Appunti Storia Dell'architettura Antica e Medievale [PDF]

  • 0 0 0
  • Gefällt Ihnen dieses papier und der download? Sie können Ihre eigene PDF-Datei in wenigen Minuten kostenlos online veröffentlichen! Anmelden
Datei wird geladen, bitte warten...
Zitiervorschau

La civiltà Ellenica Medioevo Ellenico e l’età Arcaica: Origini del tempio greco Le origini del tempio greco si definiscono nel periodo VIII-VII sec. Detto medioevo ellenico. Prima di questo periodo gli elementi tipici della trabeazione primitiva erano composti da strutture lignee, con scopi puramente funzionali:  I triglifi erano le protezioni delle testate delle travi del tetto  Le metope erano tavolette di chiusura posizionate nei vuoti tra i triglifi  Le regule sono le parti visibili degli elementi di raccordo tra le travi del tetto e l’architrave  Le gocce erano le teste dei chiodi per fissare i triglifi  I mutuli erano la parte sporgente dei travetti obliqui La struttura del'edificio vero e proprio era per i Greci la casa del Dio (oikos), collocata nella cella (naos). Questa ospitava la statua della divinità, e il sacerdote era l'unico ad averne accesso, mentre il culto si svolgeva su un altare situato davanti al tempio ed all'interno del recinto sacro (temenos) in cui si situavano il tempio ed altri edifici ad esso connessi. Il luogo sacro (santuario) poteva ad esempio ospitare una serie di costruzioni di uso pratico, come i "tesori" (thesàuroi), che ospitavano i doni votivi – preziosi o anche di terracotta – offerti dalle città o da semplici cittadini e portici (stoai). L'ingresso all'area sacra poteva essere protetto da propilei. Il tempio greco è sempre orientato estovest, con l'ingresso aperto verso est. La disposizione delle colonne determina la classificazione dei tipi di pianta del tempio greco, che ci è stata tramandata da Vitruvio:      

 

 

1

tempio in antis: in cui le pareti dei lati lunghi della cella (naos) si prolungano in avanti fino a costituire le cosiddette ante e delimitare lateralmente il pronao; tempio in doppio antis: è un tempio in antis con l'opistodomo nella parte diametralmente opposta rispetto al pronao; tempio prostilo: di fronte al pronao è presente un colonnato antistante; in tal caso può mancare l'intero pronao tempio anfiprostilo: sia la fronte che il retro presentano il colonnato; tempio periptero: un colonnato quadrangolare (peristasi) circonda tutti e quattro i lati della cella (naos); tempio pseudoperiptero che ha una notevole diffusione in età ellenistica e quindi romana, caratterizzato da una peristasi costituita da semicolonne o lesene addossate ai muri esterni della cella e da una fila aggiuntiva di colonne ma solo sui lati corti. La cella poteva in tal modo essere realizzata con una maggiore ampiezza; tempio diptero: il porticato quadrangolare (peristasi) presenta, anche sui lati lunghi, una doppia fila di colonne; tempio pseudodiptero: caratterizzato da una prima fila di semicolonne o lesene addossate ai muri esterni della cella, da una fila aggiuntiva di colonne su tutti e quattro i lati e da una terza fila solo sul lato anteriore. la peristasi quadrangolare nel mezzo è posta ad una distanza doppia rispetto ai muri della cella, ossia quando il tempio è circondato da un colonnato dell'ampiezza di due intercolumni; tempio monoptero: quando il tempietto ha una forma circolare ed è privo di cella; tempio a tholos (o monoptero-periptero): quando il tempietto circolare è provvisto di cella.

Tempio di Apollo a Thermos Si trova entro un recinto (Temenos dal greco τέμενος: area sacra di pertinenza al tempio) Il tempio è collocato in un angolo a sud-est, mentre il resto del Temenos è occupato da due Stoâi (Stoâ, ovvero un porticato ligneo aperto che ospitava i pellegrini), si sviluppavano soprattutto in lunghezza ed erano molto estesi per il grande afflusso di fedeli, questo è il primo esempio di Stoâ. Successivamente furono edificati in pietra. Il largo spazio serviva per la deposizione dei doni da parte dei fedeli e, in altri casi, era il punto di convergenza delle processioni. Fra il 630 e il 620 a.C. presentava due muri della cella molto lunghi, così come la peristasi. In questa fase si individua il Tempio C. (quello descritto da Polibio). L'area fu scavata e venne scoperto un altro tempio, anteriore al Tempio C, che venne chiamato Megaron B, perché la forma della pianta rimanda a quella del megaron a terminazione arrotondata circondato da colonne. Venne successivamente scoperto un secondo strato che presentava un'altra costruzione, detta Megaron A. Non è un tempio ma un megaron ampliato privo di colonne perimetrali, del periodo miceneo.Solo quando la religione divenne antropomorfa vennero aggiunte le colonne intorno al santuario, nell'VIII secolo a.C. La III fase è riferita al tempio ruotato rispetto al Megaron B con cella molto allungata e peristasi costituita da colonne lignee, con caratteri molto arcaici, come l'eccessiva forma allungata del tempio in disaccordo con la peristasi. L'altro problema è costituito dalla presenza di una fila di colonne centrali, a causa della trave di carico (esigenza strutturale), e il numero dispari di colonne, con ingresso laterale e non assiale; questa è però una situazione non funzionale in quanto la statua della divinità, posta sul fondo, non è immediatamente visibile, nonostante venga leggermente spostata verso destra. Tempio di Hera a Olympia L'Heràion di Olimpia è un tempio greco eretto intorno al 600 a.C. Si tratta di uno dei più antichi templi dorici, uno dei primi peripteri e sicuramente il più antico. È stato uno dei primi edifici costruiti presso il santuario di Zeus ad Olimpia. L'edificio è localizzato nella parte nord del recinto dell'area sacra della città e fu dedicato ad Era, una delle divinità più importanti della religione greca, anche se è probabile che in origine fosse dedicato a Zeus o ad entrambi. Pur appartenendo ad un periodo arcaico, il grande edificio presentava tutti gli elementi canonici del tempio greco: il naos (cella), il peristilio intorno alla cella, il pronao e l'opistodomo entrambi in antis (con due colonne tra i muri laterali).La cella era tripartita dal colonnato interno, secondo una soluzione che diventerà comune, ma aveva colonne molto vicine alle pareti e alternativamente riunite ad esse con muri divisori. Il tempio con 6 colonne doriche sul fronte (periptero esastilo) e 16 colonne sul fianco si presentava molto lungo. Si venne così a creare un insolito rapporto tra lunghezza e larghezza, che venne ridotto al rapporto di "analoghìa" di 1 a 2, nell'architettura del periodo classico dei secoli successivi. Probabilmente, l'edificio era originariamente costruito in mattoni crudi per le murature e legno per colonne e parte della trabeazione confermando la tradizionale ipotesi dell'origine lignea di tutto il linguaggio architettonico degli ordini greci, e del dorico in particolare, rappresentando un'importante testimonianza della transizione dal tempio in legno a quello in pietra. Tempio di Apollo a Siracusa Esso è databile all'inizio del VI secolo a.C. ed è quindi il tempio dorico più antico della Sicilia o quanto meno il primo corrispondente al modello che si andava affermando in tutto il mondo ellenico di tempio periptero con colonne di pietraIl tempio con una disposizione di 6 x 17 colonne di proporzione piuttosto tozza. Rappresenta, nell'occidente greco, il momento di passaggio tra il tempio a struttura lignea e quello completamente lapideo, con fronte esastilo ed un colonnato continuo lungo il perimetro che circonda il pronao e la cella divisa in tre navate con due colonnati interni, più snelli, posti a sostegno di una copertura a struttura lignea di difficile ricostruzione. I resti permetto di ricostruire l'aspetto originario del tempio che appartiene al periodo protodorico e presenta incertezze costruttive e stilistiche come l'eccessiva vicinanza delle colonne poste sui lati, le variazioni dell'intercolumnio . La pioneristica costruzione fu un modello per l'affermarsi del tempio dorico periptero in Sicilia, rappresentando una sorta di prototipo locale che affiancava aspetti legati a modelli della madrepatria con altri peculiari che si affermeranno solo in Magna Grecia. 2

Tempio di Era (detto Basilica di Paestum) Il tempio di Hera detto anche Basilica si trova nel sito archeologico di Poseidonia, città della Magna Grecia ribattezzata dai Romani Paestum. È un tempio periptero ennastilo (cioè con nove colonne sui fronti), con diciotto colonne sui lati (24,35 m x 54 m). La basilica ha la particolarità di avere un numero dispari di colonne sulla fronte della peristasi. La presenza di una colonna in asse rappresenta un elemento arcaicizzante, e fu poi rifiutata dall'architettura greca del periodo classico, perché impediva l'accesso e la vista assiale verso il naos, negando un rapporto diretto con la sacralità del tempio. La cella (naos), era preceduta da un pronao con tre colonne in antis. L'interno della cella, coerentemente con la colonna in asse sul fronte, è bipartito da un solo colonnato centrale, formato da 7 colonne, destinato a sostenere il colmo del tetto. Nella parte posteriore della cella c'è l'adyton, si tratta di un ambiente chiuso che sostituì, l'opistodomo previsto nella prima fase, forse per modifiche alle pratiche di culto. Tale vano, caratteristico dei templi della Magna Grecia, era accessibile, dal naos, solo ai sacerdoti e probabilmente sede del tesoro del tempio e del simulacro della divinità. Tempio G di Selinunte Il Tempio G a Selinunte, in Sicilia, è un tempio greco di ordine dorico, uno dei più grandi dell'occidente greco, era probabilmente dedicato ad Apollo. La datazione è piuttosto incerta tra il VI ed il V secolo a.C. La costruzione fu probabilmente effettuata in periodi diversi andando incontro anche a modifiche estetiche passando dalla facciata ad est, più arcaica, a quella ovest, di ispirazione più classica. Non è mai stato ultimato e oggi è completamente in rovina se si eccettua una colonna ricostruita denominata, per la sua forma, "fuso della vecchia". Il tempio presentava 8 colonne sul fronte e 17 sui fianchi. Il peristilio circondava un naos suddiviso in 3 navate. Viene ipotizzato anche a causa delle dimensioni che si trattasse di un tempio ipetrale, cioè non coperto. iTempio di Aphaia ad Egina Un primo tempio in pietra venne costruito intorno al 570 a.C. con un pronao a quattro colonne (prostilo tetrastilo) e un adyton sul retro. All'interno la cella era divisa in tre navate da colonnati dorici su due ordini. Il tempio era circondato da un muro in mattoni crudi su uno zoccolo di pietra, dotato di un propileo di ingresso a sud-est e un'alta colonna coronata da una sfinge sul lato nord-est. Una terrazza pavimentata collegava il tempio al più antico altare. Il tempio e il santuario vennero distrutti da un incendio intorno al 510 a.C. e i blocchi in pietra vennero riutilizzati come riempimento per realizzare un'ampia terrazza sopra la quale venne costruito il nuovo tempio. Il nuovo edificio si presentava esastilo periptero, di ordine dorico, con 6 colonne sulla fronte e 12 sui lati lunghi. La cella presentava un ingresso (pronao) distilo in antis e, simmetricamente, un opistodomo sul retro; era come quella precedente divisa in navate da colonnati su due ordini. Quasi tutti i fusti del colonnato esterno (peristasi) erano monolitici. Il tempio di Atena a Paestum Il tempio di Atena (circa 500 a.C.) è un tempio greco che si trova a Paestum, costruito in posizione diametralmente opposta rispetto alla "Basilica" e rispetto a quest'ultima di dimensioni 3

assai minori. Presenta in facciata un alto frontone e un fregio dorico, composto da ampi blocchi di calcare. La struttura è più semplice di quella dei due templi dedicati ad Era (detti "tempio di Nettuno" e "Basilica"): presenta il pronao e la cella ma è privo di adyton, ovvero la camera del tesoro sul retro della cella. L'interno dell'ampio pronao presentava sei colonne in stile ionico, di cui quattro frontali e due laterali, di cui restano soltanto le basi e due capitelli; questi ultimi, come nel caso della "Basilica", nascono da un collarino ornato. Sembra essere il primo esempio della presenza dei due ordini, dorico e ionico, nello stesso edificio. Tempio di Artemide ad Efeso Il tempio di Artemide era un tempio ionico dedicato alla dea Artemide, situato nella città di Efeso. Creso decise di far erigere il tempio in onore della dea della luna, protettrice degli animali che i Greci chiamavano Artemide e i Romani Diana. La struttura principale del tempio era sorretta da almeno 120 colonne di marmo. Al centro del tempio, si trovava la statua di Artemide. La piattaforma su cui era costruito era lunga 131 metri e larga 79. Nel 356 a.C. il tempio fu raso al suolo da un incendio. Alcuni anni più tardi, Alessandro visitò Efeso e diede ordine che il tempio fosse ricostruito sullo stesso luogo. Il tempio fatto erigere da Alessandro Magno, sopravvisse fino al III secolo a.C. Con il passare del tempo, il porto di Efeso si insabbiò e la città perse importanza. Il tempio fu saccheggiato dai Goti ed in seguito sommerso dalle inondazioni. Tutto quello che rimane oggi sono alcuni blocchi delle fondamenta e un'unica colonna ricostruita. Tempio di Hera a Samo L'Heraion di Samo è un grande tempio ionico dedicato ad Era e situato nella parte meridionale dell'isola di Samo (Grecia). Molte delle diverse fasi costruttive dell'Heraion sono state identificate anche grazie alla datazione dei materiali di copertura ritrovati nei pressi dell'edificio. La costruzione che risale al periodo tardo arcaico (VII-VI secolo a.C.) è stata determinante per la definizione dello stile ionico, ma esistono tracce di un edificio più antico, risalente all'VIII secolo (periodo geometrico) o precedente. Il primo edificio, o quello che è stato identificato come risalente all'VIII secolo era chiamato hekatompedon , la cella era divisa in due navate da un'unica fila centrale di colonne che reggevano la copertura; sul fondo, leggermente decentrata, si trovava una base di pietra che reggeva la statua di culto in legno. Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. i costruttori di Samo aggiunsero una serie di colonne in legno su basi di pietra intorno alla lunga stanza. Questo primo edificio venne ricostruito una prima volta nel 670 a.C., probabilmente a seguito di una alluvione, e in questa occasione la cella, circondata da un portico di 6x18 colonne, venne liberata dal colonnato mediano per accrescere l'impatto visivo con la statua della dea sul fondo; una serie di pilastri, probabilmente lignei, sosteneva il tetto, e altri erano disposti intorno alla cella a distanza uniforme. Verso il 640 a.C. fu aggiunto un portico di oltre 60 m di lunghezza, diviso in tre navate da due serie parallele di pilastri di legno. Fra il 570 e il 560 a.C., il tempio venne spostato a occidente e ricostruito su di un'area dodici volte più estesa di quella del precedente edificio. Gli artisti progettarono un edificio di proporzioni enormi: 104 colonne nel peristilio su due file, 8 colonne in fronte, 10 colonne su due file all'interno del pronao, 22 colonne, sempre su due file, all'interno della cella. La grande profondità del pronao rimarrà una regola degli edifici della Ionia, ma altri sono gli elementi in questo edificio che segneranno lo stile ionico nel suo formarsi: le colonne si ergevano non più direttamente dallo stilobate bensì da una base modanata a sezioni orizzontali, inoltre le ante erano decorate con sfingi a rilievo e cornici vegetali stilizzati. Tempio di Apollo a Didyma Il terzo tempio ionico di età arcaica che studiamo è il tempio di Apollo a Didima , un tempio che non presenta novità sostanziali, ma che però presenta alcuni elementi distintivi, che lo rendono celebre. La 4

sistemazione del tempio era impedita dalla presenza di una collina, quindi fu necessario tutta un'operazione di scavo che consentisse il recupero di un'area adatta per la costruzione del nuovo tempio; il risultato fu quello di ottenere una sorta di terrazza, su un piano superiore rispetto al pavimento del santuario, con tutta una serie di scale che portano al piano superiore dove sono presenti le stoai. Il tempio si differenza dagli altri per la minore scala di dimensioni, però il processo di elaborazione dell'impianto è analogo: la struttura diptera, il profondo pronao, gli assi in facciata, eccetera; come nell’Artemisio gli elementi di facciata sono quelli che lo distinguono da quello di Samo e anche in questo caso gli elementi di facciata sono particolari. Però l'elemento che appare con maggiore perfezione rispetto all’Artemision è la soluzione del capitello angolare che vede la disposizione delle volute fusi insieme i disposti a 45°. Questa soluzione, che diventerà canonica da ora in poi, nasce dalla discrepanza visiva che si avverte osservando il capitello ionico (se si vede frontalmente si vedono le volute, mentre se si vede il lato si vede un elemento suddiviso in quattro parti da dei listelli verticale); certamente nella posizione angolare (quella privilegiata dai greci per osservare i templi) si vedrebbero le due configurazioni del capitello mentre tutti gli altri si vedono con le facciate a volute, questo naturalmente disturba l'occhio greco, per questo si decide di scolpire il capitello angolare con quattro volute (due per i lati del tempio) e porre le volute angolari a 45°. Si decise la costruzione di un nuovo tempio (cui fa riferimento il disegno), un diptero che rientra pienamente nella tradizione del tardo classicismo e si distacca dalla concezione, tipicamente di età arcaica, della "selva di colonne" a favore di una concezione spaziale stabilita coerentemente. Caratteristiche salienti del nuovo tempio sono: la presenza di una piccola sala tra pronao, un alto crepi doma.

La colonizzazione greca del mediterraneo occidentale: dinamiche insediative e modelli urbanistici (Himera, Selinunte, Poseidonia, Metaponto) La colonizzazione greca nell'Italia meridionale non fu un movimento organizzato quanto piuttosto una migrazione verso lidi più ospitali. Gli insediamenti fondati non erano propaggini della madre patria, bensì nuove città autonome con legami pressoché inesistenti con la città d'origine. L'urbanistica greca ha come principale oggetto un modello di strutturazione urbana messo a punto nell'antica Grecia durante la sua complessa evoluzione culturale ed in particolare nel V secolo a.C.; rappresenta una delle prime esperienze di pianificazione urbana e di applicazione di uno schema planimetrico ortogonale esteso ad un'intera città ed ebbe molta importanza nella successiva evoluzione dei modelli urbanistici. Più estensivamente l'urbanistica greca può essere considerata l'insieme delle trasformazioni delle strutture urbane relative alla civiltà greca nelle sue varie fasi. Lo schema planimetrico è costituito da strade principali (plateiai) e strade secondarie (stenopoi), che dividono lo spazio in isolati quadrangolari regolari o, più spesso, in strigae molto allungate. Il controllo geometrico della conformazione di una città fu utilizzato dai greci fin dal VII e VI secolo a.C., in occasione della ricostruzione o della fondazione di una nuovo centro urbano. Si possono citare nuove città sulla costa ionica come Smirne (VII secolo), nella Magna Grecia come Metaponto o in Sicilia come Megara Iblea (VI secolo), che si differenziano da altre colonie per la regolarità degli isolati e per l'ortogonalità di alcuni assi viari. Assi ortogonali adattati alla natura orografica dei luoghi si ritrovano in molte altre colonie come Siracusa, Taranto, Locri, Selinunte, Solunto, Poseidonia. In questo tipo di impianto, mancando spesso un centro integrato nella griglia ortogonale, i singoli quartieri e isolati avevano tutti un'importanza equivalente. Il centro simbolico e funzionale della città era invece quasi sempre in posizione decentrata, tradizionalmente posizionato su alture (acropoli) e con una struttura urbanistica propria. Vediamo ora gli sviluppi urbanistici delle colonie greche. Queste città sono caratterizzate sempre di più da una rigorosa zonizzazione, per cui i quartieri residenziali si distinguono nettamente dalle aree in cui si svolgono funzioni civili e religiose. A Metaponto la strada principale suddivide a sua volta l’area religiosa del santuario da quella civile dell’agorà. L’impianto di questa città è caratterizzato da alcune grandi plateiai orientate SO-NE che si incrociano con altre plateiai, orientate SE-NO. Gli spazi che risultano all’interno della griglia primaria vengono suddivisi dagli stenopoi in lunghi isolati paralleli. Il santuario urbano di Metaponto comprende numerosi edifici; alcuni seguono un orientamento religioso, altri si adeguano all’orientamento degli assi stradali. A Poseidonia la distinzione tra zone residenziali e zone pubbliche è ancora più evidente. C’è una fascia centrale larga circa 300 metri, suddivisa a sua volta in tre grandi settori dalle plateiai; i due settori esterni corrispondono ai santuari, quello di Athena a N, quello di Hera a S, al centro ci sono l’agorà e gli edifici civili, area che verrà poi ristrutturata in epoca romana. Anche qui l’impianto è caratterizzato da poche grandi plateiai e da numerosi stenopoi — tutti orientati nello stesso senso — che determinano isolati molto allungati. 5

A Selinunte troviamo un impianto stradale per assi ortogonali che però presenta due settori diversamente orientati, in quanto è condizionato dalla morfologia del territorio(fig. 6). La città sorge su una collina. Nel settore meridionale la plateia principale corre sulla cresta di questa parte dell’altura, a N cambia direzione per conformarsi al diverso andamento del crinale. Al centro della collina c’è un pianoro che viene sfruttato per l’agorà.

L'Età Classica Tempio di Zeus ad Olimpia Il tempio di Zeus ad Olimpia, nell'Elide, venne costruito in stile dorico tra il 470 e il 456 a.C., si ritiene tradizionalmente su progetto dell'architetto Libone di Elide. Il santuario di Zeus ad Olimpia era il più famoso santuario del mondo antico, grazie alla presenza dei Giochi olimpici. Come tutti i santuari anche quello di Olimpia si componeva di vari edifici: il Philippeion, una tholos del IV secolo a.C. fatta erigere da Filippo il Macedone e terminata da Alessandro, uno stadio nel quale a partire dal 776 a.C. si svolgevano ogni quattro anni i più importanti fra i giochi panellenici, accompagnati, come avveniva a Delfi, da gare artistiche e letterarie, e l'importantissimo tempio di Era, la struttura più antica del santuario in cui l'ordine dorico fa la sua prima comparsa in forme mature. Il tempio, periptero esastilo, con 13 colonne sui lati lunghi, presenta un crepidoma rialzato di tre metri dal piano con alti gradini e con rampa di accesso sulla fronte. L'interno ha due colonne in antis sul pronao e sull'opistodomo e il vano della cella è tripartito da due file di colonne doriche. Le correzioni ottiche sono presenti nelle colonne dei lati lunghi, inclinate di circa 60 mm, ma assenti sulla fronte, eccezion fatta per le colonne d'angolo che partecipano del sistema laterale. All'interno una scala immetteva ad una galleria rialzata dalla quale era possibile ammirare la statua crisoelefantina di Zeus, opera di Fidia posta nella cella tra i due colonnati. Tempio di Poseidone a Paestum Il tempio è di ordine dorico, periptero esastilo e con una peristasi di 6x14 colonne. Si eleva su un crepidoma di tre gradini. L'interno è costituito da un naos del tipo in doppio antis, dotato di pronao e opistodomo simmetrici, entrambi incorniciati da gruppi di due colonne (distili) allineate con le due centrali del fronte. La cella è divisa in tre navate da due file di due ordini sovrapposti di sette colonne doriche. Questa ripartizione degli spazi interni, normalmente rifuggita dall'architettura templare, risente dell'ispirazione all'originario modello olimpico. Pressoché unica è poi la convessità conferita a stilobate e trabeazione, destinata ad effettuare una quasi impercettibile correzione ottica, secondo un noto procedimento architettonico, tipico di molte realizzazioni, tra cui il Partenone. Viene considerato come l'esempio più perfetto dell'architettura dorica templare in Italia e in Grecia. L'attribuzione a Nettuno si deve agli eruditi del '700 che ritennero l'edificio costruito in onore del dio Poseidon-Nettuno che dà nome alla città. Studi recenti lo attribuiscono invece ad Apollo, nella sua veste di medico.

L’acropoli di Atene L’Acropoli di Atene, essendo la parte più elevata e più facilmente difendibile della città, risulta abitata fin da epoca preistorica e fu anche sede di un palazzo fortificato miceneo. Successivamente, con la costruzione di grandi templi e altari, venne trasformata in un’area sacra. L'acropoli di Atene si può considerare la più rappresentativa delle acropoli greche. Purtroppo degli edifici che esistevano precedentemente all’invasione persiana del 480-479 a.C. nulla è 6

rimasto perché furono incendiati e distrutti dalle armate del re Serse. Fino a noi sono giunti soltanto quelle statue e quei frammenti di frontoni che gli Ateniesi, dopo la battaglia di Salamina, seppellirono con devozione negli avvallamenti rocciosi del pianoro dell’Acropoli e che, per essere stati in tal modo riempiti, vengono collettivamente detti «colmata persiana». Oggi tutte le statue e i frammenti recuperati sono conservati al Museo dell’Acropoli. Dopo la vittoria ateniese si procedette anche alla ricostruzione degli edifici sacri sulla spianata dell’Acropoli. I più importanti fra gli edifici dell’Acropoli furono realizzati durante il governo di Pericle (dal 443 al 429 a.C.): il Partenone dal 447 al 438 a.C, i Propilèi tra il 437 e il 432 a.C., mentre il Tempietto di Athena Nike fu costruito tra il 430 e il 420 a.C. e l’Erettèo, iniziato nel 421 a.C., fu completato solo nel 404 a.C. 1. Propilei 2. Pinacoteca 3. Tempietto di Athena Nike 4. Basamento della statua di Athena 5. Partenone 6. Rovine del tempio di Athena Poliàs 7. Eretteo 8. Altare di Athena 9. Teatro di Dioniso 10. Odeion di Erode Attico

I Propilei Alla fine della Via Sacra, i monumentali Propiléi (dal greco pro, davanti e py´le, porta, letteralmente «davanti alla porta») costruiti dall’architetto ateniese Mnèsicle immettono all’Acropoli circondata dalle mura difensive. I Propilei sono formati da due vestiboli; quello orientale , che guarda verso l’Acropoli, ha forma rettangolare; quella occidentale , invece, rivolto verso la città, ha forma pressoché quadrata ed è di dimensioni maggiori, tanto che è diviso in tre navate da due file di tre colonne ioniche (3). I due fronti hanno ognuno sei colonne doriche (4 e 5). Le colonne ioniche, essendo di altezza maggiore di quelle doriche, contribuiscono a ridurre il dislivello esistente fra l’accesso al vestibolo occidentale e quello coincidente con l’arrivo all’area sacra del vestibolo orientale. Un tetto a capanna copriva i Propilei e, poiché il vestibolo orientale è a un livello più alto di quello occidentale, il fronte occidentale si mostrava con l’effetto di un doppio frontone. Anche le due ali che affiancano l’accesso verso la Via Sacra sono caratterizzate dalla presenza di colonne doriche. L’ala Nord costituiva invece la Pinacotèca e accoglieva, anticamente, dipinti di soggetto mitologico. L’ala Sud, infine, che le era simmetrica, non è stata completata per lasciare spazio all’accesso al Tempietto di Athena Nike. La guerra del Peloponneso interruppe il completamento dell’edificio. Il Tempietto di Atena Nike Costruito da Callicrate in marmo pentèlico il tempietto dedicato ad Athena Nike (Athena vittoriosa, da nike, vittoria), incombe sul visitatore che procede lungo la Via Sacra. Si tratta di un tempio anfi prostilo tetrastilo, di ordine ionico con capitello angolare dotato di una voluta obliqua. Il crepidoma, composto di tre gradini, mancano l’opistodomo e il pronao. Il ridotto spazio a disposizione ha comportato l’eliminazione della parete d’ingresso. Il tempietto presenta un doppio motivo unificatore. Il primo è costituito dalla concavità della scozia e dalle scanalature del toro superiore delle basi delle colonne che si ripetono identiche sia nelle basi dei pilastri e nella fascia che circonda le pareti del naos. Il secondo è dato dalla trabeazione, che corre ininterrotta sulle colonne e sulle pareti laterali del tempietto.

7

L’Eretteo o Tempio di Atena Polias l’Eretteo è stato costruito su diversi livelli, in parte sulle fondamenta dell’antico tempio di Athena Poliàs (“Protettrice della città”). Il nome dell’architetto al quale venne affidata la continuazione della costruzione, è Fìlocle, e il suo successore, Archìloco. L’Eretteo è un tempio particolarissimo, la cui irregolarità, asimmetria e differenze di quote sono dovute alla necessità di riunire in un unico edificio più luoghi, sedi di antichi culti relativi alle origini leggendarie della città. Infatti al suo interno vi sono le celle di due divinità: Athena Poliàs [1] e Poseidon-Erettèo [2]. A tali celle, inoltre, sono collegati anche un recinto sacro parzialmente aperto [9], il luogo all’aperto dove cresceva l’ulivo donato da Athena agli Ateniesi [6]. La cella di Athena Polias è preceduta dal fronte orientale dell’Eretteo con un portico di ordine ionico, del tipo prostilo esastilo [8]. La cella di Poseidon-Eretteo, divisa a sua volta in due spazi distinti [2], è preceduta, invece, da un vestibolo con un fronte – fronte Nord dell’Eretteo – ionico di tipo tetrastilo [3]. Dal recinto si accede anche alla cosiddetta Loggetta delle Cariàtidi situata a un’estremità del fianco meridionale del tempio [10]. Nella Loggetta delle Cariatidi, dalla singolare copertura piana, come già in alcuni edifici ionici le colonne sono sostituite da korai, figure femminili dalla robusta corporatura. Quattro di esse sono collocate nel prospetto meridionale, altre due rispettivamente nei due fianchi. Le statue sono stanti con una gamba piegata in posizione di riposo. Il Partenone Il Partenone è stato costruito dagli architetti Ictino e Callicrate, sotto la supervisione di Fidia, dirigente di tutti i lavori. Il Partenone fu costruito per iniziativa di Pericle fu costruito dagli architetti Callicrate, Ictino a prosecuzione di un progetto già avviato con Callicrate sotto Cimone. La costruzione avvenne sotto la stretta supervisione dello scultore Fidia (nominato episkopos, supervisore), che, inoltre, costruì la statua della dea Atena al suo interno, di circa 12 metri fatta in bronzo, oro e avorio. Il tempio gode della reputazione di essere il più perfetto tempio dorico mai costruito. Persino nell'antichità i suoi miglioramenti architettonici erano leggendari, specialmente la sottile corrispondenza tra la curvatura dello stilobate, l'assottigliarsi dei muri del naos e l'entasis delle colonne. L'entasis è il leggero rigonfiamento posto sul fusto a 1/3 della sua altezza che annulla l'illusione ottica che le colonne siano concave nella zona centrale. L'effetto di queste leggere curve è quello di far apparire il tempio più simmetrico di quanto realmente sia. Altra correzione ottica è la diversa distanza delle colonne per risolvere il problema dell'angolo, o la diversa forma delle colonne d'angolo per correggere il diverso intercolumnio tra i lati del tempio. Il Partenone è ottastilo, ha cioè 8 colonne sul lato corto e 17 su quello lungo.

L’urbanistica greca dell’età classica: il contributo di Ippodamo da Mileto: la fondazione di Thurii, la pianificazione del Pireo, Rodi.

L'urbanistica ippodamea si presta ad assicurare un ruolo centrale all'agorà, indice di una preminenza delle funzioni politiche, che avevano sede nella piazza. Il procedimento tecnico dell'urbanistica ippodamea si può dunque così riassumere: 1) ripartizione primaria di un'area urbana di ampiezza inusitata in grandi figure geometriche; 2) 8

ripartizione secondaria in lotti modulari, che indicano la stesura di una rete fitta di strade secondarie al servizio delle aree private e degli isolati abitativi; 3) interesse per i problemi di orientamento e scelta privilegiata per un orientamento a sud; 4) funzionalismo in senso proprio, cioè programmazione del ruolo che ciascuna funzione deve avere e sua collocazione razionale sulla base dei ruoli e delle gerarchie assegnate dal programma, senza dubbio in rapporto con precise esigenze politiche, sociali ed economiche. Nell'attività di Ippodamo di Mileto si può pertanto vedere un tentativo di codificare e di razionalizzare l'assetto urbano, in linea con le tendenze culturali della società greca del V sec. a.C., presenti in primo luogo, ma non solo, nell'architettura. L'applicazione dello schema ippodameo, si presume applicato per la prima volta nella ricostruzione di Mileto, viene applicato anche ai piani urbanistici del Pireo e di Rodi e quelli di Thurii. La nuova Thurii programmata e concepita sulla base di uno schema di plateiai che delimitano ampie aree rettangolari suddivise in isolati proporzionati da una fitta rete di stenopoi, sembrerebbe rifarsi ai principi urbanistici che la ricerca archeologica ha permesso di rintracciare nella colonia panellenica voluta da Pericle pochi anni prima. Attraverso Rodi, la pianificazione ippodamea costituì il modello delle nuove città dell'Asia Minore nel secolo seguente e, quindi, delle città ellenistiche. In particolare, l'impianto urbanistico di Rodi, tradizionalmente attribuito a Ippodamo di Mileto, presenta un tracciato viario regolare con grandi plateiai di notevoli dimensioni ed occupa la punta settentrionale dell'isola. La sistemazione urbana della città è razionalizzata con una serie di terrazzamenti che hanno permesso uno sfruttamento del terreno tramite assi ortogonali orientati secondo i punti cardinali. Per quanto riguarda la città del Pireo, il cui piano è attribuito dalle fonti ad Ippodamo di Mileto, è sicuro uno schema ortogonale. La città, voluta da Temistocle ad accentuare la vocazione marinara degli Ateniesi, fu creata come base per lo sviluppo della futura politica di Atene. Si ebbe in tal modo una città marinara provvista di luoghi elevati atti alla difesa, fornita di tre porti. La disposizione dei tre bacini sulla penisola, al centro dei quali si trovava la città, determinava una suddivisione di zone distinte, nelle quali si potessero svolgere gli interessi caratteristici del Pireo. Uno studio accurato ci permette di comprendere come Ippodamo di Mileto aveva risolto i problemi della suddivisione urbanistica : diversificando le aree urbane da quelle di interesse militare, le aree commerciali da quelle destinate ai pubblici edifici, e da quelle residenziali. Esaminando la pianta, possiamo dire che al n. 1 corrispondevano le zone commerciali della città, al n. 2 le zone destinate ad edifici civili e all'agorà, al n. 3 il porto militare di Zea. La zona civile, posta al centro della città, serviva quasi da cerniera con le altre aree : in essa venivano a confluire gli interessi diversi del Pireo. La esatta ripartizione dello spazio destinato alle costruzioni pubbliche e a quelle private (la ortogonalità dei quartieri non è che l'elemento piú appariscente), la possibilità di adattare schemi ortogonali alla natura topografica del luogo, la precisazione dei valori da dare a ciascuna delle aree sono gli elementi fondamentali della pianta del Pireo.

Il problema delle attribuzioni ad Ictino Theseion o Hephaisteion ad Atene l tempio è posto sull'altura che domina il lato occidentale dell'agorà e contrariamente a quanto accade spesso per gli edifici di culto antichi, non sembra aver sostituito un qualche tempio precedente. Il tempio di Efesto, o Hephaisteion, è uno dei templi dorici meglio conservati dell'antichità classica. Si 9

tratta di un tempio periptero, esastilo, con tredici colonne sui lati lunghi (secondo la proporzione canonica del tempio dorico che pone sui lati lunghi le colonne in numero doppio più uno rispetto alla fronte). La cella è distila in antis, con il pronao più profondo rispetto all'opistodomo. All'interno la cella vera e propria dovrebbe avere avuto un doppio colonnato interno che correva sui due lati lunghi e sul fondo, facendo da quinta scenica per il gruppo delle due statue di culto di Atena ed Efesto eseguite da Alcamene. La medesima tecnica ritroviamo nel Partenone dove abbiamo due file di 10 colonne e la navata centrale chiusa da una fila di 5 colonne. Come nel Partenone anche questo colonnato era a due piani. Telesterion di Eleusi Il telestèrion (in greco τεληστήριον, luogo delle iniziazioni, da τελέω, esser portato a compimento, a perfezione, iniziato) è un edificio monumentale greco antico del santuario di Eleusi, in Attica, destinato alla celebrazione del complesso rituale dei misteri eleusini. L'edificio è stato rimaneggiato più volte sino a raggiungere architettura stabile solo in età classica, quando il telesterion fu riedificato da Ictino intorno al 445 a.C. , il quale ripropone quadrato poiché riteneva che li quadrato fosse la forma migliore la visione del culto. Pur mantenendo il numero di colonne Ictino amplia gli interassi e predispone l'edificio quadrangolare in due piani (uni dei lati si appoggia alla collina), che permetteva di ampliare il numero di spettatori e allo stesso tempo permetteva una migliore visione. Tipico della poetica di Ictino è la compattezza della peristasi esterna a cui si contrappone il diradamento delle colonne interne e lo slancio in altezza. Tempio di Apollo Epikoùrios a Bassae Il tempio di Apollo Epikourios è un antico tempio greco che si trova nella regione di Messenia, in Grecia, venne costruito da Ictino, l'architetto cui si deve la costruzione del Partenone e del Tempio di Efesto, nei pressi dell'Acropoli di Atene. Il tempio ha un allineamento nord-sud, in contrasto con la maggior parte delle costruzioni simili che sono allineate nel senso est-ovest dovuto alla scelta di mantenere legami con la tradizione dei templi edificati sul luogo in epoca arcaica, tutti caratterizzati da un orientamento nordsud e da un doppio ambiente dotato di accesso a est per lasciar entrare la luce del mattino a illuminare la statua del dio. Il tempio è di dimensioni relativamente modeste con un peristilio di sei colonne per quindici, di ordine dorico. Come tutti i templi maggiori è dotato di 3 "stanze": un pronao, un naos (che probabilmente ospitava una statua di Apollo) ed un opistodomo. Sul fondo la cella continua in un ampio vano (adyton) che conduce all'esterno tramite una porta laterale. Il tempio presenta alcune correzioni ottiche analoghe a quelle messe in atto nel Partenone, come ad esempio il pavimento incurvato. L'elemento più insolito di questo tempio è rappresentato dal fatto che in esso si ritrovano tutti e tre gli ordini dell'architettura classica greca: il dorico, lo ionico ed il corinzio. Le colonne doriche formano il peristilio; cinque semicolonne ioniche accompagnano i lati lunghi all'interno della cella, unite alle pareti di quest'ultima da brevi muretti (gli ultimi due sul fondo inclinati a 45°), con una soluzione già adottata e poi abbandonata nell'arcaico Tempio di Hera a Olimpia; hanno ampie basi a campana e le ultime due forse reggevano capitelli corinzi, come quella isolata e centrale sul fondo della cella. Si tratta del più antico esempio di capitello corinzio giunto fino a noi. Tutta l'attenzione dell'architetto era rivolta all'articolazione spaziale e luministica dell'interno mentre l'esterno era relativamente poco decorato.

10

Il IV secolo Con Tegea e Nemea inizia il processo di decadimento che è contrassegnato da un atteggiamento manieristico in quanto gli architetti di queste opere hanno d’innanzi esempi altissimi, però ci sono circa 50 anni di differenza e in questo periodo si assiste a una sorta di imitazione di queste architetture considerate irraggiungibili dal punto di vista degli esiti figurali, si tratta di citazioni piuttosto che di imitazioni senza capire le ragioni che hanno determinato queste formule specifiche (si tratta di forme copiate prive della vitalità determinata dai contrasti). Tempio di Atena Alea a Tègea Il tempio di Atena Alea è un periptero di 6x14 colonne e presenta tutta una serie di richiami con i suoi grandi portici frontali (presi da Basse) e l’edificio ripete dal punto di vista dell’impianto quasi tutte le parti vista e Basse, tante vero che si pena che Scopas (il progettista) si sia troppo ispirato. L’atteggiamento manieristico si nota nella distribuzione e nella concezione dello spazio della cella, la pianta dimostra come le colonne siano addossate direttamente alla parete (infatti la parete risulta modulata da una serie di semicolonne a due piani, questo è uno di quegli elementi manieristici perché l’occhio greco è abituato a vedere lo spazio tra le colonne) e come se si volesse imitare il doppio ordine creato nei templi arcaici però cambiando l’ordine di riferimento, prima ordine dorico adesso corinzio e poi ionico, anche la sovrapposizione degli ordini è abbastanza spregiudicata per mettere in discussione il sistema. Si tratta di una disgregazione ottenuta attraverso elementi ottici eliminando la compattezza dell’ordine. Tempio di Zeus a Nemea Il tempiodi Zeus a Nemea è un periptero di 6x12 colonne, anche qui il rimando a Basse e a Tegea è evidente per quanto riguarda l’impianto planimetrico, lo stesso nell’alzato (per ottenere l’effetto di disgregazione ottica con colonne sottili e trabeazione bassa); l’altro elemento che ancora segna un allontanamento è la mancanza dell’opistodomo negando la regola di creare una perfetta corrispondenza tra le due estremità dell’edificio, che segna in maniera definitiva il rifiuto di questo ordine. le colonne sono ancora più snelle e la trabeazione più sottile (1:4). La Tholos Athena Prònaia a Delfi La tholos del santuario di Athena Prònaia, è forse il monumento più caratteristico di Delfi e l’edificio più importante di questa parte del santuario. Situato tra il tempio di Athena e il Tesoro dei Massalioti, questo edificio circolare dalla funzione ignota, è un capolavoro dell’architettura classica. Secondo Vitruvio, questo imponente edificio fu costruito nel 380 a.C. su progetto dell’architetto Theodoros di Focea. La tholos è la sintesi di più stili dell’architettura classica. Poggiava su un podio costituito da tre gradini con le venti colonne doriche del peristilio esterno che sostenevano un fregio dorico con triglifi e metope decorate a rilievo. L’interno della cella era caratterizzato da dieci colonne corinzie. La Tholos di Asclepio di Epidauro Tra il 365-335 a.C. fu realizzata la tholos, la cui precisa funzione e il cui architetto rimangono ipotetici. L’edificio è composto da una peristasi di 26 colonne doriche, e racchiude una cella con 14 colonne corinzie, con una decorazione interna di tipo ionico 11

attico memore dell’Eretteo. Fu trovato un capitello corinzio che doveva fungere da paradeigma esegui a modello per gli altri scalpellini , ma avrà grande successo nei successivi sviluppi del corinzio. Si poteva accedere alle fondazioni a labirinto con tre anelli concentrici comunicati con delle aperture non assiali, con una allusione al mondo dell’Ade e sede dei serpenti sacri simboli dell’arte medica. Il Tempio di Atena Poliade a Priene Il tempio di Atena Poliade è un tempio greco della città di Priene, nell'Asia Minore. È uno dei pochi templi greci del quale ci è giunto il nome dell'architetto: secondo questi sarebbe stato Piteo. Il tempio era di ordine ionico, periptero, con sei colonne sulla fronte (esastilo) e undici sui lati corti. Per questo motivo predisporre un progetto di ordine ionico con le stesse regole dell'ordine dorico, ci troviamo di fronte ad un periptero di 6x11 che presenta sia pronao che l’opistodomo (elementi che richiamano l'ordine dorico dal punto di vista dell'impianto), anche se è vero che c'è un'accentuazione della parte d'ingresso (però questo non stupisce pensando agli esempi dorici del tempio di Afaia a Eghina o del Theseion); come nello stile dorico l'architetto suddivide e lo stilobate in quadrati di otto piedi (come accade nel tempio di Eghina e in quello di Zeus ad Olimpia) e pone le colonne della peristasi un quadrato si e un quadrato no. In questo modo si ottiene una griglia molto regolare della quale si inseriscono tutti gli elementi che appartengono al tempio, in particolare si riscontra una proporzione anche nelle parti che compongono l’edificio centrale, la cella, il pronao e l’opistodomo. Lo stesso ragionamento viene usato anche nell'alzato dove vengono stabiliti dei rapporti proporzionali, infatti in questo modo l'ordine ionico sottoposto a queste regole proporzionali dà come risultato progetto controllato ed armonico che rispetta le relazioni tra le parti; questa prima esperienza di Piteus da avvio ad una serie di esperienze successive che si muovono su questa scia, cioè usare un ordine ionico asservito alle regole dell'ordine dorico. Mausoleo di Alicarnasso l termine mausoleo con il quale si intende la tomba a carattere monumentale- discende dalla tomba di Mausolo ad Alicarnasso. Secondo gli antichi autori è ad Artemisia che si deve la costruzione del Mausoleo dedicato al fratello-sposo Mausolo. Il mausoleo fu un tipo architettonico essenzialmente classico: presenta un grande basamento di 22 metri di altezza, circondato inferiormente da una zoccolatura degradante, sopra la quale si innalza un colonnato ionico di nove colonne per undici, di circa tredici metri di altezza; sopra questo si trovava una piramide a gradini di 7 metri ed infine la quadriga. Il tutto raggiungeva un'altezza di 49 metri.

L’Ellenismo Città, architettura e rappresentazione del potere: Cassope, Alessandria, Antiochia, e Pergamo. Alessandria d’Egitto Nel 331 a.C., in Egitto, tra il mare e il lago Mereotide, Alessandro fece tracciare la pianta della più celebre delle sue città, Alessandria; si era rivolto a Dinocrate di Rodi, architetto delle concezioni ardite. Il sovrano dimostra un interesse tutto particolare per la sua creazione, traccia egli stesso l’ubicazione 12

Dura Europos, Demetriade,

dei grandi edifici, soprattutto dell’agorà proprio perché doveva essere la capitale del nuovo impero di Alessandro. La superficie fu interamente ripartita mediante larghi viali lungo i quali potevano sfilare cavalli e carri, intersecantisi tutti ad angolo retto. Il viale principale, pressappoco al centro della città, seguendo un grande asse longitudinale estovest, misurava 100 piedi di larghezza, pari a una trentina di metri. L’originalità di Alessandria, fu d’essere come il punto d’incontro della concezione limitata, precisa, un po’ rigida e molto geometrica della pianta di tipo milesio, con il gusto del grandioso, il senso dei valori più ampi e monumentali che derivavano al contempo dalla tradizione locale e da apporti orientali. La semplicità, la nudità dell’urbanistica ionica vennero modificate e trasformate dall’esuberanza di questa città dalle concezioni architettoniche così poderose; nella cornice un po’ vuota di forme e volumi si trovarono integrate realizzazioni monumentali molto più ampie e complesse, associate a un paesaggio più colorato e ricco. È in questo senso, ci sembra, che l’influenza di Alessandria è stata importantissima per l’evoluzione architettonica successiva; è la prima modificazione imposta all’eredità ellenica. La posizione della città ci suggerisce che è in atto una rivoluzione culturale in cui tutto il mondo guarda al mondo ellenico, intre impotante della posizione è il rapporto tra la città e il mare. Essa come il Pireo era nata per diventare un grande porto tanto che l’edificio msimbolo della città è il faro. Cassope Anche in Grecia l’estendersi della pianta ortogonale merita di trattenere un po’ la nostra attenzione: ad esempio la nascita e lo sviluppo delle città epirote nel V-IV secolo rivela un impiego sistematico di essa. La più importante, Kassope. La località offriva nella parte meridionale una superficie adatta a un tracciato regolare, i cui assi principali est-ovest sono collegati mediante stenōpoí che delimitano gli isolati – i più regolari sono quelli della zona centrale. Essi sono ripartiti per strigas, le loro proporzioni allungate evocano una parentela piuttosto con le piante delle città greche occidentali, che non con quelle della Grecia egea o microasiatica. Ma la disposizione dei monumenti, l’area riservata all’agorà e ai grandi edifici pubblici derivano dai principi milesi. L’agorà occupa la larghezza di tre isolati; a nord è circondata da una stoà a doppia navata che si iscrive nel tracciato della scacchiera, mentre ad ovest, orlando la via, si allunga una stoà semplice. Ad est un piccolo teatro, facente funzioni di bouleutḗrion, occupa un quarto isolato, troncato dalle pendici rocciose ove si arroccano le mura. Infine, oltre la strada settentrionale, una parte dell’isolato corrispondente alla metà orientale dell’agorà fu riservata a un vasto edificio di pianta rettangolare formato da una fila di sale su un cortile con peristilio da esse completamente incorniciato. Demetriade In queste realizzazioni, la pianta ortogonale appare nella semplicità delle funzioni pratiche e utilitarie; è spogliata d’ogni mira politica e teorica; giustifica il suo impiego e la diffusione nella tradizione macedone e ellenistica. L’esempio di Demetria, in Tessaglia, conferma in un’altra regione, il favore ad essa accordato dai principi e dai capi macedoni. Gli edifici monumentali, soprattutto il palazzo e l’agorà, sono strettamente integrati nel reticolo degli isolati e prossimi l’uno all’altra nella parte occidentale della città. Pergamo Pergamo, costruita da Eumene II, che per dimensioni e importanza strategica nulla ha a che vedere con le metropoli di Alessandria e Antiochia, si caratterizza altresì per la straordinaria conformazione urbanistica e per la ricchezza dei suoi 13

resti monumentali. Il suo particolare assetto, infatti, la rende assolutamente unica e dal punto di vista artistico e culturale essa si configura come vero e proprio centro propulsore della civiltà ellenistica. La particolarissima disposizione geografica, lungo le ripide pendici di una collina che, in poco più di mezzo kilometro, supera un dislivello di ben 250 metri, ha reso inapplicabili i parametri ippodamei che prevedevano un reticolo ortogonale di strade lunghe e rettilinee. In questo caso, dunque, alla monumentalità delle larghe direttrici porticate viene a sostituirsi lo scenografico sovrapporsi di slarghi e terrazzamenti, connessi tra loro da un pittoresco intrico di scalinate coperte, gallerie e portici. Il tessuto viario, poi, risultava irregolarmente interrotto dall’improvviso innalzarsi di templi, teatri, ginnasi, e altre costruzioni di interesse pubblico, religioso e culturale. L’acropoli era la parte più antica e rilevata della città, si affaccia su essa e presenta una configurazione scenografica, con gli edifici posti in posizione prospettica posti a quotre diverse per essere visibili da una unica prospettiva. Circondata da possenti mura, essa andò progressivamente arricchendosi di significative emergenze architettoniche, variamente collocate in base alla diseguale altezza della collina. Tra queste spiccano il teatro, la biblioteca, il Tempio di Athena e, soprattutto, l’enorme complesso dell’Altare di Zeus Soter e Athena Nikephoros e il palazzo reale di Eumene. Altare di Zeus: L'Altare di Zeus, a Pergamo è uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica. Fu fatto edificare da Eumene II in onore di Zeus Sotér e Atena Nikephòros (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria). Sui terrazzamenti dell'acropoli di Pergamo, l'altare si levava scenografico e imponente, con una struttura molto originale. In pianta l'altare ha una forma quadrangolare, con la facciata, rivolta alla vallata, mossa da una scalinata centrale, e da due avancorpi, creanti una sorta di forma a "U". In alzato la struttura era rialzata di cinque gradini, dopo i quali si alzava il basamento, alto circa 4 metri, lungo il quale si sviluppava il "grande fregio" continuo con la Gigantomachia. Si accedeva al livello superiore tramite la scalinata centrale, appunto, ed esso consisteva in un grande vano, alto circa sei metri, circondato da un colonnato ionico continuo, che proseguiva anche lungo gli avancorpi. All'interno del vano correva lungo tutte le pareti un secondo colonnato, fatto a coppie di colonne unite da un'anima muraria. L'altare vero e proprio si trovava al centro e su di esso si trovava il "piccolo fregio", con le Storie di Telefo, figlio di Eracle e mitico fondatore della città. E’ un edificio che porta molte innovazioni: le ali degli avancorpi, la peristasi che non definisce una cella, l’edificio è puramente celebrativo e monumentale, i pilastri hanno una forma particolare (porzioni di colonne raccordate da un elemento rettangolare). Antiochia Antiochia è posta strategicamente a presidio di una delle principali via di comunicazione fra l’entroterra mesopotamico e la costa mediterranea. Forse voluta già da Alessandro Magno, venne comunque fondata nel 301 a.C. dal re di Siria Seleuco I Nicatóre (305-281 a.C.), che di Alessandro era stato uno dei generali nella spedizione asiatica. Non diversamente da Alessandria d’Egitto e dalle altre grandi città di fondazione ellenistica, Antiochia presenta un reticolo viario di tipo ippodameo . Questo, infatti, è costituito da una serie di strade longitudinali che si sviluppano quasi in parallelo al corso dell’Oronte e che si intersecano ortogonalmente con altre direttrici minori. La scacchiera che ne deriva è a maglie regolari, anche se non uguali, il che conferisce al tessuto urbano una suddivisione modulare che si ripete anche nei sobborghi sorti fuori dalla mura. Queste ultime circondavano non solo la città nel suo insieme ma anche i quattro quartieri di cui Antiochia era composta. 14

Le stoai come elemento costitutivo dell’urbanistica e dell’architettura: agorà di Assos, agorà di Priene, Sostrato di Knidos.

Il polo urbano centrale, cioè l’agorà, è stato oggetto di attenzione da parte della cultura ellenistica, che proprio nella progettazione di questo insieme ha forse ottenuto i risultati più significativi. Nei tessuti urbani tradizionali l’agorà non si presentava con un impianto planimetrico di forma regolare. Ne è un esempio emblematico Atene. L’immagine dell’agorà è molto più marcata tramite la presenza delle stoai: lunghi edifici coperti destinati a più funzioni. Inizialmente molto semplici le stoai proprio perche luoghi molto frequentati vennero in seguito arricchite da importanti opere pittoriche, scultoree, decorative. Stoà di Atene Significativa nella agorà di Atene è la stoà di Attalo: era un porticato situato sul lato orientale dell'agorà di Atene, donato dal re di Pergamo Attalo II nel 140 a.C. Era dotata di due file di colonne, una esterna più fitta e una interna, e di due vani scala che si trovavano sui lati corti dell'edificio, grazie ai quali si poteva accedere alle 21 botteghe del piano superiore. L’edificio su due livelli presenta una sovrapposizione dell’ordine ionico a quello dorico.

Stoà di Assos Gli inteventi di regolazione delle aree centrali della città non sono però attuati dappertutto, ne è un esempio la città di Assos con la sua agorà, che presenta due stoai di differente larghezza disposte lungo due assi convergenti che disegnano uno spazio irregolarmente trapezoidale. I lati minori della piazza sono occupati da complessi edilizi di varia natura molto irregolarmente distribuiti. Agorà di Priene

15

I grandi santuari Santuario di Atena Lindia a Rodi Il santuario realizzato nel 300 a.C. si articola su più livelli in modo che il tempio possa avere un forte valore scenografico. Un diaframma colonnato è posizionato in corrispondenza della scalinata da cui si accede all’aerea sacra , esso costituisce una quinta architettonica sia per chi guarda verso il tempio sia per chi guarda verso il mare. Si crea un rapporto biunivoco tra il santuario e il territorio circostante, le terrazze sono ideate per affacciarsi sul mare e la cima è posizionata sullo strapiombo. Alla quota più alta si colloca il tempio in modo che l’ambiente l’architettura dialoghino tra loro, quindi il complesso deve essere visto come una unica entità con l’ambiente e va osservato e pensato come una scena unica.

Il Santuario si Asklepion a Kos

Lo pseudodiptero Tempio di Artemis-Leukophriène a Magnesia Il tempio, pseudodiptero ionico con cella divisa in tre navate da due file di tre colonne ha una peristasi di 8x15 colonne. È molto importante la ricerca di proporzioni slanciate e della leggerezza che si attua tramite l'alleggerimento di trabeazione e frontoni. La pianta del tempio è regolata secondo un modulo che è l'intercolunnio. L'intercolumno tra le due colonne centrali dei lati brevi è leggermente più largo rispetto a quello tra altre colonne; si ritiene che sia stato un intervento dell'architetto (Ermogene di Priene), secondo un accorgimento tipico dell'architettura templare greca, in particolare di una tradizione dell'Asia Minore, tendente a mettere in atto una correzione ottica. Inoltre ciò comportava una soluzione particolare per quanto riguardava il frontone: infatti, per alleggerire la modanatura centrale, presenta al centro una grande finestra, affiancata da due aperture minori in corrispondenza delle interassi passanti tra la seconda e terza colonna (contando dai lati della facciata).

Origini e sviluppo di Roma I motivi per cui si scelse precisamente questa zona è per l’orografia del territorio, la presenza del fiume e dell’isola tiberina offrivano un posto perfetto per la difesa tramite confini naturali. Oltre alle motivazioni territoriali quella 16

zona era un crocevia di strade mercantili, percorribili da nord a sud e trasversalmente, inoltre il tevere era navigabile fino al quel tratto. Nonostante l’area fosse di natura paludosa i primi insediamenti hanno luogo proprio in questa zona, da parte di diverso gruppi etnici: latini etruschi e fenici. l leggendario solco tracciato da Romolo aveva probabilmente una funzione di pomerium e quindi di confine. Una diversa spiegazione dell'aggettivo "quadrata” viene fornita dal fatto che quadrata potesse essere la divisione religiosa e etnica della città. L'avvento dei Tarquini rese necessaria la costruzione di una struttura fortificata unitaria, prima con Tarquinio Prisco e poi con Servio Tullio, il quale ampliò il pomerium e annesse alla città, i colli Quirinale, Viminale ed Esquilino. Fino ad allora la configurazione orografica dei colli era sufficiente a provvedere, da sola, alle necessità della difesa, eventualmente aiutata, dove si fosse rivelato necessario, dalla costruzione di tratti di mura o dallo scavo di un fossato e di un terrapieno (agger) lungo circa 6 stadi, tra Porta Collina ed Esquilino. La recinzione con le mura fu il culmine di un'intensa attività urbanistica, fondata sulla delimitazione territoriale della città in quattro parti (la "Roma quadrata"). Sotto Tarquinio Prisco viene iniziata la costruzione sul Campidoglio del tempio dedicato alla triade capitolina, Giove, Giunone e Minerva o Tempio di Giove Ottimo Massimo. Tra le opere più imponenti della Roma arcaica ci fu la Cloaca Maxima che permise lo sviluppo della valle del Foro. Le mura serviane che furono costruite sotto i Tarquini, sarebbero state iniziate da Tarquinio Prisco e completate, insieme con un ampio fossato, dal successore Servio Tullio. Il Tabularium è un antico monumento che si trova sul Campidoglio, nel centro di Roma. La sua caratteristica facciata ad archi domina tutto il Foro Romano. Esso sistemava definitivamente la zona dell'Asylum, la depressione più o meno corrispondente all'attuale piazza del Campidoglio che faceva da sella tra i colli dell'Arx (l'Aracoeli) e del Capitolium (dove sorgeva il tempio di Giove Capitolino, più o meno nella parte posteriore del Palazzo dei Conservatori). Tempio di Giove Ottimo Massimo a Roma Il Tempio di Giove Ottimo Massimo o di Giove Capitolino, dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva) era il più grande monumento esistente sul Campidoglio. La sua fondazione sembra risalire all'ultimo quarto del VI secolo a.C. ed essere opera del re Tarquinio Prisco. Le proporzioni dell'antico santuario, che occupava la sommità meridionale del Campidoglio (Capitolium), erano rilevanti. Il tempio, orientato verso sud-est, era esastilo, periptero su tre lati (sine postico, cioè senza colonne sul lato posteriore), e sorgeva su un podio, il cui accesso avveniva tramite una scalinata tra due avancorpi. Probabilmente tre file di colonne tuscaniche precedevano la cella tripartita: l'ambiente centrale era dedicato a Giove e quelli laterali, leggermente più piccoli, rispettivamente per Giunone e Minerva.

Roma in età ellenistica: varietà di influssi e di tendenze architettoniche Per individuare i tramiti attraverso i quali nel mondo romano è penetrata la cultura ellenistica e i filtri con i quali Roma ne ha accettato l’influenza è necessario analizzare generalmente la storia. Già dal II secolo Atene era entrata nell’orbita di potere di Roma, innescando le relazioni culturali e artistiche tra i due centri. Si accentua e si sviluppa quindi nella società romana un interesse per vari aspetti della cultura ellenica. A differenza di quello greco il tempio etrusco non è la dimora del dio, ma un luogo consacrato, di culto, preghiera e di offerta. E’ caratterizzato da una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza, con la metà anteriore occupata dal portico colonnato e la metà posteriore costituita da tre celle, per tre diverse divinità, o da una sola cella fiancheggiata da due alae o ambulacri aperti. Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale,

ma attraverso una scalinata frontale. L'area del tempio è divisa in due zone: una antecedente o pronao con otto colonne disposte in due file da quattro, una posteriore costituita da tre celle uguali e coperte, ognuna dedicata ad una particolare divinità. L’architettura religiosa etrusca, così come quella civile, ha lasciato poche tracce a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali deperibili. Le informazioni che abbiamo su di essi ci provengono dai testi di Vitruvio, che li classificava sotto un nuovo ordine, quello tuscanico. La colonna tuscanica, sempre secondo la definizione vitruviana, aveva un capitello molto simile a quella dorica, era rastremata ma non scanalata e presentava un basamento. Area Sacra di Largo Argentina a Roma Il complesso archeologico noto come "area sacra” comprende quattro templi, che rappresentano il complesso più importante di edifici sacri d'età repubblicana media e tarda. La storia del complesso è molto complicata, con più strati sovrapposti, per i quali sono però state riconosciute la fasi principali, tutte databili con relativa esattezza. I resti 17

dei quattro templi sono designati con le lettere A, B, C e D (da quello più a nord a quello più a sud) in quanto non è determinato con certezza a chi fossero dedicati. In ordine di antichità i templi sono: C IV-III secolo a.C. A III secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C. D inizio del II secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C. B fine II-inizio del I secolo a.C. I templi A e C vennero edificati sul primitivo piano di campagna, ed erano indipendenti l'uno dall'altro, separati da uno spazio abbastanza ampio. Le stesse are dei templi erano poste nelle rispettive zone sottostanti i templi sopraelevate di alcuni gradini rispetto al terreno attorno, in piena autonomia l'uno dall'altro. In seguito sorse il tempio D. A quell'epoca lo spazio tra i templi A e C dovette sembrare antiestetico perché contrario alla simmetria del complesso, per cui si aggiunse sul pavimento di tufo tra i due il tempio B, quello a base circolare. L’elemento in comune a questi templi è l’entrata frontale. Foro Boario Il Foro Boario (latino: Forum Boarium o Bovarium) era un'area dell'antica Roma lungo la riva sinistra del fiume Tevere, tra Campidoglio e Aventino. Quella zona era paludosa ed era stata bonificata dall'azione della Cloaca Massima. Si trattava dell'area di mercato (emporio) della città arcaica, collocata nel punto in cui confluivano i percorsi che percorrevano la valle del Tevere e quelli tra Etruria e Campania. Era frequentata da mercanti greci già all'epoca della fondazione della città, alla metà dell'VIII secolo a.C. Esistevano nell'area diversi edifici di culto: antichissimi santuari dell'Ara Massima di Ercole e della Fortuna e della Mater Matuta, il tempio di Portuno e il tempio di Ercole Vincitore. Il tempio di Ercole Vincitore è monoptero, di forma circolare, ed è costruito in marmo. La cella cilindrica, aperta verso est, è decorata con un alto zoccolo, fini ortostrati e la parte superiore a imitazione della muratura isodoma. Nel pavimento della cella si apre una favissa, un pozzo profondo a forma di tholos. La parte centrale è circondata da venti colonne scanalate alte 10.6 metri con basi attiche e capitelli corinzi; undici colonne e nove capitelli risalgono al restauro di epoca tiberiana e sono riconoscibili perché in marmo apuano di Luni. Alcuni capitelli hanno perso la parte superiore. Il tempio di Porturno si presenta di ordine ionico, tetrastilo (con quattro colonne in facciata) e a pianta pseudoperiptera, ossia con colonne libere anteriormente in corrispondenza del pronao e semicolonne in prosecuzione addossate all'esterno del muro della cella. Le colonne del pronao e quelle collocate agli angoli della cella sono in travertino, le altre in tufo dell'Aniene. Probabilmente anticamente le parti in tufo erano intonacate per ricreare visivamente l'effetto del marmo.

Impiego su vasta scala dell’arco; la scoperta della concrezione cementizia e della volta: L’architettura romana basa i propri schemi costruttivi sul principio dell'arco e della volta, già sperimentato dagli Etruschi. In tal modo i sostegni si fondono con la copertura creando un insieme uniforme, continuo e solido. Poiché le volte e gli archi, a causa di ben precise leggi fisiche, spingono i propri sostegni verticali verso l'esterno, con il rischio di farli crollare, è necessario opporre una forte resistenza a questa grande spinta. A tale esigenza la tecnica 18

romana fa fronte grazie al grande spessore delle murature. L'uso sistematico dell'arco e della volta permise ai Romani di coprire spazi immensi. Le murature romane si classificano in base a due grandi categorie:  Le tecniche costruttive e i materiali impiegati  La resa visiva La tecnica più antica è quella dell’opus quadratum, derivata dagli Etruschi, che consisteva nel sovrapporre a secco grosse pietre squadrate, in file di uguale altezza. Era utilizzata per lo più nella costruzione di cinte murarle. Con l'avvento del cemento, la cui forma più antica è quella delle concrezioni (un misto di pietrisco e malta), vediamo la nascita dell'opus coementicium.La tecnica consisteva nella colata tra due paratie di pietra. L’opus reticulatum è un paramento doppio fatto di piccole pietre di tufo di forma piramidale con base quadrangolare, visibile dall'esterno, al cui interno si cola il cemento. La tecnica dell'opus incertum è uguale a quella del reticulatum. Unica differenza è che le pietre visibili dall’esterno hanno una disposizione casuale. Dall’età augustea si afferma anche l'opus latericium, tecnica che prevede l'uso esclusivo di mattoni cotti. Quando, nello stesso paramento murario, vengono utilizzate tecniche diverse, abbiamo il cosiddetto opus mixtum. La Porticus Aemilia La Porticus Aemilia era un portico di Roma antica, e si tratta di un enorme infrastruttura che veniva utilizzata come magazzino per le merci che venivano portate a Roma. Si compone di una numerosa successione di volte a botte posta su più piani. Costruita in opus incertum.

I grandi complessi del Lazio repubblicano Santuario di Pietrabbondante Realizzato alla fine del II sec. a.C. si possono identificare delle caratteristiche comuni ad altri santuari come quello di Atena Lindia a Rodi. Si tratta di un complesso tempio-teatro che come nel modello greco sono impostati su un principio di assialità, si crea quindi un modello in cui il teatro è posizionato in corrispondenza dell’accesso al tempio. Il tempio è posizionato su un alto podio e vi sia accede tramite una scala centrale. Il pronao è composto da 8 colonne con capitello corinzio sovrastate da un fregio dorico con cornice aggettante. La cella presenta tre ambiti separati di cui quello centrale più grande. Santuario di Ercole Vincitore La struttura del santuario è di dimensioni imponenti, presenta una pianta rettangolare ed ingloba al suo interno l’importantissima via Tiburtina. Tutto il santuario è realizzato su un basamento fatto di strutture voltate, terrazzamenti, portici e colonnati che creano una meravigliosa scenografia attorno al luogo di culto. I tre elementi principali sono: il teatro, la grande piazza con i portici e il tempio. Il tempio è un tempio octastilo con una grande cella e vi si accede tramite una scalinata monumentale. Come per il santuario di Pietrabbondante il tempio è posizionato in asse con il teatro.

19

Santuario della Fortuna Primigenea Questo santuario adotta la concezione assiale e sia articola su terrazzamenti e in quinte sceniche, anche se l’intero complesso è percepibile da lunghe distanze e si ha una modulazione di effetti percettivi che varia con l’avvicinamento dell’osservatore. Un porticato colonnato con due esedre caratterizza la prima terrazza. Dal centro del portico partiva la ripida scalea che portava alla seconda e terza terrazza. Il tempio vero e proprio si trovava dentro un loggiato semicircolare posto in cima al complesso. Il tempio è coperto da una volta a botte sorretta dalla parte rocciosa e dal colonnato del loggiato semicircolare. La volta è molto alleggerita tramite la conformazione a lacunari. Santuario di Giove Anxur Il santuario comprende una terrazza superiore ("campo trincerato") con uso prevalentemente militare, e una terrazza inferiore, che ospita il grande tempio e il santuario oracolare. Verso ovest una terza terrazza ("piccolo tempio") presentava una serie di camere a volta, ornate da affreschi. Sulla grande costruzione inferiore sorgeva il "grande tempio", con orientamento divergente da quello della terrazza e con la facciata volta quasi esattamente verso sud. L'edificio sorgeva su un alto podio, a cui si accedeva con una scalinata frontale. Il pronao, profondo quasi quanto la cella, aveva sei colonne corinzie in calcare sulla fronte e quattro sui lati.La cella, a pianta quasi quadrata, era decorata all'esterno da sei semicolonne sui fianchi e sei sul retro, in muratura stuccata, addossate alle pareti. Alle spalle del tempio la terrazza, ricavata in parte nella roccia, era chiusa verso nord da un portico con lo stesso orientamento dell'edificio sacro. Questo, costruito contro la roccia della collina, era sopraelevato con tre gradini e dotato in origine di un colonnato, forse corinzio.

L’architettura dei Dittatori Teatro di Pompeo Il Teatro di Pompeo , oggi non più esistente, è stato il primo teatro di Roma costruito in muratura. Si trovava nella zona del Campo Marzio, fu eretto per volere del console Pompeo tra il 61, e fu per Roma una innovazione straordinaria: la legge romana vietava infatti la costruzione di teatri in muratura, per mantenere il carattere religioso che il teatro possedeva dalla tradizione greca; teatri provvisori in legno venivano eretti soltanto in prossimità di luoghi di culto. Pompeo, per portare al termine il suo progetto, costruì su un podio rialzato un tempio dedicato a Venere vincitrice la cui gradinata di accesso era costituita dall'intera cavea teatrale: in questo modo gli fu possibile aggirare il divieto del Senato. Aveva un diametro esterno di circa 150 m e disponeva di innumerevoli posti a sedere, nei quali gli spettatori si distribuivano entrando dalle numerose arcate. La scena era decorata da tre ordini sovrapposti di colonne e il tutto era 20

sormontato da una lunga tettoia sporgente per dirigere verso il pubblico i suoni e le voci degli attori. Foro di Cesare Il Foro di Cesare fu il primo dei Fori Imperiali di Roma ad essere realizzato, con lo scopo di ampliare gli spazi del centro politico, amministrativo e religioso della città della tradizionale piazza pubblica del Foro Romano e contemporaneamente di celebrare il personaggio che ne aveva voluto la costruzione, Giulio Cesare. Consisteva in una grande piazza di forma rettangolare allungata , con portici, e sul lato verso monte un certo numero di tabernae. Tutto l’impianto era dominato da un grande tempio situato in uno dei lati minori della piazza, ed era dedicato a Venere Genitrice, da cui la gens Giulia si vantava di discendere. L’edificio sembra apparentemente essere di impianto etrusco osservando il podio e la peristasi sui lati, ma non è così. Imfatti al podio non si accedeva con una scalinata frontale ma con due rampe di scale disposte sui due lati lunghi a mostrare il distacco rituale ed ideologico del tempio rispetto alla piazza. La cella all’esterno presenta dei muri ritmati da semipilastri addossati, mentre all’interno c’era una terminazione ad abside semicircolare.

Tabularium Importantissima opera pubblica ma di primario interesse anche per l’architettura romana è il grande archivio statale fatto erigere da Catulo. La soluzione adottata nella facciata è lì inquadramento dell’arco nell’ordine architettonico, per risolvere il problema si strutture voltate ma con proiezione esterna ad arco.

L’infrastrutturazione del territorio nella penisola italiana: strade, ponti, acquedotti, fondazioni urbane (Rimini, Bologna, Piacenza, Verona, Aosta) Le strade costituiscono per i romani una strumento essenziale per la gestione territoriale poiche l’impero roman non era ancora diventato una potenza marittima. Una fitta rete di strade era il sistema infrastrutturale dei romani, e le strade si diramavano dalla citta’ (Flaminia, Cassia): a partire dal III sec a.c. la strade furono lastricate, ed il loro percorso era organizzato con ponti, gallerie. Le strade più importanti erano formate da 3 livelli, per un’altezza complessiva superiore ad 1m. Lo strato superiore era convesso, per far si che le acque piovane defluissero ai margini, invece lo stato inferiore era costituito da un compatto basamento di pietre e ciottoli. I ponti sono caratterizzati da un'apparente semplicità formale, cui fanno riscontro una grande solidità ed un utilizzo di tecniche costruttive sperimentate e via via consolidate. le parti strutturali dei ponti erano in pietra o più raramente in laterizio, i riempimenti erano in conglomerato cementizio. La pendenza del condotto negli acquedotti doveva essere constante dalle sorgenti fino alla città; in corrispondenza di fiumi la struttura degli acquedotti era formata da una sovrapposizione di vari ordini di arcate,che consentono di alleggerire la costruzione e dunque di elevare l'altezza del condotto d'acqua. Lo schema urbanistico adottato dai Romani nella costruzione della città è caratterizzato dall'incontro ortogonale delle strade, cardi (da nord a sud) e decumani (da est a ovest), che suddividono la città in 21

isolati quadrangolari. Su questa struttura, ricavata dal "templum" etrusco” 1 e utilizzata costantemente nella costruzione dei castra romani, si basano tre tipi di impianti urbanistici: - secondo un primo schema la città è definita da una cinta muraria irregolare ed è suddivisa in isolati di forma rettangolare, priva di un centro cittadino ben definito. - in un secondo sistema, quello più frequente, la città è circondata da una cerchia di mura che segue un percorso generalmente rettangolare ed è suddivisa in isolati di forma quadrata delimitati, da strade parallele a cardo e decumano massimi, ovvero le vie principali, che si incontrano nel centro della città dove sorge il foro, fulcro della città romana. - un terzo tipo di impianto urbano segue uno schema in cui l'incrocio di cardo e decumano non è posto al centro ma spostato verso uno dei lati, come accadeva negli accampamenti militari; anche in questo modello il foro è il fulcro della città. Rimini Nella prima metà del III sec. a.C. con l’espansione del dominio romano a nord della penisola italica, vengono fondate molte città nuove tra cui Rimini. La citta presenta una griglia ortogonale ma basata su una nuova concezione che si distacca da quella greca di gerarchizzare le strade tramite gli stenopoi e le plateae, ma le sezioni delle strade sono omogenee. Gli isolati sono quadrangolari piuttosto che allungati con un rapporto tra lato lungo e lato corto di 3 a 2. Bologna La struttura urbanistica di Bononia è composta da un cardine massimo (strada principale da nord a sud) che si incrociava con il decumano massimo (strada principale da est a ovest. Il decumano massimo era il tratto della via Emilia che attraversava la città di Bononia. Parallelamente alle due strade principali furono tracciati sette cardini e nove decumani i quali, incrociandosi, formavano degli isolati rettangolari al cui interno si costruivano le abitazioni e gli edifici pubblici. Il foro cittadino si trovava nell'area di incrocio dei due principali assi viari, probabilmente nei pressi dell'attuale Palazzo Comunale, dove vi era anche una basilica. Verona Anche Verona ha una griglia a maglie quadrate fatta eccezione per lo spazio dominante de foro che occupava 4 isolati, con la presenza di edifici religiosi, la basilica, e edifici politici come il Capitolium. Vengono ripresi gli elementi della città di Roma in modo da non creare una succursale ma la vera capitale dell’impero.

L’architettura romana dell’età imperiale L’architettura augustea Con Augusto cambia l’impianto politico, poiché nonostante la repubblica mantenga inalterata la sua forma il contenuto muta, infatti il senato perde il dominio sulle decisioni pubbliche che confluisce nelle mani del Princeps. Augusto si definisce “Pater Patrie” e con l’inaugurazione del suo foro comunica in maniera chiara la sua potenza e la sue egemonia sulla città. Per ottenere questo fine Augusto usa l’arte, trasformandola a servizio del potere. Obbiettivo di Augusto e anche quello di effettuare una monumentalizzazione delle aree conquistate, usando l’0arte come propaganda. L’età di Augusto, vede il compimento di un processo che porta alla completa costituzione di un linguaggio pienamente romano. Augusto porta a Roma la promessa e la speranza della pace, che manterrà con grande successo. Basilica Aemilia La basilica consiste in una grande aula divisa in 3 navate concentriche da colonne, sulla quale si aprivano numerose botteghe. Affacciato verso il foro 22

romano con un grande portico a due piani modificava lo spazio architettonico presente e riproponeva la chiave scenica ellenistica. La basilica ha tre livelli interno ed è stata rivestita da un portico a due piani con arcate

inquadrate in un ordine dorico. Basilica Giulia La basilica Giulia (già basilica di Gaio e Lucio) è un'antica basilica civile romana, eretta nel I secolo a.C., che fiancheggia la piazza del Foro Romano. Era circondata sui quattro lati da una doppia fila di portici su pilastri in laterizio e travertino che formavano cinque navate. Sappiamo che la navata che dava sulla piazza era alta due piani, quindi quella centrale, per garantire l'illuminazione all'aula, doveva essere alta tre per permettere l'apertura di finestre nel cleristorio. L'edificio era aperto sul lato settentrionale verso la piazza, dove correva un ulteriore ala di portico a pilastri, i quali erano arricchiti con delle semicolonne marmoree di ordine dorico e con due piani di arcate; al centro di questo portico era situato l'ingresso principale, posto sul lato lungo dell'edificio, caratteristica e peculiare disposizione della basilica romana (opposta di quelle cristiane che avevano l'ingresso sul lato corto). Tempio di Apollo in Circo a Roma Il tempio di Apollo Sosiano, o più correttamente tempio di Apollo in Circo, è un tempio dell'antica Roma che sorgeva nella zona indicata come in circo Flaminio, presso il teatro di Marcello. La fase Augustea del tempio è conosciuta abbastanza bene perché molto del materiale architettonico è stato ritrovato. Ogni elemento è stato rimodellato in questo periodo per apparire più ricco e appariscente. L’interno del tempio è molto ricco e fastoso, composto da due ordini di colonne, alle quali vengono interposte delle edicole, con coperture centinate o a tringolo. I capitelli corinzi sono molto ricchi dal punto di vista del modellato, e presentano un aspetto simbolico ( Augusto che sconfigge Antonio e Cleopatra). Il tempio è stato ricostruito interamente in marmo. Si dà cosi importanza a questo tempio perche la leggenda narra che Augusto sia stato concepito in quel tempio poiché sua madre era stata violata da Apollo sotto forma di serpente. Teatro Marcello Il teatro di Marcello è un teatro della Roma antica, tuttora parzialmente conservato, innalzato per volere di Augusto nella zona meridionale del Campo Marzio (nota come Circo Flaminio) tra il fiume Tevere e il Campidoglio. Il teatro di Marcello costituisce uno dei più antichi edifici per spettacolo romani giunti fino a noi, nel quale l'articolazione del teatro romano appare già del tutto delineata, con la "cavea" a pianta semicircolare sorretta da articolate sostruzioni. Muri a raggiera, collegati da volte a botte inclinate sotto i gradini della cavea, vengono interrotti da due ambulacri concentrici, uno esterno, che si apre con arcate e uno più interno. La facciata in travertino presenta tre ordini, i due inferiori con le arcate inquadrate da un ordine di semicolonne doriche (con capitelli tuscanici e prive di base) al piano terreno e ioniche superiormente.

Tempio della Concordia Il tempio della Concordia è situato all'estremità occidentale del Foro Romano, affiancato al tempio di Vespasiano e Tito e col lato posteriore, al pari del tempio vicino, appoggiato sulla sostruzione del Tabularium. È un precoce esempio di culto ad una personificazione e non ad una divinità, che avrebbe avuto in seguito numerosi altri esempi. La cella del tempio, a pianta trasversale, è quasi due volte più larga che profonda (45 per 24 metri), così è anche il pronao che la precede, che doveva essere probabilmente formato da una gradinata e da sei colonne corinzie sulla facciata. La presenza di due finestre sul lato lungo anteriore della cella assicurava l'illuminazione della cella, di modo da consentire la fruizione delle opere ivi conservate. Questo tempio rappresenta la congiunzione tra patrizi e plebei, infatti sui 23

capitelli sono raffigurati due capricorni che tirano nella stessa direzione a rappresentare i patrizi e i plebei e la loro forza la quale era alla base della potenza di Roma. Mausoleo di Augusto Il mausoleo di Augusto, anche noto come Augusteo, è un imponente monumento funerario del I secolo a.C., di pianta circolare, situato a Roma. Originariamente occupava parte dell'area nord della zona chiamata Campo Marzio. Il monumento non ha una pianta ben definita. La complessa struttura a piani sovrapposti è determinata da un basamento in travertino alto 12 metri e forse terminato in alto da un fregio dorico a metope e triglifi, sul quale poggia l'edificio circolare composto da sette anelli concentrici, collegati tra loro da muri radiali. Il nome si riferisce ad una delle sette meraviglie mondo antico: il mausoleo di Alicarnasso. Sulle scarpate che ne costituivano la copertura erano piantati alberi di alloro . Il Foro di Augusto Il Foro di Augusto è uno dei Fori Imperiali di Roma, il secondo in ordine cronologico. Disposto ortogonalmente rispetto al precedente Foro di Cesare, ne riprese l'impostazione formale, con una piazza porticata dove sul lato breve dominava il tempio dedicato a Marte Ultore, inaugurato nel 2 a.C. , che si appoggiava sul fondo all'altissimo muro perimetrale, che svolge l’attività programmatica preminente: Marte Ultore ossia Marte Vendicatore ha il ruolo di intimidire chi ha ucciso Cesare e parteggia per Marco Antonio (assimilabile ad Augusto). Dietro ai portici laterali si aprivano ampie esedre, spazi semicircolari coperti che sono destinate ad attività giudiziarie e quindi definite tribunalia. Alla testata del portico settentrionale un ambiente distinto ospitava una statua colossale dell'imperatore. Anche in questo caso, come nell'opera cesariana, la costruzione del complesso era stata voluta per fini propagandistici e tutta la sua decorazione celebra la nuova età dell'oro che si inaugura con il principato di Augusto. Accanto al tempio era posizionato un colosso di Augusto nelle vesti di Pontifex Maximus. All’interno delle esedre sono posizionate le statue dei summi viri che sono personaggi più importanti per la storia di Roma. Al muro perimetrale si addossava sul lato di fondo il Tempio a Marte Ultore ("Vendicatore"). Si innalzava su un podio rivestito in blocchi di marmo ed aveva otto colonne corinzie in facciata e altrettante su ciascuno dei fianchi, dove il colonnato terminava contro il muro di fondo con una lesena. I colonnati e le pareti esterne della cella erano realizzati in marmo. L'ordine architettonico del tempio ha rappresentato un modello in seguito divenuto canonico, all'origine dell'evoluzione della decorazione architettonica romana. Vi si accedeva per mezzo di una scalinata frontale. La cella aveva le pareti interne decorate da due ordini di colonne staccate dalla parete, rispecchiate sul muro da altrettante lesene. Sul fondo la cella terminava con un'abside, staccata mediante un'intercapedine dal muro di fondo, occupata da un podio per le statue di culto, preceduto da una scalinata. 24

Lo sviluppo dell’Ars Topiaria Inizia a svilupparsi in questo periodo un nuovo tipo di arte basata sull’architettura privata dell’imperator. Da questo punto di vista il regno di Tiberio è uno dei più prosperi e creativi dell’architettura romana. La villa imperiale di Sperlonga e Villa Jovis a Capri diventano luoghi ideali per la messa in scena di un mondo mitico per ricreare alcuni luoghi dell’epos e del mito. Villa Jovis è domina l'intero promontorio di Monte Tiberio e la conca che scende verso Cesina. La vista che si può godere dal lato nord abbraccia buona parte del Golfo di Napoli, spaziando dall'Isola di Ischia fino a Punta Campanella, mentre il lato sud affaccia sul centro di Capri. Le sue caratteristiche architettoniche ricordano quelle delle classiche ville del periodo romano, ma anche quelle di una piccola fortezza. Al centro si trovavano le cisterne per la raccolta delle acque piovane, risorsa fondamentale su un'isola priva di fonti naturali, usate sia come acqua potabile che come riserva destinata alle terme che si articolavano nei classici ambienti del apodyterium, frigidarium, tepidarum e calidarium. La villa imperiale di Sperlonga era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare. Agli inizi del I secolo d.C. venne aggiunto un lungo portico a due navate e la grotta naturale che sorgeva presso la villa fu inquadrata all'ingresso da un prospetto architettonico e venne parzialmente trasformata con interventi in muratura e la collocazione di sculture. La grotta comprende una vasta cavità principale, preceduta da una ampia vasca rettangolare (peschiera) con acqua marina, al cui centro era stata realizzata un'isola artificiale che ospitava la caenatio (sala da pranzo) estiva. La vasca comunicava con una piscina circolare, posta all'interno della grotta, dove era stato collocato il gruppo di Scilla.

Claudio e il bugnato rustico Fenomeno nato a Roma è l’elaborazione del bugnato rustico avvenuta in età claudia. Riconoscibile in Porta Maggiore e nel tempio del Divo Claudio, consiste nel trattamento di superfici architettoniche, che solo i n parte vengono rifinite conservando un aspetto grezzo. L’idea che poteva essere alla base è la necessità di velocità ed economia, o per configurarsi come linguaggio allusivo alla trasformazione da natura in arte. Tempio del Divo Claudio Il tempio sorgeva in una grandiosa piattaforma rettangolare, parzialmente artificiale e sostenuta da poderosi muri di contenimento in parte ancora visibili. Il tempio, orientato verso il Palatino, aveva una imponente scalinata di accesso. Esastilo con un pronao di tre colonne di profondità, aveva quattro scalini di accesso al podio e una cella senza colonne. Tutto intorno vi era un'area di difficile interpretazione, circondata probabilmente da un colonnato. Blocchi di travertino in forma rudimentale costituivano la facciata, in linea con lo stile dell’epoca di Claudio. Porta Maggiore Fu costruita sotto l'imperatore Claudio nel 52 per consentire all'acquedotto Claudio di scavalcare le vie Praenestina e Labicana che si biforcavano dall'unica via che usciva dalla Porta Esquilina, e quindi costituiva una porzione 25

monumentale dell'acquedotto stesso (come testimoniato dai canali visibili nella sezione dell'attico). È realizzata interamente in opera quadrata di travertino con i blocchi in bugnato rustico (non finito) secondo lo stile dell'epoca. È una grande unica struttura con due fornici, con finestre sui piloni, inserite in edicole con timpano e semicolonne di ordine corinzio.

Nerone e la Domus Aurea Con Nerone l’attività privata di costruire ville, viene elevata a sistema ed irrompe nel mondo del pubblico. Buona parte del suo regno è infatti legata alla costruzione della Domus Aurea. Il grande incendio che devastò Roma e buona parte del centro urbano permise al princeps di espropriare un'area complessiva di circa 80 ettari e costruirvi un palazzo che si estendeva dal Palatino all'Esquilino. Di tutto questo enorme complesso resta solo uno dei padiglioni, quello del colle Oppio. Esso sorgeva su un declivio naturale del colle Oppio e aveva due piani. Il piano terra (oggi ipogeo), con le sue grandi sale coperte a volta e riccamente decorate, è arrivato fino a noi quasi intatto nelle strutture murarie, con apprezzabili resti di decorazioni pittoriche; deve la sua salvezza al suo inserimento nelle fondazioni delle Terme di Traiano e al conseguente interramento. L’ambiente più interessante della parte nota della Domus Aurea, sia dal punto di vista architettonico che estetico, è indubbiamente la cosiddetta “Sala Ottagona”. Essa è coperta da una cupola che passa dall’ottagono di base alla sezione di sfera, senza uso di pennacchi. Sulla sommità, la cupola presenta una apertura circolare (occhio) che la mette in contatto con l’esterno. Il sapiente taglio delle pareti, praticamente ridotte a pilastri perché aperte in vani rettangolari molto ampi, e la disposizione radiale degli ambienti circostanti fanno di questa struttura un caposaldo dell’architettura romana. La copertura della grande Sala Ottagona presenta, sia dal punto di vista geometrico, sia strutturale, caratteristiche del tutto singolari, non riscontrabili in altri monumenti, precedenti o successivi. La cupola era completamente costruita in cementizio ed impostata su di un ottagono di base; la prima parte della cupola segue un andamento a spicchi ottagonali, mentre la seconda parte assume una forma circolare. La parte centrale sormontata dalla cupola svolge funzione di un triclino romano, dove l'imperatore si manifestava come divino, tramite gli effetti di luce che l'abbaino della cupola filtrava, assimilandosi al dio Apollo.

La dinastia Flavia Il Templum Paciis Si trovava accanto al foro di Augusto, separato solo dalla strada dell'Argileto, l'antica strada tra Foro Romano e Esquilino, risistemata poco dopo sotto Domiziano con la costruzione del foro Transitorio. Il Foro della Pace consisteva in una grande piazza quadrata sistemata a giardino, con portici su tre lati (laterali, decorati anche da nicchie, e posteriore), mentre il lato frontale era decorato da colonne in marmo africano lungo la parete, ricordando comunque 26

un peristilio. Come di consueto, il lato opposto all'entrata principale era centrato sul vero e proprio tempio, circondato da una serie di aule simmetriche. La zona centrale era sistemata a giardino, con aiuole, podi decorati con fontane e statue (prima "rinchiuse" nella Domus Aurea neroniana). Il tempio, con una sorta di pronao esastilo, un'aula absidata e l'altare nella piazza antistante, era di fatto inglobato nel portico, tranne la specie di avancorpo del pronao. Questo elemento, assieme alla presenza del giardino nella piazza, fu un elemento inconsueto per l'architettura cittadina, se non il primo sicuramente uno dei primi, ispirato forse a prototipi ellenistici orientali. In definitiva quindi la piazza veniva a configurarsi come un elemento del tempio stesso, "abbracciata" dai colonnati che da esso si dipanavano. In questo senso va spiegata la denominazione pre-costantiniana come "tempio", piuttosto che "foro". L’Anfiteatro Flavio o Colosseo L'anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. ed inaugurato da Tito nell'80, con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. L'edificio forma un'ellisse L'area scelta era una vallata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale (lo stagnum) fatto scavare da Nerone per la propria Domus Aurea. Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l'edificio prima della propria morte. L'edificio era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due strutture minori o provvisorie di epoca giulio-claudia. La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, collegati da perni: dopo l'abbandono dell'edificio si cercarono questi elementi metallici per fonderli e riutilizzarli, scavando i blocchi in corrispondenza dei giunti: a questa attività si devono i numerosi fori ben visibili sulla facciata esterna. La facciata esterna è in travertino e si articola in quattro ordini, secondo uno schema tipico di tutti gli edifici da spettacolo del mondo romano: i tre registri inferiori con arcate numerate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello (attico) è costituito da una parete piena, scandita da paraste in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium, il telo di copertura che riparava gli spettatori. L’idea portante della progettazione è proprio la corrispondenza tra monumento e organizzazione della società.

Domiziano Domiziano pretende per se vivente il titolo di dominus ac deus. Arrivato al trono a causa della morte di suo fratello Tito, è uno dei più formidabili costruttori della storia di Roma. Completò il Colosseo, costruì l’Arco di Tito e il palazzo imperiale sul Palatino. Il Palazzo Imperiale sul Palatino Il Palatium è concepito per blocchi paralleli comunicanti : la Domus Flavia, il complesso di rappresentanza con ambianti per ospitare le funzioni pubbliche (atrio, aula regia, Basilica); la Domus Augustana quella che si ritiene la parte residenziale del palazzo; e l’ippodromo che è un giardino circondato da un doppio ordine di porticati al centro dei quali si apre una grandiosa esedra. L’aula regia presenta un abside, che è presente anche nella basilica, e ciò indica che l’imperatore vuole sacralizzare quello spazio. 27

Foro Tansitorio o Foro di Nerva È situato tra il Foro di Augusto e il Foro della Pace e confinante a sud con il Foro di Cesare e il Foro Romano. La pianta del Foro di Nerva fu condizionata dallo spazio disponibile tra i complessi precedenti: la piazza ebbe una pianta stretta e allungata (120 x 45 m). Lo spazio ristretto non permise la costruzione dei portici laterali: i muri perimetrali, in blocchi di peperino rivestiti da lastre di marmo, furono invece decorati da un ordine di colonne aggettanti, collocate cioè a brevissima distanza dal muro di fondo, che sorreggevano una trabeazione sporgente. All'estremità la piazza era dominata, come di consuetudine, da un tempio, dedicato a Minerva, una divinità particolarmente venerata da Domiziano. Il tempio sporgeva sulla piazza con il solo pronao, mentre i lati della cella erano nascosti da due tratti di muro: quello a sinistra del tempio, verso nord, mascherava la sporgenza dell'esedra del Foro di Augusto, mentre in quello a destra, verso sud, era aperto un passaggio per una sala trapezoidale coperta che occupava lo spazio a fianco del tempio, dalla quale si accedeva alla "porticus absidata", un monumentale ingresso a pianta semicircolare creato alle spalle del tempio per l'accesso dalla Suburra. Arco di Tito L'arco di Tito è un arco di trionfo con una sola arcata, posto sulle pendici settentrionali del Palatino, nella parte occidentale del Foro di Roma. Capolavoro dell'arte romana, si tratta del monumento-simbolo dell'epoca flavia, grazie alle sostanziali innovazioni sia in campo architettonico-strutturale, sia in campo artistico-scultoreo. L'arco di Tito si discosta dagli archi dell'epoca augustea per la mole più compatta e robusta, con un distacco ormai netto dai modelli dell'architettura ellenistica. Qui compare il primo esempio sicuramente datato nella città di Roma di capitello composito. L'arco è costruito in opera quadrata di marmo, con uno zoccolo in travertino e un nucleo interno in cementizio. Sulle due facciate il fornice è inquadrato da semicolonne con fusti scanalati e capitelli compositi, che sorreggono una trabeazione, con fregio.

Traiano e Apollodoro di Damasco Apollo doro di Damasco fu l’architetto di Traiano che seguì tutte le sue costruzioni monumentali. Terme di Traiano Dopo il completamento del Colosseo per ragioni funzionali vengono create delle terme monumentali, le terme sono un dono che l’imperatore fa al popolo. L’edificio e il complesso in se seguono una geometria sagittale, ossia specchiata. Le due metà venivano utilizzate alternativamente per consentire il riassetto delle aree e la pulizia e il ricambio d’acqua. L'impianto termale era composto da due parti principali: gli edifici del recinto e il corpo centrale. Il recinto delimitava la piattaforma sulla quale era costruito il complesso: esso era rettangolare, porticato su tre lati, con ambienti destinati ad attività sociali e culturali, e racchiudeva al suo interno un'ampia area verde scoperta, identificata con una grande palestra. Il recinto terminava con un'imponente esedra al centro del lato Sud-occidentale, sopra i resti della Domus Aurea. Le aree che si succedevano dall’entrata erano: vestibilo, natatio, frigidarium e calidarium. 28

Foro di Traiano Prima dell’intervento di Traiano la configurazione della città era caratterizzata da una sella montuosa che univa il Campidoglio e il Quirinale. A Traiano e Apollodoro dobbiamo l’apertura di questo passaggio e il collegamento diretto della zona dei fori con quella del campo marzio. Il foro era composto da diversi edifici: l’accesso monumentale bibilioteca latina, biblioteca greca, colonna coclide, basilica Ulpia, esedre, statua equestre di Traiano. L’entrata del foro era composta da un muro chiuso scandito da un ordine di colonne con trabeazione, nella parte centrale si intervallano alle colonne nicchie con statue, che danno accesso al giardino delle biblioteche che ospitava la colonna coclide. La colonna era considerata un volumen poiché essa era effettivamente leggibile dalle biblioteche e dalla basilica, le incisioni sulla colonna sono colorate e erano disposte in progressione storica dal basso verso l’alto. Le biblioteche simboleggiavamo che l’impero ormai era multietnico. Successivamente si giungeva alla Basilica Ulpia che presentava un ambiente centrale rettangolare circondato da 2 giri di colonne a formare 5 navate. Ci sono due grandi absidi in corrispondenza dei lati corti che hanno la funzione di tribunalia. L’interno della basilica era composto da volte a botte ribassate. I portici che si affacciavano sulla piazza erano fatti di marmo africano molto pregiato con una trabeazione molto ricca e con una attico riprendendo il foro di Augusto. Sulla trabeazione sono rappresentati i prigionieri e nei cliperi busti dei summi viri. In questo foro non vi è il tempio poiché questo foro ha solo funzioni celebrative.

I Mercati di Traiano Sono un complesso di edifici connesso alla realizzazione del foto di Traiano, riprende infatti la forma semicircolare dell'esedra del foro traianeo e si articola su ben sei livelli. Gli edifici sono separati tra loro da un percorso antico che in età tarda prese il nome di via Biberatica che piega e determina una difficoltosa distribuzione interna. I mercati sono composti da 6 volte a crociera, tutte le taberne sono voltate a botte e i loro muri costituiscono il contrafforte alle spinte oblique della crociera. L’emiciclo presenta una facciata con mattoni a faccia vista. I "Mercati di Traiano" costituiscono un articolato complesso architettonico che, utilizzando la duttile tecnica costruttiva dell'opus latericium (calcestruzzo romano rivestito da un paramento in mattoni). 29

Il Pantheon Per molto tempo si è creduto che il Pantheon fosse stato edificato da Agrippa e ricostruito sotto l’impero di Adriano, studi recenti hanno confermato invece che l’anno di fabbricazione dei mattoni era durante il regno di Traiano. L’attribuzione a Traiano e ad Apollodoro è confermata dal fatto che Adriano era solito proporre architetture più complesse rispetto all’architettura geometrica del Pantheon. Inizialmente era posizionato in una piazza porticata dalla quale era possibile vedere solo il pronao e quindi assimilare l’edificio ad un tempio, ciò è alla base della sorpresa scenica nel vedere il corpo cilindrico sormontato dalla grande cupola. Il corpo cilindrico e il pronao per ragioni di terreno poco resistente sono due blocchi separati ed uniti solo in seguito. In alzato il corpo cilindrico comprende un’altra forma pura: la sfera. Il Pantheon subì delle modifiche in corso d’opera poiché la disponibilità del materiale per erigere le colonne era esigua si è dovuta abbassare la quota del pronao, che ha un soffitto interamente in bronzo. Fondamentale è il tema della luce, l’edificio infatti ha una forte funzione simbolica, Romolo era stato divinizzato in quel luogo e Augusto vuole creare in quel luogo un tempio per tutti gli dei. Il buco sulla cupola quindi doveva mettere in connessione l’edificio con il cielo. Aveva però anche un ruolo funzionale poiché la cupola non avrebbe retto il peso.

Il complesso dei Fori Imperiali

30

L’architettura Adrianea A differenza degli altri imperatori Adriano ebbe un interesse personale e specifico per l’architettura, con una attività progettuale che interesso tutta la durata del suo regno. Tempio di Venere

Il tempio è un colossale diptero decastilo con triplice fila di colonne in facciata, il cui naos era diviso in due celle quadrate comunicanti attraverso la parte di fondo. Costruito in opera quadrata, fu profondamente modificato da Massenzio dopo essere stato danneggiato da un incendio. Villa Adriana a Tivoli Villa Adriana fu una residenza reale extraurbana a partire dal II secolo. Voluta dall'imperatore Adriano, si trova presso Tivoli. Il Pecìle è una ricostruzione della Stoà Pecile (stoà poikìle, "portico dipinto") nell'agorà di Atene, la prediletta da Adriano durante i suoi numerosi viaggi. È formata da un'immensa piazza colonnata di forma quadrangolare, decorata al centro da un bacino e circondata da un portico, si innalzava su poderose costruzioni artificiali. Attraverso una serie di edifici termali poi si giungeva al Canopo. Questa struttura evoca un braccio del fiume Nilo con il suo estuario, che congiungeva l'omonima città di Canopo, sede di un celebre tempio dedicato a Serapide, con Alessandria, sul delta del Nilo.

Dai Severi a Diocleziano: Foro Severiano a Leptis Magna, Arco di Settimio Severo, terme di Caracalla, Ninfeo degli Orti Liciniani, Mura Aureliane e terme di Diocleziano, il Palazzo di Diocleziano a Spalato. L’avvento di una nuova dinastia in saturata da Settimio Severo e i suoi interventi a Roma e a Leptis Magna (sua città di origine) posso fare il punto sugli effetti di un secolo di ricerche architettoniche. Quello di Leptis magna è il primo dei casi in cui si tenta di trasformare una città di provincia nella capitale dell’impero. Leptis Magna La città ha un impianto piuttosto regolare, all’interno della quale viene inserito un elemento di rottura ossia le terme adrianee, che a causa dell’orientamento che provoca un cambio di direzione di uno dei cardines. Questo cardo nell’intervento severiano diventa una maestosa via porticata con archi impostati direttamente sui capitelli delle colonne, che collega le terme con il porto, il cui angolo ottuso è una monumentale cerniera viaria lungo cui si inseriscono gli interventi architettonici più significativi. La cerniera è composta da una fontana/ninfeo in forma di esedra con due ali rettilinee divergenti. Il Foro Sevriano presenta una piazza perfettamente rettangolare grazie alle botteghe rastremate che si interpongo tra la piazza e la strada. Per dissimulare l’inclinazione della basilica rispetto alla piazza viene posizionata una esedra, in modo da creare un cerniera percettiva, in modo da annullatre tramite espedienti 31

percettivi la diversa angolazione dei due ambienti. La piazza è circondata su tre lati da portici mentre sul lato corto vi è un tempio periptero sinepostico, con una cella quadrata e l’ingresso è tramite una scalinata posta di fronte al tempio. La basilica invece è divisa in 3 navate e per la prima volta i due tribunalia non sono schermati da un colonnato interno sul lato corto creando un orientamento dal punto di vista visivo. Un'altra novità sono0 i capitelli definiti di tipo pergameno. Arco di Settimio Severo Nonostante sia collocato in un punto centrale e di snodo della città l’arco è sostanzialmente bidimensionale, infatti è privo di decorazioni architettoniche sui lati corti. Probabilmente è stato concepito come fondale della via sacra e gli ordini architettonici servono solo a inquadrare le decorazioni e non a conferire un carattere architettonico senza alterare la massa iniziale. A differenza dell’arco costruito a Leptis Magna, che è un arco quadrifronte e si configura quindi non come una quinta scenica ma come un vero e proprio punto di snodo (cerniera urbana). Terme di Caracalla Marco Aurelio Caracalla edificò un grande centro termale nei pressi del circo massimo e dell’Aventino e riprende lo schema delle terme di Traiano e quindi seguendo una logica simmetrica e posizionando delle taberne in torno a tutta la struttura. A differenza di quelle traianee lo spazio è articolato in maniera più complessa e le decorazioni dei capitelli sono molto raffinate e dettagliate.

Con la crisi dell’impero e dei suoi confini si vede la necessità di costruire delle mura a causa delle innumerevoli incursioni barbariche distruggendo il periodo di pace. Per questo Aureliano costruisce una cinta muraria (Mura Aureliane) portando a termine una immane impresa costruttiva.

Diocleziano e la tetrarchia Con Diocleziano viene frammentato il potere dell’impero attuando un decentramento delle sedi imperiali, dividendo l’impero e il suo controllo in 4, creando la tetrarchia ( che pur mantenendo la forma unitaria dell’impero affidava il governo a due Giovi e due Ercoli). Questo cambiamento politico incise fortemente sulla cultura architettonica:; alcune città vennero potenziate ed elevate a rango di capitale, o interamente ricostruite. Spalato Completamente fondata ex novo Spalato fu la città in cui Diocleziano si ritirò. Fu costruita sulla basa di una tipologia ancora inedita aveva la funzione di palazzo, castrum e città. È una piccola città molto regolare, con una forte connotazione militare circondata da torri a base quadrata, inoltre è prospiciente sul mare per offrire miglior difesa e vie di fuga. Presenta una doppia simmetria nord-sud ed est-ovest con quattro accessi : la porta aurea , la porta marittima, la porta di ferro e la porta argentea. Due strade porticate si incrociano nella parte centrale.

32

Terme di Dioclaziano Il modello sul quale venne disegnata la pianta era quello delle Terme di Traiano, con le quali ha in comune l'esedra semicircolare e il calidarium rettangolare con tre nicchie semicircolari (quello delle Terme di Caracalla è invece circolare). Il complesso era orientato a sud-ovest affinché l'energia solare riscaldasse il calidarium senza interessare il frigidarium. Al centro si trovava una grande basilica, dove si incontravano i due assi di simmetria del complesso. Lungo l'asse minore erano allineati i bagni (calidarium, tepidarium e frigidarium), mentre sull'asse maggiore (nord-ovest/sud-est) si trovavano le palestre. La parte della natatio presenta gli elementi decorativi delle pareti come le mensole che sostenevano colonnine pensili elemento tipico dell'architettura dioclezianea presente anche nel suo palazzo di Spalato. 1=Calidarium; 2=Tepidarium; 3=Frigidarium; 4=Natatio; 5=Palaestrae; 6=Entrata;7= Grande esedra

Basilica di Massenzio o Basilica Nova La basilic è composta da due coppie di settiche scandivano tre vani voltati a bottediposti perpendicolarmente alla navata centrale, coperta da tre volte acrociera. Questo espediente permette coprire uno spazio molto ampio senza la necessità di file di colonne o pilastri. L’ingresso avveniva dal lato corto sud attraverso un portico ad archi , sul lato nord si apriva un abside. Successivamente Costantino modificò la fruizione della basilica ponendo nel lato l’ungo l’entrata e creando un tribunalia schermato da colonne come insegnava l’uso antico. Fu ripresa per la costruzione rinascimentale della basilica di San Pietro . le volte erano tutte cassetto nate per motivi di decorazione e per motivi di limitazione del peso. Arco di Costantino L'arco è costruito in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l'attico, che ospita uno spazio accessibile, è realizzato in muratura e in cementizio rivestita all'esterno di blocchi marmorei. Sono stati utilizzati indifferentemente marmi bianchi di diverse qualità, reimpiegati da monumenti più antichi, e sono stati riutilizzati anche buona parte degli elementi architettonici e delle sculture della sua decorazione. La struttura architettonica riprende molto da vicino quella dell'arco di Settimio Severo nel Foro Romano, con i tre fornici inquadrati da colonne sporgenti su alti plinti; anche alcuni temi decorativi, come le Vittorie dei pennacchi del fornice centrale, sono ripresi dal medesimo modello. Sono stati utilizzati molti materiali di reimpiego. Mausoleo di Santa Costanza L'edificio introduce motivi dell'architettura paleocristiana, pur rappresentando la fase finale dell'architettura romana tardo antica. Il mausoleo ha una pianta centrale con un vano circolare coperto da una cupola ed illuminato da dodici finestre superiormente concluse ad arco che definiscono una fascia luminosa intorno al tamburo. La cupola poggia su 12 coppie di colonne, binate in senso radiale, disposte ad anello. Le colonne hanno capitelli compositi di reimpiego[2]. Esternamente le colonne delimitano un deambulatorio (corridoio anulare) coperto da volte.

33

Architettura paleocristiana e bizantina Le origini dell’architettura cristiana: Le basiliche Con l’editto di Milano promosso da Costantino la posizione dello stato romano verso la Chiesa muta radicalmente in tutti gli aspetti relativi alla pratiche di culto e alla liberta di venerazione, e quindi si da inizio alla realizzazione di luoghi di culto, nasce cosi tra il 2 o 3 decennio del IV l’architettura cristiana. Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma Costantino aveva promosso la realizzazione della basilica di San Giovanni in Laterano, il suo impianto è semplice ed è composto da 5 navate, con un’abside innestata nel corpo longitudinale senza il transetto utilizzato per la prima volta nella Basilica di San Pietro. Le navate più esterne tuttavia sono interrotti da due vani trasversali che emergevano dal corpo di fabbrica con uno scopo funzionale. Le decorazioni esterne sono molto semplici a differenza di quelle interne che presentano l’utilizzo di materiali preziosi. Basilica di San Pietro a Roma L’area prescelta fu quella del Vaticano, che ospitava una grande necropoli. La basilica era preceduta da un atrio rettangolare porticato al quale si accedeva tramite una scalinata con tre portali. La basilica come per quella lateranense presenta 5 navate, al termine delle quali si estendeva un corpo trasversale continuo : il transetto. Questo elemento, usato qui per la prima volta, si sviluppa in larghezza fino al limite esterno del corpo delle navate e sporgeva oltre questo tramite due esedre rettangolari schermate da una fila di colonne. L’integrazione tra le due parti trova conferma nei rapporti proporzionali della pianta dove la diagonale del transetto è lunga come la lunghezza totale della chiesa. Basilica di San Lorenzo Fuori le Mura Importante in questo periodo è l’edilizia cimiteriale, infatti, la religione imponeva una sepoltura degna e durevole inoltre il culto dei martiri comportava la sacralizzazione delle tombe dei martiri quindi nacque l’esigenza di edifici in forma basilicale per cerimonie funebri. Ne è un esempio la basilica di San Lorenzo Fuori le Mura; la sua origine risale al 330 quando l'imperatore Costantino edificò una grande basilica cimiteriale detta 'Basilica Maior' nei pressi della tomba di San Lorenzo. Basilica di Santa Maria Maggiore È una basilica semplice ma imponente, nella quale è presenta un rinnovato interesse per gli ordini architettonici che sostituiscono alla decorazione delle superfici con mosaici e marmi una decorazione tramite paraste in stucco che inquadrano finestre con una serie di edicole. Basilica di Santa Sabina Si compone di due navate con un abside materialmente diviso si crea uno spazio prospettico verso l’abside. L’interno era riccamente decorato a differenza dell’esterno. 34

Le origini dell’architettura cristiana: gli edifici ad impianto centrico La varietà dei tipi planimetrici e tipologici è utilizzata per determinare le funzioni che vengono a configurarsi per esigenze cultuali o simboliche. I battisteri utilizzano un impianto ottagonale. Battistero Lateranense a Roma La struttura presenta un’area centrale sorretta da un doppio ordine di colonne libere. Il deambulatorio, era coperto con una volta a botte. Rappresentò probabilmente uno dei primi esempi di architettura cristiana a pianta centrale (insieme al Mausoleo di Santa Costanza e alla rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme). In particolare, come edificio specificatamente destinato alla celebrazione del battesimo e di forma ottagonale, libera su tutti i lati[3], fece da modello a innumerevoli costruzioni successive. San Lorenzo a Milano L’impianto di questa chiesa, preceduta da un quadriportico preceduto da un colonnato, è a doppio involucro. L’area interna quadrata presentava agli angoli 4 pilastri ad L, nei tratti centrali di ogni lato si aprivano delle esedre che formavano un corridoio. La massa esterna dei volumi si contrapponeva a quella interna rendendo difficile al leggibilità dell’impianto principale. Santo Stefano Rotondo a Roma A pianta circolare, si presenta con un doppio ambulacro realizzato tramite un giro di colonne architravate e un altro di archi su colonne minori. L’ambulacro esterno era comunicante con 4 cappelle uguali, intervallate da cortili a cielo aperto creando quindi ambienti molto luminosi contrastati da ambienti bui.

L’Architettura ravennate del VI sec. In questo periodo le incursioni barbariche in occidente prendono corpo e si instaura il governo di Teodorico che prende possesso della capitale, Ravenna. Egli instaurò un periodo di pace con la massima tolleranza rispetto alla chiesa e fu inoltre un costruttore intenso, con una attività originale. Sant’Apollinare in Classe a Ravenna La basilica è a tre navate con corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata da due cappelle absidate presenta una spazialità tipicamente romana. La facciata, è preceduta da un originariamente era un quadriportico. All'interno della basilica le pareti sono spoglie, eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici, risalenti a epoche diverse, questi sono gli elementi che conferiscono il tocco orientale. L’apparato iconografico partecipa alla smaterializzazione della massa muraria. Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna Si tratta di un edificio a tre navate con due diaframmi, attualmente privo di quadriportico e preceduto da un portico o nartece con una terminazione absidata. Il mosaico dei Sant’Apollinare Nuovo rappresentava gli ambienti del palazzo di Costantinopoli dimostrando che questo complesso riprendeva le forme del’ palazzo imperiale e 35

contribuisce alla smaterializzazione dell’involucro. Sopra al capitello viene inserito il pulvino per facilitare l’attacco con l’arco. San Vitale a Ravenna La forma della sua pianta è molto articolata, caratterizzata dal tipo a doppio involucro il nucleo più interno è ottagonale, con dei pilastri che sorreggono le arcate su cui si imposta il tamburo e la cupola. L’ambiate centrale è unito all’ambulacro mediante 7 esedre , mentre nell’ottavo lato si apre un presbiterio absidato affiancato da due cappelle esterne rotonde. Un lungo nartece, non un asse con il presbiterio, si staglia nella parte opposta dello stesso, offrendo al visitatore prospettive oblique. Il nartece ha una pianta rettangolare con terminazione absidata. Il tamburo è forato da 8 finestre e 8 nicchie cieche. Non c’è nessuna relazione tra la forma esterna e quella interna.

L’architettura Giustinianea a Costantinopoli Con la salita al trono di Costantinopoli di Giustiniano segna l’inizio dell’impero d’Oriente, ma anche l’inizio di una fervida attività culturale e artistica definita aurea bizantina. Chiesa dei Santi Sergio e Bacco La chiesa è costituita da un vano centrale ottagonale coperto da una cupola a spicchi e attorniata da esedre curve alternativamente e file rette di colonne. Anche essa ha una struttura a doppio involucro e il nucleo è attorniato da un quadrilatero irregolare creando un ambulacro che si allarga e si stringe in modo casuale non allineato con il nucleo centrale. La cupola si innesta direttamente sul perimetro ottagonale e quindi non conferisce un senso di slancio verticale alla struttura. La luce che penetra dalle finestre contribuisce a dilatare lo spazio dell’ambulacro segnando un contrasto netto tra esso e il centro. La copertura è illuminata da finestre poste alla base della cupola e permette alla luce di alleggerire la struttura. Le decorazioni però sono di fattura molto pregiata (capitelli a melone). Chiesa di Santa Sofia Questa chiesa richiama la Basilica di Massenzio , ma il risultato spaziale e architettonico dei due edifici è completamente diverso. Il fulcro è un quadrato centrale sul quale la cupola emisferica, senza cilindro di imposta e sembra apparentemente sospesa nel vuoto. Contribuiscono alla dilatazione dello spazio le due semicupole ad est e ad ovest, l’abside e le esedre ai lati di questa e della parete d’ingresso. All’interno non si riesce a percepire con precisione l’impianto di base, e neanche all’esterno. Il sistema costruttivo che sorregge la cupola è formato da 4 gradi archi che collegano 4 pilastri posti negli angoli del quadrato centrale, che è raccordato al cerchio della cupola tramite pennacchi sferici. Questo è completato da 4 pilastri secondari ai lati dell’ingresso e ai lati dell’abside, sui quali si impostano le semicupole, e da 4 contrafforti esterni. La cupola venne distrutta da un terremoto, e ricostruita: la nuova cupola come la precedente presenta 40 finestrelle dalle quali ad un’ora precisa del giorno penetra una fascia di luce che crea l’affetto di “distacco” facendola sembrare sospesa. Per un 36

osservatore potrebbe sembrare che ci siano degli errori compositivi:nelle esedre al pian terreno vi sono 2 colonne che diventano 6 più piccole al primo piano, nella parte nord e sud si hanno 5 arcate al piano terra e a quello superiore 7. Questi “errori” contribuiscono a creare l’effetto di leggerzza in modo da non far percepire il sistema portante.

L’alto medioevo Città e territorio tra tardo antico e alto medioevo: il declino della città occidentale; ruralizzazione dei sistemi insediativi e contrazione delle strutture urbane; fenomeni di ‘consumo’ delle strutture urbanistiche romane nell’occidente europeo; l’affermazione di nuovi modelli urbanistici nell’Europa continentale e mediterranea. L’Italia subisce nel 568 l’invasione longobarda, in questi anni il livello del suolo urbano cresce notevolmente per accumulo di detriti e riporto di terreno vegetale, è un evidente indice di ruralizzazione del territorio. Anche la riduzione delle aree urbane cinte dalle mura testimonia la la caratteristica delle città alto medievali colpite da un forte decremento demografico (come a Roma e Bologna). L’occupazione longobarda però puntava a ridisegnare l’assetto politico per creare un vero e proprio stato. Parallelamente questa azione politica, anche in campo dell’architettura la committenza longobarda assunse un ruolo significativo. Battistero di Lomello Con nicchie estradossate alternativamente e fondo piano o a semicerchio, il battiste rosi caratterizza per il tamburo ottagonale svettante forato da finestre e nicchie a coronamento triangolare. Chiesa di Santa Sofia a Benevento L’impianto si basa su un quadrato intersecato da due triangoli con vertici contrapposti; ne deriva una planimetria stellare, che richiede per la copertura volte di forma diverse. Nel mezzo svetta un tamburo esagonale su un cerchio di colonne alle quali corrispondono un ulteriore cerchio di pilastri.

Tra il settimo e l’ottavo secolo: architettura della Spagna visigotica e dell’Italia longobarda. Lo sviluppo dell’attività edilizia nella penisola iberica risulta sostanzialmente unitaria sia per i tipi edilizi sia per i sistemi statico-costruttivi adottati. Viene distinta in tre periodi: architettura visigotica, architettura asturiana e architettura mozarabica. L’architettura chiesastiche del regno visigotico adotta l’impianto basilicale romano-cristiano e l’impianto centrico. Esempio dell’impianto basilicale è San Juan de Banos (San Giovanni Battista); mentre per gli edifici ad impianto centrico San Pedro de la Nave. San Juan de Banos Suddivisa in tre navate questa basilica presenta importanti innovazioni: l’adozione dell’arco a ferro di cavallo, si cerca inoltre la massa e la plasticità delle forme e una corrispondenza tra esterno e interno (caratteri medievali); la massa muraria è molto ampia.

37

San Pedro de la Nave Questo edificio è fonte di molte sperimentazioni, è a tre navate e nella parte in cui si inserisce il transetto si genera il fulcro della chiesa che in alzato si riconosce perche è il più alto. Le decorazioni sono funzionali e vengono definite biblia pauperum poiché illustravano gli avvenimenti della bibbia che le persone povere non potevano leggere. Santa Maria de Naranco Sorta come un edificio di rappresentanza civile e poi trasformata in chiesa, è costituita da un’aula sopraelevata coperta da una volta a botte ad anelli e con due logge di testata introduce il motivo delle arcate a muro.

L’architettura carolingia Il passaggio effettivo dall’forme paleocristiane e tardo antiche ai monumenti dell’età carolingia non è ben identificabile, ma sono stata identificate due correnti architettoniche come : il modello paleocristiano con la basilica tre navate con arcate su colonne con copertura lignea e senza transetto; il modello medievale che conserva le caratteristiche di prima e aggiunge un grande spessore dei muri, una riduzione della luce e delle finestre. Si viene a creare un confronto tra Italia e Germania , in cui lo sviluppo dei caratteri di questa nuova architettura sono fortemente influenzati dal potere imperiale. I protagonisti sono Carlo Magno e Leone III, i quali istituiscono una nuova alleanza poiché il rafforzamento di entrambi i poteri può avvenire solo se essi si congiungono in una unione. Per questo Carlo Magno viene incoronato dal papa la notte di Natale del 800. Gli strumenti per la riorganizzazione del potere sono le abbazie, che svolgo un ruolo anche culturale, e diventano dei poli di potere temporale e spirituale. Vi è inoltre una propensione artistica di riferimento all’antico more romano, infatti Carlo Magno si inspira come idea di stato a quello dell’impero romano (Sacro Romano Impero). Il ruolo dei monasteri benedettini assume quindi anche un valore culturale, vi erano le biblioteche e gli scriptoria ed inoltre ospitavano i luoghi dell’amministrazione imperiale, ne è un esempio la pergamena trovata nella abbazia di San Gallo. Abbazia di Fulda È contraddistinta dal grande transetto fortemente sporgente e da un cortile porticato all’ingresso, con un esplicito richiamo alla basilica di San Pietro in Vaticano (more romano) per creare a Nord una forma che richiamasse i principi di purezza e spiritualità di san Pietro. Una importante innovazione è l’aggiunta di un secondo abside con rispettivo transetto, posto di fronte a quello principale a rappresentare l’imperatore. L’aggiunta di questo abside oltre a individuare la dualità dei poteri temporale e spirituale, cambia totalmente il senso di fruizione e di percezione e di lettura dell’edificio. 38

Westwerk Il Westwerk o anche detto “corpo occidentale” è una nuova forma strutturale che caratterizza le chiese dell’età carolingia; consiste in un blocco di torri alte circa 3-4 piani che contrappone la sua volumetria al fulcro che si innalza nella zona presbiteriale per manifestare la dualità del potere di chiesa e impero. Abbazia di Corvey Il Westwerk si innalza sopra ad un atrio al pian terreno di forma quadrata, composto da due piani di logge arcuate ed aperta verso la navata centrale con un grande arco. La basilica era formata da tre navate con un coro rettangolare ,utilizzato qui per la prima volta, molto ampio, circondato da un corridoio a forma di U. Cappella Palatina ad Aquisgrana Eretta da Carlo Magno, faceva parte del complesso del palazzo imperiale. Si inspira alle forme di San Vitale a Ravenna, anch’essa cappella di palazzo, ed in particolare le due hanno in comune la forma ottagonale, con una ambulacro esterno circolare e doppia copertura, il diaframma interno è costituito da 8 lati mentre quello esterno da 16. A differenza di San Vitale pero la cappella presenta: una muratura molto robusta con pilastri e muri molto spessi; uno sviluppo in altezza turriforme (4 piani); punta ad avere una geometria reale senza effetti di immaterialità con uno spazio ben definito e volumi esatti proprio come nelle forme dell’architettura romano-classica. Importante è la posizione del trono dell’imperatore: tra le gallerie infatti dal trono era possibile ammirare il mosaico del cristo panthocrator e era posto in corrispondenza visiva con l’abside. Questo significava che l’imperatore era l’intermediario tra la sfera celeste e quella terrestre (cristo-imperatore-officiante). Da inizio all’architettura preromanica. Torhalle di Lorsch È l’edificio di ingresso del monastero reale di Lorsch. Il portico al piano terra riprende perfettamente il motivo romano dell’ordine arcuato con una cornice al posto della trabeazione e presenta un capitello composito scolpito sulla base di capitelli corinzi antichi. Il piano superiore invece totalmente diverso, è decorato da lesene sormontate da archi a triangolo acuto.



La rinascita del periodo ottoniano: San Michele ad Hildesheim, San Pantaleone e Santa Maria in Kapitol a Colonia; San Ciriaco a Gernrode.

La forma architettonica delle grandi chiese ottoniane è fondata su una concezione geometrica dello spazio e si basa sulla tipica impostazione a crociera regolare, la conformazione risulta sempre chiara e netta e la concezione staticocostruttiva è semplice. Questo tipo di architettura si sviluppa parallelamente allo sviluppo dell’architettura romanica. San Ciriaco di Gernrode Il corpo centrale è composto da tre brevi navate, circondate dal transetto orientale e il Westwerk, al quale sono affiancate due torri scalari. A questi elementi tipicamente carolingi si aggiungono varie novità soprattutto nell'alzato, come l'alternarsi di pilastri e colonne (che sottolineano la singola campata invece che lo sviluppo longitudinale della navata), le massicce 39

murature ispessite, le arcate semicieche all'interno di gallerie sulla navata centrale (simili a un triforio), la geometrica razionalità; nei capitelli invece si contrappone una fantasiosa inventiva, dove tra le foglie scolpite di uno stile corinzio stilizzato compaiono delle testine umane: tutti elementi strutturali e decorativi che anticipano l'architettura romanica. San Michele ad Hildesheim Il complesso edilizio mostra una seconda simmetria oltre a quella assiale longitudinale, vi è una simmetria tra i due transetti. È composta secondo la matrice di crociera regolare, che determina la dimensione della navata. La successione alternata (pilastro colonna colonna) è un motivo tipicamente ottoniano.

Westbau

Santa Gertrude a Nivelles In stile romanico ottoniano, questo imponente santuario si distingue per il suo piano bicefalo composto da due transetti e due cori opposti. L'avancorpo occidentale (o " westbau ") include un'abside, 2 cappelle-tribune, una vasta sala ( detta "sala imperiale"), un campanile ottagonale e 2 torrette d'angolo.

Basiliche dai cori contrapposti: le cattedrali di Spira, Worms e Magonza, il convento di S. Maria a Laach. Il grandi cattedrali renane, tra cui la cattedrale di Spira, di Magonza e di Worms e l’abbazia di Santa Maria a Laach, mantengono la pianta a cori contrapposti con l’entrata posta lateralmente , con una conseguente accettazione della visione frammentata e parziale dell’interno. Cattedrale di Spira Cattedrale di Spira traccia un edificio di enormi dimensioni: Il primo grande impianto si distingue per la presenza di tre navate su pilastri, transetto sporgente, abside fiancheggiata da due torri, scansione delle pareti della navata centrale con altissime semicolonne che sembrano quasi sorreggere il soffitto (all’epoca piano, senza volte). La navata era composta da 12 arcate singole su pilastri, inserite sopra semicolonne addossate ed alte fino ad includere le finestre (motivo ispirato alla basilica di Treviri), è stata rifatta nelle intelaiature con l’aggiunta di un risalto ogni due pilastri, ricavando così un sistema alternato di sostegni principali e secondari, quindi la serie dei pilastri principali diventa l’ossatura primaria, preparata a ricevere i contrarchi. In questo modo l’interno della cattedrale, dominato dalla grande navata, appare marcato delle altissime arcate (vero ordine colossale posto ad assicurare l’unità figurale dell’impianto). In questo monumento da una pianta semplice e compatta si innalza nello spazio un complesso architettonico variato e mosso, in cui lo slancio verticale delle quattro torri risalta sulle masse orizzontali della navata, e dove il blocco costituito dal transetto e dal coro, con torri e tiburio si contrappone a quello del corpo occidentale, dotato di altre due torri e di un secondo tiburio. 40

Cattedrale di Magonza E’ un altro celebre esempio di arte romanica ed è di stile “romanico renano”, presenta due torri cilindriche nel massiccio orientale e l’architettura dell’interno è molto simile a quella di Spira , ma ne vanifica il motivo poiché le arcate interne sono cieche. L’esterno invece presenta una costruzione assai massiccia, realizzata in arenaria rossa ed è caratterizzata da ben sei torri, quattro torri scalarie (contenenti scale per salire ai piani più alti) cilindriche, che si trovano lateralmente al corpo longitudinale, mentre le altre due sono di forma ottogonale ed una si trova sulla crociera, laddove il transetto incontra la navata centrale. Abbazia di Santa Maria a Laach Presenta un interno semplice, per cui l’attenzione è spostata sull’esterno, per il quale la volumetria perfettamente articolata fornisce un esempio perfetto di chiesa romanico-germanica. Presenta un transetto anteriore che include il massiccio occidentale, con due torri circolari ai lati, una torre che emerge dalla crociera con torri innestate fra il coro e le ali del transetto.

Cattedrale di Worms La cattedrale di Worms è la più tarda fra le cattedrali renane ed è un bellissimo ed omogeneo esempio di tardo romanico tedesco, ma nonostante ciò mantiene anche essa l’impianto a doppio coro. È a pianta basilicale, con tre navate con campate scandite dall'alternarsi, lungo la navata, di pilastri semplici e pilastri più complessi, che hanno semicolonne e lesene come a Spira e Magonza. Negli

esterni la parte orientale presenta due torri cilindriche, mentre la parte occidentale è composta da due prismi ottagonali chiusi tra due campanili cilindrici.

L'esperienza francese I centri di elaborazione dell’arte e dell’architettura romaica, sono molto numerosi e attivi soprattutto in Francia, che appare la più ricca di sedi produttive. Abbazia di Cluny II Prima grande importante opera dopo la primitiva chiesa di medie dimensioni (Cluny I), fu ricostruita come Cluny II. Composta da 3 navate , il transetto è molto basso e sporgente, vi è una torre sulla crociera con un grande coro absidato coperto con una volta a botte. L’innovazione è data da due vani rettangolari che fiancheggiano il coro creando il “coro a gradoni”, il tutto è preceduto da un atrio porticato.

41

L’architettura romanica in Europa Con radicale differenza rispetto ad altri periodi della storia dell'arte, il Romanico non nacque dalla crisi di uno stile precedente. L'orizzonte in cui si collocò la sua affermazione era certo segnato da una crisi profonda, ma non originata dall'esaurirsi e dal logoramento di una linea stilistica. Sono piuttosto le componenti storico-sociali di tale situazione a risultare decisive: il disfacimento dell'impero carolingio e del suo effimero sistema di governo, con la conseguente formazione della società feudale. A tale periodo, che precedette e preparò la comparsa del Romanico, corrispose una fase critica in cui l'arte del costruire appariva nell'intera Europa drasticamente ridotta. La nascita del nuovo stile si configurò quindi, in primo luogo, come un fenomeno di ripresa edilizia su larga scala. Tale ripresa si verificò in un periodo sincronico, privilegiando quelle regioni che erano state toccate soltanto in un secondo tempo, e talvolta in modo marginale, dal dominio carolingio, come la Catalogna, l'Italia lombarda, la Sassonia. Per la sua stessa genesi, dunque, il R. fu un fenomeno tendente al particolarismo, alla policentricità, seguendo lo sviluppo e il declino, talvolta rapidissimo, dei suoi centri diffusori.

Le vie regionali del romanico in Francia e Inghilterra: Borgogna; Provenza; Poitou; Perigord; Alvernia; Normandia; Inghilterra. Borgogna La Borgogna è la sede di un grande centro di vita religiosa (cistercensi), che segna lo sviluppo di una effervescente attività edilizia, della quale vengono fissate le regole generali di esecuzione e progettazione: l’architettura doveva essere austera, con forme semplici, con il divieto di costruire torri campanarie, e di decorare gli interni con dipinti ecc.. L’obbiettivo era quello di creare una navata coperta da una volta a botte a sesto acuto che conferisca un senso di lunghezza scandito da pilastri e archi. Inoltre fondamentale è la presenza del chiostro. Poitou L’intera regione adotta il tipo di chiesa a sala, impostata su tre navate con pilastri a tutta altezza,volte a botte sulla navata principale con anelli mentre nelle navate secondarie volte a crociera, con una torre quadrata impostata sulla crociera. Ne è un esempio la cattedrale di Notre-Dame-la-Grande con grandi arcate che segnano la struttura dei fianchi e la facciata che inaugura il tipo a tre portali. Perigord Le costruzioni più rappresentative della regione sono la cattedrale di Saint-Pierre di Angouleme che è composta da una navata centrale coperta da 3 calotte e una cupola con tamburo e finestre sulla crociera, con un abside circondato da cappelle radiali e di torri all’estremità del transetto. Singolare è anche l’impianto di Saint- Front di Perigeux che replica lo stesso schema di San Marco a Venezia, ma questa imitazione è limitata solo alla volumetria, identificandosi come una riproduzione sommaria. Alvernia Questa area presenta una produzione architettonica con caratteri molto precisi: il modello a dotato è quello della chiesa su navate, con la navata principale coperta a botte con matronei, coro con cappelle radiali, transetto con cappelle orientate. Vi è un massiccio centrale nella zona mediana del transetto affiancata da una torre ottagonale. La crociera è divisa dalle zone adiacenti tramite dei muri. Ne è un esempio Notre-Damedu-Port a Clermont- Ferrand.

42

Provenza Per quanto riguarda questa area il problema principale è quello di strutturare le facciate principali e i fronti di ingresso, per questo si rifanno alle architetture romano-classiche degli antichi monumenti. Normandia In questa zona viene ripreso il tipo di basilica a tetto tradizionale senza troppe modifiche. Notre-Dame a Jumièges in cui la navata regola la partitura generale dell’interno sviluppato su tre piani, ed è cadenzata dall’alternarsi di due archi ed una colonna con pilastri con semicolonne addossate, che si innalzano fino alla quota del tetto. Sopra vi è la galleria segnata da trifore. Ha una copertura a tetto e presenta un massiccio occidentale. Saint Trinité a Caen e Saint Etienne a Caen mostrano entrambe delle volte esapertite costolonate la prima presenta pilastri a tutta altezza articolata in modo organico, la seconda adotta una partitura diversa della nave. Inghilterra Si sviluppa in questa area una maturazione unitaria delle esperienze francesi con l’unione dell’abilità costruttiva inglese, questo è rappresentato dalla cattedrale di Durham viene realizzata la prima volta a crociera su costoloni sulle navate laterali del coro. Nel coro specialmente le colte costolonate creano archi ad ogiva e diagonali a sesto acuto dando un a prima impronta a quello che sarà poi il gotico. Le chiese inglesi rispetto a quelle francesi sono di dimensioni molto maggiori con il corpo delle navate molto allungato e il transetto molto sporgente .

Le chiese sulla via di Pellegrinaggio a Santiago de Compostela Nascono le cosiddette chiese di pellegrinaggio, sedi di santuari posizionati lungo le strade dette strade di preghiera. L’elaborazione di questo nuovo tipo di edilizia spetta alla Francia centrale ed è caratterizzato da un coro deambulato, la nave cieca,la deformazione del transetto a formare un corpo trasversale su tre navi analogo al corpo longitudinale. Sainte-Foy a Conques è la riduzione semplificata di questo schema ottenuta accorciando il corpo centrale e il transetto, l’interno è diviso in due piani arcate e gallerie. Anche Saint-Senin a Tolosa tende a dare come massima dimensione al complesso quella delle lunghezza, le 5 navi infatti presentano vista prospettica mo0lto accentuata quasi a prolungarsi verso un orizzonte infinito, inoltre la luce che proviene ai laterali lascia in ombra la navata centrale , che riceve la luce dalla parete di facciata sotto forma di bagliori i luce. Santiago de Compostela riprende il tipo e le risoluzioni di Saint-Senin con poche varianti: tre navate, transetto allungato, pilastri con semicolonne.

Crisi dell’Ordine Benedettino: l'architettura cluniacense E’ importante Cluny perché è un’architettura che si pone come cerniera tra quelli che sono i caratteri distintivi dell’architettura romanica rispetto a quelli che saranno i caratteri peculiari dell’architettura gotica, nel senso che compariranno (ancora prima che nell’architettura cistercense) degli elementi architettonici che al momento rimangono puramente estetici, ma che nell’architettura gotica assumeranno un carattere strutturale importante (come la presenza dell’arco spezzato, che non ha i caratteri statici dell’architettura gotica e del suo arco a tutto sesto, in quanto funziona ancora come un arco a tutto sesto). 43

Cluny III: Il corpo longitudinale, suddiviso in 13 campate, aveva 5 navate; tra i 2 transetti di diversa ampiezza, sormontati da 4 campanili impostati su cupole, erano comprese 2 campate di coro a 5 navate e, al di là del piccolo transetto, il coro proseguiva con una campata a 3 navate, seguita da un deambulatorio più stretto con 5 cappelle radiali. Sia in pianta che in alzato ci sono elementi che anticipano il gotico; le caratteristiche architettoniche sono la navata allungata con navate laterali, il transetto sporgente stretto e più basso della navata; il coro sviluppato a gradoni (origine mozarabica); le absidiole a forma di ferro di cavallo e la presenza di corridoi laterali. In alzato si nota la presenza del campanile che si colloca nel vano di crociera, e un vano rettangolare che introduce al coro. L’originalità di questo edificio è data dal fatto di tendere ad aumentare in modo ancora più accentuato l’altezza della navata rispetto alla larghezza (1:3); dall’utilizzo dell’arco a sesto acuto e dall’introduzione di un nuovo sistema di luce, ogni parte della chiesa viene infatti illuminata da luce diretta, ma di varia intensità. Notre-Dame di Paray-leMonial riprende l’impianto di Cluny III e anche la Cattedrale di Saint-Lazare di Autun.

Gli orientamenti religiosi e filosofici di Bernardo di Chiaravalle e la prima architettura romanica cistercense e la sua diffusione L’architettura Cistercense è un'architettura tipica delle costruzioni dell’ordine monastico dei cistercensi, fondato nel Cîteaux, in Francia, da un gruppo di monaci benedettini; nata e sviluppatasi all’interno del romanico borgognone, se ne differenzia per alcune caratteristiche peculiari, e per l’introduzione precoce di alcuni elementi che conobbero grande sviluppo nel periodo gotico. I principi della nuova architettura religiosa furono stabiliti da Bernardo di Chiaravalle, che nel 1115 fondava a Clairvaux (Chiaravalle, in italiano) una nuova abbazia figlia di Cîteaux. Bernardo enunciò per la prima volta alcune regole base del fare architettonico cistercense, che possono essere così sintetizzate: rigettata ogni decorazione dipinta o scolpita, bandito anche l’uso delle vetrate variopinte, le abbazie dovevano rispecchiare la sobria severità della regola benedettina sia nella struttura degli edifici sia nella collocazione, che doveva essere posta in luoghi isolati, sottolineando inoltre la chiusura al mondo terreno attraverso la costruzione di alte mura di cinta tutt’attorno al complesso. L’interno della chiesa doveva essere rigorosamente spoglio, privo di ornamenti, affreschi o arredi preziosi, in quanto tutto ciò poteva rappresentare una distrazione dalla preghiera e dalla contemplazione divina. Tra gli esempi più rappresentativi dell’architettura cistercense spicca la chiesa abbaziale di Fontanay, in Francia; il modello di Clairvaux fu applicato comunque nella costruzione di tutte le abbazie dell'ordine in Europa, con alcune varianti locali. In Italia ricordiamo quella di Fossanova: ha pianta cruciforme; il braccio longitudinale, che si sviluppa secondo un asse mediano ed è diviso in tre navate, è attraversato perpendicolarmente dal transetto. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari, termina nel presbiterio e nell'abside che formano un unico corpo rettangolare. Il sistema dei sostegni è formato da massicci pilastri rettangolari. Dal centro del transetto si erge il tiburio a pianta ottagonale, elevato di due piani e sormontato dalla lanterna, che sostituiva il campanile. Anche l'abbazia di Casamari è uno dei più importanti monasteri italiani di architettura cistercense: L'aula capitolare è un ambiente formato da nove campate e da quattro pilastri ed è usata per le riunioni. Dal chiostro si accede alla chiesa che è a pianta basilicale a tre navate.

Fossanova

Casamari

Architetture dell’età romanica in Italia: L’area padana; Venezia;

La Toscana: Pisa Firenze;

Roma; l’Italia del sud. Un preciso carattere distingue la produzione architettonica in Italia, da quella degli altri paesi europei. Essa costituisce una terra di confine, e ricopre un ruolo di filtro per la selezione di diverse influenze mediterranee. L’area padana mediante rapporti di scambio continuo con l’Europa del nord costituisce parte integrante della cultura 44

romanica; le regioni centrali rimaste periferiche non essendo a stretto contatto con gli influssi europei sviluppano nuove correnti specialmente la Toscana; infine il mezzogiorno e la Sicilia sono aree estranee alla cultura romanica.

Area Padana Sant’Abbondio di Como La sua architettura si rifà molto a quella antica di Roma (more romano). La basilica è composta da 5 navate con due tipi di pilastri di diverso spessore per la navata principale e quelle laterali. Il coro termina con una parte absidata (influenze francesi) e la copertura è composta da delle campate a crociera. La basilica è piuttosto corta e presenta delle influenze germaniche nella presenza di capitelli cubici. Non c’è più la presenza del transetto e vi è un ricordo del massiccio occidentale tramite le torri campanarie. La facciata è a capanna decorata con elementi murari come paraste, sorrette da colonne nella parte inferiore. La qualità plastica dell’involucro murario è un elemento molto importante. Il portale è l’elemento più decorato ed è fondamentale dal punto di vista funzionale e simbolico, esso rappresenta la porta paradisi poiché il luogo a cui il fedele aveva accesso era glorificato dalla grazia divina, e dal punto di vista funzionale le decorazioni hanno il ruolo di comunicazione per i fedeli e il popolo illetterato. Basilica di Sant’Ambrogio a Milano Nasce come una abbazia, e successivamente viene trasformata in basilica. È preceduto da un quadriportico, con archi su pilastri e volte a crociera quadrate, conferendo allo spazio una scansione modulare. La basilica è composta da 3 navate la navata principale è composta da 4 campate che corrispondo ad 8 nelle navate laterali. La navata centrale riprende i tipo delle chiese del pellegrinaggio e presenta un impianto a “nave cieca”, ma modificata profondamente nelle proporzioni seguendo una conformazione bassa e non slanciata come in quelle francesi. La facciata principale si articola in due piani, con delle logge; la facciata è la fonte di luce principale e diretta che illumina l’interno. La decorazione interna è bicroma, in questo modo vengono risaltati gli elementi strutturali dal resto. L’esterno segue l’influenza germanica di denunciare i volumi esterni rendendoli ben visibili. Anche qui la decorazione ha un ruolo funzionale. San Michele a Pavia L’edificio è dimensionalmente contenuto, presenta 3 navate, con un’alternanza di sistemi portanti di dimensioni più piccole e più grandi in cui la copertura è costituita da volte a crociera rettangolari. I pilasti sono composti dall’unione di 4 semicolonne attorno ad esso. Riprende la tipologia ambrosiana nella navata ma cambia la soluzione della nave cieca, rialzando i muri della navata sopra il livello delle gallerie per aprirvi alcune finestre. La terminazione con un transetto e un tiburio ottagonale precedono un coro 45

con terminazione absidata che si erge sopra la cripta. La facciata a capanna nasconde la vera forma della chiesa, è tripartita scandita da delle paraste composite con una sottile sei colonna. Il portale ha anche qui un ruolo funzionale di biblia pauperum. Duomo di Parma Esternamente è in stile romanico, con la facciata a capanna armoniosa e composta da 3 parti, con il partito centrale sottolineato dal portico e dalla loggia La parte inferiore è liscia, priva di decorazioni; qui si aprono i tre portali: i due laterali più piccoli, quello centrale più grande, Il portale centrale, a differenza degli altri due è formata da un arco a tutto sesto, poggiante su due colonne corinzie ognuna delle quali a sua volta e retta da un leone stiloforo sopra una loggia con volta a botte, la copertura è sorretta da una colonnina corinzia per lato. Nella parte superiore della facciata, si aprono due logge, disposte su livelli differenti. La loggia inferiore, è costituita da quattro trifore con archetti poggianti su colonnine. La loggia superiore ha il medesimo schema di quella inferiore, ma è meno alta. Al centro si apre una grande monofora con arco a tutto sesto, che dà luce all'interno. La terza loggia segue l'andamento dei due spioventi del tetto ed è costituita da monofore sorrette anch'esse da colonnine. Duomo di Modena L’organismo, costruito da Lanfranco, è semplice su pianta rettangolare con tre absidi finali senza transetto e articolato con la presenza di pilastri alternati a colonne, con una grande cripta e una nuovo tipo di facciata definita a salienti che riflettono la forma interna delle navate, con tetti spioventi ad altezze diverse. Due poderose paraste dividono la facciata in tre campiture. Il centro è dominato dal portale maggiore due leoni stilofori che reggono i due piani con un'edicola dalla volta a botte. I portali sono decorati da quattro celebri pannelli con le Storie della Genesi di Wiligelmo. Duomo di Piacenza La facciata verticalmente è tripartita da due pilastri, internamente presenta una struttura di altissimi piloni cilindrici e si evidenzia nella pianta il problema di innestare il transetto a 3 navi a tutta altezza , che è dissimmetrico rispetto al tiburio ottagono.

Venezia San Marco a Venezia Prende come esempio la basilica di Santi Apostoli a Costantinopoli come nell’architettura bizantina la volumetria interna ed esterne non combaciano anche qui l’interno non ha una diretta trasposizione con l’esterno. L’interno sembra privo di limiti materici e fisici, con un forte richiamo alle decorazioni interne bizantine, che con l’oro e le decorazioni smaterializzano le strutture, e creando uno spazio dilatato tramite i diaframmi. La pianta è a croce greca a tre navate, con enormi pilastri quadrati intervallati da colonnati. L’edificio è caratterizzato da un 46

copertura particolare, 4 cupole in croce fra di loro e una centrale che funge da fulcro, le cupole sulla navata principale sono più grandi per la proporzione dell’edificio. All’esterno il concetto di smaterializzazione decade e la facciata presenta una struttura molto plastica, con 5 grandi portali a tutto sesto di ampiezze diseguali decorati con colonne sovrapposte, i portali in oro di origine bizantina.

La Toscana A confronto con quella lombarda l’architettura romaica toscana si distingue nettamente per la concezione di ciò che si costruisce e per le differenza di gusto e linguaggio adottati. Battistero di San Giovanni a Firenze L’edificio su pianta ottagona presenta un rivestimento marmoreo esterno diviso in 3 ordini sovrapposti (basamento piano intermedio e attico); l’interno è coperto da una cupola , con un richiamo alla architettura romano-classica. L’esterno è decorato con figure geometriche create con l’alternarsi di marmo bianco e verde. Le 4 porte poste ai 4 punti cardinali sono state fatte da illustri artisti. Chiesa di San Minato in Monte È una basilica a tre navate senza transetto, simile al duomo di Modena, ogni tre archi su colonne vi è unn pilastro composto che sostiene un arcone trasversale, la terminazione è data da un catino absidale. La facciata è disomogenea poiché le singole parti non costituiscono una unità con una mancanza di rispondenza tra l’ordine superiore e quelli inferiori; archi ciechi inquadrano tarsia bicrome e geometriche. L’edifico è interamente caratterizzato da un rigore geometrico assoluto.

Pisa L’arte cosiddetta pisana si differenzia ulteriormente da quella toscana. Cattedrale di Pisa Esa deve la sua posizione grazie ai rapporti di spazi e volumi con gli altri edifici che vi sono attorno: il battistero e il campanile. Composta da una struttura a 5 navate con un transetto a 2 navate, esso assume propriamente l’aspetto di due corpi esterni affiancati al corpo centrale, non vi è un incrocio ne una reciproca confluenza spaziale, ma c’è una netta separazione la navate e le due braccia. La navata principale non risulta omogenea ed è scandita dall’alternanza di pilastri e colonne. Ma la vera innovazione di questo impianto è la decorazione della facciata e dei fronti laterali definita facciata trasparente, ossia il posizionamento di una serie ininterrotta di doppie arcate cieche su pilastri o semicolonne. Per questo motivo questi edifici sono studiati per esse osservato da una posizione d’angolo. La cupola innestata su una pianta ovale. 47

Battistero di Pisa Formato da un grande volume cilindrico (non ottagonale) coperto da una cupola conica è situato in asse con il duomo ripete sopra la superficie esterna nelle forme e nelle dimensioni la partitura esterna del duomo istituendo così una rispondenza precisa tra i due monumenti. La cupola conica è schermata in parte da una sovrastruttura forma di cupola. Campanile di Pisa Iniziati i lavori per la sua costruzione vengono interrotti da un cedimento del terreno, e verranno ripresi solo in seguito. Le decorazioni esterne sono le stesse adottate anche nel duomo , il basamento con archi ciechi e logge arcuate e traforate ne 6 piani superiori, che conferiscono anche a questo edificio un effetto chiaroscurale notevole. In corso d’opera venne attuata una modifica alla pendenza della torre per assicurarne la stabilità.

Roma Santa Maria in Trastevere La forma della facciata è molto particolare, è presente un timpano a sguscio al di sotto del tetto, che era destinato ad un decorazione. In questo periodo a Roma fioriscono le torri campanarie che sono articolate in piani divisi da cornici o archetti. Il presbiterio è un transetto che non eccede all’esterno coronato da un gran de catino absidale. Il riferimento specifico a cui si inspira è Santa Maria maggiore. Basilica di San Clemente a Roma Presenta un misto tra il gusto romanico e influssi ottoniani. La navata è modulata da pilastri che si intervallano a colonne con un pavimento a tarsie colorate. Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma Viene eliminato l’apparto decorativo. C’è una scansione ritmica della navata tramite l’alternanza tra pilastri e colonne. Il pavimento è originale è viene definito cosmadin ed ha un’origine antica ed era molto sviluppato negli edifici romani. Complasso abbaziale di Monteccassino Opera dell’abate Desiderio, il complesso del quale non ci è sopraggiunto nulla, è composto da 3 navate, con un enorme coro anteposto all’altare, un transetto e una terminazione triabsidata. Questo complesso influenzerà la costruzione di molte altre abbazie come Sant’Angelo in Fornis a Capua, che è considerata la replica in piccolo del complesso cassinese.

48

L’Italia del sud San Nicola di Bari Organismo a 3 navate con archi su colonne, presenta un transetto ampio e profondo, absidi celate dal muro esterno, tetto sulla navata centrale e volte su quelle laterali. La facciata è contornata da due torri ed è scandita in 3 registri ed è influenzata dalla corrente lombarda. La pianta è divisa in 3 zone fondamentali: ingresso, centro e presbiterio con il transetto. Duomo di Bari La facciata è tripartita ed è a salienti e presenta al centro un rosone che illumina l’interno della navata centrale. Il diaframma interno è composto da una parte articolata in gallerie, che non hanno alcuno scopo funzionale ma sono puramente decorative; sopra di esso si aprono delle finestre che illuminano la navata. Il presbiterio è a pianta quadrata con una cupola ottagonale a spicchi. Cattedrale di Bitonto La facciata secondo influenze settentrionali è tripartita realizzata tramite paraste. Ciascuna delle tre parti è dotata di un portale. Quello centrale, riccamente scolpito, presenta un doppio archivolto, ornato con figure animali e vegetali, su cui si erge un sovrarco, riccamente scolpito con foglie. I restanti due portali sono più piccoli di quello centrale ma presentano entrambe stipiti ed architrave scolpiti e lunetta ad arco falcato. Il tutto è a sua volta sostenuto da colonne, terminanti con capitello corinzio, poggianti su due leoni in pietra di dimensioni reali. Nella parte laterale è composta da una serie di portali sormontati da un registro di bifore, che ci indicano che l’edificio va osservato con una vista ad angolo per apprezzare completamente la sua architettura. Ritorna inoltre il tema degli archi ciechi posti sul transetto e in facciata. Catterdale di Trani l’edificio è strettamente legato all’ambiente circostante, infatti è strutturato per essere visto dal mare. La chiesa poggia su una enorme cripta a sala voltata. La facciata è rialzata e si accede alla chiesa tramite delle scale laterali per preservarla dalle onde del mare; è divisa in 3 fasce: il basamento composto da archi ciechi, il livello superiore con 3 bucature con quella centrale decorata con colonne e la parte finale con il rosone. Accanto alla chiesa si erge una torre che si imposta su un arcone e permette quindi il passaggio. Cattedrale di Troia Presenta delle caratteristiche diverse rispetto alla altre cattedrali di questa zona: dal punto di vista architettonico, la facciata è divisa da un cornicione che distingue la parte superiore, più leggera e dai tratti più lievi, dalla parte inferiore, compatta, ravvivata dalla presenza di archi ciechi e semicolonne. La parte superiore della facciata è caratterizzata da un tetto a doppio spiovente ed è sorretto da due ampi contrafforti. Ma ciò che caratterizza la facciata e ne determina la peculiarità è il gioco di parti architettoniche e scultoree, che 49

formano un'armonia particolare. Particolare interesse merita il rosone, unico nel suo genere, che colpisce l'osservatore per la sua indiscussa bellezza. Nella parte bassa della facciata sono presenti gli archi ciechi all’interno dei quali vi sono decorazioni circolari e quadrate. Cattedrale di Cefalù L’edificio visto nel contesto urbano si presenta molto imponente e per questo motivo deve rappresentare la potenza e la ricchezza della corona: è stato infatti commissionato da Ruggero I. presenta due torri in facciata a simboleggiare l’idea di difesa del complesso, il corpo longitudinale è composto da 3 navate, con un transetto e una terminazione triabsidata. Per enfatizzare il fulcro della chiesa non si è scelto di posizionare una cupola ma di accentuare l’altezza del coro e del transetto rispetto alla loro larghezza (1:4). Le fronti esterne sviluppano una forte partitura tramite la presenza di paraste a tutta altezza, una serie continua di finestre e finiti loggiati ad archi intrecciati collocati sulla sommità. L’interno è austero e rigoroso con navate poco decorate. Cattedrale di Monreale Anche questo complesso presenta delle misure sproporzionato rispetto al tessuto urbano della città. La basilica è composta da 3 navate, con un nartece posizionato fra le due torri, l’accesso alle navate laterali avviene tramite il portico. Il presbiterio è impostato su un spazio quadrato con una terminazione triabsidata. L’altezza del complesso è omogenea alla navata principale. Nella parte superiore della facciata, terminante con un basso timpano triangolare, si apre una monofora ogivale incorniciata da una decorazione ad archetti ciechi intrecciati fra di loro. Il chiostro è composto da logge che si affacciano su un giardino, gli archi sono sostenuti da colonne binate, di ornamentazioni alterne, talune intagliate ad arabeschi ed altri con intarsi a mosaico. I capitelli sono istoriati con scene bibliche. Cattedrale di Palermo L’impianto della cattedrale è a croce latina con 3 navate e grande presbiteri, con coro e due torri. La cattedrale è frutto di numerose influenze: utilizzo di archi ciechi strombati (nord Europa). La parte absidale è molto decorata e la decorazione è aniconica e non figurativa sotto l’influenza araba. I pilastri tetrastili a sostegno delle navate sono composti da 4 fusti di colonne ciascuno.

50

Il Gotico Origine e limiti del concetto di gotico: Definizioni, concezioni spaziali e sistemi strutturali La trasformazione della chiesa romanica nella chiesa gotica prevede un sviluppo in cui l’intera massa muraria della chiesa romanica si trasforma e si basa sul definire una struttura che si liberi delle parti superflue e tende a conformarsi come la raffigurazione del sistema statico necessario: “sistema scheletro”. La nascita ufficiale dello stile viene identificata in architettura, con la costruzione del coro dell'Abbazia di Saint-Denis a Parigi, consacrata nel 1144. Riedificata da Suger è proprio il coro a presentare il primo grande esempio di gotico. I sostegni esili per facilitare il passaggio dei fedeli e le volte a crociera costolonate a sesto conferiscono la prima immagine del sistema scheletro. Dall'Île-de-France le novità si diffusero con modi e tempi diversi in tutta Europa diversificandosi ed adattandosi ad un grande numero di committenze e scopi diversi. Il termine "gotico", propriamente "dei goti venne usato per la prima volta per indicare questo stile artistico e architettonico come sinonimo di nordico, barbarico, capriccioso, contrapposto alla ripresa del linguaggio classico greco-romano del Rinascimento. La perdita della connotazione negativa del termine risale alla seconda metà del Settecento quando si ebbe una rivalutazione di questo periodo della storia dell'arte, che si tradusse anche in un vero e proprio revival (il Neogotico), che attecchì gradualmente anche in Francia, in Italia e parte dei paesi anglo-sassoni.

Architettura proto-gotica nell'Ile-de-France Notre-Dame di Parigi Notre-Dame di Parigi è una delle cattedrali gotiche più famose al mondo. E' anche una delle più antiche, essendo realizzata nel primo stile gotico. La pianta dell’edificio composta da 5 navate è caratterizzata dalla presenza di doppie navate secondarie, che proseguono anche ne doppio ambulacro riprendendo il modello di Saint-Denis; il transetto non sporge ma rimane a filo con le navate ed è privo di torri: da queste scelte risulta una volumetria molto compatta. L’alzato a quattro piani presenta la particolarità della aperture tonde. Le volte della navata maggiore son esaprtite e i sostegni principali sono tutti uguali. Vengono utilizzati gli archi rampanti a vista che giustifica l’alternanza dei sostegni nelle navate laterali, e che insieme agli altri elementi permette un ridotto spessore degli elementi portanti. La facciata è organizzata secondo ricorsi orizzontali, Il tema della parete piatta viene ripreso anche nella facciata. Le torri sono collocate su navate laterali doppie, quindi sono molto larghe e stabili.

51

Notre-Dame di Noyon La pianta della chiesa è cruciforme e l’alzato è composto da 4 piani; il transetto presenta una terminazione semicircolare con l’assenza di un ambulacro permette di realizzare un alzato murario molto ridotto con una conseguente accentuazione della verticalità. La navata riprende il partito architettonico del coro ma con importanti variazioni nella tecnica costruttiva e nell’alternanza dei sostegni. La facciata preceduta da un portico è tripartita in orizzontale e in verticale ma la parte centrale è costretta tra le due torri; alle sue spalle si eleva un corpo occidentale che ricopre una campata che assuem quasi l’aspetto di un transetto. Notre-Dame di Laon L’impianto è molto complesso per via del transetto molto grande, su entrambi i bracci si innesta una cappella. La caratteristica dell’esterno è la presenza di sette torri delle quali due all’estremità del transetto non sono state portate a termine. L’interno è composto da 4 piani con volte esapartite e l’alternanza dei sostegni è presente solo al di sopra delle colonne della navata, e a seconda del fatto che i sostegni siano principali o meno dalle colonne della navata si elevano 5 o 3 colonnette. Molto chiara è anche la successione della aperture : nella navata principale vi sono aperture ad un arco sopra una bifora e ancora sopra un trifora e al piano delle finestre una unica apertura, dalla quale entra un luce abbondante. La facciata ha uno schema di base che vuole essere dinamico, interrompendo le volumetrie tramite l’arretramento o l’avanzamento delle superfici creando dei giochi chiaroscurali molto accentuati (portici, rosone). Notre-Dame di Souissons La costruzione dell'intera nuova cattedrale inizia proprio dal transetto destro nel 1176. Viene alzato su quattro piani in stile gotico primitivo e terminante con un'abside rotonda. Per le sue proporzioni e forme viene considerato un capolavoro del Primo Gotico. In seguito si procede con la costruzione del vasto e luminoso coro, cinto da deambulatorio dove si aprono cinque cappelle radiali. Si sviluppa la conoscenza e potenza degli archi rampanti, queste agili strutture che davano un forte sostegno ai pilastri laterali e quindi alle volte, così gli edifici salivano più in altezza senza dover poggiare su massicce murature che, anzi, potevano dar spazio ad ampie superfici vetrate. È diviso in tre navate da pilastri cilindrici, con transetto, profondo coro a deambulatorio a cappelle radiali. Il triforio corre sopra le arcate della navata e coro, ed è sormontato da grandi finestre gemine. Il transetto destro termina ad emiciclo con deambulatorio e tribune, quello destro è chiuso da una grandiosa parete traforata con vetrate. a facciata, ispirata a quella di Notre-Dame di Parigi, ma la seconda torre non verrà mai costruita. 52

Il gotico maturo l’interesse dei costruttori verso gli archi rampanti, che erano un formidabile strumento tecnico-struttrale, è testimoniato dal rapido sviluppo del suo utilizzo. Altrettanto significative sono le modifiche al vano della navata, infatti grazie all’arco rampate è possibile accrescerne l’altezza senza ricorrere all’utilizzo di strutture nelle navate laterali, con lo scopo di semplificare l’alzato interno. Cattedrale di Bourges La pianta ripete quella di Notre-Dame di Parigi, con 5 navate e coro a duplice ambulacro, a Parigi però il transetto rimane in linea cin le navate laterali, mentre qui manca del tutto. Lungo tutta la navata le volte sono esapartite. L’assenza del transetto permette di configurare doppie navate laterali come due corpi addossati alla navata centrale, formando un volume esterno fortemente unitario e compatto trovando una corrispondenza diretta tra interno ed esterno ed è questa la grande innovazione apportata da Bourges. Si è potuto elevare, attraverso l’eliminazione delle gallerie, arcate altissime nella navata centrale. Le navate laterali se elevano invece su 3 piani (arcate, trionfi e finestre). Cattedrale di Chartres La pianta si è dovuta adeguare alle costruzioni esistenti, per cui: il corpo longitudinale fino al transetto presenta 3 navate, composto da 7 campate tra cui le prime incluse fra le due torri sono visibilmente più piccole, il coro ha 5 navate, composto da 3 campate e un doppio ambulacro con cappelle. Per raccordare i due corpi fu previsto un coro a tre navate formato da 7 campate di lunghezza, che termina in entrambi i lati con torri e un portico. Sono presenti massicci contrafforti che trasferiscono all’esterno i pesi delle campate, suggerendo la presenza di un colossale apparato strutturale. A Chartres inoltre sono stati utilizzati un tipo diverso di archi rampanti, che si adeguano alla nuova dimensione. Cattedrale di Reims L'edificio si articola su una pianta a croce latina, suddivisa in tre navate lungo il corpo principale e il transetto, mentre coro e abside presentano una doppia serie di navatelle, coronate da cinque cappelle radiali; quella centrale, detta assiale, presenta una profondità maggiore, ottenuta grazie all'aggiunta di una campata rispetto all'impianto generale delle 53

altre, che ne rimarca l'importanza visiva e strutturale. La navata centrale risulta suddivisa in nove campate, che si riducono a due per lato in corrispondenza della navata trasversale.Osservando l'impianto della cattedrale di Chartres, di poco anteriore per fondazione, si può notare un'impostazione strutturale pressoché analoga, esempio di architettura gotica che porta ormai all'apice tutte le potenzialità dello stile. I tre portali sono ricoperti di statue di grandi e piccole proporzioni. Il portale centrale è sormontato da un rosone, con motivi scultorei in tutto il suo spazio. Una simile scelta, adottata anche per i portali minori, garantisce maggiore illuminazione alle navate poste in corrispondenza di detti ingressi. La "Galleria dei Re" si snoda tra il rosone centrale e le torri campanarie raccordando queste ultime al resto della facciata. Cattedrale di Amiens La facciata principale della cattedrale è fiancheggiata da due torri campanarie; queste ultime sono di altezza differente, con quella di sinistra che è più alta rispetto a quella di destra, ma entrambe sono divise in due ordini, ognuno dei quali presenta, sulle quattro facciate, una bifora. Nella parte inferiore della facciata, in corrispondenza con le navata principale e con quelle laterali, si aprono tre portali strombati con ghimberga. L'iconografia dei portali segue il modello di Notre Dame di Parigi. L'edificio, in stile gotico ormai maturo, si estende secondo una struttura a croce latina, dotata di tre navate laterali lungo il corpo del braccio principale, schema che si ripropone nel transetto e che viene corredato di un'ulteriore navatella presso l'abside, la quale viene così ad essere dotata di un doppio deambulatorio interrotto da una serie di sette cappelle radiali. La cappella assiale, grazie all'aggiunta di due campate, acquisisce un'importanza estetica e strutturale peculiare. La navata centrale si estende per sette campate, mentre i bracci del transetto ampliano lo spazio interno di tra campate per ogni lato. L'intera pianta dell'edificio richiama inoltre diverse analogie con la planimetria delle costruzioni, di poco precedenti, di Chartres e Reims. Cattedrale di Beauvais La Cattedrale di Beauvais, intitolata a Saint-Pierre, oltre ad essere un significativo esempio di arte gotica, è divenuta celebre per il suo coro gotico più alto del mondo. Tale costruzione però, rimase ben presto incompiuta, infatti oggigiorno presenta solamente il coro ed una parte del transetto. L'impresa ebbe inizio per quella che doveva essere la chiesa più alta di tutta la cristianità. Nell'ambizioso intento i costruttori spinsero le loro conoscenze tecnologiche ai limiti, e cercarono di creare strutture snelle ed alte che potessero portare molta luce all'interno della cattedrale. Come di consueto per le tecniche dell'epoca, la costruzione fu iniziata dal coro, che aveva sette absidi e che si distingueva per l'estrema riduzione della massa delle pareti, resa ancora più inconsueta dall'altezza. Una volta concluso, il coro fu grande motivo di orgoglio per la città fino al momento della catastrofe: la costruzione, troppo ardita, non resse, e la volta cedette. Si ipotizzò che le esili colonne in pietra con il passare del tempo dovessero essersi caricate per le progressive deformazioni della muratura L'interno impressiona per la grandiosità dei volumi e l'aspirazione ascensionale provocata dall'arditissima massa architettonica. Si compone del transetto, diviso in tre 54

navate, che per le sue imponenti dimensioni formerebbe una chiesa già da solo; il vertiginoso coro cinto da deambulatorio a cappelle radiali; e la prima campata del piedicroce. Sainte-Chapelle a Parigi L'edificio presenta una pianta rettangolare con abside poligonale e si sviluppa su due livelli. In basso, a pianterreno, si apre la Cappella inferiore, che era destinata al popolo; e sopra, s'innalza la Cappella superiore, destinata alla famiglia reale. La facciata è orientata verso nord-ovest ed è comune ad entrambe le cappelle. Particolarmente slanciata, presenta uno sporgente avancorpo, in cui si aprono un portico sormontato da una loggia[3], entrambi con un prospetto tripartito da archi a sesto acuto poggianti su pilastri e coperti con volte a crociera. Nella parte superiore della facciata si aprono il grande rosone goticofiammeggiante e, nella cuspide triangolare, un rosone più piccolo, affiancato da due guglie con base ottagonale. Le fiancate della cappella sono caratterizzate dalla presenza delle molteplici polifore su due livelli, alternate a contrafforti a pianta rettangolare, ciascuno dei quali è sormontato da una guglia.

La diffusione del gotico in Francia: lo stile rayonnant. Le soluzioni sperimentate nella cattedrale di Amiens per le finestre e per i trifori annunciano già il rinnovamento che si avrà con la definizione del gotico radiante o rayonnant . Il termine ha origine con la classificazione tipologica in base ai trafori delle finestre tonde sulle facciate o sui transetti gotici, che sono caratterizzate dalla presenza di raggi ossia di listelli di pietra che si irradiano dal centro. Tutto è piu sottile, lineare, senza spessore, visivamente privo di peso. Peculiarità dello stile sono l’ulteriore riduzione della struttura in muratura delle chiese, l'ampliamento delle finestre e la sostituzione della parete del triforio con vetrate colorate; se le chiese del gotico maturo apparivano estremamente solide, quelle dello stile rayonnant davano invece in primo luogo un'impressione di luminosità, preziosità e raccoglimento.

Cenni al gotico tedesco: la Cattedrale di Colonia E’ solo nella seconda metà del XIII secolo che il gotico diventa la norma anche negli altri territori dell’Impero e solo a partire da allora cominciò a formarsi un’architettura gotica originale in Germania. Il gotico che si sviluppa in questa area in un periodo più tardo rispetto ad altri paesi (come l'Inghilterra), viene talvolta interpretato con soluzioni originali con una permeazione graduale fino al 1230 circa, dopo di che si ebbero opere pienamente "gotiche". Si tratta di gotico "tedesco" in senso lato, poiché nel territorio dell'impero vi sono nazionalità diverse dalla germanica, e anche nei territori tedeschi veri e propri vi sono marcate differenziazioni regionali, come già accennato. Una caratteristica del gotico tedesco è lo sviluppo di una più vasta varietà di tipologie edilizie non solo nell'ambito dell'architettura religiosa, che rispecchia la diversificazione della Figura 1 diffusione del gotico in Europa committenza, un po' come succedeva anche in Italia. Vennero, quindi, edificate maestose cattedrali su commissione imperiale, chiese meno ornate per i nuovi ordini religiosi (cistercensi, francescani, domenicani), edifici per l'emergente ceto borghese come nelle città commerciali del Baltico, dove vennero impiegati anche materiali meno costosi come il laterizio. Il gotico in Germania ha subito anche un processo di ideologizzazione nel XIX secolo, quando venne interpretato come una sorta di arte "etnica" tedesca.

55

Duomo di Colonia Il Duomo di Colonia si ispira alle grandi chiese di Amiens e di Beauvais, ma presenta delle differenze: il corpo longitudinale a 5 navate si incrocia con un transetto che sporge di due campate e composto da 3 navate; la cappella centrale del deambulatorio è uguale alle altre. Si abbandona il tipo di pilastro incantonato per il pilastro polistilo, con colonnette che corrono fino alla copertura. La facciata presenta due torri gugliate ed è divisa in 3 parti; robusti contrafforti isolano il portale centrale, con una prevalenza delle linee verticali rispetto a quelle orizzontali. Nei fronti laterali, le pareti vengono coperte da innumerevoli pinnacoli.

Cultura gotica inglese. Architettura protogotica e gotica matura:le Cattedrali di Canterbury, di Lincoln e Westminster Abbey. L'Inghilterra aveva stretti contatti politici ed economici con la Normandia, attraverso queste vie arrivò nell'isola lo stile romanico ed altrettanto avvenne con le novità gotiche sviluppate nell'Île-de-France. Nelle sue caratteristiche estetiche il Gotico inglese riprende quello francese per la presenza di archi a sesto acuto e di nervature, ma le proporzioni ricalcano maggiormente quelle romaniche con un minore sviluppo in altezza. La maggior parte delle chiese non fu realizzata in un’unica soluzione in base ad un progetto unitario. Spesso furono costruite pezzo dopo pezzo e secondo l’uso anglosassone che preferisce aggiungere nuovi elementi invece che distruggere una vecchia costruzione carica di storia e densa di significati. Ecco, in sintesi, le caratteristiche peculiari sviluppate dal Gotico inglese che lo differenziano dal Gotico continentale: • facciate a sviluppo prevalentemente orizzontale; • transetto posizionato al centro della navata centrale piuttosto che nella zona terminale, o anche sviluppo longitudinale del coro che eguaglia in alcuni casi la navata; • mancanza (salvo rare eccezioni) del deambulatorio absidale e delle cappelle radiali; • persistenza del triforio, al quale talvolta corrispondono ancora dei matronei; • presenza di una sala capitolare ottagonale, staccata dalla chiesa, e coperta da una volta ad ombrello sostenuta da un unico pilastro centrale. L’architettura gotica inglese si può suddividere in tre periodi che non trovano corrispondenza con le definizioni in uso nell’Europa continentale. Early English Decorated Perpendicular Early English Il primo periodo si sviluppa approssimativamente tra il 1170 e il 1240. L’atto di fondazione del gotico inglese coincide con la realizzazione del coro della cattedrale di Canterbury a opera di un architetto francese. La pianta presenta la sequenza 56

spaziale caratteristica del gotico inglese: aula, coro longitudinale, retrocoro (è uno spazio indipendente nel quale domina la Lady Chapel o cappella della Madonna), transetto principale occidentale, transetto secondario orientale. Gotico decorato (Decorated) Il secondo periodo si sviluppa tra il 1240 e il 1330 circa. Il suo inizio coincide col rifacimento dell’abbazia di Westminster che si ricollega stilisticamente alla cattedrale di Reims e nella quale vengono realizzate coro e cappelle radiali nel deambulatorio. Le chiese hanno un grande sviluppo longitudinale con la presenza di due transetti, inoltre le volte hanno una soluzione costruttiva molto originale che non fa leggere il soffitto come sequenza di campate, ma come spazio unitario. All'interno, i pilastri sono contornati da colonnine, mentre la massa muraria è piuttosto consistente; all'esterno le facciate sono più basse e larghe rispetto a quelle francesi e le statue non dominano l'architettura. Gotico perpendicolare (Perpendicular) Il gotico perpendicolare si sviluppa tra il 1330 e il 1530 circa in modo abbastanza autonomo dalla Francia benchè tragga origine dalle forme dello stile rayonnant e caratterizza fortemente il periodo tardogotico anglosassone. Fa derivare il suo nome dall'accentuazione in senso verticale dell'apparato decorativo (guglie e pinnacoli). Inoltre scompare la suddivisione in campate e si moltiplicano le nervature, senza l’originaria funzione strutturale, dando luogo alle volte a ventaglio. A Westminster si realizza una volta a ventaglio combinata con chiavi di volta pendenti. In Inghilterra il Gotico sopravvisse con continuità fino all’Illuminismo, divenendo neogotico nell’Ottocento in piena rievocazione storicistica; quasi uno stile nazionale. Un chiaro esempio è il Palazzo di Westminster, (conosciuto anche come Houses of Parliament).

Architettura e urbanistica in Italia nel XIII e nel XIV sec. L’architettura gotica compare in Italia tardivamente poiché il Romanico è profondamente radicato e ancora lontano dall’aver esaurito la sua spinta creativa, inoltre ha breve durata e si esprime con realizzazioni non sempre paragonabili sul piano strutturale e compositivo a quelle del Nord Europa. Non c’è nella penisola una sola cattedrale del XII o del XIII secolo che si basi completamente sul modello francese. Furono i monaci cistercensi che a partire dalla fine del XII secolo per primi edificarono a San Galgano (a partire dal 1224) e a Fossanova edifici in stile gotico (una variante orientata sul tardo-romanico borgognone), ma dalle linee semplici secondo le prescrizioni degli ordini monastici mendicanti. La struttura esterna è più contenuta sia negli archi rampanti che nei contrafforti che sono meno elaborati. L’adozione della tecnica gotica consente di assottigliare i pilastri con il risultato di realizzare ambienti a sala molto permeabili alla sguardo che fanno apparire la chiesa come un unico ambiente. L’altra caratteristica della costruzione gotica, la luce, nelle chiese italiane penetra attraverso finestre non sempre colorate allo scopo di illuminare le numerose opere d’arte e i pregevoli affreschi che ne ricoprono le pareti. Lo schema generale delle chiese prevede pianta a croce latina, generalmente suddivise in tre navate. Le navate laterali sono molto più basse di quella centrale; quest’ultima è illuminata dalle finestre che traforano i fianchi e dagli ampi rosoni della facciata.

L’architettura laica di Federico II: Castel del Monte, Castel Maniace a Siracusa, la porta di Capua Le regole del costruire cistercense dagli stilemi dell’architettura gotica, avevano assunto agli occhi dell’imperatore un valore ascetico. Egli si avvalse sistematicamente dei consigli e dell’opera dei Cistercensi per la costruzione di alcuni suoi castelli, in primis quel Castel del Monte. Castel del Monte a Bari Fra le costruzioni gotiche civili ricordiamo Castel del Monte. Il portale di ingresso principale si apre sulla parete della struttura ottagonale. L'ottagono su cui è articolata la pianta del 57

complesso e dei suoi elementi è una forma geometrica fortemente simbolica: si tratta della figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio, che rappresenta l'infinità del cielo, e quindi segnerebbe il passaggio dell'uno all'altro. Il numero otto ricorre in vari elementi di questa costruzione: la forma ottagonale della costruzione, del cortile interno e delle otto torri ai vertici, le otto stanze interne, ecc..



Gli ordini mendicanti: francescani e domenicani L'architettura cistercense fornì spunti significativi agli ordini mendicanti, come francescani, domenicani, e agostiniani, nella cospicua fase di inurbamento dei relativi insediamenti che in Italia ha luogo fra la metà del Duecento e la metà del secolo seguente. Fra le note distintive di questi ordini vi era infatti una certa enfasi sulla decorosa povertà e semplicità degli edifici sacri e la necessità di avere ampie navate coperte con tetto a vista, in modo tale che i fedeli potessero ascoltare le prediche e seguire i riti senza ingombri visivi, come invece avveniva nelle cattedrali di assetto basilicale. San Francesco d’Asissi Un esempio della mescolanza fra elementi gotici e romanici che caratterizza buona parte degli edifici gotici di questo periodo ci è fornito dalla chiesa di San Francesco di Assisi il cui aspetto peculiare è dovuto alla esistenza di due edifici sovrapposti l’uno all’altro. La chiesa inferiore è contemporaneamente chiesa e cripta. Sostiene idealmente e materialmente la chiesa superiore costituita da un’aula ampia e luminosa. La chiesa inferiore presenta una navata suddivisa in cinque campate da basse arcate a tutto sesto sostenute da tozzi pilastri; la copertura è costituita da volte a costoloni nella navata, da volte a botte nel transetto. La prima campata, ampliata ai lati da due bracci quasi a formare un nartece, ha una struttura più decisamente gotica. Sui fianchi di ogni campata si aprono grandi archi a sesto acuto, che immettono nelle cappelle. La chiesa superiore presenta una facciata semplice a "capanna". La parte alta è decorata con un rosone centrale, la parte bassa è arricchita dal maestoso portale strombato. Sul lato sinistro della facciata è stato innalzato il campanile cuspidato. L'architettura interna mostra invece i caratteri più tipici del gotico italiano: archi a sesto acuto che attraversano la navata, poggianti su semipilastri a fascio, dai quali si diramano costolature delle volte a crociera ogivali e degli arconi laterali che incorniciano le finestre. La fascia inferiore è invece liscia, e venne predisposta fin dall'inizio per la creazione di una bibbia per i poveri, rappresentata dalla decorazione didascalica ad affresco. San Fortunato a Todi L'interno è a tre navate di uguale altezza, ciascuna con un ingresso dalla facciata e portoni, alle due navate si susseguono 13 cappelle. L’identità tra struttura muraria e forma architettonica, tipica dell’edilizia mendicante, determina chiarezza spaziale ed unitarietà dello spazio interno. Le volte sono a crociera ogivale, e sono in continuità con la volta absidale. Il concetto di base è quello di uno spazio semplice ma rarefatto che si dilata in più direzioni. La facciata rispecchia la spazialità interna, con 3 portali, le paraste a duplice specchiatura e l’architrave. Santa Maria Sopra Minerva a Roma La facciata non tradisce minimamente lo stile architettonico usato per l'interno, che è il gotico. L'interno della basilica è a tre navate scandite da possenti pilastri con transetto e profonda abside.

58

Santa del Fiore Firenze Presenta una pianta a croce commissa (cioè a T), suddivisa in tre navate con sei ampie campate che si rimpiccioliscono verso l'altare, dando la sensazione di una lunghezza maggiore di quella reale. La copertura è affidata alle volte a crociera a costoloni con archi a sesto acuto, decorati da conci bicromi in marmo verde e bianco, sostenute da pilastri polistili. L'ampiezza della navata centrale e la sua altezza fanno sì che le navate laterali sembrino fuse in un'unica amplissima aula. Santa Croce a Firenze La chiesa di Santa Croce è probabilmente opera di Arnolfo di Cambio, è composta da 3 navate da 7 campate a sesto acuto, con pilastri ottagonali. Un ballatoio di mensole in pietra corre lungo i muri della navata principale. Nella parte terminale vi sono 5 cappelle a parte, a pianta rettangolare voltate a crociera. Il tetto è fatto a capriate e si estende sulla navata principale fino alla parte di fondo.

Le nuove cattedrali: Siena, Orvieto, Santa Maria del Fiore a Firenze e Milano Duomo di Siena La chiesa si trova sopraelevata da una piattaforma di alcuni gradini, ed è a croce latina con tre navate e cupola dodecagonale (segnata però da otto costoloni all'esterno) all'incrocio dei bracci. La facciata, tutta in marmo bianco con qualche decorazione in rosso di Siena e serpentino di Prato, è divisibile in due metà, inferiore e superiore, riferibili a due distinte fasi costruttive. La facciata inferiore fu realizzata da Giovanni Pisano ed è riferibile a uno stile romanicogotico di transizione. A questa fase risalgono i tre portali (con strombo, lunette e ghimberghe) e i due torrioni laterali. Il portale centrale ha un arco a tutto sesto, quelli laterali leggermente ogivali. I torrioni laterali esterni sono tozzi e robusti, alleggeriti solo da slanciate finestre, che si aprono negli incassi, e da edicole cuspidate con statue, doccioni e coronamenti gotici. La parte superiore della facciata è composta da un oculo che si apre al centro, incorniciato da nicchie gotiche contenenti. Ai lati due pilastri incorniciano questa struttura e terminano in pinnacoli e quindi in sottilissime guglie, accentuando lo slancio verso l'alto dell'edificio. Lateralmente sono presenti due ordini di loggette, mentre il tutto è sormontato da tre cuspidi dorate. Nel complesso la facciata superiore è in stile gotico fiorito. La cupola è caratterizzata da due ordini di logge, uno fatto di colonne binate slanciate e archetti a sesto acuto e l'altro di colonne singole più corte ed archetti a sesto ribassato. Il campanile è anch'esso in stile romanico, è in fasce di marmo bianco e verde e dotato di sei ordini di finestre, che da monofore (quelle più in basso) diventano esafore (quelle più in alto). L'interno è diviso in tre navate da pilastri polistili, con un transetto diviso in due navate e un profondo coro. La crociera del transetto è costituita da un esagono sormontato dall'audace cupola a base dodecagonale. La pianta è divisa in numerose campate divise (quadrate nelle navate laterali e rettangolari in quella centrale, come le cattedrali gotiche francesi) dai pilastri e scandite da leggerissimi archi a tutto sesto. Le volte sono a crociera in tutte le navate, decorate da un azzurro stellato. Il claristorio è molto alto, decorato da archi a sesto acuto e dotato da raffinate e traforate trifore (bifore nel transetto) che illuminano tutto l'interno. Due magnifici rosoni sono presenti in controfacciata e sul coro. All'esterno, quattro grandi contrafforti respingono la spinta verso il basso delle volte del 59

coro. Tutta la struttura interna è dominata dalla bicromia bianca e nera, riferimento ai colori dello stemma di Siena, creando un ricercato effetto chiaroscurale.

Duomo di Orvieto La facciata del Duomo di Orvieto si presenta armoniosa ed equilibrata, uniforme nello stile, merito soprattutto del rispetto del progetto e delle forme gotiche iniziali. Quattro contrafforti verticali a fasci, terminanti ciascuno con una guglia, dividono la facciata in tre settori. Le linee verticali sono ben equilibrate dalle linee orizzontali del basamento, della cornice che limita i rilievi e della loggia con archetti trilobati. I 3 triangoli delle ghimberghe sono ripetuti dai 3 triangoli delle cuspidi, tutti e sei i motivi a delimitare la doppia cornice quadrata che racchiude il rosone. Le strombature dei portali, i bassorilievi ai loro fianchi, la loggia, il rosone, le edicole, le statue, i fasci dei pilastri, e infine le guglie creano motivi a rilievo che ben contrastano con la superficie piana e rilucente dei mosaici. L'interno risale al XIII e XIV secolo ed è a pianta basilicale. Il corpo longitudinale consta di tre navate ampie e luminose, coperte da un soffitto a capriate lignee. 10 grossi e alti pilastri circolari o ottagonali (cinque per lato) e archi a tutto sesto articolano lo spazio in sei campate. Il transetto consta in tre sole campate coperte da volte a crociera e non è sporgente: le sue estremità sono cioè al livello delle pareti laterali del corpo longitudinale. Dalle due estremità destra e sinistra si aprono 2 le importanti cappelle. La pianta è terminata da un presbiterio a pianta pressoché quadrata, al di là della campata centrale del transetto. Le pareti della navata centrale e i suoi pilastri sono caratterizzati dall'alternanza di fasce di basalto e travertino di matrice senese, che ripete la decorazione laterale esterna. Duomo di Firenze La prima cattedrale fiorentina fu Santa Reparata, la primitiva chiesa che si trova sotto il Duomo. Fu incaricato del nuovo cantiere Arnolfo. Venne dedicata alla Madonna "del fiore" cioè della città stessa (Fiorenza). Arnolfo quindi doveva aver già pensato a una chiesa dotata di una grande cupola, ispirata al modello romano del Pantheon, e con l'intento di superare le dimensioni del Battistero. Viene confermata l'ipotesi che Arnolfo avesse progettato una chiesa larga quanto l'attuale, seppur con asse ruotato pochi gradi più a sud, e munita di un campanile isolato a sud della facciata. La facciata fu subito iniziata. Anche il grande ballatoio sporgente, pur essendo stato eseguito materialmente da Francesco Talenti, è un indizio di carattere tipicamente arnolfiano. I critici lo accostano al cornicione di Santa Croce (tradizionalmente attribuitogli) ed a quello di altre opere analoghe come il Duomo di 60

Orvieto e quello di Siena. Non si aspettò molto per riprendere i lavori, il progetto passò a Francesco Talenti, al quale si deve il completamento del campanile e, la ripresa dei lavori alla basilica. Senza modificare la larghezza della navata, già in larga parte abbozzata, fu ridotto il numero delle campate, facendole a pianta pressoché quadrata, in luogo delle tradizionali campate a pianta rettangolare di matrice gotica, quindi ora più grandi e più alte. La forma e la misura delle absidi era stata decisa. Le navate furono completate con la copertura di quella centrale di quelle laterali e vennero eseguite le tribune e il tamburo; restava solo da costruire la cupola. Brunelleschi adottò una soluzione altamente innovativa, predisponendo una doppia calotta autoportante durante la costruzione, senza ricorrere alla tradizionale centina. La cupola interna appare di spessore enorme (due metri e mezzo alla base), mentre quella esterna è più sottile (inferiore ad un metro), con l'unica funzione di proteggere la cupola interna dalla pioggia e farla apparire, secondo le parole dell'architetto, più magnifica e gonfiante all'esterno. La disposizione dei mattoni a spina di pesce serviva soprattutto a creare un appiglio per le file dei mattoni in modo da impedirne lo scivolamento fino alla presa della malta. Per la complessità dell'impresa e lo straordinario risultato ottenuto, la costruzione della cupola è considerata la prima, grande affermazione dell'architettura rinascimentale. La cattedrale è costruita sul modello della basilica, ma non è provvista delle tradizionali absidi assiali, bensì di una rotonda triconca saldata all'estremità orientale. Il corpo basilicale è a tre navate, divise da grandi pilastri compositi, dalle cui basi si dipanano le membrature architettoniche che culminano nelle volte ogivali. Duomo di Milano Il duomo ha una pianta a croce latina, con cinque navate e transetto a tre, con un profondo presbiterio circondato da deambulatorio con abside poligonale. All'incrocio dei bracci si alza il tiburio. Il presbiterio è profondo e cinto da un deambulatorio, a fianco del quale si aprono le due sagrestie. La navata centrale è ampia il doppio di quelle laterali, che sono di altezza leggermente decrescente, in modo da permettere l'apertura di piccole finestre ad arco acuto, sopra gli archi delle volte, che illuminano l'interno in maniera diffusa e tenue. I cinquantadue pilastri polistili dividono le navate e sorreggono le volte a costoloni simulanti un traforo gotico. L'insieme ha un notevole slancio verticale, caratteristica più transalpina che italiana, ma questo viene in parte attenuato dalla dilatazione in orizzontale dello spazio e dalla scarsa differenza di altezza tra le navate, tipico del gotico lombardo. La struttura portante è composta dai piloni e dai muri perimetrali rinforzati da contrafforti all'altezza degli stessi piloni. Questa è una caratteristica che differenzia il duomo milanese dalle cattedrali transalpine, limitando, rispetto al gotico tradizionale, l'apertura dei finestroni (lunghi e stretti) e dando all'insieme una forma prevalentemente "chiusa", dove la parete è innanzitutto un elemento di forte demarcazione. Viene così a mancare lo slancio libero verso l'alto. Ciò è evidente anche se si considera che guglie e pinnacoli non hanno funzione portante, infatti vennero sporadicamente aggiunti nel corso dei secoli, fino al completamento del coronamento. I contrafforti hanno forma di triangoli e servono per contenere le spinte laterali degli archi. Le pareti esterne sono animate da una fitta massa di semipilastri polistili che sono coronati in alto, al di sotto delle terrazze, da un ricamo di archi polilobati sormontati da cuspidi. In corrispondenza dei pilastri si leva una "foresta" di pinnacoli, collegati tra di loro da archi rampanti. In questo caso i pinnacoli non hanno funzione strutturale. 61

L’architettura civile nell’Italia comunale:

Palazzo pubblico a Siena, Palazzo Vecchio a

Firenze La rinascita politica ed economica a cui si assiste nel corso del 1200 viene riflessa anche nelle città. In questo periodo, infatti, molti centri subirono trasformazioni secondo modelli progettuali e contemporaneamente furono fondate diverse nuove città. Quasi tutti i centri italiani, ma anche europei, furono ristrutturati ed ampliati e furono costruite nuove cinte murarie, nuove piazze, centri civici e religiosi. Con lo sviluppo dell'autonomia Comunale nacque anche l'esigenza di edifici e palazzi architettonicamente rappresentativi e urbanisticamente dominanti, posti nella piazza nel centro della città. Accanto all'edilizia sacra, con la rinascita comunale, a partire dalla seconda metà del '200 troviamo numerosi esempi di architettura civile. Oltre alle cattedrali gotiche in Italia sorgono in questo periodo i palazzi comunali, che hanno caratteristiche e nomi differenti a seconda delle località e della situazione storica. Tra le abitazioni private si distinguono le case-torri e i palazzi. Le case-torri sono le tipiche abitazioni borghesi medievali, che si diffondono già dal IX secolo e continuano ad essere costruite fino al XIII. Molte di esse sono ancora visibili in numerose città, come a Bologna, Lucca, San Geminiano, Orvieto, ecc. La maggior parte di esse sono di stile romanico, ma ne esistono parecchie anche in stile gotico. I palazzi del periodo tra '200 e '300 che possiamo vedere in tenti centri italiani, possono essere palazzi privati, abitazioni (più moderne rispetto alle case-torri) delle famiglie più facoltose, o pubblici, cioè con funzioni politiche essendo sede del governo della città comunale. La tipologia delle piazze religiose fu estesa anche a quelle civili e la visione angolare rientrava nei primi tentativi di controllare prospetticamente la visibilità dei uno spazio vuoto che permettesse di distaccarli dal tessuto urbano e quindi di evidenziarli. La piazza venne sempre più considerata come uno spazio architettonicamente definito e come simbolo della ricchezza e della qualità della città. Il nuovo modello di piazza é riscontrabile nella Piazza della Signoria a Firenze. A questo modello se ne aggiunse un altro che vedeva l'edificio isolato all'interno della piazza e dunque visibile da ogni lato, questa tipologia trovava formulazioni nuove e rigorose nell'Italia centrale. Palazzo Comunale di Siena La facciata è composta di quattro ordini nel corpo centrale e tre ordini nelle due ali laterali. Nell'ordine inferiore si aprono una serie di arcate, alcune inquadrano i portali e le altre inquadrano grandi finestroni. In corrispondenza all'ingresso della torre troviamo una struttura a edicola. L'ampia facciata del palazzo riflette i vari periodi di costruzione: fino al primo ordine di trifore fu usata la pietra, poi il laterizio. Le finestre, nel tipico stile senese hanno tre archetti gotici affiancati appoggiati su colonnine. Il corpo centrale è rialzato di un piano rispetto alle due ali laterali. Sulla sommità si presenta un coronamento merlato di tipo guelfo, cioè senza l'estremità a coda di rondine, con due cellette campanarie sommitali. Al centro della facciata un grande disco presenta il trigramma di Cristo. Palazzo Comunale di Firenze (Palazzo Vecchio) La facciata principale dà l'impressione di solidità anche grazie alla finitura esterna di bugnato rustico in pietra forte. È divisa in tre piani principali da cornici marcapiano, che sottolineano due file di bifore marmoree neogotiche con archetti trilobati. La parte antica è coronata da un ballatoio aggettante sostenuto da beccatelli su archi a tutto sesto e caratterizzato da una merlatura di tipo guelfo (con la sommità squadrata), mentre la torre ha una merlatura ghibellina ("a coda di rondine").

L'Europa nel Tre-Quattrocento Dissolvimento della logica costruttiva gotica; sopravvivenza del gotico nel tardogotico europeo In questo periodo che va dalla metà del Trecento alla metà del Quattrocento, spesso si usano terminologie diverse per indicare l’ultima fase stilistica del gotico. "Tardo gotico", "gotico internazionale" o "gotico fiorito" sono i tre termini più utilizzati per indicare questo periodo. Il primo termine è di facile comprensione. Anche il secondo si 62

comprende facilmente dalla circostanza che il gotico, in questo secolo, è davvero uno stile che egemonizza tutta la scena europea. Con il termine "gotico fiorito", usato spesso in architettura, si vuole denotare in particolare la tendenza a moltiplicare le nervature che definivano le membrature architettoniche che sorreggevano una volta, fino a creare un arabesco che ha solo valenze decorative e non certo strutturali. L’arte tardo gotica è un’arte che si diffonde soprattutto nelle corti europee: è l’età dei castelli, che non hanno più solo funzioni militari sul territorio, ma assumono sempre più l’aspetto di grandi e lussuose residenze nobiliari. In queste corti l’arte ha un pubblico essenzialmente laico. In effetti, dopo la scomparsa dell’impero romano e dell’arte classica, è questo il primo vero periodo artistico "laico" dell’arte europea, laico non tanto per i contenuti, ma soprattutto per il pubblico al quale si rivolge. Il tardo gotico in Italia trova, come centri più vitali, quelli collocati in area settentrionale, soprattutto nel periodo della seconda metà del Trecento. In quest’area si trovano le città che hanno, in questo momento, la maggiore floridezza economica e culturale, quali Bologna, Venezia, o le grandi corti quali Milano con i Visconti o Verona con i Della Scala. Il resto dell’Italia, nella seconda metà del Trecento, non vive invece una situazione favorevole all’arte. In Toscana gli effetti della peste nera hanno prodotto una crisi che perdurerà per buona parte del periodo. Roma vive un periodo di abbandono, per effetto del trasferimento della sede papale ad Avignone. A Napoli e nell’Italia meridionale la situazione di grande incertezza politica, dovuta alla travagliata fine della dinastia angioina, pure produsse effetti negativi sul piano dell’arte, che iniziò anche qui a rinascere solo intorno alla metà del XV secolo con l’affermarsi della dinastia aragonese. La scomparsa del tardo gotico in Italia ha avuto date molto differenziate. Avvenne prima in Toscana, perché qui si affermò, prima che altrove, la nuova arte rinascimentale. E la maggior distanza da Firenze, il baricentro dal quale si irradia la nuova arte, determina anche la maggiore durata dell’arte tardo gotica. In sostanza, in molte aree italiane, soprattutto quelle più periferiche, l’arte tardo gotica a volte sopravvive anche fino alla fine del XV secolo, per essere infine sostituita dall’arte rinascimentale che, nel corso del XVI secolo diverrà lo stile artistico dell’intera Europa. Premesso quindi che in Italia, anche il gotico internazionale, rimane uno stile diverso dal resto dell’Europa, anche gli artisti del periodo partecipano di quel clima che porta poi alla nascita del rinascimento. In particolare anche in essi si ritrova, spesso, il gusto per l’osservazione del reale e la conseguente ricerca del naturalismo: anche se ciò si applica più ai dettagli e ai particolari, che non alla visione complessiva d’insieme. Anche in questi artisti, poi, si ritrova il confronto con la cultura classica, che rimane una costante di tutta l’arte italiana dal Duecento in poi. Caso a parte sono alcuni artisti, con le loro opere che hanno caratteristiche così "classiche", forse, sarebbe più giusto definirli dei proto-rinascimentali. Ciò, quindi, a specificare che il periodo è soprattutto di transizione, e come spesso succede in questi casi, la notevole eterogeneità stilistica non consente di poter semplificare eccessivamente l’arte del tempo in un’unica formula valida per tutti. Questa ambiguità stilistica, con compresenza di elementi non autentici sia tardo gotici sia rinascimentali, si ritrova del resto in moltissimi artisti del Quattrocento italiano, anche in quelli che la tradizione definisce come del tutto rinascimentali.

63