n a sta57

va a v v e n e n d o - quello che avrebbe p o r t a t o alla mobilitazione c o m u n i s t a - avvertivano la esigenza di un riscatto, e di u n a rivincita. E r a n o stati battuti. Q u e s t o era, o era r i t e n u t o , il m o m e n t o p i ù o p p o r t u n o p e r p a s s a r e al contrattacco. La l e g i o n e che Rosselli voleva p r e s e f o r m a in u n a «colonna» (130 u o m i n i divisi in d u e compagnie) che fu c o m a n d a t a dallo stesso Rosselli e dall'avvocato r e p u b b l i c a n o Mario AngeIoni. La f o r m a z i o n e e r a i d e o l o g i c a m e n t e c o m p o s i t a , vi si e r a n o arruolati U m b e r t o Calosso (che si trovava casualmente in Spagna) e Aldo Garosci, alcuni comunisti - ma n o n in posizione d o m i n a n t e - , a n a r c h i c i del g r u p p o d i Camillo B e r n e r i , un p e r s o n a g g i o del quale d o v r e m o più avanti rievocare la fine tragica. Il 28 agosto la colonna ebbe il battesimo del fuoco: c a d d e r o sette dei suoi c o m p o n e n t i , t r a essi l'Angeloni. In quelle settimane l'organizzazione e l'afflusso dei fuorusciti italiani avvenivano a n c o r a alla spicciolata, p e r iniziative s p o n t a n e e . Alcuni e r a n o già in Spagna. Così, oltre a Calosso, il socialista F e r n a n d o De Rosa, che aveva attentato alla vita del p r i n c i p e U m b e r t o , nel 1929, a Bruxelles, e, cond a n n a t o a sette a n n i di carcere, era t o r n a t o in libertà d o p o a v e r n e espiati t r e . E m i g r a t o i n S p a g n a , aveva p a r t e c i p a t o alla rivolta delle Asturie (altra c o n d a n n a , questa volta a 19 a n n i , cancellata dall'amnistia del febbraio 1936). C a d d e in battaglia a m e t à s e t t e m b r e . Così i comunisti Vittorio Vidali e d E t t o r e Q u a g l i e r i n i . Vidali, f i g l i o d i u n o p e r a i o d i M o n falcone, era stato u n o degli «arditi rossi» di Trieste, d u r a n t e la convulsa vigilia della Marcia su Roma, q u i n d i era a n d a t o v a g a n d o negli Stati Uniti, in Messico, in U n i o n e Sovietica (dove era stato a d d e s t r a t o in u n a scuola del partito), in Germania. Viveva in S p a g n a dal 1934, c o m e dirigente del «soccorso rosso» internazionale. C o n il n o m e di battaglia di Carlos C o n t r e r a s fu l'organizzatore di quel 5° r e g g i m e n t o che conservò questa etichetta a n c h e q u a n d o ebbe le dimensioni di un C o r p o d ' a r m a t a , e vi svolse funzioni di c o m m i s s a r i o politico. S e m b r a anzi che l'idea dei commissari politici nei 58

r e p a r t i fosse stata s u g g e r i t a da lui, sulla base d e l l ' i n d o t t r i n a m e n t o avuto in Russia. La s t r a g r a n d e m a g g i o r a n z a dei v o l o n t a r i affluì tuttavia in S p a g n a da oltre frontiera, d a p p r i m a f r a m m e n t a r i a m e n te, q u i n d i in forma più organica. Già il 12 agosto 1936 la cas e r m a Carlo M a r x di Barcellona ospitava qualche decina di volontari italiani, addetti alla X X I I c e n t u r i a (è curiosa q u e sta t e r m i n o l o g i a i n s i e m e r o m a n a e g a r i b a l d i n a , l e g i o n e , centuria, che a d u n orecchio disattento p o t r e b b e r a m m e n tare i rituali fascisti). Ad essi si a g g i u n s e , insieme ad alcuni «tecnici» c o m u n i s t i (tra gli altri Celeste Negarville), a n c h e Leo Valiani. Un'altra centuria, dedicata a Gastone Sozzi, militante socialista m o r t o nelle carceri del fascismo, e r a formata in m a s s i m a p a r t e da o p e r a i italiani e m i g r a t i in Francia, ma includeva a n c h e polacchi, francesi, belgi, danesi. Tra settembre e ottobre, in sintonia con la conversione di Stalin dall'attendismo all'intervento massiccio, si ebbe - come si dice oggi - un «salto di qualità» nella composizione e nella q u a n t i t à dei volontari. La p r e s e n z a comunista diventò molto p i ù forte tra i c o m b a t t e n t i , p r e v a l e n t e a livello organizzativo, d o m i n a n t e ai vertici, dove avveniva il collegamento tra le formazioni i n t e r n a z i o n a l i , gli spagnoli ( g o v e r n o e militari) e i sovietici. Luigi L o n g o si recò u n a p r i m a volta in Spagna, in missione esplorativa, rientrò b r e v e m e n t e in Francia, e q u i n d i t o r n ò a M a d r i d . E r a con lui, in questo sec o n d o viaggio, Leo Valiani, egli p u r e d o p o u n a r a p i d a visita a Parigi. P r o p r i o L o n g o (nome di battaglia Gallo) c o n s e g n ò al 5° r e g g i m e n t o la b a n d i e r a del PCI, e s p r i m e n d o la s p e r a n za di r i p o r t a r l a «fiammante e trionfante, alla testa del p o p o lo italiano in m a r c i a p e r la p r o p r i a liberazione». Lo stesso L o n g o , il sanguinario A n d r é Marty e un altro e m i g r a t o italiano, G i u s e p p e Di Vittorio, f u r o n o incaricati di sovrintend e r e a l l ' a c q u a r t i e r a m e n t o e al p r i m o a d d e s t r a m e n t o dei sempre più numerosi volontari. Il loro Quartier generale v e n n e stabilito inizialmente a Figueras, q u i n d i ad Albacete, u n a cittadina a mezza s t r a d a tra M a d r i d e Valencia. 59

L ' i n q u a d r a m e n t o dei volontari era i m p r e s a difficile, quasi disperata. I n s i e m e ai rivoluzionari di professione e a elem e n t i f o r t e m e n t e politicizzati e ideologizzati, vi e r a n o tipi avventurosi, o semplicemente avventurieri: e a n c h e violenti, fanatici, r o m a n t i c i , d a n n u n z i a n a m e n t e ansiosi del lavacro di s a n g u e e della bella morte. I più, a n c h e i migliori, volevano c o m b a t t e r e , ma n o n fare esercitazioni. M a n c a v a n o i capi. «Chiedevamo ai volontari - ha raccontato L o n g o - che esperienza e che g r a d o militare avessero, e i caporali e r a n o subito p r o m o s s i t e n e n t i , i tenenti d i v e n t a v a n o m a g g i o r i e colonnelli». Gli italiani e r a n o la c o m p o n e n t e , n u m e r i c a m e n t e cospicua, di un piccolo esercito di c i n q u a n t a diverse nazionalità, p r e s t o diviso da invidie, r a n c o r i , a n t a g o n i s m i ideologici o nazionali. Coloro, tra i volontari, che s'erano illusi di battersi in r e p a r t i senza b u r o c r a z i a e senza odi, nei quali la solidarietà antifascista fosse un mastice infallibile, p i o m b a r o n o in un viluppo di rivalità e di sospetti. Poiché la disciplina e r a necessaria, la s'impose, a n c h e con i plotoni di esecuzione. Poiché la possibilità di infiltrazioni di spie obbiettivamente esisteva, la macchina spietata della inquisizione p e r s o n a l e e dell'accusa senza prove si mise in moto, d a n do al «macellaio» Marty il m o d o di esplicare le sue più temibili doti. Il battaglione italiano, forte nei p r i m i t e m p i di seicento u o m i n i , prese il n o m e da Garibaldi, e fu a g g r e g a t o alla p r i m a brigata. Suo c o m a n d a n t e fu un comunista, U m b e r to Galleani, già e m i g r a t o in America, commissario politico Antonio Roasio, a n c h e lui comunista, biellese, già funzionario di partito a Mosca. Il 27 ottobre, a Parigi, i rappresentanti dei partiti socialista, repubblicano e comunista deliberarono di costituire u n a «legione italiana a u t o n o m a » che fu poi la brigata Garibaldi. A suo c o m a n d a n t e v e n n e designato Randolfo Pacciardi, che in S p a g n a c'era già stato in settembre, a p p u n t o p e r c r e a r e un r e p a r t o di volontari italiani, ma si e r a s c o n t r a t o con le perplessità e le r i l u t t a n z e di Largo Caballero. Nel n o v e m bre, q u a n d o Pacciardi si insediò ad Albacete, quegli ostacoli 60

e r a n o stati superati, a n c h e se il n u o v o c o m a n d a n t e ebbe subito q u a l c h e a m a r e z z a p e r c h é la G a r i b a l d i rischiava a suo avviso di sperdersi «nell'anonimato dell'internazionalismo». Pacciardi aveva allora trentasette a n n i . Figlio di un ferroviere grossetano, bersagliere e p l u r i d e c o r a t o nella p r i m a g u e r ra m o n d i a l e , poi laureato in legge, era e n t r a t o nelle file dei repubblicani italiani, ed aveva m a n t e n u t o un coraggioso att e g g i a m e n t o di opposizione al fascismo, tanto da essere cos t r e t t o , c o m e tanti altri, all'esilio. I l s u o g r a n d e t e m p e r a m e n t o , il suo sprezzo del pericolo, il suo calore u m a n o gli c o n s e n t i r o n o di affermarsi a n c h e nel r u o l o di c o m a n d a n t e militare che gli era stato attribuito. Aveva, p e r esso, doti innate, e lo si vide a Guadalajara. N o n era un c o n d o t t i e r o da retrovie. Alla testa dei suoi u o m i n i era stato ferito sul Tarama. Dovette destreggiarsi, e ci riuscì p e r qualche t e m p o , tra le maglie della sorveglianza politica che i «commissari» comunisti avevano organizzato, e a n d a v a n o via via accentuand o . Poi si ribellò. «Ufficialmente - ha a m m e s s o lo storico del PCI Paolo Spriano - Pacciardi si reca in America p e r un giro di p r o p a g a n d a volto a raccogliere volontari e a p a r t e c i p a r e alla c a m p a g n a c o n t r o l'embargo. Nella sostanza Pacciardi, che ha avuto screzi con il c o m a n d o di divisione, mal tollera il processo o r m a i accelerato di assimilazione e di i n q u a d r a m e n t o dei v o l o n t a r i nelle f i l e dell'esercito r e p u b b l i c a n o , n o n c h é la prevalenza comunista.» Tra i suoi c o m a n d a n t i di c o m p a g n i a ebbe Pietro N e n n i , che alternava l'attività politica e p r o p a g a n d i s t i c a alla guerra. N e n n i i n t e r v e n n e , nell'inverno tra il '36 e il '37, alle battaglie di Pozuelo e del J a r a m a , ma fu sovente a M a d r i d p e r t e n e r e discorsi alla radio, p e r e l a b o r a r e manifesti ( u n o che recava insieme alla sua la firma di A n d r é M a r t y affermava che «le trincee che solcano la t e r r a di S p a g n a sono le trincee della libertà»), p e r farsi p r o m o t o r e del patto di unità d'azione t r a i comunisti e i socialisti spagnoli. Il f u t u r o leader del PSI e r a allora, p e r q u a n t o r i g u a r d a v a i r a p p o r t i con il Partito Comunista, e i r a p p o r t i tra comunisti e socialisti in gene61

rale, decisamente fusionista. «È doloroso p e r n o n dire scandaloso - scrisse - che a n c o r a n o n sia possibile a b b a t t e r e le frontiere artificiali che s e p a r a n o il m o v i m e n t o socialista da q u e l l o c o m u n i s t a . » L'invadenza sovietica n o n lo t u r b a v a t r o p p o . «Bisogna subire la legge implacabile della g u e r r a civile, bisogna t u t t o s u b o r d i n a r e all'esigenza della vittoria, e unirsi p e r vincere.» Un italiano che fu p e r qualche t e m p o , p a r t i t o Pacciardi, il c o m a n d a n t e della b r i g a t a G a r i b a l d i , C a r l o P e n c h i e n a t i , h a lasciato d i N e n n i i n S p a g n a u n r i t r a t t o verosimile a p p u n t o p e r c h é spregiudicato: «E intelligente, di conversazione brillante e piacevole, e q u a n d o se ne p r e s e n t a l'occasione sa d i m o s t r a r e che il bianco è n e r o , e viceversa: sa n a v i g a r e t r a diverse c o r r e n t i , e o g n i t a n t o gioca d u r a n t e la c a m p a g n a qualche scherzetto ai cugini comunisti, ma senza u r t a r seli t r o p p o o r e n d e r s e l i nemici, giustificando al c o n t r a r i o i l o r o eccessi a n c h e q u a n d o c o m m e s s i c o n t r o c o m p a g n i d i p a r t i t o : h a a n c h e lui u n a b u o n a qualità della quale u n sold a t o n o n p u ò che rendergli merito, e cioè il coraggio p e r s o nale di fronte al pericolo, che fa difetto a parecchi altri politici. Potrebbe essere un g r a n d ' u o m o , p u r t r o p p o n o n è che u n a m a r i o n e t t a nelle m a n i dei comunisti». I quali comunisti a v e v a n o il filo d i r e t t o con Mosca, e da Mosca p r e n d e v a n o direttive. Per farle eseguire Stalin aveva d i s s e m i n a t o i suoi d i p l o m a t i c i e i suoi consiglieri militari, t e r r o r i z z a n t i e t e r r o r i z z a t i : e r a n o d u r i , b u r o c r a t i c i , se occ o r r e v a spietati, p e r c h é d o v e v a n o r i s p o n d e r e delle l o r o azioni a un p o t e r e d u r o , burocratico, e spietato a n c h e q u a n do n o n occorreva. Ma p e r u n a tessitura più articolata e d u t tile delle sue t r a m e politiche Stalin aveva in S p a g n a un u o mo di eccezionali qualità: Palmiro Togliatti, volta a volta dissimulato sotto i n o m i di battaglia di Alfredo o di Ercole Ercoli. Alto dirigente del C o m i n t e r n , capo della «sezione latina», da a n n i attento a ciò che succedeva in Spagna, Togliatti dava ai sovietici le migliori garanzie. Sapevano che avrebbe ac62

cettato tutto, a n c h e le peggiori ignominie, e che sarebbe stato capace di farle d i g e r i r e ai c o m u n i s t i s p a g n o l i meglio di c h i u n q u e altro. La sua regola di segretezza, di isolamento, di freddezza, q u e l gelo politico e u m a n o di cui a m a v a circ o n d a r s i - e c h e gli aveva c o n s e n t i t o di s o p r a v v i v e r e alle p u r g h e staliniane - lo a c c o m p a g n a r o n o a n c h e in S p a g n a . T a n t o lo a c c o m p a g n a r o n o c h e , a t u t t ' o g g i , n o n si riesce a stabilire q u a n d o egli vi arrivò, esattamente. Certo è che vi si installò in m a n i e r a stabile nell'estate del 1937. Ma c'era stato a n c h e p r i m a , t r o p p e sono le testimonianze che lo d i m o strano, a n c h e se egli l'ha s e m p r e negato. Lo ha scritto H e r n a n d e z , d i r i g e n t e comunista spagnolo che, finita la g u e r r a , m u t ò ideologia e si trasformò in accanito accusatore del suo p a r t i t o ; lo ha scritto un c o r r i s p o n d e n t e della Pravda, Koltsov, poi fucilato da Stalin. È vero che Togliatti fu a n n o v e r a to, nei dodici mesi dall'agosto '36 all'agosto '37, tra i p a r t e cipanti a riunioni in Russia, o in Francia. Le d u e circostanze n o n sono incompatibili. E r a a n c o r a u n ambasciatore itiner a n t e di Stalin, n o n un Viceré r e s i d e n t e in S p a g n a . Ma già seguiva, indirizzava, modificava la linea del Partito C o m u n i sta spagnolo, spesso insofferente ma costretto all'obbedienza: senza l ' U n i o n e Sovietica la g u e r r a s a r e b b e stata subito p e r s a . Le p e r e n t o r i e s m e n t i t e di Togliatti t o r n a t o in Italia («falso che io sia stato negli a n n i 30 il capo della sezione latina del C o m i n t e r n , falso che sia stato r i p e t u t e volte in Spag n a p r i m a del 1937... falso che vi sia stata u n a r i u n i o n e d o ve io avrei chiesto p u r a m e n t e e s e m p l i c e m e n t e c h e L a r g o Caballero fosse cacciato dal g o v e r n o e sostituito da Negrin... la responsabilità politica spettava al p a r t i t o s p a g n o l o e agli organismi e u o m i n i che lo dirigevano») furono coerenti con lo sforzo di dissociare la sua i m m a g i n e politica da quella di Stalin: di d a r e cioè risalto al leader nazionale comunista e di sbiadire nel r i c o r d o il d i r i g e n t e internazionalista. A n c h e in S p a g n a Togliatti, con Rita M o n t a g n a n a , organizzò la sua vita con il m i s t e r o di chi della c l a n d e s t i n i t à e della cospirazione e r a u n o specialista: e insieme con la meti63

colosità b u r o c r a t i c a dell'alto d i r i g e n t e . C o n s e r v ò abitudini s p a r t a n e , un a p p a r t a m e n t i n o identico a quello di Mosca o di Parigi, «due stanze, il cucinino, il tavolino, i libri a m m u c chiati sul p a v i m e n t o » , c o m e ha scritto Giorgio Bocca. Al fronte ci fu p o c h e volte, p e r visitare le brigate internazionali. Era così poco in vista che lo spionaggio franchista, di solito b e n e informato, ne d i e d e , in u n a scheda biografica, u n a descrizione t o t a l m e n t e e r r a t a , «con i capelli l u n g h i e i baffi e con il fare ossequioso dell'ex seminarista». A r r i v ò con il viatico di u n a pubblicazione sovietica in più lingue, // complotto contro la rivoluzione russa, dedicata alle p u r g h e . Il saggio si fregiava delle firme di «grandi» del C o m i n t e r n , tra cui Dimitrov e Togliatti. A quest'ultimo d o b b i a m o b r a n i c o m e il seguente: «L'abominevole assassinio di Kirov segue di qualche settimana l'eroica lotta a r m a t a del proletariato s p a g n o lo p e r s b a r r a r e la via al fascismo. Smascherati nelle loro attività criminali i banditi trotzkisti-zinoveviani r i s p o n d o n o dei loro crimini davanti al t r i b u n a l e s u p r e m o della classe o p e raia nel m o m e n t o in cui l'offensiva del fascismo e n t r a in u n a n u o v a fase... è in tale m o m e n t o che i banditi trotzkisti-zinoveviani o r d i s c o n o i loro crimini sacrileghi c o n t r o la p a t r i a del socialismo... Il colpo terroristico che questi banditi cercano di p o r t a r e al p a e s e del socialismo fa p a r t e i n t e g r a n t e dell'offensiva fascista c o n t r o l ' U n i o n e Sovietica». A un e s e c u t o r e così docile degli o r d i n i di Stalin n o n si poteva c h i e d e r e che assumesse in S p a g n a atteggiamenti ind i p e n d e n t i , né c h e , v e n u t a l'ora delle rese dei conti, si dimostrasse t e n e r o verso gli anarchici e i trotzkisti locali. Ma fu molto attento a n o n sporcarsi d i r e t t a m e n t e le m a n i . Della sua freddezza e cinismo, si racconta che u n a volta assistette alla esecuzione di un «nazionalista» catturato, e che i fucilatori gli offrirono in d o n o l'orologio del m o r t o : da allora lo t e n n e s e m p r e nel taschino, c o m e un caro r i c o r d o . E Vidali ha scritto che un g i o r n o , messolo al c o r r e n t e di u n a faccenda delicata r i g u a r d a n t e un c o m p a g n o , si sentì r i s p o n d e r e : «Ti h o ascoltato a t t e n t a m e n t e m a c o m e m e m b r o della Se64

greteria del C o m i n t e r n ho il d o v e r e di riferire tutto ciò che ho sentito da te». Vidali, allibito, protestò: «Ma come, vengo a farti delle confidenze e tu le riferisci al padrone?». «E quello che farò.» E lo fece. C o m m e n t a n d o l'episodio, Bocca osserva che, investito del p o t e r e che veniva da Stalin, ma a n che esposto ai sospetti di Stalin, Togliatti n o n poteva essere certo che Vidali, a sua volta, n o n riferisse. E se l'avesse fatto, c o m e sarebbe stato i n t e r p r e t a t o il silenzio di lui, Togliatti? «Alfredo» seguiva con minuzia, ma da lontano, le vicende militari. Q u a n d o si stabilì in Spagna, i repubblicani avevano già o t t e n u t o il successo di Guadalajara, e Pacciardi l'aveva r i c o r d a t o il 27 m a r z o 1937, alla r a d i o di M a d r i d , dic e n d o che i legionari fascisti e r a n o fuggiti n o n p e r c h é fossero vigliacchi, ma p e r c h é «avevano tanks, c a n n o n i , mitragliatrici, fucili, moschetti, ma n o n a v e v a n o idee». N o n o s t a n t e questa euforia, Togliatti fu subito critico, circa la partecipazione italiana ai r e p a r t i . «Tra gli e l e m e n t i che si b a t t o n o in p r i m a linea gli italiani n o n sono più del 9 p e r cento. Si arriva al 20 p e r cento se si considerano i c o m a n d i , i servizi, etc. Situazione che n o n p u ò d u r a r e , data la decisione governativa p e r cui nelle brigate internazionali ci deve essere a l m e n o dal 40 al 50 p e r c e n t o di v o l o n t a r i stranieri.» E r a p e r u n a disciplina severa, e p e r il legalismo formale. Volle la destituzione del commissario politico della brigata Garibaldi, Ilio Barontini, che aveva r i m a n d a t o i volontari negli acquartier a m e n t i p r i m a d i u n a rivista m i l i t a r e disposta dallo Stato Maggiore r e p u b b l i c a n o p e r c h é aveva p r e s o a piovere. Prop u g n ò la politica delle larghe alleanze, la ragionevolezza, la r i n u n c i a alle collettivizzazioni e all'egualitarismo salariale allo scopo di salvaguardare la p r o d u z i o n e . Queste posizioni m o d e r a t e n o n e r a n o in contrasto con l'implacabile funzion a m e n t o della m a c c h i n a del t e r r o r e , con le carceri «private» dei sovietici e dei comunisti, con ipaseos, le passeggiate mortali, con le sparizioni: anzi, quella repressione, esercitata verso l'ultrasinistra spontaneistica e trotzkista, c o n t r o gli anarchici, contro gli eretici comunisti di A n d r é s Nin, voleva 65

p r o p r i o g a r a n t i r e la «razionalità» della rivoluzione. A Vidali, che si o c c u p a v a a n c h e dello s p i o n a g g i o p e r v e n n e r o d e n u n c e r i g u a r d a n t i p r a t i c a m e n t e tutti i capi delle brigate internazionali. D ' O n o f r i o - c h e con Giuliano Pajetta fu u n o dei comunisti i m p o r t a n t i in S p a g n a - elencava in u n a relazione al C o m i n t e r n «28 seguaci di Nin, 34 trotzkisti, 39 fascisti» tra gli «agenti del nemico» passati p e r le armi. Su q u e sta s t r a d a si a r r i v ò alla s t r a g e di B a r c e l l o n a , e alla fine di Nin, che n a r r e r e m o p i ù avanti: s e m p r e con Togliatti sullo sfondo, e m i n e n z a grigia p o t e n t e e sfuggente. P r o p r i o m e n t r e Togliatti decideva il t r a s f e r i m e n t o in Spagna, Carlo Rosselli, i n t r e p i d o e lucido avversario del fascismo («il fascismo è un f e n o m e n o molto grosso, n o n è la parentesi di u n ' o r a né l'avventura di un g r u p p o di briganti, è la forma storica che t e n d e ad a s s u m e r e la civiltà b o r g h e s e capitalistica in questa fase di declino»), veniva assassinato a B a g n o l e s - s u r - l ' O r n e insieme al fratello Nello. Nella quieta località termale della N o r m a n d i a Carlo Rosselli curava u n a grave flebite, che l'aveva costretto ad a b b a n d o n a r e la Spag n a e r i d o t t o quasi alla immobilità. L'esperienza s p a g n o l a gli aveva dato parecchie delusioni, p e r le solite faide tra italiani, e se ne trova traccia in u n a lettera alla m a d r e («ho letto abbastanza, p e n s a t o assai e obliato i lati negativi di certe esperienze... le miserie u m a n e n o n riescono a farmi deviare dalla linea fondamentale»). A Bagnoles era a n d a t o a trovarlo il fratello Nello, e lì, il 9 g i u g n o 1937, f u r o n o uccisi e n trambi a rivoltellate, e pugnalati già morti. La s t a m p a fascista tentò di a t t r i b u i r e il duplice delitto alla m a s s o n e r i a (un p u g n a l e a b b a n d o n a t o accanto ai corpi sembrava evocare rituali massonici) o ai comunisti. Ma pochi mesi più tardi i responsabili materiali del crimine furono individuati e in p a r te arrestati dalla polizia francese. E r a n o affiliati alla «cagoule», u n a organizzazione francese di e s t r e m a destra. Per conto di chi avevano agito i «cagoulards»? Il Comitato Centrale di «Giustizia e Libertà» n o n ebbe, fin dal p r i m o 66

m o m e n t o , dubbi: «Noi accusiamo f o r m a l m e n t e Benito Mussolini di aver dato o r d i n e a sicari fascisti di venire in Francia p e r assassinare C a r l o e Nello Rosselli». Nel d o p o g u e r r a G a e t a n o Salvemini r i t e n n e di avere p i e n a m e n t e ricostruito le fila della congiura. «Ripetiamo che il delitto fu c o m p i u t o d a " c a g o u l a r d s " francesi p e r m a n d a t o ricevuto d a u n ufficiale del SIM italiano, Navale: che costui ricevè il m a n d a t o da un suo s u p e r i o r e nel siM, E m a n u e l e : che costui lo ricevè c e r t a m e n t e da Galeazzo Ciano.» Ma questa ricostruzione è tuttora controversa p e r c h é le p e r s o n e indicate - t r a n n e Ciano che e r a m o r t o , e n o n poteva difendersi - g i u o c a r o n o a scaricabarile con le responsabilità. Il colonnello E m a n u e l e , processato, affermò che «la delittuosa decisione fu evidentem e n t e p r e s a dal solo Ciano» e a g g i u n s e che egli ne e r a rim a s t o «spiacevolmente sorpreso». S e c o n d o Anfuso, C i a n o se l'era p r e s a con E m a n u e l e : «Chi vi ha d a t o l ' o r d i n e di c o m m e t t e r e u n a bestialità simile?». E m a n u e l e , ha raccontato Anfuso, «disse di avere ricevuto l'ordine dai suoi superiori diretti: dal sottosegretario alla G u e r r a , g e n e r a l e Pariani, e dal suo capo servizio, colonnello Angioy». Ma l'ambasciat o r e C e r r u t i s o s t e n n e a sua volta d ' a v e r e a v u t o da C i a n o q u e s t a c o m p r o m e t t e n t e confidenza: «Devi a m m e t t e r e c h e l'idea del p u g n a l e è stata v e r a m e n t e geniale». Dal che Cerr u t i trasse la c o n v i n z i o n e c h e C i a n o avesse d i s p o s t o q u e l trucco p e r indiziare i massoni. Giudiziariamente l'intera faccenda è stata risolta da assoluzioni con formule varie. Dal p u n t o di vista storico, la sentenza deve essere più cauta. Può darsi che Ciano, nella sua leggerezza, si sia vantato con l'ambasciatore di qualcosa che n o n aveva fatto, t a n t o p e r a p p a r i r e machiavellico. Sappiamo tuttavia - e lo v e d r e m o a n c h e nel corso di questo libro, a proposito dell'occupazione albanese - che il ricorso a complotti, e m a g a r i a p r o g e t t i di assassinio politico, n o n e r a e s t r a n e o alla m e n t a l i t à d e l m i n i s t r o degli Esteri. Forse il «delfino» di Mussolini aveva d a t o al SIM direttive generiche, circa la fastidiosa attività di Carlo Rosselli, e poi i servizi se67

greti e c c e d e t t e r o in zelo. C e r t o è c h e la s o p p r e s s i o n e d e i Rosselli n o n fu o p e r a dei soli «cagoulards» (i quali anzi ott e n n e r o delle c o n t r o p a r t i t e p e r la loro o p e r a di sicari) e che il g o v e r n o italiano vi fu immischiato, attraverso le sue emanazioni. C o n tutta probabilità Mussolini n o n ne s e p p e nulla, fino a cose avvenute. Poco p r i m a della fine dei Rosselli, si era spento Gramsci. «Certo - ha scritto S p r i a n o - A n t o n i o Gramsci avrà s a p u t o della vittoria di Guadalajara e forse a n c h e che u n a batteria di artiglieri garibaldini portava il suo nome.» Il «capo storico» del c o m u n i s m o italiano m o r ì nella clinica Quisisana di R o m a all'alba del 27 aprile 1937. Da pochi giorni soltanto, d o p o dieci a n n i a b b o n d a n t i di prigionia scontata nelle carceri o in case di cura, aveva legalmente riacquistato lo status di libero c i t t a d i n o . Ma e r a fisicamente allo s t r e m o , e u n a e m o r r a g i a cerebrale lo finì. Per il suo partito, e p e r il m o v i m e n t o comunista m o n d i a le, Gramsci era un simbolo prezioso: in carcere o c o m u n q u e sotto la sorveglianza fascista e r a utile. In un c o n g r e s s o sar e b b e stato s c o m o d o . Il suo n o m e e r a associato, nelle celebrazioni c o m u n i s t e , a quelli di T h à l m a n n e di Rakosi, altri g r a n d i c o m b a t t e n t i internazionali prigionieri del fascismo. Nel parco di cultura Gorki a Mosca campeggiava un suo ritratto. Vetrina. In realtà Gramsci m o r ì in u n a tragica condizione di i s o l a m e n t o politico, c o n s e g u e n z a del dissidio con Togliatti e con il g r u p p o dirigente comunista italiano. Nel 1930, m e n t r e il fragile e geniale intellettuale s a r d o e r a rinchiuso nel carcere di T u r i , Stalin aveva deciso, arbit r a r i a m e n t e e cervelloticamente, che fosse v e n u t o in Italia, p e r i comunisti, il m o m e n t o di passare alla azione, di scaten a r e u n a insurrezione p o p o l a r e . Quella diagnosi dissennata fu contestata da alcuni dirigenti comunisti - Tresso, Leonetti, Ravazzoli - che p a g a r o n o le obbiezioni con la espulsione. C e n t i n a i a di militanti, b u t t a t i allo sbaraglio, c a d d e r o nelle reti della polizia fascista. Terracini, anche lui carcerato, p r o testò a p e r t a m e n t e , G r a m s c i lo fece in m o d o p i ù sfumato. 68

Ha scritto G i u s e p p e Fiori, biografo di Gramsci, che egli «era sulla linea di Leonetti, Tresso e Ravazzoli, n o n ne giustificava l'espulsione, e respingeva la n u o v a linea dell'Internazionale, condivisa da Togliatti a suo giudizio t r o p p o affrettatamente». Attraverso i canali misteriosi grazie ai quali le notizie volano di c a r c e r e in c a r c e r e , l ' a n n u n c i o del dissenso di G r a m s c i s i p r o p a g ò . U n c o m u n i s t a trasferito d a T u r i a d A l e s s a n d r i a r a c c o n t ò a Fidia Sassano, là d e t e n u t o , c h e G r a m s c i e r a o r m a i p e r d u t o p e r il p a r t i t o , che i c o m p a g n i stavano p e r allontanarlo dal loro g r u p p o , che e r a sfiduciato e altre cose del g e n e r e . Il boicottaggio di G r a m s c i assunse a n c h e f o r m e o d i o s a m e n t e e v i d e n t i , p e r lui p e n o s i s s i m e . S a n d r o Pertini, c h e ne condivise la prigionia, ha r i c o r d a t o un episodio: «Ci fu u n a nevicata, e i d e t e n u t i d u r a n t e il passeggio t i r a v a n o palle d i n e v e . U n g r u p p o p r e s e d i m i r a Gramsci che si rifugiò in un angolo p e r evitare di essere colpito dai loro tiri. A un certo p u n t o u n a palla s'infranse sul m u r o al quale Gramsci si appoggiava, e ne uscì un sasso. Io gli e r o accanto e lo udii dire: "Avevano messo un sasso nella palla di neve p e r colpire me".». M e n t r e Gramsci languiva in carcere, Stalin, che s'era mosso p e r Dimitrov, e ne aveva ott e n u t o la scarcerazione da Hitler, n o n fece il più piccolo passo p e r liberarlo. Molti ne d e d u c o n o che n o n lo fece p e r c h é Togliatti n o n lo sollecitò a farlo. «Stalin - ha scritto R e n a t o Mieli - n o n mosse un dito p e r salvare G r a m s c i p e r c h é lo c o n s i d e r ò u n n e m i c o d i cui a v r e b b e s e m m a i p r e f e r i t o disfarsi.» Q u e s t ' u o m o amareggiato, confortato dalle visite della cog n a t a T a t i a n a e del fratello C a r l o , ma n o n da q u e l l e della moglie Giulia e dei d u e figli, che vivevano in Russia, e r a fisic a m e n t e a pezzi. Q u a n d o la polizia dovette d e c i d e r e se fosse il caso di lasciarlo trasferire, p e r c h é avesse migliore assistenza, da u n a clinica di Formia alla Quisisana di R o m a , il p r o fessor Vittorio Puricelli attestò che soffriva di lesioni t u b e r colari p o l m o n a r i , e s a u r i m e n t o e insonnia, ipertensione, crisi cardiache. O l t r e t u t t o d o v e t t e r o sottoporlo a un interven69

to chirurgico p e r u n ' e r n i a . Avrebbe voluto che la moglie lo raggiungesse. «Ti ho aspettato s e m p r e e tu sei stata s e m p r e u n o degli elementi essenziali della mia vita - le scrisse - anche q u a n d o n o n avevo n e s s u n a notizia precisa tua o ricevevo da te lettere r a r e e senza sostanza vitale... c r e d o che sia g i u n t o il m o m e n t o di p o r r e fine a questo stato di cose e ciò p u ò essere fatto se tu vieni da m e , p e r c h é io n o n posso m u o vermi.» Ma Giulia n o n v e n n e , sia che n o n fosse in condizione di affrontare il viaggio - era stata ricoverata in u n a clinica p e r malattie nervose - sia che la polizia sovietica le i m p e disse l'espatrio o glielo sconsigliasse, il che n o n faceva differ e n z e . Nel 1936 Gramsci p r o g e t t ò di trasferirsi, t o r n a t o lib e r o , in S a r d e g n a , e i familiari gli t r o v a r o n o u n a stanza a Santu Lussurgiu, il paese nel cui ginnasio aveva studiato da ragazzo. Q u e s t o suo p r o p o s i t o era indicativo: «Mi p a r e che se r i e n t r o in S a r d e g n a - scrisse alla moglie - tutto un ciclo della mia vita si c h i u d e r à forse definitivamente». S a r e b b e stato, con tutta probabilità, il c o n g e d o da u n a lotta politica p e r la quale aveva p a g a t o un prezzo terribile, r i c a v a n d o n e , nel suo stesso partito, disillusioni e ostilità. N o n gli sfuggiva la involuzione tirannica del R e g i m e sovietico, e n o n gli sfuggiva l'asservimento a Mosca dei capi del Partito C o m u n i s t a d'Italia, p r i m o tra tutti Togliatti. L'emorragia cerebrale colpì Gramsci la sera del 25 aprile. La c o g n a t a Tatiana ha raccontato che n o n fu c u r a t o a d e g u a t a m e n t e , e che le s u o r e della clinica vollero m a n d a r e al suo capezzale u n s a c e r d o t e («Ho d o v u t o p r o t e s t a r e n e l m o d o più v e e m e n t e p e r c h é lasciassero tranquillo Antonio»). Spirò il 27. La q u e s t u r a di R o m a c o m u n i c ò al m i n i s t e r o c h e «ha avuto luogo il t r a s p o r t o salma del n o t o Gramsci Antonio seguito soltanto dai familiari. Il c a r r o ha p r o c e d u t o al t r o t t o dalla clinica al Verano dove la salma è stata posta in deposito in attesa di e s s e r e c r e m a t a » ; i g i o r n a l i scrissero c h e «è m o r t o nella clinica privata Quisisana di Roma, dove era ricoverato da molto tempo, l'ex-deputato comunista Gramsci». La c o m m e m o r a z i o n e ufficiale dei comunisti italiani, al70

l'estero, fu commossa e glorificante: in essa n o n si m a n c ò di affermare che «Palmiro Togliatti (Ercoli), d i r i g e n t e del n o stro p a r t i t o , è il suo migliore allievo». Ma q u a l c u n o , c o m e A n g e l o Tasca, ebbe l'indelicatezza di p u b b l i c a r e lettere di Gramsci d e n s e di critiche e autocritiche, e p o c o rispettose verso i comunisti sovietici e le loro lotte intestine («Voi correte il rischio di a n n u l l a r e la funzione dirigente che il Partito C o m u n i s t a dell'URSS aveva conquistato p e r l'impulso di Lenin»). N o n o s t a n t e questi inconvenienti, la s c o m p a r s a di G r a m s c i liberò Togliatti da u n ' o m b r a s c o m o d a , e gli assic u r ò u n a leadership senza problemi nel Partito Comunista. Il fatto c h e , p r o p r i o alla vigilia della m o r t e , G r a m s c i avesse chiesto di p o t e r e s p a t r i a r e in U n i o n e Sovietica (ve l'aveva i n d o t t o v e r o s i m i l m e n t e la c o g n a t a , e il d e s i d e r i o di r i a b bracciare i figli) consentì di m i n i m i z z a r e le sue d i v e r g e n z e dalla linea che Stalin aveva imposta. Mussolini n o n fu cavalleresco, n e p p u r e in quell'ora, verso Gramsci. Poiché un giornale anarchico di New York, raccogliendo pettegolezzi carcerari, aveva n a r r a t o che Gramsci a T u r i si dimostrava «avaro, taccagno, e si nutriva di pasticcini m e n t r e gli altri crepavano», Mussolini si affrettò a c o m m e n tare, con u n a nota a n o n i m a sul Popolo d'Italia del 31 dicemb r e 1937: «La figura di Gramsci esce liquidata da queste rivelazioni. I comunisti h a n n o t e n t a t o di farne u n a specie di santo del c o m u n i s m o , u n a vittima del fascismo, m e n t r e la realtà è che Gramsci, d o p o un breve p e r i o d o di p e r m a n e n za nel r e c l u s o r i o , e b b e la concessione di vivere in cliniche semiprivate o c o m p l e t a m e n t e private (le cui rette e r a n o pagate dalla ambasciata sovietica N.d.A.). Ed è m o r t o di malattia, n o n di p i o m b o , c o m e succede in generale ai gerarchi comunisti in Russia». C'era del vero, nella meschina polemica di Mussolini. I suoi Tribunali Speciali e i suoi lager e r a n o , in confronto a quelli di Stalin, abbastanza blandi. Ma n o n e r a il caso di vantarsene in occasione della m o r t e di u n a vittima. In realtà il fascismo n o n aveva bisogno di infierire più di 71

q u a n t o fosse s t r e t t a m e n t e i n d i s p e n s a b i l e alle e s i g e n z e di u n a dittatura. L'antifascismo clandestino era un grattacapo, n o n u n a minaccia, a n c h e se la g u e r r a civile spagnola gli ridiede un p o ' di fiato. Nel 1936 furono arrestate tremila p e r sone, di cui 210 d e n u n c i a t e al Tribunale Speciale, 1.112 assegnate al confino (dove nell'ottobre se ne trovavano in totale 1.424), 687 a m m o n i t e , 778 diffidate. Nel n u m e r o , i veri oppositori, che dessero qualche preoccupazione, e r a n o u n a m i n o r a n z a esigua. L a m a g g i o r a n z a e r a f o r m a t a d a m u g u g n a t o l i , ribelli alle sciocchezze staraciane e alle vessazioni m i n u t e del fascismo. Tanto poco rilevante - n o n da un p u n to di vista ideologico e m o r a l e ma da un p u n t o di vista politico - e r a l'insidia dei «resistenti», che lo stesso Partito Comunista ribadì la posizione adottata d o p o la g u e r r a d'Etiopia. C h e cioè, p e r p e n e t r a r e t r a le masse, fosse necessario accattivarsi i «fratelli in camicia nera». Mario M o n t a g n a n a riconosceva che «vogliamo oggi m i g l i o r a r e il fascismo p e r ché n o n possiamo fare di più». E Celeste Negarville, a p r o posito dei giovani, sosteneva: «Un m o v i m e n t o ( c o m u n i s t a N.d.A.) p u ò sorgere solo sul t e r r e n o della gioventù fascista e cattolica... Il fascismo n o n p e r m e t t e la m a t u r a z i o n e di un p e n s i e r o tra la gioventù o p e r a i a . Bisogna perciò legarsi ai g e r m i di p e n s i e r o a n c o r a confusi, anticapitalistici, che esistono in c o r r e n t i fasciste e cattoliche. Noi n o n r i n u n c i a m o ai nostri princìpi, constatiamo il fatto». Ecco p e r c h é la Spag n a e r a così i m p o r t a n t e . Il fascismo p o t e v a essere scalzato solo dall'esterno. All'interno era solido.

CAPITOLO TERZO

NASCE L'ASSE

L'avventura spagnola, s o p r a g g i u n t a senza soluzione di continuità d o p o il trionfo etiopico, ebbe c o n s e g u e n z e decisive p e r Mussolini e p e r la sua politica. Avvicinò l'Italia alla Germania, p o r t a n d o , nel volgere di pochi mesi, alla nascita dell'Asse. Accentuò e consolidò la p r o p e n s i o n e di Mussolini a c o n s i d e r a r s i o r m a i un c o n d o t t i e r o di eserciti, oltre che la s u p r e m a g u i d a politica del paese. L'interesse del D u c e p e r le vicende i n t e r n e dell'Italia a n d a v a s c e m a n d o , a n c h e p e r ché vi d o m i n a v a , sotto l ' a p p a r e n z a del d i n a m i s m o «rivoluzionario» e g u e r r i e r o , u n a stabilità apatica. Il Partito, nelle m a n i del docile Starace, e r a u n o s t r u m e n t o elefantiaco e burocratizzato privo di vitalità, ma a n c h e di pericolosi fermenti. Tra la Chiesa e il Regime quella fu u n a fase idilliaca, che s a r e b b e d u r a t a fino al d u r o s c o n t r o p e r le leggi razziali. L'arcivescovo di Milano, cardinale Ildefonso Schuster, si riferiva a Mussolini in questi termini, agli inizi del 1937: «Ma come la Divina mens inviò Ottaviano, così a n c h e in Italia sorse l ' u o m o provvidenziale, l ' u o m o di genio il quale salvò lo Stato e fondò l ' I m p e r o . . . Dio ha voluto d a r e a n c h e al Duce un p r e m i o che ravvicina la sua figura storica agli spiriti magni di Costantino e di Augusto». Il clero r e n d e v a omaggio a Mussolini, u n a volta egli ricevette a Palazzo Venezia d u e m i la sacerdoti guidati da sessanta fra arcivescovi e vescovi, che gli lessero un o r d i n e del g i o r n o entusiastico: «Il clero del fronte autarchico della patria, con a m o r e di sacerdoti e con passione di italiani, è con indefettibile devozione a disposizione del Duce, f o n d a t o r e d e l l ' I m p e r o , p e r la g r a n d e z z a e la p r o s p e r i t à del p o p o l o italiano». 73

Le sanzioni, parziali e q u i n d i largamente inefficaci, s'erano risolte in un formidabile a r g o m e n t o p r o p a g a n d i s t i c o e in un d a n n o economico limitato. L'autarchia in qualche m o do funzionava, sia p u r e a scapito dei c o n s u m a t o r i (il costo della g o m m a sintetica e r a q u a t t r o volte s u p e r i o r e a quello della g o m m a n a t u r a l e , l'alcool c a r b u r a n t e costava da 5 a 6 volte p i ù della b e n z i n a , il c o t o n e nazionale aveva un costo triplo di quello del cotone importato). Il r e d d i t o reale delle classi lavoratrici t e n d e v a ad assottigliarsi, p e r effetto della lievitazione dei prezzi, ma l'impegno militare, con le sue pag h e e i suoi incentivi alla p r o d u z i o n e , e r a un forte antidoto della disoccupazione e un aiuto ai bilanci familiari. Da paese e m i n e n t e m e n t e agricolo q u a l e r a s e m p r e stato, l'Italia a n d a v a t r a s f o r m a n d o s i in un p a e s e i n d u s t r i a l e , e le a z i e n d e meccaniche, ad esempio, avevano 379 mila addetti nel 1927 e 518 mila addetti nel 1937. Il 71 p e r cento di quelle i m p r e se e r a stato creato d o p o la Marcia su R o m a . Il sistema economico, n o n o s t a n t e i propositi - a n c h e sinceri - e le declamazioni del Duce, favoriva il formarsi di immense fortune personali, piuttosto che u n a distribuzione e q u a della ricchezza. Dal p u n t o di vista dei consumi, l'Italia imperiale r i m a n e v a u n a nazione povera, in coda alle classif i c h e e u r o p e e . Sedici chili d i c a r n e a l l ' a n n o p e r a b i t a n t e c o n t r o i 63 della G r a n B r e t a g n a , i 51 della G e r m a n i a , i 41 d e l Belgio, i 39 della Francia; 35 litri di latte c o n t r o i 110 della G e r m a n i a e gli 87 della G r a n Bretagna. Q u e s t a disparità e r a d e t e r m i n a t a a n c h e d a gusti a l i m e n t a r i diversi. M a aveva la sua causa f o n d a m e n t a l e in un p i ù basso t e n o r e di vita. La situazione della bilancia commerciale e valutaria era difficile, nel 1937 il deficit del c o m m e r c i o estero aveva toccato il p r e o c c u p a n t e livello dei cinque miliardi e mezzo di lir e , e i m i n i s t r i degli Scambi e delle F i n a n z e , G u a r n e r i e T h a o n di Revel, ripetevano i loro a m m o n i m e n t i . Ciano annotava nel 1937 che « a m b e d u e sono m o l t o pessimisti sulla situazione valutaria, c h e , a loro avviso, sconsiglia o g n i iniziativa bellica. C h i e d o n o d u e a n n i di tranquillità e dieci di 74

pace. M i s e m b r a n o t r o p p i » . I n r e a l t à questi a v v e r t i m e n t i , così c o m e quelli - abbastanza timidi - dello Stato M a g g i o r e sulla i m p r e p a r a z i o n e militare, avevano u n a influenza scarsa, e nel migliore dei casi solo passeggera, sul Duce, che fidava, o r a più ciecamente che mai, sul suo i n t u i t o e sul suo tempismo. O r m a i Mussolini galoppava sui p r o b l e m i con la sicurezza di chi è s e m p r e in g r a d o di d o m a r l i : se n o n in concreto, alm e n o a fini di p r o p a g a n d a (ed e r a q u a n t o p i ù gli i m p o r t a va, in d e t e r m i n a t i m o m e n t i ) . Così egli abolì, un g i o r n o , la questione meridionale. «I vecchi governi - affermò - h a n n o inventato, allo, scopo di n o n risolverla mai, la questione m e ridionale. N o n esistono questioni settentrionali o m e r i d i o nali. Esistono questioni nazionali.» Ma questi n o d i della vita italiana, il M e z z o g i o r n o , la bilancia valutaria, e quello che con terminologia m o d e r n a viene c h i a m a t o il sottosviluppo, r i m a n e v a n o i n s e c o n d o p i a n o nei p e n s i e r i d i u n u o m o che aveva assaporato il frutto della gloria militare, e ne e r a stato in q u a l c h e m o d o intossicato. Il r e a l i s m o e il p r a g m a t i s m o mussoliniani, che a n c o r a si s a r e b b e r o n o n o s t a n t e t u t t o manifestati, s u b i v a n o u n p r o c e s s o d i d e t e r i o r a m e n t o c h e avrebbe avuto la sua a c m e tragica nel delirio di Salò. Mussolini fingeva di illudersi, e illudeva - con n o n r a r i soprassalti di r e a l i s m o - sulla p o t e n z a d e l l ' I t a l i a e sugli a r d o r i g u e r r i e r i degli italiani. T u o n a v a che «oggi, fatto l ' I m p e r o , bisogna fare gli imperialisti». G i u s e p p e Bottai, o s s e r v a t o r e insieme a d o r a n t e e critico, sottolineò alla fine del 1936 «l'aspirazione del suo spirito a manifestarsi nell'arte militare, a darvi p r o v a e m i s u r a di sé». E rilevava le s o r p r e n d e n t i e inc o n g r u e previsioni del Duce: «La prossima g u e r r a sarà u n a g u e r r a di sette s e t t i m a n e . Noi p o s s i a m o farla. Noi n o n abb i a m o b i s o g n o d i c o n s u l t a r e n e s s u n o . Pensa alla s o r p r e s a degli italiani il g i o r n o c h e si svegliassero e l e g g e s s e r o sui giornali questa notizia: u n a s q u a d r a a e r e a italiana h a b o m b a r d a t o la s q u a d r a navale inglese a Malta - si ritiene che n u m e r o tot di navi sia colato a picco». 75

L a S p a g n a gli s e m b r a v a u n o t t i m o t e r r e n o d i a d d e s t r a m e n t o p e r c h é «per fare un p o p o l o g u e r r i e r o n o n c'è che un m e z z o : a v e r e s e m p r e più vaste masse che a b b i a n o fatto la g u e r r a , e s e m p r e p i ù vaste masse che la vogliono fare». In u n ' a l t r a occasione, alle m a n o v r e militari, Bottai lo descrive «eccitato e curioso» tra i g e n e r a l i e le a r m i . «Ad un t r a t t o , r o t e a n d o gli occhi, grida con voce acuta e un poco chioccia, c o m e p e r i n c o n t e n i b i l e s m a n i a : " F u o c o , signori, si fa fuoco!" c o m e se finalmente si fosse venuti al punto.» Proclamava che «tutta l'atmosfera nella quale si svolge la vita del popolo italiano ha carattere militare, deve avere e avrà un car a t t e r e s e m p r e più militare». Si compiaceva, quasi fanciullescamente, delle sue esibizioni aviatorie, e Giorgio Pini, allora r e d a t t o r e capo del Popolo d'Italia, scrisse sul suo diario nel m a r z o del 1937: «Mi ha chiesto (Mussolini) di m e t t e r e in q u a l c h e risalto u n suo l u n g o volo o d i e r n o c o n lancio d i b o m b e s o p r a un bersaglio, in atmosfera assai agitata p e r il cattivo t e m p o . "Se mi aveste visto volteggiare avreste detto che sono un asso!"». Aveva a n c h e dei risvegli: «Questa a m ministrazione dell'Esercito n o n va, n o n si p u ò mai esserne sicuri. Le sue cifre n o n s o n o m a i esatte. Per i c a n n o n i n o i siamo stati tratti in i n g a n n o . Abbiamo artiglierie insufficienti e vecchie». Ma poi si consolava a s s e r e n d o che «noi mettiamo in p r i m a linea del nostro potenziale le forze dello spirito» e che «non è il d e n a r o a fare la g u e r r a , sono gli u o m i n i e lo spirito, sono il coraggio e il sacrificio». La sua visione della g u e r r a futura era anacronistica e sommaria, n o n tanto p e r c h é egli fosse incapace di c o n c e p i r n e u n a - c o m e quella che i tedeschi a v r e b b e r o fatta - fondata sulla perfezione delle a r m i , sulla meticolosità della organizzazione, sulla capacità dei q u a d r i , sulla genialità dello Stato Maggiore, q u a n t o p e r c h é sapeva - p u r confessandolo solo in m o m e n t i di sincerità b r u t a l e - che l'Italia n o n aveva né quelle armi, né quei soldati addestrati, né quei q u a d r i , né quei generali. E allora r a g i o n a v a in t e r m i n i di masse, di s a n g u e , di d e d i z i o n e , di c u o r e b u t t a t o al di là dell'ostacolo. N o n a v e n d o i G u d e r i a n 76

e i R o m m e l , si rifaceva istintivamente a Enrico Toti, alla sua esperienza della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e . Per il dittatore g u e r r i e r o , Hitler e r a diventato un riferimento obbligato, quasi u n a ossessione. Un amico e un rivale, un discepolo che p e r a l t r o - Mussolini lo percepiva, con la sua intelligenza acuta e la sua g r a n d e sensibilità politica - minacciava di diventare maestro. La forza e le ambizioni della G e r m a n i a e r a n o a n c o r a i n larga m i s u r a d i s s i m u l a t e . L a rioccupazione della Renania, nel m a r z o del 1936, e r a stato soltanto u n segnale d ' a l l a r m e , n e m m e n o t r o p p o p r e o c c u p a n t e . Un altro segnale d'allarme - r i g u a r d a n t e molto intim a m e n t e l'Italia - squillò in luglio alla firma di un trattato austro-tedesco, con il quale Hitler, reso omaggio formale alla «piena sovranità» della piccola nazione, o t t e n n e che Schuschnigg promettesse di attenersi a u n a politica con la quale l'Austria riconoscesse il suo c a r a t t e r e di «Stato tedesco». I n o l t r e Schuschnigg fu costretto a c o n c e d e r e u n a amnistia ai prigionieri politici, che e r a n o p e r lo più agitatori nazisti e che, u n a volta liberati, si d i e d e r o a n i m a e c o r p o alla p r e p a razione dell'Anschluss. Il Duce - che del resto aveva sollecitato S c h u s c h n i g g a t r a t t a r e con Hitler - n o n e r a così ingen u o da i g n o r a r e le implicazioni del n u o v o legame, razziale più che politico, che era stato consacrato nell'accordo e che prefigurava un vassallaggio, a l m e n o ideale, dell'Austria alla G e r m a n i a . Ma finse di esserne vivamente soddisfatto, e aff e r m ò c h e e r a stato così rimosso l'ultimo ostacolo p e r u n a completa intesa tra l'Italia e il Terzo Reich. Ma p u r con queste avvisaglie inquietanti, c h e trovavano un riscontro p u n t u a l e nelle profezie del Mein Kampf, la Germ a n i a hitleriana ostentava p e r b e n i s m o , e riceveva attestazioni i n t e r n a z i o n a l i di stima a n c h e da p a r t e di p e r s o n a g g i insospettabili. Le Olimpiadi di Berlino del 1936 e r a n o state u n a orgogliosa, fastosa, ma pacifica dimostrazione della efficienza e disciplina tedesche. Nel s e t t e m b r e del 1936 David Lloyd George, il vittorioso premier inglese della p r i m a guer77

ra m o n d i a l e , rese visita a Hitler, il c a p o r a l e d e l l ' e s e r c i t o sconfitto, e riconobbe in lui «l'uomo che d o p o la disfatta ha unito il p o p o l o tedesco e gli ha consentito di riprendersi» A Berlino fu ricevuto, con g r a n d i o n o r i , il trasvolatore Lindbergh, e si avvicendarono in G e r m a n i a il r e g g e n t e u n g h e r e se H o r t h y - cui Hitler p r o s p e t t ò , sia p u r e in forma generica, compensi territoriali a d a n n o della Cecoslovacchia - e il r e g g e n t e iugoslavo Paolo. (Alcuni mesi d o p o a n c h e il Duca di W i n d s o r avrebbe visitato Hitler.) Ranco roso verso le p o tenze occidentali sanzioniste, che gli facevano sospirare il ric o n o s c i m e n t o d e l l ' I m p e r o - p r e s t o d e l i b e r a t o invece dalla G e r m a n i a - Mussolini era a n c h e impensierito da questo attivismo tedesco che minacciava di togliergli il «peso d e t e r minante» cui riteneva di avere diritto nelle m a n o v r e internazionali. Hitler, più sottile nel cogliere e sfruttare gli stati d ' a n i m o mussoliniani di q u a n t o Mussolini fosse nel cogliere e sfruttare i suoi, volle profittare del m o m e n t o favorevole p e r ind u r r e l'Italia a schierarsi totalmente al suo fianco. L'approccio fu cauto. Il principe Filippo d'Assia m a r i t o della principessa Mafalda di Savoia e p e r t a n t o g e n e r o di Vittorio Eman u e l e I I I , invitò nel s e t t e m b r e del 1936 F i l i p p o Anfuso, braccio destro di Ciano, nel suo castello di Kassel, e di là lo c o n d u s s e a N o r i m b e r g a , d o v e il d i p l o m a t i c o e r a atteso da H i t l e r in p e r s o n a . Il F ù h r e r , d o p o la c o n s u e t a professione di amicizia p e r il Duce, «il p r i m o e u r o p e o che avesse disfatto i marxisti», dissertò sulla collaborazione italo-tedesca. L l talia, egli disse, e r a la sola possibile alleata della G e r m a n i a in E u r o p a . Le l o r o sfere d ' i n f l u e n z a n o n c o l l i d e v a n o . La Mitteleuropa ai tedeschi, il M e d i t e r r a n e o all'Italia. E n t r a m be avevano un destino di grandezza. D u r a n t e l'incontro fu c o n c o r d a t a u n a visita di Ciano in G e r m a n i a p e r n o v e m b r e . A sua volta il m i n i s t r o F r a n k , d u r a n t e un s o g g i o r n o a Rom a , c o n f e r m ò l'invito a Ciano e a g g i u n s e c h e il F ù h r e r sarebbe stato felice di avere il Duce a Berlino. Per Hitler, Ciano era e restò s e m p r e «un ragazzaccio» e 78

u n «ballerino d a caffè viennese». N o n aveva a l c u n a stima della sua perspicacia e della sua riservatezza, b e n c h é il ministro degli Esteri fosse ancora, in quel p e r i o d o , decisamente filotedesco, e avesse parlato di «assoluto parallelismo» nella politica dei d u e paesi. I tedeschi si p r o d i g a r o n o tuttavia p e r lusingare il g e n e r o del Duce, e solleticarlo nelle sue fatuità e debolezze. Ciano f i r m ò con N e u r a t h u n protocollo segreto in base al quale l'Italia e la G e r m a n i a si i m p e g n a v a n o a consultarsi e c o o r d i n a r e le loro azioni p e r questioni r i g u a r d a n ti la S p a g n a , l ' a n t i c o m u n i s m o , le colonie, i patti e u r o p e i , l'accesso alle materie p r i m e , la Società delle Nazioni. N o n si p a r l ò dell'Austria, e al ministro italiano n o n p a r v e vero di p o t e r evitare q u e l l ' a r g o m e n t o scabroso. Egli p o r t ò invece al Fùhrer, che lo ricevette nel «nido dell'aquila», a Berchtesgad e n , u n d o n o m a l i g n o : t r e n t a d u e d o c u m e n t i che i servizi segreti italiani (citiamo dal Guerri) e r a n o riusciti a carpire a L o n d r a , e che E d e n aveva raccolto in u n a cartella dal titolo «il pericolo tedesco». I capi nazisti vi e r a n o definiti «pericolosi avventurieri» e la G e r m a n i a vi era p r e s e n t a t a come u n a minaccia p e r m a n e n t e p e r la pace in E u r o p a . Presa visione di quegli incartamenti, Hitler s'infuriò, e d i e d e inizio a u n o dei suoi interminabili sproloqui, d i c e n d o che «all'intesa che esiste tra le d e m o c r a z i e bisogna o p p o r n e u n a g u i d a t a e cap e g g i a t a dai nostri d u e paesi». La mossa di Ciano, a t t u a t a d'accordo con Mussolini, aveva avuto l'effetto di p o r r e u n a grossa z e p p a negli i n g r a n a g g i d i u n a possibile intesa a n glo-tedesca. Ma, allontanato d a l l ' I n g h i l t e r r a , H i t l e r si riavvicinava istintivamente all'Italia. L'espediente fu fin t r o p p o efficace. Il Duce s'illuse di p r e n d e r e al laccio Hitler, e fu p r e so al laccio. Pochi giorni d o p o il r i t o r n o di Ciano, che e r a convinto d'avere riportato, con la trasferta tedesca, un completo successo, Mussolini, specialista di slogans, c o n s a c r ò la nascita dell'Asse. Lo fece, p r o b a b i l m e n t e , senza r e n d e r s i conto dell ' i m p o r t a n z a che quella definizione, frutto del suo g u s t o giornalistico p e r l e i m m a g i n i p i t t o r e s c h e , a v r e b b e a v u t o 79

nella storia d'Italia. Il discorso di Mussolini fu t e n u t o in piazza del D u o m o a Milano il 1 ° n o v e m b r e del 1936, e intese fissare «la posizione fascista p e r q u a n t o r i g u a r d a le relazioni con altri popoli d'Europa». Per la Francia disse che fino a q u a n d o quel g o v e r n o avesse t e n u t o verso l'Italia un atteggiamento «di attesa riservata», il g o v e r n o fascista avrebbe fatto altrettanto. Per l'Inghilterra disse che «se p e r gli altri il M e d i t e r r a n e o è u n a via, p e r noi italiani è la vita» e che esisteva, nei r a p p o r t i tra i d u e paesi, u n a sola soluzione, «l'intesa schietta, r a p i d a , completa sulla base del riconoscimento dei reciproci interessi». T o n o m o d e r a t o , a conti fatti. Ma poi ci fu la p a r t e r i g u a r d a n t e la G e r m a n i a : «Gli incontri di Berlino (tra Ciano e i capi nazisti N.d.A.) h a n n o avuto come risultato u n a intesa fra i d u e paesi su d e t e r m i n a t i p r o b l e m i , alcuni dei quali p a r t i c o l a r m e n t e scottanti in questi giorni. Ma queste intese... questa verticale Berlino-Roma, n o n è un diaframma, è piuttosto un asse a t t o r n o al quale possono collaborare tutti gli Stati e u r o p e i animati da volontà di collaborazione e di pace. La G e r m a n i a , q u a n t u n q u e circuita e sollecitata, n o n ha a d e r i t o alle sanzioni. C o n l'accordo dell' 11 luglio (austro-tedesco N.d.A.) è s c o m p a r s o un e l e m e n t o di dissensione tra Berlino e Roma, e vi ricordo che a n c o r a prima d e l l ' i n c o n t r o di B e r l i n o la G e r m a n i a aveva particolarm e n t e riconosciuto l ' I m p e r o di Roma. N e s s u n a meraviglia se noi oggi innalziamo la b a n d i e r a dell'antibolscevismo. Ma questa è la nostra vecchia bandiera!». In realtà, il q u a d r o che Mussolini p r e s e n t ò alle «camicie n e r e milanesi» e r a n o t e v o l m e n t e e q u i l i b r a t o . L'avvicinam e n t o alla G e r m a n i a risultava evidente, ma a n c o r a controllato. L'apertura alla G r a n B r e t a g n a p e r un negoziato suonava sincera, e sufficientemente calorosa. In effetti i d u e paesi conclusero a b r e v e distanza di t e m p o , il 2 g e n n a i o 1937, il Gentlemen's Agreement che garantiva lo status quo del Mediterr a n e o e assicurava la libera n a v i g a z i o n e in q u e l m a r e . Si trattò di un accordo tutto s o m m a t o platonico, anche p e r c h é la g u e r r a di S p a g n a creava c o n t i n u e complicazioni che con80

t r a d d i c e v a n o i b u o n i propositi del d o c u m e n t o sottoscritto. Ma risultava ancora evidente la volontà del Duce di n o n rinc h i u d e r s i nella gabbia di u n a politica estera obbligata, e irreversibile. Lo stesso t e l e g r a m m a di C i a n o ad Attolico il g i o r n o d o p o il p a t t o («dica - al g o v e r n o tedesco - che noi siamo disposti a r e n d e r e p a n p e r focaccia t a n t o ai francesi q u a n t o agli inglesi e che siamo decisi ad a n d a r e fino in fondo») era u n a riprova dell'esercizio equilibristico fascista, più che un attestato di amicizia p e r i tedeschi. I quali tedeschi, fiutando p r o b a b i l m e n t e le indecisioni italiane, n o n si stanc a v a n o di i n v i a r e a R o m a messi a u t o r e v o l i . Il 23 g e n n a i o 1937 fu la volta di Gòring, espansivo, ciarliero, grossolano, che al p r i m o colloquio con Mussolini dichiarò chiaro e tondo che p r e s t o o tardi l'Austria sarebbe diventata p a r t e integ r a n t e del Reich tedesco. Al Duce q u e s t a confessione n o n piacque, e G ò r i n g si affrettò poi a rettificare, precisando che «per q u a n t o concerneva l'Austria n o n ci sarebbero state sorprese». Al che Mussolini replicò, accondiscendente, che sec o n d o lui si s a r e b b e s v i l u p p a t a in A u s t r i a u n a e v o l u z i o n e delle forze politiche: a g g i u n g e n d o che l'Italia n o n avrebbe p i ù fatto la sentinella al B r e n n e r o p e r c o n t o delle p o t e n z e vincitrici di Versailles. G ò r i n g r i n n o v ò l'invito di H i t l e r a Mussolini, c h e rispose a b b a s t a n z a v a g a m e n t e , p r e c i s a n d o che u n a sua visita in G e r m a n i a e r a «nell'ambito delle possibilità». La m a g g i o r e intimità italo-tedesca, che le sanzioni avevano provocato e che la S p a g n a consolidava, p r o d u c e v a intanto un effetto c e r t o : l ' i n t r a n s i g e n z a di Mussolini circa la eventualità delì'Anschluss si attenuava. Schuschnigg, che avvertiva con malessere quasi fisico la pressione hitleriana, si r e s e c o n t o di q u e s t o a m m o r b i d i m e n t o . E in aprile corse a R o m a nella speranza di essere rassicurato. N o n lo fu, o n o n abbastanza. Alle sue richieste di garanzie Mussolini rispose che sperava di p r e s e r v a r e la i n d i p e n d e n z a austriaca p u r c h é il paese armonizzasse p i e n a m e n t e la sua politica con quella dell'Asse Roma-Berlino. Partito Schuschnigg, il ministro de81

gli Esteri tedesco von N e u r a t h p i o m b ò a sua volta a R o m a , a f f r o n t a n d o l ' a r g o m e n t o austriaco. Il D u c e insistette sulla o p p o r t u n i t à di conservare all'Austria u n a i n d i p e n d e n z a form a l e . Spiegò a N e u r a t h c h e S c h u s c h n i g g n o n c h i e d e v a di meglio che di p o t e r vivere n e l l ' o m b r a tedesca, e sconsigliò u n a azione che imponesse all'Austria un r e g i m e anticattolico e antiebraico. In sostanza il fascismo n o n chiedeva più al n a z i s m o di r i s p e t t a r e l'Austria. Gli c h i e d e v a soltanto di p r e n d e r s e l a s a l v a n d o le f o r m e . «Non c'è n i e n t e da fare aveva confidato il Duce a un suo ministro - noi n o n possiamo fare la g u e r r a alla G e r m a n i a p e r l'Austria. La Francia e l'Inghilterra ci lascerebbero soli.» Su q u e s t e i n q u i e t u d i n i m u s s o l i n i a n e H i t l e r faceva leva con tenacia e alacrità, p r e m e v a p e r c h é il Duce m a n t e n e s s e la p r o m e s s a di recarsi in G e r m a n i a , e finalmente il viaggio fu deciso. Il 25 settembre del 1937 il C a p o delle camicie nere a r r i v ò a M o n a c o p e r i n c o n t r a r v i il C a p o delle camicie b r u n e . Alla p r e p a r a z i o n e dell'avvenimento il F ù h r e r aveva dedicato c u r e minuziose, i n s e d i a n d o un comitato di festeggiamenti nel quale, ha ricordato Enrico Mattei, e r a n o inclusi perfino un e s p e r t o di decorazioni floreali e un intenditor e d i q u a d r i . Mussolini t r o v ò , nel suo a p p a r t a m e n t o , u n a g r a n d e s t a m p a d i P r e d a p p i o . E p p u r e l'inizio della visita n o n fu incoraggiante. Benché q u e l l ' a u t u n n o a p p e n a cominciato fosse dolce in Baviera, solo pochi passanti avevano a p plaudito il Duce d u r a n t e il percorso dalla stazione ferroviaria a l l ' a p p a r t a m e n t o privato di Hitler. Il p r i m o colloquio tra i dittatori si era trasformato, come al solito, in un m o n o l o g o del tedesco, i n t e r r o t t o da brevi e svogliate osservazioni del Duce. Nel p r a n z o ufficiale e r a m a n c a t o il calore. Ma poi v e n n e la p a r a t a militare delle forze d'assalto e delle ss, e tutto cambiò. In file di dieci, gli u o m i n i ritmavano il passo dell'oca con u n a precisione di m a c c h i n e , i tamb u r i rullavano. «Con i loro capelli biondi - ha ricordato un testimone - p a r e v a n o forti come buoi e il volto di Mussolini e r a radioso nel guardarli.» Era affascinato. Si e r a p r o p o s t o ,

p a r t e n d o da R o m a , di essere «più p r u s s i a n o di loro», e infatti fece g r a n d e sfoggio di uniformi, c a m b i a n d o n e perfino cinque in un g i o r n o . Ma avvertì la forza che si sprigionava da quei soldati: e la avvertì a n c h e assistendo alle m a n o v r e militari n e l M a c k l e n b u r g , nel corso delle quali tuttavia la W e h r m a c h t n o n p u n t ò sui g r a n d i mezzi, i carri pesanti, ma piuttosto s u l l ' a d d e s t r a m e n t o e la mobilità. Fu più r a p i d o e p r o n t o , n e l p e r c e p i r e l a p o t e n z a tedesca, dei suoi e s p e r t i militari e del suo ministro degli Esteri. Ciano si dichiarò n o n f a v o r e v o l m e n t e i m p r e s s i o n a t o dalla m a c c h i n a militare hitleriana: ma p r o b a b i l m e n t e la sua valutazione era inquinata dalla o p p o r t u n i t à politica. Filotedesco fino ad allora, il gen e r o del Duce era d i v e n u t o esitante, e cominciava a diffidare degli «amici» nazisti. Più grave è che un a p p r e z z a m e n t o a n a l o g o fosse stato e s p r e s s o da Badoglio, c h e , in u n a diagnosi p e r e n t o r i a , r i t e n n e m e d i o c r i l ' a r m a m e n t o e le t r u p p e . Meglio, s e c o n d o lui, l ' a r m a m e n t o italiano e francese. «Sono convinto - sentenziò - che il mio amico Gamelin avrà facilmente ragione dell'esercito tedesco.» Analoga disistima, ma più fondata, era stata suggerita al c o m a n d a n t e in capo delle Forze A r m a t e tedesche maresciallo W e r n e r von Blomberg, dalle m a n o v r e estive italiane, cui aveva assistito. D o p o aver osservato q u a n t i u o m i n i , e con quale insufficiente add e s t r a m e n t o , fossero p r e p o s t i alla difesa di u n a sola casam a t t a , B l o m b e r g e r a stato c o n f i d e n z i a l m e n t e i n t e r r o g a t o dai giornalisti tedeschi. «Chi vincerà - gli avevano chiesto la prossima guerra?» «La vincerà - aveva replicato senza esit a r e - il blocco di p o t e n z e che n o n avrà c o m e alleata l'Italia.» Dall'avvio freddo di Monaco la visita p r o s e g u ì in un cres c e n d o di e n t u s i a s m o tedesco, o r c h e s t r a t o o n o , e di lusing h e p e r la vanità m u s s o l i n i a n a . L'arrivo alla stazione di S p a n d a u Ovest, u n a dozzina di chilometri fuori Berlino, dei d u e treni speciali del Duce e del F ù h r e r fu un capolavoro di tecnica ferroviaria. Essi si affiancarono, su binari paralleli, e per un quarto d'ora procedettero di conserva. Quindi il 83

convoglio di Hitler accelerò così da g i u n g e r e sotto la pensilina q u a l c h e s e c o n d o p r i m a dell'altro: e il F ù h r e r si t r o v ò p r o n t o a stringere affettuosamente la m a n o al camerata italiano. U n a g r a n d e folla si assiepò, sotto la pioggia, l u n g o il p e r c o r s o in a u t o m o b i l e verso il c e n t r o della capitale, e un milione di p e r s o n e fu r a d u n a t o il 28 settembre al C a m p o di Maggio p e r ascoltare il discorso di Mussolini, c h e p a r l ò in un tedesco poco capito dai suoi ascoltatori, ma n o n p e r questo fu acclamato con m e n o intensità. Influenzato dalla grandiosità di quelle accoglienze e dalla solennità della messinscena, Mussolini si sbilanciò assai più di q u a n t o avesse fatto un a n n o p r i m a a Milano. Disse che «il fatto che io sia venuto in G e r m a n i a n o n significa che d o m a n i a n d r ò altrove». E p r o c l a m ò : «II fascismo ha la sua etica...: q u a n d o si è amici, marciare insieme fino in fondo... L'importante è che i nostri d u e g r a n d i popoli, i quali f o r m a n o u n a i m p o n e n t e e semp r e crescente massa di centoquindici milioni di a n i m e , siano uniti in u n a sola incrollabile decisione». T e r m i n a t a la cer i m o n i a , a n c o r a i n z u p p a t o , telefonò a C l a r e t t a Petacci: «E stato un trionfo. Voglio sentirti vicina a me in quest'ora». L'Asse, i n questa n u o v a versione, n o n e r a p i ù u n p u n t o di riferimento i n t e r n a z i o n a l e , a p e r t o ad ulteriori a g g r e g a zioni. Era, o stava d i v e n t a n d o , un blocco ideologico, e p o t e n z i a l m e n t e militare. C i a n o se ne accorse, quasi con sgom e n t o , e abbozzò u n a autocritica: «Nessuno p u ò accusarmi di ostilità alla politica filo-tedesca. L'ho i n a u g u r a t a io. Ma, mi d o m a n d o , d e v e la G e r m a n i a c o n s i d e r a r s i u n a m e t a , o n o n p i u t t o s t o u n t e r r e n o d i m a n o v r a ? Gli a v v e n i m e n t i d i questi giorni e s o p r a t t u t t o il lealismo politico di Mussolini mi fanno p r o p e n d e r e p e r la p r i m a eventualità». E ancora: «Oggi l'Asse R o m a - B e r l i n o è u n a r e a l t à f o r m i d a b i l e e di g r a n d e utilità. C e r c h e r ò di tirare la linea Roma-Tokio e il sis t e m a sarà c o m p l e t o . Per l'avvenire più l o n t a n o , n o n conviene fare previsioni». La «linea Roma-Tokio» fu tirata il 6 n o v e m b r e 1937 con l'adesione dell'Italia al patto anti-Comintern, che G e r m a n i a 84

e G i a p p o n e avevano sottoscritto un a n n o p r i m a . Esso aveva p e r s c o p o la lotta al c o m u n i s m o i n t e r n a z i o n a l e e ai suoi agenti. Un protocollo segreto addizionale, del quale Mussolini e Ciano n o n furono informati n e p p u r e q u a n d o e n t r a r o no nella c o m b i n a z i o n e , stabiliva che n e s s u n o dei d u e contraenti - tedeschi e giapponesi - giungesse con l'Unione Sovietica a intese contrarie allo spirito del patto, e che nel caso di un attacco n o n provocato o di u n a minaccia di aggressione d e l l ' U n i o n e Sovietica a u n o dei f i r m a t a r i , l'altro n o n avrebbe fatto nulla p e r agevolare I'URSS e anzi avrebbe adott a t o m i s u r e c h e « s a l v a g u a r d a s s e r o i c o m u n i interessi». In questa occasione, d u n q u e , Hitler fu sleale verso il g o v e r n o fascista, così c o m e c o n il p a t t o R i b b e n t r o p - M o l o t o v del 1939, alla vigilia dello s c o p p i o della g u e r r a , s a r e b b e stato sleale verso il g o v e r n o g i a p p o n e s e . In u n a delle oscillazioni che a n c o r a in questo p e r i o d o contrassegnavano il suo stato d ' a n i m o C i a n o , p o s t o al c e n t r o di un altro g r a n d e avvenim e n t o , fu ripreso da furori bellicisti. «L'alleanza di tre i m p e ri militari come l'Italia la G e r m a n i a e il G i a p p o n e getta sulla bilancia il p e s o di u n a forza a r m a t a senza p r e c e d e n t i . L o n d r a d o v r à r i v e d e r e tutte le sue posizioni... D o p o la firma (del patto anti-Comintern) ci siamo recati dal Duce. Poc h e volte l'ho visto così felice. N o n è p i ù la situazione del 1935. L'Italia ha rotto l'isolamento, è al c e n t r o della più formidabile c o m b i n a z i o n e politico-militare c h e sia mai esistita.» Tuttavia l'Italia c o n t i n u ò a rifiutare a H i t l e r quella alleanza militare che da Berlino veniva insistentemente p r o posta. Il 20 n o v e m b r e 1937 A m e d e o di Savoia d u c a d'Aosta fu nom i n a t o Viceré d'Etiopia in sostituzione del maresciallo Oraziani, e Mussolini si attribuì d i r e t t a m e n t e il ministero delle Colonie, e s o n e r a n d o Alessandro Lessona. A quest'ultimo usò il r i g u a r d o di avvertirlo, p r i m a che leggesse delle sue «dimissioni» sui giornali. Il D u c e n o n lasciò a L e s s o n a il t e m p o di interloquire. Ricevutolo a Palazzo Venezia, gli co85

raunicò l'avvicendamento di Addis Abeba e aggiunse in fretta: « N a t u r a l m e n t e a n c h e voi d o v e t e lasciare il m i n i s t e r o p e r c h é , t r a t t a n d o s i di un p r i n c i p e r e a l e , è m e g l i o c h e lo riassuma io». Poi «alzò di scatto la testa e mi fissò con i suoi g r a n d i occhi sbarrati, c o m e usava q u a n d o voleva imporsi». L a sostituzione d i O r a z i a n i e r a d a t e m p o n e c e s s a r i a . M a n c a v a n o al m a r c h e s e di Neghelli le qualità di equilibrio c h e f a n n o di un b u o n g e n e r a l e - ed egli e r a p i u t t o s t o , sec o n d o chi lo conosceva bene, un b u o n c o m a n d a n t e di battaglione - a n c h e un b u o n a m m i n i s t r a t o r e coloniale. Q u a l c u no, ha ricordato Lessona, volle v e d e r e in Graziani un Liautey italiano. Ma era t r o p p o impulsivo, collerico, e alternava m o m e n t i di eccessiva spavalderia ad altri di eccessiva p r u denza. C o m e tutti i capi militari italiani, era roso da gelosie e animosità. Nella p a r a t a militare che si svolse a R o m a p e r il p r i m o anniversario della fondazione d e l l ' I m p e r o D e B o n o volle essere al fianco di Badoglio e Graziani, assente, p r e t e se, con un t e l e g r a m m a a Mussolini, che a l m e n o sfilasse, insieme agli altri d u e condottieri, il suo cavallo. Il Duce c o m m e n t ò : «Le trovate del maresciallo Graziani sono inesauribili». L'Impero, conquistato solo in p a r t e , e tutt'altro che pacificato, esigeva un c o m a n d o f e r m o e nello stesso t e m p o duttile. Graziani si dimostrò in un p r i m o t e m p o debole, forse p e r c h é consapevole di essere r i t e n u t o , d o p o le repressioni c o m p i u t e in Libia, sanguinario. Ma un gravissimo attentato, che scosse in m a n i e r a grave, forse i r r e p a r a b i l e , il suo sistema nervoso, lo riconvertì alla durezza più spietata. L'atto terroristico di Addis Abeba a v v e n n e il 19 g e n n a i o del 1937, m e n t r e si svolgevano i festeggiamenti p e r la nascita del p r i n c i p e di N a p o l i . Giovani abissini l a n c i a r o n o nel g r u p p o delle personalità molti o r d i g n i esplosivi, che fecero diversi morti, e colpirono g r a v e m e n t e sia Graziani sia il gen e r a l e Liotta. Nelle c a r n i del Viceré si c o n f i c c a r o n o 250 schegge. N o n a p p e n a fu in grado di connettere, Graziani o r d i n ò u n a r a p p r e s a g l i a indiscriminata, e d a q u e l m e t o d o n o n si discostò più. Il ministro delle Colonie Lessona s e p p e 86

d e l l ' a t t e n t a t o m e n t r e Mussolini e r a al T e r m i n i l l o a sciare. Gli telefonò, e ricevette l'ordine di r a g g i u n g e r l o immediatam e n t e . Già in quel colloquio il Duce d i c h i a r ò c h e Graziani « d o p o q u a n t o è a c c a d u t o n o n p u ò r e s t a r e Viceré, b i s o g n a sostituirlo». E fece il n o m e d e l D u c a d'Aosta, un p r i n c i p e del s a n g u e c h e u n i v a a l l ' a u t o r i t à d e l r a n g o a n c h e quella p e r s o n a l e . S p i l u n g o n e e affabile, il Duca aveva c o m b a t t u t o nella p r i m a g u e r r a mondiale, volontario diciottenne, in u n a batteria da c a m p a g n a in vai d'Astico: e un s u p e r i o r e lo definì «disciplinatissimo e rompicollo». Aveva seguito corsi di studio regolari, l a u r e a n d o s i in legge. Parlava sei o sette ling u e , aveva lavorato, sotto falso n o m e , in u n a raffineria d'olio di p a l m a nel C o n g o Belga. Si e r a a n c h e brevettato pilota d ' a e r e o . Della sua passione p e r l'Africa aveva d a t o dimostrazione n o n solo c o m e ufficiale m e h a r i s t a in Libia, ma a n c h e t r a s c o r r e n d o nel C o n t i n e n t e n e r o , sistematicamente, le vac a n z e , e p e r c o r r e n d o n e larga p a r t e . A q u e s t e doti «tecniche» accoppiava la simpatia e un i n n a t o b u o n s e n s o . Il p r o p o s i t o m u s s o l i n i a n o fu a p p o g g i a t o c a l o r o s a m e n t e da Lessona, ma p r i m a che fosse concretato trascorsero u n dici mesi, d u r a n t e i quali la gestione Graziani ebbe le tinte fosche del t r a m o n t o di Tiberio. Fu imposto il confino in Italia ai m a g g i o r i capi locali d e l l ' I m p e r o , in n u m e r o e n o r m e , senza discriminazione, fedeli e n o n fedeli. Lessona, recatosi in Etiopia p e r r e n d e r s i conto della situazione, constatò che G r a z i a n i « d o r m i v a a s s e r r a g l i a t o n e l palazzo del g o v e r n o , circondato da filo spinato, da mitragliatrici, da carri armati, e da un battaglione di guardie» e che le t r u p p e italiane avevano ordine di rientrare al tramonto entro zone di protezione cinte da reticolati vivendo «piuttosto c o m e g u e r r i e r i p r e o c c u p a t i di difendersi da un n e m i c o s u p e r i o r e in forze che c o m e soldati vittoriosi in t e r r e n o conquistato». Q u a n d o L e s s o n a si a p p r e s t a v a a r i p a r t i r e ras Sejum gli disse con le lagrime agli occhi: «Di' a Mussolini che qui noi viviamo nel d o l o r e e senza giustizia». Alcuni episodi avevano creato att o r n o a Graziani la fama n o n solo di u o m o d u r o , ma di u o 87

mo sleale: il che p e r gli indigeni e r a molto peggio. Tre figli di ras Cassa (il p a d r e era fuggito con il N e g u s ) e r a n o stati catturati e passati p e r le armi. Ma u n o di essi, sembra, d o p o che si era p r e s e n t a t o al c o m a n d o italiano della zona di Dessiè affidandosi alla m a g n a n i m i t à italiana. «Fu un'infamia e un e r r o r e deleterio» ha lasciato scritto Lessona. Nel territorio dell'Amara, la cui p o p o l a z i o n e p o t e v a d a r e seri fastidi, ma era piuttosto tranquilla sotto il g o v e r n a t o r a t o del g e n e rale Pirzio Biroli, d u e indigeni sospettati di collusione con i ribelli furono a n n e g a t i nel lago Tana, p e r un o r d i n e arrivato da Addis Abeba. Pirzio Biroli era in licenza, allorché seppe del misfatto, e previde facilmente che il fuoco della rivolta si sarebbe esteso alla sua zona. Il c h e a v v e n n e p u n t u a l mente. I n s o m m a Graziani era o r m a i i m p a r i ai suoi compiti, un convalescente nevrotico, i m p a u r i t o e c r u d e l e . E p p u r e n o n rinunciava alle sue ambizioni. Avendo saputo che a R o m a si parlava molto del suo s i l u r a m e n t o , inviò al P r e s i d e n t e del Senato Federzoni u n a lettera alla quale era acclusa u n a ventina di fotografie c h e e r a n o « q u a n t o di m e n o viceregale e maresciallesco si potesse immaginare... p r e s e n t a v a n o infatti il G r a z i a n i p r e s s o c h e n u d o , con le varie p a r t i d e l c o r p o p u n t e g g i a t e da un'infinità di piccole cicatrici, e atteggiato in u n a serie di pose plastiche e ginniche tali da p r o v a r e c o m e egli fosse nel totale possesso del suo vigore fisico. U n a posa, p e r e s e m p i o , era la s e g u e n t e : il Viceré, in m u t a n d i n e ritto su u n a sola gamba, reggeva a braccia tese su le p a l m e delle m a n i d u e bicchieri colmi d'acqua». La destituzione di Graziani - che c o m u n q u e d u e anni d o p o , riebbe u n a posizione d i c o m a n d o i m p o r t a n t e c o m e C a p o di Stato M a g g i o r e dell'Esercito - p o n e v a un p r o b l e m a : il c o m a n d o delle t r u p p e in Etiopia. Il maresciallo avrebbe a n c h e accettato di conservare questo incarico, agli o r d i n i del n u o v o Viceré: ma il Duca d'Aosta n o n e r a d'accordo, e disse chiaro e t o n d o a Lessona di avere conosciuto b e n e Graziani, al t e m p o in cui lui (il Duca) serviva c o m e 88

m a g g i o r e dei m e h a r i s t i in Libia, e di averlo s e m p r e visto «tradire tutti i suoi capi», t r a n n e De B o n o p e r c h é gli lasciava fare tutto ciò che voleva. «Se lo accettassi c o m e collaboratore - concluse secco A m e d e o di Savoia - finirebbe col tradire a n c h e me.» Preferiva p e r t a n t o r i n u n c i a r e alla n o m i n a vicereale, p i u t t o s t o c h e t e n e r s i vicino il maresciallo. Ma, scartato Graziani, chi scegliere? Lessona ne discusse con il s o t t o s e g r e t a r i o g e n e r a l e Pariani, che n o n s e p p e s u g g e r i r e un n o m e accettabile. A quel p u n t o il ministro delle Colonie avanzò la c a n d i d a t u r a del generale Ugo Cavallero. Era, costui, un ufficiale brillante a n c h e se la sua carriera si era svil u p p a t a più negli alti c o m a n d i che alla guida di reparti: attit u d i n e questa che trovava c o n f e r m a nel fisico professorale. Giuocavano in favore di Cavallero le sue doti di intelligenza: giuocavano contro di lui d u e elementi. Passato dall'Esercito a l l ' i n d u s t r i a , il g e n e r a l e aveva r i c o p e r t o p e r q u a l c h e t e m p o la p o l t r o n a di p r e s i d e n t e dell'Ansaldo, p r a t i c a n d o , o tollerando, m e t o d i affaristicamente disinvolti. Per di più Badoglio n o n lo poteva soffrire, a n c h e p e r c h é Cavallero, che d u r a n t e l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e aveva u n a p o s i z i o n e chiave nello Stato Maggiore, sapeva molto, anzi t r o p p o , di C a p o r e t t o e delle responsabilità p e r il disastro. P r o p r i o questa incompatibilità aveva i m p e d i t o che il generale ottenesse u n c o m a n d o d i rilievo d u r a n t e l a g u e r r a d ' E t i o p i a , p u r a v e n d o l o sollecitato con d u e lettere al ministro delle Colonie. Ma Badoglio era t o r n a t o in g r a n fretta a R o m a da Addis Abeba p e r raccogliere, in gloria, titoli nobiliari, a p p a n naggi e donativi, i frutti della vittoria. E p r o p r i o Lessona gli aveva fatto o t t e n e r e u n a regalia di c i n q u e milioni (diverse centinaia di milioni attuali) a titolo di riconoscenza patria. Q u a n d o Lessona ne p a r l ò a Badoglio, il vecchio m a r p i o n e disse «che la sua opinione sul Cavallero n o n m u t a v a ma che n o n aveva nulla in c o n t r a r i o alla sua n o m i n a » . Restava da o t t e n e r e il consenso di Mussolini, che lo d i e d e senza esitazioni. Il Duca d'Aosta ne fu soddisfatto, a l m e n o sul m o m e n to: p e r c h é alla p r o v a dei fatti la gestione etiopica di Cavalle89

ro fu inferiore alle attese. Il n u o v o o r g a n i g r a m m a dei vertici italiani in Etiopia era c o m u n q u e stato, così, messo a p u n to. S e n o n c h é il p o v e r o Lessona, c h e t a n t o s'era p r o d i g a t o p e r realizzarlo, n o n poteva i m m a g i n a r e di esserne, c o m e s'è accennato, la m a g g i o r e vittima e la più incolpevole.

CAPITOLO QUARTO

T U T T I GLI U O M I N I DEL F Ù H R E R

Già alla fine del 1937 Hitler aveva b e n chiare nella m e n t e le successive t a p p e della sua azione: YAnschluss, la eliminazion e della Cecoslovacchia, c o m e Stato i n d i p e n d e n t e , dalla carta geografica, la spinta verso est in cerca dello spazio vitale. Ma e r a a n c o r a incerto sul t e m p i della realizzazione. Il 4 n o v e m b r e aveva c o n v o c a t o nella C a n c e l l e r i a d e l Reich, p e r u n a r i u n i o n e i m p o r t a n t e e s e g r e t a , il m i n i s t r o degli Esteri von N e u r a t h e i q u a t t r o più alti capi militari: Blomb e r g , m i n i s t r o della G u e r r a e c o m a n d a n t e s u p r e m o delle Forze A r m a t e , Fritsch, c o m a n d a n t e dell'Esercito, G ò r i n g , c o m a n d a n t e dell'Aviazione, Raeder, c o m a n d a n t e della Mar i n a . N o t e della discussione f u r o n o t e n u t e d a l l ' a i u t a n t e d i c a m p o di Hitler, colonnello Friedrich Hossbach. Il F ù h r e r i n t r a t t e n n e i suoi collaboratori p e r q u a t t r o o r e , p r e c i s a n d o che le dichiarazioni di quel g i o r n o a v r e b b e r o d o v u t o essere considerate, se fosse m o r t o , «il suo testamento». «I p r o b l e m i della G e r m a n i a - esordì - possono essere risolti solo con la forza. E questo n o n p u ò mai essere realizzato senza rischio.» Al più tardi, aggiunse, la G e r m a n i a avrebbe attuato i suoi progetti tra il 1943 e il 1945: ma a n c h e p r i m a se le circostanze lo avessero consentito. Primi obbiettivi: l'Austria e la Cecoslovacchia «per eliminare ogni minaccia sul nostro fianco». Poi il resto. Tra l'altro Hitler affermò che «una vittoria al cento p e r cento di Franco n o n era desiderabile» e c h e ai tedeschi conveniva persistesse u n a forte tensione nel M e d i t e r r a n e o , e magari sopravvenisse u n a g u e r r a tra l'Italia da u n a p a r t e , la Francia e la G r a n B r e t a g n a dall'altra. Q u e l conflitto avrebbe dato m a n o libera alla G e r m a n i a . 91

Gli storici s o n o d i s c o r d i n e l v a l u t a r e l ' i m p o r t a n z a di quella che è stata definita, dal n o m e di chi la verbalizzò, la conferenza Hossbach. Essa c o n f e r m ò le direttrici espansionistiche di Hitler e, p e r q u a n t o r i g u a r d a v a le d a t e , fu cont r a d d e t t a dai fatti. La G e r m a n i a si mosse p r i m a del m o m e n to in cui, s e c o n d o lo stesso F ù h r e r , le sue Forze A r m a t e avrebbero r a g g i u n t o il massimo della loro efficienza. Ma un e l e m e n t o di quella r i u n i o n e è c o m u n q u e significativo. Tre d e i c i n q u e i n t e r l o c u t o r i di H i t l e r - N e u r a t h , B l o m b e r g , Fritsch - f u r o n o e s t r o m e s s i , nel g i r o di p o c h e s e t t i m a n e , dalle cariche che ricoprivano. U n a p u r g a , in p a r t e frutto del caso, in p a r t e d e t e r m i n a t a da spietati giuochi di p o t e r e , rivoluzionò l'alto c o m a n d o tedesco, e ne trasferì la g u i d a sup r e m a al F ù h r e r , ansioso di n e u t r a l i z z a r e nella casta degli ufficiali o g n i opposizione, se n o n politica, a l m e n o tecnica ai suoi o r i e n t a m e n t i . Alla vigilia deWAnschluss l ' u o m o che voleva fare la g u e r r a , e che riteneva di sapere c o m e e q u a n d o farla, p o t è d a r e d i r e t t a m e n t e i suoi o r d i n i alla W e h r m a c h t , senza più i n t e r m e d i a r i i n g o m b r a n t i . Q u e s t a v i c e n d a è l e g a t a solo i n d i r e t t a m e n t e all'Italia. Merita tuttavia di essere r a c c o n t a t a con q u a l c h e a m p i e z z a p e r d u e motivi: ebbe u n peso d e t e r m i n a n t e nella p r e p a r a zione tedesca del conflitto, e r a p p r e s e n t ò , p e r Mussolini, un e s e m p i o e un p r e c e d e n t e . A n c h ' e g l i volle infatti essere, q u a n d o l'Italia i n t e r v e n n e , il c o m a n d a n t e delle Forze Arm a t e , e s a u t o r a n d o il Re, che p e r t r a d i z i o n e aveva s e m p r e rivestito - a n c h e se a volte, c o m e nella p r i m a g u e r r a m o n diale, solo formalmente - questa responsabilità. W e r n e r v o n B l o m b e r g g o d e v a di g r a n d e p r e s t i g i o e di u n a autorità inferiore soltanto a quella del Fùhrer. E r a l'unico feld-maresciallo in servizio attivo, con g r a n d e stizza di Gòring. Insieme a Fritsch, si era risolutamente o p p o s t o alla pretesa di H i m m l e r di allargare la consistenza dei r e p a r t i di ss sino a trasformarli in un «esercito parallelo». Ma in aiuto dei suoi n e m i c i s o p r a v v e n n e r o circostanze i m p r e v e d i b i l i . Nel d i c e m b r e del 1937 gli s p o s t a m e n t i del maresciallo se92

g u i r o n o itinerari singolari, il che n o n sfuggì ai suoi subordin a t i Keitel e J o d l . Spesso, in abiti civili, egli si r e c a v a a Oberhof, un villaggio della Foresta di Turingia, e u n a volta vi sostò u n a s e t t i m a n a . Q u a n d o , il 20 d i c e m b r e , m o r ì Ludendorff, il t r e n o speciale c h e d o v e v a t r a s p o r t a r e Blomberg, o r a t o r e ufficiale designato p e r le i m p o n e n t i esequie, a Monaco, lo caricò a Oberhof. A Natale la figlia di Blomberg fu o s p i t e di Keitel, un cui figlio e r a fidanzato c o n lei, e il feld-maresciallo se ne a n d ò invece nel solito rifugio. Un aiut a n t e d e l m i n i s t r o della G u e r r a , cui e r a n o state chieste informazioni, disse c h e B l o m b e r g e r a «in visita presso u n a signora che si era spezzata u n a caviglia sciando». La signora in questione rispondeva al n o m e di Erna G r u h n , e lavorava, in quel t e m p o , c o m e stenodattilografa in un ufficio statale. Il 12 gennaio 1938 il c i n q u a n t o t t e n n e maresciallo si u n ì in m a t r i m o n i o con la v e n t i c i n q u e n n e E r n a . La cerimonia fu soltanto civile e si svolse nel ministero della G u e r r a , a r i t m o affrettato. Ad essa assistettero, c o m e testim o n i , Hitler e G ò r i n g , ma n e s s u n g e n e r a l e dell'Esercito. I m a t r i m o n i degli alti sacerdoti dello Stato Maggiore tedesco n o n sono mai stati affari privati. La casta ha s e m p r e vegliato - a l m e n o fino alla seconda g u e r r a m o n d i a l e - sulla p r o p r i a i m m u n i t à da contagi plebei, e il titolo di «Marescialla» n o n poteva essere elargito a d o n n e senza a d e g u a t a tradizione familiare. E r n a G r u h n veniva dal sobborgo d i N e u k ò l n , u n o dei p i ù malfamati di Berlino, e sua m a d r e teneva un «salone di massaggio» che e r a in realtà u n a casa di a p p u n t a m e n ti. La ragazza e r a stata scacciata di casa p e r c h é la sua condotta a p p a r i v a scandalosa p e r s i n o alla t e n u t a r i a di un simile locale. Aveva fatto la prostituta in varie città, p e r tre volte e r a stata a r r e s t a t a p e r c o m m e r c i o d i p o r n o g r a f ì a . Blomberg, p r e v e d e n d o l'opposizione dei suoi colleghi e particol a r m e n t e di von Fritsch, u n o scapolo solitario e quasi ascetico, e r a a n d a t o a c h i e d e r e p r o t e z i o n e a H i t l e r e a G ò r i n g . Hitler gli aveva risposto: «Se ce n'è bisogno vi sosterrò». Gòr i n g gli aveva fornito e q u i v a l e n t i assicurazioni. Ma B l o m 93

berg n o n aveva detto loro tutta la verità. Si e r a limitato solo a confessare che E r n a e r a «di origini modeste» e che «aveva u n passato». O t t o giorni d o p o la cerimonia, il conte di Helldorff, p r e fetto della polizia di B e r l i n o , aveva sul p r o p r i o tavolo un dettagliato r a p p o r t o sui p r e c e d e n t i della n u o v a «Marescialla». Egli n o n aveva d a t o n e s s u n o r d i n e in p r o p o s i t o ai suoi funzionari e t u t t o r a s'ignora chi ne fu l'autore e p e r c h é venne r e d a t t o . Ma u n a volta p o r t a t o a conoscenza di Helldorff, questi n o n poteva i g n o r a r l o . Helldorff n o n e r a nazista, come vecchio funzionario detestava il n u o v o Regime e gli illegali sistemi della n u o v a polizia, la Gestapo; ma ne temeva la c o n c o r r e n z a e sapeva che se a n c h e avesse fatto s c o m p a r i r e il r a p p o r t o nel tiretto, H i m m l e r e H e y d r i c h lo avrebbero in q u a l c h e m o d o r i p o r t a t o alla luce. Nello stesso t e m p o p e r ò egli si rifiutava di d a r e l'avvio a u n o s c a n d a l o c h e p o t e v a gettare o m b r e sinistre sull'Esercito. Imbarazzatissimo, p e n s ò di r i m e t t e r e la cosa nelle m a n i di Keitel che in un p r i m o t e m p o avrebbe voluto eliminare il vespaio, insabbiando tutto, a n c h e p e r via del fidanzamento t r a suo figlio e la figlia di B l o m b e r g . Ma p o i , c o n la infida p r u d e n z a tipica della sua n a t u r a , consigliò al prefetto di polizia di p a r l a r n e a Gòring, che a sua volta si mostrò turbato, e chiese t e m p o p e r riflettere. Il giorno d o p o G ò r i n g convocò H i m m l e r e H e y d r i c h . Cosa si dissero in quella occasione i t r e c o m p a r i , legati a d o p p i o filo dal g i o r n o in cui a v e v a n o e p u r a t o R o h m e le SA r i m a n e n d o p a d r o n i del Partito e della polizia? Non si sa, ma u n a cosa è ormai certa. H i m m l e r aveva già avuto, p r i m a del m a t r i m o n i o di Blomberg, copia del r a p p o r t o sui precedenti di E r n a G r u h n , e n o n ne aveva fatto parola al F ù h r e r n e m m e n o q u a n d o aveva s a p u t o che questi si accingeva a p a r t e c i p a r e alla c e r i m o n i a in qualità di testim o n e . Si d i r e b b e d u n q u e ch'egli abbia avuto un certo interesse a che quella mesaillance n o n solo si contraesse, ma implicasse lo stesso Hitler, di cui, conoscendolo, si poteva scontare la reazione, il giorno in cui avesse saputo tutta la verità. 94

Q u a n t o a Gòring, n o n si è mai a p p u r a t o se fosse complice di H i m m l e r o se, c o m e Hitler, fosse stato sorpreso. C e r t o è che G ò r i n g in p e r s o n a contestò il c o n t e n u t o del dossier al maresciallo, c h e «ammise tutto». D o p o d i c h é , il 24 gennaio, si recò dal suo capo p e r metterlo al c o r r e n t e della faccenda. H i t l e r c o n t e n n e l a sua rabbia, m a disse f r e d d a m e n t e al maresciallo c h e d o v e v a d i m e t t e r s i . Dal colloquio B l o m b e r g uscì con l'illusione che la sua disgrazia fosse solt a n t o p a s s e g g e r a , t a n t o p i ù che il F ù h r e r gli aveva chiesto consiglio sulla n o m i n a del successore, g i u n g e n d o p e r ò alla conclusione che c'era un solo c a n d i d a t o accettabile: lui stesso, Hitler. M u n i t o di alcuni chèques, B l o m b e r g fu m a n d a t o con la sua E r n a p r i m a in crociera, poi a Capri, e q u i n d i veg e t ò i n u n villaggio b a v a r e s e f i n o alla c o n c l u s i o n e della g u e r r a , alla quale sopravvisse m e n o di un a n n o . Fosse rimasto al suo posto, p r o b a b i l m e n t e avrebbe figurato nella lista dei criminali di g u e r r a . Le forzate dimissioni di Blomberg costituivano u n o scandalo ma n o n a p r i v a n o a n c o r a la crisi dei r a p p o r t i tra Esercito e P a r t i t o . Essa c o m i n c i ò al m o m e n t o della n o m i n a del successore. La scelta sembrava che n o n potesse c a d e r e su altri che su v o n Fritsch, generalissimo d e s i g n a t o , ufficiale di alto prestigio e vincitore del duello ingaggiato in n o m e della onorabilità dell'Esercito c o n t r o B l o m b e r g . Ma ecco farsi avanti H i m m l e r con un altro dossier c o n t r o il c a n d i d a t o . Era un dossier che risaliva al 1935, q u a n d o Hitler aveva affidato alla G e s t a p o il c o m p i t o di i n d a g a r e sulla m o r a l i t à p r i v a t a delle personalità del n u o v o Regime. C h e Hitler avesse u n a idiosincrasia p e r la omosessualità c o m e l'aveva Mussolini è d u b b i o , d a c c h é tollerò p o i c o m e m i n i s t r o della E c o n o m i a Walther F u n k , invertito di fama i n t e r n a z i o n a l e . Ma questa accusa era stata a d d o t t a a giustificazione di molte epurazioni, dall'affare R o h m in poi. Ed ecco che o r a essa veniva invocata p e r scartare dal p o t e r e von Fritsch, capo dell'Esercito. Le insinuazioni sul suo conto si basavano sul r a p p o r t o di un c e r t o Schmidt, c h e asseriva di aver s o r p r e s o u n a sera il 95

generale, presso la stazione di Wannsee, in relazioni sospette con un certo Weingartner. Schmidt era u n a canaglia che, c o n d a n n a t o alla p r i g i o n e p e r furto, si e r a messo al servizio della Gestapo p e r n o n espiare la p e n a . A Hitler evidentemente il dossier n o n dispiacque. Egli chiese a Hossbach, i m p e g n a n d o l o con g i u r a m e n t o al segreto, le sue opinioni su von Fritsch. Hossbach respinse con o r r o r e le insinuazioni e, p r e o c c u p a t o dell'eventualità di un n u o v o scandalo, infranse il g i u r a m e n t o e informò il g e n e r a l e . Von Fritsch era un aristocratico insolente. Chiese immediatamente di essere ricevuto dal Fùhrer, e l'intervista si svolse alla p r e senza di G ò r i n g nel palazzo della Cancelleria. Il g e n e r a l e trattò con alterigia Hitler, rifiutando la sedia che costui gli offriva, aggiustandosi il monocolo nell'orbita e carezzandosi gli stivali col frustino. Q u a n t o a Gòring, affettò di n o n rivolgergli mai la parola. Chiese di leggere il r a p p o r t o e scorso che l'ebbe lo b u t t ò sul tavolo c o m m e n t a n d o in t o n o di disprezzo: «Roba da Gestapo». Q u i n d i rifiutò di firmare le dimissioni e chiese la convocazione di un giurì militare d'onore. L'affare s'imbrogliava p e r c h é m a n c a n d o le dimissioni volontarie occorreva p r o c e d e r e a u n a destituzione d'autorità. E il g e n e r a l e Beck, C a p o di Stato M a g g i o r e d e l l ' E s e r c i t o , p r o p o s e ai suoi colleghi di tutte le a r m i di sostenere u n a n i m e m e n t e von Fritsch, p e r c h é la lotta c o n t r o di lui e r a u n a lotta c o n t r o la apoliticità della W e h r m a c h t . Ma l ' u n a n i m i t à n o n ci fu e Hitler profittò della divisione p e r tranciare il nod o con u n a delle s u e decisioni f u l m i n e e . C o n u n d e c r e t o legge si a u t o n o m i n ò c o m a n d a n t e s u p r e m o di tutte le Forze A r m a t e t e d e s c h e . Il m i n i s t e r o della G u e r r a fu s o p p r e s s o . Wilhelm Keitel v e n n e n o m i n a t o capo dell'OKW («Oberkomm a n d o d e r Wehrmacht»), un incarico che n o n poteva essere p a r a g o n a t o , p e r i m p o r t a n z a , a quello di Blomberg. Keitel n o n e r a m o l t o conosciuto dal F ù h r e r , gli aveva p a r l a t o u n a volta sola, impressionandolo così poco che Hitler l'aveva chiamato poi von Keitel, con il prefisso nobiliare al quale n o n aveva diritto. Ma sia B l o m b e r g sia Fritsch gli a v e v a n o 96

parlato della docilità e della capacità organizzativa di Keitel c h e e b b e funzioni p a r a g o n a b i l i , in g e r g o m i n i s t e r i a l e , a quelle di un capo di gabinetto. Questi c a m b i a m e n t i furono il principio di un autentico t e r r e m o t o . Sedici generali furon o messi fuori q u a d r o , altri q u a r a n t a q u a t t r o c a m b i a r o n o sede, von Brauchitsch d i v e n n e c o m a n d a n t e in capo dell'Esercito in sostituzione di von Fritsch, G ò r i n g d i v e n n e m a r e sciallo, cioè s u p e r i o r e in g r a d o a tutti gli altri militari tedeschi in servizio. Ogni m a n o v r a contro il F ù h r e r e il Regime fu da quel m o m e n t o molto più difficile. Beck tuttavia n o n mollava, scoprì che la Crestapo, con il suo dossier, aveva v o l o n t a r i a m e n t e confuso tra von Fritsch e un c e r t o c a p i t a n o Frisch: a q u e l p u n t o G ò r i n g e H i m m l e r avrebbero voluto chiudere la vicenda con espressioni di r a m m a r i c o a von Fritsch, d o p o c h e lo s c i a g u r a t o S c h m i d t e r a stato e l i m i n a t o con un o p p o r t u n o colpo di pistola alla nuca. I n t a n t o l'inchiesta travolgeva altre personalità, tra esse il famoso tennista b a r o n e von ( '.ramni. Per quel che lo rig u a r d a v a , von Fritsch, irremovibile, chiese il giudizio di un tribunale militare, che fu costituito, e, sotto la presidenza di Cxòring, c o m p r e s e Brauchitsch, R a e d e r e d u e alti magistrati. Il processo - che Beck e i suoi amici s p e r a v a n o avrebbe svelato le m e n e di H i m m l e r e della G e s t a p o , e rialzato il prestigio della W e h r m a c h t , - e r a stato fissato p e r 1' 11 m a r zo. Un o r d i n e d e l F ù h r e r lo r i n v i ò sine die p e r c h é il 12 le t r u p p e tedesche avrebbero invaso l'Austria. Abituati alla o b b e d i e n z a , s o p r a t t u t t o i n m o m e n t i c o m e quello, i capi militari n o n sollevarono obbiezioni. N o n ne sollevò io stesso von Fritsch, cui Hitler di lì a poco concesse il c o m a n d o o n o r a r i o di un r e g g i m e n t o . N o r m a l m e n t e , questi c o m a n d i o n o r a r i e r a n o solo formali. Von Fritsch lo intese altrimenti, e combatté con il suo r e g g i m e n t o nel s e t t e m b r e '39 davanti a Varsavia, dove c a d d e ucciso da u n a pallottola di cui si è s e m p r e i g n o r a t a l'origine. I suoi funerali furono solenni p e r o r d i n e di Hitler, il quale n o n vi partecipò e vi si fece r a p p r e s e n t a r e da Gòring. 97

Q u i n d i B r a u c h i t s c h si sposò p e r la t e r z a volta, ma q u e l m a t r i m o n i o a cui aspirava da a n n i fu Hitler a consentirglielo e l a r g e n d o g l i u n a s o m m a con cui c o m p e n s a r e la sua sec o n d a moglie e o t t e n e r n e il c o n s e n s o al divorzio. E così la crisi dei r a p p o r t i tra Esercito e Partito apertasi con le nozze di B l o m b e r g si chiuse con quelle di Brauchitsch. Ciò c h e imp o r t a p e r la nostra esposizione è che, alla vigilia della realizzazione dei suoi piani d'espansione, Hitler aveva saldamente in p u g n o , alla sua diretta d i p e n d e n z a , le Forze A r m a t e . Altri a v v i c e n d a m e n t i di g r a n d e rilievo si verificarono tra i ministri civili. H j a l m a r Schacht, celebre e s p e r t o di finanza, ministro dell'Economia e plenipotenziario p e r la Economia di g u e r r a , si dimise d o p o l u n g h i contrasti s o p r a t t u t t o c o n G ò r i n g che, essendo stato n o m i n a t o plenipotenziario p e r il Piano q u a d r i e n n a l e , interferiva p e s a n t e m e n t e nelle decisioni economiche. Lo sostituì, c o m e accennato, Walther Funk, un giornalista specializzato in e c o n o m i a . Poi, nel febbraio 1938, il c a u t o b a r o n e C o s t a n t i n o von N e u r a t h , t i e p i d o sostenitore del Regime, fu rimpiazzato al ministero degli Esteri da J o a c h i m von R i b b e n t r o p , cui e r a n o già state affidate, q u a n d o e r a a m b a s c i a t o r e a L o n d r a , missioni delicate, c h e scavalcavano il responsabile ufficiale della politica estera. Su von R i b b e n t r o p c o n v e r r à i n d u g i a r e un po', p e r la influenza che esercitò sulle decisioni di Hitler, e p e r i r a p p o r t i assidui e ambigui che ebbe con il suo omologo italiano, Galeazzo Ciano. J o a c h i m von R i b b e n t r o p proveniva da u n a famiglia della piccola nobiltà. N a t o n e l 1893, da r a g a z z o aveva g i r a t o il m o n d o , e a diciassette a n n i si era trasferito in C a n a d a «per t e n t a r v i la via degli affari», c o m e ha scritto il G u e r r i , biografo di Ciano. Là r a p p r e s e n t a v a , s e m b r a con successo, u n a marca di champagne. Q u a n d o scoppiò la prima g u e r r a m o n d i a l e l ' e m i g r a t o - p u r p o t e n d o essere d i s p e n s a t o d a l servizio militare - t o r n ò volontario p e r p r e s t a r e servizio nella W e h r m a c h t . Ma p r e s t o fu scelto - g r a z i e alla sua c o n o 98

scenza dell'inglese, e del m o n d o a n g l o s a s s o n e - p e r altri compiti. V e n n e inviato in Turchia, nell'ufficio d e l l ' a d d e t t o militare tedesco, von P a p e n , e q u i n d i p a r t e c i p ò ai lavori della C o n f e r e n z a della p a c e n e l 1919. S a n z i o n a t a la disfatta, t o r n ò allo c h a m p a g n e : e rafforzò questa sua vocazione commerciale p o r t a n d o all'altare la figlia di un m a g n a t e dei vini. Si poteva s u p p o r r e che, da quel m o m e n t o , R i b b e n t r o p si limitasse ad arricchire t r a n q u i l l a m e n t e . Fu invece folgorato, nel '32, da un i n c o n t r o con Hitler. I d u e si intesero subito. O piuttosto, il F ù h r e r soggiogò c o m p l e t a m e n t e R i b b e n t r o p , e p r e s e a s e r v i r s e n e in incarichi d a p p r i n c i p i o finanziari, q u i n d i d i p l o m a t i c i . B i s o g n a r i c o n o s c e r e c h e , nelle p r i m e missioni affidategli - a L o n d r a p e r o t t e n e r e il ripristino della M a r i n a militare tedesca, nel '35, poi a n c o r a a L o n d r a p e r placare l'allarme suscitato dalla occupazione della R e n a n i a R i b b e n t r o p se la cavò abbastanza b e n e : tanto da essere n o m i n a t o , d o p o queste m a n s i o n i svolte in qualità di p l e n i p o tenziario, ambasciatore p e r m a n e n t e nella capitale britannica, da d o v e Hitler lo richiamava, spesso e volentieri, p e r alt r e o p e r a z i o n i della sua d i p l o m a z i a parallela, n o n coincid e n t e con quella del ministero degli Esteri. Il R i b b e n t r o p di quel p e r i o d o e r a piuttosto fìloinglese e anti-italiano: pensava - sulla scia del Mein Kampf, del resto c h e la G e r m a n i a e la G r a n B r e t a g n a p o t e s s e r o c o m b a t t e r e insieme p e r sconfiggere l'URSS. Al suo p r i m o contatto con lui, a Berlino - formalmente Ribbentrop era allora soltanto l'ambasciatore tedesco a L o n d r a - Ciano n o n ne ricavò u n a b u o na impressione. A d e t t a di Anfuso «non si a s t e n n e dal chiam a r l o fesso a voce abbastanza alta p e r essere inteso dai n u merosi f r e q u e n t a t o r i di città italiane che ci e r a n o attorno». Ma, convertitosi Hitler all'Asse, a n c h e Ribbentrop si a d e g u ò . Su un p u n t o coloro che lo f r e q u e n t a r o n o sono u n a n i m i . Era un u o m o sgradevole. Bastianini ce ne ha lasciato un ritratto spietato: «In verità egli n o n e r a fatto c o m e noi, di m u scoli, d'ossa, di cartilagini e di s a n g u e , ma e v i d e n t e m e n t e aveva c u r a p e r motivi speciali, intimissimi, e n o n c o m p r e n 99

sibili a p r i m a vista, di t e n e r e la sua p e r s o n a tutta intera d e n t r o un i n v o l u c r o r i g i d o , d o p o averla intirizzita a mezzo di qualche p r o c e d i m e n t o chimico a noi ignoto... La virtù di sap e r aspettare doveva sembrargli perdita di t e m p o , la pazienza nel t r a t t a r e debolezza, il tatto m a n c a n z a di dignità». E l'interprete Schmidt: «La qualità principale di R i b b e n t r o p e r a la sua cocciutaggine. Più volte l'ho visto insistere in u n a p r o p o s t a , senza n e p p u r e peritarsi di essere scortese. Stancava così l'avversario fino ad i n d u r l o a d i r e di sì, m a g a r i c o n t r o voglia». Da H i t l e r aveva p r e s o il vezzo di d e l i r a n t i progetti distruttori. Fu un diplomatico, e poi un ministro degli Esteri, che disprezzava la diplomazia e la trattativa, e a d o r a v a invece la forza, tanto che Ciano un giorno a n n o t ò : «Talvolta vuole, d'accordo col G i a p p o n e , d i s t r u g g e r e la Russia. Talaltra a b b a t t e r e i suoi fulmini sulla Francia e sull'Inghilterra. A volte minaccia gli Stati Uniti». N o n fece nulla p e r m o d e r a r e l'aggressività hitleriana, anzi la incoraggiò s e m p r e . Il r o m e n o C o m n è n e , che fu ministro degli Esteri del suo paese, scrisse che «presuntuoso, affettato, vanesio, d o p o Hitler fu il m a g g i o r responsabile del t r e m e n d o d r a m m a » . Secondo l'ambasciatore inglese a Berlino H e n d e r s o n , che ne subì l'arroganza e ne verificò i raggiri, « n e s s u n o ha c o n t r i b u i t o q u a n t o lui a p r e c i p i t a r e la g u e r r a , e p e r tale r a g i o n e n e s s u n t o r m e n t o d e l l ' I n f e r n o di D a n t e sarà abbastanza terribile p e r R i b b e n t r o p » . E a n c o r a C i a n o (passato p r e s t o u n fugace p e r i o d o d i b u o n a intesa con il t e d e s c o ) : «E possibile e s s e r e p i ù m a i a l e di R i b b e n trop?... Q u e l l ' u o m o è sinistro e la sua influenza sugli eventi è e s t r e m a m e n t e pericolosa». A p p u n t o p e r c h é aveva q u e l t e m p e r a m e n t o e quelle idee, R i b b e n t r o p r a p p r e s e n t a v a p e r Hitler il ministro degli Esteri ideale, u n a volta deciso che al relativo p e r b e n i s m o nazista dei primissimi a n n i (ci riferiamo alla politica internazionale) dovesse seguire la fase delle a n n e s s i o n i , e delle aggressioni. Per far c a d e r e p r i m a l'Austria, poi il resto, Hitler aveva così creato un o r g a n i g r a m m a politico-militare che gli conveniva p e r f e t t a m e n t e .

CAPITOLO QUINTO

L'ANSCHLUSS

La sera del 10 febbraio 1938 il Cancelliere austriaco Schuschnigg lasciò Vienna, in t r e n o , insieme al giovane ministro degli Esteri G u i d o Schmidt, p e r incontrarsi, a Berchtesgad e n , c o n Hitler. A l suo m i n i s t r o S c h u s c h n i g g m o r m o r ò , m e n t r e salivano sulla v e t t u r a - s a l o n e , che p e r u n colloquio c o n H i t l e r l ' i n t e r l o c u t o r e p i ù a d a t t o s a r e b b e stato il d o t t . W a g n e r - J a u r e g g : che e r a un famoso psichiatra austriaco. Il f r e d d o e r a intenso e le s t r a d e ghiacciate q u a n d o gli ospiti, lasciata la vettura-salotto, si avviarono verso il «nido dell'aquila», t a n t o c h e d o v e t t e r o essere impiegati, p e r il tragitto, dei mezzi semicingolati dell'Esercito. Il Cancelliere austriaco e r a a p p r e n s i v o , e insicuro. Q u e l «vertice» e r a stato p r e c e d u t o d a u n a serie d i avvisaglie t e m p e s t o s e ; l ' a r r o g a n z a dei nazisti, in A u s t r i a , d i v e n t a v a s e m p r e p i ù t r u c u l e n t a e o s t e n t a t a , senza c h e p e r q u e s t o cessassero l e l a m e n t e l e d i Berlino circa il c o m p o r t a m e n t o n o n amichevole, ed equivoco, del g o v e r n o di V i e n n a . L'ambasciatore v o n P a p e n , che aveva avuto a t t e g g i a m e n t i conciliatori, e r a stato «dimissionato» dal F ù h r e r il 4 febbraio, e r e s t i t u i t o al suo incarico d u e giorni d o p o : u n episodio c h e v a i n q u a d r a t o nelle p u r g h e hitleriane di quel p e r i o d o , e che c o m u n q u e indusse von P a p e n , vecchia volpe, a i n d u r i r e il t o n o verso gli austriaci. S c h u s c h n i g g f u subito r i c e v u t o d a Hitler, p e r u n a c o n versazione a quattr'occhi: e nel tentativo di essere amabile, osservò, alle p r i m e b a t t u t e , c h e da quella sala si g o d e v a di u n a magnifica vista. «Non siamo qui p e r p a r l a r e del p a n o rama», lo i n t e r r u p p e b r u s c a m e n t e Hitler. Sconcertato, l'austriaco spiegò che il suo g o v e r n o aveva c o m p i u t o ogni sfor101

zo p e r d i m o s t r a r e , c o n i fatti, di voler essere a m i c o della G e r m a n i a , e di voler t e n e r e fede all'accordo dell' 11 luglio 1936. Gli toccò subire, in risposta - e lo ha poi r a c c o n t a t o nelle sue m e m o r i e - un p r i m o sfogo furioso di H i t l e r : «E questa lei la chiama u n a politica amichevole, Herr Schuschnigg? P r o p r i o il c o n t r a r i o : voi avete fatto t u t t o il possibile p e r evitare u n a politica amichevole. Per esempio, siete comp i a c e n t e m e n t e rimasti nella Società delle Nazioni b e n c h é il Reich ne fosse uscito». C o n la inutile logica dell'agnello che discute con il l u p o , Schuschnigg obbiettò che n e s s u n o aveva chiesto all'Austria di a b b a n d o n a r e la Lega, e che la G e r m a nia n o n aveva fatto p a r o l a d i q u e s t a esigenza q u a n d o , a p p u n t o nel luglio del '36 (essendo già allora uscita, sbattendo la p o r t a , dal consesso ginevrino), aveva stipulato con Vienna un a c c o r d o globale. Messa da p a r t e con disinvoltura la inconsistente accusa, H i t l e r passò al s o d o . D a p p r i m a sfidò i r o n i c a m e n t e S c h u s c h n i g g a un plebiscito nel quale avrebb e r o g a r e g g i a t o l ' u n o c o n t r o l'altro, q u i n d i l o diffidò dal rafforzare le frontiere: «Voi n o n ci p o t e t e f e r m a r e , e n e m m e n o r i t a r d a r e di mezz'ora, forse vi sveglierete u n a m a t t i n a e ci troverete già a Vienna, c o m e un t e m p o r a l e di p r i m a v e ra». Infine il F ù h r e r sbraitò c o n t r o le persecuzioni cui erano soggetti i nazisti austriaci, avvertì che a v r e b b e offerto a S c h u s c h n i g g u n ' u l t i m a o p p o r t u n i t à di evitare il p e g g i o , e infine alla ovvia d o m a n d a «quali sono le vostre condizioni?» r e p l i c ò g e l i d o : «Le c o n o s c e r e t e nel p o m e r i g g i o » . A q u e l p u n t o la conversazione divagò, Schuschnigg evocò il n o m e di Beethoven, simbolo della unità di cultura austro-tedesca, Hitler obbiettò che B e e t h o v e n e r a r e n a n o . Futilità. Ma prima di c o n g e d a r e Schuschnigg, che t i m i d a m e n t e aveva detto «non siamo soli al m o n d o » , Hitler lo a m m o n ì : «Non crediate che q u a l c u n o al m o n d o voglia contrastare le mie decisioni. L'Italia? Con Mussolini ho p i e n a identità di v e d u t e , i più stretti legami di amicizia mi uniscono all'Italia. L'Inghilterra? L'Inghilterra n o n m u o v e r à u n dito p e r l'Austria». Lo statista austriaco ritrovò, a colazione, un Hitler molto 102

più rilassato, a n c h e se spavaldo nel vantare, in u n o dei suoi torrenziali m o n o l o g h i , le realizzazioni del R e g i m e nazista. In u n o slancio di cordialità, il F ù h r e r - al cui fianco e r a n o R i b b e n t r o p , di freschissima n o m i n a , e alcuni generali - p r o p o s e di d a r e il n o m e di Tegetthoff, e r o e d e l l ' i m p e r o austro-ungarico, a u n a nave da battaglia in costruzione, e di invitare Schuschnigg e l'ammiraglio H o r t h y al varo. Q u a n do la discussione r i p r e s e , Hitler e r a c i r c o n d a t o da collaboratori: e p r e s e n t ò un p r o g e t t o di protocollo in base al quale il s u o p r o c o n s o l e a u s t r i a c o , S e y s s - I n q u a r t , d o v e v a essere n o m i n a t o ministro d e l l ' I n t e r n o , con p i e n a a u t o r i t à sulla sicurezza; u n a amnistia generale sarebbe stata concessa a tutte le p e r s o n e c o n d a n n a t e o incriminate p e r attività naziste; o g n i discriminazione nei riguardi dei nazisti sarebbe cessata; si sarebbe p r o c e d u t o a u n a «assimilazione» della economia austriaca a quella tedesca; un nazista sarebbe stato n o m i n a t o ministro delle Finanze; le Forze A r m a t e dei d u e paesi avrebbero collaborato strettamente, con riunioni congiunte di Stato Maggiore e scambi di ufficiali, e Glaise-Horstenau, n o n ufficialmente nazista ma p a n g e r m a n i s t a fervente, già incluso nel g o v e r n o Schuschnigg c o m e ministro dell ' I n t e r n o , s a r e b b e d i v e n t a t o m i n i s t r o delle Forze A r m a t e . U n a clausola aggiuntiva, e decisiva, stabiliva c h e «il nazionalsocialismo è compatibile con le condizioni dell'Austria». Per t u t t o c o m p e n s o , i l p r o g e t t o e s c l u d e v a i n t e r f e r e n z e d i o r g a n i s m i nazisti in Austria, a t t r i b u e n d o al solo Seyss-Inq u a r t la r a p p r e s e n t a n z a degli interessi di Berlino. Schuschnigg tentò di t e m p o r e g g i a r e , ma Hitler lo trasse in disparte e gli intimò: «Questa è la bozza del d o c u m e n t o . N o n c'è n i e n t e da discutere. Se lei firma b e n e , in caso contrario il nostro incontro sarà stato inutile, e io d e c i d e r ò d u r a n t e la notte il da farsi». C o n qualche attenuazione, l'accordo fu sottoscritto dallo s t r e m a t o Cancelliere austriaco, che ripartì i m m e d i a t a m e n t e , d e c l i n a n d o un invito a cena. N o n a p p e n a se ne fu a n d a t o , Hitler o r d i n ò a Keitel, a J o d I e all'ammiraglio Canaris di organizzare esercitazioni e a m m a s 103

s a m e n t i di t r u p p e , a scopo i n t i m i d a t o r i o , nelle vicinanze della frontiera austriaca. Ma nel c o n t e m p o rassicurò l'Austria in un discorso del 20 febbraio nel quale ostentò di considerare le intese (si fa p e r dire) di B e r c h t e s g a d e n c o m e u n a integrazione degli accordi del luglio 1936, e rivolse «sinceri r i n g r a z i a m e n t i » a! C a n c e l l i e r e a u s t r i a c o p e r «la g r a n d e c o m p r e n s i o n e e il calore» con cui aveva accolto il suo invito. A questo p u n t o Schuschnigg p e n s ò di potersi p e r m e t t e r e u n a riaffermazione s o l e n n e della volontà d ' i n d i p e n d e n z a austriaca. Tra l'altro aveva saputo che Ciano, tramite il principe d'Assia, aveva espresso la speranza che nel n u o v o p r o t o collo fosse menzionata la i n d i p e n d e n z a austriaca: il che n o n e r a a v v e n u t o . Il 24 febbraio, nel P a r l a m e n t o di V i e n n a , il Cancelliere prese la parola dichiarando, anzitutto, che all'ordine del giorno v'era un solo a r g o m e n t o : «Austria». Al di là degli Accordi di B e r c h t e s g a d e n , assicurò Schuschnigg, n o n era possibile a n d a r e , e n o n si sarebbe andati. L'Austria intendeva essere in p a c e c o n la G e r m a n i a , ma i n t e n d e v a a n c h e « r i m a n e r e u n o Stato libero e i n d i p e n d e n t e » . L'accoglienza del Parlamento, e quella p o p o l a r e a Vienna, fu entusiastica. Ma a Graz - dove il m o v i m e n t o nazista era p a r t i c o l a r m e n t e forte - squadracce con la svastica si a b b a n d o n a r o n o a incursioni violente già d u r a n t e la trasmissione radiofonica del discorso. Mussolini ne fu in un p r i m o m o m e n t o deliziato: «Il patriottismo austriaco, che aveva languito p e r v e n t a n n i , si è risvegliato» c o m m e n t ò . Alla C a m e r a francese il ministro degli Esteri Delbos dichiarò che l ' i n d i p e n d e n z a austriaca e r a un fattore essenziale dell'equilibrio e u r o p e o . Berlino tacque. Ma von Papen, in visita di congedo a Schuschnigg, lo avvertì che il suo d r a m m a t i c o a p p e l l o , m a l a u g u r a t a m e n t e a p p o g giato dai francesi, avrebbe provocato guai. I guai sarebbero successi c o m u n q u e . N o n o s t a n t e le limitazioni di B e r c h t e s g a d e n , il Partito Nazista austriaco, incor a g g i a t o dalle i m p u n i t à , rafforzato nei suoi r a n g h i , o r m a i spadroneggiava e, soprattutto nelle zone più favorevoli, organizzava comizi e p a r a t e in u n i f o r m e . P r o b a b i l m e n t e , an104

cora ai p r i m i di marzo, Hitler riteneva che quella del «cavallo di Troia» fosse la via p i ù utile p e r i m p a d r o n i r s i dell'Austria. S c h u s c h n i g g accelerò i t e m p i dell'azione tedesca con un'iniziativa disperata, p r i m a della quale s'era a l u n g o consultato con i suoi più intimi. Decise di i n d i r e un plebiscito sulla i n d i p e n d e n z a austriaca, r i t e n e n d o che u n o schiacciante voto p o p o l a r e a favore della i n d i p e n d e n z a stessa avrebbe fatto sbollire l'impeto dei nazisti e privato Hitler di ogni valido pretesto p e r l'Anschluss. C h e si trattasse solo di u n a breve t r e g u a , l'avevano capito tutti, in E u r o p a , e a n c h e fuori d ' E u r o p a . L'esodo degli ebrei aveva preso un r i t m o precipitoso, contratti commerciali e industriali venivano annullati, in attesa di v e d e r e gli sviluppi degli eventi, e A r t u r o Toscanini, del quale era prevista la partecipazione al festival m u sicale di Salisburgo, aveva telegrafato a n n u l l a n d o l'impegno «a causa delle contingenze politiche». Il 4 m a r z o il p i a n o di r e f e r e n d u m era a p u n t o . I votanti a v r e b b e r o risposto sì o no a q u e s t a p r o p o s i z i o n e : «Per u n ' A u s t r i a libera e tedesca, p e r un'Austria i n d i p e n d e n t e e sociale, cristiana e unita». M e n t r e deliberava questa mossa e s t r e m a e rischiosa Schuschnigg si p r e o c c u p ò di avvertirne, t r a i C a p i di g o v e r n o e u r o p e i , Mussolini, e u n i c a m e n t e Mussolini. Il m i n i s t r o italiano a Vienna, Francesco Salata, ebbe ragguagli sul plebiscito, e l'addetto militare austriaco a R o m a , colonnello Emil Liebitzky, ricevette a n a l o g h e informazioni, con l'incarico di riferirne al Duce. Per un p a r a d o s so protocollare Liebitzky aveva diretto accesso a Mussolini, ministro della G u e r r a , m e n t r e il ministro austriaco a R o m a s a r e b b e stato c o s t r e t t o a c h i e d e r e u d i e n z a t r a m i t e C i a n o . Mussolini intuì le conseguenze che l'annuncio del plebiscito avrebbe avuto: e lo sconsigliò vivacemente. Fu quello l'ultimo scambio di o p i n i o n i t r a S c h u s c h n i g g e il D u c e , p r i m a dell'Anschluss. P u r d o p o il p a r e r e negativo del Duce, Schus c h n i g g fissò le s c a d e n z e della o p e r a z i o n e plebiscito: il 9 m a r z o notizia pubblica, il 13 m a r z o , domenica, la votazione popolare. 105

M e n t r e le d a t e fatali si a p p r o s s i m a v a n o qualcosa cominciò a trapelare, p e r indiscrezioni che in simili circostanze sono quasi inevitabili. L'acuto Attolico sentiva, a Berlino, che quella di B e r c h t e s g a d e n e r a stata soltanto u n a t a p p a interlocutoria, e il 7 m a r z o telegrafò a Ciano p e r segnalargli che a suo avviso YAnschluss e r a o r m a i i m m i n e n t e . L'avvertimento infastidì il ministro, che, p r e n d e n d o esempio da Mussolini, preferiva c h i u d e r e gli occhi davanti alla realtà. In replica alla sua diligenza, l'ambasciatore si ebbe un rabbuffo: «Non gradisco ricevere informazioni da fonte fiduciaria. Desidero conoscerne, e con precisione, le origini». Il Duce e il ducellino a v e v a n o deciso di lavarsi le m a n i dell'affare a u s t r i a c o . « N o n p o s s i a m o a s s u m e r c i da q u i - sentenziava C i a n o - la r e s p o n s a b i l i t à di consigliarlo (Schuschnigg) in un senso o nell'altro. Q u i n d i agisca secondo la sua coscienza.» H i t l e r s e p p e del plebiscito solo la m a t t i n a del 9 m a r z o , p o c h e o r e p r i m a che Schuschnigg rivolgesse un discorso radiofonico alla n a z i o n e . D a p p r i m a i n c r e d u l o , e n t r ò s u b i t o d o p o in u n a crisi di r a b b i a e, t r a il p o m e r i g g i o del 9 e la mattina del 10, si i n t r a t t e n n e febbrilmente con Keitel e con altri capi militari p e r o r g a n i z z a r e l'invasione dell'Austria p r i m a del 13 m a r z o . AII'OKW n o n esistevano piani operativi al r i g u a r d o . N o n o s t a n t e q u e s t a g r a v e l a c u n a , e l'esigenza che la m a n o v r a fosse p r e d i s p o s t a nel volgere di 48 o r e - il F ù h r e r voleva scagliare l'attacco la m a t t i n a di sabato 12 m a r z o - il brillante Stato M a g g i o r e tedesco riuscì a t r o v a r e soluzioni soddisfacenti. Keitel investì del p r o b l e m a il g e n e rale Beck, che a sua volta lo scaricò sul dotato von Manstein. In brevissimo t e m p o fu creato un C o m a n d o , forze terrestri ed a e r e e affluirono verso le zone di confine con l'Austria, e nella notte tra giovedì e v e n e r d ì fu messa a p u n t o la «direttiva» p e r le u n i t à interessate. Ma Hitler, p u r a p p r o n t a n d o l'attacco militare, e r a ansioso di evitare spargimenti di sang u e , n o n certo p e r spirito u m a n i t a r i o , m a p e r c h é desiderava che YAnschluss apparisse voluto dagli austriaci, n o n i m p o sto dalla G e r m a n i a . 106

Anzitutto gli p r e m e v a che Schuschnigg annullasse il plebiscito; e incaricò Seyss-Inquart e Glaise-Horstenau di recap i t a r e al Cancelliere un vero e p r o p r i o ultimatum. Schuschnigg, che aveva trascorso il giovedì in illusoria euforia, fu p o s t o d i n a n z i a u n a a l t e r n a t i v a d r a m m a t i c a . D o p o essersi consultato con il Presidente della Repubblica, Wilhelm Miklas, p r o m i s e a Seyss-Inquart di disdire il plebiscito. In quelle stesse o r e , a Berlino, il F ù h r e r e r a in u n o stato di eccitazione a m o m e n t i frenetica e a m o m e n t i estatica. Nella sua a n t i c a m e r a Gòring, Goebbels, Himmler, Brauchitsch, Keitel (Ribbentrop si e r a recato a L o n d r a p e r congedarsi, d o p o la p r o m o z i o n e a ministro degli Esteri, dalla C o r t e e dal governo inglesi) a s p e t t a v a n o c o n v e r s a n d o c o n c i t a t a m e n t e , e acc o r r e v a n o nello studio di Hitler, volta a volta, q u a n d o egli li c h i a m a v a p e r i n t e r p e l l a r l i . I n g r a n fretta, a v e n d o a n c o r a q u a l c h e d u b b i o sulle reazioni di Mussolini, il F ù h r e r d e t t ò un m e s s a g g i o p e r il s u o collega e «maestro», e l'affidò al p r i n c i p e Filippo d'Assia, inviato in volo a Roma. La lettera parlava di u n a decisione che «appare necessaria in queste circostanze ed è già diventata irrevocabile». Essa offriva q u i n d i u n a s p i e g a z i o n e i m p u d e n t e m e n t e falsa delle ragioni che costringevano la G e r m a n i a al g r a n passo. L'Austria e la Cecoslovacchia, asseriva Hitler, avevano intensificato i loro r a p p o r t i fino a c o n c r e t a r e u n a a u t e n t i c a minaccia verso il Terzo Reich, i tedeschi avevano patito in Austria atroci sofferenze e q u a r a n t a m i l a rifugiati e r a n o e m i g r a t i in G e r m a n i a in cerca di s c a m p o , S c h u s c h n i g g aveva trasgredito gli i m p e g n i assunti a B e r c h t e s g a d e n , l'anarchia r e g n a v a o r m a i in Austria, cosicché «io sono o r a risoluto a ristabilire la legge e l'ordine nella mia t e r r a natale». E aggiungeva: «Ora io d e s i d e r o s o l e n n e m e n t e d a r e a Vostra Eccellenza, Duce dell'Italia fascista, queste assicurazioni: 1) il mio passo ha carattere di autodifesa, e ogni u o m o d e g n o di q u e sto n o m e , al mio posto, agirebbe nello stesso m o d o . Voi stesso, D u c e , n o n agireste d i v e r s a m e n t e se il d e s t i n o degli italiani fosse in giuoco, e io c o m e F ù h r e r del nazionalsociali107

smo n o n posso c o m p o r t a r m i in altro m o d o ; 2) in u n ' o r a critica p e r l'Italia (le sanzioni p e r la g u e r r a d'Etiopia N.d.A.) io vi ho provato la solidità della mia simpatia. Abbiate la certezza c h e a n c h e in f u t u r o n o n vi s a r a n n o c a m b i a m e n t i , a questo r i g u a r d o ; 3) quali che siano le c o n s e g u e n z e degli imm i n e n t i a v v e n i m e n t i , i o h o stabilito u n confine definitivo tra la Francia e la G e r m a n i a , e o r a ne stabilisco u n o altrett a n t o definitivo tra l'Italia e noi. Il B r e n n e r o . Q u e s t a decisione n o n sarà mai posta in discussione, o m u t a t a . N o n ho p r e s o questa decisione nel 1938, ma i m m e d i a t a m e n t e d o p o la fine della g u e r r a m o n d i a l e , e n o n ne ho fatto segreto... Sono dolente di non potervi parlare di persona in questa circostanza, p e r esprimervi i miei sentimenti». L a r i n u n c i a d i S c h u s c h n i g g a l plebiscito n o n bastava p i ù , o r m a i , a Hitler, c h e «aveva p e r s o o g n i fiducia» n e l l e s u e p a r o l e . P e r t a n t o f u r o n o s o t t o p o s t e a l C a n c e l l i e r e austriaco condizioni m o l t o più d u r e . Egli avrebbe d o v u t o dimettersi, Seyss-Inquart sarebbe stato n o m i n a t o Cancelliere in sua vece ed a v r e b b e t e l e g r a f a t o a H i t l e r c h i e d e n d o g l i che le t r u p p e tedesche e n t r a s s e r o in Austria p e r rimettervi o r d i n e . A q u e s t o p u n t o la p a t a t a b o l l e n t e passò da S c h u schnigg - che accettò di dimettersi insieme all'intero governo - al p o v e r o Miklas, p e r s o n a g g i o rimasto fino allora sullo sfondo, e d'improvviso s c a r a v e n t a t o in p r i m o p i a n o . Miklas p r e s e n o t a delle dimissioni di S c h u s c h n i g g , ma rifiutò d i d e s i g n a r e S e y s s - I n q u a r t p e r c h é , o s s e r v ò , l'Austria e r a u n o Stato i n d i p e n d e n t e , e n e s s u n o poteva imporgli la scelta del Cancelliere. Alle cinque del p o m e r i g g i o di venerdì 11 - d o p o che Gòr i n g , il q u a l e t e n e v a i c o n t a t t i c o n V i e n n a , aveva a v u t o la notizia, falsa, del già a v v e n u t o i n s e d i a m e n t o di Seyss-Inq u a r t - Miklas resisteva ancora, e si affannava a cercare un contatto telefonico con Mussolini e con Ciano, che risultarono irreperibili sia p e r lui sia p e r il ministro d'Italia a Vienna. G ò r i n g fissò alle 19,30 la scadenza di un t e r m i n e ultimo, d o p o il q u a l e s a r e b b e r o state a p e r t e le ostilità. I n t a n t o a 108

Schuschnigg - che e r a rimasto in carica, c o m e d'uso, p e r la «ordinaria amministrazione», termine davvero improprio date le circostanze - era stato detto che r e p a r t i della Wehrm a c h t stavano v a r c a n d o il confine. Il Cancelliere o r d i n ò com u n q u e al C o m a n d o austriaco di n o n o p p o r r e resistenza, e q u i n d i rivolse ai suoi concittadini, p e r radio, u n a breve allocuzione, nella quale disse tra l'altro che il paese si trovava a fronteggiare u n a forza p r e p o n d e r a n t e , e che p e r evitare lo s p a r g i m e n t o di s a n g u e tedesco le Forze A r m a t e avevano ricevuto l ' o r d i n e di ritirarsi senza c o m b a t t e r e . Concluse con u n a invocazione: «Dio p r o t e g g a l'Austria!». Così l'Austria n o n aveva n e s s u n g o v e r n o , n e p p u r e quello di o r d i n a r i a a m m i n i s t r a z i o n e , a n c h e se S e y s s - I n q u a r t tentò di a u t o p r o c l a m a r s i Cancelliere in un discorso alla radio. Alle otto e mezzo di sera Hitler firmò l'ordine di avanzata p e r le sue t r u p p e , e i n t a n t o l'indaffarato e collerico Gòr i n g dava p e r telefono a un suo emissario a Vienna istruzioni sul testo del t e l e g r a m m a c h e Seyss-Inquart a v r e b b e d o v u t o i n v i a r e a H i t l e r : «Stia a t t e n t o ! Ecco il testo d e l teleg r a m m a . P r e n d a n o t a . "Il g o v e r n o p r o v v i s o r i o a u s t r i a c o che, d o p o le dimissioni del g o v e r n o Schuschnigg, ha il compito di ristabilire la legge e l'ordine in Austria, rivolge al gov e r n o t e d e s c o u n a richiesta u r g e n t e d i a p p o g g i o n e l s u o c o m p i t o , e di aiuto p e r p r e v e n i r e u n o s p a r g i m e n t o di sangue. A questo scopo d o m a n d a al g o v e r n o tedesco di inviare t r u p p e al p i ù p r e s t o possibile"». Seyss-Inquart n o n inviò il t e l e g r a m m a , ma fece s a p e r e c h e e r a d ' a c c o r d o , e allora a Berlino si provvide a fabbricarne u n o , a p p a r e n t e m e n t e autentico, e a d i r a m a r n e i m m e d i a t a m e n t e copia alle missioni diplomatiche. E r a n o da poco passate le nove di sera. S u p p e r g i ù alla stessa o r a il p r i n c i p e d'Assia fu ricevuto da C i a n o , e q u i n d i fu dallo stesso Ciano scortato a Palazzo Venezia, p e r riferire al Duce. S e c o n d o Ciano la reazione di Mussolini fu assolutamente calma, e quasi compiaciuta. O r mai gli conveniva far b u o n viso a cattivo giuoco. Alle 22,30 Assia, euforico, telefonò a Hitler. «Ritorno adesso da Palaz109

zo Venezia. Il D u c e ha accettato l'intera faccenda in m o d o molto amichevole.» Hitler: «Allora vi p r e g o di dire a Mussolini che n o n lo d i m e n t i c h e r ò mai... Mai, mai, m a i qualsiasi cosa accada... Se mai gli occorrerà il mio aiuto, o sarà in p e ricolo, p u ò essere sicuro che sarò al suo fianco qualsiasi cosa accada, a n c h e se il m o n d o intero fosse c o n t r o di lui». D o p o quella r a s s i c u r a n t e telefonata Hitler, soddisfatto, salutò la sua corte e si ritirò. Poteva a s p e t t a r e tranquillo gli sviluppi degli eventi. Infatti, m e z z ' o r a d o p o m e z z a n o t t e , Miklas firmò la designazione di Seyss-Inquart, che r i t e n n e inutile (anche p e r c h é i nazisti austriaci si stavano i m p a d r o n e n d o dei p u n t i chiave u n p o ' d a p p e r t u t t o ) far intervenire le t r u p p e t e d e s c h e . C o m u n i c ò q u e s t o suo p u n t o di vista a Berlino, ed e b b e l ' a p p o g g i o di alcuni generali, t r a gli altri Brauchitsch. Si decise di svegliare Hitler, già a letto, p e r sottoporgli il p r o b l e m a . «E t r o p p o t a r d i p e r c a m b i a r e il p r o g r a m m a » fu il verdetto. A V i e n n a la situazione precipitava, già cominciavano gli arresti (tra gli altri quello del sindaco antinazista della capitale, Richard Schmitz) e alcune p e r s o nalità si d i r i g e v a n o alla frontiera, p e r sottrarsi alla invasion e . T r a esse Alwine, la vedova di Dollfuss, a p p e n a t o r n a t a da R o m a dove aveva cercato a n c h e lei, v a n a m e n t e , di convincere Mussolini a intervenire, e S i g m u n d Freud. Schuschn i g g , che p o t e v a fuggire, n o n volle. Miklas t o r n ò alla sua residenza, p e r il m o m e n t o n o n d i s t u r b a t o a n c h e se vi fu il timore di u n o scontro tra la sua g u a r d i a del c o r p o e alcune ss che, agli o r d i n i di O t t o Skorzeny, p r e t e n d e v a n o di «proteggerlo». La m a t t i n a di sabato 12 m a r z o i r e p a r t i d e l g e n e r a l e Beck v a r c a r o n o la frontiera: la p r i m a di u n a l u n g a serie di occupazioni. I principali obbiettivi e r a n o Vienna, il B r e n n e ro, la frontiera con la Cecoslovacchia. G ò r i n g garantì all'ambasciatore cecoslovacco, Voytech Mastny, «sulla sua p a r o l a d'onore», che «si tratta solo dell'Anschluss e che n o n un solo soldato tedesco si avvicinerà al confine c o n la Cecoslovacchia». Fu u n a passeggiata, e u n a passeggiata trionfale. G u 110

d e r i a n raccontò che «il p o p o l o capiva che arrivavamo c o m e amici, vecchi soldati della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e ci acclam a v a n o , i carri a r m a t i e r a n o ricoperti di fiori». Era, ha rilevato Telford Taylor nel suo Munich, la p r i m a delle d u e «Blumenkriege», le g u e r r e dei fiori, c o m e furono chiamate le occupazioni dell'Austria e dei Sudeti. Adolfo Hitler e n t r ò in territorio austriaco - n o n vi aveva più rimesso p i e d e dalla fine della g u e r r a m o n d i a l e - p o c h e o r e d o p o le sue t r u p p e , sostò a B r a u n a u - a m - I n n , d o v ' e r a n a t o q u i n d i r a g g i u n s e Linz, la città della sua infanzia. Lì Seyss-Inquart gli si rivolse con l'appellativo «mein F ù h r e r » , ma H i t l e r gli rispose c h i a m a n d o l o , c o r r e t t a m e n t e , «signor Cancelliere». S e m b r a c h e a n c o r a i n q u e l m o m e n t o H i t l e r pensasse d i m a n t e n e r e all'Austria u n a a p p a r e n z a d i sovranità realizzando u n a u n i o n e personale: egli sarebbe stato il capo dei d u e Stati e dei d u e partiti nazisti, u n a reminiscenza dell'assetto che Austria e U n g h e r i a avevano nello scomp a r s o i m p e r o . Ma d o m e n i c a 13 - q u a n d o si sarebbe d o v u t o svolgere il plebiscito i n d e t t o da S c h u s c h n i g g - le sue i d e e c a m b i a r o n o . Lo i n c o r a g g i a r o n o ad a d o t t a r e la soluzione più radicale, p r o b a b i l m e n t e , sia le notizie circa l'acquiescenza delle capitali e s t e r e - e in p a r t i c o l a r e di L o n d r a - al fatto c o m p i u t o , sia le ovazioni delle folle. Da Linz inviò un teleg r a m m a a Mussolini, p e r ringraziarlo e r i p e t e r e che «non lo d i m e n t i c h e r ò mai», e o r d i n ò i n t a n t o a Seyss-Inquart di p r e p a r a r e u n a legge che sancisse YAnschluss. Nel p r i m o articolo la legge stabiliva che «l'Austria è u n a provincia del Reich tedesco», e solo nel q u i n t o p r e v e d e v a un plebiscito (fissato p e r il 10 aprile) c h e convalidasse l ' a n n e s s i o n e . Il P r e s i d e n t e Miklas e b b e di n u o v o qualcosa da o b b i e t t a r e , ma si trasse d'impaccio d i m e t t e n d o s i e t r a s f e r e n d o le sue funzioni e la sua autorità a Seyss-Inquart, che cambiò la qualifica di Cancelliere in quella di Reichstatthalter, g o v e r n a t o r e del Reich. Il l u n e d ì Hitler e n t r ò in Vienna, dove u n a a d u n a t a oceanica e u n a sfilata di t r u p p e c o n s a c r a r o n o il suo trionfo. Il plebiscito («Riconoscete voi Adolfo Hitler c o m e n o s t r o F ù h r e r e la 111

r i u n i o n e dell'Austria al Reich a v v e n u t a il 13 marzo?») si concluse con il 99,7 p e r cento di ja. Sull'Austria si stese l'omb r a c u p a delle leggi razziali e della Gestapo. Vi f u r o n o migliaia di suicidi. L'assenso di Mussolini al colpo di m a n o tedesco suscitò m a l u m o r i a n c h e i n c a m p o fascista. I l G r a n Consiglio, c h e e r a stato convocato l'I 1 m a r z o , aveva a p p l a u d i t o alYAnschluss p r i m a a n c o r a che fosse attuato. Ma Balbo si scatenò, con u n a i r r u e n z a del tutto inusitata in quelle riunioni, contro la G e r m a n i a . N e g ò che esistesse a r m o n i a di interessi tra le d u e n a z i o n i e i d u e r e g i m i , definì i n s u p e r a b i l e e giusto l'odio degli italiani p e r i tedeschi, disse che il fascismo, se voleva salvarsi, n o n d o v e v a m a i vincolarsi al n a z i s m o . «In quella c o n g i u n t u r a - ha scritto Federzoni - Mussolini n o n fu capace di d i s s i m u l a r e e n e p p u r e f r e n a r e la sua insofferenza. Sbuffava, sbarrava furibondo le pupille sfavillanti d'ira finc h é , a un c e r t o m o m e n t o , si volse v e r s o Galeazzo C i a n o , quasi magnetizzandolo con un'occhiata imperativa. Il ministro degli Esteri, o b b e d i e n t e , insorse a n c o r a u n a volta a p r o testare violentemente, con quel suo linguaggio di circostanza, più livornese che diplomatico. I camerati tacevano, alcuni stupiti, i più esterrefatti, dinanzi alla inconcepibile t e m e rità del giovane quadrumviro.» Il Duce e r a tanto più irritato da quelle critiche, q u a n t o più avvertiva la sua i m p o t e n z a di fronte all'implacabile progressione hitleriana.

CAPITOLO SESTO

CRISI N E L L A D I A R C H I A

Gabriele D'Annunzio morì pochi giorni p r i m a che Hitler realizzasse YAnschluss. Il p r i m o m a r z o 1938 «alle o r e venti e m i n u t i cinque c o m ' e r a scritto nel t e l e g r a m m a inviato a Rom a d a l p r e f e t t o G i o v a n n i Rizzo, a d d e t t o alla p e r s o n a del Poeta nel Vittoriale degli italiani nella sua stanza è s p i r a t o improvvisamente il c o m a n d a n t e Gabriele D ' A n n u n z i o Principe di Montenevoso... Si è constatato che la m o r t e è avven u t a p e r e m o r r a g i a cerebrale». Fu così r i s p a r m i a t o al vecchio Vate il d o l o r e di v e d e r e accolto trionfalmente in Italia «il m a r r a n o Adolf Hitler dall'ignobile faccia offuscata sotto gli indelebili schizzi della tinta di calce e di colla o n d ' e g l i aveva z u p p o il p e n n e l l o , o la pennellessa, in cima alla cann a , o alla p e r t i c a , d i v e n u t a g l i scettro di pagliaccio feroce n o n senza ciuffo p r o l u n g a t o alla radice del suo naso nazi». Su D'Annunzio, che avrebbe c o m p i u t o 74 a n n i il 12 m a r zo, p r o p r i o il g i o r n o in cui le t r u p p e tedesche e n t r a r o n o in Austria, gli effetti dell'età e r a n o stati devastatori. U g o Ojetti, che gli aveva fatto visita, al Vittoriale, nell'estate del 1937, e che ricordava il giovane poeta «bello, snello, elegante, p r o f u m a t o , insolente», s'era t r o v a t o di fronte a u n a r o v i n a . «Senza d e n t i , con la l i n g u a grossa t r a le l a b b r a r i e n t r a t e . . . Su una palpebra un poco d'eczema. Tutto r u g h e , e p p u r e s e m b r a gonfio... A n c h e la stessa sua lindura, talvolta esagerata e abruzzese, p i ù vistosa che elegante, adesso ha c e d u t o . Ha scarpe vecchie, mal allacciate, i p a n t a l o n i e la giacca, p e sti.» La v e n a creativa s'era i n a r i d i t a , a n c h e se n e l 1935 D'Annunzio aveva dato alle s t a m p e quel Libro segreto che recava p u r s e m p r e l'impronta di u n o scrittore di genio. Qual114

che critico di n o n facile c o n t e n t a t u r a , c o m e il De Robertis, vi intravvide « u n ' a t t e n u a z i o n e , un assottigliamento, un alleggerimento del male e malessere antico dannunziano». Ma e r a n o le ultime faville del maglio. T o r m e n t a t o dagli acciacchi, ossessionato dalla idea della m o r t e che sentiva vicina, il c o m a n d a n t e oziava, o p e n a v a , o stilava con grafia ormai t r e m u l a biglietti, messaggi, appelli. I l s u o i s o l a m e n t o e r a s e m p r e p i ù capriccioso. Poiché D ' A n n u n z i o n o n leggeva la posta che gli e r a indirizzata, né r i s p o n d e v a a telefonate, e poiché i contatti c o n Mussolini e i g r a n d i del Regime e r a n o assicurati da Rizzo, riusciva difficile, a n c h e p e r chi gli e r a o gli e r a stato i n t i m o , segnalare la sua presenza. La via migliore e r a L a u r a Baccarà, informale p a d r o n a di casa al Vittoriale, b e n c h é n o n r a r a m e n t e vi si facesse v e d e r e , p e r soggiorni a n c h e n o n brevi, la moglie del Poeta Maria H a r d o u i n di Gallese. T r a m i t e la Baccarà, infatti, Ojetti o t t e n n e l'ultimo colloquio con D ' A n n u n z i o . M e n o fortunato il figlio del Poeta Mario, che si era sposato, e che ebbe quattromila lire in d o n o , ma n o n riuscì a farsi ricevere con la fresca moglie. L'uomo che in un biglietto all'architetto Gian Carlo Maroni, l'esecutore p u n t u a l e delle sue fantasie di c o s t r u t t o r e , aveva scritto d e s o l a t a m e n t e «non ho p i ù forze, p e r m a n c a n z a d i forze s o n o c a d u t o p i ù volte», n o n sapeva r i n u n c i a r e al p i a c e r e . «Spinto da un folle vitalismo o r m a i impossibile da sostenere - ha scritto il suo più recente biografo, Piero C h i a r a - n o n i n t e r r u p p e il s u o costante i m p e g n o erotico, r i c o r r e n d o a n c h e all'ausilio della cocaina che aveva cominciato a fiutare nel p e r i o d o fiumano, b e n c h é di questa pratica n o n vi siano p r o v e certe, n o n o s t a n t e l'opinione molto diffusa che a p r o c u r a r g l i la d r o g a fosse lo stesso Rizzo, p e r amicizia, o p e r o r d i n e del Regime, interessato a sollecitare la fine d e l l ' i n g o m b r a n t e Vate.» Nuovi p e r s o n a g g i femminili varcarono la soglia del rifugio di D'Annunzio anche nella estrema fase della sua esistenza: u n o t r a l o r o - «l'ultima C l e m a t i d e » , n o n e s a t t a m e n t e identificata - ebbe notevole importanza, tanto che a lei furo115

no indirizzate dal Poeta p i ù di d u e c e n t o lettere: «Una confessione - a n n o t a s e m p r e Chiara - intima, grottesca e qualche volta r i p u g n a n t e , ma preziosa all'indagine psicologica e patologica del p e r s o n a g g i o e all'identificazione di u n a m o r bosità sessuale che, se p u ò venir c o n s i d e r a t a assai c o m u n e , nel caso di D'Annunzio si esprime a un alto livello letterario che la riscatta e fino a un certo p u n t o la nobilita». La corris p o n d e n z a con l'ignota - che si svolgeva poi, il più delle volte, da stanza a stanza - era intrecciata ai messaggi patriottici e politici con i quali D'Annunzio sostenne p i e n a m e n t e il fascismo d u r a n t e la c a m p a g n a d'Etiopia. I m a l u m o r i , le gelosie, le i m p e n n a t e di un t e m p o c o n t r o il parvenu Mussolini, c h e sembrava t r o p p o spesso dimenticare le gesta del p r e c u r sore, cessarono, p e r lasciar posto a un s e m p r e più caloroso fiancheggiamento nella politica fascista (ma D'Annunzio n o n ebbe mai la tessera del Partito, n e p p u r e honoris causa). L a c o n d i s c e n d e n z a dell'Imaginifico d e r i v a v a a n c h e d a motivi pratici. Egli e r a c r o n i c a m e n t e assillato dal bisogno di d e n a r o p e r il Vittoriale, p e r le sue prodigalità, p e r i d o n i alle sue intrattenitrici della vecchiaia, r a r a m e n t e disinteressate; e batteva cassa al prefetto Rizzo, o all'editore M o n d a d o r i che gli pubblicava l'Opera Omnia. Avrebbe a n c h e voluto p r o m u o v e r e u n a v e r t e n z a legale c o n t r o il suo vecchio editore, Treves, dal q u a l e p r e t e n d e v a 360 mila lire, e chiese al suo p r o c u r a t o r e g e n e r a l e , avvocato Alfredo Felici, di p r e n d e r sene cura. Felici rifiutò, r i t e n e n d o che la causa fosse t e m e r a r i a e p e r s e la fiducia di D ' A n n u n z i o , c h e lo sostituì c o n l'avvocato L e o p o l d o B a r d u z z i . Q u a n t o al Vittoriale, stava p e r diventare realtà la Fondazione che lo avrebbe preservato «dalle b r a n c h e degli eredi i n g o r d i e cinici». «Il mio sogno - scriveva il Poeta a Mussolini - è di salvare da o g n i i n t r u sione e m a n o m i s s i o n e il Vittoriale, ove tanto patii e o p e r a i . Tu, con u n a larghezza più che fraterna, m ' h a i concesso q u e sto bene.» Ojetti, con la sua elegante e sferzante concisione, rilevava: « M a r o n i p r o g e t t a e sorveglia, Gabriele giudica, il Genio civile a p p r o v a , il Ministero paga». 116

Ma al di là di q u e s t e motivazioni e concessioni p r a t i c h e - che p e r D'Annunzio e r a n o i m p o r t a n t i , n o n decisive - vi fu in lui a n c h e un a v v i c i n a m e n t o politico. Lo aveva favorito, all'epoca dell'idillio Mussolini-Laval del 1935, la s p e r a n z a di u n a alleanza di fatto tra l'Italia e la Francia. D'Annunzio a m a v a la Francia, e detestava sia la G e r m a n i a , sia l'Inghilt e r r a . Scagliava i suoi elaborati sarcasmi c o n t r o l'ex imbianc h i n o H i t l e r ma a n c h e c o n t r o «il signor E d e n in figura di Ipocrisia con perfetta riga nei p a n t a l o n i e con perfetto n o do m a r i n o nella cravatta». Per p r o p i z i a r e l'amicizia francese, m e n t r e Mussolini si accingeva ad a t t a c c a r e l'Etiopia, scrisse q u e l m e s s a g g i o Aux bons chevaliers latins de France e d'Italie c h e fu p r e s t o s u p e r a t o e t r a v o l t o d a l l a r e a l t à delle sanzioni. Venuta la g u e r r a africana, il Poeta si p r o c l a m ò , in un t e l e g r a m m a al Duce, «il tuo l u o g o t e n e n t e p r o n t o agli ordini più perigliosi», e q u a n d o vi fu la raccolta dell'oro p e r la Patria d o n ò t u t t e le sue m e d a g l i e . I m e s s a g g i a Mussolini e b b e r o , i n q u e l p e r i o d o , u n t o n o d'esaltazione incondizionata. «Sii lodato tu che riesci a infondere nella nostra gente p e r t r o p p o t e m p o i n e r t e la volontà di questo c o m p i m e n t o . Sii lodato tu che tanti secoli senza gloria g u e r r i e r a compisci con la c o m p o s t a bellezza di questo assalto e di questo acquisto (Adua N.d.A.).» E nel settembre del 1936: «Ti ho a m m i r a t o e ti a m m i r o in o g n i t u o a t t o e in o g n i t u a parola... O C o m p a g n o n o n ti insudiciare nel rivolgerti alla graveolente Cloaca di G i n e v r a . I r r e m o v i b i l e sii f r e n a n d o la t u a p a c a t a ilarità». D ' A n n u n z i o avvertiva a n c h e , a c u t a m e n t e e d o l o r o s a m e n t e , il contrasto tra la sua precoce decrepitezza e la vitalità mussoliniana. «Da più settimane io sono malato, ignavo e supino... Certo tu senti c o m e io segua in ogni attimo la tua azione, e c o m e io a m m i r i la t u a t r a n q u i l l a p o t e n z a e la tua ineffabile sapienza.» Il 20 luglio 1937 e r a m o r t o G u g l i e l m o M a r c o n i , Presid e n t e della Accademia d'Italia. Mussolini p e n s ò d'offrire la carica a D'Annunzio, che p a r e v a rimesso in salute, tanto che aveva c o m p i u t o alcune gite fuori dal Vittoriale, a P a r m a , a 117

Verona, a Mantova. Il Poeta nicchiava ad accettare la designazione, t e m e n d o che comportasse p r e s e n z a a R o m a e imp e g n o di lavoro. Propose perciò gli fosse conferita u n a p r e s i d e n z a o n o r a r i a , ma il D u c e ei"a d ' a l t r o avviso: «Tu n o n p u o i né devi scendere a questo compito di figurante. N o n è nel tuo stile e n e m m e n o nel mio. Rispondimi p e r c h é la nomina del n u o v o Presidente n o n p u ò p i ù essere ritardata». Il 20 s e t t e m b r e del '37, finalmente, D ' A n n u n z i o d i e d e il suo stentato assenso: «Stasera ogni d u b b i o è vinto dal mio stesso c u o r e d'amico. Voglio fare quel che m i d o m a n d i p e r d a r t i u n a p i e n a t e s t i m o n i a n z a della mia devozione». Ma alle sed u t e D'Annunzio n o n i n t e r v e n n e mai. Q u a n d o l'anno accad e m i c o fu a p e r t o , il 21 n o v e m b r e 1937 - p r e s e n t i il Re e la R e g i n a - si limitò ad inviare un messaggio. Pensava di r e carsi a R o m a in p r i m a v e r a e aveva già disposto gli fosse riservato al G r a n d Hotel lo stesso a p p a r t a m e n t o ove aveva alloggiato altre volte. In realtà l'ultima sua uscita i m p o r t a n t e dal Vittoriale avv e n n e a fine settembre, p e r salutare alla stazione di Verona Mussolini di r i t o r n o dal viaggio in G e r m a n i a . Su quel che i d u e si dissero, d u r a n t e il b r e v e colloquio, le versioni s o n o contrastanti. Il prefetto Rizzo scrisse nel suo Diario - a p p a r so nel 1 9 4 1 , e vincolato p e r c i ò alla r e t o r i c a d ' a l l o r a - c h e l'incontro era stato «un rito di a m o r e e di fede», Gian Carlo M a r o n i rivelò, nel 1959 - a n c h e q u e s t ' a l t r a d a t a p u ò aver provocato deformazioni di c o m o d o - che D'Annunzio aveva attaccato «con voce ferma q u a l u n q u e legame con la G e r m a nia». Se tale dissenso fu espresso, n o n lasciò traccia nell'epistolario, che invece registra, il 13 d i c e m b r e , allorché l'Italia a b b a n d o n ò la Società delle Nazioni, altre incondizionate lodi al Duce p e r il «gesto coraggioso e i n c o m p a r a b i l e che hai compiuto». Mussolini ringraziò, asciutto, e aggiunse: «Ti abbraccio e ti aspetto a Roma». Il Poeta era invece atteso dalla e s t r e m a visitatrice. Il Duce si precipitò a G a r d o n e , il 2 marzo 1938, e assistette ai solenni funerali, il giorno successivo. Ma secondo u n a testimonianza di Eucardio Momigliano, 118

che fu Presidente della Fondazione del Vittoriale nel d o p o g u e r r a , q u a n d ' e r a stato i n f o r m a t o dal prefetto Rizzo della fine di D ' A n n u n z i o , Mussolini n o n aveva s a p u t o t r a t t e n e r e un «finalmente!» rivelatore. La diarchia aveva funzionato, passabilmente, fino alVAnschluss, anche se in Mussolini affioravano di tanto in tanto moti di stizza verso quel Re che si p e r m e t t e v a qualche critica, ma p o i i n c a m e r a v a d i s i n v o l t a m e n t e i successi e le c o n q u i s t e . Vittorio E m a n u e l e I I I aveva riluttato alla i n t r o d u z i o n e del passo r o m a n o , ed è facile capire p e r c h é a un u o m o alto un m e t r o e 54, dalle g a m b e cortissime, quell'esercizio doveva a p p a r i r e « i n o p p o r t u n o e ridicolo», c o m e infatti lo definì. Ma cedette, u n a volta di più, e c o m p l i m e n t ò , p e r la innovazione, il Duce, c h e rilevò sarcasticamente: «Avrei voluto rispondergli: caro n o n c h é molto fregnone amico, è stato p r o p r i o c o n t r o di te c h e ho d o v u t o s o s t e n e r e la polemica p i ù d u r a p e r riuscire a introdurlo». Si trattò c o m u n q u e di u n a breve e i n n o c u a maretta. La collaborazione tra la C o r o n a e il Regime proseguiva idilliaca, sulla continuità dinastica n o n v ' e r a n o o m b r e evidenti, e la nascita di Vittorio E m a n u e l e p r e s u n t i v a m e n t e IV, il 12 febbraio 1937, aveva d a t o occasione a n u o v e conferme della solidità della Monarchia. La p r o p e n s i o n e del Re e I m p e r a t o r e p e r la riservatezza e la discrezione lasciava spazio più che sufficiente alle esibizioni mussoliniane. I rari ricevimenti al Q u i r i n a l e e r a n o grigi e frettolosi: «pochi e perfidi i liquori, immangiabili i dolci», come sottolineava a c i d a m e n t e E d d a Ciano. Vittorio E m a n u e l e I I I r e n d e v a o m a g g i o alle qualità del Duce, «certamente la p i ù g r a n d e testa che ho incontrato in vita mia», ed era rassegnato ad obbedirgli fingendo di averlo ai suoi ordini. S e n o n c h é Hitler t u r b ò questo equilibrio, p r o p o n e n d o a Mussolini il modello di un dittatore fascista n o n impacciato da subordinazioni, da controlli, da condizionamenti, sia p u re soltanto formali. Per di p i ù , s a p p i a m o , H i t l e r aveva ass u n t o ufficialmente, alla vigilia dell''Anschluss, il c o m a n d o 119

delle Forze A r m a t e , p u n g o l a n d o u n a volta di più l'ambizione del Duce, che si atteggiava a c o n d o t t i e r o , rivendicava a suo m e r i t o la vittoria africana, e p p u r e p o t e v a fregiarsi d e l solo g r a d o di c a p o r a l e d ' o n o r e della Milizia. T r o p p o p o c o , senza altri titoli. N a p o l e o n e e r a le petit caporal, ma era a n c h e g e n e r a l e , P r i m o console, I m p e r a t o r e . D e B o n o aveva suggerito u n a soluzione: «Fatti n o m i n a r e Maresciallo d'Italia. C o n u n a leggina si a c c o m o d a tutto». Invece n o n si accomodava niente, c o m e h a r i c o r d a t o Federzoni nelle sue m e m o rie, p e r c h é «a Mussolini sarebbe s e m p r e rimasta la seccatura di u n a m i n o r e anzianità, c o m e Maresciallo, in p a r a g o n e di Badoglio, di Pecori Giraldi, di Caviglia, di Graziani, e dello stesso De Bono». Fu da questa situazione c h e n a c q u e l'id e a di attribuire il g r a d o speciale di P r i m o maresciallo dell ' I m p e r o al Re e a Mussolini. «Due g i u r a m e n t i - osserva ancora Federzoni - d u e inni, d u e saluti, d u e ritratti in ogni ufficio, d u e allusioni in o g n i pubblica c o n c i o n e , e p e r c i ò a n che d u e Primi marescialli.» I n s o m m a u n a e n n e s i m a conferma del principio sul quale si r e g g e v a la diarchia. Ma a Vittorio E m a n u e l e I I I la novità n o n poteva a n d a r e a genio, anche p e r il semplice fatto c h e nessuno gliel'aveva p r o p o s t a . La creazione dei Primi marescialli d e l l ' I m p e r o fu il frutto di un vero e p r o p r i o colpo di m a n o , i cui ideatori v a n n o cercati nel «clan» dei Ciano, p e r l'occasione alleati con Star a c e . Il 30 m a r z o 1938 f u r o n o discussi in S e n a t o i bilanci d e i m i n i s t e r i militari: u n a v u o t a f o r m a l i t à p e r c h é , a d d u c e n d o motivi di segretezza, il g o v e r n o vietava a n c h e quella p a r v e n z a di discussione c h e gli altri bilanci c o n s e n t i v a n o , a l m e n o in s e d e tecnica. Mussolini p r o n u n c i ò - e n o n e r a nelle regole, il p i ù delle volte i n t e r v e n i v a n o soltanto i sottosegretari - un discorso r i d o n d a n t e fiducia nella p r e p a r a zione bellica italiana. Egli a n n u n c i ò , senza mezzi termini, il suo p r o p o s i t o di a s s u m e r e p e r s o n a l m e n t e il c o m a n d o delle Forze A r m a t e , ove l'Italia fosse e n t r a t a in g u e r r a . «Nell'Italia fascista il p r o b l e m a del c o m a n d o unico che t o r m e n t a altri paesi - disse - è risolto. Le direttive politico-strategiche 120

della g u e r r a v e n g o n o stabilite dal C a p o del g o v e r n o . La loro applicazione è affidata al C a p o di Stato M a g g i o r e g e n e rale, e agli o r g a n i d i p e n d e n t i . La storia, a n c h e la nostra, ci d i m o s t r a che fu s e m p r e fatale il dissidio tra la c o n d o t t a p o litica e quella militare della g u e r r a . Nell'Italia d e l Littorio questo pericolo n o n esiste. In Italia, c o m e lo fu in Africa, la g u e r r a sarà guidata, agli o r d i n i del Re, da u n o solo: da chi vi parla.» T e r m i n a t o in un u r a g a n o di applausi il discorso, m e n t r e i senatori votavano, il Presidente dell'Assemblea, Federzoni, fu avvertito c h e Galeazzo Ciano voleva parlargli d ' u r g e n z a , al telefono. N e s s u n o dei vicepresidenti poteva sostituirlo, e Federzoni, che si piccava di essere ligio al r e g o l a m e n t o , fece rispondere che n o n era in g r a d o di m u o v e r s i . C i a n o lo avvertì allora, t r a m i t e un funzionario, che n o n doveva togliere la seduta, p e r c h é e r a atteso un avvenimento i m p o r t a n t e , e p o c o d o p o s o p r a g g i u n s e trafelato p e r a n n u n c i a r e a Federzoni che la C a m e r a aveva lì p e r lì a p p r o v a t o - ovviamente p e r acclamazione - u n a legge che attribuiva al Re e al D u ce il g r a d o inedito di P r i m o maresciallo d e l l ' I m p e r o . «Bada - aggiunse il ministro degli Esteri, m e n t e n d o - che sua Maestà è i n f o r m a t o , c o n s e n t e e gradisce. Ti p r e g h i a m o di fare a p p r o v a r e in questa seduta la legge, che sarà il c o r o n a m e n t o del g r a n d e discorso d i oggi.» I n t a n t o , p r o v e n i e n t e d a Montecitorio, si dirigeva verso Palazzo M a d a m a un c o r t e o entusiastico e chiassoso di d e p u t a t i , guidati d a l loro c o r p u lento P r e s i d e n t e Costanzo Ciano e da Starace, che e n t r a r o no nel Senato c a n t a n d o in coro Giovinezza. Essi g r e m i r o n o le t r i b u n e , t r i p u d i a n d o , c o m e i Pétitionnaires - l'analogia è di F e d e r z o n i - nella sala della C o n v e n z i o n e r i v o l u z i o n a r i a francese. L'intero p r o c e d i m e n t o era viziato da irregolarità che un costituzionalista definirebbe m o s t r u o s e . Il p o v e r o Federzon i s e n e r e n d e v a p e r f e t t a m e n t e c o n t o . A v r e b b e p o t u t o dimettersi, ma era chiedere troppo, dato il t e m p e r a m e n t o d e l l ' u o m o e la pressione ambientale alla quale e r a sottopo-

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sto. Ogni suo sforzo fu perciò rivolto a d a r e alla nuova deliberazione u n a forma un poco più accettabile di quella adottata a Montecitorio. N o m i n ò seduta stante u n a Commissione, affinché subito riferisse, verbalmente, all'Assemblea, circa la accettabilità del d i s e g n o di legge, le cui p o c h e r i g h e e r a n o state buttate giù in g r a n fretta. La Commissione si all o n t a n ò solo p e r u n a ventina di m i n u t i , m e n t r e i d e p u t a t i , s e m p r e più irrequieti, cominciavano a protestare e a t u m u l t u a r e p e r il ritardo. Poi il senatore che la presiedeva, generale Rossi L o n g h e n a , si disse soddisfatto della legge, l'Assemblea la a p p r o v ò p e r acclamazione, e Starace concluse il tutto, dalle t r i b u n e , con la sua voce squillante: «Viva il Senato fascista». S e m b r a c h e in extremis Vittorio E m a n u e l e I I I avesse s a p u t o , t r a m i t e il suo a i u t a n t e di c a m p o , Asinari di B e r n e z z o , quel c h e si p r e p a r a v a , e avesse fatto r i s p o n d e r e con un laconico «sta bene». Q u a n d o Costanzo Ciano e F e d e r z o n i a n d a r o n o a inform a r e il Duce - che affettò la solita indifferenza p e r q u e s t o riconoscimento, a n c h e se n o n è d u b b i o che all'origine della m a n o v r a vi fosse la sua volontà - si s e n t i r o n o c h i e d e r e : «Il Senato ha fatto ogni cosa in regola, n o n è vero?». «Per q u a n to è possibile» rispose Federzoni. L'indomani, a mezz'ora di intervallo l'uno dagli altri, Vittorio E m a n u e l e I I I ricevette p r i m a Mussolini, q u i n d i i d u e P r e s i d e n t i delle Assemblee. C o n Costanzo Ciano e con Federzoni, r i t e n e n d o l i , quali in sostanza e r a n o stati, solo dei fantocci m a n o v r a t i dall'alto, fu c o r t e s e e f r e d d o . «E stato un p e n s i e r o m o l t o g e n t i l e p e r me», disse asciutto. «Forse n o n ce n ' e r a b i s o g n o . Ad o g n i m o d o , tante grazie.» Assai m e n o diplomatico fu con Mussolini. Dell'incontro - anzi dello scontro - Mussolini diede u n a descrizione g i o r n a l i s t i c a m e n t e viva al t e m p o della R e p u b blica di Salò, nella Storia di un anno. P u ò darsi che q u a l c h e particolare sia stato allora enfatizzato, p e r d i m o s t r a r e , a posteriori, che la Monarchia aveva s e m p r e avversato, sotto sotto, il fascismo. Ma l'essenziale è c e r t a m e n t e autentico. «Dopo la legge del G r a n Consiglio (sulla successione di122

nastica N.d.A.), questa legge è un altro colpo m o r t a l e contro le mie prerogative sovrane» p r o r u p p e Vittorio E m a n u e le I I I con il m e n t o che gli tremava p e r l'ira. «Io avrei p o t u t o darvi, quale segno della mia a m m i r a z i o n e , qualsiasi g r a d o , ma questa equiparazione mi crea u n a posizione insostenibile, p e r c h é è un'altra p a t e n t e violazione dello Statuto del Regno.» E d o p o qualche cauta obbiezione di Mussolini aggiunse: «Data l'imminenza di u n a crisi internazionale n o n voglio a g g i u n g e r e altra carne al fuoco, ma in altri tempi, piuttosto che subire questo affronto, avrei preferito abdicare. Straccerei questa d o p p i a greca». L'asprezza del colloquio è dimostrata dal fatto che il Duce volle avere dal Presidente del Consiglio di Stato, professor Santi R o m a n o , u n p a r e r e scritto sulla costituzionalità della faccenda. Il giurista d i e d e la risposta che si aspettava da lui attestando che il conferimento simultaneo del n u o v o g r a d o «è p i e n a m e n t e legittimo, p e r l'ovvia c o n s i d e r a z i o n e che n o n d e r o g a dalle disposizioni statutarie p e r cui il Re è il C a p o s u p r e m o dell'Esercito». Il r e s p o n s o di Santi R o m a n o fu trasmesso al Re con u n a lettera «molto secca». Dopodiché Mussolini si sfogò con Ciano: «Basta, ne ho le scatole piene. Io l a v o r o e lui firma. Mi dispiace c h e q u a n t o avete fatto mercoledì sia stato perfetto dal p u n t o di vista legale». Ciano rispose, tentatore, che «potremo a n d a r e più in là alla p r i m a occasione. Q u e s t o sarà c e r t a m e n t e q u a n d o alla firma rispettabile del Re si dovesse sostituire quella m e n o rispettabile del Principe». Mussolini a n n u ì : «Finita la Spagna, ne parleremo». Ma dall'una p a r t e e dall'altra fu poi c o n c o r d e la volontà di s d r a m m a t i z z a r e l'incidente. La r e g i n a Elena, di solito poco incline alle battute, ne ebbe u n a al r i g u a r d o . Rifer e n d o s i a un p o s t u l a n t e i m p o r t u n o si sfogò: «Ma sì, fatelo m a g a r i P r i m o maresciallo d e l l ' I m p e r o , ma levatelo di mezzo». Q u a n d o H i t l e r v e n n e in Italia, p e r restituire la visita del D u c e , d o v e t t e f r o n t e g g i a r e le c o n t r a d d i z i o n i e i p a r a dossi della diarchia che, d o p o la b r e v e crisi, aveva r i p r e s o a funzionare. 123

Il Duce aveva p r e p a r a t o p e r l'arrivo del F ù h r e r u n a coreografia che n o n sfigurasse nel confronto d e l C a m p o di Maggio, a Berlino. In Mussolini d u r a v a n o le diffidenze verso i tedeschi, e la volontà di m a n t e n e r e margini di m a n o v r a nella politica internazionale (lo aveva dimostrato, a m e t à aprile, con gli Accordi di Pasqua italo-inglesi). MAnschluss aveva p o s t o sotto minaccia l'Alto Adige, e infatti C i a n o a n n o t a v a c h e i n quella provincia «continua u n a p r o p a g a n d a che noi n o n possiamo tollerare: i 212 mila tedeschi alzano t r o p p o la testa e si parla perfino di confine ad Ala o a Salorno». Hitler avrebbe voluto che i d u e paesi stipulassero u n a alleanza militare in p i e n a regola, ma Mussolini esitava ad i m p e g n a r s i fino a questo p u n t o : gli sarebbe piaciuto sottoscrivere con la G e r m a n i a un d o c u m e n t o che garantisse, in m o d o formale e solenne, la frontiera del B r e n n e r o . Più in là, p e r il m o m e n to, n o n desiderava a n d a r e . Infatti u n o schema d i patto che Palazzo Chigi aveva p r e p a r a t o p a r v e , a un d i p l o m a t i c o tedesco, «più simile a un trattato di pace con un n e m i c o che a un t r a t t a t o di alleanza con un amico», e n o n e b b e seguito. N o n fu n e p p u r e sottoscritto un patto di consultazione e assistenza reciproca al quale il Duce era favorevole. «Lo faremo - a n n o t a v a Ciano - p e r c h é (il Duce) ha mille e u n a ragioni p e r n o n fidarsi delle democrazie occidentali. Ma io ho p e n s a t o che era b e n e ritardarlo.» Se la collaborazione e la sintonia tra i d u e regimi stentav a n o a n c o r a a t r a d u r s i in s t r u m e n t i politici e diplomatici, e r a n o invece già p i e n a m e n t e o p e r a n t i sul p i a n o celebrativo e rituale, tanto che Ciano, a un e n n e s i m o approccio di Ribb e n t r o p p e r l a conclusione d i u n a alleanza, a p p u n t o d u r a n te il s o g g i o r n o di H i t l e r in Italia, p o t è d i s i n v o l t a m e n t e ris p o n d e r e : «La solidarietà tra i nostri d u e paesi si è mostrata i n q u e s t i g i o r n i con tale e v i d e n z a c h e u n f o r m a l e t r a t t a t o d'alleanza è superfluo». Il t r e n o del F ù h r e r a r r i v ò , la sera del 3 m a g g i o 1938, alla stazione O s t i e n s e la cui facciata, c o m e quella degli edifici 124

posti l u n g o il p e r c o r s o dell'ospite, e r a stata ridipinta di fresco. La piazza davanti alla stazione fu ribattezzata, p e r la circostanza, con il n o m e di Adolfo Hitler. Schierati l u n g o i cinq u e chilometri fino al Quirinale centomila soldati formavano un c o r d o n e i n i n t e r r o t t o . Seimila antifascisti, o s u p p o s t i tali, e r a n o stati messi p r e c a u z i o n a l m e n t e in carcere, alcune centinaia di agenti bilingui del servizio di sicurezza tedesco e r a n o stati sguinzagliati a R o m a e nelle altre città ove Hitler si sarebbe recato, p e r g a r a n t i r n e la protezione. Visibilmente seccato, il F ù h r e r dovette p r e n d e r e posto sulla carrozza reale, t r a i n a t a da sei cavalli, e scortata da corazzieri, c h e lo p o r t ò al Quirinale. Vi salì p r i m a del Re, che se n'ebbe a male, e d u r a n t e il tragitto - m e n t r e il Colosseo, la via dei Trionfi, l'arco di C o s t a n t i n o a v v a m p a v a n o p e r le fiamme che si sprigionavano da g r a n d i t r i p o d i - scambiò con l'omino dalla d o p p i a greca c h e gli stava accanto p o c h e banali b a t t u t e . Vittorio E m a n u e l e I I I chiese tra l'altro q u a n t i chiodi avessero gli scarponi della fanteria tedesca, e ciò n o n contribuì a migliorare l'opinione che Hitler aveva di lui. Per n o n aver un ruolo di c o m p r i m a r i o nella sfilata, il Duce si era eclissato, d o p o i saluti alla stazione, e r i a p p a r v e solo più tardi. Con il F ù h r e r e r a un seguito e n o r m e , circa cinq u e c e n t o gerarchi nazisti, e tra essi tutti i maggiori, Gòring, Goebbels, R i b b e n t r o p , Hess, H i m m l e r . Al Q u i r i n a l e Hitler fu alloggiato n e l l ' a p p a r t a m e n t o del Principe di Piemonte, e p r o v o c ò un c e r t o t r a m b u s t o , a m e z z a n o t t e , q u a n d o chiese di avere a sua disposizione u n a d o n n a . Si accertò p r e s t o che voleva soltanto u n a c a m e r i e r a che gli riassettasse il letto p r i ma di coricarsi. Nell'antico palazzo, attorniato da aiutanti di c a m p o e nobili, il dittatore tedesco si sentì a disagio. «C'era o d o r e d i catacombe», r i m a r c ò H i m m l e r c h e p e r q u a n t o l o r i g u a r d a v a e r a p i ù a b i t u a t o a quello dei cimiteri. La visita del F ù h r e r si protrasse p e r u n a intera settimana, fitta di inc o m p r e n s i o n i e di acide p u n z e c c h i a t u r e tra i nazisti e la Casa reale, ma priva di incidenti di rilievo. I nazisti giudicarono c o n c o r d e m e n t e che la M o n a r c h i a fosse un i n g o m b r a n t e 125

relitto e il Re un vecchietto noioso circondato da a r r o g a n t i fannulloni. Vi fu tra loro chi disse c h i a r a m e n t e che sul trono bisognava metterci il Duce, «il Re è t r o p p o piccolo». Per u m i l i a r e Vittorio E m a n u e l e I I I , H i t l e r s i a b b a n d o n ò , d u r a n t e i p r a n z i ufficiali, a sperticati elogi del Duce, che «per me n o n è soltanto un amico ma è un maestro; n o n è soltanto u n o statista italiano ma un capofila, a n c h e nella nostra rivoluzione». A Centocelle Hitler passò in rivista c i n q u a n t a m i l a soldati; nel golfo di Napoli, dalla ammiraglia Cavour, vide i m m e r gersi e r i e m e r g e r e nel volgere di m e n o di d u e m i n u t i , con perfetta sincronia, n o v a n t a sommergibili. Poi vi fu u n a esercitazione a e r e a . L a g r a n d i o s i t à della m e s s i n s c e n a n o n ing a n n ò i consiglieri militari del F ù h r e r , che s a p e v a n o quali fossero le condizioni delle Forze A r m a t e fasciste. U n a vera spina fu p e r Hitler, fino all'ultimo, quella della p r e s e n z a del Re e delle esigenze protocollari che essa c o m p o r t a v a . D o p o l'Aida al San Carlo di Napoli e r a stato costretto a p r e s e n t a r si alla folla in cilindro e frac, essendogli m a n c a t o il t e m p o di cambiarsi. Se la p r e s e , f u r i b o n d o , con il suo c a p o del cerim o n i a l e Vicco v o n Bùlow-Schnante. «Vi r e n d e t e conto c h e mi avete m a n d a t o in giro c o m e il P r e s i d e n t e della R e p u b blica francese?» Q u a n d o finalmente p o t è congedarsi da Vittorio E m a n u e l e I I I (che lo r i c o r d ò c o m e «una specie di d e g e n e r a t o psico-fisiologico») e p a r t i r e p e r F i r e n z e solo con Mussolini, Hitler trasse un grosso r e s p i r o di sollievo. Nella Galleria degli Uffizi a n d ò in estasi d a v a n t i ai capolavori, e c o m p r o m i s e tutti gli i m p e g n i previsti d a l p r o g r a m m a r e standovi p e r q u a t t r o l u n g h e o r e (Mussolini i n t a n t o sbuffava, impaziente). In viaggio verso Berlino Hitler si sfogò con il Segretario di Stato Weizsàcker: «Non p o t e t e i m m a g i n a r e q u a n t o sia felice di t o r n a r e in Germania». I l m a l c o n t e n t o del F ù h r e r aveva d u e c a u s e : d a u n lato gli p a r e v a inammissibile che Mussolini, p e r il quale professava u n a a m m i r a z i o n e sincera, tollerasse la coesistenza del fascismo con la Monarchia, e la subordinazione a l m e n o for126

m a l e a un fantoccio c o r o n a t o ; dall'altro e r a a m a n i v u o t e , nel senso che n o n aveva o t t e n u t o quel patto di alleanza con l'Italia che e r a nei suoi progetti. Ciano, l'abbiamo già visto, temporeggiava, e Mussolini, sostanzialmente p r o p e n s o all'idea, ne rinviava l'attuazione nell'attesa che essa diventasse p o p o l a r e . «Sto l a v o r a n d o p e r r e n d e r l a tale» disse q u a l c h e t e m p o d o p o al g e n e r o . Assorbito il t r a u m a delVAnschluss, il Duce n o n aveva a n c o r a p r o c e d u t o a u n a definitiva scelta di c a m p o m a , con accostamenti vistosi e a r r e t r a m e n t i i m p e r cettibili, si avvicinava s e m p r e di più al p u n t o di n o n r i t o r n o , quello in cui la sua politica estera s a r e b b e stata senza reali alternative. I r a p p o r t i con l ' I n g h i l t e r r a p r o c e d e v a n o attrav e r s o b o n a c c e e t e m p e s t e r i c o r r e n t i , quelli c o n la Francia e r a n o o r m a i sul b r u t t o stabile: «E un p o p o l o r o v i n a t o dall'alcool, dalla sifilide e dal giornalismo», sentenziava il Duce. La G e r m a n i a a p p a r i v a temibile e affascinante, il suo Regime un m o d e l l o cui ispirarsi e un c o n c o r r e n t e con cui comp e t e r e . Ma egli ancora ignorava che il terribile capo di quel R e g i m e aveva deciso i n t a n t o che dovesse s u o n a r e l'ora della Cecoslovacchia.

-«Soia™».

CAPITOLO SETTIMO

GODESBERG

Il 24 a p r i l e 1938, a Karlsbad, K o n r a d H e n l e i n f o r m u l ò in o t t o p u n t i le «ragionevoli richieste» c h e il Sudetendeutsche Partei, il Partito tedesco dei Sudeti, presentava al g o v e r n o di Praga. H e n l e i n n o n aveva agito di testa sua. P r i m a di innescare la crisi che avrebbe p o r t a t o al Patto di Monaco, il F ù h r e r dei Sudeti aveva ricevuto particolareggiate istruzioni da R i b b e n t r o p , con l'intesa c h e d a q u e l m o m e n t o i n p o i o g n i sua azione s a r e b b e stata d i r e t t a dal m i n i s t r o d i G e r m a n i a nella capitale cecoslovacca, e c o o r d i n a t a s t r e t t a m e n t e con il g o v e r n o di Berlino. La Cecoslovacchia e r a u n o Stato multinazionale che aveva nei cechi e negli slovacchi (nove milioni e mezzo) il suo n e r b o , m a contava c i n q u e milioni d i a p p a r t e n e n t i alle min o r a n z e tedesche, r u t e n e , m a g i a r e , polacche. Tra esse la tedesca, con i suoi t r e milioni e m e z z o di S u d e t i - c o m e a p p u n t o si chiamavano -, era di g r a n l u n g a la più consistente: ed e r a s o r r e t t a dalla p o t e n z a d e l Terzo Reich. Alla Confer e n z a di Versailles e r a stato a s s i c u r a t o c h e il n u o v o Stato a v r e b b e c r e a t o u n sistema c a n t o n a l e , s u l l ' e s e m p i o della Svizzera. Q u e i progetti n o n e b b e r o esecuzione, e solo tardiv a m e n t e , sotto l ' u r g e n z a delle m i n a c c e h i t l e r i a n e , il Presid e n t e cecoslovacco E d v a r d Benes si affannò a g a r a n t i r e che l'assetto del p a e s e a v r e b b e m e g l i o r i s p e t t a t o , in f u t u r o , le a u t o n o m i e etniche. E c o m u n q u e molto d u b b i o che concessioni p i ù sollecite a v r e b b e r o p o t u t o frenare lo slancio nazista verso lo «spazio vitale» all'est. Q u e s t e le richieste di H e n l e i n : 1) p i e n a e g u a g l i a n z a t r a tedeschi e cechi, ossia a b b a n d o n o della concezione secondo 128

la quale esisteva un Stato cecoslovacco con u n a m i n o r a n z a tedesca; 2) riconoscimento del g r u p p o dei «Sudeti di razza germanica» c o m e p e r s o n a giuridica; 3) d e t e r m i n a z i o n e dell'area g e r m a n i c a in Cecoslovacchia e riconoscimento legale dei suoi confini; 4) all'interno di q u e s t ' a r e a , p i e n a a u t o n o mia in o g n i settore della vita pubblica; 5) garanzie p e r i tedeschi residenti fuori di quest'area; 6) eliminazione «di tutte le ingiustizie commesse c o n t r o i tedeschi dei Sudeti a partire dal 1918» e r i p a r a z i o n e dei d a n n i da essi sofferti; 7) riconoscimento del principio che tutti i funzionari dei distretti t e d e s c h i a v r e b b e r o d o v u t o e s s e r e t e d e s c h i ; 8) p i e n a libertà p e r i tedeschi di p r o c l a m a r e il loro g e r m a n e s i m o e la loro adesione alla «ideologia dei tedeschi ispirata ai princìpi e agli ideali del nazionalsocialismo», con la conseguenza che il g o v e r n o di P r a g a a v r e b b e d o v u t o p r o c e d e r e a u n a revisione totale della politica estera «fino a quel m o m e n t o allin e a t a c o n i nemici del p o p o l o germanico». Il g o v e r n o di P r a g a rifiutò di discutere quella piattaforma c h e p r e s u p p o n e v a in sostanza l'inserimento di u n o Stato tedesco e nazista nel c o r p o stesso dello Stato cecoslovacco. L'«insulto» scatenò la p r o p a g a n d a di Berlino, alla quale, u n a volta di p i ù , il d o t t o r G o e b b e l s p r e s t ò t u t t e le risorse della sua diabolica i m m a g i n a z i o n e , e tutti i mezzi della sua colossale organizzazione. Il g o v e r n o di P r a g a fu a d d i t a t o al m o n d o c o m e o p p r e s s o r e e p e r s e c u t o r e delle m i n o r a n z e : tesi che lo stesso Henlein - un maestro di ginnastica, atletico, b i o n d o , occhialuto - r i p e t è d u r a n t e un viaggio a L o n d r a , nel m a g g i o , c e r c a n d o d i rivestire, h a o s s e r v a t o J o h n W . W h e l e e r - B e n n e t nel suo II patto di Monaco, i p a n n i di un Garibaldi o di un Kossuth. Sulla carta, la Cecoslovacchia godeva di u n a tutela internazionale vasta e solida. La p r o t e g g e v a , ed e r a il m e n o , la c a r t a della Società delle Nazioni, c h e p e r ò e r a servita b e n poco sia alla Cina, sia all'Etiopia, sia all'Austria. C o n la Germ a n i a aveva firmato, nel 1928, il p a t t o Briand-Kellog, che escludeva il ricorso alla g u e r r a «quale s t r u m e n t o politico». 129

E r a vincolata da trattati di m u t u a assistenza alla Francia e all'Unione Sovietica. Aveva la garanzia di un aiuto, in caso di emergenza, dagli altri paesi firmatari della Piccola Intesa. Il suo esercito e r a b u o n o , le sue fortificazioni rivolte ad ovest, p r o p r i o nella zona dei Sudeti, p o d e r o s e . Mancava, in q u e sta elaborata costruzione, q u a n d o Hitler cominciò a concretare le sue minacce, l'elemento decisivo: la volontà degli alleati della Cecoslovacchia di fare la g u e r r a p e r d i f e n d e r n e la integrità territoriale. A questa r i n u n c i a contribuì in m o d o d e t e r m i n a n t e la G r a n B r e t a g n a , che aveva s e m p r e limitato la sua più i m m e d i a t a sfera di interessi al Reno, ma che, p e r l'occasione, p r e m e t t e sulla Francia - c h e n o n c h i e d e v a di meglio - p e r c h é acconsentisse, fin dall'inizio, all'idea di un c o m p r o m e s s o . La storia ha messo sul b a n c o degli i m p u t a t i , p e r la politica che fu d e t t a di appeasement, di pacificazione, Neville C h a m b e r l a i n , premier inglese, il suo m i n i s t r o degli Esteri, lord E d w a r d Halifax, e il C a p o del g o v e r n o francese, Daladier. Ma forse, rivista nella p r o s p e t t i v a del t e m p o , la c o n d a n n a a p p a r e t r o p p o severa. La figura politica e u m a n a di Neville C h a m b e r l a i n è stata volta in c a r i c a t u r a da storici e memorialisti il cui f u r o r e anti-hitleriano è diventato furore anti-chamberlainiano. Lo si è descritto c o m e un o m e t t o senile, d e b o l e , sciocco, c h e v e n n e abbindolato da Hitler, e c r e d e t t e di p o t e r o p p o r r e il s u o o m b r e l l o a i c a n n o n i della W e h r m a c h t . C h a m b e r l a i n aveva sessantanove a n n i q u a n d o visse il d r a m m a di M o n a co, ma n o n e r a né debilitato, né sfiduciato, né remissivo. Nel g i u d i c a r e i limiti d e l l ' e s p a n s i o n i s m o t e d e s c o e i p r o p o s i t i bellicosi del d i t t a t o r e nazista sbagliò g r a v e m e n t e , convinto in b u o n a fede che il boccone dei Sudeti, grazie al quale tutti i tedeschi fuori dalle frontiere venivano inglobati nel Terzo Reich, potesse p l a c a r n e gli a p p e t i t i . U n e r r o r e d i calcolo, c e r t a m e n t e . Ma è difficile dire cos'avrebbe p o t u t o fare di diverso, in q u e l m o m e n t o , se a n c h e avesse p e r c e p i t o esattam e n t e l a p o r t a t a delle m i r e naziste. L a G r a n B r e t a g n a e r a del t u t t o i m p r e p a r a t a , l a F r a n c i a a n c h e . E d e n t r a m b e l o 130

e r a n o p e r l'antimilitarismo delle forze politiche che poi rimp r o v e r a r o n o a C h a m b e r l a i n di n o n aver fatto la g u e r r a . C o n che? Neville C h a m b e r l a i n a p p a r t e n e v a a u n a famiglia già illustre negli annali politici. Il p a d r e J o s e p h e r a stato ministro delle Colonie in a n n i in cui l ' I m p e r o e r a il p e n s i e r o d o m i n a n t e dell''establishment britannico. Il fratellastro Austen aveva r i c o p e r t o negli a n n i Venti, sotto Baldwin, la carica di ministro degli Esteri. Alla politica Neville e r a arrivato relativam e n t e tardi, solo a 45 a n n i aveva conquistato un posto alla C a m e r a dei C o m u n i . In p r e c e d e n z a aveva avuto u n a intensa attività c o m e u o m o d'affari, e, a B i r m i n g h a m , c o m e a m ministratore locale. Ministro della Sanità, q u i n d i , nel 1936, Cancelliere dello Scacchiere, e r a stato u n o d e i p i ù risoluti p r o m o t o r i del r i a r m o inglese. Il bilancio che fece a p p r o v a r e p e r il '35-'36, e che r a d d o p p i ò le cifre stanziate p e r la difesa, t r o v ò i p i ù acri o p p o s i t o r i p r o p r i o in q u e i laburisti che p o i gli a v r e b b e r o r i m p r o v e r a t o di n o n r i s p o n d e r e a d e g u a t a m e n t e , c o n la forza, alla aggressività h i t l e r i a n a . Attlee e A r t h u r G r e e n w o o d l a m e n t a r o n o che l ' I n g h i l t e r r a dovesse «affrontare di a n n o in a n n o o n e r i s e m p r e p i ù gravi p e r riarmarsi c o n t r o un nemico n o n definito e p e r u n a s o m m a n o n definita», Stafford C r i p p s dichiarò a d d i r i t t u r a che si dovevano «compiere tutti gli sforzi possibili p e r bloccare il reclut a m e n t o p e r le Forze Armate». Q u a n d o C h a m b e r l a i n successe a Baldwin c o m e P r i m o ministro, Eden ne fu lieto. Pensava di p o t e r trovare in lui un migliore e più grintoso alleato nella lotta all'espansionismo nazista e fascista. Ma, a differenza di Baldwin, C h a m b e r l a i n volle d i r i g e r e p e r s o n a l m e n t e la politica estera, lasciando a E d e n , e d o p o le dimissioni di lui a lord Halifax, compiti esecutivi. Riassunse in d u e p u n t i il suo p r o g r a m m a : «Ricostituzione delle n o s t r e forze p e r la difesa» e, p a r a l l e l a m e n t e , «Soppressione degli ostacoli che impediscono la rinascita di un clima di fiducia in Europa». Perseguì questi obbiettivi con la sbrigatività autoritaria e a volte a r r o g a n t e del businessman: 131

s e n t e n d o oltretutto di avere dietro di sé la m a g g i o r a n z a del p o p o l o inglese, c h e n o n voleva la g u e r r a , e a n c o r m e n o la voleva in u n o stato di totale i m p r e p a r a z i o n e . L o r d Strang, alto funzionario del Foreign Office, avverso a l Patto d i M o n a c o , descrisse C h a m b e r l a i n c o m e u n u o m o «di m e n t e fredda e calma, di forte volontà, c o m p l e t a m e n t e dedito al b e n e pubblico e con u n a forte fiducia nel suo giudizio». A m e r y n e p a r l ò c o m e d i u n u o m o «essenzialmente di azione: e forse a n c o r p i ù di amministrazione» e c o m e di un «debater (polemista p a r l a m e n t a r e N.d.A.) di p r i m ' o r d i ne». Era un lavoratore instancabile, e, finito l'orario d'ufficio, si portava in c a m e r a altri fascicoli da e s a m i n a r e . N o n lo si vedeva al Derby di E p s o m o a W i m b l e d o n . Si c o m p o r t a v a «come un general manager c h e d i r i g a gli affari della s u a azienda». C o n le sue spigolosità irritava gli oppositori laburisti assai p i ù del b o n a r i o Baldwin che, d o p o il violento attacco d i q u a l c h e p a r l a m e n t a r e , usava dirgli, n e i c o r r i d o i : «Spero che si sentirà meglio, d o p o questo sfogo». C h a m b e r lain fu m i o p e , forse, i m p a r i p r o b a b i l m e n t e all'ora tragica c h e si approssimava, e c h e un Churchill avrebbe affrontata con b e n altra risolutezza. Ma tutt'altro che u n a nullità. Il P r i m o ministro francese, E d o u a r d Daladier, c h e fu l'alt r o p r o t a g o n i s t a d i M o n a c o , nello s c h i e r a m e n t o delle d e mocrazie occidentali, n o n nutriva le illusioni del suo collega inglese. M e n t r e C h a m b e r l a i n n a v i g ò , i n quella t e m p e s t a , l u n g o u n a rotta sbagliata ma i m p u g n a n d o s a l d a m e n t e il tim o n e , Daladier a n d ò alla deriva, incerto, sfiduciato, e in più di un m o m e n t o i n u t i l m e n t e profetico, con il suo b u o n s e n s o contadinesco. C i n q u a n t a c i n q u e n n e , radicalsocialista, p e r il suo aspetto greve e p e r u n a certa sua massiccia i r r u e n z a comiziesca lo c h i a m a v a n o «il t o r o di Vaucluse». Ma e r a un toro perplesso. Aveva raccolto, c o m e C a p o del g o v e r n o , l'eredità catastrofica di L e o n B l u m , la cui e s p e r i e n z a di fronte p o p o l a r e aveva dissestato l'economia, a p p r o f o n d i t o le fratt u r e d e l p a e s e , e r e s a a n c o r p i ù p r e c a r i a la p r e p a r a z i o n e militare. 132

Solo p e r i n e t t i t u d i n e e insipienza il «generalissimo» Gam e l i n p o t e v a a z z a r d a r e p r e v i s i o n i ottimistiche s u l l ' a n d a m e n t o di u n a g u e r r a c o n t r o la G e r m a n i a . Daladier, b e n c h é profano, e r a meglio o r i e n t a t o del p o m p o s o c o m a n d a n t e in capo delle forze francesi. G a l a n t u o m o , avvertì a m a r a m e n t e l'umiliazione disonorevole che la Francia avrebbe subito abb a n d o n a n d o al suo destino la Cecoslovacchia amica e alleata. Ma fu s e m p r e p i e g a t o dalla volontà di C h a m b e r l a i n . Al suo fianco, Georges Bonnet, ministro degli Esteri, fu il portavoce zelante e i n s i n u a n t e d e l p a r t i t o delle «colombe» in seno al g o v e r n o (esso includeva a n c h e de Monzie, P o m a r e t e C h a u t e m p s ) . «Falchi» e r a n o invece R e y n a u d , C h a m p e t i e r de Ribes, C a m p i n c h i , Zay e Queille. A distanza di p o c h e settimane d a l l ' a n n u n c i o degli otto p u n ti di Karlsbad, in tre d o m e n i c h e a cominciare da quella del 22 maggio, e r a n o previste in Cecoslovacchia elezioni m u n i cipali. Il Sudetendeutsche Partei voleva cogliere l'occasione p e r d i m o s t r a r e , nella zona tedesca, la sua compattezza, il governo di Praga temeva - d o p o il p r e c e d e n t e austriaco - che alla vigilia del voto Hitler scatenasse l'attacco. L'annuncio dei seguaci di H e n l e i n - il 13 m a g g i o - c h e il SDP a v r e b b e form a t o d e i g r u p p i d i t r u p p e d'assalto p e r p r o t e g g e r e i suoi comizi a g g r a v ò la t e n s i o n e . Il 19 m a g g i o s e m b r ò p r o p r i o c h e der Tag, il g i o r n o fatale, fosse alle p o r t e . H e n l e i n disse d r a m m a t i c a m e n t e che o g n i trattativa con il g o v e r n o di Praga e r a impossibile, e p a r t ì p e r la G e r m a n i a ; a sua volta Benes r i u n ì il g o v e r n o che o r d i n ò la mobilitazione di u n a classe di riservisti e di alcune migliaia di specialisti. La m o r t e di d u e d i r i g e n t i d e l SDP c h e t r a s p o r t a v a n o , i n motocicletta, m a t e r i a l e di p r o p a g a n d a , e che e r a n o stati uccisi dai g e n d a r m i n o n a v e n d o obbedito alla intimazione di alt, offrì un classico casus belli. L'Europa t r a t t e n n e il fiato, e lord Halifax comunicò all'ambasciatore tedesco a L o n d r a che da una g u e r r a tedesco-cecoslovacca sarebbe derivato p r o b a b i l m e n te un conflitto t r a G e r m a n i a e Francia, e poi tra G e r m a n i a e 133

I n g h i l t e r r a . A sua volta, D a l a d i e r m o s t r ò all'ambasciatore tedesco a Parigi l'ordine di mobilitazione che aveva p r o n t o sul suo tavolo d i c e n d o «dipende da voi che io lo firmi o no». L'Unione Sovietica si dichiarò p r o n t a a r e a g i r e . Hitler, stupefatto da questa dimostrazione di energia, assicurò Mastny, a m b a s c i a t o r e ceco a B e r l i n o , c h e n o n aveva p r o p o s i t i aggressivi, e poi si isolò c u p o p e r u n a settimana, in meditazione febbrile: t e r m i n a t a la quale, decise che la q u e s t i o n e dei Sudeti doveva essere risolta e n t r o l'anno. Diede perciò incarico a Keitel di p e r f e z i o n a r e i p i a n i di quella « O p e r a z i o n e verde», a p p u n t o c o n t r o la Cecoslovacchia, che era già stata studiata, e di cominciare nel c o n t e m p o la costruzione della linea Sigfrido a difesa del confine occidentale. Gli era stata i m p o s t a u n a b a t t u t a d ' a r r e s t o , ma i suoi p r o g r a m m i g e n e rali n o n cambiavano. Il D u c e n o n fu informato delle intenzioni di Hitler, né se ne interessò t r o p p o . Tutta la sua attenzione e r a calamitata, in politica estera, dalla g u e r r a di S p a g n a e dalla accesa polemica c o n la Francia. C i a n o disse a l l ' a m b a s c i a t o r e inglese lord Perth, che gli aveva espresso le preoccupazioni di L o n d r a p e r la crisi cecoslovacca, che l'Italia avrebbe m a n t e n u t o il suo «noto a t t e g g i a m e n t o di neutralità»: q u i n d i al tedesco M a c k e n s e n g a r a n t ì , i n s i e m e , il d i s i n t e r e s s e italiano p e r la sorte della Cecoslovacchia e la «solidarietà c o m p l e t a con la G e r m a n i a » . T r a n g u g i a t a la pillola austriaca, il fascismo e r a disposto ad accettare tutto. H e n l e i n , autorizzato da Hitler, ebbe u n a serie di incontri con il premier cecoslovacco Milan H o d z a , c a p o del p a r t i t o a g r a r i o : ma fu p r e s t o c h i a r o c h e t r a i p u n t i di K a r l s b a d , quali venivano intesi dal l u o g o t e n e n t e di Hitler, e l'autonom i a p r o p o s t a d a P r a g a c o r r e v a u n a d i s t a n z a invalicabile. Henlein rifiutava concessioni parziali, P r a g a rifiutava il suicidio. Per s u p e r a r e l'impasse C h a m b e r l a i n p r e s e la p r i m a delle sue c l a m o r o s e iniziative: d e l i b e r ò di inviare a Praga, quale arbitro, lord Walter R u n c i m a n , del quale si fidava pien a m e n t e . I francesi n e f u r o n o c o s t e r n a t i . U n a r b i t r o n o n 134

poteva che rifarsi alla piattaforma di Karlsbad, ossia essere p e r Berlino e c o n t r o Praga. Parigi protestò, e C h a m b e r l a i n dovette rassegnarsi a inviare il suo messo c o m e «mediatore e consigliere»: qualità nella q u a l e R u n c i m a n n o n riuscì a concludere, d u r a n t e estenuanti tentativi di conciliazione t r a le d u e parti, assolutamente nulla. N o n concluse a n c h e p e r c h é a Hitler l'autonomia e il p r o g r a m m a di Karlsbad n o n i n t e r e s s a v a n o . Voleva che le sue t r u p p e varcassero il confine. Infatti il partito di H e n l e i n e la Cancelleria a Berlino f u r o n o presi dal p a n i c o q u a n d o , il 4 settembre, B e n e s , pressato da L o n d r a e da Parigi p e r c h é si dimostrasse c o m p r e n s i v o , e allarmato dall'intensificarsi dei p r e p a r a t i v i militari t e d e s c h i , ricevette i d e l e g a t i del SDP e disse loro: «Dettate le clausole d e l l ' a u t o n o m i a , e io firmerò tutto». F i r m ò infatti, da solo, sotto d e t t a t u r a , u n a serie di concessioni che coincideva quasi c o m p l e t a m e n t e con gli otto p u n t i di Karlsbad. Con quel d o c u m e n t o in m a n o , un H e n l e i n angosciato si p r e c i p i t ò a N o r i m b e r g a , d o v e e r a in corso il C o n g r e s s o nazista, p e r riferire a Hitler. Questi n o n ebbe esitazioni nella risposta. Era necessario p r o v o c a r e incid e n t i che portassero alla r o t t u r a di ogni r a p p o r t o con il gov e r n o di Praga, il che p u n t u a l m e n t e avvenne. Così si chiuse la fase dei negoziati t r a il Partito dei Sudeti e il g o v e r n o di P r a g a . I n G e r m a n i a H e n l e i n o r g a n i z z ò s e d u t a stante u n a «legione t e d e s c a d e i Sudeti» e ne d i v e n n e c o m a n d a n t e . S e m b r a v a o r m a i inevitabile l'invasione. Il discorso c h e H i tler avrebbe p r o n u n c i a t o il 12 settembre a N o r i m b e r g a p r o vocò in tutto il m o n d o un'attesa spasmodica. Pace o g u e r r a ? Ma sentenza n o n ci fu, ossia n o n ci fu un esplicito a n n u n cio di g u e r r a e di annessione, n e p p u r e u n a esplicita richiesta di plebiscito. E p p u r e Hitler avrebbe p o t u t o sentirsi incoraggiato da un passo del Times che aveva scritto, il 7 settemb r e : «Forse vale la p e n a che il governo cecoslovacco riconsid e r i se è il caso di r e s p i n g e r e del tutto il p r o g e t t o , che ha incontrato il favore di diversi settori, di fare della Cecoslovacchia u n o Stato più o m o g e n e o attraverso la cessione di quel135

la frangia di p o p o l a z i o n e s t r a n i e r a che è c o n t i g u a alla nazione con la quale ha legami razziali». C o n questa prosa ipocrita e fumosa il Times p r o p o n e v a in sostanza che i cecoslovacchi si d e c i d e s s e r o a c e d e r e il t e r r i t o r i o d e i S u d e t i alla G e r m a n i a , c o n s e n t e n d o agli inglesi u n d o p o - v a c a n z e t r a n quillo. Il g o v e r n o di L o n d r a fu costretto a dichiarare, in u n a nota, che l'articolo del Times n o n rifletteva il suo pensiero. Hitler fu d u n q u e , a N o r i m b e r g a , sprezzante e minaccioso verso i cecoslovacchi, ma si a s t e n n e dall'indicare un term i n e ultimativo. Chiese che il p r o b l e m a dei Sudeti fosse risolto in fretta, con il m e t o d o d e l l ' a u t o d e t e r m i n a z i o n e , e assicurò loro la protezione del Reich. P u r in questi termini generici il discorso, la cui veemenza e r a stata amplificata e dilatata dalla coreografia nibelungica di N o r i m b e r g a , fomentò nei Sudeti ulteriori disordini, d o m a t i dalla polizia solo d o p o tre o q u a t t r o giorni. Parve a quel p u n t o a C h a m b e r l a i n che fosse venuta l'ora di a t t u a r e il p i a n o Z, t e n u t o r i g o r o s a m e n t e segreto t r a n n e che a pochissimi collaboratori, sul quale stava m e d i t a n d o da g i o r n i . « H o p e n s a t o - scrisse il premier a R u n c i m a n , c h e si apprestava a lasciare p e r s e m p r e P r a g a - a un passo d r a m matico e improvviso che p u ò cambiare l'intera situazione... Io p o t r e i i n f o r m a r e Hitler che posso a n d a r e subito in Germ a n i a p e r incontrarlo. Se acconsente, e sarebbe difficile p e r lui rifiutare, p o t r e i s p e r a r e di p e r s u a d e r l o c h e gli si offre u n a impareggiabile o p p o r t u n i t à di a u m e n t a r e il suo prestigio e di realizzare gli obbiettivi che ha enunciato.» La sera del 14 s e t t e m b r e la BBC a n n u n c i ò il viaggio di C h a m b e r l a i n - fino a quel m o m e n t o assai riluttante a servirsi dell'aereo a B e r c h t e s g a d e n , d o v e s a r e b b e stato accolto da H i t l e r nel «nido dell'aquila». Daladier era disposto ad a c c o m p a g n a r l o , ma il P r i m o ministro britannico declinò l'offerta. Tra l'altro Daladier, r a p p r e s e n t a n d o un g o v e r n o diviso e d e b o l e , sarebbe stato più d'impaccio che d'aiuto. L'Europa, che sentiva approssimarsi la g u e r r a , esultò alla notizia. Mai u n u o m o c h e , c o m e tanti storici h a n n o a f f e r m a t o , 136

p r e s e u n a decisione r o v i n o s a , fu p i ù e n t u s i a s t i c a m e n t e o s a n n a t o p e r averla presa. C h a m b e r l a i n ricevette solo elogi e incoraggiamenti. C o m e c o m p a g n i di viaggio scelse sir H o r a c e Wilson, P r i m o consigliere i n d u s t r i a l e del g o v e r n o , e William Strang, C a p o del d i p a r t i m e n t o centrale del Foreign Office. Ma con Hitler il colloquio fu a d u e , con la necessaria presenza dell'interprete, il tedesco Schmidt: cosicché, q u a n do si c o n g e d ò dal F ù h r e r , il P r i m o m i n i s t r o n o n d i s p o s e n e p p u r e d i u n verbale dell'incontro. In realtà il dialogo - c o m e capitava con tutti gli interloc u t o r i di H i t l e r - fu un m o n o l o g o , il cui senso p u ò essere così riassunto: Hitler disse che se il g o v e r n o inglese gli avesse garantito di accettare il principio della a u t o d e t e r m i n a z i o n e , si sarebbe poi p o t u t o discutere sulle sue modalità. In caso c o n t r a r i o o g n i negoziato e r a inutile. N o n si trattava p i ù di a u t o n o m i a : si trattava di indire un plebiscito che avrebbe sanzionato l'annessione dei S u d e t i alla G e r m a n i a . Da q u e l m o m e n t o in p o i il p r o b l e m a , p e r gli amici della Cecoslovacchia, fu soltanto quello di limitare le richieste di Hitler, ma p i ù a n c o r a quello di i n d u r r e Praga ad accettarle. Il 16 settembre, d o p o che C h a m b e r l a i n si fu consultato a L o n d r a con Daladier, n a c q u e il «piano anglo-francese» che p r e v e d e v a il passaggio alla G e r m a n i a di tutti i t e r r i t o r i cecoslovacchi con oltre il c i n q u a n t a p e r c e n t o di tedeschi. In c o m p e n s o Francia e G r a n B r e t a g n a a v r e b b e r o g a r a n t i t o le n u o v e f r o n t i e r e . A P r a g a un a n g o s c i a t o B e n e s c o n v o c ò il g o v e r n o e i consiglieri militari, e replicò al «piano» con un rifiuto condizionato. No alla cessione, sì a un arbitrato p r e visto dalle clausole del t r a t t a t o ceco-tedesco del 1925, m a i d e n u n c i a t o dalla G e r m a n i a . L o n d r a e Parigi e b b e r o un accesso di esasperazione q u a n d o v e n n e r o messe a conoscenza della p r o p o s t a ceca, c o n s i d e r a t a d e l t u t t o i n a d e g u a t a alle c i r c o s t a n z e : e p o s e r o a B e n e s un d i l e m m a p e r e n t o r i o . O aderiva al piano, o restava solo. Benes si piegò. C o n questo viatico C h a m b e r l a i n intraprese il 22 s e t t e m b r e il viaggio p e r un s e c o n d o i n c o n t r o con il F ù h r e r . E r a soddisfatto. In fin 137

dei conti p o r t a v a con sé il p i e n o accoglimento delle pretese t e d e s c h e . Ma Hitler, c h e lo a t t e n d e v a nell'hotel D r e e s e n a Godesberg, presso Colonia, e r a giuocatore t r o p p o abile e cinico p e r n o n capire che I n g h i l t e r r a e Francia, u n a volta imboccata la s t r a d a delle concessioni, e r a n o in q u a l c h e m o d o in t r a p p o l a . O r m a i , se si fossero irrigidite, il m o n d o i n t e r o le avrebbe accusate di essere giunte alla g u e r r a p e r problemi di dettaglio. N o n tanto p r e m e v a al F ù h r e r che Chamberlain negoziasse p e r conto dei cechi, q u a n t o che L o n d r a e Parigi li a b b a n d o n a s s e r o p u r a m e n t e e semplicemente al loro destino. Sette divisioni e r a n o o r m a i schierate alla frontiera c o n la Cecoslovacchia, i Frei Korps d e i S u d e t i e r a n o a n ch'essi p r o n t i . Q u a n d o il premier inglese gli fu davanti, Hitler ne ascoltò i m p a z i e n t e l'esposizione e p o i chiese: «Devo d e d u r n e c h e i governi britannico, francese e cecoslovacco h a n n o accettato il t r a s f e r i m e n t o del t e r r i t o r i o dei S u d e t i dalla Cecoslovacchia alla G e r m a n i a ? » . «Sì» rispose C h a m b e r l a i n . «Ne s o n o molto d o l e n t e - fu la controreplica di Hitler - ma o r m a i n o n mi interessa più.» E c o r r e d ò q u e s t a sua d i c h i a r a z i o n e c o n u n a serie di argomenti, che e r a n o soltanto pretesti. L'uomo dall'ombrello, « p r o f o n d a m e n t e scosso», t e n t ò di r a g i o n a r e , e fu investito da raffiche i r a c o n d e : «Ancora d u e tedeschi assassinati dai cechi. Ma mi v e n d i c h e r ò p e r ciascuno di essi. I cechi d o v r a n n o essere schiacciati». C h a m b e r l a i n riuscì solo a o t t e n e r e che n e s s u n a azione militare fosse p e r il m o m e n t o i n t r a p r e s a dai tedeschi: assicurazione che il F ù h r e r diede di b u o n g r a d o , a v e n d o f i s s a t o all'alba del p r i m o o t t o b r e l'inizio della « O p e r a z i o n e verde». A c c o m p a g n a n d o C h a m b e r lain all'uscita, m e n t r e traversava u n a terrazza, Hitler divenne d'improvviso mellifluo: «Mi e r o r i p r o m e s s o di farvi a m m i r a r e q u e s t a s p l e n d i d a v e d u t a d e l R e n o , m a o r m a i è nascosta dalla foschia». C h a m b e r l a i n era g r a v e m e n t e t u r b a t o , m a n o n rassegnato. Rimase in G e r m a n i a e - d o p o avere c o n c o r d a t o con Parigi di lasciare via libera alla mobilitazione cecoslovacca - fe138

ce un e s t r e m o tentativo. Inviò a Hitler un messaggio, e venn e contraccambiato con u n o sproloquio minaccioso n o n p i ù verbale, ma scritto. C o n incrollabile cortesia, inviò a n c o r a u n a lettera p e r d i r e c h e l a sua p r e s e n z a era o r m a i inutile. Solo a q u e s t o p u n t o il F ù h r e r ebbe la sensazione di essersi spinto t r o p p o oltre e a t a r d a sera del 23 s e t t e m b r e p r o p o s e un u l t e r i o r e colloquio, alle 22,30. Nel corso di esso C h a m b e r l a i n ricevette u n d o c u m e n t o che f i s s a v a u n a d a t a p e r l a evacuazione del territorio dei Sudeti. I cechi d o v e v a n o iniziare lo s g o m b e r o la mattina del 26 s e t t e m b r e e completarlo e n t r o il 28. «È un ultimatum» protestò il premier. «Niente affatto - disse Hitler, u m o r i s t a senza saperlo, p r o b a b i l m e n t e n o n è un diktat: c o m e lei vede c'è scritto memorandum.» Anche p e r il paziente C h a m b e r l a i n questo era t r o p p o . Ripetè a H i t l e r - e delle sue p a r o l e riferì p i ù t a r d i alla C a m e r a dei C o m u n i - che quello e r a un ultimatum bello e b u o n o , lo amm o n ì sulle terribili c o n s e g u e n z e di u n a g u e r r a , se la g u e r r a fosse scoppiata, gli r i m p r o v e r ò di n o n «avere a s s e c o n d a t o in alcun m o d o i miei sforzi p e r assicurare la pace». Dovette essere energico, p e r c h é Hitler rese p i ù elastica la scadenza dell'ultimatum, e garantì c h e «non desiderava avere altri p o poli oltre al tedesco nell'interno del Reich». M e n t r e il premier rientrava a L o n d r a , la situazione precipitava. La F r a n c i a d e c r e t a v a la m o b i l i t a z i o n e p a r z i a l e . A Praga, ove il g e n e r a l e Syrovy aveva sostituito H o d z a c o m e C a p o del g o v e r n o , negozi e fabbriche e r a n o chiusi, e gravava sulla città u n a a t m o s f e r a l u t t u o s a . Polacchi e m a g i a r i a v a n z a v a n o le l o r o r i v e n d i c a z i o n i in vista dello s m e m b r a m e n t o della Cecoslovacchia. Il 25 s e t t e m b r e , al Palazzo dello Sport di Berlino, Hitler p r o n u n c i ò un altro discorso, g a r a n t e n d o che i Sudeti e r a n o «l'ultima pretesa territoriale tedesca in Europa», ma aggiung e n d o c h e s e «codesto B e n e s » n o n s e n e fosse a n d a t o d a l t e r r i t o r i o dei S u d e t i e n t r o il p r i m o o t t o b r e la G e r m a n i a vi sarebbe p e n e t r a t a , e in testa a tutti egli stesso, quale p r i m o soldato del Reich. Hitler e b b e p a r o l e elogiative p e r C h a m 139

berlain, e ammirative p e r Mussolini. «Oggi - disse - vi è u n a sola g r a n d e p o t e n z a i n E u r o p a , g u i d a t a d a u n g r a n d e u o m o , c h e d i m o s t r a c o m p r e n s i o n e p e r l e sofferenze d e l n o stro p o p o l o : e questo è il mio g r a n d e amico Benito Mussolini. Q u a n t o in questi g i o r n i egli ha fatto, e t u t t o l'atteggiam e n t o del p o p o l o italiano, sono cose che noi n o n d i m e n t i c h e r e m o mai: e se un giorno dovesse s o p r a g g i u n g e r e a n c h e p e r l'Italia u n ' o r a difficile, il Reich sarà orgoglioso di ricambiare.» Hitler aveva r a g i o n e di compiacersi della solidarietà italiana, che appariva totale. Ciano a n n o t a v a nel suo Diario che «il D u c e e io, p u r n o n s p i n g e n d o la G e r m a n i a al conflitto, n o n abbiamo fatto n i e n t e p e r trattenerla», e il 26 settembre, in vista d e l l ' i r r e p a r a b i l e , si limitava a c o m m e n t a r e : «È la g u e r r a . Dio p r o t e g g a l'Italia e il Duce». Il quale Duce, p a r l a n d o a Verona lo stesso 25 settembre in cui Hitler parlava a Berlino, aveva fatto «il p u n t o della situazione» schierandosi i n c o n d i z i o n a t a m e n t e a fianco del Reich, e caricando la dose di insulti di cui e r a gratificato B e n e s dalla p r o p a g a n d a di Goebbèls. «Bisogna riconoscere e a p p r e z z a r e - disse - gli sforzi che i l P r i m o ministro b r i t a n n i c o h a c o m p i u t o p e r d a r e u n a soluzione al p r o b l e m a dell'ora. Bisogna u g u a l e riconoscimento fare p e r la l o n g a n i m i t à di cui ha d a t o p r o v a fin qui la G e r m a n i a (la folla a p p l a u d e l u n g a m e n t e , r i p o r t a r o n o i giornali guidati dal M i n c u l p o p N.d.A.)... Dal m o m e n t o che è stato posto dalle forze irresistibili della storia, il p r o b l e m a , che ha un triplice aspetto - tedesco, m a g i a r o , polacco - d e ve essere i n t e g r a l m e n t e risolto. Se vi è un u o m o , in questo m o m e n t o in E u r o p a , c h e è il p i ù indicato a r e n d e r s i c o n t o di q u e l c h e s u c c e d e , q u e s t ' u o m o è il P r e s i d e n t e della Repubblica cecoslovacca. (Fischi p r o l u n g a t i s s i m i della folla.) Egli è stato u n o degli artefici p i ù ostinati, se n o n maggiori, della disgregazione della duplice m o n a r c h i a absburgica. Allora egli parlava di u n a nazione boema... Lo a n d a v a dichiar a n d o d o v u n q u e , ivi c o m p r e s a Ginevra. Ginevra è in quello 140

stato che i medici c h i a m a n o comatoso. Tutti quelli che si o p p o n g o n o all'Italia d e v o n o finire così.» E p i ù avanti: «Ci son o ancora alcuni giorni d i t e m p o p e r trovare u n a soluzione pacifica. Se q u e s t a n o n si trova, è quasi sforzo s o v r u m a n o i m p e d i r e un conflitto. Se questo scoppia (la folla grida "siam o p r o n t i siamo pronti"), i n u n p r i m o t e m p o p u ò essere localizzato. Io c r e d o a n c o r a che l ' E u r o p a n o n v o r r à mettersi a ferro e fuoco, n o n v o r r à b r u c i a r e se stessa p e r cuocere l'uovo i m p u t r i d i t o di Praga... Vi è tuttavia da p r e v e d e r e il terzo t e m p o : q u e l l o n e l q u a l e il c a r a t t e r e del conflitto s a r à tale che ci i m p e g n e r à d i r e t t a m e n t e . E allora n o n a v r e m o e n o n p e r m e t t e r e m o n e s s u n a esitazione. Debbo a n c o r a a g g i u n g e re che la successione di questi tre t e m p i p u ò essere straordin a r i a m e n t e rapida». Così concluse: «E inutile che i diplomatici si affannino p e r salvare Versaglia. L ' E u r o p a che fu costruita a Versaglia... agonizza. La sua sorte si decide in q u e sta settimana. E in questa settimana che p u ò sorgere la n u o va Europa». Un e s t r e m o sforzo inglese p e r s c o n g i u r a r e la g u e r r a fu c o m p i u t o il 27 settembre, su incarico di C h a m b e r l a i n , da sir H o r a c e Wilson, che vide Hitler, e n o n lo smosse di un palm o . Wilson avvertì il F ù h r e r «solennemente e s i n c e r a m e n te» c h e «se in base agli o b b l i g h i d e r i v a n t i d a l t r a t t a t o la Francia avesse i n t r a p r e s o le ostilità attive c o n t r o la G e r m a nia, il R e g n o U n i t o si s a r e b b e sentito obbligato ad a p p o g giarla». «Non p o s s o c h e p r e n d e r e a t t o d i tale posizione», disse Hitler: e fissò u n a volta di più, e in termini questa volta inequivocabili, il suo ultimatum al g o v e r n o di Praga. E n t r o le 14 del 28 s e t t e m b r e il g o v e r n o cecoslovacco doveva accett a r e i n t e g r a l m e n t e le condizioni t e d e s c h e , ossia la evacuazione i m m e d i a t a del territorio dei Sudeti. In caso contrario la W e h r m a c h t a v r e b b e agito. La G r a n B r e t a g n a dichiarò lo stato di e m e r g e n z a , mobilitò la flotta, richiamò in servizio le forze a e r e e ausiliarie. Q u e l l a s e r a C h a m b e r l a i n decise d i p r e p a r a r e il s u o p o p o l o al p e g g i o con un discorso p e r radio, m e n t r e già venivano apprestati i rifugi antiaerei. Fu n o 141

bile e schietto. Deplorò la «irragionevolezza» di Hitler a God e s b e r g , si disse disposto a un terzo viaggio in G e r m a n i a , d e l q u a l e p e r a l t r o n o n v e d e v a la utilità, e s p i e g ò c h e n o n e r a o r m a i in giuoco solo il d e s t i n o della Cecoslovacchia: «Anche se p o s s i a m o s i m p a t i z z a r e p e r u n a piccola n a z i o n e costretta a m i s u r a r s i c o n un vicino g r a n d e e p o t e n t e - dic h i a r ò - n o n p o s s i a m o p e r n e s s u n motivo p e r m e t t e r e che t u t t o l ' I m p e r o b r i t a n n i c o sia coinvolto i n u n a g u e r r a semplicemente p e r causa sua. Se d o v r e m o combattere, sarà p e r u n a causa più g r a n d e di questa. Q u a n t o a m e , sono un u o mo di pace fin nel p r o f o n d o . Un conflitto a r m a t o tra nazioni è p e r me un incubo: ma se fossi persuaso che u n a nazione qualsiasi si è prefissa di d o m i n a r e il m o n d o con la p a u r a e c o n la forza, sento c h e sarebbe d o v e r o s o opporvisi. Sotto un d o m i n i o di tal g e n e r e , la vita n o n sarebbe d e g n a di essere vissuta p e r un p o p o l o che c r e d e nella libertà». Gli inglesi m a n t e n n e r o sufficientemente la calma, e p r e s e r o a scavare nei parchi piccole e inutili trincee. A Parigi l'allarme fu più a c c e n t u a t o , e q u a l c u n o ha calcolato c h e un t e r z o della p o polazione a b b a n d o n ò la capitale. Ma p r o p r i o quella sera, p r i m a che C h a m b e r l a i n si coricasse, gli fu comunicata u n a lettera «urgente e i m p o r t a n t e » di Hitler. In sostanza il dittatore tedesco p r e g a v a C h a m b e r lain di c o n t i n u a r e a m e d i a r e p e r «far fallire le m a n o v r e di Praga» e « i n d u r r e i cechi alla ragione». Si apriva u n o spiraglio insperato. Ma quale poteva essere, d o p o il fallimento di Godesberg, u n a n u o v a via di negoziato? Solo u n a , rifletté il premier: quella già da lui r i m u g i n a t a in p r e c e d e n z a , di u n a conferenza dei q u a t t r o g r a n d i e u r o p e i : lui, Daladier, Hitler, Mussolini, in funzione di arbitri del d e s t i n o della Cecoslovacchia. Subito la notizia fu comunicata a Daladier e B o n n e t , che ne furono entusiasti (specialmente Bonnet). La m a t t i n a successiva, 28 s e t t e m b r e , alle 10, l ' a m b a s c i a t o r e P e r t h chiese u d i e n z a a C i a n o e gli illustrò la p r o p o s t a di C h a m b e r l a i n . «Chiedo a Perth - ha lasciato scritto Ciano - se devo consi142

d e r a r e la démarche c o m e un invito formale e solenne rivolto dal g o v e r n o inglese. D o p o breve riflessione, Perth r i s p o n d e di sì.» Ciano si precipitò a Palazzo Venezia, p e r ragguagliare il Duce. Questi assentì, e i m m e d i a t a m e n t e telefonò ad Attolieo, a Berlino, le sue istruzioni: «Andate subito dal F ù h r e r e, p r e m e s s o che in ogni evenienza sarò al suo fianco, ditegli che lo consiglio di dilazionare di 24 o r e l'inizio delle ostilità. Nel f r a t t e m p o m i r i s e r v o d i s t u d i a r e q u a n t o p o t r à essere fatto p e r risolvere il problema». Nel p r i m o p o m e r i g g i o Attolico fece s a p e r e che Hitler era d'accordo, che «considerava f o n d a m e n t a l e la presenza del Duce, sola garanzia di riuscita» e che lasciava al Duce stesso la facoltà di decidere se le r i u n i o n i dovessero avvenire, l ' i n d o m a n i , a Francoforte o a Monaco. Mussolini preferì M o n a c o . Si mise in tasca, p r i m a di partire, la t r a d u z i o n e italiana di un memorandum che i tedeschi avevano trasmesso quello stesso p o m e r i g g i o - ne erano stati autori G ò r i n g , N e u r a t h e Weizsàcker - e che riassumeva le loro richieste. Alla C a m e r a dei C o m u n i , q u e l 28 s e t t e m b r e , C h a m b e r lain espose diligentemente lo svolgimento della crisi cecoslovacca. Parlava da u n ' o t t a n t i n a di minuti q u a n d o , alle 16,15, un segretario porse d u e foglietti di carta al Cancelliere dello Scacchiere sir J o h n Simon, che gli e r a accanto. Il premier stava riferendo, in quel m o m e n t o , che Mussolini aveva ottenuto un rinvio di 24 ore di ogni mossa tedesca: « Q u a l u n q u e sia l'opinione che voi onorevoli colleghi abbiate avuto in passato di Mussolini, c r e d o che o g n u n o di voi saluterà q u e s t o suo gesto c o m e un desiderio di contribuire con noi alla pace dell'Europa», disse. F i n a l m e n t e Simon riuscì ad attirare la sua attenzione. C h a m b e r l a i n lesse le n o t e , chiese a sir J o h n Sim o n «devo dirlo ora?», e d o p o la risposta affermativa del ministro riprese a p a r l a r e : «Non è tutto, c'è qualche altra cosa che devo a n n u n z i a r e alla C a m e r a . Sono stato informato p r o prio o r a da Hitler che questi mi invita a incontrarmi con lui a M o n a c o d o m a t t i n a . Mussolini ha accettato, e n o n d u b i t o che anche Daladier farà lo stesso. N o n c'è bisogno che io di143

ca quale sarà la mia risposta». «Ringraziamo Dio p e r il n o stro P r i m o ministro» g r i d ò un d e p u t a t o , e subito si alzò un applauso u n a n i m e , intenso, quasi isterico. Più tardi il ministro di Cecoslovacchia a L o n d r a , J a n Masaryk, fu ricevuto da C h a m b e r l a i n e da Halifax. Li ascoltò, q u i n d i disse: «Se avrete sacrificato la mia nazione p e r salvare la p a c e nel m o n d o , s a r ò il p r i m o ad a p p l a u d i r v i . Ma se n o n sarà così, che I d d i o abbia pietà delle vostre anime».

CAPITOLO OTTAVO

MONACO

Alle sei del p o m e r i g g i o (28 settembre 1938) il t r e n o speciale c h e a v r e b b e p o r t a t o Mussolini e la d e l e g a z i o n e italiana a Monaco di Baviera partì dalla stazione Termini. Il Duce era conscio del prestigio internazionale che l'intervento mediatore gli avrebbe conferito a n c h e se, c o n v e r s a n d o con Ciano, si e r a dichiarato solo « m o d e r a t a m e n t e felice p e r c h é sia p u r e a caro prezzo potevamo liquidare per s e m p r e Francia e G r a n B r e t a g n a » . D u r a n t e e d o p o la cena Mussolini, che di solito n o n era, diversamente d a Hitler, u n g r a n d e conversat o r e , i n t r a t t e n n e Ciano, Anfuso ed altri privilegiati su t e m i politici. Alla G r a n B r e t a g n a dedicò qualche considerazione sprezzante. Un paese, disse, nel quale esistevano cimiteri e o s p e d a l i p e r gli animali, e i p a p p a g a l l i v e n i v a n o designati c o m e e r e d i nei testamenti, era fatalmente in declino. Mussolini, c h e n o n e r a ( a n c h e i n q u e s t o a l l ' o p p o s t o d i Hitler) un n o t t a m b u l o , a n d ò p e r t e m p o a coricarsi, lasciando Ciano a pavoneggiarsi tra i funzionari e i giornalisti. La m a t t i n a il convoglio speciale r a g g i u n s e quella che fino al m a r z o p r e c e d e n t e e r a la f r o n t i e r a t r a l'Austria e la G e r m a n i a , e che e r a diventata il limite tra la Ostmark e il resto della G e r m a n i a . Al D u c e Hitler riservò un t r a t t a m e n t o protocollare speciale: si recò di p e r s o n a ad incontrarlo, e lo accolse n e l suo t r e n o , cosicché i d u e d i t t a t o r i r a g g i u n s e r o Monaco insieme. N o n è certo d o v e sia a v v e n u t o l'incontro. Il particolare è abbastanza trascurabile, ma i contrasti tra le t e s t i m o n i a n z e d i m o s t r a n o q u a n t o sia difficile a p p u r a r e la verità, a n c h e p e r avvenimenti che si svolsero sotto la più intensa luce dell'interesse m o n d i a l e . I n u n a p p u n t o che Cia145

no scrisse d o p o la r i u n i o n e Kufstein è indicata come la località in cui il F ù h r e r salutò con le consuete dimostrazioni di amicizia e di rispetto Mussolini. Per Anfuso n o n si trattò di Kufstein ma di Rosenheim, u n a sessantina di chilometri più vicino a Monaco. U n a terza versione - forse la più attendibile - parla invece di Kiefersfelden, l'ultima stazione ferroviaria g e r m a n i c a , m e n t r e Kufstein e r a l a p r i m a austriaca. Q u e s t ' u l t i m a indicazione è stata fornita dal t e n e n t e colonnello v o n D o n a t , un ufficiale della Luftwaffe c h e p a r l a v a p e r f e t t a m e n t e l'italiano, l i n g u a invece masticata stentatam e n t e d a q u e l p u r s e m p r e eccezionale poliglotta c h e e r a l ' i n t e r p r e t e ufficiale di Hitler, Paul O t t o Schmidt. P e r t a n t o S c h m i d t e r a stato lasciato a B e r l i n o , ad o c c u p a r s i di Daladier e C h a m b e r l a i n , e von D o n a t aveva seguito il Fùhrer. N o n a p p e n a il Duce si fu trasferito sulla carrozza speciale di Hitler, gli furono mostrate delle carte geografiche della frontiera cecoslovacca, stese su un tavolo. «Sono lieto - gli disse Hitler, s e m p r e secondo von D o n a t - che noi d u e rivoluzionari stiamo c a m b i a n d o la faccia dell'Europa.» Q u i n d i invitò Keitel a illustrare la situazione militare e le modalità degli attacchi che, dall'Austria, dalla Baviera, dalla Sassonia, dalla Slesia, s a r e b b e r o stati lanciati c o n t r o le fortificazioni cecoslovacche. A un certo p u n t o , i n t e r r o m p e n d o Keitel, Hitler spiegò quali fossero le m i s u r e adottate a occidente, verso la Francia, il Belgio e l'Olanda. Anche qui un'altra discord a n z a , e n o n di poco conto. S e c o n d o i r i c o r d i dei tedeschi Hitler confessò che il fronte occidentale era «completamente esposto» e c h e solo q u a l c h e fortificazione e deboli forze e r a n o dislocate tra il R e n o e la Mosella. Secondo Anfuso egli affermò invece che la linea fortificata e r a stata t e r m i n a t a e perfezionata, e che se le d e m o c r a z i e avessero attaccato sar e b b e r o state disfatte. D o p o la digressione, quale che ne sia stato il c o n t e n u t o (ma Anfuso diede p e r p r e s e n t e R i b b e n t r o p , che sicuramente n o n c'era), Hitler t o r n ò alla Cecoslovacchia. Doveva essere liquidata, spiegò, p e r c h é nella sua attuale configurazione 146

e con la sua a t t u a l e forza immobilizzava 40 divisioni t e d e sche. U n a volta regolati i conti, ne s a r e b b e r o bastate 12. Il D u c e quasi n o n p a r l ò - gli accadeva s o v e n t e , n e i colloqui con Hitler - e si limitò ad a m m e t t e r e che, se la Conferenza fosse fallita, u n a soluzione a v r e b b e d o v u t o e s s e r e c e r c a t a con la forza. Hitler lasciò capire che la forza, a n c h e se messa da p a r t e q u e s t a volta, s a r e b b e stata usata p i ù t a r d i «fino a che alla testa dei nostri d u e paesi siamo il Duce e io, giovani, pieni di energia e con i migliori eserciti». Alle 11 i d u e d i t t a t o r i e r a n o a M o n a c o , festeggiati d a l gioviale H e r m a n n G ò r i n g , c h e p e r a r r i v a r e d a B e r l i n o s i e r a servito, lui p u r e , d i u n t r e n o p e r s o n a l e . L'automobile che condusse Mussolini e Ciano nella residenza che era stata loro riservata, il palazzo del principe Carlo nella Koenigstrasse, passò t r a siepi di b a m b i n i che, p e r l'occasione m e morabile, avevano avuto vacanza dalle scuole. E sintomatico c h e , d u r a n t e le o r e trascorse i n s i e m e , H i t l e r e Mussolini n o n avessero concertato un p i a n o d'azione p e r la Conferenza, c o m e se conoscessero già le rispettive parti, o si affidassero alla improvvisazione. C h a m b e r l a i n e r a partito di p r i m a mattina, in a e r e o , dall ' a e r o p o r t o di H e s t o n . Ai ministri che e r a n o a n d a t i a salutarlo disse, p r i m a di affrontare un altro di quei viaggi aerei c h e fino a s e t t a n t ' a n n i aveva s e m p r e c e r c a t o di e v i t a r e : « Q u a n d ' e r o u n ragazzo m i r i p e t e v o sovente: "Se a l p r i m o tentativo n o n riesci p r o v a , p r o v a , p r o v a a n c o r a " . E quello c h e sto facendo». N o n r e g g e v a sul b r a c c i o l ' o m b r e l l o c h e sarebbe diventato l e g g e n d a r i o e n o n e r a a c c o m p a g n a t o da lord Halifax, rimasto a L o n d r a p e r controllare «il fronte int e r n o » , ossia le r e a z i o n i della o p p o s i z i o n e l a b u r i s t a , e dei dissidenti conservatori. A mezzogiorno l'aereo a t t e r r ò a Monaco, dove C h a m b e r l a i n fu accolto da von R i b b e n t r o p e subito c o n d o t t o a l l ' a p p u n t a m e n t o con gli altri «grandi». Poc o p r i m a e r a infatti g i u n t o , a n c h e lui i n a e r e o , Daladier, scortato dal segretario generale del Q u a i d'Orsay, Aléxis Léger. B o n n e t n o n era con lui. Gamelin, c o m a n d a n t e in capo 147

delle Forze A r m a t e francesi, gli aveva r a c c o m a n d a t o , p r i m a c h e decollasse, di n o n c o n s e n t i r e che le fortificazioni cecoslovacche fossero incluse nelle cessioni territoriali. Poiché era, c o m e Mussolini, in anticipo (il suo Poitou toccò il suolo tedesco alle 11,15), Daladier sostò nell'albergo delle Q u a t t r o Stagioni. N o n si era concertato con C h a m b e r l a i n alla vigilia, n o n si concertò c o n lui p r i m a di iniziare le discussioni. G r a v a v a sulla C o n f e r e n z a u n ' a r i a di fatalità che s e m b r a v a r e n d e r e futile il c o n s u e t o lavorio p r e p a r a t o r i o . Né C h a m b e r l a i n né D a l a d i e r p a r v e r o far caso alla circostanza, n o n trascurabile, che nella Conferenza cui e r a affidato il compito di d e c i d e r e i destini della Cecoslovacchia n e s s u n r a p p r e sentante cecoslovacco avrebbe fatto ascoltare la voce del suo paese. L'edificio in cui la Conferenza si svolse, la Fùhrerbau, o casa del Fùhrer, e r a u n o dei d u e in cui e r a stato insediato, a Monaco, il Q u a r t i e r g e n e r a l e del Partito Nazista. Il complesso sorgeva nella Koenigsplatz, al c e n t r o del c o m p l e s s o a r c h i tettonico neoclassico voluto da Luigi di Baviera e realizzato dal suo architetto favorito, Leo von Klenze. Il Baumeister del Partito Nazista, Troost, d i e d e invece forma concreta ai p r o getti di Hitler. C o m e urbanista, re Luigi I era meglio di Hitler e von Klenze meglio di Troost. I d u e palazzi avevano la greve solennità che a c c o m u n ò lo stile nazista e quello fascista. Per le discussioni e r a stato scelto l'ufficio privato di Hitler - YArbeitszimmer - u n ' a m p i a stanza r e t t a n g o l a r e con un c a m i n o in un angolo e accanto ad esso un tavolino r o t o n d o , a t t o r n o al quale e r a n o state disposte delle p o l t r o n e e un div a n o . I funzionari del F o r e i g n Office f u r o n o scandalizzati dalla m a n c a n z a di matite, cartelle e blocchi di carta p e r a p punti. Hitler attese gli ospiti al s o m m o della scalinata, con u n a sola eccezione p e r Mussolini, cui usò il r i g u a r d o di scendere ad incontrarlo. Il F ù h r e r aveva la sua sobria u n i f o r m e , Mussolini la divisa grigioverde con camicia n e r a di P r i m o capo148

rale della Milizia, C h a m b e r l a i n e Daladier e r a n o in abiti formali. L a t e n s i o n e d e l d i t t a t o r e t e d e s c o t r a s p a r i v a d a l suo pallore. Alle 12,30 le p o r t e dell'Arbeitszimmer si chiusero dietro i partecipanti alla p r i m a r i u n i o n e . C ' e r a n o , s i c u r a m e n te, Hitler e S c h m i d t , Mussolini e C i a n o , D a l a d i e r e Léger, C h a m b e r l a i n e H o r a c e Wilson, forse a n c h e R i b b e n t r o p (il m u t a r e della composizione dei delegati nelle successive sed u t e spiega le incertezze. Secondo l ' a p p u n t o di Ciano, Ribb e n t r o p e r a presente). Hitler p r e s e subito la parola, m a , se è facile i m m a g i n a r e la sostanza di ciò che disse, più difficile è stabilirne, a distanza di d e c e n n i , il t o n o . S e c o n d o C h a m b e r l a i n (che ne i n f o r m ò s u c c e s s i v a m e n t e la sorella in u n a lettera) il t o n o del F ù h r e r fu così m o d e r a t o «che io ne ebbi un i m m e d i a t o sollievo». S e c o n d o Daladier quello fu un «trem e n d o discorso», carico di rabbia e di accuse ai cechi. Certo è che egli l a m e n t ò le «persecuzioni barbariche» alle quali i t e d e s c h i d e i S u d e t i e r a n o esposti, d i c h i a r ò c h e 2 4 0 mila profughi si e r a n o aggiunti, d o p o il suo ultimo incontro con C h a m b e r l a i n , a quelli già scappati in G e r m a n i a , spiegò che aveva pazientato u l t e r i o r m e n t e solo p e r le pressioni del suo amico Mussolini, ma che voleva o t t e n e r e giustizia p e r i connazionali o p p r e s s i . Daladier, s t a n d o alla versione da lui lasciata, r e p l i c ò d i c e n d o c h e se H i t l e r voleva p u r a m e n t e e s e m p l i c e m e n t e d i s t r u g g e r e la Cecoslovacchia, a n n e t t e n d o la, la Conferenza n o n aveva scopo. A quel p u n t o Mussolini ebbe la p r i m a o p p o r t u n i t à di esercitare la sua o p e r a di m e diatore. Quello scontro, spiegò con u n a certa concitazione, e r a frutto di un malinteso. E Hitler acconsentì a m o d e r a r e il suo t o n o . Il Duce aveva sugli altri p a r t e c i p a n t i il vantaggio di p a r l a r e e capire b e n e il francese, e passabilmente il tedesco. Hitler, D a l a d i e r e C h a m b e r l a i n n o n se la c a v a v a n o in alcuna lingua, all'infuori della loro. Per Mussolini e r a arrivato il m o m e n t o di m e t t e r e sul tavolo, con magistrale colpo di scena, u n a p r o p o s t a risolutiva. Da u n a tasca della uniforme egli trasse un foglietto di carta n e l q u a l e e r a n o f ì s s a t i alcuni p u n t i . L a p r i m a clausola d i 149

quello s c h e m a prescriveva c h e la evacuazione d e i t e r r i t o r i da c e d e r e alla G e r m a n i a cominciasse il p r i m o o t t o b r e . La s e c o n d a p r e v e d e v a c h e «le p o t e n z e g a r a n t i , I n g h i l t e r r a , Francia e Italia, garantiscono alla G e r m a n i a c h e la evacuazione sarà completata e n t r o il 10 ottobre, e che nel frattempo n o n a v v e r r a n n o distruzioni di installazioni esistenti». Il p i a n o di Mussolini e r a in r e a l t à il p i a n o W e i z s à c k e r - N e u r a t h - G ò r i n g , p r e s e n t a t o o r a c o m e iniziativa italiana. L'interp r e t e Schmidt, che, lo s a p p i a m o , si destreggiava m a l e con l'italiano, aveva avuto un m o m e n t o di panico q u a n d o il Duce aveva cominciato a l e g g e r e il d o c u m e n t o . Ma si e r a poi i m m e d i a t a m e n t e r a s s i c u r a t o r i c o n o s c e n d o in esso il testo che v e n t i q u a t t r o o r e p r i m a aveva t r a d o t t o i n francese, p e r farlo r e c a p i t a r e a R o m a . Gli fu p e r t a n t o agevole raccapezzarvisi. C h a m b e r l a i n e Daladier accettarono la p r o p o s t a di Mussolini c o m e base di discussione. Ma il premier inglese - Daladier, quali che siano state successivamente le sue giustificazioni, e r a a r i m o r c h i o , passivo e affranto - obbiettò, ragion e v o l m e n t e , che l'accordo doveva p u r avere la approvazione dei cechi. Senza un loro assenso lo sforzo p e r risolvere la crisi pacificamente poteva fallire. Q u e s t a richiesta di C h a m b e r l a i n m a n d ò su t u t t e le furie Hitler, e p r o v o c ò u n a sua n u o v a filippica c o n t r o i cecoslovacchi che già stavano proced e n d o , asserì, a demolizioni e trasferimenti di installazioni. Il p r o b l e m a si trascinò p e r un poco, e Mussolini indicò u n a scappatoia s u g g e r e n d o che i cechi fossero r a p p r e s e n t a t i nella commissione internazionale cui sarebbe toccato di vigilare sulla applicazione dell'accordo. Finalmente v e n n e decisa u n a sospensione che consentisse a C h a m b e r l a i n e Daladier di e s a m i n a r e il p r o g e t t o mussoliniano. I q u a t t r o lasciarono la Fuhrerbau p e r la colazione. Hitler e r a di pessimo u m o r e , p e r c h é l'idea stessa di risolvere u n a controversia internazionale con u n a conferenza, e n o n con la marcia cadenzata delle sue divisioni, o la g u e r r a , gli ripugnava; e poi p e r c h é , se questa formalità e r a indispensabile, 150

avrebbe voluto fosse sbrigata in fretta, n o n con la puntigliosa circospezione che C h a m b e r l a i n dimostrava. Hitler sapeva già quale s a r e b b e stato, p e r la Cecoslovacchia, l'epilogo della vicenda, e il cincischiare su questioni marginali gli pareva futile. I d u e dittatori con p o c h i intimi si r e c a r o n o insiem e n e l l ' a p p a r t a m e n t o privato che Hitler conservava i n u n edificio - p e r il resto o c c u p a t o da inquilini c o m u n i - nella P r i n z r e g e n s t r a s s e . A tavola - e r a p r e s e n t e a n c h e C i a n o H i t l e r si sfogò. « Q u e s t o C h a m b e r l a i n sta a d i s c u t e r e p e r o g n i villaggio, ma cos'ha mai da p e r d e r e in Boemia? Niente!» E poi: «Quel C h a m b e r l a i n è un u o m o insignificante, la cui s u p r e m a a s p i r a z i o n e è di a n d a r e a p e s c a r e d u r a n t e il week-end. Io n o n vado mai a pescare». Di tanto in tanto Mussolini poteva inserire qualche frase nel m o n o l o g o hitleriano. Ebbe finalmente m o d o di p a r l a r e più a l u n g o q u a n d o il F ù h r e r gli chiese quali fossero i suoi r a p p o r t i con la Monarchia. Il Duce rispose - d o b b i a m o q u e sti particolari al t e n e n t e colonnello D o n a t , c h e fungeva da i n t e r p r e t e - che il p r i n c i p e U m b e r t o si e r a espresso in maniera sbagliata, d u r a n t e la c a m p a g n a d'Etiopia. «L'ho richiam a t o all'ordine - dichiarò Mussolini - r i c o r d a n d o g l i che la M o n a r c h i a e r a sopravvissuta solo grazie a m e . Il p r i n c i p e e r e d i t a r i o p r o m i s e allora di c o m p o r t a r s i lealmente.» T u t t o s o m m a t o n o n fu, quello, u n p r a n z o piacevole p e r Mussolini, che r a g g i u n s e di n u o v o la Fùhrerbau con un Hitler irritato e i n s o p p o r t a b i l m e n t e loquace. Di pessimo u m o r e si d i m o s t r ò , d u r a n t e la i n t e r r u z i o n e , a n c h e D a l a d i e r c h e , n e l l ' a l b e r g o delle Q u a t t r o Stagioni, espresse b o r b o t t a n d o propositi di r i t o r n o a Parigi, e definì inaccettabili le condizioni a cui i cechi a v r e b b e r o d o v u t o sottomettersi. G ò r i n g , che si era assunto l'incarico di chaperonner il P r i m o ministro francese, avrebbe voluto stare con lui a colazione, ma Daladier gli fece r i s p o n d e r e che era i m p e g n a to nella valutazione delle p r o p o s t e insieme ai suoi funzionari. N o n era vero. Il t e m p o trascorse senza che la delegazione francese ne traesse q u a l c h e frutto. La risposta di Dala151

d i e r a un giornalista c h e lo i n t e r r o g a v a r i m a n e c o m e m o dello insuperabile di s m a r r i m e n t o : «Non ho impressioni. E q u a n d o dico che n o n ho impressioni n o n se ne deve d e d u r re che le mie impressioni siano cattive. Il semplice fatto che noi q u a t t r o siamo a M o n a c o è un b u o n segno». In realtà l'unico protagonista di Monaco che, più diligente e più illuso di Daladier, m e n o cinico di Hitler, m e n o realista di Mussolini, abbia utilizzato l'intervallo p e r a p p r o f o n d i re taluni aspetti della situazione, fu C h a m b e r l a i n . Il premier c o n v e n n e , i n s i e m e ai suoi c o l l a b o r a t o r i c h e I n g h i l t e r r a , Francia e Italia dovessero «accettare» piuttosto c h e «garantire» la evacuazione, a s s i c u r a n d o n e invece i termini. E si occ u p ò quindi, definendo alcune clausole, del diritto di opzione di cui dovevano g o d e r e gli abitanti dei Sudeti, e del tratt a m e n t o che avrebbero avuto, d o p o l'arrivo delle t r u p p e tedesche, coloro che n o n sceglievano la G e r m a n i a . Q u a n d o la Conferenza riprese fu reso noto che d u e r a p p r e s e n t a n t i , o p i u t t o s t o «osservatori» cecoslovacchi, e r a n o in volo da Praga. Essi, fu c o n c o r d a t o , avrebbero p o t u t o solt a n t o d a r e s u g g e r i m e n t i e informazioni a C h a m b e r l a i n e a Daladier. I d u e , H u b e r t Masaryk, capo di gabinetto del ministro degli Esteri Krofta, e Vojtech Mastny, ministro di Cecoslovacchia a Berlino, furono accolti a l l ' a e r o p o r t o da u n a scorta di ss, condotti all'hotel Regina Palace, dove era a n c h e il Q u a r t i e r generale della delegazione britannica, e praticam e n t e confinati nelle loro stanze, t a n t o c h e solo nel t a r d o p o m e r i g g i o Masaryk riuscì, d o p o un colloquio telefonico, a incontrarsi con un diplomatico del Foreign Office al seguito di C h a m b e r l a i n . Le discussioni r i p r e s e r o più affollate p e r la presenza degli ambasciatori italiano, inglese e francese a Berlino, Attolico, H e n d e r s o n , Francois-Poncet, e q u i n d i di altri funzionari. Finché, e s s e n d o d i v e n u t a necessaria la t r a d u z i o n e e dis t r i b u z i o n e di a p p u n t i c h e le d e l e g a z i o n i , in p a r t i c o l a r e quella inglese, a n d a v a n o via via e l a b o r a n d o , si d e t e r m i n ò u n a g r a n d e confusione, con m o m e n t i di paralisi caotica, d u 152

r a n t e i quali Mussolini si aggirava a n n o i a t o , le m a n i in tasca. A C h a m b e r l a i n parve che il Duce fosse d o m i n a t o da Hitler, ma Francois-Poncet e b b e t u t t ' a l t r a i m p r e s s i o n e : «Al fianco di Mussolini, Hitler lo g u a r d a v a i n t e n s a m e n t e , affascinato e quasi ipnotizzato. Se il Duce rideva, a n c h e il F ù h r e r rideva, se Mussolini si aggrottava a n c h e il F ù h r e r si aggrottava». Il t r a s c o r r e r e delle o r e serviva solo ad i n d u r r e inglesi e francesi, con q u a l c h e insignificante concessione da p a r t e tedesca, ad accettare i termini dell'ultimatum di Hitler, t r a d o t t o da Mussolini in p r o p o s t a di c o m p r o m e s s o . Di tanto in tanto Daladier aveva un soprassalto di energia e di orgoglio. O a l m e n o nelle sue m e m o r i e ha r a c c o n t a t o di averlo avuto. A un certo p u n t o si i m p u n t ò sulla pretesa tedesca che i cechi, a n d a n d o s e n e dalla r e g i o n e d e i S u d e t i , lasciassero sul posto bestiame e magazzini di viveri. La reazione di Hitler era stata tempestosa, e il P r i m o ministro francese lasciò lo s t u d i o d e l F ù h r e r e si t r a t t e n n e in u n a a n t i c a m e r a , fum a n d o u n a sigaretta d o p o l'altra. Trascorse così u n ' o r a : d o p o d i c h é G ò r i n g , che con la sua uniforme c a n d i d a e attillata n o n la finiva di saltellare a t t o r n o a Daladier, lo p r e g ò di r i e n t r a r e . Hitler apostrofò Daladier dicendogli che la sua richiesta era ingiusta ma che l'avrebbe accettata nell'interesse della pace. Q u a n d o giunse l'ora di cena, Hitler e r a fuori dalla grazia di Dio p e r c h é gli scambi di o p i n i o n i , i memorandum, le trad u z i o n i si accavallavano, senza che apparisse i m m i n e n t e la conclusione. I nazisti avevano previsto un solenne banchett o d i Stato. Ma, q u a n d o l a s e c o n d a i n t e r r u z i o n e d i v e n n e inevitabile, a n c h e p e r c o n c e d e r e un p o ' di respiro ai p a r t e cipanti, inglesi e francesi declinarono l'invito a cena. Per sottrarsi ad esso, a d d u s s e r o la esigenza di mettersi in contatto con le rispettive capitali. C e r t o lo fecero. Ma, ha osservato Telford Taylor nel suo e s a u r i e n t e libro sull'accordo di Monaco, un altro motivo, di decenza, si a g g i u n s e al d e s i d e r i o di riesaminare la situazione. Per Hitler, e a n c h e p e r Mussolini, era b e n concepibile u n a trionfale i m b a n d i g i o n e che so153

lennizzasse l'avvenimento. Ma i francesi e gli inglesi riluttav a n o ad u s a r e i coltelli in u n a cena che sostanzialmente aveva, c o m e pièce de résistance, le spoglie della Cecoslovacchia. Il b a n c h e t t o fu p e r t a n t o nazista e fascista soltanto, in u n o sfoggio di uniformi. Hitler recriminava, p a r t i c o l a r m e n t e infastidito dai contin u i i n t e r v e n t i del francese Léger, «un m a r t i n i c a n o , un n e gro», cui e r a stato i n c o n c e p i b i l m e n t e c o n s e n t i t o di i m m i schiarsi in affari e u r o p e i . Ma poi, sfogatosi, passò a snocciolare ricòrdi di g u e r r a . Di r i m b a l z o Mussolini - che p o t e v a già v a n t a r e u n a vittoria militare, quella etiopica - discettò a p p u n t o sulla c a m p a g n a africana osservando, con un certo soddisfatto cinismo, che se i «sanzionisti» gli avessero tagliato il petrolio, anziché limitarsi ad altre materie p r i m e m e n o essenziali, avrebbe d o v u t o alzare b a n d i e r a bianca in n o n più d i u n a s e t t i m a n a . U n c o r t o circuito c h e tolse p e r q u a l c h e m i n u t o la luce elettrica fu a n n u n c i a t o , c o m e r i c o r d ò Anfuso, con il tono di u n a dichiarazione di g u e r r a . Poi la C o n f e r e n z a r i p r e s e , o r m a i s t a n c a m e n t e , in un incrociarsi di d o c u m e n t i e traduzioni così disordinato che, ad un c e r t o p u n t o , Daladier, insofferente, volle t o r n a r e all'alb e r g o delle Q u a t t r o Stagioni, p e r aspettare là il m o m e n t o finale. Sir H o r a c e Wilson, che a c c o m p a g n a v a C h a m b e r l a i n , ebbe, alle dieci di sera, il t e m p o di v e d e r e Masaryk e Mastny p e r dir loro che bisognava accettare il d o c u m e n t o in p r e p a razione. Tuttavia C h a m b e r l a i n , a n c o r a ottimista a oltranza, r i t e n n e d'avere o t t e n u t o un successo q u a n d o s t r a p p ò a Hitler l'invito p e r un i n c o n t r o a quattr'occhi, il m a t t i n o successivo, n e l l ' a p p a r t a m e n t o privato del Fùhrer. All'una di n o t t e , finalmente, i testi in q u a t t r o lingue del p a t t o e r a n o p r o n t i p e r la firma. Gli otto articoli d e l d o c u m e n t o prescrivevano che dal p r i m o o t t o b r e i cecoslovacchi iniziassero la evacuazione del territorio dei Sudeti e la completassero e n t r o il 10 ottobre. U n a commissione internazionale i n c l u d e n t e , oltre ai r a p p r e s e n t a n t i dei q u a t t r o , a n c h e quelli cecoslovacchi, avrebbe regolato le modalità della eva154

c u a z i o n e , r i g u a r d a n t e i t e r r i t o r i «a c a r a t t e r e p r e v a l e n t e m e n t e tedesco». In d e t e r m i n a t i territori, la cui delimitazione sarebbe spettata alla commissione internazionale, doveva e s s e r e t e n u t o u n plebiscito, s u l l ' e s e m p i o d i quello p e r l a Saar. La commissione avrebbe fissato le frontiere definitive, e garantito il diritto di opzione p e r gli abitanti che volessero farne u s o . Un allegato recitava c h e «il g o v e r n o d e l R e g n o Unito e il g o v e r n o francese m a n t e n g o n o l'offerta... relativa a u n a g a r a n z i a i n t e r n a z i o n a l e delle n u o v e f r o n t i e r e dello Stato cecoslovacco c o n t r o aggressioni n o n provocate» e che « q u a n d o sarà risolta la questione delle m i n o r a n z e polacche e u n g h e r e s i in Cecoslovacchia, la G e r m a n i a e l'Italia da parte loro rilasceranno u n a garanzia alla Cecoslovacchia». Infin e , p r o p r i o sul p r o b l e m a delle m i n o r a n z e p o l a c c h e e u n gheresi, u n a d i c h i a r a z i o n e stabiliva che se i l o r o p r o b l e m i n o n fossero stati risolti e n t r o tre mesi, i Capi di g o v e r n o delle q u a t t r o p o t e n z e si s a r e b b e r o di n u o v o r i u n i t i p e r risolverli. D o p o aver inforcato gli occhiali e firmato - odiava farsi v e d e r e in quell'atteggiamento - Hitler p r o n u n c i ò p o c h e parole di r i n g r a z i a m e n t o . C h a m b e r l a i n rispose con aria soddisfatta m e n t r e Francois-Poncet, i n d i s p a r t e , m o r m o r a v a crucciato «ecco c o m e la Francia tratta i soli alleati che le sono rimasti fedeli». Q u e l l a stessa n o t t e C h a m b e r l a i n e Daladier assolsero la s g r a d e v o l e i n c o m b e n z a di notificare ai cechi il c o n t e n u t o dell'accordo. Masaryk e Mastny obbiettarono invano. Q u a n do chiesero se fosse necessario un assenso del loro g o v e r n o o t t e n n e r o , p e r tutta risposta, occhiate imbarazzate. Francesi e inglesi d a v a n o p e r scontato che l ' i n d o m a n i i delegati cechi r a g g i u n g e s s e r o , a B e r l i n o , gli altri c o m p o n e n t i d e s i g n a t i della i s t i t u e n d a c o m m i s s i o n e d i c o n t r o l l o . Q u e s t ' i n c o n t r o malinconico avveniva nella suite di C h a m b e r l a i n , che cascava dal s o n n o , e a un certo p u n t o c o n g e d ò a m a b i l m e n t e ma p e r e n t o r i a m e n t e i p r e s e n t i . La Cecoslovacchia del 1918 aveva finito di esistere, e nel volgere di pochi mesi avrebbe 155

finito di esistere anche la Cecoslovacchia mutilata di Monaco. Poco d o p o m e z z o g i o r n o del 30 s e t t e m b r e il P r e s i d e n t e Benes a n n u n c i ò l'accettazione di un a c c o r d o «preso senza di noi e contro di noi». M e n t r e i cechi b e v e v a n o fino alla feccia T a m a r o calice, i «grandi ospiti» se ne a n d a v a n o , lasciando un clima di euforia in G e r m a n i a , e r i t r o v a n d o l o a casa loro. D a l a d i e r r i m a s e esterrefatto dalle accoglienze trionfali dei parigini. Temeva u n a manifestazione ostile e fu salutato da g r i d a di «Vive la Paix! Vive la France!». Q u a l c u n o ha raccontato che, m e n t r e la folla inneggiava, egli m o r m o r a s s e «questi pazzi!». Ma se diss e n n a t a e r a la folla, nel suo e n t u s i a s m o , n o n m e n o lo fu la C a m e r a dei d e p u t a t i dove, il q u a t t r o o t t o b r e , si c o n t a r o n o solo i voti contrari dei comunisti e di d u e ultranazionalisti. C h a m b e r l a i n si svegliò p e r t e m p o , e o r d i n ò ai suoi collab o r a t o r i di p r e p a r a r e il testo di u n a dichiarazione c o m u n e che avrebbe sottoposto a Hitler. Q u i n d i si avviò verso l'app a r t a m e n t o del d i t t a t o r e , t r a ali di tedeschi acclamanti. Il premier era di eccellente u m o r e , Hitler apatico e, contrariam e n t e al suo solito, t a c i t u r n o . Essi si i n t r a t t e n n e r o su temi internazionali. C h a m b e r l a i n colse l'occasione p e r riferire che Mussolini gli si e r a d i c h i a r a t o , la sera p r i m a , «stanco della S p a g n a » . L'inglese p e n s a v a , s i n c e r a m e n t e , a M o n a c o c o m e all'inizio di u n ' e p o c a di pace. Trasse di tasca alcune r i g h e dattiloscritte con le quali il F ù h r e r e Cancelliere d e l Reich e il P r i m o ministro di Sua Maestà e s p r i m e v a n o «il desideiio dei nostri d u e popoli di n o n farsi mai più guerra» e stabilivano che «il m e t o d o della consultazione sarà il m e t o d o a d o t t a t o p e r aff r o n t a r e o g n i altra q u e s t i o n e che possa r i g u a r d a r e i nostri d u e paesi». Hitler accettò senz'altro di firmare: con g r a n d e piacere, secondo il C h a m b e r l a i n del m o m e n t o , assai b e n disposto verso il dittatore nazista, con u n a certa riluttanza sec o n d o l'interprete Schmidt, forse a m a r e g g i a t o dal superlavoro, ma tutto s o m m a t o più attendibile. Per evitare reazioni del suscettibile - ma s e m p r e m e n o - Mussolini, Hitler gli in156

viò a R o m a il p r i n c i p e d'Assia, con l'incarico di riferire, ad usum delphini, i t e r m i n i della d i c h i a r a z i o n e a n g l o - t e d e s c a . Tra l'altro il p r i n c i p e disse a Ciano che C h a m b e r l a i n aveva i m p l o r a t o q u e l p e z z o d i carta, c h e gli serviva p e r r a g i o n i p a r l a m e n t a r i , e il Duce aveva c o m m e n t a t o : «Le spiegazioni sono superflue. N o n si rifiuta un bicchiere di limonata a un assetato». In effetti C h a m b e r l a i n rientrava a L o n d r a con un raccolto politico c h e p o t e v a s e m b r a r e eccezionale, e c h e tale fu giudicato da quasi tutti, a cominciare da re Giorgio VI che lo invitò a recarsi subito a B u c k i n g h a m Palace p e r c h é voleva e s p r i m e r g l i le p i ù fervide c o n g r a t u l a z i o n i . Il «vecchio b u o n Neville» p o r t a v a agli inglesi la «pace p e r il nostro tempo», la «pace con onore» (ma già q u a l c u n o parlava di dison o r e senza p a c e ) , le voci di dissenso e r a n o in m i n o r a n z a , a n c h e se alla C a m e r a d e i C o m u n i c o m i n c i a r o n o p r e s t o a farsi sentire. Il P a r l a m e n t o gli concesse p i e n a a p p r o v a z i o n e c o n 366 voti c o n t r o 144 (ma t r e n t a c o n s e r v a t o r i , t r a essi Churchill, si a s t e n n e r o ) . L'uomo dall'ombrello viveva i suoi giorni migliori, a n c h e se illusori, e ne dava u n a testimonianza patetica nelle lettere ai familiari. Benito Mussolini aveva lasciato Monaco in t r e n o , accompag n a t o alla stazione, in segno di deferenza, da Hitler. Valicato il B r e n n e r o , la intensità delle manifestazioni che accomp a g n a r o n o il viaggio lo impressionò, suscitando in lui sentimenti contrastanti. Da u n a parte si compiaceva di questa ondata travolgente di popolarità, da un'altra ne era indispettito, p e r c h é capiva che essa testimoniava il p r o f o n d o desiderio di pace del p o p o l o italiano: quel p o p o l o italiano che egli avrebbe voluto s e m p r e ansioso di combattere e vincere. Alla stazione di F i r e n z e Vittorio E m a n u e l e I I I , c h e e r a a San Rossore, volle, c o m e Giorgio VI con C h a m b e r l a i n , complimentare il brillante m e d i a t o r e di Monaco. Achille Starace eccedette, c o m e gli accadeva sovente, in zelo, o r d i n a n d o addirittura che il Duce trovasse, n e l l ' U r b e , un arco di trionfo 157

s o r m o n t a t o dalla scritta « R o m a d o m a » . Al f o n d a t o r e dell ' I m p e r o quella messinscena di cartapesta, e il m o t t o incong r u a m e n t e g u e r r i e r o che la ornava, n o n piacquero. «Chi ha avuto questa idea assurda, chi ha organizzato questa c a r n e valata?» chiese scontroso, quasi che n o n conoscesse la risposta a e n t r a m b e le d o m a n d e . Dal balcone di Palazzo Venezia disse a u n a moltitudine sinceramente acclamante che a Monaco si era o p e r a t o p e r la pace con giustizia, l'ideale del p o polo italiano. C h i a m a t o al dialogo, il p o p o l o italiano rispose con dei «sì, sì» i n d u b b i a m e n t e spontanei. T r o p p o s p o n t a n e i e t r o p p o calorosi, d o v e t t e riflettere il Duce, che il 25 ottobre, in un discorso p r o n u n c i a t o davanti al Consiglio nazionale del Partito, volle d a r e u n a i n t e r p r e t a zione «autentica» dello spirito di Monaco. Quel discorso d o veva r i m a n e r e i n e d i t o «per il m o m e n t o » ma il D u c e a u t o rizzò i p r e s e n t i a «trasmetterlo p e r diffusione orale». In sostanza si t r a t t a v a di u n a serie di d i r e t t i v e da i m p a r t i r e ai q u a d r i del PNF. Dichiarò d u n q u e Mussolini che, nel valutare Monaco, i borghesi m e t t e v a n o l'accento sulla p a r o l a «pace», laddove i fascisti m e t t e v a n o l'accento sul fatto che «per la p r i m a volta dal 1861 a oggi l'Italia ha a v u t o u n a p a r t e p r e p o n d e r a n t e e decisiva». M o n a c o aveva s e g n a t o «la fine del bolscevismo in E u r o p a , la fine del c o m u n i s m o in E u r o pa, la fine di ogni influenza politica in E u r o p a della Russia». T e m e r a r i a m e n t e - gli a v v e n i m e n t i lo a v r e b b e r o p r e s t o s m e n t i t o - il Duce asserì c h e il p a n g e r m a n e s i m o di Hitler, r i g o r o s a m e n t e razziale, e r a p e r questo m e n o temibile, tanto c h e H i t l e r stesso a M o n a c o aveva affermato di n o n volere nei suoi confini un solo ceco, a n c h e a p e s o d ' o r o . Q u i n d i Mussolini si lanciò in u n a esaltazione dell'Asse, e della sua p o t e n z a militare: «Con un Asse di cento venticinque milioni di u o m i n i , che crescono di un milione all'anno, n o n c'è nulla da fare. E inutile che la Francia s p e n d a sedici miliardi p e r l'aviazione. Ne ha già spesi 200 p e r a r r i v a r e a P r a g a . N o n basta a v e r e i mezzi: b i s o g n a a v e r e il c o r a g g i o . E q u e s t o lo possono avere soltanto i popoli poveri. Bisogna avere il co158

raggio di affrontare i rischi della g u e r r a , il sacrificio. Cose alle quali n o n p o s s o n o resistere coloro c h e m a n g i a n o cinq u e volte al giorno». Mussolini p r o m i s e che il fascismo n o n si sarebbe fermato («gli editori lo s e n t o n o così b e n e che n o n fanno p i ù gli atlanti a p a g i n e legate, ma a p a g i n e staccate»). Nella p r i m a p a r t e del discorso se l'era p r e s a con la borghesia, alla quale «abbiamo d a t o dei p o d e r o s i cazzotti nello stomaco», il passo r o m a n o , la abolizione del lei: e q u i n d i aveva affrontato il p r o b l e m a razziale, n o n lasciando d u b b i , p e r la intransigenza del tono, sul p r o s e g u i m e n t o della p e r s e c u z i o n e già stabilita, nelle s u e linee g e n e r a l i , d a l G r a n Consiglio. «A tutti coloro i quali h a n n o il c u o r e dolce, t r o p po dolce, e si c o m m u o v o n o , occorre d o m a n d a r e : "Signori, quale s a r e b b e stata la sorte di settantamila cristiani in u n a t r i b ù di q u a r a n t a q u a t t r o milioni di ebrei?".» Gli a p p l a u s i dei g e r a r c h i furono, ha registrato il verbale, «grandissimi e prolungati». Ma l'assemblea e r a ristretta, e fidatissima. Il fascismo bellicoso (a fianco della cricca invasata di Berlino), il fascismo razzista, e r a d u r o da d i g e r i r e p e r il p o p o l o italian o . S o p r a t t u t t o il fascismo razzista, invenzione, anzi imitazione, m a l d e s t r a e tardiva.

CAPITOLO NONO

IL FASCISMO D I V E N T A RAZZISTA

Le leggi razziali del 1938 f u r o n o motivo di s g o m e n t o p e r gli ebrei e di i n d i g n a z i o n e p e r la s t r a g r a n d e m a g g i o r a n z a degli altri italiani. Ne a p p a r v e chiara, i m m e d i a t a m e n t e , la e s t r a n e i t à n o n soltanto alla storia del p a e s e , ma alla storia stessa del fascismo. V e n n e r o intese c o m e un p r o d o t t o di imp o r t a z i o n e e c o m e il frutto p e g g i o r e d e l l ' a d e g u a m e n t o mussoliniano alla «moda» tedesca. Molti zelanti razzisti dell'ultima o r a a n d a r o n o f r e t t o l o s a m e n t e a r i p e s c a r e , nelle c r o n a c h e dei d e c e n n i prefascisti e del q u i n d i c e n n i o fascista, p r e c e d e n t i , saggi, citazioni che avallassero la p e r s e c u z i o n e . N o n fu difficile attingere materiale ad hoc anche dalla vastissima pubblicistica e oratoria del Duce, che su quasi ogni arg o m e n t o aveva s o s t e n u t o , s e c o n d o c h e lo s u g g e r i s s e r o le circostanze e la o p p o r t u n i t à politica, tesi o p p o s t e . Ma q u e sto inane e maldestro sforzo propagandistico, che p r e t e n d e va di d a r e coerenza a u n a scelta dell'ultima ora, n o n riusciva a o c c u l t a r e u n a r e a l t à inconfutabile: l'idea razzista e r a stata in Italia, p e r l u n g o t e m p o , il p a t r i m o n i o di pochi, inascoltati, e p e r lo p i ù d i s p r e z z a t i profeti, e a l m e n o fino al 1936 Mussolini l'aveva respinta. N o n si vuol a f f e r m a r e , c o n q u e s t o , c h e m a n c a s s e r o all'antisemitismo radici l o n t a n e . Ma era, quello «storico», un a n t i s e m i t i s m o di o r i g i n e religiosa, n o n razziale, l e g a t o all'antica accusa di deicidio m o s s a agli e b r e i d a l l a C h i e s a . Realizzata l'unità d'Italia, scomparsi i ghetti, gli ebrei italiani si e r a n o mescolati al resto della società, confondendovisi a tal p u n t o - s o p r a t t u t t o attraverso il m e c c a n i s m o dei m a t r i m o n i misti - da suscitare allarme tra i correligionari più 160

ortodossi, u n o dei quali a m m o n i v a : «Gli ebrei d'Italia, inebriati dai successi nella politica, nelle scienze, nelle i n d u strie, nelle a r t i , n e l g i o r n a l i s m o , si a v v i a v a n o sulla c h i n a della p i ù c o m p l e t a assimilazione, a p r e n d o la via, p e r la sopravveniente generazione, all'assorbimento o all'annullam e n t o di se stessi». Q u e s t o processo, attraverso il quale s e m p r e più si scoloriva l'ebraismo e s e m p r e p i ù si accentuava la italianità, e r a facilitato dalle d i m e n s i o n i m o l t o r i d o t t e della c o m u n i t à ebraica. I censimenti di cui d i s p o n i a m o furono condotti con criteri diversi - su base religiosa quelli del 1911 e del 1931, su base razziale quello del 1938 - e d i e d e r o cifre crescenti, anche p e r effetto delle annessioni del 1918: l'ultimo d e n u n ciava c o m u n q u e la p r e s e n z a di 47 mila ebrei, l'uno p e r mille della popolazione. Per oltre la m e t à e r a n o concentrati in t r e città; R o m a , Milano, Trieste. E r a d u n q u e , quella ebrea, u n a m i n o r a n z a n e t t a m e n t e u r b a n a , dedita a d attività u r b a n e . Più di settemila i commercianti, quasi quattromila coloro che esercitavano attività legate all'industria, d u e m i l a i dip e n d e n t i della a m m i n i s t r a z i o n e pubblica, p i ù di 1.500 i lib e r i professionisti, un migliaio gli a d d e t t i al c r e d i t o e alle assicurazioni. La massa degli ebrei n o n si dedicava ad attività m a n u a l i , con n o n p o c h e eccezioni p e r gli artigiani del g h e t t o r o m a n o . Ma n o n si a v e v a n o sintomi evidenti, e inquietanti, di quella mainmise ebraica sulle attività e c o n o m i che che fu u n o dei cavalli di battaglia della p r o p a g a n d a razziale. Gli ebrei italiani e r a n o quasi tutti borghesi, questo sì, e di conseguenza presenti nelle professioni liberali, nella politica, nella economia, più di q u a n t o c o m p o r t a s s e la loro entità n u m e r i c a . Da questo alla «piovra» ebraica, configurata t e n a c e m e n t e dal p r e c u r s o r e del razzismo italiano, Giovanni Preziosi, ce ne vuole. Si e r a b e n lontani da situazioni c o m e quella polacca o austriaca - la Vienna del 1935 contava 176 mila ebrei - né a v v e n n e r o mai nell'Italia del Novecento tentativi o t e n t a z i o n i di pogroms. Più degli e b r e i di o g n i a l t r a nazione e u r o p e a , quelli italiani avevano t e n d e n z a a sposare 161

p e r s o n e di altra religione. I m a t r i m o n i o m o g e n e i e r a n o circa la m e t à del totale. S e m p r e m e n o differenziati, s e m p r e p i ù assimilati, gli ebrei italiani - molti dei quali c o m b a t t e r o n o valorosamente nella p r i m a g u e r r a m o n d i a l e - si r i p a r t i r o n o tra i vari partiti politici in base alle inclinazioni personali e alla formazione culturale; ossia in q u a n t o cresciuti ed educati in un certo m o d o , n o n in q u a n t o ebrei. C e r t o n o n si p o t e v a a n d a r l i a trovare nel m o d e r a t i s m o cattolico; certo la loro intelligenza critica e la loro p r u d e n z a atavica n o n e r a n o a g e v o l m e n t e conciliabili con il d i n a m i s m o , l'esaltazione della g u e r r a , l'idolatria p e r l'azione, lo spirito d ' a v v e n t u r a di nazionalisti e d a n n u n z i a n i , s e b b e n e a n c h e a F i u m e ce ne fossero. Il sospetto antiebraico di nazionalisti, cattolici, conservatori e r a stato a l i m e n t a t o , sul p i a n o ideologico, dalla forte c o m p o n e n t e ebraica tra i profeti e i p r i m i leaders del c o m u n i s m o e della rivoluzione bolscevica in Russia. Era tuttavia estraneo a q u e s t a a v v e r s i o n e il c o n c e t t o «biologico» di r a z z i s m o al quale l'antisemitismo sarebbe a p p r o d a t o sia nella versione nazista sia - più c a u t a m e n t e - nella imitazione fascista. Il fascismo delle origini e il Mussolini protofascista n o n f u r o n o antisemiti, a n c h e s e i n alcuni u o m i n i del R e g i m e questa n o t a polemica q u a e là affiorava, c o m e c o m p o n e n t e marginale della lotta alla democrazia liberale, all'internazionalismo, a tutto ciò che n o n recasse la i m p r o n t a di un nazionalismo a r r a b b i a t o . Basterà osservare che tra i sansepolcristi - molti dei quali del resto rifluirono presto verso l'opposizione - vi f u r o n o a l m e n o c i n q u e e b r e i . U n o di loro, tale Cesare G o l d m a n - lo ricorda il De Felice nella sua Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo -, p r o c u r ò la sala p e r la famosa a d u n a t a . Tre ebrei furono elencati tra i caduti della Rivoluzione. Ebrea e r a M a r g h e r i t a Sarfatti, a m a n t e di Mussolini, che diresse la sua rivista Gerarchia. Nei d u e anni d'incubazione della presa di p o t e r e il C a p o del fascismo espresse, sugli ebrei e sull'antisemitismo, d u e tesi d i a m e t r a l m e n t e opposte: a testimonianza n o n solo del suo spregiudicato prag162

m a t i s m o , m a a n c h e della m a n c a n z a , i n lui, d i u n r a d i c a t o pregiudizio antisemita. Il 4 g i u g n o 1919, sul Popolo d'Italia, un Mussolini che sembrava p r e c o r r e r e il 1938 - e che dal 1938 in poi sarebbe stato a b b o n d a n t e m e n t e citato - stabiliva un l e g a m e inquietante tra la rivoluzione bolscevica e l'ebraismo, si d o m a n d a va se p e r caso il bolscevismo n o n fosse «la v e n d e t t a dell'eb r a i s m o c o n t r o il cristianesimo», affermava che «in Russia l'ottanta p e r cento dei dirigenti dei soviet sono ebrei e a Bud a p e s t , su 22 c o m m i s s a r i d e l p o p o l o , b e n 17 s o n o ebrei». Aggiungeva che «la finanza dei popoli è in m a n o agli ebrei», che «chi possiede le casseforti dei popoli dirige la loro politica», che «il bolscevismo è difeso dalla plutocrazia i n t e r n a zionale». Lasciamo stare, p e r c h é nella sua spericolata infondatezza n o n ci interessa, la conclusione secondo la quale in Russia «la b o r g h e s i a ( o v v i a m e n t e g u i d a t a dagli e b r e i N.d.A.), o s i g n o r i p r o l e t a r i , c e l e b r e r à la sua spettacolosa cuccagna». Resta la formulazione di accuse all'ebraismo che s e m b r a v a n o in quel m o m e n t o ricalcare i temi già affacciati dal Preziosi. N e l l ' o t t o b r e del 1920 Mussolini aveva cambiato p a r e r e . «Il bolscevismo n o n è, c o m e si crede, un f e n o m e n o ebraico. E vero invece che il bolscevismo c o n d u r r à alla rovina totale gli ebrei dell'Oriente europeo» p e r c h é «il t r a m o n t o del bolscevismo in Russia sarà seguito da un pogrom di p r o p o r z i o n i inaudite» (la storia ha voluto, p a r a d o s s a l m e n t e , che l'antisemitismo e i pogroms di Stato arrivassero, in Russia, n o n con la fine del c o m u n i s m o , ma i m p e r a n d o il c o m u n i s m o ) . Q u e sta n u o v a diagnosi aveva un corollario a m m o n i t o r e . «Sper i a m o c h e gli ebrei italiani c o n t i n u e r a n n o ad essere abbastanza intelligenti p e r n o n suscitare l'antisemitismo nell'unico paese dove n o n c'è mai stato.» Ma il 25 g i u g n o 1922 il c a p o v o l g i m e n t o delle tesi mussoliniane d i v e n n e c o m p l e t o , a n c h e p e r c h é q u e s t a volta il suo articolo sul Popolo d'Italia p r e s e l o s p u n t o dalla uccisione d i R a t h e n a u , t r u c i d a t o i n G e r m a n i a da ultras di destra. «Per gli estremisti tedeschi di 163

destra, i quali si r i t e n g o n o di stirpe a r i a n a purissima, era intollerabile che un e b r e o dirigesse e r a p p r e s e n t a s s e la Germ a n i a in faccia al m o n d o . In materia di arianesimo e semitis m o c'è in G e r m a n i a u n o stato esagitato e violento. Poco imp o r t a che gli ebrei in Crermania si siano valorosamente comportati d u r a n t e la g u e r r a , poco i m p o r t a che gli ebrei t e d e schi siano tedeschi. Tutto ciò n o n li salva dal r a n c o r e dei p a n germanisti, i quali n o n p o s s o n o che d e t e s t a r e la Judenrepublik di Berlino.» Nei p r i m i a n n i d o p o la Marcia su R o m a , Mussolini d e dicò agli ebrei la poca attenzione m e r i t a t a da un p r o b l e m a che n o n e r a u n p r o b l e m a . U n e b r e o , Aldo Finzi, d a n n u n ziano, squadrista, fu n o m i n a t o sottosegretario agli I n t e r n i , e un a l t r o e b r e o , il p r e f e t t o D a n t e A l m a n s i , fu vice-capo della polizia, sotto De B o n o . Senza d u b b i o nel q u o t i d i a n o di Farinacci, Cremona Nuova, in pubblicazioni m i n o r i , a volte a n c h e in articoli di giornali autorevoli e di larga diffusion e , è possibile r i n t r a c c i a r e s p u n t i anti-ebraici. Mai p e r ò si e b b e , in q u e l p e r i o d o , l ' i m p r e s s i o n e c h e u n a s p i n t a in tal senso venisse dal vertice del fascismo. Si trattava di iniziative o malumori individuali, che r a r a m e n t e avevano u n a c o e r e n z a ideologica. Q u e l l a c o e r e n z a e b b e invece, è i n n e g a b i l e , l'azione di G i o v a n n i Preziosi, u n p r e t e s p r e t a t o d i o r i g i n e c a m p a n a (era nato nel 1881 a Torrella dei L o m b a r d i , in provincia di Avellino), che e r a stato nazionalista e interventista. Nel 1917 aveva p r o m o s s o c o n Maffeo P a n t a i e o n i un «fascio p a r l a m e n t a r e di difesa nazionale». Sulla sua rivista La vita italiana elaborò le linee di un antisemitismo che, d a p p r i m a rivolto c o n t r o l e c e n t r a l i e b r a i c h e d i p o t e r e e c o n o m i c o , assunse successivamente i caratteri del razzismo p i ù i n t r a n s i g e n t e , in perfetta consonanza con le tesi naziste. Hitler stesso, con un articolo firmato «un bavarese», collaborò alla rivista. Il c o n t e n u t o dell'articolo p a r v e così oltranzista, a n c h e all'olt r a n z i s t a Preziosi, da i n d u r l o a u n a n o t a r e d a z i o n a l e che p r e n d e v a le distanze da alcune sue conclusioni. Ben presto, 164

c o m u n q u e , l'antisemitismo di Preziosi ricalcò tutte le argomentazioni naziste sulla «congiura mondiale» dell'ebraismo, a t t i n g e n d o l a r g a m e n t e , p e r c o n v a l i d a r e le sue tesi, a q u e l grossolano falso che p o r t a il n o m e di Protocolli dei Savi Anziani di Sion. N o n antisemita, il fascismo n o n fu n e p p u r e antisionista. C h a i m Weizman, il c r e a t o r e del «focolare palestinese» p e r gli ebrei, fu ricevuto da Mussolini nel 1926 e trasse dal colloquio la convinzione che «egli n o n fosse ostile all'idea sionista e alla n o s t r a attività in Palestina: i suoi sospetti e la sua ostilità e r a n o rivolti c o n t r o i britannici, i quali secondo lui si valevano degli e b r e i nel M e d i t e r r a n e o o r i e n t a l e p e r ostacolare il p r e d o m i n i o italiano nel Mare Nostrum». Dieci a n n i d o p o la Marcia su R o m a , regolati con a p p o s i t e leggi a n c h e gli statuti delle c o m u n i t à israelitiche, i r a p p o r t i tra fascismo ed ebrei italiani p o t e v a n o dirsi idilliaci. A Emil Ludwig il Duce dichiarava, nei Colloqui, che il razzismo era u n a s t u p i d a g g i n e e c h e «l'antisemitismo n o n esiste in Italia». A sua volta il periodico sionista Israel scriveva che «dopo dieci a n n i di R e g i m e fascista, il r i t m o spirituale della vita e b r a i c a in Italia è p i ù i n t e n s o , assai p i ù i n t e n s o di p r i ma... i n u n clima storico c o m e q u e l l o d e l fascismo riesce p i ù facile ai d i m e n t i c h i di r i t r o v a r e il c a m m i n o della p r o p r i a coscienza, ai m e m o r i di rafforzarlo, p r e s i d i a n d o l o di studio e di opere». Q u e s t a convivenza o r m a i serena, e p e r molti israeliti affettuosa, tra fascismo ed e b r a i s m o , n o n fu t u r b a t a dall'irr o m p e r e sulla scena politica m o n d i a l e del f e n o m e n o hitler i a n o , c h e nel razzismo, n e l l ' a n t i s e m i t i s m o , nel nazionalismo e s a s p e r a t o e nel r e v a n s c i s m o irriducibile aveva i suoi fondamenti. Se Preziosi a p p l a u d ì subito i nazisti, se nel Tevere e a n c h e nel Regime Fascista (nuova testata del q u o t i d i a n o di Farinacci) si sentiva già la influenza delle concezioni naziste, la g r a n d e s t a m p a e gli organismi del fascismo n o n si associarono a questi consensi: che anzi il p a n g e r m a n e s i m o nazista, nelle cui m i r e n o n e r a esplicitamente incluso, ma po165

«ura»»....

teva esserlo, l'Alto Adige, e nelle cui m i r e era senz'altro inclusa l'Austria, i n q u i e t a v a , l ' a b b i a m o già visto, Mussolini. Se, arrivato Hitler alla Cancelleria, vi fu qualche concessione alle tesi antisemite, essa r i g u a r d ò l'azione degli ebrei sul p i a n o storico ed economico, s e m p r e rifiutandosi la d o t t r i n a razziale nei suoi aspetti biologici. Q u a n d o , a fine m a r z o del 1933, il nazismo lanciò il p r o c l a m a c o n t r o gli ebrei, l'ambasciatore a Berlino C e r r u t i - n o n p e r caso odiato dal F ù h r e r che ne o t t e n n e la sostituzione con Attolico - indusse Mussolini a un passo presso Hitler. Spiegava il Duce, nel suo messaggio al collega e «allievo», c h e la lotta agli e b r e i «non rafforzerà il nazionalsocialismo a l l ' i n t e r n o e a u m e n t e r à la pressione m o r a l e e le r a p p r e s a g l i e e c o n o m i c h e del giudais m o mondiale». Ma Hitler, cui C e r r u t i leggeva alla Cancelleria il m e s s a g g i o , i n t e r r u p p e b r u s c a m e n t e le p a r o l e dell'ambasciatore con u n o dei suoi sproloqui veementi. Vocifer a n d o r i p e t è c h e la sua missione e r a di s r a d i c a r e la p e s t e bolscevica, che n o n e r a colpa sua se i marxisti tedeschi erano in prevalenza ebrei, e che c o m u n q u e n o n avrebbe subito alcun d a n n o dalla dichiarazione di g u e r r a al giudaismo p e r c h é «egli conosceva la psicologia i n t e r n a z i o n a l e ebraica, il cui f o n d a m e n t o è la m e n z o g n a , ma a n c h e la vigliaccheria». D o p o d'allora il Duce rinunciò sostanzialmente a i n d u r r e a m o d e r a z i o n e l'invasato di Berlino, ma - p u r o r d i n a n d o alla s t a m p a di «sdrammatizzare» le notizie sulla persecuzione in G e r m a n i a - d i e d e p i e n o a p p o g g i o ad ogni azione che favorisse l'arrivo, il soggiorno, il transito in Italia di ebrei profughi. Per i n t e r e s s a m e n t o d e l g o v e r n o italiano n e l l ' a c c o r d o tra Berlino e Parigi relativo al plebiscito della Saar (plebiscito che d e t e r m i n ò il r i t o r n o della r e g i o n e alla G e r m a n i a ) fu stabilito c h e gli e b r e i locali p o t e s s e r o lasciare la z o n a con tutti i loro beni. La p r o p a g a n d a a n t i e b r a i c a , sollecitata e foraggiata da u n a n u t r i t a schiera d i a g e n t i nazisti, c o n t i n u a v a insistente in Italia, nel 1934, ma s e m p r e in un ristretto ambito giornalistico, e in u n a ristretta a r e a del fascismo. // Tevere pose più 166

volte agli ebrei, con a r r o g a n t e p e r e n t o r i e t à , il d i l e m m a : siete ebrei o siete italiani, siete cittadini di u n a nazione ideale sparsa p e r il m o n d o , o peggio a n c o r a della n a z i o n e in fieri in Palestina, o siete cittadini del R e g n o d'Italia? Questi attacchi e r a n o violenti, ma senza reale eco nel paese: e avrebb e r o c o n t i n u a t o a n o n a v e r n e se un episodio inatteso e - dal Tevere - insperato, n o n avesse conferito attualità alle sue accuse. Nel m a r z o del 1934 la polizia p r o c e d e t t e a u n a retata di oppositori che avevano tentato di i m p o r t a r e e diffondere materiale di p r o p a g a n d a antifascista. N e l g r u p p o gli ebrei e r a n o in m a g g i o r a n z a : tra l o r o C a r l o Levi e L e o n e Ginzb u r g . La identificazione t r a antifascismo e a n t i s e m i t i s m o t r o v ò c o n v a l i d a e c r e d i t o in a m b i e n t i p i ù larghi. Gli e b r e i c h e rivestivano c a r i c h e r a p p r e s e n t a t i v e f u r o n o costretti a professioni di fedeltà al fascismo talvolta umilianti, e all'int e r n o stesso della C o m u n i t à si f o r m ò u n a fazione - con un suo periodico, La nostra bandiera - che era oltranzisticamente fascista e decisamente antisionista. «Siamo dei soldati, siamo dei fascisti, ci s e n t i a m o u g u a l i a tutti gli altri cittadini... La ricostituzione di u n a n a z i o n e ebraica in Palestina è un a n a c r o n i s m o storico e un artificio che deve essere combattuto.» Il dissidio t r a e b r e i fu c o m p o s t o e a n c h e i r a p p o r t i con il fascismo si rifecero b u o n i , d o p o che la C o m u n i t à aveva fatto s u e in p a r t e le p r o p o s i z i o n i de La nostra bandiera. C e r t o è che nulla, nell'atteggiamento di Mussolini, lasciava p r e v e d e r e l'allineamento alle posizioni naziste. A n c o r a nel luglio del 1937 egli faceva s a p e r e agli ebrei d'America che «le l o r o p r e o c c u p a z i o n i p e r i fratelli viventi in Italia n o n h a n n o luogo di essere, ma sono frutto di malevole informazioni». Gli e b r e i a v e v a n o del r e s t o p a r t e c i p a t o all'entusiasmo p e r la g u e r r a d'Etiopia, moltissimi tra loro fecero d o n o della fede. U n m i n o r e , m a n o n insignificante n u m e r o d i e b r e i aveva c o m b a t t u t o in S p a g n a e u n o di l o r o , A l b e r t o Liuzzi, vi aveva meritato la medaglia d ' o r o . Essi lavoravano, g u a d a g n a v a n o , e n o n p e n s a v a n o c h e la t e m p e s t a razziale potesse abbattersi anche sull'Italia. 167

In effetti la p r i m a avvisaglia di un diverso clima p e r gli ebrei n o n li r i g u a r d ò d i r e t t a m e n t e , c o m e cittadini italiani: rig u a r d ò invece il sionismo, c o n il q u a l e il fascismo arrivò a u n a totale r o t t u r a p r i m a che i p r o v v e d i m e n t i razziali p r e n d e s s e r o forma. Q u e s t o m u t a m e n t o di d i r e z i o n e in politica i n t e r n a z i o n a l e derivava da u n a serie di circostanze, p r i m a t r a t u t t e , e v i d e n t e m e n t e , l ' a v v i c i n a m e n t o dell'Italia alla G e r m a n i a , d u r a n t e e d o p o la c a m p a g n a d'Etiopia, in coincidenza col p e r i o d o delle sanzioni e di più virulenta polemica verso le d e m o c r a z i e occidentali. U n a u l t e r i o r e spinta in questo senso era stata data dal Ciano p r i m a m a n i e r a , filotedesco, che p e r scalare la p o l t r o n a di m i n i s t r o degli Esteri n o n aveva esitato a vantare, a suo merito, u n a mentalità razzista. «Avete n o t a t o - disse all'ambasciatore tedesco Hassel q u a n d o ancora era alla Stampa e Propaganda - che subito d o po il mio r i t o r n o a p p a r v e sui giornali la q u e s t i o n e razziale in Abissinia? L'articolo di Missiroli sull'argomento e r a ancora t r o p p o molle p e r i miei gusti. Nel t r a t t a r e q u e s t o argom e n t o c i e s p r i m e r e m o nel m o d o p i ù d u r o . C o n d u r r e m o u n a politica razziale. Vi sono solo d u e razze con un avvenire in E u r o p a : quella tedesca e quella italiana.» Diventato ministro degli Esteri d i m e n t i c ò questa p r e s a di posizione razzista (tutto il suo antisemitismo si ridusse al divieto che diplomatici ebrei fossero inviati in missione in Germania). Ma accettò la ripulsa del sionismo, b e n c h é l'Italia avesse sottoscritto la Dichiarazione Balfour, che al sogno e b r e o del r i t o r n o alla t e r r a delle origini aveva dato via libera, e il m a n d a t o palestinese. Q u e s t a svolta r i e n t r a v a nella conversione politica m u s s o l i n i a n a . Colui c h e il 18 m a r z o 1937 a Tripoli i m p u g n ò la s p a d a d e l l ' I s l a m , a t t e g g i a n d o s i così a p r o t e t t o r e di tutti gli arabi, n o n poteva più i n t r a t t e n e r e r a p p o r t i cordiali con i capi del sionismo. Agli inizi del 1937 l'antisionismo cominciò a colorarsi di a n t i s e m i t i s m o d i tipo razzista, s u l l ' e s e m p i o t e d e s c o . U n pamphlet di Paolo O r a n o , Gli ebrei in Italia, forse n o n scritto su commissione ma n o n d i s a p p r o v a t o e tanto m e n o censu168

rato in allo loco, deplorava con t o n o pacato ma con sostanza minacciosa la t e n d e n z a degli ebrei a sottolineare la loro p e culiarità, a separarsi, nei meriti patriottici o culturali o sportivi, dagli altri cittadini. «Per le c o m u n i t à è arrivato il g i o r n o del redde rationem» a m m o n i v a O r a n o . Se questa pubblicazione fosse rimasta in p e n o m b r a , come le altre di tono analogo c h e l'avevano p r e c e d u t a , la sua i m p o r t a n z a s a r e b b e stata scarsa. Ma l'ampiezza, il rilievo, l'autorevolezza delle recensioni c h e le f u r o n o d e d i c a t e sui p i ù i m p o r t a n t i giornali, e n o n casualmente di certo, lasciò capire che O r a n o n o n aveva parlato p e r sé solo. Il Corriere della Sera, p u r senza infierir e , a d d e b i t ò agli e b r e i molti e r r o r i , la Stampa, p i ù a s p r a , scrisse che «se lo Stato fascista è totalitario n o n p u ò a m m e t t e r e c h e u n g r u p p o privilegiato d i cittadini, a l c o p e r t o d a leggi speciali, c o m p i a , sotto il p r e t e s t o della beneficenza e del c o l l e g a m e n t o c u l t u r a l e coll'estero, veri atti di politica estera ispirandosi n o n agli interessi italiani ma a quelli dell'ebraismo mondiale». Finché, a trasformare in allarme acuto la p r e o c c u p a z i o n e degli ebrei, arrivò u n a recensione del Popolo d'Italia che, con un i n t e r r o g a t i v o retorico di s t a m p o classicamente mussoliniano, d o p o aver spiegato che era sorto un p r o b l e m a n u o v o nel c u o r e del paese, così si esprimeva: «Si c o n s i d e r a n o , essi, ebrei in Italia o p p u r e ebrei d'Italia? Si s e n t o n o ospiti del n o s t r o p a e s e , o p p u r e p a r t e integ r a n t e della popolazione?». Era il p r o l o g o della offensiva. Nel 1938, d o p o tanto altalenare, il fascismo decise la persec u z i o n e razziale. Il m a e s t r o Mussolini imitava l'allievo H i tler, p u r senza r i c a l c a r n e p e d i s s e q u a m e n t e gli eccessi e le c r u d e l t à . Fu la p r i m a d e l e t e r i a c o n s e g u e n z a dell'alleanza col n a z i s m o . Già nel n o v e m b r e del 1937, q u a n d o R i b b e n t r o p e r a v e n u t o a R o m a p e r la firma del Patto anti-Comint e r n , Mussolini e C i a n o gli a v e v a n o d a t o notizie c h e agli o r e c c h i d e l m i n i s t r o tedesco s u o n a r o n o senza d u b b i o confortanti: «Stiamo c o n d u c e n d o u n a c a m p a g n a antisemitica assai decisa e s e m p r e più intensa guidata da un u o m o ab169

bastanza p o p o l a r e in Italia, Fon. Farinacci; la c a m p a g n a ha già in R o m a d u e organi di stampa, il Tevere e il Quadrivio, e molti a d e r e n t i s p e c i a l m e n t e n e l m o n d o universitario». I l Duce avvertiva s e m p r e più la smania di n o n a p p a r i r e molle e a c c o m o d a n t e nel confronto con l'alleato-rivale. La forsennata coerenza del nazismo lo affascinava. Proclamava di voler forgiare italiani «meno simpatici», anzi «duri, implacabili, odiosi, cioè padroni». Altri moventi lo spinsero al g r a n passo, ma furono, lo ha rilevato il De Felice, solo «concause». Il p r i m o , e più generico, fu l'emulazione tra dittatori, lo stesso processo psicologico che i n g e n e r ò il «passo r o m a n o » , cattiva copia - fino ai limiti della p a r o d i a - del passo dell'oca scandito dai r e p a r t i tedeschi. Un altro va collegato alla conquista dell'Etiopia, che d e t e r m i n ò laggiù un p r o b l e m a razziale, p e r la disinvolt u r a con cui i soldati italiani si a c c o p p i a v a n o con le d o n n e i n d i g e n e . Poi vi fu il p e r s i s t e n t e e c o r r o s i v o a c c a n i m e n t o della «intelligenza» ebraica m o n d i a l e nell'attaccare il Regime fascista, e i suoi rituali, ai quali Starace a g g i u n g e v a di c o n t i n u o infallibili tocchi di comicità. Indottrinata dal Minculpop la stampa - ora anche la grande stampa, n o n soltanto la Difesa della razza di Telesio Interl a n d i o il Tevere, con le loro p r e t e s e pseudo-scientifiche iniziò u n t a m b u r e g g i a m e n t o p r o p a g a n d i s t i c o c o n t r o gli ebrei, p r o v v e d e n d o nel c o n t e m p o a s o p p r i m e r e o g n i notizia che agli e b r e i stessi fosse favorevole: dei loro m e r i t i di combattenti, di u o m i n i di cultura, di scienziati, n o n si parlò p i ù . Rino Alessi, che sul Piccolo di Trieste si era b a t t u t o con coraggio, nel g e n n a i o del 1938, contro le p r i m e b o r d a t e antisemite, fu messo a tacere da Farinacci. Gli editorialisti più tiepidi ed esitanti nel difendere il razzismo ricorrevano, p e r cavarsela, agli artifizi della retorica t r o m b o n a , scrivendo ad esempio che il razzismo «è il c o r o n a m e n t o e il c o m p i m e n t o della n u o v a coscienza dell'Italia fascista, necessario coronam e n t o p e r confermare e consacrare il trapasso dal ciclo nazionale al ciclo imperiale della terza Italia». 170

Alcuni studiosi, tra i quali figurava un solo n o m e di rilievo, quello dell'endocrinologo Nicola P e n d e , accettarono di elaborare un «Manifesto degli scienziati razzisti» nel quale si asseriva che «le razze u m a n e esistono», c h e «ve ne s o n o di g r a n d i e di piccole», che «la popolazione dell'Italia attuale è di origine ariana», che «esiste u n a p u r a razza ariana», che i caratteri fisici e psicologici p u r a m e n t e e u r o p e i degli italiani «non d e b b o n o essere alterati in alcun modo». Agli ebrei era dedicato questo paragrafo: «Dei semiti che nel corso dei secoli sono a p p r o d a t i sul sacro suolo della nostra patria, nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricorso di qualche n o m e : e del resto il processo di assimilazione fu s e m p r e rapidissimo in Italia. Gli ebrei r a p p r e s e n t a n o l'unica p o p o l a z i o n e che n o n si è m a i assimilata in Italia p e r c h é essa è costituita da e l e m e n t i razziali n o n e u r o p e i , diversi in m o d o assoluto dagli elementi che h a n n o dato origine agli italiani». Il «Manifesto» e r a un c e n t o n e di affermazioni banali e di affermazioni false. Il testo originario che gli «scienziati» avevano steso subì p r o f o n d e modifiche, p a r e a n c h e ad o p e r a di Mussolini: tanto che P e n d e volle p r o t e s t a r e pubblicamente, ma ne fu dissuaso con la minaccia di un totale boicottaggio alla sua attività di ricercatore e di pubblicista. Questi servili studiosi f u r o n o q u i n d i ricevuti d a Starace. U n c o m u n i c a t o del PNF a n n u n c i ò , r i a s s u m e n d o i temi dell'incontro, che «gli ebrei si c o n s i d e r a n o da millenni, d o v u n q u e e a n c h e in Italia, u n a razza diversa e s u p e r i o r e alle altre, ed è notorio che, n o n o stante la politica tollerante del R e g i m e , gli ebrei h a n n o , in ogni nazione, costituito - coi loro u o m i n i e coi loro mezzi lo Stato Maggiore dell'antifascismo». Q u e s t o avallo o r m a i inequivocabile scatenò a n c o r più lo zelo servile della s t a m p a , p r o v o c ò u n a serie di iniziative epuratrici con u n a gara disgustosa alla intransigenza, coinvolse istituzioni che avrebbero d o v u t o avere b e n più austera coscienza della loro dignità e i n d i p e n d e n z a . Basterà ricord a r e c h e il 3 s e t t e m b r e 1938 l'Accademia d'Italia costituì 171

u n a commissione di suoi m e m b r i (nella quale furono inclusi u o m i n i del valore di Paribeni e Tucci), p e r s t u d i a r e «quali furono attraverso i secoli le manifestazioni e i riflessi dell'ebraismo nella vita d'Italia dai t e m p i di R o m a antica a oggi»: commissione i cui studi furono illustrati il 20 n o v e m b r e , in Campidoglio, p r e s e n t e Vittorio E m a n u e l e I I I . P r i m a della s e d u t a del G r a n Consiglio c h e tracciò le lin e e della legislazione razziale, il Duce saggiò gli u m o r i del Re e del Partito. Presso Vittorio E m a n u e l e I I I n o n incontrò u n a vera opposizione, ma solo b l a n d e richieste di a m m o r b i d i m e n t o di questo o quel p u n t o , e di più larghe discriminazioni nei r i g u a r d i di ex combattenti e ufficiali. A Balbo, che sperava di farselo alleato nella lotta alle iniziative antisemite, il Re aveva d a t o u n a delle sue solite risposte perspicaci ma evasive: «Ora il Duce li vuole fuori (gli ebrei N.d.A.) perché d u r a n t e la g u e r r a d'Africa, e qui n o n gli si p u ò d a r e torto, si sono schierati, in America, in I n g h i l t e r r a , in Francia, c o n t r o di noi con u n ' a c r e d i n e da n o n d i r e . Lei lo conosce q u a n t o me e meglio: Mussolini se l'è legato al dito questo atteggiamento ostile e poi è geloso, credo, che l'antisemitismo tedesco sia tanto piaciuto alle nazioni arabe del levante m e diterraneo». Nella gerarchia fascista un solo u o m o contrastò con vigore i p r o v v e d i m e n t i antisemiti, e fu p r o p r i o lui, Italo Balbo. Egli fu tenace, e coraggioso in questa azione: e riuscì ad ott e n e r e q u a l c h e e m e n d a m e n t o nelle m i s u r e p e r s e c u t o r i e . Avverso alle leggi razziali fu a n c h e il q u a d r u m v i r o De Bon o , p r o b a b i l m e n t e n o n p e r s i m p a t i a p e r gli e b r e i , o p e r s c r u p o l i u m a n i t a r i , m a s e m p l i c e m e n t e p e r c h é gli p a r e v a che l'improvviso zelo antisemita del Regime fosse malaccorto e sospetto. «Se dite che da un pezzo vi eravate accorti della influenza deleteria ebraica, p e i x h é n o n avete parlato prima? Perché avete atteso l'esempio tedesco? Così r a g i o n a il pubblico», c o m m e n t a v a . Balbo e De B o n o e b b e r o l'appoggio, prevedibile, di Federzoni. N o n quello di Ciano che, già lo s a p p i a m o , aveva perfino vantato u n a p r i m o g e n i t u r a an172

tiebraica p r e s s o i t e d e s c h i nei mesi della scalata a Palazzo Chigi, e che oscillava tra l'obbedienza cieca al D u c e e affior a n t i perplessità. Ancora alla fine del 1937 aveva dichiarato a Preziosi che «non a m o gli ebrei, ma n o n mi sembra il caso di fare un'azione in tal senso in Italia, a l m e n o p e r ora». Poi si adattò. C o m e ministro degli Esteri, tuttavia, diede costant e m e n t e - p r i m a d e l l ' e n t r a t a in g u e r r a e d o p o l ' e n t r a t a in g u e r r a - disposizioni che alleviavano la sorte degli ebrei, in particolare di quelli minacciati dai rastrellamenti tedeschi. Violentemente antisemiti si d i m o s t r a r o n o s e m p r e Farinacci e Starace. II p r i m o più p e r attestare il suo o r i e n t a m e n t o filonazista che p e r c o n v i n z i o n e circa la validità delle t e o r i e razziali; il secondo p e r c h é la c a m p a g n a razziale consentiva al Partito - specialmente tramite i CUF, G r u p p i Universitari Fascisti, - di avere un r u o l o di p r i m o p i a n o e di d i m o s t r a r e la sua «tensione» ideologica. E poi il ginnastico Starace, tutto muscoli e niente intelligenza, covava un odio istintivo p e r chi, c o m e gli ebrei, della intelligenza, creativa o corrosiva n o n i m p o r t a , era considerato p o r t a t o r e . Ma il caso u m a n o e politico più singolare, nella classe dirigente fascista, fu quello di Bottai: volta a volta fedelissimo e dissenziente, m o d e r a t o e oltranzista, secondo gli itinerari suggeriti dalle sue teorizzazioni t o r m e n t a t e , stavolta si distinse - si fa p e r dire - nell'accanimento antiebraico. Tutti i ministeri, d o p o il «Manifesto» degli scienziati e p r i m a ancora che fossero v a r a t e le leggi, d i e d e r o l'avvio alle p u r g h e . Gli ebrei n o n furono più ammessi alle Accademie militari, e si p r o v v i d e affinché, alla p r i m a occasione, quelli c h e vi si trovavano ne fossero eliminati. Ma il ministero della Educazione Nazionale, retto a p p u n t o da Bottai, fu tra i più d u r i e meschini. Bottai r a c c o m a n d ò che La difesa delia razza fosse letta e chiosata nelle biblioteche universitarie, stabilì che la «coscienza razzista» fosse g r a d u a l m e n t e formata nelle scuole, dispose la sostituzione dei libri di testo di a u t o r i ebrei, o r d i n ò ai provveditori di escludere gli ebrei da ogni incarico o supplenza. L'intellettuale del Regime s'inchinava al fa173

n a t i s m o p i ù o d i o s o . D u r a n t e l a r i u n i o n e d e l G r a n Consiglio, che d u r ò dalle dieci di sera del 6 ottobre fin quasi alle tre di notte, Bottai, insistendo p e r il rigore nel discriminare, disse: «Ci o d i e r a n n o p e r c h é li abbiamo cacciati. Ci disprezz e r a n n o p e r c h é li r i a m m e t t e r e m o » . Nella n o t t e tra il 6 e il 7 o t t o b r e 1938 il G r a n Consiglio a p p r o v ò u n a dichiarazione che, scagliati i consueti fulmini c o n t r o l'ebraismo m o n d i a l e , stabiliva anzitutto il divieto di m a t r i m o n i di italiani e italiane «con elementi a p p a r t e n e n t i alle razze camita, semita, e altre razze n o n ariane», e inoltre il divieto, p e r i d i p e n d e n t i pubblici (sottinteso u o m i n i ) di sposare straniere «di qualsiasi razza». Veniva poi disposto il divieto all'ingresso di ebrei stranieri, e l'espulsione di quegli ebrei stranieri che n o n avessero s u p e r a t o i 65 anni. Q u a n t o agli e b r e i italiani il G r a n Consiglio stabiliva a n z i t u t t o che fossero c o n s i d e r a t i e b r e i i figli di g e n i t o r i e n t r a m b i ebrei, o p p u r e di p a d r e e b r e o e m a d r e straniera, o coloro che ess e n d o nati da un m a t r i m o n i o misto professassei~o la religione ebraica. E r a n o discriminati gii a p p a r t e n e n t i a famiglie di caduti in g u e r r a o p e r la causa fascista, a famiglie di volontari di g u e r r a , a famiglie di combattenti insigniti della croce di g u e r r a , a famiglie di fascisti iscritti al PNF dal '19 al '22 o nel secondo semestre del '24 (ossia d o p o il delitto Matteotti), infine gii a p p a r t e n e n t i a famiglie «aventi eccezionali ben e m e r e n z e c h e s a r a n n o accertate d a a p p o s i t a commissione». Per gli ebrei n o n discriminati il G r a n Consiglio prescriveva che n o n potessero essere iscritti al PNF né p o s s e d e r e o dirigere aziende che impiegavano più di cento p e r s o n e , né essere possessori di oltre c i n q u a n t a ettari di t e r r e n o , né p r e stare servizio militare in pace e in g u e r r a . «L'esercizio delle professioni - a n n u n z i a v a il comunicato - sarà oggetto di ulteriori provvedimenti.» Il 10 n o v e m b r e 1938 un decreto legge ricalcò, con qualche modifica, le disposizioni del G r a n Consiglio, t r a l'altro d i s p o n e n d o che potesse essere privato della patria potestà quel genitore ebreo che ai figli non ebrei impartisse una 174

e d u c a z i o n e «non c o r r i s p o n d e n t e ai loro princìpi religiosi e a i f i n i nazionali», e d i s p o n e n d o a n c o r a c h e u n e b r e o n o n potesse avere domestici ariani. La p a r t e più traumatica della legge r i g u a r d a v a l'impiego degli ebrei nella a m m i n i s t r a zione pubblica. Essi e r a n o esclusi da tutte le b r a n c h e , centrali e locali, della amministrazione, compresi gli enti p a r a statali e le aziende municipalizzate, dalle amministrazioni di «aziende c o n n e s s e o d i r e t t a m e n t e d i p e n d e n t i dagli enti di cui alla p r e c e d e n t e lettera», dalle b a n c h e di interesse nazionale, dalle c o m p a g n i e di assicurazione, b e n c h é private. In ossequio a q u e s t e n o r m e 96 professori universitari, c e n t o s e t t a n t a q u a t t r o professori di scuola m e d i a e c e n t o n o v a n t a c i n q u e liberi d o c e n t i d o v e t t e r o i m m e d i a t a m e n t e lasciare, all'inizio d e l l ' a n n o scolastico, l ' i n s e g n a m e n t o . L'Ufficio d e mografico presso il ministero d e l l ' I n t e r n o e r a stato i n t a n t o trasformato in Direzione generale p e r la Demografia e Razza, in gergo Demorazza. La p r o m u l g a z i o n e delle leggi razziali provocò attriti tra il fascismo e Pio XI che - prossimo ormai alla m o r t e , avvenuta nel febbraio del 1939 - tentò di a t t e n u a r e almeno la p o r t a t a di talune disposizioni. Il Papa era stato esplicito - con la Mil brennender Sorge di un a n n o p r i m a - nel c o n d a n n a r e il razzis m o h i t l e r i a n o : che aveva tuttavia c o n n o t a z i o n i diverse da quello fascista, faceva riferimento solo al fattore biologico, e n o n teneva affatto in conto la religione. L'accettazione delle leggi razziali fasciste da p a r t e della Santa Sede poteva a p p a rire più facile, p e r c h é i loro riferimenti alla religione ricalcavano, in taluni aspetti, l'oltranzismo integralista cattolico. Ma quel che nelle leggi era di i m p r o n t a razzista biologica e n o n religiosa s u p e r a v a i limiti di tollerabilità della Chiesa. E poi t a l u n e disposizioni avevano c o n s e g u e n z e lesive p e r il Concordato del 1929. L'ebreo convertito n o n p e r d e v a , p e r questo, la sua posizione «speciale», e di inferiorità. Il sacerdote cattolico, cui i Patti L a t e r a n e n s i attribuivano, nel m a t r i m o nio concordatario, funzioni di ufficiale di stato civile, doveva p e r t a n t o o t t e m p e r a r e al divieto di celebrare m a t r i m o n i misti 175

che p e r lui misti n o n e r a n o , r i g u a r d a n d o d u e credenti. Particolarmente grave sembrava alla Santa Sede l'articolo 6 delle leggi razziali, secondo il quale n o n avrebbe p r o d o t t o effetti civili e n o n sarebbe stato trascritto un m a t r i m o n i o celebrato in dispregio delle leggi stesse. In un p r i m o m o m e n t o il Papa t e m e t t e tra l'altro che, sulla scia delle leggi razziali, e p e r sciogliere vincoli p r e c e d e n t i , fossero introdotti in Italia il divorzio e la sterilizzazione degli ebrei. Anche q u a n d o il solo p u n t o v e r a m e n t e controverso r i m a s e quello degli e b r e i convertiti, Pio XI si s c o m o d ò p e r s o n a l m e n t e con d u e lettere a Vittorio E m a n u e l e I I I e a Mussolini, p e r o t t e n e r e la soppressione dell'articolo contestato. II Duce lasciò inevasa la lettera del Papa, c o m m e n t a n do che il Vaticano «tirava t r o p p o la corda». Al Re disse di ris p o n d e r e che la doglianza e r a stata t r a s m e s s a al C a p o del g o v e r n o . Il c h e Vittorio E m a n u e l e I I I fece p u n t u a l m e n t e . In definitiva Mussolini concesse alla S a n t a S e d e q u a l c h e soddisfazione marginale, ma sul p u n t o f o n d a m e n t a l e restò f e r m o . Gli sforzi di m o n s i g n o r M o n t i n i e di p a d r e Tacchi V e n t u r i , n e g o z i a t o r i p e r il Vaticano, n o n d i e d e r o i frutti s p e r a t i . E m a n a t e le leggi, la S a n t a S e d e p r o t e s t ò ufficialm e n t e , ma si g u a r d ò b e n e dal d e n u n c i a r e i Patti L a t e r a n e n si. La d e p l o r a z i o n e di Pio XI fu tuttavia esplicita: «L'antisem i t i s m o è inammissibile. Noi siamo s p i r i t u a l m e n t e dei semiti». Nella v e r s i o n e della s t a m p a fascista - ossia di t u t t a la s t a m p a q u o t i d i a n a - il p o p o l o italiano esultò p e r i provvedim e n t i razziali. Era vero esattamente il contrario. N o n a p p e na si scendeva dal livello ufficiale degli applausi orchestrati a quello d e l l ' u o m o della strada era facile avvertire - e lo avvertivano gli informatori della polizia - un s e n t i m e n t o di disagio, di perplessità, di r i p u g n a n z a alla p e r s e c u z i o n e . Perciò i giornali ricevettero istruzioni di attaccare il pietismo e i pietisti, questi «meticci morali» che si estraniavano dal grande m o t o della storia, dalle g r a n d i esigenze della g r a n d e z z a nazionale. Nella c a m p a g n a i n t e r v e n n e Starace p e r spiegare 176

che il pietismo era l'antitesi della mentalità fascista e il sintom o d i u n pervicace vizio b o r g h e s e . D o p o u n l u n g o t a m b u r e g g i a m e n t o alla offensiva antipietista fu messa la s o r d i n a p e r c h é gli stessi responsabili del M i n c u l p o p c a p i r o n o c h e , massiccia com'era, essa contraddiceva i suoi slogans: se i pietisti e r a n o così pochi e così poco i m p o r t a n t i , s p a r u t e a n i m u le i n d e g n e del clima eroico dell'Italia fascista, incapaci di influire sulla s t r a g r a n d e m a g g i o r a n z a del p o p o l o , p e r c h é mai ci si accaniva tanto ad attaccarli? Verso gli ebrei si accentuava un m o t o di simpatia a n c h e in chi n o n ne aveva avuta in p r e c e d e n z a . Vi f u r o n o , n a t u r a l m e n t e , sciacalli c h e s t r u m e n t a l i z z a r o n o le difficoltà d e i perseguitati p r o m e t t e n d o e m a g a r i assicurando discriminazioni a p a g a m e n t o . La gente fu in complesso solidale con le vittime delle leggi razziali. A n c h e q u a n d o il t e m a del pietismo fu accantonato, la s t a m p a di r e g i m e insistette nel legittimare, dal p u n t o di vista scientifico, dal p u n t o di vista politico, dal p u n t o di vista storico, le leggi razziali. Q u e s t o p r o cesso si a c c e n t u ò , c o m e è ovvio, d o p o l ' e n t r a t a in g u e r r a dell'Italia a fianco della G e r m a n i a nazista. E inutile q u i ind u g i a r e sui t r o p p i avalli c h e l ' a n t i s e m i t i s m o ricevette d a p e r s o n a l i t à della c u l t u r a . M e r i t a n o di essere citate le eccezioni di M a r i n e t t i e di B o n t e m p e l l i . Va a n c h e segnalata la discrezione di cui d i e d e prova, in questa circostanza, il filosofo Gentile. All'estero la ripercussione fu vasta e negativa. Le nostre rappresentanze diplomatiche ebbero ordine di c o n t r a b b a n d a r e le leggi c o m e m i r a n t i a evitare il meticciato in Etiopia, s m i n u e n d o n e gli aspetti antiebraici. La folgore delle leggi razziali provocò tra gli ebrei italiani s g o m e n t o e, in un p r i m o m o m e n t o , a n c h e divisioni e recriminazioni. Vi furono ebrei che n o n capirono immediatam e n t e q u a n t o l ' a n t i s e m i t i s m o fascista fosse occasionale e s t r u m e n t a l e e q u a n t o p o c o fosse legato ai c o m p o r t a m e n t i della c o m u n i t à che ne era colpita. V e n n e r o i m p e g n a t e polemiche tra le pubblicazioni sioniste e quelle che, r i p u d i a n d o il sionismo, c o n s i d e r a t o la causa p r i m a della p e r s e c u z i o n e , 177

t e n t a v a n o i n g e n u a m e n t e di r e c u p e r a r e i favori del Regime. Vi fu chi esortò ad «accettare fascisticamente le persecuzioni» p e r d i m o s t r a r e che «la saggezza del C a p o aveva a n c o r a u n a volta vinto». Si verificarono, ha rilevato il De Felice, a b i u r e , r i n u n c e , dissociazioni, «in molti casi d e t t a t e dalla speranza di p o t e r con esse sfuggire la persecuzione, salvare i p r o p r i beni e i p r o p r i uffici», ma in altri casi dettate da u n a fede fascista spinta fino al m a s o c h i s m o . Circa q u a t t r o m i l a f u r o n o gli ebrei che vollero s e p a r a r e la l o r o s o r t e , a n c h e i d e a l m e n t e , da quella dei correligionari (e n o n ci riferiamo qui alle pratiche di discriminazione, che furono u n a àncora di salvezza l e g i t t i m a m e n t e utilizzata, con seimila d o m a n d e p r e s e n t a t e fino al 1943, di cui circa tremila favorevolmente accolte da Demorazza). Ma il grosso della c o m u n i t à si sentì più unito e più solidale, avviandosi così verso l u n g h i a n n i di sofferenze e di calvario, via via inaspriti fino all'incubo dei c a m p i di c o n c e n t r a m e n t o nazisti. Le autorità locali applicarono in generale con il massimo possibile di c o m p r e n s i o n e le m i s u r e vessatorie, m i t i g a n d o le disposizioni di Demorazza, che e r a n o invece intransigenti, e che spesso p e g g i o r a r o n o , nelle circolari di applicazione, le leggi. Ma gli ebrei e r a n o i r r i m e d i a b i l m e n t e cittadini di serie B, e soffrirono p e r questa d e g r a d a z i o n e sociale, che si rifletteva in mille piccole o m e n o piccole a n g h e r i e . Poiché un ebreo n o n poteva avere al suo servizio personale ariano, l'illustre matematico Levi-Civita m o r ì in condizioni di abband o n o , senza u n a i n f e r m i e r a c h e lo accudisse. Le coscienze p i ù sensibili soffrirono g r a n d e m e n t e , oltre che p e r il p r e giudizio p o r t a t o alla loro attività, p e r la fatuità gratuita della c a m p a g n a alle cui m o t i v a z i o n i scientifiche e d o t t r i n a l i n o n c r e d e v a n e s s u n o , t r a n n e i p o c h i p r e c u r s o r i del razzis m o , i Preziosi e gli I n t e r l a n d i , c h e t u t t o s o m m a t o e r a n o m e n o spregevoli degli zelatori dell'ultima ora. La più alta e tragica protesta c o n t r o l'odiosa persecuzione fu espressa d a l l ' e d i t o r e Angelo F o r m i g g i n i c o n il suicid i o . E r a , F o r m i g g i n i , un e d i t o r e i n t e l l i g e n t e e sofisticato. 178

Gli piaceva autodefinirsi, ha ricordato G e n o P a m p a l o n i , dilettante, e bizzarro. La sua collana più n o t a e più p e r s o n a l e fu quella dei «Classici del ridere»: ma pubblicò a n c h e , tra le «Medaglie», un Albertini di Alvaro e un Mussolini di Prezzolini. A p p r o v a t e le leggi razziali «liquidò la casa editrice (citiamo a n c o r a da Pampaloni), dispose che le carte familiari, la preziosa raccolta di testi d e l l ' u m o r i s m o di tutti i tempi, tutte le o p e r e da lui pubblicate e tutta la d o c u m e n t a z i o n e dell'attività e d i t o r i a l e fossero c o n s e r v a t e nella biblioteca estense della sua M o d e n a » . Scrisse q u i n d i alla m o g l i e u n a l e t t e r a che aveva il valore di un testamento spirituale: «Io n o n posso r i n u n c i a r e a ciò che considero un mio preciso dovere, io d e b b o d i m o s t r a r e l'assurdità malvagia d e i p r o v v e d i m e n t i razzisti... S o p p r i m e n d o me affranco la mia diletta famigliola dalle vessazioni che p o t r e b b e r o d e r i v a r e dalla mia p r e s e n za: essa r i d i v e n t a a r i a n a p u r a e sarà i n d i s t u r b a t a . Le cose mie più care, cioè il mio lavoro, le mie c r e a t u r e concettuali, invece di scomparire p o t r a n n o risorgere a n u o v a vita. Egois t i c a m e n t e p r e f e r i r e i c h e m o r i s s e r o c o n m e . M a esse n o n sono p i ù soltanto mie, e poi esse possono ancora riuscire di utilità e di d e c o r o alla mia Patria». Q u i n d i acquistò un biglietto di sola a n d a t a da R o m a (dove o r m a i abitava) a Mod e n a , e vestito i n a p p u n t a b i l m e n t e , c o m e p e r u n a c e r i m o nia, si gettò nel v u o t o dalla G h i r l a n d i n a , l'altissima t o r r e c h e d o m i n a la città. C o n l'eleganza c h e lo d i s t i n g u e v a , Achille S t a r a c e d e d i c ò a F o r m i g g i n i q u e s t o epitaffio: «È m o r t o p r o p r i o c o m e un ebreo: si è b u t t a t o da u n a t o r r e p e r r i s p a r m i a r e un colpo di pistola». L a p e r s e c u z i o n e razziale d e t e r m i n ò , nella c o m u n i t à ebraica, d u e f e n o m e n i che a volte si intrecciarono in un fen o m e n o unico: l'emigrazione, e l'adesione alle posizioni p o litiche antifasciste. Alcune migliaia di ebrei, o p e r c h é già in contatto con p e r s o n e residenti all'estero, o p e r c h é più facoltosi, o p e r c h é più risoluti, a b b a n d o n a r o n o l'Italia, p e r trovare un rifugio e rifarsi u n a vita oltre O c e a n o . Il fisico Enrico Fermi, p a d r e della b o m b a atomica, si trasferì negli Stati 179

Uniti a n c h e p e r p r o t e g g e r e d a pericoli futuri l a m o g l i e ebrea. C o m e lui, altre migliaia di famiglie lasciarono l'Italia, p r o v o c a n d o in alcuni settori professionali o scientifici vuoti difficilmente colmabili: t a n t o c h e , q u a n d o n e l n o v e m b r e 1940 gli a e r o s i l u r a n t i inglesi d a n n e g g i a r o n o catastroficam e n t e tre navi da battaglia alla fonda a T a r a n t o , il g o v e r n o fascista dovette r i c o r r e r e all'aiuto del generale del genio navale Pugliese, messo a riposo a causa delle leggi razziali, che p e r tutta r i c o m p e n s a chiese il r i m b o r s o delle spese di viaggio e l'autorizzazione a indossare a n c o r a l'uniforme. Ma la p e r s e c u z i o n e rivelò il volto p e g g i o r e del fascismo a molti c h e ad esso a v e v a n o s i n c e r a m e n t e a d e r i t o , e le file degli e b r e i c h e m i l i t a v a n o nella o p p o s i z i o n e c l a n d e s t i n a e o p e r a n t e all'estero si infittirono parecchio. Quelli di Terracini, di L e o n e Ginzburg, dei Sereni, n o n furono più esempi isolati. «Il nucleo dei profughi razziali - ha scritto Aldo Garosci p o r t ò nella emigrazione un rinnovato contatto con la situazione politica italiana... e un c o n t r i b u t o - che, specie col p r o g r e d i r e del t e m p o , si fece n o n indifferente - di capacità intellettuali e organizzative. La p r e s e n z a all'estero, e sia p u re in lontani paesi c o m e il Brasile e l'Argentina, di u o m i n i c o m e Rodolfo M o n d o l f o , R e n a t o T r e v e s , Tullio Ascarelli, e r a i n d u b b i a m e n t e un a p p o r t o di prestigio intellettuale all'antifascismo emigrato.» Tra coloro che se ne a n d a r o n o , va a n n o v e r a t a M a r g h e r i t a Sarfatti, che scelse a sua t e m p o r a nea patria l'Argentina. N o n vogliamo q u i c o n s i d e r a r e , a n t i c i p a n d o i t e m p i , le sofferenze che gli ebrei a v r e b b e r o d o v u t o affrontare d o p o l'entrata in g u e r r a dell'Italia, e il loro martirio d u r a n t e l'occ u p a z i o n e tedesca. Già in quella p r i m a fase r e l a t i v a m e n t e b l a n d a di applicazione le leggi antisemite p r o d u s s e r o situazioni e s t r e m a m e n t e dolorose. Il sottosegretario agli I n t e r n i Buffarmi Guidi, in un r a p p o r t o elaborato a un a n n o di distanza dai p r o v v e d i m e n t i - r a p p o r t o che nel complesso suggeriva u n a m a g g i o r severità -, e r a costretto dai fatti a questa a m m i s s i o n e : «Vi è (a Mussolini) nota, p e r segnalazioni 180

avute da diverse fonti, la situazione grave in cui si dibattono m o l t e famiglie che p e r m a t r i m o n i celebrati a n t e r i o r m e n t e alla p r o m u l g a z i o n e delle leggi razziali sono formate da un c o n i u g e a r i a n o e d a u n o e b r e o . S p e c i a l m e n t e q u a n d o l'ebreo è il capo famiglia e la moglie è ariana e vi sono fanciulli c h e , p e r e s s e r e battezzati alla nascita, sono c o n s i d e r a t i ariani, la situazione è tragica in q u a n t o il capo famiglia, messo nell'assoluta impossibilità di lavorare, trascina nella miseria degli ariani». Alla logica p r o t e r v a di questo r a g i o n a m e n to, che considerava p r e o c c u p a n t e solo la miseria degli ariani, n o n quella degli ebrei, gli italiani n o n si a d a t t a r o n o mai.

CAPITOLO DECIMO

LA M O R T E DI P I O XI

La lotta alle leggi razziali fu l'ultima p a g i n a , alta e nobile, del pontificato di Papa Ratti. Il 10 febbraio di quel fatale anno 1939, Pio XI morì, e a n c h e questo fu considerato a posteriori un e v e n t o fatale. N o n o s t a n t e gli o t t a n t a d u e a n n i suonati, sino a pochi giorni p r i m a era a p p a r s o p i e n o di vigore, e si diceva che p e r il giorno 11, decimo anniversario dei Patti Lateranensi, avesse già p r e p a r a t o un discorso «esplosivo» di d e n u n c i a del nazismo, e q u i n d i anche, di riflesso, del fascismo. Di questo discorso, che la m o r t e gl'impedì di p r o n u n c i a re c h i u d e n d o g l i gli occhi v e n t i q u a t t r ' o r e p r i m a , n o n si è mai trovata traccia. Ma il cardinale Confalonieri, che fu suo segretario particolare, ha confidato in via del tutto riservata a un nostro collaboratore che il testo era effettivamente già p r o n t o e c o n t e n e v a accuse gravissime ai d u e R e g i m i , e la cosa n o n ci s o r p r e n d e affatto. Nella pubblicistica dell'anticlericalismo più rozzo, P a p a Ratti passa p e r un p a p a «fascista». Ma si tratta di u n a semplificazione s o m m a r i a e deviarne. Ratti era un conservatore, questo sì. Lo era p e r c h é in un a m b i e n t e conservatore di agiata borghesia l o m b a r d a era nato (a Desio, in provincia di Milano, nel 1857), e vieppiù lo era diventato da nunzio a p o stolico in Polonia d u r a n t e i t o r b i d i a n n i del p r i m o d o p o g u e r r a . Delle violenze comuniste, che avevano lastricato di c a d a v e r i le vie e le piazze di Varsavia, aveva c o n c e p i t o un p r o f o n d o o r r o r e . E se ebbe, c o m e c e r t a m e n t e ebbe, qualche simpatia p e r il fascismo, fu p e r c h é credette di v e d e r e in esso u n a forza restauratrice dell'ordine, della legalità e dei valori 182

tradizionali. Asceso al Soglio nello stesso a n n o in cui Mussolini ascendeva al p o t e r e , trovò nel S e g r e t a r i o di Stato, Gasparri, un consigliere che covava, verso il n u o v o Regime, gli stessi s e n t i m e n t i . E n t r a m b i d e t e s t a v a n o il p o p u l i s m o del clero «progressista» alla David Albertario, e diffidavano dell'ala socialisteggiante del vecchio partito p o p o l a r e . Q u a n d o T i t o Z a n i b o n i fu s o r p r e s o nell'atto di a t t e n t a r e al D u c e , il P a p a lo d e p l o r ò in u n a pubblica allocuzione. Poteva semb r a r e n o r m a l e che u n u o m o d i Chiesa c o n d a n n a s s e u n gesto, o a l m e n o u n ' i n t e n z i o n e di violenza. Ma p r i m a di allora n e s s u n Pontefice lo aveva fatto, p e r n e s s u n o . Viceversa, q u a n d o il quasi o m o n i m o Zamboni, un ragazzo quindicenne di Bologna, fu s o m m a r i a m e n t e linciato dai fascisti p e r ché sospettato di aver s p a r a t o a Mussolini (la verità su q u e sto episodio n o n è mai stata accertata), il P a p a tacque. Il fatto è c h e Mussolini n o n aveva p e r s o t e m p o p e r dim o s t r a r e al Vaticano la sua disponibilità a un accordo che liquidasse le vecchie p e n d e n z e fra Stato e Chiesa, aveva già i n c o n t r a t o s e g r e t a m e n t e G a s p a r r i , e r a quello che aveva rimesso il Crocefisso nelle scuole, e c o n d u c e v a le t r a t t a t i v e con la Santa Sede m o s t r a n d o verso di essa un rispetto quasi filiale. Il P a p a aveva q u i n d i , dal suo p u n t o di vista di C a p o della Chiesa, qualche ragione di c h i a m a r e Mussolini, a conclusione dei Patti L a t e r a n e n s i , «l'uomo della Provvidenza». Per la Chiesa, fino a quel m o m e n t o , lo e r a stato. Forse fu p r o p r i o questo suo sperticato elogio che indusse Mussolini a m u t a r registro: sia p e r un rigurgito del suo vecchio anticlericalismo r o m a g n o l o , ferito dalla p a t e n t e di «codino» e «baciapile» che le parole del Papa p o t e v a n o fargli attribuire, sia p e r c h é temeva di passare p e r un t r a d i t o r e agli occhi della classe politica c h e aveva c o s t r u i t o , c o n t r o la Chiesa, lo Stato laico risorgimentale, «per la quale - aveva detto il Papa - tutte quelle leggi, tutti quegli o r d i n a m e n t i , o meglio d i s o r d i n a m e n t i (che segnavano l ' i n d i p e n d e n z a dello Stato dalla Chiesa) e r a n o altrettanti feticci e, p r o p r i o c o m e i feticci, tanto più intangibili e v e n e r a n d i q u a n t o più b r u t t i e 183

deformi». Fatto sta che, p e r d i m o s t r a r e che la sua n o n e r a stata u n a resa a discrezione, pochi giorni d o p o la firma del C o n c o r d a t o egli p r o n u n c i ò alla C a m e r a u n discorso quasi provocatorio, in cui fra l'altro diceva: «Nello Stato la Chiesa n o n è sovrana e n e m m e n o libera... La religione cristiana è nata in Palestina, ma è d i v e n t a t a cattolica a Roma. Se fosse rimasta in Palestina, p r o b a b i l m e n t e sarebbe stata u n a delle t a n t e sètte che fiorivano in q u e l l ' a m b i e n t e a r r o v e n t a t o e si s a r e b b e s p e n t a senza lasciare traccia di sé... N o n a b b i a m o resuscitato il p o t e r e dei Papi: lo a b b i a m o sepolto». Il P a p a rispose con un c h i r ò g r a f o indirizzato a G a s p a r r i , ma r e s o subito p u b b l i c o , in cui l a m e n t a v a «le p a r o l e d u r e , c r u d e , drastiche» del Duce, e più a n c o r a «le espressioni ereticali e peggio che ereticali, sulla essenza stessa del Cristianesimo e del Cattolicesimo». La polemica p o t e v a essere solo occasionale. Ma diventò conflitto nel ' 3 1 , q u a n d o il Regime scatenò u n a vera e p r o pria offensiva c o n t r o l'Azione Cattolica, che cercava di costituire un sindacato dei lavoratori in c o n c o r r e n z a con quello fascista. Stavolta il Papa reagì a d d i r i t t u r a con un'enciclica in cui d e n u n c i a v a la p e r s e c u z i o n e «fino alle percosse e al sangue». B e n e o m a l e , si a r r i v ò a un c o m p r o m e s s o : l'Azione Cattolica p o t è s o p r a v v i v e r e , ma p o n e n d o s i alle d i r e t t e dip e n d e n z e dell'autorità ecclesiastica e facendo voto di r i n u n zia ad attività politiche. Ma l'idillio fra Chiesa e Regime era finito, a n c h e se l'uno e l'altra c e r c a r o n o di evitare altri incidenti. A n c o r a più r a p i d a fu l'evoluzione dei r a p p o r t i col nazismo. Anche Hitler, a p p e n a al p o t e r e , aveva voluto un accordo con la Chiesa p e r assicurarsi l ' a p p o g g i o del clero t e d e sco; e a n c h e lui aveva firmato un C o n c o r d a t o . Ma la logica di q u e l R e g i m e e r a diversa da quella del fascismo, c o m e il t e m p e r a m e n t o di Hitler era diverso da quello di Mussolini. Al Papa occorse poco p e r capire che il nazismo n o n si contentava di r e g o l a r e i r a p p o r t i dei cittadini fra loro e con lo Stato. Ne r e c l a m a v a a n c h e l ' a n i m a , cioè si p o n e v a con la 184

Chiesa su un p i a n o di c o n c o r r e n z a s p i r i t u a l e . Il conflitto n o n e r a d i quelli c h e s i p o t e v a n o a g g i u s t a r e c o n u n c o m p r o m e s s o all'italiana. La p e r s e c u z i o n e c o n t r o gli ebrei costrinse il P a p a a p r e n d e r e posizione, e fu la famosa enciclica Mit brennender Sorge, con cocente dolore, del 1937, che scosse la coscienza della cristianità. Da quel m o m e n t o i r a p p o r t i fra Chiesa e Reich n o n fecero che d e t e r i o r a r e , e a farne le spese fu soprattutto il clero cattolico tedesco. La frase da noi già citata, « s p i r i t u a l m e n t e , n o i siamo semiti», che il P a p a p r o n u n c i ò il 3 s e t t e m b r e del '38 ricevendo alcuni pellegrini belgi era talmente grave che Eosservatore Romano la c e n s u r ò . Ma fu u g u a l m e n t e risaputa e s u o n ò c o m e u n a dichiarazione di g u e r r a della Chiesa al nazismo. E q u i n d i più che verosimile c h e p e r il d e c e n n a l e dei Patti L a t e r a n e n s i , m e n t r e le nubi della g r a n d e t e m p e s t a si a d d e n s a v a n o nel cielo d'Europa, Pio XI si apprestasse a s p o r g e r e u n a esplicita d e n u n zia c o n t r o i p e r t u r b a t o r i della pace. Ma la m o r t e gl'impedì di p r o n u n c i a r l a . Il Conclave fu r a p i d o e, da quel che se ne sa, poco combattuto, sia p e r c h é le tensioni internazionali n o n consentivano vuoti di p o t e r e al vertice della Chiesa, sia p e r c h é il successore era già designato. E u g e n i o Pacelli recava b e n visibili, p e r f i n o nel fisico, le c o n n o t a z i o n i della società da cui p r o v e n i v a : q u e l l ' a g i a t a borghesia r o m a n a c o m u n e m e n t e chiamata «generone» che, grazie alla sua familiarità con la Curia, cui da secoli forniva p e r s o n a l e religioso e laico, aveva finito p e r identificarvisi. N a t o nel '76, aveva f r e q u e n t a t o l'aristocratico collegio Capranica e, presi i voti a ventitré anni, fu subito assunto nella Segreteria di Stato. «Studia già da Papa» dissero i maligni. E la sua carriera fu infatti r a p i d a e facile. A q u a r a n t a n n i e r a arcivescovo e nunzio apostolico in Baviera, dove rimase d o dici a n n i . T o r n ò a R o m a nel '29 p e r p r e n d e r e , i n s i e m e al c a p p e l l o cardinalizio, il p o s t o di G a s p a r r i c h e e r a , d o p o quello del Papa, il più i m p o r t a n t e . Tutto ve lo designava: la 185

formazione di C u r i a che lo aveva familiarizzato coi problemi di g o v e r n o della Chiesa, l'esperienza diplomatica, la perfetta c o n o s c e n z a di m o l t e l i n g u e , la sua stessa m a e s t o s a e i m p e r i o s a figura di p r e l a t o del Rinascimento, di cui aveva a n c h e certe debolezze nepotiste. Ad a m m i n i s t r a r e le finanze del piccolo Stato egli chiamò il fratello Francesco. E Ratti lo lasciava fare p e r c h é Pacelli, p i ù a n c o r a di G a s p a r r i , e r a il suo «Segretario del cuore». Qualità di c o m a n d o ne aveva: e r a u n l a v o r a t o r e instancabile, che lasciava p o c o m a r g i n e d'iniziativa ai suoi subalterni. Metodico c o m e un funzionario absburgico, a n d a v a ogni mattina a fare la sua passeggiata a Villa Borghese, ma p o r t a n d o s i dietro carte da consultare p e r c h é voleva v e d e r e e d e c i d e r e tutto di p e r s o n a . Aveva la passione dei viaggi, e n o n si lasciava mai scappare l'occasione di soddisfarla. Q u e s t a era u n a novità quasi rivoluzionaria p e r c h é la prassi voleva che fossero gli altri a venire dal Segretario di Stato p e r riferirgli. Ma il Papa gli passava anche questo capriccio. P r o p r i o p e r c h é aveva nel s a n g u e l'autorità, Pacelli rispettava assolutamente quella del Pontefice, e ne eseguiva senza d i s c u t e r e le volontà, c o m e in s e g u i t o a v r e b b e p r e t e s o c h e n e s s u n o discutesse le sue. Gli era facile del resto p e r c h é fra i d u e c'era u n a completa assonanza d'idee. E n t r a m b i conservatori, e n t r a m b i u o m i n i di Chiesa fino alla cima dei capelli, e n t r a m b i n e d i f e n d e v a n o i l m o n o l i t i s m o a c c e n t r a t o nella Curia. Sull'infallibilità del Papa n o n a v e v a n o d u b b i , e n o n c o n s e n t i v a n o a n e s s u n o di a v e r n e . Se q u a l c h e d i s s o n a n z a fra loro ci fu, ci fu p r o p r i o p e r la G e r m a n i a . Pacelli amava la G e r m a n i a , dove aveva trascorso gli a n n i p i ù belli della sua vita, e d o v e aveva t r o v a t o u n a c r e a t u r a della cui totale d e d i z i o n e egli d o v e v a r e s t a r e , in un c e r t o senso, p r i g i o n i e r o : S u o r Pasqualina. Le malevole voci che poi corsero sulla loro relazione a p p a r t e n g o n o al pettegolezzo di fureria. Pasqualina n o n esercitò su Pacelli n e s s u n a influenza, ma ne lenì la solitudine e s e p p e renderglisi necessaria nella quotidianità dell'esistenza. 186

Le simpatie di Pacelli p e r la G e r m a n i a n o n e r a n o simpatie p e r il nazismo, ma m o d e r a r o n o le sue antipatie p e r quel R e g i m e a n c h e q u a n d o il F ù h r e r sfidò la Chiesa e mise a d u ra p r o v a la coscienza dei suoi fedeli. Il S e g r e t a r i o di Stato n o n si o p p o s e di certo alla c o n d a n n a p r o n u n c i a t a dal Papa con la Mit brennender Sorge, ma molto p r o b a b i l m e n t e cercò di a t t e n u a r n e la virulenza, e sicuramente fu lui che vietò alYOsservatore Romano di riferire le p a r o l e del Pontefice «spirit u a l m e n t e , noi siamo semiti». P u r nei limiti della più stretta obbedienza, è molto probabile che negli ultimi anni del pontificato di Ratti il Segretario Pacelli si sia a d o p e r a t o a sed a r n e e s f u m a r n e le collere c o n t r o la G e r m a n i a hitleriana. Il c a m p o di questa vellutata polemica fra Papa e Segretario, c h e n o n mise m a i in p e r i c o l o i l o r o p e r s o n a l i r a p p o r t i , fu a p p u n t o L'Osservatore Romano, su cui Pacelli esercitò u n a stretta c e n s u r a vietandogli qualsiasi c o m m e n t o «sugli avven i m e n t i i n t e r n i tedeschi». L o rileva a n c h e S a n d m a n n , u n o dei più attenti storici del Papato, e lo c o n f e r m a lo stesso Pacelli in u n a lettera del 6 m a r z o 1939, cioè pochi giorni d o p o la sua elevazione alla tiara: «Ho vietato la polemica nell'05servatore Romano sino a n u o v o o r d i n e . Ho fatto loro c o m u n i care d i n o n u s a r e i n q u e s t o m o m e n t o a l c u n a p a r o l a aspra. V o g l i a m o c e r c a r di fare un t e n t a t i v o . Se essi v o g l i o n o la g u e r r a , n o n abbiamo p a u r a . Ma vogliamo v e d e r e se in qualche m o d o possiamo g i u n g e r e alla pace». Covava a n c o r a questa speranza, q u a n d o salì al Soglio.

CAPITOLO UNDICESIMO

F I N E DELLA C E C O S L O V A C C H I A

L'inchiostro delle firme poste sotto il Patto di Monaco si e r a a p p e n a asciugato, e già H i t l e r m e d i t a v a n u o v i colpi: l'annessione della Boemia, la riduzione della Slovacchia al r u o lo di Stato vassallo, la messa sul t a p p e t o della «questione di Danzica». Nel f r a t t e m p o C h a m b e r l a i n c o n t i n u a v a a raccogliere applausi e consensi p e r la «pace con onore» concordata a Monaco, e Daladier meditava di o t t e n e r e dai tedeschi u n a dichiarazione analoga a quella che il premier inglese aveva s t r a p p a t o a Hitler il 30 settembre, l'indomani dell'accord o . N e l l ' E u r o p a rassicurata dalla Conferenza, il solo Hitler sapeva q u a n t o vicine fossero o r e a n c o r p i ù fatali. Gli altri protagonisti degli avvenimenti e r a n o i m p e g n a t i dalla o r d i naria amministrazione, e l ' u o m o della strada si p r e p a r a v a a u n quieto inverno. Sulla scia del Duce, Ciano assunse la p a r t e di g r a n d e m e diatore d e c i d e n d o , insieme a R i b b e n t r o p , la sorte dei territori che l ' U n g h e r i a p r e t e n d e v a dalla Cecoslovacchia. Secondo q u a n t o stabilito a Monaco ogni eventuale vertenza derivante dai patti doveva essere risolta da u n a conferenza dei q u a t t r o ministri degli Esteri (italiano, tedesco, francese e inglese). Ma poi l'arbitrato fu invece affidato solo a Ciano e a R i b b e n t r o p , che il 2 n o v e m b r e 1938 si i n c o n t r a r o n o a Vienna. Il tedesco s e m b r ò a C i a n o «vanesio, l e g g e r o , loquace» (ed è p r o b a b i l e c h e R i b b e n t r o p p e n s a s s e e s a t t a m e n t e lo stesso di Ciano), ma a n c h e intestardito a volere «la g u e r r a , la sua guerra». Nelle discussioni del Castello del Belvedere, R i b b e n t r o p era dalla p a r t e dei cechi, Ciano da quella degli u n g h e r e s i : ed è facile capire p e r c h é . 188

Il t e d e s c o s a p e v a c h e p r e s t o la Cecoslovacchia s a r e b b e diventata un feudo del Terzo Reich. Rimpiccolendola, rimpiccioliva la G e r m a n i a . I d u e gerarchi in uniforme c o m b a t t e r o n o u n a battaglia a colpi di matita, u n a riga tracciata da Ciano, un'altra tracciata da R i b b e n t r o p , e la conclusione fu che la Cecoslovacchia dovette c e d e r e 12 mila chilometri q u a d r a t i e un milione di abitanti all'Ungheria. Tutto s o m m a t o , Ciano aveva avuto la meglio, p u r m a n c a n d o l'obbiettivo massimo, che e r a quello di stabilire un confine c o m u n e t r a Polonia e U n g h e r i a . A B u d a p e s t gli furono tributati g r a n d i o n o r i . Il giovanotto viziato gongolava. «Ora n o n si dirà in E u r o p a che l'Asse viene s e m p r e m a n o v r a t o da Berlino. L'impreparazione di Ribbent r o p mi ha p e r m e s s o di tagliare in favore d e l l ' U n g h e r i a zon e d i t e r r i t o r i o c h e , i n realtà, p o t e v a n o essere o g g e t t o d i m o l t a c o n t r o v e r s a discussione.» Nella sua pericolosa euforia, Ciano vedeva o r m a i il m o n d o come u n a i m m e n s a torta da s p a r t i r e , e collocava se stesso t r a gli eletti cui toccava il c o m p i t o di fare le porzioni, con il lapis. «In passato - comm e n t ò con c a n d i d a i m p r o n t i t u d i n e - la mia i g n o r a n z a mi aveva fatto c r e d e r e che c a m b i a r e i confini degli Stati e u r o pei fosse u n a cosa m o l t o g r a v e , c h e n o n a v r e b b e p o t u t o c o m p i e r s i senza g u e r r a . Adesso ho visto c h e in q u a t t r o e q u a t t r ' o t t o si p o s s o n o ritagliare fette del t e r r i t o r i o di u n o Stato e assegnarle a un altro, senza che nessuna g r a n d e p o tenza si m u o v a e senza che l'opinione pubblica i n t e r n a z i o nale si commuova.» Aveva, p e r il m o m e n t o , r a g i o n e . La n a r c o s i distensiva d u r a v a . N o n riuscì a c o m p r o m e t t e r l a n e p p u r e quel terribile r i g u r g i t o di violenza razziale t e d e s c a (la «notte d e i cristalli») che fu provocato dall'attentato di Parigi c o n t r o il diplomatico b a r o n e Ernst von Rath. Era costui un giovane terzo segretario dell'ambasciata tedesca in Francia, e fu colpito m o r t a l m e n t e dalla pistola di un e b r e o polacco diciassettenne, H e r s c h e l G r y n s z p a n , i cui genitori avevano patito gravi persecuzioni in G e r m a n i a . Il ragazzo n o n conosceva 190

la vittima, né aveva c o n t r o di essa motivi personali di odio. In risposta all'uccisione, Goebbels ed H e y d r i c h organizzar o n o un pogrom di p r o p o r z i o n i p a u r o s e , con arresti in massa e violenze ad e b r e i , poi avviati ai c a m p i di c o n c e n t r a m e n t o , incendi di negozi, devastazioni di abitazioni e uffici. Seguì u n a serie di m i s u r e legali vessatorie. Alla c o m u n i t à israelitica in G e r m a n i a fu o r d i n a t o di p a g a r e un m i l i a r d o di m a r c h i di m u l t a e di r i p a r a r e a sue spese i d a n n i c h e aveva s u b i t o . Dal p r i m o g e n n a i o 1939 gli e b r e i f u r o n o esclusi da o g n i attività e c o n o m i c a . La b r u t a l e r i t o r s i o n e al gesto d i u n a d o l e s c e n t e i m p a z z i t o p r o v o c ò i n I n g h i l t e r r a p e n o s a i m p r e s s i o n e . Per la p r i m a volta d o p o la Conferenza che gli aveva d a t o «la pace p e r il n o s t r o tempo» C h a m b e r lain a p p a r v e d e p r e s s o . Era convinto che o g n i passo ufficiale sarebbe stato inutile, ma suggerì a lord Halifax di acceler a r e i t e m p i p e r u n a c o n v e r s a z i o n e «a c u o r e a p e r t o » con Mussolini: chissà c h e n o n fosse possibile s o t t r a r l o alla influenza tedesca. La Francia fece il contrario. II 6 d i c e m b r e R i b b e n t r o p arrivò a Parigi in visita ufficiale, p e r firmare c o n il francese B o n n e t u n a d i c h i a r a z i o n e c h e p i ù o m e n o r i e c h e g g i a v a il t o n o del d o c u m e n t o f i r m a t o d a H i t l e r e C h a m b e r l a i n . I n particolare la Francia e la G e r m a n i a constatavano che tra i loro d u e paesi n o n vi e r a n o «questioni di c a r a t t e r e territoriale in sospeso» e riconoscevano s o l e n n e m e n t e «come definitiva la frontiera t r a i d u e paesi quale esiste a t t u a l m e n t e » . R i b b e n t r o p affermò successivamente che B o n n e t , nei suoi incontri con lui, aveva ammesso la fine del sistema di alleanze d e r i v a t o da Versailles, e accettato il p r i n c i p i o tedesco di u n a sfera d'influenza verso est. B o n n e t s m e n t ì questa versione. Poiché i d u e si p a r l a r o n o l u n g a m e n t e a quattr'occhi è impossibile a c c e r t a r e la verità, che p r o b a b i l m e n t e si trova nella zona grigia degli a m m i c c a m e n t i diplomatici e del «chi tace consente». N o n vi furono incidenti, d u r a n t e la visita di R i b b e n t r o p : m a n c a r o n o al r i c e v i m e n t o del Q u a i d ' O r s a y i d u e ministri ebrei del g o v e r n o francese. I Presidenti della 191

C a m e r a e del Senato, H e r r i o t e J e a n n e n e y , declinarono l'in-r vito. L'incontro franco-tedesco coincise con un i n a s p r i m e n t o delle relazioni franco-italiane. D i m o s t r ò così che B e r l i n o p r e m e v a su Roma p e r c h é si allineasse alla sua politica estera, ma n o n esitava a dissociarsi da R o m a ogni volta che lo ritenesse necessario. Proprio pochi giorni p r i m a che Ribbentrop partisse p e r Parigi, Mussolini e Ciano organizzarono contro la Francia u n a manifestazione p r o v o c a t o r i a che r i c o r d a v a , p e r grossolanità, quella dei giornalisti italiani c o n t r o il N e gus, a Ginevra. Il 30 n o v e m b r e Ciano p r o n u n c i ò alla C a m e ra un discorso di politica estera che n o n conteneva nulla di n u o v o , rispetto a q u a n t o già si sapeva: solidità dell'Asse, sforzo p e r la pace, utilità dell'arbitrato di Vienna, soddisfazione italiana p e r il definitivo r i c o n o s c i m e n t o d e l l ' I m p e r o sia da p a r t e della G r a n B r e t a g n a sia - implicitamente, con l'invio del n u o v o ambasciatore Francois-Poncet, trasferito a R o m a da Berlino - da p a r t e della Francia. «Il consolidamento della pace - disse Ciano - è e sarà l'alto obbiettivo della nostra politica, e lo p e r s e g u i r e m o con tenacia e realismo, n o n disgiunti da quella circospezione che è indispensabile allorché s'int e n d e tutelare con inflessibile fermezza gli interessi e le naturali aspirazioni del p o p o l o italiano.» A quel p u n t o un g r u p p o di d e p u t a t i si alzò a p p l a u d e n d o e g r i d a n d o «Tunisi, Corsica, Nizza, Savoia, Gibuti». Il Presid e n t e Costanzo Ciano scampanellava b l a n d a m e n t e m e n t r e il figlio tentava di imitare, c o m e sovente gli accadeva, il gestire d e l D u c e q u a n d o la folla lo i n t e r r o m p e v a con le s u e ovazioni. Q u a n d o finalmente gli esagitati t a c q u e r o il ministro concluse con l'immancabile visione di u n a «Italia unita, armata, guerriera... trasformata dal Duce in u n a formidabile realtà di p o t e n z a e di giustizia». Nel frattempo FrancoisPoncet, che Palazzo Chigi aveva p r e g a t o di essere p r e s e n t e , nella t r i b u n a d e i d i p l o m a t i c i , p e r c h é il m i n i s t r o «sarebbe stato assai d i s p i a c i u t o dalla sua assenza», aveva lasciato Montecitorio, indignato. 192

Ciano ha negato, nel suo Diario, che l'incidente fosse stato p r e p a r a t o . L'affermazione n o n è credibile. Nessun d e p u tato avrebbe azzardato, senza o r d i n i superiori, u n a iniziativa di q u e l g e n e r e , s o p r a t t u t t o alla p r e s e n z a di Mussolini, che aveva ostentato indifferenza, ma che, t o r n a n d o a Palazzo Venezia assieme al g e n e r o , si e r a dichiarato soddisfatto. «Un g r a n d e discorso e u n a g r a n d e giornata p e r il Regime. È così c h e si i m p o s t a un p r o b l e m a e si lancia un popolo.» Poiché il p r o b l e m a n o n e r a stato i m p o s t a t o nel discorso, è evidente che l'elogio del Duce a n d a v a , in realtà, alla chiassata. P u ò d a r s i c h e n e sia stato p r o m o t o r e , p e r v o l o n t à d i Mussolini, Starace, n o n Ciano. Ma la spontaneità è esclusa. Francois-Poncet, convinto d'essere stato attirato, alla Cam e r a , in u n a t r a p p o l a p r e o r d i n a t a , chiese u d i e n z a a Ciano e gli fece le sue rimostranze, p e r sentirsi r i s p o n d e r e che era impossibile frenare gli slanci patriottici dei d e p u t a t i . D o p o diché, v e n e n d o al sodo, Ciano parlò di Tunisi, di Gibuti e di u n a p a r t e c i p a z i o n e alla g e s t i o n e del C a n a l e d i Suez c o m e richieste di base italiane. L'ambasciatore ribatté c h i e d e n d o se gli accordi Mussolini-Laval del 1935, che avevano tra l'altro dato la luce v e r d e (per ciò che r i g u a r d a v a la Francia) all'impresa etiopica, fossero considerati tuttora validi a Roma. N o n p r e p a r a t o alla d o m a n d a , Ciano chiese t e m p o p e r p r o n u n c i a r s i : e il 17 d i c e m b r e , d ' a c c o r d o c o n Mussolini, d e nunciò quelle intese. La francofobia del Duce stava r a g g i u n g e n d o il suo acme, e la p e r s o n a l i t à del n u o v o a m b a s c i a t o r e n o n e r a fatta p e r attenuarla. Grand Commis con monocolo, Francois-Poncet disprezzava la classe d i r i g e n t e fascista («dei lacchè diventati padroni» in raffronto ai «gran signori» tedeschi), e Mussolini gli ricambiava l'antipatia («farò di tutto p e r facilitargli la r o t t u r a di testa»). A Parigi l'Italia aveva m a n d a t o u n a testa fina, G u a r i glia, ma con il c o m p i t o di n o n far nulla, a l m e n o p e r il m o m e n t o . L ' a p p a r e n t e e breve idillio franco-tedesco a c c r e b b e i sospetti e le ire di Palazzo Venezia e di Palazzo Chigi, e u n a missione informale che Daladier aveva affidato 193

a un suo fido p e r c h é trovasse u n a base di negoziato con l'Italia n o n ebbe miglior sorte degli sforzi ufficiali di FrancoisP o n c e t . Gli attacchi della s t a m p a p a r i g i n a - s o p r a t t u t t o q u a n d o si riferissero alla sua vita privata o alla sua involontaria vis comica - p i o m b a v a n o Mussolini in crisi di f u r o r e s p r o p o s i t a t e . Ciano registrava: «Il D u c e dice c h e in q u e s t i ultimi mesi i francesi h a n n o dato la misura della loro perfìdia e del loro odio. Li definisce "il p o p o l o abbietto". Già gli italiani o d i a n o la Francia, ma si p r o p o n e nel giro di pochi mesi di far salire q u e s t o o d i o a vette inaccessibili. Q u a n d o poi avrà fatto la g u e r r a e battuto la Francia, farà v e d e r e agli italiani " c o m e si fa a fare u n a p a c e in E u r o p a " . N o n chied e r à i n d e n n i t à ma d i s t r u g g e r à t u t t o e su m o l t e città m e t terà il sale». All'isteria anglofoba del p e r i o d o sanzionista e r a stata invece messa la sordina. C h a m b e r l a i n e il suo ombrello e r a n o diventati popolari, con Monaco, in Italia, e lo attestarono le cordiali accoglienze che il premier ricevette q u a n d o , dall' 11 al 14 g e n n a i o 1939, a n d ò a R o m a i n s i e m e a lord Halifax, a p p u n t o nella speranza di i m p e d i r e la totale saldatura tra la politica estera tedesca e quella italiana. N o n ci riuscì. O t t e n ne anzi il risultato o p p o s t o . Il Duce e C i a n o , idolatri della forza, c o m m i s e r a r o n o quegli inglesi che «non sono più della pasta di Francis Drake e degli altri magnifici avventurieri che c r e a r o n o l'Impero», ma i «figli stanchi di u n a l u n g a serie di ricche generazioni». Ciano rilevò che C h a m b e r l a i n e Halifax r a p p r e s e n t a v a n o un p o p o l o che «cerca di r e t r o c e d e r e il p i ù l e n t a m e n t e possibile ma n o n vuole battersi». E n e d e d u s s e : «Questa l o r o c u p a p r e o c c u p a z i o n e m ' h a convinto s e m p r e p i ù della necessità dell'alleanza militare a tre (Germania, Italia, G i a p p o n e N.d.A.)». A colloqui conclusi il ministro italiano si affrettò a c o m u n i c a r e a R i b b e n t r o p che la visita «è stata u n a g r a n d e l i m o n a t a a s s o l u t a m e n t e i n n o cua». In effetti, agli inizi del 1939, Mussolini aveva deciso di saltare il fosso: di a c c e t t a r e cioè quella alleanza - s a r e b b e 194

poi stata definita il Patto d'Acciaio - che Hitler p r o p o n e v a i n s i s t e n t e m e n t e da t e m p o e c h e con vari pretesti era stata s e m p r e rinviata a migliore occasione. C o m e s a p p i a m o , gli u m o r i del Duce variavano e Ciano, che ne e r a il b a r o m e t r o , stentava qualche volta, n o n o s t a n t e tutta la b u o n a volontà, a razionalizzare prese di posizione contrastanti. Ma lo scivolam e n t o verso la G e r m a n i a d i v e n n e , nel 1939, u n a costante. D o p o c h e Mussolini si fu c o n v e r t i t o alla necessità della alleanza Ciano, scrivendone a R i b b e n t r o p , così elencava i m o tivi della decisione: «1) la ormai p r o v a t a esistenza di un patto militare t r a la Francia e la G r a n Bretagna; 2) il prevalere della tesi bellicista negli ambienti responsabili francesi; 3) la p r e p a r a z i o n e militare degli Stati Uniti, che ha lo scopo di fornire u o m i n i e soprattutto mezzi alle democrazie occidentali in caso di necessità». Palazzo Chigi si accontentò, p e r la p r e p a r a z i o n e del d o c u m e n t o , di un testo p r e p a r a t o dalla Wilhelmstrasse (e Attolico c o m m e n t ò c h e «non è m a i b u o n o un t r a t t a t o p e r il quale si è accettato, senza discuterlo, il testo predisposto dall'altro c o n t r a e n t e » ) . L e clausole m a r g i n a l i , i n t e r e s s a n t i esclusivamente l'Italia e la G e r m a n i a , n o n il G i a p p o n e , rig u a r d a v a n o la possibilità di opzione p e r i cittadini dell'Alto Adige che scegliessero la nazionalità tedesca, e accordi economici. Ma l'essenza della alleanza e r a nella p r o m e s s a di reciproca assistenza militare n o n solo difensiva ma a n c h e offensiva c h e essa c o n t e m p l a v a . I c o n t r a e n t i p e r la d u r a t a di dieci a n n i si i m p e g n a v a n o a sostenersi vicendevolmente con tutte le loro forze militari p e r t e r r a p e r m a r e e nell'aria nell'eventualità di conflitto e «a n o n c o n c o r d a r e armistizi o pace se n o n in p i e n o a c c o r d o t r a loro». La firma d e l Patto d'Acciaio, innestato sul tronco del Patto a n t i - C o m i n t e r n , fu prevista p e r la fine di gennaio. Ma le esitazioni del G i a p p o ne m u t i l a r o n o il p r o g e t t o del suo asse orizzontale, e i m p o sero u n a dilazione. I n t a n t o il futuro alleato tedesco scatenava, all'insaputa dell'Italia, u n ' a l t r a crisi e u r o p e a . La Cecoslovacchia - o meglio ciò che restava della Cecoslovacchia 195

d o v e v a cessare di esistere. Senza u n a esitazione il F ù h r e r r i n n e g a v a il s o l e n n e i m p e g n o s e c o n d o il q u a l e , u n a volta incorporati tutti i tedeschi, il Reich n o n avrebbe avuto altre rivendicazioni da p r e s e n t a r e . Crollò così, p e r C h a m b e r l a i n , il sogno dell'appeasement. Ma a n c h e C i a n o fu r i c h i a m a t o b r u s c a m e n t e alla realtà dal suo n i r v a n a gioioso di s u p e r m e d i a t o r e . «Per la p r i m a volta - a m m i s e il 14 m a r z o - R i b b e n t r o p ha p a r l a t o con Attolico ed ha lasciato c o m p r e n d e r e c h e il p r o g r a m m a t e d e s c o è massimo: i n c o r p o r a r e la Boemia, r e n d e r e vassalla la Slovacchia, c e d e r e la R u t e n i a agli u n g h e r e s i . N o n si p u ò a n c o r a d i r e c o m e e q u a n d o ciò sarà realizzato, ma un tale evento è destinato a p r o d u r r e la p i ù sinistra impressione sul p o p o l o italiano. L'Asse f u n z i o n a solo in favore di u n a delle p a r t i , che diviene di un p e s o t r o p p o p r e p o n d e r a n t e e che agisce d i sua esclusiva iniziativa c o n b e n p o c h i r i g u a r d i p e r n o i . E s p r i m o questo mio p u n t o di vista al Duce. Egli si m a n t i e n e riservato e n o n s e m b r a a n c o r a attribuire g r a n d e p e s o all'avvenimento.» Solo Mussolini affettava un olimpico distacco in un m o n do in s u b b u g l i o p e r il n u o v o t e r r e m o t o che si a n n u n c i a v a nella geografia della Mitteleuropa. Il Patto di M o n a c o aveva lacerato i r r e p a r a b i l m e n t e lo Stato cecoslovacco. Un giurista sessantenne, già Presidente della Corte S u p r e m a , Emi! Hacha - t r a d u t t o r e in ceco del Libro della giungla di Kipling -, aveva sostituito Benes c o m e C a p o dello Stato. P r i m o ministro fu n o m i n a t o R u d o l p h B e r a n , leader del partito agrario, ministro degli Esteri Frantisele Chvalkovsky, un diplomatico di c a r r i e r a c h e e r a stato m i n i s t r o a B e r l i n o e a R o m a . La s t r u t t u r a dello Stato - privato dei Sudeti, dei territori passati agli u n g h e r e s i , e del distretto di Teschen i n c a m e r a t o dai polacchi - era diventata federale: quel che ci voleva p e r forn i r e a Hitler il pretesto della futura azione. Egli avrebbe risposto ai «gridi di dolore» dei conculcati slovacchi e r u t e n i . Affinché n o n sussistessero equivoci la G e r m a n i a dichiarò su196

bito, p e r bocca del Fiihrer, c h e la g a r a n z i a i n t e r n a z i o n a l e prevista a M o n a c o e r a stata s u p e r a t a dagli a v v e n i m e n t i , e che il Reich n o n avrebbe consentito interferenze in u n a zona d'influenza i n t e g r a l m e n t e sua. D u r a n t e i mesi dal n o v e m b r e '38 al febbraio '39 Ribbent r o p trescò c o n gli e s p o n e n t i slovacchi e r u t e n i , m i n a n d o progressivamente la residua autorità di Praga. Il debole H a cha ebbe, ai primi di m a r z o , un soprassalto di energia. Sciolse d a p p r i m a il g o v e r n o r u t e n o il cui c a p o , J u l i e n Revay, si precipitò a Berlino p e r invocare la p r o t e z i o n e tedesca, quindi sciolse (9 marzo) il g o v e r n o slovacco di m o n s i g n o r Tiso, confinato i n u n m o n a s t e r o . L e cose a n d a v a n o , p e r Hitler, a n c h e m e g l i o d i q u a n t o avesse i m m a g i n a t o . F u g g i t o , Tiso fu ricevuto dal Fiihrer, nella Cancelleria del Reich, la sera del 13 m a r z o . E r a n o p r e s e n t i R i b b e n t r o p , Keitel e B r a u chitsch. «Domani a mezzogiorno - disse Hitler - d a r ò inizio a un azione militare c o n t r o i cechi, che è affidata al g e n e r a le Brauchitsch. La Germania non intende incorporare la Slovacchia n e l s u o Lebensraum, ed ecco p e r c h é voi d o v e t e p r o c l a m a r e i m m e d i a t a m e n t e l ' i n d i p e n d e n z a della Slovacchia; diversamente, n o n mi interesserò più della vostra sorte. Vi do t e m p o fino a d o m a n i a mezzogiorno p e r fare la vostra scelta. Poi i cechi s a r a n n o schiacciati dal rullo c o m p r e s sore tedesco.» Tiso si affrettò a o b b e d i r e , r i n g r a z i a n d o , e il suo esempio fu seguito dai r u t e n i . Restava da a d e m p i r e u n ' u l t i m a formalità, la resa dei cechi. Q u a t t o r d i c i divisioni t e d e s c h e si a m m a s s a r o n o alla frontiera m e n t r e , il 14 m a r z o , H a c h a e Chvalkovsky e r a n o convocati a Berlino, e lì tenuti in u n a sorta di c u p a segregazione, a n c h e se, con ironico formalismo, le a u t o r i t à naziste a v e v a n o t r i b u t a t o al P r e s i d e n t e ceco gli o n o r i d o v u t i a un C a p o di Stato, e offerto il rituale mazzo di fiori alla figlia che lo accompagnava. All'una della notte sul 15 m a r z o H a c h a si trovò davanti a u n a sorta di tribunale politico c o m p o s t o da Hitler, G ò r i n g - r i c h i a m a t o da S a n r e m o d o v e t r a s c o r r e v a un p e r i o d o di ferie - R i b b e n t r o p , Keitel. Al p r o s t r a t o H a 197

cha, Hitler pose - d o p o l'immancabile p r e a m b o l o sulla malvagità ceca - u n a alternativa implacabile. O H a c h a firmava un d o c u m e n t o che accettava il p r o t e t t o r a t o d e l Reich sulla B o e m i a e Moravia, o il p a e s e s a r e b b e stato invaso dalle a r m a t e g e r m a n i c h e alle sei del mattino. Lasciati su un tavolo i pezzi di c a r t a c h e a t t e n d e v a n o la firma di H a c h a e Chvalkovsky, il F ù h r e r si allontanò. Lo sventurato Presidente ceco tentò di ribellarsi. «Se firmo questo d o c u m e n t o sarò maledetto in e t e r n o dal mio p o polo», disse. Ma G ò r i n g e R i b b e n t r o p lo incalzavano con lusinghe e minacce. «Tra d u e o r e m e t à della vostra Praga sarà già distrutta.» All'alba H a c h a , che aveva avuto un collasso, e si reggeva solo grazie alle c u r e tonificanti che gli e r a n o state p r a t i c a t e , firmò. Hitler aveva a v u t o la sua libbra di c a r n e , ancora u n a volta, senza colpo ferire, e assaporò a Praga, installandosi nella antica reggia dei re di Boemia, il castello di H r a d s c h i n , la gioia della conquista. Il b a r o n e von N e u r a t h , u n m o d e r a t o che tuttavia n o n p i ù d i u n a n n o p r i m a aveva assicurato ai cechi c h e la G e r m a n i a n o n aveva nei loro rig u a r d i alcuna intenzione aggressiva, fu n o m i n a t o «protettore» delle d u e provincie, Karl H e r m a n n Frank segretario di Stato, K o n r a d H e n l e i n capo della amministrazione civile. A C h a m b e r l a i n c a d d e il velo dagli occhi. La collera dell ' u o m o paziente si manifestò in un discorso a B i r m i n g h a m , la sua città, in cui affermò: «Non si potrebbe c o m p i e r e e r r o re più grave di quello di c r e d e r e che questo paese, p e r il fatto che giudica la g u e r r a u n a cosa insensata e crudele, abbia p e r d u t o la sua e n e r g i a al p u n t o di n o n volersi i m p e g n a r e con tutte le sue forze p e r opporsi a u n a simile sfida». Da n o tare che q u a n d o , un mese d o p o , Chamberlain decise di istit u i r e la coscrizione militare obbligatoria - si trattava di ric h i a m a r e circa d u e c e n t o m i l a giovani -, urtò ancora u n a volta contro il no laburista. Attlee, con ragionamento tortuoso, sostenne che la coscrizione obbligatoria «lungi dal rafforzare il nostro paese costituirebbe un motivo di indebolimento e di divisione» e a g g i u n s e c h e la G r a n B r e t a g n a , a v e n d o 198

u n a g r a n d e flotta e u n a aviazione in crescita «non p u ò fornire a n c h e u n g r a n d e esercito continentale». C h a m b e r l a i n era stato a l u n g o cieco. I laburisti io rimasero d o p o che a lui si e r a n o aperti gli occhi. La fine della Cecoslovacchia p i o m b ò Mussolini in u n a crisi di d e p r e s s i o n e . C o m e di consueto, il p r i n c i p e Filippo d'Assia fu spedito a Roma, a cose fatte, con un messaggio personale di Hitler p e r il Duce. Ma sia la sbrigatività della spiegazione - tra l'altro Filippo d'Assia aveva il c o m p i t o di illustrare solo v e r b a l m e n t e il p e r c h é della n u o v a mossa tedesca sia il suo c o n t e n u t o p o c o c o n v i n c e n t e a c c r e b b e r o , anziché placarlo, il m a l u m o r e italiano. C o n il suo fiuto giornalistico, il Duce n o n voleva n e p p u r e d a r e notizia della visita del principe («Gli italiani r i d e r e b b e r o di me, ogni volta che Hitler p r e n d e u n o Stato m i m a n d a u n messaggio»): m a capiva, d'altro canto, di essersi spinto così oltre, nell'avallo alle conquiste g e r m a n i c h e , che u n gesto pubblico d i d i s a p p r o vazione a v r e b b e avuto, in quel m o m e n t o , il significato d'una sconfitta politica. Ciano era ancora più irritato del suocero. I tedeschi motivavano le loro aggressioni con a r g o m e n t i «che s o n o forse b u o n i p e r la p r o p a g a n d a di Goebbels ma d o v r e b b e r o venir risparmiati q u a n d o p a r l a n o con noi, che a b b i a m o avuto il torto di essere con loro t r o p p o leali». Tra l'altro Mussolini e il suo ministro t e m e v a n o che i croati, abbacinati dalla g r a n d e z z a tedesca, p r o c l a m a s s e r o l'indipend e n z a e si mettessero, a n c h e loro, al servizio di Hitler, cui i lituani si affrettavano a c e d e r e Memel. R i b b e n t r o p assicurò p r o n t a m e n t e che la G e r m a n i a si disinteressava della Croazia. A conti fatti, il Duce r i t e n n e che gli convenisse blandire amichevolmente la fiera tedesca, piuttosto che contrastarla. Il 23 m a r z o , in un discorso p e r il v e n t e n n a l e dei Fasci di c o m b a t t i m e n t o , si scagliò contro chi aveva avuto i suoi stessi d u b b i : «Poiché in o g n i n a z i o n e c'è s e m p r e u n a aliquota di emotivi superficiali, che qualche volta m e t t o n o in vacanza la ragione, io sono qui a dichiararvi nella m a n i e r a più esplicita 199

che q u a n t o è accaduto nella E u r o p a C e n t r a l e doveva fatalm e n t e a c c a d e r e . Vi d i c h i a r o c h e se le g r a n d i d e m o c r a z i e p i a n g o n o a m a r a m e n t e sulla fine p r e m a t u r a e a l q u a n t o inon o r a t a di quella che fu la loro più g r a n d e creatura, questa è u n ' o t t i m a r a g i o n e p e r n o n associarsi alle loro lacrime p i ù o m e n o decenti... E infine dichiaro che se avvenisse la vagheggiata costituzione di u n a coalizione contro i regimi autoritari, questi regimi raccoglierebbero la sfida e p a s s e r e b b e r o alla difesa e al contrattacco su tutti i p u n t i del globo». Q u i n d i Mussolini rinfocolò la polemica c o n t r o la Francia («desider i a m o c h e n o n si p a r l i p i ù di fratellanze, di s o r e l l a n z e , di c u g i n a n z e e di altrettali p a r e n t e l e bastarde»). Poco d o p o il Re, nel discorso della C o r o n a davanti ai senatori e ai consiglieri nazionali della n e o n a t a C a m e r a dei Fasci e delle Corp o r a z i o n i , i cui m e m b r i e r a n o d e s i g n a t i e n o n p i ù eletti ( n e p p u r e nelle s p u r i e elezioni fasciste), r i p e t è p i ù pacatam e n t e la tesi mussoliniana. «L'Europa - disse Vittorio Emanuele I I I con la sua voce stanca - n o n ha ancora e n o n avrà t e m p i che si possono c h i a m a r e facili, e lo dimostra il r e c e n t e crollo di t a l u n e artificiose costruzioni politiche, nate d o p o la g u e r r a m o n d i a l e . » (In p r i v a t o il Re e r a assai m e n o conciliante verso i tedeschi, e, c o n v e r s a n d o con Mussolini, li aveva qualificati «mascalzoni e straccioni».) Avendo così fatto b u o n viso al gioco tedesco «per evitare di r e n d e r c i a Dio spiacenti ed ai nimici sui» (l'osservazione è di Ciano), Mussolini e il g e n e r o vollero tuttavia lenire l'umiliazione con u n a contromossa. Ciano e r a dotato, lo sappiam o , di intelligenza notevole e di fantasia limitata. Il clima di enfasi g u e r r i e r a n e l q u a l e e r a stato e d u c a t o , l a a m o r a l i t à delle sue concezioni politiche, la fatuità del t e m p e r a m e n t o , suggerivano, in circostanze di questo g e n e r e , un solo tipo di r e a z i o n e . Al successo tedesco e r a necessario c o n t r a p p o r r e un successo italiano. Il pezzo di t e r r a da conquistare senza t r o p p a fatica e da b u t t a r e sul piatto della bilancia p r o p a g a n distica p e r n o n farla p e n d e r e t r o p p o dalla p a r t e di Hitler, c'era. Si chiamava Albania. La rivalsa n o n era delle migliori. 200

Nel piccolo Stato balcanico l'Italia aveva u n a influenza int e r n a z i o n a l m e n t e riconosciuta, e p a g a t a con aiuti piuttosto cospicui. Ma l'Albania e r a i n d i p e n d e n t e e a n c h e p i u t t o s t o riluttante a lasciarsi i n t e r a m e n t e assorbire. Ergo, conquistabile. Agli inizi della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e era stato deliberato c h e il n e o n a t o Stato - la sua i n d i p e n d e n z a d a t a v a dal 1912 - dovesse p r e s t o sparire. Italia, Grecia, M o n t e n e g r o e Serbia se lo s a r e b b e r o s p a r t i t o . Ma l'Italia - a n c h e l'Italia prefascista - aveva p e r questa sua piccola d i r i m p e t t a i a altri p r o g e t t i . M e n t r e il conflitto e r a in corso le t r u p p e italiane o c c u p a r o n o quasi tutto il paese, e il 3 g i u g n o 1917 il g e n e rale F e r r e r ò , che le c o m a n d a v a , affermò in un p r o c l a m a che il paese e r a u n i t o e i n d i p e n d e n t e «sotto l'egida e la p r o t e zione dell'Italia». Affermazione che il m i n i s t r o degli Esteri S o n n i n o ribadì, sia p u r e con linguaggio più diplomatico, dic e n d o che «l'Italia n o n h a n e i r i g u a r d i della Albania altra m i r a che la difesa c o n t r o ogni prevedibile i n g e r e n z a e insidia di terze potenze». Successivamente un accordo TittoniVenizelos p r e v i d e che l'Italia m a n t e n e s s e il possesso di Valona - che in qualche m o d o e r a p e r R o m a nell'Adriatico ciò che Gibilterra e r a p e r L o n d r a nel M e d i t e r r a n e o - e che in c o m p e n s o la Grecia o t t e n e s s e degli acquisti t e r r i t o r i a l i al s u o confine n o r d - o c c i d e n t a l e . Le reazioni, a l l ' i n t e r n o dell'Albania e all'estero, furono violente. Giolitti, t o r n a t o al gov e r n o nell'immediato d o p o g u e r r a , decise di m u t a r politica, r i c o n o b b e l ' i n d i p e n d e n z a dell'Albania e ne favorì la affiliazione alla Società delle Nazioni, p u r r i b a d e n d o l'esigenza di u n r a p p o r t o privilegiato bilaterale. U n a c o n f e r e n z a intern a z i o n a l e , n e l 1 9 2 1 , r i c o n o b b e s o s t a n z i a l m e n t e che se le frontiere albanesi fossero state minacciate, l'Italia a v r e b b e d o v u t o e s s e r e incaricata, sia p u r e t r a m i t e la Società delle Nazioni, di p r o t e g g e r n e la integrità. Pressappoco in quello stesso p e r i o d o sorgeva in Albania la stella politica di re Zog, le cui personali vicende s a r e b b e r o coincise, fino alla d e t r o nizzazione, voluta dal fascismo, con quelle del suo paese.

CAPITOLO DODICESIMO

LA RIVALSA ALBANESE

L'avversario che Mussolini si era inventato p e r c o n t r a p p o r re un successo a quelli che Hitler a n d a v a m i e t e n d o , e r a in r e a l t à figlio suo. Il re A h m e d Zog, c o m e si usa d i r e , «non nasceva». A p p a r t e n e v a a u n a d i n a s t i a di capimafia del Mathi, che sarebbe un p o ' la Calabria dell'Albania, e il suo vero n o m e era A h m e d Zogolli. Gli Zogolli, che d o p o l'occup a z i o n e t u r c a e r a n o stati tra i p r i m i a convertirsi all'islamismo, avevano affermato il loro p o t e r e sulla c o n t r a d a grazie alla p r o t e z i o n e dei Pascià che via via venivano a g o v e r n a r e il p a e s e in n o m e d e l S u l t a n o . P o s s e d e v a n o delle p e c o r e , qualche pascolo e u n a b a n d a di killer di cui si servivano p e r p u n t e l l a r e la loro piccola signoria feudale e r e g o l a r e a loro piacimento le faide e guerriglie, e n d e m i c h e fra quei clan di pastori m o n t a n a r i . Ma n o n risulta che nessun Zogolli avesse mai p r e t e s o o a m b i t o e s t e n d e r e la p r o p r i a influenza o l t r e quell'impervio c a n t o n e abitato da p o c h e decine di migliaia di u o m i n i quasi tutti analfabeti, e gelosamente attaccato alla p r o p r i a a u t o n o m i a , che i t u r c h i r i s p e t t a v a n o . Di solito nascevano, vivevano e m o r i v a n o lì, fra l'ovile e il m i n a r e t o , cacciando, i n t r i g a n d o e a m m i n i s t r a n d o un'arcaica giustizia sotto l'albero di fico. A h m e d fu forse il p r i m o della sua dinastia ad allargare l'orizzonte delle p r o p r i e a m b i z i o n i . N a t o nel 1895, aveva studiato all'Accademia militare di Costantinopoli, ma q u a n do l'Albania passò, in seguito alle g u e r r e balcaniche, sotto il d o m i n i o di V i e n n a , si traslocò nell'esercito a u s t r i a c o - lo s t r u m e n t o di cui l ' I m p e r o absburgico si serviva p e r fondere i vari elementi nazionali di cui era c o m p o s t o - e vi diventò 202

colonnello. C o n g e d a t o alla fine della p r i m a g u e r r a m o n d i a le, e rimasto senza g r a d o , senza b a n d i e r a e senza soldo, rit o r n ò nel Mathi, ma n o n rassegnato a vegetarvi c o m e i suoi antenati. Il r e g i m e d e m o c r a t i c o che i trattati di pace avevano imposto al paese e r a n a t u r a l m e n t e u n a burla, ma consentiva a c h i u n q u e di farsi avanti. Ad A h m e d bastò il n o m e p e r div e n t a r e d e p u t a t o del suo distretto ed e n t r a r e così nel giuoco del p o t e r e . La sua ambizione e r a b e n servita dall'astuzia e r e d i t a r i a degli Zogolli, da un notevole coraggio e da u n a totale m a n c a n z a di scrupoli. Prima dei t r e n t ' a n n i e r a già ministro d e g l ' I n t e r n i , carica di cui si servì p e r moltiplicare gli amici, p e r s e g u i t a r e i n e m i c i , e subito d o p o installarsi alla p r e s i d e n z a del Consiglio. Q u a n d o , alle successive elezioni, fu b a t t u t o dal liberale Fan Noli, si rifiutò di cedergli il posto e tentò d ' i n s t a u r a r e la dittatura. N o n gli riuscì p e r m a n c a n za di forze a l l ' i n t e r n o e di a p p o g g i dall'estero; e, costretto alla fuga p e r salvare la pelle, r i p a r ò a Belgrado. O r a m a i aveva c a p i t o c h e n e s s u n o p o t e v a g o v e r n a r e i n Albania se n o n c o m e proconsole di qualche p o t e n z a straniera, e fra quelle che se ne c o n t e n d e v a n o il d o m i n i o - Italia, Grecia e Jugoslavia - forse gli p a r v e che quest'ultima fosse la p i ù affidabile. N o n a l t r e t t a n t o doveva s e m b r a r e lui agli j u g o s l a v i , c h e e s i t a r o n o p a r e c c h i o a f a r n e la l o r o p e d i n a . Q u a n d o alla fine vi si decisero, si racconta che il vecchio Nicola Pasic - u n a specie di Giolitti serbo, g r a n d e e disincantato conoscitore d i u o m i n i - , m e t t e n d o sul tavolo u n certo n u m e r o di sacchetti p i e n i di sterline d ' o r o e s p i n g e n d o l i verso di lui, gli chiese: «E ora, Zog, q u a n t o t e m p o vi ci v o r r à p e r r i s c u o t e r n e altrettanti dagl'italiani e p a s s a r e dalla loro parte?». Forse Zog n o n fece ciò che Pasic aveva previsto solo p e r le sterline. C o m e p r o t e t t o r i , gl'italiani avevano sugli j u g o slavi molti p u n t i di vantaggio: anzitutto n o n avevano continuità territoriale con l'Albania, il che garantiva a quest'ultima m a g g i o r e i n d i p e n d e n z a ; poi e r a n o più in g r a d o di aiu203

tarla sul p i a n o economico; e infine, d o p o l'avvento al p o t e r e d i Mussolini, d a v a n o p r o v a d i u n attivismo d i p l o m a t i c o m o l t o p i ù aggressivo e r i s o l u t o . Ciò n o n toglie c h e , d o p o aver intascato le sterline di Pasic, Zog intascò a n c h e quelle, m a g g i o r a t e , di Mussolini, al quale i m p o r t a v a poco di prezzolare un prezzolato se dava qualche garanzia di successo, e da questo p u n t o di vista n o n sbagliò. Col d o p p i o foraggio, Zog fece p r e s t o a r i c o n q u i s t a r e il p o t e r e e a c o r o n a r s i P r e s i d e n t e della Repubblica. Ma n o n gli bastò. Tre a n n i d o p o volle u n a c o r o n a vera, quella di Re, e Mussolini glielo consentì in c a m b i o di u n a d i c h i a r a z i o n e di e t e r n a fedeltà all'Italia che, p r o n u n c i a t a da un u o m o come Zog, valeva quel che valeva. Fu, da p a r t e di Mussolini, u n ' i n g e n u i t à , e lo si vide subito. U n a volta Re, Zog volle farlo sul serio a s s u m e n d o a t t e g g i a m e n t i d ' i n d i p e n d e n z a , e spesso di protervia, che u n a volta rischiarono a d d i r i t t u r a di p r o v o c a r e u n a crisi nei r a p p o r t i fra i d u e paesi: e fu q u a n d o , nel '34, Zog si rifiutò di r i n n o v a r e il trattato commerciale con l'Italia e ne firmò u n o con la Jugoslavia. Q u e s t e ribellioni e r a n o in p a r t e giustificate dalla politica di R o m a che svolgeva assai male il suo c o m p i t o di «protettrice». Larga di aiuti, che poi finivano p e r ingrassare soprattutto i conti privati di Zog e dei suoi favoriti, ma a n c h e invad e n t e , ciacciona e paternalistica, questa politica pareva fatta a p p o s t a p e r u r t a r e la suscettibilità di un Re parvenu c o m e Zog che, privo di tradizioni dinastiche, cercava di c o m p e n sarle con gesti di fierezza nazionale e il fasto di u n a C o r t e da operetta. Segreto e sospettoso, Zog concepiva la politica come un intrigo di palazzo, nel quale p e r ò e r a maestro. Raram e n t e si m o s t r a v a in p u b b l i c o , esigeva da tutti, a n c h e d a i diplomatici italiani, a cominciare dal capo missione, il ministro J a c o m o n i , l'osservanza di un c e r i m o n i a l e puntiglioso, p a r l a v a p o c o e n o n si confidava c o n n e s s u n o . L'unica influenza c h e subiva e r a quella della famiglia, e p a r t i c o l a r m e n t e delle sorelle, c h e da lui si e r a n o fatte r i c o n o s c e r e il g r a d o di generalesse e, vestite in divisa, facevano a palazzo 204

reale il bello e il cattivo t e m p o . E r a n o v i o l e n t e m e n t e antiitaliane a n c h e p e r c h é t e m e v a n o c h e R o m a volesse d a r e a l Re u n a moglie italiana che le avrebbe spodestate. Effettivamente questo era il p r o g e t t o che R o m a covava, e p e r realizzarlo q u a l c u n o aveva a n c h e suggerito di «sacrificare» a Zog u n a principessa di s a n g u e Savoia. Ma n o n se n ' e r a trovata n e s s u n a disposta a tanto, e allora si e r a ripiegato su u n a b a r o n e s s i n a che, s e b b e n e italiana, d i s c e n d e v a in linea diretta e portava il n o m e del più prestigioso c a m p i o n e della nazionalità a l b a n e s e : S k a n d e r b e g . M a Zog d o v e t t e s a p e r e che si t r a t t a v a di un r i p i e g o , o r g o g l i o s a m e n t e lo rifiutò e, p e r r i a f f e r m a r e l a p r o p r i a i n d i p e n d e n z a , volle fare u n a scelta p e r conto suo. La fece su u n a fotografìa mostratagli da u n a ragazza u n g h e r e s e che gli era stata p r o p o s t a dal suo segretario. Zog respinse la ragazza, ma t e n n e la fotografia, e ne invitò a T i r a n a l'originale: e r a G e r a l d i n a A p p o n y i c h e , e r e d e d i u n a g r a n d e famiglia u n g h e r e s e decaduta, n o n aveva altra d o t e che il p r o p r i o n o m e e un viso dolcissimo, del tutto in carattere col suo carattere. Le nozze furono celebrate il 28 n o v e m b r e del '37, ventic i n q u e s i m o a n n i v e r s a r i o d e l l ' i n d i p e n d e n z a albanese, e fur o n o un e n n e s i m o motivo di attrito, stavolta più p r o f o n d o , con l'Italia. N o n s o l t a n t o p e r c h é Z o g aveva rifiutato u n a sposa italiana, ma anche p e r gli sgarbi che furono fatti, specie dalle sorelle generalesse, ai d u e r a p p r e s e n t a n t i italiani, c h e e r a n o C i a n o p e r il g o v e r n o , e il Duca di B e r g a m o p e r Casa Savoia. La crisi, si capisce, e r a già nell'aria p e r motivi m e n o futili. Ma forse l'irritazione di Ciano contribuì a p r e cipitarla. E Zog, o che n o n ne avesse sentore, o p e r i m p e n nata d'orgoglio, n o n fece nulla p e r evitarla. Forse egli p e n sava che l'Italia n o n potesse fare a m e n o di lui, e c e r t a m e n te trovò nelle sorelle un conforto a questa convinzione. Ger a l d i n a n o n p o t e v a essergli d i n e s s u n a i u t o n e m m e n o col consiglio. T r o p p o giovane (aveva venticinque a n n i m e n o di lui) e i n e s p e r t a , si e r a trovata del tutto i m p r e p a r a t a a svolgere u n a p a r t e di r e g i n a che le a n d a v a t r o p p o larga. Per di 205

più rimase quasi subito incinta, e suo marito, sebbene - semb r a - molto i n n a m o r a t o di lei, era p u r s e m p r e un m u s u l m a n o , p o c o incline a far credito alle p a r o l e di u n a d o n n a . Ma un'altra ipotesi è che, n o n essendosi mai fatto illusioni sulla stabilità del suo t r o n o , Zog volesse c o n c l u d e r e la sua avvent u r a in bellezza, s p i n g e n d o la p r o p r i a i n d i p e n d e n z a fino all'aperta sfida. Forse pensava di p r e p a r a r s i con questo a torn a r e il g i o r n o in cui le c a r t e d e l g i u o c o e u r o p e o fossero cambiate. C o m u n q u e , a n c h e se privo di m o r a l e , l ' u o m o n o n era privo di carattere. Lo si vide, a p p u n t o , q u a n d o il colpo tedesco in Cecoslovacchia s e m b r ò d a r e finalmente a Ciano l'occasione p e r realizzare il p i a n o di a n n e s s i o n e dell'Albania, che covava da t e m p o . Il m i n i s t r o degli Esteri aveva o t t e n u t o c h e gli j u g o s l a v i gli lasciassero le «mani libere» in Albania, con le clausole seg r e t e d i u n t r a t t a t o d e l 1937: e d aveva q u i n d i t e m p e s t a t o Mussolini d i r a p p o r t i c h e p r e s e n t a v a n o l'Albania c o m e u n p a e s e «ricco, effettivamente ricco», e lasciavano p r e v e d e r e u n a possibile i n g e r e n z a tedesca in quell'area da t e m p o sottoposta al controllo italiano. N o n m a n c a v a n o , in queste d e scrizioni di Ciano, n o t e «sociali», in chiave anti-Zog. «Il p o polo, le cui condizioni di miserabilità sono tali da richiamare al p e n s i e r o quelle d e i villaggi cinesi s p e r d u t i l u n g o lo Yang-tsé, male s o p p o r t a l'esistenza e lo sviluppo e l'ostentazione di u n a corte, che è da o p e r e t t a p e r il tipo e le abitudini dei suoi c o m p o n e n t i , ma che grava in m o d o insopportabile sulle finanze pubbliche. I 120 miserabili milioni di lire che costituiscono nel suo complesso il bilancio statale subiscono falcidie t r o p p o p r o f o n d e p e r l'acquisto dei brillanti, degli abiti, delle m a c c h i n e sgargianti c h e le sorelle d e l Re ostentano con s e m p r e m a g g i o r e indiscrezione.» Grazie a questa o p e r a di p e r s u a s i o n e Ciano aveva avuto dal Duce, nel maggio del '38, un generico assenso a p r e p a r a r e l'azione p e r il maggio successivo. Nel frattempo il delfino del Duce, che e r a o l t r e m o d o spregiudicato nello scegliere i mezzi della sua politica, m e d i t ò perfino di r i c o r r e r e al206

l'assassinio di Zog. Il 27 o t t o b r e 1938 a n n o t a v a sul Diario: «L'azione si c o m i n c i a a profilare n e t t a : uccisione d e l Re (sembra che se ne incarichi Koci d i e t r o c o m p e n s o di dieci milioni), m o v i m e n t i della piazza, discesa delle b a n d e fedeli a noi (praticamente tutti i capi, t r a n n e quelli di Kmia), invocazione all'Italia p e r un intervento politico e se del caso militare, offerta della c o r o n a al Re I m p e r a t o r e e in un secondo tempo annessione. Jacomoni garantisce che tutto p u ò avvenire r e g o l a r m e n t e con un mese di preavviso». U n a manovra, i n s o m m a , tipo Anschluss o annessione dei Sudeti. Fino a quel m o m e n t o Ciano aveva agito, in larga misura, di sua iniziativa. E r a in atto un d u e l l o t r a C i a n o e Zog, e Mussolini ondeggiava, persuaso all'annessione, o dissuasion e , volta a volta, s e c o n d o l ' a n d a m e n t o delle vicende internazionali. La c a d u t a di Stojadinovic, g r a n d e amico di Cian o , in Jugoslavia, aveva tuttavia complicato la situazione. Le «mani libere» n o n lo e r a n o p i ù così s i c u r a m e n t e c o m e p r i m a . E Zog lo sapeva. L'idea del r e g i c i d i o e r a t r a m o n t a t a . Colui che più f e r v e n t e m e n t e l'aveva sostenuta, il ministro di Stato Koci, cercava u n a vendetta. Aveva avuto u n a p a r t e decisiva nel c o m b i n a r e il m a t r i m o n i o di Zog con Geraldina, e ne e r a stato r i c o m p e n s a t o , o a l m e n o così r i t e n e v a , i n a d e g u a t a m e n t e . Ma il Re, sospettoso, e r a b e n p r o t e t t o . I suoi cibi, cucinati dalle sorelle, venivano p e r b u o n a m i s u r a a n che assaggiati da un cane, p r i m a che egli stesso si servisse. A d a r e u n a m a n o a Ciano, l'abbiamo detto, ci p e n s ò Hitler, con le sue conquiste. Ma a n c o r a u n a volta il Duce p r e ferì t e m p o r e g g i a r e , forse n o n del tutto convinto dalle fantasiose descrizioni del g e n e r o sulle ricchezze albanesi. Il 16 m a r z o 1939 il ministro degli Esteri aveva p r e p a r a t o un messaggio da far firmare al Duce che sarebbe stato inviato d o p o Io sbarco, nello stile delle missioni d'Assia, al F ù h r e r . Vi si affermava c h e «il c a p o tribù che si n o m i n a adesso re degli albanesi è un estraneo in u n a t e r r a dove l'Italia alimenta lib e r a l m e n t e delle popolazioni che n o n possono bastare a se stesse e che aspettano, p e r liberarsi da un inutile giogo e da 207

u n a e c o n o m i a primitiva, che il g o v e r n o fascista venga pacificamente a stabilirsi in un paese dove l'idioma e la civiltà di R o m a s o n o le sole i m p r o n t e del p r o g r e s s o » . Il l i n g u a g g i o involuto n o n era certo di s t a m p o mussoliniano. C o m u n q u e il messaggio n o n arrivò a destinazione, e J a c o m o n i ebbe ord i n e di «fermare tutto». A Ciano, Mussolini spiegò che lo sbarco in Albania avrebbe scosso la c o m p a g i n e jugoslava e favorito « u n ' i n d i p e n d e n za croata sotto l'egida tedesca, il che v o r r e b b e dire i prussiani a Sussak». «Non vale la p e n a - aggiunse il Duce - di corr e r e q u e s t o rischio p e r p r e n d e r e l'Albania, che p o t r e m o avere in qualsiasi altro momento.» Anziché alla occupazione militare, Mussolini p e n s ò a un p a t t o - del tipo anglo-egiziano o anglo-irakeno - che assoggettasse del tutto l'Albania all'Italia, s a l v a n d o l e a p p a r e n z e i n t e r n a z i o n a l i , m a n o n lasciando d u b b i sulla sostanza dell'avvenimento: e lo p r o p o s e a Zog. C o n il trattato sarebbe stato autorizzato lo sbarco di t r u p p e italiane nel paese, ma c o m e alleate, n o n c o m e occup a n t i . Esse a v r e b b e r o fronteggiato «insieme alle t r u p p e albanesi, regolari o irregolari, eventuali aggressioni fin dall'inizio della loro azione». U n a nota personale del Duce a Zog p a r l a v a di «rafforzare l'alleanza fino ad a c c o m u n a r e nello stesso destino i d u e Stati e i d u e popoli». Zog a v r e b b e conservato il t r o n o , a c c e t t a n d o : in caso c o n t r a r i o «le c o n s e g u e n z e sarebbero ricadute su di lui e sul p o p o l o albanese». N o n e r a q u e l che Ciano voleva. Il p r o t e t t o r a t o n o n gli bastava, aveva intrigato p e r la conquista. Era invece quel che voleva Vittorio E m a n u e l e I I I , c o n v i n t o c h e n o n valesse l a p e n a di c o r r e r e u n a grossa a v v e n t u r a p e r «quattro sassi». A questo p u n t o Zog c o m m i s e un fatale e r r o r e di valutazione o di p r e s u n z i o n e . Allenato da a n n i a destreggiarsi in situazioni difficili, e a u s c i r n e i n d e n n e grazie a e s p e d i e n t i levantini, si illuse di p o t e r i n d u g i a r e , d o p o quella p r o p o s t a di p a t t o che e r a un diktat all'italiana, p i ù m o r b i d o di quelli t e d e s c h i , m a n o n negoziabile. N o n s a p p i a m o f i n o a q u a l p u n t o siano veritieri gli accenni di J a c o m o n i a tentativi del 208

Re per organizzare u n a resistenza militare, da T i r a n a o dal suo feudo del Mathi. Certo è che Zog ebbe incontri con i ministri inglese e g r e c o in Albania. I g i o r n i t r a s c o r r e v a n o in u n a attesa che a R o m a era s e m p r e più impaziente. Mussolini si stava c o n v e r t e n d o , e anzi affezionando, all'idea di u n a a z i o n e m i l i t a r e . Voleva c o m u n q u e l'Albania, c o n o senza Zog. Il 31 m a r z o 1939 fu m e s s o a p u n t o , a Palazzo Chigi, il piano di invasione, a p p r o n t a t o t r o p p o tardi, e con mezzi che s a r e b b e r o stati i n a d e g u a t i se a p p e n a gli albanesi avessero o p p o s t o resistenza. E r a n o p r e s e n t i alla r i u n i o n e C i a n o , il g e n e r a l e Guzzoni, che e r a stato designato - solo q u e l giorno! - a c o m a n d a r e le t r u p p e italiane, e J a c o m o n i . L'imprep a r a z i o n e italiana e m e r s e c l a m o r o s a m e n t e : « S e m b r a c h e n o n si riesca a r i m e d i a r e in tutto l'Esercito - osservò Ciano u n b a t t a g l i o n e d i motociclisti allenati, c h e d o v r e b b e r o d i sorpresa arrivare a Tirana». Infervorato da u n a impresa della q u a l e r i v e n d i c a v a il p a t r o c i n i o , C i a n o s t u d i a v a o g n i particolare, alla sua m a n i e r a dilettantesca e goliardica. Per l'eventualità di u n a resa di Zog aveva perfino b u t t a t o giù il testo del messaggio con il quale il re d'Albania avrebbe d o vuto r i n g r a z i a r l o . Muti e r a stato incaricato di organizzare, «con u n a s q u a d r a di u o m i n i a sua i m m a g i n e e somiglianza», incidenti che dessero u n a p a r v e n z a di giustificazione i m m e d i a t a a l l ' i n t e r v e n t o . Il 4 aprile le p r e s s i o n i italiane su Zog d i v e n n e r o ultimative. Doveva r i s p o n d e r e e n t r o 24 o r e . Poi gli fu concessa u n a p r o r o g a , ma di un solo giorno. Un teleg r a m m a a firma di Mussolini, la sera del 5 aprile, esigeva da Zog u n a risposta «positiva o negativa» p e r l ' i n d o m a n i , giovedì, n o n o l t r e il m e z z o g i o r n o . Messo alle c o r d e , Zag a b bozzò delle c o n t r o p r o p o s t e , p e r a t t e n u a r e a l m e n o c e r t e clausole che c o n s a c r a v a n o il suo r u o l o di vassallo. Q u i n d i elemosinò sei o r e a n c o r a di riflessione. All'alba del 5 aprile gli e r a n a t o u n f i g l i o maschio, che n o n a v r e b b e m a i c o n o sciuto l'Albania. Il 6 a p r i l e , alle q u a t t r o del p o m e r i g g i o , le navi italiane 209

s a l p a r o n o p e r D u r a z z o , d o v e le t r u p p e c o m i n c i a r o n o a p r e n d e r e t e r r a p r i m a che facesse luce, il 7. Ma la mezzanotte p r e c e d e n t e il ministro degli Esteri albanese Libohova si era recato nella sede della legazione italiana ed aveva c o m u nicato a J a c o m o n i che Zog era p r o n t o a t r a t t a r e . J a c o m o n i ne i n f o r m ò il m i n i s t e r o degli Esteri, e a p p r e s e , d a l teleg r a m m a d i risposta, che e r a e s t r o m e s s o d a o g n i u l t e r i o r e colloquio. Se Zog voleva p a r l a m e n t a r e , lo facesse con Guzzoni. Il generale, informato a sua volta, decise di s o s p e n d e re l'avanzata p e r sei ore, in attesa di istruzioni. Re Zog si dichiarò disposto ad accettare la presenza nel paese di u n a divisione, ma insistette su alcune rettifiche del trattato. Stava soltanto g u a d a g n a n d o t e m p o , in realtà si p r e p a r a va a fuggire, con l'intera e n u m e r o s a famiglia, in Grecia. D e l i n q u e n t i c o m u n i liberati dalle carceri, forse p e r o r d i n e del Re, forse p e r iniziativa di altri, scorrazzavano p e r le strad e , d i s s e m i n a n d o il t e r r o r e . Q u a n d o Mussolini a p p r e s e che Guzzoni s'era fermato a n d ò su tutte le furie, e gli o r d i n ò di r i p r e n d e r e la marcia. Di questo i n t o p p o , Guzzoni n o n aveva colpa alcuna. La sera t a r d i del 6 aprile C i a n o gli aveva i n g i u n t o di telegrafare a lui e solo a lui, se Zog si fosse indotto a c e d e r e . Ma poi, di primissima mattina, era saltato su un a e r e o con l ' i n t e n z i o n e di a t t e r r a r e a T i r a n a , trionfalm e n t e : il che risultò invece impossibile. D u r a n t e la latitanza dello sconsiderato ministro degli Esteri, né Guzzoni né J a c o m o n i sapevano a chi rivolgersi. La confusione fu attribuita da qualcuno, come ha ricordato l'ambasciatore Mario Luciolli, a sabotaggio o t r a d i m e n t o . Si e r a trattato soltanto di leggerezza di C i a n o , c h e p e r l'intera n o t t e tra il 7 e l'8 fu t e m p e s t a t o di telefonate del Duce «nervosissimo», e di Jacom o n i , il quale segnalava che la teppaglia stava svaligiando i palazzi reali e minacciava la legazione. F i n a l m e n t e la m a t t i n a dell'8 aprile Galeazzo Ciano p o t è a t t e r r a r e a T i r a n a . L'Albania e r a d i v e n t a t a , c o m e si malig n ò , il G r a n d u c a t o di Toscana. J a c o m o n i gli p r e p a r ò le cos e p e r b e n i n o , f i n dal p r i m o m o m e n t o . «Ci t r a t t e n e m m o 210

circa u n ' o r a sul c a m p o - ha lasciato scritto - p e r a t t e n d e r e c h e si formasse sul p e r c o r s o di circa d u e chilometri che ci separava d a piazza S k a n d e r b e g u n o s c h i e r a m e n t o d ' o n o r e c o m p o s t o i n p a r t e d a c o n t a d i n i albanesi nei l o r o p i t t o r e schi costumi e in p a r t e da motociclisti, da ciclisti e da piccoli carri a r m a t i della divisione Centauro al c o m a n d o del gen e r a l e Messe.» S e g u i r o n o discorsi, brindisi, dimostrazioni di folla i n n e g giante a Ciano che si affacciò al balcone di Palazzo S k a n d e r beg. L'operazione militare fu u n a passeggiata, e u n a parata. I 45 mila u o m i n i a r m a t i che si m o r m o r a v a fossero risoluti a d a r e battaglia n o n si fecero vivi. Solo a Durazzo si c o n t a r o no a l c u n i m o r t i t r a le t r u p p e italiane - otto m a r i n a i e t r e bersaglieri - p e r il fuoco di fucileria e di mitragliatrici aperto da u n a b a n d a di irregolari, anch'essi liberati dalle prigioni c o m e i saccheggiatori di T i r a n a . Re Zog n o n lasciava molti r i m p i a n t i , a n c h e se la p r e s e n z a di G e r a l d i n a con il figlio n e o n a t o nella carovana dei fuggiaschi diede alla vicenda un tocco r o m a n t i c o e d r a m m a t i c o insieme: e a n c h e se la scelta dei giorni di Pasqua p e r l'aggressione a p p a r v e singolarmente odiosa. L'incarico di costituire il n u o v o g o v e r n o «protetto» fu affidato a Shefqet Verlaci, u n o dei molti notabili che si affrett a r o n o a c o l l a b o r a r e con J a c o m o n i e con Guzzoni. Verlaci aveva motivi personali di r a n c o r e verso Zog che e r a stato fid a n z a t o con u n a sua figlia, p r i m a di autoelevarsi al t r o n o , ma aveva rotto l'impegno u n a volta proclamato Re. A Ciano Verlaci n o n p i a c q u e . «E u n o scorbutico c h e ci d a r à delle noie», disse. Ma in complesso tutto p r o c e d e v a «liscio c o m e l'olio». U n a C o s t i t u e n t e su m i s u r a a p p r o v ò alla u n a n i m i t à la U n i o n e p e r s o n a l e tra i d u e paesi. Gli albanesi a v r e b b e r o preferito che la C o r o n a d'Albania fosse offerta a un principe di Casa Savoia. Il r a p p o r t o di vassallaggio tra l'Italia e lo Stato sostanzialmente annesso sarebbe stato m e n o evidente. Fu preferita invece l'aggiunta della nuova corona alle altre di Re d'Italia e I m p e r a t o r e d'Etiopia che Vittorio E m a n u e l e I I I 211

già cingeva. D o p o d i c h é la vita albanese fu m o d e l l a t a nello stile italiano, con un partito fascista e u n a a m m i n i s t r a z i o n e che p r e n d e v a o r d i n i da R o m a . II ministro J a c o m o n i divenn e l u o g o t e n e n t e , m e n t r e a l m i n i s t e r o degli Esteri Z e n o n e Benini, un intimo del clan Ciano, era n o m i n a t o sottosegretario p e r gli Affari albanesi. L'organigramma del delfino p e r assicurarsi i n g e r e n z a totale nel «granducato» fu completato da Piero Parini, un gerarca di p r i m o p i a n o inviato a T i r a n a come «assistente» del segretario del Partito fascista albanese. Il 16 aprile u n a delegazione albanese offrì s o l e n n e m e n t e la c o r o n a a Vittorio E m a n u e l e I I I . Vedaci, ha scritto Ciano, p r o n u n c i ò «con stanchezza e senza convinzione» al Q u i r i n a le il discorsetto d'occasione, il Re e I m p e r a t o r e rispose «con voce incerta e tremante» sotto lo s g u a r d o di «un b r o n z e o gig a n t e , Mussolini». L'atto di forza italiano suscitò qualche ripercussione internazionale, m a molto modesta: n o n c o m p a rabile, c o m u n q u e , all'allarme provocato dalle annessioni ted e s c h e . In fin dei conti l'Italia, i m p a d r o n e n d o s i dell'Albania, aveva c o m p i u t o , osservò q u a l c u n o , un gesto p a r a g o n a bile a quello di chi rapisca la p r o p r i a moglie. L'aspetto p u r a m e n t e p r o p a g a n d i s t i c o della annessione, il suo carattere di ripicca verso la G e r m a n i a t r o p p o i n t r a p r e n d e n t e , n o n sfuggiva alle Cancellerie. Q u a l c h e m a g g i o r nervosismo vi fu n e gli Stati balcanici. In effetti p r o p r i o l'insediamento in Albania c o n s e n t ì un a n n o e m e z z o d o p o a Mussolini di i n t r a p r e n d e r e la infausta c a m p a g n a di Grecia. Le g r a n d i p o t e n ze, ricevute le assicurazioni del caso, n o n si a r r o v e l l a r o n o g r a n c h e a t t o r n o alla s o r t e di un piccolo Stato p e r il q u a l e l'Italia aveva p r o f u s o e a v r e b b e c o n t i n u a t o a p r o f o n d e r e molto d e n a r o . Ben altri e r a n o gli assilli. La implacabile m a r cia tedesca, e la liquidazione definitiva della questione spagnola.

CAPITOLO TREDICESIMO

IL T R I O N F O DI FRANCO

Il 28 m a r z o 1939 M a d r i d c a d d e nelle m a n i delle t r u p p e di F r a n c o c h e il p r i m o a p r i l e p o t è a n n u n c i a r e la fine della g u e r r a civile. «E u n a n u o v a f o r m i d a b i l e vittoria d e l fascismo» c o m m e n t ò Ciano, «forse, finora, la più grande.» L'epilogo, in realtà, e r a s c o n t a t o . Già da alcuni mesi il collasso dei repubblicani appariva evidente, e d r a m m a t i c a m e n t e accelerato dai loro contrasti intestini, sfociati in episodi di vera e p r o p r i a g u e r r a civile nella g u e r r a civile. Q u a n d o le armi t a c q u e r o , l ' E u r o p a - Mussolini c o m p r e s o - e r a stanca della Spagna. Q u e s t o focolaio in estinzione aveva p e r s o interesse, in confronto all'immane incendio che si profilava. Il Duce poteva tracciare il bilancio, dal suo p u n t o di vista positivo, anzi brillante, dell'intervento italiano. D o p o Guadalajara il C o r p o t r u p p e volontarie, completam e n t e riorganizzato, era rimasto a l u n g o inattivo. Svanita la s p e r a n z a di sfondare verso M a d r i d , Franco aveva deciso di agire c o n t r o le provincie basche e le Asturie, p e r eliminare un fronte s e c o n d a r i o che tuttavia assorbiva forze notevoli. Ma alla offensiva che Mola sferrò a fine m a r z o 1937, e che ebbe u n a sua p r i m a conclusione a m e t à g i u g n o con la conquista di Bilbao, i r e p a r t i italiani p a r t e c i p a r o n o in m i s u r a ridotta. La loro assenza n o n e r a casuale. Derivava essenzialm e n t e dal contrasto o r m a i r i c o r r e n t e tra Franco e i comandi italiani: il «Generalissimo» i n t e n d e v a i m p i e g a r e il C o r p o t r u p p e volontarie anche a pezzi e bocconi, d o v u n q u e servissero rinforzi; Bastico esigeva p e r le sue t r u p p e , e q u i n d i p e r sé, u n r u o l o d a p r o t a g o n i s t a i n u n a a z i o n e d e t e r m i n a n t e . A c c a d d e così che solo u n a Agrupación legionaria, c o m p o s t a 214

dal G r u p p o 23 Marzo e dalla Brigata Frecce n e r e , agli ordini del declassato Roatta, fosse i m p e g n a t a in quelle operazioni, i n c a p p a n d o a n c h e i n u n a d i s a v v e n t u r a t u t t o s o m m a t o trascurabile, ma enfatizzata, al solito, dalla s t a m p a i n t e r n a zionale e dagli spagnoli. Un battaglione di Frecce n e r e , che si e r a i m p a d r o n i t o del porticciuolo basco di B e r m e o , fu assediato nella città, d o p o l'interruzione dei collegamenti con le r e t r o v i e , da r e p a r t i n e m i c i , e riuscì a svincolarsi dalla morsa, s u b e n d o p e r d i t e sensibili, solo il 3 maggio. Qualcuno p a r l ò , a s p r o p o s i t o , di «seconda Guadalajara». Si t r a t t ò invece di u n a fluttuazione n o r m a l e , c o m e s e m p r e se ne verificano d u r a n t e combattimenti violenti. L i q u i d a t o , con Bilbao, il p a e s e basco, e r a la volta delle A s t u r i e e di S a n t a n d e r : e Bastico aveva o t t e n u t o c h e , p e r questo sviluppo dell'avanzata, il C T V fosse impiegato in massa, e p e r di più con l ' a p p o r t o della IV divisione n a v a r r e s e . Ai p r i m i di luglio del 1937 lo s c h i e r a m e n t o era p r o n t o , ma un attacco r e p u b b l i c a n o c o n t r o la città di B r u n e t e , a occid e n t e di M a d r i d - attacco che minacciava di tagliare i riforn i m e n t i alle t r u p p e nazionaliste dislocate a t t o r n o alla capitale - scompigliò i progetti di Franco e di Bastico. L'aviazione legionaria, con il cui contributo massiccio i nazionalisti si e r a n o assicurati il d o m i n i o del cielo, dovette prodigarsi nel settore insidiato. Per tutto luglio e fino alla vigilia di Ferragosto il C T V aspettò l ' o r d i n e di iniziare la marcia, che ebbe qualche difficoltà all'inizio, p e r la conquista d e l l ' i m p o r t a n t e passo Escudo, sui m o n t i Cantabrici, ma poi si risolse in un rastrellamento. La g u a r n i g i o n e di Santander, demoralizzata, si arrese il 26 agosto quasi senza s p a r a r e un colpo. Il successo e r a i n n e g a b i l e , e di p r i m a g r a n d e z z a . Ma la p r o p a g a n d a fascista n o n si a c c o n t e n t ò di registrarlo. Volle infiorettarlo, d e s c r i v e n d o accaniti e sanguinosi scontri che mai e r a n o avvenuti. Q u e s t e esagerazioni finirono p e r infastidire Franco, che chiese a Bastico di m e t t e r e la sordina alle c o r r i s p o n d e n z e t r o p p o enfatiche. Presa Santander, la capitolazione del n o r d fu questione di p o c h e settimane. Il 21 215

ottobre, con la p r e s a di Gijón, il fronte settentrionale cessò di esistere, e le unità nazionaliste che ad esso e r a n o rimaste agganciate p o t e r o n o essere utilizzate altrove. M e r i t a n o un c e n n o , a questo p u n t o , le trattative che gli italiani intavolarono con i baschi - Franco ne e r a informato, e assentì c o n t r o v o g l i a - p e r o t t e n e r e c h e la l o r o resa n o n fosse p r e c e d u t a da atrocità e r a p p r e s a g l i e r e p u b b l i c a n e , e seguita da atrocità e r a p p r e s a g l i e nazionaliste. Per i baschi b i s o g n a p a r l a r e di r e p u b b l i c a n i , p i u t t o s t o che di «rossi», p e r c h é - c o n l'eccezione di Bilbao e del suo p r o l e t a r i a t o operaio - la r e g i o n e aveva la sua ossatura sociale ed economica nei piccoli p r o p r i e t a r i agricoli, conservatori e cattolici. La Repubblica aveva o t t e n u t o larghi consensi p e r c h é lasciava più spazio ai desideri di a u t o n o m i a locale; ma n o n v'era consonanza ideologica tra il p o p o l o basco e le masse c o m u niste o a n a r c h i c h e di M a d r i d e di Barcellona. T r a m i t e un sacerdote che e r a anche un acceso nazionalista basco, Alberto O n a i n d i a , vi furono dalla p r i m a v e r a del '37 in poi contatti tra le autorità diplomatiche e militari italiane ed e s p o n e n ti del g o v e r n o basco. Il 6 luglio O n a i n d i a ebbe anche un abboccamento con Ciano, a Roma, e Ciano ne informò Mussolini. E n t r a m b i v e d e v a n o nella p r o p e n s i o n e basca al n e g o ziato un m o d o di anticipare la fine della g u e r r a : ed è questo che stava loro a c u o r e . Mussolini, in un t e l e g r a m m a a Franco, gli s u g g e r ì di a n n u n c i a r e che n o n s a r e b b e r o a v v e n u t e rappresaglie. Questi approcci n o n giunsero mai a u n a conclusione positiva, e accettata da tutti, anche se, d u r a n t e l'offensiva di agosto, si verificarono e p i s o d i di r e s a collettiva dei baschi alle t r u p p e italiane: le quali li c o n s e g n a r o n o , verg o g n o s a m e n t e , ai franchisti, e alla loro giustizia s o m m a r i a . Franco era infatti irremovibile nel p r e t e n d e r e che i prigionieri baschi seguissero la sorte di tutti gli altri catturati nei vari fronti, p u r c o n s e n t e n d o a che un ufficiale italiano p a r tecipasse alla divisione in categorie, s e c o n d o i vari g r a d i di «colpevolezza». L'ambasciatore G u i d o Viola, cinquantaquatt r e n n e , di famiglia nobile, già C a p o del cerimoniale, serio, 217

grigio, che era succeduto a C a n t a l u p o , ha affermato, probab i l m e n t e con r a g i o n e , che l'intromissione degli italiani ridusse di molto il n u m e r o delle esecuzioni capitali. A tutto il 1938 655 prigionieri baschi e r a n o stati c o n d a n n a t i a m o r t e e 142 giustiziati. Tra i fucilati 16 sacerdoti. Poiché i r i f o r n i m e n t i militari d e l l ' U n i o n e Sovietica alla Spagna repubblicana avevano assunto dimensioni impon e n t i - tra il febbraio e il maggio del '37, ad esempio, avevano traversato i Dardanelli navi con 113 aerei, 430 c a n n o n i , 375 c a r r i a r m a t i , seimila t o n n e l l a t e di m u n i z i o n i - F r a n c o chiese al Duce, tramite il fratello, che quel flusso di materiale fosse in qualche m o d o i m p e d i t o . L'impiego, a quello scop o , della flotta di superficie, a p p a r i v a a n c h e a Mussolini t r o p p o rischioso e p r o v o c a t o r i o . Decise p e r t a n t o che i cacc i a t o r p e d i n i e r e si sarebbero limitati all'avvistamento, m e n tre squadriglie di sommergibili, vicino a C a p o M a t a p a n , tra C a p o B o n e C a p o Lilibeo, e infine nei pressi dei p o r t i di Barcellona, Valencia e Cartagena, avrebbero silurato i m e r cantili con le a r m i e le m u n i z i o n i . Dall'agosto del 1937 in poi navi battenti b a n d i e r a spagnola o n e u t r a l e furono attaccate, in prevalenza da sommergibili, qualche volta da aerei, e affondate, o d a n n e g g i a t e . Ma a n c h e un cacciatorpediniere inglese fu attaccato da un s o m m e r g i b i l e («E stato l'Iride», confessò Ciano). Incidenti di s e g n o o p p o s t o - aerei r e p u b blicani b o m b a r d a r o n o u n i t à navali t e d e s c h e - a v e v a n o già p r o v o c a t o b u r r a s c h e nel C o m i t a t o p e r i l n o n i n t e r v e n t o , grottesco alibi di interventi n o n solo sfacciati, ma reclamizzati a livello giornalistico e perfino a livello ufficiale (nel tel e g r a m m a a Franco d o p o la conquista di S a n t a n d e r Mussolini aveva v a n t a t o il «contributo p o t e n t e » delle « t r u p p e legionarie italiane»). La t e n s i o n e nel M e d i t e r r a n e o cresceva, la polemica anti-inglese e anti-francese dei giornali italiani aveva accenti che s e m b r a v a n o p r e l u d e r e , trattandosi di u n a stampa asservita, all'apertura di ostilità. Inglesi e francesi p r e s e r o allora u n a iniziativa insieme risoluta e utile. D i r a m a r o n o gli inviti 218

p e r u n a Conferenza cui a v r e b b e r o d o v u t o p a r t e c i p a r e tutti gli Stati b a g n a t i d a l M e d i t e r r a n e o , con l'esclusione delle d u e S p a g n e , e inoltre la G e r m a n i a e la Russia. L'Italia e la G e r m a n i a n o n i n t e r v e n n e r o , a n c h e se Mussolini l'avrebbe voluto. U n a protesta russa contro la «pirateria sottomarina» r e n d e v a difficile la p r e s e n z a allo stesso tavolo di sovietici, italiani e tedeschi. La Conferenza si svolse a Nyon, in Svizzera, e stabilì - citiamo dal Coverdale - che le p o t e n z e a d e r e n t i a v r e b b e r o distrutto qualsiasi s o t t o m a r i n o che avesse attaccato u n a nave mercantile n o n a p p a r t e n e n t e a u n a delle d u e S p a g n e , così c o m e ogni altro sommergibile incrociarne nelle vicinanze di u n a zona in cui un mercantile fosse stato da poco attaccato. F u r o n o a n c h e stabiliti i settori da affidare alle diverse flotte. Gli Stati m i n o r i avevano declinato l'invito a m e t t e r e a disposizione u n i t à loro p e r il p a t t u g l i a m e n t o . Esso r i m a s e p e r t a n t o affidato e s s e n z i a l m e n t e alle flotte inglese e francese nel M e d i t e r r a n e o , e alla flotta sovietica nel Mar N e r o . Mussolini, che contava molto su un fallimento, totale o parziale, della Conferenza, fu molto irritato dalle sue conclusioni. E o r d i n ò a Ciano di agire, in qualche m o d o , p e r evitare che il Mare Nostrum fosse ufficialmente s o t t o p o s t o all'esclusivo c o n t r o l l o n a v a l e franco-inglese. L'Italia richiese p e r t a n t o «parità di diritti» p e r la sorveglianza, p a r i t à che inglesi e francesi f u r o n o b e n lieti di riconoscerle, ed ebbe l'incarico di far rispettare gli accordi nel T i r r e n o , e nel tratto di m a r e t r a le Baleari e la S a r d e g n a . L'assenza e r a stata e v i d e n t e m e n t e un e r r o r e . Ma Ciano vantò il tardivo repechage c o m e un successo, e n o n senza b u o n e ragioni: «È u n a bella vittoria. Da i m p u t a t i s i l u r a t o r i a poliziotti m e d i t e r r a n e i , con esclusione degli affondati russi». La cronicizzazione della g u e r r a in Spagna, con le sue complicazioni internazionali e le sue g r a n e interne, irritava s e m p r e più il Duce. L'alimentazione del C T V era costosa, in uomini e in mezzi, t a n t o p i ù che in Etiopia d i l a g a v a n o le rivolte. Lo 219

Stato Maggiore italiano e r a stato costretto a d i r o t t a r e verso l'«lmpero» r e p a r t i dei quali o r i g i n a r i a m e n t e aveva previsto l'invio a Bastico, p e r avvicendamenti. Bastico stesso n o n era nelle grazie di Franco. T r o p p o ostinato nel tenere sotto il suo c o m a n d o anche brigate miste italo-spagnole, t r o p p o risoluto nell'usare p e r le sue necessità il materiale catturato ai r e p u b blicani, t r o p p o caritatevole verso i baschi. Il «Caudillo» ne p r o p o s e formalmente l'esonero con quella che Mussolini definì «una brutta lettera»: e fu accontentato. Il posto di Bastico fu preso dal suo vice, generale Berti. Questi aveva ai suoi ordini 32 mila uomini di t r u p p a , 3.768 sottufficiali e 1.922 ufficiali, ma ne avrebbe voluti di più, p e r «azioni decisive». In effetti Mussolini gli stava m a n d a n d o d u e battaglioni di fanteria, u n o di artiglieria e u n o del genio. Notevole era s e m p r e l'app o r t o italiano alla Aviazione e alla Marina nazionaliste. C o n u n a squadriglia di S 79 r a g g i u n s e la S p a g n a anche il secondogenito del Duce, B r u n o , che vi rimase fin verso l'estate del '38, e compì 27 missioni. Sommergibili italiani con equipaggio italiano e b a n d i e r a spagnola c o n t i n u a r o n o ad o p e r a r e , nonostante Nyon, e d u e cacciatorpediniere, Aquila e Falco, ribattezzati Ceuta e Melitta, vennero trasferiti ai franchisti. Q u e s t o costante a p p o g g i o n o n impediva a Franco di tentare, fin da allora, u n a diversificazione, c o m e si suol dire oggi, della sua politica estera. Aveva costituito il partito unico, s c i m m i o t t a t o q u a l c h e r i t u a l e fascista. Ma sentiva la sua sit u a z i o n e di b i d i p e n d e n z a i n t e r n a z i o n a l e (dall'Italia e dalla G e r m a n i a ) c o m e un pericolo e infatti iniziò approcci verso la G r a n B r e t a g n a , d o v e esisteva, nella classe politica, u n a c o r r e n t e i n t i m a m e n t e f i l o - f r a n c h i s t a , p e r c h é d u r a m e n t e anti-bolscevica. Q u a s i n o n bastasse, accadeva r e g o l a r m e n t e che nelle trattative commerciali la G e r m a n i a si assicurasse vantaggi che l'Italia n o n riusciva ad o t t e n e r e . Di queste disparità il Duce dava colpa a Franco, ma avrebbe d o v u t o darla soprattutto a se stesso. Il suo sostanziale disinteresse p e r i p r o b l e m i economici, la sua p r o p e n s i o n e a v e d e r e innanzitutto, nei p r o b l e m i , l'aspetto politico e l'aspetto p r o p a g a n 220

distico, r i d u c e v a n o di molto la forza negoziale dell'Italia, in c a m p o economico. I tedeschi n o n p e r d e v a n o occasione p e r d a r e giudizi altezzosi sul C T V , e il loro ambasciatore spiegò in un r a p p o r t o che gli attriti tra i c o m a n d i legionari e il gov e r n o franchista avevano la loro origine «nella stravagante glorificazione delle gesta belliche italiane, nell'altezzosità delle autorità militari italiane, nella condotta delle t r u p p e al fronte e s p e c i a l m e n t e nelle r e t r o v i e , nel c o n t r a b b a n d o di m e r c i italiane favorito d a i militari italiani, che di t a n t o in tanto si manifesta, e in altri abusi». Questi «abusi» e r a n o più gravi, nell'ottica franchista, di quel b o m b a r d a m e n t o terroristico su Guernica, cittadina indifesa e senza i m p o r t a n z a militare, che i tedeschi avevano effettuato il 26 aprile 1937 solo a scopo sperimentale, u c c i d e n d o - su u n a popolazione di settemila abitanti - quasi d u e m i l a p e r s o n e . Se F r a n c o e r a s c o n t e n t o degli italiani, gli italiani a loro volta e r a n o scontenti di Franco che, sentenziava Ciano con la abituale s u p p o n e n z a , «non ha il concetto sintetico della guerra», che «fa le operazioni da magnifico c o m a n d a n t e di battaglione» e p e r c i ò g u a r d a «al t e r r e n o n o n al nemico» senza r e n d e r s i c o n t o c h e «la g u e r r a si vince d i s t r u g g e n d o l'avversario». N o n e r a n o , quelle del m i n i s t r o degli Esteri, scoperte strategiche sensazionali. P u r con tutti i suoi limiti, quei concetti Franco li conosceva da un pezzo. Ma la g u e r r a era p e r lui qualcosa di diverso da u n a semplice o p e r a z i o n e militare. Era, insieme, politica i n t e r n a , politica i n t e r n a z i o nale, politica p e r s o n a l e p e r il c o n s o l i d a m e n t o del p o t e r e . I «rossi» d a v a n o d ' a l t r o n d e p r o v e di vitalità imprevedibili. Alla fine del ' 3 7 , m e n t r e il «Caudillo» si a p p r e s t a v a a d a r e un'altra spallata verso M a d r i d , il g e n e r a l e Miaja lanciò u n a offensiva verso T e m e i , e accerchiò la città, la cui liberazione impose a F r a n c o di c o n c e n t r a r v i le sue migliori forze. L'attacco alla capitale fu u n a volta di più rinviato. Questi soprassalti repubblicani a p p a i o n o , storicamente, ancor più stupefacenti, p e r c h é in quel c a m p o i dissidi ideolo-

gici e militari e r a n o di u n a virulenza spietata, e le p u r g h e s a n g u i n o s e . I «consiglieri» sovietici che d o m i n a v a n o il gov e r n o - a n c h e p e r c h é senza gli aiuti di Stalin la Repubblica sarebbe crollata in un batter d'occhio - avevano trapiantato a Madrid e a Barcellona i sistemi di inquisizione e di t e r r o r e che vigevano in Russia. G r a n d e inquisitore sovietico in Spagna, p e r delega di Stalin, e r a Aleksandr Orlov, già capo della sezione trasporti ferroviari e marittimi della famigerata e t e m u t a N K V D . Nella t a r d a p r i m a v e r a del 1937, Orlov ritenne di dover d a r p r o v a del suo zelo, a n c h e p e r c h é p r o p r i o in q u e i g i o r n i , in Russia, il m a e s t r o Stalin aveva d a t o il b u o n e s e m p i o con la fucilazione del maresciallo Tuchacevskij e di altri sette generali, riconosciuti responsabili di cospirazione con la G e r m a n i a . Si arrivò così al massacro di Barcellona. Nella capitale catalana la Centrale telefonica era, fin dall'inizio della g u e r r a civile, in m a n o agli anarchici, che si erano così acquistata un'isola di p o t e r e i m p o r t a n t e . Vi venivano controllate le comunicazioni del g o v e r n o catalano, n o n solo, ma anche le comunicazioni del g o v e r n o repubblicano, insediato a Valencia. Comunisti, socialisti e consiglieri sovietici t r o v a v a n o intollerabile la s i t u a z i o n e . «Si è m a i visto - c o m m e n t a v a un dirigente comunista - un g o v e r n o censur a t o dal p r i m o i m p i e g a t o c h e si alza m a l e la m a t t i n a ? » . Il p r o b l e m a della Centrale era il riflesso episodico del g r a n d e d u e l l o tra c o m u n i s t i e a n a r c h i c i : questi ultimi occasionalm e n t e affiancati dal P O U M , il Partido obrero de unificación marxista, u n a formazione politica di e s t r e m a sinistra anti-stalinista che Trotzky aveva criticato, ma che aveva a n c h e commesso l ' i m p r u d e n z a di invitare lo stesso Trotzky a r a g g i u n gere la Spagna, p e r rafforzare la lotta contro il fascismo. Le fazioni della sinistra si combattevano senza esclusioni di colpi, ipaseos, le passeggiate fatali t r o n c a t e da un colpo di pistola, cui e r a n o stati sottoposti i nazionalisti, colpivano ora a n c h e gli anarchici o i comunisti, in un continuo scambio di ruoli ideologici tra esecutori e vittime. Il 3 m a g g i o la C e n t r a l e telefonica fu conquistata, di sor222

presa, da g u a r d i e d'assalto comuniste. Anarchici e a d e r e n t i al P O U M r e a g i r o n o s p o n t a n e a m e n t e in tutta la città, che div e n n e t e a t r o d i u n a violenta g u e r r i g l i a u r b a n a . F u r o n o erette barricate. La rivolta degli anarchici e del P O U M d u r ò cinque giorni, e v e n n e d o m a t a dall'afflusso di t r u p p e m a n date da Valencia. Si c o n t a r o n o circa 600 morti. Tra essi ebb e r o spicco d u e italiani, Camillo B e r n e r i e Francesco Barbieri, e u n leader del P O U M , A n d r é s Nin. Berneri, nativo di Lodi, aveva q u a r a n t ' a n n i , era laureato in filosofia. Socialista nella p r i m a giovinezza, si era poi fatto anarchico. Colto, dotato, c o m e si a m a dire oggi, di carisma, n o n aveva r i s p a r m i a t o critiche alle d e g e n e r a z i o n i dello stalinismo. A Barcellona si era precipitato nel luglio del 1936 e vi aveva organizzato, con Carlo Rosselli, la p r i m a colonna di v o l o n t a r i italiani. Barbieri, di o r i g i n e calabrese, q u a r a n t a d u e n n e , a n c h e lui anarchico, era u n a figura di m i n o r e rilievo. Il 5 maggio, verso le 6 del pomeriggio, un g r u p p o di p o liziotti comunisti bussò alla p o r t a d e l l ' a p p a r t a m e n t o di Barcellona in cui B e r n e r i abitava. Aprì Barbieri. C o n i d u e italiani e r a n o la c o m p a g n a di Barbieri e u n a miliziana. «Vi arr e s t i a m o c o m e controrivoluzionari» a n n u n c i ò il c a p o della squadracela. B e r n e r i e Barbieri p r o t e s t a r o n o , r i v e n d i c a n d o la loro milizia anarchica: ma con q u e i tipi n o n c'era m o l t o da discutere. Li s e g u i r o n o in strada, p e r il paseo. Poco lontano ricevettero l'ordine di mettersi in ginocchio. D u e pallottole, u n a , s p a r a t a m a l e , alla spalla d e s t r a , l'altra alla n u c a , finirono B e r n e r i . B a r b i e r i costò ai «giustizieri» m a g g i o r spreco di proiettili, p e r essere finito. I corpi v e n n e r o abbandonati sul selciato, d u e caduti tra i tanti. Prima del p r e l e v a m e n t o , Berneri, idealista onesto, aveva b u t t a t o giù le righe di un appello alla pacificazione. «Lavoratori di ogni t e n d e n z a , g r i d i a m o o r a più che mai: viva l'alleanza rivoluzionaria antifascista!... Alcuni militanti delle organizzazioni o p e r a i e della nostra città si sono lanciati in u n a lotta fratricida d e t e r m i n a t a , a q u a n t o sembra, da vecchie rivalità sindacali. Niente p u ò giustificare fatti di questo gene223

re... C o m p a g n i , m a n t e n i a m o fino al definitivo trionfo l'unità d'azione.» Il P O U M e r a p e r s e g u i t a t o con identica virulenza. Basti la testimonianza di George Orwell, che a fine g i u g n o giungeva in licenza a Barcellona, d o p o un p e r i o d o di c o m b a t t i m e n t o con la 2 9 divisione del P O U M . La moglie lo aspettava in albergo e, a n d a n d o g l i incontro n o n a p p e n a lo vide «mi cinse il collo con un braccio e con un sorriso soave a beneficio dei presenti mi m o r m o r ò all'orecchio: "Scappa!" " C h e cosa?" "Scappa via subito di qua." "Che cosa?" " N o n stare qui c o m e un palo. Devi a n d a r t e n e subito." "Ma che diavolo significa tutto questo?" " N o n hai saputo?" " N o . Saputo che cosa?" "Il P O U M è stato soppresso. H a n n o già o c c u p a t o t u t t e le sedi del partito. P r a t i c a m e n t e tutti gli iscritti al P O U M sono d e n t r o . E si dice che siano già iniziate le fucilazioni"». Per i m p r i g i o n a r e s v e l t a m e n t e i q u a d r i d i r i g e n t i del P O U M il console sovietico a Barcellona, A n t o n o v - O v s e e n k o , emissario di Orlov, aveva escogitato u n o s p l e n d i d o stratag e m m a . L'albergo Falcón, nel q u a l e il C o m i t a t o C e n t r a l e del P O U M aveva installato i suoi uffici, fu d i c h i a r a t o , c o m e albergo, c h i u s o , e i m m e d i a t a m e n t e r i a p e r t o c o m e prigion e . I suoi ospiti d i v e n n e r o d e t e n u t i . Ma l ' u o m o da elimin a r e , n o n solo f i s i c a m e n t e m a a n c h e m o r a l m e n t e , e r a And r é s Nin, u n o dei fondatori del Partito C o m u n i s t a s p a g n o lo, «socialista e r u d i t o e intellettuale di g r a n classe», c o m e lo ha definito Victor Serge, passato all'antistalinismo d o p o aver trascorso alcuni a n n i n e l l ' U R S S e d avervi r i c o p e r t o la carica d i s e g r e t a r i o d e l l a I n t e r n a z i o n a l e s i n d a c a l e . N i n n o n e r a nell'albergo Falcón, fu c a t t u r a t o i s o l a t a m e n t e ; altri suoi amici v e n n e r o s o r p r e s i i n u n s o t t e r r a n e o d i Mad r i d . O r l o v p r o v v i d e a fabbricare p r o v e del suo coinvolgim e n t o in un c o m p l o t t o falangista, e la s t a m p a c o m u n i s t a ma

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cominciò a t u o n a r e c o n t r o di lui. Ma d o v ' e r a Nin? Nessuno lo sapeva. Il p e r s o n a g g i o e r a di p r i m o piano, e le accuse che gli ven i v a n o mosse inverosimili. A v r e b b e r o r e t t o nella Russia di Stalin, n o n r e g g e v a n o nella S p a g n a r e p u b b l i c a n a , agitata da convulsioni s a n g u i n o s e , ma p u l l u l a n t e di giornalisti di tutto il m o n d o . N o n a p p e n a la sparizione di Nin divenne p r e o c c u p a n t e , si levarono molte voci p e r c h i e d e r e a N e g r i n , n u o v o C a p o del g o v e r n o (dal maggio 1937) in sostituzione di Largo Caballero, informazioni su di lui. N e g r i n convocò il suo ministro d e l l ' I n t e r n o , che si disse all'oscuro di tutto. Poi Vittorio Codovilla ( c o m p a g n o Medina), un argentino di origine italiana che era stato inviato dal C o m i n t e r n in qualità di istruttore, disse che Nin e r a in stato di fermo, e sotto i n t e r r o g a t o r i o . Togliatti, interpellato a sua volta, si affrettò a scagionare i russi, s o s t e n e n d o che dall'ambasciata sovietica n o n era stato o r d i n a t o nulla, e nulla vi si sapeva. A loro volta i comunisti spagnoli g i u r a v a n o che Nin, perfido transfuga, gavazzava o r m a i a Salamanca, sotto lo scudo di Franco, o a d d i r i t t u r a a Berlino, all'ombra di Hitler. Il disperso e r a invece molto più vicino: ad Alcalà de H e n a r e s , p a t r i a di C e r v a n t e s . Lì O r l o v se lo stava l a v o r a n d o con m e t o d i b e n sperimentati; ma si e r a imbattuto in un soggetto difficile da p e r s u a d e r e . A quel p u n t o il t e r r o r e di Nin n o n d o v e t t e essere m o l t o m a g g i o r e di quello di O r l o v che sapeva di d o v e r i n c o r r e r e , se avesse fallito, nelle ire di Jezov, il terribile capo della N K V D , O peggio a n c o r a di Stalin. I n t a n t o lo scandalo m o n t a v a , e Orlov n o n e r a in g r a d o di t e n e r e il p r i g i o n i e r o p i ù o l t r e , né di p r e s e n t a r l o docile e confesso. J e s u s H e r n a n d e z , che fu u n o dei capi repubblicani comunisti, ma poi a b i u r ò la sua fede, ha scritto in un lib r o di m e m o r i e che la soluzione fu trovata grazie all'ingegnosità di Carlos C o n t r e r a s , ossia del triestino Vittorio Vidali (Vidali ha definito «una sciocchezza» il racconto di H e r n a n d e z ) . Vidali avrebbe d u n q u e p r o p o s t o che si inscenasse u n attacco nazista p e r l a l i b e r a z i o n e d i A n d r é s N i n . Ciò 225

a v r e b b e c o n s e n t i t o di p r e n d e r e i classici d u e piccioni con u n a fava. Nin sarebbe m o r t o nello scontro, e la sua collusione c o n il n e m i c o a v r e b b e r i c e v u t o definitiva c o n f e r m a . Il p i a n o fu attuato. Di n o t t e u n a decina di tedeschi delle brigate internazionali, che lanciavano o s t e n t a t a m e n t e o r d i n i e imprecazioni nella loro lingua, e che d i m e n t i c a r o n o di p r o posito p e r t e r r a alcuni biglietti delle ferrovie g e r m a n i c h e , assaltarono la «prigione» di N i n c h e fu p o r t a t o via con un furgone, e trucidato. La storia lo vendicò. C o m e ha osservato H u g h T h o m a s , gli agenti russi che i m p o r t a r o n o il t e r r o r e in S p a g n a rimasero a loro volta quasi tutti vittime d e l t e r r o r e stalinista e s p a r i r o n o dalla faccia del m o n d o . La lentezza d e i p r o g r e s s i franchisti e il r i t o r n o di fiamma r e p u b b l i c a n o a Teruel avevano scoraggiato il g e n e r a l e Berti, che riverberò le sue lagnanze su Ciano, il quale a sua volta ne riferì a Mussolini, o n d e g g i a n t e tra d u e tentazioni o p poste, quella di ritirare il C T V e quella di rafforzarlo. Il risultato i m m e d i a t o fu il m a n t e n i m e n t o del C o r p o legionario al livello r a g g i u n t o . Tuttavia il D u c e espresse a d u e r i p r e s e a F r a n c o i l suo m a l c o n t e n t o . U n a p r i m a volta p r e t e s e dal «Caudillo» che le fanterie italiane fossero utilizzate «qualitativamente» e n o n in u n a g u e r r a di posizione; u n a seconda volta, dilungatosi in consigli strategici di più a m p i o respiro, pose a Franco un preciso aut-aut: «Voi n o n p o t e t e c o n t a r e sullo sfacelo rosso nelle retrovie... Lo sfacelo rosso, il sorgere della quinta colonna, sarà d e t e r m i n a t o da u n a vostra vittoria, n o n p r i m a . Se voi n o n volete cronica la g u e r r a - con gli e n o r m i pericoli, a n c h e di carattere i n t e r n o , che ciò significa - è necessario p r e p a r a r e u n a battaglia di masse che porti alla d i s t r u z i o n e d e l l ' a p p a r a t o n e m i c o . U n a volta decisa, n o n ci d e v o n o essere più rinvìi deleteri. E u n a volta iniziata, deve essere spinta sino in fondo. Se questo è il vostro piano, chiedetemi quello che posso fare p e r voi. Se questo n o n è il vostro p i a n o , ed a t t e n d e t e da altri fattori la d e c i s i o n e , è 226

chiaro che la p e r m a n e n z a dei legionari ad un certo p u n t o d o v r à t e r m i n a r e p e r c h é n o n a v r e b b e p i ù scopo. A t t e n d o u n a vostra risposta». Franco si c o m p o r t ò c o m e e r a nel suo stile. N o n rispose p e r settimane e settimane, usò sul fronte di Teruel le artiglierie italiane ma lasciò in retrovia le fanterie, i n s o m m a seguì i m p e r t u r b a b i l e la linea di c o n d o t t a che aveva prescelta. Solo alla fine del febbraio 1938 - ma la lettera era stata r e t r o d a t a t a al 16 del mese, tanto p e r salvare le forme - F r a n c o si p r o n u n c i ò . Anzi n o n si p r o n u n c i ò p e r ché, in un contesto che dava a Mussolini qualche soddisfazione («non ho mai contato sul crollo s p o n t a n e o delle retrovie nemiche... ho s e m p r e p r o g e t t a t o di provocarlo con u n a schiacciante vittoria»), e r a inutile cercare la attesa, esplicita risposta al dilemma. La ulteriore presenza delle t r u p p e italiane al fianco dei nazionalisti era data p e r scontata, con rag i o n a m e n t o intriso, sotto sotto, di veleno. Scriveva infatti il Caudillo che il C T V e r a i m p o r t a n t e dal p u n t o di vista militare, ma ancor più da quello morale p e r c h é la sua p e r m a n e n za in S p a g n a «è considerata in tutto il m o n d o come un atto di solidarietà con la nostra n a z i o n e , m e n t r e la sua assenza d a r e b b e , sul p i a n o i n t e r n a z i o n a l e , la sensazione di un abb a n d o n o » . Mussolini voleva che il C T V fosse protagonista, e Franco lo riduceva a simbolo. Q u e s t a delusione fu tuttavia i n q u a l c h e m o d o c o m p e n s a t a dalla f o r m a z i o n e del p r i m o governo di Franco, nel quale R a m o n S e r r a n o Suner, cognato del «Generalissimo» (e perciò s o p r a n n o m i n a t o cunadisimo, cognatissimo) era la personalità p r e m i n e n t e . S u n e r era a p e r t a m e n t e filoitaliano, e si ispirava alle s t r u t t u r e fasciste (lo d i m o s t r ò la C a r t a del lavoro franchista) piuttosto che a quelle naziste. L'eccessivo p e s s i m i s m o di R o m a s u l l ' a n d a m e n t o della g u e r r a civile si t r a s f o r m ò in euforia, p a r i m e n t i eccessiva, q u a n d o Franco, questa volta con la partecipazione di tutto il C T V , lanciò nel m a r z o 1938 l'offensiva d'Aragona, che p u n tava al m a r e tra T a r r a g o n a e Valencia, p e r spezzare in d u e tronconi il territorio repubblicano. Il Duce si illuse, addirit227

t u r a , che la g u e r r a fosse all'epilogo, e volle che Barcellona venisse d u r a m e n t e b o m b a r d a t a d a r e p a r t i dell'Aviazione italiana decollanti da Maiorca. I risultati di quelle incursioni, c o n d e n s a t i in un r a p p o r t o , m a n d a r o n o in visibilio Cian o . «Non h o m a i letto u n d o c u m e n t o così r e a l i s t i c a m e n t e terrorizzante... Palazzi polverizzati, traffico interrotto, panico che diveniva follia: 500 morti, 1.500 feriti.» Anche il Duce ne fu soddisfatto e vestì, c o m e s e m p r e gli a c c a d e v a in q u e s t e occasioni, i p a n n i del c o n d o t t i e r o inaccessibile alla pietà. Gli piacevano, sentenziò, questi italiani che destavano « o r r o r e p e r la loro aggressività anziché c o m p i a c i m e n t o come mandolinisti». Il confronto con i tedeschi lo ossessionava. Cultori della g u e r r a integrale e spietata, avrebbero avuto a d e s s o m a g g i o r c o n s i d e r a z i o n e p e r i c a m e r a t i fascisti. U n a volta t a n t o F r a n c o si atteggiò ad u m a n i t a r i o , e chiese che quegli attacchi indiscriminati cessassero. L'offensiva realizzò i suoi obbiettivi, e il C T V , c h e s'era trovato di fronte la divisione Lister, unità scelta, si c o m p o r t ò b e n e . La sensazione che la S p a g n a r e p u b b l i c a n a fosse e n t r a t a in agonia, e YAnschluss, avevano indotto la diplomazia inglese, e in p a r t i c o l a r m o d o C h a m b e r l a i n , a p e r s e g u i r e con g r a n d e tenacia - a n c h e c o n t r o la volontà di E d e n , che sapp i a m o si dimise dal Foreign Office - un riavvicinamento italo-inglese. Esso s e m b r ò realizzato con i cosiddetti Accordi di P a s q u a (16 a p r i l e , u n sabato santo) che a v e v a n o p e r t e m i centrali la S p a g n a e il riconoscimento d e l l ' I m p e r o . Fu stabilito che le loro clausole e n t r a s s e r o in vigore solo q u a n d o la questione spagnola avesse avuto u n a soluzione: ed era chiaro di q u a l e soluzione si trattasse. R o m a si i m p e g n a v a com u n q u e , con i d o c u m e n t i sottoscritti, a r i t i r a r e dalla Spagna tutti i legionari e i materiali bellici. La G r a n Bretagna si i m p e g n a v a a c a n c e l l a r e , a v a l l a n d o la c o n q u i s t a etiopica, o g n i traccia di sanzioni: ma l'illusione di u n a sollecita conclusione del conflitto si d i m o s t r ò , u n a volta di più, fallace. L'Unione Sovietica n o n considerava ancora p e r d u t a la partita, e riuscì a tonificare i d u e fronti di g u e r r a con spedizio228

ni massicce di armi. La Francia aveva r i a p e r t o la frontiera. Nei soli mesi di aprile e maggio del 1938 i repubblicani ricev e t t e r o 300 a e r e i e 25 mila t o n n e l l a t e di r i f o r n i m e n t i . Un'offensiva di F r a n c o in d i r e z i o n e di Valencia e r a stata presto bloccata. D o p o u n a e n n e s i m a altalena di esitazioni e r i p e n s a m e n t i , il Duce deliberò che conveniva r i p r e n d e r e gli invii di u o m i n i (quasi seimila) e di mezzi (tra l'altro a l m e n o u n a c i n q u a n t i n a di aerei). Nel luglio 1938 l'avanzata in direzione di Valencia fu ripresa, con l'apporto del C T V che si aperse la strada in aspri combattimenti. Fu u n a operazione brillante, p a g a t a con 232 morti italiani, che subì a fine mese u n a brusca battuta d'arresto p e r c h é il c o m a n d o «rosso», con u n a delle sue diversioni disperate, aveva oltrepassato l'Ebro all'altezza di G a n d e s a ed era p e n e t r a t o nella zona da p o c o d i v e n u t a nazionalista. C i n q u e c e n t o chilometri q u a d r a t i d i t e r r e n o c a d d e r o nelle m a n i dei r e p u b b l i c a n i , che p r o f u s e r o in quella p u n t a t a il meglio delle loro forze, e vi si d i s s a n g u a r o n o : ma, sul m o m e n t o , riuscirono a sconvolgere i piani del «Generalissimo». 1 fronti r i d i v e n n e r o stazionari, Mussolini m o n t ò di n u o v o in collera e, p r e s s a t o dal d e l u s o Berti, p r o s p e t t ò a F r a n c o tre alternative, p e r q u a n t o r i g u a r d a v a gli italiani. O un rit o r n o in Patria di t u t t e le fanterie; o un rinforzo al C T V di diecimila u o m i n i freschi; o a d d i r i t t u r a l'aggiunta agli attual i organici d e l C T V d i a l c u n e divisioni i n q u a d r a t e , i l che avrebbe provocato u n a b u r r a s c a nel Comitato di n o n intervento, e ripercussioni internazionali gravi (gli Accordi di Pasqua n e s a r e b b e r o stati p r o b a b i l m e n t e c o m p r o m e s s i ) , m a a v r e b b e a n c h e assicurato la fine a b r e v e s c a d e n z a della guerra. F r a n c o n o n fu, u n a volta t a n t o , elusivo. Disse c h i a r o e t o n d o che n o n voleva altre divisioni, p e r evitare complicazioni internazionali, e che invece gli sarebbero andati a n c h e b e n e i 10 mila u o m i n i in più, p u r e s s e n d o p o c o p r o b a b i l e che il loro afflusso restasse segreto. Su questa p r e s a di posizione del «Caudillo» Mussolini m e d i t ò un p o c o , i r r i t a t o e 229

p e r p l e s s o : a n c h e p e r c h é le relazioni confidenziali che gli giungevano parlavano di una crescente impopolarità del C T V , e di un evidente desiderio dei nazionalisti di s m i n u i r n e il c o n t r i b u t o . Alla fine stabilì di f o n d e r e in u n a le divisioni Littorio e 23 Marzo, e di far r i s p e d i r e in Italia i 10-15 mila u o m i n i rimasti così disponibili. Poi, seccato, d e t t ò a Ciano, p e r c h é lo riportasse nel suo Diano, che «io oggi, 29 agosto, p r e v e d o la sconfitta di F r a n c o . Q u e s t ' u o m o n o n sa fare e n o n vuol fare la g u e r r a . I rossi sono dei combattenti: Franco, no». D o p o d i c h é il Duce p e n s ò di ritirare n o n u n a p a r t e del C T V , ma l'intero C o r p o , q u i n d i si p e n t ì e t o r n ò al p r o getto di u n ' u n i c a divisione. S o p r a g g i u n s e i n t a n t o la crisi dei S u d e t i , e F r a n c o ebbe un solo assillo: far s a p e r e a tutti, italiani, tedeschi, inglesi, francesi, che lui con quella v e r t e n z a i n t e r n a z i o n a l e n o n c'entrava e che, se ne fosse derivata u n a conflagrazione generale, la Spagna nazionalista avrebbe osservato la più rigorosa neutralità. I tedeschi n o n b a t t e r o n o ciglio: preferivano p r o c e d e r e da soli, d e c i d e r e da soli, e trionfare da soli. Ma Ciano si indignò: «che schifo, i nostri m o r t i in S p a g n a devono trasalire nelle loro bare». S t r a n a m e n t e , Mussolini r i n u n ciò t e m p o r a n e a m e n t e , d o p o q u e s t o c a m p a n e l l o d ' a l l a r m e sulla credibilità della amicizia franchista, a ritirare i 10 o 15 mila u o m i n i di cui s'era accennato. P r o c e d e t t e al loro rimp a t r i o d o p o il Patto di M o n a c o , q u a n d o la G r a n B r e t a g n a r i t e n n e dovesse essere d a t o un riconoscimento c o n c r e t o al «mediatore» che aveva consentito di assicurare la «pace p e r il nostro tempo». C h a m b e r l a i n e r a disposto a r e n d e r e oper a n t i gli Accordi di Pasqua p u r c h é il Duce cominciasse a ric h i a m a r e le sue t r u p p e . In effetti il 15 ottobre 1938 10 mila legionari si i m b a r c a r o n o a Cadice e furono passati in rivista a Napoli, d o p o lo sbarco, dal Re I m p e r a t o r e e dal principe U m b e r t o . I l C T V v e n n e riplasmato, e c o m p r e s e d a quel m o m e n t o u n a divisione d'assalto (la Littorio), tre divisioni con t r u p p e s p a g n o l e e molti ufficiali e sottufficiali italiani, un centinaio di carri leggeri con mille u o m i n i , 7.000 artiglieri 230

con 600 pezzi, 2.000 genieri, 8.000 soldati dei servizi. C o m e già Bastico, anche Berti dovette a n d a r s e n e , rimpiazzato dal suo C a p o di Stato Maggiore, G a m b a r a , che era colonnello e fu p r o m o s s o sul t a m b u r o g e n e r a l e di brigata. Roatta, indistruttibile, rimase come consigliere militare. II 16 n o v e m b r e gli Accordi di Pasqua e n t r a r o n o in vigore. A questo p u n t o la g u e r r a p r o c e d e t t e verso l'epilogo con un ritmo accelerato, che trova la sua p r i m a spiegazione nella situazione internazionale determinatasi a Monaco e d o p o Monaco, e nel desiderio dei «grandi» di togliere di mezzo il b u b b o n e spagnolo, p e r affrontare gli altri g r a n d i eventi che incalzavano. Il saliente oltre l'Ebro fu eliminato, dai nazionalisti, a fine o t t o b r e . Q u i n d i F r a n c o esitò a l q u a n t o t r a la ipotesi di u n a offensiva su M a d r i d e quella di u n a offensiva s u B a r c e l l o n a . A n c h e p e r l e insistenze italiane, o p t ò p e r Barcellona. Il 23 d i c e m b r e - invano la Santa Sede aveva invocato u n a t r e g u a natalizia - t u t t o il fronte n o r d si mosse. Le q u a t t r o divisioni di G a m b a r a e r a n o al c e n t r o , c o n l'arm a t a d ' A r a g o n a c o m a n d a t a d a M o s c a r d o . L a p u n t a t a del C T V f u t r a v o l g e n t e , s o p r a t t u t t o i n r a p p o r t o alla c o n s u e t a lentezza d e i c o r p i d ' a r m a t a spagnoli che lo fiancheggiavan o : così travolgenti gli italo-spagnoli, così lenti i r e p a r t i delle ali, che G a m b a r a se ne dolse c o n Mussolini, e Mussolini i n t e r v e n n e p e r s o n a l m e n t e su Franco. La sollecitazione ebbe effetto, e sull'intero fronte l'attacco acquistò m a g g i o r e m o r d e n t e : ma l'affondo fu realizzato a n c o r a dal C T V , che s g o m i n ò , r i p e t e n d o s i , l e t r u p p e d i Lister. I r e p u b b l i c a n i e r a n o in rotta, e il g o v e r n o francese di Daladier e B o n n e t subì fortissime pressioni dalla sinistra p e r u n a r i a p e r t u r a totale della frontiera, e u n a s p e d i z i o n e in soccorso dei «rossi». Se questo p r o g e t t o fosse stato a t t u a t o , avvertì C i a n o , l'Italia a v r e b b e inviato divisioni r e g o l a r i in Spagna, e di lì mosso g u e r r a alla Francia. Il 26 g e n n a i o Barcellona si arrese. N o n vi si ripetè il miracolo della resistenza p o p o l a r e che aveva bloccato i franchisti a M a d r i d , le faide r e p u b b l i c a n e avevano del resto p r e p a r a t o u n t e r r e n o p r o 231

pizio p e r la capitolazione. Doverosamente, Franco elogiò «il brillantissimo sforzo delle t r u p p e legionarie italiane che in Barcellona riceveranno con i loro camerati spagnoli il l a u r o del trionfo» e il Duce p a r l ò ad u n a folla p l a u d e n t e dal balcone di Palazzo Venezia affermando che «non è stato battuto soltanto il g o v e r n o N e g r i n , ma molti t r a i nostri nemici m o r d o n o in questo m o m e n t o la polvere. La parola d ' o r d i n e dei rossi era " n o pasaràn". Siamo passati e io vi dico che pass e r e m o » . Poiché molti italiani «rossi» e r a n o stati c a t t u r a t i , Mussolini o r d i n ò di fucilarli tutti. «I m o r t i n o n r a c c o n t a n o la storia», disse. G a m b a r a diventò generale di divisione. D o p o d'allora le o p e r a z i o n i e b b e r o un c a r a t t e r e , se n o n d ' o r d i n a r i a a m m i n i s t r a z i o n e , a l m e n o di ovvietà, m e n t r e in c a m p o r e p u b b l i c a n o esplodevano i dissidi t r a i fautori della r e s a e quelli della resistenza a o l t r a n z a . A n c h e il confine franco-spagnolo fu c o m p l e t a m e n t e o c c u p a t o dai nazionalisti. R o m a , scottata da t a n t e e s p e r i e n z e d e l u d e n t i , p r o p e n deva al pessimismo circa la data della vittoria finale, e inviava rinforzi, ma la Repubblica e r a v e r a m e n t e agli sgoccioli. Togliatti lasciò la S p a g n a il 25 m a r z o in a e r e o da Cartagena, e si trasferì a O r a n o . Prima a n c o r a che i contingenti italiani di fresco arrivo r a g g i u n g e s s e r o il fronte, la S p a g n a «rossa» capitolò, n o n senza un dispetto di Franco a fascisti e nazisti. M i n o r c a - che e r a s e m p r e rimasta in m a n i r e p u b b l i c a n e fu consegnata a un e s p o n e n t e nazionalista che vi era giunto a b o r d o d e l l ' i n c r o c i a t o r e inglese Devonshire. Sulla stessa unità furono accolti i capi «rossi» che volevano r a g g i u n g e r e l'esilio francese. La G r a n B r e t a g n a corteggiava il vincitore, che n o n respingeva le sue lusinghe. D'altro canto la S p a g n a aderiva al patto a n t i - C o m i n t e r n , il che fece t e m e r e a Francia e I n g h i l t e r r a che le t r u p p e italo-tedesche r i m a n e s s e r o sul posto. R o m a fu, al r i g u a r d o , rassicurante. Il C T V avrebbe lasciato la S p a g n a d o p o la p a r a t a della vittoria, c h e si svolse il 19 maggio. G a m b a r a e il C T V - che lasciava nei cimiteri spagnoli quasi quattromila morti - g u i d a r o n o la sfilata. 232

C o n le t r u p p e italiane rientranti arrivò in Italia, alla guida di u n a folta r a p p r e s e n t a n z a spagnola, S e r r a n o Suner, cui Mussolini illustrò un q u a d r o piuttosto fantasioso del futuro assetto del M e d i t e r r a n e o e dell'Africa Settentrionale. La Tunisia e l'Algeria all'Italia, il Marocco alla Spagna, che avrebb e g a r a n t i t o all'Italia u n accesso p e r m a n e n t e all'Atlantico attraverso quella colonia. In luglio Ciano ricambiò la visita di S e r r a n o Suner. F r a n c o n o n si mosse da San Sebastiano, p e r riceverlo, ma fu cortesissimo. Espresse l'intenzione di avvicinarsi alle p o t e n z e dell'Asse, p u r a m m o n e n d o c h e il suo paese, esausto, se fosse s o p r a v v e n u t a u n a g u e r r a m o n diale ne sarebbe rimasto fuori. L'intervento in S p a g n a costò all'Italia tra i sei e gli otto miliardi di lire del t e m p o , equivalenti al 12 p e r c e n t o circa delle spese previste nel bilancio statale del 1939. Rullavano già i t a m b u r i g u e r r i e r i di Hitler, e l'Italia, n o n m e n o della Spagna, e r a stremata.

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

M O R I R E PER DANZICA

Liquidata l'Austria, liquidata la Cecoslovacchia, o r a nel m i r i n o di H i t l e r e r a la Polonia. Già nella s e c o n d a m e t à di m a r z o d e l 1939 v o n R i b b e n t r o p aveva p r o p o s t o all'ambasciatore polacco a B e r l i n o , J o s e p h Lipski, u n a «ampia intesa» t r a le d u e nazioni c h e doveva i n c l u d e r e la restituzione al Reich t e d e s c o d e l l a città l i b e r a di Danzica, e la cos t r u z i o n e d i u n ' a r t e r i a d i traffico e x t r a t e r r i t o r i a l e a t t r a verso il «Corridoio» p e r c o n g i u n g e r e la Prussia o r i e n t a l e al resto della G e r m a n i a . In c o m p e n s o von R i b b e n t r o p prometteva un p r o l u n g a m e n t o per 25 anni del patto di n o n a g g r e s s i o n e firmato nel 1934 t r a i d u e paesi, u n a gar a n z i a f o r m a l e di r i s p e t t o d e i confini, e v a n t a g g i t e r r i t o riali f u t u r i - n o n e s p l i c i t a m e n t e i n d i c a t i , m a a b b a s t a n z a c h i a r a m e n t e a c c e n n a t i - p e r la Polonia: v a n t a g g i da o t t e n e r e , e v i d e n t e m e n t e , in U c r a i n a , a spese della U n i o n e Sovietica. Le p r o p o s t e furono respinte dal governo polacco. Il ministro degli Esteri di Varsavia, colonnello J o s e p h Beck, era, sec o n d o la definizione del biografo di Hitler J o a c h i m C. Fest, «un forbito intrigante» che con u n a sorta di «disperata p r e stidigitazione» e r a riuscito a m a n t e n e r e u n a «perigliosa equidistanza» tra i d u e colossi che p r e m e v a n o alle frontiere p o l a c c h e . Nelle r e a z i o n i della Polonia vi f u r o n o forse, in quel m o m e n t o , atteggiamenti inutilmente spavaldi, da g r a n d e p o t e n z a , e p r o g e t t i ambiziosi, c h e la realtà si incaricò p r e s t o di cancellare. Ma che n o n si mettesse sulla strada delle concessioni a Hitler, d o p o l'esperienza di Vienna e di Praga, era assolutamente logico. 235

Il «Corridoio»

U n a volta p u n t a t a u n a p r e d a , il dittatore tedesco n o n si acquetava se n o n d o p o averla divorata. Solo Mussolini e Ciano si facevano ancora delle illusioni, b e n c h é il p e n e t r a n t e Attolico, da Berlino, n o n si stancasse di m e t t e r l i sull'avviso. Il 20 a p r i l e l ' a m b a s c i a t o r e s e g n a l ò u n a «imminente azione tedesca c o n t r o la Polonia», e Ciano m o s t r ò il r a p p o r t o al Duce, a n n o t a n d o q u i n d i sul suo Diario: «Sarebbe la g u e r r a , q u i n d i a b b i a m o d i r i t t o di e s s e r e informati p e r t e m p o . D o b b i a m o p o t e r c i p r e p a r a r e e d o b biamo p r e p a r a r e l'opinione pubblica a d u n evento che n o n p u ò arrivare di sorpresa. Ho q u i n d i dato o r d i n e ad Attolico di accelerare il mio incontro con Ribbentrop». I d u e ministri degli Esteri fissarono al 6 e 7 maggio la data dei loro colloqui che avrebbero d o v u t o svolgersi, secondo i p r o g r a m m i originari, sul lago di C o m o . F u r o n o trasferiti invece a Milano p e r c h é Mussolini i n t e n d e v a così s m e n t i r e , implicitamente, la voce francese di manifestazioni anti-tedesche nel c a p o l u o g o l o m b a r d o . Alla vigilia del c o n v e g n o di Milano sia Hitler sia Mussolini avevano precisato le loro p o sizioni, e n t r a m b i in t o n o n o n bellicoso. S e n o n c h é Hitler faceva della pretattica, c o m e si dice nel g e r g o del calcio, e il Duce e r a invece sincero. L'occasione p e r p r o n u n c i a r s i , il F ù h r e r l'aveva avuta da un messaggio p e r s o n a l e che il Presidente a m e r i c a n o Roosevelt aveva indirizzato, il 15 aprile, a lui e a Mussolini. C o n u n a delle sue tipiche iniziative, nelle quali la nobiltà e g r a n d i l o q u e n z a delle i n t e n z i o n i r a r a m e n t e si a c c o m p a g n a v a a u n a possibilità di concreta realizzazione, Roosevelt aveva p r o p o s t o che i d u e dittatori sottoscrivessero u n i m p e g n o d e c e n n a l e d i n o n a g g r e s s i o n e nei confronti di t r e n t u n o Stati: un elenco l u n g h i s s i m o che tra gli altri includeva, ad abundantiam, l'Irlanda, la Turchia, l'Iraq, la Siria, la Palestina. Era questo il g e n e r e di d o c u m e n t i sul quale Hitler sapeva meglio sfogare, con la satanica collaborazione di G o e b bels, le sue d o t i di polemista. E il 28 aprile, p e r d u e o r e e mezza, blandì e t u o n ò , se la prese ( p r o p r i o lui) con i «guer237

rafondai internazionali», irrise ai «lanzichenecchi delle d e mocrazie e u r o p e e » , ossia ai piccoli Stati c h e stavano string e n d o con Francia e G r a n B r e t a g n a u n a fitta rete di alleanze e g a r a n z i e ; evitò o g n i attacco alla U n i o n e Sovietica, e o s t e n t ò m o d e r a z i o n e verso la Polonia. Ma a Roosevelt r e plicò c o n s a r c a s m o . R i c o r d ò c h e l a G e r m a n i a n o n aveva avuto p a r t e in n e s s u n a delle quattordici g u e r r e che si e r a n o combattute nel m o n d o d o p o il 1919, né aveva partecipato ai ventisei sanguinosi interventi verificatisi nello stesso p e r i o do, sei con l'apporto diretto degli Stati Uniti. «Signor Presid e n t e Roosevelt - c o n t i n u ò - io capisco b e n i s s i m o c h e la g r a n d e z z a d e l suo i m p e r o e l ' i m m e n s a ricchezza d e l s u o paese le c o n s e n t o n o di sentirsi responsabile del destino del m o n d o intero e della sorte di tutti i popoli. Q u a n t o a m e , sig n o r P r e s i d e n t e , m i t r o v o a d a g i r e i n u n a m b i t o assai p i ù m o d e s t o e ristretto, e n o n posso certo sentirmi responsabile p e r il destino di un m o n d o il quale ha preferito c h i u d e r e gli occhi di fronte alla triste condizione del mio popolo.» Era un rifiuto beffardo, e a r g o m e n t a t o con g r a n d e astuzia. Già p r i m a Mussolini aveva o p p o s t o un a n a l o g o fin de non recevoir al P r e s i d e n t e a m e r i c a n o . In C a m p i d o g l i o , assis t e n d o a u n a r i u n i o n e p r e p a r a t o r i a p e r l'Esposizione Universale di R o m a (la famosa e mai realizzata E U R ) , aveva dichiarato inaccettabile la «Conferenzissima», e sostenuto che gli a n n u n c i di g u e r r a p o t e v a n o venir solo da «seminatori di panico» mossi da interessi «più o m e n o inconfessabili». U n a p p u n t o d i Mussolini, c h e C i a n o e b b e c o m e viatico p e r la discussione con il collega tedesco, specificava che «l'Italia fascista n o n desidera anticipare u n a g u e r r a di carattere e u r o p e o , p u r convinta ch'essa sia inevitabile». Se ne sar e b b e d o v u t o p a r l a r e , s e c o n d o il D u c e , «dal 1943 in poi». Tuttavia Mussolini r i t e n e v a possibile un «conflitto limitato t r a Francia e Italia» (limitato con quei protagonisti? Par di s o g n a r e ) . In tale e v e n t u a l i t à «l'Italia e il g o v e r n o italiano n o n d o m a n d a aiuti di u o m i n i alla G e r m a n i a , ma di mezzi se necessario». Q u a n t o alla alleanza (a d u e o a tre secondo che 238

il G i a p p o n e intendesse o no associarvisi, e le ultime trattative d i m o s t r a v a n o c h e ne aveva p o c h i s s i m a voglia), «gli accordi militari d e v o n o essere a t t e n t a m e n t e p r e p a r a t i in m o do che - specificate le circostanze - d i v e n g a n o quasi a u t o m a t i c a m e n t e operanti». L'incredibile è che, nell'intero p r o m e m o r i a di Mussolini a Ciano, che aveva p e r t e m a di fondo «parlare di pace e p r e p a r a r s i alla g u e r r a » , n o n si faceva alc u n c e n n o della questione polacca che, in una,trattativa seria, a v r e b b e d o v u t o essere l ' a r g o m e n t o di base: p e r c h é dai p r o g e t t i t e d e s c h i circa la Polonia d i s c e n d e v a n o e v i d e n t e m e n t e tutti i successivi sviluppi della situazione internazionale. R i b b e n t r o p aveva chiesto che Ciano gli si presentasse con un testo di patto da confrontare con quello che la Germ a n i a aveva p r e p a r a t o . Ma il testo n o n c'era. Così i colloqui c o n R i b b e n t r o p - c h e Milano accolse, e Ciano lo registrò tra compiaciuto e sorpreso, con sufficiente calore - e b b e r o d a p p r i m a la caratteristica del consueto giro d'orizzonte, d u r a n t e il quale il tedesco si d i m o s t r ò «alfiere di u n a politica di m o d e r a z i o n e e di intesa». Si p a r l ò a n c h e della alleanza, i n i z i a l m e n t e in t e r m i n i possibilistici. Poi il colpo di scena. «L'annunzio i m m e d i a t o dell'alleanza - scrisse Ciano sul suo Diario - è stato deciso sabato sera subito d o po il p r a n z o al C o n t i n e n t a l , in seguito a u n a telefonata del Duce. D o p o il colloquio avevo riferito a Mussolini i risultati soddisfacenti p e r il nostro p u n t o di vista.» E dal C a r c e r e d e gli Scalzi a Verona, il 23 d i c e m b r e del 1943, nella i n t r o d u zione al suo Diario, C i a n o , o r m a i in a t t e g g i a m e n t o a u t o d i fensivo, precisò più e s a u r i e n t e m e n t e : «La decisione di string e r e l'alleanza fu p r e s a da Mussolini, all'improvviso, m e n tre io mi trovavo a Milano con R i b b e n t r o p . Alcuni giornali americani avevano stampato che la metropoli lombarda aveva accolto con ostilità il ministro tedesco e che questa era la p r o v a del d i m i n u i t o prestigio p e r s o n a l e di Mussolini. Inde ira. Per telefono ricevetti l ' o r d i n e , il p i ù p e r e n t o r i o , di a d e r i r e alle richieste t e d e s c h e di alleanza... Così n a c q u e il Patto d'Acciaio. E u n a decisione che ha avuto influenze tan239

to sinistre sulla vita e sul d o m a n i dell'intero p o p o l o italiano è dovuta, esclusivamente, alla reazione dispettosa di un dittatore». Ciano scrisse a n c h e , a Verona, che l'Italia e la G e r m a n i a si e r a n o i m p e g n a t e a n o n t u r b a r e p e r tre o q u a t t r o a n n i , n o n o s t a n t e il patto, «l'ordine e u r o p e o » . Quella clausola restò tuttavia nelle p e n n e . Anzi le esitazioni f u r o n o n o n di C i a n o ma di R i b b e n t r o p , che s e m p r e p r o p e n d e v a p e r l'inclusione del G i a p p o n e nel p a t t o , e a d e r ì all'alleanza a d u e solo d o p o che Hitler, interpellato p e r telefono, la a p p r o v ò . L'Italia si legò i n s o m m a alla G e r m a n i a - p o n e n d o le p r e messe di quel p u n t o d ' o n o r e che tanto influì sugli atteggiam e n t i di Mussolini - senza alcuna controassicurazione. Tanto che lo stesso Ciano, ricevendo il 13 maggio u n a bozza definitiva del p a t t o , c o m m e n t ò che «è vera e p r o p r i a d i n a m i te». Il 22 m a g g i o - e r a stata evitata la d a t a del 24 m a g g i o , c h e i t e d e s c h i a v e v a n o p r o p o s t o , p e r c h é suscitava r i c o r d i incongrui - Ciano si recò a Berlino p e r la firma. La presenza d e l Fiihrer, c h e a p p u n t ò sul p e t t o di C i a n o le i n s e g n e d e l l ' O r d i n e dell'aquila tedesca, u n a n u o v a onorificenza che il ministro italiano ricevette p e r p r i m o , conferì solennità eccezionale alla c e r i m o n i a . C i a n o t e n t ò di riaffermare, nelle c o n v e r s a z i o n i con H i t l e r e R i b b e n t r o p , «l'interesse di e n t r a m b i gli alleati a un u l t e r i o r e m a n t e n i m e n t o della p a c e p e r un p e r i o d o di tre a n n i c o m e m i n i m o » , e i tedeschi ass e n t i r o n o b o n a r i a m e n t e . R i b b e n t r o p assicurò che «in futuro le d u e nazioni m a r c e r a n n o s e m p r e insieme qualsiasi cosa accada». L'italiano e r a a disagio. Frivolo ma a c u t o , sentiva a t t o r n o a sé r e t i c e n z e i n q u i e t a n t i . P e r a l t r o g i u d i c ò H i t l e r «molto s e r e n o , m e n o aggressivo». O l t r e a C i a n o , u n altro p e r s o n a g g i o n o n godette a p p i e n o i festeggiamenti: il grosso G ò r i n g che «ha avuto le lagrime agli occhi q u a n d o ha visto il C o l l a r e d e l l ' A n n u n z i a t a al collo di R i b b e n t r o p » . C i a n o p r o m i s e di interessarsi affinché il maresciallo geloso o t t e nesse al più presto il suo giocattolo. Mussolini e Ciano avevano insistito sui tre a n n i di respi240

ro (e q u i n d i di pace) che sarebbero stati utili all'Italia e alla G e r m a n i a : e Hitler aveva b l a n d a m e n t e a n n u i t o . Ma p r o p r i o il g i o r n o successivo alla firma del «Patto d'Acciaio» egli convocò alla Cancelleria, nel suo ufficio privato, i c o m a n d a n t i in capo delle tre Armi, e spiegò loro quali fossero i suoi p r o getti. Sbalordisce, oggi, la lucidità con la quale egli descrisse le fasi di u n a offensiva a occidente, con la invasione del Belgio e d e l l ' O l a n d a , lo s f o n d a m e n t o delle linee francesi e q u i n d i u n a p u n t a t a a fondo n o n già verso Parigi, ma verso le coste della Manica. «Danzica n o n è l'obbiettivo al q u a l e m i r i a m o . Si tratta, p e r noi, di allargare il nostro spazio vitale in O r i e n t e e di assicurarci sufficienti fonti di vettovagliam e n t o . . . N o n si p u ò d u n q u e evitare il p r o b l e m a della Polonia, e n o n resta che attaccare la Polonia alla p r i m a occasione. N o n si p u ò illudersi che le cose v a d a n o ancora u n a volta c o m e nel caso della Cecoslovacchia. Si arriverà allo scontro a r m a t o . Il c o m p i t o è quello di isolare la Polonia, e riuscirvi è di i m p o r t a n z a decisiva.» Nei mesi tra la fine di m a g g i o e la m e t à di agosto del 1939 - i mesi d u r a n t e i quali fu decisa la sorte dell'Europa, e del m o n d o - la politica estera del fascismo si rivelò, c o m e mai p r i m a , p e r quella che era. Un fallimento. Presuntuosa, futile, dilettantesca, velleitaria. II Duce e il suo delfino si agitar o n o molto, p e r d a r e l'impressione che vi fosse azione là d o ve era soltanto confusione. N o n riuscirono a p e r c e p i r e la irrevocabilità della volontà tedesca di scatenare la g u e r r a nel volgere di p o c h e settimane, e n o n s e p p e r o nulla di quel patto R i b b e n t r o p - M o l o t o v c h e r i v o l u z i o n ò tutti gli e l e m e n t i della situazione politica e militare. Questi d u e avvenimenti capitali m a t u r a r o n o e s o p r a v v e n n e r o senza che l'Italia fosse capace di p r e v e d e r n e la d a t a , di v a l u t a r n e la p o r t a t a , e di adattarvi le sue decisioni. R a r a m e n t e un alleato fu i n g a n n a to con m a g g i o r e cinismo, e si lasciò con m a g g i o r e sprovved u t e z z a i n g a n n a r e . Gli a p p u n t i , p r o m e m o r i a , p r o g r a m m i che Mussolini e Ciano a n d a v a n o abbozzando, la loro t r a m a 241

di i n c o n t r i , i loro a r r o g a n t i «schiaffi» a q u e s t o o a q u e l diplomatico («Percy L o r a i n e - l'ambasciatore inglese - e r a al r i t o r n o da un colloquio con Mussolini a Palazzo Venezia rosso, congestionato e scosso da un tic nervoso») risultano, nella p r o s p e t t i v a storica, boriosi e inutili. Mosse di a t t o r i di c o n t o r n o , i cui gesti e le cui parole n o n avevano alcun reale peso nel p r o c e d e r e degli avvenimenti. T a n t a cecità derivò in p a r t e dalla malafede tedesca, e in p a r t e dalla deliberata volontà d i n o n v e d e r e . Cominciò p e r Mussolini, in quel p e r i o d o , un travaglio che si p r o l u n g ò fino al g i o r n o in cui, c o n u n a s o r t a di c u p o sollievo, p r e c i pitò l'Italia in g u e r r a . Capiva di n o n essere più p r o t a g o n i sta; e capiva a n c h e , c o n la sua i n d u b b i a i n t e l l i g e n z a , c h e n o n sarebbe più riuscito a diventarlo né r e s t a n d o fuori dal conflitto né e n t r a n d o v i . N e l p r i m o caso a v r e b b e subito la sorte degli assenti «che h a n n o s e m p r e torto» (e q u e s t o e r a il suo i n c u b o ) , e i n o l t r e a v r e b b e c o n t r a d d e t t o u n a t e n a c e p r e d i c a z i o n e di bellicosità, di vitalismo, di d i n a m i s m o , di «presenza»; nel s e c o n d o caso a v r e b b e avuto fatalmente un r u o l o m i n o r e , al fianco del colosso tedesco. V ' e r a u n ' u n i c a soluzione, che gli consentisse di evitare l'uno e l'altro c o r n o del d i l e m m a : il rinvio della g u e r r a , la r i n u n c i a della Germ a n i a ad a p p i c c a r e p r e s t o l ' i n c e n d i o . I soprassalti di a g gressività mussoliniana (allo stesso Percy L o r a i n e disse il 7 luglio c h e «se l ' I n g h i l t e r r a è p r o n t a a c o m b a t t e r e p e r dif e n d e r e la Polonia, l'Italia è decisa a p r e n d e r e le a r m i p e r la sua alleata G e r m a n i a » ) e r a n o di m a n i e r a . C o n l ' a g g r a vante che questo secondo violino si vedeva costretto a suon a r e i g n o r a n d o quale fosse lo spartito. N o n è che m a n c a s sero, a Palazzo Venezia e a Palazzo Chigi, le informazioni e gli avvertimenti (almeno p e r q u a n t o r i g u a r d a la crisi polacca, che il p a t t o russo-tedesco restò segreto p e r tutti, Italia e G i a p p o n e c o m p r e s i , f i n o all'ultimo m o m e n t o ) : è c h e n o n venivano ascoltati. Di questa leggerezza e insipienza, m a s c h e r a t a con atteggiamenti evasivi, o altezzosi, o tracotanti, Ciano ci ha lascia242

to u n a testimonianza e s e m p l a r e . Attolico incalzava, e il ministro degli Esteri ostentava insofferenza o indifferenza p e r i r a p p o r t i del suo ambasciatore, al cui fianco aveva messo, c o m e m i n i s t r o consigliere, il c o g n a t o Massimo Magistrati. Costui, b e n s a p e n d o cosa Ciano desiderasse sentirsi dire, lo a c c o n t e n t a v a , nei limiti d e l verosimile, c o n t r a d d i c e n d o il suo capo missione. Il 21 luglio il ministro osservò che Attolico era stato p r e s o da «una crisi di panico n o n del tutto giustificata», il 22 luglio che aveva «perso la testa», il 27 luglio c h e « a p p a r e s e m p r e p i ù manifesta la c a n t o n a t a p r e s a dall'ambasciatore: a n c o r a u n a volta R i b b e n t r o p ha confermato la ferma volontà germanica di evitare il conflitto p e r un ancora l u n g o p e r i o d o di tempo», e infine il 27 luglio (dopo un mese e qualche g i o r n o le t r u p p e tedesche avrebbero varcato il confine con la Polonia) a n n o t ò : «Questa volta Attolico ha preso un grosso granchio: si è spaventato della sua o m b r a e, forse d'accordo con qualche elemento del ministero degli Esteri tedesco, ha voluto salvare la Patria che n o n e r a affatto in pericolo». Finché, il 2 agosto, Ciano ebbe - era o r a - dei d u b b i : «L'insistenza di Attolico mi r e n d e pensoso. O questo ambasciatore ha perso del tutto la testa, o vede e sa qualche cosa che a noi c o m p l e t a m e n t e sfugge. Le a p p a r e n z e sarebb e r o per la p r i m a alternativa. Ma conviene osservare con attenzione gli eventi». A snebbiare gli occhi a C i a n o p r o v v i d e r o tra l'I 1 e il 13 agosto von R i b b e n t r o p e Hitler, d u r a n t e successivi incontri p r i m a a Salisburgo, tra i d u e ministri degli Esteri, q u i n d i al Berghof, con il Fùhrer. Si era d a p p r i m a p e n s a t o a un «vertice» dei d u e dittatori, il 4 agosto, al B r e n n e r o , poi annullato p e r volontà d i e n t r a m b i , m a s o p r a t t u t t o d i Hitler, che n o n era ansioso etpour cause, d'avere u n a spiegazione franca con il Duce. Sul t r e n o che lo portava in Austria, Ciano si faceva ancora molte illusioni. Mussolini l'aveva incaricato di d i m o s t r a r e ai tedeschi che «lo scatenare u n a g u e r r a adesso sarebbe u n a follia»; solo il sessanta p e r cento di possibilità di vittoria, che 243

d o p o t r e a n n i s a r e b b e r o salite all'ottanta p e r cento. Di suo p u g n o , il Duce aveva p r e p a r a t o u n o schema di comunicato finale che concludeva insistendo su «negoziati internazionali p e r risolvere le q u e s t i o n i c h e t u r b a n o t a n t o pericolosam e n t e la vita europea». La g u e r r a con la Polonia, insisteva il Duce, e r a da evitare «perché è o r m a i impossibile localizzarla e u n a g u e r r a g e n e r a l e sarebbe p e r tutti disastrosa». Nel saloncino del suo t r e n o speciale Ciano ripetè, con l'abituale m o n d a n a disinvoltura, questi concetti, ascoltato dall'ambasciatore tedesco von Mackensen che assentiva g r a v e m e n t e e in cuor suo approvava. Ma ci voleva a n c h e il tocco «duro» e il m i n i s t r o lo d i e d e a g g i u n g e n d o c h e « n a t u r a l m e n t e se la G e r m a n i a ci vuole con lei allora a n d r e m o c o n t r o l'Inghilt e r r a e la Francia, spezzeremo loro la schiena e vinceremo». E r a n o parole e basta, le sue. Ma quelle che ascoltò dai tedeschi e r a n o parole che significavano fatti, e fatti t r e m e n d i . «Fu nella sua residenza di Fuschl - raccontò Ciano nella int r o d u z i o n e al Diario - che R i b b e n t r o p , m e n t r e a t t e n d e v a m o di sederci a m e n s a , mi c o m u n i c ò la decisione di d a r fuoco alle polveri, così come avrebbe p o t u t o d a r m i notizia del più m o d e s t o affare di o r d i n a r i a amministrazione. "Ebbene Ribb e n t r o p - gli chiesi passeggiando nel giardino al suo fianco che cosa volete? Il 'Corridoio' o Danzica?". " O r m a i n o n più - e mi s b a r r ò a d d o s s o q u e i suoi f r e d d i occhi da M u s e o Grévin - adesso vogliamo la g u e r r a . " Sentii che la decisione e r a irrevocabile e vidi, in un s e c o n d o , la t r a g e d i a c h e inc o m b e v a s u l l ' u m a n i t à . Dieci o r e d u r a r o n o q u e l g i o r n o l e conversazioni - n o n s e m p r e cordiali - col mio collega tedesco, e altrettante, nei d u e giorni successivi, quelle che io ebbi con Hitler. I miei a r g o m e n t i scivolavano sulla loro volontà c o m e l'acqua sul m a r m o . » A Salisburgo e a B e r c h t e s g a d e n Ciano fece v e r a m e n t e t u t t o il possibile p e r f e r m a r e i t e d e schi, c h e a n c h e n e l l ' o r a in cui s c o p r i r o n o le loro c a r t e - e avevano già violato l'articolo 1 del Patto d'Acciaio che stabiliva l'obbligo della r e c i p r o c a c o n s u l t a z i o n e - n o n dissero q u a n d o e c o m e a v r e b b e r o colpito. C e r t o e r a che a v r e b b e r o 244

colpito p r e s t o , e che la schermaglia p e r Danzica era o r m a i soltanto un pretesto, a n c h e se Goebbels aveva d a t o o r d i n e alla sua p r o p a g a n d a di iniziare un t a m b u r e g g i a m e n t o massiccio c o n t r o la Polonia, con il solito a r g o m e n t o delle a t r o cità inflitte alle derelitte m i n o r a n z e tedesche. Salisburgo convertì Ciano, che si rese conto del r u o l o sub a l t e r n o e m e s c h i n o che Hitler riservava all'Italia nella alleanza («ci p r o m e t t o n o , alla fine, un'elemosina», e infatti Hitler e R i b b e n t r o p a v e v a n o s u g g e r i t o c h e , c o n t e m p o r a n e a m e n t e all'attacco tedesco alla Polonia, ve ne fosse u n o italiano alla Jugoslavia). Ma n o n convertì Mussolini, i cui o n d e g giamenti furono da quel m o m e n t o penosi e sconcertanti: bastava un articolo di giornale inglese o francese a trasform a r l o da m o d e r a t o in bellicista, e poi u n o s g a r b o tedesco p e r r i s o s p i n g e r l o verso i l n o n i n t e r v e n t o . Senza p r o b a b i l m e n t e p r o p o r s e l o , Ciano è stato implacabile nel descriverci la irresolutezza u m o r a l e e a m o r a l e del Duce, che o r m a i n o n sembrava più avere - e p p u r e in altri anni, p r i m a che giganteggiasse su di lui l'ombra frustrante di Hitler, l'aveva avuta, e p r o p u g n a t a con coerenza - u n a linea politica, ma solo avidità e p a u r e , ambizioni ed esitazioni. «Le reazioni del Duce (le p r i m e d o p o Salisburgo N.d.A.) sono di varia n a t u r a . D a p p r i m a mi dà r a g i o n e . Poi dice che l'onore lo obbliga a marciare con la G e r m a n i a . Infine afferma che vuole la sua p a r t e di bottino in Croazia e in Dalmazia.» «Il Duce... è e n t r a t o n e l l ' o r d i n e di idee c h e è impossibile m a r c i a r e a occhi b e n d a t i con la Germania.» (15 agosto); «Ha un r i t o r n o di fiamma degli scrupoli lealistici e vorrebbe che Attolico confermasse a R i b b e n t r o p che, n o n o s t a n t e tutto, l'Italia m a r c e r à con la Germania.» (17 agosto); «Teme l'ira di Hitler.» (18 agosto); «Mussolini ha c o n f e r m a t o la sua decisione di marciare con i tedeschi.» (21 agosto). Ma anche allora C i a n o lo convinse, con p a r o l e appassionate, a fissare un a p p u n t a m e n t o di lui (Ciano) con R i b b e n t r o p , al B r e n n e r o , p e r «rivendicare i nostri diritti di soci». Il ministro d e gli Esteri tedesco «si fece negare» p e r molte ore, e finalmen245

te rispose che n o n poteva fissare subito l'incontro p e r c h é att e n d e v a «un i m p o r t a n t e m e s s a g g i o da Mosca». Fu solo a quel m o d o che il ministro degli Esteri dell'Italia alleata ebbe s e n t o r e del p a t t o tra la G e r m a n i a e l ' U n i o n e Sovietica, la cui firma era i m m i n e n t e . Si trattava, da p a r t e di Hitler, di u n a mossa geniale, a n c h e se essa n o n o t t e n n e il suo massimo obbiettivo, che era quello di i n d u r r e la G r a n B r e t a g n a e la Francia, sfiduciate, ad a b b a n d o n a r e la Polonia al suo d e s t i n o . Ma la G e r m a n i a evitò ciò che più temeva - e che in effetti, più tardi, la p o r t ò alla rovina - u n a g u e r r a cronicizzata su d u e fronti, a ovest e a est. I g e n e r a l i e r a n o stati espliciti, con Hitler. Q u a n d o il F ù h r e r aveva chiesto loro quale esito p r e v e d e s s e r o p e r u n conflitto a r m a t o con le p o t e n z e occidentali, avevano risposto che molto d i p e n d e v a dalla posizione della Russia. «E se restasse n e u t r a l e vinceremmo?» aveva insistito Hitler. «Allora sì» aveva garantito Keitel. E von Brauchitsch, più cauto: «Probabilmente sì». H i t l e r doveva s u p e r a r e in velocità, p e r o t t e n e r e il suo scopo, C h a m b e r l a i n e Daladier, che avevano avviato n e g o ziati con Mosca, ma s t a n c a m e n t e , e c o n t r a d d i c e n d o la loro p e r s o n a l e avversione al c o m u n i s m o . Per di p i ù essi u r t a r o no subito contro un ostacolo che a p p a r v e difficilmente sormontabile. L'Unione Sovietica e r a disposta a stringere u n a alleanza con Francia e G r a n B r e t a g n a , e a fornire u n a sua garanzia, e assistenza, a cinque Stati già posti sotto la p r o t e zione delle p o t e n z e occidentali (Belgio, Grecia, R o m a n i a , Polonia, T u r c h i a ) . Ma voleva a n c h e p o t e r i n v i a r e le sue t r u p p e , in caso di emergenza, negli Stati baltici e in Polonia: condizione questa che sia gli u n i sia l'altra (e p e r ragioni stor i c a m e n t e più che fondate) rifiutavano r i s o l u t a m e n t e . Tuttavia fu deciso di c o n d u r r e a Mosca negoziati paralleli, in vista della alleanza politica, sul p i a n o militare. D u e missioni militari, u n a francese e u n a inglese, p a r t i r o n o p e r la Russia, il 5 agosto, ma n o n in a e r e o , n o n con un veloce incrociato246

re, bensì con u n a nave mercantile, che li sbarcò solo IT 1 del mese. D o p o d i c h é inglesi e francesi si i n t r a t t e n n e r o assiduam e n t e con i russi, la cui d e l e g a z i o n e e r a g u i d a t a d a l commissario alla G u e r r a , maresciallo Voroscilov. I g n o r a v a n o che altre trattative e r a n o in corso con la G e r m a n i a . E n o n è affatto escluso, né inverosimile, c h e Voroscilov fosse all'oscuro di q u a n t o stava facendo il ministro degli Esteri Molotov, che da poco aveva sostituito il brillante e occidentalizzato Litvinov alla guida della politica estera sovietica. Un avvic e n d a m e n t o che relegò Litvinov n e l l ' o m b r a - sino a q u a n d o t e m p o r a n e a m e n t e n e r i e m e r s e c o m e ambasciatore delI ' U R S S a Washington - e che fu il segno evidente di u n m u t a m e n t o di politica. Se p e r C h a m b e r l a i n e Daladier, così c o m e p e r i loro ministri degli Esteri lord Halifax e B o n n e t , l'alleanza con Stalin era un passo politicamente e ideologicamente ostico, p e r H i t l e r e r a a d d i r i t t u r a i l r i p u d i o d i d u e suoi d o g m i : f a n t i bolscevismo, e la ricerca di u n o «spazio vitale» a O r i e n t e , p e r c h é solo a O r i e n t e poteva trovarlo. Ma H i t l e r e r a t a n t o fanatico, inflessibile e c o e r e n t e nelle sue motivazioni di fond o , q u a n t o p r a g m a t i c o ed elastico nelle sue mosse tattiche. C o m e d e l r e s t o Stalin. La decisione di a c c e t t a r e , e quasi m e n d i c a r e , la collaborazione russa gli costò un t o r m e n t o s o travaglio. Ma, incalzato c o m ' e r a dalla furia d'agire, capì che, p e r farlo, n o n aveva altro mezzo. Fu incoraggiato da quegli e s p o n e n t i del suo Stato Maggiore che volevano la tranquillità assicurata su un fianco, p e r o p e r a r e con la massima efficacia s u l l ' a l t r o , e da von R i b b e n t r o p , c o n v i n t o - a t o r t o che la carta russa avrebbe bloccato le p o t e n z e occidentali e ridotto l'imminente scontro ai limiti di u n a g u e r r a locale. A sua volta, von R i b b e n t r o p potè c o n t a r e sulla fervida adesione dell'ambasciatore tedesco a Mosca v o n Schulenburg, che e r a s i n c e r a m e n t e filorusso. Per von S c h u l e n b u r g la n u o v a alleanza doveva d i v e n t a r e il c a r d i n e della politica estera tedesca, p e r H i t l e r e r a soltanto un i n t e r m e z z o necessario e sgradevole. La resa dei conti, a n c h e con I ' U R S S , sarebbe ve247

n u t a a suo t e m p o . Per Stalin infine il patto e r a u n a riedizione a g g i o r n a t a della tradizionale politica della peredyshka (il p e r i o d o di riposo) che A l e s s a n d r o I aveva p e r s e g u i t o c o n N a p o l e o n e a Tilsit nel 1807, e Lenin a Brest-Litovsk, con i tedeschi, nel 1917. U n a volta accettata q u e s t a ipotesi, H i t l e r fu freneticam e n t e ansioso di p o r t a r e a t e r m i n e le trattative. Le i m m e diate e gravose richieste di Mosca n o n lo s g o m e n t a r o n o . Era disposto a d a r e tutto, p u r di avere il suo pezzo di carta prima della fine di agosto. Stalin aveva di p r o p o s i t o calcato la m a n o , nel fissare il prezzo della c o m p r a v e n d i t a . Per la sua benevola neutralità, chiedeva m a n o libera negli Stati baltici e in Finlandia, la Polonia fino alla linea di Brest-Litovsk, e la cessione da p a r t e della R o m a n i a della Bessarabia. I tedeschi n o n m e r c a n t e g g i a r o n o . Volevano soltanto che si firmasse subito. Ma Molotov n o n e r a travolto da analoga ansia, anzi insisteva p e r c h é o g n i cosa si svolgesse «in m o d o c o r r e t t o e ordinato». P r i m a gli accordi commerciali, che e r a n o in elab o r a z i o n e da t e m p o , q u i n d i il t r a t t a t o di n o n a g g r e s s i o n e da stipulare secondo u n a formula scelta tra quelle praticate dai sovietici. Finché il 20 agosto Hitler, incapace di c o n t e nersi, inviò al «signor I. V. Stalin, Mosca», un t e l e g r a m m a in cui quasi lo supplicava di ricevere Ribbentrop, dotato di pieni poteri, il 22 o 23 agosto. Il F ù h r e r era o r m a i in u n o stato d ' a n i m o vicino all'isterismo, tanto che nella notte sul 2 1 , incapace di p r e n d e r sonno, telefonò a G ò r i n g p e r dirgli q u a n to fosse inquieto, irritato, e impaziente. V e r a m e n t e , in quelle o r e , Stalin e b b e nelle sue m a n i il f u t u r o . Se avesse risposto n e g a t i v a m e n t e , o p r o p o s t o u n a data lontana, quasi c e r t a m e n t e Hitler avrebbe d o v u t o rivoluzionare i suoi piani e r i n u n c i a r e alla g u e r r a , p e r qualche mese a l m e n o . Ma alle 21,35 del 21 agosto la risposta arrivò a Berlino, ed era positiva. Il «signor Ribbentrop» era atteso al C r e m l i n o p e r il 23 agosto. Felice, H i t l e r convocò p e r il g i o r n o successivo i massimi capi politici e militari p e r a n n u n c i a r e l o r o la sua «irrevocabile decisione». Per u n a di 248

quelle coincidenze fatali di cui la storia è g r e m i t a , p r o p r i o quel g i o r n o il colonnello Beck aveva acconsentito a che, in caso di g u e r r a , la Polonia affidasse ai russi alcuni suoi territori «in certe circostanze, in m i s u r a limitata, e p e r un t e m p o limitato, quale m e r a base operativa sotto controllo polacco». Era t r o p p o poco, e t r o p p o tardi. Ai suoi generali Hitler disse: «Io fornirò il p r e t e s t o p r o p a g a n d i s t i c o p e r lo s c a t e n a m e n t o del conflitto. E indiffer e n t e se sia credibile o n o . Al vincitore n o n si c h i e d e mai, d o p o , se ha d e t t o o m e n o la verità. Nello s c a t e n a m e n t o e nella c o n d o t t a della g u e r r a quello che conta n o n è mai il diritto, bensì la vittoria». E concluse, con ferocia: «Chiudere il c u o r e alla c o m p a s s i o n e . P r o c e d i m e n t i brutali. O t t a n t a milioni di t e d e s c h i d e v o n o v e d e r soddisfatti i loro diritti... Massima durezza». La notte dal 23 al 24 agosto Ribbentrop e Molotov firmar o n o il patto di n o n aggressione, che aveva u n a d u r a t a di dieci anni e conteneva d u e clausole segrete aggiuntive, rese note al processo di Norimberga. Con esse, «nell'eventualità di u n a trasformazione territoriale e politica», la frontiera settentrionale della Lituania sarebbe anche diventata la frontiera tra le sfere d'interesse tedesca e russa negli Stati baltici, m e n t r e «la linea Narev-Vistola-San a v r e b b e diviso le r e c i p r o c h e sfere d'interesse in Polonia». «Il p r o b l e m a se il m a n t e n i m e n t o di u n o Stato polacco i n d i p e n d e n t e possa essere considerato auspicabile nell'interesse di e n t r a m b e le parti - precisavano le clausole segrete - sarà deciso in m o d o definitivo soltanto nel corso degli ulteriori sviluppi degli a v v e n i m e n t i politici.» Si brindò, al Cremlino, p e r festeggiare l'imminente bottino, e al m o m e n t o del c o n g e d o Stalin assicurò R i b b e n t r o p che «l'Unione Sovietica p r e n d e r à molto sul serio il n u o v o patto, e lui Stalin poteva d a r e la sua parola d'onore che I'URSS n o n avrebbe ordito inganni nei riguardi dell'altro contraente». La notizia d e l l ' a c c o r d o russo-tedesco fu c o m u n i c a t a ai governi italiano e giapponese - firmatari con la G e r m a n i a del 249

patto a n t i - C o m i n t e r n , che e r a u n a vera crociata ideologica e politica c o n t r o il c o m u n i s m o - p o c h e o r e p r i m a c h e le a g e n z i e di s t a m p a la diffondessero in t u t t o il m o n d o . A Tokio, l ' a n n u n c i o fu politicamente devastante. Il ministero e n t r ò in crisi, si p e n s ò ad un r i c h i a m o dell'ambasciatore a Berlino e Auriti, ambasciatore italiano a Tokio, avvertì in un r a p p o r t o telegrafico che cresceva u n a « p r o f o n d a i n d i g n a zione verso la G e r m a n i a , accusata di aver t r a d i t o l'amicizia e il p a t t o a n t i c o m u n i s t a senza n e p p u r e p r e a v v i s a r e circa i suoi disegni». A R o m a il c o n t r a c c o l p o fu diverso: n e s s u n a d e p l o r a z i o n e ufficiale, a n c h e se C i a n o ribolliva di rabbia; anzi, un senso di intimorita a m m i r a z i o n e p e r quel giuocatore d'azzardo che sapeva sfoderare, nel m o m e n t o più i m p r e vedibile, gli assi t e n u t i b e n nascosti nella manica. Al solito, la rabbia e l'invidia si a c c o m p a g n a r o n o alla cupidigia, e alla velleità di rivalsa. «I tedeschi h a n n o fatto un colpo da m a e stri» a n n o t a v a Ciano, e a g g i u n g e v a (22 agosto): «Non conviene p r e c i p i t a r e le decisioni: a t t e n d e r e , e se possibile ten e r c i p r o n t i a fare a n c h e n o i la n o s t r a p a r t e di b o t t i n o in C r o a z i a e Dalmazia. II D u c e ha già costituito l ' a r m a t a com a n d a t a da Graziani: io ho cominciato a mobilitare i nostri amici croati, in Italia e in luogo.» Ma già il g i o r n o successivo il c o n t e , visto c h e l'avvenim e n t o restava al di fuori della sua p o r t a t a , tentava di smin u i r n e l'importanza. «Non è, a mio avviso, così f o n d a m e n tale.» Per reinserirsi nelle g r a n d i t r a m e politiche Mussolini autorizzò Ciano a p r o p o r r e u n a composizione del contrasto tedesco-polacco basata sulla restituzione di Danzica al Reich, «dopo di che negoziati e g r a n d e Conferenza della Pace». La p r o p o s t a e m o z i o n ò a tal p u n t o Percy L o r a i n e da farlo accasciare tra le braccia di Ciano. «Ha trovato asilo e riposo nel gabinetto: in quello n o n diplomatico», infierì il ministro nel suo Diario. N a t u r a l m e n t e Mussolini e Ciano i g n o r a v a n o c h e H i t l e r aveva fissato l'inizio del «Caso Bianco» (Fall Weiss), ossia della c a m p a g n a polacca, p e r il 26 agosto alle 4,30. Ma la macchina militare tedesca dovette muoversi con 250

q u a l c h e g i o r n o di r i t a r d o p e r c h é Hitler, n o n o s t a n t e Yen plein di Mosca, subì d u e c o n t r a t t e m p i gravi. Il p r i m o , e forse il p e g g i o r e , fu l'ir r e m o vibilità inglese. C h a m b e r l a i n n o n a v r e b b e p o t u t o essere più chiaro, in un messaggio al F ù h rer. «È stato affermato - gli scrisse il 23 agosto - che se il gov e r n o di Sua Maestà b r i t a n n i c a nel 1914 avesse r e s o n o t o con m a g g i o r e chiarezza il suo p u n t o di vista, si sarebbe evitata quella g r a n d e catastrofe... Il g o v e r n o di Sua Maestà è b e n deciso a fare in m o d o che, nel caso specifico, n o n sussistano malintesi del g e n e r e , con le loro tragiche c o n s e g u e n ze.» Infatti il 25 agosto la G r a n B r e t a g n a e la Polonia firmar o n o un trattato di m u t u a assistenza in base al quale un attacco tedesco a v r e b b e p r o v o c a t o a u t o m a t i c a m e n t e l'intervento degli inglesi a sostegno della alleata. Il t e m p o di Monaco era finito p e r s e m p r e . L'uomo dell'ombrello aveva p r e so il fucile. L'uomo del «Libro e Moschetto» e r a diventato invece riluttante a imbracciare l'arma. Continuava ad altalenare, prima n o n voleva c o m b a t t e r e , poi temeva «l'aspro giudizio tedesco» e i n t e n d e v a intervenire subito. Ma le comunicazioni ai tedeschi n o n lasciarono loro molte illusioni su u n a i m m e diata e c o n c r e t a scelta di c a m p o dell'Italia. In un a p p u n t o p e r Hitler, Mussolini formulò il 25 agosto queste ipotesi: «1) Se la G e r m a n i a attacca la Polonia e il conflitto r i m a n e localizzato, l'Italia d a r à alla G e r m a n i a ogni forma di aiuto pratico ed economico che sarà richiesto. 2) Se la G e r m a n i a attacca la Polonia e gli alleati di questa contrattaccano la G e r m a nia, l'Italia n o n p r e n d e r à la iniziativa di operazioni belliche date le attuali condizioni della nostra p r e p a r a z i o n e militare, r e g o l a r m e n t e e t e m p e s t i v a m e n t e s e g n a l a t e al F ù h r e r e a v o n R i b b e n t r o p . L'Italia n o n p u ò che affrettare la sua p r e p a r a z i o n e militare e la sollecitudine del suo intervento sarà in relazione ai mezzi bellici e m a t e r i e p r i m e . Il Duce resta in attesa di c o n o s c e r e il giudizio del F ù h r e r su t u t t o q u a n t o precede». La n o t a di Mussolini si incrociò con u n a lettera di Hitler, 251

che voleva chiarire i motivi del patto con la Russia, e la reticenza nell'informarne l'alleato. D o p o u n a serie di accuse ai giapponesi, disposti a c o o p e r a r e c o n t r o I'URSS, m a n o n contro l'Inghilterra, il dittatore tedesco aggiungeva senza molta c o n v i n z i o n e : «Non vi avevo a n c o r a , Duce, i n f o r m a t o in dettaglio su questo a r g o m e n t o (il trattato di Mosca) p e r c h é mi m a n c a v a n o n soltanto la visione dell'ampiezza che q u e ste conversazioni a v r e b b e r o p o t u t o r a g g i u n g e r e , ma a n c h e e s o p r a t t u t t o la certezza della possibilità del successo... Mediante le disposizioni in esso c o n t e n u t e è assicurato nel caso di q u a l u n q u e conflitto l'atteggiamento benevolo della Russia». C o n le d u e docce f r e d d e di L o n d r a e di R o m a , q u e l 25 agosto fu un b r u t t o giorno p e r Hitler, che sbraitò nei corridoi della Cancelleria c o n t r o «l'infedeltà» degli italiani e disdisse l'ordine di marcia p e r il 26 agosto. La n u o v a ora X fu fissata al p r i m o s e t t e m b r e . Q u i n d i , invasato e i n d o m a b i l e , egli volle m e t t e r e alla prova, subito, la cocciutaggine britannica e la lealtà italiana. A Neville H e n d e r s o n , ambasciatore inglese, t e n n e alla Cancelleria un discorso solenne e accattivante. Offrì alla G r a n B r e t a g n a a d d i r i t t u r a un trattato di alleanza e u n a garanzia p e r il suo I m p e r o , a c o n d i z i o n e c h e gli fossero dati c o m p e n s i coloniali, che gli i m p e g n i con l'Italia rimanessero inalterati, e che fosse esclusa u n a g u e r r a con la Russia. Poi, con u n o dei suoi caratteristici salti d ' u m o r e , a g g i u n s e in t o n o dimesso, quasi patetico, che «egli e r a p e r n a t u r a un artista, e n o n un u o m o politico, e, u n a volta risolto il p r o b l e m a polacco, era sua intenzione c o n c l u d e r e la sua esistenza c o m e artista, e ritirarsi». Ma C h a m b e r l a i n n o n ced e t t e di un pollice. A g g r e d i r e la Polonia equivaleva ad agg r e d i r e l'Inghilterra. A Mussolini il F ù h r e r chiese di quali mezzi bellici e di quali materie p r i m e l'Italia avesse bisogno, ed e n t r o q u a n t o t e m p o . La «lista della spesa» fu compilata la mattina del 26 agosto, a Palazzo Venezia, d u r a n t e u n a r i u n i o n e cui interv e n n e r o , con il Duce e Ciano, i tre Capi di Stato Maggiore e 252

alcuni tecnici, tra gli altri l ' i n t e n d e n t e generale Favagrossa. Mussolini in p e r s o n a prese a trascrivere cifre su cifre traendole da u n a «relazione della commissione s u p r e m a di difesa» e modificandole in base alle osservazioni che q u a l c u n o dei presenti a n d a v a facendo. Ne risultò un fabbisogno e n o r me di m a t e r i e p r i m e , centosettanta milioni di tonnellate di r i f o r n i m e n t i , c h e a v r e b b e r o richiesto, p e r il t r a s p o r t o , diciassettemila treni di c i n q u a n t a vagoni, e che Attolico disse a Berlino essere necessari subito (l'ambasciatore equivocò di p r o p o s i t o ) . La compilazione del d o c u m e n t o e r a stata a un certo p u n t o i n t e r r o t t a p e r c h é nella s t r a d a passava u n corteo f u n e b r e , a c c o m p a g n a t o dalla musica, e il D u c e , s u p e r stizioso, s'era fatto d'improvviso svogliato. «Senza la certezza di questi rifornimenti - precisò la nota a c c o m p a g n a t o r i a di Mussolini a Hitler - ho il d o v e r e di dirvi che i sacrifici ai quali io chiamerei il p o p o l o italiano - sicuro di essere obbedito - p o t r e b b e r o essere vani e c o m p r o m e t t e r e c o n la mia a n c h e la vostra causa.» La lista ebbe l'effetto che Ciano si p r o p o n e v a . P u r assicur a n d o , puntigliosamente, di p o t e r soddisfare u n a p a r t e delle richieste, Hitler aggiunse che gli era impossibile d a r e tutto «per ragioni p u r a m e n t e organizzative e tecniche». La lista, «tale da u c c i d e r e un toro», c o m e scrisse C i a n o , e r a un e s p e d i e n t e p e r n o n confessare che l'Italia preferiva restare fuori dalla mischia. Infatti Mussolini, a v u t a in m a n o la risposta di Hitler, gli mosse un a p p e n a dissimulato r i m p r o v e ro, quasi che l ' i n a d e m p i e n t e fosse la G e r m a n i a . «Risulta che vi trovate nella materiale impossibilità di r i e m p i r e i g r a n d i vuoti che le g u e r r e d'Etiopia e di S p a g n a h a n n o prodotto... Lascio a voi di c o m p r e n d e r e il mio stato d ' a n i m o nel trovarmi costretto da forze superiori alla mia volontà a n o n darvi la mia s o l i d a r i e t à positiva.» E c o n c l u d e v a c h i a r e n d o c h e «per q u e s t o , n o n p e r c o n s i d e r a z i o n i d i c a r a t t e r e pacifista aliene dal mio spirito», insisteva p e r u n a soluzione politica della crisi. La c o n t r o r e p l i c a tedesca fu r a s s e g n a t a . «Io a p p r e z z o 253

- scrisse il F ù h r e r al Duce - le ragioni che vi h a n n o imposto questa decisione», che, aggiunse con u n a v e n a t u r a d'ironia, «può a n c h e essere benefica». Chiese tuttavia che l'atteggiam e n t o italiano n o n venisse reso ufficialmente n o t o «almeno fino allo scoppio della lotta» e che le misure militari di e m e r genza venissero m a n t e n u t e p e r i m p e g n a r e q u a n t o più fosse possibile le forze anglo-francesi. C o n sollievo, Mussolini p r o m i s e : «Il m o n d o n o n sa e n o n s a p r à q u a l è l'atteggiam e n t o dell'Italia p r i m a dello scoppio della lotta, e saprà invece che l'Italia ha concentrato le sue forze verso le frontiere delle g r a n d i democrazie. Sui confini francesi ho concentrato 1*7 divisioni più 27 battaglioni alpini più la g u a r d i a alla frontiera». Conscio o r m a i delle intenzioni italiane, Hitler ebbe, nelle n o n molte o r e ormai che dividevano la G e r m a n i a e l'Europa dalla g u e r r a , un solo assillo: i n d u r r e la G r a n Bretagna, e sulla sua scia la Francia, a n o n a c c o r r e r e in soccorso della Polonia. La m a t t i n a del 29 a g o s t o i g i o r n a l i di G o e b b e l s p u b b l i c a r o n o , con accenti di indignazione e di esasperazion e , la notizia che altri sei cittadini tedeschi e r a n o stati assassinati in Polonia. Vera o falsa che fosse la informazione - e n o n possiamo sapere quali tenebrose t r a m e si nascondessero d i e t r o quelle m o r t i - essa offriva a H i t l e r un u l t e r i o r e pretesto psicologico. Q u e l l o stesso g i o r n o H i t l e r e R i b b e n t r o p p r e p a r a r o n o u n a serie di p r o p o s t e che, u n a volta p r e s e n t a t e ai polacchi, a v r e b b e r o d o v u t o essere accettate o r e s p i n t e i m m e d i a t a m e n t e . Il dittatore tedesco e r a in p r e d a a u n a crisi di furore, e misurava a g r a n d i passi, r i n g h i a n d o , il suo ufficio nella Cancelleria. «Non ho mai sentito suoni simili uscire da u n a gola u m a n a » disse poi un testimone. La sera il F ù h r e r ricevette H e n d e r s o n , c h e v e n t i q u a t t r ' o r e p r i m a l'aveva inform a t o della d e t e r m i n a z i o n e inglese di assistere la Polonia ma a n c h e della possibilità di u n a m e d i a z i o n e di L o n d r a , e gli d e t t ò le sue condizioni. Accettava di t r a t t a r e , ma un plenipotenziario polacco doveva presentarsi a Berlino e n t r o l'in254

d o m a n i , v e n e r d ì 30 agosto. «I miei soldati - spiegò Hitler a H e n d e r s o n , che protestava p e r la forma ultimativa della comunicazione e sottolineava la impossibilità di far arrivare il p l e n i p o t e n z i a r i o in t e m p o utile - vogliono un sì o un no.» H e n d e r s o n riferì a C h a m b e r l a i n , C h a m b e r l a i n i n f o r m ò i polacchi, e Beck fece s a p e r e che era disposto a n e g o z i a r e , m a «su u n a b a s e d i c o r r e t t e z z a » , n o n nelle c o n d i z i o n i d i Schuschnigg o di H a c h a . Avrebbe accettato volentieri che le conversazioni si svolgessero a Roma. Mussolini p r e m e v a intanto su Hitler. «Da vero amico vostro e del p o p o l o g e r m a n i c o d e s i d e r o dirvi che le p r o p o s t e inglesi c o n t e n g o n o a mio avviso le p r e m e s s e e gli elementi p e r g i u n g e r e ad u n a soluzione favorevole alla G e r m a n i a di tutti i p r o b l e m i che la interessano.» Se Hitler ebbe delle p e r plessità, R i b b e n t r o p , cattivo genio, contribuì a dissiparle rip e t e n d o che, v e n u t a l'ora della battaglia, e d o p o i p r i m i folg o r a n t i successi t e d e s c h i , gli anglo-francesi a v r e b b e r o acc o n s e n t i t o a t r a t t a r e . A m e z z a n o t t e d e l 30 agosto Ribbent r o p convocò H e n d e r s o n e gli lesse r a p i d a m e n t e , in t e d e sco, un d o c u m e n t o che conteneva u n a serie di p r o p o s t e alla Polonia. Q u a n d o l'ambasciatore, che conosceva un p o ' il tedesco, m a n o n a b b a s t a n z a p e r c a p i r e q u a n t o R i b b e n t r o p martellava senza u n a pausa, chiese u n a copia del testo, n o n l ' o t t e n n e (gli fu c o m u n i c a t a solo l ' i n d o m a n i sera). Le p r o poste di Hitler, in sedici p u n t i , a p p a i o n o , alla lettura, abbastanza ragionevoli e m o d e r a t e : restituzione di Danzica alla G e r m a n i a , plebiscito nel «Corridoio» n o n p r i m a che fosse trascorso u n a n n o , p e r d e c i d e r n e l ' a p p a r t e n e n z a , u n a serie di m i s u r e di smilitarizzazione. Ma la verità vera è c h e Ribb e n t r o p considerava d e c a d u t a quell'offerta, p e r il m a n c a t o arrivo di un plenipotenziario polacco «atteso invano d u r a n te d u e giorni», nel m o m e n t o stesso in cui la presentava. Essa aveva esclusivamente valore p r o p a g a n d i s t i c o , p e r futura m e m o r i a . Le a r m a t e del Terzo Reich e r a n o p r o n t e all'avanzata, e q u a n d o H e n d e r s o n e l'ambasciatore francese C o u l o n d r e s e p p e r o in cosa esattamente le p r o p o s t e consistesse255

r o , l'ordine definitivo alla W e h r m a c h t era stato già impartito, la mattina del 31 agosto. La possibilità di u n a soluzione pacifica e r a stata esclusa sia da Hitler, a n i m a t o da u n a volontà d e m o n i a c a di azione e di conquista, sia dai polacchi, r o m a n t i c a m e n t e e fatalisticamente rassegnati ad un ennesim o tragico s m e m b r a m e n t o del loro paese. Ma, c o n d a n n a t i alla sconfitta, n o n volevano a g g i u n g e r e ad essa l'umiliazione di patteggiamenti inutili. Alle 9 di s e r a d e l 31 a g o s t o ci fu, p u n t u a l e , l ' i n c i d e n t e p r o v o c a t o r i o . Al c o m a n d o di un ufficiale delle ss, Alfred Naujocks, alcuni u o m i n i p e n e t r a r o n o , fingendosi polacchi, nella sede della radio tedesca di Gleiwitz, trasmisero un p r o clama in polacco, si lasciarono dietro alcuni morti. Alle 4,45 del 1° s e t t e m b r e 1939 i c a n n o n i dell'incrociatore corazzato Schleswig-Holstein a p r i r o n o il fuoco c o n t r o installazioni costiere polacche, le s b a r r e di confine furono alzate, i r e p a r t i tedeschi p e n e t r a r o n o in Polonia. Così, senza dichiarazione di g u e r r a , la g u e r r a e r a cominciata. Il silenzio sui p r o p o s i t i italiani di n e u t r a l i t à - o di n o n belligeranza, t e r m i n e p i ù g r a d i t o a Mussolini - che H i t l e r aveva chiesto e R o m a p r o m e s s o s o l e n n e m e n t e n o n fu m a n t e n u t o . Gli ambasciatori inglese e francese s e p p e r o da Cian o , q u a n d o i c a n n o n i n o n avevano a n c o r a s p a r a t o , che l'Italia sarebbe rimasta in d i s p a r t e . Ma lo avevano capito anche p r i m a . «Percy L o r a i n e - è Ciano che racconta, alla data del 31 agosto - mi p r e n d e le d u e mani: "Da quindici giorni io mi ero reso conto di ciò (il n o n intervento italiano N.d.A.). E lo avevo telegrafato al mio g o v e r n o . Le m i s u r e di questi giorni avevano scosso la mia fiducia. Ma sono felice di essere v e n u t o q u e s t a s e r a a Palazzo Chigi".» R i b b e n t r o p , p e r giustificare i suoi e r r o r i di calcolo, i m p u t ò poi alle indiscrezioni di Ciano l'intervento anglo-francese. Mussolini aveva d i s p o s t o , p e r la v e t r i n a , u n a serie di provvedimenti d'emergenza. Oscuramento, distribuzione di carte a n n o n a r i e , limitazioni alla circolazione automobilistica, divieto di vendita del caffè, c h i u s u r a dei locali pubblici 256

alle undici di sera, a p p r e s t a m e n t o di ricoveri antiaerei, n o m i n e militari. Le forze dell'Esercito sul territorio metropolit a n o furono divise in d u e g r u p p i di a r m a t e , l'una al c o m a n do del Principe di P i e m o n t e (due a r m a t e al c o m a n d o rispettivamente dei generali Marinetti e Grossi), l'altro al c o m a n do di Graziani ( d u e a r m a t e al c o m a n d o di A m b r o s i o e Bastico). F u r o n o a n c h e deliberate severe p e n e c o n t r o gli accap a r r a t o r i . L'Italia, voleva far capire il Duce, era p r o n t a . P r o n t a sì, ma a staccarsi dalla G e r m a n i a , e la popolazione lo a p p r e s e , con i m m e n s o sollievo, dalla dichiarazione che il Consiglio dei ministri, r i u n i t o il 1 s e t t e m b r e alle t r e del p o m e r i g g i o , a p p r o v ò in fretta (Mussolini e Ciano l'avevano già p r e p a r a t a il m a t t i n o ) . Essa spiegava c h e il conflitto tra G e r m a n i a e Polonia aveva avuto origine nel trattato di Versaglia, che le m i s u r e adottate dall'Italia « h a n n o e conserver a n n o un carattere semplicemente precauzionale» e che inf i n e «l'Italia n o n p r e n d e r à iniziativa a l c u n a d i o p e r a z i o n i militari». Gli italiani s e p p e r o , in quelle stesse o r e , che Hitler a p p r o v a v a l'atteggiamento dell'alleato. Un suo t e l e g r a m m a r i n g r a z i a v a il D u c e «per l'aiuto d i p l o m a t i c o e politico che avete u l t i m a m e n t e accordato alla G e r m a n i a » ed e s p r i m e v a la convinzione di p o t e r a d e m p i e r e , con le sue sole forze, «il c o m p i t o assegnatoci». « C r e d o p e r t a n t o d i n o n a v e r e bisogno, in queste circostanze, dell'aiuto militare italiano.» Q u e sto gesto del F ù h r e r e r a stato tutt'altro che s p o n t a n e o . Mussolini aveva telefonato ad Attolico, p e r c h é sollecitasse i tedeschi a m a n d a r g l i il t e l e g r a m m a . «Non vuole passare p e r fedifrago» osservò Ciano. A n c h e in un discorso al Reichstag Hitler fu cordiale verso l'Italia fascista, ma lo fu più a n c o r a verso la Russia comunista. «Germania e Russia h a n n o comb a t t u t o nella p r i m a g u e r r a m o n d i a l e l'una c o n t r o l'altra, ma ciò n o n accadrà u n a seconda volta.» I tedeschi dilagarono subito in Polonia - q u a l c u n o ha osservato a c u t a m e n t e che in quelle p i a n u r e «la seconda g u e r ra m o n d i a l e c o m b a t t e v a c o n t r o la p r i m a » , nel senso c h e si f r o n t e g g i a r o n o d u e s t r a t e g i e e d u e a r m a m e n t i t r a i quali 0

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correva u n a distanza di d e c e n n i - e già il mattino del 5 sett e m b r e il generale H a i d e r p o t r à affermare che «il nemico è p r a t i c a m e n t e disfatto». I l p r o b l e m a n o n e r a quello della resistenza polacca, e r a quello d e l l ' i n t e r v e n t o francese e inglese. Le g r a n d i d e m o crazie o n o r a r o n o i loro i m p e g n i , ma con indecisioni e lentezze soprattutto francesi. S e m p r e il p r i m o settembre, ai C o m u n i , C h a m b e r l a i n ann u n c i ò che cercava a n c o r a di i n d u r r e Hitler a s o s p e n d e r e le operazioni e a ritirare le sue t r u p p e dalla Polonia. «È stato fissato un termine?» lo i n t e r r u p p e un d e p u t a t o . «Se la risposta a q u e s t ' e s t r e m o a m m o n i m e n t o dovesse essere negativa - rispose C h a m b e r l a i n - e a mio giudizio è m o l t o improbabile che n o n lo sia, l'ambasciatore di Sua Maestà è stato a u t o r i z z a t o a c h i e d e r e i lasciapassare.» Vi f u r o n o difficoltà nel sincronizzare le mosse di L o n d r a con quelle di Parigi. F i n a l m e n t e , la sera del p r i m o s e t t e m b r e , poiché Daladier esitava, C h a m b e r l a i n si risolse ad agire da solo, lasciando alla Francia il compito di accodarglisi. H e n d e r s o n fu incaricato di p r e s e n t a r e a R i b b e n t r o p alle 9 del tre settembre un ultimatum, con scadenza alle 1 1 . Evacuazione della Polonia, o la g u e r r a con l'Inghilterra. Il ministro degli Esteri tedesco, con voluta scortesia e a r r o g a n z a , n o n si fece trovare alla Wilhelmstrasse, ma lasciò in sua vece l ' i n t e r p r e t e Paul Schmidt che, n o n a p p e n a ricevuta la comunicazione, si p r e cipitò alla Cancelleria. Davanti a H i t l e r e a R i b b e n t r o p , egli t r a d u s s e il testo. «Come ebbi finito - ha r a c c o n t a t o nelle sue m e m o r i e - r e g n ò u n assoluto silenzio... H i t l e r sedeva c o m e i m p i e t r i t o , fissando il v u o t o . . . D o p o un intervallo che a me s e m b r ò e t e r n o si rivolse a R i b b e n t r o p : "E allora?" chiese H i t l e r al suo m i n i s t r o degli Esteri con un l a m p o d'ira negli occhi... Ribbentrop replicò con voce sommessa: " S u p p o n g o che nelle p r o s s i m e o r e i francesi ci t r a s m e t t e r a n n o un ultimatum dello stesso t e n o r e " » . Il p r o n o s t i c o di R i b b e n t r o p - aveva 258

perfino scommesso con Ciano in proposito - veniva smentito dai fatti. Il conflitto diventava generale. Né valse a modificare il corso fatale degli eventi un tentativo di Mussolini, che alle 10 di quello stesso 3 settembre, u n ' o r a p r i m a che la G r a n B r e t a g n a aprisse ufficialmente le ostilità, inviò u n a n o t a a Hitler facendogli s a p e r e che: «Ci s a r e b b e a n c o r a la possibilità di far accettare da Francia, I n g h i l t e r r a e Polonia u n a conferenza sulle seguenti basi: I) armistizio che lasci le a r m a t e d o v e sono o r a ; 2) r i u n i o n e della c o n f e r e n z a e n t r o d u e o tre giorni; 3) soluzione della vertenza polono-tedesca. Danzica è già tedesca e la G e r m a n i a ha già avuto la sua soddisfazione m o r a l e » . Ma, n e l l ' i p o t i z z a r e il c o n s e n s o a n g l o francese alla sua iniziativa, Mussolini si era spinto t r o p p o oltre. Ribbentrop obbiettò subito che I n g h i l t e r r a e Francia gli stavano p o n e n d o degli ultimatum, e L o n d r a fece sapere che, senza lo s g o m b e r o dei territori invasi, nessun negoziato poteva essere i n t r a p r e s o . In tali condizioni, precisò un successivo messaggio a Berlino, «il Duce n o n si sente di d a r e ulter i o r e corso alle conversazioni». Così la G r a n B r e t a g n a fu in g u e r r a con il T e r z o Reich dalle 11 d e l t r e s e t t e m b r e , e la Francia dalle 17 di quello stesso giorno. Prima di p a r t i r e p e r la zona di operazioni Hitler scrisse al Duce che «sarebbe stato impossibile lasciare n u o v a m e n t e vanificare da raggiri diplomatici i sacrifìci di sangue» e a g g i u n s e c h e «se a n c h e adesso m a i x i a m o p e r vie diverse il nostro destino ci legherà tuttavia l'uno all'altro». Le vittorie t e d e s c h e si s u s s e g u i r o n o con r i t m o veloce. La Blitzkrieg, la g u e r r a l a m p o , stupì, affascinò e a t t e r r ì il m o n d o . Il 6 settembre c a d d e Cracovia, il 7 il g o v e r n o polacco si trasferì a L u b l i n o , p o i in d u e g r a n d i o p e r a z i o n i di accerc h i a m e n t o i resti delle unità polacche furono distrutti. Il 16 settembre, in base agli accordi segreti di Mosca, le forze sovietiche si mossero, p e r p a r t e c i p a r e alla divisione delle spoglie. U n a ipocrita n o t a del C r e m l i n o aveva affermato che, n o n essendovi più n é u n governo o p e r a n t e n é u n a capitale, 259

e in pratica n o n esistendo più u n o Stato polacco, «il governo sovietico n o n p u ò più tollerare che i p r o p r i fratelli ucraini e bianco russi viventi nel territorio polacco siano a b b a n d o n a t i senza alcuna protezione... Per queste considerazioni l'armata russa oltrepasserà i confini allo scopo di p r o t e g g e re le p o p o l a z i o n i e i loro averi». Il 18 s e t t e m b r e le t r u p p e tedesche e sovietiche si i n c o n t r a r o n o a Brest-Litovsk, di lì a p o c h i g i o r n i a n c h e Varsavia c a d d e , il 20 s e t t e m b r e H i t l e r p r o n u n c i ò un discorso trionfale sulla piazza del m e r c a t o di Danzica e infine il 27 settembre R i b b e n t r o p , di n u o v o a Mosca, firmò con i russi un altro trattato «di frontiera e amicizia». Fu a p p r o v a t a u n a dichiarazione c o m u n e tedesco-sovietica s e c o n d o la q u a l e , e l i m i n a t a la q u e s t i o n e polacca, la g u e r r a d o v e v a cessare, e solo la F r a n c i a e l ' I n g h i l t e r r a avrebbero p o r t a t o la responsabilità della sua prosecuzione. Quella responsabilità, le d u e g r a n d i d e m o c r a z i e l'assunsero, m a passivamente, senza o s a r e a l c u n c h é m e n t r e t e d e schi e russi disfacevano la Polonia. Il rilievo vale soprattutto p e r i francesi. L'alleanza con la Polonia li i m p e g n a v a a d a r e il via a un'offensiva, c o n l ' i m p i e g o di a l m e n o 35 divisioni, e n t r o il sedicesimo giorno di g u e r r a . N o n ne fecero nulla. Il g e n e r a l e J o d l dichiarò poi a N o r i m b e r g a : «Se la G e r m a n i a n o n è crollata già nel 1939 lo si deve u n i c a m e n t e al fatto che le circa c e n t o d i e c i divisioni francesi e inglesi schierate sul fronte occidentale, d u r a n t e la c a m p a g n a in Polonia, sono rimaste del t u t t o inattive, b e n c h é avessero di fronte soltanto v e n t i c i n q u e divisioni tedesche». Giudizio rivelatore, a n c h e se la qualità delle divisioni tedesche era migliore, e c o m p e n sava in b u o n a p a r t e la inferiorità n u m e r i c a . Divorata la Polonia - t r a n n e la fetta spettante ai russi - il Terzo Reich si fermò p e r digerirla. Hitler n o n aveva p e r d u to t u t t e le s p e r a n z e di u n a p a c e con gli anglo-francesi, che gli assicurasse le conquiste già realizzate: la offrì ai p r i m i di ottobre ma ebbe in risposta il rifiuto di C h a m b e r l a i n e Daladier. I n t a n t o p r e p a r a v a i balzi successivi. Le t r u p p e francesi e inglesi si a n n o i a v a n o nella dróle de guerre che faceva regi260

strare solo scaramucce e scontri di pattuglie, b e n c h é sulla linea Maginot e sulla linea Sigfrido fossero schierati i più p o tenti eserciti e u r o p e i . L'Italia ritrovava, d o p o gli allarmi, gli a p p r e s t a m e n t i prebellici e le incognite dei primi giorni, u n a normalità dell'emergenza. Per il m o m e n t o Mussolini e r a affezionato al r u o l o di spettatore, e ne diventava anzi p r o p a g a n d i s t a . In u n a lettera a Franco del 6 settembre, p r e n d e n d o atto della dichiarazione di n e u t r a l i t à della S p a g n a , e vaticinandogli che «pot r e t e p r e s e r v a r l a fino alla fine della g u e r r a » , e n u n c i ò le intenzioni dell'Italia. La n o n belligeranza, spiegò, sarebbe stata m a n t e n u t a , salvo che si verificassero « d e t e r m i n a t e circostanze». In un p r o m e m o r i a al Re del 16 settembre il Duce si compiacque che «la ripresa della navigazione oceanica, la fine dell'oscuramento, le misure contro gli accaparratori e altri provvedimenti» avessero fatto t o r n a r e «la calma che e r a stata turbata soltanto dalle nervose folle delle g r a n d i città». L'Italia n o n e r a b e l l i g e r a n t e , ma a n c h e i b e l l i g e r a n t i lo e r a n o molto poco, in quella fase di c u p a stagnazione. Infatti Mussolini, rivolgendosi ai fascisti bolognesi il 23 settembre, osservò che «liquidata la Polonia... l ' E u r o p a n o n è a n c o r a effettivamente in g u e r r a , le masse degli eserciti n o n si sono a n c o r a urtate. Si p u ò evitare l'urto col r e n d e r s i conto che è vana illusione... ricostituire posizioni che la storia e il dinam i s m o dei popoli h a n n o c o n d a n n a t o » . In quello stesso discorso il Duce accennò a m o r m o r a z i o n i diffuse da u n a «miserabile zavorra umana», invitò a «ripulire gli angolini» d o ve si a n n i d a v a n o «rottami massonici ebraici, esterofili dell'antifascismo», a m m o n ì che «non bisogna t u r b a r e il pilota, specie q u a n d o è i m p e g n a t o in u n a b u r r a s c o s a navigazione e chiedergli ad ogni istante notizie sulla rotta». «Se e q u a n do io a p p a r i r ò al balcone e convocherò ad ascoltarmi l'intero p o p o l o italiano - disse -, n o n sarà p e r p r o s p e t t a r g l i un e s a m e della situazione, ma p e r a n n u n z i a r g l i , c o m e già il 2 ottobre del 1935 o il 9 maggio del 1936, decisioni, dico decisioni, di p o r t a t a storica.» In u n a N o r i m b e r g a italiana questa 262

assunzione personale e totale di responsabilità avrebbe cert a m e n t e pesato. Gli a n g o l i n i cui Mussolini a c c e n n a v a e r a n o g r e m i t i . Il p o p o l o italiano fu impressionato, ma n o n sedotto, dalla folg o r a n t e vittoria nazista in Polonia, e p a r t e g g i ò s e m p r e più e v i d e n t e m e n t e , con il t r a s c o r r e r e dei mesi vuoti, p e r gli anglo-francesi. A n c h e al vertice del Regime il p a r t i t o tedesco c o n t a v a un solo tifoso risoluto, R o b e r t o Farinacci. Il quad r u m v i r o De Vecchi, che voleva a n c h e lui la g u e r r a subito - «un vanesio che sogna maresciallati e collari e s p e r a conquistarli col s a n g u e degli altri» - e r a p i ù un caso patetico che un caso politico. Mussolini ebbe a volte d u b b i sulla sua fedeltà, mai sulla sua imbecillità. S u p i n a m e n t e obbedienti, p i ù che i n t e r v e n t i s t i , si d i m o s t r a v a n o S t a r a c e ed E t t o r e M u t i . Ma le m i g l i o r i i n t e l l i g e n z e d e l fascismo - G r a n d i , Balbo, B o t t a i - si e r a n o affiliate al p a r t i t o di C i a n o , ossia della pace. Vittorio E m a n u e l e III n o n era certo filotedesco, vide s o v e n t e C i a n o in q u e l t e m p o d a n d o g l i cauti e m a i c o m p r o m e t t e n t i segni di a p p r o v a z i o n e alla sua politica, ma in sostanza si a d a t t ò senza resistenze di rilievo agli avvenimenti. F i n a l m e n t e - q u a n d o stava p e r c o m i n c i a r e u n i n v e r n o ancora di pace, ma rigido e carico di privazioni - gli italiani p o t e r o n o d a r sfogo ai loro g e n u i n i u m o r i . L'occasione gliela offerse l'Unione Sovietica, con l'attacco del 30 n o v e m b r e alla Finlandia (anch'esso reso possibile dagli Accordi di Mosca, che lasciavano m a n o libera ai russi in quell'area). Opinione pubblica e giornali p a r t e g g i a r o n o o s t e n t a t a m e n t e p e r la piccola nazione aggredita, e p e r i suoi soldati, guidati dal maresciallo M a n n e r h e i m il cui n o m e d i v e n n e l e g g e n d a r i o . L'ostilità e il disprezzo si scaricarono sulla Russia, ma dietro q u e s t o p r i m o bersaglio ve n ' e r a un a l t r o , inconfessato, la G e r m a n i a che della Russia era alleata e complice, e che con la Russia si era spartita la Polonia. Il 4 d i c e m b r e Ciano scrisse che «in tutte le città italiane scoppiettano q u a e là manifestazioni di studenti in favore della Finlandia e c o n t r o la Rus263

sia» e che «la gente grida " m o r t e alla Russia!" e p e n s a " m o r te alla Germania!"». Sul finire del 1939 il fossato tra G e r m a n i a e Italia era assai p i ù p r o f o n d o c h e il p r i m o s e t t e m b r e . Il 7 d i c e m b r e il G r a n Consiglio del fascismo, che d o p o d'allora n o n si sarebbe p i ù r i u n i t o fino al 25 luglio 1943, avallò la n o n belligeranza. Secondo u n o dei presenti, Giacomo Acerbo, Farinacci si batté p e r c h é fosse dichiarata la g u e r r a agli anglo-francesi, e disse che Hitler a v r e b b e r i n n o v a t o l'accusa di tradim e n t o già rivolta all'Italia da Francesco G i u s e p p e nel 1915. Mussolini lo zittì b r u s c a m e n t e . Infine il 16 d i c e m b r e Ciano p r o n u n c i o alla C a m e r a un discorso sulla politica estera, che Mussolini aveva letto, e ascoltò con ostentati cenni di a p p r o vazione. Il ministro lo i m p r e g n ò di «sottile veleno anti-tedesco». N o n vi m a n c a r o n o frasi piuttosto vaghe di solidarietà p e r la G e r m a n i a . Ma C i a n o disse c h i a r a m e n t e che Italia e G e r m a n i a si e r a n o accordate p e r n o n scatenare g u e r r e prima di tre a n n i , che R i b b e n t r o p aveva scartato ogni soluzione politica della crisi polacca b e n c h é il g o v e r n o fascista operasse p e r u n o sbocco pacifico, che il patto russo-tedesco e r a stato p r e s e n t a t o dai tedeschi alla alleata c o m e un d o c u m e n to «di p o r t a t a limitata, tanto più che n o n ci sembrava possibile r a g g i u n g e r e delle m e t e più l o n t a n e d a t a la f o n d a m e n tale posizione di ostilità s e m p r e t e n u t a dalla G e r m a n i a nazista nei confronti della Russia». A C i a n o p r e m e v a di d i m o s t r a r e , e ci riuscì, c h e n o n l'Italia, ma la G e r m a n i a aveva m a n c a t o alla parola data. Per il «delfino» fu il m o m e n t o migliore. Aveva i m p o s t o , - o si illudeva di avere i m p o s t o - la sua politica estera: aveva imposto - o si illudeva di avere imposto - u o m i n i suoi nei posti chiave del g o v e r n o .

CAPITOLO QUINDICESIMO

ETTORE HA BATTUTO ACHILLE

Il 31 o t t o b r e 1939, Mussolini p r o c e d e t t e a u n o di quei terr e m o t i politici che venivano definiti, nel gergo del t e m p o , cambi della g u a r d i a . L'organigramma del G o v e r n o , del Partito, delle Forze A r m a t e ne fu rivoluzionato, r i s p e t t a n d o tuttavia le d u e posizioni di vertice: quella del Duce, e quella di Ciano, che collocò in posizioni di p r i m o p i a n o u o m i n i che riteneva a lui totalmente devoti. N o n v'è d u b b i o che il Duce fosse stato f o r t e m e n t e influenzato, nelle scelte, dai suggerimenti, dalle osservazioni, dai pettegolezzi e dalle malignità del g e n e r o . C i a n o e r a stato colpito, negli u l t i m i mesi, d a d u e gravi lutti. Il 27 g i u g n o gli e r a m o r t o il p a d r e , Costanzo, e il 22 ottobre la tisi aveva stroncato la sorella Maria. D u e p e r d i t e che lasciarono il segno. Per il p a d r e , l'eroe di Buccari, Galeazzo aveva s e m p r e nutrito un sentimento intenso di a m o re e di a m m i r a z i o n e , c o m m i s t o ad un s o t t e r r a n e o disagio, u n a sorta di inconfessata invidia. Aveva sufficiente sensibilità p e r avvertire q u a n t o di più g e n u i n o ci fosse nella forza rustica di Costanzo, in confronto alle sue prodezze, s e m p r e un p o ' esibizioniste, da ragazzo viziato. Maria e r a stata p e r lui, c o m e lasciò scritto, «la b u o n a sorella», «l'unica p e r s o n a che mi voleva bene». L'ora dei trionfi - p e r l'Albania, p e r la S p a g n a - e del g r a n d e sforzo p e r t e n e r e l'Italia fuori dalla g u e r r a , fu oscurata da questi lutti. Ma politicamente, fu anche la sua o r a p i ù i n t e n s a , e a p p a r e n t e m e n t e f o r t u n a t a . N o n p e r nulla si p a r l ò degli u o m i n i insediati nelle maggiori cariche c o m e del «gabinetto Ciano». Davvero pareva che «il vecchio» - espressione q u e s t a s e m p r e p i ù f r e q u e n t e m e n t e 265

usata da Galeazzo p e r indicare Mussolini - fosse m a n o v r a t o dal «generissimo», d i v e n u t o c u g i n o del Re d o p o il conferim e n t o del Collare dell'Annunziata. La m a g g i o r a n z a degli avvicendamenti ebbe rilievo politic a m e n t e limitato. La qualità del ministero n o n ne risultò, in complesso, migliorata, anzi. Un tecnico di valore come Felice G u a r n e r i , o r m a i inviso al Duce p e r i suoi ricorrenti m o niti sulla precaria situazione economica italiana, fu sostituito da Raffaello Riccardi, squadrista e aviatore, «più e s p e r t o di scambi di l e g n a t e - ha osservato E n r i c o Mattei - che di scambi valutari». Il p o s t o di L a n t i n i c o m e m i n i s t r o delle C o r p o r a z i o n i fu p r e s o da R e n a t o Ricci, un g e r a r c a che p e r le sue azioni squadristiche nel carrarese era stato s o p r a n n o m i n a t o «piccolo t e r r e m o t o » . Tassinari r i m p i a z z ò il vecchio sindacalista Rossoni all'Agricoltura e Foreste, Host Venturi rimpiazzò B e n n i alle Comunicazioni, e Adelchi S e r e n a rimpiazzò Cobolli Gigli ai Lavori Pubblici. Il m i n i s t e r o dell'Africa Italiana, d e l q u a l e , d o p o la l i q u i d a z i o n e di L e s s o n a , e r a stato titolare Mussolini in p e r s o n a , passò al g e n e r a l e Attilio Teruzzi, già sottosegretario. Teruzzi era stato p r o t a g o nista, subito d o p o il p a t t o Ribbentrop-Molotov, di un gesto che, nel clima idolatrico del Regime, poteva essere considerato n o n solo provocatorio, ma singolarmente audace. Ricevuto in u d i e n z a dal Duce nella sala del M a p p a m o n d o , l'aveva salutato sbattendo i tacchi e alzando il braccio nel saluto r o m a n o , ma s t r i n g e n d o la m a n o a p u g n o , p e r così i r r i d e r e al sacrilego c o n n u b i o t r a fascismo e c o m u n i s m o . T e r u z z i stesso confidò poi, e possiamo credergli sulla p a r o l a , che il gesto - se l'aveva c o m p i u t o davvero - n o n e r a stato a p p r e z zato. Per un p o ' Mussolini gli t e n n e il broncio. Ma le sue collere n o n e r a n o d u r a t u r e ; a r r i v ò n o n u n a p u n i z i o n e m a l a promozione. A n c h e i vertici militari furono rivoluzionati. R i m a n e n d o Badoglio al suo posto di C a p o di Stato Maggiore g e n e r a l e , le cariche di sottosegretario alla G u e r r a e di C a p o di Stato M a g g i o r e dell'Esercito, fino a q u e l m o m e n t o r i u n i t e nella 266

p e r s o n a dell'ottimista P a d a n i , v e n n e r o s d o p p i a t e : sottoseg r e t a r i o il g e n e r a l e S o d d u , C a p o di Stato Maggiore dell'Esercito il maresciallo G r a z i a n i . Fu silurato Valle, all'Aeronautica, p e r lasciar posto a Pricolo; confermato invece l'ammiraglio Cavagnari come C a p o di Stato Maggiore della Marina. Molti c a m b i a m e n t i a v v e n n e r o a n c h e nei sottosegretariati: e tanta fu la r i d d a dei n o m i che u n o v e n n e dimenticato, n o n figurava né t r a i «dimissionari» - che delle loro dimissioni e r a n o stati informati la sera del 31 o t t o b r e a mezzo-radio - né t r a i confermati. Era, l'ignorato, A u g u s t o de Marsanich, sottosegretario alle Poste. Il p o v e r o de Marsanich, c h e e r a amico di Bottai, s e m p r e m i n i s t r o della E d u c a zione n a z i o n a l e , si i n f o r m ò presso di lui; ma a n c h e Bottai n o n p o t è chiarirgli il mistero. Promise tuttavia di telefonare al Duce, a Villa Torlonia, e lo fece. Ragguagliato, con le cautele del caso, sugli angosciosi d u b b i di de Marsanich, il Duce ebbe u n a fulminea battuta: «E vero, ce lo siamo d i m e n t i cato fermo posta». Ma subito, m a g n a n i m o , aggiunse: «Ditegli che si consideri confermato». Q u e s t o valzer delle cariche, p u r così affollato, sarebbe rim a s t o , in p r o s p e t t i v a , a b b a s t a n z a insignificante senza d u e avvicendamenti che, a p p u n t o p e r la loro i m p o r t a n z a , consid e r i a m o a p a r t e . Achille Starace d o v e t t e c e d e r e la segreteria del partito a Ettore Muti, e v e n n e confinato nell'incarico m i n o r e di C a p o di Stato Maggiore della Milizia; Dino Alfieri fu n o m i n a t o ambasciatore, e Alessandro Pavolini d i v e n n e ministro della C u l t u r a p o p o l a r e . Nel p r i m o caso fu i m p o r t a n t e il s i l u r a m e n t o , nel s e c o n d o la p e r s o n a l i t à d e l n u o v o ministro. Con la caduta di Starace si chiuse p e r il Partito fascista u n ' e poca; con la n o m i n a di Pavolini salì sul firmamento fascista u n a stella che avrebbe brillato di luce s a n g u i g n a d u r a n t e il p e r i o d o repubblichino. Ciano, che si vantava d'essere b u o n conoscitore di uomini, e lo era forse a n c o r m e n o del suocero, c r e d e t t e i n particolare, p e r questi d u e avvicendamenti, 267

di aver affidato leve di c o m a n d o essenziali a fedeli esecutori d e i suoi d i s e g n i . «Mi s e g u i r à c o m e un b a m b i n o » disse di Muti. Per Pavolini nutriva m a g g i o r e stima intellettuale, ma sulla sua fedeltà n o n ebbe dubbi. Sbagliò nel valutare Muti, sbagliò, tragicamente, nel valutare Pavolini. E r a fatale che l'ascesa di C i a n o dovesse p o r t a r e al t r a m o n t o di Achille Starace. La rozzezza, la povertà intellettuale, il c a p o r a l i s m o , il servilismo grottesco del segretario del Partito n o n e r a n o bastati ad alienargli, in otto a n n i , la fiducia di Mussolini. Il «cretino obbediente» aveva trasformato il Partito in u n a cinghia di trasmissione, mastodontica e a m o r fa, di o g n i direttiva d e l D u c e . L'Italia e r a stata m e s s a in u n i f o r m e , c o m p r e s i gli a m b a s c i a t o r i , gli i n s e g n a n t i delle scuole m e d i e , i professori universitari. O g n i atto pubblico, a n c h e se del t u t t o e s t r a n e o alla politica, e r a d i v e n t a t o u n a dimostrazione di fede fascista, ma ridotta alla sola a p p a r e n za. Su questa p e r e n n e recita Starace vigilava, regista alacre e p e d a n t e . Ma, a p p u n t o p e r c h é privo di reale vitalità, e di f e r m e n t i dialettici, il Partito di Starace aveva p o t u t o inglob a r e tutto e immischiarsi in tutto: c o m e centro di p o t e r e e r a di i m p o r t a n z a e n o r m e , u n a m e d u s a opaca alla cui ossession a n t e invadenza e r a impossibile sottrarsi. Al «delfino» q u e s t a situazione n o n p o t e v a p i a c e r e . N e i salotti aristocratici e nei circoli snob che Ciano frequentava, Starace e r a bersagliato i m p i e t o s a m e n t e : e n o n è che facesse m a n c a r e a b b o n d a n t i s p u n t i p e r il sarcasmo e la caricatura. Le coreografìe staraciane e r a n o state surclassate, p e r i m p o n e n z a e serietà, da quelle hitleriane, la sua gestione pignola e m e s c h i n a aveva m o s t r a t o p a r t i c o l a r m e n t e la c o r d a q u a n d o , con la g u e r r a tedesca, tutti avevano sentito, anche Mussolini, che u n b u r o c r a t e dell'entusiasmo, u n m a n i a c o delle uniformi da parata, n o n era più adatto ai tempi. In pace, il ridicolo che avvolgeva Starace poteva passare. Gli italiani ci si d i v e r t i v a n o . C o n la g u e r r a in E u r o p a , q u e l ridicolo intempestivo rischiava di contagiare a n c h e Mussolini, che ne era stato fino allora sfiorato, ma n o n s o m m e r s o . Il Duce n o n 268

aveva intuito p e r gli uomini, ma l'aveva p e r gli u m o r i delle folle. Per le folle di un'Italia minacciata dalla tragedia, Starace n o n era più divertente: era d e p r i m e n t e e grottesco. S u q u e s t o obbiettivo d i v e n u t o v u l n e r a b i l e C i a n o s p a r ò i n c e s s a n t e m e n t e , a n n o t a n d o soddisfatto nel suo Diario i risultati dell'opera di demolizione. Il 4 ottobre il Duce era ormai m a t u r o p e r la decisione. «Mi parla p e r la p r i m a volta in sei a n n i di l i q u i d a r e Starace. L'incoraggio su questa b u o n a strada, e si fa il n o m e di Muti p e r la successione. Muti è un valoroso e un fedele, a n c o r a i n e s p e r t o della cosa pubblica, ma p i e n o di i n g e g n o n a t u r a l e e volitivo. Se verrà n o m i n a t o p o t r à fare b e n e . C o m u n q u e il successore di Starace avrà un g r a n d e successo iniziale, se n o n altro p e r il fatto che è il successore di Starace, così odiato e spregiato dagli italiani.» Per Starace - d i v e r s a m e n t e da q u a n t o a c c a d d e con i ministri Mussolini ebbe il r i g u a r d o di p r e a n n u n c i a r g l i la destituzion e . Gliene p a r l ò il 30 o t t o b r e , in a u t o m o b i l e , al r i t o r n o da u n a visita a Pomezia. Vista p e r d u t a la partita, il segretario limogé avrebbe a l m e n o voluto evitare la successione di Muti e far n o m i n a r e u n o d e i g e r a r c h i della sua covata. N o n ci riuscì n e p p u r e spiattellando a Mussolini alcune maldicenze provinciali r i g u a r d a n t i il c a n d i d a t o . A Palazzo Chigi la sconfitta di Starace fu festeggiata calorosamente. «Ettore ha batt u t o Achille», ironizzò q u a l c u n o . Il segretario u s c e n t e n o n m a n c ò tuttavia di stile, nella circostanza. Vide Muti nell'ufficio di Ciano, che voleva a s s a p o r a r e la scena, «e l'incontro è quasi cordiale». E t t o r e M u t i aveva 3 7 a n n i . E r a r a v e n n a t e , f i g l i o d i u n impiegato dell'anagrafe, e aveva dimostrato p r e s t o la precoc e i r r u e n z a del suo t e m p e r a m e n t o . T r e d i c e n n e e r a stato espulso da tutte le scuole del R e g n o p e r aver preso a p u g n i un professore. «Ho smesso di l e g g e r e i giornali a quindici anni», confidò q u a n d o e r a già u n o d e i p e r s o n a g g i e m b l e matici della n u o v a Italia. Di libri, n e m m e n o p a r l a r n e . Bel ragazzo - aveva solo un piccolo difetto, i denti un p o ' radi, e lo e l i m i n ò i n s e r e n d o t r a i d e n t i veri u n a piccola p r o t e s i 269

e r a coraggiosissimo. A 14 a n n i e r a scappato di casa p e r c h é voleva fare la g u e r r a , l'avevano r i m a n d a t o i n d i e t r o ma p e r successivamente accettarlo c o m e «ardito» adolescente. E r a stato fiumano (D'Annunzio l'aveva battezzato «Gim dagli occhi verdi», e invece e r a n o nocciola), poi squadrista violento m a c o n u n a sua lealtà f o n d a m e n t a l e . N o n t o r t u r a v a , n o n infieriva sui vinti. Faceva tutto in fretta. A 23 a n n i si sposò con la figlia del p r e s i d e n t e della Cassa di Risparmio di Rav e n n a , che gli d i e d e un figlio maschio, m o r t o , e u n a figlia. A 27 a n n i un anarchico attentò alla sua vita, sulla piazza della città, con tre colpi di pistola, ferendolo: «come un re». Lo s p a r a t o r e v e n n e ucciso m e n t r e fuggiva. Poi, tanto p e r dargli qualcosa da fare, lo n o m i n a r o n o console della milizia p o r tuale, e lo d e s t i n a r o n o a Trieste, dove immalinconiva, senza p o t e r m e n a r e le m a n i ; finché trovò m o d o di schiaffeggiare d u e ufficiali inglesi che, affermò, avevano criticato l'Aviazione italiana. Il g o v e r n o si scusò ufficialmente c o n la G r a n B r e t a g n a , Mussolini si c o n g r a t u l ò p r i v a t a m e n t e con lui. Quell'episodio fece nascere in Muti il desiderio di essere un aviatore celebre, e ci riuscì. Era dotato p e r le attività che esigessero prontezza, fegato, n o n molto cervello, e l'aviazione di allora, b e n diversa da quella sofisticata e tecnica di oggi, si adattava alle sue qualità. F i n a l m e n t e v e n n e la g u e r r a d'Etiopia, e Muti p o t è esibirvisi in azioni spericolate e inutili, c o m e il volo r a d e n t e sull'aeroporto di Addis Abeba, ancora in m a n o abissina: i m p r e s a che gli p r o c u r ò g r a n d e p o p o larità, e che Ciano volle ripetere, t o r n a n d o n e con il seggiolino di pilotaggio forato da proiettili della c o n t r a e r e a . D o p o l'Etiopia la Spagna, a n c h e lì con il suo piglio da moschettier e , e il totale rifiuto a ogni interesse culturale (a chi u n a volta gli chiese se gli piacesse Goya rispose in r o m a g n o l o «to' surela», t u a sorella, c o m e l'avessero i n s u l t a t o ) ; e d o p o la S p a g n a l'Albania. Collezionava le più alte decorazioni militari: q u a n d o fu ucciso d u r a n t e i 45 giorni di Badoglio, nel 1943, poteva v a n t a r e u n a medaglia d'oro, l ' O r d i n e militare d i Savoia, dieci m e d a g l i e d ' a r g e n t o , u n a m e d a g l i a d ' o r o 270

spagnola, la croce di ferro tedesca di p r i m a classe. Collezionava a n c h e conquiste femminili, e si compiaceva di scherzi goliardici. Si racconta che in Libia avesse i n d o t t o Leo L o n ganesi a farsi c r e d e r e , g i u o c a n d o su u n a certa somiglianza ( a l m e n o p e r la bassa s t a t u r a ) , il Re e I m p e r a t o r e Vittorio Emanuele III. La n o m i n a di q u e s t o g e n e r o s o e grezzo bravaccio a segretario del Partito fu voluta da Ciano p e r motivi che Mussolini p r o b a b i l m e n t e n o n c o n d i v i d e v a , p u r i n t u e n d o l i , e p u r tollerandoli. Il «delfino» m i r a v a a indebolire il Partito, c h e n o n d i p e n d e v a d i r e t t a m e n t e d a lui, e a d e m a r g i n a r e Starace, che e r a bellicista n o n p e r convinzione politica, come Farinacci, ma p i u t t o s t o p e r assuefazione agli slogans mussoliniani. In effetti il p o t e r e del Partito v e n n e r i d o t t o , s o p r a t t u t t o a vantaggio del ministero della E d u c a z i o n e nazionale, g u i d a t o d a l l ' i n f l u e n t e Bottai. P a r a l l e l a m e n t e , i n c a m p o culturale, il ministero della C u l t u r a p o p o l a r e accrebb e l'ambito delle sue c o m p e t e n z e . Muti n o n e r a u o m o che sapesse svolgere q u e s t o tipo di lotta b u r o c r a t i c o - a m m i n i strativa. Ma n o n era n e m m e n o l ' u o m o che potesse cooperare allo sforzo di Ciano p e r t e n e r e l'Italia fuori dalla g u e r r a . P r o p r i o a lui, di mestiere c o m b a t t e n t e ed eroe, n o n si poteva c h i e d e r e q u e s t o . Risultò p r e s t o c h i a r o che Muti e r a p i ù m e d i o c r e e m e n o docile di q u a n t o Ciano avesse supposto. Il ministro degli Esteri gli mise accanto c o m e capo di gabinetto, i n i z i a l m e n t e , u n suo f u n z i o n a r i o , Raffaele C a s e r t a n o , che vagliava e censurava perfino i d o c u m e n t i c o n t e n u t i nella cartella con la quale Muti si p r e s e n t a v a q u o t i d i a n a m e n t e a r a p p o r t o dal D u c e . Il n u o v o s e g r e t a r i o d e l Partito se ne accorse, e si liberò del sorvegliante. Senza tutela, a g e n d o di testa sua, a c c u m u l ò gaffes su gaffes, cosicché C i a n o , con il trascorrere del t e m p o , diventò s e m p r e più severo. «E un ottimo ragazzo affezionato e devoto, ma che ha più fegato che cervello», «si è m o n t a t o la testa», «è p r e s u n t u o s o e suscettibile», «meno devoto di q u a n t o io lo giudicassi», «inetto e affarista», «un disastro». E il 13 g e n n a i o 1940: «Il D u c e mi 271

parla di Muti. Dice che al Partito adesso c'è mollezza nel com a n d o . Contrasto t r o p p o violento col rigido formalismo di Starace "ch'egli adorava". Ho d o v u t o dargli ragione: Muti si è mal circondato, ed è un p r e s u n t u o s o . N o n c r e d o che d u r e r à a lungo». Infatti lasciò il Partito il 12 g i u g n o , d u e giorni d o p o l'intervento dell'Italia a fianco della G e r m a n i a , p e r t o r n a r e al lavoro di s e m p r e , la g u e r r a . Dino Alfieri, a p p r o d a t o al fascismo dalle file nazionaliste, e r a un g e r a r c a atipico. Dei fascisti peggiori aveva l'ostentazione, il c o n f o r m i s m o , la p i a g g e r i a , la r e t o r i c a . Di intelligenza n o n spiccata, e r a u n g r a n d e galleggiante. Mussolini n o n lo stimava, e a volte osservò che a n c h e le situazioni più d r a m m a t i c h e p e r d e v a n o di serietà, se in esse era coinvolto Alfieri. Ma a questo personaggio disistimato n o n m a n c ò mai un incarico prestigioso. In effetti Alfieri si faceva p e r d o n a r e i difetti di m e n t e e di c a r a t t e r e c o n la amabilità, e c o n la b u o n a educazione. Era u n o dei pochi g e r a r c h i che n o n sfig u r a s s e r o nel contatto con il m o n d o , e il bel m o n d o , italiano e i n t e r n a z i o n a l e . Alto, un volto aristocratico, e l e g a n t e , spiccava nelle c e r i m o n i e . Si e r a a g g r e g a t o a b i l m e n t e alla corte di Ciano, e ne aveva s e m p r e assecondato le m a n o v r e , e blandito le debolezze. C o m e ministro della C u l t u r a p o p o lare e r a stato zelante e insignificante, e s e g u e n d o tuttavia a p u n t i n o gli o r d i n i di Mussolini, che alla stampa, e ai giornalisti, dedicava c u r e personali e quotidiane. Vero e s p e r t o di tecniche della p r o p a g a n d a politica, il Duce si sentì fino all'ultimo giornalista, a n c h e se p e r i giornalisti n o n aveva soverchia c o n s i d e r a z i o n e . «Sono c o m e gli organi di Barberia. C o n u n a elemosina li metti in moto.» Ma n o n o s t a n t e la valutazione pessimistica e sprezzante, di quegli organi di B a r b e r i a Mussolini si p r e o c c u p a v a m o l t o , anche p e r c h é vedeva affiorare, di tra le righe, ribellioni o nostalgie velate. Gli bastava un titolo p e r scorgere «l'antico lib e r a l e a p p e n a travestito d a fascista. I l c h e vuol d i r e che quello che vien su dal p r o f o n d o n o n era stato b e n seppellito». Vantava la s t a m p a e la letteratura del Regime: « Q u a n d o 272

s a p r a n n o c h e i libri italiani si l e g g o n o all'estero, gli ultimi esterofili di casa nostra c o m i n c e r a n n o a c o m p r a r l i a n c h e loro». Ma soffriva come tutti i dittatori, e più di altri p e r c h é il mestiere gli e r a n o t o fin nelle più i n t i m e fibre, di un complesso di inferiorità. Costringeva giornalisti e giornali e n t r o la camicia di forza di p a r t i c o l a r e g g i a t e veline del Minculp o p , ma aveva crisi di allergia p e r la m o n o t o n i a enfatica di ciò che usciva da quelle p e n n e e appariva in quelle p a g i n e . Alfieri era stato il p u n t u a l e e - c o m e tratto personale - cortese esecutore di queste direttive. Un esempio basta. Alla vigilia della sua sostituzione, il 23 s e t t e m b r e del '39, il ministro aveva dato ai giornali queste istruzioni, d o p o il discorso di Mussolini alle camicie n e r e bolognesi: «Titolo su tutta la p a g i n a sulla c o n s e g n a del Duce al p o p o l o italiano. Il testo del discorso p u ò essere pubblicato in n e r e t t o e deve essere r i g o r o s a m e n t e controllato. R i c o r d a r e di m e t t e r e il saluto al D u c e , nell'inizio e nel t e r m i n e d e l discorso, così c o m e ha fatto la Stefani. Il discorso del Duce p u ò essere c o m m e n t a t o (il c o m m e n t o ve lo m a n d i a m o noi)». S a l t u a r i a m e n t e Alfieri velineggiava prò domo sua. «Nel pubblicare fotografie delle p r o v e sportive e delle g a r e al Foro Mussolini scegliere con accortezza quelle meglio riuscite p e r q u a n t o c o n c e r n e S.E. Alfieri.» U o m o senza acredini, d o vette i n d u l g e r e ai peggiori l u o g h i c o m u n i della p r o p a g a n da c o n t r o le d e m o p l u t o c r a z i e . Al Duce piacevano Stanlio e Ollio e, fino a q u a n d o diventò a n c h e lui antisemita, Charlie C h a p l i n : ma il M i n c u l p o p d o v e t t e s o s t e n e r e che il c i n e m a italiano, con la sua disciplina, fantasia, intelligenza, avrebbe soppiantato, nelle preferenze del pubblico, il cattivo gusto e la c o r r u z i o n e b o r g h e s e dei film stranieri. I n c a p a c e di decisioni i m p o r t a n t i e di e r r o r i gravi, Alfieri, d i v e r s a m e n t e da Starace, c a d d e in p i e d i . Fu n o m i n a t o a m b a s c i a t o r e (per il m o m e n t o senza sede), ma poco d o p o a n d ò a Berlino p e r sostituire l'esperto Attolico, o r m a i sgradito ai tedeschi, e destin a t o in Vaticano. Attolico c o n s i d e r ò un o n o r e , e aveva ragione, la motivazione del suo trasferimento. Alfieri p o r t ò in 273

quell'incarico, che era, dato il m o m e n t o , di e s t r e m a i m p o r tanza, le sue b u o n e m a n i e r e e la sua docilità. N o n altro. Alessandro Pavolini poteva essere considerato, nel b e n e e nel male, l'opposto di Alfieri. T a n t o p r o f o n d a m e n t e ideologizzato e intransigente nelle sue convinzioni q u a n t o Alfieri e r a disponibile e compromissorio, tanto intellettualmente raffinato q u a n t o Alfieri e r a superficiale e m o n d a n o . C'era in lui la stoffa del fanatico, e lo si vide a Salò. T r e n t a s e i e n n e soltanto q u a n d o d i v e n n e ministro, era figlio di un illustre filologo, Paolo Emilio Pavolini. A Firenze, dov'era nato, ebbe accesso fin da r a g a z z o alle case a r i s t o c r a t i c h e , ai cenacoli della cultura. Fu, adolescente, nazionalista e interventista, e p o i p e r t r a p a s s o n a t u r a l e fascista. Ma fu tuttavia amico di Carlo e Nello Rosselli. Anche il suo s q u a d r i s m o era elitario. Faceva capo al g r u p p o del conte Dino P e r r o n e C o m p a g n i , n o n al g r u p p o popolaresco guidato da Tullio T a m b u r i n i . Il g i o v a n e Pavolini si d i s t i n g u e v a p e r la violenza delle s u e idee, ma si d i s t i n g u e v a a n c h e p e r i suoi studi. Prestissimo - s e m b r a a 22 a n n i - c o n s e g u ì c o n t e m p o r a n e a m e n t e d u e l a u r e e , u n a in legge a Firenze, u n a a R o m a in scienze politiche. M e n t r e il fascismo si consolidava p a r v e interessarsi più alla attività giornalistica e letteraria che a quella politica, ebbe u n a sua sedia al Caffè delle Giubbe Rosse, pubblicò il suo p r i m o libro, Giro d'Italia, un r o m a n z o , collaborò alla rivista Salaria. C o m p o n e v a poesie crepuscolari. Ma nel '27 il federale di Firenze, m a r c h e s e Luigi Rodolfi, lo volle c o m e suo vice, nel '29 fu lui stesso f e d e r a l e e f o n d ò un g i o r n a l e , // Bargello, che e r a l ' o r g a n o del fascio, ma si d i s t i n g u e v a p e r u n a certa a p e r t u r a culturale. Vi a p p a r v e r o le firme di Elio Vittorini, di Vasco Pratolini, di R o m a n o Bilenchi, di A r d e n go Soffici. Eletto alla C a m e r a nel '34, d i v e n u t o p r e s i d e n t e della Confederazione professionisti e artisti, Alessandro Pavolini fu t r a gli ispiratori e gli a n i m a t o r i dei Littoriali: u n a manifestazione che aveva la sua i m p r o n t a sia nella etichetta fascista, con aneliti di purificazione e di r i m o d e l l a m e n t o del Partito, sia in un certo frondismo che n o n e r a antimussoli274

n i a n o , ma e r a di c e r t o a n t i s t a r a c i a n o . Al g e r a r c a già n o t o e r a n o spalancate le colonne dei maggiori quotidiani, fino al Corriere della Sera, ed e r a n o s p a l a n c a t i i salotti, c o m p r e s i quelli r o m a n i che Galeazzo Ciano frequentava. I d u e e r a n o fatti, in quel m o m e n t o , p e r i n t e n d e r s i . O p p o n e v a n o u n a concezione aristocratica del fascismo a quella populista e massificatrice di altri gerarchi, e a tratti dello stesso Mussolini. Avevano in c o m u n e anche le ambizioni giornalistiche e letterarie. In Africa volarono nella stessa squadriglia, «La Disperata» (quello fu anche il titolo del secondo lib r o di Pavolini), e c e m e n t a r o n o i loro r a p p o r t i . Finalmente, sulla scia della vertiginosa scalata di Ciano al p o t e r e , v e n n e p e r Pavolini la n o m i n a a m i n i s t r o . I n d u l s e , egli p u r e , alle b u g i e r e t o r i c h e del R e g i m e , scrisse che gli stranieri e r a n o «lividi d'ira e d'invidia p e r c h é h a n n o la precisa coscienza della differenza di livello morale che passa tra i nostri giornali, araldi di un'idea, e quelli delle " g r a n d i democrazie" asserviti alla massoneria e all'affarismo». Protettore pubblico della cinematografia, fu a n c h e p r o t e t t o r e privato dell'attrice Doris D u r a n t i , p r e f e r e n d o p e r l'occasione le r a g i o n i del c u o r e a quelle del moralismo (ma come critico m a n t e n e v a un giudizio sicuro, p e r Ossessione di L u c h i n o Visconti scriverà che «è un film di avanguardia, segna l'inizio di un'epoca»). Il personaggio conservò e accentuò u n a sua connotazione esasperat a m e n t e e quasi d i s p e r a t a m e n t e aristocratica, s p r e z z a n t e verso le sofferenze e le volubilità delle masse. Ma sotto la crosta dell'intellettuale tollerante c'era la sostanza d i u n e s t r e m i s t a . N a t o i n altro a m b i e n t e , cresciuto con altri princìpi, s a r e b b e p r o b a b i l m e n t e d i v e n t a t o un comunista d u r o , o p p u r e , q u a r a n t a n n i p i ù tardi, avrebbe p o tuto essere u n o dei «professorini» delle Brigate Rosse. N o n ebbe r i m o r s o delle m e n z o g n e c h e c o m e m i n i s t r o p r o p i n ò c o n s a p e v o l m e n t e e g r o s s o l a n a m e n t e agli italiani, ma ebbe vergogna del «tradimento» verso la G e r m a n i a . In n o m e della fedeltà i m m o l e r à l'amico che l'aveva c r e d u t o (e in fondo, n o n a torto) fedelissimo, Galeazzo Ciano.

CAPITOLO SEDICESIMO

U N A N N U N C I O NELLA N O T T E

Il Natale della n o n belligeranza fu rigido ma tutto s o m m a t o s e r e n o . L'animazione festosa delle città italiane n o n fu t r o p po t u r b a t a dalla g u e r r a dei «grandi» che sembrava esistere solo nei «bollettini» q u o t i d i a n a m e n t e d i r a m a t i dagli alti com a n d i . Il generalissimo francese Gamelin aveva soprattutto la preoccupazione di trovare ai suoi soldati schierati sulla lin e a Maginot un qualche impiego p e r il t e m p o libero - moltissimo - che avevano a disposizione. Il C o r p o di spedizione inglese sul continente ebbe il suo p r i m o c a d u t o solo il 12 dic e m b r e 1939. L'unico fronte che interessasse davvero gli italiani era quello russo-finnico. I q u o t i d i a n i t e n t a v a n o di t e n e r desta, nel p o p o l o italian o , u n a qualche tensione g u e r r i e r a , e scrivevano favole ottimistiche sulla p r e p a r a z i o n e militare: «Le i n n a t e qualità aggressive del soldato italiano, t e m p r a t e dal fascismo, e rese più efficienti in grazia della p r e p a r a z i o n e spirituale e culturale dei q u a d r i , possono c o n t a r e a n c h e sull'ausilio di un arm a m e n t o e di un e q u i p a g g i a m e n t o di primissimo ordine... L'esercito italiano, o r g a n i s m o giovanile e m o d e r n o , è ricco di elementi tecnici e meccanici, a b b o n d a n t e m e n t e motorizzato. Esso p u ò c o l p i r e r a p i d a m e n t e in t u t t e le direzioni». P r e s s a p p o c o nelle stesse s e t t i m a n e , d u r a n t e u n Consiglio dei ministri, Mussolini spiegò, con il suo f r e d d o sarcasmo: «Pensate che noi a b b i a m o , a d e t t a dei tecnici, un c a n n o n e da 70 millimetri. Magnifico, f o r m i d a b i l e , p e r f e t t o . Ma ha un piccolo difetto: n o n c'è, n o n esiste. N o n è che un progetto, un prototipo». In tanta stagnazione, il Duce si sentiva frustrato. Per rea276

gire al senso di i m p o t e n z a che lo assaliva, i m p u g n ò la p e n na e ai p r i m i di g e n n a i o scrisse a Hitler u n a lettera fitta di c o n s i d e r a z i o n i , di v a l u t a z i o n i e di consigli c h e n o n e r a n o privi di ragionevolezza ma avevano - c o m e tutta l'azione di Mussolini v e r s o il d i t t a t o r e tedesco in q u e l p e r i o d o - un g r a v e difetto. T e n t a v a n o d i inserirsi, p e r influenzarli, i n progetti politici e militari che Hitler e il suo Stato Maggiore avevano o r m a i , nelle g r a n d i linee, delineati, e che n o n toller a v a n o variazioni di rilievo. I d u e n o n si e r a n o p i ù scritti dal settembre. «Sono passati - osservava Mussolini - q u a t t r o mesi d u r a n t e i quali l'azione vi assorbiva c o m p l e t a m e n t e . » Ma, in questa pausa, diventava possibile «farvi, dal mio p u n t o di vista, un e s a m e della situazione». Il D u c e si diceva c o n v i n t o «che la G r a n B r e t a g n a e la Francia n o n r i u s c i r a n n o mai a far capitolare la vostra G e r m a n i a » , ma n o n e r a sicuro «che si riuscirà a m e t t e r e in ginocchio i franco-inglesi, e n e p p u r e a dividerli», a n c h e p e r c h é «gli Stati Uniti n o n p e r m e t t e r e b b e r o u n a tale disfatta delle democrazie». Affermò q u i n d i che le d e m o c r a z i e s a r e b b e r o c o m u n q u e crollate «per difetto di statica interna». Ed ecco finalmente la d o m a n d a che r i p r o p o n e v a la tendenza pacificatrice, e mediatrice, del Mussolini n o n belliger a n t e . «Vale la p e n a - o r a c h e avete realizzato la sicurezza dei vostri confini o r i e n t a l i e c r e a t o il g r a n d e Reich di n o v a n t a milioni di a b i t a n t i - di r i s c h i a r e t u t t o - c o m p r e s o il Regime - e di sacrificare il fiore delle generazioni tedesche p e r a n t i c i p a r e la c a d u t a di un frutto che d o v r à fatalmente c a d e r e e d o v r à essere raccolto da noi che r a p p r e s e n t i a m o le forze n u o v e d ' E u r o p a ? » E r a il c h i a r o s u g g e r i m e n t o di un negoziato con Francia e Inghilterra, p e r il quale il Duce indicò a n c h e la p r e m e s s a essenziale, ossia il ripristino di u n a Polonia i n d i p e n d e n t e , sia p u r e mutilata. «Un p o p o l o che è stato i g n o m i n i o s a m e n t e t r a d i t o dalla sua classe d i r i g e n t e ma che - c o m e voi stesso avete r i c o n o s c i u t o nel vostro discorso a Danzica - si è b a t t u t o con coraggio, merita il tratta277

m e n t o dei vinti, n o n quello degli schiavi. L a c r e a z i o n e d i u n a m o d e s t a Polonia esclusivamente polacca - liberata dagli ebrei p e r i quali a p p r e z z o il vostro p r o g e t t o di raccoglierli tutti in un g r a n d e ghetto a Lublino - n o n p u ò costituire mai più un pericolo p e r il g r a n d e Reich, e sarebbe molto i m p o r tante p e r voi negli sviluppi della guerra...» Il messaggio mussoliniano si p r o p o n e v a , oltre allo scopo di p r e m e r e su Hitler p e r c h é finisse la g u e r r a che in effetti, a o c c i d e n t e , n o n e r a a n c o r a cominciata, a n c h e quello d i disturbare l'intesa di r a p i n a che Berlino e Mosca avevano raggiunta, e che p a r e v a senza i n c r i n a t u r e . Ai tedeschi, che gli avevano r i m p r o v e r a t o di p a r t e g g i a r e t r o p p o ostentatamente p e r la Finlandia, il Duce rispose che quella «valorosa nazione» meritava solidarietà, e che c o m u n q u e gli aiuti italiani e r a n o stati m o d e s t i , «26 aerei da caccia radiati p r i m a della g u e r r a e niente altro... migliaia di volontari si sono presentati i n d i v i d u a l m e n t e alla l e g a z i o n e finnica di R o m a . . . com u n q u e l ' a r r u o l a m e n t o n o n sarà p e r m e s s o dal g o v e r n o » . Q u a n t o al patto Ribbentrop-Molotov Mussolini ammise che la politica «ha le sue esigenze tattiche», ma invitò i tedeschi a n o n esagerare: «Debbo dirvi che un ulteriore passo nel vostro r a p p o r t o con Mosca avrebbe c o n s e g u e n z e catastrofiche in Italia... Lasciatemi c r e d e r e che questo n o n avverrà... La soluzione del vostro Lebensraum è in Russia, n o n altrove. Sino a q u a t t r o mesi fa la Russia era il nemico m o n d i a l e n u m e r o u n o , n o n p u ò essere d i v e n t a t a l'amico n u m e r o u n o . I l g i o r n o in cui a v r e m o d e m o l i t o il bolscevismo sarà la volta delle g r a n d i democrazie». Abbiamo citato estesamente questo d o c u m e n t o p e r c h é fu l'ultimo in cui Mussolini tentò di c o r r e g g e r e la rotta militare e politica hitleriana, e p e r c h é fu a n c h e la sua e s t r e m a p r e s a di posizione pacifista. Hitler n o n rispose subito. Si limitò a s o n d a r e gli italiani - t r a m i t e Attolico - p e r s a p e r e se l'idea mussoliniana della «piccola Polonia» fosse stata p r e c e d u t a da contatti con gli alleati occidentali: ed è difficile dire se in questa ricerca vi fosse più sospetto p e r la possibilità di un flirt fascista con le de278

mocrazie, o più speranza di u n a disponibilità francese e inglese a u n a pace che garantisse a Hitler g r a n p a r t e delle sue conquiste. L e c o n g e t t u r e tedesche e r a n o c o m u n q u e infondate. Mussolini aveva semplicemente espresso, c o m e attestò Ciano, u n a sua «convinzione personale». Ci voleva altro p e r s m u o v e r e Hitler che tacque p e r settim a n e , e q u a n d o affidò f i n a l m e n t e a von R i b b e n t r o p u n a sua lettera con l'incarico di recapitarla p e r s o n a l m e n t e a Roma - e r a già il 10 m a r z o - volle m e t t e r e le cose b e n e in chiaro. N o n e r a più, precisò, t e m p o di negoziati. La «partita sarebbe stata risolta con le armi» e il posto dell'Italia «sarà inevitabilmente a fianco della Germania». A voce, R i b b e n t r o p fu a n c o r a p i ù esplicito: «Tra p o c h i mesi l'esercito francese sarà distrutto ed i soli inglesi rimasti sul continente s a r a n n o i p r i g i o n i e r i di g u e r r a » . P r o p o s e q u i n d i un i n c o n t r o tra il Duce e il F ù h r e r al B r e n n e r o e n t r o pochi giorni e, lasciata Roma, telefonò i m m e d i a t a m e n t e da Berlino p e r sapere se il l u n e d ì 1 8 m a r z o e r a u n a d a t a c h e c o n v e n i v a agli italiani. «Questi t e d e s c h i s o n o i n s o p p o r t a b i l i , n o n d a n n o i l t e m p o né di r e s p i r a r e né di riflettere» c o m m e n t ò Mussolini sbuffando. Ma a d e r ì alla proposta. C o m e molte altre volte nei suoi r a p p o r t i con Mussolini, Hitler fu eccellente psicologo, e tempista. N o n si fece vivo finché la «equidistanza» mussoliniana tra i c o n t e n d e n t i semb r ò salda. Si rivolse invece all'alleato r i l u t t a n t e q u a n d o il D u c e e r a più i r r i t a t o dal blocco navale franco-inglese nel M e d i t e r r a n e o , e dai suoi umilianti riflessi sul prestigio italiano (dal p u n t o di vista economico l'Italia n o n belligerante stava a n d a n d o , c o m e p r o d u z i o n e e c o m e possibilità di fare affari, a gonfie vele, a n c h e se il taglio ai rifornimenti marittimi di c a r b o n e tedesco causava qualche difficoltà). Le navi provenienti dall'Italia, o all'Italia destinate, s u b i r o n o d o p o il p r i m o m a r z o ispezioni accurate. L'ambasciatore Luca Piet r o m a r c h i , che e r a diventato c a p o dell'ufficio « g u e r r a economica» al m i n i s t e r o degli Esteri (l'avevamo visto a c a p o deir«ufficio Spagna»), redasse, in t e m p i successivi, d u e m e 279

moriali su questi «soprusi» s o p r a t t u t t o inglesi, c o n s i d e r a t i c o n t r a r i alle n o r m e i n t e r n a z i o n a l i . L a p u b b l i c a z i o n e integrale del r a p p o r t o n u m e r o u n o , s u l l ' i n t e r a p r i m a p a g i n a del Corriere della Sera, il 12 maggio, fu un chiaro segno di un a n c o r a lento ma fatale processo di riavvicinamento dell'Italia alla Germania. A Ribbentrop il Duce aveva assicurato che l'Italia sarebbe e n t r a t a in g u e r r a a fianco della G e r m a n i a «riservandosi lib e r t à di scelta circa la data», e aveva a d d o t t o c o m e motivo principale dell'intervento «la prigionia italiana nel Mediterraneo». Ancora oscillante, ma i r r e q u i e t o , Mussolini temeva soprattutto che i p r e a n n u n c i di R i b b e n t r o p fossero fondati, e che la G e r m a n i a sferrasse i suoi colpi di maglio sul fronte occidentale, e trionfasse. A quel p u n t o sarebbe stato costretto a fare davvero la g u e r r a - c o m e infatti fece - p e r n o n rinn e g a r e la p r o m e s s a di afferrare gli attimi fuggenti nel quad r a n t e della storia. A n n o t a v a infatti C i a n o , il 12 m a r z o : «Vorrebbe adesso (Mussolini N.d.A.) d i s s u a d e r e Hitler dall'offensiva t e r r e s t r e . Per il Duce l'inazione, che già o r a gli è d u r o s o p p o r t a r e , d i v e r r e b b e e s t r e m a m e n t e penosa qualora le a r m a t e del Reich entrassero decisamente in lotta». Il giorno d o p o (13 m a r z o ) il D u c e e C i a n o d o v e t t e r o c o n s t a t a r e che gli eventi s e m b r a v a n o d a r e ragione, in tutto e p e r tutto, a H i t l e r e a Stalin. La F i n l a n d i a firmò, d o p o aver p a g a t o con 25 mila m o r t i la sua resistenza intrepida, u n a pace dolorosa: l'istmo di C a r e l i a con Vijpuri, p a r t e della Carelia orientale e della Penisola dei Pescatori alla U n i o n e Sovietica, libero transito ai russi attraverso Petsamo. Gli italiani si c o m m o s s e r o p e r l'epilogo di u n a g u e r r a nella quale lo sconfitto aveva p e r s o qualche l e m b o di territorio, ma il vincitore aveva p e r s o la faccia. A questo p u n t o , e p e r breve t e m p o - ossia fino alla offensiva t e d e s c a d ' O c c i d e n t e - il Re r i m a s e a n t i - i n t e r v e n t i s t a m e n t r e Mussolini diventava interventista. Vi furono perfino ipotesi vaghe di colpo di Stato. Il ministro della Real Casa, A c q u a r o n e , avvicinò Ciano, gli parlò « a p e r t a m e n t e della si280

t u a z i o n e in t e r m i n i p r e o c c u p a t i » a s s i c u r a n d o c h e Vittorio E m a n u e l e I I I era al c o r r e n t e del disagio del paese, e q u i n d i a c c e n n ò sibillinamente alla possibilità che il Re dovesse int e r v e n i r e «per d a r e u n a diversa p i e g a alle cose». S e c o n d o A c q u a r o n e , il Re «era p r o n t o a farlo, a n c h e con la più netta energia», e aveva p e r Ciano «più che benevolenza, un vero e p r o p r i o affetto, e molta fiducia». S e m b r a v a n o le p r e m e s s e di un 25 luglio in cui il successore di Mussolini fosse, anzic h é B a d o g l i o , C i a n o . M a l ' i n t e r a faccenda a p p a r e , nella prospettiva storica, c a m p a t a in aria. II Re n o n avrebbe agito («Non ha energia» lamentava De Bono) in un m o m e n t o nel quale il Duce era cinto dagli allori etiopici, spagnoli, albanesi, n o n carico di sconfitte; e Ciano n o n avrebbe osato sostituirsi al suocero, politicamente tanto più g r a n d e di lui. Tuttavia gli a p p r o c c i e gli accenni f u r o n o così insistenti - n o n rimase e s t r a n e o ad essi il principe U m b e r t o - che la Segreteria di Stato vaticana ne ebbe sentore, c o m e attesta un a p p u n t o r i m a s t o negli atti d i p l o m a t i c i della S a n t a S e d e : «C. un m e s e fa era in p r e d i c a t o di s u c c e d e r e a M. e ciò poteva avvenire da un m o m e n t o all'altro. In quei giorni il principe U m b e r t o v e n n e a R o m a p e r u n a s e t t i m a n a e p r a n z ò semp r e con C. Il Re m a n d ò in giro A c q u a r o n e p e r i vari ministeri... e m a n d ò da C. lo stesso Acquarone». Il 18 m a r z o 1940 d u n q u e Mussolini e Hitler si incontrar o n o al B r e n n e r o , sul t r e n o speciale italiano, m e n t r e infuriava u n a tempesta di neve fuori stagione. N o n furono p r e se deliberazioni concrete, ma la sicurezza e, questa volta, anche la calma di Hitler i m p r e s s i o n a r o n o fortemente il Duce. L'annuncio tedesco di u n a prossima offensiva c o n t r o gli anglo-francesi n o n fu c o m p l e t a t o con indicazioni di d a t e . Ma n o n p o t e v a n o esservi d u b b i sulla irrevocabilità d i questi progetti, e sulla risolutezza con cui sarebbero stati realizzati. Mussolini e r a affascinato; p r o m i s e di «marciare con la Germania», ma si riservò la scelta del m o m e n t o . Alla m a n i e r a , disse s c h e r z a n d o a Ciano, di B e r t o l d o , c h e aveva accettato di essere m a n d a t o a m o r t e , p u r c h é gli lasciassero scegliere 281

La campagna di Finlandia

l'albero cui farsi impiccare. Il suo disegno politico e militare inconfessato, e r a tuttavia, a quel p u n t o , molto c h i a r o . Se i tedeschi n o n avessero attaccato a Occidente, o se, attaccand o , fossero stati bloccati, l'Italia avrebbe a n c h e p o t u t o perseverare nella n o n belligeranza. Ma se avessero attaccato, e sfondato, l'intervento sarebbe diventato u n a necessità. A cavallo del «vertice» al B r e n n e r o si p o s e r o i colloqui di Mussolini e di Ciano con il sottosegretario agli Esteri americano S u m n e r Welles, inviato da Roosevelt in E u r o p a p e r un giro di consultazioni negli stessi giorni in cui M y r o n Taylor e r a a c c r e d i t a t o c o m e r a p p r e s e n t a n t e p e r s o n a l e del Presid e n t e a m e r i c a n o presso il Papa. Ciano e l'americano si intesero b e n e . Il ministro italiano giudicò S u m n e r Welles «una d e g n a persona» e l'inviato di Roosevelt lo descrisse, nel suo libro di m e m o r i e Ore decisive, c o r d i a l e , senza affettazione ( t r a n n e al m o m e n t o della fotografia r i c o r d o ) , semplice e a p e r t o n e l l ' e s p r i m e r e i suoi p u n t i di vista. S u m n e r Welles n o n aveva avuto da Roosevelt u n a esplicita missione mediatrice. Se a n c h e l'avesse avuta, n o n si sa cosa avrebbe p o t u t o offrire a Mussolini. Il d i t t a t o r e estese al s o t t o s e g r e t a r i o la disistima che in generale provava p e r gli Stati Uniti. La p r o posta di un i n c o n t r o tra lui e Roosevelt alle Azzorre c a d d e nel vuoto. Il Duce fece anzi dello zelo germanofilo, e, d o p o avere espresso indignazione p e r il blocco anglo-francese dei rifornimenti di c a r b o n e , difese le tesi di Hitler. Si lasciò anche scappare un accenno a «un patto a quattro» che avrebbe p o t u t o «assicurare u n a l u n g a pace», ma senza convinzione. Partito S u m n e r Welles, Mussolini s e n t e n z i ò c h e «tra n o i e gli americani è impossibile qualsiasi intesa p e r c h é loro giudicano i problemi in superficie m e n t r e noi li giudichiamo in profondità». A sua volta S u m n e r Welles descrisse un Mussolini «statico e massiccio, piuttosto che vigoroso, si muoveva con p e s a n t e z z a elefantina, c o m e se o g n i passo gli costasse u n o sforzo». Davvero n o n e r a n o fatti p e r intendersi. Il 31 m a r z o un p r o m e m o r i a di Mussolini ai vertici dello Stato e del Partito fece il p u n t o della situazione. Secondo il 283

Duce «l'Italia n o n p u ò r i m a n e r e n e u t r a l e p e r tutta la d u r a ta della guerra... senza ridursi al livello di u n a Svizzera moltiplicata p e r dieci... Il p r o b l e m a n o n è q u i n d i di s a p e r e se l'Italia e n t r e r à o n o n e n t r e r à in g u e r r a , si tratta soltanto di s a p e r e q u a n d o e come...». C o n t e m p o r a n e a m e n t e - p e r c h é in effetti il d o c u m e n t o di Mussolini fu distribuito il 6 aprile Badoglio mise n e r o su bianco (4 aprile) u n a sua valutazion e . «Allo stato p r e s e n t e - confessò - la nostra p r e p a r a z i o n e è del q u a r a n t a p e r cento.» Q u i n d i riassunse così le direttive da seguire: «1) t e n e r fede alla alleanza con la G e r m a n i a ; 2) c o n t i n u a r e l a n o s t r a p r e p a r a z i o n e militare e v i t a n d o o g n i u r t o con le potenze d e m o c r a t i c h e che ci obblighi ad un p r e m a t u r o i n t e r v e n t o ; 3) a v v e n u t o lo s c o n t r o tra G e r m a n i a , F r a n c i a e I n g h i l t e r r a p r e n d e r e n o r m a dello stato d i p r o strazione delle p o t e n z e d e m o c r a t i c h e p e r essere p r o n t i a d intervenire». Infine Badoglio osservava: «Occorre n o n avere vincoli t r o p p o stretti con gli alleati tedeschi p e r c h é , data la loro n a t u r a p r e p o t e n t e ed invadente, essi p o t r e b b e r o con qualche colpo di testa obbligarci ad intervenire q u a n d o fosse o p p o r t u n o a loro e n o n a noi». A p p r e z z a m e n t o nel quale t r a s p a r e tutta la rozza astuzia contadina di Badoglio. Il maresciallo s e m b r a v a n o n c a p i r e che l ' i m p o s t a z i o n e del r a g i o n a m e n t o mussoliniano, e suo, con l'aria di riservare all'Italia ogni a u t o n o m i a di decisione, faceva in effetti dip e n d e r e l'intervento dalle iniziative tedesche, e dal loro successo. Le ore del destino rintoccavano o r m a i solo a Berlino. E Berlino passò il 9 aprile all'azione c o n t r o la Norvegia e la D a n i m a r c a (quest'ultima o c c u p a t a senza colpo ferire). Per la g u e r r a nel fiordo H i t l e r ebbe q u a l c h e pallida giustificazione. La Norvegia, pacifica e n e u t r a l e , faceva gola, con le sue coste, sia agli anglo-francesi, sia ai tedeschi. C h u r c h i l l avrebbe voluto u n a base d ' a p p o g g i o p e r la flotta in u n o dei porti settentrionali del paese, e n o n essendo riuscito ad assicurarsela decise di m i n a r e le acque territoriali della Norvegia e di p r e d i s p o r r e u n o sbarco sulle coste se i tedeschi l'a284

vesserò invasa, o avessero manifestato c h i a r a m e n t e l'intenzione di farlo. Fin dal 1 ° m a r z o 1940 i piani tedeschi p e r la invasione e r a n o p r o n t i : e d e r a n o piani e s t r e m a m e n t e brillanti. Nella loro miopia strategica, i franco-inglesi s u p p o n e vano che la W e h r m a c h t avrebbe attaccato la Norvegia solo a sud, p e r poi risalirla faticosamente, con la sciagurata tattica degli anglo-americani in Italia tra il 1943 e il 1945. Fu invece p r e p a r a t a u n a serie di aviosbarchi che neutralizzarono il d o m i n i o inglese dei mari, e p o r t a r o n o i tedeschi fino a Narvik (gli Stati Maggiori franco-inglesi si rifiutavano di crederlo, tanto che in un p r i m o m o m e n t o s u p p o s e r o si trattasse di Larvik, u n a località n o n lontana da Oslo). Le Forze A r m a t e tedesche d i e d e r o un'altra straordinaria d i m o s t r a z i o n e della loro capacità combattiva e organizzativa, i franco-inglesi r i v e l a r o n o invece sintomi evidenti delle debolezze che s a r e b b e r o p o i affiorate r o v i n o s a m e n t e nello scontro di giganti sul fronte occidentale. A un Mussolini che e r a s e m p r e p i ù p r o p e n s o alla g u e r r a questa s e c o n d a camp a g n a trionfale di Hitler diede u n a ulteriore spinta. Peggio ancora, egli si convinse che il fascino del successo stesse cont a g i a n d o gli italiani, p e r c h é il p o p o l o «è p u t t a n a , e va col m a s c h i o c h e vince». Perciò il « q u a n d o » d i v e n t a v a s e m p r e più ravvicinato, a n c h e se con volubili m u t a m e n t i , alla giornata: cosicché il 20 aprile l ' a p p u n t a m e n t o con la g u e r r a e r a stabilito p e r agosto, « d o p o aver migliorato la p r e p a r a z i o n e e d o p o i raccolti», e il 22 aprile era spostato alla p r i m a v e r a del 1941. O r m a i il Duce n o n si risentiva n e m m e n o più p e r la p r o c e d u r a , o r m a i consueta m a p u r s e m p r e sprezzante, con cui Hitler lo avvertiva delle sue iniziative. Arrivava un messaggero, e poi un messaggio, q u a n d o già i d a d i e r a n o tratti: solo che p e r la Norvegia n o n fu scomodato il p r i n c i p e d'Assia e l ' a n n u n c i o dell'attacco v e n n e p o r t a t o a Ciano dall'ambasciatore v o n M a c k e n s e n . O r m a i c'era u n a politica f i l o g e r manica di Mussolini che si s o v r a p p o n e v a a quella di Ciano. Di q u e s t a virata si e b b e un s e g n o a n c h e nel r i c h i a m o di 285

Attolico, sollecitato dai tedeschi. Lo rimpiazzò, c o m e s'è già a c c e n n a t o , Alfieri. C i a n o ebbe p e r f i n o la sensazione c h e il suo posto di ministro degli Esteri fosse in pericolo. Rimase invece a Palazzo Chigi. Ma si p u ò dire che già, a quel p u n t o , egli n o n fosse più il «delfino», ma soltanto il g e n e r o del Duce. Votato alla disgrazia, con il fascismo i n t e r o , se l'Italia, e n t r a t a in g u e r r a , fosse stata sconfitta; votato alla disgrazia se avesse vinto a fianco della G e r m a n i a . Hitler e R i b b e n t r o p avevano un conto da saldare con lui. L'unica sua possibilità di riavere il p o t e r e e l'influenza di pochi mesi p r i m a e r a in u n a e s t r e m a rinuncia di Mussolini all'intervento. Molti p r e m e t t e r o sul Duce, in quelle s e t t i m a n e , p e r c h é tenesse l'Italia fuori dal conflitto. Gli scrisse u n a lettera Paul R e y n a u d , che aveva sostituito Daladier c o m e C a p o del gov e r n o francese, t e n t a n d o di fare appello ai suoi sentimenti. Ebbe u n a risposta «fredda, acre, sprezzante». Gli scrisse il Papa, f a c e n d o voti affinché l'Italia r i m a n e s s e in p a c e . La r e a z i o n e di Mussolini fu «scettica, f r e d d a , sarcastica». Gli scrisse, p e r s c o n g i u r a r l o , D i n o G r a n d i , e n o n ricevette risposta. Gli scrisse (1° maggio) Roosevelt, e Mussolini d e t t ò per lui u n a lettera «secca e ostile», nella quale giungeva alla conclusione che «se la d o t t r i n a di M o n r o e vale p e r gli a m e ricani, deve valere anche p e r gli europei». Era convinto che la macchina militare tedesca fosse irresistibile, e vedeva m e glio dei suoi g e n e r a l i , di B a d o g l i o in p a r t i c o l a r e , il q u a l e , d u r a n t e u n a c e r i m o n i a all'Altare della Patria, il 9 m a g g i o , sentenziò che «un attacco alla Maginot sarebbe destinato all'insuccesso» e che «lo s f o n d a m e n t o r i c h i e d e r e b b e un'azione di q u a t t r o mesi e il sacrificio di un milione di uomini». La sera di quello stesso g i o r n o Ciano cenò all'ambasciata di G e r m a n i a (si l a m e n t ò poi n e l suo Diario del «lungo e noioso après-dmer»). Ma l'epilogo del ricevimento fu eccitante. A m e z z a n o t t e e mezza, c o n g e d a n d o s i da C i a n o , v o n Mackensen l'avvertì che forse, d u r a n t e la notte, avrebbe dov u t o d i s t u r b a r l o p e r u n a c o m u n i c a z i o n e telefonica che att e n d e v a da Berlino. Altro asserì di n o n sapere. Alle 4 infatti 287

arrivò a Ciano u n a telefonata dall'ambasciatore, che chiese di essere ricevuto da Mussolini, e a n d ò da lui insieme al ministro, p o r t a n d o in u n a cartella un pacco di d o c u m e n t i . C o n i m p e r t i n e n z a Ciano gli d o m a n d ò se fossero arrivati anch'essi p e r telefono, e von Mackensen, imbarazzato, biascicò che il corriere che li portava era rimasto in albergo fino a q u a n do Berlino gli aveva d a t o il via. Il Duce, preavvisato da Ciano, a t t e n d e v a «calmo e sorridente» l'ambasciatore che lo informò dell'offensiva sul fronte occidentale, e q u i n d i c o n s e g n ò u n o scritto di Hitler che lo invitava «a p r e n d e r e le decisioni che r i t e r r e t e necessarie p e r il f u t u r o del vostro p o p o l o » . Uscito v o n M a c k e n s e n , Mussolini p r o n o s t i c ò c h e il successo delle a r m a t e t e d e s c h e s a r e b b e stato r a p i d o : e r i b a d ì il p r o p o s i t o di i n t e r v e n i r e . (Tre giorni d o p o precisò che voleva e n t r a r e in g u e r r a «ent r o giugno».) La dróìe de guerre e r a finita. C o m i n c i a v a la g u e r r a tout court. 11 14 maggio si arrese l'esercito olandese, il 28 m a g g i o il Belgio, il 4 g i u g n o a D u n k e r q u e f u r o n o evacuati 190 mila soldati inglesi e 140 mila francesi. Hitler aveva vinto e suggellò il suo trionfo, il 14 g i u g n o , con la conquista di Parigi. Lo stesso g i o r n o in cui le a r m a t e di H i t l e r l a n c i a r o n o l'offensiva d ' O c c i d e n t e , un n u o v o P r i m o ministro sostituì N e ville C h a m b e r l a i n al n u m e r o 10 di Downing Street. A 65 anni Winston Churchill p o t è finalmente d i m o s t r a r e , in u n a situazione che gli si attagliava p e r f e t t a m e n t e , tutte le sue qualità. Se il dibattito p a r l a m e n t a r e c h e p r o v o c ò la c a d u t a di C h a m b e r l a i n avesse t a r d a t o un poco (si svolse il 7 e l'8 m a g gio), il g a b i n e t t o C h a m b e r l a i n sarebbe c e r t a m e n t e sopravvissuto. N e s s u n o , n e p p u r e i laburisti più t e m e r a r i , avrebbe osato a p r i r e u n a crisi m e n t r e la W e h r m a c h t si avventava sulle linee alleate. Ma la discussione in P a r l a m e n t o e r a già avv e n u t a , C h a m b e r l a i n - messo in croce dai giornali con accuse di scarsa energia e di senile ostinazione - aveva deciso di a n d a r s e n e , i n d i c a n d o lord Halifax come suo successore. 288

Ma l'opinione pubblica scandiva un altro n o m e , quello di Winston Churchill, fino ad allora P r i m o lord dell'Ammiragliato. E C h u r c h i l l p r e s e il t i m o n e , a capo di un m i n i s t e r o di coalizione cui p a r t e c i p a r o n o a n c h e i laburisti c o n Clem e n t Attlee e altri, e nel quale e n t r ò , d o p o un l u n g o Aventin o , A n t h o n y E d e n , n o m i n a t o m i n i s t r o dei D o m i n i o n s . V i restò a n c h e Neville C h a m b e r l a i n , con la qualifica - che n o n ha equivalenti in altri paesi - di lord P r e s i d e n t e del Consiglio p r i v a t o . Un p e r s o n a g g i o , chi ne è investito, senza responsabilità politiche, ma con compiti rappresentativi. La «promozione» di Churchill fu il frutto della sua tenace o p p o s i z i o n e alla politica dell'appeasement. Gli a m m o n i m e n t i che aveva profuso, inascoltata Cassandra, gli avevano consentito di far risaltare la sua aggressiva e suggestiva personalità, in raffronto ai grigi C h a m b e r l a i n e Halifax. N o n si p u ò invece sospettare che l'investitura a P r i m o ministro fosse, p e r Winston Churchill, u n p r e m i o alla sua o p e r a q u a l e Primo lord dell'Ammiragliato. In quel posto l'impetuoso Winnie aveva d i m o s t r a t o il suo b e n conosciuto d i n a m i s m o , ma anche i suoi altrettanto conosciuti difetti di caparbio pasticcione. Gli sbarchi di t r u p p e in N o r v e g i a e r a n o stati un esempio di c o m e n o n si organizza questo tipo di operazioni militari. Ecco u n a testimonianza giornalistica, r i g u a r d a n t e lo sbarco britannico a Namsos, che basta da sola a definirne le caratteristiche. «Non avevo mai visto u n a confusione simile. Noi ci e r a v a m o a n n e s s a u n a t e n d a e, fra il m a t e r i a l e che si stava sbarcando, n o n ci fu difficile trovare di che m o biliarla quasi s o n t u o s a m e n t e . N e s s u n o c ' i m p e d i v a di far m a n bassa al p o r t o dove o g n u n o si recava p e r suo c o n t o a cercarvi ciò che gli faceva c o m o d o . I piroscafi r e s t a v a n o al l a r g o e s b a r c a v a n o u o m i n i e mezzi con s c i a l u p p e , a l c u n e delle quali a n d a v a n o a vela. Nessun r e p a r t o organico toccava terra. I soldati arrivavano alla spicciolata, carichi di roba, si g u a r d a v a n o a t t o r n o senza raccapezzarsi in quel b a i l a m m e e c h i e d e v a n o a tutti, a n c h e a noi, se s a p e v a m o nulla della c o m p a g n i a tale c o m a n d a t a dall'ufficiale X. N e s s u n o sapeva 289

mai nulla, m a tutti r i s p o n d e v a n o che c e r t o d o v e v a n o trovarsi nei d i n t o r n i e che bisognava cercarli. Si avviavano verso i boschi a piccoli g r u p p i o a n c h e isolatamente, e in genere si p e r d e v a n o nelle osterie in cui trovavano da b e r e qualcosa.» Sir J o h n Colville, c h e di C h u r c h i l l fu c o l l a b o r a t o r e , ric o r d ò su un giornale, nel q u a r a n t e s i m o a n n i v e r s a r i o della n o m i n a di Churchill, che in Norvegia «una portaerei, la Glorious, 2 incrociatori e 10 altre unità navali e r a n o state affondate», e che «un'impresa p r o g e t t a t a con ottimismo era finita in un costoso fiasco, con la e v a c u a z i o n e delle n o s t r e t r u p pe». Il g e n e r a l e Ismay dichiarò di avere a m m i r a t o la immag i n a z i o n e di C h u r c h i l l , ma a g g i u n s e che i suoi i n t e r v e n t i - era già avvenuto nella p r i m a g u e r r a mondiale, a Gallipoli facevano p e r d e r e u n m u c c h i o d i t e m p o , e d e r a n o l'antitesi della efficienza. C o n la spregiudicatezza che lo caratterizzava, Churchill stesso affermò più volte, negli ulteriori sviluppi della g u e r r a , che bisognava evitare a tutti i costi d'essere Namsossed «Namsosizzati»; bisognava cioè evitare situazioni nelle quali un c o r p o di spedizione fosse m a n d a t o allo sbaraglio, senza a d e g u a t a p r o t e z i o n e a e r e a e senza a d e g u a t o armamento. Così Neville C h a m b e r l a i n il metodico lasciò il c o m a n d o a C h u r c h i l l il fantasioso di g e n i o . (In Francia il g a b i n e t t o di Paul R e y n a u d , che s i e r a a n c h ' e s s o d i m e s s o p e r u n a delle t r o p p o frequenti e debilitanti convulsioni di quella verbosa e litigiosa classe politica, r i m a s e in carica p r o p r i o p e r c h é l'offensiva tedesca dissuase da cambiamenti.) Churchill p r e se alloggio al 10 di D o w n i n g Street m e n t r e le t r u p p e francesi e inglesi sul c o n t i n e n t e a v a n z a v a n o verso le posizioni loro assegnate in Belgio. F u r o n o poco disturbate, in quella primissima fase, dalla Luftwaffe, i m p e g n a t a c o n t r o l'Olanda e c o n t r o le fortezze belghe del confine. I giuochi sembravano a n c o r a tutti a p e r t i , le sorti della battaglia indecise. Sar e b b e r o bastati pochi giorni p e r far capire q u a n t o stolte fossero le v a n t e r i e e illusioni di Gamelin, e q u a n t o fondata la 291

sicurezza di Hitler. Tra i p r i m i atti di Churchill fu u n a lettera «dignitosa e nobile», c o m e l'ha definita C i a n o , al D u c e . Questi replicò, con brevità, e con stile «inutilmente d u r o » , che l'Italia i n t e n d e v a t e n e r fede ai patti, così c o m e aveva fatto l'Inghilterra.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

«VINCERE!»

Il 26 m a g g i o 1940 il maresciallo Badoglio si recò a Palazzo Venezia p e r trattare p r o b l e m i militari di o r d i n a r i a a m m i n i s t r a z i o n e . N e l l ' a n t i c a m e r a (è lui c h e lo r a c c o n t a in Eltalia nella seconda guerra mondiale) si i m b a t t é in Balbo, e insieme f u r o n o a m m e s s i alla p r e s e n z a di Mussolini, che «stette alq u a n t o t e m p o silenzioso, f i s s a n d o c i con q u e l suo s g u a r d o p e n e t r a n t e » . Q u i n d i , «con fare ispirato», parlò: «Vi informo c h e ieri ho m a n d a t o a mezzo c o r r i e r e u n a mia dichiarazion e scritta a H i t l e r p e r assicurarlo che n o n i n t e n d o r e s t a r e con le m a n i alla cintola e che, a p a r t i r e d a l 5 g i u g n o , s a r ò p r o n t o a d i c h i a r a r e la g u e r r a all'Inghilterra». Badoglio asserisce di essere r i m a s t o allibito - così c o m e Balbo - p e r q u e l l ' a n n u n c i o che, i n c r e d i b i l m e n t e , a v r e b b e colto di sorpresa, u n a dozzina di giorni p r i m a della data fissata p e r l'inizio delle ostilità, il C a p o di Stato M a g g i o r e g e n e r a l e e il G o v e r n a t o r e della Libia. «Vostra eccellenza - replicò il maresciallo, o a l m e n o sostiene di averlo fatto - è p e r f e t t a m e n t e al c o r r e n t e della nostra assoluta i m p r e p a r a z i o n e militare. Tutti i dati al riguardo vi s o n o stati s e t t i m a n a l m e n t e consegnati. Abbiamo u n a ventina di divisioni p r e p a r a t e al 70 p e r cento; un'altra ventina al c i n q u a n t a p e r cento. Nessun c a r r o a r m a t o . L'Aviazione è a t e r r a . N o n parlo p o i d e l l ' e q u i p a g g i a m e n t o , n o n abbiamo n e m m e n o il sufficiente n u m e r o di camicie p e r tutti i soldati. C o m e è possibile in tali c o n d i z i o n i d i c h i a r a r e la g u e r r a ? E un suicidio.» Il Duce mise a tacere Badoglio che, disse, aveva a v u t o «una esatta valutazione della situazione in Etiopia nel 1935», ma o r a dimostrava eccessivo nervosi293

s m o . E a g g i u n s e questa p e r e n t o r i a previsione: «In settemb r e t u t t o sarà finito, e io ho b i s o g n o di a l c u n e migliaia di m o r t i p e r s e d e r m i al tavolo della pace». Badoglio, s t a n d o alle sue m e m o r i e , era angosciato, ma n o n p r e s e l'unica decisione che avrebbe reso pubblica e operativa la sua angoscia: le dimissioni. La convinzione di Mussolini che la g u e r r a stesse p e r concludersi con la definitiva vittoria tedesca relegava il problem a della p r e p a r a z i o n e militare i n s e c o n d o p i a n o . Q u a n t o essa fosse c a r e n t e , lo s a p e v a n o tutti gli a d d e t t i ai lavori. Il g e n e r a l e Roatta ha scritto - con il singolare a t t e g g i a m e n t o accusatorio dei capi militari italiani, che i n d i v i d u a r o n o imp l a c a b i l m e n t e , a posteriori, l a c u n e ed e r r o r i , ma s e m p r e riv e r s a n d o n e la responsabilità su altri, quasi che essi fossero rimasti estranei agli avvenimenti, e n o n avessero fatto incetta di p r o m o z i o n i e o n o r i - che nel 1939 l'Esercito italiano m a n c a v a : «Di t u t t o l ' a t t r e z z a m e n t o m o d e r n o p r e v i s t o dal p r o g r a m m a di r i a r m o la cui realizzazione e r a agli inizi; di u n a p a r t e del materiale che avrebbe d o v u t o essere in distribuzione alle u n i t à p e r m a n e n t i ; di u n a p a r t e del materiale di m o b i l i t a z i o n e delle u n i t à esistenti; d i u n a g r a n p a r t e d e l materiale o c c o r r e n t e alle unità da costituire ex novo; di u n a p a r t e delle "dotazioni d i p a r t e n z a " t a n t o p e r l e u n i t à p e r m a n e n t i q u a n t o p e r quelle di n u o v a costituzione». I mezzi corazzati e r a n o o «scatole di sardine» (i 1.500 carri armati leggeri) o in fase di messa a p u n t o (una settantina di c a r r i a r m a t i m e d i ) o inesistenti (i c a r r i a r m a t i p e s a n t i ) . Le Forze A r m a t e d i s p o n e v a n o di 61 mila t r a a u t o m e z z i e m o t o m e z z i , nel g i u g n o del 1940, c o n t r o 36 mila alla fine della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , nel 1918. M e n o del d o p p i o , b e n c h é tra i l ' 1 5 e il '18 fosse stata c o m b a t t u t a u n a g u e r r a di p o s i z i o n e , p r e v a l e n t e m e n t e su t e r r e n o m o n t a g n o s o , e la motorizzazione fosse a p p e n a uscita dall'infanzia. L'Aviazion e , orgoglio del Regime p e r i suoi p r i m a t i e p e r c h é preferita dai g e r a r c h i più brillanti, contava sulla carta tremila aerei, m a m e n o d i d u e m i l a efficienti: molti d i questi ultimi 294

e r a n o tuttavia, secondo Pricolo, «autentici pezzi da museo». Eindustria n o n era in grado di alimentare una produzione sufficiente di aerei (e in particolare di motori) p e r le esigenze belliche, tanto c h e fino al t e r m i n e del conflitto, tra a p p a recchi esistenti all'inizio, a p p a r e c c h i fabbricati, e a p p a r e c c h i rimasti alla sua conclusione, si arrivò a u n a cifra di diecimila. Nel m o m e n t o del loro massimo sforzo gli Stati Uniti p r o d u c e v a n o diecimila aerei al mese. I n o l t r e era difettoso l'add e s t r a m e n t o dei piloti, eccellenti in acrobazia, inesperti nel volo senza visibilità, c o m e si vide q u a n d o furono inviati sulla M a n i c a p e r p a r t e c i p a r e alla offensiva a e r e a c o n t r o la G r a n B r e t a g n a . A n c h e Francia e I n g h i l t e r r a avevano un'aviazione in larga p a r t e a n t i q u a t a , e n u m e r i c a m e n t e scarsa. Ma dietro l'Inghilterra stava l'America. Meglio, dal p u n t o di vista del materiale, la Marina, con la m a g g i o r e flotta subacquea del m o n d o (115 sommergibili di cui 42 oceanici), q u a t t r o navi da battaglia (tra cui le m o d e r nissime Littorio e Vittorio Veneto) p r o n t e , altre d u e , con le caratteristiche della Littorio, in costruzione, 7 incrociatori p e santi, 12 leggeri, 12 c o n d u t t o r i di flottiglia, 43 cacciatorped i n i e r e , 6 8 t o r p e d i n i e r e , 120 mas. U n t o n n e l l a g g i o i m p o n e n t e , e u n a forza tale da p o t e r d o m i n a r e i n i z i a l m e n t e il M e d i t e r r a n e o . Ma senza p o r t a e r e i - p e r l'errata convinzione che l'Italia stessa fosse u n a i m m e n s a p o r t a e r e i - e con rit a r d i e inferiorità n e t t e n e l sistema delle c o m u n i c a z i o n i e degli avvistamenti elettronici (radar); i n s o m m a in un settore vitale, le cui deficienze s a r e b b e r o state p a g a t e con pesanti p e r d i t e . E inoltre con u n a grave m a n c a n z a di iniziative e di combattività dei c o m a n d i . L'Italia e r a p o v e r a d i m a t e r i e p r i m e , p o v e r a d i scorte, soggetta a limitazioni disastrose nei r i f o r n i m e n t i . Avrebbe d o v u t o fare d u n q u e , i n t e o r i a , u n a g u e r r a d ' a t t a c c o , o d i «rapido corso», c o m e aveva diagnosticato il g e n e r a l e Pariani, c h e p e r ò la i m p o s t a v a in m o d o assai c u r i o s o . «L'Italia p u ò m o b i l i t a r e 9.800.000 u o m i n i . . . Se a tale m a s s a si agg i u n g o n o i d u e milioni e 300 mila u o m i n i atti alle a r m i resi295

denti nelle t e r r e d e l l ' I m p e r o , lo sforzo di mobilitazione dell'Italia imperiale e m e r g e in tutta la sua potenza.» La Blitzkrieg con la massa oceanica di dodici milioni di baionette (ma di baionette teoriche: i fucili disponibili e r a n o solo un milione 200 mila). E il g e n e r a l e Castagna preconizzava «un attacco sfondante, all'italiana, al quale nulla farà difetto, n e p p u re l'ansia del tempo». In queste condizioni e con queste illusioni si affrontò la tragedia. «Con un'Italia - c o m e scrisse il g e n e r a l e Favagrossa, c h e a Mussolini p a r l a v a c h i a r o - di s e m p r e più n u o v e e caratteristiche divise, con cittadini che in p a r t e si arricchivano facilmente, con altri che si agitavano p e r il successivo cambio della g u a r d i a , tutti i n q u a d r a t i milit a r m e n t e m a tutti s p e r a n d o d i n o n a n d a r e i n g u e r r a o d i a n d a r c i a scopo decorativo.» Era più o m e n o ciò c h e pensava Mussolini. Il 29 maggio, convocati i Capi di Stato Maggiore, disse loro che occorreva agire subito, p e r c h é «se tardassimo d u e settimane o un m e se, n o n m i g l i o r e r e m m o la nostra situazione militare, m e n tre p o t r e m m o d a r e alla G e r m a n i a l'impressione di arrivare a cosa fatta, q u a n d o il rischio è m i n i m o , oltre alla considerazione che n o n è nel n o s t r o c o s t u m e m o r a l e colpire chi sta p e r cadere» (è difficile dire se sia maggiore, in questa osservazione, l'ingenuità o la ipocrisia N.d.A.). Poste queste p r e messe, il Duce disse tuttavia a Badoglio, qualche g i o r n o d o p o , che l e Forze A r m a t e italiane d o v e v a n o a s s u m e r e , u n a volta d i c h i a r a t a l a g u e r r a , u n c o n t e g n o a s s o l u t a m e n t e difensivo. «Lasceremo agli altri la responsabilità di a g g r e d i r ci.» L'impegno di fare la g u e r r a «a r a p i d o corso» era così affidato soltanto ai tedeschi. Le divisioni italiane, che p u r bin a r i e ( d u e r e g g i m e n t i di fanteria e u n o di artiglieria, ossia piuttosto leggere), e p u r incomplete, e r a n o 73, sarebbero r i m a s t e d u n q u e inattive. F e r m e le 53 del t e r r i t o r i o m e t r o politano, ferme quelle d ' o l t r e m a r e . Solo più t a r d i fu deliberata l'offensiva più i m p o p o l a r e e sterile: n o n un'avanzata in Africa, n o n un tentativo di c o n q u i s t a di Malta, ma il solito attacco frontale, ripetizione p e d i s s e q u a del T 5 - T 8 , c o n t r o 296

la Francia, sulla frontiera alpina. Lo s t r u m e n t o bellico italiano era di qualità m e d i o c r e , ma chi lo usò lo era ancora di più. N o n dimostrò - né nei piani né nello svolgimento delle operazioni - i n t r a p r e n d e n z a , fantasia, audacia. Mussolini, che aveva optato p e r la g u e r r a , voleva a n c h e com a n d a r l a . S'era i m p e g n a t o p u b b l i c a m e n t e a d e s s e r n e i l condottiero, q u a n d o l'ora fosse suonata, e intendeva m a n t e n e r e quella promessa, e a p p a g a r e quella ambizione. Ma c'era, al solito, un ostacolo, il Re, che aveva ingoiato a fatica il r o s p o dei d u e marescialli d e l l ' I m p e r o , e che s a r e b b e stato s i c u r a m e n t e r i l u t t a n t e a farsene p r o p i n a r e un altro. Nella p r i m a g u e r r a m o n d i a l e il c o m a n d o effettivo era stato esercitato p r i m a da C a d o r n a , poi da Diaz. Ma si trattava di d u e g e n e r a l i , d u e tecnici, la cui a u t o r i t à nella c o n d o t t a delle operazioni militari, c o n t r a p p o n e n d o s i se necessario a quella del g o v e r n o , accresceva in un certo senso, anziché sminuirla, la qualifica di c o m a n d a n t e s u p r e m o delle Forze A r m a t e che al Re spettava s e m p r e . C o n la assidua p r e s e n z a al fronte Vittorio E m a n u e l e I I I , il Re soldato, p u r n o n i n g e r e n d o si in decisioni strategiche, aveva confermato di essere il primo tra i combattenti: e q u a n d o , d o p o C a p o r e t t o , s'era stabilito dove potesse essere arrestata la avanzata degli austro-tedeschi, la voce del Re aveva indicato la linea del Piave. Il D u c e del fascismo e r a t u t t ' a l t r a cosa c h e C a d o r n a o Diaz, ed era anche tutt'altra cosa che Vittorio E m a n u e l e Orlando. Gli equivoci e le ambiguità della diarchia risorgevano. L a r g o m e n t o fu affrontato da Mussolini con cautela. Il sottosegretario alla G u e r r a Ubaldo S o d d u , un m a n e g g i o n e grassoccio che nei m o m e n t i di t e m p o libero - p a r e che ne avesse, con quel che bolliva in pentola - si dilettava di c o m p o r r e m u siche da film, c h i a m ò al m i n i s t e r o della G u e r r a , il 14 m a g gio, l'aiutante di c a m p o del Re, generale Puntoni. In caso di g u e r r a , spiegò Soddu, era necessario avere un C a p o che p o tesse c o o r d i n a r e l'azione dei sottosegretari e dei Capi di Stat o M a g g i o r e . Q u e l C a p o n o n p o t e v a essere che Mussolini. 297

P u n t o n i n e a c c e n n ò , l ' i n d o m a n i , a Vittorio E m a n u e l e I I I , che aveva già avuto sentore della cosa attraverso i suoi canali d'informazione. Ne avrebbe discusso, disse il Re, con Mussolini, ma, aggiunse, «non ho nessuna intenzione di scrivere». Trascorse u n a q u i n d i c i n a di g i o r n i senza c h e avvenisse, tra i d u e Primi marescialli d e l l ' I m p e r o , l'atteso c h i a r i m e n t o , e finalmente P u n t o n i , il 31 maggio, fu convocato a n c o r a da S o d d u . La faccenda e r a o r m a i u r g e n t e , e Mussolini aveva o r d i n a t o che il sottosegretario p r e p a r a s s e u n a bozza di d e creto da s o t t o p o r r e al Re. Vittorio E m a n u e l e I I I fu seccatissimo della sollecitazione. Avrebbe preferito conferire la delega con un rescritto reale, ma «se il Duce si intesterà a volere un decreto, p e r a m o r e di Patria, dal m o m e n t o che n o n è p r o p r i o il caso di a p r i r e u n a crisi con la g u e r r a alle p o r t e , a v r à il d e c r e t o , ma in esso d o v r à essere d e t t o c h i a r a m e n t e che "il Sovrano conserva il c o m a n d o s u p r e m o e ne fa delega al C a p o del g o v e r n o dal m o m e n t o che egli (il Re) desidera recarsi in z o n a di o p e r a z i o n e " » . In definitiva il D u c e si accontentò del «rescritto». D o p o quel colloquio con P u n t o n i - 1 g i u g n o - Vittorio E m a n u e l e I I I ricevette Ciano, che gli fece leggere il testo della dichiarazione di g u e r r a : su di esso n o n sollevò obbiezioni. Né l'aveva scosso u n a lettera dell'esule conte Sforza, p e r v e n u t a g l i il g i o r n o p r i m a , che lo s u p plicava di evitare la g u e r r a , «un disastro p e r le n o s t r e a r m i e p e r la nostra patria». Alcune considerazioni di Sforza erano opinabili («non la Francia è marcia, ma bensì lo è la sua casta reazionaria, plutocratica, neofascista»), altre e r a n o luc i d a m e n t e profetiche. «Dove il suo P r i m o ministro la inganna, dove Ella si i n g a n n a , è q u a n d o c r e d e t e che la G r a n Bret a g n a imiterà la Francia e si sfascerà d o p o b r e v e resistenza. N o n solo essa resisterà: n o n solo essa e i D o m i n i o n s stupir a n n o il m o n d o con la loro tenacia; ma da L o n d r a - fino a p o c o fa così esitante sotto C h a m b e r l a i n - sarà organizzata u n a resistenza così eroica quale l'eguale n o n sarà forse stata mai vista. Ciò scuoterà il m o n d o . . Alla l u n g a gli Stati Uniti e n t r e r a n n o nella lotta.» 0

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In realtà Mussolini era sicuro che p e r la questione del com a n d o il Re avrebbe ceduto, d o p o qualche m a l u m o r e : così sicuro c h e d u e g i o r n i p r i m a dell'assenso d i Vittorio Emanuele I I I , il 29 maggio, aveva costituito il suo C o m a n d o sup r e m o . «Poche volte - osservò C i a n o - ho visto Mussolini così felice. Ha realizzato il suo vero sogno: quello di diventare c o n d o t t i e r o militare del paese in guerra.» La s t r u t t u r a del C o m a n d o s u p r e m o f u quella p r e v e d i b i l e , p e r c h é n o n a v v e n n e r o m u t a m e n t i n é sostituzioni: B a d o g l i o C a p o d i Stato M a g g i o r e g e n e r a l e , Graziani, Pricolo e C a v a g n a r i rispettivamente Capi di Stato Maggiore all'Esercito, all'Aeronautica, alla Marina. Sotto Graziani, come vice C a p o di Stato Maggiore, Roatta. Il maresciallo Badoglio, che fino allora aveva esercitato le sue funzioni di C a p o di Stato M a g g i o r e g e n e r a l e m o l t o dall'alto, i m p a r t e n d o direttive g e n e r i c h e e a z z a r d a n d o critiche n o n c o m p r o m e t t e n t i , dovette costituire un ufficio più impegnativo. N o n si sapeva n e m m e n o , pochi giorni p r i m a che entrassimo in g u e r r a , dove il C o m a n d o s u p r e m o si s a r e b b e sistemato, se a Palazzo Vidoni - d o v e finì p e r a n d a r e - o nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (che Badoglio, Presidente di esso, avrebbe preferita). Il g e n e r a l e Q u i r i n o Armellini provvide in tutta fretta a r a d u n a r e u n a q u a r a n t i n a di ufficiali, che collaborassero con il maresciallo. Un organico che r i m a n e v a p u r s e m p r e irrisorio: Giorgio Bocca ha rilevato che R o m m e l , p e r il suo ufficio di c o l l e g a m e n t o con gli italiani, a v r e b b e disposto in Africa di settanta ufficiali e n u m e r o s i sottufficiali. O l t r e t u t t o contrastava singolarmente, quell'organico s p a r a g n i n o , con l'abb o n d a n z a di generali nell'esercito italiano. Il Duce aveva fretta di d a r fuoco alle polveri, ma Hitler lo p r e g ò di p r o c r a s t i n a r e di q u a l c h e g i o r n o l ' i n t e r v e n t o p e r c h é i n t e n d e v a attaccare a fondo gli a e r o p o r t i francesi del n o r d , e t e m e v a c h e u n a p a r t e degli a p p a r e c c h i votati alla d i s t r u z i o n e si trasferisse altrove, p e r far fronte all'attacco italiano. Fu scelto perciò I T I g i u g n o (il Re ne trasse b u o n i auspici p e r c h é 11 era il suo n u m e r o di matricola al Collegio 299

della Nunziatella, e p e r c h é IT 1 c o r r i s p o n d e v a a n c h e al suo mese e g i o r n o di nascita), ma all'ultimo m o m e n t o la dichiarazione di g u e r r a v e n n e anticipata al 10. Questi spostamenti n o n r e c a v a n o g r a n fastidio ai C o m a n d i militari. In riass u n t o , il l o r o p i a n o strategico e r a di n o n far n i e n t e , e un giorno più o un giorno m e n o contava poco. La vigilia trascorse in Italia in u n a apatia quasi n o n c u r a n t e , m e n t r e la Francia subiva il definitivo assalto delle divisioni tedesche e la linea della S o m m e s'infrangeva sotto l'urto dei panzer. Il Consiglio dei ministri del 4 g i u g n o discusse q u e stioni « s t r e t t a m e n t e a m m i n i s t r a t i v e » p e r u n a civetteria d i Mussolini c h e si limitò a p r e c i s a r e , all'inizio della s e d u t a : «Questo è l'ultimo Consiglio dei ministri del t e m p o di pace». I ministri, poco curiosi, n o n p r e t e s e r o maggiori delucidazioni. L a q u e s t i o n e del C o m a n d o s u p r e m o e b b e a n c o r a u n o strascico p e r c h é il Re, nel «rescritto» che dava la delega al Duce, aveva un p o ' ciurlato nel m a n i c o , a f f e r m a n d o che assumeva il c o m a n d o ma nel c o n t e m p o affidava al C a p o del g o v e r n o «la c o n d o t t a politica e militare della g u e r r a » . «Mi viene dato ciò che p r a t i c a m e n t e ho da 18 anni» sbottò Mussolini. E ancora u n a volta minacciò di spazzar via la M o n a r chia. «Alla fine della g u e r r a d i r ò a H i t l e r di far fuori tutti questi assurdi anacronismi.» Il 10 g i u g n o alle 17,30, m e z z ' o r a p r i m a c h e Mussolini, d a l b a l c o n e di Palazzo Venezia, a n n u n c i a s s e l ' i n t e r v e n t o , Ciano consegnò le dichiarazioni di g u e r r a p r i m a a FrangoisPoncet («E un colpo di p u g n a l e ad un u o m o in terra» disse l'ambasciatore francese e aggiunse: «I tedeschi sono p a d r o ni d u r i , ve ne accorgerete a n c h e voi»), q u i n d i a Percy Lorain e , che «ha accolto la comunicazione senza batter ciglio, né impallidire». Pressappoco alla stessa o r a Mussolini telefonò alla Camilluccia, la r e s i d e n z a d e i Petacci. Gli rispose Myriam, la sorella m i n o r e di Claretta, che ha rievocato l'episodio in u n a intervista. Mussolini le disse che «tra poco dichiar e r ò la g u e r r a , sono costretto a dichiararla». «Ma sarà b r e 300

ve, Duce?» chiese la ragazza. «Sarà lunga. N o n m e n o di cinq u e anni.» Ma forse quel pessimismo, in netto contrasto con il pronostico fatto a Badoglio, e r a solo scaramantico. II discorso c h e Mussolini rivolse alla folla n o n m e r i t a molte citazioni. Fu un collage di pretesti («noi vogliamo spezzare le catene di o r d i n e territoriale e militare che ci soffocano nel n o s t r o m a r e » , «questa è la lotta dei p o p o l i p o v e r i e n u m e r o s i di braccia c o n t r o gli affamatori») che nascondeva il motivo vero dell'entrata in g u e r r a . Infatti il Duce n o n ind u g i ò sulla travolgente avanzata dei tedeschi, che in Francia a v e v a n o s u p e r a t o la S e n n a , a ovest di Parigi, e stavano acc e r c h i a n d o la capitale, dalla quale il g o v e r n o era già fuggito. «Secondo le leggi della m o r a l e fascista q u a n d o si ha un amico si marcia fino in fondo» t u o n ò il Duce. E infine lanciò la parola d ' o r d i n e «Vincere!». S e g u i r o n o gli immancabili scambi di telegrammi, tra Hitler e il Re, t r a H i t l e r e Mussolini, e i p r o c l a m i . Q u e l l o di Vittorio E m a n u e l e I I I affidava al C a p o del g o v e r n o , D u c e del fascismo, P r i m o maresciallo d e l l ' I m p e r o , il c o m a n d o delle t r u p p e o p e r a n t i ; U m b e r t o di Savoia, c o m a n d a n t e del g r u p p o A r m a t e Ovest, espresse al Duce «infaticabile artefice del destino della Patria» la p r o m e s s a di «tutto osare».

POSCRITTO

Il discorso con cui Mussolini a n n u n c i ò dal balcone di Palazz o Venezia l ' i n t e r v e n t o dell'Italia nella s e c o n d a g u e r r a m o n d i a l e f u u n o dei p i ù b r u t t i ch'egli abbia p r o n u n c i a t o . Tutto vi suonava falso, toni di sfida e accenti eroici. Ma n o n m e n o false f u r o n o le ovazioni c h e la piazza gli r i m a n d ò . N o n p e r c h é la gente avesse qualche presagio della tragedia che incombeva: tutti o quasi tutti e r a n o convinti che il Duce stesse d i c h i a r a n d o u n a g u e r r a che l'Italia n o n avrebbe fatta p e r c h é la G e r m a n i a l'aveva già vinta. Ma tutti a n c h e e r a n o stanchi di quelle liturgie «oceaniche». N o n e r a n o trascorsi c h e c i n q u e a n n i da q u a n d o il D u c e aveva a n n u n z i a t o l'imp r e s a d'Abissinia, e q u a t t r o da q u a n d o , s e m p r e dallo stesso balcone, aveva p r o c l a m a t o «il r i t o r n o delle aquile imperiali sui colli fatali di Roma»; ma sembrava che ne fossero passati q u a r a n t a , tanto g r a n d e e diffusa era l'apatìa s u b e n t r a t a alla tensione e alla passione di allora. Da p o c o r i e n t r a t o dalle c a m p a g n e di Polonia, di Finlandia e di Norvegia, chi scrive si aggirava p e r le s t r a d e della Capitale, quasi i n c r e d u l o della spensieratezza con cui il Paese si avviava a u n a g u e r r a di cui avevo assaggiato gli o r r o r i . Ricordo che quella sera a n d a i a sentire i De Filippo in u n a c o m m e d i a - A che servono questi quattrini, mi p a r e -, in cui E d u a r d o recitava questo apologo: «Un g i o r n o un c o n t a d i n o cinese a p r ì la stalla e vide che tutti i cavalli e r a n o scappati. La famiglia si mise a p i a n g e r e p e r la disgrazia, ma il contad i n o disse: - E chi vi dice che sia u n a disgrazia? - Infatti di lì a poco i cavalli t o r n a r o n o p o r t a n d o s e n e dietro molti altri allo stato b r a d o . La famiglia batté le m a n i alla fortuna, ma il 302

c o n t a d i n o disse: - E chi vi dice che sia u n a fortuna? - Infatti l'indomani suo figlio, p e r d o m a r e u n o di quei cavalli, cadde e si r u p p e u n a gamba. La famiglia ricominciò a p i a n g e r e p e r la disgrazia, ma il c o n t a d i n o disse: - E chi vi dice che sia u n a disgrazia? - Infatti di lì a poco scoppiò la g u e r r a , e il figlio del c o n t a d i n o , a v e n d o la g a m b a rotta, fu e s e n t a t o dal parteciparvi». Su questa b a t t u t a il teatro v e n n e giù dagli a p plausi: il vento dell'eroismo aveva invertito la marcia. N o n ci furono d o m a n d e di a r r u o l a m e n t o volontario, come p e r l'Etiopia, o ce ne f u r o n o pochissime, e le cartolineprecetto v e n n e r o accolte con fastidio dai destinatari. L'appello c o m p a r s o a tutta p a g i n a sul Popolo d'Italia: «Popolo italiano, corri alle armi» rimase inascoltato. La corsa fu, caso mai, alla esenzione o all'imboscamento in servizi ausiliari. Quelli che i distretti avviarono ai reggimenti e r a n o soldati già stanchi p r i m a di combattere, e smaniosi soltanto di essere rimandati a casa da u n a pace che tutti ritenevano imminente. Ma sotto questa reazione qualunquistica, che e r a già u n a forma di p r o t e s t a c o n t r o il R e g i m e , covavano altre e più profonde angosce. C'era anzitutto, molto diffuso, un senso di vergogna p e r la «pugnalata alle spalle» della Francia abbattuta. L'odio che la p r o p a g a n d a fascista aveva alimentato contro di essa c a d d e di colpo, d i m o s t r a n d o q u a n t o fosse effimero e artificiale. La notizia che le a r m a t e tedesche m a r c i a v a n o su Parigi p r o v o c ò p i ù s g o m e n t o che e n t u s i a s m o . E q u e l p o ' di razzismo che il Regime era riuscito a suscitare negl'italiani si tradusse in un sentimento di solidarietà p e r la «sorella latina». Anche l'Inghilterra r i g u a d a g n ò di colpo le simpatie p e r d u t e al t e m p o delle sanzioni. Nessuno pensava ch'essa potesse reggere da sola. Ma q u a n d o fu chiaro che rifiutava la resa, l'ammirazione fu g r a n d e , e le radio cominciarono a cercare, la sera, i segnali della B B C , che aveva già iniziato le sue trasmissioni in italiano p e r la voce del colonnello Stevens e di C a n d i d u s , subito diventati popolarissimi in tutta la penisola. E r a n o le manifestazioni emotive del divorzio fra Regime e Paese c h e , già in atto da a l m e n o t r e a n n i , riceveva dalla 303

g u e r r a u n a s p i n t a decisiva, m a c r e a v a a n c h e , a l m e n o i n molti italiani, un caso di coscienza sul quale bisogna intenderci al di fuori delle versioni di c o m o d o che ne sono state date a posteriori. La mia generazione, quella che aveva militato nei «Balilla» degli a n n i Venti, era m o l t o divisa. La massa si era a d a giata nel R e g i m e , c e r c a n d o v i soltanto dei benefici di «posto» e di c a r r i e r a in cambio di quei tributi formali (tessera, divisa, a d u n a t e , riti commemorativi) che il Regime esigeva e di cui si c o n t e n t a v a . Delle m i n o r a n z e p e n s a n t i - le u n i c h e che facevano o p i n i o n e p e r c h é ne avevano u n a o cercavano di formarsela -, alcuni, ma pochissimi, avevano già saltato il fosso ed e r a n o scomparsi nelle catacombe della cospirazione: e r a n o quelli che, partiti dalle posizioni p i ù radicali del fascismo p r o p u g n a t e da filosofi c o m e Ugo Spirito, e r a n o a p p r o d a t i al c o m u n i s m o , che infatti e r a il l o r o logico sbocco. F u r o n o , in un certo senso, i p i ù fortunati, a n c h e se furono l o r o a c o r r e r e i m a g g i o r i rischi: lasciato un «servizio», ne trovavano da c o m p i e r e un altro con la sua b a n d i e r a , la sua organizzazione, il suo codice di c o m p o r t a m e n t o . Noi, che attraverso le delusioni del fascismo avevamo rit r o v a t o le n o s t r e radici l i b e r a l d e m o c r a t i c h e , e r a v a m o al buio e combattuti da opposti richiami. Fin allora n o n avevamo mai pensato a u n a fine t r a u m a t i c a del fascismo, e n e m m e n o l'auspicavamo. Caduta ormai la speranza di a p p r o priarcelo e di farne u n a cosa seria, e r a v a m o convinti ch'esso si s a r e b b e c o n s u n t o da solo, e c o m u n q u e n o n s a r e b b e sopravvissuto a Mussolini, i cui segni di d e c a d i m e n t o ci p a r e vano s e m p r e più evidenti. C o n t a v a m o i n s o m m a sulla soluzione con cui t r e n t ' a n n i d o p o la S p a g n a avrebbe liquidato il franchismo lasciando che morisse nel suo letto e che la successione venisse raccolta da coloro c h e , essendoci cresciuti d e n t r o , n o n potevano farne motivo di divisione, risse e vend e t t e . Q u a n t o pesasse, in q u e s t o calcolo, il c o m o d o p e r s o n a l e , n e m m e n o o g g i s a p r e i d i r e . Forse, a v e v a m o a s s u n t o quella posizione di attesa a n c h e p e r c h é ci esentava da scelte 304

difficili e pericolose. Ma ancora oggi ritengo che fosse la più ragionevole e c o n s o n a agl'interessi del Paese. P u r t r o p p o , la g u e r r a la r e n d e v a impossibile. La scelta bisognava farla: o con l'Italia e il fascismo, o r m a i n o n più scindibili; o c o n t r o il fascismo, ma a n c h e c o n t r o l'Italia. C o m e democratici sia p u r e di fresca conversione, la lealtà al fascismo ci r i p u g n a v a . Ma c o m e ex-balilla ed ex-avanguardisti, ci r i p u g n a v a la slealtà all'Italia. Ci furono, nei nostri conciliaboli, discussioni r o v e n t i , e a n c h e dilacerazioni e r o t t u r e di vecchie amicizie. La logica di chi diceva: «L'unico m o d o di vincere questa g u e r r a è di p e r d e r l a p e r c h é la vittoria far e b b e dell'Italia u n a colonia della G e r m a n i a , e della p e g gior G e r m a n i a che sia mai esistita» era ineccepibile, ma urtava c o n t r o i nostri sentimenti. Per q u a n t o svalutata dall'inflazione che il Regime ne aveva fatto e dalla cattiva retorica di cui l'aveva c o n d i t a , la p a r o l a Patria seguitava ad a v e r e p e r noi un significato, e d e s i d e r a r n e la disfatta ci r i p u g n a va. C o n f u s a m e n t e intuivamo che questa disfatta n o n sarebbe stata soltanto militare: essa avrebbe travolto a n c h e tutti i valori morali nel cui culto e r a v a m o cresciuti. Forse sarebbe occorso ricominciare daccapo, dalla ricostruzione di u n a coscienza nazionale, e l'impresa ci sgomentava. Q u e s t o conflitto, oltre a dividere la nostra coscienza, ci disunì a n c h e come generazione, e questo fu il fatto più grave. Fin allora e r a v a m o stati a b b a s t a n z a c o n c o r d i n e l rifiuto di ogni partecipazione al fascismo in attesa c h e questo si esaurisse da solo e in m o d o da affrettarne la fine. I n c o r a g g i a t o da molti degli stessi gerarchi, e quindi c o m p o r t a n d o più inconvenienti che veri e p r o p r i pericoli, questo atteggiamento di fronda era largamente condiviso e creava fra noi u n a certa solidarietà. Ma la g u e r r a sprigionava u n a t e m p e r a t u r a , alla quale questo mastice n o n resse. «Da questo m o m e n t o - mi disse Berto Ricci, u n o dei nostri migliori, la sera del 10 giug n o -, n e s s u n o speri più nulla da n e s s u n o . Siamo soli, e da solo o g n u n o deve risolvere il p r o p r i o caso.» Lui lo risolse and a n d o volontariamente a m o r i r e in Libia. E la sabbia che ri305

c o p r e i suoi resti ricopre a n c h e quelli d'infiniti altri u o m i n i che p o s e r o fine alle loro i n q u i e t u d i n i scegliendo la via p i ù diritta, quella del D o v e r e , senza n e m m e n o il conforto dell'entusiasmo e della s p e r a n z a . Di questi u o m i n i - e f u r o n o tanti - n o n r i m a n e nessun ricordo p e r c h é la storiografìa antifascista è stata nei loro confronti più impietosa della sabbia libica. Ma e r a n o forse, a l m e n o sul piano morale, la nostra élite. E lo dice u n o che n o n vi a p p a r t e n n e . I p i ù fecero c o m e chi scrive, cioè n u l l a . Ci l a s c i a m m o p o r t a r e dagli avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi né in un senso né nell'altro. Quelli di noi che v e n n e r o r i c h i a m a t i alle a r m i , cioè quasi tutti, n o n f u r o n o soldati t r a d i t o r i , m a n e m m e n o b u o n i soldati. All'ingrosso e r a v a m o divisi fra quelli p e r i quali la p a u r a della vittoria faceva p r e m i o su quella della disfatta, e viceversa. U n a sola certezza ci a c c o m u n a v a : che, c o m u n q u e a n d a s s e r o le cose, gli e r e d i del fascismo n o n s a r e m m o stati noi. Se vinceva, esso sarebbe c a d u t o in m a n o ai suoi elementi più brutali e totalitari, scimmie del nazismo; se p e r d e v a , s a r e m m o rimasti sepolti sotto le sue rovine. In p r o c i n t o di p a r t i r e p e r il fronte francese, a n d a i a trovare un mio vecchio zio, ex-colonnello medico. Era u n o d e gli ultimi r e d u c i di A d u a (morì a novantott'anni), che aveva v o l o n t a r i a m e n t e lasciato il servizio alla vigilia di d i v e n t a r g e n e r a l e p e r c h é n o n s o p p o r t a v a l e i n g e r e n z e politiche i n c a s e r m a , e col R e g i m e n o n si e r a mai riconciliato. E r a p i ù ringhioso e pessimista del solito, e p e r la p r i m a volta gli sentii m u o v e r delle critiche a n c h e al Re - c o n t r o cui n o n aveva mai p r o n u n c i a t o parola - p e r c h é n o n aveva s a p u t o opporsi alla « g u e r r a di Mussolini». Ma a questo p u n t o aggiunse picc h i a n d o il p u g n o sul tavolo: «Però o r a d o v e t e vincerla, a q u a l u n q u e costo!». E p r e s s a p p o c o la stessa cosa r i p e t e r o n o tutti i miei vecchi c h e a n d a i a s a l u t a l e . C h i p i ù chi m e n o e r a n o tutti antifascisti. Ma a p p a r t e n e v a n o alla g e n e r a z i o n e della p r i m a g u e r r a mondiale, n o n avevano dubbi sul dovere di servire la Patria a n c h e se si era messa in camicia nera, 306

e mi p a r v e r o migliori di noi che n o n sapevamo più n e m m e no che cosa a u g u r a r c i . Di r i t o r n o dalle Alpi savoiarde, dove p e r p o c h i giorni si e r a giuocato alla g u e r r a senza farla, e in attesa di n u o v a destinazione (finirono poi p e r m a n d a r m i in Albania), n o n trovai quasi più n e s s u n o dei vecchi amici. Il richiamo alle a r m i ci aveva d i s p e r s o . E q u a n d o t o r n a m m o a incontrarci, il 25 luglio del ' 4 3 , s t e n t a m m o a riconoscerci. Le diverse e s p e rienze avevano m a t u r a t o in noi convinzioni e atteggiamenti diversi. Alcuni di coloro che il 10 g i u g n o avevano più recis a m e n t e avversato l'intervento e predicato il d o v e r e di sabotare la g u e r r a dell'Asse e r a n o o r a , in un sussulto di o n o r e nazionale, p e r la fedeltà al R e g i m e e al suo alleato, e molti di essi li v e d e m m o poi finire a Salò. Altri, che il 10 g i u g n o si e r a n o p r o n u n c i a t i p e r la lealtà alla Patria, e r a n o o r a p e r il r o v e s c i a m e n t o del fronte, e p a r e c c h i di essi si a r r u o l a r o n o nelle formazioni partigiane. N e m m e n o oggi saprei dire chi, fra questi e quelli, e r a migliore, e chi scelse la s t r a d a p i ù giusta. So soltanto che, in mezzo agli u n i c o m e in mezzo agli altri, ci furono dei galantuomini e dei profittatori; e che la spaccatura n o n si ricompose più. La solidarietà che la fronda al fascismo aveva creato tra noi si e r a fusa al calor bianco della g u e r r a e della disfatta. Q u e s t a d i s u n i o n e a p r ì il varco ai fantasmi dell'antifascismo, che t o r n a v a n o chi dall'esilio, chi dal confino, carichi di rancori, b e n decisi a far valere i loro meriti e titoli di «antemarcia» - e s a t t a m e n t e come avevano fatto gli ex-squadristi -, e s o p r a t t u t t o convinti di p o t e r e d o v e r e cancellare il v e n t e n n i o littorio, con t u t t o quello che c'era d e n t r o - c h e poi e r a v a m o noi, e la nostra vita, e le nostre speranze deluse, e i nostri c o n s u n t i ideali - c o m e un secchio d ' i m m o n d i zie e un e r r o r e della storia. Di t u t t o q u e s t o , il 10 g i u g n o n o n a v e v a m o u n a visione precisa; ma il p r e s e n t i m e n t o , sì. R o m a , c o m e t u t t e le altre città italiane, fu al buio, quella sera. Anche noi lo e r a v a m o .

Indro Montanelli - Mario Cervi

L'ITALIA DELLA DISFATTA (10 giugno 1940-8 settembre 1943)

SAPORE DI FIELE

Di tutta la storia d'Italia che ho cercato di ricostruire nei precedenti volumi, questo che mi accingo a scrivere insieme a Cervi è di gran lunga il più amaro. Non per la disfatta. Ma per il modo in cui vi si giunse e per quello che produsse nella coscienza - o nell'incoscienza - degl'italiani. Vorremmo raccontarlo senza pagar pedaggio a nessuna retorica. Non c'e dubbio che la guerra portò a galla ed esaltò non le qualità, ma i difetti della nostra gente, primo fra tutti la totale mancanza di virtù militari. Non è questa la sede per ricercarne, nella Storia, le cause. Dovremmo risalire all'editto di Caracalla che esentava gl'italiani dalle armi affidandone la difesa ai «barbari», eppoi alla vittoria del Comune sul Castello e del Papato sull'Impero, che procurò l'aborto del feudalesimo, e con esso quello di una civiltà cavalleresca e militare. Avevano ragione Machiavelli e Foscolo quando chiamavano gl'italiani alle armi dicendo che senza virtù militari non esistono nemmeno virtù civili. Ma il loro grido giungeva troppo tardi. Naturalmente anche fra gl'italiani ci sono ottimi soldati. Ma la massa è imbelle. E non per mancanza di coraggio, ma per mancanza di un'etica che gli faccia da supporto. Ho conosciuto dei disertori che, arruolatisi nella malavita, vi hanno fatto splendide carriere con la loro audacia e risolutezza. Sarà sempre un mistero se Mussolini ne fosse conscio. Forse sì. Forse l'insistenza con cui esaltava «le virtù guerriere della stirpe» gli era suggerita dalla speranza che l'esaltazione bastasse a crearle. Qualcuno dice che l'impresa di Etiopia lo illuse di esserci riuscito. Ma è un fatto che in guerra si decise ad entrare solo quando credette che fosse già vinta. Anche se circondato da cortigiani, non poteva ignorare le pessime condizioni in cui versavano, come mezzi, le no311

sire Forze Armale, eccettuala la Marina, le cui lacune, peraltro gravi, erano le portaerei e il radar. Ma il nostro punto debole non era l'armamento, che i tedeschi potevano fornirci e in parte infatti ci fornirono. Il punto debole era la svogliatezza di un materiale umano che solo nell'entusiasmo - quando c'è e finché dura — trova un compenso alle proprie deficienze militari. Ci furono, come al solilo, bellissimi episodi isolati. Prima in Albania, poi in Russia, gli Alpini della Julia diedero prova di resistenza fisica, abnegazione, stoicismo. Ci furono anche episodi romantici come la canea della cavallerìa di Bettoni a Isbusenskij, e quella dei dubat di Guillet a Cheren. Ci furono episodi veramente eroici come quello di de La Penne ad Alessandria. Ma la condotta di guerra fu nel suo insieme deplorevole: un cumulo di errori dovuti a inefficienza, faciloneria, meschinità e codardia. E giusto attribuirne la colpa agli Alti comandi. Ma è comodo attribuirla soltanto a loro. Gli Alti comandi della seconda guerra mondiale furono senza dubbio peggiori di quelli della prima, die già erano stati meno che mediocri. La «carriera» non ha mai selezionato capacità. Si fondava caso mai sui «meriti», documentali in decorazioni, e soprattutto sull'anzianità. Lo «spirito d'iniziativa» - cioè la prontezza dei riflessi, l'inventiva, la fantasia - veniva esaltato solo nel «Regolamento» e nei pedestri e antiquati manuali di tattica. In realtà quella militare era una burocrazia resa ancora più rigida dall'uniforme, per la quale lo spirito d'iniziativa era sinonimo d'insubordinazione. Ho conosciuto dei generali che avevano più paura delle responsabilità che del nemico. E Rommel, nei suoi ricordi di Caporetto, racconta di essere rimasto sbalordito dalla incapacità dei comandanti italiani, quando si videro presi da tergo, di adeguarsi alla nuova situazione. E noto che seicento cannoni rimasero puntati verso le alture, anche quando fu chiaro che gli austro-tedeschi attaccavano lungo i fondivalle, perché il comandante non voleva assumersi la responsabilità di cambiarne la postazione. Di questi episodi, nella seconda guerra mondiale, ce ne furono a centinaia. Tuttavia i generali italiani della prima guerra mondiale, anche se poveri di strategia, di mente ottusa e d'idee antiquate, erano stati almeno selezionati in base al carattere. Cadorna non era di certo un 312

fulmine di guerra; ma un uomo serio, duro e votato al «servizio» con zelo sacerdotale, sì. E altri come lui, nell'esercito del Piave e di Vittorio Veneto, ce ne furono. Nei loro successori del ventennio fascista anche le doti morali scaddero, il carrierismo non ebbe più freno e si giovò anche del clientelismo politico. Sia in Libia che in Albania e in Russia vidi generali impegnati più a difendere il «posto» che le posizioni. Qualcuno di essi seppe anche morir bene. Ma nell'insieme la dirigenza militare fu tale che non fu possibile trovare un sostituto del vecchio Badoglio che, come funzionario di caserma e artigiano di battaglie, all'antica, era almeno il più serio ed esperto. Sarebbe però ingeneroso e deviante far ricadere tutta la responsabilità della disfatta sugli Alti comandi. Essi non furono di certo all'altezza della situazione, ma furono a misura di una truppa, di una cittadinanza, insomma di un Paese che non offriva, né poteva fornirei niente di meglio. La tesi di certi storici di parte secondo i quali l'Italia perse la guerra per il tradimento dei suoi capi militari, o almeno di alcuni di essi, non è degna nemmeno di essere confutata. Quelli che furono citati come casi di sabotaggio e boicottaggio erano in realtà casi di inefficienza, incompetenza e confusione, come l'invio in Albania di una grossa partita di scarpe tutte per il piede sinistro. La verità è che lo slancio patriottico che nella prima guerra mondiale aveva surrogato le deficienti qualità militari del soldato italiano, nella seconda non ci fu. Questo capitale morale Mussolini se lo era mangiato nella campagna di Abissinia, dove esso aveva toccato la sua acme contagiando tutto il Paese. Poi l'inflazione ch'egli aveva fatto dei valori e degl'ideali a cui s'ispirava se li era mangiati e corrosi. Eltalia che il 10 Giugno del '40 scese in campo, convinta di restarci solo pochi giorni o poche settimane, era un'Italia non solo materialmente impreparata, ma anche psicologicamente «scaricata», stanca di retorica guerriera, e intimamente convinta che la vittoria sarebbe stata la vittoria dei tedeschi, più pericolosa di una sconfitta. Fu in questo stato d'animo che le reclute partirono per il fronte, sorrette solo dalla speranza - che dapprincipio era quasi certezza dì starci poco. Eamara constatazione che il conflitto si allungava nel tempo e nello spazio abbatté completamente il loro già vacillante 313

morale. Nelle varie zone di operazione in cui mi trovai a lavorare vidi arrivare soldati che, prima di schierarsi nei loro reparti, avevano già l'aria di prigionieri. Li vidi battersi, alcuni anche bene, ma solo per istinto di conservazione. Più spesso però li vidi sbandare e arrendersi e fuggire. Oliasi mai mi capitò di vedere reparti bene impiegati, operanti disciplinatamente secondo piani ragionevoli. Quasi sempre tutto era affidato all'improvvisazione - nella quale ciascuno per conto suo si mostrava come al solito maestro -, al caso, a S. Gennaro, allo stellone. La cosa più grave era che nessuno sembrava sentirsi coinvolto nell'umiliazione delle disfatte che subivamo, anzi tutti o quasi tutti avevano Varia di compiacersene, come contagiati da un'epidemia di masochìsmo, da cui nemmeno chi scrìve rimase immune. Ma il peggio del peggio venne al momento della capitolazione, festosamente accolta come una liberazione. Anzi, questa parola liberazione venne assunta come alibi della resa. Gli anglo-americani che nel luglio del '43 sbarcarono in Sicilia non vi trovarono nessuno a difendere quello che il Duce si ostinava a chiamare «il sacro suolo della Patria» perché non erano già più il nemico, ma i liberatori. A Pantelleria l'unico morto italiano fu un soldato che si prese un calcio da un mulo. Non era nemmeno uno sbandamento. Fu uno sciopero militare. E da quel momento uno strano delirio dì autolesionismo sembrò impossessarsi di tutti, a cominciare dalla Monarchia. Vittorio Emanuele non era più il Re di Peschiera, che nell'emergenza di Caporetto, quando tutto sembrava crollargli intorno, aveva incusso rispetto anche agli alleali anglo-francesi con la sua calma e risolutezza. Era stato lui, allora, ad assumersi la responsabilità delle più gravi decisioni, come il sacrificio di Cadorna, e il suo esempio era valso molto a rianimare la volontà di resistenza e dì rivincita. Alla guerra del fascismo, ch'egli non aveva fatto nulla per evitare, aveva invece assistito come un estraneo. Anche dopo essersi lasciato strappare dal Duce la delega del Comando supremo, avrebbe avuto molti modi e pretesti per far sentire la sua presenza alle truppe combattenti. Alle notìzie delle continue sconfìtte che subivamo su tutti i fronti, non reagì mai con parole dì dolore, o di speranza, o d'incoraggiamento. Fino alla vigilia del 25 Luglio la sua con314

dotta fu guardinga e ambigua. Più sollecito del suo trono che dell'Italia, credette dì salvarlo accollando ad altri la responsabilità di seppellire il Regime e di abbandonare l'alleato. Ma l'unica iniziativa che prese facendo arrestare il Duce all'uscita dell'ultima udienza e sulla soglia stessa della villa reale non fu un gesto da Re, come gli rinfacciò sua moglie che, per quanto figlia dì un pastore montenegrino, si dimostrò più regina, di luì. Fu l'inizio di una serqua di errori che ci discreditarono agli occhi del mondo intero più di quanto ci discreditasse la disfatta. La scelta, di Badoglio fu infelice. Gli approcci con gli, alleali, malaccorti al punto da renderci sospetti di doppio giuoco. La fuga di Pescara, ignominiosa. E non è vero che il Re vi fu costretto dal dovere di assicurare la continuità dello Stato e la responsabilità del comando. Stato e comando non esistevano più, e comunque potevano essere affidali al Principe Umberto. Se il Re, proclamato l'armistizio, fosse rimasto al suo posto offrendosi ai tedeschi come capro espiatorio del «tradimento», quasi certamente avrebbe perso la vita, ma quasi certamente scavato la Monarchia e in un certo senso l'immagine dell'Italia. Ma questa immagine contribuimmo tutti ad offuscarla. Se l'esempio del «Si salvi chi può» venne dall'alto, bisogna dire che tutto il Paese dimostrò la più favorevole disposizione a seguirlo. La segreta speranza di tutti gl'italiani, civili e militari, era di cavarsi fuori da quella tragedia senza pagare dazio né ai tedeschi ne agli alleati. Il 25 Luglio un fascista, uno solo ci fu, che scelse, suicidandosi, di morire col Regime: Manlio Morgagni, presidente dell'agenzia di, stampa «Stefani»: una carica che, dopo la Liberazione, non gli sarebbe forse costata nemmeno un mese di carcere. E8 Settembre non ci fu un solo colonnello che, per non consegnare la caserma aitedeschi, sì sparasse un colpo dì rivoltella. Lo sfacelo fu totale. Altrettanto la mancanza, in noi italiani, di ogni senso di tragedia per questo sfacelo. Eltalia non aveva mai dato di sé uno spettacolo tanto miserando. Nessun capitolo della sua Storia è più, umiliante, vergognoso e, specie per chi ne fu partecipe, più doloroso da rievocare. I. M.

CAPITOLO PRIMO

IL C O L P O DI PUGNALE

La sera del 10 g i u g n o 1940 Vittorio E m a n u e l e I I I partì da R o m a p e r r a g g i u n g e r e la zona di operazioni. Dove potesser o svolgersi queste o p e r a z i o n i n o n e r a b e n chiaro, dal m o m e n t o c h e l'Italia e r a e n t r a t a in g u e r r a con l'intenzione di n o n farla, a l m e n o c o n t r o la Francia. Il C a p o di Stato Maggiore, generale Badoglio, aveva già dato, cinque giorni prima, istruzioni precise: «Il Duce ha detto che è sua intenzion e , c o n la d i c h i a r a z i o n e di g u e r r a , di c a m b i a r e lo stato di fatto in stato di d i r i t t o , ma che i n t e n d e r i s e r v a r e le Forze A r m a t e , e specialmente l'Esercito e l'Aeronautica, p e r avvenimenti futuri». In ossequio a questi concetti le unità schier a t e sulle Alpi Occidentali s e p p e r o c h e «non d o v r à essere intrapresa alcuna azione oltre frontiera» e che « t r u p p e e artiglieria n o n d o v r a n n o a p r i r e il fuoco su t r u p p e e posizioni francesi». Tuttavia, p e r un i m p e t o nostalgico, il Re volle essere vicino al fronte, nell'illusione di ritrovare l'atmosfera degli anni, o r m a i lontani, della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e . Si trasferì d u n q u e nel castello d i Ternavasso, p r o p r i e t à dei T h a o n d i Revel, tra Poirino e C a r m a g n o l a . U n o stuolo di ufficiali lo seguì, e lo stesso d u c a A c q u a r o n e , ministro della Real Casa, smise i suoi severi abiti civili p e r indossare l'uniforme di colonnello di cavalleria. Dal castello Vittorio E m a n u e l e partiva o g n i m a t t i n a , in gambali e, q u a n d o l'aria di m o n t a g n a diventava p u n g e n t e , i n c a p p o t t o n e , p e r visitare r e p a r t i d o v e , s e c o n d o u n ' a n n o tazione del suo a i u t a n t e di c a m p o g e n e r a l e P u n t o n i , il m o rale d e i soldati e r a «ottimo», i visi «allegri», ma «lasciava a 317

d e s i d e r a r e la disciplina formale» ed «era c a r e n t e l'azione degli ufficiali inferiori». A Pocapaglia si e r a i n s e d i a t o il Q u a r t i e r g e n e r a l e d i U m b e r t o d i Savoia, c o m a n d a n t e del g r u p p o a r m a t e ovest. Il trasferimento del Re, e la sua istintiva p r e f e r e n z a p e r un fronte e un tipo di g u e r r a che avessero analogie con il '15-'18 furono patetici e rivelatori. Ment r e le c o l o n n e corazzate t e d e s c h e calavano verso Parigi, il C o m a n d o italiano pensava, tutt'al più, a battaglie di posizione: anzi, p e r q u a n t o r i g u a r d a v a il fronte occidentale, aveva r i n u n c i a t o a n c h e a q u e l l e , d o p o la decisione di Mussolini c h e si e r a t r a d o t t a in u n a sorta di a c c o r d o s o t t o b a n c o t r a Badoglio e l ' a d d e t t o militare francese a R o m a Parisot, suo vecchio a m i c o fin d a i t e m p i di Vittorio V e n e t o . I francesi a v e v a n o p r o m e s s o di n o n m u o v e r s i , a loro volta, se n o n si fossero mossi gli italiani. Il g r u p p o a r m a t e ovest era il più forte, tra quelli di cui si c o m p o n e v a l'esercito. Diviso in d u e a r m a t e (la 4 di Guzzoni d a l S a n B e r n a r d o al m o n t e G r a n e r ò e la l di P i n t o r dal m o n t e G r a n e r ò al m a r e ) poteva c o n t a r e su 22 divisioni, oltre a vari r a g g r u p p a m e n t i speciali. In totale 12.500 ufficiali e 300 mila u o m i n i di t r u p p a . Al confronto il g r u p p o a r m a t e est del generale Grossi, con la 2 a r m a t a di Ambrosio da Tarvisio a Fiume, la 6 a r m a t a di Vercellino nella p i a n u r a p a d a na, e l'8 a r m a t a del Duca di B e r g a m o in Veneto e in Romagna, era debole e incompleto: 8.500 ufficiali e 195 mila u o mini, con venti divisioni a organici ridotti. Il maresciallo De B o n o c o m a n d a v a il g r u p p o a r m a t e sud, c h e n o n o s t a n t e il n o m e p o m p o s o aveva solo tremila ufficiali e 65 mila u o m i n i di t r u p p a . La riserva, nel territorio nazionale, e r a costituita dalla 7 a r m a t a dislocata in P i e m o n t e e affidata al D u c a di Pistoia (ma gli incarichi ai principi del s a n g u e e r a n o il più delle volte simbolici) e disponeva di 42 mila u o m i n i in tutto. O l t r e m a r e e r a n o le t r u p p e d'Albania (cinque divisioni e circa 70 mila uomini, compresi gli albanesi) al c o m a n d o del g e n e r a l e Visconti Prasca, le d u e a r m a t e libiche (quattordici divisioni con circa 200 mila u o m i n i al c o m a n d o del m a r e a

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scialle» Italo Balbo), le forze dell'Egeo ( u n a divisione n u m e r i c a m e n t e robusta con i suoi 25 mila u o m i n i al c o m a n d o del g o v e r n a t o r e q u a d r u m v i r o De Vecchi), infine i 70 mila «nazionali» e i 182 mila coloniali delle forze dislocate in Africa O r i e n t a l e , agli o r d i n i del Viceré A m e d e o d'Aosta. In totale l'esercito mobilitato aveva in organico quasi c i n q u a n t a m i l a ufficiali e un milione 150 mila u o m i n i di t r u p p a , che diventavano un milione e mezzo q u a n d o fosse incluso nel conto il personale dei servizi territoriali e quello p r o n t o p e r il comp l e t a m e n t o delle g r a n d i unità. U n a massa, sulla carta, imp o n e n t e , che rimase con l'arma al piede. Ci r i m a s e , in realtà, pochissimi g i o r n i a n c h e sul fronte occidentale. Prima a r o m p e r e la tacita t r e g u a fu l'aviazione, che il 12 e il 13 g i u g n o b o m b a r d ò Biserta, Tolone e altre località della Francia c o n t i n e n t a l e , n o n c h é Bastia e Calvi in Corsica. Le incursioni e r a n o state p r o v o c a t e da b o m b a r d a m e n t i su Torino e Genova - e già s'era visto q u a n t o la cont r a e r e a italiana fosse inconsistente - compiuti n o n dai francesi, ma dagli inglesi: i francesi avevano anzi frapposto ogni sorta di ostacoli. Mussolini indirizzò t u t t a v i a la r i t o r s i o n e sulla Francia agonizzante, con il risultato che l'ammiraglio D a r l a n o r d i n ò l'esecuzione d i u n b o m b a r d a m e n t o n a v a l e della costa ligure, il cui p i a n o era già nei suoi cassetti. All'alba del 14 g i u g n o - Parigi c a d d e quel giorno - q u a t t r o incrociatori e undici cacciatorpediniere lasciarono la base di Tolone e fecero rotta verso il litorale italiano: d u e incrociatori - il Foch e l'Algerie - p u n t a r o n o su Vado, gli altri d u e - il Dupleix e il Colbert - su Genova. A contrastarli t r o v a r o n o soltanto u n a vecchia t o r p e d i n i e r a , la Calatafimi, che posava m i n e al largo di capo A r e n z a n o , e alcuni mas. Il c o m a n d a n t e della Calatafimi, t e n e n t e di vascello G i u s e p p e B r i g n o l e , si avventò i n t r e p i d a m e n t e c o n t r o la flotta nemica, la attaccò con i siluri - poi u n o dei tubi di lancio si i n c e p p ò e un siluro restò «metà fuori e m e t à d e n t r o » - ebbe a n c h e l'impressione di avere colpito un caccia francese, che invece era stato raggiunto dai colpi di u n a batteria costiera. La s q u a d r a france319

se p o t è r i e n t r a r e a T o l o n e senza i n t o p p i . N o n e r a stata, la sua, u n a azione i m p o r t a n t e . Le c a n n o n a t e avevano fatto n o ve m o r t i in u n a fabbrica di Vado, e d a n n i quasi insignificanti a Genova. Restava il fatto che soltanto u n a piccola unità navale aveva e r o i c a m e n t e affrontato l'avversario, b e n c h é la M a r i n a disponesse di d u e corazzate, sette incrociatori pesanti, dodici incrociatori leggeri, n o v a n t a q u a t t r o t r a cacciatorpediniere e t o r p e d i n i e r e , centoquindici sommergibili (nel settembre sar e b b e r o e n t r a t e in servizio le nuovissime corazzate Littorio e Vittorio Veneto). La q u i n t a flotta militare del m o n d o . E vero che il grosso della s q u a d r a da battaglia si trovava a T a r a n t o . Ma questa n o n era u n a valida r a g i o n e p e r lasciare sguarnito un settore vitale: l ' e r r o r e la diceva l u n g a sulla m i o p i a dei comandi. N o n m e n o rivelatore fu il r i t a r d o - tre o r e - con cui l'aviazione si pose all'inseguimento della s q u a d r a francese. Di 783 b o m b a r d i e r i d'alta quota, 594 caccia e assaltatori, e 419 ricognitori, n o n s e n e t r o v ò u n n u m e r o sufficiente p e r seg n a l a r e l ' a p p r o s s i m a r s i della flotta francese, i m p e d i r l e di g i u n g e r e indisturbata fino agli obbiettivi, e tartassarla sulla r o t t a del r i t o r n o . N e l l ' i n s e g u i m e n t o della flotta francese si era i m p e g n a t o a n c h e Galeazzo Ciano, un p o ' ministro degli Esteri e un p o ' a v i a t o r e , c h e a n n o t a v a : «Volo sino a Nizza p e r cercare le navi francesi che h a n n o b o m b a r d a t o Genova. T e m p o pessimo, navigazione pericolosa. R i e n t r o d o p o d u e o r e senza avere avvistato il nemico». Per Mussolini la sortita francese fu u n a frustata, cui volle r i s p o n d e r e subito. Dispose «piccole o p e r a z i o n i offensive» sulle Alpi che facilitassero «i nostri futuri sbocchi offensivi in più g r a n d e stile». V e n n e r o perciò predisposte delle p u n t a t e nell'aspra striscia di t e r r e n o m o n t a n o che correva tra la posizione italiana di p a r t e n z a e la cosiddetta «Maginot alpina», u n a serie di forti i cui presìdi, p r o p r i o p e r l'isolamento in cui vivevano, n o n e r a n o stati a n c o r a contagiati dal collasso delle unità travolte dai tedeschi. Il sottofondo m a r a m a l d e 320

sco della d i c h i a r a z i o n e di g u e r r a italiana rafforzava la volontà di resistenza nella a r m a t a francese delle Alpi, ridotta o r m a i a 185 mila u o m i n i - di cui solo 85 mila nelle posizioni avanzate di resistenza - dal mezzo milione che e r a n o p r i m a che se ne distogliessero parecchie divisioni, m a n d a t e a incen e r i r s i nella f o r n a c e del n o r d , c o n t r o i t e d e s c h i . P u r così a n e m i z z a t e , le forze francesi e r a n o a p p o g g i a t e a u n a linea e s t r e m a m e n t e solida. Ma gli assaggi di piccoli r e p a r t i - e sulle Alpi infuriava, fuori stagione, il m a l t e m p o - n o n bastavano più a Mussolini, che voleva u n a vera e p r o p r i a offensiva: a n c h e p e r c h é H i t l e r gli aveva fatto s a p e r e , con cortese p e r e n t o r i e t à , che n o n gli occorreva alcun aiuto sul suo fronte, dove sapeva benissimo sbrigarsela da solo. Glielo ripetè a voce d u r a n t e un incontro che i d u e dittatori e i loro Stati Maggiori e b b e r o a Monaco di Baviera il 18 giugno. Il g o v e r n o R e y n a u d era o r m a i c a d u t o , in Francia, e Pétain si e r a visto affidare pieni poteri, con l'implicito compito di s a n z i o n a r e la disfatta. L'improvviso «scoppio di pace» aveva fortemente t u r b a t o Mussolini, che avrebbe voluto c o n d i z i o n i p i ù u m i l i a n t i p e r la Francia, ma d o v e v a fare i conti con un Hitler e con un R i b b e n t r o p s t r a o r d i n a r i a m e n te g e n e r o s i e concilianti verso il vinto. Aveva o t t e n u t o soltanto che l'armistizio franco-tedesco n o n entrasse in vigore se n o n d o p o la stipulazione dell'armistizio franco-italiano. Ma di u n a c o m m i s s i o n e u n i c a dell'Asse c h e discutesse le clausole, il F ù h r e r n o n ne aveva voluto s a p e r e . La vittoria era sua, e tale doveva r i m a n e r e . Rientrato a Roma, Mussolini convocò Badoglio e gli i n t i m ò di attaccare sulle Alpi. Il maresciallo a v a n z ò u n a serie di obbiezioni t e c n i c h e (lo schieramento italiano era difensivo, c o m e si poteva nel volgere di pochissimi giorni, e su q u e l t e r r e n o , passare a u n o schieramento offensivo?), Ciano rincarò la dose sottolineando l'ineleganza m o r a l e della offensiva, ma il Duce insistette p e r avere q u a l c h e centinaio di m o r t i e q u a l c h e c h i l o m e t r o q u a d r a t o di t e r r e n o c o n q u i s t a t o da affiancare alle p e r d i t e u m a n e e ai successi tedeschi. L'avevano i n f o r m a t o , t r a l'al321

t r o , che in Francia q u a l c u n o sosteneva n o n dovesse esservi u n armistizio con l'Italia, dal m o m e n t o che n o n c'era stata guerra. Le d u e armate avrebbero dovuto avanzare, secondo Mussolini, già il 21 g i u g n o . Per le p r o t e s t e di Pintor si rinviò a l 2 2 . L e o p e r a z i o n i e r a n o g u i d a t e d a l C a p o d i Stato M a g g i o r e dell'Esercito maresciallo Graziani, c h e aveva installato il suo c o m a n d o su un t r e n o messo in binario m o r t o , tra B r a e Alba, e che era furioso p e r la inaspettata e mal sopp o r t a t a p r e s e n z a , a c c a n t o a lui, d e l s o t t o s e g r e t a r i o alla G u e r r a S o d d u . Graziani, b u o n trascinatore di agili colonne coloniali, n o n e r a u n o stratega: m a c h i u n q u e a l suo posto, con unità male equipaggiate e insufficientemente addestrate, n o n avrebbe p o t u t o fare molto meglio. F u r o n o realizzati, con a b n e g a z i o n e e a p r e z z o di p e r d i t e d o l o r o s e , p r o g r e s s i modesti, fu presa M e n t o n e . Mussolini ritardava il più possibile l'armistizio nella s p e r a n z a c h e le t r u p p e del g e n e r a l e G a m b a r a conquistassero, sulla costa, Nizza. N o n vi riusciron o . «In realtà - ha scritto il g e n e r a l e Faldella - sarebbe un e r r o r e d i r e c h e sulle Alpi O c c i d e n t a l i f u c o m b a t t u t a u n a battaglia... A v v e n n e r o soltanto azioni p r e l i m i n a r i definibili tecnicamente p r e s e di contatto.» La p r e s a di contatto costò 631 m o r t i , 6 1 6 d i s p e r s i , 2.631 feriti. I francesi e b b e r o 37 m o r t i , 42 feriti, 150 dispersi. Vittorio E m a n u e l e si ritrasferì a R o m a . La riedizione del T 5 - T 8 e r a già finita. Il 23 g i u g n o i p l e n i p o t e n z i a r i francesi, che avevano firm a t o a C o m p i è g n e l'armistizio con la G e r m a n i a , g i u n s e r o a R o m a a b o r d o di aerei tedeschi, e f u r o n o p o r t a t i alla Villa Incisa, sulla via Cassia. Badoglio aveva le lagrime agli occhi m e n t r e la delegazione «nemica» p r e n d e v a posto a un l u n g o tavolo. Roatta lesse il testo francese della convenzione d'armistizio, e il g e n e r a l e H u n t z i g e r , sollevato p e r c h é s'era aspettato peggio, chiese un rinvio p e r p o t e r n e riferire al suo g o v e r n o , a B o r d e a u x . Nel frattempo - lo ha ricordato Roatta nel suo Otto milioni di baionette - Hitler e b b e un r i p e n s a m e n t o , e chiese che la occupazione italiana in Francia fosse 322

ampliata di quel tanto che consentisse di collegare le t r u p p e italiane alle t e d e s c h e , e di c h i u d e r e c o m p l e t a m e n t e alla Francia «libera» la frontiera svizzera. Mussolini o r d i n ò che il desiderio di Hitler venisse esaudito, ma gli si fece n o t a r e che o r m a i i francesi e r a n o in possesso del d o c u m e n t o a r m i stiziale, e s a r e b b e stato p o c o c o r r e t t o a l t e r a r n e i t e r m i n i . Pertanto n o n se ne fece nulla. Anzi all'ultimo m o m e n t o Badoglio, c h e già aveva r i n u n c i a t o alla c o n s e g n a della flotta - d e l r e s t o i francesi n o n e r a n o a s s o l u t a m e n t e disposti a darla - concesse che i vinti si tenessero i pochi aerei sfuggiti alla distruzione e n o n estradassero i fuorusciti politici. Alle 19,15 del 24 g i u g n o Badoglio e H u n t z i g e r firmarono. Il generale francese ringraziò, p e r l'«alto stile» con cui aveva dir e t t o le trattative, il maresciallo, c h e rispose e s p r i m e n d o i suoi voti p e r l'avvenire della Francia. La g u e r r a delle cento o r e aveva lasciato molto a m a r o in bocca a Mussolini e aperto gli occhi a n c h e a chi, c o m e Starace, n o n godeva fama di eccezionale perspicacia. «Si sono m a n d a t i gli u o m i n i incont r o ad u n a inutile m o r t e - disse S t a r a c e a C i a n o - c o n gli stessi sistemi di venti a n n i or sono.» La g u e r r a v e r a l'Italia l ' a v r e b b e d o v u t a e p o t u t a fare in Africa S e t t e n t r i o n a l e d o v e , c r o l l a t a la F r a n c i a , a n c h e le unità della 5 a r m a t a (generale Gariboldi), schierate al confine con la Tunisia, e r a n o diventate disponibili p e r l'impiego a est, verso l'Egitto, dove e r a dislocata la 10 a r m a t a del g e n e r a l e B e r t i . Gli inglesi e r a n o , p e r i l m o m e n t o , deboli, sia nel n u m e r o sia nei mezzi. Il loro c o m a n d a n t e , g e n e r a l e Wavell, p o t e v a fare p i e n o a f f i d a m e n t o sui 40 mila soldati b r i t a n n i c i e sugli 8.500 n e o z e l a n d e s i e r h o d e s i a n i d e l suo esercito: un p o ' m e n o sui 15 mila i n d i a n i ; p o c h i s s i m o sui 40 mila egiziani, che in L o n d r a v e d e v a n o p i ù u n ' o c c u p a n te che u n a alleata. Ma quel n o n m o l t o c h e Wavell aveva, e r a i d o n e o ai c o m b a t t i m e n t i in t e r r e n o d e s e r t i c o , e in c o n d i zioni climatiche difficili. Si a g g i u n g a a q u e s t o u n a m e n t a lità aggressiva, e u n a a u t o n o m i a di decisione dei c o m a n d i , a

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a n c h e inferiori, c h e e r a s c o n o s c i u t a alla g r e v e m a c c h i n a militare italiana. Le divisioni libiche e r a n o , come la m a g g i o r a n z a di quelle della M a d r e p a t r i a , «autotrasportabili»: e il valore ipotetico della definizione c o r r i s p o n d e v a , p e r q u a n t o r i g u a r d a v a gli s p o s t a m e n t i m o t o r i z z a t i , a u n a r e a l t à a n c o r p i ù ipotetica. Q u a n d o i r e p a r t i dovevano muoversi, i c o m a n d i assegnavan o , s e c o n d o le esigenze, gli a u t o c a r r i necessari. Ossia, ha spiegato Roatta «le divisioni m u o v e v a n o a piccoli lotti, con automezzi che facevano servizio a spoletta, o p p u r e marciavano a d d i r i t t u r a a piedi». Nella p r i m a v e r a del 1940 lo Stato Maggiore ebbe u n a p e n s a t a brillante, p e r ovviare all'inconveniente: n o n d o t ò i r e p a r t i di Libia di un n u m e r o triplo di a u t o c a r r i - ce n ' e r a n o 4.000, e ne occorrevano undicimila ma distribuì «piccole salmerie di asinelli locali» che dovevano essere foraggiati e dovevano b e r e , il che accresceva le difficoltà dei r i f o r n i m e n t i . Di c o n s e g u e n z a (è s e m p r e R o a t t a che spiega) «questo arcaico palliativo v e n n e abbandonato». Di q u e s t e deficienze Italo Balbo e r a p i e n a m e n t e consapevole, tanto che, n o n o s t a n t e il t e m p e r a m e n t o i m p e t u o s o e la vulnerabilità d e l l ' a r m a t a di Wavell, si d i m o s t r a v a m o l t o scettico sulle p r o s p e t t i v e di u n a offensiva. Le p r i m e scaram u c c e , nelle quali le mitragliatrici delle a u t o b l i n d o inglesi «crivellavano di colpi che passano allegramente la corazza», come scrisse lo stesso Balbo, i carri leggeri da tre tonnellate, avevano fugato molte illusioni. C o n tecnica corsara, esigue e mobili formazioni al c o m a n d o del g e n e r a l e O ' C o n n o r si infiltravano in profondità nelle nostre linee, i n t e r r o m p e v a no le c o m u n i c a z i o n i , s o r p r e n d e v a n o g u a r n i g i o n i isolate e a b b a r b i c a t e al t e r r e n o . Il 12 e 13 g i u g n o i p r e s ì d i di Sidi O m a r e della ridotta M a d d a l e n a , assaliti da mezzi corazzati, d o v e t t e r o ritirarsi, il 14 furono sterminati i d u e c e n t o difensori della ridotta C a p u z z o e da Sidi Azeiz dovette r i p i e g a r e sulla r i d o t t a di B a r d i a il p r i m o r a g g r u p p a m e n t o libico. Il 16 il g e n e r a l e del g e n i o Lastrucci fu p r e s o p r i g i o n i e r o da u n o d i questi guizzanti tentacoli. Mussolini e r a i n d i g n a t o 324

con Balbo, anzi con l'intero p o p o l o italiano: «È la m a t e r i a che mi manca. Anche Michelangelo aveva bisogno del marmo p e r fare le sue statue. Se avesse avuto soltanto dell'argilla, sarebbe stato soltanto un ceramista. Un p o p o l o che è stato p e r sedici secoli i n c u d i n e n o n p u ò , in pochi a n n i , diventare martello». Si corse ai r i p a r i m a n d a n d o verso le posizioni p e r d u t e r e p a r t i agili, m u n i t i d i c a n n o n i a n t i c a r r o , m o n t a n d o sugli a u t o c a r r i mitragliere da 20 e c a n n o n i da 6 5 , b o m b a r d a n d o Sollum con 150 apparecchi. Da R o m a Badoglio tempestava p e r c h é Balbo passasse alla offensiva, e gli aveva a n c h e d a t o u n a scadenza, il 15 luglio. Gli incitamenti di Mussolini - cui Badoglio faceva da portavoce - n o n e r a n o i n q u a d r a t i in un vasto d i s e g n o strategico ma, p i u t t o s t o , i n u n a e p i d e r m i c a velleità di successi appariscenti. In caso c o n t r a r i o ci si sarebbe preoccupati, m e n t r e la flotta italiana controllava il Medit e r r a n e o , d i i n v i a r e i n Libia u n a p a r t e delle divisioni c h e e r a n o i n o p e r o s e in Italia. Ma Badoglio si limitava a prescriv e r e , r i v o l g e n d o s i a Balbo: «metti le ali ai p i e d i a tutti... il Duce sta f r e m e n d o . . . e se hai bisogno di qualcosa telefonami». Il vecchio maresciallo si crogiolava tra l'altro nella convinzione che le t r u p p e inglesi avrebbero c e d u t o p e r c h é n o n abituate alla calura del deserto: p e r la stessa singolare motivazione e r a riluttante ad accettare un aiuto dai tedeschi (anch'essi nordici e i n a d a t t i all'Africa), aiuto che Mussolini rifiutava invece p e r ragioni di prestigio. Balbo n o n ebbe il t e m p o di d a r p r o v a delle sue capacità di c o m a n d a n t e in g u e r r a . Aveva ideato u n a m a n o v r a - sullo stile di quelle n e m i c h e - che consentisse di c a t t u r a r e alcune a u t o b l i n d o : ed era partito in volo il 28 g i u g n o p e r verificare di p e r s o n a l'esito dell'azione. L u n g o la rotta, avvistate a Tob r u k le colonne di fumo provocate da un b o m b a r d a m e n t o , aveva deviato, p o r t a n d o s i sulla piazzaforte. Forse dal suo S 79 n o n f u r o n o fatte le segnalazioni prescritte, forse da terra, nella confusione seguita all'attacco, n o n le videro. C e r t o è che la c o n t r a e r e a dell'incrociatore San Giorgio, a n c o r a t o in 325

r a d a , p r e s e di m i r a il t r i m o t o r e c h e , colto in p i e n o , si schiantò al suolo. Balbo e i suoi c o m p a g n i di volo m o r i r o n o tutti. N e s s u n attentato, d u n q u e , a n c h e se molti ne m o r m o r a r o n o , p r e n d e n d o s p u n t o dai dissidi t r a il D u c e e il q u a d r u m v i r o . Se Mussolini (al quale la notizia era stata c o m u n i cata m e n t r e visitava l'ormai pacificato «fronte occidentale») ne fu t u r b a t o , n o n lo d i e d e a divedere. Si p r e o c c u p ò invece di d a r e subito un successore a Balbo: e lo t r o v ò nel m a r e sciallo Graziani, inviato in Libia - di sicuro Badoglio n o n ne fu s c o n t e n t o - senza c h e gli venisse tolta, a l m e n o formalm e n t e , la carica di C a p o di Stato M a g g i o r e dell'Esercito. Il c o m p i t o di s c a t e n a r e l'offensiva passò così al maresciallo, che si d i m o s t r ò a n c o r p i ù restio del predecessore. N o n o s t a n t e il piglio da condottiero, Graziani e r a p r u d e n te, e l ' a t t e n t a t o di Addis Abeba l'aveva r e s o a n c h e p a v i d o . Un colpo di s p e r o n e di Mussolini del 19 agosto lo avvertiva che «l'invasione dell'Inghilterra è decisa... p u ò essere fra u n a settimana o fra un mese... il giorno in cui il p r i m o plotone di soldati g e r m a n i c i t o c c h e r à il t e r r i t o r i o inglese voi simultan e a m e n t e attaccherete». L'obbiettivo e r a , s e c o n d o il D u c e , p o c o i m p o r t a n t e , si trattasse di Sollum, a ridosso del confine, o di Alessandria d'Egitto, l'essenziale era avanzare. Ancora ai p r i m i di settembre Graziani invocò un rinvio a l m e n o fino alla p r i m a d e c a d e d e l mese successivo, ma q u e s t a volta Mussolini, angosciato dal timore che la conquista germanica dell'Inghilterra trovasse l'Italia immobile, fu p e r e n t o r i o : l'offensiva doveva cominciare. E cominciò il 13 s e t t e m b r e , con la partecipazione di sole cinque divisioni, più il g r u p p o autop o r t a t o del generale Maletti. D u e C o r p i d ' a r m a t a r e s t a r o n o a p r o t e z i o n e delle retrovie a C i r e n e e a T o b r u k . Gli inglesi fecero s o s t a n z i a l m e n t e il v u o t o d a v a n t i alle c o l o n n e avanzanti, che ebbero i loro maggiori avversari nel t e r r e n o e nei campi minati. Il 16 settembre le a v a n g u a r d i e o c c u p a r o n o Sidi e l - B a r r a n i . L'operazione e r a costata p e r d i t e esigue, 91 morti e 270 feriti, e aveva dato a Graziani, e a Mussolini, un risultato soddisfacente dal p u n t o di vista p r o p a g a n d i s t i c o , 326

tanto che il maresciallo libico, in u n a comunicazione allo Stato Maggiore, si d o m a n d a v a «quando gli inglesi cominceranno a capire che h a n n o a che fare col più attrezzato esercito coloniale del m o n d o » . Dalla cautela Graziani era passato a u n a euforia verbale sconsiderata. D o p o d i c h é i capisaldi italiani furono sistemati, con u n a linea di rifornimenti allungata di 120 chilometri, secondo i consueti m e t o d i statici, che li esponevano agli aggiramenti degli inglesi, q u a n d o si fossero sentiti abbastanza forti p e r passare alla controffensiva. Altri successi furono m i e t u t i in Africa O r i e n t a l e , a spese di un n e m i c o che poteva p e r m e t t e r s i il lusso di lasciare che il t e m p o lavorasse in suo favore. Ai confini dell'Etiopia e r a n o s c h i e r a t e p o c h e migliaia di soldati b r i t a n n i c i : m e n o di 10 mila nel Kenya, 2 mila circa nella Somalia b r i t a n n i c a , d u e battaglioni indiani ad Aden, p r o n t i a d a r e un aiuto dove fosse richiesto. Per il m o m e n t o gli inglesi si affidavano, più che al loro fragile s c h i e r a m e n t o , alle g r a n d i distanze africane, che r e n d e v a n o impensabili offensive italiane verso centri vitali - Nairobi - o verso il S u d a n desertico e il confine meridionale dell'Egitto. Del resto il Viceré A m e d e o d'Aosta aveva g u a i grossi in casa. Nel G o g g i a m i ribelli o c c u p a v a n o g r a n p a r t e del t e r r i t o r i o , nello Scioa d i v a m p a v a la g u e r r i glia delle b a n d e di ras locali, foraggiata dagli inglesi. C o m a n d a n t e di un esercito di 260 mila u o m i n i - di cui quasi 200 mila indigeni, in p a r t e di d u b b i a fedeltà - il Duca d'Aosta ne conosceva le spaventose manchevolezze. «Tutto l ' a r m a m e n t o senza nessuna eccezione - ha scritto il generale Mancinelli - e r a costituito da residuati della p r i m a g u e r ra mondiale.» O p e g g i o . Molti r e p a r t i i n d i g e n i avevano in dotazione, anziché il solito fucile 9 1 , l'antico 70/87 a un solo colpo: nella artiglieria e r a n o stati riesumati perfino i 75 A di b r o n z o , ufficialmente dichiarati fuori uso da t r e n t ' a n n i . Fra i 350 aerei c'erano a n c h e i CA 133 che r a g g i u n g e v a n o u n a velocità massima di 190 chilometri orari. N o n o s t a n t e la decrepitezza del loro a r m a m e n t o , e la scarsità di autocarri, gli 327

italiani furono in g r a d o di proiettarsi oltre i confini, in u n a serie di brillanti azioni. La p r i m a di esse investì, il 14 g i u g n o , Moiale, u n a cittad i n a del Kenya. Gli inglesi se ne a n d a r o n o un centinaio di chilometri lontano: Churchill considerò la conquista per quello c h e era, un e p i s o d i o isolato, t a n t o c h e decise di togliere p r o p r i o dal Kenya u n a delle sue migliori brigate, destinata in Medio O r i e n t e , c o m m e n t a n d o : «L'idea di u n a sped i z i o n e italiana di q u i n d i c i o ventimila u o m i n i che... p e r corresse q u a t t r o o cinquecento miglia p e r r a g g i u n g e r e Nairobi sembrava ridicola». Il 4 luglio le t r u p p e del generale Frusci mossero verso Cassala, centro ferroviario del Sudan, e se ne i m p a d r o n i r o n o . Alt r e d u e località sudanesi, Gallabat e K u r m u k , f u r o n o p r e s e dalle t r u p p e del generale Gazzera. Infine fu ordinata l'avanzata verso la Somalia b r i t a n n i c a , che d o m i n a v a il golfo di A d e n , ed e r a u n a spina n e l t e r r i t o r i o etiopico. Le divisioni del generale Nasi, c o m a n d a n t e dello scacchiere est, procedettero dal 3 agosto su d u e direttrici di marcia, l'una verso il confine con la Somalia francese, l'altra verso Berbera. La marcia fu spedita, nonostante un tentativo inglese di bloccarla su u n a catena montuosa che correva parallela alla costa. La disparità di forze era g r a n d e - circa venticinquemila u o m i n i da p a r t e italiana, duemila, poi portati a tre, con il rinforzo di un battaglione, da p a r t e britannica - e a n n u l l a v a i vantaggi del migliore a r m a m e n t o e d e q u i p a g g i a m e n t o n e m i c o . D o p o u n a battaglia d u r a , il g e n e r a l e Godwin-Austen decise il ripiegam e n t o e il r e i m b a r c o dei suoi r e p a r t i a B e r b e r a , p r e s a il 19 agosto. Mussolini aveva avuto, m e n t r e veniva realizzata la conquista, u n o dei suoi tipici scatti d'impazienza e d'ingenerosità: C i a n o l'aveva visto «molto risentito» c o n t r o il Duca d'Aosta «per il ritardo che subiscono le operazioni». «I principi dovrebbero fare i civili» aveva sentenziato. Presa Berbera si congratulò tuttavia con il Duca, telegrafandogli che «dopo la necessaria sosta voi dirigerete verso altre m e t e la volontà perseverante e l'ardimento delle truppe».

CAPITOLO SECONDO

LA R I P I C C A GRECA

All'alba del 28 o t t o b r e 1940 le t r u p p e italiane d'Albania, al c o m a n d o del generale Sebastiano Visconti Prasca, si misero in marcia p e r l'attacco alla Grecia. Mussolini e Ciano e b b e r o così, finalmente, la loro g u e r r a da o p p o r r e , con le sue p r o nosticate vittorie e conquiste, alle vittorie e conquiste t e d e sche dei mesi p r e c e d e n t i . Mussolini aveva a l u n g o altalenato, p r i m a della decisione, e sulla scia d e i suoi m u t a m e n t i d ' u m o r e il C o m a n d o s u p r e m o aveva abbozzato piani strategici che r i g u a r d a v a n o i p i ù disparati scacchieri e u r o p e i . Q u a l c h e e s e m p i o . L l l agosto 1940 «il Duce o r d i n a c h e p e r g i o r n o 20 settembre d o b b i a m o essere p r o n t i all'est» ossia v e r s o la J u g o s l a v i a . Il 30 agosto u n ' a l t r a disposizione spiegava che «i r e c e n t i a v v e n i m e n t i dell'Africa E q u a t o r i a l e francese d e b b o n o far p e n s a r e ad eventuali complicazioni» e che p e r t a n t o «codesto Stato M a g g i o r e inizi senza i n d u g i o gli studi p e r l'occupazione n o n solo della c o n t e a di Nizza, ma di tutto il t e r r i t o r i o francese fino al R o d a n o » . Il 17 sett e m b r e n u o v a direttiva: «Data la situazione che si p u ò creare in Corsica p r e g o effettuare al p i ù p r e s t o lo studio di occupazione dell'isola con t r u p p e della Sardegna». Nel b a i l a m m e di q u e s t e direttive, che a v r e b b e r o messo in crisi, p e r la l o r o c o n t e m p o r a n e i t à e a volte p e r la loro c o n t r a d d i t t o r i e t à , un o r g a n i s m o militare p o d e r o s o , i g e n e rali si e r a n o abituati ad aspettare, d o p o l'ordine, il contrordine: e a valutare gli improvvisi allarmi p e r quel che in effetti e r a n o : i riflessi delle ambizioni, delle velleità e delle frustrazioni che, al vertice del Paese, travagliavano Mussolini. Per la Grecia era sembrato che p r o p r i o in agosto - mese, co329

me si è visto, di affannose iniziative - dovesse scoccare l'ora fatale. I n o d i o alla G e r m a n i a , c h e d e l l ' i m p r e s a g r e c a n o n voleva sentir p a r l a r e , Ciano la sollecitava. L'anti-interventista del 10 g i u g n o e r a d i v e n t a t o , p e r q u e s t a g u e r r a «privata», un interventista accanito. Alla causale dell'aggressione Ciano aveva già p e n s a t o , e p r o v v e d u t o , con l'acquiescenza del l u o g o t e n e n t e g e n e r a l e in Albania Francesco J a c o m o n i . N o n era possibile sbandier a r e , c o n t r o il Regime di Atene, incompatibilità ideologiche, anzi. Giovanni Metaxàs, il generale che da q u a t t r o a n n i gov e r n a v a a u t o r i t a r i a m e n t e la Grecia, e r a un d i t t a t o r e di s t a m p o fascista, in v e r s i o n e balcanica. Aveva c o m p l e t a t o i suoi studi militari in G e r m a n i a ed era stato, d u r a n t e la prim a g u e r r a m o n d i a l e , filotedesco, così c o m e r e C o s t a n t i n o . Messo a l b a n d o d u r a n t e i l l u n g o d o m i n i o politico d e l r e pubblicano Venizelos, si era i m p a d r o n i t o del p o t e r e , d o p o il r i t o r n o della Monarchia, il 4 agosto del 1936. N o n aveva ancora a d o t t a t o le coreografie appariscenti del fascismo e del nazismo, ma già aveva copiato il saluto r o m a n o (ribattezzato, l o c a l m e n t e , saluto greco) e istituito la Neoléa, p e r f e t t o equivalente d e l l ' O p e r a nazionale Balilla. N o n era sanguinario, ma il paese era sottoposto a u n a d u r a sorveglianza poliziesca. La c e n s u r a della s t a m p a e r a severa, la compressione spirituale e culturale così ottusa che perfino alcune o p e r e di Platone e r a n o state vietate in q u a n t o c o n t r a r i e alla n o n ben e definita f i l o s o f i a del «movimento». S e Metaxàs e r a u n o s t r e t t o p a r e n t e politico d e l fascismo, re Giorgio I I , c h e in politica i n t e r n a lo lasciava fare, in politica estera professava invece s e n t i m e n t i filo-inglesi. A L o n d r a aveva trascorso gli a n n i dell'esilio, e là aveva stabilito contatti assidui con la corte e con Vestablishment. Stretti e r a n o a n c h e i legami della marina greca con quella britannica. L'Italia avrebbe p o t u t o utilmente o p e r a r e , in Grecia, p e r i n d u r r e il parafascista Metaxàs a schierarsi con l'Asse. Ma a Mussolini n o n interessava di avere altri alleati a b u o n prezzo. Gli interessava di avere, ad ogni costo, un avversario da 330

sconfiggere. Per t r a s f o r m a r e u n p o t e n z i a l e a m i c o i n u n o s t r e n u o n e m i c o f u r o n o costruiti capi d'accusa d e b o l m e n t e argomentati. Il p r i m o era che la Grecia offrisse aiuti, r i p a r o , r i f o r n i m e n t i , nelle i n n u m e r e v o l i isole del suo a r c i p e l a g o , alla flotta inglese. Il s e c o n d o e r a c h e esistesse, n e l l ' E p i r o , u n a m i n o r a n z a c i a m u r i o t a - ossia a l b a n e s e - o p p r e s s a e conculcata, e c h e l'Italia, c o m e protettrice dell'Albania, dovesse farsi carico di questo i r r e d e n t i s m o . Metaxàs i n t e n d e v a attenersi alla p i ù scrupolosa n e u t r a lità, su questo n o n v'è, ormai, alcun d u b b i o . Ciò c o m p o r t a va esercizi di alta acrobazia militare e d i p l o m a t i c a , che lasciavano spazio a qualche m i n o r e infrazione. L'addetto militare italiano ad Atene, colonnello Luigi M o n d i n i , ha scritto che «da R o m a n o n f u r o n o m a i fornite precise indicazioni, m e n t r e tutti gli a c c e r t a m e n t i effettuati in loco sia da m e , sia dall'addetto navale c o m a n d a n t e Morin, sia dai regi consoli, d i e d e r o c o s t a n t e m e n t e esito negativo». Tutt'al più, s e m p r e secondo Mondini, «non molto chiaro apparve il contegno delle autorità elleniche in occasione dello scontro che ci costò la p e r d i t a d e l l ' i n c r o c i a t o r e Colleoni». Ma a l t r e volte le m o d e s t e trasgressioni g r e c h e furono favorevoli all'Italia: così q u a n d o l'ammiraglio Sakellariou rese n o t o al ministro ad A t e n e E m a n u e l e Grazzi - e n u l l a glielo i m p o n e v a - c h e a tre cacciatorpediniere inglesi rifugiatisi nel p o r t o di Malvasia e r a stato intimato di lasciarlo. D e l i b e r a t a m e n t e provocatoria fu invece l'azione del sommergibile Delfino, al c o m a n d o del t e n e n t e di vascello Giuseppe Aicardi, che il 15 agosto 1940 affondò nel p o r t o di Tino un vecchio incrociatore greco, YHelli. T i n o è sede di un celebre s a n t u a r i o , qualcosa di p a r a g o n a b i l e , p e r i cristiani di rito o r t o d o s s o , a L o u r d e s o a L o r e t o : YHelli vi e r a stato inviato p e r r e n d e r e p i ù solenni le celebrazioni p e r la festività dell'Assunta nell'isola, g r e m i t a quel g i o r n o - c o m e ogni a n n o nella stessa ricorrenza - di pellegrini. L'unità attaccante lanciò tre siluri, u n o solo dei quali a n d ò a segno. Gli altri finirono c o n t r o il m o l o del porticciolo. Si l a m e n t a r o n o un 331

m o r t o , un paio di dispersi, 29 feriti. Ma, al di là delle p e r d i te u m a n e e dei d a n n i materiali, l'azione g u e r r e s c a fu consid e r a t a un sacrilegio. La p r o p a g a n d a fascista i m p u t ò l'impresa alla M a r i n a inglese, L o n d r a la i m p u t ò agli italiani. Alcuni f r a m m e n t i dei siluri f u r o n o r e c u p e r a t i : r e c a v a n o scritte del silurificio di F i u m e , e le a u t o r i t à g r e c h e s e p p e r o p r e s t o a chi dovessero essere a d d o s s a t e le responsabilità. Tuttavia n o n rivelarono nulla sui loro accertamenti, ad evitare complicazioni. C o m e fossero a n d a t e le cose lo i m m a g i n ò subito a n c h e Ciano: «E stata affondata d a u n s o t t o m a r i n o che a n c o r a n o n sappiamo chi sia - scrisse sul Diario - u n a nave greca. L'incidente minaccia p r o p o r z i o n i maggiori. Per me c'è sotto l'intemper a n z a di De Vecchi. Conferisco col Duce che d e s i d e r a risolvere pacificamente questo incidente del quale si poteva fare a meno». In effetti l'iniziativa dell'attacco risaliva p r o p r i o al baffuto q u a d r u m v i r o De Vecchi, g o v e r n a t o r e militare dell'Egeo, che n o n p e r d e v a occasione p e r d e n u n c i a r e p r e s u n t e violazioni g r e c h e della neutralità, e p e r sfogare la sua smania di r e n d e r e incandescente il settore operativo ai suoi ordini. Il grido di dolore dei ciamurioti p r e n d e v a intanto forma, grazie allo zelo di J a c o m o n i . In un r a p p o r t o a C i a n o - a n ch'esso di m e t à agosto - il l u o g o t e n e n t e g e n e r a l e n a r r a v a la triste storia d i D a u t H o g g i a , p a t r i o t a della C i a m u r i a , c h e e r a stato costretto a n n i a d d i e t r o a r i p a r a r e in Albania, e che di recente e r a stato trovato ucciso a Konispoli. Sicari che vol e v a n o r i s c u o t e r e la taglia p r o m e s s a d a l g o v e r n o di A t e n e avevano p e r p e t r a t o il delitto, aggiuntosi ad altri «commessi f r e q u e n t e m e n t e da e m i s s a r i greci». Dal c a n t o l o r o i greci precisarono che in effetti questo H o g g i a e r a stato ucciso d u r a n t e u n a rissa da d u e albanesi, e che era un b r i g a n t e assai noto, c o n d a n n a t o più volte e c o n t u m a c e da v e n t a n n i . Ma la radio e la s t a m p a italiana esaltarono, p e r o r d i n e del Minculp o p , la figura del «martire». Dai m i c r o f o n i dell'EiAR u n o speaker a n n u n c i ò che «il suo sacrificio n o n sarà vano poiché 332

la notizia del bieco delitto ha commosso p r o f o n d a m e n t e gli albanesi della Ciamuria». Farinacci, Polverelli e altri gerarchi di p r i m o p i a n o furono mobilitati p e r esaltare le virtù di Hoggia, i giornali insistettero sulle spoliazioni, i massacri, le deportazioni alle quali i greci avevano sottoposto la sventurata Ciamuria «terra c o m p r e s a tra l'attuale frontiera, il litorale jonico fino ai pressi di Prevesa, e la provincia di Gianina». O t t a n t a m i l a albanesi e diecimila greci soltanto vivevano in C i a m u r i a , secondo la p r o p a g a n d a fascista, q u a n d o la regione era stata, nel 1913, incorporata alla Grecia. Poi la Grecia t r a m o n t ò , nell'immediato orizzonte mussol i n i a n o , p e r c h é R i b b e n t r o p aveva fatto s a p e r e c o n m o l t a chiarezza che esisteva p e r l'Asse un p r o b l e m a di vita o di m o r t e , la sconfitta d e l l ' I n g h i l t e r r a , e che n o n era il caso di a p r i r e un n u o v o fronte periferico. In accordo con questa virata, Ciano assicurò Berlino che «con la Grecia stiamo port a n d o la v e r t e n z a su un p i a n o diplomatico e ci limitiamo a rinforzare con altre divisioni le attuali sei divisioni che p r e s i d i a n o l'Albania». La q u e s t i o n e della C i a m u r i a aveva com u n q u e irrigidito gli schemi di u n a e v e n t u a l e azione contro la Grecia. Poiché si doveva liberare le t e r r e albanesi irred e n t e , l'attacco p r i n c i p a l e s a r e b b e stato n e c e s s a r i a m e n t e sferrato nel settore dell'Epiro, difficile, m o n t a g n o s o e privo di obbiettivi i m p o r t a n t i a distanza ravvicinata; n o n in Macedonia occidentale, in direzione di Salonicco. La c a m p a g n a c o n t r o la Grecia, a c c a n t o n a t a in a g o s t o , t o r n ò d ' a t t u a l i t à , a l l ' i m p r o v v i s o , il 12 o t t o b r e . I t e d e s c h i avevano fatto s a p e r e a Mussolini, il g i o r n o p r e c e d e n t e , che «in seguito a richiesta della Romania», u n a missione militare g e r m a n i c a si sarebbe recata a Bucarest e che aerei della Luftwaffe a v r e b b e r o difeso i pozzi di petrolio di Plòesti. In realtà già dall'8 o t t o b r e r e p a r t i tedeschi avevano cominciato a insediarsi in Romania. U n ' e n n e s i m a iniziativa militare era stata p r e s a da Hitler senza consultare il c a m e r a t a del Patto d'Acciaio: e un n u o v o passo era stato c o m p i u t o verso quella supremazia assoluta della G e r m a n i a in E u r o p a che Mussoli333

ni voleva contrastare p e r m a n t e n e r e l'alleanza e n t r o i limiti di u n a partnership e n o n di u n a t r o p p o evidente leadership tedesca. C i a n o , soddisfatto p e r c h é il caso, o m e g l i o Hitler, aveva p o r t a t o a c q u a i n s p e r a t a al m u l i n o della sua g u e r r a , registrò nel Diario: «(Mussolini) è i n d i g n a t o p e r l'occupazion e g e r m a n i c a della Romania... "Hitler m i m e t t e s e m p r e d i fronte al fatto c o m p i u t o . Q u e s t a volta lo p a g o della stessa m o n e t a : s a p r à dai giornali che ho o c c u p a t o la Grecia. Così l'equilibrio v e r r à ristabilito." D o m a n d o se è d ' a c c o r d o con Badoglio: " N o n a n c o r a " r i s p o n d e . "Ma dò le dimissioni da italiano se q u a l c u n o t r o v a delle difficoltà p e r b a t t e r s i coi greci". O r m a i il Duce s e m b r a deciso ad agire. In realtà, credo l'operazione utile e facile». La data dell'attacco fu fissata p e r il 26 o t t o b r e . Lo Stato M a g g i o r e d i s p o n e v a d u n q u e di 14 giorni p e r p r e p a r a r e la risposta italiana alle g u e r r e - l a m po della W e h r m a c h t . Le t r u p p e italiane in Albania e r a n o agli o r d i n i del g e n e r a l e di C o r p o d ' a r m a t a Visconti Prasca, a d d e t t o militare a Parigi fino agli inizi del 1940, poi c o m a n d a n t e del II C o r p o d'arm a t a sul fronte occidentale. In Albania aveva sostituito, in g i u g n o , il generale Carlo Geloso, che n o n a n d a v a d'accordo né con J a c o m o n i né con gli albanesi. Visconti Prasca era un b e l l ' u o m o f i e r o della sua p r e s t a n z a f ì s i c a , c h e c o n t r a s t a v a con la p i n g u e d i n e tavòlinesca di un S o d d u o di un Roatta. Amico di S o d d u - del q u a l e tuttavia ha lasciato scritto che era «in fama di affarista» e «feroce nella difesa dei suoi interessi di carriera» - aveva r a p p o r t i molto freddi con Roatta. Q u a n d o p r e s e possesso della sua carica, si trovavano in Alb a n i a cinque divisioni: t r e di fanteria (Ferrara, Arezzo, Venezia), u n a a l p i n a (Julia), u n a corazzata (Centauro), e in p i ù c o r p i a u t o n o m i italiani e albanesi (tra gli altri il 3 ° reggim e n t o Granatieri di Sardegna) equivalenti, secondo le valutazioni ottimistiche dello Stato Maggiore, a un paio di divisioni. M e n t r e m a t u r a v a la crisi dei r a p p o r t i italo-greci lo stesso g e n e r a l e Geloso, s e m p r e considerato u n e s p e r t o del fronte 334

g r e c o - a l b a n e s e , aveva a p p r o n t a t o a R o m a u n p i a n o , c h e p r e v e d e v a u n a «operazione offensiva a scopo e raggio limitato c o n t r o la Grecia»: occupazione dell'Epiro, dell'Acarnania fino a Missolungi, e delle isole j o n i c h e . La sua esecuzione a v r e b b e richiesto l ' i m p i e g o di 11 divisioni, d u e r e g g i m e n t i di cavalleria e u n o di g r a n a t i e r i . Lo Stato M a g g i o r e modificò il p i a n o - d e n o m i n a t o E m e r g e n z a G - r i d u c e n d o le divisioni a otto. Ma l'intero studio si fondava sul p r e s u p posto che i bulgari attaccassero a loro volta la Grecia, i m p e g n a n d o l a a fondo, o p p u r e che i greci accettassero l'occupazione di u n a larga porzione del loro territorio. La m a t t i n a del 12 agosto, ossia al c u l m i n e della crisi poi p e r qualche mese, come sappiamo, sbollita, Ciano aveva acc o m p a g n a t o Visconti Prasca e J a c o m o n i da Mussolini. Q u e sti d o m a n d ò al generale se le forze di cui disponeva potevano bastare a u n a occupazione-blitz dell'Epiro. «La d o m a n d a a bruciapelo formulata in t e r m i n i semplicistici - ha lasciato scritto Visconti Prasca nel suo libro di m e m o r i e Io ho aggredito la Grecia - mi sembrò alquanto strana. Risposi che in quel m o m e n t o l'Epiro... e r a d e b o l m e n t e presidiato da t r u p p e sul piede di pace. Un'azione del genere, che aveva analogia con un colpo di m a n o in g r a n d e , presentava possibilità di riuscita. Si doveva p r e s c i n d e r e , b e n i n t e s o , dalle complicazioni e reazioni che un simile p r o v v e d i m e n t o poteva p r o v o c a r e sia da p a r t e della Grecia sia da p a r t e dei suoi eventuali alleati, n o n esclusa la Jugoslavia.» Se la d o m a n d a e r a stata semplicistica, la risposta fu di u n a faciloneria stupefacente. Visconti Prasca disse in sostanza c h e il «colpo di m a n o in g r a n d e » avrebbe avuto successo se nessuno avesse reagito, ossia se la Grecia n o n avesse c o m b a t t u t o . N o n occorreva u n g e n e r a l e di C o r p o d ' a r m a t a p e r a r r i v a r e a q u e s t a c o n c l u s i o n e . La g u e r r a c o n t r o n e s s u n o s a r e b b e stata s e n z ' a l t r o vittoriosa, con le cinque divisioni dislocate, in quel m o m e n t o , in territorio albanese, o anche con u n a divisione sola o con un battaglione di carabinieri. Ma se i greci avessero resistito, com'era n o n solo possibile, ma quasi certo? 335

Uscito dal colloquio con Mussolini, Visconti Prasca ne riferì a Badoglio il succo, e il maresciallo si o s c u r ò in volto m o r m o r a n d o : «È matto, o r a vuole anche la Grecia». Nel volgere di pochi giorni, lo sappiamo, «il matto» perse interesse al progetto greco. Q u a n d o Io rilanciò, in ottobre, Badoglio si affrettò a d i r a m a r e (il 13 del mese) un o r d i n e alle unità interessate: «Alle ore zero del giorno 26 tutto deve essere p r o n t o p e r p o t e r iniziare in Albania la prevista azione (Emergenza G)». La mattina del 14 Badoglio e Roatta furono ricevuti dal Duce a Palazzo Venezia. Ai d u e Mussolini disse, sbrigativam e n t e , che la Grecia era diventata t r o p p o favorevole agli inglesi e doveva essere occupata. Nel suo Otto milioni di baionette, Roatta sostiene di aver spiegato che l'impresa esigeva l'imp i e g o c o n t e m p o r a n e o di venti divisioni, e a l m e n o altri tre mesi di t e m p o p e r t r a s p o r t a r l e in Albania. Badoglio - semp r e secondo Roatta - si dichiarò d'accordo con lui: e a questo p u n t o l'imbroglio d i v e n t a insolubile. Il C a p o di Stato Maggiore generale, che il giorno p r e c e d e n t e aveva d i r a m a t o un o r d i n e p e r l'attacco il 26 ottobre, con le forze disponibili in Albania (tutto s o m m a t o l'equivalente di n o n più di nove divisioni con i rinforzi delle ultime settimane) a v r e b b e poi a p p r o v a t o Roatta che di divisioni ne voleva venti, e rinviava il tutto ad u n a scadenza lontana a l m e n o novanta giorni. Alt r e t t a n t o misterioso è che nel p o m e r i g g i o del 14 S o d d u , tel e f o n a n d o a Roatta, gli dicesse «passerà molto t e m p o » riferendosi all'azione contro la Grecia. Probabilmente l'intero vertice militare contava su un enn e s i m o r i p e n s a m e n t o d i Mussolini, che q u e s t a volta, p u r t r o p p o , n o n cambiò idea. Anzi, m o r s o c o m ' e r a dalla tarantola della vendetta c o n t r o Hitler, si mosse con g r a n d e fretta e d i e d e a p p u n t a m e n t o a Palazzo Venezia, p e r le 11 d e l 15 ottobre, a Badoglio, Roatta, S o d d u , Visconti Prasca, Ciano, J a c o m o n i . F u n g e v a da s e g r e t a r i o il t e n e n t e c o l o n n e l l o Trombetti. Incredibilmente, n o n fu r i t e n u t a utile la presenza dei Capi di Stato Maggiore della Marina e dell'Aeronautica, Cavagnari e Pricolo. Roatta arrivò in r i t a r d o , chiamato 336

p r e c i p i t o s a m e n t e al telefono dal segretario particolare del Duce, Sebastiani. Q u a n d o e n t r ò nella sala in cui e r a n o gli altri, e sentì che ci si occupava della Grecia, credette «che si trattasse d i u n a c a m p a g n a d a c o n d u r r e e s a t t a m e n t e nelle c o n d i z i o n i d a l D u c e a p p r o v a t e e stabilite v e n t i q u a t t r ' o r e prima», ossia con venti divisioni e tre mesi di t e m p o . Un rebus. Della r i u n i o n e è rimasto un verbale completo. Mussolini esordì c h i a r e n d o gli scopi della c a m p a g n a che «doveva portare in un p r i m o t e m p o alla presa di possesso di tutta la costa meridionale albanese, con l'occupazione delle isole j o n i c h e Z a n t e , Cefalonia, Corfù e la c o n q u i s t a di Salonicco». (Per costa m e r i d i o n a l e a l b a n e s e egli i n t e n d e v a e v i d e n t e m e n t e le cosiddette t e r r e ciamuriote i r r e d e n t e dell'Epiro.) D u r a n t e la n o t t e Mussolini aveva d u n q u e elaborato un piano inedito e tutto suo, che abbinava la E m e r g e n z a G, da realizzare subito, a u n a più ambiziosa offensiva verso Salonicco e il c u o r e della Grecia. Anche la Bulgaria, aggiunse Mussolini, sarebbe stata invitata a p a r t e c i p a r e alla azione (Re Boris declinò c o r t e s e m e n t e l'offerta). Q u e s t o e l e m e n t o decisivo, dal quale d i p e n d e v a la possibilità p e r i greci di c o n c e n t r a r e o no le loro forze sul fronte albanese, v e n n e così lasciato in forse, quasi che avesse i m p o r t a n z a marginale. J a c o m o n i d e scrisse, q u a n d o ebbe la p a r o l a , lo stato d ' a n i m o degli albanesi, f r e m e n t i p e r il d e s i d e r i o di c o m b a t t e r e , e dei greci «ostentatamente noncuranti», ma a n c h e più decisi a resistere di q u a n t o fossero un paio di mesi p r i m a . A sua volta Visconti Prasca spiegò che l'azione c o n t r o le forze greche dell'Epiro, trentamila uomini circa, p r e v e d e v a u n a serie di avvolgimenti grazie ai quali in dieci o quindici giorni la regione sarebbe stata conquistata. Assicurò che l'offensiva e r a stata p r e p a r a t a fin nei m i n i m i dettagli, e che lo spirito delle t r u p p e era altissimo. Per Salonicco sarebbe stato necessario pazientare un paio di mesi, p r o s e g u ì Visconti Prasca. Ma la base di tutto, anche della marcia su Atene, era l'occupazione dell'Epiro e del p o r t o di Prevesa. 9 0 ^ 7

Solo a questo p u n t o Badoglio si fece vivo p e r raccomand a r e c h e gli inglesi fossero i m p e g n a t i in Africa, m e n t r e la Grecia veniva attaccata, così da evitare che vi inviassero un c o r p o di spedizione, e p e r a g g i u n g e r e : «Bisogna che occup i a m o tutta la Grecia se il p r o b l e m a vuol essere redditizio» e «per questo o c c o r r o n o circa venti divisioni m e n t r e in G r e cia ne a b b i a m o nove più u n a di cavalleria» (si sbagliava, le divisioni e r a n o n o v e , compresi i r e p a r t i di cavalleria). «In queste condizioni o c c o r r o n o tre mesi» insistette il maresciallo, r i c o r d a n d o s i finalmente delle obbiezioni di Roatta. Ma Visconti Prasca replicò: «L'invio di altre t r u p p e d i p e n d e da quello che è lo svolgimento del piano, e n o n possono essere m a n d a t e che ad Epiro occupato». Più tardi, con altre cinque o sei divisioni, a n c h e A t e n e , concluse, s a r e b b e c a d u t a . La discussione, se così si p u ò c h i a m a r l a , e r a d u r a t a u n ' o r a e mezza, e il Duce la suggellò con questa sintesi: «Offensiva in Epiro, osservazione e pressione su Salonicco e, in un secondo t e m p o , marcia su Atene». Badoglio e Roatta a p p r o v a r o no e si c o n g e d a r o n o , con la rituale battuta di tacchi e il saluto romano. Vi fu, in quella r i u n i o n e , la c o n v e r g e n z a di q u a t t r o elem e n t i nefasti: l'ansia m u s s o l i n i a n a di «ripagare» Hitler; la faciloneria carrieristica di Visconti Prasca; la leggerezza di Ciano, i n n a m o r a t o della sua g u e r r a ; l'acquiescenza p a v i d a di B a d o g l i o e di R o a t t a c h e , da b u o n i tecnici quali e r a n o , a v e v a n o capito la inconsistenza e la pericolosità d e l p i a n o operativo, ma n o n s e p p e r o difendere il loro p u n t o di vista. Il c o m a n d a n t e delle t r u p p e d'Albania fu, nella vicenda, il p e g g i o r e consigliere di Mussolini. La sua r i l u t t a n z a ad acc e t t a r e l'invio i m m e d i a t o di n u o v e divisioni aveva la p i ù semplice e la più meschina delle spiegazioni. Cinquantasett e n n e , g e n e r a l e di C o r p o d ' a r m a t a tra i m e n o anziani, egli temeva di essere sostituito da qualche più titolato collega, se le forze alle sue d i p e n d e n z e fossero diventate t r o p p o imponenti. Preferiva che le unità di rinforzo arrivassero q u a n d o lui, grazie alle p r i m e vittorie, fosse stato p r o m o s s o sul cam338

p o ; che i n s o m m a crescessero c o n t e m p o r a n e a m e n t e i suoi galloni e il c o r p o di spedizione. In u n a lettera che gli inviò il 25 ottobre, Mussolini accennò ai «tentativi fatti p e r togliervi il c o m a n d o alla vigilia dell'azione». A n c h e q u e s t e m i s e r i e c o n t r i b u i r o n o al disastro. Q u a l c u n o ha affermato - senza provarlo - che la campagna di Grecia fu affrontata con leggerezza stupefacente perché Ciano c r e d e v a di essersi assicurato il t r a d i m e n t o di generali e p e r s o n a l i t à politiche g r e c h e . Il collasso del fronte i n t e r n o n e m i c o a v r e b b e eliminato o g n i possibile difficoltà. L'ipotesi è, a l m e n o in questi termini, storicamente infondata. Di c o r r u z i o n e , Ciano e J a c o m o n i n o n p a r l a r o n o a Palazz o Venezia: e p p u r e l ' a r g o m e n t o e r a d i vitale i m p o r t a n z a . Visconti Prasca, che nel suo successivo sforzo autodifensivo avrebbe avuto il massimo i n t e r e s s e ad avallare questa tesi, l'ha invece s m e n t i t a , e c o m u n q u e n o n ne s e p p e nulla, a n che se «più t a r d i si p a r l ò di assegni al p o r t a t o r e emessi da u n a banca di R o m a p e r l'importo di cinque milioni». Grazzi e Mondini erano egualmente ignari di ogni m a n o v r a di quel g e n e r e . Badoglio ha scritto d ' a v e r e a p p r e s o da Ciano, poco d o p o la r i u n i o n e di Palazzo Venezia, che «era riuscito ad avere dalla sua diverse notabilità g r e c h e , a l c u n e facenti p a r t e dell'attuale Governo, p e r il rovesciamento del Governo stesso e p e r il passaggio della Grecia dalla nostra p a r t e . S o g g i u n g e v a c h e ciò gli e r a costato un p o ' c a r o , ma c h e il successo giustificava a n c h e questa spesa». N o n s a p p i a m o se d e b b a essere d a t o credito totale alla testimonianza di Badoglio, memorialista interessato. Ma i casi sono d u e : o ha e s a g e r a t o C i a n o - p e r m i l l a n t a r e un c o m plotto inesistente e incitare così il p r u d e n t e C a p o di Stato M a g g i o r e a vincere le sue perplessità - o ha e s a g e r a t o Badoglio. È v e r o c h e corse, in quella vigilia della c a m p a g n a , del d e n a r o . E rimasta traccia di un accredito di uir milione p e r l ' E m e r g e n z a G, di un fondo di cinque milioni in via di e s a u r i m e n t o , e di u n o stanziamento ulteriore di cinque milioni. Ma la c o r r i s p o n d e n z a r i g u a r d a n t e queste s o m m e ve339

niva scambiata tra T i r a n a e R o m a . J a c o m o n i giustificava (a pochissimi giorni dall'attacco) il bisogno di queste erogazioni con l'urgenza di c r e a r e «le situazioni ambientali, sia al di q u a sia al di là della frontiera, necessarie a u n o svolgimento i d o n e o degli avvenimenti». Si trattava con tutta evidenza di fondi p e r la p r o p a g a n d a , e p e r qualche sovvenzione, nelle zone che si credeva a v r e m m o f u l m i n e a m e n t e conquistate e dove, secondo il l u o g o t e n e n t e g e n e r a l e in Albania, «saremmo stati accolti con osanna». Il t r a d i m e n t o greco n o n ci fu, e nulla autorizzava seriamente a s p e r a r e che potesse esserci. Q u a n d o fu chiaro che questa volta Mussolini e r a f e r m o nella sua decisione, Badoglio, in un soprassalto di energia, disse a C i a n o e a S o d d u c h e l'azione c o n t r o la Grecia, in quelle condizioni, e r a insensata, e che se n o n fosse stato p o sto r i p a r o ai p i ù m a r c h i a n i e r r o r i del p i a n o si s a r e b b e dimesso. Ma il Duce r i m a s e irremovibile, e al g e n e r o che gli riferiva i propositi del maresciallo replicò con u n a sfuriata: «Ha (Mussolini) un violento scoppio d'ira e dice che a n d r à di p e r s o n a in Grecia p e r assistere alla incredibile o n t a degli italiani che h a n n o p a u r a dei greci. I n t e n d e marciare a qual u n q u e costo, e se Badoglio d a r à le dimissioni, le accetterà s e d u t a s t a n t e . M a B a d o g l i o n o n solo n o n l e p r e s e n t a , m a n e p p u r e ripete a Mussolini q u a n t o ieri ha detto a m e . Infatti il Duce n a r r a che Badoglio ha soltanto insistito p e r avere qualche g i o r n o di rinvio: a l m e n o due». C o n la p r o r o g a dell'ora X dal 26 al 28 ottobre - la coincidenza con l'anniversario della Marcia su R o m a fu d u n q u e casuale - il maresciallo v e n n e placato. Si era accontentato di poco. Alla Rocca delle C a m i n a t e , il 19 ottobre, Mussolini redasse u n a lettera p e r Hitler che voleva essere vagamente informativa, e costituire un alibi astuto p e r il g i o r n o in cui i tedeschi gli avessero r i m p r o v e r a t o il silenzio sull'impresa greca. L'argomento Grecia fu i n t r o d o t t o in un capoverso dal titolo generico: «Posizioni inglesi nel continente». Le posizioni c h e d o v e v a n o essere s c a r d i n a t e e r a n o , n i e n t e m e n o , il Portogallo, la J u g o s l a v i a , la Grecia, la T u r c h i a , l'Egitto, la 340

Svizzera. «Per la Grecia - scrisse Mussolini - io sono deciso a r o m p e r e gli i n d u g i e prestissimo. La Grecia è u n o dei capisaldi della strategia inglese nel M e d i t e r r a n e o . Re inglese, classe politica inglese, p o p o l o i m m a t u r o ma e d u c a t o all'odio c o n t r o l'Italia. La Grecia ha p r o v v e d u t o alla mobilitazione delle sue forze... In questi ultimi giorni ufficiali inglesi h a n n o p r a t i c a m e n t e p r e s o possesso di tutti i c a m p i della Grecia. I n s o m m a la Grecia è nel M e d i t e r r a n e o quello che e r a la N o r v e g i a nel M a r e del N o r d , e n o n d e v e sfuggire a un identico destino.» Lo sforzo di furberia di Mussolini era, nel d o c u m e n t o , così s c o p e r t o da d i v e n t a r e patetico. Si dichiarava risoluto a r o m p e r e gli i n d u g i «prestissimo» ma n o n indicava la d a t a dell'attacco, o r m a i decisa, ed evitava o g n i precisazione sullo svolgimento e sugli obbiettivi della campagna. L'aggressione ebbe il p r o l o g o di p r a m m a t i c a in incidenti di frontiera e «provocazioni» greche, organizzate ovviamente dagli italiani. «Nessuno - r i c o n o b b e il D u c e - c r e d e r à a questa fatalità, ma p e r u n a r a g i o n e di carattere metafìsico si p o t r à d i r e che e r a necessario venire a u n a conclusione.» Il 26 o t t o b r e infatti la Stefani a n n u n c i ò che u n a b a n d a g r e c a aveva attaccato un posto di frontiera presso Coriza, causando la m o r t e di d u e albanesi e lasciando nelle m a n i delle t r u p p e d i confine sei p r i g i o n i e r i . I n o l t r e tre b o m b e e r a n o state fatte scoppiare dai terroristi greci nell'ufficio luogotenenziale di Santi Q u a r a n t a . M e n t r e questi inequivocabili segnali di allarme venivano lanciati dall'agenzia di s t a m p a fascista, al T e a t r o Nazionale di Atene e r a r a p p r e s e n t a t a u n a speciale edizione della pucciniana Madama Butlerfly. All'avvenimento, p r o g r a m m a t o da t e m p o , e r a n o p r e s e n t i ad Atene il figlio del Maestro e la moglie, ospiti di r i g u a r d o del gov e r n o greco. D o p o la r a p p r e s e n t a z i o n e , la sera del 26 ottob r e , il ministro Grazzi offrì nella legazione d'Italia un solenne r i c e v i m e n t o , cui i n t e r v e n n e r o la famiglia r e a l e e M e taxàs. M e n t r e gli ospiti si i n t r a t t e n e v a n o a n c o r a , a mezzanotte passata, con Grazzi, cominciò ad arrivare il testo di un 341

l u n g o t e l e g r a m m a in cifra, recante il testo dell'ultimatum che il m i n i s t r o d'Italia a v r e b b e d o v u t o p r e s e n t a r e . Gli invitati n o t a r o n o il n e r v o s i s m o dei nostri diplomatici, s e m p r e più e v i d e n t e a m a n o a m a n o che i dispacci v e n i v a n o messi in chiaro. Per un disguido la p r i m a p a r t e del messaggio, nella q u a l e e r a n o p r e c i s a t e d a t a e o r a dell'attacco, fu decifrata p e r ultima, cosicché il p o v e r o Grazzi, p r e s o c o n g e d o dalle p e r s o n a l i t à g r e c h e , t e m e t t e fino alle cinque del m a t t i n o di dover a n n u n c i a r e la g u e r r a a un P r i m o ministro che da p o chissimo aveva lasciato la palazzina della legazione. Fu sollevato q u a n d o a p p r e s e , a l m e n o , che l'ultimatum doveva essere consegnato alle tre della notte sul 28 ottobre, con scadenza alle sei, tre o r e d o p o . Un q u a r t o d ' o r a p r i m a delle t r e di quello sciagurato 28 ottobre l'automobile, guidata dall'addetto militare Mondini, sulla quale aveva p r e s o p o s t o Grazzi, si f e r m ò d a v a n t i alla villa b i z a n t i n e g g i a n t e di Metaxàs, nel sobborgo ateniese di Kifissià. Al capo del servizio di g u a r d i a Grazzi disse che d o veva v e d e r e il P r i m o ministro «per comunicazioni urgentissime». Metaxàs, un o m e t t o c o r p u l e n t o m a l a n d a t o in salute, si b u t t ò sulla camicia da notte u n a vestaglia, e a n d ò incont r o a Grazzi, sulla p o r t a . I n s i e m e r a g g i u n s e r o un salottino al p i a n t e r r e n o , e Grazzi cominciò a leggere l e n t a m e n t e , in francese, il testo dell'ultimatum che, d o p o aver addebitato alla Grecia violazioni della neutralità e provocazioni, chiedeva p e r l'Italia «la facoltà di o c c u p a r e con le p r o p r i e Forze A r m a t e p e r la d u r a t a del p r e s e n t e conflitto con la G r a n Bret a g n a alcuni p u n t i strategici in territorio greco. Il g o v e r n o italiano c h i e d e al g o v e r n o g r e c o c h e esso dia i m m e d i a t a m e n t e gli ordini necessari p e r c h é tale occupazione possa avvenire in m a n i e r a pacifica». In caso contrario, ogni resistenza sarebbe stata stroncata con la forza. D o p o a v e r c o m m e n t a t o c o n angoscia «Alors, c'est la g u e r r e » , Metaxàs tentò di spiegare che era impossibile, nel volgere di tre ore, avvertire il Re, il ministro della Difesa, il c o m a n d a n t e in c a p o maresciallo P a p a g o s , e far p e r v e n i r e 342

alle t r u p p e l ' o r d i n e d i n o n resistere. Q u i n d i chiese quali fossero i p u n t i strategici che l'Italia voleva o t t e n e r e , e Grazzi, allargando sconsolatamente le braccia, dovette a m m e t t e re c h e n o n lo sapeva. «Vedete d u n q u e c h e è la g u e r r a » ripetè Metaxàs e m o r m o r ò «Vous ètes les plus forts». Lo «oki», il no greco che d i v e n n e poi lo slogan nazionale, n o n fu p r o nunciato esplicitamente. Ma la decisione di Metaxàs e r a stata presa. Del resto l'ultimatum era c o n g e g n a t o in m o d o tale da n o n lasciargli alternative. All'alba le c o l o n n e italiane c o m i n c i a r o n o a s n o d a r s i , nel b u i o , sotto u n a pioggia b a t t e n t e che si abbatteva, d o p o un l u n g o p e r i o d o di secca, su tutta la zona di confine. Le strade e r a n o fangose, gli scarponi affondavano, le fasce gambiere f u r o n o p r e s t o avvolte da u n a crosta giallastra, cavalli e m u l i sollevavano, ad o g n i passo, spruzzi limacciosi. Nelle valli il silenzio era p r o f o n d o , e solo qualche sparacchiamento sporadico lo turbava. Vediamo quale fosse lo s c h i e r a m e n t o dei r e p a r t i italiani dal litorale fino al «nodo» del lago di Prespa, dove la frontiera greca s'incontra con quella jugoslava. All'estrema ala sud-occidentale era il R a g g r u p p a m e n t o del litorale, con un r e g g i m e n t o granatieri, u n r e g g i m e n t o d i cavalleria, r e p a r t i albanesi, artiglierie; a fianco del R a g g r u p p a m e n t o la divisione Siena, poi la Ferrara. La Centauro, in seconda schiera a tergo della Ferrara, disponeva di 163 carri armati leggeri, 24 pezzi di artiglieria, 24 c a n n o n c i n i a n t i c a r r o e c o n t r a e r e i . C e r n i e r a dello s c h i e r a m e n t o e r a la divisione a l p i n a Julia. Le forze che a v r e b b e r o attaccato in E p i r o c o m p r e n d e v a n o d u n q u e 55 mila uomini, 163 carri armati, circa 300 pezzi di artiglieria. Nella z o n a di Coriza e r a n o la Parma in p r i m a schiera, e (in seconda schiera ma quasi subito p o r t a t e avanti), là Piemonte e la Venezia. Infine la Arezzo (fanteria da m o n tagna) e r a orientata verso la Jugoslavia. In tutto 87 mila uomini c o n t r o la Grecia, 12 mila alla frontiera jugoslava: ossia 84 battaglioni e 686 pezzi di artiglieria, compresi quelli a di343

sposizione del C o m a n d o s u p e r i o r e e dei C o m a n d i di C o r p o d ' a r m a t a . Centomila uomini alle cui spalle era il m a r e , e davanti ai quali era il territorio di u n a nazione che da mesi ormai stava all'erta, che aveva mobilitato e continuava a mobilitare, c h e p o t e v a r a d u n a r e fino a 18 divisioni. Si fronteggiavano d u e eserciti a n a l o g h i p e r a r m a m e n t o e a d d e s t r a m e n t o (solo nel cielo la s u p e r i o r i t à italiana e r a schiacciante). Le forze di Visconti Prasca e r a n o n e t t a m e n t e prevalenti in Epiro, ma nella zona di Coriza i greci e b b e r o subito u n a c h i a r a s u p e r i o r i t à . I n o l t r e - e l e m e n t o decisivo - i rifornim e n t i italiani furono condizionati dalla strettoia di porti insufficienti, come Valona e Durazzo. Le divisioni italiane e r a n o state divise in d u e Corpi d'armata; il C o r p o d ' a r m a t a C i a m u r i a (verso l'Epiro) affidato al generale Carlo Rossi e il XXVI C o r p o d ' a r m a t a (settore macedone) affidato al generale Gabriele Nasci. La Julia, al centro, d i p e n d e v a d i r e t t a m e n t e da Visconti Prasca. Quest'ultimo - scartata in extremis dallo Stato M a g g i o r e l'ipotesi di sbarchi a Cefalonia e Corfù - aveva previsto u n a m a n o v r a a tenaglia in Epiro. La Julia doveva i m p a d r o n i r s i del passo di Metsovo, sul litorale il R a g g r u p p a m e n t o avrebbe sfilato lungo la costa fino a Prevesa, al centro le divisioni Siena, Ferrara e Centauro avrebbero attaccato frontalmente verso Gianina. Se le ali avessero p r o c e d u t o abbastanza velocemente ed efficacemente, il grosso delle t r u p p e greche dell'Epiro si sarebbe trovato stretto in u n a morsa. L a c a m p a g n a d i Grecia d u r a v a d a p o c h e o r e s o l t a n t o q u a n d o Hitler e Mussolini s ' i n c o n t r a r o n o a Firenze. I d u e dittatori s'erano visti il 4 dello stesso mese al B r e n n e r o , dove H i t l e r aveva a m m e s s o c h e lo sbarco in I n g h i l t e r r a n o n e r a più attuale, e aveva in c o m p e n s o risfoderato il suo antibolscevismo, lasciando capire che la l u n a di miele con Stalin e r a agli sgoccioli. Adesso il F ù h r e r e r a r e d u c e da colloqui c o n P é t a i n e con F r a n c o : il s e c o n d o ( d u r a t o n o v e o r e , a H e n d a y e , sulla frontiera franco-spagnola) p a r t i c o l a r m e n t e ingrato. Il Caudillo aveva o p p o s t o laconici e sfumati ma ine344

quivocabili d i n i e g h i alle insistenze t e d e s c h e p e r u n i n t e r vento della S p a g n a nella g u e r r a , a fianco dell'Asse. I p r i m i accenni sull'azione italiana in Grecia avevano r a g g i u n t o Hitler m e n t r e era in viaggio: e subito, tramite von R i b b e n t r o p , aveva p r o p o s t o il n u o v o «vertice», nella s p e r a n z a di bloccare il passo falso dell'alleato. Ma e r a t r o p p o tardi. Un Mussolini euforico gli a n n u n c i ò che l'offensiva italiana era in corso e Hitler fece b u o n viso a cattivo giuoco, tanto c h e Ciano p o t è registrare che «la solidarietà tedesca n o n è venuta meno». In realtà i tedeschi erano furenti, e von Ribbentrop aveva confidato ai suoi intimi, la sera p r i m a , d u r a n t e la cena sul t r e n o blindato: «Gli italiani n o n c o n c l u d e r a n n o n i e n t e in Grecia d u r a n t e le p i o g g e d ' a u t u n n o e le nevi invernali. Il F ù h r e r è deciso a f e r m a r e questo p i a n o pazzesco a tutti i costi». Nel suo «testamento» politico Hitler, già votato alla sconfitta e spesso farneticante, m a , a questo p r o p o s i t o n o n irragionevole, recriminava a n cora: «Gli italiani e b b e r o il coraggio di lanciarsi nella inutile c a m p a g n a di Grecia senza chiederci consiglio e senza n e p p u r e preavvisarci. Le vergognose sconfitte da essi subite ci p r o c u r a r o n o poi lo s c h e r n o e il disprezzo di alcuni degli stati balcanici... F u m m o costretti, c o n t r o tutti i nostri piani, a i n t e r v e n i r e nei Balcani, r i t a r d a n d o in m o d o catastrofico il n o s t r o attacco alla Russia. Se la g u e r r a fosse stata c o n d o t t a dalla sola G e r m a n i a e n o n dall'Asse s a r e m m o stati in g r a d o di attaccare la Russia e n t r o il 15 maggio del 1941». A Firenze, Mussolini e Ciano a t t e n d e v a n o a n s i o s a m e n t e notizie sulle operazioni, ma solo nel p o m e r i g g i o riuscirono a s a p e r e , da u n a telefonata del m i n i s t e r o degli Esteri, c h e «l'aviazione n o n h a p o t u t o svolgere i n t e r a m e n t e l'attività prefissa a causa delle avverse condizioni atmosferiche» e che Visconti Prasca aveva telegrafato, con il suo piglio baldanzoso: «Nostre t r u p p e p r o c e d o n o con m o l t o e n t u s i a s m o oltre frontiera con artiglierie spinte in testa». Nei p r i m i tre giorni l'avanzata, lenta p e r le cattive condizioni delle rotabili e p e r la piena dei fiumiciattoli m o n t a n i , fu senza storia. I greci si 345

l i m i t a v a n o a brevissime s c a r a m u c c e . Il fiume K a l a m a s fu r a g g i u n t o in vari p u n t i , e quindi s u p e r a t o da alcuni reparti. Ma furono, quelle, le ultime p u n t a t e di u n a offensiva messa subito in crisi dalla reazione del nemico. Alessandro Papagos, il generalissimo greco, n o n e r a un fulmine di g u e r r a : ma e r a un b u o n tattico. I n d i v i d u ò la debolezza dello s c h i e r a m e n t o italiano in M a c e d o n i a occidentale, d o v e alla Parma distesa su un vasto fronte si s t a v a n o t r o p p o t a r d i affiancando la Piemonte, la Venezia, e q u i n d i la Arezzo distolta dalla frontiera jugoslava; e i n d i v i d u ò la vuln e r a b i l i t à della Julia, c h e aveva s p i n t o i suoi tentacoli sul massiccio del Pindo. Il p r i m o n o v e m b r e i greci p a s s a r o n o al contrattacco, e cominciarono a p r e m e r e , senza successi spettacolari, ma con significativi p r o g r e s s i , in M a c e d o n i a occidentale. L'asse del fronte stava così r u o t a n d o , nella sua totalità, spinto verso n o r d , in Macedonia occidentale, dai greci, e verso s u d in Epiro, dagli italiani. I n t a n t o la Julia, il p e r n o , si e r a staccata dai d u e bracci che avrebbe d o v u t o sostenere, ed era terribilmente esposta. Reparti greci riuscirono infatti a infiltrarsi alle sue spalle. Il 6 n o v e m b r e Nasci o r d i n ò al com a n d a n t e della divisione, g e n e r a l e Mario Girotti, di far rip i e g a r e i suoi battaglioni, che si a p e r s e r o s t r e n u a m e n t e la strada tra i nemici che li accerchiavano - s u b e n d o gravi p e r dite - p e r r i p a r a r e sulle posizioni di p a r t e n z a . Al p o n t e di Perati si r i t r o v ò solo il f a n t a s m a della s p l e n d i d a divisione che il 28 ottobre si era mossa incontro al nemico. Da R o m a lo Stato Maggiore, cui i p r i m i rovesci avevano a p e r t o gli occhi, disponeva affannosamente l'afflusso di altre divisioni, e intanto decideva di costituire (6 n o v e m b r e ) il g r u p p o d i a r m a t e d i Albania c o n q u a t t r o C o r p i d ' a r m a t a (contro i d u e iniziali). La 9 a r m a t a (verso la Macedonia occidentale) e la 1 l a r m a t a (verso l'Epiro). Il s i l u r a m e n t o di Visconti Prasca era nell'aria, e già il suo p r o t e t t o r e S o d d u si faceva avanti («Se potessi avere un c o m a n d o potrei rispond e r e dei p r o v v e d i m e n t i d a p r e n d e r e . . . v i c h i e d o D u c e d i a n d a r e ad a s s u m e r e il c o m a n d o delle Forze Armate in Albaa

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nia»). La frustata albanese, p e r colmo d'ironia, schioccò negli uffici del ministero della G u e r r a m e n t r e era in corso un « a d e g u a m e n t o dell'Esercito», dallo stesso m i n i s t e r o d i s p o sto, che c o m p o r t a v a la messa in c o n g e d o di centinaia di migliaia di riservisti (dovevano essere 600 mila ma la m e t à fu in extremis trattenuta). Il p r o v v e d i m e n t o era stato deciso prima della i m p e n n a t a mussoliniana p e r la Grecia ma poi, p e r vischiosità b u r o c r a t i c a , aveva c o n t i n u a t o il suo c o r s o . Le unità che e r a n o state avviate verso un assetto, se n o n di pace, a l m e n o di stasi v e n n e r o p r e c i p i t o s a m e n t e r i p o r t a t e sul p i e d e di g u e r r a , e i r e p a r t i furono avviati verso l'Albania a pezzi e bocconi, nel p i ù p e n o s o d i s o r d i n e . La disgrazia di Visconti Prasca fu tanto r a p i d a q u a n t o effimera e r a stata la sua offensiva. Il 9 n o v e m b r e passò agli o r d i n i di S o d d u , n u o v o c o m a n d a n t e in Albania, c o m e c o m a n d a n t e della 1 l armata, l'I 1 n o v e m b r e dovette lasciare a n c h e l'I l a r m a t a al suo p r e d e c e s s o r e in Albania Carlo Geloso, il 30 n o v e m b r e v e n n e collocato in c o n g e d o assoluto. Badoglio intuiva che il peggio n o n e r a a n c o r a v e n u t o , e volle p r e p a r a r e le pezze d ' a p p o g g i o della sua difesa. Il 10 n o v e m b r e - lo stesso g i o r n o in cui m o r ì Neville C h a m b e r lain - si t e n n e , p r e s e n t e Mussolini, u n a r i u n i o n e dei Capi di Stato M a g g i o r e , e il maresciallo riassunse il suo i n t e r v e n t o in questi termini, nel diario storico dello Stato Maggiore: «Il 14 o t t o b r e avete convocato me e il generale Roatta e ci avete chiesto q u a n t e divisioni occorrevano p e r o c c u p a r e la G r e cia. Abbiamo risposto venti; il che voleva dire m a n d a r n e altre dieci in Albania, e u n a attrezzatura logistica a d e g u a t a . Il g i o r n o d o p o ci avete di n u o v o riunito... e senza più interpellarci avete dato l'ordine di attaccare il 26 divenuto poi il 28. I fatti s o n o quelli che avete e s p o s t o , ma di q u e s t i fatti n o n p u ò essere reso responsabile né lo Stato Maggiore gen e r a l e né lo Stato Maggiore Regio Esercito». Mussolini incassò, p e r il m o m e n t o . Un b r u t t o m o m e n t o a n c h e p e r c h é , m e n t r e si delineava la catastrofe d'Albania, a v v e n n e il disastro di T a r a n t o . a

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Nei p r i m i mesi di g u e r r a la M a r i n a italiana, che n o n soffriva ancora della p e n u r i a di nafta da cui sarebbe stata condizionata più tardi, aveva mosso più volte al completo le forze da battaglia: ma gli scontri c o n la flotta n e m i c a e r a n o stati inconcludenti, o d e l u d e n t i . La situazione nel M e d i t e r r a n e o e r a , p e r il m o m e n t o , favorevole agli italiani. I d u e nuclei maggiori della flotta inglese avevano basi molto l o n t a n e l'una dall'altra, Alessandria e Gibilterra: o g n i m a n o v r a p e r il loro r i c o n g i u n g i m e n t o p r e s u p p o n e v a u n a l u n g a navigazion e , sotto la minaccia degli aerei e dei sommergibili. I n o l t r e Malta imponeva, p e r i suoi rifornimenti, il passaggio di convogli a distanza ravvicinata dalla Sicilia e dalla Libia, ossia dagli a e r o p o r t i di p a r t e n z a d'offensive dal cielo. Per c o n t r o la flotta italiana e r a in g r a d o di trasferirsi d a l l ' u n o all'altro bacino del M e d i t e r r a n e o p e r vie i n t e r n e , attraverso lo stretto di Messina. Le r i m a n e v a tuttavia il compito gravoso di assicurare l'alimentazione delle a r m a t e o p e r a n t i in Africa Settentrionale: compito che p o t è allora essere assolto con notevole efficienza, ma che con il trascorrere del t e m p o sarebbe d i v e n t a t o s e m p r e p i ù difficile. P r o p r i o il d u p l i c e i m p e g n o di rifornimento italiano - p e r la Libia - e inglese - p e r Malta - fu all'origine della battaglia di P u n t a Stilo. L a s q u a d r a italiana a l c o m a n d o d e l l ' a m m i r a g l i o I n i g o C a m p i o n i aveva l'8 luglio 1940 scortato a B e n g a s i c i n q u e piroscafi con u o m i n i e materiali: la c o m p o n e v a n o le navi da battaglia Giulio Cesare e Cavour, a r m a t e di pezzi da 320, 6 incrociatori pesanti (pezzi da 203), 8 incrociatori leggeri (pezzi da 152), 16 cacciatorpediniere. La uscita di questa i m p o n e n t e formazione era stata decisa p e r c h é , secondo segnalazioni p e r v e n u t e a S u p e r m a r i n a , le s q u a d r e inglesi di Alessandria e di Gibilterra avevano e n t r a m b e p r e s o il m a r e . Gli inglesi n o n a v e v a n o , in realtà, p r o p o s i t i d ' a t t a c c o . I l o r o m o v i m e n t i e r a n o d e t e r m i n a t i dalla esigenza di p r o t e g g e r e un convoglio p e r evacuare da Malta le famiglie di ufficiali e di funzionari, che e r a n o sottoposte al pericolo delle incursioni aeree - e di un eventuale tentativo di sbarco dell'Asse 348

e c h e p e r di p i ù a g g r a v a v a n o , c o n la loro p r e s e n z a , le n e cessità dei rifornimenti. U n a volta assolta la sua m i s s i o n e , C a m p i o n i fece r o t t a verso est, con l'intenzione di i m p e g n a r e le forze inglesi che avevano lasciato Alessandria: le quali a loro volta p u n t a r o no verso la Calabria, allo scopo di s o r p r e n d e r e le u n i t à italiane d u r a n t e il r i t o r n o alle basi. A l l ' a m m i r a g l i o C u n n i n g h a m le circostanze d o v e t t e r o s e m b r a r e abbastanza p r o p i zie: e r a assai più debole nel naviglio leggero, ma le sue tre navi da battaglia - a n c h e se d u e di esse vecchie e poco veloci - avevano c a n n o n i da 3 8 1 . Solo l'impiego della Littorio e della Vittorio Veneto, da 35 mila t o n n e l l a t e e c o n pezzi del massimo calibro - p r o n t e ma n o n p e r f e t t a m e n t e a p u n t o l'avrebbe messo in condizioni di inferiorità: ma S u p e r m a r i na ne aveva vietato l'uscita, c o n s i d e r a t a p r e m a t u r a e rischiosa. Nata casualmente, la battaglia fu a quel p u n t o voluta dai c o m a n d i delle d u e parti. A n c h e S u p e r m a r i n a , di solito p r u d e n t e , a n c h e t r o p p o , si d i m o s t r ò p r o p e n s a a u n a strategia aggressiva. Lo fece, fu spiegato poi, p e r c h é contava su u n a massiccia azione dell'aeronautica che martellasse e d a n n e g giasse la flotta nemica p r i m a della p r e s a di contatto: P u n t a Stilo, d o v e l'aggancio sarebbe a v v e n u t o , e r a a distanza più che utile p e r i b o m b a r d i e r i . L'indomani, 9 luglio, a v v e n n e invece che i ricognitori inglesi della p o r t a e r e i affiancante le corazzate tallonassero c o s t a n t e m e n t e le unità italiane, e che queste fossero all'oscuro dei movimenti nemici tanto che, a u n certo p u n t o , C a m p i o n i sospettò che C u n n i n g h a m avesse invertito la rotta. Di questo divario d'efficienza n o n va fatta colpa agli aviatori italiani, ma al sistema. L'idea c h e l'Italia, essendo essa stessa u n a i m m e n s a portaerei, n o n abbisognasse di navi di quel tipo, era errata. I piloti delle p o r t a e r e i n o n solo e r a n o molto più vicini alla loro flotta, e in g r a d o di assolvere i m m e d i a t a m e n t e i c o m p i t i ad essi richiesti, senza che l ' o r d i n e p e r c o r r e s s e u n a c o m p l i c a t a trafila d a S u p e r m a r i n a a S u p e r a e r e o , e da S u p e r a e r e o alle squadriglie: era349

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no a n c h e addestrati a riconoscere le unità amiche e a distinguerle da quelle n e m i c h e . Solo q u a n d o , alle 13,30 del 9 luglio, si abbatté sulla sua s q u a d r a un attacco di aerosiluranti, C a m p i o n i s e p p e che la p o r t a e r e i inglese, e d u n q u e la s q u a d r a di C u n n i n g h a m , e r a vicina. Alle 15 avvenne l'avvistamento degli incrociatori d'av a n g u a r d i a inglesi, u n o d e i quali, il Neptune, fu colpito da 25 chilometri di distanza (la visibilità e r a eccellente) ma in m o d o lieve. U n ' o r a d o p o s p a r a r o n o l e c o r a z z a t e , e u n proiettile della Warspite p i o m b ò sulla Giulio Cesare perforando il p o n t e di castello, p e n e t r a n d o in u n a casamatta e p r o v o c a n d o incendi e fumo che, p e r l'azione dei turboventilatori, si estesero ai locali delle caldaie. Q u a t t r o caldaie dovett e r o essere s p e n t e , vi fu un m o r t o p e r asfissia, e la velocità c a d d e a 18 nodi. «Dato che la Cesare e r a scaduta (ossia aveva p e r s o velocità, N.d.A.) r i s p e t t o alla Cavour, ho r i t e n u t o - s p i e g ò p o i C a m p i o n i - c h e n o n fosse a s s o l u t a m e n t e da consigliare di lasciare la sola Cavour e gli incrociatori da 10 mila tonnellate alle prese con le tre corazzate nemiche.» Sotto la protezione di cortine f u m o g e n e , la flotta italiana r u p p e il contatto. Solo alle 16,40 ebbe inizio l'attacco dei b o m b a r dieri italiani. 126 a p p a r e c c h i sganciarono più di cinquecento b o m b e , nessuna delle quali colpì le navi inglesi, m e n t r e le navi italiane, «a causa delle difficoltà di riconoscimento e del frazionamento in più g r u p p i sui quali e r a n o m a n c a t e precise segnalazioni p r e v e n t i v e » , v e n n e r o s o t t o p o s t e a n c h ' e s s e all'offesa. Un t r i m o t o r e italiano fu a b b a t t u t o in fiamme, sembra dal tiro c o n t r a e r e o delle navi n e m i c h e . Più doloroso il bilancio di un altro, s e p p u r m i n o r e scontro che il 19 luglio o p p o s e d u e incrociatori italiani, il Bande Nere e il Colleoni, a un incrociatore inglese, il Sidney, e a cinq u e cacciatorpediniere p u r e inglesi. Le d u e navi italiane, al c o m a n d o d e l l ' a m m i r a g l i o C a s a r d i , a v e v a n o il c o m p i t o di trasferirsi nell'Egeo p e r effettuarvi incursioni c o n t r o il traffico mercantile britannico. A n o r d di C a p o Spada, all'estremità n o r d occidentale di Creta, il Bande Nere e il Colleoni in350

cocciarono, n o n di proposito, nella forza nemica. L'ammiraglio C a s a r d i , è scritto nella Storia ufficiale della M a r i n a , «non aveva catapultato gli aerei di cui d i s p o n e v a n o i d u e incrociatori s a p e n d o che a c u r a di Egeomil (ossia del c o m a n do militare d e l l ' E g e o , N.d.A.) s a r e b b e stata assicurata a quell'ora la ricognizione marittima nella zona che la divisione doveva attraversare». Ma la ricognizione fu c a r e n t e , gli incrociatori italiani e quello inglese si avvistarono inaspettat a m e n t e e a p r i r o n o il fuoco. Il Colleoni, colpito in p i e n o , affondò. T r e caccia inglesi ne raccolsero poi 525 n a u f r a g h i molti dei quali feriti, tra essi il c o m a n d a n t e dell'unità, U m b e r t o N o v a r o , che m o r ì d u e giorni d o p o a d Alessandria. U n colpo del Bande Nere aveva perforato il fumaiolo del Sidney, senza causargli altri d a n n i . La sfortuna si accanì senza d u b b i o c o n t r o le u n i t à italian e . È stato rilevato che se quel proiettile del Bande Nere fosse stato di p o c h i m e t r i p i ù c o r t o , a v r e b b e p r o d o t t o guasti gravi e forse la p e r d i t a del Sidney. Ma fu confermata la m a g gior precisione di tiro degli inglesi, e la e s t r e m a vulnerabilità degli incrociatori leggeri italiani. Infine, il p r i m o settembre, S u p e r m a r i n a p e r s e u n a grande occasione. Al solito, gli inglesi a v e v a n o m o s s o le l o r o s q u a d r e da Alessandria e da Gibilterra p e r assicurare l'arrivo di un convoglio a Malta, e a n c h e p e r u n a di quelle dimostrazioni di aggressività che a C u n n i n g h a m e a Somerville - rispettivamente c o m a n d a n t i ad Alessandria e a Gibilterra piacevano. M e n t r e le unità di Alessandria e r a n o già in rotta di r i e n t r o alla base, C u n n i n g h a m incrociava a n c o r a vicino a Malta con d u e navi da battaglia - u n a delle quali, la Malaya, a n t i q u a t a - c o n un incrociatore p e s a n t e , 5 leggeri e 9 caccia. Gli m o s s e i n c o n t r o da T a r a n t o , Brindisi, Messina, u n a s q u a d r a italiana i m p o n e n t e : la Littorio e la Vittorio Veneto, le t r e del tipo Cesare (quest'ultima e r a già stata r i p a r a t a delle avarie di P u n t a Stilo), 13 incrociatori, 39 cacciatorpediniere. Nel p o m e r i g g i o del p r i m o settembre il contatto pareva i m m i n e n t e , e l ' a m m i r a g l i o J a c h i n o aveva chiesto a 351

C a m p i o n i , e o t t e n u t o , l'autorizzazione di d i r i g e r e verso gli inglesi con le sue d u e divisioni di incrociatori. Subito d o p o S u p e r m a r i n a o r d i n ò di r i n u n c i a r e p e r c h é , fu detto, «a causa di u n a violenta b u r r a s c a i cacciatorpediniere n o n potevano r e g g e r e il mare» (lo ressero invece i c a c c i a t o r p e d i n i e r e inglesi: ma più a sud, fu aggiunto, la t e m p e s t a e r a m e n o violenta). Mussolini s'indispettì p e r lo spirito r i n u n c i a t a r i o di «questa famosa flotta» t e n u t a «nel cotone». U n a successiva p u n t a t a della flotta il 7 s e t t e m b r e staffilò il vuoto. Il nemico n o n c'era. La p o d e r o s a s q u a d r a italiana da battaglia era com u n q u e u n a minaccia costante che gli scontri navali dell'estate, a n c h e se piuttosto favorevoli agli inglesi, n o n avevano intaccato. Fu perciò escogitata da C u n n i n g h a m u n a i m p r e sa d'altro tipo: Taranto, a p p u n t o . L'incursione degli aerosiluranti c o n t r o il n e r b o della flotta italiana era stata p r e p a r a t a con un lavoro minuzioso. Essa p r e s u p p o n e v a alcune condizioni: che la p o r t a e r e i dalla quale a v r e b b e r o decollato gli aerosiluranti Swordfish si portasse fino a 170 miglia dalla base italiana (da maggior distanza gli a p p a r e c c h i n o n avrebbero avuto a u t o n o m i a sufficiente), che l'operazione avvenisse di n o t t e p e r c h é , lenti c o m ' e r a n o , gli Swordfish sarebbero stati altrimenti facile p r e d a dei caccia, e che, infine, i siluri fossero lanciati a pelo d'acqua, e dotati di speciali dispositivi, p e r e v i t a r n e l'eccessivo a f f o n d a m e n t o iniziale (la cosiddetta «sacca»). I fondali del Mar G r a n d e e del Mar Piccolo, i d u e bacini in cui e r a diviso il golfo di Tar a n t o , e r a n o infatti bassi, e i siluri si s a r e b b e r o incagliati se fossero discesi t r o p p o . L'entrata in forza, accanto alle altre navi della Mediterranean Fleet di Alessandria, della g r a n d e p o r t a e r e i Mustrious, consentì al c o n t r a m m i r a g l i o Lyster, che agli o r d i n i di C u n n i n g h a m p r e p a r a v a l'attacco, di definirne i particolari. In un p r i m o m o m e n t o e r a stato scelto, c o m e g i o r n o X, il 21 o t t o b r e , anniversario della battaglia di Trafalgar, ma un incendio scoppiato a b o r d o della Mustrious impose un rinvio. Nel f r a t t e m p o il coinvolgimento della G r e cia nella g u e r r a aveva reso a n c o r più u r g e n t e la «neutraliz352

zazione» della flotta italiana, che assicurava i rifornimenti in Albania, e ostacolava quelli alla Grecia. La ricognizione inglese, che poteva valersi dei nuovi bimotori americani Glenn Martin, aveva eseguito u n a serie di accurati r i l e v a m e n t i , e centinaia di fotografie si e r a n o ammonticchiate sulla scrivania di Lyster. Pur a v e n d o rilevato questa attività di osservazione nemica, il c o m a n d o della m a r i n a a T a r a n t o si sentiva abbastanza tranquillo. La difesa c o n t r a e r e a della base era, sulla carta, m o l t o r o b u s t a , con 21 b a t t e r i e (101 c a n n o n i in totale), 68 complessi di m i t r a g l i e r e , 109 m i t r a g l i e r e l e g g e r e . La r e t e «di scoperta» di a p p a r e c c h i nemici contava 13 stazioni aerofoniche e 22 proiettori. N u m e r o s i palloni d o v e v a n o assic u r a r e u n ' u l t e r i o r e p r o t e z i o n e : p u r t r o p p o u n a sessantina di essi e r a n o stati s t r a p p a t i d a l m a l t e m p o , e n o n sostituiti p e r m a n c a n z a d i i d r o g e n o . Della novità Lyster e r a stato informato, e ne fece b u o n uso. V ' e r a n o ancora le reti p a r a siluri. Il loro allestimento n o n e r a stato a n c o r a completato, sui 13 mila m e t r i previsti ne e r a n o stati installati s o l t a n t o poco più di 4 mila. A disastro avvenuto si constatò c o m u n q u e che le reti scendevano fino a u n a profondità insufficiente (otto m e t r i ) , ed e r a n o t r o p p o distanti dalle navi p e r gar a n t i r n e la incolumità. Infatti un p r o g e t t o - che S u p e r m a r i na aveva respinto, p e r c h é condizionava le m a n o v r e di uscita delle unità - prevedeva un recinto r e t t a n g o l a r e di reti att o r n o a ciascuna nave: in ogni m o d o , ci sarebbero voluti m e si p e r realizzarlo. Infine il C o m a n d o italiano faceva affidam e n t o sugli avvistamenti aerei della flotta nemica. Gli inglesi n o n d i e d e r o all'attacco a T a r a n t o connotazioni corsare: lo inserirono anzi in u n a grandiosa o p e r a z i o n e che contribuì a disorientare Supermarina. Il 6 novembre la Mediterranean Fleet - q u a t t r o navi da battaglia, la p o r t a e r e i Illustrious, vari incrociatori e cacciatorpediniere - uscì da Alessandria, e in m a r e si c o n g i u n s e a un'altra nave da battaglia, la Barham, a sua volta scortata da incrociatori e da cacciatorpediniere, che aveva lasciato Gibilterra ed era stata m a n d a t a di 353

rinforzo. D u r a n t e la rotta, queste formazioni avrebbero p r o tetto un convoglio, rifornito Malta e avviato altri rifornimenti verso Suda, nell'isola di Creta. Da ultimo la Mediterranean Fleet si sarebbe avvicinata alle isole Jonie: la Mustrious, in particolare, avrebbe raggiunto un p u n t o utile p e r il decollo degli aerosiluranti, m e n t r e unità minori si sarebbero lanciate in incursioni contro il traffico navale italiano p e r e dall'Albania. La sera dell' 11 n o v e m b r e la Mustrious e r a a 40 miglia da Cefalonia e a 140 da T a r a n t o . Un'ultima ricognizione a e r e a aveva accertato che «i fagiani e r a n o nel nido»: sei corazzate e tre incrociatori nel Mar G r a n d e , sei incrociatori e quattro cacciatorpediniere nel Mar Piccolo. «Si r i m a n e ancora perplessi - ha scritto l'Ufficio Storico della Marina - davanti al fatto che nonostante la notevole attività aerea, le sistematiche crociere di siluranti e di mas, l'aumentato n u m e r o di sommergibili in agguato, la n o n piccola quantità di avvistamenti, n o n sia stato possibile farsi u n a idea sufficientemente approssimativa delle intenzioni dell'avversario, e n o n si sia realizzato che un g r u p po di unità i m p o r t a n t i era transitato nella notte sul 10 nelle acque tra la Sicilia e la Tunisia p e r riunirsi alla flotta del Mediterraneo.» La verità è che S u p e r m a r i n a n o n voleva rischiare le navi, «andare a vedere» con il mezzo più efficace che vi fosse: i m p e g n a n d o la flotta contro quella avversaria. Per garantirsi dalla perdita della flotta, la perse. Lyster aveva previsto d u e o n d a t e di dodici Swordfish (pesce spada): in effetti la seconda ne c o m p r e s e soltanto otto. I p r i m i d o d i c i a e r o s i l u r a n t i s a r e b b e r o stati su T a r a n t o alle 2 2 , 4 5 , lanci di b e n g a l a a v r e b b e r o i l l u m i n a t o i bersagli del M a r G r a n d e , c o n t e m p o r a n e a m e n t e sarebbero state attaccate da b o m b a r d i e r i le u n i t à del M a r Piccolo, così da i m p e g n a r e e d i s t r a r r e la c o n t r a e r e a e infine s a r e b b e r o stati lanciati, da bassissima quota, i siluri c o n t r o le navi da battaglia. C o n analoga tecnica avrebbe p r o c e d u t o la seconda o n d a t a . T u t t o si svolse, con il favore di u n a n o t t e s p l e n d i d a , sec o n d o i piani. Gli aerosiluranti subirono p e r d i t e ( d u e di essi furono abbattuti dalla c o n t r a e r e a delle navi o di terra), e al354

curri loro siluri si infilarono nella sabbia o e s p l o s e r o senza colpire. Ma tre siluri a n d a r o n o a segno, sulla Littorio, e u n o ciascuno sulla Cavour e sulla Duilio, a p r e n d o immensi squarci nelle corazzate che si p o s a r o n o sul fondale. Le esplosioni p r o v o c a r o n o 3 2 m o r t i sulla corazzata m a g g i o r e , o r g o g l i o della Marina, 17 sulla Cavour, 3 sulla Duilio. La Littorio rientrò in s q u a d r a , riparata, il 9 m a r z o successivo, la Duilio il 16 maggio, la Cavour n o n vi r i e n t r ò mai più. «Venti aerei - ann o t ò l'ammiraglio C u n n i n g h a m - avevano inflitto alla flotta italiana p i ù d a n n i di quelli inflitti alla flotta d'alto m a r e tedesca nell'azione d i u r n a dello J u t l a n d , nel 1915.» Sconvolta dall'esito dell'attacco, S u p e r m a r i n a trasferì t e m p o r a n e a m e n t e a Napoli e a Messina il n e r b o della flotta, e stabilì, in un « a p p r e z z a m e n t o della situazione» i m p r o n t a to a totale sconforto, che nella n u o v a situazione «il n e m i c o ha la più i n c o n t r a s t a t a libertà di m o v i m e n t o salvo q u a l c h e d a n n o s p o r a d i c a m e n t e inflitto da q u a l c h e s o m m e r g i b i l e e da qualche a e r e o silurante». Nel g e n e r a l e s c o r a g g i a m e n t o , Mussolini ostentò impassibilità. «Credevo - scrisse Ciano nel Diario - di trovare il Duce abbattuto. Invece ha incassato bene il colpo e quasi s e m b r a , in q u e s t i p r i m i m o m e n t i , n o n a v e r n e valutato tutta la gravità.» E difficile dire se quella di Mussolini fosse la calma dei forti, o assuefazione, o r m a i , alle delusioni e agli insuccessi. Vi furono recriminazioni p e r le insufficienze della difesa e, in p a r t i c o l a r e , p e r il m a n c a t o i m p i e g o di p r o i e t t o r i c h e accecassero gli aerosiluranti che p l a n a v a n o a m o t o r e spento, e ne r e n d e s s e r o più a r d u a la mira. N o n si riuscì a stabilire chi dovesse o r d i n a r e di accenderli, se il c o m a n d o m a r i n a o la difesa c o n t r a e r e a , e si arrivò alla salomonica conclusion e c h e e r a m e g l i o n o n averlo fatto, p e r c h é i p r o i e t t o r i a v r e b b e r o abbagliato a n c h e i serventi dei pezzi di difesa. Né Lyster né gli equipaggi degli aerosiluranti furono insigniti della Victoria Cross, la massima decorazione al valore britannica: ricevettero un riconoscimento m i n o r e , quasi che la loro i m p r e s a fosse stata considerata di routine. 355

Sebbene falcidiata dalla notte di T a r a n t o , la flotta era tuttavia a n c o r a capace di d a r e del filo da t o r c e r e agli inglesi, p i ù che mai aggressivi. Già q u a t t r o giorni d o p o il disastro, ciò che restava della s q u a d r a da battaglia mosse i n c o n t r o a u n a f o r m a z i o n e inglese p r o v e n i e n t e da G i b i l t e r r a e le s b a r r ò il p a s s a g g i o t r a S a r d e g n a e Tunisia. D o p o q u e s t a inattesa dimostrazione di vitalità della M a r i n a italiana, u n a o p e r a z i o n e m o l t o p i ù e l a b o r a t a e p o t e n t e - convenzionalm e n t e c h i a m a t a Collar - fu p r o g e t t a t a d a l l ' a m m i r a g l i a t o britannico p e r gli ultimi giorni di n o v e m b r e . Un convoglio con materiali e t r u p p e diretti ad Alessandria e a Malta sarebbe stato scortato nella p a r t e iniziale del percorso, fin sotto la S a r d e g n a , dalle forze di Somerville, che c o m e sappiamo aveva il suo c o m a n d o a Gibilterra, e nella p a r t e successiva dalle stesse navi e da a l t r e della Mediterranean Fleet di Alessandria. Q u e s t a volta S u p e r m a r i n a vide giusto e in t e m p o : m a n d ò nelle a c q u e di C a p o T e u l a d a la Vittorio Veneto e la Giulio Cesare, con incrociatori e c a c c i a t o r p e d i n i e r e , p e r c h é i m p e g n a s s e r o gli inglesi «solo se la situazione fosse stata favorevole». Il 27 n o v e m b r e le d u e flotte v e n n e r o a contatto: gli inglesi o p p o n e v a n o u n a sola nave da battaglia, la Ramillies, alle d u e italiane, ma d i s p o n e v a n o di u n a p o r t a e r e i , la Ark Royal, i cui Swordfish, m a n d a t i a n c h e questa volta all'assalto, m a n c a r o n o p e r a l t r o i bersagli. Lo scontro a fuoco fu breve, e causò d a n n i soltanto sul cacciatorpediniere Lanciere p e r p a r t e italiana, sugli incrociatori Berwick e Manchester p e r p a r t e b r i t a n n i c a . U n sostanziale n u l l a d i fatto, d a l q u a l e l'ammiraglio C a m p i o n i - che era convinto d'avere di fronte forze n e m i c h e a n c o r a p i ù consistenti - p o t è t r a r r e conclusioni positive, soprattutto p e r il c o m p o r t a m e n t o degli equip a g g i . Il convoglio inglese p e r a l t r o n o n v e n n e costretto a invertire la rotta. D o p o la battaglia di C a p o Teulada l'ammiraglio C a m p i o n i fu n o m i n a t o sottocapo di Stato M a g g i o r e della M a r i n a - p r o m o s s o p e r essere rimosso? - e sostituito, a capo della s q u a d r a da battaglia, da Angelo J a c h i n o .

CAPITOLO TERZO

BADOGLIO EXIT

Umiliato dal fallimento della sua g u e r r a - l a m p o in Grecia e dal disastro di T a r a n t o , Mussolini p r o n u n c i ò il 18 n o v e m b r e , nella Sala Regia di Palazzo Venezia, davanti ai gerarchi provinciali del Partito fascista, un discorso che n a s c o n d e v a l ' i m b a r a z z o e l ' a m a r e z z a sotto la t r a c o t a n z a degli slogans. «Dopo l u n g o pazientare - disse - abbiamo s t r a p p a t o la maschera a d u n paese g a r a n t i t o dalla G r a n B r e t a g n a , u n subd o l o n e m i c o , la Grecia. Le a s p r e valli d e l l ' E p i r o e le l o r o strade fangose (che e r a n o tali p e r c h é l'attacco era stato sferrato ad a u t u n n o avanzato, N.d.A.) n o n si p r e s t a n o a g u e r r e l a m p o c o m e p r e t e n d e r e b b e r o gli incorreggibili che praticano la c o m o d a strategia degli spilli sulle carte. Nessun atto o p a r o l a mia o del G o v e r n o e di nessun altro fattore r e s p o n sabile l'ha fatto prevedere.» D o p o questa bugia - i piani della c a m p a g n a prefiguravan o , a l m e n o in Epiro, u n a passeggiata militare - il Duce volle s m e n t i r e le notizie della p r o p a g a n d a nemica. «Quella divisione alpina Julia che a v r e b b e avuto p e r d i t e e n o r m i , che sarebbe fuggita, c h e s a r e b b e stata polverizzata dai greci, è stata visitata dal generale S o d d u il quale a visita ultimata così mi ha telegrafato il 12 n o v e m b r e : "Recatomi s t a m a n e visitare divisione alpina Julia. Devo segnalarvi Duce magnifica impressione r i p o r t a t a da questa s u p e r b a u n i t à fiera e salda più che mai nei suoi granitici alpini".» C h e la Julia fosse fiera è certo. Ma al p o n t e di Perati, ossia sul vecchio confine, s'erano ritrovati i resti decimati della bella unità alpina («Sul p o n t e di Perati b a n d i e r a n e r a - l'è il lutto della Julia che va alla g u e r r a - la meglio gioventù va sotto terra») e la piagge357

ria di S o d d u n o n poteva cancellare la realtà di quel calvario. Infine Mussolini coniò la frase i m p r u d e n t e che gli si sarebbe s e m p r e ritorta contro, nei mesi successivi: «C'è q u a l c u n o tra voi, o c a m e r a t i , c h e r i c o r d a l'inedito discorso di Eboli, p r o n u n c i a t o nel luglio del 1935, p r i m a della g u e r r a etiopica? Dissi che a v r e m m o spezzato le r e n i al N e g u s . O r a , con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzer e m o le reni alla Grecia. In d u e o dodici mesi n o n i m p o r t a . La g u e r r a è a p p e n a incominciata... U n a volta p r e s o l'avvio io n o n mollo più fino alla fine. L'ho già d i m o s t r a t o e, qual u n q u e cosa accada o possa accadere, t o r n e r ò a dimostrarlo. I 372 c a d u t i , i 1.081 feriti, i 6 5 0 d i s p e r s i nei p r i m i dieci giorni di combattimenti sull'Epiro s a r a n n o vendicati». Q u a n d o Mussolini p r o n u n c i ò q u e s t e p a r o l e , e r a già i n atto l'offensiva greca: e Keitel, in un incontro con Badoglio, gli aveva d e t t o , con u n a d u r e z z a sotto la quale si avvertiva un malcelato disprezzo, che e r a necessario «il totale a n n i e n t a m e n t o della Grecia che si a n d a v a t r a s f o r m a n d o in u n a p o t e n t e base aeronavale p e r gli alleati». L'urto dei greci - che avevano ricevuto in quel settore il rinforzo di tre divisioni fu violento. Lo schieramento italiano si trovò presto in posizione critica, infiltrazioni si verificarono un p o ' d o v u n q u e e misero in pericolo le retrovie. N o n vi fu, nei r e p a r t i italiani, u n o s b a n d a m e n t o totale, ma a v v e n n e r o f e n o m e n i di smarr i m e n t o e di p e r d i t a dei collegamenti tra le varie unità. Nasci, che fungeva da c o m a n d a n t e del settore m a c e d o n e in attesa dell'insediamento di Vercellino, telegrafò - 15 n o v e m b r e - al C o m a n d o s u p e r i o r e p e r c h i e d e r e l'invio di «tutto q u a n t o era possibile». Un colpo d'ariete e r a bastato p e r m e t t e r e lo scompiglio in u n a organizzazione poco accurata, e fondata sul c o m o d o p r e s u p p o s t o di u n a costante spinta offensiva. I rincalzi venivano fusi nel calore della battaglia. Vercellino, p r e s o il com a n d o della 9 a r m a t a , dichiarò che la situazione del fronte era insostenibile, p e r c h é i bastioni del Morova e del m o n t e Ivan stavano p e r essere aggirati. La sera del 19 n o v e m b r e a

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S o d d u r i c o n o b b e che e r a inevitabile u n a ritirata p r o f o n d a s u n u o v e posizioni. L ' a r r e t r a m e n t o p r e v i s t o e r a i n taluni p u n t i perfino di u n a c i n q u a n t i n a di chilometri, e implicava l ' a b b a n d o n o di Coriza. Badoglio si dichiarò, piuttosto sibillinamente, d'accordo («in condizioni diffìcili occorre avere il coraggio d i p r e n d e r e decisioni r a p i d e , a n c h e s e d o l o r o s e , p e r n o n arrivare in ritardo»). Mussolini tuttavia invitò Soddu a riflettere, e a p r o c r a s t i n a r e il r i p i e g a m e n t o . Gli scottava il «regolo sulle dita» di Hitler che finalmente, in u n a lettera personale, si era sfogato. «Ho avuto anch'io - gli aveva risposto remissivamente il Duce - la mia settimana n e r a , ma ora il peggio è passato.» Finalmente fu dato avvio al ripiegamento. La mattina del 22 n o v e m b r e gli ultimi bersaglieri del 4° r e g g i m e n t o uscirono da Coriza, e il C o m a n d o s u p r e m o d i r a m ò un bollettino di g u e r r a (il 168) che rintoccava a m o r t o . «Le nostre t r u p p e di c o p e r t u r a formate da d u e divisioni che all'inizio delle ostilità si e r a n o attestate in difesa al confine greco-albanese di Coriza si sono ritirate, d o p o 11 giorni di lotta, su u n a linea a ovest della città, che è stata evacuata. D u r a n t e questo periodo si sono svolti aspri combattimenti. Le nostre p e r d i t e sono sensibili. A l t r e t t a n t e , e forse più gravi, quelle del n e m i c o . Sulla nuova linea si c o n c e n t r a n o i nostri rinforzi.» La crisi del fronte m a c e d o n e si ripercosse fatalmente su quello d e l l ' E p i r o . Le t r u p p e che a v e v a n o realizzato la p r i ma illusoria avanzata p e r c o r s e r o a ritroso le stesse strade e m u l a t t i e r e , la Centauro d o v e t t e a b b a n d o n a r e molti dei suoi piccoli c a r r i a r m a t i c h e p o i i greci r i m i s e r o alla m e g l i o in condizione di funzionare. U n a autentica psicosi della catastrofe dilagò tra i c o m a n d a n t i , con Vercellino che lamentava «siamo senza comunicazioni e quasi senza automezzi», e Geloso che spiegava di n o n avere più «alcuna riserva d e g n a di tal nome». La nuova linea di resistenza si d i m o s t r ò vulnerabile q u a n d o , il 28 n o v e m b r e , i greci p r e s e r o Pogradec, che avrebbe d o v u t o invece essere u n o dei pilastri del fronte ricostituito. 359

Visconti Prasca aveva già p a g a t o la sua leggerezza, o r a Badoglio p a g ò le sue ambiguità. Il maresciallo fu c h i a m a t o in causa - in termini che, dati i tempi, e r a n o molto espliciti da R o b e r t o Farinacci. Sul suo q u o t i d i a n o Regime Fascista il ras di C r e m o n a - sicuramente ispirato da R o m a - scrisse che la sconfitta della Grecia sarebbe diventata u n a realtà «anche se qualche i m p r e v i d e n z a e intempestività del c o m a n d o dello Stato Maggiore generale ha p e r m e s s o a Churchill di avere u n o sciocco diversivo». Badoglio chiese u d i e n z a a Mussolini e pretese u n a smentita, a b b o z z a n d o n e a n c h e il testo, che Farinacci giudicò inaccettabile. P i u t t o s t o c h e p u b b l i c a r l o «avrebbe messo la d i n a m i t e sotto le rotative del giornale». C o m e s e m p r e q u a n d o veniva affrontato i n m o d o d u r o , Mussolini diventò malleabile, e scaricò o g n i responsabilità s u l l ' i n t e m p e r a n t e Farinacci. Ma la Tribuna, cui Badoglio si era rivolto p e r c h é vi fosse accettata u n a sua difesa dello Stato Maggiore, n o n v e n n e autorizzata a r i p r o d u r l a . A quel p u n t o il maresciallo p r e s e n t ò u n a lettera di dimissioni e, presisi q u a t t r o giorni di licenza, a n d ò nel Monferrato a m e d i t a r e e a cacciare. Il 29 n o v e m b r e Mussolini informò ufficialmente il Re - già ragguagliato grazie alle sue fonti speciali - delle dimissioni di Badoglio, che n o n t r o v ò i n Vittorio E m a n u e l e I I I u n alleato, t u t t ' a l t r o . D o p o aver o s s e r v a t o c h e Badoglio n o n e r a insostituibile, e c h e anzi «non tutto il male v e r r à p e r nuocere» il Re ricevette il m a r e sciallo, t o r n a t o a R o m a : e i m p i e t o s a m e n t e lo liquidò con questo giudizio: «Mi ha fatto u n ' i m p r e s s i o n e disastrosa. Fis i c a m e n t e è d i s t r u t t o , i n t e l l e t t u a l m e n t e è i n t o r p i d i t o . Domattina, ha detto, si r e c h e r à dal Duce p e r ritirare le dimissioni». Un r o t t a m e a g g r a p p a t o alla poltrona, i n s o m m a . Il 4 d i c e m b r e vi fu, tra Mussolini e Badoglio, il colloquio risolutivo. Al maresciallo il Duce disse che Cavallero era a n d a t o in Albania p e r v e d e r e se S o d d u aveva a n c o r a i nervi a posto. S e S o d d u p o t e v a r e g g e r e , Cavallero a v r e b b e r i m p i a z z a t o Badoglio: se n o n poteva, Cavallero sarebbe rimasto in Albania e il maresciallo a C a p o dello Stato M a g g i o r e g e n e r a l e . 360

«Non posso a s p e t t a r e le decisioni del signor Cavaliere» rib a t t é B a d o g l i o . «Va b e n e , da q u e s t o m o m e n t o siete in libertà» lo c o n g e d ò Mussolini. «Generale affarista», c o m e è stato definito, Ugo Cavaliere aveva i n d u b b i e doti d ' i n g e g n o . L a u r e a t o in m a t e m a t i c a p u r a , t r a d u t t o r e dall'inglese e dal tedesco, p r i m o alla scuola d i g u e r r a , b r i l l a n t e ufficiale d e l C o m a n d o s u p r e m o n e l T 5 - T 8 , generale a t r e n t o t t ' a n n i , aveva percorso tutta la carr i e r a nello Stato M a g g i o r e . E r a s u o c e r o di J a c o m o n i , e si muoveva molto b e n e negli ambienti n o n militari. Aveva p e r insegna l'ottimismo, e Mussolini n o n chiedeva di meglio, assediato c o m ' e r a da generali e ministri sconfortati e rissanti. Badoglio e Cavaliere si detestavano da decenni. D o p o la designazione a C a p o di Stato M a g g i o r e g e n e r a l e C a v a l i e r e confidò al figlio Carlo: «Siamo di n u o v o a C a p o r e t t o , e come allora devo r i m e d i a r e agli e r r o r i di Badoglio». N o n era C a p o r e t t o , ma S o d d u si c o m p o r t a v a c o m e se lo fosse. Il g i o r n o stesso in cui Badoglio veniva licenziato, il com a n d a n t e delle t r u p p e d'Albania telefonò a Roatta che nulla lasciava p r e v e d e r e la possibilità « n o n c h é di u n a r i p r e s a , n e a n c h e di un equilibrio», e da Guzzoni, in u n ' a l t r a telefon a t a , sollecitò « u n a s o l u z i o n e politica d e l conflitto». «E la p r o p o s t a di d o m a n d a di un vero e p r o p r i o armistizio» disse un Mussolini c o s t e r n a t o a Pricolo. «Piuttosto che c h i e d e r e l'armistizio alla Grecia è preferibile p a r t i r e tutti p e r l'Albania e farci uccidere sul posto.» Cavaliere s e p p e a l m e n o reagire a questo collasso psicologico. Nel p o m e r i g g i o del 4 dic e m b r e a t t e r r ò ad Elbasan e subito si concertò con S o d d u e Vercellino sulle m i s u r e da p r e n d e r e . L'intendente generale in Albania, Scuero, gli c o n s e g n ò un p r o m e m o r i a sulla consistenza dei magazzini c h e recava t e s t u a l m e n t e : «Viveri di riserva: nulla. E q u i p a g g i a m e n t i : m i n i m o . I n d u m e n t i di lana: zero. Munizioni di fanteria: zero. Munizioni di artiglieria: insignificanti. Armi e artiglieria: esaurite tutte le disponibilità. Materiale del genio: p r a t i c a m e n t e nulla. Materiale sanitario: insufficiente». Di a b b o n d a n t e , nel d o c u m e n t o , c'e361

ra solo la v a r i e t à d e i s i n o n i m i p e r d i r e la stessa cosa: c h e cioè l'esercito italiano d'Albania mancava di tutto. L'afflusso disordinato di r e p a r t i inviati dall'Italia, il più delle volte privi d e l l ' e q u i p a g g i a m e n t o e delle a r m i p e s a n t i , e a g g r e g a t i con fretta spasmodica a questa o quella unità, accresceva la confusione e n o n migliorava di molto la saldezza dello schieramento. Sotto Natale - d o p o che i greci avevano o t t e n u t o un ennesimo successo con la conquista di H i m a r a , sul fronte della 1 l a r m a t a - il fronte a p p a r i v a abbastanza stabilizzato. Cavallero e S o d d u collaboravano ancora, il freddo sulle m o n t a g n e e r a i n t e n s o , gli o s p e d a l i da c a m p o italiani - c o m e i greci del resto - si r i e m p i v a n o di congelati. Nevicava a n c h e a Roma, e Mussolini se ne dichiarava contento: «Questa n e ve e q u e s t o f r e d d o v a n n o benissimo» - c o m m e n t a v a r a g g i a n t e nel c a l d o di Palazzo Venezia - «così se ne v a n n o le mezze cartucce e migliora questa m e d i o c r e razza italiana». A Cavallero il Duce telegrafò che il m o r a l e delle t r u p p e si sarebbe rialzato di colpo «non a p p e n a da n o r d a sud v e r r à conosciuto dalle t r u p p e che la direzione del vento è cambiata e che u n a p r i m a legnata è stata inferta ai greci». Ma la legnata, p e r il m o m e n t o , la prese S o d d u che, convocato a Roma il 29 d i c e m b r e «per conferire», n o n t o r n ò p i ù in Albania, d o v e Cavallero a c c o m u n ò i d u e incarichi di C a p o di Stato Maggiore generale e di c o m a n d a n t e delle t r u p p e o p e ranti su quel fronte. Il 1941 si aprì male, così c o m e malissimo si e r a chiuso il 1940: il 10 g e n n a i o i greci riuscirono ad o c c u p a r e , c o n u n a m a n o v r a a v v o l g e n t e , Klisura. Q u e s t a volta a n c h e l'esausta Julia aveva d o v u t o cedere, e la divisione Lupi di Toscana, m a n d a t a a c h i u d e r e le falle, era stata mal a m e n t e travolta. Fu, quella di Klisura, l'ultima vittoria greca di q u a l c h e i m p o r t a n z a . Bastò p e r sventare o r i t a r d a r e i contrattacchi che Mussolini, con patetica insistenza, invocava, e che Cavallero a n d a v a via via s t u d i a n d o e a c c a n t o n a n d o . Ma aveva a n c h e a p p r o n t a t o un piano di emergenza, p e r l'eventualità di u n a «rotta» grave: p i a n o che prevedeva d u e a

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diversi ridotti difensivi, l'uno a protezione di Valona, l'altro a p r o t e z i o n e dell'Albania settentrionale. La «settimana nera» e r a diventata mese, e poi trimestre. In Albania. Ma anche in Africa Settentrionale. D o p o il balzo a Sidi el-Barrani, le unità italiane d'Africa Settentrionale n o n s'erano più mosse. Graziani si e r a preoccupato di organizzare e fortificare i campi trincerati e le ridotte della n u o v a linea: e l'aveva fatto con la mentalità, con la tecnica, e con i mezzi della sua esperienza coloniale, valida ed efficace c o n t r o i ribelli cirenaici o contro le o r d e abissine, i n a d e g u a t a di fronte a un esercito m o d e r n o , e a un comand a n t e delle qualità di Archibald Wavell. L'inerzia del m a r e sciallo italiano irritava, n o n senza r a g i o n e , Mussolini, c h e pensava a n c o r a alla possibilità di u n a p a c e a b r e v e scadenza, ed era ossessionato dalla necessità di i n c a m e r a r e successi e territori p r i m a che la g u e r r a finisse. Il 26 ottobre (1940) egli scrisse a Graziani u n a lettera piena di r a m p o g n e . Vi sottolineava che la sosta aveva giovato al n e m i c o , c o n s e n t e n d o g l i di «ricostituire la sua divisione corazzata», e c h e in t u t t o e p e r t u t t o l'offensiva su Sidi e l - B a r r a n i aveva p o r t a t o alla c a t t u r a di sei p r i g i o n i e r i soltanto. «Il nemico ha accumulato tali forze - incalzava il Duce - da r e n d e r e infinitamente più oneroso il nostro attacco. Se si t a r d e r à a n c o r a a c o m p l e t a r e sino all'ultimo chilom e t r o le n o s t r e s t r a d e e i nostri a c q u e d o t t i , l'attacco sarà ancora p i ù difficile e p r a t i c a m e n t e impossibile... O r a questa sosta c h e d u r a già d a q u a r a n t a g i o r n i d o v r e b b e p r o t r a r s i p e r altri sessanta giorni e giunti al 15 d i c e m b r e n o n è sicur o , a l m e n o a q u a n t o mi dite nel vostro r a p p o r t o , che vi sentiate in g r a d o di muovervi... E t e m p o di chiedervi se vi sentite di c o n t i n u a r e a t e n e r e il c o m a n d o o se r i t e n e n d o v i ing i u s t a m e n t e accantonato preferite lasciarlo. Vi ripeto che al tavolo della pace p o r t e r e m o a casa quello che a v r e m o milit a r m e n t e conquistato.» E r a u n a staffilata in p i e n a regola che s e m b r a v a n o n la363

sciare alternative: o u n a ripresa dell'avanzata, o le dimissioni. Invece Graziani t e n n e le sue divisioni con le a r m i al piede e conservò il c o m a n d o , insistendo p e t u l a n t e m e n t e p e r ché gli fossero inviati altri mezzi, in particolare d u e m i l a autocarri. I tedeschi, che già in p r e c e d e n z a avevano p r o p o s t o d i d a r e u n a m a n o , r i n n o v a r o n o l'offerta, m a Mussolini e Graziani decisero di fare da soli. I panzer tedeschi sarebbero stati a d e g u a t a m e n t e r i m p i a z z a t i , s t a b i l i r o n o , d a q u a l c h e r e g g i m e n t o e da un centinaio di autoblindo. M e n t r e Graziani temporeggiava, e il suo esercito, pachid e r m i c o e statico, fronteggiava il vuoto, Churchill da L o n d r a chiese a Wavell di creare fastidi agli italiani con u n a «inc u r s i o n e in g r a n d e stile». La decisione del premier b r i t a n n i co aveva motivazioni essenzialmente politiche. Gli p r e m e v a di d a r e u n a p r o v a di vitalità c h e rassicurasse la scacchiera delle alleanze e dei p o t e n t a t i nel M e d i o O r i e n t e . Infuriava a n c o r a la battaglia d ' I n g h i l t e r r a , e lo spettro dell'invasione tedesca n o n si era del t u t t o dissolto: L o n d r a i n t e n d e v a com u n q u e d i r e a l m o n d o c h e l e sue t r a d i z i o n i e d ambizioni imperiali restavano intatte. Con stupefacente a r d i m e n t o , ove si p e n s i alla s i t u a z i o n e militare inglese, C h u r c h i l l rafforzò p e r t a n t o l'esercito d'Egitto. Esso contava, alla vigilia dell'azione, la 7 divisione corazzata, la 4 i n d i a n a e u n a mista n e o z e l a n d e s e inglese e sudafricana, con la possibilità di ricevere rinforzi da d u e divisioni australiane in addestram e n t o in Palestina. L'aviazione, irrobustita, poteva c o n t a r e su 4 0 0 apparecchi. Ma il fattore che decise l ' i m m i n e n t e battaglia fu la superiorità inglese, qualitativa e quantitativa, in c a n i armati: u n a c i n q u a n t i n a pesanti da 30 tonnellate, 176 m e d i da 15 tonnellate, quasi 200 tra carri leggeri e autoblind o . Le «scatole di sardine» italiane, con le loro fragili corazze e le l o r o mitragliatrici, e r a n o , in un qualsiasi s c o n t r o , spacciate in partenza. Le direttive di Wavell p r e v e d e v a n o c h e le sue forze corazzate si incuneassero in un varco, a tergo del più avanzato s c h i e r a m e n t o italiano, e che gli indiani attaccassero invece a

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frontalmente. L'offensiva n o n si p r o p o n e v a vasti obbiettivi: nel p e g g i o r e dei casi a v r e b b e d o v u t o i m p o r r e u n a b a t t u t a d ' a r r e s t o ai p i a n i d'attacco italiani, e n e l migliore p o r t a r e alla r i c o n q u i s t a di Sidi e l - B a r r a n i . C o n g r a n d e segretezza, profittando a n c h e della insufficiente ricognizione aerea italiana, la 7 corazzata e la divisione indiana furono p o r t a t e a ridosso delle linee di Graziani. All'alba del 9 d i c e m b r e avanz a r o n o . La s o r p r e s a fu quasi totale, e un b o m b a r d a m e n t o di grossi calibri della flotta inglese dal m a r e contribuì ad accrescere lo s m a r r i m e n t o nei reparti italiani. I capisaldi venn e r o travolti o aggirati, il g e n e r a l e Maletti, che c o m a n d a v a l ' o m o n i m o r a g g r u p p a m e n t o , fu d e s t a t o dal c a n n o n e g g i a m e n t o m e n t r e e r a i n pigiama, a b b r a n c ò u n a mitragliatrice p e r p a r t e c i p a r e alla resistenza c o n t r o il n e m i c o , e lì c a d d e ucciso. Il g e n e r a l e Gallina fu invece c a t t u r a t o c o n t u t t o il suo Stato Maggiore e u n a divisione in trasferimento, la Catanzaro, si polverizzò sotto il fuoco delle a v a n g u a r d i e britanniche. C o n un esercito di trentamila u o m i n i o poco più, ma a r m a t o m o d e r n a m e n t e e g u i d a t o con i n t r a p r e n d e n z a , Wavell aveva travolto la p r i m a linea di Graziani e r i p r e s o Sidi el-Barrani. I prigionieri italiani, in quella p r i m a fase, furono 38 mila, tra cui 4 generali. In più un bottino di 237 cann o n i , 70 carri, circa mille automezzi. T r a m o r t i , feriti e dispersi, l'offensiva era costata agli inglesi 624 u o m i n i . A questo p u n t o Wavell modificò i suoi piani. Il dispositivo italiano aveva rivelato u n a fragilità insospettata: tanto valeva insistere. L'avanzata proseguì p e r t a n t o l u n g o la via Balbia e nel deserto, verso Bardia, Tobruk, D e r n a , Bengasi. Le divisioni italiane r i p i e g a r o n o a f f a n n o s a m e n t e con l'incubo d'essere accerchiate, e l'aeronautica si p r o d i g ò in compiti di a p p o g g i o : m a e r a stata falcidiata dalla d i s t r u z i o n e d i u n a settantina di a p p a r e c c h i al suolo, e dalla insufficienza tecnica dei b o m b a r d i e r i e caccia, a s s o l u t a m e n t e i n a d e g u a t i alle condizioni climatiche difficili. Per r i d a r e n e r b o ai reparti, e solidità a u n o s c h i e r a m e n t o dissestato, sarebbe stato necessario un c o m a n d a n t e risoluto e dai nervi saldi. Graziani pera

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se invece c o m p l e t a m e n t e la testa. Un suo r a p p o r t o a Mussolini - 12 d i c e m b r e - e r a un impasto p e n o s o di retorica e di avvilimento. Il maresciallo e i a a C i r e n e , a 500 c h i l o m e t r i dal fronte, ma riteneva utile «anziché sacrificare mia inutile p e r s o n a p o r t a r m i a Tripoli, se mi riuscirà, p e r m a n t e n e r e a l m e n o alta su quel castello la b a n d i e r a d'Italia, a t t e n d e n d o che M a d r e p a t r i a m i m e t t a i n c o n d i z i o n i d i c o n t i n u a r e a d o p e r a r e » . A Tripoli, a 1.500 chilometri di distanza e «se mi riuscirà!». S e c o n d o lo stesso Graziani «la salvezza della Libia è oggi affidata alla volontà del nemico. Vorrà esso spingersi oltre T o b r u k o si a r r e s t e r à v o l o n t a r i a m e n t e su q u e s t o o b biettivo?». C o m e i m p o s t a z i o n e strategica, quella del m a r e sciallo e r a i n d u b b i a m e n t e originale, p e r c h é affidava i successivi sviluppi della battaglia soltanto all'avversario. Per quel che lo r i g u a r d a v a , aveva rinunciato. N o n m o l t o p i ù i l l u m i n a t e o r i s o l u t e e r a n o del r e s t o , a Roma, le concezioni strategiche degli Alti c o m a n d i , e del Re. Ai p r i m i di g e n n a i o P u n t o n i annotava: «Giornate tristi e ancora p i ù tristi previsioni p e r l'avvenire. Si ha l'impressione ormai che la g u e r r a vada avanti alla giornata. T o b r u k è investita e b o m b a r d a t a . Ritengo che c a d r à t r a qualche giorno, e con T o b r u k s a r a n n o sacrificati altri 25 mila u o m i n i e alm e n o 300 pezzi di artiglieria. A Bardia abbiamo p e r s o circa 40 mila u o m i n i e 4 0 0 pezzi; a Sidi e l - B a r r a n i altri 40 mila soldati. D o p o la p r e s a di T o b r u k sarà stata a n n i e n t a t a un'intera armata... In tutta la Libia n o n r e s t a n o o r m a i che quatt r o divisioni b i n a r i e , pochissimi c a n n o n i e p o c h i mezzi corazzati. La n o s t r a m a r i n a è i m p o t e n t e di fronte alla schiacciante s u p e r i o r i t à della m a r i n a b r i t a n n i c a . L'aviazione h a subito p e r d i t e gravissime... In Africa ci sono rimasti sì e no cento aeroplani. Il c o m a n d o inglese intuirà la nostra disperata situazione? S p e r i a m o di no... Sua Maestà ha accolto con visibile contentezza la notizia trasmessa dal S I M del probabile a l l o n t a n a m e n t o dalla Cirenaica del g e n e r a l e Wavell... Dovrebbe recarsi in Grecia e lo seguirebbero alcuni contingenti di t r u p p e p e r far fronte alla minaccia italo-germanica nei 367

Balcani. Se sarà v e r o c'è da s p e r a r e nella r i n u n c i a inglese alla completa occupazione della Cirenaica». Così a u n a a u n a le piazzeforti e r a n o c a d u t e , e il p o p o lare g e n e r a l e Bergonzoli, s o p r a n n o m i n a t o «barba elettrica», c h e a v e v a g u i d a t o l a difesa d i B a r d i a , e r a s t a t o cos t r e t t o a s o t t r a r s i alla c a t t u r a c o m e è scritto n e l l a S t o r i a ufficiale i t a l i a n a « p e r c o r r e n d o a p i e d i , da B a r d i a a Tob r u k , circa 120 c h i l o m e t r i e r i u s c e n d o a sfuggire alla p r i gionia a t t r a v e r s o gravi p e r i p e z i e , trafilando, d i n o t t e , n e gli s c h i e r a m e n t i n e m i c i ed occultandosi d u r a n t e il g i o r n o , seguito da un n u c l e o di ufficiali c h e si assottigliava d u r a n te il c a m m i n o a causa dello sforzo, l u n g o e gravoso». Bergonzoli riuscì soltanto a r i n v i a r e la c a t t u r a , che a v v e n n e il 7 febbraio 1 9 4 1 , q u a n d o u n a sua b r i g a t a corazzata fu circ o n d a t a d a l n e m i c o , e d i s t r u t t a , al t e r m i n e della disastrosa ritirata. Il C a p o di Stato M a g g i o r e di Graziani, Tellera, c h e si e r a s p i n t o t r a i r e p a r t i avanzati p e r c o n t r a s t a r e l'es t r e m a s p i n t a d e g l i inglesi, o r m a i e n t r a t i i n B e n g a s i , f u ferito a m o r t e . La 10 a r m a t a italiana aveva cessato di esistere: e r a n o riusciti ad evitare la prigionia soltanto settemila soldati italiani e 1.300 libici; avevano in tutto 460 a r m i a u t o m a t i c h e , 60 m o r t a i , 13 pezzi da 20 m m . , un centinaio di c a n n o n i di piccolo calibro. I l c o m a n d o b r i t a n n i c o del M e d i o O r i e n t e a n n u n c i ò la cattura di 130 mila prigionieri, 400 carri a r m a ti, 1.200 c a n n o n i . S e c o n d o dati italiani i c a d u t i f u r o n o all'incirca c i n q u e m i l a . Le p e r d i t e di Wavell a m m o n t a v a n o a 500 morti, 1.373 feriti, 53 dispersi. Ma la sua 8 a r m a t a aveva il fiato grosso, ed egli decise u n a sosta, p e r riassestare le vie di c o m u n i c a z i o n e , r i p o r t a r e alla n o r m a l e efficienza le unità, lasciar r i p o s a r e gli u o m i n i . Altri c o m a n d a n t i criticar o n o poi la sua decisione. In particolare il g e n e r a l e O ' C o n n o r scrisse: «Spetta alla storia di svelare se le operazioni sar e b b e r o state fattibili. E facile la scienza di poi, ma noi eravamo amareggiati che n o n si fosse tentata l'impresa». Superata Bengasi, e avventatasi l u n g o la costa nel p r o f o n d o incaa

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vo f o r m a t o dal Golfo della Sirte, l'8 a r m a t a si f e r m ò d u n q u e al confine con la Tripolitania. G r a z i a n i chiese l'8 febbraio di essere sostituito p e r c h é «gli ultimi a v v e n i m e n t i h a n n o f o r t e m e n t e d e p r e s s o i miei nervi e le mie forze, tanto da n o n consentirmi di t e n e r e più il c o m a n d o nella pienezza delle mie facoltà». Dopo u n a esitazione di qualche giorno, Mussolini lo rimpiazzò con il gen e r a l e Gariboldi. Stava del resto p e r arrivare R o m m e l , che già aveva visitato il fronte c o n u n a «commissione» tedesca incaricata di s t u d i a r e le m o d a l i t à dell'invio di un c o r p o di spedizione: e le sue conclusioni sull'azione di Graziani erano state delle p i ù n e g a t i v e . N e i suoi successivi tentativi di a r r e s t a r e la p e n e t r a z i o n e britannica, con la 10 a r m a t a italiana frazionata in q u a t t r o scaglioni, e a r r e t r a n t e su u n a p r o f o n d i t à d i 800 c h i l o m e t r i , G r a z i a n i , diceva R o m m e l , aveva d a t o p r o v a volta a volta di miopia, di m e g a l o m a n i a , di p a u r a . Aveva affrontato la g u e r r a nel d e s e r t o in base a concetti s u p e r a t i . Le sue piazzeforti e le sue r i d o t t e e r a n o c a d u t e , u n a d o p o l'altra, c o m e corazzate incapaci d i m u o versi e affondate in u n a battaglia navale. Q u e s t o spiega l'altissimo n u m e r o di prigionieri. Gli inglesi n o n avevano avuto soltanto il vantaggio di d i s p o r r e di migliori forze corazzate, grazie alle quali p e r f o r a v a n o facilmente gli s b a r r a m e n t i italiani, fitti di uomini: avevano avuto il m e r i t o di capire che nel deserto era necessario o p e r a r e , a p p u n t o , con r e p a r t i corazzati agili, n o n con elefantiache formazioni di fanteria: e lo si vide q u a n d o R o m m e l , grazie ad u n a diversa concezione più ancora che ad un più favorevole r a p p o r t o di mezzi e di armi, rovesciò le sorti del duello. a

CAPITOLO QUARTO

IL CUPO INVERNO

All'inizio del 1941 la p o d e r o s a macchina bellica tedesca era intatta, m a aveva m a n c a t o , senza n e p p u r e t e n t a r e d i r a g g i u n g e r l o , il suo m a g g i o r e obbiettivo: l'invasione d e l l ' I n g h i l t e r r a . L ' O p e r a z i o n e Leone Marino e r a stata p r e p a r a t a minuziosamente. U n a direttiva del 30 agosto 1940 d i s p o n e va che l'attacco alla «fortezza Inghilterra» fosse c o n d o t t o da d u e a r m a t e , la 16 e la 9 : la p r i m a concentrata presso i porti d ' i m b a r c o di R o t t e r d a m , Anversa, O s t e n d a , D u n k e r q u e , Calais, la seconda presso B o u l o g n e e Le H a v r e . Von R u n d stedt sarebbe stato il c o n d o t t i e r o dell'operazione che avrebbe i m p e g n a t o 13 divisioni nella p r i m a o n d a t a , 9 nella seconda, 9 nella terza, e infine 8 divisioni (riserve dell'Alto com a n d o ) nella q u a r t a . Spiegavano le istruzioni di v o n Brauchitsch che «piccole ma complete unità delle divisioni corazzate v e r r a n n o inserite nella p r i m a o n d a t a , alla scopo di a p p o g g i a r e la fanteria nella fase iniziale» e c h e «lo sbarco di i n t e r e divisioni corazzate avrà l u o g o soltanto q u a n d o sarà stata conquistata u n a regione dell'isola sufficiente all'impiego di queste g r a n d i unità, che p e r essere efficace richiede principalmente un impiego a massa». Per l'attuazione di questi progetti, che avevano richiesto u n o sforzo organizzativo colossale, e r a tuttavia necessaria u n a condizione: il d o m i n i o della Luftwaffe nel cielo inglese. A m e t à s e t t e m b r e R i b b e n t r o p affermò c h e «il F i i h r e r n o n i n t e n d e v a c o r r e r e rischi e si s a r e b b e lanciato n e l l ' i m p r e s a solo con la certezza della vittoria»: ma aggiunse che «era risoluto a b a t t e r e l'Inghilterra sul suo stesso suolo. Se il tempo fosse stato favorevole, le operazioni potevano concludera

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si e n t r o l'autunno». Ma la Luftwaffe p e r s e la battaglia d ' I n ghilterra, e Hitler d i r a m ò il 12 ottobre u n a direttiva che rinunciava definitivamente alla invasione p e r il 1940, lasciando u n o spiraglio a p e r t o p e r il 1941. In realtà Hitler voleva p r o s e g u i r e i preparativi «solo in q u a n t o e r a n o un mezzo p e r esercitare u n a pressione politica e militare sull'Inghilterra». «Se nella p r i m a v e r a o estate del 1941 dovesse essere di n u o vo p r e s o in c o n s i d e r a z i o n e lo sbarco - d i c h i a r ò - s a r a n n o dati gli o r d i n i a l m o m e n t o o p p o r t u n o p e r r a g g i u n g e r e i l necessario livello di p r e p a r a z i o n e . Fino ad allora le basi militari p e r un futuro sbarco c o n t i n u e r a n n o a essere perfezionate.» C o n la rinuncia del Leone Marino p e r s e ogni motivo d'impiego a n c h e il Cai, ossia quel c o r p o a e r e o italiano che Mussolini, nella sua smania presenzialista, aveva voluto fosse inviato negli a e r o p o r t i della Manica p e r p a r t e c i p a r e ai b o m b a r d a m e n t i e ai duelli aerei nel cielo di L o n d r a . Nelle sue m e m o r i e F e d e r z o n i h a l i q u i d a t o l a s p e d i z i o n e con p o c h e frasi c r u d e : « Q u a n d o Mussolini reclamò p e r gli italiani l'onore di prendere parte ai primi bombardamenti di Londra m a n d ò in Belgio 300 a p p a r e c c h i dei quali b e n 14 si p e r s e r o p e r strada. Trascorsi pochi giorni il c o m a n d o della Luftwaffe p r e g ò il g o v e r n o italiano di r i t i r a r e q u e g l i scassoni c h e e r a n o molto più di impaccio che di utilità». Gli aerei destinati al Cai, c o m a n d a t o dal g e n e r a l e Rino C o r s o F o u g i e r , n o n e r a n o , p e r l'esattezza, 3 0 0 , m a circa 200: d u e s t o r m i di b o m b a r d i e r i , u n o di caccia e u n a squadriglia p e r la ricognizione strategica. La logica avrebbe vol u t o c h e g i u n g e s s e r o in z o n a di o p e r a z i o n i n e l corso dell'estate, ma l ' a p p r o n t a m e n t o fu così l e n t o c h e r i s u l t a r o n o utilizzabili nella s e c o n d a m e t à di o t t o b r e , q u a n d o già il sog n o dell'invasione si e r a dissolto, p i ù di 1.700 aerei t e d e schi e r a n o stati p e r d u t i nel v a n o tentativo di s g o m i n a r e la Raf, e, c o m e a m m i s e in un r a p p o r t o a R o m a lo stesso Fougier, «c'era stato un radicale c a m b i a m e n t o della situazione e un naufragio delle speranze». N e l l ' a u t u n n o n o r d i c o i pi372

loti e gli a p p a r e c c h i italiani a f f r o n t a r o n o difficoltà alle quali n o n e r a n o p r e p a r a t i . I caccia Cr 42 e r a n o m a c c h i n e v e t u s t e , con l'abitacolo insufficientemente riscaldato, e la s t r u m e n t a z i o n e p e r il volo senza visibilità insufficiente, se n o n inesistente. Ai p r i m i di n o v e m b r e le formazioni italiane furono i m p e g n a t e in q u a l c h e p u n t a t a addestrativa, e finalmente l ' i l una decina di bombardieri protetti da 80 caccia t e n t a r o n o u n attacco d i u r n o s u H a r w i c h c h e costò la p e r d i t a di 10 a p p a r e c c h i (si affermò che i caccia italiani ne avevano a b b a t t u t i altrettanti, ed è d u b b i o ) . C e r t o è c h e l ' a p p o r t o d e l Cai alla g u e r r a a e r e a della M a n i c a r i s u l t ò p l a t o n i c o , e d i s t r a s s e forze p r e z i o s e d a i fronti africano e albanese. I tedeschi c o n s i g l i a r o n o il r i m p a t r i o del c o n t i n g e n t e a e r e o italiano, che r i e n t r ò ai p r i m i di g e n n a i o 1941 a c c o m p a g n a t o d a g l i elogi di p r a m m a t i c a di G ò r i n g e di Kesselring. Fu un'altra doccia fredda p e r gli italiani che, come spiegò al generale P u n t o n i il capo del S I M colonnello Amè - u n o dei pochi ufficiali italiani c h e v e d e v a n o le cose con chiarezza e r a n o in u n o stato d ' a n i m o «simile a quello che s ' i m p a d r o n ì dei francesi alla vigilia della catastrofe». «E la stessa bancarotta m o r a l e - disse A m è -, i più, costi quel che costi, vogliono c o m e la Francia la fine della guerra.» E la g u e r r a e r a a p p e n a cominciata. N o n che la vita, p e r gli italiani, fosse già diventata molto d u r a . La disfatta d'Africa e la tragedia greca avevano riflessi dolorosi in centinaia di migliaia di famiglie, ma il Paese, nel suo complesso, conservava l ' a p p a r e n za e l'illusione della n o r m a l i t à . I b o m b a r d a m e n t i n e m i c i e r a n o sporadici, e c o m p i u t i da pochi aerei, il r a z i o n a m e n t o e r a m e n o d u r o che in G e r m a n i a , e n o n rispettato, teatri e c i n e m a t o g r a f i f u n z i o n a v a n o r e g o l a r m e n t e e p r o s e g u i v a il c a m p i o n a t o di calcio. C o m p a g n i e di g i r o famose, c o m e la Viarisio-Porelli e la Besozzi-Ferrati, r e a l i z z a v a n o le l o r o tournées, nei cinematografi venivano proiettate pellicole italiane (Maddalena, zero in condotta con Vittorio De Sica e Carla Del Poggio, Non me lo dire con Macario), ma a n c h e a m e r i 373

cane. E r a n o gli a n n i d ' o r o di D e a n n a D u r b i n che trionfava in II primo bacio. Nel c a m p i o n a t o e r a in testa, al giro di boa di g e n n a i o , il Bologna, seguito dall'Ambrosiana, dalla J u v e n t u s , dal Torin o , dall'Atalanta, dalla F i o r e n t i n a , dal N o v a r a , dal Milano (Milan n o n a n d a v a b e n e , in odio ai n o m i che fossero o paressero stranieri). Per gli alimentari si d a v a n o le p r i m e strette di freno: la r a z i o n e di grassi fu fissata (con d e c o r r e n z a p r i m o m a r z o 1941) a 4 0 0 g r a m m i mensili di olio o b u r r o , solo allora v e n n e imposto il divieto di p r o d u r r e pasticceria fresca, p a n n a , p a n e t t o n i , m a s c a r p o n e . I quotidiani dedicavano pensose note di cronaca alla possibilità di coltivare ortaggi nelle aree fabbricabili inutilizzate, si faceva p r o p a g a n da alla «pellicceria autarchica» o t t e n u t a con pellame nostran o , manifesti e avvisi sulla s t a m p a a m m o n i v a n o «Tacete! Il nemico ha orecchie d a p p e r t u t t o » : ma restavano in vigore le riduzioni ferroviarie p e r r a g g i u n g e r e le località di sport invernali. E n t r a t a in g u e r r a senza volerlo, e c o m u n q u e c o n l'idea di n o n doverla fare, l'Italia riluttava ad accettarne le esigenze, e sentendola i n c o m b e r e s e m p r e più, e a n n u n c i a r si s e m p r e più lunga, anelava già alla pace. La p r o p a g a n d a fascista aveva m o l t o c o n t r i b u i t o a ingen e r a r e fatui ottimismi e dovette, p r o p r i o all'inizio del 1941, fare m a r c i a i n d i e t r o . Il 30 g e n n a i o il M i n c u l p o p avvertiva c h e «le i m p o s t a z i o n i ottimistiche s o n o c o n t r o p r o d u c e n t i » come: « L o n d r a con l'acqua alla gola. L'Inghilterra è u n a nave che affonda. Evitiamo tutto ciò». E il 18 m a r z o , con invol o n t a r i a ironia: «Non d i r e p i ù "alla C a m e r a d e i C o m u n i " m a "nei s o t t e r r a n e i della C a m e r a d e i C o m u n i " p e r c h é s e c o n t i n u i a m o a d i r e c h e L o n d r a è s e m p r e b o m b a r d a t a , la g e n t e si d o m a n d e r à c o m e mai alla C a m e r a si c o n t i n u a n o a t e n e r e le regolari sedute. Così è b e n e n o n dire " d u r a n t e un b a n c h e t t o " (a proposito di discorsi) p e r c h é si dà l'impressione che, con tutte le difficoltà provocate dalla g u e r r a , a L o n d r a si t e n g a n o banchetti». C u r i o s a m e n t e , m e n t r e il Mincufp o p si sforzava con goffaggine di a d d o m e s t i c a r e gli avveni374

menti, Mussolini proclamava, d i s c o r r e n d o con Ciano, la n e cessità di «dire s e m p r e al p o p o l o la verità, in p r i m o l u o g o p e r t e m p r a r l o e poi p e r essere creduti». Il Duce, che secondo Ciano affrontava la g r a g n u o l a delle cattive notizie «con u n a calma che in questi g i o r n i a p p a r e v e r a m e n t e sovrumana», decise, alla vigilia di un altro incont r o con Hitler, di t e m p r a r e a n z i t u t t o i g e r a r c h i . Il 17 g e n naio fece s a p e r e che tutti d o v e v a n o a n d a r e al fronte, senza eccezioni: G o v e r n o , G r a n Consiglio, C a m e r a , Partito. Volle d i r l o di p e r s o n a ai p i ù i m p o r t a n t i t r a gli interessati, con quella v e n a di s a r c a s m o quasi sadico in cui sfogava il suo m a l u m o r e . A Bottai d o m a n d ò q u a n d o dovesse p a r t i r e p e r la G e r m a n i a p e r un i n c o n t r o con il suo o m o l o g o tedesco e poi b r u s c a m e n t e disse: «Puoi telefonare al tuo collega che il viaggio è r i m a n d a t o a d o p o la g u e r r a . In q u a n t o a te sei ric h i a m a t o alle a r m i c o m e gli altri». Bottai assentì o b b e d i e n t e m e n t e , ma poi, nelle a n t i c a m e r e di Palazzo Venezia, si lam e n t ò con u n a certa asprezza. La sua protesta n o n e r a certo dettata da viltà - al fronte albanese si c o m p o r t ò molto bene - ma dalla sensazione che Mussolini avesse a t t u a t o u n a specie d i s o r d o c o l p o d i Stato: u n a m e s s a i n m o r a delle s t r u t t u r e fasciste, c h e lo a v e v a n o d e l u s o . Per motivi certam e n t e m e n o nobili e sofisticati, molti altri grossi p a p a v e r i del Regime m o r m o r a r o n o , c o m p r e s o Ciano, che p u r e sapeva di p o t e r contare, a Bari dove avrebbe trovato il suo storm o d a b o m b a r d a m e n t o , s u u n a vita c o m o d a , allietata d a passatempi goliardici: come quello di gettare p e t a r d i in strada, di n o t t e t e m p o . A chi gli faceva osservare che il Paese r i m a n e v a praticam e n t e senza g o v e r n o , il Duce ribatté che avrebbe insegnato a g o v e r n a r e «con i d i r e t t o r i generali dei ministeri». «Forse n o n è questo il m o m e n t o p e r fare e s p e r i m e n t i sul fronte interno» rilevò, a c i d a m e n t e , nel segreto del suo Diario, Ciano. Ma si a d a t t ò a lasciare Palazzo Chigi subito d o p o avere acc o m p a g n a t o Mussolini a B e r c h t e s g a d e n . La mobilitazione dei g e r a r c h i n o n ebbe p e r l ' o p i n i o n e pubblica q u e l valore 375

d'esempio che Mussolini si r i p r o m e t t e v a - la gente c o m u n e p e n s ò che gli alti p a p a v e r i a v r e b b e r o fatto u n a g u e r r a b e n diversa da quella dell'umile fante - e causò qualche t r a m b u sto nei c o m a n d i . Il Duce aveva stabilito che i ministri in zona d ' o p e r a z i o n e n o n dovessero g o d e r e di alcun particolare privilegio: ma era chiedere t r o p p o sia alla m a g g i o r a n z a dei ministri stessi, sia ai generali, pochi dei quali e r a n o disposti a far valere la disciplina nei r i g u a r d i di ufficiali molto raccom a n d a t i , e in g r a d o di r a c c o m a n d a r e . D a t a q u e s t a lezione all''establishment fascista, Mussolini p a r t ì di pessimo u m o r e , la sera del 18 g e n n a i o , p e r Berchtesgaden. L'incontro e r a stato voluto da Hitler, che i n t e n d e va p r o s p e t t a r e al Duce - p u r con le consuete genericità e reticenze - la sua f u t u r a strategia. Mussolini a v r e b b e voluto a f f r o n t a r e il colloquio p o r t a n d o c o n sé a l m e n o la notizia d ' u n successo, e vi arrivava invece nel colmo di un p e r i o d o n e r o , in Africa Settentrionale e in Albania. Tra l'altro Cavallero n o n s'era p o t u t o m u o v e r e dall'Albania p e r c h é i greci avevano sferrato u n a e n n e s i m a offensiva e u n a divisione di b u o n n o m e , VA Lupi di Toscana, s'era s b a n d a t a . Lo sostituì, nel corteggio del dittatore italiano, il p a n c i u t o Guzzoni che, osservò Ciano, era «umiliante p r e s e n t a r e ai tedeschi». «Scuro in volto, n e r v o s o , scosso dalle notizie albanesi» il D u c e p r e s e d u n q u e posto sul t r e n o , r i m u g i n a n d o le sue amarezze, e confidando che «non mi basterà il s a n g u e che ho nelle vene p e r arrossire davanti a lui (Hitler).» Ma Hitler fu s t r a o r d i n a r i a m e n t e cordiale e comprensivo: garantì a Mussolini, quasi con le lagrime agli occhi, di avere condiviso le sue angosce. « Q u e l l ' u o m o è isterico» disse con i n g r a t i t u d i n e il Duce sulla s t r a d a del r i t o r n o . Ma probabilm e n t e n o n aveva capito. H i t l e r aveva p e r lui, è c e r t o , u n a amicizia e u n a a m m i r a z i o n e sincere: ma e r a b e n conscio delle rovinose debolezze militari italiane. A q u e l l ' a p p u n t a m e n t o , tuttavia, si p r e s e n t a v a a n c h e lui con il p e s o di u n a sconfitta, n o n confessata, n o n evidente, m a n o n p e r questo m e n o grave: la m a n c a t a invasione d e l l ' I n g h i l t e r r a . Al Ber376

ghof Hitler r i p e t è che n o n poteva t e n t a r e senza la certezza di vincere p e r c h é «ora in I n g h i l t e r r a si t e m e la pistola dello sbarco m e n t r e d o p o (l'insuccesso) si s a p r e b b e che la G e r m a nia p u n t a u n a pistola scarica». A quel p u n t o , p e r il d i n a m i s m o fatale e suicida che lo a n i m a v a , H i t l e r n o n aveva c h e un'alternativa, la c a m p a g n a d ' O r i e n t e , verso le s t e r m i n a t e distese russe. Nel 1945, in u n o dei m o n o l o g h i l u c i d a m e n t e deliranti nel B u n k e r della Cancelleria, Hitler disse: «Avevo s e m p r e affermato che a v r e m m o d o v u t o evitare a ogni costo la g u e r r a su d u e fronti, e inoltre n e s s u n o p u ò d u b i t a r e che più di c h i u n q u e altro io abbia riflettuto sull'esperienza r u s sa di Napoleone. Perché d u n q u e questa g u e r r a contro la Russia, e p e r c h é p r o p r i o nel m o m e n t o da me scelto? Avevamo p e r d u t o la s p e r a n z a di p o r r e fine alla g u e r r a m e d i a n t e un'invasione, c o r o n a t a da successo, delle isole b r i t a n n i c h e . L ' I n g h i l t e r r a , g u i d a t a da capi imbecilli, si e r a rifiutata di concederci il p r e d o m i n i o in E u r o p a e di c o n c l u d e r e con noi u n a pace senza vittoria... Per i n d u r r e gli inglesi a fare quello che a v r e b b e r o d o v u t o , p e r obbligarli alla pace, n o n restava di conseguenza che toglier loro la speranza di p o t e r cont r a p p o r c i , sul c o n t i n e n t e , un avversario della n o s t r a stessa levatura, cioè l'Armata Rossa». C o n Mussolini, Ciano e Guzzoni, Hitler n o n fu così esplicito. Ma ebbe toni « e s t r e m a m e n t e antirussi», c h e coincidevano con q u a n t o a n d a v a p r e d i c a n d o ai suoi intimi. Sentenziava c h e l'esercito sovietico e r a «poca cosa», I'URSS «un colosso dai piedi d'argilla, un d e s e r t o bolscevizzato, un entità semplicemente orribile, un e n o r m e atto d'aggressione etnico e ideologico che minaccia l'intera Europa». Del patto Ribb e n t r o p - M o l o t o v affermava che e r a stato p e r lui «oltremodo doloroso». O r m a i gli occhi allucinati del dittatore nazista e r a n o fìssi sulla steppa. A n c h e se Mussolini, con l'iniziativa greca, aveva sconvolto e r i t a r d a t o - in m i s u r a forse fatale - i suoi piani, n o n gliene mosse alcun r i m p r o v e r o . Spiegò soltanto in qual m o d o avrebbe agito, p a r t e n d o dalle sue posizioni in R o m a n i a e da altre c h e si a p p r e s t a v a ad a v e r e in 377

Bulgaria (Re Boris a d e r i r à il p r i m o m a r z o al Patto Tripartito e consentirà l'ingresso delle t r u p p e tedesche nel suo paese), p e r i r r o m p e r e in Grecia dalla frontiera n o r d - o r i e n t a l e . Messa in archivio l ' O p e r a z i o n e Leone Marino, la G e r m a n i a sfogava la sua p o t e n z a bellica in a l t r e direttrici: un c o r p o della Luftwaffe dava n u o v o m o r d e n t e , dalla Sicilia, ai b o m b a r d a m e n t i su Malta, ed era in a p p r o n t a m e n t o YAfrika Korps di Erwin Rommel. A Mussolini Hitler affidò l'incarico di agganciare Franco, nel tentativo d ' i n d u r l o a c o n c e d e r e via libera alle forze dell'Asse p e r la conquista di Gibilterra. Ma il Caudillo si limitò a firmare con i tedeschi, il 10 febbraio, un a c c o r d o segreto in base al quale garantiva che si sarebbe o p p o s t o con le armi ad ogni attacco inglese. Nicchiò invece, con la sua consueta evasività, ad a s s u m e r e i m p e g n i maggiori. Il Duce, che l'inc o n t r ò a B o r d i g h e r a a m e t à febbraio 1941, dovette contentarsi d ' u n c o m u n i c a t o nel quale si constatava «l'identità di vedute dei governi italiano e spagnolo su p r o b l e m i di caratt e r e e u r o p e o e su quelli c h e n e l l ' a t t u a l e m o m e n t o storico interessano i d u e Paesi». Molte parole p e r n o n dir nulla. Q u a n d o vide Franco sulla riviera ligure, Mussolini e r a ancora scioccato da un e n n e s i m o scacco da a d d e b i t a r e questa volta - come T a r a n t o - alla Aviazione e alla Marina insieme: la p r i m a p e r n o n aver né visto né colpito l'avversario, la sec o n d a p e r n o n a v e r n e s a p u t o p r e v e d e r e e c o n t r o b a t t e r e le mosse. L'ammiragliato inglese aveva deciso di n o n consentire che la flotta italiana si sentisse sicura, nelle sue basi: e d o po il trasferimento della s q u a d r a da battaglia nei p o r t i del T i r r e n o p r o g e t t ò un'azione che la molestasse a n c h e lì. L'attacco n o n fu tuttavia rivolto c o n t r o La Spezia, dove avevano la loro base le corazzate italiane, ma contro Genova: un bersaglio che, con i suoi impianti industriali, e il suo p o r t o , assicurava a un b o m b a r d a m e n t o navale risultati m a t e r i a l m e n t e notevoli e psicologicamente importantissimi. U n a flotta nemica che, sotto costa, sparasse le salve dei suoi grossi calibri 378 •agi

contro u n a g r a n d e città del n o r d , sfidando l'aviazione e avv e n t u r a n d o s i a p o c h e d e c i n e di miglia d a l rifugio della s q u a d r a d a battaglia, avrebbe inferto, p e n s a v a L o n d r a , u n colpo terribile al già vacillante m o r a l e degli italiani. L'impresa fu tentata u n a p r i m a volta fra il 31 g e n n a i o e il 2 febbraio, ma u n a b u r r a s c a che rese la navigazione proibitiva p e r i c a c c i a t o r p e d i n i e r e ne i m p o s e il r i n v i o . Il 6 febb r a i o la Forza H d e l l ' a m m i r a g l i o Somerville ci r i p r o v ò e si mosse da Gibilterra con d u e navi da battaglia (Renown e Malaya), u n a p o r t a e r e i (Ark Royal), un incrociatore (Sheffield) e 10 c a c c i a t o r p e d i n i e r e . S u p e r m a r i n a s e p p e che la s q u a d r a inglese aveva salpato le a n c o r e , e si a b b a n d o n ò a u n a serie di illazioni e r r a t e . « Q u a n t o all'obbiettivo probabile di q u e ste forze inglesi - ha scritto l'ammiraglio J a c h i n o - si riteneva poco verosimile che esse scortassero un convoglio verso il canale di Sicilia, ma c o m u n q u e era stato disposto un agguato di sommergibili in quella zona. Delle altre possibili azioni, si r i t e n e v a n o p i ù probabili quelle del lancio di velivoli p e r Malta e di un attacco a e r e o alla zona del T i r s o (in Sard e g n a , N.d.A.). N o n si escludeva n e a n c h e la possibilità di un b o m b a r d a m e n t o di Genova, ma lo si riteneva molto p o co p r o b a b i l e data la n o t t e l u n a r e e d a t a la posizione della forza navale inglese a sud delle Baleari.» Gli inglesi, p e r la verità, n o n e r a n o a sud ma a n o r d delle Baleari, e c o n t i n u a r o n o a p r o c e d e r e i n d i s t u r b a t i . N e l frattempo (si e r a al p o m e r i g g i o dell'8 febbraio) S u p e r m a r i na fece p a r t i r e da La Spezia la Vittorio Veneto, la Cesare e la Doria, scortate da naviglio m i n o r e , p e r c h é dirigessero verso 11 n o r d dell'Asinara, e là si riunissero ad altre u n i t à p r o v e nienti da Messina. «Qualora forze n e m i c h e n o n v e n g a n o avvistate, nella giornata del 9 le unità r i e n t r e r a n n o a La Spezia» concludeva l'ordine. Tutto fu p u n t u a l m e n t e eseguito, e poco d o p o le 8 di mattina del g i o r n o 9 J a c h i n o , con la formidabile formazione italiana, e r a al largo dell'Asinara, m e n t r e Somerville apriva il fuoco (alle 8,14) c o n t r o G e n o v a t o t a l m e n t e indifesa. Fu un 379

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massiccio b o m b a r d a m e n t o : 125 proiettili da 381 della. Renown, 148 da 381 della Malaya, 782 da 152 dello Sheffield. Anche se la m e t à circa delle salve finì in m a r e , furono causati d a n n i p i u t t o s t o i n g e n t i ad i m p i a n t i i n d u s t r i a l i , al m o l o Principe U m b e r t o , a case di abitazione. Dei 55 piroscafi che e r a n o in p o r t o , 32 f u r o n o r a g g i u n t i da schegge, solo 3 ser i a m e n t e danneggiati. La corazzata Duilio e il cacciatorpediniere Bersagliere che e r a n o in bacino p e r riparazioni (la Duilio m e d i c a v a a n c o r a le ferite di T a r a n t o ) u s c i r o n o i n d e n n i dall'attacco. Il bilancio di p e r d i t e u m a n e fu p e s a n t e : 144 m o r t i e 272 feriti, a n c h e se il bollettino di G u e r r a italiano confessò soltanto 72 morti e 226 feriti, p u r cautelandosi con la formula «finora accertati». La reazione delle batterie costiere era stata disordinata e inefficace. Ma il peggio è che la s q u a d r a inglese, c o m p i u t o il suo colpo di m a n o , n o n fu intercettata sulla rotta del ritorno dalle navi da battaglia italiane, che p u r e p a r e v a n o in eccellente posizione p e r farlo, né fu ostacolata seriamente dalla aviazione, anche se il già citato bollettino italiano accennò a un incrociatore inglese «colpito con u n a b o m b a a p o p p a » . Quella che la p r o p a g a n d a fascista definì, p e r l'alto n u m e r o di vittime tra la popolazione civile, l'«ignobile gesta» di Genova, aveva u n a volta di più attestato l ' i n t r a p r e n d e n z a inglese, l'utilità delle p o r t a e r e i - che d a v a n o occhi e protezione alla flotta - e la disorientata passività degli alti c o m a n d i italiani. Tuttavia S u p e r m a r i n a elogiò J a c h i n o , c o m a n d a n t e s u p e r i o r e in m a r e , «per il m o d o in cui, in base alle notizie di cui disponeva, aveva regolato i movimenti della squadra». Carico di tanti lividi, il Duce t e n n e il 23 febbraio, nel Teat r o A d r i a n o di R o m a , un « r a p p o r t o alle camicie n e r e » . Fu autodifensivo e, esplicitamente o implicitamente, accusatorio verso i marescialli e generali che n o n avevano saputo utilizzare le a r m i e gli u o m i n i di cui d i s p o n e v a n o . Le a r m a t e d'Africa, u n a delle quali e r a stata fatta a pezzi da Wavell, n o n m a n c a v a n o di mezzi, precisò Mussolini: tra il p r i m o ott o b r e 1937 e il 31 g e n n a i o 1941 e r a n o stati inviati in Libia 380

14 mila ufficiali, 396 mila sottufficiali e soldati, 1.924 c a n n o ni, 25 mila mitragliatrici, 779 carri armati, 10 mila automezzi. Q u i n d i aggiunse: «Noi diciamo p a n e al p a n e e vino al vino, e q u a n d o il nemico vince u n a battaglia è inutile e ridicolo c e r c a r e di n e g a r l o o minimizzarlo. U n ' i n t e r a a r m a t a , la 1 0 \ è stata travolta quasi al c o m p l e t o con u o m i n i e relativi e q u i p a g g i a m e n t i . La q u a r t a s q u a d r a a e r e a si è quasi letter a l m e n t e sacrificata. Poiché noi facciamo q u e s t o riconoscim e n t o è inutile che il nemico gonfi le cifre del suo bottino... Gli eventi vissuti in questi g i o r n i e s a s p e r a n o la n o s t r a volontà e d e v o n o accentuare contro il nemico quell'odio fredd o , implacabile... c h e è un e l e m e n t o i n d i s p e n s a b i l e p e r la vittoria». E c o n c l u s e : «Fra p o c o v e r r à p r i m a v e r a , e c o m e vuole la s t a g i o n e , la n o s t r a s t a g i o n e , v e r r à il bello... dai q u a t t r o p u n t i cardinali». Ma p r i m a che arrivasse la rivincita in Libia, n o n s a r e b b e r o m a n c a t e altre amarezze: in Grecia, in Africa Orientale, a C a p o M a t a p a n .

CAPITOLO QUINTO

L'OFFENSIVA DI PRIMAVERA

Nei primi d u e mesi del 1941, d o p o che i greci avevano otten u t o un ultimo rilevante successo, il 10 gennaio, con la conquista di Klisura, il fronte albanese si immobilizzò, o quasi. Cavaliere era riuscito a erigere il suo «muro» e a bloccare fin a l m e n t e i progressi delle t r u p p e di Papagos, ma n o n a dare attuazione ad u n o solo dei piani offensivi che via via abbozzava, incalzato dal fremente Mussolini. La m o r t e di Metaxàs, il 29 gennaio, n o n aveva prostrato i greci, che avevano più t e m u t o che a m a t o questo dittatore d u r o e grigio. Ormai c o n t r o i 54 r e g g i m e n t i - più u n a ventina di battaglioni n o n i r r e g g i m e n t a t i - di cui d i s p o n e v a Cavaliere, Papagos, con i suoi 42 r e g g i m e n t i , d o v e v a a c c o n t e n t a r s i di t e n e r e , m a g a r i con qualche sortita q u a e là. D o p o l'euforia dei successi, cominciavano a s e r p e g g i a r e a n c h e tra i greci sintomi di stanchezza e di insofferenza. I d u e eserciti e r a n o ridotti a u n a g u e r r a di posizione che ricordava i «surplace» sanguinosi del T 4 - T 8 . Ma Mussolini p r e t e n d e v a u n a vittoria, a l m e n o p a r z i a l e , e la p r e t e n d e v a presto. I tedeschi si a p p r e s t a v a n o a far piazza pulita, alla solita m a n i e r a , a n c h e nei Balcani, ed era necessario c o n t r a p p o r r e loro, q u a n d o avessero fatto i r r u z i o n e dalla Bulgaria i n Macedonia, u n bilancio m e n o d e s o l a n t e m e n t e negativo. A n c h e p e r c h é Mussolini, d o p o molte perplessità, aveva rifiutato l'aiuto di u n a divisione a l p i n a tedesca alla q u a l e - questa era u n a delle condizioni di Berlino - si sarebbe dovuto riservare il compito principale in u n a futura offensiva: le venticinque divisioni italiane a v r e b b e r o avuto funzioni di appoggio. 382

L'offensiva di p r i m a v e r a - in realtà si svolse nella p r i m a metà di m a r z o - sarebbe stata o n o r a t a , fu deciso, dalla p r e senza del D u c e . D a p p r i m a Mussolini r a g g i u n s e Bisceglie, d o v e aveva o r g a n i z z a t o u n Q u a r t i e r g e n e r a l e , p e r essere p i ù vicino al t e a t r o di operazioni, in u n a casa di contadini, attorniata dai campi. S'era rifiutato di installarsi, in occasione delle sue visite, nella lussuosa Villa Ciardi, scelta dai cortigiani. Quella del Q u a r t i e r generale in Puglia era stata un'id e a p e r e g r i n a : a n c h e se Bisceglie era più vicina all'Albania, s e c o n d o un c o n t e g g i o chilometrico, di q u a n t o lo fosse Roma, i pessimi collegamenti la r e n d e v a n o r e m o t a , e isolata. D o p o aver conferito, a Bisceglie, con Cavallero e con il s o t t o s e g r e t a r i o alla G u e r r a G u z z o n i , il 2 m a r z o Mussolini decollò d a Bari p e r T i r a n a «pilotando p e r s o n a l m e n t e » u n t r i m o t o r e S 79 scortato da altri d u e velivoli dello stesso tipo, da d u e i d r o v o l a n t i C a n t Z 506 e da d o d i c i caccia Macchi 200. I saluti all'atterraggio furono sbrigativi. Poiché nel cielo n u v o l o s o si e r a a p e r t o u n o s q u a r c i o di s e r e n o il D u c e c o m m e n t ò «vedete, a r r i v o io e arriva il sole», poi si precipitò in u n ' a u t o m o b i l e , insieme a Cavallero e a Pricolo, e cominciò a p e r c o r r e r e u n a s t r a d a verso il fronte, s u p e r a n d o r e p a r t i di t r u p p a . Era quasi pateticamente p r e o c c u p a t o , ha r i c o r d a t o Pricolo, p e r l'accoglienza che gli a v r e b b e r o riservato i soldati, m a n d a t i con tanta leggerezza a soffrire, e anche a m o r i r e , in quella a v v e n t u r a . Ma i suoi timori f u r o n o p r e s t o dissolti. Q u a n d o i ragazzi a zaino affardellato di un r e p a r t o della Bari lo riconobbero gli si strinsero a t t o r n o , a p p l a u d e n d o l o festosi. E le acclamazioni si r i p e t e r o n o quasi dovunque. Così il corteo di automobili - n a t u r a l m e n t e e r a n o in Albania, insieme a Mussolini, a n c h e Ciano, Starace, Farinacci e altri g e r a r c h i ansiosi di n o n lasciarsi s c a p p a r e , se ci fosse stata, q u e l l ' o r a di gloria, e q u a l c h e m e d a g l i a - g i u n s e a Rehova, d o v ' e r a il c o m a n d o del g e n e r a l e G a s t o n e G a m b a ra, che si e r a distinto in S p a g n a e che avrebbe g u i d a t o l'offensiva. Mussolini ascoltò in silenzio, con un certo cipiglio, i 383

particolari del piano, che n o n era brillante nella concezione - lo fu ancora m e n o nella esecuzione - e che era stato deciso d o p o un contrasto vivace tra Guzzoni e Cavallero. Si trattava, in breve, di questo. Guzzoni aveva suggerito un attacco sul fronte della 9* armata, nel settore di Pogradec, che aprisse alle t r u p p e italiane u n a breccia verso Coriza e oltre. Cavallero p r e f e r i v a un attacco limitato in Val Desnizza, sul fronte della l l : ossia verso la valle c h e sbocca su Klisura. L'azione di Cavallero n o n aveva possibilità di sviluppo, al di là della r i c o n q u i s t a di Klisura, e n o n p o t e v a collegarsi all ' i m m i n e n t e i n t e r v e n t o tedesco. Ma Cavallero e r a ossession a t o - d o p o le b r u c i a n t i e s p e r i e n z e d e i mesi p r e c e d e n t i dalla p r e o c c u p a z i o n e di u n a controffensiva greca. Più che a vincere, pensava a n o n p e r d e r e . La p o c o ambiziosa m a n o v r a di Cavallero fu t r a d o t t a da G a m b a r a in un p i a n o operativo dai criteri discutibili. Il n e mico avrebbe dovuto essere i m p e g n a t o da tre Corpi d'armata: il XXV, a sud-ovest della valle, il IV, a nord-est, e in mezzo l'VIII: a p p u n t o il C o r p o d ' a r m a t a di G a m b a r a che avrebbe portato il peso maggiore dell'azione. Lo sfondamento era previsto, e s p e r a t o , in Val Desnizza, in un solco che si insinuava tra le m o n t a g n e : ma è abbastanza singolare che, avendo i greci f o r m a t o in quel p u n t o u n a sorta di saliente, lo si affrontasse al vertice anziché t e n t a r e di reciderlo alla base. Sarebbero state impiegate, in totale, 12 divisioni, e si era calcolato che le forze del n e m i c o fossero a l l ' i n a r c a la m e t à di quelle italiane (valutazione ottimistica, si seppe poi). Illustrato il piano, G a m b a r a chiese qualche giorno ancora p e r la sua messa a p u n t o , e Mussolini, con il suo l u n g o pastrano grigiov e r d e e i gradi di Primo maresciallo d e l l ' I m p e r o , fu p o r t a t o a spasso p e r le retrovie, a ispezionare battaglioni, assistere a m a n o v r e a fuoco, t e n e r e r a p p o r t i ai generali. F i n a l m e n t e v e n n e , all'alba del 9 m a r z o , l ' a p p u n t a m e n t o con l'offensiva di p r i m a v e r a . Il Duce r a g g i u n s e l'osservatorio del K o m a r i t che, a o t t o c e n t o m e t r i di quota, d o m i n a v a un p a n o r a m a di dossi scoscesi e di m o n t a g n e , simile in quala

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che m o d o al tragico Carso. Il p u n t o di osservazione consisteva in u n a casamatta, affollata di g e n e r a l i . O t t i m a nella mattinata, fredda ma tersa, la visibilità. Il fuoco di p r e p a r a zione dell'artiglieria fu i n t e n s o , centomila colpi s p a r a t i in un paio d ' o r e . U n a collina scabra in m a n o ai greci ribolliva di scoppi: era indicata nelle carte come località Monastero, p e r i bassi edifici di un convento, ridotto in macerie, che vi sorgevano con altre casupole; e costituiva u n o dei p r i m i obbiettivi dell'offensiva. Poi l'artiglieria allungò il tiro, arrivar o n o i b o m b a r d i e r i , e infine, alle 8,30, si m o s s e r o le fanterie. Vi furono progressi provvisori, lentissimi, con alte perdite. Si combatteva, con assalti e lanci di b o m b e a m a n o , u n a g u e r r a di venticinque a n n i p r i m a . Gli attacchi n o n sfondar o n o , e n e p p u r e a p r i r o n o brecce consistenti, tanto che Mussolini, cui n o n mancava l'intuito, disse a Pricolo: « Q u a n d o l'offensiva n o n riesce d o p o d u e o tre ore, n o n riesce più». Fu b u o n profeta. Il 10 m a r z o gli avvenimenti ricalcarono p u n t u a l m e n t e quelli del g i o r n o p r e c e d e n t e . G u a d a g n i territoriali insignificanti, spesso annullati da contrattacchi greci, e notevoli perdite. La Bari che era di riserva fu gradualm e n t e inserita t r a la Puglie e la Cagliari, p e r rafforzare lo s c h i e r a m e n t o di p r i m a linea, ma l ' a p p o r t o di forze fresche n o n d i e d e risultati. Anche un successo dell' 11 ° r e g g i m e n t o alpini Pusteria, nel settore del IV C o r p o d ' a r m a t a (era stato p r e s o di slancio il Mali Spadarit) fu di b r e v e d u r a t a . Incuneatisi nello schieramento avversario, gli alpini furono martellati sui fianchi, e costretti a ripiegare. S e m p r e p i ù c u p o - «la borghesia mi ha tradito» lo si sentì m o r m o r a r e - Mussolini assistette a questa e s t e n u a n t e replica delle «spallate» alla C a d o r n a , che l'I 1 m a r z o e r a già diventata sterile, sanguinosa routine. Istruzioni del Duce al generale Geloso ripetevano, la sera del 12, che «è assolutamente necessaria u n a vittoria militare, p e r il prestigio dell'esercito italiano, e n t r o la fine del mese». «Ho s e m p r e fatto di tutto p e r t e n e r e alto il n o m e e il prestigio dell'esercito italiano ma o r a è assolutam e n t e necessario sfondare.» 385

Ma lo s f o n d a m e n t o n o n v e n n e . Il 13 e poi il 14 q u o t a M o n a s t e r o fu conquistata e persa, un mitragliamento di aerei greci si a b b a t t é sulle r e t r o v i e italiane n o n l o n t a n o dall'osservatorio del K o m a r i t (Mussolini n o n d i e d e alcun seg n o di p a u r a ) , e finalmente Cavallero d o v e t t e confessare c h e le u n i t à italiane n o n e r a n o più «idonee a p r o d u r r e la r o t t u r a del fronte al n e m i c o , il quale ha sfruttato il t e m p o che noi i m p e g n a v a m o a f o r m a r e il fronte p e r fare u n a sistemazione difensiva molto efficace». Le p e r d i t e e r a n o state sev e r e : c i n q u e m i l a u o m i n i fuori c o m b a t t i m e n t o n e l l ' V I I I C o r p o d ' a r m a t a , altri cinquemila nel XXV, 1.800 nel V. Risultato zero. Nel p o m e r i g g i o del 15 m a r z o Mussolini r a g g i u n s e Valona, p e r essere vicino alla figlia E d d a che aveva vissuto d r a m matiche o r e d o p o il siluramento della nave ospedale Po, sulla quale prestava servizio c o m e crocerossina. Rimasta a lungo in acqua, E d d a Ciano e r a stata poi tratta in salvo con altri n a u f r a g h i . Nel f r a t t e m p o Cavallero, Geloso e G a m b a r a t e n n e r o un Consiglio di G u e r r a al t e r m i n e del quale fu deciso c h e l'offensiva dovesse essere sospesa, in attesa di rip r e n d e r l a , a t e m p o debito, p e r conquistare Klisura. Mussolini r e s t ò alcuni altri g i o r n i in Albania, p e r u n a ispezione c h e o r m a i aveva a s s u n t o c a r a t t e r e p r o t o c o l l a r e . M a p r i m a di a n d a r s e n e , t e n n e un r a p p o r t o ai g e n e r a l i e, c o m e si lasciò s c a p p a r e u n o di loro, «ci ha sollevati di peso». C o n Pricolo si sfogò: «Sono n a u s e a t o di q u e s t o a m b i e n t e . N o n abb i a m o p r o g r e d i t o di un passo. Mi h a n n o i n g a n n a t o fino a oggi. Disprezzo p r o f o n d a m e n t e tutta questa gente. Stanotte ho inviato un d e t t a g l i a t o r a p p o r t o sulla s i t u a z i o n e a Sua Maestà». La relazione al Re n o n cercò di n a s c o n d e r e il fallim e n t o , anzi Mussolini si v a n t ò di averlo p r o n o s t i c a t o fin dalla vigilia: promise poi un tentativo di s f o n d a m e n t o da att u a r e verso la fine del mese «con u n a sola divisione a p p o g giata da un g r a n fuoco di artiglieria». Forse così si sarebbe p o t u t o «far breccia e lanciare attraverso la breccia un c u n e o di forze capaci di scardinare lo schieramento nemico». 386

Era un'altra fantasia strategica senza f o n d a m e n t o . Gli avvenimenti p r o v v i d e r o c o m u n q u e a togliere l'iniziativa - si fa p e r dire - dalle m a n i di Mussolini, e a ridarla totalmente alla G e r m a n i a , c h e e r a p r o n t a ad a g i r e nei Balcani: e a tale scopo aveva i n s e d i a t o l e sue t r u p p e , d a l p r i m o m a r z o , i n Bulgaria, con il p i e n o assenso di re Boris e del governo, che avevano mobilitato il loro esercito. Ma Hitler dovette affrett a r e i t e m p i , e m o d i f i c a r e i suoi p i a n i , p e r un i m p r o v v i s o voltafaccia jugoslavo. A B e l g r a d o d u e fazioni, l'una filo-tedesca, l'altra filo-inglese, si d i s p u t a v a n o s o t t e r r a n e a m e n t e il p o t e r e . La p r i m a aveva come p u n t o di riferimento il Principe r e g g e n t e Paolo, la seconda il re m i n o r e n n e Pietro. Inglesi e tedeschi esercitavano tutte le possibili pressioni p e r trascinare gli jugoslavi, attanagliati da u n a t r e m e n d a e giustificata p a u r a , nel lor o rispettivo c a m p o . I n quegli stessi g i o r n i A n t h o n y E d e n c o n d u c e v a a d Atene t o r m e n t o s e trattative p e r c o n c o r d a r e le m o d a l i t à dell'invio di un c o r p o di spedizione b r i t a n n i c o in Grecia. Il 15 m a r z o il ministro di S.M. b r i t a n n i c a a Belg r a d o , Campbell, che aveva conferito con E d e n , t o r n ò nella sua s e d e p e r c o n s e g n a r e a l r e g g e n t e Paolo u n a l e t t e r a del ministro degli Esteri inglese. Ma il r e g g e n t e n o n era a Belg r a d o , p e r la semplice r a g i o n e che si e r a recato a B e r c h t e s g a d e n , a c o n f e r i r e con H i t l e r nel «nido dell'aquila». Di quell'incontro si videro le c o n s e g u e n z e il 25 m a r z o , q u a n d o la Jugoslavia aderì al Patto Tripartito Italia-Germania-Giapp o n e , i m i t a n d o la B u l g a r i a c h e l'aveva già fatto il p r i m o m a r z o (agli jugoslavi Hitler aveva p r o m e s s o compensi territoriali, e in particolare Salonicco). D u e giorni d o p o un colpo di Stato militare defenestrò il r e g g e n t e , e con lui il P r i m o m i n i s t r o Zvetkovic. Re P i e t r o , allora d i c i o t t e n n e , a s s u n s e n o m i n a l m e n t e la responsabilità del p o t e r e , esercitato, c o m e n u o v o P r i m o m i n i s t r o , dal g e n e r a l e D u s a n Simovic, c a p o dei c o n g i u r a t i . Sul c a r a t t e r e antitedesco del putsch n o n e r a possibile a v e r e d u b b i , a n c h e se Simovic t e n t ò di b a r c a m e narsi, o s t e n t a n d o equidistanza. D'altro p a r e r e furono le fol387

le che, p e r le strade di Belgrado e di altre città, inneggiarono a Pietro II e agli inglesi. Hitler, che s'era illuso d ' a v e r e inserito la Jugoslavia, come alleata, nel suo sistema politico-strategico, fu sconvolto dalla notizia del colpo di Stato, t a n t o che in un p r i m o m o m e n t o r i t e n n e si trattasse di u n o s c h e r z o . Poi convocò, in p r e d a a u n a furia isterica, Gòring, Keitel, J o d l , R i b b e n t r o p , e o r d i n ò c h e si p r e p a r a s s e la d i s t r u z i o n e della J u g o s l a v i a c o m e e n t i t à militare e c o m e n a z i o n e . Al D u c e scrisse p e r p r e g a r l o di «non voler iniziare nei prossimi giorni ulteriori azioni in Albania» e di rafforzare invece la frontiera jugoslav o - a l b a n e s e . P r o b a b i l m e n t e il m e s s a g g i o di B e r l i n o fu di sollievo p e r Mussolini: lo d i s p e n s ò infatti dal r i m u g i n a r e n u o v i p i a n i offensivi. R i s p o n d e n d o a H i t l e r egli assicurò d ' a v e r sospeso la offensiva «il cui inizio e r a i m m i n e n t e » e d'aver disposto che alla frontiera alpina orientale affluissero sette divisioni, da a g g i u n g e r e alle sette c h e già vi e r a n o schierate. In p o c h i g i o r n i - t r a il 27 m a r z o e il 6 a p r i l e - lo Stato M a g g i o r e tedesco r i e l a b o r ò la O p e r a z i o n e Marita, c h e e r a stata ideata c o n t r o la Grecia, e che p r e s u p p o n e v a , nella sua formulazione originaria, un a t t e g g i a m e n t o c o n s e n z i e n t e e favorevole di Bulgaria e Jugoslavia. O r a si doveva consider a r e un nemico in più, e un fronte e n o r m e m e n t e più disteso. Il c a m b i o di c a m p o j u g o s l a v o creò dei p r o b l e m i a n c h e allo Stato M a g g i o r e italiano, p e r la s o p r a v v e n u t a esigenza di d i f e n d e r e in forze la f r o n t i e r a s e t t e n t r i o n a l e a l b a n e s e : ma si trattò p e r il C o m a n d o s u p r e m o di un r i t o r n o alla sua opzione prediletta, quella della «resistenza» e dei «muri». Il Duce stesso, accantonati i sogni di avanzate travolgenti, vi si a d a t t ò in g r a n fretta, e il 29 m a r z o d i e d e a Cavallero istruzioni p e r s o n a l i : «E c h i a r o che e n t r a n d o in g u e r r a c o n t r o l'Asse e quindi u n e n d o le sue forze militari alla Grecia la J u goslavia tenterà di attaccarci alle spalle e di fianco. E q u i n d i u r g e n t e m e n t e necessario di p r e p a r a r e la nostra difesa e di resistere p e r i l t e m p o o c c o r r e n t e alla G e r m a n i a p e r con388

giungersi a noi. Tale p e r i o d o si calcola in 10-15 giorni... Bisogna c h e gli u o m i n i dal p r i m o all'ultimo siano v e r a m e n t e decisi a resistere a o l t r a n z a cioè fino a q u a n d o il c o n c o r s o g e r m a n i c o risolverà la situazione». P u r n e l l ' i m m i n e n z a d e l l ' o r m a i c e r t o e atteso attacco tedesco, la Grecia n o n a d o t t ò c o n t r o m i s u r e di rilievo, ed è facile capire p e r c h é . A Giorgio II e a Papagos i m p o r t a v a che l'offensiva tedesca trovasse le t r u p p e g r e c h e a n c o r a saldam e n t e insediate in territorio albanese. Il crollo della cosidd e t t a linea Metaxàs - un sistema di fortificazioni p r e p a r a t o i n M a c e d o n i a o r i e n t a l e c h e , n o n o s t a n t e l'etichetta altison a n t e , aveva un m o d e s t o valore militare - e r a scontato, di fronte ai colpi di m a g l i o della W e h r m a c h t . Ma la vittoria m o r a l e , p e n s a v a n o n o n senza r a g i o n e i greci, sarebbe stata loro. Sulla linea Metaxàs e r a n o infatti schierate tre divisioni g r e c h e s o l t a n t o , p i ù a l t r e t r e sulla linea dell'Aliacmo, u n m o d e s t o fiume che scorre a n o r d del massiccio dell'Olimpo. A q u e s t e u l t i m e si affiancò un c o n t i n g e n t e inglese formato da d u e divisioni - u n a a u s t r a l i a n a e u n a n e o z e l a n d e s e - e da u n a brigata corazzata. A presidiare il fronte albanese erano r i m a s t e 14 divisioni cui se ne o p p o n e v a n o 21 italiane ( m e n o che nella p r i m a d e c a d e di m a r z o p e r c h é alcune unità e r a n o state spostate verso l a J u g o s l a v i a ) . Q u a r a n t o t t o o r e p r i m a dell'offensiva tedesca P a p a g o s , il g e n e r a l e Janovitz, sottocapo di Stato Maggiore jugoslavo, e il g e n e r a l e H e n r y M a i t l a n d Wilson ( d e t t o J u m b o Wilson), c o m a n d a n t e del c o r p o di spedizione inglese, si i n c o n t r a r o n o in u n a località del confine greco-jugoslavo, p e r s i n t o n i z z a r e i l o r o p i a n i . Ma le q u a t t r o o r e di discussioni f u r o n o utilizzate da Papagos e J a n o v i t z p e r a b b o z z a r e g r a n d i o s i p r o g e t t i offensivi c o n t r o gli italiani d'Albania. E r a n o o r m a i puerili vaneggiam e n t i , che Wilson ascoltò con indifferenza: l'esercito j u g o slavo, c h e e r a stato mobilitato, e c h e a mobilitazione completata a v r e b b e d o v u t o schierare un milione e q u a t t r o c e n tomila uomini, e r a in u n a fase di totale disorganizzazione. I tedeschi d a v a n o gli ultimi tocchi ai preparativi. Dall'Austria 389

e d a l l ' U n g h e r i a e r a p r o n t a a scattare la 2" a r m a t a (von Weichs) con tre Corpi d ' a r m a t a di cui u n o corazzato, appoggiata dalla 3 a r m a t a u n g h e r e s e (a B u d a p e s t il p r i m o ministro conte Pai Teleki, contrario alla alleanza, si tolse la vita); dalla Bulgaria stava p e r m u o v e r e p a r t e della 12 a r m a t a (von List) con 5 C o r p i d ' a r m a t a o r d i n a r i e un c o r p o corazzato. Alla f r o n t i e r a g i u l i a n a aveva p r e s o p o s i z i o n e la 2 a r m a t a italiana (Ambrosio). Il 5 aprile l ' U n i o n e Sovietica offrì alla Jugoslavia un patto di amicizia (non p e r ò di m u t u a assistenza) che fu subito accettato e firmato a Mosca. N o n p e r q u e sto Hitler si fermò: ma l'avvenimento fu un preciso sintomo del d e t e r i o r a m e n t o nei r a p p o r t i tedesco-sovietici. All'alba del 6 aprile, u n a d o m e n i c a - s e m p r e di d o m e n i ca le a r m a t e di Hitler avevano attaccato la Polonia, la Norvegia, e la Francia - Grecia e Jugoslavia f u r o n o invase dai tedeschi. N o n vi fu dichiarazione di g u e r r a alla Jugoslavia. Al P r i m o ministro greco Korizis il principe Erbach, ministro tedesco ad Atene, c o n s e g n ò un breve d o c u m e n t o che accusava il g o v e r n o ellenico di essere asservito agli inglesi, e incapace o r m a i di d e c i d e r e a u t o n o m a m e n t e . La disgregazione delle forze jugoslave, m e n t r e le unità corazzate tedesche i r r o m p e v a n o , e a n c h e le t r u p p e italiane al c o m a n d o di Ambrosio v a r c a v a n o il confine, fu r a p i d a . Già il 7 a p r i l e A n t e Pavelic fece a p p e l l o ai croati p e r la creazione di u n o Stato i n d i p e n d e n t e , il 12 aprile c a d d e Belgrado, il 18 aprile fu firm a t a la r e s a che c o n s e g n a v a alle forze dell'Asse 334 mila prigionieri, m e n t r e Pietro II e il suo g o v e r n o si rifugiavano in Grecia, da dove poi avrebbero trasmigrato a L o n d r a . A n c h e in Grecia la p e n e t r a z i o n e dei tedeschi fu travolgente. Il 9 aprile e n t r a r o n o in Salonicco, e si p r e p a r a r o n o a u n a c o n v e r s i o n e verso F l o r i n a , Kastoria, Kalabaka, p e r p r e n d e r e alle spalle l'esercito di Albania. La mattina del 12 aprile Papagos o r d i n ò alle divisioni g r e c h e dell'Epiro e della M a c e d o n i a occidentale di r i p i e g a r e , p e r sfuggire alla tenaglia italo-tedesca. E r a u n o r d i n e tardivo, m a necessario, che tuttavia provocò s g o m e n t o e rabbia tra i c o m a n d i e nela

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la t r u p p a . Il 13 aprile c o m u n q u e la ritirata ebbe inizio, e lo s c h i e r a m e n t o italiano avanzò p e r c h é quello greco r e t r o c e deva. Coriza fu riconquistata, q u o t a M o n a s t e r o fu p r e s a e s u p e r a t a - t u t t ' a t t o r n o e r a n o a n c o r a salme insepolte dei poveri fanti della Puglie e della Bari - Argirocastro r i t o r n ò in m a n i italiane, e finalmente alcuni tra i generali greci di più alto g r a d o decisero, scavalcando il Re e Papagos, di chiedere un armistizio ai tedeschi. La richiesta fu accettata, il 20 aprile, dal c o m a n d a n t e della divisione SS Adolf Hitler, generale Dietrich. I termini del protocollo di resa e r a n o implicitamente anti-italiani, p e r c h é d i s p o n e v a n o che le ostilità cessassero d o v u n q u e , e che r e p a r t i tedeschi si i n t e r p o n e s s e r o tra le t r u p pe g r e c h e e quelle di Cavallero. Il maresciallo von List, sup e r i o r e di Dietrich, i n t u ì la g r a n a che si profilava, e n o n c o n v a l i d ò i t e r m i n i d e l l ' a c c o r d o , i m p o n e n d o n e , il g i o r n o successivo, un altro p i ù d u r o . Ma a n c h e la n u o v a formulazione v e n n e r i t e n u t a inaccettabile, n o n a p p e n a ne ebbe con o s c e n z a , da Mussolini, c h e volle vi fosse u n a esplicita richiesta di resa dei greci al c o m a n d o italiano. M e n t r e d u r a vano queste schermaglie si verificarono incidenti tra italiani avanzanti all'inseguimento dei r e p a r t i greci o r m a i in dissoluzione e i tedeschi che r i t e n e v a n o la g u e r r a finita. Sollecitato da Hitler il sottocapo di Stato Maggiore della W e h r m a cht, J o d l , aveva invitato von List a tergiversare p r i m a di firm a r e un d o c u m e n t o definitivo, a g g i u n g e n d o che, al suo posto, a v r e b b e agito e s a t t a m e n t e c o m e lui, ma c h e n o n bisog n a v a u r t a r e la suscettibilità del D u c e . Il g e n e r a l e H a i d e r a n n o t ò sul suo diario: «Il F ù h r e r ha o r d i n a t o che l'armistizio n o n sia applicato senza la sua approvazione. Q u e s t o p e r d a r e agli italiani u n a scappatoia. Ma questa soluzione ridicolizza il maresciallo c o m a n d a n t e della 12 a r m a t a e inoltre... consolida il mito che gli italiani abbiano costretto i greci ad a r r e n d e r s i . In r e a l t à al m o m e n t o dell'armistizio n o n c'era contatto tra greci e italiani». a

I n t a n t o von Rintelen, l'addetto militare tedesco a Roma, 391

tentava di r a b b o n i r e un Mussolini furibondo, che p r e t e n d e va u n a d u r a p u n i z i o n e dei greci, e perciò n o n a m m e t t e v a che i soldati sbandati potessero essere rinviati alle loro case, e che gli ufficiali fossero lasciati in possesso delle loro pistole. A questo p u n t o von Rintelen n o n s e p p e trattenersi e osservò che i greci q u a l c h e r i g u a r d o lo m e r i t a v a n o . Se n o n e r a n o valorosi, c o m e mai avevano t e n u t o a b a d a gli italiani p e r tanto tempo? Finalmente alle undici di sera del 23 aprile, fu firmato dal generale F e r r e r ò in r a p p r e s e n t a n z a di Cavallero (per i tedeschi c'era J o d l , p e r i greci il generale Tsolakoglu) l'armistizio definitivo. Lo stesso Tsolakoglu costituì p o i un g o v e r n o collaborazionista ad A t e n e e, conclusa la g u e r r a , m o r ì nel carcere dove era stato rinchiuso p e r tradimento. La c a m p a g n a di Grecia era così finita, nello stesso m o d o umiliante in cui e r a cominciata. Il bollettino di G u e r r a italiano n u m e r o 323 del 24 aprile a n n o t ò tuttavia con compiac i m e n t o che «fino alle 18 di ieri, o r a in cui s o n o cessate le ostilità, l'avanzata in t e r r i t o r i o g r e c o ha p r o s e g u i t o senza soste. Nei c o m b a t t i m e n t i degli ultimi giorni a b b i a m o avuto circa seimila u o m i n i fuori c o m b a t t i m e n t o , dei quali, t r a m o r t i e feriti, circa 400 ufficiali». Le a r m a t e d'Albania comp r e n d e v a n o , al m o m e n t o del «cessate il fuoco», 31 mila ufficiali, mezzo milione di sottufficiali e u o m i n i di t r u p p a , 63 mila q u a d r u p e d i , 13 mila a u t o m e z z i . L'inutile g u e r r a e r a costata 13.755 morti, 50 mila feriti, 12 mila congelati, 25 mila dispersi da considerare in massima p a r t e caduti sul camp o . Tredicimila i m o r t i greci, 42 mila i feriti. Le p e r d i t e tedesche p e r l'attacco alla linea Metaxàs e r a n o state modeste: 263 ufficiali morti o feriti, 1.160 sottufficiali e soldati morti. Il 10 giugno, nel p r i m o anniversario dell'entrata in guerra, Mussolini tracciò d a v a n t i alla C a m e r a d e i fasci e delle c o r p o r a z i o n i u n bilancio che n o n poteva i g n o r a r e l'avvent u r a greca. «E assolutamente matematico - affermò - che in aprile, anche se nulla fosse accaduto p e r variare la situazione balcanica, l'esercito italiano avrebbe travolto e annienta392

to l'esercito greco.» I consiglieri nazionali a p p l a u d i r o n o entusiasticamente. Churchill aveva avuto alla C a m e r a dei Com u n i accenti s p r e z z a n t i : « P r o b a b i l m e n t e avete letto sui giornali - disse - che, con u n o speciale proclama, il dittatore italiano si è congratulato con l'esercito italiano in Albania p e r gli allori gloriosi che ha conquistato con la sua vittoria sui greci. Q u e s t o è senz'altro il r e c o r d m o n d i a l e del ridicolo e dello spregevole. Q u e s t o sciacallo frustrato, Mussolini, che p e r salvare la sua pelle ha reso l'Italia u n o stato vassallo dell ' I m p e r o di Hitler, viene a far capriole al fianco della tigre tedesca con latrati n o n solo di appetito - il che si p u ò comp r e n d e r e - ma a n c h e di trionfo». Mussolini aveva p r o m e s s o che con la p r i m a v e r a sarebbe ven u t o il bello - u n a frase cui era affezionato, l'aveva già p r o n u n c i a t a nel 1925, r i a p p a r e n d o in pubblico d o p o u n a seria malattia - e i fatti gli d i e d e r o in qualche m o d o ragione, perché le t r u p p e dell'Asse p r e s e r o t r i o n f a l m e n t e l'iniziativa in Africa Settentrionale. Ma p r i m a che questa schiarita succedesse a un inverno di sconfitte e di delusioni, o m e n t r e essa si sviluppava, le Forze Armate italiane dovettero aggiungere al loro già pesante bilancio negativo d u e altre tragedie: lo scontro navale di G a u d o e Matapan, e la perdita dell'Impero. Di g r a n l u n g a più risonante e s e n t i m e n t a l m e n t e dolorosa, tra le d u e , la seconda tragedia. C i n q u e a n n i d o p o il suo r i t o r n o «sui colli fatali di Roma», l ' I m p e r o fascista già veniva r e l e g a t o t r a i fascicoli d ' a r c h i v i o della storia. Tuttavia q u e s t a m u t i l a z i o n e , a g u e r r a a n c o r a a p e r t a ad o g n i esito - a l m e n o così c r e d e v a n o Hitler e Mussolini, e con loro molti tedeschi e italiani - poteva essere t e m p o r a n e a , u n a pagina triste e isolata. Ma la n u o v a catastrofe in m a r e d e n u n c i ò , u n a volta ancora, le condizioni di inferiorità in cui si batteva la Marina italiana, sprovvista di p o r t a e r e i e p e r t a n t o di u n a a d e g u a t a capacità di osservazione delle forze n e m i c h e e di protezione, dal cielo, delle p r o p r i e ; e inoltre priva del radar. U n a lacuna, quest'ultima, che la poneva, d u r a n t e i combat394

timenti n o t t u r n i , nelle condizioni di un cieco che duelli con un v e g g e n t e . S u p e r m a r i n a i g n o r a v a i p r o g r e s s i c h e gli inglesi avevano realizzato in quel c a m p o , e i tedeschi avevano taciuto - forse più p e r m a n c a n z a di collegamento tra gli Stati Maggiori dell'Asse che p e r deliberata volontà sabotatrice d'avere fin dal 1938 p o r t a t o a c o m p i m e n t o un tipo di radar d e n o m i n a t o Dete, d o t a n d o n e le loro unità. L'industria elettronica italiana era invece molto lontana dalla soluzione del p r o b l e m a . N o n s o n o c o n c o r d i , lo v e d r e m o , le valutazioni s u l l ' i m p o r t a n z a che il radar ebbe p e r l'esito della battaglia. Ma senza i m p o r t a n z a n o n fu di sicuro. Ai primi di marzo l'ammiraglio Jachino, c o m a n d a n t e della flotta in m a r e , aveva c o n c o r d a t o con il C a p o di Stato M a g g i o r e della M a r i n a , Riccardi, u n a massiccia a z i o n e d i d i s t u r b o del traffico inglese tra l'Egitto e la Grecia dove, lo sappiamo, venivano avviati rifornimenti, e un c o r p o di spedizione. La sera del 26 m a r z o la corazzata Vittorio Veneto lasciò, in base a queste direttive, il p o r t o di Napoli, affiancata più tardi da tre divisioni di incrociatori: la p r i m a (Fiume, Pola, Zara), la terza (Trieste, Trento, Bolzano), l'ottava (Garibaldi, Duca degli Abruzzi). Le unità maggiori e r a n o scortate da cacciatorpediniere. La s q u a d r a p u n t ò verso Creta e fu avvistata dai ricognitori britannici, che misero in allerta l'ammiraglio C u n n i n g h a m ad Alessandria, da d o v e uscì la sera del 27 la Forza A della Mediterranean Fleet, con le t r e corazzate Barham, Valiant, Warspite, la p o r t a e r e i Formidable e 9 cacciat o r p e d i n i e r e . Dal P i r e o si e r a a sua volta mossa, p e r cong i u n g e r s i a C u n n i n g h a m , la Forza B del v i c e a m m i r a g l i o P r i d h a m - W i p p e l con gli incrociatori Orion, Ajax, Perth, Gloucester, oltre a q u a t t r o cacciatorpediniere. Gli inglesi p r e s e r o il m a r e n o n solo s a p e n d o che u n a pod e r o s a s q u a d r a italiana era in navigazione, ma conoscendone le intenzioni. E r a n o infatti riusciti a decrittare un codice tedesco, e q u a n d o la Luftwaffe - i cui caccia del X c o r p o aereo inviato in Italia e r a n o incaricati di c o o p e r a r e con Jachino - c o m u n i c ò con le navi italiane, ragguagliò a p u n t i n o an395

c h e il n e m i c o . Gli inglesi d o v e v a n o p e r a l t r o evitare c h e il console giapponese ad Alessandria - le cui informazioni arrivavano p u n t u a l m e n t e a R o m a - facesse s a p e r e c h e C u n n i n g h a m era in m a r e . Per questo l'ammiraglio giuoco ostent a t a m e n t e a golf, nel p o m e r i g g i o del 27 m a r z o , p r i m a di imbarcarsi in g r a n segreto. All'alba del 28 m a r z o la terza divisione di incrociatori italiana (ammiraglio Sansonetti) incocciò nella formazione di P r i d h a m - W i p p e l , e l'attaccò. Lo scontro, nel quale n e s s u n a unità fu colpita seriamente, d u r ò u n a q u a r a n t i n a di minuti e l'inglese, contro le c o n s u e t u d i n i aggressive della sua Marina, si sottrasse al c o m b a t t i m e n t o . Lo fece, v e r o s i m i l m e n t e , nel tentativo di p o r t a r e gli incrociatori italiani sotto il tiro delle corazzate, la cui p r e s e n z a a d i s t a n z a ravvicinata e r a i g n o t a a J a c h i n o . Q u e s t i si insospettì, tuttavia, e o r d i n ò a Sansonetti di desistere dall'inseguimento con il risultato che P r i d h a m - W i p p e l m u t ò tattica e da cacciato d i v e n n e cacciatore. L i m p e t o del viceammiraglio inglese lo trascinò in u n a situazione critica p e r c h é , al largo dell'isola greca di G a u d o , a sud di Creta, J a c h i n o riuscì ad a g g i r a r e gli incrociatori inglesi che rischiarono di trovarsi tra d u e fuochi: da u n a parte la Vittorio Veneto, dall'altra la divisione Trieste. La corazzata italiana s p a r ò infatti sugli inglesi, i n q u a d r a n d o abbastanza b e n e il bersaglio senza tuttavia colpirlo. A quel p u n t o - erano le 11,15 del m a t t i n o - a p p a r v e r o nel cielo sei aerosiluranti decollati dalla Formidable, che lanciarono a vuoto i loro siluri, ma c o s t r i n s e r o la Vittorio Veneto a u n a m a n o v r a di e m e r g e n z a che consentì il d i s i m p e g n o di P r i d h a m - W i p p e l . Fu allora che J a c h i n o decise il r i e n t r o alla base. C u n n i n g h a m n o n aveva p i ù alcuna s p e r a n z a di a g g u a n tare la s q u a d r a italiana, salvo che un fatto n u o v o l'avesse ritardata. E di fatto n u o v o poteva essercene u n o solo: un'avaria provocata dagli aerosiluranti. Nelle p r i m e o r e del p o m e riggio - le 15,19 p e r l'esattezza - un'altra squadriglia di cinq u e aerosiluranti inglesi raggiunse la Vittorio Veneto, affrontò con g r a n d e audacia lo s b a r r a m e n t o c o n t r a e r e o , e sganciò i 396

siluri. L'attacco decisivo fu p o r t a t o c o n t r e a p p a r e c c h i , da direzioni diverse: e il siluro fatale fu lanciato dal capo squadriglia Dalyell-Stead che, mollatolo, v e n n e colpito dal tiro delle mitragliere italiane, e precipitò in m a r e . Ma l'ordigno a n d ò a segno, a n c h e se di striscio, vicino all'elica sinistra della Vittorio Veneto. Nello scafo si a p r ì u n a falla a t t r a v e r s o la quale i r r u p p e r o q u a t t r o m i l a t o n n e l l a t e d ' a c q u a , il t i m o n e fu bloccato, le macchine tacquero. La corazzata era a settecento chilometri dalla sua base, e o r m a i tallonata dalla Medìterranean Fleet. J a c h i n o aveva in q u e l m o m e n t o un obbiettivo p r i m a r i o , r i p o r t a r e la Vittorio Veneto in p o r t o . Per sua fortuna le d u e macchine di dritta rip r e s e r o a f u n z i o n a r e , u n a delle d u e p o m p e d e l t i m o n e t o r n ò in efficienza, c o n s e n t e n d o di g o v e r n a r e ; così, ansim a n d o , a 19 n o d i di velocità, il colosso r i p r e s e la r o t t a del r i t o r n o , fiancheggiato da sei incrociatori e undici cacciatorp e d i n i e r e . A n c h e se più tardi la velocità della formazione si r i d u s s e a 15 n o d i , fu evitato il c o n t a t t o con il n e r b o della flotta inglese. C o n la n o t t e , la n a v i g a z i o n e s a r e b b e p r o s e guita più sicura, e l'alba avrebbe trovato la s q u a d r a da battaglia italiana già a ridosso delle sue coste. Ma s o p r a v v e n n e , a questo p u n t o , un grave imprevisto. Al t r a m o n t o , in un alt r o attacco di aerei inglesi, l'incrociatore Pola fu immobilizzato, a sud di C a p o M a t a p a n , da un siluro a p o p p a . Privo a n c h e d i e n e r g i a elettrica, l'incrociatore n o n e r a n e p p u r e più in g r a d o di r u o t a r e le t o r r i dei c a n n o n i . J a c h i n o decise di o r d i n a r e u n a inversione di rotta agli altri d u e incrociatori della p r i m a divisione, lo Zara e il Fiume, e ai cacciatorpediniere Alfieri, Gioberti, Carducci e Oriani p e r ché p o r t a s s e r o soccorso all'unità paralizzata. Fu u n a decisione disastrosa, basata su tre valutazioni e r r a t e (e tali risult a n o dalla Storia ufficiale della M a r i n a italiana). J a c h i n o ignorava, p e r il già accennato e cronico difetto di segnalazioni aeree, n o n c h é p e r il cattivo uso che veniva fatto di quelle p e r v e n u t e , che u n a p o t e n t e flotta nemica, con tre navi da battaglia, era nei pressi del Pola; J a c h i n o riteneva che 397

la M a r i n a b r i t a n n i c a si attenesse - c o m e quella italiana - al criterio di n o n i m p e g n a r e g r a n d i navi in combattimenti nott u r n i ; J a c h i n o n o n sapeva c h e gli inglesi a v e v a n o il radar. Q u e s t ' u l t i m a circostanza è stata da molti r i t e n u t a risolutiva. Va tuttavia notato che lo Zara e il Fiume, diretti verso lo specchio di m a r e in cui era il Pola, furono avvistati, a b o r d o della nave da battaglia inglese Warspite, da un ufficiale m u n i t o di n o r m a l e binocolo. Il radar aiutò gli inglesi. Ma a n c h e senza di esso, p r o b a b i l m e n t e , la battaglia a v r e b b e avuto a n a l o g o esito p e r la s p r o p o r z i o n e delle forze in c a m p o , e p e r la migliore p r e p a r a z i o n e inglese al tiro n o t t u r n o . Tra l'altro l'ammiraglio Cattaneo, che c o m a n d a v a la p r i m a divisione incrociatori, e issava le sue insegne sullo Zara, t e n n e i cacciatorped i n i e r e di p o p p a agli incrociatori anziché in posizione di scorta avanzata. Le a r m i di b o r d o , ha scritto Arrigo Petacco, «non e r a n o in posizione di sparo, e i c a n n o n i avevano le bocche o t t u r a t e dai tappi metallici c o m e stabiliva il nostro antiquato regolamento p e r la navigazione notturna». Le corazzate inglesi, c h e p u n t a v a n o sul Pola - q u e s t o sì i n d i v i d u a t o grazie al radar - si t r o v a r o n o sotto tiro, d'improvviso, gli altri incrociatori e i cacciatorpediniere della l divisione: e fu un massacro. Sullo Zara e sul Fiume si abbatté u n a valanga di ferro e di fuoco, a n a l o g a sorte toccò ai cacciatorpediniere Alfieri e Carducci - il c o m a n d a n t e dell'Alfieri, c a p i t a n o di vascello Toscano, volle immolarsi con la nave m e n t r e s c a m p a r o n o a v v e n t u r o s a m e n t e , sfiorando nelle ten e b r e le navi n e m i c h e , l'Oriani e il Gioberti. Lo Zara e il Fiume galleggiarono q u a l c h e ora, m e n t r e gli e q u i p a g g i si p r o d i g a v a n o p e r d o m a r e gli i n c e n d i e s o c c o r r e r e i feriti. Alle 2,30 della n o t t e sul 29 m a r z o , lo Zara, a b b a n d o n a t o dall'equipaggio, fu fatto saltare. Poco p r i m a il Fiume si era a p p o p p a t o ed e r a affondato capovolgendosi sulla dritta. C u n n i n g h a m aveva nel f r a t t e m p o rivolto la sua attenzione al Pola, i n e r m e , che egli r i t e n e v a fosse la Vittorio Veneto in avaria. Nell'oscurità il cacciatorpediniere Jervis a b b o r d ò il relitto, i marinai britannici si issarono a b o r d o e se ne i m p a d r o n i r o a

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n o . D o p o aver trasferito l'equipaggio del Pola sullo Jerois, gli inglesi colarono a picco l'incrociatore con un siluro. In totale a C a p o M a t a p a n gli inglesi trassero in salvo circa 900 n a u fraghi; altri 160 furono r e c u p e r a t i dalla nave ospedale Gradisca, giunta sul posto solo il 31 m a r z o . Tremila m a r i n a i italiani p e r s e r o la vita, i p i ù p e r a s s i d e r a m e n t o : tra essi l'amm i r a g l i o C a t t a n e o , e i c o m a n d a n t i dello Zara e d e l Fiume, Corsi e Giorgis. Si polemizzò poi a lungo sulle cause del disastro, e furono ventilate ipotesi di t r a d i m e n t o , n o n convalidate. A posteriori si p u ò affermare che l'invio della 11* divisione in aiuto del Pola, senza a d e g u a t e p r e c a u z i o n i , fu un grosso e r r o r e , u n o dei tanti che d u r a n t e u n a g u e r r a , e nel c o l m o d i u n a battaglia, p o s s o n o essere commessi. Ad esso si s o m m a r o n o tuttavia deficienze nel m a t e r i a l e e n e l l ' a d d e s t r a m e n t o che risalivano lontano, e che r e n d e v a n o deboli tutte le s t r u t t u r e militari italiane. All'inizio del 1941 l ' I m p e r o era ancora i n d e n n e , ma già cond a n n a t o . Ad Hailé Selassié, che da L o n d r a si era trasferito a K a r t u m , la capitale del S u d a n e lì aveva subito intessuto u n a fitta rete di collegamenti con le b a n d e ribelli in Etiopia, p r e meva di t o r n a r e p r e s t o sul t r o n o di Giuda, ad Addis Abeba: a Wavell, che dal s u o Q u a r t i e r g e n e r a l e del C a i r o d o v e v a o r g a n i z z a r e le o p e r a z i o n i in scacchieri diversi e lontani - l'Africa Settentrionale, il Medio Oriente, l'Africa Orientale, la Grecia - p r e m e v a di s g o m b r a r e da o g n i minaccia il M a r Rosso, così che vi potessero transitare con sicurezza anche le navi americane, che il g o v e r n o di Washington n o n voleva rischiare in z o n e «calde». C o n le navi a m e r i c a n e s a r e b b e r o passati anche gli aiuti massicci che gli Stati Uniti stavano già f o r n e n d o , un p o ' di sottobanco, alla G r a n B r e t a g n a , e che d i v e n n e r o ufficialmente leciti il 7 marzo, grazie all'approvazione, da p a r t e del Congresso di Washington, della legge «affitti e prestiti». C o n essa l'America fu autorizzata a considerarsi a n c h e dejure «l'arsenale delle democrazie». 399

Wavell cominciò d u n q u e a p r e p a r a r e i d u e bracci di u n a i m m e n s a tenaglia dalla quale le forze del D u c a d'Aosta sar e b b e r o state, nel volgere di pochi mesi, stritolate. Il Viceré e il suo Stato Maggiore n o n fecero molto p e r r a g g r u p p a r e e razionalizzare, in vista della offensiva inglese, il loro schier a m e n t o . S e l'avessero fatto, n o n s a r e b b e p r o b a b i l m e n t e servito a molto. Ma è certo che la dispersione dei r e p a r t i italiani, forti p e r n u m e r o , ma solo p e r quello, ne d i m i n u ì ulter i o r m e n t e le possibilità difensive. La Raf s p a d r o n e g g i a v a nel cielo. Già nel s e t t e m b r e dell ' a n n o p r e c e d e n t e A m e d e o d'Aosta aveva a m a r a m e n t e a n notato: «Il nemico è libero di fare i m p u n e m e n t e tutto quello che vuole, abbassarsi a dieci metri p e r mitragliare un aut o c a r r o isolato o tre fusti di benzina... Oggi in tutto l ' I m p e r o , che è vasto sei volte l'Italia, ci sono sei batterie c o n t r a e ree (di cui q u a t t r o antiquate) e q u a t t r o batterie da 20 millimetri. Di caccia efficienti ne abbiamo sì e no u n a trentina». In q u e g l i stessi mesi, p r i m a di e s s e r e silurato, B a d o g l i o esprimeva u n ottimismo stupefacente: «Non h o p r e o c c u p a zioni p e r l ' I m p e r o . Si t r a t t e r à s e m m a i di p e r d e r e q u a l c h e posizione». Strano che p r o p r i o lui, che l'aveva conquistato, n o n capisse q u a n t ' e r a vulnerabile. Lo Stato Maggiore di R o m a fece qualcosa p e r migliorare la difesa dell'Etiopia; in p a r t i c o l a r e vi f u r o n o inviati, t r a il n o v e m b r e del 1940 e il m a r z o del ' 4 1 , 23 b o m b a r d i e r i S 79 e 51 caccia Cr 42 (questi ultimi a r r i v a r o n o in Africa O r i e n tale s m o n t a t i e caricati su grossi a p p a r e c c h i da t r a s p o r t o ) . M a e r a t r o p p o p o c o p e r ristabilire l'equilibrio n e l cielo, m e n t r e gli inglesi, già alla fine del 1940, azzardavano qualche azione d'assaggio: u n a di esse, la più impegnativa, nella zona desertica tra il Kenya e la Somalia, aveva consentito loro di p r o g r e d i r e per duecento chilometri, p e r d e n d o d u e u o m i n i , nel t e r r i t o r i o dell'oltre Giuba. Fu e v i d e n t e , fin da quel m o m e n t o , che i r e p a r t i britannici, c o m p l e t a m e n t e m o torizzati e d e s t r e m a m e n t e mobili, a v e v a n o b u o n g i u o c o c o n t r o i presidi italiani, in m a g g i o r a n z a affidati a t r u p p e di 400

c o l o r e , i n c h i o d a t i a l t e r r e n o , soggetti a l l ' a c c e r c h i a m e n t o . Allarmato dalla facilità con cui si e r a svolto il colpo di m a n o inglese in Somalia, A m e d e o d'Aosta si precipitò a M o g a d i scio, d o v e il c o m a n d a n t e dello scacchiere Giuba, g e n e r a l e Pesenti - musicofilo accanito c o m e S o d d u - p r o p o s e papale p a p a l e di c h i e d e r e al nemico un armistizio, p r e l u d i o di u n a pace separata. « M e r i t e r e m m o di essere fucilati e n t r a m b i : lei per le parole che ha detto, io p e r averle ascoltate» gli rispose il Duca. Pesenti fu semplicemente r i m p a t r i a t o , e sostituito con il generale De Simone. Nella seconda m e t à di g e n n a i o ('41) scattò la duplice offensiva inglese. Le t r u p p e che m u o v e v a n o dal S u d a n e r a n o al c o m a n d o del generale William Platt, quelle che muovevan o , a s u d , dal Kenya, al c o m a n d o del g e n e r a l e Alan C u n n i n g h a m . Ad H a i l é Selassié fu concessa da E d e n - che lo trovava utile ma a n c h e i n g o m b r a n t e , con le sue q u e r i m o n i e e p r e t e s e - la soddisfazione di i m p e g n a r e nelle azioni u n a snella u n i t à costituita ad hoc, battezzata Gideon Force, che testimoniasse la diretta partecipazione d e l l ' i m p e r a t o r e alla riconquista del t r o n o . Sul fronte n o r d il g e n e r a l e Luigi Frusci, che aveva a disposizione 35 mila u o m i n i (più del n e m i co), 140 pezzi di artiglieria, 36 carri armati, si trovò alle p r e s e c o n u n d i l e m m a angoscioso. A b b a n d o n a r e l a p i a n u r a , sprovvista di ostacoli naturali, e ripiegare i m m e d i a t a m e n t e sui contrafforti dell'altopiano, o c o n t e n d e r e il t e r r e n o palmo a p a l m o ? Frusci esitava, e n o n m e n o di lui esitavano il Viceré e il suo C a p o di Stato Maggiore Trezzani. A n d ò a finire che il r i p i e g a m e n t o fu o r d i n a t o , ma in rit a r d o , e costò p e r d i t e ingenti p e r c h é si svolse in d i s o r d i n e , sotto la p r e s s i o n e di Platt. Di u n a b r i g a t a , la 41% c a d d e in mani n e m i c h e l'intero Stato Maggiore, con il generale Fòngoli, e le artiglierie; u n a c o l o n n a al c o m a n d o del g e n e r a l e Rizzo a b b a n d o n ò tutto il materiale p e s a n t e , inclusi 200 autocarri e 4 c a n n o n i . Il 29 gennaio gli anglo-indiani e n t r a r o no in Agordat e i r e p a r t i italiani ricacciatine si asserragliarono nella conca di C h e r e n la cui principale strada di accesso, 401

i n s i n u a t a i n u n a gola, e r a stata fatta saltare p e r d u e c e n t o m e t r i . S e c o n d o descrizioni inglesi « C h e r e n si ergeva c o m e un g r a n d e mastio m e d i e v a l e il cui p o n t e levatoio sia stato alzato, e le p o r t e chiuse all'ultimo istante, q u a n d o il nemico vittorioso è già in vista degli spalti». La posizione di C h e r e n è n a t u r a l m e n t e forte. «Il crinale di tutto il sistema - scrive Angelo Del Boca nel suo libro sulla caduta d e l l ' I m p e r o - si eleva ad un'altezza m e d i a di 1.700 m e t r i , ed è in g e n e r e caratterizzato da u n a serie di picchi, cuspidi, speroni e b u r r o n i dalle pareti a strapiombo.» Il com a n d o della piazza fu affidato, il 2 febbraio, a un g e n e r a l e capace e animoso, Nicola C a r n i m e o , che d i s p o n e v a in quel m o m e n t o dell'I 1° r e g g i m e n t o Granatieri di Savoia, a p p e n a arrivato in a u t o c a r r o da Addis Abeba, dell'I l brigata indigena, di d u e s q u a d r o n i di cavalleria coloniale, di d u e g r u p pi di artiglieria. N o n p i ù di seimila u o m i n i , m a n c a n d o a n c o r a a l l ' a p p e l l o le forze del c o l o n n e l l o L o r e n z i n i , un vecchio coloniale, che d o p o la s t r e m a n t e ritirata nel bassopiano si stavano riorganizzando a u n a dozzina di chilometri di distanza. Gli anglo-indiani, a n c o r a convinti di p o t e r sfruttare la spinta della p r e c e d e n t e avanzata, si scagliarono senza ind u g i c o n t r o il sistema di c a p o s a l d i , e p r o g r e d i r o n o t a n t o che l'8 febbraio qualche loro a v a n g u a r d i a i r r u p p e nei q u a r tieri periferici della città. Ma i r e p a r t i italiani e coloniali, che si b a t t e v a n o con un m o r d e n t e eccezionale, n o n solo riuscir o n o a d a r r e s t a r e l'avanzata, m a c o s t r i n s e r o i l n e m i c o a d a r r e t r a r e . La resistenza italiana destò a m m i r a z i o n e negli inglesi, e il colonnello B a r k e r scrisse, rievocandola: « C h e r e n costituì il s u p r e m o sforzo bellico italiano, e ciò che fecero le t r u p p e di Carnimeo n o n fu probabilmente mai superato nella storia militare italiana». a

Per un mese circa gli inglesi, esausti d o p o lo sforzo, rin u n c i a r o n o a p r o s e g u i r e l'offensiva, anzi fecero i n d i e t r e g giare la q u a r t a e la q u i n t a divisione indiana, p e r r i o r d i n a r le, l a s c i a n d o a r i d o s s o delle linee italiane d u e b a t t a g l i o n i che m a n t e n e s s e r o le posizioni r a g g i u n t e . La p a u s a offrì al 402

c o m a n d o s u p e r i o r e d i Addis A b e b a u n a o p p o r t u n i t à c h e n o n v e n n e sfruttata. Poco fu fatto p e r rafforzare lo schieram e n t o di C h e r e n , dove p e r effetto della p r o p a g a n d a inglese molti ascari stavano d i s e r t a n d o : e i soldati italiani, informati con volantini del disastroso r i p i e g a m e n t o in Cirenaica, e r a n o s e m p r e p i ù d e m o r a l i z z a t i . Svaniva infatti, c o n quelle notizie, la s p e r a n z a mai del tutto s p e n t a che l'esercito di T r i p o l i t a n i a fosse in g r a d o di m i n a c c i a r e l'Egitto, e q u i n d i d i a b b o z z a r e u n r i c o n g i u n g i m e n t o c o n l'esercito d e l l ' I m p e r o . C a r n i m e o a n n o t ò , a posteriori, che gli Alti comandi italiani n o n p r e l e v a r o n o u n i t à d a i settori c o n t i g u i p e r m a n t e n e r e invece u n o s c h i e r a m e n t o «a chiazze», e di attesa, p r e s s o ciascun g o v e r n o r e g i o n a l e . C i n q u e m i l a u o mini soltanto a n d a r o n o perciò ad a g g i u n g e r s i ai difensori del b a l u a r d o . Il 15 m a r z o Platt scatenò il n u o v o attacco, s p a d r o n e g g i a n d o nel cielo dove solo un vecchio Cr 42 d e l l ' i n t r e p i d o capitano Visintini si affacciava di tanto in tanto a contrastare le squadriglie inglesi. Per s c o m p a g i n a r e le linee inglesi e f r e n a r n e l'avanzata, il t e n e n t e c o l o n n e l l o A m e d e o Guillet - s o p r a n n o m i n a t o dai suoi d u b a t Communtàr as Sciattali, colonnello diavolo - si p r o d u s s e in u n a delle ultime d u e caric h e di cavalleria della Storia militare (l'altra fu quella del «Savoia» in Russia). A briglia sciolta e sciabola s g u a i n a t a sfondò lo s c h i e r a m e n t o del n e m i c o , a m m i r a t o di t a n t a audacia, ma n a t u r a l m e n t e r i m a s e tagliato fuori dai n o s t r i , e seguitò a fare u n a piccola g u e r r a p e r c o n t o suo, travestito da abissino. Dodici giorni d o p o , il 27 m a r z o , q u a n d o anche Lorenzini, p r o m o s s o nel frattempo generale, e r a c a d u t o in c o m b a t t i m e n t o , il r i d o t t o di C h e r e n si a r r e s e , e le t r u p p e che e r a n o riuscite a sfuggire alla m o r s a inglese offrirono resistenza su posizioni p i ù a r r e t r a t e , ma senza p o t e r r i p e t e r e il miracolo. Il p r i m o aprile le t r u p p e b r i t a n n i c h e e n t r a r o n o all'Asinara, accolte da un a p p l a u s o di sollievo della popolazione bianca e di alcune migliaia di ascari, tutti timorosi delle spaventose rappresaglie a b i t u a l m e n t e praticate dalle ban403

de di ribelli e i r r e g o l a r i etiopici c h e i r r o m p e v a n o i n s i e m e alle divisioni di Platt. Massaua c a d d e l'8 aprile. Sul fronte del Giuba - il fiume era la linea che A m e d e o di Savoia e Trezzani avevano deciso di difendere - la resistenza fu m o l t o m e n o accanita e o n o r e v o l e . De S i m o n e aveva ai suoi ordini circa 35 mila uomini, quanti Frusci al n o r d : di essi solo p o c o p i ù di 4 mila e r a n o nazionali. Per s u p p o r t o aereo le t r u p p e potevano contare, in tutto, su u n a decina di vecchi C a p r o n i 133, su d u e caccia Cr 32 altrettanto antiquati e su un solo Cr 42. Il 21 g e n n a i o - le offensive di Platt e di C u n n i n g h a m e r a n o state sincronizzate perfettamente - d u e divisioni, circa 20 mila uomini in larga p a r t e di colore, si scagliarono c o n t r o la linea del Giuba che e r a in secca. Q u e s t o esercito relativamente piccolo aveva tuttavia 300 c a n n o n i e 10 mila tra mezzi corazzati o blindati e autoveicoli. Sei squadriglie sudafricane lo p r o t e g g e v a n o , e m a r t o r i a v a n o gli italiani. N o n solo il fronte a n d ò subito in pezzi: le unità italiane - a l c u n e , c o m p r e n d e n t i molti coloniali, r i d o t t e a scheletri, con i soli ufficiali e i nazionali - ripiegarono caoticamente e i generali n o n furono presto in g r a d o di esercitare u n a effettiva a z i o n e di c o m a n d o . Il 26 febbraio il p o d e s t à Salvatore Giuliana c o n s e g n ò Mogadiscio, dichiarata città a p e r t a , agli inglesi, poi fu la volta di H a r a r e della ferrovia Gibuti-Addis Abeba,'il 31 m a r z o il Viceré decise di a b b a n d o n a r e l'indifendibile Addis Abeba, e o r d i n ò fossero avviate trattative p e r un o r d i n a t o passaggio dei poteri. Il 6 aprile le p r i m e camionette inglesi, scortate dai motociclisti della P A I , la polizia dell'Africa italiana, e n t r a r o n o nella capitale m e n t r e i guerriglieri etiopici «dalle zazzere irsute, dalle divise lacere, u n t e , trasudate» si a b b a n d o n a v a n o a u n a fantasia selvaggia: «Un g r u p po indossava le divise di ufficiali italiani m o r t i , un altro sospingeva a calci un asino al cui collo era stata avvolta la bandiera tricolore». Nei p r i m i giorni di occupazione inglese Addis Abeba fu nel caos: alcune decine di italiani v e n n e r o massacrati, e fu o r d i n a t o c h e la c o m u n i t à b i a n c a si riunisse in d u e zone di sicurezza, facilmente controllabili e difendibili. 404

Fino al m o m e n t o in cui a b b a n d o n ò Addis Abeba, A m e d e o d'Aosta fu molto incerto sulla posizione da scegliere p e r l'ultima resistenza. Avrebbe p o t u t o ripiegare nel Galla e Sidama, dove i cinquantamila uomini del generale Cazzerà n o n e r a n o a n c o r a stati provati da c o m b a t t i m e n t i d u r i , o rifugiarsi con il generale Nasi nel ridotto di Gondar, o avviarsi verso la r e g i o n e degli Arussi. Alla fine preferì l'Amba Alagi: e a n c h e se questa d i s p e r a t a o p z i o n e fu motivata con ragioni strategiche - la s p e r a n z a di i m p e d i r e o a l m e n o ritard a r e da quel bastione il c o n g i u n g i m e n t o delle forze di Platt con quelle di C u n n i n g h a m - è molto probabile che vi sia stata in essa u n a forte c o m p o n e n t e s e n t i m e n t a l e . Sull'Amba Alagi si era immolato Toselli, nel d i c e m b r e del 1895. Personaggio r o m a n t i c o , A m e d e o d'Aosta volle i n q u a l c h e m o d o e m u l a r n e il sacrificio. Caviglia, che definì quella del Duca «una p u e r i l e decisione», «una ragazzata sotto il p u n t o di vista militare», fu ingiusto e a r i d o . U n a forza raccogliticcia di circa 7 mila u o m i n i - vi figur a v a n o carabinieri, avieri, m a r i n a i della base di Assab, 500 soldati della sanità, e circa t r e m i l a i n d i g e n i - fu s c h i e r a t a nel r i d o t t o , e galvanizzata dalla p r e s e n z a del Viceré, calmo e affabile, che scriveva: «Mi sento fisicamente b e n e , da vari mesi, anzi, n o n mi sentivo così, e mi sono riabituato alla vita d u r a con la massima disinvoltura... Meglio vivere fra le cann o n a t e , le pallottole, la t e r r a e la sporcizia.che lindo e pulito con le g a m b e sotto al tavolo p i e n o di carte». Faceva un freddo intenso, m a n c a v a n o l'acqua e la legna, e le diserzioni tra i soldati di colore e r a n o o r m a i v a l a n g a . A m e d e o d'Aosta avrebbe p o t u t o lasciare l'Amba con un a e r e o , q u a n d o ancora gli inglesi n o n si e r a n o infiltrati p r o f o n d a m e n t e , ma rifiutò s d e g n o s a m e n t e q u e l privilegio. Il 15 m a g g i o u n a scheggia lo colpì all'avambraccio sinistro: volle c h e n o n se ne dicesse nulla. Già dal g i o r n o p r e c e d e n t e Mussolini l'aveva autorizzato alla resa, e il Duca aveva designato come negoziatore il g e n e r a l e Volpini, che gli e r a s e m p r e stato accanto negli ultimi a n n i , «la p e r s o n a alla quale volevo più b e n e 405

d o p o mio p a d r e » . Ma il g e n e r a l e fu m a s s a c r a t o con la sua scorta dai ribelli etiopici, che p r e m e v a n o t u t t ' a t t o r n o al ridotto, smaniosi di v e n d e t t e . Alle 12 del 17 maggio le condizioni di resa furono finalmente pattuite dai generali Trezzani e C o r d e r ò di M o n t e z e m o l o p e r p a r t e italiana, dal colonnello Dudley Russel p e r p a r t e inglese. Il Viceré ne informò R o m a c o n u n dispaccio: « C o n v i n t o c h e u n ' u l t e r i o r e resistenza p o t r e b b e a g r a n p r e z z o di s a n g u e p r o t r a r s i solo p e r q u a l c h e g i o r n o , se n o n p e r q u a l c h e ora, ho deciso, sotto la mia responsabilità, di stipulare le condizioni di resa». Gli inglesi avrebbero reso gli o n o r i ai superstiti, e gli ufficiali conservato la pistola. La mattina del 19 maggio i resti del presidio italiano dell'Amba Alagi si avviarono verso la prigionia, «un m a n i p o l o s p o r c o ed e t e r o g e n e o , i relitti di un naufragio» scrisse il giornalista Q u i r i n o Maffi, m e n t r e gli inglesi che presentavan o l e a r m i « s e m b r a v a n o usciti dalla l a v a n d e r i a » . A m e d e o d'Aosta fu trasferito p r i m a ad Adi Ugri, q u i n d i a K a r t u m , infine in un villino di caccia a c e n t o chilometri da Nairobi, dove m o r ì di tubercolosi il 3 marzo 1942. Il resto fu p e r gli inglesi - che avevano g r a n bisogno delle divisioni i n d i a n e in Africa Settentrionale, dove e r a in pieno corso l'avanzata di R o m m e l - un rastrellamento l u n g o e a volte s t r e n u a m e n t e contrastato, c o m e nel ridotto di Gondar, ma p u r s e m p r e un rastrellamento. Nel Galla e Sidama Gazzera, cui era stata f o r m a l m e n t e affidata da R o m a la successione di A m e d e o d'Aosta, o r g a n i z z ò la sua difesa senza molta convinzione, con l'incubo dei partigiani, e con risultati abbastanza d e l u d e n t i , ove si tenga conto della esiguità delle forze n e m i c h e . La n o t t e sul 4 luglio Gazzera si a r r e s e a Dembidollo, dove si era rifugiato con n o n più di 4 mila uom i n i , gli ultimi rimastigli: C u n n i n g h a m concluse così u n a c a m p a g n a che - secondo la relazione del War Office - aveva disperso un esercito di 170 mila u o m i n i , p o r t a t o alla cattura di 30 generali, e di un a r m a m e n t o i m p o n e n t e . Ben più accanita fu la resistenza di G o n d a r , d o v e il co406

m a n d o e r a t e n u t o dal più assennato, intelligente, e risoluto tra i generali italiani d'Africa Orientale: Guglielmo Nasi, che aveva saputo essere diplomatico e comprensivo verso i nativi q u a n d o i suoi colleghi p r e d i c a v a n o e p r a t i c a v a n o il p u g n o di ferro e le esecuzioni sommarie, ma che fu il più d u r o di tutti nell'ora del c o m b a t t i m e n t o . Il c a m p o trincerato che Nasi p r e p a r ò tra febbraio e m a g g i o aveva un p e r i m e t r o di d u e c e n t o c i n q u a n t a c h i l o m e t r i , e d e r a difeso d a 1 3 battaglioni nazionali, 15 coloniali, 71 c a n n o n i , 18 mortai, 3 squad r o n i di cavalleria indigena. L'aviazione c o m p r e n d e v a d u e C a p r o n i 133 e d u e Cr 42. Ma lo spirito degli uomini era alto, i capisaldi di Uolchefit e C u l q u a b e r fecero a u t e n t i c h e meraviglie. Ancora in luglio e agosto del 1941 Nasi osò organizzare sortite audaci che, scrive Del Boca, «suscitano negli avversari s g o m e n t o e a m m i r a z i o n e » . Solo il 27 n o v e m b r e quello che gli inglesi d e f i n i r o n o «l'ultimo e il p i ù abile dei c o m a n d a n t i dell'Africa O r i e n t a l e » capitolò - m e n t r e i King's African Rifles della 25" b r i g a t a i r r o m p e v a n o in G o n d a r - nelle m a n i di un ufficiale carrista del Kenya. N e m m e no la resistenza e il sacrificio degli u o m i n i di Nasi c o m m o s sero Mussolini che, sulla base di cifre false, c o m m e n t ò con Ciano: «I caduti di G o n d a r in n o v e m b r e sono 67, i prigionieri 10 mila. N o n bisogna riflettere a l u n g o p e r capire cosa q u e s t e cifre vogliono dire». In verità i m o r t i di n o v e m b r e n o n e r a n o stati 67 ma 407. C o n la fine di G o n d a r la p r e s e n z a italiana in Africa Orientale fu cancellata.

CAPITOLO SESTO

L'ORA DI R O M M E L

L'invio di un c o r p o di spedizione in Africa Settentrionale fu p e r i tedeschi spiacevole ma inevitabile. Hitler e il suo Stato M a g g i o r e a v e v a n o o r m a i p e r d u t o ogni fiducia nella capacità degli Alti c o m a n d i italiani, e poca ne avevano anche nella capacità delle t r u p p e . La sconfitta di Graziani aveva messo a n u d o le d e b o l e z z e di un esercito elefantiaco e scalcag n a t o , e lo s m a r r i m e n t o di c o m a n d a n t i s i s t e m a t i c a m e n t e p r o p e n s i a sottovalutare le p r o p r i e forze e a sopravvalutare quelle del nemico. AI collasso delle s t r u t t u r e militari avevano contribuito le i m p e n n a t e politico-strategiche di Mussolini che, p r e t e n d e n d o di e m u l a r e i tedeschi, o r a li costringeva ad a c c o r r e r e in soccorso dell'alleato sia in Grecia, sia in Libia. Lo facevano c o n t r o v o g l i a - H i t l e r m e t t e v a a p u n t o l'Operazione Barbarossa c o n t r o l ' U n i o n e Sovietica, intralciata dalle iniziative mussoliniane - ma lo facevano a n c h e con la consueta, straordinaria efficienza. Per l'Africa S e t t e n t r i o n a l e i'Okw ( O b e r k o m a n d o W e h r m a c h t , cioè C o m a n d o s u p r e m o ) n o n concesse m o l t o : u n a divisione leggera, la 5 - che leggera e r a nella terminologia tedesca, ma c h e d i s p o n e v a di 2 mila a u t o m e z z i , 111 pezzi anticarro, un r e g g i m e n t o di carri - e la 15 corazzata: la prima p r o n t a ad o p e r a r e fin dalla m e t à del febbraio 1 9 4 1 , la s e c o n d a da s b a r c a r e a scaglioni, e n t r o m a g g i o . A c a p o di q u e s t o Afrika Korps, e della O p e r a z i o n e Girasole che gli e r a affidata, fu p o s t o il g e n e r a l e p r e d i l e t t o d e l Fiihrer, E r w i n Rommel. Q u e s t o g r a n d e e spericolato tattico stava p e r c o m p i e r e c i n q u a n t ' a n n i q u a n d o sbarcò a Tripoli. N o n e r a u n o Junker, a

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u n orgoglioso aristocratico: n é e r a stato d o t a t o d a m a d r e n a t u r a di un fisico i m p o n e n t e . La sua statura e r a anzi inferiore alla media. Ma aveva u n a vocazione sicura p e r la vita m i l i t a r e , ineguagliabili d o t i di t r a s c i n a t o r e di u o m i n i in c o m b a t t i m e n t o , u n a volontà di ferro. Il g e n e r a l e Giacomo Zanussi, che n o n lo aveva in simpatia, lo descrisse in questi termini: «Aveva un profilo che ricordava, senza somigliargli specificamente, quello d a p r e d a del g r a n C o n d é , d u e occhi chiari e mobilissimi, un sorriso f r e d d o , tagliente e c r u d e l e , che persisteva a l u n g o sulle sue labbra sottili. Vederlo sorrid e r e e p e n s a r e alla lama di un p u g n a l e , p e r me e r a tutt'un o . Tutto in lui, m o d o di p a r l a r e di g u a r d a r e , di gestire, denotava u n a incrollabile sicurezza di sé e un senso di e s t r e m a decisione». Q u a n t o valesse, R o m m e l lo aveva già d i m o s t r a t o nella p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , sul fronte italiano, c o m e ufficiale subalterno. D o p o lo s f o n d a m e n t o che p o r t ò alla rotta di Caporetto si era avventato, al c o m a n d o di un battaglione di cacciatori da m o n t a g n a , verso il m o n t e Matajur, e l'aveva aggirato fulmineamente, c a t t u r a n d o migliaia di prigionieri. L'impresa e r a stata un p r o d i g i o di tecnica e di c o r a g g i o : e aveva valso a R o m m e l la m e d a g l i a «Pour le mérite», massima onorificenza delle Forze A r m a t e tedesche. Nel 1918, d o po la disfatta, R o m m e l era un capitano di fanteria ventisett e n n e , f r u s t r a t o c o m e tutti i suoi c o m p a g n i d ' a r m e , e frem e n t e d ' i n d i g n a z i o n e p e r il d i s o r d i n e nel quale la G e r m a nia stava p r e c i p i t a n d o . Ebbe certo simpatie p e r i movimenti c h e si p r o p o n e v a n o di r e s t a u r a r e la disciplina, p a r e abbia p a r t e c i p a t o alla r e p r e s s i o n e di moti di piazza a Stoccarda, ma n o n fu un hitleriano della p r i m a ora, a n c h e se poi il nazismo se ne a p p r o p r i ò . Q u a n d o Hitler prese il p o t e r e , R o m mel n o n e r a a n d a t o oltre il g r a d o di m a g g i o r e : ma un suo saggio di tattica (La fanteria attacca) e r a piaciuto al Fiihrer. In R o m m e l , Hitler vedeva il suo ideale di c o m a n d a n t e : n o n un altezzoso prussiano, poco disposto a seguire le istruzioni dell'«imbianchino austriaco», legato alla tradizione e ai 410

c a n o n i strategici, m a u n u o m o ambizioso, a u d a c e , d u r o , spicciativo, implacabile nel volere la rivincita del Reich. Per questo i r a p p o r t i tra R o m m e l e la casta militare n o n furono mai idilliaci: von R u n d s t e d t lo definì «il clown del circo di Hitler», e a sua volta R o m m e l definì Haider, C a p o di Stato Maggiore della W e h r m a c h t , «un p r e s u n t u o s o cretino». Certo è che Hitler p r o v ò u n a i m m e d i a t a simpatia p e r il brillante ufficiale, gli affidò il c o m a n d o della sua g u a r d i a personale e p o i lo incaricò di o r g a n i z z a r e l'istruzione p r e m i l i t a r e p e r i ragazzi della H i t l e r j u g e n d . D u r a n t e la c a m p a g n a di Francia R o m m e l guidava la 7 Panzer, quella «divisione fantasma» alla cui a v a n z a t a f o l g o r a n t e la p r o p a g a n d a nazista d i e d e eccezionale rilievo. I critici di R o m m e l s o s t e n g o n o che egli abbia in p a r t e u s u r p a t o meriti che a n d a v a n o all'altro «mago» dei mezzi corazzati, Heinz G u d e r i a n . Sta di fatto che la sua corsa si concluse solo a C h e r b o u r g , q u a n d o i cann o n i della 7 s p a r a r o n o c o n t r o le navi che avevano reimbarcato i superstiti della sconfitta franco-inglese. Subito d o p o Hitler gli d i e d e un altro s e g n o della sua p r e d i l e z i o n e , affid a n d o g l i il c o m a n d ò delle t r u p p e a d i s p o s i z i o n e del suo Q u a r t i e r generale, e, infine, lo m a n d ò a vedersela con il deserto, con gli inglesi e con i «camerati» italiani, o r m a i n o n più agli o r d i n i di Graziani, ma a quelli dell'anziano Italo Gariboldi, un g e n e r a l e d o t a t o di b u o n senso e a s s o l u t a m e n t e sprovvisto di fantasia: il c h e ne faceva, in q u a l c h e m o d o , l'anti-Rommel. Ma fu presto chiaro - c o m e osservò Roatta che «VOkiu p u ò disinteressarsi delle o p e r a z i o n i dell'alleato, ma se a un c e r t o p u n t o p r e n d e ad o c c u p a r s e n e n o n è p e r collaborarvi bensì p e r dirigerle». Un a c c o r d o s t i p u l a t o t r a Keitel e G u z z o n i stabiliva d e l resto che YAfrika Korps fosse sì, formalmente, alle d i p e n d e n ze di Gariboldi, ma che «nel caso in cui alle forze t e d e s c h e venisse affidato un c o m p i t o la cui esecuzione, p e r convinzione del loro c o m a n d a n t e , p o t r e b b e p o r t a r e soltanto a un g r a n d e insuccesso, e q u i n d i alla m e n o m a z i o n e del prestigio delle t r u p p e tedesche, il c o m a n d a n t e tedesco ha il diritto e a

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il d o v e r e , i n f o r m a n d o il g e n e r a l e tedesco di c o l l e g a m e n t o con il C o m a n d o s u p r e m o italiano a Roma, di c h i e d e r e la d e cisione al Fiihrer». R o m m e l d i p e n d e v a d u n q u e dal Fiihrer. E Fròlich, c o m a n d a n t e dell'Aviazione tedesca in Africa, ris p o n d e v a a sua volta al c o m a n d o del X c o r p o a e r e o tedesco in Sicilia e a Gòring, n o n al generale italiano Aimone Cat in Libia. MYAfrika Korps fu a g g r e g a t a la divisione m o t o c o r a z zata italiana Ariete : che, c o m e al solito, era motorizzata solo in p a r t e . N o n a p p e n a a Tripoli, R o m m e l si mosse con un dinamis m o che scosse l ' a m b i e n t e italiano, d e p r e s s o e i n e r t e d o p o le batoste dell'inverno, e p e r di più impastoiato in u n a organizzazione burocratico-logistica i m m e n s a e i m p r o d u t t i v a . Q u a l c h e a c c o r g i m e n t o di R o m m e l e r a p i u t t o s t o rozzo: come quello di far sfilare più volte i pochi carri armati disponibili, così che il servizio di i n f o r m a z i o n e inglese ritenesse YAfrika Korps assai più forte di q u a n t o era, o quello di usare, p e r u n a a n a l o g a messinscena, delle Volkswagen con s a g o m e di cartapesta da mezzo corazzato. E p p u r e l'espediente riuscì, gli inglesi si i m p e n s i e r i r o n o , e q u i n d i si convinsero che n o n vi fosse p i ù alcuna possibilità di p r o s e g u i r e l'offensiva. Più che alla conquista totale della Libia, Wavell p e n s a v a in quel m o m e n t o a rafforzare i greci. Si fossero trovati alle p r e se soltanto gli inglesi e gli italiani, il fronte sarebbe rimasto statico, p r o b a b i l m e n t e , p e r alcuni mesi. Per i motivi già acc e n n a t i , Wavell d e s i d e r a v a , i n q u e l s e t t o r e , u n p e r i o d o d i c a l m a , e p r e v e d e v a c h e u n a offensiva italo-tedesca fosse «impossibile p r i m a della fine dell'estate». Vedeva m e g l i o Churchill, a m m o n e n d o il g e n e r a l e con u n a delle sue lettere colorite: «Siamo n a t u r a l m e n t e p r e o c c u p a t i p e r u n a r a p i d a a v a n z a t a tedesca su El-Agheila. È l o r o a b i t u d i n e a n d a r e avanti tutte le volte che n o n i n c o n t r a n o resistenza. I m m a g i no c h e voi stiate soltanto a s p e t t a n d o c h e la t a r t a r u g a tiri fuori la testa quel t a n t o che basti p e r potergliela troncare». A n c h e il C o m a n d o s u p r e m o italiano r i t e n e v a fosse conveniente p r o c e d e r e con cautela. In u n o studio datato 15 mar412

zo (1941), l'ufficio o p e r a z i o n i calcolava c h e «la p r o g e t t a t a offensiva n o n avrebbe p o t u t o avere inizio p r i m a del mese di agosto, ma il caldo eccessivo ne avrebbe imposto il rinvio alla m e t à di settembre». L'unico che avesse fretta era R o m m e l , che subito delineò, in un r a p p o r t o del 20 m a r z o aìi'Okw, quello che sarebbe stato il filo ispiratore della sua azione futura: «Per la c o n d o t t a di tutte le operazioni n o n r i m a n e disponibile che il solo m e se di maggio: è necessario q u i n d i che ogni p r e p a r a z i o n e sia conclusa p e r la fine di aprile... Lo scopo di u n a o p e r a z i o n e di attacco p u ò essere solo il c u o r e dell'Egitto (AlessandriaCairo-Canale di Suez)... L'intera o p e r a z i o n e deve essere divisa in d u e t e m p i : battere l'armata inglese in Cirenaica e irr o m p e r e sul Cairo». Il g i o r n o in cui R o m m e l r i a s s u m e v a così i suoi p r o p o s i t i , c a d d e l'oasi di Giarabub, spina rimasta a infastidire le retrovie inglesi. Già a fine febbraio s'era d o v u t o a r r e n d e r e il p r e sidio dell'oasi di Cufra, formato da u n a t r e n t i n a di ufficiali, sottufficiali e u o m i n i di t r u p p a nazionali, e da 260 libici. Ma G i a r a b u b , che e r a b e n più fortemente difesa, e che si trovava a soli 30 chilometri dalla frontiera egiziana, c o n t i n u a v a i n t r e p i d a m e n t e a resistere. D u r a n t e l'avanzata inglese in Cir e n a i c a i libici della g u a r n i g i o n e avevano cominciato a dis e r t a r e così massicciamente c h e il m a g g i o r e C a s t a g n a , com a n d a n t e del presidio, decise di metterli in regolare conged o . In tal m o d o riusciva a farsi riconsegnare le a r m i . Dissoltesi le 5 c o m p a g n i e libiche - ma sessanta soldati coloniali chiesero di restare e c o m b a t t e r e con gli italiani - la forza di cui Castagna d i s p o n e v a si ridusse a m e n o di 1.300 u o m i n i . Q u e s t i e r a n o da t e m p o a m e t à r a z i o n e : con il 5 febbraio 1941 c e s s a r o n o i r i f o r n i m e n t i a e r e i , t a n t o c h e , il 25 febb r a i o , C a s t a g n a lanciò un messaggio r a d i o al C o m a n d o di Tripoli: «Rifornimento viveri p r o m e s s o n o n a n c o r a g i u n t o . E d o l o r o s o , d o p o tanti sacrifìci, doversi a r r e n d e r e p e r fame». Due giorni più tardi fu buttata sull'oasi da aerei italia413

ni u n a certa quantità di gallette e scatolette che consentì di tirare avanti. Il 2 m a r z o gli inglesi lanciarono un volantino che invitava la g u a r n i g i o n e alla resa: «Difensori di G i a r a b u b , i vostri capi p r o b a b i l m e n t e n o n vi h a n n o d e t t o che a b b i a m o occup a t o l'intera Cirenaica... Le n o s t r e t r u p p e m a r c i a n o o r a su Tripoli. O g n i vostro sacrificio è q u i n d i inutile...». Gli attacchi, d o p o quell'intimazione, si intensificarono, c o s t r i n g e n d o gli italiani ad evacuare alcuni capisaldi periferici. Il collasso e r a fatale e i m m i n e n t e , a n c h e se R o m m e l il 17 m a r z o aveva incitato la g u a r n i g i o n e , cui esprimeva la sua a m m i r a z i o n e , a t e n e r d u r o . «Fra p o c h i s s i m e s e t t i m a n e s a r e m o d a voi.» T r o p p e , a n c h e quelle pochissime settimane. Il 20 m a r z o gli inglesi r i u s c i r o n o a impossessarsi della cosiddetta «ridotta vecchia» e delle a l t u r e d o m i n a n t i il c a p o s a l d o p r i n c i p a l e , sulle quali furono appostati mortai da 81 e pezzi contraerei che si d e d i c a r o n o a un facile tiro al bersaglio. Castagna ord i n ò gli ultimi, disperati contrassalti, e alla testa di u n o di essi rimase ferito. In tre mesi di combattimenti, affrontati in isolamento totale, l'eroico presidio aveva p e r d u t o q u a t t r o cento u o m i n i , e dovette a m m a i n a r e b a n d i e r a . R o m m e l e Gariboldi si e r a n o accordati p e r u n a azione su El-Agheila, p u n t a avanzata dello s c h i e r a m e n t o b r i t a n n i c o : ma p e r il C o m a n d o italiano e r a pacifico che quella «rettifica» del fronte dovesse semplicemente eliminare un fastidioso saliente, senza propositi ambiziosi. Il 24 m a r z o 1941 un r e p a r t o e s p l o r a n t e tedesco e un n u c l e o celere italiano agli o r d i n i del t e n e n t e colonnello S a n t a m a r i a r a g g i u n s e r o l'obbiettivo, che le t r u p p e di Wavell avevano s g o m b r a t o . A quel p u n t o , s e c o n d o Gariboldi, e r a o p p o r t u n o sostare i n attesa a l m e n o che la 15 divisione corazzata tedesca fosse a r a n g h i completi. R o m m e l era di b e n diverso avviso: aveva constatato - e poteva farlo di persona, p e r c h é aveva posto il suo Com a n d o a r i d o s s o degli a v a m p o s t i , ed eseguiva f r e q u e n t i ispezioni nelle p r i m e linee - c h e il dispositivo inglese e r a d e b o l e . Decise q u i n d i di p u n t a r e a s o r p r e s a su Marsa a

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el-Brega, p e r i m p e d i r e c h e il n e m i c o vi si fortificasse, e m a n d ò i n avanti u n o snello g r u p p o d a c o m b a t t i m e n t o della 5 divisione leggera, con u n a c o m p a g n i a di panzer e colonne miste italo-tedesche. C o n p e r d i t e insignificanti a n c h e Marsa el-Brega fu conquistata, il 31 marzo. Ma l ' a p p e t i t o di R o m m e l a n d a v a c r e s c e n d o a m a n o a m a n o che divorava fortini e chilometri di litoranea. Da Marsa el-Brega egli p u n t ò subito su Agedabia, e in u n a relazion e a l C o m a n d o s u p e r i o r e italiano chiese c h e a l t r e g r a n d i unità seguissero il m o v i m e n t o in avanti, c o m p i u t o «secondo le n o r m e di c o m b a t t i m e n t o dell'esercito tedesco». Osservazione q u e s t a i n s i e m e orgogliosa e i r r i t a n t e p e r G a r i b o l d i che, invitato da Mussolini a e s p r i m e r e «il suo netto pensiero in m e r i t o a tali azioni», disse c h i a r o e t o n d o c h e n o n e r a d'accordo. «Le operazioni i n t r a p r e s e dal generale R o m m e l sono i m p r u d e n t i . . . Avevo concesso l'occupazione della strett a a d ovest d i Marsa el-Brega... m a c o n f i s i o n o m i a lentam e n t e progressiva. Il generale Rommel, sempre anelante all'offensiva, e trascinato dal successo, si è lanciato più avanti. Gli ho o r d i n a t o ed ho r i p e t u t o l ' o r d i n e di a r r e s t a r s i e p a r t o p e r parlargli p e r s o n a l m e n t e . . . Gli c o m u n i c h e r ò ufficialmente l'elogio del Duce u n i t a m e n t e ad un eventuale Vostro o r d i n e tassativo di s o s p e n d e r e l'avanzata.» Q u a n d o i d u e generali s ' i n c o n t r a r o n o al Q u a r t i e r g e n e rale di R o m m e l e r a n o già disponibili indizi certi che gli inglesi stavano a d d i r i t t u r a s g o m b e r a n d o Bengasi. Ne avevano dato notizia sia un ufficiale italiano che, p r e s o prigioniero nella offensiva britannica, e r a riuscito a r a g g i u n g e r e un r e p a r t o della 5 divisione l e g g e r a tedesca, sia u n p a r r o c o che dalla città si e r a d i r e t t o verso le linee italo-tedesche. Il colloquio fu tuttavia tempestoso. «Si v e n n e - ha scritto Rommel nel s u o Guerra senza odio - a u n a discussione a l q u a n t o vivace d u r a n t e la q u a l e esposi c o n t u t t a c h i a r e z z a il m i o p u n t o di vista. Il generale Gariboldi voleva innanzi tutto ott e n e r e il consenso dei c o m a n d i di Roma, ma ciò poteva ric h i e d e r e a n c h e parecchi giorni. N o n cedetti e dissi che avrei a

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c o n t i n u a t o a fare quello che nella situazione e 'tenevo giusto. La discussione aveva r a g g i u n t o il min a n t e q u a n d o , c o m e u n a n g e l o salvatore, a r r i rso l'etere un r a d i o t e l e g r a m m a dell'Oca; c h e mi c! a lib e r t à di azione. Così il vivacissimo dibattito t e r m - senso da me voluto.» O r m a i R o m m e l e r a scatenato, oband o n a v a alla ebbrezza di u n a g u e r r a nel deserto concepita e realizzata c o m e u n ' a v v e n t u r a corsara. Egli a m a v a servirsi, p i ù che d i r e p a r t i organici, d i g r u p p i d a c o m b a t t i m e n t o d i circostanza, «basati spesso - osserva la Storia ufficiale italiana - sulla scelta del c o m a n d a n t e a suo giudizio più particol a r m e n t e a d a t t o all'assolvimento del p a r t i c o l a r e incarico, senza molto r i g u a r d o ai vincoli organici tra gli elementi occasionalmente riuniti». S e c o n d o R o m m e l , la personalità dei c o m a n d a n t i era essenziale, e con quelli italiani che riteneva all'altezza dei loro compiti stabilì u n o stretto r a p p o r t o personale, che oltrepassava quello g e r a r c h i c o . L'Ariete, con le sue c o l o n n e , aveva u n a p a r t e d e t e r m i n a n t e nella offensiva attraverso il deserto, che R o m m e l seguiva e dirigeva spostandosi da u n a formazione all'altra con u n a «Cicogna» (e rischiò di m o r i r e in un a t t e r r a g g i o di f o r t u n a su u n a d u n a ) , o con u n ' a u t o b l i n d o , p r e d a inglese, ribattezzata Mammut e trasformata in c o m a n do mobile. Tra i r e p a r t i britannici il r i p i e g a m e n t o o r d i n a t o dei p r i m i giorni si e r a trasformato in affannosa e a volte dis o r d i n a t a ritirata, c o n l ' i n c u b o dei tentacoli che R o m m e l scagliava attraverso l'immensità sabbiosa, e con problemi logistici a volte insuperabili p e r l'incendio di depositi di carb u r a n t e b o m b a r d a t i . Nella n o t t e dal 3 al 4 a p r i l e le a v a n g u a r d i e tedesche e n t r a r o n o in Bengasi, i generali N e a m e e O'Connor, quest'ultimo a p p e n a p r o m o s s o e n o m i n a t o b a r o netto, furono catturati sulla loro automobile, essendo incapp a t i i n p i e n a n o t t e i n u n a p a t t u g l i a meccanizzata tedesca. L e p u n t e del C o r p o d ' a r m a t a a v a n z a n t e s i a v v e n t a r o n o q u i n d i su Derna, dove e n t r a r o n o r e p a r t i della divisione Brescia, e all'interno, su El-Mechili: qui v e n n e r o catturati il ge416

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nerale Gambier-Parry, c o m a n d a n t e della 9 divisione australiana, e il generale V a u g h a m con 1.200 u o m i n i della brigata motorizzata indiana. La seconda divisione corazzata britannica e r a a n d a t a in pezzi e n o n p o t è p i ù e s s e r e riutilizzata come unità organica. La travolgente azione p o r t ò le t r u p p e di R o m m e l a Soll u m , ossia al confine con l'Egitto. Alle loro spalle rimase la piazzaforte di Tobruk, la cui difesa aveva il suo pilastro nella 9 divisione a u s t r a l i a n a , c h e aveva p e r s o il c o m a n d a n t e m a e r a a n c o r a i n b u o n a efficienza. C o n t r o quella m u n i t a posizione, che riceveva consistenti rinforzi dal m a r e , furono scagliati attacchi successivi (come e r a n e l suo c a r a t t e r e , R o m m e l n o n attese, e forse sbagliò, di avere sul posto tutte le forze che un c o m a n d a n t e m e n o i m p e t u o s o avrebbe riten u t o indispensabili): ma l'osso si rivelò più d u r o del previsto. Gli assalti si r i n n o v a r o n o fino ai p r i m i di m a g g i o , con l'intervento a n c h e della 15 divisione Panzer, finalmente disponibile. N i e n t e . «Abbiamo p e r d u t o p i ù di 1.200 u o m i n i fra morti, feriti e dispersi - a n n o t ò R o m m e l - e ciò dimostra c o m e il d i a g r a m m a delle p e r d i t e salga di b o t t o q u a n d o si passa dalla g u e r r a di m o v i m e n t o a quella di posizione.» In effetti l'avanzata e r a stata relativamente i n c r u e n t a , e il diario della divisione Ariete rivela c h e dal p r i m o al 13 a p r i l e e r a n o m o r t i in c o m b a t t i m e n t o 3 suoi ufficiali e 26 u o m i n i di t r u p p a . Furioso p e r lo smacco a T o b r u k , R o m m e l destituì alcuni alti ufficiali, e u n o finì a d d i r i t t u r a alla C o r t e marziale. L'insuccesso di Tobruk gli avvelenò la gioia della g r a n d e vittoria. Egli lo attribuì anche a deficienze di a d d e s t r a m e n t o dei r e p a r t i tedeschi, ma soprattutto alla i m p r e p a r a z i o n e dei r e p a r t i italiani. « C ' e r a da sentirsi rizzare i capelli in testa - scrisse sul suo diario - p e n s a n d o con quale a r m a m e n t o il Duce m a n d a v a a combattere le sue t r u p p e . . . N o n possiamo fidarci c o m p l e t a m e n t e dei nostri alleati in combattimento.» Ma a n c h e la c o n d o t t a di R o m m e l e r a sottoposta a critiche d u r e sia a Tripoli, sia a Roma, sia al Q u a r t i e r generale tedesco, dove egli n o n contava molti amici. Mussolini fece avere a

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a Gariboldi, p e r c h é lo trasmettesse all'interessato, il p a r e r e che fosse «troppo pericoloso p r o s e g u i r e l'avanzata oltre Soll u m p r i m a di avere u n a sufficiente p r e p a r a z i o n e » . Haider, c h e o d i a v a c o r d i a l m e n t e R o m m e l , affermava i n t a n t o c h e «non è pari al suo compito» e che «perde il t e m p o a ispezion a r e i reparti scaglionati su u n a vasta zona, organizza incursioni esplorative e s p e r p e r a l'energia delle t r u p p e . N e s s u n o ha la m i n i m a idea sulla dislocazione dei vari r e p a r t i e sulla loro efficienza combattiva. L'unica cosa che si sa con certezza è che le t r u p p e sono disseminate su u n a vasta zona e che la loro efficienza combattiva è ridotta». Fu p e r t a n t o m a n d a to d ' u r g e n z a in Cirenaica il generale von Paulus, «forse l'unica p e r s o n a - s e m p r e secondo H a i d e r - dotata di sufficiente a s c e n d e n t e p e r far r i m e t t e r e la testa a posto a quel m a t t o da legare». E von Paulus sentenziò superciliosamente che la «rapida e n o n metodica» avanzata aveva indotto Wavell a ric h i a m a r e in tutta fretta dalla Grecia «la p a r t e migliore del c o r p o di spedizione b r i t a n n i c o , che e r a stato così sottratto all'accerchiamento e alla distruzione». A questa curiosa accusa, che trasformava un innegabile e i m p o n e n t e successo in u n a colpa, R o m m e l ribatté che gli inglesi avevano già dimostrato, a D u n k e r q u e e altrove, di essere maestri nei reimbarchi di interi eserciti. Certo è che da quel m o m e n t o in poi YOkw lesinò le forze a R o m m e l m e n t r e p r e p a r a v a l'esercito forse più p o d e r o s o che si fosse mai visto al m o n d o p e r attaccare l'Unione Sovietica. Anche se il C o m a n d o tedesco fosse stato p i ù g e n e r o s o , e quello italiano più capace, i rifornimenti sarebbero s e m p r e stati ostacolati dalla strettoia dei porti - il r e g i m e g u e r r i e r o n o n aveva mai p r o v v e d u t o a d e g u a t a m e n t e alle esigenze che u n a g u e r r a su fronti d ' o l t r e m a r e avrebbe imposto - e dagli attacchi ai convogli. I 150 mila italiani e i 40 mila tedeschi d'Africa S e t t e n t r i o n a l e a b b i s o g n a v a n o m e n s i l m e n t e di 50 mila tonnellate d'armi, materiali e viveri (la m e t à p e r i tedeschi, n o n o s t a n t e il loro n u m e r o assai più ridotto), e le navi n o n n e s b a r c a v a n o p i ù d i 3 0 mila. L ' a p p r o v v i g i o n a m e n t o 418

dei r e p a r t i di p r i m a linea i m p o n e v a ai servizi logistici, p e r l'avanzata folgorante, u n o sforzo i m m a n e , e Gariboldi aveva ormai m a n d a t o a R o m m e l tutti gli automezzi disponibili, e c o m u n q u e t r o p p o pochi, p e r le necessità della g u e r r a m o d e r n a su un t e r r e n o di q u e l tipo. Le posizioni di p r i m a lin e a e r a n o t e n u t e da forze r e l a t i v a m e n t e esigue, e Wavell, c h e s e n ' e r a r e s o c o n t o , escogitò u n a p u n t a t a «alla R o m mel», senza aspettare che gli arrivassero i nuovi carri a r m a t i attesi con un convoglio ad Alessandria. L'operazione fu chiam a t a Brevìly, e, a p p o g g i a t a da u n a c i n q u a n t i n a di c a r r i , p o r t ò gli inglesi a Sollum, il 15 m a g g i o . Ma si t r a t t ò di un fuoco di paglia, che c o n f e r m ò il n o m e d a t o al p i a n o . Nel volgere di 24 o r e la situazione fu ristabilita dalle t r u p p e itaio-tedesche, e otto giorni d o p o le a v a n g u a r d i e di R o m m e l si i m p a d r o n i r o n o , con un altro balzo, del ciglione di Halfaya. Il n e m i c o organizzò n u o v e posizioni a B u q B u q , 40 chilometri e n t r o l'Egitto. A q u e l p u n t o , e p e r circa un m e s e , t u t t o r i m a s e f e r m o , m e n t r e gli italo-tedeschi p r e d i s p o n e v a n o l'offensiva p e r r a g g i u n g e r e il Canale - n o n c h é i piani p e r eliminare il b u b b o n e di T o b r u k - e gli inglesi a loro volta p r o g r a m m a v a n o u n a o p e r a z i o n e di a m p i o respiro con cui s p e r a v a n o di risos p i n g e r e verso Bengasi il p e n d o l o della g u e r r a nel deserto. Era stato calcolato che p e r la marcia su Alessandria e II Cairo dovessero essere disponibili d u e divisioni corazzate tedesche, u n a divisione corazzata {Ariete) e u n a m o t o r i z z a t a {Trento) italiane, d u e o tre divisioni di riserva (le motorizzate Trieste e Piave e la corazzata Littorio). L ' a p p r e s t a m e n t o di q u e s t a p o t e n t e a r m a t a p r e s u p p o n e v a n o n solo u n i n c r e m e n t o sostanziale dei rifornimenti, ma a n c h e un alleggerim e n t o delle t r o p p e bocche inutili che la pachidermica organizzazione civile e militare italiana n u t r i v a in Libia, e c h e sottraevano rifornimenti preziosi ai r e p a r t i . Ci si sforzò anche di utilizzare, p e r meglio a l i m e n t a r e la Libia, i porti della Tunisia. Il p r o g r a m m a n o n p o t è essere a t t u a t o integralm e n t e , e lo si vide in a u t u n n o q u a n d o la seconda offensiva 419

b r i t a n n i c a d i m o s t r ò c h e q u e i mesi a v e v a n o giovato p i ù a l nemico che all'Asse. Nell'attesa di n u o v e divisioni, Gariboldi si vide c a t a p u l t a r e in Africa u n o Stato Maggiore tedesco di c o l l e g a m e n t o con il C o m a n d o s u p e r i o r e italiano che lo lasciò s b a l o r d i t o , p e r il r a n g o d e i suoi c o m p o n e n t i e p e r la sua p l e t o r i c a c o m p o s i z i o n e . «Si t r a t t a di 42 ufficiali e 120 u o m i n i di t r u p p a - scrisse l'irritato Gariboldi a Cavallero e la mole è significativa. N e s s u n o , né io né il generale R o m mel, ha chiesto un simile organo... A me fa l'impressione che si voglia p r e p a r a r e u n a sovrapposizione al C o m a n d o superiore italiano... Inoltre il g e n e r a l e Gause inviato c o m e C a p o dell'ufficio tedesco n o n sa u n a p a r o l a d'italiano.» Lo stesso R o m m e l n o n a p p r e z z ò l'iniziativa deWOkw, che R o m a aveva avallato. «Il g e n e r a l e G a u s e - r i c o r d ò nelle sue m e m o r i e aveva ricevuto dal C o m a n d o s u p e r i o r e della W e h r m a c h t l'espressa istruzione di n o n mettersi ai miei ordini, ma lo fece q u a n d o io gli affermai esplicitamente che il c o m a n d o delle t r u p p e tedesche in Africa e r a stato conferito solo a me.» Se G a r i b o l d i soffriva, e R o m m e l bisticciava c o n VOkw, Wavell era decisamente nei guai. La batosta di aprile e r a stata pesante, e Churchill tempestava da L o n d r a p e r c h é gli inglesi, cui stavano a r r i v a n d o cospicui rinforzi, ricacciassero R o m m e l dal confine. Fu così a p p r o n t a t a l ' O p e r a z i o n e Battleaxe, g u i d a t a sul t e r r e n o dal g e n e r a l e B e r e s d o r f - P i e r s e ( l ' o r g a n i g r a m m a britannico e r a stato rivoluzionato, d o p o le c a t t u r e d i g e n e r a l i d u r a n t e l'avanzata italo-tedesca verso Sollum). Churchill sperava a d d i r i t t u r a che Battleaxe conseguisse u n a vittoria decisiva e la «distruzione delle forze di R o m m e l » , Wavell p i ù c a u t a m e n t e p e n s a v a di «ricacciare il nemico a ovest di Tobruk». I nuovi carri Mark II (Matilda), b e n c h é lenti, gli d a v a n o molto affidamento (ne fu fatta invec e strage dai c a n n o n i tedeschi). A c c u r a t a m e n t e p r e p a r a t a , fin t r o p p o - l ' a b b o n d a n z a di comunicazioni r a d i o indicò a R o m m e l con esattezza quasi c r o n o m e t r i c a il m o m e n t o dell'attacco - l'avanzata p a r v e all'inizio p r o m e t t e n t e : ma la risoluta resistenza dei capisaldi, dove e r a n o a n c h e un reggi420

m e n t o della divisione Trento e il 2° r e g g i m e n t o italiano di artiglieria celere, e la p r o n t a c o n t r o m a n o v r a della 15 Panzer e della 5 l e g g e r a t e d e s c h e n e u t r a l i z z a r o n o le effimere c o n q u i s t e inglesi. L e t r u p p e d i B e r e s d o r f - P i e r s e a v e v a n o c o n q u i s t a t o la r i d o t t a C a p u z z o e Sollum, ma ne f u r o n o ricacciate d o p o tre giorni di battaglia. C e n t o carri inglesi, tra p e s a n t i e l e g g e r i , f u r o n o d i s t r u t t i o immobilizzati, c o n t r o u n a dozzina soltanto di p a n z e r tedeschi. I morti, dispersi e feriti f u r o n o circa 600 p e r gli italiani e 700 p e r i tedeschi: 1.500 gli uccisi nelle unità anglo-indiane attaccanti. Le forze dell'Asse r i m a s e r o p a d r o n e del c a m p o di battaglia, a n c h e se R o m m e l si r a m m a r i c ò di n o n essere riuscito a c h i u d e r e , alle spalle dei britannici, u n a tenaglia che avrebbe i m p e d i t o loro il r i p i e g a m e n t o . La delusione di Churchill fu cocente: p e r realizzare Battleaxe aveva fatto traversare il M e d i t e r r a n e o , pericolosamente, al p o d e r o s o convoglio Tiger, e ne aveva ricavato u n a sconfitta. Subito, c o m e ha scritto Michael C a r v e r in Tobruk, «le teste c o m i n c i a r o n o a c a d e r e , e la p r i m a fu quella dello stesso Wavell». Il c o m a n d a n t e in capo v e n n e trasferito in India, a sostituirvi il g e n e r a l Auchinleck, che p r e s e il suo p o sto al Cairo. Saltò anche Beresdorf-Pierse. Il siluro p e r Wavell p a r t ì da Whitehall il 21 g i u g n o 1 9 4 1 , alla vigilia di un evento fatale: l'attacco hitleriano alla Russia. a

a

CAPITOLO SETTIMO

A MOSCA, A MOSCA

D o p o l ' i r r u z i o n e tedesca nei Balcani e l'arrivo di R o m m e l in Africa S e t t e n t r i o n a l e , l'Italia visse o r m a i , c o m e p o t e n z a militare e politica, solo di vita riflessa. N o n v'era più alcuno scacchiere - t r a n n e i resti estremi dell'Africa Orientale - nel quale le decisioni di R o m a fossero a u t o n o m e : le unità italian e , a n c h e là dove e r a n o di g r a n l u n g a prevalenti p e r n u m e r o , f u r o n o confinate in ruoli sussidiari, stabiliti dall'alleato. La iattanza tedesca era legittimata dalla inefficienza italiana. Un giorno - e r a il 3 maggio - Mussolini fece leggere a Cian o u n o r d i n e del g i o r n o c h e R o m m e l aveva indirizzato a i divisionari italiani posti alle sue d i p e n d e n z e . . . «Arriva a minacciarne il deferimento ai tribunali militari» a n n o t ò Ciano, con irritazione. A n c h e il t o n o di Hitler verso Mussolini era m u t a t o : p u r p r o f e s s a n d o g l i s e m p r e u n ' a m m i r a z i o n e e un affetto c h e e r a n o a u t e n t i c i , il F ù h r e r s a p e v a in quali m a n i fossero le sorti dell'Asse: e a fine maggio (1941), volendo i n c o n t r a r e il Duce, p r o p o s e un a p p u n t a m e n t o a t a m b u r b a t t e n t e . Sbuffando, Mussolini a n d ò al B r e n n e r o , p u r dicendosi «stufo di essere chiamato col campanello». Lo strano è che, dai resoconti del colloquio, che si svolse il 2 g i u g n o , n o n e m e r g e alc u n particolare motivo di u r g e n z a . Forse Hitler voleva sfogarsi p e r la strana e d r a m m a t i c a fuga del suo delfino Hess in I n g h i l t e r r a («Ne ha parlato ed ha pianto» confidò Mussolini a Ciano); o forse i n t e n d e v a accertare che l'inquieto partner n o n avesse in serbo q u a l c h e altra m a t t a n a , tipo Grecia. Nulla doveva accadere, in quelle settimane cruciali, che Hitler n o n volesse. Certo è che dei suoi disegni egli n o n disse 422

nulla, i n g a n n a n d o gli italiani: e del loro abbaglio dà testim o n i a n z a clamorosa, l'indomani del vertice, il Diario di Cian o : «L'impressione g e n e r a l e è c h e p e r il m o m e n t o H i t l e r n o n ha un preciso p i a n o d'azione. Russia, Turchia, S p a g n a sono tutti elementi sussidiari: c o m p l e m e n t i o dispersioni di forze, ma n o n è là c h e si p u ò t r o v a r e la soluzione del p r o blema. La g r a n d e s p e r a n z a g e r m a n i c a è riposta o r m a i nell'azione dell'arma subacquea... A n c h e il Duce è convinto che u n a p a c e di c o m p r o m e s s o s a r e b b e accolta dai tedeschi col più caloroso entusiasmo. Sono o r m a i stufi di vittorie. Adesso vogliono la Vittoria, quella che dà la pace». Singolare m e scolanza, questa diagnosi, di futilità e di disinformazione. E p r o b a b i l m e n t e v e r o c h e , svanito il s o g n o dell'attacco alla fortezza inglese, il tedesco della strada avrebbe accettato b e n volentieri u n a pace soddisfacente. Ma n o n Hitler, che guardava e aveva s e m p r e g u a r d a t o , n o n o s t a n t e il p a t t o Ribbentrop-Molotov, a est. Mussolini e i suoi a n d a v a n o a v a n t i a r i m o r c h i o , e alla g i o r n a t a , i m p e g n a t i in discussioni e d i s p u t e p e r i t e r r i t o r i da s t r a p p a r e alla Jugoslavia, e p e r le c o r o n e da a s s e g n a r e . Per il r e g n o di Croazia, Vittorio E m a n u e l e I I I , che avrebbe voluto d e s i g n a r e A m e d e o di Savoia, dovette ripiegare su un altro Aosta, A i m o n e d u c a di Spoleto, q u a r a n t u n e n n e , p r e stante di fisico e g a u d e n t e di t e m p e r a m e n t o . Fregiato del n o m e di Tomislav I, il b o n a r i o e s p e n s i e r a t o p r i n c i p e n o n d i m o s t r ò - e se ne r a m m a r i c a v a il b u o n P u n t o n i , aiutante di c a m p o di Vittorio E m a n u e l e I I I - alcun desiderio di s e d e r e m a t e r i a l m e n t e sul trono. Rimase a R o m a , e i soliti informatori fecero s a p e r e in alto loco che in un r i s t o r a n t e si e r a attorcigliato in testa un tovagliolo, a m o ' di corona, tra gli a p p l a u s i d e i c a m e r i e r i . N o n r a g g i u n s e mai la r e g g i a c h e lo aspettava a Zagabria, e il truce Pavelic che s p a d r o n e g g i a v a con i suoi ustascia. Vacante era a n c h e , nella spartizione che tedeschi e italiani avevano c o n c o r d a t o p e r la Jugoslavia, il t r o n o del Mont e n e g r o : e il p r o b l e m a stava s t r a o r d i n a r i a m e n t e a c u o r e a 423

Vittorio E m a n u e l e I I I , c h e p e r a m o r e c o n i u g a l e a v r e b b e v o l u t o a d d i r i t t u r a r e s t i t u i r e al M o n t e n e g r o i confini del 1914, a m p u t a n d o l'Albania: disposto d u n q u e a p e r d e r e u n a fetta d e l suo r e g n o m i n o r e , p u r d i d a r soddisfazione alla moglie. Ma C i a n o , c h e dell'Albania c o n t i n u a v a a c o n s i d e rarsi il g r a n d e p r o t e t t o r e , scartò il p r o g e t t o . Restava il p r o b l e m a del t r o n o m o n t e n e g r i n o . F u r o n o d a p p r i m a posti gli occhi su un principe Michele «che ha sposato u n a francese e finora ha vissuto dei sussidi di Belgrado». S e n o n c h é Michele piaceva poco, e Ciano lanciò l'idea di d a r e quella c o r o n a alla R e g i n a Elena, il c h e a v r e b b e p o r t a t o ai Savoia d u e U n i o n i p e r s o n a l i , quella d ' I t a l i a e d'Albania p e r Vittorio E m a n u e l e I I I , quella d'Italia e del M o n t e n e g r o p e r Elena. Stavolta fu il Re a n o n volerne sapere, e v e n n e sfoderato un altro c a n d i d a t o , il figlio del principe R o m a n , figlio a sua volta di u n a Petrovic. Ciano, che seguiva tra divertito e irritato la matassa dinastica, c o m m e n t ò a c i d a m e n t e : «Speriamo che il giovane sia meglio del p a d r e che è il p r o t o t i p o del frescon e , p e r di più afono». Frescone q u a n t o si vuole, R o m a n disse di n o , p e r sé e p e r il figlio, e si r i t o r n ò a Michele, che aveva idee radicate, e n o n i n f o n d a t e , sull'esito del conflitto. A u n d i p l o m a t i c o italiano confidò c h e « n o n voleva s a p e r n e , lui, di c o m p r o m e t t e r s i , p e r c h é e r a convinto che alla fine l'Italia e la G e r m a n i a p r e n d e r a n n o u n o squasso di legnate». Alla vigilia della i m m i n e n t e e imprevista - a l m e n o nella sua vicina scadenza - folgore hitleriana contro I ' U R S S , la Roma politica e militare e r a i n t e r e s s a t a ad a l c u n e n o m i n e , e p i ù a n c o r a ad alcuni s i l u r a m e n t i . Cavallero, fregiato dagli allori, anche se a l q u a n t o stentati, di Albania, modellava l'org a n i g r a m m a militare a sua i m m a g i n e e s o m i g l i a n z a e, da a c c e n t r a t o r e q u a l e r a , confinava i n u n r u o l o s t r e t t a m e n t e organizzativo i sottosegretari delle Forze A r m a t e . Nel riord i n a m e n t o , p e r s e il p o s t o G u z z o n i , s o t t o s e g r e t a r i o alla G u e r r a , sostituito da u n a p r o b a nullità, il g e n e r a l e Scuero, che aveva d a t o b u o n a p r o v a c o m e i n t e n d e n t e s u p e r i o r e i n Albania, ma che e r a un u o m o t i m i d o e p o c o risoluto (pro424

p r i o q u e s t o piaceva p r o b a b i l m e n t e a Cavallero). Il solito pettegolo Ciano ironizzò sul fatto che Scuero, a p p e n a n o m i n a t o , avesse p i a n t o , p e r l ' e m o z i o n e o p e r t i m o r e della r e sponsabilità, sul petto di Cavallero. Ma assai p i ù di q u e s t a p r o m o z i o n e fece c l a m o r e la disgrazia definitiva e irrimediabile di Achille Starace, che perse i galloni di C a p o di Stato M a g g i o r e della Milizia, e fu messo con brutalità tra i residuati del Regime. La tecnica di q u e s t a d e f e n e s t r a z i o n e , e la sua irrevocabilità, n o n e r a n o nello stile del Duce, che di solito schiudeva u n a uscita di sicurezza ai g e r a r c h i di cui voleva liberarsi. In fin dei conti, quale che fosse il n u o v o incarico affidatogli, l'ex-segretario del Partito se ne sarebbe m e n o di c h i u n q u e altro servito p e r fare la f r o n d a c o n t r o Mussolini, cui c o n t i n u a v a a t r i b u t a r e u n a devozione canina. Ma, u n a volta aperti gli occhi - p e r ché volle aprirli - sui difetti di Starace (che avevano ridicolizzato Starace, ma avevano ridicolizzato a n c h e il fascismo), Mussolini gli votò un disprezzo gelido. Ad aprirglieli aveva c o n t r i b u i t o d o n n a Rachele, che c o m e first lady del R e g i m e stava piuttosto in disparte, ma n o n e r a tuttavia quella schiva e i g n a r a «reggiora» r o m a g n o l a di cui molti h a n n o favoleggiato. P u r nella sua modestia discreta, Rachele era al c e n t r o di u n a piccola corte nella quale spiccò s e m p r e , ad esempio, l'intrigante Buffarmi Guidi: e n o n mancava, nei colloqui col m a r i t o , di p r o p i n a r g l i a m m o n i m e n t i e insinuazioni. Se gli a m m o n i m e n t i facevano poca presa, le insinuazioni ne facev a n o molta. E r a q u e s t a del resto l ' a r m a p r e d i l e t t a dei d u e clan che r u o t a v a n o a t t o r n o al dittatore, il clan di Rachele, e il clan d e i Petacci. Sulle decisioni politiche n o n e b b e r o , né l ' u n o né l'altro, influenza a l c u n a . Ma sulle f o r t u n e e sulle sfortune di personaggi anche di primo piano ne ebbero molta. Tra gli intimi di Rachele e r a un costruttore edile, l'ingeg n e r e Dario Pater, che secondo Ciano faceva case «in segat u r a e cartone», ed era diventato, a Villa Torlonia, «un Rasputin in sedicesimo, che approfitta del suo a s c e n d e n t e p e r 425

tirarne ogni sorta di utili». Tra l'altro il Pater aveva soppiantato nel c u o r e di Rachele un n i p o t e di lei, Augusto Moschi, che n o n se ne e r a d a t o pace, e aveva confidato la sua amarezza a c h i u n q u e volesse ascoltarlo. T r a Starace e il P a t e r i r a p p o r t i e r a n o stati un t e m p o eccellenti: l'ingegnere gli aveva costruito sulla L a u r e n t i n a Villa G o n d a r anch'essa in seg a t u r a e cartone. Poi avevano litigato p e r la villa e p e r altre b e g h e . Si s u p p o n e d u n q u e c h e il R a s p u t i n edile a n d a s s e diffondendo malignità sul C a p o di Stato Maggiore della Milizia: e un b r u t t o giorno Rachele rivelò a Mussolini che Starace m a n d a v a a spasso q u a t t r o suoi cani a c c o m p a g n a t i da un milite. Da altre fonti il Duce aveva a p p r e s o che Starace si era fregiato i n d e b i t a m e n t e del distintivo p e r u n a dubbia ferita di g u e r r a r i p o r t a t a in Albania. U n a volta avviatasi, la v a l a n g a delle i m p u t a z i o n i s'era i n g r o s s a t a r a p i d a m e n t e . Starace n o n aveva s a p u t o i m p e d i r e l ' a t t e n t a t o di cui il Re era stato o g g e t t o - senza c o n s e g u e n z e - al t e r m i n e di u n a visita in Albania, Starace si e r a i n c o n t r a t o con il Re e aveva s p a r l a t o d e l fascismo, S t a r a c e aveva c o m p l o t t a t o c o n t r o Mussolini, Starace era un affarista e in Puglia aveva organizzato traffici lucrosi. Di v e r o , in t u t t o q u e s t o , c'era soltanto che Starace e r a quello di s e m p r e : ottuso, privo di qualsiasi estro e fiuto ma - fra tanti profittatori - p o v e r o . Ma «l'Italia ha a n c o r a le scatole p i e n e dei cani di D ' A n n u n z i o p e r sopp o r t a r e quelli di Starace» aveva sentenziato Mussolini. I l l i c e n z i a m e n t o n o n e r a stato n e m m e n o a d d o l c i t o d a frasi di convenienza: «Ritengo concluso - 16 maggio 1941 il vostro ciclo nella funzione di C a p o di Stato Maggiore della Milizia. L'opera svolta da voi, in questi ultimi tempi, n o n m i h a soddisfatto». I n risposta, Starace inviò a l D u c e u n a supplica angosciata: «Che I d d i o mi assista e se è giusto, mi c o n s e n t a di avere tra le m a n i chi mi ha vibrato q u e s t a t r e m e n d a p u g n a l a t a alla schiena. Scusatemi, Duce, se vi scrivo così: vi ho s e m p r e a p e r t o il mio c u o r e e mai ho m e n t i t o . Sono in p r e d a allo s t o r d i m e n t o del colpo i r r e p a r a b i l e che ho ricevuto, d o p o c i n q u a n t a d u e a n n i di vita i n t e m e r a t a , colpo 426

del quale n o n s o r e n d e r m i r a g i o n e m a l g r a d o , d a trentasei ore, sottoponga il mio cervello ad u n a vera e p r o p r i a tortura». L'insistenza di Starace infastidì Mussolini, anziché comm u o v e r l o . Avesse taciuto, e aspettato, forse sarebbe r i e m e r so. P r o t e s t a n d o r e s e senza a p p e l l o la c o n d a n n a , e subì un ostracismo implacabile, che Antonio Spinosa ha descritto nella sua biografia del gerarca, e che si concluse con la fine di piazzale L o r e t o , accanto al C a p o idolatrato e ingrato. Ventiquattr'ore p r i m a dell'Operazione Barbarossa, Ciano ne e b b e f i n a l m e n t e s e n t o r e , n e l p i ù ovvio d e i m o d i : il consigliere d e l l ' a m b a s c i a t a di G e r m a n i a a R o m a , p r i n c i p e Bismarck, aveva confidato a Filippo Anfuso che era atteso, p e r la notte successiva (dal 21 al 22 giugno) un messaggio di Hitler a Mussolini: il suo c o n t e n u t o poteva soltanto r i g u a r d a r e la g u e r r a a est. Le riflessioni del ministro degli Esteri italian o , m e n t r e a s p e t t a v a l a c o m u n i c a z i o n e fatale, f u r o n o p e r u n a volta a d e g u a t e alla i m p o r t a n z a dell'avvenimento. «I tedeschi p e n s a n o che nel giro di otto settimane tutto sia finito, e ciò è possibile p e r c h é i calcoli militari di Berlino sono s e m p r e stati p i ù esatti di quelli politici. Ma se così n o n fosse? Se l'esercito sovietico trovasse u n a forza di resistenza sup e r i o r e a quella di cui h a n n o d a t o p r o v a i paesi borghesi?» Alle tre di notte la lettera di Hitler fu recapitata a Ciano, che ne d i e d e notizia a Mussolini, in vacanza a Riccione, svegliato u n a volta di più, con g r a n d e stizza, alle o r e piccole. Senza molta convinzione, il F ù h r e r spiegava d'essere stato costretto alla «decisione più grave della sua vita» m a l g r a d o «l'assoluta sincerità dei nostri sforzi p e r venire a u n a definitiva conciliazione»: ma a g g i u n g e v a che, fatto il g r a n passo, si sentiva «di n u o v o spiritualmente libero». Mussolini aveva fatto sapere p e r t e m p o che, se al conflitto con I'URSS si fosse arrivati, l'Italia avrebbe rivendicato l'on o r e di parteciparvi con le sue t r u p p e . «Col c u o r e colmo di gratitudine» ma con un evidente desiderio di declinare l'offerta il F ù h r e r scrisse che vi sarebbe stato m o d o , in futuro, 427

di soddisfare la richiesta italiana «dato che in un t e a t r o di g u e r r a t a n t o vasto l'avanzata n o n p o t r à avvenire d a p p e r t u t to c o n t e m p o r a n e a m e n t e » : e s u g g e r ì c h e «l'aiuto decisivo, D u c e , lo p o t r e t e s e m p r e f o r n i r e col rafforzare le v o s t r e t r u p p e nell'Africa Settentrionale». Ma il Duce n o n se ne dette p e r inteso, e, d i c h i a r a t a g u e r r a a sua volta all'URSS, insistette. «Sono p r o n t o a c o n t r i b u i r e con forze t e r r e s t r i e aer e e , e voi sapete q u a n t o lo desideri. Vi p r e g o di d a r m i u n a risposta.» L'alleato dovette assentire, di malavoglia. Così l'Italia si trovò d i r e t t a m e n t e implicata nello scontro t r a i d u e eserciti p i ù giganteschi che l ' u m a n i t à avesse m a i visto. Stalin e r a stato colto c o m p l e t a m e n t e di s o r p r e s a . «Il più sospettoso a u t o c r a t e del più diffidente r e g i m e poliziesco si è rifiutato di c r e d e r e fino all'ultimo all'aggressione nazista, vittima di un'ottica politica d e f o r m e p e r cui è l'Inghilt e r r a e n o n la G e r m a n i a la n e m i c a v e r a del socialismo.» (Bocca.) Gli i n t e r c e t t a t o r i r a d i o tedeschi alla frontiera n o n colsero alcun segno di agitazione sulle linee o p p o s t e nell'imm i n e n z a dell'attacco: i russi d o r m i v a n o . Il 22 g i u g n o Ciano d o v e t t e r i n v i a r e fino a m e z z o g i o r n o la c o n s e g n a della dic h i a r a z i o n e di g u e r r a p e r c h é l ' a m b a s c i a t o r e sovietico e i suoi maggiori collaboratori e r a n o tutti a F r e g e n e , a p r e n d e re la tintarella. U n a m a c c h i n a bellica a g g u e r r i t a si scagliò c o n t r o u n ' a l t r a macchina bellica i m p o n e n t e m a i m p r e p a r a ta; e p e r di più disorganizzata, al vertice, dalle p u r g h e stalin i a n e . Poco m e n o di otto milioni di u o m i n i (per l'esattezza 7 milioni e 750 mila) e r a n o schierati: 3 milioni e 50 mila tedeschi e alleati, 4 milioni e 700 mila sovietici. I tedeschi erano i n q u a d r a t i in tre g r u p p i di a r m a t e e n e l l ' a r m a t a Norvegia: in totale 12 a r m a t e con 145 divisioni, delle quali 19 corazzate, 15 m o t o r i z z a t e , 6 di sicurezza e 2 da m o n t a g n a . I finlandesi, gli slovacchi e i r o m e n i d a v a n o ai tedeschi l'app o r t o di altre 23 divisioni, oltre a qualche brigata di cavalleria e da m o n t a g n a . I russi e r a n o i n q u a d r a t i in tre g r u p p i di a r m a t e con 15 a r m a t e : un totale di 118 divisioni di fanteria, 20 di cavalleria, e 40 tra brigate corazzate e motorizzate. 428

Nella p r i m a fase della offensiva i panzer e le divisioni di fanteria t e d e s c h e p e n e t r a r o n o p r o f o n d a m e n t e nel t e r r i t o rio russo d a n d o a R o m a l'illusione che la c a m p a g n a dovesse essere r a p i d a , e concludersi presto con la cattura di cinque milioni di prigionieri («cinque milioni di schiavi» precisò il principe Bismarck a Ciano). Q u e s t o r i t m o travolgente p u n golò Mussolini, e di riflesso Cavallero, ad a p p r o n t a r e rapid a m e n t e q u e l c o r p o d i s p e d i z i o n e italiano c h e , nelle imm e n s e distese dell'est, avrebbe d o v u t o condividere le glorie dell'alleato. L organizzazione del Csir - C o r p o di spedizione italiano in Russia - fu abbastanza veloce, in r a p p o r t o ai ritmi dell'esercito italiano. Il 26 g i u g n o v e n n e r o caricati sui treni i p r i m i reparti, p e r un trasferimento che d u r ò un m e se, e che li p o r t ò n e l l ' U n g h e r i a orientale, da dove d o v e t t e r o p e r c o r r e r e quasi t r e c e n t o c h i l o m e t r i p e r r a g g i u n g e r e , i n Romania, la zona di r a d u n a t a , e là aggregarsi alla 1 l a r m a ta tedesca. Il Csir c o m p r e n d e v a d u e divisioni «autotrasportabili» - e u f e m i s m o q u e s t o p e r d i r e c h e n o n d i s p o n e v a n o dei mezzi necessari a farle m u o v e r e in blocco, e che q u i n d i e r a necessaria u n a complessa «navetta» degli a u t o c a r r i - la Pasubio e la Torino, e u n a divisione Celere, la 3 Principe Amedeo d'Aosta. In più r e p a r t i del genio, un battaglione chimico, e un s u p p o r t o a e r e o costituito da u n a cinquantina di caccia, 22 ricognitori, 10 apparecchi da trasporto. In totale 62 mila u o m i n i con 5.500 automezzi e u n a sessantina di carri armati leggeri, ripartiti in q u a t t r o s q u a d r o ni. Questi c a r r i si r i v e l a r o n o subito così i n a d e g u a t i alle caratteristiche delle rotabili che già in agosto ne furono eliminati 20, le cui parti v e n n e r o utilizzate c o m e pezzi di ricambio p e r gli altri: e i q u a t t r o s q u a d r o n i si ridussero a tre. L'artiglieria era scarsa e antiquata. «Si trattava - riferisce la Storia ufficiale del C o r p o di spedizione - di d u e g r u p p i di obici che e r a n o p r e d a bellica austro-ungarica e di sette g r u p p i di c a n n o n i già v e t e r a n i della g u e r r a italo-turca e della prima g u e r r a mondiale.» Le batterie a cavallo della divisione Celere, con le bocche da fuoco trainate da tre pariglie, i cona

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d u c e n t i e i serventi tutti montati, e r a n o di bellissimo effetto spettacolare, ma a p p a r t e n e v a n o tecnicamente a u n a g u e r r a diversa da quella che si a p p r e s t a v a n o a sostenere. Fin dall'inizio la p e n u r i a di automezzi - bastavano p e r u n a divisione al completo, e ce n ' e r a n o tre - creò i primi d r a m m i . La Pasubio fu a p p i e d a t a p e r consentire alla Torino di p r o s e g u i r e in camion, ma poi i ruoli si invertirono, e a piedi restò la Torino m e n t r e la Pasubio, chiamata subito al c o m b a t t i m e n t o , divenne a sua volta a u t o p o r t a t a . Q u e s t o C o r p o d ' a r m a t a a motorizzazione alternata doveva e s s e r e i n s e r i t o in u n a a r m a t a , a p p u n t o la 11% c h e e r a schierata sul corso meridionale del Dnestr tra la 17 a r m a t a germanica e la 4 r o m e n a : IT l a r m a t a aveva carattere multinazionale, e i n q u a d r a v a , già p r i m a dell'arrivo del Csir, un C o r p o d ' a r m a t a u n g h e r e s e e g r a n d i u n i t à r o m e n e , oltre a tre C o r p i d ' a r m a t a tedeschi. L'armata aveva forzato il D n e str in più p u n t i , e tentava di c h i u d e r e in u n a sacca i m p o r tanti contingenti sovietici con u n a m a n o v r a di avvolgimento tra il D n e s t r stesso e un altro fiume, il B u g . I tedeschi, che avevano incontrato resistenze abbastanza tenaci, n o n dispon e v a n o in quel settore di riserve i m m e d i a t a m e n t e disponibili: g l i e n e offrì u n a l'afflusso del Csir, cui fu chiesta d ' u r genza, m e n t r e a n c o r a si stava o r g a n i z z a n d o , u n a divisione. G i o v a n n i Messe, c h e aveva a s s u n t o il c o m a n d o del C o r p o d ' a r m a t a italiano, era u n b u o n g e n e r a l e : sensato, animoso, sollecito dei bisogni della t r u p p a , risoluto nell'esporre a Roma le carenze e le i m p r e v i d e n z e che ostacolavano l'impiego delle u n i t à . S a p e v a c h e s e c o n d o gli o r d i n i di Cavallero il Csir doveva essere utilizzato in blocco, n o n a pezzi e bocconi: ma sapeva altresì che R o m a , q u a n d o i tedeschi p r e m e v a n o , finiva s e m p r e p e r accontentarli, e che p e r di più era diffìcile p r e t e n d e r e restassero c o s t a n t e m e n t e collegate division i che n o n p o t e v a n o p r o c e d e r e con passo a n a l o g o , p e r c h é q u a n d o l'una correva in a u t o c a r r o le altre marciavano, o viceversa: e d u n q u e tra di esse si apriva un solco di centinaia di chilometri. a

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«Considerato il carattere eccezionale con cui si p r e s e n t a va la delicata situazione», Messe acconsentì a che la Pasubio si muovesse p e r intrappolare, con u n a conversione verso sud-est, le forze sovietiche rimaste tra i d u e fiumi. Ha ricord a t o Mario Rigoni Stern che «la Pasubio ebbe il p r i m o scont r o con le r e t r o g u a r d i e sovietiche I T I a g o s t o del 1941 a n o r d dell'abitato di Pokrovskoje, sulla riva destra del Bug, e i suoi caduti f u r o n o i p r i m i di u n a lunghissima schiera». Si trattò di u n a piccola azione, che costò all'avanguardia della divisione, c o m a n d a t a dal colonnello Epifanio C h i a r a m o n t i , d u e m o r t i e tre feriti in tutto. I r e p a r t i italiani c o m u n q u e si c o m p o r t a r o n o b e n e t a n t o quel g i o r n o q u a n t o il successivo, in un c o m b a t t i m e n t o a J a s n a j a Poljana, p i ù i m p e g n a t i v o e c r u e n t o . Il g e n e r a l e tedesco Schobert, che c o m a n d a v a l ' l l a r m a t a , fu soddisfatto da questa p r o v a delle u n i t à italiane. Ma alle spalle della Pasubio la Celere e la Torino a r r a n c a v a n o l e n t a m e n t e , e il Csir si sparpagliava p e r u n a p r o f o n d i t à di trecento chilometri, con «ospedali, forni da c a m p o , depositi di munizioni, materiali del genio, magazzini di vestiario ed e q u i p a g g i a m e n t o , p a r c h i officine privi di ogni possibilità di s p o s t a m e n t o p e r insufficienza di mezzi di trasporto». E p p u re Mussolini smaniava p e r m a n d a r e in Russia altre forze, e in u n a Memoria sulla situazione politico-militare del 24 luglio scriveva: «Dopo q u a n t o altri Stati m i n o r i h a n n o fatto, bisog n a p r e p a r a r e u n secondo C o r p o d ' a r m a t a , motorizzato più o m e n o a s e c o n d a delle possibilità. N o n p o s s i a m o essere m e n o p r e s e n t i della Slovacchia e b i s o g n a sdebitarci v e r s o l'alleato». Nei r i g u a r d i di Hitler il Duce continuava a provare s e n t i m e n t i contraddittori, a m m i r a z i o n e e antipatia, l'aug u r i o che i tedeschi vincessero e il desiderio che alla vittoria arrivassero d u r a m e n t e provati. a

A questi impulsi opposti Mussolini fu soggetto a n c h e d u r a n t e la l u n g a visita che c o m p ì a fine agosto sul fronte r u s so, p r i m a nel Q u a r t i e r g e n e r a l e del F ù h r e r a R a s t e n b u r g , in Prussia orientale, quindi a Brest-Litovsk nel C o m a n d o di G ò r i n g (che trattò gli ospiti a cacciagione prelibata e cham431

p a g n e ) , infine in U c r a i n a d o v e fu passato in rivista un r e p a r t o di r a p p r e s e n t a n z a italiano, e Messe p o t è avvicinare il Duce, ma n o n trattenersi con lui p e r esporgli i suoi problemi. Dalla G e r m a n i a Mussolini t o r n ò con u n a i m p r e s s i o n e positiva sulla efficienza delle Forze A r m a t e tedesche, ma anche con intime a p p r e n s i o n i p e r la smisurata estensione del f r o n t e est. I n v i ò un r a p p o r t o scritto al Re, c h e ne riferì a P u n t o n i : «Lo Stato Maggiore g e r m a n i c o - a n n o t ò l'aiutante di c a m p o - di fronte all'offerta di Mussolini di inviare altre sei divisioni al fronte o r i e n t a l e , si è p r o n u n c i a t o negativam e n t e . Ha chiesto invece di m a n d a r e u n a divisione a Creta da dove Hitler v o r r e b b e ritirare u n a sua unità alpina da imp i e g a r e nel Caucaso che s p e r a di r a g g i u n g e r e verso la fine di o t t o b r e . . . Nel c o m p l e s s o Mussolini è t o r n a t o p i u t t o s t o soddisfatto e con b u o n e speranze nella vittoria finale... Semb r a che d o m a n i , 1 ° s e t t e m b r e , l'esercito g e r m a n i c o scagli u n a n u o v a offensiva sul f r o n t e r u s s o c o n 150 divisioni. Il C o m a n d o tedesco parla di colpo decisivo». I colpi ci furono, possenti ma n o n decisivi, e il Csir p a r t e cipò alla g r a n d e m a n o v r a con cui d u e a r m a t e c o r a z z a t e , quella di G u d e r i a n da n o r d e quella di von Kleist da sud, si a v v e n t a r o n o sul Dnepr, p e r chiudersi alle spalle delle forze sovietiche che difendevano Kiev. Il Csir passò p e r t a n t o alle d i p e n d e n z e del g r u p p o corazzato di v o n Kleist, e fu incaricato di t e n e r e un fronte di oltre cento chilometri sul Dnepr, c o m p i t o c h e assolse b r i l l a n t e m e n t e , c a t t u r a n d o diecimila p r i g i o n i e r i . H i t l e r e s p r e s s e a Mussolini le sue c o n g r a t u l a zioni p e r l'occasione, offertasi alle divisioni italiane, «di cond u r r e u n ' a z i o n e di g u e r r a i n d i p e n d e n t e » la cui esecuzione «ha c o r r i s p o s t o p i e n a m e n t e alla mia aspettativa». C a d u t a Kiev - con la cattura di 600 mila prigionieri russi ad o p e r a d e i t e d e s c h i e d e i l o r o alleati - l'Alto c o m a n d o sovietico m u t ò strategia: n o n più la difesa a oltranza - quella che era stata r o v i n o s a m e n t e tentata sulla linea Stalin - ma il ripiegam e n t o p e r sfuggire alla m o r s a dei corazzati nemici. Insomma la tradizionale strategia dello spazio, già b r i l l a n t e m e n t e 432

collaudata da Kutuzov c o n t r o N a p o l e o n e , che le imminenti piogge a u t u n n a l i avrebbero senz'altro agevolata. Nello scacchiere in cui agiva il Csir gli obbiettivi e r a n o il bacino i n d u striale del Donetz e la zona di Rostov: così le divisioni italian e p r o s e g u i r o n o l a loro e s t e n u a n t e a v a n z a t a d a u n f i u m e all'altro, i n t e r r o t t a a tratti da brevi e vigorosi soprassalti di resistenza russa, e s e m p r e resa p e n o s a dalle carenze logistiche, tanto più accentuate q u a n t o più le p r i m e linee si a n d a v a n o a l l o n t a n a n d o . Alcuni c o m b a t t i m e n t i f u r o n o p a r t i c o l a r m e n t e aspri, come quello di Nikitovka dove si c o n t a r o n o poco m e n o di 150 morti, e alcune centinaia di feriti: a m e t à n o v e m b r e le t r u p p e italiane e n t r a r o n o in Stalino, conclud e n d o l'intenso ciclo operativo d ' a u t u n n o m e n t r e si avvertivano, a n c h e in questo m e r i d i o n e della Russia, le p r i m e avvisaglie di un i n v e r n o precoce. Messe r i t e n e v a che il suo C o r p o d ' a r m a t a abbisognasse di un p e r i o d o di riposo e di riorganizzazione, ma i c o m a n d i tedeschi replicavano c h e altri obbiettivi e r a n o in vista, p e r l ' a r m a t a in cui le t r u p p e italiane e r a n o i n q u a d r a t e : Staling r a d o e i pozzi petroliferi di Majkop. Il c o m a n d a n t e del Csir decise allora di rivolgersi d i r e t t a m e n t e a Cavallero p e r avvertire che «ulteriore contributo Csir ad operazioni oltre zona Stalino et zona Gorlovka è assolutamente s u b o r d i n a t o alla soluzione pratica ed i m m e d i a t a del p r o b l e m a logistico» e che «battaglioni della Pasubio e molte t r u p p e della divisione Celere p u r di r a g g i u n g e r e gli obbiettivi loro assegnati h a n n o marciato e c o m b a t t u t o con scarsi o niente viveri, e moltissimi soldati sono quasi senza scarpe... queste condizioni evid e n t e m e n t e n o n p o s s o n o c o n t i n u a r e s o p r a t t u t t o p e r incipienti rigidità invernali». D o p o altri c o m b a t t i m e n t i si arrivò alla relativa stasi imp o s t a d a l gelo. Messe aveva p r o v v e d u t o a far provvista di i n d u m e n t i invernali, ma q u e s t o n o n bastò a evitare 3.600 casi di c o n g e l a m e n t o . La s p e r a n z a di c o n q u i s t a r e Mosca e di i n d u r r e i russi alla resa p r i m a d e l l ' i n v e r n o e r a i n t a n t o svanita: il 2 d i c e m b r e r e p a r t i in perlustrazione della 2 5 8 dia

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visione di fanteria tedesca p e n e t r a r o n o nel s o b b o r g o m o scovita di Khini, da d o v e p o t e v a n o v e d e r e le guglie del Cremlino, m e n o di dieci chilometri lontane. Fu il p u n t o più vicino alla capitale c h e i tedeschi, o r m a i esausti e flagellati d a l l ' i n v e r n o , r i u s c i r o n o a r a g g i u n g e r e . La m a c c h i n a da g u e r r a d i H i t l e r cominciava a p e r d e r e d r a m m a t i c a m e n t e colpi, a n c h e se il dittatore rifiutava di vedere la realtà. I suoi generali se n ' e r a n o accorti da settimane: ai p r i m i di novemb r e , m e n t r e a l Q u a r t i e r generale del F ù h r e r persisteva u n a ostentata euforia, l'addetto militare a R o m a Rintelen si era i n c o n t r a t o i n G e r m a n i a c o n alcuni alti c o m a n d a n t i della W e h r m a c h t . «Fu scongiurato - lo s e p p e poi Ciano - di trovar egli m o d o p e r far capire a Hitler che tutto l ' a n d a m e n t o della g u e r r a in Russia è u n a p u r a follia, che l'esercito tedesco è sottoposto a u n a u s u r a che n o n p u ò r e g g e r e e che infine egli sta c o n d u c e n d o la G e r m a n i a verso la rovina.» Tuttavia Mussolini, in u n a lettera dei p r i m i di d i c e m b r e a Hitler, m e n t r e invocava «al p i ù p r e s t o i m a t e r i a l i occorrenti p e r la Libia, ivi c o m p r e s e le a r m i pesanti, cioè artiglieria e carri armati», si offrì di triplicare la forza o p e r a n t e sul fronte russo, e di inviarvi in particolare delle ottime divisioni alpine. Q u e s t a volta, affamato c o m ' e r a di t r u p p e da gettare nella gelida fornace russa, Hitler acconsentì, p u r p r o s p e t t a n d o s e m p r e i suoi t r a g u a r d i lontani: «Le t r u p p e alpine... d o v r e b b e r o attaccare il Caucaso. U n a volta s u p e r a t e le m o n t a g n e ed iniziata l'azione in O r i e n t e , la partecipazione italiana d o v r à n e c e s s a r i a m e n t e a s s u m e r e p r o p o r z i o n i d i molto m a g g i o r e portata, soprattutto p e r c h é la lotta sarà trasportata in un settore destinato a far p a r t e dello spazio vitale italiano». Mirabolanti illusioni. Ma il frenetico presenzialismo mussoliniano pose le p r e m e s s e p e r la tragedia dell'Armir.

CAPITOLO OTTAVO

LA G U E R R A D I V E N T A M O N D I A L E

Q u e l l ' a u t u n n o del 1941 d i e d e alla g u e r r a , a n c h e se alcuni tra i suoi maggiori protagonisti n o n se ne accorsero, la svolta decisiva. La diede con la imprevista resistenza dell'esercito russo, che a m e t à d i c e m b r e riuscì a n c h e a realizzare, sul fronte di Mosca, u n a p o d e r o s a controffensiva: e la d i e d e con Pearl Harbor, il 7 dicembre. E n t r a m b i gli a v v e n i m e n t i , a n c h e se di s e g n o o p p o s t o , r a l l e g r a r o n o Mussolini che, m a n c a n d o g l i e n e di più sostanziose, si p r e n d e v a le sue rivalse c o n s t a t a n d o gli smacchi tedeschi, o esaltando le vittorie giapponesi. «Mussolini è soddisfatto di c o m e va la g u e r r a in Russia - a n n o t a v a C i a n o o r m a i lo dice a p e r t a m e n t e , e l'insuccesso delle t r u p p e t e d e sche lo rallegra. P u r c h é - gli ho detto - n o n si vada t r o p p o oltre.» Q u a n t o all'aggressione di Pearl H a r b o r , e all'intervento americano, «Mussolini era felice, da molto t e m p o egli è favorevole a u n a p r e s a n e t t a di posizione t r a A m e r i c a e Asse». Assai più difficile e r a capire cosa pensasse, in p r o p o s i t o , il Re. S e c o n d o C i a n o «si compiaceva», s e c o n d o il g e n e r a l e P u n t o n i «è p r e o c c u p a t o : r i t e n g o , dalla sua reticenza a p a r lare, che sia convinto, a n c h e questa volta, che l'Italia sia stata p o s t a dall'alleato di fronte al fatto c o m p i u t o » . Probabilm e n t e Vittorio E m a n u e l e I I I , che era intelligente, sperava che il Pacifico risolvesse u n a g u e r r a il cui corso, in E u r o p a , s e m b r a v a senza sbocchi i m m e d i a t i : ma valutava con realis m o l ' i m m e n s o potenziale i n d u s t r i a l e e bellico a m e r i c a n o , sul quale è possibile fosse meglio informato di Mussolini. Le folgoranti conquiste dei g i a p p o n e s i misero in o m b r a 436

le difficoltà t e d e s c h e in Russia, e la n u o v a oscillazione del p e n d o l o in Cirenaica, dove gli inglesi - lo v e d r e m o - e r a n o t o r n a t i all'offensiva, N a t u r a l m e n t e Italia e G e r m a n i a si aff r e t t a r o n o a d i c h i a r a r e g u e r r a agli Stati Uniti. C i a n o t r a smise la comunicazione all'incaricato d'affari di Washington - l'ambasciatore Phillips era assente - che credeva, i n g e n u a m e n t e , di essere stato convocato p e r discutere d e l l ' a r r e s t o di alcuni giornalisti. Seguì un discorso di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia. Poche frasi, più che mai un collage di slogans. «Il Tripartito - disse - diventa u n a p o t e n z a militare che schiera a t t o r n o alle sue b a n d i e r e 250 milioni di u o mini.» Q u i n d i si scagliò c o n t r o Franklin D. Roosevelt: «Né l'Asse né il G i a p p o n e volevano l'estensione del conflitto: un u o m o , un u o m o solo, un autentico e d e m o c r a t i c o d e s p o t a , a t t r a v e r s o u n a serie infinita d i p r o v o c a z i o n i , i n g a n n a n d o con u n a frode s u p r e m a le stesse popolazioni del suo paese, ha voluto la guerra». La conclusione fu risaputa: «Il Tripartito, nella pienezza dei suoi mezzi morali e materiali, è u n o s t r u m e n t o p o d e r o s o p e r la g u e r r a , e il g a r a n t e sicuro della vittoria. Vinceremo». L'entusiasmo della folla oceanica ci fu, ma m e n o a r d e n t e c h e in a l t r e occasioni: forse p e r c h é faceva f r e d d o , forse p e r c h é e r a n o le t r e del p o m e r i g g i o , e molti n o n a v e v a n o a n c o r a p r a n z a t o . O forse p e r c h é , d o p o un a n n o e mezzo di spensieratezza, i disagi e le restrizioni c o m i n c i a v a n o ad essere avvertiti a n c h e in Italia. Il D u c e aveva v o l u t o r i s p a r m i a r e agli italiani, a l u n g o , t r o p p o a l u n g o , q u e i sacrifici che G e r m a n i a e I n g h i l t e r r a si e r a n o imposti fin dal p r i m o m o m e n t o . A n c o r a nel luglio e agosto p r e c e d e n t i si e r a assistito ad un assalto dei t r e n i in p a r t e n z a p e r le località di villeggiatura, e Cavallero si e r a chiesto s e r i a m e n t e , in u n a riun i o n e , se fosse il caso di t o g l i e r e le ferie agli o p e r a i delle fabbriche p e r intensificale l a p r o d u z i o n e degli a u t o c a r r i , di cui le u n i t à al fronte a v e v a n o d i s p e r a t a m e n t e b i s o g n o . F i n a l m e n t e v e n n e u n g i r o d i vite, nel r a z i o n a m e n t o alim e n t a r e e nella v e n d i t a dei g e n e r i di a b b i g l i a m e n t o , c h e 437

r i c h i a m ò gli italiani - le cui abitudini avevano subito, n o n o stante tutto, b e n pochi m u t a m e n t i - alla realtà. L'Italia cominciava a essere a c o r t o di viveri. «E c e r t o c h e m a n c a n o c i n q u e milioni di quintali di g r a n o p e r a r r i v a r e alla saldat u r a - t e s t i m o n i a v a C i a n o il 2 d i c e m b r e - b i s o g n e r à chiederli in prestito alla Germania.» Mussolini tuttavia nicchiava, p e r ragioni d'orgoglio, b e n c h é i suoi g e r a r c h i lo avvertissero che «nuove restrizioni s a r e b b e r o s i c u r a m e n t e motivo di d i s o r d i n e » . E r a n o le p r i m e avvisaglie di un risveglio inquieto del Paese d o p o le illusioni sulla g u e r r a breve, facile e fatta p e r p r o c u r a . In un Consiglio dei ministri il Duce a n n u n c i ò , con il suo a volte ostentato e scaramantico pessim i s m o , che la g u e r r a sarebbe stata lunghissima, «quattro o c i n q u e anni», e che «l'umanità si avvia verso u n a c o m p l e t a p r o l e t a r i z z a z i o n e » . Ma c o n t i n u a v a a c a p i r e p o c o , p e r c h é m i n i m i z z ò , in quello stesso Consiglio dei m i n i s t r i , il p e s o degli Stati Uniti nel conflitto. D e l u s o dalla m a n c a t a c o n q u i s t a di Mosca, e dalla inattesa reattività delle Forze A r m a t e sovietiche, H i t l e r cercava dei c a p r i espiatori: trovò il più i m p o r t a n t e tra essi nel c o m a n d a n t e d e l l ' e s e r c i t o , v o n B r a u c h i t s c h , c h e d a t e m p o aveva p r e s e n t a t o le dimissioni p e r c h é - c o m e osservava H a i d e r e r a d i v e n t a t o «poco più c h e un portalettere», e che le vide accolte a m e t à d i c e m b r e . Hitler stesso assunse il C o m a n d o s u p r e m o dell'esercito r i p e t e n d o u n a tecnica - il c u m u l o delle c a r i c h e - c h e è c o n g e n i a l e ai d i t t a t o r i , e c h e aveva già a d o t t a t o in p r e c e d e n z a . «Non fu che u n a r i p r o v a del caos c h e r e g n a v a o r m a i a tutti i livelli g e r a r c h i c i - ha scritto il biografo di Hitler, Fest - il fatto che egli si sostituisse ai militari a un d u p l i c e livello: nel 1934, alla m o r t e di H i n d e n b u r g , aveva assunto in p r o p r i o l'ufficio, quasi esclusivamente r a p p r e s e n t a t i v o , di Presidente del Reich; nel 1938, in seguito alle dimissioni di B l o m b e r g , aveva avocato a sé il com a n d o effettivo delle Forze A r m a t e ; questa volta giustificò la decisione a f f e r m a n d o - e la f o r m u l a d e n u n c i a sia la sua 439

ombrosità, sia la sua t e n d e n z a a u n a ideologizzazione semp r e p i ù marcata - che " c h i u n q u e è in g r a d o di p r o v v e d e r e alla routine della c o n d o t t a operativa, m e n t r e compito del com a n d a n t e in c a p o dell'esercito è q u e l l o di i m p r o n t a r e in senso nazionalsocialista l'esercito, e n o n conosco nessun gen e r a l e c h e sia in g r a d o di assolvere tale c o m p i t o c o m e io l'intendo. Per questo motivo ho deciso di a s s u m e r e io stesso il C o m a n d o s u p r e m o dell'esercito".» La liquidazione di Brauchitsch, cui seguì un rimescolam e n t o degli Alti c o m a n d i , fece p e s s i m a i m p r e s s i o n e negli a m b i e n t i militari e d i p l o m a t i c i t e d e s c h i . Mussolini finse n o n c u r a n z a : e r a q u e s t o , i n lui, u n a t t e g g i a m e n t o a u t o d i fensivo, q u a n d o n o n sapeva valutare la p o r t a t a di un avven i m e n t o , o q u a n d o temeva, istintivamente, che a n n u n c i a s se g u a i . Trasse anzi conclusioni ottimiste dalla mainmise di H i t l e r sulla s u p r e m a d i r e z i o n e , a n c h e tecnica, della g u e r ra. «Questa g u e r r a - affermò - ha p r o v a t o che solo gli eserciti politici h a n n o qualche cosa da dire, e adesso Hitler r e n d e r à a n c o r a p i ù politico il s u o esercito.» Su cosa fondasse q u e s t a c o n v i n z i o n e n o n si capisce. La Milizia, il p i ù politicizzato s t r u m e n t o m i l i t a r e italiano, aveva d a t o p r o v a m e diocre, q u a n d o n o n pessima, d o v u n q u e e r a stata i m p e g n a ta, e i trionfi tedeschi e g i a p p o n e s i n o n e r a n o c e r t o frutto d i i n d o t t r i n a m e n t o politico: a l c o n t r a r i o , e r a n o frutto d i u n a g r a n d e tradizione e di u n a strategia m o d e r n a . Ma il D u c e aveva così a g g i u n t o un a l t r o slogan ai molti d e l s u o repertorio. A n c h e Mussolini p r o c e d e t t e , sul finire d e l 1 9 4 1 , a un cambio della g u a r d i a che, sulla carta, era i m p o r t a n t e : sostituì il segretario del Partito Adelchi S e r e n a , in disgrazia da t e m p o - n o n riusciva n e p p u r e più a farsi ricevere a Palazzo Venezia - c o n un o s c u r o g i o v a n o t t o di ventisei a n n i , Aldo Vidussoni, triestino, s t u d e n t e di g i u r i s p r u d e n z a fuori corso, fino alla vigilia della p r o m o z i o n e r e g g e n t e della segreteria dei Guf, l'organizzazione degli universitari fascisti. Vidussoni aveva combattuto in S p a g n a r i p o r t a n d o v i gravi ferite - in 440

p a r t i c o l a r e la m u t i l a z i o n e d ' u n a m a n o - e m e r i t a n d o v i la m e d a g l i a d ' o r o . Il suo n o m e e r a i g n o t o alle alte g e r a r c h i e fasciste, t a n t o che C i a n o - di cui si m o r m o r ò subito, senza f o n d a m e n t o , c h e ne avesse avallato la n o m i n a - n o n lo conosceva n e m m e n o . D o p o avergli parlato p e r mezz'ora - già Bottai e altri dicevano che «è un fesso» - diagnosticò: «Semb r a entusiasta, i n b u o n a fede, p r i n c i p i a n t e . S u d e r à s a n g u e in quell'ambiente di vecchie p u t t a n e c h e è il Partito». A Vidussoni fu affiancato c o m e vice-segretario, p e r controllarne le mosse, un e s p o n e n t e della vecchia g u a r d i a intransigente, Carlo Ravasio. Molto si c o n g e t t u r ò sulle ragioni della s o r p r e n d e n t e d e cisione. N o n è escluso vi sia e n t r a t a u n a patetica c o m p o n e n te u m a n a , u n a sorta di slancio emotivo verso la giovinezza eroica, un segno di dolore e di r i m p i a n t o p e r la p e r d i t a del figlio B r u n o , molto amato, che ai p r i m i di agosto e r a m o r t o in un incidente di volo, m e n t r e nel cielo di Pisa sperimentava un n u o v o q u a d r i m o t o r e da b o m b a r d a m e n t o della Piaggio. Sul p i a n o politico la scelta restituì totalmente al Duce la g u i d a del P a r t i t o : egli fu, a l m e n o p e r q u a l c h e t e m p o , il m e n t o r e d e l l ' i n e s p e r t o s e g r e t a r i o , p r o t e g g e n d o n e e toller a n d o n e le ingenuità (nel suo zelo p u r i t a n o Vidussoni arriv e r à a d i s c u t e r e in u n a r i u n i o n e di Partito la tollerabilità della relazione tra Mussolini e la Petacci, m a n d a n d o su tutte le furie il dittatore). U n a medaglia d ' o r o n o n a n c o r a t r e n t e n n e alla s e g r e t e r i a a n d a v a b e n e p e r d i m o s t r a r e che sang u e fresco e r a stato immesso in un o r g a n i s m o sclerotizzato e che la sintonia tra il fascismo e il Paese in g u e r r a era totale. Il Duce, n o n o s t a n t e il suo isolamento, a n n u s a v a a t t o r n o a sé stanchezza e apatia. Gli sarebbe servito, in quel m o m e n to, un Partito vigoroso ed entusiasta, che facesse da a n t i d o to al lassismo generale. Il Partito e r a invece, e o r m a i irrimediabilmente, quale il dittatore l'aveva voluto: u n a s t r u t t u r a burocratica, affiancata e m a g a r i sovrapposta a quella a m m i nistrativa, ma con gli stessi vizi aggravati dall'enfasi retorica. R i p e t u t e fino alla n a u s e a , le invocazioni g u e r r i e r e e le di441

chiarazioni di fedeltà a costo della vita a p p a r t e n e v a n o a un logoro rituale. Il p o v e r o Vidussoni, c h e ci credeva, avvertì p r e s t o la sua s o l i t u d i n e . O forse gli m a n c a v a la sensibilità necessaria p e r r e n d e r s e n e c o n t o , m a c e r t o n o n convinse n e s s u n o e n o n t r a s c i n ò n e s s u n o : n e p p u r e il D u c e c h e , q u a n d o s'accorse d ' a v e r e g i u o c a t o u n a c a r t a sbagliata, l o tolse di mezzo. A m e t à s e t t e m b r e (1941) R o m m e l o r d i n ò u n a p u n t a t a i n territorio egiziano - d e n o m i n a t a Sogno di una notte di mezza estate - che si inoltrò nel vuoto. Il g e n e r a l e tedesco n o n riuscì a cogliere alcun sintomo di presenza massiccia delle forze britanniche, e a n c o r m e n o indizi di u n a i m m i n e n t e controffensiva. I suoi c a r r i e r a n o arrivati fino al p u n t o in cui, s e c o n d o i d i s e g n i di Auchinleck, s a r e b b e stato allestito il p r i n c i p a l e d e p o s i t o logistico p e r la riconquista della Cirenaica: ma i lavori p e r il p r o l u n g a m e n t o della ferrovia fino a quella zona n o n e r a n o in corso e così «la volpe del deserto», u n a volta tanto i n g a n n a t a , p e n s ò di potersi dedicare in tutta tranquillità alla p r e p a r a z i o n e di un attacco c o n t r o l'assediata piazzaforte di T o b r u k , attacco previsto p e r il 20 o 21 novembre. I c o m a n d i italiani - Ettore Bastico aveva sostituito fin dal luglio il g e n e r a l e Gariboldi c o m e c o m a n d a n t e delle t r u p p e in Africa Settentrionale, e il suo C a p o di Stato Maggiore e r a G a m b a r a , cui fu a n c h e affidata la responsabilità di un Corpo d ' a r m a t a motocorazzato «di manovra» - e r a n o m e n o ottimisti: ma i loro d u b b i e i loro consigli potevano poco, contro l'aggressiva volontà di R o m m e l , spalleggiato da R o m a e da Berlino, a n c h e se Haider, àaìYOkw, n o n m a n c a v a di addebitargli p r e s u n z i o n e e leggerezza. A R o m m e l era stato riconosciuto il c o m a n d o di tutte le t r u p p e della Cirenaica, fatta eccezione soltanto p e r il C o r p o d ' a r m a t a di G a m b a r a . II 18 n o v e m b r e , agli o r d i n i di C u n n i n g h a m , il vincitore dell'Africa O r i e n t a l e , scattò l'avanzata delle u n i t à b r i t a n n i che, che avevano un largo vantaggio in mezzi corazzati - cir442

ca 700 c o n t r o i 250 italo-tedeschi - e g o d e v a n o di un b u o n a p p o g g i o a e r e o . Gli inglesi si s c o n t r a r o n o d a p p r i m a con u n a resistenza tenace, nella quale si distinsero sia il presidio dei giovani fascisti di Bir el-Gobi sia VAriete. L'attacco della 22" brigata corazzata contro le posizioni italiane vide alla fine l'Ariete p a d r o n a d e l c a m p o , a n c h e se t r e n t a c i n q u e d e i suoi c a r r i e r a n o a n d a t i d i s t r u t t i , e altri 15 e r a n o rimasti danneggiati. Gli inglesi sostennero di a v e r n e p e r d u t i 25, ed e r a n o i C r u s a d e r , alla p r i m a p r o v a i m p e g n a t i v a . Ma il com a n d o della brigata inglese, t e n e n d o conto a n c h e dei guasti meccanici, riferì che ne e r a o r m a i inutilizzabile la metà, ossia settanta. Per il r e s t o tuttavia l ' o p e r a z i o n e p r o c e d e t t e favorevolm e n t e p e r gli inglesi, in u n a serie di combattimenti che, com e s e m p r e nel d e s e r t o , s o m i g l i a v a n o p e r i r a p i d i spostamenti, le avanzate e gli sganciamenti a u n a battaglia navale. R o m m e l , evacuato l'aeroporto di Sidi Rezegh, era ancora fid u c i o s o , e s p e r a v a di evitare un r i p i e g a m e n t o p r o f o n d o . Nella e m e r g e n z a , chiese c o m u n q u e che fosse affidato al suo c o m a n d o a n c h e il C o r p o d ' a r m a t a di G a m b a r a p e r c h é «il generale Bastico n o n ha avuto finora alcuna influenza p e r sonale sul corso della battaglia» e p e r c h é «è necessario sostituire subito al c o m a n d o a d u e delle o p e r a z i o n i il c o m a n d o u n i t a r i o di tutti i r e p a r t i che si t r o v a n o in M a r m a r i c a e in Cirenaica.» Gli inglesi scoprirono i n t a n t o le loro carte. Il 21 novemb r e la BBC a n n u n c i ò che «l'8 a r m a t a con circa settantacinq u e m i l a u o m i n i equipaggiati ed a r m a t i in m o d o eccellente ha iniziato un'offensiva generale nel deserto occidentale con l'obbiettivo di d i s t r u g g e r e le forze italo-tedesche in Africa». Gli intrappolati di T o b r u k p o t e v a n o diventare, a quel p u n to, i n t r a p p o l a t o r i : il braccio di u n a tenaglia nella quale le forze di R o m m e l sarebbero state stritolate. Ma poi l'avanzata s'inceppò, Sidi Rezegh fu ripresa dalle t r u p p e dell'Asse, Rommel, con alcune p u n t a t e avventurose, p o r t ò lo scompiglio nello s c h i e r a m e n t o n e m i c o - e a volte ;l

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anche nel suo - e C u n n i n g h a m fu assalito da forti dubbi sulla o p p o r t u n i t à di p r o s e g u i r e l'offensiva. A u c h i n l e c k e r a d'avviso o p p o s t o : p e r r a g i o n i militari, e a n c h e p e r ragioni politiche, l'avanzata n o n poteva concludersi, nei pressi della f r o n t i e r a c o n l'Egitto, c o n un n u l l a di fatto. C o m u n i c ò a Churchill che C u n n i n g h a m , «ammirevole fino a questo m o m e n t o , h a cominciato a d orientarsi verso u n a c o n d o t t a difensiva anziché offensiva, p r i n c i p a l m e n t e a causa delle gravi p e r d i t e di carri subite», e o t t e n n e di sostituirlo col suo sottocapo di Stato Maggiore, Ritchie. I fatti d i e d e r o , p e r il m o m e n t o , r a g i o n e ad Auchinleck. T o b r u k fu liberata, e gli italo-tedeschi ricacciati g r a d u a l m e n t e fino ad A g e d a b i a , al di là della r i p e r d u t a B e n g a s i . Q u e s t a n u o v a oscillazione del p e n d o l o si svolse tra recriminazioni e bisticci di R o m m e l con i c o m a n d a n t i italiani. In un tempestoso i n c o n t r o con Bastico, l'8 d i c e m b r e , il generale t e d e s c o a t t r i b u ì la sconfitta alla «incapacità italiana di combattere insieme», e di fronte alle obbiezioni del suo molto teorico s u p e r i o r e minacciò a d d i r i t t u r a di ritirare dalla Libia le divisioni tedesche, c h i e d e n d o n e l ' i n t e r n a m e n t o in Tunisia. Altra discussione il 16 d i c e m b r e , questa volta alla p r e senza di Cavallero e Kesselring. Gli italiani i n t e n d e v a n o ind u r r e R o m m e l a d i f e n d e r e c o n m a g g i o r e a c c a n i m e n t o il territorio cirenaico. Egli rifiutò, e ne seguì un vero alterco: «Bastico e G a m b a r a - ha lasciato scritto R o m m e l nel s u o diario - r e a g i r o n o con tale violenza, che infine fui costretto a c h i e d e r e a Bastico in che m o d o lui, in qualità di c o m a n d a n t e in c a p o delle forze del Nordafrica, p r o p o n e v a di affrontare la situazione. Bastico eluse la d o m a n d a , e disse che come c o m a n d a n t e in capo n o n era affar suo. Poteva soltanto d i r e c h e d o v e v a m o t e n e r e u n i t e le n o s t r e forze. Finalm e n t e la delegazione se ne a n d ò dal mio Q u a r t i e r generale, senza avere o t t e n u t o nulla». A fine a n n o la s p i n t a inglese s'era t o t a l m e n t e e s a u r i t a . L ' O p e r a z i o n e Crusader e r a costata alle t r u p p e dell'Asse 2.300 m o r t i - divisi e q u a m e n t e tra italiani e tedeschi - 6.100 445

feriti e 29 mila dispersi e prigionieri: tra essi 20 mila italiani. 2.900 i morti britannici, 7.300 i feriti, 7.500 i prigionieri e dispersi. T u t t o p e r riconquistare u n a distesa di sabbia (ma a n c h e i preziosi a e r o p o r t i della « p r o t u b e r a n z a » , la g r a n d e c u r v a c h e la costa fa p e r f o r m a r e il Golfo della Sirte). T r a breve, R o m m e l si sarebbe presa u n a clamorosa a n c h e se effimera rivincita.

CAPITOLO NONO

ALESSANDRIA, LA R I V I N C I T A DI T A R A N T O

Alla fine del 1941 la M a r i n a italiana aveva r i c o n q u i s t a t o il p r e d o m i n i o del M e d i t e r r a n e o . N o n s e p p e sfruttarlo c o m e e q u a n t o avrebbe d o v u t o : ma certo è che d o p o vicende alterne il controllo del m a r e tra Gibilterra e Alessandria era stato tolto alla flotta britannica, grazie soprattutto a tre fattori: la accresciuta consistenza delle forze aeree tedesche in Sicilia, che aveva moltiplicato, p e r le navi britanniche, il pericolo dal cielo (ma a n c h e l'Aeronautica italiana colse allori importanti, c o m e il d a n n e g g i a m e n t o , il 27 settembre, della corazzata Nelson); l'ingresso in M e d i t e r r a n e o degli U Bool che, forti della s t r a o r d i n a r i a e s p e r i e n z a acquisita in Atlantico, a v e v a n o subito messo a s e g n o alcuni colpi grossi; infine la s t r a o r d i n a r i a i m p r e s a della X Mas ad Alessandria, che e r a costata all'ammiraglio C u n n i n g h a m p i ù di u n a battaglia navale p e r d u t a . Scacciati da Creta, gli inglesi avevano, nella loro lotta in M e d i t e r r a n e o , s o p r a t t u t t o u n o scopo: salvare Malta, ossia rifornirla e difenderla. L'Asse, a sua volta, doveva approvvig i o n a r e l'esercito italo-tedesco dell'Africa Settentrionale, e d u n q u e assicurare il passaggio a t t r a v e r s o il M e d i t e r r a n e o di grossi convogli. Malta, questa spina avvelenata, e r a stata lasciata agli inglesi dalla miopia dello Stato Maggiore italian o . Q u a n d o Mussolini aveva dichiarato la g u e r r a , il 10 giug n o , le più e l e m e n t a r i regole n o n dell'alta scuola strategica, ma del b u o n s e n s o , a v r e b b e r o suggerito che ogni sforzo fosse d e d i c a t o alla c o n q u i s t a di Malta e alla sua e l i m i n a z i o n e dal dispositivo nemico: n o n alla sterile e umiliante offensiva c o n t r o la Fraircia a g o n i z z a n t e , o alla pazzesca g u e r r a di 447

Grecia. N o n lo si fece, e l'isola restò n e m i c a , al c e n t r o del m a r e conteso, minacciata e minacciante. Per m a n t e n e r n e la capacità bellica, gli inglesi r i c o r s e r o p e r f i n o al t r a s p o r t o a m e z z o di sommergibili, ciascuno dei quali p o r t a v a , in m e dia, 24 u o m i n i p e r gli avvicendamenti, 147 sacchi di posta, 2 sacchi di medicinali, 62 tonnellate di b e n z i n a avio e 45 di kerosene. A loro volta gli italiani, q u a n d o si t r o v a r o n o alle strette, utilizzarono gli incrociatori c o m e navi da t r a s p o r t o , e d u e di essi, il Da Barbiano e il Di Giussano, furono affondati in quelle missioni. In q u e s t o d u e l l o v e n n e r o assestati, d a l l ' u n a e dall'altra p a r t e , colpi letali. A m e t à settembre, i transatlantici Oceania e Neptunia furono colati a picco da sommergibili, e solo il Vulcania, c h e p u r e faceva p a r t e d e l convoglio, si , salvò. Un r a p p o r t o tedesco attribuì queste p e r d i t e alla incapacità dell'alleato: «La situazione così com'è descritta è insostenibile. Le forze a e r e e e navali italiane sono incapaci di ass i c u r a r e a i convogli u n a p r o t e z i o n e a d e g u a t a . . . L o Stato Maggiore della M a r i n a tedesca richiede m u t a m e n t i radicali e m i s u r e i m m e d i a t e p e r p o r r e r i p a r o alla situazione». Hitler, i m p e g n a t o a fondo in Russia, dove le conquiste si succedevano, ma l'esercito di Stalin n o n e r a crollato, esitò a c o n c e d e r e rinforzi, e l'ammiragliato b r i t a n n i c o osò inviare di n u o v o a Malta, d o p o alcuni mesi, u n a forza navale di superficie, con d u e incrociatori e d u e caccia: u n a ulteriore insidia p e r i convogli. P r o p r i o q u e s t a Forza K, avvantaggiata c o m e al solito dal possesso del radar, sorprese un convoglio f o r t e m e n t e scortato, sotto il c o m a n d o dell'ammiraglio Brivonesi (si e r a ai primi di n o v e m b r e ) , e ne fece strage. Se in settembre la p e r c e n t u a l e di p e r d i t e , nei carichi avviati verso la Libia, e r a stata del 28 p e r c e n t o , e in o t t o b r e del 21 p e r cento, in n o v e m b r e salì al 63 p e r cento, e p r o p r i o allora l'arm a t a britannica d'Egitto aveva lanciato il suo attacco. Ma a n c h e p e r la Mediterranean Fleet di A l e s s a n d r i a e la Forza H di Gibilterra v e n n e r o i giorni neri. F i n a l m e n t e H i tler aveva p r o v v e d u t o a d a r e aiuti più sostanziosi al settore 448

m e d i t e r r a n e o . Sei U Boot vi e r a n o entrati in settembre, altri q u a t t r o in n o v e m b r e , e lasciarono subito il s e g n o . A Gibilt e r r a fu colpita e colata a picco la p o r t a e r e i Ark Royal, e poi fu la volta della corazzata Barham. Ai p r i m i di d i c e m b r e un altro C o r p o a e r e o tedesco, ritirato dalla U n i o n e Sovietica, fu affiancato a quello che già o p e r a v a insieme agli italiani, e f o r m ò la s e c o n d a flotta a e r e a al c o m a n d o del maresciallo Kesselring. Un incrociatore, il Galateo,, si aggiunse alle perdite inglesi. I n c o n c l u d e n t e fu invece la p r i m a battaglia della Sirte (17 dicembre). U n a forte s q u a d r a italiana aveva p r e s o il m a r e con 3 corazzate, 2 incrociatori p e s a n t i e 10 caccia, p e r scortare un convoglio. La formazione, al c o m a n d o dell'ammiraglio J a c h i n o , e n t r ò in contatto con gli incrociatori della Forza K ( a m m i r a g l i o inglese Vian), ma lo scambio di colpi fu b r e v i s s i m o e, e s e g u i t o a distanza e n o r m e , quasi t r e n t a chilometri, n o n fruttò nulla agli italiani che disponevano di u n a netta superiorità, ma t e m e v a n o la notte incomb e n t e , che li a v r e b b e lasciati ciechi c o n t r o un n e m i c o che vedeva. Q u e s t a Forza K che aveva evitato le salve dei cannoni di t r e navi da battaglia fu p o i r i d o t t a alla i m p o t e n z a da u n a disavventura assai m e n o spiegabile: i n c a p p ò in un campo m i n a t o , vi p e r s e un i n c r o c i a t o r e e un caccia, e ne uscì con d u e altri incrociatori danneggiati, u n o di essi in misura molto seria. Infine v e n n e la botta di Alessandria. Gli studi italiani su u n a «torpedine semovente» che consentisse di collocare u n a carica di esplosivo sotto la chiglia di navi n e m i c h e risalivano al p e r i o d o della g u e r r a d'Etiopia. Per c o m p e n s a r e la inferiorità italiana sul m a r e , allora nettissima, si era p e n s a t o sia a questi o r d i g n i subacquei, sia a barchini esplosivi (un p r o g e t t o al r i g u a r d o era stato p r e s e n t a t o d a l d u c a A i m o n e di Savoia-Aosta, f u t u r o e t e o r i c o Re di Croazia) sia a r e p a r t i suicidi ( p r e c u r s o r i dei kamikaze giapponesi) dell'aeronautica militare. Alle t o r p e d i n i esplosive si e r a n o in particolare dedicati d u e t e n e n t i del genio navale, Elios Toschi e Teseo Tesei, c h e avevano p o t u t o a p p r o n t a r e 449

un p r i m o e s e m p l a r e della loro «creatura» già alla fine del 1935. T o r n a t a la pace, l'idea n o n fu del tutto a b b a n d o n a t a . Alcuni altri mezzi speciali v e n n e r o costruiti, e via via perfezionati. Il risultato dei vari tentativi fu il Sic, siluro a l e n t a corsa, ribattezzato familiarmente «maiale». In pratica un sil u r o t r a s f o r m a t o in scafo s o m m e r g i b i l e sulla cui g r o p p a si sistemavano, a cavalcioni, d u e o p e r a t o r i m u n i t i di a u t o r e spiratori. Il «maiale» d o v e v a essere p o r t a t o fino in prossim i t à dell'obbiettivo, p e r c h é la sua bassa velocità ( m e n o di cinque chilometri l'ora), assicurata da un m o t o r e elettrico, e la scarsa a u t o n o m i a , vietavano l u n g h i spostamenti. La testa esplosiva conteneva a l l ' i n a r c a 250 chili di esplosivo. Staccata dal siluro, e applicata allo scafo della nave prescelta con u n a ventosa e l e t t r o m a g n e t i c a , la testa scoppiava grazie ad u n a spoletta a t e m p o . Il c o n g e g n o e r a r u d i m e n t a l e , si p u ò d i r e artigianale: e n e l l ' i m p i e g o p r e s e n t ò n o n p o c h i inconvenienti. Ma rispondeva, nella concezione, agli scopi cui era destinato: richiedeva tuttavia personale allenato e di un coraggio a tutta prova. Q u a n d ' a n c h e l'azione, il cui rischio era solo di poco inferiore a quello di un attacco suicida, avesse felice esito, il r e c u p e r o degli equipaggi diventava aleatorio, e spesso impossibile. Poiché i «maiali» d o v e v a n o p r e n d e r e il m a r e nelle adiacenze degli obbiettivi, alcuni sommergibili - Inde, Gondar, Sciré - f u r o n o modificati in m o d o da i m b a r c a r n e t r e . Un p r i m o tentativo c o n t r o la base di Alessandria fallì p e r c h é il sommergibile Iride, sul quale i mezzi speciali e r a n o imbarcati, fu affondato da aerosiluranti inglesi nel golfo di Bomba, in Cirenaica. Q u a s i l'intero e q u i p a g g i o p e r ì tra le l a m i e r e dello scafo. F u r o n o p r o g e t t a t e altre d u e azioni, u n a c o n t r o Alessandria, l'altra c o n t r o Gibilterra, affidate, p e r l'avvicin a m e n t o , ai sommergibili Gondar e Sciré. Dello Sciré era com a n d a n t e J u n i o Valerio Borghese. L'impresa del Gondar fallì, come quella dell'Iride, a n c h e se facendo u n a sola vittima, p e r c h é il 28 s e t t e m b r e 1940, a circa 110 miglia da Alessandria, il sommergibile fu avvistato, c a n n o n e g g i a t o , b o m b a r 450

d a t o da u n i t à di superficie b r i t a n n i c h e , e c o s t r e t t o all'autoaffondamento. Gli inglesi c a t t u r a r o n o n o n solo l'equipaggio del Gondar, ma i piloti dei mezzi d'assalto, e il c a p i t a n o d i fregata Giorgioni, c o m a n d a n t e dell'intero g r u p p o sommozzatori. N e m m e n o c o n l'attacco a G i b i l t e r r a , d u e mesi d o p o , i «maiali» c o m i n c i a r o n o a d a r e soddisfazioni. Lo Sciré aveva caricato, insieme ai «maiali», tre «coppie» di «operatori»: ten e n t e di vascello Birindelli e p a l o m b a r o Paccagnini; capitano del genio navale Teseo Tesei e p a l o m b a r o Pedretti; sottot e n e n t e di vascello D u r a n d de La P e n n e e p a l o m b a r o Bianchi. I «maiali» f u r o n o p o r t a t i fino a p o c h e d e c i n e di m e t r i dagli obbiettivi, ma i loro difetti di f u n z i o n a m e n t o , e l'inad e g u a t e z z a d e l l ' e q u i p a g g i a m e n t o degli u o m i n i , r e s e r o irr a g g i u n g i b i l e il b e r s a g l i o , q u a n d o e r a a p o r t a t a di m a n o . P u r t r o p p o Birindelli e Paccagnini c a d d e r o p r i g i o n i e r i (la vicinanza della costa spagnola consentì agli altri di rifugiarvisi). Gli inglesi e r a n o o r m a i sull'avviso: s a p e v a n o c h e i «maiali» e r a n o un p e r i c o l o g r a v e . I p r i m i risultati i mezzi d'assalto li d i e d e r o n o n c o n i «maiali» ma con i b a r c h i n i esplosivi che, il 26 m a r z o 1941, q u a n d o Creta era ancora in m a n i inglesi, v i o l a r o n o la baia di S u d a , m i s e r o fuori comb a t t i m e n t o l'incrociatore York che n o n p o t è più essere ripar a t o e d a n n e g g i a r o n o s e r i a m e n t e u n a grossa p e t r o l i e r a . L a m m i r a g l i o C u n n i n g h a m ricordò con amarezza, nelle sue m e m o r i e , questo smacco, che gli aveva fatto p e r d e r e «l'unico incrociatore con c a n n o n i da 203» e che doveva essere attribuito «alla insufficiente difesa di u n a base navale». I sei piloti dei barchini si salvarono, prigionieri. A n c o r a Gibilterra, il 26 maggio 1941, e a n c o r a un colpo a vuoto. La flotta da g u e r r a inglese aveva lasciato la base, e l'attacco d o v e t t e c o n c e n t r a r s i sui m e r c a n t i l i alla fonda. I «maiali» s e m b r a v a n o o r m a i b e n rodati, e p e r evitare un eccessivo affaticamento degli equipaggi fu deciso di farli arrivare in a e r e o a Cadice, dove era stata inviata la cisterna Fulgor, trasformata in nave a p p o g g i o p e r sommergibili. La ma451

n o v r a dello Sciré fu un successo. Ma n o n lo fu il seguito. Un mezzo d'assalto a n d ò p e r d u t o i m m e d i a t a m e n t e , p e r avarie che ne r e s e r o necessario l'affondamento. Fu deciso p e r t a n to che ciascuno dei d u e «maiali» superstiti fosse m a n o v r a t o da t r e o p e r a t o r i . Un «maiale», con gli ufficiali C a t a l a n o e Marceglia, e il p a l o m b a r o G i a n n o n i , si p o r t ò fin sotto u n a m o d e r n a m o t o n a v e , ma un m a l o r e di Marceglia costrinse i suoi d u e c o m p a g n i a prestargli soccorso. In quel frattempo essi i n t e r r u p p e r o le delicate o p e r a z i o n i di s g a n c i a m e n t o della testa esplosiva e di controllo del siluro, che a n d ò a fond o : e n o n p o t e r o n o r e c u p e r a r l o . Il m a l o r e di un u o m o a n che nell'altro equipaggio d e t e r m i n ò il fallimento totale della missione. Questi i n t r e p i d i assaltatori avevano fisici eccezionali, ed e r a n o b e n allenati. Ma la fatica s t r e m a n t e delle m a n o v r e e le imperfezioni degli autorespiratori li costringevano a sforzi a volte d i s u m a n i , o sovrumani. Le alee e i rischi immensi che queste operazioni c o m p o r tavano furono messi t r a g i c a m e n t e in luce dalla più ambiziosa, forse, tra le i m p r e s e dei mezzi d'assalto: la più ambiziosa, la m e n o f o r t u n a t a , e la p i ù s a n g u i n o s a . L'intera X Mas fu mobilitata p e r violare il p o r t o di La Valletta, a Malta. Il piano prevedeva l'impiego simultaneo di barchini esplosivi e di «maiali», c h e a v r e b b e r o d o v u t o i n f r a n g e r e le o s t r u z i o n i e q u i n d i buttarsi c o n t r o le navi all'ormeggio. Era previsto che alcuni b a r c h i n i esplosivi fossero sacrificati p e r p r o v o c a r e nelle reti di s b a r r a m e n t o gli squarci necessari alla p e n e t r a zione degli altri mezzi. Il c o m a n d a n t e e il vice-comandante della X Mas, capitano di fregata Vittorio Moccagatta e capit a n o di corvetta Giorgio Giobbe, a v r e b b e r o p e r s o n a l m e n t e g u i d a t o l'attacco. F u a n c h e p r e o r d i n a t a u n a serie d i b o m b a r d a m e n t i aerei, nella notte e all'alba del 26 luglio, p e r dis t r a r r e l ' a t t e n z i o n e dei difensori e facilitare, p r o v o c a n d o l'accensione dei proiettori, la visibilità p e r i mezzi d'assalto. Nella loro p r e p a r a z i o n e Moccagatta e G i o b b e a v e v a n o ten u t o conto di tutti gli elementi t r a n n e u n o essenziale: il radar, che localizzò gli incursori q u a n d o a n c o r a e r a n o in fase 452

di avvicinamento. Fu un disastro sia p e r i «maiali», sia p e r i b a r c h i n i , sia p e r i mas che li a v e v a n o p o r t a t i a ridosso del p o r t o di La Valletta. Si c o n t a r o n o q u i n d i c i m o r t i , t r a essi Moccagatta, G i o b b e , e l'eroico Teseo Tesei c h e cavalcava u n o dei «maiali»: altri 18 c o m p o n e n t i la spedizione c a d d e r o p r i g i o n i e r i , e d u e Macchi 200 d e l l ' A e r o n a u t i c a a i r d a r o n o p e r d u t i in combattimenti con i caccia inglesi. In un articolo di qualche mese d o p o sul Daily Mirrar il vice-governatore di Malta E d w a r d J a c k s o n rese o m a g g i o agli sfortunati a u t o r i dell'attacco, «che ha richiesto le p i ù alte d o t i di c o r a g g i o personale». Finalmente - passata la X Mas al c o m a n d o di Borghese v e n n e il p r i m o risultato positivo p e r i «maiali». La notte dal 19 al 20 s e t t e m b r e 1941 depositati in vicinanza di Gibilterra dallo Sciré Ire Sic p e n e t r a r o n o nella r a d a : u n o di essi - ten e n t e di vascello Vesco e p a l o m b a r o Zozoli - d o v e t t e desistere p e r le consuete difficoltà tecniche; il t e n e n t e di vascello Catalano e il p a l o m b a r o G i a n n o n i affondarono la m o t o nave a r m a t a Durham di diecimila tonnellate, il t e n e n t e di vascello Visintini e il p a l o m b a r o M a g r o affondarono la cisterna militare Denbydale di 16 mila t o n n e l l a t e . I p r o t a g o n i s t i dell'attacco r i u s c i r o n o a r a g g i u n g e r e la costa s p a g n o l a . I «maiali» avevano funzionato a d o v e r e , ed e r a n o p r o n t i p e r la loro più m e m o r a b i l e impresa. La navigazione dello Sciré, che si era mosso da L e r o , fino nei pressi di Alessandria, fu di p e r se stessa epica. Per tutto il g i o r n o 18 d i c e m b r e 1941 il sommergibile p r o c e d e t t e , come ha r i c o r d a t o Borghese, «in zona p r e s u m i b i l m e n t e minata, a q u o t a