Dispensa Stew Steward Pat Doward [PDF]

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Zitiervorschau

PROGETTO FORMATIVO S TEWARD STADIO - DISPENSA PAT DOWN -

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Con i contributi di: Dott. Pierluigi Pinto Questura di Bologna Dott. Andra Marsanich Ferruccio Taroni

Coordinamento: • Avv Alessandra Delli Ponti • Ing Francesco Davalli

Tutti docenti accreditati presso l’ONMS.

Sommario: GLI STEWARD: NORMATIVA .............................................................................................................. 2 RISCHI E PROFILI DI RESPONSABILITÀ ............................................................................................... 4 Premesse ........................................................................................................................... 4 Rischi specifici connessi all’attività di PAT DOWN ............................................................ 6 IL “ PAT DOWN” ......................................................................................................................... 10 Definizioni ......................................................................................................................... 10 Modalità operative ............................................................................................................ 12 Come effettuare il controllo .............................................................................................. 13 Casi speciali nei quali avere particolare attenzione ......................................................... 15 Composizione del servizio pat down e schemi grafici ..................................................... 16 Una possibile tecnica per i controlli: continuos search .................................................... 17 ALTRE ATTIVITÀ IN CONCORSO NELLE PROCEDURE DI PRIMO INTEVENTO .......................................... 18 ALTRE INFORMAZIONI SULL’OPERATIVITÀ DEI SERVIZI DA SVOLGERE ................................................ 20 IL COMPORTAMENTO E L’APPROCCIO DELLO STEWARD “PAT DOWN” ............................................... 25 Il contesto attuale ............................................................................................................. 26 Altre esperienze di pat down: criticità .............................................................................. 27 Il pat down allo stadio ...................................................................................................... 28

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GLI STEWARD: NORMATIVA La figura dello steward inteso come addetto alla sicurezza negli stadi, viene istituzionalizzato in Italia dal Decreto Ministeriale dell’ 8 agosto 2007 (di seguito anche DM 2007 o Decreto stewarding) che ne ha definito i compiti e le responsabilità nel rispetto della normativa vigente. In particolare l’articolo 6 del DM 2007 ha individuato – tra le altre cose – le attività demandate allo steward, raggruppabili nelle seguenti aree di attività:

(A) ATTIVITÀ DI BONIFICA (B) ATTIVITÀ DI PREFILTRAGGIO (C) ATTIVITÀ DI FILTRAGGIO (D) ATTIVITÀ DI INSTRADAMENTO ALL'INTERNO DELL'IMPIANTO SPORTIVO (E) ALTRE ATTIVITÀ ALL'INTERNO DELL'IMPIANTO SPORTIVO (F)ASSISTENZA ALLE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI (G) ATTIVITÀ IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO D'USO

Con il Decreto Ministeriale 28 luglio 2011, modificando il DM 2007, si è prevista l’attribuzione allo steward di ulteriori “servizi ausiliari dell'attivita' di polizia per il cui espletamento non e' richiesto l'esercizio di pubbliche potesta' o l'impiego operativo di appartenenti alle forze di polizia: a) controllo di cui al comma 1, lettera c), n. 1), anche attraverso controlli a campione manuali dell'abbigliamento e delle cose portate dai soggetti che accedono all'impianto sportivo, mediante la tecnica del pat-down, quando tale modalita' di controllo si rende necessaria al fine di evitare l'introduzione all'interno dell'impianto sportivo di oggetti, strumenti e materiali illeciti, proibiti, atti ad offendere o comunque pericolosi per la pubblica incolumita'; b) attivita' di prefiltraggio e filtraggio, di cui al comma 1, lettere b) e c), anche attraverso il concorso nelle procedure di primo intervento che non comporti l'esposizione a profili di rischio, quando tale modalita' di intervento si rende necessaria per evitare indebiti accessi nell'impianto sportivo attraverso lo scavalcamento dei varchi d'ingresso, ovvero a prevenire o interrompere condotte o situazioni potenzialmente pericolose per l'incolumita' o

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la salute delle persone, fermo restando l'obbligo di immediata segnalazione alle forze di polizia cui, a richiesta, deve essere prestata la massima collaborazione.»;

Tali servizi ausiliari possono essere affidati agli steward nell'ambito delle linee guida e delle misure definite dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (in seguito ONMS) e previo svolgimento di un percorso formativo ad hoc.

Il 6 settembre 2012 l’Osservatorio pubblica sul proprio sito le Linee Guida per il servizio di stewarding dove vengono dettagliate le modalità operative relative all’attività di “Pat – Down”.

Si ricorda che in relazione alle attività di filtraggio il DM2007 già prevedeva come attività di controllo degli spettatori un “sommario controllo visivo”, consistente in

“controllare il rispetto del "Regolamento d'uso" finalizzato ad evitare l'introduzione di oggetti o sostanze illecite, proibite, o comunque pericolosi per la pubblica incolumità, effettuando il sommario controllo visivo delle persone e delle borse od oggetti portati e procedendo al controllo degli stessi, con metal detector portatili, per un'aliquota di spettatori non inferiore al 40% dei biglietti venduti;” Si ritiene doveroso specificare che, in virtù del combinato disposto dei commi sovraesposti, anche la tecnica del controllo tattile “pat down” deve essere esercitata “per un’aliquota di spettatori non inferiore al 40%”.

Sebbene la terminologia possa portare in inganno non và dimenticato che i servizio aggiuntivi previsti sono “ausiliari” dell’attività di polizia e quindi possono essere svolti solo se effettuati alla presenza di agenti di polizia che avranno il compito di coordinarli e di intervenire qualora l’attività sfociasse in azioni, il cui contrasto è deputato esclusivamente alle forze di polizia. Non dimentichiamo che siamo ormai soliti assistere ad interrogazioni sulla liceità di alcune azioni delle stesse forze di polizia (ad esempio in occasione di manifestazioni e cortei); ora attribuendo allo steward alcuni limitati “poteri”, solitamente riservati alle forze di polizia, si definiscono nuovi “confini di liceità” quando ancora non sono univocamente definiti i confini di operatività delle Forze istituzionali. La diretta presenza delle forze di polizia non può essere compensata dalla “vigilanza a distanza”; cioè la presenza deve essere reale-fisica e non una supervisione attraverso la

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videosorveglianza che permette l’osservazione dell’operato dello steward utilizzando, senza permettere la possibilità di intervento immediato per le attività che richiedono l’esclusiva competenza delle forze di polizia. Da tenere in considerazione anche le richieste dell’ONMS, atte a valorizzare un pubblico meritevole, le quali stabiliscono che, agli ingressi individuati e riservati ai possessori di TDT e loro accompagnatori, i controlli devono essere meno frequenti e puntuali; l’intento è quello di creare degli ingressi rapidi e paragonabili ai varchi telepass autostradali. Si potrebbe quindi presupporre che tali ingressi sfuggano al computo della media per il calcolo dei 40% da controllare.

RISCHI E PROFILI DI RESPONSABILITÀ Premesse L’estensione allo steward debitamente formato e preparato di ulteriori compiti rende necessario individuare i profili di legalità entro i quali lo steward deve comunque muoversi.

È bene, quindi innanzitutto ricordare che il principale strumento che lo steward può utilizzare, nei confronti di chi non rispetta la normativa sulle manifestazioni sportive o il Regolamento d’uso, è il così detto jus excludendi.

Si tratta della facoltà concessa allo steward di non ammettere nell’impianto sportivo chi viola il regolamento d’uso, non ha un titolo valido per l’ingresso, etc.. Il potere attribuito agli steward deriva in maniera evidente dal rispetto del regolamento d’uso da parte di chi vuole accedere allo stadio, condizione essenziale per la validità del proprio titolo d’accesso e per la permanenza nella struttura. L’esclusione di chi è già all’interno diventa materia ancor più complessa. Vietare l’ingresso a chi non ha il titolo per accedere o ha comportamenti non coerenti con il dettato del regolamento d’uso appare pratica più facile da attuare per chi opera sugli ingressi, ed è da sempre applicata in ogni spettacolo. Appare invece di elevata difficoltà esercitare lo jus excludendi a colui che fosse già entrato anche solo dal primo filtro (pre-filtraggio).

È indispensabile, poi, che nell’esercizio del proprio operato lo steward applichi sempre il così detto principio gerarchico.

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Gli steward non sono, infatti, strutture a sé stanti, ma vanno individuati e pensati all’interno di una struttura ben organizzata, che ha a capo il G.O.S. (si veda sotto paragrafo L’organigramma della dispensa steward) e si declina nelle diverse gerarchie delle varie forze operative allo stadio.

Gerarchicamente gli addetti fanno riferimento al “superiore gerarchico”, che possiede lo strumento di comunicazione di servizio ed ha come riferimento superiore il coordinatore della propria area o il responsabile di funzione. Il “superiore gerarchico” può essere il “capo unità” o il “coordinatore di settore” o il “responsabile di funzione prefiltraggio pat down” in funzione dell’organizzazione adottata nello specifico impianto. Nel briefing il Delegato alla Sicurezza deve trasmettere a “coordinatori di settore” e/o “responsabili di funzione” i protocolli operativi da adottare per lo specifico evento già concordati nei precedenti GOS. Vista l’importanza di tali procedure sarebbe utile che arrivassero allo steward in forma scritta e che risultassero formalmente condivise in sede di GOS tra il Delegato per la Sicurezza ed il Coordinatore del GOS garantendo quindi un “linguaggio” univoco tra le due diverse catene di comando (steward e forze di polizia). Il “coordinatore di settore” o il “responsabile di funzione prefiltraggio pat down” devono coordinare con il funzionario di PS responsabile dello specifico settore, le procedure da seguire e verificare che le due strutture (steward e forze di polizia) abbiano ricevuto le medesime istruzioni operative (es. ingresso ombrelli lunghi-corti, ingresso bottigliette acqua, percentuali di controllo, ecc). In particolare in questo incontro è indispensabile chiarire le modalità che lo steward (prefiltragio, filtraggio, pat down) deve seguire per segnalare lo spettatore che ha negato di farsi controllare, o lo spettatore sospettato di avere oggetti illeciti per trovare i quali sono necessari i poteri tipici degli agenti di polizia. Le “linee guida steward” caldeggiano che si concordino tra forza steward e forze di polizia le modalità che permettano di raggiungere gli obiettivi di controllo previsti “senza ritardo e senza formalità”.

Pertanto, è necessario in caso di problemi o incidenti fare riferimento al proprio superiore gerarchico ed eseguire ciò che viene ordinato dallo stesso superiore (istruzione), seguendo la scala gerarchica. Sul punto si rimanda alla dispensa di area tecnica del corso steward per gli opportuni approfondimenti.

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Un’ultima annotazione. Si ricorda che l’articolo 1 comma 3 ter e quater della Legge 4 aprile 2007 n. 41 ha introdotto una fattispecie penale nei confronti degli steward. Più precisamente la mancata effettuazione del controllo sulla conformità dell’intestazione del titolo di accesso alla persona fisica che lo esibisce, previa esibizione di un valido documento di identità può costare allo steward la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 5.000 a 20.000 €.

Rischi specifici connessi all’attività di PAT DOWN Come noto, l’art. 6- quater della legge 401/1989 (introdotto con la legge 210/2005) stabilisce che: “chiunque commette uno dei fatti previsti dagli artt. 336 e 337 del C.P. nei confronti dei soggetti incaricati del controllo dei titoli di accesso e dell’instradamento degli spettatori e di quelli incaricati di assicurare il rispetto del regolamento d’uso dell’impianto dove si svolgono manifestazioni sportive, purché riconoscibili ed in relazione alle mansioni svolte, è punito con le stesse pene previste dai medesimi articoli. Tali incaricati devono possedere i requisiti morali di cui all’art.11”.

Sostanzialmente, l’art. 6-quater, offre allo “steward” una forte tutela giuridica con l’espresso riferimento agli artt. 336 e 337 del CP, rendendo a lui applicabili i reati previsti per gli incaricati di pubblico servizio. Di fatto, in carenza di una giurisprudenza uniforme ed espressa, la normativa ad oggi si limita ad attribuire agli steward una TUTELA GIURIDICA RAFFORZATA. La posizione dello steward rischia di indebolirsi qualora venga meno la sua riconoscibilità (assenza di casacca identificata nel DM2007 o del tesserino di riconoscimento ecc) o venga meno la relazione alla mansione svolta (se “l’offesa” arrivi ad uno steward deputato al prefiltraggio mentre questi è al bar dello stadio durante una pausa per il caffè). Non a caso in questi giorni la rivista “il giornale” sta raccogliendo fondi da devolvere a quegli agenti di PS che, seppure tutelati con le medesime norme (norme ancor più forti essendo dirette loro in prima persona), si trovano a dover affrontare spese legali in modo “personale diretto” e cioè si trovano nella necessità di pagarsi da soli le spese legali legate alla loro attività seppur protetti dalla tutela giuridica rafforzata.

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Alla tutela giuridica rafforzata si aggiunge il consenso dell’avente diritto, come causa giustificativa di reato. Si tratta, sostanzialmente di meccanismi giuridico di legittimazione delle condotte di esclusione dell’utenza (rectius tifoseria), ancorato ai presupposti del consenso dell’avente diritto. Infatti è proprio sull’art. 50 del codice penale che si strutturano tutte le facoltà riconosciute al personale addetto ai controllo presso l’impianto sportivo che, in linea con la normativa, comporta il perfezionamento e la validità del titolo di accesso come negozio giuridico unicamente in presenza di detto consenso dell’avente diritto. L’utente potrà sempre e comunque revocare tale consenso, ma ciò comporterà la risoluzione immediata del contratto in essere tra la società sportiva e l’utente stesso. Resta inteso che il consenso è validamente prestato sulla base di un Regolamento d’uso completo ed esaustivo. In altri termini nel regolamento d’uso dovrebbe essere specificato anche l’attività di PAT DOWN da parte degli steward, in modo da validare il consenso degli utenti nell’essere soggetti a tali controlli. Un ulteriore consenso dovrà comunque essere richiesto verbalmente all’utente (ad ogni spettatore) prima di effettuare il controllo. Se non c’è un consenso anche verbale è bene non procedere e seguire la linea gerarchica per comunicare l’accaduto o rivolgersi all’agente di PS che deve essere presente nelle immediate vicinanze. Se il Regolamento d’uso richiama i controlli come il PAT DOWN per l’utente che si rifiuti di sottoporsi ai controlli, lo Steward potrà applicare in primis lo jus excludendi e, se lo spettatore dovesse insistere nel rimanere nell’impianto, la procedura per la violazione del Regolamento prevista dal DM 2007 (rif. Art. 6 lettera g) ) che può culminare in una sanzione per l’utente (segnalazione che prevede l’irrogazione della sanzione da parte del Prefetto territorialmente competente). Se il Regolamento d’uso non lo prevede si potrà unicamente procedere comunicando l’accaduto (informazione esaustiva) seguendo la linea gerarchica e senza “forzare” in alcun modo l’utente. Un’ultima considerazione in merito all’operato dello steward. La circostanza che lo steward esegua nel suo operato quanto previsto dalla normativa vigente o le Determine e Linee Guida dell’Osservatorio può costituire nel caso di contestazione una importante difesa davanti alle Autorità Giudiziarie, anche se le normative hanno maggior rilevanza.

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Pertanto, l’operato dello steward inteso anche come autorizzazione ad effettuare operazioni delicate come il pat – down è legittimato da: -

linee operative scaturite dal GOS

-

previsioni di legge

-

consenso dell’avente diritto (spettatore).

Tali elementi costituiscono la tutela dello Steward per eventuali conseguenze negative.

È evidente che riportare una sintesi di questi elementi nel verbale di fine evento costituisce un importante strumento di tutela per lo steward, in particolare per quelli adibiti alle attività “pat down”.

* * * La realizzazione di un controllo sullo spettatore troppo invasivo non è privo di possibili conseguenze negative, sia sotto il profilo “contrattuale” verso il committente del servizio, sia sotto il profilo di responsabilità penale (che è sempre personale).

Senza presunzione di completezza, infatti, si ritiene opportuno evidenziare come una non corretta esecuzione dell’attività di controllo possa costituire una ingiustificata ingerenza nella sfera personale dell’utente potendo così anche generale una lesione ai così detti diritti della personalità.

A parere di chi scrive sono diritti della personalità che possono anche incidentalmente essere violati dall’attività degli steward1: DIRITTO ALLA VITA E INTEGRITÀ FISICA:

è tutelato in sede penale e civile; in sede

civile ricordiamo la generale tutela prevista dall'art. 2043 c.c. Sono vietati gli atti di disposizione sul proprio corpo (art. 5 c.c.) quando cagionino una diminuzione permanente all'integrità fisica o sono contrari alla legge, all'ordine pubblico o al 1

Sono altri diritti della personalità:

diritto al nome: tutela l'interesse della persona ad usare il proprio nome come segno distintivo della persona; in altre parole tale diritto tutela l'interesse alla propria differenziazione e identificazione sociale. diritto all'identità personale: è conseguenza del diritto al nome come interesse alla propria identificazione sociale: di creazione giurisprudenziale tutela l'interesse dell'individuo a veder rappresentata la propria personalità in maniera fedele; in altre parole si tutela il diritto ad essere rappresentati per quello che si ritiene di essere, senza che dall'esterno risulti modificato o alterato il proprio patrimonio intellettuale, professionale, etico o ideologico come già espressosi nell'ambiente sociale

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buon costume; di conseguenza non sarà possibile vendere un rene, mentre si potranno vendere i propri capelli

DIRITTO ALL'ONORE:

tutela la dignità della persona concedendo l'azione sia penale

sia civile nei confronti di chi lo violi con atti volti a screditare la dignità, e la considerazione sociale di un individuo. Ricordiamo in sede penale la tutela prevista dagli articoli 594 e ss. (ingiuria e diffamazione). L'autore del reato dovrà anche risarcire i danni subiti dal titolare del diritto (art. 2043) compresi i danni morali

DIRITTO ALLA RISERVATEZZA:

tutela l'esigenza ad avere una sfera personale dalla

quale si può escludere chiunque dalla sua conoscenza. Non è previsto da una sola norma, ma da un insieme di leggi, generali e speciali, dalle quali si può desumere l'esistenza di un generale diritto alla riservatezza come diritto della personalità. Ricordiamo gli articoli 2 e 3 della costituzione che tutelano la personalità e la dignità del uomo, l'art. 10 del codice civile, che tutela il diritto all'immagine, dalla legge sul diritto d'autore, e dal codice penale, (art. 615 bis) e la legge 675\96 (confluita nel d. lgs. 196\2003) relativa al trattamento dei dati personali e che istituisce, tra l'altro, un Garante che ha il compito di fare osservare le regole in essa previste diritto all'immagine.

La violazione di tali diritti si previene limitando al minimo l’ ingerenza nella sfera dell’utente e soprattutto assicurandosi che l’utente abbia dato il suo CONSENSO alla esecuzione dei controlli.

Un ultima importantissima annotazione. Non è possibile escludere a priori che un controllo eccessivamente invasivo o la circostanza di non seguire le procedure dello stadio in cui si presta servizio possano rientrare nella fattispecie di reato di Abuso d'ufficio (art. 323 c.p.).

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IL “ PAT DOWN” Definizioni Al fine di garantire l’incolumità degli spettatori, in analogia a quanto avviene a livello internazionale, gli steward svolgono attività di controllo sulla persona.

Tale attività potrà essere svolta effettuando il “sommario controllo” delle borse, degli oggetti portati al seguito e delle stesse persone, procedendo alla verifica attraverso la tecnica del pat-down (art. 1, comma 3, lettera a DM 28 luglio 2011) anche con l’uso di metal detector portatili.

Le attività di filtraggio ed in particolare il pat down, devono essere svolte sotto la vigilanza del personale delle FF.OO. che deve essere presente sul posto.

TO PAT DOWN: spianare con dei colpetti - appiattire con dei colpetti

Ovvero: la ricerca sulla persona e sui suoi abiti di oggetti occultati pericolosi o vietati senza introdurre le mani entro borse e tasche degli spettatori. Diverso è il significato lessicale di perquisizione, ovvero di operazione ordinata dall'autorità giudiziaria e condotta dalla polizia, allo scopo di ritrovare indizi e prove di un reato addosso a sospettati. Il punto di partenza, quindi è nettamente diverso: -

nella perquisizione è già stato commesso un reato e vista la finalità di repressione e ricerca di prove può essere realizzata anche senza il consenso dell’avente diritto; la perquisizione deve essere effettuate in luogo protetto, dove è possibile far spogliare il soggetto.

-

nel Pat – Down si cerca di PREVENIRE la commissione di reati e, vista la finalità preventiva, non può essere commessa senza il consenso dell’avente diritto.

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Schematicamente la differenza tra pat – down e perquisizione può così essere sintetizzata. PAT - DOWN

PERQUISIZIONE

Viene svolta sugli spettatori che acquistando il biglietto accettano anche di essere sottoposti a tali controlli e confermano verbalmente allo steward di acettare il controllo

Può essere effettuato dall’operatore, cioè da soggetto DIVERSO dagli ufficiali ed agenti di polizia MA SOLO nei casi previsti dalla legge ed alla presenza di FORZE DI POLIZIA NON può essere fatta contro la volontà o imposta, se l’utente però non accetta non può entrare nello stadio (jus excludendi) o se già entrato lo dovrà lasciare

Può essere eseguita anche CONTRO la volontà della persona

Può essere fatta solo da ufficiali o agenti di polizia

Può essere fatta solo nei casi previsti dalla legge e il verbale va trasmesso all’Autorità Giudiziaria per la convalida

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Modalità operative Le modalità operative su come effettuare il pat – down possono essere differenti di stadio in stadio. È bene quindi prima di intraprendere tale attività avere cognizione della prassi operativa, degli ausili in uso (es. tavoli, area dedicata) e delle aliquote di persone da controllare, che lo Stadio segue onde evitare problematiche in sede di servizio. In particolare è opportuno accertarsi della procedura seguita – preferibilmente scritta – adottata per il Pat – down e chiedere eventuali ulteriori accorgimenti e istruzioni ove non chiara la procedura stessa.

Il pat-down, che dovrà essere svolto con un atteggiamento “amichevole”, evitando comportamenti inquisitori non compatibili con il contesto festoso delle manifestazioni sportive, in analogia a quanto avviene in ambito aeroportuale, include :

la richiesta allo spettatore di effettuare tale tecnica, evidenziando che in caso di rifiuto lo spettatore deve essere controllato da agenti di polizia; è però necessario valutare con attenzione cosa afferma in proposito il regolamento d’uso dell’impianto sportivo in cui si opera;2

la richiesta di esibizione di oggetti custoditi nelle tasche ed all’interno dei capi di abbigliamento;

eventualmente l’invito ad allargare le braccia, al fine di consentire un adeguato controllo;

l’avvertimento che, in caso di rifiuto, sarà richiesto l’intervento di un operatore di Polizia e che il rifiuto di sottoporsi al controllo costituisce violazione del regolamento d’uso dell’impianto, con conseguente sanzione amministrativa ed espulsione dallo stadio; 2

Molti autori ritengono che se il Regolamento d’uso non espliciti che lo spettatore deve sottoporsi ai controlli con la tecnica del

pat down da parte degli steward, questi non lo possano effettuare. O meglio tale tecnica di controllo è applicabile solo in caso di consenso esplicito (anche verbale) dello spettatore, ma non ci sono strumenti nel caso in cui lo spettatore neghi di subire il pat down, se non il continuo ricorso alle forze di polizia. Il regolamento d’uso deve quindi esplicitare che per entrare lo spettatore deve acconsentire al controllo mediante le tecniche del pat down.

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il sommario palpeggiamento delle parti ove potrebbero essere occultati oggetti pericolosi, nel rispetto della dignità della persona (a tal fine i controlli andranno effettuati da persone dello stesso sesso dello spettatore).

A titolo di esempio le zone più utilizzate per nascondere il materiale illecito sono: •

Sotto la cintura dei pantaloni (ventre e addome)



Scarpe



Nuca sotto la capigliatura e nel cappuccio delle felpe da stadio



Lungo gambe e braccia



Entro i panini (attenzione ai problemi di igiene, quindi è un controllo che non può essere esercitato direttamente dallo steward)



Entro felpe portate negli zaini

Come effettuare il controllo E’ consigliabile l’uso dei guanti, si intendono guanti in lattice per proteggere lo steward da problemi e rischi igienici. L’incaricato deve essere individuato con un contrassegno rosso sulla casacca. Dopo aver chiesto l’esibizione degli oggetti al seguito, (auspicabilmente da appoggiarsi su apposito piano in loco), procedere con sistematicità da sinistra a destra (o viceversa), dall’alto al basso. E’ necessario porre molta attenzione alle condizioni al contorno durante tale attività: è indispensabile che sia dedicata un’area sufficientemente isolata a tali scopi, per evitare passaggi indebiti di oggetti tra tifosi. Tali controlli vengono percepiti dagli spettatori come molto più invasivi e vessatori in condizioni meteo avverse (pioggia, freddo intenso, vento forte). Si ricorda che le “Linee guida steward” affermano che “il pat-down dovrà essere svolto con un atteggiamento amichevole, evitando comportamenti inquisitori non compatibili con il clima festoso delle manifestazioni sportive”. La pratica deve essere sviluppata con estrema sensibilità e capacità di dialogo, si inizia coinvolgendo lo spettatore in un breve dialogo in cui gli si chiede la possibilità di approfondire i controlli con un classico “permette, dovrei verificare se ha addosso oggetti vietati, accetta di farsi controllare da me?”

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Non serve metterli con la faccia al muro e a gambe divaricate perché questo grado di attività è molto approfondito e rischia di invadere la sfera di competenza esclusiva delle forze di polizia. Inizialmente è necessario fare una rapida ma attenta analisi ambientale e verificare e esistono i presupposti per effettuare i controlli in sicurezza e quindi se abbiamo operatori delle forze di polizia che diventano necessari in caso di ritrovamento di oggetti vietati e/o pericolosi (gli steward non possono sequestrare MAI NULLA). Verificare se la persona da sottoporre ai controlli è sola o parte di un gruppo. Nel secondo caso valutare l’entità e la composizione del gruppo e valutare che le azioni che stiamo compiendo non possano aumentare i rischi personali nostri, dei colleghi, o degli altri spettatori. Verificare anche lo spazio dedicato all’attività che deve essere dotato di contenitori per gli oggetti sconsigliati (o inibiti dal regolamento d’uso, quelli vietati dalle leggi devono essere vagliati dalle forze di polizia) di contenitori per far svuotare tasche e borse, di piani di appoggio, di un tappeto per l’eventuale controllo delle scarpe, ecc. Iniziare il controllo dialogando con lo spettatore e descrivendo le operazioni che si stanno eseguendo (es “le sto controllando il braccio destro per verificare non vi sia qualcosa di nascosto .. se gentilmente apre leggermente le braccia … le sto controllando attorno la cintura dei pantaloni per verificare non vi siano oggetti nascosti .. potrebbe gentilmente svuotare le sue tasche in questo contenitore ..” ). Potrebbe spesso servire dialogare, anche d’altro, per non aumentare la carica emotiva dello spettatore e quindi concedersi delle divagazioni senza mai entrare nel personale. È consigliabile utilizzare sempre una metodica standard di verifica che inizia con uno sguardo di insieme della persona e l’allontanamento di eventuali borse, sciarpe, accessori che potrebbero essere passati di mano in mano e vanificare il controllo. Gli oggetti allontanati devono essere posti in luogo sicuro o controllati stabilmente da un collega per evitare che altri se ne impossessino. Verificare sempre con ordine metodico, se iniziamo da un braccio passiamo poi all’altro quindi schiena e gamba di un lato poi dell’altro e controllo veloce dell’addome e/o fianchi (tasche esterne). In molti settori ed in molti impianti il GOS può autorizzare controlli più blandi; spesso è sufficiente la verifica delle zone “tascate” o di particolari gonfiori nell’abbigliamento, sempre anticipando la richiesta di cosa vi sia celato sotto. Se possibile le tasche dei giubbotti pesanti è bene controllarle senza appoggiarli al corpo dello spettatore, ma chiedergli di aprire il giubbotto e usare le mani tra l’interno e l’esterno del giubbotto. MAI eseguire azioni su minori, su persone di sesso opposto o che lascino intendere una palese omosessualità.

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Al ritrovamento di materiali vietati necessario richiamare l’attenzione alle forze di polizia presenti che valuteranno se farli abbandonare o se procedere con il sequestro dell’oggetto (con stesura del verbale di sequestro e denuncia del possessore).

Casi speciali nei quali avere particolare attenzione Diverse situazioni soggettive che possono riguardare gli spettatori devono imporre particolare cautela nel corso dell’eventuale pat down, ad es:

DISABILI E PORTORI DI AUSILI ALLA DEAMBULAZIONE: evitare di imporre manovre fisiche di qualsiasi genere, in caso di necessità informare il personale delle forze di polizia per l’eventuale intervento di personale sanitario;

PORTATORI DI AUSILI SANITARI: in caso di evidenti condizioni sanitarie evitare il contatto con le parti interessate, ad es portatori di gessi, collari, presenza di medicazioni;

BAMBINI E MINORI: procedere, se assolutamente necessario, solo con il consenso dei genitori; in caso di semplici accompagnatori chiedere a loro;

ANZIANI: questi nuovi controlli sono avvertiti come fortemente invasivi ed offensivi da persone che hanno magari raggiunto una buona posizione sociale, una carriera lavorativa di successo e sono persone per bene e stimate (es. notai); i soggetti descritti (tipicamente utenti delle tribune nobili) si sentono equiparati a delinquenti e mal sopportano tale affronto.

Si ritiene necessario concordare aliquote di controllo, su queste categorie di persone, inferiori agli standard definiti per gli altri spettatori. Particolare attenzione deve essere posta in occasione di partite in cui si prevedano promozioni per ragazzini o le altre categorie elencate; in tali casi il GOS può prevedere aliquote di controllo decisamente inferiori.

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N.B. non utilizzare MAI il metal detector nei confronti di persone che rappresentano di avere un PACE-MAKER (sono muniti di certificazione sanitaria) o donne in stato di gravidanza. In realtà gli apparecchi in uso non generano nessun problema, però è sempre consigliabile evitare problemi e maggiori rischi, anche solo di contestazioni da parte dello spettatore.

Composizione del servizio pat down e schemi grafici Il servizio si deve comporre di un’aliquota di personale steward pat down femminile sufficiente a garantire il controllo anche sulle spettatrici femminili. Tale numero potrebbe variare da impianto ad impianto e da settore a settore, è pertanto necessario concordare tali quote in sede di GOS e verificare che siano rispettate alla partita per evitare il rischio di non poter fare controlli efficaci. Il servizio pat down deve essere modulato in funzione delle tipicità dell’impianto, negli schemi successivi si riportano esempi grafici funzionali. Lo schema che si adotta deve essere concordato in sede di GOS.

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Figura 1: 3 potenziali schemi di ingressi con posizionamento steward pat down. Dall’alto a sinistra varco di impianto con lettore a palmare, varco di impianto con tornelli, varco di impianti più grande con più prefiltraggi

Una possibile tecnica per i controlli: continuos search Al di là e nel limite delle considerazioni sopra indicate, si vuole qui ipotizzare alcuni ulteriori accorgimenti ed una possibile tecnica di controlli individuata come “continuos search”. Tale tecnica si basa non sul rispetto del numero delle persona da controllare (esempio uno spettatore ogni tre ingressi), ma sul principio che l’operatore addetto al controllo sia impegnato con continuità (terminato il controllo su uno spettatore lo ricomincia su un altro) indipendentemente dal numero di controlli che riesce a effettuare. Tale tecnica ha due vantaggi: -

garantire una verifica più approfondita e minuziosa, selezionando le persone sospette

-

permette un elevato grado di casualità nei controlli limitando la possibilità di un calcolo

da parte di trasgressori finalizzato ad evitare i controlli su sé stessi. Nelle esperienze che hanno utilizzato tale tecnica si è dimostrato che l’effetto educativo del controllo casuale ha determinato una sua efficacia già dopo 4 5 eventi.

In base a tale tecnica il controllo dovrebbe essere effettuato secondo le seguenti modalità: -

controllo manuale del capo della persona

-

controllo manuale degli indumenti (giacca, maglione, etc..) e delle borse

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-

controllo di pantaloni, girovita, tasche, risvolti etc…

-

eventuale controllo con l’ausilio del metal detector manuale.

È opportuno controllare la persona nella sua interezza prestando attenzioni a eventuali protuberanze o sporgenze. Il controllo manuale va sempre e comunque effettuato sull’intero corpo della persona senza tralasciarne parte alcuna controllando che non vi siano occultati oggetti vietati o pericolosi. Qualora il metal detector generi allarme, il controllo deve essere più approfondito, auspicando che in tali casi le forze di polizia intervengano loro stessi per effettuare maggiori accertamenti.

ALTRE ATTIVITÀ IN CONCORSO NELLE PROCEDURE DI PRIMO INTEVENTO Il Decreto sportivo Ministeriale 28 luglio 2011 ha introdotto un’ulteriore attività di competenza degli steward “il concorso nelle procedure di primo intervento che non comporti l'esposizione a profili di rischio, quando tale modalità di intervento si rende necessaria per evitare indebiti accessi nell'impianto attraverso lo scavalcamento dei varchi d'ingresso, ovvero a prevenire o interrompere condotte o situazioni potenzialmente pericolose per l'incolumità o la salute delle persone, fermo restando l'obbligo di immediata segnalazione alle forze di polizia cui, a richiesta, deve essere prestata la massima collaborazione.” Tale previsione, di regola, deve essere effettuata con due diversi profili di intervento: •

area con presenza fisica delle Forze dell’Ordine: le procedure di primo intervento possono spingersi ad attività che comportano anche il toccare lo spettatore, perché le forze di polizia effettuano immediatamente l’intervento a supporto degli steward, come precedentemente concordato in sede di briefing iniziale;

Figura 2: presenza di agenti a supporto degli steward, perimetrazione terreno di gioco

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area senza la presenza fisica delle Forze dell’Ordine: in questo caso lo “steward-pat down” non è legittimato a fare nulla di più dello “steward normale” che non può mai toccare lo spettatore senza avergli prima chiesto il consenso. Siccome chiedere il consenso ad uno spettatore che sta scavalcando verso il campo o tra i settori non è materialmente possibile (per questioni fisiche e di tempo), è evidente che l’intervento su questi episodi deve limitarsi ad occupare lo spazio fisico con le regole dell’evitare il contatto fisco vigenti nel basket. Pertanto in questa situazione l’intervento si risolve nell’immediata

segnalazione

del

problema

ai

propri

superiori,

affinché

la

videosorveglianza acquisisca i dati necessari per riconoscere gli autori degli illeciti.

Figura 3: steward che effettua attività che esulano dai propri compiti e poteri (nel contesto della situazione era probabilmente legittimato a farlo ma l’immagine non permette di ricostruire il contorno)

Figura 5 attività di perimetrazione del campo a fine partita

Figura 4 cordone a separazione tra tifoserie

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Tali considerazioni valgono anche in caso di intemperanze degli spettatori durante: •

la perimetrazione del terreno di gioco: l’indicazione di un addetto ogni 4 metri negli “stadi senza barriere” si ritiene debba essere considerata come organico massimo per il finale di partita, spesso ritenuto il momento più critico. Questi aspetti afferiscono comunque alle decisioni del GOS come affermato dalla “linea guida stewarding”;



l’eventuale separazione, anche all’interno di uno stesso settore, di gruppi di spettatori, attraverso la creazione di zone temporaneamente sottoposte a divieto di stazionamento e movimento. Questi aspetti afferiscono comunque alle decisioni del GOS come affermato dalla “linea guida stewarding”;

ALTRE INFORMAZIONI SULL’OPERATIVITÀ DEI SERVIZI DA SVOLGERE Spesso le esigenze del servizio steward impongono di far svolgere due mansioni simili ad uno stesso soggetto, nell’arco del medesimo evento. Esempio classico potrebbe essere il soggetto che fa controllo pat down al prefiltraggio durante l’afflusso del pubblico e che durante la partita va a fare separazione di settore o perimetrazione del campo. Per quanto appena detto è necessario che tali soggetti abbiano ben chiaro le diverse modalità di intervento nelle due attività: •

reali procedure di primo intervento per tutte le attività effettuate in prossimità di forze di polizia;



esclusivamente immediata segnalazione di quanto accade ai propri superiori (in quanto non possono essere effettuate le attività del DM 28/7/11 se non in presenza delle forze di polizia;

Orari e momenti in cui fare questi spostamenti sono definiti dai Coordinatori di settore, coordinandosi con il Delegato alla Sicurezza che verifica anche l’affluenza residua rispetto al numero complessivo di spettatori attesi, anche consultando il sistema di controllo accessi. E’ comunque buona prassi annotare gli orari in cui questi soggetti si spostano e cambiano area di lavoro e/o mansione. Il settore ospiti deve essere oggetto di analisi specifica e dedicata per individuare in sede di GOS: aliquote di controllo, livello di attenzione e controllo atteso anche in relazione all’orario di arrivo rispetto all’ora di inizio della gara. In generale in tutti gli ingressi si prevedono percentuali di controllo “pat down” in diminuzione negli ultimi minuti prima della partita per ridurre criticità e tensioni da parte

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degli spettatori. Ovviamente il GOS in funzione della criticità della partita deve definire le casistiche specifiche. Si suggerisce ai soggetti che effettuano le attività previste dal DM 28/7/2011 di compilare ad ogni partita i verbali specifici e relativi alle attività svolte, evidenziando con particolare attenzione: •

tipologia e livello di approfondimento dei controlli, percentuale di persone controllate, modalità ed organizzazione dell’area, disposizione degli steward;



modalità di effettuazione delle attività alla presenza di forze di polizia, modalità della comunicazione senza ritardo e senza formalità con le forze di polizia, eventualmente anche con esito di tali interventi;



modalità di effettuazione della segnalazione per le attività effettuate senza la presenza fisica delle forze di polizia, eventualmente anche con tempi di intervento, modalità ed esito di tali interventi;



criticità, richieste e suggerimenti per migliorare l’attività ed il raggiungimento degli obiettivi.

Il master del verbale dovrebbe essere approvato in sede di GOS e deve riportare il livello dei controlli previsto e realizzato (ovviamente come stima) in relazione alla criticità della partita. Parte delle esercitazioni verte anche sulla corretta compilazione di questi verbali. Data la criticità della materia è necessario che le esercitazioni vertano su questi aspetti.

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È fondamentale che lo spettatore possa individuare in modo chiaro ed inequivocabile sia gli steward abilitati a fare il controllo pat down sia l’area in cui si effettua tale controllo. Pertanto si deve integrare la cartellonistica per inserire queste informazioni.

Figura 6: planimetria di orientamento

Figura 7: esempio di pittogrammi con oggetti illeciti e cartellonistica di indirizzamento

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Le linee guida stewarding prevedono l’utilizzo di contenitori nei quali gli spettatori abbandonano il materiale proibito prima di entrare (es. accendini, ombrelli ombre grandi, bottiglie d’acqua). E’ necessario che tali ausili siano in prossimità degli addetti che fanno il pat down, per evitare che qualcun altro si impossessi degli oggetti sottratti.

Figura 8 esempio di contenitori ove depositare oggetti proibiti

Figura 9 esempio di contenitori ove depositare oggetti proibiti

Figura 10 esempio deposito oggetti per tifosi

Per la realizzazione dei cordoni è indispensabile indispensabile seguire alcuni semplici criteri (vedi figura 4): •

il cordone deve essere ben organizzato, il personale in linea e contenere in modo inequivocabile tutti gli spettatori;



gli addetti ai due estremi è bene che siano dotati di dispositivi di radio rad per trasmettere rapidamente eventuali criticità, e che siano in costante collegamento visivo tra loro;



è preferibile che il cordone sia realizzato su una scala di accesso al settore e non tra le sedute;



la presenza di teloni che inibiscono le sedute di parte della tribuna sono un ottimo ausilio;

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in caso di intemperanze dei tifosi dare sempre priorità all’incolumità personale e dei propri colleghi;



in mancanza di forze di polizia in loco le uniche attività afferiscono alla tempestiva ed esaustiva

segnalazione,

in

queste

condizioni

possono

essere

schierati

indifferentemente steward semplici e formati pat down.

Figura 12 raggruppamento di steward che si organizzano per fare il cordone

Figura 11 esempio di cordone un po’ sfilacciato in fase di organizzazione

Per la realizzazione della perimetrazione del campo è indispensabile seguire alcuni semplici criteri: •

il personale deve stare accucciato a terra se la prima fila è ad altezza similare a quella del terreno di gioco;



il personale può dotarsi di ausili per sedersi, qualora non intralci la visuale degli spettatori;



il personale non deve occultare le pubblicità presenti in campo;



il personale deve sempre guardare il pubblico;



in mancanza di forze di polizia in loco le uniche attività afferiscono alla tempestiva ed esaustiva

segnalazione,

in

queste

condizioni

possono

essere

schierati

indifferentemente steward semplici e formati pat down.

Figura 13 immagini di perimetrazioni del terreno di gioco, anche con presenza di fotografi e pubblicità

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Figura 14 altre immagini di perimetrazione del campo, anche con ausili per far sedere gli steward

IL COMPORTAMENTO E L’APPROCCIO DELLO STEWARD “PAT DOWN” L’introduzione della figura dello Steward, è inscritta all’interno di un elaborato processo, tutt’ora in divenire, anche a scopo di contrasto della violenza durante le manifestazioni ludico\sportive ed in particolare le partite di calcio. Per quanto concerne gli aspetti psicologici e sociali di questo “strumento”, il primo e più importane fattore è certamente il messaggio implicito (meta - messaggio) che viene trasmesso al pubblico in senso stretto e più in generale alla comunità. Seguendo i percorsi di altri paesi nel contrasto della violenza negli stadi, sono numerosi gli studi e i riscontri in tale direzione. Già figure quali Konrad Lorenz, famosissimo naturalista ed etologo noto per il concetto dell’imprinting, si erano spesi per elaborare teorie e risposte delle ragioni della espressione dell’aggressività in eventi dove grandi assembramenti di persone vivono in modo rituale e collettivo momenti a forte impatto emotivo. Come una partita di Calcio. Queste manifestazioni collettive, si ritrovano

durante il percorso della storia dell’uomo in

diverse forme. Il loro scopo, dal punto di vista sociale è quello della gestione dell’aggressività umana attraverso la sua manifestazione ritualizzata e collettiva. Gestire però il confine tra aggressività ritualizzata e violenza agita (de-ritualizzazione della aggressività) non è scontato. La cronaca ne è il più lampante esempio. Nel corso del tempo, intorno alle manifestazioni calcistiche, si è assistito ad una progressiva corrosione del confine tra ritualizzazione e de ritualizzazione dell’aggressività, con fenomeni di violenza che, và detto, sono anche ascrivibili a diversi fattori: sociali, storici, culturali ma anche a livelli più individuali (fenomeni di violenza comune).

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Questo percorso storico che ha visto una relativa progressione dei fenomeni violenti negli stadi ha provocato una parallela risposta delle istituzioni, responsabili della sicurezza, di tipo simmetrico. Se ad un certo periodo si è assistito alla “presa delle curve” come fenomeno spontaneo del tifo più “convinto” la risposta è stata progettare un confine invalicabile delle stesse all’interno degli stadi, una recinzione dove all’interno trovano posto le cosiddette “curve”. Se dal lato della mera gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza dello stadio ciò si rivela una risposta adeguata, dal punto di vista del messaggio implicito, questo può essere letto come una legittimazione di tali fenomeni. Se lo stadio durante le partite è divenuto area di pericolo e di scontri, la risposta è stata un progressivo aumento del numero delle forze dell’ordine, che in assetto anti sommossa si oppongono al tifo violento, dove lo scopo è quello di opporsi alla violenza, quasi fosse divenuta essa stessa parte integrante dell’evento, una consuetudine “accettata” anno dopo anno, che però non ha più le caratteristiche originali di espressione non violenta, anche se accesa e colorita, ma dove la violenza viene agita. Il messaggio ancora una volta sembra seguire una logica più attenta alla riduzione del danno cha ad una logica preventiva. Infine la violenza si è estesa all’esterno dello stadio anche in momenti temporalmente distanti dall’evento “partita” stesso.

Il contesto attuale Oggi il problema sembra evolversi in quest’ultima direzione ed è proprio in episodi di violenza esterni allo stadio (Catania e Roma) che le istituzioni hanno deciso di accelerare quel processo di cambiamenti, figure degli steward in primo luogo, nella gestione del problema. Tutto ciò ha anche il merito di agire ad un livello più profondo nel tentativo di combattere tale fenomeno.

Essere accolti ai tornelli da personale composto da uomini e donne contraddistinte da una pettorina visibilmente colorata, comunica qualcosa di molto diverso da quello che può fare un plotone di agenti in assetto anti sommossa, che tra l’altro venivano ormai identificati come “naturale” contenitore e bersaglio della violenza dei tifosi.

Come si diceva all’inizio l’aspetto meta comunicativo che si esprime con l’introduzione della figura della Steward è certamente quella di una distensione del clima, si esprime in una rottura dello schema ormai radicato, dove la partita di calcio allo stadio comprenda l’esercizio della violenza da parte di alcune persone che possono condizionare l’intera manifestazioni e dare luogo ad assurdi esiti di grave rilevanze penale.

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L’introduzione della pratica del “Pat – Down” a carico del personale “steward”, presenta delle criticità che impongono una particolare attenzione. La sfida è quella di evitare di rientrare in una logica di percezione dell’evento partita come qualcosa di minaccioso fin dal momento dell’accoglienza, ma ancor più importante sono le ripercussioni a carattere psicologico di chi come lo spettatore si trova a dover “subire” per quanto in modo “legittimo”, un’invasione del proprio “spazio intimo”.

Le ripercussioni di queste procedure possono essere vissute da chi le sperimenta, come lesive della propria immagine, inopportune o addirittura pretestuose. Ci sono poi situazioni particolarmente delicate. Riguardano in primis la sfera sessuale per cui s’impone che durante il “Pat-Down” il personale sia dello stesso sesso di chi è sottoposto alla procedura. Ma anche quella della sensibilità comune e sociale, come quelle riguardanti la necessità e la “percezione di necessità”, circa il sottoporre a queste procedure, persone che presentino condizioni particolari quali disabilità, minori, bambini e anche anziani.

Altre esperienze di pat down: criticità Da tempo questa tecnica è presente in luoghi come gli aeroporti degli Stati Uniti. Dopo l’11 settembre 2001 è pratica procedurale pre-imbarco. Dopo un certo periodo di tempo dove i passeggeri sentivano queste procedure come legittimate dallo stato di emergenza,

ora

comincia un dibattito che si sta estendendo all’opinione pubblica americana. In particolare dopo la denuncia di casi limite in cui si è rilevata la presenza di eventi che hanno dato luogo a denunce per traumi subiti soprattutto a carico di bambini e anziani. Il dibattito è rivolto non tanto alla procedure di per sé ma piuttosto alla discrezionalità che il personale addetto ha o non ha relativamente al “buon senso” nell’applicare le procedure di Pat- down verso particolari soggetti e in particolari condizioni. Emblematico è il caso recente di una bambina di 4 anni accompagnata, che dopo essere stata “controllata” una prima volta si è avvicinata alla nonna mentre anch’essa era sottoposta al controllo e che avendola abbracciata ha dovuto subirlo nuovamente nonostante a quel punto piangesse e scalciasse. Non potendo essere contenuta dalla nonna proprio perché la procedura non lo permette. Alla bambina costretta a tale procedura è stato riscontrata una condizione di stress post-traumatico, dove per giorni ha lamentato sonno disturbato da incubi ricorrenti e altri sintomi. La denuncia che ne è seguita sta dando vita al dibattito, per cui le istituzioni si sono rese disponibili per pagare un periodo di terapia psicologica per far elaborare l’evento alla bambina. Il tema è quello di un “generico

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buon senso” che dovrebbe

accompagnare in parallelo la necessità di questa pratica, e chi abbia in definitiva la discrezionalità ultima nel decidere in situ la necessità o meno di applicarla. Interessanti sono poi alcune ricerche che evidenzino quanto paradossalmente le persone preferiscano se costrette a subire un Pat-Down piuttosto che l’utilizzo di macchinari a raggi x nonostante questi non emettano più raggi di quanto chiunque di noi ne riceva naturalmente dopo soli 2 minuti di volo alle normali quote di crociera.

Il pat down allo stadio Diviene quindi evidente quanto l’introduzione di simili pratiche nel controllo agli ingressi degli stadi dovrà tener conto di un alto grado di consapevolezza da parte del personale addetto, di cosa esse comportino sul piano dell’invasività personale. È molto importante l’atteggiamento prima di tutto interiore, con il quale si compie tale procedura, ponendo la massima attenzione ai messaggi non verbali in primis. Sono ovviamente da evitare ogni tipo di atteggiamento che possa essere interpretato come mancanza di rispetto, abuso di potere o mancanza di “tatto” vissuti come lesivi della propria immagine. Già nella richiesta del consenso andrà data la massima cura nel formulare la richiesta, sia sul piano verbale che da quello non verbale, avendo ulteriore cura nell’usarli in modo coerente ed integrato.

La capacità di adattare lo stile comunicativo in relazione al soggetto da controllare, risulta di grande importanza. L’uso di un atteggiamento amichevole è certamente da privilegiare. Sul concetto però di ”amichevole” occorre porre attenzione. Per alcuni un tono “amichevole” può risultare poco professionale se comunicato con un atteggiamento che sottostimi la differenza tra chi si trova dalla parte di svolgere la procedura del Pat-Down e chi la subisce. L’operatore deve avere la consapevolezza di questa innegabile differenza, che si realizza con l’uso di empatia nei confronti dello spettatore. Il messaggio implicito dovrà tenere conto di trasmettere come unica volontà quella di garantire a tutti la sicurezza durante l’evento e che la scelta di chi debba essere controllato è del tutto casuale (anche nel caso non lo fosse) legato a quote percentuali. Le esperienze di quei paesi dove la tecnica del Pat Down sono in vigore da molti anni, risultano preziose. Infatti ci indicano le criticità che sono emerse nel corso del tempo. Indicate più sopra, almeno per quel che riguarda le più salienti, potranno essere utilizzate per prevenire gli errori che altri non hanno potuto evitare. Critiche sono senza dubbio le pratiche svolte nei confronti dei minori in particolare sotto i 6 anni di età. Tanto critiche, da doversi interrogare sulla loro reale applicabilità, che se necessaria dovrà essere svolta in modo del tutto particolare e diversa da quella verso gli adulti. Dal punto

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di vista psicologico, infatti un bambino non può essere trattato da un estraneo come se fosse “separato” dall’adulto che lo accompagna. In questa sede si tralascia quali allora siano le procedure corrette del pat down stesso verso i bambini (o anche altre categorie ad esse in qualche modo affini) in quanto non è la psicologia che si occupa direttamente della sicurezza. L’indicazione proveniente da tale materia però è quella, come già detto, di evitare nel possibile pratiche del genere a bambini e quando necessario tenere conto dell’esigenza che il bambino ha di non essere separato dalla figura di riferimento.

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