Liturgia 01 [PDF]

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Zitiervorschau

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SECONDA PARTE LE LITURGIE OCCIDENTALI BIBLIOGRAFIA GENERALE A. BAUMSTARK, Liturgie comparée. Principes et méthodes pour l'étude historique des liturgies chrétiennes (Paris-Chevetogne 1953 [3]). B. BOTTE, Liturgie dell'Occidente, in A-G. MARTIMORT, La Chiesa in preghiera (Roma 1963) 28-36. E. CATTANEO, Introduzione alla storia della liturgia occidentale = Liturgica 2 (Roma 1969). A-A. KING, Liturgies of the Primatial Sees (London-New York-Toronto 1957). A-A. KING, Liturgies of the past (London 1959) [versione francese: Liturgies anciennes (Paris 1961)]. R. LEIKAM, "La liturgia delle Ore nell'Occidente non roamno", in A. CHUPUNGCO (Ed), Scientia liturgica V (Casale Monferrato 1998) 131-147. J. PINELL, De liturgiis occidentalibus cum speciali tractatione de liturgia hispanica, III (pro manuscripto) PIL (Roma 1967). J. PINELL, Liturgie locali antiche (origine e sviluppo), in D. SARTORE - A-M. TRIACCA, Nuovo dizionario di Liturgia (Roma 1984) 776-783. G. RAMIS, "Le famiglie liturgiche in Occidente", in A. CHUPUNGCO (Ed), Scientia liturgica I (Casale Monferrato 1998) 40-46. G. RAMIS, "Libri liturgici occidentali non romani", in A. CHUPUNGCO (Ed), Scientia Liturgica I (Casale Monferrato 1998) 331-342. G. RAMIS, "Celebrazione eucaristica nell'Occidente non romano", CHUPUNGCO (Ed), Scientia Liturgica III (Casale Monferrato 1998) 261-276.

in A.

G. RAMIS, "L'anno liturgico nell'Occidente non romano", in A. CHUPUNGCO (Ed), Scientia liturgica V (Casale Monferrato 1998) 246-254. G. RAMIS, "Liturgical Families in the West", in A. CHUPUNGCO (Ed), Handbook for Liturgical Studies 1 (Collegeville-Minessota 1997) 25-32. G. RAMIS, "Liturgical Books of the Non-Roman West", in A. CHUPUNGCO (Ed), Handbook for Liturgical Studies 1 (Collegeville-Minessota 1997) 315-327.

36 M. RIGHETTI, Manuale di storia liturgica I (Milano 1950) 123-154. A-M. TRIACCA, Le liturgie occidentali :DPAC II, 1985-1990. A-M. TRIACCA, "Teologia dell'anno liturgico nelle liturgie occidentali antiche non romane", in AA. VV. Anamnesi 6. L'anno liturgico (Genova 1988) 309-366. C. VOGEL, Introduction aux sources de l'histoire du culte chrétien au Moyen Age = biblioteca degli Studi Medievali 1 (Spoleto 1966).

I - INTRODUZIONE GENERALE Non c'è dubbio che tutte le liturgie sono, in un certo senso, derivazione di quella primitiva liturgia celebrata dagli Apostoli; la liturgia dunque apostolica diventa punto di riferimento46. La riflessione su questo tema è molto importante poiché sta a fondamento della istituzione dei sacramenti da parte di Cristo. L'epoca apostolica ha molto da dire sulla questione sacramentaria, perché essa è decisiva; ci sono in gioco questioni dogmatiche importanti sui sacramenti. Appunto la liturgia di quest'epoca consisteva proprio nella celebrazione dei sacramenti ed anche della preghiera. Il riferimento all'epoca apostolica costituisce la Tradizione della Chiesa. Gli Apostoli consegnano ai loro successori quello che hanno ricevuto dal Signore. I successori degli Apostoli a loro volta consegnano ai loro successori il patrimonio ricevuto, e così via fino ai nostri giorni. La fedeltà alla Tradizione è segno di apostolicità e di ortodossia, ed è segno di appartenenza alla Chiesa di Cristo. Nelle prime celebrazioni dei sacramenti troviamo il germe della liturgia, intesa come lo sviluppo rituale delle celebrazioni sacramentali. Ma questa fedeltà all'unica Tradizione ha una espressione pluriforme, sorgono così le diverse famiglie liturgiche. Si stabilisce poi una dinamica di forze centrifughe e centripete. La forza centrifuga tende allo sviluppo delle diverse liturgie, mentre la forza centripeta tende alla fedeltà alla Tradizione, cioè alla Apostolicità. Così il sorgere delle liturgie secondo le diverse tradizioni non spacca l'unità della grande Tradizione; essa è il legame d'unità di tutte le liturgie e di tutte le Chiese. 46

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Come segno di questa unità iniziale, forse si potrebbe citare l'epitafio di Abercio.

37 Certo che l'attaccamento alla Tradizione in una maniera non giusta, potrebbe dare come risultato il far dipendere tutti i riti latini da Roma, il che non sarebbe giusto nemmeno dal punto di vista storico. 1 - Cause che sono all'origine delle diverse famiglie liturgiche Due sono principalmente le cause che si trovano alla base del sorgere delle diverse famiglie liturgiche: 1.1 - La polarizzazione verso un centro Questo vuol dire che le grandi metropoli (il cristianesimo nasce urbano, non rurale) esercitano il loro influsso nella propria zona a tutti i livelli, anche in quello liturgico. Il vescovo delle grandi metropoli ha un grande influsso sulle Chiese dei dintorni, un influsso anche liturgico, poiché la liturgia celebrata nella metropoli veniva presa come modello. Quando parliamo di liturgia ci riferiamo soprattutto ai testi. Si pensi al periodo dell'improvvisazione; i testi adoperati dal Vescovo metropolitano vengono usati da altri. Tali testi si conservano per altre celebrazioni della medesima festa, etc. Così nascono i libelli che pian piano diventeranno i libri liturgici. Le due grandi metropoli orientali, capostipiti di due famiglie liturgiche, sono Antiochia ed Alessandria. A queste si deve aggiungere posteriormente Bisanzio. In Occidente, le due grandi metropoli, che hanno un proprio stile e danno origine alle relative famiglie liturgiche, sono Milano e Roma. Accanto ad esse si deve porre Cartagine per quanto riguarda l’Africa. Non c'è dubbio che nel secolo secondo Lione esercitò un particolare influsso nella Gallia. A parte Lione, non abbiamo traccia dell'esistenza di un'altra metropoli per tutta la Gallia. Lo stesso vale per la Spagna. All'inizio si dovrebbe parlare di Targarono, la Tarraco imperiale, poi, di Siviglia (Italica) e anche di Merida, la Emerita Augusta; e poi finalmente di Toledo. Eccetto Milano e Roma, in Occidente non abbiamo altre metropoli che siano all'origine di un rito. Forse dobbiamo pensare che l’Africa, cioè Cartagine, abbia esercitato il suo influsso in tutto l'Occidente, anche a Milano. 1.2 - L'elemento linguistico Un fatto importante nella diversificazione delle liturgie, è l'elemento linguistico. Il cristianesimo nasce ebreo, ma il N.T. viene scritto in greco. Poi abbiamo le versioni siriache e copte della Sacra Scrittura; in Occidente molto presto abbiamo la versione latina.

38 Le lingue sono elementi differenzianti di popoli e di culture; le lingue spesso sono la cornice entro le quali sorgono le diverse liturgie. In Oriente questo fenomeno è abbastanza diffuso e va oltre il dato linguistico; in Oriente, il rito significa un’etnia, una nazione, e la lingua non è l'unico elemento di diversificazione. Invece, in Occidente, benché si formino diverse liturgie, tutti parlano il latino 47; l'unità della lingua latina in Occidente, non è un ostacolo per la formazione delle diverse liturgie. 1.3 - Le questioni teologiche Anche all'origine della formazione delle diverse liturgie c'è una specifica concezione teologica che si esprime appunto nelle forme liturgiche attraverso i sistemi di letture, come l’eucologia, i gesti, la strutturazione di un rito, etc. Non possiamo dimenticare la lex orandi - lex credendi. La lex orandi è la norma del credere; ma anche la lex credendi si rispecchia nella lex orandi. C'è una osmosi in entrambe le due leggi. Tante volte, anche quello che è contrario alla lex credendi, come sono appunto le eresie, si fa sentire nella lex orandi, nel senso che, per andare contro una corrente non ortodossa, si sottolinea nei testi la dottrina ortodossa. Non possiamo dimenticare che l'Occidente fu invaso della corrente ariana, e questo influì nella formazione delle liturgie occidentali. 2 - Le liturgie in Occidente Normalmente si parla soltanto di quattro liturgie in Occidente: la liturgia gallicana nelle Gallie, la liturgia celtica, tra le popolazioni delle isole (Irlanda) e della Bretagna di Armorica nel Continente, la liturgia ispanica nella Spagna, e la liturgia ambrosiana nella Chiesa milanese. Ma nelle Chiese occidentali troviamo notizie di altre liturgie locali, più o meno documentate: quella dell'Africa Nord-Occidentale è una vera e propria liturgia, benché i suoi documenti non siano arrivati fino a noi. Nel Nord dell’Italia troviamo la liturgia di Aquileia, gravitante intorno all’esarcato: si parla anche della liturgia di Ravenna. Sempre nel Nord si deve accennare alle Chiese di Aosta e Mantova. Si discute su una liturgia di San Pietro usata nel meridione di Italia per influsso

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Cfr. S. MARSILI, Dalle origini della Liturgia cristiana alla caratterizzazzione rituale, in AA. VV. Anàmnesis 2 (Casale Monferrato 1978) 11-62.

39 bizantino; ci sono delle particolarità nella cosiddetta liturgia beneventana e campana, girando sempre intorno a Napoli48. Si può parlare anche della liturgia (liturgia o usi liturgici?) di Braga (nell'attuale Portogallo) malgrado si creda che essa provenisse della liturgia romana; a quella di Braga si potrebbe aggiungere anche quella di Lione. Alcune di queste liturgie si estinsero appena nate, altre non raggiunsero il pieno sviluppo che i loro inizi facevano sperare, ed altre ancora, una volta sviluppate, rimasero in vigore solo per poco tempo. Più che di liturgie si dovrebbe parlare di usi liturgici che è forse quello che resta di quello che dovrebbe essere una vera e propria liturgia se si fosse sviluppata. Di tutte queste liturgie e di usi liturgici ci è rimasto un prezioso patrimonio teologico, perché nei testi di queste liturgie si esprime la fede delle Chiese occidentali. 3 - Periodi di formazione Nella formazione delle diverse famiglie liturgiche dell'Occidente si possono distinguere tre periodi o tappe successive: un primo periodo di gestazione, in cui si operò il passaggio dalla lingua greca a quella latina. Questo periodo cronologicamente andrebbe dalla metà del secolo II fino alla metà del secolo IV. Un secondo periodo di creatività, in cui nelle diverse Chiese locali si assiste ad una crescente creatività di libelli, questo periodo si colloca dalla fine del secolo IV alla fine del secolo VI. Infine vi è un terzo periodo di codificazione, cioè, di composizione dei libri liturgici veri e propri. Questo periodo va dalla prima metà del secolo VII in poi. Iniziamo ora lo studio di ognuna delle liturgie sorte nell'Occidente. Il nostro studio si occuperà soprattutto delle cinque liturgie principali, cioè, l'africana, l'ambrosiana, la gallicana, la ispanica e la celtica. Di ognuna di queste vedremo gli inizi, ed il loro sviluppo, i principali libri liturgici, l'ordo missae, l'anno liturgico, l'ufficio, ed infine, alcuni testi selezionati.

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Cfr E. CATTANEO, Introduzione alla storia della liturgia occidentale =Liturgica 2 (Roma 1969), 144 ss.

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II - LITURGIA AFRICANA BIBLIOGRAFIA A. AUDOLLENT, Afrique :DHGE I (1912) 705-861. W-C. BISHOP, The African Rite :JThS 13 (1912) 250-277. F. CABROL, Afrique :DACL I (Paris 1907) 576-657. G. CASATI, La liturgia della messa al tempo di S. Agostino :Augustinianum 9 (1969) 484-514. A. COPPO, Vita cristiana e terminologia liturgica a Cartagine verso la metà del III secolo :EL 85 (1971) 70-86. C. DOTTA, La sinassi eucaristica attraverso le opere di S. Agostino :A 6 (1930) 201224. K. GAMBER, Ordo Missae Africanae. Der nordafrikanische Messritus zur zeit des Hl. Augustinus :Römische Quartalschrift 64 (1969) 139-153. A. MARINI, La celebrazione eucaristica presieduta da Sant’Agostino. La partecipazione dei fedeli alla Liturgia della Parola e al Sacrificio Eucaristico (Brescia 1989) J. MESNAGE, L'evangélisation de l'Afrique (Alger-Paris 1914). J. MESNAGE, Le christianisme en Afrique (Alger-Paris 1914-1915). F-G. MONE, Die afrikanische Messe, in F-G. MONE, Lateinische und griechische Messen aus dem 2. bis 6. Jhr. (Frankfurt - Main 1850) 73-104. B. OPFERMANN, Die alte afrikanische Liturgie :Bibel und Liturgie 21 (1953-1954) 348-350. V. SAXER, Vie liturgique et quotidienne a Carthage vers le milieu du III siècle (Città del Vaticano 1969). V. SAXER, Africa :DPAC 1 (1983) 61-63. E. SCHWEITZER, Fragen der Liturgie in Nordafrika zur Zeit Cyprians :Archiv für Liturgiewissanschaft 12 (1970) 69-84. J-B. THIBAUT, La liturgie romano-africaine in AA. VV. La Liturgie Romaine (Paris 1924) 81-96. A-M. TRIACCA, “Teologia dell’anno liturgico....”, in AA. VV. Anàmnesis 6... oc. 321328.

41 1 - Nome Per liturgia africana intendiamo quella liturgia in uso nell'Africa SettentrionaleOccidentale dal primo diffondersi del cristianesimo fino alla sua scomparsa a causa delle invasioni dei Vandali, e poi ad opera dei mussulmani. Parlando di liturgia africana dobbiamo anche fare una precisazione geografica. Dobbiamo distinguere l'Africa romana dalla Mauritania. L'Africa romana si estendeva dalla Cirenaica fino al fiume Aspaga, cioè il litorale est dell'Africa. Mentre il litorale ovest, corrisponderebbe alla Mauritania. Dobbiamo precisare anche che sociologicamente erano chiamati "Africani" quelli che resistettero alla dominazione romana (Bereberi, Numidi, Puni). Politicamente, nel secolo III in Africa c'erano tre provincie romane: la Proconsolare, la Numidia e la Mauritania. Nel secolo IV venne creata una nuova provincia. Questa situazione socio-politica spiegherebbe il fenomeno della sparizione della Chiesa in Africa. Il cristianesimo non arrivò fino agli strati più bassi della società degli "africani", ma si diffuse soltanto tra i Romani o forse anche tra gli Afro-romani. Caduto l'Impero Romano, cadde anche la Chiesa. 2 - Origini Più che di origini della liturgia africana, dobbiamo parlare delle origini del cristianesimo in Africa ed illuminare così indirettamente la questione liturgica. Anche su questo argomento mancano dati precisi. Oggi si contrappongono due tesi: la prima fa risalire l'inizio dell'evangelizzazione cristiana in Africa alla prima metà del secolo II proveniente dall'Oriente attraverso l'Egitto e la Libia. A questo proposito si ricorda il testo di At 2,9-11, dove si afferma che negli eventi di Pentecoste furono presenti alcuni Giudei delle parti della Libia, vicino a Cirene; il testo di At 8,27-38 ed il brano del battesimo dell'eunuco etiopico, sosterrebbe questa tesi. L'altra tesi crede che sia stata Roma ad evangelizzare l’Africa. Nessuno degli argomenti a sostegno dell'una o dell'altra tesi appare decisivo; forse potrebbe darsi che gli influssi si siano mescolati. Potrebbe darsi che l'organizzazione dell'antica comunità cristiana dell'Africa sia dovuta a Roma; la filiazione romana era affermata esplicitamente dai tempi di Innocenzo I (401-417): «Quis enim nesciat aut non advertat, id quod a Principe Apostolorum Petro Romanae Ecclesiae traditum est, ac nunc usque custoditur, ab omnibus debere servari; nec superduci aut introduci aliquid, quod auctoritatem non habeat, aut aliunde accipere videatur exemplum? praesertim cum sit manifestum, in omnem

42 Italiam, Gallias, Hispanias, Africam atque Siciliam, et insulas interjacentes, nullum instituisse Ecclesias, nisi eos quos venerabilis apostolus Petrus aut ejus successores constituerint sacerdotes»49. Le prime informazioni documentabili sulla presenza del cristianesimo in Africa risalgono alla fine del secolo II. Comunque, si crede che il cristianesimo era già presente in Africa alla fine del secolo I, poiché nell'epoca di Tertulliano (197) i cristiani erano numerosi, e nel 216 si radunarono in Concilio 71 vescovi africani. Per quello che riguarda la lingua adoperata nella Chiesa africana dobbiamo sottolineare questi tre dati sulla latinizzazione dell'Africa: 1) la Chiesa africana nel secolo II era bilingue, perché nella Passio Perpetuae (a.202), la martire parlava greco, e le visioni di Saturo sembra che in un primo tempo fossero state redatte in greco; 2) poco prima, Tertulliano aveva scritto i suoi primi trattati in greco; 3) nel 180 gli Atti dei martiri Scilitani furono redatti in latino, e a metà del secolo III San Cipriano si serviva di una versione latina della Bibbia. Per lo studio della liturgia in Africa, Cabrol fa la distinzione fra liturgia Africana antenicena e postnicena. Ritengo che sia una buona distinzione perché sono due periodi abbastanza differenziati. 3 - Liturgia antenicena Di questo periodo non abbiamo alcun documento della liturgia africana. Possiamo fare soltanto una constatazione: quando a Roma la liturgia si celebrava in greco, in Africa si celebrava in latino. Dai Padri africani50 comunque possiamo ricavare questi dati sulla liturgia: -

C'era la celebrazione annuale della Pasqua ed anche della cinquantina pasquale.

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C'erano ore di preghiera, mattino e sera, di notte, anche lungo il giorno.

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Riguardo all'eucaristia si deve tener presente la lettera 63 di Cipriano. Da questa lettera sono verificabili questi due punti: a) bacio di pace; b) litanie (dittici?).

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Abbiamo l'opera De baptsimo di Tertulliano, la prima opera monografica sul tema.

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Ci sono documenti sulla penitenza ed il matrimonio.

-

In questo periodo la gerarchia è ben costituita e strutturata: Vescovi, presbiteri, diaconi, hipodiaconi (sottodiaconi o suddiaconi), accoliti, esorcisti, lettori.

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INNOCENTIUS, Epistula XXV, 2, ad Decentium episcopum eugubinum (:PL 20, 552). 50 Qui dobbiamo fare riferimento a quanto abbiamo detto sulla Chiesa africana nella prima parte.

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4 - Liturgia postnicena Agostino (354-430) è senza dubbio il grande testimone della liturgia in Africa nel periodo postniceno. E’ importante anche la testimonianza di altri Padri africani di questo periodo come Ottato di Milevi, Mario Vittorino, Fulgenzio di Ruspe, Arnobio, Ticonio, Vittore di Vita, Facondo etc. Da Gennadio di Marsiglia, sappiamo che Voconio, vescovo di Castellani nella Mauritania, scrisse un importante sacramentario51: «Voconius, Castellani Mauritaniae oppidi episcopus, scripsit adversus Ecclesiae inimicos Iudaeos et Arianos et alios haereticos. COMPOSUIT ETIAM SACRAMENTORUM EGREGIUM VOLUMEN[LIBRUM]»52. Ma non soltanto i Padri, anche i concili celebrati nell'Africa ci forniscono notizie per le celebrazioni liturgiche: così, i concili Cartaginense III, l'Hipponense ed il Milevitano. Ci interessa, ora, mettere in rilievo una disposizione del Concilio Cartaginese III c. 47, che riguarda la lettura delle passioni dei martiri fra le letture bibliche della messa53: 51

Questo Vescovo Voconio sarebbe del s.V, ma questa sede di Castellano è sconosciuta. Soltanto abbiamo notizia da Gennadio. Neppure sappiamo nulla sul Sacramentario che avrebbe scritto questo Vescovo. Sarebbe l’unico sacramentario della liturgia africana fatto da un africano. Cfr. G. BARDY, Voconius de Castellanum :DThC 15 (Paris 1946) 3181-3182. 52 GENNADIUS MASSILIENSIS, Liber de scriptoribus ecclesiasticis, LXXVIII (:PL 58, 1103). Conosciamo soltanto il Voconio dal testimonio di Gennadio di Marsiglia, or ora citato. Questo Voconio sarebbe vescovo di Castellano (Mauretania) nel s.V, ma questa sede è sconosciuta nella Mauretania. Neppure sappiamo nulla del così detto Sacramentario composto da Lui. Se così fosse, sarebbe l'unico Sacramentario della liturgia africana fatto da un africano. Cfr. G. BARDY, Voconius de Castellanum =DThC 15 (Paris 1946) 3181-3182. 53 A Roma era vietato leggere le Passiones Martyrum. Così dice il Decreto Gelasiano: Item gesta sanctorum martyrum, quae multiplicibus tormentorum cruciatibus et mirabilibus confessionum triumphis irtradiant. Quis catholicorum dubitet maiora eos in agonibus fuisse perpessos nec suis viribus sed Dei gratia et adiutorio universa tolerasse?. Sed ideo secundum antiquam consuetudinem singulari cautela in sancta Romana ecclesia non leguntur, quia et eorum qui conscripsere nomina penitus ignorantur et ab infidelibus et idiotis superflua aut minus apta quam rei ordo fuerit esse putantur (:PL 59, 160161). La data del Decreto Gelasiano sarebbe entro i ss. V-VI. (Cfr. E. PERETTO, Decreto Gelasiano :DPAC I, 901). Dalla lettera di Gregorio Magno a Eulogio di Alessandria (glulio 589),si può dedurre che a Roma non c’era una raccolta di Acta

44 «Item placuit, ut praeter Scripturas canonicas, nihil in ecclesia legatur sub nomine divinarum Scripturarum. Sunt autem canonicae Scripturae, Genesis... Hoc etiam fratri et consacerdoti nostro Bonifatio, vel aliis earum partium episcopis, pro confirmando isto canone innotescat, quia a patribus ista accepimus in ecclesia legenda. LICEAT ETIAM LEGI PASSIONES MARTYRUM, CUM ANIVERSARII DIES CELEBRATUR»54.

Anche le Statuta Concilii Hiponensis, 36, ripetono le stesse disposizioni del Concilio Cartaginese55. Queste notizie di produzione liturgica sono un segno della creatività sorta nella fine del secolo IV, ed inizio del secolo V, nelle Chiese di Africa, dove, secondo il Morin, ci sarebbe stata una raccolta di libelli missarum56. I dati ricavati dalle opere dei Padri e dalla legislazione conciliare, ci offrono elementi per un rifacimento delle celebrazioni liturgiche, e per fare anche un approccio alla ricostituzione ipotetica di alcune fonti. 5 - Fonti Fra i testi usati nella celebrazione della messa, dobbiamo citare i testi biblici, la Sacra Scrittura; il codice della Scrittura è fondamentale nella celebrazione cristiana. Possiamo ipotizzare, di certo, alcune liste di lezioni, ricavate soprattutto dalle opere di Agostino. Sarebbero un’ipotesi di lavoro sui lezionari africani. A tale riguardo, abbiamo tre frammenti di lezionario: G. GODU, Lectionarium ecclesiae Hiponensis secundum Augustinum :DACL 5/1, 857. W-L. BISHOP, Lectionarium ex operibus S. Augustini , in The African Rite :JThS 13 (1912) 263-264. Martyrum (Passionario): Praeter illa enim quae in eiusdem Eusebii libris de gestis sanctorum martyrum continentur, nulla in archivio huius nostrae ecclesiae vel in romanis urbis bibliothecis esse cognovi, nisi pauca quaedam in unius codicis volumine collecta. Gli Ordines Romani XIII – XIV (s. VIII) ci lasciano intravedere che nell’ufficio ci sono delle lezioni delle Atti dei Martiri, dovuto all’influsso gallicano. 54 Cfr. :Mansi III, 891. 55 Cfr. :Mansi III, 924. B. DE GAIFFIER, La lecture des Actes des Martyrs dans la prière liturgique en Occident :Analecta Bollandiana 72 (1954) 134-166. 56 G. MORIN, Formules liturgiques orientales en Occident aux IVè. et Vè. siècles :Rev Ben 40 (1928) 134-137; cfr. F. CABROL, La messe dans la liturgie :DThC, X/2 (Paris 1929) 1346-1403.

45 G-G. WILLIS, St. Agustin's Text lectionary =Alcuin Club 44 (London 1962). Abbiamo probabilmente anche il testo di una laus cerei, anch'esso incluso nelle opere di Agostino: P. VERBRAKEN, Une laus cerei africaine :RB 70 (1960) 301-313. Oltre a questo non possiamo parlare di libri liturgici africani veri e propri, malgrado le notizie che abbiamo di composizione di libri liturgici57. 6 - Ordo missae Abbiamo detto che dagli elementi liturgici sparsi nelle opere dei Padri possiamo rifare alcune celebrazioni liturgiche. Ecco che diversi autori hanno tentato di rifare l'ordo missae dalle opere di Cipriano, di Ottato di Milevi e di Agostino. 6.1 - Schema dalle opere di Cipriano Il SAXER propone non uno schema, ma un profilo della messa partendo delle opere di Cipriano. Esso sarebbe il più antico58, così disposto: Liturgia della parola Si leggono i libri della Scrittura e soprattutto il Vangelo. Fra queste letture c'è un salmo responsoriale. Dopo le letture c'è l'omelia fatta dal Vescovo. All'omelia segue il congedo dei catecumeni e penitenti. Preghiera dei fedeli: monizione di preghiera, silenzio, colletta. Secondo il Saxer, nel secolo III il Pater noster fu introdotto come elemento della preghiera dei fedeli. Bacio di pace. Offertorio ANAFORA EUCARISTICA Prefazio Narratio mirabilium Dei Narratio institutionis Anamnesis Intercessiones Comunione. 6.2 Schema dalle opere di Ottato di Milevi

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Per la questione delle fonti, ed anche per ulteriori verifiche, cfr. CLLA, 20. 58 V. SAXER, Vie liturgique et quotidienne a Carthage vers le milieu du III siècle (Città del Vaticano 1969) 217-263.

46 Anche da Ottato di Milevi (seconda metà del secolo IV) possiamo ricavare questo profilo dell'ordinario della messa. I - Saluto lettura dell’A.T. Lettura del N. T. Lettura del Vangelo Lettura degli Atti e Passiones dei martiri Omelia Preghiera universale? II - Presentazione dei doni Preghiera eucaristica. Comunione59. 6.3 - Schema dalle opere di Agostino Diversi autori ipotizzano uno schema di ordo missae sui dati ricavati nelle opere di Agostino. Ecco i diversi schemi. Il Cabrol propone il seguente schema: (Salmo per l'introito?) I - Profezia Salmo Apostolo Vangelo Alleluia Congedo dei catecumeni, pagani e gentili II - Oblazione (canto di un salmo?) Litania (dittici) ANAFORA EUCARISTICA Orazione dominicale Bacio di pace Comunione (canto del Salmo 33)60.

Il Cabrol fa notare che il Concilio III di Cartagine (327) nel canone 47, permette la lettura degli Atti dei martiri nel giorno della loro commemorazione. Bishop propone il seguente schema: I - Saluto, Pax / Dominus vobiscum Lettura dell’A.T. (frequente, ma non sempre) 59

J-L. GUTIERREZ, La iniciación cristiana en el Africa del s. IV. El testimonio de Optato, obispo de Milevi (Tesi di laurea inedita). 60 CABROL, Afrique :DACL I.

47 Epistola Salmo Responsoriale Vangelo Alleluia Congedo dei catecumeni. II - Preghiera dei fedeli Preghiera del fedeli Offertorio con salmo Dittici e Post nomina - Dittici Offertorio con salmo Preghiera super oblata - Oratio post nomina = super oblata. ANAFORA EUCARISTICA Frazione Pater noster Bacio di pace Benedizione Communione (salmo) Azione di grazie (rinvio?)61. Il Gamber propone il seguente schema, sempre guidato dagli scritti di Agostino: I - Processione di introito Saluto all'assemblea Profezia Apostolo Salmo Vangelo Omelia Congedo dei catecumeni II - Orazioni (precationes) Offertorio ANAFORA EUCARISTICA - Praefatio Prex mystica - Prex Frazione del pane Pater noster Bacio di pace Benedizione Comunione Azione di grazie62. G. Casati propone uno schema della messa di Agostino fondandosi sul Righetti, sul Cabrol e su Van der Meer. Si pensa, comunque, che la messa africana sia molto simile a quella 61

W-C. BISHOP, The African Rite :JThS 13 (1912) 253. K. GAMBER, Ordo Missae Africanae. Der nordafrikanische Messritus zur Zeit des hl. Augustinus :Romische Quartalschrift 64 (1969) 131-153. 62

48 romana. Tra l’altro, la messa con la comunione si celebrava ogni giorno. La prima parte della messa è fondata sui dati del De Civitate Dei di Agostino: I - Saluto del celebrante. Lezioni (A. e N. T.), dopo le letture il vescovo dice Pax tecum al lettore. Prima lettura (VT) Salmo Seconda lettura (Apostolus) Terza lettura (Vangelo) Le due prime letture sono proclamate dal lettore, ed il Vangelo dal diacono. Ma non c'è una regola fissa; qualche volta lo stesso Vescovo faceva la proclamazione del Vangelo, ed anche la lettura apostolica. Omelia L'omelia si fa dalla cattedra, talvolta tenendo il codice in mano. Congedo dei catecumeni II - Prex fidelium Alla preghiera dei fedeli, i fedeli rispondono: Amen. Offertorio Accompagnato dal canto di un salmo. Dittici Memoria dei martiri, dei vivi e dei defunti. ANAFORA EUCARISTICA Dialogo iniziale e prefazio. [Frazione del pane] Pater noster Finita la recita del Pater noster, il celebrante diceva: Pax vobiscum. Bacio di pace Comunione Con il Salmo 33 Preghiera di ringraziamento63. Pinell propone questo schema di ordo missae: Salutatio [Lectio Veteris Testamenti] Epistola Psalmus responsorialis Evangelium Alleluia (in tempore paschalis et in dominicis) 63

G. CASATI, La liturgia della messa al tempo di S. Agostino: Augustinianum 9 (1969) 484-515. Sulla celebrazione della messa nel tempo di St. Agostino, cfr. A. MARINI, La celebrazione eucharistica presieduta da Sant'Agostino (Brescia 1989) 61-79.

49 Homilia Dimissio cathecumenorum Oratio communis Psalmus offertorii Dipthyca Oratio post nomina Ritus pacis ANAPHORA EUCHARISTICA Dialogus Gratiarum actio et sanctus [Vere sanctus?] Enarratio institutionis Anamnesis Epiclesis Doxologia Fractio panis Oratio dominica Benedictio Ritus communionis cum Ps. 33 Gratiarum actio Dimissio64 In tutte queste ipotetiche ricostruzioni dell'ordo missae, gli autori sono d'accordo praticamente in tutto, eccetto piccole differenze tra di loro: -

Il Cabrol ed il Casati mettono il salmo responsoriale dopo la prima lettura, mentre gli altri credono che si reciti dopo la seconda.

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Il Gamber ed il Casati non contemplano il canto dell'alleluia.

-

Saxer e Pinell mettono il bacio di pace prima dell'anafora, mentre tutti gli altri credono che si dia dopo l'anafora e prima della comunione.

Da tutte queste ipotetiche ricostruzioni dell'ordo missae, possiamo sottolineare questi punti: a) tre lezioni in tutte le messe, la prima dell’A.T., la seconda del N.T., e finalmente la terza, la proclamazione del Vangelo. b) lettura degli Atti o Passiones dei martiri, fra le letture bibliche della messa. c) il canto dell'alleluia dopo la proclamazione del Vangelo e non prima. d) i dittici recitati fuori e prima dell'anafora. e) la benedizione prima della comunione. f) diciamo anche che secondo Saxer e Pinell, il rito della pace si fa prima dell'anafora.

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J. PINELL, De liturgiis occidentalibus cum speciali tractatione de liturgia hispanica (pro manuscripto) (Romae 1967) 80.

50 E’ opportuno tenere presente queste caratteristiche dell'ordo missae africano, perché dopo le ritroveremo nell'ordo missae delle altre liturgie occidentali, soprattutto la gallicana e la ispanica. 7 - Altre celebrazioni Oltre la celebrazione dell'Eucaristia dobbiamo accennare ad altre celebrazioni liturgiche: fra di esse possiamo accennare la dedicazione delle Chiese, la venerazione dei martiri ed il culto ai morti. (Cfr. tutto quello che abbiamo detto nella prima parte). 8 - Anno liturgico Come accade in tutte le Chiese, il nocciolo primitivo dell'anno liturgico gira intorno alla celebrazione domenicale. Ma ben presto si celebra la Pasqua annuale (fine secolo I, prima metà del secolo II). Nell'Africa si passa ad un ulteriore stadio nel secolo III. Nel secolo V, con Agostino, l'anno liturgico è già ben strutturato sulle due vie della celebrazione dei misteri del Signore, e della celebrazione delle feste dei Santi. Appunto, i sermoni di Agostino ci offrono dati ben precisi sull'anno liturgico. Ciclo natalizio

Ciclo pasquale

Natale del Signore

Quaresima

S. Stefano

Veglia pasquale

S. Giacomo Apost.

Pasqua

Decollazione di S. Giovanni, Settimana pasquale, va accentuata Ottava del natale

la prima domenica dopo Pasqua

Epifania

Ascensione con alcuni giorni di preparazione Veglia di Pentecoste Pentecoste La settimana dopo Pentecoste Domeniche dopo Pentecoste

Santorale Agnese, 21-I Fruttuoso, Augurio, Eulogio, 21-I (Ispanici) Vincenzo, martire, 22-I (Ispanico) Natività di S. Giovanni Battista, 24-VI

51 Guddenis, martire, 27-VI Pietro e Paolo, 29-VI Martiri Scilitani, 17-VII Martiri Massilitani, 22-VII Martiri Tuburbitani, 30-VII Santi Maccabei, 1-VIII Lorenzo martire, 10-VIII Martiri di Massa Candida, 21-VIII (Ispanici) Quadrato martire, 21-VIII Martiri Volitani, 17-X Felice martire, 6-XI Crispina martire, 5-XII Eulalia martire, 10-XII (Ispanica) Oltre a queste feste si deve accennare alle feste di dedicazione di Chiese, consacrazione di un Vescovo. Ci sono anche omelie per i lavori straordinari come quello della vendemmia. 9 -Scomparsa della Chiesa in Africa I Vandali, dalla Germania attraversarono la Gallia e la Spagna, ed arrivarono in Africa, a Tanger. Con questa invasione sparì l'organizzazione romana, ed anche l'Impero. Cartagine diventò la capitale del regno dei Vandali (428-534). I Vandali erano ariani e vollero imporre la fede ariana, ed a causa di ciò, i vescovi cattolici andarono in esilio. I Vescovi della Cirenaica assistettero ai Concili di Nicea, Efeso, Calcedonia e Costantinopoli. Alla dominazione vandala successe la bizantina. Belisario conquista il regno dei vandali nel 534. La sparizione del cristianesimo non fu rapida, ma esso sopravvisse alle invasioni. Dal secolo VII fino al secolo XII e piano piano, si estinse. Le cause che provocarono la sparizione del cristianesimo in Africa sarebbero: a) Le lotte intra-cristiane. b) L'espressione unicamente latina. c) L'assenza di monasteri65.

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Cfr. R. LOURIDO, El cristinismo en el norte de Africa (Madrid 1993) 25,ss.