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rivista trimestrale ISSN: 1721 - 1891
“Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1 comma1, LO/MI “
STORIA , UNIFORMOLOGIA E MODELLISMO MILITARE Anno 21
n. 53 € 13,00
Speciale Napoleone
NUMERO MONOTEMATICO IN OCCASIONE DEL BICENTENARIO DELLA MORTE Parte prima
Il famoso personaggio storico in alcuni articoli inediti ed esclusivi per le nostre rubriche: STORIA FIGURINI STEP BY STEP CURIOSITÀ DIORAMI SOLDATINI DI CARTA STORIA & UNIFORMI
;\[[V:VSKH[PUP www.isomedia.it
Rivista trimestrale - Numero 53-2021 Quarterly magazine of military miniatures history and uniformology Issue No. 53-2021 Direzione, redazione, amministrazione, pubblicità IsoMedia s.r.l., via Donizetti 12, 20090 Trezzano sul Naviglio (MI), tel. e fax 02 48409019 - 333 6217977 www.isomedia.it [email protected] Direttore responsabile Marisa Leali
Principali collaboratori Guglielmo Aimaretti, Giuseppe Adduci, .PHU7HVSV)PZ[\SÄZVSKH[PUPWPH[[P Davide Chiarabella (Figurini) Maurizio Corona (Mondo Toys) Mauro Cozza (Figurini, storia e uniformologia) Paolo Di Marco (Mostre, storia e uniformologia) Collaboratori Marco Berettoni, Aldo Biagini, Ludovico Carrano, Enrico Collenzini, Alessandro Corona, Danilo Fumagalli, Giuseppe Pogliani, Gianbattista Poletti, ,ULH9V]HYPZ4HYJV:LYHÄUP Massimo Todescato *UDÀFDHLPSDJLQD]LRQH Martina Donà [email protected] Registrazione tribunale di Milano n. 330 del 27/5/2002 Spedizione in abbonamento postale 45% Art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Milano (Y[PJVSPMV[VNYHÄLJKYVTTH[LYPHSLMV[VNYHÄJVL pubblicitario su supporti magnetici, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Tutti i diritti sono riservati ed è vietata la riproduzione anche parziale di [LZ[PLMV[VNYHÄL
Sommario Contents 02 08 10 13 16 20 28 31 29 44 47
Collezionisti storia
Origine della Famiglia Bonaparte
storia
Cronologia
tuttotondo
Napoleone bambino
storia
Napoleone tra guerra, scienza e archeologia
step by step
Capitano Michele Carafa di Colubrano
curiosità
Napoleone e lo Stradivari “Marechal Berthier”
soldatini di carta
I napoleonici di Fabrizio Prudenziati
storia
L’ultimo viaggio di Napoleone I: da San’Elena a Parigi Marching toward Moscow 1812
diorama tuttotondo
Lanciere Rosso Polacco della Poste Militaire, in 90 mm.
Copyright IsoMedia S.r.l. IVA a carico dell’editore, non detraibile dall’abbonamento ai sensi dell’ART. 74 comma 1 lettera C DPR 633/72 I dati personali raccolti sono custoditi presso S.r.l.
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Ci puoi seguire anche alle pagine Facebook: TUTTO SOLDATINI e Instagram: '[\[[VZVSKH[PUP Copertina: Il diorama Le retour des cendres esposto al Musée KLSHÄN\YPULOPZ[VYPX\LKP*VTWPuNUL 4H\YPaPV*VYVUH
collezionisti Alcuni lettori della nostra rivista, incalliti collezionisti e con un “debole” per il personaggio storico di Napoleone I, ci hanno inviato tantissime foto di soldatini e figurini ispirati a momenti salienti della vita dell’Imperatore. Con piacere ne pubblichiamo una ricca selezione in questa pagina e in quelle seguenti.
A lessandro Ballicu 1
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Napoleone non può non suscitare interesse in un appassionato di Storia, tanto più se all’amore per la Storia si unisce anche la passione per i soldatini. Vale anche per me e, infatti, nella mia collezione vi sono alcuni pezzi che lo riproducono. Nelle foto di questa pagina ho scelto due dei più significativi: il figurino della Sineus (foto 1), delle dimensioni di 54 mm, e dietro di lui come fondale uno splendido dipinto di Napoleone I a Marengo opera del talentuoso illustratore storico Giuseppe Rava (la foto 2 è un particolare dello stesso figurino) e il soldatino della King and Country, dell’altezza di 65 mm, che riproduce l’Imperatore e i suoi generali (codice NA158) intenti a verificare sulle mappe la disposizione delle armate prima della battaglia (foto 3 e foto 4 particolare con il solo Napoleone).
2 TuttoSoldatini n. 53
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Speciale Napoleone
Mario Tamponi
Modello: Napoleone a piedi 1809 Produttore: Sineus Dimensioni: 60 mm
Modello: Napoleone alle Tuileries 1812 Produttore: Emi Dimensioni: 54 mm
collectors
Modello: Napoleone a cavallo con Mamelucco Roustan Produttore: King & Country, Serie The Age of Napoleon (2003) Dimensioni: 60 mm
Modello: Napoleone Primo Console 1801 Mod.: Napoleone incoronato Imperatore Produttore: Black Hawk, Produttore: Masterclass Serie La Vie de Napolèon (1769-1821) Dimensioni: 54 mm Dimensioni: 54 mm
Produttore: Andrea Miniatures Modello: Napoleone a cavallo 1809
Dimensioni: 90 mm Pittore: Alessandro Cimicchi
La mia passione per l’Empereur nasce mezzo secolo fa, nello stesso periodo in cui fui attratto dai soldatini. Avevo appena 8 anni e trascorso la notte in ospedale dopo aver subito un importante operazione. Al risveglio, mio padre mi fece trovare dei bellissimi soldatini “napoleonici”, perfettamente schierati sul tavolino accanto al letto. La loro presenza mi rassicurò e quella piacevole sensazione mi indusse di lì a poco ad iniziare a collezionarli. Da allora non ho più smesso e tutti, ma proprio tutti, i pezzi della mia collezione sono legati all’affascinante epopea napoleonica e al suo grande artefice: Napoleone I.
3 TuttoSoldatini n. 53
collezionisti
E ttore Castorina
Napoleone e il suo stato maggiore a Waterloo.
Napoleone saluta il 12° reggimento dei corazzieri, diorama ispirato al celebre olio su tela di Jean-Ernest-Louis Meissonier (1815-1891) esposto al Metropolitan Museum di New York.
Napoleone firma la sua abdicazione a Fontainebleau l’11 aprile 1814, diorama ispirato al dipinto esposto nell’omonimo castello, iniziato da Francois Bouchot (1800-1842) e completato da Gaetano Ferri (1822-1896).
I soldati francesi sventolano davanti a Napoleone le bandiere prussiane catturate alla battaglia di Jena, diorama ispirato all’omonimo dipinto di Edouard Detaille (1848-1912).
Tutti i diorami sono realizzati con soldatini piatti tipo Norimberga e fanno parte della collezione di Ettore Castorina.
4 TuttoSoldatini n. 53
Speciale Napoleone
collectors
D W International
Da sinistra a destra: Aiutante di campo, il Maresciallo Berthier, Napoleone I e il Maresciallo Murat.
Napoleone I con i granatieri a piedi della Vecchia Guardia.
In prima fila, da sinistra a destra: i Marescialli Murat e Lannes, Napoleone I e i Marescialli Berthier e Ney.
In prima fila, Napoleone I con i Marescialli Lannes (alla sua sinistra) e Berthier (alla sua destra).
5 TuttoSoldatini n. 53
collezionisti
D W International
In prima fila, da sinistra a destra: i Marescialli Lannes e Berthier, l’Imperatore e i Marescialli Murat e Viktor.
L’Imperatore Napoleone I a cavallo con (da sinistra a destra) i Marescialli Ney, Davout, Berthier, Lannes e Murat. Dietro di loro, i Cacciatori a cavallo della Vecchia Guardia.
Al centro, da sinistra a destra, l’Imperatore Napoleone I e i Marescialli Viktor, Murat, Berthier e Ney. Sullo sfondo i cacciatori a cavallo della Vecchia Guardia Imperiale.
Da sinistra a destra: Aiutante di campo, il Maresciallo Murat, Napoleone I, il Maresciallo Berthier e un ufficiale dei Cacciatori a cavallodella Vecchia Guardia.
6 TuttoSoldatini n. 53
news
di Giuseppe Adduci
Volontari Toscani alla battaglia di Curtatone e Montanara Il 23 marzo 1848 il Re di Sardegna Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria, adottando come bandiera il Tricolore recante al centro lo stemma sabaudo. A sostegno dei Sardo-Piemontesi inviarono truppe: lo Stato Pontificio, il Granducato di Toscana, Parma e Modena insorte contro i rispettivi Duchi, e il Regno delle Due Sicilie; a questi contingenti si aggiunsero anche dei volontari veneti. Tutte queste forze non erano coordinate tra loro e ciò contribuì a far sì che non ebbero un ruolo significativo nel conflitto, anche perché sia il Papa Pio IX che Ferdinando II Re delle Due Sicilie ritirarono ben presto le loro truppe, richiamandole in patria. Importante fu invece il ruolo di Toscani (4800 uomini) e di Napoletani (circa 600 uomini rimasti nonostante l’ordine di rientrare in patria), che combatterono alla battaglia di Curtatone e Montanara ( 29 maggio 1848), agli ordini del Generale De Laugier, elbano, ex Generale napoleonico. Riuscirono a fermare per 7 ore l’attacco di 20000 Austriaci, impedendo la manovra di aggiramento ai danni dell’esercito Piemontese, ideata dal Comandante austriaco Radetzky, e favorendo così la successiva vittoria italiana a Goito. Del contingente toscano a Curtatone e Montanara faceva parte il Battaglione Universitario, formato da 283 volontari: studenti e docenti delle Università di Pisa e di Siena. In memoria di quell’episodio, nel 2011 il Comune di Curtatone ha conferito la cittadinanza onoraria alle Università di Pisa e di Siena.
1848- Volontario Toscano
Battaglia di Curtatone e Montanara. Quadro di Pietro Senno (1831-1904)
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storia
di Giuseppe Adduci
Origine della Famiglia Bonaparte Discendenti dei Cadolingi, di probabile origine longobarda, poi creati Conti da Carlo il Calvo nel IX secolo, i Bonaparte assumono questo nome nel XII secolo, a Treviso, in quanto schierati dalla parte “bona”, cioè i Guelfi. Oltre a quello di Treviso, vi furono rami della famiglia a Firenze, a Sarzana, a San Miniato e ad Ajaccio. Della famiglia dei Cadolingi, di origine longobarda, si hanno notizie in Italia a partire dal VI secolo. In particolare, se ne hanno notizie certe in Toscana dal secolo IX. Nel XII secolo una parte del ramo dei discendenti dei Cadolingi stabilitosi a Treviso, appoggiò la causa dell’Impero, cioè dei Ghibellini, guadagnandosi l’epiteto di Malaparte; un’altra parte appoggiò la causa della Chiesa, cioè dei Guelfi, e venne da questi considerata come schierata “de bona parte”, cioè dalla parte buona. Compare così per la prima volta il nome Bonaparte, nella famiglia di Treviso, la quale poi si estinse nel 1450. Nel XII secolo un Ranieri discendente dei Cadolingi, a Lucca, schieratosi coi Guelfi, prese il nome di Bonaparte, come i suoi consanguinei di Treviso. Un suo figlio, trasferitosi a Firenze nel 1204, dette origine a quella famiglia Bonaparte, di fazione guelfa, che a causa delle lotte tra Guelfi e Ghibellini si trovò ad essere esiliata, dapprima a Lucca e infine a Bologna, dove si estinse nel1620. Di un’altra famiglia che prende nome Bonaparte si hanno notizie certe a Sarzana, nel 1235, proveniente da Fucecchio, poi da Firenze, poi da Lucca. Un ramo dei Bonaparte della Lunigiana passò in Corsica, ad Aiaccio, nel 1512, estinguendosi nel secolo successivo. Un Bonaparte di San Niccolò, discendente dei Cadolingi di Fucecchio, guelfo a Firenze, durante la battaglia di Montaperti, contro i Senesi e i Ghibellini fuorusciti da Firenze (1260), tradì passando con questi ultimi, che sconfissero le armate guelfe di Firenze. Tornata guelfa Firenze, nel1268 Bonaparte venne espulso e riparò a San Miniato al Tedesco. Qui dette origine a una famiglia, che si divise in due rami: uno che si stabilì a Firenze nel XV secolo e l’altro che rimase in parte a San Miniato e in parte si stabilì a Firenze (questo ramo si estinse nel 1799).
I discendenti del primo ramo, trasferendosi a Firenze, cambiarono il nome, nel 1432, per opera di Pietro di Giovanni, per distinguersi dalle altre famiglie Bonaparte che si trovavano a Firenze, dando origine ai Buonaparte di Firenze, da cui discenderà Napoleone. Giovanni di Pietro, dei Buonaparte di Firenze, dopo la congiura dei Pazzi del 1478, essendo vicino ai Medici e temendo vendette dai congiurati e dai loro alleati, si trasferì a Roma, presso la famiglia Orsini. I suoi discendenti seguirono Giordano Orsini n Corsica, nel 1533, e si stabilirono ad Ajaccio. Nel 1594 la famiglia Buonaparte fu riconosciuta appartenere al patriziato fiorentino; ebbe concessioni nobiliari dal Governo Toscano, con patente del 1759, e dalla Suprema Corte di Ajaccio nel 1771. In quella data Carlo Maria, padre di Napoleone, aggiunge allo stemma di famiglia la corona nobiliare e inizia a firmare col nome “de Buonaparte”. Nel 1796, Napoleone torna, per la prima volta, all’antico nome “Bonaparte”, firmando una lettera, scritta il 24 marzo, dal Quartier Generale di Tolone all’Amministrazione Municipale di Marsiglia. Il 29 giugno si reca a San Miniato a far visita a un prozio, il Canonico Filippo Bonaparte. Fonte: Teodoro de Colle, Genealogia della Famiglia Bonaparte; Firenze, 1898. ULTERIORE BIBLIOGRAFIA - F. Antommarchi, Mémoires de F. Antommarchi, 1825 - L. A. Bourrienne, Mémoires de M. de Bourrienne, 1829-1831. - Ristori, Storia genealogica della famiglia Bonaparte, scritta da un Sanminiatese; Firenze, 1846. Nella pagina accanto: Una stampa d’epoca raffigura “Napoléon et sa Famille” (mogli, fratelli, sorelle, figli adottivi, madre). Prima fila: Maria Luisa d’Austria, Napoleone, Giuseppina Beauharnais. Seconda fila: Luigi, Girolamo, Giuseppe, Luciano. Terza fila: Ortensia Beauharnais, Elisa, Paolina, Carolina. Quarta fila: Napoleone Francesco Re di Roma, M.me Mère Letizia Ramolino, Eugenio Beauharnais.
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Speciale Napoleone
history
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storia
di Giuseppe Adduci
Cronologia RIVOLUZIONE FRANCESE Lo Stato francese rischia la bancarotta per i debiti contratti a causa del sostegno alla Rivoluzione Americana (Guerra d’Indipendenza: 1775-1783). 1788: il Ministro delle finanze Necker rende pubblico il bilancio dello Stato. 1789: il Re convoca gli Stati Generali )Clero, Aristocrazia e Terzo Stato). Il Terzo Stato si proclama Assemblea Costituente (Giuramento della Pallacorda). Il Re chiama a Versailles 2000 soldati; scoppia a Parigi la rivolta, con la presa della Bastiglia (14 luglio). Il popolo obbliga il Re a trasferirsi da Versailles alle Tuileries.
cui Robespierre è uno dei più influenti esponenti. A settembre esecuzione di Maria Antonietta. Esecuzioni degli avversari. Leva di massa; gli eserciti stranieri ricacciati fuori dalla Francia; repressione della Vandea. 1794: (Febbraio: abolizione della schiavitù –ancora presente nelle colonie americane-) luglio: arrestato Robespierre e decapitato con tutti superstiti membri del Comitato di Salute Pubblica. 1795: Costituzione del ’95: ripristinato il sistema elettorale censitario. Elezioni; il potere legislativo a un’Assemblea, il potere esecutivo al Direttorio (5 persone), che dura in carica fino al 1799 (18 brumaio: 9 novembre): fine della Rivoluzione Francese.
1790: Abolizione della Manomorta e vendita dei beni ecclesiastici. Costituzione civile del clero: obbligo di giuramento di fedeltà allo Stato. Il Papa si oppone.
1796-97: Prima Campagna d’Italia.
1791: Costituzione: Separazione dei (tre) Poteri; il Re deve giurare fedeltà alla Nazione. Gli uomini nascono liberi e uguali, però la legge elettorale non è basata sul suffragio universale , ma è su base censitaria. La proprietà è un diritto sacro e inviolabile. La famiglia reale fugge a Varennes (vicino al Belgio): qui sono riconosciuti, arrestati e ricondotti a Parigi, dove sono messi agli arresti domiciliari.
1799: 18 brumaio (9 novembre):Colpo di Stato: N. Primo Console. fine della Rivoluzione Francese.
1792: le elezioni danno la maggioranza ai moderati. La Francia dichiara guerra all’Impero austriaco, su proposta del Re (che spera in una sconfitta dei Francesi, per tornare in possesso del suo potere). A fianco dell’Austria scende in guerra la Prussia. 20 Settembre battaglia di Valmy. La famiglia reale viene trasferita in prigione. Viene proclamata la Repubblica, dalla Convenzione Nazionale, che è il nuovo Parlamento, eletto a suffragio universale (maschile). 1793: 21 gennaio: esecuzione del Re. Prima coalizione: (1792-1797): Austria, Prussia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Sicilia e Granducato di Toscana. Guerra: porti attaccati dagli Inglesi; Vandea in rivolta. La Convenzione forma un Comitato di Salute (= salvezza) Pubblica (12 persone), che instaura il Terrore (dittatura) di
1798-99: Spedizione in Egitto (che poi durerà fino al 1801).
NAPOLEONE 1769: nasce ad Aiaccio Napoleone. Nel XV secolo la famiglia Bonaparte di San Miniato si trasferisce a Firenze e cambia il nome in Buonaparte. Un secolo dopo li ritroviamo emigrati in Corsica. Napoleone, nato Buonaparte, nel 1796 torna all’antico nome, firmando una lettera come Bonaparte. Nello stesso anno si reca in visita a un suo parente a San Miniato. 1789: Napoleone, tenente di artiglieria, aderisce agli ideali della Rivoluzione Francese. 1793: all’assedio di Tolone, occupata dagli Inglesi, bombarda le navi nemiche, costringendo gli Inglesi alla fuga. Poco dopo viene nominato Generale. 1796-97: comanda la vittoriosa Prima Campagna d’Italia, contro Piemonte (Savoia) e Austria. Trattato di Campoformio: Lombardia, Emilia e parte del Veneto sono ceduti alla Francia; Venezia viene occupata dagli Austriaci. Conquista Roma e Napoli (Repubblica Romana e Repubblica Napoletana – sconfitta da Nelson-).
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Speciale Napoleone Sposa Giuseppina, vedova Beauharnais. Su richiesta del Direttorio, vengono trafugate molte opere d’arte Italiane e portate in Francia. 1798-99: spedizione in Egitto. Battaglia delle Piramidi e distruzione della flotta, da parte degli Inglesi, nella baia di Abukir. Stele di Rosetta. (Napoleone torna in Francia ma la spedizione dura fino al 1801). 1799: 18 Brumaio (9 Novembre) Colpo di Stato: si nominano tre Consoli e Napoleone è Primo Console con poteri legislativi ed esecutivi. (data simbolica della fine della Rivoluzione Francese).
history 1808: N. depone il Re di Spagna e nomina Re Giuseppe. Gli Inglesi sbarcano in Portogallo. Inizia la Guerra Peninsulare, che finirà con la liberazione della Spagna e del Portogallo e l’invasione della Francia da sud (1808 / 1813-14). 1809: L’Austria invade la Baviera, alleata dei Francesi. Battaglie di Aspern-Essling (Arciduca Carlo) e di Wagram. Trattato di Schoenbrunn. N. annette lo Stato Pontificio alla Francia; il Papa è arrestato e deportato in Francia. 1810: aprile: Napoleone sposa Maria Luigia d’Austria, figlia di Francesco I.
1800: Seconda Campagna d’Italia: battaglia di Marengo.
1811: a marzo nasce il figlio a cui N. dà il titolo di Re di Roma.
1801: Pace di Lunéville: riconosciuto il dominio francese su parte dell’Italia (Piemonte, Lombardia, ecc.), Olanda e parte della Germania. Concordato col Papa.
1812: Il Blocco Continentale viene violato da più parti. Napoleone, resosi conto che non può invadere l’Inghilterra, decide di invadere la Russia, che ha violato il blocco. Battaglie di Smolensk e di Borodino (Moscova). I Russi fanno terra bruciata. Napoleone occupa Mosca. Incendio di Mosca. Inizia la ritirata, con esiti disastrosi. Passaggio della Beresina.
1802: Domata la rivolta di Haiti, viene ripristinata la schiavitù nelle colonie. 1803: la Louisiana viene venduta agli Stati Uniti. Era un territorio vastissimo: dal confine col Canada al Golfo del Messico, comprendendo il bacino del Mississippi. 1804: N. si incorona Imperatore dei Francesi (formalmente sopravvive la Repubblica fino al 1/1/1809). Approvazione del Codice Civile. 1805: N. si incorona Re d’Italia. Il Regno ha la Capitale a Milano e comprende Lombardia, Veneto, Romagna ecc. e ha sbocco al mare sull’Adriatico. Battaglia navale di Trafalgar flotta francese distrutta dagli Inglesi. Battaglia di Austerlitz: N. sconfigge Austriaci e Russi. Trattato di Presburg: si riconosce il predominio francese sull’Italia e sugli Stati minori tedeschi, finisce il Sacro Romano Impero; l’Austria cede al Regno d’Italia: Venezia, l’Istria e la Dalmazia. 1806: Nasce la Confederazione del Reno. Guerra con Prussia e Russia: Prussiani sconfitti a Jena, Russi a Eylau (1807) e a Friedland (1807). 1807: Trattato di Tilsit: la Prussia cede territori alla Confederazione del Reno. I Francesi scacciano i Borboni da Napoli. Decretato il Blocco Continentale contro i commerci con l’Inghilterra. N. invade il Portogallo, alleato degli Inglesi.
(1812-1814 Guerra Anglo-Americana. Incendio della Casa Bianca. Trattato di Gand). 1813: l’Austria e la Prussia lasciano l’alleanza con la Francia, contro la quale entrano in guerra insieme a Svezia (Re Bernadotte) e alcuni Stati tedeschi. Battaglia di Lipsia, durante la quale i soldati Sassoni passano dalla parte dei Coalizzati contro Napoleone. 1814: anche il Regno di Napoli si aggiunge ai Coalizzati. La Francia è invasa sia dal fronte tedesco che dal fronte spagnolo. 11 aprile: N. si arrende. Inizia il Congresso di Vienna. Dal 3 maggio al 1° marzo 1815 Napoleone è all’ Isola d’Elba. 1815: N. torna in Francia e riprende il potere. Battaglia di Waterloo (giugno) contro Inglesi e Prussiani. A novembre Pace di Parigi. Napoleone è portato a Sant’Elena (dove morirà nel 1821) ITALIA 1796: Repubblica Cispadana (Modena ecc) 1797: Repubblica Cisalpina (Milano, ecc.) 1802: Repubblica Italiana (Milano, ecc). Presidente Napoleone. 1805: Regno d’Italia (Lombardia, veneto, Venezia Friuli, Emilia, Romagna, Marche). Re Napoleone, Viceré Eugenio. Il Regno ha sbocco al mare solo sull’Adriatico.
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Cronologia
1798-99: Repubblica Romana. Poi occupata dai Borbonici Napoletani e tornata al Papa. (il Lazio sarà annesso alla Francia nel 1809). 1799: Repubblica Napoletana (gennaio-giugno) repressa nel Sangue da Nelson. Nel 1806 Giuseppe Bonaparte sarà Re di Napoli. Dal 1808 al 1814 sarà Re di Napoli Gioacchino Murat (cognato di N.). La Sicilia resta in mano ai Borboni, protetti dagli Inglesi. Nel 1815 nasce il Regno, Borbonico, delle Due Sicilie. 1797: Repubblica Ligure. Nel 1805 annessa alla Francia. Nel 1814 (Congresso di Vienna) annessa al Regno di SardegnaPiemonte. 1798: Venezia ceduta all’Austria col Trattato di Campoformio. Nel 1805 entra nel Regno d’Italia. Nel 1814 torna all’Austria. 1801-1807 Regno d’Etruria. 1808 Toscana annessa alla Francia. 1802 Repubblica di Lucca. 1814 tutta la Toscana torna agli Asburgo - Lorena. Le Ragioni tirreniche sono via via annesse all’Impero francese. Nel 1802 il Piemonte (alla Repubblica Francese), nel 1805 la Liguria, nel 1808 la Toscana , nel 1809 il Lazio. Al 1810 ne fanno parte: Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio. DINASTIE NAPOLEONICHE E NUOVO ASSETTO DELL’ EUROPA (Oltre al Regno d’Italia, 1805 e al Regno di Napoli, 1806) 1806: nasce la Confederazione del Reno, a seguito della sconfitta dell’Austria (e della Russia) nel 1805. Finisce il Sacro Romano Impero e nasce l’Impero Austriaco (con l’Ungheria ecc). La Confederazione del Reno è composta da Stati che escono dal vecchio Impero e diventano indipendenti ma alleati della Francia. Ne fanno parte tre Regni: Baviera, Wurtemberg, Westfalia; poi entrerà un quarto Regno: la Sassonia; inoltre ne fanno parte: il Ducato di Clèves – Berg e altri piccoli Stati tedeschi. Napoleone ne è nominato Protettore. Fratelli ecc. Giuseppe, Re di Napoli (1806), poi Re di Spagna (1808). Luigi Re d’Olanda (poi annessa alla Francia nel 1811. Murat (cognato di N.) Duca di Clèves – Berg (che dal 1808 va al nipote Luigi Napoleone), poi Re di Napoli (1808 – 1814). Jerome Re di Westfalia; Elisa Granduchessa di Toscana (titolo onorifico). Eugenio, figlio di Giuseppina, Viceré d’Italia. Bernadotte Maresciallo dell’Impero diventa Re di Svezia. Poniatowsky, Maresciallo dell’Impero, è Granduca di Varsavia. 1811: nasce il figlio, a cui N. dà il titolo di Re di Roma. Col Congresso di Vienna (1814 – 1815), la Francia riconosce l’indipendenza degli Stati Tedeschi, i quali cedono parte dei territori alla Prussia e all’Austria (il Tirolo bavarese).
Le Province Illiriche (Dalmazia, Istria, Trieste), vanno all’Austria, insieme al Lombardo – Veneto. Il Granducato di Varsavia va (in piccola parte) alla Prussia ed è costituito un Regno Polacco con Re lo Zar di Russia. Viene fondata la “Confederazione Germanica” con 39 Stati (giugno1815): poiché sono scartati i piani di unificazione dello Stato tedesco, che riusciranno a realizzarsi, grazie alla Prussia, nel successivo corso del secolo XIX: dopo la guerra con l’Austria (1866) e la guerra con la Francia del Secondo Impero (1870 - 71), nascerà, nel 1871, l’Impero Tedesco. L’ARMATA NAPOLEONICA: organizzazione FANTERIA: “di linea”: Fucilieri, Granatieri, Volteggiatori. FANTERIA “leggera”: Cacciatori, Carabinieri, Volteggiatori. CAVALLERIA Pesante: Corazzieri, Carabinieri a cavallo. CAVALLERIA Leggera: Ussari, Cacciatori a cavallo. CAVALLERIA Media: Dragoni. LANCERI (a cavallo). ARTIGLIERIA a piedi. ARTIGLIERIA a cavallo. (I cannoni sparano palle piene, o a mitraglia, o a esplosivo) GENIO pontieri. La GUARDIA IMPERIALE comprendeva: FANTERIA: Granatieri, Cacciatori (in Italia anche Veliti). CAVALLERIA: Granatieri, Dragoni, Gendarmi, Cacciatori, Lanceri. ARTIGLIERIA: a piedi e a cavallo. MARINA: Fanti di Marina. Punti di forza: la creazione di Corpi d’Armata (che comprendevano tutte le specialità); la velocità; l’Artiglieria che N. manovrava con grande abilità. STRATEGIA Tre modelli: 1) Manovra d’accerchiamento (Manoeuvres sur les derrières) (usata almeno 30 volte da N.); 2) Strategia della Posizione centrale: contro due armate avversarie (es. Rivoli, 1797) 3) Penetrazione strategica: contro una linea nemica a “cordone” lungo (es. Smolensk, 1812). Nella Tattica di battaglia si utilizzavano (in scala) gli stessi concetti della strategia.
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tuttotondo
di Giulio Cento
N apoleone bambino Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, in Corsica, poco più di un anno dopo la stipula del trattato di Versailles del 1768, con il quale la Repubblica di Genova lasciava mano libera alla Francia nell’isola, che fu così invasa dalle armate di Luigi XV e annessa al patrimonio personale del re. La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola borghesia còrsa e aveva forse lontane origini nobili genovesi. L’idea di questa scenetta prende corpo il 15 agosto 2019 in occasione della ricorrenza del duecentocinquantesimo anniversario della nascita di Napoleone. Purtroppo i miei tempi di lavorazione sono piuttosto lunghi a causa degli impegni di lavoro e non sono riuscito a completarla che ben oltre un anno dopo la ricorrenza. Volevo creare una scena rassicurante, affettuosa, per questo personaggio che poi visse una vita tra guerre e campi di battaglia. Cercando poi in rete qualche figurino di bambino da poter utilizzare come base rimasi colpito dalla scenetta della mamma con i due bambini prodotta in scala 1/35 della Model Victoria e subito mi balenò l’idea di non fare solo il Napoleone bambino ma rappresentare la famiglia. Alla nascita di Napoleone i coniugi Buonaparte, Carlo Maria e Maria Letizia Ramolino, avevano già un altro figlio, Giuseppe, primogenito. (Vedi foto n.0) E sono proprio loro i personaggi 0 che ho voluto rappresentare. Mi permetto di aggiungere, per completezza storica, che i Buonaparte ebbero 12 figli, dei quali soltanto otto crebbero, cinque maschi, Giuseppe, Napoleone, Luciano, Luigi e Girolamo, e tre femmine, Elisa, Paolina e Carolina. (Vedi foto n.1 e 2) Utilizzando quindi la scenetta della Model Victoria mi sono già Carlo Maria Bonaparte
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trovato una buona base sulla quale iniziare le modifiche necessarie. Sui bambini ho lavorato molto poco, più che altro si è trattato di migliorare alcuni dettagli non troppo ben rifiniti. Sul più grande ho ridettagliato le maniche, allungata di un millimetro la casacchina per coprire un po’ la pancia ed ho ricostruito le orecchie. Sulla donna invece il lavoro é stato più intenso. Ho costruito il collo di una camicia in seta, ed eliminato il grembiule con ricostruzione dell’abito. Ho poi aggiunto lo spillone con lo stemma di famiglia ed un fazzoletto nella mano destra. Carlo Maria invece è frutto di una completa autocostruzione su un manichino in plastica in scala 1/35. Per la realizzazione dell’abito, mi sono basato sul famoso dipinto di Anne-Louis Girodet De Roucy ed ho utilizzato una miscela di stucco 50% Green Stuff e 50% Epoxy Putty Tamiya.
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Napoleone bambino 2 Completano la scena alcuni balocchi e sono particolarmente orgoglioso dei “soldatini dei soldatini”. Due moschettieri del re realizzati in stucco Green Stuff. Il cavalluccio è in legno di balsa. Anche i tappeti sono realizzati in Green Stuff tirato con un piccolo mattarello e poi sagomati e frangiati. Ultimo dettaglio bizzarro é il bastone da passeggio di Carlo Maria realizzato usando una spina di albero di limone. Una volta impostata la scena sono passato al primer tamiya grigio e poi alla pittura con base in acrilico Vallejo ed Andrea Miniatures. Soltanto per i volti e per i fregi in oro ho applicato alcune velature ad olio. Per i volti ho utilizzato una tavolozza di Nero, Terra d’ombra bruciata, Terra di Siena bruciata, Giallo di Napoli scuro e Bianco di titanio
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Speciale Napoleone
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con alcuni tocchi di Violetto minerale scuro miscelato al nero per simulare la barba dell’uomo, ed il Rosso di garanza per le arrossature degli zigoni. Per i fregi di tessuto dorato degli abiti ho utilizzato una base composta da Oro ricco acrilico Apa Color miscelato con Light Brown Vallejo e Nero Vallejo. Ho dato poi già alcune luci ed alcune ombre utilizzando gli stessi colori. Sono passato poi alla
tavolozza con i colori ad olio così composta: Nero, Terra d’ombra bruciata, Terra di Siena naturale, Giallo di Napoli chiaro, Bianco di titanio. Per ottenere un buon risultato e dare l’effetto dello spessore dei fregi ricamati in tessuto ho effettuato moltissimi passaggi con transizioni di colore appena percettibili dando così volume e al tempo stesso morbidezza nelle tonalità di colore e profondità. (Vedi foto da n.3 a 11)
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storia
di Alberto Fabri Foto: Tribe Warhammer
N apoleone tra guerra, scienza e archeologia “L’Europa non è altro che una trappola per topi. Qui tutto si logora. Bisogna andare in Oriente: tutte le grandi glorie provengono da là” Dichiarazione del generale Napoleone Bonaparte nel 1798 al suo segretario Bourrienne. È fuori dubbio che Napoleone sia conosciuto come un personaggio con delle caratteristiche psichiche e comportamentali molto complesse. Ed io, anche se appassionato della storia e soprattutto della sana pittura del soldatino, non mi ritengo certo all’altezza di illustri storici i quali ci forniscono una moltitudine di testi e di notizie da consultare per descrivere il suo profilo psicologico. Ma ogni volta che affronto un soggetto da dipingere ho il piacere di leggere e scartabellare testi, fare ricerche per comprendere a cosa sto dando vita con i colori e i pennelli.
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Appena prodotto da Best Soldiers, egregiamente scolpito da Antonio Zapatero, sono stato colpito da un magnifico giovane Napoleone generale, un kit in 75 mm, con la possibilità di ambientarlo nei vari teatri operativi dove lui aveva plasmato la sua carriera. Il Napoleone di quel periodo poteva essere ambientato in diversi contesti: dalla campagna d’Italia, contro l’esercito austriaco che dominava il Nord Italia, fino alla campagna d’Egitto. Il fascino e l’esotica suggestione degli innumerevoli dipinti dell’epoca che rappresentano l’esercito napoleonico, i mamelucchi, i deserti, i palmizi, le rovine di una splendida civiltà affioranti dalle dorate sabbie, ha facilitato la mia scelta. Campagna d’Egitto senza dubbio. A cosa sarebbe servito tutto questo approfondimento? Semplicemente al fatto che quando si dipinge un nuovo figurino, qualunque esso sia, tale ricerca può indirizzare il modellista non solo alla giusta “direzione” uniformologica, ma anche verso un’ispirazione pittorica e scenografica tale da trasmettere il più possibile emozione. Per me la ricerca serve ad immedesimarmi nei luoghi come se avessi una virtuale macchina del tempo e trasferire poi con i pennelli i colori giusti per la giusta atmosfera. Scelto finalmente l’argomento dovevo, almeno per pura curiosità, sapere qualcosa in più sulla figura del Napoleone dell’epoca. Chi era il generale Napoleone Bonaparte? Come già detto, è complicato descrivere un personag-
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Speciale Napoleone gio di cui da un lato si parla benissimo, come un leader, capace di farsi valere, 1 definito un genio, un ambizioso, audace nelle scelte militari, un’intelligenza dominante e dall’altro egoista, spesso sleale, inaffidabile, avido e senza scrupoli. Questo lato negativo, secondo la cultura popolare, ha coniato la “sindrome di Napoleone”, relativa a coloro che hanno complessi d’inferiorità, e che per il condottiero probabilmente scaturisce dalla bassa statura e al non certo affascinante aspetto, ma che per rivalsa forgiò un carattere aggressivo e rampante nella socialità. Su Napoleone ci sono una infinità di biografie, da quelle che lo descrivono con negatività, come fosse un tiranno, a quelle che rivalutano il personaggio, guardando anche il lato positivo, non solo decisamente militare, ma anche “illuministico”, abbandonando gli stereotipi settecenteschi e contribuendo a dare una svolta dall’Ancien Régime. Insomma, in lui troviamo certamente due facce contraddittorie: quella legata alle dottrine rivoluzionarie “Liberté, fraternité, égalité” e quella legata alla gerarchia sociale, alla meritocrazia, ecc. Dopo aver inquadrato il personaggio era necessario un breve approfondimento sulla Campagna d’Egitto dal punto di vista militare, intrapresa con parziale successo tra il
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history 1798 e il 1799, per bloccare il passaggio alle Indie e i relativi traffici commerciali agli eterni nemici: gli inglesi. Pensate che da Tolone la spedizione partì il 19 maggio del 1798 con una flotta di 328 navi e addirittura 38 mila uomini raggiungendo Alessandria d’Egitto dopo varie tappe. Arrivato al Cairo, l’esercito napoleonico combatté la battaglia delle Piramidi per poi voltare a nord est e raggiungere la Palestina, Jaffa e San Giovanni d’Acri. Napoleone si dimostrò generalmente superiore agli inglesi nelle battaglie terrestri, ma subì una rilevante sconfitta da Horatio Nelson nella battaglia navale di Abukir. Pur non avendo conseguito gli obiettivi sperati, in raffronto agli insuccessi in serie del Direttorio, Napoleone fu acclamato come un salvatore della Patria al suo rientro a Parigi nel 1799 e la popolarità acquisita gli fornirà l’occasione per realizzare il colpo di Stato del 18 Brumaio. Mi ha colpito un episodio, purtroppo tema d’attualità: oltre agli scontri durante la Campagna d’Egitto, molti soldati furono colpiti da malattie e dall’intolleranza ai forti raggi del sole, l’oftalmia, nonché dalla allora poco nota peste bubbonica: ben 1500 furono contagiati e raccolti nel Lazzaretto di Jaffa. Napoleone stesso visitò più volte i suoi soldati, ma nessuno dei suoi generali fece menzione di questo fatto a Parigi. Intanto gli inglesi avviarono una campagna denigratoria nei confronti di Napoleone, questo Generale emergente ed intrepido, tacciandolo di aver abbandonato a morte certa i suoi soldati all’interno del lazzaretto. L’imperatore per riabilitare la sua figura, anche agli occhi degli altri soldati rimasti in Francia, commissionò questo dipinto ad Antoine-Jean Gros dal titolo “Bonaparte visita gli appestati di Jaffa” (vedi foto n.0) completato nel 1804, la cui supervisione nella realizzazione fu affidata allo storico e ricercatore egittologo Dominique Vivant Denon, presente alla spedizione in Egitto e all’episodio della visita a
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Napoleone tra guerra, scienza e archeologia
Jaffa e che, nel mentre, era stato nominato direttore del nuovo Museo del Louvre. Napoleone: genio militare e non solo, con spiccata attitudine alla cultura nella sua complessa megalomania. Quale luogo migliore dell’Egitto poteva attrarlo per portare avanti la scienza storica dell’archeologia? In quei luoghi avrebbe acquisito una quantità enorme di conoscenze, tale da contribuire allo sviluppo e all’interesse scientifico, nella prospettiva di un radicale cambiamento in prossimità del nuovo secolo. Infatti, oltre all’esercito, Napoleone sbarcò ad Alessandria d’Egitto con un folto schieramento di “ben 167 scienziati (savants), comprendenti matematici, astronomi, ingegneri, geografi, architetti, disegnatori, chimici, naturalisti, geologi, orientalisti, interpreti, tipografi, nonché poeti, musicisti e pittori”. Tanti e tali furono gli studi, gli scavi, ma anche il modo di vivere, le loro tradizioni e tecnologie che riempirono ben 25 volumi, una sorta di enciclopedia, un inventario, intitolata “Description de l’Égypte”. E’ innegabile che da quel mo-
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mento nacque l’interesse per la cultura egizia, la prefazione alla futura Egittologia, con la clamorosa scoperta della “Stele di Rosetta” (vedi foto n.1) che permise la decodifica della scrittura geroglifica. Ritornando al mio figurino, impeccabile fusione in resina, interamente dipinto con colori acrilici, tranne qualche eccezione con colori ad olio, avevo bisogno di una ambientazione convincente. Mi è capitata una pubblicazione dove mi ha attratto un dipinto di Jean-Charles Tardieu, Castello di Versailles, (vedi foto n.2) che rappresenta l’esercito francese a Syène (oggi Assuan) incaricato di pacificare l’Alto Egitto. La piccola colonna del generale Desaix risalì il Nilo all’inseguimento dei Mamelucchi e dopo diversi scontri vittoriosi, si fermò a febbraio del 1799. Come alle Piramidi, i soldati, con i loro graffiti, vollero lasciare una traccia scritta del loro passaggio sulle rovine dell’antico Egitto: “Itinerario Da Parigi a Syène, 1.167 miglia” (vedi foto n.2a). La fortuna mi è venuta in soccorso, poiché durante un
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corso di scultura tenuta all’Accademia Alfa Model con il Maestro Mariano Numitone (vedi foto n.3) vengono spiegate proprio delle tecniche di realizzazione di costruzioni con il gesso, per migliorare le nostre scenette. Ne stava eseguendo una proprio Mariano a forma di parallelepipedo, in scala perfetta per il mio figurino che avrebbe confermato l’ispirazione del suddetto dipinto a Syène. Quale migliore quinta per la mia scena? Una volta scalfiti e testurizzati i blocchi di marmo è iniziato il complesso e leggero lavoro di incisione dei geroglifici e la riempitura dei solchi con un nero azzurrino. Per il resto è bastato un nascente palmizio tra le rovine per spezzare la monotonia desertica. Quest’ultimo è dipinto con colori tenui e abbastanza luminosi per poter creare uno scenario soleggiato ed abbagliante, il tutto cosparso da una sabbia molto sottile anch’essa con tonalità decisamente lucente. Importante è ideare uno spazio scenico tale da non soffocare il soggetto principale e fare in modo che si integri perfettamente allo stesso. Spesso raccontare una storia nel pochissimo spazio che una miniatura ci concede è abbastanza complicato, ma basta un po’ di inventiva e di audace ricerca per trasmettere sensazioni ed emozioni. Per concludere, posso dire di aver messo nella mia collezione un soldatino che mi ha fornito un doppio piacere: dipingere e studiare. Consiglio spassionato? Cercate sempre di approfondire, nel progetto iniziale, tutto ciò che la miniatura vi può ispirare. Farete sicuramente un lavoro diverso ed interessante, ma soprattutto arricchirete il vostro bagaglio di conoscenze! Ultimo ma non ultimo, un enorme “grazie!” all’esperto Giulio Centanni per le consulenze sul periodo napoleonico. Ad maiora! Napoleone: “Signore dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo.” (da Guerra e Pace) (vedi foto da n.4 a 10).
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Scultura Riccardo Cerilli Pittura Giorgio Montesano
Capitano Michele Carafa di Colubrano Gli Ussari erano le unità di cavalleria veloce e leggera di Napoleone. Venivano considerati gli occhi e le orecchie delle truppe napoleoniche, oltre che i migliori cavalieri e spadaccini della Grande Armée. Questa considerazione tra tutti i soldati francesi era giustificata dalle loro uniformi sgargianti e sfavillanti e dalla loro spavalderia in battaglia e nella vita. LA REALIZZAZIONE DI UN PEZZO UNICO E LA SUA STORIA Il soggetto scelto per questo figurino è Michele Carafa di Colubrano, Capitano degli ussari della guardia reale di Napoli, medaglia d’onore alla battaglia di Ostrowno (campagna di Russia). Lo studio uniformologico è basato su una copia in miniatura del bellissimo quadro di Gaetano Forte ritraente appunto un capitano degli ussari della guardia reale con l’uniforme di gran tenuta verde e rossa del 1813 durante il dominio di Gioacchino Murat (1808-1815).
Questo reggimento deriva dal corpo dei veliti della guardia reale e fu ufficialmente denominato “Ussari” nel Novembre 1813, nonostante portassero l’uniforme “alla ussara” già dal 1809 ma con i colori distintivi del Regno (Bianco e Amaranto). I dettagli dell’uniforme sono riportati dalle poche e controverse informazioni disponibili sul Regno di Napoli, ci siamo basati sui lavori pittorici di Boisselier e Aloja, che riteniamo attendibili, oltre al coinvolgimento di amici esperti dell’argomento per la definizione dei tanti dettagli del figurino. Una volta messe insieme le informazioni abbiamo subito definito l’idea di realizzare il soggetto durante una parata ufficiale con l’uniforme di gran tenuta, con atteggiamento fiero ed elegante.
per la creazione di pose, ma in questo caso ho ulteriormente modificato le articolazioni delle zampe anteriori per ottenere una posa precedentemente concordata non realizzabile senza modifiche. Questa posa prevede una sola zampa poggiata in terra, e questo ha richiesto l’inserimento di un perno di acciaio abbastanza robusto e lungo per sorreggere il peso e collegarlo alla basetta. Con calma e un trapanino a basso numero di giri si fora la plastica dallo zoccolo fino al corpo del cavallo facendo attenzione a non surriscaldarla e farla sciogliere per effetto del calore. Se come in questo caso la punta non arriva o la zampa è piegata conviene tagliare la zampa in modo netto sull’articolazione, inserire il perno e poi incollare i pezzi con la specifica colla per polistirene. Una volta imperniati e preparati tutti i pezzi li assemblo insieme con lo stucco Magic LA SCULTURA Per la realizzazione del cavallo sono Sculpt, per dare robustezza e un mipartito dai kit multipose Historex che nimo di spessore al cavallo altrimenti mettono a disposizione 8 diversi ca- leggermente magro e fuori scala. La tevalli tagliati a metà e combinabili tra sta è una copia in resina di una bellissiloro. Tagliando ulteriormente i pezzi ma scultura commerciale, mentre gli Historex in quarti si hanno a disposi- zoccoli sono copie sempre in resina di zione molte possibilità di abbinamento una mia scultura realizzata in passato.
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Capitano Michele Carafa di Colubrano
È importante lisciare e carteggiare il cavallo prima della realizzazione della gualdrappa e della imbracatura (molto ricca di dettagli per questo soggetto), per evitare di scoprire aree da ritoccare in posti non più facilmente raggiungibili. Una volta che la gualdrappa e la sella sono pronti, si può iniziare il cavaliere. Preparo il manichino facendo uso di pezzi prestampati per il torso, la testa, le scarpe e il bacino che facilitano e velocizzano il lavoro quando è possibile, ma la cosa più importante è la precisione dell’anatomia, che con abiti attillati si vedrà sotto la scultura dell’uniforme. Per la vestizione del figurino, inizio sempre dal basso verso l’alto e dallo strato più interno verso l’esterno, una sequenza che mi permette un maggior controllo sui volumi e sulle sovrapposizioni. Quando realizzo i pantaloni e lo stucco è ancora modellabile, accosto il cavaliere al cavallo per realizzare una sorta di incastro e permettere la pittura dei pezzi separati. Il cavaliere ha meno possibilità di movimento di un pezzo a piedi, quindi è molto importante posizionare al meglio tutte le parti che possono renderlo interessante nella posa, come la torsione della testa e del torso e il movimento delle braccia. La scultura degli ussari è più complicata di altri pezzi, soprattutto per la presenza degli alamari. La loro realizzazione necessità di parecchio tempo e precisione sia nella preparazione dello stucco sia per l’applicazione sul modello, quando possibile è utile usare copie già pronte, ma in questo caso la torsione della posa ha richiesto la loro realizzazione a mano. Utilizzo una miscela di Magic Sculpt e Green stuff per avere una pasta morbida e appiccicosa da poter rullare tramite una piccola tavoletta trasparente di plastica e sfinare come un sottile e lungo cilindro fino alle dimensioni di un capello. La per-
centuale di miscelazione degli stucchi dipende dalla propria sensibilità, di solito uso un rapporto rispettivamente di 60-40%, ma anche al 50% si ottengono buoni risultati. I finissimi fili ottenuti si applicano poi tramite acqua e un pennellino fino con una buona punta. Questa servirà per manovrare il filo di stucco nella realizzazione dei piccoli riccioli ai lati degli alamari altrimenti impossibili da gestire con un pennello grande. Una volta che lo stucco è posizionato correttamente si fa aderire con alcool e una passata di Phon per scaldare e ammorbidire la superfice di contatto con il dolman. Un ussaro comporta la realizzazione di tanti altri dettagli, la sabretache, la pelisse, piumetti, gradi e decori, la tecnica è sempre la stessa, e ove possibile utilizzo parti provenienti dalla banca pezzi rispettando sempre la moda del tempo e l’indole del personaggio, in caso di dubbio è sempre meglio rifare un particolare piuttosto che mettere a rischio l’intero lavoro con dettagli inadeguati.
Infine si prepara il pezzo per la pittura, in accordo con il caro amico Giorgio, incollo al cavaliere la sciabola e la sabretache ma lascio il figurino separato
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in 3 parti, cavallo, cavaliere e pelisse, in modo da agevolare la pittura senza richiedere l’incollaggio di piccoli dettagli sopra le parti dipinte. LA PITTURA Prima di dipingere questo splendido soldatino di Riccardo, ho studiato attentamente tutte le fasi della pittura, perché soggetti come questi hanno bisogno di una attenta programmazione. Come tutti i miei soggetti inizio la pittura dal volto utilizzando per il colore di base Sand Brown e Hull Red a cui ag-
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aggiunto alla base con cui ho realizzato la texture, inoltre con la stessa mescola ho riprodotto a mano libera i ricami intorno ai gradi e sulla pelisse.
Il rosso dei pantaloni e della pelisse ha una base rossa a cui aggiungo un verde napoleonico per scurire leggermente la base di partenza; la tecnica di pittura è giungo per le luci Basic Skintone e per la stessa descritta precedentemente dile ombre sempre lo stesso Hull Red, pingendo luci ed ombre prima e lavotutti i colori utilizzati fanno parte della rando sullo sfumato successivamente. gamma Vallejo color. Tecnicamente approccio la mia pittura dipingendo sia le ombre che le luci senza preoccuparmi troppo delle transizioni. Le sfumature arriveranno successivamente una volta definite tutte le zone di luci ed ombre utilizzando il colore ben diluito ed asciutto sulla punta del pennello. Per dare le basi sul figurino utilizzo l’aerografo per avere una superficie più uniforme e velocizzare il mio processo di pittura. Negli ultimi tempi, preferisco aggiungere alle mescole un opacizzante della AK, che risulta essere molto duttile anche perché si può usare direttamente sulla superficie che risulti leggermente Questo tipo di uniforme ricco di dettalucida. L’ussaro ha una uniforme con panta- gli, magistralmente scolpiti, ha richielone rosso e dolman verde che essendo sto molto tempo e attenzione perché è due colori complementari ben si ar- in questi dettagli che si aumenta il valore pittorico di un soldatino. monizzano nella realizzazione. Inizio la pittura del Dolman utilizzan- La pittura degli alamari della pelisse e del do un colore verde scuro della Andrea dolman ha avuto come base un marrone che illumino con un colore verde più scuro che ho gradualmente illuminachiaro e per le ultime luci aggiungendo to con aggiunte di Gold Brown ed in ultimo con un Giallo di Napoli chiaro una punta di Iraqui Sand.
Il progetto prevedeva di realizzare il cavallo con un manto baio scuro utilizzando una tecnica mista acrilico olio, che consiste nel realizzare prima una pittura ad acrilico con luci ed ombre e tutti i relativi dettagli quali occhi balzane ed altri particolari e successivamente di armonizzare e ammorbidire i vari
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passaggi con un passaggio di olio. La base ad acrilico è stata realizzata con Burnt Umber e Nero dato con l’aerografo e aggiungendo Carne Scura per le luci e Nero per le ombre; in questa fase bisogna aumentare decisamente i contrasti in quanto la successiva fase ad olio tenderà ad abbassare i contrasti precedenti. Dalle foto si può notare come la pittura ad acrilico sia molto accentuata, quasi eccessiva nel realizzare un baio scuro, mentre nelle successive dopo l’utilizzo dell’olio si può notare come i toni si siano notevolmente abbassati ma lasciando ben visibili volumi e luci. Terra d’Ombra Bruciata, Ocra Dorata e Nero Avorio sono i colori che ho utilizzato per dipingere il cavallo ad olio; dipingo con pochissimo colore ad olio che posiziono sulle luci e sulle ombre e sfumo a fresco con un pennello asciutto.
La pittura continua piacevolmente dipingendo ulteriori dettagli comprese le parti in metallo che su questo tipo di soggetti preferisco dipingere con colori effettivamente metallici senza utilizzare la ormai nota tendenza del MNM. In conclusione volevo ringraziare l’amico
Giulio Centanni per il tempo dedicatomi nella minuziosa ricerca dei dettagli dell’uniforme e per la sua consulenza Storica.
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curiosità
di Giulio Cento Foto: Giuseppe Gensabella
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e lo Stradivari “Marechal Berthier” Il violino del liutaio Stradivari di cui ci racconta questo articolo è lo straordinario “Maréchal Berthier” del 1716, appartenuto a Napoleone Bonaparte che lo regalò ad Alexandre Berthier, Maresciallo di Francia, Principe di Neuchatel e Wagram. Dopo alcune interessanti peripezie, fu acquistato dal Barone von Vecsey, il quale lo diede al figlio Ferenc, concertista, che lo suonò fino alla morte, avvenuta nel 1935. In occasione della ricorrenza del Bicentenario della morte di Napoleone Imperatore dei Francesi e Re d’Italia volevo realizzare un soggetto che fosse diverso dall’iconografia classica dei dipinti coevi. Tutti sanno, il mondo intero sa, delle gesta di Napoleone, un soldato indomito e senza paura, un grande condottiero ed esperto di strategie militari. In battaglia era in grado di piegare a suo favore per vincere ogni dettaglio del terreno o dei caseggiati o addirittura le condizioni metereologi-
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che. Le sue tecniche 2 militari sono ancora oggi materia di studio nelle scuole di guerra di tutto il mondo. Ma non molti sanno che Napoleone non fu soltanto dichiarazioni di guerra e trattati di pace ma fu anche un grande statista ed un grande amministratore. In brevissimo tempo riorganizzò la macchina burocratica ed amministrativa della Francia e degli stati satelliti ed ebbe un ruolo molto importante nella magistrale riforma dei codici alla cui stesura egli stesso partecipò in prima persona sostituendo gli oltre 40 codici di diritto con uno solo, unico ed organico, trattato di legge che entrò in vigore nel 1804. In esso si garantiva per iscritto, e per la prima volta, l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, la libertà della persona ed il diritto di proprietà come sacro ed inviolabile. Venivano aboliti i privilegi per nascita sulla base dell’esperienza rivoluzionaria e riformato e regolato tutto il diritto di famiglia che, tra le altre cose, prevedeva
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Speciale Napoleone anche i matrimoni civili, il divorzio ed una forte limitazione alla primogenitura. “La mia vera Gloria non è di aver vinto 40 battaglie. Quello che nulla distruggerà, che vivrà per sempre, è il mio codice civile.” (dalle memorie di Sant’Elena). Molte delle norme del codice Napoleonico sono state integralmente riprese dalle costituzioni moderne dell’intera Europa, Italia compresa. Ma ancora di Napoleone si deve riferire che fu un amante della musica e dell’arte, della storia antica e della matematica. Aveva ideato e progettato palazzi, ponti, archi trionfali, scavi e restauri di reperti e 4 siti archeologici tra i quali figuravano anche i Mercati di Traiano di Roma. Galeotta fu la campagna d’Egitto dove le immense distese di reperti archeologici fecero germogliare in lui il desiderio di realizzare a Parigi un grandioso museo. Iniziò quindi a raccogliere e a requisire ogni reperto archeologico che potesse essere trasportato. Intanto nella capitale la sua idea iniziava a prendere forma in quello che venne denominato Museo Centrale della Repubblica ma che presto cambiò nome in Museo Napoleone per divenire poi uno dei più prestigiosi musei del mondo: Musèe du Louvre. Tutti i suoi Generali ed Ufficiali furono incaricati di requisire opere d’arte in ogni dove per cercare di placare le brame dell’Imperatore e da quel momento in poi ogni campagna di guerra divenne motivo per operare requisizioni e molto spesso vere e proprie razzie, ma anche per
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curiosity raccogliere donazioni che i principi ed i nobi- 5 li offrivano spontaneamente ai suoi generali per non essere destituiti o peggio ancora giustiziati. Napoleone aveva minuziosamente pianificato ed impartito ordini chiari su cosa raccogliere e, se del caso, razziare. La sua idea era creare un Museo, una Biblioteca Centrale ed un Archivio del Continente Unificato. Nascono così le formidabili collezioni della Francia. Dobbiamo oggi ringraziare gli elevati costi di spedizione se la colonna di Traiano è ancora al suo posto. Una lettera del Generale François René Jean de Pommereul, capo militare di Roma, avvisava infatti Napoleone “spediremo un obelisco” riferendosi appunto alla leggendaria colonna. Fortunatamente le cose andarono in maniera diversa e l’Imperatore si limitò a prenderne spunto per far realizzare nel 1810 la Colonna di Vendòme a Parigi per glorificare la battaglia di Austerlitz. Ed è proprio da una requisizione quale bottino di guerra che trae origine la mia idea. In occasione dell’occupazione della Spagna del 1808, seguita al fallito tentativo di destituire il Re di Spagna Carlo IV per insediarvi il giovane figlio Ferdinando, il palazzo reale Borbonico di Madrid fu occupato e molte delle opere d’arte in esso contenute furono requisite. Tra i vari oggetti c’era anche un violino, ma non un violino qualunque: “Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat anno 1716”. (Vedi foto n.1 e 2) Napoleone rimase strabiliato dalla bellezza e dall’eleganza di quel piccolo oggetto e decise di tenerlo per sé e si racconta che di tanto in tanto lo facesse suonare da maestri d’opera soltanto per lui e per i suoi ospiti. Nel 1814 ne fece dono al suo fedele amico Louis Alexandre Berthier, Maresciallo dell’Impero, anch’egli amante dell’arte e della musica, come segno di ringraziamento per i servigi resi alla Francia e all’Imperatore.
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Napoleone e lo Stradivari “Marechal Berthier”
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Nel 1984 il violino, oggi noto come “Stradivari Marechal Berthier”, dopo vari passaggi di proprietà, fu acquistato dalla Fondazione Canale di Milano che tutt’ora ne è in possesso e che di tanto in tanto ne concede l’uso per eventi musicali importanti. Una delle più talentuose violiniste del mondo, l’italo-rumena Anna Tifu è stata l’ultima artista ad aver avuto l’onore di suonarlo al Paganini Genova Festival del 2017. Riguardo alla scultura ho realizzato un manichino in filo di ferro ed utilizzato una replica in resina di un volto di
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Napoleone di altro figurino che poi ho provveduto a modificare e meglio dettagliare ricostruendo guance, zigomi, fronte, capelli orecchie e via dicendo. Ho utilizzato una miscela di stucchi bi-
componenti: Green Stuff Kneadatite ed il Tamyia Epoxy Putty colore verde. Ho preparato quattro palline di stucco di ciascun componente tutte di eguale misura ed ho poi tolto una piccola quantità del componente blu del Green Stuff, ottenendo una maggiore elasticità e maggiore tempo di lavorazione. Ho proceduto poi alla modellazione utilizzando strumenti ed attrezzi alcuni commerciali ed alcuni prodotti da me. Per ottenere alla fine una superficie liscia e priva
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di impurità e grumi ho lisciato il tutto con pennelli sintetici imbevuti di Alcool puro a 98%. Ho poi utilizzato alcuni minimi accessori di serie Histrorex ed infine prodotto i bottoni con foglia di piombo incisa con il pallettatore da orafo. (Vedi foto da n.3 a 10) In ultimo il violino che è stato realizzato in resina con stampa in 3d molto precisa e di ottima qualità.
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soldatini storia di carta
di Luigi Saso
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napoleonici di Fabrizio Prudenziati Ho accolto con piacere l’invito a partecipare con uno scritto a questo speciale su Napoleone anche per avere l’occasione di omaggiare il grande amico Fabrizio Prudenziati, scomparso prematuramente nel 2014. Parliamo di un grande artista che ha esplorato nell’arco della sua vita tutte le forme di modellismo e specialmente quelle in carta. Una brevissima biografia: Fabrizio nasce a Treviso nel 1946 ma quasi subito, a seguito della famiglia, si trasferisce a Genova dove vive e lavora fino alla sua morte. È un modellista eclettico ed eccelle sia nel disegno e sia nella modellazione; nel 1976 fonda la ditta “Grifo” per la quale crea soldatini di piombo. Nel ’77 fonda e presiede la “Accademia genovese di modellismo e collezionismo” e nel 1978 fonda la ditta “Ares” per la quale continua la produzione di figurini fino al 1984. Poi, dopo un periodo di pausa, inizia a disegnare e costruire modelli di carta in 3d di tutti i tipi (automobili, barche, navi, aeroplani, treni e figurini) e parallelamente disegna soldatini di carta per wargame di sua creazione ambientati in diverse epoche. Ovviamente adesso focalizzeremo la nostra attenzione sui figurini 3d napoleonici assolutamente incredibili per dettaglio e precisione e sui soldatini di carta creati per un progetto di wargame dedicato alla battaglia di Austerlitz, mai terminato. Per questi ultimi, ne propongo alcune: la tavola 0 dedicata all’Imperatore, la 1 con fanteria di linea, fucilieri e corazzieri a cavallo, la 2 con la fanteria leggera, la 4 con dragoni e artiglieria, la 7 con alcuni componenti dello Stato
Maggiore di Napoleone, la 16 con la Guardia Imperiale e i Mamelucchi e infine la 18 con gli stendardi. Per quanto riguarda invece la produzione di soldatini in carta in 3d è ovvio che la scelta è di farvi ammirare Napoleone che viene assemblato completo della sua basetta e che una volta costruito non ha nulla da invidiare ai soldatini fatti di altro materiale come il piombo o la plastica o la resina. Inoltre è possibile costruire anche il soldatino del granatiere e del fuciliere del 1807 che sono assolutamente sbalorditivi per precisione e completezza. Infine chiudo questo mio breve ricordo di Fabrizio che considero il mio maestro nell’arte del disegno e della modellazione, facendo cenno alla mostra “La magia della carta” che riuscì ad allestire l’anno prima della sua scomparsa nella sua città di Genova nel loggiato di ponente del Museo Navale di Pegli e nella quale espose il meglio della sua produzione modellistica di carta. Su Internet sono molti i riferimenti all’arte di Fabrizio Prudenziati detto anche lo Zio Prudenzio come lui stesso si definiva e per chi volesse approfondire sarà facile trovare materiale valido e modelli. http://www.luigisaso.it Associazione Internazionale Soldatini di Carta https://www.facebook.com/SoldatinidiCarta
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storia
di Maurizio Corona
L ’ultimo viaggio
di Napoleone I: da Sant’Elena a Parigi Il magnifico diorama Le retour des cendres esposto al Musée de la figurine historique di Compiègne. © Maurizio Corona.
«Je dèsire que mes cendres reposent sur les bords de la Seine, au milieu de ce peuple français que j’ai tant aimé» (Desidero che le mie ceneri riposino sulle rive della Senna, in mezzo al popolo francese che ho tanto amato). Così scrisse Napoleone I nel testamento redatto il 15 aprile 1821, tre settimane prima di morire, a Longwood House, l’umida dimora dell’inospitale isola di Sant’Elena dove, prigioniero degli inglesi, consumò l’ultima parte della sua esistenza. Soltanto a distanza di quasi vent’anni, il 15 dicembre 1840, le sue ultime volontà furono esaudite. Quel giorno un monumentale carro funebre con i resti mortali dell’Imperatore si mosse dal molo di Corbevoie sulla Senna, non lontano da dove oggi svettano i grattacieli della Défense, diretto a Les Invalides, il cuore delle glorie militari e patriottiche di Francia.
LA LUNGA TRAVERSATA Le spoglie erano state esumate dall’isola di Sant’Elena due mesi prima, il 15 ottobre. Il corpo fu trovato in perfetto stato di conservazione, abbigliato nella consueta uniforme verde di colonnello dei cacciatori a cavallo della Vecchia Guardia, le insegne della Legion d’Honneur e dell’Ordine della Corona di Ferro sul petto, il tricorno posato sulle ginocchia e, ai suoi piedi, due vasi d’argento contenenti il cuore e le viscere. Fu trasportato in una nuova bara di piombo, rivestita da un sarcofago d’ebano, senza alcun ornamento, soltanto il nome Napoléon in lettere dorate, e caricato a bordo della Belle-Poule, una fregata di cui era comandante Francesco d’Orleans, principe di Joinville, terzogenito del re Luigi Filippo I.
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Il viaggio di ritorno in Francia fu molto più rapido di quello dell’andata e il 30 novembre la nave giunse con il suo prezioso carico nella rada di Cherbourg. Dopo alcuni giorni di sosta, il sarcofago fu caricato sul Normandie, un battello a vapore che, superata Le Havre, risalì la Senna sino a Val-de-la-Haye, piccolo villaggio a sud di Rouen. Lì la salma fu trasferita sulla Dorade, che compì il tratto finale del tragitto sino alle porte di Parigi. BAGNO DI FOLLA Nella gelida mattina di quel 15 dicembre si celebrò l’ultimo atto de «le retour des cendres», il ritorno delle ceneri, come fu definito dai francesi il rientro in patria della salma di Napoleone (l’espressione ebbe un grande successo ed entrò subito a far parte del linguaggio comune ma va intesa in senso figurato perché l’Imperatore non fu cremato). Oltre un milione di persone si assieparono lungo il
Il trasporto delle spoglie di Napoleone I a Cherbourg dalla fregata Belle-Poule al Normandie. © Musée dell’Armée, Parigi.
percorso del feretro sfidando il pungente freddo siberiano che sferzò la capitale. Tra la folla, su uno dei palchi allestiti sopra l’ampio piazzale degli Invalidi, c’era anche il grande Victor Hugo, all’epoca divenuto già un’icona del romanticismo francese grazie al travolgente successo di Notre Dame de Paris. La sua testimonianza – «15 décembre 1840, Funérailles de l’Empereur, Notes prises sur place» (raccolta nell’opera postuma Choses vues, Souvenirs, Jornaux, Cahiers 1830-1846) – è un attento e commosso resoconto (condito dalla giusta enfasi) di quella memorabile giornata, in cui «tutta quanta Parigi si riversò in una sola parte della città come un liquido in un vaso che si inclina». Il corteo funebre attraversò lentamente la capitale. Passò sotto l’Arco di Trionfo e imboccò i Campi Elisi trascinandosi dietro «l’acclamazione di tutta la città come una torcia si trae dietro il suo fumo».
Ritratto di Napoleone I di Eugène Leliepvre. L’Imperatore indossa l’uniforme di colonello dei cacciatori a cavallo della Vecchia Guardia con la quale fu abbigliato prima di essere sepolto nell’isola di Sant’Elena. Collezione privata.
IL GIGANTESCO CARRO FUNEBRE Il carro che trasporta la salma dell’Imperatore è un’immensa massa dorata, addobbata con bandiere, aquile, ghirlande, corone, vittorie alate e amorini. È alto 10 metri, lungo 30, largo poco meno di 6 e pesa 13 tonnellate. Sulla sua sommità quattordici statue, simboli di vittoria, sostengono una tavola dorata sulla quale è collocata la riproduzione di un feretro. È un falso sarcofago dove sono state deposte le insegne di Napoleone: la corona, la spada, lo scettro e il mantello. Il vero feretro è invisibile, nascosto nel cavo del basamento. «È questo il grave difetto del carro» - annota Hugo - «…nasconde ciò che si vorrebbe vedere, ciò che la Francia ha reclamato, ciò che il popolo attende, quello che tutti gli occhi cercano: il feretro di Napoleone».
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Il ritorno delle ceneri di Napoleone I da Sant’Elena, 14 dicembre 1840. L’arrivo della Dorade a Courbevoie. Olio su tela di Henri Félix Emmanuel Philippoteaux (1815-1884). © Châteaux de Malmaison.
NELLA CAPPELLA DEGLI INVALIDI Alle due del pomeriggio il corteo funebre giunse davanti al cancello degli Invalidi. La salma fu traslata nell’antica cappella reale di Luigi XIV (solo il 2 aprile 1861 sarà spostata nel sarcofago collocato al centro della cripta-mausoleo in cui è tutt’ora custodita). Il principe di Joinville disse al re: «Maestà vi presento il corpo dell’Imperatore Napoleone». «Io lo ricevo in nome della Francia», rispose solennemente il sovrano e invitò i generali Bertrand e Gourgaud a deporre sul feretro la spada e il cappello dell’Imperatore. Nell’intimità della cappella furono ammessi in pochi. Tra i presenti parteciparono commossi quattro dei marescialli di Napoleone I ancora in vita: Soult, Moncey, Oudinot e Grouchy. Il Requiem di Mozart chiuse la cerimonia ma non piacque a Hugo, che commentò «la musica mette le rughe». Nei giorni seguenti la chiesa degli Invalidi rimase aperta al pubblico, dalle dieci del mattino alle quattro del pomeriggio, e ogni giorno più di centomila persone vi si recarono per rendere omaggio all’Imperatore. La ricostruzione in miniatura del gigantesco carro funebre che trasportò il feretro di Napoleone per le vie di Parigi. © Musée de la figurine historique, Compiègne.
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LE RETOUR DES CENDRES AL MUSEO DI COMPIÈGNE Le retour des cendres è riprodotto in uno spettacolare diorama Il carro, trainato da quattro quadriglie di cavalli, bardati esposto al Musée de la figurine historique di Compiègne, acco- dalla testa ai piedi di magnifici drappi di broccato dorato, gliente cittadina situata ottanta chilometri a nord-est di è scortato da 500 marinai, ascia in spalla. Il corteo funebre Parigi, nella parte meridionale della Piccardia, ai margini è raffigurato mentre attraversa gli Champs-Élysées, dipinti dell’omonima foresta. sullo sfondo con somma maestria da Eugène Lelièpvre – Il Musée de la figurine historique è il più ricco museo di figurini Montreuil (Pas-de-Calais), 2 aprile 1908, Armentières-ene soldatini di Francia: vi sono esposti oltre 45 mila solda- Brie (Senna e Marna), 17 novembre 2013 – disegnatore di tini suddivisi in sei sale espositive che occupano circa 500 straordinario talento, tanto da essere nominato nel 1951 metri quadri. L’edificio in cui si trova ospitava durante il pittore ufficiale dell’Armée, divenuto una vera e propria Secondo Impero l’antico Hôtel de la Cloche, reso celebre da icona dell’illustrazione storica mondiale. Alexandre Dumas padre, che nel Conte di Montecristo lo Alla creazione del diorama diede il suo contributo un descrisse come un «eccellente albergo di cui si ricordano altro grande illustratore francese, Lucien Rousselot – anche coloro che vi hanno alloggiato una sola volta». Saint-Germain-sous-Doue (Senna e Marna), 4 maggio Il diorama raffigurato nella foto fu realizzato intorno al 1900, Fay-les-Etangs (Oise), 4 maggio 1992 – conosciuto 1940 da Alexandre Ballada, considerato in Francia il padre dagli appassionati di storia militare e uniformi di tutto il del figurino artistico da collezione, il quale si avvalse della mondo per le sue straordinarie illustrazioni delle armate collaborazione di Fernand Durand-Grimaldi, autore dei francesi. Rousselot fornì i disegni delle singole parti che, marinai della Belle-Poule, e fu donato al museo di Com- costruite e assemblate, c onsentirono la realizzazione dei piègne nel 1948 in occasione della sua fondazione. figurini. Un’altra bella immagine del diorama Il ritorno delle ceneri in esposizione al museo di Compiègne. © Musée de la figurine historique, Compiègne.
segue…
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IL MONUMENTO FUNEBRE DI NAPOLEONE I, LA QUARZITE ROSSA E LO ZAR NICOLA I Nella tarda primavera del 1841 fu indetto un concorso per la costruzione del monumento destinato ad accogliere le spoglie mortali di Napoleone I all’interno della chiesa del Dôme agli Invalidi. La commissione giudicatrice fu presieduta dal ministro dell’interno Charles de Rémusat e furono chiamati a farne parte personaggi celebri come il critico La cupola della chiesa del Dôme d’arte Théophile Gaurealizzata da Jules Hardouin tier e il pittore JeanMansart (1646-1708) svetta oltre Auguste Dominique il cortile d’onore dell’Hôtel des Ingres. All’inizio furoInvalides. © Maurizio Corona. no selezionati 23 progetti, poi 10, quindi 2 e, infine, fu scelto quello dell’architetto di origini italiane Louis-Tullius Joachim Visconti (Roma, 11 febbraio 1791 – Parigi, 29 dicembre 1853).
Originariamente Visconti pensò di realizzare il grande sarcofago che doveva custodire la salma di Napoleone I utilizzando il porfido, roccia che per la sua tonalità porpora, sin dall’Antichità, simboleggiava il potere. Le cave francesi, però, non erano in grado di fornire blocchi di grandezza sufficiente e, perciò, fu dato incarico all’ingegnere Louis Léouzon Leduc di recarsi all’estero per reperirne. In Russia, su una piccola isola dell’immenso lago Onega, Leduc scoprì una pietra molto resistente, di colore rosso violetto, somigliante al porfido: una particolare varietà di quarzite rossa di cui lo zar Nicola I autorizzò l’estrazione. Fu così che il 15 gennaio 1847 la Francia firmò il contratto che le assicurava la necessaria fornitura. Oggi l’imponente manufatto svetta al centro del mausoleo-cripta del Dôme. É lungo 4 metri, largo 2 e poggia su un piedistallo di granito verde, proveniente dalle alture dei Vosgi, che ne accresce l’altezza elevandone la sommità oltre i 5 metri.
PER SAPERNE DI PIÙ: - Victor Hugo, I funerali di Napoleone, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2013, pp. 61. - Jean-Marcel Humbert (sous la direction), Napoléon aux Invalides, Éditions de l’Albaron/Musée de l’Armée, Paris, 1990, pp. 203. - Georges Poisson, L’Aventure du Retour des Cendres, Tallandier Éditions, Paris, 2004, pp. 288. - Céline Gautier, Le tombeau de Napoléon, Éditions Soteca, Paris, 2010 (1er ed.), pp. 34. - Raymond Queneau, Connaissez-vous Paris?, Éditions Gallimard, Paris, 2011, pp. 192. - Andrew Roberts, Napoleone il Grande, UTET, Milano, 2016 (2a ed.), pp. 1063. - Maurizio Corona, La Storia in miniatura/L’Histoire en miniature. Musée de la figurine historique, Compiègne, Akademeia, Cagliari, 2017, pp. 232. - Franco Cardini, Notre-Dame. Il cuore di luce dell’Europa, Solferino, Milano, 2020, pp. 265.
Il monumento funebre che custodisce la salma di Napoleone I al centro del mausoleo-cripta del Dôme. © Maurizio Corona.
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diorama
di Nico Ardito
M arching toward Moscow 1812 È passata alla storia con il nome di “Campagna di Russia” l’invasione dell’Impero russo nel 1812 da parte delle truppe di Napoleone. La Grande Armata, al comando dal maresciallo Davout, comprendeva soldati provenienti da tutte le regioni e Stati dell’Impero e degli stati satelliti e alleati, vi erano francesi, tedeschi, austriaci e prussiani, polacchi e lituani, 32.000 gli italiani del Regno d’Italia e del Regno di Napoli, svizzeri, illirici, spagnoli e portoghesi. La campagna iniziò ufficialmente il 23 giugno 1812, e, come
nel loro stile, l’armata russa iniziava un ripiegamento tattico che avrebbe portato le truppe francesi ad addentrarsi sempre più profondamente in territorio nemico allontanandosi dalle linee di rifornimenti. Vani furono i tentativi di accerchiamento dell’armata russa posti in essere da Napoleone per sconfiggere il nemico in un’unica battaglia campale e risolutiva, fino alla battaglia di Borodino. Alla
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fine della giornata i francesi restavano padroni del campo. La strada per Mosca era aperta. REALIZZAZIONE TECNICA DEL DIORAMA Quando è stato deciso di raggruppare in un unico diorama tutti i marescialli presenti nella Grande Armee durante la Campagna di Russia, si è reso necessario effettuare uno studio per individuare quanti effettivamente erano presenti al seguito di Napoleone e quanti erano dislocati in teatri operativi più lontani. Dalle fonti consultate non è stato sempre possibile raccogliere informazioni certe perché talvolta queste discordavano tra loro. In una sola occasione le fonti erano quasi tutte concordi, ovvero il raggruppamento di forze e Marescialli presenti prima durante e dopo la Battaglia di Borodino, che aprì di fatto le porte di Mosca. Per questo, seppur probabilmente a scapito della realtà storica, si è voluto creare un ipotetico mo-
dioramas mento, che sicuramente è avvenuto anche se forse non in maniera identica a come rappresentato, vedesse riunito lo staff dei Marescialli attorno all’Imperatore, quella famosa mattina del 15 settembre quando, dalle colline attorno a Mosca, l’Imperatore vide le porte della città aperte. Ovviamente i figurini che dovevano ritrarre i marescialli dovevano essere il più possibile simili nella fisionomia ai loro omologhi in carne e ossa. Con l’aiuto di fonti iconografiche coeve si è pertanto comparato le divise che più caratterizzavano questi alti ufficiali con quanto offriva il mercato modellistico. La scelta della scala era praticamente obbligata, 54mm, non più grande a causa delle dimensioni eccessive che un diorama di tali proporzioni avrebbe dovuto avere e non più piccola, per dare giusto risalto a fisionomie e uniformi. Il mercato del 54mm offre vari figurini e accessori per quanto concerne il napoleonico e pertanto si sono scelti figurini di ottima qualità come base di partenza per le modifiche che si sarebbero rese necessarie alla realizzazione dei personaggi. I cataloghi Metal models, Figurinitay, Emi, Beneito, Berruto e Historex, hanno fornito la materia prima su cui lavorare di stucco e pennello. I Personaggi storici presenti nel diorama sono: Napoleone e il suo attendente Roustam, il Vicerè Eugenio di Beauharnais, Murat, Davout, Ney, Victor, Macdonald, Bessieres, Saint Cyr, Oudinot, Augereau, Lefebvre, Mortier, Grouchy. Le modifiche sono state fatte con stucco epossidico bicomponente milliput e tamiya mentre la pittura è stata realizzata ad olio su base acrilica. Mi soffermo ad analizzare il personaggio principale, ovvero Napoleone che fa da perno del diorama con il suo attendente Roustam nella variopinta uniforme dei mamelucchi. Napoleone proviene da un kit Beneito modificato nella posa, sono state ricostruite anche le gambe e le calzature, aggiunto il cannocchiale e l’inseparabile cappotto sulla schiena. Roustam, è stato modificato nella posa da un vecchio kit Berruto ricostruendo anche braccia e testa. Ogni elemento è stato fissato alla base con perni per garantire un trasporto sicuro in caso di mostre, concorsi ed esposizioni didattiche. Realizzare “Marching toward Moscow 1812” mi ha impegnato parecchio e ha richiesto notevoli sforzi, sia in termini di studio sia in termini pratico-modellistici ma… Viva i “soldatini”!
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Marching toward Moscow 1812
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tuttotondo
Breve inquadramento storico a cura di Sergio Palumbo Figurino dipinto da Fulvio Pagliettini
L anciere Rosso Polacco della Poste Militaire, in 90 mm.
Con l’aria stagionata dei veterani di guerra, abituati ad entrare da conquistatori nelle capitali europee del tempo, i Lancieri del 2° reggimento della Guardia, meglio noti come Lancieri Rossi, indossavano una divisa molto simile a quella dei Lancieri Polacchi, anche se di colore diverso. Con una czapka (un copricapo shako caratteristico con visiera e falda superiore quadrangolare) di colore rosso e giallo, dotata di visiera nera e lungo pennacchio bianco, li si distingueva facilmente per l’abbigliamento che comprendeva una giacchetta rossa con colletto e polsini blu, pantaloni rossi con banda laterale blu e corti stivali neri. Sulla fronte spiccava una placca d’ottone al centro della quale era apposta la ‘N’ di Napoleone, ovviamente. Nell’uniforme della truppa, invece, le spalline e il cordone sulla spalla sinistra erano gialli, in accordo con gli ornamenti della czapka e l’orlo del colletto della giacca. La divisa degli ufficiali era quasi uguale a quella della truppa; mentre però nei primi le spalline, i cordoni e tutti gli addobbi erano argentati, nella truppa erano bianchi. Infine, il cinturone era chiuso in vita da una vistosa fibbia dorata. L’armamento consisteva in una carabina con baionetta e una pistola, cui si aggiungevano, quali armi da taglio, una sciabola curva e una lancia molto lunga, ben oltre un metro e mezzo con la punta ornata da una banderuola bicolore, rossa e bianca. Storicamente, i Lancieri Polacchi vennero integrati nella Guardia Imperiale nel marzo del 1807 e a capo del loro reggimento fu posto Vincent Corvin Krasinski. La loro prima missione fu in Spagna, nel maggio 1808, e successivamente, parteciparono alla battaglia di Somosierra nel novembre dello stesso anno. L’anno seguente combatterono a Wagram sconfiggendo gli ulani di Schwarzenberg. In effetti, fu proprio dopo la battaglia di Wagram che Napoleone decise di fare dei lancieri il perno della sua cavalleria leggera, e venne loro dato ufficialmente il nome di Lancieri Polacchi della cavalleria leggera della Guardia Imperiale. Secondo la leggenda del tempo, proprio a Wagram nel 1809, mentre gli ulani Austriaci gettavano per terra le loro lance per disimpegnarsi meglio nei
combattimenti ravvicinati, Napoleone vide che i Polacchi sapevano destreggiarsi bene con quelle stesse lance, raccolte al suolo, ed avrebbe pronunciato la frase “Che si lasci loro la lancia, visto che sanno servirsene così bene…” Alla fine del 1811 tutta la cavalleria della Guardia venne portata a cinque squadroni per reggimento ed i reparti Polacchi ancora operanti in Spagna furono ritirati in previsione della guerra con la Russia. I cavalleggeri Polacchi vennero quindi denominati 1 Rgt. e durante il 1812 parteciparono ad una carica alla battaglia di Borodino e, sia pure marginalmente, alla cruenta battaglia di Mosca.
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Lanciere Rosso Polacco della Poste Militaire, in 90 mm.
Innanzitutto, bisogna precisare che per la realizzazione del figurino la base di partenza è stata la serie di bellissime tavole uniformologiche del libro “Uniformes de l’Armée Française – de Fontenoy a Waterloo” di Michel Petard. Riguardo la marca del produttore del figurino in 90 mm., per gli appassionati di soldatini, il nome di Poste Militaire è sinonimo di bellezza e qualità. Il Lanciere Rosso in questione è un pezzo storico scolpito dal “leggendario” Raymond Lamb, creatore e scultore della suddetta Poste Militaire, dotato di una dovizia di dettagli e cura dei particolari tale che, pur essendo un soggetto “datato”, ad oggi non sfigura nei concorsi e durante le mostre più rinomate. A suo tempo, la Ditta Poste Militaire è stata anche innovativa nel mondo del soldatino, non solo per le sculture – al di sopra del target usuale che presentavano le altre aziende produttrici – , ma anche per aver dato il via alla produzione di un’altra scala, la 70 mm, da contrapporre alla più famosa e usata negli anni ‘80, che era la 54 mm.
Se ora la scala 75 mm è tra le più vendute fra i figurinisti e gli appassionati, lo si deve all’idea innovativa della Poste Militaire, che già in quegli anni aveva cambiato il modo di guardare ai dettagli, ed alla postura, del c.d. soldatino storico. Il modello che ho dipinto è di qualche anno fa e il tipo di colorazione risente di un diverso approccio alle tecniche di pittura e illuminazione. La scultura del Lanciere ha il panneggio molto più morbido e meno spigoloso rispetto ai modelli di adesso, perché ora la ricerca della luce, e del c.d. colpo di luce, è più marcata rispetto alla pittura meno “esasperata” di anni fa. Però il piacere di metterci i pennelli sopra è stato un vero divertimento! Non sono un modellista esattamente di primo pelo, considerati i capelli ingrigiti, anzi…, e in tutti questi anni,ho avuto modo di vedere l’evoluzione delle varie tipologie di pitturazione e ho sempre cercato di aggiornarmi, specificatamente in accordo con il mio gusto personale. Ovviamente l’approccio ad un figurino storico come questo, rispetto ad un figurino Fantasy, è completamente diverso per quanto attiene alla pittura. E ciò senza contare il tempo speso per la ricerca storica riguardo l’uniformologia che, specialmente nel settore Napoleonico, è da sempre molto rigida e dettagliata, poiché si hanno a disposizione molti testi e vi sono moltissimi musei dove poter vedere le divise originali. Il colore ad olio utilizzato per l’incarnato era quello che usavo fin dalla fine degli anni ’90, ovvero un mix di ocra gialla e ocra rossa con un pizzico di bianco. La mescola che si ottiene, più o meno scura a seconda del proprio gusto, viene stesa uniforme sul viso, e poi, con mescole via via più chiare sulle zone in luce mentre con le mescole più scure si va ad operare nelle zone in ombra.
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STORIA , UNIFORMOLOGIA E MODELLISMO MILITARE Anno 20
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Storia & Uniformi
La guardia d’onore del Regno Italico
Tuttotondo
Un eroe americano venuto dalla Prussia Gli dei dell’arena Storia
Grecia, settembre 1943 Un carro etrusco del VI secolo a.C.
Soldatini piatti
La corte medievale del Re di Francia
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La battaglia di Marignano
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