Storia della scienza II: La scienza in Cina. La scienza indiana (colour) [2] [PDF]

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Zitiervorschau

STORIA DELLA

SCIENZA

ISTITUTO DELLA

ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI

STORIA DELLA SCIENZA VOLUME II

INDICE DEL VOLUME II

sincri j fi imi .

CAPITOLO VI

LA SCIENZA IN CINA CAPITOLO I

INTRODUZIONE GENERALE 1. Prologo 2. Aspetti della storiografìa della scienza in Cina 3. Presentazione della Sezione 4. Gli apporti della storia della scienza in Cina

5 5 6 13 24

I PRIMORDI DELL’IMPERO 1. La visione olistica degli Han 2. La scuola del mistero e la corrente delle ‘conversazioni pure’ 3. Il buddhismo in Cina 4. Il rinnovamento confuciano alla fine dei Tang e all’inizio dei Song

73 73 75

82

CAPITOLO VII

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. Lo sfondo sociale e politico 2. Il panorama culturale e il ruolo dell’istruzione 3. Scienza e bisogni sociali

PARTE I - D AI Q IN -H A N A I TA N G : LA F O R M A Z IO N E D I U N A L E T T E R A T U R A S P E C IA L IS T IC A CAPITOLO II

INTRODUZIONE

CAPITOLO V i li

30

CAPITOLO III

DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG 1. L’unificazione dell’Impero 2. La concezione dell’Universo 3. Agricoltura, controllo del territorio e scambi con il mondo esterno

37 38 41 43

CAPITOLO IV

47 48 50 51 52 53 54 55

CAPITOLO V

TRE SCUOLE DI PENSIERO \. I moisti e il Canone moista 2. l ‘cosmologi’ 3. Le dispute dei dialettici

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI 1. L’istruzione pubblica 2 . L’istruzione privata 3. Le scuole di matematica e di medicina del periodo Tang 4. I libri di testo nel periodo delle dinastie Han e Tang

91 91 94 95 96

CAPITOLO IX

Il contesto intellettuale L’EREDITÀ PREIMPERIALE 1. Il crollo delia teocrazia Shang e il successivo orientamento 2. Perdita e ricostruzione della fede 3. Idealismo o utilitarismo? 4. Questioni epistemologiche 5. La concettualizzazione dell’infinito e il relativismo 6. Relativismo e trascendenza 7. Positivismo e autoritarismo

83 83 88 89

56 56 64 68

XI

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. I supporti della scrittura 2. Le biblioteche e la circolazione del libro manoscritto 3. Classificazione dei libri e gerarchia del sapere

98 98 100 104

CAPITOLO X

LO STUDIO DELLA LINGUA: L’UNIFICAZIONE DELLA SCRITTURA E I DIZIONARI 1. 1 libri di caratteri nel processo di unificazione della scrittura 2. L’organizzazione dei caratteri per temi 3. L’organizzazione dei caratteri per radicali 4. L’organizzazione dei caratteri per rime

109 109 111

j ]£

CAPITOLO XI

SHUSHU- LA DIVINAZIONE 1. Introduzione all'arte dei pronostici 2. Geomanzia e declinazione magnetica dell’ago della bussola

116 116 119

CAPITOLO XII

LA MATEMATICA 1. Le bacchette 2. I Nove capitoli sui procedimenti matematici-. la costituzione di un canone nella matematica 3. Esegesi e dimostrazione: i commentari ai Nove capitoli sui procedimenti matematici 4. L'evoluzione della matematica dalla dinastia Han alla dinastia Tang 5. Metodi matematici nella compilazione dei calendari

125 125 133 142 149 153

CAPITOLO XIII

IL CIELO 1. L’Ufficio astronomico 2. Gli strumenti astronomici

3. La cartografìa celeste 4. Astronomia e astrologia 5. La compilazione dei calendari

1. Armonia, sistemi di unità di misura e calendario 2. Le scale musicali

3. L’armonia matematica 4. I pesi e le misure 5. La misurazione del tempo e le sue correlazioni cosmiche 6. Tubi sonori e pronostici

174 174 175 176 178

1. Le dottrine cosmografiche: Gaitian, Huntian e Xuanye 2. La misurazione dell’Universo 3. Il mancato sviluppo della cosmografia

240 242 243

CAPITOLO XIX

IMMORTALITÀ DEL CORPO UMANO: L’ALCHIMIA 1. L’evoluzione della tradizionealchemica cinese 2. Aspetti sociali e rituali 3. L’elisir 4. Ingredienti e metodi 5. Alchimia, taoismo e scienza

244 245 249 250 252 254

UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE 1. La farmacopea 2. I dizionari e le opere di altro genere

255 255 258

CAPITOLO XXI

ASPETTI TECNOLOGICI: LA METALLURGIA DEL FERRO 1. Il monopolio dell’industria del ferro durante la dinastia Han 2. L’organizzazione della produzione del ferro nella Cina Han 3. Le tecniche di produzione del ferro nella Cina Han

263 263 264 266

CAPITOLO XXII

179 181

CAPITOLO XV

LA COSMOGRAFIA DALL’ANTICHITÀ ALLA DINASTIA TANG

233

CAPITOLO XX

155 155 158 163 167 170

CAPITOLO XIV

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA

3. La teoria classica della medicina cinese dai Qin ai Tang 4. Lo sviluppo della diagnostica e dell’analisi clinica: III-IX secolo 5- Le strategie terapeutiche 6. Gli apporti del taoismo e del buddhismo allo sviluppo della farmacopea

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE 1. Un antico testo astrologico indiano e le sue traduzioni cinesi 2. I testi di epoca Tang

269 269 271

182 183 187 188

parte

ii - l ’e p o c a s o n g - y u a n : UN RINASCIMENTO?

CAPITOLO XXIII

INTRODUZIONE

CAPITOLO XVI

LA TERRA 1. 1 testi geografici ufficiali dalla dinastia Han alla dinastia Tang 2. li Classico dei monti e dei mari e la concezione delDorganizzazione terrestre’ 3. I viaggi nelle regioni meridionali

276

190 CAPITOLO XXIV

190 197 198

IL MOMENTO SONG: ASPETTI POLITICI, DEMOGRAFICI ED ECONOMICI 1. Continuità e rottura dinastica 2. Crescita, migrazioni e urbanizzazione 3. Mercati e attivismo dello Stato

281 282 286 288

CAPITOLO XVII

L’AGRICOLTURA 1. L’agricoltura e lo Stato nel periodo Han 2. Tecniche essenziali per il popolo

204 204 208

CAPITOLO x v m

LA MEDICINA 1. La nascita della medicina 2. La formazione del testo canonico e le sue linee di trasmissione

219 219 227

CAPITOLO XXV

IL CONTESTO INTELLETTUALE: LA CONOSCENZA DELLA NATURA NEL NEOCONFUCIANESIMO 1. Il clima intellettuale del periodo Song: il neoconfucianesimo 2. Li e getvu: la convergenza delle discipline morali e intellettuali 3. Vastità d’interessi

290

- w"

4. Il ridimensionamento degli interessi nei periodi

dei Song meridionali e degli Yuan 5. 11 mondo della Natura e gli schemi concettuali neoconfuciani 6. Una conoscenza della Natura particolaristica e basata sul senso comune

CAPITOLO XXXII

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA 1. La fioritura di un nuovo genere di testi: i bìjìo ‘note in punta di pennello’ 2. I Discorsi in punta di pennello dal Ruscello dei sogni 3. Il mondo della Natura 4. La passione per gli studi antiquari 5. Il problema della luce

293 295 296

CAPITOLO XXVI

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. I letterati: valori e istituzioni 2. Stato, società e promozione delle scienze positive 3. Valorizzazione delle innovazioni: la modernità Song

297 298 300

355

358 366 380

CAPITOLO XXXIII

NAVIGAZIONE, VIAGGI E CARTOGRAFIA 1. La marina nei periodi Song e Yuan 2. Sviluppo navale e progresso tecnico-scientifico

303

384 384 387

CAPITOLO XXVII

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI 1. Istruzione privata e governativa 2. Il sistema degli esami nellamministrazione statale 3. La rinascita delle accademie e il sorgere del neoconfucianesimo 4. Scuole elementari e familiari, scuole superiori 5. Il progetto intellettuale del periodo Song

CAPITOLO XXXIV

L’AGRICOLTURA 1. La stampa e la comunicazione delle conoscenze agricole 2. Lo sviluppo dell’agricoltura meridionale 3. Le ‘Rivoluzioni verdi’, l’agricoltura e lo Stato

305 306 307 308 309 311

LA MEDICINA 1. La filosofìa della medicina: teoria delle corrispondenze sistematiche 2. Gli aspetti sociali della produzione medica

313 313 314 317 319 320

322 322 323 324

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE: L’ISLAM

420 420 424 42~

428

PARTE III - I MING: VERSO UNA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

328 328

CAPITOLO XXXVIII

INTRODUZIONE

431

335 CAPITOLO XXXIX

LA DINASTIA MING: LINEAMENTI GENERALI 1. Storia, politica e istituzioni 2. Economia, demografìa e società 3. La Cina dei Ming e il mondo esterno

340

CAPITOLO XXXI

L’ASTRONOMIA 1. Controllo statale e astronomia civile 2. L’astronomia e l’astrologia sotto il patrocinio imperiale dei Song settentrionali 3. Il patrocinio imperiale sull’astronomia durante il periodo dei Song meridionali 4. Il patrocinio imperiale sull’astronomia durante le dinastie Jin e Yuan 5. Gli strumenti astronomici nelle dinastie Song e Yuan

400 410

CAPITOLO XXXVII

CAPITOLO XXX

LA MATEMATICA 1. La rinascita della matematica e la tarda tradizione settentrionale 2. La tradizione meridionale: Qin Jiushao e Yang Hui 3. La sintesi delle tradizioni matematiche settentrionale e meridionale nell’opera di Zhu Shijie

400

CAPITOLO XXXVI

ASPETTI TECNOLOGICI: L’ARCHITETTURA DEL PERIODO SONG E LE NORME DI LI JIE 1. Le Norme di Li Jie 2. Il sistema dello cai 3. Composizione delle Norme

CAPITOLO XXIX

LO STUDIO DELLA LINGUA: LA FONOLOGIA 1. Il metodo del fanqie 2. I toni lessicali 3. Tavole di rime e fonazione

390 395 398

CAPITOLO XXXV

CAPITOLO XXVIII

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. Le trasformazioni del libro 2. L'invenzione della xilografìa e i suoi effetti 3. Moltiplicazione e riproducibilità dei testi. Le tecniche tipografiche 4. I circuiti del libro: biblioteche e librerie 5. Bibliografìe e diffusione del sapere

390

344 344 345

440 441 443 445

CAPITOLO XL

IL CONTESTO INTELLETTUALE 1. Tendenze della conoscenza 2. L’esempio di Zhu Zaiyu

447 447 450

349 CAPITOLO XLI

349 350

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. Ambienti di attività intellettuale 2. La corte

XIII

453 453 455

3. Gli uffici amministrativi 4. Le società di letterati c l'accademia 5. La famiglia 6. Le officine

2. Utilizzazione del mondo della Natura a scopo di sopravvivenza o di cura 3. Scritti di carattere enciclopedico, aneddotico e tecnico 4. Monografìe

436 458 459 461

CAPITOLO XLII

EDUCAZIONE, SOCIETÀ ED ESAMI 1. Ideali educativi nella Cina dei Ming 2. La transizione dai Song ai Ming 3. Il sistema degli esami di Stato nella Cina dei Ming 4. Esami, politica e società 5. Esaltazione della cultura letteraria

462 462 463 464 467 469

541 545

CAPITOLO XLIX

ASPETTI TECNOLOGICI 1. Le grandi armi da fuoco 2. Lo zucchero

549 549 552

CAPITOLO L

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE 1. Il Giappone 2. La Corea 3. Il Vietnam

CAPITOLO XLIII

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. I nuovi tipi di libro 2. L’illustrazione e l'impaginazione 3. Editoria pubblica e privata 4. Le biblioteche private e l’editoria

538

470 470 472 472 474

560 560 565 569

E P IL O G O

LA SCIENZA NELLA CINA PREMODERNA: UN’ANALISI COMPARATIVA

571

B ibliografia R eferenze iconografiche

581 606

CAPITOLO XLIV

MATEMATICA E ASTRONOMIA 1. La perdita delle conoscenze matematiche e astronomiche 2. Un’opera per la divulgazione della matematica: le Origini generali dei metodi matematici 3. L’abaco 4. L’introduzione della matematica occidentale in Cina nel XVII secolo 5. Le prime reazioni all’astronomia occidentale

475 475

480 481 485 490

CAPITOLO XLV

GEOGRAFIA E CARTOGRAFIA 1. La cartografìa in Cina 2. Mappe delle proprietà private e delle proprietà statali 3. Mappe geomantiche 4. Mappe di distretto 5. Mappe di viaggio e mappe difensive 6. Mappe nazionali

493 493 49 4 496 496 498 500

CAPITOLO XLVI

L’AGRICOLTURA .. Un’involuzione agricola? 2. Crescita dei rendimenti 3. Stato, mercato e progressi della tecnica 4. Conoscenze locali e ‘sapere pratico’

502 503 505 507 508

CAPITOLO XLVII

LA MEDICINA 1. La medicina nella società Ming 2. Attività editoriali e correnti di pensiero nel periodo Ming 3. Prospettive tardo-imperiali sulla cosmologia medica e sul corpo umano

511 511 516 531

CAPITOLO XLVII1

UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE 1. Osservazione delle cose e ricerca del loro principio

536 536

LA SCIENZA INDIANA CAPITOLO I

LA SCIENZA NELLA CULTURA INDIANA 1. Il concetto di scienza e la classificazione delle scienze 2. Il progresso scientifico 3. Contesti, retroterra culturali e la lezione di Newton 4. Universalità, astrazione e Rivoluzione scientifica 5. Origine e sviluppo dei linguaggi artificiali

611 611 615 625 629 634

CAPITOLO II

IL PENSIERO INDIANO 1. Una ‘filosofìa’ indiana? 2. Il Nyàya 3. Il Vaisesika 4. Il Sàmkhya (-Yoga) 5. La Mimàmsà 6 . Il Vedànta 7. Gli antagonisti della cultura brahmanica: il materialismo dei Lokàyata e il jainismo 8. Gli antagonisti della cultura brahmanica: il buddhismo

638 638 645 655 661 666 670 672 676

CAPITOLO III

I PROFESSIONISTI DELLA SCIENZA E LA LORO FORMAZIONE 1.11 sistema castale 2. Astronomi, medici e artigiani 3. L’educazione impartita dai guru 4. Particolari istituzioni educative 5. L’educazione nei monasteri 6. Dizionari di termini scientifici ed enciclopedie 7. Biblioteche

XÌV

690 690 692 693 695 697 701 705

AVVERTENZE EDITORIALI

Abbreviazioni

e simboli

Diamo qui di seguito l'elenco delle abbreviazioni e dei simboli usati sistem aticam ente nell'opera, om ettendo quelli, peraltro di im m ediata comprensibilità, la cui occorrenza abbia carattere occasionale: art., artt.

articolo, -i bibliografia, biblioteca c., cc. carta, -e ca. circa cap., capp. capitolo, -i cfr. confronta coli. priv. collezione privata eccetera ecc. ed. edito, editore, edizione;

bibl.

e d ited , e d ito r, ed itio n

éd.

éd iteu r, éd itio n

engl. (o Engl.)

E nglish

exp f.,ff. fr., frr. hrsg.

(mat.) esponenziale foglio, -i frammento, -i herausgegeben , edito longitudine

long. A p ic i

m s., mss. m. s. m. p., pp. pref. préf. pub. (o pubi.) pubbl. rist. r., rr. tav., Tav. trad.

manoscritto, -i metri sul mare pagina, -e prefazione p ré fa c e p u b lis h e d

pubblicato, pubblicazione ristampa riga, -he tavola, Tavola tradotto, traduzione; tra d u it, tra d u c tio n

transl. trascr. ùbers.

V.

tra n sla ted , tra n sla tio n

trascritto, trascrizione ù b ersetzt, tradotto vedi; verso, -i; volume, -i

e co r sivo

Gli apici semplici servono a evidenziare parole o espressioni rite­ nute particolarmente significative. I doppi apici sono usati per evi­ denziare una citazione all’intem o di una citazione principale. Il corsivo è usato, oltre che nei titoli delle opere, per le parole non italiane. B ib lio g r a f ie ,

c ita zio n i e in d ic a z io n i b ib l io g r a f ic h e

1 . Bibliografìe. Le bibliografìe, suddivise in fonti e studi, sono date alla fine di ciascuna delle tre Sezioni. M entre nella Sezione precolom biana tanto le fonti quanto gli studi sono relativi a ciascun capitolo, nelle Sezio­ ni indiana e cinese le fonti si riferiscono all’intera Sezione, diversamente dagli studi che sono dati, anche in questo caso, per capitoli, con l’unica eccezione, nella Sezione cinese, della grande raccolta di studi curata da Jo­ seph Needham, Science a n d civilisa tio n in C h in a , Cam bridge, Cam bridge University Press, 1954-2000, citata una volta per tutte in testa agli studi. 2. C ita z io n i d i opere n el testo. Le opere sono citate generalmente in for­ ma discorsiva, ma sempre in modo che risultino chiaram ente l’autore e il titolo; il nome dell’autore è l’elemento ordinatore, e quindi di ricerca, nei repertori bibliografici che sono presenti alla fine di ogni Sezione; qua­ lora siano citate opere anonim e o raccolte e collane di testi, costituisce elemento di ricerca nel repertorio bibliografico il titolo dell’opera o quel­ lo della raccolta o della collana. 3. C ita zio n i d i pa ssi d i opere n el testo. Se un passo è citato testualmente, il titolo dell’opera, preceduto o no dal nome dell’autore o da quelli degli autori, è posto tra parentesi tonde ed è accom pagnato dagli elem enti strutturali dell’opera (libro, capitolo, paragrafo, pagine, ecc.) atti a iden­ tificare il passo citato; alternativam ente, possono essere dati il nome del curatore di una determ inata edizione dell’opera e la pagina o le pagine in cui si trova il passo citato. 4. C ita z io n i d i s tu d i e saggi c r itic i, (a ) N e l testo. È dato il rife rim e n to bibliografico, costituito dagli elementi per l’identificazione nel repertorio bibliografico della Sezione, ossia il cognome dell’autore (o del primo de­ gli autori) e l’anno di edizione, eventualmente seguiti dalla precisazione delle parti o pagine interessate. ( b ) N e i re p erto ri b ib lio g ra fic i. S tu d i in uno o p iù vo lu m i. È ripetuto il riferim ento bibliografico, che è seguito,

n ell’ordine, dal cognome e dal nome (o dai nomi) dell’autore e, analoga­ m ente, del secondo e del terzo autore (se vi fossero altri autori oltre al terzo, ci si lim iterà al prim o e si aggiun gerà e t a l. «e a ltri»), dal titolo (corsivo), dalla città di edizione, d all’editore, d a ll’anno di edizione (per studi in più parti o in più volum i, anche d a ll’ indicazione della parte o del volume interessati ed eventualm ente d ell’anno di edizione del vo ume stesso nel caso di opera edita in più anni). In qualche caso potrebbe essere aggiunto l’anno di una nuova edizione (3. ed. anno, e sim ili) o di una ristampa (rist. anno) o, viceversa, l’anno della prima edizione ( 1 . ed. anno) se la citazione riguardasse u n ’edizione successiva, (c) S tu d i c o m ­ p re si in un 'opera co llettiv a o in u n a p u b b lic a z io n e p erio d ic a . Dopo il riferi­ mento bibliografico, il nome o i nomi degli autori e il titolo dello studio (corsivo) seguono, introdotti dalla preposizione «in», gli elementi identi­ ficativi dell’opera collettiva (autore o autori, titolo in corsivo, città di edi­ zione, editore, anno di edizione, pagine) o, senza la preposizione «in», quelli della pubblicazione periodica (titolo in caratteri normali tra doppi apici, numero, anno di edizione, pagine). 5. O r d in e a lfabetico. Per la Sezione sulla C ina le fonti sono date, in bi­ b liografìa, secondo l’ordine alfabetico dei titoli delle opere (gli autori, com pilatori, curatori sono indicati in seconda posizione); a questo pro­ posito va sottolineato che nell’ordine alfabetico utilizzato in questo caso l’elemento ordinatore non sono le lettere, ma i caratteri cinesi traslitterati secondo il sistem a P in y n (e quindi la scansione in caratteri delle parole); a determ inare l’ordine non sarà dunque la prim a lettera bensì il primo carattere (o il secondo se tra due parole il prim o carattere è lo stesso), quindi S h a n h a i j i n g precederà S h an ghan lun perché il suo primo carattere S h a n è (questa volta in base a ll’ordine alfabetico delle singole lettere) precedente a Shang, che è il primo carattere di Shanghan. 6 . T ra d u zio n e d e i tito li. Per la resa in italiano dei titoli di opere india­ ne o cinesi vale quanto segue: dei titoli della Sezione indiana è stata for­ nita nel testo la traduzione in italiano, salvo per quei titoli ‘intraducibili’, la cui traduzione avrebbe cioè richiesto una spiegazione; in questi casi si è preferito, d’accordo con gli autori, dare il solo titolo originale. Nell’elen­ co bibliografico il titolo è solo in originale. Per le fonti cinesi (nel testo e in bibliografìa) si è dato il titolo origina­ le, traslitterato in P in y n (v. sotto Traslitterazioni), e una traduzione ita­ liana che è stata fornita, per una questione di uniformità, visto il gran numero degli autori e delle lingue in cui i testi sono giunti in redazione, dagli stessi consulenti scientifici della Sezione. La traduzione dei titoli degli studi (solo in bibliografia) è puramente orientativa e intende infor­ mare il lettore non sinologo circa l argomento degli studi in questione. R a d ic i

q u a d r a t e , c u b ic h e

Per non alterare l’interlinea, sono espresse nella moderna notazione espo­ nenziale con esponente frazionario, per cui, \ a = a ]/-, \ a 2= a 2li, e così via. T e rm in i

sc ie n t ifici

Sono in genere con l’iniziale minuscola, come si usa nell’italiano cor­ rente, ancorché la natura di nome proprio e qu in d i l ’uso d e ll’iniziale maiuscola sia la regola nel linguaggio di varie scienze, quali, tipicamente, la botanica e la zoologia; questa riduzione a nome comune è stata adotta­ ta per eliminare la sgradevole contrapposizione che si verrebbe a creare in un medesimo testo per la presenza contemporanea di term ini identici ma tratti gli uni dal linguaggio scientifico e gli altri dal linguaggio comune. Oltre che, naturalm ente, per i nomi sentiti come nom i propri, è usata com unque l’iniziale maiuscola nei seguenti casi: {a ) nella term inologia scientifica latina, tuttora ampiamente usata nelle scienze naturali {C arnelin a, nome scientifico dell erba do re lla ; C a m elo p a rd a lis, l’unica specie del genere G iraffe, ecc.) e spesso italianizzata (Paleozoico nella geologia; ecc.); ( b ) nei casi di am biguità, quando il termine ha significato differente co­ me nome proprio scientifico e come nome comune, quale, per esempio.

XVII

N a tu ra per indicare l’insieme della cose materiali che ci circondano e che costituiscono il mondo nel quale viviamo (te fo r z e e le leggi della N a tu ra ; filo s o fa della N a tu ra , denominazione iniziale della fisica; ecc.) e natura nel significato di qualità, carattere proprio, essenza di qualcosa (la n atu ra d i un in d ivid u o , d i un p ro b le m a , ecc., potendosi parlare anche di natura della N a tu ra , riferendosi all essenza di quest'ultima); è questo anche il caso di Cosmo e Universo e di vari altri termini astronomici e cosmologici (per es., Terra per il nostro pianeta per evitare confusione col nome comune terra, sinonimo di suolo), in tal modo uniformandosi all uso corrente nell’astro­ nomia, nella quale le denominazioni dei pianeti, delle stelle e di altri og­ getti celesti (per es., di costellazioni) sono stati sempre sentiri come nomi propri (P ia n eti M edicei, ecc.; Sirio, Stella Polare, ecc.; A n drom eda, C hiom a d i Berenice, ecc.), in molti casi perché inizialmente personificati mitologi­ camente o associati a dèi (Sole, Luna, M ercurio, Venere, ecc.).

To po n im i

Quelli contemporanei hanno la forma adottata ufficialmente nei vari Stati; per quelli del passato è indicata, di norma, la forma dell’epoca, ac­ compagnata, nel caso che esista, da quella attuale. T raslitterazioni

Tutta l'opera è scritta in caratteri del cosiddetto alfabeto latino interna­ zionale di 26 lettere, comprese le parole appartenenti a lingue diverse dal1italiano; queste, a meno che si tratti di termini specifici (nomi propri, to­ ponimi e simili), sono date di norma in caratteri corsivi, eventualmente provvisti di particolari segni diacritici (accenti, dieresi, tilde, ecc.) loro propri, e in forma traslitterata se la lingua alla quale appartengono ha una scrittura diversa da quella latina.

accennata. Rne è il corrispettivo lungo. Anche /è una vocale, peraltro di rara occorrenza, per la cui pronuncia vale quanto detto per y. Si noti tutta­ via che in vedico e in alcune lingue indiane moderne lo stesso simbolo, in posizione intervocalica, indica un suono laterale postalveolare, ossia una l retroflessa. C è sempre palatale, come nell’italiano cena, anche davanti ad a, u, o. J è anch’essa palatale, come la g nell’italiano gente. G è invece sempre ve­ lare, come nell’italiano gola, anche davanti a e, i e nel gruppo £«. fi è una nasale velare (come la n nei termini italiani anca, rango). N è una nasale palatale (come la n nei termini italiani angelo, p a n cia ). T e d sono occlu­ sive retroflesse (o cacuminali), che hanno cioè un punto di articolazione postalveolare, come -d d - nel siciliano bedda. A esse corrisponde la nasale retroflessa n. Se p si pronunciano come se- nell’italiano scena. H indica un’aspirazione forte, come in inglese. Tuttavia, h dopo un occlusiva (kh , g h , eh, j h , ph, dh , th , dh , p h , bh) non è un suono a sé stante, ma indica che la consonante in questione è accompagnata da un’aspirazione; h indica una lieve aspirazione sorda; m nasalizza la vocale che la precede.

Traslitterazione dell’arabo I termini in arabo sono stati traslitterati secondo i criteri normalmente in uso nella comunità scientifica e nelle principali riviste (cfr. “Arabie Scien­ ces and philosophy. A historical journal”), in base alla seguente tabella. 3

£

c c t

b o

t

0

a

0

t

3

g

h h

d d

J 3

r z

d

■wi

f

io

t

ó

s

£

z c

q

cT V

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g

f

1

t

?

L

J

k i m

n h ! à L5 1/y ù/w J j

0

i toponimi e i n om in a recepta sono scritti in forma semplificata.

Traslitterazioni delle lingue dell’EstremoOriente La traslitterazione del cinese è eseguita con il sistema P in yn , adottato in forma ufficiale sul piano internazionale nel 1979 e gradualmente af­ fermatosi nei vari ambiti specialistici a partire dagli anni Ottanta del XX secolo. Per il giapponese si è seguito il sistema Hepburn; per il coreano il sistema McCune-Reischauer.

Traslitterazioni delle lingueindiane Per i termini traslitterati dalle lingue antiche dell’India (principalmente sanscrito, ma anche p à li, ardh am àgadhi, ecc.) si sono adottati i segni dia­ critici correntemente usati nella letteratura scientifica contemporanea. Le vocali si pronunciano come in italiano; un trattino orizzontale sopra la vocale, come in à, i, ù, indica che essa è lunga. R è una vocale e si pronun­ cia come r seguita da una i (oppure u, in certe regioni dell’India) appena

Traslitterazioni dapersianoeurdu Per queste lingue si è seguito il sistema di traslitterazione dell’arabo (v. sopra) con l’aggiunta delle lettere caratteristiche dell’alfabeto persiano: c è palatale come nell’italiano cena-, g è sempre velare come nell’italiano g a tto ; z è l’equivalente persiano dell’arabo d : in linea di massima si pro­ nuncia come la z nell’italiano zain o. U n ità

di m isu r a dalla d in astia

H an

ai

Ming

Per le unità di misura adottate nelle diverse epoche dinastiche, non sono disponibili riferimenti storici attestati dai quali desumere corri­ spondenze univoche con le attuali unità in uso. Nell’opera si fa riferi­ mento alla tabella che segue, concordata con i consulenti scientifici.

Han

Sui

Tamg

Song

Yuan

Ming

0,231 cm 2,31 cm 23,1 cm 2,31 m 23,1 m

0,295 cm 2,95 cm 29,5 cm 2,95 m -

0,306 cm 3,06 cm 30,6 cm 3,06 m -

0,314 cm 3,14 cm 31,4 cm 3,14 m -

0,35 cm 3,5 cm 35 cm 3,5 m -

0,32 cm 3,2 cm 32 cm 3,2 m -

458,65 m2 45.865 m2

752,4 m2 75.240 m2

580,33 m2 58.033 m2

566,25 m2 56.625 m2

566,25 m2 56.625 m2

580,33 m2 58,033 m2

20 cm3 200 cm3 2 dm3 20 dm3

60 cm3 600 cm3 6 dm3 60 dm3

60 cm3 600 cm3 6 dm3 60 dm3

70,2 cm3 702 cm3 7,02 dm3 70,2 dm3

100,3 cm3 1003 cm3 10,03 dm3 100,3 dm3

103,5 cm3 1035 cm3 10,35 dm3 103,5 dm3

Lunghezza 1fe n =10 li 1 cun =10fen 1 chi =10 cun 1 zh a n g = 10 chi 1y in = 10 zh a n g

Superficie 1 m u = 10fen 1 cjing~ 100 mu

Volume 1 he= 2 hue (yue) i s h e n g - 10 he (ge) 1 d ou = 10 sheng 1 h u= 10 dou

Peso . 0,57 o 0,65 g 6,9 o 7,8 g 37,3 g 13,8 o 15,6 g 41,4 o 42,0 g 41,3 g 38,1 g 41,3 g 596,8 g 220 o 250 g 660 g 662 o 672 g 610 g 661 g 6,60 o 7,50 kg 71,6 kg 1 dan (sh i)= 4 ju n 26,4 o 30,0 kg 79,2 kg 79,4 o 80,6 kg 73,2 kg 79,3 kg Il li è anche un’unità di misura per lunghezze itinerarie e astronomiche e corrisponde a: 498,96 m(Han); 531 m(Sui); 550,80 m(Tang); 565,.20 m(Song); 630 m (Yuan); 576 m (Ming) 1 s h u - 10fen 1 banliang= 12 shu 1 ltang= 24 shu 1jin =16 liang 1ju n = 3 Q jin

-

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XVIII

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GLI AUTORI DEL VOLUME II

Ina A sim A n th on y F. A ve ni A run K u m ar B isw as F ran ^ oise B ottéro F ran cesca B ray T im oth y B rook G eorge C a rd o n a M ario C asari C hang C h ia -F eng K arine C hemla C hen J iu jin C hen M

eidong

C hen Q iyun A nne C heng C hu P ingyi C o NSTANCE C la SSEN A ntonella C o m ba C h ristoph er C ullen B runo D agens C h ristian D aniels J acq ues D ars R a h u l P eter D as C atherine D espeux V era D orofeeva -L ich tm an n J ean -P ierre D rège A ndrea E berh ard -B réard B enjam in E lman P eter E ngelfriet S téphane F euillas Fu D a iw ie F ung K am W

ing

C harlotte F urth C h ristophe G audier G e R ongjin J eaN'F rancjois G enotte G u o S hirong G uo W entao G uo Z h engzhong H an Q i M arta H anson D onald H arper Takao H ayashi

Universitàtsbibliothek Wiirzburg am Flubland Colgate University - Hamilton (NY) The Asiatic Society - Calcutta Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales - Paris University of California - Santa Barbara University of Toronto University of Pennsylvania Università di Roma ‘La Sapienza’ National Taiwan University Université de Paris VII Chinese Academy of Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing National Tsing-Hua University - Hsinchu Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris Academia Sinica - Taipei Concordia University - Montreal Università di Torino University of London Université de Paris III Tokyo University of Foreign Studies CNRS - Paris Martin Luther-Universitàt Halle-Wittenberg Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris CNRS, EHESS - Paris École Frammise d’Extrème-Orient - Paris REHSEIS, CNRS - Paris University of California - Los Angeles Leiden University Université de Paris VII National Tsing-Hua University - Hsinchu University of Hong Kong University of Southern California - Los Angeles Saint-Denis People’s University of China - Beijing Université de Paris I Inner Mongolia Normal University - Huhhoc Agricukure University in Nanjing Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing lnsticute for Advanced Study - Princeton University of Chicago Doshisha University - Kyoto XIX

Instituto Nacional de Antropologia e Historia Ciudad de Mexico Connecticut College - New London Université de Paris VII University oi Pittsburgh National Tsing-Hua University - Hsinchu State University of New York Ecole Pratique des Hautes Ftudes - Paris Seoul National University Ecole Frammise d’Extréme-Orient - Paris Massachusetts Insti tute of Technology - Cambridge City College - New York Academia Sinica - Taipei CNRS - Paris Academia Sinica - Taipei Tianjin University Needham Research Institute - Cambridge Università di Roma ‘La Sapienza’ University of Cambridge Dartmouth College - New York West Virginia University - Morgantown Muséum National d’Histoire Naturelle - Paris Cornell University - Ithaca (NY) Istituto Universitario Orientale - Napoli Wayne State University - Detroit Hankuk University of Foreign Studies - Seoul Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Brown University - Providence Technische Universitàt Berlin University of British Columbia - Vancouver Harvard University University of California - Berkeley Tohoku University of Art & Design - Sendai Roma University of California - Berkeley Indian Institute of World Culture - Bangalore University of Pennsylvania - Philadelphia Università di Roma ‘La Sapienza’ Colgate University - Hamilton (NY) Université de Montréal University of Copenhagen Beijing Planetarium University of California - Santa Barbara Collège de France - Paris József Attila University - Szeged Kyoto Sangyo University University of Science and Technology ol China - Hefei

D orks H eyden

TJ HtNRICHS A n n ick H oriuch i

Hsu C h o - yun H uang Y i-L ong J ohn

S. J usteson

M arc K a lin o w sk i

Yung S ik K im C hristian Lam o u r o u x H eather L echtman T h o m as

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Q u A njin g J effrey R iegel Etsuo S h irasugi Fabr izio S peziale F rits S taal B idare V. S ubbarayappa S un X iaoch un R affaele T orella G ary U rton A lexei V olkov D onald B. W agner W an g R ongbin D avid G . W hite P ierre -É tienne W ill G yula W ojtilla M ich io Yano Z heng J ianjian

XX

SEZIONE I

LA SCIENZA IN C o o rd in a m e n to scientifico di

K a rin e C h e m la in collaborazione con

F rancesca Bray, F u D aiwie , H uang Yi -Long , G eorges M étailié

I

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II

III

INTRODUZIONE GENERALE

Dai Qin-Han ai Tang: la formazione di una letteratura specialìstica INTRODUZIONE DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG

Il contesto intellettuale IV L’EREDITÀ PREIMPERIALE V TRE SCUOLE DI PENSIERO VI I PRIMORDI DELL’IMPERO VII

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI IX PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI X LO STUDIO DELLA LINGUA: L’UNIFICAZIONE DELLA SCRITTURA E I DIZIONARI XI SHUSHU- LA DIVINAZIONE XII LA, MATEMATICA XIII IL CIELO XIV SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA XV LA COSMOGRAFIA DALL’ANTICHITÀ ALLA DINASTIA TANG XVI LA TERRA XVII L’AGRICOLTURA XVIII LA MEDICINA XIX IMMORTALITÀ DEL CORPO UMANO: L’ALCHIMIA XX UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE XXI ASPETTI TECNOLOGICI: LA METALLURGIA DEL FERRO XXII LA CINA E LE ZONE LIMITROFE V ili

PA R T E I I X X III X X IV X XV XXVI X XV II X X V III X XIX XXX

L'epoca Song-Yuan: un Rinascimento? INTRODUZIONE IL MOMENTO SONG: ASPETTI POLITICI, DEMOGRAFICI ED ECONOMICI IL CONTESTO INTELLETTUALE: LA CONOSCENZA DELLA NATURA NEL NEOCONFÙCIANESIMO SCIENZA E CONTESTO SOCIALE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI LO STUDIO DELLA LINGUA: LA FONOLOGIA LA MATEMATICA

I - STO RIA DELLA S C IE N Z A - VOL. II

XXXI XXXII XXXIII XXXIV XXXV XXXVI XXXVII

parte

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XXXVIII XXXIX XL XLI XLII XLIII XLIV XLV XLVI XLVTI XLVIII XLIX L

e p il o g o

L’ASTRONOMIA SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELIA CONOSCENZA NAVIGAZIONE, VIAGGI E CARTOGRAFIA L'AGRICOLTURA LA MEDICINA ASPETTI TECNOLOGICI: L’ARCHITETTURA DEL PERIODO SONG E LE NORME DI LI LA CINA E LE ZONE LIMITROFE: L’ISLAM

I Mi.ng: verso una com unità internazionale INTRODUZIONE LA DINASTIA MING: LINEAMENTI GENERALI IL CONTESTO INTELLETTUALE SCIENZA E CONTESTO SOCIALE EDUCAZIONE, SOCIETÀ ED ESAMI PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI MATEMATICA E ASTRONOMIA GEOGRAFIA E CARTOGRAFIA L’AGRICOLTURA LA MEDICINA UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE ASPETTI TECNOLOGICI LA CINA E LE ZONE LIMITROFE

La scienza nella C ina premoderna: u n ’analisi comparativa B ib l io g r a f ia

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Universitàtsbibliothek Wiirzburg am Hubland Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales - Paris University of California - Santa Barbara University of Toronto National Taiwan University Université de Paris VII Chinese Academy of Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing National Tsing-Hua University - Hsinchu Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris Academia Sinica - Taipei University of London Tokyo University of Foreign Studies CNRS - Paris Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris CNRS - EHESS - Paris École Franose d’Extrème-Orienc - Paris REHSEIS, CNRS - Paris University of California - Los Angeles Leiden University Université de Paris VII National Tsing-Hua University - Hsinchu University of Hong Kong University of Southern California - Los Angeles

C hristophe G audier G e Rongjin Guo Shirong Guo W entao Guo Z hengzhong H an Q i M a r t a H anson D onald H arper TJ H inrichs A nnick H oriuchi Hsu C ho -yun H uang Yi-Long M arc Kalinowski Angela Ki C he Leung Yung Sik Kim C hristian Lamouroux Thomas H.C. Lee Jean Levi Li Jianmin Li Z haohua G eoffrey R. Lloyd M ichael Loewe John S. M ajor G eorges M étailié Park Seong-Rae Peng W ei Fabrizio Pregadio Edwin G. Pulleyblank Qu A njing Jeffrey Riegel Etsuo Shirasugi Sun Xiaochun A lexei Volkov D onald B. Wagner Wang Rongbin Pierre-Étienne W ill M ichio Yano Z heng Jianjian

Saint-Denis People’s University of China - Beijing Inner Mongolia Normal University - Huhhot Agriculture University in Nanjing Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing Institute for Advanced Study - Princeton University of Chicago Connecticut College - New London Université de Paris VII University of Pittsburgh National Tsing-Hua University - Hsinchu École Pratique des Hautes Études - Paris Academia Sinica - Taipei Seoul National University École Fra^aise d’Extrème-Orient - Paris City College - New York CNRS - Paris Academia Sinica - Taipei Tianjin University Needham Research Institute - Cambridge University of Cambridge Dartmouth College - New York Muséum National d’Histoire Naturelle - Paris Hankuk University of Foreign Studies - Seoul Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Technische Universitàt Berlin University of British Columbia - Vancouver Harvard University University of California - Berkeley Tohoku University of Art & Design - Sendai University of Pennsylvania - Philadelphia Université de Montreal University of Copenhagen Beijing Planetarium Collège de France - Paris Kyoto Sangyo University University of Science and Technology of China - Hefei

LA SCIENZA IN CINA

In tali circostanze era assai difficile trovare qualcuno dispo­ sto a contestare l’opinione prevalente tra la maggior parte de­ INTRODUZIONE GENERALE gli studiosi occidentali, secondo la quale il popolo dell’anti­ ca Cina, come gli altri popoli non europei, pur giungendo occasionalmente a effettuare interessanti osservazioni sul mon­ o: iRio: 1, Prologo. (F Bray) 2. Aspetti della storiogra­ do naturale, era privo degli strumenti epistemologici e logi­ fìa della scienza in Cina. (K. Cbemla - F. Bray - G. M étailié) ci indispensabili alla produzione della ‘vera’ scienza. Questa 3. Presentazione della Sezione. 4. Gli apporti della storia opinione è tuttora sostenuta da alcuni studiosi, nonostante della scienza in Cina. (K. Chetala)1 ['emergere di una vasta documentazione sulle scoperte e le pratiche scientifiche nella Cina premoderna e il diffondersi di una definizione più ampia di ciò che costituisce l'attività scientifica, che ha contribuito ad arricchire la storia della 1. P r o l o g o scienza occidentale negli anni più recenti. Un altro punto di vista che influì notevolmente sul giudi­ Per scrivere la storia è necessario basarsi sui documenti e la zio occidentale circa le attività scientifiche in Cina fu quello civiltà cinese offre un corpus particolarmente ricco di testi, di Oswald Spengler (1880-1936), il quale sostenne che ogni immagini e testimonianze materiali relativi alle idee e alle at­ grande civiltà produce le proprie forme di arte e eli scienza, ma tività scientifiche —come pure ai contesti sociali, politici e che queste sono così strettamente legate alle rispettive culture culturali in cui nacquero —che formano una cronaca inin­ da non poter essere trasmesse oltre i loro confini - con l’ecce­ terrotta (anche se, naturalmente, incompleta) dello sviluppo zione del mondo occidentale, che ha prodotto l'unica forma della scienza in Cina lungo l’arco di oltre venticinque seco­ universalmente valida e universalmente comunicabile di scien­ li. Malgrado ciò, fino a non molto tempo fa le opere dedi­ za. Da questa prospettiva, non è possibile scrivere una 'storia cate alla storia della scienza universale si caratterizzavano pro­ della scienza in Cina’, ma solo una storia della scienza cine­ prio per l’assenza di un’adeguata e sistematica attenzione al se’, cioè una storia in cui le idee dei Cinesi sulla Natura, il fun­ caso cinese e il fatro che nella Storta della scienza Treccani sia zionamento e le relazioni del mondo naturale siano illustrate stato attribuito un tale rilievo alla Cina testimonia il carat­ in quanto parte di un sistema di pensiero specificamente e pe­ tere innovativo di questo progetto. culiarmente cinese, avulso dalle ‘realtà universali’ del mondo La storia della scienza, come si era venuta formando negli materiale che formano l’oggetto della scienza moderna ambienti accademici occidentali nel corso degli ultimi due Questa Sezione dedica una particolare attenzione alla colsecoli rifletteva il senso di superiorità culturale tipico del co­ locazione dell» idee scientifiche nell'ambito dei diversi siste­ lonialismo, al punto da costruire un’immagine della scienza mi di pensiero. Tuttavia, a differenza di quanto accade nel­ come progetto e attività esclusivamente occidentali. Intorno l’analisi spenglerian.i qui si parte dal presupposto che le idee alla metà dell’Ottocento, quando il termine ‘scienziato’ ini­ scientifiche si sviluppino ovunque possano essere trasmesse ziava a circolare comunemente in Inghilterra, il vacillante Im­ da una cultura all’altra e che alla nascita della scienza, come pero cinese si preoccupava di inviare all’estero i suoi giovani oggi è comunemente intesa, abbiano contribuito diversi per­ piò promettenti, per far loro apprendere quelle scienze mo­ corsi intellettuali originatisi in molte parti del mondo. 1 am­ derne che, nelle speranze dei suoi governanti, avrebbero do­ bizione è quella di presentare una 'sroria della scienza in Ci­ vuto salvare il paese da ulteriori smembramenti da parte del­ na’, partendo dal presupposto che il pensiero scientifico ci­ le potenze occidentali. Molti Cinesi si convinsero che la cul­ nese, riferito alle medesime realtà naturali sulle quali si sono tura tradizionale del loro paese avesse un effetto pernicioso interrogati gli studiosi europei o di altre tradizioni, abbia pro­ e debilitante e che fosse necessario disfarsene se si voleva che dotto risultati di validità universale e che di conseguenza, la Cina diventasse finalmente una nazione forte e moderna. nonostante le differenze esistenti tra i modelli di conoscenza 3

definizione del quadro d’insieme. In termini concreti, esami­ neremo soprattutto tre tendenze interpretative della storia del­ la scienza in Cina. Nella prima parte prenderemo in conside­ razione la nascita e lo sviluppo nella stessa Cina, soprattutto a partire dall’inizio del periodo Ming ( 1368-1644), di un cer­ to interesse storico per il pensiero scientifico del passato. Nel­ la seconda parte ci concentreremo sulla figura di Joseph Need­ ham, lo studioso occidentale che più ha contribuito all’eleva­ zione della storia della scienza in Cina al rango di disciplina accademica; vista la portata della sua influenza in questo cam­ po, ci è sembrato necessario analizzare nei dettagli il contesto culturale che ha fatto da sfondo alle sue ricerche e le princi­ pali caratteristiche del suo approccio. Nella terza parte de­ scriveremo a grandi linee la nascita di un’altra comunità di ri­ cerca dedita allo studio di questo tema in Giappone. Come ha dimostrato A. Horiuchi (cap. L), lo sviluppo della scienza in questo paese è in ulrima analisi strettamente legato a quel­ lo della Cina e, quindi, l’emergere di un certo interesse per la storia della scienza in Giappone è stato accompagnato da una serie di indagini dedicate all’evoluzione della scienza in Cina. Tale circostanza spiega perché la storia della scienza in Cina abbia conosciuto un rapido sviluppo nei diversi paesi dell’A­ sia orientale e, in particolare, in Giappone.

c tra gli stessi oggetti di studio, sia staro possibile - e, in ef­ fetti, si è rivelato piuttosto frequente - un fruttuoso scambio di conoscenze tra le diverse società. Questa rappresentazione globale del passato della scienza non è del tutto nuova, ma ha iniziato a diffondersi dopo la Seconda guerra mondiale, e in particolare nel contesto del l'Unesco all'inizio della sua attività, soprattutto grazie all’o­ pera di Joseph Needham che nei suoi scritti ha dimostrato con fondati argomenti l'impossibilità di scrivere un’auten­ tica storia della scienza senza tenere nella dovuta considera­ zione il contributo cinese. Questa Sezione accoglie l ipotesi fondamentale di Needham sulla distribuzione e sulla circo­ lazione della scienza, pur inserendola in una diversa cornice e introducendovi significative modifiche, come spieghere­ mo più avanti. Inoltre, questa Sezione deve molto anche alle tradizioni di Studi storici che si sono sviluppate al di fuori dei confini del mondo occidentale. Nel caso della Cina, il crescente interes­ se per la storia della scienza, manifestatosi a partire dal XVII sec., ha dato luogo a un’approfondita ricerca delle fonti an­ tiche e a vaste indagini filologiche, che hanno condotto alla pubblicazione di edizioni e interpretazioni critiche su cui sì fonda la stessa ricerca moderna. Gli studiosi cinesi hanno inoltre elaborato una serie di periodizzazioni e di rappresen­ tazioni dello sviluppo del pensiero scientifico in Cina che de­ finiscono ancora la cornice delle attuali ricerche. Questa molteplice eredità intellettuale, frutto di diverse tradizioni, ci rende particolarmente sensibili al ruolo svolto dai contesto storico, politico e istituzionale nella formazio­ ne di qualsiasi tipo di conoscenza, sia storica sia scientifica. Per aiutare i lettori a contestualizzare i contributi individuali che concorrono a costituire questa Sezione come un insie­ me organico, l’introduzione include un breve resoconto sto­ rico delle più importanti tradizioni storiografiche nel cam­ po della storia della scienza in Cina. Non ci siamo proposti di fornire un’analisi esauriente, ma di delineare un quadro indicativo che, unitamente alla successiva discussione sul termine ‘scienza’, si propone di gettare le basi per una valu­ tazione critica delle definizioni e delle teorie presentate, con­ sentendo ai lettori di orientarsi tra le diverse interpretazio­ ni e le modalità in cui queste hanno circolato e interagito tra loro. L’introduzione riassume inoltre i contenuti e deli­ nea lo schema complessivo della Sezione, con una partico­ lare attenzione agli interessi specifici dei pensatori cinesi nel­ le varie epoche e alla persistenza o alla mutevolezza delle ca­ tegorie utilizzate nelle scienze della Natura.

Lo sviluppo della storia della scienza come tema di studio in Cina

Francesca B ray*Il

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Il lavoro di ricerca relativo allo sviluppo storico della cono­ scenza scientifica in Cina, svolto in diverse regioni del mon­ do, a eccezione di alcuni temi specifici, è stato intrapreso sol­ tanto di recente; per questo motivo l’analisi di alcune sue fa­ si non sarà perfettamente equilibrata. Daremo risalto, infatti, soprattutto agli aspetti già presi in considerazione dalla ri­ cerca, concedendo uno spazio più limitato a questioni ancora poco studiate ma non per questo meno rilevanti ai fini della 6

In Cina, come del resto in Occidente, almeno fino all’i­ nizio dell’Età contemporanea l’interesse per il passato delle scienze si è sviluppato nell’ambito delle stesse attività scien­ tifiche. Il lettore della Sezione potrà quindi seguirne l’evo­ luzione; in questa sede ci limiteremo a indicare alcune delle sue caratteristiche distintive. Le più antiche manifestazioni di questo interesse possono essere individuate nel campo de­ gli studi filologici volti a ricostruire e a rendere accessibili i testi dei Canoni. Come spiegheremo nella prima parte, il processo di consolidamento delflmpero cinese, iniziato a partire dal 221 a.C., fu accompagnato dalla formazione di un corpus di testi canonici relativo alla maggior parte dei campi del sapere; tali testi seguitarono a essere considerati fondamentali nell’ambito delle diverse discipline e gli stu­ diosi dei periodi successivi si richiamarono e si ispirarono costantemente a essi. Non bisogna, quindi, sorprendersi nel constatare il sistematico impegno dello Stato nel campo del­ la promozione di vaste imprese filologiche, volte a ricostruire i resti che si pensava fossero stati alterati nel corso del pro­ cesso di trasmissione. In Cina la definizione del campo d’indagine della ricerca storica fu dunque profondamente influenzata dagli studi filo­ logici condotti sui testi dei Canoni e, in particolare, dalle in­ dagini finalizzate allo studio dei Canoni considerati più im­ portanti, quelli confuciani (A. Cheng, cap. VI). Dal momen­ to che in questa Sezione la storia è stata inclusa tra le discipline scientifiche, il lettore pocrà constatare fino a che punto la na­ scita nell’XI sec. dell’epigrafia, della paleografìa e dell’archeo­ logia fu determinata dall’esigenza di ricostruire i testi di que­ sti Canoni (1. Asim, cap. X)OCIl). L'interesse per le antichità si sviluppò durante il periodo Ming, concentrandosi soprat­ tutto sulle loro qualità estetiche (Elrnan 1984); durante il pe­ riodo Qing vi fu una ripresa degli studi storici, anche in que­ sto caso strettamente legata alla promozione di nuove impre­ se filologiche relative ai Canoni. L’interesse per la ricostruzione

I-

i n t r o d u z i o n e generale

furono pubblicati quasi contempora­ neamente alla fine del XVI sec.: nel 1592 apparve la stimma matematica di Cheng Dawei che include la prima bibliogra­ fìa pervenutaci, compilata da un priva­ to (Li Zhaohua, cap. XLIV), e dopo qual­ che anno, nel 1596, la farmacopea dì Li Shizhen (G. Métailié, cap. XLVIII) che contiene una bibliografia dei titoli im­ piegati come fonti. Questi elementi dimostrano che già prima della fine del XVI sec. in Cina si era manifestato un certo interesse per il passato delle scienze. Tuttavia, a partire da questo periodo, probabilmente gra­ zie all influenza dei missionari europei giunti in Cina, emersero nuove forme di indagine storica concernenti le disci­ pline scientifiche; come spiegheremo in alcuni capitoli della Sezione, i missio­ nari europei introdussero in Cina le co­ noscenze scientifiche e tecnologiche al­ lora disponibili in Europa. Per dimo­ strare ■ÀYélite e all’imperatore la supe­ riorità del proprio sapere, essi decisero di tradurre in cinese molti testi occi­ dentali dedicati alla matematica, all’a­ stronomia e agli strumenti scientifici. Dopo aver constatato che le nuove co­ noscenze riguardavano temi già affron­ tati dalla letteratura indigena, alcuni stu­ diosi cinesi decisero di confrontare i due insiemi di opere per metterne in luce le caratteristiche; altri, invece, tentarono di operare una sintesi tra i due corpus. Mol­ te delle opere redatte fino al XIX sec. da autori cinesi sono riconducibili a questi due tipi di ricezione. Tuttavia, nel cor­ so del XVII sec., le affermazioni dei missionari sulla superio­ rità dell’Occidente in campo scientifico trovarono un’eco nel­ l’opinione secondo cui le scienze cinesi, un tempo gloriose, si erano degradate a causa del processo di trasmissione; que­ sta convinzione diede luogo all’intensificarsi della ricerca dei libri amichi, così come a una serie di tentativi tesi a riporta­ re alla luce le tecniche e le scoperte dell’Antichità. Una delle figure chiave di questa evoluzione è quella di Mei Wending. Dopo aver riscoperto alcune antiche conoscenze matema­ tiche cinesi che presentavano sorprendenti analogie con quel­ le provenienti dall’Occidente e considerate ‘occidentali’ dai missionari, Mei giunse alla conclusione che l’origine del sa­ pere occidentale andasse ricercata in Cina —una tesi, come spiega Chu Pingyi, non priva di implicazioni politiche. Tale convinzione si rafforzò nel corso del XV1I1 sec., grazie alla ri­ scoperta e alla decifrazione di alcuni libri antichi; diffusasi so­ prattutto a partire dalla fine del XVII sec., questa credenza certamente condizionò lo sviluppo dell'indagine storica sul­ le scienze. L all’interno di tale contesto intellettuale che fu­ rono realizzate la raccolta delle fonti documentarie e le edi­ zioni critiche delle opere scientifiche dell’Antichità su cui an­ cora oggi si fonda la ricerca storica. Inoltre, la riscoperta dei metodi utilizzati nel passato in diversi campi scientifici e, in particolare, in quello della matematica, portò alla formazio­ ne di varie ‘tradizioni cinesi’ della pratica scientifica. Questa tendenza, già riscontrabile negli scritti di Mei Wending, può

Fig. 1 - Carta fisica della Cina. dei testi non riguardò soltanto i Canoni confuciani; oltre al­ le ricerche condotte su questi ultimi, furono infatti realizza­ te anche numerose imprese filologiche che avevano per og­ getto i Canoni delle discipline scientifiche, come, per esem­ pio, la matematica, l’astronomia e la medicina. A partire dal periodo dei Song settentrionali la moltipli­ cazione dei libri e la loro sempre maggiore disponibilità, de­ terminate dalla diffusione della stampa, furono accompagnate daK’emergere di diversi tipi di generi letterari relativi al pas­ sato. Oltre alle genealogie, furono pubblicati resoconti stori­ ci che si proponevano di presentare metodicamente le cono­ scenze disponibili in un certo campo d’indagine e le ragioni della sua formazione, come, per esempio, le descrizioni vol­ te alla ricostruzione del passato della medicina contenute nei manuali elementari di questa disciplina dati alle stampe nel periodo Ming (M. Hanson, cap. XLVI1). Questi testi sono inoltre la testimonianza del costante sviluppo, all’interno del­ la stessa letteratura medica, delle biografie dei medici del pas­ sato. Sebbene, almeno secondo i dati a nostra disposizione, i testi contemporanei sul passato della matematica o dell’astronomia non siano ancora stati studiati, si può presumere che, dato il differente percorso evolutivo di queste discipli­ ne, essi abbiano assunto una forma sostanzialmente diversa. Sotto un altro aspetto, in questo caso connesso allo svi­ luppo del collezionismo dei libri e della bibliofilia (J.-P. Drège, cap. XLIII), molte discipline recano la traccia dei tenta­ tivi intrapresi da alcuni individui di raccogliere tutti i testi del passato riconducibili a un certo campo d indagine, tali sforzi sono attestati dai saggi bibliografici a volte contenuti nei testi specialistici; due autorevoli esempi di questo genere 7

LA SCIENZA IN CINA

contribuire a spiegare perché non più di due secoli fa, per fa­ cilitare I utilizzazione dei simboli matematici in Cina, si de­ cise di 'dnesizzarli' con l'aiuto della documentazione storica. Lo sviluppo dell indagine storica rimase dunque legato a quel­ lo dell attività scientifica, almeno fino alle soglie del XX see., periodo in cui s iniziò a inserire nei programmi di studio le discipline scientifiche insegnate in Occidente. Soltanto nel XX sec.. anche a seguito della costituzione, nel 1949, della Repubblica Popolare, la storia della scienza si affermò come disciplina autonoma, distaccandosi dalle scienze di cui stu­ diava l evoluzione, e condusse alla creazione di numerose isti­ tuzioni e gruppi di studio. Tuttavia, l’istituzionalizzazione di questa materia di studio nella Cina continentale finora ha condotto soprattutto all’approfondimento della storia delle scienze esatte dalle quali proviene la gran parte dei ricercato­ ri di quest'area. A Taiwan, invece, nell’ultimo decennio del Novecento la storia della scienza è stata inserita nei diparti­ menti di storia o correlata alle scienze umane e sociali. Riguardo ai missionari giunti in questo paese, è interes­ sante osservare come la ricerca storica occidentale abbia sem­ pre dato per scontato che la trasmissione delle conoscenze dall'Occidente alla Cina, assicurata dai missionari stessi, rap­ presenti il più importante evento registrato dalla storia delia scienza in Cina tra il XVI e il XVTI secolo; una resi basata, come ha chiaramente dimostrato T. Brook in riferimento al­ la cartografìa (cap. XLV), su un preconcetto e certamente fun­ zionale agli interessi dei missionari. In questa sede non ana­ lizzeremo nei dettagli l'insieme delle idee sulla scienza in Ci­ na che si diffusero in Occidente, ma passeremo direttamente all'esame di un’altra importante fase del processo di istitu­ zionalizzazione di tale campo d’indagine. K

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Joseph Needham La civiltà e le acquisizioni intellettuali della Cina erano te­ nute in alta considerazione da molti insigni pensatori dell Il­ luminismo. A quel tempo, tuttavia, il concetto moderno di ‘scienza’ non aveva ancora assunto una forma ben definita; l’idea di ‘scienza’ come attività diretta al conseguimento di uno scopo, di origine esclusivamente occidentale, e suddivi­ sa in una serie di ‘scienze’ ben distinte tra loro s’impose de­ finitivamente negli ambienti accademici ed economici sol­ tanto nel XIX sec., in un periodo in cui la fortuna e la repu­ tazione internazionali della Cina erano in netto declino. Benché diversi sinologi e missionari avessero dato alle stampe opere dedicate alle scienze cinesi e, in particolare, alla matematica, alla medicina e alla storia della bussola (Edkins 1877; Wylie 1897), nel XIX sec. e all’inizio del XX era decisamente di mo­ da parlare della Cina in termini derisori. Il merito di aver elevato Io studio delle scienze non occi­ dentali al rango di disciplina accademica spetta soprattutto a un insigne scienziato, Joseph Needham (1900-1995). Esper­ to di scienze biologiche, a trent’anni era già noto per le sue ricerche nel campo dell’embriologia e della biochimica e nel 1942 entrò a far parre della Rogai Society. Needham appar­ teneva a un affiatato gruppo di scienziati inglesi rra i cui mem­ bri figuravano J.D. Bernal, J.B.S. Haldane, L. Hogben e j. Huxley (Judson 1979; Werskey 1988), i quali erano tutti at­ tivi sostenitori del socialismo e pubblicarono analisi storiche o sociali dedicate alla scienza e destinate a! grande pubblico. 8

Ira i membri di questo gruppo, Needham si distingueva per la sua profonda fede nel cristianesimo, a cui rimase sempre legato e che contribuì alla definizione di uno dei concetti piu radicali elaborati da questo studioso, quello di ‘scienza ecu­ menica' (v. oltre). Needham rimase profondamente colpito dai contributi sovietici al secondo Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia svoltosi a Londra, nel 1931, e trovò un’ulteriore conferma della necessità di scrive­ re una storia della scienza critica e basata sulle regioni peri­ feriche’ che avrebbe confutato le rappresentazioni tradizio­ nali dell'èlite (Werskey 1971). I primi testi dedicati alla storia della scienza redatti da questo autore riguardavano la nascita della scienza moderna nella società europea. Nel 1937 però egli fece un’esperienza rivelatrice; tre ricercatori cinesi fecero il loro ingresso all'in­ terno del laboratorio di biochimica dì Cambridge, dove lo studioso lavorava. In questo gruppo si distingueva Lu GweiDjen, figlia di un farmacista di Nanchino, che sin dal primo incontro colpì profondamente Needham e in seguito diven­ ne la sua principale collaboratrice. Verso la fine degli anni brenta, avendo approfondito la sua amicizia con i tre colle­ ghi cinesi, Needham si appassionò a quello che gli sembrava un evidente paradosso; infatti, pur discendendo da una tra­ dizione abitualmente considerata estranea alla scienza, quei giovani davano prova di una grande abilità in ambito scien­ tifico. Nel corso delle loro discussioni con Needham, i tre ri­ cercatori cinesi tentarono di far capire allo scienziato quanto a questo proposito l’immagine della Cina fosse stata distorta, affermando di conoscere a fondo diversi testi cinesi che con­ tenevano idee scientifiche. Needham decise quindi di ap­ prendere il cinese e ben presto si immerse in un riesame dei trattati classici dedicati alla metafisica e all epistemologia, te­ sti fino ad allora poco studiati da questo punto di vista, nel tentativo di individuare gli indizi dell’esistenza del pensiero scientifico. Egli esaminò attentamente anche opere poco co­ nosciute dedicate all’alchimia, alle piante, alle tecniche di co­ struzione e all’astronomia, in breve tutti i testi che potevano essere ricondotti alla filosofìa della Natura e alle conoscenze tecniche, collazionandoli e ordinandoli, senza, tuttavia, aver ancora definirò lo scopo delle sue ricerche. Poiché a quel tempo ben pochi scienziati potevano vanta­ re una profonda conoscenza della cultura cinese, nel 1942 la Royal Society decise di affidare a Needham il compito di rap­ presentare la Gran Bretagna all’interno del Bureau for SirioBritish scientifìc liaison. Accompagnato da sua moglie Dorothy, una studiosa di biochimica, lo scienziato si recò quin­ di in Cina dove trascorse i successivi quattro anni, soggiornando nelle aree del paese rimaste estranee alla guerra. Nel corso di questo periodo, i due scienziati lavorarono a favore della di­ fesa delle relazioni intemazionali e, in alcune occasioni, ri­ uscirono a fornire un sostegno materiale alI establishmentscientifico del paese, allora isolato e assediato, in modo da facili­ tare la sua riorganizzazione e il suo reinserirnenro nella comu­ nità scientifica internazionale dopo la definitiva sconfitta del Giappone. In questa occasione Needham potè entrare in pos­ sesso di un gran numero di libri, visitò diverse regioni del pae­ se, tentò di assimilare l’esperienza cinese e discusse le sue idee sulla storia della scienza con diversi scienziati e letterati cine­ si, molti dei quali lo incoraggiarono, aiutandolo e mostran­ dogli la loro gratitudine per la sua fiducia nella loro civiltà. Nel 1944 Needham decise di scrivere una storia della scien­ za e della tecnologia in Cina per divulgare i risultati delle sue

IN I RODUZIONE GENERALE

indagini e imporli all'attenzione degli studiosi occidentali. Negli anni successivi al suo ritorno dalla Cina (1946-1948) Needham la­ vorò a Parigi, dove con Huxley e Lucien Febvre operò a favore dell'inserimento della lettera S nella sigla Unesco (Blue MONGOL I A 1999; Petirjean 1999). Secondo Need­ ( ORSA ham e i suoi colleglli, la scienza era un'at­ DEL NORD tività umana universale - vale a dire era parte integrante della cultura e della sto ’ fANJlN DEL SUD ria di tutte le società; questa tesi costi­ / . > MAH ff / ffG t.IALUJ ' tuiva una grave sfida per l’idea secon­ do cui la scienza era un’attività esclusi­ vamente occidentale, spesso impiegata per giustificare il dominio politico ed economico dell'Occidente. Attraverso l’Unesco, Needham e i suoi colleglli ten­ tarono di contrastare il velato razzismo della pratica scientifica contemporanea, organizzando progetti scientifici inter­ nazionali che prevedevano la partecipa­ zione, in condizioni paritarie, delle na­ zioni non occidentali. Essi sfidarono an­ che la concezione secondo la quale le società non occidentali, pur avendo con­ seguito splendidi risultati nel campo del­ l'arte e della filosofia, non avevano pro­ dotto un vero pensiero scientifico. Sor­ to l'egida dell’Unesco, Needham e Fig. 2 - Carta politica della Cina (2001). Febvre intrapresero inoltre la stesura di un’opera dedicata alla ‘Storia scientifi­ ca e culturale dell’umanità’ con la quale intendevano con­ Needham era ormai in grado di esporre i dati relarivi al tribuire all’affermazione di un mondo più giusto e tolleran­ contributo cinese alla scienza moderna e, nel 1948, ritornò a Cambridge per dedicarsi al progetto di «rendere infine giu­ te (Holorenshaw 1973). Oswald Spengler aveva sostenuto che tutte le grandi civiltà stizia e testimoniare partecipazione e comprensione a un gran­ avevano prodotto le proprie forme di pensiero scientifico e ar­ de popolo i cui contributi al progresso dell umanità sono sta­ tistico; tuttavia, secondo la sua concezione, le tradizioni scien­ ti grottescamente sottovalutati» (Holorenshaw 1973, p. 17). tifiche locali non erano tra loro commensurabili ed erano tut­ Nel corso degli anni seguenti egli collaborò con numerosi stu­ te destinate al fallimento con una sola eccezione. Secondo que­ diosi dell’Asia orientale e dell’Occidente esperti in un’ampia sta tesi, l’Occidente avrebbe prodotto la scienza moderna gamma di discipline, giungendo alla realizzazione di un va­ autonomamente e senza l’apporto di altre culture; Needham sto corpus di opere dedicate alla storia e alle caratteristiche tentò appassionatamente di confutare tale affermazione. Egli della scienza, della tecnologia e della medicina in Cina e nel­ si proponeva di elaborare una storia della scienza, della tec­ l’Asia orientale (Blue 1997). Sia Needham sia i suoi collabo­ nologia e della medicina non razzista in cui avrebbero trova­ ratori più assidui e influenti, come, per esempio, Wang Ling, to posto tutte le culture del mondo. A suo parere, questa di­ Lu Gwei-Djen e Ho Peng-Yoke (Ho Ping-Yù), provenivano sciplina doveva essere comparativa, sia dal punto di vista geo­ dal campo della ricerca scientifica. Non è un caso che l’ope­ grafico sia da quello temporale; interculturale, vale a dire volta ra più importante prodotta nel corso di questa collaborazio­ a evidenziare le diversità e le analogie, cosi come i processi di ne, Scienza e civiltà in C ina , sia basata sull’ordine gerarchico trasmissione tra le diverse società e interdisciplinare. Needham intellettuale abitualmente adottato in Occidente. Quest’o­ decise di prendere come punto di riferimento la scienza mo­ pera, infatti, si apre con l’esame della filosofia e procede con derna, che sarebbe servita da cornice all’integrazione dei ri­ la trattazione della matematica e della 'matematica applica­ sultati scientifici non occidentali nella storia universale della ta’ (per es., l’astronomia), della fìsica, della chimica e della scienza, precisando, tuttavia, che in questo caso al concetto biologia. L’architettura e l’ingegneria sono ricondotte alla fì­ di scienza moderna bisognava attribuire un significato ‘ecu­ sica applicata; l’alchimia e l’invenzione della polvere da spa­ menico’. «L’apporto delle correnti più antiche della scienza ro alla chimica applicata e la botanica, l'agricoltura e la me­ delle diverse civiltà alla scienza moderna può essere conside­ dicina alla biologia applicata. Questo impianto è stato spes­ rato analogo a quello che i fiumi forniscono all’oceano. La so criticato: esso, infatti, ripropone, come già detto, le categorie scienza moderna è quindi costituita dai contributi di tutte le e i valori occidentali finendo per alterare i modelli caratteri­ popolazioni del mondo antico, che sono confluiti in essa con stici del pensiero cinese. Needham era consapevole di questi continuità, dall’antichità greca e romana, dal mondo arabo e problemi; egli, tuttavia, riteneva di conferire un maggiore ri­ dalle culture della Cina e dell’India» (Needham 1967a, p. 397). salto alle acquisizioni scienrifìche della Cina presentandole al

LA SCIENZA IN CINA

pubblico occidentale non come curiosità esotiche strettamente legate a questa cultura, ma come chiare anticipazioni delle moderne categorie scientifiche ecumeniche. A suo parere, pe­ rò, le peculiarità di questi sforzi intellettuali potevano es.sere comprese soltanto attraverso I analisi del loro contesto stori­ co e sociale (vale a dire considerando la scienza in Cina par­ te integrante della civiltà cinese). Concepita in origine in forma di un solo volume, que­ st’opera ben presto si ampliò e la pubblicazione del primo vo­ lume nel 1954 fu seguita da quella di molti altri. Per ripren­ dere un’ironica osservazione di Needham era «relativamente facile realizzare una serie dì imponenti volumi dedicati alle scoperte scientifiche e tecnologiche che non ,ono general­ mente attribuite ai Cinesi» (Needham 1967a). Ira le più sor­ prendenti 'priorità documentate da Needham ricordiamo 1uso della srampa, della bussola magnetica e della polvere da sparo, le tre invenzioni che, secondo Francis Bacon, avreb­ bero cambiato il mondo; anche la sua descrizione degli anti­ chi orologi cinesi e delle sintesi delle sostanze medicinali col­ pì profondamente il pubblico dei lettori (Needham 1960, 1964 e S C C 1962, 1976, 1986). Needham tendeva a presentare l’esistenza nell’antica Cina di un manufatto o di un’idea come la prova che queste in­ venzioni erano state realizzate in quel paese per poi diffon­ dersi nel resto del mondo, ma non sempre riuscì a dimostra­ re ['effettiva diffusione di tali presunte scoperte cinesi, né a provare che le idee e le tecniche emerse per la prima volta in Cina erano poi stare adottate in altre regioni del globo. La sua preoccupazione, a volte ossessiva, di documentare la prio­ rità delle scoperte o delle invenzioni cinesi o dell’Asia orien­ tale è stata criticata da molti storici; in effetri, se non si tiene conto delle categorie occidentali della scienza, molte delle sor­ prendenti priorità’ indicate da Needham vengono meno o almeno si riducono a scoperte meno sensazionali, come ha dimostrato Fu Daiwie in riferimento al caso della declina­ zione magnetica (cap. XI). Inoltre, come ha precisato Lynn White jr., Needham rimase legato alla concezione del rap­ porto tra scienza e tecnologia dominante nel XIX sec.; infat­ ti, pensava che la tecnologia fosse in ultima analisi un’appli­ cazione del pensiero scientifico. A corollario di questa posi­ zione, egli, per esempio, sostenne che i risultati ottenuti dai Cinesi medievali nel campo della tecnica presupponevano l’e­ sistenza del pensiero scientifico (White 1984). Needham è stato criticavo anche per la sua tendenza, decisamente irrea­ listica, a proiettare le interpretazioni scientifiche moderne nel pensiero cinese premoderno (Petersen 1982). Un grave limi­ te del modello dei ‘fiumi’ che sfociano nel ‘mare della scien­ za ecumenica’ è quello di non tener conto delle forme del sa­ pere che non si presentano come anticipazioni dirette delle idee scientifiche moderne, ma non per questo sono meno in­ teressami e significative dal punto di vista epistemologico (Civettila 1999). Inoltre, pur avendo in ogni possibile occa­ sione rentato di documentare i processi di trasmissione del sapere tra le diverse civiltà, lo scienziato dovette riconoscere con rammarico di aver sottovalutato, a causa della sua trion­ fale insistenza sui contributi della Cina, i risultati conseguiti da altre civiltà (Holorenshaw 1973). Secondo Needham la scienza moderna era ‘emersa’ in Eu­ ropa verso il 1600 e, dal momento che in questo stesso pe­ riodo i gesuiti avevano introdotto le scienze europee nella cor­ te Ming, egli decise di far coincidere questa data con la con­ clusione dell’opera Scienza e civiltà in Cina. Nel corso di tutta 10

la sua vita egli si sforzò di risolvere una questione enigmati­ ca, tentando di individuare le ragioni per cui, nonostante il livello raggiunto dall’indagine scientifica e dalle realizzazio­ ni tecniche nel periodo Song, in Cina non si giunse mai al­ l’elaborazione della scienza moderna. Per quanto possa sem­ brare strano, la ‘questione di Needham’ ha esercitato sulla storia comparativa della scienza un influenza più profonda di quella attribuibile al suo messaggio originario relativo al­ l’importanza dello studio della scienza come sistema globa­ le. Per giustificare quello che definiva il declino subito dalla scienza e dalia tecnologia cinesi dopo il 1300, egli si basò su una serie di spiegazioni di tipo ‘esternista’, incentrate sulla burocrazia dei regimi e sul conservatorismo intellettuale del confucianesimo. Secondo i risultati di una recente indagine di E Huff (1993), che confermano diversi studi comparati­ vi, l’epistemologia cinese, come del resto quella araba e tut­ te quelle non occidentali, sono sostanzialmente incompati­ bili con la scienza moderna. L’opera di Needham può essere criticata da molti punti di vista; tuttavia, nonostante queste osservazioni, grazie al suo livello di erudizione, alla vastità della sua prospettiva e ai suoi risultati, essa è stata a ragione paragonata all’Encyclopédie. al­ l’opera di Erasmo e persino a quella di Aristotele. Needham ha offerto per la prima volta una serie d’interpretazioni ap­ profondite dei testi cinesi ‘tradizionali’, volte a esplorare tan­ to il loro contenuto quanto il loro significato scientifico e tec­ nico. Le sue comparazioni tra la tradizione intellettuale occi­ dentale e quella cinese, così come quelle tra i contesti sociali e politici in cui si sono formate, hanno colpito profonda­ mente l’immaginazione della parte più colta del pubblico dei lettori, soprattutto quando venivano presentate durante le sue vivaci conferenze, molte deile quali entrate a far parte di una serie di raccolte (Needham 1969). Questi testi, conside­ rati più leggeri’ ma non per questo meno importanti, sono stati tradotti in varie lingue occidentali e asiatiche. Molti vo­ lumi dell’opera Scienza e civiltà in C ina sono stati tradotti in cinese (in due versioni, una eseguita nella Repubblica Popo­ lare e I altra realizzata a Taiwan) e in giapponese, e sono at­ tualmente disponibili anche in versione ridotta. L’opera di Needham è servita anche da base a una descrizione popolare della storia cinese, incentrata non sui ‘valori eterni’ ma sulla ‘scienza, le scoperte e le invenzioni’, che ha riscosso un gran­ de successo (Tempie 1986). Sfidando con successo l’immagine dell’Occidente come unico depositario della vera creatività scientifica, Scienza e ci­ viltà in Cina ha aperro la strada allo studio delle tradizioni re­ gionali e delle ‘scienze indigene’ in tutte le regioni del mon­ do (Said 1990; Harding 1993). Il ruolo di primo piano svol­ to da Needham nella definizione dell’area d’indagine della storia della scienza in Cina ha incoraggiato lo sviluppo di nu­ merose istituzioni di ricerca e professionali, non soltanto in Occidente, ma anche in Cina, dove la sua opera è stata accol­ ta molto favorevolmente; in generale, essa ha esercitato una profonda influenza, sehbene molti storici della scienza cinesi, che avevano ricevuto quasi tutti una formazione scientifica, abbiano condiviso fino a qualche tempo fa i pregiudizi inter­ pretativi per i quali Needham è stato criticato. La grande in­ fluenza esercitata dalla sua opera è attestata dalle numerose raccolte di scritti di diversi autori pubblicate in suo onore (Li Guohao 1982). L’importanza del contributo di Needham al­ ia ridefinizione dell'area d’indagine della storia della scienza è stata presa in esame in diverse pubblicazioni, tra cui quella di

I - INTRODUZIONI' GENERALI-

Teich e Young (1973) e i numeri speciali di Post andpresent (1982) e Isis (1984) dedicati a Scienza e civiltà in Cina. Per quanto riguarda il grande pubblico, l'opera di Needham ha contribuito all’introduzione di significative modifiche nell’in­ segnamento della storia della scienza e della tecnologia nelle scuole e nelle università di tutto il inondo, così come nell’im­ magine della Cina proposta dai media. Francesca B ray

Gli studi giapponesi sulla scienza in Cina In Giappone i primi studi dedicati alla storia della scien­ za in Cina risalgono alla fine del XIX secolo. Fino agli anni Settanta queste indagini sono state caratterizzate dalla pro­ fonda influenza di alcune eminenti personalità scientifiche interessate a una gamma piuttosto ristretta di discipline. Il ruolo di primo piano svolto sin dall’inizio daJl’Università di Kyoto si è consolidato con la fondazione dell’Istituto di ri­ cerca delle discipline classiche, all’interno del quale, almeno fino al 1970, hanno lavorato, per un certo periodo della lo­ ro carriera, quasi tutti gli storici della scienza e della tecno­ logia cinesi. In seguito quest’area di indagine ha conosciuto uno sviluppo più ampio, estendendosi ad altre università e a diversi centri di ricerca. In un primo momento gli specialisti giapponesi furono at­ tratti soprattutto dalla matematica, dalla medicina e dall’a­ stronomia cinesi. Questa circostanza non può essere consi­ derata fortuita; dopo le riforme Meiji che, a partire dalla fi­ ne del XIX sec., finirono per determinare in queste tre aree d'indagine l’adozione della scienza e della tecnologia occi­ dentali e l’abbandono di quelle giapponesi, diversi studiosi sentirono l’esigenza di riscoprire queste arti tradizionali già pressoché estinte. In tale prospettiva alcuni ritennero di do­ ver prendere in esame le conquiste cinesi che avrebbero con­ sentito di valutare con piti precisione i risultati ottenuti sul­ la loro base dagli studiosi giapponesi. Attraverso lo studio della storia della matematica in Cina, per esempio, Mikami Yoshio (1875-1950) si propose di ap­ profondire la conoscenza delle peculiarità della tradizione giapponese wasan che si era sviluppata nel corso del periodo Edo. Dopo aver esaminato attentamente i testi, questo stu­ dioso pubblicò, nel 1913, Lo sviluppo della matematica in C i­ na e Giappone, per poi mettere in luce la necessità di pren­ dere in considerazione il contesto sociale attraverso Io studio della ‘storia culturale’. Le stesse osservazioni possono essere applicate alla medici­ na. Fujikawa Yù (1865-1940), un medico di formazione oc­ cidentale che, dopo aver studiato in Germania, aveva redatto una Storia della medicina giapponese (1904), nel 1934 diede alle stampe un’opera dedicata al Pensiero cinese: la scienza (la medicina). Nel 1932, Liao Wenren, un cinese di Taiwan, pub­ blicò una Storia della medicina nella Cina medievale, la prima opera in lingua giapponese dedicata a questo tema. Circa nel­ lo sresso periodo in Giappone furono dati alle stampe anche alcuni studi sulla farmacopea e la m ateria medica cinesi. Nel campo dell’astronomia, lo studio della storia cinese servì soprattutto a ordinare la cronologia antica. Shinjò Shinzó (1873-1938) fu 'il pioniere dell’astronomia moderna giap­ ponese’ e, allo stesso tempo, 'l’iniziatore degli studi storici sull astronomia cinese’. Le sue principali indagini condusse­ ro, da un lato, all’individuazione delle date del Commentario di Zuo alle 'Primavere e au tu n n i’ (Zuozhuan) e, dall’altro, al

riordinamento della cronologia antica fino al 104 a.C. Ma il suo principale merito fu quello di aver confutato la tesi se­ condo cui l’astronomia cinese era di origine straniera, e di aver dimostrato che fino alla dinastia Han «l’astronomia cinese [...] ha subito un’evoluzione autonoma» (Kawahara 1996, p. 128). La sua opera è stata proseguita da Nòda Chùryó (1901-1989); entrambi gli studiosi si fondavano su una me­ todologia che «combinava tra loro la filologia classica e la co­ noscenza della scienza moderna» (ibidem , p. 129). La situa­ zione favorevole allo studio della fisica e della sinologia ve­ nutasi a creare nell’Università di Kyoto diede un grande contributo alla definizione di questo approccio, che si con­ solidò grazie anche all’opposizione di coloro che sosteneva­ no la tesi secondo cui l’astronomia cinese aveva un’origine occidentale, tra cui Léopold de Saussure. Oltre a questi tre orientamenti di ricerca, segnaliamo alcune opere pionieristi­ che sulla cartografia, l’acustica e l’architettura cinesi. Questa fase fo seguita, come si evince dalla concezione di Yabuuti Kiyoshi (1906-2000) in merito alla nuova identità della storia della scienza, da un ‘periodo di professionalizzazione’. La camera di questo studioso, laureatosi in astrono­ mia presso l’Università di Kyoto nel 1929, si svolse intera­ mente all’interno dell’Istituto di Cultura orientale di questa città, che in seguito assunse il nome di Istituto per la ricerca nelle discipline classiche. Nel suo campo d’indagine, quello della storia dell’astronomia, egli ampliò la prospettiva di ri­ cerca prendendo in considerazione il contesto politico, so­ ciale e culturale della compilazione dei calendari. All’Lfoiversità di Kyoto, Yabuuti lavorò nello stesso ambiente scien­ tifico in cui avevano operato i suoi predecessori, caratterizzato dalla presenza, da un lato, del dipartimento di astronomia e, dall’altro, di quello degli studi sinologici. Oltre a intrapren­ dere una serie d’indagini dedicate all’astronomia e alla mate­ matica, egli definì il primo approccio storico alla scienza in Cina in generale - e non a uno specifico campo d’indagine — elaborato in Giappone; in questo senso Yabuuti potrebbe es­ sere stato influenzato dall’opera di Needham di cui curò l’e­ dizione giapponese. Le sue principali pubblicazioni sono de­ dicate non soltanto alla storia dell’astronomia e del a mate­ matica in Cina, ma anche alla civiltà cinese o alle relazioni tra la scienza in Cina e il Giappone (Yabuuti 1974). Dopo queste pubblicazioni, il più importante strumento di diffu­ sione del suo metodo e di promozione della ricerca va indi­ viduato nei seminari organizzati presso l’Istituto di ricerca del­ le discipline umanistiche dell’Università di Kyoto, nel corso dei quali specialisti di diversi campi d’indagine hanno ana­ lizzato le fonti cinesi relative alla storia della scienza e della Tecnologia. Uno dei risultati tangibili di questa attività è co­ stituito dalla pubblicazione di alcune raccolte di saggi di au tori diversi dedicati a vari aspetti della storia de la scienza in Cina (nel 1963, 1967, 1970); sfortunatamente per i lettori non giapponesi, queste opere non sono disponibili nelle lin­ gue occidentali, a eccezione della Alatem atica chiese (19 4) di Yabuuti, recentemente tradotta in francese (per gli studi giap­ ponesi sopra citati, v. Kawahara 1996). Ricordiamo inoltre molti insigni contemporanei di Yabuuti Kiyoshi, i quali hanno conseguito imporranti risultati in di­ versi campi d’indagine e, in differenti periodi della loro car­ riera, hanno lavorato presso l’Isriruto di ricerca delie discipli­ ne umanistiche di Kyoro. Un gran numero di questi -rotici uà avuto l’opportunità di soggiornare per diversi anni in Cina in qualità di funzionario civile deH’arnministrazione giapponese. 11

I A SCIENZA IN CINA

DINASTIE E IMPERATORI - DAI XIA AI MING

Dinastia X i a ’ Dinastia Shang o Yin Dinastia Zhoù Z'IO’J OCCIDENTALI ^ Zhou orientali P w r .A V E R E EAUTUNNI Stati combattenti

II millennio a.C. XVI1I-XI sec. a.C. XI sec, a-C.-221 a.C. XI sec. a.C.-771 ~70-22l 770-481 -.80-221

Dinastia Qin Sili Huangdi (Ying Ziieng) Ershi (Ying Huhai)

221-206 a.C. 221-210 209-206

Dinastia Han

106 a.C.-220 d.C.

r Han /interiori Gaozu (Liu Bang) Huidì (Liu Ying) Gaohou (Lii ZKi) Wendi (Liu Ileng) Jingdi (Liu Qi) Wudi (Liu Che) Zhaodi (Liu Fuling) Xusndi (Liu Xun) Yuandi (Liu Shi) Chengdi (Liu Ao) Aidi (Liu Xin) Pingdi (Liu Che) Rui:i (Liu Ying)

206 a.C.-9 d.C. 206-195 194-188 187-180 179-157 156-141 140-87 86-74 73-49 48-33 32-7 6 a.C.-l d.C. 1-5 6-9

- Xm

9-23 9-23

Wang Mang I5an Posteri ori Guangwu di (Liu Xiu) Mingdi (Liu Zhuang) Zhangdi (Liu Da) Hedi (Liu Zhao) Shangdi (Liu Long) Andi (Liu Hu) Shundi (Liu Bao) Chongdi (Liu Bing) Zhidi (Liu Zuan) Huandi (Liu Zhi) Lingdi (Liu Hong) Shaodi (Liu Bian) Xìandi (Liu Xie) T

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- Wei Wendi (Cao Pi) Mingdi (Liu Rui) Qiwang (Cao Fang) Gaogui Xianggong (Cao Mao) Yuandi (Cao Huan)

220-280 22i-265 220-226 227-240 240-253 254-259 260-265

1 d.

221-263 221-222 223-257 258-263

- Wu Dadi (Sun Quan) Hui Jiwang (Liu Liang) Modi (Sun Hao)

222-280 222-252 252-257 264-280

Dinastia J in

265-420

c J in occidentali Wudi (Sima Yan) Huidi (Sima Zhong) Huaidi (Sima Chi) Mindi (Sima Ye)

265-316 265-290 290-306 307-312 313-316

7

317-420 317-322 323-325 326-342 343-344 345-361 362-365 366-370 371-372 373-396 397-418 419-420

J lN O R IE N T A L I

Yuandi (Sima Rui) Mingdi (Sima Shao) Chengdi (Sima Yan) Kangdi (Sima Yue) Mudi (Sima Dan) Aidi (Sima Pi) Feidi (Sima Yi) Jianwen di (Sima Yu) Xiaowu di (Sima Yao) Andi (Sima Dezong) Gongdi (Sima Dewen)

25-220 25-57 58-75 76-88 89-105 106 107-125 126-144 145 146 147-167 168-188 189 189-220 - W u }’

Han Zhao Diedi (Liu Bei) Houzhu (Liu Chan) Jingdi (Sun Xiu)

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Dinastie meridionali

422-589

- Liu Song Wudi (Liu Yu) Shaodi (Liu Yifu) Wendi (Liu Yilong) Xiao Wudi (Liu Jun) Qianfei di (Liu Ziye) Mingdi (Liu Yu) Houfei di (Liu Yu) Shundi (Liu Zhun)

420-479 420-422 423 424-453 454-464 465 465-472 473-476 477-479

“ Ql Gaodi (Xiao Daocheng) Wudi (Xiao Ze) Yu Linwang (Xiao Zhaoye) Hai Ling wang (Xiao Zhaowen) Mingdi (Xiao Luan) Dong Hunhou (Xiao Baojuan) Hedi (Xiao Baorong)

479-502 479-482 483-494 494 494 494-498 499-500 501-502

“ Liang Wudi (Xiao Yan) Jian Wendi (Xiao Gang)

502-557 502-549 550

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Yu Zhang W'.mg (Xiao Dong) Wu 1iug W’.mg (Xiao |i) Yuandi (Xiao 'l ì) lingdi (Xìao Fangzhi) ‘

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Wudi (Chen Baxian) Wendi (Chen Qian) Feidi (Chen Bozong) Xuandì (Chen Xu) Houzhu (Chen Shu) D

IN I ROPUZIONF. GENKRAI I

in a s t ia s e t t e n t r io n a l i

* V /E I SETTEN TR IO N A LI

Daowu di (Tuoba Gui) Mingyuan di (Tuoba Si) Taiwu di (Tuoba Tao) Nan’an wang (Tuoba Yu) Wencheng dì (Tuoba Jun) Xianwen di (Tuoba Hong) Xiaowen di (Yuan Hong) Xuanwu di (Yuan Ke) Xiaoming di (Yuan Xu) Xiaozhuang di (Yuan Ziyou) Changguang wang (Yuan Ye) Jiemin di (Yuan Gong) Anding wang (Yuan Lang) Xiaowu di (Yuan Xiu) - W

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Xiaojing di (Yuan Shanjian)

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SETTEN TR IO N A LI

Wenxuan di (Gao Yang) Feidi (Gao Yin) Xiaozhao di (Gao Yan) Wucheng di (Gao Zhan) Houzhu (Gao Wei) Youzhu (Gao Heng)

1 *

Gaozu (Li Yuan) Taizong (Li Shimin) Gaozong (Li Zhi) Zhongzong (Li Xian) Ruizong (l.i Dan) Wu Zetìan (Wu Zhao) Wu Zetian (Wu Zhao) Zhongzong (Li Xian) Shaodi (Li Chongmao) Ruizóng (Li Dan) Xuanzong (Li Longji) Suzong (Li Heng) Daizong (Li Yu) Dezong (Li Shi) Shunzong (Li Song) Xianzong (Li Chun) Muzong (Li Heng) Jingzong (Li Zhan) Wenzong (Li Ang) Wuzong (Li Yan) Xuanzong (l.i Chen) Yizong (Li Cui) Xizong (IJ Xuan) Zhaozong (Lì Yi) Aidi (Li Chu)

557-589 557-559 560-566 567-568 569-582 583-589 386-581 386-534 386-408 409-423 424-451 452 452-465 466-470 471-499 500-515 516-528 528-529 530 531 531 532-534 534-550 534-550

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Xiaomin di (Yu Wenjue) Mingdi (Yu Wenyu) Wudi (Yu Wenyong) Xuandi (Yu Wenyun) jingdi (Yu Wenchan) D ' n a s t ia S u i

Wendi (Yang Jian) 1

535-556 535-551 552-553 554-556



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902-937 903-925 907-95907-978 909-945

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557-581 557 557-560 561-578 579 579-581

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J J lN PO STER IO R I

“ Z hou SETTEN TR IO N A LI

618-907 618-626 627-649 650-683 684 684 684-690 690-704 705-709 710 710-712 712-755 756-762 763-779 780-804 805 806-820 821-824 825-826 827-840 841-846 847-859 860-873 874-888 889-904 905-907

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605-616 617

Yangdi (Yang Guang) Gongdi (Yang You)

551 552 552-555 555-557

960-1279 960-1127 960-975

LA SCIENZA IN CINA

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D IN A S T IE L IM PERATORI - DAI Q ÌN AI M IN G

Fatzong (Zhao Guangyì) Zhcnzong (Zhao Hong) Renzong (Zhao Zhen) Yingzong (Zhao Shu) Shenzong (Zhao Xu) Zhczong (Zhao Xu) Huìzong (Zhao Ji) Qinzong (Zhao Huan) So n g

Zhangzong (Wanyan Jing) Weishao Wang (Wanyan Yongji) Xuanzong (Wanyan Xun) Aizong (Wanyan Shouxu) Modi (Wanyan Chenglin)

976-997 998-1022 1023-1063 1064-1067 1068-1085 1086-1100 1101-1125 1127

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Taizu (Yelii Abao ji) Taizong (Yelii Deguang) Shizong (Yelii Ruan) Muzong (Yelii Jing) jingzong (Yelii Xian) Shengzong (Yelii Longxu) Xingzong (Yelii Zongzhen) Daozong (Yelii Hongji) Tianzuo di (Yelii Yanxi) D

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Taizu (Wanyan Agu da) Taizong (Wanyan Cheng) Xizor.g (Wanyan Dan) Mailing Wang (Wanyan Liang) Shizong (Wanyan Yong)

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Shizu Chengzong Wuzong Renzong Yingzong Taiding di Tianshu di Wenzong Mingzong Ningzong Huizong

1127-1279 1127-1162 1163-1189 1190-1194 1195-1224 1225-1264 1265-1274 1275 1276-1277 1278-1279

m e r id io n a l

Gaozong (Zhao Gou) Xiaozong (Zhao Shen) Guaogzong (Zhao Dun) Ningzong (Zhao Kuo) Lizong (Zhao Yun) Duzong (Zhao Qi) Gongdi (Zhao Xìan) Duanzong (Zhao Shi) Dibing (Zhao Bing)

in a s t ia

915-1125 916-927 928-947 948-950 951-968 969-982 983-1030 1031-1054 1055-1100 1101-1125

in a s t ia

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Hongwu, Taizu (Zhu Yuanzhang) Jianwen, Huidi (Zhu Yunwen) Yongle, Chengzu (Zhu Di) Hongxi, Renzong (Zhu Gaochi) Xuande, Xuanzong (Zhu Zhouji) Zhengtong, Yingzong (Zhu Qizhen) Jingtai, Daizong (Zhu Qiyu) Tianshun, Yingzong (Zhu Qizhen) Chenghua, Xianzong (Zhu Jianslien) Hongzhi, Xiaozong (Zhu Youtang) Zhengde, Wuzong (Zhu Houzhao) Jiajìng, Shizong (Zhu Houcong) I.ongqing, Muzong (Zhu Zaihou) Wanli, Shenzong (Zhu Yijun) Taichang, Guangzong (Zhu Changluo) Tianqi, Xizong (Zhu Youxiao) Chongzhen, Sizong (Zhu Youjian)

1115-1234 1115-1122 1123-1134 1135-1148 1149-1160 1161-1189

1190-1208 1209-1213 1213-1223 1224-1233 1234 1279-1368 1279-1294 1295-1307 1308-1311 1312-1320 1321-1323 1324-1328 1328 1328 1329-1331 1332 1333-1368 1368-1544 1368-1398 1399-1402 1403-1424 1425 1426-1435 1436-1449 1450-1456 1457-1464 1465-1487 1488-1505 1506-1521 1522-1566 1567-1572 1573-1619 1620 1621-1627 1628-1644

Sulla storicità della dinastia rimanjinno ancora moiri dubbi, per mancanza eli evidenze archeologiche certe. il periodo ti a la caduta della dinastia Man e la fondazione dell’Impero Sui è cararrerizzaio da una frammentazione territoriale e dall avvicendarsi di numerosi regni, spesso di breve durata. Si è soliti denominare il periodo tra il 222 e il 589 Sei Dinastie (i Ire Regni, le due dinastie Ji n al Nord e le dinastie Liu Song, Qi, Liang e Chen). Nello stesso arco di tempo le dinastie Wei, Qi e Zhou controllano la Cina del Nord. Nei periodi delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni, il terriorio cinese è nuovamente controllato da numerosi regni che si avvicendano, anche per breve tempo, fin quando la dinastia Song conquisterà progressivamente l’intero Impero partendo dal Nord. Per le Cinque Dinastie e i Dieci Regni sono state riportate solo le dati- delle singole dinastie e non di eiascun imperatore. Le dinastie Liao e jin conquistano il Nord della Cina, costringendo i Song a spostarsi verso il Sud

14

I - INTRODUZIONE GENERALE

Gome tutti pii storici delia scienza giapponesi, questi stu­ diosi erano specialisti di una disciplina scientifica e conosce­ vano a fondo la lingua e la civiltà cinesi. Okanishi Tameto ( 1898-1973), per esempio, trascorse ben 34 anni in Cina, de­ dicandosi allo studio della medicina cinese e conseguendo, nel 1934, un dottorato. A partire dal 1930 egli aveva lavorato pres­ so il Dipartimento di medicina cinese dell’Università medica della Manciuria, dove, grazie alla sua carica di bibliotecario, aveva potuto studiare a fondo la letteratura medica e farma­ cologica antica specializzandosi, mimi, nello studio dell’anti­ ca farmacologia cinese. Nel 1934. dopo aver fatto ritorno in Giappone, egli pubblicò non solo numerosi saggi, ma anche uno Studio sui testi m edici anteriori alla dm sa ia Song {Song y iq ia n y i j i kao, 1958), una Nuova versione della 'Nuova revi­ sione delia farm acopea ’(Chongji X inxiu bencao, 1964), entrambi ìn cinese, e diede alle stampe anche due testi in giapponese de­ dicati alle opere mediche cinesi, di cui uno nel 1974 e l’altro nel 1977, tutte opere di riferimento di inestimabile impor­ tanza per gli studiosi della storia cinese della m ateria medica. Per quanto riguarda la storia della medicina cinese, bisogna inoltre segnalare l’opera di Otsuka Keisetsu Una storia della m ediana orientale (Tdyd igaku shi, 1941) in cui l’evoluzione di questa disciplina è presa in esame dal punto di vista dei pra­ ticanti della medicina tradizionale cinese. Shinoda Osamu (1899-1978) ha ideato e sviluppato originali ricerche sulla sto­ ria deU’alimen razione in Cina. Yamada Kentarò nel 1942 ha dedicato invece uno studio a un tema intermedio tra l’ali­ mentazione e la medicina, quello delle spezie. Amano Gennosuke (o Motonosuke, 1901-1980), uno studioso di econo­ mia agricola, ha redatto il prezioso testo intitolato Ricerche sul­ la storia d e ll agricoltura cinese (Chùgoku nogydshi Kenkyù, 1962) così come una serie di approfondite analisi dell’antica lettera­ tura agronomica cinese: il suo approccio storico è incentrato soprattutto sui raccolti e le tecniche di produzione. Dopo il ritiro del professor Yabuuti nel 1970, la sua ope­ ra è stata proseguita soprattutto da due dei suoi collaborato­ ri, Yoshida Mitsukuni e Yamada Keiji. Yoshida Mitsukuni (1921-1991), un astronomo, ha introdotto un’importante innovazione sviluppando la storia della tecnologia cinese in­ dipendentemente da quella della scienza in Cina, e ha affron­ tato soprattutto i temi della tecnologia dei metalli, della ce­ ramica e dell’alchimia. Per valutare e comprendere il signifi­ cato tecnico dei testi antichi, egli riteneva fosse necessario associare l’osservazione diretta degli artigiani cinesi contem­ poranei a un approccio filologico ai testi tecnici antichi. Do­ po la Seconda guerra mondiale, non potendo recarsi in Ci­ na, egli si rivolse «alla tradizione artigianale giapponese e al­ le manifatture dell’Asia occidentale che dal punto di vista storico possono essere considerare vicine alla tecnologia pro­ duttiva cinese» (Kawahara 1996, p. 144). Yamada Keiji (n. 1932) è il primo studioso giapponese a essersi formato come storico della scienza. Considerando il lavoro già svolto sui diversi temi della tradizione scientifica cinese, egli ha ritenuto di doversi dedicare alla storia delle idee scientifiche e alla scoria sociale della scienza in Cina. Inoirre, ha condorto alcune ricerche sulla storia della medi­ cina cinese, segnalandosi in questo campo soprattutto per l’indicazione di nuovi approcci allo studio delle origini di questa disciplina. Oltre alle sue pubblicazioni, tra cui ricor­ diamo la Filosofìa della N atura di Z huxi, nel 1978, e alcune opere dedicate alla medicina e al suo contesto sociale, Yamada ha pubblicalo diversi volumi di saggi collettivi redatti

dai membri dell’Istituto di ricerca delle discipline scientifi­ che nel 1978, nel 1985. nel 1989 e nel 1991, proseguendo la tradizione inaugurata da Yabuuti Kiyoshi. 1girimi tre volumi di saggi collettivi pubblicati da Yabuuti, nel 1963, 1967 e nel 1970, sono considerati un’opeia pionie­ ristica in questo campo d’indagine; essi, infatti, si basano su un approccio radicalmente diverso rispetto a quello adotta­ to nello stesso periodo da Needham. In primo luogo, tali sag­ gi sono incentrati sull’esame di periodi ben definiti; in se­ condo luogo, essi si concentrano soprattutto sull’analisi del­ le fonti cinesi relative a ciascun periodo. Nei successivi saggi collettivi di Yabuuti sono presi in esame diversi aspetti fino ad allora poco studiati come, per esempio, le biografie degli scienziati oppure l’impatto delle diverse correnti filosofiche e i problemi sollevati dal rinvenimento di nuove testimo­ nianze nel corso degli scavi archeologici; ricordiamo inoltre alcuni saggi specialistici dedicati specificamente alla storia delle tecniche. Avendo ben presenti queste tre prospettive delle diverse tradizioni interpretative della storia della scienza in Cina, passeremo all’analisi della composizione di questa Sezione, in cui ci siamo proposti di illustrare in termini concreti fat­ tuale sviluppo internazionale degli studi dedicati a questo campo d’indagine. G

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3. P resentazione della S ezione

In via prioritaria sembra lecito porsi la domanda sul signifi­ cato che può essere attribuito al termine 'scienza’ nel conte­ sto dell’antica Cina. Esso contiene numerose insidie in rife­ rimento sia all’Età premoderna e moderna, sia al presente. Tutti gli storici della scienza in Cina - come, del resto, quel­ li che studiano le scienze delle altre regioni ‘non occidentali (Rashed 1978; Pingree 1992) —hanno dovuto confrontarsi con affermazioni del tipo ‘in Cina la scienza non esisteva’ o la scienza è stara inventata nell’antica Grecia’, naturalmente contraddette da asserzioni opposte come, per esempio, quel­ le secondo cui nell'antica Cina o nell’antica India in realtà ‘è riscontrabile l’esistenza del pensiero scientifico’. A nostro pa­ rere, abbandonando il tentativo di operare una scelta tra que­ ste opposte tesi, bisognerebbe approfondire il loro esame, dal momento che esse possono condurci ad affrontare il nucleo centrale del problema. Queste affermazioni presuppongono che il rerruine ‘scien­ za’ indichi qualcosa di unico e dotato di una natura specifi­ ca, che ci consentirebbe di stabilire chi rie sia effettivamente in possesso. In sostanza, la questione non riguarda tariro la conoscenza quanto il ‘metodo’, limmagirie del ‘giusto mo­ do di acquisire o autenticare la conoscenza’, affermatasi a par­ tire dal XIX sec. ed eretta da alcuni a principio universale. Al­ lo stesso tempo, darò che in questa concezione la ‘scienza’ (e di conseguenza il’ metodo scientifico) ha avuto origine in Grecia, diviene necessario sottolineare la prevalenza del me­ todo nel pensiero greco ed enfatizzare la sua continuità me­ todologica con le tradizioni di pensiero successive. Questo approccio conduce a serie distorsioni della gamma delle atti­ vità scientifiche effetrivamente praticate nella Grecia antica e nel mondo contemporaneo. Possiamo tentare di risalire ai fondamenti di tale presunta conrinuirà tra l’antica Grecia e il

IF.NZA IN CINA

Anche l’identificazione di una linea di continuità che col­ legllerebbe il corpus ippocratico o l’esercizio della pratica astro­ nomica di Tolomeo ad alcune concezioni della scienza di ori­ gine più recente (Lloyd 1987) si basa su questo genere di ope­ razioni. In entrambi i casi è stato necessario trascurare gii aspetti di questi insiemi di opere che non rispondono alle aspettative di coloro che hanno condotto l'indagine e igno­ rare l'effettiva varietà delle pratiche di trattamento del corpo umano o di osservazione delle stelle che coesistevano nell’an­ tica Grecia. In effetti, le operazioni di frammentazione dei te­ sti, di selezione dei brani e di decontestualizzazione, hanno una lunga storia e non sono una caratteristica esclusiva degli ambienti degli storici accademici. Come ha sottolineato Fu Daiwie (1999), queste tecniche sono state impiegate anche da coloro che hanno tentato di individuare l’esistenza della ‘scienza’, nel senso che abbiamo attribuito a questo termine, in altri insiemi di opere, per esempio, in quelli cinesi. Queste operazioni introducono anche discontinuità tra i testi, le pratiche e le idee che, un tempo, si consideravano ap­ partenenti allo stesso mondo di pensiero. Contrapponendo gli elementi in cui è riconoscibile l’idea contemporanea di scienza a quelli che non rispondono a quest’aspettativa, tale pratica storica finisce per ridurre in frammenti questo mon­ do. La raccolta delle opere di Tolomeo, per esempio, è stata divisa in due parti: l'Almagesto rientra nella sezione accettata e la Tetmbiblos in quella rifiutata. In effetti, la definizione di queste discontinuità costituisce il rovescio della medaglia del metodo sopra descritto; queste discontinuità immaginarie ope­ rano anche tra le differenti società, opponendo l’antica Grecia a ogni altra società contemporanea, compresa la Cina, o sepa­ randola da quelle che l’hanno preceduta, sottovalutando per esempio il debito delfastronomia greca con quella babilone­ se, negando a quest’ultima lo status di scienza, come deplora Pingree ( 1992). Questo approccio esalta l’unicità del pensiero greco, a costo di sacrificare qualsiasi possibilità di compren­ derlo nel suo contesto storico. Tale concetto eccessivamente restrittivo di scienza’ finisce inoltre per distoreere la nostra percezione della stessa attività scientifica contemporanea, dal momento che in effetti i meto­ di concretamente impiegati dagli attuali scienziati, attivi nelle moderne istituzioni scientifiche, sono molteplici. Probabil­ mente il metodo scientifico’ si presenta come ben definirne unico solo nelle sue rappresentazioni normative e teoretiche, che non possono farci dimenticare l’esistenza di un divario tra la norma e la pratica. Sarà sufficiente un esempio per dare la dimensione del problema: la pratica della dimostrazione nel campo della matematica, vale a dire il nucleo centrale del me­ todo’ applicato nella sua sede ideale. Secondo un principio mol­ to diffuso, la matematica contemporanea sarebbe essenzial­ mente assiomatica e deduttiva, e quindi il metodo di dimo­ strazione su cui si basa questa disciplina si identificherebbe con quello raccomandato da Aristotele e applicato da Euclide: sia­ mo in presenza di una delle più celebri e menzionare ‘linee di continuità immaginarie’. Ma se si interroga un qualsiasi stu­ dioso di questa disciplina, non essendo un esperto di logica, il matematico o la matematica in questione certamente non sarà in grado di elencare gli assiomi con i quali opera. In altra parole, vi è una profonda frattura tra la pratica contempora­ nea della dimostrazione e la ‘rappresentazione immaginaria, il cui principale scopo sembra essere quello di situare nell an cica Grecia le origini della dimostrazione matematica e di evi­ denziare una linea di continuità tra quel mondo e il nostro.

Fig. 3-11 drago del fiume Luo, fronteggiato dal leggendario imperatore Yu, dominatore delle acque e della Natura; inchiostro e colore su carta, dinastia Tang, IX secolo. Londra, British Museum. nostro mondo celebrata in queste affermazioni. Attraverso qua­ li operazioni si è giunti alla sua identificazione? Pingree ne de­ nuncia alcune in cui ha colto i sintomi delf'ellenofilia’, un di­ sturba «sempre più diffuso nel campo della storia della scien­ za» (1992, p. 555), la cui causa più frequente è costituita dalla tendenza ad «affidare ad Aristotele il compito di definire la scienza per noi» (p. 559). Pingree si interroga anche sulla va­ lidità degli approcci basati sul presupposto secondo il quale possono essere valutate alla stregua di scienze soltanto le disci­ pline considerate scientifiche dai più autorevoli autori greci. Qui è interessante ricordare che, come ha più volte sottolineato Geoffrey Lloyd, le descrizioni offerte da Aristotele del corret­ to metodo di acquisizione della conoscenza e, in particolare, la spiegazione della ‘dimostrazione' contenuta negli A nalitici secondi, rinviano a un contesto polemico in cui diversi gruppi in competizione tra loro tentavano di dimostrare di essere i so­ li detentori del ‘vero metodo’. Lloyd (1990) sottolinea la plu­ ralità delle idee di dimostrazione rilevabili in Aristotele ed evi­ denzia il fatto che la sua teorizzazione di ciò che costituisce una dimostrazione valida non corrisponde sempre ai criteri da lui seguiti nella pratica. Scegliere una descrizione di Aristotele co­ me rappresentativa ‘del’ metodo aristotelico o addirittura del’ metodo greco, come spesso si fa, origina dei problemi, ma ha il vantaggio di presentare forti analogie con la rappresentazio­ ne del metodo scientifico moderno, emersa nel XIX secolo. Le operazioni che hanno consentito di individuare una linea di continuità tra la Grecia e il nostro mondo si basano, quindi, sul ricorso a criteri anacronistici e selettivi, cosi come sulla pre­ tesa di isolare determinati elementi dal loro contesto. 16

I INTRODUZIONE GENERALI

Li tesi secondo cui Ialfa c l’omega lid­ ia dimostrazione matematica del passa­ to e del presente sono contenute in una sola descrizione di Aristotele ha prodot­ to due gravi conseguenze. La prima è che essa ha notevolmente impoverito la descrizione teorica delle pratiche della dimostrazione effettivamente adottate nel campo della matematica; la secon­ da. particolarmente importante per noi in questa sede, è che tale tesi ha impe­ dito alla storia della matematica di pren­ dere in esame i testi antichi cinesi o in­ diani in cui è riscontrabile l’impiego di procedimenti di dimostrazione. Dal mo­ mento che questi procedimenti non era­ no stati ideati in una cornice ‘assioma­ tica e deduttiva’ o, in altri termini, dal momento che non erano conformi ai re­ quisiti di Aristotele, presumibilmente essi non potevano essere considerati au­ tentiche dimostrazioni scientifiche. .Abbiamo voluto fornire solo un esem­ pio del modo in cui queste definizioni totalizzanti hanno con­ tribuito a dar vita a una grande narrazione sulle origini e sul­ la continuità della scienza occidentale, responsabile di un im­ poverimento della nostra comprensione della scienza. A questo punto, non è più possibile eludere la domanda: chi deve in­ dicare le caratteristiche del metodo destinato alla produzione della conoscenza, gli specialisti dei discorsi sul metodo, o co­ loro che si dedicano alla pratica scientifica? Il caso della di­ mostrazione matematica, cui abbiamo appena accennato, ci dice che non è né possibile né consigliabile escludere questi ultimi. Questo è anche l’approccio che abbiamo seguito per l'antica Cina: lasciare che i protagonisti della ricerca indaghi­ no nei loro rispettivi campi e osservare i procedimenti da es­ si utilizzati e i risultati conseguiti. Questa osservazione ci ri­ porta al problema da cui siamo partiti, ossia quale significato attribuire al termine ‘scienza’ nel contesto dell’antica Cina. La precedente analisi mette in luce ciò che è in gioco nel1ampliamento della nostra prospettiva. Se avessimo scelto una definizione più rigida e precisa del termine ‘scienza’, o delle caratteristiche che devono contraddistinguere l’attivi­ tà scientifica, avremmo corso il rischio di erigere a linea di demarcazione una concezione normativa predeterminata e arbitraria e di cadere in anacronismi simili a quelli sopra de­ scritti. Un approccio del genere non può che risolversi in una esaltazione degli stessi nostri valori, mentre lo storico della scienza deve porsi il compito di valorizzare esperienze condotte dai protagonisti della storia oggetto delle sue in­ dagini. In conclusione, tutto sembra indicare che solo una definizione sfumata può consentirci di conseguire lo scopo che assegniamo alla storia della scienza, quello di compren­ dere come, dove, quando e perché alcune concrete comuni­ tà appartenenti a certe società umane giunsero alla creazio­ ne di scenari sociali e istituzionali e all’elaborazione di pra­ tiche di indagine che favorirono la produzione di diversi corpus del sapere, parte dei quali oggi è articolata in modi e forme nuovi nella comune eredità scientifica contemporanea. In altri termini proponiamo, sull’esempio di Wittgenstein, di impiegare il termine ‘scienza’ in riferimento a ogni inda­ gine prolungata e in qualche modo sistematica che presenti 2 -

5 T O K I A D E I. LA S C I E N Z A

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‘somiglianze familiari’ con le attività scientifiche contempo­ ranee. Di conseguenza, non impiegheremo il termine per indicare un certo metodo di acquisizione della conoscenza contrapponendolo ad altri metodi. Solo questo genere di ap­ proccio può rendere giustizia alle categorie in base alle qua­ li coloro che osserviamo concepirono le loro indagini, riflet­ tere adeguatamente la diversità delle pratiche e delle elabo­ razioni degli studiosi e consentirci, al contempo, di compren­ dere come la conoscenza era, ed è, prodotta nel suo effetti­ vo contesto. Oltre ad affrontare i diversi sistemi di conoscenza del pas­ sato nei loro scenari locali, tenteremo di comprendere i pro­ cessi attraverso i quali alcuni frammenti di conoscenza così prodotti circolarono nel tempo e nello spazio, furono inte­ grati in altri sistemi di pensiero e, in alcuni casi, entrarono a far parte del sapere oggi a disposizione degli scienziati mo­ derni. La conoscenza scientifica moderna, considerata nel suo insieme e con la piena consapevolezza della sua ipotetica e fi­ rnitata validità, non è il nostro esclusivo centro di interesse, ma permane nel nostro orizzonte come utile strumento at­ traverso il quale regolare la nostra pratica di storici e orien­ tare la scelta dei temi presi in esame. Attualmente, gli scienziati analizzano sia gli oggetti o i fe­ nomeni naturali sia i prodotti culturali —una categoria in cui rientrano gli oggetti matematici, il linguaggio e le produzio­ ni umane del passato. In questa Sezione, quindi, valuteremo i tipi di conoscenza relativi a questi prodotti nell'antica Ci­ na. Il lettore scoprirà i criteri a quel tempo utilizzati per stu­ diare le piante e gli animali, la matematica e il corpo umano, il cielo, la Ferra, i materiali e l’Universo, così come il lin­ guaggio, la filologia e la storia; in questa prospettiva potrà quindi seguire il percorso tortuoso dello sviluppo storico del­ le branche del sapere relative a questi temi. Diversi approcci alla storia della scienza in Cina

Per affrontare in modo corretto questi argomenti, occor­ re tener presente clic attualmente nella storia della scienza in Cina coesiste una molteplicità di approcci.

I Ai sono ancora settori di ricerca, strettamente legati al no­ me di Needhant, clic si interessano delle questioni relative al­ le priorità della scienza in Cina, tuttavia, questa tendenza og­ gi non è sempre rappresentata in maniera uniforme nei cir­ coli accademici, ma è certamente privilegiata in alcuni ambienti inceliettuali circoscritti. A questo proposito è opportuno la­ re alcune osservazioni. In primo luogo, questa pratica della storia della scienza as­ sume come punto dì partenza la ‘scienza moderna distin­ guendosi, tuttavia, nettamente da quella analizzata in prece­ denza. Invece di proiettare nel passato la concezione globale di scienza, essa si limita a suggerire il riconoscimento degli an­ tecedenti di una serie di concetti e risultati moderni nelle fonti cinesi e, in alcune occasioni, ad avanzare l’ipotesi che que­ sti concetti o risultati possano, in ultima analisi derivare dal­ la scienza in Cina. Stabilire in quale misura l’argomento in questione differisca dal punco di vista concettuale dai suoi equi­ valenti moderni, può attenuare il rischio di anacronismo con­ naturato con tale approccio. Il tentativo di definire tale que­ stione consente di mettere in luce le trasformazioni e le ela­ borazioni subite da questo frammento di conoscenza nel corso del tempo, così come i diversi ambienti e i sistemi di pensiero che ha attraversato. Inoltre, il raffronto tra gli oggetti del pas­ sato e quelli del presente, o tra le differenti versioni antiche dello stesso oggetto moderno, può consentire di mettere in lu­ ce i diversi modi in cui, nel passato, un dato oggetto o fatto è stato interpretato dal punto di vista concettuale. A nostro pa­ rere, quest’ultimo tipo di esame della storia della scienza in Ci­ na darà un inestimabile contributo alla riflessione concettua­ le e filosofica sulla scienza. In secondo luogo, l’intento di iden­ tificare concetti o risultati moderni nelle fonti antiche è stato spesso ricondotto a una forma di perversione della storia del­ la scienza nel cui campo d’indagine si svolgerebbe una 'gara tra le diverse civiltà, basata sul raffronto dei loro risultati scien­ tifici e sulla rapidità con cui sono stati ottenuti. 1uttavia, è im­ portante ricordare che questa pratica della storia della scienza ha svolto un ruolo decisivo nel contrastare un’altra perversio­ ne emersa in questo campo: un eccesso di intellettualismo che ha portato a descrivere la ‘scienza cinese invece della ‘scien­ za in Cina’. Mettere in luce il fatto che alcune scoperte della Cina antica anticipavano risultati che avremmo ritrovato nel­ le conoscenze scientifiche moderne fu certamente —soprat­ tutto da parte di Joseph Needham —un modo di sottolineare la capacità di tali scoperte di trasmettersi ad altre culture e di dimostrare la loro potenziale universalità (Chemla 1999). Benché, alla luce di queste osservazioni, non si possa fare a meno di riconoscere una grande importanza ai tentativi vol­ ti a determinare il contributo dato dalla Cina alla scienza mo­ derna e, quindi, a sottolineare il carattere internazionale del­ la conoscenza scientifica contemporanea, bisogna evitare di ridurre la storia della scienza in Cina a questo tipo di ap­ proccio, dal momento che esso non consente di esplorare a fondo lo sviluppo della scienza come fenomeno culturale, po­ litico e sociale. In questo senso, la storia della scienza in Ci­ na offre moiri spunti di riflessione, come dimostrano alcuni studi che hanno acquistato un grande rilievo negli ultimi an­ ni - anche se non in modo uniforme in tutte le regioni del pianeta - e che possono essere collettivamente ricondotti al­ l’area dell’antropologia storica. Al contrario degli orientamenti già presi in esame, questi approcci non assumono come punto di riferimento la scienza moderna, ma sono volti alla comprensione della produzione

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della -imoscenza nei diversi contesti locali. Essi si propongo­ no di descrivere i diversi scenari sociali in cui le indagini era­ no condotte, rivolgendo una particolare attenzione alla for­ mazione delle discipline, delle professioni, dei gruppi e delle istituzioni, e di evidenziare i diversi tipi di soggetti coinvolti nella ricerca della conoscenza, distinguendo, per esempio,! funzionari dello Stato nell’esercizio delle loro funzioni dai sa­ cerdoti che operavano nel quadro di una comunità religiosa. Questi approcci quindi attribuiscono una grande importan­ za alla distanza che separava i soggetti presi in esame dalle classi dominanti, all’individuazione dei loro scopi, alla rico­ struzione delle loro rappresentazioni dell’attività scientifica e dei suoi prodotti e tendono a mettere in luce le differenze esi­ stenti tra i diversi tipi di testi che compongono le nostre fon­ ti. Essi rivolgono una grande attenzione alla descrizione del­ le pratiche e dei metodi di esplorazione elaborati da coloro che si dedicavano all’indagine scientifica, ai tipi di questioni che essi sollevavano e all’ambiente materiale della ricerca del­ la conoscenza, una descrizione in cui si rivelano decisive te idee filosofiche dei soggetti presi in esame e le loro motiva­ zioni. La questione dell’individuazione delle relazioni esistenti tra tutti questi fattori e i risultati effettivamente ottenuti ri­ mane centrale in questo genere di indagine ed è forse uno de­ gli aspetti chiave che distingue la storia antropologica da quel­ la che era stata definita ‘la storia esterna della scienza’. Il tentativo di individuare le relazioni esistenti tra ogni ele­ mento di conoscenza e una serie di determinati contesti sol­ leva immediatamente una questione di carattere filosofico che può essere esplicitata chiedendosi in qual modo è possibile spiegare la circolazione, attestata da una serie di prove, delle conquiste della conoscenza, malgrado esse siano sempre pro­ dotte in scenari locali e siano profondamente legate a questi scenari. O, in termini più generali, in qual modo è possibile spiegare la produzione concreta dell’universale a partire dal particolare. La storia ci insegna che la scienza moderna si è costituita in un modo analogo; la comprensione di questo aspetto del fenomeno in questione è una delle sfide più im­ pegnative che gli studi dedicati alla scienza si trovano a dover affrontare. La tendenza a concedere maggiore attenzione alla produzione locale della conoscenza emersa nel nostro campo d’indagine è correlata a un’altra trasformazione che ha ridi­ mensionato il ruolo svolto dalla conoscenza scientifica mo­ derna nella storia della scienza. In effetti, se la questione cen­ trale è quella della comprensione dei modi di produzione del­ la conoscenza, non sembra opportuno limitarsi a considerare soltanto gli elementi di conoscenza assimilati sotto diverse forme dalla scienza moderna. Adottando questo atteggiamento si finirebbe per alterare in modo anacronistico i fenomeni os­ servati e per distoreere il quadro degli scenari locali. In generale, queste trasformazioni dimostrano che la sto­ ria della scienza come professione non è più interessata sol­ tanto al fronte della ricerca, ma anche alla produzione della conoscenza in generale, alle sue dimensioni polìtiche, socia­ li, materiali e cognitive, cosi come ai modi in cui la cono­ scenza interagisce con la società. Benché alla Cina non possa essere attribuito il merito d aver fatto avanzare il fronte della ricerca matematica e fisica durante le dinastie Ming e Qing, bisogna riconoscere che * questo paese le attività scientifiche non si sono arrestate. Al contrario, il modo in cui esse sono state condotte mette in luce molti interessanti fenomeni connessi alla particolare si­ tuazione storica e politica cinese. E per questo che essi ogg1

I INTRODUZIONE GENERALE

Cina sia quella di aver consentito lo sviluppo di discorsi tra loro divergenti. In ogni caso, in conformità alle opzioni operate in rela­ zione alla questione delle modalità di sviluppo della scienza, in questa Sezione non abbiamo voluto dar spazio soltanto al ‘punto di vista occidentale’. Speriamo quindi che essa riesca a restituire un’immagine appropriata di questa comunità in­ ternazionale, così come delle sue specificità locali determi­ nate dalle variazioni regionali e ambientali. La storia della scienza in Cina che viene qui presentata è articolata in tre Parti incentrate su tre grandi periodi, in re­ lazione a ciascuno dei quali è stata fot nudata una questione specifica. La prima Parte, che concerne il periodo compreso tra il 221 a.C., data della prima unificazione, e la caduca del­ la dinastia Tang (907), è imperniata essenzialmente sull’esa­ me del processo di formazione della letteratura specialistica. Sembra, in effetti, che i testi dedicati ai temi presi in esame in questa Sezione, vale a dire agli oggetti e ai fenomeni na­ turali, così come ai prodotti culturali, siano apparsi a partire dalla fondazione dell’Impero. Ci è sembrato quindi che in questo caso la principale questione da affrontare fosse quella dell’individuazione delle caratteristiche del corpus di opere emerso in questo lasso di tempo; queste opere, infatti, segui­ tarono a costituire un punto di riferimento anche per le tra­ dizioni di ricerca che in seguito si svilupparono in Cina. A eccezione delle opere dei cosiddetti ‘Maestri del pensie­ ro’ (Chen Qiyun, cap. IV), quasi nessun testo specialistico risalente al periodo che ha preceduto la fondazione della di­ nastia Qin ci è pervenuto attraverso la tradizione scritta. Tut­ tavia, grazie ai documenti che seguitano a essere rinvenuti nel corso degli scavi archeologici delle tombe, questa situazione è soggetta a rapidi cambiamenti. Non siamo ancora in con­ dizione di elaborare una rappresentazione ben definita del pe­ riodo anteriore all’unificazione effettuata dalla dinastia Qin; le informazioni già disponibili grazie ai materiale pubblicato saranno quindi esaminate in alcuni specifici capitoli della pri­ ma Parte.

rientrano nella gamma dei fenomeni studiati dagli storiti del­ la scienza contemporanei. I diversi approcci a cui abbiamo accennato dimostrano che la storia della scienza in Cina, co­ me campo d’indagine, si è sviluppata parallelamente alla sto­ ria della scienza in generale, ispirandosi a molte delle nuove questioni sollevate nel campo deU’indagine di altri casi sani­ ci; a questo proposito bisognerà fare due osservazioni. In primo luogo, non si è ancora realizzato il contrario. L'e­ mergere di nuovi interessi in questo campo non ha dato luo­ go a un dialogo tra quelli che sono comunemente definiti gli storici della scienza ‘occidentale e gli storici della scienza ‘non occidentale’: bisogna riconoscere che si tratta di un dialogo a senso unico. Non si è tentato in alcun modo di unire le for­ ze per collaborare in condizioni paritarie allo sviluppo di que­ sta disciplina. Oggi, in Occidente, la tendenza dominante è quella della storia della scienza occidentale e gli studi delle tradizioni non occidentali sono conosciuti soltanto da un pubblico di specialisti e, spesso, non esercitano alcun impat­ to su quesra disciplina. La storia della scienza in Cina è an­ cora una sorta di ghetto rispetto sia alla storia della scienza sia alla storia della Cina. C’è da chiedersi perché la storia del­ le regioni non occidentali sia ancora così poco conosciuta in Occidente, e perché la scienza in Cina sia così mal integrata nella storia della società o del pensiero di questo paese. E ne­ cessario riflettere su tali questioni; per il momento, come con­ tributo alla loro soluzione elencheremo alla fine di questa in­ troduzione una serie di problemi che possono condurre al­ l’apertura di un vero dialogo. In secondo luogo, questa situazione rievoca stranamente il tempo in cui si riteneva che la scienza occidentale dovesse es­ sere studiata per quanto possibile come un'entità isolata, in base alla prospettiva storica secondo la quale lo studio della scienza di altre aree poteva essere affrontato soltanto dagli et­ nografi (Rashed 1978). Fortunatamente, la svolta antropolo­ gica recentemente verificatasi in questo campo ha interessato in modo simmetrico lo studio di tutte le tradizioni scientifi­ che che si sono sviluppate nell’antica Grecia, nelle aree non occidentali o persino nell’Occidente contemporaneo.Il Il contenuto di questa Sezione Come abbiamo già accennato, in questa Sezione ci siamo proposti di delineare un quadro, per quanto possibile fedele, dell’attuale configurazione del campo d’indagine della storia della scienza in Cina; a questo scopo abbiamo ritenuto op­ portuno operare una serie di scelte. Abbiamo tentato di dar spazio ai diversi approcci rappre­ sentati nella comunità di ricerca internazionale e abbiamo ri­ chiesto il contributo di studiosi appartenenti a diverse aree geografiche e a differenti tradizioni accademiche. Rireniamo, infatti, che ogni scuola di ricerca storica offra una particola­ re prospettiva d’indagine, privilegiando certi ripi di approc­ cio e determinati temi, a seconda delle tradizioni da cui di­ scende e della sua area d’origine; ci limiteremo a menziona­ re un esempio di questa specificità. Negli ultimi tempi, la comunità di ricerca cinese si è dedicata allapprofondimento dello srudio dello sviluppo della scienza tra le cosiddette ‘minoranze nazionali’ e questi approcci sono stati certamen­ te influenzati dal contesro in cui sono maturati. Allo stesso modo, altre comunità di ricerca hanno operato opzioni di­ verse. Riteniamo che una delle caratteristiche più interessanti e singolari del campo d’indagine della storia della scienza in

Fig. 5 - Un mercante centroasiatico con il suo cammello; staruina dalla tomba di Zhang Remai a Liquan (Shaanxi), dinastia Tang, 662 d.C. Xi’an, Shaanxi Provincial Museum. 19

I \ SCIENZA IN «. IT



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attività scientifiche. Cosi, nella prima Parte sono descritti la formazione dell’Impero e l’alternarsi di periodi di unità e di divisione polìtica; nella seconda sono trattati la riunificazione verificata­ si in reazione all’influenza straniera eal­ la divisione del paese e l’emergere della nuova élite ; nella terza infine sono af­ frontati il declino del ruolo dello Stato, a fronte della crescita del potere delle èlite locali, la rivoluzione commerciale del XVf sec. e il suo impatto sulla societàe sulla produzione del sapere.

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b)

Il contesto intelle

pitoli descrivono, in termini generali,! principali risultaci conseguiti in campo filosofico in ciascuno dei periodi presi in esame, e hanno lo scopo di fornireal Fig. 6 - Predicazione del Buddha; frontespizio di una copia xilografica lettore gli strumenti per valutare inqua­ del Surra del Diam ante, il più antico libro stampato (868), da Dunhuang le misura le ricerche condotte dai filo­ (Gansu). Londra, British Library. sofi possono aver interferito con losvi­ luppo della ricerca scientifica, sia nel ca­ so in cui fosse stata quest’ultima a subire Nella seconda Parte, che concerne il periodo delle dinastie l’influenza delle concezioni filosofiche prevalenti, sia in quel­ Song e Yuan (960-1368), prenderemo in esame dal punto di lo in cui fossero stati i filosofi a servirsi del sapere scientifico vista critico la tesi piuttosto diffusa secondo cui questo pe­ come materiale delle loro riflessioni. La profonda influenza riodo corrisponderebbe al Rinascimento’ cinese. La terza, esercitata sullo sviluppo dei campi di ricerca dall ortodossia più breve, è dedicata al periodo Ming (1368-1644). Essa è cosmologica di Stato del periodo Han, nella sua versione uf­ incentrata sulla questione deUappIicabilità a questi secoli del­ ficiale elaborata da Dong Zhongshu (A. Cheng, cap. VI), ci la nozione di declino, frequentemente riscontrabile negli stu­ fornisce un caso del primo tipo, mentre la filosofia di ZhuXi di a essi dedicati, e si propone di descrivere le caratteristiche (Yung Sìk Kim, cap. XXV) può essere considerata un esem­ della scienza praticata in quest area nel XVI e nel XVII sec., pio del secondo. 1. affascinante questione dei rapporti tragli in un periodo in cui la Cina iniziava a instaurare un maggior 'studi pratici’ {sbixue) e i nuovi metodi di indagine scientifi­ numero di relazioni internazionali in tutti i campi. ca e tecnologica è affrontata nella terza Parte. c) G li am bienti sociali. Questi capitoli forniscono un qua­ La scelta di dividere in tre Parti la storia della scienza in Ci­ na è srata determinata dal desiderio di contrastare l’immagi­ dro degli ambienti sociali in cui si svolgeva prevalentemente ne di una Cina immobile ed eterna e di sottolineare le pro­ l’attività scientifica, o che promuovevano tale attività, nei di­ fonde trasformazioni subite da questo paese. Questi tre pe­ versi periodi. Nella prima Parte, la nostra attenzione si è con­ riodi, che da nessuna angolazione possono essere considerati centrata sulla corte, e soprattutto sull’imperatore; nella se­ uniformi, corrispondono a tre momenti storici ben definiti conda, l’accento si sposta sulla nuova élite , formata da fun­ non soltanto dal punto di vista del retroterra sociale e politi­ zionari reclutati non in base al lignaggio, bensì ai risultati co, ma anche da quello della natura e della formazione dellY- ottenuti agli esami di Stato. A differenza di quelle preceden­ lite o della diffusione della scrittura, sia come attività sia co­ ti, la terza Parte insiste sulla varietà degli ambienti socialicome oggetto materiale. Questa Sezione si ispira più all’approc­ involti nelle attività scientifiche di cui ci è giunta notizia. cio di Yabuuti che a quello di Needham; essa, infatti, offre una d) Le istituzioni educative e la produzione dei testi. La scel­ descrizione sincronica dei sistemi di pensiero, senza separare ta di dedicare una particolare attenzione alle forme di tra­ la conoscenza scientifica in diverse branche per poi rilevarne smissione del sapere, e in particolare del sapere scientifico, lo sviluppo cronologico dall’Antichità al tardo periodo impe­ nasce da diverse motivazioni. Olire a illustrare i principali riale. Come abbiamo già accennato, questo approccio più or­ metodi di insegnamento e la loro evoluzione nel corso della ganico allo studio della produzione della conoscenza rispec­ storia, abbiamo voluto concentrarci su questo aspetto perche chia molte delle questioni oggi affrontate nel campo della sto­ lo ritenevamo il più idoneo a situare la scienza in un segmento ria della scienza; esso ci consente di esaminare con maggiore fondamentale della vira sodale. Inoltre, in tutto il mandola attenzione il contesto intellettuale e istituzionale in cui la co­ comparsa dei primi testi scientifici appare spesso legata alle noscenza è prodotta, offrendo al lettore la possibilità di riuscire istituzioni educative e, come dimostrano questi capitoli, an­ a cogliere le connessioni esistenti tra le diverse branche del sa­ che la Cina segue questa regola. pere e le modalità di diffrazione degli stessi fatti storici. e) Produzione, circolazione e gestione dei testi. La storia del­ Per aiutare il lettore a orientarsi abbiamo mantenuto in la produzione dei libri studia l’evoluzione di una tecnologia ogni parte della Sezione la stessa struttura di presentazione che ha esercitato un'influenza fondamentale sullo sviluppo del materiale: della pratica scientifica. Porre l’accento sui diversi modi in a) I l contesto storico. Quesro capitolo, il primo di ciascu­ cui i libri potevano essere prodotti, acquistati e consultati ci na Parte dopo l’introduzione, riassume le circostanze politi­ ha offerto la possibilità di evidenziare la dipendenza delle che e sociali relative alla nascita e allo sviluppo delle diverse pratiche scientifiche dalle condizioni materiali e dal gradodi 20

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I - INTRODUZIONI- GENERALE

sviluppo della tecnologia. I capitoli successivi approfondi­ scono, in primo luogo, il tema della produzione dei mano­ scritti e poi quello del radicale cambiamento introdotto daL I invenzione della stampa, diffusasi con straordinaria rapidi­ tà sia nell'editoria privata sia in quella pubblica. La terza Parte tratta ! impatto della rivoluzione commerciale sull’at­ tività editoriale e numerosi capitoli sono dedicati alle con­ seguenze prodotte da questi eventi nei diversi campi del sa­ pere. In tutta la Sezione, un particolare interesse è riservato alle tecniche per la produzione delle illustrazioni nei tre pe­ riodi esaminati. La scelta di dedicare la massima attenzione alla storia dei libri è stata motivata anche da un altro im­ portante elemento; gli strumenti utilizzati per la loro ge­ stione, come le bibliografie o le biblioteche, ci forniscono infatti uno dei primi esempi concreti di classificazione del­ le conoscenze e consentono agli studiosi moderni di rico­ struire le categorie adottare all’epoca. Ci riserviamo di ap­ profondire questo tema più avanti. Una volta definita la struttura per ognuna delle tre Parri, passeremo a illustrare il corpus delle conoscenze relative al lin­ guaggio, alla matematica, al cielo, alla Terra, al corpo uma­ no, al mondo naturale e alla storia, in ciascuno dei tre perio­ di presi in esame. 1! segmento centrale di questa sequenza (cielo. Terra e uomo) corrisponde alla tradizionale distinzio­ ne tra questi tre regni, tipica della Cina antica. Il lettore si domanderà forse la ragione delle differenze ri­ levabili nella struttura di questa Parte. Tali diversità deriva­ no dal nostro desiderio di sottolineare i contrasti esistenti tra i tre periodi presi in esame dal punto di vista della storia del­ la scienza. Questa evoluzione può riguardare la classificazio­ ne delle branche del sapere, la loro concezione, le loro ca­ ratteristiche o i tipi di fonte a cui possiamo accedere nei di­ versi periodi. L’esistenza di un contrasto tra due periodi può essere espressa, per esempio, attraverso l’accentuazione di ele­ menti diversi all’interno di un determinato campo di inda­ gine. Così, nel caso degli studi linguistici, nel primo perio­ do ci siamo concentrati sull’analisi dei caratteri e sulla pro­ duzione dei dizionari, mentre nel secondo abbiamo consi­ derato la successiva comparsa di una nuova forma di inda­ gine linguistica, orientata verso gli studi fonologici. Tale con­ trasto può riflettersi anche nella limitazione a una sola par­ te della descrizione di un particolare campo di ricerca. L’al­ chimia, per esempio, è trattata soltanto nella prima Parte e in rapporto al corpo umano (F. Pregadio, cap. XIX). Il no­ stro intento era quello di sottolineare i rapporti tra alchimia e corpo umano, dal momento che, a differenza di altre cul­ ture, in Cina questa disciplina era finalizzata principalmen­ te alla ricerca dell’elisir delLimmorralirà. Inoltre, ci premeva sottolineare il fatto che la nascita della corrente di ricerca al­ chemica maggiormente legata alla chimica si colloca in que­ sto periodo, mentre in seguirò, con raffermarsi dell’alchimia interna, essa assumerà sempre più un orientamento filosofico. Lo stesso si può dire per la cosmografìa (C. Cullen, cap. XV); la fìorirura di questo ambito di interessi, in auge fino alla dinastia Tang, e la successiva disaffezione degli studiosi cinesi nei suoi confronti si riflettono nella struttura della Se­ zione, e nella scelta di trattare questa disciplina esclusivamente nella prima Parte. Un altro campo di ricerca analizzato soltanto nella pri­ ma Parte è quello della divinazione (shushu-, Li Jianmin e 1u Daiwie, cap. XI). La ragione principale per cui ci siamo occupari di questo argomento è che esso corrisponde a una

Fig. 7 - Lavorazione della carta ricavata dal bambù; acquerello su carta, dinastia Qing. Lipsia, Deutsche Bibliothek. categoria della prima bibliografìa conosciuta, composta al tempo della dinastia Han, sotto la quale sono raggruppati i titoli di argomento matematico, calendaristico e geografico (il Classico dei monti e dei m ari \Shanhai jing] ; V. DorofeevaLichtmann, cap. XVI). Tuttavia, nelle classificazioni succes­ sive si tenderà gradualmente a separare la matematica e la scienza del calendario dalla divinazione. Ci è sembrare) op­ portuno sottolineare resistenza di un legame organico tra questi campi nel primo periodo, mentre abbiamo indicato la sua successiva dissoluzione modificando la struttura delle Par­ ti seconda e terza. Vi è un argomento che, a differenza dei precedenti, non è affrontato nel primo periodo ma nel secondo; è lascoria, trat­ tata alla voce ‘antiquariato’ (I. Asim, cap. XXXII), in cui si descrive l’apparizione, durante la dinastia dei Song setten­ trionali, di una disciplina rivolta allo srudio del passato, pra­ ticata da un particolare tipo di figura sociale all’interno di uno specifico contesto sociopolitico. Le nostre scelte Sulla base degli esempi precedenti, siamo ora in grado di spiegare le ragioni delle nostre scelte in merito ad alcuni ar­ gomenti correlati. In primo luogo, la decisione di includere, o di omettere, un capitolo sulla divinazione riflette il nostro desiderio di rispettare le categorie utilizzate dagli stessi pro­ tagonisti della ricerca scientifica e la loro evoluzione nel tem­ po. La scelta di questo approccio si rispecchia anche nell’in­ serimento, nella stessa Sezione, di alcuni capitoli dedicati a un particolare tipo di fonri, le cosiddette ‘note iri punta di pennello' (biji\ Fu Daiwie, cap. XXXII). Questo genere di

LA SCIENZA IN CINA

scritti, fiorito durante l,i dinastia Song, ci fornisce uno strtimenro ideale per identificare le categorie utilizzate all’epoca della loro Stesura, poiché si tratta in sostanza di appunti pre­ si nei corso degli eventi più disparati c organizzati in seguito in base a specifiche categorie. Lo scopo di questi capitoli è quello di portare alla luce le categorie inusuali suggerite da questi testi, per utilizzarli sulla loro base come fonti storiche. In secondo luogo, I inclusione di capitoli sulla divinazione e sull alchimia esprime la nostra volontà di non decidere a p rio­ ri quale significato fosse attribuito al termine ‘scienza’ nel passato, ma, al contrario, di attenerci alle ricerche svolte dai protagonisti della nostra storia, in qualunque direzione si po­ tessero sviluppare. Nel primo caso, sarebbe staro anacroni­ stico separare la matematica e l’astronomia dalle altre attivi­ tà classificate all epoca nella stessa categoria. Nel secondo, iso­ lare la ricerca sulle sostanze naturali dal contesto in cui essa veniva praticata ci avrebbe impedito di comprenderne gli svi­ luppi successivi. Più in generale, riteniamo che questo ap­ proccio sia il più adatto alio studio dei sistemi conoscitivi nel­ la loro complessità —inclusi gli elementi che possono appa­ rire retrospettivamente irrazionali o superstiziosi, ma che all'epoca della loro stesura facevano parte della visione del mondo dominante. Fino ad alcuni anni fa, gli storici della 'scienza occidentale’ erano soliti attribuire una mentalità mo­ derna agli scienziati del passato e liquidare come irrilevanti quei valori e quelle preoccupazioni che erano privi ai loro oc­ chi di carattere scientifico. Tuttavia, oggi chiunque scriva su Newton si sente obbligato a tenere nella giusta considerazio­ ne la sua ben nota ossessione per l’alchimia e nessuno stori­ co della scienza desidera mostrarsi insensibile alla complessa rete di significati in cui gli scienziati si trovano a operare. Nel caso della Cina, né Needham né gli storici della Repubblica Popolare sono sfuggiti alla tentazione di proiettare nei testi antichi le moderne concezioni scientifiche e gli storici, in par­ ticolare, non hanno esitato a emendare i testi scritti da per­ sonaggi del passato identificati come figure scientifiche da presunti elementi ‘superstiziosi’ o ‘irrazionali’. Per riprende­ re, tuttavia, la celebre metafora di Needham sui ‘fiumi’ della scienza tradizionale che sfociano nelf'oceano’ della scienza moderna, non appare lecito trascurare quei rami della scien­ za antica che si sono essiccati o che non sono mai giunti a gettarsi nell’ oceano’, se si vuole ricreare, come è nostra in­ tenzione, un senso della conoscenza naturale come parte di un sistema complesso, riservando la dovuta attenzione alle condizioni politiche e sociali in cui le diverse branche del sa­ pere e ! diversi stili intellettuali si sono sviluppati. Queste considerazioni ci consentono di chiarire meglio il significato di una specifica partizione, intitolata Sistem i d i organizzazione della conoscenza; nel crearla, ci siamo propo­ sti Io scopo di attirare 1attenzione dei lettori su un feno­ meno che ci sembra della massima importanza per la storia della scienza. Ci riferiamo a quei casi in cui ciò che costi­ tuiva, per gli scienziati dell’epoca, un’unica branca del sa­ pere, coir prende in effetti un certo numero di discipline che oggi ci appaiono nettamente distinte tra loro. Tuttavia, poi­ ché questi campi disciplinari costituivano il contesto speci­ fico in cui gli scienziati portavano avanti le proprie ricerche, inducendoli a privilegiare alcune direzioni a scapito di altre, abbiamo deciso di riservare a queste branche del sapere uno spazio specifico. Esse sono la prova di come i confini della ricerca possano variare nel tempo e nello spazio, un fatto de­ gno della massima attenzione.

I a Parte I presenta una di queste categorie che si è mate­ rializzala in un preciso capitolo delle storie dinastiche, com­ binando la definizione dei sistemi delle unità di misura, la struttura di base del calendario e la scala musicale in un uni­ co sistema, armonizzandole tra loro; la base teorica dell ope­ razione è costituita da precise rappresentazioni cosmologiche. Kawahara (1991) descrive un altro campo di indagine, il cui più celebre esponente fu Liu Xin, uno studioso dell’epoca Han, che combina a sua volta la categoria precedente, com­ prendente il calendario, la scala musicale e le unità di misu­ ra, con la branca degli studi classici, la più importante dell intero sistema del sapere. Entrambi i tipi di ricerca appar­ tengono al genere delle ‘scienze imperiali’, che stabili modelli di indagine destinati a durare per secoli. La Parte II raccoglie, sotto lo stesso titolo, una serie di sag­ gi di natura diversa. I primi quattro mettono a fuoco, dadi­ versi punti di vista, il mondo intellettuale della nuova classe di funzionari, emersa durante la dinastia dei Song setten­ trionali. Due di essi sono dedicati alle ‘note in punta di pen­ nello’, il particolare genere di scrittura tipico di questo ceto sociale e basato su specifiche categorie del sapere, a cui ab­ biamo già accennato. Gli altri due ci restituiscono la visione della Natura e della storia di questi funzionari, mettendola in rapporto con le loro inclinazioni politiche, il loro stile di vita e i loro interessi filosofici. li quinto saggio del capitolo punta invece a ricostruire il complesso delle idee filosofiche, religiose e astronomiche che condussero un maestro taoista a effettuare una serie di esperimenti di ottica. In base ai principi qui esposti, abbiamo stabilito una pre­ cisa linea di condotta, rimanendo per quanto possibile an­ corati in tutti i capitoli di questa Sezione alle informazioni ottenibili dalle fonti e dalle istituzioni reali. Invece di con­ centrarci sui ‘grandi personaggi’, abbiamo adottato un ap­ proccio che privilegia i fatri materiali. L’esistenza di un libro o anche di un capitolo, di una voce bibliografica o di un sem­ plice titolo, ci è parsa una garanzia sufficiente contro il ri­ schio di cadere nell'anacronismo consistente nell’attribuire agli scienziati del passato le categorie attuali e le nostre idee riguardo a ciò che dovrebbe entrare a far parte dello studio della Terra e del cielo. La scelta di basarsi sulle fonti concrete ha permesso ai no­ stri autori di ricostruire le forme e ì contenuti delle antiche discipline, nella loro diversità. Nel caso dello studio dellaTer­ ra, per esempio, si osserva una differenza tra il modo in cui questo argomento è trattato nelle monografìe incluse nelle storie dinastiche, che riflette le esigenze amministrative e il desiderio di legittimazione dellTmpero, e I approccio allosrudio dello spazio geografico, rilevabile per esempio nel Classi­ co dei monti e dei m ari (V. Dorofeeva-Lichtmarin, cap. XVI). Un terzo approccio, meno legato dei primi due all’ambiente della corte, è emerso in seguito nei resoconti di viaggio re­ datti dai funzionari inviati dalFamministrazione imperiale nelle provincie più periferiche, ancora scarsamente control­ late. Venendo a un’epoca molto più vicina alla nostra, quel la della dinastia Ming, T. Brook (cap. XLI) ricostruisce, sul­ la base delle mappe reali e di un’analisi delle scelte, dei me­ todi e delle motivazioni dei cartografi, una molteplicità d' pratiche in cui è effettivamente impossibile riconoscere ul> qualsiasi modello prestabilito. Sebbene, come è ovvio, il nostro interesse si sia concen­ trato prevalentemente sulla storia della scienza, non abbia mo trascurato gli aspetti tecnologici. Lungi dall’offrire uN

I - INTRODUZIONE GENER

trattazione sistematica, ci siamo proposti, per ciascuno dei periodi principali presi in considerazione, di far luce su que­ gli aspetti della tecnologia die per ogni epoca ci consentisse­ ro di chiarire i rapporti esistenti fra società, politica e cono­ scenza, Sin dagli albori dell Impero e per tutto l'arco della storia della Cina, I agricoltura tu oggetto di studi approfon­ diti e, di conseguenza, essa è presente in tutte e tre le Parti. La sua storia evidenzia il cambiamento degli equilibri di pote­ re e svela in che misura la tecnologia li abbia determinati e in­ fluenzati. Il lettore tenga comunque picsente che, nonostan­ te i suoi legami con la tecnologia, nell antica Cina l'agricol­ tura era considerata, come la medicina, una scienza piuttosto che una tecnologia. Per il resto, ogni Parte della Sezione prende in considera­ zione un campo diverso della tecnologia. Per la prima Parte abbiamo scelto la metallurgia, in quanto rappresenta un fatrore essenziale del rapporto fra politica imperiale e tecnolo­ gia nel periodo preso in esame, come dimostra, per esempio, la pubblicazione dei Discorsi su l sale e sul ferro ( Yan tie lun) nel 1 sec, a.C. (D.B. Wagner, cap. XXI). Nella seconda Par­ te, gli aspetti tecnologici sono tutù riconducibili, per diversi motivi, all'architettura. Sebbene il primo ‘trattato tecnico’ ci­ nese sull argomento risalga al tempo della dinastia dei Song settentrionali, esso illustra fedelmente il modo di intendere la tecnologia che caratterizza gli scritti dell epoca: l’autore è un funzionario governativo e il terna deH’architettura è af­ frontato dal punto di vista di chi ha l’incarico di gestire e con­ trollare i lavori sul posto. Questo capitolo, quindi, contri­ buisce a delineare il ritratto del funzionario governativo del­ l’epoca per ciò che riguarda i suoi rapporti con la scienza e la tecnologia. Un altro capitolo di questa Parte si occupa dì tec­ nologia, oltre che di geografia: N avigazione , viaggi e carto­ grafia (J. Dars, cap. XXXIII). Anche in questo caso la tratta­ zione sottolinea l’importanza della tecnica, per esempio 1idraulica e l’ingegneria navale, nella vita sociale e politica dell’Impero. I due saggi di argomento tecnologico della Parte III so­ no dedicati a due fenomeni contrastanti. Il fiorire della tec­ nologia e del commercio dello zucchero getta luce sugli aspetti tecnologici della rivoluzione commerciale del XVI sec. e sull’ascesa delle élite locali. Le armi da fuoco, vice­ versa, furono sempre al centro dell’interesse della corte, men­ tre l’importazione di tecnologia bellica occidentale a opera dei gesuiti appare aframente indicativa di un diverso ambi­ to di fenomeni. Da una parte, essa ci mostra in che modo i missionari riuscirono a suscitare l’interesse della corte, dal­ l’altra, rivela la loro capacità di comprendere gli elementi essenziali di una situazione politica e di sfruttarli ai fini del­ l’evangelizzazione. Quest’ultimo esempio ci induce a fornire qualche chia­ rimento sul capitolo conclusivo di ciascuna delle tre Parti della Sezione: La C ina e le zone lim itrofe. Mettendo in ri­ salto i rapporti culturali e politici intercorrenti fra la Cina e i paesi confinanti, abbiamo voluto contribuire a fugare il miro di una Cina inaccessibile, ovvero la rappresentazione spengleriana di una civiltà chiusa in sé stessa. Anche in que­ sto caso, tuttavia, abbiamo deciso di sottolineare i muta­ menti verificatisi nel corso del tempo e di illustrare in che modo l’evoluzione della situazione politica o degli scambi economici e religiosi influenzò i rapporti della Cina con il mondo esterno’. Di conseguenza, nelle tre Parti della Se­ zione, abbiamo posto l’accento sui contatti con paesi diversi.

Fig. 8 - Specchio di bronzo con raffigurazione degli animali simbolo delle Quattro direzioni e dello Zodiaco cinese, dinastia Tang. Londra, Victoria and Albert Museum. Nel primo periodo occupano una posizione di rilievo gli scambi con l’India e il ruolo significativo svolto dal bud­ dhismo, nel secondo periodo i rapporti con il mondo ara­ bo. Per quanto riguarda il terzo, abbiamo esplorato gli scam­ bi con i paesi più prossimi alla Cina in senso geografico, quali il Giappone, la Corea e il Vietnam. Queste ultime osservazioni ci porrano ad affronrare una questione più generale, vale a dire i criteri da noi adottati per I inserimento di un determinato capitolo in questa o quella Parte della Sezione. Come abbiamo già detto, pur restando all’interno di uno schema cronologico, abbiamo deciso di sot­ tolineare i mutamenti che caratterizzano la storia delle tre epoche principali impostando le Parti in modi diversi. Di conseguenza, alcuni argomenti sono affrontati soltanto in una Parte, come nel caso, per esempio, della fonologia, dell’aba­ co o dei rapporti fra Cina e Giappone, L’inclusione di que­ sti capitoli in una determinata Parte delimita l’arco di tem­ po all’interno del quale l’argomento assume una particolare importanza, ma il lettore tenga presente che talvolta l’autore amplia i confini cronologici della trattazione allo scopo d’ of­ frire un quadro più completo. Nel caso dell’abaco, per esem­ pio (A. Volkov, cap. XLIV), il fatto che l’uso di questo stru­ mento di calcolo si sia diffuso durante la dinastia Mìng giu­ stifica l’inserimento nella terza Parte del capitolo a esso dedica­ to, nel quale, tuttavia, l’autore parla anche degli anrenari del­ l’abaco, che erano stati descritti molto prima. La Sezione si conclude con un epilogo. Per sottolineare il ruolo fondamentale assunto dagli studi comparativi nella comprensione dello sviluppo della scienza quale fenomeno umano, abbiamo rirenuro opportuno affidare a Geoffrev E.R. Lloyd il compito di indicare le linee per un possibile appro­ fondimento circa gli sviluppi originari della scienza nell'an­ tica Grecia e in Cina.

LA SCIENZA IN CIN

C t iteri redazionali adottati 4. G l I APPORTI DELLA STORIA DELI A SCIENZA in C ina

Pnma di passare a illustrare alcune delle questioni più pro­ blematiche affrontate, cercheremo di chiarire quali principi hanno presieduto alla redazione della Sezione, oltre a quelli propri dell'intera Opera. Naturalmente non sono mancati i dissensi sull'interpre­ tazione di termini e di fonti, ne su questioni ancora più fon­ damentali. Quando tutti i diversi punti di vista ci sono par­ si ugualmente validi, non abbiamo tentato in alcun modo di privilegiarne uno a scapito di altri, ih di imporre un’interpretazione omogenea che rispecchiasse la nostra. Abbia­ mo preferito quindi dare al lettore la possibilità di confron­ tare le diverse interpretazioni poiché la scienza in m è un dog­ ma, e ai nostri giorni il dibattito delle idee è un aspetto essenziale della pratica scientifica. Ne consegue, per esem­ pio, che il lettore troverà a volte interpretazioni diverse di termini o anche di titoli. È evidente che, quanto più un termine gioca un ruolo centrale nella storia del pensiero in Cina, tanto più aumen­ tano le probabilità che esso si presti a interpretazioni diver­ se, che il suo significato sia mutato nel corso del tempo o che sia talmente specifico da non poter essere reso in tutte le sue accezioni con un nostro vocabolo. Per segnalare al let­ tore più esperto le varianti interpretative, dopo la traduzio­ ne è riportato il termine in p inyin (vale a dire il sistema di traslitterazione internazionale della lingua cinese). L'indice analitico e un glossario - che saranno pubblica­ ti a conclusione delfiniera Opera - consentiranno, inoltre, al lettore non specialista di poter risalire, senza troppe diffi­ coltà, dalla traduzione alla trascrizione in p in yin , la quale a sua volta permette di rintracciare le altre interpretazioni che vengono fomite in quest’Opera.

A conclusione di questa introduzione, diamo innanzitutto uno sguardo alla dovizia di materiali che le fonti cinesi ci of­ frono in rapporto alle questioni che possono interessare in particolare gli storici della scienza. Per quel che riguarda il contributo della Cina al patrimo­ nio intemazionale del sapere scientifico o il modo in cui si sviluppò in Cina, già in tempi remoti, la ricerca in determi­ nati campi, ovvero la questione della 'priorità' tanto cara a Needham, preferiamo lasciare il lettore libero di esplorare se­ condo l’itinerario preferito i capitoli dedicati allo studio del linguaggio o della matematica, delfastronomia, della bota­ nica, dell’agricoltura e della tecnologia. Esiste, tuttavia, una disciplina che consente di inserire questo approccio alla sto­ ria della scienza in una prospettiva metodologica più rigoro­ sa: la cosiddetta 'medicina cinese’. Dato che una molteplici­ tà di fattori sociopolitici interviene a differenziare nelie varie culture il concetto di 'scienza medica’, i diversi metodi fralo­ ro alternativi non sono gli stessi in tutto il mondo. Ne con­ segue che, nel caso della medicina, è problematico scegliere come punto di partenza di un’indagine della storia del pen­ siero la ‘scienza moderna’, in quanto essa varia a seconda del luogo e dell’ambiente. L’analisi delle diverse correnti di pen­ siero scaturite da tale differenziazione fornisce indicazioni molto utili per un esame critico della storiografia incentrata sulla ricerca delle priorità e sull’idea di progresso. La ricerca delle priorità presuppone la capacità di indivi­ duare un risultato o un concetto moderno in una fonte anti­ ca. Come abbiamo appena suggerito, per essere esauriente questo tipo d’indagine dovrebbe prendere in considerazione non soltanto le differenze tra i concetti antichi e quelli mo­ derni, ma anche quelle tra i primi e i loro corrispettivi del­ l’Antichità. Da questo punto di vista, la storia della matema­ tica in Cina fornisce indicazioni urilissime. Per esempio, la formulazione dell’equazione algebrica tramandata dalla tra­ dizione babilonese e greca si basa su concetti diversi da quel­ li della tradizione cinese. Con il termine 'diversi' non inten­ diamo affermare la superiorità di un concetto sull’altro, poi­ ché di fatto, si tratta di concetti distinti. Nonostante la diversità, tutti questi concetti confluirono, in un modo o nell'altro, nel­ l’equazione algebrica moderna, risultante dalla sintesi, opera­ ta dai matematici arabi, di tutti i metodi precedenti e dei lo­ to metodi innovativi (K. Chernla, capp. XII, XXX). Sono quindi evidenti i limiti del concetto di ‘priorità’, in quanto questa storia dimostra l’esistenza di precedenti diversi. Inol­ tre, il fatto che quello che oggi noi consideriamo un elemen­ to matematico univoco corrisponda a concetti diversi nelle fonti antiche rappresenta certamente un motivo di riflessio­ ne per il filosofo della scienza. Questo esempio indica che la storia delle idee non segue necessariamente uno sviluppo lineare, in quanto i risultati e i concetti moderni scaturiscono, di fatco, dal l’integrazione di una molteplicità di metodologie diverse sviluppatesi in am­ bienti differenti. Si apre così una prospettiva che consente di considerare in maniera concreta la scienza moderna come sin tesi di concetti elaborati in luoghi diversi del pianeta. Alcuni potrebbero essere tentati di pensare che tale visione sia detta­ ta dal desiderio formale di garantire a ognuno un posto nel­ la storia della scienza. Non si tratta, però, soltanto di questo1

Fig. 9 - Restituzione grafica dell’orologio astronomico meccanico, il più preciso del tempo, costruito tra il 1089 e il 1092 da Su Song e da Han Gonglian a Kaifeng (Henan). 24

i

i n t r o d u z i o n i ; o e n e r a it

è possibile die in sostanza questa visione rappresenti in imi do più concreto i processi effettivi attraverso i quali prende corpo la conoscenza scienti fica. All'estremità opposta dello spettro dei possibili approcci, la storia della scienza iti Cina tornisce molti spunti per un’in­ dagine dello sviluppo delle conoscenze su scala locale. Que­ sto approccio, basato su una visione più antropologica, è rap­ presentato eia diversi articoli in questa Sezione. Consideria­ mo qualche altro caso, oltre a quelli già ricordati. Per tornare all'esempio matematico di prima, la spi. lìciti del concetto di equazione elaborato nell antica Cina può essere messa in relazione sta con I ambiente in cui si svolgevano concreta­ mente le attività di ricerca in questo campo, sia con i valori propri dei matematici. La descrizione delle atto ita scientifi­ che consente, quindi, di spiegare in termini concreti la spe­ cificità dei concerti e dei risultati ottenuti. In un’ottica di­ versa. il capìtolo sull astronomia traccia lo sviluppo delle co­ noscenze sui fenomeni celesti all’interno del contesto istitu­ zionale dell’Ufficio imperiale di astronomia, in rapporto al­ le credenze sulle ripercussioni politiche di eventi astronomi­ ci imprevedibili e all esigenza di compilare l’almanacco an­ nuale. I problemi su cui si incentra tale tradizione astrono­ mica sono legati strertamente a questo contesto, che rappre­ senta una configurazione di interessi sociali, politici e astro­ nomici ben diversa da quelle individuate nelle tradizioni oc­ cidentali da Pingree (1992). Per contro, la medicina rappre­ senta un esempio della molteplicità degli ambienti sociali al1interno dei quali si svilupparono le conoscenze in campo medico, come resrimoniano numerose fonti (D. Harper, cap. XVIII; A. Ki Che Leung, cap. XLVII). In questo contesto, l'emergere della figura del medico letterato durante la dina­ stia Song (TJ Hinrichs, cap. XXXV) illustra la formazione di un nuovo gruppo di praticanti che esercitavano la medicina con obiettivi e valori specifici, concentrandosi su un insieme ben preciso di conoscenze. Vari capiroli, inoltre, fanno luce sui complessi rapporti fra sviluppo del sapere, società e politica, a sostegno della tesi che, in qualsiasi caso, la storia economica e politica non può essere considerala semplicemente uno sfondo sul quale si sta­ gliano la scienza e la tecnologia, in quanto lo sviluppo di tut­ ti questi elementi è il risultato di una stretta interazione re­ ciproca. Per illustrare questa complessità, torniamo ad alcu­ ni degli esempi citati in precedenza. 11caso della lavorazione del ferro durante l’epoca Han (D.B. Wagner, cap. XXI) spie­ ga in che modo il monopolio del ferro, basato sulla tecnolo­ gia degli ahiforni, che consentiva la produzione su larga sca­ la di questo metallo e, di conseguenza, la sua concentrazio­ ne, abbia fornito allo Stato i mezzi economici necessari al mantenimento del controllo politico. Questi monopoli, d’al­ tro canto, erano il risultato di una politica di più ampio re­ spiro, volta a frenare l’iniziativa privata e impedire il formar­ si cii centri di potere alternativi. A questa politica fa da con­ trappeso la formazione di una classe contadina che, oltre a coltivare piccoli appezzamenti di terreno, basava la propria sopravvivenza su attività manifatturiere svolte a domicilio, senza dover competere con le imprese di grandi dimensioni (Hsu Cho-yun, cap. XVII). Mentre da una parte i monopo­ li imperiali fornivano gli attrezzi di ferro necessari per l’agri­ coltura, dall’altra i funzionari sratali insegnavano ai conta­ dini le tecniche di coltivazione; in entrambi i casi, è eviden­ te il ruolo dello Staro nella diffusione delle conoscenze di ca­ rattere tecnico. Quando, all’epoca della dinastia degli Han

Fig. 10 - Tavola di conto di ferro con numeri arabi, dal palazzo governativo di Anxi presso Xi’an (Shaanxi), dinastia Yuan. Pechino, Museum of Chinese History. posteriori, lo Stato non riuscì più a frenare l’ascesa delle gran­ di famiglie, l’industria privata del ferro e delle grandi pro­ prietà terriere rifiorì. Questo fenomeno può essere messo in rapporto con il diffondersi di un nuovo genere di letteratura tecnica (F. Bray, cap. XVII). Dopo aver mostrato con questi esempi come lo studio del caso cinese possa contribuire ad approfondire alcuni ben no­ ti problemi della storia della scienza, passiamo ora a illustra­ re alcuni degli argomenti che emergono dai capiroli che trat­ tano questioni cruciali della storia della scienza in Cina ma che rivestono, a nostro avviso, un interesse molto più ampio. In Cina, ampi settori del sapere scientifico si svilupparono in larga misura in un rapporto più o meno stretto con la corte imperiale o, comunque, sollecitato e tramandato dalle istitu­ zioni imperiali. Lo Stato fu dunque uno dei protagonisti del­ la vita scientifica cinese, secondo modalità che restano anco­ ra in parte da definire. Cercheremo ora di punrualizzare al­ cune differenti manifestazioni di questo fenomeno. Nell’antica Cina, alcuni campi della ricerca scientifica as­ sunsero una forma molto particolare, a causa dei legami che sì riteneva esistessero tra determinate discipline e il potere im­ periale. Esemplare, in questo senso, è il caso dell’astronomia, o di quello specifico campo di ricerca a cui è dedicato un ca­ pitolo intitolato Trattato sui tubi sonori e sul calendario (L idi zhi) in molte storie dinastiche ufficiali (J.S. Major, cap. XIV), analizzati da Fung Kam Wìng nell’articolo sull’Ufficio astro­ nomico imperiale (cap. XXXI). Questo, però, riguarda an­ che, in senso lato, lo sviluppo degli studi storici sotto la di­ nastia Song, data l’importanza cruciale dell’analisi critica dei Classici tramandati ai fini della legittimazione del potere im­ periale (I. Asini, cap. XXXII). Tra le discipline il cui svilup­ po fu in qualche circostanza condizionato dalla burocrazia imperiale vi è inoltre la geografìa, che nacque almeno in parte 25

LA SCIENZA IN C.I>

dall esigei!/.i di disporre di una rappre­ di testi poteva dar luogo a usi specifici. La questione non si applica solo alle ope­ seli razione del territorio dell’Impero da re scientìfiche, dal momento che nell an­ parte dei suoi funzionari (V. Dorofeevatica Cina in tutti i campi culturali esi­ Lichtmann, cap. XVI). stevano testi identificati come canonici, L influenza dello Stato è evidente an­ ma riveste una particolare importanza che in un altro settore, quello delle ini­ per la storia della scienza, che non pub ziative culturali commissionate dalla cor­ fare a meno di una descrizione di que­ te: i progetti di ricerca di vaste dimen­ ste opere, come pure dei modi in cui era­ sioni, come quelli per la raccolta della no utilizzate. Da un altro punto di vi­ materia medica o la collazione degli an­ sta, la trasformazione dei generi di scrit­ tichi testi scientifici, nacquero per ini­ tura nel tempo appare particolarmente ziativa imperiale e furono portati a ter­ evidente in alcuni campi scientifici. Nel mine grazie al sostegno governativo. Sot­ caso della medicina, C. Despeux (cap. to i Song, lo Stato svolse un ruolo par­ XV1I1) descrive l’evoluzione dei testi me­ ticolarmente attivo in campo medico (TJ dici dall’epoca Han fino alla dinastia Hinrichs, cap. XXXV), incaricandosi, per Tang. Il lettore, inolrre, potrà seguire le esempio, della produzione e della distri­ loro ulteriori trasformazioni, dai Song buzione dei manuali di riferimento e del­ fino ai Ming (TJ Hinrichs, cap. XXXV; l’adozione di misure contro le epidemie. M. Hanson e C. Furth, cap. XLVII). Nel Questo dinamismo fu accompagnato dal­ caso della botanica, l’esigenza di rico­ la creazione di numerose istituzioni che struire gli atteggiamenti dei Cinesi ver­ avevano il compito di trasmettere le co­ so il mondo vegetale e le loro conoscenze noscenze scientifiche o dalla costituzio­ in questo campo ha richiesto agli stori­ ne di cerehie di specialisti in grado di ci il ricorso a una grande varietà di fon­ metterle in pratica. Quest’ultimo aspet­ ti. Ancora una volta, il lettore potrà os­ to contrasta con la situazione al tempo servare le differenze tra i testi che sono dei Mìng quando, a causa del declino del stati prodotti in epoche diverse e che ri­ ruolo svolto dallo Stato, l’iniziativa pas­ velano un modo differente di porsi di sò in gran parte nelle mani dei privati (A. fronte a questi oggetti naturali (G. MéKi Che Leung, cap. XLVTI). tailié, capp. XX, XXXII, XLV1II). Questi elementi sono sufficienti a in­ La questione riguardante i fattori re­ dicare la complessità del fenomeno dei sponsabili della trasformazione dei ge­ Fig. 11 Figura di bronzo rapporti tra sviluppo scientifico e isti­ neri di scrittura dedicati a un determi­ con indicazione dei meridiani tuzioni imperiali, documentato nel cor­ nato argomento merita di essere appro­ so di oltre due millenni. L’argomento per l’agopuntura, dinastia Ming, 1443. fondita. Questo ci porta ad affrontare la Pechino, Museum of Chinese non è nuovo, ma è tuttora oggetto di seconda serie di questioni, relative al pro­ History. discussioni, in cui non sono mancate le blema dell’interpretazione. Dato che le valutazioni anacronistiche, per esempio nostre fonti si inseriscono in uno speci­ riguardo alla natura della burocrazia. Tuttavia, ci sembra che esso non sia stato ancora sviscerato in fico contesto di produzione testuale, la loro lettura presup­ tutti i suoi aspetti. Una ricerca più sistematica in questo cam­ pone una certa conoscenza del genere a cui appartengono po, come ulteriori indagini da questa prospettiva in altre tra­ Sembra lecito chiedersi in qual modo occorre leggere i testi dizioni scientifiche, potrebbe gettare nuova luce su un’im­ che ci appaiono composti principalmente come compilazio­ portante caratteristica della storia cinese e consentire una mi­ ni di citazioni, come nel caso di qualche materia medica o gliore comprensione dei rapporti generali tra scienza e Stato. delle Tecniche essenziali p er il popolo (Q im in yaoshu) (F. Bray, Come abbiamo già detto, l’organizzazione di questa Se­ cap. XVII). E anche come si deve leggere un Canone, sapen­ zione del volume si basa principalmente sull’utilizzazione di­ do che alcuni commentatori lo fanno in modi che ci posso­ retta delle fonti scritte pervenuteci. A questo proposito, la let­ no apparire sconcertanti. Ogni lettura decontestualizzata ri­ tura degli articoli che la compongono permette di evidenziare schia di cadere nella trappola della distorsione del resto. Que­ la non omogeneità delia distribuzione delle fonti nelle diver­ sto è uno degli argomenti affrontati, per esempio, nell’artìcolo se tradizioni. Inolrre, essa ha una sua storia, che è in rappor­ dedicato alle ‘note in punta di pennello’ (Fu Daiwie, cap. to con la storia sociale. Il lettore rimarrà colpito dalla grande XXXII). La collocazione di un libro all’interno del suo gene­ varietà dei testi menzionati, molti dei quali ripici della storia re ci fornisce alcune linee guida per l’interpretazione di cia­ cinese: canoni e commentari, ‘noce in punta di pennello’, en­ scuno dei brani che lo compongono. ciclopedie, collezioni di casi, storie dinastiche, monografìe, Gli attuali dibattiti sulla storia della scienza non riserva­ ma anche dizionari, manuali, resoconti di viaggio, calendari no, a nostro avviso, un’adeguata attenzione al problema del e così via. Questo fatto solleva due serie di questioni. l’interpretazione delle fonti. Il caso cinese indica chiaramen­ La prima riguarda ia storia dei resti. Quali sono i generi di te quali benefìci si possano trarre dallo sviluppo di un’anali­ testo in cui possiamo imbatterci e in che modo venivano usa­ si sistematica dei resti in quanto cali, in rapporto agli ambienti ti o letti? L’importanza di tale questione è evidente nel caso clic li hanno prodotti o utilizzati e alla loro interpretazione dei canoni: i commentari rivelano l’esistenza di modi di let­ Gli storici della scienza che si propongono di sottolineare tura che indicano come lo status particolare di questo genere il carattere internazionale della scienza moderna, tendono

I - INTRODUZIONE GENERALE

Fig. 12 - Un edifìcio del Tempio del Cielo a Pechino, dinastia Ming.

In alcuni testi arabi, per esempio, riecheggiano gli studi ma­ tematici sviluppatisi in questo periodo in Cina (K. Chemla, capp. XII, XXX) e, come ha precisato Chen Jiujin (cap. XXXVII), a partire dalla fine del X sec. è rilevabile la presenza di astronomi arabi alla corte Song. Ricordiamo, inoltre, il movimento di traduzione dei testi scientifici arabi in cinese emerso nel periodo successivo. Si tratta, in effetti, di uno de­ gli aspetti di un fenomeno più generale che è stato eviden­ ziato da R. Rashed (1997). L’importanza della scienza araba era legata al fatto che in questo periodo i corpi del sapere ela­ borati in molte lingue, inclusi quelli redatti nell antica Gre­ cia, furono tradotti per la prima volta nella lingua araba che era parlata in un’area straordinariamente estesa. I testi arabi furono a loro volta tradotti e le indagini in essi sviluppate po­ terono essere approfondite non soltanto in Europa, ma an­ che in India e in Cina. In questa sede non esamineiemo tut­ te le conseguenze di questa stimolante osservazione, ma ci li­ miteremo a considerare la sua importanza in relazione al caso della Cina. Benché debba ancora essere studiato a fondo, il movimento di traduzione dall’arabo cui abbiamo accennato apre una prospettiva piuttosto sorprendente, quella secondo cui la ‘scienza occidentale’ sarebbe stata introdotta per la pri­ ma volta in Cina nel corso del Medioevo a partire dalla lin­ gua araba, e non nel XVI sec. come pretendono le testimo­ nianze dei gesuiti. Su Un piano più generale, si dovrebbe iiconoscere che la costituzione della scienza internazionale e la sua successiva introduzione nelle diverse aree del mondo avreb­ bero avuto luogo nel Medioevo, a partire dall arabo e non dal latino o da qualsiasi altra lingua europea. Tale questione, che può essere tradotta concretamente in molti programmi di ri­ cerca, potrebbe infine condurre a una profonda ridefinizio­ ne delle attuali idee sulla storia della scienza universale. Analizzando il significato del termine ‘scienza’, in prece­ denza abbiamo affermato che preferivamo astenerci, almeno temporaneamente, da ogni giudizio sui modi in cui la scien­ za dovrebbe essere praticata o concepita, per dedicarci all’os­ servazione del modo in cui le attività scientifiche erano ef­ fettivamente condotte. In realtà, questo suggerimento si è ri­ velato molto utile, in quanto la descrizione delie pratiche

quasi sempre a evidenziare i flussi del sapere orientati in di­ rezione dell’Europa, nella speranza di individuare la via sto­ ricamente percorsa da un dato contributo pervenuto in Oc­ cidente. Tuttavia, se, come nel nostro caso, si considerano i flussi del sapere dal punto di vista della Cina, si finisce per divenire più sensibili nei confronti di altri problemi connes­ si a tale questione. In questa sede ci limiteremo a evidenziar­ ne due, a nostro parere potenzialmente proficui per le future ricerche. Le de­ scrizioni dedicate agli scambi sviluppa­ tisi a partire dalla dinastia Han tra la Ci­ % na e l’India (Michio Yano, cap. XXII), mettono in luce l’importanza del ruolo svolto dal buddhismo come strumento di trasmissione del sapere scientifico in Asia. Un’analisi delle relazioni che lega­ vano tra loro queste aree dell’Asia per­ metterebbe indubbiamente di appro­ fondire la comprensione del ruolo svol­ to da questa religione in una storia decentrata, ancora da scrivere, della cir­ colazione delle idee scientifiche che, se­ condo i numerosi indizi già a nostra di­ sposizione, si rivelerebbe di grande uti­ lità (Pingree 1992). La questione delle relazioni che lega­ vano la Cina al mondo arabo solleva un altro affascinante problema. A partire dalla dinastia Tang, questi scambi si in­ Fig. 13 - L ’ozio del letterato ; inchiostro e colore su sera, dinastia Ming. tensificarono in entrambe le direzioni. Washington, Freer Gallery of Art. 27

I A SCIENZA IN CINA

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L ’A G O P U N T U R A E L ’ E U R O P A D E L S E I C E N T O

1. «Figura cinese che mostra i punti specifici per la moxibustione e per l’agopuntura sulle parti anteriori del corpo», 2. «Figura su cui sono chiaramente disegnate tutte le sedi sulle parti posteriori e laterali del corpo umano che dovrebbero es­ sere bruciate con la moxa e punte con l’ago in qualsiasi circo­ stanza».

l e prime illu-trazioni degli agopunti pubblicate in Occidente nel libro di Vi illem ten Rhijne, Dissertano de Arthritide; Mantissa Schematica: De Aeupunctura : Et Orationes Tm edito con­ temporaneamente .i Londra, L'Aia e Lipsia nel 1683.

pratiche matematiche elaborate in Cina dimostrano, invece, che entrambe le caratteristiche non sono affatto indispensa­ bili allo sviluppo di questa disciplina. Come il lettore potrì constatare, furono al contrario elaborate pratiche metodiche da utilizzare per lo sviluppo dell’indagine matematica. Q'lc" sta circostanza solleva di conseguenza alcune interessanti que­ stioni relative alla natura di questa disciplina in generale. Ina' tre alcune tradizioni danno per scontata l'appartenenza dfUf indagini sulla Natura, da un lato, e di quelle sugli esseri limai11

locali delle indagini scientifiche costituisce un efficace stru­ mento critico attraverso il quale valutare le definizioni nor­ mative e a p rio ri che, talvolta, si è tentati di associare alla scienza. In effetti, considerando i capitoli in cui è suddivi­ sa questa Sezione, ci si trova regolarmente in presenza di prospettive inedite, delle quali ci limiteremo a menzionare due esempi. Pei moiri, la resi secondo cui soltanto la macemarica astrat­ ta, o persino pura, è in grado di svilupparsi è un’owietà. Le 28

I - INTRODUZIONE GENERALE

e Li società, dall’altro, a due aree di ricerca completamente diverse. Tuttavia, la storia della scienza in Cina offre molti esempi di indagini concernenti aree di ricerca trasversali. Tra i diversi casi che il lettore potrà esaminare, ci limiteremo a menzionare quello della ricerca ‘investigazione delle cose’ (geuw) emersa all interno del movimento filosofico comune­ mente definito 'neoconfucianesimo' (Yung Sik Kim, cap. XXV). All'interno di questa cornice, si sviluppò una serie di indagini su fenomeni relativi a entrambe le sfere, vale a dire sia al campo degli interessi umani sia a quello degli oggetti naturali, come dimostra chiaramente il modo in cui tale fi­ losofia fu applicata allo studio delle piante (G. Metailié, cap. XXXÌl), Più in generale, anche l’introduzione di idee co­ smologiche nei principi della maggior parte delle branche del sapere, una questione sviluppata nelle introduzioni alle di­ verse parti che compongono questa Sezione, dimostra firnlevanza di questo confine dell’indagine scientifica nella pro­ spettiva cinese. Lo studio delle distinte tradizioni culturali nella loro va­ rietà ha portato alla luce l’effettiva diversità delle concezioni delle discipline scientifiche e delle loro pratiche, un impor­ tante aspetto che a nostro parere merita di essere ulterior­ mente approfondito in molte direzioni. A conclusione dell’introduzione, nel momento in cui il let­ tore si accinge a entrare nel vivo dell’argomento, ricordiamo come l'esperienza, sia storica sia personale, abbia insegnato agli storici della scienza in Cina che la ricezione della cono­ scenza relativa a questo campo del sapere non è irrilevante, ma è condizionata profondamente dagli ambienti e dalle

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società in lu ì è stata espressa. Ricorderemo che, nonostante la fine degli imperi coloniali, le concezioni della storia della scienza formatesi in seno a questo sistema politico sono an­ cora piuttosto diffuse e non soltanto in Occidente. Benché Needham e i suoi collaboratori abbiano redatto un’intera bi­ blioteca di testi dedicati alla storia della scienza in Cina, nel­ le società occidentali alcuni ancora negano che la Cina abbia prodotto risultati di qualche interesse in campo scientifico. Dal punto di vista della storia della scienza in Cina, sembra importante approfondire quale ruolo giochino la scienza e la sua storia nelle rappresentazioni delle comunità elaborate da coloro che sentono di appartenervi. Ci sembra che anche que­ sta sia una questione di importanza generale, una delie mol­ te qui affrontate nella speranza di aprire nel prossimo futuro un dibattito non unilaterale con gli storici della scienza inte­ ressati ad altre aree. K

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L’introduzione generale e le introduzioni delle tre Parti, sebbene re­ chino firme diverse, sono state esaminate e ampiamente discusse da tutti i consulenti scientifici di questa Sezione. Per il paragrafo su Joseph Needham, Francesca Bray esprime il suo ringraziamento a Gregory Blue (Department of History, University of Victoria), per il suo prezioso aiuto. Georges Metailié nel preparare la Sezione sul Giappone si è basato su opere di Kawahara Hideki e Yano Michio (1996). Infine, per quanto concerne la darazione dei testi più an­ tichi, il lettore può vedere la discussione contenuta in Early Chinese texts: A bibliographicalguide. The Societyfo r thè study o f Early Chi­ na and thè Institute o f East Asian studies, University of California,

Berkeley, 1993, curata da Michael Loewe.

(K.C.)

l.A SCIENZA IN CINA

PARTE I

Dai Qin-Han ai Tang: la formazione di una letteratura specialistica

INTRODUZIONE anno 221 a.C. ha segnato una svolta decisiva nel terri­ torio corrispondente all’attuale Cina, che in questa da­ ta ha visto realizzarsi sotto il dominio dei Qin Tunifìcazione di quei regni che per secoli si erano combattuti tra loro, dan­ do vita cosi a una sola entità politica. Attraverso gli elemen­ ti esplicativi forniti dai diversi contributi di questa Parte ten­ teremo di chiarire in che misura la fondazione dell lmpero cinese a opera di questa dinastia (rovesciata nel 206 a.C. da quella Han) abbia influito sulla formazione delle tradizioni scientifiche che si sarebbero sviluppate in Cina. Si tratta di una questione importante, in quanto i resoconti relativi alla storia della maggior parte dei domini della conoscenza con­ cordano nel presentare il periodo Han come una fase di for­ mazione. Le diverse tradizioni erudite di gran parte di que­ sti domini si richiamano costantemente in termini elogiati­ vi a testi composti all’incirca tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C., considerati punti di partenza e presi a modello o, almeno, presentati come punti di riferimento essenziali per gli svi­ luppi successivi. Per esempio, le storie ufficiali hanno preso forma sotto il regno dell’imperatore Wu (140-87 a.C.) della dinastia Han con le Memorie di uno storico (S h iji), completate da Sima Qian poco prima della sua morte (sopraggiunta nell’86 a.C. ca.). Quest’opera è servita da prototipo nel campo della stesura dei testi di carattere storico e soprattutto delle storie dinasti­ che ufficiali che, a partire dalla Storia della dinastia Han [an­ teriore] (Hanshu) compilata dalla famiglia Ban nel I sec. d.C., hanno seguito nella maggior parte dei casi lo stesso modello organizzativo. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspetta­ re, queste opere non contenevano soltanto annali, tavole cro­ nologiche e biografìe, ma anche trattati tecnici di inestima­ bile importanza per gli studiosi di storia della scienza. Le M e­ morie di uno storico hanno, infatti, inaugurato la tradizione di includere in opere di carattere storico trattati dedicati alla struttura dei calendari, alla scala musicale, alla descrizione delle costellazioni celesti e a questioni geografiche di rilevan­ za amministrativa; trattati che sono gli scritti piti antichi di questo genere pervenuti fino a noi. 30

Nella Storia della dinastia Han [anteriore] è compreso an­ che un trattato bibliografico corredato da un catalogo dei fon­ di della Biblioteca imperiale, un altro genere di trattato che in seguito sarà incluso abitualmente nelle storie dinastiche. Secondo un editto emanato dall’imperatore Wu, la Bibliote­ ca imperiale, d’istituzione statale e considerata parte del te­ soro della corte Han, doveva acquisire una copia di tutti i li­ bri prodotti nel territorio delflmpero. La bibliografia inclu­ sa nella S to ria della d in astia Han [anteriore] è quindi di inestimabile valore per quanto riguarda la ricostruzione del quadro dei testi disponibili all’epoca della sua compilazione. La sua importanza, tuttavia, risiede soprattutto nel fatto di costituire la prima fonte conosciuta in cui sia delineata una classificazione generale del sapere. Lo schema di questa par­ te della Sezione dedicata alla scienza in Cina s’ispira ad alcu­ ne delle caratteristiche distintive di questa classificazione. Anche in altri campi dell’attività intellettuale, alcuni dei te­ sti redatti sotto la dinastia Han sono divenuti in seguito le fon­ ti delle diverse tradizioni sviluppatesi in Cina. Nell’ambito del­ la tradizione lessicografica, i dizionari compilati nel periodo Han e, in particolare, l'Avvicinamento a ciò che è corretto (Erya , noto anche come Lessico letterario) e la Spiegazione dellef i ­ gure e interpretazione dei caratteri {Shuowen jiezi), sono stati presi a modello e consultati a lungo come fonti interpretati­ ve. Nel campo della matematica, i Nove capitoli sui procedi­ menti matematici (Jiuzhangsuanshu) sono stati ben presto ele­ vati al rango di canone e hanno seguitato a essere considerati un punto di riferimento fondamentale. Anche in medicina, la compilazione dell’opera ancora oggi studiata dai medici che si richiamano alla cosiddetta ‘medicina tradizionale cinese’, os­ sia il Canone interno dell'Imperatore Giallo (Huangdi neijing), è iniziata nel periodo Han. A questo lungo elenco potremmo aggiungere due resti considerati canonici nel campo della far­ macologia, della cosmografia e dell’astronomia matematica, il Catione di farm acopea del D ivino Agricoltore (Shennong) e lo Gnomone dei Zhou (Zhoubi). Ricordiamo, inoltre, che risal­ gono a questo periodo anche i primi testi conosciuti sull'agri­ coltura, spesso citati dagli autori più tardi. 1urte queste opere specialistiche si trasmisero attraverso la tradizione scritta, anche se sotto forme diverse. Alcune, come, per esempio, quelle matematiche, cosmografiche e mediche, sono state rielaborate, commentate e tramandate insieme a una scelta di commentari. Altre, tra cui, per esempio, quelle

Il - INTRODUZIONE

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confini delle 13 regioni (ZHOU) espirale sede amministrativa del regno (GUOJ sede amministrativa militare {JUN) territori dei regni

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1 A SCIENZA IN CINA

potrebbero essersi fondati non sono state tramandate dalla i radizione scritta. Grazie al trattato bibliografico incluso nel­ la S to ria d ella d in astìa H an [anteriore] si è accertato che la produzione di scritti giuntici è solo una piccola percentuale eli quella custodita dalla Biblioteca imperiale; tra l’altro inte­ re sezioni di testi tecnici anonimi non sono sopravvissute. 1uttavia, nel XX sec. la storia delle fonti a disposizione de­ gli studiosi della storia cinese ha registrato una svolta decisi­ va quando, nel corso degli scavi archeologici di alcune tom­ be Qin e Han, sono state portate alla luce intere biblioteche in cui figuravano testi precedentemente scomparsi. Oggi è dunque possibile accedere non soltanto alle opere tramanda­ te di generazione in generazione, ma anche alle collezioni di libri un tempo raccolte dai membri dell élite. Questa nuova fonte di testimonianze storiche ha consentito agii storici del­ la scienza di esplorare nuovi campi d’indagine. Da un lato, come, per esempio, nel caso della medicina, il rinvenimento di una serie di scritti ha consentito agli storici di riscoprire pratiche scomparse dalla tradizione scritta e di ricostruire il contesto sociale dei diversi sistemi medici. Esta­ to possibile, così, riportare alla luce la varietà delle concezio­ ni e delle pratiche mediche, al di là dello scenario uniforme presentato dai testi tramandati. Più recentemente, la pubbli­ cazione di un manoscritto matematico rinvenuto in una tom­ ba sigillata prima della fine del II sec. a.C. ha fornito evidenze Fig. 1 - Soldato di terracotta a guardia del corpo sugli ambienti sociali in cui era impiegata la matematica e le ddl'imperatore Shi Huangdi, dinastia Qin. applicazioni di questo tipo di conoscenze. Inoltre, la risco­ Lintong (Shaanxi), Qin Terracotta Warriors perta di testi perduti ha fornito un nuovo contesto, nel qua­ and Horses Museum. le anche le opere tramandate fino a noi possono essere me­ glio comprese (Kalinowski 1996). Dall’altro lato, il materiale rinvenuto ha consentito di ridedicate all agricoltura e alla farmacopea, sono sopravvissute defìnire l’approccio alla questione dei processi storici che han­ grazie alle ampie citazioni dei loro testi contenute in opere più no condotto alla formazione del corpus canonico. Per esem­ tarde, in ogni caso, tutte hanno continuato a essere conside­ pio, grazie alla riscoperta di una serie di antichi testi medici, rate punti di riferimento fondamentali, al contrario dei testi si è potuto stabilire che molto probabilmente i canoni medi­ tecnici redatti nei periodi precedenti, i quali, se mai ve ne fu­ ci Han giunti fino a noi si siano costituiti mediante un gra­ rono, sono caduti per sempre nell’oblio. Da come gli studiosi duale accrescimento dei trattati più antichi che di conseguenza hanno letto i Canoni, da come li hanno non ci sono pervenuti nella loro forma citati e commentati, si coglie Fimmenoriginale. E interessante osservare che il so valore che veniva loro attribuito. processo così evidenziato concorda con Date queste premesse, è importante le conclusioni deducibili dall’analisi in­ chiarire per ciascuna disciplina le circo­ terna di alcuni resti, tra cui, per esem­ stanze nelle quali nel periodo Han sono pio, lo Gnomone dei Zboit (Cullen 1996); stati redatti i testi di riferimento. Prima ciò Ita permesso ad alcuni storici di avan­ occorrerebbe però spiegare come mai il zare una serie di ipotesi sulle modalità e fenomeno della formazione dell’intero il contesto sociologico della formazione dei canoni. Alcuni hanno spiegato la co­ corpus delle conoscenze si sia verificato stituzione di questi testi ricorrendo all’i­ in questo periodo. Inoltre, poiché que­ potesi secondo cui si sarebbero formati sti testi autorevoli sono stati redatti in per accrescimento, passando di maestro un lasso di tempo piuttosto breve, dob­ in discepolo lungo una determinata tra­ biamo tentare di capire in che modo la dizione interpretativa, all’interno del con­ vita intellettuale del periodo Han abbia testo sociale di un lignaggio (Cullen potuto segnare il corso della storia del­ 1996). Questa ipotesi concorda con quan­ la scienza in Cina. to possiamo desumere dalle testimonianze a nostra disposizione sulla reale trasmis­ L’archeologia e la scoperta sione delle conoscenze all’interno di un di un mondo perduto di testi tale contesto, la quale avveniva sotto for­ Fig. 2 - Commediante; statuetta ma di testi gelosamente custoditi e con­ Non sappiamo molto delle circo­ di terracotta dal distretto stanze in cui la maggior parte di questi segnati diret tamente dal maestro agli al­ di Bi (Sichuan), Il sec, d.C. testi è stata redatta e, come si è osser­ lievi ai quali questi decideva di rivelare ( ihengdu, Sichuan Provincia! vato, le opere precedenti sulle quali essi le sue conoscenze (Sivi n 1995a). Museum. 32

Il - INTKODUZIONF

Questi esempi ci inducono a supporre che il quadro della nostra comprensione del periodo Qin-Han subirà inevita­ bilmente una radicale trasformazione in seguito alle prevedi­ bili scoperte di nuove fonti. Segnaliamo, inoltre, il costante rinvenimento di fonti più antiche grazie alle quali sta pren­ dendo forma un'idea più concreta dello stato delle conoscenze nel corso del periodo degli Stati combattenti (480-22 1a.C.). I futuri scavi archeologici e le ricerche a questi connesse mol­ to probabilmente porteranno a ridefinire in modo non me­ no significativo quest’area d’indagine, consentendoci di va­ lutare l’eredità che le precedenti epoche hanno trasmesso al periodo di formazione Qin-Han. In questo campo di ricer­ ca in costante espansione è stata realizzata ia prima sintesi del­ le testimonianze offerte dai dot irnienti finora disponibili (Harper 1999). Nei capitoli seguenti tali questioni sono trattate nell ambito dei diversi campi della conoscenza, fornendo un’i­ dea dei rivolgimenti clic le scoperte archeologiche hanno de­ terminato in ciascuna area il indagine, 11 recupero delle antiche categorie del sapere Per quanto riguarda le modifiche radicali che il quadro della nostra comprensione dell’antica Cina è destinato a su­ bire, riteniamo di dover segnalare una linea d indagine che appare molto promettente. In una sezione della bibliografia della Stonu della dinastia Han /anteriorej intitolata Shushu (termine traducibile con le locuzioni ‘numeri e procedimenti’, arte dei numeri’ oppure persino ‘arti occulte’) e della quale, a quanto ci risulta, non è sopravvissuto quasi nessun testo, sono elencati diversi titoli di opere relative alla matematica, all’astronomia e alla geografìa, tra cui, per esempio, il Clas­ sico dei m onti e dei m ari (,Sbanhai jing). I rinvenimenti ar­ cheologici hanno già consentito di acquisire una conoscen­ za più approfondila delle diverse tradizioni tecniche di divi­ nazione a cui sembrano richiamarsi numerosi titoli di questa sezione, che i bibliografi avevano classi beato tra le opere di carattere matematico, astronomico e geografico. Oltre a per­ mettere una ricostruzione del retroterra culturale di questi ultimi testi, l’approfondimento della conoscenza dell’area d indagine definita shushu., alla quale le ricerche archeologiche dovrebbero gradualmente condurre, appare essenziale per diverse ragioni. In primo luogo, le pratiche divinatorie hanno spiniti chi le eseguiva a sollevare una serie di questioni che hanno con­ dotto allo sviluppo di aree d indagine entrate successivamente a far parte delle moderne discipline scientifiche, come, per esempio, lo studio del magnetismo terrestre, la cui conoscenza si sviluppi) nell’ambito delle tradizioni geomantiche. In secondo luogo, è proprio nel contesto delle ricerche divinatorie che nel corso del periodo Han si è formato il più importante Canone confuciano, il Classico dei m utam enti ( Yijing ). In molte aree d’indagine, infatti, la divinazione sembra essere stata affine alle pratiche conoscitive, una cir­ costanza che solleva una serie di questioni decisive per la sto­ ria intellettuale dell intero periodo Ilan: in che misura i let­ terati Han che, come sappiamo, prendevano le distanze da­ gli indovini, hanno ereditato le conoscenze scaturite dalle pratiche divinatorie? In che modo hanno letio in una pro­ spettiva completamente nuova il materiale mutualo dalla di­ vinazione e come Jo hanno utilizzato:1 In parte, alcune n sposte sono già state individuate. All interno delle tradizio­ nali tecniche divinatorie è stata elaborata una serie di schemi

J - STORIA Ohl.J.A SI IKNZA

VOI.. Il

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formali, ira cui ricordiamo lo yin-yang e le Cinque fasi (wucosì come alcuni diagrammi schematici fondamenta­ li, e sono state sviluppate correlazioni tra le diverse aree del mondo naturale e la società. Entrambi questi aspetti, le cui origini risalgono all’età preimpenale, erano destinati a di­ venire componenti fondamentali della cosmologia correla­ tiva che nel periodo successivo alla fondazione dell’Impero si sarebbe notevolmente rafforzata, servendo a convalidare la legittimità dei sovrani all’interno dei processi del mondo naturale (Graham 1986; Sivin 1995b). Più in generale, è lecito supporre che l’approfondimento della conoscenza della storia dell’area d indagine definita shu­ shu potrebbe aiutare a comprendere in modo piu dettagliato la storia delle idee cosmologiche del primo periodo imperia­ le. Con idee cosmologiche intendiamo le concezioni relative ai principi fondamentali su cui si fondava, o che spiegavano tutti i tipi di realtà (inclusa la psicologia degli individui, i pro­ cessi naturali e le trasformazioni sociali o matematiche), un tema thè si è rivelato decisivo nell’affrontare la storia della scienza in Cina. xing),

( .osmologia e storia della scienza nel primo periodo imperiale In realtà, l’approfondimento della conoscenza della storta delle idee cosmologiche non interessa soltanto la storia poli­ tica clic deve tener conto soprattutto di un genere specifico di queste idee, definito cosmologia correlativa, dal quale lo Stato traeva gli elementi fondamentali della sua ortodossia, sanciti nei rituali ufficiali. In senso più vasto, la storia delle idee cosmologiche sembra essere decisiva anche per la storia della scienza. Infatti, la maggior parte dei diversi campi del sapere ha incorporato nei suoi principi fondamentali alcuni dei concetti, degli apparati e delle idee della cosmologia, co­ me dimostrano i casi della lessicografia, della matematica, del­ la descrizione del cielo e della struttura dei calendari, della cosmografia, della geomanzia, della geografia, dell’agricoltura e della medicina, in particolare per quanto riguarda sia lo studio delle malattie sia l’azione curativa delle sostanze me­ dicamentose. In tutti questi casi i principi cosmologici si sono dimostrati decisivi nell elaborazione di concetti e teorie. Nella medici­ na, per esempio, alcuni concetti chiave, tra cui quello di me­ ridiani (jin g ), potrebbero essere stati il frutto dell’adozione di ipotesi cosmologiche onnicomprensive. Nella cosmografia c ncH'astronomia è invece possibile ravvisare una linea di con­ tinuità tra alcuni dei sistemi descritti nello Gnomone dei Zhou e le tavole dei divinatori (Cullai 1996). Alcune rappresentazioni cosmologiche erano anche alla ba­ se della definizione dei diversi campi tipica del sapete del­ l'antica Cina. I il caso, per esempio, dell’area d’indagine rap­ presentata dal Cianato sui tubi sonori e sul calendario (Lidi zhi) uno dei capitoli della Storia della dinastia Han (anteriore/. I ) altronde, il calendario —vale a dire la serie dei procedi­ menti necessari all’elaborazione degli almanacchi annuali r i a costituito da una combinazione di osservazioni del cielo, di procedimenti matematici e di credenze cosmologiche. Que­ ste idee cosmologiche, alcune delle quali erano di fonda­ mentale importanza per il governo, gradualmente penetra­ rono all interno della maggior parte delle scuole eli pensiero, e s r ii irandovi una vasca e durevole influenza, come dimostra il caso dell'alchimia.

l.A Si IENZA IN C INA

conoscenze scientifiche e tecnologiche. Non è quindi sorprendente che la pro­ duzione scritta rechi l’impronta delle esi­ genze e degli interessi dei funzionari del­ lo Stato. Molti problemi delineati nei Nove capitoli sui procedimenti matema­ tici (Jiuzhang suanshw, I sec. a.C.-l sec.

Fig. 3 - Monastero rupestre di Yungang (Datong, In conclusione, la formazione dell'Impero comportò che si prestasse ufficialmente una grande attenzione alle idee e agli schernì cosmologici che, a loro volta, influirono profon­ damente sul corpus di conoscenze che prese forma nel perio­ do immediatamente successivo. Questa linea d’indagine ci permetterà di valutare approfonditamente l’infkienza eserci­ tata dalla situazione politica sulla storia della scienza in Cina nel periodo della produzione del più autorevole corpus cano­ nico —anche se alcune sezioni di questo corpus potrebbero es­ sere state redatte al di fuori delle istituzioni ufficiali. Molto probabilmente, le indagini future getteranno una nuova lu­ ce sul ruolo svolto in questa evoluzione dalle summae e, in particolare, dalle Prim avere e au tu n n i d el Signor L ii {Liishi chunqiu, 239 a.C. ca.) e dal Libro del M aestro dello H uainan [H uainanzi, redatto prima del 139 a.C.), due titoli ricondotti alla scuola sincretista nella Storia della dinastia Han [anterio­ re] (Kalinowski 1982; Major 1993;Sivin 1995b). Forse, tut­ tavia, il prestigio politico di cui godeva questo corpus con­ dusse gli studiosi contemporanei a rivolgere un’eccessiva at­ tenzione alla cosmologia correlativa che doveva convalidare la legittimità dei sovrani e che esercitò certamente un’influenza decisiva su alcune aree di studio e, in particolare, sulla medi­ cina. L’analisi di altri campi d’indagine, tra cui ricordiamo, per esempio, la lessicografia, la matematica e la cosmografìa, sembra dimostrare che diverse correnti di idee cosmologiche svolsero un ruolo di primo piano nella storia intellettuale ci­ nese. E probabile che con il progredire degli studi sarà pos­ sibile operare una distinzione tra le differenti tradizioni co­ smologiche e il loro impatto sui diversi campi del sapere; ta­ le distinzione ci metterà in grado di valutare la natura delle interazioni tra lo sviluppo delle idee cosmologiche e l’inda­ gine sui fenomeni. La burocrazia e la produzione delle conoscenze La nascita di una burocrazia centralizzata è un’altra ca­ ratteristica distintiva del nuovo ordine politico, che ha in­ fluito profondamente sulla produzione delle conoscenze e delle istituzioni. Per rafforzare la sua visione politica e ideologica funzio­ nale all’organizzazione della società, la burocrazia utilizzò le 34

d.C.) riecheggiano le situazioni che i membri della burocrazia imperiale do­ vevano affrontare (il computo delle tas­ se, la divisione delle corvée, la definizio­ ne delle misure standard del grano, il controllo delle opere pubbliche, ecc.). I funzionari dello Stato non si limitarono a impiegare queste conoscenze, ma, con ogni probabilità, contribuirono alla lo­ ro produzione. Non bisogna, tuttavia, pensare che nell’antica Cina la matema­ Shanxi). tica si limitasse a trattare questioni di ca­ rattere pratico; oltre a ciò aveva anche un suo interesse teorico. Su un altro fronte, anche la geografia politica e amministrativa, destinata a esse­ re inclusa nei trattati tecnici delle storie dinastiche, riflette un immagine dell Impero che corrisponde a quella richiesta dai burocrati che dovevano governarlo. In questo caso, la for­ ma stessa assunta da questo campo del sapere suggerisce che la produzione delle conoscenze geografiche sia avvenuta in re­ lazione alle esigenze della burocrazia. Questi esempi dimostra­ no che nell antica Cina l’ambiente dei funzionari dello Stato era il luogo di produzione e di sviluppo delle conoscenze. L influenza dei funzionari è peraltro riscontrabile anche in alcune delle principali istituzioni destinate alla produ­ zione del sapere. La fondazione dell’Ufficio astronomico e I usanza di includere una serie di trattati tecnici nelle storie dinastiche erano dovute alla necessità di registrare i feno­ meni celesti, che si riteneva convalidassero la conformità del governo all’ordine naturale, e a quella di produrre gli alma­ nacchi annuali, basati sulle tecniche calendaristiche, che do­ vevano essere distribuiti in tutto il territorio dell’Impero e che servivano alla regolazione di una serie di attività sociali e dell’agricoltura. Le fonti pervenuteci dimostrano che le attività dei fun­ zionari influenzarono la produzione delia letteratura tecnica anche attraverso il ruolo ili primo piano svolto dalla buro­ crazia nella diffusione delle conoscenze agronomiche tra gli agricoltori, che costituivano la base dell’organizzazione poli­ tica. Non a caso il primo testo tecnico dedicato a questo te­ ma venne redatto da un funzionario che insegnava questo ge­ nere di materie. Fu possibile realizzare alcune importanti decisioni politi­ che grazie alle conoscenze tecnologiche, come attesta, per esem­ pio, il caso dell’istituzione del monopolio del ferro durante il regno dell'imperatore Wu degli Han. Il sovrano, che con questa misura si proponeva di contenere l’aumento delle fa­ miglie potenti e ili fornire agli agricoltori attrezzi ili ferro, po­ tè fare affidamento sulla disponibilità di uno strumento tec­ nologico, come l’altoforno, che consentiva la produzione di ferro su larga scala. Il coinvolgimento della burocrazia nella discussione delle conseguenze politiche dell’uso della tecno­ logia in questo campo è messo in luce nei Discorsi sul Siile e sul ferro ( Yan tic lun), compilati nel periodo compreso tra il 4 e ii 49 a.C. Anche in questo caso, le indagini archeologiche

1! - INTRODUZIONE

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1 A S C IE N Z A IN C IN A

hanno gettato una nuova luce sull'effettivo successo di que sta misura; l'uniformirà delle tecniche impiegate in tutto il territorio dell Impero potrebbe essere spiegata con buona probabilità con la capacità che aveva lo Stato di impone I li­ so dì tali tecniche. L'esistenza di una relazione tra la produzione dei testi e la burocrazia è, forse, indirettamente attestata dal fatto che i più antichi testi di carattere tecnico giunti fino a noi ri­ guardano prevalentemente questioni relative all'area setten­ trionale dell'Impero, più soggetta al controllo dell’ammini­ strazione, Nei secoli successivi la progressiva esplorazione delle regioni meridionali consentì gradualmente alle istituzioni imperiali di esercitare un controllo più etite.n c su que­ st area; fenomeno che si riflette nell’evoluzione ciclici geo­ grafia ufficiale, dove si può notare che nella Storiti della di­ nastia Han posteriore (Hou Hanshu) la descrizione dei corsi d'acqua delle regioni meridionali copre un’area molto più estesa di quella rilevata nella Storia della dinastia Han [ante­ riore . Questa evoluzione è attestata anche dal ['emergere di un nuovo genere di testi geografici, i resoconti in cui i fun­ zionari in missione descrivevano i diversi aspetti della natu­ ra e delle società delle regioni meridionali. La diversità delle tradizioni cinesi e firnificazione Tang L'esempio dei resoconti di viaggio, in cui è illustrato lo sviluppo di un genere più personale di scrittura, ci invita a una certa cautela. Quanto abbiamo detto non deve indurre a ipotizzare che la burocrazia detenesse il monopolio della conoscenza o che avesse imposto in ogni campo un sapere ufficiale c uniforme in grado di ostacolare lo sviluppo di al­ tri generi d indagine. in primo luogo, bisogna assumere un atteggiamento criti­ co nei confronti delle fonti giunte fino a noi attraverso il pro­ cesso della trasmissione scritta, soprattutto verso quelle che risalgono ai periodi più antichi. Tale processo, infatti, po­ trebbe aver causato delle distorsioni che dovrebbero indurci a non considerare rappresentativi i testi tramandati per que­ sta via. In particolare, nel corso di questo processo potrebbe essere stato attribuito un maggior peso alic tendenze a lungo andare compatibili con le istituzioni ufficiali, in modo da conferire una maggiore uniformità ai quadro delle conoscenze. Come abbiamo osservato in precedenza, nel corso di alcuni scavi archeologici sono state riportate alla luce intere biblio­ teche Han e pre-Han, grazie alle quali abbiamo potuto rico­ struire la diversità delie pratiche e delle idee nel campo della medicina. Le ricerche archeologiche ci hanno, inoltre, forni­ to i materiali necessari a misurare la distanza che separa al­ cuni documenti originali dalle versioni rielaborate contenu­ te nei testi giunti fino a noi. In secondo luogo, sappiamo che non tutti i testi die in se­ guito hanno assunto uno status ufficiale sono stati composti negli ambienti ufficiali. Infatti, lo Gnomone deiZhou, redat­ to intorno al tempo dell’Era Comune e assurto al rango di ‘canone matematico' ufficiale all’epoca dei Tang, è stato com­ posto al di fuori degli ambienti ufficiali (Cullen 1996). Inol­ tre, a partire dalie testimonianze sopravvissute, è stato possi­ bile ricostruire e descrivere due diverse forme di pratica astro­ nomica diffuse nei periodo Han. Quindi, anche in un periodo di unificazione imperiale e per quel che riguarda lina mate­ ria così ‘sensibile’ alia politica come l’astronomia, le fonti scrit­ te rivelano che probabilmente esistevano diverse tradizioni, 36

Più in generale, i capitoli raccolti in questa prima Parte te­ stimoniano il delincarsi di una geografia della conoscenza nel­ la storia della scienza in Cina, particolarmente accentuato nei periodi di divisione. Molto probabilmente le future ricerche ci consentiranno di precisare le differenze regionali nei diversi campi della conoscenza. In terzo luogo, il successo dei tentativi di diffusione del­ le conoscenze intrapresi dal governo centrale era legato alle capacità del governo stesso di imporre su larga scala una se­ rie di scelte, A questo proposito, l'agricoltura costituisce un esempio molto interessante; le Tecniche essenziali per il po­ polo {Qiminyaoshu), completate da Jia Sixie tra il 530 e il 540, nascono in un contesto politico dove vaste proprietà terriere erano gestite da singoli privati. Soltanto dopo il fal­ limento del tentativo compiuto dallo Stato centrale di im­ porre il proprio ideale costituito dal sistema contadino-po­ dere, i sofisticati metodi di gestione e le tecniche di Jia Sixie avrebbero trovato un campo d’applicazione. Le conoscenze raccolte da quest’ultimo appartenevano, infatti, a un altro tipo di equilibrio politico. L esempio delle Tecniche essenziali per il popolo così come il nuovo genere dei resoconti di viaggio rivelano il progres­ sivo emergere, soprattutto nel periodo delle Sei Dinastie (222-589), di opere di singoli autori. Si tratta di una svolta decisiva nel campo della produzione dei testi, ampiamente attestata negli scritti scientifici e tecnologici redatti in que­ sto periodo. A partire da questo momento e per i secoli suc­ cessivi, i commenti ai Canoni Han recheranno la firma dei loro compositori, i trattati medici saranno sottoscritti dagli autori così come i resti dedicati alla matematica.

big. 4 - Ambasciatori; particolare de! rotolo / tredici imperatori, attribuito a \an Liben; inchiostro e colore su seta, dinastia Iang. Boston, Museum ot Fine Arts.

11! • DALLA FONDAZIONE DEI.L'IMPERO AI TANG

Fig. 5 - Pagoda dell’Oca Selvatica aXi’an (Shaanxi), dinastia Iang, VII secolo.

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DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG Sommario; 1. L’unificazione del I Impero. 2. La concezione dell Universo. 3. Agricoltura, controllo del territorio e scam­ bi con il mondo esterno. (M. Loewe) /I partire dal 221a.C. (anno della fondazione del primo c. Impero) l’obiettivo principale degli imperatori cinesi fu Funificazione, intesa come controllo politico e ammini­ strativo, della totalità o di gran parte del territorio oggi no­ to come Cina; tale obiettivo fu tuttavia raggiunto per un pe­ riodo di tempo che copre meno della metà del periodo im­ periale (dal 221 a.C.. al IMI 1). Con l'aiuto di consiglieri, funzionari c storici, gli imperatori diffusero la credenza che 1unii;- politica, sanzionata dal ( ieln e affidata alla figura di un sovrano considerato figlio del Ciclo, fosse la norma, ma in realtà re e signori della guerra riuscirono spesso a dissipa­ le tale illusione, smembrando l’Impero, istituendo nuovi cen­ tri di potere e spingendosi in alcuni casi a rivendicare per sé stessi l'autorità della dinastia die avevano destituito. Dopo il regno dei Zhou occidentali (XI set .-771 a.C.) e il successivo emergere di Stali indi pendettii, i leticativi di crea­ re confederazioni (771M8I a.C., periodo delle Primavere e autunni) e rafferma/.ione di sette regni principali (4811-221

1testi redatti nel periodo Flati, tnrtavia, non persero il lo­ ro primato, finse grazie al rapporto con le istituzioni ufficia­ li. Per esempio, nel corso del l’epoca Iang (61H-V07}, fistiti] /.itine degli esami statali di matematica e medicina svolse in­ dubbiamente un ruolo di primo piatto nel conferimento di uno status speciale ai Clanani adottati come manuali di rife­ rimento. In ogni caso, le edizioni dei Canoni realizzate in questo periodo misero in ombra le versioni piu antiche. An­ che l’estensione dell’influenza di questi testi in Corea c in Giappone riconosce un’orìgine istituzionale, poiché in que­ sti paesi la fondazione di istituzioni ispirate a quelle cinesi fu accompagnata dalFimpiego degli stessi manuali. Questa cir­ costanza riflette una caratteristica del periodo bang, che vide l’Impero cinese estendersi in un territorio immenso e aprirsi al mondo, acquistando un tratto cosmopolita. In questi scam hi culturali, la religione svolse un ruolo decisivo; la costru­ zione della moschea di Xi’an, la capitale dei Iang, attesta I im­ portanza dei contatti con l’Islam; mentre il buddhismo che, a partire dalla fine del periodo Man, era stato uno strumen­ to ili trasmissione di influenze scientifiche rra la Cina e l’In­ dia, ebbe un ruolo tutt’altro che trascurabile nelle relazioni scientifiche tra la Cina e le vicine aree del Tibet, del Giap­ pone e della Corea. In questo periodo, l’apertura internazio­ nale della Cina favorì l’estensione deH’influenza esercitata dal­ le tradizioni scientifiche che si erano formate al tempo delI unificazione dell Impero e che recavano l'impronta delle speculazioni politicamente rilevanti che avevano assunto una grande importanza nel periodo Han. «

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a.C., periodo degli Stati combattenti) seguì un millennio in cui sorsero e scomparvero numerosi imperi, e ogni cambia­ mento fu accompagnato da aspre lotte, violente fratture e un crescente impoverimento della popolazione. Durante le di­ nastie Qui (221-206 a.C.), Han anteriore (206 a.C.-9 d.C.), Xin (9-23) e Han posreriore (25-220), 1autorità imperiale ebbe talvolta notevoli capacità di penetrazione e di control­ lo, almeno sulle aree a nord del fiume Yangzi, ma altre vol­ te venne minacciata da rivolte di ampie dimensioni, e in al­ cuni casi fu distrutta per dispute dinastiche. Pur nella sua breve durata, l’impero dei Qin, fondato nel 221 a.C. dopo la conquista degli altri sei regni principali, creò un modello di governo che avrebbe lasciato un'impronta sulla Cina per circa duemila anni: una struttura basata su una burocrazia gerarchicamente organizzata, addetta alla pro­ mulgazione di delibere, all’eliminazione del dissenso, all’esa­ zione delle tasse e ad altre funzioni essenziali. La dinastia co­ struì anche il primo sistema di difesa, la cosiddetta Grande Muraglia, per scoraggiare i potenziali invasori provenienti dal Nord. L.a struttura del governo imperiale non era però an­ cora sufficientemente forte per far fronte agli intrighi di pa­ lazzo. e un decennio di guerra civile portò alla fondazione dell impero Han sotto Liti Bang (passato alla storia con il ti­ tolo postumo di Gaozu) nel 206 a.L . I regni dei suoi stu cessoti videro il consolidamento dell’autorità imperiale. Fin tensificarsi del controllo sulla popolazione e stille sue attivi ta lavorative e la grande espansione dell'influenza cinese a opera di soldati, funzionari e commerciami, soprattutto nei territori dell’Asia centrale.

LA SCIENZA IN CINA

La dinastia di Wang Mang, passata alla storia con il nome di Xin, tentò di legittimare il proprio potere richiamandosi a idee ed eventi, in parte autentici e in parte mitici, riferiti al lontano passato e ai sovrani del periodo Zhou. Considerato dalla tradizione successiva un usurpatore, in realtà Wang Mang ebbe il merito di lasciare un'importante eredità, ossia il biso­ gno rispettoso dì rendere omaggio alle antiche tradizioni. E in parte anche per questo che l’atmosfera intellettuale della dinastia degli Han posteriori fu molto diversa da quella de­ gli Han anteriori. Sotto gli imperatori della dinastia Han po­ steriore, (ondata nel 25 d.C. al termine di lunghe lotte, i go­ verni cinesi ristabilirono il controllo amministrai ivo e riaf­ fermarono la potenza militare dei predecessori, riuscendo a mantenere una relativa stabilità per circa un secolo. Dal 100 d.C. ca., la corte e il governo furono però lacerati e indebo­ liti dalle rivalità che si scatenarono tra le concubine di corte e le loro fazioni. La violenta sollevazione dei Turbanti Gialli che dilagò in Cina nel 184 inaugurò un periodo di quattro secoli durante i quali il rcrrirorio cinese fu diviso e conteso da vari regni in lotta tra loro, senza che nessuno di questi ri­ uscisse ad affermare legittimamente la propria autorità; i ten tarivi più significativi furono quelli delle dinastie Jin (265316 e 317-420) e Wei (386-556), che riuscirono a governa­ re per un lungo periodo la Cina settentrionale. Quando gli imperatori della dinastia Sui (581-617) e, po­ co più tardi, della dinastia Tang (618-907) ristabilirono il po­ tere dinastico e il controllo amministrativo sotto un'unica ca­ sa regnante, raccolsero i frutti di un lungo periodo di espe­ rienza di governo e di crescita intellettuale; filosofi e funzionari ricevevano ormai da secoli una formazione basata su concetti

fig. 1 - L’imperatore Wu, fondatore della dinastia Jin occidentale; particolare del rotolo I tredici imperatori, attribuito a Yan Li ben; inchiostro e colore su seta, dinastia Tang, Boston, Muscuirt ofFinc Arts. 38

etiti, per lo piti espressi per la prima volta da Confucio (551479 a.C.) e dai suoi discepoli. La struttura sociale aveva rag­ giunto una stabilità tale da soddisfare le esigenze di stili di vi­ ta più complessi, e l’educazione impartita alla classe colta era maturata, nel corso dei secoli, in modi che avrebbero scon­ certato i predecessori dei periodi Qin e Han. Né i progressi in questi campi, né la raffinata cultura dell’epoca poterono tuttavia evitare i pericoli di sovversione; la dinastia Sui durò infarti appena trent anni sotto due soli imperatori. Violente ribellioni scossero, invece, (Impero dei Tang tra il 754 e il 762, e soltanto grazie all’inrervento di truppe straniere, come quelle uigure dell’Asia centrale, la dinastia riuscì a ristabilire l’ordine, continuando a regnare ancora per un altro secolo, caratterizzato però dal grave indebolimento dell’autorità im­ periale e dall’aperta frustrazione dei suoi funzionari.1

1. L’ unificazione dell ’Impero

In ognuno di questi cambiamenti s individua un conflirro fon­ damentale che investe vari aspetti della crescita culturale c: nese: la tensione tra l’esigenza di formare un’unità politica co­ esa e la volontà di salvaguardare le particolarità delle aree go­ vernate da amministrazioni indipendenti. L’unirà politica e la stabilità di governo offrivano quella continuità che è necessa­ ria alla crescita delle arti e al progresso intellettuale, mentre (omogeneizzazione poteva a volte frenare l’iniziativa indivi­ duale. Senza una rigida aurorità centrale, d’altro canto, resta­ va più spazio per lo sviluppo di forme indipendenti di pen­ siero, c la diversità di condizioni climatiche poreva srimolarc esperimenti di gestione economica o edilizia da valutare su ba­ se sperimentale per respingerli oppure per adottarli su ampia scala. Ogni tensione, inoltre, poteva generare conflitti tra un approccio classico oppure romantica versa la vita, e tra le esi­ genze di una fede ortodossa e la libertà di una ricerca visiona­ ria della verità. A tutto ciò si accompagnavano le aspre lotte per il potere temporale, soprattutto nei periodi di frantuma­ zione politica come quelli degli Stati combattenti o dei secoli che separano gli imperi Han e Sui tra il 220 d.C. e il 581d.C Nei primi mille anni dell'Impero, a partire dal 221 a.C, le attività intellettuali, il progresso scientifico e la sperimen­ tazione tecnica furono condizionari dai tentativi di conser­ vare l’unità politica, dalle influenze filosofico-religiose e dal­ le esigenze di governo e di gestione economica. Le divisioni naturali imposte da fiumi o da catene montuose, (integra­ zione di elementi di etnia non Han nella popolazione e le re­ lazioni ostili con i capi delle confederazioni dell’Asia centra­ le incoraggiarono le innovazioni e le iniziative locali. Le atti­ vità culturali e le credenze religiose, non meno delle divisioni dinastiche, impediscono di considerare la Cina come un en­ tità monolitica che si conservò intatta, impenetrabile a ogni cambiamento e insensibile alla crescita evolutiva. Le iniziative rivolte a elevare il livello culturale del paese e a educare una classe colta sembrano essere legare all esigen­ za di fornire un numero sufficiente di uomini per il servizio pubblico dell'Impero Han che in quegli anni si andava for­ mando. li primo tentativo in questa direzione, anche se an­ cora piuttosto rudimentale, può essere datato a! 124 a.C... t ai decenni successivi, quando alcuni candidaci provenienti da un gruppo altamente selezionato, raccomandato o sostenu­ to da funzionari già in carÌL.i, cominciarono a essere scelti per

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DALLA FONDAZIONE DELL'IMPERO Al TANG

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UNA FILOSOFIA PER L’IMPERO

i l iisht . Im/ufiu o Piimatvir e autunni de!Signor I ii iu compi­ lare, .1 più mani, sotto il patrocinio di L.UBuwei, primo mini stro dolili Stato Qin, uno dei tanti Stati cinesi del periodo de­ gli Stati combattenti. Nel 221 a.C. Qin unificò la Cina, fon­ dando 1omonima dinastia edando origine al più grande e potente impero asiatico dell epoca. Il progetto di Lù era di raccogliere in una grande enciclopedia tutto il sapere universale, così inca­ ricòpersonalmente un gruppo di studiosi che nel 239 a.C. por­ tarono a imi line le Primavere e autunni del Signor iti, in cui è esposta la teoria dii centralismo politico in seguito adottata dalIImpero Qin. Si narra che I ii rimase così soddisfatto di que­ st opera che decise di offrire una favolosa ricompensa in oro a chi fosse riuscito ad aggiungervi o a sottrarvi anche una sola pa rola. Le Primavere sono un compendio straordinariamente rie co e completo, un documento dell’alto livello di conoscenze di quel periodo nel campo dell agronomia, dell acustica, del regi­ me dietetico e di altre discipline tecniche. Quest'opera descri­ ve in una prosa elegante, chiara c fàcilmente leggibile la gran­ de varietà di credenze e di consuetudini che informavano la vi­ ta quotidiana nel III sec. a.C. Benché le antiche testimonianze attcstino che Lù Buwei ap­ partenesse a una ricca famiglia di mercanti, non sappiamo qua­ si nulla del primo periodo della sua vita e della sua educazione. Durame la sua carriera politica, tuttavia, Lù influenzò il corso degli eventi più di qualsiasi altro pensatore dell’antica Cina: or­ chestrò l’ascesa al trono di un principe minore e alla morte di quest’ultimo, sopraggiunta dopo pochi mesi di regno, assunse la reggenza in nome di suo figlio, il futuro Primo Imperatore Qin, Shi 1luangdi. I.ii svolse quindi un ruolo di primo piano negli eventi che portarono all’unificazione della Cina da parte dello Stato Qin. Come cancelliere dei Qin, egli si dedicòal com­ pito di trasformare lo Stato da piccolo regno ‘barbaro’ a centro di cultura, di sapere scientifico e di innovazione politica; a lai Ime, Lù richiamo un gran numero di studiosi affinché diffon­ dessero la cultura e la scienza dei raffinati Stati centrali nel pae­ se dei Qin. Le Primavere possono essere considerate una sinte­ si di questo sapere. In Occidente, Lù sarebbe stato considerato un principe-mercante, un mecenate della cultura e della lette raiura, un insigne statista, un saggio consigliere politico e il suo ascendente sarebbe stato paragonato a quello dei principi della famiglia de Medici che esercitarono la loro influenza non solo su Firenze c sull’Italia, ma anche su tutte le civiltà europee. In Cina invece le circostanze della sua vita c la sua appartenenza a una classe disprezzata, quella dei mercanti (la società cinese si fondava sulle quattro classi: letterati, contadini, mercanti, arti giani), gli causarono il disprezzo e la condanna da parte dei let­ terali Han, che consideravano i Qin e la loro unificazione un

le cariche di pubblico ufficio iti base alle risposte, presumi­ bilmente orali, tornite ad alcune domande chiave. Questo si­ stema di reclutamento continuò a esser praticato nei secoli successivi; già al tempo delle dinastie Sui e Tang, i ben piti numerosi lindichili che ambivano u posti di funzionario do­ vevano affrontare un complesso sistema di esami scritti; chi li superava entrava a far parte della classe sociale che, dopo la famiglia ddl’imperaiore e le altre famiglie nobili, godeva del mngo più elevato. Le accademie, fondate a volte per iniziati­ va del governo, fornivano ai figli delle classi privilegiate nife du azione basata soprattutto sulla conoscenza della lettera­ tura classica, con il suo apparato interpretativo approvato e

male assoluto e scorsero in Lù un parvenu e un impostore, i cui intrighi erano alla base delle imprese dei Qin, una figura fune­ sta, da condannare senza esitazioni e degna di essere ridicoliz­ zata e denigrala. Le Primavere di Lù costituiscono uno dei grandi monumenti del pensiero cinese; un opera originale e coerente, ispirata dal­ la visione di un impero universale, retto sulla base di principi diretti ad assicurare l'armonia tra gli uomini e la Natura, a pro­ teggere la vita umana e animale, a rispettare il sapere c la cul­ tura, a favorire la pratica della carità e della benevolenza e giu­ stificati dalla ragione e dalla moralità. Le Primavere prendono in considerazione tutte le tendenze filosofiche dell’epoca, in al­ cuni casi adattandone le tematiche, in altri combinando tra lo­ ro idee prima di allora mai associate, in alrri ancora rifiutando e confutando posizioni che erano in contrasto con la loro vi­ sione generale. Contrapponendosi alla barbarie c alla strava­ ganza della corte Qin. le Primavere d\ Lù sottolineano l’impor­ tanza della moderazione, dell’autodisciplina e dell educazione e criticano i privilegi ereditari e le altre torme di favoritismo di cui a volte godevano i parenti e i discendenti dei sovrani. Lù so­ stenne che, pei ampliare la base del governo, i sovrani doveva­ no essere disposti a cedere l'esercizio del potere ai loro assisten­ ti più qualificati e per avvicinare il potere alla popolazione af­ fermòche tutte le forme di governo dovevano basarsi sul principio secondo cui in qualsiasi circostanza il sovrano doveva agire so­ lo dopo aver valutato i desideri della popolazione. Lù confurò 1pacifisti della sua epoca, dimostrando che non ci si poteva sot trarre a una guerra giusta e si schierò con i pragmatisti, met tendo in luce il ruolo decisivo dell’agricoltura e la necessità di incoraggiare i traffici e il commercio. Nonostante la mancata attuazione della concezione origina le, la coerenza di pensiero di quest'opera è evidente agli occhi di un lettore attento. Dal momento che Lù si proponeva di riu­ nire nino lo scibile umano, la sua opera ha il merito di preser­ vare un cerio numero di correnti di pensiero altrimenti scono­ sciute o poco curiosi iure, alle quali Lù volle aggiungere alcuni importanti trattati agronomici, cosmologici e relativi a proble­ mi di calendaristica e musica. Tuttavia, Iutilità di questo testo, nella ricostruzione delle controversie Illusolìdie del III sec. a.C.. non deve impedirci di valutare l’originalità di molte delle sue posizioni filosofiche: Lù Buwei, in fondo, si proponeva di crea­ re una scuola di pensiero indipendente. La perdita della mag­ gior parte delle antiche opere di filosofìa cinese rende quest’o­ pera ancora più indispensabile per ricostruire e conservare le co­ noscenze scientifiche e tecniche dell’antichità cinese, per inter­ pretare l’ordine e il microcosmo del mondo intellettuale cine se alla fine del 111 sec. a.C. (J. Riegei)

ortodosso, e sulla capacità di comporre brani in prosa e poe­ sia secondo stili presi ritti e codificati. 1testi di studio deiivavano in primo luogo dalla tradizione nota come ‘confuciana’, basata sugli insegnamene! che Con­ fucio e i suoi discepoli avevano diffuso nella Cina preìmperiale, allora popolata da numerose corri e devastata da frequenti guerre civili, in un epoca in cui il grado dipendeva ili norma da circostanze ereditarie piti che da dimostrate capacità per­ sonali, Questi insegnamenti miravano ad affinare i principi etici, a sublimare le pratiche religiose e a costruire una strut­ tura sociale ordinata, basata su gerarchie codificate e precisi doveri. Già prima del periodo imperiale questi insegnamenti

I \ SCIENZA IN UNA

RE3SKTSE1 1 E M E M O R IE D I

U N O S U )RK O (,S H IJI )

Le Memorie di uno storico (Shiji) sono la prima granile onera storica nella tradizione cinese. Li sua stesura Iti avviata da Si­ ma 1an (m. 110 a.C.)« che ricevette per questo il titolo ili Gran­ de Storico (shi\ o anche Grande Astrologo), e portata a termi­ ne da suo tìglio, il Grande Storico Sima Qian (14S-86 a.C. ca.). Soltanto pochi capitoli furono complet ili, rivisti o interamen­ te scritti da autori successivi, dopo la morte di Situa Qian. Gran parte delle Memorie dì uno storico fu scritta in circostanze straor­ dinarie: condannato alla castrazione per il dichiarato appoggio a un generale caduto in disgrazia, Sima Qian melse dì soppor­ tare la sua umiliante condanna piuttosto che suicidarsi, perché sentiva come un obbligo verso le generazioni future portare a termine la grande opera avviata da suo padre. Le Memorie di uno storico sono un'imponente opera in 130 capitoli, divisi come segue: