Liturgia 04 [PDF]

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Zitiervorschau

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V - LITURGIA ISPANICA BIBLIOGRAFIA Bollettini bibliografici F. CABROL, Mozarabe (Liturgie) :DACL 12 (Paris 1935) 489-491. L. BROU, Bulletin de Liturgie Mozarabe, 1936-1948 :HS 2 (1949) 459-484. J. PINELL, Boletín de Liturgia Hispano Visigótica (1949-1956) :HS 9 (1956) 405428. J. PINELL, De liturgiis occidentalibus cum speciali tractatione de liturgia hispanica (Pro manuscripto) ASPIL (Romae 1967) 11-57. A. ROCHE, Bibliografía sobre la antigua liturgia hispánica :AL 25 (1971) 323-369. J. PINELL, "Liturgia hispánica" in Liturgia :Diccionario de Historia Eclesiástica de España, II, CSIC (Madrid 1972) 1318-1320. J-M. DE MORA ONTALVA, Nuevo boletín de liturgia hispánica antigua :HS 26 (1973) 209-237. M-S. GROS, Estado actual de los estudios sobre la liturgia hispánica :Ph 93 (1976) 227-241. G. RAMIS, Liturgia Hispano-Mozárabe. Boletín bibliográfico (1972-1992) :EOr 11 (1994) 107-120. G. RAMIS, Liturgia Hispano-Mozárabe. Boletín bibliográfico (1972-1992). Suplemento :EOr 13 (1996) 323-326. G. RAMIS, Liturgia Hispano-Mozárabe. Boletín bibliográfico (1993-1999) :EOr 16 (1999) 125-131. ******* J. ALDAZABAL, "La liturgia hispánica", en A. FLICHTE - V. MARTIN, Historia de la Iglesia, V (Valencia 1974) 633-661. J. ALDAZABAL, La liturgia hispano-mozárabe se pone de nuevo en marcha :Ph 23 (1983) 255-262. J. ALDAZABAL, El "nuevo" ordo missae de la liturgia hispánica :Ph 26 (1986) 8391.

96 J. ALDAZABAL, La misa en el rito hispano-mozárabe revisado :Ph 30 (1990) 57-77. T. BERGH, La messa mozarabica :RL 1 (1914-1915) 14-24, 149-157; 2 (1915-1916) 23-26. J-M. BLAZQUEZ, Posible origen africano del cristianismo español :Archivo Español de Arqueología (1967) 27. J. BOHAJAR, "Hispana, liturgia", in D. SARTORE - A-M. TRIACCA, Nuevo Diccionario de Liturgia (Roma 1984[2]) 943-962. F. CABROL, Mozarabe (Liturgie) :DACL 12 (Paris 1935) 390-491. M. DIAZ Y DIAZ, "En torno a los orígenes del cristianismo hispánico", in AA. VV. Las raíces de España (Madrid 1967) 423-443. J. FERNANDEZ ALONSO, La cura pastoral en la España romanovisigoda, IEHE =Monografías 2 (Roma 1955) J-M. FERRER GRESNECHE, Cómo celebrar la misa en rito HispanoMozárabe? :Pastoral Litúrgica 207-208 (1992) 50-64. J-M. FERRER GRESNECHE, Curso de liturgia Hispano-Mozárabe (Toledo 1995). E. FLOREZ, "Disertación histórico-cronológica de la misa antigua de España", in E. FLOREZ, España sagrada, III (Madrid 1754) 187-360. M-S. GROS, "El 'Ordo Missae' de la tradición hispánica A", in AA. VV. Liturgia y música mozárabes (Toledo 1978) 45-64. J. JANINI, El "Ordo Missae" del Misal mozárabe de Cisneros :Anales Valentinos 10 (1984) 333-344. J. PINELL, De liturgiis occidentalibus cum speciale tractatione de liturgia hispanica, I-II (Pro manuscripto) ASPIL (Roma 1967). J. PINELL, "Liturgia hispánica", in Liturgia :Diccionario de Historia Eclesiástica de España II, CSIC (Madrid 1972) 1303-1320. J. PINELL, "La liturgia ispanica", in AA. VV. Anamnesis 2 (Casale Monferrato 1978) 70-88. J. PINELL, "Libri liturgici ispanici", in AA. VV. Anamnesis 2 (Casale Monferrato 1978) 190-201. J. PINELL, "El problema de las dos tradiciones del antiguo rito hispánico. Valoración documental de la tradición B en vistas a una eventual revisión del Ordinario de la misa", in AA. VV. Liturgia y música mozárabes (Toledo 1978) 3-44.

97 J. PINELL, Ispanica (liturgia) :DPAC, II (1984) 1840-1850. J. PINELL, Missale Hispano-Mozarabicum :Not 24 (1988) 670-727. J. PINELL, El oficio catedral hispánico :Ph 30 (1990) 9-37. J. PINELL, El Misal Hispano-Mozárabe. Nueva edición revisada :Ph 32 (1992) 367380. J. PINELL, Liturgia Hispánica =Biblioteca Litúrgica 9 (Barcelona 1998). J. PINIUS, Tractatus historicus chronologicus de liturgia antiqua hispanica, gothica, isidoriana, mozarabica, toletana :Acta Sanctorum iulii VI (1729) 1-112. G. PRADO, Manual de liturgia hispano-visigótica o mozárabe (Madrid 1927). G. PRADO, Historia del rito mozárabe y toledano (Silos 1928). G. PRADO, El rito mozárabe (Madrid 1943). G. RAMIS, La liturgia Hispano-Mozárabe :Pastoral Litúrgica 207-208 (1992) 25-37. M. RAMOS, Revisión "ex integro" de la liturgia Hispano-Mozárabe :Eph Lit 99 (1985) 507-516. J-F. RIVERA RECIO, Encumbramiento de la sede toledana durante la dominación visigótica :HS 8 (1955) 3-34. J-F. RIVERA RECIO, "La supresión del rito mozárabe y la introducción del romano", in R. GARCIA VILLOSLADA, Historia de la Iglesia en España (Madrid 1979) 276-277. I. SCHUSTER, L'antica liturgia delle Chiese di Spagna :RL 8 (1921) 105-113.

98 1 - Nome Questa liturgia adopera tre nomi: ispanica, visigotica e mozarabica. I vari autori, a partire da Cisneros, normalmente usano quest'ultimo nome: mozarabica. Questi tre nomi corrispondono ai periodi nei quali è vissuta e si è sviluppata la liturgia: l’Ispanica, corrisponde al periodo romano (dagli inizi fino al III Concilio di Toledo a. 589); la visigotica, corrisponde alla dominazione visigotica (dal 589 fino al 711: è il periodo del regno visigotico); la mozarabica, corrisponde al periodo della dominazione islamica (dal 711 fino alla soppressione del rito nel 1080). Crediamo che il nome più adatto sia quello di Ispanica, perché corrisponde al periodo nella quale la liturgia nacque e cominciò la sua evoluzione organica. Non dobbiamo, però, dimenticare gli altri nomi che corrispondono ai periodi successivi nei quali la liturgia si sviluppò e si consolidò. 2 - Origini Fra gli autori non c'è unanimità sull'origine della liturgia ispanica, le loro opinioni sono a volte contrastanti. 2.1 - Autori antichi Isidoro nel De ecclesiasticis officiis,I, XV,1109 afferma che l'ordo missae proviene dallo stesso S. Pietro Apostolo. Si tratta evidentemente, più che di una spiegazione storica, di una spiegazione teologica. Si vuole sicuramente sottolineare la matrice apostolica della liturgia ispanica. Anche gli antichi studiosi del rito ispanico affermano l'origine pietrina della liturgia. Pinius afferma che la liturgia fu portata da S. Paolo alla Peninsola; afferma anche che i Viri apostolici furono ordinati da S. Pietro e S. Paolo con la missione di predicare il Vangelo nella Spagna110.

109

Ordo autem missae vel orationum, quibus oblata Deo sacrificia consecrantur, primum a Sancto petro est institututs; cuius celebrationem uno eodemque modo universus peragit orbis (:CCL 113, 16-17). 110 J. PINIUS, Tractatus historicus chronologicus de liturgia antiqua hispanica, gothica, isidoriana, mozarabica, toletana :Acta Sanctorum julii VI, 1-112; cfr. anche :Acta Sanctorum 15 maii.

99 Florez afferma che la liturgia ispanica proviene da Roma tramite i Viri Apostolici, e aggiunge che la messa era uguale in Africa e in Gallia111. Mabillon e Le Brun dicono che la liturgia ispanica procede dalla liturgia gallicana112. Lesley si trova di fronte alla controversia dell'origine gallicana oppure autoctona della liturgia ispanica. Lui nega entrambe le teorie e afferma che la liturgia ispanica proviene dall'Asia, cioè dalla liturgia istituita dall'Apostolo S. Giovanni. Si tratta di una liturgia che fu portata alla Gallia da S. Ireneo, e che poi passò alla Spagna113. 2.2 - Autori moderni Nel nostro secolo si profilano due teorie sull'origine della liturgia ispanica: alcuni credono che proviene dalla Gallia, altri pensano ad un'origine africana. Cabrol afferma che le origini della liturgia potrebbero provenire forse dall'Africa, o derivare dalla liturgia importata dai missionari dell'Asia Minore ed Egitto. Cabrol ammette la somiglianza tra la liturgia ispanica e quella gallicana, ma non la dipendenza dell'ispanica rispetto alla gallicana, contro le tesi di Mabillon e Le Brun. Cabrol pensa che queste somiglianze possono essere spiegate con le relazioni esistenti fra Spagna e Gallia114. Pinell afferma che la liturgia ispanica, come la gallicana, si sarebbe potuta formare a partire da un patrimonio liturgico proveniente dall'Africa latina115. Allargando un po’ l'argomento alle origini del cristianesimo nella penisola Iberica (e questo suppone anche la liturgia), neppure gli autori spagnoli sono d'accordo fra di loro. Diaz y Diaz, Blazquez ed Iturgaiz, sono pronti ad affermare l'origine africana del cristianesimo nella Spagna, invece M. Sotomayor è contrario a questa origine africana. Ma non si possono negare comunque i rapporti della penisola Iberica con l'Africa cristiana: -

La Spagna e l’Africa formavano una parte di un medesimo Impero Romano. D'altra parte erano provincie vicine, ed è logico che esistessero rapporti fra di loro, soprattutto attraverso il mare che è una via normale di comunicazione. Ma,

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E. FLOREZ, España sagrada III (Madrid 1754) 187-377. P. LE BRUN, Explication de la messe contenant les dissertations historiques et dogmatiques sur les liturgies de toutes les Eglises du monde chrétien, III (Paris 1777) 334-340. 113 A. LESLEY, Missale Mixtum. Praefatio 260 (:PL 85, 81). 114 F. CABROL, Mozarabe (Liturgie): DACL 12 (Paris 1935) 461. 115 J. PINELL, Ispanica (Liturgia) :DPAC, II (1984) 1840-1843. 112

100 secondo Sotomayor, l'esistenza di rapporti non significa che il cristianesimo ispanico abbia avuto le sue origini nel cristianesimo africano. -

Il rapporto con Cipriano, nella questione di Basilide e di Marziale, non significa il rapporto di origine tra la Chiesa di Cartagine e quella di León-Astorga e Mérida.

-

Dagli Atti di Fruttuoso non si può tirare fuori l’argomento sull'origine africana del cristianesimo ispanico; i vocaboli specifici degli Atti del suo martirio non sono propri dell'Africa, ma sono usati un po’ da per tutto.

-

Non è chiara l'africanità della Vetus Hispana. Può darsi che i suoi particolarismi, siano modalità latine di lingua volgare, esistenti sia in Africa che in Spagna.

-

Si deve badare alla romanizazzione della Spagna, in rapporto all'origine del cristianesimo. Dobbiamo tener conto dello spostamento della Legione VII lungo l'Impero; veramente, questo è un veicolo di propagazione del cristianesimo.

-

I sarcofagi ed i mosaici sepolcrali sono esponenti della grande relazione con l'Africa cristiana nei secoli IV e V116.

2.3 - La propria tesi Non si può negare la grande somiglianza, per non dire l’identità, fra l'ordo missae ispanico ed il gallicano. La domanda è questa: come si spiega questa somiglianza? Abbiamo visto che non c'è unanimità fra gli autori; parecchi negano la dipendenza del rito ispanico dal rito gallicano. Noi crediamo che si deve pensare ad un archetipo comune per ambedue le liturgie. Un archetipo primitivo, dal quale hanno preso lo spunto le due liturgie con una evoluzione propria pur mantenendo una identità sostanziale. Questo archetipo è la liturgia africana? Oggi penso che non lo possiamo affermare, e dobbiamo fermarci qui. Se la liturgia ispanica derivasse dalla gallicana come si spiegherebbe questa grande e piena evoluzione della liturgia ispanica riguardo alla gallicana? Certo, la liturgia che ne deriva, può svilupparsi di più rispetto a quella di origine, ma senz'altro deve partire da un nucleo dal quale si sviluppa; in riferimento a quello che è arrivato fino a noi la liturgia gallicana non ha, però, i nuclei (l’Ufficio divino, gli Ordines...), a partire dei quali si sarebbe sviluppata la liturgia ispanica. 116

17.

Cfr.Historia de la Iglesia en España I-II = BAC Maior 16-

101 Voler fare il cammino al rovescio, cioè rimontare dalla liturgia ispanica fino alla gallicana, penso che sia una strada sbagliata, per non dire che quasi impossibile. Per ciò pensiamo appunto ad un archetipo che influisca su ambedue le liturgie, le quali, però, hanno uno sviluppo indipendente. Di fatto, nel secolo VIII sparisce la liturgia gallicana per l’imposizione del rito romano da parte di Carlo Magno, mentre la liturgia ispanica ebbe ancora una certa produzione eucologica e fu in uso fino alla soppressione portata a termine da Gregorio VII (a.1080), anche se riuscì poi a sopravvivere alla soppressione stessa e portarsi fino ai nostri giorni. E’ vero, anche che dalla soppressione fino ad oggi, la liturgia ispanica è rimasta più o meno invariabile; si può parlare soltanto di edizioni di libri liturgici, della stampa del Messale e del Breviario, ad opera del Cardinale Cisneros (a. 1500 e 1502). Successivamente, il Cardinale Lorenzana ristampò questi due libri liturgici (a. 1722 e 1804). 3 - Fonti Proponiamo le principali fonti della liturgia ispanica: 3.1 - Sacramentari T 35.2 = Madrid, Biblioteca Nacional, cod. 10.110; olim Toledo, Biblioteca Capitular, cod. 35.2, Ed. J. JANINI, Liber Misticus de Cuaresma = Instituto de Estudios Visigótico-Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes I (Toledo 1979) (CLLA 345 / TALH 120). T 35.3 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.3 Ed. M. FEROTIN, Le Liber Mozarabicus Sacramentorum, et les manuscrits mozarabes = Monumenta Ecclesiae Liturgica 6 (Paris 1912) , LMS J. JANINI, Liber Missarum de Toledo I = Instituto de Estudios VisigóticoMozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes III (Toledo 1982) 1-433 (CLLA 301 / TALH 64) [Da notare che nel LMS non c’è soltanto l’edizione del T 35.3, ma sono editi anche altri manoscritti, come il T 35.4, 35.5, e così via]. T 35.4 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.4 Ed. M. FEROTIN, LMS 537-540; 614-646 / 691-722 J. JANINI, Liber Missarum de Toledo I = Instituto de Estudios VisigóticoMozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes III (Toledo 1982) 437-439; 504-532; Liber Missarum de Toledo II = Instituto de Estudios VisigóticoMozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes IV-VIII (Toledo 1983) 13-144 (CLLA (200) 311 / TAHL 107). T 35.5 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.5

102 Ed. M. FEROTIN, LMS 540-544; J. JANINI, Liber Misticus de Cuaresma y Pascua = Instituto de Estudios Visigótico-Mozárabes de Toledo. Series Liturgica. Fuentes II (Toledo 1980) (CLLA (200) 312 / TAHL 119). T 35.6 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.6 Ed. M. FEROTIN, LMS 738-754 / 646-666; J. JANINI, Liber Missarum de Toledo I, 532-538 (CLLA [200/1] 313 / TAHL 106). T 35.7 = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.7 Ed. M. FEROTIN, LMS 555-559; 754-776; J. JANINI, Liber missarum de Toledo I, 452-456; 240-244 (CLLA (201) 314; (203) 320 / TAHL 101, 147). L4 = London, British Museum, ms. n addit 30.844 Ed. M. FEROTIN, LMS 804-820 / 608-614; J. JANINI, Officia Silensia. Liber Misticus I: HS 29/57-58 (1976) 325-381. L5 = London, British Museum, Addit ms. 30.845 Ed. M. FEROTIN, LMS 549-552; 559-592; 598-608; 820-842; J. JANINI, Ofificia Silensia. Liber Misticus III: HS 31/61-64 (1978-1979) 357-465. L6 = London, British Museum, n addit. 30.846 Ed. M. FEROTIN, LMS 842-870 / 544-548; J. JANINI, Officia Silensia. Liber Misticus II: HS 30/59-60 (1977) 331-418. S5 = Silos, Archivo Monástico, ms. 5 Ed. J. JANINI, Officia silensia. Liber Misticus IV: HS 31/61-64 (1978-1979) 466-483. S6 = Silos, archivo monástico, ms. 6 Ed. I. FERNANDEZ DE LA CUESTA, El "Breviarium Gothicum" de Silos =Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 8. CSIC (Madrid-Barcelona 1965) (CLLA 309 / TAHL 113). M Cis = Missale Mixtum, secundum regulam beati Isidori, dictum Mozarabes Edito dal canonico di Toledo Alfonso Ortíz, per mandato del Arcivescovo di Toledo, Cardinale Cisneros. Stampato a Toledo nel mese di gennaio di 1500. M Got = Missa Gothica seu Mozarabica, et Officium itidem Gothicum diligenter ac dilucide explanata ad usum percelebris Mozarabum sacelli Toleti a munificentissimo Cardinali Ximenio erecti; et in obsequium Illmi. Perinde ac venerab. D. Decani et Capituli sanctae Ecclesiae Toletanae, Hispaniarum et indiarum Primatis. Angelopoli: Typis Seminarii Palafoxiani Anno Domini M.DCC.LXX. MM = Missale Mixtum , praefatione, notis et appendicibus ab Alexandro Lesleo S.J. sacerdote ornatum (Romae 1775), riprodotto in: PL 85 (TAHL 117). Lor = Missale Gothicum secundum regulam Beati Isidori Hispalensis episcopi. Iussu Cardinalis Francisci Ximenii de Cisneros,in usum mozarabum prius editum,

103 denuo opera et impensa Eminentissimi Domini Cardinalis Francisci Antonii Lorenzanae recognitum et recussum. Ad Excellentiss. et Eminentiss. Principem et D. D. Ludovicum Borbonium archiepiscopum Toletanum, Hispaniarum Primatem, Romae, anno MDCCCIV. Apud Antonium Fulgonium. [Edito da Arévalo e dedicato a Luís Borbón, archiepiscopo di Toledo e Primate della Spagna]. MHM = Missale Hispano-Mozarabicum, I-II, Conferencia Episcopal Española. Arzobispado de Toledo (1991-1994). 3.2 - Lezionario LC = Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.4; León, biblioteca Capitular, cod. 2; Madrid, Academia de la Historia, cod. Emilianense 22; Paris, Bibliothèque National, ms. nov. acq. latin 2171; Toledo, Biblioteca Capitular, ms. 35.8 Ed. G. MORIN, Anecdota Maredsolana I (Maredsous 1893); J. PEREZ DE URBEL - A. GONZALEZ RUIZ-ZORRILLA, Liber Commicus = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 2-3 (Madrid 1950-1955) (CLLA 365, 364, 363, 360, 362 / TAHL 28, 26, 27, 25, 24). Paris, bibliothèque National, ms. lat. 2269 Ed. A. MUNDO, El commicus palimpsest Paris lat 2269. Amb notes sobre litúrgia i manuscrits visigòtics a Septimania i Catalunya =Liturgica 1 (Montserrat 1956) 151-276 (CLLA 361 / TAHL 23). Missale Hispano-Mozarabicum. Liber Commicus, I-II, Conferencia Episcopal Española. Arzobispado de Toledo (1991-1995). 3.3 - Antifonario AL = León, biblioteca Catedral, cod. 8 Ed. L. BROU - J. VIVES, Antifonario Visigótico Mozárabe de la Catedral de León = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 5(1) (Barcelona-Madrid 1959) (CLLA 380 / TAHL 82). 3.4 - Ufficio L1 = London, British Museum, ad. 30.851 Ed. M. GILSON, The Mozarabic Psalter = HBS 30 (London 1905) (CLLA 352 / TAHL 152). S7 = Silos, archivo monástico ms. 7 Ed. J. PINELL, Las Horas vigiliares en el oficio monástico hispánico = Scripta et Documenta 17 (Montserrat 1966) 197-340; J. JANINI, Liber Horarum de Silos :Anales Valentinos 12 (1986) 17-78; J. JANINI, Los oficios "De infirmis" y de difuntos del Silos 7. Edición y notas, in AA. VV. Miscel.lània Litúrgica Catalana IV (Barcelona 1990) 103-126; J-J. FLORES,

104 las horas diurnas del “Liber Horarum” de Silos. Introducción y edición crítica =Studia Silensia 15 (Abadía de Silos 1997) (CLLA 341 / TAHL 115). Br Cis = Breviarium secundum regulam beati Isidori Edito dal canonico di Toledo A. Ortíz, per mandato del Cardinale Cisneros. Stampato in Toledo nel 1502. Br Goth = Breviarium Gothicum secundum regulam beatissimi Isidori Edito dal Cardinale Francesco-Antonio Lorenzana (Madrid 1776) poi riprodotto in: PL 86. LOPs = Liber Orationum Psalmographus. Colectas de salmos del antiguo rito hispánico Ed. J. PINELL = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 9 CSIC (Barcelona-Madrid 1972). OV = Verona, biblioteca Capitolare, cod. 84 Ed. J. VIVES, Oracional Visigótico = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 1. CSIC (Barcelona 1946) (CLLA 330 / TAHL 93). PH = Pasionario Hispanico Ed. A. FABREGA GRAU = Monumenta Hispaniae Sacra. Series Liturgica 6 (2 vol) CSIC (Barcelona 1953). A tutte queste fonti si deve aggiungere l'edizione di inni liturgici ispanici: G-M. DREVES - C. BLUME, Himnodia Iberica in Analecta hymnica medii aevi (Leipzig 1886-1922) 17. F. AREVALO, Himnodia hispanica (Roma 1786). 3.5 - Ordines LO = Silos, archivo monástico, ms. S4 Ed. M. FEROTIN, Le Liber Ordinum en usage dans l'eglise wisigothique et mozarabe d'Espagne du cinquième au onzième siècle = Monumenta Ecclesiae Liturgica 5 (Paris 1904) CLLA 390 / TAHL 176-178). LOS = Silos, archivo monástico, ms. 3 Ed. JANINI, Liber Ordinum sacerdotal =Studia Silensia 7 (Abadía de Silos 1981) (CLLA 392 / 224). LOE = Silos, archivo monástico, ms. 4; Madrid, Real Academia de la Historia, cod. Emilianense 56 Ed. J. JANINI, Liber Ordinum Episcopal = Studia Silensia 15 (Abadía de Silos 1991) CLLA 390 / TAHL 176-178).

105 4 - Scuole eucologiche Il periodo compreso tra il secolo quarto e il secolo sesto, fu il periodo di una grande produzione eucologica nelle Chiese della Spagna. Secondo il Vogel, questa attività letteraria avrebbe avuto origine dall'Africa117. Il periodo seguente, cioè il periodo compreso tra il secolo VI ed il secolo VIII, sarebbe soprattutto un periodo di revisione, (i testimoni della attività in questo periodo ci parlano di revisione, di ricomposizione) senza però escludere la composizione di nuove formule liturgiche. Dentro a questa cornice dobbiamo contemplare le attività delle scuole eucologiche, e dentro di queste scuole le attività dei singoli autori. Sono tre le grandi scuole liturgiche, che sono le sedi delle rispettive Chiese metropolitane: Tarragona, Siviglia e Toledo. Sono le sedi della Tarraconense, della Betica, mentre Toledo è la sede e la capitale del regno visigotico. È possibile che anche Cartagena, sede della Cartaginense, e Mérida, della Lusitania abbiano portato il loro contributo; ed è anche possibile che la Narbonese abbia avuto la sua parte nella produzione eucologica. Narbonne è un punto di transito per gli scambi liturgici tra la Provenza, centro attivo del rito gallicano, e la Penisola Iberica. Anche Narbonne è il naturale corridoio verso l'Italia, soprattutto verso Milano. Sono scarse le notizie del primo periodo. Da Isidoro sappiamo, però, che Pietro Ilerdense (Lleida) (s.V-VI) scrisse orazioni e formulari di messe: «Petrus Ilerdensis Hispaniarum Ecclesiae episcopus, edidit diversis solemnitatibus CONGRUENTES ORATIONES ET MISSAS eleganti sensu, et aperto sermone»118. Nel secondo periodo abbiamo più notizie sull'attività eucologica; è un’attività indirizzata alla sistematizazzione e ricomposizione del materiale preesistente, più che alla produzione di nuove formule eucologiche. Sappiamo che Leandro (+599), oltre la produzione eucologica, ebbe anche una attività musicale: «Leander... in toto enim Psalterio DUPLICI EDITIONE ORATIONES CONSCRIPSIT: in sacrificio quoque, laudibus atque psalmis, MULTA DULCI SONO COMPOSUIT»119. 117

Cfr. C. VOGEL, Introduction aux sources de l'histoire du culte... o.c. 26-27. 118 ISIDORUS, De viris illustribus, XIII (:PL 83, 1090). 119 ISIDORUS, De Viris illustribus, XLI (:PL 83, 1104).

106 Anche Giovanni (+ 613), vescovo di Saragozza, ebbe un’attività letteraria e musicale: «Ioannes in pontificatu Maximum secutus Ecclesiae Cesaraugustanae sedem ascendit... In ecclesiasticis officiis QUAEDAM ELEGANTER ET SONO ET ORATIONE COMPOSUIT»120. Anche Conato di Palencia (+639) ebbe la sua attività nella composizione musicale ed eucologica: «Conantius post Maurialem Ecclesiae Palentinae sedem adeptus est, vir tam pondere mentis quam habitudine speciei gravis, communi eloquio facundus et gravis, ECCLESIASTICORUM ORDINIBUS INTENTUS ET PROVIDUS, NAM MELODIAS SONI MULTAS NOVITER EDIDIT. ORATIONUM QUOQUE LIBELLUM DE OMNIUM DECENTER CONSCRIPSIT PROPRIETATE PSALMORUM. Vixit in pontificatu amplius triginta annos»121. Braulio (+651), nella vita di S. Emiliano, afferma di aver scritto una breve vita del Santo, per poterla leggere nella celebrazione dell'Eucaristia, ed anche un inno in onore dello stesso Santo. «Quodcirca dictavi ut potui, et plano apertoque sermone, ut talibus decet habere, LIBELLUM DE EIUS SANCTI VITA BREVEM CONSCRIPSI, UT POSSIT IN MISSAE EIUS CELEBRITATE QUANTOCIUS LEGI: et tibi, domino meo, destinatum missi... HYMNUM QUOQUE DE FESTIVITATE IPSIUS SANCTI, UT IUSSISTI, IAMBICO SENARIO METRO COMPOSITUM TRANSMISSI»122. L'opera dei tre Vescovi di Toledo, Eugenio, Ildefonso e Giuliano, fu una opera di ricostruzione e sistemazione liturgica. Eugenio (+657) ebbe cura della correzione del canto e si preoccupò di completare l'ufficio. «Eugenius... studiorum bonorum vim persequens CANTUS PESSIMIS USIBUS VITIATOS MELODIAE COGNITIONE CORREXIT, OFFICIORUM OMISSOS ORDINES CURAM DECREVIT»123. Ildefonso (+667) compose due formulari di messe in onore dei Santi Cosma e Damiano, ed ebbe anche una attività musicale: «Ubi statim officio clarens, DUAS MISSAS IN LAUDEM IPSORUM [Cosmae et Damiani] dominorum suorum quas in festivitate sua psalleret, MIRO MODULATIONIS MODO PERFECIT, quas missas infra annotatas invenietis»124.

120

ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, VI (:PL 96, 201). ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, XI (:PL 96, 203). 122 BRAULIO, Vita sancti Aemiliani confessoris (:PL 80, 701). 123 ILDEPHONSUS, De Viris illustribus, XIV (:PL 96, 204). 124 Incipit vita sancti Hildefonsi, Toletanae sedis metropolitani episcopo, a Cixilano eiusdem urbis episcopo edita (:PL 96, 44). 121

107 L'opera di Giuliano (+690), l'ultimo dei Padri ispanici che svolse una certa attività liturgica, per quanto noi sappiamo, è un’opera che mira alla correzione e alla ricomposizione degli elementi liturgici. Egli compose il messale plenario, per tutto l'anno, diviso in quattro parti, ed anche un libro di orazioni per le festività: «ITEM LIBRUM MISSARUM DE TOTO CIRCULO ANNI, IN QUATUOR PARTES DIVISUM; in quibus aliquas vetustatis incuria vitiatas ac semiplenas EMENDAVIT ATQUE COMPLEVIT, aliquas vero EX TOTO COMPOSUIT. Item LIBRUM ORATIONUM DE FESTIVITATIBUS, quas toletana ecclesia per totum circulum anni est solita celebrare, partim stylo sui ingenii depromptum, partim etiam inolita antiquitate vitiatum, STUDIOSE CORRECTUM IN UNUM CONGESSIT, atque Ecclesiae Dei usibus ob amorem reliquit sanctae religionis»125. 5 - Le due tradizioni Nella liturgia ispanica si osservano diverse piccole differenze tra la tradizione manoscritta e la tradizione stampata. Per esempio, nei manoscritti ci sono soltanto cinque domeniche di Avvento, mentre nel Missale ce ne sono sei; nella frazione del pane non è uguale il numero delle particole, etc. Pinell pensa che questo fenomeno corrisponda alle diverse pratiche liturgiche del medesimo rito che sorgono fra le chiese del Nord e Sud della Penisola, e vengono chiamate tradizione “A” e “B”. La tradizione “A” corrisponderebbe al Nord e sarebbe rappresentata dalla tradizione manoscritta, mentre la tradizione “B” corrisponderebbe al Sud e sarebbe rappresentata dalla tradizione stampata. Questa stampa dei libri liturgici si fece con i manoscritti provenienti dal Sud della Penisola. 6 - Soppressione e ristauro Questo rito, che nacque nella Penisola Iberica e che si sviluppò e maturò nelle Chiese , ad opera dei Padri e dei Concili, fu soppresso da Papa Gregorio VII nel 1080. Le ragioni non furono soltanto ecclesiastiche e dogmatiche, ma anche politiche. Fu il re Alfonso VI che, dopo aver riconquistato la città di Toledo il 25 maggio 1085, tenendo conto dei cristiani che erano restati fedeli alla propria fede cristiana e al loro rito, in mezzo agli Arabi (Mozarabi), permise che questo rito venisse celebrato in sei parrocchie di Toledo, mentre nel resto della città si celebrava in rito romano, come già accadeva, anche se in modo graduale, nel resto della penisola. 125

FELIX, Vita Sancti Iuliani, XI (:PL 96, 450).

108 La celebrazione di questo rito, isolato in mezzo al rito romano, fu destinato però ad illanguidire, man mano che passava il tempo. Questo si verificò per vari motivi: innanzitutto mancavano i manoscritti, ed, in secondo luogo, i sacerdoti non erano capaci di leggere la scrittura visigotica. A motivo di questa situazione, il Cardinale Cisneros, Arcivescovo di Toledo fece stampare il Messale nel 1500, e il Breviario nel 1502; addirittura creò la cappella del Corpus Christi nella cattedrale di Toledo, affidata ad un capitolo di preti perché ivi celebrassero quotidianamente la Messa e l'Ufficio. Nel 1776 il Cardinale Lorenzana ristampò il Breviario, e posteriormente, nel 1804 si ristampò il Messale, ad opera dell’Arevalo, dopo essere stato rivisto dal Lorenzana. Dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II, nello spirito del n° 4 della SC, il Cardinale Marcello González Martín, Arcivesco di Toledo, intraprese nel 1982 la riforma del Rito per mezzo di una Commissione di esperti da Lui nominata e presieduta. Il primo frutto della riforma, tutt'ora in corso, è il Missale Hispanico-Mozarabicum. 7 - L'ordo missae 7.1 - L'ordo missae in Isidoro Le fonti per rintracciare l'ordo missae ispanico sono diverse. Prima di tutto dobbiamo citare Isidoro di Sivigla che descrive l'Ordo Missae nel suo De Ecclesiasticis Officiis. Ma Isidoro sotto il nome di Ordo Missae soltanto descrive le orazioni che formano la preghiera eucaristica, trascurando la prima parte del Ordo, cioè, la liturgia della Parola. Tale Ordo è così disposto: -

Prima earundem ORATIO ADMONITIONIS est erga populum.

-

POST NOMINA. Secunda invocationis ad Deum est ut clementer suscipiat preces fidelium oblationesque eorum.

-

ALIA. Tertia autem effunditur pro offerentibus, sive pro defunctis fidelibus.

-

AD PACEM. Quarta post haec infertur pro osculo pacis.

-

ILLATIO. Quinta deinde infertur illatio in sanctificatione oblationis... et Hosanna in excelsis cantatur.

-

POST SANCTUS - POST PRIDIE. Porro sexta ex hinc succedit conformatio (confirmatio) sacramenti.

109 -

PATER NOSTER. Harum ultima est oratio, qua Dominus noster discipulos suos orare instituit.

Isidoro non ci dà un Ordo missae completo, ed anche la parte che ci descrive non coincide del tutto con i libri liturgici. Così, per esempio, non menziona la benedizione né la recita del Simbolo degli Apostoli. Comunque, dobbiamo tener conto, che anche Isidoro ebbe il suo influsso nella fase di evoluzione della liturgia ispanica. 7.2 - L'ordo missae nelle fonti liturgiche L'Ordo Missae lo troviamo nei seguenti libri liturgici: -

Missa omnimoda nel LOE 477-528.

-

La prima Domenica dell'avvento nel MCis, MM (:PL 85, 109-120).

-

Il formulario della messa dopo il sabato della Pasqua nel MCis, MM (:PL 85, 522568).

-

In ambedue loci nel messale di Lorenzana.

-

In una edizione per la cappella mozarabica della cattedrale di Toledo della messa e dell'ufficio, edito nel 1885 a Toledo. C'è soltanto l'ordinario e l' expositio missae.

7.3 – L’Ordo Missae nel Messale stampato Il problema che noi abbiamo nell’Ordo Missae, è che Ortíz nell’edizione del Messale nel 1500, adoperò l’Ordo Missae romano secondo l’uso di Toledo nel secolo XV. Perciò l’Ordo Missae che noi abbiamo, è il risultato della fusione dell’Ordo Missae romano toledano, e l’Ordo Missae ispanico. Il risultato è un Ordo Missae ibrido con elementi romano-franchi e ispanici. Tuttavia si deve dire che Ortíz non ha avuto nei manoscritti ispanici le indicazioni rubricali per poter stabilire un Ordo Missae puramente ispanico; basta ricordare lo stato di decadenza del rito nelle sei parocchie di Toledo. Crediamo che non si possa argomentare dicendo che nel Messale Romano-Toledano erano entrati degli elementi mozarabici; questo mi sembra impensabile giacché il rito ispanico non aveva molto influsso nella liturgia toledana. Ma quello che è certo e che questi messali romano-toletani avevano subito gli influssi carolingi126.

126

Cfr. J. JANINI, El “Ordo Missae” del Misal Mozárabe de Cisneros :Anales Valentinos 10 (1984) 333-344.

110 Anche l’Ordo Missae nel MM ha le sue difficoltà, giacché nel Messale si possono scoprire tre Ordines, o forse meglio, tre varianti dello stesso Ordo. Ecco lo schema generale dell’Ordo, nel quale includiamo le varianti dello stesso messale: -

In sacrario lavat manus dicendo: Largire sensibus nostris...

-

Postea flectat genua coram vestibus et dicat quatuor Ave Maria.

-

Deinde muniat se signo crucis et super quamlibet vestem dicat: In nomine Patris + et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Ad amictum: Pone, Domine, galeam... Ad albam: Indue me Domine... Ad cingulum: Precinge, Domine,cingulo fidei... Ad manipulum: Merear, quaeso, Domine... Ad stolam: Redde mihi, Domine, obsecro... Ad casulam: Jugum tuum, Domine... -

-

Postea quam sacerdos sit indutus dicat hoc: Pater peccavi..., post responsorium: Oremus. Deus qui de indignis dignos... Statim manibus iunctis coram pectoribus exeat, et ad altare faciat confessionem dicendo prius: Ave maria. In nomine Domini Confiteor Absolutio: Misereatur vestri... Absolutio ad populum: Indulgentiam... Oremus. Aufer a nobis... Et statim accedat ad altare et faciat crucem super aram dicendo: In nomine Patris + et Filiii...: Et osculetur aram et dicat: Salve crux... Oremus: Exaudi nos Deus... Oratio: Per virtutem sanctae crucis... Alia: Conscientias nostras... Alia Oratio: Adsit nobis, Domine... Ad extendedum corporalia dicat sacerdos: In tuo conspectu... Mundando calicem dicat: Dignare, Domine, mundare... Quando ponit vinum: Misce, quaesumus, Domine... Benedictio aquae: Jube Domine benedicere: Dicat minister: Ab illo benedicatur. Oratio: Ex latere Christi...

Quando ponit hostiam in patena: Benedictio Dei Patris +... Ante evangelium dicat sacerdos. Oratio: Conforta me, Rex sanctorum...: Inclinet se in medium altaris et dicat: Jube, Domine, bendicere. Diaconus vero dicat: Munda cor meum... Quando petit benedictionem a sacerdote: Jube, Domine, benedicere

111 Dicat sacerdos: Corroboret Dominus... Quando osculatur evangelium dicat presbyter: Ave Verbum divinum. Ad hostiam offerendam. Oratio: Acceptabilis... Ad offerendum calicem. Oratio: Offerimus tibi, Domine... Ad ponendam fiolam. Oratio: Hanc oblationem... Inclinet se iunctis manibus et dicat hanc orationem: Domine, Deus omnipotens... Benedictio incensi: Jube, Domine, benedicere. Ab illo bendicatur...: Incensando dicat sacerdos. Oratio: Placare, Domine... Ad offertorium populi, dicat sacerdos offerenti: Centuplum accipias. Ad lavandum manus: Lavabo inter innocentes... In fine missae dicitur antiphona in laudem gloriosae Virginis Mariae. Salve Regina. OMNIUM OFFERENTIUM - Dicat Presbyter ante altare antequam faciat confessionem, in omnibus festis praecipuis: per intercessionem.... -

Praelegendum

-

Gloria in excelsis Deo: Dicat iterum: Per omnia semper saecula...

-

-

-

Oratio post Gloriam: Dicat presbyter in medium altaris: Per misericordiam tuam... Dominus sit semper vobiscum Prophetia: Iterum dicat: Dominus sit semper vobiscum Hymnus trium puerorum Dicat Presbyter: Confitemini, Domine... Psallendum: Dicat diaconus: Silentium facite. Hic ponat vinum in calice dum dicitur epistula

Apostolus: Dicat presbyter: Dominus sit semper vobiscum - Evangelium: Dicat Presbyter: Dominus sit semper vobiscum Tunc offert sacerdos hostiam - Lauda: Postea dicit: Deo gratias - Sacrificium: Et dum cantatur sacrificium offerat hostiam in calicem cum orationibus quae sequuntur: Acceptabilis sit Maiestati tuae... Dimittendo patenam super corporales. Deinde accipiat calicem sanctificando sic: In nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Offerimus tibi Domine, -

112 calicem. Ponat calicem super aram et accipiat filiolam sine sanctificatione et ponat super calicem dicendo: Hanc oblationem. Hic dicat: In spiritu humilitatis... Postea offerat populus; posito incenso dicat Presbyter: Adiuvate me, fratres, in orationibus vestris et orate pro me ad Dominum. Hic accipiat aquam in manibus, et dicat silentio su0per oblationem cum tribus digitis: In nomine Patris... Inclinet se sacerdos ante altare et dicat silentio istam orationem: Accedam ad te... INCIPIT MISSA Dominus sit semper vobiscum Oratio admonitionis Dyptica I Alia Dyptica II Post nomina Ad pacem Gratia Dei Patris.... Quomodo astatis pacem facite Cantus ad pacem Interim accipiat Sacerdos pacem de patena dicendo sic: Habete osculum dilectionis et pacis ut apti sitis sacrosanctis mysteriis Dei. Et statim det pacem diacono vel puero, et puer populo. Postea inclinet se sacerdos junctis manibus et dicat: Dominus vobiscum.... (dialogus introductorius) Illatio Sanctus Post sanctus Deinde dicat sacerdos in silentio iunctis manibus inclinando se ante altare. Oratio. Inclinet se presbyter ante altare. Adesto Narratio institutionis Post pridie Dominus sit semper vobiscum Professio fidei Confractio Ad orationem dominicam Oratio dominica Embolismus Accipiat modo primam particulam de patena et ponat super calicem dicendo: Vicit leo... et dicat istam orationem inter se submissa voce: Sancta sanctis et conjunctio...et mittat particulam in calicem et cooperiat. Humiliate vos ad benedictionem Benedictio Postea statim dicat: Dominus sit semper vobiscum. Quod dicto cantat chorus Ad accedentes (Gustate et videte) Quod dicto accipiat Presbyter aliam particulam sequentem et dicat sic: Panem caelestem...

113 Dicat memento pro mortuis, tenendo illam particulam super calicem. Et perfecto memento dicat silentio hanc orationem: Domine Deus meus...; Ave in eveum sacratissima caro Christi...; Ave in evum caelestis potus...; Corpus et Sanguis Domini... Et sumat particulam quam in manu habet, et cooperiat calicem et veniat ad patenam, et consumat omnes particulas per ordinem, Et deinde accipiat patenam et ponat super calicem, et purget bene cum pollice et accipait sanguinem. Et dum sacerdos sumpserit sanguinem dicat inmediate hanc orationem: Domine Deus meus... Antiphona post communionem Completuria Solemnia completa sunt, in nomine Domini....127 7.4 – L’ordo missae nel nuovo Missale Hispano-Mozarabicum Prima di presentare il nuovo ordo missae bisogna fare un accenno a quello presentato dal Pinell nel I Congresso Internazionale di Liturgia Mozazrabica, celebrato a Toledo nel 1975. Quest’ordo può essere considerato como un primo tentativo di riforma del rito: Praelegendum Gloria in excelsis (in dominicis et festis) Trisagion (in sollemnitatibus) Oratio post Gloriam Iuxta traditionem B ista pars introductoria omnino ommitittur in feriis totius anni et in dominicis quadragesimae. Traditio A sustituebat istam partem tribus antiphonis in feriis et dominicis quadragesimae. Prophetia Passio In festivitatibus martyrum legitur post prophetiam ultima pars passionis; reliquum Passionis legitur in officio matutino, in plures lectiones divisum. Benedictiones: In dominicis et festivitatibus martyrum tatummodo Psallendum Tempore quadragesimae psallendum substituitur in aliquibus feriis secundum traditionem A, in omnibus feriis secundum traditionem B, ab alio cantu qui vocatur threni Clamor Versus solemniter decantatus, qui unitur psallendo, in solemnitatibus tantum Apostolus Evangelium Ad evangelium legendum fit processio cum cruce, incenso et caereis; in vigilia paschali legit evangelium episcopus Homilia Laudes 127

E I Dominica Adventus, MM.

114 In tempore quadragesimae, decantatur versus laudum absque alleluia. Preces In quadragesima tantum Sacrificium (cantus offertoriales) Oratio admonitionis: Dypticum pro Ecclesia Alia Dyptica pro gradibus Ecclesiae, de Sanctis, aliquando de offerentibus in particulari, et de defunctis Oratio post nomina Oratio ad pacem: Benedictio ad pacem Monitio diaconalis Antiphona ad pacem Illatio: Dialogus introductorius Sanctus Oratio post sanctus Enarratio institutionis Textus fundamentaliter desumptus ex 1Cor 11,23-26, cui populus Amen respondebat post verba super panem et post verba super calicem Acclamatio populi: Sic credimus Domine Iesu! Oratio post pridie: Doxologia Cantus ad confractionem Professio fidei: Ad orationem dominicam: Pater noster Embolismus Sancta sanctis et commixtio Cantus ad commixtionem (solummodo in festivitatibus) Monitio diaconalis Benedictio: Monitio diaconalis ad ordinandam communionem Cantus ad accedentes Antiphona post communionem Completuria Adnuntiatio festivitatum Dimissio diaconalis. Adesso proponiamo l’Ordo Missae uscito della riforma della liturgia ispanica, a cura del Cardinale di Toledo D. Marcelo Ganzález Martín, nel nuovo MISSALE HISPANICO-MOZARABICUM (1991-1994): ORDO MISSAE RITUS INITIALES Praelegendum

115 Gloria Trisagion Oratio post Gloriam (Haec omnia omittuntur in feriis totius anni, et in dominicis Quadragesimae) LITURGIA VERBI Salutatio: Dominus sit semper vobiscum Prophetia Psallendum Conclusio passionis martyris Benedictiones Apostolus Evangelium Laudes PRAEPARATIO OBLATIONUM Sacrificium INTERCESSIONES SOLEMNES Oratio Admonitionis Alia Oratio post nomina SIGNUM PACIS Oratio ad pacem Cantus ad pacem Signum pacis PREX EUCHARISTICA Dialogus introductorius Illatio Sanctus Oratio post sanctus Narratio institutionis Oratio post pridie Doxologia conclusiva RITUS COMMUNIONIS Professio fidei Cantus ad confractionem Fractio in novem partes divisa Ad orationem dominicam Pater Sancta sanctis Commixtio Benedictio Cantus ad accedentes Communio Antiphona post communionem Completuria 8 – L’Anno liturgico.

116 La domenica è riconosciuta come il giorno del Signore, ed ha la sua propria dignità che si dimostra nella struttura propria dell’ufficio cattedrale, ed anche nella celebrazione della messa, nella quale si cantava il Gloria in excelsis e le Benedictiones, che poi passarano alle feste dei martiri. Ma non c’è dubbio che l’organizzazione dell’anno liturgico gira intorno alla celebrazione della Pasqua annuale. Come prolungamento di essa c’è il tempo pasquale, cioè, i cinquanta giorni che scorrono dalla Pasqua fino alla Pentecoste; ed anche come preparazione ad essa si organizza dalla Quaresima alla Settimana Santa. 8.1 – Quaresima. La Quaresima comincia con la prima domenica in carnes tolendas. Questa domenica non aveva ancora nessun segno penitenziale; nell’ufficio del vespro si faceva il congedo dell’alleluia. Il digiuno cominciava il lunedì. La Quaresima è strutturata in cinque domeniche nelle qualo si ricordavano i grandi temi della catechesi per i catecumeni, cioè: le tentazioni di Gesù, la Samaritana, il cieco, e la risurrezione di Lazzaro. Nella terza domenica, dopo quella dedicata alla Samaritana, si celebrava la domenica De mediante, perché proprio questa domenica si trovava nel bel mezzo della Quaresima. La tradizione B, invece, ha un’altra struttura del lezionario domenicale. La seconda parte della Quaresima, dopo la domenica De mediante, viene chiamata De Traditione, perché l’accento si pone sulla passione del Signore, soprattutto nell’ufficio (v. i canti e le orazioni). La domenica delle Palme, pur aprendo la Settimana Santa e ricordando l’ingresso del Signore a Gerusalemme, è un giorno eminentemente battesimale. Nell’ufficio mattutino si benedice l’olio dei catecumeni e si fa il rito dell’effeta; prima della celebrazione della messa si benedicono le palme e si fa la processione; nell’omelia si fa la traditio symboli, e durante la messa si consacra il crisma che si presenta con il pane ed il vino, e si depone sull’altare. Il triduo pasquale cominciava il Giovedì Santo e finiva nella Veglia pasquale. Nel Giovedì Santo si celebrava la messa nelle ore postmeridiane, ad nonam. Comunque c’era un’altra messa per titulos, per quelli che non potevano assistere alla messa postmeridiana nella chiesa principale; lo stesso accadeva nella Veglia pasquale.

117 Nel Venerdì Santo c’erano due celebrazioni. All’ora di Terza si faceva la solenne adorazione della Croce nella chiesa del suo nome (?); poi, nel pomeriggio, all’ora di Nona c’era l’ufficio De indulgentia. Era un ufficio penitenziale di purificazione per tutta la Chiesa nella stessa ora nella quale moriva Gesù. In esso anche si celebrava la riconciliazione dei penitenti. La partecipazione a questa celebrazione era una condizione necessaria per poter partecipare alla comunione pasquale. Il Sabato notte si celebrava la Veglia pasquale: oltre al lucernario e alle dodici lezioni, intercalate tra di esse, c’erano anche le orazioni della prex fidelium. Vi era, poi, la celebrazione dell’iniziazione cristiana e seguiva finalmente la messa. Con la celebrazione della Veglia pasquale si concludeva anche il triduo sacro. 8.2 – Pasqua e il tempo pasquale. Alla domenica di Pasqua si celebrava la messa della risurrezione del Signore. La domenica di Pasqua aveva la sua ottava (è l’unica festa che ha l’ottava) che si concludeva con la domenica. Dopo di questa seguono le domeniche di Pasqua, fino a compiere i cinquanta giorni; sette domeniche includendo quella dell’ottava. Quando si compiono i quaranta giorni dopo Pasqua, cioè il Giovedì dopo la sesta domenica, si celebra la festa dell’Ascensione del Signore. Nei giorni che vanno dall’Ascensione fino a Pentecoste, si celebravano le Litanie Canoniche; erano giorni penitenziali che preparavano per la festa della Pentecoste. 8.3 – Avvento-Natale-Epifania. Il Concilio di Saragozza, nel canone 4 prescrive un tempo di preparazione alla festa dell’Epifania. In questo periodo riconosciamo lo stato più primitivo dell’Avvento, ed anche sappiamo che la celebrazione del Natale è posteriore a quella dell’Epifania. L’Avvento si sviluppa posteriormente in sei settimane (cinque nella tradizione A), tanto da cominciare dopo la festa di S. Martino. L’Avvento finisce prima della festa del Natale.

118 Nell’Avvento, concretamente il 18 dicembre si celebra la festa della Madonna, istituita dal X° Concilio di Toledo (a. 656), appunto per non celebrare la festa del 25 marzo che corre nella Quaresima128. Dopo il Natale, nella sua ottava, si celebra la festa della Circoncisione del Signore. Anche dopo il Natale si celebravano le feste di S. Stefano, S. Giacomo fratello del Signore e S. Giovanni. La festa dei Santi innocenti si celebra dopo l’Epifania, così si segue la cronologia del testo evangelico. 8.4 – Giorni penitenziali. Oltre la Quaresima, nell’ambito dell’anno liturgico c’erano i giorni penitenziali. All’inizio dell’anno si celebravano In caput anni tre giorni di penitenza, tra il primo gennaio ed il 6, la festa dell’Epifania. Prima della Pentecoste si celebravano le litanie canoniche. A settembre, prima di S. Cipriano, ed a novembre, prima di S. Martino, si celebravano anche tre giorni di digiuno. 8.5 – Tempo ordinario. Le domeniche fuori di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, si chiamano De Quotidiano. Esse sono concepite come celebrazioni indipendenti, senza costituire un ciclo coerente fra di loro. Il loro numero cambia secondo i manoscritti.

8.6 - Il Santorale Nel calendario prendono il primo posto le celebrazioni di S. Pietro e Paolo, Andrea, Giovanni Evangelista, Giacomo il Minore, Simone e Giuda, ed anche Giacomo il Maggiore. Poi vengono i martiri ispanici, ed anche martiri della Chiesa universale. Di Giovanni Battista si celebra la natività e la decollazione; si celebra anche la festa dell'invenzione della croce, la cattedra di Pietro e la dedicazione della basilica di S. Michele.

128

Adeo speciali constitutione sancitur ut ante octavum diem, quo natus est Dominus, Genetricis quoque eius dies habeatur celeberrimus et preclarus (c. 1).

119 Sono poche le feste dei confessori, perché si celebra soltanto S. Martino, S. Girolamo e Sant’Agostino. Sant’Emiliano è l'unico confessore ispanico che figura nel calendario. Durante la Quaresima non si celebra nessuna festa dei Santi, e le feste che si celebrano nel tempo pasquale e nell'Avvento, acquistano la colorazione propria di questi tempi liturgici. 9 – L’ufficio Divino. Nella liturgia ispanica c’è una chiara divisione tra l’ufficio cattedrale e l’ufficio monastico, i quali, pur avendo una struttura simile, tuttavia sono molto differenti tra di loro, e tuttavia si deve dire che entrambi si completano. L’ufficio cattedrale ha soltanto due ore, mentre l’ufficio monastico è più complesso, più ampio, ed include anche l’ufficio cattedrale. La struttura generale di ambedue gli uffici dovrebbe essere la seguente: Introduzione Salmodia Lettura della Sacra Scrittura Imnodia Eucologia Apendice devozionale (?) 9.1 – L’ufficio cattedrale. L’ufficio cattedrale è costituito da due ore di preghiera: ad vesperum et ad matutinum. Nelle ferie penitenziali si aggiungono le ore minori di terza, sesta e nona. L’ufficio cattedrale si distingue per la varietà dei suoi elementi, benché in esso riscontriamo delle formule invariabili. La salmodia è ridotta al minimo nell’ufficio cattedrale: tre salmi nel vespro, e nove oppure undici nell’ufficio mattutino; per questa ragione, in questa ufficiatura si mette in rilievo l’eucologia ed i cantici. Questa variabilità di elementi costitutivi fa si che l’ufficio cattedrale si svolga secondo il ritmo dell’anno liturgico, giacché la teologia dei diversi cicli liturgici si trova alla base della sua ufficiatura. Appunto per questa varietà c’era bisogno di molti libri liturgici: 1 - Il Liber Psalmorum 2 – Il Liber Canticorum 3 – Il Liber Himnorum

120 4 – Il Liber Orationum Psalmographus 5 – Il Liber Orationum Festivus 6 – L’Antiphonario 9.2 – Schema dell’ufficio cattedrale AD VESPERUM AD MATUTINUM In feriis poenitentialibus Ad Tertiam Ad Sextam Ad Nonam OFFICIUM FERIALE OFFICIUM VESPERTINUM Oblatio luminis Vespertinum (psalmus) Antiphona. Psalmus Antiphona. Psalmus Hymnus Versus (traditio A) Supplicatio (traditio B) Completuria Pater noster Petitio (traditio B) Benedictio OFFICIUM MATUTINUM Antiphona cum psalmo tertio Collecta de psalmo tertio Antiphona. Psalmus. Collecta Antiphona. Psalmus. Collecta Antiphona. Psalmus . Collecta Responsorium Antiphona cum psalmo quinquagesimo Collecta Antiphona cum cantico de V.T. Oratio de cantico (traditio B) Antiphona cum psalmo matutinario Antiphona. Psalmi 148-150 (Lectio) Hymnus Versus (traditio A) Supplicatio (traditio B) Completuria Pater noster Petitio (traditio B) Benedcitio (traditio A) OFFICIUM DOMINICALE OFFICIUM MATUTINO Hymnus: Aeterne rerum Conditor

121 Oratio de aeterne Psalmi canonici (3,50,56) cum antiphonis concordibus Oratio de psalmis canonicis Antiphona. Versus de psalmo. Collecta Antiphona. Versus de psalmo. Collecta Alleluiaticum. Versus de psalmo. Collecta Responsorium Antiphona cum cantico de V.T. Oratio de cantico (traditio B) Antiphona cum benedictionibus (Oratio) Sonum Antiphona cum psalmis 148-150 (Lectio) Hymnus ( Te Deum laudamus in dominicis De Quotidiano) (Supplicatio) Completuria Pater noster Petitio (traditio B) Benedictio (traditio A) Psallendum Oratio (N. B. La struttura dei vespri domenicali è uguale alla struttura dell’ufficio festivo). OFFICIUM FESTIVUM OFFICIUM VESPERTINUM Oblatio luminis Vespertinum. Versus Oratio (traditio B in aliquibus solemnitatibus) Sonum Antiphona. Versus Alleluiaticum. Versus Hymnus Versus (traditio A) Supplicatio (traditio B) Compoleturia Pater noster Petitio (traditio B) Benedictio Psallendum Oratio OFFICIUM MATUTINUM Antiphona cum psalmo tertio Collecta Antiphona. Versus de psalmo. Collecta Antiphona. Versus de psalmo. Collecta Alleluiaticum. Versus de psalmo. Collecta

122 (In traditione A tertia antiphona est cum alleluia) Responsorium Oratio Antiphona cum psalmo quinquagesimo. Collecta Antiphona cum cantico variabili de V. T. Oratio de cantico (traditio B) Antiphona cum benedictionibus Sonum Antiphona cum psalmis 148-150 (Lectio) Hymnus Versus (traditio A) Supplicatio (traditio B) Completuria Pater noster Petitio (traditio B) Benedictio (traditio A) Psallendum Oratio 9.3 – L’ufficio monastico L’ufficio monastico è formato dalle ore canoniche e dalle ore peculiari, oltre che dall’ufficio cattedrale. Le ore peculiari sembra che abbiano origine da Fruttoso di Braga: esse erano una specie di meditazione che precedeva oppure seguiva l’ufficiatura canonica. L’ufficio monastico, pur mantenendo una struttura fondamentale ed identica con l’ufficio cattedrale, è molto diverso da esso. La caratteristica dell’ufficio cattedrale era la variabilità dei suoi elementi, mentre l’ufficio monastico si caratterizza per la sua invariabilità; in esso le letture sono molto brevi, per cui l’accento si pone sulla salmodia. La salmodia è ciò che costituisce l’ufficio monastico: nelle ore canoniche si recitavano trenta salmi nelle ferie e trentasei nelle domeniche. A motivo di tutto questo, il Salterio costituisce il corpo centrale dell’ufficio: in esso l’eucologia ed i cantici sono ridotti alla minima espressione. La riduzione dell’eucologia fa si che la teologia dell’ufficio monastico punti sulla teologia delle Ore più che sulla teologia dell’Anno Liturgico.

9.4 – Schema dell’ufficio monastico

123 OFFICIUM MONASTICUM Horae canonicae ................................................................... AD VESPERUM ................................................................... Ordo ad completam ................................................................... ................................................................... ................................................................... ................................................................... Ad nocturnos .................................................................... .................................................................... AD MATUTINUM .................................................................... Ordo ad tertiam .................................................................... Ordo ad sextam .................................................................... Ordo ad nonam

Horae peculiares Ad decimam, undecimam et duodecimam .................................................................... Ordo ante completam .................................................................... Ordo post completam Ante lectulum Ad medium noctis Peculiaris vigilia .................................................................... Post nocturnos Ordo peculiaris aurorae .................................................................... Ordo ad primam et secundam .................................................................... Ordo ad quartam et quintam ..................................................................... Ordo ad septimam et octavam ....................................................................

124 VI - LA LITURGIA CELTICA Bibliografía L. GOUGOUD, Celtiques liturgies :DACL II/2 (Paris 1910) 2969-3032. J. PINELL, "La liturgia celtica", in AA. VV. Anamnesis 2 (Casale Monferrato 1978) 67-70. L-C. SHEPPARD, Celtic rite :New Catholic Encyclopedia (Washintong 1967) 384385. M. TOSI, La liturgia di san Colombano a Bobbio :Columba 5 (1964) 79-86; 7 (1965) 25-32. F-E. WARREN, The Liturgy and Ritual of the Celtic Curch (Oxford 1881). Questa liturgia non viene considerata da molti studiosi, e tante volte si abbina con la liturgia gallicana. La causa di questo fatto è dovuta in parte alla poca originalità ed ai pochi documenti di questa liturgia pervenuti fino a noi. Questa è una di quelle liturgie occidentali che sorse proprio come liturgia originale e differente delle altre liturgie, però appena nata non si sviluppò, e perciò ricevette l'influsso delle altre liturgie (gallicana, ispanica e romana). 1 - Nome Gli usi liturgici sviluppatosi nelle chiese celtiche dell'Irlanda, nel periodo che va dal secolo VI al secolo IX, sono chiamati "liturgia celtica". Non si può parlare di una vera e propria liturgia secondo il senso in cui si è parlato delle altre liturgie occidentali, appunto perché questa liturgia non riuscì a svilupparsi pienamente, e gli influssi delle altre liturgie sono talmente considerevoli che non permettono di parlare di originalità liturgica propria. Malgrado tutto, le fonti più antiche, del settimo secolo ci danno uno schema di ordo missae e di ufficio monastico. Gli influssi gallicani ed ambrosiani nonché ispanici sono notevoli. Ma questa liturgia si propagò oltre l'Irlanda, e fu celebrata nella Gran Bretagna, in Scozia e nella Penisola Occidentale della Francia (la Bretagna di Armorica): ciò fu dovuto alle trasmigrazioni dei Celti. Fu celebrata anche nelle colonie monastiche irlandesi fondate da S. Colombano in Francia (Luxueil), in Germania (Ratisbona), in Svizzera (St. Gallen) e in Italia (Bobbio). Nella liturgia celtica possiamo distinguere due periodi; il primo, dagli inizi fino alla seconda metà del secolo V con l’evangelizzazione di Patrizio, corrisponderebbe al periodo romano. Però di questo periodo non sappiamo nulla. Il secondo periodo comincerebbe con l’opera evangelizzatrice di Patrizio.

125 Gli usi celtici sparirono progressivamente a partire del secolo VIII; nel 1069 gli usi celtici furono oppressi totalmente. 2 - Origini La Chiesa più antica nelle Isole Britanniche è quella formata dalla cristianità celtica della Britannia. Fu costituita nel corso della conquista romana (dai cristiani fuggiti da Lione e Vienne). Secondo la testimonianza di Tertulliano, il cristianesimo si diffuse oltre i territori occupati dai Romani. La presenza di Vescovi britannici (Londra, Lincol, York) ai concili del sec. IV nelle Gallie, in Bulgaria (Sardica) e in Italia (Rimini nel 358), dimostra l'esistenza di un’organizzazione ecclesiale nelle Isole Britanniche. Però questo il cristianesimo morì assieme alla caduta dell’Impero Romano alla fine del secolo IV e all’inizio del secolo V. Ciò fu dovuto alle invasioni pagane del Nord della Gran Bretagna, i Pitti, dall’Ovest (Irlandesi e Galli) e dall'Est (Angli e Sassoni). I cristiani rimasti in Inghilterra fuggirono sulle montagne occidentali dove ben presto riorganizzarono la Chiesa. Una prova della vitalità di questa Chiesa è la sua azione missionaria. Da queste comunità proviene diretta o indirettamente l'evangelizzazione della Scozia e dell'Irlanda. Alla fine del secolo IV e all’inizio del secolo V, l'Irlanda era ancora un paese sconosciuto dal Continente Europeo. La vera e propria conversione dell'Irlanda fu opera di S. Patrizio (+461ca.), benché il Papa Celestino I avesse inviato il vescovo Palladio nel 431. La diffusione del cristianesimo fu rapidissima dovuto alla costituzione sociologica della società fondata sul clan; la conversione del capo del clan portò alla conversione tutto il gruppo. Questa stessa costituzione sociale condizionò la costituzione della Chiesa che si organizzò intorno all'Abate-Vescovo, più che in un territorio intorno alla cattedrale. Questa impostazione monastica della costituzione ecclesiale si sentirà nella liturgia. La caratteristica del monachesimo irlandese è una grande austerità vissuta nella solitudine. Questo atteggiamento provoca un certo individualismo o personalismo tipico di questa spiritualità. Queste caratteristiche si troveranno nei testi liturgici. 3 -Fonti Ir = München, Staatsbibliothek, ms. Clm. 14429 Ed. A. DOLD - L. EINZENHÖFER, Irische Palimpsrstsakramentar =TuA 53-54 (Beuron 1964).

126 Ir M = Oxford, Bibl. Bodleiana, ms. 504 Ed. F-E. WARREN, The Manuscript Irisch Missal of Corpus Christi College (Oxford) (London 1879). Stw = Dublin, Royal Irisch Academy, ms. D II 3 Ed. G-F. WARNER, The Stowe Missal =HBS 32 (London 1920) (CLLA 101). A Ban = Antifonario di Bangor Ed. F-E. WARREN, The Antiphonary of Bangor, I-II (London 1893-1895) Antiphonarium Monasterii Benchorensis :PL 72, 579-606. Col = L. BROU, Le fragment liturgique Colmar 144, reste d’un pontifical irlandais du VIIIè. siècle :BLE 54 (1955) 65-71. 4 - L'ordo missae [Litanie] Orationes Gloria in excelsis (cum interpollationibus) Oratio EPISTOLA - Oratio Psalmus - (Oratio) Alleluia - (Oratio) Deprecatio S. Martini - Oratio Dirigatur (Ps 140,2, ter canitur) Hic elevatur linteamen de calice Veni, Domine, sanctificator omnipotens et benedic hoc sacrificium preparatum tibi. Amen. (ter canitur) EVANGELIUM - Oratio CREDO Cantus offertorialis Orationes super oblata PRAEFATIO - SANCTUS (cum interpollationibus, cfr. LMS 115) CANON ROMANUS (cum multis adiunctis, elenchus nominum sanctorum-oratio Ambrosi-elenchus nominum sanctorum) Cantus ad fractionem (Cognoverunt Dominum) Fractio PATER NOSTER - Embolismus Benedictio ad pacem - Cantus ad pacem Cantus ad commixtionem - commixtio Cantus ad communionem - communio Oratio gratiarum actionis Quest'ordo missae si trova nel Messale di Stowe.