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Introduzione Con la presente tesi vogliamo presentare due romanzi di Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di vita e Una vita violenta. Queste opere sono state scritte dopo il forzato trasferimento di Pier Paolo Pasolini dal Friuli a Roma e hanno segnato in particolar modo sia il suo percorso letterario, che la sua vita personale. Dapprima parleremo secondo ordine cronologico dei dati biografici essenziali al fine di conoscere meglio la personalità dello scrittore e accenniamo anche alla produzione artistica, menzionando nel contempo i titoli delle sue opere più significative. Siccome questi due romanzi sono in parte autobiografici, riteniamo importante porre attenzione sul percorso umano di questo autore. Nel seguito concentreremo la nostra attenzione sul primo dei romanzi, Ragazzi di vita, parleremo della sua particolare struttura e riassumendo la trama ci dedicheremo alla sua analisi, parlando dei suoi personaggi e dei suoi aspetti fondamentali, cioè della sua ambientazione nelle borgate romane e della particolare scelta linguistica che è stata fatta per la narrazione, cioè dell´uso del dialetto - gergo del sottoproletariato romano. La terza parte viene dedicata al romanzo Una vita violenta. Anche qui come nel capitolo precedente cercheremo di osservare bene la struttura e la trama, prestando attenzione all ´ambiente delle vicende e alla fine studieremo il processo interiore del protagonista. La quarta parte della tesi si pone come oggetto una sorta di confronto dei protagonisti di questi due romanzi e alla fine vogliamo soffermarci sull´impatto che queste due opere hanno provocato.
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1. Vita di Pasolini 1 1.1 Periodo friulano Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922, l´anno in cui Mussolini va al potere. É primogenito dell´ufficiale di fanteria Carlo Alberto Pasolini, discendente di un ´antica famiglia nobile e della maestra di scuola elementare Susanna Colussi , di famiglia contadina originaria in Casarsa nel Friuli. Gli anni della sua infanzia ed adolescenza sono segnati dai continui trasferimenti del padre. Durante la sua carriera militare la sua famiglia cambierà diverse città, tra queste Belluno, dove nel 1925 nasce il secondogenito Guido Alberto per infine ritornare nuovamente a Bologna. I continui spostamenti avvengono quasi sempre con frequenza di un anno, costringendolo a trovare sempre di nuovo il proprio posto tra i suoi compagni di classe. Pier Paolo si sente escluso e solo, ma rimane comunque studente entusiasta, sensibile e curioso di sapere, con ottimi voti. Frequenta la prima elementare a Conegliano, la città dei suoi studi liceali, per proseguire a Cremona, a Scandiano, a Reggio Emilia per fermarsi alla fine a Bologna per sette anni. Pier Paolo vive una relazione di simbiosi con la madre, mentre quello con il padre è un rapporto difficile. »L´odore della povera pelliccia di mia madre è l´odore della mia vita «. 2 »Tu sei la sola al mondo che sa del mio cuore cio che è sempre stato, prima di ogni altro amore«. 3
Tra padre e il figlio ci sono tante incomprensioni e tanta rivalità. Ma alla fine è stato Carlo Alberto che lo voleva poeta e letterato, spingendolo a scegliere la carriera che poi ha intrapreso.
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Per la biografìa di Pasolini si vedano : Enzo SICILIANO, Vita di Pasolini, Oscar saggi Mondadori, Milano, 2005; Luigi MARTELLINI, Introduzione a Pasolini, Editori Laterza, Bari, 1989; Vincenzo MANNINO, Invito alla lettura di Pasolini, Mursia Editore, Milano, 1974 2
Enzo SICILIANO, Vita di Pasolini, cit., p. 41
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ENZO GOLINO, Poeti d´Italia - volume quarto, Pasolini e i moderni, Novecento, cit., p. 148
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Fondamentali sono i soggiorni a Casarsa, dove la famiglia ritorna ogni estate. Dopo numerosi alloggi militari provvisori, la famiglia Pasolini trova finalmente una vera casa nella terra materna in Friuli. Pier Paolo lascia il cuore in questa terra ed è proprio qui che comincia a scrivere all´età dei sette anni le sue prime poesie, già allora di natura petrarchesca e dai metri complicati. Ai tempi del liceo crea insieme agli amici Luciano Serra, Franco Farolfi e Fabio Mauri un gruppo per la discussione di poesie. Alla passione per la letteratura e la scrittura in particolare si aggiunge più tardi anche quella per il disegno e per la pittura, come quella per lo sport. Grazie ai suoi eccelenti risultati salta un anno di liceo e presenta la maturità in autunno, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere dell´Università di Bologna all´età di soli diciasette anni. Promosso capitano della squadra di calcio della sua Facoltà, insieme agli amici partecipa non solo ai raduni sportivi, ma anche ai Littoriali della cultura e dell ´arte. E proprio l´interesse per la cultura che chiarisce i suoi pensieri e che lo allontana dall´ideologia fascista. Legge Occassioni di Montale, Ungaretti, Manzoni, le traduzioni dei lirici greci, scopre psicoanalisi di Freud. Pasolini costituiva già dai tempi del liceo una sorta di „guru“, autorità naturale, per i suoi coetanei: lui gli indicava i libri da leggere extrascolastici come Taras Bulba o Dostoevskij, li portava al cinema a vedere i film di John Ford e di Fritz Lang. Nel 1941 come ogni anno la famiglia trascorre l´estate a Casarsa. Da lì Pier Paolo scrive lettere ai suoi amici, allegando a volte anche delle poesie che contengono frammenti nel dialetto friulano. Collabora nella rivista del GIL bolognese „Il settaccio“ e scrive poesie in friulano e in italiano che saranno raccolte nel libretto di soli 46 pagine. Saranno pubblicate alle spese dell´autore nel 1942 come „Poesie a Casarsa“ cogliendo subito l´attenzione di Gianfranco Contini4 che gli dedicherà una recensione positiva. In questo periodo la famiglia Pasolini cerca un luogo piú tranquillo e sicuro per aspettare la fine della guerra e decide di trasferirsi prima a Casarsa e poi a Versutta. Il 1° settembre 1943 Pasolini è costretto ad arruolarsi a Livorno, e quando l´8 settembre disobbedisce all´ordine di consegnare le armi ai tedeschi, fugge. Mentre il padre, richiamato in Africa, é prigioniero in guerra laggiú, Pier Paolo e Suzanna aprono una piccola scuola privata a Versutta. Guido invece non acceta di stare nascosto e decide di 4
Gianfranco Contini (1912 – 1990) era un critico e storico della letteratura italiana.
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raggiungere le truppe partigiane. Pasolini vede il suo fratello per l´ultima volta alla stazione dove lo accompagna. Viene a sapere della sua morte molto tempo dopo la fine della guerra e la perdita di Guido sarà uno dei dolori più grandi della sua vita. Quando Pasolini cerca degli attori per il suo film „Il Vangelo secondo Matteo“ é la madre Susanna che da il volto alla Madonna disperata per la morte del figlio. Prosegue intanto l´iniziativa della scuola a Versutta, dove Pasolini viene ormai considerato un vero maestro. É l´anno 1948, il periodo del romanzo Amado mio5, Pier Paolo si innamora di un ragazzo giovane. Nel 1945 viene fondata da Pasolini „l ´Academiuta di lenga furlana“, raccogliendo un gruppo di poeti che cercano di aprire una nuova strada per la poesia in friulano. In novembre dello stesso anno discute la sua tesi di laurea intitolata „Antologia della poesia pascoliana: introduzione e commenti“ prendendo il massimo dei voti e lode. Dopo la laurea prende l´incarico ufficiale di insegnante di materie letterarie ed entra nel PCI. Sempre impegnato nel partito comunista partecipa anche al Congresso mondiale della pace a Parigi nel maggio del 1949. Pasolini non ha mai fatto del suo orientamento omosessuale un segreto, ma è per questo che arrivano i primi problemi con la giustizia. In ottobre dello stesso anno Pier Paolo viene segnalato ai carabinieri per corruzione di minorenni e atti osceni in pubblico e anche se al processo viene assolto, i dirigenti del PCI decidono di espellirlo ugualmente dal partito e gli viene tolto anche l´incarico dell´insegnamento.
1.2 Roma »Nell´inverno del ´49, … fuggii con mia madre a Roma, come in un romanzo.« 6
Per Pasolini è un colpo duro e decide quindi di lasciare il suo amato Friuli e trasferirsi a Roma insieme a Suzanna. I primi due anni sono molto difficili e come in passato, ancora una volta deve affrontare una realtà nuova; è solo e senza lavoro. All´inizio cerca di dare lezioni private, ma senza successo. 5
Solo grazie al giornalismo riesce a
Amado mio è un romanzo autobiografico di Pasolini uscito postumo. È diviso in due parti, Atti impuri e Amado mio e parla della sua giovinezza friulana. 6
Enzo SICILIANO, Vita di Pasolini, cit., p. 179
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guadagnarsi qualcosa. Comincia come correttore di bozze, ed in primavera del 1950 esce il suo primo articolo in elzeviro su „La liberta d´Italia“. Collabora a „Il Quotidiano“ pubblicando oltre alle pagine letterarie anche delle corrispondenze giornalistiche, firmandosi con il nome di Paolo Amari. Scrive anche su „Il Mondo“, su „Il Lavoro“ di Genova, su „Il Giornale“ di Napoli, su „Il Popolo di Roma“. »Le sue aperture di terza pagina sono spesso narrative: Pier Paolo tira fuori dal cassetto qualche capitolo di Amado mio (Avventura adriatica, sul „Quotidiano“ del 31 maggio 1950); oppure qualche cartellina di quello scartafaccio che sarà poi Il sogno di una cosa. Ma Roma lo ha già catturato: „Roma, con tutta la sua eternità, e la citta più moderna del mondo: moderna perchè sempre al livello del tempo, assorbitrice di tempo.«7 Continua la scrittura del romanzo La meglio gioventù, iniziato in Friuli, e comincia a scrivere Ragazzi di vita, il suo grande capolavoro. Grazie all´aiuto del poeta abbruzzese Vittorio Clemente ottiene il posto di insegnante in una scuola privata a Ciampino a 25 mila lire al mese, impiego che gli permette di vivere. A Roma incontra un giovane di nome Sergio Citti, che diventerà un elemento importante della sua vita. Sarà proprio lui a insegnarli il dialetto romanesco e in seguito anche la sua mano destra nella regia di molti suoi film. Pasolini frequenta ambienti intelettuali romani che riconoscono il suo genio e grazie ai nuovi contatti acquisiti entra a far parte del mondo culturale italiano. Entra nell ´ambiente del cinema, conosce Giorgio Bassani e con il suo aiuto partecipa alle prime sceneggiature cinematografiche. Nel 1957 convocato come filologo da Federico Fellini collabora alle Notti di Cabiria. Negli anni cinquanta l´attenzione di Pasolini si concentra non più sul Friuli, ma sulle borgate romane, a cominciare dal suo quartiere, Monteverde. È nel quartiere del sottoproletariato che Pasolini trova maggior fonte di ispirazione. La sua curiosità lo porta nei campetti di pallone e i pomeriggi trascorsi a giocare con ragazzi si trasformano
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E. SICILIANO, Vita di Pasolini, cit., p. 183
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in letteratura. Nel 1955 infatti manda all´editore Garzanti il dattiloscritto del suo primo romanzo che uscirà in aprile dello stesso anno con il titolo „Ragazzi di vita“. Nonostante le recensioni negative della critica ( interviene anche il PCI ) e l ´esclusione dal premio Strega, il libro ottiene da subito un grande successo. Neanche tre mesi dopo l´uscita, il romanzo viene segnalato al procuratore della Repubblica per il suo „carattere pornografico“. In dicembre vengono imputati di pubblicazione oscena sia Pier Paolo Pasolini che Aldo Garzanti, proprietario della casa editrice. Seguirà il processo, al quale entrambi saranno assolti pienamente con la giustificazione che il fatto di rappresentare la vita e i dialoghi dei ragazzi in modo realistico non costituisce reato. Il romanzo può tornare in libreria dopo mesi di sequestro. Da allora, eccetto per L ´Usignuolo della Chiesa Cattolica tutte le sue opere vengono pubblicate dalla Garzanti. Il mondo del sottoproletariato romano gli ispira oltre alla raccolta di poesie
La
religione del mio tempo anche un romanzo nuovo : Una vita violenta. Il romanzo arriva dopo un lungo lavoro di autocensura a tre anni da Ragazzi di vita, ma come e già successo, non otterrà nè il premio Strega nè quello di Viareggio, ma sarà comunque apprezzato dal pubblico e si assicurerà il premio letterario della Città di Crotone, conferitogli da una giuria composta da intelettuali tra i quali Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda o Alberto Moravia. Nel 1958 muore a Roma il padre Carlo Alberto. »Mio padre soffriva, ci faceva soffrire: odiava il mondo che aveva ridotto a due tre dati ossessivi e inconciliabili: era uno che batteva continuamente, disperatamente, la testa contro un muro. La sua agonia vera durò molti mesi: respirava a fatica, con un continuo lamento. Era malato di fegato, e sapeva che era grave, che solo un dito di vino gli faceva male, e ne beveva almeno due litri al giorno. Non si voleva curare, in nome della sua vita retorica. Non ci dava ascolto, a me e a mia madre, perchè ci disprezzava. Una notte tornai a casa, appena in tempo per vederlo morire.« 8 Non c´ è nessun dubbio per quanto riguarda le difficoltà che dovevano accompagnarli nella vita di tutti i giorni, nonostante questo, era proprio a suo padre che Pasolini dedica la sua prima opera poetica. Carlo Alberto ritagliava articoli sul suo figlio dai giornali di nascosto. 8
Enzo SICILIANO, Vita di Pasolini, cit., p. 230
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Negli anni sessanta per Pier Paolo Pasolini c´è un grande bersaglio : la televisione. Durante le ricerche di location e personaggi per un nuovo film, intervista italiani per conoscere le loro opinioni sull´amore, sulla sessualità, sui costumi e sulle importanti leggi emanate in quel periodo. Così nasce un film documentario „Comizi d´amore“ 9
con all´interno opinioni di contadini, calciatori, studenti, operai, persone comuni ma
anche di persone autorevoli come Alberto Moravia,
Orianna Fallaci o Giuseppe
Ungaretti. Il ruolo dell´intervistatore riprende alcuni anni dopo con l´intervista al poeta maledetto Ezra Pound.
1.3 Cinema Come abbiamo già accennato, Pasolini a Roma viene in contatto con il mondo del cinema. Dopo il suo contributo a Notti di Cabiria, collabora ad alcune sceneggiature e esordisce anche come attore nel film Il Gobbo del 1960. Ed è proprio in quest´anno che avviene il passaggio dalla letteratura al cinema, il quale sta vivendo il suo grande boom. »Il sentire di non poter più scrivere usando la tecnica del romanzo si è trasformato subito in me, per una specie di autoterapia inconscia, nella voglia di usare un´altra tecnica, ossia quella del cinema. L´importante era non stare senza far niente o fare negativamente. Fra la mia rinuncia a fare il romanzo e la mia decisione a fare del cinema, non c´è stata soluzione di continuità. L´ho presa come un cambiamento di tecnica. Ma era vero? Non si trattava piuttosto dell´abbandono di una lingua per un´altra lingua? Dell´abbandono della maledetta Italia per un´Italia, almeno, transnazionale? Della vecchia rabbiosa voglia di rinunziare alla cittadinanza italiana? (Per assumerne quale altra poi?). Ma in fondo non si trattava neanche di questo; no, non si trattava neanche dell´adozione di un´altra lingua […]. Facendo il cinema io vivevo finalmente secondo la mia filosofia. Ecco tutto.« 10 Il primo film firmato non più solo come sceneggiatore cinematografico ma anche come regista arriva nel 1961. I suoi film lo portano in giro per il mondo : nel 1961 va in India insieme a Alberto Moravia, un anno più tardi in Kenia e Sudan, nel 1963 prosegue in Nigeria, Guinea e Israele. Nel 1966 9
in occasione della
È possibilie visionare alcune delle interviste sul sito www.youtube.com, inserendo le voci di „Pasolini“ e „Comizi d´amore“ 10
Vincenzo MANNINO, Invito alla lettura di Pasolini, cit., p. 41
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presentazione di Accattone e di Mamma Roma visita per la prima volta gli Stati Uniti d ´America. Pasolini dice in un intervista a Oriana Fallaci a proposito del suo viaggio a New York : «Non mi era mai successo di innamorarmi così di un Paese. Fuorché in Africa, forse. Ma in Africa vorrei andare e restare, per non ammazzarmi. Sì, l’Africa è come una droga che prendi per non ammazzarti. New York invece è una guerra che affronti per ammazzarti». 11
L´attività narrativa e poetica di Pasolini si interrompe solo con la sua morte. Durante la sua vita sono state pubblicate opere : La meglio gioventù, Le ceneri di Gramsci, L ´usignolo della Chiesa Cattolica, La religione del mio tempo, Poesia in forma di rosa, Trasumanar e organizzar, La nuova gioventù e Le poesie. Oltre ad essere poeta, narratore e regista, Pasolini, negli ultimi anni della sua vita si dedica anche al teatro, e scrive articoli ricchi di intense riflessioni sui problemi civili e politici dell´Italia sul „Corriere della sera“.
1.4 Pasolini e la giustizia Pasolini si è aggiudicato il soprannome di „uomo dello scandalo“. Dall´episodio a Casarsa verrà denunciato e processato ancora numerose volte. Dalla corruzione di minorenni fino ai processi per alcuni dei suoi film di qui alcuni sono stati sequestrati o censurati (tra questi Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Teorema, Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle mille e una notte, Salò o le 120 giornate di Sodoma). Le aule di giustizia diventeranno la sua seconda casa e la sua persona uno dei bersagli preferiti dei giornali.
1.5 Pasolini e la ingiustizia Il 2 novembre 1975 all´idroscalo di Ostia viene ritrovato un corpo senza segni di vita. É talmente straziato e massacrato che ci vuole un po´ per riconoscere che si tratta di Pier Paolo Pasolini. Sul posto arrivano subito moltissime persone e tra il caos molte delle 11
Pasolini in un intervista a Oriana Fallaci, citazione tratta dal sito http://www.pasolini.net/vita03.htm
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tracce che avrebbero potuto individuare l´assassino si perdono. Poche ore prima del ritrovamento del corpo è stato fermato dai carabinieri per l´eccesso di velocità un ragazzo. L´auto sulla quale è stato fermato risulterà essere di Pasolini. Il ragazzo, allora diciottenne, durante gli interrogatori confessa l´omicidio. Si chiama Giuseppe Pelosi e nonostante gli inquirenti avessero indizie del coinvolgimento di più di una persona nell ´omicidio, Pelosi sarà l´unico condannato per l´assassinio di Pasolini. A trent´anni dalla morte di Pasolini, Pelosi durante un´ intervista racconta come è andata veramente quella notte tra il primo e il secondo novembre 1975. Dice di essere stato invitato da Pasolini a mangiare con la proposta di fare sesso. Aggiunge che nel momento in cui è sceso dalla macchina è stato colpito alla testa da più persone. Pelosi confessa di non aver ammazzato Pasolini ma che è stato minacciato sia lui che la sua famiglia se non avesse voluto confessare di essere stato lui. 12 I veri assassini di Pier Paolo Pasolini non sono mai stati puniti.
2. Ragazzi di vita 2.1 Osservazioni generali sul romanzo Pasolini viene da subito attratto dal fascino di Roma. Gli si apre un mondo tutto nuovo, cosí diverso dal Friuli della sua infanzia. Il contrasto è fortissimo : il passaggio dal mondo contadino in una metropoli piena di luci e traumatizzante, ma nello stesso tempo sveglia la sua curiosità di conoscere. Compie lunghissime passeggiate sia di giorno che di notte durante le quali incontra rappresentanti di tutte le classi sociali : personaggi noti, ma anche gente comune. Pasolini dopo il suo arrivo aveva difficoltà a trovare un impiego, era povero, ed è stata proprio la sua condizione ad avvicinarlo ai più poveri abitanti delle borgate romane, che diventeranno protagonisti delle sue opere. L´idea per la stesura del testo arriva quindi dagli incontri con i ragazzi del sottoproletario romano che 12
Cfr. Una parte dell´intervista a Giuseppe Pelosi tratta dal documentario „L´omicidio di Pasolini“ disponibile nella sezione dei video sul sito http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=407& 14
faranno da guida per Pasolini in questa realtà nuova. I primi abozzi preparatori fatti di studi sull´ambiente delle borgate saranno pubblicati solo molto più tardi nella parte iniziale del libro di racconti Alí dagli occhi azzurri . Nel 1953 sono stati invece pubblicati in anteprima due capitoli del romanzo sulla rivista intitolata “Paragone”. 13 Questi capitoli presentano alcune diversità dal romanzo e testimoniano l ´accurato lavoro di rifinitura che è stato svolto da parte dell´autore. Tra questi cambiamenti possiamo menzionare il nome del protagonista che nel romanzo non sarà più Lucia ma sarà soprannominato Ricetto, come se l´autore volesse porre l ´accento sul suo distaccamento dalla società normale, di integrazione. Un´altro cambiamento importante rispetto alla prima stesura è l´uso del dialetto. Saranno incrementati i termini dialettali e verrà inserito persino il gergo delle classi più basse per illustrare al meglio la natura dei ragazzi delle borgate romane. Inoltre verranno sostituite le parolacce con delle abbreviazioni con puntini, oppure con eufemismi. 14 Il periodo, in cui si svolgono le avventure dei ragazzi sono i primi anni ´50, in cui dura ancora lo slancio politico, che dava tanta speranza al popolo di una società più unita e di una giustizia sociale, cosa che si è rilevata essere nient´altro che un´illusione. Pasolini non è stato l´unico intellettuale ad essere attratto dai nuovi fenomeni che andava portando con sè il nuovo processo di industrializzazione. Intere masse contadine venivano richiamate in città con il sogno di una vita migliore, finivano però di vivere alle margini della società, sopravivendo in miserabili condizioni. Il progresso tanto proclamato dalle classi dirigenti e dalla borghesìa ha prodotto anche un tipo di sottosviluppo che ha messo le classi sociali più basse in condizioni disumane e ha così dato vita ad una protesta degli intelettuali e degli scrittori in particolare. A distanza di cinque anni dall´ arrivo di Pasolini a Roma, esce quindi presso la casa editrice Garzanti il suo primo romanzo intitolato Ragazzi di vita, suscitando molte polemiche. Se l´autore aveva delle intenzioni provocatorie, con la sua opera ci è riuscito pienamente. Il romanzo viene infatti segnalato per contenuto pornografico dopo 3 mesi in librerie e il suo autore, come anche l´editore, finiscono per essere imputati di pubblicazione oscena. Nonostante questo (o forse anche grazie 13
Cfr. Luigi MARTELLINI, Introduzione a Pasolini, pp. 48 – 49
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Cfr. Francesco MUZZIOLI, Come leggere Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, p.21
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a questo fatto) il libro riscontra un grande successo soprattutto dal pubblico. Al processo contro Ragazzi di vita hanno testimoniato Carlo Bo e per iscritto anche Giuseppe Ungaretti, ai quali Pasolini dedica per gratitudine il suo prossimo romanzo “Una vita violenta”. Sempre durante il periodo del sequestro del romanzo giuria composta da Carlo Emilio Gadda, Attilio Bertolucci, Carlo Bo e altri assegna al romanzo a Parma il premio “Colombo-Guidotti”. Agendo in questo modo hanno espresso il loro disaccordo con chi aggrediva il nuovo scrittore e il suo romanzo inconsueto. Come abbiamo già constatato nel capitolo dedicato alla vita dell ´autore, egli e anche il suo editore verranno pienamente assolti. A Pasolini verrà però comunque aggiudicato il ruolo di provocatore, dal quale non si sottraerà mai più.
2.2 Struttura narrativa del romanzo Ragazzi di vita in realtà non è un romanzo nel senso tradizionale perchè mancano gli attributi classici per poterlo definire tale. Non c´è un protagonista vero, manca un intreccio che accompagni i personaggi dall´inizio alla fine e quindi manca una struttura organica. Bisogna però ricordare che l´ispirazione di Pasolini era all ´inizio di carattere documentaristico. »In realta l´intreccio si presenta, come vedremo, assai complicato e indubbiamente non lineare nè univoco: si potrà parlare allora di una struttura „ad episodi“, i quali però vengono collegati fra loro e costruiti all´interno con procedimenti spiccamente romanzeschi.«
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Abbiamo quindi davanti a noi una serie di episodi, attraverso i quali ci viene offerta una testimonianza della vita nella periferia di Roma nell´arco di tempo tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni Cinquanta. C´ è una chiave che unisce i singoli racconti e nello stesso momento mette in movimento le vicende. Il meccanismo è costruito da un continuo alternarsi della conquista del denaro e la sua quasi immediata perdita che spinge i personaggi ad un recupero per pareggiarla. E l´abilità dell´autore che provvede a far partire l´azione e di riportarla sempre, quando il racconto sta per concludersi, al 15
Francesco MUZZIOLI, Come leggere Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Cit., p.22
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punto di partenza. Vari elementi si occupano della realizzazione di questo schema. Uno dei più importanti sono gli istinti naturali come la fame, il sonno o il desiderio sessuale. Un elemento inserito invece dall´esterno sono le tragedie e le disgrazie che colpiscono i nostri protagonisti come un vero “deus ex machina”16. »Questi drammi improvvisi risultano assolutamente immotivati, almeno al livello di consapevolezza dei personaggi stessi: servono però in modo adeguato a provocarne lo spostamento logistico, nonché a variare la composizione del cast facendo scomparire di volta in volta (con l´arresto di polizia, o addirittura con la morte) alcune figure, e consentendo l ´introduzione di nuovi elementi.« 17
Un´altra caratteristica romanzesca è l´uso dei flash-back. La loro funzione è quella di riempire gli spazi vuoti tra singoli racconti, introdurre i nuovi personaggi o aggiungere note che rendono più chiara la narrazione. Spesso queste inserzioni recapitolano che cosa è accaduto negli intervalli tra gli episodi, come se fossero delle didascalie. «Mo se famo er bagno, » disse con viso soddisfatto il Caciotta, che in quei tre annetti s´era ingrassato, «e poi se n´annamo ar cinema.»18
Questo esempio ci dimostra quanto è stato detto e ci da anche una prova che non si tratta di racconti separati, altrimenti non ci sarebbe il bisogno di questi mezzi per ricollegare le vicende. I tre anni sono infatti il tempo che passa tra il quinto e il sesto capitolo, che i ragazzi passano nel carcere a Porta Portese. La vicenda non ha una durata precisa, ma è possibile dedurre dal testo che copra all´incirca l´arco di tempo di sei anni. La vicenda non viene narrata secondo un ordine cronologico, i salti temporali tra i singoli episodi sono frequenti. Un´altro attributo del genere del romanzo costituisce il capitolo, con cui termina il libro. Esso ci permette di incontare nuovamente alcuni personaggi, di rivivere le situazioni raccontate nei precedenti episodi in modo da addipanare l 16
Ivi, p. 23
17
Ivi.
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Pier Paolo PASOLINI, Ragazzi di vita, cit., p. 150
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´intreccio e per avere un sorta di bilancio morale. Abbiamo quindi davanti a noi un romanzo, anche se non nella percezione tradizionalista, che ci viene raccontato in terza persona singolare da un narratore esterno. Il contrasto tra il narratore e i personaggi è marcato dall´uso di due linguaggi diversi. Per i dialoghi dei protagonisti l´autore sceglie la lingua propria al ceto sociale a cui appartengono, ovvero il dialetto romano, o per essere più precisi, gergo delle borgate romane. La voce narrante usa invece un lessico più complesso, costituito dall´italiano corrente
contaminato anch´esso dal romanesco. Le parti
dialogate si alternano a lunghi brani narrativi o descrizioni sia dell´ambiente che dei luoghi e dei personaggi. I brani narrativi sono talmente dettagliati e ricchi di indirizzi precisi che rendono le scene perfettamente illustrative e realistiche.
2.3 Trama del romanzo La storia ruota attorno ad un gruppetto di ragazzi del sottoproletariato romano che vivono di espedienti, di continue avventure e di furti per sopravvivere. L ´impressione è quella che si tratti di ragazzi costretti a crescere troppo in fretta, derubati dell´infanzia felice fatta solamente di giochi e compiti di scuola. Nonostante le miserabili condizioni di vita in cui si trovano, non perdono il loro vitalismo. Il romanzo si apre una caldissima giornata di luglio con il piccolo Riccetto che deve fare la prima comunione. Non appena finito il sermone, mentre tutti si recano nel cortile per fare le foto, vediamo il nostro protagonista scappare per andare al Ferrobedò, come viene chiamata la fabbrica Ferro - Beton. Ferrobedò è anche il titolo del primo capitolo. A quanto si può dedurre dalla presenza dei tedeschi che ancora presidiano la fabbrica, l´inizio della storia e ambientato verso la fine della seconda guerra mondiale. Sotto il sole scottante del mezzogiorno estivo Riccetto insieme ai suoi compagni di avventura Agnolo e Marcello corrono per i magazzini in cerca di qualcosa da poter portare via con sè e scambiarlo per pochi soldi. Il malloppo gli viene sottratto dalla milizia e solo grazie ad un´altro gruppo di giovanotti che non si lascia fregare e protesta, il bottino verrà restituito ai nostri ragazzi. Appena riescono ad ottenere una bella somma di denaro, perdono tutto giocando a carte. A Riccetto però sono rimasti cinquecento lire rubate ad un cieco, ma anche questi se ne vanno via quando decidono di andare a fare una gita in barca. 18
È questo il sistema conquista-perdita che spinge i nostri personaggi verso un nuovo guadagno, alimentando così il motore dell´azione e l´ intreccio stesso. Pasolini ci mostra i ragazzi come si recano al galleggiante sul Tevere, come scherzano tra di loro e come si, con minore o maggiore abilita, tuffano in acqua. Quando Agnolo riesce a cambiare i soldi, i tre affittano una piccola barca e noi possiamo assistere alla prima navigazione del Riccetto. Tutto si rovina nel momento in cui sulla barca salgono degli intrusi, ragazzi trasteverini più grandi, e la barca troppo piena comincia ad affogare. Ma quello che coglie l´attenzione del Riccetto è un altra cosa : l´acqua del fiume che tremola facendo in quel punto dei piccoli cerchi con qualcosa di nero che spunta dall´acqua. Dopo un po´ si accorge che è una rondine che si agita, ormai senza forza. Dopo aver cercato inutilmente di far fermare chi tirava i remi della barca si tuffa nella corrente per salvarla, assistito dai commenti dispregiativi dei compagni. «E che l´hai sarvala a ffa,» gli disse Marcello, « era così bello vedella che se moriva!» Il Riccetto non gli rispose subito. « È tutta fracica,» disse dopo un po´, «aspettamo che s ´asciughi!» Ci volle poco perchè s´asciugasse: dopo cinque minuti era là che rivolava tra le compagne, sopra il tevere, e il Ricetto ormai non la distingueva più dalle altre.
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Questa è una delle scene più significative del libro perchè ci mostra i vari aspetti dei caratteri dei ragazzi come la pietà, ma anche la crudeltà. Tra il primo e il secondo capitolo trascorrono due anni. Qui l´autore ci fornisce la data precisa : estate 1946. Il nostro protagonista è cresciuto e ha acquisito la malizia di un grande. Si unisce ad un gruppo di napoletani e insieme cercano di truffare i passanti ad un gioco di carte. Ad un tratto interviene la polizia, che porta al commisariato tutti tranne il Riccetto che riesce a sfuggire, munito di tutto il malloppo della banda appena catturata. Come è gia successo in precedenza, appena in possesso di denaro, Riccetto è pronto per goderselo appieno. Infatti si unisce ad un gruppo di ragazzi più grandi e insieme organizzano una gita ad Ostia, portando con sè anche una prostituta sui quarant´anni di nome Nadia. Mentre i compagni aspettano sulla spiaggia piena di turisti, nella cabina avviene l´iniziazione sessuale di Ricetto da parte di Nadia, la quale lo alleggerisce di tutti i soldi che aveva nella tasca dei pantaloni. Siamo quindi di fronte ad un altro esempio della conquista e quasi immediata perdita di denaro che riporta il protagonista nuovamente nella condizione 19
Pier Paolo PASOLINI, Ragazzi di vita, cit., pp. 28 - 29
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di povertà, in cui si compie l´arco narrativo. La figura di Nadia incarna qui il mondo falso degli adulti e viene quindi descritta senza ogni ombra di abbellimento. »La Nadia stava distesa li in mezzo con un costume nero, e con tanti peli, neri come quelli del diavolo, che gli s´intorcinavano sudati sotto le ascelle, e neri, di carbone, aveva pure i capelli e quegli occhi che ardevano inveleniti. [...] ...con la bocca rossa che pareva una fessura dell´inferno. « 20
A questo punto l´autore ci descrive una scena parrallela a quella del divertimento sulla spiaggia di Ostia in cui vediamo Marcello aspettando l´amico che tarda all ´appuntamento. Anche Marcello si confronta con il mondo degli adutli, qui raffigurato dalla madre del protagonista, sora Adele, ma a differenza dal Riccetto ne esce incontaminato e si sente chiaramente il suo legame al mondo dell´infanzia. Lo vediamo infatti intenerirsi davanti ai cuccioletti di cane fino al punto di spendere i suoi ultimi risparmi per acquistarne uno. Pochi momenti dopo viene gravemente ferito durante il crollo di un palazzo. In scena rientra Ricetto, all´oscuro della tragedia nella quale è rimasta vittima anche sua madre. La morte di sora Adele e dopo pochi giorni in ospedale anche di Marcello non sarà rappresentata esplicitamente ma soltanto allusa attraverso il pianto dei familiari. Passa un´altro anno e veniamo a sapere che Riccetto si è trasferito alla casa dello zio dalle parti di Tiburtino. Lo vediamo con altri ragazzi (Alduccio, Begalone e Caciotta), con i quali si appropria delle poltrone che invece dovevano portare al loro destinatario, e le vende. Il ricavato spendono in vestiti nuovi, scarpe a punta, un paio di occhiali e un po´ di divertimento notturno. Finiscono per dormire sulle panchine di Villa Borghese, dove durante la serata hanno fatto conoscenza con una vera fauna notturna formata da prostitute e delinquenti, dai quali vengono derubati durante il sonno delle scarpe nuove, degli occhiali e anche di tutto il denaro che gli era rimasto. I due non si lasciano sfuggire l´occasione di pareggiare la sfortuna e borseggiano una signora su un tram. Al ritorno a Tiburtino incontrano alcuni vecchi amici di Cacciotta, il quale non ha imparato la lezione dall´avventura precedente, e tutto sbruffonesco mostra il portafogli pieno, cosa che attira subito uno degli amici, un certo Amerigo. Egli si avvicina con aria misteriosa e convince Riccetto e Caciotta 20
Ivi., p. 43
20
a seguirlo in una sala da gioco. Il terzo capitolo finisce quindi sospeso, la conclusione arriva solo nel capitolo seguente.
Amerigo, definito come “il meglio guappo di Pietralata” 21 e descritto anche come un gigante, propone al Caciotta un affare non molto chiaro. Riccetto, che all ´inizio non si fidava alla fine si lascia convincere, ma dopo esser costretto dall ´Amerigo a fornirgli i soldi per il gioco al quale continua a perdere, approfitta di un momento di distrazione e scappa. Fa appena in tempo ad evitare lo scontro con i carabinieri arrivati sul posto. Riccetto tutto contento di esser fortunatamente fuggito appena in tempo, riprende il suo solito vagabondaggio. Mentre passeggia per le vie della città, incontra un certo Lanzetta, che aveva conosciuto a villa Borghese. Questi due si imbattono nell´ Alduccio, cugino del Riccetto, e da lui vengono a sapere la notizia del suicidio di Amerigo. Ricetto, un po´ per la curiosità, un po´ per la solidarietà perchè Amerigo era l´amico del Caciotta e perchè tanto non aveva niente di meglio da fare, decide di andare ai funerali. Ma la vita continua e la storia del quinto capitolo si indirizza verso l ´integrazione di Ricetto nel mondo del lavoro. Questo fatto nel libro si traduce in una sorta di tradimento del mondo originario, e Pasolini lo allontana dal suo posto di privilegiato in centro dell´attenzione. Quasi a illustrare questo cambiamento futuro l´inizio del quinto capitolo si apre con il Lenzetta, mentre Riccetto e Alduccio lo raggiungono solo più tardi. Il loro bersaglio stavolta è il deposito di materiali di un´officina. Prima che riescano a vendere il bottino, vengono disturbati da un vecchietto. Dopo essere venuti a sapere che anche lui ha intenzione di rubare per dare da mangiare alle sue cinque figlie, Riccetto e Lanzetta si scambiano un´occhiata di intesa. Riccetto riesce a sbarazzarsi di Alduccio e mandarlo a smerciare da solo la ferraglia e loro si uniscono al vecchietto nella speranza di poter trarre godimento dalle sue figlie, di cui tre erano in età per sposarsi. Lo accompagnano quindi per aiutarlo a rubare i cavolfiori e glieli portano fino a casa sua, dove fanno conoscenza delle figlie. La visita nella casa del sor Antonio, come viene chiamato il vecchietto, 21
Ivi, p.84
21
non rimarrà senza conseguenze. Dopo un po´ di tempo Riccetto si fidanza con una delle figlie e arriva la sua sistemazione nel mondo del lavoro. Trova un impiego presso un pescivendolo e ogni domenica invece di girare con i vecchi amici, accompagna la sua fidanzata al cinema con l´aria di un ragazzo serio, ormai sistemato. Ma lo stipendio non basta, bisogna far fronte alle nuove spese, il cinema, pantaloni nuovi. »D´altra parte, al Riccetto, i quattro soldi che guadagnava facendo il pischello del pesciarolo, non gli bastavano. E allora come fai a comportarti da ragazzo onesto ! Quando c´era da rubare, rubava, capirai, con quella fame addietrata di grana che teneva! Adesso poi c´aveva pure l´anello da fare alla ragazza...Cosi, col Lenzetta, decisero di organizzare un furto in grande: di farsi un bottino di semiassi e altro ferrovecchio da restare ingranati almeno per una mesata.« 22
Il Riccetto riprende allora le sue vecchie abitudini e insieme agli altri ragazzi organizzano un furto. Ma per mano dell´imprevedibile destino Lello e Lenzetta vengono catturati, Alduccio finisce in ospedale ferito, solo Riccetto riesce un´altra volta a sfuggire. Ma la sua libertà è solo apparente. Per paura di essere catturato anche lui, Riccetto non può tornare a casa e vagabonda quindi nella città alla ricerca di qualcosa da mangiare. Lo vediamo ridotto in condizioni pietose, a cercare qualcosa di commestibile tra i rifiuti ma senza successo. Riccetto trova un rifugio in un plazzo di via Taranto e addormentandosi non si accorge della porta dell´appartamento adiacente forzata e dell´appartamento medesimo svaligiato. Per ironia della sorte verrà arrestato per un furto che egli non ha mai commesso. »Lo portarono a Porta Portese, e lo condannarono a quasi tre anni – ci dovette star dentro fino alla primavera del ´50! – per imparargli la morale« 23
Scontata la pena ritroviamo Riccetto cambiato, stavolta a fare il manovale e pensare solo ai fatti suoi. Ciò è anche il motivo perchè perde il suo ruolo di protagonista nelle vicende. Sulla scena appaiono Cacciotta (anche lui appena uscito dalla gallera), Alduccio e il Begalone facendo il bagno nell´Aniene e divertendosi a scherzare con i ragazzi più piccoli, tra questi Genesio, il quale avrà un ruolo 22
Pier Paolo PASOLINI, Ragazzi di vita, cit., p. 140
23
Ivi., p. 149
22
importante nella scena finale. Il ritorno in scena di Riccetto ci permette di tornare nei luoghi della sua fanciulezza e scoprire quanto essi sono cambiati durante gli anni della ricostruzione. »C´era troppa pulizia, troppo ordine, il Riccetto non ci si capacitava più. La Ferrobedò, lì sotto, era uno specchio [...] Pure la rete metallica, che seguiva lungo la strada la scarpata cespugliosa sopra la fabbrica, era nuova nuova, senza un buco.« 24
Dopo questa dimostrazione dell´intervento del progresso, l´attenzione dell ´autore ritorna da Alduccio e il Begalone, i quali, muniti di un po´ di soldi si dirigono verso il bordello. Siccome il denaro non è sufficiente per entrambi devono tirare a sorte. Favorito dalla fortuna è Alduccio, ma solo per questo momento. Poco dopo essersi appartato con una delle “signorine”, eccolo che se ne va via deriso da tutti i presenti nella casa del piacere : sfinito dalla fame non riesce a compiere “l´azione”. La disperazione di Alduccio giunge al suo culmine dopo il suo ritorno a casa. La situazione familiare è tristissima : la sorella in crisi suicida, la madre scarica la sua rabbia sull´Alduccio accusandolo di non lavorare per il mantenimento della famiglia. A questo punto Alduccio non regge più la situazione, perde i nervi e colpisce la madre con un coltello. Anche il romanzo stesso si conclude tragicamente e ad annunciarlo ci pensa già il titolo dell´ultimo capitolo: “La comare secca” (la morte). La stessa riva del fiume Aniene che prima abbiamo visto piena di ragazzi che giocavano e scherzavano, sarà lo scenario del crudele destino. A cominciare da Alduccio, che si addormenta con le braccia incrociate come un cadavere, poi il Begalone che pur soffrendo di una tosse forte scende a farsi un bagno, sviene e lo portano via più morto che vivo. Ma la vera tragedia si compie nel momento in cui Genesio scompare tra le onde del fiume cercando di attraversarlo. Prova che per lui dimostra la conquista della maturità sarà fatale per lui. Ma se Genesio appare come un eroe positivo, la conclusione del racconto serve per scoprire il lato negativo del protagonista, il Riccetto, completamente integrato secondo i canoni borghesi. Egli infatti, pur assistendo alla tragedia, non rischia la sua vita per salvare quella di Genesio. »Il Riccetto s´alzò, fece qualche passo ignudo come stava giù verso l´acqua, in mezzo ai 24
Ivi., pp. 204 - 205
23
pungiglioni e lì si fermò a guardare quello che stava succedendo sotto i suoi occhi. Subito non ci si capacitò, credeva che scherzassero; ma poi capì e si buttò di corsa giù per la scesa, scivolando, ma nel tempo stesso vedeva che non c´era più niente da fare : gettarsi a fiume li sotto il ponte voleva proprio dire esser stanchi della vita, nessuno avrebbe potuto farcela. Si fermò pallido come un morto. Genesio ormai non resisteva più, povero ragazzino, e sbatteva in disordine le braccia, ma sempre senza chiedere aiuto. Ogni tanto affondava sotto il pelo della corrente e poi risortiva un poco più in basso; finalmente quand´era già quasi vicino al ponte, dove la corrente si rompeva e schiumeggiava sugli scogli, andò sotto per l´ultima volta, senza un grido, e si vide solo ancora per un poco affiorare la sua testina nera.”
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Ma le ultime righe del libro sono dedicate al protagonista che non si allontana mai dalla scena : la città. “...sia nella campagna che si standeva intorno abbandonata, verso i mucchi di casette bianche di pietralata e Monte Sacro, sia per la Tiburtina, in quel momento, non c´era nessuno; non passava neppure una macchina o uno dei vecchi autobus della zona; in quel gran silenzio si sentiva solo qualche carro armato, sperduto, dietro i campi sportivi di Ponte Mammolo, che arava col suo rombo l´orizzonte.”26
25
Ivi., p. 240
26
Ivi., p. 241
24
2.4 Ambiente Possiamo dire, che l´autore coincide con il narratore stesso, è un attento osservatore, che pur mantenendo un certo distacco riesce a descrivere l´ambiente nei minimi dettagli. Pasolini è infatti strettamente legato alla città che per lui è diventata non solo un rifugio, ma soprattutto un nuovo oggetto di studio, al quale si dedica con amore e con passione. Così Pasolini stesso definisce il ruolo dell´ambientazione del suo romanzo: »Roma nella mia narrativa ha quella fondamentale importanza [...] in quanto violento trauma e violenta carica di vitalita, cioè esperienza di un mondo e quindi in un certo senso del mondo. Nella narrativa Roma è stata la protagonista diretta non solo come oggetto di descrizione o di analisi, ma proprio come spinta, come dinamica, come necessita testimoniale.« 27
La rappresentazione dell´ambiente delle vicende raccontate ha quindi una notevole importanza perchè costuisce le condizioni reali dei nostri personaggi. Pasolini sceglie di lasciar parlare le scene, descrivendole nei minimi particolari, precisazioni topografiche incluse, senza ogni minimo sforzo di farle sembrare belle o invitanti. Le vicende si svolgono un po´ in tutte le parti della capitale, ma il centro storico viene percepito come posto per andare a visitare solo muniti di tanta “grana” e meglio ancora con vestiti nuovi. Il loro vero ambiente naturale è altrove. Si tratta della estrema periferia della capitale, la quale viene descritta attraverso il mito della malavita nel loro dominio, con le loro leggi e con le loro regole. L´autore ci presenta una testimonianza della città abbandonata dallo stato e dalle sue istituzioni, dagli aspetti più degradanti e animaleschi nella squallida e miserabile fascia delle borgate. Si ci accorge dell´insistenza dell´autore nel descrivere i tratti più squallidi, sporchi, “zozzi”, fangosi. Neanche il prato è verde o morbido, ma sempre sporco, nero e spelato. Così anche il sole come se sapesse solo bruciare, far bollire, ardere o persino “ubriacare”. »Solo la vecchia garitta, lì, presso la rete metallica, era sempre tutta fetida e lercia: quelli che ci passavano avanti, continuavano come una volta a farci i loro bisogni: ce n´era dentro, e anche fuori, tutt´intorno, almeno un palmo. Quello era l´unico punto che il Riccetto ritrovò familiare, proprio come quand´era ragazzino ch´era appena finita la guerra.« 28 27
Cit., Pasolini in F. MUZZIOLI, Come leggere ragazzi di vita di Pier paolo Pasolini, pp. 15 - 16
28
Pier Paolo PASOLINI, Ragazzi di vita, cit., p. 205
25
»Il Riccetto e Marcello si sedettero sotto il sole su un prato li presso, nero e spelato, a guardare gli Apai che fregavano la gente.« 29 »Era un sabato mattina e il sole d´agosto ubriacava.«30
Un esempio delle precisazioni topografiche : »...scesero giù sotto il Colosseo, gli girarono intorno, tagliarono sotto l´Arco di Costantino per il viale dei Trionfi, buio, caldo, affossato fra i ruderi e i pini della gobba verdognola del Palatino, che scorreva liscio, facendo una gran curva verso i Cerchi.« 31
2.5 Linguaggio Una delle caratteristiche più importanti in quest´opera di Pasolini è la scelta del linguaggio. Il lessico usato presenta una notevole influenza del dialetto 29
Ivi., p. 12
30
Ivi., p. 64
31
Ivi., p. 186
26
romanesco, ma ancora di più del dialetto si tratta del gergo parlato dalla malavita delle borgate romane, spesso ridotto in una sorta di turpiloquio. Questa scelta è stata difesa dal Pasolini stesso, egli infatti attenendosi ai canoni dello stile realistico sosteneva che ogni altro modo di esprimersi dei suoi protagonisti sarebbe snaturale e mistificante.32 Pasolini scopre a Roma una realtà sociale nuova e decide di rappresentarla nella sua opera senza convenzioni o pregiudizi. Lo stesso atteggiamento viene richiesto dai lettori. Per poter seguire i dialoghi e le azioni in corso e quindi per poter entrare nel mondo dei ragazzi di vita, bisogna essere concentrati ad ogni pagina. La scelta di Pasolini di rinchiudersi dentro un ambito linguistico particolare però non esclude la fruizione di chi non sia a conoscenza dell´universo rapresentato. Allo scopo di una maggiore comprensibilità del testo serve il Glossario di tre pagine alla fine del libro che contengono un certo numero di parole dialettali e gergali tradotte in italiano. Un altro aspetto che certamente aiuta a capire meglio le battute sono gli aggettivi 33. Siccome la parlata del popolo delle borgate è un linguaggio orale, non scritto, nel momento in cui privato del linguaggio del corpo, che è essenziale per la comprensione ed a volte fa più del cinquanta per cento del significato stesso, risulta piuttosto ambiguo. Per togliere i dubbi e fare maggior chiarezza, come per illustrare meglio gli stati d´animo dei personaggi e dare una motivazione ai loro comportamenti, l´autore interviene aggiungendo aggettivi come per esempio : «Che se´matto?» fece divertito Alduccio. «Mica sto a scherza sa´!» fece disgustato il Begalone. «Ma vaffan..., va!» disse Alduccio ridendo. 34
Più raramente a questo scopo servono avverbi : «Ah, cuggi, embe?» gli diceva cordialmente mentre che si spogliava. 35
Tuttavia Pasolini sente il giustificato bisogno di raccordare e esplicare le parti
35
32
Cfr. F. MUZZIOLI, Come leggere i Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, p. 44
33
Cfr. F. MUZZIOLI, Come leggere i Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, p. 49
34
P. P. PASOLINI, Ragazzi di vita, cit., p. 190
Ivi., p. 110
27
dialogate in lunghi brani narrativi, per i quali usa l´italiano, anche se con qualche traccia di romanesco.
3. Una vita violenta 3.1 Osservazioni generali sul romanzo Una vita violenta è senza dubbio un romanzo di maggior complessità. Uscito nel 1959, riparte dagli stessi ragazzi di vita che abbiamo incontrato nell´opera precedente di Pasolini. A
28
differenza da quest´ultima possiamo però notare che dal gruppo di ragazzi emerge una figura in particolare, quella di Tommaso Puzzilli. A proposito dell´ispirazione Pasolini ha detto: «La trama di Una vita violenta mi si è fulmineamente delineata una sera del '53 o '54, quando stavo finendo di scrivere Ragazzi di vita. C'è un punto della Tiburtina, all'altezza di Pietralata, e poco prima di Tiburtino III e Ponte Mammolo (dove allora abitavo), che si chiama il “Forte”. Vi si vedono una caserma, un bar, una fabbrica, un deposito di pullman, delle baracche, e, dietro, un'altura, un montarozzo spelacchiato e infernale, il "Monte del Pecoraro". Pioveva, o era appena cessato di piovere. C'era un'aria fradicia e dolente, con quell'azzurro cupo, funereo, troppo lucido che si scopre in fondo all'orizzonte quando il tempo si rasserena verso sera, ed è ormai troppo tardi. Camminavo nel fango. E lì, alla fermata dell'autobus che svolta verso Pietralata, ho conosciuto Tommaso. Non si chiamava Tommaso: ma era identico, di faccia, a come poi l'ho dipinto ripetutamente nelle pagine di Una vita violenta, e vestiva, anche, nello stesso modo: un abituccio sbrindellato, ma "serio", con la camicia bianca magari sporca, e la cravattina, violacea e lisa. Come spesso usano fare i giovani romani, prese subito confidenza: e, in pochi minuti mi raccontò tutta la sua storia: l'episodio che ho poi raccontato nel primo capitolo, e la sua malattia al Forlanini. Poi sparì. Non l'ho più rivisto. Né a Pietralata, né a Tiburtino; in nessuna di quelle misere strade che circondano la Città di Dite. Quando sono giunto al capitolo del Forlanini, ho dovuto documentarmi, perché in tutta la mia vita non avevo visto un ospedale se non per qualche visita. Ho parlato con due ex ricoverati - che sarebbero poi diventati due personaggi del romanzo - ho parlato con uno dei medici (fratello di un uomo politico comunista mio amico), e ho parlato, infine, con alcuni malati anonimi. Cinque o sei giorni di lavoro. Tutto qui.» 36 Pasolini continua a dare voce al mondo del sottoproletariato romano che con la sua realtà farà da sfondo non solo nelle opere future, come nel suo primo film Accattone e più tardi nel film Mamma Roma, ma anche nella sua vita personale.
Con la scelta del titolo l´autore voleva sottolineare la caratteristica essenziale di questa vita, in cui la violenza è all´ordine del giorno. Fatto più che comprensibile se ci soffermiamo di più sulle miserabili condizioni di vita in cui si trova la società dove la famiglia non costituiva più un punto di riferimento, una società di cui i valori fondamentali sono stati annullati. Tutto questo emerge chiaramente sulle pagine di Una vita violenta.
36
Citazione, Pasolini in http://www.pasolini.net/narrativa_vitaviolenta.htm
29
A quest´opera è stato dato l´attributo del romanzo di formazione 37, perchè vuole rappresentare un´evoluzione interiore del personaggio principale. Possiamo quindi assistere ad un percorso di Tommaso Puzzilli, che da un piccolo deliquente diventa un giovane più maturo e consapevole. I romanzi
38
non possono essere attribuiti ad un solo genere letterario. Il genere che
prevale è anzitutto quello verista appartenente alla tradizione letteraria di cui più importante rappresentatore è stato Verga39. Pasolini rappresenta in queste sue opere la vita reale, e nonostante non fosse vissuta davvero dalle persone realmente esistite, ciò non toglie nulla della veracità e serietà, che sono anche i motivi della narrativa stessa. A ricordarlo ci pensa Pasolini nell´avvertenza che chiude Una vita violenta. »I riferimenti a singole persone, fatti e luoghi reali qui descritti sono frutto di invenzione: tuttavia vorrei che fosse ben chiaro al lettore che quanto ha letto in questo romanzo è, nella sostanza, accaduto realmente e continua realmente a accadere. Ringrazio i « ragazzi di vita » che, direttamente o indirettamente, mi hanno aiutato a scrivere questo libro, e in particolare, con vera gratitudine, Sergio Citti.«40 Come abbiamo già accennato nel capitolo dedicato alla biografia dell´autore, Sergio Citti, oltre ad esssere un amico fedele e figura importante nella vita di Pasolini, costituiva una sorte di „dizionario vivente“ come ha affermato lo stesso Pasolini.
Così parla Pier Paolo Pasolini dei suoi romanzi in Le belle bandiere, Editori Riuniti, Roma 1996 41 37
Cfr. Enzo SICILIANO, Vita di Pasolini, pp. 216- 217
38
Si pensi ai romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta.
39
«Il verismo è il movimento letterario italiano della seconda parte dell´Ottocento che, sulle premesse filosofiche del positivismo, trae origine dalle teorie del naturalismo francese e dalle condizioni proprie del momento storico italiano, come la grave crisi delle regioni meridionali, l´esistenza di una consuetudine linguistica e dialettale di carattere regionale e la mancanza di una consolidata tradizione di narrativa romantica di tipo realistico e di contenuto sociale»; In Tutto Letteratura Italiana, De Agostini, Milano 2006, cit., p. 239. 40
P. P. PASOLINI, Una vita violenta, cit., p. 383
41
Citazione, Pasolini in http://www.pasolini.net/narrativa_vitaviolenta.htm
30
»Con Ragazzi di vita e Una vita violenta - che molti idioti credono frutto di un superficiale documentarismo - io mi sono messo sulla linea di Verga, di Joyce e di Gadda: e questo mi è costato un tremendo sforzo linguistico: altro che immediatezza documentaria! Rifare, mimare il "linguaggio interiore" di una persona è di una difficoltà atroce, aumentata dal fatto che, nel mio caso - come spesso nel caso di Gadda - la mia persona parlava e pensava in dialetto. Bisognava scendere al suo livello linguistico, usando direttamente il dialetto nei discorsi diretti, e usando una difficile contaminazione linguistica nel discorso indiretto: cioè in tutta la parte narrativa, poiché il mondo è sempre "come visto dal personaggio". Le stonature in questa operazione sono sempre a un pelo dalla scrittura: basta eccedere solo un minimo sia verso la lingua che verso il dialetto che il difficile amalgama si rompe, e addio lo stile.«
Pasolini quindi lascia che siano i personaggi a parlare, e anche l´azioni descritte vengono filtrate attraverso lo sguardo delle figure, in particolar modo del protagonista. Il narratore quindi rimane in disparte, limitandosi a raccontare senza fare dei commenti o intervenire con giudizi etici.
3.2 Struttura narrativa del romanzo Il romanzo è diviso in due parti, ciascuna di queste è formata da cinque capitoli. La narrazione risulta più costruita rispetto a Ragazzi di vita. Come abbiamo già detto, l´autore ha inserito alla fine un´Avvertenza, e come nel caso di Ragazzi di vita, anche qui abbiamo a disposizione un Glossarietto, che ci spiega i principali termini dialettali usati nel testo. La storia non è scritta secondo un ordine temporale cronologico, vi sono continui salti temporali soprattutto tra i singoli capitoli. Non avendo a disposizione date precise, possiamo comunque individuare dal testo che la storia si svolge in un arco ti tempo di circa sette anni. Incontriamo il protagonista quando ha non appena tredici anni, e da un dialogo nella seconda parte veniamo a sapere che sta per compiere vent´anni. Vogliamo notare una certa 31
frammentarietà per quanto riguarda le vicende narrate, come in Ragazzi di vita, anche qui abbiamo dei salti temporali, ovvero delle elissi, di cui non veniamo a sapere nulla, come per esempio del periodo di due anni che il protagonista trascorre in carcere. La storia viene raccontata da un narratore esterno in terza persona singolare. Pur essendo fuori dalle vicende, il narratore si mostra a conoscenza degli avvenimenti e dei protagonisti, capace di entrare nella loro mente e di svelare i loro pensieri. Il racconto si compone di un abbondante numero di dialoghi e di molte descrizioni, che però non appesantiscono lo scorrimento della narrazione.
3.3 Ambiente Sempre ambientato nel sottoproletariato romano degli anni Cinquanta, nel romanzo domina la povera periferia romana, con le sue baracche circondate dall´immondizia. All´inizio, la casa di Tommaso si trovava nel quartiere di Pietralata, più precisamente nella parte chiamata „Piccola Shangai“. Nella seconda parte del romanzo le vicende hanno invece come sfondo le nuove case popolari INA, dove la famiglia si è trasferita, e l´ospedale Forlanini, dove a causa della sua malattia polmonare Tommaso viene ricoverato.
Come abbiamo potuto constatare analizzando l´opera precedente, anche in Una vita violenta l ´autore fornisce un vasto numero di precisazioni topografiche. La stessa puntigliosa attenzione però non viene dedicata agli spazi abitati. Molte volte danno un´impressione di essere piuttosto vuoti e impersonali. La vecchia casa di Tommaso lascia infatti pensare solo alla povertà e alle condizioni difficili in cui la sua famiglia era costretta a vivere. Mentre la descrizione del nuovo alloggio presso INA-case mette in risalto la ricchezza, il benessere e le comodità del nuovo mondo che gli si era aperto. Nei due seguenti esempi vogliamo illustrare il contrasto tra le due abitazioni e l ´impressione che ha la casa nuova sui nostri personaggi a primo impatto. »Poi, con un nodo alla gola per la commozione, che quasi piangeva, Tommaso entrò dentro, ingrugnato, un poco, per non far vedere quello che provava. Era sempre vissuto, dacchè se ne ricordava, dentro una catapecchia di legno marcio, coperta di bandoni e di tela incerata, tra l ´immondezza, la fanga, le cagate: e adesso invece, finalmente, abitava niente meno che in una 32
palazzina, e di lusso, pure, con le pareti belle intonacate, e le scale con delle ringhiere rifinite al bacio.« 42 »Mise un braccio sulla spalla a Di Fazio, cominciando a parlare fitto fitto, e così abbracciati andarono giù verso il centro dell´INA Case. Ormai dovevano essere le sette, e Tommaso andò verso casa. Salì: era aperta. Sua madre c´era, e lo aspettava. Tommaso l´abbracciò, e lei, abbracciandolo, si mise a piangere. Come si fu un po´ calmata, ma sempre piangendo, portò Tommaso a guardare la casa: c´erano due belle camere, la cucinetta, il gabinetto, la terrazzina… In una camera dormivano il padre e la madre, nell´altra Tommaso e suo fratello grande. Che notte passò Tommaso ! La più bella, si può dire, della sua vita: perchè, pure se dormiva, non dormiva proprio, ma era sempre un po´ sveglio, e, così, poteva sempre pensare di essere dentro la sua casa, una casa bella, grande e a regola d´arte, come quella dei signori.« 43 La scelta da parte dell´autore di accennare appena questi spazi potrebbe probabilmente coincidere con l´intenzione di rappresentare così due modelli esemplari ma nello stesso momento universali, di indicare così due stili di vita. In questo modo il racconto si potrebbe addattare ad ogni altra esperienza, non soltanto a quella dei ragazzi di vita negli anni Cinquanta come li ha descritti Pasolini.
3.4 Trama del romanzo Il romanzo ruota attorno alla figura di Tommaso Puzzilli, che attraverso le sue esperienze riesce a sottrarsi dal mondo del sottoproletariato romano, acquisendo una certa consapevolezza sia umana, che quella politica. Nel momento in cui sembra che la sua vita dopo tante esperienze difficili vada finalmente per il verso giusto, sacrifica la sua vita per salvare quella di un´altra persona. Nella prima parte del romanzo ci viene raccontata l´infanzia e l´adolescenza del protagonista e dei suoi compagni, le loro giornate fatte di furti e di sballonate. Si sente la presenza del Movimento sociale, al quale appartengono alcuni dei ragazzi, Tommaso incluso, senza però una convinzione vera che dìa un senso alla sua simpatizzazione. Sono sempre le circostanze esterne, addirittura dei casi, a formare il credo politico, nonchè tutti i cambiamenti di Tommaso Puzzilli. 42
P. P. PASOLINI, Una vita violenta, cit., p. 207
43
Ivi., p. 223
33
Già il titolo del primo capitolo „Chi era Tommaso“ è volto a stabilire il punto della partenza, e più avanti il capitolo „Che cercava Tommaso“ a preannunciare il cammino del protagonista verso una consapevolezza nuova, fino a diventare un eroe positivo. Tommaso viene da una famiglia povera, vive di espedienti e insieme ai compagni fa parte delle spedizioni teppistiche. Durante una rissa colpisce con un coltello un altro giovanotto e finisce in gallera, condannato a due anni. Nel frattempo la sua famiglia è riuscita, dopo tante richieste, ad ottenere un piccolo appartamento popolare di due camere. Tommaso, affascinato da questa realtà nuova, sente di poter ricominciare la sua vita e spera di poter inserirsi tra la „gente per bene“. Ma purtroppo questo suo sogno non è destinato a realizzarsi. Tommaso si ammala di tubercolosi e viene costretto a rimanere a letto. Lo ricoverano nell´ospedale Forlanini, dove viene in contatto con altri ammalati che appartengono al Partito Communista, al quale Tommaso aderisce dopo il suo dimesso. Quando il fiume Anniene si allaga e inonda un quartiere di baracche, coraggioso Tommaso che conosce ogni buco di questa parte delle borgate si offre di aiutare i pompieri impegnati nei soccorsi. Questo gesto sarà purtroppo fatale per il protagonista, perche gli procurerà in seguito un altro attacco della tubercolosi. Tommaso muore nel letto di casa sua pochi giorni dopo.
3.5 Il processo interiore del protagonista La figura di Tommaso Puzzili nel corso della storia si trasforma. Vogliamo quindi focalizzare la nostra attenzione sull´ argomento del percorso interiore del protagonista. Il cambiamento di Tommaso si percepisce analizzando il rapporto tra lui e la ragazza giovane di nome Irene, della quale si innamora. Già nel primo capitolo possiamo accorgerci, che Tommaso pare spinto alla ricerca del piacere in qualunque forma e a qualunque costo. L ´abbiamo potuto vedere come ha provato a vendersi al suo maestro di scuola. Tutto cambia quando un giorno incontra Irene. Tommaso all´inizio quando deve riuscire a combinare un appuntamento con lei si mostra timido, persino rosso per l´emozione, ma appena acquisisce più sicurezza di sè con Irene che si presenta al loro primo randez-vous, tira fuori il suo lato sfrontato costringendo la ragazza ai rapporti sessuali anche contro la sua volontà. » …cominciò a tentare di spostare le due mani strette dalla coscia d´Irene a quella sua. Irene resisteva: resistette per due, tre volte. Tommaso cominciò a incazzarsi per davvero. « A stronza, 34
» pensava, « ma che te credi, ch´hai trovato er gaggio? » E intanto continuava a tirare. Finalmente, tutt´a un botto, Irene cedette, e Tommaso potè premersi la mano sulla coscia. « A stronzaaaaa! » rifece dentro di sè, « ma che, nun lo sapevi che ce dovevi sta? » […] Come le due mani furono un po´ più su, verso il sottopanza, Irene cominciò a svincolare la sua. « Mo´che fai? » pensò minaccioso Tommaso, senza ammollare, rosso per lo sforzo, « che, ce ripensi, mo´? » Irene continuava a cercare di svincolare la mano, cocciuta. Tommaso gliela dovette stringere con tutta la forza, e quasi quasi non gliela faceva. […] Irene voltò la testa verso di lui, e gli fece: «Nun vojo, statte fermo, a Tomà ! » « E perchè? » fece lui. « Perchè no, » rispose Irene, e ricominciò a svincolare la mano. « Ma li mortacci tua, » pensò Tommaso, furibondo, « mo´te dò un carcio in faccia, mo´ ! »
E forte: « Che c´ è de male, mica famo niente ! » « Làsseme, » mormorò lei, « bada che nun ce torno più co´ te, ar cinema! » « Che c´è de male! » ci riocò Tommaso, sempre più rosso per lo sforzo che faceva a tenerla stretta, senza smuoversi troppo. « E che me frega a me, » pensava, « si nun ce torni più ! Basta che sei venuta oggi, a stronza! E mo´ che ce stai, tu, co ´ Tommaso, ´ste dritte nun le fai, pe´ piacere ! » La strinse ancora più forte, da farle scrocchiare l´ossa di quella manaccia che c´aveva. Irene fece una smorfia di dolore, e la smise di tirare. Se ne stette ferma, a guardare verso lo schermo, accasciata, cogli occhi che le luccicavano. […] Tommaso diventò una bestia: « Ma che famo de male, pe´ ´na stupidaggine così ! » le disse, che quasi strillava. E tirò con rabbia, fin che la mano andò dove doveva andare. Ma Irene la teneva tutta rattrappita, tirando dall´altra parte. « A brutta puttana, fija de ´na bocchinara, » pensava Tommaso, che ormai sentiva ch´era in ballo tutto il suo onore, « ma perchè te credi che t´ho pagato er cinema? So´tre piotte, sa´, e dico poco! » « E damme un po´ ´sta mano! » aggiunse, con un nuovo strappo rabbioso. « Tre piotte, » rifece, dentro di sè, infuriato, « ma che so´ pe´ te? Niente? E perchè ? Pe´statte a guardà, li mortacci tua, che tanto sei carina! » « E pure li bruscoli t´ho pagato, » ripensò, con un nuovo impeto di rabbia, « cinquanta lire ! Vaffan… ! » Si premette sotto la mano rattrappita. « Un minuto, » le fece, « un minuto solo, t´o´o ggiuro su mi´ madre, ch´e morta !» Ma proprio in quel momento vide nella faccia e negli occhi di Irene, ormai, una specie di rassegnazione: e 35
allora aggiunse affettuosamente e un po´ allegrotto: « L´uomo deve avè le soddisfazioni sua, no? » Un po´ alla volta, sempre guardandosi il film, e come se non fosse la sua, Irene lasciò la mano a Tommaso…“ «44 Vediamo quindi come Tommaso riesce ad ottenere quello che vuole. In questo brano è possibile scoprire la natura del ragazzo in una maniera molto chiara. Si vede non solo la sua poca considerazione che ha nei confronti della ragazza, ma quello che chiaramente emerge è anche il suo rapporto, ovvero l´assenza del rapporto con la spiritualità cristiana, egli infatti „giura“ sulla sua madre dicendo che è morta. In realtà però la madre di Tommaso vive. Sempre nella scena del cinema : « Oddìo, fece Irene, portandosi l´altra mano alla bocca, in apprensione per la sorte dei Cristiani, in campana per entrare nell´arena a farsi sbranare. « Mica so´ storie vere ! » fece Tommaso, abituato a consolarsi così. « É er cinema ! » « Meno malle ! » fece risentita Irene. «Nun so´ storie vere! Che, er vancelo è ´na chiacchiera mo´? » « Boh, » fece Tommaso sbrigativo, perchè poco gliene fregava di questo fatto, « saranno successe per davero, sì, ´ste cose, ma quanno? Sarà poco poco mill´anni!»45 In contrasto all´episodio al cinema si pone la scena in cui Tommaso, uscito dal carcere dopo due anni in cui non ha scritto una righa alla ragazza, cercando di riconquistare Irene avvia un discorso serio. «Nun so come incomincià… » disse Tommaso. « De che? » fece lei. « Embè, lo vedi, lo sai, » cominciò Tommaso, « adesso t´ho rivista, e ´sti giorni a me m´ha attraversato sempre er pallino pe´a testa de sistemamme… Ecco cioè, vorrebbe cambià vita… Te lo sai, prima ero un po´ scapestrato… A te nun te l´ho mai dato a capì, perchè ce tenevo… Ma te lo capisci, io me dovevo comportà pe´ forza così, perchè, pzt, che, te venivo a dì a te che io ero ´na testa matta ? Mica te venivo a dì che nun lavoravo quasi mai… Ma te lo sai che quasi tutti da ´e parti mia so´ così, in borgata… » Tacque un po´, pensieroso, ma su di giri, tutto paonazzo. Poi riprese: « Io me sentivo da volette bene, a Irè, e se io te dicevo ´a verità, nun lo so come te saresti comportata… » « Mbeh ? » chiese tutta attenta e dolce Irene. « Adesso, » disse Tommaso, « tutto è cambiato… Ormai ho capito che vor dì a esse rispettato da tutti, a esse benvoluto… Guarda, ´a conclusione è questa, tu m´hai capito : io te vojo bbene, e pe´ questo che vojo cambià da come che so´: nun vojo più esse Tommaso ! »46
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Ivi., cit., pp. 111 - 114
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Ivi., p. 110
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Ivi., pp. 232 - 233
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Per dimostrare a Irene, che stavolta fa davvero sul serio, le confessa che è persino andato a parlare con il prete. « Nun lo sai, a Irene, » disse contento guardandola, « l´altro ggiorno so´ ito a parlà cor prete, e j ´ho detto le intenzioni mia ! »47 Con le parole „non voglio più essere Tommaso“ sentiamo forte il suo desiderio di affermarsi, di trovare un lavoro serio, e fare le cose serie anche nel rapporto con Irene. Tommaso aveva da sempre delle aspirazioni e la sua fame di appartenere ad un ceto sociale più alto si respira durante tutta l´opera. A cominciare dai migliori posti comprati per andare a vedere il film Quo vadis, fino alle amicizie di prestigio. »Cosi stette per tutto il tempo che Tommaso fece la coda per prendere i biglietti; poi salirono su in galleria, senza degnare di un´occhiata i morti di fame che andavano in platea.« 48 »Gli altri mezzi studentini venivano dietro appaiati come le papere, e Tommaso gli s´era appiccicato appresso, a fianco di quell´Alberto Proietti amico suo, fiero della compagnia, perchè quelli mica erano dei morti di fame come gli altri compari, su alla borgata. « Io a bazzicà co´ questi ce guadagno, » pensava tutto paonazzo Tommaso. « Ce guadagno anche de prestiggio ! Che, vòi mette annà a pijà un caffè o annà a un cinema co´ questi o co´ quei ricottari ? Questi, er più disgrazziato sta a panza ar sole, c´ha er padre dottore, avvocato, ingegnere: tutta gente che nun trema ! » 49 »Tommaso che in tutto l´inverno di cappotto non aveva sentito manco la puzza, e col più gran freddo aveva girato massimo con una scialletta zozza intorno al collo, ora era coperto dal collo ai talloni da un bel cappotto, forte proprio, con la martingala bassa, che s´era fatto prestare da Alberto Proietti, quell´amico degli studentini missini di Trastevere ch´era ormai ragioniere. Perchè Tommaso, pur vivendo, con rispetto parlando, in basso, al rango dei morti di fame, aveva però amicizie alto-locate.« 50
Tommaso però non riesce a staccarsi completamente dalle condizioni in cui è cresciuto. Cambiare per lui è cambiare la casa, i vesititi, fare il bravo ragazzo, apparire come la gente per bene, portare la ragazza al cinema, farle cantare una serenata. Ma come è già successo a Riccetto, i soldi non bastano per fare tutto questo, e allora 47
Ivi., p. 233
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Ivi., p. 108
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Ivi., p. 50
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Ivi., cit., p. 106
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possiamo assistere al ritorno di Tommaso tra la malavita dai suoi vizi, a rubare, a cercare di vendersi. Tommaso alla fine riesce finalmente a distinguersi dagli altri ragazzi di vita. Per la prima volta Tommaso è spinto ad un´azione dalla sua coscienza e non dall´esterno, confrontato con l´indifferenza dei compagni. Quando, un giorno di pioggia, si trova in un bar a chiacchierare con quest´ultimi, e insieme vengono a sapere che la gente nella Piccola Shangai sta per affogarsi, solo lui non esita e corre in soccorso, mentre gli altri non muovono un dito. « A stronzi, » fece Tommaso, parlando a schifìo, guardandoli in faccia, « perche, noi nun se potemo adoprà? Che, c´avete paura ? » « Io, quando c´ho voja de famme er bagno, me ne vado a Ostia… E pijo pure er sandalino! » disse lo Sciacallo. Tommaso non lo filò nemmeno e disse: « Insomma state a fà proprio i tedeschi qua!A un palmo der culo vostro state tranquilli, eh? » Lo Sciacallo lo guardò: « An vedi, oh, » fece incuriosito, « che, è Tommaso quello? » e al Budda : « Lo riconosci più Tommaso, te? » « Come, nun lo conosci? » fece pastoso il Budda. « È San Tommaso, er santo dell´alluvionati! » Ma Tommaso era impuntato, caldo caldo: « Allora nun ve ne frega niente de quei pori disgrazziati! » sparò. « Voi nun sete omini de stà a ´sto mondo! »51
Tommaso con questo gesto generoso per così dire di pieta cristiana ha dimostrato di essere degno di stare a questo mondo. Con la leggerezza con cui prendeva la vita forse non si è neanche reso conto del pericolo al quale andava incontro. Questo sforzo fisico gli procurerà un´altra volta la tubercolosi. E la sua morte è come una sorta di riscatto che ne fa un eroe positivo della storia di Una vita violenta.
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Ivi., p. 367
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4. Riccetto e Tommaso Ragazzi di vita più che una storia vera è un romanzo in forma di racconti di ragazzi delle borgate romane che vivono di espedienti e di furti. Essi vengono descritti come personaggi tipo e attraverso loro si cerca di dare un´immagine al mondo del sottoproletariato. Per Pasolini i ragazzi di vita sono innocenti, puri, perchè a spingerli a trasgredire è la loro lotta per soppravvivere. L´unico ad emergere è Riccetto che funziona anche da filo conduttore. È l´unico al quale autore concede una certa evoluzione nel momento in cui vediamo Riccetto almeno in parte integrato. Ma è proprio il momento della integrazione in cui smette di essere il ragazzo di vita. Riccetto si è tuffato nel Tevere per salvare una rondine, ma non ha avuto lo stesso corraggio per soccorrere l´amico che stava affongando o almeno per provarci. Abbandona quindi la scena come un eroe negativo. E poi abbiamo Tommaso, che a volte sembra proprio Riccetto, solo cresciuto un po´, che dopo esser uscito dal carcere, quando ha avuto la speranza di cambiare la sua vita, si ammala gravemente. Attraverso queste esperienze Tommaso arriva ad acquisire una coscienza e desidera fortemente un riscatto dalla vecchia vita. Ma questo suo sogno è destinato a fallire. Quando finalmente le cose sembrano di andare nel verso giusto, eccolo che muore. L´unica consolazione è il gesto da eroe che ha compiuto. Non rimane dunque che pensare che uniche vie di salvezza dalla miseria siano o l ´integrazione secondo le regole piccolo-borghesi (casa, lavoro, famiglia), o la morte. 39
È interessante soffermarsi sul significato dell´acqua che ha nella narrazione di questi due romanzi. Acqua come uno dei elementi principali, con il potere di dare la vita e con la forza di distruggerla, come fonte di divertimento e come fonte del pericolo, e quindi come una metafora della vita stessa.
Vogliamo in fine soffermarci sull´impatto che i romanzi hanno procurato. Come abbiamo potuto scoprire studiando la biografia di Pasolini, entrambi i romanzi sono stati soggetti a processi giudiziari e attacchi pa parte di alcune comunità nonostante avessero riscontrato un grande successo del vasto pubblico. Ci viene da chiederci perchè faceva tanto scandalo il fatto di parlare della criminalità e della prostituzione. Questi sono fenomeni che accompagnano fedelmente la civiltà in tutto il suo percorso e molto spesso proprio la parte della società, che si trova ridotta in miserabili condizioni di vita. A chi potevano quindi non andar bene questi romanzi ? Difficilmente avrebbero potuto indignarsi le persone che erano responsabili delle condizioni di esistenza (vogliamo sottolineare la parola esistenza, poichè più di una vita vera si tratta di una sopravvivenza) in cui si trovavano i protagonisti dei libri, ne tantomeno quelli che in quelle stesse condizioni vivevano la loro realtà quotidiana. Il motivo quindi per il quale i libri facevano scandalo non era tanto il fatto che queste persone vivessero delinquendo o prostituendosi, quanto il fatto di parlarne, e di parlarne apertamente e con tanta sincerità. Come se non parlandone si possa far finta che queste non esistono. Nonostante fosse già nell´Italia di quegli anni in vigore la legge che consentiva la libertà di espressione, hanno comunque cercato di censurare queste opere. A distanza di mezzo secolo ci sembra incredibile che si possa ancora fare la censura. Tantomeno di
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opere, che nel frattempo hanno perso un po´ della loro attualità. Anche se e un po´ triste ammeterlo, la censura c´è tutt´ora.52
Conclusione Abbiamo mantenuto il programma dello svolgimento della presente tesi come esposto nell´introduzione. Avendo presentato Pier Paolo Pasolini nel primo capitolo, abbiamo proseguito con l´analisi dei romanzi, studiando la loro struttura e i loro attributi fondamentali, confrontando i loro protagonisti. Riteniamo quindi che lo scopo della nostra tesi sia stato conseguito. Pier Paolo Pasolini era attratto dalla spontaneità e dalla ingenuità degli abitanti delle borgate, in modo particolare dei ragazzi delle borgate. Cercava di mettere in luce i valori umani di questo mondo che senza dubbio ha avuto il suo ruolo nella storia e ha quindi contribuito anch´esso all´evoluzione dell´intera società meritandosi il suo posto al sole. Abbiamo concluso, che uniche vie d´uscita dalla condizione del sottoproletariato descritto da Pasolini sono o l´integrazione, o la morte. Pasolini raccontava di questo mondo con amore e lo descriveva con una straordinaria sensibilità, nonchè con un particolare senso di appartenenza come se ne facesse parte, pur rimanendo distaccato e obiettivo. Un´altro aspetto fondamentale oltre all´ambientazione è la scelta di scriverne nella loro lingua, ovvero nel dialetto-gergo, e quindi lo sforzo linguistico svolto dall´autore per il quale il romanesco era una lingua straniera. È chiaro che si tratta di romanzi in un certo senso autobiografici, perchè raccontano l ´esperienza in parte vissuta dall´autore, anche se nel ruolo dell´osservatore. 52
Cfr. In http://www.iliteratura.cz/clanek.asp?polozkaID=18021,Ci riferiamo al l´articolo che parla del fatto che nel 2002 è andato in onda su uno dei canali statali il film Decameron di Pasolini, censurato di circa 20 minuti. L´autore dell´articolo, Tomáš Matras, è un ex- studente dell´Università Palacký di Olomouc, si è laureato con una tesi su Pasolini (disponibile sul sito www.pasolini.net) e continua a pubblicare articoli su Pasolini.
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Dopo aver studiato la sua biografia non siamo all´oscuro del fatto perchè sono stati proprio i ragazzi delle borgate la sua principale attrazione, ma ciò non toglie nulla della serietà con cui Pasolini ha svolto questi lavori e dell´energia che pubblicando questi romanzi doveva impiegare per difenderli.
Bibliografia: ENZO SICILIANO, Vita di Pasolini, Oscar saggi Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2005. LUIGI MARTELLINI, Introduzione a Pasolini, Editori Laterza, Bari 1989. VINCENZO MANNINO, Invito alla letteratura di Pasolini, Mursia Editore, Milano, 1974. PIER PAOLO PASOLINI, Ragazzi di vita, Garzanti – Gli Elefanti, Milano, 1998. FRANCESCO MUZZIOLI, Come leggere Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Mursia Editore, 1975-1989. PIER PAOLO PASOLINI : Una vita Violenta, Aldo Garzanti Editore, Milano, 1975. PIER PAOLO PASOLINI, Amado mio, Edizione curata da Concetta D´Angeli, Garzanti – Gli Elefanti, Milano 2000. ENZO GOLINO, Poeti d´Italia - volume quarto, Pasolini e i moderni, Novecento, Tascabili Bompiani, Edizione speciale per L´Espresso, Milano 1989. PIER PAOLO PASOLINI, La religione del mio tempo, Giulio Einaudi Editore, Torino 1982. PIER PAOLO PASOLINI, Lettere luterane, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1976. MARIO PAZZAGLIA, Scrittori e critici della letteratura italiana, Ottocento e Novecento, volume 3, Zanichelli, Bologna, 1992. Tutto Letteratura Italiana, De Agostini, Milano, 2006
Fonti elettroniche : www.pasolini.net 42
www.pasolini.net/vita03.htm www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=407& www.pasolini.net/narrativa_vitaviolenta.htm
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