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Italian Pages 521 Year 2006
Piano
dell'opera:
STORIA D'ITALIA Voi. I 476-1250 STORIA D'ITALIA Voi. II 1250-1600 STORIA D'ITALIA Voi. Ili 1600-1789 STORIA D'ITALIA Voi. IV 1789-1831 STORIA D'ITALIA Voi. V 1831-1861 STORIA D'ITALIA Voi. VI 1861-1919 STORIA D'ITALIA Voi. VII 1919-1936 STORIA D'ITALIA Voi. V i l i 1936-1943 STORIA D'ITALIA Voi. IX 1943-1948 STORIA D'ITALIA Voi. X 1948-1965 STORIA D'ITALIA Voi. XI 1965-1993 STORIA D'ITALIA Voi. XII 1993-1997
MONTANE LLI
CERVI
STO RIA D'ITALIA 1965 1993 INDRO MONTANELLI
i
MARIO CERVI
L'ITALIA DEGLI ANNI DI PIOMBO Dal I96S al r978 INDRO MONTANELLI i MARIO CERVI
L'ITALIA DEGLI ANNI DI FANGO Dal I978 al I993
STORIA
D'ITALIA
Voi. X I EDIZIONE PER OGGI pubblicata su licenza di R C S Libri S.p.A., Milano © 2 0 0 6 RCS Libri S.p.A., Milano Questo volume è formato da: I n d r o M o n t a n e l l i - Mario Cervi
Eltalia degli anni di piombo © 1991 R C S Rizzoli Libri S.p.A., Milano I n d r o M o n t a n e l l i - M a r i o Cervi
Eltalia degli anni di fango © 1993, 1995 R.C.S. Libri & G r a n d i O p e r e S.p.A., M i l a n o © 1997 R C S Libri S.p.A., Milano Progetto grafico S t u d i o Wise Coordinamento redazionale: Elvira M o d u g n o Fotocomposizione: C o m p o s 90 S.r.L, Milano
Allegato a O G G I di questa settimana N O N V E N D I B I L E SEPARATAMENTE Direttore responsabile: Pino Belleri RCS Periodici S.p.A. Via Rizzoli 2 - 20132 Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 145 del 12/7/1948
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L
'Italia assaporava un benessere mai conosciuto. In realtà, il boom economico aveva premiato solo alcune classi, ignorando quelle più deboli; gli industriali perseguivano una politica di breve respiro; la scuola non aveva saputo rinnovarsi; vigeva una morale retriva... Tutte queste contraddizioni esplosero nel Sessantotto quando i moti studenteschi che avevano scosso gli Stati Uniti e infiammato la Francia si estesero ai nostri atenei. Tutto era rimesso in discussione: la morale, i partiti, i sindacati, la politica, le istituzioni, l'insegnamento. Nel 1969, poi, le lotte degli studenti si saldarono alle rivendicazioni operaie. Il 12 dicembre di quell'anno, con la strage alla Banca dell'Agricoltura a Milano - uno dei tanti misteri d'Italia mai risolti - ebbero inizio quegli «anni di piombo» che avrebbero raggiunto il loro apice con il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro nel 1978. Tra queste due date l'Italia conobbe soltanto intimidazioni, agguati, bombe, scandali devastanti, ipocrisia intellettuale, uccisioni, la nascita delle Brigate rosse e del partito armato, lo stragismo, il terrorismo... Il Paese riuscì tuttavia a sconfiggere la lotta armata e ad avviare un processo di rinnovamento con l'elezione di Sandro Pertini alla presidenza della Repubblica (1978) e la formazione (1981) del Governo Spadolini, primo presidente del Consiglio non democristiano. Ma il «grande gioco» lo condusse Bettino Craxi: eletto segretario del PSI nel luglio del 1976, riuscì a vanificare il «compromesso storico» tra DC e PCI, a rendere il suo partito ago della bilancia della vita politica, a essere nominato presidente del Consiglio il 4 agosto 1983 e a mantenere questa carica fino al 3 marzo 198 7. Spregiudicato, politico di razza, capace di vincere un referendum che aboliva la scala mobile, Craxi fu statista di spessore, ma non seppe o non volle vedere la corruzione che dilagava attorno a lui e che lo travolse quando, il 17 febbraio 1992, fu
arrestato per avere intascato una «mazzetta» da Mario Chiesa, un funzionario socialista. Era l'inizio di Tangentopoli: dagli anni di piombo si era passati a quelli «di fango».
INDRO MONTANELLI (Fucecchio 1909 - Milano 2001) è stato il più grande giornalista italiano del Novecento. Laureato in legge e in scienze politiche, inviato speciale del «Corriere della Sera», fondatore del «Giornale nuovo» nel 1974 e della «Voce» nel 1994, è tornato nel 1995 al «Corriere» come editorialista. Ha scritto migliaia di articoli e oltre cinquanta libri. Tra i suoi ultimi successi, tutti pubblicati da Rizzoli, ricordiamo: Le stanze (1998), LItalia del Novecento (con Mario Cervi, 1998), La stecca nel coro (1999), LItalia del Millennio (con Mario Cervi, 2000), Le nuove stanze (2001). MARIO CERVI è nato a Crema (Cremona) nel 1921. Laureato in legge, ufficiale di fanteria durante il secondo conflitto mondiale, per molti anni è stato inviato speciale del «Corriere della Sera», articolista e inviato del «Giornale» e della «Voce». E stato direttore del «Giornale» dal 1997 al 2001. Tra le sue opere ricordiamo Stona della guerra di Grecia (1965; ed. BUR 2001), Mussolini - Album di una vita (Rizzoli 1992), / vent'anni del «Giornale» di Montanelli (con Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Rizzoli 1994).
Indro Montanelli - Mario Cervi
L'ITALIA DEGLI ANNI DI PIOMBO (1965-1978)
AVVERTENZA
Questo degli Anni di p i o m b o è stato, per Cervi e per me, il capitolo insieme più facile e più difficile da ricostruire. Il più facile perché, avendolo entrambi vissuto in prima persona e in qualità di cronisti e di commentatori dei suoi vari episodi, non abbiamo avuto bisogno di consultare molti testi e documenti: bastava la nostra memoria. Il più difficile perché questi episodi sono talmente aggrovigliati che il dipanarli ci ha costretto ad un giuoco di anticipazioni e rievocazioni che rende arduo seguire il filo del racconto. Un'altra difficoltà è stata, per noi che ci siamo stati dentro fino al collo, prendere dagli avvenimenti la distanza necessaria a rappresentarli col dovuto distacco. Degli anni di piombo noi non siamo stati spettatori neutrali. Fondammo un giornale apposta per intervenirvi, e l'abbiamo fatto giorno dopo giorno, con quanta più incisività potevamo, e da posizioni in pieno contrasto con quelle assunte, più o meno scopertamente, da quasi tutta l'altra stampa, quotidiana e periodica, nazionale. Fu una battaglia dura e difficile, che ci ha lasciato addosso parecchie cicatrici, e non parlo soltanto di quelle materiali. Per tutti gli anni Settanta, e per i primi Ottanta, noi fummo indicati alla pubblica esecrazione come i fascisti, i golpisti, in una parola i lebbrosi. E forse saremmo ancora nel ghetto in cui ci avevano relegato, se a trarcene fuori dandoci completa ragione non fossero sopravvenuti i fatti. Spogliarci di questo passato e parlarne come se non ci avessimo partecipato è stato, per Cervi e per me, lo sforzo più grosso. Speriamo di esservi riusciti: nei limiti, si capisce, di quell'angolatura da cui nemmeno lo storico più obbiettivo e imparziale può prescindere. Per noi gli anni che vanno dalla strage di piazza Fontana all'assassinio di Moro non sono affatto «formidabili» come li dipingono cer5
ti commentatori e memorialisti di sinistra per giustificare i propri trascorsi di fiancheggiatori del terrorismo. Per noi quei «formidabili» anni furono quelli del sopruso di una minoranza ubriaca di mode e di modelli d'importazione (Marcuse, Mao, Che Guevara) su una maggioranza succuba anche perché priva di una voce che la rappresentasse. Noi fummo questa voce. E non possiamo prescinderne anche se abbiamo fatto di tutto per dimenticarcene. Secondo noi, il bilancio di quei «formidabili» anni è tutto in passivo. Essi non si sono lasciati dietro che lutti, galere, e quella cosiddetta «cultura del sospetto» che seguita ad inquinare la nostra vita pubblica, continuamente scossa da scandali più o meno pretestuosi che proprio in quei «formidabili» anni hanno la loro origine e radice. Ma il nostro, intendiamoci, non è un libro di denuncia. Le denunce le sporgemmo via via che i fatti ce ne offrivano il destro. Oggi che la Storia ìia emesso il suo verdetto, la denuncia sarebbe anacronistica e ingenerosa. E alla Storia che noi abbiamo voluto dare il nostro modesto contributo. E credo che sia tempo di farlo prima che i Grandi Delusi della sinistra si approprino, come sempre fanno, anche di quella e la stravolgano a profitto delle loro sbugiardate e ridicolizzate tesi. Se abbiamo assolto il nostro impegno, lo giudicheranno i lettori, e specialmente quelli che, come noi, hanno vissuto quel periodo. Per aiutarli a ricordare, noi crediamo di avere fatto del nostro meglio. I. M.
CAPITOLO
PRIMO
GLI ANNI DI GOMMA
Gli a n n i che p r e c e d e t t e r o quelli di p i o m b o furono piuttosto a n n i di g o m m a . La situazione politica e r a insieme statica e friabile, con m a g g i o r a n z e p a r l a m e n t a r i o g n u n a s e m p r e simile alla p r e c e d e n t e e s e m p r e pericolanti, con governi p r o tesi a p a r o l e verso ambiziosi t r a g u a r d i e nella realtà i m p e g n a t i a risolvere q u o t i d i a n i bisticci di m e s c h i n a b o t t e g a . I partiti maggiori e r a n o affidati a leaders di n o n consolidato e contestabile prestigio, t r a n n e u n o : i l P S I con Pietro N e n n i . L o scriviamo p u r a v e n d o p i e n a c o n s a p e v o l e z z a della legg e n d a p o s t u m a creata a t t o r n o alla figura di Aldo M o r o , e in qualche m o d o legittimata dalla sua fine tragica. M o r o e r a nella p r i m a v e r a del 1965 - da q u e l l ' e p o c a rip r e n d i a m o il filo della n a r r a z i o n e i n t e r r o t t a con Eltalia dei due Giovanni - P r e s i d e n t e del Consiglio: e g u i d a v a un gov e r n o di centrosinistra, il suo secondo, che sarebbe stato di d u r a t a i n v e r s a m e n t e p r o p o r z i o n a l e a quella dei suoi discorsi. A fianco di M o r o c o m e v i c e p r e s i d e n t e e r a N e n n i . Ministro degli Esteri A m i n t o r e Fanfani, r e c u p e r a t o d o p o b u r r a scosi incidenti. I d u e «cavalli di razza» della DC t r o t t a v a n o - l'uno diffidente se n o n svogliato, l'altro scalpitante ma con il m o r s o stretto - nello stesso g o v e r n o , e la c a r e n z a d ' a d r e nalina d e l l ' u n o avrebbe d o v u t o essere c o m p e n s a t a dall'abb o n d a n t e dotazione dell'altro. Gli accennati infortuni i n d u cevano Fanfani a u n a inconsueta p r u d e n z a , e M o r o dedicava ogni sua fatica al r a p p o r t o con i socialisti. Era u n r a p p o r t o t o r m e n t a t o p e r c h é l a D C aveva l'esigenza di n o n i m p a u r i r e , con iniziative t r a u m a t i c h e , il suo elettorato m o d e r a t o - di g r a n l u n g a p i ù n u m e r o s o degli iscritti
al p a r t i t o - n o n c h é le c o r r e n t i che s'erano b a t t u t e c o n t r o il centrosinistra; m e n t r e , all'opposto, il P S I e r a smanioso di dim o s t r a r e ai massimalisti del partito - quelli rimasti d o p o la scissione del P S I U P - e ai c o n c o r r e n t i c o m u n i s t i che gli a n n u n c i d i c a m b i a m e n t o n o n e r a n o chiacchiere. Se M o r o , professionista insuperabile della divagazione e d e l rinvio, aveva la r e s p o n s a b i l i t à dell'esecutivo, M a r i a n o R u m o r reggeva la segreteria della DC con il suo stile emolliente. L'unico decisionista, Fanfani, era di regola fuori porta, alla Farnesina o in viaggio, a covare propositi di rivincita: p e r il Governo, p e r il Partito, p e r il Quirinale, p e r tutto. Sulla s p o n d a socialista, il s e t t a n t a q u a t t r e n n e N e n n i e r a disincantato e stanco, a n c h e p e r travagli familiari (in particolare la malattia dell'amatissima moglie C a r m e n ) . Nel novero dei politici di questo p e r i o d o N e n n i e r a senza d u b b i o - con Saragat issato al Quirinale - quello che aveva più valide credenziali di coerenza e di coraggio, p i ù solido prestigio internazionale, più vasta popolarità. Nelle sue scelte strategiche, e r a i n c a p p a t o in e r r o r i m a d o r n a l i : c o m e quello di imp e g n a r e il Partito socialista nel F r o n t e p o p o l a r e con i c o m u nisti, e di votarlo n o n solo alla sconfitta del 18 aprile 1948, ma a un r u o l o subalterno, da allora in poi, nei confronti del P C I . C o n v e r t i t o , aveva p o i g i u o c a t o t u t t e l e s u e c a r t e p e r c o n s e g u i r e d u e obbiettivi: l'ingresso dei socialisti nell'area del p o t e r e - con la costituzione di g o v e r n i organici di centrosinistra - e la riunificazione socialista. Gli riuscirono entrambi, il p r i m o stabilmente, il secondo fuggevolmente. Per r a g g i u n g e r l i , d o v e t t e tuttavia rassegnarsi a molti c o m p r o messi con i suoi residui slanci populisti, e con le frange irrequiete d ' u n partito che, a l m e n o fino a Craxi, consacrava le sue migliori energie alle lotte fratricide: d'accordo su niente e indeciso a tutto a n c o r più e a n c o r meglio (o peggio) della Democrazia cristiana. Lasciata l a s e g r e t e r i a del P S I p e r e n t r a r e n e l g o v e r n o , N e n n i l'aveva trasmessa in eredità a Francesco De Martino, un n a p o l e t a n o c i n q u a n t o t t e n n e , professore di diritto r o m a 8
n o , che nei c o m p o r t a m e n t i privati dava p r o v a di molta bon o m i a e tolleranza. Ma nell'attività politica p o r t a v a invece l'intransigenza rissosa che a c c o m u n a v a tutti gli ex-militanti del Partito d'azione. Anche lui - c o m e con più aggressivo vig o r e Riccardo L o m b a r d i - ripeteva di volere molto e subito, e si atteggiava a fustigatore d e i socialdemocratici, s e c o n d o lui t r o p p o timidi nell'anelito al n u o v o . «A n o s t r o giudizio - diceva - i partiti socialdemocratici h a n n o a b b a n d o n a t o la lotta p e r il socialismo, sostituendovi u n a società di benesser e , m e n t r e noi vogliamo c o n t i n u a r e a batterci p e r la trasformazione radicale della società.» Era, la sua, u n a visione velleitaria, ed e s t r a n e a - quali che fossero i bla-bla-bla dell'intelligenza di sinistra - alle esigenze più a u t e n t i c h e e profonde d ' u n a g r a n d e m a g g i o r a n z a di italiani. Nella concezione di De M a r t i n o , c h e assimilava il b e n e s s e r e a u n a colpa, si aveva un s i n g o l a r e intreccio t r a p u r i t a n e s i m o azionista e massimalismo socialista d'altri t e m p i : e nello stesso t e m p o la disponibilità a tollerare e razionalizzare le fughe nell'utopia che sarebbero venute, con il '68 e oltre. N e l P a r t i t o c o m u n i s t a n o n affioravano, m a l g r a d o l a s c o m p a r s a di Togliatti, segni e v i d e n t i di divisione. Luigi L o n g o e r a a p p r o d a t o alla segreteria p e r successione b u r o cratica, senza suscitare entusiasmi o contrasti. N o n e r a del resto u o m o che ispirasse sentimenti calorosi, con quella sua r u d e z z a sbrigativa da sottufficiale p i e m o n t e s e . L'età - e r a sui s e s s a n t a c i n q u e a n n i , c h e s o n o p o c h i p e r u n P a p a , m a parecchi p e r qualsiasi altro incarico - n o n gli accreditava un l u n g o p e r i o d o d i c o m a n d o . L a n a t u r a l e scontrosità, c h e r e n d e v a poco piacevole la sua frequentazione, lo isolava. A n c h e se il suo pedigree di esule e di «moscovita» somigliava in p i ù d ' u n p u n t o a q u e l l o di Togliatti, il t e m p e r a m e n t o era p r o f o n d a m e n t e diverso. N o n p e r nulla L o n g o aveva i m p e r s o n a t o il «vento del Nord» con le sue istanze rivoluzionarie, e Togliatti il pei duttile, cinico, c o m p r o m i s s o rio della «svolta di Salerno» e dell'approvazione all'articolo sette della C o s t i t u z i o n e , c h e d a v a ai Patti l a t e r a n e n s i t r a 9
Mussolini e Pio XI il s o l e n n e r i c o n o s c i m e n t o della R e p u b blica antifascista. La statura intellettuale di Togliatti e r a senza d u b b i o un p a l m o al di s o p r a di quella di L o n g o , c h e aborriva le sottigliezze dottrinali e n o n si compiaceva delle citazioni e r u d i t e , care a Togliatti. C o m e Togliatti, L o n g o affermava che «nel Partito c o m u n i s t a n o n si p u ò fare del dib a t t i t o un p r e t e s t o p e r u n a lotta c o n t r o il p a r t i t o e la sua ideologia, motivo di r o t t u r a della necessaria unità di azione, e l e m e n t o di paralisi e di disfattismo»: e n o n temeva di scriv e r e c h e «la verità ai fini d e l l ' a z i o n e i m m e d i a t a la fissa il partito, secondo il m e t o d o del centralismo democratico, salvo a controllarla c o n t i n u a m e n t e sulla base d e l l ' e s p e r i e n z a ed e v e n t u a l m e n t e a r i v e d e r l a » . E r a n o s c h e m i rigidi che L o n g o ribadiva p e r c h é ci credeva, m e n t r e Togliatti li aveva ribaditi p e r c h é gli servivano. In definitiva m a n c a v a alla ribalta politica italiana un p r o t a g o n i s t a solitario, a n c h e se G i u s e p p e Saragat, che s e m p r e s'era r i t e n u t o tale, e r a stato rafforzato in q u e s t a sua f e r m a c o n v i n z i o n e dall'ascesa al Q u i r i n a l e . Si a g i t a v a n o invece sullo sfondo molti c o m p r i m a r i , alcuni di p r e s e n z a incisiva, altri flebili fino all'evanescenza. Q u e s t a d i r i g e n z a a bassa c a r a t u r a e n u n c i a v a p r o g e t t i m a g n i l o q u e n t i , c o m e il p i a n o q u i n q u e n n a l e che nel m a r z o del 1965 fu p r e s e n t a t o dal Ministro del Bilancio, il socialista Giovanni Pieraccini (e che la sinistra del suo partito, infallibile nel r i n u n c i a r e all'uovo di oggi p e r non avere la gallina d o m a n i , bocciò subito c o m e i n a d e g u a t o : senza c a p i r e c h e s a r e b b e stato un m i r a c o l o se fosse a p p r o d a t o a qualcosa, p u r nella sua modestia). Nel g i u g n o dello stesso a n n o Luigi Preti, Ministro senza portafoglio p e r la Riforma b u r o c r a t i ca, a n n u n c i ò che il personale direttivo della pubblica a m m i nistrazione sarebbe stato ridotto del venti p e r cento in b r e ve volgere di anni. C o m ' e r a inevitabile, n o n se ne fece niente. La pletora dei laureati in legge sfornati dalle Università meridionali p r e m e v a p e r c h é i posti pubblici fossero a u m e n tati, n o n ridotti. Lo Stato c o n t i n u ò ad ingaggiare futuri inu10
tili dirigenti generici, m e n t r e già trovava difficoltà a r e p e r i re i n g e g n e r i o r i c e r c a t o r i scientifici b e n a l t r i m e n t i utili. L'amministrazione accentuava le caratteristiche corporative p e r le quali o g n i p r o v v e d i m e n t o - d e l i b e r a t o dalla d e b o l e classe politica ma sollecitato dalla p o t e n t e burocrazia - soddisfaceva le esigenze degli a d d e t t i all'amministrazione stessa, n o n quelle dei cittadini. Nella fioritura d i scandali c h e c o n t r a s s e g n ò q u e l p e r i o d o - e ogni altro del d o p o g u e r r a italiano in un i n q u i e t a n t e cres c e n d o - ve ne f u r o n o alcuni che c o l p i r o n o grands commis dello Stato in vena d'efficientismo e di sganciamento da eccessive sudditanze partitiche; c o m e il professor Felice I p p o lito del C N E N (Comitato nazionale p e r l'energia nucleare) o c o m e il professor Domenico Marotta dell'Istituto s u p e r i o r e di Sanità. E n t r a m b i avevano v a g h e g g i a t o di far p r o c e d e r e gli enti in cui agivano con u n a certa snellezza, svincolandoli in qualche m o d o - ed e r a n o m o d i illegali, secondo l'accusa da complesse, dilatorie e a volte demenziali pastoie regolamentari. Altri scandali f u r o n o p i ù c o n s u e t i : m a g g i o r e t r a tutti, p e r c h é c o m p r o m e t t e v a u n ex-Ministro delle Finanze d e m o cristiano, lo s c a n d a l o d e i tabacchi. Esso investì G i u s e p p e Trabucchi, notabile D C , p r e s i d e n t e della Banca cattolica del Veneto, senatore. Nel maggio del 1965 egli fu rinviato a giudizio dalla C o r t e d ' A p p e l l o d i R o m a p e r a b u s o d i p o t e r e : ossia p e r aver consentito traffici e speculazioni sospetti nell'importazione di certi tabacchi messicani, che e r a n o coltivati laggiù da società italiane, e che e r a n o stati i m p o r t a t i con autorizzazione speciale del Ministro, n o n o s t a n t e l'opposto p a r e r e dei suoi consiglieri tecnici. Trabucchi si giustificò sostenendo d'aver dovuto consentire l'importazione perché u n a malattia della pianta aveva falcidiato la p r o d u z i o n e nazionale. L'accusa sosteneva invece che Trabucchi - n o t o nel m o n do politico p e r c h é n o n portava quasi mai la cravatta - aves11
se voluto favorire d u e società concessionarie d e l l ' i m p o r t a zione di tabacchi di cui e r a azionista un altro democristiano influente, C a r m i n e De M a r t i n o (niente a che fare con il De M a r t i n o socialista), salernitano, già sottosegretario di Stato e leader d ' u n a c o r r e n t e m o d e r a t a , quella dei «vespisti», che aveva avuto u n a certa notorietà. Il b u b b o n e e r a scoppiato su d e n u n c i a di ditte c o n c o r r e n ti della S A I M e della S A I D , che a C a r m i n e De Martino facevan o capo. I n u n p r i m o m o m e n t o l a commissione i n q u i r e n t e , cui l'istruttoria e r a stata trasmessa dalla m a g i s t r a t u r a o r d i naria, aveva prosciolto Trabucchi: che fu e g u a l m e n t e portato davanti ai d u e r a m i c o n g i u n t i del P a r l a m e n t o p e r c h é il giudizio c o n t r o d i lui e r a stato chiesto dalla m e t à p i ù u n o dei p a r l a m e n t a r i (socialisti, comunisti, liberali, repubblicani, social-proletari, missini). Vale a d i r e che la sola D e m o crazia cristiana era rimasta a far q u a d r a t o a t t o r n o all'imputato. Al voto conclusivo, il 20 luglio 1965, 461 d e p u t a t i si p r o n u n c i a r o n o p e r la messa in stato d'accusa di Trabucchi, 4 4 0 p e r l a sua a s s o l u z i o n e . F u s c a g i o n a t o , p e r u n m o t i v o m e r a m e n t e tecnico. Il quorum richiesto e r a della m e t à p i ù u n o dei c o m p o n e n t i le d u e assemblee, 476. Di sì la mozione ne aveva raccolti, a causa delle assenze, q u i n d i c i in m e n o . A n c h e se la m a g g i o r a n z a del P a r l a m e n t o e r a c o n t r o di lui, Trabucchi usciva d u n q u e i n d e n n e dal «processo». La scena che seguì n o n fu edificante. A t t o r n o a Trabucchi si strinsero gli amici di p a r t i t o , p r o r o m p e n d o in g r i d i di «viva» al suo indirizzo, al che Giancarlo Pajetta sbottò: «Dategli u n a m e daglia». Poi i c o m u n i s t i s c a n d i r o n o «ladri-ladri-ladri», e i d e m o c r i s t i a n i r e p l i c a r o n o «assassini-assassini-assassini». I «laici» stavano a mezza strada, diffidenti, e alcuni a n c h e sinc e r a m e n t e i n d i g n a t i . In questa circostanza - c o m e nell'altra, c h e v e r r à a d i s t a n z a di a l c u n i a n n i , dello s c a n d a l o L o c k h e e d - la DC si sentì assediata, e reagì con u n a baldanza diffìcilmente distinguibile d a l l ' a r r o g a n z a all'accerchiamento degli altri partiti. La verità vera è che in quei remoti scandali finanziari, co12
me in altri che sarebbero seguiti, la classe politica n o n è mai stata in g r a d o di giuocare a carte scoperte. O g n i casa partitica aveva nei suoi ripostigli, se n o n i n n u m e r e v o l i scheletri, certo i n n u m e r e v o l i code d i paglia. Taciuta m a i n c o m b e n t e e r a la convinzione dei partiti di g o v e r n o , a c o m i n c i a r e dal partito che più d'ogni altro meritava questa qualifica, la D C , che malversare o incassare t a n g e n t i p e r il partito n o n fosse un reato, ma u n a b u o n a azione. Posto così il problema, là discriminante n o n e r a più tra gestione onesta e gestione disonesta del d e n a r o pubblico, ma tra gestione disonesta a fini di partito e gestione disonesta a fini privati. Il g r a n d e equivoco spiegava gli i n d e c e n t i a p p l a u s i a chi - p u r graziato da un m a r c h i n g e g n o tecnico - e r a stato bollato dalla m a g g i o r a n z a del P a r l a m e n t o ; così c o m e avrebbe spiegato altre appassion a t e difese. N o n solo di democristiani a sostegno di d e m o cristiani, sia c h i a r o . Allo stesso m o d o i c o m u n i s t i a v e v a n o t r a n q u i l l a m e n t e incassato quattrini provenienti da Mosca, e l u c r a v a n o p e r c e n t u a l i sull'export-import con i Paesi dell'Est. C h e poi nell'arraffa arraffa pubblico potessero trovar posto a n c h e colpi di m a n o lesta privati e r a immaginabile, e inevitabile. I m p i n g u a t o e a m m o r b a t o dal m e t a n o , i n q u i n a t o dal tabacco, o dalle b a n a n e , o dagli aerei, il Palazzo n o n e r a e n o n fu mai di vetro, né allora né d o p o . Nei quotidiani gonfi di titoli a tutta p a g i n a p e r lo scandalo dei tabacchi o p e r la g u e r r a del V i e t n a m - che aveva riverb e r i continui sulla politica i n t e r n a - m e r i t ò rilievo assai più m o d e s t o u n a v v e n i m e n t o c h e p u r e stava a d indicare m o l t e cose, sul p i a n o economico e sul p i a n o politico: la firma, il 4 m a g g i o 1965, d e l l ' a c c o r d o t r a la F I A T e la d i r i g e n z a della pianificazione sovietica p e r la costruzione sul Volga di u n a g r a n d e fabbrica di auto. Più che o t t a n t e n n e , il p r e s i d e n t e della F I A T Vittorio Valletta chiudeva con quell'ultimo successo un itinerario m a n a geriale n o n privo di e r r o r i , ma ricco di intuizioni audaci, sop r a t t u t t o i n r a p p o r t o agli u m o r i d o m i n a n t i nel m o n d o im13
prenditoriale. Valletta n o n aveva intravisto i pericoli del gig a n t i s m o di Mirafiori, né i p r o b l e m i c h e s a r e b b e r o stati creati dalla calata s u T o r i n o d ' u n a m a n o d ' o p e r a m e r i d i o nale ansiosa di trovare un'occupazione purchessia, ma p r e sto - a l m e n o in p a r t e - f r u s t r a t a dal t r a u m a t i c o c a m b i o d'ambiente, dai ritmi rigorosi del lavoro di fabbrica, dal gelo d ' u n a città che la respingeva o la emarginava. Capì invece, Valletta, che l'ingresso dei socialisti nel G o v e r n o era un fatto inevitabile, e che le s p a r a t e massimaliste di alcuni tra l o r o e r a n o sfoghi verbali, n o n concreti p r o g r a m m i d'azion e . Nel suo p r a g m a t i s m o spregiudicato egli badava alla sostanza, n o n alle chiacchiere. D u r a n t e u n a visita agli stabilim e n t i della F I A T , Kossighin, u n o dei g r a n d i del C r e m l i n o , gli aveva d e t t o : «Abbiamo m o l t e cose da i m p a r a r e da voi». Tranquillo, Valletta aveva ribattuto: «E noi abbiamo da imp a r a r e da voi c o m e si fa a i m p e d i r e gli scioperi». In effetti Valletta, n o m i n a t o s e n a t o r e a vita nel n o v e m b r e 1966, e m o r t o l'estate d e l l ' a n n o successivo, n o n ebbe m o d o di assistere al dilagare di scioperi e di t u r b o l e n z a o p e r a i a del d e c e n n i o successivo. Il suo p a t e r n a l i s m o i l l u m i n a t o s a r e b b e stato messo a d u r a p r o v a da quella t e m p e s t a , che gli fu ris p a r m i a t a . Fu poco sensibile al r u m o r e g g i a r e di t e r r e m o t o che stava sotto la superficie stagnante dell'Italia. Percepì invece molto b e n e q u a n t a stanchezza vi fosse in U R S S p e r i sacrifici che venivano chiesti in n o m e di future e, s t a n d o alle mai m a n t e n u t e p r o m e s s e , p i ù f o r t u n a t e g e n e r a z i o n i . I l c o m p a g n o Ivan esigeva qualcosa subito. Citiamo dal diario di N e n n i , in d a t a 2 s e t t e m b r e 1966: «Ricevuto la visita di Valletta sulla entità e le prospettive dell'accordo con l ' U R S S p e r la c o s t r u z i o n e sul Volga di u n a azienda automobilistica capace di p r o d u r r e duemila vetture al g i o r n o , la m e t à della p r o d u z i o n e della F I A T . L'accordo è stato molto contrastato dalla Francia p e r ragioni di concorrenza; n o n dall'America, a l m e n o n o n dal g o v e r n o american o . Il tipo di vettura prescelto è la 124 F I A T con adattamenti alle strade e al clima russo. Il negozio è grosso: d u e c e n t o mi14
liardi. Valletta dice giustamente che se l'Unione Sovietica si avvia alla p r o d u z i o n e di consumi, sarà a tutto beneficio della politica di coesistenza pacifica. A R o m a alcuni a m b i e n t i di destra h a n n o masticato a m a r o . Un ultimo motivo di perplessità è nato q u a n d o si è saputo che la n u o v a g r a n d e industria sorgerà in u n a zona industriale del Volga intitolata al n o m e di Togliatti. C o m e se Togliatti n o n a p p a r t e n e s s e o r m a i di p i e n o diritto alla storia del n o s t r o Paese». C o n s i d e r a z i o n e ragionevole, l'ultima. S e n o n c h é il m a e s t r o di Togliatti, Giuseppe Stalin, che p u r e a p p a r t e n e v a di pieno diritto - chi oser e b b e dubitarne? - alla storia dell'URSS, era stato d e p e n n a t o dalla geografia e dalla toponomastica sovietiche. Nel 1966 Valletta era finalmente rassegnato alla pension e . Le r e d i n i d e l colosso i n d u s t r i a l e italiano p a s s a v a n o a Gianni Agnelli, allora q u a r a n t a c i n q u e n n e , che deteneva con la famiglia il controllo azionario della F I A T , m a che alla F I A T n o n aveva mai c o n t a t o g r a n c h e d u r a n t e l a d i t t a t u r a d e l g r a n d e vecchio. Gianni Agnelli, famoso c o m e p e r s o n a g g i o m o n d a n o , e r a come dirigente industriale un'incognita. Passava p e r un p e r s o n a g g i o a m a b i l m e n t e scettico e di intelligenza brillante, ma piuttosto frivola. I più i g n o r a v a n o che il play-boy internazionale - a n c o r a semplice laureato in legge, n o n VAvvocato e n e m m e n o il Signor Fiat - aveva da qualche t e m p o messo giudizio, e studiato a fondo i p r o b l e m i del colosso industriale italiano. N o n gli e r a stato possibile fino a quel m o m e n t o e s p r i m e r e u n a sua strategia, m a alcuni t r a c o l o r o c h e lo f r e q u e n t a v a n o e b b e r o la s e n s a z i o n e c h e ne avesse m a t u r a t a u n a . Si c o n s t a t ò p r e s t o , infatti c h e l'èra Agnelli e r a p e r la F I A T diversa dall'eia Valletta. I n p a r t e p e r u n o stacco generazionale: ma soprattutto p e r c h é la vita econ o m i c a e sociale c a m b i ò b e n p r e s t o r e g i s t r o . L a F I A T , c h e negli a n n i C i n q u a n t a e nei p r i m i a n n i Sessanta e r a stata p e r molti italiani - o p e r a i compresi - il modello del capitalismo illuminato ma tradizionale, l'esempio d ' u n a industria pad r o n a e m a m m a insieme, che assisteva e p r o t e g g e v a i suoi d i p e n d e n t i d a l l ' a s s u n z i o n e alla t o m b a , m a i n cambio p r e 15
t e n d e v a patriottismo aziendale e acquiescenza sindacale, div e n n e La Nemica, La Piovra. Il capitalismo di Mirafiori n o n a p p a r v e più illuminato, ma sfruttatore e inquisitore, con le sue s c h e d a t u r e e i suoi sindacati «gialli». G i a n n i Agnelli d o v e t t e c o n f r o n t a r s i c o n q u e s t a n u o v a realtà, che lo collocò tra i protagonisti degli a n n i Settanta e O t t a n t a . Lo fece c o n u n o stile d i v e r s o - n o n s a p p i a m o se migliore o peggiore - da quello vallettiano. Q u a n d o si spense, Valletta ebbe riconoscimenti a n c h e da chi avrebbe dovuto essergli avversario. Scrisse il già citato - e ci capiterà di citarlo f r e q u e n t e m e n t e nelle prossime p a g i n e - Pietro N e n n i : «A lui (Valletta) si d o v e v a il m i r a c o l o della r e s u r r e z i o n e e dello s v i l u p p o della F I A T . L'avevo c o n o s c i u t o n e l 1947 su presentazione di Di Vittorio e di Oreste Lizzadri. L'avevo rivisto alcune volte negli ultimi tempi. Era un a p e r t o fautore del centrosinistra. Chiedeva al G o v e r n o u n a sola dote, l'efficienza. Per il resto diceva, senza del resto crederci, fate quello che volete e m a g a r i nazionalizzate la F I A T se c r e d e t e che ciò possa giovare al Paese». N e n n i dubitava della sincerità di Valletta, q u a n d o si dichiarava disposto a v e d e r nazionalizzata la F I A T . N e dubitiamo a n c h e noi. Per f o r t u n a la nazionalizzazione n o n ci fu. Lo Stato s'imbarcò invece in un'altra avventura che alla F I A T diede molte e - c o m e si vide più tardi - ingiustificate inquietudini, e che finì p e r d e t e r m i n a r e n o n u n a nazionalizzazion e , ma u n a snazionalizzazione: l'avventura dell'Alfa R o m e o , che finirà p e r collasso da cattiva gestione p r o p r i o nelle braccia di Agnelli. Il p r o g e t t o dell'Alfasud acquistò concretezza all'inizio del 1967, q u a n d o il Ministro delle Partecipazioni statali Giorgio Bo (sinistra m a t t e i a n a della D C ) e il Ministro del Bilancio Pieraccini (socialista) gli d i e d e r o la loro a p p r o vazione. Le parole d ' o r d i n e cui il p r o g e t t o si ispirava e r a n o di quelle che suscitano facili applausi: a m p l i a m e n t o del settore pubblico, l'unico sottratto, si affermava, ai biechi egoismi d e l capitalismo p r i v a t o , e l'unico c h e g a r a n t i s s e ai dip e n d e n t i u n b u o n t r a t t a m e n t o ; u n a spinta decisiva all'eco16
n o m i a m e r i d i o n a l e , p e r consentirle di a t t e n u a r e il distacco dalle a r e e p r o s p e r e del N o r d ; i n c r e m e n t o dell'occupazione. Per il varo dell'iniziativa si a d o p e r a r o n o il p r e s i d e n t e dell'Alfa G i u s e p p e L u r a g h i , il vicedirettore dell'iRi L e o p o l d o M e d u g n o (napoletano) e il notabilato c a m p a n o , con alla testa il p o t e n t e Silvio Gava, p a d r e di Antonio. I politici locali e n o n locali, i managers pubblici, i «faccendieri» che vivevano nelle a n t i c a m e r e e nei corridoi ministeriali o subministeriali v i d e r o nella fabbrica, p e r la q u a l e fu d e s i g n a t a la z o n a di P o m i g l i a n o d'Arco, u n ' o c c a s i o n e d ' o r o p e r procacciarsi clientele, d i s t r i b u i r e incarichi, o t t e n e r e p r o m o z i o n i , incam e r a r e tangenti. Si parlò d ' u n investimento di 300 miliardi p e r fabbricare t r e c e n t o m i l a v e t t u r e l ' a n n o e a r r u o l a r e dir e t t a m e n t e quindicimila o p e r a i e impiegati (con u n a «ricaduta» d ' o c c u p a z i o n e p e r altri 50 o 60 mila in quello che in gergo viene definito l'«indotto»). Nessun partito si oppose seriamente all'iniziativa, n e m m e no il P C I che p u r e in un p r i m o t e m p o aveva insistito sulla sua vecchia tesi che la motorizzazione privata dovesse essere penalizzata in favore del «collettivo», ferrovie, autoveicoli industriali, autobus. Il r a g i o n a m e n t o comunista, secondo il quale l'Italia aveva cattive ferrovie perché dalla F I A T era stata imposta la realizzazione d ' u n a eccellente rete autostradale, faceva acqua da tutte le parti. Altri Paesi, come la Germania, e r a n o riusciti ad avere b u o n e autostrade ed eccellenti ferrovie. Ciò c h ' e r a avvenuto in altri settori dove n o n esisteva alternativa - nettezza u r b a n a o catasto o giustizia p e n a l e - dimostrava che il «pubblico» era allo sfascio c o m u n q u e , senza bisogno di sabotaggi. Sta di fatto che anche il P C I aderì d o p o blande resistenze all'Alfasud, le cui assunzioni furono un test avvilente della corruzione e del clientelismo meridionali, un campione d a m a n u a l e del f e n o m e n o c h i a m a t o c a m o r r a . O v v i a m e n t e l'Alfasud si risolse in un disastro gestionale, p r o d u t t i v o e di bilancio: l'esempio di come u n a fabbrica non deve essere.
CAPITOLO
SECONDO
LA R I U N I F I C A Z I O N E SOCIALISTA
Il secondo G o v e r n o M o r o i n c i a m p ò , c o m e già il p r i m o del g i u g n o 1964, su un p r o v v e d i m e n t o p e r la scuola: t e m a p e r l a D C e s t r e m a m e n t e delicato, p e r c h é metteva i n discussione i suoi r a p p o r t i con il Vaticano. Nel '64 era stato d'ostacolo u n d i s e g n o d i legge c h e p r e v e d e v a f i n a n z i a m e n t i p e r l e scuole private e che spiaceva ai laici. Q u e s t a volta - gennaio 1966 - i franchi tiratori democristiani si m o b i l i t a r o n o p e r ché doveva essere varato un disegno di legge p e r l'istituzione della scuola m a t e r n a pubblica. I ruoli e r a n o invertiti, l'effetto fu lo stesso. Forse - nel '66 come nel '64 - la scuola e r a stata, a l m e n o in p a r t e , un falso scopo. Le i n q u i e t u d i n i cattoliche p e r ogni riforma che sottraesse spazio alla scuola privata, e q u i n d i agli istituti religiosi, e r a n o u n a realtà: ma offrivano ottimi pretesti a quegli e s p o n e n t i democristiani che avevano conti da regolare, pretese da avanzare, avvicendam e n t i da p r o p o r r e . E che occultavano le loro m a n o v r e dietro l'invalicabile cortina del voto segreto. Sospettato d'obbligo, q u a n d o si scatenavano queste b u r r a sche, era Fanfani: che aveva ripreso animo, d u r a n t e il 1965, e ricominciava ad agitarsi. Si diceva che n o n fosse più disposto a stare da isolato nel G o v e r n o , sia p u r e in un m i n i s t e r o di massimo prestigio come quello degli Esteri, e che esigesse la presenza, accanto a lui, di uomini della sua corrente. A metà gennaio del 1966 aveva p r o n u n c i a t o a Grosseto un discorso in cui accusava di inerzia il G o v e r n o di cui faceva p a r t e . In particolare, Fanfani imputava a Moro di far t r o p p o poco p e r trovare u n a soluzione al conflitto vietnamita, come se questo fosse dipeso dall'Italia. Saragat s'era irritato p e r queste criti18
che al p u n t o da ritenere che Fanfani, inguaribile «nella frenesia di ricercare l'appoggio comunista e della destra», sensibile alle sirene dell'integralismo e d ' u n «deteriore gollismo», n o n fosse più idoneo p e r la carica che occupava. Il 20 g e n n a i o 1966 v e n n e la bocciatura del G o v e r n o p e r la già accennata legge sulle scuole m a t e r n e . M o r o ebbe, p e r designazione u n a n i m e , il reincarico. B e n c h é la causa delle dimissioni fosse stata m i n o r e , gli e s p e r t i p r o n o s t i c a r o n o c o n s u l t a z i o n i e trattative e s t e n u a n t i . M o r o , che di n a t u r a e r a t u t t o t r a n n e un velocista, e c h e si s c o n t r a v a con difficoltà obbiettive, impiegò un mese i n t e r o p e r allestire il suo t e r z o G o v e r n o : c h e vide la luce il 23 febbraio 1966, e che poco si discostava dal p r e c e d e n t e . I m u t a m e n t i a p p o r t a t i a n o m i e incarichi n o n modificarono la s t r u t t u r a della coalizione. Il trasferimento di maggior rilievo, a l m e n o nell'ottica di oggi, fu quello di A n d r e o t t i dalla Difesa a l l ' I n d u s t r i a . Il socialdemocratico T r e m e l l o n i a n d ò alla Difesa: a sua volta rimpiazzato alle Finanze dal c o m p a g n o di partito Luigi Preti. E n t r a r o n o - v i n c e n d o l'opposizione socialista - gli scelbiani Restivo e Scalfaro. L ' a r r e m b a g g i o ai posti di sottoseg r e t a r i o fu, s e c o n d o t r a d i z i o n e , i n d e c o r o s o , e p e r d a r e la m a g g i o r possibile soddisfazione agli a p p e t i t i si decise di p o r t a r e il n u m e r o delle eccellenze di serie B da 43 a 46. Tra esse era, c o m e sottosegretario alla Difesa, un giovane giurista s a r d o , Francesco Cossiga. Perfino il p a z i e n t e M o r o e r a s t r e m a t o p e r questi m a n e g g i e a u n a telefonata di N e n n i - rimasto alla vicepresidenza così c o m e Fanfani era rimasto agli Esteri - che chiedeva se le liste fossero finalmente p r o n te rispose: «Non sono alla fine delle mie pene». Va da sé che nel mese di negoziati e r a n o stati messi n e r o su bianco bellissimi p r o g r a m m i , c o n l a p r o m e s s a s o l e n n e d i d a r loro u n a attuazione integrale e r a p i d a : grosse cose p e r la scuola, p e r l'edilizia p o p o l a r e , p e r la p r e v i d e n z a , p e r gli o s p e d a l i . Fu p u r e d e l i b e r a t o c h e nel 1968, c o n t e m p o r a n e a m e n t e alle «politiche» o a breve distanza da esse, si s a r e b b e r o svolte le p r i m e elezioni p e r i consigli regionali. 19
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S u p e r a t a la crisi e messo in piedi il G o v e r n o - che sarebbe stato u n o dei più longevi del d o p o g u e r r a - i riflettori del Palazzo si a p p u n t a r o n o sulle fatiche della riunificazione socialista, voluta da N e n n i e da Saragat. M a n c a v a n o , p e r c h é fosse cosa fatta, le ratifiche degli organi istituzionali, cioè degli a p p a r a t i dei d u e partiti. La luce v e r d e alla riunificazione e r a stata d a t a dai C o n gressi socialista e socialdemocratico del n o v e m b r e '65 e del gennaio '66. N e n n i aveva detto, a proposito delle sorti passate e di q u e l l e f u t u r e del socialismo, cose s a c r o s a n t e : « Q u a n t o diversa s a r e b b e stata la n o s t r a incidenza sulla società italiana senza l'orgia delle scissioni: q u a n t o p i ù consistente la n o s t r a forza, q u a n t o p i ù incisiva la n o s t r a azione, q u a n t o m a g g i o r e il nostro peso politico. Q u a n t i socialisti disgustati dalle scissioni h a n n o a b b a n d o n a t o o g n i organizzazione? Q u a n t i giovani si sentono respinti dalla pluralità dei partiti che si r i c h i a m a n o al socialismo? Q u a n t i elettori scuot o n o il capo dubbiosi di fronte alla molteplicità dei simboli socialisti, t r a i quali rifiutano di scegliere?». L'appello di N e n n i fu accolto, l'ottanta p e r c e n t o dei delegati votò p e r lui, m e n o del venti p e r cento p e r Riccardo L o m b a r d i , port a b a n d i e r a della sinistra massimalista. Ma tra gli a u t o n o m i sti di N e n n i già s'erano create d u e correnti, u n a che faceva c a p o al vecchio leader, l'altra c h e faceva c a p o al s e g r e t a r i o del Partito Francesco De Martino. M e n o travagliata e r a la situazione dei socialdemocratici, p e r i quali l'ascesa di Saragat al Quirinale era stata in complesso positiva: se il p a r t i t o n o n poteva più c o n t a r e sull'app o r t o d'attività q u o t i d i a n a di Saragat (che del resto era un eccellente stratega ma un m e d i o c r e tattico, e p r o p r i o nell'attività quotidiana rivelava le sue debolezze t e m p e r a m e n tali), si giovava in c o m p e n s o del prestigio e d e l l ' a u t o r e v o lezza r i v e r b e r a t i d a l Q u i r i n a l e . Infatti i socialdemocratici a v e v a n o p r o p o s t o che la riunificazione si facesse a t a m b u r battente, il 2 g i u g n o 1966. De Martino invece, reso inquieto dagli a m m o n i m e n t i del P C I che e s o r t a v a c o n c i t a t a m e n t e i 20
socialisti a n o n c o m m e t t e r e irreparabili e r r o r i in d a n n o della classe operaia, p r e m e t t e il p e d a l e del freno. In luglio fu resa nota u n a Carta dell'unificazione a p p r o vata dai «saggi» dei d u e partiti. Nel d o c u m e n t o e r a n o indicati generici obbiettivi di giustizia, di uguaglianza e di pace, e si insisteva sul controllo pubblico degli investimenti e sulla p r o g r a m m a z i o n e democratica, I d o g m i del m a r x i s m o - nazionalizzazioni, proprietà pubblica dei mezzi di p r o d u z i o n e e r a n o ignorati o svogliatamente accennati, con g r a n d e stizza dei l o m b a r d i a n i , e con un r u m o r e g g i a r e d'accuse di trad i m e n t o d a p a r t e dei comunisti e del P S I U P , il t r o n c o n e massimalista che già s'era staccato dal P S I . Fu, quella, un'estate contrassegnata dalle s p e r a n z e socialiste, ma a n c h e da segnali negativi. In Alto Adige si ebbe u n a recrudescenza del t e r r o r i s m o , la frana di Agrigento (dovuta ad un dissesto geologico causato dalla f o r s e n n a t a speculazione edilizia, dalla c o r r u z i o n e , dalla c a r e n z a di controlli) innescò i fuochi di un e n n e s i m o scandalo, l'Italia i n t e r a fu in lutto p e r c h é la nazionale di calcio s'era fatta battere dalla C o r e a ai m o n d i a l i d ' I n g h i l t e r r a , ed e r a stata eliminata. In lutto, p e r b e n più serio motivo, era a n c h e N e n n i , che aveva da p o c o p e r d u t a la m o g l i e C a r m e n , e che p u r e si b a t t e v a con fervore p e r c h é nascesse il g r a n d e Partito socialista c h e aveva s e m p r e sognato, e che mai aveva realizzato. Le a m m i n i s t r a t i v e parziali di m e t à g i u g n o (1966), che avevano interessato alcune città importanti - R o m a in p r i m o luogo, e poi Firenze, Bari, Foggia, Pisa - furono u n a doccia fredda p e r i riunificatori del P S I . Il test aveva portata acqua al m u l i n o dei socialdemocratici, che a Roma, a Bari, a Foggia, avevano a d d i r i t t u r a r a d d o p p i a t o voti e seggi; confermato la solidità della DC e del P C I ; e lasciato i socialisti al palo, con un sensibile regresso nella capitale n o n compensato da modesti i n c r e m e n t i altrove. «C'è u n d a t o p a r t i c o l a r m e n t e p r e o c c u p a n t e - osservava N e n n i riferendosi a R o m a - ed è che perd i a m o più di q u a n t o n o n ci tolga il P S I U P . C'è u n altro dato p r e o c c u p a n t e : diecimila elettori che a R o m a città, nelle ele21
zioni provinciali, h a n n o votato p e r noi, h a n n o votato p e r altri candidati nelle elezioni comunali.» E concludeva: «Al di là dei dati elettorali il p r o b l e m a r i m a n e quello di u n a forza socialista che n o n sia di a p p o r t o né alla DC né al P C I , ma che sia in g r a d o di condizionare la politica italiana». La Costituente p e r l'unificazione, ossia la affollata kermesse che il 30 ottobre 1966 sancì, al Palazzo dello Sport di Rom a , il r i c o n g i u n g i m e n t o dei d u e tronconi e delle d u e a n i m e del socialismo, e b b e c a r a t t e r e p i ù celebrativo che politico. Ventimila i partecipanti, u n a selva di b a n d i e r e e d r a p p i rossi, mezzo milione di volantini lanciati sulla platea, discorsi col c u o r e in m a n o (il p r i m o , applauditissimo, fu di Pertini), lacrime di c o m m o z i o n e e a p p l a u s i interminabili. N e n n i fu acclamato p r e s i d e n t e d e l Partito unificato che ebbe, c o m e cosegretari, De M a r t i n o e Tanassi. Riccardo L o m b a r d i , che a q u e l passo s'era r a s s e g n a t o p e r disciplina di p a r t i t o , n o n r i n u n c i ò a p r e t e n d e r e , q u a n d o gli fu data la parola, u n a vigorosa «strategia delle riforme». La festosa ottobrata r o m a na aveva tutta l'aria di p r e l u d e r e a un rilancio d e l socialismo, che il P C I aveva l a r g a m e n t e distanziato, o r m a i , nei risultati elettorali, e che surclassava in capacità p r o p a g a n d i stica. Ma poi c o m i n c i a r o n o i guai n o v e m b r i n i : con il m a l t e m po che p e r tutto q u e l l ' a n n o '66 flagellò l'Italia, p r o v o c a n d o a l l a g a m e n t i un p o ' d a p p e r t u t t o ; con il disastroso s t r a r i p a m e n t o dell'Arno a Firenze; e, sul t e r r e n o politico, con avvisaglie del peggio p e r i socialisti. Alla fine del mese s'era avuta u n a n u o v a e m i n o r e t o r n a t a di «amministrative», coinvolg e n t e un milione e mezzo di cittadini: e in particolare d u e province (Trieste e Massa C a r r a r a ) e il c o m u n e di R a v e n n a . Il Partito socialista unificato subì, se n o n u n a bocciatura, di sicuro un a v v e r t i m e n t o : d i m o s t r a n d o , s e c o n d o il c o m m e n t a t o r e Enrico Mattei, «che d u e p i ù d u e n o n fanno q u a t t r o , n o n fanno cinque, ma fanno tre e mezzo». «Il calcolo è spiccio, ma dimostra il livore dei nostri avversari» si lagnò N e n ni. Ma Mattei e r a stato b u o n profeta. 22
Il 1967 fu - p e r q u a n t o r i g u a r d a v a l'esito della riunificazione socialista, e p e r q u a n t o r i g u a r d a v a in generale la politica italiana - un a n n o interlocutorio. I dibattiti più accesi ebber o p e r oggetto il «caso» S I F A R , ossia le ripercussioni p o s t u m e d ' u n p r o g e t t o di colpo di Stato, o di involuzione autoritaria, c h e il g e n e r a l e De L o r e n z o aveva o a v r e b b e - s e c o n d o i p u n t i di vista - a p p r o n t a t o nel luglio del 1964, complice o consenziente il Presidente della Repubblica Antonio Segni. U n dibattito d u n q u e retrospettivo: m a s t r a o r d i n a r i a m e n t e attuale e tempestivo se raffrontato a quello c h e , a v e n d o lo stesso oggetto, a r r o v e n t e r à l'Italia ventitré a n n i d o p o . Dello scandalo S I F A R ci siamo già o c c u p a t i n e LItalia dei due Giovanni, e ce ne o c c u p e r e m o ancora nel prossimo capitolo. Il resto fu routine: all'interno, s'intende, p e r c h é il m o n d o continuava ad essere insanguinato dalla g u e r r a del Vietnam e fu folgorato dalla g u e r r a dei sei giorni, con cui agli inizi di g i u g n o Israele mise in ginocchio l'Egitto - che s'era insignito dell'etichetta di Repubblica araba unita - e la Giordania, c o n q u i s t a n d o la Cisgiordania: u n a conquista i cui strascichi politico-diplomatici h a n n o p e s a t o sul m o n d o nel d e c e n n i successivi. T r a i socialisti, e r a p a c e a r m a t a . Tanassi diffidava di De Martino, che ricambiava con slancio, e N e n n i era continuam e n t e costretto a far da paciere. S t e n t a t a m e n t e ma irresistib i l m e n t e q u a l c h e p r o f o n d a riforma della società italiana si apriva un varco tra le sabbie mobili p a r l a m e n t a r i : a cominciare dal divorzio - o il piccolo divorzio, c o m e si diceva allora p e r i c o n t e n u t i restrittivi della legge in discussione - che sollevava l'indignazione e le proteste del Vaticano, secondo il cui p a r e r e il n u o v o istituto a v r e b b e a r r e c a t o un vulnus gravissimo e intollerabile ai Patti lateranensi, dalla Costituzione recepiti e avallati, c o n l'assenso c o m u n i s t a . In vista d ' u n a controffensiva, l a D C d i v e n n e a q u e l p u n t o risoluta fautrice d ' u n a legge che, d a n d o attuazione a u n a n o r m a costituzionale fino a quel m o m e n t o disattesa - e dalla stessa DC a l u n g o avversata -, i n t r o d u c e s s e l'istituto del referendum 23
abrogativo. Grazie ad esso il divorzio, se accettato dal Parlam e n t o , a v r e b b e p o t u t o essere revocato dal voto p o p o l a r e . Ma q u e s t a battaglia e r a a n c o r a , n e l 1967, nella fase delle scaramucce iniziali. Senza battaglie che il pubblico dei n o n a d d e t t i ai lavori potesse p e r c e p i r e fu invece il d e c i m o C o n g r e s s o della D C , tenutosi a Milano a fine n o v e m b r e 1967. L'unico m o m e n t o visibilmente d r a m m a t i c o esso lo visse q u a n d o il segretario R u m o r fu colto da un lieve m a l o r e , e r i a n i m a t o da u n a misteriosa pillola viola che Aldo M o r o trasse dalla sua capace b o r s a di pelle. P u r t r a i soliti litigi e stilettate, il C o n g r e s s o c o n f e r m ò la « g r a n d e maggioranza» (dorotei, m o r o t e i , fanfaniani, centristi) cui a n d ò circa il 65 p e r cento dei voti. La «base» e i sindacalisti e b b e r o il 23 p e r cento, i «pontieri» di Taviani, così chiamati p e r c h é volevano collegare il doroteismo alla sinistra, il 12 p e r cento. A destra, A n d r e o t t i e r a in quel m o m e n t o ghettizzato c o m e e s p o n e n t e d ' u n f i l o a m e r i canismo oltranzista. C o n un p o ' di b u o n a volontà i socialisti videro nelle deliberazioni congressuali democristiane, che sotto l'ispirazione di M o r o e r a n o chilometriche, o m n i c o m p r e n s i v e e multiuso, il s e g n o d ' u n o s p o s t a m e n t o a sinistra del m a g g i o r p a r t i t o italiano. Ma o r m a i il G o v e r n o e i partiti agivano nella p r o spettiva delle elezioni politiche, fissate p e r il 19 maggio dell ' a n n o successivo, che si a p r ì con u n a catastrofe. Il 15 gennaio 1968 il t e r r e m o t o del Belice, con i suoi trecento m o r t i e i suoi ottantamila senza tetto, distolse p e r qualche g i o r n o l ' a t t e n z i o n e del Palazzo dalla m a r e a di p a r o l e d e i comizi. Ma presto anche il Belice diventò materia di disputa elettorale e contribuì a ingrossarla, m e n t r e i t e r r e m o t a t i lamentav a n o l'inadeguatezza dei soccorsi e q u a l c u n o , in Sicilia o a R o m a o altrove, faceva i conti delle s o m m e da chiedere, degli appalti da c o n c e d e r e , delle clientele da soddisfare, delle tangenti da incassare. Nelle case partitiche ci si accapigliava p e r le c a n d i d a t u r e e p e r i collegi da assegnare a questo o a quel notabile. L a D C e r a i n p r e d a alle consuete convulsioni 24
abrogativo. Grazie ad esso il divorzio, se accettato dal Parlam e n t o , a v r e b b e p o t u t o essere revocato dal voto p o p o l a r e . Ma q u e s t a battaglia e r a a n c o r a , nel 1967, nella fase delle scaramucce iniziali. Senza battaglie c h e il pubblico dei n o n a d d e t t i ai lavori potesse p e r c e p i r e fu invece il d e c i m o C o n g r e s s o della D C , tenutosi a Milano a fine n o v e m b r e 1967. L'unico m o m e n t o visibilmente d r a m m a t i c o esso lo visse q u a n d o il s e g r e t a r i o R u m o r fu colto da un lieve m a l o r e , e rianimato da u n a misteriosa pillola viola che Aldo M o r o trasse dalla sua capace borsa di pelle. P u r tra i soliti litigi e stilettate, il C o n g r e s s o c o n f e r m ò la « g r a n d e maggioranza» (dorotei, m o r o t e i , fanfaniani, centristi) cui a n d ò circa il 65 p e r cento dei voti. La «base» e i sindacalisti e b b e r o il 23 p e r cento, i «pontieri» di Taviani, così chiamati p e r c h é volevano collegare il doroteismo alla sinistra, il 12 p e r cento. A destra, A n d r e o t t i e r a in quel m o m e n t o ghettizzato c o m e e s p o n e n t e d ' u n filoamericanismo oltranzista. C o n un p o ' di b u o n a volontà i socialisti videro nelle deliberazioni congressuali democristiane, che sotto l'ispirazione di M o r o e r a n o chilometriche, o m n i c o m p r e n s i v e e multiuso, il s e g n o d ' u n o s p o s t a m e n t o a sinistra del m a g g i o r p a r t i t o italiano. Ma o r m a i il G o v e r n o e i partiti agivano nella p r o spettiva delle elezioni politiche, fissate p e r il 19 maggio dell ' a n n o successivo, che si a p r ì con u n a catastrofe. Il 15 gennaio 1968 il t e r r e m o t o del Belice, con i suoi trecento m o r t i e i suoi ottantamila senza tetto, distolse p e r qualche g i o r n o l ' a t t e n z i o n e d e l Palazzo dalla m a r e a d i p a r o l e d e i comizi. Ma presto a n c h e il Belice diventò materia di disputa elettorale e contribuì a ingrossarla, m e n t r e i t e r r e m o t a t i lamentav a n o l ' i n a d e g u a t e z z a dei soccorsi e q u a l c u n o , in Sicilia o a R o m a o altrove, faceva i conti delle s o m m e da chiedere, degli appalti da c o n c e d e r e , delle clientele da soddisfare, delle t a n g e n t i da incassare. Nelle case partitiche ci si accapigliava p e r le c a n d i d a t u r e e p e r i collegi da assegnare a questo o a quel notabile. L a D C e r a i n p r e d a alle consuete convulsioni 24
da seggio p a r l a m e n t a r e , ma a n c h e i socialisti n o n scherzavano. N e n n i ricordò u n a frase di Turati: «Che magnifica cosa sarebbe il socialismo se n o n ci fossero i socialisti». M e n t r e gli italiani si a p p r e s t a v a n o a d e p o r r e la loro scheda nelle u r n e , a Praga era in p i e n o sviluppo la p r i m a v e r a di Dubcek. Luigi L o n g o e r a corso nella capitale cecoslovacca p e r cercar di c a p i r e cosa stesse a c c a d e n d o : e a n c h e , aveva dichiarato, p e r atto di solidarietà con il n u o v o corso. Secondo Smirkowsky, P r e s i d e n t e dell'Assemblea nazionale cecoslovacca, il s e g r e t a r i o del P C I aveva invece e s p r e s s o in loco « p r e o c c u p a z i o n i a n a l o g h e a quelle sovietiche». I partiti di g o v e r n o si a u g u r a v a n o c h e gli a v v e n i m e n t i cecoslovacchi contribuissero alla punizione elettorale del P C I , e ad un successo dei suoi avversari: in particolare un successo di chi da t e m p o aveva chiesto, i n u t i l m e n t e , che il «socialismo reale», con le sue connessioni in Occidente, avesse un volto u m a n o . I n v e c e p r o p r i o i l P C I uscì t r i o n f a n t e dalla p r o v a d e l 1 9 m a g g i o 1968 m e n t r e i socialisti unificati e b b e r o il 14,5 p e r c e n t o dei voti, u n q u a r t o i n m e n o d i q u a n t i n e a v e v a n o i n passato raccolti p r e s e n t a n d o s i s e p a r a t a m e n t e . N a u f r a g a r o no candidati di spicco c o m e Santi, Vittorelli, G r e p p i , Paolo Rossi, Garosci. Mezzo milione di elettori socialisti aveva p r e so la fuga, o p t a n d o p e r il P S I U P - l'ala scissionista del P S I che rifiutava la riunificazione -, c h e infatti o t t e n n e il 4,5 p e r cento. I «laici» n o n fecero faville, e la DC - salita dal 38,3 al 39,1 p e r cento - n o n si sentiva più incalzata dai liberali, ormai in fase calante. Al P C I né la scomparsa di Togliatti né il d r a m m a di Praga né le p r i m e convulsioni sessantottine avevano nuociuto: era passato dal 25,3 al 26,9 p e r cento accrescendo di undici seggi la sua «dote» alla C a m e r a . La televisione era stata - e il f e n o m e n o si sarebbe, c o m e sappiamo, accentuato - la protagonista della c a m p a g n a elett o r a l e : ma senza influire g r a n che sui risultati. Il p r i m a t o della simpatia lo aveva senza d u b b i o avuto N e n n i , attore così c o n s u m a t o da n o n sembrarlo affatto. N e s s u n o aveva detto meglio di lui delle cose p i ù ragionevoli e sensate di lui. 25
N e s s u n o più di lui aveva saputo toccare con accenti patetici il c u o r e del telespettatore. N e s s u n o aveva s a p u t o dosare con altrettanta maestria fermezza e umiltà, modestia e coraggio. N e s s u n o i n s o m m a e r a stato p i ù «faccia» di lui, e p p u r e p r o p r i o lui era il g r a n d e sconfitto. N o n M o r o , involuto e poco convincente, n o n Rumor, b o n a r i o m a inguaribilmente retorico. M e n o a n c o r a il goffo, rozzo e impacciato L o n g o , p r o mosso a pieni voti. L'esito infausto della riunifìcazione ribadiva un'antica verità, che n o n cessava d'essere tale p e r il solo fatto di venire n e g a t a dai socialisti: che cioè q u a n d o il Partito socialista p r e t e n d e v a d'essere u n i t o , e di raccogliere tutte le forze che si r i c h i a m a s s e r o ai suoi ideali, e r a esposto alle disfatte o alle delusioni elettorali p e r c h é l'unità e r a fittizia, e il c o m u n den o m i n a t o r e socialista p o c o m e n o che u n equivoco. Sociald e m o c r a t i c i e massimalisti n o n e r a n o le d u e diverse facce d ' u n o stesso partito: e r a n o stati s e m p r e , e c o n t i n u a v a n o ad essere, d u e partiti, che si rivolgevano a d u e diversi elettorati, e soddisfacevano aspettative ed esigenze sociali diverse. Q u e s t o fossato si è u l t i m a m e n t e a t t e n u a t o , sia p e r la sostanziale «borghesizzazione» della base socialista, a n c h e di quella di condizioni più modeste, sia p e r u n a evoluzione politica che ha relegato le parole d ' o r d i n e del socialismo classico tra i ferrivecchi della storia. Ma la riunificazione del 1966 e r a stata u n a decisione di vertice, da tutti a p p r o v a t a p e r c h é a p pariva in se stessa b u o n a e sensata, o s a n n a t a dalla s t a m p a , salutata dai c o m m e n t a t o r i c o m e u n a svolta d u r e v o l e della vita politica italiana. U n a di quelle m a n o v r e a tavolino nelle quali gli strateghi s ' i m p e g n a n o senza chiedersi se l'esercito m a r c e r à e se le fanterie a t t a c c h e r a n n o d a v v e r o . I disertori e r a n o stati molti: anzi e r a n o stati t r o p p i p e r c h é l'insuccesso p o t e s s e essere passato agli atti senza r i p e r c u s s i o n i sul G o verno. N e n n i e r a affranto, ma r i s o l u t o a p r o s e g u i r e l'esperim e n t o di centrosinistra. N o n così Saragat, che aveva visto nello smacco u n a sorta di affronto p e r s o n a l e e, tarantolato 26
dalla rabbia contro quello che definì «destino cinico e baro», c h i e d e v a v e n d e t t a : ossia l ' a b b a n d o n o della coalizione governativa (che, p e r un C a p o dello Stato in teoria al di sopra delle parti, era cosa piuttosto incongrua). Del suo stesso par e r e e r a n o , s e p p u r e senza le pittoresche escandescenze p r e sidenziali, De M a r t i n o e Tanassi. Si a r r i v ò , il 29 m a g g i o , a u n a p r o n u n c i a della direzione socialista p e r il d i s i m p e g n o . Saragat ne fu soddisfatto: «Una volta tanto il partito si è tirato su i calzoni» disse. M o r o p r e s e n t ò le sue dimissioni, che p e r l'occasione n o n furono formali. Si trattava o r a di m e t t e r e insieme un n u o v o G o v e r n o , e la r e s p o n s a b i l i t à v e r a toccava, d o p o l'Aventino socialista, alla D C , che aveva escluso dalla rosa dei papabili, i n t a n t o , un cavallo di razza: A m i n t o r e Fanfani. Questi aveva accettato la carica di P r e s i d e n t e del Senato, alla P r e s i d e n z a della C a m e r a e r a stato n o m i n a t o Pertini. M e n t r e a Parigi infuriavano le manifestazioni s t u d e n t e s c h e , e Bob K e n n e d y veniva assassinato in California, i soliti noti del Palazzo avv i a r o n o u n ' e n n e s i m a volta i l r i t u a l e d e l l e c o n s u l t a z i o n i , con il loro c o n t o r n o di m a n o v r e t t e d ' a n t i c a m e r a o di corridoio. E s s e n d o impensabile u n a r i e s u m a z i o n e del c e n t r o sinistra, e d e s s e n d o a l t r e t t a n t o i m p e n s a b i l e u n a coalizione d ' a l t r o tipo, si p e n s ò in casa DC alla soluzione che il Partito aveva i n s e r b o p e r q u e s t e d e l r e s t o f r e q u e n t i e v e n i e n z e : un m o n o c o l o r e «balneare», da affidare a un P r e s i d e n t e del Consiglio che del b a g n a n t e avesse la vocazione, ossia Giovanni Leone. La defenestrazione di Moro poteva sembrare iniqua, p e r c h é i n definitiva l a D C s e l'era cavata o t t i m a m e n t e alle u r n e , e il G o v e r n o n o n aveva p a r t i c o l a r m e n t e d e m e r i t a t o , fosse o no m e r i t o suo. D o p o la minirecessione del '64-65 l'ec o n o m i a aveva ricominciato ad a n d a r b e n e . Nel '67 il r e d d i to reale era cresciuto del 5,9 p e r cento e - quel che più conta - il centrosinistra s'era rivelato p e r il m o n d o dell'imprenditoria e della finanza un pericolo se n o n inesistente, certo m o d e s t o . Ma l'autocannibalismo è nella DC u n o degli eserci27
zi preferiti, e p e r t a n t o M o r o d o v e t t e p a s s a r e il t e s t i m o n e . R u m o r - cui, c o m e s e g r e t a r i o del Partito, e r a concesso di t e n t a r e p e r p r i m o - n o n riuscì, così c o m e n o n r i u s c i r o n o C o l o m b o e Taviani. Toccò, lo si è a c c e n n a t o , a L e o n e ; che già nel '63 era stato chiamato p e r un compito identico. Egli accettò che il G o v e r n o avesse u n a vita prefissata, fino al 19 n o v e m b r e , ossia subito d o p o il C o n g r e s s o socialista che si sarebbe t e n u t o dal 23 al 27 ottobre. L'estate fu p r o f o n d a m e n t e segnata, a n c h e in politica int e r n a , dagli avvenimenti di Praga. Q u a n d o , tra il 20 e il 21 agosto 1968, la Cecoslovacchia fu schiacciata e Dubcek liquid a t o , il PCI n o n r i p e t è l'infamia c o m m e s s a nel '56, d o p o la repressione di B u d a p e s t . C o n d a n n ò l'intervento delle t r u p p e sovietiche, p u r n o n e s c l u d e n d o c h e , nel m o d o i n cui Dubcek aveva perseguito la sua linea, fosse stato dato t r o p po spazio a «pressioni c e n t r i f u g h e , disgregatrici o liquidatrici o attività ostili». Tuttavia q u a n d o Saragat, in un messaggio inviato a u n ' a s s e m b l e a dei d e m o c r i s t i a n i d ' E u r o p a riuniti a Venezia, d e p l o r ò che fosse stata soffocata la libertà di u n a «nobile nazione e u r o p e a con u n a aggressione», Longo gli rinfacciò d ' a v e r « m o s t r a t o la c o r d a antisocialista, atlantica ed imperialista». La b a l n e a z i o n e l e o n i n a c o n s e n t ì ai socialisti, attossicati dalla delusione elettorale, di affilare in tutta tranquillità i loro p u g n a l i in vista del C o n g r e s s o al q u a l e si p r e s e n t a r o n o divisi in cinque c o r r e n t i a c c o m u n a t e soltanto dalla voglia di attaccar briga. Il dibattito fu suggellato da u n a gazzarra finale alla quale il pubblico, che aveva fischiato chiassosamente gli oratori «moderati», diede un contributo decisivo. Nel pletorico Comitato centrale e n t r a r o n o 43 n e n n i a n i , 39 d e martiniani, 21 tanassiani, 11 l o m b a r d i a n i e 7 giolittiani (da Giolitti A n t o n i o , n o n Giovanni). N e n n i fu n o m i n a t o presid e n t e del Partito, M a u r o Ferri, che n o n e r a u n politico d i m e m o r a b i l e polso, segretario, Cariglia - dalla fronte «inutilm e n t e spaziosa», ironizzava Fortebraccio - vicesegretario. «Dopo il 19 m a g g i o - confessava N e n n i nel suo diario - io 28
n o n sono riuscito a t e n e r e in p u g n o il partito, senza che altri Io abbiano conquistato.» La collaborazione con questo Partito socialista sconfortato e senza g u i d a appariva alla leadership della D C , p i ù che auspicabile, indispensabile. Ridotto in quelle condizioni, il socialismo n o n e r a in g r a d o di fare la voce grossa: ma e r a invece in g r a d o di d a r e al G o v e r n o , in u n a situazione sociale deteriorata - il 2 dicembre 1968 v ' e r a n o stati d u e m o r t i tra i braccianti che ad Avola, nel Siracusano, allestivano sbarram e n t i stradali d u r a n t e u n a violenta d i m o s t r a z i o n e - u n a q u a l c h e c o p e r t u r a a sinistra. Se p e r il Partito socialista e r a tempesta, n o n era bonaccia p e r l a D C dove M o r o , i n disparte, aveva a n n u n c i a t o , in un Consiglio nazionale, la sua auton o m i a dalla c o r r e n t e d o r o t e a , n o n senza qualche bacchettata sulle dita d e i colleghi p e r «questa inerzia, q u e s t a passività, questo a p p a g a r s i di un misterioso rimescolio ai vertici del Partito». Curiosi r i m p r o v e r i , in bocca ad Aldo M o r o . Il 12 d i c e m b r e , scaricato L e o n e , il centrosinistra risorse, affidato alle m o r b i d e m a n i di M a r i a n o Rumor, che costituì così il suo p r i m o G o v e r n o . De M a r t i n o fu v i c e p r e s i d e n t e , N e n n i Ministro degli Esteri. I n u s i t a t a m e n t e A n d r e o t t i , che con L e o n e aveva conservato il suo posto di Ministro dell'Ind u s t r i a , restò fuori dal R u m o r I, e d i v e n n e p r e s i d e n t e del g r u p p o p a r l a m e n t a r e d e m o c r i s t i a n o alla C a m e r a , m e n t r e Flaminio Piccoli veniva, con voto m o l t o risicato, d e s i g n a t o alla segreteria. M a r i a n o Rumor, Presidente del Consiglio a m e t à d i c e m b r e 1968, sembrava, tra tutti i p r o t a g o n i s t i della politica italiana, il p i ù i n a d a t t o ad o c c u p a r e q u e l l ' i n c a r i c o in q u e l m o m e n t o . La contestazione studentesca, le agitazioni sindacali, la violenza crescente, richiedevano un u o m o che le sapesse c a p i r e e i n t e r p r e t a r e : ma c h e le sapesse a n c h e a f f r o n t a r e c o n piglio risoluto, p e r i m p e d i r e c h e il Paese e n t r a s s e nel tunnel in cui effettivamente e n t r ò , e dal q u a l e uscì, d o p o p r o v e tragiche, solo negli a n n i O t t a n t a . N e s s u n o - m e n che 29
m e n o altri e s p o n e n t i della D C che p u r e venivano ritenuti cavalli di razza, e n o n outsìders - sarebbe p r o b a b i l m e n t e riuscito ad evitare il p e g g i o . Ma c e r t o la d e s i g n a z i o n e di q u e s t o professore di liceo dai m o d i felpati e dall'eloquio r o t o n d o , fu u n a delle mosse tipiche con cui la DC «rimuove» talvolta i p r o b l e m i , affidandosi ai suoi giuocatori di p a n c h i n a , anziché ai titolari. Il maggior partito italiano ha s e m p r e avuto a b b o n d a n z a di questi preziosi rincalzi: Rumor, Emilio C o l o m b o (che in sostanza p e r circa un d e c e n n i o ha m a n o v r a t o le leve dell'ec o n o m i a italiana), Giovanni L e o n e , p i ù di r e c e n t e Goria. I presidenti d i transizione consentivano alla D C d i g u a d a g n a r t e m p o , r i m e t t e r e u n p o ' d ' o r d i n e nelle sue c o r r e n t i , sistem a r e i r a p p o r t i con gli alleati, studiare le mosse del P C I . Ma g u a d a g n a r t e m p o , i n quella e m e r g e n z a , significava a n c h e perderne. E p p u r e Rumor, personaggio da commedia goldoniana più che da tragedia c o n t e m p o r a n e a , fu da allora in poi u n o dei democristiani di p i ù assidua frequenza a Palazzo Chigi. La sua biografia e r a u n o spaccato dell'Italia «bianca», il Veneto operoso, zuccheroso, pio, all'occorrenza anche gaud e n t e . Per gli italiani R u m o r fu, fino al giorno in cui divenne P r e s i d e n t e del Consiglio (e forse a n c h e d o p o ) , u n o sconosciuto, t r a n n e c h e nel diletto a m b i t o vicentino. O g g i , a pochi a n n i dalla scomparsa, è un dimenticato. La famiglia e r a di quelle «buone», nella Vicenza stretta a t t o r n o al vescovo. Il n o n n o Giacomo aveva fondato L'Operaio cattolico, giornale s t a m p a t o nella tipografia pontificia e vescovile San Giuseppe, che gli a p p a r t e n e v a . Il figlio di Giacomo, Giuseppe, c o n t i n u ò la tradizione di famiglia, il che lo p o r t ò ad attriti con il fascismo, che sulla s t a m p a stava stend e n d o , negli a n n i Venti, la sua c a p p a censoria. M a r i a n o e r a n a t o il 16 g i u g n o 1915, p r i m o di cinque fratelli. A scuola e r a p r i m o della classe, ebbe la l a u r e a in lettere magna cum laude p e r u n a tesi su G i u s e p p e Giacosa. Di essa s'occupò, n o n favorevolmente, B e n e d e t t o Croce che, forse piccato p e r alcu30
n e osservazioni dell'universitario R u m o r c h e d i r e t t a m e n t e lo r i g u a r d a v a n o , gli d e d i c ò u n ' a c i d a n o t a sulla Critica, nel 1940: «L'intenzione del libro è b u o n a , p e r c h é vuol rinnovare il ricordo e l'affetto p e r un nobile e gentile scrittore quale fu G i u s e p p e Giacosa. Ma p u r t r o p p o l ' a u t o r e , q u a n t u n q u e elogiato p e r capacità critica i n u n attestato d i t r e suoi i n s e g n a n t i di Padova messo i n n a n z i al v o l u m e , si d i m o s t r a affatto ottuso a i n t e n d e r e i p r o b l e m i della bellezza e dell'arte, e della idealità e moralità intrinseca all'arte, c o m e si vede dai recati giudizi sul Becque e su Verga». N o n p e r questo il giovanotto che negli a n n i di pace aveva fatto al fascismo la fronda b l a n d a e ostinata dei cattolici, si p e r s e d ' a n i m o . I n s e g n ò finché fu chiamato alle armi, p e r lo scoppio della seconda g u e r r a mondiale. Seguì il corso allievi ufficiali, ebbe i galloni di sottotenente d'artiglieria e finì istruttore alla scuola d'artiglieria c o n t r a e r e a di Sabaudia d o ve lo s o r p r e s e il «tutti a casa!» dell'8 s e t t e m b r e 1943. N e i mesi cupi della Repubblica di Salò cospirò, da professorino, p r o d i g a n d o s i p e r riallacciare le fila del m o n d o cattolico, così da p o r r e le basi della Democrazia cristiana vicentina e delle A C L I . Aveva t u t t e le c r e d e n z i a l i necessarie p e r tuffarsi, q u i e t a m e n t e , nella vita politica, e infatti fu t r i o n f a l m e n t e eletto alla Costituente, e d o p o d'allora n o n gli m a n c ò mai la valanga di voti dei suoi c o n t e r r a n e i . Esordì, c o m e d e p u t a t o , con u n a interrogazione che attestava le sue radici locali. Chiedeva al Ministro d e l l ' I n t e r n o , onorevole Sceiba, di m e t t e r pace tra d u e borgate, Lastebasse in provincia di Vicenza e Folgaria in provincia di T r e n t o , rissanti da secoli p e r u n a d i s p u t a riguardante certi pascoli indivisi. Sceiba, c h e aveva b e n a l t r e g a t t e da p e l a r e , d i e d e « a m p i e assicurazioni». Poi l'orizzonte di R u m o r si allargò, riuscì a farsi n o t a r e d a i notabili della D C , e un g i o r n o d e l 1951 A m i n t o r e Fanfani, che in un rimescolamento ministeriale e r a passato dal Lavoro all'Agricoltura, gli offrì u n a polt r o n a di sottosegretario. Si racconta c h e R u m o r avesse obbiettato: «Ma n o n so d i s t i n g u e r e un p i n o da un abete». «Se 31
è p e r questo - rispose Fanfani - tra un p i n o e un abete n o n c'è poi tanta differenza.» U n a sintesi di saggia filosofia ministeriale. E n t r a t o nella stanza dei bottoni, n o n ne uscì più. «Morbid o , affettuoso, sfumato, g u a r d i n g o , t e r g i v e r s a n t e , d u t t i l e , colorito e garbato in conversazione - citiamo da un ritratto di Gigi Ghirotti - n o n gli sarebbero stonati la tabacchiera, le fibbie e il tricorno goldoniano.» Era stato collocato d a p p r i m a , c o m e aclista, nella sinistra della D C . M a rifiutò p r e s t o quell'etichetta. N o n si identificava con la destra, n o n abiurava la sinistra, stava d o v u n q u e e da nessuna p a r t e . Ma tutto, c u l t u r a e d u c a z i o n e t e m p e r a m e n t o , gli dava l ' i m p r o n t a del m o d e r a t o . Era, c o m e Moro, un m e d i a t o r e n a t o : solo che M o r o inseriva nei suoi discorsi qualche affermazione i m p o r t a n t e a v v o l g e n d o l a in u n a caligine di frasi t o r t u o s e , dalle quali e r a necessario estrarla con un faticoso lavoro di esegesi: il p e r i o d a r e di R u m o r e r a invece limpido, ma u n a volta liberati di r e m i n i s c e n z e professorali e citazioni classiche, i suoi discorsi si rivelavano p e r quello che e r a n o : esercizi d'equilibrio r a s s i c u r a n t i e sedativi. D o p o il s o t t o s e g r e t a r i a t o con Fanfani - che era stato p r e c e d u t o da u n a vicesegreteria della DC - fu tra i fondatori della c o r r e n t e «dorotea», q u i n d i (1959) Ministro dell'Agricoltura, nel 1963 Ministro dell'Int e r n o in un effimero G o v e r n o L e o n e , nel gennaio del 1964 segretario della D C , nel 1967 p r e s i d e n t e d e l l ' U n i o n e d e m o cristiana m o n d i a l e . Finalmente, Presidente del Consiglio.
CAPITOLO TERZO
SOLO COL GLADIO
Q u e s t o capitolo si p r o p o n e di r i a s s u m e r e e spiegare - e n t r o i limiti in cui un nulla di gigantesche dimensioni e di allucin a n t e complessità p u ò essere riassunto e spiegato - la nascita e la crescita dei «casi» Solo e Gladio: con un accenno alle loro molteplici connessioni, vere o p r e s u n t e . Siamo stati costretti a s u p e r a r e , in questo lavoro di onesta ricapitolazione, un reticolato di difficoltà n o n t u t t e n e t t a m e n t e eliminabili: s e m m a i in p a r t e aggirabili (e ci siamo sforzati di farlo). Anz i t u t t o difficoltà d ' o r d i n e c r o n o l o g i c o . Nella s t e s u r a della Storia d'Italia abbiamo di n o r m a cercato di p r o c e d e r e ordin a t a m e n t e , con qualche m o d e s t o arbitrio d e r i v a n t e dall'opp o r t u n i t à d i p o r t a r e f i n o alla conclusione u n a d e t e r m i n a t a vicenda: ma si trattava di vicende che, inserite nel filone essenziale degli avvenimenti, li sopravanzavano al p i ù di u n o o d u e a n n i . Q u e s t a volta ci siamo trovati di fronte a tuffi nel passato e voli nel futuro che fanno a p u g n i con il nostro m e t o d o di n a r r a z i o n e . Gladio nasce nel 1956, il sottosegretario alla Difesa Francesco Cossiga se ne occupa tra il '66 e il '69, gli arsenali dell'organizzazione segreta sono smantellati tra il '72 e il ' 7 3 , lo stesso Cossiga rivela nel '90, c o m e Presidente della Repubblica, la p a r t e da lui avuta nel m e t t e r e a p u n to la s t r u t t u r a anti-invasione: con tutto ciò che ne è seguito. U n a t r a m a c h e si d i p a n a p e r sette lustri, s e g r e t a e s u p e r flua, e che s e m b r a b e n lontana dall'aver esaurito tutte le sue possibilità di deflagrazioni a vuoto (ma potentissime). Il p i a n o Solo fu c o n c e p i t o dal g e n e r a l e De L o r e n z o nel 1964 - ad esso sono state infatti dedicate a l c u n e p a g i n e de L'Italia dei due Giovanni, che arriva fino al 1965 -, diventò di 33
pubblica ragione nel 1967 con un'inchiesta giornalistica delYEspresso, sfociò in inchieste amministrative e p a r l a m e n t a r i e in processi che si trascinarono fino al 1972, r i e m e r s e dalle t e n e b r e del passato nel 1990. lì feuilleton n u m e r o d u e è un p o ' p i ù b r e v e dell'altro cui sarà a b b i n a t o , e c o n il quale finirà p e r coabitare, sulle p a g i n e dei quotidiani. Ma d u r ò p u r s e m p r e ventisei a n n i , q u a n t i ne trascorsero tra la p r e s a della Bastiglia e la fine, a Waterloo, dell'epopea napoleonica. Il materiale che altrove viene definitivamente passato agli archivi, e c o n s i d e r a t o d ' i n t e r e s s e soltanto storico, in Italia è gabellato c o m e b r u c i a n t e attualità politica, dalla quale possono essere messi in discussione la carica del C a p o dello Stato e la stabilità del G o v e r n o . Ci r i f e r i r e m o solo fuggevolm e n t e , p e r n o n dilatare il n o s t r o arbitrio cronologico oltre confini ragionevoli, alle vicende ultimissime. Ma p e r il resto d o b b i a m o concederci dei flash-back e delle anticipazioni che in cinematografia sono d'uso c o r r e n t e , ma che p e r la storia s o n o inconsueti. E che nel n o s t r o Paese politica e giustizia d i v e n t a n o spesso e v o l e n t i e r i a r c h e o l o g i a , c o n u n a c e r t a m o r b o s a p r o p e n s i o n e al r i t r o v a m e n t o di scheletri, sia che si trovino negli a r m a d i (il mobilio tombale della Nomenklatura, t u t t a la Nomenklatura, inclusa quella d ' o p p o s i z i o n e , è r a g guardevole) sia che si trovino p i ù p r o p r i a m e n t e nei cimiteri. Dobbiamo adeguarci, c o m i n c i a n d o p r o p r i o da Gladio. Nel 1951 - un ulteriore passo indietro, ma di poco conto rispetto al 1956 già indicato -, ossia nel colmo della «guerra fredda», la N A T O , O m e g l i o i suoi servizi segreti, r i t e n n e r o c h e fosse utile a p p r o n t a r e n e i Paesi dell'alleanza u n a r e t e s e g r e t a di cittadini fidati disposti, in caso d ' i n v a s i o n e da p a r t e dell'Armata Rossa o da altre t r u p p e dell'Est, a svolgere un'azione di resistenza «attraverso la raccolta delle informazioni, il sabotaggio, la p r o p a g a n d a , la guerriglia». L'idea p r e v e d e v a che nuclei di quel tipo si formassero, così c o m e in Italia, a n c h e in F r a n c i a , in O l a n d a , in Belgio, in D a n i marca, in Norvegia. Si a p p r e n d e r à un giorno che neutrali o n o n allineati, c o m e la Svizzera e la Iugoslavia, a v r a n n o ini34
ziative a n a l o g h e . Per q u a n t o r i g u a r d a v a specificamente l'Italia il p r o g e t t o cominciò a p r e n d e r c o r p o , il 26 n o v e m b r e 1956, con u n accordo tra il S I F A R , ossia i servizi segreti italiani, e la C I A , ossia i servizi segreti statunitensi. La rete clandestina p o s t - o c c u p a z i o n e fu b a t t e z z a t a ufficialmente stay behind, stare i n d i e t r o , e nel gergo c o r r e n t e di chi della rete si occupava, Gladio. Il n o m e n o n e r a molto i n d o v i n a t o : p r o p r i o il gladio e r a stato adottato dalla Repubblica di Salò p e r sostituire le stellette. Chi lo r i e s u m ò aveva la m e m o r i a t r o p p o corta. O t r o p po lunga. Nel '59 l'Italia fu chiamata a p a r t e c i p a r e , accanto a U S A , G r a n B r e t a g n a e Francia, ai lavori del Comitato cland e s t i n o di pianificazione c h e , in a m b i t o N A T O , s t u d i a v a le contromosse p e r il dopo-invasione. Sotto la g u i d a del g e n e rale De L o r e n z o il S I F A R p r o c e d e t t e d u n q u e all'arruolamento dei gladiatori: tutta g e n t e che «per età, sesso ed occupazione avesse b u o n e possibilità di sfuggire ad e v e n t u a l i d e portazioni ed internamenti». Si è discusso se i gladiatori siano stati soltanto 622, c o m e risulta ufficialmente, o se il loro n u m e r o fosse m a g g i o r e . L'allargamento dell'organico stava p a r t i c o l a r m e n t e a c u o r e a chi, d o v e n d o d i m o s t r a r e che tra i gladiatori v'era molta gentaglia, e n o n t r o v a n d o n e tra i 622, ipotizzava u n a s u b s t r u t t u r a criminal-politica c o p e r t a dalla s e g r e t a ma legale s t r u t t u r a Gladio, a sua volta p o s t a sotto l'egida della n o r m a l e s t r u t t u r a d e i servizi segreti. I n coer e n z a con gli scopi di Gladio - la resistenza c o n t r o il nemico invasore, che poteva allora essere soltanto l'Armata Rossa, o chi p e r essa - il grosso delle r e c l u t e di Gladio fu cercato e trovato nelle regioni nordorientali: dove fu a n c h e collocato, tra il '59 e il ' 6 3 , il m a g g i o r n u m e r o di depositi nascosti e interrati di a r m i . Q u e s t e e r a n o custodite in contenitori a c h i u s u r a e r m e t i ca che ne assicurassero il b u o n f u n z i o n a m e n t o in ogni circostanza. Si trattava di fucili automatici, esplosivi, munizioni, b o m b e a m a n o , pugnali, m o r t a i da 60 millimetri, cannoncini da 57 millimetri, r a d i o riceventi e trasmittenti. Q u a l o r a 35
l'eventualità d e l l ' o c c u p a z i o n e si fosse avverata, G l a d i o avrebbe d o v u t o o p e r a r e in sei b r a n c h e : informazioni, sabotaggio, p r o p a g a n d a e resistenza g e n e r a l e , r a d i o c o m u n i c a zioni, cifra, s g o m b e r o di p e r s o n e e m a t e r i a l i . U n a «base esterna di ripiegamento» era stata a p p r o n t a t a in S a r d e g n a . Il S I F A R p r o c e d e t t e all'istituzione d ' u n c e n t r o di a d d e s t r a m e n t o p e r la formazione dei q u a d r i della r e t e clandestina. Risulta dalle carte che l'organizzazione poteva svolgere attività «marine, aeree, paracadutistiche e subacquee». S e m b r a la descrizione dei piani di battaglia d ' u n a possente a r m a t a , ed e r a soltanto il r e g o l a m e n t o burocratico d ' u n o r g a n i s m o che p e r f o r t u n a n o n e b b e m a i occasione d i agire. F o r t u n a d u p l i c e . Fu inattivo p e r c h é m a n c ò la t e m u t a invasione, e, e s s e n d o m a n c a t a l'invasione, n o n d o v e t t e d a r p r o v a della sua efficienza. Mai c h i a m a t o all'azione c o m e s t r u m e n t o di g u e r r a , Gladio s'è trasformato, faute de mieux, in s t r u m e n t o di polemica e di p r o p a g a n d a , ad uso di qualche furbo. Q u a n d o a Gladio venivano dati gli ultimi tocchi il sottosegretario Cossiga, l'abbiamo accennato, se ne occupò (e cor a g g i o s a m e n t e r i v e n d i c h e r à molti a n n i p i ù t a r d i , d u r a n t e un viaggio a L o n d r a c o m e P r e s i d e n t e della Repubblica, la legittimità dell'organizzazione n o n c h é l'onorabilità e il patriottismo di chi aveva accettato d'entrarvi). Cossiga n o n era u o m o che p r e n d e s s e alla leggera i suoi compiti di supervisore dei servizi segreti e che sottovalutasse i pericoli di d e viazioni. In un a p p u n t o a Luigi Gui, Ministro della Difesa dal g i u g n o del 1968 al m a r z o del 1970, egli aveva segnalato un'iniziativa i n q u i e t a n t e del S I F A R , q u a n d o lo c o m a n d a v a il g e n e r a l e De L o r e n z o . Il r e g o l a m e n t o che specificava quali fossero le attività d a n n o s e alla sicurezza dello Stato dal p u n to di vista militare recitava, nel 1955: «La polizia militare ha il compito di p r e d i s p o r r e e a t t u a r e le misure necessarie p e r p r e v e n i r e , c o m b a t t e r e e r e p r i m e r e lo spionaggio e il sabotaggio in c a m p o militare o di p r e m i n e n t e interesse militare». Il testo e r a stato così modificato, nel 1962: «La polizia militare ha il c o m p i t o di p r e d i s p o r r e e di a t t u a r e le m i s u r e 36
necessarie p e r p r e v e n i r e , c o m b a t t e r e e r e p r i m e r e lo spion a g g i o , il s a b o t a g g i o e la sovversione». S p a r i v a c o n ciò la specificazione militare delle n o r m e , e vi veniva i n t r o d o t t a la sovversione. Gladio provocò qualche tragicomico equivoco. In d u e piccole grotte dell'altopiano del Carso, nei pressi di Aurisina (a un tiro di schioppo da Trieste) i carabinieri r i n v e n n e ro nel 1972 un piccolo a r s e n a l e : venti chili di d i n a m i t e ed esplosivo al plastico, d e t o n a t o r i , micce, pistole, g r a n a t e , b o m b e . T u t t o di fabbricazione straniera. I n c o m b e v a sull'Italia l'insidia del terrorismo, e fu ovvio sospettare che quella roba fosse stata occultata da eversori d'estrema destra o d'es t r e m a sinistra. Si t r a t t a v a invece d ' u n o d e i 139 Nasco - q u e s t o il n o m e c o n v e n z i o n a l e dei depositi di a r m i - che e r a n o stati disseminati p r e v a l e n t e m e n t e nell'Italia n o r d o rientale, ma a n c h e altrove. A quel p u n t o il S I D , succeduto al S I F A R , decise di smantellare la rete dei Nasco. N e furono r e cuperati, tra il 1972 e il 1973, 127 (su 139). I m a n c a n t i erano in massima p a r t e finiti sotto le f o n d a m e n t a di nuovi edifìci, chiese, cappelle. Ve ne furono di irrecuperabili p e r c h é il t e r r e n o in cui si trovavano e r a stato a g g r e g a t o a un camp o s a n t o . La dispersione degli esplosivi e delle a r m i doveva i n s o m m a essere attribuita, secondo la versione ufficiale, agli imprevisti che il s e p p e l l i m e n t o , e il t r a s c o r r e r e degli a n n i , fatalmente c o m p o r t a v a n o . La tesi o p p o s t a è che u n a p a r t e a l m e n o del materiale bellico n o n ritrovato sia stata utilizzata p e r attentati e stragi, addebitati alla destra: e che, se collegati a Gladio, d i m o s t r e r e b b e r o l'esistenza d ' u n nesso tra il «patriottismo» dei gladiatori e il «golpismo» dei g e n e r a l i o dei neofascisti. M e n t r e Gladio e r a in fase di s m a n t e l l a m e n t o l'Italia fu funestata - 31 maggio 1972 - da u n a delle sue tante stragi: l'unica c h e abbia un colpevole, confesso e c o n d a n n a t o all'ergastolo, e che possa essere senza alcun d u b b i o attribuita al t e r r o r i s m o neofascista. U n a telefonata a n o n i m a avvertì i carabinieri, quel giorno di fine maggio, che nelle c a m p a g n e 37
a t t o r n o a P e t e a n o di S a g r a d o , nel G o r i z i a n o , e r a stata abb a n d o n a t a u n a F I A T cinquecento con d u e buchi d a proiettile sul parabrezza. Accorse u n a pattuglia; l'auto era imbottita di esplosivo che deflagrò u c c i d e n d o tre carabinieri, e m u t i l a n d o n e u n q u a r t o . L e indagini furono tortuose. S e g u i r o n o d a p p r i m a u n a pista rossa, poi p u n t a r o n o c o n t r o alcuni d e linquenti di mezza tacca della zona, arrestati, e più tardi scagionati, finalmente s'indirizzarono verso gli ambienti dell'eversione di estrema destra. Nel 1982 Vincenzo Vinciguerra, affiliato a O r d i n e n u o v o , confessò d'essere f a u t o r e del criminale attentato, r i v e n d i c a n d o n e p e r i n t e r o la responsabilità, ed e s c l u d e n d o l'esistenza di m a n d a n t i o complici. La C o r t e d'Assise di Venezia, che gli inflisse l'ergastolo nel 1987, c o n d a n n ò c o m e c o r r e o u n latitante, Carlo Cicuttini. L'inchiesta n o n si esaurì tuttavia con questa sentenza. Dall'is t r u t t o r i a e r a n o e m e r s i indizi seri d i d e l i b e r a t o i n q u i n a m e n t o delle p r o v e p e r o p e r a di d u e ufficiali e d ' u n sottufficiale dei carabinieri, incriminati p e r falso, calunnia e p e c u lato. P r o p r i o questi strascichi della strage di Peteano finirono sullo scrittoio del giovane giudice veneziano Felice Casson: il quale chiederà ad un certo p u n t o d'avere accesso agli archivi dei servizi segreti. C o n l'autorizzazione di A n d r e o t t i a Cassou p e r c h é frugasse tra i fascicoli di Palazzo Braschi, d o v e l'intelligence italiana t i e n e i suoi d o c u m e n t i , v e n n e r o a n c h e - agosto 1990 - le ammissioni ufficiali sull'esistenza di Gladio. Un altro giudice di Venezia, Carlo Mastelloni e r a a sua volta sulle tracce della s t r u t t u r a segreta. Ce l'aveva p o r t a t o un fascicolo press'a poco coetaneo degli altri maneggiati da Casson. Mastelloni s'era t r o v a t o ad i n d a g a r e su certi resid u a t i giudiziari d ' u n a t r a g e d i a a v v e n u t a i l 2 3 n o v e m b r e 1973 n e l cielo d i M a r g h e r a . U n vecchio b i m o t o r e D a k o t a messo a disposizione del S I D s'era quel g i o r n o schiantato al suolo c a u s a n d o la m o r t e di q u a t t r o militari - d u e ufficiali e d u e sottufficiali - che e r a n o a b o r d o . La sciagura dell'aereo, conosciuto in codice c o m e Argo 16, fu minimizzata dal Mi38
nistero della Difesa: un incidente. In realtà Argo 16 era stato utilizzato p e r t r a s p o r t a r e alla chetichella in Libia alcuni terroristi arabi venuti in Italia ad organizzare attentati: e lasciati espatriare, n o n o s t a n t e le p r o v e schiaccianti a loro carico, ad evitare ulteriori guai p e r il n o s t r o Paese. Si sospettò p e r t a n t o che il Dakota fosse stato sabotato dal M O S S A D , il servizio segreto israeliano. Si sa con sicurezza che, a b o r d o di Argo 16, g r u p p i di gladiatori e r a n o portati in S a r d e g n a p e r a d d e s t r a m e n t o , e che i m o r t i di M a r g h e r a e r a n o tutti gladiatori. Q u a n d o l'esistenza di Gladio è diventata di d o m i n i o p u b blico Cossiga e Andreotti h a n n o r i p e t u t o che l'organizzazion e aveva, i n t e m p i d i g u e r r a f r e d d a , scopi p i e n a m e n t e c o n f o r m i all'interesse n a z i o n a l e . L a s o r p r e s a o s t e n t a t a d a m o l t e p a r t i politiche p e r la s c o p e r t a di Gladio è d e l r e s t o poco credibile. Se n'era parlato molto - p u r senza specificare il n o m e dell'organizzazione - negli anni p r e c e d e n t i . Ma a quel p u n t o - estate del 1990 - Gladio d i v e n n e u n ' a r m a p r e ziosa p e r distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dallo sfascio della ideologia e dei partiti comunisti, e p e r avval o r a r e la tesi che l'Italia fosse vissuta in u n a falsa d e m o c r a zia, viziata da presenze poliziesche, autoritarie e golpiste. Diventava a quel p u n t o indispensabile r i d a r e attualità a un altro a r r u g g i n i t o arnese politico e polemico: il p i a n o Solo. D a l l ' i n t r e c c i o - s e m p r e a s s e r i t o , m a i d i m o s t r a t o - t r a Gladio, il p i a n o Solo, e le stragi derivava la squalifica della d e m o c r a z i a e della d i r i g e n z a politica italiana. C o n il risultato che unico p a r t i t o rispettabile, in tanto sfascio, r i m a n e va il P C I poi d i v e n u t o P D S , sconfitto dalla storia r e c e n t e ; ma che si p r e t e s e fosse rivalutato, grazie a un'abile o p e r a z i o n e trasformistica, dalla storia di venti o t r e n t a o q u a r a n t a n n i or sono. Piano Solo. Abbiamo spiegato, ne LItalia dei due Giovanni, che Antonio Segni, Presidente della Repubblica, ansioso p e r t e m p e r a m e n t o e forse già m i n a t o dal male che l'avrebbe folgorato - facendone un invalido - il 7 agosto 1964, era stato 39
impensierito fino all'angoscia dalla crisi di g o v e r n o esplosa all'inizio dell'estate di q u e l l ' a n n o . Aldo M o r o , c h e g u i d a v a u n a coalizione di centrosinistra, s'era dimesso il 25 g i u g n o (1964) e la ricomposizione dei cocci a p p a r i v a a r d u a : p e r di più la riedizione del centrosinistra che dal r e s t a u r o sarebbe p r e s u m i b i l m e n t e uscita n o n piaceva a Segni: il quale vedeva, in prospettiva, rischi gravi di destabilizzazione p e r la democrazia italiana. In quei frangenti egli si consultò ripetutam e n t e con i c o m a n d a n t i delle Forze A r m a t e - che e r a n o forti s o p r a t t u t t o nelle faide di c a s e r m a - e in p a r t i c o l a r e con De L o r e n z o , che era stato capo del S I F A R , che c o m a n d a v a in quel m o m e n t o i carabinieri, e che con disinvoltura s u d a m e ricana a n d a v a tessendo intrighi tra il t u r b a t o Q u i r i n a l e e i vertici militari. Il m o n d o politico n o n ebbe la sensazione che u n a minaccia autoritaria incombesse sull'Italia: p e r convincersene basta s c o r r e r e il diario di N e n n i nelle a n n o t a z i o n i dedicate a quei giorni, fitte di n o r m a l e «cucina» crisaiola ma senza angosce. L'accenno più grave - «una crisi inutile e funesta che ha ancor più scosso il prestigio dei partiti e del Parlamento» si attaglierebbe alla perfezione, a n c o r oggi, ad o g n i crisi di g o v e r n o italiana. I «l'avevo capito», «lo sentivo», «avevo p a u ra» a r r i v a r o n o quasi tutti più tardi: q u a n d o - maggio 1967 L'Espresso diretto da E u g e n i o Scalfari diede inizio a u n a camp a g n a giornalistica che ricostruiva le vicende del «bimestre nero» d a n d o ad esse i c o n n o t a t i d ' u n golpe i n c o m p i u t o ma i n n e g a b i l e . Alla «bomba» dell'Espresso s e g u i r o n o u n a vert e n z a giudiziaria t r a De L o r e n z o da u n a p a r t e , Scalfari e J a n n u z z i - quest'ultimo a u t o r e degli articoli - dall'altra (dopo una c o n d a n n a dei giornalisti in p r i m o g r a d o tutto si concluse c o n u n a r e m i s s i o n e di q u e r e l a ) : e p o i c o m m i s s i o n i d ' i n c h i e s t a militari, e u n a c o m m i s s i o n e d ' i n c h i e s t a p a r l a m e n t a r e . T a n t o le p r i m e q u a n t o la s e c o n d a - a l m e n o p e r q u a n t o r i g u a r d a v a la relazione di m a g g i o r a n z a - c e n s u r a r o n o con espressioni d u r e D e L o r e n z o , m a r i t e n n e r o c h e quel suo p i a n o illegittimo - p e r c h é a p p r o n t a t o all'insaputa 40
dei responsabili governativi e delle altre forze dell'ordine e affidato u n i c a m e n t e ai carabinieri, d o n d e il n o m e di p i a n o Solo - fosse irrealizzabile e fantasticante. U n a d e v i a z i o n e d e p r e c a b i l e , n o n u n t e n t a t i v o c o n c r e t o d i colpo d i Stato. Parte del materiale raccolto dagli organismi che avevano ind a g a t o fu c o p e r t o da omissis p e r motivi, fondati o n o , di sicurezza. M e n t r e gli omissis d u r a v a n o , noi abbiamo così riassunto, ne Litalia dei due Giovanni, le caratteristiche del p i a n o Solo: «(Esso) p r e v e d e v a , in caso d ' e m e r g e n z a , u n a serie di interventi dei carabinieri, e l'arresto di individui - l'elenco c o m p r e n d e v a circa settecento nominativi... - r i t e n u t i pericolosi. Gente, secondo il singolare linguaggio delorenziano, da "enucleare"... De L o r e n z o aveva organizzato un a p p a r a to militar-spionistico capace, v e n u t a l'ora X, di neutralizzare gli elementi infidi "enucleandoli" - e m a g a r i trasferendoli in S a r d e g n a o altrove sotto b u o n a scorta; di o r d i n a r e l'occ u p a z i o n e della RAI, delle Prefetture, delle sedi dei partiti e di altri p u n t i nevralgici; e di s p i a n a r e infine la s t r a d a a un G o v e r n o "forte"». C o m e si vede, l'essenza del p i a n o Solo era a m p i a m e n t e nota, a n c h e p r i m a che la rimozione degli omissis fosse d e l i b e r a t a , a fine 1990, dal G o v e r n o A n d r e o t t i . Il n u o v o che è e m e r s o r i g u a r d a taluni obbiettivi del p i a n o - si è saputo così che a n c h e la sede del P S I avrebbe d o v u t o essere occupata - e il n u m e r o dei carabinieri da impiegare, ventimila. Il p i a n o Solo, a n c h e q u e s t o va d e t t o , e b b e q u a t t r o versioni: il che sembra confortare la tesi di chi sostiene che, p u r nella sua pericolosità e illegalità, esso a p p a r t e n e s s e alla numerosissima famiglia dei progetti cartacei che Stati Maggiori e capi della polizia h a n n o nei cassetti, p e r c o n t r a s t a r e un largo ventaglio di e m e r g e n z e . Un punto, ed è un punto fondamentale, rimane, nonostante tutto, irrisolto. De L o r e n z o i n t e n d e v a agire all'insap u t a di Segni, o d'accordo con lui? D'accordo con lui, si direbbe: tanto che, q u a n d o la crisi di g o v e r n o ebbe u n a soluzione fisiologica - tra l'altro con la conferma del centrosinistra - le velleità del generale e v a p o r a r o n o . C o n l'aiuto d ' u n 41
generale spregiudicato, privo di r e m o r e morali e disciplinari - ma in q u e l m o m e n t o g r a d i t o alle sinistre - Segni, gar a n t e delle istituzioni, avrebbe d o v u t o a t t e n t a r e alle istituzioni. S e n o n c h é A n d r e o t t i , q u a n d o nel g e n n a i o del 1991 è stato celebrato il centenario della nascita di Segni, ha escluso con forza che egli potesse covare propositi golpisti. Ed ha a g g i u n t o - con l'autorità c h e gli derivava dell'essere stato nel 1964 Ministro della Difesa - che n o n vi fu a l c u n a seria minaccia di putsch. Il golpe fantasma, o il fantasma del golpe - ci riferiamo a q u e l l o di De L o r e n z o , d'altri p r e s u n t i golpes p a r l e r e m o a p a r t e -, inseguì p e r a n n i i politici, chiamati a schierarsi, in u n a polemica rovente, sull'una e sull'altra barricata: il golpe c'era stato, il golpe n o n c'era stato. N e n n i fu più d'ogni altro n e l l ' i m b a r a z z o . Scriveva il p r i m o g i u g n o 1967: «LEspresso pubblica u n a mia lettera sulla crisi ministeriale del g i u g n o 1964 e sul p r e t e s o "colpo di Stato" che il g e n e r a l e De L o r e n z o a v r e b b e p r e d i s p o s t o su istigazione dell'allora Presid e n t e della Repubblica Segni. N o n sono c o n t e n t o della lettera ma sono stato trascinato a scrivere da Scalfari che p u r e sapeva, p e r u n a conversazione dei giorni scorsi, che la mia tesi c o n c o r r e v a ad a n n u l l a r e o c o n t e s t a r e la sua. Ho cioè c o n f e r m a t o nella lettera c h e ci fu un tentativo di scavalcam e n t o a d e s t r a del P a r l a m e n t o , ma c h e a mia c o n o s c e n z a n o n ci furono minacce di colpo di Stato e n o n si fece in nessun m o m e n t o p e s a r e su di noi u n a tale minaccia. E la p u r a e semplice verità. Ho evitato tuttavia di d i r e tutta intera la verità, e cioè la p a r t e politica che Segni ebbe nella crisi nell'ambito dei suoi p o t e r i . Ma mi r i p u g n a m e t t e r e in discussione un u o m o - Segni - che n o n è né vivo né m o r t o (Segni, colpito da ictus, era o r m a i un invalido - N.d.A.)». Consider a z i o n i c h e t r o v a n o il loro c o m p l e t a m e n t o in q u e s t e a l t r e c h e N e n n i affidò al suo d i a r i o a m e t à g e n n a i o d e l 1 9 7 1 , q u a n d o f u r o n o divulgati i testi delle r e l a z i o n i sul «caso S I F A R » : «Rimango a n c o r a oggi convinto che p r e m i n e n t i fur o n o nella crisi gli interessi politici. Segni e r a deciso a r e n 42
d e r e impossibile la ricostituzione del centrosinistra. Tale att e g g i a m e n t o v e n n e in luce nella r i u n i o n e q u a d r i p a r t i t a del 14 luglio (1964 - N.d.A.) a Villa M a d a m a q u a n d o M o r o si lasciò sfuggire che il P r e s i d e n t e della R e p u b b l i c a a v r e b b e rifiutato di firmare la legge urbanistica se essa c o m p o r t a v a l'esproprio generalizzato... O r a a p p r e n d o dalla deposizione di M o r o che p r o p r i o nei giorni 14 e 15 g i u g n o ci fu l'incontro in casa Morlino di M o r o , Rumor, Zaccagnini e Gava, cioè di tutto lo stato m a g g i o r e democristiano, con il g e n e r a l e De L o r e n z o e con Vicari (capo della polizia - N.d.A.), e che in quell'incontro si c o n s i d e r a r o n o le possibili c o n s e g u e n z e dell ' o r d i n e p u b b l i c o in caso di scioglimento a n t i c i p a t o delle C a m e r e e della c o n v o c a z i o n e d e i comizi elettorali. A n c h e questo io ignoravo nei dettagli, anche se M o r o mi disse allora di aver consultato il c o m a n d a n t e dell'Arma e il capo della Polizia sulle condizioni d e l l ' o r d i n e pubblico. Nella sua d e posizione M o r o fa r i p e t u t a m e n t e riferimento ai miei allarmi... Questo nel 1964. Ma oggi (1971 - N.d.A.) la minaccia è m a g g i o r e m e n t r e di crisi in crisi si è fatta m i n o r e la capacità di resistenza e di controffensiva del centrosinistra e dei suoi partiti p i ù lacerati che m a i da lotte i n t e r n e di frazioni e di fazioni». S e c o n d o N e n n i , d u n q u e , la crisi era stata p r i n c i p a l m e n t e politica: u n a delle tante che h a n n o contrassegnato - con vuoti di p o t e r e fatti a p p o s t a p e r invogliare al peggio gli ambiziosi - la vita della Repubblica. Da n o t a r e inoltre che se il piano Solo si distingueva - e assumeva caratteristiche devianti - p r o p r i o p e r c h é vi e r a n o coinvolti i carabinieri, ad esclusione di o g n i altra forza d e l l ' o r d i n e , le r i u n i o n i s u l l ' e m e r g e n z a d i m o s t r a v a n o la i n q u i e t u d i n e di u o m i n i che, c o m e M o r o e Zaccagnini, n o n sono mai stati sospettati di a u t o r i t a r i s m o (semmai il loro difetto e r a o p p o s t o , la d e bolezza). R i m a n g o n o misteriose (ma n e m m e n o tanto, p e n s a n d o c i b e n e ) le ragioni p e r cui, sulla base di omissis che, u n a volta tolti di mezzo, n o n h a n n o alterato lo svolgimento dei fatti, il p i a n o Solo sia stato, con un p r o c e d i m e n t o d e g n o della cine43
matografia fantascientifica, p r o i e t t a t o d ' u n colpo v e n t ' a n n i avanti, in pieno 1990: ed abbia p o t u t o innescare u n a reazione a catena p e r la quale Francesco Cossiga avrebbe d o v u t o lasciare il Quirinale e Andreotti Palazzo Chigi. Le colpe dei Segni - se colpe ci furono - r i c a d o n o sui Cossiga, forse p e r affinità regionale? E il golpe di De L o r e n z o - se golpe ci fu ricade s u A n d r e o t t i p e r contagio g e r a r c h i c o , dal c o m a n d o dell'Arma dei carabinieri al Ministero della Difesa, e dal Ministero della Difesa di v e n t ' a n n i fa al Palazzo Chigi di oggi? Un feuilleton in confronto al quale l'Alessandro D u m a s pad r e di Vent'anni dopo è un principiante del romanzesco e dei «passi indietro» a sensazione. E u n a telenovela, questa di Gladio e del p i a n o Solo, che c o n t i n u a ad i m p e r v e r s a r e inesorabile, di p u n t a t a in p u n t a t a , a n c h e se i suoi protagonisti - Segni, De L o r e n z o , M o r o , N e n n i - sono, c o m e gli attori di tanti film trasmessi sul piccolo schermo, tutti morti.
CAPITOLO QUARTO
I MESI CALDI
La contestazione s t u d e n t e s c a p r e s e l'avvio, in Italia, con il s o m m e s s o ronzio d ' u n a Zanzara. Era q u e s t o i l n o m e d ' u n g i o r n a l e t t o s t u d e n t e s c o c h e veniva c o m p i l a t o alla m e g l i o nel liceo Parini di Milano. In un suo n u m e r o fu pubblicata nel 1966 u n a sorta di i n c h i e s t a - s o n d a g g i o dal t e m a cautam e n t e sessuale. «Vogliamo - e r a stato scritto sulla Zanzara che o g n u n o sia libero di fare ciò che vuole a p a t t o c h e ciò n o n leda la libertà altrui. Per cui assoluta libertà sessuale e modifica totale della mentalità.» E ancora: «Sarebbe necessario i n t r o d u r r e u n a educazione sessuale a n c h e nelle scuole m e d i e in m o d o che il p r o b l e m a sessuale n o n sia un tabù ma v e n g a p r o s p e t t a t o con u n a certa serietà e sicurezza. La religione in c a m p o sessuale è a p p o r t a t r i c e di complessi di colpa». C o m e si vede, n i e n t e di p a r t i c o l a r m e n t e grave, nell'ottica di oggi. Ma la confusa provocazione fu p r e s a terribilmente sul serio da u n a m a g i s t r a t u r a incapace di intuire le fiamme - b e n altrimenti pericolose - che covavano sotto la cenere. I r e d a t t o r i della Zanzara f u r o n o inquisiti e incriminati, fu rinviato a giudizio a n c h e il p r e s i d e dell'Istituto, Daniele Mattalia. Luigi Bianchi d'Espinosa, p r e s i d e n t e del T r i b u n a le di Milano, p r o n u n c i ò , assolvendo gli studenti e il preside, p a r o l e p a t e r n a m e n t e sensate: «Non montatevi la testa, tornate al vostro liceo e cercate di dimenticare questa esperienza senza atteggiarvi a p e r s o n e più i m p o r t a n t i di quello che siete». L'auspicio n o n si avverò. Per molti motivi - la scimmiottatura di ribellioni già avvenute nell'Università californiana 45
di Berkeley e nella G e r m a n i a Federale, gli a m m a e s t r a m e n t i di M a r c u s e nel suo L'uomo a una dimensione, ma a n c h e obbiettive situazioni di disagio e di m a l c o n t e n t o nelle s t r u t t u r e scolastiche italiane - la c o n t e s t a z i o n e m o n t ò , d a l 1967 in poi, e d i v a m p ò nella società italiana negli ultimi a n n i Sessanta e p e r tutti gli a n n i Settanta: con q u a l c h e sussulto, in t o n o m i n o r e , a n c h e successivamente. L'Università aveva g r a n bisogno d ' u n a v e n t a t a r i n n o v a trice. Nel 1956-57 gli iscritti ai corsi e r a n o 212 mila, dieci a n n i d o p o il loro n u m e r o s'era r a d d o p p i a t o , 425 mila, con u n a crescita i m p o n e n t e delle immatricolazioni. L'Università d'elite diventava d u n q u e Università di massa, senza che il fen o m e n o fosse stato d e b i t a m e n t e previsto e affrontato. L'ins e g n a m e n t o era in m a n o ai «baroni», p e r u n a p a r t e dei quali la c a t t e d r a universitaria r a p p r e s e n t a v a un accessorio orn a m e n t a l e dal q u a l e riceveva p r e s t i g i o la l u c r o s a attività professionale. Il d o c e n t e , a l m e n o p e r q u a n t o r i g u a r d a v a i corsi i m p o r t a n t i , si rivolgeva a u n a calca di allievi che a stento ne p e r c e p i v a n o la voce. E r a sottovalutata o ignorata, l'esigenza di l a b o r a t o r i o s e m i n a r i c h e p r e p a r a s s e r o gli studenti all'attività professionale, e molti professori e r a n o «ferroviari», c o m p a r i v a n o cioè ( q u a n d o comparivano) p e r la loro lezione, ma vivevano altrove e n o n avevano con i ragazzi nessun r a p p o r t o u m a n o . Per la soluzione di questi p r o b l e m i gli s t u d e n t i a v r e b b e r o p o t u t o e d o v u t o battersi, e il Governo muoversi. S e n o n c h é il G o v e r n o scelse, c o m e s e m p r e accade in Italia, la strada p i ù facile e m e n o utile: quella del «facilismo». M e n t r e l'esame di m a t u r i t à veniva svuotato di c o n t e n u t i a tal p u n t o c h e la quasi totalità dei c a n d i d a t i e r a p r o m o s s a , tutte le Università a p r i v a n o i battenti, p e r l'iscrizione, a tutti i diplomati delle scuole m e d i e superiori: il che - in m a n canza d'altre m i s u r e - lungi dall'eliminare le disfunzioni, le a g g r a v a v a . C h i a R o m a s'era forse illuso di c o n q u i s t a r e la quiete universitaria - e di n o n dover toccare né privilegi né abusi - con la politica della manica larga, fu p r e s t o smenti46
to. Lo fu p e r c h é gli s t u d e n t i - u n a esigua ma vociante min o r a n z a - che p r o m u o v e v a n o la contestazione, n o n avevano a c u o r e l'Università e t a n t o m e n o r i f o r m e efficientistiche: infatti si o p p o s e r o a quella - la cosiddetta legge 2314 che era stata allora p r o p o s t a del ministro Luigi Gui, così come si s a r e b b e r o opposti più di v e n t ' a n n i d o p o alla riforma del ministro Ruberti. Volevano il trionfo dell'ideologia e della d e m a g o g i a sullo studio. Era il G r a n Rifiuto di Marcuse. Nel '67 f u r o n o volta a volta occupate, s g o m b e r a t e , riocc u p a t e la Sapienza di Pisa (dove v e n n e r o elaborate le «tesi» c h e q u a l c h e intellettuale h a esaltate c o m e abbozzo d ' u n n u o v o m o n d o u n i v e r s i t a r i o , e c h e e r a n o solo cascami di m a r x i s m o e di m a o i s m o ) , Palazzo C a m p a n a a T o r i n o , la Cattolica di Milano, e poi Architettura a Milano, R o m a , Napoli. Nella facoltà di Sociologia di T r e n t o p r a t i c a m e n t e n o n si riuscì a t e n e r e n e s s u n c o r s o , p e r c h é i suoi locali e r a n o p e r m a n e n t e m e n t e occupati o in vari m o d i bloccati. Q u e s t o di T r e n t o e r a un caso singolare. C o n la m a n c a n za di fiuto culturale che li distingue, i democristiani avevano chiesto e o t t e n u t o la creazione di questo ateneo, illudendosi c h e , nella p a c e a p p a r t a t a d ' u n a città e s t r a n e a a i g r a n d i s c o n v o l g i m e n t i sociali p o t e s s e r o essere formati dei t e c n o crati: u n a fabbrica di managers. N a t a nel 1962, l'Università di T r e n t o d i v e n n e , c o m e s a p p i a m o , qualcosa di assai lontano dai propositi dei suoi sprovveduti p r o m o t o r i . I professor i e r a n o d i livello: m a e r a n o a n c h e disponibili alle u t o p i e d ' u n giovanilismo sconsiderato e d ' u n rivoluzionarismo salottiero. Q u a n t o agli studenti, ha scritto Giorgio Bocca, cap i t a r o n o lassù, «come se fosse s u o n a t o un misterioso tam-tam, tutti gli avventurosi, gli utopisti, gli spostati, gli irrequieti della penisola». Tra loro, Marco Boato, M a u r o Ros t a g n o , R e n a t o C u r c i o , M a r g h e r i t a Cagol (presto la storia della contestazione s'intreccerà con quella del t e r r o r i s m o : c e r c h e r e m o , p e r m a g g i o r chiarezza della n a r r a z i o n e , di ten e r e distinti i d u e filoni, s e m p r e che sia possibile). Gli studenti della cattolicissima T r e n t o «avrebbero dovu47
to coltivare, r a d d r i z z a r e , p o t a r e u o m i n i che sarebbero stati a l o r o volta coltivati, p o t a t i , r a d d r i z z a t i l o r o stessi c o m e piante. Ma gli u o m i n i n o n sono piante. Chi decide come dev o n o essere gli uomini?». La p r o f o n d a riflessione è in un « d o c u m e n t o di lavoro n. 9» elaborato da Francesco Alberoni, che a T r e n t o e r a rettore. I vecchi o r g a n i s m i r a p p r e s e n t a t i v i s t u d e n t e s c h i f u r o n o rinnegati e spazzati via, sovrana era l'assemblea: che avrebbe d o v u t o essere emancipatoria, e d i v e n n e p r e s t o repressiva. Alle voci dissenzienti fu i m p e d i t o di farsi sentire. Aldo Ricci ha scritto che «i p e r s o n a g g i del m o v i m e n t o che a n d a v a n o p e r l a m a g g i o r e a v e v a n o deciso p e r tutti c h e n o n s i studiava più, studiare e r a un fatto borghese e i vari n o m i sacri della sociologia (questo s e m p r e a T r e n t o - N.d.R.) n o n contavano più nulla. C'era Marx, soltanto lui c o m e Dio, come star, letto lui eri a posto p e r tutta la vita». Alberoni, che p u r e aveva tentato d i s p e r a t a m e n t e d ' a d e guarsi, si sentiva s m a r r i t o di fronte a questa «orgia distruttivo-radicale». L'estremismo d i v e n t a v a delirio. A Palazzo C a m p a n a , a T o r i n o «la commissione delle facoltà scientifiche compiva l'estremo atto liberatorio nei confronti del Dio libro: lo s q u a r t a m e n t o dei libri in l e t t u r a p e r d i s t r i b u i r n e un q u i n t e r n o a o g n u n o dei membri» (Guido Viale). Montava la colossale s b o r n i a p r o v o c a t a da un cocktail ideologico nel quale M a r x e Marcuse, Ho Ci Min e il C h e Guevara, Rudi Dutschke, F r e u d , Mao, e un operaismo fumoso si mescolavano d i s o r d i n a t a m e n t e . Per i p r o f e s s o r i e r a n o t e m p i d ' u m i l i a z i o n e e d ' a b d i c a zione, o di rischio. Pochi docenti di n e s s u n peso, portati in c a t t e d r a d a chissà quali m i s t e r i o s e c o n g i u r e d ' i n t e r e s s i , c o n c o r d a v a n o con la protesta nichilista, molti si p i e g a v a n o , a volte s i m u l a n d o letizia, p e r m e r i t a r e la medaglia di «progressisti» e p e r evitare guai, alcuni altri t e n t a v a n o di resistere con m a n o v r e elastiche, pochissimi fronteggiavano ris o l u t a m e n t e l'esplosione. Al professore veniva n e g a t o il diritto di v a l u t a r e lo s t u d e n t e . L'esame doveva essere un tu 48
p e r tu alla pari, e poco i m p o r t a v a che lo s t u d e n t e fosse un asino (ma a volte il professore era un «barone» che n o n aveva mai speso un po' del suo t e m p o e della sua pazienza p e r capire e avvicinare gli studenti). La c u l t u r a e r a disprezzata, si scriveva K u l t u r a con la K a p p a , u n o sfregio ortografico c h e ai M a r a t in diciottesimo piaceva e n o r m e m e n t e . A Roma il r e t t o r e D'Avack, d i s p e r a t o e i m p o t e n t e c o n t r o il dilag a r e del d i s o r d i n e , si risolse infine a m e t t e r e t u t t o «nelle m a n i del p o t e r e d e m o c r a t i c o dello Stato», ossia a invocare la forza pubblica. Il p r i m o m a r z o 1968, a R o m a , il M o v i m e n t o s t u d e n t e sco, che fino ad allora s'era p r o c l a m a t o n o n violento, m o strò l'altra sua faccia: quella degli scontri d u r i con la polizia, delle s p r a n g h e e delle bottiglie Molotov. A Valle Giulia, presso Villa Borghese, d o v ' e r a la sede di Architettura, stud e n t i e agenti s ' i m p e g n a r o n o in u n a mischia furibonda con lancio di sassi e di bottiglie incendiarie da u n a p a r t e , m a n ganellate e idranti dall'altra. Si c o n t a r o n o a centinaia i feriti e i c o n t u s i , vi f u r o n o p a r e c c h i fermi o a r r e s t i . A n c h e u n a classe politica in sopore p e r e n n e c o m e quella italiana fu imp r e s s i o n a t a dall'aggressività con cui i militanti del Movim e n t o s t u d e n t e s c o s ' e r a n o avventati c o n t r o la polizia. Per l'Unità «la polizia è stata scatenata c o n t r o gli studenti r o m a ni», ma poi la cronaca del q u o t i d i a n o comunista riferiva che «davanti alle g r a d i n a t e b r u c i a v a n o r o g h i di jeep e di pullman» senza p e r a l t r o spiegare chi avesse appiccato il fuoco. In soccorso dei dimostranti malintenzionati e r a venuta u n a rivista, La Sinistra, che aveva pubblicato un m a n u a l e p e r la fabbricazione di bottiglie Molotov, con tanto di illustrazioni. In opposizione a chi aveva visto nella «battaglia di Valle Giulia» un episodio della lotta p e r e n n e tra lo Stato o p p r e s sore e il p o p o l o o p p r e s s o , Pier Paolo Pasolini rovesciò, in u n o scritto rimasto famoso p e r il suo c a r a t t e r e p r o v o c a t o rio, i ruoli. Popolo e r a n o i poliziotti, poveri, umili e umiliati: e bersagliati da figli di p a p à che cercavano, nella guerriglia di piazza, anche u n a rivalsa c o n t r o quei p a p à che, n o n con49
tenti di p a g a r e , p r e t e n d e v a n o di esercitare qualche influenza sull'educazione dei figli. E p o i fu il m a g g i o francese, un i n c e n d i o di d i m e n s i o n i colossali. L'agitazione s t u d e n t e s c a , c h e già e r a in a t t o , diventò acuta, ai p r i m i del mese, alla Sorbona e a N a n t e r r e . I motivi di fondo e r a n o gli stessi della protesta italiana: l'inadeguatezza delle istituzioni, la richiesta di u n a maggior p a r tecipazione studentesca alla gestione degli atenei, la ribellione alla dittatura «baronale». Ma p r e s t o a n c h e a Parigi, e ancor p i ù a Parigi c h e in Italia, le motivazioni politiche ed ideologiche p r e s e r o il sopravvento. Ne fecero fede i tentativi, in p a r t e riusciti, di saldare il m o v i m e n t o s t u d e n t e s c o al m o v i m e n t o o p e r a i o , b e n c h é Georges Marchais avesse p r o n u n c i a t o sulla rivolta u n i v e r s i t a r i a , ai suoi p r i m i a c c e n n i , un giudizio sprezzante: «I gruppuscoli gauchisti, unificati in quello che c h i a m a n o il m o v i m e n t o del 22 m a r z o diretto dall'anarchico tedesco C o h n - B e n d i t , p o t r e b b e r o solo far rider e . T a n t o più che in g e n e r a l e sono figli di g r a n d i b o r g h e s i che m e t t e r a n n o p r e s t o a riposo la loro fiamma rivoluzionaria p e r a n d a r e a d i r i g e r e l'impresa di p a p à e sfruttare i lavoratori». Era la tesi di Pasolini, quasi alla lettera. Tuttavia il 6 maggio i manifestanti parigini furono 15 mila e il 7 maggio 50 mila. I loro propositi volavano verso i cieli della fantasia, « l ' i m m a g i n a z i o n e al p o t e r e » , «siamo tutti indesiderabili», «proibito proibire», «siate ragionevoli, chied e t e l'impossibile». E r a u n a c o n t i n u a improvvisazione che rifiutava la logica in q u a n t o borghese. A q u e l p u n t o scesero in c a m p o , m u t a n d o r a d i c a l m e n t e la fisionomia della protesta, gli operai. I sindacati e r a n o incerti e lacerati, la sinistra «legale» insieme affascinata e imp a u r i t a dalla deflagrazione improvvisa e l a r g a m e n t e spontanea, che era a n c h e u n a dichiarazione di g u e r r a al generale De Gaulle e al suo P r i m o Ministro P o m p i d o u (la sinistra francese e d e u r o p e a , che a v r e b b e a n n i d o p o t r i b u t a t o omaggi solenni alla m e m o r i a del generale, vedeva in lui allora un simbolo della reazione autoritaria, un semi-dittatore 50
a p p e n a poco m e n o esecrabile dei colonnelli che s'erano imp a d r o n i t i del p o t e r e in Grecia il 21 aprile del 1967). Q u a n d o il 13 m a g g i o u n a manifestazione parigina riunì centinaia di migliaia di p e r s o n e , vi f u r o n o alla fine scontri tra operai e studenti, che avevano sfilato insieme: p e r c h é gli studenti rifiutarono di sciogliere i loro a s s e m b r a m e n t i , e occ u p a r o n o la Sorbona, a p p e n a riaperta. E n t r a r o n o q u i n d i in sciopero le m a e s t r a n z e della Renault, finirono in m a n o alla piazza i teatri di Stato e ì'Académie frangaise. Era l'anarchia, con il blocco di scuole, fabbriche, ferrovie, miniere, porti: e insieme ad esso devastazioni, tumulti, le p r i m e code di gente p r e s a da panico davanti ai negozi di alimentari. Il segretario del Partito comunista, Waldeck Rochet, p r o p o s e la costituzione d ' u n g o v e r n o «popolare», ma il capo della C G T (il s i n d a c a t o c o m u n i s t a ) Seguy, che p e r lo s p o n t a n e i s m o studentesco aveva un'avversione p r o f o n d a , n o n volle lo sciopero insurrezionale. De Gaulle, che era in R o m a n i a in visita ufficiale, anticipò p r e c i p i t o s a m e n t e il r i t o r n o a Parigi, e p r o n u n c i ò dalla televisione, il 24 maggio, un discorso di sette m i n u t i d u r a n t e il q u a l e p r o m i s e d ' i n d i r e , e n t r o g i u g n o , un referendum: «Se doveste r i s p o n d e r e no, n o n c'è bisogno di d i r e che n o n cont i n u e r e i ad a s s u m e r e p e r molto le mie funzioni. Ma se, con un massiccio sì, e s p r i m e r e t e la vostra fiducia in m e , comincerò con i pubblici p o t e r i e, s p e r o , con tutti coloro che vogliono servire l'interesse c o m u n e , a c a m b i a r e o v u n q u e sia necessario le vecchie, scadute e inadatte s t r u t t u r e e ad aprire u n a via p i ù a m p i a p e r il s a n g u e giovane di Francia». La voce del g r a n d e vecchio c a d d e , o così s e m b r ò , n e l vuoto. La kermesse populista continuava, e nel teatro O d è o n da loro p r e s i d i a t o gli s t u d e n t i p r o c l a m a r o n o l'attacco alla «cultura d e i consumi». D i c h i a r a r o n o che i teatri nazionali cessavano di essere tali e diventavano «centri p e r m a n e n t i di scambi culturali, di contatti tra lavoratori e s t u d e n t i , di ass e m b l e e c o n t i n u e . Q u a n d o l'Assemblea n a z i o n a l e d i v e n t a un teatro borghese, tutti i teatri borghesi d e v o n o d i v e n t a r e 51
assemblee nazionali». J e a n - P a u l S a r t r e concionava, tra acclamazioni m a a n c h e g r i d a ostili, alla S o r b o n a . L a p a r t i t a sembrava p e r d u t a p e r il G o v e r n o , dal quale si dimetteva il Ministro dell'Educazione, Peyrefitte. Nel frattempo i sindacati facevano marcia i n d i e t r o , e a p p r o v a v a n o u n a bozza di accordo p e r miglioramenti salariali e normativi. Investito da quest'offensiva, De Gaulle p r e p a r ò un contrattacco d e g n o di lui. D o p o u n a visita l a m p o in G e r m a n i a , d o v e s'era i n c o n t r a t o con il g e n e r a l e J a c q u e s Massu che vi c o m a n d a v a le forze francesi (e che nel '57-58 aveva guidato i paracadutisti francesi nella battaglia di Algeri), r i p i o m b ò a Parigi e il 30 m a g g i o r i p a r l ò al Paese. Dichiarò sciolta l'Assemblea nazionale, i n d i c e n d o le elezioni politiche p e r il 23 e 30 g i u g n o ; revocò il p r o m e s s o referendum p e r c h é «la situazione attuale impedisce m a t e r i a l m e n t e questo p r o c e d i m e n to»; si scagliò c o n t r o g r u p p i «da t e m p o organizzati» c h e esercitavano «l'intossicazione, l'intimidazione e la tirannia». «La Francia - disse - è minacciata dalla dittatura. E in corso un tentativo p e r p e r s u a d e r l a a rassegnarsi a un p o t e r e che si vuol i m p o r r e nel bel mezzo della d i s p e r a z i o n e pubblica. Q u e s t o p o t e r e sarebbe essenzialmente quello di un conquistatore, cioè il p o t e r e del c o m u n i s m o totalitario... N o , la Repubblica n o n abdicherà. Il p o p o l o se ne r i m p a d r o n i r à . » «La voce che abbiamo a p p e n a ascoltato - c o m m e n t ò M i t t e r r a n d a caldo - è la voce del 18 b r u m a i o (il colpo di Stato di N a p o leone B o n a p a r t e nel 1799 - N.d.A.), è la voce del 2 dicemb r e (il colpo di Stato di Luigi N a p o l e o n e nel 1851 - N.d.A.), è la voce del 13 m a g g i o (la presa di p o t e r e di De Gaulle nel 1958 - N.d.A.). E quella che a n n u n c i a la marcia del p o t e r e minoritario e insolente c o n t r o il p o p o l o , è quella della dittatura. Q u e s t a voce il p o p o l o la farà tacere.» Il p o p o l o s b u g i a r d ò M i t t e r r a n d . Nelle elezioni i gollisti p r e s e r o 358 seggi su 4 8 5 , la Féderation di sinistra m i t t e r r a n diana perse 61 deputati, Mendès-France n o n fu n e p p u r e eletto. P r i m a del r e s p o n s o delle u r n e , gli ultimi fuochi del m a g g i o s'erano spenti. Il 16 di g i u g n o la S o r b o n a e r a stata 52
evacuata dai d u e c e n t o della « C o m u n e studentesca» che ancora vi bivaccavano, il 17 finirono i r e s i d u i scioperi. Il 27 g i u g n o «l'ultima cittadella studentesca», ossia l'Atelier d'espressione p o p o l a r e che e r a stato insediato nella Scuola di belle arti, si arrese. De Gaulle aveva vinto, e sostituì - ma solo a vittoria o t t e n u t a - il P r i m o M i n i s t r o P o m p i d o u con Couve de Murville. In Francia la «maggioranza silenziosa», che lassù aveva il diritto di chiamarsi tale senza p e r questo essere confusa con il fascismo, aveva affermato il suo diritto e il suo d o v e r e di gov e r n a r e al di sopra e se occorreva c o n t r o le frange estremiste. In Italia i microrivoluzionari del M o v i m e n t o s t u d e n t e sco s'esercitarono p e r a n n i nel p u n z e c c h i a r e u n p o t e r e d e bole, e sfuggente c o m e gelatina, disposto ad incassare tutto senza che nulla riuscisse v e r a m e n t e a s u p e r a r n e la g o m m o sa resistenza. Le Università e r a n o allo s b a n d o p e r le intimidazioni studentesche - di sinistra e, là dove le circostanze lo consentivano, di destra - e p e r le abdicazioni o la c o d a r d i a di molti professori. Si distinguevano, in questa resa al caos, le facoltà di Architettura. Al Politecnico di Milano il preside di A r c h i t e t t u r a Paolo Portoghesi si p o n e v a o s t e n t a t a m e n t e al fianco dei contestatori a p p r o v a n d o n e o s u b e n d o n e tutte le r i c h i e s t e , c o m p r e s e le p i ù s t r a v a g a n t i . «Si v e d o n o - ha scritto Bocca - b a r o n i u n i v e r s i t a r i c o m e G u i d o Q u a z z a e Gabriele G i a n n a n t o n i che fanno in pubblico le loro autocritiche, gli architetti Zevi, Q u a r o n i , Marini v e n g o n o incriminati p e r a p o l o g i a d i r e a t o p e r c h é h a n n o s o s t e n u t o l e tesi studentesche.» S'era diffuso nell'intelligenza il t e r r o r e dell'isolamento, d i u n a e m a r g i n a z i o n e i n r e t r o g u a r d i a , fuori d e l g r a n d e flusso degli a v v e n i m e n t i , e del p o t e r e c u l t u r a l e . P r i m a ancora del m a g g i o '68 - q u a n d o tuttavia s'era già verificato un assedio s t u d e n t e s c o , in G e r m a n i a , alle tipografìe di S p r i n ger, e a M i l a n o un attacco al Corriere della Sera d i r e t t o da G i o v a n n i S p a d o l i n i - E u g e n i o Scalfari p r e s e p o s i z i o n e 53
sull'Espresso: «Questi giovani i n s e g n a n o qualcosa a n c h e in t e r m i n i operativi. L'assedio alle tipografie di S p r i n g e r p e r bloccare l'uscita dei suoi giornali è un mezzo n u o v o di lotta m o l t o più sofisticato ed efficace delle b a r r i c a t e o t t o c e n t e sche o degli scioperi generali. Ad un sistema "raffinato" si r i s p o n d e con r a p p r e s a g l i e "raffinate". L'esempio è c o n t a gioso. V e n e r d ì sera a Milano (la d a t a dell'articolo è il 21 aprile 1968 - N.d.A.) un corteo di studenti in marcia p e r dim o s t r a r e sotto il consolato tedesco si fermò a l u n g o e t u m u l t u a n d o sotto il palazzo del Corriere della Sera. Può essere un a m m o n i m e n t o p e r tutte quelle g r a n d i catene giornalistiche abituate o r m a i da lunghissimo t e m p o a n a s c o n d e r e le informazioni e a m a n i p o l a r e l'opinione pubblica. A m m e s s o che sia mai esistita, la società ad u n a dimensione sta d u n q u e fac e n d o naufragio. Chi a m a la libertà ricca e p i e n a n o n p u ò che rallegrarsene e t r a r n e felici presagi p e r l'avvenire». L'avvenire i m m e d i a t o , e a n c h e quello m e d i a t o , n o n fu p e r la verità radioso. L'Italia era avvelenata dall'intolleranza. Alla violenza conformista e massiccia delle sinistre - studentesca e o p e r a i a - si c o n t r a p p o n e v a la violenza di m i n o r a n z e fasciste, t a n t o p i ù p a r o s s i s t i c a m e n t e esaltate q u a n t o p i ù avvertivano la loro inferiorità n u m e r i c a e il loro isolam e n t o . Poche e r a n o le facoltà in cui l'estrema destra riusciva a farsi viva. Nella m a g g i o r a n z a delle altre - in particolare a Milano - il d o m i n i o del M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o e r a inc o n t r a s t a t o : a n c h e p e r c h é p r o p r i o a Milano esso aveva un leader che sapeva u s a r e , a l t e r n a n d o l e o a b b i n a n d o l e , la d e magogia e la violenza. Era costui Mario C a p a n n a , un ragazzo orfano di p a d r e , d'origine u m b r a , ch'era p o t u t o e n t r a r e nell'Università Cattolica di Milano grazie a u n a lettera di r a c c o m a n d a z i o n e del suo vescovo; e che dalla matrice cattolica s'era presto distaccato p e r veleggiare verso il marxismo. Espulso dalla Cattolica - dove studiava lettere e filosofia, senza t r o p p a fretta di laurearsi - passò alla Statale. Lì il M o v i m e n t o i n s t a u r ò u n a autentica d i t t a t u r a , esercitata t r a m i t e p r e t o r i a n i del cosid54
detto «servizio d'ordine» - che nella terminologia c o r r e n t e furono chiamati «katanghesi», e che avevano c o m e ferro del mestiere la chiave inglese - e basata sull'altrui p a u r a . All'inizio sopravvisse, nel M o v i m e n t o , u n a connotazione goliardica. Merita tutto s o m m a t o questo aggettivo il lancio di p o m o d o r i e uova c o n t r o gli spettatori che s'avviavano alla r a p p r e s e n t a z i o n e i n a u g u r a l e della Scala, il g i o r n o di S a n t ' A m b r o g i o del 1968. Lo scandalo fu g r a n d e , ma qualc u n o p o t è trovare l'iniziativa divertente, a n c h e se aveva colpito u n o dei simboli sacri di Milano. Ma poi fu imboccato un p e r c o r s o che, si voglia a m m e t t e r l o o n o , p o r t a v a al terrorismo. Il professor Pietro Trimarchi, figlio del p r i m o p r e s i d e n t e della Corte d'Appello di Milano, che n o n i n t e n d e v a piegarsi alle imposizioni dei «capannei», fu «sequestrato», insultato, sputacchiato. Ha a n n o t a t o C a p a n n a nel suo libro di ricordi Formidabili quegli anni: «Tutta la vicenda Trimarchi ebbe u n a certa rilevanza nelle lotte studentesche. Aveva assunto un d u p l i c e significato g e n e r a l e . Per gli s t u d e n t i d e t e r m i n ò u n o spostamento dei r a p p o r t i di forza a p r o p r i o vantaggio: da allora, in tutta Italia, a n c h e i docenti più reazionari si m o s t r a r o n o più duttili». Essere duttili n o n significava svolgere con maggior assiduità i p r o p r i compiti; significava accettare gli esami di g r u p p o , la p r o m o z i o n e obbligatoria, la rinuncia alla selezione e alla meritocrazia. Sulla scia dei moti studenteschi esplodevano, senza p r o vocare vittime, le p r i m e b o m b e dimostrative: avvisaglia inascoltata delle tragedie che si p r e p a r a v a n o . Dilagava la rivolta - a l m e n o alla superficie della società - e le rivendicazioni p i ù audaci (e spesso strampalate) trovavano f o n d a m e n t o o in sacri testi della sinistra, a cominciare dal libretto rosso di M a o , o nei saggi a b b o r r a c c i a t i , q u a n d o n o n allucinati, di nuovi improvvisati Maestri. Si ribellavano a n c h e i d e t e n u t i : che chiedevano «diritto di assemblea, di commissioni di controllo su tutta l'attività che si svolge nel carcere, a p e r t u r a all'esterno con possibilità di colloqui senza limitazioni, aboli55
zione della censura, diritto ai r a p p o r t i sessuali... possibilità di commissioni esterne d ' i n d a g i n e sulla funzione di funzion a r i , m a g i s t r a t i e d i r e t t o r i fascisti». I n t a n t o si m u o v e v a il m o n d o operaio. Al maggio studentesco, diventato contestazione p e r m a n e n t e , si sommava l'«autunno caldo». «Tra il s e t t e m b r e e il d i c e m b r e del 1969 - ha scritto Sergio Zavoli in La notte della Repubblica - la questione operaia esplod e con u n a forza che n é i m p r e n d i t o r i n é o p e r a i a v e v a n o previsto. Comincia il cosiddetto " a u t u n n o caldo". Ha sullo sfondo il rinnovo c o n t e m p o r a n e o di 32 contratti collettivi di lavoro. Oltre cinque milioni di lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, dei trasporti e di altri settori sono decisi a fare sentire il peso delle loro rivendicazioni... La combattività dei lavoratori si accentua con l'emergere di u n a figura nuova: il cosiddetto operaio-massa, g e n e r a l m e n t e giovane, m e r i d i o nale, n o n specializzato, a d d e t t o alla catena di montaggio, più combattivo del tradizionale operaio di mestiere.» Q u e s t o t e r r e m o t o che scuoteva la vita delle fabbriche e, insieme ad essa, la s t r u t t u r a e la strategia dei sindacati, n o n aveva la sua chiave in motivazioni e c o n o m i c h e . I salari italiani e r a n o a n c o r a tra i p i ù bassi d e l l ' E u r o p a o c c i d e n t a l e : ma n e s s u n o poteva n e g a r e che la condizione o p e r a i a fosse g r a n d e m e n t e migliorata nell'ultimo decennio. La conquista dell'automobile p e r l'operaio, da t e m p o realizzata negli Stati Uniti - e vista a l u n g o in Italia come un mito r e m o t o e irraggiungibile - era o r m a i sotto gli occhi di tutti. II conforto della vita quotidiana si era accresciuto notevolmente. Ma la storia sindacale insegna che l ' i n q u i e t u d i n e sociale cresce in p e r i o d i di p r o s p e r i t à e di relativa facilità nella ricerca d ' u n lavoro: si a t t e n u a fino a spegnersi, invece, q u a n do il posto, in t e m p o di crisi, diventa prezioso. N o n si trattò d u n q u e d ' u n f e n o m e n o di collera collettiva provocata dalla povertà, ma d e l l ' e s p a n d e r s i in fabbrica di fermenti ideologici che e r a n o p r o p r i del m o m e n t o . «Il nostro Vietnam è in fabbrica» recitava u n o slogan, ed e r a caratteristico in esso 56
l'intreccio t r a l ' a n t i - a m e r i c a n i s m o e Tanti-imperialismo di m a n i e r a , e le r i v e n d i c a z i o n i p i ù specificamente o p e r a i e e italiane. I sindacati «ufficiali», soggetti a spinte anarcoidi, smaniosi di n o n farsi scavalcare dallo s p o n t a n e i s m o dei C u b , i Comitati unitari di base, largheggiavano in «piattaforme» ambiziose e in scioperi generali: p e r le pensioni, p e r la casa. In parallelo con le incertezze d ' u n sindacalismo scavalcato, che r i n c o r r e v a le a v a n g u a r d i e , v ' e r a n o i c e d i m e n t i di g o v e r n i che n o n sapevano discriminare tra richieste ragionevoli e richieste d e m a g o g i c h e : e si piegavano alle u n e e alle altre indifferentemente, p u r d'avere la pace sociale, senza ottenerla. C G I L C I S L e U I L spacciarono c o m e u n a vittoria, in quei mesi, l'abbattimento delle «gabbie» salariali. In precedenza le province italiane, dalle più ricche alle più p o v e r e , e r a n o divise in sette scaglioni, s e c o n d o il livello del costo della vita. Se un o p e r a i o milanese g u a d a g n a v a c e n t o , un operaio di Agrigento g u a d a g n a v a ottanta. Era, questo, il riconoscimento d ' u n a verità inconfutabile: che vivere a Milano e r a - ed è - più caro che vivere in un piccolo c e n t r o del Meridione. Ma quelli e r a n o gli anni dell'egualitarismo concepito c o m e magico filtro capace di risolvere ogni problema, e ogni iniquità sociale. I C u b esigevano salari uguali p e r tutti in base al p r o f o n d o principio che «tutti gli stomachi sono uguali». N o n più differenziazioni di merito e di compenso. Era, questa, u n a concezione grossolanamente m u t u a t a dal m a o i s m o : c h e indicava nel profitto u n a colpa, nella p r o duttività u n servaggio, nell'efficienza u n complotto. L a n e gligenza d i v e n t a v a così un m e r i t o , il sabotaggio un giusto colpo inferto alla logica capitalistica. Nel n u m e r o del luglio 1969 dei Quaderni piacentini compariva un l u n g o d o c u m e n to c h e affermava: «Cosa vogliamo? Tutto». E p r o s e g u i v a : «Oggi in Italia è in m o t o un processo rivoluzionario a p e r t o c h e va al di là dello stesso g r a n d e significato del m a g g i o francese... Per questo la battaglia c o n t r a t t u a l e è u n a battaglia tutta politica». 57
Gli i m p r e n d i t o r i italiani, che negli a n n i grassi a v e v a n o peccato spesso e volentieri di miopia, di insensibilità, di avidità, a volte di d u r e z z a , f u r o n o colti da un s e n t i m e n t o di p a u r a che confinava con il panico. A Valdagno, d u r a n t e u n a dimostrazione operaia, fu abbattuto il m o n u m e n t o a Gaetano M a r z o t t o , il c r e a t o r e del c o m p l e s s o i n d u s t r i a l e . Nelle fabbriche l'atmosfera d i v e n t a v a invivibile p e r i d i r i g e n t i e p e r i «capi» e «capetti» intimiditi q u a n d o n o n minacciati. Era un pullulare di scioperi, indetti all'insaputa dei sindacati se n o n contro i sindacati. «Gli o p e r a i - riferiva un testimone - si fermano, c o m e p e r un o r d i n e arcano, nessuno sa bene ciò che sta p e r a c c a d e r e , ma sui visi si legge u n a voglia c o m u n e di violenza, ed ecco p a s s a r e la voce: "Venga giù il direttore del personale". Per ordini superiori il nostro si rassegna a scendere, p r e p a r a t o al peggio, e succede questo: gli dicono di star fermo, accanto a un tornio, e poi, q u a n t i son o , gli sfilano davanti e r i p e t o n o , u n o d o p o l'altro: "Faccia di m e r d a , faccia di merda"...» In fabbrica g r u p p i di o p e r a i praticavano l'autoriduzione, r a l l e n t a n d o di loro iniziativa ritmi e p r o d u z i o n e . Cresceva l'assenteismo. Q u a n d o le aziende tentavano di p u n i r e i facinorosi - lo fece la FIAT, d e n u n c i a n d o alla P r o c u r a della Repubblica 122 o p e r a i - si aveva u n a sollevazione sindacale e politica insieme: e il Ministro del Lavoro - nel caso specifico il d e m o c r i s t i a n o della sinistra di Forze n u o v e Carlo D o n a t Cattin, che definiva se stesso, più che Ministro del Lavoro, Ministro d e i l a v o r a t o r i , e c h e aveva p e r f i n o avallato la stramba idea che il salario fosse u n a «variabile i n d i p e n d e n te» dei costi - interveniva p e r costringere l'azienda t e m e r a ria alla resa. Niente p i ù d e n u n c e , n i e n t e p i ù licenziamenti, r e i n t e g r o dei p u n i t i - g r a n p a r t e dei quali si dedicava c o n assiduità professionale alla creazione di disordine in fabbrica - nelle loro mansioni. Disse molto t e m p o d o p o Gianni Agnelli (e la dichiarazione è stata raccolta da Sergio Zavoli): «L'allora Ministro del Lavoro n o n concluse la trattativa con i metalmeccanici fino 58
a q u a n d o io n o n consentii, d o p o parecchie o r e di resistenza, a r i a s s u m e r e in fabbrica un c e n t i n a i o di o p e r a i c h e si e r a n o resi responsabili di violenze. Ricordo che, ricattato in queste condizioni, accettai la r i a s s u n z i o n e . E l'umiliazione n o n fu accettare, o subire, questa forma di ricatto, m a , torn a t o a T o r i n o e p r e s e n t a t o m i ai dirigenti della p r o d u z i o n e delle fabbriche, c o m u n i c a r e loro che avevo c e d u t o e che dovevano riassumere questo centinaio di o p e r a i violenti. Quello fu l'inizio di dieci a n n i disastrosi di brutalità e di violenze in fabbrica che fu c o r r e t t o solo d o p o più di tremila giorni». La discussione dei contratti si svolgeva in un a m b i e n t e di r u g g e n t e t e n s i o n e ed eccitazione. I tavoli cui s e d e v a n o i r a p p r e s e n t a n t i delle d u e parti e r a n o attorniati da decine di scalmanati attivisti di sinistra. I portavoce dell'industria cercavano di destreggiarsi c o m e stanchi tori incalzati dapicadores e banderilleros, e beffeggiati da un pubblico implacabile. Per la verità il p a r a g o n e con i tori n o n si a d d i c e alla p a r t e «padronale» q u a n d o il p a d r o n a t o e r a pubblico. In tal caso la resa a discrezione, più bovina che t a u r i n a , era garantita; auspice, ancora, il Governo. L ' a u t u n n o caldo provocò, o concorse a p r o v o c a r e , la fuga dei capitali, l ' i m p e n n a t a dell'inflazione, u n a d e c a d e r e cessionistica, p e r stare agli effetti economici. Accadde tutto questo p e r c h é l'aggressività eversiva congiurava con la pavidità m e s c h i n a di molti «padroni» cui bastava di m e t t e r e in salvo oltre frontiera le ricchezze a c c u m u l a t e nei p r e c e d e n t i a n n i di vacche grasse; e, inoltre, con l'ignavia del G o v e r n o e con il favoleggiare ipocrita di un b u o n n u m e r o d'intellettuali. Stalin n o n e r a più lui, u n a volta m o r t o , ma r i m a n e v a la Cina come esempio luminoso, a n c h e se qualche malvagio i n s i n u a v a c h e vi esistessero c a m p i di c o n c e n t r a m e n t o : «Questi centri... - scriveva soave Maria Luisa Astaldi - erano specie di collegi situati in c a m p a g n a in cui, oltre l'economia, la storia politica e la d o t t r i n a del c o m u n i s m o , si insegnava a g r o n o m i a e scienza delle bonifiche: e chi profittava degli studi in capo a un a n n o riceveva un regolare diploma. 59
C o m u n q u e , questi centri di rieducazione h a n n o esaurito il loro compito e n o n ne esistono più». Il 19 n o v e m b r e 1969, in occasione d ' u n o sciopero p e r la casa, il sindacalista della CISL B r u n o Storti t e n n e un comizio al t e a t r o Lirico di Milano. Per cattiva sorte, il pubblico che defluiva d a l t e a t r o a n d ò a c o n f o n d e r s i con un t u r b o l e n t o c o r t e o della sinistra e x t r a p a r l a m e n t a r e , fiancheggiato d a forze d e l l ' o r d i n e . I n t e r v e n n e , disorientata dall'imprevisto, la polizia, si accesero scaramucce. Gli estremisti bersagliaron o ^ ^ ejeepponi della polizia con ogni sorta di «armi i m p r o prie»: in particolare con tubolari d'acciaio presi da un vicino cantiere edile. Rimase ucciso, al volante della sua jeep, un poliziotto v e n t i d u e n n e , Antonio A n n a r u m m a , avellinese, figlio d ' u n bracciante agricolo. Secondo gli inquirenti, l'agente e r a stato colpito alla testa da un oggetto p e s a n t e , p r o b a bilmente un pezzo di t u b o d'acciaio. Mario C a p a n n a sostenne, e tuttora sostiene, che «la magistratura n o n è mai riuscita a stabilire se A n n a r u m m a m o r ì p e r c h é colpito al capo da un c o r p o c o n t u n d e n t e lanciatogli contro o p e r c h é , a n d a t o a cozzare alla guida del suo automezzo, batté m o r t a l m e n t e la testa». Q u e s t a s e c o n d a v e r s i o n e - l ' i n c i d e n t e - e r a stata sconfessata dalla perizia medico-legale dei professori Caio Mario Cattabeni, Raineri Luvoni e R o m e o Pozzato: «Annar u m m a è stato ucciso da un oggetto c o n t u n d e n t e usato come u n a v e r a e p r o p r i a lancia. L'oggetto... l'ha colpito con violenza alla r e g i o n e parietale destra, p o c o s o p r a l'occhio, p r o c u r a n d o g l i u n a vasta ferita con fuoruscita di materia cerebrale». I poliziotti e r a n o in f e r m e n t o , vi fu t r a loro quasi un a m m u t i n a m e n t o . Per t u t t a r i s p o s t a il M o v i m e n t o studentesco rioccupò la Statale e l'indomani organizzò un corteo u n o dei cui slogans era «solo i p a d r o n i sono gli assassini». C a p a n n a , cui n o n m a n c a un certo spavaldo coraggio, decise di i n t e r v e n i r e ai funerali di A n n a r u m m a : sfuggì a stento al linciaggio. Portato in Q u e s t u r a sotto scorta fu circondato da «un n u g o l o di poliziotti» furenti. Il commissario Luigi Calabresi e altri funzionari dovettero (è C a p a n n a che lo raccon60
ta) «ingaggiare u n a vera e p r o p r i a colluttazione p e r n o n farmi raggiungere». In questo clima furono firmati i contratti. L'anno successivo - il 20 maggio 1970 - il P a r l a m e n t o a p p r o v ò lo Statuto dei lavoratori, che si p r o p o n e v a d'essere u n a legge di libertà e di p r o g r e s s o . Al testo c h e fu inviato alle C a m e r e , e c h e p o r t a v a la firma dell'allora M i n i s t r o d e l L a v o r o G i a c o m o Brodolini, d i e d e la sua i m p r o n t a il professor Gino Giugni. Bisogna d i r e che gli e m e n d a m e n t i p a r l a m e n t a r i f u r o n o in g r a n p a r t e p e g g i o r a t i v i . L e p a r t i più e q u i l i b r a t e f u r o n o stravolte da u n o slancio populista che ebbe conseguenze pesanti: n o n tanto p e r c h é valorizzò - forse al di là del dovuto l'influenza e l ' i m p o r t a n z a d e l s i n d a c a t o p r o p r i o nel m o m e n t o in cui veniva c o n t e s t a t o dallo s p o n t a n e i s m o dei g r u p p u s c o l i , q u a n t o p e r c h é offrì il m o d o di p e n a l i z z a r e i b u o n i lavoratori, a vantaggio dei cattivi. Tra l'altro rimasero nel d o c u m e n t o le n o r m e c h e p r o t e g g e v a n o - s a c r o s a n t a m e n t e - i diritti dei d i p e n d e n t i , ma fu d e p e n n a t o il passaggio s e c o n d o il quale q u e i diritti d o v e v a n o essere esercitati «nel rispetto dell'altrui libertà e in forme che n o n r e c h i n o intralcio allo svolgimento delle attività aziendali». Il divieto p o s t o ai d a t o r i di l a v o r o di svolgere d i r e t t a m e n t e accertamenti «sulla idoneità e sulle infermità p e r malattia e i n f o r t u n i o del d i p e n d e n t e » , a c c e r t a m e n t i attribuiti invece ai medici «pubblici», si risolsero in u n a incondizionata licenza d'assenza: p e r c h é la Sanità pubblica, o p e r il lassis m o dei m e d i c i , o p e r l ' i n a d e g u a t e z z a delle s t r u t t u r e , e r a del tutto i m p r e p a r a t a a svolgere efficaci controlli. L'altro divieto «di effettuare, ai fini dell'assunzione, indagini a mezzo di terzi sulle o p i n i o n i politiche, religiose e sindacali del lavoratore n o n c h é su fatti n o n rilevanti ai fini della valutazione d e l l ' a t t i t u d i n e professionale» si risolsero in u n a licenza d'ingresso in fabbrica ai più noti e recidivi eversori. La FIAT fu p o r t a t a in giudizio p e r c h é , negli a n n i del t e r r o r i s m o , aveva t e n t a t o di stabilire se gli i n d i v i d u i c h e v e n i v a n o ingaggiati fossero veri o p e r a i o agitatori. I p r e t o r i d'assalto 61
d e c i s e r o , f o n d a n d o s i sullo S t a t u t o d e i l a v o r a t o r i , c h e n o n d o v e s s e r o essere t e n u t i l o n t a n i dalle officine p e r s o n a g g i i quali p o t e v a n o essere addetti a macchinari costosissimi b e n c h é avessero il d i c h i a r a t o p r o p o s i t o di d a n n e g g i a r l i . L'imp i a n t o di telecamere nei locali degli a e r o p o r t i dove avviene lo smistamento dei bagagli e dove si r i p e t o n o i furti fu considerato lesivo dello Statuto: a n c h e se riesce difficile c a p i r e quale motivo avessero i lavoratori onesti d ' o p p o r s i a quella vigilanza. N o n t a n t o l o S t a t u t o , d u n q u e , h a d a t o cattiva p r o v a , q u a n t o la sua applicazione, s o p r a t t u t t o negli a n n i della follia. Era, e r i m a n e in molte delle sue parti, u n a b u o n a e illum i n a t a legge. Ma la si scrisse senza t e n e r conto delle realtà concrete; u m a n e , politiche, amministrative. I n u n a m i s u r a che il trascorrere del t e m p o , e il «riflusso», h a n n o reso m e no incidente, lo Statuto ispirò i suoi precetti a un d i p e n d e n te ideale e a u n o Stato ideale che n o n esistevano, e probabilm e n t e n o n esisteranno mai. Così l'Italia era stata investita dalle convulsioni della contestazione studentesca e degli estremismi sindacali: e si p r e p a rava a s u b i r e la l u n g a offensiva del t e r r o r i s m o , il cui m a r chio sanguinoso sarebbe stato a p p o s t o alla vita del Paese p e r tutti gli a n n i Settanta. Del t e r r o r i s m o d o v r e m o occuparci a l u n g o , nei prossimi capitoli. Possiamo invece abbozzare subito q u a l c h e conclusione p e r q u a n t o r i g u a r d a gli altri d u e fenomeni. U n o dei quali - la contestazione - si r i p r e s e n t e r à , c o n c a r a t t e r i s t i c h e d i a n c o r p i ù a c c e n t u a t a violenza, n e l 1977. Le Università italiane, questo è certo, e r a n o vecchie nelle s t r u t t u r e , vecchie nelle idee, vecchie nella concezione dell ' i n s e g n a m e n t o . Molti tra i professori avevano con gli allievi, l'abbiamo già accennato, un r a p p o r t o saltuario, a n o n i m o e frigidamente accademico. Molti studenti ambivano soltanto a s t r a p p a r e il pezzo di carta che benevoli laureifici distrib u i v a n o senza t r o p p o i n d a g a r e : s o p r a t t u t t o q u e i laureifici 62
c h e , nell'Italia p i ù p o v e r a e p i ù affamata di posti statali, elargivano il passe-partout - l a u r e a in legge o laurea in scienze politiche - p e r i m p i e g h i parassitari nei m e a n d r i i m p e r scrutabili dell'amministrazione di Stato, o di parastato. L ' i n s e g n a m e n t o u n i v e r s i t a r i o aveva i m m e n s o b i s o g n o d ' u n a «rifondazione» concettuale e d ' u n a rifondazione organizzativa. Ma su u n a s t r a d a o p p o s t a a quella c h e v e n n e indicata. N o n la p r o m o z i o n e a tutti, il ventisette politico, gli esami a getto c o n t i n u o , i fuori corso p e r e n n i , la politicizzazione esasperata, la lotta alla meritocrazia: ma u n a m e r i t o crazia e q u a che desse ai migliori la possibilità di i m p a r a r e in U n i v e r s i t à serie, d o v e gli s t u d e n t i p o v e r i e b r a v i fossero esentati da ogni tassa, e m a g a r i stipendiati, dove laboratori, biblioteche, aule fossero decenti, e i «collegi» n u m e r o s i e ordinati. Università d o v e m i n o r a n z e vocianti s m a n i o s e di rivoluzioni f u t u r e e irraggiungibili n o n i m p o n e s s e r o la loro volontà a m a g g i o r a n z e apatiche o assenti, p r e d i c a n d o il tutto o il nulla. Fu tollerato c h e a l c u n e c a t t e d r e d i v e n t a s s e r o focolai d'eversione, e n o n fu imposto che i professori lo fossero a t e m p o p i e n o , con autentica dedizione, e con assidua partecipazione alla vita degli atenei. Tra gli assaltatori che si scagliavano c o n t r o i «baroni» ve n ' e r a n o p a r e c c h i che aspir a v a n o soltanto a diventare baroncini, e che lo d i v e n n e r o . I «libretti rossi» sventolati nei cortei a p p a r t e n g o n o da t e m p o ai p i ù i n v e n d u t i r e s i d u a t i della c u l t u r a . M a o aveva scritto u n a serie di massime banali e sintetiche p e r centinaia di milioni di c o n t a d i n i analfabeti, ed esse furono spacciate c o m e la summa del s a p e r e , tra i gridolini d'estasiata a m m i r a z i o n e di intellettuali salottieri. Il M o v i m e n t o studentesco chiudeva gli occhi di fronte alla realtà, p e r n o n confessare che essa divergeva dai suoi slogans. La repressione sovietica in Cecoslovacchia del 1968 fu quasi i g n o r a t a dalla «contestazione» c h e asseriva d ' a v e r e b e n altro cui p e n s a r e . La brutalità d i v e n n e un s u r r o g a t o del r a g i o n a m e n t o (e questo vale ovviamente a n c h e p e r i fanatismi neofascisti, assai m e n o forti tuttavia). I professori che si 63
schieravano con la contestazione fingevano d ' i g n o r a r n e taluni aspetti sinistri. N o n u n a pubblicazione reazionaria, ma il Manifesto, ha d a t o questa interpretazione, in un suo «lessico sessantottesco», del t e r m i n e « s p r a n g a » : «Il M o v i m e n t o studentesco della Statale di Milano, organizzato n o n o s t a n t e il n o m e c o m e un g r u p p o a sé, i n q u a d r a i suoi militanti in u n o dei più efficienti servizi d ' o r d i n e p a r a m i l i t a r i e lo battezza Katanga, r i p r e n d e n d o la d e n o m i n a z i o n e parigina del m a g g i o . I manici di p i c c o n e v e n g o n o ribattezzati Stalin. I Katanga si incaricano di gestire gli scontri con la polizia ma a n c h e d i g a r a n t i r e l ' e g e m o n i a del M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o nella Statale v i e t a n d o p r a t i c a m e n t e l ' e n t r a t a agli a p p a r t e nenti agli altri g r u p p i della sinistra e x t r a p a r l a m e n t a r e . Più che ai periodici scontri con la polizia, l'importanza crescente che la s p r a n g a assume nella sinistra e x t r a p a r l a m e n t a r e è legata al confronto q u o t i d i a n o con i fascisti». Forse il maggio francese ebbe davvero un p o ' d'immagin a z i o n e . Il M o v i m e n t o italiano n o n ne e b b e , al di là della p r e v a r i c a z i o n e e di q u a l c h e g o l i a r d a t a . In fin dei conti il M o v i m e n t o s ' a p p a r e n t a v a b e n e , p e r q u a l c h e a s p e t t o , alle cosiddette a v a n g u a r d i e neofasciste. C o m e queste ultime, si avventava verso il f u t u r o i m p u g n a n d o equivoche b a n d i e r e del p a s s a t o , e lo stalinismo di m a n i a c i del p i c c o n e e delle spranghe corrispondeva bene al mussolinismo becero dei «boia chi molla». L a c o n t e s t a z i o n e d e v ' e s s e r e p r e s a sul serio, a n c h e nell'ottica storica, p e r c h é q u a n d o un f e n o m e n o sociale assume quelle dimensioni e c o m p o r t a quelle conseguenze va consid e r a t o con g r a n d e a t t e n z i o n e : n o n v a n n o invece p r e s e sul serio le sue legittimazioni ideologiche e culturali. C h e furon o u n bla-bla-bla d i m a r x i s m o i m p a r a t i c c i o , d i stalinismo nostalgico, e di m a o i s m o frivolo e a r r o g a n t e . Quest'antistoricità degli a n n i «caldi», b e n avvertibile nelle c r o n a c h e del M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o , d i v e n t a di solare evidenza nelle c r o n a c h e d e l l ' a u t u n n o caldo e del tentativo di sovietizzazione strisciante delle fabbriche. E r a alle p o r t e 64
la s t r a o r d i n a r i a rivincita d e l l ' e c o n o m i a di m e r c a t o sul «socialismo»: ma le «grandi lotte operaie» si facevano portatrici di concetti economici - si fa p e r dire - che nei Paesi dell'Est vivevano la loro ultima, infausta stagione, p r i m a della catastrofe e del r i n s a v i m e n t o . L'egualitarismo e s a s p e r a t o , l'avv e r s i o n e alla m e r i t o c r a z i a , l'odio al profitto, il s a b o t a g g i o della p r o d u z i o n e i n t e s o c o m e a z i o n e m e r i t o r i a e logica q u a n d o la p r o d u z i o n e avesse c o n n o t a t i «capitalistici», il rifiuto del m e r i t o , il rifiuto delle g e r a r c h i e a n c h e tecniche e della disciplina: t u t t o q u e s t o a p p a r t e n e v a o a u n a retorica populista ottocentesca, o a u n a pratica «socialista» che stava p e r dichiarare bancarotta. N o n è che agli operai, e ai sindacati, mancassero temi sui quali i m p o s t a r e legittime e sacrosante battaglie. E certo che il «miracolo economico» e r a stato in larga p a r t e frutto dei bassi salari (ma in altra e decisiva p a r t e il frutto dell'inventiva e della capacità realizzatrice degli i m p r e n d i t o r i ) . Gli industriali italiani avevano pianto miseria a n c h e q u a n d o facev a n o eccellenti g u a d a g n i : e tra loro ve n ' e r a n o che sapevano profittare delle commistioni tra politica e affari p e r m u n g e r e miliardi dallo Stato. Il boom n o n e r a stato a c c o m p a g n a to - né a livello governativo, né a livello i m p r e n d i t o r i a l e d a u n a visione l u n g i m i r a n t e dei p r o b l e m i che n e derivavan o : dalle migrazioni i n t e r n e a l l ' i n q u i n a m e n t o . Le tasse venivano p a g a t e p r e v a l e n t e m e n t e dai lavoratori d i p e n d e n t i , e l'evasione e r a scandalosa. U n a spinta r i f o r m i s t i c a vigorosa era n o n solo ammissibile, ma necessaria. S e n o n c h é il sindacato, invece di a m m a n s i r l a , r i t e n n e di d o v e r cavalcare la tigre, ed anzi di aizzarla. Il criterio econ o m i c o s e c o n d o il q u a l e il salario e r a u n a «variabile i n d i p e n d e n t e » dei costi, ottenne n o n solo l'imprimatur sindacale, ma il c o n s e n s o di ministri d e m o c r i s t i a n i : ed e r a semplicem e n t e u n a cretineria. L e conquiste p e r l'occupazione e r a n o r e g o l a r m e n t e conquiste c o n t r o l'occupazione: p e r c h é il sostanziale divieto di licenziamento, il m a r a s m a delle fabbriche, l'atmosfera assembleare e persecutoria in cui si svolge65
va la discussione dei contratti, la protezione accordata a chi, in fabbrica, sabotava e si p r e p a r a v a al salto nel t e r r o r i s m o , c r e a r o n o negli i m p r e n d i t o r i la sensazione che il d i p e n d e n t e fosse insieme un nemico e un fardello da p o r t a r e vita naturai d u r a n t e . M e n t r e s'istituiva il divorzio t r a i c o n i u g i , si sanciva l'indissolubilità dei r a p p o r t i di lavoro. Perciò gli industriali si i n g e g n a r o n o a trovare ogni mezzo p e r evitare le assunzioni. In realtà il sindacato pensava, a n c h e se n o n lo confessava, in termini da economia dell'Est. Era un'ottima cosa, p e r ciò, l'impiegare mille d i p e n d e n t i dove ne bastavano cinquec e n t o , e r a n o n o n solo tollerabili ma d e g n i di l o d e i deficit mostruosi delle peggiori aziende statali (dove il disordine e la t u r b o l e n z a r a g g i u n g e v a n o livelli i n i m m a g i n a b i l i ) , le aziende p o t e v a n o soltanto nascere, mai declinare e m o r i r e : se rischiavano questa sorte, doveva intervenire lo Stato. I bilanci i n rosso n o n d o v e v a n o s p a v e n t a r e , anzi e r a i m p r e s a noiosa e a n t i p o p o l a r e quella di ricercarne le cause. «Pubblico» e r a «bello», a n c h e se e s t r e m a m e n t e d i s p e n d i o s o p e r il c o n t r i b u e n t e , «privato» e r a b r u t t o . Si faceva p o l e m i c a p e r gli investimenti dedicati alle a u t o s t r a d e anziché al miglioram e n t o della r e t e ferroviaria: r i t e n e n d o s i che sarebbe stato saggio d e s t i n a r e altre migliaia di miliardi ad u n a azienda, c o m e le Ferrovie dello Stato, che ricava dalla vendita dei biglietti m e n o del venti p e r cento di ciò che s p e n d e . N o n solo i rivoluzionari di fàbbrica, ma a n c h e i sindacati, sembravano ignari dei benefici che (in termini r i g o r o s a m e n t e «sociali») la tecnica p u ò procacciare. Q u a l c u n o ha scritto che l'invenzione della c o r r e n t e elettrica ha giovato alla r e d e n z i o n e delle masse molto più di tutta la predicazione leninista. Ma questa verità è dimenticata, dai professionisti del «sociale». Il sindacato impostava u n a polemica e s t e n u a n t e sulla ripetitività alienante del lavoro alle catene di m o n t a g g i o (che sia ripetitivo ed alienante è un fatto, intendiamoci). Per migliorare la condizione o p e r a i a i Soloni del sindacato elabor a r o n o nuovi «tempi» di lavorazione, i n s o m m a u n a d u r a t a 66
m a g g i o r e p e r o g n i o p e r a z i o n e , così da evitare la meccanicità automatica e ossessionante dei chapliniani Tempi moderni: n o n più trenta secondi p e r u n a operazione, ad esempio, ma u n o o d u e m i n u t i . M e n t r e i sindacati si a r r o v e l l a v a n o sul p r o b l e m a , i tecnici mettevano a p u n t o i robot che h a n n o già a b b o n d a n t e m e n t e rimpiazzato gli interventi u m a n i alla c a t e n a di m o n t a g g i o , e p r e s t o li e l i m i n e r a n n o quasi totalm e n t e . Miopia e c o n o m i c a e m i o p i a tecnica si associavano, p e r i m p e d i r e al sindacato di vedere lontano. Se anche lo avesse voluto, glielo avrebbero impedito i C u b , che s p a d r o n e g g i a v a n o , e con le loro enunciazioni oltranziste d o m i n a v a n o le assemblee. O g g i tutti gli slogans di quella stagione, che alcuni c o m m e n t a t o r i s'ostinano a definire s p l e n d i d a e f r u t t u o s a , v e n g o n o r i n n e g a t i . I C u b v o l e v a n o u n ' I t a l i a le cui e c o n o m i e s c i m m i o t t a s s e r o quelle dell'Est, e gli o p e r a i dell'Est volevano l'economia di mercato. La storia ha detto, con p e r e n t o r i e t à , chi avesse ragione.
CAPITOLO Q U I N T O
BERLINGUER PRENDE IL T I M O N E
Nel febbraio del 1969 il d o d i c e s i m o C o n g r e s s o del PCI n o m i n ò Enrico B e r l i n g u e r vicesegretario del Partito. E r a u n u o m o n u o v o , oltre che p e r l'arido d a t o anagrafico - e r a nato a Sassari il 25 m a g g i o 1922 - a n c h e p e r estrazione familiare e p e r f o r m a z i o n e politica. Luigi L o n g o c h e , d o p o la m o r t e di Togliatti a Yalta il 21 agosto 1964 ne aveva p r e s o la successione, e r a un p e r s o n a g g i o tipico della vecchia g u a r dia: p e r s e g u i t a t o dal fascismo, rifugiato in U n i o n e Sovietica, apparatchik del C o m i n t e r n , c o m b a t t e n t e «repubblicano» in S p a g n a , c o m a n d a n t e delle B r i g a t e G a r i b a l d i e vicecom a n d a n t e del C o r p o Volontari della Libertà d u r a n t e la Resistenza, poi t r a i massimi dirigenti comunisti nell'Italia del d o p o g u e r r a . L o n g o n o n era di famiglia operaia, e n e m m e no povera. I suoi genitori e r a n o piccoli p r o p r i e t a r i terrieri a Fubine Monferrato, nell'Alessandrino, dove Luigi era nato il 15 m a r z o 1900. Il ragazzo aveva p o t u t o seguire i corsi d'ingegneria fino al terzo a n n o , ed avere i galloni di sottoten e n t e in un corso allievi ufficiali. Ma poi la sua vita era stata quella, a suo m o d o esemplare, del rivoluzionario. Poteva essere d u r o , se necessario fino alla spietatezza. D i v e r s a m e n t e da Togliatti, preferiva tuttavia l'azione alle m a n o v r e politiche, e r a calmo, perfino gelid o , e delegava volentieri ad altri le i n c o m b e n z e p i ù dottrinali o b u r o c r a t i c h e . N o n aveva doti d ' o r a t o r e . Parlava stento e piatto, i n c e p p a n d o s i . Era stato considerato un segretario di transizione: ma lo fu m e n o di q u a n t o si p r e v e d e s s e . Gli e r a toccato d i p r e n d e r e p o s i z i o n e s u u n a v v e n i m e n t o che, p e r i c o m u n i s t i di t u t t o il m o n d o , e r a stato l a c e r a n t e : 68
l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, il tragico p u n t o finale posto alla p r i m a v e r a di Praga. L o n g o e r a fuori d'Italia i n q u e l m o m e n t o , t r a s c o r r e v a u n a vacanza nei d i n t o r n i d i Mosca, ospite, ovviamente, del PCUS, il partito «fratello». Giorgio Napolitano, il d i r i g e n t e di m a g g i o r livello rimasto a R o m a , riuscì a racimolare, nel deserto d'agosto (1968), alcuni c o m p o n e n t i dell'ufficio politico, in p a r t i c o l a r e Aless a n d r o N a t t a e U m b e r t o T e r r a c i n i . Fu stilato, d o p o b r e v e discussione, u n c o m u n i c a t o c h e c o n d a n n a v a l ' i n t e r v e n t o dell'Armata Rossa e, r i a f f e r m a n d o fiducia nel n u o v o corso di D u b c e k , c h i e d e v a il ritiro delle t r u p p e d ' i n v a s i o n e . Ma era necessario, p r i m a che il comunicato fosse reso pubblico, l'assenso di L o n g o . Lo r a g g i u n s e r o p e r telefono, gli lessero d u e volte il testo. «Va benissimo» rispose. Enrico Berlinguer e r a anche lui in ferie con la famiglia, e a n c h e lui in un Paese «fratello», la Romania. Alloggiava, con la moglie Letizia e i tre bambini, in un villino vicino al m a r e , a Efolie. Lo accompagnava Paolo Bufalini, poco lontano soggiornava il leader comunista francese Georges Marchais. Nonostante tutto, l'Est r i m a n e v a la «casa» dei comunisti italiani. Almeno lo era stato fino a quel m o m e n t o . La comitiva di Efolie r i e n t r ò in Italia in g r a n fretta, r a g g i u n g e n d o V i e n n a in automobile p e r imbarcarsi sul p r i m o aereo disponibile. D o p o p o c h i giorni B e r l i n g u e r dovette rifare le valigie, e r a g g i u n g e r e Mosca - insieme a Bufalini, Galluzzi, Cossutta e A r t u r o Colombi - p e r ascoltare le spiegazioni dei sovietici: i quali v o l e v a n o p e r s u a d e r e i l o r o i n t e r l o c u t o r i d e l l ' o r t o dossia del loro c o m p o r t a m e n t o . C h i e d e v a n o ai «compagni» italiani u n a dichiarazione in cui si ammettesse che i carri armati del Patto di Varsavia e r a n o piombati a Praga su richiesta dello stesso Partito comunista cecoslovacco p e r sventare un golpe di destra, e che la reazione emotiva dell'Occidente era ingiustificata. B e r l i n g u e r aveva avuto da L o n g o direttive p r e c i s e : ed e r a , c o m e e s e c u t o r e , inflessibile. I sovietici p a r l a v a n o , p a r l a v a n o , e lui taceva: r i b a d e n d o , p e r tutta risposta, che n o n poteva firmare nulla di simile. 69
D u e mesi d o p o quelle d r a m m a t i c h e giornate, Luigi L o n go e r a stato colpito da un ictus cerebrale che l'aveva lasciato s e m i p a r a l i z z a t o , e quasi i n c a p a c e di p a r l a r e . Poco t e m p o d o p o a n c h e il francese Waldeck Rochet, segretario del Partito comunista francese, avrà un analogo incidente vascolar e . E azzardato diagnosticare che lo stress della r o t t u r a c o n la Chiesa M a d r e di Mosca abbia provocato quegli attacchi ai d u e vecchi militanti: ma c e r t o la c o i n c i d e n z a è i m p r e s s i o n a n t e . Si trattava d u n q u e di o c c u p a r e la carica c h e L o n g o lasciava vuota, a n c h e se p e r altri tre a n n i c o n t i n u e r à formalm e n t e a d occuparla. N o n m a n c a v a n o , n e l P C I , le figure di spicco: G i a n c a r l o Pajetta, Giorgio A m e n d o l a , Pietro I n g r a o , Natta, Napolitan o . Le preferenze di L o n g o a n d a v a n o , e lo si sapeva, a Berlinguer, che n o n godeva invece delle simpatie di Pajetta: dal quale era stato bollato con la celebre b a t t u t a «s'iscrisse giovanissimo alla direzione del PCI». U n o d o p o l'altro, i possibili candidati a u n a vicesegreteria che in realtà e r a u n a segreteria s i fecero d a p a r t e . R i m a s e u n solo n o m e , quello a p p u n t o di B e r l i n g u e r che, si racconta, esitò a l u n g o . La sua riluttanza e r a con tutta probabilità sincera. B e r l i n g u e r aveva un forte senso di responsabilità e quelli e r a n o p e r un leader c o m u n i s t a - c o n la c o n t e s t a z i o n e giovanile m o n t a n t e , con lo s t r a p p o d a l l ' U n i o n e Sovietica, con l'eresia del Manifesto, con la g u e r r a ideologica tra URSS e Cina - t e m p i d r a m matici. Ma il C o n g r e s s o lo d e s i g n ò senza esitazioni né contrasti. Era stato un Congresso dall'inizio p e n o s o . «Luigi L o n g o - ha scritto C h i a r a Valentini nella sua biografìa di Berling u e r -, con u n o sforzo eroico, ha letto il suo r a p p o r t o di 83 cartelle, i n c e s p i c a n d o spesso sulle p a r o l e , s e d u t o s u u n a specie di sgabello da b a r studiato p e r d a r l'impressione alla platea che in realtà fosse in piedi. Ma alle sue spalle, quasi p r o t e s o a sostenerlo nello sforzo, molti h a n n o n o t a t o la fig u r a di Mario Spallone, il medico di fiducia delle B o t t e g h e Oscure.» 70
L o n g o s'era u n p o ' r i p r e s o dal colpo. M a c o m e segretario n o n esisteva più, o quasi, a n c h e se Berlinguer, con u n a certa civetteria della modestia, c o n t i n u ò a o c c u p a r e un ufficetto a n g u s t o a d i a c e n t e a quello d e l s e g r e t a r i o titolare. I cronisti politici, che s a p e v a n o a m a l a p e n a dell'esistenza di questo Berlinguer, r i t e n n e r o che il PCI avesse optato p e r un b u r o c r a t e zelante e insignificante. Ci fu chi, r i c o r d a n d o i silenzi d i Berlinguer, p a r l ò d ' u n s a r d o - m u t o . I n effetti, p e r l'opinione pubblica italiana, anche la più consapevole, colui che p r e n d e v a la guida del secondo partito del Paese e r a un ignoto n e m m e n o illustre. A Sassari i Berlinguer, d'origine spagnola, e r a n o u n a delle tre o q u a t t r o famiglie che contavano: c o m e i Segni, c o m e i Delitala, c o m e i Siglienti, c o m e i Satta Branca. Il n o n n o del s e g r e t a r i o c o m u n i s t a , E n r i c o c o m e lui, e r a u n m a z z i n i a n o acceso e u n o di quei penalisti celebri, un p o ' tonitruanti, che r i c h i a m a v a n o nelle a u l e d i C o r t e d'Assise u n p u b b l i c o - s e m p r e n u m e r o s e le signore della b u o n a borghesia - avido di sensazioni forti. Avvocato, e bravo, era a n c h e il p a d r e Mario, progressista in frac, s e m p r e elegante con u n a p u n t a d i s n o b i s m o . Lui p u r e p o l i t i c a m e n t e i m p e g n a t o , t a n t o d a essere eletto d e p u t a t o nell'alleanza l i b e r a l - d e m o c r a t i c a di Giovanni A m e n d o l a , e da essere a g g r e d i t o , d u r a n t e un comizio, dai fascisti. Quello dei Berlinguer, che avevano diritto a fregiarsi del don nobiliare, era, ha osservato a n c o r a la Valentini, «un a m b i e n t e di anticlericali che p e r ò fanno battezzare e cresimare i figli (e a n c h e Enrico lo fu r e g o l a r m e n te alla parrocchia San Giuseppe), di benestanti che detestano gli s p r e c h i e la volgarità, di c o n t e s t a t o r i che si s p o s a n o s e m p r e e solo all'interno del loro ambito sociale». C o m e s t u d e n t e , E n r i c o , n o n valeva g r a n c h e . Nel liceo D o m e n i c o Alberto Azuni, dove Togliatti aveva studiato d u r a n t e u n s o g g i o r n o s a r d o della sua famiglia, m e r i t a n d o v i tutti nove, il giovanissimo Enrico faceva collezione di insufficienze. P u ò darsi che a questo s b a n d a m e n t o scolastico abbia contribuito la tragedia che aveva colpito lui e il fratello, 71
con la malattia e l'agonia straziante della m a d r e Mariuccia. N o n si applicava sui libri, ma giuocava b e n e a poker, discret a m e n t e a biliardo. N o n frequentò mai, n e p p u r e q u a n d o ne ebbe l'età, le case di tolleranza; u n a pruderie istintiva, e un'altrettanto istintiva r i p u g n a n z a p e r le conversazioni grassocce e sguaiate della provincia, f u r o n o tra le sue caratteristiche costanti. Si vuole che risalisse a quegli a n n i adolescenziali a n c h e la sua iniziazione c o m u n i s t a , n e l l ' e s t r e m a periferia s a r d a . S'era sottratto alla c h i a m a t a alle a r m i p e r u n a lieve malformazione ai piedi. Iscritto all'Università (facoltà di G i u r i s p r u d e n z a ) r i n u n ciò al p r o p o s i t o di laurearsi q u a n d o la politica d i v e n n e p e r lui assorbente c o m e l'ingresso in un o r d i n e religioso. Mentre molti futuri «quadri» comunisti facevano il loro a p p r e n distato nella Resistenza, Berlinguer poteva iscrivere nel suo carnet di b e n e m e r e n z e antifasciste solo un episodio di m o d i co rilievo. Il 13 g e n n a i o del 1944 e r a n o scoppiati a Sassari «liberata» tumulti popolari p e r la mancanza, sul mercato legale, di g e n e r i di p r i m a necessità c o m e l'olio, il c a r b o n e , il s a p o n e , e p e r la scarsità di p a n e . Nella jacquerie, c h e e b b e c o n n o t a t i violenti, B e r l i n g u e r e r a in p r i m a fila. La polizia fu sottoposta a u n a g r a g n u o l a di p i e t r e (ma furono sequestrate a n c h e b o m b e a m a n o ) , v e n n e r o devastati e saccheggiati alcuni forni. In questa atmosfera da carestia manzoniana dovette intervenire, p e r r i p o r t a r e la calma, l'esercito. Enrico B e r l i n g u e r fu additato c o m e il m a g g i o r responsabile e istigatore della rivolta. Si voleva perfino che avesse p r o g e t tato d ' u c c i d e r e il prefetto b u t t a n d o l o dalla finestra. I n t e r v e n n e , in soccorso di Enrico, il p a d r e , che aveva b u o n e conoscenze e influenze d o v u n q u e : e che lo fece liberare, d o p o tre mesi di galera. S e m p r e p e r i n t e r e s s a m e n t o del p a d r e , che voleva fargli cambiar aria, Enrico Berlinguer si trasferì a Roma; e lì si radicò, con qualche breve parentesi. A R o m a conobbe la futura moglie, Letizia L a u r e n t i : il m a t r i m o n i o fu celebrato nel 1957. T u t t a l a p a r a b o l a b e r l i n g u e r i a n a , d a quel m o m e n t o
in poi, p u ò essere riassunta in u n a definizione: togliattiano di ferro. Di Togliatti gli m a n c a v a n o sia le esperienze preziose e atroci a l l ' H o t e l L u x di Mosca, sia la finezza c u l t u r a l e , sia il cinismo e la doppiezza. Ma p e r q u a n t o glielo consentiv a n o il t e m p e r a m e n t o e la n a t u r a l e o n e s t à , cercava di conformarsi al modello e all'esempio del Migliore: e di essere, lui stesso, il migliore dei discepoli. Chi lo frequentò a quei t e m p i ha di Enrico B e r l i n g u e r il r i c o r d o d ' u n g i o v a n o t t i n o esile, cortese, asciutto, la fronte s o r m o n t a t a da u n a selva di capelli, l'abbigliamento trasand a t o . U n a sorta di m o n a c o laico, che m a n g i a v a p o c o e distrattamente, che fumava d u e pacchetti di sigarette al giorno e c h e d i s c o r r e v a soltanto di politica, studiava accanitam e n t e i sacri testi, e si dedicava con zelo al lavoro di organizzazione: u n a b r a n c a del Partito che e r a stata affidata a Pietro Secchia, colui c h e a v r e b b e v o l u t o la lotta a r m a t a , e che p e r questo e n t r ò a un certo p u n t o in rotta di collisione con il possibilista Togliatti. Per i suoi meriti i n d u b b i Berling u e r si g u a d a g n ò la designazione a segretario della Federazione giovanile c o m u n i s t a italiana, FGCI. A m m e s s o , grazie alla carica, nell'Olimpo dei «grandi» che tracciavano la rotta del pei, fece del suo partito dei giovani u n a copia conforme del partito dei vecchi; con u n a s t r a o r d i n a r i a capacità di lav o r o capillare e di p r o p a g a n d a i n c e s s a n t e . Le s u e p a r o l e d ' o r d i n e e r a n o quelle risapute, che Mosca coniava e Togliatti riecheggiava. Aborriva il p i a n o Marshall, aborriva il Patto Atlantico («come ieri l ' E u r o p a ha rischiato il d o m i n i o di Hitler, così oggi rischia c h e si i n s t a u r i il d o m i n i o degli Stati Uniti»), era contro il capitalismo, ossia c o n t r o l'economia di m e r c a t o («si t e n g a n o p u r e i d e m o c r i s t i a n i la l o r o simpatia p e r l'America dei trusts, dei m i l i a r d a r i , dei dieci milioni di disoccupati»). Dal 1950 al 1953 fu a n c h e p r e s i d e n t e delia Federazione m o n d i a l e della gioventù democratica che, dicevano con orgoglio i comunisti, poteva c o n t a r e su 72 milioni di affiliati in 74 Paesi del m o n d o . O g n i manifestazione della Federazione 73
m o n d i a l e era, p e r volontà del g r a n d e Stalin, ispirata alla pace. «Qui a Berlino si leverà p l a u d e n t e - disse B e r l i n g u e r a u n a folla di giovani fatti affluire nella G e r m a n i a Est, e discip l i n a t a m e n t e disposti a d a c c l a m a r l o , c o m p r e s i quelli c h e n o n c a p i v a n o u n a p a r o l a del suo discorso - la voce di u n a gioventù di razze, di concezioni politiche e religiose diverse, c o m e avvertimento ai fautori di guerra.» Tutte quelle diversità, solo B e r l i n g u e r poteva scorgerle, nella massa ideologic a m e n t e o m o g e n e a . In un resoconto giornalistico fu stampato che B e r l i n g u e r s'era scagliato, a Berlino, contro le «minacce di Sceiba e degli altri r e a z i o n a r i del G o v e r n o di Roma». Egli p r o t e s t ò . U n a sua frase e r a stata travisata. Com u n q u e gli fu tolto, p e r tre anni, il passaporto. «La Russia sovietica è c a r n e della nostra c a r n e e s a n g u e del nostro sangue» scrisse il Berlinguer di allora; che s e p p e della m o r t e di Stalin m e n t r e e r a in corso a F e r r a r a (4-8 m a r zo 1953) un Congresso della FGCI. Dalla platea si inneggiava al K o m s o m o l dei giovani sovietici q u a n d o fu d a t o il ferale a n n u n c i o . Il C o n g r e s s o fu sospeso in segno di lutto e Berlinguer stilò, d ' i m p e t o , p e r c h é fosse inviato a Mosca, questo t e l e g r a m m a : «A n o m e t u t t a g i o v e n t ù italiana, i s p i r a n d o c i i n s e g n a m e n t o i m m o r t a l e g r a n d e scomparso, assumiamo solenne impegno di dare tutte le nostre energie per tenere s e m p r e alta la b a n d i e r a di Stalin». Un articolo dello stesso B e r l i n g u e r ebbe p e r titolo: «Abbiamo p e r d u t o il nostro più G r a n d e Amico». N o n a tutti piaceva, tuttavia, la gestione di B e r l i n g u e r . Gli si i m p u t a v a d'aver t r o p p o p e n s a t o all'aspetto ricreativo della FGCI, i c a m p i sportivi e le sale da biliardino, a scapito dei veri problemi dei giovani. Nel 1956 egli fu dimesso dalla organizzazione giovanile: e r a lo stesso a n n o del ventesimo Congresso del PCUS, con quel r a p p o r t o segreto di Kruscev che si abbatté sull'universo comunista c o m e u n a b o m b a atomica. Poi, quasi n o n bastasse, v e n n e la rivolta u n g h e r e s e , d u r a m e n t e repressa p r o p r i o da quel Kruscev che aveva den u n c i a t o le atrocità staliniane. B e r l i n g u e r p a r e v a a m m u t o 74
lito. Le sue stelle polari ideologiche e r a n o oscurate da n e r e n u v o l e di t e m p e s t a : si limitò a diagnosticare, con un eufem i s m o reticente fino al grottesco, che «alcune incertezze si manifestano nelle nostre file». Semisilurato - n o n faceva più p a r t e della direzione, ma e r a r i m a s t o nel C o m i t a t o c e n t r a l e - , d i v e n n e r e s p o n s a b i l e della scuola di p a r t i t o alle Frattocchie, dove era stato m a n d a t o , con c o m p i t i direttivi, a n c h e A l e s s a n d r o N a t t a . L a scuola (Istituto di studi comunisti, secondo la terminologia ufficiale) e r a stata s t r u t t u r a t a da E d o a r d o d ' O n o f r i o , capo dell'Ufficio q u a d r i del PCI, con criteri schiettamente staliniani. O g n i «compagno» m a n d a t o a quell'università di partito doveva rivelare tutto sulla sua vita privata, sottoporsi a int e r r o g a t o r i e contestazioni degli altri allievi, fare autocritica. La storia dell'URSS, che aveva un posto privilegiato nelle materie d ' i n s e g n a m e n t o , e r a stata a l u n g o a p p r e s a attraverso un testo di Stalin, del quale è facile i m m a g i n a r e la completezza, l'esattezza e l'obbiettività. Era u n a scuola screditata. B e r l i n g u e r n e uscì p r e s t o , con u n a grossa p r o m o z i o n e . E r a il 1960 e Togliatti lo p o s e , a t r e n t o t t o a n n i , alla testa dell'organizzazione: un posto che era stato di dirigenti della statura di Secchia e di A m e n d o l a ma che sembrava fatto su m i s u r a p e r u n o c o m e lui, che aveva d e d i z i o n e e fedeltà da v e n d e r e : e che sapeva con docilità e a c u m e adattarsi alle situazioni n u o v e . R i n u n c i ò ai vecchi slogans stalinisti, travolti dalla storia, ma difese a o l t r a n z a t u t t o il difendibile. Fanfani aveva osato cianciare d ' u n a crisi del c o m u n i s m o , e B e r l i n g u e r lo rimbeccò con asprezza. «Sono critiche incredibili, n e l m o m e n t o in cui siamo riusciti ad a u t o c r i t i c a r c i con u n a franchezza e un c o r a g g i o c h e mai nella storia ha mostrato di avere un g r a n d e movimento. Q u a n d o mai le a u t o r i t à della Chiesa h a n n o avuto il coraggio di d e n u n c i a re le t o r t u r e agli eretici, i r o g h i , gli a u t o d a f é , l'Inquisizione?» Irriducibile, e t o g l i a t t i a n a m e n t e capzioso, il s o r g e n t e astro del c o m u n i s m o italiano glissava sul fatto, n o n trascurabile, c h e l'autocritica e r a stata i m p o s t a d a a v v e n i m e n t i 75
e s t e r n i , dalle d e n u n c e di Kruscev, e che e r a stata subita e decisa con travaglio e riluttanza: limitandosi, oltretutto, alle «deviazioni» staliniane, senza n e p p u r e un b a r l u m e d'int u i z i o n e d e l l ' i m m a n e catastrofe c h e sul c o m u n i s m o , n o n sulle s u e «deviazioni», si s a r e b b e a b b a t t u t a a d i s t a n z a di n o n moltissimi a n n i . Lo sganciamento di Berlinguer dai vincoli d ' u n a ortodossia di p a r t i t o spesso b u r o c r a t i c a v e n n e con la m o r t e di Togliatti, che era stato il suo maestro e - sia p u r e con doveroso rispetto delle distanze - il suo alto p r o t e t t o r e . Il Berlinguer che a n d ò a Mosca, nell'ottobre del 1964, p e r chiedere ai sovietici qualche delucidazione sul subitaneo a l l o n t a n a m e n t o di Kruscev (guidava u n a delegazione della quale facevano p a r t e Paolo Bufalini ed Emilio Sereni) e r a insieme più indip e n d e n t e e più coraggioso che in passato. La sua fiducia nel m o d e l l o sovietico s'andava s g r e t o l a n d o , e i contatti c o n i bonzi di Mosca n o n c o n t r i b u i v a n o a restituirgliela. A colloquio con Suslov, Podgorni, Ponomariov, che si sforzavano di s p i e g a r e c o m e q u a l m e n t e la cacciata di Kruscev fosse stata u n evento n o r m a l e , provocato dai meccanismi d ' u n a d e m o crazia impeccabile, Berlinguer disse freddo: «Non capite che con questi metodi c o m p r o m e t t e t e il vostro prestigio?». I tre italiani furono q u i n d i ricevuti da Breznev, conciliante, che tuttavia pretese e o t t e n n e u n a garanzia: nel comunicato conclusivo s a r e b b e m a n c a t o o g n i a c c e n n o a dissensi t r a i d u e partiti. Berlinguer dovette accontentarsi d ' u n a frasetta inserita, d o p o il ritorno in Italia, in un chilometrico d o c u m e n t o del P C I : «Si è constatata ( p e r la sostituzione di Kruscev N.d.A.) l'esistenza di p u n t i di vista diversi tra il PCUS e il PCI». B e r l i n g u e r cominciava a capire che p e r i comunisti italiani s'annunciava, n o n o s t a n t e i successi elettorali, u n ' e p o c a di solitudine e di decisioni t o r m e n t a t e . C e r t o n o n i m m a g i n a va, nel suo fideismo di vescovo della religione rossa, l'epilogo disastroso del « r i n n o v a m e n t o » . Ma il m o d e l l o sovietico era p a l e s e m e n t e ingessato nella r e s t a u r a z i o n e brezneviana, e quello cinese - che egli ebbe m o d o di toccare con m a n o in 76
u n a sosta a Pechino d u r a n t e un viaggio «ufficiale» in Vietn a m a fine 1966 - era invece t a r a n t o l a t o dalla Rivoluzione c u l t u r a l e , che stava p r e n d e n d o l'avvio. A P e c h i n o Berlinguer, e i suoi assistenti Carlo Galluzzi e Antonello T r o m b a d o r i , f u r o n o p r a t i c a m e n t e s e q u e s t r a t i nel l o r o a l b e r g o . Q u a n d o t e n t a r o n o d'uscire i n d o s s a n d o i n c a u t a m e n t e i colbacchi c h e s'erano p o r t a t i da Mosca - e r a p i e n o i n v e r n o furono circondati da g r u p p i minacciosi di cinesi. Il culto di Mao imperversava, p e r tutto conforto gli italiani avevano ricevuto copie della Peking Review con foto del G r a n d e T i m o n i e r e n u o t a n t e nello Yangtze. B e r l i n g u e r era, a dispetto di qualche sua effervescenza, un u o m o sensato e pacato. N o n si lasciò i n c a n t a r e : e t r a d u s s e il suo disagio in u n a formula ideologica: «C'è aria di trotzkismo». C'era a n c h e aria d'intolleranza violenta e di caccia alle streghe. La Cina da cui alc u n i intellettuali italiani t o r n a v a n o a m m i r a t i , biascicando frasi d'entusiasmo, a p p a r v e a B e r l i n g u e r scostante. «Cercav a m o di far p a s s a r e il t e m p o - ha r i c o r d a t o T r o m b a d o r i g u a r d a n d o la televisione, che trasmetteva u n i c a m e n t e film edificanti sul l a v o r o e la lotta d e l p o p o l o , e diapositive di pensieri di Mao. E r a v a m o frastornati dal r u m o r e che a r r i vava dalla strada, dove le g u a r d i e rosse gridavano i loro slog a n in c o n t i n u a z i o n e . U n a m a t t i n a Enrico mi disse d ' a v e r avuto la sensazione che d u r a n t e la notte u n o di questi scalm a n a t i fosse e n t r a t o nella sua stanza, a frugare tra i suoi d o cumenti.» Per la verità la televisione sovietica n o n era molto meglio di quella cinese, a n c h e se m e n ò demenziale. Il Vietnam, i m p e g n a t o nella g u e r r a contro gli Stati Uniti, affascinò invece B e r l i n g u e r che u n a volta di p i ù s'illuse. Azzeccò il p r o n o s t i c o a f f e r m a n d o c h e «gli Stati U n i t i n o n h a n n o n e s s u n a possibilità, n é i n b r e v e n é i n l u n g o t e m p o , di p i e g a r e la resistenza del p o p o l o vietnamita». Ma gli p a r v e d ' i n t r a v e d e r e ad H a n o i u n a «terza via» del socialismo reale, che sarebbe stata bocciata dalla storia. Da allora fino all'investitura c o m e vicesegretario, si tenne in equilibrio - ancorato a L o n g o così c o m e p r i m a e r a sta77
to a n c o r a t o a Togliatti - in un PCI n o n p i ù monolitico, p u r se r i l u t t a n t e a m e t t e r e in piazza i suoi litigi. O r f a n i di Togliatti, i d i r i g e n t i c e r c a v a n o di i m p o r r e le l o r o p e r s o n a l i p r o p e n s i o n i : Giorgio A m e n d o l a e M a r i o Alicata, a d e s t r a , c o n t r o I n g r a o , a sinistra. L'ascesa alla vicepresidenza di Berlinguer avvenne, lo si è già a c c e n n a t o , in u n ' a t m o s f e r a di g e n e r a l e c o n s e n s o . N o n che, p e r questo, i fermenti si fossero tutti placati. N o n a p p e na i n s e d i a t o nel suo ufficetto a c c a n t o a quello di L o n g o , B e r l i n g u e r si trovò alle p r e s e con un'eresia che in altri m o m e n t i e in altri luoghi sarebbe stata bollata c o m e trotzkista e a d e g u a t a m e n t e repressa, ma che il «centralismo democratico» n o n poteva c o m u n q u e consentire. U n g r u p p o d i c o m u nisti dell'ala sinistra, che avevano dissentito dallo stalinismo più p e r le sue caratteristiche conservatrici che p e r quelle dis p o t i c h e , e c h e g u a r d a v a n o alla C i n a m a o i s t a c o m e a un n u o v o , praticabile modello, a n n u n c i ò il p r o p o s i t o di pubblicare u n a sua rivista, il Manifesto. G u i d a v a n o il g r u p p o Luigi Pintor, Valentino Parlato, Aldo Natoli, Rossana R o s s a n d a , ne facevano p a r t e Massimo C a p r a r a , segretario di Togliatti p e r un v e n t e n n i o , e il m o n d a n - r i v o l u z i o n a r i o Lucio Magri. A n n u n c i a n d o a B e r l i n g u e r l'iniziativa, la R o s s a n d a spiegò che «non avevamo intenzioni frazioniste, volevamo fare sop r a t t u t t o ricerca teorica». Ma q u a n d o la rivista uscì, fu chiaro che a n d a v a b e n al di là, p e r contenuti, intenzioni e intonazione, della ricerca teorica. Le sue p r e s e di posizione sull'intervento sovietico in Cecoslovacchia s u p e r a r o n o di molto la cauta p r e s a di distanza del PCI. Corse voce che nel d e t e r m i n a r e L o n g o e B e r l i n g u e r a inscenare, contro il Manifesto, un processo i n t e r n o , avessero contribuito le pressioni di Mosca che era costretta a tollerare, nei r a p p o r t i con gli altri Partiti comunisti, critiche e ripulse espresse nel chiuso di inc o n t r i n o n pubblici, da delegati e delegazioni ufficiali: ma che n o n accettava di vederle messe in piazza, n e r o su bianco. L'inchiesta fu istruita da Alessandro Natta, e si concluse con la radiazione degli eretici. 78
È sintomatico della mentalità di Berlinguer, e della dirigenza comunista d'allora, che sul Manifesto, ribelle alla disciplina di partito, si siano presto abbattuti i fulmini d ' u n a sanzione g r a v e , m e n t r e n e i r i g u a r d i della c o n t e s t a z i o n e stud e n t e s c a - t a n t o trasgressiva, s c o m p o s t a , «avventuristica» q u a n t o il PCI voleva essere serio e ragionevole - fosse adottato un a t t e g g i a m e n t o di simpatia, e in p i ù occasioni di aperto appoggio. Nel suo discorso al Congresso da cui era uscito vicesegretario, B e r l i n g u e r s'era rifugiato, p e r n o n c o m p r o m e t t e r s i , nella genericità. Le n u o v e lotte o p e r a i e e studentesche, aveva d e t t o , m e r i t a v a n o p a r t i c o l a r e a t t e n z i o n e p e r c h é colmav a n o «lo squilibrio storico a p e r t o s i , d o p o l a p r i m a g u e r r a m o n d i a l e , c o n la sconfitta dei m o v i m e n t i o p e r a i nei Paesi capitalistici». Aveva a m m e s s o che «stanno e m e r g e n d o realtà d e m o c r a t i c h e e a n c h e realtà rivoluzionarie che v a n n o oltre il Partito comunista». Il PCI n o n si c o m p r o m e t t e v a . Ma a l u n g o fu al fianco del M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o , e dei facinorosi, o g n i volta c h e si sviluppasse u n a polemica sull'azione della polizia. In questo l'influenza di Longo, malato e pressoché i n o p e r a n t e , ma ancora in g r a d o di d a r e qualche consiglio, fu con tutta p r o b a bilità p i ù d e t e r m i n a n t e di quella di Berlinguer. L o n g o sentì o d o r di polvere e dovette illudersi, ha scritto C h i a r a Valentini, che stesse n a s c e n d o «una saldatura nelle piazze e nelle università fra i valori della Resistenza e quelli dell'antifascismo, tra il bagaglio ideologico del vecchio p a r t i t o del n o r d e la n u o v a o n d a t a giovanile». B e r l i n g u e r n o n avvertiva q u e sto r i c h i a m o della foresta p a r t i g i a n a . Tuttavia diagnosticò che «da noi il Maggio francese p u ò d u r a r e dieci a n n i , si p u ò d a r e scacco al capitalismo e all'imperialismo». A disagio, sotto sotto, n e i r a r i c o n t a t t i c o n gli s t u d e n t i contestatori, B e r l i n g u e r lo e r a a n c h e nei suoi contatti con gli o p e r a i . N o n e r a u n o di l o r o . E tuttavia si sbracciò, d u r a n t e l ' a u t u n n o caldo, in proclami di s t a m p o vetero-populista a d d i t a n t i al p r o l e t a r i a t o l'avvenire l u m i n o s o c h e il co79
m u n i s m o avrebbe realizzato. «Ma n o n h a n n o d u n q u e ancora capito i p a d r o n i , il g o v e r n o , che le i m p o n e n t i lotte in cui gli o p e r a i sono protagonisti o r m a i da mesi e mesi significano che p r o p r i o il sistema va t r a s f o r m a t o , che un n u o v o sistema ci vuole, e che quello attuale si p u ò , si d e v e cambiare?» Sì, bisognava trasformare il sistema. E sarebbe stato trasformato. Ma n o n quello in cui viveva Berlinguer. L'altro. La riunificazione socialista t e n n e m e n o di tre a n n i . Deliberata il 30 ottobre 1966, finì il 4 luglio 1969. Alla frattura tra il t r o n c o n e socialista e il t r o n c o n e socialdemocratico avevano c o n t r i b u i t o g r a n d e m e n t e le elezioni politiche del 1968, u n a bocciatura - che n o n avrebbe avuto esami di riparazione - p e r il n u o v o partito nel quale il vecchio N e n n i aveva riposto tante speranze. La sconfitta alimentò le recriminazioni, favorì i personalismi, incattivì la d i s p u t a tra le c o r r e n t i , i n s o m m a r i p o r t ò il socialismo alle sue peggiori abitudini. N e n n i n o n s'era d a t o p e r vinto. Voleva c o n t i n u a r e la battaglia con lo stesso esercito, illudendosi di s a l v a g u a r d a r n e la compattezza. U n ' i m p r e s a , questa, che n o n poteva riuscire a lui, p r e s i d e n t e del Partito, e a n c o r m e n o poteva riuscire al segretario Ferri, di matrice socialista ma già bollato, dalla sinistra, c o m e socialdemocratico. C o n alleanze e m a n o v r e t a n t o faticose q u a n t o , in p r o spettiva, v a n e , N e n n i aveva r a c i m o l a t o u n a m a g g i o r a n z a del 52 per cento, minata irreparabilmente da un peccato o r i g i n a l e : aveva l a sua c o m p o n e n t e p i ù n u m e r o s a n e i socialdemocratici, che p u r e tra l'elettorato n o n a n d a v a n o al di là d ' u n t e r z o dei consensi socialisti. N e n n i q u i n d i p o t e v a c o n t a r e sulla m e t à del Partito, e p e r di p i ù su u n a metà che era in prevalenza socialdemocratica. Francesco De M a r t i n o a n d a v a alla deriva verso sinistra, associandosi a Mancini e ai l o m b a r d i a n i , i d u e vicesegretari - il d e m a r t i n i a n o Bertoldi e il s o c i a l d e m o c r a t i c o Cariglia - n o n e r a n o d ' a c c o r d o su nulla. C o n le sue p r e s e di posizione d i r o m p e n t i - s'era tra l'altro p r o n u n c i a t o p e r il d i s a r m o della polizia - B e r t o l d i 80
provocava l'ala m o d e r a t a del Partito. Da q u e s t a situazione Ferri si vide costretto alle dimissioni. Il 4 luglio 1969, d u r a n t e u n a e n n e s i m a r i u n i o n e del Comitato centrale, N e n n i p r e s e n t ò u n d o c u m e n t o che v e n n e affondato da 67 no c o n t r o 52 sì: m e n t r e un o r d i n e del giorno De Martino-Mancini-Viglianesi-Giolitti raccolse 58 voti a favore, 16 c o n t r a r i , 11 astensioni, 36 assenti (i socialdemocratici a v e v a n o a b b a n d o n a t o , d o p o l a sconfitta d i N e n n i , l'aula dell'Eur in cui si teneva la seduta). Saragat, che qualc u n o invocava c o m e m e d i a t o r e , rifiutò s d e g n o s o : « P r i m a h a n n o e m a r g i n a t o G i u s e p p e Saragat, adesso h a n n o emarginato Pietro N e n n i . Basta!». Rinacque subito il Partito socialdemocratico, che provvis o r i a m e n t e si c h i a m ò Partito socialista u n i t a r i o (PSU), e che ebbe M a u r o Ferri c o m e segretario. Il PSI designò De Martin o alla s e g r e t e r i a , c o n u n vice nella p e r s o n a d i G i a c o m o Mancini. Dalla f r a t t u r a socialista d e r i v a r o n o i n e l u t t a b i l m e n t e le dimissioni del p r i m o G o v e r n o Rumor. Le consultazioni di Saragat furono laboriose soprattutto p e r la difficoltà di trovare u n a formula che consentisse ai socialisti separati, e l'un c o n t r o l'altro armati, di convivere nella stessa équipe governativa. Ci si p r o v ò Rumor, e al p r i m o tentativo fallì, poi fu la volta di Fanfani, che ripassò la m a n o . Si arrivò così il 5 agosto a un R u m o r bis: un m o n o c o l o r e democristiano con Moro agli Esteri, Restivo all'Interno, Colombo al Tesoro, Forlani ai r a p p o r t i con I ' O N U , D o n a t Cattiti al L a v o r o . La m a g gior novità del Ministero, in cui avevano trovato r a p p r e s e n tanza tutte le correnti democristiane, era il r i t o r n o di Moro nella prestigiosa p o l t r o n a della Farnesina. Sulle n o m i n e N e n n i espresse, nel suo diario, un a p p r e z z a m e n t o p u n g e n t e . «Come previsto e atteso, M o r o va agli Esteri. C o m e previsto e n o n atteso D o n a t Cattin va al Lavoro. U n a volta ribellione e stravaganza costavano: adesso sono premiati!»
CAPITOLO SESTO
PIAZZA F O N T A N A E D I N T O R N I
I) 12 dicembre 1969 segnò u n o spartiacque nella vita italiana degli ultimi q u a t t r o decenni. Per tanti aspetti si p u ò p a r l a r e d ' u n prima di piazza Fontana e d ' u n dopo piazza Fontana. La strage della Banca dell'Agricoltura, con i suoi sedici morti e i suoi molti feriti, n o n fu la più atroce tra quelle che insanguin a r o n o il Paese. Ma fu - p e r c h é diede l'avvio a questi gesti di cieca ferocia, e p e r c h é le indagini ebbero un a n d a m e n t o zigz a g a n t e , e g r o s s o l a n a m e n t e c o r t r a d d i t t o r i o - u n a sorta di freccia avvelenata nel c o r p o della società italiana. Dei tossici c h e e n t r a r o n o in circolo il Paese n o n riuscì p i ù a liberarsi. Essi attizzarono tutte le polemiche, consentirono tutte le recriminazioni, alimentarono la mala pianta del terrorismo. I m o r t i di piazza F o n t a n a f u r o n o inizialmente i m p u t a t i agli a n a r c h i c i : ma q u a n d o q u e s t a pista fu a b b a n d o n a t a , e imboccata l'altra d e l l ' a t t e n t a t o fascista, si volle c h e q u e g l i stessi morti avallassero le teorie della «strategia della tensione», ossia d ' u n d i s e g n o r a z i o n a l e , p e r s e g u i t o d a l l ' e s t r e m a d e s t r a p e r c r e a r e instabilità e p a u r a nelle istituzioni e nei cittadini; e della «strage di Stato», ordita da settori del m o n do politico, dai servizi segreti, da consorterie criminal-econ o m i c h e p e r c r e a r e un'atmosfera di panico, r e n d e r e necessarie m i s u r e d ' e m e r g e n z a , e con ciò g a r a n t i r e il p o t e r e ai reazionari nemici del popolo. A piazza Fontana ci si appellò a p r o p o s i t o e a s p r o p o s i t o : gli a n n i v e r s a r i dell'eccidio div e n n e r o l'occasione p e r rituali esecrazioni antifasciste. Per molto t e m p o piazza Fontana fu a n c h e il macigno che copriv a o g n i tentativo d i i n d i c a r e l'esistenza d ' u n t e r r o r i s m o «rosso», e la sua crescente pericolosità. 82
Vi furono e r r o r i o leggerezze della polizia che giustificar o n o le diffidenze di chi c h i e d e v a soltanto di c o n o s c e r e la verità, e di conoscerla p e r bocca delle autorità legittime: ma v i f u a n c h e , s o p r a t t u t t o d a u n c e r t o m o m e n t o i n poi, u n a f o r s e n n a t a volontà di strumentalizzazione. Piazza F o n t a n a resta, giudiziariamente, un enigma. Più di v e n t ' a n n i n o n sono bastati p e r arrivare al fondo di quel pozzo tenebroso: ed è inutile s p e r a r e di arrivarci mai. Ma dal p u n t o di vista politico, p o l e m i c o e p r o p a g a n d i s t i c o , piazza F o n t a n a è a n d a t a g r a d u a l m e n t e a s s u m e n d o u n a c o n n o t a z i o n e precisa a n c h e se indiziaria, p e r n o n d i r e a r b i t r a r i a : la si e t i c h e t t ò senza l'ombra di u n a p r o v a c o m e u n a strage fascista, che il p o t e r e complice volle gabellare p e r strage di sinistra. E questo vale, sulla scia di piazza Fontana, a n c h e p e r le successive e irrisolte stragi. U n a p e r la verità è stata risolta, quella di Peteano, e l'abb i a m o accennato. Per un'altra - la strage del r a p i d o 904 Napoli-Milano del 23 d i c e m b r e 1984, in cui p e r s e r o la vita sedici p e r s o n e , c o m e nella Banca dell'Agricoltura - si è avvito, nel m a r z o 1991, un colpevole: il d e p u t a t o missino Massimo A b b a t a n g e l o , c o n d a n n a t o all'ergastolo dalla C o r t e d'Assise di Firenze p e r la p a r t e avuta in un complotto criminale che coinvolgeva, s e c o n d o l'accusa, mafia, c a m o r r a ed e s t r e m i s m o di destra (questa tesi era stata demolita dalla Cassazion e , p e r q u a n t o concerneva i p r e s u n t i correi di Abbatangelo, con il che la vicenda giudiziaria del 904 è diventata un n o n senso: r a g i o n e p e r cui n o n ci s e n t i a m o di accreditare c o m e verità consolidata il r i c o n o s c i m e n t o della responsabilità di Abbatangelo). N o n sono m a n c a t e , d u n q u e , le c o n f e r m e alla tesi che lo stragismo sia stato o p e r a di schegge impazzite della d e s t r a sanguinaria, m e n t r e l'altrettanto sanguinaria sinistra avrebbe agito p r e f e r i b i l m e n t e i m p u g n a n d o la P 38 e c o l p e n d o bersagli mirati, scelti nella sterminata schiera di coloro che i «giustizieri» c o n s i d e r a v a n o «nemici del popolo». Di queste ipotesi e di queste probabilità si fece tuttavia un d o g m a , la 83
l a p i d e in m e m o r i a d e i m o r t i nella strage della stazione di Bologna qualificherà la strage stessa c o m e fascista, tutti i misteri italiani colorati di golpismo - Gladio, p i a n o Solo, P2 s a r a n n o p o l e m i c a m e n t e , e spesso p r e t e s t u o s a m e n t e , collegati alle stragi. Nella Banca dell'Agricoltura di Milano l ' o r d i g n o , p o s t o sotto un tavolo a t t o r n o al quale si assiepavano i clienti p e r c o m p i l a r e i l o r o m o d u l i , deflagrò alle 16.37 di v e n e r d ì 12 d i c e m b r e 1969. Era un fine settimana, e b e n c h é l'orario di chiusura fosse passato da più di mezz'ora, le operazioni cont i n u a v a n o , ad e s a u r i m e n t o . Si p o t è s u p p o r r e , sulla base di questi elementi, che l'attentatore o gli attentatori si fossero p r o p o s t i un gesto d i m o s t r a t i v o , r e g o l a n d o il timer della b o m b a su u n ' o r a in cui p r e s u m i b i l m e n t e il salone della b a n ca sarebbe stato vuoto; e che d u n q u e la carneficina n o n fosse stata voluta. Ma questo processo alle i n t e n z i o n i è o r m a i futile: sia p e r c h é la carneficina ci fu, sia p e r c h é r e s t a n o ignoti il n o m e o i n o m i di chi la volle. Quello stesso p o m e r i g g i o tre b o m b e scoppiarono nel sott o p a s s a g g i o della B a n c a N a z i o n a l e d e l L a v o r o di via San Basilio a Roma, e d u e sull'Altare della Patria. Vi furono alcuni feriti. Lo Stato era attaccato nella capitale ufficiale e in quella che si vantava d'essere la capitale m o r a l e , e che e r a c o m u n q u e la capitale e c o n o m i c a e p r o d u t t i v a . U n o degli a u t o r i di q u e s t o libro, Cervi, p r o s p e t t ò in u n a c r o n a c a sul Corriere della Sera tre possibili matrici della strage di Milano: o gli anarchici, o i terroristi altoatesini - ancora attivi in quegli a n n i - o estremisti di destra. L'altro a u t o r e - Montanelli escluse gli anarchici: «Li esclusi - disse poi - p e r varie ragioni: p r i m a di tutto, forse, p e r u n a specie di istinto, di intuizione, poi p e r c h é conosco gli anarchici. L'anarchico assume s e m p r e la responsabilità del suo gesto. Q u i n d i quell'infame a t t e n t a t o n o n e r a e v i d e n t e m e n t e di m a r c a a n a r c h i c a o anche se e r a di m a r c a anarchica veniva da q u a l c u n o che usurpava la qualifica di anarchico». P r o p r i o negli ambienti anarchici la polizia compì invece i 84
p r i m i a c c e r t a m e n t i ed eseguì i p r i m i «fermi». A Milano fur o n o portati in Q u e s t u r a o t t a n t a q u a t t r o militanti anarchici e della sinistra, d u e della destra: tra gli o t t a n t a q u a t t r o Gius e p p e Pinelli, un frenatore delle ferrovie che lavorava nella stazione di Porta Garibaldi, e che e r a un anarchico convinto: ma della specie di cui s'è scritto p r i m a , un g a l a n t u o m o , un idealista sicuramente incapace di spargere sangue, e ancor più di spargerlo a quel m o d o . Negli uffici della Q u e s t u r a Pinelli fu i n t e r r o g a t o a l u n g o , senza brutalità. Luigi Calabresi, il commissario che guidava l'inchiesta, conosceva Pinelli: che potè, m e n t r e era t r a t t e n u to, c o m u n i c a r e con la moglie. Proprio a lei, Licia Pinelli, telefonò alle nove e mezza della sera di l u n e d ì - d u n q u e t r e giorni d o p o la strage - un collaboratore di Calabresi: chiedeva che fosse p o r t a t o in Q u e s t u r a il libretto ferroviario del m a r i t o , dove ne e r a n o a n n o t a t i i viaggi. Alle undici di sera si p r e s e n t ò infatti un b r i g a d i e r e p e r a v e r e il libretto. Poco d o p o Licia Pinelli s e p p e che il marito era m o r t o , c a d u t o dal q u a r t o p i a n o della Q u e s t u r a . Nel m o m e n t o in cui era precip i t a t o nel cortile d e l palazzo di via Fatebenefratelli e r a n o p r e s e n t i nella stanza dell'interrogatorio un ufficiale dei carabinieri e q u a t t r o sottufficiali di polizia. Calabresi n o n vi si trovava. Fu detto che Calabresi e gli altri avevano fatto c r e d e r e a Pinelli che i suoi c o m p a g n i di fede si fossero confessati autori dell'attentato, e che il ferroviere, disperato, s'era b u t t a t o dalla finestra. Fu insinuato che il suicidio fosse derivato dalle violenze e i n t i m i d a z i o n i cui Pinelli e r a stato sottoposto. Fu prospettata l'ipotesi d ' u n a c a d u t a accidentale, p e r malore o altro. Ma n e s s u n a di q u e s t e tesi, a n c h e le p i ù avverse alla polizia, soddisfaceva le sinistre, p e r le quali u n a sola ric o s t r u z i o n e dei fatti e r a logica e p r o v a t a : Pinelli e r a stato b u t t a t o dalla finestra. Un assassinio: mai avallato dalla magistratura, che si limitò a i n d a g a r e su un possibile omicidio colposo, derivante da negligenza. Nell'ottobre 1975 il giudice G e r a r d o D'Ambrosio, il cui intervento nell'istruttoria era 85
stato chiesto a g r a n voce da chi temeva che la verità fosse inquinata, prosciolse tutti i poliziotti i m p u t a t i - Calabresi e r a già m o r t o da tre a n n i - «perché il fatto n o n sussiste». Ma la scena che il settimanale del PCI Vie Nuove descrisse «l'uomo (Pinelli - N.d.A.) si accasciò sulla sedia... l'ultimo colpo vibratogli alla n u c a col taglio della m a n o e r a stato t r o p p o forte»; questa scena del ferroviere abbattuto da un colpo t r o p po forte di karaté e poi b u t t a t o dalla finestra p e r cancellare ogni traccia della violenza mortale fu fissata nell'immaginario di sinistra, d i v e n u t o p e r molti verità. La polizia aveva messo le m a n i , nella sua caccia ai d i n a mitardi, su Pietro Valpreda, ballerino di fila in u n a c o m p a g n i a di a v a n s p e t t a c o l o , c o n o s c e n t e di Pinelli, e c o m e lui anarchico, ma in stile assai diverso. Valpreda n o n si limitava a teorizzare: era un fautore dell'azione. La motivazione della sentenza di s e c o n d o g r a d o (1981) che a C a t a n z a r o lo assolse, c o m e quella di p r i m o g r a d o , p e r insufficienza di p r o ve, n e illustrava d u r a m e n t e l a p e r s o n a l i t à . U n e s t r e m i s t a che aveva fondato il circolo anarchico X X I I Marzo, staccandosi dal circolo B a k u n i n che gli pareva a n c o r a t o a m e t o d i di lotta m o d e r a t i e superati: da rimpiazzare con m e t o d i basati sulla violenza. I l s u o m o t t o e r a « b o m b e s a n g u e e d a n a r chia». Il sospettare che questo s b a n d a t o avesse p o t u t o esser e i l «postino» della b o m b a n o n e r a d e l t u t t o c a m p a t o i n aria. E a n c o r m e n o lo s e m b r ò q u a n d o si fece vivo un tassista, C o r n e l i o R o l a n d i , iscritto al P C I , c h e d i c h i a r ò d ' a v e r p o r t a t o in piazza Fontana, quel 12 d i c e m b r e , un passeggero che aveva con sé u n a borsa e che, c o m e Valpreda, zoppicava. Il Rolandi riconobbe Valpreda c o m e l ' u o m o in question e d u r a n t e u n «confronto a l l ' a m e r i c a n a » : viziato t u t t a v i a dal fatto c h e al tassista fosse stata in p r e c e d e n z a m o s t r a t a u n a fotografia dell'indiziato. Per quella testimonianza il tassista - del quale poteva esser d u b b i o il riconoscimento, ma e r a certa la b u o n a fede - fu p e r s e g u i t a t o c o m e m e n t i t o r e e servo del p o t e r e dalla pubblicistica di sinistra. Gli ultimi m e si della sua vita furono a m a r i e dolorosi. 86
L'alibi di Valpreda («sono a n d a t o a casa di mia zia Rachele T o r r i v e r s o l ' u n a d e l p o m e r i g g i o e ho d o r m i t o fino al g i o r n o successivo a n c h e p e r c h é avevo l'influenza») fu riten u t o fragile n o n o s t a n t e le conferme dei familiari. Su questi f o n d a m e n t i che n o n e r a n o privi d i valore, m a che n e m m e no e r a n o di calcestruzzo, Valpreda fu, c o m e vuole un vecchio vizio dell'opinione pubblica e della pubblicistica italiana, i n d i c a t o c o m e sicuro colpevole. L'indiziato d i v e n n e il «mostro». Dal che trassero a r g o m e n t i , p i ù tardi, coloro che v e d e v a n o nella sua i n c r i m i n a z i o n e u n infame d i s e g n o mir a n t e a depistare l'indagine. Il c o m p o r t a m e n t o degli i n q u i r e n t i e di larga p a r t e della s t a m p a obbediva in realtà a un c o p i o n e a r c i n o t o del quale molti innocenti - o molti n o n provati colpevoli - sono rimasti vittime. Pietro N e n n i , reso saggio dall'età, scriveva il 13 g e n n a i o 1970: «Oggi i g i o r n a l i p u b b l i c a n o le d e p o s i z i o n i degli imputati: Valpreda e i giovani del Circolo "22 Marzo". C'è poco che vada al di là degli indizi, a n c h e i p i ù seri tutti contestabili. Gli i m p u t a t i si dichiarano innocenti e forniscono alibi p i ù o m e n o consistenti. Si rischia un processo indiziario con "colpevolisti" e "innocentisti" a g g r a p p a t i a sospetti p i ù che a p r o v e . S p e r i a m o di n o . Il Paese ha b i s o g n o di certezze, n o n di ipotesi». Invece il Paese ebbe, d o p o l'«ipotesi» anarchica, l'«ipotesi» neofascista a f u r o r di p o p o l o spacciata p e r certezza. U n ' i n c h i e s t a p a r a l l e l a a quella m i l a n e s e p o r t ò alla ribalta d u e «nostalgici» p a d o v a n i : F r a n c o F r e d a , u n p r o c u r a t o r e legale d'origine avellinese che aveva militato nella gioventù missina, ma che l'aveva trovata t r o p p o legalitaria p e r i suoi gusti d ' a m m i r a t o r e di H i m m l e r e d ' e d i t o r e d e l l ' h i t l e r i a n o Mein Kampf; e Giovanni Ventura, trevigiano, i n s e g n a n t e di ginnastica, libraio amico di Freda. M e n t r e u n o dei riflettori dell'inchiesta r i m a n e v a p u n t a t o , a luci s e m p r e p i ù a p p a n n a t e , sugli anarchici, l'altro illuminava la «pista nera». C h e dai covi d ' u n neofascismo - anzi n e o n a z i s m o - torvo e carico di rancori, p e r c h é n o n godeva nella società le simpatie e 87
le p r o t e z i o n i concesse alla sinistra, r a g g i u n s e a n c h e p e r s o naggi legati ai servizi segreti: in particolare G u i d o Giannettini che era considerato un esperto di p r o b l e m i militari, che e r a u n o specialista delle tecniche d i c o n t r o g u e r r i g l i a , c h e dirigeva agenzie di stampa. Il SID - questa al t e m p o la sigla dei servizi segreti italiani - si serviva di Giannettini, e lo retribuiva. Si a d o p e r ò a n c h e , secondo il sostituto p r o c u r a t o r e di Padova Pietro Calogero - lo stesso che in epoca successiva incriminerà Toni Negri - p e r ostacolare la giustizia. «Acc a d d e - scrisse C a l o g e r o - c h e o r g a n i collocati ai vertici o c o m u n q u e all'interno degli a p p a r a t i di sicurezza dello Stato c o m i n c i a r o n o ad un c e r t o p u n t o a l a v o r a r e n o n a favore dell'indagine, ma c o n t r o di essa, n o n p e r collaborare con i giudici, ma p e r intralciare e depistare il loro lavoro.» Q u e s t o g u a z z a b u g l i o criminal-politico-giudiziario gen e r ò u n a serie di processi tanto i m p o n e n t i q u a n t o inconclud e n t i . N e l febbraio del 1972 il sipario si a p r ì su un p r i m o processo che vedeva alla s b a r r a Valpreda e un altro fondatore del circolo X X I I Marzo, Mario Merlino. La C o r t e d'Assise della capitale dichiarò la sua i n c o m p e t e n z a territoriale, e il fascicolo fu trasferito, anziché a Milano, a Catanzaro p e r motivi di o r d i n e pubblico. Il 18 m a r z o il secondo atto, a Catanzaro, fu i n t e r r o t t o p e r l'entrata in scena di altri p r o t a g o nisti, F r e d a e Ventura. Nel 1975, s e m p r e a Catanzaro, terzo atto, con a n a r c h i c i e neonazisti affiancati. Ma lo si d o v e t t e s o s p e n d e r e p e r l'ingresso i n scena d i G i a n n e t t i n i . Q u a r t o atto nel 1977, s e m p r e a Catanzaro. Q u e s t a volta si arrivò alla s e n t e n z a : c h e fu d'ergastolo p e r Freda, V e n t u r a e Giannettini, d'assoluzione - insufficienza di p r o v e , c o m e s'è acc e n n a t o - p e r Valpreda e Merlino, cui furono inflitti 4 a n n i e 6 mesi p e r associazione sovversiva e altri reati m i n o r i . Q u i n t o atto - C a t a n z a r o nei p r i m i mesi del 1981 - con il processo di appello. Assoluzione p e r insufficienza di p r o v e p e r tutti dall'imputazione di strage, 15 a n n i a F r e d a e Vent u r a p e r associazione sovversiva e altro, confermati i 4 a n n i e 6 mesi a Valpreda e Merlino. La sentenza di secondo gra88
do n o n piacque alla Cassazione che - sesto atto dell'ottobre 1982 - o r d i n ò la ripetizione del giudizio alle Assise d'appello di Bari. Il settimo atto (estate 1985) fu, a Bari, u n a replica del q u i n t o : tutti prosciolti dall'accusa più grave, con form u l a dubitativa. Nel febbraio del 1989 il d r a m m o n e ebbe il suo ottavo atto, finale. E r a stato p o r t a t o in giudizio, c o m e eventuale responsabile della strage, Stefano Delle Chiaie, un neofascista t r a c o t a n t e e irriducibile, alla macchia p e r diciassette a n n i , a r r e s t a t o in Venezuela ed e s t r a d a t o in Italia. Delle Chiaie aveva a v u t o r a p p o r t i c o n M e r l i n o , F r e d a , V e n t u r a . Nel 1970 s'era d a t o alla macchia p e r evitare d'essere interrogato. Però q u a n d o Sergio Zavoli lo intervistò, d u r a n t e l'inchiesta televisiva La notte della Repubblica, chiedendogli se riteneva fosse possibile l'accertamento della verità sulle stragi, rispose: «Spero di sì anche p e r c h é noi siamo, e parlo a n o m e mio e dei miei camerati di avanguardia, i p r i m i interessati a o t t e n e r e che luce sia fatta. N o n ci bastano le assoluzioni nelle a u l e giudiziarie. Vogliamo c h e v e n g a sepolto il sospetto su di noi». A n c h e p e r Delle Chiaie la giustizia d o v e t t e amm e t t e r e di n o n avere e l e m e n t i sufficienti alla c o n d a n n a , e questo seppellì definitivamente, v e n t ' a n n i d o p o , d a l p u n t o di vista giudiziario, la strage di piazza Fontana. Ma il t o r m e n t a t o p r o c e d i m e n t o p e n a l e col suo epilogo senza epilogo innescò u n a spirale di avvenimenti, tutti tragici, che della strage, e delle passioni innescate dalla strage, fur o n o la conseguenza. Nel p r i m o anniversario di piazza Font a n a - 12 d i c e m b r e 1970 - il M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o e gli anarchici avevano organizzato a Milano u n a manifestazione in m e m o r i a delle vittime, che e r a a n c h e u n a manifestazione c o n t r o il G o v e r n o e c o n t r o la polizia. Quest'ultima si e r a o p posta all'idea che il M o v i m e n t o studentesco dovesse «presidiare» la piazza (ad evitare, s e c o n d o C a p a n n a , che vi si rad u n a s s e r o i «fascisti»): ma n o n aveva né il polso né il prestigio necessari p e r p o r r e s e r i a m e n t e u n divieto. 89
È inutile i n d u g i a r e sulle o p p o s t e versioni. Sta di fatto che le forze d e l l ' o r d i n e si s c o n t r a r o n o , in via L a r g a , con i p i ù violenti tra i partecipanti al corteo, e che furono sparati cand e l o t t i l a c r i m o g e n i . I r i c o r d i di M a r i o C a p a n n a , di p a r t e quali sono, aiutano a capire che n o n ci fu u n a caccia all'uomo da p a r t e di carabinieri e agenti, ma u n a accanita g u e r r i glia u r b a n a . «Fitto lancio di lacrimogeni e u n o stuolo caotico di carabinieri inseguitori. I nostri c o r d o n i si a p r o n o e si r i c h i u d o n o subito d o p o il passaggio degli anarchici. I carabinieri si a r r e s t a n o un attimo, c o m e sorpresi, ma subito ric o m p o n g o n o le file e ci si b u t t a n o addosso di corsa, m e n t r e dai lati ci s p a r a n o c o n t r o un'infinità di lacrimogeni. Q u a n do sono a dieci metri, scattiamo noi in avanti. S e g u o n o tafferugli brevi e molto aspri: al t e r m i n e i carabinieri scappano disordinatamente.» M e n t r e la mischia e r a in corso c a d d e a terra, m o r t o , lo s t u d e n t e in legge Saverio Saltarelli, ventit r e e n n e . «L'ha ucciso un attacco cardiaco» disse il q u e s t o r e Ferruccio Al litio B o n a n n o . Questa dichiarazione travisava i fatti. Saltarelli e r a stato colpito in p i e n o petto da un c a n d e lotto esploso ad altezza d ' u o m o , c h e gli aveva spaccato il cuore. «Gli studenti del Movimento studentesco - ha osservato Pietro Giorgianni nel suo Milano - Vent'anni in cronaca ebbero b u o n gioco nel d i m o s t r a r e che la polizia n o n si comp o r t a v a c o r r e t t a m e n t e . "Ci uccidono e sono b u g i a r d i " fu il n u o v o slogan contro le forze dell'ordine.» Gli stessi che avevano descritto c o m e un incidente al quale i facinorosi e r a n o estranei la m o r t e di A n n a r u m m a , o r a p r e s e n t a v a n o la fine di Saltarelli c o m e un atto p r e m e d i t a t o , il frutto d ' u n a delib e r a t a volontà d'uccidere. La situazione d e l l ' o r d i n e pubblico si stava d e g r a d a n d o r a p i d a m e n t e , tra crescenti richieste di disarmo della polizia e crescente aggressività degli estremisti, i quali s e m b r a v a n o c e r c a r e lo s c o n t r o con le forze d e l l ' o r d i n e . Il G o v e r n o avrebbe d o v u t o essere in costante allarme, e forse lo era, ma n o n lo lasciava t r o p p o capire né ai cittadini, né ai turbolenti. Alla polizia era i m p u t a t o nello stesso t e m p o d'essere iner90
te e d'essere repressiva: il che l'induceva, solo che ne avesse l'opportunità, a lasciar fare p e r evitare che un qualsiasi fortuito cadavere diventasse l'occasione di polemiche, attacchi, tumulti. Anche se i segnali che gli venivano da R o m a suggerivano la passività piuttosto che il ricorso a m i s u r e più energiche, il prefetto di Milano Libero Mazza, posto nell'occhio del ciclone, decise di m e t t e r e n e r o su bianco le sue preoccupazioni e i suoi consigli. Per la verità aveva in p r e c e d e n z a t e n t a t o di c h i a r i r e le s u e idee a voce. Ma il colloquio con il Ministro d e l l ' I n t e r n o Restivo e r a stato «arido e sgradevole, tanto che i d u e s'erano congedati senza n e p p u r e stringersi la mano». Allora Mazza b u t t ò giù un r a p p o r t o di q u a t t r o cartelle dattilografate, nel quale, p r e n d e n d o lo s p u n t o dai disordini del 12 d i c e m b r e , p r e s a g i v a «eventi gravi e deprecabili» p e r il rafforzarsi e proliferare di formazioni estremiste e x t r a p a r l a m e n t a r i di d e s t r a e di sinistra. Gli a p p a r t e n e n t i a questi g r u p p i , il cui n u m e r o ascendeva s e c o n d o lui a circa ventimila, coglievano ogni occasione p e r «turbare p r o f o n d a m e n te la vita della città, c o m p i e r e atti vandalici con gravi d a n n i a p r o p r i e t à pubbliche e private, limitare la libertà dei cittadini, usare loro violenza, vilipendere e dileggiare i pubblici poteri centrali e locali con ingiurie volgari ed accuse cervellotiche». I g r u p p i e x t r a p a r l a m e n t a r i e r a n o muniti, avvertiva Mazza, di a r m i i m p r o p r i e , e d i s p o n e v a n o di u n a notevole organizzazione. Inoltre s t a m p a e opinione pubblica offrivano loro indebite c o p e r t u r e . «Anche un c o m p o r t a m e n t o di cauta e p r u d e n t e fermezza n o n è s o p p o r t a t o e viene qualificato dalla dilagante d e m a g o g i a come repressione, provocazione e sopraffazione poliziesca, attentato alle libertà costituzionali, fascismo, m e n t r e i fermati p e r reati commessi d u r a n t e le manifestazioni sediziose v e n g o n o scarcerati e le den u n c e r i m a n g o n o a c c a n t o n a t e in attesa della i m m a n c a b i l e amnistia.» Restò accantonato anche il r a p p o r t o Mazza, che a Restivo dovette d a r e , p e r la sua sola esistenza, un grosso fastidio. C h e d i v e n n e s c o n c e r t o q u a n d o , il 16 a p r i l e 1 9 7 1 , 91
quelle paginette furono sfilate dal fascicolo in cui giacevano e passate, p e r iniziativa d ' u n alto e s p o n e n t e della DC, a un quotidiano r o m a n o . . Il furore che ne seguì attestò q u a n t o il colpo alle tesi di sinistra - in sostanza il r a p p o r t o legittimava l'esecrata teoria degli o p p o s t i e s t r e m i s m i - fosse stato risentito. L'Unità bollò i l d o c u m e n t o c o m e « u n o p s e u d o r a p p o r t o nel q u a l e si farneticava di f a n t o m a t i c h e organizzazioni p a r a m i l i t a r i di sinistra». Nella sua qualità di p a r l a m e n t a r e socialista Eug e n i o Scalfari d i c h i a r ò : «Il p r e f e t t o o è u n o sciocco, c h e n o n capisce q u a n t o accade, o un fazioso che n o n vuole cap i r e . Milano m e r i t a u n p r e f e t t o della Repubblica, n o n u n p o r t a v o c e della c o s i d d e t t a m a g g i o r a n z a silenziosa che p o i n o n è altro che u n a querula minoranza». Il sindaco Aldo Aniasi, che a m a v a porsi in testa a cortei p e r il d i s a r m o della polizia, d e p l o r ò le tesi di Mazza, a suo avviso i n u t i l m e n t e allarmistiche e politicamente pericolose: e l a m e n t ò inoltre c h e d e l d o c u m e n t o n o n gli fosse stata d a t a visione p r i m a dell'invio a Restivo. II quale del resto solidarizzò pubblicam e n t e , a mezza bocca, c o n Mazza, ma confidò a un p a r l a m e n t a r e amico d'essere stato «costretto» a farlo, p e r d o v e r e di carica. In q u e s t o coro avverso o r e t i c e n t e , fece o n o r e v o l m e n t e spicco la p r e s a di p o s i z i o n e di C a r l o C a s a l e g n o c h e sulla Stampa ebbe il coraggio di scrivere «a caldo» (la d a t a è del 20 aprile 1971) un articolo dal titolo «W il prefetto». Scriveva Casalegno (giustamente citato nel libro di Michele Brambilla L'eskimo in redazione): «Vedere nelle p a g i n e di u n ' o r m a i vecchia relazione confidenziale u n a m a n o v r a reazionaria è costruire un falso propagandistico. Si r i m p r o v e r a al prefetto di rivelarsi sollecito dell'ordine pubblico, cioè di far b e n e il suo mestiere... Il r a p p o r t o riassume dati che ogni lettore di giornali già conosce, e che ogni abitante del centro di Milano p u ò confermare... Altri d e p l o r a n o l'allusiva indicazione a u n a p r e v a l e n z a n u m e r i c a d e l l ' e s t r e m a sinistra. Ma è un d a t o che r i s p o n d e a verità...». Nei cortei tuttavia si gri92
dava «Mazza, ti i m p i c c h e r e m o in piazza». E Casalegno sarà assassinato da terroristi di sinistra. Libero Mazza lasciò v o l o n t a r i a m e n t e e d i g n i t o s a m e n t e la carica, e Milano fu più che mai m a r t o r i a t a dai cortei del sabato, dalle intimidazioni, dagli e s p r o p r i proletari, dallo spad r o n e g g i a r e dei katanghesi in eskimo alla Statale e dei neofascisti in loden a San Babila. A n c o r a il sabato 11 m a r z o 1972 fu t u m u l t u o s o , con le forze dell'ordine i m p e g n a t e a d o m a r e il solito p o m e r i g g i o di guerriglia scatenato dagli e x t r a p a r l a m e n t a r i di sinistra. Q u a t t r o giorni d o p o quelle ore di tumulti, il 15 marzo 1972, Luigi Stringhetti, affittuario della Cascina n u o v a , in c o m u n e d i Segrate, nei d i n t o r n i d i Milano, r i n v e n n e sotto un traliccio dell'alta tensione il c o r p o dilaniato di un u o m o sui t r e n t a c i n q u e - q u a r a n t ' a n n i . A scoprirlo e r a stato anzi il cagnolino b a s t a r d o dell'agricoltore, di n o m e Twist. Accorsero i carabinieri, poi la Q u e s t u r a inviò, ad affiancarli e a tentare di s a p e r e cosa avessero accertato, un giovane commissario, Luigi Calabresi: lo stesso funzionario cui l'estrema sinistra attribuiva la responsabilità della m o r t e di G i u s e p p e Pinelli. I d o c u m e n t i (falsi) trovati addosso al m o r t o e r a n o intestati a Vincenzo Maggioni nato a Novi Ligure il 19 g i u g n o 1926 e residente a Milano in via Savona 12. Ma n o n occorse molto p e r c h é si accertasse che n o n d ' u n qualsiasi Maggioni si trattava, ma di Giangiacomo Feltrinelli, p e r gli amici Giangi: miliardario, e d i t o r e di successo, d u r a n t e alcuni a n n i iscritto al pei, poi militante e finanziatore della sinistra eversiva, aspir a n t e g u e r r i g l i e r o . Agli i n q u i r e n t i il caso a p p a r v e c h i a r o . Smanioso di agire, oltre che di scrivere e di pubblicare testi incendiari, Feltrinelli s'era inerpicato su quel sostegno dei fil i a d alta t e n s i o n e , e r e t t o n e l mezzo d ' u n c a m p o d i g r a n o - di cui Feltrinelli, p e r c o l m o di ironia, e r a p r o p r i e t a r i o p e r collocarvi delle cariche, e d e r a stato straziato, m e n t r e maneggiava il pericoloso materiale, da u n o scoppio causato da inesperienza o da un difetto di funzionamento. 93
Ma la spiegazione e r a t r o p p o semplice p e r gli a m b i e n t i che attribuivano tutti i nefasti dell'Italia di allora a u n a strategia della tensione o r c h e s t r a t a nel Palazzo, d o n d e venivano gli o r d i n i p e r le «stragi di Stato». A caldo, il M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o t e n n e a l l ' U n i v e r s i t à Statale u n a c o n f e r e n z a stampa, e l'avvocato Marco J a n n i lesse questa dichiarazione: « N o n si c o n o s c o n o a n c o r a tutti gli aspetti m a t e r i a l i della m o r t e di Feltrinelli, ma noi siamo convinti che sia stato assassinato». All'avvocato J a n n i n o n occorrevano molte p r o v e p e r p r o n u n c i a r e la sentenza. Quello stesso g i o r n o 15 m a r z o u n g r u p p o d i intellettuali d i r a m ò u n comunicato p e r sosten e r e , p i ù prolissamente e più p e r e n t o r i a m e n t e , la stessa tesi: «Giangiacomo Feltrinelli è stato assassinato. Dalle b o m b e del 25 aprile 1969 si è tentato di accusare l'editore milanese di essere il finanziatore e l'ispiratore di diversi attentati attribuiti agli anarchici. Il p o t e r e politico, il g o v e r n o , il capitalismo italiano avevano bisogno di un m a n d a n t e . . . La criminale provocazione, il m o s t r u o s o assassinio, sono la risposta della r e a z i o n e i n t e r n a z i o n a l e allo s m a s c h e r a m e n t o della strage di Stato, nel m o m e n t o in cui si d i m o s t r a che il p r o cesso Valpreda è stato costruito illegalmente e dalle indagini della m a g i s t r a t u r a di Treviso e m e r g o n o precise responsabilità della destra. Così si capisce p e r c h é sei o sette candelotti possono esplodere in m a n o a Feltrinelli lasciandone integro il volto p e r il sicuro riconoscimento». Il d o c u m e n t o recava le firme di Luca Boneschi, Camilla C e d e r n a , Marco J a n n i , Francesco F e n g h i , G i a m p i e r o B r e ga, Michelangelo N o t a r i a n n i , A n n a Maria R o d a r i , Claudio Rise, Giulio M a c c a c a r o , V l a d i m i r o S c a t t u r i n , M a r c o Fini, Marco Signorino, S a n d r o Canestrini, Maria Adele T e o d o r i , C a r l o Rossella, G i a m p i e r o Borella. A R o m a il c o m u n i c a t o fu diffuso con le firme di E u g e n i o Scalfari, Paolo Portoghesi ed altri, ma essi s m e n t i r o n o l'adesione. Le d u e tesi c o n t r a p poste, quella dei carabinieri e della polizia e quella del g r u p po di intellettuali, f u r o n o dal Corriere della Sera p r e s e n t a t e in parallelo, c o m e avessero e g u a l e attendibilità: così sem94
b r a n d o all'allora d i r e t t o r e del q u o t i d i a n o , P i e r o O t t o n e , m o l t o distaccato e i m p a r z i a l e , o l t r e c h e m o l t o b r i t a n n i c o . Dalla t r i b u n a del Palalido, dove il pei a congresso aveva d e signato B e r l i n g u e r c o m e segretario, furono inviate all'Unità queste direttive: «Sull'uomo che è stato trovato m o r t o a Milano il m e n o che si possa d i r e è che le spiegazioni che veng o n o d a t e n o n s o n o credibili, p e s a n t e è il s o s p e t t o d ' u n a messinscena». Poiché la fine di Feltrinelli aveva d a t o l'avvio a u n a raggiera di indagini sui suoi eventuali complici, il «bollettino di controinformazione democratica», curato da giornalisti che si professavano apostoli «della libertà di s t a m p a e della lotta c o n t r o la repressione» affermò: «La triste fine di Feltrinelli è servita a far scattare un meccanismo repressivo già messo a p u n t o in tutti i congegni dalle forze di polizia e dai servizi speciali che mai, p r i m a d'ora, e r a n o scesi in c a m p o con forze tanto massicce». Giampaolo Pansa, sulla Stampa, si chiese se Feltrinelli fosse a n d a t o da solo, a m o r i r e su quel p r a t o , o se ce lo avessero m a n d a t o : e parlò di «storia p a u r o s a , p i e n a di o m b r e a n c h e p i ù n e r e di quelle della strage di dicembre». Régis Debray fece arrivare da Parigi il suo J'accuse!: «E stato vittima d e l fascismo r i n a s c e n t e c h e ci m i n a c c i a tutti. Ma quali che siano le responsabilità dei g r u p p i fascisti o di misteriosi individui, p e r me n o n c'è d u b b i o che dietro l'assassinio di Feltrinelli c'è la CIA, la quale è molto p o t e n t e in E u r o pa. Il nemico imperialista n o n p e r d o n a » . E s s e n d o stata ventilata l'incriminazione, p e r diffusione di notizie false e tendenziose, di chi aveva sottoscritto il manifesto degli intellettuali, Camilla C e d e r n a a g g i r ò , sull'Espresso, il p u n t o centrale - assassinio o no? - e a c c u m u l ò o m b r e : «Ciò che stupisce di p i ù è che fin dal p r i m o m o m e n to l'inchiesta è stata c o n d o t t a da polizia, carabinieri, agenti dei servizi segreti... A n c o r p i ù s o r p r e n d e n t e a p p a r e che a dirigere le indagini sia il solito staff dell'Ufficio politico della Q u e s t u r a di Milano, Allegra e Calabresi in testa con tutti i loro soci dietro, cioè quelli su cui p e n d e t u t t ' o r a un'inchie95
sta p e r l'omicidio di Pinelli... E, attenti alle combinazioni, è p r o p r i o Calabresi il p r i m o (insieme al m a g g i o r e dei carabinieri Pietro Rossi) a riconoscere nel m o r t o di Segrate l'uomo da s e m p r e sospettato». La versione più ovvia veniva così ridicolizzata o sepolta sotto u n a valanga d'insinuazioni, voci, sottintesi. La polizia e r a , p e r definizione, inattendibile. E p p u r e chi avesse avuto voglia di capire si sarebbe reso conto di molte cose l e g g e n d o con attenzione un passaggio della c o m m e m o r a z i o n e che Potere operaio, giornale d e l l ' o m o n i m o m o v i m e n t o , d e d i c ò a «Giangi»: «Feltrinelli da vivo e r a un c o m p a g n o dei GAP, G r u p p i di azione p a r t i g i a n a , u n a organizzazione politico-militare che da t e m p o si è p o s t o il compito di a p r i r e in Italia la lotta a r m a t a c o m e unica via p e r lib e r a r e il nostro Paese dallo sfruttamento e dall'ingiustizia... E p r o b a b i l m e n t e vero che questo c o m p a g n o ha commesso, p e r generosità, e r r o r i fatali di i m p r u d e n z a , c a d e n d o così in u n a imboscata n e m i c a la cui meccanica è tutt'oggi oscura». Gli intellettuali che s'erano subito p r o n u n c i a t i p e r l'assassinio n o n t r a s a l i r o n o alla l e t t u r a di questa p r o s a rivelatrice. Trasalì invece l'Unità, b o l l a n d o «queste affermazioni di e s t r e m a gravità che d i m o s t r a n o il r u o l o di plateale provocazione c h e q u e s t o g r u p p o si è a s s u n t o con scopi torbidi». Il cimitero M o n u m e n t a l e di Milano fu posto in stato d'assedio dalle forze d e l l ' o r d i n e q u a n d o , il 28 m a r z o , v e n n e r o celebrati i funerali di «Giangi». U n a folla d ' a l c u n e centinaia di p e r s o n e accorse p e r o n o r a r e il d i n a m i t a r d o maldestro. Molti i ragazzi delle scuole m e d i e superiori che squittivano con rabbia: «Feltrinelli è stato assassinato», « C o m p a g n o Feltrinelli sarai vendicato». Sul traliccio di Segrate s'era chiusa u n a vita b r e v e la cui intensità e r a stata in larga misura resa possibile dall'immenso p a t r i m o n i o che i Feltrinelli possedevano, e che aveva avuto le sue p r i m e basi un centinaio d ' a n n i p r i m a , a G a r g n a n o del G a r d a , d o v ' e r a n a t o e a l u n g o era vissuto Giacomo Feltrinelli, r a m p o l l o d ' u n a famiglia d ' i m m i g r a t i n a p o l e t a n i , e d o t a t o d ' u n fiuto infallibile p e r gli affari. Q u e s t o G i a c o m o 96
aveva a p e r t o a G a r g n a n o un negozio di l e g n a m e , i n g r a n d i tosi p r e s t o fino a diventare u n ' a z i e n d a di rilevanza internazionale. Per soddisfare la richiesta di l e g n a m e il f o n d a t o r e della dinastia aveva acquistato s t e r m i n a t e t e n u t e in C a r i n zia. Alla vigilia della p r i m a g u e r r a m o n d i a l e i suoi boschi f o r n i v a n o all'Italia m a a n c h e a d altri Paesi ventimila c a r r i merci di l e g n a m e l'anno. Giacomo m o r ì nel 1913: a Milano, dove s'era trasferito, lo ritenevano u n o degli u o m i n i più ricchi della città, forse il p i ù ricco. Poiché n o n aveva e r e d i diretti, la sua fortuna passò ai tre figli d ' u n fratello: u n o solo dei quali, Carlo, rivelò talento di manager e gestì, u l t e r i o r m e n t e i n g r a n d e n d o l a , ed allargando i suoi interessi alla finanza, l'attività dello zio. Nel volgere di pochi a n n i e r a p r e s i d e n t e della Edison, magna pars del C r e d i t o Italiano, p r o p r i e t a r i o della Banca U n i o n e (che orig i n a r i a m e n t e si c h i a m a v a B a n c a Feltrinelli), azionista imp o r t a n t e del Lloyd Triestino, delle Generali, della Montecatini, della Bastogi. Aveva i n o l t r e a c q u i s t a t o i n n u m e r e v o l i stabili, e vaste p r o p r i e t à in Argentina. Questo fior d'imprenditore n o n era un fior di patriota. D u r a n t e la p r i m a g u e r r a m o n d i a l e aveva v e n d u t o sottobanco ai tedeschi, tramite la Svizzera, la seta di cui avevano bisogno p e r i loro Zeppelin. La faccenda, scoperta d o p o la fine del conflitto dal controspionaggio italiano, fu in qualche m o d o messa a t a c e r e . Ma la risfoderò il fascismo allorché, nei p r i m i a n n i T r e n t a , si scoprì che il Feltrinelli s'era d e d i cato con spregiudicatezza, n o n o s t a n t e le leggi che rigorosam e n t e la v i e t a v a n o , a l l ' e s p o r t a z i o n e di valuta. Mussolini pretese che Feltrinelli a b b a n d o n a s s e tutte le p o l t r o n e di cui e r a d e t e n t o r e , e che ne facevano u n a sorta di p a d r i n o della finanza. U n a vita senza p o t e r e p e r d e v a p e r lui ogni significato. Steso d i suo p u g n o u n t e s t a m e n t o c h e lasciava quasi t u t t o il p a t r i m o n i o ai figli, l'usufrutto alla moglie, si uccise i n g o i a n d o u n p o t e n t e veleno. «Giangi» che, n a t o nel 1926, n o n aveva a n c o r a dieci anni, si ritrovò nella lussuosa casa di via A n d e g a r i con la m a 97
d r e Giannalisa G i a n z a n a e la sorella Antonella. La giovane vedova n o n aveva vocazione n é p e r u n r u o l o casalingo, n é p e r la solitudine. E stata definita u n a « m a m m a di ghiaccio», e così descritta, con femminile cattiveria, da Carla S t a m p a : «La m o n d a n i t à e il lusso c o m e simbolo del p o t e r e , i capelli dal taglio s p r e g i u d i c a t o , il m o n o c o l o o s t e n t a t o con spavalderia; u n a d o n n a bella, altera, autoritaria, inaccessibile; l'ape regina che raccoglie i n t o r n o a sé a m m i r a z i o n e e diffonde timore; la p a d r o n a che tiranneggia i sudditi, siano essi i m a riti, i figli, i servi, gli amici e i collaboratori». Nel 1940 Giannalisa si risposò con il giornalista Luigi Barzini jr. «Giangi» aveva quattordici a n n i e seguiva i corsi scolastici con pessimo o nullo profitto. Il p a t r i g n o , che e r a u o m o di eccellente cultura e di vasto uso di m o n d o , si sforzò di cavare qualcosa dal ragazzo, inutilmente: «Tentai di o c c u p a r m i c o m e potevo della sua educazione - confessò poi -, di g u i d a r n e , a un certo p u n t o , gli studi... Forse sono un pessimo p e d a g o g o , forse n o n avevo n e p p u r e la stoffa del p a t r i g n o , forse Giangiacomo e r a u n o scolaro d i s a t t e n t o , ribelle e ostile, o forse n o n c'era m o d o di i n t e n d e r c i , e s s e n d o lui e io p r o f o n d a m e n t e dissimili, fatto sta che n o n c r e d o d'avergli insegnato nulla di durevole». Il r a m p o l l o che i m p a r a v a p o c o o nulla - ma aveva, lo si vedrà, un'istintiva vocazione p e r i colpacci editoriali e finanziari - voleva fare molto, e subito. Veniva colto da furibonde e p e r lo più brevi infatuazioni. Era stato avanguardista a cavallo, c o m e si conveniva a un signorino di famiglia altolocata; e d u r a n t e la fase iniziale della seconda g u e r r a m o n d i a l e tappezzava la casa di manifesti i n n e g g i a n t i alla vittoria immancabile dell'Asse. Poi si convertì all'antifascismo: dall'Arg e n t a r i o , d o v e aveva vissuto, in u n a s o n t u o s a villa, i mesi d o p o l'armistizio dell'8 s e t t e m b r e 1943 (in un'altra anch'essa sontuosa villa, quella sul G a r d a , s'erano insediati gli uffici dell'ultimo, s p a r u t o Mussolini), p a r t ì p e r a r r u o l a r s i volontario, nella divisione L e g n a n o del C o r p o italiano di liberazione, che c o m b a t t e v a a fianco della V A r m a t a a m e r i c a n a . 98
T o r n a t o a Milano, militò d a p p r i m a nel Partito socialista, dal quale t r a s m i g r ò nel PCI. In cellula voleva p a r l a r e solo di rivoluzione. I suoi entusiasmi - ha ricordato chi lo frequentò allora - e r a n o s e m p r e p e r i d e m a g o g h i . Q u a n d o u n o di loro lo colpiva p a r t i c o l a r m e n t e , ne faceva il c e n t r o della sua attenzione: m a , così c o m e e r a nata, questa simpatia si dileguava. Era smanioso d'avere contatti con gli intellettuali (alcuni dei quali e r a n o a loro volta smaniosi di familiarizzare con u n m i l i a r d a r i o i n a p p a r e n z a così g e n e r o s o ) , m a nello stesso t e m p o era diffidente. C o m e tutti gli ultraricchi, t e m e va c h e lo a d u l a s s e r o p e r i n g a n n a r l o , e nello stesso t e m p o a m a v a essere a d u l a t o . N o n leggeva libri, li sfogliava. Però aveva delle i d e e , o a l m e n o s a p e v a accettarle. Nel 1950 fondò l'Istituto Feltrinelli p e r la storia del m o v i m e n t o o p e raio, nel 1955 d i e d e avvio alle pubblicazioni della sua casa editrice. Il decollo a v v e n n e con un'autobiografia di N e h r u che sapeva di o m a g g i o politico, più che di scelta editoriale. Era un p a d r o n e che si sarebbe trovato a suo completo agio nelle f e r r i e r e . Pagava p o c o e trattava con villania i d i p e n denti. Assumeva e licenziava capricciosamente, il suo cameratismo dei m o m e n t i b u o n i e r a u n a m a s c h e r a . U n suo impiegato in Vespa vide un giorno, a Milano, che gli si affiancava la lussuosa a u t o di Feltrinelli, il quale dal finestrino lo apostrofò con ironia stizzosa: «Si t r a t t a n o b e n e i miei d i p e n denti!». Q u e s t ' e d i t o r e i g n o r a n t e - ma ignoranti e r a n o stati a n c h e M o n d a d o r i e Rizzoli - i n c a p p ò in d u e colpi di f o r t u n a che solo tali n o n possono essere definiti: // dottor Zivago e II Gattopardo. Del s e c o n d o n o n m e t t e conto di p a r l a r e , in questo s o m m a r i o ritratto. Vale la p e n a invece di ricostruire 1'«affare Zivago»: p e r c h é rivelò molte cose su Feltrinelli e sul Partito c o m u n i s t a : e p e r c h é fu t r a le m a g g i o r i cause dello «strappo» t r a «Giangi» e il PCI. Nel 1956 Sergio D'Angelo, che in URSS lavorava p e r Radio Mosca, ma si occupava anche di acquisizioni di n u o v e o p e r e alla casa editrice Feltrinelli, s e p p e c h e e r a i m m i n e n t e l a p u b b l i c a z i o n e d ' u n r o 99
m a n z o di Boris Pasternak. Visitò lo scrittore nella sua dacia di Peredelkino, nei d i n t o r n i di Mosca, e lo convinse a dargli u n a copia del libro c h e , assicuravano le a u t o r i t à l e t t e r a r i e sovietiche, s a r e b b e stato p u b b l i c a t o nell'URSS dall'editrice Goslitizdat. Pasternak e r a insieme lusingato e p r e o c c u p a t o , a v e n d o avuto s e n t o r e delle perplessità che il suo r o m a n z o aveva suscitato tra i censori sovietici. Da Mosca arrivò qualche t e m p o d o p o a Feltrinelli la richiesta di rinviare fino al settembre 1957 l'uscita del Dottor Zivago, e Feltrinelli acconsentì. Nel f r a t t e m p o i sovietici moltiplicavano le p r e s s i o n i p e r o t t e n e r e c h e P a s t e r n a k tagliasse o modificasse i n t e r e p a r t i d e l libro: p r e s s i o n i c h e c o i n v o l g e v a n o l a c o m p a g n a dello scrittore, Olga Ivinskaia, i cui d u e figli e r a n o stati ospitati e allevati nella casa di Pasternak m e n t r e lei e r a rinchiusa in un c a m p o di c o n c e n t r a m e n t o . Agli «avvertimenti» nei r i g u a r d i di P a s t e r n a k e di O l g a furono abbinati quelli nei r i g u a r d i di Feltrinelli: cui veniva r i c o r d a t o , p e r i n d u r l o a c e d e r e , l ' i m p e g n o di sinistra. Pasternak fu costretto a firmare un t e l e g r a m m a in cui, dichiar a n d o s i insoddisfatto del r o m a n z o , chiedeva la restituzione del dattiloscritto (ma a t t r a v e r s o amici francesi aveva fatto arrivare a Milano questo messaggio: «La ringrazio del libro che pubblicherà e la p r e g o di n o n accettare nulla di ciò che v e r r à fatto p e r impedirglielo. N o n t e n g a n e p p u r e conto d i messaggi da me firmati se n o n s a r a n n o , c o m e questo, scritti in francese»). Alexei Surkov, ufficialmente p o e t a , in realtà abbietto lacchè del r e g i m e , si scomodò a venire a Roma, e a tenervi u n a conferenza s t a m p a p e r c o n d a n n a r e la pubblicazione di u n ' o p e r a «contro la volontà dell'autore». C o n q u e sto, il Dottor Zivago e r a un bestseller p r i m a a n c o r a d ' e s s e r e d a t o alle stampe. Feltrinelli, di n a t u r a ribelle, ed affarista, si sentì sollecitato alla trasgressione, e fiutò la valanga di quattrini che gli sarebbe p i o m b a t a addosso. Il Dottor Zivago, che Feltrinelli aveva in esclusiva p e r t u t t o il m o n d o , v e n d e t t e sette milioni di copie, e valse al suo a u t o r e il Nobel: ma gli valse a n c h e l'espulsione d a l l ' U n i o n e degli scrittori sovietici, 100
la minaccia di n o n p o t e r p i ù r i e n t r a r e in Patria se si fosse recato a Stoccolma p e r ricevere il p r e m i o , persecuzioni sottili e p e r f i d e , accuse d ' a v e r e scritto «il libello di un G i u d a p e g g i o r e di un porco». Q u a n t o alla p o v e r a Olga Ivinskaia, cui lo scrittore - m o r t o il 30 maggio 1960 - aveva lasciato in eredità i suoi diritti, fu c o n d a n n a t a a sette a n n i di lavori forzati p e r p r e s u n t i traffici di valuta - consistenti nella richiesta del d e n a r o che le spettava - e la figlia I r a a tre anni. Se e r a stato sconcio il c o m p o r t a m e n t o degli scrittori sovietici - a l m e n o di quelli graditi al Principe -, n o n lo fu m e no quello dei comunisti italiani, che sulla vicenda pubblicar o n o a d d i r i t t u r a un libercolo, l a m e n t a n d o che «in Italia u n a p a r t e della s t a m p a ed alcuni circoli h a n n o tentato di svilupp a r e u n a vera e p r o p r i a c a m p a g n a antisovietica». Per difend e r e la c e n s u r a moscovita il PCI n o n mobilitò un funzionario di t e r z ' o r d i n e . Venne fatto appello a Mario Alicata che, fingendo d ' i g n o r a r e in quali condizioni Pasternak avesse inviato il famoso t e l e g r a m m a a Feltrinelli, e a quali a n g h e r i e fosse stato p o i s o t t o p o s t o (facilmente verificabili) scrisse: « C a l p e s t a n d o la volontà di Boris P a s t e r n a k , e in s p r e g i o a t u t t e le n o r m e g i u r i d i c h e e m o r a l i c h e r e g o l a n o i r a p p o r t i tra un e d i t o r e e un a u t o r e , la t r a d u z i o n e del libro a p p a r v e u g u a l m e n t e . . . N e s s u n r i m p r o v e r o (sic!) fu di ciò mosso in U n i o n e Sovietica a Boris P a s t e r n a k . Egli c o n t i n u ò - c o m e aveva p o t u t o t r a n q u i l l a m e n t e c o n t i n u a r e d u r a n t e t u t t a l a sua vita - a lavorare, a pubblicare poesie e traduzioni, cons e r v a n d o nella società sovietica il posto che io n o n gl'invidio ma che egli si era l i b e r a m e n t e scelto q u a r a n t a n n i p r i m a : il posto d ' u n solitario e d ' u n isolato». P u r t r o p p o la b r u t t a storia ha avuto solo d u e p e r s o n a g g i positivi, le vittime Pasternak e Olga. Feltrinelli, cui n e s s u n o p o t r à mai n e g a r e la furbizia e la tenacia con cui realizzò il suo g r a n d e colpo, fu m e schino fino alla spietatezza verso Olga Ivinskaia. C o n gesuitici, fumosi pretesti, e p e r di p i ù scrivendo in chiaro inform a z i o n i delle quali i sovietici si s e r v i r o n o p e r i m b a s t i r e le l o r o i n c r i m i n a z i o n i , cercò in o g n i m o d o d ' e v i t a r e il p a g a 101
m e n t o d e i diritti d ' a u t o r e : c h e e r a n o m i l i a r d i d'allora, d i cui il già miliardario voleva servirsi p e r esserlo ancora di più e p e r f o r a g g i a r e le sue m a t t a n e g u e r r i g l i e r e ; ma c h e n o n e r a d i s p o s t o a v e r s a r e alla v e d o v a (che tale e r a , a n c h e se m a n c a v a un certificato m a t r i m o n i a l e ) . Valerio Riva, che di Feltrinelli fu collaboratore, ha raccontato d ' u n a telefonata allucinante tra Olga e «Giangi»: dalla quale risultava che la d o n n a insisteva p e r avere i suoi soldi, e l'editore avanzava u n a obbiezione d o p o l'altra, s e m p r e p i ù i m p a z i e n t e e n e r voso. Finché era sbottato d i c e n d o press'a poco: ma è possibile che tu m'infastidisca p e r un p o ' di vile d e n a r o , tu che hai la f o r t u n a di vivere in u n a società socialista m e n t r e io sono qui a soffrire sotto il giogo capitalista? M e n t r e la Feltrinelli e n t r a v a n e l l ' O l i m p o delle maggiori case editrici, le sue librerie furono adibite a n c h e ad e m p o r i di gadgets «rivoluzionari» c o m e lo spray p e r « d i p i n g e r e di giallo il tuo poliziotto»: e i suoi cataloghi s'affollavano di manuali sulla guerriglia, con istruzioni p e r fabbricare bottiglie Molotov e affrontare scontri di strada con le forze dell'ordin e . Feltrinelli s o g n a v a l'azione. E r a ossessionato d a l l ' i d e a che in Italia fosse i m m i n e n t e un golpe. Era stato contestatore furioso degli USA p e r il V i e t n a m , f r e q u e n t a v a Fidel Castro (del quale sperava d'avere in esclusiva le m e m o r i e ) a d o rava C h e Guevara. Q u a n d o in Bolivia fu catturato Régis Debray, volò laggiù con velleitari propositi di sottrarlo alla prigionia. In p r i g i o n e finì invece a n c h e lui, sia p u r e p e r quar a n t o t t o o r e soltanto - essere miliardario riesce molto utile i n d e t e r m i n a t e circostanze - , i n s i e m e alla m o g l i e del m o m e n t o , Sibilla Melega. (Feltrinelli ebbe q u a t t r o t o r m e n t a t i m a t r i m o n i , d u e dei quali annullati giudiziariamente p e r sua «manifesta impotenza», n o n si sa q u a n t o autentica e q u a n t o s t r u m e n t a l e : tanto più che d a u n a delle q u a t t r o h a avuto u n figlio. Q u a l c u n o ha voluto c o m u n q u e associare le t u r b e sessuali e il difficile r a p p o r t o con la m a d r e di ghiaccio ai conati g u e r r i g l i e r i di «Giangi».) U n a pistola di Feltrinelli fu usata p e r uccidere nel 1971, in un ufficio del consolato boliviano 102
di A m b u r g o , il capo della polizia segreta di La Paz R o b e r t o Quintanilla, u n o degli uccisori del C h e . «Giangi» pubblicava, u n o d o p o l'altro, volumetti ipotizzanti un'Italia che fosse, finalmente, come il Vietnam, e si teneva in contatto con altri esagitati, smaniosi anch'essi di spar a r e . Gli o p e r a i delle sue fabbriche n o n lo p r e n d e v a n o sul serio. «Giangiacomo, fai l'eroe qui, n o n in Bolivia. Nella tua fabbrica è in atto la serrata.» Un giudice l'aveva convocato p e r testimoniare su certi attentati e aveva ordinato di togliergli il passaporto, ma lui era ormai in Carinzia, nelle sue terre, a m e d i t a r e piani futuri. S'era tagliati i baffi già ostentati - insieme a un colbacco e a u n a pelliccia di persiano - in u n a fotografia su Vogue. O r m a i era dedito a t e m p o pieno alle sue farneticazioni, nelle quali (lo scrisse su un mensile da lui dir e t t o , Voce comunista) ipotizzava un «esercito i n t e r n a z i o n a l e del proletariato» con «avanguardie strategiche rivoluzionarie» (Asia, Africa, Sud America), il «grosso delle forze dell'esercito rivoluzionario» (Vietnam, Corea del N o r d ) , la «prima riserva strategica rivoluzionaria» (Cina), e «il grosso della riserva strategica rivoluzionaria, la gloriosa a r m a t a rossa dell'URSS e gli eserciti del Patto di Varsavia». Vaneggiava di «fuochi guerriglieri in Sardegna», costituì i GAP (Gruppi di azione partigiana) che in Liguria appiccarono un incendio alla sede di Genova del Partito socialista, e un altro, s e m p r e a Genova, al consolato USA. Infine, a c o r o n a m e n t o di questa esistenza spericolata, il traliccio di Segrate. Un nastro trovato in un covo delle BR a Robbiano di Mediglia - e q u i n d i fonte n o n sospetta di mistificazioni reazionarie - così descrisse la fine del miliardario guerrigliero, che e r a a c c o m p a g n a t o , la n o t t e fatale, da d u e «collaboratori» e che si faceva in quei t e m p i c h i a m a r e Osvaldo: «Osvaldo e r a u n a p e r s o n a che faceva di tutto p e r d i m o s t r a r e agli altri di essere p i ù proletario di loro o a l m e n o q u a n t o loro. S e m b r a che n o n si lavasse p e r intere settimane, ma loro dicono addir i t t u r a mesi, questo p e r a n n e r i r e le m a n i , r e n d e r l e callose, p e r r i d u r r e il suo volto e le s u e m a n i stesse al livello degli 103
o p e r a i che lavorano nelle fabbriche... Osvaldo sta s e d u t o a cavalcioni m e n t r e p r e p a r a la carica. E in quel m o m e n t o che il p r i m o (dei complici - N.d.A.), quello a mezz'aria sul traliccio sente u n o scoppio fortissimo, u n o scoppio secco, viene investito dall'esplosione ma si a g g r a p p a f o r t e m e n t e con il braccio al pilastro... C a d e p e r t e r r a o a l m e n o si cala p e r terra, g u a r d a verso l'alto m a n o n v e d e nulla, g u a r d a verso i l basso e vede Osvaldo a terra, rantolante, la sua impressione immediata è che abbia p e r s o e n t r a m b e le gambe». Finché v e n n e il g i o r n o in cui gli assertori dell'assassinio furono sistemati, u n a volta p e r tutte, dai brigatisti rossi. Bisognò a t t e n d e r e il 1979, q u a n d o fu celebrato a Milano, tra febbraio e m a r z o , un processo p e r t e r r o r i s m o . P r i m a che i giudici entrassero in c a m e r a di consiglio p e r la sentenza gli i m p u t a t i lessero u n «comunicato n u m e r o quattro» firmato, t r a gli altri, d a R e n a t o C u r c i o , Giorgio S e m e r i a , A u g u s t o Viel. «Osvaldo ( s e m p r e il n o m e di c o p e r t u r a - N.d.A.) n o n è u n a vittima - diceva il comunicato - ma un rivoluzionario c a d u t o c o m b a t t e n d o . Egli e r a i m p e g n a t o in u n ' o p e r a z i o n e di sabotaggio di tralicci dell'alta tensione che doveva p r o v o care un black-out in u n a vasta zona di Milano al fine di gar a n t i r e u n a migliore operatività a nuclei i m p e g n a t i nell'attacco a diversi obbiettivi. Fu un e r r o r e tecnico da lui stesso commesso, e cioè la scelta e utilizzo di orologi di bassa affidabilità trasformati in timers.» La m a g g i o r a n z a di coloro che avevano infamato gli organi di polizia n o n b a t t é ciglio, d o p o questa definitiva rivelazione. I più onesti - citati da Michele Brambilla nel suo Eeskimo in redazione - fecero autocritica. Così Walter Tobagi, così Giorgio Bocca. EEspresso ammise, con un r i t a r d o di sette a n n i , c h e «a p o c h e o r e di distanza dalla m o r t e di Feltrinelli l'intellighenzia democratico-progressista e l'intera sinistra iniziarono u n ' o p e r a z i o n e di rimozione radicale dei fatti, r i t a r d a n d o la nostra p r e s a di coscienza della realtà». Par o l e c h e n o n v a l g o n o solo p e r Feltrinelli. Valgono p e r gli a n n i di follia e di p i o m b o , nel loro insieme.
CAPITOLO SETTIMO
CUOR DI LEONE
T o r n i a m o dall'Italia di p i o m b o , all'Italia di g o m m a , o di gelatina. Quella della politica p a r l a m e n t a r e e governativa, delle m a n o v r e , acrobazie e contorsioni con cui nel Palazzo rom a n o si tentava di d r i b b l a r e la t r a g e d i a del Paese, p a r l a n d o n e molto ma a g e n d o c o m e se b e n altri e p i ù seri problemi - ad e s e m p i o i dosaggi delle c o r r e n t i d e m o c r i s t i a n e o i r a p p o r t i tra i socialisti ridivisi - incalzassero. P r o p r i o in casa DC s'erano avute, poco d o p o la formazione del p r i m o G o v e r n o Rumor, novità che p e r gli esperti della c u c i n a politica e r a n o i m p o r t a n t i . Il Partito dello s c u d o crociato aveva t e n u t o a San Ginesio nelle M a r c h e (29 sett e m b r e 1969) un Consiglio nazionale al cui o r d i n e del giorno era u n a valutazione sulla crisi di governo, e sulla sua soluzione. Vi avvenne invece un rimescolamento delle c o r r e n ti, o delle l o r o alleanze. Parte dei d o r o t e i , p a r t e della sinistra di Base, i fanfaniani e i tavianei strinsero un a c c o r d o , p e r effetto del quale il g r u p p o Rumor-Piccoli si staccò dal g r u p p o Colombo-Andreotti. N o n v a r r e b b e la p e n a di i n d u giare su questi o n d e g g i a m e n t i , se da essi n o n fosse derivato il cambio del segretario del Partito. Flaminio Piccoli cedette il posto ad A r n a l d o Forlani, un q u a r a n t a q u a t t r e n n e che scalava r a p i d a m e n t e - e più solidamente dell'alpino Piccoli - le mulattiere del p o t e r e . B e l l ' u o m o , c a u t o , cordiale, a p p a r e n t e m e n t e d i s a r m a t o di fronte alle p o l e m i c h e , il p e s a r e s e Forlani dava la sensazione, p r o b a b i l m e n t e e r r a t a , di n o n a v e r e ambizioni: e di accettare le cariche p e r spirito di servizio. Simile in questo a Zaccagnini, che nel p o s t o di s e g r e t a r i o gli s u c c e d e r à , ma 105
c o n diverso piglio: p i ù m o n d a n o , senza a l c u n a p r e t e s a d i francescana umiltà e rassegnazione. Piuttosto con u n a certa pigrizia. Piccoli e r a di un'attività instancabile, voleva fortiss i m a m e n t e le cose d a n d o l'impressione di n o n s a p e r e b e n e quali cose volesse, e p r o d u c e n d o spesso confusione. Parlava p r i m a di p e n s a r e , e lo si capiva dalle sue c o n t r a d d i z i o n i e improvvisazioni. In questi peccati Forlani n o n poteva incorr e r e p e r c h é , costretto a n c h e lui, c o m e qualsiasi politico, a e s t e r n a r e s o v e n t e , si a t t e n e v a c o n s c r u p o l o al r e p e r t o r i o delle ovvietà b e n i n t e n z i o n a t e . Affermava, con u n a certa civetteria, che se n o n fosse diventato un politico avrebbe avuto un avvenire c o m e mezz'ala in u n a s q u a d r a di calcio. Fanf a n i a n o , n o n s i e r a m a i i n t e r a m e n t e identificato, n é p e r ideologia e t a n t o m e n o p e r stile, nel M a e s t r o . D i v e n u t o segretario, n o n usò il campanello p e r c h i a m a r e i suoi collaboratori, cosa che - ha ricordato Antonio Spinosa - Fanfani faceva perfino con Rumor, q u a n d o questi era il suo vice. Forse e r a u n a l e g g e n d a c h e fosse allergico al l a v o r o . O forse, come quel personaggio di J e r o m e K. J e r o m e , e r a tanto affascinato dal lavoro che gli piaceva stare p e r o r e a g u a r d a r e quello altrui. In realtà, diceva chi lo conosceva b e n e , Forlani godeva fama di sfaticato soprattutto p e r c h é n o n ostentava la sua attività, né si atteggiava, c o m e i politici f a n n o sovente, a m a r t i r e del partito e del Paese. Il t a n d e m Forlani-Rumor, con cui la DC affrontò i giorni d r a m m a t i c i del d o p o - p i a z z a F o n t a n a , s e m b r a v a d i p e s o piuttosto leggero, d a t e le circostanze. Ma la Storia è z e p p a di Facta c h e ne s o n o p r o t a g o n i s t i in m o m e n t i m e m o r a b i l i , alcuni - n o n Facta - senza t r o p p o d e m e r i t a r e . Da più parti, nell'ambito dei possibili alleati DC, e nella stessa DC, veniva chiesto un r i t o r n o al centrosinistra. La situazione e r a tale c h e il p a r t i t o di m a g g i o r a n z a relativa si sentiva i m p a u r i t o dall'assunzione d ' u n a totale responsabilità. N o n solo p e r le r i p e r c u s s i o n i della s t r a g e di M i l a n o , ma p e r le agitazioni sindacali che sconvolgevano l'Italia. CGIL, CISL e UIL e r a n o riuscite a o t t e n e r e a u m e n t i consistenti, a t t o r n o al 25-30 p e r 106
cento, alla conclusione dei contratti di lavoro «aperti». Ma il sindacato n o n s'accontentava di questi successi. Rivendicava un ruolo d'interlocutore del G o v e r n o p e r fissare le direttive della politica nazionale, al di là e al di s o p r a del P a r l a m e n t o e degli altri organismi istituzionali. M e n t r e nelle fabbriche dilagavano il disordine e l'intimidazione, le Confederazioni aprivano q u a t t r o vertenze che esulavano dai compiti sindacali: la casa, la sanità, i trasporti, il fisco. N o n è che la richiesta di riforme in questi settori fosse fuor di luogo. Aveva tutte le possibili giustificazioni. Ma il sindacato p r e t e n d e v a servizi efficienti con d i p e n d e n t i autorizzati all'assenteismo e alla negligenza, p e r n o n dire all'anarchia. E questo e r a insensato. Per i m p o r r e le sue condizioni il sindacato p r o c e d e t t e a s u o n di scioperi generali c h e n o n risolvevano nulla ma suscitavano allarme negli ambienti economici. La crescita econ o m i c a , che e r a stata b u o n a t r a il '66 e il '69, si a n d ò speg n e n d o , e l'inflazione s'impennò. A m e t à dicembre, subito d o p o piazza Fontana, i segretari democristiano, socialista, socialdemocratico e r e p u b b l i c a n o abbozzarono u n a ripresa della coalizione. La strada verso il terzo G o v e r n o R u m o r era spianata: si sperava anzi che quella prevista n o n fosse, u n a volta t a n t o , u n a crisi «al buio», ma u n a crisi a soluzione certa e p r e d e t e r m i n a t a . Invece, q u a n do R u m o r rassegnò le dimissioni il 7 febbraio 1970, risultò che i giuochi e r a n o assai m e n o fatti di q u a n t o si s u p p o n e s se. Forlani tentò di fissarne le regole con un d o c u m e n t o che fu qualificato «preambolo». Alla DC i p r e a m b o l i piacciono, come tutto ciò che è interl o c u t o r i o , a t t e n d i s t a , n o n o p e r a t i v o . Infatti battezzò allo stesso m o d o un altro d o c u m e n t o , in u n a analoga situazione di crisi, all'inizio degli a n n i O t t a n t a . Il p r e a m b o l o forlaniano mirava, in sostanza, a istituzionalizzare la collaborazione tra i q u a t t r o partiti del centrosinistra (i liberali e r a n o p e r il m o m e n t o esclusi dalla coalizione) affermando che «l'esigenza di un p i ù p r o f o n d o e vasto collegamento tra la realtà del Paese e la v o l o n t à di g u i d a r n e , in u n a linea di s v i l u p p o e 107
con efficacia, i f e n o m e n i di trasformazione... costituiscono la p i ù autentica ragione politica della collaborazione fra DC, PRI, PSI e PSU ( q u e s t ' u l t i m a , r i c o r d i a m o , e r a allora la sigla dei socialdemocratici - N.d.A.). Attraverso questo i n c o n t r o di g o v e r n o si i n t e n d e m e t t e r e in m o v i m e n t o e far crescere il r a p p o r t o tra politica e società civile, a p r e n d o un dialogo fiducioso e costruttivo con le forze sindacali, culturali, p r o duttive cui s p e t t a n o responsabilità crescenti in u n a m o d e r na società pluralistica». Era questo, proseguiva il «preambolo», un d i s e g n o politico che doveva t r o v a r e a t t u a z i o n e a n che nelle amministrazioni locali, i m p e g n a n d o v i solidamente, «ovunque sia possibile, le forze che a v r e b b e r o collaborato nel P a r l a m e n t o e nel Governo». Un d o c u m e n t o sensato m a , letto nella luce della situazione italiana, e dei suoi successivi sviluppi, piuttosto flebile, ricco di b u o n e intenzioni, ma a n i m a t o da fiduciose attese che, a l m e n o nel successivo d e c e n n i o , s a r e b b e r o state smentite dai fatti: n o n sul p i a n o degli accordi politici ma su quello, più i m p o r t a n t e , della vita e della società civile. C o n q u e s t o viatico S a r a g a t si d e d i c ò alle c o n s u l t a z i o n i che ebbero il consueto a n d a m e n t o a singhiozzo. La DC aveva i n d i c a t o c i n q u e n o m i , p e r la P r e s i d e n z a del Consiglio: Rumor, M o r o , Fanfani, Taviani, C o l o m b o . R u m o r ci p r o v ò e rinunciò, poi M o r o ebbe un preincarico che sfociò in u n a r i n u n c i a , p r e i n c a r i c o a n c h e p e r Fanfani c h e si ritirò (19 m a r z o 1970), infine la m a n o passò a R u m o r che questa volta fece centro. A fine m a r z o fu varato il suo terzo G o v e r n o con diciassette ministri d e m o c r i s t i a n i , sei socialisti, t r e socialdemocratici, un r e p u b b l i c a n o . De M a r t i n o fu vicepresid e n t e del Consiglio, agli Esteri e agli I n t e r n i rimasero Moro e Restivo, il r e p u b b l i c a n o Reale ebbe la Giustizia, Piccoli le Partecipazioni statali. Liberatasi, p e r l'ingresso di De Martino nel G o v e r n o , la segreteria socialista, vi si insediò Mancini con tre vice: Mosca, Craxi e Codignola. Nella trattativa p e r la formazione del Ministero si era inserita - complicandone il corso e r i t a r d a n d o n e la soluzione 108
u n a questione di portata storica: l'introduzione del divorzio nella legislazione italiana. Era a p p r o d a t a in P a r l a m e n t o ed aveva avuto il voto favorevole della C a m e r a il 28 n o v e m b r e 1969 - la legge che p o r t a v a il n o m e del socialista Loris F o r t u n a e del liberale A n t o n i o Baslini. La sua intestazione e r a , p u d i c a m e n t e , quella di «disciplina dei casi di scioglim e n t o del m a t r i m o n i o » . A l c u n e s u e n o r m e p r e v e d e v a n o , p e r il divorzio, casi e s t r e m i e in q u a l c h e f o r m a accettabili a n c h e dagli ambienti cattolici. La caducità degli effetti civili del m a t r i m o n i o - n o n di quelli religiosi, beninteso - poteva essere invocata q u a n d o u n o dei d u e coniugi fosse stato cond a n n a t o all'ergastolo o a un p e n a s u p e r i o r e a quindici a n n i , o p e r incesto e delitti sessuali nell'ambito familiare, o p e r incitamento della moglie o della p r o l e alla prostituzione, o p e r m a l t r a t t a m e n t i del coniuge o dei figli. Di g r a n l u n g a più ril e v a n t e e r a u n ' a l t r a disposizione in forza della q u a l e allo scioglimento si poteva d a r luogo q u a n d o fosse stata p r o n u n ciata la s e p a r a z i o n e tra i coniugi, e la s e p a r a z i o n e stessa si fosse p r o t r a t t a i n i n t e r r o t t a m e n t e p e r a l m e n o cinque anni. La contesa sul divorzio d u r a v a da un secolo. Chi lo invocava faceva p r e s e n t e che la Sacra Rota aveva in effetti m o nopolizzato il diritto di sciogliere i m a t r i m o n i , e del m o n o polio si era servita con disinvoltura, s o p r a t t u t t o q u a n d o la causa coinvolgesse p e r s o n a g g i famosi. Molte coppie «illegali», che p u r e avevano tutte le caratteristiche della solidità e dell'onestà, e r a n o costrette a u n a condizione sociale di disagio in n o m e d ' u n vincolo sacramentale che secondo la m a g g i o r a n z a del Paese - e lo si vide nel referendum d e l 1974 t i f i t i poteva e n o n doveva ostacolare il diritto alla rispettabilità formale, oltre che a quella sostanziale. Il divorzio era un istituto v i g e n t e nella quasi totalità d e i Paesi d e m o c r a t i c i e sviluppati, e n o n v'era r a g i o n e , secondo i suoi fautori, p e r ché l'Italia n o n dovesse adottarlo. Q u e s t i a r g o m e n t i u r t a v a n o , oltre che c o n t r o le convinzioni di tanti credenti, anche c o n t r o un ostacolo che e r a n o n solo religioso, ma politico: di politica i n t e r n a e, in senso la109
to, di politica i n t e r n a z i o n a l e . Il Vaticano si e r a mosso, e si e r a mosso massicciamente. Paolo V I , c h e p u r e viene ricord a t o c o m e il più «laico» tra gli ultimi Papi, n o n poteva tacere di fronte all'offensiva divorzista. Parlò, c h i a r a m e n t e , in un discorso, c o r r e d a t o da u n a nota d u r a dell' Osservatore Romano: e imboccò le vie diplomatiche con u n a nota al Governo italiano in cui si chiedeva che il passaggio della legge al Senato fosse sospeso in attesa c h e le d u e parti - l'Italia e la Santa Sede - esaminassero c o n g i u n t a m e n t e il vulnus che la legge arrecava al C o n c o r d a t o , e in particolare al suo articolo 34. Q u e s t o t e m a p o l e m i c o p i o m b ò i n casa d e m o c r i s t i a n a p r o p r i o m e n t r e cominciavano i negoziati p e r il terzo Governo Rumor, e o p p o s e la DC ai suoi potenziali alleati. In effetti solo d u e partiti, la DC e il MSI, e r a n o antidivorzisti. Il segretario missino Giorgio Almirante si associò alla posizione d e mocristiana b e n c h é avesse u n a situazione familiare a n o m a l a e fosse p e r s o n a l m e n t e interessato a l l ' a p p r o v a z i o n e del divorzio, cui fece ricorso, infatti, n o n a p p e n a p o t è : s p i e g a n d o che le sue intime convinzioni e r a n o state in contrasto con le posizioni d e l suo Partito e c h e , a p p u n t o p e r disciplina di partito, le aveva nell'occasione rinnegate. E da n o t a r e che la Costituzione italiana n o n p r e v e d e l'indissolubilità del matrim o n i o . Essa era e n u n c i a t a nel p r o g e t t o iniziale («la R e p u b blica riconosce i diritti della famiglia c o m e società n a t u r a l e f o n d a t a sul m a t r i m o n i o indissolubile»), m a p o i p e r p o c h i voti, 194 contro 191, il t e r m i n e «indissolubile» era stato cassato. La DC era in un d i l e m m a spinoso. N o n osava ribellarsi al Papa, e voleva r a g g i u n g e r e l'accordo con socialisti, socialdemocratici e repubblicani. U n a p r o p o s t a democristiana p e r ché il passaggio della Fortuna-Baslini al Senato fosse sospeso, e nel frattempo venissero presi contatti con la Santa Sed e , fu r e s p i n t a d a i t r e potenziali partners. La legge a n d ò avanti, ed ebbe il suggello finale il p r i m o d i c e m b r e del 1970. Tuttavia la DC, a v e n d o o t t e n u t o che fosse risvegliato dal son110
no in cui giaceva l'istituto del referendum abrogativo, e fidando - a torto - in questa p r o v a d'appello, rinunciò a fare del divorzio un casus belli. I partiti e r a n o del resto già alle p r e s e con u n a scadenza e l e t t o r a l e c h e s a r e b b e stata i n o g n i caso i n t e r e s s a n t e : m a che, in un Paese avvelenato da un'infinità di fermenti e p r o blemi, e r a attesa c o m e u n a sentenza. Il 7 g i u g n o 1970 si d o veva votare p e r le elezioni regionali - le p r i m e - in quindici regioni a statuto o r d i n a r i o , in ottantotto province p e r il rinnovo dei consigli provinciali, infine in 6632 c o m u n i . La più significativa indicazione del voto fu che i socialisti uniti p e r d e v a n o e divisi vincevano. Nel 1968 n o n e r a n o n e m m e n o arrivati, insieme, al 15 p e r cento, questa volta s u p e r a r o n o il 18: circa l'I 1 p e r il PSI e il 7 p e r il PSU. Nulla di sostanzialm e n t e n u o v o p e r la DC, e n e m m e n o p e r il PCI: o piuttosto la novità, p e r i c o m u n i s t i , stava nel fatto c h e , d o p o costanti progressi nelle ultime consultazioni, avessero avuto u n a battuta d'arresto. Migliorò - da poco più del 4 a poco più del 5 p e r cento - il MSI: un'avanzata, quella della destra nostalgica, c h e si s a r e b b e a c c e n t u a t a s u c c e s s i v a m e n t e , a t t e s t a n d o l'insofferenza di larghi strati della p o p o l a z i o n e p e r i cedim e n t i , le a m b i g u i t à , le rassegnazioni della DC di fronte all'ondata protestataria e ribellistica: e p e r l'incapacità del PLI di farsi, di quella insofferenza, convincente i n t e r p r e t e . Q u e s t a spinta a d e s t r a d i v e n n e velleitarismo golpista in taluni a m b i e n t i d e l r e d u c i s m o «repubblichino»; e jacquerie campanilistica nella rivolta di R e g g i o Calabria. Ma questi f u r o n o i f e n o m e n i parossistici e d e g e n e r a t i v i , q u a n d o n o n l e s t r u m e n t a l i z z a z i o n i , d ' u n o stato d ' a n i m o c h e e r a largam e n t e diffuso. I l G o v e r n o n o n g o v e r n a v a , m a p r o c e d e v a e s i t a n t e v e n e n d o a p a t t i q u o t i d i a n a m e n t e con i sindacati, c h i u d e n d o gli occhi di fronte all'eversione di sinistra, lasciandosi condizionare dal t e r r o r i s m o ideologico d e l l ' o p p o sizione. Gli unici gesti di forza e r a n o insieme gesti di debolezza: c o m e quello che R u m o r c o m p ì il 6 luglio 1970, p r e s e n t a n d o a Saragat le sue dimissioni. Il pretesto alla decisio111
ne - un pretesto p i ù che serio - e r a stato offerto dalla p r o clamazione, p e r il 7 luglio, di un e n n e s i m o sciopero generale, questa volta motivato da contrasti sugli sgravi fiscali. Rum o r aveva invitato le Confederazioni a revocare l'iniziativa, le Confederazioni avevano risposto picche. Desistettero dallo s c i o p e r o solo q u a n d o , con le dimissioni d e l G o v e r n o , m a n c ò loro l'interlocutore. Perché il p a r a d o s s o del sistema instaurato dai sindacati stava nel fatto che il loro interlocut o r e n o n e r a il p a d r o n a t o , e r a il G o v e r n o , e n o n e r a il pad r o n a t o c h e doveva n e g o z i a r e , e r a il G o v e r n o che doveva essere schiavo e farsi p a l a d i n o d ' u n a politica decisa in sedi n o n istituzionali. Per di p i ù R u m o r avvertiva la scarsa coesione della sua m a g g i o r a n z a , dove i socialisti flirtavano con chi p r o m u o v e v a lo s c i o p e r o g e n e r a l e e con chi aveva fom e n t a t o altre agitazioni, in particolare quelle scolastiche. R u m o r disse chiaro e t o n d o che n o n i n t e n d e v a succedere a se stesso. Q u e s t a volta il p r i m o n o m e indicato dalla DC - e n o n p e r r a g i o n i alfabetiche - fu q u e l l o di A n d r e o t t i , p r e s i d e n t e d e l G r u p p o p a r l a m e n t a r e della C a m e r a . C o n u n a c e r t a sfrontatezza A n d r e o t t i disse: «Ho p o t u t o v e d e r e c o m e in P a r l a m e n t o il contatto politico vivo tra diverse forze, fra t u t t e le forze, ciascuna nel p r o p r i o a m b i t o e con la p r o p r i a fisionomia, sia p r o d u t t i v o di un lavoro efficace ed o r d i n a t o » . Q u e s t a m e n z o g n a p r o p i z i a t o r i a n o n gli b a s t ò . Ci fu chi r i c o r d ò il suo a b b r a c c i o al maresciallo G r a z i a n i , ad Arcinazzo, nel l o n t a n o 1952, m e n t r e la sua p i a t t a f o r m a p r o g r a m m a t i c a fu m a l a m e n t e liquidata dai socialdemocratici. Toccò p o i a Emilio C o l o m b o di t e n t a r e : e riuscì, a n c h e p e r c h é si e r a o r m a i ai p r i m i di agosto, la calura si faceva ins o p p o r t a b i l e , e le ferie i n c a l z a v a n o . La s t r u t t u r a q u a d r i p a r t i t a del G o v e r n o restò i m m u t a t a , e molti ministri furon o confermati. C o l o m b o si a d o p e r ò p e r c o n t e n t a r e tutti: ossia p e r p r o m e t t e r e ai sindacati le riforme che chiedevano, agli i m p r e n ditori le garanzie che invocavano, ai cittadini la sicurezza e la stabilità e c o n o m i c a delle quali l a m e n t a v a n o la c a r e n z a . 112
N a t u r a l m e n t e n o n riuscì a d altro c h e a m e t t e r e q u a l c h e pannicello caldo su g a m b e di legno. Ci voleva b e n altro che un P r e s i d e n t e del Consiglio v o l o n t e r o s o ma t r a n s i t o r i o e u n a coalizione indecisa a tutto p e r g u a r i r e i mali d'Italia. I n t a n t o già d a l luglio, m e n t r e a n c o r a d u r a v a la crisi di governo, a Reggio Calabria r u m o r e g g i a v a la rivolta. A darle esca e r a stata la scelta di C a t a n z a r o c o m e capoluogo regionale: scelta derivante dal fatto che la legge stabiliva un colleg a m e n t o tra la s e d e della R e g i o n e e la sede della C o r t e d'Appello. Reggio si e r a sollevata c o n t r o questa che consid e r a v a u n ' u m i l i a z i o n e . Delle sommosse s'era fatto istigator e , d a n d o ad esse u n ' i m p r o n t a neofascista, «Ciccio» Franco, s t u d e n t e in legge mai arrivato alla laurea, sindacalista della CISNAL, m i l i t a n t e a fasi a l t e r n e d e l MSI d a l q u a l e e r a stato espulso c i n q u e volte, a l t r e t t a n t e essendovi r i a m m e s s o . Trib u n o volgare ma efficace, nella p e g g i o r e tradizione dei cap i p o p o l o alla Masaniello o alla Ciceruacchio, Franco era stato il c o n d o t t i e r o vociante d ' u n a azione di guerriglia cittadina con barricate, e s p a r g i m e n t o di s a n g u e (il 18 s e t t e m b r e e r a n o rimasti uccisi un cittadino e un brigadiere di Pubblica sicurezza. Il 4 febbraio del 1971 a C a t a n z a r o u n a b o m b a lanciata sulla folla d o p o u n c o r t e o antifascista uccise u n a persona, e altre quattordici ne ferì). La parola d ' o r d i n e n o stalgica con cui Ciccio Franco concludeva i suoi roventi comizi e r a «boia chi molla!». Per placare lo scontento l'Assemblea r e g i o n a l e elaborò un p r o g e t t o che distribuiva favori a tutti, la sede della Giunta regionale a Catanzaro, la sede dell'Assemblea a R e g g i o , a C o s e n z a l'Università c a l a b r e s e , a Gioia T a u r o un centro siderurgico. Ciccio Franco, p e r qualche mese arrestato, e a distanza di t e m p o c o n d a n n a t o p e r la p a r t e a v u t a nei d i s o r d i n i , fu eletto s e n a t o r e nelle liste del MSI, con 47 mila voti di preferenza, nelle elezioni politiche anticipate del 1972. Ma n o n solo Reggio Calabria s'infuriava p e r dispute regionali. All'Aquila (27 febbraio 1971) furono assaltate e devastate, in u n a guerriglia d u r a t a un paio di giorni, le sedi dei partiti e le abitazioni di esponenti politici: 113
tutto p e r c h é sette assessorati regionali e r a n o stati assegnati a Pescara. Si diffondeva nel Paese la convinzione che ciascuno dovesse farsi giustizia da sé, che ogni obbiettivo fosse alla p o r t a t a di chi era più aggressivo e p i ù violento, e che i moti di piazza d ' u n proletariato borbonico fossero la migliore risposta all'inerzia declamatoria di Roma. Più patetico che allarmante fu il cosiddetto colpo di Stato del p r i n c i p e J u n i o Valerio Borghese, m e d a g l i a d ' o r o della M a r i n a , già c o m a n d a n t e della D e c i m a Mas di Salò, c a p o d ' u n F r o n t e nazionale che e n u n c i a v a p r o p o s i t i d ' e s t r e m i smo patriottico, ma poteva c o n t a r e , p e r realizzarli, solo su s p a r u t e schiere di giovanissimi e creduli fanatici o di anziani n o n rassegnati. La notte dal 7 all'8 d i c e m b r e 1970 un g r u p p o d i ex-paracadutisti guidati dal futuro d e p u t a t o missino S a n d r o Saccucci e un r e p a r t o a p p a r t e n e n t e alla G u a r d i a forestale e r a n o p e n e t r a t i nel Viminale. Q u e s t a p r e s a di possesso, a t t u a t a c o n forze raccogliticce e quasi ridicole, n o n voleva, questo è sicuro, essere definitiva, né p r e l u d e r e a u n a conquista del p o t e r e . Si trattava d ' u n atto dimostrativo (par e c h e fosse i n p r o g r a m m a a n c h e l'occupazione della R A I , p e r la diffusione d ' u n p r o c l a m a ) . L'episodio, di cui quasi n e s s u n o si accorse, fu taciuto fino a q u a n d o n o n lo rivelò, nel m a r z o successivo, Paese Sera. B o r g h e s e fuggì all'estero, alcuni suoi collaboratori furono arrestati. N e n n i c o m m e n t ò : «Tutto ciò sembra più s t u p i d o che tragico, s e m p r e che n o n risultino complicità n e l l ' A r m a , nella Polizia, nell'Esercito. M a a n c h e r i d o t t o alle p r o p o r z i o n i d i u n a s t u p i d a b r a v a t a , siamo p u r s e m p r e davanti a un sintomo inquietante. La crisi dello Stato e dell'autorità deve essere t e r r i b i l m e n t e seria p e r c h é q u a t t r o cialtroni i m m a g i n i n o di potersi i m p a d r o n i re del potere». I moti di Reggio C a l a b r i a d e g r a d a r o n o u l t e r i o r m e n t e l'atmosfera del Paese n o n solo p e r c h é misero allo scoperto la debolezza del G o v e r n o , ma p e r c h é a l i m e n t a r o n o l'ossessionante coro antifascista, rafforzarono la pretesa che le u n i che insidie p e r la Repubblica venissero da destra, resero an114
cor più blasfema la tesi degli opposti estremismi. S e n o n c h é , p a r a d o s s a l m e n t e , q u a n t o p i ù s'inveiva c o n t r o il MSI, t a n t o più gli si dava forza elettorale. T a n t o che, nelle amministrative parziali del 13-14 giugno 1971 (dovevano tra l'altro essere rinnovati i Consigli c o m u n a l i di g r a n d i città c o m e Roma, Genova, Bari, Foggia e il Consiglio regionale siciliano), vi fu u n ' i m p e n n a t a s t r a o r d i n a r i a del p a r t i t o di A l m i r a n t e . C h e e b b e a d d i r i t t u r a il 16 p e r c e n t o dei voti in Sicilia e a Roma, togliendone sia alla DC - fortemente penalizzata - sia ai liberali. E r a n o voti «in libera uscita», secondo l'espressione che A n d r e o t t i ha s e m p r e usato in circostanze c o m e q u e sta: disponibili p e r u n a prossima t o r n a t a . Ma sottolineavano il malessere p r o f o n d o degli italiani m o d e r a t i che cercav a n o d i s p e r a t a m e n t e u n o s c u d o d i p r o t e z i o n e dalla furib o n d a offensiva demagogica di sinistra, e che - a l m e n o u n a p a r t e di loro - sbagliavano nello sceglierlo. C o m e del resto era accaduto con l ' U o m o Q u a l u n q u e , come accadrà un ventennio p i ù tardi con le L e g h e . Molti e gravi motivi, lo si è visto, a v r e b b e r o consigliato che l'elezione presidenziale del d i c e m b r e 1971 fosse l i n e a r e , e che il n u o v o C a p o dello Stato venisse espresso da u n a m a g gioranza larga e risoluta. L'Italia b e n p e n s a n t e e r a t o r m e n t a ta da angosce cui faceva r i s c o n t r o la t r a c o t a n t e euforia dei mestatori, la f r e d d a e insieme s t r a l u n a t a risolutezza dei rivoluzionari p r o n t i a trasformarsi in terroristi, lo snobistico c o m p i a c i m e n t o dei tanti P h i l i p p e Egalité salottieri e sotto sotto vili. Per q u e s t o Paese i n q u i e t o , la d e s i g n a z i o n e d e l n u o v o P r e s i d e n t e a v r e b b e p o t u t o e d o v u t o essere u n ' i n i e zione di o t t i m i s m o . Fu invece - c o m e l'elezione di S a r a g a t sette a n n i p r i m a - u n a tragicommedia prolissa e, p e r la sua ripetitività, noiosa. La D e m o c r a z i a cristiana riuscì nell'ard u a impresa di bruciare, u n ' e n n e s i m a volta, il suo candidato ufficiale, e di doversi assoggettare alle p i ù umilianti contorsioni p r i m a di consegnare i suoi voti a un c a n d i d a t o subito di malavoglia. 115
D o p o il «laico» Saragat, la DC riteneva d'avere il diritto di m a n d a r e u n suo u o m o a l Q u i r i n a l e . Q u e s t a richiesta n o n e r a a p e r t a m e n t e contestata d a n e s s u n o , n e m m e n o all'opposizione. Si discuteva n o n della fede democristiana, ma delle c r e d e n z i a l i p e r s o n a l i e politiche che il d e s i g n a t o d o v e v a p o s s e d e r e . A m i n t o r e Fanfani, P r e s i d e n t e d e l S e n a t o , n o n t r o p p o vecchio - aveva s e s s a n t a q u a t t r o a n n i - e s o r p r e n d e n t e m e n t e vitale, s'illudeva d'avere, questa volta, la n o m i na in tasca. Saragat, che forse ci avrebbe fatto un pensierino se q u a l c u n o avesse insistito p e r c h é si ripresentasse, s'era deciso ad a n n u n c i a r e il suo ritiro definitivo. Aldo Moro, Ministro degli Esteri, viaggiava i n s t a n c a b i l m e n t e e affettava il massimo disinteresse p e r il Quirinale. Gli altri n o m i (Leone, R u m o r , p e r f i n o Taviani) r e s t a v a n o sullo sfondo. Fanfani, che i maligni definivano - era già avvenuto p e r il cancelliere a u s t r i a c o Dollfuss - «il M i n i m e t t e r n i c h » , e r a in eccellenti r a p p o r t i con l'ambasciatore sovietico a R o m a , Nikita Ryjov, che nelle sue informazioni al C r e m l i n o l'aveva, a q u a n t o si afferma, p r o n o s t i c a t o P r e s i d e n t e : e q u a l c u n o ne d e d u c e v a che a n c h e i comunisti p o t e s s e r o avere p e r lui un occhio di r i g u a r d o (per la verità Berlinguer, n o n a n c o r a segretario a p i e n o titolo ma già p a d r o n e di B o t t e g h e Oscure, m a n t e n e va, secondo il suo t e m p e r a m e n t o , u n a riservatezza assoluta, e alcuni notabili d e l PCI a v e v a n o attaccato Fanfani). L'adesione degli alleati laici e a n c h e dei socialisti e r a d a t a p e r scontata, u n a volta che la DC si fosse mostrata compatta. Ma il p r o b l e m a stava p r o p r i o nella DC. I p r e c e d e n t i a v r e b b e r o d o v u t o sconsigliare Fanfani dal c h i e d e r e al seg r e t a r i o Forlani e agli o r g a n i s m i direttivi del Partito, u n a i m m e d i a t a investitura. Nel 1948 De Gasperi voleva Sforza, ed e r a riuscito E i n a u d i . Nel 1955 p r o p r i o lui, Fanfani, p o stosi alla guida della DC d o p o la m o r t e di De Gasperi, voleva M e r z a g o r a , m a d a l l ' u r n a uscì G i o v a n n i G r o n c h i . Solo nel 1962, con Segni, il c a n d i d a t o del segretario - che e r a in quel m o m e n t o M o r o - vinse la battaglia. Ma n e l d i c e m b r e d e l 1964 - d o p o c h e Segni, colpito da ictus c e r e b r a l e q u a l c h e 116
mese p r i m a , s'era dimesso - si t o r n ò all'antico. Fanfani fronteggiò con la sua spavalda tenacia il c a n d i d a t o ufficiale della DC, c h e e r a G i o v a n n i L e o n e , e il r i m e s c o l a m e n t o di c a r t e che ne seguì d i e d e a Saragat la Presidenza. Ed ecco Fanfani di n u o v o protagonista, con la sua caratteristica avventatezza. N o n p i ù c o m e g u a s t a t o r e , m a c o m e u o m o d ' o r d i n e , faceva appello a sua volta (raro esempio di i n g e n u i t à e di smemoratezza) alla disciplina dei p a r l a m e n tari democristiani. Alcune decine dei quali si d i m o s t r a r o n o subito r e n i t e n t i alla leva. Al t e r m i n e della p r i m a votazione, a v v e n u t a il 9 d i c e m b r e , risultò che Francesco De M a r t i n o (candidato «di bandiera» dei socialisti) aveva avuto 397 voti (quelli delle sinistre), che Fanfani ne aveva avuti 384, e poi, via via, Malagodi (i liberali) 4 9 , Saragat (i socialdemocratici) 4 5 , i l missino D e M a r s a n i c h 42, b i a n c h e 5 7 . E r a d a t o p e r scontato che l'esito - trattandosi della p r i m a di tre votazioni in cui era richiesto il quorum dei d u e terzi - sarebbe stato inc o n c l u d e n t e . Ma gli esperti, messisi febbrilmente all'opera, sentenziarono che trentasei p a r l a m e n t a r i DC avevano disertato. Si vociferò inoltre che u n a delle schede nulle recasse il distico insultante «nano maledetto / n o n sarai mai eletto». Le cose n o n a n d a r o n o meglio p e r il «motorino del secolo» q u a n d o , alla q u a r t a votazione, si passò alla m a g g i o r a n z a semplice, cosicché 505 voti b a s t a v a n o p e r l'elezione. De M a r t i n o e r a salito a q u o t a 4 1 1 , Fanfani e r a disceso a 377, pressoché invariati gli altri. Si p r o c e d e t t e senza avvisaglie di uscita dall'impasse, finché Fanfani fece s a p e r e a Forlani che a v r e b b e insistito nella g a r a solo se gli fosse stato g a r a n t i t o l ' a p p o g g i o solidale dei partiti che sostenevano il G o v e r n o . La garanzia n o n v e n n e : v e n n e invece la decisione democristiana di n o n d e c i d e r e : ossia di p a s s a r e all'astensione dalla settima votazione - 13 d i c e m b r e - in poi, nell'attesa di u n a i m p r o b a b i l e «decantazione»; ossia d i u n a n u o v a serie d i conciliaboli e m e r c a n t e g g i a m e n t i . All'undicesimo scrutinio la DC si rifece viva, Fanfani toccò i 393 voti, ma in sostanza nulla e r a cambiato: cosicché il g r e g g e democristiano riprese 117
le sue sfilate assenteiste davanti all'urna, imitato d a p p r i m a da liberali, r e p u b b l i c a n i e missini, q u i n d i a n c h e dai socialdemocratici d o p o che Saragat li aveva invitati, con u n a lett e r a , a n o n insistere n e p p u r e a titolo d i m o s t r a t i v o sul suo nome. Venerdì 17 d i c e m b r e - g i o r n o infausto - Fanfani s o n d ò M o r o , nella s e d e DC di piazza d e l Gesù. S e c o n d o Vittorio Gorresio, cronista divertito di questo goffo m i n u e t t o , il cand i d a t o della DC aveva p r e s o la conversazione alla larga, rallegrandosi con M o r o p e r il successo o t t e n u t o d u r a n t e certe discussioni a Bruxelles, in sede CEE. M o r o ringraziò cortesem e n t e , a g g i u n g e n d o tuttavia c o n u n sospiro: « P u r t r o p p o a b b i a m o ancora un p r o b l e m a a p e r t o , molto grave». Fanfani volle s a p e r e q u a l e fosse, s p e r a n d o c h e si arrivasse ai suoi travagli, ma M o r o spiegò che si trattava della pesca del m e r luzzo nelle acque norvegesi: e si profuse in u n a circostanziata spiegazione del contenzioso anglo-norvegese p e r la pesca di quel pesce teleosteo d e l l ' o r d i n e anacantini famiglia galidi. Il t e m a del Quirinale n o n fu n e m m e n o sfiorato. Il 18 d i c e m b r e si e b b e u n a novità di rilievo: il PSI p r e sentò la c a n d i d a t u r a - che poteva essere sostanziale, n o n di b a n d i e r a - di Pietro N e n n i , a n n u n c i a n d o nel c o n t e m p o che s a r e b b e stato disponibile a v o t a r e un d e m o c r i s t i a n o «progressista», il che p a r v e un invito alla DC p e r c h é avanzasse il n o m e di Aldo M o r o . Il 21 d i c e m b r e la DC si rassegnò - con intima esultanza di un n o n trascurabile n u m e r o di parlam e n t a r i dello scudo crociato - a b u t t a r e a m a r e Fanfani. E r a un cambio di cavallo o, c o m e un d e p u t a t o socialista m a l i g n a m e n t e i n s i n u ò , u n cambio d i p o n e y : b a t t u t a partic o l a r m e n t e azzeccata ove si pensi che il vincitore fu L e o n e : u n o dei pochi interlocutori che Fanfani poteva fissare negli occhi senza alzare la testa, o quasi. I g r a n d i elettori della DC scelsero a p p u n t o quel g i o r n o 21 il loro u o m o : fu un voto segreto, ma si asserì che M o r o fosse rimasto soccombente p e r u n a manciata di schede II n u o v o designato volle tuttavia che i partiti alleati p r o m e t t e s s e r o s o l e n n e m e n t e di c o n v e r g e r e 118
sul suo n o m e : e i tre partiti «laici» s ' i m p e g n a r o n o . U n a n o t a del PRI spiegò che L e o n e e r a accettabile «per i suoi p r e c e denti, p e r la sua estraneità alle lotte di p a r t e e di c o r r e n t e , p e r la sua lealtà verso la Costituzione». Replicarono stizzite le sinistre i m p u t a n d o a L e o n e d'essere stato r e g o l a r m e n t e iscritto al Partito nazionale fascista, e d ' a v e r e o p t a t o p e r la m o n a r c h i a nel 1946. La m a t t i n a della vigilia di Natale L e o n e fu eletto con 518 voti, N e n n i ne raccolse 418. M e n t r e Pertini faceva lo spoglio delle schede, a v e n d o al fianco un accigliato Fanfani, ci fu suspense fino a q u a n d o il n o m e di L e o n e r i s u o n ò p e r la cinq u e c e n t e s i m a volta. Allora dalle schiere DC si levò un a p plauso, e l'irascibile Pertini, che possedeva imprevedibili riserve d ' u m o r i s m o tagliente, disse: «Dato che a n c o r a n o n ho p r o c l a m a t o eletto nessuno, devo s u p p o r r e , onorevoli colleghi, che il vostro a p p l a u s o sia d i r e t t o ai vostri d u e copresidenti. Ve ne ringrazio a n c h e a n o m e del Presidente Fanfani, ma vi invito a consentirmi di p r o s e g u i r e nello scrutinio». Le cifre di q u e s t ' u l t i m a votazione f u r o n o passate al microscopio, con intenti polemici, da socialisti e comunisti: i quali sos t e n n e r o che a L e o n e (benché in teoria la coalizione DC, PLI, PRI, PSDI, fosse in g r a d o di eleggerlo a u t o n o m a m e n t e ) fossero serviti i voti missini, essendogliene m a n c a t o un b u o n n u m e r o di d e m o c r i s t i a n i , u n a sessantina. Dello stesso avviso era, ovviamente, Almirante: secondo il quale l'apporto missino era stato esplicitamente invocato, sia in favore di Fanfani, sia in favore di L e o n e . Ascese così al colle più ambito tra i sette di R o m a un bon a r i o professore n a p o l e t a n o di diritto; n o t o p e r la lucidità dei suoi trattati di p r o c e d u r a p e n a l e , p e r l'efficacia delle sue a r r i n g h e - a n c h e se l'eloquio era i r r i m e d i a b i l m e n t e caratterizzato, c o m e accade ai n a p o l e t a n i a n c h e del miglior livello culturale, da inflessioni dialettali -, p e r le sue capacità m e d i a t o n e : eccezionali anche in un partito che della mediazione e del c o m p r o m e s s o ha fatto la sua r a g i o n e di vita. Saragat, v e d o v o , e r a stato a l Q u i r i n a l e u n i n q u i l i n o difficile. 119
Aveva un alto e in g r a n p a r t e fondato concetto della sua intelligenza, e un c o n c e t t o m o d e s t o dell'intelligenza a l t r u i . Per questo aveva largamente usato e magari abusato - senza la levità i m p r o v v i s a t r i c e e la s i m p a t i a di cui a v r e b b e d a t o p r o v a Pertini - della sua facoltà di «esternazione»: p u r rim a n e n d o b e n lontano dalla i n t e m p e r a n t e e polemica loquacità dell'ultimo Cossiga. S'era c o m p o r t a t o da politico coer e n t e e da g a l a n t u o m o . Era, c o m e spesso gli orgogliosi, un solitario: n o n influenzato dai suoi familiari (la figlia Giuseppina, il figlio Giovanni) a n c h e q u a n d o ne era attorniato. C o n L e o n e e n t r ò al Quirinale «la famiglia». Era, a p r i m a vista, u n a bella famiglia. I n t a n t o p e r c h é bella e r a la moglie del Presidente, Vittoria, di vent'anni più giovane di lui, sess a n t a t r e e n n e a l l o r c h é fu eletto P r e s i d e n t e . Nella casa del p a d r e di Vittoria, e r a capitato a fine 1945, p e r u n a festicciola, Giovanni L e o n e : amico di un fratello della ragazza, Luigi Michitto, già sottotenente nei ruoli della m a g i s t r a t u r a militare. P r o p r i o d u r a n t e il servizio militare (si fa p e r d i r e ) Luigi aveva conosciuto Giovanni L e o n e , che portava, come professore o r d i n a r i o , i g r a d i di t e n e n t e colonnello. Il t r e n tasettenne professorino «vivace vivido e arruffato come certi piccoli animali, i tassi p e r esempio» fu colpito dalla b r u n a signorina di provincia: pochi mesi d o p o , il 15 luglio 1946, si u n i r o n o in m a t r i m o n i o . Lui era già d e p u t a t o alla Costituente, e votato ad alti destini politici. Il m a t r i m o n i o ebbe, assic u r a n o tutti coloro che c o n o b b e r o la coppia, u n a b u o n a riuscita. N o n m a n c a r o n o i dolori: la m o r t e a cinque a n n i d ' u n figlioletto, Giulio, colpito dalla difterite, la poliomielite del p r i m o g e n i t o M a u r o , semiparalizzato p e r a n n i . M a M a u r o g u a r ì quasi p e r f e t t a m e n t e , i fratelli Paolo e Giancarlo crescevano b e n e : in o n o r e dei figli L e o n e battezzò u n a sua villa di Roccaraso «I t r e monelli». C h e q u a l c h e m o n e l l e r i a com i n c i a r o n o d a v v e r o a p e r m e t t e r s e l a , n o n a p p e n a il p a d r e fu insediato al Quirinale. M a u r o , m o r s o dall'ambizione, forse a rivalsa d ' u n a infanzia infelice, voleva avere tutto e subito, c a t t e d r e , p o l t r o n e , privilegi, e il p a d r e lo a c c o n t e n t a v a 120
nei limiti delle sue possibilità, che n o n e r a n o s e m p r e i limiti della decenza. In t o n o m i n o r e , i m i n o r i facevano anch'essi del loro meglio, o del loro peggio. Ma la famiglia si e s t e n d e va ad agnati, cognati, affini consanguinei, amici, domestici e così i viaggi presidenziali d i v e n t a r o n o talvolta u n a p i t t o r e sca Piedigrotta. N o n mette conto di insistere u l t e r i o r m e n t e sull'argomento, né su altre malignità da ballatoio. Ma è certo che questo t o n o v e r n a c o l o , m o d e s t o e molesto, distinse fin dall'inizio u n a Presidenza che tutti p e n s a v a n o sarebbe stata i n d u l g e n te e irrilevante, s e c o n d o il t e m p e r a m e n t o del suo p r o t a g o nista. E che ebbe invece, come sappiamo, un finale t r a u m a tico: t r o p p o diverso, nella sua drammaticità, d a l l ' u o m o che la DC aveva scelto, e che - essendo il coraggio merce r a r a in quei r a n g h i - n o n si sbracciò p e r d i f e n d e r e . Lo specialista dei c o m p r o m e s s i , finì p e r c o m p r o m e t t e r s i . A differenza di Andreotti che, nei m o m e n t i critici, c o m p r o m e t t e gli altri.
CAPITOLO OTTAVO
LA PROPAGANDA ARMATA
Se piazza F o n t a n a aveva a p e r t o il capitolo delle stragi, l'assassinio del commissario Luigi Calabresi a p r ì , il 17 m a g g i o 1972, il capitolo delle «esecuzioni» decise ed e s e g u i t e dai g r u p p i a r m a t i dell'estrema sinistra. Mai c r i m i n e fu più voluto, più a n n u n c i a t o , più auspicato. Calabresi, lo si è già visto, era stato sottoposto a un linciaggio m o r a l e e politico di i n a u d i t a violenza, che aveva assunto le caratteristiche dell'istigazione a farlo fuori. Era diventato «il Commissario finestra» e «il C o m m i s s a r i o cavalcioni» - ossia il r e s p o n s a b i l e della m o r t e di Pinelli - e il suo curriculum poliziesco veniva infiorettato di particolari suggestivi, anche se c o m p l e t a m e n te inventati. Era un a g e n t e della CIA che l'aveva a d d e s t r a t o negli Stati Uniti - n o n vi aveva mai messo p i e d e -, e r a stato «l'uomo di fiducia del g e n e r a l e E d w i n A. Walker, u o m o di B a r r y Goldwater». P u r sconsigliato dalla moglie, Calabresi aveva chiesto ai suoi superiori, o t t e n e n d o n e l'assenso d o p o m o l t e esitazioni, di p o t e r q u e r e l a r e p e r diffamazione Lotta continua, che c o n d u c e v a c o n t r o di lui u n a f o r s e n n a t a camp a g n a : e il processo al foglio c a l u n n i a t o r e s'era p r e s t o trasformato in un processo al calunniato. «E chiaro a tutti - scriveva tracotante Lotta continua, irrid e n d o alla q u e r e l a - c h e s a r à Luigi Calabresi a d o v e r ris p o n d e r e pubblicamente del suo delitto c o n t r o il proletariato. E il proletariato ha già emesso la sua sentenza: Calabresi è responsabile dell'assassinio di Pinelli e Calabresi d o v r à pagarla cara... E p e r q u e s t o che n e s s u n o , e t a n t o m e n o Calabresi, p u ò c r e d e r e che q u a n t o diciamo siano facili e velleitarie minacce. Siamo riusciti a trascinarlo in Tribunale, e que122
sto è c e r t a m e n t e il pericolo m i n o r e p e r lui, ed è solo l'inizio. Il t e r r e n o , la sede, gli s t r u m e n t i della giustizia borghese, infatti, s o n o g i u s t a m e n t e del t u t t o e s t r a n e i alle n o s t r e e s p e rienze... Il proletariato e m e t t e r à il suo v e r d e t t o , lo c o m u n i c h e r à e a n c o r a là, nelle piazze e nelle strade, lo r e n d e r à esecutivo... S a p p i a m o che l'eliminazione d i u n poliziotto n o n libererà gli sfruttati: ma è questo, sicuramente, un m o m e n to e u n a t a p p a f o n d a m e n t a l e dell'assalto d e l p r o l e t a r i a t o c o n t r o lo Stato assassino.» A molti intellettuali - e anche ai giornalisti «democratici» p a r v e c h e il P r o c u r a t o r e della Repubblica di T o r i n o avesse d a t o p r o v a di t e m e r a r i a a r r o g a n z a d e n u n c i a n d o gli estensori di queste prose assetate di sangue. C i n q u a n t a e s p o n e n ti «del m o n d o dell'arte, della cultura e dello spettacolo» sottoscrissero n e l l ' o t t o b r e d e l 1971 u n p r o c l a m a i n cui o r g o gliosamente asserivano: « Q u a n d o i cittadini da lei (Procuratore della Repubblica di Torino - N.d.A.) i m p u t a t i affermano c h e in questa società l'esercito è s t r u m e n t o del capitalismo, mezzo di r e p r e s s i o n e delle lotte di classe, noi lo afferm i a m o con loro. Q u a n d o essi dicono "se è vero che i p a d r o ni s o n o dei l a d r i è giusto a n d a r c i a r i p r e n d e r e quello c h e h a n n o r u b a t o " l o d i c i a m o c o n l o r o . Q u a n d o essi g r i d a n o "lotta di classe a r m i a m o le m a s s e " lo g r i d i a m o c o n l o r o . Q u a n d o essi si i m p e g n a n o a " c o m b a t t e r e un g i o r n o con le a r m i in p u g n o c o n t r o lo Stato fino alla liberazione dai pad r o n i e dallo sfruttamento" ci i m p e g n i a m o con loro». T r a i sottoscrittori e r a n o U m b e r t o Eco, Paolo Portoghesi, L u c i o Colletti, T i n t o Brass, Paolo Mieli, C e s a r e Zavattini, G i o v a n n i R a b o n i , Giulio C a r l o A r g a n , D o m e n i c o Porzio, G i u s e p p e S a m o n à , S a l v a t o r e S a m p e r i , Natalia G i n z b u r g . A n c o r a p i ù folto - circa o t t o c e n t o n o m i - fu l'elenco di chi firmò un d o c u m e n t o dell'Espresso in cui - lo ha r i c o r d a t o Michele Brambilla nel suo Eeskimo in redazione - Calabresi e r a definito «un commissario torturatore» e «il responsabile della fine di Pinelli». Niente p u ò d a r e il senso della irresistibilità di q u e l t o r n a d o di follia m e g l i o della p r e s e n z a , t r a i 123
f i r m a t a r i , di p e r s o n a l i t à d'indiscutibile livello c u l t u r a l e e m o r a l e . Da N o r b e r t o Bobbio a Fellini, a Mario Soldati, da Carlo Levi a Paolo S p r i a n o , da Alberto Moravia a P r i m o Levi, a Lalla R o m a n o , a Giorgio Bocca, a E u g e n i o Scalfari, a Barbato, a Gorresio, a Carlo Ripa di M e a n a , n e s s u n o della intellighenzia di sinistra aveva v o l u t o m a n c a r e a l l ' a p p e l l o . Q u a n d o , a distanza di quasi v e n t ' a n n i , XEuropeo interpellò alcuni dei firmatari c h i e d e n d o se n o n r i n n e g a s s e r o quella loro adesione, ne o t t e n n e risposte evasive o altezzose. Samp e r i disse che « o g n u n o ha il diritto di sostenere che bisogna p r e n d e r e l e a r m i , senza c h e q u e s t o significhi p r e n d e r l e » , Argan si chiuse nella t o r r e d'avorio «non r i c o r d o nulla, firm a i il d o c u m e n t o ma n o n v o r r e i t o r n a r c i sopra», la Ginzb u r g si stupì «non so cosa si vuole da m e , n o n ho niente da d i c h i a r a r e » . Il p i ù patetico fu il p o v e r o D o m e n i c o Porzio: «Eravamo giovani e scatenati», ma Saverio Vertone osservò, in un c o m m e n t o , che all'epoca Porzio doveva avere a l m e n o q u a r a n t a c i n q u e a n n i . E n o n e r a precisamente un i m p e t u o so monellaccio. N o n è il caso d'infierire più che tanto su chi s'è i n t r u p p a t o nel coro conformista, p e n s a n d o che u n a firma in più n o n costasse n i e n t e , e p r o c u r a s s e un facile diploma di p r o g r e s s i s m o . E r a difficile, allora, resistere a q u e s t e tentazioni. S'era desta la p e g g i o r e Italia, quella che, se crede d'aver capito da che p a r t e tira il vento, cerca a d d i r i t t u r a di p r e c e d e r l o . Giovanni R a b o n i spiegò che l'assunzione in p r o p r i o delle farneticazioni di Lotta continua e r a u n a nobile e disinteressata a u t o d e n u n c i a , fatta in n o m e dei princìpi di libertà, senza che questo comportasse u n a adesione ideologica e tanto m e n o operativa. C o m e sono frequenti le a u t o d e n u n c e se lo Stato «repressore e assassino» è quello dei Rum o r e dei Colombo. La loro Italia - diversamente dalla Germ a n i a di Hitler e dall'URSS di Stalin dove n e s s u n o si a u t o d e nunciava - pullulava di u o m i n i coraggiosi che n o n esitavano ad offrirsi al martirio. Il 17 m a g g i o 1972 il m a r t i r i o toccò invece a Luigi Calabresi, a b b a t t u t o a colpi di pistola all'uscita della sua casa di 124
via C h e r u b i n i , a Milano. Nell'epicedio Lotta continua n o n fu p i ù c o n t e n u t a di q u a n t o fosse stata nell'istigazione. «Calabresi - scrisse - era un assassino, e ogni discorso sulla spirale di violenza, da q u a l u n q u e p a r t e p r o v e n g a , è un discorso ignobile e vigliacco, utile solo a sostenere la violenza criminale di chi vive sfruttando e o p p r i m e n d o . . . N o n possiamo... accettare un giudizio o p p o r t u n i s t a che fa di ogni azione dir e t t a il risultato della p r o v o c a z i o n e e dell'infiltrazione del nemico di classe. L'uccisione di Calabresi è un atto in cui gli sfruttati riconoscono la p r o p r i a volontà di giustizia.» Coloro c h e avevano additato Calabresi alla P 38 t i r a r o n o un g r a n sospiro di sollievo q u a n d o , nel settembre successivo, il magistrato che guidava le indagini, Libero Riccardelli, inc r i m i n ò c o m e possibile a u t o r e del delitto il « b o m b a r d o » di destra Gianni N a r d i : un individuo n o t o alla polizia, e sicuram e n t e pericoloso, che p e r ò n o n aveva avuto nulla a che fare con Calabresi. Virtuosi c o m m e n t i furono dedicati alla svolta delle indagini, p e r ribadire che solo le piste n e r e e r a n o valid e : e p e r rinfacciare al sostituto p r o c u r a t o r e G u i d o Viola le frasi p r o n u n c i a t e a caldo, d o p o l'assassinio: «A questo p u n t o siamo arrivati - aveva d e t t o Viola - con certe c a m p a g n e di stampa. N o n è giusto che l'opinione pubblica venga indirizzata in un certo m o d o . Esistono delle responsabilità morali. Si fa presto a dire che Pinelli è stato buttato giù e che Feltrinelli è stato assassinato, senza conoscere gli atti: bisogna dimostrarlo. C o m e si c r e a n o gli innocenti così si c r e a n o i colpevoli». N o n se lo fosse mai p e r m e s s o . LUnità gli diede u n a bacchettata sulle dita affermando che la s t a m p a «ha tutto il diritto di criticare funzionari di polizia e magistrati». C o n t r o Calabresi era stato d u n q u e esercitato, secondo l'Unità, un diritto di legittima critica. Per il q u o t i d i a n o comunista piazza Fontana, Feltrinelli, i moti di Reggio Calabria, Calabresi, ins o m m a ogni violenza sanguinaria e r a n o riconducibili a un'identica m a n o , facevano p a r t e di un'identica strategia, e r a n o collegati da un c o m u n e obbiettivo: colpire le masse dei lavoratori s p i a n a n d o il t e r r e n o p e r un'involuzione autoritaria. 125
Ma la pista n e r a sfumò, e il c a d a v e r e di Calabresi restò, i n g o m b r a n t e q u a n t o quello di Pinelli, sulla scena milanese, e italiana. Era m o r t o un servitore dello Stato, e la d e c e n z a avrebbe imposto di o n o r a r l o . Ma era m o r t o a n c h e il «Commissario finestra», e la p r u d e n z a consigliava d'ignorarlo. La DC milanese p r o p o s e , nel n o v e m b r e del 1972, che la m e m o ria di Calabresi fosse o n o r a t a con u n a medaglia, «doveroso riconoscimento al sacrificio... d o p o la triste catena di violenza degli estremisti di destra e di sinistra». Era q u a n t o bastava p e r p r o v o c a r e un d i g r i g n a r di d e n t i nelle file di sinistra. «La polemica - ha scritto Michele Brambilla - fu così feroce che, p e r la p r i m a volta nella storia, si arrivò al 6 d i c e m b r e , cioè alla vigilia delle tradizionali b e n e m e r e n z e di Sant'Amb r o g i o ( p a t r o n o di Milano - N.d.A.), senza c h e l ' a m m i n i strazione municipale avesse varato la delibera. Q u e s t a la dichiarazione ufficiale del sindaco Aniasi al Consiglio C o m u nale: "Poiché le b e n e m e r e n z e civiche h a n n o il significato di e s e m p i u n a n i m e m e n t e riconosciuti c o m e m o d e l l o d i virtù ambrosiana, è evidente che n o n si i n t e n d e , né sarebbe possibile p r e m i a r e tutti coloro che sono b e n e m e r i t i ma solo, fra questi, segnalare p u b b l i c a m e n t e coloro nei quali la città intera si riconosce e sui quali esiste un u n a n i m e consenso".» La maledizione di piazza F o n t a n a n o n finì con l'esecuzione di Calabresi. Un a n n o d o p o , d u r a n t e lo scoprimento nell a Q u e s t u r a d i Milano d ' u n b u s t o d e l c o m m i s s a r i o ( e r a n o p r e s e n t i il Ministro d e l l ' I n t e r n o Rumor, il p r e f e t t o Libero Mazza e il s i n d a c o Aniasi) un esaltato s a n g u i n a r i o , Gianfranco Bertoli, lanciò u n a b o m b a c h e lasciò sul t e r r e n o q u a t t r o m o r t i , e ferì altre q u a r a n t a c i n q u e p e r s o n e . «Morirete tutti c o m e Calabresi e o r a uccidetemi c o m e Pinelli» aveva urlato l'attentatore, che risultò essere anarchico - o almeno si professava tale - e c h e aveva t o r b i d i p r e c e d e n t i . Un mistero, da a g g i u n g e r e a quello della Banca dell'Agricoltura, da a g g i u n g e r e a quello Calabresi. Nessun raggio di luce in queste t e n e b r e , fino al 1988. A fine luglio di q u e l l ' a n n o i c a r a b i n i e r i a r r e s t a r o n o 126
A d r i a n o Sofri, Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi, un t e m p o militanti di Lotta continua. Un loro c o m p a g n o , Leon a r d o M a r i n o , era da giorni nelle m a n i della giustizia: aveva volontariamente confessato d'aver partecipato all'agguato c o n t r o il commissario, i n d i c a n d o in Sofri e Pietrostefani i m a n d a n t i dell'azione, in Bompressi l'esecutore materiale, in se stesso l'autista del commando. Dei q u a t t r o , il solo M a r i n o e r a r i m a s t o u n poveraccio, u n v e n d i t o r e d i frittelle. Sofri navigava nei cieli della politica e dell'intellettualità, PietroStefani era dirigente di u n a azienda di Stato - di quello Stato che voleva a b b a t t e r e -, B o m p r e s s i e r a i m p i e g a t o in u n a libreria. M a r i n o , c h e a c c u s a n d o s'era a n c h e a u t o a c c u s a t o , fu dagli altri imputati e dai loro avvocati tacciato di mitomania. N e s s u n o riuscì a spiegare, tuttavia, p e r c h é mai a tanta d i s t a n z a di t e m p o , e n o n b r a c c a t o , avesse s e g n a t o , c o n la confessione, la sua rovina. G e m m a C a p r a , la vedova di Calabresi, ha avanzato u n a sua interpretazione della psicologia di L e o n a r d o M a r i n o , e l'ha esposta nel libro d e d i c a t o alla m e m o r i a del m a r i t o : «Ho s e m p r e pensato che l'assassino di Gigi, d o v u n q u e fosse, qualsiasi cosa facesse, avrebbe avuto dei rimorsi t r e m e n d i . . . Sì, p e r il mio tipo di cultura cristiana, p e r la mia formazione religiosa e u m a n a , l'assassino di Gigi n o n avrebbe p o t u t o quietare. Mai. E le parole dette da M a r i n o c o r r i s p o n d e v a n o esattamente all'idea che dell'assassino di Gigi mi e r o fatta». La C o r t e d'Assise di p r i m o g r a d o n o n c r e d e t t e a Sofri, c h e aveva p r o t e s t a t o la sua totale i n n o c e n z a r i c o n o s c e n d o nel c o n t e m p o la t u r p i t u d i n e della c a m p a g n a scatenata contro il commissario. «Quegli articoli che scrivemmo e r a n o obbiettivamente orribili. P u r t r o p p o il gusto inerte del linciaggio si e r a i m p a d r o n i t o di noi.» Sofri, Pietrostefani e B o m pressi furono c o n d a n n a t i a v e n t i d u e a n n i di carcere, Marino a undici: sentenza c o n f e r m a t a in appello. In attesa dell'esito che avrà il ricorso in Cassazione n e s s u n o dei q u a t t r o è stato - d o p o la b r e v e d e t e n z i o n e iniziale - t e n u t o in p r i gione. La sinistra, che p e r le stragi attribuite all'estrema de127
stra accoglie c o m e u n a sciagura o g n i assoluzione, e invoca la p u n i z i o n e dei colpevoli, a n c h e a costo d'inventarli, p e r il delitto Calabresi ha accolto c o m e u n a sciagura le c o n d a n n e , e invocato l'assoluzione dei c o n d a n n a t i , poco i m p o r t a n d o l e se il mistero resterà tale. Il delitto Calabresi, p e r le sue motivazioni e p e r la m a n canza d ' u n a rivendicazione ideologica, r i m a n e u n episodio a n o m a l o , s e n o n isolato, n e l c o n t e s t o t e r r o r i s t i c o . D e r i v ò dalla stessa feroce logica brigatista che costellò di m o r t i l'Italia, senza tuttavia o b b e d i r e , c o m e la p i ù p a r t e degli altri a m m a z z a m e n t i , a u n a strategia generale. Nel 1972 la pratica della P 38 n o n era a n c o r a sistematica: l'eversione sanguin a r i a di sinistra si atteneva piuttosto al m e t o d o della «prop a g a n d a armata», ossia ad atti di violenza e di intimidazion e c h e s u o n a s s e r o c o m e u n p r e a n n u n c i o della f i n e cui l a borghesia sfruttatrice era destinata. A voler schematizzare, si p o s s o n o r i d u r r e a t r e i focolai originari del t e r r o r i s m o di sinistra: l'Università di T r e n t o , la fabbrica Sit-Siemens (e poi la Pirelli) a Milano, la dissidenza comunista di Reggio Emilia. Del ruolo che ebbe l'Università di T r e n t o s'è già accennato, nel capitolo sulla contestazione. R e n a t o Curcio fu la personificazione di quel f e n o m e n o che è stato definito c a t t o c o m u n i s m o , e che affondava le sue radici, ha scritto Giorgio Bocca, nel « m o d o totalizzante p r o prio dei cattolici e dei comunisti di porsi di fronte alla vita e alla società» p e r c h é «è cattolico e comunista il bisogno di risposte totali e definitive, il rifiuto del dubbio, la sostituzione del d o v e r e ragionato con la fede, il bisogno di Chiesa, di autorità, di d o g m a giustificato dal solidarismo sociale e l'attesa dell'immancabile paradiso, in cielo e in terra». R e n a t o Curcio aveva u n a storia p e r s o n a l e molto curiosa: nella quale i dilettanti di psicologia e di psicanalisi si sono i n g e g n a t i a t r o v a r e le cause p r o f o n d e della sua ribellione. E r a figlio di R e n a t o Z a m p a , fratello del regista Luigi, e di u n a domestica. Lo Z a m p a n o n aveva mai fatto m a n c a r e aiuti alla d o n n a e a R e n a t o , ma c o n distacco. « Q u e s t o p a d r e 128
s e m p r e l o n t a n o - il r i t r a t t o di famiglia è di L i a n o Fanti in S'avanza uno strano soldato -, automobili lussuose, g r a n d i alberghi, moglie americana ricchissima, e questa m a d r e invece d o n n a di fatica... R e n a t o Curcio n o n riesce a p a r l a r e con R e n a t o Z a m p a p e r c h é gli è e s t r a n e o , n o n lo conosce... Q u a n d o il p a d r e insiste p e r c h é si avvìi agli studi cominciando dalla scuola m e d i a egli si ribella, esprime il p r o p r i o odio e la p r o p r i a protesta n o n s t u d i a n d o e facendosi bocciare p e r b e n d u e a n n i . . . D i e t r o i n t e r e s s a m e n t o del p a d r e , R e n a t o Curcio finisce, a un c e r t o p u n t o , al G r a n d H o t e l Cavalieri di Milano, a fare il lift. Fra i clienti dell'albergo c'è anche suo padre.» Se Curcio ha queste radici contorte, Margherita Cagol è di estrazione borghese: e di questa sua estrazione p e r b e n i s t a le r i m a r r à d e n t r o qualcosa, fino alla m o r t e . Così, q u a n d o C u r c i o si c o n v i n c e a sposarla, m a n d a alla m a d r e u n a lettera esultante: «Ce l'ho fatta». Quello di fabbrica fu un t e r r o r i s m o che discendeva dall'esasperazione delle lotte sindacali, dalla conflittualità perm a n e n t e , da un rifiuto totale dell'economia di m e r c a t o cui solo c o n la violenza e la rivoluzione a v r e b b e p o t u t o essere sostituita u n a società - e un'organizzazione del lavoro - giusta. A n c h e a costo di spargere molto sangue. In quest'ottica i dirigenti di fabbrica d i v e n t a v a n o biechi b o i a r d i della reazione, i «capi» e «capetti» infami aguzzini, crudeli p r e t o r i a n i del p o t e r e , i b u o n i operai schiavi bisognosi d ' u n o Spartaco che ne risvegliasse gli istinti di rivolta. I capi del partito arm a t o usciti dalla Sit-Siemens si c h i a m a v a n o Mario Moretti, u n p e r i t o i n d u s t r i a l e , C o r r a d o A l u n n i , r o m a n o d i nascita, che lascerà le Brigate rosse p e r f o n d a r e u n ' a l t r a organizzazione «combattente», Alfredo Buonavita, operaio. Infine Reggio Emilia: fucina d ' u n t e r r o r i s m o i cui espon e n t i d i s c e n d e v a n o d i r e t t a m e n t e e inequivocabilmente dal Partito c o m u n i s t a , e in p a r t i c o l a r e dalla sua F e d e r a z i o n e giovanile. E r a n o s t u d e n t i e o p e r a i c h e avevano cercato nel PCI l'esercito della Rivoluzione, e vi avevano invece trovato un p a r t i t o s e m p r e più i n t e g r a t o nella società capitalistica e 129
che avevano bene a m e n t e i ricordi - tramandati in famiglia della Resistenza, n o n c h é degli eccidi di fascisti e di collaborazionisti - o p r e s u n t i tali - che nel c o s i d d e t t o «triangolo della morte» a v v e n n e r o , q u a n d o la rivoluzione sembrava a portata di m a n o : eccidi che n o n e r a n o stati, p e r questi militanti dell'estremismo, un segno di b a r b a r i e , ma obbligate e sanguinose t a p p e sul c a m m i n o della g r a n d e catarsi. Avevano u n a nostalgia cocente p e r quella che è stata r e c e n t e m e n te battezzata la «Gladio rossa», ossia un esercito clandestino p r o n t o ad assoggettare l'Italia al d o m i n i o comunista. N o n è u n caso che, tra tanti p e n t i t i , Reggio Emilia n o n n e abbia dati: 1'«intellettuale» Franceschini, s t u d e n t e in i n g e g n e r i a (non volle p r e n d e r e la laurea p e r ragioni di principio), sarà irriducibile come l'operaio Gallinari, o come Roberto Ognibene. Il passaggio alla guerriglia fu sanzionato, nel n o v e m b r e del '69, da u n a r i u n i o n e di militanti del Collettivo politico m e t r o p o l i t a n o milanese nell'albergo Stella Maris di Chiavari. Coloro di cui a b b i a m o a p p e n a citato i n o m i e r a n o tutti p r e s e n t i , e a p p r o v a r o n o u n d o c u m e n t o a f f e r m a n t e che «non è con le a r m i della critica e della chiarificazione che si intacca la corazza del p o t e r e capitalistico». Tutto p e r ò rimase p e r il m o m e n t o sul t e r r e n o della teoria. Lo rimase a n c h e q u a n d o nell'agosto del 1970, a Pecorile presso Reggio Emilia, si r a d u n ò un c e n t i n a i o di giovani estremisti. Q u a l c h e settimana d o p o , in via Moretto da Brescia, a Milano furono fatte e s p l o d e r e d u e t a n i c h e di b e n z i n a nei box p e r a u t o di G i u s e p p e L e o n i , d i r e t t o r e del p e r s o n a l e alla Sit-Siemens. Gli ideologi della lotta a r m a t a e r a n o passati all'azione, sia p u r e in sordina. Più attivi del t r o n c o e r a n o in quella fase i r a m i del t e r r o r i s m o , i GAP di Feltrinelli, i sequestratori a Genova (5 ottobre 1970) di Sergio Gadolla, figlio d ' u n ricco industriale, gli uccisori s e m p r e a Genova - g r u p p o X X I I Ottobre - del portavalori Alessandro Floris, che aveva reagito ad u n a «rapina proletaria». Mario Rossi, che era stato «carceriere» di Gadolla, s p a r ò e uccise il Floris. L'accusa c o n t r o 130
gli assassini del g r u p p o X X I I O t t o b r e fu sostenuta da un severo e giovane magistrato, cui era stato affibbiato il soprann o m e di «dottor Manette»: Mario Sossi. Se queste e r a n o iniziative disperse e frammentarie, la p o sa di otto b o m b e i n c e n d i a r i e sotto a l t r e t t a n t i a u t o t r e n i su u n a pista di L a i n a t e dello stabilimento Pirelli recava la firma delle Brigate rosse. Tre a u t o t r e n i furono distrutti, gli altri r i m a s e r o i n d e n n i p e r i l m a n c a t o f u n z i o n a m e n t o degli ordigni. Le BR furono definite, nella cronaca del Corriere della Sera, «fantomatica o r g a n i z z a z i o n e e x t r a p a r l a m e n t a r e » . L'Unità attribuì l'attentato a g e n t e che «pur m a s c h e r a n d o s i d i e t r o a n o n i m i volantini con fraseologia rivoluzionaria agisce p e r conto di chi, come lo stesso Pirelli, è interessato a far a p p a r i r e agli occhi d e l l ' o p i n i o n e pubblica la r e s p o n s a b i l e lotta dei lavoratori p e r il r i n n o v o del contratto come u n a serie di atti teppistici». Col che veniva enunciata, o ribadita, la teoria della «provocazione» di destra mascherata da attentato di sinistra: teoria della quale tutta la sinistra legale si sar e b b e fatto scudo p e r anni. Ma la replica delle Brigate rosse e r a stata d u r a . «A L a i n a t e è stato colpito lo stesso p a d r o n e c h e ci sfrutta in fabbrica e ci r e n d e la vita i n s o p p o r t a b i l e . Provocatore è L e o p o l d o Pirelli, il quale illudendosi di stroncare il m o v i m e n t o di lotta che colpisce con s e m p r e maggior forza il suo p o t e r e ha d a t o fuoco ai magazzini di Bicocca e Settimo Torinese.» S e g u ì u n a serie d i s e q u e s t r i «politici» s e m p r e motivati con lucidi e insieme deliranti proclami. Il 3 m a r z o 1972 un dirigente della Sit-Siemens, idalgo Macchiarmi, fu «rapito» a Milano da un commando, p o r t a t o in un «covo», fotografato (questo della fotografia o delle fotografie è un rituale che si r i p e t e r à p u n t u a l m e n t e ) , i n t e r r o g a t o , liberato. Il 12 febbraio 1973 toccò al sindacalista della CISNAL B r u n o Labate, preso a Torino. Fu r a p a t o a zero e incatenato in m u t a n d e al cancello n. 1 della FIAT Mirafiori. Venne q u i n d i la volta di Michele Mincuzzi, dirigente dell'Alfa, e di Ettore Amerio, capo del p e r s o n a l e della FIAT Auto. Questi, sequestrato in p i e n o 131
c e n t r o di Torino la mattina del 10 dicembre 1973, fu t e n u t o in p r i g i o n i a otto g i o r n i e i n t e r r o g a t o p e r s o n a l m e n t e da Curcio. Gli si addebitava l'azione «controrivoluzionaria» in atto alla FIAT, d o v e lo «spionaggio» di fabbrica controllava, s e c o n d o i brigatisti, a s s u n z i o n i , l i c e n z i a m e n t i , c o m p o r t a menti. Il 18 aprile 1974 il colpo più ambizioso, chiamato in gergo «operazione Girasole»: ossia il sequestro del giudice Mario Sossi. Le reazioni u m a n e e politiche che contrassegnarono la sua prigionia - con l u n g h i i n t e r r o g a t o r i - in u n a villetta vicino a T o r t o n a p r e f i g u r a r o n o gli sviluppi del sequestro M o r o , t r a n n e che p e r l'epilogo: con la famiglia del rapito che voleva trattare, con Sossi che m a t u r a v a un crescente risentimento verso il G o v e r n o e i superiori, con il p r o c u r a t o r e g e n e r a l e di G e n o v a Coco che si o p p o n e v a risolutam e n t e a ogni c e d i m e n t o , con politici c o m e Lelio Basso che a f f e r m a v a n o «preferisco d e i colpevoli in libertà p i u t t o s t o che uccidere u n uomo». L e B R chiedevano, i n cambio del rilascio di Sossi, la scarcerazione di alcuni loro c o m p a g n i - tra essi Mario Rossi, l'assassino del fattorino Floris - che avrebb e r o d o v u t o avere un salvacondotto p e r C u b a o p e r la Corea del N o r d o p e r l'Algeria. Sossi fu infine lasciato a n d a r e senza contropartita. Possiamo c h i u d e r e qui con la « p r o p a g a n d a armata»: d o po la quale v e r r a n n o i ferimenti e le uccisioni. Ma dobbiamo a g g i u n g e r e che tra l'inverno del '71 e la p r i m a v e r a del '74 fu decisa la sorte del Partito a r m a t o : ossia fu ad esso concessa la possibilità di riorganizzarsi e sopravvivere. Sarebbe bastato poco p e r stroncare definitivamente la s t r u t t u r a terroristica che si stava f o r m a n d o . Le forze d e l l ' o r d i n e e r a n o riuscite a infiltrare informatori quasi in ogni nucleo terroristico, e in u n a serie di perquisizioni e a c c e r t a m e n t i individ u a r o n o diversi «covi» e a c c e r t a r o n o l'identità di molti brigatisti, qualcuno ne c a t t u r a r o n o come Giorgio Semeria. Gli arrestati furono i m p u t a t i di «associazione p e r delinquere» o di «partecipazione a b a n d a armata», ma poi il giudice istrut132
t o r e C i r o D e V i n c e n z o , a s p r a m e n t e criticato dal g e n e r a l e Dalla Chiesa m a riconosciuto i m m u n e d a colpe d o p o u n a inchiesta del Consiglio s u p e r i o r e della magistratura, li rilasciò. Fu un m o m e n t o di s b a n d o p e r la rete eversiva, abband o n a t a da u n a p a r t e dei militanti. Giorgio Galli ha scritto: «Complessivamente il partito a r m a t o a p p a r e ancora debole, controllabile, n o n pericoloso in questa fase della sua riorganizzazione, nella quale la n u o v a sinistra è fortemente divisa fra Manifesto e Avanguardia operaia da un lato che v e d o n o nella lotta a r m a t a la prosecuzione della "strategia della tensione" innescata dai "servizi" con piazza F o n t a n a ; e Potere o p e r a i o e Lotta c o n t i n u a dall'altro che in p a r t e avallano la lotta a r m a t a , ma stanno a cavallo della legalità». Esistevano le condizioni tecniche p e r il colpo di grazia al nascente t e r r o r i s m o : m a n c a v a n o invece le condizioni politiche. T u t t a la sinistra «legale» si s t r a p p a v a le vesti n o n p e r l'apparire alla ribalta del Partito a r m a t o , ma p e r le già avven u t e o possibili prevaricazioni della polizia contro inoffensivi e benintenzionati, a n c h e se turbolenti, apostoli della rivol u z i o n e . N o n il Partito a r m a t o faceva p a u r a , ma la Polizia a r m a t a ; della quale infatti si chiedeva a gran voce, in cortei e manifestazioni, il d i s a r m o . Tutti i firmatari di manifesti, tutti i politici timorosi di r i m a n e r e in r e t r o g u a r d i a (e ve n'er a n o a n c h e nello schieramento di governo, e nella DC) minimizzavano la minaccia delle «fantomatiche» Brigate rosse, ed enfatizzavano invece quella dei g r u p p i neofascisti o neonazisti. Q u e s t o schema obbligato tracciò u n a linea d'azione altrettanto obbligata p e r le forze d e l l ' o r d i n e e p e r la magis t r a t u r a (all'interno della q u a l e gli amici delle Brigate rosse e r a n o , se n o n n u m e r o s i , certo capillarmente disseminati un po' d o v u n q u e e molto attivi). Dello schema obbligato era in qualche m o d o prigioniero a n c h e il G o v e r n o che n o n osava - guai se l'avesse fatto - dire, e p p u r e gli risultava, che i brigatisti n o n e r a n o provocatori ma militanti di un o p e r a i s m o estremista e violento, e c h e l'eversione di sinistra e r a assai p i ù pericolosa di quella di destra. Così il m o m e n t o magico 133
fu lasciato passare senza che fosse sferrata l'offensiva finale c o n t r o i vari brigatismi. I capi brigatisti, b e n noti, decisero un passaggio totale e p e r m a n e n t e alla clandestinità, «condizione indispensabile p e r la sopravvivenza di u n a organizzazione politico-militare offensiva c h e o p e r i all'interno delle m e t r o p o l i imperialiste... O p e r a r e a p a r t i r e dalla clandestinità c o n s e n t e u n v a n t a g g i o tattico decisivo sul n e m i c o d i classe che vive invece esposto nei suoi u o m i n i e nelle sue installazioni». T r a q u e s t e storie di occasioni m a n c a t e , di infiltrati, di spavalderie e di negligenze m e r i t a un posto a p a r t e quella di R e n a t o C u r c i o e di M a r g h e r i t a Cagol. Nella p r i m a v e r a del 1974 R e n a t o Curcio fu messo in contatto con un p e r s o naggio singolare, che p i a c q u e al rivoluzionario. Si chiamava Silvano Girotte, d e t t o a n c h e p a d r e L e o n e o frate Mitra. C o m e ogni spia che si rispetti Girotte ha avuto u n a pubblicistica ostile. Così lo ha descritto Giorgio Bocca: «Ha la biografìa dell'agente p r o v o c a t o r e : s t u d e n t e , l a d r o , r a p i n a t o r e , l e g i o n a r i o in Algeria, d i s e r t o r e , frate francescano, g u e r r i g l i e r o i n Bolivia, r e s i s t e n t e i n Cile: s e m p r e salvo m e n t r e chi gli sta a t t o r n o viene a r r e s t a t o , s e m p r e fornito di salvacondotti». G i r o t t e chiese a fine luglio d'essere affiliato alle BR, ma Curcio dovette r i m a n d a r e l'iniziazione al settembre: «prima è impossibile, molti c o m p a g n i sono l o n t a n i o in ferie». Fu fissato un a p p u n t a m e n t o a Torino p e r l'8 s e t t e m b r e - d a t a fatidica - ma Curcio e Franceschini, c h e viaggiavano insieme in a u t o , f u r o n o i n t e r c e t t a t i dai c a r a b i n i e r i e c a t t u r a t i . M a r g h e r i t a Cagol d i r a m ò allora tramite I'ANSA u n c o m u n i cato in cui a d d e b i t a v a l'imboscata a «Silvano G i r o t t e , p i ù noto c o m e p a d r e L e o n e , il quale sfruttando la fama di rivoluzionario costruita ad arte in America Latina p r e s t a l'infame o p e r a di provocazione al soldo dei servizi antiguerriglia dell'imperialismo». L'imperialismo e r a forse r a p a c e , ma n o n capace. Infatti m a n d ò Curcio nel c a r c e r e di Casale M o n f e r r a t o , d o v e go134
d e v a d ' u n a insensata libertà d i m o v i m e n t i . L a moglie con altri militanti delle Brigate rosse ne p r e p a r a v a i n t a n t o l'evasione p r e a n n u n c i a t a addirittura con un t e l e g r a m m a - «pacco arriva domani», e d o m a n i era il 18 febbraio 1975 che n o n suscitò alcun sospetto nel c a n d i d o d i r e t t o r e . Infatti M a r g h e r i t a a r r i v ò c o n un p a c c o di cartaccia a l l ' i n t e r n o della quale e r a u n mitra: che C u r d o p u n t ò c o n t r o l e g u a r die. C o n la loro formazione allo s b a n d o , i loro c o m p a g n i individuati o braccati, Curcio, M a r g h e r i t a e altri si rifugiarono in u n a cascina del Monferrato: lì, bisognosi c o m ' e r a n o di soldi, p r e p a r a r o n o il s e q u e s t r o del famoso p r o d u t t o r e di s p u m a n t i Vittorio Vallarino Gancia, a Canelli. Riuscirono a trascinarlo nel loro «covo», dove tuttavia p i o m b a r o n o i carabinieri. Nello scontro a fuoco c h e ne seguì M a r g h e r i t a Cagol fu colpita m o r t a l m e n t e . Perse la vita a n c h e l ' a p p u n t a t o Giovanni D'Alfonso, m e n t r e il t e n e n t e U m b e r t o Rocca ebbe u n a g a m b a spappolata. Era il 5 g i u g n o 1975. Curcio, che nella cascina Spiotta - così si chiamava q u e sta del M o n f e r r a t o - n o n c'era al m o m e n t o dello scontro a fuoco, si r i n t a n ò a Milano in un a p p a r t a m e n t o di via Carlo M a d e r n o , dove fu r i a g g u a n t a t o - e questa volta definitivam e n t e - nel g e n n a i o d e l 1976. Q u a n d o subì il p r i m o p r o cesso - ha a c c u m u l a t o c o n d a n n e p e r u n a settantina d ' a n n i di reclusione - sfidò i giudici: «La sentenza che voi e m e t t e rete n o n avrà valore e n o n inficia, anzi s p r o n a , la volontà e la forza del p a r t i t o c o m b a t t e n t e . Nel piccolo p u n t o in cui cercate di colpire la g u e r r a di classe - che è ciò che qui noi r a p p r e s e n t i a m o - si svela t u t t a la vostra r e a l e debolezza. Vorreste liquidarla, m e n t r e invece ottenete l'effetto di allargarla a macchia d'olio». Parlava c o m e se, p u r in cella, fosse a n c o r a il capo delle Brigate rosse. C h e invece lo consideravano un s u p e r a t o , un romantico, l'agitatore velleitario che a T r e n t o scriveva sui m u r i : «Il t e r r o r e viene in soccorso della r a g i o n e q u a n d o q u e s t a n o n basta più», «Guai alla p e n n a senza fucile, g u a i al fucile senza p e n n a » (che e r a un invo135
l o n t a n o e i n c o n s a p e v o l e r i e c h e g g i a m e n t o del fascista «Lib r o e moschetto»), «Non vogliamo m a n g i a r e alla vostra mensa, vogliamo rovesciarla». E r a n o altri, ormai, i generali del t e r r o r i s m o , p i ù freddi e p i ù crudeli. Alle Brigate rosse succedevano le n u o v e Brigate rosse.
CAPITOLO N O N O
SÌ AL D I V O R Z I O
L'elezione del n u o v o Presidente della Repubblica nella persona di G i o v a n n i L e o n e c o m p o r t a v a le dimissioni formali del G o v e r n o C o l o m b o . Ma da formali le dimissioni divenn e r o sostanziali, p e r c h é l ' a n d a m e n t o travagliato della lotta p e r il Q u i r i n a l e aveva lasciato a c r e d i n i t r a i p a r t i t i della maggioranza, e all'interno della stessa DC. Per di più pesava sulla situazione politica l ' o m b r a del referendum p e r il divorzio, previsto p e r la p r i m a v e r a successiva (1972). La prospettiva di quel ricorso alle u r n e terrorizzava le sinistre che, a v e n d o assistito alla r a p i d a raccolta di un milione e trecentomila firme, p e r iniziativa del comitato abrogazionista p r e s i e d u t o dal professor Gabrio L o m b a r d i , temeva u n a disfatta: e si batteva p e r il rinvio. Il segretario socialista Mancini aveva anzi s u b o r d i n a t o il p r o s e g u i m e n t o della collaboi-azione con la DC p r o p r i o alla fissazione d ' u n a data più l o n t a n a p e r il referendum. L'unico m o d o sicuro p e r evitarlo e r a n o le elezioni p a r l a m e n t a r i anticipate: e ci si arrivò con una manovra ben congegnata e presentata all'opinione p u b b l i c a in m o d o mistificatorio. E da r i c o r d a r e c h e il PRI aveva a b b a n d o n a t o , già nel m a r z o del 1971, la coalizione di c e n t r o s i n i s t r a , p u r r i m a n e n d o nella m a g g i o r a n z a p a r l a mentare. Il C a p o dello Stato, messo di fronte alla p r i m a crisi del suo s e t t e n n a t o , scelse dal mazzo d e m o c r i s t i a n o u n a c a r t a che, p e r Palazzo Chigi, era inedita, ma che sarebbe diventata s t r a e d i t a . La c a r t a A n d r e o t t i . Q u e s t i fu p o s t o alla testa d ' u n g o v e r n o kamikaze, un m o n o c o l o r e d e m o c r i s t i a n o che, varato il 17 febbraio 1972, aveva M o r o agli Esteri, R u m o r 137
agli I n t e r n i , Colombo al Tesoro, il ripescato Pella alle Finanze. Era scontato che questo Ministero n o n avrebbe avuto la fiducia del Parlamento; ed era altrettanto scontato che Leon e , constatata l'impossibilità di trovare, d a t e le circostanze, u n a maggioranza, avrebbe decretato la fine p r e m a t u r a della legislatura, indetto le elezioni p e r il n u o v o P a r l a m e n t o , e così rinviato il referendum sul divorzio. Fu questo, nella storia del d o p o g u e r r a , il p r i m o caso di elezioni p a r l a m e n t a r i anticipate. Per l a verità s'era a v u t o u n p r e c e d e n t e nel ' 5 3 , m a r i g u a r d a v a solo il Senato, la cui d u r a t a era al t e m p o diversa da quella della C a m e r a . L'appello alle u r n e n o n modificò se n o n m a r g i n a l m e n t e gli equilibri: lasciando i partiti con i loro d i l e m m i . Ma a l m e n o il referendum sul divorzio e r a stato allontanato, e infatti v e n n e celebrato solo il 12 e 13 m a g g i o 1974. Per il m o m e n t o la DC restò ferma (quasi il 39 p e r cento); il PCI avanzò di pochissimo (dal 26,9 al 27,2) e n o n comp e n s ò , con i suoi m a g r i acquisti, il declino del PSIUP che n o n era riuscito a m a n d a r e alla C a m e r a n e p p u r e un d e p u t a t o e c h e p r e s t o si scioglierà; i d u e Partiti socialisti n o n f u r o n o brillanti, sotto il 10 p e r cento il PSI, al 5,1 il PSDI; in calo netto i liberali, scesi al 3,9 p e r cento, in progresso (dal 2 al 2,9) i repubblicani, in impetuosa ascesa i missini (8,7 p e r cento). Q u e s t o risultato, e le condizioni del Paese, i m p o n e v a n o alla DC l'esigenza di rassicurare i m o d e r a t i , p a r t e dei quali aveva manifestato il suo allarme e la sua protesta scegliendo la d e stra: n o n quella costituzionale e r a g i o n e v o l e dei liberali - che del resto rifiutavano la qualifica di destra - ma quella nostalgica di fascismo o di m o n a r c h i a che c o n t r a p p o n e v a la sua risolutezza nel d e n u n c i a r e il d e g r a d o d e l l ' o r d i n e p u b blico, il m a r a s m a sociale, il collasso economico all'ottimismo di m a n i e r a dei partiti di g o v e r n o . A n d r e o t t i fu r i t e n u t o l ' u o m o i d o n e o ad assolvere questo compito (il r e c u p e r o dei moderati), servendosi d ' u n a coalizione ad hoc. L'Andreotti II (26 g i u g n o 1972) ebbe, con quello della DC, l ' a p p o g g i o «interno» - cioè con p a r t e c i p a z i o n e al G o v e r n o - di socialdemocratici e liberali, e quello «ester138
no» - cioè senza p a r t e c i p a z i o n e al G o v e r n o - dei r e p u b b l i cani. Tanassi del PSDI fu vicepresidente del Consiglio, Malagodi resse il Ministero del T e s o r o , agli I n t e r n i r i m a s e Rumor. S e n o n u n g o v e r n o b a l n e a r e , questo A n d r e o t t i I I e r a di certo un g o v e r n o d'attesa: attesa p e r il Congresso socialista del n o v e m b r e 1972 (che r i p o r t e r à De M a r t i n o alla seg r e t e r i a ) ; attesa p e r il C o n g r e s s o d e m o c r i s t i a n o (6-10 giug n o 1973); infine attesa p e r la pronosticata r e s u r r e z i o n e del c e n t r o s i n i s t r a , e l ' a l t r e t t a n t o p r o n o s t i c a t a cacciata del PLI dalle stanze dei bottoni. A n c h e questo Ministero voleva c o n t e n t a r e tutti, e finì p e r n o n c o n t e n t a r e nessuno. Varò la legge Valpreda, grazie alla q u a l e l ' a n a r c h i c o p o t è essere scarcerato, d o p o u n a d e t e n zione p r e v e n t i v a di l u n g h e z z a senza d u b b i o eccessiva. Adottò inoltre u n p r o v v e d i m e n t o economico d i g r a n d e p o r tata e di significato allarmante: ossia l'uscita della lira, a causa delle sue precarie condizioni di salute, dal «serpente» m o netario e u r o p e o . Misura dolorosa ma, a giudizio dei tecnici, indispensabile. N o n indispensabile, e rovinosa, fu l'altra mis u r a d e l i b e r a t a da A n d r e o t t i c o n il c o n s e n s o di M a l a g o d i , che p u r e in fatto d'economia e d'amministrazione e r a ferratissimo: u n a legge p e r il p e n s i o n a m e n t o anticipato dei sup e r b u r o c r a t i che creò, a favore di questi ultimi, u n a situazione d'indecoroso privilegio, scompaginò i r a n g h i della dir i g e n z a a m m i n i s t r a t i v a , e n o n ovviò alla proliferazione di g r a d i dirigenziali nella macchina dello Stato. Un disastro. Ad A n d r e o t t i era v e n u t o a m a n c a r e , a un certo m o m e n to, l'apporto p a r l a m e n t a r e repubblicano. Ugo La Malfa, sac e r d o t e dell'austerità, n o n accettava il d i s p e n d i o di d e n a r o e Io sforzo industriale e tecnico richiesto d a l l ' i n t r o d u z i o n e della televisione a colori: e q u a n d o il Ministro delle Poste Giovanni Gioia, fanfaniano, dichiarò che l'introduzione del colore s a r e b b e a v v e n u t a a b r e v e scadenza, r i c h i a m ò le sue t r u p p e , passando all'opposizione. Al Congresso della DC arrivò un Andreotti che sapeva di d o v e r essere sacrificato, e un Forlani c h e sapeva di d o v e r 139
essere scaricato. Fu firmato tra le correnti un «patto» (detto di Palazzo Giustiniani p e r c h é se ne era fatto p r o m o t o r e Fanfani, Presidente del Senato) in cui si affermava la volontà di g a r a n t i r e la democrazia e di «salvaguardare la p a c e religiosa del p o p o l o italiano». Il p a t t o fu firmato da tutti c o l o r o che nella DC contavano: Moro, Andreotti, Forlani, De Mita, D o n a t Cattin, Piccoli, Taviani, Emilio C o l o m b o , V i t t o r i n o Colombo, Gui, Morlino, Sullo, Fanfani. Per definire l'attegg i a m e n t o della DC Aldo Moro fece ricorso, in un intervento, a tutte le sottigliezze bizantine della sua dialettica. «La riaffermata impossibilità di un'alternativa, sia di avvicinamento sia di avvicendamento (col PCI - N.d.A.), i n d u c e a definire il sistema politico italiano u n a democrazia difficile, un sistema senza p e n d o l a r i t à e perciò carico di tutte le tensioni che altrove l'effettivo succedersi al p o t e r e , l'una d o p o l'altra, delle forze politiche a t t e n u a favorendo, nel c o n t i n u o assestamento, fecondi equilibri. N o n noi, con la nostra volontà, ma la storia stessa delle cose, e i movimenti reali dello spirito u m a n o , p o t r a n n o forse, in t e m p i imprevedibili, modificare q u e sta situazione. La peculiarità della situazione italiana i m p o ne alla DC di essere alternativa a se stessa.» A n d r e o t t i si ritirò in b u o n o r d i n e , a C o n g r e s s o finito, e R u m o r mise in piedi il suo q u a r t o G o v e r n o , un centrosinis t r a (7 luglio 1973) c o n U g o La Malfa al T e s o r o , A n t o n i o Giolitti al Bilancio, Zagari alla Giustizia, Taviani agli I n t e r ni. Ma p i ù del r i t o r n o di R u m o r a Palazzo Chigi, fece scalp o r e il r i t o r n o di Fanfani a piazza del Gesù, c o m e segretario DC. L'azione del partito ne avrebbe avuto un impulso violento e, q u a n d o se ne considerino i risultati, dissennato. A b r e v e d i s t a n z a d a l l ' e n n e s i m o - e altri ne v e r r a n n o r i t o r n o di Fanfani, e dalla r i e d i z i o n e d e l c e n t r o s i n i s t r a , B e r l i n g u e r fece alla DC la sua famosa p r o p o s t a di fidanzam e n t o politico: e la c h i a m ò «compromesso storico». Il messaggio g a l a n t e d e l s e g r e t a r i o c o m u n i s t a veniva d o p o u n a serie di attacchi ai G o v e r n i A n d r e o t t i , « g o v e r n i di c e n t r o - d e s t r a che - aveva detto e r i d e t t o B e r l i n g u e r - biso140
g n a sconfiggere e far c a d e r e al p i ù presto». A n d r e o t t i e r a i n quel m o m e n t o l'avversario d a b a t t e r e . «Somiglia u n p o ' alla volpe - aveva sentenziato con u n a certa i n g e n u i t à Berl i n g u e r -, egli cerca infatti di sottrarsi con la fuga allo scont r o d i r e t t o sui p r o b l e m i reali del Paese... i r r i d e alle g r a n d i q u e s t i o n i n a z i o n a l i e va s e m i n a n d o q u a l u n q u i s m o . Ma è u n a cosa c h e n o n p u ò d u r a r e a l u n g o (sic!): c o m e t a n t e volpi, a n c h e le p i ù furbe, egli finirà nella tagliola.» C h e abbaglio, p o v e r o Berlinguer. C o n R u m o r al posto di A n d r e o t t i le cose a n d a v a n o tuttavia meglio, p e r il segretario comunista che si d i e d e allora ad elaborare, in u n a serie di tre articoli p e r Rinascita, la sua form u l a p e r t r a r r e l'Italia dai guai in cui si trovava. La p r e s e alla lontana, c o m e esigeva la ritualità del PCI, rifacendosi anche a q u a n t o stava s u c c e d e n d o all'estero, e a q u a n t o in p a r ticolare e r a successo in Cile dove, l'I 1 settembre di quell'ann o , i militari avevano p r e s o il p o t e r e con un golpe sanguinoso c o n t r o il P r e s i d e n t e Salvador Allende. T u t t a la sinistra, i g n o r a n d o o sottovalutando gli specifici elementi che avevano p o r t a t o all'intervento delle Forze A r m a t e cilene (il caos economico, la faziosità degli estremisti comunisti e socialisti, la p r e t e s a d ' u n a m i n o r a n z a di fare la rivoluzione alla Fidel Castro e in risposta u n a p r e s a di p o t e r e feroce dei militari) aveva visto negli a v v e n i m e n t i di Santiago un p r e a n n u n c i o di q u a n t o , complici i soliti USA, sarebbe p o t u t o a c c a d e r e in Italia. A B e r l i n g u e r parve tuttavia che la tragedia cilena fosse significativa s o p r a t t u t t o p e r c h é d e r i v a v a dalla m a n c a t a intesa tra le sinistre e la DC. Scrisse d u n q u e che «sarebbe del tutto illusorio p e n s a r e che, a n c h e se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a r a g g i u n g e r e il 51 p e r cento dei voti, questo fatto g a r a n t i r e b b e la sopravvivenza o l ' o p e r a di un gov e r n o che fosse l'espressione di tale 51 p e r cento... Per aprire finalmente alla nazione u n a via sicura di sviluppo economico, di r i n n o v a m e n t o sociale e di p r o g r e s s o d e m o c r a t i c o - concludeva B e r l i n g u e r - è necessario che la c o m p o n e n t e comunista e quella socialista si incontrino con quella cattoli-
ci
ca, di cui è p e r n o la DC, d a n d o vita a un n u o v o g r a n d e comp r o m e s s o storico». Di «compromesso» aveva già p a r l a t o Togliatti, a n c h e lui in un editoriale su Rinascita, nel lontano 1946, volendo così indicare l'accordo realizzato, d o p o il 25 aprile 1945, tra gli u o m i n i della Resistenza di varie p r o v e n i e n z e ed esperienze. L'aggettivo «storico» e r a tuttavia u n a trovata soltanto berlingueriana: che aveva suscitato contrarietà nella sinistra di Ingrao, e indispettito il vecchio e malconcio L o n g o , affezionato al sogno dell'alternativa di sinistra. Favorevoli invece, e si capisce p e r c h é , i C h i a r o m o n t e e i N a p o l i t a n o , i n s o m m a quella che veniva definita la «nuova destra» del Partito. C ' e r a n o m u g u g n i a n c h e nella base. T r a gli o p e r a i delI'ANIC di R a v e n n a , l'8 n o v e m b r e 1973, il segretario c o m u nista fu investito da u n a raffica di d o m a n d e , riferite da C h i a r a Valentini nella sua biografia di Berlinguer. «Perché d o b b i a m o r i n u n c i a r e a c o s t r u i r e un blocco sociale basato sulle lotte di questi a n n i , un blocco che ci p o r t i al governo? M e t t e n d o c i d ' a c c o r d o c o n q u e s t a D e m o c r a z i a cristiana di imbroglioni n o n affievoliremo lo spirito comunista, l'attacc a m e n t o dei c o m p a g n i a l n o s t r o p a r t i t o ? » B e r l i n g u e r rispose p u n t o p e r p u n t o , c o n l a sua p a z i e n z a p e d a g o g i c a . Sulla DC disse cose che il p o p o l o della falce e martello t r o p po spesso dimenticava: «E a s s u r d o p e n s a r e c h e in Italia un p a r t i t o che ha il 38 p e r c e n t o dei voti sia c o m p o s t o solo di capitalisti, di g r a n d i p r o p r i e t a r i terrieri, di finanzieri. Q u e sti n a t u r a l m e n t e ci s o n o e p e s a n o , e c c o m e , nella DC: ma sappiamo anche quanti operai, quanti contadini, quante d o n n e , q u a n t i artigiani, q u a n t i piccoli c o m m e r c i a n t i , q u a n ti piccoli industriali vi sono nella DC e v o t a n o nella DC. Bad a t e che io n o n dico che la DC è b u o n a o cattiva. Ma la storia della DC è m o l t o varia. Sta a noi avere u n a politica c h e impedisca che la DC vada sulla via reazionaria, e faccia invece p r e v a l e r e la sua p a r t e migliore». Il s e m e e r a stato g e t t a t o . P r i m a che desse i suoi frutti - b u o n i o cattivi che fossero, p e r riecheggiare la frase di Ber142
l i n g u e r sulla DC - si doveva tuttavia s u p e r a r e un m a c i g n o che s b a r r a v a o r m a i la s t r a d a politica italiana: il referendum sul divorzio, 12-13 maggio 1974. Referendum che B e r l i n g u e r affrontò con g r a n d i esitazioni sia p e r c h é gli piaceva poco la frattura tra l'Italia cattolica e l'Italia laica - p r o p r i o l'opposto del c o m p r o m e s s o storico - sia p e r c h é e r a sicuro che l'Italia laica s a r e b b e r i m a s t a s o c c o m b e n t e . I n t e r v i s t a t o , se la cavò citando Gramsci, col suo ottimismo della volontà e pessimismo della r a g i o n e . A Cervetti, in occasione d ' u n comizio a Milano, aveva confidato: «E meglio che n o n dica quali sono le mie previsioni altrimenti scoraggio i compagni». E a U g o B a d u e l , un giornalista dell' Unità: «Arriveremo al massimo al 35 p e r cento». Fanfani, o r a alla g u i d a della DC, e r a d ' a c c o r d o , nel p r o nostico, con Berlinguer, ossia ottimista: un p o ' p e r t e m p e r a m e n t o , u n p o ' p e r c h é faceva g r a n d e a s s e g n a m e n t o sul responso delle d o n n e , a n c h e quelle che n o r m a l m e n t e e r a n o in favore della sinistra. Il Vaticano aveva covato in un p r i m o t e m p o il p r o g e t t o d ' u n divorzio ammissibile p e r i m a t r i m o ni civili e vietato p e r i m a t r i m o n i concordatari: p r o g e t t o che era piaciuto ad Andreotti, ma che aveva grossi difetti, a n c h e p e r la Chiesa. Si rischiava infatti, con q u e s t a n o r m a t i v a , d ' i n c r e m e n t a r e e n o r m e m e n t e il n u m e r o dei m a t r i m o n i civili. Fanfani aveva preferito u n a battaglia c a m p a l e , confortato in questo da tutta la DC, a n c h e la sinistra: b e n c h é p e r la verità sinistra e G o v e r n o - R u m o r incluso - si t e n e s s e r o piuttosto in disparte d u r a n t e la rovente campagna. Lo s c h i e r a m e n t o del no - il no all'abrogazione - era composito, a n d a v a da Malagodi agli e x t r a p a r l a m e n t a r i di sinistra. A complicare le cose, s'inserirono nella polemica preelettorale vicende ad essa e s t r a n e e , ma di sicuro peso: c o m e il sequestro, già accennato, del magistrato Mario Sossi, e u n a rivolta nelle carceri di Alessandria, dallo sfondo v a g a m e n t e politico, che p r e l u d e v a , si disse, a u n a sorta di i n s u r r e z i o n e g e n e r a l e carceraria (l'operazione «Arancia meccanica»). La polizia i n t e r v e n n e ad Alessandria p e r r i d u r r e alla r a g i o n e i 143
d e t e n u t i e l i b e r a r e i loro ostaggi: d u e d e t e n u t i e c i n q u e ostaggi m o r i r o n o nello s c o n t r o . Si r i t e n n e che questi fatti p o t e s s e r o rafforzare lo s c h i e r a m e n t o f a n f a n i a n o , che e r a antidivorzista, ma si presentava a n c h e c o m e sostenitore della legge e d e l l ' o r d i n e . I n u m e r i p e r la verità d a v a n o socc o m b e n t i la DC e il MSI, gli unici d u e partiti su cui Fanfani - e Paolo VI - potessero contare. Si s u p p o n e v a tuttavia che vi s a r e b b e r o state defezioni nel c a m p o divorzista. Le defezioni ci furono, p e r ò nel c a m p o opposto. La stampa fu quasi tutta divorzista. Il risultato e l e t t o r a l e fu s t u p e f a c e n t e : al fronte d e l no - ossia allo schieramento che voleva il m a n t e n i m e n t o del divorzio - a n d ò il 59,1 p e r cento dei voti. Per il sì si p r o n u n c i ò u n a p a r t e del Paese che c o r r i s p o n d e v a n u m e r i c a m e n t e all'elettorato democristiano, o di poco lo superava. D u e milioni e mezzo di voti che - c o n t e g g i a n d o i consensi attribuibili, sulla carta, alla DC e al MSI - a v r e b b e r o d o v u t o essere dalla p a r t e del sì, s'erano spostati al no. Per Fanfani, che nello scontro s'era i m p e g n a t o a fondo, il colpo fu d u r o . Fu d u r o a n c h e p e r la Chiesa, che aveva sospeso a divinis l'abate D o m Giovanni Franzoni, favorevole al n o . Il segretario DC t e n t ò di spiegare la sconfitta e di atten u a r n e la portata: lo fece a luglio, in un Consiglio nazionale nel quale sostenne che «la DC n o n p r o m o s s e né incoraggiò la richiesta di referendum» e che «non p o s s i a m o c o n c e d e r e che l'essere riusciti a far convergere sulle tesi sostenute (dagli antidivorzisti - N.d.A.) b e n tredici milioni di voti r a p p r e senti u n a sconfitta». La segreteria Fanfani sopravvisse al naufragio: ma il quad r o politico n o n era p i ù lo stesso, p e r molti motivi: il p r i m o dei quali derivava dalla c o n t r a p p o s i z i o n e tra la DC e i suoi alleati nella battaglia p e r i l divorzio. C o m b a t t u t a p e r u n a questione di principio, e di coscienza, essa n o n aveva azzer a t o p r o g r a m m i n é a l t e r a t o equilibri politici. M a q u a l c h e strascico l'aveva p u r lasciato. Per di più si a n n u n c i a v a , p e r la p r i m a v e r a del '75, u n a t o r n a t a elettorale che, sebbene ri144
guardasse le amministrazioni locali, interessava l'intero Paese: e, date le circostanze, assumeva straordinario significato. L'Italia era insomma, come sovente le accade, in clima insieme postelettorale e preelettorale: con tutte le tossine d ' u n a consultazione i cui effetti n o n e r a n o stati a n c o r a smaltiti, e con tutti gli eccitanti d ' u n a consultazione se n o n i m m i n e n te, certo vicina. Per di p i ù il t e r r o r i s m o c o n t i n u a v a a sparg e r e s a n g u e . Il 28 m a g g i o (1974) a Brescia, in piazza della Loggia, era esplosa u n a b o m b a d u r a n t e u n a manifestazione antifascista i n d e t t a p e r p r o t e s t a r e c o n t r o veri o supposti rigurgiti di violenza neofascista. Otto i morti, c e n t o t r é i feriti, mai definitivamente accertata l'identità degli attentatori. Il 17 g i u g n o d u e iscritti al MSI e r a n o stati assassinati nella F e d e r a z i o n e d e l Partito, a Padova. U n a classica «esecuzione»: gli sventurati e r a n o stati legati, stesi a t e r r a , colpiti alla nuca. A cadaveri caldi si parlò - e r a d'obbligo - d ' u n regolam e n t o di conti tra g r u p p i neofascisti: a d d u c e n d o a p r o v a di questa tesi il fatto che il crimine fosse avvenuto nella città di Freda. Un comunicato delle BR p a r v e tagliar corto a queste ipotesi. «Un n u c l e o a r m a t o - diceva - ha o c c u p a t o la sede del MSI a Padova. D u e fascisti presenti, a v e n d o violentemente reagito, sono stati giustiziati. Il MSI di Padova è quello da cui sono usciti g r u p p i e personaggi del t e r r o r i s m o a n t i p r o letario che h a n n o diretto le t r a m e n e r e dalla strage di piazza Fontana in poi... Le forze rivoluzionarie sono... legittimate a r i s p o n d e r e alla barbarie fascista con la giustizia a r m a t a del proletariato.» Era tutto chiaro. Ma a quella chiarezza n o n ci si volle rassegnare. La Stampa scrisse che «tracce t r o p p o vistose c o n d u cono alle Brigate rosse» e aggiunse che alla tesi del questore di Padova, convinto che gli assassini a p p a r t e n e s s e r o alle BR, si o p p o n e v a quella del P r o c u r a t o r e della Repubblica Aldo Fais il quale «con un discorso più convincente ci aveva detto: "Sopra le Brigate rosse ci sono d u e o tre p e r s o n e che orc h e s t r a n o le b o m b e rosse e le b o m b e n e r e " » . C o n m i n o r e ipocrisia il giornale Controinformazione, simpatizzante dell'e145
v e r s i o n e rossa, a m m e t t e v a c h e «l'opinione di sinistra è rimasta sconcertata: c r e d e r e alla responsabilità delle BR voleva dire d i s t r u g g e r e u n ' i m m a g i n e cara, constatare che a n c h e le BR p o t e v a n o i n t e r r o m p e r e la l o r o t r a d i z i o n e cavalleresca... L'unica ipotesi c h e s e m b r a accettabile è il riconoscim e n t o di quello che noi riteniamo sia stato u n o sbaglio». Sui d u e m o r t i missini, n e s s u n o , t r a n n e p o c h i fedelissimi, pianse. Q u e s t o c r u d e l e s p a r g i m e n t o d i s a n g u e a p p a r e tuttavia, anch'esso, isolato e a n o m a l o rispetto alla strategia brigatista del m o m e n t o . Poi un'altra strage. Nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1974 u n a b o m b a esplosa sul t r e n o Italicus a San B e n e d e t t o Val di S a m b r o , presso Bologna, uccise dodici passeggeri, e alcune decine ne ferì. A n c h e p e r questa strage le vicende giudiziarie i n c e r t e , c o n t r a d d i t t o r i e e p o c o convincenti n o n h a n n o p o r t a t o a d a l c u n sicuro r i s u l t a t o , b e n c h é l a sinistra abbia d a t o p e r certa la responsabilità degli eversori di destra: che e r a verosimile, o a d d i r i t t u r a p r o b a b i l e . Ma che n o n v e n n e dimostrata. Fu d o p o questi fatti che A n d r e o t t i ebbe u n a delle sue iniziative s o r p r e n d e n t i , e di solito m i r a n t i a chiari o dissimulati fini politici (si pensi alla vicenda Gladio, tanti a n n i d o p o ) . C o m e Ministro della Difesa, silurò il g e n e r a l e Vito Miceli, capo del SID: p o n e n d o così le p r e m e s s e p e r la successiva inc r i m i n a z i o n e e l ' a r r e s t o dello stesso Miceli, s o s p e t t a t o di complicità con gli affiliati alla Rosa dei venti (una delle tante t r a m e di destra la cui consistenza e pericolosità di regola si dissolveva nel corso delle indagini). Si pretese che A n d r e o t ti avesse voluto, sacrificando Miceli - s e p p u r e con le migliori ragioni del m o n d o -, propiziarsi la sinistra, e in particolar e l'opposizione comunista: a p p o r t a n d o così u n o p p o r t u n o lifting alla sua i m m a g i n e di e s p o n e n t e della destra DC. Il q u a r t o G o v e r n o R u m o r aveva i n t a n t o esaurito la sua f u n z i o n e , c h e p e r a l t r o riesce difficile d i r e , r e t r o s p e t t i v a m e n t e , q u a l e in r e a l t à fosse. I socialdemocratici a v e v a n o delle i n q u i e t u d i n i , espresse da Tanassi; Fanfani, b a s t o n a t o 146
ma i n d o m i t o , aveva cacciato dalla d i r e z i o n e DC B o d r a t o e D o n a t Cattin, e q u i n d i lanciato u n a mezza sfida ai socialisti: i quali, p e r bocca del vicesegretario Craxi, avevano così sintetizzato il loro a t t e g g i a m e n t o : «Diciamo no all'ultimatum, sì alle trattative». C o n R u m o r dimissionario, Fanfani tentò di realizzare un g o v e r n o tripartito (DC, PSDI, PRI con l'appoggio e s t e r n o del PSI) ma fallì. L'atto di m o r t e del centrosinistra, che il segretario d e m o c r i s t i a n o aveva sottoposto a l l ' a p p r o v a z i o n e d e l suo Partito, n o n ebbe i consensi necessari. La m a g g i o r a n z a della DC n o n se la sentì di c h i u d e r e u n a p a g i n a che e r a stata di p o r t a t a storica nelle intenzioni a n c h e se n o n m e m o r a b i l e nei risultati. Ma p e r reincollare i cocci del centrosinistra ci voleva qualcosa di più d ' u n R u m o r : ci voleva un r e s t a u r a t o re che piacesse ai socialisti e m a g a r i piacesse a n c h e ai c o m u nisti, disposti, parola di Berlinguer, a un'opposizione «di tipo diverso». In realtà il centrosinistra n o n risorse: M o r o d o v e t t e acc o n t e n t a r s i d ' u n bicolore DC-PRI a p p o g g i a t o e s t e r n a m e n t e dai d u e Partiti socialisti, PSDI e PSI. Un g o v e r n o p e r g u a d a g n a r t e m p o , con Gui agli I n t e r n i , R u m o r agli Esteri, Forlani alla Difesa, A n d r e o t t i al Bilancio: e a n c o r a i repubblicani U g o La Malfa alla v i c e p r e s i d e n z a , Visentini alle F i n a n z e , Reale alla Giustizia, Bucalossi ai Lavori pubblici, Spadolini all'Ambiente spettacolo e beni culturali. M e n t r e Fanfani faceva la faccia feroce al PCI («la svolta e il c o m p r o m e s s o proposti dal PCI p e r o r a n o n sono p r o p o s t e di assetto definitivo della società italiana, sono l'avvio m o r b i d o della trasformazione del sistema... d e m o c r a t i c o italiano nel sistema totalitario in politica e di capitalismo di Stato in e c o n o m i a che il PCI n o n ha mai dichiarato di voler abband o n a r e » ) , M o r o s'incontrava a m i c h e v o l m e n t e con Berling u e r : e al segretario comunista che considerava intollerabile il c o m p o r t a m e n t o della polizia a Milano r i s p o n d e v a , g u a r d a n d o l o con aria sconsolata: «Ma che cosa vuoi che si possa fare in un Paese d o v e il c a p o delle spie (Miceli 147
N.d.A.) finisce in prigione?». «Enrico - ha raccontato Aless a n d r o Natta - fissò M o r o in silenzio. "Ti r e n d i conto che se n o n ci fossimo noi comunisti n o n starebbe più in piedi niente?" e M o r o di r i m a n d o : "Lo so b e n e anch'io".» Natta registrava con t a n t a soddisfazione, agli inizi del 1975, q u e s t e b a t t u t e , senza n e p p u r l o n t a n a m e n t e s u p p o r r e c h e i l P C I , quello sì, n o n sarebbe stato più in piedi, e che il suo sfascio avrebbe indotto lui, Natta, ad a b b a n d o n a r e la vita politica. M o r o si a r r e n d e v a , a p a r o l e , alle r i m o s t r a n z e di Berlinguer, ma nei fatti assecondava, sia p u r e stancamente, le sollecitazioni «decisioniste» di Fanfani: che voleva rassicurare a ogni costo un'Italia alla deriva, sia p e r l'ordine pubblico, sia p e r l'economia. In m a r z o fu a p p r o v a t a la legge Reale - dal n o m e del Ministro della Giustizia - che ampliava un poco i poteri della polizia, e che la sinistra c o m p a t t a tacciò d'autoritarismo e d'intenti t o r v a m e n t e liberticidi. Gli italiani avev a n o p a u r a della P 38 e cominciavano a risentire gli effetti devastanti dell'inflazione. I n o d i d e l l ' a u t u n n o caldo insieme ad altri che s'erano formati molto l o n t a n o dall'Italia, venivano al pettine. A questo p u n t o , sull'Occidente sviluppato si abbatté con forza devastatrice, negli a n n i Settanta, la crisi petrolifera. Prima della sua deflagrazione un barile di greggio - ce ne sono circa sette in u n a t o n n e l l a t a - costava alla p r o d u z i o n e , in Arabia Saudita, 35 centesimi di dollaro: e veniva v e n d u t o a p o c o m e n o d ' u n d o l l a r o e m e z z o . Il p r e z z o e r a basso, e i profitti delle c o m p a g n i e petrolifere i m m e n s i . Il p r i m o seg n o di rivolta dei Paesi p r o d u t t o r i lo si ebbe nel febbraio del 1971, q u a n d o a T e h e r a n i cinque Paesi che nel 1960 avevan o fondato I'OPEC - Venezuela, I r a n , Arabia Saudita, I r a k , Kuwait - e i Paesi associati firmarono un accordo con cui riv e n d i c a v a n o il d i r i t t o di d e t e r m i n a r e il p r e z z o di v e n d i t a del g r e g g i o alle c o m p a g n i e i n t e r n a z i o n a l i . I l p a t t o p a r v e p e r qualche t e m p o solo teorico. Ma nel 1973 la g u e r r a del K i p p u r - un altro s c o n t r o arabo-israeliano - sconvolse gli 148
equilibri politici ed economici: i Paesi del Golfo r i b a d i r o n o , e questa volta m a n t e n n e r o la p a r o l a , che a v r e b b e r o fissato u n i l a t e r a l m e n t e il prezzo del petrolio. Dall'ottobre del '73 al g e n n a i o dell'anno successivo il costo di un barile salì da m e n o di 3 dollari a quasi 12 dollari. «Il q u a d r u p l i c a r s i dei prezzi del greggio - ha scritto Paolo Glisenti - n e l v o l g e r e di sei mesi s e q u e s t r ò p o c o p i ù d e l q u a t t r o p e r cento del r e d d i t o p r o d o t t o dai Paesi c o n s u m a tori, ma soprattutto invertì di colpo il senso di marcia di un e n o r m e flusso di ricchezza che p e r d e c e n n i aveva seguito il corso del sole, da O r i e n t e verso Occidente. Nel 1960 gli introiti dei Paesi p r o d u t t o r i avevano sfiorato a p p e n a i d u e miliardi di dollari: tra l'inverno '73 e l'estate '74 ben 98 miliardi di dollari si trasferirono dagli i m p o r t a t o r i agli esportatori di g r e g g i o . Fu difficile p e r f i n o t r o v a r e m o n e t a sufficiente p e r i p a g a m e n t i . Negli a e r o p o r t i del Golfo a t t e r r a r o n o d e cine di velivoli carichi di lingotti d ' o r o che n o n t r o v a r o n o sistemazione nelle piccole casseforti delle b a n c h e locali e d o vettero essere dirottati verso le piazze finanziarie e u r o p e e e americane.» Nel Texas si fece festa p e r c h é il petrolio a m e r i c a n o , che aveva i costi d ' e s t r a z i o n e p i ù alti d e l m o n d o , r i d i v e n t a v a competitivo. Ma l ' E u r o p a p i o m b ò nel lutto, e l'Italia, d i p e n d e n t e dal p e t r o l i o p e r oltre il n o v a n t a p e r c e n t o delle imp o r t a z i o n i e n e r g e t i c h e , si sentì p e r d u t a . Il G o v e r n o decise c h e nelle d o m e n i c h e invernali la circolazione automobilistica fosse c o m p l e t a m e n t e bloccata, p e r r i s p a r m i a r e benzina. I cittadini s'adattarono di b u o n g r a d o al t e m p o r a n e o divieto, che tuttavia e r a solo un palliativo. Il colpo assestato all'Italia dalla crisi p e t r o l i f e r a s'era s o m m a t o a p r e c e d e n t i dissennatezze e i m p r e v i d e n z e nella gestione economica. Nel febbraio del 1972, q u a n d o la botta petrolifera era di là da venire, Andreotti e Malagodi s'erano d o v u t i r a s s e g n a r e , l'abbiamo a c c e n n a t o , a far uscire la lira dal «serpente» m o n e t a r i o e u r o p e o , nella s p e r a n z a di evitare, con questa mossa, l'emorragia delle riserve centrali, e di 149
dai- fiato alle esportazioni. Ma il declino p r o d u t t i v o , e il deg r a d o della lira, e r a n o implacabili, e l'inflazione a v r e b b e presto r a g g i u n t o il tasso del venti e più p e r cento a n n u o . All'erosione del p o t e r e d'acquisto c o r r i s p o n d e v a un diffuso disagio sociale, c h e si t r a d u c e v a in conflitti di lavoro: che avevano motivazioni serie e ragionevoli, ma che venivano interpretati dalla sinistra, e dai sindacati, in chiave ideologica. La richiesta, da p a r t e di Luciano L a m a - capo della CGIL - d ' u n «nuovo modello di sviluppo», fu vista come u n a g u e r r a al profitto. La CISL n o n era su posizioni più m o d e r a te della CGIL, anzi. I metalmeccanici dell'organizzazione, nei «temi» p e r un p r o p r i o Congresso nazionale del 1973 (la citazione è nella Storia del sindacato di Sergio T u r o n e ) respingevano la teoria i m p r e n d i t o r i a l e del dialogo «perché signific h e r e b b e r i c o n o s c e r e c h e gli interessi d e l g r a n d e capitale sono fondamentali p e r lo sviluppo economico italiano, il c h e c o m p o r t a p r a t i c a m e n t e il sostegno e il rilancio p r o p r i o di quei settori che h a n n o dato u n a fisionomia negativa allo svil u p p o degli a n n i Sessanta». La «difesa dell'occupazione», che era difesa della sopravvivenza d ' o g n i azienda, a n c h e se d e c o t t a e agonizzante, fu u n o dei maggiori ostacoli alla creazione di nuovi posti di lavoro. Gli i m p r e n d i t o r i preferivano rinunciare alle commesse piuttosto che e s p a n d e r e la loro attività con n u o v e assunzioni. Un carico parassitario i m m a n e gravava sulle aziende private, e a n c o r più sulle aziende di Stato. Si d o v r à arrivare al 1979 p e r c h é L a m a reciti un convinto mea culpa. «Dal 1969 - dirà - il sindacato ha p u n t a t o le sue carte sulla rigidità della forza lavoro. Ci siamo resi p e r ò conto che il sistema economico n o n s o p p o r t a variabili i n d i p e n d e n t i . . . Siamo convinti che i m p o r r e alle a z i e n d e q u o t e d i m a n o d o p e r a e c c e d e n t e sia u n a politica suicida. L'economia italiana sta p i e g a n d o s i sulle ginocchia anche a causa di questa politica suicida. Perciò, s e b b e n e n e s s u n o q u a n t o noi si r e n d a c o n t o della difficoltà del problema, riteniamo che le aziende, q u a n d o sia accertato il loro stato di crisi, abbiano il diritto di licenziare.» 150
L a m a parlava così alla vigilia del «riflusso», ossia del rinsavimento di m o k i , se n o n di tutti. Ma la riluttanza a i m p a r a r e la lezione dei fatti ebbe p e r il Paese un costo esorbitante. Il deficit pubblico diventò v o r a g i n e : esso r a p p r e s e n t a v a nel 1969 il 3,1 p e r c e n t o del p r o d o t t o i n t e r n o l o r d o (PIL), nel 1973 r a p p r e s e n t a v a il 7,1 p e r c e n t o . A n c h e le i m p r e s e s'indebitavano, m e n t r e gli investimenti - industriali e delle famiglie - e r a n o in netto calo: un calo m a s c h e r a t o dagli investimenti pubblici, in i m p o n e n t e crescita e destinati p r o p r i o a quei settori - la siderurgia e la chimica - che andavano i n c o n t r o a u n a recessione quasi catastrofica. In sostanza n o n e r a n o , quelli pubblici, veri investimenti, ma s p e r p e r i di d e n a r o voluti p e r ragioni d e m a g o g i c h e , clientelari, c a m p a nilistiche, e concessi da g o v e r n i deboli, se n o n a d d i r i t t u r a impauriti. Le importazioni sopravanzavano di molto le e s p o r t a z i o n i , e la spesa pubblica si dilatava a un r i t m o del 24 p e r cento l'anno. Il debito pubblico assumeva dimensioni i m m a n i (e le ha m a n t e n u t e , p r o g r e d e n d o anzi in questo processo d'elefantiasi perniciosa). M e n t r e a n c o r a nel 1973 su cento lire di e n t r a t e pubbliche 7 e r a n o destinate a pagare gli interessi del debito, nel 1980 - ossia a conclusione degli a n n i di follia - le lire destinate a p a g a r e gli interessi sar a n n o 16. L'Italia avrebbe avuto bisogno d ' u n a g u i d a salda e coerente: ed era invece affidata a governi di breve corso e di lieve peso.
CAPITOLO DECIMO
L'ORA DI CRAXI
Le «amministrative» del 15 g i u g n o 1975 furono un disastro p e r la DC, un trionfo p e r il PCI, e un t e r r e m o t o politico p e r l'Italia. I dati differiscono secondo che siano presi in esame quelli regionali o quelli provinciali. Sta di fatto che il partito di m a g g i o r a n z a relativa p e r s e , nelle regioni o r d i n a r i e , d u e p u n t i e mezzo in percentuale, s c e n d e n d o a poco più del 35, il PCI g u a d a g n ò il sei e mezzo p e r cento, qualche progresso lo r e g i s t r ò a n c h e il PSI. O r m a i B e r l i n g u e r e r a , con il suo 33,45 p e r cento, a ridosso di Fanfani, e p r o n t o al sorpasso. In u n a a m p i a relazione il segretario DC spiegò quali fossero, a suo p a r e r e , le cause dello smacco: il voto giovanile (per la p r i m a volta e r a n o a n d a t i alle u r n e i diciottenni) e p o i «il confluire sul PCI della m a g g i o r p a r t e dei voti di a d e r e n t i ai g r u p p i e x t r a p a r l a m e n t a r i , il confluire di elettori d e m o c r i stiani influenzati dal dissenso cattolico, il manifesto favore dei sindacati, la critica di alcuni settori i m p r e n d i t o r i a l i alla politica e c o n o m i c a e sociale, il c o n t r i b u t o s p r e g i u d i c a t o di certi settori della s t a m p a e dell'editoria alla critica corrosiva sulla situazione italiana». Infine «la p r e s e n t a z i o n e p e r b e n i stica, interclassista e t r a n q u i l l a n t e della p r o p r i a (del pei N.d.A.) proclamata n u o v a fisionomia». L'irriducibile piccoletto e r a c o m u n q u e risoluto a contin u a r e la battaglia: ma le sue t r u p p e d i s e r t a r o n o p r e s t o . In un Consiglio nazionale DC del luglio 1975 u n a mozione fanfaniana fu messa b r u t a l m e n t e in m i n o r a n z a (69 sì, 103 no, 8 astenuti). L a p o l t r o n a d i Fanfani era p r o n t a p e r u n n u o v o o c c u p a n t e . F u r o n o affacciati e scartati i n o m i di Piccoli e di Rumor. Moro ne aveva in serbo (l'aveva da un d e c e n n i o , ma 152
n o n e r a mai riuscito a estrarlo dal suo cappello di g r a n d e manipolatore) un altro: quello di B e n i g n o Zaccagnini, p r e sidente del Partito. Zac d i v e n n e s e g r e t a r i o , i d o r o t e i c h e gli e r a n o c o n t r a r i n o n osarono n e m m e n o loro dirgli no, e si limitarono a votare scheda bianca. Zaccagnini era p r e s e n t a t o come «il beniamino dei giovani, il p o r t a b a n d i e r a del r i n n o v a m e n t o , un gal a n t u o m o » . A q u e s t o p r o p o s i t o Italo Pietra ha citato, nella sua biografia di Moro, un'osservazione di Gramsci su un altro g a l a n t u o m o , Vittorio E m a n u e l e II: «Si dovrebbe p e n s a r e che in Italia la s t r a g r a n d e m a g g i o r a n z a fosse di bricconi, se l'esser g a l a n t u o m o veniva elevato a titolo di distinzione». G a l a n t u o m o , Zaccagnini lo era davvero. Nato a Faenza il 7 aprile del 1912, aveva studiato da medico, e si e r a specializzato in pediatria. Gli inizi della professione ne e r a n o stati, p e r lui, a n c h e la fine: p e r c h é gli i m p e g n i pubblici l'avevano presto assorbito. Nel breve p e r i o d o in cui l'aveva esercitata, s'era distinto p e r disinteresse e u m a n i t à . C u r a v a gratuitam e n t e i poveri, ed esitava a c h i e d e r e un c o m p e n s o a chi p o vero n o n era. C h e cosa l'abbia indotto a immergersi attivamente nella vita d ' u n partito - nel caso specifico la Democrazia cristiana - è difficile da c a p i r e . Così leale e a p e r t o - p a p a G i o v a n n i X X I I I gli disse un giorno con affetto «hai la faccia pulita come la t u a anima» - sembrava l'uomo m e n o adatto a far strada in politica. Ma forse i furbi m a n e g g i o n i che nella politica si crogiolano i n t u i r o n o che u n o come lui, se n o n ci fosse stato, bisognava inventarlo: p e r c h é sarebbe servito da alibi cristallino a m a n o v r e che tutto e r a n o , fuorché cristalline. Era in a p p a r e n z a v u l n e r a b i l e e s p r o v v e d u t o , f e r m o nelle s u e convinzioni di cattolico militante e praticante. Aveva p a r t e cipato alla Resistenza. E n t r a t o nella DC, fu d e p u t a t o alla Costituente subito d o p o la Liberazione. Q u i n d i sottosegretario al Lavoro nel secondo G o v e r n o Fanfani, Ministro del Lavoro nel secondo G o v e r n o Segni, Ministro dei Lavori pubblici nel terzo G o v e r n o Fanfani. Gli d a v a n o u n m i n i s t e r o d o p o 153
l'altro b e n c h é n o n avesse n e s s u n a vocazione p e r il p o t e r e , e pochissima attitudine al c o m a n d o e all'organizzazione: t r o p p o m o d e s t o , t r o p p o c o n d i s c e n d e n t e , t r o p p o cortese, t r o p po fiducioso. E p e r di p i ù a n i m a t o da u n o spirito sociale che, p u r n o n r a g g i u n g e n d o le esasperazioni mistiche e utopistiche d ' u n La Pira, fidava nella Provvidenza più che nei conti del d a r e e dell'avere. Il n o m e B e n i g n o gli si addiceva p e r f e t t a m e n t e , così come a Fanfani s'addiceva quello c o r r u s c o di A m i n t o r e . La sua intesa con M o r o e r a perfetta, n o n soltanto p e r c h é avevano e n t r a m b i a p p a r t e n u t o alla FUCI, l'organizzazione degli universitari cattolici, ma p e r c h é , o c c u p a n d o lo stesso spazio politico, s'integravano. Nei dibattiti e nelle r i u n i o n i p i o m bate in s t u p o r e soporifero dalle circonlocuzioni raffinate di M o r o , Zaccagnini p o r t a v a , c o n la sua faccia simpatica, un soffio d i c o m u n i c a t i v a c o r d i a l e . E r a n o e n t r a m b i convinti dell'ineluttabilità d ' u n accordo con il PCI: M o r o p e r calcolo, s e m b r a n d o g l i che con un PCI agganciato al suo c a r r o la DC potesse meglio conservare, sia p u r e in c o n d o m i n i o , il poter e ; e a n c h e p e r stanca e scettica rassegnazione ad u n a sconfitta s e c o n d o lui dilazionabile ma n o n evitabile. Zaccagnini p e r u n e c u m e n i s m o sociale b e n i n t e n z i o n a t o e d i s a r m a t o che vedeva nella destra economica e nel golpismo fascistoide i più veri e p i ù seri pericoli p e r la democrazia. N o n aveva n e m i c i , e n o n ne v e d e v a , se n o n nella r e a z i o n e . Aveva c o n s u e t u d i n e d'incontri con il c o m a n d a n t e partigiano Arrig o B o l d r i n i , c o m u n i s t a , r a v e n n a t e c o m e lui. L ' a n a r c h i c o Mazzavillani, di professione dentista e p e r hobby burattinaio, dispose che tutte le sue m a r i o n e t t e a n d a s s e r o a un figlio di Zaccagnini. U n u o m o che e r a possibile a v v e r s a r e , m a che e r a impossibile odiare: e dal quale era a n c h e impossibile farsi odiare. La sorte n o n gli aveva risparmiato - p r i m a che ass u m e s s e la g u i d a della DC - g r a n d i d o l o r i familiari: aveva p e r s o d u e figli ancora ragazzi. E n o n gli risparmiò a n n i d o p o , con l'assassinio d i M o r o , u n altro g r a n d e d o l o r e , e u n atroce dilemma. 154
Scegliendo Zaccagnini p e r c h é affiancasse, dalla segreteria DC, la sua o p e r a di g o v e r n o , M o r o pensava d'aver varato il t a n d e m p e r f e t t o , d a t a la situazione e le p r o s p e t t i v e d e l m o m e n t o . La DC aveva u n a n u o v a i m m a g i n e , e a n c h e il PCI la stava a v e n d o , c o n B e r l i n g u e r . E r a n o state p o s t e , o così sembrava, le p r e m e s s e p e r c h é la DC, se p r o p r i o doveva imboccare il viale del t r a m o n t o , lo facesse il m e n o d o l o r o s a m e n t e possibile, e p e r c h é il PCI, se doveva vincere, fosse disposto a n o n stravincere. N o n è che, con l'operazione Zaccagnini. M o r o fosse diventato il p a d r o n e della DC: che p u ò essere p a d r o n a , m a i n casa sua a m m e t t e solo dei p a d r i n i . Le resistenze a u n a miglior intesa con i comunisti e r a n o forti, e l'episcopato lasciava di tanto in tanto fioccare su M o r o e su Zaccagnini, l ' u n o sensibile alla frustata politica, l'altro soggetto a scrupoli religiosi, i suoi a m m o n i m e n t i . C h e M o r o ascoltava c o m p u n t o , e Zaccagnini convinto e m a g a r i contrito, ma c h e poi lasciavano il t e m p o c h e t r o v a v a n o . A E n z o Biagi M o r o confessò: «Cerco di evitare il peggio». Il c h e si t r a d u c e v a , in politichese, nella «strategia d e l l ' a t t e n z i o n e » v e r s o il PCI. Il q u a l e PCI n o n lesinava a sua volta i segnali d'attenzione p e r i partiti dell'«arco costituzionale». I c o m u nisti italiani e spagnoli d i c h i a r a r o n o c o n g i u n t a m e n t e la loro fede e u r o c o m u n i s t a e la loro fede nei princìpi della d e m o crazia p a r l a m e n t a r e , e c o n d a n n a r o n o Io stalinismo del portoghese Alvaro C u n h a l . Poi, nel n o v e m b r e del 1975, Berling u e r e Marchais (segretario del Partito comunista francese) si professarono fautori del socialismo democratico, n o n c h é del d i r i t t o d ' o g n i p a r t i t o c o m u n i s t a a p e r s e g u i r e u n a sua p r o p r i a via, senza alcun d o v e r e d'obbedienza alle encicliche della Chiesa M a d r e di Mosca. Ma p u r con tutti questi gesti distensivi, il PCI n o n r i n u n ciava a r e s t a r e il p u n t o di r i f e r i m e n t o p i ù i m p o r t a n t e p e r chi voleva cambiare la società italiana nella direzione indicata d a l l ' a u t u n n o caldo e dalla contestazione. E così, sulla legge Reale (quella, già accennata, che voleva ampliare i poteri della polizia ma che cadeva in un contesto politico smanioso 155
di garantismi progressisti) i comunisti avevano votato cont r o . Il PCI c h i e d e v a in o g n i caso c h e si dovesse fare i conti con la sua presenza e con la sua forza: dimostrata nel proliferare delle giunte «rosse»: a Milano, Torino, Napoli, Bologna, Firenze, Venezia, R o m a . I socialisti e r a n o inquieti, p e r molte valide ragioni. Il risultato positivo delle amministrative aveva rinsaldato in De Martino la convinzione che gli s b a n d a m e n t i a sinistra fossero redditizi. Ma i progressi socialisti e r a n o poca cosa di fronte all'impetuosa avanzata comunista: e l'ipotesi del c o m p r o m e s s o storico e r a u n i n c u b o p e r i socialisti, che s a p e v a n o quale rischio esso r a p p r e s e n t a s s e p e r il loro peso e p e r la lor o identità. L'abbraccio DC-PCI avrebbe ridotto il PSI al ruolo d ' u n vassallo n o n indispensabile e a molti - tra i d e m o c r i stiani e tra i comunisti - n o n g r a d i t o . Per questo De Martin o , che elaborava i suoi progetti a tavolino, ma n o n sapeva cogliere gli u m o r i p r o f o n d i del Paese, r i t e n n e c h e fosse arrivata l'ora d ' u n colpo d ' a r i e t e c o n t r o il G o v e r n o cui il PSI aveva d a t o il suo a p p o g g i o e s t e r n o . In un articolo di fine a n n o (1975) sulYAvanti! il s e g r e t a r i o socialista a n n u n c i ò il suo p r o p o s i t o di i n t e r r o m p e r e l'appoggio al G o v e r n o Moro. M a n t e n n e la parola, e il 7 gennaio 1976, con la defezione del PSI dalla m a g g i o r a n z a , M o r o fu costretto alle dimissioni. D o p o un mese e mezzo di inutili travagli p e r la ricostituzione d ' u n centrosinistra M o r o , reincaricato, ripiegò su un m o n o c o l o r e d e m o c r i s t i a n o , che ricalcava - t r a n n e che p e r l'assenza dei repubblicani - il G o v e r n o p r e c e d e n t e , e che faceva registrare pochi cambiamenti di rilievo. Luigi Gui n o n volle esser p i ù M i n i s t r o d e l l ' I n t e r n o , p e r c h é l'affare L o c k h e e d - del quale p a r l e r e m o - lo aveva coinvolto: ed e r a suo p r o p o s i t o di n o n avere responsabilità p u b b l i c h e fino a q u a n d o ne uscisse scagionato (lo stesso affare L o c k h e e d costò la segreteria socialdemocratica a Mario Tanassi: Saragat fu acclamato presidente e segretario insieme del PSDI). A sostituire Gui fu chiamato Francesco Cossiga. 156
C o n quest'ectoplasma di g o v e r n o la DC affrontò, a m e t à m a r z o , il suo Congresso: che fu agitato, in qualche fase tum u l t u o s o , e d o m i n a t o dalla questione comunista, ossia dalla q u e s t i o n e dei r a p p o r t i tra DC e pei. Zaccagnini insistette sul r i n n o v a m e n t o , disse c h e «non p o s s i a m o essere il p o l o m o d e r a t o dello s c h i e r a m e n t o politico italiano, s o t t o p o s t o alla volontà dei suoi p r o t e t t o r i borghesi, e n e m m e n o il comitato d'affari del capitalismo italiano». C o n t r o Zaccagnini stava u n o s c h i e r a m e n t o c h e t r o v ò il suo leader in Forlani, p e r a l t r o restio ad essere il condottiero d ' u n a battaglia campale senza s f u m a t u r e e senza c o m p r o m e s s i . Si discusse acc a n i t a m e n t e se il s e g r e t a r i o dovesse o no essere d e s i g n a t o d i r e t t a m e n t e d a l C o n g r e s s o , a s c r u t i n i o s e g r e t o : e finalm e n t e questa p r o p o s t a , che i «moderati» r i t e n e v a n o a loro favorevole, prevalse. Nel suo discorso, M o r o si t e n n e nella stratosfera delle g r a n d i idee, A n d r e o t t i a n d ò invece al sod o : «Possiamo dire a testa alta, ora che i comunisti si affann a n o a r i p u d i a r e , c o n d a n n a n d o l o , lo stalinismo, che è stato p r e v a l e n t e m e r i t o della DC se questo flagello fu r i s p a r m i a t o al p o p o l o italiano». Zaccagnini prevalse, di stretta misura. La lista - vincente del r i n n o v a m e n t o e b b e al p r i m o p o s t o il n o m e di M o r o (Zaccagnini, c o m e n u o v o segretario, e r a fuori conto), al sec o n d o quello di R u m o r : quindi, nell'ordine, Emilio Colomb o , Cossiga, De Mita, D o n a t Cattin. I capi storici e r a n o forse in declino, ma n e m m e n o poi tanto, a n c h e in questa DC spaccata in d u e parti pressoché equivalenti. Il G o v e r n o avrebbe dovuto, a questo p u n t o , rimettersi al lavoro: ma gli si p a r a v a davanti un grosso ostacolo, la legge p e r la legalizzazione dell'aborto. La DC - e la Chiesa - furono costrette ad un altro c o m b a t t i m e n t o di r e t r o g u a r d i a : e, d o p o l'esperienza del referendum sul divorzio, si facevano p o che illusioni. Zaccagnini il progressista (ma a n c h e il cattolico fervente) n o n se la sentì di delineare u n a sua strategia. A chi l'interrogava in proposito, rispose: «La questione dell'ab o r t o è t r o p p o delicata a n c h e p e r u n s e g r e t a r i o d i p a r t i t o 157
tranquillo c o m e m e . Diciamo che sarà il g r u p p o p a r l a m e n tare a decidere». Così fu: il g r u p p o p a r l a m e n t a r e p r e s e n t ò un e m e n d a m e n t o restrittivo alla legge F o r t u n a in forza del quale l'aborto era r e a t o t r a n n e d u e soli casi: un grave pericolo p e r la vita o la salute della m a d r e , e la violenza carnale. Alla DC si associò, p e r far passare la n o r m a , il solo MSI. I socialisti r e a g i r o n o all'alleanza - che ripeteva quella p e r il divorzio - rifiutando di consentire u l t e r i o r m e n t e , con la loro astensione, la vita del G o v e r n o M o r o , che il p r i m o m a g g i o si dimise. Fu inevitabile, a quel p u n t o , un'altra i n t e r r u z i o n e anticipata della legislatura, i n t e r r u z i o n e che tra l'altro p r o rogava a u t o m a t i c a m e n t e di d u e a n n i il referendum sull'aborto. Le elezioni furono indette p e r il 20 giugno (1976): e p r e c e d u t e dal t e r r e m o t o che devastò (6 maggio) il Friuli, caus a n d o circa o t t o c e n t o m o r t i : e che, c o n i suoi lutti e le sue r o v i n e , mise in o m b r a la politica, e i t e m i della c a m p a g n a propagandistica dei partiti. Zaccagnini aveva molte a p p r e n s i o n i , alla vigilia del voto che, se fosse stato molto negativo p e r la DC, avrebbe consentito il «sorpasso» comunista (e sicuramente c o m p o r t a t o il sil u r a m e n t o del segretario). Invece la DC, t r a i cui c a n d i d a t i era U m b e r t o Agnelli, a n d ò b e n e . Ripetè la p e r c e n t u a l e delle politiche di q u a t t r o a n n i p r i m a (38,7 p e r cento) e rastrellò consensi sia in c a m p o liberale, sia in c a m p o missino e socialdemocratico. Il pei si confermò in ascesa, con il 34,4 p e r cento, ma senza alcuna possibilità d'insidiare il p r i m a t o democristiano. Va tuttavia rilevato che Democrazia proletaria ebbe IT,5 p e r cento e p o r t ò alla C a m e r a sei d e p u t a t i : e che altri q u a t t r o li p o r t ò il Partito radicale. Netta fu la sconfitta del PSI, rimasto al di sotto del 10 p e r c e n t o , di socialdemocratici e liberali, d e l MSI calato al 6 , 1 . S e m b r a v a c h e p o c o fosse cambiato p e r i d e m o c r i s t i a n i . S'era invece a v u t a u n a svolta poco appariscente, ma fondamentale. La n u o v a composizione del P a r l a m e n t o r e n d e v a impossibili le coalizioni di c e n t r o , cui m a n c a v a n o o r m a i i n u m e r i necessari. La DC era costretta o a ricostituire u n a qualche forma di centrosi158
nistra, o ad o t t e n e r e l'appoggio comunista. O g n i altra soluzione - che n o n fosse un e s p e d i e n t e c a d u c o - diventava irrealizzabile. A r n a l d o Forlani, che aveva interesse a sminuire il successo di Zaccagnini, espresse un giudizio a m a r o ma a c u t o : la DC s'era salvata d i v o r a n d o i suoi figli, ossia s o t t r a e n d o voti a quei partiti di c e n t r o che fungevano da cuscinetto tra il partito di m a g g i o r a n z a relativa e la sinistra. B e r l i n g u e r fu p r u d e n t e : n o n gli interessava tanto l'eccellente risultato conseguito, q u a n t o le possibilità che esso schiudeva p e r u n a collab o r a z i o n e con la DC, forte ma prigioniera: o dei socialisti o dei comunisti. Nella DC molti p r e f e r i v a n o B e r l i n g u e r a De M a r t i n o : p e r c h é p i ù affidabile, p i ù c o e r e n t e , p i ù sicuro, i n g r a d o d'allentare le tensioni sociali e di togliere al t e r r o r i s m o g r a n p a r t e d e l l ' a p p o g g i o d ' u n a sinistra a n c o r a t a al passato, e ai suoi sogni rivoluzionari. Ma l ' i n t e r l o c u t o r e socialista fu p r e s t o b e n diverso dal professor De Martino: il Comitato centrale socialista, che si svolse a m e t à luglio (1976) all'Hotel Midas di R o m a , p o r t ò ai vertici l'infornata dei q u a r a n t e n n i . Bettino Craxi segretario, Claudio Signorile (della sinistra) vicesegretario, Enrico M a n c a a r a p p r e s e n t a r e il d e f e n e s t r a t o De M a r t i n o , e p o i G i a n n i De Michelis, in attesa che emergesse C l a u d i o Martelli. La vecchia g u a r d i a era relegata nella galleria dei ricordi, alla ribalta c'era posto o r m a i solo p e r il tipo u m a n o del socialista r a m p a n t e . All'anagrafe Bettino Craxi risultava chiamarsi B e n e d e t to, che è, osserverà m a l i g n a m e n t e q u a l c u n o , l'equivalente italiano di Benito. Milanese di nascita, siciliano p e r p a r t e di p a d r e , Craxi aveva fatto l'apprendistato di dirigente socialista p r i m a nella sua città, e poi, a livello nazionale, c o m e vicesegretario del Partito. Un apparatchik cui tutti riconoscev a n o doti d'efficienza e di p r a g m a t i s m o , e a cui pochissimi e r a n o invece disposti a riconoscere le qualità che fanno d ' u n funzionario u n b u o n politico. I l giovane d i r i g e n t e n o n e r a 159
mai stato di quelli che i s p i r a n o simpatia a p r i m a vista. Intanto p e r c h é con il suo m e t r o e novanta di statura era scons i d e r a t a m e n t e alto in un universo politico folto di bassotti, a cominciare dal P r e s i d e n t e della Repubblica Giovanni L e o n e , e da A m i n t o r e Fanfani. O l t r e che alto, era massiccio, un p o ' goffo, con u n a calvizie precoce e u n a faccia paffuta dove il piccolo naso e r a s o r m o n t a t o dagli occhiali dalla m o n t a t u ra spessa, e la mascella e r a forte (Forattini t r a d u r r à quel forte, con tratti implacabili, in mussoliniana). Parlava lento, riflettendo su ogni frase, e r a r a m e n t e a t t e n e n d o s i alle b a n a lità pensose di cui i politici si compiacciono. Diceva, di solito, cose concrete su p r o b l e m i precisi: n o n le diceva con grazia, anzi aveva il vizio o il vezzo d ' u n a certa brutalità. N o n e r a n o mancati nel suo passato le sbandate populiste con cui ogni socialista p a g a p e d a g g i o alla storia del Partito: ma negli a n n i del declino n e n n i a n o e r a stato molto vicino al p a t r i a r c a del PSI, e aveva capeggiato la c o r r e n t e a u t o n o m i sta, minoritaria. Amava le citazioni, anche raffinate, ma nella quotidianità le sue frequentazioni culturali e r a n o piuttosto mondano-salottiere. Arrivato al vertice del PSI soprattutto p e r c h é gli altri notabili e c a p i c o r r e n t e si elidevano a vic e n d a , C r a x i fu c o n s i d e r a t o all'inizio un u o m o di r i p i e g o , c h e n o n impensieriva i «grandi» p r o p r i o p e r la c a r r i e r a in q u a l c h e m o d o b u r o c r a t i c a , e p e r l'assenza d ' u n r e t r o t e r r a u m a n o e ideologico il cui spessore potesse essere a n c h e lont a n a m e n t e p a r a g o n a t o a quello dei N e n n i , d e i L o m b a r d i , dei Basso, degli stessi De Martino e Mancini. La sottovalutazione di questi astri politici e m e r g e n t i è un f e n o m e n o r i c o r r e n t e . S'era d e t t o a n c h e d i B e r l i n g u e r , q u a n d o il PCI l'aveva d e s i g n a t o c o m e successore di L o n g o , che e r a un grigio discepolo di Togliatti, privo d ' i m m a g i n a zione, p o v e r o di carisma, e n o n aureolato, p e r ragioni anagrafiche e p e r la sua a p p a r t a t e z z a s a r d a , dal curriculum g u e r r i e r o che il legnoso L o n g o o l ' i n t e m p e r a n t e Giancarlo Pajetta p o t e v a n o v a n t a r e . Invece, m e n t r e C r a x i o t t e n e v a i galloni di segretario, B e r l i n g u e r e r a già gratificato di elogi 160
sperticati, e p r e s e n t a t o c o m e la personificazione d ' u n e u r o c o m u n i s m o uscito dalle maglie dei d o g m i di Mosca e capace di rivendicare la sua a u t o n o m i a p u r senza r i n u n c i a r e a p r o positi rivoluzionari: rinviati tuttavia a un r e m o t o e i m p r o b a bile futuro m o m e n t o . Ma Craxi n o n godeva della r e n d i t a di posizione assicurata a ogni leader comunista italiano: ossia dell'appoggio d ' u n formidabile s c h i e r a m e n t o intellettuale, della disponibilità sindacale, del consenso operaio. Per B e r l i n g u e r s'erano subito mobilitate firme autorevoli del giornalismo, che ne seguivano le o p e r e e i giorni con servizievole abilità professionale. Al v e r o e chiuso Berlinguer, m o n a c o della Causa, sia p u r e o p p o r t u n a m e n t e a g g i o r n a t a , e r a stata s o v r a p p o s t a l ' i m m a g i n e artificiosa d ' u n g r a n d e c o m u n i c a t o r e . C r a x i muoveva invece i suoi p r i m i passi di segretario con u n a zav o r r a d'antipatia: in p a r t e legata al suo m o d o di essere e di comportarsi, in altra p a r t e abilmente costruita dagli opinion makers. C u i si c o n t r a p p o n e v a n o , è ovvio, ifans di B e t t i n o , spesso t r o p p o zelanti e invadenti. Così Craxi fu volta a volta il signor Nihil, ossia il signor Nulla (Fortebraccio) p e r la sua p r e s u n t a - molto a torto - evanescenza: e poi, strada facend o , fu il M i t t e r r a n d della Bovisa, cioè, c o m e ha scritto Gianfranco Piazzesi ironizzando sui denigratori, «un milanesone u n p o ' stordito, u n provincialotto colpevole d i voler g u a r d a r e all'alternativa francese a n c h e q u a n d o B e r l i n g u e r aveva spiegato così b e n e che in Italia la democrazia p u ò crescere solo attraverso il c o m p r o m e s s o storico». Per i suoi m o d i autoritari e la statura t o r r e g g i a n t e fu a n c h e p a r a g o n a t o all'allora dittatore d e l l ' U g a n d a , lo si chiamò l'«Idi Amin bianco». Mai t a n t e frecciate, e così avvelenate, e r a n o state lanciate dai progressisti c o n t r o un capo socialista. E che quel capo aveva un disegno. L'avrebbe perseguito, con a m m i r e v o l e tenacia, attraverso evoluzioni tattiche, salti della quaglia, strizzate d'occhio o r a a d e s t r a o r a a sinistra, p u g n i sul tavolo e s o m m e s s e esortazioni alla calma. Senza p e r ò dimenticarsene mai. Il suo disegno si articolava in d u e 161
linee f o n d a m e n t a l i : u n a collaborazione con la DC che fosse m e n o subalterna e nel c o n t e m p o m e n o sofferta di quella dei N e n n i e dei De M a r t i n o ; e u n a costante guerriglia di logor a m e n t o c o n t r o il P C I , p e r i m p e d i r g l i di r e a l i z z a r e stabilm e n t e il c o m p r o m e s s o storico. Craxi t u o n a v a c o n t r o la d e stra, secondo un copione obbligato, ma le sue picconate più d u r e e r a n o p e r i comunisti. Ad essi negava, sostanzialmente, d ' a v e r e p a t e n t i sicure di affidabilità democratica. «Il PSI - diceva - è un partito del m o v i m e n t o socialista occidentale: il PCI si considera a n c o r a p a r t e del m o n d o comunista internazionale. Mi p a r e che questo sia sufficiente p e r dire che la differenza n o n è poca.» B e r l i n g u e r s'era spinto fino ad affermare che «noi c o m e e u r o c o m u n i s t i p u n t i a m o alla creazione d i u n a E u r o p a che n o n sia né antisovietica né antiamericana». Craxi ribatteva: «L'eurosocialismo auspica u n a E u r o p a amica dell'URSS e alleata degli USA». Quella società sovietica cui B e r l i n g u e r riconosceva p i e n a legittimità socialista «con alcuni tratti illiberali» e r a p e r Craxi «una società illiberale con alcuni tratti socialisti». Della Bovisa o n o , il M i t t e r r a n d italiano e r a assai p i ù i n t r a p r e n d e n t e , in t a l u n e affermazioni, di quello francese. L'alternativa, e il sorpasso in d a n n o dei comunisti - c o m e si vede, nello stadio politico tutti volevano sorpassare tutti restavano p e r lui prospettive lontane, il cui r a g g i u n g i m e n t o s a r e b b e stato facilitato dagli eventi dell'89 e del '90 all'Est, molto fuori dalla p o r t a t a di Craxi. M e n t r e scriviamo il sorpasso n o n è a v v e n u t o , a n c h e se a p p a r e assai p i ù probabile che in qualsiasi m o m e n t o degli ultimi decenni; e l'alternativa è a p p e n a un v a g o , stanco p r o p o s i t o . Ma i successi di Craxi - c o m p r e s i quelli elettorali, tuttavia inferiori, p r o b a bilmente, alle sue s p e r a n z e - r e s t a n o innegabili. A m e t à luglio del 1976 egli aveva a v u t o in e r e d i t à un p a r t i t o rissoso, attestato elettoralmente a t t o r n o a un dieci p e r cento che andava stretto alle sue ambizioni (sue p u ò stare sia p e r il Partito sia p e r Craxi), minacciato nella sua privilegiata posizione 162
d ' a r b i t r o delle m a g g i o r a n z e dall'intesa tra i d e m o c r i s t i a n i - e tra la sinistra democristiana in particolare - e i c o m u n i sti. Lo r i p e t i a m o : C r a x i e b b e in testa, d a l m o m e n t o in cui d i v e n n e s e g r e t a r i o , u n ' i d e a precisa: quella d i n o n lasciar p a s s a r e m e s e , se possibile n e m m e n o settimana, senza fare qualcosa che richiamasse su di lui, e sul PSI, l'attenzione del m o n d o politico e d e l l ' o p i n i o n e pubblica. Le iniziative del bulldozer m i l a n e s e p o t e v a n o s o v e n t e p a r e r e volubili, o avventate, o i n u t i l m e n t e chiassose: altre volte si rivelavano invece produttive di risultati sia p e r il PSI sia - più r a r a m e n t e p e r il Paese. N e s s u n o c o m u n q u e fu autorizzato, da allora in poi, a p e n s a r e la politica italiana senza t e n e r e il d o v u t o e rispettoso conto di Craxi; e n e s s u n o fu p i ù autorizzato a occuparsi del Partito socialista a t t r i b u e n d o n e la linea e le decisioni ad altri che a Craxi; che in casa sua voleva e sapeva essere p a d r o n e , q u a n d o n o n despota.
CAPITOLO UNDICESIMO
T E M P O D I SCANDALI
Era ancora t e m p o di scandali. Un t e m p o che n o n ha pause, nella politica italiana. Ma gli scandali di questi a n n i s'innestarono su u n a situazione già così deteriorata - dal p u n t o di vista dell'ordine pubblico, dal p u n t o di vista economico, dal p u n t o di vista delle alleanze politiche - che il loro i m p a t t o ne fu moltiplicato. In tutte le affaires di questa stagione fur o n o coinvolti, in varia misura, gli Stati Uniti: il che valse ad a l i m e n t a r e la già furibonda c a m p a g n a a n t i a m e r i c a n a delle sinistre, p a r l a m e n t a r i o e x t r a p a r l a m e n t a r i . llaffaìre n u m e r o u n o e b b e o r i g i n e a W a s h i n g t o n , d o v e Yestablishment, ma a n c o r più la stampa, h a n n o s e m p r e p r o vato un gusto acre nel m e t t e r e nei guai, assai più dei nemici, gli amici. Un d e p u t a t o del C o n g r e s s o , Otis Pike, rivelò che il G o v e r n o USA aveva in vario m o d o foraggiato, tramite la CIA, i partiti italiani: in particolare la DC. Pike aveva attinto le sue informazioni da un r a p p o r t o della commissione investigativa sulla CIA. Risultava da esso c h e i finanziamenti e r a n o terminati nel 1968: «Ma il r a p p o r t o - ha scritto Norm a n Kogan - notava che tra il 1970 e il 1971 l'ambasciatore americano G r a h a m Martin avrebbe voluto r i p r e n d e r l i , concentrandoli sulla c o r r e n t e di Fanfani. Aveva a n c h e p r o p o s t o di fornire fondi al generale Vito Miceli, allora capo dei servizi segreti italiani. Il r a p p o r t o a g g i u n g e v a che nel 1971 la CIA si era opposta alle raccomandazioni dell'ambasciatore. Il presidente Nixon e il Segretario di Stato Kissinger avevano respinto la richiesta». La b o m b a era di carta. Che gli Stati Uniti, negli anni della g u e r r a fredda o c o m u n q u e negli a n n i in cui i d u e blocchi 164
dell'Ovest e dell'Est e r a n o l'un contro l'altro armati e la pace veniva g a r a n t i t a dall'equilibrio del t e r r o r e , aiutassero d o v u n q u e i partiti anticomunisti, era ovvio. C h e tra questi partiti fosse privilegiata in Italia la DC, p e r n o dello schieramento m o d e r a t o , era altrettanto ovvio. Nulla di lodevole, e poco di giuridicamente ineccepibile, in queste sovvenzioni: che nell'ottica internazionale avevano p e r a l t r o u n a loro solida logica. L'avevano in p a r t i c o l a r e p e r il flusso di d e n a r o che dal versante opposto veniva diretto verso le casse del pei: tanto i m p o r t a n t e , quel flusso, che q u a n d o nel 1954 N i n o Seniga, braccio d e s t r o di Pietro Secchia, si p o r t ò via il «tesoro» del PCI, Togliatti si g u a r d ò b e n e dal p r e s e n t a r e d e n u n c i a : perché, facendolo, avrebbe d o v u t o spiegare da dove provenissero quelle centinaia di milioni, equivalenti a diversi e svariati miliardi di oggi. Infatti Sceiba, a chi gli r i m p r o v e r a v a di n o n avere sfruttato a d e g u a t a m e n t e l'infortunio comunista, replicò f r e d d a m e n t e : «Io n o n potevo fare nulla p e r c h é n o n era stata presentata nessuna denuncia, e nessuna sottrazione di fondi era stata segnalata all'autorità italiana». L e e l e m o s i n e a m e r i c a n e f u r o n o invece a d e g u a t a m e n t e sfruttate, in chiave polemica. L'episodio fece luce t e m p o r a n e a e p a r z i a l e sui canali t o r b i d i e s o t t e r r a n e i a t t r a v e r s o i quali i p a r t i t i a m m a s s a v a n o q u a t t r i n i , in m i s u r a e n o r m e m e n t e s u p e r i o r e al gettito del t e s s e r a m e n t o o di altri p r o venti leciti. La legge sul finanziamento pubblico dei partiti avrebbe d o v u t o p o r r e r i m e d i o a questi m a n e g g i spregiudicati - p e r u s a r e un eufemismo - e restituire t r a s p a r e n z a ai bilanci dei partiti. S a p p i a m o tutti che i nobili scopi indicati da chi volle il finanziamento pubblico n o n furono raggiunti, e che i q u a t t r i n i dei c o n t r i b u e n t i si s o m m a r o n o , semplicem e n t e , a quelli delle t a n g e n t i e dei c o n t r i b u t i p i ù o m e n o volontari. A n c h e Vaffaire n u m e r o d u e ebbe origine a Washington, d o v e u n s e n a t o r e del Partito d e m o c r a t i c o , F r a n k C h u r c h , s'era vista affidata la p r e s i d e n z a d ' u n a commissione incaricata di far luce sui c o m p o r t a m e n t i disinvolti di talune i n d u 165
strie statunitensi, e in p a r t i c o l a r e della p o t e n t e L o c k h e e d . Mosso da s d e g n o moralistico, e p r o b a b i l m e n t e a n c h e d a l desiderio di causare imbarazzi alla presidenza repubblicana di Nixon, C h u r c h aveva c o n d o t t o con e s t r e m a decisione la sua i n d a g i n e , a c c e r t a n d o c h e le m u l t i n a z i o n a l i interessate alla vendita di a r m a m e n t i all'estero avevano profuso d e n a ro - p e r assicurarsi le commesse - in G e r m a n i a , in G i a p p o n e , in O l a n d a , in Svezia, in Turchia, e n a t u r a l m e n t e a n c h e in Italia. Fu a p p u r a t o che tra il 1958 e il 1975 varie p e r s o nalità giapponesi avevano intascato la bellezza di dodici milioni di dollari. U n o s c a n d a l o aveva lambito, in O l a n d a , la famiglia reale, p e r c h é il principe consorte B e r n a r d o e r a stato sospettato d'avere incassato dalla L o c k h e e d un milione e c e n t o m i l a dollari. Il S e g r e t a r i o di Stato Kissinger t e n t ò di i m p e d i r e c h e fossero rivelati i n o m i d e i m i n i s t r i s t r a n i e r i implicati: C h u r c h , apostolo della lotta alle tangenti, provvid e infatti, n e l suo a t t o d i accusa, a d a l c u n e c a n c e l l a t u r e . Q u e l c h e r i m a n e v a e r a t u t t a v i a sufficiente p e r i m p l i c a r e nelle m a n o v r e della L o c k h e e d i l m o n d o politico italiano. Un v e r s a m e n t o di 78 mila dollari era giustificato, nella contabilità L o c k h e e d , con la scritta « p a g a m e n t o p e r collaboratori del p r e c e d e n t e Ministro della Difesa Gui». Di b e n m a g giore entità e r a n o altri v e r s a m e n t i : in totale quasi d u e milioni di dollari. Le s o m m e e r a n o servite p e r procacciare alla Lockheed la fornitura di quattordici aerei da trasporto C 130 H e r c u l e s da i m p i e g a r e nell'Aeronautica militare italiana. L'apparecchio e r a ottimo: anzi, senza alcun d u b b i o , il migliore in quel settore operativo. Ma e r a necessario p e r le esigenze nazionali? Ed e r a stato p a g a t o il giusto prezzo o un prezzo a r t a t a m e n t e maggiorato? Linchiesta italiana n o n t a r d ò a r a g g i u n g e r e il c u o r e della v i c e n d a , ossia l'ufficio affaristico d e i fratelli A n t o n i o e Ovidio Lefebvre. E r a n o loro gli ambasciatori in Italia della L o c k h e e d . A l o r o si d o v e v a la costituzione della lobby c h e aveva «promosso» - c o m e usa d i r e nel g e r g o italinglese d'oggi - l'acquisto degli Hercules. Antonio Lefebvre, amico 166
fin dagli studi universitari del P r e s i d e n t e della Repubblica Giovanni L e o n e , era cattedratico di Diritto della navigazion e . «Nella professione, che esercita nel suo r a m o - ha scritto G i u s e p p e Bucciante, avvocato p u r e lui, nel libro 77 Palazzo è un costruttore di arbitrati. Anzi è il re degli arbitrati... Gli arbitri p r o v e n g o n o p r e v a l e n t e m e n t e dal Consiglio di Stato e dalla Cassazione, ed è n a t u r a l e c h e egli fosse l'idolo di questi ermellini. Il Ministro della M a r i n a mercantile nel '64 si affretta a n o m i n a r l o P r e s i d e n t e d e l Consiglio s u p e r i o r e della M a r i n a mercantile, senza t e n e r conto che il professor Lefebvre è p r e s i d e n t e o a m m i n i s t r a t o r e delegato di società m a r i t t i m e finanziate e controllate p r o p r i o dallo stesso dicastero.» Molto attivi in c a m p o finanziario, i Lefebvre e r a n o i n s u p e r a b i l i nel f o r m a r e società c h e s ' i n c a s t r a v a n o l ' u n a nell'altra c o m e scatole cinesi. A n t o n i o Lefebvre sapeva minimizzare, q u a n d o era il caso. S e m p r e secondo Bucciante la sua p r e s t i g i o s a villa sulla via Cassia, c o n c i n q u a n t a n o v e stanze, p a r c o e piscina, risultava al catasto c o m e «abitazione di sei c a m e r e e servizi». Dai Lefebvre la macchia d'olio si estese a Camillo Crociani, altro boss di spicco del r e t r o p o t e r e miliardario, e q u i n d i a l g e n e r a l e d ' a v i a z i o n e Duilio Fanali. F u r o n o fatti, d o p o quello di Gui, i n o m i di altri d u e politici: il d e m o c r i s t i a n o M a r i a n o R u m o r , p e r fatti a v v e n u t i m e n t r e e r a P r e s i d e n t e del Consiglio, e il socialdemocratico Mario Tanassi, p e r fatti avvenuti m e n t r e era Ministro della Difesa. Sullo sfondo, p e r i legami con i Lefebvre, r i m a n e v a Giovanni L e o n e : n o n incriminato ma chiacchierato. Si volle, p e r c h é faceva c o m o d o , che L e o n e fosse l'Antelope Cobbler, il calzolaio o ciabattino d e l l ' a n t i l o p e , citato i n u n a l e t t e r a d i R o g e r Bixby S m i t h , consigliere legale e u r o p e o della L o c k h e e d , al d i r e t t o r e dei contratti della società, Charles Valentine: «Tieniti forte alla sedia p e r c h é quello che segue ti p u ò d a r e u n o choc. Il n o stro agente... dice che la L o c k h e e d se n o n vuole ostacoli deve versare fino a 120 mila dollari p e r aereo... L'agente dice che n o n vi s a r a n n o p i ù trattative a quattr'occhi t r a un r a p 167
p r e s e n t a n t e del partito e quelli della L o c k h e e d , ma che dir a n n o a lui, possibilmente tramite Antelope Cobbler (lo trovi nel mio libriccino n e r o , vi è fin dal 5 ottobre 1965) esattam e n t e q u a n t o vuole questo partito. C'è da a g g i u n g e r e che a p a r t e il ciabattino b i s o g n e r à p e n s a r e a P u n (altro n o m e in codice - N . d A.) e a vari altri funzionari più o m e n o altolocati. L'agente insiste che d a r à i n o m i e le cifre solo a u n a persona in r a p p r e s e n t a n z a della Lockheed». L'identificazione di L e o n e con Antelope Cobbler era fatta d e r i v a r e da elementi piuttosto futili e pretestuosi. Il più rilevante - si fa p e r dire - è stato così spiegato da R u g g e r o O r l a n d o , che aveva parlato con Frank C h u r c h , e da lui aveva avuto l'assicurazione che L e o n e e r a e s t r a n e o all'affaire: «È qui (negli Stati Uniti - N.d.A.), nei circoli politici e diplomatici della capitale, o in quelli più allegri e sboccati di Wall Street, che il nostro Presidente è conosciuto e a n c h e la sua bella consorte, Vittoria, vi è stata s e m p r e a m m i r a t a : qualcun o , mi è stato detto, ha insistito nel sottolineare i suoi occhi di cerbiatta, di antilope. E il galante marito d u r a n t e u n o dei suoi viaggi americani si fece a c c o m p a g n a r e da un calzolaio di lusso della Fifth Avenue p e r t o r n a r s e n e a Napoli con un regalo, un paio di scarpe di antilope destinate alla bella m o glie». In realtà s e m b r a che A n t e l o p e C o b b l e r si riferisse a R u m o r : il quale, p o v e r ' u o m o , aveva ricevuto a Palazzo Chigi a l c u n i d i r i g e n t i della L o c k h e e d p r e s e n t a t i g l i d a l solito clan Lefebvre: e con la sua innata cortesia, aveva amichevolm e n t e a n n u i t o a q u a n t o costoro a n d a v a n o d i c e n d o in inglese. Ovidio Lefebvre fungeva da i n t e r p r e t e , e Dio solo sa se e come avesse adattato le frasi degli interlocutori ai suoi disegni di m e d i a z i o n e . Finita l'udienza, i l o c k h e e d i a n i s'erano precipitati al telefono p e r c o m u n i c a r e alla casa m a d r e che il Presidente del Consiglio era d'accordo su tutto, m e n t r e Rum o r r i p r e n d e v a la sfilza delle udienze, s e m p r e b o n a r i a m e n te a s s e n t e n d o . Soldi ne e r a n o corsi, i n t e n d i a m o c i , e molti: ma Gui, di onestà cristallina, e R u m o r e r a n o puliti. U n a commissione i n q u i r e n t e del P a r l a m e n t o - sostituita168
si alla m a g i s t r a t u r a o r d i n a r i a a n o r m a di Costituzione - fu chiamata a p r o n u n c i a r s i sul rinvio a giudizio di R u m o r e dei d u e ex-ministri. R u m o r evitò l'incriminazione con u n voto risicato - dieci commissari c o n t r o dieci - Gui e Tanassi d o v e t t e r o affrontare il processo: c h e poi scagionò Gui e cond a n n ò Tanassi a d u e a n n i e q u a t t r o mesi di reclusione. Con lui furono c o n d a n n a t i il generale Fanali, i fratelli Lefebvre e Camillo Crociani. L e o n e , n o n i m p u t a t o e p p u r e s e m p r e sovrastato d a l l ' o m b r a dello scandalo, concluse anticipatamente il suo s e t t e n n a t o . Anni d o p o , a un intervistatore, Tanassi disse d'essere stato lapidato, lui solo, p e r c h é era il più d e b o le. Sostenne di n o n essersi t e n u t o n e m m e n o un soldo, e d'avere incassato p e r il Partito: «Un capo, tanto più un segretario, o c c o r r e che p r o v v e d a . P r o v v e d e v a Togliatti con i suoi giri c o m m e r c i a l i all'Est; p r o v v e d e v a De G a s p e r i e p r o v v e d e v a n o gli altri. Perfino U g o La Malfa a m m i s e d'aver ricev u t o cento milioni p e r il PRI e n e s s u n o fiatò». «Corrotti p e r l'ideale, è u n a consolazione?» gli o b b i e t t ò l ' i n t e r v i s t a t o r e , che e r a Vittorio Feltri. «Nessuno avrebbe p o t u t o lanciare la p r i m a o la s e c o n d a pietra» fu la risposta. Ma sotto la grag n u o l a c'era rimasto lui, Tanassi. llaffaire n u m e r o t r e e b b e il n o m e di Michele S i n d o n a , nato n e l 1920 a Patti in provincia di Messina, avvocato con il bernoccolo degli affari che, r i t e n e n d o t r o p p o a n g u s t a p e r le s u e ambizioni e le s u e capacità la scena siciliana, decise d ' e m i g r a r e a Milano: dove fece molta strada, e si assicurò il controllo d ' i m p r e s e solide e di b u o n a r e p u t a z i o n e c o m e la Pacchetti e la Rossari e Varzi. Poi d i v e n t ò b a n c h i e r e i m p a d r o n e n d o s i della Banca U n i o n e e della Banca privata finanziaria, fuse nella Banca privata italiana. S'era acquistata fama d'infallibile, in c a m p o economico. Aveva l'ammirazione di A n d r e o t t i , l'appoggio di molti notabili della politica, legami stretti con la finanza vaticana, conoscenze nell'ambiente mafioso. Era u n o squalo che n o n restava mai fermo, doveva agire e divorare: a n c h e la scena milanese e italiana gli semb r ò col t e m p o asfittica, perciò creò u n a testa di p o n t e negli 169
USA con l'acquisizione della Franklin National Bank. All'inizio degli a n n i Settanta il suo i m p e r o incuteva rispetto, timor e , m o l t e invidie. N e l 1974 e r a già a n d a t o in pezzi, c o n la dichiarazione di fallimento della Banca privata italiana. Lo p o r t a r o n o alla rovina sia u n a sfavorevole c o n g i u n t u r a m o netaria - con un veloce d e g r a d o del dollaro, sul quale aveva p u n t a t o - sia l'opposizione ai suoi disegni da p a r t e di G u i d o Carli, g o v e r n a t o r e della Banca d'Italia, e di d u e p e r s o n a g g i c o m e lui siciliani e c o m e lui milanesizzati: U g o La Malfa, Ministro del Tesoro, ed Enrico Cuccia, il t i m o n i e r e di Mediobanca. Q u a n d o a n c h e la Franklin precipitò nella bancar o t t a , e il r i g o r o s o e o n e s t o avvocato Giorgio Ambrosoli si d e d i c ò , c o m e l i q u i d a t o r e , a un e s a m e s p i e t a t o d e i bilanci della Banca privata italiana, la vicenda u m a n a e professionale di Sindona traslocò dall'ambito economico a quello criminale: con l'assassinio dell'avvocato Ambrosoli - 12 luglio 1979 - p e r m a n o d ' u n sicario ingaggiato dal finanziere; con un finto r a p i m e n t o e f e r i m e n t o e q u i n d i con un suicidio tentato nel carcere di N u o v a York dallo stesso Sindona: infine con il suicidio da lui questa volta realizzato - se suicidio fu - nel c a r c e r e di V o g h e r a . Un caffè al c i a n u r o c o m e p e r Pisciotta, il «picciotto» che aveva «tradito» Salvatore Giulian o . Negli a n n i di cui ci o c c u p i a m o , a cavallo tra il 1975 e il 1976, Sindona a n n a s p a v a a n c o r a c o n v u l s a m e n t e p e r salvare il salvabile, a l t e r n a n d o allettamenti e minacce - p e r Cuccia, p e r Calvi, p e r La Malfa, p e r Ambrosoli e facendo appello ai suoi p r o t e t t o r i in Vaticano e nel Palazzo italiano. Ma era finito. Evitiamo d e l i b e r a t a m e n t e d ' o c c u p a r c i , in q u e s t a rassegna di scandali, della P2. Il materassaio d'Arezzo L i d o Gelli tesseva già le sue t r a m e , allora. Ma la Loggia massonica segreta, famosa e famigerata, ha r a g g i u n t o la celebrità solo in epoca successiva. N o n abbiamo voluto a p p e s a n t i r e un libro già carico di flash-back e d'anticipazioni con u n ' a l t r a vicenda che ci avrebbe imposto arbìtri cronologici ancor più audaci, e che c o n i suoi sviluppi e le s u e implicazioni successivi 170
avrebbe i n g o m b r a t o il racconto. Se la Storia d'Italia avrà un seguito, Gelli vi troverà la collocazione che gli spetta. Nel t e m p o in cui la violenza d i v e n t a v a t e r r o r i s m o , e in cui il PCI p a r e v a a s s u r g e r e al r u o l o di p a r t i t o dell'avvenire (sia p u r e in coabitazione con la DC) il p a n o r a m a della stampa italiana r e g i s t r ò d u e i m p o r t a n t i novità: la nascita del Giornale (25 g i u g n o 1974) e quella di Repubblica (14 gennaio 1976). L'una e l'altra f u r o n o la risposta alla p e r d i t a di p r e stigio, d ' a u t o r i t à , di credibilità del Corriere della Sera, c h e aveva abdicato al tradizionale compito d ' i n t e r p r e t a r e i p r o positi e le valutazioni della borghesia illuminata, della «brava gente» l o m b a r d a , senza riuscire ad essere v e r a m e n t e accettato dallo schieramento «progressista», simpatizzante p e r la contestazione, i n d u l g e n t e verso il t e r r o r i s m o «rosso», ansioso d'assistere all'ingresso del PCI nell'area del p o t e r e . Il giudizio sul Giornale n o n spetta ovviamente a noi, che lo abbiamo fatto e seguitiamo a farlo. Ma u n a cosa ci sembra di p o t e r d i r e con assoluta certezza: fu la voce che r u p p e il c o r o , o r m a i i n t o n a t o t u t t o a sinistra. E p e r q u e s t o n o n si b a d ò ai mezzi - dalla calunnia alle pallottole - p e r tacitarla. Molti di coloro c h e a v e v a n o il coraggio di c h i e d e r e il Giornale all'edicolante - che spesso lo teneva nascosto - v e n n e r o minacciati e talvolta m a l m e n a t i c o m e «fascisti»: tale e r a la p a u r a che quel q u o t i d i a n o faceva al dilagante conformismo, che vince solo q u a n d o n e s s u n o gli si ribella. Della qualità del n o s t r o «prodotto» - dal p u n t o di vista organizzativo, tipografico ecc. - giudichi il cosiddetto «consumatore». Ma la limpidità liberal-democratica delle n o s t r e battaglie - quasi t u t t e a n d a t e a s e g n o - n o n è p i ù o g g e t t o di c o n t e s t a z i o n e n e m m e n o d a p a r t e dei n o s t r i p i ù accaniti avversari della p r i m a ora. La Repubblica n a c q u e p e r v o l o n t à di E u g e n i o Scalfari, che aveva covato p e r a n n i , m e n t r e era d i r e t t o r e delVEspresso, il sogno d'avere un suo quotidiano: e possedeva, p e r realizzare quel sogno, le necessarie qualità di talento giornalistico, di capacità manageriale, d ' i n t r a p r e n d e n z a , di fantasia 171
m a n o v r i e r a nei m e a n d r i della finanza e nei corridoi del Palazzo. Nato a Civitavecchia nel 1924, e r a calabrese d'origine («nei suoi articoli i riferimenti culturali sono quelli del liceo di Vibo Valentia, m e n t r e invece nella politica è d i v e n t a t o u n o che chiama al telefono il g o v e r n a t o r e della Banca d'Italia, e gli parla» ha scritto Giorgio Bocca). N e l l ' i m m e d i a t o d o p o g u e r r a fu p r i m a azionista - in senso politico, allora, n o n finanziario - poi liberale: a n n i più tardi, sull'onda della p o p o l a r i t à p r o c u r a t a g l i dalla polemica p e r il «piano Solo», fu d e p u t a t o socialista. E da ultimo, con Repubblica, d i v e n n e a c c a n i t a m e n t e antisocialista. Aveva g r a v i t a t o a t t o r n o al Mondo d i P a n n u n z i o , con cui r u p p e p e r p a s s a r e a d u n diverso stile giornalistico, più aggressivo e insieme più disponibile al variare dei venti. Ma Scalfari n o n si p r e o c c u p a v a p i ù che t a n t o della coerenza: e n e m m e n o avvertiva sensi di colpa se le sue d i a g n o si e le sue previsioni si rivelavano c l a m o r o s a m e n t e infondate. Sapeva di p o t e r uscire trionfante dalle sabbie mobili delle sue c o n t r a d d i z i o n i , grazie alla vitalità d i r o m p e n t e delle sue iniziative. Citiamo a n c o r a Bocca: «Scalfari ha la capacità di t r a s f o r m a r e le scelte o p p o r t u n i s t i c h e ed e c o n o m i c h e in convinzioni p r o f o n d e , sorretto dalla voglia di stare al timone quale che sia il mare». E Alberto Ronchey: «E attratto dal rischio... N o n ha mai resistito al p i a c e r e di rischiare occup a n d o s i di d u e a r g o m e n t i come la Borsa e le t r a m e dei servizi segreti, ai quali invece altri c o m e me sono allergici p e r ché n o n ci si capisce n i e n t e e si p u ò s e m p r e essere s t r u m e n talizzati da q u a l c u n o . I n s o m m a è pesca subacquea in acque n e r e , u n a specialità c h e a q u e s t o p u n t o ci s e m b r a a m m i r e vole». Nel p r o g e t t o di Repubblica - a t t u a t o u n e n d o le forze dell'Espresso a quelle della M o n d a d o r i - Scalfari e b b e b e n c h i a r o il «mercato» cui a v r e b b e d o v u t o rivolgersi. Il vasto m o n d o universitario ed e x t r a p a r l a m e n t a r e di sinistra, i sessantottini i m b o r g h e s i t i ma n o n pentiti, i simpatizzanti d e l PCI che volevano - come Io voleva Scalfari - il c o m p r o m e s s o 172
storico, r«intelligenza» c h e cominciava a d aver p a u r a del t r o p p o p i o m b o infestante l'Italia, m a n o n i n t e n d e v a a m m e t t e r e d'essersi sbagliata, e poi la massa d e i t a n t i c h e , p u r a v e n d o pochi scrupoli, o n e s s u n o , nei loro c o m p o r t a m e n t i civici, ritenevano di riabilitarsi i m p u g n a n d o un foglio «progressista». Repubblica p r o c e d e t t e s e m p r e m e n o sbilanciata verso l'eversione, p e r c h é gli a v v e n i m e n t i sconsigliavano d'esserlo, s e m p r e più tenace nel volere la realizzazione d ' u n accordo tra il PCI e i cattolici - in particolare la sinistra democristiana e l'emarginazione del PSI di Craxi. Della nascita e dello svil u p p o di Repubblica, Scalfari ha fatto, nel suo libro La sera andavamo in via Veneto, un racconto legittimamente orgoglioso. In un passaggio egli si è o c c u p a t o a n c h e del Giornale, e ha c r e d u t o di p o t e r s p i e g a r e p e r c h é , d i v e r s a m e n t e da Repubblica, altre testate «alcune delle quali inizialmente assai più prestigiose della nostra n o n siano state in g r a d o d'interc e t t a r e i m u t a m e n t i d e l m e r c a t o . Il m o d e s t o successo del Giornale... ne è la p r o v a evidente». C o n il t e r m i n e mercato Scalfari ha c e n t r a t o il p r o b l e m a . C o m e u o m o di marketing egli è imbattibile. I t r a g u a r d i della diffusione e dei bilanci in attivo, che sono, i n t e n d i a m o c i , della massima i m p o r t a n z a , Repubblica li ha p i e n a m e n t e r a g g i u n t i . Il Giornale ha r a g g i u n t o quelli suoi: che e r a n o di tutt'altro g e n e r e . Si trattava di d a r e speranza e r a p p r e s e n t a n z a a quegli italiani spauriti che assistevano con s g o m e n t o alla protervia estremista, alla crescita d e l t e r r o r i s m o , e insieme alla rassegnazione o alla fuga i n c a m p o avverso d i chi a v r e b b e d o v u t o battersi p e r i m p e d i r e q u e s t o d e g r a d o . Q u e g l i italiani e b b e r o voce nel Giornale, e l'ebbero nei c o m m e n t i che il d i r e t t o r e e i redattori del Giornale facevano da Telemontecarlo. Articoli e comm e n t i c h e ricalcano quelli d ' a l l o r a sul Giornale e su Telem o n t e c a r l o , li leggiamo e ascoltiamo, o r a , d o v u n q u e . O r a che n o n e s p o n g o n o più a nessun rischio.
CAPITOLO DODICESIMO
LA N O N SFIDUCIA
Il 20 g i u g n o 1976 gli italiani avevano votato ancora massicc i a m e n t e p e r la DC, sia p u r e «turandosi il naso», e avevano votato massicciamente a n c h e p e r il PCI, senza tuttavia consentire ai comunisti quel sorpasso che p e r molti e r a nell'aria. Moro aveva lasciato le redini del G o v e r n o , ma dalla sua p o l t r o n a di p r e s i d e n t e della DC r i m a n e v a il s u p r e m o timon i e r e - t a n t o più forte essendo la sua personalità di quella del segretario Zaccagnini - d ' u n partito rinvigorito. Q u a n t o lo fosse, si p o t è constatarlo allorché, d u r a n t e la discussione in P a r l a m e n t o p e r lo scandalo L o c k h e e d , M o r o a n d ò b e n oltre u n a difesa d'ufficio degli u o m i n i suoi c h e nello scandalo e r a n o , o venivano ritenuti, implicati. Attaccò: «Noi n o n ci faremo processare sulle piazze. Se avete un min i m o di saggezza della q u a l e , talvolta, si s a r e b b e i n d o t t i a d u b i t a r e , vi d i c i a m o f e r m a m e n t e di n o n s o t t o v a l u t a r e la g r a n d e forza dell'opinione pubblica, che da più di trent'anni trova nella DC la sua espressione e la sua difesa». Il c o m p i t o di ricostituire, d o p o il r e s p o n s o p o p o l a r e , il G o v e r n o fu affidato ad A n d r e o t t i , che in u n o dei suoi tanti trasformismi era diventato - lui la bestia n e r a delle sinistre p e r tanti a n n i - l ' i n t e r p r e t e d ' u n a sterzata d i p r i m a g r a n dezza. La sterzata c h e , p e r la p r i m a volta d o p o il 1947, a v r e b b e r i p o r t a t o il PCI n e l l ' a r e a della m a g g i o r a n z a . Si parlò, p e r quello di Andreotti, d ' u n e n n e s i m o g o v e r n o baln e a r e , m a lui replicò d i n o n a v e r e «nessuna i n t e n z i o n e d i fare il bagnino». E p p u r e si trovava in a c q u e difficili. Sapeva di d o v e r accettare l'appoggio comunista al suo G o v e r n o : e nello stesso 174
t e m p o sapeva che gli alleati dell'Italia s o r v e g l i a v a n o c o n m o l t a a t t e n z i o n e lo sviluppo degli a v v e n i m e n t i . I cambiam e n t i del PCI, il riconoscimento, da p a r t e di Berlinguer, che là NATO era p e r l'Italia un ombrello utile, n o n avevano dissipato i sospetti. In u n o dei periodici convegni dei sette Paesi più industrializzati dell'Occidente, questa volta a San J u a n di Portorico, Aldo Moro - tuttora in carica in attesa del n u o vo g o v e r n o - aveva p o r t a t o le sue assicurazioni prolisse. Ma da u n a dichiarazione di H e l m u t Schmidt resa nota il 19 luglio 1976 si s e p p e che, assenti gli italiani, Ford e Kissinger p e r gli USA, S c h m i d t p e r la G e r m a n i a Federale, C a l l a g h a n p e r la G r a n B r e t a g n a e Deb ré p e r la Francia avevano t e n u to u n a r i u n i o n e d u r a n t e la quale era stato deciso che l'Italia n o n a v r e b b e avuto n é u n dollaro n é a l c u n a altra f o r m a d i aiuto se i comunisti fossero entrati nel g o v e r n o . L'eco fu, in Italia, e n o r m e . Ha scritto A r t u r o G i s m o n d i nel suo Alle soglie del potere: «Che a P o r t o r i c o si discutesse dell'Italia, a u n a settimana dalle elezioni che avevano visto crescere di tanto la presenza comunista, e che avrebbero reso diffìcile la formazione di un G o v e r n o senza il PCI, era da p r e v e d e r e . C h e della cosa si discutesse in assenza degli italiani... quasi a dettare condizioni alle quali M o r o e i suoi collaboratori d o v e v a n o sottostare al loro r i t o r n o in Italia n o n e r a affatto pacifico, e doveva r i t e n e r s i u n a umiliazione inflitta ai nostri politici. L'imbarazzo a p p a r v e subito evidente. Q u a l c h e giorno d o p o l'apparizione delle notizie sulla stampa italiana, Moro rilasciava u n a dichiarazione che in pratica confermava quelle di Schmidt... M o r o stesso e s p r i m e v a disappunto... e affermava l'estraneità del G o v e r n o italiano alle intese i n t e r v e n u t e fra gli alleati. Manifestava infine "stup o r e e vivo rincrescimento p e r il fatto che governi amici abb i a n o t r a t t a t o , sia p u r e m a r g i n a l m e n t e , i p r o b l e m i italiani in occasione di u n a r i u n i o n e alla quale l'Italia n o n era stata invitata"». Sorvegliata speciale in politica, l'Italia lo e r a a n c h e in e c o n o m i a . Il F o n d o m o n e t a r i o i n t e r n a z i o n a l e esigeva, p e r 175
darle u n a m a n o , che fosse messo u n p o ' d ' o r d i n e nei conti pubblici e che l'inflazione, calcolata ufficialmente al 17 p e r cento ma da molti valutata a t t o r n o al 25, fosse ricondotta al di sotto delle d u e cifre. S'erano avuti segni di ripresa dell'ec o n o m i a . Il p r o d o t t o n a z i o n a l e l o r d o , c h e nel 1975 aveva fatto registrare un d e c r e m e n t o di circa il 4 p e r cento, aveva r i g u a d a g n a t o il segno più: e l ' a u m e n t o , p e r il 1976, sarebbe stato del 5,5, il t e r z o in o r d i n e di g r a n d e z z a del d e c e n n i o '70-79. La bilancia dei p a g a m e n t i e r a in passivo in m i s u r a m e n o t r a u m a t i c a che nel '74 e nel ' 7 5 . O l t r e t u t t o , le cifre e r a n o p r o b a b i l m e n t e distorte dall'esistenza d ' u n a economia s o m m e r s a s e m p r e p i ù c a p i l l a r m e n t e diffusa e s e m p r e p i ù p o t e n t e : incentivata dalle rigide n o r m e poste p e r i licenziamenti. Cosicché a n c h e le allarmanti percentuali della disocc u p a z i o n e giovanile - il 14,4 p e r c e n t o dei giovani t r a i quindici e i ventiquattro a n n i risultava senza lavoro - dovev a n o e s s e r e riviste alla luce di q u e s t a a n o m a l i a . Q u e l c h e m a n c a v a , p e r d a r e u n a s p i n t a decisa alla r i p r e s a , e r a u n contesto politico e sociale che potesse ispirare - all'interno e all'esterno - u n a qualche tranquillità. Per averla, Andreotti escogitò un inedito: la n o n sfiducia. Espediente politico e terminologico d e g n o di stare alla p a r i con le «convergenze parallele». I comunisti n o n a v r e b b e r o votato a favore, si sarebbero astenuti, con ciò stesso consent e n d o la vita del m o n o c o l o r e che fu messo insieme alla m e glio, che contava b e n sessantanove ministri e sottosegretari, e che vedeva ai posti di m a g g i o r e responsabilità alcuni n o tabili affermati, e q u a l c h e e s o r d i e n t e : F o r l a n i agli Esteri, Cossiga agli I n t e r n i , Lattanzio alla Difesa tra i veterani, Pandolfì alle Finanze e T i n a Anselmi al L a v o r o tra le reclute: e in p i ù un p a i o di tecnici ( S t a m m a t i al T e s o r o , Ossola al C o m m e r c i o estero). Nulla di i n t e r e s s a n t e , così c o m e n o n ci fu nulla di interessante nel discorso con cui A n d r e o t t i p r e s e n t ò il suo Gov e r n o : t r a n n e il m o d o elusivo e r i d u t t i v o c o n cui il Presid e n t e del Consiglio volle far digerire al P a r l a m e n t o e al Pae176
se u n ' o p e r a z i o n e che e r a tutt'altro che incolore e i n d o l o r e . La n o n sfiducia era u n a formula a m b i g u a che consentiva di a g g r e g a r e il pei alla m a g g i o r a n z a , senza confessarlo. «Ins o m m a - spiegò maliziosamente Giancarlo Pajetta - è quella cosa c h e noi n o n gli d i a m o (ad .Andreotti - N.d.A.) ma a lui va b e n e lo stesso.» In Senato, dove l'astensione e r a equiparata, p e r r e g o l a m e n t o , al voto contrario, i comunisti dovettero a d d i r i t t u r a uscire dall'aula, q u a n d o si trattò di a p p r o vare il G o v e r n o . A c o m p e n s o della loro n o n sfiducia, d o v e la d o p p i a n e gazione valeva u n ' a p p r o v a z i o n e , i comunisti e b b e r o la Presidenza della C a m e r a , dove s'insediò Pietro I n g r a o , m e n t r e Fanfani aveva la P r e s i d e n z a del S e n a t o . Pertini d o v e t t e lasciare la sua p o l t r o n a di M o n t e c i t o r i o , n o n p e r c h é avesse d e m e r i t a t o (anzi) ma p e r c h é il patto tra DC e pei ridava a un comunista - e bisognava r i a n d a r e a U m b e r t o Terracini, Presidente della Costituente, p e r t r o v a r e un p r e c e d e n t e - u n a delle m a s s i m e c a r i c h e dello Stato. Ad a n a l o g h i criteri si ispirò la ripartizione delle p r e s i d e n z e delle commissioni del Senato e della C a m e r a : ne toccarono dieci ai democristiani, sette ai comunisti, cinque ai socialisti, le altre a repubblicani e socialdemocratici. N i l d e l o t t i e b b e un u l t e r i o r e avanzam e n t o nel suo cursus honorum con la p r e s i d e n z a della Commissione affari costituzionali della C a m e r a . Così o t t e n n e via libera il G o v e r n o che da A n d r e o t t i fu i m m a g i n o s a m e n t e qualificato « p r o g r a m m a t i c o di servizio». L'intera o p e r a z i o n e , p r e m e s s a alla «solidarietà nazionale» che avrebbe a n c h e f o r m a l m e n t e inserito il PCI nella magg i o r a n z a , ebbe un sicuro p e r d e n t e , il PSI: privato della sua indispensabilità, ridotto a un r u o l o accessorio. E questo, par a d o s s a l m e n t e , p r o p r i o i n u n p e r i o d o storico n e l q u a l e - n o n o s t a n t e le m a t t a n e o le m a t t a n z e estremiste - la posizione socialista o a d d i r i t t u r a s o c i a l d e m o c r a t i c a risultava c h i a r a m e n t e vincente, p e r risultati e coerenza, rispetto alla concezione comunista. Vi fu a n c h e u n a sicura vincente, la DC che aveva cattura177
to il P C I senza subire n e s s u n o di quei t r a u m i , interni o internazionali, che da quella c a t t u r a p o t e v a n o d e r i v a r e . La sua era u n a vittoria soltanto politica, o piuttosto di cucina politica: p e r c h é sul p i a n o delle cose c o n c r e t e il Paese stava a n d a n d o di male in peggio. Ma la cucina politica sta al s o m m o d'ogni p r e o c c u p a z i o n e , p e r i notabili del Palazzo: che d u n q u e furono, in casa democristiana, soddisfatti. Più articolate e incerte le reazioni comuniste. Anni d o p o , c o m m e n t a n d o l a fine della politica d i collaborazione tra D C e P C I , Fabrizio Cicchino, citato da Gismondi, fu a s p r o : «Nel m o m e n t o in cui il P C I era p i ù forte, subito d o p o il voto del 20 g i u g n o (1976), il suo a t t e g g i a m e n t o nei confronti della DC fu più debole e a r r e n d e v o l e . Viceversa, q u a n d o o r m a i i r a p p o r t i di forza e r a n o mutati in favore della D C , cioè verso la fine dell'esperienza di quasi-governo, il P C I r e c u p e r ò u n a d u r e z z a che p e r ò servì, a quel p u n t o , solo a sancire la rottura e la sconfitta». C'è del vero in questa diagnosi. Ma B e r l i n g u e r perseguiva un disegno a m p i o : quello e u r o c o m u n i s t a - con avvicinam e n t i al francese M a r c h a i s e allo s p a g n o l o C a r r i l l o , e con a r d u i esercizi d'equilibrio p e r m a n t e n e r e , n o n o s t a n t e tutto, b u o n i r a p p o r t i con Mosca - e quello del c o m p r o m e s s o storico, a n c h e se via via battezzato in altri modi. L'avvicinamento c o m u n i s t a al G o v e r n o implicava u n a collaborazione c o m u nista alle m i s u r e di austerità economica che la situazione imp o n e v a . Ci fu la rituale «stangata» con l ' a u m e n t o di prezzo dei p r o d o t t i petroliferi, e con l'elevazione del tasso di sconto dal 12 al 15 p e r cento. Fu inoltre deliberato che il finanz i a m e n t o in valuta dei crediti all'esportazione passasse dal 30 al 50 p e r cento, e che fosse obbligatorio un deposito vincolato infruttifero p e r gli acquisti di divise estere. Prima della m e t à d'ottobre si ebbe la stangata bis. Abolizione di alcune festività, a u m e n t o della benzina, dei fertilizzanti, del bollo sulle a u t o diesel, delle tariffe ferroviarie e postali. Per i r e d d i t i superiori a sei milioni a n n u i la c o n t i n g e n z a fu congelata p e r il c i n q u a n t a p e r cento (anziché d e n a r o , venivano 178
dati Bot) e p e r i redditi al di sopra degli otto milioni il cong e l a m e n t o fu del cento p e r cento. Infine arrivò la stangata ter, con gli a u m e n t i di altri p r o d o t t i e delle assicurazioni auto n o n c h é delle tariffe elettriche e telefoniche. I sindacati a c c e t t a r o n o che gli a u m e n t i d e l l ' i n d e n n i t à di c o n t i n g e n z a fossero esclusi dal calcolo delle liquidazioni. A m e d i o raggio, queste m i s u r e e b b e r o senza d u b b i o un effetto positivo. Esse r i e n t r a v a n o nella logica economica, e d u n q u e nell'ottica dei partiti - a cominciare dalla DC - che tradizionalmente e r a n o «di governo»: r i e n t r a v a n o assai m e no nella logica «storica» dei c o m u n i s t i , accusati da molti - alla loro sinistra, e nelle loro stesse file - di avere imposto sacrifìci ai lavoratori in cambio di contropartite soltanto p o litiche, ossia di posizioni di p o t e r e . Le difficoltà di Berlinguer e del suo g r u p p o dirigente fur o n o ammesse da Giorgio Napolitano: «Non ci possiamo nas c o n d e r e - disse - che esistono nelle nostre file, tra le masse dei nostri c o m p a g n i , dei nostri iscritti, dei lavoratori che ci seguono... resistenze pesanti. Le resistenze nascono da resid u i , c h e i n q u e s t o m o m e n t o v e n g o n o alla luce i n m o d o piuttosto evidente, di u n a vecchia politica di tipo oppositorio, n e g a t i v o e p r o t e s t a t a r i o . Se n o n facciamo i conti c o n queste resistenze e con questi residui n o n p u ò a n d a r e avanti la n o s t r a linea nei c o n f r o n t i del G o v e r n o A n d r e o t t i » . Il m u t a m e n t o d'indirizzo e r a netto, e p e r tanta p a r t e della militanza comunista inaccettabile. Giorgio A m e n d o l a si spinse fino a riconoscere che «ogni volta che si a n n u n c i a la chiusura di u n a fabbrica i lavoratori cominciano ad occuparla p e r richiedere l'intervento dello Stato, cioè p e r accrescere la zona economica assistita dallo Stato... b r u c i a n d o nel m a n t e n i m e n t o di situazioni e c o n o m i c a m e n t e a r r e t r a t e capitali p u b blici». Il PCI, a p p r o d a t o nell'area del p o t e r e , rinnegava così n o n solo gli slogans di piazza, ma anche le impostazioni cosiddette «scientifiche» d e l l ' a u t u n n o caldo. La cui parziale e n o n molto convinta difesa fu p r e s a dalla sinistra i n g r a i a n a e a n c h e 179
dal vecchio Luigi L o n g o , che rispolverò le tesi classiche (e classiste): «I milioni di simpatizzanti ed elettori c o m u n i s t i n o n si aspettano dai comunisti un avallo al ripristino del p r e dominio dei g r u p p i monopolistici cui si deve la crisi attuale». B e r l i n g u e r si sforzò di conciliare gli opposti, con u n a e n u n ciazione che voleva spiegare tutto, e n o n spiegava nulla: «Il n o s t r o a t t e g g i a m e n t o n o n è di sostegno (del G o v e r n o Andreotti - N.d.A.) c o m e alcuni insinuano m a l i g n a m e n t e . Noi ci limitiamo a sostenere di volta in volta, ma lealmente e responsabilmente, soltanto quei provvedimenti che ci sembrano giusti e necessari». Senonché analoghi provvedimenti, in situazioni che avrebbero richiesto interventi altrettanto incisivi, e r a n o stati bollati dal PCI come antipopolari, biecamente reazionari, e da combattere nel Parlamento e in piazza. In verità si trattava di b e n altro che di assensi motivati a p r o v v e d i m e n t i singoli. Il PCI - tra un serpeggiare c o n t i n u o di m a l u m o r i interni e di fermenti sindacali - p a r t e c i p ò alla formulazione, con DC, PSI, PSDI e PRI, d ' u n « p r o g r a m m a com u n e » , che e r a un insieme di b e n i n t e n z i o n a t i e affastellati propositi risanatori, quelli che n o n v e n g o n o mai negati all'elettorato, in vista d ' u n a consultazione elettorale, e che sono sistematicamente rinnegati subito d o p o . Ai loro militanti e s i m p a t i z z a n t i Aldo M o r o ed E n r i c o B e r l i n g u e r d a v a n o - l'ha notato A r t u r o Gismondi - u n a spiegazione quasi identica. «Le cose sono - asseriva M o r o - tanto fragili che u n ' o p posizione a fondo, da c h i u n q u e condotta, a n d r e b b e al di là della n o r m a l e dialettica, e rischierebbe di spaccare il Paese, di p o r t a r l o alla rovina.» E Berlinguer: «Il Paese nella sua fas e a t t u a l e n o n è i n g r a d o d i s o p p o r t a r e c h e u n o dei d u e g r a n d i partiti si schieri all'opposizione. Se la DC O il pei decidesse di m e t t e r s i a l l ' o p p o s i z i o n e il q u a d r o d e m o c r a t i c o si r o m p e r e b b e » . La solidarietà nazionale, p e r il m o m e n t o realizzata c o n l ' e s p e d i e n t e della «non sfiducia», e r a d u n q u e ineluttabile. Un'attrazione fatale, o u n a congiunzione fatale tra i d u e maggiori partiti, discendeva dai fatti. Senza di essa era - p e r usare il linguaggio di N e n n i - il caos. 180
Se n o n del caos, certo d ' u n d i s o r d i n e crescente, che poteva diventare straziante e avvilente paralisi, s'erano avuti e si avevano segni s e m p r e p i ù evidenti, s o p r a t t u t t o nell'ordine pubblico. La p r i m a v e r a del 1975 era stata a Milano, capitale dell'eversione, t r e m e n d a . Il 13 m a r z o 1975 un commando di A v a n g u a r d i a o p e r a i a aveva massacrato a colpi di chiave inglese lo s t u d e n t e diciassettenne Sergio Ramelli, aggredito sotto casa sua all'Ortica (un q u a r t i e r e periferico milanese) m e n t r e parcheggiava il ciclomotore. Ramelli e r a un s i m p a t i z z a n t e d e l l ' e s t r e m a d e s t r a : p e r q u e s t o nell'istituto tecnico industriale Molinari, dove studiava, l'avevano sottop o s t o a un «processo» a s s e m b l e a r e , e costretto a c a m b i a r e scuola. I fanatici che lo p e r s e g u i t a v a n o n o n ne f u r o n o a p p a g a t i . R a d u n a t i s i nei locali della facoltà di M e d i c i n a dell'Università Statale - dove la facevano da p a d r o n i - decisero di «dare u n a lezione» al ragazzo. La «lezione» gli costò la vita, Ramelli m o r ì d o p o oltre u n m e s e d i a g o n i a ( e l e m e n t i della stessa A v a n g u a r d i a o p e r a i a assalirono con bottiglie Molotov, biglie, s p r a n g h e u n b a r milanese f r e q u e n t a t o dai «neri», e di «neri» o p r e s u n t i tali ne ferirono seriamente sette). Nei covi dell'eversione si auspicò che la marcia rivoluz i o n a r i a a n n o v e r a s s e «cento, mille, c e n t o m i l a Ramelli». Morti, ovviamente. Dieci a n n i d o p o l'agguato a Ramelli i suoi uccisori furono i n d i v i d u a t i e arrestati: alcuni r e s e r o p i e n a confessione. E r a n o quasi tutti ex-studenti di Medicina c h e , a p p r o d a t i alla laurea, avevano p e r lo più trovato posto in s t r u t t u r e sanitarie pubbliche. Professionisti rispettati, con famiglia, a n c h e se u n o di loro era rimasto in politica, come dirigente di Democrazia proletaria. Le c o n d a n n e furono abbastanza severe: dagli undici a n n i p e r i «capi» della squadracela a sei a n n i p e r i g r e g a r i . Così c o m e p e r l'omicidio di Calabresi, a n c h e p e r q u e s t o d i Ramelli a p p a r v e scioccante, negli i m p u t a t i , l ' a p p a r e n t e e s t r a n e i t à psicologica e a n c h e ideologica alla cieca e sanguinaria furia del t e m p o in cui i m p e r a v a la legge della chiave inglese. 181
Il 16 aprile successivo (1975) un neofascista n o t o , Antonio B r a g g i o n , uccise con un colpo di pistola u n o s t u d e n t e - a n c h e lui, c o m e Ramelli, diciassettenne - Claudio Varalli. Quasi tutta la s t a m p a invocò u n a p e n a durissima, e q u a n d o fu p r o n u n c i a t a la s e n t e n z a la sinistra p r o t e s t ò r u m o r o s a m e n t e p e r c h é e r a stata - sostenne - t r o p p o mite. I fatti fur o n o così ricostruiti: u n g r u p p o d i s t u d e n t i r e d u c i d a u n a manifestazione contestataria aveva avvistato, in piazza Cav o u r a Milano, tre neofascisti: d u e e r a n o scappati, il terzo, a p p u n t o il Braggion, oltretutto impedito nei movimenti p e r c h é zoppicava, s'era rifugiato nella sua a u t o , p a r c h e g giata lì vicino. Il g r u p p o gli era p i o m b a t o addosso, ed aveva cominciato a t e m p e s t a r e con le aste delle b a n d i e r e o con altro la vettura, i n f r a n g e n d o n e il lunotto posteriore. Allora il terrorizzato Braggion, che teneva u n a pistola nell'auto, l'aveva i m p u g n a t a e aveva sparato c e n t r a n d o u n o degli assalitori, a p p u n t o Claudio Varalli. Q u e s t o e r a tanto vero che la C o r t e d'Assise inflisse in p r i m o g r a d o al B r a g g i o n c i n q u e a n n i p e r eccesso colposo di legittima difesa e c i n q u e p e r possesso abusivo d ' a r m a : in secondo g r a d o la c o n d a n n a fu di tre a n n i e tre mesi, p e r gli stessi reati. I giudici s e p p e r o resistere ad u n a p r e s s i o n e politica, di s t a m p a e di piazza, che avrebbe voluto fosse disconosciuto il fatto, evidente, che l'omicida n o n aveva aggredito, ma era stato aggredito. Fu invece inequivocabilmente volontario e «nero» l'assassinio di Alberto Brasili, il 25 maggio 1975, in piazza San Babila, che e r a a Milano l'area privilegiata del p e g g i o r neofascismo. Brasili, u n o s t u d e n t e che militava alla sinistra estrema, fu circondato da u n a pattuglia di forsennati ultras di destra. U n o di loro l'accoltellò, a m o r t e . L'episodio e r a esecrabile. Ma n o n p e r questo diventano credibili i c o m m e n t i , come quello del Corriere, secondo i quali «chi a m m a z z a deliber a t a m e n t e , chi disprezza la vita altrui, chi è p r o n t o a u s a r e la pistola e il coltello, sono i fascisti». Anche i fascisti. Ma n o n solo loro. Il capitolo della violenza restava d u n q u e d o l o r o s a m e n t e 182
a p e r t o . Ci s'illuse invece p e r un m o m e n t o che il capitolo del t e r r o r i s m o potesse essere chiuso dal n u o v o e definitivo arresto di R e n a t o Curcio (il 18 g e n n a i o 1976), insieme a Nadia M a n t o v a n i , a Milano. P u r t r o p p o , lo si è già rilevato, la cattura di Curcio segnò soltanto la fine d ' u n a fase del t e r r o rismo, la m e n o c r u e n t a e feroce. Nello s c o n t r o a fuoco con la polizia, a c o n c l u s i o n e del quale fu p r e s o con le a r m i in p u g n o , Curcio rimase ferito. Ferito a n c h e il brigadiere dei carabinieri Lucio Prati. Sfuggì invece alla t r a p p o l a tesa dal g e n e r a l e Dalla Chiesa, Mario M o r e t t i c h e e r a , i n s i e m e a S e m e r i a , Bonisoli e Azzolini, al vertice delle BR. Azzolini spiegò s u c c e s s i v a m e n t e : «Dopo Sossi, d o p o la Spiotta (la cascina dove Curcio e M a r g h e r i t a C a g o l s ' e r a n o rifugiati - N.d.A.), d o p o la c a d u t a di tanti c o m p a g n i , con le forze regolari ridotte a quindici p e r s o n e , Moretti Bonisoli e io facemmo u n a l u n g a riflessione e arriv a m m o a questa alternativa: qui, o questa g u e r r a la facciamo sul serio, o tanto vale piantarla. Q u i o ci m e t t i a m o in testa di vincere o siamo vinti in p a r t e n z a . Presa la decisione m i l i t a r e e strategica di fare la g u e r r a allo Stato, sul serio, p e r vincerla, tutto ne conseguì, l'analisi politica c o m p r e s o il Sim, o Stato imperialista delle m u l t i n a z i o n a l i (la sigla Sim e r a stata ideata da Curcio nelle sue elucubrazioni teoriche N.d.A.), diventava un corollario e u n a giustificazione della m a c c h i n a militare, della ferocia dello s c o n t r o , del p e s a n t e lavoro». Le BR e r a n o allo stremo, e il giudice torinese Gian Carlo Caselli le considerava liquidate. In agonia e r a n o i NAP, O Nuclei armati proletari, nei quali s'era realizzata u n a singolare simbiosi tra studenti di famiglia borghese ed emarginati dei «bassi» del p r o f o n d o Sud. Ma nasceva Prima linea, e il Movim e n t o studentesco, in u n a sua recrudescenza fanatica e spietata, p r e n d e v a i connotati p a r t i c o l a r m e n t e truci di A u t o n o mia. I cortei e r a n o o r m a i r e p a r t i di a r m a t i , che r e a g i v a n o agli interventi della polizia s p a r a n d o e uccidendo. Se la polizia a sua volta sparava e uccideva, la sinistra intellettuale si 183
mobilitava, p e r d e n u n c i a r e la repressione. «Attento poliziott o / è arrivata la c o m p a g n a P 38.» E a n c h e : «Non siamo un centinaio di teppisti / ma migliaia di b u o n i comunisti / Gui e Tanassi sono innocenti / siamo noi i veri delinquenti». Q u e s t a trasformazione del Movimento fu realizzata nella p r i m a v e r a d e l 1977: gli e v e r s o r i p r e s e r o di m i r a a n c h e il PCI, che da incendiario s'era fatto p o m p i e r e . La conversione s'era attuata in breve t e m p o . Ancora nel febbraio 1975, a un C o n v e g n o su «Sicurezza d e m o c r a t i c a e lotta alla c r i m i n a lità» organizzato d a u n C e n t r o studi d'ispirazione c o m u n i sta, U g o Spagnoli aveva detto che «il nostro Paese, dal 1969, è oggetto di u n a offensiva terroristica, squadristica e teppistica, da p a r t e di g r u p p i , associazioni e forze fasciste c h e h a n n o cercato di g e t t a r l o nel caos, di s e m i n a r e p a n i c o , di c r e a r e lo s m a r r i m e n t o nelle coscienze degli italiani, in m o do da far saltare i cardini del r e g i m e democratico e da spostare n e t t a m e n t e a d e s t r a l'asse della vita politica nazionale». Era la solita tesi delle sinistre, i m p e r m e a b i l e all'evidenza dei fatti che q u o t i d i a n a m e n t e e c l a m o r o s a m e n t e la smentivano. Fin q u a n d o a smentirla n o n provvidero gli stessi brigatisti. Il l e g a m e tra PCI e BR e r a stato a l u n g o stretto, a n c h e se s o t t e r r a n e o . Dichiarò Franceschini, u n o dei fondatori delle BR: «Il Partito c o m u n i s t a sapeva b e n e chi e r a v a m o , sapeva che la m a g g i o r a n z a di noi proveniva dalle sue file e che alcuni, con la tessera in tasca, f r e q u e n t a v a n o a n c o r a le sezioni». Il Partito a r m a t o , falcidiato nei r a n g h i , feriva, gambizzava, assassinava. Il 29 a p r i l e 1976, a M i l a n o , militanti di A u t o n o m i a operaia che stavano c r e a n d o le s t r u t t u r e di Prima linea a m m a z z a r o n o il consigliere p r o v i n c i a l e missino Enrico Pedenovi. L'8 g i u g n o 1976, dodici giorni p r i m a delle elezioni politiche dalle quali l'estrema sinistra s ' a t t e n d e v a g r a n d i affermazioni, n o n o t t e n e n d o n e invece n i e n t e , furono a b b a t t u t i nel c e n t r o di G e n o v a il p r o c u r a t o r e g e n e r a l e della C o r t e d ' A p p e l l o F r a n c e s c o Coco e i d u e c a r a b i n i e r i della sua scorta. La r i v e n d i c a z i o n e collegò e s p l i c i t a m e n t e 184
l'assassinio alla i m m i n e n t e p r o v a elettorale: «Il 20 g i u g n o si p o t r à solo scegliere chi realizzerà lo Stato delle multinazionali, chi d a r à l'ordine di s p a r a r e ai proletari. Chi ritiene oggi c h e p e r via elettorale si p o t r a n n o d e t e r m i n a r e equilibri favorevoli al proletariato... indica u n a linea avventuristica e suicida. L'unica alternativa al p o t e r e è la lotta a r m a t a p e r il comunismo». I NAP, nel loro ultimo conato di vitalità, attent a r o n o il 14 d i c e m b r e a R o m a ad Alfonso Noce, un dirigente dei servizi di sicurezza che se la cavò con q u a l c h e ferita. M o r i r o n o invece l'agente Prisco Palumbo e il nappista Martino Zichitella. L'indomani a Sesto San Giovanni si ebbe u n o scontro a fuoco t r a brigatisti e polizia. Walter Alasia rimase ucciso d o p o aver freddato il vicequestore Antonio Padovani e il maresciallo Sergio Bazzega. Alasia e r a stato s o r p r e s o in casa sua: vi si ei-a t a p p a t o , secondo q u a n t o fu scritto da chi ne condivideva le idee, p e r c h é «nei giorni della più d u r a repressione cerca dove d o r m i r e , ma tutte le p o r t e si c h i u d o n o o lui n o n si fida più di nessuno». Ai funerali lo c o m m e m o r ò Enrico Baglioni che - ha scritto Giorgio Galli - «alla M a g n e ti Marelli ha un tale sostegno o p e r a i o da risultare s e c o n d o eletto al consiglio di fabbrica». Le BR, c h e a v e v a n o s p a r a t o il p i ù delle volte p e r ferire, n o n p e r a m m a z z a r e (tra i molti gambizzati vi fu a n c h e il 2 g i u g n o 1977, a Milano, u n o degli autori di questo libro, Ind r o Montanelli) a v e v a n o «alzato il tiro» (lo a n n u n c i a r o n o esplicitamente): facevano fuoco, o r m a i , p e r u c c i d e r e , e infatti d o p o Coco assassineranno a Torino (16 n o v e m b r e l'att e n t a t o , m o r i r à il 29 n o v e m b r e ) il vicedirettore della Stampa, Carlo Casalegno. «La scelta dei bersagli - ha scritto Galli - è chiara: dirigenti aziendali, spesso indicati dagli stessi o p e r a i che utilizzano le BR p e r r o m p e r e la disciplina di fabbrica; r a p p r e s e n tanti della DC...; medici e giornalisti accusati di m e t t e r e la loro capacità professionale al servizio dell'antiguerriglia.» In a l c u n e scuole m e d i e s u p e r i o r i e Università si alzavano a p plausi all'annuncio di queste gesta. Terroristi noti p o t e v a n o 185
«entrare alla m e n s a della Marelli e sedere, a m m i r a t i come i moschettieri del re, al tavolo delle impiegate». U n o dei dirigenti di P r i m a linea r i c o r d ò c h e «a Salò a b b i a m o discusso p r a t i c a m e n t e in pubblico». N o n avevano subito alcuna sanzione estremisti che, o s t e n t a n d o le loro a r m i , sfilavano nei cortei al grido «Basta coi parolai, a r m i agli operai», e Luciano L a m a e r a stato v i o l e n t e m e n t e contestato, il 17 febbraio 1977, all'Università di R o m a , dove aveva voluto t e n e r e un comizio agli studenti che l'occupavano. Se la polizia i r r o m p e v a a Radio Alice, dai cui studi e r a n o state d a t e , d u r a n t e u n a t u m u l t u o s a manifestazione a Bologna, istruzioni p e r la guerriglia, la intellettualità «progressista» si mobilitava, p r o t e s t a n d o contro la repressione. Nel bilancio di s a n g u e degli a n n i di p i o m b o v a n n o a n n o t a t i , a fianco delle vittime di attentati, i m o r t i e feriti in scontri di piazza o d u r a n t e operazioni di polizia: m o r t i e feriti che u n a visione m a n i c h e a attribuiva infallibilmente alla polizia (la cui sola p r e s e n z a e r a «provocazione») o alla n e q u i z i a dei neofascisti (che e r a n o in a l c u n i specifici settori di a l c u n e specifiche città attivi e violenti, se del caso assassini, ma che in g r a n p a r t e del Paese avevano la ferocia disperata di animali presi in trappola). D o p o c h e L a m a e r a stato svillaneggiato a R o m a (tra gli a u t o n o m i che si accanirono di più e r a n o Antonio Savasta ed Emilia Libera p r o n t i a passare al partito armato) divampò, il 12 e il 13 m a r z o 1977, u n a sorta di insurrezione studentesca e giovanile, con saccheggi di a r m e r i e e di ristoranti, e s p r o p r i proletari. A Bologna si ebbe la m o r t e di Francesco Lorusso, dirigente di Prima linea, e forse p e r vendicarlo v e n n e ucciso a Torino il b r i g a d i e r e G i u s e p p e Ciotti. Il 22 m a r z o a R o m a l'agente Claudio Graziosi fu freddato m e n t r e tentava di arrestare Maria Pia Vianale, e nello scambio di colpi d ' a r m a da fuoco tra i c o m p a g n i di Graziosi e l'assassino restò colpita a m o r t e u n a guardia zoofila, Angelo Cerrai. Il 22 aprile, un poliziotto che sorvegliava u n o dei tanti cortei minacciosi del m o m e n t o fu ucciso, e tre suoi colleghi 186
feriti. Dal Viminale Cossiga decise di n o n c o n s e n t i r e altre manifestazioni: n o n i n t e n d e v a p e r m e t t e r e «che i figli della borghesia r o m a n a uccidessero i figli dei contadini del Sud» (era, a n c o r a u n a volta, la c o n t r a p p o s i z i o n e t r a s t u d e n t i e agenti, già fatta da Pier Paolo Pasolini p e r Valle Giulia). Non o s t a n t e la proibizione il Partito radicale volle u g u a l m e n t e inscenare u n a manifestazione p e r celebrare il terzo anniversario della vittoria nel referendum p e r il divorzio, e la polizia fece fuoco - fu costretta a far fuoco, dissero i responsabili d e l l ' o r d i n e pubblico - u c c i d e n d o la studentessa Giorgiana Masi: dal che d e r i v a r o n o altre manifestazioni, in tutta Italia. In u n a di esse, a Milano (14 maggio) fu ucciso il brigadiere A n t o n i n o Custrà. Scopo specifico della dimostrazione milan e s e e r a d i p r o t e s t a r e c o n t r o l ' a r r e s t o d i d u e avvocati d i Soccorso rosso. I g r u p p i di g u e r r i g l i e r i s ' e r a n o trasferiti, dalla zona del carcere di San Vittore, alla via De Amicis, e lì un fotografo dilettante aveva fissato in u n a terribile istantan e a l'immagine d ' u n o dei terroristi - il p a s s a m o n t a g n a sul volto, la pistola i m p u g n a t a con e n t r a m b e le m a n i - che sparava, m i r a n d o a c c u r a t a m e n t e , c o n t r o la polizia. Le p a g i n e di cronaca del Corriere della Sera rifiutarono quello straordin a r i o d o c u m e n t o , senza d u b b i o p e r c h é r i t e n u t o diffamatorio nei r i g u a r d i dei bravi ragazzi esuberanti e i n t e m p e r a n t i che si p e r m e t t e v a n o qualche libertà con la polizia. Più tardi risultò che lo s p a r a t o r e , identificato, n o n poteva essere l'assassino di Custrà, e ciò bastò a farne, p e r alcuni, u n a sorta di i n n o c e n t e perseguitato. Poiché s'è a c c e n n a t o a P r i m a linea, c o n v e r r à d a r e qualche r a g g u a g l i o su q u e s t a n u o v a formazione del p a r t i t o arm a t o p r e s t o diventata, con le BR, la più pericolosa e spietata. I suoi ideologi s'erano formati in fabbrica - in particolare alla Magneti Marelli e alla Telettra di Crescenzago - o p p u r e p r o v e n i v a n o dalle e s p e r i e n z e di L o t t a c o n t i n u a e di A u t o n o m i a . Riconoscevano i n s o m m a c o m e maestri di p e n siero e di azione politica A d r i a n o Sofri, Toni Negri, O r e s t e Scalzone, Franco P i p e r n o . N e l l ' a u t u n n o del 1976 alcuni mi187
litanti di s e c o n d o r a n g o a v e v a n o scalzato i capi e deciso il salto al terrorismo, incluso l'assassinio. Tra questi «sergenti» ribelli che avevano p r e s o il c o m a n d o e r a n o a Torino Marco D o n a t Cattin, figlio del ministro d e m o c r i s t i a n o , e R o b e r t o S a n d a l o . E n t r a m b i a v e v a n o fatto il l o r o a p p r e n d i s t a t o di violenza b u t t a n d o b o m b e Molotov in manifestazioni studentesche (Prima linea aveva infatti u n a stretta p a r e n t e l a con il «Movimento '77»). A Firenze, nel maggio del 1977, era stata definita la s t r u t t u r a gerarchica dell'organizzazione, che firm e r à poi diverse «rivendicazioni». Le forze dell'ordine, che n o n e r a n o state capaci - o a cui e r a stato i m p e d i t o - di s t r o n c a r e i p r i m i conati terroristici nel 1972, che n o n avevano dato il colpo di grazia alle sconfitte Brigate rosse nel 1976, a g i r o n o senza risolutezza a n c h e c o n t r o P r i m a linea, cui venivano accreditati, o che si accreditava, duemila militanti v a r i a m e n t e a r m a t i a fine 1977. Ha scritto Giorgio Galli: «Se Marco D o n a t Cattin ( c o m a n d a n t e Alberto) p u ò c o n t i n u a r e a fare il bibliotecario all'istituto Galileo Ferraris, p r e n d e n d o regolari permessi p e r le azioni arm a t e , se Roberto Sandalo, noto da a n n i alla polizia, p u ò add i r i t t u r a f r e q u e n t a r e la qualificata Scuola allievi ufficiali alpini (di Aosta - N.d.A.), d i v e n t a r e ufficiale e c o m e tale tras p o r t a r e a r m i p e r la lotta clandestina... se leader di PL c o m e Galmozzi, Borelli, Scavino, arrestati a m a g g i o subito d o p o la formalizzazione dell'organizzazione, t o r n a n o presto in libertà; se altri (come Rosso e Libardi) sono liberati d u e mesi d o p o l'omicidio di M o r o e Baglioni a d d i r i t t u r a d u r a n t e il suo s e q u e s t r o . Se t u t t o q u e s t o avviene tra il m a t u r a r e del m o v i m e n t o del 1977 e la svolta r a p p r e s e n t a t a dall'operazione M o r o , n o n è p e r c h é servizi di sicurezza e m a g i s t r a t u r a n o n s a p p i a n o che il p a r t i t o a r m a t o si sta f o r m a n d o e n o n a b b i a n o i n d i v i d u a t o molti suoi leader. La s p i e g a z i o n e è un'altra, molto complessa». Galli la riassume, a t t r i b u e n d o le inerzie, le omissioni e le i n d u l g e n z e delle forze d e l l ' o r d i n e a d u n preciso o r i e n t a m e n t o della m a g i s t r a t u r a , cui e r a n o sottoposte: «L'inaffidabilità della classe politica appariva tale 188
che la m a g i s t r a t u r a riteneva di n o n p o t e r d i s p o r r e di strum e n t i p e r colpire i terroristi (i m o d e r a t i ) o ne considerava con i n d u l g e n z a le iniziative (i progressisti)». Vale a dire che la lotta al t e r r o r i s m o era p e r u n a p a r t e dei giudici inutile, e p e r un'altra d a n n o s a . Perché allora la polizia e i carabinieri avrebbero dovuto prodigarsi p e r a n d a r e a c a t t u r a r e i t e r r o risti che sparavano? C o n l'altro rischio - se q u a l c u n o dei terroristi ci lasciava la pelle - d'essere crocifissi dalle belle anime di sinistra? Q u a n d o alcuni militanti di Prima linea furono p o r t a t i d a v a n t i alla C o r t e d'Assise di T o r i n o , nel m a r z o del 1979, le sentenze furono miti, e il p e r c h é della mitezza fu motivato: «Non vi è notizia alcuna attraverso le risultanze processuali che gli imputati o alcuni di essi fossero inseriti o a n c h e soltanto collegati con l'organizzazione di P r i m a linea. N o n si p u ò certo affidare a v a g h e e disinformate dichiarazioni dei tre imputati predetti, senza serio altro riscontro, la prova della esistenza e della operatività di u n a organizzazione con carattere di efficienza e di pericolosità». Le p r o v e sarebbero venute, e a n c h e i ravvedimenti di chi aveva il d o v e r e di p r e v e d e r e e p r o v v e d e r e , e n o n aveva fatto né l ' u n a né l'altra cosa. Ma ci voleva, p e r c h é t u t t o cambiasse, il sequestro e l'assassinio di Aldo M o r o .
CAPITOLO TREDICESIMO
VIA FANI
Alla fine del 1977 il G o v e r n o a n d r e o t t i a n o della n o n sfiducia d e n u n c i a v a irreversibili s i n t o m i di d e t e r i o r a m e n t o . Il clima sociale r i m a n e v a inquieto, il collasso dell'ordine p u b blico e r a s e m p r e p i ù vistoso, il PCI alzava il prezzo della sua collaborazione e altre formazioni politiche - i repubblicani e i socialisti in particolare - si dichiaravano disposte a favorirne l'ingresso n e l G o v e r n o , o a l m e n o la formale p a r t e c i p a zione alla maggioranza. A Mosca, in occasione dei festeggiamenti p e r il sessantesimo a n n i v e r s a r i o della Rivoluzione d ' o t t o b r e , B e r l i n g u e r p r o n u n c i ò il 2 n o v e m b r e un discorso che a Breznev sicuram e n t e n o n piacque, ma che ebbe echi favorevoli in Italia. Il segretario comunista disse con chiarezza che la democrazia doveva c o n s i d e r a r s i «il valore s t o r i c a m e n t e u n i v e r s a l e sul quale fondare un'originale società socialista», e che lo Stato, a n c h e u n o Stato socialista, avrebbe d o v u t o avere un carattere n o n ideologico e assicurare «tutte le libertà personali, civili e religiose». Erano concetti enunciati, almeno in parte, anche nelle costituzioni comuniste: ma che l'Est considerava acquisiti e consolidati, nella molto particolare applicazione che essi avevano al di là del «muro». Il fatto che un leader comunista li r i p r o p o nesse come conquista futura, n o n come realtà operante, attestava q u a n t o g r a n d e fosse, n e l l ' I m p e r o di Mosca, il divario tra teoria e pratica. Era insomma, quella di Berlinguer, n o n solo la convalida della democrazia formale, a l u n g o irrisa dai comunisti, ma la implicita d e n u n c i a delle trasgressioni antidemocratiche p e r p e t r a t e nel Paese del socialismo reale. 190
Lo «strappo» di B e r l i n g u e r accrebbe il culto c h e l'«intelligenza» italiana gli tributava, e che stava a s s u m e n d o c o n n o tati quasi sacrali, e a volte grotteschi. S'era avuta a Roma, il 2 d i c e m b r e 1977, u n a g r a n d e a d u n a t a d i metalmeccanici, ribollente di slogans antigovernativi e di accuse ai «padroni». Nel corso di essa Pierre C a m i t i aveva minacciato «decisioni di lotta», incluso lo sciopero generale, se le attese dei lavoratori n o n fossero state soddisfatte. D u e giorni d o p o u n a vig n e t t a di Forattini m o s t r a v a B e r l i n g u e r c h e , s e d u t o in vestaglia e pantofole nel confortevole salotto b o r g h e s e di casa sua, beveva il tè sotto un r i t r a t t o di M a r x , infastidito (Berlinguer, n o n Marx) dalle urla dei metalmeccanici. L'autorevole Paolo S p r i a n o s'indignò p e r quella satira cattiva, e amm o n ì : «Avete u n ' i d e a della vita di sacrificio, di passione rivoluzionaria, di t e n s i o n e politica e m o r a l e di un d i r i g e n t e c o m u n i s t a c o m e Berlinguer?». C o n p i e n a r a g i o n e E u g e n i o Scalfari, sul cui q u o t i d i a n o la vignetta e r a stata pubblicata, replicò con un articolo dal titolo «Berlinguer n o n è la Mad o n n a » . Ma ci mancava poco, s t a n d o agli elogi che gli tributavano i suoi a m m i r a t o r i , tra i quali si contavano alcune firme giornalistiche accreditate, a torto o a ragione, d ' u n a certa autorevolezza. Perfino il sottile Vittorio Gorresio, in u n a biografia di Berlinguer, gli d i e d e m e r i t o d ' u n a s t r a o r d i n a ria precocità rivoluzionaria. A otto a n n i , secondo Gorresio, aveva partecipato a u n a protesta contro la scarsità di servizi a Stintino. Un Mozart della rivolta sociale. Lo s f a l d a m e n t o della « n o n sfiducia» e b b e la g r a d u a l i t à molesta e i n a r r e s t a b i l e d ' o g n i crisi italiana. U g o La Malfa invocava u n g o v e r n o d i e m e r g e n z a , C r a x i a u s p i c a v a u n c a m b i a m e n t o del q u a d r o politico, il PCI chiedeva u n a svolta p e r «un g o v e r n o di p i e n a solidarietà democratica», espressione questa che i socialisti facevano p r o p r i a . II 16 gennaio 1978 Andreotti, messo alle c o r d e , p r e s e n t ò le sue dimissioni a L e o n e . Tre giorni d o p o riebbe l'incarico. C o m e molte p r e c e d e n t i , questa trentacinquesima crisi d o p o la Liberazione si a n n u n c i a v a travagliata. A n d r e o t t i era ber191
sagliato d'accuse. Le sinistre g l ' i m p u t a v a n o m o l t e colpe, u n a di esse p a r t i c o l a r m e n t e futile; quella cioè d ' a v e r consentito che l'ex-colonnello delle ss H e r b e r t Kappler, cond a n n a t o all'ergastolo quale responsabile della strage delle Fosse Ardeatine (da lui attuata, su o r d i n e di Hitler, p e r r a p presaglia all'attentato di via Rasella) fuggisse dall'ospedale militare del Celio d o v ' e r a r i c o v e r a t o . K a p p l e r e r a m i n a t o dal cancro, e infatti m o r ì d o p o alcuni mesi. Dalla Repubblica Federale tedesca e r a n o v e n u t e r i p e t u t e sollecitazioni p e r ché a t r e n t a t r é a n n i di distanza dall'eccidio, il criminale di g u e r r a fosse liberato. Ma ad un p r o v v e d i m e n t o di clemenza s'erano r u m o r o s a m e n t e o p p o s t e le organizzazioni antifasciste e resistenziali, e la sinistra in g e n e r a l e . A F e r r a g o s t o (1977) K a p p l e r evase. Si r a c c o n t ò c h e la moglie Annalise, cui n o n facevano difetto né l'amore p e r il marito né u n a forza fisica da c o n s i d e r a r e eccezionale, se n o n s o v r u m a n a , avesse messo Kappler, sia p u r e smagrito dal male, e n t r o un valigione, e se lo fosse p o r t a t o via così, sotto gli occhi delle g u a r d i e . Agli strilli d'indignazione che da ogni p a r t e si levar o n o , il Ministro della Difesa Lattanzio rispose, imbarazzato, con a l c u n e d i c h i a r a z i o n i alla C a m e r a , g i u d i c a t e p o c o convincenti. 11 19 s e t t e m b r e fu trasferito ai Trasporti, e sostituito alla Difesa da Ruffini. Per il m o m e n t o il G o v e r n o n o n cadde, ma e r a questione di settimane. L'inserimento d e i c o m u n i s t i nella m a g g i o r a n z a c o r r i s p o n d e v a p e r f e t t a m e n t e ai d i s e g n i di M o r o , cui s p e t t ò in definitiva il compito di sbrogliare la matassa. Il leader d e m o cristiano era stato un tenace assertore del p r i m a t o democristiano - con soprassalti d'orgoglio, come in occasione del dibattito sull'affare L o c k h e e d - ma abbinava q u e s t o suo pat r i o t t i s m o di p a r t i t o a un disfattismo di r e g i m e : ossia alla p r o f o n d a e intima convinzione che l'ascesa comunista fosse o r m a i infrenabile, e che la D e m o c r a z i a cristiana, passati i t e m p i i n cui, s e c o n d o u n a definizione d i M o r o , p o t e v a p r e n d e r s i il lusso di essere l'opposizione di se stessa, dovesse rassegnarsi ad u n a coabitazione amichevole con il pei. La 192
diga n o n e r a più tale, era piuttosto, in quest'ottica, un argine basso sul quale le acque d e l l ' u n a e dell'altra p a r t e p o t e vano a volte mescolarsi, se n o n t o t a l m e n t e c o n f o n d e r s i . Il possibilismo malleabile e duttile - o debole - di M o r o urtava c o n t r o opposizioni r o b u s t e : d e n t r o l a D C , d o v e Zaccagnini era senza esitazioni al fianco di M o r o ; ma dove «i dorotei di Bisaglia e C o l o m b o , il g r u p p o n a p o l e t a n o Leone-Gava, e i liberal-cattolici e m e r g e n t i nelle città del N o r d , i De Carolis e i Mazzotta, l ' U m b e r t o Agnelli e il conte di Montelera» (questa esemplificazione è di Giorgio Bocca) ribadivano incrollabili posizioni anticomuniste; e fuori dalla DC o fuori d'Italia con gli a m e r i c a n i che facevano a r r i v a r e al G o v e r n o di Rom a a v v e r t i m e n t i n o n s e m p r e cauti, e n o n s e m p r e cortesi. T a n t o che Moro aveva p r e p a r a t o p e r il q u o t i d i a n o d e l l ' E N I Il Giorno un articolo - del quale n o n volle poi la pubblicazione e che fu divulgato d o p o la sua m o r t e - nel quale avanzav a m o r b i d e m a precise r i m o s t r a n z e . A f f e r m a n d o c h e u n Paese amico aveva il diritto di manifestare, attraverso canali a p p r o p r i a t i , le sue i n q u i e t u d i n i , ma n o n di farle conoscere «senza vincolo di discrezione» p e r c h é ne derivava, p e r i destinatari, disagio. Il 28 febbraio 1978, m e n t r e d u r a v a n o le consultazioni, Moro espose ai g r u p p i p a r l a m e n t a r i democristiani, riuniti a Montecitorio p r o p r i o p e r discutere dei r a p p o r t i con i l P C I , la sua diagnosi della situazione, e la sua p r o g n o s i . Fu il suo ultimo discorso pubblico. M o r o riconobbe che da a n n i qualcosa s'era guastato nel n o r m a l e meccanismo della d e m o c r a zia italiana. Era diventato impossibile, a questo p u n t o , «rip r o p o r r e lo schema classico del r a p p o r t o m a g g i o r a n z a - m i noranza». Q u e s t o p e r c h é il 20 g i u g n o 1976 «abbiamo avuto u n a vittoria ma n o n siamo stati gli unici vincitori. I vincitori sono stati d u e , e d u e vincitori in u n a battaglia c r e a n o certam e n t e dei problemi. Noi siamo in condizione di paralizzare in qualche m o d o il Partito comunista e il Partito comunista è a sua volta in g r a d o di paralizzare, in q u a l c h e misura, la Democrazia cristiana». E allora? Allora bisognava profittare 193
della disponibilità del PCI a «trovare u n ' a r e a di c o n c o r d i a , u n ' a r e a di intesa tale da consentire di gestire il Paese finché d u r a n o le condizioni difficili alle quali la storia di questi anni ci ha portato». U n a frase di M o r o fu p a r t i c o l a r m e n t e rivelatrice dei suoi pensieri: «Se n o n avessimo s a p u t o cambiare la nostra posizione q u a n d o e r a v e n u t o il m o m e n t o di farlo non avremmo tenuto, malgrado tutto, per più di t r e n t a n n i la gestione del Paese». Tuttavia egli diede un cont e n t i n o a n c h e a c o l o r o c h e , nella DC, r i f i u t a v a n o il n u o v o c o r s o , a s s e r e n d o c h e « u n a intesa politica c h e i n t r o d u c a il PCI in piena solidarietà con noi n o n la r i t e n i a m o possibile». Da u l t i m o la r i t u a l e e un p o ' stanca e s o r t a z i o n e : « C a m m i n i a m o insieme (noi della DC - N.d.A.) p e r c h é l'avvenire a p p a r t i e n e in larga misura a n c o r a a noi». «In larga misura», «ancora»: su queste a m b i g u i t à si fondava la costruzione politica c h e M o r o aveva in m e n t e : a m messo c h e si possa, a n c h e a posteriori, ricostruire c o m p i u t a m e n t e la logica sofisticata e b i z a n t i n a d ' u n p e r s o n a g g i o c o m e M o r o . Ai comunisti, disposti a lasciarsi inglobare nella m a g g i o r a n z a , doveva essere data - così a l m e n o si s u p p o neva - q u a l c h e soddisfazione. B e r l i n g u e r n o n aveva chiesto m o l t o : c h e fossero d e p e n n a t i d a l l ' e l e n c o d e i m i n i s t r i q u e l l i p i ù d u r a m e n t e a n t i c o m u n i s t i , c h e fosse d e s i g n a t o q u a l c h e tecnico (per l'Istruzione a v r e b b e r o voluto Antonio R u b e r t i c h e d i v e n t e r à M i n i s t r o molti a n n i d o p o e c h e l a P a n t e r a s t u d e n t e s c a , a p p o g g i a t a d a l PCI, bollerà c o m e r e p r e s s o r e e complice dei «privati» p e r u n a loro mainmise sulle Università), che fosse r i d o t t o il n u m e r o dei dicasteri. La lista che A n d r e o t t i p o r t ò al Q u i r i n a l e I T I m a r z o 1978 n o n accoglieva n e s s u n a di queste istanze. I n o m i e r a n o quelli di s e m p r e , inclusi Ossola, D o n a t Cattin, Bisaglia, tutti invisi ai comunisti. Gli auspicati a c c o r p a m e n t i di ministeri n o n erano previsti. A r r i v a t a al m o m e n t o della verità, ossia alla spartizione delle p o l t r o n e , la DC che flirtava con i comunisti e r a stata del tutto u g u a l e alla DC che li aborriva. Ai suoi alleati p e r m a n e n t i e occasionali la DC intimava, q u a n d o veni194
va il m o m e n t o di s p a r t i r e la t o r t a d e l p o t e r e (e solo p e r quella) u n a resa incondizionata: p r e n d e r e o lasciare. Vi fu, in casa comunista, chi vide in quel Ministero tagliato su misura per le esigenze democristiane, una provocazione. G i a n c a r l o Pajetta a n n u n c i ò c h e n o n s a r e b b e stato alla Cam e r a , q u a n d o si fosse votato. Tra i p a r e r i di chi voleva si rifiutasse il G o v e r n o , e chi voleva lo si accettasse, ne prevalse un terzo: il PCI a v r e b b e risolto il d i l e m m a d o p o aver ascoltato il discorso di investitura che Andreotti avrebbe p r o n u n c i a t o a Montecitorio. S e c o n d o Gismondi, che ha a p p r o f o n d i t o questa vicenda, la costituzione d ' u n G o v e r n o «tradizionale», senza concessioni alla svolta della solidarietà nazionale, n o n fu voluta da A n d r e o t t i : cui p u r e essa si attagliava alla perfezione. Anzi, A n d r e o t t i «dovendo p o i f r e q u e n t a r e con le sue p r o p o s t e di legge il P a r l a m e n t o , n o n aveva interesse a infastidire i comunisti, senza t r a s c u r a r e la possibilità che questi si tirassero indietro». E a n c o r m e n o fu di Zaccagnini, che n o n si sarebbe m a i p e r m e s s o d ' i n t r a l c i a r e i p r o p o s i t i covati da M o r o . Fu p r o p r i o M o r o ad accoppiare questo attestato di conservazione d e m o c r i s t i a n a alla sterzata a sinistra. Un p o ' arzigogolando, Franco Rodano suppose che Moro intendesse c o s t r i n g e r e i comunisti al rifiuto, così da p o r t a r e il Paese a elezioni anticipate, e a un c h i a r i m e n t o . Ma l'ipotesi è quasi c e r t a m e n t e infondata. M o r o n o n e r a u o m o c h e spasimasse p e r i chiarimenti. S e m m a i pensava a u n a sua futura elezione alla Presidenza della Repubblica: p e r la quale gli occorreva tutta la DC, e gli facevano molto c o m o d o i consensi comunisti. Il voto di fiducia della C a m e r a al G o v e r n o era stato fissato p e r il 16 m a r z o (1978). A mezzanotte del 15 Tullio Ancora, un magistrato che era stato allievo di Moro, e che ne era rimasto amico, telefonò al dirigente comunista Luciano Barca p e r c h i e d e r g l i un i n c o n t r o : «Ci v e d i a m o a m e t à s t r a d a - ha raccontato Barca - e sul cofano di u n a macchina p r e n do gli a p p u n t i relativi a un messaggio che M o r o invia a Ber195
linguer. Moro è p r e o c c u p a t o delle riserve che sono state form u l a t e dal PCI sulla lista del G o v e r n o , e fa appello a Berling u e r che n o n si r i a p r a il dibattito che i g r u p p i p a r l a m e n t a r i DC h a n n o a p p e n a faticosamente chiuso. M o r o riconosce che si dovrà trovare un mezzo p e r g a r a n t i r e i p r o p r i alleati, ma afferma che è o r m a i t r o p p o tardi p e r modificare la lista del Governo». Barca p r e s e b u o n a nota, riservandosi di parlarne a B e r l i n g u e r l ' i n d o m a n i p e r c h é lo sapeva r i l u t t a n t e a t r a t t a r e q u e s t i o n i i m p o r t a n t i p e r telefono, e «in sedi n o n proprie». C o n v i n t o d'aver fatto tutto il necessario p e r c h é la m a g g i o r a n z a c a t t o c o m u n i s t a reggesse, Aldo M o r o uscì di casa, pochi minuti p r i m a delle nove del 16 m a r z o , p e r a n d a r e alla Messa nella vicina chiesa di S a n t a C h i a r a e p o i p e r r a g g i u n g e r e Montecitorio, dove Andreotti avrebbe o t t e n u t o la fiducia. Sapeva di p r o c e d e r e , politicamente, su un t e r r e n o m i n a t o , ma il «Paese scombinato» (la qualifica è sua, in u n a l e t t e r a alla moglie) c h e la DC d o v e v a b e n e o m a l e g u i d a r e esigeva, a suo avviso, che si facesse appello a tutte le risorse: e che, g a t t o p a r d i a n a m e n t e , ci si risolvesse a g r a n d i cambiamenti, p u r di n o n cambiare. Rimuginava p r o b a b i l m e n t e gli i n t o p p i , le p r o t e s t e , i distinguo, le dissidenze del p r o s s i m o avvenire. E r a i m p e n s i e r i t o , ma alla sua m a n i e r a filosofica, d a l l ' o r d i n e pubblico. Il 1978 s'era a p e r t o foscamente. Se a fine settembre del 1977 Bologna aveva vissuto, con il «Conv e g n o sulla r e p r e s s i o n e » , un happening t r u c e e t r a c o t a n t e dell'estrema sinistra giovanile (per fortuna senza che ne d e rivasse s p a r g i m e n t o di s a n g u e ) i p r i m i mesi d e l l ' a n n o successivo e r a n o stati punteggiati di morti. Li ha elencati Giorgio Galli: «Organizzazioni di vario n o m e uccidono C a r m i n e De Rosa (sorvegliante FIAT a Cassino, r i m a n e ferito con lui G i u s e p p e Rota); a R o m a gli studenti missini Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta (ne deriva u n a violenta dimostrazione, d u r a n t e la quale viene ucciso dai carabinieri un altro s t u d e n t e , Stefano Recchioni); a F i r e n z e l ' a g e n t e Stefano Dionisi; a Prato il notaio Gianfranco Spighi... Sono tuttavia 196
le BR a c o m p i e r e azioni finalizzate a un preciso obbiettivo. O l t r e a ferimenti in q u a t t r o città... esse u c c i d o n o Riccardo Palma, consigliere di Cassazione con incarichi alla direzione g e n e r a l e degli Istituti di p e n a al M i n i s t e r o della Giustizia (Roma, 16 febbraio) e il maresciallo Rosario B e r a r d i , già distintosi in arresti di brigatisti (Torino, 10 marzo): sono o p e r a z i o n i collegate al p r o c e s s o c h e in m a r z o inizia a T o r i n o (contro il nucleo storico delle BR - N.d.A.)». C'era di che tem e r e a n c h e se, nei suoi calcoli politici, M o r o p o t e v a ricord a r e c h e l ' e m e r g e n z a t e r r o r i s m o gli aveva a g e v o l a t o l'abbraccio difficile con Berlinguer. Un p r i m o t r a g u a r d o politic o i m p o r t a n t e stava p e r e s s e r e s u p e r a t o . M a alla C a m e r a M o r o n o n arrivò mai. L'agguato di via Fani fu «un lavoro militare di altissima specializzazione». Moro aveva u n a scorta di cinque p e r s o n e : d u e - l'autista a p p u n t a t o D o m e n i c o Ricci e il maresciallo dei carabinieri Oreste L e o n a r d i - sulla sua FIAT 130 blu, n o n b l i n d a t a , altri t r e , i v i c e b r i g a d i e r i di PS Raffaele J o z z i n o e Francesco Zizzi e la g u a r d i a Giulio Rivera, su un'Affetta che seguiva. Q u a n d o le Brigate rosse avevano deciso di compiere un'azione spettacolare, un «attacco al c u o r e dello Stato», Aldo M o r o n o n era stato il p r i m o bersaglio cui avevano p e n sato. Avrebbero preferito Andreotti, che meglio i m p e r s o n a va le caratteristiche e i vizi da loro i m p u t a t i alla classe dirig e n t e democristiana. Franceschini a n d ò a R o m a p e r v e d e r e quali possibilità vi fossero di sequestrare Andreotti. «Avevamo - disse a Sergio Zavoli - questa idea f o n d a m e n t a l e , che se si voleva r e a l m e n t e colpire il c u o r e dello Stato bisognava a n d a r e a R o m a p e r c h é a R o m a c ' e r a n o i l u o g h i fisici e le p e r s o n e importanti.» D u r a n t e un p e d i n a m e n t o il brigatista ebbe a d d i r i t t u r a la tentazione di toccare Andreotti, di sfiorarlo con un braccio. Ma poi, la scelta della vittima cambiò. Toccò a Moro, e l'operazione che sarebbe stata c o m p i u t a in via Fani ebbe un n o m e , operazione «Fritz», che p a r e derivasse, p e r u n a curiosa contaminazione linguistica, dalla frezza bianca del leader d e 197
m o c r i s t i a n o . M o r o e r a p r e o c c u p a t o p e r l'incolumità sua e dei suoi familiari, e infatti aveva chiesto a n c h e p e r loro u n a protezione. Ma p a r e che questo derivasse dalla n a t u r a l e a p prensività d e l l ' u o m o , p i ù che da allarmi concreti. Sta a dimostrarlo la n o n c u r a n z a con cui quelle che i brigatisti chiam e r a n n o «teste di cuoio», ma che e r a n o g e n t e semplice, n o n b e n e addestrata, contenta d ' u n servizio «comodo», affrontavano i loro compiti. Chiederà il presidente della C o r t e d'Assise di Roma, Santiapichi, a E l e o n o r a M o r o , nel processo c o n t r o il commando brigatista: «Pare che ci fosse un'abitudine costante, n o n si sa b e n e se suggerita da certe prevenzioni di suo marito nei confronti delle armi, di n o n t e n e r e p r o n t i il mitra o i mitra della scorta, di tenerli nel portabagagli. E vero?». «Non e r a affatto u n ' i d e a di mio marito, assolutamente no - rispose la signora M o r o -, e r a il fatto tragico che questa g e n t e le a r m i n o n le sapeva u s a r e p e r c h é n o n facevano mai esercitazioni di tiro, n o n avevano abitudine a maneggiarle, tanto che il mitra stav a nel portabagagli. L e o n a r d i n e parlava s e m p r e . " Q u e s t a g e n t e - diceva - n o n p u ò avere u n ' a r m a che n o n sa u s a r e . Deve saperla u s a r e . Deve t e n e r l a c o m e si deve. La deve ten e r e a p o r t a t a di m a n o . La r a d i o deve f u n z i o n a r e , invece n o n funziona." Per mesi si è andati avanti così. Il maresciallo L e o n a r d i e l ' a p p u n t a t o Ricci n o n si aspettavano un agguato, in q u a n t o le loro a r m i e r a n o riposte nel borsello e u n o dei d u e borselli, addirittura, era in u n a foderina di plastica.» Ins o m m a a n c h e il maresciallo che giustamente protestava, credeva poco, secondo Eleonora Moro, a un pericolo i m m i n e n te. Ci credeva, invece, s e c o n d o la moglie I l e a n a L e o n a r d i . Essa raccontò che, al m o m e n t o d'uscire di casa, il marito aveva trafficato nell'armadio p e r p r e n d e r e delle pallottole. «Ult i m a m e n t e a n d a v a in giro a r m a t o p e r c h é si e r a accorto che u n a macchina lo seguiva.» La scorta era d u n q u e n u m e r o s a , cinque u o m i n i dove forse ne sarebbero bastati d u e , ma cinq u e uomini p r a t i c a m e n t e disarmati e, n o n o s t a n t e le inquietudini del maresciallo L e o n a r d i , i m p r u d e n t e m e n t e rilassati. 198
D o p o u n a l u n g a p r e p a r a z i o n e , i brigatisti e r a n o appostati in via Fani. La coincidenza del loro blitz feroce con la fiducia al p r i m o G o v e r n o , d o p o il 1947, che avesse l ' a p p o g g i o esplicito del PCI, fu casuale. La prigione di via Montalcini 8 e r a p r o n t a fin dal 1977, la vittima poteva essere A n d r e o t t i , o Fanfani, o a p p u n t o M o r o . «La decisione - ha detto Franco Bonisoli - fu p r e s a u n a settimana p r i m a , fu fissato un giorn o , poteva essere il 15, poteva essere il 17.» Un attacco da m a n u a l e . «Alcuni brigatisti in divisa dell'aviazione civile - così lo ha descritto Bocca - stanno dietro la siepe d i u n bar, altri a n c o r a sulle d u e a u t o m o b i l i r u b a t e , bianca la p r i m a , n e r a la seconda. T u t t o è stato previsto: h a n no tagliato le g o m m e al furgoncino di un fioraio p e r c h é n o n si m u o v a e n o n intralci, h a n n o tranciato la catena che limita le possibilità di m a n o v r a , h a n n o sabotato u n a cabina telefonica... L'azione è r a p i d a , sincronica: l'automobile bianca dei brigatisti taglia la strada all'auto di Moro, si ferma di colpo, si fa t a m p o n a r e . Un tiratore scelto con un solo colpo al cent r o della fronte uccide l'autista, il maresciallo è colpito da u n a raffica di m i t r a c o m e i d u e poliziotti che s t a n n o sui sedili anteriori dell'auto di scorta. Quello seduto dietro riesce a s c e n d e r e dall'auto e a i m p u g n a r e la rivoltella, ma c'è anche p e r lui il colpo preciso in mezzo alla fronte. M o r o , a p p e n a graffiato da un proiettile, viene spinto sull'altra a u t o mobile in attesa. Se ne v a n n o i n d i s t u r b a t i t r a s b o r d a n d o il p r i g i o n i e r o su un furgoncino p i t t u r a t o in a z z u r r o e bianco c o m e quelli della polizia.» Ed ecco la stessa scena vista da u n o degli assassini, Valerio Morucci: «La macchina con targa del c o r p o diplomatico (era quella bianca - N.d.A.) si mise in s e c o n d a fila m e n t r e l'altra r i m a s e d o v ' e r a . A p p e n a visto a r r i v a r e il 130 b l u da via Trionfale, il 128 targato c o r p o diplomatico è p a r t i t o ad a n d a t u r a abbastanza veloce p e r evitare di farsi sorpassare. Passò davanti al bar Olivetti e frenò b r u s c a m e n t e all'altezza dello stop. A q u e l p u n t o il 130 t a m p o n ò il 128, l'Affetta di scorta t a m p o n ò il 130, il 128 bianco con a b o r d o le altre d u e 199
p e r s o n e si pose d i e t r o p e r c h i u d e r e l'accesso ad altre macc h i n e , l a p e r s o n a c h e d o v e v a o c c u p a r e l'incrocio o c c u p ò l'incrocio e noi q u a t t r o che e r a v a m o d i e t r o le siepi del b a r Olivetti uscimmo p e r s p a r a r e sulla scorta. Di queste q u a t t r o p e r s o n e d u e e r a n o incaricate di s p a r a r e sulI'Alfetta e le altre d u e sull'autista e sull'altra p e r s o n a che occupava il posto al suo fianco (maresciallo L e o n a r d i - N.d.A.) nel 130. Io e r o t r a q u e s t e d u e p e r s o n e e q u i n d i s p a r a i c o n t r o il 130. Nel frattempo l'autista del 130, a p p u n t a t o Ricci, cercò disperat a m e n t e di g u a d a g n a r e un varco verso via Stresa, e p i ù volte fece marcia indietro e marcia avanti p e r r a g g i u n g e r e q u e sta uscita verso destra, m e n t r e e r a in corso la sparatoria. Il maresciallo L e o n a r d i p e r p r i m a cosa si p r e o c c u p ò di p r o teggere l'onorevole M o r o e si girò p e r farlo abbassare, e infatti è stato trovato m o r t o in quella posizione. Lo stesso acc a d d e p e r Jozzino che uscì dalla macchina p e r esplodere un paio di colpi con la sua pistola». C i n q u e m o r t i , e un p r i g i o n i e r o , Aldo M o r o , p r e s i d e n t e della D e m o c r a z i a cristiana. Q u e i c i n q u e c a d a v e r i s a r a n n o c i n q u e macigni che p e s e r a n n o , d u r a n t e i c i n q u a n t a c i n q u e giorni della prigionia di Moro, sulle polemiche tra i sostenitori della fermezza e i sostenitori della trattativa. Perché la trattativa poteva avere c o m e interlocutori solo gli esecutori e i m a n d a n t i della strage: ed equivaleva al r i c o n o s c i m e n t o d ' u n a sorta di legittimità g u e r r i e r a , o guerrigliera, p e r chi n o n aveva esitato a decidere lo sterminio. Era l'ammissione d ' u n a spietata logica della g u e r r a , tale da a n n u l l a r e ogni valore giuridico e m o r a l e : logica che p u r e e r a stata n e g a t a al «boia» Kappler. Sotto l ' i m p a t t o del c r i m i n e , il G o v e r n o A n d r e o t t i e b b e nel volgere di p o c h e o r e la fiducia, tra un coro d'esecrazioni p e r la spietata sfida delle BR, che avevano subito rivendicato l ' a t t e n t a t o : « Q u e s t a m a t t i n a a b b i a m o s e q u e s t r a t o il p r e s i d e n t e della Democrazia cristiana ed eliminato le sue g u a r die del c o r p o , teste di cuoio di Cossiga». B e r l i n g u e r p a r l ò d ' u n «tentativo e s t r e m o di frenare un processo politico p o 200
sitivo», ma Lucio M a g r i dal suo p u l p i t o d ' e s t r e m a sinistra salottiera p a r v e s o p r a t t u t t o p r e o c c u p a t o dall'incombere, in reazione alla strage, di leggi liberticide. Il che, disse, «sarebbe a n d a r e p r o p r i o sulla strada che la strategia dell'eversione vuole». Per l'imperversare del t e r r o r i s m o chiese al Paese un'«autocritica» e u n ' a u t e n t i c a v o l o n t à d ' a f f r o n t a r e i p r o blemi «che sono alla base della crisi economica e morale». II Viminale si pose al lavoro p e r i n d i v i d u a r e gli u o m i n i d e l commando, e c o m p i l ò un p r i m o e l e n c o di sospetti n e l quale e r a n o inclusi i n o m i di sei che s a r a n n o c o n d a n n a t i p e r la s t r a g e : Azzolini, Bonisoli, Micaletto, Savasta, Gallinari, Moretti. Insieme a loro, la lista, compilata n o n solo con fretta, ma con scoraggiante negligenza, includeva i n o m i di d u e d e t e n u t i , di un i n f o r m a t o r e dei servizi di sicurezza, di u n o (Antonio Bellavita) che da otto a n n i risiedeva a Parigi. A testimonianza della p r o f o n d a disorganizzazione da cui e r a n o afflitti i servizi segreti e di o r d i n e pubblico. Essi agivano in base a n o r m e s u p e r a t e : la pianificazione dei p r o v v e d i m e n t i da a d o t t a r e in caso di e m e r g e n z a risaliva agli a n n i C i n q u a n t a , e n o n e r a stata a g g i o r n a t a n e p p u r e d o po la crescita a l l a r m a n t e del t e r r o r i s m o . Pochi mesi p r i m a della tragedia (14 ottobre 1977) e r a stata a p p r o v a t a u n a legge c h e r i s t r u t t u r a v a i servizi di sicurezza a b o l e n d o il SID e s d o p p i a n d o l o nel SISDE (Servizio p e r le informazioni e la sicurezza democratica) e nel SISMI (Servizio p e r le informazioni e la sicurezza militare) coordinati, o a l m e n o così si s u p p o neva dal CESIS (Comitato esecutivo p e r i servizi di informazione e di sicurezza). Poi, il 31 g e n n a i o , Cossiga aveva d a t o vita con un d e c r e t o a l l ' u c i G O S , Ufficio centrale p e r le investigazioni g e n e r a l i e p e r le o p e r a z i o n i speciali. In q u e s t o p u l l u l a r e di novità restava, ha osservato q u a l c u n o , un d a t o certo: che «nei mesi nei quali m a t u r ò e fu eseguito il sequestro M o r o in Italia n o n vi fu in pratica n e s s u n servizio segreto p r e p o s t o alla lotta c o n t r o l'eversione interna». Coloro c h e fanno della P2 l'asse p o r t a n t e d ' o g n i a v v e n i m e n t o italiano negli ultimi d e c e n n i attribuiscono questa inerzia a un 201
disegno perverso; e p o r t a n o a p r o v a l ' a p p a r t e n e n z a di alcuni dirigenti dei servizi di sicurezza alla Loggia di Gelli. E la tesi, tra gli altri, di Giorgio Galli (i servizi furono «riorganizzati con un criterio preciso, l'egemonia del SISMI, il controllo di u o m i n i della P2»). Lo stesso Galli n o n p u ò tuttavia n e g a r e c h e vi fosse nel Paese u n a diffusa a t m o s f e r a di rassegnazione, di condiscendenza o a d d i r i t t u r a di complicità verso il t e r r o r i s m o «rosso». Nei processi gli a u t o r i di attentati o t t e n e v a n o le a t t e n u a n t i in q u a n t o avevano agito «per motivi di particolare valore m o r a l e e sociale», e la feroce P r i m a linea veniva nelle sentenze qualificata n o n u n a b a n d a a r m a t a m a u n a semplice associazione sovversiva. M a g i s t r a t u r a democratica, la c o r r e n t e di sinistra dei giudici, nutriva n o n rispetto, ma ostilità verso lo Stato e simpatizzava p e r i miti rivoluzionari. Il t e r r o r i s m o diventava così - sono p a r o l e di Galli - «un f e n o m e n o storico c o m p r e n s i b i l e (anche se n o n giustificabile) in u n a fase di trasformazione sociale ostacolata da u n a classe politica corrotta». Il g i o r n o in cui i c i n q u e della scorta f u r o n o t r u c i d a t i e M o r o sequestrato, ci fu chi b r i n d ò . Lo ha raccontato Mario F e r r a n d i , d e t t o Coniglio, u n o degli e s p o n e n t i d i spicco d i P r i m a linea: «Quella m a t t i n a c'era (a Milano - N.d.A.) un corteo di lavoratori dell' UNIDAL che e r a n o stati messi in cassa integrazione. D u r a n t e il corteo esce questa edizione speciale de La Notte con il titolo: " M o r o sequestrato. La scorta uccisa. Sono state le Brigate rosse". Il corteo ha un m o m e n to di stupore e successivamente di euforia mista a inquietud i n e . C ' e r a l a sensazione, d u r a t a a l c u n e o r e , n o n più, c h e finalmente stava s u c c e d e n d o qualcosa di t a l m e n t e grosso che le cose n o n s a r e b b e r o state più le stesse. Molto eccitati e r a n o gli studenti che partecipavano al corteo. A n d i a m o alla m e n s a della scuola e si decide, strada facendo, di impieg a r e i soldi della cassa del circolo giovanile p e r acquistare dello s p u m a n t e , b r i n d a r e a questo fatto, e coinvolgere nel brindisi i lavoratori della mensa, gli inservienti, cosa che avviene». 202
Q u a r a n t o t t ' o r e d o p o via Fani fu lasciato in un sottopassaggio di largo Argentina (a R o m a ovviamente) un plico con il comunicato n u m e r o 1 delle Brigate rosse, e la p r i m a fotografia p o l a r o i d di M o r o nella sua p r i g i o n e . Il l i n g u a g g i o - che n o n m u t e r à nei comunicati successivi - rivestiva di a p p a r e n t e logica politica lo s p r o l o q u i o fanatico. «Giovedì 16 m a r z o un nucleo a r m a t o delle Brigate rosse ha c a t t u r a t o e r i n c h i u s o in un carcere del p o p o l o Aldo M o r o , p r e s i d e n t e della Democrazia cristiana. La sua scorta a r m a t a , composta da c i n q u e agenti dei famigerati corpi speciali, è stata comp l e t a m e n t e annientata. Chi è Aldo M o r o è presto detto: d o po il suo d e g n o c o m p a r e De Gasperi è stato fino ad oggi il g e r a r c a più autorevole, il teorico e Io stratega indiscusso di quel r e g i m e democristiano che da t r e n t ' a n n i o p p r i m e il p o p o l o italiano. O g n i t a p p a che ha scandito la c o n t r o r i v o l u zione imperialista, di cui la DC è stata artefice nel nostro Paese, dalle politiche s a n g u i n a r i e degli a n n i C i n q u a n t a alla svolta del centrosinistra fino ai giorni nostri con l'accordo a sei, ha avuto in Aldo M o r o il p a d r i n o politico e l'esecutore più fedele delle direttive i m p a r t i t e dalle centrali imperialiste.» I brigatisti invocavano p e r il loro crimine moventi di com o d o , intrisi di mal digerita e rozza ideologia. Q u a n t o poco M o r o fosse servo di d i r e t t i v e delle c e n t r a l i imperialiste, e q u a n t o invece del suo disegno politico personale e delle sue altrettanto personali p a u r e , lo si vide q u a n d o cominciarono ad arrivare al Palazzo e alla stampa le sue lettere. Sulla loro autenticità, o a l m e n o s u l l ' a u t o n o m i a che M o r o ebbe q u a n do le scriveva, si è m o l t o discusso. Alcuni amici politici di M o r o diffusero u n a d i c h i a r a z i o n e nella quale si sosteneva c h e l ' u o m o c h i u s o nel «carcere del p o p o l o » e r a u n o strum e n t o passivo nelle m a n i dei s e q u e s t r a t o r i , e c h e p e r sua m a n o e r a espressa la volontà dei sequestratori stessi, n o n la sua. Di tutto questo Eleonora M o r o ha fatto giustizia: «Tutto in quelle lettere - ha d e t t o ai giudici che p r o c e s s a v a n o gli assassini di Moro - a p p a r t e n e v a a mio marito. Il c o n t e n u t o , 203
il pensiero, il m o d o di p a r l a r e e di esprimersi, la sua logica. U n a autenticità assoluta. Quelle lettere e r a n o scritte da lui, p e n s a t e da lui, e s p r i m e v a n o il suo m o d o di v e d e r e le cose, di valutarle». C o n il che la signora Moro ha sicuramente reso un servizio alla verità, ma n o n alla m e m o r i a del m a r i t o . Concesso tutto ciò che dev'essere concesso - ed è moltissimo - alla angosciosa situazione in cui il p r e s i d e n t e della DC si trovava, aggiunto che nessuno p u ò lanciare la p r i m a pietra, e che molti, quasi tutti, in a n a l o g h e circostanze si sarebb e r o - o ci s a r e m m o - p r o b a b i l m e n t e c o m p o r t a t i c o m e lui, va detto con chiarezza che quelle furono le lettere d ' u n uom o t e r r o r i z z a t o , n o n d ' u n o statista c o n s a p e v o l e delle sue responsabilità e pensoso di qualcosa che andasse al di là della sua individuale salvezza. U n a lettera a Cossiga - 29 m a r zo - delineava già la tesi dello scambio di prigionieri: la lib e r t à di M o r o in cambio della libertà d ' u n certo n u m e r o di terroristi arrestati (ne furono poi precisati il n u m e r o , tredici, e i nomi). Rivolgendosi a Cossiga, che gli e r a amico e lo ammirava, M o r o affacciava a n c h e l'ipotesi che, costretto a p a r l a r e dai suoi carcerieri, egli potesse rivelare segreti c o m p r o m e t t e n t i . «Io mi trovo sotto un d o m i n i o p i e n o e incontrollato, sottop o s t o a u n p r o c e s s o p o p o l a r e che p u ò essere o p p o r t u n a m e n t e g r a d u a t o con il rischio di essere indotto a p a r l a r e in m a n i e r a che p o t r e b b e essere sgradevole e pericolosa in det e r m i n a t e situazioni. Il sacrifìcio degli innocenti, in n o m e di un astratto principio della legalità, m e n t r e un indiscutibile stato di necessità dovrebbe i n d u r r e a salvarli, è inammissibile.» N o n un c e n n o alla sorte dei cinque u o m i n i di scorta trucidati. E n o n un riferimento al caso Sossi, d u r a n t e il quale, di fronte ad un d i l e m m a a n a l o g o a quello che il s e q u e s t r o di M o r o poneva, lo Stato - del quale Moro e r a un e s p o n e n te i n s i g n e - aveva r i t e n u t o di n o n d o v e r t r a t t a r e : p r o p r i o p e r quei motivi di legalità che lo s v e n t u r a t o M o r o o r a rinnegava, appellandosi all'umanità. Puntuali e r a n o invece i riferimenti ad altri baratti di pri204
g i o n i e r i : « r i c o r d e r ò gli scambi t r a B r e z n e v e P i n o c h e t , i molteplici scambi di spie, l'espulsione d e i dissenzienti dal t e r r i t o r i o sovietico... queste sono le a l t e r n e vicende di u n a guerriglia che bisogna valutare con freddezza bloccando l'emotività e riflettendo sui fatti politici». U n a successiva lettera, questa a Zaccagnini (cui e r a n o p e r a l t r o associati Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspari, Fanfani, Andreotti e Cossiga), e r a i n d i r e t t a m e n t e rivolta al PCI. «I comunisti n o n dovevano d i m e n t i c a r e - scriveva M o r o - c h e il m i o d r a m m a t i c o p r e l e v a m e n t o è avvenuto m e n t r e si a n d a v a alla C a m e r a p e r la consacrazione del G o v e r n o che mi e r o tanto a d o p r a t o a costruire.» L'Italia politica si stava spaccando, di fronte alla tragedia: da u n a p a r t e i fautori della «fermezza», la DC, il PSDI, il PLI, e con particolare insistenza il Partito r e p u b b l i c a n o il cui leader, U g o La Malfa, p r o p u g n a v a a d d i r i t t u r a il ripristino della p e n a di m o r t e p e r i terroristi. Dall'altra Craxi, i radicali, la sinistra n o n c o m u n i s t a , i cattolici c o n t e s t a t o r i c o m e Raniero La Valle, u o m i n i di cultura c o m e L e o n a r d o Sciascia. I d u e schieramenti n o n e r a n o compatti. Pertini, socialista, dichiarò di n o n voler seguire il funerale di M o r o ma n e p p u r e quello della Repubblica. Alcuni esponenti della DC vicini alla famiglia M o r o e r a n o p e r la trattativa, altri e r a n o - c o m e Zaccagnini - tormentati e incerti. Il Presidente della R e p u b blica L e o n e disse: «Ho l'anima p r o n t a e la p e n n a a disposizione», ossia e r a incline a f i r m a r e la grazia p e r c h i u n q u e . Nel PCI U m b e r t o T e r r a c i n i era p e r un a t t e g g i a m e n t o «elastico». Le reazioni dell'opinione pubblica e r a n o p i ù difficili da decifrare. M o r o e r a u n p e r s o n a g g i o i m p o r t a n t e , n o n u n personaggio p o p o l a r e . Molti vedevano in lui un privilegiato b a r o n e della politica, e i n s i e m e il m a g g i o r f a u t o r e di q u e l lassismo rassegnato che aveva d a t o alimento alla sanguinaria violenza brigatista. Altri, m e n o di lui i m p e g n a t i e influenti nell'attività politica, avevano p e r s o la vita p e r m a n o brigatista. N o n si ebbe i n s o m m a la sensazione che si levasse 205
dal Paese la richiesta di salvare M o r o a ogni costo. Si levava p i u t t o s t o la richiesta di f e r m a r e e p u n i r e , a o g n i costo, gli assassini della scorta c h e p o t e v a n o a n c h e d i v e n t a r e gli assassini di M o r o e che c o n t i n u a r o n o a s p a r g e r e s a n g u e d u r a n t e i c i n q u a n t a c i n q u e g i o r n i di p r i g i o n i a del P r e s i d e n t e democristiano. Vi furono d u e «esecuzioni» (gli agenti di custodia L o r e n z o C o t u g n o , a Torino [ITI aprile] e Francesco De Cataldo, a Milano [il 20 aprile]) e n u m e r o s i ferimenti. Il 18 a p r i l e 1978, t r e n t e s i m o a n n i v e r s a r i o del trionfo elettorale democristiano sul F r o n t e p o p o l a r e socialcomunista, u n a telefonata al centralino del Messaggero avvertì che in un b a r di piazza I n d i p e n d e n z a , a R o m a , poteva essere trovato un comunicato delle Brigate rosse. Lo si r i n v e n n e , infatti. Annunciava l'avvenuta esecuzione di Moro «mediante suicidio», e aggiungeva che il suo c o r p o poteva essere recup e r a t o nel Lago della Duchessa, sulle m o n t a g n e al confine tra Lazio e Abruzzo. Insorsero subito molti dubbi, p e r il linguaggio inconsueto del volantino e p e r le modalità della sua diffusione. C o m u n q u e il Lago della Duchessa fu r a g g i u n t o da s q u a d r e di carabinieri e poliziotti, i quali ne videro la superficie ricoperta da u n o spesso strato di ghiaccio, intatto. A confermare definitivamente lo scetticismo sopraggiunse, d u e giorni d o p o , un vero comunicato delle Brigate rosse, con cui si p o n e v a al G o v e r n o un ultimatum di q u a r a n t o t to o r e . O le richieste b r i g a t i s t e v e n i v a n o accolte, o p p u r e M o r o s a r e b b e stato giustiziato. (Solo a n n i d o p o si accertò che il c o m u n i c a t o apocrifo e r a stato compilato da un falsario, legato ad a m b i e n t i torbidi, Toni Chicchiarelli, «assassinato nel settembre dell'84 - ha scritto Zavoli - in circostanze rimaste misteriose. Tutto ciò contribuirà a r e n d e r e attendibile un'ipotesi s e m p r e ventilata, qualche volta testimoniata, ma mai provata: quella del collegamento fra Chicchiarelli e u o m i n i dei servizi segreti, o di potenti associazioni sovversive che lo g u i d a n o , lo condizionano, e infine lo uccidono».) Lo stesso giorno dell'allarme infondato p e r il Lago della Duchessa, in u n a palazzina di via Gradoli a R o m a fu scoper206
to c a s u a l m e n t e ( u n ' i n q u i l i n a della palazzina aveva n o t a t o s t r a n e infiltrazioni d ' a c q u a d a u n alloggio sovrastante) u n covo brigatista ancora «caldo» ma o r m a i deserto. Vi fu rinv e n u t a t r a l'altro la t a r g a o r i g i n a l e della 128 bianca usata p e r il t a m p o n a m e n t o di via Fani. M e n t r e Paolo VI e il s e g r e t a r i o g e n e r a l e delle N a z i o n i Unite K u r t W a l d h e i m a g g i u n g e v a n o i loro appelli ai molti già v a n a m e n t e rivolti alle BR, Craxi incaricava Giuliano Vassalli di scovare, nei fascicoli p e n d e n t i , il n o m e di q u a l c h e brigatista che potesse essere d e c e n t e m e n t e rilasciato, in seg n o di b u o n a volontà. Si p e n s ò a Paola Besuschio, s t u d e n tessa a T r e n t o , dove aveva conosciuto Renato Curcio e Marg h e r i t a Cagol, accusata d i r a p i n e «proletarie», s o s p e t t a t a d'aver ferito il consigliere democristiano milanese Massimo De Carolis, c o n d a n n a t a a quindici anni, malata. Più tardi si p e n s e r à ad Alberto B u o n o c o n t o , un nappista anch'egli malato in carcere a Trani. Ma le BR e r a n o tracotanti, volevano che fossero scarcerati brigatisti r i t e n u t i tra i più pericolosi ( F e r r a r i , F r a n c e s c h i n i , O g n i b e n e , Curcio) e a n c h e delinquenti c o m u n i come Sante Notarnicola. Il G o v e r n o n o n cedeva, e i messaggi di M o r o , che infaticabilmente r i e m p i v a p a g i n e su pagine, si facevano s e m p r e più pressanti, s e m p r e più tormentati. In u n o di essi rivendicò la piena autenticità dei suoi scritti s m e n t e n d o chi, in qualche m o d o a fin di bene, li aveva squalificati come megafoni della volontà brigatista cui M o r o e r a soggetto. «Questo b a g n o di sangue n o n and r à b e n e n é p e r Zaccagnini n é p e r A n d r e o t t i n é p e r l a D C né p e r il Paese: ciascuno p o r t e r à la sua responsabilità.» Seguì un messaggio a L e o n e : «Faccio vivo appello con profonda deferenza al suo alto senso di responsabilità e di giustizia affinché, d'accordo con il G o v e r n o , voglia r e n d e r e possibile u n ' e q u a e u m a n i t a r i a trattativa p e r scambio di p r i g i o n i e r i politici, la quale mi consenta di essere restituito alla famiglia che ha grave e u r g e n t e bisogno di me». E r a il p r i m o m a g g i o . La famiglia M o r o affidò al q u o t i diano dell'ENi II Giorno un r u d e invito alla DC p e r c h é r i n u n 207
ciasse all'intransigenza: quasi c o n t e m p o r a n e a m e n t e M o r o , cui i sequestratori avevano a n n u n c i a t o che la sua c o n d a n n a a m o r t e e r a stata p r o n u n c i a t a , e che in m a n c a n z a di riscontri sarebbe stata eseguita, disconosceva la sua a p p a r t e n e n z a al partito di cui era p r e s i d e n t e : «Non mi resta che constatare la mia c o m p l e t a incompatibilità con il p a r t i t o della Democrazia cristiana. R i n u n c i o a t u t t e le cariche, mi d i m e t t o dalla Democrazia cristiana. C h i e d o al P r e s i d e n t e della Cam e r a di trasferirmi dal g r u p p o della DC al g r u p p o misto». Il calvario stava p e r c o n c l u d e r s i c o n il sacrificio. Il 9 maggio, m e n t r e la direzione della DC e r a riunita e Fanfani si a p p r e s t a v a a p r e n d e r e la parola, il professor Franco Tritto, collaboratore di M o r o e f r e q u e n t a t o r e della famiglia, ricevette u n a telefonata di cui esiste la registrazione. «Adempiamo alle ultime volontà del Presidente c o m u n i c a n d o alla famiglia d o v e p o t r à t r o v a r e il c o r p o dell'on. Aldo M o r o . Mi sente?» «Che devo fare? Se p u ò ripetere.» «Non posso ripet e r e , g u a r d i . Allora, lei d e v e c o m u n i c a r e alla famiglia c h e t r o v e r a n n o il c o r p o dell'on. Aldo M o r o in via Caetani. Lì c'è u n a R e n a u l t 4 rossa. Il p r i m o n u m e r o di targa è il 5.» Via Caetani si trova a brevissima distanza da piazza del Gesù e dalle B o t t e g h e O s c u r e . U n ' e n n e s i m a sfida e un e n n e s i m o sberleffo brigatista alle forze d e l l ' o r d i n e che p a t t u g l i a v a n o f r e n e t i c a m e n t e R o m a . Il c a d a v e r e giaceva n e l bagagliaio della v e t t u r a . Fu accertato dai medici legali che l'uccisione era avvenuta la mattina stessa di quel 9 maggio. Cossiga si dimise da M i n i s t r o d e l l ' I n t e r n o , la famiglia M o r o r i p u d i ò ogni celebrazione ufficiale: «Nessuna manifestazione pubblica o c e r i m o n i a o discorso: n e s s u n lutto nazionale, né funerali di Stato o medaglia alla m e m o r i a . La famiglia si c h i u d e n e l silenzio e c h i e d e silenzio. Sulla vita e sulla m o r t e di Aldo M o r o giudicherà la storia». Se il m o n d o politico italiano s'era diviso t r a fermezza e trattativa, a n c h e al vertice delle Brigate rosse la tesi u m a n i taria (liberazione di Moro) e la tesi sanguinaria ( c o n d a n n a a m o r t e ) e r a n o state dibattute. L'ha a m m e s s o Mario Moretti, 208
che di M o r o fu l'inquisitore, d u r a n t e il l u n g o sequestro. Il termine umanitario può sembrare singolarmente inappropriato p e r gente che aveva s t e r m i n a t o cinque innocenti. Ma nella loro ottica fanatica, i brigatisti si sentivano autori d'una azione di g u e r r a , r e s t a n d o da decidere se a quelle cinque vite sacrificate dovesse e s s e r n e a g g i u n t a u n a sesta, l'unica che avesse valenza politica. Mario Moretti ha detto: «Credo c h e n o n ci fu mai scelta p i ù d u r a nelle B r i g a t e rosse, ma n o n ce ne fu n e m m e n o u n ' a l t r a c r e d o così quasi u n a n i m e . C ' e r a n o dei c o m p a g n i che n o n e r a n o d'accordo, ma n o n si p u ò parlare neanche di maggioranza o minoranza perché p r a t i c a m e n t e quasi l'intera o r g a n i z z a z i o n e si p r o n u n c i ò a quel m o d o p e r c h é , politicamente, era u n a scelta che a quel p u n t o diventava obbligata». Valerio Morucci e A d r i a n a Far a n d a e r a n o c o n t r o l'assassinio, e lo r i p e t e r o n o a M o r e t t i ancora il 3 maggio. E Curcio, nel carcere di Palmi, disse un giorno: «Di M o r o n o n abbiamo mai s a p u t o nulla e sei mesi d o p o che lo h a n n o a m m a z z a t o h a n n o chiesto a noi prigionieri di scrivere p e r c h é lo avevano fatto». Così fu decisa la m o r t e . La mattina del giorno fatale Pros p e r o Gallinari e A n n a L a u r a Braghetti svegliarono Moro e gli a n n u n c i a r o n o che sarebbe stato liberato, i n d u c e n d o l o a distendersi nel bagagliaio della Renault. Lo fulminò invece la raffica d ' u n a mitraglietta cecoslovacca Skorpion. A distanza di p o c h i g i o r n i dall'epilogo della t r a g e d i a si e b b e r o i p r i m i a r r e s t i di brigatisti coinvolti n e l l ' a g g u a t o a M o r o . Prima un tipografo, Enrico Triaca, che s'era messo a disposizione di Mario Moretti, poi Valerio Morucci e Adrian a F a r a n d a . L e c r e p e nel m u r o d e l l ' o m e r t à s a r e b b e r o p r e sto diventate u n a breccia i m p o n e n t e . I c o m p o n e n t i del commando di via Fani e del g r u p p o di carcerieri - c o m p r e s o il carnefice Gallinari - f u r o n o via via catturati, e c o n d a n n a t i in p r i m o g r a d o il 28 g e n n a i o 1983, dalla C o r t e d'Assise di R o m a p r e s i e d u t a da Severino Santiapichi. F u r o n o applicate in quel processo le n o r m e di legge che concedevano un tratt a m e n t o di favore ai pentiti. Se i brigatisti s p e r a v a n o di met209
tere in ginocchio Io Stato - e sicuramente lo s p e r a v a n o , nel loro delirio di fanatici e nel loro p e r v e r s o raziocinio - furon o delusi. Q u e l l o Stato p a c h i d e r m i c o , inefficiente, neglig e n t e , i n d u l g e n t e , ridicolizzato, s e p p e contrattaccare. Né si ebbero segni che le masse si muovessero. In un p e n o s o sforzo di a t t r i b u i r e un q u a l c h e valore alla sua militanza criminal-politica, M a r i o M o r e t t i ha d e t t o a Sergio Zavoli: «Non riesco a r a g i o n a r e nei t e r m i n i vincitori e vinti, ma nei termini di u n o scontro che ha p r o d o t t o u n a trasformazione. Posso rilevare, p e r quel che mi r i g u a r d a , c h e g r a n p a r t e delle nostre aspettative n o n ha avuto successo: ma che si sia esaurito un m o v i m e n t o e insieme ad esso si siano esaurite a n c h e le Brigate rosse n o n è avvenuto in un giorno, è avvenuto in un arco di anni... Questa esperienza è esaurita ed è irripetibile». Grazie a Dio.
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
SEI E MEZZO
La fine atroce di Aldo M o r o sconvolse gli equilibri della p o litica italiana a n c o r p i ù di q u a n t o si p o t e s s e a p r i m a vista s u p p o r r e . Per la verità già il s e q u e s t r o , c o n le sue c o n s e g u e n z e ultime, aveva m u t a t o radicalmente i dati della situazione. La storia n o n si fa - e n e m m e n o la cronaca - con i se. Ma è legittimo ipotizzare ciò che sarebbe p o t u t o accadere se i brigatisti rossi, anziché obbedire alla voluttà di distruzione e di m o r t e - quella che induceva un militante a s o g n a r e l'avvento d ' u n r e g i m e alla Poi Pot, con u n a i m m a n e e salvifica carneficina - avessero liberato M o r o : q u e l M o r o che aveva coperto d'accuse e recriminazioni i suoi amici di partito, che aveva r i n n e g a t o la DC, che sarebbe r i e m e r s o dalla segregazione catacombale di via Montalcini gonfio di rancori, e ansioso di v e n d e t t e da a s s a p o r a r e a f r e d d o . Per la DC la sua p r e s e n z a sarebbe stata d i r o m p e n t e , se n o n devastatrice. Il m a r t i r e sfuggito alla m o r t e p o t e v a d i v e n t a r e - lo d i v e n t e r a n n o del resto la moglie e i figli - il p e g g i o r n e m i c o della Nomenklatura d e m o c r i s t i a n a . Altro c h e Cossiga (il Cossiga del 1991, p e r intenderci). La mitraglietta S k o r p i o n cecoslovacca evitò alla DC i dil e m m i d ' u n d o p o - s e q u e s t r o imprevedibile. Ma la m o r t e di M o r o tolse di scena un p r o t a g o n i s t a , e p r i v ò B e r l i n g u e r d ' u n interlocutore nel quale riponeva molta fiducia. N o n è un caso - l'ha osservato A r t u r o Gismondi - che nei sette m e si trascorsi dal r i t r o v a m e n t o del cadavere al voto comunista c o n t r o l'ingresso dell'Italia nel Sistema m o n e t a r i o e u r o p e o (13 d i c e m b r e 1978) si sia esaurita l'esperienza della solidarietà nazionale. «Berlinguer - ha affermato U g o Pecchioli, 211
che a quel t e m p o e r a responsabile, nel PCI, dell'Ufficio p r o blemi dello Stato - sapeva b e n e che sarebbe accaduto quello che accadde. M o r t o M o r o , la solidarietà nazionale si logorò r a p i d a m e n t e , i nemici di quella politica ebbero subito il terr e n o p i ù libero p e r vanificare il p r o g r a m m a di g o v e r n o concordato, invertire la rotta.» L'elettorato cominciava a stancarsi del pei di Berlinguer. Lo si constatò tra maggio e g i u g n o q u a n d o , a n c o r a sotto lo choc di via Fani e via Caetani, gli italiani di molti c o m u n i , di q u a l c h e provincia, e delle r e g i o n i a statuto speciale FriuliVenezia Giulia e Valle d'Aosta, f u r o n o c h i a m a t i alle u r n e p e r consultazioni amministrative. Il test interessava circa cinq u e milioni di cittadini, in p r e v a l e n z a nel M e z z o g i o r n o . Il r e s p o n s o fu u n a volta tanto inequivocabile. La DC, con il suo 42,6 p e r cento si p o r t ò - nei c o m u n i con più di cinquemila abitanti, dove si votava con la p r o p o r z i o n a l e - q u a t t r o p u n ti sopra i risultati delle politiche, e sei sopra quelli delle p r e cedenti comunali. Il PCI - ove il confronto fosse con le politiche del 20 g i u g n o '76 - precipitò dal 35,6 al 26,4 p e r cento. N o n v ' e r a stata invece v a r i a z i o n e , nei consensi c o m u n i s t i , rispetto alle c o m u n a l i p r e c e d e n t i . C h e tuttavia e r a n o state indette q u a n d o l'impetuosa ascesa comunista e r a a n c o r a di là da venire, e n e s s u n o presagiva o temeva un possibile sorpasso del PCI in d a n n o della DC. Netto il balzo del PSI dal 9 al 13 p e r cento, b u o n e le p r o v e dei partiti laici m i n o r i , pessima quella del MSI. E r a n o dati p e r alcuni aspetti abbastanza sconcertanti. Risultavano p r e m i a t e sia la fermezza democristiana e dei laici d u r a n t e i c i n q u a n t a c i n q u e giorni di M o r o , sia la flessibilità socialista. N o n si capiva b e n e se il PCI fosse stato p u n i t o dal suo elettorato tradizionale p e r c h é s'era governativizzato, o se fosse stato a b b a n d o n a t o da c o m p a g n i di s t r a d a occasionali p e r c h é aveva t r o p p o b l a n d a m e n t e inciso sull'azione di g o v e r n o . Q u e s t a volta la d o p p i a i m m a g i n e del PCI di Berl i n g u e r - partito dei g r a n d i c a m b i a m e n t i ma a n c h e p a r t i t o della legge e dell'ordine - n o n funzionò. B e r l i n g u e r a m m i 212
se, in u n a onesta autocritica, che e r a n o rimaste in o m b r a «le implicazioni innovatrici e trasformatrici della nostra linea di austerità», e che s'erano a p p a n n a t e «la fisionomia e l'iniziativa a u t o n o m a del partito». Ossia, era t e m p o di finirla con la «strategia AVIS», quella del d o n a t o r e v o l o n t a r i o di s a n g u e . La DC in lutto, che s'affrettava a collocare M o r o sull'altare dei suoi santi protettori, gongolava p e r l'esito elettorale: nel quale aveva dimostrato - n o n o s t a n t e la fine di M o r o , n o n o stante le condizioni disastrose dell'ordine pubblico e dell'economia - la sua infrangibilità. La DC rimbalzava sulle e m e r genze c o m e su un materasso a molle di Licio Gelli. Altri motivi di m a l c o n t e n t o v e n n e r o a B e r l i n g u e r dai referendum proposti dai radicali, e celebrati l'I 1 g i u g n o (1978). In origine i referendum e r a n o nove. Sette e r a n o stati tuttavia evitati dalle modifiche governative e p a r l a m e n t a r i alle leggi di cui si chiedeva l'abrogazione, o da divieti costituzionali. I d u e sopravvissuti si riferivano alla legge Reale s u l l ' o r d i n e pubblico, c h e il 22 m a g g i o 1975 aveva accresciuto i p o t e r i delle forze d e l l ' o r d i n e , e alla legge sul finanziamento p u b blico dei partiti, risalente al 1974 e allora a p p r o v a t a entusiasticamente, quasi all'unanimità, dai d u e r a m i del Parlamento, ossia da quei partiti che della legge stessa e r a n o i beneficiari. Per la legge Reale il PCI veniva colto in contraddizione. All'epoca della sua p r o m u l g a z i o n e - e p r i m a che B e r l i n g u e r diventasse un c a m p i o n e della legge e dell'ordine, e u n o dei più risoluti avversari della violenza e del t e r r o r i s m o - il PCI aveva votato c o n t r o . O r a si associava invece a u n a dichiarazione con cui DC, PSI, PRI, PSDI s'impegnavano ad i m p e d i r n e l'abrogazione. S e m m a i il partner più dubbioso, in questa coalizione, e r a il PSI: c o e r e n t e in q u e s t o con u n a t r a d i z i o n e socialista c h e oscilla tra la voglia di stabilità e la voglia di continui m u t a menti, tra un garantismo esasperato e u n a conclamata risolutezza n e l l ' o p p o r s i alla criminalità, i n s o m m a t r a le sirene della nobile utopia e l'esigenza di g o v e r n a r e . Craxi n o n e r a e n o n è u o m o da utopie (poche settimane d o p o susciterà un 213
vespaio r i n n e g a n d o C a r l o M a r x e rifacendosi all'insegnam e n t o d i P i e r r e J o s e p h P r o u d h o n : l o r i m b e c c h e r a n n o anche Francesco De M a r t i n o e Riccardo L o m b a r d i , oltre che Berlinguer). Ma è u o m o che concede il necessario, e a n c h e più, alla demagogia, o piuttosto ai trascorsi demagogico-populisti del partito. B e r l i n g u e r r i t e n n e tuttavia di p o t e r sanare la c o n t r a d d i z i o n e del PCI d i c e n d o , e diceva la verità, che quello, con il t e r r o r i s m o i m p e r a n t e e il c a d a v e r e di M o r o a p p e n a calato nella t o m b a , e r a t r a tutti i l m o m e n t o m e n o a d a t t o p e r u n a contesa sull'ordine pubblico. Q u a n t o al finanziamento pubblico dei partiti, i radicali si scontravano, c h i e d e n d o che fosse eliminato, con l'intero Palazzo. Stando alle p r e s e di posizione partitiche i no all'abrogazione a v r e b b e r o d o v u t o aggirarsi sul n o v a n t a p e r cento. E m e r s e r o invece dai referendum d u e t e n d e n z e o p p o s t e dell'elettorato. Per la legge Reale esso rispettò i s u g g e r i m e n t i d e i p a r t i t i di g o v e r n o . V e n t i q u a t t r o milioni di e l e t t o r i su t r e n t u n milioni di voti validi f u r o n o p e r il m a n t e n i m e n t o della legge. B e n diverso il risultato del referendum sul finanziamento pubblico dei partiti. Il no passò, ma con il 56 p e r cento dei voti. Questa maggioranza diventava m i n o r a n z a rispetto all'intero c o r p o elettorale (calcolando cioè a n c h e le astensioni). Il sì prevalse in molte g r a n d i città: Milano, Torin o , R o m a , N a p o l i , B a r i , P a l e r m o , Cagliari. T e n u t o c o n t o dell'indirizzo a d o t t a t o dai partiti, e del t a m b u r e g g i a m e n t o p r o p a g a n d i s t i c o c h e n e e r a d e r i v a t o nei mezzi d ' i n f o r m a zione, e in particolare nella Televisione di Stato, quella vittoria risicata fu p e r il Palazzo un autentico schiaffo. Se i p o litici ne e b b e r o le g u a n c e arrossate, d u r ò poco. C o n t i n u a r o no ad incassare s e r e n a m e n t e i finanziamenti, e ad i n c r e mentarli con varie forme di tangenti. A n d r e o t t i m i n i m i z z ò l o s m a c c o della p a r t i t o c r a z i a . «Quattordici milioni di italiani e r a n o contro i partiti? Anche p e r la legge Reale - p e r la lotta al t e r r o r i s m o - si ebbe l'am a r a constatazione che, in un certo senso, si poteva ritenere che sette milioni di italiani - di cui d u e e mezzo del Sud 214
e r a n o dalla p a r t e d e i t e r r o r i s t i . E r a u n a i n t e r p r e t a z i o n e capziosa, ma di Facile p r e s a . A risultati p r o c l a m a t i Berling u e r si l a m e n t ò f o r t e m e n t e p e r lo scarso i m p e g n o degli altri p a r t i t i , c h e in tal m o d o a v e v a n o scoperto i c o m u n i s t i . E c r e d o che n e i giorni i m m e d i a t a m e n t e successivi q u e s t o risentimento, ma ancor di p i ù il t i m o r e della c o n c o r r e n z a radicale e socialista e del distacco d a l l ' o p i n i o n e pubblica dei g r a n d i centri, consigliò u n a m a n o v r a d u r a che ridesse credibilità al PCI. E di fatto il 15 g i u g n o B e r l i n g u e r mi telefonò, p r e a n n u n c i a n d o m i la decisione di associarsi alla richiesta di dimissioni del p r e s i d e n t e Leone.» Col che passiamo dalle a m m i n i s t r a t i v e e dai referendum ad un altro - e assai p i ù rilevante - episodio politico di questa stagione convulsa della vita n a z i o n a l e : Ximpeachment di un P r e s i d e n t e della R e p u b b l i c a al cui s e t t e n n a t o n e s s u n o a v r e b b e p r o f e t a t o u n così a m a r o e p i l o g o . L ' u o m o d e i governi balneari, che s'insediava d'estate, questa volta, p r i m a che la sua ultima estate al Q u i r i n a l e cominciasse, fu «detronizzato». «La c a m p a g n a di attacco a L e o n e con il preciso proposito di farlo d i m e t t e r e p r i m a del semestre bianco - ha scritto A n d r e o t t i nella t e r z a serie d e i suoi Visti da vicino - si svil u p p ò quasi all'improvviso ed è t u t t o r a oscuro se vi fu un... d i s e g n o d ' a u t o r e finalizzato c o n t r o la sua p e r s o n a o se fu u n a delle mosse-chiave p e r d a r e scacco m a t t o alla Democrazia cristiana e a p r i r n e la successione.» Perfino A n d r e o t t i è stato d u n q u e i n d o t t o a chiedersi c o m e mai u n a p r e s i d e n z a c h e , d o p o a l c u n i sussulti, p a r e v a avviata a u n a fisiologica c o n c l u s i o n e , sia stata d ' u n t r a t t o sottoposta a un'offensiva massiccia, e v i n c e n t e . A r i g o r di logica b e n altri p r o b l e m i che quello della personalità e del c o m p o r t a m e n t o di L e o n e - che del resto se ne sarebbe p r e s t o a n d a t o dal Quirinale a v r e b b e r o d o v u t o assillare la classe politica. L e o n e era stato p r e s o a bersaglio con particolare accanim e n t o p r o p r i o d u r a n t e i d u e terribili mesi - o poco m e n o 215
d e l s e q u e s t r o di Aldo M o r o . E r a uscito il libro di Camilla C e d e r n a Giovanni Leone: la carriera di un presidente che n o n risparmiava nulla né ai c o m p o r t a m e n t i del C a p o dello Stato, né a veri o p r e s u n t i abusi dei suoi familiari. Di alcuni degli addebiti - i più gravi - la magistratura stabilì poi l'infondatezza («non si risparmiava n e p p u r e - ha scritto Andreotti il fratello del P r e s i d e n t e accusato di c o m m e r c i a r e in "grazie", il che fu confutato dai giudici con p e n e pecuniarie p u r t r o p p o a n c o r a esigue - c o n t r o i calunniatori»). La C e d e r n a aveva in larga p a r t e r i p r o d o t t o ciò che su L e o n e e r a stato affermato da varie fonti, molte delle quali tutt'altro che limp i d e , c o m e l'agenzia Op di q u e l M i n o Pecorelli c h e fu p o i ucciso in circostanze mai chiarite. LEspresso aveva rincarato la dose, con u n a serie di articoli, e Marco Pannella s'era p o sto all'avanguardia degli antileonini minacciando lo sciopero della fame se il Presidente n o n si fosse dimesso. Restavano su L e o n e le o m b r e dello scandalo L o c k h e e d e della sua stretta amicizia con i fratelli Lefebvre, s o p r a t t u t t o con u n o di loro, il professor Antonio, b e n c h é nulla di certo, e n e m m e n o di s e r i a m e n t e d o c u m e n t a t o , fosse e m e r s o su u n a connessione tra il Presidente e le vicende dell'affaire italo-americana. Sembrava che, nel m a r a s m a della vita pubblica, fosse stato c e r c a t o un c a p r o e s p i a t o r i o , e t r o v a t o nella p e r s o n a gioviale (troppo accondiscendente, troppo affezionata al p a r e n t a d o , troppo di tutto) di q u e s t ' u o m o dal vulnerabile macchiettismo. In u n a intervista dell'84 L e o n e avanzò il sospetto che c o n t r o di lui fosse stata o r d i t a u n a sorta di cong i u r a . «Mino Pecorelli... seguiva un criterio i m p o s t o g l i da qualche settore dei servizi segreti che lo utilizzava p e r i suoi scopi. Lui poi a sua volta ricattava. U n a volta ci arrivò addir i t t u r a l a voce che p r e t e n d e v a u n a s o m m a m e n s i l e (20-30 milioni credo), u n a specie di stipendio... Q u a n d o f u m m o alla fine della vicenda, e gli attacchi della Op (lo screditato p e riodico di Pecorelli - N.d.A.), e r a n o diventati quotidiani, un amico avvicinò Pecorelli p e r invitarlo a s m e t t e r e . " O r a p e r farmi s m e t t e r e ci v u o l e un m i l i a r d o - rispose Pecorelli -, 216
q u a n t o mi d a n n o i suoi nemici p e r c o n t i n u a r e . " Poi si è scop e r t o che a n c h e lui e r a della P2.» Vera o falsa che fosse la tesi del c o m p l o t t o , resta il fatto che L e o n e e r a finito in quella situazione p e r obbiettive a n che se complesse ragioni politiche, e insieme p e r il m o d o di essere suo e della sua corte. I «tre monelli» M a u r o , Giancarlo e Paolo s'erano acquetati t r o p p o t a r d i , e n o n c o m p l e t a m e n t e , e le esuberanze del C a p o dello Stato e r a n o diventate l e g g e n d a vernacola. « L e o n e v a p r e s o com'è» h a osservato A n d r e o t t i n e l già citato «ritratto» m o l t o elogiativo e m o l t o comprensivo. « Q u a n d o veniva alle partite di calcio il suo tifo e r a irrefrenabile e gli sfuggiva a n c h e q u a l c h e p a r o l a p o c o protocollare. In più, q u a n d o e r a n o in c a m p o gli azzurri del Napoli invocava a loro sostegno santi p i ù o m e n o sconosciuti, d i c e n d o che i santi i m p o r t a n t i sono c o m e gli avvocati che h a n n o molte cause: n o n possono porvi m a n o b e n e e le trascurano.» M a gli italiani f i n i r o n o p e r n o n p r e n d e r l o , L e o n e , così c o m ' e r a . L a sua i m m a g i n e e r a stata intaccata n o n tanto dalla p r o v a di scorrettezze gravi q u a n t o dalla evidenza di leggerezze minori, e fatali. Di fronte all'opinione p u b blica u n Cirino Pomicino che con u n a t u r b a schiamazzante di clientes p r e t e n d e d ' e n t r a r e alla RAI di Napoli, r i t e n u t a cosa sua, p e r assistere alla trasmissione d ' u n a p a r t i t a di calcio si squalifica assai più di noti mariuoli del Palazzo. L e o n e aveva intelligenza e cultura, ma difettava r o v i n o s a m e n t e di stile. I n c u p i t o dalle P 38, il Paese p a r v e n o n s o p p o r t a r l o più. Q u e s t o - n o n l'elezione del '71 «inquinata», c o m e p r e t e n d e vano le sinistre, d a l l ' a p p o r t o del MSI, n o n lo stesso scandalo L e f e b v r e - fece sì c h e la fine a n t i c i p a t a d ' u n a P r e s i d e n z a priva di meriti eccezionali, ma a n c h e di colpe alla Gronchi, fosse accettata senza opposizioni: n e p p u r e quella del partito cui L e o n e a p p a r t e n e v a , e cui aveva d a t o molto. Un segno evidente della fragilità d ' u n a Presidenza o r m a i in dirittura d'arrivo fu dato da un articolo del d i r e t t o r e della Stampa Arrigo Levi, il 28 m a r z o (Moro era nelle m a n i dell e B r i g a t e rosse). « D o b b i a m o p u r t r o p p o p r e n d e r e atto 217
- scriveva Levi - c h e q u e s t a c a m p a g n a ( c o n t r o L e o n e N.d.A.) a n c o r c h é intessuta di calunnie (che in o g n i altro Stato sarebbero state da t e m p o perseguite p e n a l m e n t e ) ha finito p e r i m p e d i r e il C a p o dello Stato, se n o n altro psicologicam e n t e , nello svolgimento delle sue funzioni. Il suo quasi totale silenzio di questi ultimi dieci g i o r n i è motivo di g r a v e disagio p e r la nazione.» M u o v e n d o da questa premessa, Levi arrivava a u n a conclusione s o r p r e n d e n t e : che cioè L e o n e p o t e s s e d i m e t t e r s i p e r c o n s e n t i r e l'elezione a C a p o dello Stato del p r i g i o n i e r o A l d o M o r o : d u r a n t e il cui « i m p e d i mento» i poteri effettivi sarebbero spettati al Presidente del Senato Fanfani, coadiuvato da notabili della Repubblica. L'idea che M o r o , ostaggio del t e r r o r i s m o , dovesse rivestire - sia p u r e a titolo onorifico - la massima carica dello Stato, v e n n e dai p i ù c o n s i d e r a t a s t r a v a g a n t e . A n d r e o t t i tuttavia s'impensierì s o p r a t t u t t o p e r la p r e m e s s a , ossia p e r l'esplicito s u g g e r i m e n t o c h e L e o n e dovesse a n d a r s e n e . «I giornalisti - a n n o t ò nei suoi Diari - collegano la mossa con ispirazioni di Fanfani e di La Malfa, ma n o n ho a l c u n riscontro diretto.» Lo p r e o c c u p a v a l'eventualità che l'iniziativa di Levi fosse stata sollecitata dagli Agnelli: dai quali sepp e c h e n e e r a n o invece a l l ' o s c u r o . T r a n q u i l l i z z a t o , invitò «Zaccagnini e Beici ( d i r e t t o r e d e l q u o t i d i a n o della DC N.d.A.) a far scrivere sul Popolo un c o m m e n t o che r i d i m e n sioni il tutto». E suggerì a L e o n e di n o n reagire. Il tutto n o n fu ridimensionato. Fedele ad u n a sua consolidata e fortunata teoria e pratica, secondo la quale il silenzio spegne le polemiche, Andreotti aveva sconsigliato il Quirinale («e forse ho sbagliato» a m m i s e più tardi) «di s c e n d e r e in quotidiane rettifiche e polemiche, come avrebbe voluto il cap o dell'ufficio s t a m p a N i n o Valentino. M i s e m b r a c h e u n Presidente n o n possa... scendere in piazza e che - salvo casi che interessino la vita dello Stato - d e b b a riservarsi, d o p o il suo m a n d a t o , precisazioni ed a n c h e a d e g u a t e reazioni. Suggerii di dirlo con ferma dignità e chiarezza n o n s e g u e n d o la via sdrucciolevole segnata dai provocatori. E i partiti, da me 218
consultati, c o n v e n n e r o su questa linea, con la sola eccezione dell'onorevole Ugo La Malfa, già socio fondatore della presidenza L e o n e ed ora convinto assertore delle sue dimissioni». Q u a n d o capì che, t a c e n d o , avallava, o così pareva, tutto ciò che si stava d i c e n d o di lui e della sua famiglia, L e o n e si risolse alla controffensiva. P r e p a r ò , insieme al fido Valentin o , un testo di d u e c e n t o c i n q u a n t a righe in cui ogni addebito che gli e r a stato mosso veniva, p u n t o p e r p u n t o , confutato. Per q u a n t o r i g u a r d a v a in particolare la L o c k h e e d , L e o ne insisteva sul fatto c h e la c o m m i s s i o n e d ' i n c h i e s t a sullo scandalo avesse giudicato «corretto» il suo c o m p o r t a m e n t o . Q u e s t a autodifesa a v r e b b e d o v u t o essere trasmessa dalI'ANSA la m a t t i n a del 15 g i u g n o 1978, in t e m p o p e r v e n i r e a n n u n c i a t a e letta nei passi essenziali d u r a n t e il T g l delle 13.30. A n d r e o t t i e Zaccagnini furono messi al c o r r e n t e dell'iniziativa: e p o t e r o n o l e g g e r e le cartelle c h e L e o n e aveva p r e p a r a t o . F u r o n o e n t r a m b i perplessi, a n c h e s e n o n o p p o sero alcun veto alla diffusione. S e m b r a p e r a l t r o che u n a copia del testo fosse p e r v e n u t a tra il 14 sera e la m a t t i n a del 15 g i u g n o , attraverso chissà quali canali, a Berlinguer. Il leader comunista, l'abbiamo accennato, era allarmato dai risultati elettorali, e irritato con gli altri partiti della m a g g i o r a n za, la DC in particolare. Sul «caso» L e o n e , B e r l i n g u e r aveva t e n u t o u n a t t e g g i a m e n t o cauto. Gli r i p u g n a v a , p e r t e m p e r a m e n t o e p e r linea politica, di p r o v o c a r e u n a crisi del Quirinale i n n e s t a t a sulla crisi del Paese. Ma e r a a n c h e t e n t a t o dal desiderio di d a r e ai suoi un segno tangibile di p r e s e n z a politica. Il d o n a t o r e di s a n g u e aveva bisogno d ' u n a occasione p e r attestare che il s a n g u e sapeva, all'occorrenza, cavarlo agli altri. E questa e r a un'occasione ottima. Queste supposizioni sono smentite dai dirigenti comunisti, che attribuiscono a B e r l i n g u e r p r o p o s i t i m e n o m e s c h i n i : «Noi f u m m o spinti in sostanza - ha d i c h i a r a t o G e r a r d o C h i a r o m o n t e dalla p r e o c c u p a z i o n e che la crisi della Presidenza della Repubblica potesse d i v e n t a r e s e m p r e p i ù g r a v e e pericolosa, agli effetti della stabilità democratica del Paese». 219
La direzione del PCI, convocata p e r il mattino del 15 giug n o , n o n aveva nulla, all'ordine del giorno, che riguardasse L e o n e . Ma l'ordine del giorno fu ribaltato, e L e o n e passò al p r i m o p u n t o . Q u a n d o B e r l i n g u e r p r e s e l a p a r o l a , s i capì che la sorte di L e o n e era segnata; i comunisti si associavano a chi ne voleva la caduta. Il senatore Bufalini fu da Berling u e r incaricato di preavvertire L e o n e dell'imminenza d ' u n comunicato comunista, che era u n a c o n d a n n a «per ragioni di o p p o r t u n i t à che p r e s c i n d o n o dalle accuse». Bufalini s'int r a t t e n n e con Valentino; q u i n d i col segretario generale della P r e s i d e n z a , F r a n c o Bezzi. E n t r a m b i ritennero che n o n fosse necessario né c o n v e n i e n t e un i n c o n t r o , del resto n o n richiesto, t r a l'emissario delle B o t t e g h e O s c u r e e il Presid e n t e : che c o m u n q u e sapeva, o r m a i , e che r i n u n c i ò all'autodifesa giornalistica e televisiva. Gli restava u n a fiammella di speranza, r a p p r e s e n t a t a dalla DC. Ma d u r ò poco. Il partito di maggioranza relativa n o n fece q u a d r a t o a t t o r n o al Presidente «mollato» dai comunisti, e «mollato», p e r vischiosità, a n c h e dai socialisti. «Potevo minacciare le dimissioni?» si è chiesto r e t o r i c a m e n t e A n d r e o t t i . «Ma avrei p r o b a b i l m e n t e p o r t a t o acqua al m u l i n o antidemocristiano, s o m m a n d o crisi a crisi. Né mi s e m b r a che il mio Partito tralasciò sforzi p e r far r e c e d e r e comunisti e socialisti dalla brusca pretesa.» Forse, in questa specifica situazione, Aldo M o r o che aveva espresso con forza, se n o n con a r r o g a n z a , il rifiuto della DC a farsi processare sulle piazze p e r lo scandalo Lockheed, sarebbe stato, u n a volta t a n t o , m e n o cedevole. A n d r e o t t i e Zaccagnini r i t e n n e r o invece che L e o n e dovesse essere imm o l a t o sull'altare della solidarietà nazionale. M e n t r e il PCI deliberava, i m a g g i o r e n t i democristiani avevano fatto pilatescamente sapere che «il Presidente stesso, nella sua sensibilità, più volte manifestata in privato, scioglierà il p r o b l e ma». In realtà fu sollecitato a scioglierlo, e nel m o d o p e r lui più ingrato. Andreotti e Zaccagnini si fecero insieme ricevere da L e o n e , nel p o m e r i g g i o del 15, p e r dirgli che la situazione n o n era più sostenibile. «Fu tra i m o m e n t i più odiosi 220
della m i a vita, ne sentivo infatti i n s i e m e la fatalità e la p r o f o n d a ingiustizia» ha c o m m e n t a t o Andreotti. Alle 20.30 un funzionario della Presidenza recapitò a Palazzo Chigi la lettera ufficiale di dimissioni: «Onorevole Pres i d e n t e , le c o m u n i c o che in d a t a o d i e r n a ho r a s s e g n a t o le dimissioni dalla carica di P r e s i d e n t e della R e p u b b l i c a . Mi p r e g i o p e r t a n t o inviarle l'Atto di dimissioni da me sottoscritto. C o n i sensi della mia alta c o n s i d e r a z i o n e G i o v a n n i Leone». La sera stessa Giovanni e Vittoria L e o n e lasciarono il Quirinale. La DC lodò «l'esemplare decisione», Fanfani ass u n s e la s u p p l e n z a . Il dimissionario, b u t t a t a nel cestino la l u n g a a r r i n g a che aveva p r e p a r a t o prò domo sua, si c o n g e d ò dagli italiani con un messaggio dignitoso: «Se oggi mi sono deciso a c o m p i e r e q u e s t o passo - disse - è p e r c h é r i t e n g o a s s o l u t a m e n t e p r e m i n e n t e s u quello p e r s o n a l e l'interesse delle istituzioni. Infatti finché le insinuazioni, i dubbi, le accuse, h a n n o f o r m a t o o g g e t t o d i attacchi giornalistici, n o n suffragati da alcuna circostanza, ho p o t u t o far p e s a r e sulla bilancia la necessità di n o n d r a m m a t i z z a r e , i m p o n e n d o m i un r i s e r b o che mi è stato r i m p r o v e r a t o c o m e silenzio, che mi è costato a m a r e z z a e che c o r r i s p o n d e forse a t e m p i sorpassati. Ma nel m o m e n t o in cui la c a m p a g n a diffamatoria s e m b r a aver intaccato la fiducia delle forze politiche, la mia scelta n o n poteva essere che questa. C r e d o tuttavia che oggi abbia io il d o v e r e di dirvi, e voi, c o m e cittadini, abbiate il diritto di essere da me rassicurati, c h e p e r sei a n n i e mezzo avete a v u t o c o m e P r e s i d e n t e della R e p u b b l i c a u n u o m o onesto, che ritiene d'aver servito il Paese con correttezza costituzionale e dignità morale». E «abdicazione» di L e o n e suscitò pochi r i m p i a n t i e pochi c o m p i a n t i . N e l l ' u l t i m o m e s s a g g i o egli aveva sottolineato u n a verità evidente: l'abdicazione gli e r a stata imposta n o n dalla forza degli accusatori, ma dall'assenza di difensori nello schieramento politico. N o n aveva p o t u t o far assegnamento sulla DC, dove Andreotti lo gratificherà di a m p i e forse eccessivi elogi, ma a distanza di anni: e lì p e r lì lo lascerà affon221
d a r e , con le lacrime agli occhi, ma senza b u t t a r e u n a ciambella di salvataggio. E n e m m e n o aveva p o t u t o fare assegnam e n t o s u u n « p a r t i t o trasversale». S i asserì c h e q u a l c u n o aveva voluto p u n i r l o p e r la disponibilità alla grazia verso i t e r r o r i s t i d u r a n t e il s e q u e s t r o di M o r o . Ma i socialisti, c h e della «flessibilità» e r a n o stati i campioni, n o n mossero un dito p e r lui. La causa di L e o n e fu p e r d u t a anzitutto da L e o n e stesso. Se il riserbo fuori m o d a di cui faceva c e n n o nel messaggio l'avesse v e r a m e n t e i m p o s t o a se stesso e al clan, il t o r r e n t e delle insinuazioni p r o b a b i l m e n t e n o n l'avrebbe travolto. Ma fu p e r d u t a a n c h e p e r l'obbiettiva debolezza politica d ' u n d e mocristiano n o n d ' a p p a r a t o . La sua Presidenza aveva avuto b a t t u t e e d episodi d a Spaccanapoli piuttosto che d a Q u i r i nale, ma d u e costituzionalisti, A n t o n i o Baldassarre e Carlo Mezzanotte, l ' h a n n o nel loro libro Gli uomini del Quirinale lod a t a p e r c h é ispirata da g r a n d e «scrupolo scientifico» nelle decisioni c h e a t t e n e v a n o alla carica. A r t u r o C a r l o J e m o l o , p u r d i c h i a r a n d o che avrebbe c o n t i n u a t o a n o n votare p e r la DC, espresse a L e o n e - e fu in quei frangenti un gesto di rara eleganza - la sua solidarietà. Pochi, tra i n o m i che contavano, lo i m i t a r o n o .
CAPITOLO QUINDICESIMO
PERTINI
C o n l'elezione a Presidente della Repubblica di S a n d r o Pertini, sabato 9 luglio del 1978, l'Italia c o m p ì un i m p o r t a n t e giro di boa: forse il p i ù i m p o r t a n t e del d o p o g u e r r a d o p o la definitiva uscita d e i c o m u n i s t i d a l G o v e r n o , n e l 1947. Il c a m b i a m e n t o n o n fu netto, e n e m m e n o c h i a r a m e n t e visibile. T r a n n e c h e in circostanze eccezionali, la storia n o n a m m e t t e p u n t i e a c a p o : è un continuum n e l q u a l e l'oggi ha s e m p r e forti tracce dell'ieri, e le p r e m e s s e del d o m a n i . E p p u r e si p u ò b e n dire che con la scomparsa di M o r o e r a finito un capitolo, e con Pertini ne cominciava u n o n u o v o . N o n fu tutto, e n e m m e n o principalmente, merito del p e r s o n a g g i o , p i ù s u g g e s t i v o e p i t t o r e s c o di q u a n t o fosse c o n c r e t a m e n t e incisivo. La verità è c h e l'Italia aveva bisog n o di togliersi d ' a t t o r n o gli incubi dai quali e r a stata fino a quel m o m e n t o incalzata, e di ripulirsi - o a l m e n o illudersi d'averlo fatto - dal fango che l'aveva insozzata. La strage di via Fani, episodio ultimo d ' u n t e r r o r i s m o feroce e delirante, l'affare L o c k h e e d , le c a n z o n e t t e n a p o l e t a n e e p o i l'impeachment di L e o n e , i vizi pubblici, il d i s o r d i n e e n d e m i c o , la viltà diffusa: tutti questi aspetti funesti o molesti della vita italiana p a r v e r o riscattati, a l m e n o p e r u n m o m e n t o , d a l l'ingresso al Q u i r i n a l e di Pertini. N o n fu p r o p r i o così: gli strascichi delle t r a g e d i e ci i n s e g u i r o n o p e r a n n i , o p e r d e c e n n i - basta p e n s a r e al r i t r o v a m e n t o di d o c u m e n t i della prigionia di M o r o in un a p p a r t a m e n t o milanese, nel 1990 -, il p i o m b o e l'esplosivo fecero altre vittime: o c o l p e n d o con cieca c r u d e l t à nel m u c c h i o , c o m e alla stazione di B o l o g n a nel 1980, o a g g i u n g e n d o altri n o m i al folto elenco dei «giu223
stiziati» con la P 38. C o n t i n u a r o n o c o m e p r i m a e forse peggio di p r i m a la c o r r u z i o n e , la leggerezza d i l a p i d a t r i c e del Palazzo e dell'amministrazione, i piccoli giuochi della bassa cucina politica. Ma si delineò a n c h e quello che fu chiamato - da qualcuno con intonazione sprezzante, la stessa c h e e r a stata riservata a t e r m i n i c o m e « m a g g i o r a n z a silenziosa» e «opposti estremismi» - il «riflusso». Un inizio di p r e s a di coscienza delle m e n z o g n e , delle insulsaggini, delle assurdità che avevano contribuito a d e t e r m i n a r e il d e g r a d o della convivenza civile, il fiorire di u n a violenza stralunata, il collasso dell'economia. E singolare che simbolo di questo r i t o r n o , se n o n alla saggezza, a l m e n o a u n a certa ragionevolezza, sia stato l'impulsivo e t e m i b i l m e n t e i m p r e v e d i b i l e Pertini. La c o m m e d i a della vita ha, nella scelta dei suoi protagonisti, ragioni che la r a g i o n e n o n conosce. L'instabile Pertini fu un p u n to fermo. A n c h e lui rischiò di b r u c i a r s i in u n a elezione p r e s i d e n ziale che, p e r i n c r e d i b i l e c h e s e m b r i , ricalcò, n o n o s t a n t e quel p o ' po' di sconquassi che le stavano alle spalle, i bizantinismi di s e m p r e . I socialisti, cui la g u i d a di Bettino Craxi dava u n m o r d e n t e particolare, chiedevano che u n o dei loro fosse C a p o dello Stato: p e r un principio d'alternanza, e anche - q u e s t ' a r g o m e n t o n o n fu esplicitamente enunciato, ma largamente sottinteso - p e r c h é i Presidenti democristiani, si chiamassero G r o n c h i o L e o n e , n o n avevano brillato: e sullo stesso Segni, folgorato dalla malattia, e r a n o state avanzate, lo sappiamo, pesanti insinuazioni p e r la p a r t e avuta nel p r e sunto golpe cartaceo del generale De Lorenzo. L a DC, affidata a l l ' o n e s t o m a n o n e n e r g i c o Zaccagnini, era incerta e divisa. Dati i suoi consensi nelle p r i m e votazioni - 29 g i u g n o - al c a n d i d a t o di b a n d i e r a Gonella, sprovvisto d ' o g n i a u t e n t i c a , a n c h e m i n i m a chance, s'era rifugiata, c o m e già l e e r a a c c a d u t o n e l d i c e m b r e del 1 9 7 1 , i n u n a astensione d'attesa. Il m a g g i o r p a r t i t o italiano n o n sapeva cosa voleva, e n e m m e n o cosa n o n voleva. Presentateci u n a 224
«rosa», dissero i democristiani ai socialisti, e la v a l u t e r e m o . Craxi, galante, si affrettò a soddisfare la richiesta. P r o p o n e va Pertini, De Martino, Giolitti, Bobbio (poi a n c h e Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini). I petali furono via via sfogliati in piazza del Gesù m e n t r e i comunisti si t e n e v a n o in posizione d'attesa, e di dichiarata disponibilità p e r un socialista; e i repubblicani facevano a sorpresa il n o m e di U g o La Malfa. Pertini, di cui s'era c r e d u t o p e r q u a l c h e o r a c h e potesse avere u n a i m m e d i a t a e larga investitura, rischiò di finire nel folto g r u p p o d e i p r e t e n d e n t i delusi. T r a l'altro aveva fatto s a p e r e di n o n voler essere il c a n d i d a t o delle sole sinistre: avversario d i c h i a r a t o n e l 1948 dell'alleanza t r a socialisti e comunisti con la quale N e n n i p o r t ò il suo p a r t i t o alla catastrofe e l e t t o r a l e d e l 1 8 a p r i l e , P e r t i n i n o n e r a d i s p o s t o , t r e n t ' a n n i d o p o , e in condizioni altrettanto sfavorevoli, a un beau geste suicida. A Pertini, C r a x i a v r e b b e forse p r e f e r i t o Antonio Giolitti. Ma Giolitti n o n lo volevano i repubblicani, e La Malfa n o n lo volevano i socialisti. Zaccagnini si rasseg n ò , a v e n d o p r o b a b i l m e n t e capito che, nella rosa socialista, Pertini e r a l ' u o m o che m e n o di o g n i altro r a p p r e s e n t a v a il Partito, e che p i ù di ogni altro r a p p r e s e n t a v a il Paese. La sed i c e s i m a v o t a z i o n e - n e l l e p r e c e d e n t i a v e v a n o a v u t o voti sparsi Alfredo C a r l o M o r o , E l e o n o r a M o r o e Camilla C e d e r n a - fu p e r S a n d r o plebiscitaria: 832 voti su 995 votanti. C e n t o v e n t u n o le schede bianche: ai missini e ai d e m o n a z i o nali, che la scheda bianca l'avevano p r e a n n u n c i a t a , s'era agg i u n t o u n c e r t o n u m e r o d i franchi tiratori d i varia p r o v e nienza. S i c u r a m e n t e molti, t r a loro, i democristiani: in u n a r i u n i o n e dei g r u p p i p a r l a m e n t a r i , i n d e t t a p e r o t t e n e r e l'assenso all'elezione di Pertini, Zaccagnini s'era d o v u t o c o n frontare con 48 no e 22 astenuti. M a l g r a d o questi rifiuti, Pertini aveva avuto un a p p o g g i o senza precedenti. Tutte le esitazioni suscitate dalla sua candid a t u r a e r a n o state superate, compresa quella della t a r d a età (avrebbe c o m p i u t o gli o t t a n t a d u e a n n i nel settembre succes225
sivo). La sua vitalità, fu detto p e r dissipare i dubbi, e r a u n a garanzia. Il pronostico fu, u n a volta tanto, azzeccato. L'opinione pubblica accolse in g e n e r a l e m o l t o positivam e n t e questa scelta. Forse Pertini n o n e r a in tutto e p e r tutto il Presidente che gli italiani avrebbero voluto: p e r c h é ne avrebbero voluto u n o al di fuori della classe politica. Ma di tutti gli a p p a r t e n e n t i alla classe politica, e r a q u e l l o c h e le a p p a r t e n e v a di m e n o . A n c h e se in vita sua n o n aveva fatto c h e politica; a n c h e se p e r politica aveva sofferto miseria, confino, galera, esilio; a n c h e se era stato a l u n g o Presidente della C a m e r a dei d e p u t a t i , n o n era bastato, t u t t o q u e s t o , a farne un vero «professionista» della politica. Il g i o r n o della sua elezione e s p r i m e m m o questi concetti, a g g i u n g e n d o : «Ciò n o n toglie nulla al fervore, che n o n ha mai avuto cedim e n t i , della sua milizia socialista. Ma in Pertini il c a r a t t e r e conta p i ù delle idee: e il carattere di Pertini n o n lo d i s p o n e al c o m p r o m e s s o , che della politica è un i n g r e d i e n t e insostituibile. C'è in lui qualcosa che ci r i c o r d a altri d u e u o m i n i della vecchia Italia che, come Pertini, p u r n o n facendo che politica, ne r i m a s e r o s e m p r e dilettanti, e p r o p r i o p e r q u e sto ancor oggi si r a c c o m a n d a n o al nostro rispetto: L e o n i d a Bissolati e Felice Cavallotti. Pertini concilia in sé l'immacolato c a n d o r e del p r i m o e gli impulsi generosi del s e c o n d o . H a l o s d e g n o incontenibile, l'invettiva p r o n t a , i l p e r d o n o facile... Aveva ragione q u a n d o , a chi gli rinfacciava l'età, rispose che e r a n a t o giovane, come altri nasce vecchio. Effett i v a m e n t e P e r t i n i è u n o dei pochissimi c h e , p a r t i t o D o n Chisciotte a v e n t ' a n n i , a ottanta n o n sia d i v e n t a t o S a n c h o Panza». Né le qualità né i difetti di Pertini lo abilitavano ad essere u o m o di g o v e r n o . Infatti assurse alla P r e s i d e n z a della Rep u b b l i c a senza m a i a v e r o c c u p a t o , nello Stato, u n a carica v e r a m e n t e operativa. Ad esse il Partito socialista lo riteneva i n a d a t t o : p e r la riluttanza ai b a r a t t i della b o t t e g a politica, ma a n c h e p e r le improvvisazioni, gli sfoghi, il confusionis m o rivestito d'enfasi. N e n n i gli p o r t a v a affetto, aveva in226
condizionata a m m i r a z i o n e p e r il suo coraggio, ma n e s s u n a p e r il suo cervello ( e p p u r e , lo si è accennato, q u a n d o fu varato il Fronte p o p o l a r e l'ingenuo Pertini ebbe più fiuto della vecchia volpe Nenni). Chi gli e r a vicino sapeva c h e la colloquialità alla m a n o di Pertini n o n significava a u t e n t i c o interesse p e r le p e r s o n e . C o m e o g n i b u o n d e m a g o g o - e lo e r a - capiva al volo l ' o p i n i o n e p u b b l i c a e s ' i n t o n a v a agli u m o r i d i u n ' a s s e m b l e a senza t r o p p o b a d a r e alla sostanza. A m a v a c o l l o q u i a r e con la g e n t e p i ù c h e c o n gli i n d i v i d u i . N o n era mai stato sfiorato da sospetti sul m a n e g g i o del d e n a r o pubblico e privato. La sua onestà e r a a p r o v a di b o m ba. Tutt'al p i ù gli si poteva r i m p r o v e r a r e - ma con l'andazzo c o r r e n t e e r a colpa lievissima - d ' a v e r e , c o m e o g n i altro P r e s i d e n t e della C a m e r a , a p p a g a t o l'incessante caccia d e i d i p e n d e n t i del P a r l a m e n t o a miglioramenti economici, privilegi, anzianità fittizie, i n d e n n i t à pretestuose. Gli italiani s e p p e r o che con Pertini - il quale del resto utilizzò la reggia dei Papi c o m e un ufficio, c o n t i n u a n d o a vivere nella sua casa di piazza della F o n t a n a di Trevi - sarebbe e n t r a t o al Quirinale un u o m o , n o n u n a famiglia, e t a n t o m e no un clan. La moglie Carla Voltolina, di molti a n n i più giovane, sposata nel 1946 d o p o d u e a n n i di lotta partigiana in c o m u n e , era u n a d o n n a piuttosto eccentrica, m a d'esemplare riservatezza. La R e p u b b l i c a n o n a v r e b b e a v u t o - e n o n l'avrà con Cossiga - u n a first lady, e t a n t o m e n o dei «monelli», essendo il Presidente, p e r fortuna del Paese, se n o n sua, senza figli. Il l i g u r e asciutto, v e e m e n t e e a volte s c o n c l u s i o n a t o a v r e b b e s a p u t o cattivarsi l'affetto degli italiani - e la consid e r a z i o n e degli stranieri - c o m e n o n e r a mai riuscito a Leon e , così s m a n i o s o d'essere simpatico, così d o t t o , così comprensivo, così s o r r i d e n t e , così a c c o m o d a n t e . A n c h e se la sua investitura n o n fu quale la si s a r e b b e voluta - v e n n e d o p o mille sottintesi e sotterfugi, c o m e uscita di soccorso da un groviglio di intrighi in cui corsero pericolo di restare strangolati coloro stessi che lo avevano a n n o d a t o - ebbe un effet227
to liberatorio. E lo scriviamo senza alcun riferimento a quella Liberazione di cui s'è voluto, insistentemente e alla l u n g a s t u c c h e v o l m e n t e , c h e Pertini fosse la personificazione. Di lui, s c r i v e m m o «a caldo» c h e « r a p p r e s e n t a v a al m e g l i o il peggio degli italiani». A cadavere raffreddato, lo confermiam o . Gli italiani si r i c o n o b b e r o in Pertini, nel quale la classe politica n o n s'era mai riconosciuta. Fu la sua forza.
Indro Montanelli - Mario Cervi
L'ITALIA DEGLI ANNI DI FANGO (1978-1993)
AVVERTENZA
Alcuni lettori ci hanno rimproverato di aver titolato quest'ultima nostra fatica L'Italia degli a n n i di fango. Anzitutto, dicono, perché il fango non invita all'ottimismo, anzi rappresenta un giudizio di condanna senza possibilità di appello. Eppoi perché l'elemento costitutivo del decennio da noi ricostruito, quello degli anni Ottanta, non è stato il fango, che ha fatto la sua comparsa, anzi la sua irruzione negli anni Novanta. Per quanto riguarda l'ottimismo, non è colpa nostra, di Cervi e mia, se quest'ultimo decennio ne offre pochi pretesti. Noi scriviamo, o almeno presumiamo di scrivere di Storia, e dobbiamo stare a ciò che la Storia ci offre, nel bene e nel male. I pochi memorialisti che ci hanno tramandato le cronache del crollo dell'Impero Romano le intonarono concordemente al Miserere. Oggi crolla soltanto un sistema politico, ma anche questo offre pochi spiragli alla speranza. Quanto alla prematurità del «fango», che effettivamente ha incominciato a dilagare solo agli inizi degli anni Novanta, a parte il fatto che il nostro volume ingloba anche questi, se il fango ha cominciato a tracimare solo a questo punto, è perché solo a questo punto si sono scoperchiati i tombini. Sotto di essi il fango si, accumulava da lunga data, e specialmente nell'ultimo decennio. Come il lettore può facilmente immaginare, non abbiamo avuto bisogno di molta documentazione, trattandosi di avvenimenti da noi personalmente e giorno per giorno vissuti: non da protagonisti, ma da testimoni, che è il ruolo più adatto a chi voglia ricostruirli. Non c'illudiamo d'averlo fatto con quella assoluta oggettività, che rappresenta nel migliore dei casi l'illusione e nel peggiore la truffa di una certa storiografia. Eoggettività assoluta non esiste. Nessuno storico può prescindere da una sua «angolatura». Noi possiamo sol231
tanto dire che quella nostra - di convinti e irriducibili liberaldemocratici moderati - non coincide con quella di nessun partito o interesse costituito. Non abbiamo taciuto nulla di ciò che può inficiare le nostre pregiudiziali, così come non abbiamo enfatizzato nulla di ciò che loro conviene. La più grossa difficoltà che abbiamo incontrato è di ordine - diciamo così - tecnico. La storia d'Italia, ma specialmente quella degli ultimi decenni, è un seguito di «casi» che non hanno né princìpio né fine perché, mai risolti, seguono l'andazzo dei fiumi carsici, che ad un certo punto scompaiono sotto terra e sembrano caduti nell'oblio per poi rispuntare più a valle e ridiventare «casi». In media ogni due anni tornano ad esserlo la P2, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, Gladio, la fine di Mattei, quella di Dalla Chiesa, quella di Bisaglia e perfino la morte di Papa Luciani, arricchite sempre da nuove «rivelazioni» che di continuo aggrovigliano, senza mai giungere a conclusione, la relativa vicenda. Come fare a ricostruirle: prendendole sul nascere per poi abbandonarle e seguire le altre vicende secondo il loro ordine cronologico; e poi riprenderle nei successivi capitoli e sussulti: con grave disagio per il lettore, costretto a tornare indietro per rintracciarne il filo"? Oppure svolgerle fino infondo anticipandone i tempi"? Abbiamo scelto questa seconda strada perché la riteniamo non più giusta e razionale, ma meno ardua per il lettore che rimane sempre il nostro unico punto di riferimento. Ma senza illuderci di esserci così salvati da sfasature narrative. Crediamo soltanto dì averne evitate di peggiori. Per il resto, siamo abbastanza sicuri del fatto nostro. Si capisce che, trattandosi di Storia contemporanea, è possibile e anche probabile che in un futuro più o meno prossimo saltino fuori documenti e memorie a complemento della nostra ricostruzione. Ma dico «a complemento», non a smentita. Può darsi che di un fatto o di una situazione, quello che noi raccontiamo non sia tutta la verità. Ma è sicuramente la verità, quale sinora sì è potuto appurarla. E non credo che di più ci si possa chiedere. I.M.
CAPITOLO PRIMO
IL PAPA P O L A C C O
La sera del 6 agosto 1978, u n a d o m e n i c a , Paolo VI spirava a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Pontefici. Da alcuni mesi aveva c o m p i u t o gli ottant'anni, e p e r un quindicennio era stato Papa. Un trapasso sereno d o p o u n a breve agonia. Da t e m p o la salute di G i o v a n n i Battista M o n t i n i e r a m a l f e r m a . Lo t o r m e n t a v a u n a f o r m a a c u t a di a r t r o s i , e il c u o r e e r a affaticato. Tuttavia Paolo VI n o n aveva ridotto, fino a l l ' u l t i m o , il r i t m o dei suoi i m p e g n i . A n c o r a il giovedì p r e c e d e n t e gli avevano fatto visita a Castel Gandolfo il p r e sidente Pertini e il patriarca cristiano-maronita Khoralic. Il segno certo d ' u n a malattia del Papa lo si ebbe il m a t t i n o della domenica, q u a n d o egli dovette r i n u n c i a r e al consueto inc o n t r o con i fedeli p e r l'Angelus di m e z z o g i o r n o . E r a costretto a letto, e assistette nella sua stanza alla Messa celebrata dal segretario m o n s i g n o r Macchi. Poche o r e d o p o sop r a v v e n n e la fine, attribuita dai medici a «crisi ipertensiva con insufficienza ventricolare sinistra». Gli a n n u n c i , le informazioni e i rituali che s e g u i r o n o ebb e r o il s e g n o della serietà e della dignità. Fotografi e cineo p e r a t o r i p o t e r o n o r i t r a r r e la salma solo d o p o che era stata composta nella c a m e r a a r d e n t e , sul volto le tracce delle ultime sofferenze mitigate tuttavia dall'espressione distesa, addolcita da un accenno di sorriso. Giovanni X X I I I aveva dato disposizioni severe p e r c h é mai p i ù si ripetesse l'ignominia delle i m m a g i n i scattate a Pio X I I dall'archiatra Galeazzi Lisi. C o n il t e s t a m e n t o Paolo VI aveva chiesto s e p o l t u r a «nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente m o n u m e n t o p e r me». 233
Aveva così lasciato la scena t e r r e n a un g r a n d e p r o t a g o n i sta: g r a n d e , a n c h e nella sua complessità e p r o b l e m a t i c i t à . Un Amleto della Chiesa, p e n e t r a n t e ed esitante, intellettualm e n t e aristocratico e smanioso di popolarità, molto attento alle vicende italiane, ma risoluto ad accrescere la sensibilità e p r e s e n z a i n t e r n a z i o n a l e della S a n t a S e d e . Fu il p r i m o pontefice a s s i d u a m e n t e volante e itinerante: a p r e n d o così la s t r a d a - e i cieli - a q u e l globetrotter in veste c a n d i d a c h e è Karol Wojtyla. Fu un u o m o dilaniato dai dubbi e profondam e n t e colpito dalle t r a g e d i e e dalle dissidenze che p u n t e g g i a r o n o il suo p a p a t o . Ultima, fra le t r a g e d i e , la s t r a g e di via Fani, e poi l'assassinio di Aldo M o r o , un politico che gli e r a p a r t i c o l a r m e n t e vicino. I dilemmi che dovette affrontare furono resi più assillanti dalla composita eredità che Paolo VI sentiva i n c o m b e r e su di sé: quella dell'autoritario, ier a t i c o , r e g a l e Pio X I I e quella d e l p a s t o r a l e e i n n o v a t o r e Giovanni X X I I I . N o n ebbe né la sicurezza di c o m a n d o dell'uno, né la capacità di comunicativa e di a n t i c o n f o r m i s m o dell'altro. Poiché e r a intelligente, colto, fine, è probabile a b bia avvertito a c u t a m e n t e quella che gli sembrava u n a duplice insufficienza: e che e r a in realtà u n ' a t t i t u d i n e alla mediazione r a g i o n e v o l e . A t t i t u d i n e m a t u r a t a e p e r f e z i o n a t a nei l u n g h i a n n i alla Segreteria di Stato. Nel diluvio di c o m m e n t i e celebrazioni che seguì la sua s c o m p a r s a , affiorò con chiarezza q u e s t ' i m p r e s s i o n e di sofferta ambiguità, che in altra chiave poteva essere letta c o m e alto senso dei limiti i m p o s t i a n c h e al successore di P i e t r o . Valga p e r tutti l'interpretazione data, a cadavere a n c o r a cald o , da Sergio Quinzio. «Il suo (di Paolo VI - N.d.A.) pontificato p u ò essere i n t e r p r e t a t o c o m e la sostanziale c o n t i n u a zione della linea g i o v a n n e a . Molti fatti giustificano q u e s t a interpretazione, che trova conferma del resto nelle giovanili p r e d i l e z i o n i di M o n t i n i p e r M a r i t a i n e la " n u o v a teologia"... Ma u n ' a l t r a possibile i m m a g i n e è quella c h e indica piuttosto un r i t o r n o verso la Chiesa di Pio X I I : ne tracciano i c o n t o r n i d o c u m e n t i c o m e la Sacerdotalis Coelibatus (riaffer234
m a n t e l'obbligo di castità p e r i p r e t i - N.d.A.), il Credo del popolo di Dio e la Humanae vitae - che ha ribadito la c o n d a n n a della c o n t r a c c e z i o n e s u s c i t a n d o p e r p l e s s i t à i n u n a p a r t e n o n trascurabile dell'episcopato m o n d i a l e - n o n c h é i r i p e tuti richiami all'esistenza del diavolo c o m e p e r s o n a . Si tenta di superare il contrasto disegnando u n a terza immagine, quella di un Papa di centro, equidistante, e m b l e m a t i c a m e n te espresso dalla c o n t e m p o r a n e a p r o m o z i o n e delle cause di beatificazione di e n t r a m b i i suoi predecessori.» C o n queste p r e m e s s e Quinzio sembrava voler n e g a r e la m e d i a n i t à comp r o m i s s o r i a della via m o n t i n i a n a . Ma verso la conclusione dell'articolo, a t t r i b u e n d o al pontificato di Paolo VI i caratteri dell'ottimismo e del progressismo, la confermava: «Il p r e s u p p o s t o , a p p u n t o ottimista e p r o g r e s s i s t a , è c h e si possa conciliare tra loro la Chiesa di Papa Pacelli e la Chiesa di Papa Roncalli». Q u e s t o Papa p r u d e n t e , a d d i r i t t u r a conservatore q u a n d o si t r a t t a v a dei p r i n c ì p i di fede, e b b e p e r altri aspetti a r d i m e n t i rivoluzionari. Sostituì la Messa in latino con quella in volgare, e i n t r o d u s s e un n u o v o messale in l u o g o di quello «tridentino». Suscitando così lo «scisma» del vescovo francese Lefebvre «disubbidiente - questa la sua tesi - p e r fedeltà alla vera Chiesa». Lefebvre fu sospeso a divinis, mai p e r ò scomunicato. Vi fu chi r i m p r o v e r ò a Paolo VI un'eccessiva i n d u l genza: c h e n o n fu tuttavia a senso u n i c o . Allo stesso m o d o egli si c o m p o r t ò verso i ribelli di sinistra, i «cristiani p e r il socialismo» o i sacerdoti alla d o m Franzoni. P r o f o n d e furono le riforme che egli attuò nelle s t r u t t u r e della Santa Sede: ne internazionalizzò la burocrazia - p o n e n d o un freno al quasi m o n o p o l i o italiano -, cambiò n o m e al Sant'Uffizio ribattezz a n d o l o C o n g r e g a z i o n e p e r la D o t t r i n a della F e d e , abolì i corpi a r m a t i pontifici - G u a r d i a Nobile, G u a r d i a Palatina t r a n n e quello degli svizzeri, e così recise il c o r d o n e ombelicale che legava il Papa al patriziato r o m a n o , accorciò e q u i n d i abolì lo strascico delle vesti cardinalizie, aprì i palazzi vaticani all'arte m o d e r n a . E concluse il Concilio Vaticano I I . 235
Un bilancio «modernizzatore» di tutto rispetto. Al quale va associata in c a m p o i n t e r n a z i o n a l e la Ostpolitik, che indusse il Papa a dialogare con i regimi comunisti. Molte critiche gli furono mosse, p e r queste a p e r t u r e , dai dissidenti che nei Paesi schiacciati dal tallone di Mosca lottavano, rischiav a n o , e p a g a v a n o d u r a m e n t e . La Ostpolitik p a r v e a molti, allora, i l l u m i n a t a e saggia: e s s e n d o i m p e n s a b i l e un crollo del c o m u n i s m o , tanto valeva cercare di convivere con esso, e di a m m o r b i d i r l o . Era u n a visione pessimistica, parallela a quella che, tra i politici italiani, aveva Aldo M o r o . S a p p i a m o che i fatti l ' h a n n o poi c l a m o r o s a m e n t e smentita. N e s s u n c e d i m e n t o , invece, p e r q u a n t o r i g u a r d a v a i pilastri dogmatici. G i o v a n n i Battista M o n t i n i c o m b a t t é q u e s t e battaglie c o n risolutezza, forse con la c o n s a p e v o l e z z a c h e e r a n o battaglie di r e t r o g u a r d i a , n o n accettate - a l m e n o n o n accettate con un consenso maggioritario - da u n a società in r a p i d a evoluzione. Forse s'illuse che la Chiesa - e la DC - p o tessero vincere nel referendum sul divorzio: che segnò invece la loro disfatta. N o n s'illuse p i ù p e r l'aborto. Ma n o n e b b e esitazioni. Per la Chiesa le verità assolute sono indiscutibili, n o n modificabili d a m a g g i o r a n z e p e r q u a n t o a m p i e possano essere. La verità è la verità. Il Conclave che elesse P a p a il patriarca di Venezia Albino Luciani fu u n o dei p i ù brevi nella storia della Chiesa, n o n o stante l'accresciuto n u m e r o dei cardinali, 130 (ma quindici n o n a v e v a n o d i r i t t o d i voto p e r c h é u l t r a o t t a n t e n n i ) . Altri q u a t t r o e r a n o malati: cosicché f u r o n o 111 i p o r p o r a t i c h e e n t r a r o n o nella Cappella Sistina, la sera di v e n e r d ì 25 agosto 1978, p e r l'atto più solenne che la loro carica comporti. Q u e s t a volta il pronostico n o n era facile: c o m e era stato invece p e r i Conclavi dai quali e r a n o usciti Papi Pio X I I e Paolo V I . I c o n s e r v a t o r i della curia e r a n o p e r l'arcivescovo di Genova Siri: d a n n e g g i a t o tuttavia dall'intransigenza con cui si e r a o p p o s t o sia alle c o n c l u s i o n i d e l Vaticano I I , sia alla politica estera di Paolo VI. Poteva c o n t a r e su molti sostenitori l'arcivescovo di Firenze Benelli. Ma li aveva, quei soste236
nitori, scoraggiati, a t t e g g i a n d o s i p i u t t o s t o a s u g g e r i t o r e e m a n o v r a t o r e del Conclave, che a «favorito». Altri cardinali - P i g n e d o l i , Baggio, il francese Villot, l ' o l a n d e s e Willeb r a n d s - avevano un seguito incerto. Il Conclave si r i d u s s e invece a un b r e v e d u e l l o tra Siri, famoso (e in t a l u n i a m b i e n t i f a m i g e r a t o ) p e r le s u e d u r e p r e s e di posizione, e il mite patriarca di Venezia, Albino Luciani, u n o sconosciuto al di fuori della L a g u n a , o c o m u n q u e del natio Veneto. Alle 18.24 di sabato 27 agosto, m e n t r e u n a sorta di caligine afosa gravava su R o m a (i cardinali a p p a r i v a n o spossati d o p o la «clausura»), si ebbe la fumata bianca. N o n p o t è d a p p r i m a essere i n t e r p r e t a t a e s a t t a m e n t e , p e r ché era grigiastra, e d u n q u e si sospettò potesse essere n e r a . Finché i d u b b i furono dissolti. Si s e p p e poi che i consensi riversatisi sul n o m e di Luciani e r a n o stati quasi plebiscitari. Al c a m e r l e n g o Villot, che gli aveva chiesto quale n o m e intendesse a s s u m e r e , P a p a Luciani, tratto di tasca un foglietto di carta, lesse: «Mi c h i a m e r ò Giovanni Paolo». «Primo» p r e cisò Siri s e c o n d o u n a attendibile c r o n a c a di B e n n y Lai nel suo v o l u m e I segreti del Vaticano. «Primo» confermò Luciani, con u n a docilità p e r tutto q u a n t o gli fosse consigliato, o fosse prescritto dal cerimoniale, che a p p a r v e quasi s t o r d i m e n to, e che contrassegnò l'inizio del pontificato. L'unica scelta a u t o n o m a fu a p p u n t o il n o m e , che associava quelli di Papa Roncalli e di Papa Montini. Il c a r d i n a l e Sebastiano Baggio aveva, in p r o p o s i t o , u n a sua idea. Gli sarebbe piaciuto che Luciani proseguisse la serie i n t e r r o t t a degli E u g e n i o , visto che l'ultimo, il q u a r t o , e r a stato il veneziano Gabriele Condulmer. Ma il patriarca di Venezia aveva altro in m e n t e : e quel foglietto p r e p a r a t o in anticipo d i m o s t r a c o m e già s'immaginasse di p o t e r diventare Papa: a n c h e se all'ungherese Lékai, che i n c o n t r a n d o l o aveva rilevato c o m e i suffragi in suo fav o r e a u m e n t a s s e r o , aveva r e p l i c a t o s c h e r z o s o : « Q u e s t o è soltanto u n t e m p o r a l e d'estate». U n a m a n c i a t a d i voti e r a a n d a t a all'arcivescovo di Cracovia, K a r o l Wojtyla: di g r a n 237
l u n g a sovrastato, nella n o t o r i e t à i n t e r n a z i o n a l e , dall'anziano p r i m a t e di Polonia Wyszynski. Nel 263° e r e d e di Pietro gli esperti dei sacri palazzi videro un P a p a che poteva mett e r e d'accordo, con la sua b o n o m ì a i n g e n u a , tradizionalisti e innovatori: e che, dal p u n t o di vista anagrafico, aveva dav a n t i a sé un pontificato a b b a s t a n z a l u n g o . A v r e b b e c o m piuto i sessantasei a n n i il 17 ottobre, e secondo il m e t r o della Chiesa poteva essere considerato giovane. Ma la sua salute e r a malferma, e n o n si p u ò escludere - a costo di sembrare maliziosi - che questo abbia agevolato l'elezione. L'ascesa al soglio pontificio di Giovanni Paolo I p a r v e obb e d i r e a u n a legge d'alternanza: n o n quella tra p a p i c o r p u lenti e p a p i smilzi che q u a l c u n o aveva individuato - l'alto e m a g r o Pacelli d o p o il massiccio Ratti, il sottile Montini d o p o il p i n g u e Roncalli - p e r c h é Luciani e r a paffuto nel volto e m i n u t o nella p e r s o n a . Ma quella t r a p a p i di origine b o r g h e se e p a p i di origine «proletaria». Pacelli a p p a r t e n e v a a u n a famiglia del « g e n e r o n e » r o m a n o , Roncalli e r a d i famiglia c o n t a d i n a . M o n t i n i veniva dall'alta borghesia cattolica b r e sciana, Luciani e r a figlio d ' u n soffiatore di vetro, militante socialista. Per le sue convinzioni «rivoluzionarie» e pacifiste il p a d r e di Albino L u c i a n i , d o p o la nascita d e l b a m b i n o a F o r n o d i C a n a l e nel Bellunese, e r a stato costretto a d emig r a r e , c e r c a n d o r i p a r o , alla vigilia della p r i m a g u e r r a m o n diale, in quella stessa Svizzera dove un altro massimalista e ultrapacifista, Benito Mussolini, s'era p e r qualche t e m p o rifugiato: ed e r a n o r i e n t r a t i in Italia q u a n d o Albino già freq u e n t a v a le e l e m e n t a r i e il capofamiglia aveva trovato lavor o , a p p u n t o come soffiatore di vetro, in u n a delle tante fabbrichette di M u r a n o . Il c r e d o socialista p a t e r n o n o n fece breccia, tuttavia, nel ragazzo, che scelse u n a s t r a d a o p p o s t a : quella del sacerdozio. Fu a m m e s s o nel seminario di Feltre, e successivamente si specializzò in filosofia e teologia nel seminario di Belluno. E n t r ò q u i n d i nella Pontificia Università G r e g o r i a n a e si add o t t o r ò in teologia con u n a tesi su Antonio Rosmini. N o n o 238
stante questa solida p r e p a r a z i o n e d o t t r i n a l e n o n aspirò a d u n a c a r r i e r a curiale: a Forno di Canale, il suo paese natale, t o r n ò c o m e c o a d i u t o r e d e l p a r r o c o , q u i n d i fu egli stesso p a r r o c o di A g o r d o . Il p r i m o vero passo verso i vertici della g e r a r c h i a l o c o m p ì q u a n d o f u n o m i n a t o c o a d i u t o r e nella diocesi b e l l u n e s e . D i v e n n e vescovo di Vittorio Veneto nel 1958 (lo consacrò a Roma, il 27 dicembre, Giovanni X X I I I ) , e lì restò p e r undici a n n i . Dovette a Paolo VI la designazione a patriarca di Venezia e il cardinalato (sarà il terzo Papa, d o p o Pio X e Giovanni X X I I I , v e n u t o in questo secolo dal p a t r i a r c a t o l a g u n a r e ) . S e m b r a che A n g e l o Roncalli avesse conosciuto Luciani d u r a n t e un viaggio c o m p i u t o insieme in t r e n o . «In r e a l t à - disse un g i o r n o L u c i a n i , d i v e n u t o patriarca di Venezia, a chi gli r a m m e n t a v a l'episodio - n o n mi h a c o n o s c i u t o . H a p a r l a t o s e m p r e lui.» S e n o n c o m e conversatore, a l m e n o c o m e ascoltatore il vescovo di Vittorio Ven e t o i m p r e s s i o n ò f a v o r e v o l m e n t e i l f u t u r o Papa, c h e n o n gli lesinò attestazioni di stima. A Venezia - che trovava «troppo signorile» p e r le sue abit u d i n i m o n t a n a r e - aveva i m p o s t o u n o stile u m i l e : r i n u n c i a n d o tra l'altro al titolo onorifico di p r i m a t e di Dalmazia. Ma in materia di fede ebbe la m a n o pesante, e sciolse la FUCI veneta (l'associazione degli universitari cattolici) p e r c h é vi si e r a n o manifestate o p i n i o n i favorevoli al divorzio, in occasione del referendum. Confinato nell'affollata solitudine del Vaticano, Papa Luciani fu visto da molti come un prigioniero della Curia, che avrebbe voluto Siri, ma lo considerava un b u o n P a p a di ripiego. C o n f e r m ò d a p p r i m a i n t e g r a l m e n t e l ' o r g a n i g r a m m a m o n t i n i a n o delle cariche, il che allarmò il suo g r a n d e elettore, il cardinale Benelli, che l'avrebbe preferito m e n o ossequioso verso il pontificato p r e c e d e n t e . Ma c o m e a Venezia, a n c h e a R o m a fece di testa sua p e r il cerimoniale e gli atteggiamenti. D u r a n t e la Messa p e r l'insediamento, il 3 settemb r e 1978, rifiutò la tiara e l'incoronazione. P r o n u n c i a v a discorsi «a braccio» (anche le sue p r i m e p a r o l e ai fedeli e r a n o 239
state improvvisate) e al Sacro Collegio disse: «Spero che anche voi cardinali aiuterete questo p o v e r o Cristo, il vicario di Cristo, a p o r t a r e la croce». Gli a c c a d d e d ' i n n e s c a r e , c o n le s u e s o r t i t e e s t e m p o r a n e e , d o t t e discussioni t r a i teologi. S p i e g a n d o c h e Dio n o n è mai assente e indifferente disse: «Può forse u n a m a m m a d i m e n t i c a r e i l p r o p r i o b a m b i n o ? Ma a n c h e se succedesse, mai Dio d i m e n t i c h e r à il suo p o p o lo». Si discettò su questa espressione che caratterizzava Dio c o m e u n a m a d r e , e vi fu chi si richiamò agli esegeti m e d i o e vali e alla l o r o c o n c e z i o n e bisessuale di Dio. S o r p r e s o , il b u o n Papa tolse o g n i i m p o r t a n z a a quella «piccola frase». Il l i n g u a g g i o di Albino L u c i a n i e r a senza d u b b i o - p e r un Papa - s o r p r e n d e n t e : e p e r i m o n s i g n o r i del protocollo, che gli p r e p a r a v a n o i n u t i l m e n t e discorsi densi di richiami teologici, sconcertante. Le citazioni p r e d i l e t t e da G i o v a n n i Paolo I e r a n o di b e n altro g e n e r e : nelle u d i e n z e pubbliche faceva riferimenti a G o l d o n i , V e r n e , Trilussa, r i c o r r e v a ad apologhi, rievocava fatterelli della sua vita. I visitatori lo ved e v a n o s o r r i d e n t e e a m a b i l e . Ma e r a sovrastato dalla immensità dei suoi i m p e g n i . La sua giornata, p r i m a che divenisse Papa, e r a stata ritmata da orari campagnoli. Alle 5 e r a in piedi, alle 9 di sera si coricava. C o n t i n u ò ad alzarsi alle 5, ma r i m a n e v a fino a notte i m m e r s o in u n a congerie di documenti che lo frastornavano. Prima d ' u n a udienza a un g r u p p o d i vescovi s t a t u n i t e n s i , chiese a l fratello E d o a r d o che lo aiutasse a t r o v a r e sull'atlante le città da cui i vescovi p r o v e n i v a n o «per farmi u n ' i d e a della loro diocesi». Si d i e d e a c o m p u l s a r e fascicoli, e n o n s a p e n d o da d o v e c o m i n c i a r e seguì l ' o r d i n e alfabetico. E r a s t r e m a t o e s m a r r i t o . L'ombra della m o r t e - che in Vaticano è ammessa solo se si tratta della m o r t e d ' u n P a p a - e n t r ò nei Sacri palazzi, in m a n i e r a imprevista, il 5 s e t t e m b r e , q u a n d o il p a t r i a r c a o r t o d o s s o di Mosca N i k o d i m fu folgorato da un attacco cardiaco. Nikod i m e r a il n u m e r o d u e della chiesa russa, e aveva t e n u t o i contatti con quella cattolica. M e n t r e si t r a t t e n e v a nella biblioteca del Papa l'infarto lo aveva stroncato. Il Vaticano, os240
servò un f r e q u e n t a t o r e , n o n è a t t r e z z a t o p e r la m o r t e . Vi m a n c a u n obitorio, v i m a n c a u n c i m i t e r o . I l p o v e r o Nikod i m ebbe u n a t o m b a provvisoria nella chiesetta di Sant'Anna, in attesa che q u a l c u n o venisse a p r e n d e r s e l o . I n t a n t o , di là dal p o r t o n e di b r o n z o e r a tutto un r o n z a r e di pettegolezzi e illazioni sul c o m p o r t a m e n t o del Papa. Giov a n n i Paolo I l a m e n t ò che c h i u n q u e gli chiedesse u d i e n z a , t r a gli alti prelati, lo facesse p e r s p a r l a r e di altri. Si cercava a n c o r a di capire se questo Papa a n o m a l o fosse un restaurat o r e , d o p o gli scossoni conciliari, e si riallacciasse al filone tradizionale d ' u n a storia millenaria, o fosse invece un pastore c a n d i d o che diceva ciò che l'animo gli suggeriva, e senza chiedersi se fosse vecchio o nuovo. Prima che arrivasse la risposta a questo interrogativo Papa Luciani tolse q u i e t a m e n te l'incomodo. Era il 28 settembre 1978, e il suo pontificato e r a d u r a t o 3 3 giorni. C o m e N i k o d i m , a n c h e G i o v a n n i Paolo I e r a stato vittim a , a sera inoltrata, d ' u n infarto miocardico. Alle 19 aveva ricevuto il segretario di Stato cardinale Villot: n o n dava segni di malessere, anzi p a r e v a di b u o n u m o r e . Poco d o p o s'era concessa la solita, frugale cena, e s'era avviato verso il suo studio privato. Lì l'aveva r a g g i u n t o , a t t o r n o alle 22.30, il seg r e t a r i o d o n Diego L o r e n z i , p e r dargli notizia d ' u n n u o v o sanguinoso episodio di violenza politica. Rattristato («si uccidono a n c h e da giovani» aveva c o m m e n t a t o ) il Papa, intrattenutosi b r e v e m e n t e con d o n Lorenzi, e r a e n t r a t o nella cam e r a d a letto. I n m a n o aveva u n libro, p e r l e g g e r n e qualche p a g i n a p r i m a d ' a d d o r m e n t a r s i . P a r e che, già coricato, avesse telefonato all'arcivescovo di Milano cardinale Colombo p e r consultarsi con lui sulla c o p e r t u r a della sede patriarcale di Venezia. L ' i n d o m a n i m a t t i n a alle 5.30 il vicesegretario del Papa, l'irlandese Magee, lo attese nella cappella al terzo p i a n o del Palazzo Apostolico p e r la Messa. Trascorsa m e z z ' o r a , s'impensierì. A questo p u n t o le c r o n a c h e differiscono lievemente. Secondo la versione ufficiale lo stesso Magee e r a e n t r a t o 241
n e l l ' a p p a r t a m e n t o p a p a l e e, vista filtrare la luce da sotto la p o r t a della stanza, aveva a p e r t o , v e d e n d o il P a p a e s a n i m e , con la l a m p a d a del c o m o d i n o accesa. Secondo u n ' a l t r a versione la scoperta era stata fatta da u n a delle religiose a d d e t te al Papa, s u o r Vincenza: ma s e m b r a n d o sconveniente rivelare che u n a d o n n a aveva accesso all'intimità p a p a l e - e p p u r e il p r e c e d e n t e di s u o r Pasqualina, factotuvi d u r a n t e il pontificato pacelliano, a v r e b b e d o v u t o far giustizia di q u e ste pruderies - si p r e f e r ì p a r l a r e del solo d o n M a g e e . N o n v'era nulla di misterioso in quella fine, t r a n n e la sua i m p r e vedibile subitaneità. Ma vi fu chi p a r l ò di circostanze oscure, perfino di veleno. Fu da qualche p a r t e avanzata richiesta d ' u n a autopsia, negata. Scrittori di accesa e incontrollata fantasia costruirono att o r n o alla vicenda t r a m e «gialle». Si insinuò che i soliti biechi c o n s e r v a t o r i della c u r i a avessero voluto liberarsi d ' u n P a p a che li stava d e l u d e n d o . Le voci di t r a m e criminali in Vaticano e r a n o corse a n c h e in passato: avallate, a q u a n t o è stato scritto, da alte p e r s o n a l i t à . II c a r d i n a l e T i s s e r a n t avrebbe affermato cocciutamente che Pio XI (vissuto peralt r o f i n o a d età m o l t o a v a n z a t a ) e r a stato a v v e l e n a t o . C o n m a g g i o r e b u o n s e n s o l'arcivescovo di Vienna cardinale Koenig disse che il veleno dal quale Giovanni Paolo I e r a stato m a n d a t o all'altro m o n d o n o n stava in u n a tazzina di caffè, ma nella s o m m a di funzioni - pastorali, politiche, finanziarie, d i p l o m a t i c h e - che i n c o m b o n o sui successori di Pietro: e consigliava u n a m a g g i o r delega di poteri. I n verità molti Papi h a n n o d i m o s t r a t o d i s a p e r r e g g e r e b e n e a quel c u m u l o di responsabilità, e di p o t e r vivere molti a n n i , s o p p o r t a n d o l e . Ad Albino Luciani facevano p r o b a bilmente difetto la t e m p r a fisica e l'allenamento burocratico necessari a d u n P a p a m o d e r n o p e r a d e g u a r s i a l r i t m o dei suoi i m p e g n i . Più p a r r o c o che patriarca di Venezia, più pastore che organizzatore, s'era sforzato di essere ciò che n o n era: e aveva c e d u t o allo stress. N o n è, questa, u n a diagnosi. E un'ipotesi. 242
N e s s u n o s a p r à mai quale Papa Giovanni Paolo I avrebbe p o t u t o essere, se fosse vissuto. Q u a n d o r a d i o , televisione e quotidiani diffusero nel m o n d o la notizia della sua m o r t e alc u n i c o m m e n t a t o r i si s e n t i r o n o in obbligo di d i r e che con Papa Luciani scompariva «una figura immensa». P u r t r o p p o la r e t o r i c a e il g o n g o r i s m o s c i u p a n o t u t t o , in un Paese di servi sciocchi e di osannatori a cottimo: tutto, a n c h e i sentim e n t i p i ù schietti e p i ù p u r i . N e s s u n o ha sentito Papa Giovanni Paolo I c o m e u n a figura i m m e n s a , n e s s u n o si aspettava che lo fosse, a n c h e se lo era n o n ha avuto il t e m p o di dimostrarlo, e p r o b a b i l m e n t e n o n ne aveva n e m m e n o l'ambizione. Quello di cui la g e n t e gli serbò g r a t i t u d i n e fu d'aver p o r t a t o sulla c a t t e d r a di San Pietro - c h e ne aveva u r g e n t e bisogno - un soffio di freschezza evangelica e quasi di gaiezza francescana, da pazzerello di Dio che recitava con accento veneto i versi r o m a n e s c h i di Trilussa e impartiva la lezione di Pinocchio. Parlava di Dio con la forza di chi ci c r e d e v e r a m e n t e , aveva richiamato in servizio l'anima e le coscienze, voleva r i d a r e q u a l c h e ideale m o r a l e , i n s i e m e col senso del d o v e r e necessario a servirlo e con la gioia di assolvere q u e s t o d o v e r e . Potè far p o c o , quasi n i e n t e , i n 3 3 g i o r n i . N o n più che lasciare un segno di levità e di letizia, tra le m u ra i c o l o n n a t i i p a r a m e n t i le g u a r d i e e le scartoffie c h e l ' h a n n o soffocato. Il t r o n o d e l p i ù assoluto tra i re rimasti su q u e s t a t e r r a e r a di n u o v o vuoto: e i cardinali f u r o n o in fretta e furia richiamati a R o m a . 111 - c o m e p e r Luciani - i p o r p o r a t i che e n t r a r o n o in Conclave, e che decisero d o p o u n a cinquantina d ' o r e : s u p p e r g i ù il d o p p i o di quelle occorse p e r eleggere il p a t r i a r c a di Venezia. I pronostici degli esperti, suffragati da u n a tradizione di q u a t t r o secoli e mezzo, e r a n o , u n a volta di più, p e r un Papa italiano. E r a n o stati fatti, a sede vacante, i n o m i dell'arcivescovo di Firenze Benelli, dell'arcivescovo di P a l e r m o , P a p p a l a r d o , dell'arcivescovo di N a p o l i , Ursi. Q u a l c u n o aveva inserito nella rosa dei papabili l'arcivescovo d i T o r i n o , B a l l e s t r e r o , h a n d i c a p p a t o tuttavia d a l 243
fatto di n o n essere a n c o r a stato n o m i n a t o cardinale. Si voleva u n a figura m e n o evanescente di quella del mite Luciani. Ma forti e r a n o - soprattutto da p a r t e dei cardinali del Terzo M o n d o - le resistenze a u n a c a n d i d a t u r a espressa dalla Curia. A c c a d d e così c h e i c a r d i n a l i italiani fossero divisi nella scelta del 264° P a p a e c h e , m a n c a n d o la c o m p a t t e z z a di quello c h ' e r a c o m u n q u e il g r u p p o nazionale più consistente del Sacro Collegio, emergesse in b r e v e t e m p o il n o m e n o n solo d ' u n o s t r a n i e r o , ma d ' u n u o m o di frontiera, o d ' o l t r e f r o n t i e r a , l'arcivescovo d ' u n a città polacca, Cracovia, c h e e r a i m m e r s a , così c o m e t u t t a la cattolicissima Polonia, nell ' I m p e r o c o m u n i s t a . Pochi m i n u t i d o p o le 6 p o m e r i d i a n e del 16 o t t o b r e si e b b e la fumata bianca, inequivocabile, acclamata da centomila fedeli assiepati in piazza San Pietro, e alle 18.42 il cardinale p r o t o d i a c o n o Pericle Felici, affacciato alla loggia c e n t r a l e della Basilica, a n n u n c i ò il gaudium magnimi: e q u i n d i sillabò il n o m e dell'eletto, C a r o l u s Wojtyla. Fu u n a s o r p r e s a p e r tutti, a n c h e p e r EOsservatore Romano che aveva p r e p a r a t o u n ' e d i z i o n e s t r a o r d i n a r i a , e che faticò a r e p e r i r e fotografie e d a t i anagrafici dell'arcivescovo di Cracovia. «Sono a n d a t e in fumo a n c h e le previsioni» comm e n t ò il cardinale a r g e n t i n o Pironio. M e n o di u n ' o r a p i ù tardi la folla, e l'Italia, e il m o n d o , vid e r o il Papa, che aveva deciso di chiamarsi Giovanni Paolo I I , affacciato alla loggia. N o n alto, massiccio, un'espressione seria, quasi p r e o c c u p a t a , sul volto. Il Papa parlò, nel suo italiano più che discreto ma dalla d u r a cadenza straniera. Disse d'essere stato chiamato «da un Paese lontano». Aggiunse d'avere avuto p a u r a nel ricevere la n o m i n a , ma d'avere accettato p e r spirito d ' o b b e d i e n z a (si dice che l'elezione fosse in realtà a v v e n u t a il m a t t i n o , all'ottava v o t a z i o n e , ma c h e Karol Wojtyla avesse chiesto q u a l c h e o r a di riflessione). Invocò i n d u l g e n z a p e r il suo italiano n o n perfetto, «Se mi sbaglio mi corrigerete.» E q u e l l ' e r r o r e l a t i n e g g i a n t e , i n s i e m e con la richiesta d'aiuto, umanizzò il n u o v o pontefice già nel244
la sua p r i m a a p p a r i z i o n e . Karol Wojtyla, c i n q u a n t o t t e n n e , d u n q u e poco più che un giovanotto p e r la Chiesa, n o n imm a g i n a v a certo, a r r i v a n d o a R o m a , di n o n d o v e r n e p i ù rip a r t i r e verso la sua diocesi. I fotografi in attesa a Fiumicino l'avevano bersagliato d'istantanee, q u a n d ' e r a sceso dall'aereo: ma n o n e r a n o destinate a lui. Wojtyla e r a insieme con il p r i m a t e di Polonia Wyszynski, e stava un passo dietro di lui, in segno di rispetto. L'interesse e r a p e r il p r i m a t e , p r o t a g o nista di d r a m m a t i c i duelli con il r e g i m e di Varsavia, n o n p e r quel suo irrilevante «secondo». U n o s t r a n i e r o , d u n q u e , e questo r a p p r e s e n t a v a già u n a mezza rivoluzione. L'ultimo Papa straniero e r a stato l'oland e s e A d r i a n o F l o r e n s z , arcivescovo d i U t r e c h t , c h e c o m e A d r i a n o VI aveva r e g n a t o p e r m e n o di un a n n o , fino al 14 s e t t e m b r e 1 5 2 3 . D o p o , s ' e r a n o susseguiti 4 5 p a p i italiani. Oltre che straniero, polacco. E questo faceva u n a rivoluzion e t u t t a i n t e r a . L a Chiesa p i e g a t a alla Ostpolitik d i P a p a M o n t i n i e di Casaroli osava innalzare sul t r o n o di San Pietro un e s p o n e n t e del più battagliero episcopato d'oltre cortina: e c o n ciò stesso offriva alle masse cattoliche polacche u n o straordinario p u n t o di riferimento e d ' a p p o g g i o : e q u e sto avveniva d o p o che, con i patti di Helsinki (agosto 1975) B r e z n e v aveva in q u a l c h e m o d o accettato c h e la c o m u n i t à internazionale s'occupasse del rispetto dei diritti u m a n i nei Paesi comunisti. E d w a r d Gierek, dal d i c e m b r e del 1970 seg r e t a r i o g e n e r a l e d e l Partito c o m u n i s t a polacco, ossia d e t e n t o r e del p o t e r e , e r a p i ù u n p a t e r n a l i s t a godereccio che un r e p r e s s o r e . Wyszynski aveva trovato con lui un accettabile modus vivendi. Ma tra il Paese legale e il Paese reale la fratt u r a e r a insanabile: e quel Papa v e n u t o da Cracovia n o n e r a certo fatto p e r comporla. Della p e r s o n a l i t à e della visione p a s t o r a l e e politica di Giovanni Paolo II si sapeva poco, in quel m o m e n t o . Chi l'aveva conosciuto parlava di lui c o m e d ' u n conservatore m o d e r n o , a p e r t o e perfino s p r e g i u d i c a t o negli a t t e g g i a m e n t i , inflessibile nel rispettare i cardini della fede e della tradizio245
n e . Aveva avversato senza mezzi t e r m i n i - a differenza di Wyszynski, cui il r u o l o di p r i m a t e i m p o n e v a cautele diplom a t i c h e - l'Ostpolitik: e aveva m a n t e n u t o l e g a m i m o l t o stretti con l'intellighenzia cattolica polacca, a n c h e quella p i ù aggressiva nel contestare il p o t e r e comunista. Le p r i m e biografìe d e l P a p a a i u t a r o n o a c a p i r e q u a l e fosse stata la sua formazione: n o n quale potesse essere la sua azione, t r a n n e su un p u n t o , che era sicuro. Si sarebbe battuto p e r c h é la C h i e s a cattolica polacca n o n fosse t i r a n n e g g i a t a . E s u b i t o q u a l c u n o affacciò il t i m o r e che q u e s t o P a p a sottraesse sì la Chiesa al provincialismo degli italiani, ma solo p e r assoggettarla a un altro provincialismo pontificale: quello polacco. Karol Wojtyla e r a n a t o il 18 m a g g i o 1920 a Wadowice, u n a cittadina d e l l a Polonia m e r i d i o n a l e , a u n a t r e n t i n a di chilometri da Cracovia. Era rimasto orfano di m a d r e a nove a n n i (forse il suo culto devotissimo p e r la M a d o n n a discende a n c h e dalla m a n c a n z a , p e r g r a n p a r t e dell'infanzia e p e r t u t t a l'adolescenza, d ' u n a p r e s e n z a m a t e r n a ) . I l p a d r e e r a o p e r a i o , ma riuscì a farlo s t u d i a r e , fino all'iscrizione nella facoltà di l e t t e r e d e l l ' U n i v e r s i t à di Cracovia. Allo s c o p p i o della g u e r r a , che fece della Polonia la p r i m a vittima di H i tler, il p a d r e fu richiamato alle a r m i c o m e sottufficiale, e p o chi mesi p i ù tardi m o r ì . Rimasto solo, negli a n n i tragici dell ' o c c u p a z i o n e tedesca, il giovane K a r o l p r o s e g u ì gli studi, m a p e r c a m p a r e l a v o r ò c o m e o p e r a i o i n u n a fabbrica d i p r o d o t t i chimici. Ebbe qualche velleità d'attore dilettante (il che p u ò essere utile a un p e r s o n a g g i o pubblico, e n e s s u n o lo è q u a n t o il Papa) e a n c h e d ' a u t o r e di teatro: viene ricordata la sua p a r tecipazione alle r a p p r e s e n t a z i o n i d ' u n T e a t r o rapsodico, organizzato a Cracovia da giovani entusiasti, che era timorato ed edificante. In fabbrica si dedicava, oltre che alle sue m a n sioni d ' o p e r a i o , alla p r o p a g a n d a religiosa: che e r a insieme ( u n intreccio strettissimo nella Polonia o p p r e s s a d a i t e d e schi o dal c o m u n i s m o ) p r o p a g a n d a religiosa e patriottica. N o n a p p e n a gli fu possibile e n t r ò in s e m i n a r i o : e n e l n o 246
v e m b r e del 1946, in u n a Polonia liberata dagli stivali della W e h r m a c h t ma schiacciata dal tallone di ferro staliniano, fu o r d i n a t o sacerdote. C'era stato il rischio che la vita di Karol fosse troncata da un b a n a l e incidente. Travolto da u n ' a u t o mobile, e r a rimasto p e r alcuni giorni tra la vita e la m o r t e . Si salvò. Poiché e r a intelligente e ambizioso, fu m a n d a t o a R o m a , d o v e nel 1948 si a d d o t t o r ò all'Angelicum. Gli si schiudeva la possibilità d ' u n a c o m o d a carriera curiale: t a n t o più allett a n t e p e r chi sapeva che, t o r n a n d o a casa, si sarebbe trovato in trincea. Karol Wojtyla t o r n ò , e fu d a p p r i m a c o a d i u t o r e in diverse p a r r o c c h i e dell'arcidiocesi di Cracovia, p o i p r o fessore all'Università cattolica di Lublino. C o m e avviene sovente, lui u o m o d'azione voleva s o p r a t t u t t o accreditarsi com e teologo p r o f o n d o , e sfornava u n a q u a n t i t à i m p r e s s i o n a n t e di saggi sul cui valore n o n osiamo p r o n u n c i a r c i . N o m i n a t o vescovo nel 1958, fu messo n e l 1964 a c a p o della diocesi in cui e r a n a t o e in cui aveva p e r c o r s o le t a p p e d e l suo cursus honorum sacerdotale. La p o r p o r a arrivò nel 1967. U n cardinale a p p e n a q u a r a n t a s e t t e n n e : battagliero m a anche disposto - sulla scia del suo m a e s t r o Wyszynski - a inevitabili c o m p r o m e s s i con un p o t e r e «rosso» che negli ultimi a n n i di G o m u l k a e r a a n c o r a d u r o e intollerante, e che con Gierek si a m m o r b i d ì : a volte o s t e n t a n d o verso quella Chiesa i n d o m a b i l e la b o n a r i e t à q u e s t u r i n a dei poliziotti d ' a n t i c o s t a m p o verso p i a n t a g r a n e politici incorreggibili ma leali. Il g i o v a n e c a r d i n a l e polacco e r a a p p r e z z a t o a R o m a : lo d i m o s t r a il fatto c h e n e l S i n o d o m o n d i a l e d e i vescovi d e l 1974 fosse stato affidato a lui l'incarico di t e n e r e u n a relazione sui diritti e sui d o v e r i dei cattolici nel r i n n o v a m e n t o post-conciliare. Già c o m e vescovo Wojtyla e r a un viaggiatore indefesso, aiutato in questo dall'ottima conoscenza delle principali l i n g u e . E u r o p a , Asia, Africa, America, n o n v ' e r a c o n t i n e n t e che n o n avesse p e r c o r s o . E forse n o n fu t e n u t o nel d e b i t o c o n t o , q u a n d o d i v e n n e P a p a , u n capitolo d ' u n suo libro - Segno di contraddizione - che raccoglieva i m p r e s 247
sioni e riflessioni d e r i v a t e g l i d a l l ' i n c e s s a n t e p e r e g r i n a r e . Quelle pagine, Wojtyla le aveva dedicate alla miseria dei popoli del Terzo M o n d o , e alle ingiustizie sociali che li caratter Ì 2 z a v a n o : a s s e g n a n d o alla Chiesa cattolica, c o m e c o m p i t o p r i m a r i o , quello di o p e r a r e p e r il riscatto dei poveri e il m u t a m e n t o delle l o r o c o n d i z i o n i sociali. La Chiesa, scriveva, n o n p u ò r i m a n e r e insensibile allo spettacolo di moltitudini c o n d a n n a t e alla fame e alla d e g r a d a z i o n e m o r a l e , né p a r t e g g i a r e p e r le m i n o r a n z e che d e t e n g o n o il p o t e r e e c o n o mico e politico e a c c u m u l a n o illecite ricchezze. Chi c o m m e n t ò , a caldo, l'avvento del Papa slavo, i n d u g i ò sul suo a n t i c o m u n i s m o , che era evidente e in qualche m o d o obbligato: n o n p e r c e p ì subito, invece, la c o n n o t a z i o n e terzomondista che questo pontificato avrebbe assunto. Al figlio dell'operaio di Wadowice n o n piaceva il sistema che o p p r i m e v a la Polonia, ma n o n piaceva n e m m e n o la società occidentale, forte, c o n s u m i s t a , scettica, a p p a g a t a . La fede si t e m p r a nella sofferenza, e, forse, p e r certi aspetti la Polonia in cui s'è i n s t a u r a t a la d e m o c r a z i a e con essa l'econ o m i a di m e r c a t o va m e n o a genio, a questo Papa s o r r i d e n te e severo, della Polonia in cui le chiese e r a n o il l u o g o di r i u n i o n e dei credenti, c o n t r o il nemico che da fuori poteva d a r e o r d i n i ai carri armati, n o n alle coscienze. Gli italiani si a b i t u a r o n o al linguaggio del Papa. C h e e r a s i m p a t i c a m e n t e colloquiale q u a n d o p a r l a v a a braccio, a n c h e sbagliando, ma che diventava difficile q u a n d o leggeva testi p r e p a r a t i in p r e c e d e n z a . Un vaticanista della BBC, David Willey, fa nel suo libro II politico di Dio u n a diagnosi acuta d e l l ' o r a t o r i a di Wojtyla. «In certi casi o c c o r r e r e b b e u n o storico, o un teologo morale, o semplicemente un b u o n trad u t t o r e della l i n g u a polacca p e r r e n d e r n e (dei discorsi N.d.A.) il significato t r a s p a r e n t e a n c h e ai n o n esperti di gergo ecclesiale... «Il linguaggio p a p a l e è stato s e m p r e u n a forma di c o m u nicazione poco i d o n e a a u n a i m m e d i a t a c o m p r e n s i o n e . Lo stile p a p a l e t e n d e al generico e all'astratto, talvolta all'ovvio 248
e al ripetitivo. È usanza consolidata dei Papi quella di citare se stessi ad nauseavi, r i p e t e n d o affermazioni già fatte sullo stesso a r g o m e n t o con tanto di citazione p u n t u a l e del capitolo e del verso. Il nocciolo politico resta spesso nascosto nelle viscere di un'omelia religiosa.» Solo q u a n d o l'occasione r e n deva p e s a n t e e significativa ogni parola, le oscurità papali si dissolvevano. Lo si c o n s t a t ò d u r a n t e il s u o p r i m o viaggio in Polonia ( g i u g n o 1979) che seguì di solo sette mesi l'elezione: e c h e rinfocolò le critiche a un vescovo di R o m a che, si disse, n o n aveva abbastanza d i m e n t i c a t o d'essere stato arcivescovo di Cracovia, e che aveva spalancato le p o r t e dei palazzi vaticani a u n a legione di preti polacchi. A Varsavia lo aveva accolto Gierek, un d e s p o t a i n d u l g e n t e che p a r e v a saldissimo in sella, a n c h e se d o p o alcuni a n n i di vacche grasse l'economia del Paese e r a allo stremo. Lech Walesa e r a u n o sconosciuto elettricista ribelle dei cantieri navali di Danzica; la fiamma di Solidarnosc - e p p u r e mancava a p p e n a un a n n o - n o n era prevista da n e s s u n o . A Gniezno, antica sede dei re e dei prim a t i cattolici di Polonia, Giovanni Paolo II si rivolse ai vescovi e alla folla (ma la televisione di Stato n o n trasmise il discorso) con frasi solenni. «Dopo tanti secoli i p o p o l i slavi h a n n o udito l'apostolo di Gesù Cristo p a r l a r e nella loro lingua. E il p r i m o Papa slavo nella storia della Chiesa n o n p u ò fare a m e n o di u d i r e questi idiomi slavi s t r e t t a m e n t e imparentati, p e r q u a n t o essi possano a n c o r a s u o n a r e stranieri a orecchie assuefatte alle lingue r o m a n z e , g e r m a n i c h e , inglesi e celtiche. N o n è forse volontà di Cristo che questo Papa, in q u e s t o p r e c i s o m o m e n t o , d e b b a rivelare l ' u n i t à spirituale dell'Europa?» N o n solo i confini degli Stati, ma la b a r r i e r a tra d u e universi politici v e n i v a n o così s u p e r a t i dal m e s s a g g i o p a p a l e , che s e m b r ò allora a molti velleitario o retorico. La Storia gli avrebbe d a t o u n avallo t a n t o p i ù g r a n d i o s o q u a n t o più insperato.
CAPITOLO SECONDO
TEOREMA
Il g o v e r n o a n d r e o t t i a n o della «solidarietà nazionale», c h e l'uccisione di A l d o M o r o (9 m a g g i o 1978) e l'elezione di S a n d r o Pertini al Quirinale d u e mesi d o p o avevano provvisoriamente compattato, e r a e n t r a t o p r e s t o in a p n e a . I comunisti, c h e a v e v a n o fatto p a r t e della m a g g i o r a n z a senza tuttavia o c c u p a r e p o l t r o n e ministeriali, si d i c e v a n o stanchi d'essere « d o n a t o r i di sangue»; i d e m o c r i s t i a n i n o n e r a n o disposti a c o n c e d e r e loro p i ù di q u a n t o avessero già concesso; i socialisti vagheggiavano a p a r o l e spinte a sinistra m e n t r e i n c o n c r e t o s o p p o r t a v a n o m a l v o l e n t i e r i l'alleanza t r a DC e PCI c h e r e n d e v a i n i n f l u e n t e , o a l m e n o n o n i n d i spensabile, il loro a p p o r t o . Forse l'unico sincero difensore del m o n o c o l o r e di A n d r e o t t i e r a A n d r e o t t i , incline a minimizzare le difficoltà. E r a n o difficoltà a u t e n t i c h e . A n z i t u t t o p e r i l s e g r e t a r i o del PCI Enrico Berlinguer, che aveva raccolto, con il passaggio dall'opposizione alla m a g g i o r a n z a , frutti assai più avari di q u a n t o sperasse: e bacati. Le elezioni amministrative p a r ziali d e l m a g g i o e g i u g n o 1978 e r a n o state p e r il PCI u n a botta secca. Il test n o n e r a di p o c o c o n t o , interessava circa cinque milioni di italiani: e aveva p r e m i a t o la DC nello stesso m o m e n t o i n cui p u n i v a i l PCI; a d a t t e s t a r e p r o b a b i l m e n t e che la «fermezza» c o n t r o i brigatisti assassini, le velleità d'ortodossia economica, le m i s u r e più severe p e r l ' o r d i n e p u b blico, p o t e v a n o a g g r e g a r e c o n s e n s i a t t o r n o a l p a r t i t o d i m a g g i o r a n z a relativa, e ne t o g l i e v a n o invece a un p a r t i t o tradizionalmente d'opposizione. N o n è che nella solidarietà n a z i o n a l e i c o m u n i s t i c o n t a s s e r o p o c o : c o n t a v a n o invece 250
moltissimo, e il c a p o g r u p p o dei d e p u t a t i del PCI, l'abruzzese F e r n a n d o Di Giulio, influiva sulle decisioni governative assai p i ù di tanti ministri. Ma di fronte a s c h i e r a m e n t i sociali in ebollizione - i d i p e n d e n t i statali, gli ospedalieri, gli o p e r a i di m o l t e fabbriche - i successi c h e la m a g g i o r a n z a n e l suo complesso rivendicava e r a n o p e r il PCI insignificanti: o a d d i r i t t u r a visti c o m e sconfitte da tanti militanti. C h e di veri successi si trattasse s e m p r e è, col s e n n o di poi, molto d u b b i o . P e n s i a m o alla r i f o r m a s a n i t a r i a o alla legge s u l l ' e q u o c a n o n e . I n o g n i m o d o l a base c o m u n i s t a n o n n e e r a a p p a gata: e, ai p r i m i segni di ripresa dell'economia, con la bilancia commerciale t o r n a t a in attivo, e la produttività che recup e r a v a posizioni, invocò consistenti a u m e n t i salariali. Il r i t o r n o di B e r l i n g u e r su posizioni di r o t t u r a con la DC e i suoi alleati fu g r a d u a l e ma costante. Egli rivendicò in p i ù occasioni la «diversità» comunista, r i p r o p o s e l'alleanza della classe operaia con i sottoproletari del Sud, con i giovani contestatori, con le d o n n e . Affacciò la p r o p o s t a d ' u n a a n c o r a fumosa «terza via». Vi furono perplessità nell'ala p i ù possibilista del PCI, dove si t e m e t t e che Berlinguer, p e r avere con sé i sottoproletari, allontanasse i ceti m e d i (timore, c o m e poi si vide, n o n infondato). Ma questo n o n bloccò l'irrigidimento d o t t r i n a r i o e politico del segretario. Ad A n d r e o t t i c h e lo s o n d a v a , B e r l i n g u e r aveva fatto r i s p o n d e r e «noi n o n cerc h i a m o la crisi ma n o n t e m i a m o la crisi». Era stato d u r o con i socialdemocratici colpevoli a suo avviso d'essersi s e m p r e mossi «all'interno della logica capitalistica e del suo sistema di valori u m a n i e morali» m e n t r e da quella logica il c o m u n i s m o voleva uscire. Se l'era p r e s a a n c h e c o n C r a x i c h e - in un articolo sull'Espresso da lui firmato ma scritto da Luciano Pellicani - aveva indicato il protosocialista francese dell'Ott o c e n t o P r o u d h o n , con cui M a r x aveva polemizzato, c o m e i s p i r a t o r e ideologico d e l PSI. «Dopo il r i p u d i o di L e n i n - aveva detto B e r l i n g u e r - ci c h i e d e r e b b e r o quello di Marx. Magari, risalendo nella storia, si d o v r e b b e passare a riconoscere che la Rivoluzione francese sarebbe riuscita meglio se 251
l'avessero fatta i soli g i r o n d i n i , se i giacobini n o n ci fossero stati.» Su queste delusioni elettorali e su questi soprassalti di fierezza dogmatica s'innestavano motivi di m a l c o n t e n t o m i n o ri, m a rilevanti c o m e m o l t e n o m i n e i n vari istituti b a n c a r i ed altri enti, che i comunisti l a m e n t a v a n o fossero avvenute con criteri di lottizzazione (o con criteri di lottizzazione che t r a s c u r a v a n o t r o p p o il PCI); o c o m e l'adesione dell'Italia al sistema m o n e t a r i o e u r o p e o (SME) la cui e n t r a t a in vigore era prevista p e r il 1° gennaio 1979. Accadde poi, p r o p r i o p e r lo SME, un i n t o p p o . «Avevo rischiato la crisi p e r sostenere la data del 1° g e n n a i o - ha ann o t a t o A n d r e o t t i - e con g r a n d e disinvoltura i francesi tel e f o n a r o n o il g i o r n o di San Silvestro c h e l'inizio dello SME era rinviato p e r motivi tecnici.» La crisi e r a c o m u n q u e inevitabile. In u n a r i u n i o n e della loro d i r e z i o n e c h e e b b e toni polemici, con p u n t e d i d r a m maticità, i comunisti discussero la possibilità di restare nella m a g g i o r a n z a . Bufalini e R e n z o Trivelli lo v o l e v a n o , p u r c h i e d e n d o che fosse p r e t e s o dalla DC un p r e z z o più alto di quello già p a g a t o . Giorgio N a p o l i t a n o a v r e b b e p r e f e r i t o che, p e r p r o s e g u i r e nella solidarietà nazionale, il PCI rafforzasse i suoi l e g a m i con i socialisti. Al fianco di B e r l i n g u e r , che considerava ineluttabile lo s t r a p p o dalla DC, si schierò il p r e s i d e n t e del p a r t i t o Luigi L o n g o , semiparalizzato d a u n ictus ed estromesso dalla politica attiva, ma a n c o r a a u t o r e vole. Il suo i n t e r v e n t o p r o n u n c i a t o - ha scritto la biografa di B e r l i n g u e r C h i a r a Valentini - con un filo di voce, s u o n ò c o m e u n a c a m p a n a a m o r t o p e r la «solidarietà nazionale». B e r l i n g u e r lo disse con chiarezza ad Andreotti, in un incontro privato: e lo ripetè ufficialmente, il 25 g e n n a i o a Palazzo Chigi, in u n a r i u n i o n e dei segretari di p a r t i t o che avevano sostenuto il g o v e r n o . «Forse il nostro senso di responsabilità lo avevate scambiato p e r a r r e n d e v o l e z z a » a m m o n ì , c o n la sua fredda e un p o ' tetra irremovibilità il segretario c o m u nista. L'Andreotti IV e r a all'estrema u n z i o n e , e il Presidente 252
del Consiglio n e e b b e c o n f e r m a dal dibattito d i q u a l c h e giorno d o p o alla C a m e r a . N e s s u n partito, t r a n n e la DC, e r a favorevole al p r o s e g u i m e n t o d e l l ' e s p e r i m e n t o «monocolore»: n e m m e n o il PSDI che aveva d a poco u n n u o v o segretario, Pietro L o n g o , cui toccherà a n n i d o p o d'essere coinvolto in u n a vicenda di corruzione, e di finire in carcere. Andreotti si dimise e Pertini subito gli affidò il reincarico. «Impostai il mio lavoro - ha r i c o r d a t o A n d r e o t t i - su quattro linee: occupazione, investimenti produttivi, inflazione e terrorismo.» Dove si vede che, quale più quale m e n o , i p r o blemi sono da d e c e n n i a questa p a r t e gli stessi: anche se, di fronte alle e m e r g e n z e degli ultimissimi tempi, q u a l c u n o ha simulato sorpresa e ostentato indignazione. In realtà, c o m e di n o r m a accadeva nelle crisi italiane, la discussione tra i partiti n o n verteva sui g r a n d i n o d i del Paese, ma sui piccoli o c o m u n q u e m i n o r i n o d i delle alleanze, delle m a g g i o r a n z e , e del profitto che l'una o l'altra formula poteva d a r e all'uno o all'altro p a r t i t o . I c o m u n i s t i r i p e t e v a n o c h e il r u o l o d e i gregari n o n l'accettavano più, e che, se dovevano essere nella maggioranza, volevano essere a n c h e nella stanza dei bott o n i . (In sostanza, lo si è visto, c ' e r a n o già stati, ma inform a l m e n t e . Adesso n o n s'accontentavano p i ù d ' a v e r e ministri o m b r a , volevano ministri veri.) A questo larga p a r t e della DC, e il PSDI, s ' o p p o n e v a n o con risolutezza. I socialisti indicavano un g o v e r n o tripartito DCPRI-PSDI che socialisti e comunisti a p p o g g i a s s e r o dall'estern o : o p p u r e s u g g e r i v a n o l'immissione n e l g o v e r n o d ' u n a certa dose di i n d i p e n d e n t i di sinistra, che soddisfacessero le attese c o m u n i s t e senza p r o v o c a r e i veti democristiani. Alle p r e s e con q u e l g a r b u g l i o Pertini a v r e b b e voluto risolverlo scegliendo p e r Palazzo Chigi p e r s o n a g g i molto qualificati e n o n vincolati ai partiti m a g g i o r i , c o m e L e o Valiani e U g o La Malfa. Valiani, c i r c o n d a t o da u n a n i m e stima e rispetto, m a i invischiato n e i m e s c h i n i m a n e g g i della bassa politica, mai sfiorato da o m b r e , e r a un jolly che q u a l c u n o tirava imm a n c a b i l m e n t e fuori dalla m a n i c a q u a n d o si r e n d e s s e va253
cante u n a i m p o r t a n t e p o l t r o n a istituzionale, salvo accantonarlo poi in tutta fretta. Gli mancava, come si suol dire, u n a base, che n o n fosse quella della sua personale immacolatezza. T r o p p o p o c o . Migliori p r o s p e t t i v e p o t e v a n o invece aprirsi p e r il n o m e di La Malfa, che e r a leader d ' u n piccolo partito, ma lo sopravanzava di molto con la sua personalità; e c h e aveva b u o n e e n t r a t u r e in casa c o m u n i s t a e s s e n d o s i battuto p e r c h é cadessero le preclusioni contro il PCI. Q u a n d o A n d r e o t t i , constatata l'inutilità di ulteriori tentativi, rinunciò al m a n d a t o , p r o p r i o La Malfa ricevette perciò l'incarico. Q u e l che seguì a p p a r t e n e v a allo s t r a v a g a n t e rituale di quasi tutte le crisi di governo italiane. Riemerse il d i s e g n o d ' u n t r i p a r t i t o cui PSI e PCI d e s s e r o l ' a p p o g g i o e s t e r n o . C o n l'assenso che la DC aveva d a t o , sembrava cosa fatta. Si sarebbe trattato d ' u n trionfo della partitocrazia. Era previsto che, p e r far funzionare a dovere il governo, si svolgessero r i u n i o n i p e r i o d i c h e dei partiti della m a g g i o r a n z a : che s a r e b b e r o state le vere r i u n i o n i dell'esecutivo, d o p o le quali ai ministri sarebbe spettato il m o d e s t o compito di mett e r e lo spolverino a decisioni già p r e s e altrove. Ma cominciarono a c o r r e r e le voci più sconcertanti. Si voleva che fosse in gestazione un governo Fanfani con L a m a al Lavoro, e tanto bastò p e r c h é La Malfa, che da b u o n siciliano n o n e r a disposto a tollerare sgarbi, rinunciasse a sua volta. Dal bussolotto delle indiscrezioni uscivano n o m i a getto c o n t i n u o , p r i m a quello di Altiero Spinelli, p o i quello di Zaccagnini - che si disse indisponibile - infine quello di Saragat. Su Saragat le bocce di questa partita senza regole - il che metteva in imbarazzo a n c h e l'arbitro Pertini - p a r v e r o ferm a r s i . Saragat s a r e b b e stato P r e s i d e n t e del Consiglio, c o n A n d r e o t t i e La Malfa vicepresidenti. I tre furono convocati al Quirinale p e r la mattina del 7 m a r z o 1979: al solo scopo, s u p p o s e r o tutti, di formalizzare l'intesa r a g g i u n t a . T r o p p o facile. Possiamo a n c h e n o n c r e d e r e ad Andreotti q u a n d o affetta c a n d o r e e s t u p o r e p e r quel che accadde nelle o r e successive. Ma trascriviamone la testimonianza. «Io fui avverti254
to nella n o t t e di a r r i v a r e venti m i n u t i p r i m a degli altri: lo i n t e r p r e t a i c o m e u n r i g u a r d o a l P r e s i d e n t e del Consiglio uscente. N o n e r a così. Zaccagnini, t o r n a t o a piazza del Gesù, aveva trovato u n a decisa avversione al cambio di Presid e n t e e lo aveva telefonato a Pertini, scusandosi della m a r cia i n d i e t r o . A sua volta Pertini p e n s ò d i s i n v o l t a m e n t e che potevo restare io a Palazzo Chigi, con Saragat e La Malfa vic e p r e s i d e n t i . Me lo c o m u n i c ò al m a t t i n o e mi sentii gelare a p p r e n d e n d o c h e n o n aveva avvertito La Malfa e specialm e n t e Saragat del cambiamento di organigramma. I d u e a r r i v a r o n o p u n t u a l i ed ebbero la notifica della... piccola var i a n t e . L a Malfa accettò s e n z a c o n d i z i o n i m e n t r e S a r a g a t s u b o r d i n ò il suo assenso alla p a r t e c i p a z i o n e degli i n d i p e n d e n t i d i sinistra e a l c o n s e g u e n t e voto favorevole del P C I . L'incarico t o r n ò q u i n d i a me e lo accettai senza altri p r e a m boli, p r e g a n d o La Malfa di installarsi subito a Palazzo Chigi p e r a s s u m e r e il c o o r d i n a m e n t o del g o v e r n o che e r a o r m a i certo.» C h e t o n o afflitto in q u e s t e r i g h e di A n d r e o t t i , costretto suo m a l g r a d o a m e t t e r e in piedi il suo q u i n t o govern o : n a t o tuttavia, d o b b i a m o dargliene atto, come un governo la cui vera funzione era quella di p r e p a r a r e le elezioni. I socialisti e r a n o infatti disposti a dargli u n a m a n o solo fino alle elezioni e u r o p e e , o r m a i i m m i n e n t i . T a n t o valeva votare, oltre c h e p e r l ' E u r o p a , p e r l'Italia: a n c h e s e p e r u n o d i q u e i bizantinismi costituzionali e giuridici in cui il Palazzo r o m a n o eccelle le d u e consultazioni finirono p e r essere di poco differenziate. Il 3 g i u g n o le p a r l a m e n t a r i italiane, il 10 g i u g n o le e u r o p e e . Nel tripartito D C - P S D I - P R I p r e s i e d u t o d a Andreotti, Forlani aveva gli Esteri, R o g n o n i l ' I n t e r n o , Spadolini la Pubblica i s t r u z i o n e , Preti i T r a s p o r t i , C o m p a g n a i L a v o r i pubblici, Nicolazzi l ' I n d u s t r i a . Il discorso p r o g r a m m a t i c o di And r e o t t i a Palazzo M a d a m a e r a stato fissato p e r il 29 m a r z o : ma q u a n d o egli salì alla t r i b u n a il g o v e r n o - sia p u r e quel g o v e r n o a b r e v e t e r m i n e - aveva p e r d u t o il suo vicepresid e n t e . Ugo La Malfa, colpito tre giorni p r i m a da e m o r r a g i a 255
cerebrale, e r a spirato senza r i p r e n d e r e conoscenza: e q u a n ti gli volevano b e n e - e r a n o molti, a n c h e se in qualche m o m e n t o volergli b e n e e r a faticoso, di fronte alle sue i m p e n n a te e sfuriate passionali - p e n s a r o n o che era meglio così: m e glio cioè c h e gli fossero state r i s p a r m i a t e l ' i m p o t e n z a e la miseria d i a n n i i n carrozzella, c o m ' e r a toccato a d A n t o n i o Segni. La vita politica italiana aveva p e r s o d'improvviso, e i n u n m o m e n t o delicato, u n o dei suoi m a g g i o r i p r o t a g o n i sti. Qualifica questa che a La Malfa veniva riconosciuta a n che da chi gli era stato accanito avversario. N a t o a P a l e r m o nel 1903, U g o La Malfa e r a di famiglia m o d e s t a : il p a d r e V i n c e n z o , sottufficiale di p u b b l i c a sicurezza, n o n a v r e b b e forse a v u t o m o d o d i m a n d a r l o all'università se n o n fosse i n t e r v e n u t o in soccorso un p a r e n t e p i ù a g i a t o . E così, d o p o diciotto a n n i trascorsi nella sua città - d o v e s'era d i p l o m a t o in r a g i o n e r i a - La Malfa p o t è freq u e n t a r e e c o n o m i a politica nella veneziana Ca' Foscari. Ebbe subito in uggia il fascismo, che e r a rozzo e t r a c o t a n t e , e c h e p a r e v a fatto a p p o s t a p e r i m p e d i r g l i d i sfogare i l suo g u s t o p e r u n a dialettica u n p o ' bizantina: tanto che u n suo professore, il celebre p e n a l i s t a C a r n e l u t t i , c h e m o l t o l'apprezzava, aveva tuttavia rilevato c h e «questi siciliani s o n o così sottili da filar caligo», ossia da filar nebbia. Trovò d a p p r i m a un lavoro a R o m a nella r e d a z i o n e dell'Enciclopedia T r e c c a n i , p o i a M i l a n o nell'ufficio s t u d i della B a n c a c o m merciale. Presto s'era u n i t o d'amicizia - e di solidarietà p o litica - con u o m i n i c o m e Rodolfo M o r a n d i e altri del g r u p po Giustizia e Libertà. Allorché fu creato, già d u r a n t e la sec o n d a g u e r r a m o n d i a l e , il P a r t i t o d ' a z i o n e , La Malfa vi a d e r ì : e d o v e t t e sottrarsi a u n a r e t a t a della polizia fascista r i p a r a n d o in Svizzera. La Malfa fu costretto all'esilio m e n t r e l'Asse e r a a n c o r a forte. Capace di g r a n d i intuizioni c o m e di ostinati dirizzoni, aveva l u c i d a m e n t e a n t i c i p a t o l'esito d e l l ' i m m a n e s c o n t r o m o n d i a l e . «La G e r m a n i a è p o t e n t e - affermava - e dobbiamo r a s s e g n a r c i ad altre fulminee vittorie. Ma gli Alleati la 256
b a t t e r a n n o q u a n d o Hitler avrà c o m m e s s o e r r o r i fatali, sop r a t t u t t o l ' e r r o r e di aver sottovalutato le possibilità di r i p r e sa delle democrazie.» C o m e tanti altri fuorusciti, r i e n t r ò in Italia d o p o il 25 luglio 1943 p e r ritrovarsi, all'indomani dell'armistizio a n n u n c i a t o l'8 s e t t e m b r e , in u n a a n c o r p i ù ingrata e pericolosa condizione di perseguitato e di fuggiasco. Ma se la cavò senza g u a i : e a R o m a , d o v e s'era installato, r a p p r e s e n t ò il Partito d'azione nel C o m i t a t o di liberazione nazionale. La p r i m a volta che lo vide, Pietro N e n n i ne tracciò un ritratto incisivo: «Chi fra di noi s e m b r a m e n o paziente è U g o La Malfa... T a n t o è difficile p e r B o n o m i sottrarsi alla contingenza immediata, q u a n t o è difficile p e r La Malfa aderirvi. In lui c'è s e m p r e la t e n d e n z a a lasciare il reale p e r l'ideale, il c o n c r e t o p e r l'astratto. In q u e s t o giovane ho ritrovato molti dei tratti di Carlo Rosselli, e soprattutto la tend e n z a a r i c o n d u r r e le q u e s t i o n i politiche al p i a n o di q u e stioni morali». Nella disputa tra chi voleva che, a l m e n o nella p r i m a fase della rinascita democratica, fosse t e n u t o un a t t e g g i a m e n t o cauto verso la m o n a r c h i a , e chi invece si professava accesam e n t e r e p u b b l i c a n o , La Malfa o p t ò n a t u r a l m e n t e p e r l'intransigenza. E d o p o che, a g u e r r a finita, il Partito d'azione si fu c o n s u m a t o n e i suoi furori, n e i suoi rovelli e n e i suoi dubbi, La Malfa e n t r ò nel Partito repubblicano. Dove i m p e g n ò un duello senza esclusione di colpi con il capo storico di quel partito, Randolfo Pacciardi, a u r e o l a t o di glorie antifasciste nella g u e r r a civile spagnola: e lo vinse, anzi lo stravinse. P e r c h é il suo rivale, i m p e t u o s o e i n g e n u o , colpevole di volere u n a n u o v a Repubblica che adesso tutti vogliono, finì nel ghetto dei reazionari e degli eversori. C o n la sua passione p e r la politica e con la sua indifferenza al p o t e r e , La Malfa p o t e v a essere a volta a volta l u n g i m i r a n t e e o b n u b i l a t o dall'ideologia, g e n e r o s o e vendicativo, u l t r a d e m o c r a t i c o e insofferente d'opposizione. Poiché Paolo U n g a r i , che e r a stato suo c a p o di gabinetto, l'aveva i n u n a o c c a s i o n e i m p o r t a n t e c o n t r a d d e t t o , n e 257
s t o r p i a v a il c o g n o m e in B u n g a r i . D e s t i t u ì i p r o b i v i r i del p a r t i t o c h e s ' e r a n o p r o n u n c i a t i , p r o f e t i c a m e n t e , c o n t r o il d e p u t a t o siciliano d e l PRI Aristide G u n n e l l a . Ma passò attraverso le più alte cariche senza p r o v a r n e c o m p i a c i m e n t o , 0 a v e r n e nostalgia. A p p r o v ò la nazionalizzazione dell'energia elettrica, che fu un e r r o r e , ma fu l'artefice d e l l ' a p e r t u r a delle frontiere ai m e r c a t i esteri, s t r a o r d i n a r i a illuminazione economica, da statista m o d e r n o . Sognava di «redimere» 1 comunisti a n c h e se, all'ultimo, le sue s p e r a n z e s'erano raff r e d d a t e . Ma la f e b b r e della politica, q u e l l a n o n si raff r e d d ò mai: e forse è stata quella d i v o r a n t e febbre a b r u ciargli la vita e a fargli scoppiare le vene del cervello. Quasi tutti gli u o m i n i politici - e il quasi è soltanto c a u t e l a r e - la p l a c a n o col p o t e r e . A n d r e o t t i , q u a n d o h a i l p o t e r e , d o r m e t r a n q u i l l o c o m e un b i m b o c o n l'orsacchiotto. A La Malfa, lo si è già accennato, il p o t e r e dava soltanto fastidio, e ogni volta che gliene toccava u n a fetta n o n vedeva l'ora di liber a r s e n e . Gli stavano a c u o r e i p i a n i ambiziosi, i p r o g e t t i a l u n g a scadenza. Era questo che lo r e n d e v a a n o m a l o in u n a classe politica che di tattici, e a n c h e ferratissimi, ha avuto a b b o n d a n z a , ma di strateghi ha s e m p r e avuto carenza. L'aria del discorso p o litico diventava con La Malfa tersa, tonica, intellettualmente eccitante. C o m e c o r r e t t i v o del p r a g m a t i s m o a n d r e o t t i a n o - altri preferisce p a r l a r e di cinismo - e r a p e r f e t t o ; c o m e p o r t a t o r e d ' u n a carica d ' i d e a l i s m o i n u n sistema politico malato cronico di grettezza e r a prezioso. La sua p e r d i t a , agg i u n g e n d o s i a quella di M o r o , immeschinì il Palazzo. Dove molti n o n lo a m a v a n o ma tutti p r i m a o poi lo r i m p i a n s e r o . Aveva avuto un t o n o a m a r o la sua risposta a un giornalista che gli aveva chiesto - d o p o l'incarico di Pertini p e r la form a z i o n e del g o v e r n o - se fosse p r o n t o a sciogliere la riserva. «Qui si scioglie l'Italia» aveva tagliato corto. Consapevole dell'impossibilità di ritrovare u n a m a g g i o r a n za stabile, Andreotti voleva la crisi subito, p e r c h é fosse il suo 258
g o v e r n o , e n o n un altro, a fare le elezioni. Ma la p r o p e n s i o ne di Democrazia nazionale a dargli i voti della sua manciata di d e p u t a t i rischiava di vanificare questo p r o g e t t o , oltret u t t o e s p o n e n d o A n d r e o t t i alle p o l e m i c h e delle sinistre. Il g o v e r n o doveva cadere. Per g a r a n t i r n e il naufragio d u e d e mocristiani uscirono quatti quatti dall'aula di Palazzo Madama al m o m e n t o del voto di fiducia. La legislatura e r a stata a n t i c i p a t a m e n t e i n t e r r o t t a d o p o t r e n t a t r é mesi soltanto, e l'Italia i n t e r a e r a in attesa ansiosa del r e s p o n s o delle u r n e . Nel '76 la DC aveva sfiorato il 39 p e r cento, il PCI s u p e r a t o il 34 p e r c e n t o , il PSI toccato il 10 p e r c e n t o . S a r e b b e p r o s e guita l'irresistibile - p e r a n n i e a n n i - ascesa comunista, o p p u r e - molti segni lo lasciavano p r e s a g i r e - a v r e b b e avuto u n a b a t t u t a d'arresto? I m a g g i o r i partiti vivevano un m o m e n t o di travaglio. A questo la DC e r a stata b e n allenata dalle faide delle sue correnti. Ma l'assassinio di M o r o - con l'infuriare di polemiche tra il p a r t i t o della «fermezza» e quello della trattativa - l'aveva privata d ' u n m e d i a t o r e impareggiabile. Alla p r e s i d e n za del p a r t i t o e r a stato d e s i g n a t o , in sostituzione di M o r o , Flaminio Piccoli, le cui idee, p e r a l t r o r a r e , n o n e r a n o partic o l a r m e n t e incisive. E il segretario Zaccagnini e r a stato att o r n i a t o da q u a t t r o vice, D o n a t Cattin, De Mita, Gaspari e Gullotti, che con le loro divergenze n o n contribuivano certo a rendergli la vita facile. Vedovo come la oc e r a o r m a i il PRI, che doveva fare a s s e g n a m e n t o sulle facce rispettabili e autorevoli di Giovanni Spadolini e di B r u n o Visentini p i ù che su quella incolore (nonostante le folte sopracciglia) del segretario O d d o Biasini. Tranquille le acque in casa socialista, dove la f r o n d a di sinistra c o n t r o Craxi e r a poco convinta e poco convincente, e in casa socialdemocratica. Il PSDI poteva tuttavia t e m e r e le ripercussioni dell'arresto, p r o p r i o in quelle settimane, dell'ex-segretario Mario Tanassi, implicato nello s c a n d a l o L o c k h e e d ( a n c h e q u e s t a , c o m e quella d i Pietro L o n g o , u n a storia a p p a r t e n e n t e ai p r i m i vagiti di T a n g e n t o poli, con la cresta sull'acquisto di q u a d r i m o t o r i da t r a s p o r t o 259
Hercules p e r l'aeronautica italiana). Sul PLI il segretario Valerio Z a n o n e esercitava un lavoro di maquillage c h e voleva ringiovanirlo e modernizzarlo, e che rischiava di s n a t u r a r l o . Se la DC, pilastro delle m a g g i o r a n z e tradizionali, n o n stava b e n e , il pei stava p e g g i o . B e r l i n g u e r ribadiva la sua vol o n t à di e s s e r e p r e s t o al g o v e r n o e n e l c o n t e m p o s p a r a v a c o n t i n u e b o r d a t e p o l e m i c h e c o n t r o i possibili alleati di d o m a n i : e q u e s t o r e n d e v a la sua posizione a m b i g u a nei confronti degli altri schieramenti e disorientante p e r i «quadri» e p e r la base. Lo si constatò nel congresso che il PCI t e n n e a fine m a r z o (1979), e che fu sottotono. Nel contesto politico nazionale, piuttosto opaco p e r la pochezza delle idee e p e r lo spicco n o n eccezionale degli u o m i n i - solo l ' a d u l a z i o n e d e i giornalisti c o r t i g i a n i descriveva l ' o n e s t o e s c r u p o l o s o B e r l i n g u e r c o m e un genio - l'unica pennellata originale e r a costituita da Marco Pannella, con i suoi radicali. Un p o ' a p o stolo e un p o ' giullare, intriso di convinzioni liberali ma p r o p e n s o ad ogni m a t t a n a , leader d ' u n m o v i m e n t o che riusciva a m e t t e r e i n s i e m e intellettuali c o m e L e o n a r d o Sciascia e F e r n a n d a Pivano, ex p a r l a m e n t a r i comunisti e socialisti, ex dirigenti di Lotta continua come M i m m o Pinto e Marco Boato, Pannella parlava incessantemente ma riusciva a n c h e a far p a r l a r e i n c e s s a n t e m e n t e di sé. Nella c o n f u s i o n e dei suoi p r o p o s i t i e d e i suoi proseliti s'avvertiva già allora la premonizione d ' u n moto di fondo dell'opinione pubblica destinato a svilupparsi i m p e t u o s a m e n t e all'inizio degli a n n i N o v a n t a : l'insofferenza p e r la partitocrazia e p e r le sue arroganze, il desiderio di qualcosa che fosse diverso dalla politique politicienne prediletta da A n d r e o t t i & C. La crisi di g o v e r n o , e la vigilia elettorale, coincisero con un rigurgito sanguinario di attacchi terroristici che e r a n o tuttavia - ma lo si capì solo a posteriori - colpi di coda l u n g h i , p e ricolosi, impressionanti, ma senza prospettive. La sensazione diffusa era che le Brigate rosse e gli altri g r u p p i stessero dilagando. In effetti - sono dati di La notte della Repubblica di 260
Sergio Zavoli - le formazioni a r m a t e attive e r a n o passate da 2 n e l 1969 a 91 n e l 1977 e a 2 6 9 nel 1979: e s e m p r e nel 1979 fu toccato il r e c o r d di 659 attentati. E p p u r e il declino e r a alle viste. Il g e n e r a l e Carlo Alberto Dalla Chiesa, capace, autoritario, coraggioso, eccellente organizzatore, già sup e r c a r c e r i e r e - ossia incaricato di d a r e alle prigioni italiane c a r a t t e r i s t i c h e c h e n o n fossero quelle d e l c o l a b r o d o - e r a stato investito delle p i ù a m p i e responsabilità p e r la lotta al t e r r o r i s m o e mise p r e s t o a s e g n o q u a l c h e colpo di g r a n d e efficacia. N o n s e m p r e gli o r g a n i di polizia - e n e m m e n o la s t a m p a e l ' o p i n i o n e p u b b l i c a - si r e s e r o i m m e d i a t a m e n t e conto d e l l ' i m p o r t a n z a di certe c a t t u r e . Cosicché - c o m e ha scritto Giorgio Galli - m e t à dell'esecutivo delle Brigate rosse finì d u r a n t e q u e i mesi i n g a l e r a senza c h e l e a u t o r i t à n e avessero p i e n a consapevolezza. E tuttavia lo stillicidio degli a m m a z z a m e n t i e r a implacabile e a molti appariva inarrestabile. Il 1979 s'era a p e r t o con d u e attentati crudeli c o m e tanti altri, ma anomali. Nel volgere di pochi giorni, in gennaio, e r a n o stati uccisi a Milano il giudice Emilio Alessandrini, a G e n o v a l'operaio e sindacalista comunista G u i d o Rossa: né l'uno né l'altro sospettabili di connivenze con le bieche forze della r e a z i o n e . A l e s s a n d r i n i aveva p a r t i c o l a r m e n t e a p profondito l'ipotesi «nera» della strage di Piazza Fontana, e G u i d o Rossa era, all'Italsider, un comunista di stretta osservanza (e c o m e tale convertito senza r e m o r e all'antiterrorismo, sull'esempio del partito). A n c h e rilette con la m a g g i o r b u o n a volontà di capire, se n o n di giustificare, le spiegazioni che i killer del c o m m a n d o g u i d a t o d a M a r c o D o n a t Cattin d i e d e r o p e r l'assassinio d i Alessandrini r i m a n g o n o t o r t u o s e , al limite del delirio. L'ideologo di P r i m a linea, R o b e r t o Rosso, v o l e n d o sistematizzare quel groviglio di confusa ferocia, arrivò a questa p a r o dia di r a g i o n a m e n t o e di sintassi: «Alcuni di noi scelgono, a fronte di un r u o l o che la m a g i s t r a t u r a assume, come cerniera f o n d a m e n t a l e nella riaggregazione delle istituzioni e come istituzione che conosce p r o f o n d a m e n t e la realtà sociale, 261
p e r un compito di mediazione e di articolazione degli spazi di libertà, degli spazi sociali che essa si è assunta g i o c a n d o un ruolo a u t o n o m o che ha all'interno di un q u a d r o legislativo dato». Vien da i n o r r i d i r e p e n s a n d o che Alessandrini fu sacrificato a queste farneticazioni. N a t u r a l m e n t e ci fu chi si p r o v ò a i n t e r p r e t a r e in m a n i e r a intelligibile i concetti ispiratori dei terroristi. E disse che essi obbedivano a u n a regola che l'estremismo di sinistra ha s e m p r e osservato: quella di c o n s i d e r a r e i riformisti più pericolosi dei conservatori, i nemici «chiusi» più insidiosi degli «aperti», M o r o peggio di Scalfaro, Alessandrini peggio di Sossi. Q u e s t o stesso ragion a m e n t o fu applicato poi alla «esecuzione» di Walter Tobagi, giornalista d e l Corriere della Sera: c h e aveva s t u d i a t o a fondo, con spirito di c o m p r e n s i o n e , i fenomeni della contestazione e del t e r r o r i s m o : ai p r i m o r d i della c o n t e s t a z i o n e a v e n d o dato egli stesso, q u a n d ' e r a studente, la sua personale adesione. All'operaio Rossa fu addebitata u n a «delazione»: ossia l'aver d e n u n c i a t o un suo c o m p a g n o di lavoro, Francesco Ber a r d i , che in fabbrica distribuiva volantini delle BR (Berardi, arrestato, si tolse poi la vita, e la c o l o n n a genovese del terrorismo p r e s e il suo n o m e ) . I brigatisti cui e r a stata affidata q u e s t a t r u c e missione a v r e b b e r o d o v u t o , s e m b r a , gambizzarlo, n o n ucciderlo: ma u n o di loro passò oltre p e r c h é «le spie v a n n o uccise». Q u a t t r o dei proiettili sparati c o n t r o Rossa lo r a g g i u n s e r o alle g a m b e , u n o al c u o r e . Ma p r i m a d'essere messo a m o r t e dai sicari Rossa era stato isolato all'Italsider, nel suo a t t e g g i a m e n t o di totale rifiuto del t e r r o r i s m o . La «base» era incerta, e nel migliore dei casi faceva suo il com o d o slogan «né con le BR né con lo Stato». Q u a n d o a Torino il PCI prese l'iniziativa di distribuire oltre centomila q u e stionari in cui la d o m a n d a cruciale era «avete da segnalare fatti concreti che possano a i u t a r e gli organi della magistrat u r a e le forze dell'ordine a individuare coloro che c o m m e t tono attentati, delitti, aggressioni?» le risposte furono m e n o di tredicimila. Ma alla quinta d o m a n d a , a p p u n t o quella che 262
a b b i a m o trascritto, v e n n e r o d a t e 35 risposte in t u t t o e p e r tutto. Così, in u n a alternanza d r a m m a t i c a e luttuosa di attentati, retate, arresti, si arrivò al 7 aprile 1979: ossia al giorno in cui un magistrato di Padova, Pietro Calogero, m a n d ò in prigione Toni N e g r i e molti altri dirigenti e affiliati di A u t o n o mia o p e r a i a (Vesce, Scalzone, F e r r a r i B r a v o , Dalmaviva, Magnaghi, Sbrogio e più tardi Piperno). Calogero, come Alessandrini e più di Alessandrini, e r a un magistrato gradito alla sinistra legalitaria. Aveva inquisito, p e r Piazza Fontana, F r e d a e Ventura, frequentava gli ambienti del PCI. Figlio d ' u n siciliano e d ' u n a vietnamita, sposato con u n a friulana, m i n u t o e a p p a r e n t e m e n t e fragile, C a l o g e r o d i v e n n e celeb r e p e r un t e o r e m a , a torto o a ragione attribuitogli, che intrecciava le responsabilità dei «professorini» p r e d i c a n t i l'eversione a quelle della manovalanza terrorista. Il suo cognome fu da allora in poi esecrato, nel partito a r m a t o e nell'ampia cerchia dei suoi simpatizzanti, e scritto con la K, Kalogero (come s'era fatto p e r Kossiga). Calogero indicava nei suoi ordini di cattura reati c o m e la «formazione e partecipazione di b a n d a armata», «l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato»: e inoltre attentati, omicidi, ferimenti, sequestri. A suo avviso dalle pubblicazioni di A u t o n o m i a o p e r a i a e di altri d o c u m e n t i , oltre che da testimonianze, e r a n o affiorati «sufficienti indizi di colpevolezza». Il via alla c l a m o r o s a o p e r a z i o n e fu d a t o d o p o che p r o p r i o l'Università di P a d o v a - allo s b a n d o c o m e la m a g g i o ranza degli atenei italiani - s'era affacciata a più riprese alla ribalta della cronaca p e r le aggressioni subite da alcuni suoi d o c e n t i e p e r gli incitamenti all'eversione che da altri suoi docenti - o da istituzioni ad essi vicine - e r a n o stati ossessiv a m e n t e r i p e t u t i . V i t r a s m e t t e v a u n a r a d i o S h e r w o o d , diretta da Emilio Vesce, che, c o m e già r a d i o Alice a Bologna d u r a n t e i t u m u l t i del 1977, e r a la voce della lotta a r m a t a , se n o n del p a r t i t o a r m a t o . I l p r e s i d e della facoltà d i l e t t e r e , O d d o n e L o n g o , e r a stato percosso b r u t a l m e n t e e costretto 263
u n a volta a c h i a m a r e la polizia, ad un altro professore e r a stata incendiata l'auto, il garage d ' u n terzo era stato oggetto d ' u n attentato d i n a m i t a r d o . E ancora: un q u a r t o professore e r a stato colpito alla testa con chiavi inglesi e lo s t u d i o del d i r e t t o r e della Casa dello s t u d e n t e era stato i n c e n d i a t o . In m a g g i o r a n z a le vittime e r a n o di fede o di simpatie c o m u n i ste. Tutto questo poteva s e m b r a r e d ' i m p o r t a n z a m i n o r e , se n o n minima, in raffronto agli spargimenti di s a n g u e che altrove avvenivano: ma il Paese - e la m a g i s t r a t u r a - colsero finalmente lo stretto legame esistente tra u n a certa predicazione e u n a certa azione. Anche chi aveva sostenuto u n a decina d ' a n n i p r i m a che la rivista Tricontinental in cui Feltrinelli i n s e g n a v a la g u e r r i g l i a n o n d o v e v a a v e r e a l c u n a noia, adesso si convertiva. Le n u o v e posizioni del PCI, e gli attacchi diretti ai suoi e s p o n e n t i , favorirono molto questa tardiva p r e s a di coscienza, llintellighenzia p o t è r i p u d i a r e la violenza e il t e r r o r i s m o senza il timor panico d'essere associata alla reazione. Antonio Negri, q u a r a n t a c i n q u e n n e , un volto m a g r o e occ h i a l u t o in t u t t o e p e r t u t t o a d a t t o alla sua p e r s o n a l i t à di professorino invasato e d e r m e t i c o , e r a f i g l i o d ' u n m e d i c o . Un fratello maggiore, bersagliere nel battaglione Mussolini della Repubblica sociale italiana, e r a m o r t o in u n o scontro sull'Isonzo nel n o v e m b r e del 1943, p r i m o c a d u t o p a d o v a n o delle forze di Salò. Toni p r e s e tutt'altro indirizzo ideologico: c o m e molti eversori di e s t r e m a sinistra - si pensi a C u r cio - e r a e n t r a t o d a p p r i m a nelle organizzazioni cattoliche: dove anzi dava p r o v a di integralismo pacelliano, o p p o n e n dosi ai riformatori. Militò nella DC e, secondo chi gli e r a vicino a q u e l t e m p o , a s p i r a v a alla s e g r e t e r i a p r o v i n c i a l e d e l partito. Ma con il partito - e con il vescovo di Padova, Bortig n o n - e n t r ò presto in collisione. F o n d ò il g r u p p o dell'Intesa, al quale affluirono i cattolici arrabbiati, q u i n d i m i g r ò nelle file socialiste (ebbe un seggio in consiglio c o m u n a l e e fu vicesegretario della sezione p a d o v a n a ) , infine passò a Potere operaio. Nel frattempo si era laureato con il massimo dei 264
voti: e personalità eminenti della cultura sponsorizzarono la sua designazione a o r d i n a r i o di d o t t r i n a dello Stato nella facoltà di scienze politiche dell'Università di Padova. Il clericale s'era definitivamente fatto rivoluzionario: e b e n presto la polizia e la m a g i s t r a t u r a e b b e r o occasione di puntargli gli occhi a d d o s s o t a n t o c h e , d o p o i d i s o r d i n i di B o l o g n a d e l 1977, r i p a r ò in Francia ospite di qualche simpatizzante. Da Parigi r i e n t r ò con l'aureola del perseguitato. Di p e r s o n a si e s p o n e v a poco: a n c h e se u n a volta, volendo d i m o s t r a r e di n o n essere un teorico soltanto, ma di p o ter fare qualcosa di concreto, a n d ò a Venezia p e r picchettare u n a fabbrica occupata. Q u a n d o gli agenti fecero irruzione nel suo a p p a r t a m e n t o milanese p e r arrestarlo stava scriv e n d o un articolo p e r Magazzino, o r g a n o semiufficiale degli a u t o n o m i . Su quelle stesse p a g i n e e r a uscito, all'inizio dell'anno, un altro suo articolo nel quale, messe da p a r t e le perifrasi enigmistiche che piacevano e piacciono tanto ai p r o fessorini, aveva esplicitamente scritto: «L'unica p a r o l a d'ord i n e c h e p o s s i a m o p r o d u r r e p e r gli intellettuali è a n c o r a : brucia, ragazzo, brucia». Infatti Toni Negri, che si p e r d e v a in labirinti pseudo-politici, pseudo-sociali e pseudo-filosofici allorché p r e t e n d e v a di d a r e f o n d a m e n t i solidi e prospettive realistiche alle sue e l u c u b r a z i o n i , r e c u p e r a v a lucidità nell'incitare all'eversione. I suoi gridi di g u e r r a e r a n o avvolti in t r o p p e e t r o p p o cincischiate frasi: il loro significato ultimo e r a p e r ò e v i d e n t e . «La lotta a r m a t a - sentenziò in u n a sua «tesi» - è il filo rosso d e l l ' o r g a n i z z a z i o n e d e l l ' o p e r a i o m u l t i n a z i o n a l e e del suo ciclo di lotte: d o b b i a m o d i p a n a r lo... In tutti i Paesi a capitalismo sviluppato si dà ormai u n a casistica e s t r e m a m e n t e a m p i a di p r i m e iniziative proletarie a r m a t e p e r l ' a p p r o p r i a z i o n e e p e r il salario g a r a n t i t o . La continuità dell'iniziativa operaia su questo p i a n o è necessaria. Ma nel m o m e n t o stesso in cui essa, c o m e m o m e n t o fond a m e n t a l e , si attua, c o m p r e n d e in sé tutta u n a serie di mom e n t i subordinati alla lotta di massa ma n o n m e n o essenziali della lotta a r m a t a del proletariato: lotta c o n t r o il t e r r o r i 265
s m o p a d r o n a l e , c o n t r o l'uso capitalistico della canaglia fascista, c o n t r o i ricatti e le repressioni individuali e di massa c h e i p a d r o n i o p e r a n o , giustizia p r o l e t a r i a , t u t t o q u e s t o si c o n c e n t r a e si esalta d e n t r o l'asse f o n d a m e n t a l e di a z i o n e che è la lotta di massa armata.» I giudici si sforzarono di accertare elementi p i ù precisi di connessione tra Toni N e g r i e le Brigate rosse: e r i t e n n e r o di averli individuati. Ma l'astuzia di Negri, c o m e quella di altri «maestri» della stagione di p i o m b o , stava p r o p r i o nel sosten e r e che - essendo la libera espressione del p r o p r i o pensiero sacra e intoccabile - la l o r o istigazione all'odio, alla violenza, all'uso della P38 e la l o r o c o n t i g u i t à ideale, q u a n d o n o n arrivava b e n oltre, alla sanguinaria cerchia degli assassini, n o n e r a n o perseguibili. Se p e r i terroristi le cose si mettevano male, sul b a n c o degli i m p u t a t i dovevano finire i giovani drogati da questi i n s e g n a m e n t i , e divenuti sicari implacabili: se si m e t t e v a n o b e n e , i professorini r i v e n d i c a v a n o i loro meriti. Il giudice Calogero r i t e n n e d'aver dimostrato il l e g a m e n o n u n i c a m e n t e ideologico, m a o p e r a t i v o , c h e esisteva tra A u t o n o m i a e le Brigate rosse. C o n Calogero furono i comunisti; c o n t r o , molti e s p o n e n t i di quella intellighenzia (di «nuova sinistra» o socialista), c h e n o n a m m e t t e v a si potesse criminalizzare A u t o n o m i a , e che definiva «teorema» la c o s t r u z i o n e d'accusa: a s o t t o l i n e a r n e l'astrattezza. T o n i N e g r i si p r o t e s t ò vittima di u n a «caccia alle streghe»: e a n cora a n n i d o p o sembrava c a d e r e dalle nuvole q u a n d o gli ric o r d a v a n o i c o n t e n u t i del suo «insegnamento» e la gravità dei suoi contatti con l'estremismo p i ù s a n g u i n a r i o e a n c h e con e l e m e n t i della c r i m i n a l i t à c o m u n e . «Tutta l a s t a m p a dell'estrema sinistra - disse a Sergio Zavoli - da // manifesto a Lotta continua, dai giornali di A v a n g u a r d i a o p e r a i a a quelli d e l M o v i m e n t o s t u d e n t e s c o , a q u e i t e m p i si e s p r i m e v a in questi termini. Ciò n o n significa assolutamente che la rivendicazione d i u n c e r t o f o n d a m e n t a l e l e n i n i s m o d e l movim e n t o fosse di p e r sé p r o d u t t r i c e di effetti militari e, al limite, di omicidi. Ma n o n riesco a c a p i r e in che m o d o si possa 266
i n n e s t a r e il t e r r o r i s m o successivo su quel tipo di dichiarazioni.» Invece Calogero innestava. Le vicende giudiziarie di Toni N e g r i e d'altri capi di A u t o n o m i a sono state, c o m e d'obbligo, lente, c o n t r a d d i t t o r i e e tortuose: al p u n t o che q u a n do la Cassazione p r o n u n c i ò l'ultima p a r o l a sul 7 aprile - a dieci a n n i di distanza - poco r i m a n e v a del clima - politico e di criminalità politica - di cui l'accusa di Calogero e r a intrisa. Nel 1983 la C o r t e d'Assise di p r i m o g r a d o inflisse t r e n t ' a n n i a T o n i N e g r i , venti a O r e s t e Scalzone p e r r e a t i generici (associazione sovversiva e b a n d a a r m a t a ) prosciogliendoli tuttavia dall'accusa più grave di i n s u r r e z i o n e arm a t a e da addebiti specifici (attentati d i n a m i t a r d i , omicidi, r a p i n e , furti). Ma altri e s p o n e n t i di A u t o n o m i a furono riconosciuti colpevoli dell'uccisione di un loro c o m p a g n o , Carlo Saronio; che s'era fatto r a p i r e p e r estorcere alla famiglia un riscatto e che e r a m o r t o p e r u n a dose eccessiva di narcotico. P r i m a che si arrivasse al processo d'appello, nel 1987, Toni N e g r i riacquistò la libertà e q u i n d i fuggì a Parigi. Pannella gli aveva infatti d a t o m o d o di p r e s e n t a r s i c o m e c a n d i d a t o radicale alle «politiche» dell'83, di riuscire eletto e di essere poi scarcerato grazie a l l ' i m m u n i t à p a r l a m e n t a r e . Pannella disse d'aver voluto lo scandalo. «Finalmente il processo del 7 a p r i l e s'è fatto, c o n u n a giustizia c h e da q u a t t r o a n n i e m e z z o t e n e v a gli i m p u t a t i in g a l e r a c a m b i a n d o o g n i m e s e l'imputazione. La c o n d a n n a di Toni N e g r i è la c o n d a n n a di un vile c h e è scappato, ma che aveva il diritto di farlo p e r ché aveva già scontato g r a n p a r t e della p e n a che p o i gli è stata data.» In appello Toni N e g r i si beccò dodici a n n i (ma aveva p r e s o il volo, p o c o p r i m a c h e la C a m e r a concedesse l'autorizzazione a p r o c e d e r e c o n t r o di lui) e Scalzone, a n c h e lui in Francia, otto. Il 4 o t t o b r e 1988 la Cassazione suggellò la vicenda c o n f e r m a n d o le sentenze d'appello. N e l l ' i m m i n e n z a delle elezioni politiche (3 g i u g n o 1979) ed e u r o p e e (10 giugno) le Brigate rosse vollero a n c o r a u n a volta, con u n ' a z i o n e sanguinaria e spettacolare, p r e s e n t a r s i 267-
c o m e c o n t r o p o t e r e : l a lotta a r m a t a c o m e r i p u d i o o m i c i d a della «truffa elettorale». II 3 m a g g i o un commando brigatista fece irruzione nella sede del Comitato regionale della DC in piazza Nicosia a R o m a . L'azione ebbe caratteristiche di guerriglia u r b a n a , n o n d'isolata azione terroristica. E r a n o u n a quindicina i partecipanti all'attacco, che i r r u p p e r o negli uffici e s ' i m p a d r o n i r o n o di d o c u m e n t i e schedari. Poteva esser e u n atto s e m p l i c e m e n t e d i m o s t r a t i v o : m a u n a p a t t u g l i a della polizia intercettò i brigatisti che fecero fuoco c o l p e n d o a m o r t e gli agenti Antonio Mea e Piero Ollanu, e f e r e n d o n e un altro. Quello che veniva chiamato alle u r n e e r a un Paese messo dal t e r r o r i s m o in stato di p e r e n n e fibrillazione. Sia A n d r e o t ti sia Berlinguer sia Craxi a t t e n d e v a n o con ansia il responso p o p o l a r e d o p o i più d r a m m a t i c i a n n i del d o p o g u e r r a italian o : e fu un responso a m b i g u o , p e r c h é n o n v e n n e p r e m i a t a la DC - che le BR avevano dichiarato di voler «distruggere e d i s p e r d e r e » - e fu p u n i t o il P C I , c o n v e r t i t o a l l ' a n t i t e r r o r i smo.
CAPITOLO TERZO
IL P R E A M B O L O
Le politiche del 3 g i u g n o 1979 c o n f e r m a r o n o , lo si è accenn a t o , c h e il PCI e r a in n e t t o r e g r e s s o , senza p e r a l t r o che la DC se ne avvantaggiasse. In confronto al 20 g i u g n o 1976 il PCI p e r s e q u a t t r o p u n t i in p e r c e n t u a l e (dal 34,4 al 30,4), la DC ebbe u n a flessione che era in se stessa insignificante (dal 38,7 al 38,3) ma che deludeva le attese d ' u n consistente passo in avanti, il PSI n o n a n d ò oltre un 9,8 p e r c e n t o , sicuram e n t e m o l t o inferiore alle ambizioni di Craxi. Stazionario a n c h e il PRI, un i n c r e m e n t o di mezzo p u n t o ciascuno p e r liberali e socialdemocratici. Il vero trionfatore, toute proportion gardée, fu Marco Pannella che con i suoi radicali i n c a m e r ò il 3,4 p e r cento dei consensi, e p o r t ò la sua r a p p r e s e n t a n z a alla C a m e r a da 4 a 18 seggi: a v e n d o p r o b a b i l m e n t e tolto al PCI, con la sua c a m p a g n a garantista c o n t r o le leggi eccezionali, le frange cui n o n e r a n o piaciuti né la fermezza c o n t r o il t e r r o r i s m o , né il «teorema» Calogero. Tra gli eletti nelle liste radicali era L e o n a r d o Sciascia. Il 10 g i u g n o le «europee» convalidarono, con qualche aggiustamento, il responso d ' u n a settimana p r i m a . Ancora più giù sia la DC (36,5 p e r cento) sia il PCI (29,6), b e n e i socialisti con I T I p e r cento, bissato e migliorato il successo di Pannella, un eccellente 3,6 p e r cento in favore dei liberali. Nessun t e r r e m o t o , i n sostanza. M a A n d r e o t t i sapeva d i d o v e r s e n e a n d a r e , a n c h e s e assolveva p u n t i g l i o s a m e n t e , p r i m a del c o n g e d o , i suoi u l t i m i d o v e r i di P r e s i d e n t e d e l Consiglio. T r a questi fu il viaggio a Tokio p e r u n o dei periodici vertici tenuti dai capi di Stato e di g o v e r n o dei sette Paesi più «sviluppati» dell'Occidente. O g n i capo delegazione e r a seguito, 269
c o m e d i c o n s u e t o , d a u n o stuolo d i e s p e r t i economici, che dissentirono su molti p u n t i , nelle loro diagnosi, ma su u n o f u r o n o u n a n i m i (e A n d r e o t t i l'ha i m p i e t o s a m e n t e registrato, nelle sue m e m o r i e ) : il m o n d o , p r o n o s t i c a r o n o d o t t a m e n te, sarebbe stato afflitto a l u n g o da u n a grave e cronica scarsità di petrolio, e di conseguenza da un costante rincaro del «greggio», il cui costo proibitivo avrebbe messo in ginocchio le economie forti. «Per fortuna - ha c o m m e n t a t o Andreotti gli esperti n o n si d i m o s t r a r o n o affatto tali.» Il greggio n o n s ' i m p e n n ò , t u t t e le e c o n o m i e occidentali si giovarono d ' u n r i s p a r m i o di dollari valutabile in molti miliardi (dei dollari stessi). P u r t r o p p o , c o m e s a p p i a m o , la dirigenza politica ed economica italiana n o n s e p p e m e t t e r e a frutto questo insperato regalo. Il reincarico di cui Pertini investì A n d r e o t t i fu un gesto f o r m a l e , c o m p i u t o senza e n t u s i a s m o , e a v e n d o in m e n t e b e n altri obbiettivi: che d i v e n n e r o chiari q u a n d o , a i p r i m i di luglio, B e t t i n o C r a x i fu convocato al Q u i r i n a l e ed e b b e m a n d a t o di t e n t a r e la formazione d ' u n g o v e r n o a guida n o n democristiana: che sarebbe stato il p r i m o con quella caratteristica d o p o oltre t r e n t ' a n n i . Gli inviti p e r le n u o v e consultazioni f u r o n o d i r a m a t i - e A n d r e o t t i ha l a m e n t a t o q u e s t a «scortesia n o n abituale, n o n so se di lui stesso (Pertini) o del suo entourage» - a n c o r p r i m a che il Presidente del Consiglio in carica e s p r i m e s s e f o r m a l m e n t e la sua r i n u n c i a . C r a x i si a d o p e r ò p e r arrivare a un quadripartito - DC, PSI, PRI, PSDI con l'appoggio e s t e r n o dei liberali. Ma p e r la realizzazione di questo disegno gli e r a indispensabile se n o n un a p p o g g i o u n a n i m e della Democrazia cristiana - partito che all'unanimità era inguaribilmente allergico - a l m e n o un sì massiccio. La DC e r a invece divisa: il segretario Zaccagnini, nostalgico del c o m p r o m e s s o storico, n o n voleva privilegiare i socialisti, A r n a l d o F o r l a n i stava invece c o n l o r o . Il r i s u l t a t o fu c h e Craxi dovette d a r e forfait u n a ventina di giorni d o p o l'investitura, e passare la m a n o a Filippo Maria Pandolfi, un tecnico di economia che aveva retto negli a n n i p r e c e d e n t i il di270
castero del Tesoro: u n o di quei p e r s o n a g g i di basso profilo che la DC tradizionale aveva in serbo p e r i m o m e n t i difficili, a volte c o n c e d e n d o loro un c r e d i t o limitato ( c o m ' e r a accad u t o a Pella). P r i m a c h e fosse officiato Pandolfi i d e m o c r i stiani avevano in verità insistito p e r Forlani: senza vincerne le r i l u t t a n z e . Pandolfi abbozzò vari tipi di alleanze i n t e r n e ed esterne, e se li vide bocciare u n o d o p o l'altro. Allora v e n n e b u t t a t o allo sbaraglio un reaparecido: q u e l Francesco Cossiga c h e , m i n i s t r o d e l l ' I n t e r n o al t e m p o del s e q u e s t r o di M o r o e d e l s u o assassinio, s'era v o l o n t a r i a m e n t e dimesso; in segno d'espiazione p e r la t r a g e d i a della q u a l e e r a solo l i m i t a t a m e n t e r e s p o n s a b i l e , m a c h e aveva vissuta e sofferta c o n t e r r i b i l e angoscia. Cossiga, c h e solo da p o c h i giorni e r a r i e n t r a t o in politica a s s u m e n d o la p r e s i d e n z a della C o m m i s s i o n e e s t e r i della C a m e r a , riuscì f i n a l m e n t e - si e r a già in a g o s t o - là d o v e gli altri a v e v a n o fallito. Il suo g o v e r n o - q u a r a n t e s i m o della Repubblica - fu un t r i p a r t i t o DC-PSDI-PLI. I r e p u b b l i c a n i g a r a n t i r o n o l'app o g g i o e s t e r n o . Da scrupoloso giurista, Cossiga si richiamò all'articolo 92 della C o s t i t u z i o n e c h e a t t r i b u i v a a lui solo, c o m e P r e s i d e n t e del Consiglio, la facoltà di scegliere i ministri. Forse p e r questa r a g i o n e o forse p e r altre né A n d r e o t ti né Forlani e b b e r o p o l t r o n e . Agli Esteri a n d ò Malfatti (dimissionario d o p o p o c h e settimane p e r motivi di salute), all ' I n t e r n o R o g n o n i , alla Difesa Ruffini, alla Giustizia Morlin o . Il «triangolo» dell'economia v e n n e affidato ad A n d r e a t ta, Pandolfi e Reviglio. Il professor Massimo Severo Giannini p o t è sbizzarrirsi, c o m e ministro della F u n z i o n e pubblica, nel p r o g e t t a r e riforme e r i s a n a m e n t i c h e m a i s a r e b b e r o andati in porto. C h i u s o q u e s t o capitolo (Piccoli aveva p a r l a t o riduttivam e n t e d ' u n «governo di tregua»), i d u e maggiori partiti italiani dovettero dedicarsi alla diagnosi dei loro p r o b l e m i che r i m a n e v a n o , s e p p u r e p e r motivi diversi, spinosi. Fatte l e elezioni, B e r l i n g u e r aveva c o n v o c a t o , senza n e m m e n o att e n d e r e c h e fosse risolta l a crisi d i g o v e r n o , u n C o m i t a t o 271
centrale che s'annunciava, e fu, burrascoso: ovviamente alla m a n i e r a comunista, con linguaggio in p a r t e cifrato e segni di fronda criptici. Ma lo schiaffo delle u r n e e r a stato forte, e il s e g r e t a r i o sapeva di d o v e r n e r i s p o n d e r e . Si difese sosten e n d o che la linea politica da lui indicata e r a c o r r e t t a , ma che il partito n o n l'aveva s a p u t a applicare a d o v e r e . Era stato giusto arrivare al c o m p r o m e s s o storico, ed e r a stato giusto l i b e r a r s e n e p e r c h é «bisognava s a l v a g u a r d a r e l ' a u t o n o mia, le c a r a t t e r i s t i c h e , la funzione e l'avvenire d e l p a r t i t o dal rischio di un tracollo o di u n o s n a t u r a m e n t o » . Il manifesto titolò s a r c a s t i c a m e n t e « B e r l i n g u e r si è difeso autocritic a n d o gli altri». In t o n o di sfida il segretario disse cose che i n u n p a r l a m e n t i n o c o m u n i s t a n o n e r a n o c o n s u e t e : «In q u a n t o ad a l c u n e insinuazioni s e c o n d o le quali il mio r a p p o r t o mirava a s a l v a g u a r d a r e posizioni personali, n o n m e r i t a n o n e m m e n o di essere raccolte. I c o m p a g n i s a n n o che io p e r s o n a l m e n t e n o n ho fatto niente p e r acquisire l'incarico che h o , né ho fatto o farò n i e n t e p e r m a n t e n e r l o » . A conti fatti, B e r l i n g u e r si servì della sconfitta p e r rafforzare il suo potere, n o n p e r diluirlo: rifiutò d'essere affiancato da un ufficio politico - che temeva lo mettesse sotto tutela -, e s t r o m i s e G i a n c a r l o Pajetta dalla s e g r e t e r i a , sostituì N a p o l i t a n o c o n C h i a r o m o n t e c o m e d i r i g e n t e del s e t t o r e economico. Q u i n d i stremato c o m ' e r a dal lavoro, dalla fatica e dalle p r e o c c u p a z i o n i , decise di p r e n d e r s i u n a vacanza: n o n nella sua Stintino ma a Yalta. O r m a i affermava senza mezzi t e r m i n i che n e s s u n o dei modelli esistenti nel m o n d o i n t e r p r e t a v a il socialismo, ma la s u g g e s t i o n e della C h i e s a M a d r e sovietica r e s t a v a g r a n d e . P r i m a d i p a r t i r e t r o v ò i l t e m p o di scrivere p e r Rinascita un articolo in cui r i b a d i v a tutte le sue diffidenze p e r il «mercato». Nella sua i n t r a n s i g e n z a m o n a c a l e , B e r l i n g u e r n o n tradusse in concessioni o a m m o r b i d i m e n t i politici il legame familiare e d'amicizia con il n u o v o Presidente del Consiglio. I n o n n i di Berlinguer e di Cossiga e r a n o fratelli. Francesco e E n r i c o si c o n o s c e v a n o e si f r e q u e n t a v a n o dall'infanzia. 272
« Q u a n d o e r o Presidente del Consiglio - ha raccontato Cossiga - potevo c h i a m a r e t r a n q u i l l a m e n t e a casa e chiedere alla m o g l i e Letizia d o v e fosse finito E n r i c o . Potevo a n c h e p r e n d e r e la macchina e a n d a r e a casa sua.» Ma se mai Cossiga s'illuse di p o t e r e , con questo a p p r o c c i o d i r e t t o e affett u o s o , s u p e r a r e ostacoli politici, d o v e t t e p r e s t o r i c r e d e r s i . N e l l ' a u t u n n o di q u e l 1979 v e n n e sul t a p p e t o il p r o b l e m a dei missili Cruise e Pershing, che la NATO voleva installare in E u r o p a , p e r fronteggiare la minaccia degli SS 20 sovietici. C o m u n i s t i , e x t r a p a r l a m e n t a r i , pacifisti i n s o r s e r o , in Italia c o m e altrove, c o n t r o questa decisione che, p u r a v e n d o car a t t e r e difensivo, e r a da loro definita g u e r r a f o n d a i a (e che in u l t i m a analisi i n d u s s e I'URSS a c e d e r e , e a r i t i r a r e i suoi o r d i g n i nucleari c o n t e s t u a l m e n t e ai missili NATO). Sugli euromissili Cossiga volle s o n d a r e r i s e r v a t a m e n t e Berlinguer. «Dato c h e la q u e s t i o n e è m o l t o delicata - ha scritto C h i a r a Valentini - l'incontro è organizzato a casa di amici c o m u n i , e d u r a p i ù g i o r n i consecutivi. S o n o t r e serate d a v v e r o s t r a o r d i n a r i e , dove le g r a n d i questioni del m o n d o s'intrecciano ai r i c o r d i di gioventù, agli a n n i di Sassari.» Ma il PCI m a n t e n n e ferma, in Parlamento, la sua opposizione. M e n t r e Cossiga si destreggiava, la sua - allora - DC cambiava timonieri. C h i a m a t o a congresso, il p a r t i t o dello scudo crociato dovette p r o n u n c i a r s i su un «preambolo» che era stato elaborato p r i n c i p a l m e n t e da Carlo D o n a t Cattin - sostenitore di un atteggiamento rigido verso il p e i - e che, nel suo passaggio essenziale, recitava: «II C o n g r e s s o , p u r rilev a n d o l'evoluzione fin qui c o m p i u t a dal PCI, costata che le c o n t r a p p o s t e posizioni tuttora esistenti n o n c o n s e n t o n o alla DC corresponsabilità di gestione con quello stesso p a r t i t o e d e m a n d a al Consiglio nazionale il c o m p i t o di p r o m u o v e r e un'iniziativa politico-programmatica che, previa verifica dei partiti costituzionali, nelle o p p o r t u n e sedi, t e n d a a r e n d e r e più stabile e o p p o r t u n o il g o v e r n o del Paese». Sfrondate degli orpelli in politichese, queste frasi dalla sintassi rugginosa significavano che la DC n o n poteva più collaborare con i co273
munisti. Era la sconfessione di Zaccagnini. Il p r e a m b o l o fu a p p r o v a t o , e un t a n d e m Forlani-Piccoli - r i s p e t t i v a m e n t e p r e s i d e n t e e segretario - p r e s e le redini del partito. Di assai m i n o r rilievo fu il fatto che nel PSI Bettino Craxi avesse tot a l m e n t e e s a u t o r a t o R i c c a r d o L o m b a r d i , p r e s i d e n t e del partito, i n d u c e n d o l o alle dimissioni. Questi sussulti - tempeste in un bicchier d'acqua, o al più in u n o stagno - finirono p e r far crollare il Cossiga I d'agosto, r i p r o p o s t o c o m e Cossiga II nell'aprile del 1980. T r a il Cossiga I e i primi mesi del Cossiga II vi furono, in Italia e fuori d'Italia, avvenimenti che n o n possono essere ignorati: anche se assai diversi p e r i m p o r t a n z a , p e r le caratteristiche, p e r i riflessi che ebbero. D u e giorni d o p o il Natale (1979) le t r u p p e sovietiche inv a d e v a n o l'Afghanistan p o r t a n d o a l l o r o seguito u n Q u i sling, B a b r a k K a r m a l , c h e si insediava alla testa del Paese d o p o che il suo p r e d e c e s s o r e A m i n ( a n c h e lui asservito a Mosca, che tuttavia n o n Io gradiva più) era stato spicciativam e n t e a m m a z z a t o . Sorte toccata del resto a n c h e a l p r e d e cessore del p r e d e c e s s o r e , ossia Taraki. Il m o n d o libero insorse, il Consiglio di sicurezza dell'oNU n o n potè votare u n a risoluzione di c o n d a n n a solo p e r c h é FURSS o p p o s e il suo veto, il p r e s i d e n t e degli Stati Uniti C a r t e r deliberò u n a serie di sanzioni c o n t r o l'URSS, la p i ù c l a m o r o s a delle quali fu il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca dell'estate successiva. A n c h e in Italia la d e p l o r a z i o n e fu s o s t a n z i a l m e n t e u n a n i me. Ad essa si associò il PCI, r i c o r r e n d o tuttavia all'espediente che, in circostanze come questa, gli consentiva di n o n rinn e g a r e t o t a l m e n t e le sue amicizie e il suo passato. Berling u e r si fece a p o s t o l o di pace, fustigò tutti gli i m p e r i a l i s m i (l'Afghanistan c o m e il Vietnam, i P e r s h i n g e i Cruise c o m e gli SS 20, la NATO che era in G e r m a n i a o in Italia come l'Arm a t a Rossa che e r a in Polonia o nella G e r m a n i a Est). «Ferm i a m o la corsa al r i a r m o , fermiamo il pericolo atomico» fu u n o dei suoi slogan generosi ed evasivi.
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Pietro N e n n i ebbe a p p e n a il t e m p o di sapere che i sovietici, nei quali tanti a n n i p r i m a aveva riposto molta, t r o p p a fiducia, ne avevano combinata un'altra delle loro, p r i m a di socc o m b e r e , il p r i m o gennaio 1980, a un attacco cardiocircolatorio. Il g r a n d e vecchio del socialismo a n d a v a p e r i novanta, ma a n c o r a nell'imminenza del collasso fatale aveva letto e sottolineato i giornali, secondo u n a sua consolidata abitud i n e , e p r e s o a p p u n t i p e r l'intervento che si p r o p o n e v a di fare al prossimo comitato centrale del partito. Si sapeva da t e m p o che i l suo t r o n c o e r a l o g o r o , c o m e quello d ' u n a quercia flagellata da t r o p p e t e m p e s t e . Ma la testa l'aveva ancora tutta. Chissà che posizione avrebbe p r e s o , nel comitato centrale. N e n n i e r a imprevedibile, e sbagliava chi p r e t e n d e va di giudicarlo da u n a «linea» politica coerente che n o n ebbe mai o che, se l'aveva, era chiara esclusivamente a lui. Fedele all'idea socialista fino a sacrificarle l'intera esistenza fatta di stenti, esili e galere, sul m o d o d ' i n t e r p r e t a r l a e adattarla alle circostanze aveva oscillato spesso. Si lasciava p o r t a r e dalle «cose», c o m e lui le chiamava, e c o m m e t t e v a e r r o r i di cui e r a c o n s a p e v o l e e c h e p o i p u b b l i c a m e n t e riconosceva nella s p e r a n z a , quasi s e m p r e delusa, che li riconoscessero a n c h e coloro che ve lo avevano indotto. C'era in lui u n a curiosa contraddizione. Amava il partito c o m e la sua famiglia; anzi la sua v e r a famiglia - b e n c h é a quella di s a n g u e fosse attaccatissimo - era il partito. Lo amava con un a m o r e esclusivo, a t e m p o p i e n o , senza evasioni. E p p u r e aveva smesso d i c r e d e r c i d a u n pezzo: d a q u a n d o , subito d o p o la g u e r r a , e forse a n c h e p r i m a , s'era convinto che nella lotta concorrenziale esso era inesorabilmente batt u t o - p e r compattezza ideologica, organizzazione, disciplina - da quello comunista. T u t t a la sua politica - così come, su tutt'altro fronte, quella di M o r o - fu condizionata da q u e sto complesso d'inferiorità. O d i a v a e abbracciava Togliatti come il suo vecchio amico e sodale Mussolini aveva odiato e abbracciato Hitler. Da b u o n i r o m a g n o l i avevano e n t r a m b i il culto della forza. Altrui. Né lui né M o r o s o s p e t t a r o n o m a i 275
che un g i o r n o la democrazia occidentale fosse, nel m o n d o , vittoriosa, e i partiti comunisti, possenti e chiusi come le falangi macedoni, potessero d'improvviso dissolversi. Ma più che su quello ideologico, è sul m e t r o u m a n o che N e n n i va m i s u r a t o : e qui il conto è tutto in attivo. Era u n o dei d u e ultimi scampoli - l'altro era Pertini - d ' u n a vecchia Italia che sopravviveva a quella che le si era sostituita, e che vi si stagliava p e r il suo spessore e autenticità. N e m m e n o la s e t t a n t e n n a l e milizia politica, c o n i suoi sotterfugi e c o m p r o m e s s i , lo aveva g u a s t a t o . Tollerava le debolezze a l t r u i - la disonestà, l ' i n g a n n o , la sete di p o t e r e - e spesso a n c h e se ne serviva, ma n o n le condivideva. N o n era u o m o di r a n cori, n o n ne n u t r ì mai - p u r se i rituali resistenziali lo cos t r i n s e r o a volte a fare sfoggio verbale d'implacabilità n e m m e n o p e r l'ex c o m p a g n o Mussolini: che, fosse stato p e r lui, n o n sarebbe certo finito c o m e finì. Fedele agli amici, ne accettava con filosofìa i t r a d i m e n t i e n o n cercò mai di vendic a r s e n e . Era a n c h e i m m u n e d a ambizioni ministeriali. Nel p e r i o d o in cui gli e r a toccato d'abitare a Palazzo Chigi c o m e vicepresidente del Consiglio ci si era trovato a disagio senza riuscire a capacitarsi del fatto - c o m e con c a n d i d o sbigottim e n t o disse in u n a occasione - che «le cose viste dalla p a r t e del g o v e r n o s e m b r a n o tanto diverse da come si v e d o n o dalla p a r t e dell'opposizione». Forse q u e s t a i n a p p e t e n z a del p o t e r e fu p r o p r i o la sua salvezza. C o m e statista sarebbe stato u n a rovina p e r c h é dello Stato aveva così p o c o il senso c h e p e r f i n o M o r o - suo c o i n q u i l i n o di Palazzo Chigi d o t a t o , se n o n di senso dello Stato, di c o m p r e n s i o n e dei suoi ingranaggi - se ne sgomentava. I suoi d o m i n i e r a n o la piazza d o v e sfoggiava g r a n d i qualità di t r i b u n o , e le assise di p a r t i t o dove rifulgevano le sue doti di m a n e g g i o n e rotto a tutte le astuzie. C o e t a n e o del socialismo italiano - e r a n o nati a un a n n o di distanza l'uno dall'altro - N e n n i lo ha i n c a r n a t o c o m e n e s s u n altro p r i m a o d o p o di lui. Q u e l tipo di socialismo, s ' i n t e n d e . L'altro di T a n g e n t o p o l i era in fasce, e p e r merito dell'anagrafe N e n n i 276
ebbe la fortuna di n o n vederlo crescere, ingozzarsi di d e n a ro, e schiattarne. Pochi mesi d o p o N e n n i , s e n e a n d a r o n o a n c h e d u e com u n i s t i i m p o r t a n t i , Giorgio A m e n d o l a n e l g i u g n o , Luigi L o n g o n e l l ' o t t o b r e d e l 1980. C o n L o n g o usciva d i scena l'ultimo «padre fondatore» del PCI: era stato in qualche m o do l'anima c o m b a t t e n t e del c o m u n i s m o italiano - coraggiosa, d u r a , chiusa, all'occorrenza spietata - in contrapposizione a Togliatti che ne era stato l'anima burocratica e, se consentite l'audace neologismo, apparatchikica. Anch'essa con le sue crudeltà, ma gelide e notarili. Negli ultimi a n n i L o n go e r a sopravvissuto a se stesso. A B e r l i n g u e r aveva d a t o , con q u e l p o ' di m e n t e e di voce che gli r i m a n e v a , a p p o g g i preziosi. Ma era già fuori. N o n così A m e n d o l a , p e r s o n a g g i o c o m p l e s s o e t o r m e n t a t o . N e l l ' u l t i m a fase della s u a vita, e della sua attività politica, e r a stato, p e r le v i c e n d e italiane, un «migliorista» e aveva p r o p u g n a t o u n a m a g g i o r a p e r t u r a d e l PCI alle r e g o l e d e l l ' e c o n o m i a , u n p i ù r i s o l u t o s b a r r a m e n t o agli estremismi spontaneistici dei consigli di fabbrica. Allorché si seppe che l'URSS era i n t e r v e n u t a in Afghanistan, Amendola si scoprì invece staliniano: e - contro Berlinguer sostenne che il Paese del socialismo aveva il diritto e il dovere di agire p e r p o r r e fine al m a r a s m a di Kabul (la p r e s a di posizione di A m e n d o l a sollevò e n t u s i a s m o in molte fabbriche dove si plaudì alla «gloriosa A r m a t a Rossa»). A m e n d o l a m o r ì senza aver risolto la c o n t r a d d i z i o n e tra le nostalgie liberali che gli venivano dal p a d r e e l'ortodossia veterocomunista che gli veniva da decenni di militanza nel PCI. Nell'arco di t e m p o che a n d ò dagli ultimissimi a n n i Settanta ai p r i m i a n n i Ottanta l'Italia fu in bilico: d u r a v a n o le spinte a l l ' e s t r e m i s m o , i p r o v v e d i m e n t i ispirati da un g a r a n t i s m o spensierato, le incursioni e le uccisioni ad o p e r a di t e r r o r i sti. A n c h e in c a m p o sindacale e r a n o forti le tensioni create da g r u p p i spontanei cui la situazione economica difficile assicurava consensi. Le g r a n d i i m p r e s e e r a n o costrette a mi277
surarsi con frange inquiete e spesso violente che tuttavia p o tevano c o n t a r e su molte simpatie e su u n a quasi sicura imp u n i t à : e c h e t r o v a v a n o nella m a g i s t r a t u r a del lavoro, sovente a n c h e se n o n s e m p r e , un avallo giudiziario ai loro eccessi. M e n t r e d u n q u e d u r a v a il flusso, s'avvertivano già i sintomi del riflusso. Nei g r a n d i sindacati g u a d a g n a v a t e r r e no u n a p i ù realistica percezione delle esigenze economiche, tra i lavoratori si diffondevano il disagio e l'insofferenza p e r il carattere esclusivamente politico - e con propositi dichiarati di sabotaggio del sistema capitalistico - a s s u n t o dalle m a n i f e s t a z i o n i d i p r o t e s t a . T r a gli u r l a n t i p a d r o n i delle piazze p r e v a l e v a m a s s i c c i a m e n t e il sinistrismo utopistico, q u a n d o n o n sopraffattore, solo s p o r a d i c a m e n t e contrastato da altri dervisci impazziti, di destra. Ma la cosiddetta «maggioranza silenziosa» stava p r e n d e n d o consapevolezza della sua forza, e della possibilità di farsi sentire. Per a n n i e a n n i la g e n t e t r a n q u i l l a e laboriosa c h e c o n spregiudicato artificio polemico e r a stata dagli a g i t p r o p associata ai fascisti, n o n aveva avuto voce. La g r a n d e s t a m p a e r a c o m p i a c e n t e v e r s o la sinistra, o i n t i m o r i t a . A quella g e n t e d e m m o u n a voce - l'abbiamo scritto nel p r e c e d e n t e v o l u m e di questa storia, Eltalia degli anni di piombo e lo r i p e tiamo o r a in p o c h e r i g h e - noi del Giornale. La d e m m o con il Giornale: e la d e m m o con Telemontecarlo i cui notiziari e i c o m m e n t i f u r o n o v e r a m e n t e , p e r un l u n g o p e r i o d o , il samizdat televisivo o p p o s t o al grigio c o n f o r m i s m o , intriso di falsa socialità, della RAI. L'Italia si stava d e s t a n d o , con travaglio e fatica. T r a i c e d i m e n t i al «progressismo» di m a n i e r a , indifferente alla lezione della realtà e alle esigenze del m o m e n t o , vi fu c e r t a m e n t e la smilitarizzazione delle forze di polizia, dalle cui giubbe s p a r i r o n o le stellette. Q u e s t a misura veniva s u l l ' o n d a di u n a c a m p a g n a t e n a c e e chiassosa. P r o p r i o m e n t r e il t e r r o r i s m o si stava affacciando sulla scena nazionale, sfilavano i cortei che chiedevano il disarmo delle forze d e l l ' o r d i n e . C o l o r o c h e li p r o m o s s e r o e g u i d a r o n o - c o m e l'allora sindaco di Milano Aldo Aniasi - si sono p o i 278
giustificati affermando d'aver voluto che la polizia fosse senza a r m i d u r a n t e le manifestazioni sindacali p e r evitare incidenti. Nell'Italia del Partito a r m a t o la polizia avrebbe dovuto essere i n e r m e . A tanto n o n si arrivò; e forse la smilitarizzazione e r a , in p r o s p e t t i v a , necessaria. Attuarla m e n t r e le BR e P r i m a linea infierivano fu, a d i r p o c o , i n t e m p e s t i v o . «Tra l'altro - ha osservato Andreotti - con o r a r i sindacali di lavoro si v e n i v a n o a r i d u r r e di m o l t o le p r e s e n z e a t u t e l a dell'ordine, q u a n d o il t e r r o r i s m o n o n e r a davvero d o m a t o , e la criminalità mafiosa alzava la testa (tre carabinieri uccisi d u r a n t e il viaggio di Pertini in Sicilia).» Un altro k.o. Io Stato lo subì p e r o p e r a dei controllori di volo, che e r a n o a tutti gli effetti militari, e q u i n d i sottoposti alla disciplina vigente p e r le Forze A r m a t e : ma che rivendicavano u n o status di impiegati civili. A n c h e qui è possibile, anzi probabile, che i controllori di volo, cui era affidato un servizio di alto livello tecnico e di e s t r e m a r e s p o n s a b i l i t à , avessero ragioni fondate r i v e n d i c a n d o , p e r q u a n t o r i g u a r dava l ' o r d i n a m e n t o e p e r q u a n t o r i g u a r d a v a i compensi, un c a m b i a m e n t o . Ma lo fecero, nell'ottobre del 1979, in un m o do che era loro vietato, ossia scioperando. U n a loro incriminazione era, a t e r m i n i di legge, n o n solo ammissibile ma doverosa. A q u e s t o p u n t o i n t e r v e n n e Pertini, che era di n o r m a a n i m a t o d a b u o n e intenzioni, m a che, nella sua smania piuttosto pasticciona di ergersi al di sopra della classe politica e del g o v e r n o , combinava n o n di r a d o dei guai. Citiamo a n c o r a A n d r e o t t i : « E s t e m p o r a n e a m e n t e , il P r e s i d e n t e convocò al Q u i r i n a l e il P r e s i d e n t e del Consiglio i n s i e m e agli " u o m i n i r a d a r " , e in loro p r e s e n z a telefonò al P r o c u r a t o r e militare intimandogli di n o n iniziare l'azione penale. Cossiga "coprì la corona", si assunse le responsabilità conseguenti e dovette faticare molto p e r evitare dimissioni di protesta nelle Forze A r m a t e . I voli r i p r e s e r o ma il vulnus fu v e r a m e n t e g r a v e . R e c e n t e m e n t e Carla Pertini m i h a d e t t o che chi sollecitò S a n d r o fu il capo di Stato m a g g i o r e dell'aeronautica». Postilla inquietante, quest'ultima di Andreotti, che 279
q u a l o r a r i s p o n d e s s e al v e r o solleverebbe a l q u a n t o il C a p o dello Stato dalla sua responsabilità, a d d e b i t a n d o n e u n a p a r te a vertici militari che n o n c r e d e v a n o nella disciplina militare: segno questo di lassismo desolante. Il t e r r o r i s m o faceva altre vittime, in un delirio sanguinario o r m a i p r i v o d ' o g n i senso, a n c h e nella s t r a l u n a t a ottica delle Brigate rosse o di P r i m a linea. Impossibile r i c o r d a r l e t u t t e , in un libro che al t e r r o r i s m o stesso n o n sia espressam e n t e dedicato. F u r o n o assassinati politici c o m e il vicepresidente del Consiglio s u p e r i o r e della m a g i s t r a t u r a Vittorio Bachelet; i giudici Girolamo Minervini e G u i d o Galli ( u n altro giudice, Mario Amato, che indagava sulle t r a m e «nere», m o r ì invece p e r m a n o d e i NAR neofascisti); il giornalista Walter Tobagi c h e a b b i a m o già r i c o r d a t o ; manager dell'ind u s t r i a , professionisti, i m p r e n d i t o r i , a d d e t t i alle c a r c e r i , perfino un p o v e r o cuoco socialista, Luigi Allegretti, freddato p e r e r r o r e : i m e m b r i del g r u p p u s c o l o « C o m p a g n i organizzati p e r il comunismo» l'avevano scambiato, a R o m a , con il segretario d ' u n a sezione missina. E poi agenti e carabinieri. Suscitò p a r t i c o l a r e eco, p e r la p o p o l a r i t à del p e r s o n a g gio, l'uccisione del t e n e n t e colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, che al Palazzaccio r o m a n o e r a c o m a n d a n t e del «nucleo t r a d u z i o n i » . E r a c a d u t o i n u n a g g u a t o a l p o n t e Matteotti, m e n t r e raggiungeva il suo ufficio. A lui s'era ispirato Carlo Cassola p e r tratteggiare, nel r o m a n z o Monte Mario, la figura d ' u n ufficiale di destra. Spettacolare, a n c h e se m e n o c r u e n t a , fu l'irruzione d ' u n commando d ' u n a d o z z i n a di u o m i n i - 11 d i c e m b r e 1979 nell'istituto di amministrazione aziendale Valletta, a Torino, c h e e r a u n a scuola professionale della FIAT. Gli i n c u r s o r i a m m a s s a r o n o quasi d u e c e n t o t r a allievi e i n s e g n a n t i nell'Auditorium, lanciarono un proclama, imbracciarono i loro Kalashnikov e ferirono alle g a m b e , p e r t r u c e a m m o n i m e n to, cinque docenti e cinque studenti. Polizia e carabinieri restituivano p e r ò colpo su colpo. Si s u s s e g u i v a n o gli a r r e s t i . Il 28 m a r z o 1980 i c a r a b i n i e r i ir280
r u p p e r o in un covo di via Fracchia a Genova e a b b a t t e r o n o i q u a t t r o brigatisti c h e v i e r a n o r i n t a n a t i , d u e o p e r a i , u n m a r i t t i m o , e u n a d o n n a , i n s e g n a n t e . Dalla Chiesa otteneva risultati, s e p p u r e con m e t o d i c h e n o n s e m p r e e r a n o perfett a m e n t e o r t o d o s s i , m a d e i quali e r a i n n e g a b i l e l'efficacia. Veniva inoltre messa a p u n t o la n u o v a n o r m a t i v a sui pentiti che avrebbe suscitato molte polemiche, m a che, i n d u c e n d o alla delazione, fu decisiva p e r la vittoria sul t e r r o r i s m o . Dobbiamo qui fare un passo indietro - ma siamo costretti a farne c o n t i n u a m e n t e di passi indietro e di passi avanti p e r motivi che lo sviluppo della n a r r a z i o n e r e n d e r à evidenti. Il 28 febbraio d e l 1979 un Gommando di P r i m a linea cap e g g i a t o da Fabrizio Giai e r a stato i n t e r c e t t a t o dalle forze d e l l ' o r d i n e m e n t r e p r e p a r a v a u n ' a z i o n e i n u n b a r d i Torin o : nello scontro a fuoco p e r s e r o la vita d u e terroristi, Barb a r a Azzaroni e M a t t e o Gaggeggi. I c o m p a g n i degli uccisi volevano v e n d e t t a e decisero d'attuarla c o n t r o C a r m i n e Civitate, il p r o p r i e t a r i o del b a r in cui la Azzaroni e il Gaggeggi e r a n o stati a b b a t t u t i , s o s p e t t a t o d ' e s s e r e u n a «spia» della q u e s t u r a . Il 18 luglio 1979 c i n q u e «giustizieri», Marco Donat Cattin ( c o m a n d a n t e Alberto), Maurice Bignami, Michele Viscardi, R o b e r t o S a n d a l o e lo stesso Giai p o r t a r o n o a c o m p i m e n t o la feroce missione. Subito d o p o Marco Donat Cattin se n ' a n d ò in vacanza c o n la sua r a g a z z a e alcuni c o m p a g n i , i n s i e m e a u n o d e i quali, Massimo P r a n d i ( n o m e di battaglia Ivan), elaborò u n a sorta di a d d i o alle a r m i . «Donat Cattin e P r a n d i formulavano - d i r à Fabrizio Giai - u n a p r o p o s t a c o n c r e t a c h e in sostanza si t r a d u c e v a n e l bloccare o g n i attività politica e nel p o r t a r e avanti esclusivamente u n lavoro d i a c c u m u l o : cioè di c o n s o l i d a m e n t o tecnico-logistico e finanziario... N o n volevano più lavorare con noi (Prima linea) e volevano d a r vita a u n a loro b a n d a c o m e in effetti fecero a n d a n d o via da PL d o p o aver r u b a t o a r m i e d e n a r o . Teorizzavano l'esilio afferm a n d o c h e d o p o s a r e b b e r i p r e s a la lotta a r m a t a . » Il «com a n d a n t e Alberto» n o n si limitò a teorizzare l'esilio: lo p r a 281
ticò, r a g g i u n g e n d o tranquillo la Francia. E vi si trovava allorché, nell'aprile del 1980, Roberto Sandalo fu catturato e dimostrò d'avere b e n capito q u a n t o fosse conveniente, p e r i terroristi finiti nelle m a n i della giustizia, collaborare. Sandalo disse molte cose, alcune delle quali d i r o m p e n t i : disse, in particolare, d'aver avuto dei colloqui con il senatore Carlo D o n a t Cattin, vicesegretario della DC e p a d r e del latitante Marco, e d'aver s a p u t o che allo stesso D o n a t Cattin il Presid e n t e d e l Consiglio Cossiga aveva c o n f i d a t o c h e il figlio Marco e r a attivamente ricercato, e che conveniva si rifugiasse oltre confine. Il notabile d e m o c r i s t i a n o s m e n t ì le rivelazioni, a g g i u n g e n d o c h e d e l figlio n o n s a p e v a n u l l a d a u n p a i o d ' a n n i . A m m i s e tuttavia d ' a v e r chiesto a Cossiga se si sapesse qualcosa di Marco, e d ' a v e r n e ricevuto u n a risposta negativa. Ammise e g u a l m e n t e d'avere contattato il Sandalo, m a esclusivamente p e r riferirgli che n o n c ' e r a n o notizie d i Marco: sul quale del resto n o n p e n d e v a , ufficialmente, ness u n a i m p u t a z i o n e . C o m u n q u e Carlo D o n a t Cattin si dimise dalla vicesegreteria unica della DC. Smentì, con indignazion e , a n c h e Cossiga. Ha osservato A n d r e o t t i che «accusare Francesco Cossiga di favoreggiamento del t e r r o r i s m o sarebbe c o m e i n s i n u a r e che d o n Luigi Sturzo trafficasse in d r o g a o si accompagnasse c o n le lucciole di lusso che, nella n o t t e , custodiscono gli alberi di via Veneto». Il che valeva, a m a g g i o r r a g i o n e , p e r l'acceso anticomunista Carlo D o n a t Cattin: ma qui si trattava del r a p p o r t o tra p a d r e e figlio e tra d u e «amici» di partito e d ' u n possibile prevalere dei vincoli di famiglia o politici sui p r i n c i p i e sui d o v e r i di g o v e r n a n t e e di c i t t a d i n o . Per questo i magistrati trasmisero gli atti con le dichiarazioni di Sandalo alla Commissione i n q u i r e n t e che decise, a maggior a n z a , l'archiviazione: la m a g g i o r a n z a n o n e r a tuttavia così qualificata ( s a r e b b e r o stati necessari q u a t t r o quinti dei votanti) da i m p e d i r e che le sinistre (bastava un terzo dei p a r l a m e n t a r i p e r o t t e n e r l o ) esigessero l a r i a p e r t u r a d e l caso. Finalmente, il 23 luglio 1980, la richiesta d ' u n s u p p l e m e n t o 282
d'indagine fu respinta dal Parlamento in seduta c o m u n e con 507 voti c o n t r o 406. U n a c i n q u a n t i n a di p a r l a m e n t a r i della m a g g i o r a n z a s'era schierata con l'opposizione. A n c h e in questa vicenda S a n d r o Pertini - che e r a in visita ufficiale in S p a g n a m e n t r e d i v a m p a v a lo s c a n d a l o D o n a t C a t t i n trovò il m o d o di diventare i m p r e v e d i b i l m e n t e protagonista: un c o m u n i c a t o attribuito al C a p o dello Stato - nel quale si esprimeva fiducia nella giustizia e in Cossiga, ma si aggiungeva che, se qualcosa di concreto fosse e m e r s o c o n t r o il Pres i d e n t e del Consiglio, q u e s t i a v r e b b e d o v u t o d i m e t t e r s i p i o m b ò nelle r e d a z i o n i dei q u o t i d i a n i c o m e u n a b o m b a , s e m b r a n d o u n a i n d i r e t t a sconfessione di Cossiga e l'anticip a z i o n e d ' u n suo s i l u r a m e n t o . Seguì u n a rettifica, il governo sopravvisse a quella tempesta. Ma p e r poco. Il 2 agosto 1980 l'Italia fu atterrita da u n a nuova, o r r e n da strage politica. Un o r d i g n o esplosivo collocato nella stazione ferroviaria di Bologna, affollata di viaggiatori in attes a d e i t r e n i delle vacanze, p r o v o c ò u n ' o t t a n t i n a d i m o r t i . N o n o s t a n t e i n c r i m i n a z i o n i , i s t r u t t o r i e e processi c o n t r o p r e s u n t i dinamitardi, le responsabilità del massacro n o n sono state mai accertate. U n a lapide a p p o s t a sull'edificio della stazione ha più t a r d i sentenziato che gli a t t e n t a t o r i f u r o n o fascisti. U n a catalogazione «tecnica», che attribuisce al terr o r i s m o rosso l'impiego della P38 e d e l Kalashnikov - con u n a scelta mirata degli obbiettivi - e al t e r r o r i s m o n e r o l'impiego della b o m b a che uccide nel mucchio, avvalora questa ipotesi. Ma ad essa m a n c a a n c o r a - ed è improbabile venga m a i - u n a c o n f e r m a certa. Le famiglie delle vittime h a n n o avuto ed h a n n o mille sacrosante ragioni p e r invocare, indignate, la verità. Q u a l c h e ragione l ' h a n n o a n c h e i neofascisti q u a n d o l a m e n t a n o c h e la loro colpevolezza sia p r o c l a m a t a senza p r o v e . La verità è stata invocata - a l t r e t t a n t o i n u t i l m e n t e - a n che dalle famiglie di coloro che p e r i r o n o nel disastro a e r e o di Ustica (27 g i u g n o 1980). La s c i a g u r a - 81 p a s s e g g e r i e c o m p o n e n t i d e l l ' e q u i p a g g i o d i u n volo B o l o g n a - P a l e r m o , 283
inabissatisi in m a r e con i resti dilaniati del Dc9 di p r o p r i e t à d ' u n a c o m p a g n i a m i n o r e , ITtavia - fu d a p p r i m a r i t e n u t a accidentale: un fait divers, sia p u r e di i m p r e s s i o n a n t e gravità, d o v u t o , si s u p p o s e , a un guasto meccanico o a e r r o r i di pilotaggio o a negligenze di m a n u t e n z i o n e . Su questa strada p a r v e r o avviate le inchieste, svogliate e m o n c h e . Solo a stento, in t e m p i lunghissimi, p r e s e r o c o r p o altre spiegazioni dell'accaduto: il sabotaggio, o un missile indirizzato p e r err o r e c o n t r o il bireattore civile. T r a reticenze, mezze ammissioni o totali b u g i e , il feuilleton di Ustica ha c o n t i n u a t o a dip a n a r s i d u r a n t e molti interminabili a n n i , e d u r a tutt'oggi: a d d e n s a n d o sospetti s u l l ' a e r o n a u t i c a militare italiana e su forze a r m a t e di Paesi alleati od ostili. Profondo, angoscioso mistero, p e r il quale n o n a z z a r d i a m o soluzioni, ma possiamo e s p r i m e r e un giudizio. Ci sono stati - c o m e negarlo? e r r o r i , omissioni, m e n z o g n e colpose o dolose: d e t e r m i n a t i forse dalla volontà di c o p r i r e segreti militari; o forse determinati p i ù b a n a l m e n t e dalla volontà di c o p r i r e p e n o s e m a n chevolezze o p e r a t i v e d a p a r t e d i chi a v r e b b e d o v u t o c o n trollare e v e d e r e , e che n o n risulta abbia controllato e veduto b e n e . I n c a p a c e di far funzionare a d o v e r e i suoi servizi, questo nostro Stato è a n c h e incapace di individuare e p u n i r e , in t e m p i decenti, i colpevoli delle disfunzioni. Anche p e r questo i misteri sono tanti e insoluti. M e n t r e il cattolico Walesa lottava p r o p r i o in quelle settim a n e a Danzica c o n t r o il r e g i m e comunista, i sindacalisti comunisti - p i ù a n c o r a il PCI in p r i m a p e r s o n a - t e n t a v a n o di riaffermare in Italia la loro e g e m o n i a nelle fabbriche e d'imp e d i r e u n a «restaurazione» che e r a già in atto, e che faceva seguito a tante abdicazioni degli a n n i Settanta, in c a m p o pad r o n a l e . Molti luoghi di lavoro e r a n o diventati inaccessibili ai dirigenti delle aziende, invivibili p e r i «quadri» i n t e r m e d i . Nella massa operaia tranquilla ma apatica e r a n o disseminati, s e p p u r e in piccolo n u m e r o - e c o n u n a g r a n d e capacità d ' i m p o r s i - veri e p r o p r i professionisti dell'agitazione selvaggia. Si trattava spesso di giovani che consideravano il la284
v o r o u n ' i m p o s i z i o n e , la disciplina r e p r e s s i o n e , e i capi alla s t r e g u a di K a p ò da lager nazista. Questi ultras del sindacalismo e r a n o facili all'insulto e a n c h e a m e n a r le mani. F i u t a t o il v e n t o che c a m b i a v a , n e l l ' o t t o b r e d e l 1979 la FIAT aveva sospeso 61 d i p e n d e n t i , i m p u t a n d o loro « d a n n i m a t e r i a l i e morali» all'azienda, e m a n t e n n e la decisione e l'accusa nei vari g r a d i d ' u n a l u n g a p r o c e d u r a . Fu un significativo gesto di decisionismo r e c u p e r a t o . Successivamente si e b b e u n a schiarita, nei r a p p o r t i t r a g o v e r n o e sindacati, e t r a questi e il p a d r o n a t o . All'inizio d'estate del 1980 il gov e r n o Cossiga aveva d e l i b e r a t o u n o di q u e i «pacchetti» di p r o v v e d i m e n t i economici austeri che p e r i o d i c a m e n t e sono p r e s e n t a t i agli italiani, di solito c o n la g a r a n z i a c h e se ne a v r a n n o altri. D u r a n t e il dibattito che p r e c e d e t t e il varo delle misure, fu p r o p o s t a da alcuni ministri democristiani e repubblicani u n ' a t t e n u a z i o n e della «scala mobile», che incentivava l'inflazione (e p e r effetto della politica populista degli a n n i Settanta l'inflazione e r a al disopra del 20 p e r cento ann u o ) . I sindacati difesero la scala mobile, ma c o n s e n t i r o n o l'istituzione d ' u n «fondo di solidarietà», a l i m e n t a t o c o n il p r e l i e v o dello 0,50 p e r c e n t o sui salari di tutti i lavoratori d i p e n d e n t i . L'accordo fu firmato il 2 luglio 1980 da L a m a (CGIL), C a m i t i (CISL) e B e n v e n u t o (UIL): e suscitò le i m m e diate p r o t e s t e di molti o p e r a i , che in alcuni stabilimenti incrociarono le braccia. A quel p u n t o i sindacalisti furono b r u scamente sconfessati da Berlinguer. «Sostenne con asprezza - ha r i c o r d a t o T r e n t i n - che l'accordo e r a u n a truffa, e che accettandolo il sindacato aveva fatto un piacere al g o v e r n o e agli avversari. Parlò di sana reazione di classe dei lavoratori di fronte a quel che e r a successo e affermò che il PCI doveva assumersi la protesta.» B e r l i n g u e r c o n f e r m ò la sua r i c o n v e r s i o n e a un o p e r a i smo di s t a m p o intransigente q u a n d o in settembre (1980) la FIAT dovette affrontare u n a seria crisi di vendite, e d u n q u e p r o d u t t i v a : e pose in cassa integrazione - forse d r a m m a t i z z a n d o v o l u t a m e n t e la situazione - decine di migliaia di di285
p e n d e n t i . U n a m e d i a z i o n e governativa, c o n d o t t a dal ministro del Lavoro Foschi, n o n ebbe esito: si arrivò allo sciopero g e n e r a l e e a manifestazioni p a r t i c o l a r m e n t e massicce ed eccitate. La FIAT a t t r a v e r s a v a u n m o m e n t o difficile, c o m e del resto l'intera i m p r e n d i t o r i a e finanza italiane. Il governo aveva p r a t i c a t o u n a stretta creditizia «selvaggia», nella speranza di arrestare il d e p r e z z a m e n t o internazionale della lira. Q u a l c h e s e g n o di r i p r e s a d e l i n e a t o s i nella s e c o n d a m e t à del 1979 s'era presto dissolto. E possibile, anzi p r o b a bile, r i p e t i a m o , che n e l p u g n o d u r o di Agnelli vi fosse un disegno strategico n o n c o n t i n g e n t e . Il m o m e n t o e r a p r o p i zio p e r un tentativo «padronale» di r i g u a d a g n a r e t e r r e n o , d o p o tante umilianti ritirate. Consapevole a n c h e di questo, B e r l i n g u e r i m p e g n ò nello scontro tutto il suo prestigio. Il 26 settembre del 1980 era a T o r i n o , p e r p o r t a r e la sua solidarietà agli scioperanti, fino ai cancelli di Mirafìori. Fu accolto con t u m u l t u o s e ed e n t u siastiche dimostrazioni d'affetto: e a q u a l c u n o che gli aveva chiesto cos'avrebbe fatto se gli o p e r a i avessero o c c u p a t o la FIAT, rispose d u r o : «Se si d o v r à g i u n g e r e a q u e s t o p e r r e sponsabilità della FIAT e del governo, i comunisti faranno la loro parte». P u n g e n t e , G i a n n i Agnelli c o m m e n t ò che Berlinguer aveva rafforzato le diffidenze di chi «ha poca fiducia nelle possibilità del PCI di convivere in u n a società d e m o c r a tica» e Flaminio Piccoli bollò la «vocazione dei comunisti alla d i t t a t u r a d e l p r o l e t a r i a t o » . La minaccia, in bocca a u n , u o m o cauto c o m e Berlinguer, fece sensazione: e il segretario del pei si lagnò p e r quelle che definiva le inesattezze e le faziosità delle c r o n a c h e giornalistiche, e p e r r e a z i o n i c h e criticava come reazionarie e autoritarie. P r i m a che fosse trascorso un m e s e dal suo «avvertimento», 40 mila «capetti», q u a d r i i n t e r m e d i della FIAT, sfilarono in i m p o n e n t e corteo a Torino c h i e d e n d o che il lavoro r i p r e n d e s s e n o r m a l m e n t e e che finissero le intimidazioni e le prevaricazioni degli estremisti. Fu il segnale della resa sindacale, sottoscritta qualche giorno d o p o , a Roma, da CGIL, CISL e UIL che si rassegnava286
no alla m e s s a in cassa i n t e g r a z i o n e di 23 mila d i p e n d e n t i del colosso torinese. La sconfitta era stata grave p e r il sindacato: gravissima p e r Berlinguer, che l'aveva scavalcato a sinistra, e s p o n e n d o d i r e t t a m e n t e se stesso, e il PCI, alla controffensiva dei q u a r a n t a m i l a . Stragi, lotte sociali, infine - immancabili - gli scandali. U n o dei quali coinvolse I ' E N I , c h e sotto il segno della c o r r u z i o n e di Stato e r a n a t o , e c h e sotto quel segno r i m a s e , da Mattei in poi, fino agli arresti e alle incriminazioni disposti dai magistrati d i «Mani pulite». N e l g i u g n o del 1 9 7 9 I ' E N I aveva firmato con P e t r o m i n , l ' o r g a n i s m o p u b b l i c o c h e in Arabia Saudita trattava le forniture di greggio, un c o n t r a t t o triennale. P e t r o m i n s'impegnava a c o n s e g n a r e all'ENi 9 1 milioni di barili di petrolio in t r e anni, al prezzo di diciotto dollari il barile. L'Occidente si sentiva a n c o r a minacciato, allora, dal ricatto energetico m e d i o r i e n t a l e , e in quell'ottica il contratto fu r i t e n u t o a tutti gli effetti vantaggioso ( p r e s i d e n t e delI'ENI e r a l'ingegner Giorgio Mazzanti, socialista, ma in disacc o r d o con la linea della s e g r e t e r i a Craxi). S e n o n c h é fu acc e r t a t o - grazie ad i n f o r m a z i o n i m i s t e r i o s a m e n t e , o n o n t a n t o m i s t e r i o s a m e n t e , t r a p e l a t e - c h e p e r la f o r n i t u r a e r a stata pattuita u n a t a n g e n t e del sette p e r cento, un dollaro e venti centesimi al barile. Secondo q u a n t o la m a g i s t r a t u r a rit e n n e d'aver accertato questo «pizzo», ufficialmente destinato a m e d i a t o r i sauditi, finiva in larga p a r t e nelle casse d e i partiti italiani. Q u a n d o d i v a m p ò la polemica il q u i n t o G o v e r n o A n d r e o t ti e r a agli sgoccioli. Laffaire E N i - P e t r o m i n contribuì tuttavia ad a c c e l e r a r n e la fine. S e c o n d o la v e r s i o n e di A n d r e o t t i - p a r t e in causa - Craxi volle, utilizzando lo scandalo, agevolare la sua scalata a Palazzo Chigi - che poi, come sappiamo, n o n avvenne, il posto di Andreotti fu preso da Cossiga - e liberarsi di Mazzanti. «La segreteria politica e quella a m m i n i strativa di quel p a r t i t o (PSI - N.d.A.) raccolsero - ha scritto Andreotti - l'assurda voce che egli (Mazzanti - N.d.A.) aves287
se agito s e c o n d o u n ' i n t e s a c h e coinvolgeva sia l ' o n o r e v o l e Claudio Signorile e altri socialisti ostili a Craxi e Formica, sia la P r e s i d e n z a d e m o c r i s t i a n a del Consiglio dei ministri... C r a x i in p a r t i c o l a r e e r a f u r i b o n d o e s e m b r a v a raccogliere fantasiose invenzioni, c o m e quella di un accordo tra d e m o cristiani e m i n o r a n z a socialista p e r acquistare il Corriere della Sera, in funzione, a p p u n t o , anticraxiana... La querelle si p r o trasse anche d o p o l'avvenuto mio sfratto (da Palazzo Chigi N.d.A.) e il G o v e r n o Cossiga convinse, su tassativa richiesta socialista, il presidente dell'ENI a d a r e le d i m i s s i o n i . . . » Irritati dal clamore sulla vicenda, i sauditi p r e t e s e r o che il contratto fosse annullato, e il G o v e r n o italiano assentì: nel f r a t t e m p o I'ENI aveva tuttavia versato 14 miliardi di lire in tangenti. Ne seguì la c o n s u e t a molteplicità di inchieste. I n d a g ò la magistratura, i n d a g ò il P a r l a m e n t o (con l ' I n q u i r e n te spaccata in d u e ) . Da G a e t a n o Stammati, che e r a ministro del C o m m e r c i o estero alla stipulazione dell'accordo, si voleva la r e s t i t u z i o n e delle s o m m e p a g a t e p e r la m e d i a z i o n e : ma nel 1989 la C o r t e dei conti stabilì che Stammati n o n d o veva nulla, p e r c h é il p a g a m e n t o di queste tangenti era pratica c o r r e n t e , n e i r a p p o r t i c o n d e t e r m i n a t i enti e Paesi, e senza la t a n g e n t e ogni accordo diventava impossibile. Il ministro Stammati e il p r e s i d e n t e dell'ENi Mazzanti risulteranno poi iscritti alla Loggia P2 di Licio Gelli. L'altro s c a n d a l o di q u e i mesi - ma si p u ò senza enfasi parlare di tragedia umana, p e r la parte che vi ebbe u n o s p e c c h i a t o g a l a n t u o m o e u n o s t r a o r d i n a r i o grand commis dello Stato c o m e Paolo Baffi - fu rivelato all'Italia e s t e r r e fatta dai notiziari radiofonici e televisivi del 4 m a r z o 1979: e l ' i n d o m a n i dai q u o t i d i a n i . Il 4 m a r z o e r a un sabato, ma il g o v e r n a t o r e Baffi e il vicedirettore generale Mario Sarcinelli e r a n o e n t r a m b i nel loro ufficio, alla Banca d'Italia. I carabinieri vi si p r e s e n t a r o n o con un m a n d a t o di cattura firmato dal giudice Antonio Alibrandi il cui figlio Alessandro, terrorista «nero», m o r i r à in u n o scontro con la polizia. Mario Sarcinelli fu c o n d o t t o via in m a n e t t e . Q u a n t o a Baffi, fu 288
spiegato che l'arresto gli era stato evitato p e r l'età avanzata. Baffi e Sarcinelli e r a n o accusati di n o n aver trasmesso alla magistratura il r a p p o r t o compilato a seguito di un'ispezione al Credito industriale sardo: ispezione collegata alle attività della SIR, la dissestata holding chimica di N i n o Rovelli. Ma i b e n e i n f o r m a t i s o s t e n n e r o c h e i capi della B a n c a d ' I t a l i a e r a n o vittime d ' u n a bassa v e n d e t t a politica, p e r a v e r p r e s o d i m i r a ITtalcasse, p r o p a g g i n e e c o n o m i c a d e l p o t e r e d e m o c r i s t i a n o , e p e r essersi accaniti c o n t r o le b a n c h e di S i n d o n a e l ' A m b r o s i a n o di Calvi. Il Financial Times affermò che «l'assalto dei politici alla Banca d'Italia è p a r a g o n a b i l e a l l ' a g g u a t o delle B r i g a t e rosse in via Fani». 147 economisti italiani firmarono un d o c u m e n t o di solidarietà a Baffi e furono convocati da Alibrandi, che li fece aspettare a l u n g o sulle p a n c h e d ' u n corridoio, e poi li liquidò sbrigativ a m e n t e . Pertini sostenne con nobiltà e senza esitazioni Baffi, t e s s e n d o n e l'elogio d a v a n t i alla b a r a di U g o La Malfa, c h e di Baffi e r a stato a m i c o ed a m m i r a t o r e . Il 31 m a g g i o del 1979 Baffi lesse la sua a n n u a l e relazione: in un passaggio a m a r o a u g u r ò che i d e t r a t t o r i della Banca d'Italia trovassero «nel m o r s o della coscienza riscatto d e l m a l e c h e h a n n o c o m p i u t o a l i m e n t a n d o u n a c a m p a g n a d i s t a m p a intessuta da a r g o m e n t i falsi e tendenziosi e mossa da qualche oscuro disegno». Nell'agosto successivo Baffi si dimise da g o v e r n a t o r e , sostituito da Carlo Azeglio Ciampi: e da allora in poi si chiuse in un r i s e r b o e silenzio c h e i n f r a n g e v a solo c o n q u a l c h e amico v e r a m e n t e fidato. Ad A r t u r o Carlo J e m o l o , il g r a n d e intellettuale cui restavano pochi mesi di vita, Baffi scriveva: «A nove mesi dalla p r i m a incriminazione, mi trovo... c o m e il p e r s o n a g g i o del Prozess di Kafka: lui n o n sapeva n e m m e no di che cosa lo accusassero, io so di essere accusato a torto, s t r u m e n t a l m e n t e e p e r fini malvagi». Q u e s t a vicenda acc e n t u ò il pessimismo di J e m o l o , che aveva poco t e m p o prima a n n o t a t o : « Q u a n d o rievoco i molti che divisero con me le g r a n d i s p e r a n z e del 1945 e degli a n n i i m m e d i a t a m e n t e 289
successivi, p e n s o che sono stati amati da Dio quelli che h a n n o c h i u s o gli occhi i n t e m p o p e r n o n v e d e r e l'Italia d e l 1978». Baffi e Sarcinelli furono poi c o m p l e t a m e n t e scagionati in istruttoria: a Baffi, Spadolini offrì nel 1981 un posto di ministro nel suo G o v e r n o . Ma Baffi, p e r s o n a g g i o di s t a m p o ein a u d i a n o - Einaudi Luigi, s'intende, n o n altri - n o n volle sap e r n e . C o n ironia sottolineò la stranezza di quell'offerta «di un ministero chiave q u a n d o fino a ieri sono stato quasi sotto chiave». Lo si vedeva poco, e vedeva poca gente. Con atto significativo, p o c h i giorni p r i m a di lasciare la Banca d'Italia aveva voluto seguire - unico o quasi t r a le Alte Autorità - i funerali milanesi dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso da un sicario del finanziere, b a n c a r o t t i e r e e mafioso Michele Sindona. Morì d o p o u n a decina d ' a n n i i p o c r i t a m e n t e compianto anche dai suoi calunniatori. S'era intanto saputo, grazie alle rivelazioni del faccendiere Francesco Pazienza, che ai primi del 1974 la «cupola» della Loggia P2 aveva tenuto u n a r i u n i o n e a M o n t e c a r l o , p r e s e n t i R o b e r t o Calvi e U m b e r t o Ortolani, p r o p r i o p e r decidere quell'offensiva contro la Banca d'Italia che a distanza di t e m p o fu scatenata. Il 1980 chiuse in lutto. Il 23 n o v e m b r e del 1980 un t e r r e m o t o devastatore p r o v o c ò in 649 c o m u n i dell'Irpinia, della valle del Sele e della p a r t e settentrionale della provincia di P o t e n z a , la m o r t e di seimila p e r s o n e , il f e r i m e n t o di a l t r e diecimila e 300 mila ne lasciò senza tetto. A somiglianza di q u a n t o era a v v e n u t o nel Belice, e d i v e r s a m e n t e da q u a n t o e r a a v v e n u t o in Friuli, dove s'erano dimostrati p r o v v i d e n ziali la p r e s e n z a capillare di r e p a r t i delle Forze A r m a t e e lo spirito d'iniziativa delle popolazioni, i soccorsi f u r o n o lenti e caotici. Le critiche che, in sede giornalistica e in sede politica, ne d e r i v a r o n o , e r a n o più che giustificate. Ma ci si mise con t r o p p o zelo polemico l'immancabile Pertini, che t u o n ò c o n t r o l'inadeguatezza delle m i s u r e adottate, e chiese la testa dei colpevoli. La presa di posizione del C a p o dello Stato 290
fu p o l i t i c a m e n t e d i r o m p e n t e : e R o g n o n i , m i n i s t r o dell'Int e r n o nel G o v e r n o Forlani - c h e c o m e v e d r e m o e r a succed u t o a Cossiga - p r e s e n t ò le sue dimissioni, poi respinte. Purti-oppo il p e g g i o - se la sciacallaggine è p e g g i o della m o r t e - doveva a n c o r a venire. Il disastro d i v e n n e scandalo, e d i v e n n e mistero, con la g r a n d e abbuffata dei partiti e dei capoccia di p a r t i t o n o n c h é dei loro vassalli, vassallini e valvassori, tutti accorsi alla tavola i m b a n d i t a degli aiuti ai terr e m o t a t i e all'Irpinia. Sessantamila miliardi furono stanziati nel corso degli anni, q u a n t i ne sarebbero bastati p e r far ricco ogni d a n n e g g i a t o . Possiamo avere la certezza che il secolo e il millennio si c h i u d e r a n n o senza che siano state placate le lamentazioni di chi invoca aiuti e assistenza, in Irpinia, e le accuse di chi vuole sia fatta luce completa - essendo servita a p o c o u n ' i n d a g i n e p a r l a m e n t a r e - s u l l ' i m m a n e f r o d e p e r p e t r a t a dagli sfruttatori politici del t e r r e m o t o . Nelle p a g i n e p r e c e d e n t i - si trattasse dello s c a n d a l o ENI-Petromin o dello scandalo di Bankitalia - ha fatto capolino la P2, soggetto e m e r g e n t e e i n q u i n a n t e della vita italiana. C o n v e r r à dedicarle un capitolo il cui a m b i t o cronologico c o m p r e n d e r à - u n a volta di p i ù - parecchi anni. Nulla finisce mai in t e m p i certi in Italia, t r a n n e le partite di calcio.
CAPITOLO QUARTO
LA L O G G I A P2
La Loggia massonica coperta P r o p a g a n d a 2 - d i v e n u t a poi nel linguaggio c o r r e n t e la P2 - assurse agli o n o r i delle p r i me p a g i n e e d e i notiziari televisivi p o c o d o p o la m e t à di m a r z o del 1 9 8 1 . Il 17 di q u e l m e s e la G u a r d i a di finanza aveva eseguito u n a serie di perquisizioni a t a p p e t o nella villa W a n d a di Arezzo, p r o p r i e t à di Licio Gelli, e nelle sedi delle società Gioie e Socam di Castiglion Fibocchi, alle cui attività il V e n e r a b i l e e r a l a r g a m e n t e i n t e r e s s a t o . I finanzieri avevano agito p e r disposizione dei magistrati milanesi Giuliano T u r o n e e G h e r a r d o Colombo - il secondo a p p a r t e r r à , negli a n n i Novanta, al pool «Mani pulite» - che i n t e n d e v a n o far luce sulla bancarotta di Michele Sindona, con i suoi strascichi granghignoleschi e criminali. Risultava ai magistrati, infatti, che S i n d o n a aveva avuto frequenti r a p p o r t i con Gelli, a volte affidandosi a lui p e r c h é mediasse in qualcuna delle sue spericolate m a n o v r e affaristiche. La Finanza n o n i m m a g i n a v a certo di qual calibro sarebb e r o state le scoperte che a Castiglion Fibocchi l'attendevan o : vi fu r i n v e n u t a infatti tutta la d o c u m e n t a z i o n e della P2, con i registri degli iscritti, attestanti la posizione che ciascuno di loro occupava in seno all'organizzazione, e c o n altro materiale n o n m e n o sconvolgente, b e n o r d i n a t o in b u s t e e cartelle. 962 e r a n o i n o m i elencati, incluso un g r u p p e t t o di aspiranti all'iniziazione che avrebbero d o v u t o conseguirla il successivo 2 6 m a r z o . F u subito c h i a r o c h e quella n o n e r a u n a loggia qualsiasi: p e r la sua segretezza, ma a n c h e p e r la qualità o gli incarichi di g r a n p a r t e degli affiliati. In sé, l ' a p p a r t e n e n z a a u n a loggia massonica n o n e r a né 292
illegale, né i m m o r a l e , né sospetta. Massoni e r a n o stati i «pad r i della patria» Mazzini e G a r i b a l d i , si m o r m o r a lo fosse a n c h e Vittorio E m a n u e l e I I I : cittadini dal c o m p o r t a m e n t o inattaccabile lo e r a n o a n c h e in quel m o m e n t o . Ma la P2 era, e lo si sapeva da t e m p o - s e p p u r e in u n a c e r c h i a ristretta d'attenti lettori di settimanali o d ' a d d e t t i ai misteri del potere - u n a entità speciale, cui si addiceva la fama di t e n e b r o sità che la leggenda n e r a attribuisce alla massoneria. Basterà citare YEspresso del 29 m a g g i o 1977 c h e scriveva: «Loggia P2... E il nucleo più c o m p a t t o e p o d e r o s o della massoneria di Palazzo Giustiniani: ha 2400 iscritti, la c r e m a della finanza, della burocrazia, delle Forze A r m a t e , dei boiardi di Stato, s c h e d a t i i n u n archivio i n codice... Gelli, i n t e r l o c u t o r e abituale delle più alte cariche dello Stato (si vede spesso con A n d r e o t t i ed è ricevuto al Quirinale), è ascoltato consigliere dei vertici delle Forze A r m a t e , con amici fidati e devoti nella magistratura». Della P2 s'era i n t e r e s s a t o il SID ( q u e s t a e r a al t e m p o la d e n o m i n a z i o n e del servizio segreto militare) e u n a n o t a del 1974 riferiva: «Loggia massonica importantissima p e r c h é è composta di elementi scelti... Da tale a p p a r t e n e n z a si posso- ' no spiegare le varie amicizie nell'ambito delle alte personalità politiche e militari... Gelli si vanta di a p p a r t e n e r e al SID e spesso dà c o m e recapito telefonico quello del c e n t r o cont r o s p i o n a g g i o d i Firenze... C o n o b b e l'onorevole A n d r e o t t i allora ministro della Difesa e da questi o t t e n n e la commessa di q u a r a n t a m i l a materassi p e r le forze a r m a t e della NATO». («Io stesso - scriverà con aria d'innocenza lo stesso A n d r e o t ti ai p r o p o s i t o di Gelli - avevo assistito al r e i n s e d i a m e n t o del g e n e r a l e P e r ó n alla p r e s i d e n z a della nazione a r g e n t i n a e avevo visto con s o r p r e s a P e r ó n m a n i f e s t a r e a Gelli ossequiosa riconoscenza, c o n s i d e r a n d o l o artefice n o n secondario del suo r i t o r n o dall'esilio spagnolo.») Su Gelli aveva da t e m p o m e s s o gli occhi a n c h e la G u a r d i a di finanza, regis t r a n d o n e «vincoli di amicizia con note personalità politiche che f r e q u e n t e m e n t e ospita nella sua lussuosa villa W a n d a di 293
Arezzo, e con il capo del SID ed altri ufficiali della stessa organizzazione» (la frequentazione tra Gelli e u o m i n i di vertice del SID era parallela a quella tra Gelli e u o m i n i di vertice della G u a r d i a di finanza, gli occhi di lince di q u e s t e d u e b r a n c h e della s t r u t t u r a militare a v r e b b e r o d o v u t o g u a r d a r e in casa p r o p r i a p r i m a di spingersi in casa altrui). La descrizione era piuttosto esauriente: ma n o n fece scalp o r e . Forse p e r c h é Gelli e r a d ' u n a d i s a r m a n t e i m p u d e n z a nel m e n a r vanto delle sue a d e r e n z e e del suo p o t e r e («per c o n t a r e le mie amicizie ci vogliono elenchi del telefono di a l m e n o tre nazioni»): e forse p e r c h é l'esistenza d ' u n a superloggia e r a c o m u n e m e n t e accettata. H a s p i e g a t o Massimo T e o d o r i in P2: la controstoria: «La loggia P r o p a g a n d a 2 e r a u n ' a n t i c a s t r u t t u r a c h e accoglieva gli e l e m e n t i p i ù i m p o r tanti e prestigiosi fin da q u a n d o , nel secolo d e c i m o n o n o , la massoneria aveva giuocato un r u o l o centrale nelle vicende della storia n a z i o n a l e . D o p o l a s e c o n d a g u e r r a m o n d i a l e , nel m o m e n t o della ricostituzione della m a s s o n e r i a italiana i n c o r a g g i a t a e s o s t e n u t a dalla m a s s o n e r i a a m e r i c a n a , e r a stata riorganizzata a n c h e quella loggia speciale - la P2 - nelle cui liste venivano trasferiti gli elementi più in vista e coloro che dovevano restare p a r t i c o l a r m e n t e coperti e riservati, cioè n o n esposti al contatto con il p o p o l o massonico». Un'istituzione, i n s o m m a , che p e r molti era discutibile - c o m e la massoneria stessa, del resto - ma che r i m a n e v a nell'ambito dell'ortodossia: quella dei codici-italiani e quella dei codici di Palazzo Giustiniani. S e n o n c h é nelle vicende della P2 s'inserì, p e r traviarla, il seduttore L i d o Gelli: che ne fece il centro e il m o t o r e d ' u n a serie di intrighi e di attività su cui la magistratura e il Parlam e n t o italiano, n o n c h é i mezzi d'informazione, si sono a r r o vellati p e r oltre un d e c e n n i o , senza v e n i r n e soddisfacentem e n t e a capo. Val d u n q u e la p e n a di r i p e r c o r r e r e l'itinerario u m a n o , affaristico e politico di questo signore che dal div a m p a r e di i m p u t a z i o n i e c o n d a n n e s e m b r a s e m p r e uscire con poche ustioni e con u n a n o n c u r a n z a perfino irridente. 294
Classe 1919 (21 aprile, Pistoia), L i d o Celli è figlio d ' u n m u g n a i o . Fu s e m p r e un pessimo scolaro - un q u a t t r o perfino in cultura fascista, le sue pagelle c o n f e r m a n o che si p u ò essere p e r d e n t i a scuola e vincitori nella vita - e u n a testa calda. Sedicenne, aveva p r e s o a schiaffi un professore: poiché C a p a n n a e i sociologi permissivisti e r a n o di là da venire, lo si espulse da tutte le scuole del Regno. Il r e p r o b o , che aveva u n a g r a n voglia di m e n a r di n u o v o le m a n i , ma n o n aveva p i ù professori su cui sfogarsi, decise d ' a r r u o l a r s i com e l e g i o n a r i o d i Mussolini p e r l a g u e r r a d i S p a g n a . N o n aveva - diciassettenne a p p e n a - l'età: ma contraffece i docum e n t i d'identità e fu destinato al 7 3 5 battaglione Camicie n e r e . Nei c o m b a t t i m e n t i di Malaga, il fratello Raffaello gli m o r ì al fianco. T o r n ò a Pistoia nel 1939, r e d u c e v e n t e n n e , e n a r r ò a p u n t a t e la sua esperienza g u e r r i e r a sul Ferruccio, il settimanale della locale federazione fascista: p u n t a t e che poi raccolse in un volume (dodici lire il prezzo di copertina, cinq u e c e n t o copie in tutto) dal titolo e m b l e m a t i c o , Fuoco. Diventò q u i n d i impiegato del GUF (l'organizzazione degli u n i versitari fascisti) ma all'università n o n a p p r o d ò mai. Il tentativo d i s t r a p p a r e a l m e n o u n d i p l o m a i n r a g i o n e r i a , p r e s e n t a n d o s i c o m e privatista agli esami, franò sotto u n a valanga di insufficienze. La scuola fascista aveva e v i d e n t e m e n te un suo rigore: e n o n cedette alla suggestione dei nastrini iberici. R i c h i a m a t o alle a r m i d o p o l ' i n t e r v e n t o italiano n e l sec o n d o conflitto m o n d i a l e Celli «trascorse q u a l c h e m e s e a Torino nel 1 2 7 fanteria - ha raccontato Renzo Trionferà facendosi p i ù che altro r i c o r d a r e p e r la familiarità con u n a gazza addomesticata, n a t u r a l m e n t e ladra, mascotte del reggimento». Al giovanotto mancava u n a laurea, ma n o n il fegato, e la voglia di a g g i u n g e r e altro fuoco di c o m b a t t i m e n t o a quello già s p e r i m e n t a t o , e a quello libresco. Chiese di entrare nei paracadutisti e fu accontentato: ma alla scuola di Viterbo si fratturò un braccio d u r a n t e un'esercitazione. Addio alle armi: v e n n e messo in c o n g e d o illimitato. m o
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N o n restò in ozio. L'ex-federale di Pistoia, n o m i n a t o p r e fetto di C a t t a r e , lo volle con sé, e lo n o m i n ò segretario del fascio locale. Per sua fortuna, Gelli e r a in Italia q u a n d o fu a n n u n c i a t o , l'8 settembre 1943, l'armistizio. Lo si vide p r e sto in giro dalle sue parti, al seguito dei tedeschi, imbaldanzito da u n a uniforme molto fuori ordinanza: camicia b r u n a , foulard al collo, p a n t a l o n i alla cavallerizza, stivaloni n e r i . Si spacciava p e r i n t e r p r e t e dei tedeschi, con i cui c o m a n d i aveva i n d u b b i a familiarità: ma riesce difficile i m m a g i n a r e che cosa potesse i n t e r p r e t a r e , visto che di tedesco n o n sapeva u n a parola. Dava l'impressione d'essere un «repubblichino» dei più fervidi e accaniti, e in p a r e c c h i gli p r o n o s t i c a v a n o guai grossi, p e r il g i o r n o in cui l'ultimo fascismo fosse defin i t i v a m e n t e crollato, i n s i e m e a l p a d r o n e nazista. M a n o n avevano fatto i conti con la versatilità opportunistica - unita p e r a l t r o a un notevole coraggio - di cui il giovanotto era già capace. M e n t r e si pavoneggiava al fianco dei tedeschi, Gelli faceva il d o p p i o o triplo giuoco, a i u t a n d o i partigiani, e dis t r i b u e n d o loro i lasciapassare rossi della K o m m a n d a n t u r . Si avvaleva della sua autorità p e r bloccare interventi contro ebrei ed antifascisti, e forniva alle formazioni di Salò che rastrellavano la m o n t a g n a indicazioni fuorviami. S'era legato d'amicizia a Silvano Fedi, libertario e a n a r chico, i n t r e p i d o c o m a n d a n t e d ' u n a formazione partigiana. I n s i e m e l i b e r a r o n o d a l c a r c e r e pistoiese di Villa Sbertoli u n a cinquantina di prigionieri politici, oltre ad alcuni ebrei. In u n a Storia della Resistenza di R e n a t o Risaliti l'azione è così b u r o c r a t i c a m e n t e s u n t e g g i a t a : «La m a t t i n a del 26/6/1944 Capecchi Enzo con la m a c c h i n a militare di Gelli Licio (ufficiale di collegamento fra le t r u p p e tedesche ed italiane) e col Gelli stesso che pilotava, si presentava alle carceri di Pistoia e senza p r e s e n t a r e d o c u m e n t i ( p e r c h é n o n ne aveva) dichiarava di essere u n o della polizia, di voler ispez i o n a r e le carceri, e che in serata s a r e b b e t o r n a t o p e r tras p o r t a r e circa 40 partigiani con d u e famigerati capi. Alle ore 14 dello stesso g i o r n o si p r e s e n t a v a n o alle carceri Fedi Sil296
vano e B o n e s p e r i Artese a m m a n e t t a t i ma a r m a t i di pistole e b o m b e a m a n o condotti da Capecchi Enzo, Pinna Giovanni, I n n o c e n t i J a c o p o e Gelli Licio, a r m a t i di m i t r a , pistole e b o m b e a m a n o . Il telefono era stato reso inservibile p r i m a di p e n e t r a r e nelle carceri. Si fanno a p r i r e il cancello e consegnare le chiavi di tutte le celle, le quali v e n g o n o sistematic a m e n t e a p e r t e : tutti i carcerati v e n g o n o messi in libertà. Venivano d i s a r m a t i e rinchiusi in cella 6 militi e 6 g u a r d i e del carcere. I moschetti e r a n o consegnati ai d e t e n u t i che int e n d e v a n o r a g g i u n g e r e u n a formazione d i partigiani. U n ' o ra d o p o tutti i c o m p a g n i rientravano». Si è discusso sulla data dell'impresa, che q u a l c u n o sostiene sia a v v e n u t a il 2 1 , n o n il 26 g i u g n o . Ma sulla sostanza n o n ci sono d u b b i . A quel p u n t o Gelli e r a «bruciato», e d o vette g u a r d a r s i dai tedeschi e dai «repubblichini», che avev a n o a n c h e p o s t o u n a taglia sulla sua testa. I n c o m p e n s o , d o p o l a l i b e r a z i o n e e b b e u n attestato d i b e n e m e r e n z a dal d i r i g e n t e c o m u n i s t a Italo C a r o b b i : « Q u e s t o C o m i t a t o dichiara che il Gelli Licio, p u r essendo stato al servizio dei fascisti e dei tedeschi, si è reso utile alla causa dei patrioti pistoiesi... Gelli ha partecipato, r e n d e n d o l a possibile, alla liberazione dei d e t e n u t i alla Villa Sbertoli. In considerazione di q u a n t o sopra questo Comitato autorizza Gelli Licio a circolare senza che possa essere in nessun m o d o disturbato». Lo fu, p e r a l t r o : e subì un breve p e r i o d o di carcerazione, fino a q u a n d o u n p u b b l i c o m i n i s t e r o p r o p o s e l a sua assoluzione dal r e a t o di fascismo, e l'amnistia del guardasigilli Palmiro Togliatti passò un colpo di s p u g n a su ogni residua o m b r a . C o m i n c i a v a u n a n u o v a vita, i n e v i t a b i l m e n t e anch'essa, c o m e la p r e c e d e n t e , all'insegna dei d o p p i tripli e q u a d r u p l i g i u o c h i . Gelli fu a u t i s t a - s e g r e t a r i o del d e p u t a t o d e m o c r i stiano R o m o l o Diecidue e gestì, senza t r o p p a fortuna, u n a libreria. Ma nel c o n t e m p o veniva sospettato dal SIFAR - siamo nel 1950, e questa era un'altra sigla dei camaleontici servizi segreti italiani - d'essere un attivo collaboratore del PCI e di svolgere attività di spionaggio in favore dei Paesi dell'Est. 297
Il dossier p r o v e n i v a dal c e n t r o c o n t r o s p i o n a g g i o di Pistoia, c h e p u ò darsi s'inventasse q u a l c h e t r a m a sensazionale p e r giustificare la sua esistenza. Gelli vi e r a c o m u n q u e descritto come «personaggio capace di c o m p i e r e q u a l u n q u e azione», e a l m e n o su questo p u n t o l'ignoto estensore del r a p p o r t o ci ha azzeccato in p i e n o . L'esistenza di q u e s t o affarista n o n m o l t o f o r t u n a t o e di q u e s t o a v v e n t u r i e r o n o n affermato e b b e , nei p r i m i a n n i Sessanta, u n a d u p l i c e i m p o r t a n t e svolta: Licio Gelli a p p r o d ò , su r a c c o m a n d a z i o n e d ' u n ex c o m p a g n o d'armi, alla P e r m a f l e x , la ditta di m a t e r a s s i a molle d o v e a v r e b b e costruito, p e r sé e p e r le sue iniziative, u n a solida base economica; ed e n t r ò nella massoneria di Palazzo Giustiniani - u n o d e i d u e m a g g i o r i r a m i in cui e r a divisa - g u a d a g n a n d o s i , con u n a r a p i d i t à s o r p r e n d e n t e , la stima e la fiducia d e l G r a n M a e s t r o d e l m o m e n t o , G i o r d a n o G a m b e r i n i , e del G r a n Maestro aggiunto, l'avvocato Roberto Ascarelli. I quali gli affidarono, con la carica di segretario organizzativo, la loggia «coperta» c h e e r a il gioiello d e l l ' o r g a n i z z a z i o n e . Q u a n d o fu evidente che il materassaio toscano era diventato i n g o m b r a n t e , i vertici della massoneria di Palazzo Giustiniani (Lino Salvini aveva rimpiazzato G i o r d a n o Gamberini) n o n furono più in g r a d o di sbarazzarsi di lui. Ha r a c c o n t a t o M a s s i m o T e o d o r i : «Alla G r a n L o g g i a di N a p o l i d e l d i c e m b r e 1974, u n a s o r t a d i c o n g r e s s o degli e s p o n e n t i massonici, fu tentato di sciogliere ("demolire") la P2 e di a b r o g a r n e i r e g o l a m e n t i particolari, ma senza successo. Gelli era d i v e n u t o intoccabile grazie all'esercizio dell'intrigo e del ricatto, che aveva b u o n giuoco in u n a masson e r i a r i d o t t a in g r a n p a r t e a organizzazione c o r r o t t a e inquinata e dedita a piccoli e g r a n d i giochi di p o t e r e . N o n solo il G r a n Maestro Lino Salvini n o n riuscì a sbarazzarsi dell'ormai fortissimo c o n c o r r e n t e Licio Gelli e della sua loggia s e m p r e più p o t e n t e e segreta, ma fu costretto, dietro minaccia di scandalo p e r la corruzione di cui era stato p r o t a g o n i sta, a d e c r e t a r e ufficialmente il 12 maggio 1975 la ricostitu298
zione della Loggia P2 elevando a n c h e f o r m a l m e n t e Gelli al g r a d o di M a e s t r o v e n e r a b i l e , cioè r e s p o n s a b i l e di tutti gli effetti dei destini della loggia. Un a n n o più tardi, il 26 luglio 1976, l ' a u t o n o m i a della P2 veniva perfezionata con la delib e r a della sospensione dei lavori della loggia, che la metteva a n c h e f o r m a l m e n t e a l r i p a r o d a qualsiasi controllo... N o n solo la P2 e r a u n a potentissima a r m a che poteva essere usata nel m o n d o e s t e r n o , ma la stessa massoneria ne risultava c o m p l e t a m e n t e dominata». Licio Gelli e la sua Loggia sono stati associati a tutti i misteri d'Italia, dal p r o g e t t o di golpe del generale De L o r e n z o (1964, P r e s i d e n t e della Repubblica A n t o n i o Segni) fino all'inchiesta siciliana del 1993 sui r a p p o r t i tra mafia e politica, e sul p r e t e s o coinvolgimento in essi di Giulio Andreotti. Ma il mistero dei misteri r i m a n e l'ascesa e la crescita d'influenza d i Gelli: n e s s u n o , n e m m e n o u n o s s e r v a t o r e a c u t o c o m e Gianfranco Piazzesi, ha p o t u t o c o m p i u t a m e n t e e convincent e m e n t e spiegare c o m e mai questo provinciale astuto, spregiudicato e intrigante (ma questa è m e r c e u m a n a che in Italia a b b o n d a ) , intelligente senza esagerare, di m e d i o c r e cult u r a , di ricchezza m o d e s t a se raffrontata a quella dei veri ricchi italiani, sia diventato così influente da p o t e r condizion a r e le Forze Armate, i partiti politici, l'alta finanza, la stampa; e così l e g g e n d a r i o da m e r i t a r e , a torto o a r a g i o n e , che gli fosse attribuita u n a serie infinita di crimini, stragi e omicidi inclusi. Tutto questo senza che potesse c o n t a r e sull'avallo e sull'aiuto d ' u n a carica i m p o r t a n t e , o sul consenso p o p o lare, o sul prestigio d ' u n n o m e impostosi p e r u n a qualsiasi ragione. In questo senso, Gelli p u ò essere r i t e n u t o un caso unico: p e r c h é Fouché e r a ministro di polizia, Rasputin aveva soggiogato la zarina, J o h n E. H o o v e r era a capo dell'FBl. Forse bisogna p e n s a r e a certi stregoni africani p e r trovare un analogo scippo di fette i m p o r t a n t i del p o t e r e disgiunte da u n a autentica e individuabile investitura e responsabilità (ma in quelle società lo stregone ha c o m u n q u e u n a sacralità sacer299
dotale). Da q u e s t o e n i g m a iniziale ne d i s c e n d o n o altri: discende l'impossibilità di capire fino in fondo q u a n t o la legg e n d a n e r a di Gelli abbia s u p e r a t o la sua p e r s o n a e la vera p o r t a t a delle sue indubbie interferenze nella vita italiana da u n a t r e n t i n a d ' a n n i a questa p a r t e . T e n t e r e m o perciò di indicare a l m e n o i filoni - spesso intrecciati t r a loro - l u n g o i quali si sviluppò l'azione di Gelli: attenendoci, nelle conclusioni, a u n a p r u d e n z a che è suggerita a n c h e dalla prosecuzione di alcune indagini e dalla possibilità che l'esito di u n a qualsiasi tra esse ci c o n t r a d d i c a . O f f r e n d o facile occasione n o n solo p e r smentite - sarebbe il m e n o - ma p e r colossali richieste di risarcimento. U n p u n t o i m p o r t a n t e v a stabilito f i n dall'inizio. Q u e l l o della P2 n o n fu un p o t e r e millantato, Gelli n o n fu l'inventore d ' u n colossale bluff: la sua loggia ebbe un p o t e r e reale, e vasto. Era infiltrata nei vertici politici, burocratici, finanziari e giornalistici del Paese. Negli elenchi di Castiglion Fibocchi furono trovati i n o m i di 119 alti ufficiali (50 dell'Esercito, 37 della G u a r d i a di finanza, 32 dei Carabinieri); e inoltre 22 di dirigenti della Polizia, 14 di magistrati, 59 di p a r l a m e n t a r i , 3 di Ministri. E ancora: un giudice costituzionale, 8 direttori di giornali, 4 editori, 22 giornalisti, 128 dirigenti di aziend e p u b b l i c h e , d i p l o m a t i c i , i m p r e n d i t o r i . L'inserzione i n quegli elenchi n o n e r a di p e r se stessa infamante. Molti p r o t e s t a r o n o d'esservi finiti a loro i n s a p u t a , altri di n o n avere mai i m m a g i n a t o quali reconditi obbiettivi Gelli si p r o p o n e s se. Alla p u b b l i c a z i o n e degli e l e n c h i seguì infatti u n a serie interminabile di negazioni, rettifiche, precisazioni, ridimensionamenti. Ma u n a circostanza a p p a r v e i m p r e s s i o n a n t e di p r i m o acchito: i vertici dei servizi segreti e della G u a r d i a di finanza, ossia di d u e organismi cui spettavano delicatissimi compiti di controllo, e r a n o quasi al completo piduisti. Fino al p u n t o che, nei servizi segreti, ufficiali che si detestavano c o m e Miceli e Maletti - e r a n o tuttavia a c c o m u n a t i dall'app a r t e n e n z a alla Loggia. Al di là delle smentite e delle tardive p r e s e di distanza, si 300
p u ò t e n t a r e u n a spiegazione p e r questa corsa verso Gelli di p e r s o n a g g i che, nel loro ambito professionale e di carriera, avevano già r a g g i u n t o posizioni e m i n e n t i , e o t t e n u t o g r a n di soddisfazioni. E forse la s p i e g a z i o n e p i ù verosimile sta nello spirito g r e g a r i o e conformista degli italiani, falsi individualisti e autentici u o m i n i di b r a n c o , che cercano disperat a m e n t e - s o p r a t t u t t o gli italiani inseriti negli i n g r a n a g g i politici o amministrativi - a p p o g g i , maniglie, assicurazioni, controassicurazioni. Per m a n t e n e r e u n a p o l t r o n a , p e r conq u i s t a r n e u n ' a l t r a , p e r g a r a n t i r s i - i grands commis - u n a qualche nicchia privilegiata - u n a presidenza o un consiglio d'amministrazione - da o c c u p a r e q u a n d o scatterà la pension e . In quest'insaziabilità e in q u e s t a insicurezza s t a n n o le molle p i ù forti del successo o t t e n u t o dalla P2: e si deve p e n sare che Gelli avesse un'abilità diabolica - n o n p e r n i e n t e fu detto Belfagor, r e s t a n d o a Giulio A n d r e o t t i il n o m i g n o l o di Belzebù - nel far b a l e n a r e davanti agli occhi di quei t r e m e b o n d i ambiziosi altre cariche, altri onori, altre p r e b e n d e . La strategia c o n cui Gelli p e n e t r ò nel c u o r e dello Stato n o n ebbe nulla d i casuale. N e l Venerabile convivevano u n m e s t a t o r e con la vocazione d e l l ' e m i n e n z a grigia, un rozzo ideologo, e un affarista. L'ideologo aveva in m e n t e - c o m e molti altri italiani del resto - istituzioni più stabili e più autorevoli: a b b i n a n d o questa impostazione ad un risoluto ant i c o m u n i s m o . A posteriori, Gelli è stato associato a tutti i conati golpisti - più esattamente bisognerebbe definirli conati di c o n a t i - c h e in Italia s o n o stati d e n u n c i a t i e r e g i s t r a t i - senza che mai vi fosse un principio di realizzazione - negli ultimi d e c e n n i . C e r t o è che Gelli t e n n e r i u n i o n i di alti ufficiali e di alti magistrati a villa W a n d a : e s e c o n d o alcune testimonianze, nel 1973 avrebbe ipotizzato un g o v e r n o di cent r o p r e s i e d u t o dal p r o c u r a t o r e g e n e r a l e d i R o m a C a r m e l o S p a g n u o l o e a p p o g g i a t o dall'Arma dei carabinieri. Q u a n t o vi fosse di serio, in queste t r a m e , e q u a n t o invece di teatrale, p e r convalidare la p r o p r i a fama di occulta possanza, è difficile d i r e . Gelli, c h e da b a m b i n o s o g n a v a di fare il b u r a t t i 301
naio, s'è s e m p r e c o m p i a c i u t o di r a p p r e s e n t a z i o n i ed esibizioni nelle quali i b u r a t t i n i - e p o t e v a n o b e n i s s i m o essere generali e magistrati - si muovessero ai suoi ordini, con l'aria di voler disfare tutto, e senza far nulla. Il segreto di quei m a n e g g i era più ostentato che autentico, e infatti molti ne a v e v a n o s e n t o r e . A p p a r e perciò s o r p r e n d e n t e c h e il pei, con la sua formidabile r e t e di militanti e d ' i n f o r m a t o r i , ignorasse - o sostenesse d ' i g n o r a r e - la P2, Gelli e le m e n e gelliane. Enrico Berlinguer, sentito all'inizio del 1984 dalla commissione d'inchiesta sulla P2 presieduta da T i n a Anselmi, spiegava c a n d i d a m e n t e : «Gli elementi di conoscenza della P2 sono quelli che risultano dalle notizie pubblicate dai giornali... Ne ho saputo dai giornali nel m o m e n t o in cui si è cominciato a parlare degli elenchi consegnati dai magistrati all'onorevole Forlani, allora Presidente del Consiglio. C r e d o che fossimo nella primavera-estate del 1981». Il n o m e di Gelli, massimo m e s t a t o r e della Repubblica, fig u r a o b b l i g a t o r i a m e n t e in quasi tutti i p e g g i o r i misfatti a sfondo politico, dalle stragi all'assassinio del giornalista Mino Pecorelli. Era costui il d i r e t t o r e d ' u n a agenzia di stampa, Osservatorio politico, Op, che viveva sul filo d ' u n o scandalismo n o n di r a d o ricattatorio. Pecorelli, iscritto alla P2, pubblicava notizie riservate, a t t i n g e n d o agli a m b i e n t i dei servizi segreti. Fu ucciso la sera del 20 m a r z o 1979, davanti allo stabile d o v ' e r a n o i suoi uffici. Pecorelli aveva u n ' o p i n i o n e molto negativa della massoneria in generale, e positiva di Gelli in particolare. «La massoneria - scrisse nel 1975 - è u n a cosa che fa m o r i r e dal rid e r e . Ma è a n c h e u n a bottega p e r coloro che la s a n n o sfruttare... Medici e professionisti in cerca di baiocchi, b u r o c r a t i in cerca di p r o t e z i o n i , i n d u s t r i a l i s q u a t t r i n a t i e ufficiali in via di p e n s i o n a m e n t o , intriganti, imbroglioni, falsi moralisti, tutta u n a ramazzaglia di arrivisti e di mitomani». Ben alt r o linguaggio p e r il Venerabile (abbiamo attinto queste citazioni da Politica ladra di Sergio T u r o n e ) : «Gelli n o n ha mai voluto a d e r i r e ad alcun rito. Anche p e r c h é è s e m p r e t r o p p o 302
o c c u p a t o a s t r i n g e r e n u o v e relazioni sul p i a n o i n t e r n a z i o nale, t r o p p o occupato a raccogliere n u o v e adesioni alla sua loggia segreta. Si ha un bel d i r e che sia un covo di golpisti e sovversivi... Vi a d e r i s c o n o p e r s o n a g g i politici delle p i ù diverse espressioni, m a tutti d i p r i m o p i a n o : militari, m a g i strati, alti funzionari della pubblica amministrazione. Si p u ò d i r e c h e Gelli r a p p r e s e n t i q u e l c h e resta dello Stato. E ormai si p u ò a g g i u n g e r e p u r e che tutti insieme i fratelli della P2 h a n n o giurato di far giustizia e pulizia». Nell'aprile del 1993 i «pentiti» di mafia T o m m a s o Buscetta e F r a n c e s c o M a r i n o M a n n o i a , c h i a m a t i a t e s t i m o n i a r e c o n t r o Andreotti, l ' i n d i c h e r a n n o c o m e ispiratore del delitto Pecorelli: l'ex Presidente del Consiglio (che ha respinto con s d e g n o l e accuse) a v r e b b e v o l u t o e v i t a r e , c h i u d e n d o p e r s e m p r e la bocca al giornalista di Op, la pubblicazione di d o c u m e n t i e inchieste c o m p r o m e t t e n t i . E d o v e r o s o precisare che della m o n t a g n a d ' i m p u t a z i o n i ammassatasi su Gelli p o c o è rimasto. Al Venerabile r e s t a n o conti da r e n d e r e p e r le sue attività e «deviazioni» finanziarie. Ma n e l 1991 la C o r t e d'Assise d ' a p p e l l o di B o l o g n a lo ha assolto dalla c o n d a n n a a dieci a n n i di carcere p e r calunnia che gli e r a stata inflitta in relazione al terribile attentato della stazione di Bologna. P e r c h é calunnia? P e r c h é Gelli e gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e G i u s e p p e B e l m o n t e a v r e b b e r o deviato le indagini sulla strage, allo scopo di p r o t e g g e r e i neofascisti c h e ne e r a n o stati a u t o r i . La sezione della Cassazione p r e s i e d u t a d a C o r r a d o C a r n e v a l e aveva avallato l'incriminazione di Gelli e dei suoi supposti complici, e n e s s u n o aveva p r o t e s t a t o , anzi si e r a n o fatti i complim e n t i a Carnevale, u n a volta tanto salvasentenze. Ma poi è v e n u t a l'assoluzione. S e m p r e nel 1991 la Cassazione cancellava la c o n d a n n a a otto a n n i di carcere che Gelli aveva subito in C o r t e d'Assise a Firenze p e r «sovvenzione di b a n d a armata». I capitoli sanguinosi del r a p p o r t o t r a Gelli e la giustizia italiana si sono chiusi p e r il m o m e n t o a suo favore. Ne r i m a n g o n o , l'abbiamo accennato, altri. 303
Il più rilevante dei quali si riferisce al crac del Banco Ambrosiano: episodio ultimo d ' u n a catena d'interventi gelliani c h e risale al caso S i n d o n a , e c h e s'è s v i l u p p a t a a t t r a v e r s o u n ' i n t e r f e r e n z a e c o n o m i c a che d i v e n n e massiccia interfer e n z a editoriale. Gelli riuscì ad essere il p a d r i n o e in qualche m o d o il p a d r o n e del Corriere della Sera, p r i m a testata italiana p e r diffusione, p e r tradizione e p e r riconosciuta autorevolezza: e m e n t r e consolidava questa incredibile posizione di forza nella società italiana, Gelli realizzava ramificazioni estese e i m p o r t a n t i della sua attività nel S u d America, in particolare in U r u g u a y , giovandosi della collaborazione di u o m i n i d'affari - affari insieme giganteschi e tortuosi - come Ortolani e Francesco Pazienza. La qualifica di faccendiere di cui il Pazienza è stato gratificato r i a s s u m e b e n e le caratteristiche deteriori di questi m a n e g g i economici. Gelli è stato collegato a tutte le maggiori b a n c a r o t t e degli ultimi a n n i S e t t a n t a e dei p r i m i a n n i O t t a n t a : S i n d o n a , il B a n c o A m b r o s i a n o , la c a d u t a di A n g e l o Rizzoli (Angelo il piccolo, che il geniale n o n n o o m o n i m o , fondatore della dinastia e abituato a t e n e r e sui suoi pacchetti di sigarette conti essenziali ma precisi al centesimo, n o n sarebbe i n c a p p a t o in così desolanti infortuni). L'ombra di Gelli aleggiava sugli intrecci politico-affaristico-editoriali, al cui c e n t r o e r a la gestione del p i ù i m p o r t a n t e q u o t i d i a n o italiano, con tutta la sua rilevante influenza sull'opinione pubblica. I Rizzoli - ma il passo falso e r a stato c o m p i u t o da A n d r e a , n o n dal figlio Angelo - avevano acquistato il Corriere da Giulia Maria Crespi - l'unica della famiglia o r i g i n a r i a m e n t e p r o p r i e t a r i a che n o n ne fosse ancora uscita - da Agnelli e dai Moratti: avevan o cioè p r e t e s o d i t r a n g u g i a r e u n b o c c o n e che e r a t r o p p o grosso e indigesto p e r le loro possibilità finanziarie. Dichiar e r à B r u n o Tassan Din, che del Corriere e r a direttore a m m i nistrativo-finanziario, e che c o m e tale ebbe un ruolo di primissimo p i a n o negli a v v e n i m e n t i : «La Rizzoli fatturava 60 miliardi di lire l ' a n n o ed altrettanti ne fatturava il Corriere: q u i n d i la Rizzoli aveva acquistato u n ' u n i t à g r a n d e c o m e la 304
Rizzoli facendo tra l'altro un debito a b r e v e t e r m i n e senza a v e r e p r o g r a m m a t o e pianificato un e v e n t u a l e ricorso al m e d i o t e r m i n e » . E A n g e l o Rizzoli: «Per o t t e n e r e finanziam e n t i dei quali il nostro g r u p p o aveva bisogno l'unica strada praticabile e r a quella di rivolgerci all'Ortolani... Q u a n d o q u a l c h e volta t e n t a v a m o d i o t t e n e r e f i n a n z i a m e n t i senza passare attraverso l'Ortolani ed il Gelli ci veniva i m m a n c a bilmente risposto di no». A quel p u n t o e n t r ò in scena un altro «potente» della Milano e c o n o m i c a , R o b e r t o Calvi, c o e t a n e o di S i n d o n a ma a p r i m a vista l'opposto del siciliano: p e r origine - era milanese di nascita - p e r t e m p e r a m e n t o - era timido e scostante fino all'arroganza laddove S i n d o n a affettava cordialità - p e r la serietà tradizionale del suo Banco A m b r o s i a n o . S i n d o n a aveva r a p p o r t i con la mafia, Calvi li aveva con lo IOR, l'istituto delle finanze vaticane, e con m o n s i g n o r Marcinkus, che nel gestirle abusava di spregiudicatezza m a n a g e r i a l e americana. S m o d a t a m e n t e avventuroso e ambizioso sotto l'aspetto felpato di chierico, Calvi aveva espanso l'attività del Banco A m b r o s i a n o - t r a le lodi degli e s p e r t i - a s s o r b e n d o la Banca Cattolica del Veneto e il Credito Varesino: e, sollecitato da Gelli o a l m e n o con l ' i n t e r m e d i a z i o n e di Gelli, e r a e n t r a t o massicciamente - il q u a r a n t a p e r cento - nell'operazione p e r rilevare il Corriere della Sera. S'è affermato che il pacchetto azionario, p a g a t o 200 miliardi, ne valesse al massimo 60. Le vicende che s e g u i r o n o f u r o n o convulse: Calvi, incalzato dalle pressioni, divorato dalle sue ansie, erratico e da un certo m o m e n t o in poi quasi delirante nelle decisioni, distrusse e fu distrutto. Nel Banco Ambrosiano si ebbe a n c h e la «toccata e fuga» di Carlo De B e n e d e t t i che, entratovi da condottiero con la carica di vicepresidente, ne usci d o p o 63 giorni ricavandone, almeno secondo la magistratura, un profitto indebito. Nel 1980 ci fu il crollo del fino allora intem e r a t o e r i s p e t t a t o Banco A m b r o s i a n o , e Calvi d o v e t t e ris p o n d e r e di truffa, illegali ripartizioni di utili, esportazione 305
illegale di capitale. C o n l'Ambrosiano precipitò nella voragine del crac anche il Corriere della Sera. E Angelo Rizzoli, p o v e r u o m o , spiegava, a p r o p o s i t o della P2 e d e l suo inserim e n t o in questo colossale pasticciaccio: «La P2 ha intuito... che esisteva un p o t e r e economico e finanziario che n o n p o teva s o p r a v v i v e r e senza le elargizioni e le concessioni d e l p o t e r e politico, e viceversa. Da u n a p a r t e cioè c ' e r a n o costruttori, industriali e bancari, e dall'altra un sistema politico così complesso e f r a m m e n t a t o da avere c o n t i n u a m e n t e bisogno di d e n a r o che gli veniva dal sistema finanziario (e a n c h e , a g g i u n g i a m o con il s e n n o di p o i , dal sistema delle tangenti - N . d . A ) . Avere collegato queste d u e realtà è stata, secondo m e , la trovata e la r a g i o n e del p o t e r e di Gelli». Cui Io stesso Rizzoli aveva i m p r u d e n t e m e n t e e s p r e s s o , in u n a lettera, «fraterno r i n g r a z i a m e n t o » e «sincera g r a t i t u d i n e » p e r l'apporto dato all'«esito felice» (sic) d ' u n a operazione finanziaria che fu tra le p i ù sciagurate della p u r t u m u l t u o s a storia economica italiana. Calvi concluse tragicamente il suo itinerario t e r r e n o il 18 g i u g n o 1982 sotto il p o n t e londinese dei Frati Neri, impiccato p e r m a n o sua o p e r m a n o d'altri: Gelli invece sopravvisse n e m m e n o tanto male, s e p p u r e con q u a l c h e p a r e n t e s i carceraria in Svizzera e con i m o d e r a t i affanni dell'estradizione in Italia (dalle autorità elvetiche concessa solo p e r gli addebiti finanziari, n o n p e r quelli sfragistici o cospirativi). L'inquinamento piduistico del Corriere della Sera, e la sua sudditanza agli interessi di Gelli, e di chi su Gelli faceva affid a m e n t o , n o n abbisogna di dimostrazioni, è un fatto. Così c o m e è un fatto il c o l l e g a m e n t o t r a la c e n t r a l e gelliana ed e n t i t à editoriali e d e c o n o m i c h e che p u r e l e h a n n o m o s s o o s t e n t a t a m e n t e , i n superficie, u n a g u e r r a senza q u a r t i e r e . Nel suo libro più volte citato Massimo T e o d o r i dedica diverse p a g i n e a un patto tra Angelo Rizzoli e B r u n o Tassan Din da u n a p a r t e , Carlo Caracciolo ed E u g e n i o Scalfari dall'altra, p e r «mantenersi c o s t a n t e m e n t e informati e se possibile agire c o n g i u n t a m e n t e nella risoluzione dei p r o b l e m i parti306
colari dell'industria giornalistica... s t u d i a n d o , laddove di com u n e interesse, iniziative c o n g i u n t e » ; e p e r «fare o g n i ragionevole sforzo p e r c h é . . . i giornali di ciascun partner p r e sentino le iniziative e i p r o b l e m i dell'altro partner in m o d o obbiettivo e n o n fazioso o d e l i b e r a t a m e n t e ostile». «La sing o l a r i t à d e l p a t t o - c o m m e n t a T e o d o r i - sta n e l l ' a c c o r d o p e r un t e r r e n o segreto di trattativa e di alleanza dietro u n a facciata di virulenti attacchi da p a r t e del g r u p p o Caracciolo-Scalfari alla Rizzoli e al suo r e t r o t e r r a finanziario p i d u i stico, n o t o r i a m e n t e r a p p r e s e n t a t o da Calvi e da O r t o l a n i , che sedeva nel consiglio d ' a m m i n i s t r a z i o n e . Se d u n q u e si era sentita la necessità di m a n t e n e r e il patto segreto, è ipotizzabile che l'accordo economico tra i d u e g r u p p i riflettesse un'intesa politica più sostanziale.» Da riferirsi, secondo Teodori, alla m a g g i o r a n z a di «unità nazionale». I più svariati partiti e organi di s t a m p a , compresi alcuni che si sono p o i atteggiati a fustigatori del m a l c o s t u m e econ o m i c o , a t t i n s e r o alle casse d e l l ' A m b r o s i a n o , e i n d i r e t t a m e n t e della cupola di Gelli: e tantissimi n o m i , Io ripetiamo, s o n o stati associati alla L o g g i a c o p e r t a . N o n i n t e n d i a m o - p e r c h é questo libro n o n è u n a storia della P2 e p e r c h é n o n ci piace un certo gioco al massacro - spettegolare sulla solidità morale, sulla coerenza e sull'incoerenza, sulla furbizia o sulla stupidità di chi si mise a r i m o r c h i o di Gelli, forse illud e n d o s i di r i m o r c h i a r l o . E n e p p u r e ci a t t a r d e r e m o su inclusioni ed esclusioni degli elenchi di Castiglion Fibocchi, e sui ricorsi con cui t a n t i inclusi vollero farsi ufficialmente escludere, q u a n d o la c o m o d a maniglia era diventata un pericoloso artiglio. Sarebbe sciocco voler sottovalutare l'influenza che questa t o r b i d a società d i m u t u o soccorso h a a v u t o p e r l e v i c e n d e italiane: così c o m e s a r e b b e scioccamente sensazionalistico attribuire alla P2 tutti i crimini e i complotti di cui la si è voluta caricare. La P2 fu u n a i n q u i e t a n t e realtà, utilizzata com e s u b d o l o s t r u m e n t o d i lotta politica. A d d i r i t t u r a nell'aprile del 1993, q u a n d o Carlo Azeglio C i a m p i fu incaricato 307
dal Presidente della Repubblica Scalfaro di f o r m a r e un gov e r n o , ci fu chi volle squalificarlo affibbiando a n c h e a lui la p a t e n t e di piduista. Chissà q u a n t o bisognerà aspettare perché n e s s u n o possa più subire quest'accusa. Del resto il fascismo è finito da mezzo secolo, ma l'invettiva «fascista» è fresca c o m e fosse roba di ieri. Per n e s s u n o il g r a n p a r l a r e della P2 che ancora si sta fac e n d o è p i ù divertente, p e n s i a m o , che p e r Licio Gelli: nato con la vocazione del b u r a t t i n a i o , constata q u o t i d i a n a m e n t e d'aver allestito un teatrino di m a r i o n e t t e mai a corto di soggetti e di personaggi.
CAPITOLO Q U I N T O
UN LAICO A PALAZZO C H I G I
Il Cossiga II e r a b e n e o m a l e sopravvissuto, nel luglio del 1980, al caso D o n a t Cattin. Ma - s c a m p a t o ai riverberi del t e r r o r i s m o - n o n riuscì a s u p e r a r e i n d e n n e gli attacchi dei franchi t i r a t o r i a p p o s t a t i a l l ' i n t e r n o della m a g g i o r a n z a . N o n era stato possibile varare, p r i m a che R o m a fosse p a r a lizzata dalle vacanze estive - d e l P a r l a m e n t o o l t r e c h e di molti milioni d'italiani - un «pacchetto economico» del quale p u r e e r a stata sottolineata l'indispensabilità e l'urgenza. C o n un'ironia moralistica che, v e n e n d o dalla sua p e n n a p u ò destare stupefazione, Andreotti ha scritto: «E un p o ' strano q u e s t o culto delle vacanze a d a t a fissa, a n c h e se rispettoso dei c a l e n d a r i scolastici e delle p r o g r a m m a z i o n i famigliari. Q u a n d o c'è u n a obbiettiva sollecitazione a d e c i d e r e si p o trebbe p u r restare a R o m a qualche g i o r n o di più. Oltretutto nelle C a m e r e si g o d e a n c h e dell'aria condizionata». In realtà la dilazione e r a suggerita, oltre che dalla fatua pigrizia del P a r l a m e n t o , d a altri motivi n o n più nobili m a m e n o spensierati. Il «decretone», c o m e altri che l'avevano p r e c e d u t o e come altri che s e g u i r a n n o , i m p o n e v a sacrifici e suscitava impopolarità. Le lobbies di Montecitorio e di Palazzo M a d a m a o s t e n t a v a n o la loro virtuosa accettazione dell'austerità, ma t e n d e v a n o a c o r r e g g e r l a a d d o s s a n d o n e il m a g g i o r peso a categorie che n o n fossero quella da esse r a p presentata. D o p o che B e r l i n g u e r - d u r a n t e la p a u s a dei lavori p a r l a m e n t a r i - aveva descritto l'Italia come un «vascello senza timone», si arrivò finalmente, r i a p e r t e le C a m e r e , al voto sul «pacchetto». U n a m o l t i t u d i n e di e m e n d a m e n t i s'era rovesciata sul p r o v v e d i m e n t o del g o v e r n o , che p e r su309
perarli pose la questione di fiducia. Poiché essa c o m p o r t a v a il voto palese, il 27 settembre 1980 il P a r l a m e n t o la concesse, con u n a t r e n t i n a di voti in più p e r la m a g g i o r a n z a . Sen o n c h é il r e g o l a m e n t o prevedeva che si avesse a n c h e un voto finale a scrutinio segreto. N o n a v r e b b e r o d o v u t o esserci p r o b l e m i , se d e p u t a t i e s e n a t o r i avessero agito - al r i p a r o dagli occhi dei loro segretari di partito - come avevano agito q u a n d o quegli occhi li osservavano, e li p o t e v a n o controllare. N o n fu così. Per un voto di scarto - 298 no e 297 sì - il d e c r e t o n e n o n passò. Fu invece Cossiga che dovette passare la m a n o : lo fece, a t a m b u r b a t t e n t e , r a s s e g n a n d o le dimissioni al P r e s i d e n t e del Senato Fanfani, che sostituiva Pertini i m p e g n a t o in un viaggio in Cina. Le r i n n o v ò l'indomani, q u a n d o il C a p o dello Stato r i e n t r ò da Pechino. Nel Paese e c h e g g i a r o n o g r i d a d ' i n d i g n a z i o n e c o n t r o l'incoscienza di chi aveva bloccato, p e r meschini interessi particolaristici, un insieme di m i s u r e economiche urgenti. Il settimanale ufficiale della DC avvertì che l'imboscata dei cecchini p a r l a m e n t a r i n o n aveva n e m m e n o dato u n a vittoria alle opposizioni, aveva soltanto d a t o u n a spinta allo sfascio. Q u e s t a critica che poteva facilmente essere considerata un'autocritica n o n impressionò nessuno, tanto m e n o gli occulti mestatori. E r a n o tempi politici in cui si r i t e n e v a c h e , qualsiasi cosa accadesse, nulla in sostanza cambiasse. M o r t o un g o v e r n o se ne faceva un altro. Infatti lo si fece, a n c h e con n o t e v o l e fretta, in r a p p o r t o al passo usuale delle crisi italiane. Del resto democristiani e socialisti si affrettarono a precisare che la loro collaborazione sarebbe continuata, e che le linee fondamentali dei governi di Cossiga sarebbero state rispettate. Per la Presidenza del Consiglio la scelta di Pertini - ma e r a u n a scelta condizionata dal mercato delle vacche cui con terminologia più elegante veniva dato il n o m e di consultazioni c a d d e su A r n a l d o Forlani, un v e t e r a n o di partito e di govern o , m a u n neofita sulla p o l t r o n a d i Palazzo Chigi. N o n o 310
stante la sua attiva p r e s e n z a nei giuochi delle c o r r e n t i d e mocristiane, e la sua connotazione m o d e r a t a , Forlani era un u o m o c h e s i p u ò d i r e n o n avesse, a l m e n o allora, nemici. N o n li aveva p e r il t e m p e r a m e n t o a c c o m o d a n t e , e p e r la n o n c u r a n z a con cui subiva, più che chiederli, gli incarichi; e n o n li aveva p e r c h é le sue enunciazioni politiche e r a n o tant o g e n e r i c h e e d e c u m e n i c h e q u a n t o p r i v e d i concretezza. Le frasi che p r o n u n c i a v a , sintatticamente c o r r e t t e e a p p a r e n t e m e n t e sensate, potevano essere adattate a tutto e a tutti. M e d i o c r e nel c o m a n d a r e , Forlani e r a sublime nel minim i z z a r e . T r a d o t t a da lui in politichese, a n c h e l'Apocalisse diventava un m o d e s t o tafferuglio. Q u e s t o anestesista d'alta classe allestì in u n a ventina di giorni un g o v e r n o che, rispetto a quello di Cossiga, aveva u n a m a g g i o r a n z a allargata. Ai democristiani, ai socialisti e ai repubblicani si u n i r o n o i socialdemocratici: e i liberali p r o m i s e r o la l o r o a s t e n s i o n e . Tredici e r a n o i ministri della DC, sette quelli del PSI, tre ciascuno al PRI e al PSDI. Emilio C o l o m b o agli Esteri, R o g n o n i agli I n t e r n i , Giorgio La Malfa, Reviglio e A n d r e a t t a ai dicasteri finanziari, L a g o r i o alla Difesa, B o d r a t o alla Pubblica istruzione, Nicolazzi ai Lavori pubblici. Assente Andreotti, e assente Craxi che, m e n t r e si svolgeva la trattativa p e r la formazione del g o v e r n o , aveva con gesto plateale p r e s e n t a t o le dimissioni da s e g r e t a r i o d e l PSI, o t t e n e n d o u n a fervida e p l a u d e n t e r i c o n f e r m a . F o r l a n i passò i n P a r l a m e n t o con m a g g i o r a n z e c o m o d e . C h e d i v e n t a r o n o scomode, o addiritt u r a m i n o r a n z e , in varie votazioni dei mesi successivi su p r o v v e d i m e n t i finanziari e sociali. Il 20 febbraio 1981 fu b a t t u t o sei volte di seguito alla C a m e r a - e u n a volta al Sen a t o - p e r la legge finanziaria, il 25 febbraio si e b b e u n a n u o v a m a r e t t a p e r gli a u m e n t i delle pensioni e la riduzione delle aliquote fiscali. I tentativi di r i d u r r e questi i n f o r t u n i alla m i s u r a di incidenti tecnici e r a n o ovvi ma poco attendibili. Nelle votazioni i m p o r t a n t i si registravano assenze massicce di socialisti o socialdemocratici - e passi - ma a n c h e di democristiani. L'8 aprile 1981 Forlani riuscì a far passare la 311
legge di bilancio, ma il 10 aprile ebbe u n a e n n e s i m a bocciat u r a p e r le d e l i b e r a z i o n i in favore dei t e r r e m o t a t i i r p i n i . C o m e t r o p p i altri nella storia della p r i m a Repubblica italiana, il G o v e r n o Forlani passò l e s t a m e n t e dall'infanzia all'agonia. Né giovò alla sua saldezza la celebrazione del referendum sull'aborto indetto, insieme ad altri, p e r il 17 maggio. Q u e s t a p r o v a elettorale - che coinvolgeva f o r t e m e n t e le coscienze dei c r e d e n t i - e r a stata p r e c e d u t a di soli q u a t t r o giorni dall'attentato di M e h m e t Ali Agca al Papa, in piazza San Pietro g r e m i t a di fedeli. (Al gesto dell'invasato e forse d e l i r a n t e turco furono attribuiti r e t r o s c e n a spionistici, con u n a «pista bulgara» dissoltasi c a m m i n facendo.) I l m o n d o cattolico si strinse commosso, l'Italia in testa, a t t o r n o al Papa, che fu presto fuori pericolo, ma ebbe u n a convalescenza lunga. Q u e s t o n o n i m p e d ì che, come era già avvenuto p e r il divorzio, gli italiani d e s s e r o la l o r o a d e s i o n e a leggi dalla Chiesa r i t e n u t e inammissibili e c o n t r a r i e a l l ' i n s e g n a m e n t o evangelico, ma dalla società recepite c o m e attuali e normali. Il 68 p e r cento dei votanti disse sì alla legalizzazione dell'ab o r t o . In c o m p e n s o , ad attestare che il permissivismo n o n era o m n i c o m p r e n s i v o , fu dell'86 p e r c e n t o la m a g g i o r a n z a contraria all'abolizione delle più severe misure p e r l'ordine pubblico volute da Cossiga. Lo stesso elettorato che sull'ab o r t o si era p r o n u n c i a t o in senso «progressista» aveva p e r il resto ribadito la sua voglia di legge e o r d i n e . E r a u n a voglia resa p i ù forte dal fatto c h e solo in m i s u r a molto insufficiente veniva a p p a g a t a . Proseguiva lo stillicidio delle azioni - sanguinarie o dimostrative - dei brigatisti: anche q u a n d o lo Stato riusciva ad affermare la sua autorità - o si p r e t e n d e v a ci fosse riuscito - r i m a n e v a n o o m b r e , sospetti, reticenze. N o n che fosse u n a novità: dall'uccisione di Salvatore Giuliano in poi, le versioni ufficiali h a n n o avuto scarso credito in Italia. A volte la dietrologia i m m a g i n a t r a m e a m bigue là dove sono inesistenti (si pensi alla tragedia di Aldo M o r o , sviscerata a fondo in u n a serie di esaurienti processi, 312
e p p u r e da q u a l c u n o presentata, a distanza d'anni, come un giallo irrisolto). Ma altre volte l'ambiguità è autentica, e la diffidenza doverosa. M e n t r e r u m o r e g g i a v a la polemica sulla P2, con dimissioni eccellenti e m a n d a t i di cattura (due dei quali contro Licio Gelli e il colonnello Antonio Viezzer p e r spionaggio), episodi di terrorismo importanti ma soprattutto politicamente spinosi s'aggiungevano ai tanti del p r e c e d e n t e d e c e n n i o : il sequestro del magistrato Giovanni D'Urso e il sequestro dell'assessore regionale democristiano in C a m p a n i a , Ciro Cirillo. D u e episodi che n o n spiccarono, tra gli altri di quei m e si, p e r la loro gravità. Sia D'Urso sia Cirillo ebbero anzi salva la vita. N o n così l'ingegner G i u s e p p e Taliercio, d i r e t t o r e del Pet r o l c h i m i c o di P o r t o M a r g h e r a , e l ' o p e r a i o e l e t t r o t e c n i c o Roberto Peci, la cui unica colpa consisteva nell'esser fratello di Patrizio Peci, terrorista catturato e poi dissociato. Gli epitaffi delle Brigate rosse p e r i d u e sventurati m e t t o n o i brividi. «L'unico r a p p o r t o della rivoluzione proletaria con i traditori - fu scritto p e r Peci - è l ' a n n i e n t a m e n t o . M o r t e al traditore Roberto Peci. Il processo è concluso e la c o n d a n n a a m o r t e è la giusta sentenza che e m e t t o n o le forze rivoluzionarie.» E p e r Taliercio: «Di fronte all'esecuzione del p o r c o Taliercio gli avvoltoi b o r g h e s i , i corvi revisionisti e le cornacchie radicali si t r o v e r a n n o ad aver lavorato a n c o r a u n a volta invano. Il proletariato n o n si dividerà mai sulla giusta fine che m e r i t a n o di fare i servi della borghesia c o m e Taliercio e gli infami c o m e Peci». Giovanni Senzani, u n o dei carcerieri di R o b e r t o Peci, ne filmò la m o r t e e q u e s t a voluttà nel d o c u m e n t a r e la ferocia destò s g o m e n t o a n c h e all'interno dell'universo terroristico. Difficile p e n s a r e a qualcosa di più r i p u g n a n t e e impressionante. Ma, lo si è accennato, quelli del giudice D'Urso e dell'assessore Cirillo f u r o n o sequestri «particolari» p e r c h é i n n e s c a r o n o r e a z i o n i a c a t e n a a l l ' i n t e r n o del m o n d o politico e giornalistico: costringendolo a r i p e r c o r r e r e taluni itinerari 313
del «caso Moro». Il 12 d i c e m b r e 1980, nell'anniversario della strage di Piazza Fontana, le Brigate rosse r a p i r o n o d u n q u e Giovanni D'Urso, q u a r a n t a s e t t e n n e , sposato con d u e figlie, che dirigeva l'ufficio terzo della Direzione generale carceraria, al Ministero della Giustizia. Era un ufficio che ai terroristi interessava molto, p e r c h é da lì venivano gli o r d i n i di trasferimento, con la destinazione dei d e t e n u t i . C o n evidente esagerazione il giudice fu definito, nei d o c u m e n t i brigatisti, «il massimo responsabile di tutto q u a n t o c o n c e r n e il tratt a m e n t o di tutti i proletari d e t e n u t i sia nelle carceri n o r m a li sia nelle carceri speciali». I terroristi esigevano che il p e n i t e n z i a r i o dell'Asinara fosse c h i u s o : e su q u e s t o ricatto si r i f o r m a r o n o nel Paese un fronte della fermezza e un fronte della trattativa. Il compito di m e d i a r e tra i d u e era affidato al Presidente del Consiglio, Forlani, che del m e d i a t o r e aveva la vocazion e . C o m e già p e r M o r o , a n c h e p e r D ' U r s o il segretario socialista Craxi si fece p o r t a b a n d i e r a dei possibilisti. Il g i o r n o di Natale d i r a m ò u n a dichiarazione in cui sosteneva che la c h i u s u r a dell'Asinara p o t e v a a n c h e essere i n t e r p r e t a t a come un c e d i m e n t o ai brigatisti, ma che in effetti «essa coincide con un a d e m p i m e n t o assolutamente giustificato e da più p a r t i richiesto». L'Italia violentata doveva i n s o m m a fingere d i p r o v a r c i g u s t o . N o n occorse altro a l g o v e r n o p e r far s g o m b e r a r e l'Asinara. Va detto che la misura fu stigmatizzata c o n risolutezza da E n r i c o B e r l i n g u e r : «Dal r e p e n t i n o e ostentato s g o m b e r o della sezione di massima sicurezza dell'Asinara ai colloqui e alle r i u n i o n i tollerate e a u t o r i z z a t e nelle carceri di Trani, di Palmi, di Milano, fino al m u t i s m o dell'atteggiamento della stampa: u n o scempio della legalità u n i t o all'abdicazione inaudita del g o v e r n o , al dovere di p r e cisare, seguire un chiaro indirizzo politico». Pareva che lo Stato, persa la faccia, avesse a l m e n o salvato D ' U r s o , a n c o r a p r i g i o n i e r o . S e n o n c h é i l 2 8 d i c e m b r e div a m p ò u n a rivolta nel c a r c e r e d i T r a n i , u o m i n i d e i G I S , i g r u p p i d'intervento speciale dei carabinieri, vi p i o m b a r o n o 314
p e r sedare la sommossa e liberare gli agenti di custodia catt u r a t i c o m e ostaggi, r i u s c e n d o n e l l ' i n t e n t o . Q u e s t a d i m o s t r a z i o n e di forza infuriò i brigatisti, c h e p r e p a r a r o n o la v e n d e t t a . L'ultimo d e l l ' a n n o fu ucciso a R o m a il g e n e r a l e dei carabinieri Enrico Galvaligi, che occupava nella struttur a p e n i t e n z i a r i a u n incarico i m p o r t a n t e , m a i g n o t o a i più. Fu poi a n n u n c i a t o che D'Urso era stato c o n d a n n a t o a m o r te: salvoché fosse stato pubblicato un p r o c l a m a sottoscritto dal comitato di lotta del carcere di Trani. L'idea di questo do ut des e r a stata di Giovanni Senzani, che aveva un interesse speciale p e r i m o d e r n i m a s s - m e d i a . L a u r e a t o in l e t t e r e a Bologna, Senzani si a m m a n t a v a della qualifica d ' e s p e r t o in c r i m i n o l o g i a e in p r o b l e m i c a r c e r a r i . Era s o p r a t t u t t o specializzato in assassinio. All'intimidazione dei brigatisti, quasi tutti i quotidiani più i m p o r t a n t i - incluso ovviamente il Giornale - r e a g i r o n o con un rifiuto. Si dissociarono da questo att e g g i a m e n t o Giuliano Zincone, che dirigeva // Lavoro di Genova e, con varie motivazioni, anche altri direttori. M a r c o P a n n e l l a inveì c o n t r o il black-out, e u n a figlia di Giovanni D'Urso, che aveva p o t u t o utilizzare q u a t t r o m i n u ti televisivi offerti dal Partito radicale, polemizzò: «Avete p e r a n n i , direttori di giornali o giornalisti, scritto giornali interi sulle B r i g a t e rosse, e a d e s s o t u t t o ad un t r a t t o n o n volete n e m m e n o s t a m p a r e d u e c o l o n n i n e d i g i o r n a l e . M a volete d a v v e r o c h e mio p a d r e sia ucciso?». Era u n i n t e r r o g a t i v o angoscioso, che pesava sul c u o r e di c h i u n q u e avesse o p t a t o p e r la fermezza. D'Urso p e r fortuna si salvò. Sfidando - come e r a a v v e n u t o p e r il c a d a v e r e di M o r o - u n a vigilanza tanto i m p o n e n t e q u a n t o inefficiente i brigatisti lasciarono il s e q u e s t r a t o in c a t e n e a l l ' i n t e r n o di u n ' a u t o , in via Portico d ' O t t a v i a , a un tiro di s c h i o p p o dal M i n i s t e r o di Grazia e giustizia. D o p o questo batticuore, Forlani ebbe a p p e n a il t e m p o di rallegrarsi con le forze dell'ordine, il 4 aprile 1981, p e r l'arresto di Mario Moretti e di tre suoi complici a Milano. Breve sollievo p e r c h é il 27 aprile il g o v e r n o che e r a agli sgoc315
d o l i dovette misurarsi con u n a vicenda insieme più sanguinosa e più torbida. Ciro Cirillo, e s p o n e n t e tipico del notabilato m e r i d i o n a l e d e m o c r i s t i a n o , fu p r e l e v a t o a T o r r e d e l Greco da un commando terrorista che uccise l'autista e il brigadiere di pubblica sicurezza incaricati di p r o t e g g e r l o . Difficile dire fino a qual p u n t o Cirillo sia stato prescelto, come obbiettivo, p e r la sua vulnerabilità - ma i cinque u o m i n i di scorta a M o r o n o n a v e v a n o f e r m a t o i t e r r o r i s t i - e fino a q u a l p u n t o p e r c h é simboleggiava u n c e r t o tipo d i p o t e r e : d o p o il t e r r e m o t o dell'Irpinia e r a stato infatti n o m i n a t o vic e p r e s i d e n t e del C o m i t a t o tecnico p e r la r i c o s t r u z i o n e , il che c o m p o r t a v a il controllo degli stanziamenti p e r i sinistrati. Il solito Senzani ispirò, p r e s o Cirillo, le richieste brigatiste, che avevano l ' i m p r o n t a d ' u n p o p u l i s m o meridionalistico rivestito di m a r x i s m o . In particolare si voleva la requisizione degli alloggi sfitti di Napoli, p e r sistemarvi i senzatetto, i n d e n n i t à p e r i terremotati, e infine, c o m e da copione, la pubblicazione dei c o m u n i c a t i che la «colonna n a p o l e t a n a » avrebbe emesso, con i verbali del «processo» cui Cirillo d o veva sottomettersi. Il 28 luglio Ciro Cirillo fu liberato, e q u a l c u n o s u p p o s e che lo fosse stato p e r c h é , in definitiva, le BR avevano o t t e n u to più d ' u n a soddisfazione: s'era p r o c e d u t o alla requisizione di alloggi liberi, ai t e r r e m o t a t i era stata assegnata un'ind e n n i t à di disoccupazione e il villaggio di roulottes alla Mostra d ' O l t r e m a r e era stato smantellato. Già in questi termini, la resa sarebbe stata piuttosto indecente. La r e n d e v a ignobile il s a n g u e di d u e morti. Lo stesso arg o m e n t o f o n d a m e n t a l e - e invalicabile - che aveva legittim a t o , m e n t r e M o r o e r a nella «prigione del p o p o l o » , la rip u l s a decisa d ' o g n i c o m p r o m e s s o - ossia l'impossibilità di trattare con chi aveva trucidato i cinque uomini della scorta valeva anche p e r Cirillo. Invece si era negoziato, nel più oscuro e torbido dei m o di. Anzitutto è accertato che fu p a g a t o un riscatto di un miliardo e 450 milioni «raccolti da amici», a q u a n t o s o s t e n n e 316
poi Cirillo. C h e e r a n o amici s t r a o r d i n a r i a m e n t e generosi. Inoltre risultò evidente che p e r salvare Cirillo s'erano a d o p e r a t i sia la c a m o r r a sia i servizi segreti a n c o r a affidati a funzionari e ufficiali affiliati alla P2. Già l'indomani della catt u r a di Cirillo il S I S D E - ossia la b r a n c a «civile» dei servizi aveva chiesto e o t t e n u t o l'autorizzazione a c h e avvenissero contatti con Cutolo, rinchiuso nel carcere di Ascoli Piceno. Assieme a un paio di funzionari, e r a n o a n d a t i a l l ' a p p u n t a m e n t o il sindaco democristiano di Giugliano, Giuliano Granata, che e r a stato segretario di Cirillo, e un l u o g o t e n e n t e di Cutolo, Vincenzo Casillo. Vi furono altri incontri, con altri protagonisti, ma s e m p r e della stessa risma. Nella vicenda s'inserì un diversivo, con la pubblicazione da p a r t e dell' Unità d ' u n d o c u m e n t o del m i n i s t e r o d e l l ' I n t e r n o s e c o n d o cui i leaders d e m o c r i s t i a n i locali V i n c e n z o Scotti e Francesco Patriarca e r a n o i n t e r v e n u t i nel negoziato. Si trattava d ' u n falso (il d i r e t t o r e dell' Unità Claudio Petruccioli si dimise) fatto p e r v e n i r e al q u o t i d i a n o c o m u n i s t a d a u n a m b i g u o p e r s o n a g g i o , Luigi R o t o n d i , a r r e s t a t o nel 1984 - ha scritto Giorgio Galli nella sua Storia del partito armato - «per p r e s u n t a a p p a r t e n e n z a alla c a m o r r a » . «Poche settimane d o p o - ha a g g i u n t o Galli - v e n n e rapito, ucciso, d e c a p i t a t o il c r i m i n o l o g o professor Aldo S e m e r a r i , già comunista, poi legato alla destra, indiziato p e r la strage di Bologna del 2 agosto 1980, prosciolto, perito di fiducia del boss Raffaele Cutolo, che m e n t r e era sequestrato da altri camorristi affermò di essere a u t o r e del falso.» T r a le m o r t i misteriose in qualche m o d o connesse a questi fatti va citata a n c h e quella di V i n c e n z o Casillo, e l i m i n a t o nel 1983. Il g i u d i c e i s t r u t t o r e Carlo Alemi, che s'era d e d i c a t o al «caso» Cirillo, ed aveva ipotizzato un interessamento di Antonio Gava p e r la liberazione dell'ostaggio, i n c a p p ò in u n a inchiesta disciplinare del Consiglio s u p e r i o r e della magistratura. N o n vogliamo i n d u g i a r e oltre sull'episodio: b a s t e r à d i r e che il 25 ottobre 1989 il Tribunale di Napoli elargì u n a serie di assoluzioni. 317
L'equivoca storia di Ciro Cirillo è riaffiorata a n c h e di recente nelle c r o n a c h e della malapolitica napoletana: alla quale senza d u b b i o a p p a r t e n n e ; così c o m e a p p a r t e n n e ad u n a e s t r e m a fase del t e r r o r i s m o d u r a n t e la quale - p e r alleanze carcerarie o p e r collusioni d'altro g e n e r e - le BR vollero agganciare la criminalità organizzata, o ne furono in q u a l c h e m i s u r a a g g a n c i a t e . Più r i l e v a n t e , ai fini d ' u n giudizio sul c o m p o r t a m e n t o delle autorità, è il diverso m o d o in cui il caso Cirillo fu trattato, in confronto al caso M o r o . E vero che l ' i m m a g i n e pubblica del piccolo assessore n a p o l e t a n o n o n e r a p a r a g o n a b i l e a quella del p r e s i d e n t e d e m o c r i s t i a n o ; è vero che l'adesione alla trattativa, e il coinvolgimento in essa di capi camorristi - e a n c h e , sembra, del faccendiere Pazienza - n o n ebbero carattere di ufficialità. Ma la vita di Cir o Cirillo p o t è i n q u a l c h e m o d o s e m b r a r e p i ù i m p o r t a n t e della vita di Aldo M o r o : e i fautori della trattativa p e r M o r o o s s e r v a r o n o r a g i o n e v o l m e n t e c h e il fronte della fermezza - la DC in particolare - n o n aveva obbedito, irrigidendosi allora, a un p r i n c i p i o sacro e inviolabile, ma a motivazioni contingenti: che p o t e r o n o , a distanza di pochissimi anni, essere t r a n q u i l l a m e n t e t r a s g r e d i t e . N o n s a p p i a m o , e s s e n d o stato trovato un miliardo e mezzo p e r salvare Cirillo, quanti milioni siano stati trovati p e r le famiglie dei d u e u o m i n i di scorta abbattuti. S p e r i a m o molti. Q u a n d o Ciro Cirillo fu sottratto ai suoi «carcerieri» e r a già in carica il G o v e r n o di Giovanni Spadolini, repubblicano: il p r i m o g o v e r n o «laico» della Repubblica (Parri aveva retto la P r e s i d e n z a del Consiglio d ' u n a Italia a n c o r a m o n a r c h i c a ) . Q u e s t a c h e q u a l c u n o definì, a l q u a n t o e n f a t i c a m e n t e , u n a svolta storica, avvenne in circostanze tra le più consuete della politica italiana. Il G o v e r n o Forlani, lo s a p p i a m o , s'era a m m a l a t o di consunzione: p e r contagio di P2, p e r i contrasti fra Giorgio La Malfa - forte d e l n o m e c h e p o r t a v a - e B e n i a m i n o A n d r e a t t a sulle m i s u r e e c o n o m i c h e , p e r l e inquietudini di Spadolini che rivendicava al PRI u n a p r i m o g e 318
n i t u r a sulla questione m o r a l e , p i ù di tutto p e r le ambizioni e insofferenze socialiste. Q u a n d o Craxi rifiutò la sua p a r t e cipazione a un vertice i n d e t t o da Forlani - l'ennesima «verifica» tra alleati -, si capì che era scoccata, p e r il suo g o v e r n o , l'ora del requiem. Forlani ebbe il reincarico, ma d o p o un paio di giorni, scoraggiato, desistette: lo fece d ' i m p e t o , forse piccato, n o n o s t a n t e il t e m p e r a m e n t o alla camomilla, dal r i m p r o v e r o di B e r l i n g u e r s e c o n d o il q u a l e si stava p e r d e n d o t e m p o . Poiché Forlani n o n e r a u o m o dalle subitanee i m p e n nate, Flaminio Piccoli (che e r a all'oscuro di tutto) smentì rec i s a m e n t e all'ANSA c h e la notizia delle dimissioni fosse autentica. Lo era, invece. Pertini fu investito d ' u n a responsabilità e d ' u n a a u t o n o m i a d'azione particolari, p e r c h é la P2 e r a stata nella vita pubblica italiana u n t e r r e m o t o i n q u a l c h e m o d o p a r a g o n a b i l e a T a n g e n t o p o l i degli a n n i N o v a n t a : s e p p u r e d ' u n g r a d o molto inferiore nella scala Mercalli della sismologia politica. Per antica p r o p e n s i o n e , e a n c h e p e r d a r e un forte s e g n a l e di « r i n n o v a m e n t o » c h e si vide p o i essere un segnale fievole, Pertini p e n s ò d u n q u e a un «laico»: ossia, p e r essere p i ù precisi - De G a s p e r i aveva u n a volta ironizzato sulla distinzione tra laici e n o n laici r i l e v a n d o di n o n aver mai p r e s o , p e r q u a n t o lo r i g u a r d a v a , gli o r d i n i sacerdotali a un n o n democristiano. Fu avanzato, c o m ' e r a regola, il nome di L e o Valiani, presto scartato (anche qui secondo regola). Poi affiorò il n o m e di B r u n o Visentini. Infine e m e r s e il n o m e di Giovanni Spadolini, cui a n d a v a n o n o n solo i consensi sicuri di cinque partiti - DC, PSI, PLI, PRI, PSDI - ma anche quelli di settori molto a m p i del m o n d o culturale ed economico. Lo stesso Berlinguer n o n aveva verso Spadolini l'ostilità che gli era a n d a t a m a t u r a n d o nei r i g u a r d i di Forlani. Di storia, e d u n q u e , in senso lato, di politica, Spadolini s'interessava fin da q u a n d o e r a un ragazzo; divenuto precoce professore, era stato poi a u t o r e di libri, articolista fecond o , d i r e t t o r e di q u o t i d i a n i . Ma nella politica attiva e r a ent r a t o solo nel 1972 d o p o aver chiuso, c o n la d i r e z i o n e del 319
Corriere della Sera, la sua esperienza di giornalista militante. La scelta del Partito repubblicano era stata dettata a S p a d o lini da circostanze c o n t i n g e n t i , più che da u n a radicata fed e . Studioso e tifoso del Risorgimento, p u r n o n i g n o r a n d o ne né i limiti né le miserie, Spadolini tributava eguale affetto a t u t t i i p a d r i della Patria: e r a i n s i e m e m a z z i n i a n o , cav o u r i a n o e g a r i b a l d i n o . D o p o che ebbe o p t a t o p e r il PRI il suo m a z z i n i a n e s i m o ricevette n u o v a linfa. N o n tuttavia a spese di Cavour, che ha c o n t i n u a t o a c a m p e g g i a r e nella sua straordinaria p r o d u z i o n e saggistica. Q u e s t o neofita della politica ne scalò le vette c o n sorp r e n d e n t e rapidità e con u n a prontezza eccezionale nel pen e t r a r n e i meccanismi: c o m e gli e r a accaduto, del resto, nell'università e nel giornalismo. Presto fu p a r l a m e n t a r e , ministro, segretario del PRI. Nella fauna del Palazzo italiano egli r a p p r e s e n t a v a senza d u b b i o un e s e m p l a r e r a r o : p e r la p r e p a r a z i o n e culturale, p e r la mostruosa capacità di lavoro, p e r la personale integrità: al che va aggiunto un talento n o n com u n e p e r l a m e d i a z i o n e , e d e r a u n talento indispensabile p e r riuscire là dove n o n e r a riuscito un e s p e r t o del settore c o m e Forlani. A fine g i u g n o del 1981 lo Spadolini I e r a p r o n t o . Nulla di m o l t o diverso dalla s q u a d r a f o r l a n i a n a , salvo q u a l c h e esclusione, q u a l c h e s p o s t a m e n t o e q u a l c h e a r r u o l a m e n t o . R e s t a r o n o Emilio C o l o m b o agli Esteri e R o g n o n i all'Intern o , Reviglio uscì e alle Finanze e n t r ò Formica, vi fu chi come il s o c i a l d e m o c r a t i c o D a n t e S c h i e t r o m a fu d e s t i n a t o al poco utile Ministero della Funzione pubblica, e chi c o m e il liberale Renato Altissimo d e b u t t ò al g o v e r n o come ministro della Sanità. N e l l ' e s p o r r e il suo p r o g r a m m a , Spadolini indicò q u a t t r o e m e r g e n z e nazionali, s u p p e r g i ù le stesse di s e m p r e : l ' e m e r g e n z a m o r a l e , l ' e m e r g e n z a e c o n o m i c a , l'em e r g e n z a civile e l ' e m e r g e n z a d e r i v a n t e dalle tensioni internazionali che investivano l'Italia. Lo Stato, avvertì Spad o l i n i , e r a i n q u i n a t o : p a r o l e gravi c h e p r e l u d e v a n o allo s c i o g l i m e n t o , da lui v o l u t o e a t t u a t o , della P2 nella q u a l e 320
e r a visto il più p r e o c c u p a n t e fattore di deviazioni e di corr u z i o n e . C'era invece, lo si è s a p u t o d o p o , b e n altro. Bisog n a a m m e t t e r e che u n a volta tanto I n g r a o ebbe b u o n f i u t o o s s e r v a n d o c h e «la logica spartitoria» cui si e r a ispirata la f o r m a z i o n e del g o v e r n o a v r e b b e i m p e d i t o il r i s a n a m e n t o pubblico. (Detto questo, r i m a n e pacifico che sciogliere la P2 fu m i s u r a necessaria e saggia.) Craxi, con u n o dei proclami d'audacia progressista in cui e r a maestro, c o n t r a p p o s e - gar a n t e n d o fiducia a Spadolini - «l'Italia del dissenso e dell'eresia a quella delle soluzioni facili e definitive, l'Italia d e l d u b b i o e della lotta a quella del compromesso». Posto alla guida di un p e n t a p a r t i t o , Spadolini contava su un consenso p a r l a m e n t a r e t e o r i c a m e n t e a p r o v a di b o m b a . A questo aggiunse un d i n a m i s m o e a n c h e un piglio ottimistico che gli valsero molta popolarità. In quel professore corp u l e n t o e loquace gli italiani vedevano u n a i m m a g i n e pulita - con u n a nota innocente di vanità - della politica. Il professore - lo si è accennato - aveva la comprensione, se n o n p r o prio la benevolenza, di Enrico Berlinguer: che dovette trarsi da un grosso impaccio alla fine del 1981, q u a n d o il generale polacco Jaruzelski impose al suo Paese, d o p o u n a breve treg u a di a p e r t u r e politiche e sindacali, la legge marziale. La Polonia fu messa sotto il tallone di ferro militare nella notte del 13 dicembre. I carri armati dilagarono p e r le strade della capitale e delle altre maggiori città, l'intero stato maggiore di Solidarnosc - c o n L e d i Walesa - e migliaia di affiliati e simpatizzanti furono internati. D o p o sedici mesi di precaria e t u r b o l e n t a liberalizzazione la Polonia v e n n e «normalizzata». L'ordine r e g n a v a a Varsavia. La reazione al s o p r u s o fu, in tutte le nazioni d e m o c r a t i c h e , indignata: e B e r l i n g u e r si t r o v ò in u n a situazione in q u a l c h e m o d o p a r a g o n a b i l e a quelle che il PCI aveva affrontato d o p o la repressione u n g h e rese del 1956 e d o p o la repressione cecoslovacca del 1968. Q u e s t a volta la p r e s a di posizione comunista n o n poteva essere che di distacco da Jaruzelski, ossia da Mosca: s e m b r a n 321
do e v i d e n t e c h e il t e t r o g e n e r a l e dagli occhiali affumicati avesse agito p e r evitare che agisse Breznev; e avesse affidato al suo esercito l'incombenza brutale che, altrimenti, sarebbe stata assolta dall'Armata Rossa. La risposta del PCI era obbligata p e r c h é nei mesi di Solidarnosc B e r l i n g u e r ne aveva a p p r o v a t o calorosamente l'esperienza, l o d a n d o nel c o n t e m p o la tolleranza che il r e g i m e polacco dimostrava. Il PCI aveva i n t e r p r e t a t o l'agosto d i Danzica c o m e u n a c o n f e r m a delle possibilità di evoluzione e di a d a t t a m e n t o che i regimi dell'Est avevano o r m a i acquisito. I l p r i m o c o m u n i c a t o del p e i d o p o il 13 d i c e m b r e '81 c o n d a n n ò Jaruzelski, b e n c h é in tono c a u t o e r i v e r s a n d o u n a p a r t e delle responsabilità sulle «tendenze estremistiche ed irresponsabili» degli oppositori più accaniti. Q u e s t o p a r v e già t r o p p o a d A r m a n d o Cossutta: c h e trovò ulteriori motivi di amarezza nei c o n t e n u t i d ' u n a conferenza s t a m p a i n d e t t a da Berlinguer, d u r a n t e la quale fur o n o p r o n u n c i a t e frasi che lo stesso Cossutta definì poi «pesanti come macigni». «Ciò che è avvenuto in Polonia - disse B e r l i n g u e r - ci i n d u c e a c o n s i d e r a r e che effettivamente la capacità propulsiva di r i n n o v a m e n t o delle società, o a l m e n o di alcune società che si sono create all'Est e u r o p e o , è v e n u t a esaurendosi. Parlo di u n a spinta propulsiva che si è manifestata p e r l u n g h i periodi, che ha la sua data d'inizio nella rivoluzione socialista d ' o t t o b r e , il più g r a n d e e v e n t o rivoluzionario della n o s t r a epoca. Oggi siamo giunti a un p u n t o in cui quella fase si chiude.» Cossutta replicò c o n i a n d o u n a definizione r i m a s t a nella storia c o m u n i s t a . Affermò c h e la reazione ai fatti polacchi « r a p p r e s e n t a n o n s e m p l i c e m e n t e u n a svolta, u n a sterzata, ma u n o strappo con la nostra tradizione storica». Di rincalzo a Cossutta, la Pravda i m p u t ò a Berlinguer u n a sorta di sabotaggio degli «interessi della pace e del socialismo» e bollò il «tentativo sacrilego di m e t t e r e sullo stesso p i a n o USA e URSS». Il segretario del p e i difese le sue tesi e sfoderò l'immancabile «terza via»: «Si tratta di sup e r a r e il capitalismo allo stadio in cui è g i u n t o qui da noi 322
c o s t r u e n d o un socialismo che si realizzi nella salvaguardia delle libertà democratiche già conquistate e del loro sviluppo». I n t e n z i o n i vaghe, a fronte delle quali stava u n a realtà essa sì pesante come un macigno: il c o m u n i s m o e r a incompatibile con la libertà. Un partito che si chiamava comunista fu costretto a p r e n d e r n e atto. M e n t r e d u r a v a la reazione m o n d i a l e alle brutalità di Varsavia, gli americani ridiventavano protagonisti, in Italia: n o n p e r le manifestazioni studentesche e giovanili che p u n t u a l m e n t e si scatenavano d o p o o g n i loro iniziativa i n t e r n a z i o nale - il p u g n o di ferro c o n t r o Solidarnosc t u r b ò assai m e no le coscienze degli universitari e dei liceali - ma p e r un s e q u e s t r o di p e r s o n a . Il 17 d i c e m b r e dell'81 fu r a p i t o da t e r r o r i s t i «rossi» il g e n e r a l e a m e r i c a n o J a m e s L e e Dozier. Questi e r a sottocapo di stato maggiore, al q u a r t i e r generale NATO di Verona, delle forze terrestri alleate nel sud E u r o p a , e si poteva s u p p o r r e fosse a conoscenza di i m p o r t a n t i informazioni militari: ma n o n e r a n o state adottate, p e r lui, particolari m i s u r e di p r o t e z i o n e . L'azione - così c o m e la si p o t è ricostruire nei successivi processi a carico degli esecutori fu infatti attuata con stupefacente facilità. Davanti all'edifìcio in cui Dozier abitava a r r i v ò un f u r g o n e , c o n a b o r d o R u g g e r o Volinia, che trasportava u n b a u l e a p p r o n t a t o p e r l'occorrenza a Roma. C o n t e m p o r a n e a m e n t e posteggiarono lì accanto u n a 128 g u i d a t a da Emilia Libera e un p u l l m i n o da cui scesero Antonio Savasta - capo di quel t r o n c o n e delle Brigate rosse - e Pietro Vanzi, e n t r a m b i in tuta da idraulici. Savasta e Vanzi, saliti all'ultimo piano, s u o n a r o n o il campanello di casa Dozier e spiegarono di dover r i p a r a r e il termosifone. M e n t r e il g e n e r a l e , che d'italiano sapeva solo qualche parola, cercava su un vocabolario il significato della p a r o l a termosifone, i d u e estrassero le pistole e lo immobilizzarono con la moglie J u d i t h . Quest'ultima, legata, rimase nella casa a l c u n e o r e , p r i m a d'essere soccorsa. Il g e n e r a l e , infilato nel baule, fu invece t r a s p o r t a t o a Padova, nel covo 323
brigatista di via P i n d e m o n t e , e lì t e n u t o p e r q u a r a n t a d u e giorni. Vi furono i consueti comunicati dei terroristi, v e n n e a n n u n c i a t o un «processo del popolo» c o n t r o il «nemico» Dozier. In realtà l'impresa ebbe un carattere schiettamente propagandistico. I sequestratori n o n conoscevano l'inglese, e n o n e r a n o p e r c i ò in g r a d o di rivolgere d o m a n d e al p r i gioniero. Alla decisione di c a t t u r a r e p r o p r i o Dozier quei brigatisti - visionari e isolati - e r a n o p e r v e n u t i nel più singolare e infantile dei m o d i . Privi d ' o g n i c o n o s c e n z a della s t r u t t u r a NATO, avevano acquistato in un negozio di giocattoli un p r o spetto destinato ai ragazzi che volevano d i p i n g e r e i soldatini di p i o m b o c o n il colore delle v e r e u n i f o r m i e con i vari gradi. Da quella sorta di m a n u a l e essi a p p r e s e r o che Dozier, visto tutte le sere uscire dal c o m a n d o di via Scalzi a Verona p e r r a g g i u n g e r e senza scorta la sua casa sul L u n g a d i g e , era un alto ufficiale. Dozier fu liberato i n c o l u m e dai N O C S , le «teste di cuoio» italiane, e il g o v e r n o S p a d o l i n i e b b e dagli americani ampi riconoscimenti per questa dimostrazione d'efficienza. La legge fu poi i n d u l g e n t e con i sequestratori c h e o p t a r o n o p e r il p e n t i m e n t o , assai redditizio sul p i a n o processuale. E r a n o le ultime fiammate i m p o r t a n t i del t e r r o r i s m o , che i n s a n g u i n ò e intorbidò anche successivamente la vita politica - basterà r i c o r d a r e che il 4 g i u g n o dell'83 fu gambizzato il d o c e n t e universitario Gino Giugni, socialista, c o n s u l e n t e a u t o r e v o l e dei sindacati e del g o v e r n o , in seguito ministro egli stesso - ma che si a n d a v a e s a u r e n d o . Gli arresti aprivano quasi ogni g i o r n o n u o v e falle nelle organizzazioni brigatiste, a n c h e se il g e n e r a l e Dalla Chiesa aveva lasciato il com a n d o della divisione Pastrengo p e r diventare, m e n o o p e r a t i v a m e n t e , v i c e c o m a n d a n t e g e n e r a l e dei c a r a b i n i e r i (da quella carica passerà all'altra di prefetto antimafia di Palermo). Il 29 maggio 1982 ebbe definitiva a p p r o v a z i o n e la legge 304 (Misure p e r la difesa d e l l ' o r d i n e costituzionale) che p r e v e d e v a forti sconti di p e n a p e r chi avesse d a t o «contri324
buti utili alla lotta contro l'eversione». Fu, lo ripetiamo, u n a legge devastante, p e r il brigatismo: se ne ebbe qualche a n n o d o p o la p r o v a pubblica e clamorosa nell'aula bunker del Foro Italico d o v e si celebrava il p r o c e s s o d ' a p p e l l o p e r il seq u e s t r o e l'uccisione di Aldo M o r o , e dove Valerio Morucci d i e d e l e t t u r a d ' u n d o c u m e n t o d i a d d i o alla lotta a r m a t a - così lo definisce Sergio Zavoli ne La notte della Repubblica firmato da 170 d e t e n u t i BR.
CAPITOLO SESTO
MEMENTO MORI
Spossessata d ' u n a presidenza del Consiglio che p e r d e c e n n i aveva c o n s i d e r a t a suo a p p a n n a g g i o , la DC celebrò ai p r i m i di m a g g i o del 1982 il suo q u i n d i c e s i m o congresso. Q u e s t a assise, nella quale il s e g r e t a r i o Piccoli si p r e s e n t a v a dimissionario, era stata p r e c e d u t a da molti conciliaboli e da u n a i n t e n s a e capillare azione p e r a c c r e d i t a r e Ciriaco De Mita c o m e c a n d i d a t o ideale alla carica p i ù i m p o r t a n t e del partito. Si trattava s o p r a t t u t t o di garantirgli un sufficiente consenso del m o n d o economico, che di De Mita ricordava talun e stravaganze populiste: c o m e quella s e c o n d o cui la FIAT, p e r essere «sociale», avrebbe d o v u t o fabbricare a u t o b u s anziché automobili. La risposta, nei salotti b u o n i dell'imprenditoria, n o n fu entusiasta ma n e m m e n o negativa. Ha scritto Salvatore Rea nel suo Si fa presto a dire sinistra - Storia di Ciriaco De Mita dalla Magna Grecia a Palazzo Chigi: «Marcora al N o r d , Misasi, come responsabile del settore economico della DC, al Sud, e Fabiano Fabiani a R o m a si p r e o c c u p a n o insis t e n t e m e n t e di convincere industriali e finanzieri privati e pubblici che De Mita è la p e r s o n a adatta p e r cambiare la DC e salvare l'Italia... M a r c o r a r i u n ì Mario S c h i m b e r n i , L a m b e r t o Mazza, Carlo De Benedetti, L e o p o l d o Pirelli, Vittorio Merloni. A tutti ha spiegato che occorre p u n t a r e su De Mita. Un colloquio con U m b e r t o Agnelli e Cesare Romiti si trasforma in un caloroso appello p e r c h é sostengano, o a l m e n o accettino di b u o n g r a d o , De Mita». Questi era p r e s e n t a t o c o m e il p o r t a b a n d i e r a d ' u n ricambio generazionale, oltre che di mentalità. De Mita p r o m i s e che, u n a volta o t t e n u t a l'investitura, avrebbe sciolto le cor326
renti, che e r a n o in sostanza partitini interni alla DC. N o n è dato s a p e r e q u a n t i abbiano d a t o credito, in quel m o m e n t o , alla metamorfosi di questo notabile meridionale - legato, alm e n o nella sua area elettorale, ai peggiori vizi del clientelismo e dell'assistenzialismo - in u n a sorta di J.F. K e n n e d y irp i n o (anche K e n n e d y sopravvalutato, del resto). La riduttiva se n o n sprezzante definizione di Gianni Agnelli, secondo cui De Mita è un «intellettuale della M a g n a Grecia», v e r r à a n n i d o p o : e quella definizione lo bollò, ha scritto il già citat o Rea, c o m e u n p e r s o n a g g i o «lontanissimo dalla c u l t u r a m e t r o p o l i t a n a e i n t e r n a z i o n a l e dell'Italia i n d u s t r i a l i z z a t a del N o r d e quindi inadatto a c o n d u r r e il Paese verso l'unione con l'Europa più avanzata». P r o p r i o p e r a t t e n u a r e queste prevenzioni De Mita parlava - n o n dal p u n t o di vista della p r o n u n c i a , che era i r r i m e d i a b i l m e n t e avellinese, ma dal p u n t o di vista concettuale d u e linguaggi. U n o a R o m a : tecnocratico, aperturista, m o d e r n o , s e p p u r e in un involucro d e m o c r i s t i a n a m e n t e fumoso; e u n o ad Avellino: intriso di rivendicazionismo meridionale, e suffragato, nei fatti, da molte p r o m e s s e e da m o l t e dilapidazioni di miliardi. Fosse colpa sua o fosse colpa di altri, la ripartizione delle i m m e n s e s o m m e destinate alla ricos t r u z i o n e d o p o il disastroso t e r r e m o t o i r p i n o è stato un esempio da m a n u a l e (e da Tribunale) di questo m o d o d'int e n d e r e la vita pubblica, e i doveri che ne derivano. A De Mita n o n riuscì d ' e s s e r e c a n d i d a t o u n i c o , o d ' a v e r e c o n t r o di sé u n a figura di secondo p i a n o . Dovette scontrarsi, p e r la segreteria, con A r n a l d o Forlani, che c o m ' e r a sua a b i t u d i n e si b u t t ò nella lotta malvolentieri. La DC fu u n a palestra d'acrobati in quell'occasione (ma q u a n d o n o n lo era?). Gli alleati di ieri - De Mita e Forlani e r a n o stati associati nel cosiddetto patto di San Ginesio - e r a n o gli avversari di oggi, chi aveva capeggiato la destra si ritrovava a sinistra, e viceversa. Per De Mita e r a n o infatti i fanfaniani, la c o m p o n e n t e d o r o t e a g u i d a t a da Flaminio Piccoli - che dalla s e g r e t e r i a 327
p a s s e r à alla p r e s i d e n z a d e l Consiglio n a z i o n a l e -, gli a n dreottiani; p e r Forlani s'erano schierati i d o r o t e i di Bisaglia, i forzanovisti di D o n a t Cattin e, ovviamente, i forlaniani veri e p r o p r i . Ma la linea di separazione tra i d u e blocchi aveva poco a che fare con l'ideologia, e parecchio con la politica del m o m e n t o . Il d i l e m m a e r a risaputo. Si trattava di ved e r e chi fosse p e r i socialisti e chi c o n t r o . P r o e r a Forlani. C o n t r o De Mita, che aveva fatto appello all'orgoglio di partito. E rivendicava a se stesso u n a grinta, da o p p o r r e a quella e v i d e n t e e i n v a d e n t e di C r a x i , di cui Forlani e r a p r i v o . T r a gli slogans del m o m e n t o ve n ' e r a infatti u n o che recitava «demitizziamo Craxi». De Mita riuscì a s p u n t a r l a su Forlani: fallì invece m i s e r a m e n t e nell'ambizione di fare della DC un p a r t i t o c o m p a t t o - alla m a n i e r a del PSI d'allora - e n o n la solita coalizione di feudatari e boiardi cui veniva d a t o il n o me di c a p i c o r r e n t e . Q u e s t a battaglia la p e r d e r à p u r facendo tutto il possibile - e forse qualcosa di più dell'ammissibile - p e r vincerla. All'avvicinarsi dell'estate (1982) - m e n t r e l'Italia intera si p o n e v a interrogativi sulla fine di Roberto Calvi - lo Spadolini I fu colto da malore. A provocarlo avevano contribuito sia le difficoltà di r i p o r t a r e il bilancio dello Stato a un m i n i m o di d e c e n t e equilibrio, sia gli scambi di b a t t u t e all'arsenico t r a d u e ministri che avrebbero dovuto strettamente collaborare p e r risolvere i p r o b l e m i economici: il d e m o c r i s t i a n o Andreatta, che reggeva il Tesoro, e il socialista Formica, titolare delle Finanze. Il p r i m o qualificava Formica come un oscuro commercialista di Bari: ricambiato dall'appellativo di comar e . Alle querelles verbali s'accompagnava l'inanità delle m a n o vre d'austerità. A qualcosa e r a n o riusciti gli sforzi p e r r i d u r re l'inflazione (dal 20 p e r c e n t o del luglio 1981 al 18 d ' u n a n n o d o p o ) . Ma la linea del Piave che avrebbe d o v u t o bloccare a 100 mila miliardi il deficit a n n u a l e di bilancio e r a d e stinata a cedere rovinosamente. Se p e r l'inflazione si è avuta, nel volgere degli a n n i , u n a Vittorio Veneto, p e r il debito pubblico abbiamo assistito a u n a successione di Caporetto. 328
E r a stato a p p r o n t a t o u n e n n e s i m o p a c c h e t t o d i m i s u r e fiscali, c h e c o l p i v a n o , i n s i e m e alla g e n e r a l i t à dei cittadini (100 lire in più p e r ogni litro di benzina), a n c h e d e t e r m i n a te c a t e g o r i e . Le quali m o s s e r o , si d e v e p r e s u m e r e , le l o r o lobbies p a r l a m e n t a r i . (Tutto q u e s t o s e m b r a la r i c o p i a t u r a delle r i g h e già scritte p e r altri «pacchetti» e altri g o v e r n i , ma n o n c'è scampo.) Il 4 a g o s t o , q u a n d o i p r o v v e d i m e n t i a n d a r o n o in votazione alla C a m e r a , i franchi t i r a t o r i e gli assenteisti vacanzieri c o n g i u r a r o n o p e r farli naufragare. Seguì il rituale scambio d'accuse tra democristiani e socialisti, ciascuno d e i d u e s c h i e r a m e n t i i n c r i m i n a n d o l'altro p e r i n f o r t u n i o del g o v e r n o . Il p i ù risoluto n e l l ' a r r i v a r e a conclusioni fu, a n c h e qui come voleva la liturgia politica, Craxi: che definì l'imboscata un atto di pirateria, «non p o t e v a m o offrire l'altra guancia». Infatti n o n l'offrì. I n t i m ò a quella che si chiamava, con linguaggio sfacciatamente partitocratico, la «delegazione socialista» nel g o v e r n o di n o n intervenire alla r i u n i o n e del Consiglio dei ministri. Era la crisi. Pertini, che e r a fuori R o m a , vi dovette t o r n a r e p r e c i p i t o s a m e n te, di pessimo u m o r e : e affidò s e d u t a stante il reincarico a Spadolini, che senza p o r t e m p o in mezzo mise m a n o a un « g o v e r n o fotocopia», r i p r o d u z i o n e esatta d e l p r e c e d e n t e con il solo c a m b i a m e n t o (dovuto a un lutto) del sottosegretario alla p r e s i d e n z a Francesco C o m p a g n a : c h e e r a m o r t o improvvisamente a Capri. N o n furono sostituiti n e m m e n o i d u e titolari di ministeri economici - A n d r e a t t a e Formica che con i loro litigi avevano a n i m a t o , n o n in m a n i e r a rassic u r a n t e , la vita pubblica. A fine agosto (1982), allorché fu p r e s e n t a t o lo Spadolini bis, i radicali si p r e s e n t a r o n o davanti a Montecitorio con un p e n t o l o n e p e r offrire, a chi volesse assaggiarla, la «minestra riscaldata», la «ribollita» uscita dalla cucina del p e n t a p a r t i t o . Spadolini s'affannava p e r far sì che, riscaldata o n o , quella m i n e s t r a fosse un ricostituente p e r il Paese. P r o p o s e un «decalogo istituzionale» che r i a s s u m e s s e le n u o v e r e g o l e , morali e giuridiche, cui i partiti e il g o v e r n o a v r e b b e r o d o 329
vuto attenersi; avviò la creazione della commissione bicamerale che, sotto la presidenza del b e n i n t e n z i o n a t o liberale Aldo Bozzi, avrebbe lasciato in eredità alla Repubblica un imm a n e c u m u l o di carte da pochi lette e da n e s s u n o considerate u n a concreta base di p a r t e n z a p e r la rifondazione dello Stato. Ci voleva b e n altro che u n a bicamerale stagnante p e r i n d u r r e gli o c c u p a n t i - spesso abusivi - delle istituzioni e delle posizioni di p o t e r e a s g o m b e r a r e . M e n t r e lo Spadolini II decollava p e r un b r e v e e periglioso viaggio a P a l e r m o venivano falciati, in un a g g u a t o di strada (3 s e t t e m b r e 1982) il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e la giovane moglie E m a n u e l a Setti C a r r a r o . La mafia lanciava così allo Stato u n a sfida di ferocia e a r r o g a n z a senza p r e c e d e n t i , a b b a t t e n d o l ' u o m o c h e della g u e r r a alle cosche avrebbe d o v u t o essere - senza a v e r n e i mezzi e l'autorità il c o n d o t t i e r o , e che ne era c o m u n q u e la personificazione. C ' e r a stato un t e m p o in cui la mafia p a t r i a r c a l e e c o n t a d i na, s u r r o g a t o p e r v e r s o ma a suo m o d o efficiente dello Stato assente o c a r e n t e , s'era a s t e n u t a dal suscitare il c l a m o r e e le r e a z i o n i v i o l e n t e c h ' e r a n o inevitabili q u a n d o veniva scelto, c o m e bersaglio, u n e s p o n e n t e d i p r i m o p i a n o delle istituzioni. Q u e l t e m p o era passato da un pezzo. Legata a reti criminali internazionali p e r il traffico di d r o g a , fortemente collegata alla politica e a l l ' a m m i n i s t r a z i o n e nella s p e c u l a z i o n e edilizia e nell'assegnazione degli appalti, p r o n t a a negoziare il «voto di scambio» (come nelle s u e stagioni r e m o t e ) , ma p r o n t a a n c h e a uccidere chi si rifiutasse di scambiare, la mafia s'era, se possibile, i m b a r b a r i t a : a n c h e quella in d o p p i o petto. Al fucile a c a n n e mozze aveva associato il m i t r a e l'esplosivo, i pezzi da n o v a n t a alla Calogero Vizzini e r a n o diventati boss alla Lucky Luciano, era esperta di omicidi, della l u p a r a bianca ma anche di c o m p u t e r e di riciclaggio del d e n a r o sporco. I carabinieri li aveva provocati spavaldamente, nel 1977, finendo il colonnello G i u s e p p e Russo. D o p o d'al330
lora e r a n o venuti tra gli altri i delitti eccellenti del presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella e del d e p u t a t o c o m u n i s t a Pio La T o r r e . Ma la lista delle croci e r a l u n g a : C e s a r e T e r r a n o v a , Boris G i u l i a n o , L e n i n M a n c u s o , E m a nuele Basile, G a e t a n o Costa, Ciaccio Montaito, Rocco Chinnici. Carlo Alberto Dalla Chiesa era stato posto a capo della p r e f e t t u r a di Palermo con investiture verbali che ne facevan o u n successore, s e n o n u n e m u l o , d e l famoso Mori: m a e r a n o parole. Dalla Chiesa doveva agire n o n con i pieni p o teri d ' u n Mori, autorizzato a u s a r n e e se lo riteneva abusarne con g r a n d e spregiudicatezza: ma con i poteri d ' u n qualsiasi prefetto della Repubblica. Ancor più evidente e i m p o r t a n t e e r a u n ' a l t r a differenza. Mori aveva il p i e n o a p p o g g i o del p o t e r e politico, che nel suo caso e r a quello fascista. Al generale Dalla Chiesa i politici della Repubblica tributavano elogi incondizionati e i n c o r a g g i a m e n t i calorosi: ma accomp a g n a t i da interessati e ipocriti richiami alla democraticità dello Stato e alla necessità di r i s p e t t a r n e i garantismi e le tutele i n d i v i d u a l i , richiami c h e e r a n o in sé ineccepibili. Ma che diventavano, sul c a m p o , limitazione e freni. Di Mori, Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva tutte le qualità (alcune delle quali, viste in u n a particolare ottica, p o t e v a n o diventare difetti). Militare da capo a piedi, era p e r ò un milit a r e m o l t o intelligente, b e n consapevole di q u a n t o fossero indispensabili gli agganci e gli a p p o g g i politici. Era «figlio d'arte» a p p a r t e n e n d o a u n a famiglia di ufficiali dell'Arma. Il p a d r e ne era stato vicecomandante, il fratello vi raggiunse a n c h e lui il g r a d o di g e n e r a l e . Tuttavia - e r a n a t o nel 1920 a Saluzzo in P i e m o n t e ma la famiglia era originaria del P a r m e n s e - fu d a p p r i m a ufficiale di fanteria, e c o m e tale v e n n e colto in M o n t e n e g r o dall'armistizio dell'8 s e t t e m b r e 1943. Dimostrò già allora il suo coraggio: insieme ad alcuni c o m p a g n i n o n si arrese ai tedeschi e formò u n a b a n d a partigiana, r i u s c e n d o a v v e n t u r o s a m e n t e a r i e n t r a r e in Italia. Chiese poi, e o t t e n n e , il trasferimento nei carabinieri, e fu m a n d a t o in Sicilia. Lì d e t t e sterile p r o v a delle sue capacità 331
d'investigatore. A C o r l e o n e era stato ucciso il segretario della locale C a m e r a del lavoro, Placido Rizzotto. Dalla Chiesa r i t e n n e d'avere identificato gli assassini: ma la Corte d'Assise di Palermo li m a n d ò assolti p e r insufficienza di p r o v e . Si vuole che q u e s t ' e p i s o d i o abbia ispirato L e o n a r d o Sciascia p e r il suo II giorno della civetta, d o v e nel c a p i t a n o Bellodi è possibile i n t r a v e d e r e un Dalla Chiesa l e t t e r a r i a m e n t e trasfig u r a t o . Lasciò la Sicilia ed ebbe altre destinazioni: in particolare Milano dove i n a u g u r ò , nella lotta alla criminalità com u n e , il suo stile spicciativo, t e n t a n d o di ovviare ai guasti provocati dalla rivalità t r a le varie forze di polizia. A Palermo t o r n ò da colonnello c o m a n d a n t e la legione nel 1966, e si fece valere m a n d a n d o in carcere un n u t r i t o g r u p p o di capi e sottocapi mafiosi, t r a gli altri G e r a l d o Alberti e F r a n k Coppola. I suoi m e t o d i n o n piacevano a tutti, n e m m e n o all'intern o d e l l ' A r m a . N o n e r a u n ufficiale d a routine. Infatti p r o p r i o a lui ci si a p p e l l ò , l'abbiamo a c c e n n a t o nei p r e c e d e n t i capitoli, al colmo dell'emergenza p e r il brigatismo rosso, not e v o l m e n t e forte in P i e m o n t e . C u r c i o , Franceschini, M a r a Cagol furono catturati a n c h e grazie a lui. Ma q u a n d o ci fu u n a rivolta nel carcere di Alessandria, e i rivoltosi - che avevano nelle loro m a n i 48 ostaggi - ne «giustiziarono» u n o minacciando di c o n t i n u a r e con altri, se n o n fossero state accolte le loro richieste, Dalla Chiesa o r d i n ò ai carabinieri di attaccare. Sul t e r r e n o rimasero sette morti, tra d e t e n u t i e sequestrati. Su Dalla Chiesa si a b b a t t e r o n o critiche, il Governo e il P a r l a m e n t o f u r o n o investiti da p o l e m i c h e , i n t e r p e l lanze, richieste di p r o v v e d i m e n t i c o n t r o il responsabile del massacro. C o m e al solito - e senza che d e b b a n o essere esclusi e r r o ri - gli a c c u s a t o r i l a m e n t a v a n o c h e si fosse agito, ma c o n eguale veemenza a v r e b b e r o l a m e n t a t o che n o n si fosse agito se ai d e t e n u t i fosse stato consentito di realizzare i loro feroci p r o p o s i t i . Per d a r soddisfazione ai p r o t e s t a n t i , Dalla Chiesa fu collocato a disposizione. Ci restò poco. Presto lo si 332
incaricò di r e n d e r e p i ù sicuro il sistema carcerario italiano, che sotto l'influenza delle tesi pietistiche e permissive di chi vedeva in ogni trasgressore della legge u n a vittima della società, e q u i n d i nelle prigioni u n o s t r u m e n t o dell'oppressione capitalistica, borghese, reazionaria, codina, era diventato un g r u v i e r a . Dalla Chiesa riuscì a i m p o r r e un altolà - n o n definitivo, p e r c h é la vita pubblica italiana è fatta di soprassalti di rigore e di ritorni d ' i n d u l g e n z a - al moltiplicarsi delle evasioni e dei tumulti carcerari. Nel gennaio del 1978 Dalla Chiesa fu p r o m o s s o generale di divisione, e p o c h i mesi d o p o , in u n ' I t a l i a s g o m e n t a p e r l'assassinio d i Aldo M o r o , v e n n e n o m i n a t o c o o r d i n a t o r e della lotta al t e r r o r i s m o . Quello stesso a n n o , in febbraio, gli e r a m o r t a p e r infarto la moglie D o r a Fabbro, conosciuta a Bari dove e n t r a m b i frequentavano la facoltà di scienze politiche. Anche se Dalla Chiesa e r a spesso assente, il m a t r i m o nio fu solido e s e r e n o . Q u a n d o il g e n e r a l e vedovo conobbe E m a n u e l a Setti C a r r a r o , u n a ragazza di b u o n a famiglia milanese, di t r e n t ' a n n i p i ù giovane di lui, esitò a l u n g o p r i m a d i p r o p o r l e i l m a t r i m o n i o , p r o p r i o i n r i c o r d o della p r i m a moglie m o r t a : con la quale aveva, e c o n t i n u ò ad avere, mistici colloqui n o t t u r n i . I tre figli del generale, Simona, N a n do e Rita, e r a n o o r m a i adulti e i n d i p e n d e n t i . Vinte le p e r plessità, il g e n e r a l e ed E m a n u e l a si s p o s a r o n o : e la giovane d o n n a fu t r u c i d a t a con lui nella s p a r a t o r i a di via Carini, a Palermo. Carico di allori investigativi e d ' o n o r i ufficiali, ma a n c h e di delusioni, Dalla Chiesa ebbe il suo ultimo incarico: la p r e fettura di Palermo, dove arrivò ai p r i m i di m a g g i o del 1982, il g i o r n o stesso in cui venivano celebrati i funerali di Pio La T o r r e . Adottò u n o stile di vita t e m e r a r i o . N o n abitava a villa Wittaker, sede della Prefettura, ma in u n a palazzina liberty c h e e r a la s u a r e s i d e n z a p r i v a t a , e si spostava senza a u t o b l i n d a t a e senza scorta. E possibile c h e volesse così d i m o strare, agli occhi dei cittadini, che la mafia e r a m e n o terribile di q u a n t o si p r e t e n d e s s e : ed è a n c h e possibile che ne sot333
tovalutasse, n o n o s t a n t e i p r e c e d e n t i , la risolutezza nel colpire c h i u n q u e e d o v u n q u e . Prefetto i m p o t e n t e , piuttosto che o n n i p o t e n t e , Dalla Chiesa capì p r e s t o che la b a l e n a statale avrebbe reagito b l a n d a m e n t e , anche in Sicilia, ai suoi stimoli, e che le m e s c h i n e invidie e i cavillosi conflitti di c o m p e tenza, o p p o r t u n a m e n t e m a n o v r a t i , a v r e b b e r o i m p e d i t o d i d a r e alla mafia u n a risposta d e g n a della sua forza, delle sue s t r u t t u r e criminali, delle sue p r a t i c a m e n t e inesauribili risorse economiche. P r o p r i o a questo aspetto del p o t e r e mafioso Dalla Chiesa s'era dedicato subito, p r o m u o v e n d o inchieste sui conti bancari dei «sospetti». Ma s'era scontrato con ostilità c o p e r t e e con ostilità palesi. Alcuni sindaci s'erano p u b b l i c a m e n t e o p posti a che Dalla Chiesa avesse pieni poteri, m a g a r i aggiung e n d o che il f e n o m e n o mafioso e r a stato enfatizzato a torto, e trasformato in u n a l e g g e n d a n e r a offensiva p e r la forte e civile g e n t e siciliana ( n o n l'aveva forse affermato a n c h e q u a l c h e arcivescovo di P a l e r m o ? ) . I n s o m m a la solita aria fritta. N o n p e r niente, q u a n d o furono celebrati i funerali di Stato c o n l ' i n t e r v e n t o di Pertini e di S p a d o l i n i , Rita Dalla Chiesa p r e t e s e che fossero tolte di mezzo le c o r o n e di fiori della Regione siciliana. L'assassinio di Dalla Chiesa - come a n n i d o p o l'assassinio di G i o v a n n i Falcone - fu m o t i v o d ' u n a rissa politica abbastanza i n d e c o r o s a p e r a p p r o p r i a r s i d e l m o r t o e della sua m e m o r i a , e p e r colpevolizzare gli avversari. Dalla Chiesa fu p i a n t o a n c h e dai politici che, in Sicilia, e r a n o conosciuti p e r la loro morbidezza se n o n p e r la loro simpatia verso la m a fia; e il rifiuto di dargli un ambito e u n a possibilità d'azione a d e g u a t e alla minaccia mafiosa fu d e p l o r a t o , a volte, da forze politiche che a v e v a n o t u o n a t o c o n t r o la possibile riedizione d ' u n a tecnica di polizia alla Mori (a suo t e m p o era stata rinfacciata al g e n e r a l e l'iscrizione nelle liste della P2: cui s'era affiliato, fu d e t t o , p e r p o t e r n e c a r p i r e , d a l l ' i n t e r n o , i segreti). Andreotti n o n è davvero un fiorellino di c a m p o . Sul suo 334
r a p p o r t o c o n il g e n e r a l e si s o n o a d d e n s a t e o m b r e fosche. Ma le r i g h e che nel suo Governare con la crisi ha dedicato alla fine di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di E m a n u e l a Setti Carraro meritano d'essere meditate. Con la precisazione che p o t r e b b e r o v a l e r e a n c h e p e r lui. «Nelle c o m m e m o r a z i o n i - ha scritto A n d r e o t t i - vi furono anche m o m e n t i di ipocrisia e di dimenticanza. Chi aveva voluto che si sciogliesse l'unità speciale di Dalla Chiesa, quali che fossero i motivi addotti, n o n era stato c e r t a m e n t e utile alla lotta anticrimine e aveva spinto il g e n e r a l e ad accettare un r u o l o amministrativ o d a l q u a l e p e r q u e s t a causa p o t e v a fare b e n p o c o . P u r t r o p p o u n a perfida strumentalizzazione politica ha in seguit o v o l u t o alzare u n p o l v e r o n e , utilizzando l a m e m o r i a d i queste d u e vittime p e r finalità di tutt'altro stampo.» Forse, b e n c h é m u n i t o di tutti i p o t e r i c h e era possibile c o n c e d e r gli, Dalla Chiesa n o n avrebbe trionfato in u n a g u e r r a t r o p po g r a n d e a n c h e p e r lui. Ma qualche battaglia sarebbe riuscito a vincerla. Aveva detto di voler arginare, n o n eliminare, il f e n o m e n o mafioso. Invece e l i m i n a r o n o lui, prefetto a n o m a l o così c o m e e r a stato, p e r alcuni aspetti, un g e n e r a l e a n o m a l o . S'era arrivati al p u n t o di rimproverargli l'uso massiccio e abituale di «confidenti»: p e r c h é questo sembrava deplorevole ai puristi del diritto. Dalla Chiesa m o r ì e la mafia, come o g n u n o di noi sa, sopravvisse. Il successore di Dalla Chiesa, il p r e f e t t o E m a n u e l e De F r a n c e s c o - cui fu conferita la qualifica, a Dalla Chiesa n e g a t a , di «alto c o m m i s s a r i o p e r la lotta alla mafia d o t a t o di a m p i poteri» - e r a nel fisico e nei c o m p o r t a m e n t i la quintessenza del b u r o c r a t e : p r e s u m i b i l m e n t e meritevole, c o m e tale. L a mafia n o n p a r v e e c c e s s i v a m e n t e i m p a u r i t a dagli a m p i poteri di cui egli disponeva. Lo Spadolini II era cominciato male, sotto il segno della ferocia mafiosa, e c o n t i n u ò peggio, sotto il segno dell'invad e n z a partitica. Gli a l l a r m i e c o n o m i c i e r a n o incessanti (un'asta dei Bot, in o t t o b r e , aveva a v u t o esito negativo, segnale d'allarme grave, e si succedevano le scoperte di buchi 335
di bilancio), A n d r e a t t a e F o r m i c a n o n s m e t t e v a n o le recip r o c h e molestie, e ogni tentativo d ' a r r i v a r e a un p r o g r a m ma della coalizione c h e fosse c o e r e n t e e d u r a t u r o u r t a v a c o n t r o le p r e t e s e dei partiti alla loro libertà, che era poi licenza di dissentire dal governo cui partecipavano. In questa tecnica si d i s t i n g u e v a n o i socialisti, ma t a l u n e c o r r e n t i d e mocristiane, quelle di sinistra in particolare, n o n e r a n o da m e n o : e a n c h e nelle file r e p u b b l i c a n e , n o n o s t a n t e la Presid e n z a del Consiglio d ' u n u o m o loro, c ' e r a n o i n q u i e t u d i n i . De Mita, che a volte peccava di miopia ed a volte di presbiopia, aveva affacciato l'idea d ' u n accordo del p e n t a p a r t i t o destinato a valere p e r la legislatura successiva. Al che il PSI rispose s e c c a m e n t e in questi t e r m i n i : «Mai a b b i a m o a d e r i t o all'idea d i u n a alleanza politica g e n e r a l e con l a D C che a n dasse oltre la collaborazione di g o v e r n o . Adesso si a v a n z a a d d i r i t t u r a l'idea di un'alleanza organica con tanto di p r o g r a m m a c o m u n e e di appai~entamenti elettorali. Il PSI n o n p o t r e b b e accettare di divenire p a r t e di un sistema organico di alleanze r u o t a n t i a t t o r n o all'egemonia della D C » . I partiti si a r r o g a v a n o il diritto di d e c i d e r e le sorti dei g o v e r n o , ma del g o v e r n o n o n volevano c o n d i v i d e r e le responsabilità. E così, m e n t r e al g o v e r n o si riconosceva che t a l u n e richieste salariali e r a n o inaccettabili e talune misure i m p o p o l a r i indispensabili, nelle sedi di partito - e di conseguenza nelle sedi sindacali e nelle piazze - si o p p o n e v a la socialità alle a r i d e considerazioni contabili. Lo «sfarinamento» della situazione, come piacque di d e finirlo con un n o n brillante n e o l o g i s m o , e r a progressivo e paralizzante. La crisi nacque e x t r a p a r l a m e n t a r e , e il dibattito che Spadolini g i u s t a m e n t e volle, fu u n ' a c c a d e m i a superflua di discorsi vacui All'inizio della discussione il socialista Labriola aveva infatti avvertito che l'esperienza del secondo Spadolini era definitivamente chiusa: u n a sentenza di morte p e r il g o v e r n o , n a t o in estate e già d e f u n t o in a u t u n n o . Invitata d a Pertini a fare u n n o m e , l a D C n e fece u n o solo: quello di Fanfani che e r a P r e s i d e n t e del Senato e che r a p 336
presentava, nel «grave m o m e n t o » (quanto e r a gravida la vita politica italiana di gravi momenti!) u n a scelta «istituzionale». Fanfani e r a d o v u t o accorrere a Mosca p e r r a p p r e s e n t a re l'Italia ai funerali di Leonid Breznev, spirato - d o p o essere i n t e r v e n u t o p e r a n n i a r i u n i o n i internazionali con mosse d ' a u t o m a e u n a evidente incapacità di capire cosa gli accadesse i n t o r n o - il 10 n o v e m b r e 1982. E incomprensibile, alla luce di successivi atteggiamenti, che Pertini, trovandosi a Roma, avesse voluto m a n c a r e le esequie di chi aveva governato l'URSS p e r diciotto anni, visto che assistette a quelle del successore di Breznev, A n d r o p o v : e p e r assistere ai funerali di C e r n i e n k o , v e n u t o d o p o A n d r o p o v e p e r s o n a g g i o di difficilmente eguagliabile grigiore e squallore, i n t e r r u p p e addirittura un viaggio in America Latina, c o m p r o m e t t e n d o il p r o g r a m m a ufficiale e vanificando i p r e p a r a t i v i cui le com u n i t à italiane s'erano dedicate da mesi. Forse Pertini aveva voluto p u n i r e , con la sua assenza, le colpe politiche del d e s p o t a che aveva rigelato l'URSS d o p o le disordinate a p e r t u r e di Kruscev, e che era responsabile della repressione p o lacca e della repressione afghana. Sta di fatto che Fanfani t o r n ò trafelato dal gelo moscovita p e r m i s u r a r s i con i bollori n o v e m b r i n i della politica italiana. Il piccolo più g r a n d e del Palazzo italiano si mise al lavoro con la consueta alacrità e d e t e r m i n a z i o n e : e riuscì a raffazzonare n o n più un p e n t a p a r t i t o - p e r la riluttanza dei r e pubblicani, orfani della p r e s i d e n z a del Consiglio, ad i m p e gnarsi - ma un q u a d r i p a r t i t o DC, PSI, PLI, PSDI, con Emilio Colombo s e m p r e agli Esteri, e R o g n o n i s e m p r e all'Interno. T u t t a n u o v a - d o p o le m e m o r a b i l i e d i r o m p e n t i risse tra A n d r e a t t a e Formica - fu invece la troika economica: Goria al Tesoro, B o d r a t o al Bilancio, Forte alle Finanze. N o n vale la p e n a di analizzare i motivi o i pretesti c o n t i n g e n t i cui si a p p e l l a r o n o i partiti - quello socialista in particolare - p e r r e n d e r e la vita del G o v e r n o Fanfani n o n m e n o breve e stent a t a di quella dello S p a d o l i n i I I . In sintesi d u e f u r o n o le cause del decesso. Anzitutto la convinzione, nei partiti, che 337
n o n si potesse evitare la fine anticipata della legislatura. Il clima politico era preelettorale: tale d u n q u e da scatenare le tentazioni d e m a g o g i c h e e le sortite acchiappavoti. I n o l t r e i socialisti ritenevano fosse m a t u r o l'avvento di Craxi, e consideravano il G o v e r n o Fanfani p e r quello che era: un breve p r o l o g o in attesa della vera r a p p r e s e n t a z i o n e . Crescevano, t r a i socialisti, le a p p r e n s i o n i p e r un possibile avvicinamento tra la DC e il PCI. Nel Congresso comunista - il sedicesimo - t e n u t o a Milano ai p r i m i di m a r z o del 1983 B e r l i n g u e r e r a stato d u r o verso il p o t e r e democristiano, rip r o p o n e n d o l'alternativa democratica, ossia il passaggio del p o t e r e a u n a coalizione di sinistra. Ma p e r chi aveva orecchie a t t e n t e v ' e r a stato a n c h e q u a l c h e r i c o n o s c i m e n t o agli elementi di novità introdotti da De Mita nell'atteggiamento democristiano verso il PCI: la rinuncia ai toni da crociata. Alt r e t t a n t o d u r o e r a stato del resto B e r l i n g u e r v e r s o Craxi, cui i m p u t a v a l'illusione - o la finzione - di voler a t t u a r e u n a politica riformista a p p o g g i a n d o s i a d u n a D C f o r t e m e n t e condizionata dalle sue c o m p o n e n t i m o d e r a t e . Il congresso aveva dato p i e n o a p p o g g i o a B e r l i n g u e r che da poco aveva c o m p i u t o i s e s s a n t a n n i , e i dieci di s e g r e t e r i a . Ma il comp r o m e s s o storico era finito e 1'«alternativa» di là da venire. I m e n o p r e o c c u p a t i dalla prospettiva di u n a p r o v a elettorale e r a n o i repubblicani, che facevano a s s e g n a m e n t o - e c o m e si vide avevano r a g i o n e - sull'effetto Spadolini: ossia sui tanti consensi che questi s'era assicurati nei mesi in cui aveva o c c u p a t o la p o l t r o n a di Palazzo Chigi. T r a q u a l c h e successo - come la conclusione d ' u n a trattativa sul costo del lavoro - e m o l t e baruffe Fanfani a r r i v ò al 22 a p r i l e 1983, q u a n d o Craxi gli comunicò di n o n essere p i ù disposto a sostenere il g o v e r n o . Davanti al Senato, Fanfani tentò u n a difesa del suo ministero o r m a i in coma p r o f o n d o , ma a n o m e dei socialisti Formica, appellandosi (come conviene) ad alti ideali e n o n a m o v e n t i di bassa b o t t e g a politica, c h i u s e la partita. «Dinanzi ai p r o b l e m i istituzionali, di fronte alla crisi economica, all'esigenza di organizzare la pace in condizioni 338
di equilibrio e di sicurezza accettata e r i t e n u t a sufficiente da ogni p a r t e , siamo tutti senza m a n d a t o . Su questi f o n d a m e n tali temi i partiti nei prossimi giorni d o v r a n n o p r o n u n c i a r si.» «Siamo tutti senza m a n d a t o » recitava F o r m i c a , con la n o n t a n t o segreta p e r s u a s i o n e che alle u r n e i m a n d a t i del psi s a r e b b e r o cresciuti di molto. Si votò il 26 e il 27 g i u g n o 1983, con un risultato che consacrò u n o sconfitto e n e s s u n vero vincitore. Lo sconfitto fu C i r i a c o De Mita. Il s u o n u o v o c o r s o , i suoi discorsi e la sua p r o n u n c i a n o n a v e v a n o c o n v i n t o gli italiani, n e m m e n o tutti quelli p i ù s a l d a m e n t e a n c o r a t i a l p a r t i t o dello s c u d o crociato che scese al suo m i n i m o storico (d'allora b e n i n t e s o : il Martinazzoli di dieci a n n i d o p o ci a v r e b b e messo cori esultanza la firma): poco sotto il 33 p e r c e n t o , con u n a p e r d i t a di oltre c i n q u e p u n t i , di diciotto sen a t o r i , di t r e n t a s e t t e d e p u t a t i . Il PCI t e n n e b e n e , d a l 30,4 al 29,9, i socialisti m a n c a r o n o il trionfo cui a s p i r a v a n o , e in cui molti di loro c r e d e v a n o . L' 11,4 p e r c e n t o del PSI, che arricchì di sei senatori e u n d i c i d e p u t a t i i suoi g r u p p i p a r l a m e n t a r i , n o n m u t a v a s e n s i b i l m e n t e gli e q u i l i b r i . C r a x i aveva m a n c a t o quel 15 p e r c e n t o che a v r e b b e p o t u t o essere il t r a m p o l i n o p e r t e n t a r e di r a g g i u n g e r e i comunisti, le cui flessioni e r a n o d e l r e s t o p o c o r i l e v a n t i . R i s u l t ò c o n chiarezza che i voti p e r d u t i dalla DC e r a n o stati intercettati in massima p a r t e n o n dai socialisti, ma dai r e p u b b l i c a n i loro sì baciati dalla vittoria -, dai liberali in crescita, a n c h e dai missini. S'era p r e v a l e n t e m e n t e rafforzato il c e n t r o dello s c h i e r a m e n t o politico, a n c h e se B e r l i n g u e r p r e t e s e che esistessero l e p r e m e s s e p e r u n o s c h i e r a m e n t o a n t i d e m o cristiano. P u r così bastonato - «siamo alle corde» aveva c o m m e n t a to Forlani, noto p e r i suoi eufemismi ma questa volta esplicito - De Mita n o n p e r s e la segreteria: un p o ' p e r c h é , b e n e o male, aveva u n a linea politica che ai suoi avversari nella DC mancava: e un p o ' perché a n c h e i notabili più ambiziosi n o n se la sentivano di raccogliere un'eredità tutta in passivo. 339
Q u e l voto si prestava a molte interpretazioni. Ci fu chi lo definì di «protesta»: p e r le ingiustizie sociali (ma i bottegai e r a n o inviperiti a causa d e l l ' i n t r o d u z i o n e di registratori di cassa accertanti ogni vendita); e p e r le malversazioni di u o mini pubblici, c h e e r a n o s e m p r e più frequenti e gravi e che in città c o m e Torino, Genova, Savona avevano assunto le dimensioni di veri e p r o p r i affaires. N o n e r a che un'avvisaglia d i Tangentopoli: m a un'avvisaglia seria, p u r t r o p p o n o n p r e sa abbastanza s e r i a m e n t e da chi p i ù avrebbe d o v u t o t e n e r ne conto: nel Palazzo r o m a n o e nei palazzacci di giustizia. E t u t t a v i a l a p r o t e s t a aveva m a g g i o r m e n t e favorito p a r t i t i - c o m e i repubblicani e i liberali - che ad essa n o n avevano vocazione «storica», e che del sistema e r a n o stati sostenitori fervidi. Si p u ò r i t e n e r e che, p e r molti m o d e r a t i , la DC fosse m e n o necessaria, e il PCI m e n o pericoloso. R e s t a n d o tuttavia, la DC e il PCI, i protagonisti della scena politica, con il PSI a fare da terzo i n c o m o d o . Ad attestare queste posizioni vi fu la conferma di Nilde lotti alla Presidenza della C a m e r a ; e la n o m i n a di Francesco Cossiga, il desaparecìdo e reaparecido di s e m p r e , alla Presidenza del Senato. Per C r a x i , c h e aveva camuffato la d e l u s i o n e e l e t t o r a l e fingendosi estasiato dai risultati, il m o m e n t o e r a c o m u n q u e propizio. De Mita, b e n c h é senza rivali p e r la segreteria d e mocristiana, era un p e r d e n t e , inabilitato a fare la voce grossa. La fece Berlinguer, o p p o n e n d o s i ad u n a qualsiasi riedizione del p e n t a p a r t i t o : al che i socialisti risposero d e p l o r a n do la «politica dei veti». D o p o le consultazioni p e r d i t e m p o un formale reincarico a Fanfani e le immancabili s c h e r m a glie ufficiali o di c o r r i d o i o , vi fu il 21 luglio 1983 la scelta definitiva di Pertini: Craxi. Un socialista - ed era u n a p r i m a assoluta - alla g u i d a del g o v e r n o italiano.
CAPITOLO SETTIMO
BERLINGUER, MORTE IN DIRETTA
D u n q u e toccava a Craxi, l ' u o m o n u o v o , che p o c h i a n n i prima e r a sconosciuto alla quasi totalità degli italiani, e che e r a d i v e n t a t o - c o m e ha scritto un suo biografo, A n t o n i o Ghirelli - «il p e r s o n a g g i o più stimolante, p i ù p o p o l a r e e più d e testato della nostra costellazione politica». Per lui e r a n o stati coniati dei neologismi («decisionismo», «decisionista») c h e N o r b e r t o Bobbio aveva criticato c o m e «storicamente datati e legati a u n a teoria politica precisa», ma c h e il politichese a d o t t ò di slancio. C r a x i p r e t e n d e v a d ' i m p e r s o n a r e e in qualche m o d o , bisogna p u r dirlo, i m p e r s o n ò u n a classe p o litica p i ù giovane e p i ù efficiente. Col s e n n o di poi possiamo i n d i v i d u a r e il tanto - il t r o p p o - di r a m p a n t e , di aggressivo, di s p r e g i u d i c a t o e di scostumato che di quella classe, e del suo m o d o d ' i n t e r p r e t a r e l a politica, e r a u n a c o m p o n e n t e essenziale. L'opinione pubblica gli si dimostrò largamente favorevole, molti intellettuali s'erano già accodati o si affrettarono ad accodarsi al c a r r o di questo vincitore, negli altri partiti della m a g g i o r a n z a si aveva p e r lui un misto di diffidenza e di inconfessata a m m i r a z i o n e . B e r l i n g u e r n o n lo poteva soffrire, p e r allergia c a r a t t e r i a l e o l t r e c h e p e r l e d i v e r g e n z e politic h e . E a n u l l a servì, p e r fargli c a m b i a r e idea, un lète à téte nella villa Togliatti, alle F r a t t o c c h i e . Q u a l c u n o si consolò p r e v e d e n d o che Craxi sarebbe d u r a t o poco: il vecchio liberale Aldo Bozzi gli d i e d e otto mesi, il d e m o c r i s t i a n o Virginio R o g n o n i sentenziò che e r a «già cotto», l'ultrasinistro salottiero Lucio Magri disse che il suo g o v e r n o e r a in crisi dalla nascita. Ben diverse e r a n o le intenzioni di Craxi, risoluto 341
a lasciare un segno forte - e l'ha lasciato, a n c h e suo malgrado - nella r e c e n t e storia italiana. La sicurezza c h e C r a x i ostentava era, a fil di logica, inspiegabile. Il suo PSI, a n c h e se aveva fatto un passettino avanti nelle ultime elezioni, restava di molte lunghezze dietro alla DC e al PCI. Il decisionista n o n aveva n e p p u r l o n t a n a m e n t e e m u l a t o i risultati d ' u n M i t t e r r a n d in Francia o d ' u n Gonzàlez in Spagna, e n t r a m b i a p p r o d a t i al t r a g u a r d o della m a g g i o r a n z a assoluta. Ma se il partito r i m a n e v a relativamente piccolo, Craxi si sentiva, oltre che grosso, a n c h e g r a n d e : p r o b a b i l m e n t e confrontandosi ad altri notabili del Palazzo che in effetti n o n reggevano il p a r a g o n e con lui, q u a n t o all'abilità di sconfìggere i nemici (e a n c h e di farseli). Si dice che, sotto la m a s c h e r a autoritaria, Craxi sia un tim i d o . Certo è che q u a n d o a n d ò al Quirinale p e r l'investitura e r a t u r b a t o , da eccesso di gioia. «Io, Bettino, Cecconi (il fotografo personale - N.d.A.) e Nicola (l'autista - N.d.A.) sal i m m o al Q u i r i n a l e - ha r a c c o n t a t o G e n n a r o Acquaviva p e r l'incarico. Bettino è emozionato e si a n n o d a la cravatta. D o p o l'incarico s c e n d e m m o d i e t r o a Craxi dai g r a d i n i del Palazzo, felici c o m e d u e ragazzini, tanto che Cecconi si dimenticò di scattare. Già in auto, t o r n a m m o indietro e ripet e m m o la discesa, come d u e attori.» Il g o v e r n o p e n t a p a r t i t o che Craxi f o r m ò p o t e v a essere c o n s i d e r a t o , p e r le g e r a r c h i e politiche italiane, un parterre de rais. Vi figuravano tre ex Presidenti del Consiglio (Forlani alla vicepresidenza, A n d r e o t t i agli Esteri, Spadolini alla Difesa); un futuro Presidente della Repubblica, Scalfaro, all ' I n t e r n o ; u n f u t u r o P r e s i d e n t e d e l Consiglio, G i u l i a n o A m a t o , nel posto chiave di sottosegretario alla Presidenza. Subito d o p o l'insediamento, il Presidente del Consiglio istituì il Consiglio di gabinetto, specchio fedele della rigida ottica partitica con cui C r a x i i n t e n d e v a p r o c e d e r e . Al Consiglio di gabinetto, ristretto e di composizione variabile secondo la n a t u r a dei p r o b l e m i trattati, avrebbe c o m u n q u e p a r tecipato, s e m p r e , a l m e n o un e s p o n e n t e di ciascuno dei p a r 342
titi di m a g g i o r a n z a . Le p r e s e n z e nel Consiglio di gabinetto derivavano i n s o m m a n o n - o n o n soltanto - dalle funzioni, ma da u n a sorta di delega dei partiti. A n c h e nell'illustrare il p r o g r a m m a Craxi fu innovativo. Limitò la sua esposizione alle linee generali, e p e r q u a n t o r i g u a r d a v a i particolari fece distribuire un allegato in sette p u n t i , d ' u n a ventina di p a g i n e dattilografate. Promise - anc h e lui - a u s t e r i t à , r i g o r e , l a c r i m e , tasse, r i d u z i o n e delle spese. Disse necessaria e u r g e n t e u n a riforma delle istituzioni, a d d i r i t t u r a u n a «rifondazione complessiva dello Stato repubblicano». In politica estera p r e s e occasione, p e r attestare il suo atlantismo, dalla d o m a n d a di chi gli aveva chiesto se n o n ritenesse di d o v e r c o n d a n n a r e , i n s i e m e con l'invasione sovietica dell'Afghanistan, a n c h e lo schieramento della flotta statunitense al largo delle coste nicaraguensi. I d u e fatti - s p i e g ò - n o n e r a n o c o m p a r a b i l i . A g g i u n s e c h e il d r a m m a a f g h a n o aveva p r o v o c a t o centinaia di migliaia di morti e quasi tre milioni di profughi. Il dibattito p a r l a m e n tare fu sollecito, con l'aiuto del calendario: si e r a quasi alla vigilia del Ferragosto, e gli onorevoli avevano u n a g r a n fretta di r a g g i u n g e r e le località di vacanza. Il « p e n t a p a r t i t o d'acciaio» o «la corazzata Craxi», secondo i titoli immaginifici dei quotidiani, passò agevolmente. La n a v i g a z i o n e del g o v e r n o - p e r il q u a l e C r a x i aveva chiesto u n a sopravvivenza di a l m e n o tre a n n i - p r o c e d e t t e all'inizio tra le solite b u r r a s c h e t t e , ma senza fortunali. I democristiani s ' i n d i s p e t t i r o n o p e r c h é B e r l i n g u e r aveva a m m o n i t o Craxi a n o n m e t t e r e in discussione le giunte di sinistra nelle quali c o m u n i s t i e socialisti e r a n o alleati, e il PSI aveva risposto p i ù sì c h e n o . V e n n e d i b a t t u t o il p r o b l e m a dell'immunità p a r l a m e n t a r e , reso di bruciante attualità dall'elezione a d e p u t a t o di Toni N e g r i e dalla sua scarcerazione. La politica estera calamitò p e r qualche t e m p o l'attenzione del Paese, con la polemica p e r il sì italiano all'installazione dei missili a Comiso, e con l'improvviso aggravarsi della tensione tra le d u e superpotenze d o p o l'abbattimento, ad 343
o p e r a dell'aviazione sovietica, d ' u n J u m b o s u d c o r e a n o (269 i morti) che si p r e t e n d e v a avesse violato Io spazio a e r e o dell'URSS.
All'ambito e s t e r o a p p a r t e n e v a - p i ù p e r f o r m a c h e p e r sostanza - a n c h e il n u o v o C o n c o r d a t o tra l'Italia e la Santa Sede, firmato a Villa M a d a m a , il 18 febbraio 1984, da Craxi e dal cardinale Casaroli. U n a ventina di giorni p r i m a il d o c u m e n t o - che sostituiva quello sottoscritto in un altro lontano febbraio (1929) da Benito Mussolini - e r a stato a p p r o vato dal P a r l a m e n t o , con il voto favorevole dei comunisti: in questo B e r l i n g u e r aveva ricalcato l'esempio di Togliatti, favorevole all'articolo 7 della Costituzione che inseriva in essa i Patti lateranensi, ossia il C o n c o r d a t o del 1929. L'adesione del PCI al n u o v o C o n c o r d a t o n o n p i a c q u e alla sinistra indip e n d e n t e : i l cui g r u p p o alla C a m e r a , g u i d a t o d a Stefano Rodotà, fu invece p e r il n o . Craxi poteva così gloriarsi d ' u n successo i m p o r t a n t e , che p e r a l t r o veniva da lontano. L'esigenza d ' u n C o n c o r d a t o più a d e g u a t o ai t e m p i - n o n foss'altro che p e r togliere di mezzo l ' i n g o m b r a n t e ipoteca m u s s o l i n i a n a - e r a avvertita sia dai g o v e r n i italiani sia dalla Chiesa. Se ne e r a discusso p e r diciassette a n n i (le bozze iniziali d e l d o c u m e n t o e r a n o state elaborate p e r la p a r t e statale da G u i d o Gonella, dal professor Roberto Ago, e da A r t u r o Carlo J e m o l o , p e r la p a r t e vaticana da Casaroli, Silvestrini e p a d r e L e n e r ) . Gli inciampi, sul c a m m i n o dell'intesa, e r a n o stati parecchi: u n o in particolare gravissimo q u a n d o , e s s e n d o stata e m a n a t a la legge che istituiva il divorzio, a n c h e i m a t r i m o n i «concordatari», ossia celebrati da un p r e t e che aveva funzioni di ufficiale di stato civile, v e n n e r o sciolti u n i l a t e r a l m e n t e dalla magistrat u r a italiana. Paolo V I l a m e n t ò l a ferita p r o f o n d a c h e e r a stata inferta al r e g i m e c o n c o r d a t a r i o . Le n o r m e sull'aborto n o n m i g l i o r a r o n o c e r t o l'atmosfera. Ma C r a x i , con il suo t e m p i s m o - a l m e n o il suo t e m p i s m o d'allora - s e p p e cattur a r e la chance che gli si offriva, e concluse. C o n il n u o v o C o n c o r d a t o la r e l i g i o n e cattolica p e r s e la 344
p o s i z i o n e di privilegio c h e ne faceva la r e l i g i o n e ufficiale dello Stato italiano (in p r e c e d e n z a le altre e r a n o religioni «ammesse»). Tutte le religioni venivano t e o r i c a m e n t e poste sullo stesso p i a n o (infatti Craxi firmò successivamente concordati con la Chiesa valdese e altre). Ebbe t e r m i n e la controversia matrimoniale. Fu c o m u n q u e riconosciuta alla religione cattolica u n a speciale rilevanza, nella società italiana, p r e v e d e n d o s i l'ora di religione nelle scuole. Su questo e su altri temi - c o m e l'aiuto finanziario al clero - il contenzioso rimase a p e r t o . Se ne dibatté a n c h e a s p r a m e n t e , in seguito: m a , o r m a i , facendo r i f e r i m e n t o a l C o n c o r d a t o C r a x i , n o n più al C o n c o r d a t o Mussolini. Rimase m e m o r a b i l e nel 1984 di C r a x i , così p o c o d e v o t o e così poco sentimentale, il g i o r n o di San Valentino. P r o p r i o il 14 febbraio - consacrato al p a t r o n o degli i n n a m o r a t i - il g o v e r n o v a r ò un d e c r e t o c h e congelava 4 p u n t i della scala mobile: ossia rallentava, p e r dirla in soldoni, il processo d'ad e g u a m e n t o degli stipendi e dei salari a l l ' a u m e n t o del costo della vita. Q u e s t o colpo di scure era stato in p a r t e c o m p e n sato - o a l m e n o così si asseriva - da agevolazioni fiscali, da i n t e r v e n t i sull'equo c a n o n e , da p r o m e s s e di m a g g i o r severità c o n t r o chi e v a d e v a le tasse. Ma il g i r o di vite si r i p e r cuoteva i n d u b b i a m e n t e sui bilanci dei lavoratori di r e d d i t o m o d e s t o : indignati, oltretutto, dal c o m p o r t a m e n t o di politici che a n n u n c i a v a n o g u e r r a c o n t r o chi n o n pagava le tasse, e intanto cominciavano con il n o n p a g a r l e loro (Craxi aveva d e n u n c i a t o 6 9 milioni d i r e d d i t o , D e Mita 30, B e r l i n g u e r 2 3 , il socialdemocratico L o n g o 24, il liberale Z a n o n e 32). Craxi aveva avuto l'accortezza d ' o t t e n e r e , p r i m a di varare il decreto, l'assenso della CISL e della UIL: c o n t r o le quali scese in c a m p o la CGIL, all'unisono con il Partito comunista, c o n f e r m a n d o u n ' e n n e s i m a volta che la c o m p o n e n t e socialista della CGIL e r a s i s t e m a t i c a m e n t e s o c c o m b e n t e nei m o m e n t i cruciali. Il dibattito p e r la c o n v e r s i o n e in legge d e l p r o v v e d i m e n t o e b b e , alla C a m e r a e al S e n a t o , fasi t u m u l 345
tuose che r i c o r d a v a n o il '53 (e la «legge truffa»). Vi f u r o n o scambi di piacevolezze c o m e «buffoni» e «figli di p u t t a n a » tra socialisti e c o m u n i s t i , il m i n i s t r o De Michelis si vide s t r a p p a r e di m a n o il testo del suo discorso da un s e n a t o r e comunista. Il 24 m a r z o - all'indomani dell'approvazione, in Senato, del taglio alla scala mobile - affluirono a Roma, tra l'altro c o n u n a t r e n t i n a d i t r e n i speciali, c e n t i n a i a d i migliaia di manifestanti, mobilitati dal PCI. Le b a n d i e r e rosse e r a n o u n a selva intervallata da p u p a z z i di c a r t a p e s t a raffig u r a n t i u n Craxi caricaturato. N o n v e n n e r o registrate violenze, e Luciano L a m a , o r a t o r e ufficiale, fu piuttosto pacato. Ma Berlinguer esaltò l'adunata come «la più g r a n d e della storia della Repubblica». Il duello tra PCI e PSI p e r il d e creto sulla scala mobile ebbe a distanza d'oltre un a n n o u n o strascico referendario. I comunisti avevano p r o m o s s o un referendum p o p o l a r e p e r l'abrogazione del p r o v v e d i m e n t o , e gli italiani votarono il 9 e 10 g i u g n o del 1985. Nella c a m p a g n a p r o p a g a n d i s t i c a il p e n t a p a r t i t o - con l ' a p p o g g i o della CISL, della UIL, della c o m p o n e n t e socialista della CGIL e ovv i a m e n t e degli a m b i e n t i industriali - fronteggiò il PCI, Democrazia proletaria, i missini, il Partito s a r d o d'azione e la c o m p o n e n t e comunista della CGIL. Le ragioni del tornaconto p e r s o n a l e e dell'egoismo economico suggerivano agli italiani il sì, che secondo calcoli confindustriali avrebbe portato un a g g r a v i o di spesa di 7 5 0 0 m i l i a r d i l ' a n n o , e un a u m e n t o dell'I,2 p e r cento del costo del lavoro. Gli italiani, che in quel m o m e n t o c r e d e v a n o in Craxi, nel suo g o v e r n o , e nella sua sincera volontà di r i m e t t e r e in sesto le finanze dello Stato, d e t t e r o invece u n a s t r a o r d i n a r i a p r o v a di consapevolezza civica e di senso del d o v e r e patriottico. Il 54,3 p e r c e n t o dei votanti disse no a l l ' a b r o g a z i o n e del p r o v v e d i m e n t o , il 45,7 p e r cento disse sì. Un miracolo: d o v u t o s i c u r a m e n t e , in larga misura, al m o d o in cui C r a x i aveva s a p u t o d r a m m a t i z z a r e la votazione, a t t r i b u e n d o al sì effetti traumatici sulla vita del Paese e del g o v e r n o ; e dovuto inoltre al d i n a m i s m o del leader della CISL Pierre Camiti. 346
M e n t r e C r a x i g a l o p p a v a alla testa del g o v e r n o e del suo p a r t i t o , De Mita vedeva dissolversi nella melassa d e m o c r i stiana i sogni d ' u n a DC rinvigorita e decorrentizzata. Il XVI C o n g r e s s o dello s c u d o crociato n o n concesse q u e l l ' a m p i o m a n d a t o fiduciario che il segretario aveva chiesto. S'era cred u t o che l'unica forza d ' o p p o s i z i o n e a De Mita fosse r a p p r e s e n t a t a da Forze n u o v e di Carlo D o n a t Cattin, e invece se ne coagulò un'altra di m a g g i o r peso: che scelse, come suo leader del m o m e n t o . V i n c e n z o Scotti, notabile n a p o l e t a n o che era stato s o p r a n n o m i n a t o Tarzan p e r l'abilità acrobatica e la disinvoltura trasformistica con cui saltava da u n a corr e n t e all'altra. T r a De Mita e Scotti c'era u n a vecchia ruggin e , t a n t o che Scotti s'era visto declassato dai Ministero del L a v o r o di cui e r a titolare con Fanfani a quello della Protezione civile. A fianco di Scotti si schierò il s e g r e t a r i o della CISL Franco Marini, e così De Mita che aspirava a u n plebiscito si r i t r o v ò c o n il 56,6 p e r c e n t o dei voti c o n g r e s s u a l i , c o n t r o il 32,3 p e r cento a Scotti. Andreotti, che d ' u n a DC lottizzata tra i boiardi era il profeta e il condottiero, si a d o p e r ò sotto sotto p e r c h é a De Mita fosse inflitto q u e s t o «avvertim e n t o » : dallo stesso De Mita capito così b e n e c h e accettò d'avere al suo fianco, c o m e vicesegretario, p r o p r i o l'antagonista Scotti. Ancora u n a volta i partiti e r a n o i m p e g n a t i in g r a n d i man o v r e p e r l'imminenza delle elezioni e u r o p e e , fissate p e r il 17 g i u g n o 1984. B e r l i n g u e r si d e d i c ò con tutta la serietà e tutto lo sforzo di cui era capace - ed e r a n o grandissimi - alla c a m p a g n a p r o p a g a n d i s t i c a . Era convinto che il g o v e r n o Craxi sarebbe p r e s t o c a d u t o , e poteva c o n t a r e sul sostegno dell''intellighenzia. Alberto Moravia aveva accettato d'essere c a n d i d a t o ai P a r l a m e n t o e u r o p e o nelle liste comuniste: p e r battersi, aveva spiegato, contro i missili e il t e r r o r e atomico. Anche se m a g r o e tirato c o m e s e m p r e , il segretario c o m u n i sta s e m b r a v a in b u o n a salute, e d'eccellente u m o r e . Il 30 maggio aveva assistito, insieme con i figli e nipoti, alia finale calcistica di C o p p a C a m p i o n i tra R o m a e Liverpool. Il 7 giu347
g n o a r r i v ò a Padova p e r un comizio. Veniva da Venezia, e l ' i n d o m a n i e r a atteso a Milano da Peter Nichols p e r u n ' i n tervista s u C a n a l e 5 . D o p o M i l a n o , s e c o n d o p r o g r a m m a , Bologna e Catania. Era un r i t m o massacrante: ma abbastanza consueto tra i politici, in vigilia d'elezioni. Quella sera di g i u g n o e r a piuttosto fredda e nuvolosa, p e r la stagione. Alle nove e mezzo B e r l i n g u e r salì sul palco in piazza della Frutta, p e r il discorso che aveva p r e p a r a t o insieme a T o n i n o Tato, nel p o m e r i g gio. D u r a n t e u n a mezz'ora parlò senza intoppi, polemizzand o , ironizzando, e s o r t a n d o . «Siamo - disse ad un certo p u n to - di fronte ad un m o m e n t o p i e n o di insidie p e r le istituzioni della Repubblica. Ma è certo che... » Su queste parole incespicò i m p a l l i d e n d o , m e n t r e le t e l e c a m e r e lo r i p r e n d e v a n o . Chiese dell'acqua, ne bevve un sorso, ma tossì, e semb r ò che stesse p e r vomitare. Alle spalle aveva un maxischermo che rifletteva la sua i m m a g i n e , e che ingigantì il suo torm e n t o , e i suoi sforzi s t r e n u i p e r n o n a r r e n d e r s i al malore. Chiuse, ha scritto Chiara Valentini, « p r o n u n c i a n d o frasi ormai smozzicate sulla P2, sugli scandali, sulla democrazia malata»: e c o p r e n d o s i il volto con un fazzoletto m e n t r e «scende quasi i n e r t e le scale del palco s o r r e t t o dai suoi compagni». Q u a t t r o giorni d u r ò l'agonia: B e r l i n g u e r spirò I T I g i u g n o . Era stato f o l g o r a t o d a u n a devastante e m o r r a g i a cerebrale, e a nulla valse l'intervento o p e r a t o r i o cui i c h i r u r g h i Io sottoposero. L'Italia fu percorsa da u n ' o n d a t a di c o m m o z i o n e che p u ò apparirci, r e t r o s p e t t i v a m e n t e , eccessiva - n e s s u n altro p e r sonaggio del d o p o g u e r r a , n e m m e n o De Gasperi o E i n a u d i o Togliatti e r a stato c o l l e t t i v a m e n t e r i m p i a n t o c o n quello slancio p o p o l a r e - ma che ha le sue spiegazioni. La p r i m a sta nella m o r t e «da c o m b a t t e n t e » , al colmo d ' u n a battaglia politica. La seconda sta nell'effetto moltiplicatore che i mezzi di comunicazione, la televisione anzitutto, e b b e r o nel portare in ogni casa, e in ogni c u o r e , quelle i m m a g i n i t r e m e n d e . Il Paese soffrì gli ultimi giorni di vita di Berlinguer, gia348
c e n t e i m m o b i l e e inconscio nella c a m e r a di r i a n i m a z i o n e della clinica neurologica di Padova. S a n d r o Pertini accorse a Padova già l ' i n d o m a n i del collasso fatale, e da quel m o m e n t o fu p r o t a g o n i s t a dell'agonia q u a n t o e quasi p i ù d e l l ' a g o n i z z a n t e , n o n a l l o n t a n a n d o s i dalla scena se n o n a funerali avvenuti. A Padova sfilarono le m a s s i m e p e r s o n a l i t à p u b b l i c h e : vi a n d ò a n c h e C r a x i , «bestia nera» dei militanti comunisti e inviso ai familiari di Berlinguer. Il fratello dell'infermo, Giovanni, invitò a un conteg n o cortese coloro che aspettavano ansiosi nel cortile dell'ospedale, ma Letizia e i figli e v i t a r o n o d ' i n c o n t r a r e il Presid e n t e del Consiglio, salutato da u n a b o r d a t a di fischi ai fun e r a l i r o m a n i , c h e f u r o n o d i u n ' i m p o n e n z a senza p r e c e denti. Tra i p e r s o n a g g i stranieri che li seguirono e r a n o Gorbaciov e - la testa avvolta nell'immancabile kefìa - Arafat. B e r l i n g u e r lasciava senza d u b b i o un g r a n d e vuoto, politico e u m a n o . Per le sue doti personali, che e r a n o notevoli, e p e r la s t r a o r d i n a r i a capacità àe\Y intellighenzia c o m u n i s t a d ' a u r e o l a r e di carisma leader che m e n o s e m b r a v a n o a d a t t i alla comunicativa - si pensi a Togliatti - era diventato un protagonista della vita politica. Meritava - più di tanti altri - d'esserlo: p e r c h é p o t e v a c o m m e t t e r e e r r o r i , m a i d i s o n e s t à o bassezze. I suoi apologeti, spesso smodati, h a n n o fatto di lui u n a sorta di a u d a c e r i n n o v a t o r e del c o m u n i s m o . La verità è che B e r l i n g u e r aveva u n a m e n t e a p e r t a , m a a l l ' i n t e r n o d i schemi di partito: e che la sua conversione al n u o v o fu grad u a l e , a t t e n t a e sofferta: un a d e g u a m e n t o intelligente alle prospettive che la storia e la politica, in Italia e fuori d'Italia, i m p o n e v a n o , e che avevano costretto a n c h e il coriaceo Marchais a molte concessioni. La spinta al c a m b i a m e n t o e r a p e r Berlinguer p i ù p o t e n te che p e r altri e u r o c o m u n i s t i , p e r c h é il suo p a r t i t o sopravanzava di g r a n lunga, in q u a n t o a dimensioni e prestigio, i partiti fratelli dell'Occidente e raccoglieva nelle sue file molto ceto m e d i o . Il m o d e l l o di B e r l i n g u e r - ci riferiamo alla 349
politica, n o n al t e m p e r a m e n t o e alla moralità pubblica e privata - fu Togliatti: di là veniva l'idea del patto tra comunisti e cattolici, che sarebbe d i v e n u t o il c o m p r o m e s s o storico, di là veniva la lezione grazie alla quale B e r l i n g u e r d i e d e il suo voto al C o n c o r d a t o di Craxi così c o m e Togliatti l'aveva d a t o all'articolo 7 della Costituzione. Si capisce meglio, riflettendo a questo, p e r c h é d i v e r s a m e n t e da altri n o m i di spicco del PCI, B e r l i n g u e r abbia s e m p r e diffidato d ' u n avvicinamento ai socialisti. Voleva, da u l t i m o , l'alternativa, ma vista c o m e u n ' a g g r e g a z i o n e a sinistra nella quale confluissero i c o m u nisti, i socialisti «buoni», e i cattolici progressisti. In quello schieramento p e r u n o c o m e Craxi, n o n o s t a n t e qualche m o m e n t o di sterile dialogo, n o n c'era posto. Quelle e u r o p e e furono, sotto l'effetto Berlinguer-Pertini, elezioni listate a lutto. Il PCI se ne avvantaggiò sicuramente: p e r la p r i m a e l'unica volta nella storia della p r i m a R e p u b blica si ebbe il sorpasso comunista in d a n n o della DC, sia p u re d ' u n soffio: il 33,3 p e r cento c o n t r o il 33 alla DC. Q u e s t a sconfitta sul filo di lana valse p e r De Mita q u a n t o u n a vittoria. Fu d'obbligo d r a m m a t i z z a r e il sorpasso: p e r a l t r o quasi i r r i l e v a n t e e c o n tutta e v i d e n z a favorito dalle circostanze. Era invece chiaro che la DC «teneva», e che il PSI n o n cresceva. Craxi dovette registrare un piccolo passo i n d i e t r o (11,2 p e r cento), repubblicani e liberali alleati furono p u n i t i dalla regola italiana che vuole le coalizioni s e m p r e più deboli delle singole c o m p o n e n t i s o m m a t e l'una all'altra (6,1), nulla di v e r a m e n t e notevole nelle altre formazioni, t r a n n e l'elezione di Enzo T o r t o r a a d e p u t a t o radicale. P r e s e n t a t o r e televisivo di eccezionale b r a v u r a e popolarità, T o r t o r a e r a stato coinvolto in u n a vicenda di d r o g a , in base alle accuse inverosimili di pentiti: accuse delle quali fu p o i a c c e r t a t a l a totale falsità. L'ipotesi c h e u n u o m o c o m e T o r t o r a fosse invischiato in traffici della c a m o r r a u r t a v a c o n t r o il p i ù e l e m e n t a r e b u o n senso: e p e r acquistare concretezza doveva essere suffragata da p r o v e di ferro. Quelle che i magistrati r i t e n n e r o p r o v e e r a n o invece m e n z o g n e in350
consistenti. F u r o n o p r e s e sul serio, e T o r t o r a dovette lottar e , fin q u a n d o il cancro l'uccise, c o n t r o i perversi meccanismi della giustizia. Pannella gli offrì - questa volta assai più s a g g i a m e n t e di q u a n t o avesse fatto p e r Toni N e g r i - il m o do di c o n d u r r e la sua battaglia con un r u o l o e un'investitura pubblici. (Le t e n d e n z e dell'elettorato furono convalidate dalle a m m i n i s t r a t i v e g e n e r a l i del m a g g i o 1985. Dissoltasi o g n i influenza funeraria la DC arrivò al 35 p e r c e n t o , il PCI scese al di sotto d e l 30 p e r c e n t o , b e n e i socialisti c o n un 13,3 p e r cento.) Gli ultimi mesi del 1984 furono - fino alla vigilia di Natale n o n tranquilli, p e r c h é la politica italiana e r a nevrotica, a n che negli a n n i più quieti, ma d ' o r d i n a r i a a m m i n i s t r a z i o n e . A n d r e o t t i dovette difendersi da u n a b o r d a t a d'accuse p e r lo scandalo dei petroli, ossia p e r la p a r t e che egli aveva avuto nella n o m i n a del g e n e r a l e malversatore Raffaele Giudice a c o m a n d a n t e della G u a r d i a di Finanza. Le accuse furono r e spinte grazie anche ad u n a provvidenziale astensione, in P a r l a m e n t o , dei comunisti c h e avevano in Alessandro Natta il loro n u o v o segretario. Craxi veniva lavorato ai fianchi dai franchi tiratori. Nulla che, n o n o s t a n t e i grossi titoli dei giornali e il politichese televisivo, interessasse molto gli italiani: sconvolti invece d a u n ' a l t r a s t r a g e terribile p e r i l n u m e r o delle vittime; s i n g o l a r m e n t e abbietta e sacrilega p e r essere stata c o m p i u t a in un Paese che si apprestava a festeggiare il Natale, e c o n t r o un t r e n o carico in prevalenza di g e n t e che p r o p r i o in occasione delle feste natalizie s'era messa in viaggio. Sera del 23 dicembre 1984. Il r a p i d o 904 Napoli-Milano e r a g r e m i t o d i 700 p e r s o n e . L'esplosione d i u n o r d i g n o , m e n t r e il convoglio p e r c o r r e v a la galleria t r a Vernio e Ben e d e t t o Val di S a m b r o , sotto l ' A p p e n n i n o tosco-emiliano, devastò d u e vetture, lasciando tra i loro rottami quindici m o r t i e 180 feriti. U n ' o r r e n d a replica all'attentato delITtalicus di dieci a n n i p r i m a (3 agosto 1974, un altro p e r i o d o di 351
y.
ferie e di viaggi) con dodici morti. F u r o n o riaffacciati, e n o n p o t e v a e s s e r e a l t r i m e n t i , le accuse e i sospetti di s e m p r e . «S'è voluto s p o r c a r e di s a n g u e q u e s t o Natale» disse Craxi, ma era un c o m m e n t o di m a n i e r a , che n o n rassicurava. Ci fu tra i c o m m e n t a t o r i chi, come Giorgio Bocca, espresse la certezza c h e l'attentato r i e n t r a s s e in un vasto p i a n o eversivo, m i r a n t e a i m p e d i r e il r i s a n a m e n t o delle istituzioni. «Che cosa è accaduto di n u o v o nella Repubblica italiana - si d o m a n dava Bocca - in questi ultimi a n n i e mesi? E accaduto che la m a c c h i n a d e m o c r a t i c a p i a n o p i a n o ha ricominciato a funzionare. Sono finiti in galera i golpisti della P2, i b a n c a r o t tieri golpisti di S i n d o n a , i generali ladri alla Giudice, i capi di servizi segreti p r o n t i alle deviazioni. E sono stati inferti colpi d u r i alla mafia e alla camorra.» C o n q u a l c h e variante di n o n scarso peso - quella ad esempio che Craxi n o n veniv a p i ù considerato u n ottimo P r e s i d e n t e del Consiglio, m a un p a r i a della politica - c o n s i d e r a z i o n i a n a l o g h e s a r a n n o fatte nel 1993 d o p o le stragi della T o r r e del Pulci a Firenze e di via Palestro a Milano: ed e r a n o state fatte in p r e c e d e n za, d o p o altre stragi. Nel suo messaggio di C a p o d a n n o , ascoltato da quasi tutti gli italiani, Pertini espresse b e n e il s e n t i m e n t o del Paese: «Cinque stragi a b b i a m o avuto, tutte lo stesso m a r c h i o d'infamia, e i responsabili n o n sono stati a n c o r a assicurati alla giustizia. I p a r e n t i delle vittime, il popolo italiano n o n chied o n o , c o m e q u a l c u n o h a insinuato, vendetta, m a c h i e d o n o giustizia». Pertini a g g i u n s e che i servizi segreti e r a n o stati rinnovati. «Mi h a n n o d e t t o che vi sono p e r s o n e molto valid e , o n e s t e . Gli antichi servizi segreti e r a n o stati i n q u i n a t i dalla P2, da questa associazione a d e l i n q u e r e . Ebbene i n u o vi servizi segreti c e r c h i n o di i n d a g a r e , n o n si s t a n c h i n o di i n d a g a r e , n o n si f e r m i n o ad i n d a g a r e soltanto in Italia, vad a n o anche all'estero, p e r c h é p r o b a b i l m e n t e la sede centrale di questi terroristi si trova all'estero.» Pertini aveva d u n q u e in testa u n ' i d e a , o u n ' i n t u i z i o n e . Ma a n c h e quella sua direttiva, se fu seguita, restò senza esito. 352
Al t e r r o r i s m o stragista, c h e c o n v e n z i o n a l m e n t e veniva qualificato c o m e «nero», rispose - ad attestare che il suo evid e n t e d e c l i n o n o n e r a un decesso - il t e r r o r i s m o «rosso»: p r i m a con l'uccisione a Tor Vaianica (9 g e n n a i o 1985) di Ottavio C o n t e , a g e n t e dei nuclei speciali di polizia, p o i (27 m a r z o ) con l'agguato m o r t a l e d e n t r o l'Università d i R o m a al p r o f e s s o r Ezio T a r a n t e l l i , e c o n o m i s t a , c o n s u l e n t e della CISL. Tarantelli e r a stato u n o degli studiosi vicini al sindacato cattolico che a v e v a n o ispirato l'accettazione del d e c r e t o di San Valentino sulla scala mobile. La risoluzione strategica n u m e r o 20 delle BR che a c c o m p a g n ò il crimine a p p a r t e n e va al p i ù frusto r e p e r t o r i o ideologico dei brigatisti. «La n o stra organizzazione, lanciando all'indomani della liberazione del criminale Dozier la p a r o l a d ' o r d i n e della ritirata strategica, aveva b e n p r e s e n t i i pericoli di a p r i r e , in p r e s e n z a d ' u n a controffensiva dello Stato senza p r e c e d e n t i , lo spazio sia a l l ' o p p o r t u n i s m o sia all'avventurismo... » e via d i c e n d o , c o n u n a p o l e m i c a «interna» c h e si sfogava p o i nell'assassinio. Pertini, il P r e s i d e n t e p i ù a m a t o dagli italiani, e r a alla scad e n z a del suo m a n d a t o . N o n gli sarebbe spiaciuta u n a conferma, b e n c h é l'avversassero sia l'anagrafe sia le sue intemp e r a n z e di C a p o di Stato che, q u a n d o si trattava di scegliere tra la facile p o p o l a r i t à e la riservatezza, n o n aveva esitazioni. Per il Quirinale e r a n o considerati in corsa, tra i democristiani, Forlani - che p r e s t o fece capire di n o n voler c o m p e tere -, il p r e s i d e n t e della Corte costituzionale L e o p o l d o Elia (ma i socialisti gliel'avevano giurata p e r c h é dalla C o r t e e r a stato dichiarato ammissibile il referendum sulla scala mobile), Andreotti, le cui ali p e r il g r a n d e volo e r a n o appesantite dal p e t r o l i o , infine il P r e s i d e n t e del Senato, Cossiga; tra i laici Spadolini e Bobbio. De Mita tessè a quel p u n t o u n a trattativa con i c o m u n i s t i , p e r o t t e n e r e la c o n v e r g e n z a su un n o m e . C h e fu a p p u n t o quello di Cossiga, cui v e n n e assicurato il favore dei sei partiti dell'«arco costituzionale». N o n si ri353
peté la consueta stucchevole e deplorevole melina delle votazioni a catena, e dei favoriti bocciati. Il 24 g i u g n o 1985, al p r i m o scrutinio, Cossiga passò con 752 voti favorevoli e 141 s c h e d e b i a n c h e . L'eletto disse di voler essere il P r e s i d e n t e «della g e n t e c o m u n e » e restituì la tessera della DC. Gesto che fu dai più considerato formale, ma che più tardi si rivelò invece indicativo d ' u n deliberato distacco dal p a r t i t o cui Cossiga aveva s e m p r e a p p a r t e n u t o . C r a x i fu sveltamente conf e r m a t o alla P r e s i d e n z a d e l Consiglio, Fanfani ridivenne Presidente del Senato.
CAPITOLO OTTAVO
SIGONELLA
La s e r a d e l 7 o t t o b r e 1985 si s e p p e c h e la g r a n d e n a v e Achille Lauro, in crociera nel M e d i t e r r a n e o , e r a stata «dirottata» da un commando palestinese. Si aprì, con quell'avvenim e n t o , u n a crisi che assicurò a Bettino Craxi il m o m e n t o di m a g g i o r n o t o r i e t à i n t e r n a z i o n a l e , nei suoi a n n i d a Presid e n t e del Consiglio, ma che mise in ingrata evidenza le a m b i g u i t à e le d e b o l e z z e della politica e s t e r a italiana: della quale c o n v e r r à r i p e r c o r r e r e , p r i m a di occuparsi della Lauro, gli itinerari. Gli O t t a n t a s o n o stati a n n i di p r o f o n d i e s c o n v o l g e n t i c a m b i a m e n t i sulla scena d e l m o n d o : d o v e s'era affacciato, con l'elezione a P r e s i d e n t e degli Stati Uniti il 4 n o v e m b r e 1980, u n n u o v o p r o t a g o n i s t a , R o n a l d R e a g a n . N u o v o a n che se l'anagrafe - aveva s e t t a n t a n n i q u a n d o s'insediò alla Casa Bianca - lo collocava p i u t t o s t o tra i vecchi. Ex a t t o r e cinematografico in film di serie B, già o t t i m o g o v e r n a t o r e della California, il r e p u b b l i c a n o R e a g a n succedeva a un Presidente democratico - J i m m y C a r t e r - che e r a stato issato al p o t e r e dalla r e a z i o n e moralistica degli a m e r i c a n i al W a t e r g a t e e alla c a d u t a di N i x o n . Carter, o s a n n a t o c o m e p e r s o n i f i c a z i o n e di u n ' A m e r i c a g i o v a n e , a p e r t a , sociale - delle stesse qualità sarà accreditato Clinton nel 1992 - era un o n e s t ' u o m o disorientato e debole. La sua leadership fu un totale fallimento, b e n c h é gli si c o n t r a p p o n e s s e la g e r o n t o crazia chiusa e dispotica dell'URSS di Breznev. D o p o i q u a t t r o a n n i di C a r t e r il prestigio degli Stati Uniti e r a g r a v e m e n t e c o m p r o m e s s o e la loro economia in declin o . Si è fatta - e si è c o n t i n u a t a a fare, negli Stati Uniti e fuo355
ri - molta ironia sulle lacune culturali di Reagan, e sulla sua palese p r o p e n s i o n e al s o n n o ogni volta che, in u n a r i u n i o n e i m p o r t a n t e , la discussione indugiasse su particolari tecnici e sottigliezze giuridiche. L'uomo, e la sua ideologia (se così vogliamo definirla) si p r e s t a v a n o al sorriso e m a g a r i al sarcas m o . Q u e s t o a p o s t o l o della famiglia n e aveva, d i suo, u n a piuttosto scombinata: in effetti riduceva la famiglia alla sec o n d a moglie Nancy, i n s o p p o r t a b i l e nella sua legnosità altezzosa. Si circondava d'amici miliardari d a n d o la sensazione d'associare a u t o m a t i c a m e n t e la ricchezza all'intelligenza, e alla capacità di g o v e r n o (il che q u a l c h e volta accade, ma n o n se ne p u ò fare u n a regola). La pratica dei set cinematografici gli aveva insegnato le arti del c o m u n i c a r e e lui s e p p e farne il miglior uso. T e n d e v a alla banalità. Ma fu un g r a n d e Presidente, p e r c h é - come avviene a chi n o n si p o n g a t r o p p e questioni astratte - aveva in testa alcune idee, e le attuò con la coerenza del c r e d e n t e . La p r i m a , in politica estera, è c h e l'URSS n o n dovesse essere a m m a n s i t a , ma sfidata. Lo si è d e t t o d i s i n f o r m a t o e a p p r o s s i m a t i v o , e probabilmente lo era: ma quest'ignorante intuì ciò che i dotti Soloni delle cancellerie n e g a v a n o , ossia che l'URSS e r a un gigante dai piedi d'argilla, e quel che ci voleva p e r farla p r e cipitare n o n e r a la c a r o t a , ma il b a s t o n e . Alla r a b b i a e alla frustrazione degli americani R e a g a n rispose r e s t i t u e n d o loro l'orgoglio: e i m p e g n a n d o in u n a g a r a agli a r m a m e n t i il colosso terrestre dell'Est che, asmatico e t o r p i d o , n o n era in g r a d o di reggerla. In tutti i settori - compreso quello ipotetico e futuribile dello s c u d o spaziale, c o m u n e m e n t e ribattezzato «guerre stellari» - Reagan a n n u n c i ò la volontà di m a n t e n e r e e accrescere la s u p r e m a z i a americana, dove esisteva, e di crearla, d o v e m a n c a v a . Q u e s t i p r o p o s i t i n o n f u r o n o espressi in termini così p e r e n t o r i , ma arrivavano come mazzate ai g e r a r c h i del C r e m l i n o . T r a i cachinni sprezzanti dei g u r u intellettuali il s e t t a n t e n n e Reagan garantì che sarebbe vissuto abbastanza p e r assistere al crollo del c o m u n i s m o . Fu solitario profeta, e un b u o n profeta. 356
In e c o n o m i a la sua ricetta fu liberistica fino all'oltranzismo. Tagli alle spese federali, riduzioni di tasse, amputazioni dello Stato assistenziale. I n s o m m a , fiducia totale all'iniziativa privata. I suoi successi economici f u r o n o anch'essi a p p a r i scenti, ma m e n o d u r a t u r i , e m e n o u n a n i m e m e n t e riconosciuti, dei successi internazionali. E vero che Reagan riuscì a tonificare la produzione, e a r i d u r r e fortemente, nel t e m p o , il num e r o dei disoccupati. Ma le critiche che gli sono state mosse, in particolare quella d'avere allargato anziché ristretto la forbice tra le fasce sociali dei ricchi e dei quasi ricchi e le fasce dei poveri o dei quasi poveri, h a n n o f o n d a m e n t o . Apostolo d ' u n a America che s'è fatta da sé, e che offre o p p o r t u n i t à a c h i u n q u e sappia coglierle - n o n era capitato p r o p r i o a lui? Reagan n o n si preoccupava t r o p p o degli ammortizzatori che, in ogni società m o d e r n a , sono la correzione delle d u r e z z e e anche delle crudeltà d ' u n a competitiva economia di mercato. Ma si deve p u r riconoscere, a questo p u n t o , che i primi a n n i O t t a n t a furono quelli d ' u n i m m a n e duello: e alla «filosofia» reaganiana n o n solo l'URSS, ma i comunisti d'ogni Paese, e le coorti dei loro simpatizzanti, preferivano i modelli socialisti p r o p r i o p e r c h é - asserivano - e r a n o p i ù giusti. Poste così le cose, bisogna a m m e t t e r e che Reagan era, a conti fatti, più forte e anche più «sociale»: p e r c h é la maggioranza degli americani era con lui, p e r c h é il suo modello ha retto; m e n t r e il modello dell'Est è stato sepolto da vere rivolte di popolo. All'inizio del secondo m a n d a t o di R o n a l d Reagan, l'URSS i n t e r r u p p e f i n a l m e n t e , m o r t o C e r n i e n k o , l a serie dei vegliardi valetudinari cui s'era negli ultimi a n n i affidata. LT1 m a r z o 1985 il c i n q u a n t a t r e e n n e Mikhail Gorbaciov fu dal Politburo n o m i n a t o segretario g e n e r a l e del pcus, il Partito c o m u n i s t a sovietico. Ebbe cioè la carica cui e r a associato il p o t e r e vero. In u n a faida di palazzo della quale furono più t a r d i conosciute le fasi convulse. Gorbaciov s'impose al p r i mo segretario del partito di Mosca, Viktor Grishin, che d u r a n t e la malattia di C e r n i e n k o n o n aveva m a n c a t a occasione p e r mostrarsi in televisione e atteggiarsi a «delfino». 357
P r o d o t t o classico della «carriera» sovietica, funzionario o r t o d o s s o e, se le circostanze lo r i c h i e d e v a n o , vessatorio, Gorbaciov aveva tuttavia - p e r l'età, p e r il t e m p e r a m e n t o , p e r l'intelligenza - caratteristiche che lo d i s t i n g u e v a n o da q u e l l e d e l l a p i ù grigia Nomenklatura, c o n la s u a langue de bois, la sua lingua di legno, e gli immancabili, p e d a n t i rifer i m e n t i ai sacri testi. Gorbaciov aveva b e n m i s u r a t o la distanza che separava l'URSS - p e r q u a n t o atteneva alla «qualità della vita» - dall'Occidente: n o n aveva b e n m i s u r a t o invece, e lo si vide p r e s t o , la forza delle spinte protestatarie e c e n t r i f u g h e c h e l ' a p p a r a t o d e l l ' o n n i p o t e n t e p a r t i t o , e il KGB, a v e v a n o c o m p r e s s e . Riconobbe nei fatti di n o n p o t e r sollecitare il suo I m p e r o i m m e n s o e in affanno allo sforzo che la sfida r e a g a n i a n a esigeva. Si fece p r o m o t o r e di accord i p e r gli a r m a m e n t i che a l l o n t a n a r o n o dal m o n d o l'incubo dell'Apocalisse n u c l e a r e , e nello stesso t e m p o sancirono la rinuncia sovietica a g a r e g g i a r e p e r la s u p r e m a z i a militar e . L'illusione di p o t e r e s s e r e , a Mosca, l i b e r a l i z z a t o r e in politica e r i f o r m a t o r e in e c o n o m i a costò a Gorbaciov, in p r o s p e t t i v a , il p o t e r e . E fu il d e t o n a t o r e d ' u n big bang d a l q u a l e l'URSS è uscita a pezzi. Il p r e m i o N o b e l p e r la p a c e conferito nel 1990 a Gorbaciov p o t è s e m b r a r e - e sotto sotto lo fu - un segno di riconoscenza dell'Occidente p e r l'uomo che l'aveva, con i suoi b u o n i propositi e con i suoi e r r o ri, fatto vittorioso. In un q u a d r o internazionale che alla sostanziale staticità d u r a t a d e c e n n i a n d a v a sostituendo movimenti sussultori, la politica estera italiana m a n t e n n e intatte le sue caratteristic h e : fedeltà g e n e r i c a e c o s t a n t e a l l ' O c c i d e n t e , p e r ò con s b a n d a m e n t i t e r z o m o n d i s t i e u n a inguaribile riluttanza ad a p p r o v a r e senza riserve i gesti di forza degli amici, e a d e p l o r a r e senza riserve i gesti di forza degli avversari. L'avvic e n d a m e n t o dei ministri degli Esteri n o n c o n t r i b u i v a alla coerenza. C o n Emilio Colombo l'Italia g u a r d a v a soprattutto all'Europa: con Andreotti - e r e d e in questo delle ambizioni fanfaniane - si p o n e v a c o m e p o n t e tra l ' E u r o p a e il m o n d o 358
a r a b o , e aveva un occhio di r i g u a r d o p e r I ' O L P di Arafat. Q u e s t a diversità nelle sfumature - che poi t a n t o sfumature n o n e r a n o - e m e r s e con p a r t i c o l a r e e v i d e n z a q u a n d o dall'accoppiata di S p a d o l i n i a Palazzo Chigi e C o l o m b o agli Esteri, si passò all'accoppiata di Craxi a Palazzo Chigi e Andreotti agli Esteri: n o n tanto a causa di Craxi q u a n t o a causa di A n d r e o t t i , che n o n osava scontentare Arafat ma osava s c o n t e n t a r e K o h l (con m o l t a i m p r u d e n z a d i r à , n e l l ' i m m i n e n z a della c a d u t a del m u r o d i B e r l i n o , c h e d i G e r m a n i e e r a meglio a v e r n e d u e , e m e n o m a l e che i tedeschi n o n ce n ' h a n n o serbato r a n c o r e ) . Perfino la piccola g u e r r a delle F a l k l a n d - M a l v i n e , c o n l'occupazione argentina di quelle r e m o t e e insignificanti isole, e la loro riconquista ad o p e r a della flotta inglese (i generali di B u e n o s Aires p a g a r o n o c o n la l o r o d e s t i t u z i o n e e messa sotto accusa un'iniziativa sciocca e a r r o g a n t e ) p i o m b ò n e l l ' i m b a r a z z o il g o v e r n o italiano. La CEE aveva p r o p o s t o sanzioni economiche - oltre che un e m b a r g o militare - cont r o l'Argentina, p e r la sua «aggressione». Ma Roma s'era dissociata: sì p e r il divieto di f o r n i t u r e militari, no ad altri provvedimenti. Q u e s t a p r e s a di posizione - che ci qualificava u n a volta di più come alleati t r e m e b o n d i e critici - e r a legittimata da motivi seri. Quasi la m e t à degli argentini aveva c o g n o m i italiani e s a n g u e italiano nelle vene. Per di p i ù un s o t t o s e g r e t a r i o inglese aveva s p r e z z a n t e m e n t e d i c h i a r a t o , m e n t r e la flotta d e l suo Paese navigava verso le Falkland, che, essendo gli argentini p e r m e t à italiani e p e r m e t à spagnoli, se avesse prevalso il loro s a n g u e italiano n o n avrebbero combattuto (purtroppo n o n combatterono, o combatter o n o malissimo). M e n o b l a s o n a t e s t o r i c a m e n t e , m a forse più influenti in c o n c r e t o , e r a n o t a l u n e situazioni e c o n o m i che che sollecitarono la Farnesina alla cautela: l'Italia aveva in A r g e n t i n a interessi m o l t o forti, e ai loro r a p p r e s e n t a n t i n o n m a n c a v a n o , a R o m a , e n t r a t u r e partitiche. Spadolini sos t e n n e d e g n a m e n t e la validità d e l l ' a t t e g g i a m e n t o italiano. Fu r i c o r d a t o che a n c h e p e r il boicottaggio delle O l i m p i a d i 359
di Mosca l'Italia s'era differenziata dagli Stati Uniti, e che n o n aveva c o m p i u t o n e s s u n a mossa ufficiale c o n t r o l'invasione sovietica dell'Afghanistan. P r e c e d e n t i che, se da u n a p a r t e c o n f e r m a v a n o che il caso Falkland n o n e r a isolato, dall'altra p o r t a v a n o acqua, si direbbe, ai sospetti di chi n o n ci stimava. Tuttavia, con u n a risolutezza che, viste le a b i t u d i n i e le attitudini del Palazzo italiano, e r a r i m a r c h e v o l e , Spadolini aveva deciso nell'estate del 1982 d ' i n v i a r e un c o n t i n g e n t e italiano in Libano, p e r d a r e sostanzioso a p p o r t o alla forza multinazionale cui si chiedeva di m e t t e r pace - o a l m e n o di evitare la g u e r r a a p e r t a - tra fazioni foraggiate - in d e n a r o e in a r m i - da p o t e n z e od organizzazioni straniere, in particolare dalla Siria e da Israele. Gli italiani si affiancarono ai francesi e agli americani, merit a n d o in complesso positivi riconoscimenti. I «soldati gallina» - ossia i bersaglieri - accolti all'inizio con qualche sorriso p e r q u e l loro c a p p e l l o p i u m a t o , si c o m p o r t a r o n o b e n e , così c o m e i p a r a c a d u t i s t i , la fanteria di M a r i n a , i m a r i n a i , gli aviatori, tutti i n s o m m a . Il loro c o m a n d a n t e , il g e n e r a l e Franco Angioni, fu equilibrato, e s e p p e destreggiarsi nel migliore dei m o d i in un labirinto di interessi e di odi. Il bisog n o c h e l'Italia avvertiva di riconoscersi in q u a l c u n o c h e n o n trasudasse da ogni p o r o politica provinciale e appetiti di p o l t r o n e i n d u s s e l ' o p i n i o n e p u b b l i c a - i n c o r a g g i a t a in q u e s t o dai mezzi d ' i n f o r m a z i o n e - a mitizzare quell'eccellente ufficiale quasi che fosse un condottiero di taglia n a p o leonica. «L'opera del c o n t i n g e n t e italiano è oggetto di u n i versale ammirazione» affermò Spadolini in un convegno rep u b b l i c a n o a m e t à o t t o b r e del 1982, e si p u ò r i c o n o s c e r e che l'enfasi n o n aveva di molto alterato la verità. Nella p r o spettiva del g o v e r n o , A n g i o n i fu in p a r t i c o l a r e d e g n o di massima lode p e r c h é , senza m a n c a r e ad a l c u n o dei d o v e r i che le t r u p p e italiane avevano, si t e n n e al di fuori della mischia, e s o p r a t t u t t o n o n irritò i palestinesi: evitando inoltre 360
p e r d i t e u m a n e che c o m u n q u e dolorose avrebbero dato esca a i n c a n d e s c e n t i p o l e m i c h e , alle i m m a n c a b i l i invocazioni d'inchieste p a r l a m e n t a r i , amministrative, giudiziarie, tecniche e chissà cos'altro. Pochi g i o r n i p r i m a che i palestinesi gli s c i p p a s s e r o un transatlantico, il g o v e r n o aveva avuto espressioni di biasimo p e r l'incursione di b o m b a r d i e r i israeliani sul q u a r t i e r e generale dell'OLP a Tunisi. L'incursione, che causò u n a settantina di morti, era u n a rappresaglia p e r la strage di tre israeliani, ad o p e r a di sicari palestinesi, nel p o r t o cipriota di Larnaca. Il m o d o in cui Craxi e A n d r e o t t i avevano stigmatizzato il c o m p o r t a m e n t o israeliano e r a p a r s o eccessivo ai r e p u b blicani, i quali sottolineavano l'arbitrarietà d ' u n giudizio che faceva ricadere su u n a sola delle parti in causa - a p p u n t o il governo di G e r u s a l e m m e - l'intera responsabilità. Se A n d r e o t t i e Craxi - il p r i m o p e r convinzione politica, il s e c o n d o a n c h e p e r l'assidua f r e q u e n t a z i o n e della Tunisia, dove ha u n a villa p e r le vacanze - ritenevano di blandire così gli arabi, evitando il coinvolgimento dell'Italia nel terroris m o , f u r o n o subito disillusi. llAchille Lauro aveva sbarcato ad Alessandria g r a n p a r t e dei suoi quasi o t t o c e n t o passeggeri, che s'erano avviati in p u l l m a n p e r u n a visita al Cairo. S a r e b b e r o stati ricaricati a P o r t o Said. T r a i 200 rimasti - italiani, svizzeri, a m e r i c a n i , austriaci, t e d e s c h i - e r a n o q u a t t r o giovani, u n o p o c o p i ù c h e a d o l e s c e n t e , a r r i v a t i a G e n o v a all'ultimo m o m e n t o , m e n t r e la nave stava p e r salp a r e le a n c o r e , e m u n i t i di p a s s a p o r t i u n g h e r e s i e greci. P r o p r i o questi «ragazzi» s b u c a r o n o sul p o n t e di c o m a n d o , all'ora di p r a n z o di l u n e d ì 7 o t t o b r e , a r m a t i di m i t r a Kalashnikov sovietici, e i n t i m a r o n o al c o m a n d a n t e G e r a r d o De Rosa di far rotta verso il p o r t o di Tartus, in Siria. Fu poi sostenuto che il commando avesse p r o g e t t a t o u n a missione suicida in Israele, dov'era previsto che la nave facesse u n o scalo: e che i q u a t t r o , scoperti da un c a m e r i e r e m e n t r e , in cabina, r i p u l i v a n o le loro a r m i , fossero stati costretti ad agire. 361
Sta di fatto c h e i q u a t t r o esaltati c o m i n c i a r o n o a i m p a r t i r e o r d i n i , a c c o m p a g n a n d o l i con raffiche d'avvertimento. I turisti d o v e t t e r o r a d u n a r s i nella sala r i s t o r a n t e , i m p a u r i t i e indignati: i 344 u o m i n i di e q u i p a g g i o - 78 dei quali di nazionalità p o r t o g h e s e , gli altri italiani - n o n t e n t a r o n o reazioni, p e r evitare il peggio, o più semplicemente p e r p a u r a . A R o m a le sventagliate di m i t r a dei fanatici che s'erano i m p a d r o n i t i dell'Achille Lauro e c h e g g i a r o n o con il f r a g o r e di un'esplosione atomica. Riunioni d'emergenza furono convocate a Palazzo Chigi - d o v e C r a x i aveva in un p r i m o m o m e n t o s u p p o s t o che l'impresa fosse di s t a m p o khomeinista - alla Farnesina dove A n d r e o t t i convocò i suoi p i ù stretti collaboratori, a Palazzo Baracchini, sede del Ministero della Difesa: il cui titolare S p a d o l i n i , avvertito a Milano d o v e si trovava, s'era precipitato nella capitale. Gli Esteri e la Difesa n o n e r a n o soltanto d u e ministeri diversi. E r a n o il c u o r e di d u e diverse «filosofie». Andreotti era p e r u n a trattativa, a n che la più e s t e n u a n t e e la p i ù umiliante, che consentisse di uscire da quel guaio senza uso delle a r m i e senza p r e g i u d i zio p e r i r a p p o r t i privilegiati del ministro con I'OLP e i governi arabi. Infatti A n d r e o t t i mobilitò i m m e d i a t a m e n t e i suoi amici: al Cairo il ministro degli Esteri Boutros Ghali, futuro segretario g e n e r a l e d e l l ' O N U , che assicurò p i e n a collaborazione; in Siria il p r e s i d e n t e Assad che, da P r a g a dov'era in visita, si dichiarò d a p p r i m a disposto a consentire l'attracco della nave nel p o r t o siriano. Ma dalle m e m o r i e di Andreotti si evince che l'ottusità degli a m e r i c a n i i m p e d ì q u e s t a soluzione e che essi c a u s a r o n o i n d i r e t t a m e n t e la m o r t e d ' u n loro concittadino. «La conoscenza p e r s o n a l e con il p r e s i d e n t e Assad - ha scritto Andreotti - mi consentì di rintracciarlo subito e o t t e n e r e l'assenso (all'ingresso dell'Achille Lauro nel p o r t o di Tartus - N.d.A.) n o n o s t a n t e che avesse preferito restar fuori dalla vicenda. F u r o n o gli americani a bloccare l'operazion e , t e m e n d o c h e u n a volta a t e r r a i p i r a t i p o t e s s e r o dileguarsi: e il r i p e n s a m e n t o i m p e d ì che n e s s u n a vittima insan362
guinasse l'operazione, p e r c h é solo d o p o il rifiuto (all'attracco della n a v e - N.d.A.) v e n n e ucciso, c o m e si s e p p e poi, il p a s s e g g e r o a m e r i c a n o L e o n Klinghoffer». D a Arafat, A n dreotti ricevette l'assicurazione che I ' O L P n o n aveva nulla a c h e v e d e r e con il s e q u e s t r o dell'Achille Lauro, e c h e anzi si s a r e b b e a d o p e r a t a p e r c h é i d i r o t t a t o r i si a r r e n d e s s e r o , e fossero d e b i t a m e n t e giudicati. A n d r e o t t i si sentì molto incoraggiato da queste profferte. Per n o n essere da m e n o di lui C r a x i c o n t a t t ò t e l e f o n i c a m e n t e il p r i m o m i n i s t r o t u n i s i n o Mzali, suo g r a n d e amico. Arafat i n d u b b i a m e n t e si p r o d i g a v a : c o m u n i c ò al governo italiano, nella notte da l u n e d ì a m a r t e d ì , d'avere inviato al Cairo d u e suoi emissari p e r c h é aiutassero alla soluzione del «caso». U n o dei d u e era H a n i El H a s s a n , collaboratore politico di Arafat, l'altro Abu Abbas: che p o i la giustizia italiana c o n d a n n e r à all'ergastolo - in contumacia, è ovvio - come i d e a t o r e dell'attacco all'Achille Lauro. Craxi e A n d r e o t t i n o n p o t e v a n o sapere, in quel m o m e n t o , delle responsabilità d i Abbas: m a f i n s e r o d i n o n s a p e r n e nulla n e p p u r e q u a n d o gli americani li avvertirono c h e la m e d i a z i o n e di Arafat e r a u n a beffa, p e r c h é si dava il caso che u n o dei mediatori fosse il capo dei terroristi. ^Achille Lauro, cui era stato inibito lo scalo in Siria, vagab o n d a v a nel M e d i t e r r a n e o , e si r i p r e s e n t ò in prossimità delle coste egiziane. I n t a n t o , a Palazzo B a r a c c h i n i , S p a d o l i n i faceva m e t t e r e a p u n t o i piani d ' u n a azione a r m a t a che consentisse a reparti speciali italiani di r e c u p e r a r e la nave: p u r s a p e n d o s i c h e u n ' a z i o n e di forza avrebbe p o t u t o i n d u r r e i terroristi a rivalersi sugli ostaggi. Altri piani e r a n o elaborati dagli a m e r i c a n i . Nelle o r e che s e g u i r o n o vi fu il mistero, o l'equivoco grottesco, dei messaggi attribuiti al c o m a n d a n t e De Rosa secondo i quali nessun passeggero aveva subito violenze: m e n t r e il p o v e r o Klinghoffer, le cui u n i c h e colpe erano quelle d'essere un invalido, d'essere un americano, e d ' e s s e r e e b r e o , veniva ucciso e b u t t a t o fuori b o r d o c o n la carrozzina su cui era inchiodato. C r i m i n e orribile - l'assassi363
no si c h i a m a M a g l e d Al Molql - di cui m o l t o o p p o r t u n a m e n t e le autorità italiane n o n s e p p e r o , o asserirono di n o n aver saputo, fino a che XAchille Lauro fu liberata, e i dirottatori si furono arresi agli egiziani: p e r c h é il n o n aver s a p u t o consentì p a t t e g g i a m e n t i e compromissioni che in caso contrario u n m i n i m o d i decenza avrebbe impedito. Nel p o m e r i g g i o di m a r t e d ì 8 o t t o b r e XAchille Lauro tornava sotto il controllo del suo c o m a n d a n t e . I q u a t t r o dirottatori e assassini, che trecento e passa u o m i n i d ' e q u i p a g g i o n o n e r a n o riusciti in alcun m o d o a neutralizzare, e r a n o nelle m a n i degli egiziani: da Andreotti e anche da Craxi consid e r a t e a q u a n t o p a r e b u o n e m a n i , p e r c h é giustizia fosse fatta. Ma gli a m e r i c a n i e r a n o m e n o fiduciosi, e n o n a v e v a n o tutti i torti. A m e z z a n o t t e di giovedì 10 o t t o b r e u n a telefon a t a della Casa Bianca avvertì Craxi che aerei militari a m e ricani avevano intercettato un a p p a r e c c h i o egiziano sul quale si p r e s u m e v a viaggiassero i t e r r o r i s t i dell'Achille Lauro. Gli a m e r i c a n i c h i e d e v a n o che l'aereo, p r e s o sotto m i r a dai loro caccia, atterrasse nella base NATO di Sigonella in Sicilia. L'autorizzazione fu concessa: ma secondo il resoconto degli a v v e n i m e n t i c h e C r a x i fece alla C a m e r a dei d e p u t a t i il 17 ottobre, essa fu i n t e r p r e t a t a t r o p p o l a r g a m e n t e . I n s i e m e al Boeing 737 egiziano a t t e r r a r o n o n o n già i caccia americani, ma d u e aerei da t r a s p o r t o C 141. II Boeing e r a stato circond a t o , alla f i n e del rullaggio, d a u n a c i n q u a n t i n a d i carabinieri, a loro volta circondati da u n a c i n q u a n t i n a di u o m i n i della Delta Force statunitense - scesi dai C 141 - al cui com a n d o era un generale in collegamento radio con Washington. R e a g a n voleva che gli assassini di Klinghoffer c o m p a rissero davanti a u n a giustizia c o m e quella a m e r i c a n a , che n o n avrebbe c e d u t o a ragioni di o p p o r t u n i t à e convenienza politica. Ma a q u e l p u n t o , al di là d ' o g n i mistificazione logica e d ' o g n i furbizia dialettica, i l p r o b l e m a n o n e r a p i ù t a n t o quello dei q u a t t r o esecutori materiali del sequestro - e dell'uccisione del p o v e r o Klinghoffer - q u a n t o quello di Abu 364
Abbas, c h e viaggiava sul Boeing insieme all'altro messaggero di Arafat. Per p r o t e g g e r e questo capo del t e r r o r i s m o internazionale il g o v e r n o italiano s e m b r ò disposto a rischiare u n o s c o n t r o a r m a t o c o n i g r a n d i alleati dell'Italia, gli Stati Uniti. E p r o p r i o sul p r o b l e m a Abbas, le spiegazioni di Craxi in P a r l a m e n t o furono un c u m u l o di reticenze, di ipocrisie, e all'occorrenza di bugie. C r a x i disse c h e la giustizia italiana a v r e b b e , c o m e le c o m p e t e v a , p r o c e s s a t o i s e q u e s t r a t o r i : e a g g i u n s e c h e n o n e r a possibile i n d a g a r e s u p e r s o n e ospiti del g o v e r n o egiziano a b o r d o di q u e l B o e i n g , p e r c h é esso godeva del privilegio dell'extraterritorialità. Il g o v e r n o italiano chiedeva p e r a l t r o all'ambasciatore egiziano lo spostam e n t o del B o e i n g 737 dalla base di Sigonella all'aeroporto r o m a n o di C i a m p i n o «allo scopo di p o t e r esplorare la possibilità di c o m p i e r e ulteriori accertamenti». «Esplorare la possibilità di compiere» è u n a perifrasi dietro la quale stava u n a g r a n voglia di n o n far nulla. Spiegava Craxi c h e il B o e i n g e r a trasferito a R o m a p e r r i s p o n d e r e « a l l ' i m p e g n o c h e io avevo assunto con Reagan di c o n c e d e r e il t e m p o necessario affinché potessimo d i s p o r r e di elementi o evidenze c h e dimostrassero, c o m e si assume, il coinvolgimento dei d u e dirigenti palestinesi nella vicenda». Il Boeing volò da Sigonella a C i a m p i n o controllato da un caccia a m e r i c a n o e affiancato, subito d o p o l'atterraggio, da un altro a e r e o militare USA: p e r il c h e il g o v e r n o di R o m a consegnò i m m e d i a t a m e n t e u n a protesta all'ambasciatore degli USA, R a b b . A C i a m p i n o Abu Abbas passò d a l l ' a e r e o egiziano a u n o iugoslavo e decollò verso altre t r a m e e altri crimini, con sollievo del g o v e r n o italiano cui faceva da cont r a p p e s o il f u r o r e del g o v e r n o a m e r i c a n o . C r a x i s o s t e n n e che la m a g i s t r a t u r a n o n aveva adottato alcun p r o v v e d i m e n to p e r bloccare Abu Abbas e il suo c o m p a r e di «mediazione» m a n c a n d o l e elementi di p r o v a a carico. In un Paese dove i processi d u r a n o a n n i s'era r i t e n u t o che fosse impossibile rit a r d a r e di qualche decina d'ore, p e r ulteriori accertamenti, il fermo dei d u e . 365
N o n o s t a n t e le sollecitazioni a m e r i c a n e , rozze fin c h e si vuole ed espresse in gesti di stile western (ma nella sostanza sacrosante p e r c h é tutto ciò c h e gli a m e r i c a n i dissero allora di Abu Abbas fu confermato da sentenze definitive della mag i s t r a t u r a italiana) si p r e f e r ì u m i l i a r e e d e l u d e r e l'alleato piuttosto che gli «amici» arabi e, amico tra gli amici, Arafat. Un'Italia che n o n mostrava mai i muscoli, trovò il coraggio di provarcisi solo p e r d a r via libera a un c r i m i n a l e , tra gli applausi dei comunisti e di tutta la sinistra, che finalmente riconoscevano a Craxi qualche b u o n a qualità. Quest'abdicazione ai doveri d ' u n o Stato civile fu gabellata p e r difesa della dignità nazionale e attestazione d'orgoglio patriottico. Anche a distanza d'anni, d o p o che Abu Abbas s'era beccato, insieme agli esecutori materiali, un ergastolo del tutto teorico, e i suoi sicari in carcere riacquistavano la libertà, i «politici» che condussero a quel m o d o l'affare Lauro n o n h a n n o ripens a m e n t i : «Certo - ha osservato p r e t e s c a m e n t e A n d r e o t t i la m o r t e del p o v e r o Klinghoffer e r a m o l t o triste e a n d a v a p u n i t a severamente, ma l'avere evitato u n ' a v v e n t u r a gravissima a centinaia di p e r s o n e n o n e r a da spttovalutare. Messaggi di riconoscenza e a p p r e z z a m e n t o v e n n e r o da p i ù capitali d o v e si e r a t e m u t o il p e g g i o . Ma gli a m e r i c a n i n o n e r a n o di questo avviso: e p e r alcuni giorni f u m m o sotto i tiri di u n a c a m p a g n a d'inaudita ingiustizia. E r a v a m o divenuti gli imbelli, i p r o t e t t o r i dei terroristi, gli irriconoscenti alleati». C h e cattiveria, il m o n d o . A S p a d o l i n i , c h e n o n sentiva la fatale a t t r a z i o n e degli arabi, e aveva p i ù d ' u n a riserva sull'attendibilità delle loro p r o m e s s e , gli sviluppi e l'epilogo della faccenda Lauro n o n p i a c q u e r o . Voleva un c h i a r i m e n t o che r i g u a r d a s s e t a n t o il «chi siamo?» q u a n t o il «con chi stiamo?». Il 17 ottobre Craxi, r i c o s t r u e n d o a Montecitorio, nel m o d o che s'è detto, le fasi del sequestro, a n n u n c i ò la caduta del governo. «Ieri - disse ho ricevuto le dimissioni dei ministri M a m m ì , S p a d o l i n i e Visentini a seguito di u n a decisione della direzione r e p u b blicana, che ha d e t e r m i n a t o u n a crisi nei r a p p o r t i della coa366
lizione.» E r a n o , quelle di Craxi, dimissioni del tipo a elastico, p r o n t e al r i e n t r o . Cossiga o p t ò presto p e r u n a riconferma n o n solo dello stesso P r e s i d e n t e del Consiglio, ma dell'intero Ministero: e il segretario comunista Natta in questa occasione n o n creò p r o b l e m i o p p o n e n d o s i agli a m e r i c a n i , C r a x i s'era assicurata, a l m e n o p e r q u a l c h e t e m p o , l a sua g r a t i t u d i n e . Il G o v e r n o Craxi resuscitò, e il P r e s i d e n t e del Consiglio, rinfrancato, ribadì nel dibattito sulla fiducia, che la causa palestinese e r a nobile: poiché Giorgio La Malfa l'aveva i n t e r r o t t o concitatamente, spiegò che « q u a n d o Giuseppe Mazzini nel suo esilio si macerava nell'ideale dell'Unità, lui così idealista e religioso, p r o g e t t a v a gli assassini politici. Contestare la legittimità dell'uso delle a r m i a chi vuole liber a r e il p r o p r i o Paese è a n d a r e c o n t r o le leggi della Storia». Il 27 d i c e m b r e un commando palestinese che con le leggi della Storia e r a in perfetta sintonia, a l m e n o là d o v e si p r e t e n d e che esse d i a n o licenza d'uccidere, lanciò b o m b e , nell'aeroporto di Fiumicino, c o n t r o il b a n c o d'accettazione delI'ETAL, la c o m p a g n i a di b a n d i e r a israeliana. La polizia italiana e i vigilantes della c o m p a g n i a r e a g i r o n o , si c o n t a r o n o 13 m o r t i e 75 feriti. Mazzini forse a v r e b b e c a p i t o , gli italiani d e l N a t a l e 1985 n o n c a p i r o n o , o s t i n a n d o s i a d i s t i n g u e r e i terroristi dai patrioti. U n a b r a n c a m o l t o p a r t i c o l a r e e m o l t o c h i a c c h i e r a t a della politica estera italiana fu quella degli aiuti al Terzo m o n d o : la cosiddetta cooperazione, gestita dal Ministero degli Esteri. Sui cui uffici, da q u a n d o essi p o t e r o n o m a n o v r a r e migliaia di miliardi, si a p p u n t a r o n o gli occhi avidi dei partiti italiani, in particolare del PSI e della DC. A sentirli, e a n c h e a l e g g e r n e i p r o v v e d i m e n t i , si sarebbe detto che gli inquilini p i ù autorevoli del Palazzo fossero pervasi da u n ' i n c o n t e n i bile ansia di solidarietà verso i d i s e r e d a t i della t e r r a . Larg h e g g i a v a n o negli stanziamenti, e negli a m m o n i m e n t i agli italiani p e r c h é n o n si c h i u d e s s e r o in meschini egoismi, ma ascoltassero la voce dei poveri e degli infelici. Si capì subito, 367
ma si s e p p e c o m p i u t a m e n t e in a n n i successivi, che tanto fervore dai toni evangelici n o n e r a p r o p r i a m e n t e i m m u n e d a considerazioni di basso profilo, e di alto reddito. Alla cooperazione m u n g e v a n o , in unità d'intenti ma a n c h e con spirito competitivo, sia i despoti dei Paesi beneficati, sia le ditte dell'Italia donatrice, sia i partiti che esigevano implacabili la loro quota. Il meccanismo funzionava alla perfezione p e r c h é lo oliavano le s m a n i e solidaristiche di chi, p r o n t o a i n d i g n a r s i p e r le umiliazioni inflitte ai n e g r i dell'Alabama, festeggiava invece i miliardi inviati a regimi, c o m e quello del somalo Siad B a r r e o c o m e quello dell'etiopico M e n g h i s t u , che si distinguevano p e r la loro ferocia repressiva. Per evitare litigi, P S I e DC s'erano spartite le a r e e geografiche: in particolare, l'Etiopia toccava, in linea generale, alla D C , l a Somalia a l P S I . I democristiani n o n e r a n o m e n o p r o n ti a incassare dei socialisti: ma u s a n d o u n a p i ù felpata discrezione. La passione somala della s q u a d r a di Craxi aveva invece manifestazioni s c o p e r t e fino alla puerilità. Pillitteri, il «cognatissimo» del leader socialista, e r a stato a Milano console o n o r a r i o somalo p r i m a d'esserne sindaco, e aveva rispettos a m e n t e i n t e r v i s t a t o Siad B a r r e , c h e gli aveva d i c h i a r a t o con accenti ispirati: «Il socialismo è unico, è quello u n i v e r sale, di cui noi c e r c h i a m o di seguire i massimi principi, a p plicandoli n a t u r a l m e n t e alla n o s t r a realtà». Pillitteri registrava c o m p u n t o queste belle parole. Nel 1985 b e n 520 miliardi dei 900 che il g o v e r n o italiano aveva destinato alla lotta c o n t r o la fame n e l m o n d o finirono in Somalia. L a g g i ù l ' i n t e r l o c u t o r e privilegiato dei socialisti fu d a p p r i m a il gen e r a l e Aidid - p r o p r i o il «signore della g u e r r a » cui le N a zioni Unite d a r a n n o la caccia nel 1993 - che e r a u n o degli i n t i m i di B a r r e e c h e aveva inviato a M i l a n o , c o m e suoi emissari, u n a figlia e un n i p o t e . (Aidid fece p o i causa a Craxi e Pillitteri l a m e n t a n d o che n o n gli fosse stata versata u n a t r e n t i n a di miliardi di provvigioni, secondo lui spettantegli.) C a d u t o in disgrazia Aidid, il referente somalo dei so368
cialisti sarebbe diventato Said O m a r M u g n e , un i n g e g n e r e . I p r o g e t t i che v e n i v a n o a l i m e n t a t i e r a n o i p i ù d i s p a r a t i , a volte utili ma mal attuati, a volte irrealizzabili, a volte stravaganti. Ha scritto Elio Veltri, nel suo Da Craxi a Craxi, che d u r a n t e u n a visita ufficiale dello stesso Craxi in Somalia, tra il 20 e il 22 s e t t e m b r e dell'85, lo stilista Nicola T r u s s a r d i e r a tra i c o m p o n e n t i la delegazione: «Cosa ci fa Trussardi tra gli affamati della Somalia?» si chiede Veltri. «La risposta è semplice: lo zelante Francesco Forte, gestore dell'operazione fame n e l m o n d o , n e l p r o t o c o l l o d'intesa (con i somali N.d.A.), oltre a u n a s t r a d a , un'acciaieria, un cementificio, un p i a n o agro-zootecnico e u n o p e r lo sviluppo delle telecomunicazioni, ha previsto a n c h e di potenziare la linea profumi-cosmetici. C r a x i stesso d e v e aver p e n s a t o che e r a t r o p p o , e ci ha tirato su u n a riga. In c o m p e n s o ha voluto che si includesse un i m p e g n o p e r lo sviluppo del t u r i s m o e della pesca». Le varie centinaia di miliardi della c o o p e r a z i o n e si gonfiarono, nel corso degli a n n i , fino a diventare alcune migliaia, s e m p r e con la «cresta» dei caritatevoli politici e boiardi. Fino al g i o r n o in cui n o n solo i politici e i boiardi, ma a n che ambasciatori che a quel settore del Ministero degli Esteri e r a n o stati p r e p o s t i , sono finiti sotto inchiesta, e perfino in carcere. Gli africani così mal beneficati e r a n o nel frattempo riusciti a scrollarsi di dosso Menghistu e Siad B a r r e , senza molto giovarsene, specialmente gli sventurati somali p r e cipitati dalla d i t t a t u r a sanguinaria e c o r r o t t a in u n a g u e r r a civile crudele. Ma a l m e n o gli italiani si sono scrollati di dosso gli aspetti p i ù infami d ' u n a cooperazione che somigliava molto a u n a grassazione. Craxi e A n d r e o t t i - n o n p e r caso rispettivamente Presidente d e l Consiglio e m i n i s t r o degli Esteri - s t a v a n o in q u e l t e m p o (metà degli a n n i Ottanta) u n a s p a n n a s o p r a tutti gli altri politici italiani. Cossiga e r a a n c o r a , c o m e C a p o dello Stato, nella sua fase incolore e notarile. Forlani faceva il vicep r e s i d e n t e d e l Consiglio con la c o n s u e t a distrazione, i co369
m u n i s t i n o n a v e v a n o u n a f i g u r a c h e spiccasse, P a n n e l l a sconfinava nel folklore. I d u e p r i m i - u o m i n i del Palazzo d o m i n a v a n o la scena p e r le loro qualità e p e r i loro difetti. I n v a d e n t e e i n c o m b e n t e , a n c h e dal p u n t o di vista fisico, Craxi n o n e r a simpatico - o lo e r a a pochissimi -, ma dava u n a sensazione di risolutezza e di forza, c h e gli acquistava rispetto. Lo si sapeva spregiudicato, e questo n o n gli nuoceva t r o p p o . A Milano era un capo-clan: con il cognato Pillitteri, che sarebbe stato sistemato a Palazzo M a r i n o c o m e sindaco; con i figli Bobo e Stefania che, ciascuno a suo m o d o , si facevano avanti; con gli stilisti alla m o d a , e al garofano; con u n a c o o r t e di amici e clientes c h e sfilavano negli uffici concessigli dal C o m u n e - a c a n o n e iniquo, p e r la sua irrilevanza - in piazza D u o m o . A R o m a e r a u n o statista di l e v a t u r a n o n solo n a z i o n a l e ma e u r o p e a , capace - lo si e r a visto p e r la vicenda di Sigonella - di f r o n t e g g i a r e R o n a l d R e a g a n . Sia a Milano sia a R o m a Craxi sapeva essere un d i s p e n s a t o r e di favori, e n o n gli m a n c a v a n o m a i i p o s t u l a n t i . Nella d i s t r i b u z i o n e delle p r e b e n d e e nelle lottizzazioni - le cui battaglie gli e r a n o congeniali - sapeva c o m p e n s a r e i fedeli, o coloro che p r e s u meva tali. Aveva tratti di generosità verso gli avversari «interni», e q u a n d o Enrico Manca, che ostentava impeti di sinistra, fu n e i g u a i p e r c h é lo si voleva affiliato alla P 2 , t r o v ò m o d o di consolarlo con la presidenza della RAI. Forse p e r le t r o p p e f r e q u e n t a z i o n i con satrapi africani, C r a x i ne aveva m u t u a t o qualche abitudine, nei suoi viaggi ufficiali, e molto si m o r m o r ò sui «maghi, n a n i e ballerine» che lo seguivano. U n a visita in Cina nel 1986 gli d i e d e m o d o d ' i n z e p p a r e il B747 dell'Alitalia di familiari, famuli, seguaci, amici, - a d u latori, t a n t o che i giornalisti al seguito e b b e r o qualcosa da ridire; e Marina Ripa di Meana, che in quella corte da basso i m p e r o ci si trovava benissimo, li bollò c o m e invidiosi: s'erano seccati, secondo lei, p e r c h é avevano d o v u t o accontentarsi, sul J u m b o , della «turistica», m e n t r e ai vip spettava la business e ai vip-vip la top-class. Andreotti, che c o m e titolare del370
la Farnesina e r a della comitiva, accennò mellifluo a u n a trasferta di Craxi e «dei suoi cari». La spavalderia di Craxi, e a n c h e il suo moralismo ufficiale e verbale, così c h i a r a m e n t e falso, p a r e v a n o agli italiani, a l m e n o a molti italiani, u n a furberia da u o m o in gamba. Del r e s t o p o c h i , tra c o l o r o che lo criticavano, facevano a l o r o volta del moralismo g e n u i n o . S'è visto che q u a n d o Craxi era stato, p e r Sigonella, a n t i a m e r i c a n o , il P C I s'era affrettato a e l o g i a r l o , s c o r d a n d o s i il p a s s a t o . A q u e l C r a x i t r i o n f a n t e tutti p r o n o s t i c a v a n o u n l u n g o a v v e n i r e politico, r i m a n e n d o n e d u b b i solo il percorso e i t r a g u a r d i : u n a l u n g a p e r m a n e n z a a Palazzo C h i g i , o un a p p r o d o al Q u i r i n a l e , o nel p e g g i o r e d e i casi u n a delle p o l t r o n e onorifiche alla presid e n z a d ' u n r a m o del Parlamento. In fin dei conti era relativ a m e n t e giovane: e n o n insidiato, ancora, dal diabete. L'uomo il cui p o t e r e a Milano veniva dagli avversari p a r a g o n a t o a quello di Ceausescu in R o m a n i a aveva p o r t a t o nelle celebrazioni del p a r t i t o tocchi coreografici da socialismo reale, abbinati alle svenevolezze a d o r a n t i , di gente dello spettacolo, p r i m a fra tutti la cinguettante S a n d r a Milo. Il P S I n o n risparmiava sugli allestimenti del teatro politico, o della politica teatro: n o n ce n ' e r a ragione, con gli introiti che la screm a t u r a tangentizia garantiva. N e p p u r e A n d r e o t t i riusciva p r o p r i a m e n t e simpatico. Alla calvizie e al faccione di Craxi c o n t r a p p o n e v a le sue orecchie a sventola, la sua bocca a fessura di salvadanaio, la sua «gobba». Nulla era di p e r sé a t t r a e n t e in questo inamovibile a t t o r e della scena r o m a n a : a t t o r n o al quale s'era p e r di più intessuta u n a l e g g e n d a n e r a , fatta di verità e fantasie, che lo voleva al c e n t r o d ' o g n i i n t r i g o , p u r c h é fosse losco. La sua p e r e n n i t à pubblica gli aveva senz'altro i m p o s t o conoscenze e strette di m a n o disdicevoli o sgradevoli: e il p i ù delle volte inconsapevoli. Ma Sindona, Calvi, Gelli avevano avuto m a g gior familiarità con lui che con altri e s p o n e n t i della politica, e nei suoi estremi e disperati memoriali M o r o aveva d e p l o r a t o d'essere stato costretto negli U S A - q u a n d ' e r a ministro 371
degli Esteri, e Andreotti Presidente del Consiglio - a sedere in un b a n c h e t t o con Sindona. Le o m b r e c h e a v v o l g e v a n o A n d r e o t t i e l'insistenza con cui si accennava agli scheletri nascosti nei suoi a r m a d i , n o n lo privavano d ' a m m i r a t o r i e di successo. Si riconosceva che e r a t o r b i d o ma p e r esaltarne, a c o m p e n s o , la s t r a o r d i n a r i a intelligenza e le doti d ' u m o r i s m o . Il presenzialismo di Andreotti era diverso da quello di Craxi, privo di spacconeria. Allevato ad incenso, Andreotti sembrava fatto p e r le p e n o m b r e dei corridoi vaticani. Tuttavia, m e n t r e e r a p r e s o da imp e g n i pubblici solenni, trovava il t e m p o p e r «ozi» letterari e p e r frivolezze di spettacolo, o d'avanspettacolo. Tarantolato dalla voglia di a p p a r i r e b e n c h é a p p a r i s s e da s e m p r e , sfornava libri - di successo, finché ne e b b e a n c h e lui - a r i t m o impressionante, r i c e v e n d o n e elogi in p a r t e meritati, in p a r te i m m e r i t a t i , q u a n d o si riferivano alla sua p r o s a : s e m p r e oscillante tra il r a p p o r t o burocratico e la battuta. A n d r e o t t i n o n m a n c a v a u n vernissage, A n d r e o t t i a n d a v a alle p r e s e n t a z i o n i dei suoi Visti da vicino e poi p r e s e n t a v a , s e m p r e da vicino, libri d'altri, A n d r e o t t i collaborava a settimanali con r u b r i c h e di varia umanità, A n d r e o t t i i n t e r p r e t a va se stesso d a v a n t i alle t e l e c a m e r e , in trasmissioni c o m e Crème caramel o altre, accettando di mettersi al fianco dei comici che di lui facevano la c a r i c a t u r a . Così c o m e il d e b i t o pubblico dell'Italia s'andava - complice A n d r e o t t i - ingigant e n d o , il suo c r e d i t o pubblico s e m b r a v a i m p e n n a r s i irresistibilmente. Gli e l e m e n t i p e r tracciare un profilo politico e m o r a l e di Bettino Craxi e di Giulio Andreotti n o n mancavano davvero, già negli a n n i Ottanta. Ma gli italiani n o n vedevano, o preferivano n o n v e d e r e ; e i cortigiani in ressa plaud e n t e a t t o r n o ai d u e liquidavano con sarcasmi chi li criticasse. P r o n t i a lasciarli in assoluta solitudine q u a n d o il v e n t o fosse cambiato, c o m e in effetti è cambiato.
CAPITOLO
NONO
LA STAFFETTA
HAchille Lauro aveva ripreso, d o p o la d r a m m a t i c a a v v e n t u r a m e d i t e r r a n e a , la sua navigazione, e l'aveva ripresa a n c h e il G o v e r n o Craxi. Cui il Presidente del Consiglio sapeva d a r e u n a vernice di stabilità e di tranquillità che e r a c o n t r a d d e t t a dai fatti. Le m i n e dei franchi tiratori r e n d e v a n o malsicura e a volte inpercorribile la rotta: tanto che Massimo Riva, giornalista ed economista d i v e n u t o p a r l a m e n t a r e nelle liste comuniste, p o t r à senza t r o p p o sforzo demolire il mito dell'efficiente decisionismo craxiano. «La stabilità - d i r à - è un feticcio. N o n si p u ò n e g a r e che negli ultimi tre a n n i , insediato l'onorevole Craxi a Palazzo Chigi, abbiamo conosciuto il p i ù l u n g o G o v e r n o della storia della Repubblica, ma è vero e alt r e t t a n t o innegabile che n o n a b b i a m o mai avuto u n governo stabile. Il r e c o r d della d u r a t a è stato caratterizzato da un altro record, più vistoso di quello della d u r a t a : dal r e c o r d di b e n 163 sconfitte del g a b i n e t t o in P a r l a m e n t o . E il r e c o r d dell'instabilità quello r e g i s t r a t o dal g o v e r n o a p r e s i d e n z a socialista: è un r e c o r d m o n d i a l e p e r c h é n o n c'è al m o n d o un Paese nel quale il Parlamento abbia tante volte d e n e g a t o il consenso a u n o stesso governo. E un r e c o r d di impopolarità parlamentare.» Craxi era inferocito da questa t o r t u r a , che attribuiva sop r a t t u t t o - e aveva r a g i o n e - al voto s e g r e t o , u n a c o r t i n a dietro la quale i congiurati p o t e v a n o affilare i loro stiletti, e vibrare i colpi. T r a il Presidente del Consiglio e il segretario della D C D e Mita n o n correva b u o n s a n g u e , e a n c o r m e n o ne c o r r e v a tra alcuni loro c a u d a t a r i . Per i socialisti la posizione di De Mita e r a «oscurantista, m e d i e v a l e , di fascismo 373
bianco», e p e r i democristiani - senti chi parla - il P S I pensava solo all'accaparramento delle p o l t r o n e e al p o t e r e . In casa d e m o c r i s t i a n a e r a n o in c o r s o le g r a n d i m a n o v r e p e r il C o n g r e s s o di p a r t i t o - il diciassettesimo - i n d e t t o p e r il m a r z o 1986. La rielezione di De Mita e r a pacifica: ma il nemico delle c o r r e n t i a p p r o d a v a all'assemblea p o r t a t o da u n a c o r r e n t e n e o n a t a , che fu chiamata del Golfo (l'allusione e r a al Golfo di Napoli, n o n al Golfo Persico), p e r c h é i notabili A n t o n i o Gava e Vincenzo Scotti ne e r a n o stati i p r i n c i p a l i artefici. A n d r e o t t i n o n vi si associò, ma accettò di far p a r t e della maggioranza, che includeva - oltre al cartello d e n u d a no - dorotei, forlaniani, fanfaniani e area Zac. All'opposizion e n o n r e s t a v a n o c h e gli e s p o n e n t i d i Forze n u o v e . U n trionfale ottanta p e r cento riconsacrò d u n q u e De Mita, che aveva tuttavia avuto la sua investitura dai «baroni» e dai lor o p r e t o r i a n i , n o n d a u n a platea indifferenziata. M e n t r e il g o v e r n o proseguiva il suo affannoso slalom tra le bocciature, n o n m a n c a v a n o - né al g o v e r n o stesso né alla classe politica in g e n e r a l e - gravi motivi di p r e o c c u p a z i o n e . Perché il t e r r o r i s m o e r a calante ma t u t t o r a pericoloso, e tale r i m a r r à p e r qualche t e m p o (il 10 febbraio 1986 e r a stato ucciso il r e p u b b l i c a n o L a n d ò Conti, ex sindaco di Firenze, il 20 m a r z o dell'87 fu abbattuto il generale dell'aeronautica Licio Giorgieri, e il 16 aprile 1988 il senatore democristiano Roberto Ruffilli). In quella t a r d a p r i m a v e r a del 1986 il Palazzo rivolgeva tutta la sua a t t e n z i o n e alle elezioni siciliane del 22 g i u g n o , dalle quali ci si aspettava - lo si aspettava s e m p r e , a n c h e dal voto di Zelobuonpersico - un segnale preciso. Il P S I si attestò sul 15 p e r cento, la DC scese dal 41 al 39, i n s o m m a niente di sconvolgente. Craxi n o n aveva avuto l'ascesa i m p e t u o sa su cui contava, ed era esasperato dalle repliche dei franchi tiratori. Q u a n d o ne subì un'altra, il 26 g i u g n o , si dimise. Cossiga, le cui alluvioni verbali e r a n o di là da venire, si comp o r t ò secondo tradizione, a n c h e se scansò l'immediato reincarico a Craxi. Un compito esplorativo a Fanfani, poi la d e 374
signazione di Andreotti, che tuttavia esitava ad assumersi la presidenza del Consiglio in u n a situazione di r o t t u r a a p e r t a con i socialisti. De Mita avanzò a quel p u n t o la p r o p o s t a di un'alleanza strategica tra DC e P S I , ossia d ' u n patto di legislatura. Craxi governasse p u r e p e r i venti mesi che m a n c a v a n o alle elezioni: ma garantisse che nella successiva legislatura il g o v e r n o sarebbe stato guidato da un democristiano. Il rifiuto socialista fu m o t i v a t o n o n t a n t o da ovvi a r g o m e n t i costituzionali (il sistema partitocratico avrebbe toccato la vetta, o il fondo, c o n un a c c o r d o che delegasse a d u e s e g r e t a r i di p a r t i t o , scavalcando il P a r l a m e n t o , la prefigurazione dei futuri governi) q u a n t o da considerazioni di convenienza politica. Le condizioni di De Mita, ha scritto Giorgio Galli, a v r e b b e r o vincolato Craxi «ad a b b a n d o n a r e quella linea di alleanza con la D C , ma competitiva, che è alla base d e l suo prestigio». Fallito q u e s t o tentativo di «staffetta», ne fu realizzato, con le immancabili ambiguità, un altro min o r e . C r a x i f o r m ò - e r a il 1° agosto 1986 - il suo g o v e r n o bis, m o l t o simile al p r e c e d e n t e : fuori Altissimo, L a g o r i o , Martinazzoli e C a r t a , d e n t r o R o g n o n i , D o n a t Cattin, Formica, De L o r e n z o e, in sostituzione d e l d e f u n t o F o r t u n a , un altro socialista, Fabbri. Al g o v e r n o e r a affidata l ' a p p r o vazione della legge finanziaria, che n o n poteva a n d a r e al di là del febbraio successivo. D o p o d i c h é si sarebbe rinegoziato p e r d a r vita a un p e n t a p a r t i t o alla testa del quale fosse un democristiano. La finanziaria passò p e r il rotto della cuffia - d u e voti di m a g g i o r a n z a -, altri p r o v v e d i m e n t i naufragar o n o . I n t a n t o De Mita r i n n o v a v a , in p u b b l i c o o nella p e n o m b r a di i n c o n t r i riservati, il t e m a della staffetta, c h e Craxi n o n gradiva, p r e f e r e n d o n e d i g r a n l u n g a altri c o m e la moralità o il r i s a n a m e n t o delle finanze pubbliche. Per il 7 f e b b r a i o 1987 fu c o n v o c a t o , c o m e voleva la bolsa liturgia d e l Palazzo, un conclave d e i p a r t i t i di g o v e r n o : e ne uscì u n a f u m a t a n e r a . C r a x i s e n e a n d a v a c o n malagrazia, n e g a n d o che i patti gl'imponessero di passare la m a n o . Se De Mita s'era illuso che il r i t o r n o della DC a Palazzo Chigi fosse 375
m o r b i d o e i n d o l o r e , dovette p r e s t o ricredersi: il c o r p u l e n t o cow-boy calvo e i r a c o n d o sbalzato di sella meditava ritorsioni e v e n d e t t e . S'era capito di che u m o r e fosse, qualche temp o p r i m a , q u a n d o u n giornalista gli aveva r a m m e n t a t o l a staffetta, e lui aveva b u r b a n z o s a m e n t e replicato: «Chi dice che c'è un p a t t o è un insolente, e se lei allude a questo lei è u n insolente». Ci fu allora - s e m b r a siano passati secoli - chi r i m p i a n s e Craxi, il suo m o d o a r r o g a n t e ma convincente di c o m a n d a re, il suo piglio risoluto, le sue dichiarazioni, nelle conferenze s t a m p a , l e n t e ma c h i a r e . T o r n a t o al p a r t i t o - e al C o n gresso di Rimini che lo c o n f e r m ò , a fine m a r z o , segretario p e r la q u i n t a volta - C r a x i insistette n e l p r e s e n t a r e un bilancio brillante della sua gestione. Favorita d a u n p e r i o d o di vacche grasse, con l'economia occidentale c h e tirava nel suo insieme, quella gestione era stata - c o m e altre che l'avev a n o p r e c e d u t a - a d u e facce: s e c o n d o che si considerasse p r e v a l e n t e m e n t e l'una o l'altra, il giudizio diventava diverso, o a d d i r i t t u r a opposto. Poiché gli avvenimenti che seguir o n o h a n n o enfatizzato le o m b r e e a p p a n n a t o le luci, conv e r r à fare u n ' o s s e r v a z i o n e m o l t o semplice: t r a n n e c h e i n p o c h e occasioni - u n a fu quella dell'accordo p e r il «congelamento» della scala mobile - l'economia italiana ha oscillato in sintonia con quella dei partner e u r o p e i o degli Stati Uniti, senza c o m p i e r e sforzi p e r migliorarsi. Se le cose a n d a v a n o male p e r gli altri, a n d a v a n o male a n c h e p e r noi, e viceversa. Tutti nostri restavano, l'abbiamo già accennato, gravi vizi di fondo. L'Italia del 1986 e r a un Paese m o d e r n o , sviluppato, n o tevolmente ricco. Quelle che la collocavano al q u i n t o posto i n u n a g e r a r c h i a m o n d i a l e della p o t e n z a e c o n o m i c a n o n e r a n o chiacchiere. T r a il 1962 e il 1986 - s o n o dati che attingiamo tra l'altro da Storia della prima repubblica di Aurelio L e p r e - le a u t o m o b i l i in circolazione e r a n o passate da t r e milioni a quasi venti milioni, i c o n s u m i i n d i v i d u a l i e r a n o 376
fortemente cresciuti, in particolare i c o n s u m i segnalanti un alto p o t e r e d'acquisto (nessun a u m e n t o e r a infatti indicato p e r il c o n s u m o di p a n e , riso, patate). «I prezzi - scrive L e p r e - e r a n o cresciuti in m i s u r a m i n o r e dei salari e degli stipendi... Le condizioni di vita dei lavoratori d i p e n d e n t i erano m i g l i o r a t e n e t t a m e n t e e si d e v e s u p p o r r e , s e b b e n e a questo r i g u a r d o le statistiche siano molto scarse e i n g a n n e voli, c h e q u e l l e dei l a v o r a t o r i a u t o n o m i siano m i g l i o r a t e molto di più.» C o n i socialisti a Palazzo Chigi, gli indicatori a v e v a n o fornito e l e m e n t i d ' o t t i m i s m o . «Nel 1983 - è semp r e il libro di L e p r e - il p r o d o t t o i n t e r n o l o r d o e r a cresciuto solo dello 0,5 p e r cento. Nei tre a n n i successivi a u m e n t ò del 2,9 p e r cento, un i n c r e m e n t o tra i p i ù elevati del m o n d o occidentale... Q u a n t o all'infiazione, la sua discesa cominciò a essere rilevante nella seconda m e t à del 1983. Nel mese di aprile il suo tasso e r a a n c o r a s u p e r i o r e al 16 p e r c e n t o , ad agosto e r a già calato di tre p u n t i . La discesa p r o s e g u ì e si a c c e n t u ò nel 1984. A m a r z o e r a al 12 p e r c e n t o , in settemb r e scese sotto le d u e cifre, e in n o v e m b r e e r a all'8,50 p e r cento.» L'industria «tirava» e in molte aree italiane si aveva - b e n c h é le statistiche n o n lo a m m e t t e s s e r o - la p i e n a occup a z i o n e . In L o m b a r d i a o nel Veneto n e s s u n o e r a senza lavoro p e r c h é il lavoro mancasse: lo e r a p e r c h é gli veniva offerto un lavoro a lui sgradito. Le sceneggiate televisive con piazze ribollenti di giovani che s c h i u m a v a n o «vogliamo lavoro» esigevano un chiarimento. Per lo più quei giovani ambivano a un posto pubblico p i ù che a un lavoro, e n o n avendolo o t t e n u t o o n o n s p e r a n d o di ottenerlo si r i t e n e v a n o o p pressi dalla bieca società capitalistica, e abilitati a sfogare (il t e r m i n e piaceva molto) la loro «rabbia». La vera recessione e la disoccupazione altrettanto vera sono v e n u t e più tardi. Ma se i conti del Paese n e l suo c o m p l e s s o e r a n o b u o n i , quelli dello Stato precipitavano in un abisso di spese e di d e biti. Lo Stato sociale d i s o r d i n a t o , assistenziale e s p r e c o n e quale e r a stato concepito in Italia divorava risorse restituendo ai cittadini servizi insufficienti e inefficienti. La riforma 377
sanitaria, v a r a t a nel 1979, e r a d i v e n u t a u n ' i m m e n s a g r e p pia p e r sistemazioni di «trombati» politici, p e r lottizzazioni, p e r r u b e r i e . I P a r l a m e n t i e i governi avevano largheggiato nel c o n c e d e r e pensioni n o n d o v u t e , m e n t r e usavano la lesina p e r l ' a m m o n t a r e delle p e n s i o n i a chi e r a avanti c o n gli a n n i , e n o n aveva altra fonte di g u a d a g n o . Leggine elaborate dalla burocrazia avevano concesso tutto l'immaginabile, e a n c h e l'inimmaginabile, a chi della burocrazia stessa, o dell'amministrazione nel suo complesso, facesse p a r t e . E così si e b b e r o insegnanti q u a r a n t e n n i che, d o p o m e n o d i vent'anni di servizio, t r a s m i g r a v a n o felicemente nell'esercito d e i pensionati. Le pensioni d'invalidità e r a n o o t t e n u t e , in p a r ticolare al Sud, c o n facilità irrisoria, fino ai casi e s t r e m i di «non vedenti» che avevano la p a t e n t e e giravano in a u t o m o bile e di g r a v e m e n t e m e n o m a t i che p a r t e c i p a v a n o a t o r n e i calcistici «normali», n o n p e r h a n d i c a p p a t i . Per accontentare tutti, e così carpire un c o m o d o consenso, lo Stato ricorreva all'emissione di Bot o di analoghi titoli, ossia racimolava d e n a r o i m p e g n a n d o s i a p a g a r e interessi s e m p r e p i ù gravosi. L'incidenza degli interessi p e r i titoli di Stato sul deficit di bilancio cresceva di a n n o in a n n o , e finì p e r r a p p r e s e n t a r n e la m a g g i o r e se n o n l'unica causa. C r e s c e v a n o vertiginosam e n t e a n c h e le e n t r a t e fiscali, ma la fame insaziabile dello Stato le divorava con scarso o poco frutto p e r l'assestamento dei conti. La conflittualità sociale si era di molto attenuata, e vi fu chi rivendicò a merito d e l l ' i m m a n e spesa l'aver sedato - soddisfacendo o g n i rivendicazione - fermenti e inquietudini. Ma si trattava soltanto d ' u n a dilazione, i n o d i sarebbero arrivati al p e t t i n e , e ci a r r i v a r o n o p r o p r i o q u a n d o , conclusa la stagione delle vacche grasse, l ' O c c i d e n t e c o n o b b e u n a fase economica difficile. Craxi n o n aveva inventato la formula italiana d ' u n a spesa a p i o g g i a - anzi ad a c q u a z z o n e - c h e t e n e v a b u o n i gli s c o n t e n t i , in p a r t i c o l a r e i p i ù riottosi e i m e g l i o attrezzati p e r esercitare ricatti e pressioni. Ma - p u r con la citata e lodevole eccezione c o n t r o c o r r e n t e del referendum sulla scala 378
mobile - i governi laici n o n si discostarono m o l t o da quelli democristiani p e r q u a n t o r i g u a r d a v a la tecnica del consenso. Le s t r u t t u r e istituzionali e politiche, c h e g a r a n t i v a n o l'instabilità dell'esecutivo e p o r t a v a n o s i s t e m a t i c a m e n t e a elezioni politiche anticipate, e s a s p e r a v a n o del resto la tend e n z a dei partiti a c o n q u i s t a r e voti con o g n i m e z z o (oltre che ad arraffare, a n c h e lì con ogni mezzo, quattrini). Poiché si e r a s e m p r e in un'atmosfera di vigilia elettorale, C a m e r a e S e n a t o facevano a g a r a p e r d i r o t t a r e sui canali e canalicoli dell'assistenzialismo e dei favori i miliardi che e n t r a v a n o in cassa. E la n o r m a costituzionale s e c o n d o la quale p e r o g n i spesa doveva essere prevista u n ' e n t r a t a era aggirata con inn u m e r e v o l i e astuti espedienti. La scena m a d r e di questa tragicomica recita veniva ragg i u n t a d u r a n t e l'approvazione della legge finanziaria, Mag n a C h a r t a della spesa pubblica: che il g o v e r n o inviava p e r l'approvazione al P a r l a m e n t o , e c h e dal P a r l a m e n t o usciva sfigurata, in u n a g a r a di e m e n d a m e n t i spenderecci che vedeva gomito a gomito i partiti di g o v e r n o e i partiti d ' o p p o sizione, D C e P S I all'arrembaggio c o m e i l P C I , tutti disposti a d u n a austerità g e n e r i c a m a riluttanti all'austerità pratica s u questioni specifiche. In q u e s t o carnevale dell'elargizione e del dissesto si levavano rituali le voci del g o v e r n a t o r e della Banca d'Italia o dei ministri finanziari in carica, il p r i m o p e r a m m o n i r e sui pericoli incombenti, il secondo p e r p r o m e t t e re che, da quel m o m e n t o in poi, avrebbe e m u l a t o Q u i n t i n o Sella. Ma e r a n o moniti inutili e p r o m e s s e da m a r i n a i dei più malfamati angiporti. Craxi, d u n q u e , n o n cambiò nulla, o cambiò t r o p p o poco, a l l ' a n d a z z o d i s s e n n a t o . Per q u a l c h e a s p e t t o - l'avidità d e i partiti, il cinismo nel m a n o v r a r e u o m i n i di null'altro desiderosi che d'essere m a n o v r a t i - lo p e g g i o r ò . Migliorò, quello sì, l'immagine dell'Italia: che con lui s e m b r ò - e n o n e r a m e n o volubile, m e n o provinciale, m e n o avvilita d a d i s p u t e meschine. Pareva fosse stato trovato un capo. La r u o t a delle facce, nel l u n a p a r k della politica, s'era f e r m a t a p e r p i ù di 379
tre a n n i : aveva c a m p e g g i a t o u n a faccia sola, quella paffuta di Craxi, con il suo sorriso tra il bonario e il sinistro. N e l l ' e m p i r e o della g r a n d e i m p r e n d i t o r i a e dell'alta fin a n z a gli amici più stretti di Craxi e r a n o Silvio Berlusconi, l ' i m p e r a t o r e delle televisioni p r i v a t e , e Salvatore Ligresti, l'imperatore del m a t t o n e e delle assicurazioni. Il p r i m o sarà soltanto sfiorato, il secondo investito in p i e n o dalle b o r d a t e del pool di «Mani pulite». C o m e P r e s i d e n t e del Consiglio B e t t i n o C r a x i d i e d e un aiuto p r e z i o s o a B e r l u s c o n i le cui emittenti, collocate in un vuoto giuridico p e r l'assenza d'una legge organica sulle televisioni che p o n e s s e p e r s e m p r e fine al m o n o p o l i o della R A I , e r a n o soggette alle iniziative e ai divieti d ' u n qualsiasi p r e t o r e : e infatti vi f u r o n o p r e t o r i che ne o r d i n a r o n o 1'«oscuramento». Si era nel 1984 e Craxi i n t e r v e n n e fulmineamente con d u e decreti p e r r i d a r e la vista alle televisioni accecate. Di q u e l l ' i n t e r v e n t o Berlusconi fu grato - e riteniamo lo sarà s e m p r e - a Craxi: che osò sfid a r e - p e r c h é è personaggio da sfide a n c h e t e m e r a r i e - un fronte ostile che a n d a v a dai democristiani di sinistra al P C I : e che invocava, p e r scagliarsi c o n t r o Craxi e c o n t r o Berlusconi, il rispetto delle leggi esistenti e la necessità di bloccare l'irresistibile ascesa dell'intruso che con annibalico piglio si era avventato su un settore delicato e fino a quel m o m e n to trattato dai partiti c o m e «Cosa loro»: la televisione. Berlusconi rivendicò alle sue televisioni il m e r i t o d ' a v e r e a m pliato le libertà degli italiani, ed era u n a tesi insieme p r o p o nibile e discutibile. Certo ne aveva ampliato le possibilità di divertimento. Il dibattito era i m p o r t a n t e e doveroso: insopportabile fu invece la c o n t r a p p o s i z i o n e che si fece tra u n a R A I fregiata d ' o g n i crisma d e m o c r a t i c o , i m m u n e da i n q u i n a m e n t i affaristici, e u n a televisione privata corsara, capitalista, e p e r di p i ù asservita a Craxi. La R A I era un distillato di tutto il male esistente nel «pubblico» italiano: e r a n o spartite le reti, erano spartite le n o m i n e , e r a n o lottizzate le assunzioni n o n solo dei giornalisti e dei dirigenti, ma perfino di uscieri. I m 380
perversava inoltre il vezzo di assegnare al servizio dei politici pseudo-giornalisti e pseudo-dirigenti cui la RAI corrispondeva lo stipendio, r i c e v e n d o n e in cambio solo u n a visita a fine mese, p e r la riscossione: che era un'altra trovata - in a p p a r e n z a n o n fraudolenta - con cui i partiti si finanziavano. C o n spocchia virtuosa si volle i n s o m m a fare u n a battaglia d'ideali d ' u n a battaglia che aveva b e n altre connotazioni: e che Berlusconi combatteva con il suo stile di conquistatore, ma la RAI e i suoi sponsors c o m b a t t e v a n o i n v o c a n d o altisonanti principi, e scrupoli di legalità, p e r i m p e d i r e che le televisioni private - cui u n a sentenza della Corte costituzionale consentiva solo un ambito locale - diventassero vere e temibili c o n c o r r e n t i : a n c h e nel s e t t o r e d e l l ' i n f o r m a z i o n e (e questo sì è legato alla libertà). Craxi n o n s'era schierato con B e r l u s c o n i p e r Alti Ideali: m a a n c o r m e n o alti e r a n o gli ideali di chi tesseva le lodi d ' u n indifendibile carrozzone (indifendibile sul p i a n o della gestione, n o n su quello della p r o fessionalità, affidata a p o c h i ma b u o n i ) . Il p r o b l e m a e r a Berlusconi: ma p e r i suoi nemici il p r o b l e m a era soprattutto quello di realizzare la definitiva e irrevocabile c o n f e r m a d ' u n m o n o p o l i o che si qualificava di Stato m e n t r e lo era soltanto di forze politiche che se lo t e n e v a n o stretto. Nella crisi c h e seguì al c o n g e d o di Craxi da Palazzo Chigi assunse rilievo l'incombenza d ' u n a n u o v a o n d a t a r e f e r e n d a r i a : c h e toccava p u n t i nevralgici del sistema Italia. U n blocco referendario r i g u a r d a v a il nucleare; l'altro la responsabilità civile dei giudici. La catastrofe di C e r n o b y l era diventata, p e r l'umanità, un incubo. E se altre centrali nucleari avessero, c o m e quella sovietica, ucciso e contaminato? Fu subito c h i a r o - e a n c o r p i ù lo d i v e n n e in s e g u i t o - c h e le cause d i C e r n o b y l a n d a v a n o ricercate, o l t r e c h e i n e r r o r i u m a n i , nell'arretratezza delle tecnologie là adottate, e nella insufficiente a t t e n z i o n e che i p r o g e t t i s t i sovietici a v e v a n o dato alle m i s u r e di sicurezza. Ma socialisti e ambientalisti - i secondi p e r vocazione, i p r i m i p e r cavalcare un t e m a di faci381
le popolarità - vollero che si votasse p e r p o r r e un altolà alla costruzione di centrali nucleari in Italia. I quesiti di questi referendum e r a n o , nella l o r o m o d e s t i a e nella l o r o a s t r u s a terminologia burocratica, ingannevoli. C h i e d e v a n o soltanto che fossero aboliti gli aiuti e le facilitazioni che venivano assicurati agli enti locali disposti ad accettare, nel loro territorio, le centrali. Ma era chiaro il p r o p o s i t o di d a r e u n ' i n t e r pretazione estensiva al responso dell'elettorato: e di t r a d u r lo in u n a s e n t e n z a di m o r t e p e r il n u c l e a r e italiano. C o m e infatti avvenne. A n c h e l'offensiva c o n t r o i giudici e b b e c o m e p r o t a g o n i sta il P S I , che voleva fosse affermata la loro responsabilità civile: ossia voleva fosse affermato il principio che, se un giudice aveva sbagliato p e r negligenza o p e r colpa grave o p e r dolo, potesse essergli imposto di risarcire il cittadino vittima del suo c o m p o r t a m e n t o . In quell'iniziativa - cui a d e r i r o n o senza entusiasmo a n c h e l a D C e i l P C I , m e n t r e N o r b e r t o Bobbio si faceva capofila d ' u n o schieramento c o n t r a r i o - le b u o ne ragioni s'intrecciavano alle cattive o alle pessime. E r a n o di tutta evidenza l'altera intoccabilità castale della magistrat u r a insieme a i p o t e c h e politiche - spesso ostentate - di alc u n i suoi e s p o n e n t i . Il caso T o r t o r a - così c o m e , a n n i p r i m a , il caso S o g n o - aveva i n s e g n a t o q u a n t o un i n n o c e n t e fosse indifeso di fronte ad accuse n o n solo inconsistenti ma grottesche. Pretori o pubblici ministeri a n c h e molto giovani - i «giudici ragazzini» cui si riferirà Cossiga - p r e n d e v a n o con g r a n d e disinvoltura p r o v v e d i m e n t i che infamavano un g a l a n t u o m o : o p p u r e agivano ispirandosi a finalità ideologiche così evidenti da vanificare il p r e s u p p o s t o della loro imparzialità. Le g u a r e n t i g i e che la Costituzione aveva posto a tutela dei giudici - l'inamovibilità, l'insindacabilità delle decisioni t r a n n e che p e r u n a revisione in un successivo g r a d o di giudizio - e r a n o d i v e n t a t e spesso e v o l e n t i e r i privilegi corporativi. Giudici che e r a n o riusciti a farsi destinare nella città d'origine, vi restavano poi fino al t e r m i n e della carriera, immersi nel loro ambiente, condizionati dai loro legami 382
e dai loro interessi. II che diventava in alcune regioni, come la Sicilia o la Calabria o la C a m p a n i a - g r a n d i «produttrici» di m a g i s t r a t i - s i n g o l a r m e n t e pericoloso. C o n la sua polemica c o n t r o i giudici Craxi metteva, in quel m o m e n t o , le vele al v e n t o d e l l ' o p i n i o n e pubblica italiana: c h e è volubile e che, p o c h i a n n i d o p o , a v r e b b e deificato i giudici, d i m e n t i c a n d o n e le responsabilità p e r il d e g r a d o della giustizia italiana, con le sue intollerabili lentezze e i suoi odiosi cavilli. Ma la carità di p a t r i a c h e spingeva C r a x i e Martelli alla loro crociata, e r a carità pelosa. I giudici e r a n o scomodi perché potevano, se volevano - e p e r a n n i e a n n i avevano voluto r a r a m e n t e - i n d a g a r e d o v u n q u e , senza ostacoli. Scomodissimi e r a n o i P.M., d o t a t i di un largo p o t e r e d ' i n q u i s i r e (non p e r nulla i socialisti avrebbero voluto che i P.M. fossero m a g g i o r m e n t e soggetti all'esecutivo). C'era un che di profetico nelle p a r o l e con cui Craxi lamentava, nel 1981, che un p r e t o r e avesse a r r e s t a t o t r e dirigenti socialisti, sia p u r e p e r irregolarità a v v e n u t e in u n a assemblea congressuale e n o n p e r t a n g e n t i . Craxi disse intollerabile «l'uso delle m a n e t t e facili e la violazione del segreto istruttorio, diventato un vero t e r r e n o di c o m m e r c i o politico». C o n le sue a n t e n n e , l'om o n e aveva avvertito insidie di cui, come p e r gli iceberg, si vedeva affiorare qualche timido segnale. Capiva che, il giorno in cui la m a g i s t r a t u r a si fosse a d d e n t r a t a nel labirinto dei partiti, n o n avrebbe t a r d a t o a r a g g i u n g e r e il pozzo n e r o che ne e r a il centro, e il fertilizzante. Estromesso Craxi da Palazzo Chigi, la routine politica ridiventò - e questo spiega p e r c h é vi sia stata p e r lui, allora, qualche nostalgia - mucillaggine soffocante ed esasperante. Il gioco dell'oca ricominciò, con Cossiga che chiamava Fanfani, ma Fanfani si disse dispiaciuto di n o n p o t e r accettare; e allora v e n n e convocato Scalfaro, che c o m b i n ò poco; a quel p u n t o fu richiamato in servizio Fanfani, nella sua qualità di Presidente del Senato, p e r la formazione d ' u n m o n o c o l o r e democristiano di carattere istituzionale, la cui unica incombenza fosse quella di p r e p a r a r e le elezioni: un g o v e r n o d u n 383
q u e di brevissimo corso, al cui a u t o a f f o n d a m e n t o a v r e b b e contribuito, se necessario, la stessa D C , che p u r e lo m o n o p o lizzava. T a n t o c h e Formica, c o n u n a delle sue i n f r e q u e n t i b a t t u t e riuscite, disse: «Questo è un g o v e r n o che cerca o p posizione e noi c e r c h e r e m o di accontentarlo». P r o p r i o p e r accentuare la connotazione super partes del ministero, Fanfani c h i a m ò a f a r n e p a r t e , i n s i e m e ai d e m o c r i s t i a n i u s c e n t i - tutti confermati con l'eccezione di Forlani, che si defilò alcuni tecnici di b u o n n o m e : l'ex p r e s i d e n t e della Consulta Paladin, il professor G i u s e p p e G u a r i n o alle Finanze, il p r e sidente della C o n s o b Piga all'Industria, E r m a n n o G o r r i e r i al L a v o r o , M a r i o Sarchielli al C o m m e r c i o c o n l'estero. La celebrazione delle elezioni avrebbe d o v u t o rinviare a l m e n o di un a n n o i referendum. Fu invece c o n c o r d a t o che, t e n e n d o si il voto p e r il P a r l a m e n t o il 14 g i u g n o 1987, quello sui referendum slittasse di soli cinque mesi, all'8 n o v e m b r e . I tatticismi preelettorali ricalcarono vecchi schemi, con il P S I che n o n negava aprioristicamente ai democristiani la possibilità d'avere il prossimo P r e s i d e n t e del Consiglio, ma c h e avvertiva « p o t r e b b e toccare a n c o r a a noi»: e con la DC c h e i m m e t t e v a nelle sue liste e s t e r n i qualificati, da G u i d o Carli ai generali Luigi Pòli e U m b e r t o C a p p u z z o , da Franco Piga al golden boy del pallone Gianni Rivera. Le u r n e portar o n o aggiustamenti a n c h e sensibili, m a n o n sorprese. B e n e la DC (dal 32,9 al 34,3), b e n e il P S I (dall'I 1,4 al 14,3), male il P C I (dal 29,9 al 26,6), male i laici, i Verdi p e r la p r i m a volta in P a r l a m e n t o con 13 d e p u t a t i e un s e n a t o r e . La consultazione ebbe clamorosa risonanza sulla stampa internazionale n o n p e r le oscillazioni dei partiti tradizionali, ma p e r l'ingresso alla C a m e r a di Uona Staller, in a r t e Cicciolina, p o r n o s t a r d ' o r i g i n e u n g h e r e s e e di p a s s a p o r t o italiano c h e il funambolo Pannella aveva c a n d i d a t a e che diverse migliaia di b u o n t e m p o n i o di repressi sessuali inclini al voyeurismo a v e v a n o i m p u d e n t e m e n t e votata. Cicciolina r u b ò la scena, n e l l ' a p p r o d a r e a Montecitorio, ad altri professionisti dello spettacolo: c o m e i c a n t a n t i G i n o Paoli e D o m e n i c o M o d u 384
g n o , o c o m e Giorgio S t r e h l e r che dalla militanza socialista e r a t r a s m i g r a t o , s e m p r e a r g e n t e o , ispirato - e p e r q u a n t o r i g u a r d a i lavori p a r l a m e n t a r i svogliato - a quella d ' i n d i p e n d e n t e di sinistra. T r a t a n t e celebrità, n e s s u n o fece caso a d u n s e n a t o r e , anzi a d u n senatur, c h e l a L e g a l o m b a r d a e r a riuscita a p o r t a r e a Palazzo M a d a m a (insieme a un d e p u t a t o , l ' a r c h i t e t t o G i u s e p p e L e o n i , a M o n t e c i t o r i o ) . Si chiamava U m b e r t o Bossi e pareva destinato, con la sua p r o n u n c i a b r i a n z o l a e le s u e cravatte da b a r dello sport, a far m a g r a figura tra gli incalliti m a r p i o n i .
CAPITOLO
DECIMO
IL G U E R R I E R O DI CASSANO MAGNAGO
La sufficienza con cui i colonnelli e a n c h e i c a p o r a l i della politica g u a r d a r o n o al s e n a t o r e e s o r d i e n t e U m b e r t o Bossi era, a p r i m a vista, più che giustificata. Nulla autorizzava a prevedergli un r u o l o pubblico di qualche peso. N o n l'aspetto irsuto e aggressivo, n o n il sorriso che meritava piuttosto la qualifica di ghigno, n o n l'oratoria v e e m e n t e ma di g r a n a grossa e talvolta a luci rosse, n o n la cultura rimasta disordinata e approssimativa b e n c h é Bossi fosse arrivato alla soglia della l a u r e a in m e d i c i n a . A l m e n o G u g l i e l m o G i a n n i n i - il p e r s o n a g g i o cui Bossi è stato più d ' u n a volta accostato, p e r il d i v a m p a r e improvviso, al pari della Lega, di quella fiamm a t a politica che fu l ' U o m o Q u a l u n q u e - p o r t a v a con sé u n a vita di facili successi teatrali e un notevole talento giornalistico: l ' U o m o Q u a l u n q u e , p r i m a di diventare movimento, fu un «foglio». Il t u r p i l o q u i o di G i a n n i n i ne fece u n a bandiera. Bossi, già oltre i q u a r a n t a c i n q u e anni, q u a n d o fece il suo ingresso a Palazzo M a d a m a , ignoto alla s t r a g r a n d e maggioranza degli italiani, aveva soltanto un'idea. Gli è bastata p e r surclassare i dottori sottili che commiseravano la sua inadeguatezza al clima di R o m a . Invece solo in politica - e q u i n d i a R o m a - lo s t r a n o c a m p i o n e d ' u m a n i t à che è il senatur ha trovato la sua vera vocazione e la sua vera strada, d o p o u n a vita che - p e r dirlo in t e r m i n i un p o ' c r u d i - era stata quella d'uno sbandato, d'un eterno studente che era anche un e t e r n o dilettante. Sull'identità l o m b a r d a di Bossi n o n ci sono discussioni. E n a t o nel 1941 in u n a cascina di Soian, frazione di Cassano 386
M a g n a g o , in provincia di Varese. Il p a d r e , cattolico fervente (un fratello e r a gesuita), lavorava in fabbrica, ma nel tempo libero coltivava i suoi campi; la m a d r e , di estrazione operaia, si p r o c l a m a v a socialista. L'infanzia e l'adolescenza di U m b e r t o furono molto serene fino ai quindici anni, q u a n d o un doloroso imprevisto cambiò - in peggio - la vita dei suoi, e sua. «Un c a r r o senza fari d e l l ' a z i e n d a agricola familiare - ha raccontato nel suo / lombardi alla prima crociata Daniele Vimercati, che di Bossi e della Lega è il cronista e lo storico si scontrò poco d o p o il t r a m o n t o con un motociclista che restò g r a v e m e n t e ferito. Per p a g a r e i d a n n i , bisognava v e n d e re tutto: la t e r r a valeva poco, la famiglia Bossi finì in miseria e dovette ritirarsi in un a p p a r t a m e n t i n o d'affitto, alla periferia del paese.» A sedici a n n i U m b e r t o Bossi a n d ò in stabilimento, poi trovò un posto da impiegato all'Automobile Club di Gallarate, e i n t a n t o suonava il pianoforte in un complessino, tentava (con pessimo esito) la carriera del cantante di musica leggera, faceva il filo (con ottimi esiti) alle ragazze, e s'iscriveva a un corso di elettronica. A quel p u n t o rimpianse di n o n avere avuto un'istruzione regolare, frequentò u n a scuola serale p e r conseguire la licenza liceale (che regol a r m e n t e ottenne) e a d d i r i t t u r a cominciò ad insegnare. Ma rimaneva inquieto e arruffone. Di politica s'interessava poco: c o m u n q u e sembrava orientato a sinistra, e partecip a v a ai sit-in c o n t r o il r e g i m e di P i n o c h e t in Cile. Era alla soglia dei t r e n t ' a n n i , senza a r t e né p a r t e . Il che n o n gl'imp e d ì di sposarsi e d'avere un figlio. (Quel m a t r i m o n i o n a u fragò, negli a n n i O t t a n t a Bossi c o n o b b e la sua n u o v a comp a g n a , M a n u e l a M a r r o n e , figlia di un siciliano e di u n a milanese, e a n c h e da lei ebbe un figlio. E un segno della n u o v a società e del n u o v o c o s t u m e italiano il fatto che t r e p e r s o naggi-simbolo dell'ultimo d e c e n n i o , Bossi, Di Pietro e Falcone, abbiano tutti avuto u n ' e s p e r i e n z a matrimoniale fallita alle loro spalle, e si siano formata u n a n u o v a famiglia.) Frustrato dalla m e d i o c r i t à cui e r a costretto, ma n o n d o m o , il «professorino di S a m a r a t e » (così lo c h i a m a v a n o dalle sue 387
parti, a ricordo della breve esperienza in cattedra) ne p e n s ò un'altra: s'iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università di Pavia (e in quella clinica universitaria lavorò c o m e tecnico d'elettronica) m e n t r e faceva qualche altro soldarello, p e r tir a r e avanti, a i u t a n d o i p a r e n t i della p r i m a moglie nelle loro attività. F i n a l m e n t e , a trentasette anni, il g i r a n d o l o n e U m b e r t o stava p e r p o r r e p i e d e su un t e r r e n o solido: la l a u r e a in m e d i c i n a e r a a un passo. Bossi e r a stato un o t t i m o stud e n t e , 29 in a n a t o m i a e il 28 di m e d i a p e r gli altri esami. Ma e r a scritto che qualcosa dovesse s e m p r e bloccarlo. A quindici a n n i la sciagura del c a r r o , a t r e n t a s e t t e l'incontro con B r u n o Salvadori, capo e ideologo d e l l ' U n i o n Valdòtaine (il m o v i m e n t o a u t o n o m i s t a della Valle d'Aosta), che p e r motivi privati e r a p a s s a t o da Pavia e c h e , in un c o r r i d o i o dell'Università, aveva sostato p e r leggere un manifesto del M o v i m e n t o federalista, messo in bacheca. Bossi, che stava uscendo, finì quasi addosso a Salvadori, e poi lesse a sua volta il manifesto. C o m i n c i a r o n o a chiacchierare e simpatizzar o n o . In breve: la medicina fu dimenticata, Salvadori e Bossi pubblicarono un giornalino, Nord-Ovest, che abbozzava le tesi della f u t u r a L e g a . E r a i l 1979. U n a n n o d o p o B r u n o Salvadori p e r d e v a la vita s u l l ' a u t o s t r a d a . Il d e s t i n o p e r s e guitava Bossi. Si trovò con u n a ventina di milioni di debito, che p e r u n o squattrinato c o m e lui e r a n o tanti, e senza il suo M e n t o r e . I debiti li p a g ò p u n t u a l m e n t e m o n t a n d o a n t e n n e televisive, d a n d o lezioni p r i v a t e , o r g a n i z z a n d o feste all'ap e r t o . Diede un definitivo a d d i o a I p p o c r a t e e alla politica n o n rinunciò più. Riuscì a r a d u n a r e q u a l c h e simpatizzante p e r il suo credo: «La L o m b a r d i a ai lombardi». Gli m a n c a v a n o , p e r il suo m o v i m e n t o , un n o m e e un simbolo: azzeccò sia l'uno sia l'altro. Il n o m e fu Lega autonomista l o m b a r d a , a ricordo della Lega che oltre otto secoli p r i m a venti città a v e v a n o stretto c o n t r o il B a r b a r o s s a , s u g g e l l a n d o l'alleanza con il g i u r a m e n t o di Pontida. Il simbolo fu il profilo della L o m b a r d i a sovrastato dal g u e r r i e r o di L e g n a n o con la s p a d a sguainata, 388
quell'Alberto da Giussano che forse n o n esistette, che se esistette aveva p r o b a b i l m e n t e un altro n o m e , e che nella Storia - o nella leggenda storica - è rimasto c o m e condottiero delle forze comunali schierate, con il loro carroccio, contro l'us u r p a t o r e t e d e s c o . N e l m a r z o del 1982 l a L e g a lanciò u n suo proclama ai l o m b a r d i cui seguirono un p r i m o p r o g r a m ma politico e, nel 1983, il p r o g r a m m a definitivo, in dodici punti. I più i m p o r t a n t i e r a n o : a u t o g o v e r n o della L o m b a r d i a s u p e r a n d o lo Stato centralizzato con un m o d e r n o Stato federale che sappia rispettare tutti i popoli che lo costituiscon o ; collocazione, accanto al tricolore, della b a n d i e r a storica della Nazione l o m b a r d a (croce rossa su fondo bianco); p r e c e d e n z a ai l o m b a r d i nella assegnazione di lavoro, abitazion e , assistenza, c o n t r i b u t i finanziari; le tasse dei l o m b a r d i c o n t r o l l a t e e gestite d a i l o m b a r d i ; sistema pensionistico l o m b a r d o p e r g a r a n t i r e l'intoccabilità delle p e n s i o n i , minacciata dalle n u m e r o s e p e n s i o n i d i invalidità d i s t r i b u i t e nel M e r i d i o n e ; a m m i n i s t r a z i o n e p u b b l i c a e scuola gestite dai lombardi; servizio di leva dei l o m b a r d i in L o m b a r d i a . Al p u n t o 12 figurava u n a generica dichiarazione d'europeismo («costruzione di u n ' E u r o p a fondata s u l l ' a u t o n o m i a , il federalismo, il rispetto e la solidarietà stretta tra tutti i p o poli, e quindi tra i L o m b a r d i e ogni altro popolo»). Q u e s t a M a g n a C h a r t a affastellava rivendicazioni ragionevoli ed e n u n c i a z i o n i d e m a g o g i c h e , p r o g e t t i istituzionali d i r o m p e n t i e r e m o t i (come quello d ' u n o Stato federale, se n o n a d d i r i t t u r a c o n f e d e r a l e , italiano) e p r o t e s t e m o l t o attuali. In m a n i e r a generica e grossolana, Bossi e i suoi toccavano tuttavia p u n t i nevralgici del p r o b l e m a Italia. L'antimer i d i o n a l i s m o dei lumbard - che avrà in p i ù d ' u n m o m e n t o connotazioni d'intolleranza razzistica - era nella sua essenza u n a rivolta alla burocrazia, quasi infallibilmente i m p e r s o n a ta dall'impiegato del Sud, con il suo insopprimibile accento e, spesso, a n c h e con il suo a t t e g g i a m e n t o sprezzante o scostante verso il cittadino, considerato un postulante indiscre389
to, e in definitiva u n o scocciatore. È fuor di d u b b i o che il sistema dei concorsi pubblici nazionali scaricasse in L o m b a r dia m a g i s t r a t i , f u n z i o n a r i , p o r t a l e t t e r e c h e a m b i v a n o soltanto a essere r i m a n d a t i dalle loro parti, cosicché nelle Poste di Milano venivano formati appositi comitati p e r esigere che q u e l r i t o r n o fosse sollecito, i n d i p e n d e n t e m e n t e dalla funzionalità del servizio. E alla p r i m a vigilia elettorale un ministro caritatevole veniva in soccorso degli insoddisfatti. Gli uffici del S u d e r a n o p e r e n n e m e n t e sovraccarichi di p e r sonale, quelli del N o r d carenti. Ma i gridi di d o l o r e della Lega n o n facevano i conti con l'innegabile fatto che i lombardi e r a n o riluttanti all'impiego pubblico (ottenuto p e r a l t r o a mezzo di concorsi che la b u r o crazia meridionale costruiva su misura p e r i candidati meridionali). Lo s p e r p e r o assistenzialistico nel Meridione che la Lega d e n u n c i a v a e r a autentico, così c o m e e r a n o autentici i profitti c h e l ' i n d u s t r i a d e l N o r d si procacciava g r a z i e alle voraci casse p e r il Mezzogiorno. Il m o d o o p p o s t o in cui erano state affrontate le c o n s e g u e n z e del t e r r e m o t o in Friuli da u n a p a r t e , dei t e r r e m o t i nel Belice e in Irpinia dall'altro, e r a il riassunto d ' u n a mentalità, e d ' u n a «filosofia». L'Italia pubblica e r a da rifare, al c e n t r o c o m e alla periferia. Ma la Lega lo chiedeva facendo leva su meschini egoismi e piccoli risentimenti: e m e t t e n d o in discussione, con u n a operazione storico-politica b a n a l e e b r u t a l e , l'eredità ideale del Risorgimento, che con tutti i suoi limiti era la p i ù limpida cui gli italiani p o t e s s e r o riferirsi. Il leghismo faceva il p a i o , in quest'aspetto, con certe nostalgie b o r b o n i c h e al Sud. La Lega l o m b a r d a parve ai più, nei suoi vagiti di n e o n a ta (ufficialmente ebbe u n a sistemazione giuridica solo il 12 aprile 1984, con un atto firmato nell'ufficio del notaio Franca Bellorini di Varese) la ripetizione d'altri conati politici locali. U n a Liga veneta, nel cui m a r c h i o compariva il leone di San M a r c o , aveva a v u t o un p r o m e t t e n t e avvio, e nel 1983 aveva m a n d a t o in P a r l a m e n t o un d e p u t a t o , Achille T r a m a rin, e un s e n a t o r e , G r a z i a n o G i r a r d i , v e n d i t o r e a m b u l a n t e 390
di m e r c e r i e . Ma i d i r i g e n t i d e l m o v i m e n t o v e n e t o s ' e r a n o scannati ferocemente tra loro, r i p e t e n d o i nefasti d'altre iniziative localistiche (sarà così a n c h e nella Lega l o m b a r d a , divenuta nel 1991 Lega N o r d , e Bossi dovrà confrontarsi add i r i t t u r a con le dissidenze del cognato e della sorella, oltre c h e con quella del suo m a g g i o r c o l l a b o r a t o r e , F r a n c o Castellazzi). Ma la L e g a l o m b a r d a aveva, d i v e r s a m e n t e dalle altre, un leader carismatico, a p p u n t o Bossi; che n o n si capisce facilmente c o m e sia diventato tale. Ma sta di fatto che le scissioni si sono risolte nella p e r d i t a di qualche ininfluente scoria, e le p o l e m i c h e personali (e familiari) h a n n o giovato a Bossi, piuttosto che p r e g i u d i c a r n e i successi. La p r i m a verifica elettorale n o n tanto della sua forza q u a n t o del suo p o tenziale la L e g a l o m b a r d a l'aveva fatta in u n a t o r n a t a a m ministrativa del 1985: 13 mila voti nel Varesotto. G i u s e p p e L e o n i , e n t r a t o nel consiglio c o m u n a l e di Varese, fece scalp o r e c o n il suo discorso d ' e s o r d i o , in d i a l e t t o b r i a n z o l o : «Sciur p r e s i d e n t , cullega, ul casciass ca g h ' e m m i n c o e u l'è giust quell de t r u à un accord da p r u g r a m m a ch'ai s'ciarissa a la nostra gent, ai elettur ca g h ' h a n n vutaa quaj h i n n i r o p p ca g h ' e m m , intenziun de fa». Ossia: «Signor p r e s i d e n t e , colleghi, l ' i m p e g n o c h e a b b i a m o oggi è quello d i t r o v a r e u n a c c o r d o di p r o g r a m m a che chiarisca alla n o s t r a g e n t e , agli elettori che ci h a n n o votato, quali sono le cose che abbiamo intenzione di fare». E r a folklore, a n c h e folklore di cattivo gusto, su cui s'acc a n i r o n o le i r o n i e e gli a n a t e m i dei politici tradizionali, e dei mezzi d ' i n f o r m a z i o n e : p e r c h é la L e g a c r e b b e e trionfò b e n c h é fosse stata c o m p a t t a m e n t e i g n o r a t a o avversata da quotidiani, periodici, televisioni, r a d i o ; ad attestazione d'un a m o d e s t a verità. L a p r o p a g a n d a ( o l a pubblicità) p u ò v e n d e r e tutto, t r a n n e ciò c h e il pubblico rifiuta: e il pubblico c o m p r a ciò che gli piace a n c h e se n o n è reclamizzato in alcun m o d o . D i e t r o l e sceneggiate folkloristiche c'era u n a realtà politica di p r i m a g r a n d e z z a . Bossi n o n si fa scrupoli d i c o e r e n z a , nella tattica: c o n t r a d d i c e u n g i o r n o ciò c h e 391
aveva detto il g i o r n o p r e c e d e n t e , e se q u a l c u n o gli fa carico di questi c o n t o r c i m e n t i r i s p o n d e che la Lega, braccata dal Palazzo, deve p r o c e d e r e a zig zag, c o m e u n a l e p r e inseguita da cani e cacciatori. Ma u n a c o n t i n u i t à di f o n d o è i n n e gabile. Bossi fu sostenuto da un ideologo autorevole, il p r o fessor G i a n f r a n c o Miglio, d o c e n t e della Cattolica di Milan o , che aveva r i p r o p o s t o il federalismo, su un p i a n o squisit a m e n t e teorico, e che a n d a v a c e r c a n d o nella politica italian a u n «decisionista», ossia u n u o m o capace d i d a r e u n ' i m p r o n t a d ' a u t o r i t à , s e n o n d ' a u t o r i t a r i s m o , alla tecnica d i g o v e r n o ( p e r q u e s t o aveva a v u t o s i m p a t i e c r a x i a n e ) . Miglio, intelligente, b i z z a r r o , p r o v o c a t o r e , r i t e n n e c h e Bossi p o t e s s e essere il decisionista c h e cercava, e Bossi capì c h e Miglio - s e m p r e t e n u t o un p o ' a distanza - dava alla L e g a la c o p e r t u r a culturale di cui aveva g r a n bisogno, p e r r i p u lirsi un p o ' delle accuse di «barbarie» e d ' i g n o r a n z a . («I partiti n o n ci f r e g h e r a n n o p e r c h é la Lega ce l'ha d u r o , d u roooooo!» s a r à i l g r i d o d i b a t t a g l i a d e l l ' U m b e r t o , d e g n o degli ultras calcistici.) Quella del 1987 era stata solo un'avvisaglia. Ma Bossi era o r m a i consapevole delle prospettive che gli si schiudevano: e sapeva che, p e r n o n sciuparle, doveva allargare l'orizzonte del suo movimento. N o n più Lega l o m b a r d a ma Lega N o r d , al Carroccio dei c o m u n i che avevano giurato a Pontida d o vevano affiancarsi veneti, friulani, triestini, piemontesi, liguri, emiliani, p e r f i n o m e r i d i o n a l i a r r a b b i a t i . L a L e g a N o r d e r a p e r u n a R e p u b b l i c a d e l N o r d c h e si c o n t r a p p o n e s s e a «Roma l a d r o n a » . U n a fuga dal c e n t r o avido, inefficiente, soffocante. Ma a n c h e la c o n n o t a z i o n e etnica della L e g a Bossi aveva tuttavia spiegato di c o n s i d e r a r e l o m b a r d i tutti coloro che in L o m b a r d i a vivessero - s'era caricata d ' u n altro significato: quello della lotta a l l ' i m m i g r a z i o n e selvaggia di e x t r a c o m u n i t a r i , della quale p r o p r i o la L o m b a r d i a soffriva in forma acuta, Milano in particolare. Il g u e r r i e r o di Cassan o M a g n a g o a g g i u n g e v a così u n ' a r m a preziosa a n c h e s e sgradevole all'arsenale dei suoi suggestivi argomenti. 392
N e l 1987 i p a r t i t i - c h e a n c o r a esistevano, ed a v e v a n o p o t e r e a u t e n t i c o - s a r e b b e r o stati p r o b a b i l m e n t e in g r a d o di infliggere qualche colpo grave, se n o n irrimediabile, alla L e g a di Bossi, in crisi di crescita. N o n s e p p e r o farlo, p e r m i o p i a e p e r p r e s u n z i o n e . S o t t o v a l u t a r o n o il senatur e i suoi, p e r c h é e r a n o così presi dalle loro querelles che restava poco t e m p o , e poca attenzione, p e r il leghismo. Ai fendenti di Bossi il m o n d o politico r i s p o n d e v a con s c o m u n i c h e , in n o m e d e l l ' u n i t à d'Italia e delle glorie s t o r i c h e . Q u e l l a ripulsa patriottica suonava falsa, e perciò n o n e r a convincente. Il grosso dell'elettorato s e t t e n t r i o n a l e n o n p r e s t a v a eccessivo p e s o ai p r o g e t t i federalisti e alle i n t e m p e r a n z e secessioniste d e l l a L e g a . P r e s t a v a p e s o invece alla capacità della L e g a di ribellarsi a R o m a , e di r i v e n d i c a r e il d i r i t t o delle aree p i ù p r o d u t t i v e , attive e «civiche» del Paese a n o n essere s p r e m u t e e n e g l e t t e e a n o n d i r e o g n i a n n o un add i o definitivo alle d e c i n e di migliaia di miliardi versati all ' e r a r i o , e d a l l ' e r a r i o m a i restituiti sotto f o r m a di servizi pubblici decorosi. Ci fu, nel Palazzo r o m a n o , chi liquidò il f e n o m e n o leghista s e n t e n z i a n d o che, al più, sarebbe stato un fuoco breve, c o m e l ' U o m o Q u a l u n q u e n e l l ' i m m e d i a t o d o p o g u e r r a . Sep a r a t i da q u a t t r o d e c e n n i , ideologicamente antitetici, l'Uomo Q u a l u n q u e e la Lega avevano evidenti p u n t i di contatto; n e l senso c h e a v e v a n o i n t e r p r e t a t o - L ' U o m o Q u a l u n q u e - e i n t e r p r e t a v a - la Lega - sentimenti ed esigenze p o polari cui i professionisti della politica, presi dalle loro b e ghe, e r a n o insensibili. Guglielmo Giannini e r a diventato l'apostolo d ' u n a piccola b o r g h e s i a c e n t r o m e r i d i o n a l e stanca di «vento del N o r d » , di resistenzialismo r e t o r i c o , di declamazioni antifasciste. «Aridatece er puzzone» era stato il motto di quella controrivoluzione. U m b e r t o Bossi e r a invece div e n t a t o l'apostolo del v e n t o del N o r d , m a i n versione m o d e r n a , inteso c o m e rivolta d ' u n terzo d'Italia p r o p r i o contro la piccola borghesia m e r i d i o n a l e e b u r o c r a t i c a che nell ' U o m o Q u a l u n q u e s'era r i c o n o s c i u t a . A n a l o g a e r a stata, 393
p e r rapidità, i m p o n e n z a e spontaneità, la p r o g r e s s i o n e dei d u e m o v i m e n t i . L'Uomo Q u a l u n q u e e r a p r e s t o e v a p o r a t o , ma n o n p e r magia, o p e r a u t o c o m b u s t i o n e . Era e v a p o r a t o un p o ' p e r le lusinghe corruttrici dei g r a n d i partiti, ma sop r a t t u t t o p e r c h é , q u a n d o la DC aveva soddisfatto essa stessa l e istanze che n e l l ' U o m o Q u a l u n q u e a v e v a n o t r o v a t o espressione, n o n c'era più bisogno di rivolgersi a Giannini: meglio rivolgersi a De Gasperi che era più serio. E d u n q u e si richiedeva alla classe politica degli ultimi a n n i O t t a n t a un esame di coscienza: n o n c h é la capacità e la flessibilità necessarie p e r r i s p o n d e r e alle richieste del N o r d , soddisfacendole a l m e n o in p a r t e . Bisognava svuotare la protesta. Di questo la classe politica è stata totalmente incapace, e q u a n d o fin a l m e n t e s'è resa conto del pericolo n o n poteva p i ù r i m e d i a r e , investita c o m ' e r a d a l l ' u r a g a n o d i T a n g e n t o p o l i . I l «caso Lega» aveva c o n f e r m a t o che il Paese reale e il Paese legale e r a n o diventati estranei. Fatte le elezioni d e l 16 g i u g n o (1987) b i s o g n a v a fare il g o v e r n o . Un veto democristiano impediva a Craxi d'aspirare a un ulteriore soggiorno a Palazzo Chigi. Ma un veto di Craxi impediva, parallelamente, ogni aspirazione a entrarci del segretario democristiano Ciriaco De Mita. A chi gli aveva chiesto, s a p u t o il r e s p o n s o delle u r n e , q u a n d o l'Italia avrebbe avuto il n u o v o g o v e r n o , Craxi aveva risposto senza esitazione «in luglio». Ma alla d o m a n d a «quale governo?» si e r a trincerato dietro un indecifrabile «vattelapesca». Confinato a piazza del Gesù, De Mita n o n voleva tuttavia che u n o degli oligarchi di quel Palazzo assumesse la Presidenza del Consiglio. A sua volta Craxi e r a disposto alla ricomposizione di un'alleanza di cinque partiti, p u r c h é n o n si chiamasse p e n t a p a r t i t o , n o n fosse cioè u n a solida coalizione politica, ma mettesse assieme varie forze solo p e r s u p e r a r e u n a fase di transizione. Cosicché, secondo i chiosatori del lessico politico, n o n si poteva p a r l a r e di p e n t a p a r t i t o , ma piuttosto di p e n t a c o l o r e . Per un o r g a n i s m o di così d e b o l e costituzione e r a consigliabile un Presidente del Consiglio piuttosto eva394
nescente, e Cossiga lo trovò in Giovanni Goria, che era giovane, piemontese, accreditato d ' u n a qualche c o m p e t e n z a in m a t e r i a economica, e fregiato d ' u n a bella b a r b a ottocentesca. A G o r i a la DC d i e d e a p p o g g i o flebile, il suo e r a un «gov e r n o amico» (come quello di Pella nel 1953) piuttosto che un a u t e n t i c o g o v e r n o dello s c u d o crociato. Tuttavia le baruffe p e r i ministeri furono d e g n e dei governi più g e n u i n a m e n t e d e m o c r i s t i a n i , e il p o v e r o G i u s e p p e Z a m b e r l e t t i , l o m b a r d o , m i n i s t r o della P r o t e z i o n e civile, i m p e g n a t o i n p r i m a p e r s o n a nei soccorsi alla Valtellina investita a fine luglio da un'alluvione e da frane devastatrici, fu a sua insaputa e s t r o m e s s o p e r lasciar p o s t o al ras a b r u z z e s e R e m o Gaspari. La scelta di G o r i a fu a t t r i b u i t a a Cossiga, t a n t o che ebbe corso la b a t t u t a «Giovanni Goria di Francesco». La vic e p r e s i d e n z a del Consiglio toccò, i n s i e m e al m i n i s t e r o del Tesoro, a Giuliano Amato, Andreotti t e n n e gli Esteri, un ries u m a t o Fanfani ebbe l ' I n t e r n o , Vassalli la Giustizia, Z a n o n e la Difesa, e poi via gli altri. C o n gesto abbastanza coraggioso, date le circostanze, Goria inviò alcune unità della Marina militare nel Golfo Persico, p e r c o n t r i b u i r e alla protezion e d e l traffico m a r i t t i m o , insidiato dalla l u n g a g u e r r a I r a n - I r a k . A n d r e o t t i e De Mita e r a n o tiepidi, p e r n o n d i r e ostili. Ma cedettero. U n a considerazione era di tutta evidenza. L'Italia s'apprestava a uscire dal nucleare, con xm referendum, e in f u t u r o a v r e b b e d o v u t o a t t i n g e r e alle a b b o n d a n t i q u a n t i t à d ' e n e r g i a di cui la Francia, p r o p r i o g r a z i e al n u cleare, disponeva. Sarebbe stato il colmo che, lasciato ad altri il c o m p i t o di p r o c u r a r c i e n e r g i a n u c l e a r e , lasciassimo esclusivamente ad altri a n c h e il c o m p i t o di s a l v a g u a r d a r e i rifornimenti di petrolio. I referendum di n o v e m b r e d i e d e r o ai sì u n a m a g g i o r a n z a molto larga, d ' a l t r o n d e prevista. Il settanta p e r cento circa dei votanti si p r o n u n c i ò c o n t r o o g n i agevolazione p e r l'installazione di centrali nucleari. D o p o il voto, i socialisti p r e tesero che alla volontà p o p o l a r e fosse data un'applicazione 395
totalizzante. N e s s u n a n u o v a centrale, un no a n c h e al comp l e t a m e n t o di quella, già in fase d'avanzata costruzione, di Montalto di Castro, con q u a t t r o m i l a miliardi immolati alla d e m a g o g i a . Q u a n t o alla giustizia, i referendum c h i e d e v a n o , lo s a p p i a m o , che fosse affermata - a b o l e n d o le n o r m e che l'escludevano - la responsabilità civile dei magistrati. D u e terzi dei votanti decisero che i magistrati dovessero essere costretti a risarcire le vittime di loro inescusabili negligenze o colpe. Tra i giudici si diffuse un sentimento d'incertezza e - in alcuni - di panico, v e n n e registrata qualche dimissione dalla magistratura, furono ideate polizze assicurative che lib e r a s s e r o i giudici stessi dall'incubo di gravosi esborsi. Ma p r e s t o si capì che la b o m b a e r a di carta, e che in sostanza tutto sarebbe rimasto c o m e p r i m a . C i n q u e a n n i p i ù tardi il p a r l a r e di responsabilità civile dei magistrati, e p e g g i o a n cora p a r l a r n e su iniziativa del P S I , sarebbe parso sacrilego i m p e r a n d o Di Pietro - oltre che grottesco. P r o p r i o sull'economista Goria si abbatté, p r i m a che passasse la m a n o , u n a débàcle borsistica c h e fu m o n d i a l e , ma che colpì a n c h e l'Italia in m i s u r a grave. L u n e d i 19 ottobre 1987 - il «lunedì n e r o » , r i e c h e g g i a n t e il l e g g e n d a r i o «ven e r d ì nero» del 28 o t t o b r e 1929 a Wall Street - il Dow J o nes, che è l'indice di riferimento più accreditato della borsa a m e r i c a n a , calò del 22,62 p e r cento. A r u o t a le altre m a g giori borse: m e n o 11 p e r cento a Zurigo, m e n o 10 p e r cento a L o n d r a , m e n o 7 p e r c e n t o a F r a n c o f o r t e , m e n o 6,2 p e r c e n t o a Milano che e r a già da alcuni g i o r n i , p e r dirlo c o n espressione di gergo, «in sofferenza». Nella seconda metà di ottobre i titoli ritenuti p i ù sicuri del listino, i cosiddetti blue chips, s p r o f o n d a r o n o a Milano: m e n o 13,4 p e r cento le Generali, m e n o 14,3 p e r cento Mediobanca, m e n o 21,3 le F I A T , m e n o 24,5 le Olivetti, m e n o 28,9 i titoli del g r u p p o Ferruzzi. Q u a l c u n o a t t r i b u ì la r e s p o n s a b i l i t à del crollo - o larga p a r t e della responsabilità - alle tecnologie telematiche adottate dalle principali borse. C o n questi sistemi, le contrattazioni avvengono a mezzo di computers che analizzano con im396
p e r s o n a l e distacco l ' a n d a m e n t o del m e r c a t o a z i o n a r i o : e , q u a n d o vi siano ribassi consecutivi, o r d i n a n o vendite automatiche. L'effetto è di vendite a cascata, o a valanga. Vera o no che fosse questa ipotesi, gli investitori soffrirono p e r d i t e consistenti, e ancor più consistente fu l'effetto dissuasivo che l'episodio ebbe sui risparmiatori. La cui parola d ' o r d i n e div e n n e , p i ù che mai, Bot e s e m p r e Bot. La legge finanziaria fu tribolata, c o m e tante altre, p e r c h é l'avversavano i sindacati (che la r i t e n e v a n o t r o p p o avara), p e r c h é l'avversava la Confindustria (che la riteneva t r o p p o p r o d i g a ) , p e r c h é l'avversava a n c h e u n o dei partiti d i m a g gioranza, il liberale: t a n t o che Z a n o n e , in visita ai m a r i n a i italiani nel Golfo, rischiò di r i m a n e r e a b a g n o . Ma Cossiga rinviò Goria, di cui si voleva la testa, alle C a m e r e , d i r a m a n do u n a n o t a ufficiosa la cui sostanza, in v e r s i o n e vulgata, era questa: n o n scalmanatevi a impallinare Goria p e r c h é ha i giorni contati, e la crisi v e r r à presto. Si era o r m a i al febbraio del 1988, e Craxi negava d'aver voluto, lui, la fine del «pentacolore». «Non minaccio n i e n t e e nessuno... S e m m a i sono io che mi sento minacciato c o m e s e g r e t a r i o di un p a r t i t o c h e p a r t e c i p a a u n a coalizione di g o v e r n o , e c o m e d e p u t a t o . Minacciato dall'instabilità, dal l o g o r a m e n t o , tutte malattie la cui origine principale sta nella DC che offre un avarissimo sostegno al G o v e r n o Goria». I d e c r i t t a t o r i di Palazzo s a n c i r o n o che, c o n q u e s t a f o r m u l a , Craxi aveva voluto far i n t e n d e r e c h e la p r e c l u s i o n e c o n t r o De Mita era finita. S'accomodasse p u r e a Palazzo Chigi. Dove volevano f o r t e m e n t e che andasse a n c h e i democristiani, n o n p e r rafforzarlo m a p e r i n d e b o l i r l o i n s e n o a l p a r t i t o . Molti p e n s a v a n o fosse pacifico che il Presidente del Consiglio n o n p o t e s s e essere nel c o n t e m p o s e g r e t a r i o della D C ( e p p u r e e r a n o più d ' u n o i p r e c e d e n t i in contrario, a cominciare da quello di De Gasperi), e d u n q u e De Mita avrebbe d o v u t o scegliere. Per n o n farlo, a l m e n o p e r n o n farlo subito, egli si a d o p e r ò p e r o t t e n e r e il rinvio del Congresso a un a n n o d o p o , febbraio del 1989. «(De Mita) r i t i e n e q u i n d i 397
ha scritto Giorgio Galli - di avere quasi un a n n o di t e m p o p e r o t t e n e r e tali risultati alla g u i d a del g o v e r n o e di acquisire un prestigio e un p o t e r e tali, da g i u n g e r e al congresso in condizioni da p u n t a r e a un reincarico.» Avute tutte le o p p o r t u n e benedizioni, De Mita p o t è p r e sentare in aprile (1988) il suo p e n t a p a r t i t o (non pentacolore) c o n De Michelis alla v i c e p r e s i d e n z a , A n d r e o t t i inchiav a r d a t o agli Esteri, Gava a l l ' I n t e r n o , Fanfani declassato al Bilancio, Vassalli alla Giustizia. R e t r o s p e t t i v a m e n t e , possiamo sottolineare che quel g o v e r n o e r a ricco di futuri «avvisati» (oltre a De Michelis, A n d r e o t t i e Gava, c ' e r a n o M a m m ì alle Poste, Z a n o n e alla Difesa, Formica al Lavoro, P r a n d i n i alla M a r i n a m e r c a n t i l e , F r a n c o C a r r a r o allo S p e t t a c o l o e Turismo, Vito Lattanzio alla Protezione civile, Paolo Cirino Pomicino alla F u n z i o n e pubblica, Gaspari al M e z z o g i o r n o , Tognoli alle A r e e u r b a n e , e p r o b a b i l m e n t e ne a b b i a m o dimenticato qualcuno). C o n un capolavoro d'antistrategia politica, i partiti avevano finalmente r a g g i u n t o il loro intento: che e r a quello di m a n d a r e l'uomo sbagliato al posto sbagliato. De Mita n o n è senza qualità. C e r t e sue a p e r t u r e , p e r la m o d e r n i z z a z i o n e della D C , e r a n o interessanti a l m e n o q u a n t o e r a n o interessate certe sue m a n o v r e nell'Avellinese. C o m e politologo, e anche c o m e m a n o v r a t o r e , o se vogliamo m a n e g g i o n e , di scen a r i istituzionali e partitici, spiccava sulla mediocrità di altri notabili del M e r i d i o n e : quali i Gava, i Cirino Pomicino, gli Scotti. Ma gli facevano i n t e r a m e n t e difetto le doti d ' u n capo di governo. Lo si e r a visto q u a n d ' e r a ministro, e concludeva p o c o : e quel poco, di solito, sarebbe stato meglio n o n fosse stato concluso. Forse c o n m i n o r cinismo d i A n d r e o t t i , m a con u n a più accentuata allergia al fare, De Mita concepiva la politica c o m e r a p p r e s e n t a z i o n e di concetti astratti, q u a n d o n o n c o m e intrigo. Si piegava alla concretezza - e c o m e - se da R o m a passava ai suoi feudi, ai suoi clienti, ai suoi conti di tessere e di finanziamenti. Tra questi d u e poli - la verbosità delle C a m e r e e delle a n t i c a m e r e r o m a n e e la q u o t i d i a n i t à 398
bottegaia del «collegio elettorale» - mancava il Paese nel suo insieme, e con le sue realtà. Bossi insultava De Mita, ma De Mita i g n o r a v a l ' u n i v e r s o c h e Bossi e s p r i m e v a . T u t t a v i a vi fu, nella presentazione del suo g o v e r n o che De Mita fece in Parlamento, un passaggio anticipatore: «Questo governo - disse - ha davanti a sé n o n u n a crisi di governo o di formula, ma la crisi del nostro sistema politico tutto intero». Concetti c h e Cossiga aveva a l u n g o s u s s u r r a t o nel d e s e r t o dei suoi conciliaboli politici, senza essere p r e s o t r o p p o sul serio, e che tra poco avrebbe cominciato a gridare alle piazze. Nell'Italia di De Mita se ne a n d ò - g i u g n o 1988 - G i u s e p p e S a r a g a t . C o n la m i n u t a g l i a politica del suo Paese S a r a g a t aveva o r m a i a c h e fare p o c o o p u n t o . E r a stato l ' u o m o di battaglie storiche, n o n di scaramucce. Ma ciò che s ' a n n u n ciava n e l m o n d o e r a , p e r q u e s t o vecchio irascibile, u n a g r a n d e rivincita. Per o r e c c h i a t t e n t i e r a già p e r c e p i b i l e il s o t t e r r a n e o r u m o r e g g i a r e delle c r e p e c h e s ' a n d a v a n o a p r e n d o n e l l ' u n i v e r s o dell'Est c o m u n i s t a ; c o n G o r b a c i o v che, di trionfo in trionfo - u n ' o p i n i o n e pubblica internazionale salottiera e u n a s t a m p a s m a n i o s a di c o n s a c r a r e il bel c o m u n i s m o dal volto u m a n o b a t t e z z a v a n o c o m e trionfi i suoi disperati a n n a s p a m e n t i - portava I'URSS al big bang; con Jaruzelski che in Polonia e r a alla frutta; con Gustav H u s a k che in Cecoslovacchia aveva lasciato il p o t e r e , sia p u r e p e r motivi d'età e di salute. La c a d u t a del m u r o di Berlino era i m m i n e n t e (ma q u a n t o Io fosse n o n l'aveva capito nessuno, o quasi, t a n t o che nel s e t t e m b r e del 1987 Erich H o n e c k e r , leader della G e r m a n i a comunista, era stato ricevuto a B o n n dal cancelliere H e l m u t Kohl con gli onori dovuti a un C a p o di Stato). Quella caduta, G i u s e p p e Saragat avrebbe meritato di vederla. Q u a r a n t a n n i d o p o , la storia gli aveva reso definitiva giustizia. ( Il r a p p o r t o con lui n o n e r a facile. Il dialogo con Saragat n o n e r a mai altro che un m o n o l o g o di Saragat: le «voci di dentro» e r a n o le uniche che udiva. Ma questa che nell'ordi399
naria amministrazione poteva essere, ed anzi e r a la sua d e bolezza, fu la sua forza nel m o m e n t o d e l l ' e m e r g e n z a . Solo un u o m o i m p e r m e a b i l e alle voci di fuori poteva affrontare i comizi e sfidare le piazze del '47-48, schiumanti di rabbia e di odio contro di lui, il socialfascista, il socialtraditore, il rinnegato, il G i u d a v e n d u t o al capitalismo eccetera. Impassibile sotto q u e l l ' u r a g a n o , Saragat svolgeva le sue a r g o m e n t a zioni: asciutte, serrate, senza concessioni alla retorica tribunizia, l a s c i a n d o v a g a r e lo s g u a r d o s o p r a le teste di quella folla ostile, c h ' e r a la sua (sgradevole) specialità a n c h e nel colloquio a quattr'occhi. E r a in quel m o m e n t o - e lo rimase p e r un pezzo - l'uomo p i ù e s e c r a t o dalle t u r b e rosse c h e si a t t r i b u i v a n o in esclusiva la r a p p r e s e n t a n z a del p o p o l o . D o p o aver t e n t a t o i n v a n o di t r a t t e n e r l o dal «fronte» coi c o m u n i s t i , S a r a g a t aveva rotto il partito socialista, c r e a n d o n e un altro, riformista ed e u r o p e o , che «da r e t r o g u a r d i a del bolscevismo diventasse a v a n g u a r d i a della democrazia». «Lo s e g u i r a n n o quattro gatti» aveva detto N e n n i con n o n c u r a n z a . Lo seguirono quasi la m e t à dei p a r l a m e n t a r i socialisti, 52 su 115 e fu p e r il «fronte» un colpo m o r t a l e . N o n solo p e r i voti c h e gli p o r t ò via alle elezioni del 18 aprile 1948 - il sette e mezzo p e r cento - ma p e r la carta che mise in m a n o a De Gasperi, di fronte all'opinione pubblica e agl'integralisti del suo stesso p a r t i t o . La g r a n d e r i p r e s a , sfociata p o i nel «miracolo», cominciò di lì. N o n si p u ò d i r e che Saragat si sia fatto r i p a g a r e il g r a n d e servigio r e s o alla d e m o c r a z i a i n fette d i p o t e r e , c o m e usava nella nostra classe politica (i cui servigi e r a n o sovente nefasti, ma si faceva p a g a r e a n c h e quelli, in fette di p o t e r e e in altro). Ebbe v a r i m i n i s t e r i , ma vi brillò p e r la sua assenza. L'unico che gestì con q u a l c h e e n t u s i a s m o fu quello degli Esteri, p e r c h é lo m e t t e v a a c o n t a t t o dei g r a n d i della t e r r a : i soli c o n cui gli piaceva m i s u r a r s i . A n c h e c o m e cap o - p a r t i t o lasciava a l q u a n t o a d e s i d e r a r e . Salvo che p e r le g r a n d i decisioni, esclusivamente sue, al p a r t i t o ci a n d a v a di 400
r a d o e solo p e r fare g r a n d i sgridate c h e lasciavano le cose come prima. L'unica carica che considerò all'altezza della sua altezza e p e r la quale si batté fu la Presidenza della Repubblica. D o p o l'elezione ci fu, a n c h e tra i suoi amici, chi si mise le m a n i nei capelli: t e m e v a n o la sua discontinuità, gli imprevedibili scatt i d ' u m o r e . Viceversa f u u n C a p o d i Stato e s e m p l a r e p e r equilibrio, correttezza e pulizia. Saragat è m o r t o p o v e r o o quasi: l'unico benefìcio t r a t t o dalla sua p i ù che q u a r a n t e n nale milizia politica fu u n a casa con g i a r d i n o nei q u a r t i e r i alti di R o m a . Negli a n n i del PCI a v a n z a n t e e degli o s a n n a tributati da t u r b e estasiate d'intellettuali e di giornalisti a Enrico Berlinguer, Saragat e r a trattato dai p i ù con la sufficienza caritatevole d o v u t a a un p e r s o n a g g i o s u p e r a t o e un p o ' p a t e t i c o , nelle i d e e e negli ideali. U n o c h e n o n aveva c a p i t o quali scintille di r i n n o v a m e n t o , di m u t a z i o n e , e di fecondo avvenire, vi fossero nell'universo marxista, sotto le b a n d i e r e rosse con falce e martello. La stessa sufficienza - ma p e r lui m e n o caritatevole - e r a riservata a Mario Sceiba (si s p e g n e r à nell'ottobre del 1991, n o v a n t e n n e ) che aveva l ' i m p e r d o n a b i l e colpa d'essersi o p posto, con la sua forza di carattere e con la sua Celere, ai generosi fautori del progresso che volevano m o d e l l a r e l'Italia sull'esempio d e l l ' U n i o n e Sovietica (quella di Stalin, p e r int e n d e r c i ) . E n t r a m b i a r n e s i d ' a r c h e o l o g i a politica, s e c o n d o l e sinistre, m o r t i p r i m a d i m o r i r e . I n v e c e e r a a r c h e o l o g i a politica il c o m u n i s m o . S a r a g a t n o n assistette al suo crollo, ma in c u o r suo aveva s e m p r e s a p u t o c h e quel g i o r n o sarebbe v e n u t o .
CAPITOLO UNDICESIMO
È V E N U T O BAFFINO
De Mita n o n deluse i suoi detrattori, al d e b u t t o c o m e Presid e n t e del Consiglio. Vale a dire che c o m b i n ò poco. Gli m a n cava, lo si è già sottolineato, il t e m p e r a m e n t o d ' u n realizzat o r e (De Michelis, che c o m e vicepresidente e r a c h i a m a t o a c o l l a b o r a r e con lui, aveva i m p i e t o s a m e n t e d e t t o : «Ha u n a matrice intellettuale umanistica che n o n è la più adatta p e r essere la nostra. Q u e s t a matrice lo p o r t a a costruzioni ideologiche astratte, che sono i n a d e g u a t e al m o n d o in cui viviamo»). Fosse a n c h e stato fatto d'altra pasta, De Mita si sarebbe c o m u n q u e scontrato con ostacoli paralizzanti. I democristiani fingevano d'essere molto soddisfatti della sua gestione a Palazzo Chigi solo p e r suggerirgli di sloggiare da piazza del Gesù; Craxi p a r l ò , d o p o i p r i m i mesi del n u o v o govern o , d ' u n q u a d r i m e s t r e «di incubazione e n o n di realizzazioni»; i repubblicani punzecchiavano i socialisti; e le p r i m e folate del cosiddetto Irpiniagate, l'immenso scandalo della ricostruzione d o p o il t e r r e m o t o , investivano De Mita, che dell'Irpinia e r a l'incontestato referente politico. Di notevole, in quell'avvio governativo, vi fu solo la messa a p u n t o d ' u n accordo tra i partiti p e r l'abolizione del voto segreto nelle delibere p a r l a m e n t a r i , t r a n n e quelle riguard a n t i materie di coscienza (tra esse fu inclusa l'autorizzazione a p r o c e d e r e p e r i d e p u t a t i o senatori inquisiti). Q u e s t a modifica dei r e g o l a m e n t i e r a stata p r e t e s a a o g n i costo da Bettino Craxi, disturbato, nei suoi disegni d ' e g e m o n i a partitica sulla vita nazionale, dal f e n o m e n o dei franchi tiratori. E impossibile e s p r i m e r e su queste d u e filosofie - voto palese o voto segreto - un giudizio che p r e s c i n d a da specifiche si402
t u a z i o n i p o l i t i c h e . Il voto palese assoggetta i m e m b r i del P a r l a m e n t o alle decisioni del loro partito, e d u n q u e del suo s e g r e t a r i o . Q u a n d o i p a r t i t i s o n o forti - c o m e a v v e n n e in Italia fino agli ultimissimi t e m p i - e q u a n d o di conseguenza i s e g r e t a r i s o n o p o t e n t i se n o n o n n i p o t e n t i , q u e s t a s u d d i tanza trasforma ogni d e p u t a t o e ogni senatore in un esecutore pavloviano della volontà altrui. C o n il voto palese si ha m e n o c o n f u s i o n e ; m a s i p u ò a r r i v a r e alla s u p e r f l u i t à del P a r l a m e n t o . Fatta la c o n t a degli s c h i e r a m e n t i di p a r t i t o e delle alleanze, si sa a priori c o m e a n d r a n n o le votazioni. Se invece, c o m e nell'Italia degli a n n i Novanta, i partiti diventano deboli, se i loro segretari sono transitori e contestati, se v e n g o n o formati schieramenti trasversali, la costrizione del voto palese d i v e n t a i r r i l e v a n t e . C r a x i p o t e v a m i n a c c i a r e r a p p r e s a g l i e politiche t r e m e n d e c o n t r o il p a r l a m e n t a r e socialista che avesse infranto la disciplina di partito: i suoi successori B e n v e n u t o e Del T u r c o , se avessero osato a n c h e un b l a n d o r i m p r o v e r o , s a r e b b e r o stati s p e r n a c c h i a t i dai resti del loro esercito. In fin dei conti le caratteristiche dei partiti vecchi, p e r q u a n t o c o n c e r n e l'autorità del segretario, sono rimaste solo nel partito ultimo v e n u t o , la Lega l o m b a r d a . Più malconcio d ' o g n i altro s e m b r a v a in q u e l p e r i o d o il Partito comunista che passava elettoralmente di sconfitta in sconfìtta e che vedeva sgretolarsi le sue c o o r d i n a t e ideologiche, e affossarsi ogni suo «modello» esterno. I comunisti italiani - all'unisono con Vintellighenzia - si a g g r a p p a v a n o all'es p e r i m e n t o di Gorbaciov: ma i p i ù avvertiti sentivano q u a n to i t r a g u a r d i c h e l ' u o m o del C r e m l i n o aveva a n n u n c i a t o fossero r e m o t i , e q u a n t e volte egli incespicasse nella corsa p e r r a g g i u n g e r l i . Alessandro N a t t a e r a stato nel PCI un seg r e t a r i o di transizione: legato al passato da vocazione d o g matica (anche se p e r necessità c o n t i n g e n t i s'era a d a t t a t o ai c a m b i a m e n t i ) , p o c o interessato al p o t e r e , m a l a n d a t o in salute. Alle sue spalle incalzava un vice, Achille Occhetto, che si distaccava p e r anagrafe, p e r o r i e n t a m e n t i , p e r c o m p o r t a m e n t i dalla consolidata i m m a g i n e dei leaders comunisti: im403
m a g i n e che doveva essere fatta d'austerità, di solidità, d ' a p p a r e n t e infallibilità, intrisa i n s o m m a di certezze. Di Occhietto scriverà invece YEconomist che «somiglia un p o ' a Charlie C h a p l i n , occhi p r e o c c u p a t i , baffo attivo». I caricaturisti b r i n d a r o n o p e r l'ascesa politica di questo «baffino» (così lontano dal «baffone» della g u e r r a fredda) che aveva un'aria da furetto b o n a r i o e astuto, indossava panciotti a n c h e vistosi, sapeva r i d e r e e sapeva p i a n g e r e , confessava di sbagliare. Il passaggio delle consegne tra Natta e Occhetto a v v e n n e nel g i u g n o del 1988, n o n senza opposizioni i n t e r n e e sgradevoli attacchi al s u b e n t r a n t e : che, n a t o nel 1936 a Torino, a v r e b b e d o v u t o chiamarsi Akel. Il p a d r e Adolfo, d i r i g e n t e editoriale politicamente vicino alla sinistra cristiana, avrebbe voluto infatti dargli il n o m e dell'esploratore d a n e s e che scoprì la G r o e n l a n d i a . Ma lo stato civile fascista i m p e d i v a queste bizzarrie, e così si ebbe n o n un Akel ma un Achille: il che ( i m p e r a n d o sul Partito fascista, nel 1936, Achille Starace) poteva a n c h e essere scambiato p e r un riconoscimento di regime. C o m u n i s t a borghese se mai ce ne fu u n o , Occhetto scelse p e r professione il partito, oscillando c o n t i n u a m e n t e tra p o p u l i s m o e m o n d a n i t à , tra la rivoluzione e Capalbio, tra gli striscioni in fabbrica e le vele della barca p e r le vacanze d'estate. C ' e r a n o nel curriculum di Occhetto le immancabili int e m p e r a n z e contestatarie. U n a pubblicazione a c c e s a m e n t e a n t i c o m u n i s t a degli a n n i Sessanta r a c c o n t a v a c h e «il 5 luglio 1963 ad A n g u i l l a r a nei pressi di R o m a alcuni giovani comunisti tra cui Occhetto d u r a n t e u n p r a n z o c a n t a n o strofette offensive p e r l'esercito. Un ufficiale p r e s e n t e alla scena reagisce p r o n t a m e n t e i n t e r r o m p e n d o la gazzarra»: u n a gol i a r d a t a d i cattivo g u s t o m a d i scarso p e s o . D i v e r s a m e n t e dall'austero B e r l i n g u e r Achille era, p e r i legami s e n t i m e n tali, un farfallone. La p r i m a moglie Ines Ravelli era figlia di Aldo, notissimo commissionario della Borsa di Milano. U n a s e c o n d a m o g l i e , Kadigia Bove, somala, c a n t a n t e e attrice molto bella, gli aveva d a t o d u e figli, e questa volta, cambiati 404
i tempi, n o n e r a n o valsi i divieti posti ad Akel: il p r i m o bimbo era stato battezzato Malcolm X (in o m a g g i o al leader n e r o americano), il secondo Emiliano, in ricordo del rivoluzionario messicano Z a p a t a ( a n c h e il n o m e di Mussolini, B e n i t o , f u d a t o i n m e m o r i a d i u n altro r i v o l u z i o n a r i o m e s s i c a n o , Benito J u a r e z ) . Fallita l ' u n i o n e con la somala, n o t a al p u b blico s o p r a t t u t t o p e r certi suoi «caroselli» televisivi p u b b l i cizzanti i frigoriferi, Occhetto si è riaccasato, p r o p r i o alla vigilia della sua investitura a segretario del PCI, con la senatrice comunista Aureliana Alberici. T r a un m a t r i m o n i o e l'altro, O c c h e t t o p r o g r e d i v a nella Nomenklatura comunista. Da b u o n sessantottino aveva afferm a t o , con u n a q u a l c h e i m p r u d e n z a , c h e «la r i v o l u z i o n e è t o r n a t a all'ordine del g i o r n o nell'Occidente», ma poi l'avev a n o m a n d a t o in Sicilia a farsi le ossa c o m e d i r i g e n t e , e da allora in poi aveva studiato da segretario. I p u r i e d u r i del partito n o n lo avevano in g r a n simpatia: t r o p p o disponibile e t r o p p o malleabile. Tango, l'inserto satirico dell'Unità, lo aveva p r e s o di mira, nelle vignette e nei testi, q u a n d ' e r a diventato vicesegretario. L o raffiguravano c o m e u n b a m b i n o fastidioso, gli attribuivano frasi quali «fonderemo il g o v e r n o con quelle forze politiche che ci d i r a n n o c h i a r a m e n t e c h e intenzioni abbiamo». Lo descrivevano disorientato e causidico. « Q u a n d o alla base gli g i r a n o le balle, O c c h e t t o si d o m a n d a : "Sono le balle che girano i n t o r n o alla base o è la base che gira i n t o r n o alle balle?". Dovrò a n d a r e a r i p a s s a r m i Copernico». Allusione questa alla «rivoluzione copernicana» che Occhetto aveva vaticinato p e r il pei. I p i ù , n o i c o m p r e s i , s o t t o v a l u t a r o n o allora Achille O c c h e t t o . Gli aspetti m i n o r i , a volte f r a n c a m e n t e comici, del p e r s o n a g g i o colpivano più delle sue impostazioni politiche, e il suo dire e c o n t r a d d i r e - che e r a tattica trasformista alla Depretis - fu scambiato p e r incapacità di f o r m u l a r e u n a lin e a politica. Le sconfessioni d e l p a s s a t o ( d i c h i a r ò senza mezzi t e r m i n i , s u s c i t a n d o s c a n d a l o tra gli irriducibili, c h e Togliatti era stato «inevitabilmente corresponsabile di scelte 405
e di atti dell'epoca staliniana») e r a n o il più delle volte seguite da sconfessioni delle sconfessioni o a l m e n o da m e s s e a p u n t o . I n g a n n a t i da q u e i suoi occhi stupefatti, lo r i t e n e m m o i n balia degli a v v e n i m e n t i , c h e d i v e n n e r o , l ' a n n o successivo (il fatidico 1989 in cui c a d d e il m u r o di Berlino), catastrofici p e r il c o m u n i s m o . A posteriori d o b b i a m o riconoscere c h e s e p p e salvare il salvabile p i ù e meglio di q u a n t o sia riuscito ai leaders della DC e del P S I , b e n c h é essi n o n p o r tassero il peso d ' u n a così totale disfatta ideologica. C o m e il m a n c a t o o m o n i m o danese, Akel, Achille stava p e r inoltrarsi, con notevole audacia e disinvoltura, nelle t e r r e inesplorate del p o s t c o m u n i s m o . T r a assicurazioni di De Mita sulla solidità del g o v e r n o , lam e n t a z i o n i dello stesso De Mita p e r la scarsa coesione dei partiti di m a g g i o r a n z a , incursioni di G h i n o di Tacco (alias Craxi), richiami al rigore economico e gridi di dolore p e r le condizioni disastrose in cui versava la giustizia - i n s o m m a la p i ù stucchevole e o r d i n a r i a amministrazione - ci si trascinò fino alla seconda m e t à di febbraio del 1989, e al X V I I I Congresso democristiano: cui veniva in sostanza p r o p o s t o ( p u r con i fronzoli e i p e r d i t e m p o di rito) un solo tema: il m a n t e n i m e n t o di De Mita nel d u p l i c e incarico di P r e s i d e n t e del Consiglio e di s e g r e t a r i o d e l p a r t i t o , o la s u a r i n u n c i a ad u n o dei d u e (premessa all'esonero a n c h e dall'altro). De Mita, c h e d u r a n t e sette a n n i aveva t e n t a t o di scalzare le correnti, e di t r a s f o r m a r e la DC in un p a r t i t o u n i t a r i o , se la ritrovava, n e l m o m e n t o della verità, tale e q u a l e c o m ' e r a q u a n d o l'aveva p r e s a . Cosicché il « g r a n d e centro», ossia la «corrente del Golfo» con l ' a p p o r t o dei forlaniani, e r a al 37 p e r cento dei voti congressuali, A n d r e o t t i al 18, Forze n u o ve di D o n a t C a t t i n al 6. Q u a n t o bastava, e avanzava, p e r m e t t e r e in m i n o r a n z a i demitiani. L'irpino fu sollecitato, con l'affettuosità da squali p r o p r i a dei democristiani, a lasciare la poltrona di segretario. In compenso sarebbe diventato p r e s i d e n t e del p a r t i t o (ebbe subito l'investitura ma n o n al406
l'unanimità, 12 voti del Consiglio nazionale a n d a r o n o a Mino Martinazzoli) ed avrebbe t e n u t o Palazzo Chigi. La segreteria toccò a Forlani, che rivestì di frasi alla vaselina il cambio della g u a r d i a , lasciando capire che p e r De Mita e r a un sollievo e p e r lui u n a grana. Vera forse la seconda diagnosi, del tutto falsa la p r i m a . Era t e m p o di congressi, e in quello c o m u n i s t a di m a r z o (1989), i l p r o g r a m m a politico d i O c c h e t t o a g g r e g ò u n a m a g g i o r a n z a a m p i a (tra i n o m i di spicco vi fu, all'opposizion e , u n i c a m e n t e quello di A r m a n d o Cossutta). Occhetto vinse - e n o n p o t e v a essere a l t r i m e n t i , a l l ' i n d o m a n i della sua designazione - anche p e r c h é aveva saputo p r o s p e t t a r e tutto e il contrario di tutto, la fedeltà alla tradizione togliattiana e la p r e s a di coscienza delle novità che u r g e v a n o , fuori d'Italia e in Italia. Fino a quel p u n t o la linea tracciata da Occhett o p o t e v a a n d a r b e n e sia p e r N a p o l i t a n o sia p e r I n g r a o . L ' i m p o r t a n t e , p e r i l P C I , e r a d i p r e s e n t a r s i con u n messaggio se n o n soddisfacente a l m e n o abbastanza convincente alle elezioni e u r o p e e d e l 17 g i u g n o . S'infittivano i n t a n t o le p r o g n o s i infauste p e r i l g o v e r n o : n e v e n n e r o a n c h e dal Congresso socialista, e da quello repubblicano. Nel P R I , issato S p a d o l i n i alla p r e s i d e n z a d e l S e n a t o , la s e g r e t e r i a e r a passata a Giorgio La Malfa, di carattere e di linguaggio più r u v i d o : aiutato in questo dal vecchio e terribile p r e s i d e n t e B r u n o Visentini. A quest'ultimo un De Mita furibondo p e r gli attacchi aveva r e p l i c a t o : «Il p r e s i d e n t e d e l P R I p i ù c h e u n a politica e s p r i m e un'aspirazione impaziente. L'impazienza è spesso indice di senilità. Dalle mie parti, senile vuol dire spesso rimbambito». Q u e s t a e r a la t e m p e r i e della coalizione m e n t r e già ferveva, in u n a Italia c h e sotto q u e s t o rig u a r d o n o n aveva r e q u i e , l a c a m p a g n a e l e t t o r a l e . Nella quale temi che avrebbero dovuto essere d o m i n a n t i - ad e s e m p i o l a v e r g o g n a d ' u n a f i n a n z i a r i a c h e , d o p o reiterati g i u r a m e n t i d i r a v v e d i m e n t o d a p a r t e d e l G o v e r n o e del P a r l a m e n t o , e r a stata dissipatrice c o m e le p r e c e d e n t i - restarono in o m b r a p e r c h é il Palazzo preferiva discutere delle 407
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sue b e g h e , gabellate come questioni nazionali i m p o r t a n t i . Il 20 m a g g i o Ciriaco De Mita p r e s e n t ò le dimissioni del suo g o v e r n o ; n o n o s t a n t e le quali si evitò d ' a n n u l l a r e u n a visita in Italia d e l P r e s i d e n t e a m e r i c a n o G e o r g e B u s h - c h e di R e a g a n era stato il vice e che ne ripeteva con m i n o r grinta la politica - e del segretario di Stato Baker. Cosa abbiano capito i d u e dei p r o b l e m i italiani n o n c h é delle m u t a z i o n i cui a n d a v a n o s o g g e t t e , in casa d e m o c r i s t i a n a , le «correnti» è impossibile s a p e r e ma facile i m m a g i n a r e . La crisi italiana aveva d e l r e s t o scarse possibilità di r i m a n e r e alla ribalta q u a n d o (4 g i u g n o 1989) v e n n e c o n s u m a t o a Pechino il massacro di piazza T i e n an m e n . Ma lo spettacolo d e v e contin u a r e , e Giovanni Spadolini «esplorava» l'area politica p e r incarico del Presidente Cossiga: che il 13 g i u g n o si risolse in attesa del responso che gli elettori a v r e b b e r o d a t o la d o menica successiva - a c o n f e r m a r e il dimissionario De Mita. Le «europee» furono un surplace politico, a n c h e se qualc u n o , nei partiti, si a b b a n d o n ò a manifestazioni di t r i p u d i o . I m m o b i l e la DC (32,9), in lieve r e c u p e r o il P C I (27,6), fermo il P S I (14,8), male il polo laico (repubblicani, liberali e Pannella) che dovette accontentarsi di un globale 4,4 p e r cento, ancora poco significativa, in prospettiva nazionale o addiritt u r a e u r o p e a , la Lega l o m b a r d a . Poiché nulla d ' i m p o r t a n t e si e r a mosso, De Mita fu costretto a r i p r e n d e r e la fatica di t e n e r e in vita il g o v e r n o dal p u n t o in cui l'aveva i n t e r r o t t a con le p r e c e d e n t i dimissioni. Ma su di lui s'abbattevano veti incrociati e suggerimenti insensati. Altissimo - citato dal m e morialista A n d r e o t t i - affermava con audacia lessicale, riferendosi al P L I , che «non siamo né impannellati (da Pannella - N.d.A.) né incraxati (da Craxi - N.d.A.)», e i gesuiti richiam a v a n o la DC all'esigenza di « r i p r e n d e r e lo stile cristiano di fare politica». Quello stile restò invece inesorabilmente d e mocristiano. Cossiga a n n a s p ò un poco p r i m a di trovare un n u o v o gov e r n o della R e p u b b l i c a : m a alla f i n e , i l l u m i n a t o , d e s i g n ò Andreotti. Questi, da m a e s t r o dell'ironia, asserisce nei suoi 408
r i c o r d i c h e l'invito al Q u i r i n a l e p e r l'incarico gli a r r i v ò di s o r p r e s a l'8 luglio a Fiuggi. N o n aveva - è lui che lo afferm a , sia c h i a r o - a l c u n a i n t e n z i o n e di m a n t e n e r e incarichi operativi: v a g h e g g i a v a anzi un p e n s i o n a m e n t o fatto di int e r v e n t i all'Assemblea e u r o p e a d i S t r a s b u r g o , d i i m p e g n i editoriali, e di riflessioni ciceroniane De senectute. Ma fu richiamato in servizio e il 22 luglio 1989 (festa di «santa Maria M a d d a l e n a l a g r a n d e pentita» h a a n n o t a t o l o stesso Andreotti) varò l'Andreotti VI. Ancora un pentapartito: con Martelli alla v i c e p r e s i d e n z a , De Michelis agli Esteri, Gava a l l ' I n t e r n o , Vassalli alla Giustizia, Martinazzoli alla Difesa e p e r le u r g e n z e della situazione finanziaria u n a troika nella quale all'anziano ed esperto G u i d o Carli e r a n o affiancati Rino Formica p e r le Finanze e, p e r il Bilancio, un p e r s o n a g gio che sapeva farlo q u a d r a r e m o l t o b e n e , il suo s'intende, Cirino Pomicino. Alle sollecite m a n i d ' u n c o n t e r r a n e o di Cir i n o Pomicino, a n c h e se d'altro partito, il liberale Francesco De L o r e n z o , era stata affidata la Sanità. Circa la solidità e la possibile d u r a t a del g o v e r n o , nulla e r a stato c o n c o r d a t o e nulla e r a sicuro. Forlani s o a v e m e n t e spiegava c h e l a q u e stione della d u r a t a «non va posta in t e r m i n i formali di calendario» p e r c h é «il g o v e r n o nasce p e r un i m p e g n o politico c o m u n e che si t r a d u c e nella realizzazione c o e r e n t e del p r o g r a m m a . . . senza limiti o scadenze che p o s s a n o essere p r e determinati». In sostanza: che Dio ce la m a n d i b u o n a . Piuttosto merita u n a citazione ciò che il giovane radicale Rutelli disse m o l t o s p i r i t o s a m e n t e a Montecitorio, q u a n d o si discusse della fiducia ad Andreotti: «Nel 1972, diciassette a n n i fa, R i c h a r d N i x o n e r a il P r e s i d e n t e degli U S A , L e o n i d Breznev e r a il p r i m o segretario del Partito comunista sovietico... in I n g h i l t e r r a E d w a r d H e a t h era p r i m o ministro... in G e r m a n i a il cancelliere e r a Willy B r a n d t e all'opposizione c'era Richard Strauss, in Francia il Presidente della R e p u b blica si chiamava Georges Pompidou.... in S p a g n a governava il Caudillo Francisco Franco... in Grecia c'era la dittatura dei colonnelli e p r i m o m i n i s t r o e r a il signor P a p a d ó p u l o s . 409
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I n Italia, P r e s i d e n t e del Consiglio dei ministri e r a Giulio A n d r e o t t i e s e g r e t a r i o della D e m o c r a z i a cristiana A r n a l d o Forlani». Rutelli e r a stato acuto nel t r a t t e g g i a r e , con p o c h i riferim e n t i , l'immobilismo truccato da m o v i m e n t i s m o del Palazzo italiano. C o n l'ultimo r i t o r n o di Andreotti, il sistema p a r titocratico italiano p a r v e aver toccato la sua massima altezza, o bassezza. Era il trionfo d e l c o s i d d e t t o C A F , l'alleanza cioè tra Craxi A n d r e o t t i e Forlani; un patto a tre in forza del quale tutto ciò che r i g u a r d a v a il Paese si decideva e consumava all'interno di q u e l l ' o n n i p o t e n t e t r i m u r t i : dove Craxi si sfogava in qualche frase o in qualche gesto i n t e m p e r a n t e solo p e r c h é n o n poteva stare al posto di Andreotti, e doveva a c c o n t e n t a r s i d i c o m a n d a r e d a d i e t r o l e q u i n t e , n o n dal s e m p r e r i m p i a n t o Palazzo Chigi. Il C A F p r e s u n s e d'avere ingessato l'Italia p e r chissà q u a n t o t e m p o a v e n i r e : senza lasciarsi t u r b a r e dai t e r r e m o t i dell'Est. L'arroganza del P S I e r a incredibile, m a a n c o r p i ù l o e r a l'insensibilità della D C , della quale il filosofo cattolico Augusto Del Noce alla vigilia della m o r t e aveva detto: «Sta vivendo u n a fase di d e c a d e n z a cult u r a l e che p u ò c o n d u r l a i n t e m p i brevi a d un'irreversibile d e c a d e n z a a n c h e politica». C o n s a p e v o l e o n o , c'era nella d i r i g e n z a d e m o c r i s t i a n a - che aveva in questo la p i e n a solidarietà dei partiti alleati u n d i s e g n o strategico p a r a d o s s a l e b e n c h é c o l l a u d a t o : alle situazioni d ' e m e r g e n z a si rispondeva ignorandole. Se cadeva De Gasperi e Tito e r a minaccioso ci si rivolgeva a un galant u o m o di s e c o n d o p i a n o c o m e Pella, se infuriava il t e r r o r i smo veniva fatto appello al m o r b i d o Rumor, se i r a p p o r t i tra DC e P S I e r a n o tempestosi veniva invocato Goria. E vero che A n d r e o t t i n o n e r a u n p e r s o n a g g i o d i rincalzo c o m e quelli citati, e r a un p r o t a g o n i s t a : e r a anzi qualcosa di più, il simbolo di un Palazzo italiano s e m p r e diverso e s e m p r e u g u a l e , d i u n frenetico n o n far nulla, d i u n p a r l a r e c o n t i n u a m e n t e di p r o g r a m m i , c a m b i a m e n t i , riforme, p e r p o i r i d u r s i a dib a t t e r e sulle cariche alle Casse di risparmio. Nei mesi in cui 410
si decidevano le sorti del m o n d o , squassato da novità i m p e tuose, l'Italia fu r a p p r e s e n t a t a da chi al solo sentir discorrere di novità avvertiva i brividi, ed aveva intessuto u n a politica estera tutta d'attese, di b u o n e intenzioni e d'intese rebus sic stantibus. Giulio Andreotti portava in giro p e r il m o n d o le s u e d i c h i a r a z i o n i sfumate, le s u e m e z z e frasi c a u t e , le s u e b a t t u t e evasive, m e n t r e c ' e r a b i s o g n o d i b e n a l t r o . C o m e g u i d a d e l g o v e r n o , A n d r e o t t i e r a i n a d e g u a t o agli avvenim e n t i così c o m e lo e r a stato, p e r analoghi motivi, c o m e ministro degli Esteri. La stagione straordinaria del «tutto p u ò succedere» c o n t r a d d i c e v a la filosofia del «nulla deve succedere» che e r a stata ed e r a la sua. Infatti la Storia e b b e un'accelerazione brusca: e fece del declino comunista un crollo, anzi u n a rivoluzione. Nel volg e r e d ' u n a manciata di mesi, tra il 1989 e il 1990, le strutture ideologiche, politiche, territoriali e militari d ' u n I m p e r o c h e aveva affrontato ed i n t i m o r i t o l'Occidente f u r o n o p r i ma disarticolate, q u i n d i polverizzate. N o n r i e n t r a negli scopi di questo libro u n a c r o n a c a a m p i a e n e m m e n o u n a diagnosi esauriente di quegli s t r a o r d i n a r i avvenimenti, se n o n p e r i riflessi che e b b e r o sulle vicende italiane. Ci limitiamo perciò ad u n a s o m m a r i a ricapitolazione, nella quale affianc h e r e m o ai fatti fondamentali a n c h e qualche notazione minore. Mikhail Gorbaciov e r a o r m a i i l n o c c h i e r o d ' u n a n a v e senza timone, a n c h e se il m o n d o - e forse lui stesso - n o n se n ' e r a accorto. I mezzi d ' i n f o r m a z i o n e e le cancellerie registravano i successi che Gorbaciov andava realizzando con le s u e r i f o r m e istituzionali, o t t e n e n d o u n a i n v e s t i t u r a d o p o l'altra, fino alla carica di C a p o dello Stato in u n ' U R S S dalle caratteristiche o r m a i presidenzialiste. Viaggiava senza posa, in u n a serie i n i n t e r r o t t a di tu p e r tu con i g r a n d i della t e r r a - a n z i t u t t o B u s h , è ovvio - d o v u n q u e veniva accolto c o n o n o r i trionfali, i saggi di Svezia gli c o n f e r i v a n o il p r e m i o Nobel p e r la pace, e i saggi d'Italia il p r e m i o Fiuggi, ma la sua perestroika, ossia la riforma economica, e r a un fallimen411
to, e la sua glasnost, ossia l ' a p e r t u r a politica, dava fiato agli oppositori, risvegliava i fermenti e le contese etniche, attizzava la voglia d ' i n d i p e n d e n z a e di sganciamento dei «vassalli», destabilizzava i dinosauri impauriti o smarriti del p o t e r e comunista. La m o r t e di G r o m y k o , il 2 luglio del 1989, fu in qualche m o d o simbolica. Finiva un'epoca, senza che Gorbaciov fosse riuscito ad iniziarne u n a n u o v a a d e r e n t e ai suoi propositi. La reazione politica controllata che aveva in m e n te era diventata esplosione incontrollata, e l'affanno con cui si agitava, intesseva trattative, firmava trattati di disarmo, simulava u n p o t e r e che n o n c'era più. In Polonia l'agonia del c o m u n i s m o e r a abbastanza m o r b i d a p e r la flessibilità di Walesa e p e r la b u o n a volontà del g e n e r a l e J a r u z e l s k i n e l l ' a c c e t t a r e l'abdicazione: cosicché, con un p r o c e s s o di g o m m a p i u m a , nell'agosto del 1989 il Paese ebbe un P r i m o Ministro di Solidarnosc, Tadeusz Mazowiecki, e l ' a n n o d o p o Lech Walesa c o m e Presidente. Nel m a g g i o del 1989 Vaclav Havel, c o m m e d i o g r a f o e scrittore cecoslovacco di b u o n n o m e , languiva in carcere p e r essere i n t e r v e n u t o a u n a c o m m e m o r a z i o n e dello s t u d e n t e suicida J a n Palach; nel dicembre era anche lui Presidente della Repubblica. Il 18 ottobre Erich Honecker, legnoso leader della G e r m a n i a orientale, lasciava il posto (ufficialmente p e r m o tivi di salute), e qualche t e m p o d o p o toccava a lui di finire in galera. U n o d o p o l'altro i partiti c o m u n i s t i c a m b i a v a n o n o m e , r e c u p e r a n d o l a qualifica m e n o c o m p r o m e t t e n t e d i «socialisti», la Repubblica d ' U n g h e r i a toglieva l'appellativo «popolare» dalla sua etichetta e il b u l g a r o T o d o r Zhivkov faceva le valigie d o p o u n a dittatura p l u r i d e c e n n a l e . Il m o n d o cambiava, e a n c h e i p i ù distratti se ne accorsero q u a n d o il 9 n o v e m b r e del 1989 il portavoce del g o v e r n o tedesco orientale, un G u e n t e r Schabowski rimasto nella storia a quest'unico titolo, a n n u n c i ò c h e il passaggio tra le d u e G e r m a n i e era libero. Il m u r o eretto il 13 agosto 1961 diventava un colossale souvenir storico, c o m e il Colosseo o le c a t a c o m b e . I berlinesi d e l l ' u n a e dell'altra p a r t e p o t e v a n o l i b e r a m e n t e 412
s u p e r a r e la b a r r i e r a sulla quale o a t t o r n o alla quale i vopos avevano a b b a t t u t o centinaia di tedeschi in cerca di libertà. Davanti a quel m u r o J.F. K e n n e d y aveva detto, il 26 giugno 1963, Ich bin ein Berliner, io sono un berlinese. Gorbaciov incontrava il Papa, se n ' a n d a v a a n c h e l ' u n g h e r e s e G u s t a v H u s a k ( I m r e N a g y e r a stato riabilitato, c o m e B u c h a r i n e tanti altri), ma Nicolae Ceausescu, il satrapo rom e n o , n o n mollava. Aveva t e n u t o il 19 n o v e m b r e 1989 un congresso del Partito comunista, allietato (si fa p e r dire) dalle c o n s u e t e titaniche c o r e o g r a f i e , che gli aveva t r i b u t a t o ovazioni entusiastiche: e p e r evitare il c o n t a g i o u n g h e r e s e aveva stabilito recinzioni alla frontiera con il Paese un tempo «fratello», e o r m a i in orbita di fuga. Ma il contagio c'era stato. E in alcune città, c o m e A r a d , e T i m i s o a r a in Transilvania, s'erano avute dimostrazioni ostili al tiranno, che ebbe la m a l a u g u r a t a i d e a di farsi r i c o n s a c r a r e , a B u c a r e s t il 21 d i c e m b r e , dalla m o l t i t u d i n e . Tutti a b b i a m o visto in televisione la d r a m m a t i c a scena d ' u n a folla oceanica che, chiamata p e r a p p l a u d i r e , inveisce. E poi il tentativo di fuga in elicottero di Ceausescu con la moglie Elena, p r e s u n t a scienziata, il loro spicciativo processo davanti a un Tribunale militare c h e aveva p i u t t o s t o l'aria d ' u n p l o t o n e d ' e s e c u z i o n e , la fucilazione. N o n e r a tanto stupefacente c h e la svolta si fosse tinta di s a n g u e , q u a n t o che di s a n g u e ne fosse corso, in complesso, così poco. T r a n n e l'episodio r o m e n o , il c o m u n i s m o - c o m e il fascismo d o p o il 25 luglio 1943 - si faceva sopraffare senza o p p o r r e resistenza. F l e b i l m e n t e , Gorbaciov r i p e t e v a di n o n volere u n a G e r m a n i a riunificata, m a l e elezioni della DDR il 5 aprile 1990 p o r t a r o n o alla testa del governo un democristiano - con q u a l c h e peccato di collaborazionismo -, L o t h a r de Maizière, che chiedeva soltanto di consegnarsi a Kohl. Fu deciso che dal p r i m o luglio 1990 le d u e G e r m a n i e a v r e b b e r o a v u t o u n a m o n e t a u n i c a , p o i a n c h e Gorbaciov - i n d o t t o al g r a n passo, p r o b a b i l m e n t e , dal d i s p e r a t o bisog n o d'aiuti economici tedeschi - disse sì a quel m a t r i m o n i o 413
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da molti considerato inquietante. Infine, a mezzanotte del 3 ottobre 1990, la b a n d i e r a rosso-nero-oro della G e r m a n i a fu issata sul R e i c h s t a g di B e r l i n o , d o v e l ' i n d o m a n i si r i u n ì il P a r l a m e n t o nel quale e r a n o stati cooptati i 144 d e p u t a t i della disciolta C a m e r a d e l p o p o l o dell'Est (ma suscitò assai m a g g i o r e e m o z i o n e l a m o r t e nelle a c q u e d i M o n t e c a r l o quello stesso g i o r n o , in un incidente m o t o n a u t i c o , di Stefano Casiraghi, m a r i t o di Carolina di Monaco). Il 2 d i c e m b r e infine Kohl vinceva a m a n i basse le elezioni della G e r m a n i a riunifìcata. Altri s c o n v o l g i m e n t i s e g u i r o n o , lo s a p p i a m o , nell'universo dell'Est, con la f r a n t u m a z i o n e dell'URSS e l'estromissione di Gorbaciov d o p o che i «conservatori» c o m u nisti avevano tentato un colpo di Stato, e Eltsin l'aveva sventato con il suo coraggio e con la sua tempestività. Ma i n t a n t o , già nel 1990, un n u o v o soggetto a s s u m e v a , sulla scena internazionale, il r u o l o di vilain che tradizionalm e n t e toccava (almeno nell'ottica occidentale) ai potenti del C r e m l i n o : si trattava del dittatore S a d d a m Hussein, che il 2 a g o s t o 1990 aveva invaso il Kuwait: d i c h i a r a t o p r o v i n c i a d e l l ' I r a k sul quale lo stesso S a d d a m H u s s e i n esercitava un p o t e r e di ferro. D u r a n t e la lunga, sanguinosa e inutile g u e r ra degli otto a n n i con gli ayatollah iraniani, S a d d a m H u s sein e r a stato il cocco dell'Occidente, che l'aveva a m p i a m e n te rifocillato p e r c h é teneva a b a d a gli invasati di K h o m e i n i . N o n che nel conflitto da lui scatenato l'iracheno e le sue forze a r m a t e avessero d a t o p r o v a di g r a n d e efficienza. Di fronte a un Paese in p r e d a a convulsioni rivoluzionarie, quella c h e e r a definita «la Prussia d e l M e d i o O r i e n t e » aveva rischiato l a disfatta. L a s t r a g e i n s e n s a t a n o n e r a c o m u n q u e costata il p o t e r e a S a d d a m Hussein che, in cerca d'altri allori, rivolse i suoi a p p e t i t i c o n t r o il Kuwait (e t r o v ò u n ' a l t r a sconfitta, a n c h e questa volta, incredibilmente, senza doversene a n d a r e ) . Le ingiunzioni dell'ONU - ossia degli americani, che con l'assenso sovietico e r a n o alla g u i d a della coalizione a n t i - S a d d a m , d i v e n u t o i l n e m i c o p u b b l i c o n u m e r o u n o - p e r c h é mollasse la p r e d a n o n e b b e r o effetto. Per il 414
m o m e n t o l'Italia mise a disposizione della forza internazion a l e 2 fregate e u n a n a v e a p p o g g i o , c h e s o s t i t u i r o n o n e l M e d i t e r r a n e o orientale unità U S A trasferite nel Golfo Persico. D o v r e m o r i p a r l a r e - s e m p r e in relazione all'Italia - del Golfo e d e l l ' U R S S in liquidazione. Ma p r i m a t o r n i a m o al lab o r a t o r i o politico r o m a n o : nel quale i n c u b a v a n o , piuttosto sottovalutate, le p r e m e s s e di molto i m p o r t a n t i e laceranti.
CAPITOLO DODICESIMO
MAL DI T V
La miscela politica italiana era così d e n s a e opaca che riusciva difficile sceverare le cose i m p o r t a n t i dalle cose futili, le d u r a t u r e dalle effimere. C o n s i d e r a z i o n e che vale p e r il sesto G o v e r n o A n d r e o t t i forse più che p e r ogni altro. L'entrata in vigore del n u o v o Codice di p r o c e d u r a p e n a l e (24 ottob r e 1989) avrebbe d o v u t o segnare u n a data da incidere nel b r o n z o : tanto p i ù che n o n si trattava d ' u n a g g i o r n a m e n t o , si trattava d ' u n capovolgimento. Al sistema inquisitorio veniva sostituito l'accusatorio, m u t u a t o dal diritto anglosasson e : nel quale accusa e difesa e r a n o poste su un p i a n o di parità e le p r o v e venivano p o r t a t e in dibattimento, n o n filtrate da un giudice istruttore che consolidava i suoi accertamenti - e le sue convinzioni - in interrogatori e testimonianze cui il processo pubblico dava il più delle volte un semplice avallo. Nelle intenzioni di chi l'aveva elaborato - e l'elaborazione e r a stata p l u r i d e c e n n a l e - il n u o v o codice avrebbe dovuto meglio g a r a n t i r e i diritti dei cittadini, snellire i formalismi, accelerare i t e m p i . Per motivi che p r o b a b i l m e n t e n o n e r a n o s e m p r e disinteressati molti avvocati e molti giudici avevano pronosticato che i riti della giustizia p e n a l e avrebb e r o conosciuto, i n t r o d o t t e l e novità, n o n u n a semplificazione ma u n a complicazione, e subito i n t o p p i anziché colpi d'acceleratore. I pessimisti e b b e r o u n a volta di più ragione. C o m e t r o p p e a l t r e r i f o r m e , a n c h e q u e s t a e r a stata scritta sulla c a r t a senza c h e si p r o v v e d e s s e a d o t a r e la m a c c h i n a della legge degli s t r u m e n t i indispensabili p e r a t t u a r l a . La giustizia n o n g u a r ì di nessuno dei suoi mali, s e m m a i li vide aggravarsi. L'innesto della cross-examination alla Perry Mason 416
in un sistema sclerotico d i e d e cattivi frutti: p e r l'insipienza, l ' i m p r e v i d e n z a e la scarsezza di fondi d ' u n Ministero della Giustizia dove - c o m e nella m a g g i o r a n z a dei ministeri italiani - a b b o n d a n o i passacarte e difettano i managers capaci di organizzare: e a n c h e p e r l'allergia degli «operatori» - foss e r o essi m a g i s t r a t i o avvocati o cancellieri - al c a m b i o di mentalità. Se il C o d i c e di p r o c e d u r a p e n a l e fece subito a c q u a , la n u o v a e p i ù severa legge sulla d r o g a che p o r t a v a il n o m e dei ministri fervorino e Vassalli, e che sanciva l'illiceità p e nale del possesso di stupefacenti q u a n d o superasse il limite del semplice c o n s u m o , ebbe vita breve: a p p r o v a t a I T I m a g gio del 1990, tre a n n i d o p o era già stata bocciata da un referendum p e r lasciar posto a n o r m e più permissive. E possibile, anzi probabile, che quella legge avesse dei difetti, a n c h e gravi. Ma la c a m p a g n a c h e le fu s c a t e n a t a c o n t r o si giovò d ' u n o di quei facili e b u g i a r d i slogans che tuttavia h a n n o un forte p o t e r e di suggestione sull'opinione pubblica (si pensi alla «legge truffa» del 1953). Fu r i p e t u t o fino all'ossessione che la legge m a n d a v a in galera i d r o g a t i , a n c h e se semplici e innocui consumatori. Q u e s t o era falso. Anzitutto p e r c h é a carico del semplice c o n s u m a t o r e - a n c h e se in possesso d'una q u a n t i t à n o n a m m e s s a di d r o g a - e r a prevista u n a serie di i n t e r v e n t i amministrativi, e solo in u l t i m a istanza la d e tenzione: subito revocata se il d r o g a t o accettava d ' e n t r a r e in u n a comunità terapeutica; poi perché la distinzione tra semplici c o n s u m a t o r i e microspacciatori è nella quasi totalità d e i casi illusoria. N o n foss'altro c h e p e r p r o c u r a r s i la «dose», il t o s s i c o d i p e n d e n t e cui sia o r m a i impossibile diss a n g u a r e i familiari diventa, in u n a spirale p e r v e r s a , spacciatore. E fa proseliti. Altro discorso è quello r i g u a r d a n t e la scarsità del p e r s o nale disponibile p e r seguire, con u n ' o p e r a d'assistenza sociale, i t o s s i c o d i p e n d e n t i : r e s t a n d o il p e s o di questi i n t e r v e n t i quasi e s c l u s i v a m e n t e affidato a iniziative singole, e «private». Nel Paese che, p e r demagogia, clientelismo e assi417
stenzialismo, aveva decine e forse centinaia di migliaia d'insegnanti in p i ù di quelli che - in p r e s e n z a d ' u n forte decrem e n t o d e m o g r a f i c o - e r a n o necessari, riusciva impossibile d e s t i n a r e alcune migliaia di maestri e m a e s t r e a compiti di r e c u p e r o dei d r o g a t i ( q u a n d o , e s s e n d o stata p r o p o s t a l'assunzione d ' u n certo n u m e r o d'assistenti sociali p e r quest'incarico, fu obbiettato c h e lo Stato a v r e b b e r i s p a r m i a t o se li avesse reperiti tra chi e r a già alle sue d i p e n d e n z e , i sindacalisti della scuola r e a g i r o n o o p p o n e n d o alla sensata osservazione la labirintica casistica delle qualifiche, dei «livelli», delle mansioni: tale da r e n d e r e l'idea inattuabile). Nelle p o l e m i c h e sulla d r o g a s'inserirono - a l c u n e in favore del permissivismo, altre p e r il rigore - a n c h e le c o m u nità, e Vincenzo Muccioli, che e r a p e r la linea severa, fu il bersaglio preferito degli attacchi di chi voleva liberalizzare. Muccioli, che alla riabilitazione dei drogati s'è dedicato con u n a generosità p a r i all'ingenuità e all'imprudenza, aveva in passato subito incriminazioni e processi: p e r l'accusa d'aver t e n u t o in costrizione, nella sua c o m u n i t à di San P a t r i g n a n o , dei drogati che, se mollati, si sarebbero precipitati a «farsi», a u t o d i s t r u g g e n d o s i . U n grave e d oscuro episodio avvenuto poi a San P a t r i g n a n o - la m o r t e d ' u n ragazzo p e r le percosse di a l c u n i suoi c o m p a g n i - l'ha m e s s o a n c o r a n e i g u a i . N o n s a p p i a m o , m e n t r e scriviamo, quale sarà il suggello giudiziario della v i c e n d a . C o m u n q u e esso n o n a l t e r e r à il n o stro giudizio su Muccioli: p r o n t o - p u r c h é i suoi ragazzi si salvino - a t u t t o , m a g a r i a n c h e a farsene in q u a l c h e m o d o complice, t a c e n d o n e e s c u s a n d o n e i fatti e i misfatti. M e n t r e Muccioli e r a investito da quella bufera abbiamo tuttavia assistito, da p a r t e di t r o p p i , a u n a recita meschina, t a n t o p i ù sgradevole q u a n t o p i ù si atteggiava a virtuosa. Se la d r o g a e r a un flagello c o n c l a m a t o , l ' i m m i g r a z i o n e - in p a r t i c o l a r e quella « e x t r a c o m u n i t a r i a » , c o m e si diceva p e r evitare di definirla di colore - stava d i v e n t a n d o un p r o b l e m a di p r i m a g r a n d e z z a . Sull'Italia si rovesciava, sopratt u t t o dall'Africa - ma c'è stata a n c h e u n ' o n d a t a di migliaia 418
d'albanesi, respinti piuttosto b r u t a l m e n t e - u n a massa crescente di senza lavoro privi d'ogni professionalità: che dilagavano d o v u n q u e , e che solo in p a r t e e r a n o in u n a situazione di legalità. Gli altri, o e r a n o e n t r a t i l e g a l m e n t e - c o m e visitatori, turisti o altro - p r e s t o d i v e n t a n d o clandestini, o p p u r e s ' e r a n o infiltrati t r a le deboli e l a r g h e maglie di vigilanza alle frontiere e nei porti, ed avevano sciamato d o v u n q u e . N e s s u n o , m e n che m e n o il Ministero d e l l ' I n t e r n o , sap e v a n e l 1990 q u a n t i fossero q u e s t i s t r a n i e r i d i s e r e d a t i , e molto spesso a un livello infimo d'istruzione. C e r t o superavano il milione. Parecchi tra loro avevano utilmente sopperito - p u r t r o p p o a n c h e in condizioni d'ignobile sfruttamento - alla m a n c a n z a di m a n o d ' o p e r a italiana p e r d e t e r m i n a te occupazioni. Era a tutti n o t o che in Sicilia, n o n o s t a n t e le angosciate invocazioni che si alzavano dai cortei di disoccupati, e n o n o s t a n t e le decine di migliaia di d o m a n d e p e r pochi posti «pubblici», si faticava a trovare q u a l c u n o disposto a i m b a r c a r s i sui pescherecci di Mazara del Vallo, e che nelle fabbriche di ceramica dell'Emilia era forte la presenza d'immigrati. Fortissima t r a i lavoratori domestici o nei b a r e ristoranti. Ma n o n e r a n o queste le presenze inquietanti. Quasi semp r e gli i m m i g r a t i c h e v o l e v a n o t r o v a r e e a v e v a n o t r o v a t o un'occupazione trovavano a n c h e un alloggio e si integravano nella società italiana. I n q u i e t a n t e e r a invece la p r e s e n z a degli s b a n d a t i , d e i vu' cumprà, d e i vu' lava a p p o s t a t i ai semafori. E pericolosa la p r e s e n z a di coloro che si i n t r u p p a v a no nella piccola delinquenza, che diventavano trafficanti di d r o g a o p r o t e t t o r i di prostitute o che e r a n o viados; con il nascere e il p r o s p e r a r e di mafie degli immigrati, m a g a r i collegate alla mafia v e r a e p r o p r i a . Q u e s t ' i m m i s s i o n e r a p i d a e caotica di gente che proveniva da t e r r e lontane, da altre cult u r e , da altri costumi, e che la p o v e r t à costringeva a vivere d'espedienti, ha provocato crisi di rigetto: a n c o r a limitate e circoscritte in un Paese che n o n è mai stato razzista - n e m m e n o q u a n d o si volle i m p o r g l i d'esserlo - e che rilutta ad 419
esserlo. Il rigetto si verifica d o v u n q u e v e n g a n o create q u e ste situazioni di disagio, e n o n p u ò essere placato con p r e d i che moralistiche: è oltretutto un rigetto che viene dagli strati di m o d e s t o r e d d i t o , dove più f r e q u e n t e m e n t e capita che l'immigrato cerchi u n a sistemazione, e che l'italiano d e b b a vivergli accanto. Q u a n d o l'allora sindaco di Milano Pillitteri si scagliò a male parole c o n t r o i tranvieri milanesi che p r o t e s t a v a n o p e r la p r e s e n z a e il d i s t u r b o c a u s a t o , nei pressi d ' u n loro deposito, da u n a turbolenta baraccopoli africana, fece della facile demagogia. I nobili cuori che sostenevano si dovessero a p r i r e le p o r t e a tutti, p e r c h é a n c h e l'Italia aveva m a n d a t o fuori dai suoi confini milioni di poveracci, a u g u r a v a n o in sostanza ai n u o v i i m m i g r a t i d ' a v e r e le stesse soffer e n z e e umiliazioni di quelli t e n u t i in q u a r a n t e n a a Ellis Island. Nessun Paese, se sottoposto a u n a invasione di quella fatta, ha le risorse e la capacità d'assorbimento necessarie p e r «digerirla». I d e m o n i z z a t o r i del colonialismo, gli apostoli del Terzo M o n d o , gli urlatori del «nero è bello» tacciavano d'egoismo chi tentava di fare dei conti, e di capire quale dose d'immigrazione potesse essere tollerata dalle s t r u t t u r e economiche e sociali italiane. Sta di fatto che l ' a p p o r t o degli i m m i g r a t i alla criminalità e alla popolazione carceraria a n d a v a p a u r o s a m e n t e crescendo (nelle g r a n d i città avrebbe s u p e r a t o il 30 p e r cento e in qualche caso sfiorato il cinquanta). Si trattava in larga m i s u r a di criminalità abbietta: d r o g a e c o n t r o l l o della prostituzione. La miseria di tanti immigrati aiutava a spiegare q u e s t o nesso tra i m m i g r a t i e malavita. Ma n o n lo spiegava del t u t t o , p e r c h é t a l u n e c o m u n i t à s t r a n i e r e - ad esempio quella filippina - p u r essendo n u m e r o s e , d a v a n o e d a n n o u n a p p o r t o insignificante all'illegalità. E p p u r e n o n sono i p a r e n t i ed e r e d i miliardari di Marcos quelli che dalle Filippine v e n g o n o in Italia. Dove si vede che il costume, la m e n t a l i t à , l ' e d u c a z i o n e s o n o e l e m e n t i anch'essi d e t e r m i nanti. Per iniziativa del vicepresidente del Consiglio, il sociali420
sta Martelli, fu varata u n a legge che si p r o p o n e v a di regolam e n t a r e , finalmente, il f e n o m e n o immigrazione. Il concetto i s p i r a t o r e della legge fu m o l t o criticato da chi lo r i t e n e v a t r o p p o lassista. L o e r a . M a e r a s o p r a t t u t t o i n g a n n a t o r e . Martelli spiegava di voler «legalizzare» tutti gli i m m i g r a t i e x t r a c o m u n i t a r i p e n e t r a t i c o m u n q u e i n Italia f i n o a d u n a determinata data: aggiungendo che da quel m o m e n t o in poi ne sarebbe stato bloccato l'afflusso, in attesa d'ulteriori m i s u r e che stabilissero chi, a quali condizioni, con quali garanzie e con quali q u o t e sarebbe p o t u t o e n t r a r e . La DC e il P S I e r a n o schierati a favore della legge, cui m o s s e r o obbiezioni rigorose i repubblicani, tacciati d'insensibilità u m a n a e di tentazioni razziste. Ciò che avvenne è presto detto. Là dove riconosceva u n o status legale agli i m m i g r a t i già p r e s e n t i in Italia la legge ebbe attuazione. Là dove sanciva il divieto a nuovi arrivi n o n l'ebbe. U n a volta di più lo Stato n o n e r a in g r a d o di applicare le n o r m e che esso stesso dettava. Martelli battibeccava d u n q u e con Giorgio La Malfa p e r gli immigrati, e sotto sotto covavano - a n c h e in seno alla DC - i c o n t r a s t i p e r la l e g g e sulle televisioni, c h e il m i n i s t r o r e p u b b l i c a n o M a m m ì stava a p p r o n t a n d o . T u t t a v i a B e t t i n o C r a x i , che aveva fama di g u a s t a t o r e , g i u r a v a di n o n voler elezioni anticipate p e r sfruttare il p e r i o d o di difficoltà del P C I : p u r facendo s a p e r e , c o n l'abituale b u r b a n z o s i t à , c h e i seri disturbi fisici da cui e r a stato afflitto d u r a n t e le feste di f i n e d ' a n n o (1989) n o n d o v e v a n o a l i m e n t a r e s p e r a n z e nei suoi avversari. «Il m i o stato di salute - disse - è r i t o r n a t o a s s o l u t a m e n t e eccellente, specie se lo p a r a g o n o allo stato di salute politica di vari soggetti, u o m i n i e partiti, che v e d o in p r e d a a febbri e febbriciattole, convulsioni e in qualche caso, allucinazioni. La situazione di malessere che i socialisti h a n n o g i u s t a m e n t e d e n u n c i a t o p u ò essere t r a n q u i l l a m e n t e c u r a t a m e d i a n t e n o r m a l i terapie, con esclusione della c u r a del sonno.» Al P S I n o n mancava in un m o m e n t o cruciale - o a l m e n o 421
così p a r v e - il vigore del suo leader. Gli v e n n e invece m e n o , il 24 febbraio 1990, u n o dei suoi p e r s o n a g g i simbolici, il vegliardo S a n d r o Pertini: che si spense q u i e t a m e n t e , d o p o le tante t e m p e s t e d ' u n a lunga, coraggiosa e onesta vita, e d o p o t a n t e i m p e n n a t e g e n e r o s e . E r a stato, nei suoi a n n i a l Quirinale, più il n o n n o che il p a d r e della Patria: del n o n n o aveva il piglio, con la sua pipa, le sue sgridate, le sue lodi, i suoi baci: a n c h e con qualche sua i n t e m p e r a n z a bizzosa, mai cattiva. Gli italiani lo r i m p i a n s e r o con affetto fervido e spontaneo. All'estremo saluto - solenne e commosso - che l'Italia diede al socialista cristallino e al Presidente indimenticabile, m a n c ò , p e r r e n d e r l o p i ù toccante, solo u n a presenza: quella di S a n d r o Pertini, se avesse p o t u t o seguire il suo funerale. Assai m i n o r c o m p i a n t o suscitò il decesso del PCI: che sar e b b e stato, in altri m o m e n t i e in un m e n o vulcanico contesto i n t e r n a z i o n a l e , un a v v e n i m e n t o sensazionale. Ebbe invece - p r o p r i o p e r c h é l a r g a m e n t e previsto e motivato - le caratteristiche d ' u n a notarile certificazione di m o r t e . La glasnost di Achille Occhetto fu a p p r o v a t a dal Congresso - X I X e ultimo della sua storia - che il pei celebrò a Bologna dal 7 all'I 1 m a r z o 1990. Alla c r e a t u r a di Togliatti e di B e r l i n g u e r succedette u n a «cosa» che p r e s e il n o m e di Partito d e m o c r a tico della sinistra (PDS): partito che nella sua sigla rinunciava sia all'aggettivo c o m u n i s t a sia all'aggettivo socialista, c h e aveva p e r simbolo la Q u e r c i a (radicata nella b a n d i e r a rossa con falce e martello), che cercava il suo collante, ha osservato Aurelio L e p r e , «in u n a sorta di ideologia liberal». Il PDS riceveva in e r e d i t à dal PCI u n a organizzazione senza p a r a g o ne p i ù efficiente di quella d ' o g n i altro p a r t i t o , e u n a dirig e n z a qualificata. Fortissimo e r a i n o l t r e , nel PDS, il sentim e n t o di «appartenenza», i n s o m m a il patriottismo di partito, che tanti militanti passatigli dal PCI avevano. T u t t o q u e sto r a p p r e s e n t ò , p e r il PDS, u n a base p i ù solida di q u a n t o i p i ù r i t e n e s s e r o . I l collasso o r m a i e v i d e n t e d e l l ' I m p e r o d i Mosca, che al c o m u n i s m o m o n d i a l e aveva dato un formidabile sostegno, fu p e r la n u o v a «cosa», sotto certi aspetti, un 422
vantaggio, p e r c h é le toglieva g r a n p a r t e della sua temibilità. O l t r e t u t t o , dalla Q u e r c i a si s t a c c a r o n o p r e s t o il r a m o d'estrema e «rivoluzionaria» sinistra libertaria e il r a m o veterostalinista: l'uno e l'altro intrecciati in Rifondazione c o m u n i sta, c h e t e n n e il suo c o n g r e s s o costitutivo il 12 d i c e m b r e 1990: e che n o n riuscì mai a conciliare soddisfacentemente le sue d u e a n i m e , i n t e r p r e t a t e da Garavini e da Cossutta. La m a g g i o r a n z a volle m e t t e r e alla p r o v a la sua solidità con u n o dei consueti vertici che lasciavano le cose al p u n t o di p r i m a . Q u e s t o del 30 m a r z o 1990 d u r ò sei o r e , al termin e delle quali A n d r e o t t i p o t è dirsi soddisfatto p e r c h é e r a stata evitata u n a r o t t u r a . Ma già i partiti p e n s a v a n o alle amministrative (regionali, provinciali e c o m u n a l i ) del 6 m a g gio: nelle quali, era facile previsione, la Lega avrebbe comp i u t o il salto da formazione minoritaria e locale a formazion e i m p o r t a n t e , c a p a c e d i influire sulla s i t u a z i o n e politica g e n e r a l e . C o n t r o la L e g a s'era mosso F r a n c e s c o Cossiga, che in un discorso a Milano, p e r la celebrazione del 1° m a g gio, aveva t r a l'altro d e t t o : «Questa u n i t à nazionale, p a t r i m o n i o del p o p o l o italiano, p a t r i m o n i o specifico della classe lavoratrice italiana, c e m e n t o della nostra u n i t à c o m e Stato, n o n è m i n a c c i a t a c e r t o , nelle s u e f o n d a m e n t a , da confusi s e n t i m e n t i e r i s e n t i m e n t i . . . c h e n o n si c o m p r e n d e c o m e possano servire a risolvere, con realismo m o d e r n o , i problemi del Paese. Se poi vi fosse qualche farneticamento... sarà b e n e r i c o r d a r e c h e d o v e r e f o n d a m e n t a l e del P r e s i d e n t e della Repubblica... è quello di tutelare l'integrità territoriale, l ' i n d i p e n d e n z a e la sovranità dello Stato e di d i f e n d e r e , nelle istituzioni e nella società, l'unità nazionale». L ' a m m o n i m e n t o n o n servì m o l t o a f r e n a r e l'ascesa del Carroccio, che in L o m b a r d i a sfiorò il q u i n t o dei suffragi, a Milano raccolse il 15 p e r c e n t o , e in s e d e n a z i o n a l e p o t è v a n t a r e u n 5,4 p e r cento. Tuttavia l a D C t e n n e , c o m p e n s a n do l ' e m o r r a g i a a N o r d con successi al S u d , e con un v e r o trionfo in Sicilia dove, come ha scritto Andreotti, si ebbe «la s o m m a tra i nostri voti storici e quelli sottratti da Leoluca 423
O r l a n d o ai comunisti». C o n il s u o 3 3 , 4 p e r c e n t o in t u t t a Italia, la DC poteva dirsi soddisfatta, così c o m e il P S I che s'era attestato sul 15,3 (ma p a d r e Sorge aveva ironizzato sul trag u a r d o r a g g i u n t o dai socialisti: « Q u a n d o C r a x i p a r l a dell'onda l u n g a risveglia l'immagine di un bassotto che g o d e di b u o n a salute: m a n g i a , m a n g i a , m a n o n d i v e n t e r à mai u n elefante»). U n m e s e d o p o a n d a r o n o a v u o t o , p e r c h é n o n e r a stato r a g g i u n t o il c i n q u a n t a p e r c e n t o di votanti i referendum sulla caccia e sui pesticidi. D o p o d i c h é A n d r e o t t i e De Michelis r i p r e s e r o i loro vagab o n d a g g i internazionali. Il 25 luglio e r a prevista u n a visita del P r e s i d e n t e del Consiglio e del m i n i s t r o degli Esteri a Mosca: A n d r e o t t i m a n t e n n e l ' i m p e g n o p u r s a p e n d o che i l dibattito in corso alla C a m e r a p e r la legge M a m m ì sull'emitt e n z a televisiva e r a d i s s e m i n a t o di m i n e p e r il g o v e r n o : e u n a m i n a deflagrò. «Mentre stavo p e r r i p a r t i r e da Mosca il 26 p o m e r i g g i o - ha scritto A n d r e o t t i - fui c h i a m a t o d ' u r g e n z a da R o m a e p a r l a i dalla m a c c h i n a d e l m i n i s t r o S h e v a r d n a d z e . Gli alleati (di g o v e r n o - N.d.A.) r i c h i e d e v a n o che si p o n e s s e la fiducia sulle rettifiche c o n c o r d a t e (per la legge M a m m ì - N.d.A.) ma i ministri della sinistra democristiana a v v e r t i v a n o c h e si s a r e b b e r o dimessi se il g o v e r n o avesse seguito questa strada. N o n potei che far convocare il consiglio (dei ministri - N.d.A.) mezz'ora d o p o il mio ritorno.» M a t e r i a del c o n t e n d e r e e r a n o la pubblicità e gli spot televisivi: ma in sottofondo stavano altri contrasti, in particolare t r a le c o r r e n t i d e m o c r i s t i a n e . C i n q u e ministri della sinistra DC decisero di lasciare il g o v e r n o , p u r d a n d o il loro voto, c o m e p a r l a m e n t a r i , alla legge: e r a n o Martinazzoli (Difesa), Misasi (Mezzogiorno), Fracanzani (Partecipazioni statali), Mattarella (Istruzione), M a n n i n o (Agricoltura). F u r o n o sostituiti i n u n b a t t e r d'occhio d a R o g n o n i , M a r o n g i u , Franco Piga, G e r a r d o Bianco, e all'Agricoltura dal d i r e t t o r e g e n e r a l e Vito Saccomandi. Sarebbe stata questa solo la p r i m a delle d u e b u r r a s c h e p r o v o c a t e dalla legge M a m m ì : l a seconda con effetti a n c o r più fragorosi. 424
O r b a t o della sinistra democristiana, l'Andreotti VI aveva vivacchiato a n n u n c i a n d o di voler m e t t e r e in cantiere chissà quali novità - in particolare la revisione, da delegare alla successiva legislatura, di quell'articolo 138 della Costituzione c h e r e n d e macchinoso e a r d u o ogni tentativo d ' a g g i o r n a r e la M a g n a C h a r t a repubblicana - e n o n riuscendo a fare n e m m e n o dell'accettabile ordinaria amministrazione. Giorgio La Malfa invocava m a g g i o r e compattezza della maggioranza, e Forlani metteva in g u a r d i a c o n t r o inutili scossoni all'assetto politico: il risultato di t a n t o zelo c o n s o l i d a n t e fu c h e Andreotti diede a fine m a r z o 1991 le dimissioni e, avuto il reincarico da Cossiga, si mise al lavoro p e r allestire il suo settimo (e, riteniamo, ultimo, ma n o n si sa mai) governo. L'obbiettivo che p i ù gli stava a c u o r e e r a quello di recup e r a r e la c o r r e n t e del suo p a r t i t o che aveva disertato a causa della legge M a m m ì : disposto, se necessario - e fu, secondo lui, necessario - ad a u m e n t a r e il n u m e r o d e i dicasteri (da 30 a 32) così che fossero placati gli appetiti dei s o p r a g g i u n g e n t i senza eccessive proteste di chi già aveva un posto a tavola. L'esperto alchimista elaborò la sua pozione persuaso c h e a v r e b b e o t t i m a m e n t e resistito agli a g e n t i e s t e r n i . I frondisti t o r n a v a n o : M i n o Martinazzoli al M i n i s t e r o delle R i f o r m e istituzionali, prestigioso e s u p e r f l u o (di b e n altra p r o v e n i e n z a s a r e b b e r o stati i colpi di maglio alle s t r u t t u r e della P r i m a Repubblica), Misasi all'Istruzione, B o d r a t o all'Industria, Goria all'Agricoltura, M a n n i n o al Mezzogiorno. E inoltre al L a v o r o l'ex sindacalista Marini. L'area Zac recup e r a v a in forze. Per la socialista Margherita Boniver era stato inventato un Ministero dell'Immigrazione, del quale molti r i c o n o b b e r o c o m u n q u e l'utilità visto che la s o r p r e n d e n t e - ed è s o r p r e n d e n t e che lo fosse - spedizione navale di ventimila albanesi verso l'Italia aveva trovato i m p r e p a r a to il Ministero della Protezione civile, e disorganizzati i suoi organismi periferici. Il ministro della Protezione civile Lattanzio fu rimosso e p r o m o s s o (passò al C o m m e r c i o estero) e al suo posto a n d ò il socialista Nicola Capria. 425
Sembrava così che tutto fosse a p u n t i n o . I guai v e n n e r o dall'irruente La Malfa che rivendicava tre ministeri, le Poste, le Partecipazioni statali e le Regioni: p o l t r o n e sulle quali avrebbero dovuto sedere rispettivamente (nelle intenzioni di La Malfa) Giuseppe Galasso, Adolfo Battaglia e Antonio Maccanico. Ma questa terna di d a b b e n u o m i n i si rivelò incendiaria. La Malfa e r a seccato p e r c h é , essendo state attribuite a Martinazzoli le Riforme istituzionali, il ministero di Maccanico, limitato ai soli Affari regionali, ne risultava immeschinito. Ma questo e r a il m e n o . Ancor più seccato di La Malfa e r a Oscar Mammì, invitato spicciativamente a n o n farsi più carico di quella legge sull'emittenza televisiva che considerava u n a sua c r e a t u r a . Seccatissimo e r a Craxi, forse sollecitato - ma n o n ce n'era bisogno - da Silvio Berlusconi: p e r c h é Galasso, storico stimato e intellettuale noto, e r a stato a n n i p r i m a garante dell'Espresso:, e d u n q u e si poteva sospettare che appartenesse al «partito trasversale» che faceva capo alla Repubblica e a Eugenio Scalfari, e che avversava senza esclusione di colpi Berlusconi, n o n c h é c h i u n q u e sembrasse n o n considerarlo il satanasso mangiatutto dell'etere. Il passaggio delle consegne, alle Poste, da M a m m ì a Galasso, assumeva insomma il significato d ' u n a p p o r t o fondamentale all'alleanza antiberlusconiana: di cui si supponeva che lo stesso La Malfa fosse parte. Per cavarsi d ' i m p a c c i o A n d r e o t t i mise - e La Malfa sostiene c h e lo fece senza avvertirlo - il s o c i a l d e m o c r a t i c o Carlo Vizzini alle Poste, d e s t i n a n d o a Galasso i Beni culturali. La Malfa disse n o , m e n t r e M a m m ì gl'imputava m e t o d i hitleriani. Il suo n o , spiegò La Malfa alla direzione del P R I , aveva a v u t o a n c h e l'avallo d i R a n d o l f o Pacciardi, s p i r a t o p o c h e o r e p r i m a e p i a n t o con l a g r i m e che p e r t r o p p i (anche tra i repubblicani) e r a n o di coccodrillo: «Se le cose sono a n d a t e c o m e mi h a n n o d e t t o - questa la frase attribuita al vegliardo in fin di vita - e cioè che Giulio A n d r e o t t i ha cambiato i ministri da solo, c h e se lo faccia il g o v e r n o . E stata u n a p r o v o c a z i o n e p e r un p a r t i t o della m a g g i o r a n z a . E le dimissioni di La Malfa (da segretario del P R I , poi rientrate 426
N.d.A.) sono state la risposta alle provocazioni del Presidente del Consiglio». I l G o v e r n o A n d r e o t t i s'era d u n q u e a l l u n g a t o nella n u merazione, ma accorciato nella composizione. I repubblicani r e n i t e n t i f u r o n o sostituiti, la nave c o n t i n u ò a n a v i g a r e , ma p i ù zavorrata che mai. Il P R I aveva divorziato dagli altri q u a t t r o partiti p e r motivi che forse è t r o p p o severo qualificare c o m e futili, ma cui sarebbe t r o p p o g e n e r o s o attribuire, s o p r a t t u t t o in un m o m e n t o di difficoltà e s t r e m a p e r il Paese, rilevanza politica, e a n c o r m e n o storica. E p p u r e q u e l l ' a b b a n d o n o occasionale, s e n o n casuale, d e t e r m i n ò u n a svolta a U nella linea del P R I , che d'allora in poi n o n risparmiò al g o v e r n o nessuna d e n u n c i a dei suoi e r r o r i : e r a n o p e r l o p i ù d e n u n c e c o n solide pezze d ' a p p o g g i o : p r o n u n c i a t e tuttavia con enfasi s a v o n a r o l i a n a da politici che si s a r e b b e detto, a sentirli, fossero stati all'opposizione da s e m p r e , e ci si ritrovavano da pochissimo. Politici che si sentivano investiti d ' a u t o r i t à sufficiente p e r i n v o c a r e pulizia nella cosa pubblica. Si vide poi che spesso l'autorità m o r a l e e r a anche p e r loro soltanto p r e s u n t a .
CAPITOLO
TREDICESIMO
LA PREFERENZA U N I C A
I referendum del g i u g n o 1990 sulla caccia e sugli anticrittogamici e r a n o falliti p e r la svogliatezza degli elettori che pareva avessero in uggia, o r m a i , i r i p e t u t i appelli alle u r n e : e c h e a v e v a n o fatto m a n c a r e il quorum n e c e s s a r i o (i v o t a n t i d o v e v a n o essere la m e t à p i ù u n o degli iscritti nelle liste). Q u e s t a n a u s e a della s c h e d a n o n e r a ingiustificata. Tra p o litiche, a m m i n i s t r a t i v e , e u r o p e e , referendum il c i t t a d i n o n o n aveva r e q u i e . P u n t a r e p r o p r i o sui referendum p e r d a r e u n o scrollone alle istituzioni, e avviare la nascita della Sec o n d a Repubblica, e r a d u n q u e u n a z z a r d o t e m e r a r i o . Nel quale s i c i m e n t ò u n a n c o r giovane e s p o n e n t e della D C , toll e r a t o p i u t t o s t o c h e a p p r e z z a t o nel suo p a r t i t o , e dagli altri p a r t i t i r i t e n u t o u n u t o p i s t a b e n i n t e n z i o n a t o , i n c a p a c e di r e a l i z z a z i o n i c o n c r e t e e d u r a t u r e : M a r i o (o M a r i o t t o ) Segni. Il blasone politico di Segni e r a illustre. Il p a d r e Antonio, che il cursus honorum a v r e b b e p o r t a t o fino alla P r e s i d e n z a della Repubblica, veniva da u n a famiglia che e r a tra le p i ù in vista di Sassari, e che contava su un solido p a t r i m o n i o terr i e r o . D o c e n t e u n i v e r s i t a r i o d i d i r i t t o p r o c e s s u a l e civile (aveva avuto la cattedra a ventinove anni) Antonio Segni era e n t r a t o giovanissimo nelle organizzazioni cattoliche. Il Partito p o p o l a r e di d o n Sturzo l'aveva c a n d i d a t o p e r la C a m e r a dei d e p u t a t i nelle elezioni del 1924, quelle della legge Acerbo c h e dava d u e terzi dei seggi allo s c h i e r a m e n t o politico che si fosse aggiudicata la m a g g i o r a n z a relativa: ma n o n e r a riuscito, e questo gli aveva evitato i travagli e le umiliazioni dell'Aventino. D u r a n t e il v e n t e n n i o il professor Antonio s'e428
ra rifugiato, senza s u b i r e vessazioni, n e l l ' i n s e g n a m e n t o e nella c o n d u z i o n e delle sue p r o p r i e t à agricole. Q u a n d o la seconda g u e r r a m o n d i a l e e r a o r m a i alle p o r te ad Antonio Segni e r a nato, il 16 g i u g n o 1939, il q u a r t o figlio maschio: e d o p o un Celestino, un G i u s e p p e e un Paolo 10 battezzò Mariotto. S e c o n d o q u a n t o h a n n o n a r r a t o i biografi, l'idea di quel Mariotto i n c o n s u e t o e r a v e n u t a al p r o fessor A n t o n i o visitando q u a l c h e settimana p r i m a del lieto e v e n t o , a Pioppi in Toscana, il castello d ' u n f e u d a t a r i o dei Medici, che si chiamava p r o p r i o Mariotto Segni. A Sassari il r a g a z z o M a r i o t t o Segni aveva s t u d i a t o nella scuola m e d i a statale n u m e r o u n o che aveva avuto tra i suoi a l u n n i Palmiro Togliatti, Enrico B e r l i n g u e r e Francesco Cossiga: q u a n d o p o i il p a d r e s'era trasferito a R o m a , p e r fare politica a tempo p i e n o , Mariotto era stato c o m p a g n o di classe, nel famoso liceo Tasso, di Giorgio La Malfa. Per la l a u r e a , aveva d a p p r i m a scelto la facoltà di agraria, ma poi e r a passato a giuris p r u d e n z a , sulle o r m e p a t e r n e : che ripercorse a n c h e nel volere u n a cattedra universitaria: il che gli riuscì nel 1975. Ma tanti avvenimenti avevano nel frattempo segnato la sua vita. 11 6 maggio del 1962 Antonio Segni e r a diventato Presidente della Repubblica: il che cambiò a n c h e l'esistenza del figlio p e r m o l t e r a g i o n i . La p r i m a è che i Segni - c o m p r e s o p e r l u n g h i periodi Mario - si trasferirono al Quirinale; la seconda è che p r o p r i o d u r a n t e un ricevimento al Q u i r i n a l e Mariotto conobbe Vicky Pons, figlia di Julio Pons, allora ambasciatore u r u g u a i a n o in Italia. Si s p o s a r o n o nel 1967; la terza, è c h e M a r i o t t o visse in p r i m a p e r s o n a , con a n g o s c i a e con indignazione, le vicende della Presidenza Segni. Il C a p o dello Stato e r a stato colpito da un ictus irreversibile, al Q u i r i n a l e , nell'agosto del 1964, m e n t r e era a colloquio (si p a r l ò a d d i r i t t u r a d ' u n diverbio, p e r taluni avvicend a m e n t i nelle ambasciate) con Saragat ministro degli Esteri: che di Segni e r a stato l'antagonista nell'elezione p r e s i d e n ziale, e che fu il suo successore. M e n t r e Segni p a d r e consumava i desolati ultimi a n n i della sua vita, esplodeva la pole429
mica sul golpe che il generale Giovanni De L o r e n z o (con l'assenso o addirittura, sostennero alcuni, con la complicità del C a p o dello Stato) avrebbe t r a m a t o nel luglio del 1964. Primo Di Nicola, che su Mario Segni ha scritto un libro, riporta questa sua frase: «Per la nostra famiglia fu un g r a n d e dolore a n c h e se, d e b b o dirlo, c e r c a m m o di vivere quel p e r i o d o c o n g r a n d e s e r e n i t à . S e a l Q u i r i n a l e m i o p a d r e aveva avuto delle preoccupazioni, esse si riferivano esclusivamente alla situazione economica del Paese e alla crisi che si p r o filava p e r effetto della nazionalizzazione dell'energia elettrica e di u n a certa politica governativa sull'economia. C o n o s c e n d o l o , il solo p e n s a r e che avesse in m e n t e un colpo di Stato mi sembrava cosa assurda e ridicola». Forse anche p e r o n o r a r e il p a d r e , Mariotto si risolse ad e n t r a r e in politica: lo fece c a n d i d a n d o s i p e r la C a m e r a nelle politiche del ' 7 6 , quelle che e r a n o sovrastate, in c a m p o m o d e r a t o , dall'incubo del «sorpasso» comunista, e che avevano indotto u n o d e gli a u t o r i di q u e s t o libro a consigliare c h e gli italiani, p e r evitare il peggio, votassero DC «turandosi il naso». Il sorpasso n o n ci fu, e in S a r d e g n a Mario Segni, il novizio, colse un'affermazione se n o n s o r p r e n d e n t e , senza d u b bio n o t e v o l e : 86 mila p r e f e r e n z e ; l'aveva p r e c e d u t o solo Francesco Cossiga c o n le sue 174 mila. C o n questa d o t e di consensi, Segni si sforzò di r e n d e r e attive, nella Democrazia cristiana, c o m p o n e n t i zittite o narcotizzate dal conformismo di partito. Capiva che nella DC la caccia al voto assistenziale e clientelare faceva p r e m i o su impostazioni economiche razionali. C o n U m b e r t o Agnelli, senatore democristiano, p r o mosse un centro studi, l'Arel, la cui azione considera tuttora significativa, anche se politicamente n o n lasciò tracce: «Fu la culla di idee i m p o r t a n t i che t r o v e r a n n o spazio solo negli anni seguenti. In un p e r i o d o in cui d o m i n a v a n o ancora il massimalismo della sinistra e il p a n s i n d a c a l i s m o , quelle n o s t r e elaborazioni vennero ferocemente combattute. Oggi sono invece accettate da tutti». Segni fu nemico del «compromesso storico» che, diceva, avrebbe stravolto il confine tra m a g 430
gioranze e opposizione e «potrebbe soffocare la società italiana in u n a c a p p a di conformismo». Q u e s t o democristiano doc stava i n s o m m a d i v e n t a n d o un democristiano s c o m o d o , fermo nella convinzione che il P C I n o n dovesse avere p o r t e a p e r t e , n e m m e n o di servizio, nel Palazzo del p o t e r e . Alla fine del '77 Segni - insieme a Roberto Mazzotta, Bartolo Ciccardini, G i u s e p p e Zamberletti e Luigi Rossi di Montelera - elaborò un d o c u m e n t o , sottoscritto da un centinaio di p a r l a m e n t a r i democristiani, in cui si chiedeva u n a linea politica che n o n fosse quella del segretario DC del m o m e n t o , B e n i g n o Zaccagnini, ma che chiudesse n e t t a m e n t e ai c o m u nisti. T r a i «cento» figurava un solo n o m e di spicco p e r il g r a n d e p u b b l i c o , quello di Oscar Luigi Scalfaro. Severino Citaristi, che e r a nel g r u p p o , acquisirà fama - ne a v r e b b e volentieri fatto a m e n o - molti a n n i più tardi, come segretario amministrativo della DC bersagliato da avvisi di garanzia a decine. I «cento», salutati da molti come il nucleo d ' u n risorgimento democristiano, furono invece fagocitati in fretta d a q u e l m o s t r o gelatinoso c h e e r a l a D C ufficiale. Q u a n d o Segni e i suoi amici c r e a r o n o n e l p a r t i t o u n a c o r r e n t e cui d i e d e r o il n o m e di Proposta i loro obbiettivi e r a n o divenuti m o l t o p i ù m o d e s t i e pratici di quelli dei «cento». P r o p o s t a voleva « g a r a n t i r e ai suoi a d e r e n t i di essere r a p p r e s e n t a t i negli organi del partito e nel governo», e Roberto Mazzotta ebbe la p o l t r o n a di m i n i s t r o p e r le Regioni nel p r i m o Gov e r n o Forlani ('80-81). A n c h e Proposta, c o m e la falange dei «cento» che n o n e r a n o tutti giovani, e n e m m e n o tutti forti, si a n d ò svuotando di c o n t e n u t i p e r c h é i t e m p i e a n c h e i p r o b l e m i c a m b i a v a n o . Segni, c h e e b b e incarichi g o v e r n a t i v i m o d e s t i - c o m e sottosegretario all'Agricoltura - nel secondo G o v e r n o Craxi dell'agosto '86 e nel successivo sesto Gov e r n o Fanfani, stava d a n d o alla sua azione politica u n a imp r o n t a rinnovatrice. Aveva capito che all'Italia occorreva un c a m b i a m e n t o delle regole in base alle quali veniva giocata la p a r t i t a politica: anzitutto occorreva u n c a m b i a m e n t o delle r e g o l e elettorali. Q u e s t a a s p i r a z i o n e avvicinò p e r q u a l c h e 431
t e m p o Segni a C r a x i che n o n si stancava d ' a u s p i c a r e la « g r a n d e riforma» e p r e f i g u r a v a u n a Repubblica p r e s i d e n ziale. Via via Mario Segni e i suoi amici si facevano paladini di q u e s t a o quella i n n o v a z i o n e , p e r s m u o v e r e le a c q u e . Q u a l c h e speranza fu riposta, anche da Segni, nella commissione bicamerale Bozzi, che aveva p o n d e r a t o i p r o b l e m i istituzionali senza risolverne n e m m e n o u n o . Nel 1986 Segni si associò a Marco Pannella, che saltabecca infaticabilmente da u n o schieramento all'altro, e da un'id e a all'altra, e d i e d e vita a u n a L e g a p e r il collegio u n i n o minale, che ebbe tra i suoi fondatori personalità c o m e Massimo Severo Giannini e Carlo Bo. Ma b e n c h é quasi d u e c e n to p a r l a m e n t a r i avessero aderito a questa Lega, essa risultò p o c o incisiva, e allora si ebbe un Manifesto dei 31 - e i 31 e r a n o u o m i n i di p r i m o p i a n o , a n c o r a Bo e Mazzotta e Rita Levi Montalcini e Livio Paladin - p e r un collegio u n i n o m i nale a d o p p i o t u r n o , sul m o d e l l o francese. T u t t o q u e s t o è a n t e f a t t o , utile a c a p i r e l'ostinazione s a r d a con cui M a r i o Segni, imboccata la s t r a d a delle riforme, la p e r c o r s e n o n o stante le minacce e le blandizie del partito. Agli inizi del 1990 gli u o m i n i e i g r u p p i che c o n S e g n i volevano u n a legge elettorale di tipo u n i n o m i n a l e avevano messo a p u n t o i contenuti di tre referendum, da p r o p o r r e agli italiani. Il p r i m o r i g u a r d a v a il Senato. L'elezione dei senatori avveniva, teoricamente, con criterio u n i n o m i n a l e . Il cand i d a t o che avesse r a g g i u n t o u n a d e t e r m i n a t a p e r c e n t u a l e e r a eletto i m m e d i a t a m e n t e . Ma la soglia p e r c e n t u a l e era così alta - il 65 - che in pratica quasi n e s s u n candidato ci arrivava, e allora si t o r n a v a a u n a r i p a r t i z i o n e p r o p o r z i o n a l e nell'ambito regionale. Con il referendum,, tolto di mezzo il tetto m i n i m o del 65 p e r cento, sarebbe diventato senatore (per i tre q u a r t i dei seggi riservati al sistema maggioritario) chi avesse avuto la m a g g i o r a n z a relativa. P u n t o e basta. Il sec o n d o referendum r i g u a r d a v a la C a m e r a , e mirava a consentire un'unica preferenza sulle schede, così da evitare il sistema delle cosiddette c o r d a t e tra candidati (tu mi dai un certo 432
n u m e r o di tuoi elettori, e io ti ricambio con i miei) e la cons e g u e n t e c o r r u z i o n e nella c a t t u r a dei voti. Il terzo referendum riguardava i C o m u n i : e, a b o l e n d o la n o r m a che limitava il sistema maggioritario ai centri con m e n o di cinquemila abitanti, estendeva il sistema stesso a tutti i C o m u n i . Il grosso del Palazzo reagì all'iniziativa con ostilità perfino s p r e z z a n t e . Craxi precisava che la sua G r a n d e Riforma era b e n altra cosa, e aggiungeva che in materia elettorale «i referendum sono pericolosi». Pollice verso della segreteria democristiana, e di Giorgio La Malfa. Ma oltre a quelli dei radicali, Segni a n d a v a r a c c o g l i e n d o c o n s e n s i i m p o r t a n t i : a sorpresa, fu con lui Ciriaco De Mita, u n a p a r t e dei c o m u n i sti (ma u n a p a r t e i m p o r t a n t e , c h e i n c l u d e v a il s e g r e t a r i o Occhetto), u n a p a r t e dei liberali. Il 10 aprile 1990 ebbe l'avvio la raccolta delle firme con u n a r i u n i o n e che segnava la nascita d ' u n «partito trasversale» fino a qualche t e m p o p r i ma impensabile. Tra i quotidiani che si b a t t e r o n o p e r i referendum elettorali fu in p r i m a linea il Giornale: che da a n n i i n s e g u i v a l'obbiettivo d ' u n a r i f o r m a e l e t t o r a l e grazie alla q u a l e la p r o p o r z i o n a l e fosse spazzata via; e che v e d e v a fin a l m e n t e delinearsi la possibilità di r a g g i u n g e r l o . E n t r o il 2 agosto e r a n o state raccolte seicentomila firme, c o n a b b o n d a n t e e s u b e r o rispetto al m i n i m o necessario. Ma il vecchio sistema dei partiti aveva in serbo qualche a r m a segreta, p e r bloccare l'offensiva r e f e r e n d a r i a . La p r i m a fu il ricorso del G o v e r n o alla C o r t e costituzionale p e r c h é stabilisse se i t r e referendum fossero ammissibili. I giudici della C o n s u l t a ne b o c c i a r o n o d u e , i p i ù significativi. Sopravvisse, solitario, il referendum sulla p r e f e r e n z a unica, che n o n a v r e b b e in nessun m o d o alterato l'essenza delle n o r m e elettorali esistenti e che si p o t e v a t e m e r e richiamasse alle u r n e , p r o p r i o p e r la sua scarsa valenza, pochi elettori. D o p o d i c h é i socialisti chiesero che M a r i o Segni lasciasse la p r e s i d e n z a del C o m i t a t o i n t e r p a r l a m e n t a r e sui servizi segreti p e r c h é e r a n o in discussione a n c h e Gladio, e il p r e s u n t o golpe del '64, e la Presidenza di A n t o n i o Segni. Si p r e t e s e perciò che il figlio n o n p o 433
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tesse m a n t e n e r e , p e r motivi d ' o p p o r t u n i t à , la p o l t r o n a che occupava. Tra il Comitato e i referendum n o n sussisteva, form a l m e n t e , n e s s u n legame: ma c o l p e n d o il prestigio di chi li aveva promossi si sperava p r o b a b i l m e n t e di colpire i referendum stessi. Dalla DC n o n gli arrivò un c e n n o di solidarietà. Il comizio r e f e r e n d a r i o i n d e t t o a R o m a , il 15 m a g g i o 1991, nel cinema Metropolitan (il voto e r a stato fissato p e r il 9 giugno), vide fianco a fianco Mario Segni, Achille Occhetto e il repubblicano Oscar M a m m ì , che aveva passato a n c h e lui il Rubicone. C r a x i i n t a n t o t u o n a v a d e f i n e n d o il referendum «anticostituzionale, a n t i d e m o c r a t i c o , i n q u i n a n t e , antisociale», e fonte di spreco p e r i 700 miliardi c h e sarebbe costato. «Tutti al mare!» fu la p a r o l a d ' o r d i n e di Bettino, obnubilato nella sua sensibilità politica - che in altra stagione e r a stata eccellente - e forse a n c h e debilitato d a i m a l a n n i . Gli si associò, sbagliando lui p u r e - ma in un neofita la topica e r a m e n o grave - U m b e r t o Bossi che a n a l o g a m e n t e suggerì le spiagge, invece delle u r n e . I n t a n t o Ciriaco De Mita disertava, e bollava il referendum come «una cavoiata». Il rischio che n o n si r a g g i u n g e s s e il quorum richiesto del c i n q u a n t a p e r c e n t o esisteva: i n f i n dei conti e r a a c c a d u t o d