Storia della scienza II: La scienza in Cina. La scienza indiana (black-and-white) [II] [PDF]

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Zitiervorschau

STORIA della

SCIENZA

IS T IT U T O D ELLA

ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA CIOVANNI TRECCANI

STORIA DELLA SCIENZA VOLUME II

IN D IC E D EL V O L U M E II

SEZIONE I

CAPITOLO VI

LA SCIENZA IN CINA CAPITOLO I

INTRODUZIONE GENERALE 1. Prologo 2. Aspetti della storiografìa della scienza in Cina 3. Presentazione della Sezione 4. Gli apporti della storia della scienza in Cina

5 5 6 15 24

I PRIMORDI DELL’IMPERO 1. La visione distica degli Han 2. La scuola del mistero e la corrente delle ‘conversazioni pure’ 3. Il buddhismo in Cina 4. Il rinnovamento confuciano alla fine dei Tang e all’inizio dei Song

73 73 75 77 82

CAPITOLO VII

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. Lo sfondo sociale e politico 2. Il panorama culturale e il ruolo dell’istruzione 3. Scienza e bisogni sociali

PARTE I - DAI QIN-HAN AI TANG: LA FORMAZIONE DI UNA LETTERATURA SPECIALISTICA CAPITOLO II

INTRODUZIONE

CAPITOLO V ili

30

CAPITOLO III

DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG 1. L’unificazione dell’Impero 2. La concezione dell’Universo 3. Agricoltura, controllo del territorio e scambi con il mondo esterno

37 38 41 43

Il contesto intellettuale

91 91 94 95 96

CAPITOLO IX

47 48 50 51 52 53 54 55

98 98 100 104

CAPITOLO X

LO STUDIO DELLA LINGUA: L’UNIFICAZIONE DELLA SCRITTURA E I DIZIONARI 1. I libri di caratteri nel processo di unificazione della scrittura 2. L’organizzazione dei caratteri per temi 3. L’organizzazione dei caratteri per radicali 4. L’organizzazione dei caratteri per rime

CAPITOLO V

TRE SCUOLE DI PENSIERO 1. I moisti e il Canone moista 2. l ‘cosmologi’ 3. Le dispute dei dialettici

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI 1. L’istruzione pubblica 2. L’istruzione privata 3. Le scuole di matematica e di medicina del periodo Tang 4. I libri di testo nel periodo delle dinastie Han e Tang

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. I supporti della scrittura 2. Le biblioteche e la circolazione del libro manoscritto 3. Classificazione dei libri e gerarchia del sapere

CAPITOLO IV

L’EREDITÀ PREIMPERIALE 1. Il crollo della teocrazia Shang e il successivo orientamento 2. Perdita e ricostruzione della fede 3. Idealismo o utilitarismo? 4. Questioni epistemologiche 5. La concettualizzazione dell’infinito e il relativismo 6. Relativismo e trascendenza 7. Positivismo e autoritarismo

83 83 88 89

56 56 64 68

XI

U17 109 109 111 116

CAPITOLO XI

SHUSHU - LA DIVINAZIONE 1. Introduzione all’Arte dei pronastici 2. Geomunzia e declinazione magnetica dell’ago della bussola

116 116 119

CAPITOLO XII

LA MATEMATICA 1. Le bacchette 2. I Nove capitoli sui procedimenti matematici: la costituzione di un canone nella matematica 3. Esegesi e dimostrazione: i commentari ai Nove capitoli sui procedimenti matematici 4. L’evoluzione della matematica dalla dinastia Han alla dinastia Tang 5. Metodi matematici nella compilazione dei calendari

125 125 133 142 149 153

155 155 158 163 167 170

CAPITOLO XIV

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA 1. Armonia, sistemi di unità di misura e calendario 2. Le scale musicali 3. L’armonia matematica 4. I pesi e le misure 5. La misurazione del tempo e le sue correlazioni cosmiche 6. Tubi sonori e pronostici

174 174 175 176 178

240 242 243

CAPITOLO XIX

IMMORTALITÀ DEL CORPO UMANO: L’ALCHIMIA 1. L’evoluzione della tradizione alchemica cinese 2. Aspetti sociali e rituali 3. L’elisir 4. Ingredienti e metodi 5. Alchimia, taoismo e scienza

244 245 249 250 252 254

UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE 1. La farmacopea 2. I dizionari e le opere di altro genere

255 255 258

CAPITOLO XXI

ASPETTI TECNOLOGICI: LA METALLURGIA DEL FERRO 1. Il monopolio dell’industria del ferro durante la dinastia Han 2. L’organizzazione della produzione del ferro nella Cina Han 3. Le tecniche di produzione del ferro nella Cina Han

263 263 264 266

CAPITOLO XXII

179 181

CAPITOLO XV

LA COSMOGRAFIA DALL’ANTICHITÀ ALLA DINASTIA TANG 1. Le dottrine cosmografiche: Gaitian, Huntian e Xuanye 2. La misurazione dell’Universo 3. Il mancato sviluppo della cosmografia

233

CAPITOLO XX

CAPITOLO XIII

IL CIELO 1. L’Ufficio astronomico 2. Gli strumenti astronomici 3. La cartografìa celeste 4. Astronomia e astrologia 5. La compilazione dei calendari

3. La teoria classica della medicina cinese dai Qin ai Tang 4. Lo sviluppo della diagnostica e dell’analisi clinica: II1-IX secolo 5- Le strategie terapeutiche 6. Gli apporti del taoismo e del buddhismo allo sviluppo della farmacopea

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE 1. Un antico testo astrologico indiano e le sue traduzioni cinesi 2. I testi di epoca Tang

269 269 271

182 183 187 188

parte

ii - l ’ e p o c a SONG-YUAN: UN RINASCIMENTO?

CAPITOLO XXIII

INTRODUZIONE

CAPITOLO XVI

LA TERRA 1. I testi geografici ufficiali dalla dinastia Han alla dinastia Tang 2. Il Classico dei monti e dei mari e la concezione dell’organizzazione terrestre’ 3. I viaggi nelle regioni meridionali

276

190 CAPITOLO XXIV

190 197 198

IL MOMENTO SONG: ASPETTI POLITICI, DEMOGRAFICI ED ECONOMICI 1. C ontinuità e rottura dinastica 2. Crescita, migrazioni e urbanizzazione 3. Mercati e attivismo dello Stato

281 282 286 288

CAPITOLO XVII

L’AGRICOLTURA 1. L’agricoltura e lo Stato nel periodo Han 2. T ecniche essenziali p e r il p op olo

204 204 208

CAPITOLO XVIII

LA MEDICINA 1. La nascita della medicina 2. La formazione del testo canonico e le sue linee di trasmissione

219 219 227

XII

CAPITOLO XXV

IL CONTESTO INTELLETTUALE: LA CONOSCENZA DELLA NATURA NEL NEOCONFUCIANESIMO 1. 11 clim a intellettuale del periodo Song: il neoconlucianesimo 2. Li e geunv. la convergenza delle discipline morali e intellettuali 3. Vastità d ’interessi

290 290 290 29-

4. 11 ridimensionamento degli interessi nei periodi dei Song meridionali e degli Yuan 5. Il mondo della Natura e gli schemi concettuali neoconhtciani 6. Una conoscenza della Natura particolaristica e basata sul senso comune

CAPITOLO XXXII

293

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA 1. La fioritura di un nuovo genere di testi: i biji o ‘note in punta di pennello’ 2. I Discorsi in punta di pennello dal Ruscello dei sogni 3. Il mondo della Natura 4. La passione per gli studi antiquari 5. Il problema della luce

295 296

CAriTOLO XXVI

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. I letterati: valori e istituzioni 2. Stato, società e promozione delle scienze positive 3. Valorizzazione delle innovazioni: la modernità Song

297 298 300

355 355 358 366 372 380

CAPITOLO XXXIII

NAVIGAZIONE, VIAGGI E CARTOGRAFIA 1. La marina nei periodi Song e Yuan 2. Sviluppo navale e progresso tecnico-scientifico

303

384 384 387

CAPITOLO XXVII

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI 1. Istruzione privata e governativa 2. Il sistema degli esami neH’amministrazione statale 3. La rinascita delle accademie e il sorgere del neoconfucianesimo 4. Scuole elementari e familiari, scuole superiori 5. Il progetto intellettuale del periodo Song

CAPITOLO XXXIV

305 306 307

L’AGRICOLTURA 1. La stampa e la comunicazione delle conoscenze agricole 2. Lo sviluppo dell’agricoltura meridionale 3. Le ‘Rivoluzioni verdi’, l’agricoltura e lo Stato

308 309 311

LA MEDICINA 1. La filosofia della medicina: teoria delle corrispondenze sistematiche 2. Gli aspetti sociali della produzione medica

313 313 314 317 319 320

322 322 323 324

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE: L’ISLAM

420 420 424 427

428

PARTE III - I MING: VERSO UNA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

328 328

CAPITOLO XXXVIII

INTRODUZIONE

431

335 CAPITOLO XXXIX

LA DINASTIA MING: LINEAMENTI GENERALI 1. Storia, politica e istituzioni 2. Economia, demografìa e società 3. La Cina dei Ming e il mondo esterno

340

CAPITOLO XXXI

L’ASTRONOMIA 1. Controllo statale e astronomia civile 2. L’astronomia e l’astrologia sotto il patrocinio imperiale dei Song settentrionali 3. Il patrocinio imperiale sull’astronomia durante il periodo dei Song meridionali 4. Il patrocinio imperiale sull’astronomia durante le dinastie Jin e Yuan 5. Gli strumenti astronomici nelle dinastie Song e Yuan

400 410

CAPITOLO XXXVII

CAPITOLO XXX

LA MATEMATICA 1. La rinascita della matematica e la tarda tradizione settentrionale 2. La tradizione meridionale: Qin Jiushao e Yang Hui 3. La sintesi delle tradizioni matematiche settentrionale e meridionale nell’opera di Zhu Shijie

400

CAPITOLO XXXVI

ASPETTI TECNOLOGICI: L’ARCHITETTURA DEL PERIODO SONG E LE NORME DI LI JIE 1. Le Norme di Li Jie 2. Il sistema dello cai 3. Composizione delle Norme

CAPITOLO XXIX

LO STUDIO DELLA LINGUA: LA FONOLOGIA 1. Il metodo del fanqie 2 .1 toni lessicali 3. Tavole di rime e fonazione

390 395 398

CAPITOLO XXXV

CAPITOLO XXVIII

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. Le trasformazioni del libro 2. L’invenzione della xilografìa e i suoi effetti 3. Moltiplicazione e riproducibilità dei testi. Le tecniche tipografiche 4. I circuiti del libro: biblioteche e librerie 5. Bibliografìe e diffusione del sapere

390

344 344 345

440 441 443 445

CAPITOLO XL

IL CONTESTO INTELLETTUALE 1. Tendenze della conoscenza 2. L’esempio di Zhu Zaiyu

447 447 450

349 CAPITOLO XLI

349 350

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE 1. Ambienti di attività intellettuale 2. La corte

X lll

453 453 455

3. 4. 5. 6.

Gli uffici amministrativi Le società di letterati c l'accademia La famiglia Le officine

2. Utilizzazione del mondo della Natura a scopo di sopravvivenza o di cura 3. Scritti di carattere enciclopedico, aneddotico e tecnico 4. Monografìe

456 458 459 461

538 541 345

CAPITOLO XLII

EDUCAZIONE, SOCIETÀ ED ESAMI 1. Ideali educativi nella Cina dei Ming 2. La transizione dai Song ai Ming 3. Il sistema degli esami di Stato nella Cina dei Ming 4. Esami, politica e società 5. Esaltazione della cultura letteraria

462 462 463 464 467 469

CAPITOLO XLIX

ASPETTI TECNOLOGICI 1. Le grandi armi da fuoco 2. Lo zucchero CAPITOLO L

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE 1. Il Giappone 2. La Corea 3. Il Vietnam

CAPITOLO XLIII

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI 1. I nuovi tipi di libro 2. L’illustrazione e l’impaginazione 3. Editoria pubblica e privata 4. Le biblioteche private e l’editoria

549 549 552

470 470 472 472 474

560 560 565 569

EPILOGO

LA SCIENZA NELLA CINA PREMODERNA: UN’ANALISI COMPARATIVA

571

CAPITOLO XLIV

MATEMATICA E ASTRONOMIA 1. La perdita delle conoscenze matematiche e astronomiche 2. Un’opera per la divulgazione della matematica: le Origini generali dei metodi matematici di Cheng Dawei 3. L’abaco 4. L’introduzione della matematica occidentale in Cina nel XVII secolo 5. Le prime reazioni all’astronomia occidentale

475

B ib lio g r a fia R eferen ze

480 ■ 481

SEZIONE II

LA SCIENZA INDIANA

485 490

CAPITOLO I

LA SCIENZA NELLA CULTURA INDIANA 1. Il concetto di scienza e la classificazione delle scienze 2. Il progresso scientifico 3. Contesti, retroterra culturali e la lezione di Newton 4. Universalità, astrazione e Rivoluzione scientifica 5. Origine e sviluppo dei linguaggi artificiali

493 493 494 496 496 498 500

502 503 505 507 508

CAPITOLO XLVII

LA MEDICINA 1. La medicina nella società Ming 2. Attività editoriali e correnti di pensiero nel periodo Ming 3. Prospettive tardo-imperiali sulla cosmologia medica e sul corpo umano

511 511 516 531

CAPITOLO XLVIII

UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE 1. Osservazione delle cose e ricerca del loro principio

536 536

611 611 615 625 629 634

CAPITOLO II

IL PENSIERO INDIANO 1. Una ‘filosofìa’ indiana? 2. Il Nyàya 3. Il Vaisesika 4. Il Sàmkhya (-Yoga) 5. La Mimàmsà 6. Il Vedànta 7. Gli antagonisti della cultura brahmanica: il materialismo dei Lokàyata e il jainismo 8. Gli antagonisti della cultura brahmanica: il buddhismo

CAPITOLO XLVI

L’AGRICOLTURA 1. Un’involuzione agricola? 2. Crescita dei rendimenti 3. Stato, mercato e progressi della tecnica 4. Conoscenze locali e ‘sapere pratico’

581 606

475

CAPITOLO XLV

GEOGRAFIA E CARTOGRAFIA 1. La cartografia in Cina 2. Mappe delle proprietà private e delle proprietà statali 3. Mappe geomantiche 4. Mappe di distretto 5. Mappe di viaggio e mappe difensive 6. Mappe nazionali

ic o n o g r a fic h e

638 638 645 655 661 666 670 672 676

CAPITOLO III

I PROFESSIONISTI DELLA SCIENZA E LA LORO FORMAZIONE 1.11 sistema castale 2. Astronomi, medici e artigiani 3. L’educazione impartita dai gam 4. Particolari istituzioni educative 5. L’educazione nei monasteri 6. Dizionari di termini scientifici ed enciclopedie 7. Biblioteche

XIV

690 690 692 693 695 697 701 705

AVVERTEN ZE E D IT O R IA L I

A bbreviazioni

e simboli

Diamo qui di seguito l'elenco delle abbreviazioni e dei simboli usati sistematicamente nell'opera, omettendo quelli, peraltro di immediata comprensibilità, la cui occorrenza abbia carattere occasionale: art., artt. bibl. c., cc. ca. cap., capp. cfr. coll. priv. ecc. ed.

éd. engl. (o Engl.) exp ff., frr. hrsg. long. A pici

articolo, -i bibliografìa, biblioteca carta, -e circa capitolo, -i confronta collezione privata eccetera edito, editore, edizione; edited , editor, edìtìon éditeur , édition

English (mat.) esponenziale foglio, -i frammento, -i herausgegeben, edito longitudine

ms., mss. m. s. m. P- PPpref. préf. pub. (o pubi.) pubbl. rist. r., rr. tav., Tav. trad. transl. trascr. ùbers. V.

manoscritto, -i metri sul mare pagina, -e prefazione

préfa ce published pubblicato, pubblicazione ristampa riga, -he tavola, Tavola tradotto, traduzione;

traduit, traduction translated, translation trascritto, trascrizione iibersetzt, tradotto vedi; verso, -i; volume, -i

e corsivo

Gli apici semplici servono a evidenziare parole o espressioni rite­ nute particolarmente significative. I doppi apici sono usati per evi­ denziare una citazione all’interno di una citazione principale. Il corsivo è usato, oltre che nei titoli delle opere, per le parole non italiane. B ibliografie ,

citazioni e indicazioni bibliografiche

1. Bibliografie. Le bibliografìe, suddivise in fonti e studi, sono date alla fine di ciascuna delle tre Sezioni. Mentre nella Sezione precolombiana tanto le fonti quanto gli studi sono relativi a ciascun capitolo, nelle Sezio­ ni indiana e cinese le fonti si riferiscono all’intera Sezione, diversamente dagli studi che sono dati, anche in questo caso, per capitoli, con l’unica eccezione, nella Sezione cinese, della grande raccolta di studi curata da Jo­ seph Needham, Science an d civilisation in China, Cambridge, Cambridge University Press, 1954-2000, citata una volta per tutte in testa agli studi. 2. Citazioni d i opere nel testo. Le opere sono citate generalmente in for­ ma discorsiva, ma sempre in modo che risultino chiaramente fautore e il titolo; il nome dell’autore è l’elemento ordinatore, e quindi di ricerca, nei repertori bibliografici che sono presenti alla fine di ogni Sezione; qua­ lora siano citate opere anonime o raccolte e collane di testi, costituisce elemento di ricerca nel repertorio bibliografico il titolo dell’opera o quel­ lo della raccolta o della collana. 3. Citazioni di passi d i opere nel testo. Se un passo è citato testualmente, il titolo dell’opera, preceduto o no dal nome dell’autore o da quelli degli autori, è posto tra parentesi tonde ed è accompagnato dagli elementi strutturali dell’opera (libro, capitolo, paragrafo, pagine, ecc.) atti a iden­ tificare il passo citato; alternativamente, possono essere dati il nome del curatore di una determinata edizione dell’opera e la pagina o le pagine in cui si trova il passo citato. 4. Citazioni d i studi e saggi critici, (a) Nel testo. È dato il riferim ento bibliografico, costituito dagli elementi per l’identificazione nel repertorio bibliografico della Sezione, ossia il cognome dell’autore (o del primo de­ gli autori) e l’anno di edizione, eventualmente seguiti dalla precisazione delle parti o pagine interessate, (b) Nei repertori bibliografici. Studi in uno o p iù volumi. È ripetuto il riferimento bibliografico, che è seguito,

nell’ordine, dal cognome e dal nome (o dai nomi) dell’autore e, analoga­ mente, del secondo e del terzo autore (se vi fossero altri autori oltre al terzo, ci si lim iterà al primo e si aggiungerà et al. «e altri»), dal titolo (corsivo), dalla città di edizione, dall’editore, dall’anno di edizione (per studi in più parti o in più volumi, anche dall’indicazione della parte o del volume interessati ed eventualmente dell’anno di edizione del volu­ me stesso nel caso di opera edita in più anni). In qualche caso potrebbe essere aggiunto l’anno di una nuova edizione (3. ed. anno , e simili) o di una ristampa (rist. anno ) o, viceversa, l’anno della prima edizione ( 1. ed. a n n o ) se la citazione riguardasse un’edizione successiva, (c) Studi com ­ presi in un 'opera collettiva o in una pubblicazione periodica. Dopo il riferi­ mento bibliografico, il nome o i nomi degli autori e il titolo dello studio (corsivo) seguono, introdotti dalla preposizione «in», gli elementi identi­ ficativi dell’opera collettiva (autore o autori, titolo in corsivo, città di edi­ zione, editore, anno di edizione, pagine) o, senza la preposizione «in», quelli della pubblicazione periodica (titolo in caratteri normali tra doppi apici, numero, anno di edizione, pagine). 5. Ordine alfabetico. Per la Sezione sulla Cina le fonti sono date, in bi­ bliografia, secondo l’ordine alfabetico dei titoli delle opere (gli autori, compilatori, curatori sono indicati in seconda posizione); a questo pro­ posito va sottolineato che nell’ordine alfabetico utilizzato in questo caso l’elemento ordinatore non sono le lettere, ma i caratteri cinesi traslitterati secondo il sistema Pinyn (e quindi la scansione in caratteri delle parole); a determinare l’ordine non sarà dunque la prima lettera bensì il primo carattere (o il secondo se tra due parole il primo carattere è lo stesso), quindi Shanhai jin g precederà Shanghan lun perché il suo primo carattere Shan è (questa volta in base all’ordine alfabetico delle singole lettere) precedente a Shang, che è il primo carattere di Shanghan. 6. Traduzione dei titoli. Per la resa in italiano dei titoli di opere india­ ne o cinesi vale quanto segue: dei titoli della Sezione indiana è stata for­ nita nel testo la traduzione in italiano, salvo per quei titoli ‘intraducibili’, la cui traduzione avrebbe cioè richiesto una spiegazione; in questi casi si è preferito, d’accordo con gli autori, dare il solo titolo originale. Nell’elen­ co bibliografico il titolo è solo in originale. Per le fonti cinesi (nel testo e in bibliografia) si è dato il titolo origina­ le, traslitterato in Pinyn (v. sotto T raslitterazioni), e una traduzione ita­ liana che è stata fornita, per una questione di uniformità, visto il gran numero degli autori e delle lingue in cui i testi sono giunti in redazione, dagli stessi consulenti scientifici della Sezione. La traduzione dei titoli degli studi (solo in bibliografia) è puramente orientativa e intende infor­ mare il lettore non sinologo circa l’argomento degli studi in questione. R adici

quadrate , cubiche

Per non alterare l’interlinea, sono espresse nejla moderna notazione espo­ nenziale con esponente frazionario, per cui, \ a =a l/2, \ a 2- a 2,\ e così via. T ermini

scientifici

Sono in genere con l’iniziale minuscola, come si usa nell'italiano cor­ rente, ancorché la natura di nome proprio e quindi l’uso dell’iniziale maiuscola sia la regola nel linguaggio di varie scienze, quali, tipicamente, la botanica e la zoologia; questa riduzione a nome comune è stata adotta­ ta per eliminare la sgradevole contrapposizione che si verrebbe a creare in un medesimo testo per la presenza contemporanea di termini identici ma tratti gli uni dal linguaggio scientifico e gli altri dal linguaggio comune. Oltre che, naturalmente, per i nomi sentiti come nomi propri, è usata comunque l’iniziale maiuscola nei seguenti casi: (a) nella terminologia scientifica latina, tuttora ampiamente usata nelle scienze naturali (Camelina, nome scientifico dell’erba dorella ; Camelopardalis, l’unica specie del genere Giraffa ; ecc.) e spesso italianizzata ( Paleozoico nella geologia; ecc.); (b) nei casi di ambiguità, quando il termine ha significato differente co­ me nome proprio scientifico e come nome comune, quale, per esempio,

XVII

Natura per indicare I insieme della cose materiali che ci circondano e che costituiscono il mondo nel quale viviamo (leforze e le leggi della Natura; filosofili delLi Natura, denominazione iniziale della fìsica; ecc.) e natura nel significato di qualità, carattere proprio, essenza di qualcosa (la natura dì un indivìduo, di un problema, ecc., potendosi parlare anche di natura della Natura, riferendosi all essenza di quest'ultima); è questo anche il caso di Cosmo e Universo e di vari altri termini astronomici e cosmologici (per es., Terra per il nostro pianeta per evitare confusione col nome comune terra, sinonimo di suolo), in tal modo uniformandosi all'uso corrente nell’astro­ nomia, nella quale le denominazioni dei pianeti, delle stelle e di altri og­ getti celesti (per es., di costellazioni) sono stati sempre sentiti come nomi propri (Pianeti Medicei, ecc.; Sirio, Stella Polare, ecc.; Andromeda, Chioma di Berenice, ecc.), in molti casi perché inizialmente personificati mitologi­ camente o associati a dèi (Sole, Luna, Mercurio, Venere, ecc.). Toponimi Quelli contemporanei hanno la forma adottata ufficialmente nei vari Stati; per quelli del passato è indicata, di norma, la forma dell’epoca, ac­ compagnata, nel caso che esista, da quella attuale. T raslitterazioni Tutta l’opera è scritta in caratteri del cosiddetto alfabeto latino interna­ zionale di 26 lettere, comprese le parole appartenenti a lingue diverse dal­ l’italiano; queste, a meno che si tratti di termini specifici (nomi propri, to­ ponimi e simili), sono date di norma in caratteri corsivi, eventualmente provvisti di particolari segni diacritici (accenti, dieresi, tilde, ecc.) loro propri, e in forma traslitterata se la lingua alla quale appartengono ha una scrittura diversa da quella latina. T raslitterazioni

delle lingue dell ’E stremo

T raslitterazione

dell ’ arabo

I termini in arabo sono stati traslitterati secondo i criteri normalmente in uso nella comunità scientifica e nelle principali riviste (cfr. “Arabie Scien­ ces and philosophy. A historical Journal”), in base alla seguente tabella.

fi. ?b c g j r dt 3 z z 3 qk 01 àh ct C t 0d; at s dd cT- s L C J m 1 i/y u/w g U* § L r 1toponimi e i nomina sono scritti in forma semplificata. f

h h

j

j

n

il

J

recepta

O riente

La traslitterazione del cinese è eseguita con il sistema Pinyn, adottato in forma ufficiale sul piano internazionale nel 1979 e gradualmente af­ fermatosi nei vari ambiti specialistici a partire dagli anni Ottanta del XX secolo. Per il giapponese si è seguito il sistema Hepburn; per il coreano il sistema McCune-Reischauer. T raslitterazioni

accennata. R ne è il corrispettivo lungo. Anche /è una vocale, peraltro di rara occorrenza, per la cui pronuncia vale quanto detto per y. Si noti tutta­ via che in vedico e in alcune lingue indiane moderne lo stesso simbolo, in posizione intervocalica, indica un suono laterale postalveolare, ossia una /retroflessa. C è sempre palatale, come nell’italiano cena, anche davanti ad a, u, o. J è anch’essa palatale, come la g nell’italiano gente. G è invece sempre ve­ lare, come nell’italiano anche davanti a e, i e nel gruppo gn. N e una nasale velare (come la n nei termini italiani anca, rango). N e una nasale palatale (come la n nei termini italiani angelo, pancia). T e d sono occlu­ sive retroflesse (o cacuminali), che hanno cioè un punto di articolazione postalveolare, come -dd- nel siciliano bedda. A esse corrisponde la nasale retroflessa n. S e $ si pronunciano come se- nell’italiano scena. H indica un’aspirazione forte, come in inglese. Tuttavia, h dopo un’occlusiva (kh, gh, ch ,jh , fh, dh, th, dh, ph, bh) non è un suono a sé stante, ma indica che la consonante in questione è accompagnata da un’aspirazione; b indica una lieve aspirazione sorda; ni nasalizza la vocale che la precede.

delle lingue indiane

Per i termini traslitterati dalle lingue antiche dell’India (principalmente sanscrito, ma anche pàli, ardhamàgadhì, ecc.) si sono adottati i segni dia­ critici correntemente usati nella letteratura scientifica contemporanea. Le vocali si pronunciano come in italiano; un trattino orizzontale sopra la vocale, come in à, ì, u, indica che essa è lunga. R è una vocale e si pronun­ cia come r seguita da una i (oppure u, in certe regioni dell’India) appena

T raslitterazioni

da persiano e urdu

Per queste lingue si è seguito il sistema di traslitterazione dell’arabo (v. sopra) con l’aggiunta delle lettere caratteristiche dell’alfabeto persiano: c è palatale come nell’italiano cena; g è sempre velare come nell’italiano gatto; z è l’equivalente persiano dell’arabo d: in linea di massima si pro­ nuncia come la z nell’italiano zaino. U nità

di misura dalla dinastia

H an ai M ing

Per le unità di misura adottate nelle diverse epoche dinastiche, non sono disponibili riferimenti storici attestati dai quali desumere corri­ spondenze univoche con le attuali unità in uso. Nell’opera si fa riferi­ mento alla tabella che segue, concordata con i consulenti scientifici.

Han

Sui

Tang

Song

Yuan

Ming

0,231 cm 2,31 cm 23,1 cm 2,31 m 23,1 m

0,295 cm 2,95 cm 29,5 cm 2,95 m -

0,306 cm 3,06 cm 30,6 cm 3,06 m -

0,314 cm 3,14 cm 31,4 cm 3,14 m -

0,35 cm 3,5 cm 35 cm 3,5 m -

0,32 cm 3,2 cm 32 cm 3,2 m -

458,65 m2 45.865 m2

752,4 m2 75.240 m2

580,33 m2 58.033 m2

566,25 m2 56.625 m2

566,25 m2 56.625 m2

580,33 m2 58.033 m:

20 cm3 200 cm3 2 dm3 20 dm3

60 cm3 600 cm3 6 dm3 60 dm3

60 cm3 600 cm3 6 dm3 60 dm3

70,2 cm3 702 cm3 7,02 dnv3 70,2 dm3

100,3 cm3 1003 cm3 10,03 dnv3 100,3 dnv3

103,5 cm3 1035 cm3 10,35 dm3 103.5 dm3

0,57 o 0,65 g 6,9 o 7,8 g 13,8 o 15,6 g 220 o 250 g 6,60 o 7,50 kg 26,4 o 30,0 kg

41,3 g 660 g 79,2 kg

L unghezza

1 fen =10 li 1 cun =10 fen 1 chi =10 cun 1 zhang= 10 chi 1 yin= 10 zhang S uperficie

1 mu= 10 fen 1 cjin g - 100 mu Volume

1 h e- 2 hue (yue) 1 sheng= 10 he ( ge) 1 d o u - 10 sheng 1 hu= 10 dou Peso

-

41,4 o 42,0 g 662 o 672 g -

60

oc

1 shu= 10 fen 1 banliang= 12 shu 1 liang= 24 shu 1 jin=\G liang 1 jun= 30 fin 1 dan (shi)=4 jun

-

41,3 g 661 g 79,3 kg

38,1 g 610 g -

73,2 kg

37,3 g 596,8 g 71,6 kg

Il Uè anche un’unità di misura per lunghezze itinerarie e astronomiche e corrisponde a; 498,96 m (Han); 531 m (Sui); 550,80 m (Tang)1; 565,20 ni (Song); 630 m (Yuan); 576 m (Ming)

XVIII

GLI A U T O R I DEL V O L U M E II

Universitàtsbibliothek Wiirzburg am Hubland Colgate University - Hamilton (NY) The Asiatic Society - Calcutta Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales - Paris University of California - Santa Barbara University of Toronto University of Pennsylvania Università di Roma ‘La Sapienza’ National Taiwan University Université de Paris VII Chinese Academy of Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing National Tsing-Hua University - Hsinchu Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris Academia Sinica - Taipei Concordia University - Montreal Università di Torino University of London Université de Paris III Tokyo University of Foreign Studies CNRS - Paris Martin Luther-Un iversi tat Halle-Wittenberg Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris CNRS, EHESS - Paris École Franose d’Extrème-Orient - Paris REHSEIS, CNRS - Paris University of California - Los Angeles Leiden University Université de Paris VII National Tsing-Hua University - Hsinchu University of Hong Kong University of Southern California - Los Angeles Saint-Denis People’s University of China - Beijing Université de Paris I Inner Mongolia Normal University - Huhhot Agriculture University in Nanjing Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing lnstitute for Advanced Study - Princeton University of Chicago Doshisha University - Kyoto

Ina A sim A nthony F. Aveni A run Kumar B iswas Fran^ oise B ottéro Francesca B ray T imothy B rook G eorge C ardona M ario C asari C hang C hia -F eng Karine C hemla C hen J iujin C hen M eidong C hen Q iyun A nne C heng C hu P ingyi C oNSTANCE C lASSEN A ntonella C omba C hristopher C ullen B runo Dagens C hristian Daniels J acques Dars R ahul P eter Das C atherine D espeux V era D orofeeva-L ichtmann J ean-P ierre D rège A ndrea E berhard -B réard B enjamin Elman P eter E ngelfriet S téphane Feuillas Fu Daiwie F ung Kam W ing C harlotte F urth C hristophe G audier G e R ongjin J ean-F ran^ ois G enotte Gu o S hirong G uo W entao G u o Z hengzhong H an Q i M arta H anson D onald H arper Takao H ayashi

XIX

Instituto Nacional de Antropologia e Historia Ciudad de Mexico Connecticut College - New London Université de Paris VII University of Pittsburgh National Tsing-Hua University - Hsinchu State University of New York Ecole Pratique des Hautes Etudes - Paris Seoul National University Ecole Fran$aise d’Extréme-Orient - Paris Massachusetts Institute of Technology - Cambridge City College - New York Academia Sinica - Taipei CNRS - Paris Academia Sinica - Taipei Tianjin University Needham Research Institute - Cambridge Università di Roma ‘La Sapienza’ University of Cambridge Dartmouth College - New York West Virginia University - Morgantown Muséum National d’Histoire Naturelle - Paris Cornell University - Ithaca (NY) Istituto Universitario Orientale - Napoli Wayne State University - Detroit Hankuk University of Foreign Studies - Seoul Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Brown University - Providence Technische Universitàt Berlin University of British Columbia - Vancouver Harvard University University of California - Berkeley Tohoku University of Art & Design - Sendai Roma University of California - Berkeley Indian Institute of World Culture - Bangalore University of Pennsylvania - Philadelphia Università di Roma ‘La Sapienza’ Colgate University - Hamilton (NY) Université de Montréal University of Copenhagen Beijing Planetarium University of California - Santa Barbara Collège de France - Paris József Attila University - Szeged Kyoto Sangyo University University of Science and Technology ol China - Hefei

D oris H eyden

TJ H inrichs A nnick H oriuchi H su C ho - yun H uang Yi-L ong J ohn S. J usteson M arc Kalinowski Yung S ik Kim C hristian Lamouroux H eather L echtman T homas H .C . L ee A ngela K i C he L eung J ean L evi L i J ianmin L i Z haohua G eoffrey E.R. L loyd B runo L o T urco M ichael L oewe J ohn S. M ajor S tephen C. M c C luskey G eorges M étailié C hristopher M inkowski G iacomella O rofino B ernard O rtiz de M ontellano Park S eong-R ae P eng W ei David P ingree Fabrizio P regadio Edwin G. P ulleyblank Q u A njing J effrey R iegel Etsuo S hirasugi Fabrizio S peziale F rits S taal B idare V. S ubbarayappa S un X iaochun Raffaele T orella G ary U rton A lexei Volkov D onald B. W agner W ang R ongbin David G. W hite P ierre-E tienne W ill G yula W ojtilla M ichio Yano Z heng J ianjian

XX

SEZIONE I

LA S C IE N Z A IN C IN A Coordinamento scientifico di K a r in e C h e m la in collaborazione con F rancesca B ray, F u D a iw ie , H uang Yi -L ong , G eorges M étailié

I

PARTE I

II III

INTRODUZIONE GENERALE

Dai Qin-Han ai Tang: la formazione di una letteratura specialistica INTRODUZIONE DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG

Il contesto intellettuale IV V VI VII Vili IX X XI XII XIII XIV XV XVI XVII XVIII XIX XX XXI XXII

PARTE II

XXIII XXIV XXV XXVI XXVII XXVIII XXIX XXX

L’EREDITÀ PREIMPERIALE TRE SCUOLE DI PENSIERO I PRIMORDI DELL’IMPERO SCIENZA E CONTESTO SOCIALE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI LO STUDIO DELLA LINGUA: L’UNIFICAZIONE DELLA SCRITTURA E I DIZIONARI SHUSHU- LA DIVINAZIONE LA MATEMATICA IL CIELO SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA LA COSMOGRAFIA DALL’ANTICHITÀ ALLA DINASTIA TANG LA TERRA L’AGRICOLTURA LA MEDICINA IMMORTALITÀ DEL CORPO UMANO: L’ALCHIMIA UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE ASPETTI TECNOLOGICI: LA METALLURGIA DEL FERRO LA CINA E LE ZONE LIMITROFE

L’epoca Song-Yuan: un Rinascimento? INTRODUZIONE IL MOMENTO SONG: ASPETTI POLITICI, DEMOGRAFICI ED ECONOMICI IL CONTESTO INTELLETTUALE: LA CONOSCENZA DELLA NATURA NEL NEOCONFUCIANESIMO SCIENZA E CONTESTO SOCIALE ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI LO STUDIO DELLA LINGUA: LA FONOLOGIA LA MATEMATICA

STORIA DELLA SCIENZA - VOL. Il

xxxi

XXXII XXXIII XXXIV XXXV XXXVI XXXVII

parte

in

XXXVIII XXXIX XL XLI XLII XLIII XLIV XLV XLVI XLVII XLVIII XLIX L

e p il o g o

l’astronomia

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA NAVIGAZIONE, VIAGGI E CARTOGRAFIA L’AGRICOLTURA LA MEDICINA ASPETTI TECNOLOGICI: L’ARCHITETTURA DEL PERIODO SONG E LE NORME DI LI JIE LA CINA E LE ZONE LIMITROFE: L’ISLAM

I Ming: verso una comunità internazionale INTRODUZIONE LA DINASTIA MING: LINEAMENTI GENERALI IL CONTESTO INTELLETTUALE SCIENZA E CONTESTO SOCIALE EDUCAZIONE, SOCIETÀ ED ESAMI PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI MATEMATICA E ASTRONOMIA GEOGRAFIA E CARTOGRAFIA L’AGRICOLTURA LA MEDICINA UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE ASPETTI TECNOLOGICI LA CINA E LE ZONE LIMITROFE

La scienza nella Cina premoderna: un’analisi comparativa B ib l io g r a f ia

G li a u t o r i I na A sim F ran ^ oise B ottéro F rancesca B ray T imothy B rook C hang C hia -F eng Karine C hemla C hen J iujin C hen M eidong C hen Q iyun A nne C heng C hu P ingyi C hristopher C ullen C hristian Daniels J acques Dars C atherine D espeux V era D orofeeva-L ichtmann J ean-P ierre D rège A ndrea E berhard -B réard B enjamin E lman P eter E ngelfriet S téphane F euillas Fu Daiwie F ung Kam W ing C harlotte F urth

Universitàtsbibliothek Wùrzburg am Hubland École des Hautes Études en Sciences Sociales - Paris University of California - Santa Barbara University of Toronto National Taiwan University Université de Paris VII Chinese Academy of Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing National Tsing-Hua University - Hsinchu Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris Academia Sinica - Taipei University of London Tokyo University of Foreign Studies CNRS - Paris Institut National des Langues et Civilisations Orientales - Paris CNRS - EHESS - Paris École Fran9aise d’Extrème-Orient - Paris REHSEIS, CNRS - Paris University of California - Los Angeles Leiden University Université de Paris VII National Tsing-Hua University - Hsinchu University of Hong Kong University of Southern California - Los Angeles

C hristophe Gaudier G e R ongjin Guo S hirong Guo W entao Guo Z hengzhong H an Q i M arta H anson D onald H arper TJ H inrichs A nnick H oriuchi Hsu C ho-yun H uang Yi-L ong M arc Kalinowski Angela Ki C he Leung Yung S ik Kim C hristian Lamouroux Thomas H.C. Lee J ean Levi Li J ianmin Li Z haohua Geoffrey R. Lloyd M ichael Loewe J ohn S. M ajor Georges M étailié Park S eong-R ae Peng W ei Fabrizio Pregadio Edwin G. P ulleyblank Qu Anjing J effrey R iegel Etsuo S hirasugi S un Xiaochun Alexei Volkov D onald B. W agner Wang R ongbin Pierre-Étienne W ill M ichio Yano Zheng J lanjian

Saint-Denis People’s University of China - Beijing Inner Mongolia Normal University - Huhhot Agriculture University in Nanjing Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Chinese Academy of Sciences - Beijing Institute for Advanced Study - Princeton University of Chicago Connecticut College - New London Université de Paris VII University of Pittsburgh National Tsing-Hua University - Hsinchu École Pratique des Hautes Études - Paris Academia Sinica - Taipei Seoul National University École Fran^aise d’Extréme-Orient - Paris City College - New York CNRS - Paris Academia Sinica - Taipei Tianjin University Needham Research Institute - Cambridge University of Cambridge Dartmouth College - New York Muséum National d’Histoire Naturelle - Paris Hankuk University of Foreign Studies - Seoul Chinese Academy of Social Sciences - Beijing Technische Universitàt Berlin University of British Columbia - Vancouver Harvard University University of California - Berkeley Tohoku University of Art & Design - Sendai University of Pennsylvania - Philadelphia Université de Montreal University of Copenhagen Beijing Planetarium Collège de France - Paris Kyoto Sangyo University University of Science and Technology of China - Hefei

CAPITOLO I

In tali circostanze era assai diffìcile trovare qualcuno dispo­ sto a contestare l’opinione prevalente tra la maggior parte de­ gli studiosi occidentali, secondo la quale il popolo dell’anti­ ca Cina, come gli altri popoli non europei, pur giungendo occasionalmente a effettuare interessanti osservazioni sul mon­ Sommario: 1. Prologo. (F. Bray) 2. Aspetti della storiogra­ do naturale, era privo degli strumenti epistemologici e logi­ fìa della scienza in Cina. (K. C hem la - F, Bray - G. M étailié) ci indispensabili alla produzione della ‘vera’ scienza. Questa 3- Presentazione della Sezione. 4. Gli apporti della storia opinione è tuttora sostenuta da alcuni studiosi, nonostante della scienza in Cina. (K C hem la)1 l’emergere di una vasta documentazione sulle scoperte e le pratiche scientifiche nella Cina premoderna e il diffondersi di una definizione più ampia di ciò che costituisce fattività scientifica, che ha contribuito ad arricchire la storia della 1. P rologo scienza occidentale negli anni più recenti. Un altro punto di vista che influì notevolmente sul giudi­ Per scrivere la storia è necessario basarsi sui documenti e la zio occidentale circa le attività scientifiche in Cina fu quello civiltà cinese offre un corpu s particolarmente ricco di testi, di Oswald Spengler (1880-1936), il quale sostenne che ogni immagini e testimonianze materiali relativi alle idee e alle at­ grande civiltà produce le proprie forme di arte e di scienza, ma tività scientifiche —come pure ai contesti sociali, politici e che queste sono così strettamente legate alle rispettive culture culturali in cui nacquero - che formano una cronaca inin­ da non poter essere trasmesse oltre i loro confini - con l’ecce­ terrotta (anche se, naturalmente, incompleta) dello sviluppo zione del mondo occidentale, che ha prodotto l’unica forma della scienza in Cina lungo l’arco di oltre venticinque seco­ universalmente valida e universalmente comunicabile di scien­ li. Malgrado ciò, fino a non molto tempo fa le opere dedi­ za. Da questa prospettiva, non è possibile scrivere una ‘storia cate alla storia della scienza universale si caratterizzavano pro­ della scienza in Cina’, ma solo una ‘storia della scienza cine­ prio per l’assenza di un’adeguata e sistematica attenzione al se’, cioè una storia in cui le idee dei Cinesi sulla Natura, il fun­ caso cinese e il fatto che nella Storia della, scienza Treccani sia zionamento e le relazioni del mondo naturale siano illustrate stato attribuito un tale rilievo alla Cina testimonia il carat­ in quanto parte di un sistema di pensiero specificamente e pe­ tere innovativo di questo progetto. culiarmente cinese, avulso dalle ‘realtà universali’ del mondo La storia della scienza, come si era venuta formando negli materiale che formano l’oggetto della scienza moderna. ambienti accademici occidentali nel corso degli ultimi due Questa Sezione dedica una particolare attenzione alla colsecoli, rifletteva il senso di superiorità culturale tipico del co­ locazione delle idee scientifiche nell'ambito dei diversi siste­ lonialismo, al punto da costruire un’immagine della scienza mi di pensiero. Tuttavia, a differenza di quanto accade nel­ come progetto e attività esclusivamente occidentali. Intorno l’analisi spengleriana, qui si parte dal presupposto che le idee alla metà dell’Ottocento, quando il termine ‘scienziato’ ini­ scientifiche si sviluppino ovunque possano essere trasmesse ziava a circolare comunemente in Inghilterra, il vacillante Im­ da una cultura aifaltra e che alla nascita della scienza, come pero cinese si preoccupava di inviare all’estero i suoi giovani oggi è comunemente intesa, abbiano contribuito diversi per­ più promettenti, per far loro apprendere quelle scienze mo­ corsi intellettuali originatisi in molte parti del mondo. L'am­ derne che, nelle speranze dei suoi governanti, avrebbero do­ bizione è quella di presentare una storia della scienza in Ci­ vuto salvare il paese da ulteriori smembramenti da parte del­ na’, partendo dal presupposto che il pensiero scientifico ci­ le potenze occidentali. Molti Cinesi si convinsero che la cul­ nese, riferito alle medesime realtà naturali sulle quali si sono tura tradizionale del loro paese avesse un effetto pernicioso interrogati gli studiosi europei o di altre tradizioni, abbia pro­ e debilitante e che fosse necessario disfarsene se si voleva che dotto risultati di validità universale e che di conseguenza, la Cina diventasse finalmente una nazione fòrte e moderna. nonostante le differenze esistenti tra i modelli di conoscenza

INTRODUZIONE GENERALE

3

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definizione del quadro d’insieme. In termini concreti, esami­ neremo soprattutto tre tendenze interpretative della storia del­ la scienza in Cina. Nella prima parte prenderemo in conside­ razione la nascita e lo sviluppo nella stessa Cina, soprattutto a partire dalfinizio del periodo M in g(l 368-1644), di un cer­ to interesse storico per il pensiero scientifico del passato. Nel­ la seconda parte ci concentreremo sulla figura di Joseph Needham, lo studioso occidentale che più ha contribuito all’eleva­ zione della storia della scienza in Cina al rango di disciplina accademica; vista la portata della sua influenza in questo cam­ po, ci è sembrato necessario analizzare nei dettagli il conresto culturale che ha fatto da sfondo alle sue ricerche e le princi­ pali caratteristiche del suo approccio. Nella terza parte de­ scriveremo a grandi linee la nascita di un’altra comunità di ri­ cerca dedita allo studio di questo tema in Giappone. Come ha dimostrato A. Horiuchi (cap. L), lo sviluppo della scienza in questo paese è in ultima analisi strettamente legato a quel­ lo della Cina e, quindi, l’emergere di un certo interesse per la storia della scienza in Giappone è stato accompagnato da una serie di indagini dedicate all’evoluzione della scienza in Cina. Tale circostanza spiega perché la storia della scienza in Cina abbia conosciuto un rapido sviluppo nei diversi paesi dell’A­ sia orientale e, in particolare, in Giappone.

e tra gli stessi oggetti di studio, sia stato possibili - » . in i 1 letti, si è rivelato piuttosto frequente un fruttuoso scambio di conoscenze tra le diverse società. Questa rappresentazione globale del passato della scienza non è del tutto nuova, ma ha iniziato a diffondersi dopo la Seconda guerra mondiale, e in particolare nel contesto dell’Unesco all'inizio della sua attività, soprattutto grazie all’o­ pera di Joseph Needbam che nei suoi scritti ha dimostrato con fondati argomenti l'impossibilità di scrivere un’auten­ tica storia della scienza senza tenere nella dovuta considera­ zione il contributo cinese. Questa Sezione accoglie l’ipotesi fondamentale di Needham sulla distribuzione e sulla circo­ lazione della scienza, pur inserendola in una diversa cornice e introducendovi significative modifiche, come spieghere­ mo più avanti. Inoltre, questa Sezione deve molto anche alle tradizioni di studi storici che si sono sviluppare al di fuori dei confini del mondo occidentale. Nel caso della Cina, il crescente interes­ se per la storia della scienza, manifestatosi a partire dal XVII sec„ ha dato luogo a un’approfondita ricerca delle fonti an­ tiche e a vaste indagini filologiche, che hanno condotto alla pubblicazione di edizioni e interpretazioni critiche su cui sì fonda la stessa ricerca moderna. Gli studiosi cinesi hanno inoltre elaborato una serie di periodizzazioni e di rappresen­ tazioni dello sviluppo del pensiero scientifico in Cina che de­ finiscono ancora la cornice delle attuali ricerche. Questa molteplice eredità intellettuale, frutto di diverse tradizioni, ci rende particolarmente sensibili al ruolo svolto dal contesto storico, politico e istituzionale nella formazio­ ne di qualsiasi tipo di conoscenza, sia storica sia scientifica. Per aiutare i lettori a contestualizzare i contributi individuali che concorrono a costituire questa Sezione come un insie­ me organico, l’introduzione include un breve resoconto sto­ rico delle più importanti tradizioni storiografiche nel cam­ po della storia della scienza in Cina. Non ci siamo proposti di fornire un’analisi esauriente, ma di delineare un quadro indicativo che, unitamente alla successiva discussione sul termine ‘scienza’, si propone di gettare le basi per una valu­ tazione critica delle definizioni e delle teorie presentate, con­ sentendo ai lettori di orientarsi tra le diverse interpretazio­ ni e le modalità in cui queste hanno circolato e interagito tra loro. L’introduzione riassume inoltre i contenuti e deli­ nea lo schema complessivo della Sezione, con una partico­ lare attenzione agli interessi specifici dei pensarori cinesi nel­ le varie epoche e alla persistenza o alla mutevolezza delle ca­ tegorie utilizzate nelle scienze della Natura.

Lo sviluppo della storia della scienza come tema di studio in Cina In Cina, come del resto in Occidente, almeno fino all’i­ nizio dell’Età contemporanea l’interesse per il passato delle scienze si è sviluppato nell’ambito delle stesse attività scien­ tifiche. Il lettore della Sezione potrà quindi seguirne l’evo­ luzione; in questa sede ci limiteremo a indicare alcune delle sue caratteristiche distintive. Le più antiche manifestazioni di questo interesse possono essere individuate nel campo de­ gli studi filologici volti a ricostruire e a rendere accessibili i testi dei Canoni. Come spiegheremo nella prima parte, il processo di consolidamento dell’Impero cinese, iniziato a partire dal 221 a.C., fu accompagnato dalla formazione di un corpu s di testi canonici relativo alla maggior parte dei campi del sapere; tali testi seguitarono a essere considerati fondamentali nelPambito delle diverse discipline e gli stu­ diosi dei periodi successivi si richiamarono e si ispirarono costantemente a essi. Non bisogna, quindi, sorprendersi nel constatare il sistematico impegno dello Stato nel campo del­ la promozione di vaste imprese filologiche, volte a ricostruire i testi che si pensava fossero stati alrerati nel corso del pro­ cesso di trasmissione. In Cina la definizione del campo d’indagine della ricerca storica fu dunque profondamente influenzata dagli studi filo­ logici condotti sui testi dei Canoni e, in particolare, dalle in­ dagini finalizzate allo studio dei Canoni considerati più im­ portanti, quelli confuciani (A. Cheng, cap. VI). Dal momen­ to che in questa Sezione la storia è stata inclusa tra le discipline scientifiche, il lettore potrà constatare fino a che punto la na­ scita nell’X! sec. dell’epigrafìa, della paleografia e dell’archeo­ logia fu determinata dall’esigenza di ricostruire i testi di que­ sti Canoni (I. Asini, cap. XXXII). L’interesse per le antichità si sviluppò durante il periodo Ming, concentrandosi soprat­ tutto sulle loro qualità estetiche (Elman 1984); durante il pe­ riodo Qing vi fu una ripresa degli studi storici, anche in que­ sto caso strettamente legata alla promozione di nuove impre­ se filologiche relative ai Canoni. L’interesse per la ricostruzione

Francesca B ray

2. A

sp e t t i d e l l a s t o r io g r a f ia d e l l a s c ie n z a in

C

in a

Il lavoro di ricerca relativo allo sviluppo storico della cono­ scenza scientifica in Cina, svolto in diverse regioni del mon­ do, a eccezione di alcuni temi specifici, è stato intrapreso sol­ tanto di recente; per questo motivo l’analisi di alcune sue fa­ si non sarà perfettamente equilibrata. Daremo risalto, infatti, soprattutto agli aspetti già presi in considerazione dalla ri­ cerca, concedendo uno spazio più limitato a questioni ancora poco studiate ma non per quesro meno rilevanti ai fini della

6

È

fumilo pubblicati quasi contempora­ neamente alla fine del XVI sec.: nel 1592 apparve la summa matematica di Cheng Dawei che include la prima bibliogra­ fia pervenutaci, compilata da un priva­ to (I.i Zhaohua, cap. XLIV), e dopo qual­ che anno, nel 1596, la farmacopea di Li Shizhen (G. Métailié, cap. XLVI1I) che contiene una bibliografia dei titoli im­ piegati come fonti. Questi elementi dimostrano che già prima della fine del XVI sec. in Cina si era manifestato un certo interesse per il passato delle scienze. Tuttavia, a partire da questo periodo, probabilmente gra­ zie airinfluenza dei missionari europei giunti in Cina, emersero nuove forme di indagine storica concernenti le disci­ pline scientifiche; come spiegheremo in alcuni capitoli della Sezione, i missio­ nari europei introdussero in Cina le co­ noscenze scientifiche e tecnologiche al­ lora disponibili in Europa. Per dimo­ strare alVélite e all’imperatore la supe­ riorità del proprio sapere, essi decisero dì tradurre in cinese molti testi occi­ dentali dedicati alla matematica, all’a­ stronomia e agli strumenti scientifici. Dopo aver constatato che le nuove co­ noscenze riguardavano temi già affron­ tati dalla letteratura indigena, alcuni stu­ diosi cinesi decisero di confrontare i due insiemi di opere per metterne in luce le caratteristiche; altri, invece, tentarono di operare una sintesi tra i due corpus. Moi­ re delle opere redatte fino al XIX sec. da autori cinesi sono riconducibili a questi due tipi di ricezione. Tuttavia, nel cor­ so del XVII sec., le affermazioni dei missionari sulla superio­ rità dell’Occidente in campo scientifico trovarono un’eco nel­ l’opinione secondo cui le scienze cinesi, un tempo gloriose, si erano degradate a causa del processo di trasmissione; que­ sta convinzione diede luogo all’intensificarsi della ricerca dei libri antichi, così come a una serie di tentativi tesi a riporta­ re alla luce le tecniche e le scoperte dell’Antichità. Una delle figure chiave di questa evoluzione è quella di Mei Wending. Dopo aver riscoperto alcune antiche conoscenze matema­ tiche cinesi che presentavano sorprendenti analogie con quel­ le provenienti dall’Occidente e considerate ‘occidentali’ dai missionari, Mei giunse alla conclusione che l’origine del sa­ pere occidentale andasse ricercata in Cina —una tesi, come spiega Chu Pingyi, non priva di implicazioni politiche. Tale convinzione si rafforzò nel corso del XV11I sec., grazie alla ri­ scoperta e alla decifrazione di alcuni libri antichi; diffusasi so­ prattutto a partire dalla fine del XVII sec., questa credenza certamente condizionò lo sviluppo dell'indagine storica sul­ le scienze. È all’interno di tale contesto intellettuale che fu­ rono realizzate la raccolta delle fonti documentarie e le edi­ zioni critiche delle opere scientifiche dell’Antichità su cui an­ cora oggi si fonda la ricerca storica. Inoltre, la riscoperta dei metodi utilizzati nel passato in diversi campi scientifici e, in particolare, in quello della matematica, portò alla formazio­ ne di varie ‘tradizioni cinesi’ della pratica scientifica. Questa tendenza, già riscontrabile negli scritti di Mei Wending. può

dei testi non riguardò soltanto i Canoni confuciani; oltre al­ le ricerche condotte su questi ultimi, furono infatti realizza­ te anche numerose imprese filologiche che avevano per og­ getto i Canoni delle discipline scientifiche, come, per esem­ pio, la matematica, l’astronomia e la medicina. A partire dal periodo dei Song settentrionali la moltipli­ cazione dei libri e la loro sempre maggiore disponibilità, de­ terminate dalla diffusione della stampa, furono accompagnate dall’emergere di diversi tipi di generi letterari relativi al pas­ sato. Oltre alle genealogie, furono pubblicati resoconti stori­ ci che si proponevano di presentare metodicamente le cono­ scenze disponibili in un certo campo d’indagine e le ragioni della sua formazione, come, per esempio, le descrizioni vol­ te alla ricostruzione del passato della medicina contenute nei manuali elementari di questa disciplina dati alle stampe nel periodo Ming (M. Hanson, cap. XLVII). Questi testi sono inoltre la testimonianza del costante sviluppo, all’interno del­ la stessa letteratura medica, delle biografie dei medici del pas­ sato. Sebbene, almeno secondo i dati a nostra disposizione, i testi contemporanei sul passato della matematica o dell’a­ stronomia non siano ancora stati studiati, si può presumere che, dato il differente percorso evolutivo di queste discipli­ ne, essi abbiano assunto una forma sostanzialmente diversa. Sotto un altro aspetto, in questo caso connesso allo svi­ luppo del collezionismo dei libri e della bibliofilia (J.-P. Drège, cap. XLIH), molte discipline recano la traccia dei tenta­ tivi intrapresi da alcuni individui di raccogliere rutti i testi del passato riconducibili a un certo campo d’indagine. 1ali sforzi sono attestati dai saggi bibliografici a volte contenuti nei testi specialistici; due autorevoli esempi di questo genere 7

LA Si li N/-\ IN CINA

contribuire a spiegare perditi non pivi di due secoli la, per fa­ cilirare l'utilizzazione dei simboli matematici in Cina, si de­ cise di 'einesizzarli con l'aiuto della documentazione storica. Lo sviluppo dell'indagine storica rimase dunque legato a quel­ lo dell attività scientifica, almeno fino alle soglie del XX sec., periodo in cui s iniziò a inserire nei programmi di studio le discipline scientifiche insegnate in Occidente. Soltanto nel XX sec., anche a seguito della costituzione, nel 1949, della Repubblica Popolare, la storia della scienza si affermò come disciplina autonoma, distaccandosi dall, scienze di cui stu­ diava I evoluzione, e condusse alla creazaone di numerose isti­ tuzioni e gruppi di studio. Tuttavia. Listituzionalizzazione di questa materia di studio nella Cina continentale finora ha condotto soprattutto all'approfondimento della storia delle scienze esatte dalle quali proviene la gran parte dei ricercato­ ri di quest’area. A Taiwan, invece, nelLultimo decennio del Novecento la storia della scienza è stata inserita nei diparti­ menti di storia o correlata alle scienze umane e sociali. Riguardo ai missionari giunti in questo paese, è interes­ sante osservare come la ricerca storica occidentale abbia sem­ pre dato per scontato che la trasmissione delle conoscenze dall'Occidente alla Cina, assicurata dai missionari stessi, rap­ presenti il più importante evento registrato dalla storia delia scienza in Cina tra il XVI e il XVII secolo; una tesi basata, come ha chiaramente dimostrato T. Brook in riferimento al­ la cartografìa (cap. XLV), su un preconcetto e certamente fun­ zionale agli interessi dei missionari. In questa sede non ana­ lizzeremo nei dettagli l'insieme delle idee sulla scienza in C i­ na che si diffusero in Occidente, ma passeremo direttamente all’esame di un’altra importante fase del processo di istitu­ zionalizzazione di tale campo d’indagine. Karine C hemla

Joseph Needham La civiltà e le acquisizioni intellettuali della Cina erano te­ nute in alta considerazione da molti insigni pensatori dell’Il­ luminismo. A quel tempo, tuttavia, il concetto moderno di ‘scienza’ non aveva ancora assunto una forma ben definita; l’idea di ‘scienza’ come attività diretta al conseguimento di uno scopo, di origine esclusivamente occidentale, e suddivi­ sa in una serie di ‘scienze’ ben distinte tra loro s’impose de­ finitivamente negli ambienti accademici ed economici sol­ tanto nel XIX sec., in un periodo in cui la fortuna e la repu­ tazione internazionali della Cina erano in netto declino. Benché diversi sinologi e missionari avessero dato alle stampe opere dedicate alle scienze cinesi e, in particolare, alla matematica, alla medicina e alla storia della bussola (Edkins 1877; Wylie 1897), nel XIX sec. e all’inizio del XX era decisamente di mo­ da parlare della Cina in termini derisori, Il merito di aver elevato lo studio delle scienze non occi­ dentali al rango di disciplina accademica spetta soprattutto a un insigne scienziato, Joseph Needham (1900-1995). Esper­ to di scienze biologiche, a trentanni era già noto per le sue ricerche nel campo dell’embriologia e della biochimica e nel 1942 entrò a far parte della Royal Society. Needham appar­ teneva a un affiatato gruppo di scienziati inglesi tra i cui mem­ bri figuravano J.D. Bernal, J.B.S. Haldane, L. Hogben e j . Huxley (Judson 1979; Werskey 1988), i quali erano tutti at­ tivi sostenitori del socialismo e pubblicarono analisi storiche o sociali dedicate alla scienza e destinate al grande pubblico.

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Tra i membri di questo gruppo, Needham si distingueva per la sua profonda fede nel cristianesimo, a cui rimase sempre legato e che contribuì alla definizione di uno dei concetti più radicali elaborati da questo studioso, quello di ‘scienza ecu­ menica’ (v. oltre). Needham rimase profondamente colpito dai contributi sovietici al secondo Congresso internazionale di storia della scienza e della tecnologia svoltosi a Londra, nel 1931, e trovò un’ulteriore conferma della necessità di scrive­ re una storia della scienza critica e ‘basata sulle regioni peri­ feriche’ che avrebbe confutato le rappresentazioni tradizio­ nali delIVlite (Werskey 1971). I primi testi dedicati alla storia della scienza redatti da questo autore riguardavano la nascita della scienza moderna nella società europea. Nel 1937 però egli fece un’esperienza rivelatrice: tre ricercatori cinesi fecero il loro ingresso all’in­ terno del laboratorio di biochimica di Cambridge, dove lo studioso lavorava. In questo gruppo si distingueva Lu GweiDjen, figlia di un farmacista di Nanchino, che sin dal primo incontro colpi profondamente Needham e in seguito diven­ ne la sua principale collaboratrice. Verso la fine degli anni Trenta, avendo approfondito la sua amicizia con i tre colle­ ghi cinesi, Needham si appassionò a quello che gli sembrava un evidente paradosso; infatti, pur discendendo da una tra­ dizione abitualmente considerata estranea alla scienza, quei giovani davano prova di una grande abilità in ambito scien­ tifico. Nel corso delle loro discussioni con Needham, i tre ri­ cercatori cinesi tentarono di far capire allo scienziato quanto a questo proposito l’immagine della Cina fosse stata distorta, affermando di conoscere a fondo diversi testi cinesi che con­ tenevano idee scientifiche. Needham decise quindi di ap­ prendere il cinese e ben presto si immerse in un riesame dei trattati classici dedicati alla metafìsica e aJl’epistemologia, re­ sti fino ad allora poco studiati da questo punto di vista, nel tentativo di individuare gli indizi dell’esistenza del pensiero scientifico. Egli esaminò attentamente anche opere poco co­ nosciute dedicate all’alchimia, alle piante, alle tecniche di co­ struzione e all’astronomia, in breve tutti i testi che potevano essere ricondotti alla filosofia della Natura e alle conoscenze tecniche, collazionandoli e ordinandoli, senza, tuttavia, aver ancora definito lo scopo delle sue ricerche. Poiché a quel tempo ben pochi scienziati potevano vanta­ re una profonda conoscenza della cultura cinese, nel 1942 la Royal Society decise di affidare a Needham il compirò di rap­ presentare la Gran Bretagna all’interno del Bureau for SinoBritish scientifìc liaison. Accompagnato da sua moglie Dorothy, una studiosa di biochimica, lo scienziato si recò quin­ di in Cina dove trascorse i successivi quattro anni, soggiornando nelle aree del paese rimaste estranee alla guerra. Nel corso di questo periodo, i due scienziati lavorarono a favore della di­ fesa delle relazioni internazionali e, in alcune occasioni, ri­ uscirono a fornire un sostegno materiale alXestablishment scien­ tifico del paese, allora isolato e assediato, in modo da facili­ tare la sua riorganizzazione e il suo reinserimento nella comu­ nità scientifica internazionale dopo la definitiva sconfitta del Giappone. In questa occasione Needham potè entrare in pos­ sesso di un gran numero di libri, visitò diverse regioni del pae­ se, tentò di assimilare l’esperienza cinese e discusse le sue idee sulla storia della scienza con diversi scienziati e letterati cine­ si, molti dei quali lo incoraggiarono, aiutandolo e mostran­ dogli la loro gratitudine per la sua fiducia nella loro civiltà. Nel 1944 Needham decise di scrivere una storia della scien­ za e della tecnologia in Cina per divulgare i risultati delle sue

I - IN TRODUZIONI: g i -.ni KAI |

indagini e imporli all'attenzione degli studiosi occidentali. Negli anni successivi al suo ritorno dalla Cina 11046-1048) Needliam la­ vorò a Parigi, dove con Huxlev e I.ucien Febvre operò a favore dell’inserimento della lettera S nella sigla Unesco (Blue 1049; Petitjean 1999). Secondo Needham e i suoi colleghi, la scienza era un’at­ tività umana universale - vale a dire era parte integrante della cultura e della sto­ ria di tutte le società; questa tesi costi­ tuiva una grave sfida per l'idea secon­ do cui la scienza era un'attività esclusi­ vamente occidentale, spesso impiegata per giustificare il dom inio politico ed economico dell’Occidente. Attraverso l Unesco, Needharn e i suoi colleglli ten­ tarono di contrastare il velato razzismo della pratica scientifica contemporanea, organizzando progetti scientifici inter­ nazionali che prevedevano la partecipa­ zione, in condizioni paritarie, delle na­ zioni non occidentali. Essi sfidarono an­ che la concezione secondo la quale le società non occidentali, pur avendo con­ seguito splendidi risultati nel campo del­ l’arte e della filosofia, non avevano pro­ dotto un vero pensiero scientifico. Sot­ to l’egida d ell’Unesco, Needharn e Febvre intrapresero inoltre la stesura di un’opera dedicata alla ‘Storia scientifi­ ca e culturale dell’um anità’ con la quale intendevano con­ tribuire all’affermazione di un mondo più giusto e tolleran­ te (Holorenshaw 1973). Oswald Spengler aveva sostenuto che tutte le grandi civiltà avevano prodotto le proprie forme di pensiero scientifico e ar­ tistico; tuttavia, secondo la sua concezione, le tradizioni scien­ tìfiche locali non erano tra loro commensurabili ed erano Tut­ te destinate al fallimento con una sola eccezione. Secondo que­ sta tesi, l’Occidente avrebbe prodotto la scienza moderna autonomamente e senza l’apporto di altre culture; Needharn tentò appassionatamente di confutare tale affermazione. Egli si proponeva di elaborare una storia della scienza, della tec­ nologia e della medicina non razzista in cui avrebbero trova­ to posto tutte le culture del mondo. A suo parere, questa di­ sciplina doveva essere comparativa, sia dal punto di vista geo­ grafico sia da quello temporale; interculturale, vale a dire volta a evidenziare le diversità e le analogie, cosi come i processi di trasmissione tra le diverse società e interdisciplinare. Needharn decise di prendere come punto di riferimento la scienza mo­ derna, che sarebbe servita da cornice all’integrazione dei ri­ sultaci scientifici non occidentali nella storia universale della scienza, precisando, tuttavia, che in questo caso al concetto di scienza moderna bisognava attribuire un significato ‘ecu­ menico’. «L’apporto delle correnti più antiche della scienza delle diverse civiltà alla scienza moderna può essere conside­ rato analogo a quello che i fiumi forniscono all’oceano. La scienza moderna è quindi costituita dai contributi di tutte le popolazioni del mondo antico, che sono confluiti in essa con continuità, dall’antichità greca e romana, dal mondo arabo e dalle culture della Cina e dell’India» (Needharn 1967a, p. 397).

Fig. 2 - Carta politica della Cina (2001).

Needharn era ormai in grado di esporre i dati relativi al contributo cinese alla scienza moderna e, nel 1948, ritornò a Cambridge per dedicarsi al progetto di «rendere infine giu­ stizia e testimoniare partecipazione e comprensione a un gran­ de popolo i cui contributi al progresso dell’umanità sono sta­ ti grottescamente sottovalutati» (Holorenshaw 1973, p. 17). Nel corso degli anni seguenti egli collaborò con numerosi stu­ diosi dell’Asia orientale e dell’Occidente esperti in un’ampia gamma di discipline, giungendo alla realizzazione di un va­ sto corpus di opere dedicate alla storia e alle caraneristiche della scienza, della tecnologia e della medicina in Cina e nel­ l’Asia orientale (Blue 1997). Sia Needharn sia i suoi collabo­ ratori più assidui e influenti, come, per esempio, Wang Ling, Lu Gwei-Djen e Ho Peng-Yoke (Ho Ping-Yii), provenivano dal campo della ricerca scientifica. Non è un caso che l’ope­ ra più importante prodotta nel corso di questa collaborazio­ ne, Scienza e civiltà in Cina, sia basata sull’ordine gerarchico intellettuale abitualmente adottato in Occidente. Quest’o­ pera, infatti, si apre con l’esame della filosofìa e procede con la trattazione della matematica e della ‘matemarica applica­ ta’ (per es., l’astronomia), della fìsica, della chimica e della biologia. L’architettura e l’ingegneria sono ricondotte alla fì­ sica applicata; l’alchimia e l’invenzione della polvere da spa­ ro alla chimica applicata e la botanica, l’agricoltura e la me­ dicina alla biologia applicata. Questo impianto è stato spes­ so criticato: esso, infarti, ripropone, come già detto, le categorie e i valori occidentali finendo per alterare i modelli caratteri­ stici del pensiero cinese. Needharn era consapevole di questi problemi; egli, tuttavia, riteneva di conferire un maggiore ri­ salto alle acquisizioni scientifiche della Cina presentandole al

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I.A SCIENZA IN CINA

pubblico occidentale non come curiosità esotiche strettamente legate a questa cultura, ma come chiare anticipazioni delle moderne categorie scientifiche ecumeniche. A suo parere, pe­ rò. le peculiarità di questi sfòrzi intellettuali potevano essere comprese soltanto attraverso l'analisi del loro contesto stori­ co e sociale (vale a dire considerando la scienza in Cina par­ te integrante della civiltà cinese). Concepita in origine in torma di un solo volume, que­ st opera ben presto si ampliò e la pubblicazione del primo vo­ lume nel 19S4 fu seguita da quella di molti altri. Per ripren­ dere un'ironica osservazione di Needhain era «relativamente facile realizzare una serie di imponenti volumi dedicati alle scoperte scientifiche e tecnologiche che non tono general­ mente attribuite ai Cinesi» (Needham 1967a). Ira le più sor­ prendenti "priorità documentate da Needham ricordiamo l’uso della stampa, della bussola magnetica e della polvere da sparo, le tre invenzioni che, secondo Francis Bacon, avreb­ bero cambiato il mondo; anche la sua descrizione degli anti­ chi orologi cinesi e delle sintesi delle sostanze medicinali col­ pì profondamente il pubblico dei lettori (Needham 1960, 1964 e S C C 1962, 1976, 1986). Needham tendeva a presentare l’esistenza nell’antica Cina di un manufatto o di un’idea come la prova che queste in­ venzioni erano state realizzate in quel paese per poi diffon­ dersi nel resto del mondo, ma non sempre riuscì a dimostra­ re l’effetriva diffusione di tali presunte scoperte cinesi, né a provare che le idee e le tecniche emerse per la prima volta in Cina erano poi state adottate in altre regioni del globo. La sua preoccupazione, a volte ossessiva, di documentare la prio­ rità delle scoperte o delle invenzioni cinesi o dell’Asia orien­ tale è stata criticata da molti storici; in effetti, se non si tiene conto delle categorie occidentali della scienza, molte delle sor­ prendenti ‘priorità’ indicate da Needham vengono meno o almeno si riducono a scoperte meno sensazionali, come ha dimostrato Fu Daiwie in riferimento al caso della declina­ zione magnetica (cap. XI). Inoltre, come ha precisato Lynn White jr., Needham rimase legato alla concezione del rap­ porto tra scienza e tecnologia dominante nel XIX sec.; infat­ ti, pensava che la tecnologia fosse in ultima analisi un’appli­ cazione del pensiero scientifico. A corollario di questa posi­ zione, egli, per esempio, sostenne che i risultati ottenuti dai Cinesi medievali nel campo della tecnica presupponevano l’e­ sistenza del pensiero scientifico (White 1984). Needham è stato criticato anche per la sua tendenza, decisamente irrea­ listica, a proiettare le interpretazioni scientifiche moderne nel pensiero cinese premoderno (Petersen 1982). Un grave lim i­ te del modello dei ‘fiumi’ che sfociano nel ‘mare della scien­ za ecumenica’ è quello di non tener conto delle forme del sa­ pere che non si presentano come anticipazioni dirette delle idee scientifiche moderne, ma non per questo sono meno in­ teressanti e significative dal punto di vista epistemologico (Chemla 1999). Inoltre, pur avendo in ogni possibile occa­ sione tentato di documentare i processi di trasmissione del sapere tra le diverse civiltà, lo scienziato dovette riconoscere con rammarico di aver sottovalutato, a causa della sua trion­ fale insistenza sui contributi della Cina, i risultati conseguiti da altre civiltà (Holorenshaw 1973). Secondo Needham la scienza moderna era ‘emersa’ in Eu­ ropa verso il 1600 e, dal momento che in questo stesso pe­ riodo i gesuiti avevano introdotto le scienze europee nella cor­ te Ming, egli decise di far coincidere questa data con la con­ clusione dell’opera Scienza e civiltà in Cina. Nel corso dì rutta 10

la sua vita egli si sforzò di risolvere una questione enigmati­ ca, tentando di individuare le ragioni per cui, nonostante il livello raggiunto dall’indagine scientifica e dalle realizzazio­ ni tecniche nel periodo Song, in Cina non si giunse mai al­ l'elaborazione della scienza moderna. Per quanto possa sem­ brare strano, la 'questione di Needham’ ha esercitato sulla storia comparativa della scienza un’influenza più profonda di quella attribuibile al suo messaggio originario relativo al­ l’importanza dello studio della scienza come sistema globa­ le. Per giustificare quello che definiva il declino subito dalia scienza e dalla tecnologia cinesi dopo il 1300, egli si basò su una serie di spiegazioni di tipo ‘escernista’, incentrate sulla burocrazia dei regimi e sul conservatorismo intellettuale del confucianesimo. Secondo i risultati di una recente indagine di T. Huff (1993), che confermano diversi studi comparati­ vi, l’epistemologia cinese, come del resto quella araba e tut­ te quelle non occidentali, sono sostanzialmente incompati­ bili con la scienza moderna. L’opera di Needham può essere criticata da molti punti di vista; tuttavia, nonostante queste osservazioni, grazie al suo livello di erudizione, alla vastità della sua prospettiva e ai suoi risultati, essa è stata a ragione paragonata Encyciopédie, al­ l’opera di Erasmo e persino a quella di Aristotele. Needham ha offerto per la prima volta una serie d’interpretazioni ap­ profondite dei testi cinesi ‘tradizionali’, volte a esplorare tan­ to il loro contenuto quanto il loro significato scientifico e tec­ nico. Le sue comparazioni tra la tradizione intelletruale occi­ dentale e quella cinese, così come quelle tra i contesti sociali e politici in cui si sono formate, hanno colpito profonda­ mente l’immaginazione della parte più colta del pubblico dei lettori, soprattutto quando venivano presentate durante le sue vivaci conferenze, molte delle quali entrate a far parte di una serie di raccolte (Needham 1969). Questi testi, conside­ rati ‘più leggeri’ ma non per questo meno importanti, sono stati tradotti in varie lingue occidentali e asiatiche. Molti vo­ lumi dell’opera Scienza e civiltà in Cina sono stati tradotti in cinese (in due versioni, una eseguita nella Repubblica Popo­ lare e l’altra realizzata a Taiwan) e in giapponese, e sono at­ tualmente disponibili anche in versione ridotta. L’opera di Needham è servita anche da base a una descrizione popolare della storia cinese, incentrata non sui ‘valori eterni’ ma sulla ‘scienza, le scoperte e le invenzioni’, che ha riscosso un gran­ de successo (Tempie 1986). Sfidando con successo l’immagine dell’Occidente come unico depositario della vera creatività scientifica, Scienza e ci­ viltà in Cina ha aperto la strada allo studio delle tradizioni re­ gionali e delle ‘scienze indigene’ in tutte le regioni del mon­ do (Said 1990; Harding 1993). Il ruolo di primo piano svol­ to da Needham nella definizione dell’area d’indagine della storia della scienza in Cina ha incoraggiato lo sviluppo di nu­ merose istituzioni di ricerca e professionali, non soltanto in Occidente, ma anche in Cina, dove la sua opera è stata accol­ ta molto favorevolmente; in generale, essa ha esercitato una profonda influenza, sebbene molti storici della scienza cinesi, che avevano ricevuto quasi tutti una formazione scientifica, abbiano condiviso fino a qualche tempo fa i pregiudizi inter­ pretativi per i quali Needham è stato criticato. La grande in­ fluenza esercitata dalla sua opera è attestata dalle numerose raccolte di scritti di diversi autori pubblicate in suo onore (Li Guohao 1982). L’importanza del contributo di Needham al­ la ridefinizione dell’area d’indagine della sroria della scienza è stara presa in esame in diverse pubblicazioni, tra cui quella di

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Teich e Voung ( 5l>~3) e i numeri speciali di Past a n d prese» t (1982) e his (1984) dedicati a Scienza e civiltà in Cina. Per quanto riguarda il grande pubblico, l'opera di Needham ha contribuito all’introduzione di significative modifiche nell in­ segnamento della storia della scienza e della tecnologia nelle scuole e nelle università di rutto il mondo, così come nell’immagine della Cina proposta dai media. F rancesca B ray

Gli studi giapponesi sulla scienza in C in a In Giappone i primi studi dedicati dia storia della scien­ za in Cina risalgono alla fine del XIX secolo. Fino agli anni Settanta queste indagini sono state caratterizzate dalla pro­ fonda influenza di alcune eminenti personalità scientifiche interessate a una gamma piuttosto ristretta di discipline. Il ruolo di primo piano svolto sin dall’inizio dall’Università di Kvoto si è consolidato con la fondazione dell’Istituto di ri­ cerca delle discipline classiche, all’interno del quale, almeno fino al 1970, hanno lavorato, per un certo periodo della lo­ ro carriera, quasi tutti gli storici della scienza e della tecno­ logia cinesi. In seguito quest’area dì indagine ha conosciuto uno sviluppo più ampio, estendendosi ad altre università e a diversi centri di ricerca. In un primo momento gli specialisti giapponesi furono at­ tratti soprattutto dalla matematica, dalla medicina e dall’a­ stronomia cinesi. Questa circostanza non può essere consi­ derata fortuita; dopo le riforme Meiji che, a partire dalla fi­ ne del XIX sec., finirono per determinare in queste tre aree d’indagine l’adozione della scienza e della tecnologia occi­ dentali e l’abbandono di quelle giapponesi, diversi studiosi sentirono l’esigenza di riscoprire queste arti tradizionali già pressoché estinte. In tale prospettiva alcuni ritennero di do­ ver prendere in esame le conquiste cinesi che avrebbero con­ sentito di valutare con più precisione i risultati ottenuti sul­ la loro base dagli studiosi giapponesi. Attraverso lo studio della storia della matematica in Cina, per esempio, Mikami Yoshio (1875-1950) si propose di ap­ profondire la conoscenza delle peculiarità della tradizione giapponese wasan che si era sviluppata nel corso del periodo Edo. Dopo aver esaminato attentamente i testi, questo stu­ dioso pubblicò, nel 1913, Lo sviluppo della m atem atica in Ci­ na e Giappone, per poi mettere in luce la necessità di pren­ dere in considerazione il contesto sociale attraverso lo studio della ‘storia culturale’. Le stesse osservazioni possono essere applicate alla medici­ na. Fujikawa Yù (1865-1940), un medico di formazione oc­ cidentale che, dopo aver studiato in Germania, aveva redatto una Storia della m edicina giapponese (1904), nel 1934 diede alle stampe un’opera dedicata al Pensiero cinese: la scienza (la medicina). Nel 1932, Liao Wenren, un cinese di Taiwan, pub­ blicò una Storia della m edicina nella Cina m edievale, la prima opera in lingua giapponese dedicata a questo tema. Circa nel­ lo stesso periodo in Giappone furono dati alle stampe anche alcuni studi sulla farmacopea e la materia m edica cinesi. Nel campo dell’astronomia, lo studio della storia cinese servì soprattutto a ordinare la cronologia antica. Shinjò Shinzò (1873-1938) fu ‘il pioniere dell’astronomia moderna giap­ ponese’ e, allo stesso tempo, ‘l’iniziatore degli studi storici sull’astronomia cinese’. Le sue principali indagini condusse­ ro, da un lato, all individuazione delle date del C om m entario di Zuo alle Primavere e au tunni' (Zuozhuan) e, dall’altro, al

riordinamento della cronologia antica fino al 104 a.C. Ma il suo principale merito fu quello di aver confutato la tesi se­ condo cui l'astronomia cinese era di origine straniera, e di aver dimostrato che fino alla dinastia Han «l'astronomia cinese [...] ha subito un’evoluzione autonoma» (Kawahara 1996, p. I 28). La sua opera è stata proseguita da Nòda Chùryò (1901-1989); entrambi gli studiosi si fondavano su una me­ todologia che «combinava tra loro la filologia classica e la co­ noscenza della scienza moderna» (ib id em , p. 129). La situa­ zione favorevole allo studio della fisica e della sinologia ve­ nutasi a creare nell’Università di Kyoto diede un grande contributo alla definizione di questo approccio, che si con­ solidò grazie anche all’opposizione di coloro che sosteneva­ no la tesi secondo cui l’astronomia cinese aveva un’origine occidentale, tra cui Léopold de Saussure. Oltre a questi tre orientamenti di ricerca, segnaliamo alcune opere pionieristi­ che sulla cartografia, l’acustica e l’architettura cinesi. Questa fase fu seguita, come si evince dalla concezione di Yabuuti Kiyoshi (1906-2000) in merito alla nuova identità della storia della scienza, da un ‘periodo di professionalizzazione’. La carriera di questo studioso, laureatosi in astrono­ mia presso l’Università di Kyoto nel 1929, si svolse intera­ mente all’interno dell’Istituto di Cultura orientale di questa città, che in seguito assunse il nome di Istituto per la ricerca nelle discipline classiche. Nel suo campo d’indagine, quello della storia dell’astronomia, egli ampliò la prospettiva di ri­ cerca prendendo in considerazione il contesto politico, so­ ciale e culturale della compilazione dei calendari. All’Uni­ versità di Kyoto, Yabuuti lavorò nello stesso ambiente scien­ tifico in cui avevano operato i suoi predecessori, caratterizzato dalla presenza, da un lato, del dipartimento di astronomia e, dall’altro, di quello degli studi sinologici. Oltre a intrapren­ dere una serie d’indagini dedicate all’astronomia e alla mate­ matica, egli definì il primo approccio storico alla scienza in Cina in generale —e non a uno specifico campo d’indagine — elaborato in Giappone; in questo senso Yabuuti potrebbe es­ sere stato influenzato dall’opera di Needham di cui curò l’e­ dizione giapponese. Le sue principali pubblicazioni sono de­ dicate non soltanto alla storia dell’astronomia e della mate­ matica in Cina, ma anche alla civiltà cinese o alle relazioni tra la scienza in Cina e il Giappone (Yabuuti 1974). Dopo queste pubblicazioni, il più importante strumento di diffu­ sione del suo metodo e di promozione della ricerca va indi­ viduato nei seminari organizzati presso l’Istituto di ricerca del­ le discipline umanistiche dell’Università di Kyoto, nel corso dei quali specialisti di diversi campi d’indagine hanno ana­ lizzato le fonti cinesi relative alla storia della scienza e della tecnologia. Uno dei risultati tangibili di questa attività è co­ stituito dalla pubblicazione di alcune raccolte di saggi di au­ tori diversi dedicati a vari aspetti della storia della scienza in Cina (nel 1963, 1967, 1970); sfortunatamente per i lettori non giapponesi, queste opere non sono disponibili nelle lin­ gue occidentali, a eccezione della M atem atica cinese ( 1974) di Yabuuti, recentemente tradotta in francese (per gli studi giap­ ponesi sopra citati, v. Kawahara 1996). Ricordiamo inoltre molti insigni contemporanei di \abuuti Kiyoshi, i quali hanno conseguito imporranti risultati in di­ versi campi d’indagine e, in differenti periodi della loro car­ riera, hanno lavorato presso l’Istituto di ricerca delle discipli­ ne umanistiche di Kyoto. Un gran numero di questi storici ha avuto l’opportunità di soggiornare per diversi anni in Cina in qualità di funzionario civile deH'amministrazione giapponese.

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! A SCIENZA fN CINA

TAVOLA I

DINASTIE E IMPERATORI - DAI X1A Al MING

D inastia X ia ’ D inastia S hang o Yin D inastia Z hou • Zhou occidentali • Z hou orientali • P rimavere e autunni • S tati combattenti

Il millennio a.C. XVI1I-XJ sec. a.C. XI sec. a.C.-221 a.C. XI sec. a.C.-771 "0-221 *0-481 480-221

D inastia Qin

Shi Huangdi (Ying Zheng) Ershi (Ying Huhai) D inastia Han • Han A nteriori

Gaozu (Liu Bang) Huidì (Liu Ying) Gaohou (Lii Zhi) Wendi (Liu Heng) Jingdi (Liu Qi) Wudi (Liu Che) Zhaodi (Liu Fuling) Xuandi (Liu Xun) Yuandi (Liu Shi) Chengdi (Liu Ao) Aidi (Liu Xin) Pingdi (Liu Che) Ruzi (Liu Ying) • X in

Wang Mang

• S hu Han

Zhao Liedi (Liu Bei) Houzhu (Liu Chan) Jingdi (Sun Xiu)

221 J 0 6 a.C. 221-210 209-206

• Wu Dadi (Sun Quan) Hui Jiwang (Liu Liang) Modi (Sun Hao)

222-280 222-252 252-257 264-280

Dinastia J in

265-420

206 a.C.-220 d.C.

• J in occidentali

265-316 265-290 290-306 307-312 313-316

Wudi (Sima Yan) Huidi (Sima Zhong) Huaidi (Sima Chi) Mindi (Sima Ye)

206 a.C.-9 d.C. 206-195 194-188 187-180 179-157 156-141 140-87 86-74 73-49 48-33 32-7 6 a.C.-l d.C. 1-5 6-9

• J in orientali

Yuandi (Sima Rui) Mingdi (Sima Shao) Chengdi (Sima Yan) Kangdi (Sima Yue) Mudi (Sima Dan) Aidi (Sima Pi) Feidi (Sima Yi) Jianwen di (Sima Yu) Xiaowu di (Sima Yao) Andi (Sima Dezong) Gongdi (Sima Dewen)

9-23 9-23

D inastie • Han Posteriori

Guangwu di (Liu Xiu) Mingdi (Liu Zhuang)» Zhangdi (Liu Da) Redi (Liu Zhao) Shangdi (Liu Long) Andi (Liu Hu) Shundi (Liu Bao) Chongdi (Liu Bing) Zhidi (Liu Zuan) Huandi (Liu Zhi) Lingdi (Liu Hong) Shaodi (Liu Bian) Xiandi (Liu Xie)

25-220 25-57 58-75 76-88 89-105 106 107-125 126-144 145 146 147-167 168-188 189 189-220

Tre Regni (W ei - S hu Han - Wu)** 220-280 • W ei

Wendi (Cao Pi) Mingdi (Liu Rui) Qiwang (Cao Fang) Gaogui Xianggong (Cao Mao) Yuandi (Cao Huan)

221-263 221-222 223-257 258-263

220-265 220-226 227-240 240-253 254-259 260-265

meridionali

420-589

• Liu Song Wudi (Liu Yu) Shaodi (Liu Yifu) Wendi (Liu Yilong) Xiao Wudi (Liu Jun) Qianfei di (Liu Ziye) Mingdi (Liu Yu) Houfei di (Liu Yu) Shundi (Liu Zhun)

420-479 420-422 423 424-453 454-464 465 465-472 473-476 477-479

• Qi Gaodi (Xiao Daocheng) Wudi (Xiao Ze) Yu Linwang (Xiao Zhaoye) Hai Ling wang (Xiao Zhaowen) Mingdi (Xiao Luan) Dong Hunhou (Xiao Baojuan) Hedi (Xiao Baorong)

479-502 479-482 483-494 494 494 494-498 499-500 501-502

• Liang

502-557 502-549 550

Wudi (Xiao Yan) Jian Wendi (Xiao Gang)

12

317-420 317-322 323-325 326-342 343-344 345-361 362-365 366-370 371-372 373-396 397-418 419-420

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DINASTIE F.

IM PERATO RI-DAI X 1AAl M IN C

Yu Zhang Wang (Xiao Dong) Wu Ling Wang (Xiao Ji) Yuandi (Xiao Yi) Jingdi (Xiao Fangzhi) • C hen

Wudi (Chen Baxian) Wendi (Chen Qian) Feidi (Chen Bozong) Xuandi (Chen Xu) Houzhu (Chen Shu) Dinastie settentrionali • W ei settentrionali

Daowu di (Tuoba Cui) Mingyuan di (Tuoba Si) Taiwu di (Tuoba Tao) Nan’an wang (Tuoba Yu) Wencheng di (liaoba Jun) Xianwen di (Tuoba Hong) Xiaowen di (Yuan Hong) Xuanwu di (Yuan Ke) Xiaoming di (Yuan Xu) Xiaozhuang di (Yuan Ziyou) Changguang wang (Yuan Ye) Jiemin di (Yuan Gong) Anding wang (Yuan Lang) Xiaowu di (Yuan Xiu) • W ei

orientali

Xiaojing di (Yuan Shanjian) • W ei

IN I RODUZIONF. liKNKRAI.K

occidentali

Wendi (Yuan Baoju) Feidi (Yuan Qin) Gongdi (Tuoba Kuo) • Qi settentrionali Wenxuan di (Gao Yang) Feidi (Gao Yin) Xiaozhao di (Gao Yan) Wucheng di (Gao Zhan) Houzhu (Gao Wei) Youzhu (Gao Heng) • Z hou settentrionali Xiaomin di (Yu Wenjue) Mingdi (Yu Wenyu) Wudi (Yu Wenyong) Xuandi (Yu Wenyun) Jingdi (Yu Wenchan) Dinastia S ui

Wendi (Yangjian)

555555122-555 555-557 -55899 555565707-5 -5 556697-5 -5866268 583-589 386-581 -50384 343808696-4 -45213 442524-4 445626-4 6750 -4 457010-4 9195 -5 551268-5 2289 -5 553310 553312-534 -55500 553344-5 -55516 555353525-5 554-5 -55536 -55797 555655000-5 556601-564 557675-576 81 555555777-5 -57680 557691-5 579-581 -60147 558811-6

Yangdi (Yang Guang) Gongdi (Yang You) D inastia Tang

Gaozu (Li Yuan) Taizong (Li Shimin) Gaozong (Li Zhi) Zhongzong (Li Xian) Ruizong (Li Dan) Wu Zetian (Wu Zhao) Wu Zetian (Wu Zhao) Zhongzong (Li Xian) Shaodi (Li Chongmao) Ruizong (Li Dan) Xuanzong (Li Longji) Suzong (Li Heng) Daizong (Li Yu) Dezong (Li Shi) Shunzong (Li Song) Xianzong (Li Chun) Muzong (Li Heng) Jingzong (Li Zhan) Wenzong (Li Ang) Wuzong (Li Yan) Xuanzong (Li Chen) Yìzong (Li Cui) Xizong (Li Xuan) Zhaozong (Li Yi) Aldi (Li Chu) C inque Dinastie*** (Nord

della

• • • •

Liang posteriori Tang posteriori J in posteriori Han posteriori • Zhou posteriori D ieci Regni*** (Sud

della

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• Wu • S hu anteriori • C hu • WUYUE • M in • Han meridionali • JlNGNAN (PlNG MERIDIONALI) • S hu posteriori • TANG MERIDIONALI • HAN SETTENTRIONALI D inastia Song • Song

settentrionali

Taizu (Zhao Kuangyin)

13

C ina)

660157-616 661188-6 -92067 662570-6 4893 -6 668844 668940-6 9004 -7 771005-709 771120-7 -75152 775663-7 692 -7 7 780850-804 880261-8 2204 -8 882257-8 2460 -8 884417-8 496 -8 5 886704-8 7838 -8 -90074 980859-9 907-960 -93236 999230367-9 -95406 994571-9 -960 902-979 990032-9 -92357 990077-9 5718 -9 -97415 999102794-9 993373-9 -99667355 951-979 960-1279 -171527 996600-9

LA SCIENZA IN CINA

HD IN ASTIEEIM PERATO RI-D AIQ 1NAlM IN O Taizong (Zhao Guangyi) Zhenzong (Zhao Hengl Renzong (Zhao Zhenl \ingzong (Zhao Shu) Shenzong (Zhao Xu) Zhezong (Zhao Xu) Hutzong (Zhao Ji) Qinzong (Zhao Huan) • S ong

meridionali

Gaozong (Zhao Gou) Xiaozong (Zhao Shen) Guangzong (Zhao Dun) Ningzong (Zhao Kuo) Lizong (Zhao Yun) Duzong (Zhao Qi) Gongdi (Zhao Xian) Duanzong (Zhao Shi) Dibing (Zhao Bing) D inastia Liao (Qidan, Khitan)****

Taizu (Yelù Abao ji) Taizong (Yelu Deguang) Shizong (Yelù Ruan) Muzong (Yelù Jing) Jingzong (Yelù Xian) Shengzong (Yelù Longxu) Xingzong (Yelù Zongzhen) Daozong (Yelù Hongji) Tianzuo dì (Yelù Yanxi) Dinastia J in (Nuzhen, J urchen)

laizu (Wanyan Agu da) Taizong (Wanyan Cheng) Xizong (Wanyan Dan) Hailing Wang (Wanyan Liang) Shizong (Wanyan Yong)

976-997

919082-1 020263 3 -1 11006684-1 -1008657 11100816-1 -1112050 1127 -1126729 111111262737-1 -1119849 11119905-1 -1226244 11226255-1 -1 11227756-1227774 1278-1279 991166-9 -121725 -95407 999542188-9 -9 998639-1 -96088320 -1015040 111100053151-1 -1 125 11111155-1 -1122324 11135-1148 123-1134 11114691-1 -1116809

Zhangzong (Wanyan Jing) Weishao Wang (Wanyan Yongji) Xuanzong (Wanyan Xun) Aizong (Wanyan Shouxu) Modi (Wanyan Chenglin) D inastia Yuan

Shizu Chengzong Wuzong Renzong Yingzong Taiding di Tianshu di Wenzong Mingzong Ningzong Huizong D inastia M ing

Hongwu, Taizu (Zhu Yuanzhang) Jianwen, Huidi (Zhu Yunwen) Yongle, Chengzu (Zhu Di) Hongxi, Renzong (Zhu Gaochi) Xuande, Xuanzong (Zhu Zhouji) Zhengtong, Yingzong (Zhu Qizhen) Jingtai, Daizong (Zhu Qiyu) Tianshun, Yingzong (Zhu Qizhen) Chenghua, Xianzong (Zhu Jianshen) Hongzhi, Xiaozong (Zhu Youtang) Zhengde, Wuzong (Zhu Houzhao) Jiajing, Shizong (Zhu Houcong) Longqing, Muzong (Zhu Zaihou) Wanli, Shenzong (Zhu Yijun) Taichang, Guangzong (Zhu Changluo) Tianqi, Xizong (Zhu Youxiao) Chongzhen, Sizong (Zhu Youjian)

11129009-1 220183 -1 11222143--11223233 1234 11227799--11239648 11320985--11331017 11332112-1 -1332230 111333222884-1328 11332392-1331 1333-1368 11336688--11369484 111443209539--11442042 11442366--11443459 11445570--11446546 11448685--11540857 11550262--11552616 1567-1572 1573-1619 11662201-1627 1628-1644

Sulla storicità della dinastia rimangono ancora molti dubbi, per mancanza di evidenze archeologiche certe. Il periodo tra (a caduta della dinastia Han e la fondazione dell’Impero Sui è caratterizzato da una frammentazione tetritoriale e dall’awicendarsi di numerosi regni, spesso di breve durata. Si è soliti denominare il periodo tra il 222 e il 589 Sei Dinastie (i Tre Regni, le due dinastie Jin al Nord e le dinastie Liu Song, Qi, Liang e Chen). Nello stesso arco di tempo le dinastie Wei, Qi e Zhou controllano la Cina del Nord. * Nei periodi delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni, il terriorio cinese è nuovamente controllato da numerosi regni che si avvicendano, anche per breve tempo» fin quando la dinastia Song conquisterà progressivamente l’intero Impero partendo dal Nord. Per le Cinque Dinastie e i Dieci Regni sono state riportate solo le date delle singole dinastie e non di eiascun imperatore. **** Le dinastie Liao e Jin conquistano il Nord della Cina, costringendo i Song a spostarsi verso il Sud. —

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I ■I N T R O D U Z I O N E G E N E R A L E

Come uteri gli storici della scienza giapponesi, questi stu­ diosi erano specialisti di una disciplina scientifica e conosce­ vano a fondo la lingua e la civiltà cinesi. Okanishi 'laureto (1898-19"3), per esempio, trascorse ben 34 anni in Cina, de­ dicandosi allo studio della medicina cinese e conseguendo, nel 1^34, un dottorato. A partire dal 1930 egli aveva lavorato pres­ so il Dipartimento di medicina cinese dell’Università medica della Manciuria, dove, grazie alla sua carica di bibliotecario, aveva poturo studiare a fondo la letteratura medica e farma­ cologica antica specializzandosi, infìm . nello studio dell'anti­ ca farmacologia cinese. Nel 1934. dopo aver fatto ritorno in Giappone, egli pubblicò non solo numerosi saggi, ma anche uno Studio su i testi m ed ici a n teriori alla din-ntìa S ong (S ong y iq ia n y i j i kao, 1958), una N uova versione della 'Nuova revi­ sione della farm acopea ’(C hongji Xinxiu bencao, 1964), entrambi in cinese, e diede alle stampe anche due testi in giapponese de­ dicati alle opere mediche cinesi, di cui uno nel 1974 e l’altro nel 1977, tutte opere di riferimento di inestimabile impor­ tanza per gli studiosi della storia cinese della m ateria medica. Per quanto riguarda la storia della medicina cinese, bisogna inoltre segnalare l’opera di Otsuka Keisetsu Una storia della m edicina orien ta le ( Tòyò igaku shi, 1941) in cui l’evoluzione di questa disciplina è presa in esame dal punto di vista dei pra­ ticanti della medicina tradizionale cinese. Shinoda Osamu (1899-1978) ha ideato e sviluppato originali ricerche sulla sto­ ria dell’alimentazione in Cina. Yamada Kentarò nel 1942 ha dedicato invece uno studio a un tema intermedio tra l’ali­ mentazione e la medicina, quello delle spezie. Amano Gennosuke (o Motonosuke, 1901-1980), uno studioso di econo­ mia agricola, ha redatto il prezioso testo intitolato R icerche sul­ la storia d e ll’a gricoltura cinese (Chùgoku nogydshi Kenkyù, 1962) così come una serie di approfondite analisi dell’antica lettera­ tura agronomica cinese: il suo approccio storico è incentrato soprattutto sui raccolti e le tecniche di produzione. Dopo il ritiro del professor Yabuuti nel 1970, la sua ope­ ra è stata proseguita soprattutto da due dei suoi collaborato­ ri, Yoshida M itsukuni e Yamada Keiji. Yoshida Mitsukuni (1921-1991), un astronomo, ha introdotto un’importante innovazione sviluppando la storia della tecnologia cinese in­ dipendentemente da quella della scienza in Cina, e ha affron­ tato soprattutto i temi della tecnologia dei metalli, della ce­ ramica e dell’alchimia. Per valutare e comprendere il signifi­ cato tecnico dei testi antichi, egli riteneva fosse necessario associare l’osservazione diretta degli artigiani cinesi contem­ poranei a un approccio filologico ai testi tecnici antichi. Do­ po la Seconda guerra mondiale, non potendo recarsi in Ci­ na, egli si rivolse «alla tradizione artigianale giapponese e al­ le manifatture dell’Asia occidentale che dal punto di vista storico possono essere considerate vicine alla tecnologia pro­ duttiva cinese» (Kawahara 1996, p. 144). Yamada Keiji (n. 1932) è il primo studioso giapponese a essersi formato come storico della scienza. Considerando il lavoro già svolto sui diversi temi della tradizione scientifica cinese, egli ha ritenuto di doversi dedicare alla storia delle idee scientifiche e alla storia sociale della scienza in Cina, inoltre, ha condotto alcune ricerche sulla storia della medi­ cina cinese, segnalandosi in questo campo soprattutto per l’indicazione di nuovi approcci allo studio delle origini di questa disciplina. Oltre alle sue pubblicazioni, tra cui ricor­ diamo la Filosofìa della Natura d ì Zhuxi, nel 1978, e alcune opere dedicate alla medicina e al suo contesto sociale, Ya­ mada ha pubblicato diversi volumi di saggi collettivi redatti

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dai membri deU lstituto di ricerca delle discipline scientifi­ che nel 1978, nel 1985, nel 1989 e nel 1991, proseguendo la tradizione inaugurata da Yabuuti Kiyoshi. I primi tre volumi di saggi collettivi pubblicati da Yabuuti, nel 1963, 1967 e nel 1970, sono considerati un’opera pionie­ ristica in questo campo d’indagine; essi, infatti, si basano su un approccio radicalmente diverso rispetto a quello adotta­ to nello stesso periodo da Needham. In primo luogo, tali sag­ gi sono incentrati sull’esame di periodi ben definiti; in se­ condo luogo, essi si concentrano soprattutto sull’analisi del­ le fonti cinesi relative a ciascun periodo. Nei successivi saggi collettivi di Yabuuti sono presi in esame diversi aspetti fino ad allora poco studiati come, per esempio, le biografìe degli scienziati oppure l’impatto delle diverse correnti filosofiche e i problemi sollevati dal rinvenimento di nuove testimo­ nianze nel corso degli scavi archeologici; ricordiamo inoltre alcuni saggi specialistici dedicati specificamente alla storia delle tecniche. Avendo ben presenti queste tre prospettive delle diverse tradizioni interpretative della storia della scienza in C ina, passeremo all’analisi della composizione di questa Sezione, in cui ci siamo proposti di illustrare in termini concreti l’at­ tuale sviluppo internazionale degli studi dedicaci a questo campo d’indagine. G eorges M étajlié3

3 . P r e s e n t a z i o n e della S e z i o n e

In via prioritaria sembra lecito porsi la domanda sul signifi­ cato che può essere attribuito al termine 'scienza’ nel conte­ sto dell’antica Cina. Esso contiene numerose insidie in rife­ rimento sia all’Età premoderna e moderna, sia al presente. Tutti gli storici della scienza in Cina —come, del resto, quel­ li che studiano le scienze delle altre regioni ‘non occidentali’ (Rashed 1978; Pingree 1992) —hanno dovuto confrontarsi con affermazioni del tipo ‘in Cina la scienza non esisteva’ o ‘la scienza è stata inventata nell’antica Grecia’, naturalmente contraddette da asserzioni opposte come, per esempio, quel­ le secondo cui nell’antica Cina o nell’antica India in realtà ‘è riscontrabile l’esistenza del pensiero scientifico’. A nostro pa­ rere, abbandonando il tentativo di operare una scelta tra que­ ste opposte tesi, bisognerebbe approfondire il loro esame, dal momento che esse possono condurci ad affrontare il nucleo centrale del problema. Queste affermazioni presuppongono che il termine ‘scien­ za’ indichi qualcosa di unico e dotato di una natura specifi­ ca, che ci consentirebbe di stabilire chi ne sia effettivamente in possesso. In sostanza, la questione non riguarda tanto la conoscenza quanto il ‘metodo’, l’immagine del ‘giusto mo­ do di acquisire o autenticare la conoscenza’, affermatasi a par­ tire dal XIX sec. ed eretta da alcuni a principio universale. Al­ lo sresso tempo, dato che in questa concezione la ‘scienza’ (e di conseguenza ‘il’ metodo scientifico) ha avuto origine in Grecia, diviene necessario sottolineare la prevalenza del me­ todo nel pensiero greco ed enfatizzare la sua continuità me­ todologica con le tradizioni di pensiero successive. Questo approccio conduce a serie distorsioni della gamma delle atti­ vità scientifiche effettivamente praticate nella Grecia antica e nel mondo contemporaneo. Possiamo tentare di risalire ai fondamenti di tale presunta continuità tra l’antica Grecia e il

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Anche l'identificazione di lina linea di continuità che col legherebbe il corpus ippocratico o l’esercizio della pratica astro­ nomica di Tolomeo ad alcune concezioni della scienza di ori­ gine più recente (Lloyd 1987) si basa su questo genere di ope­ razioni. In entrambi i casi è stato necessario trascurare gii aspetti di questi insiemi di opere che non rispondono alle aspettative di coloro che hanno condotto l’indagine e igno­ rare l’effettiva varietà delle pratiche di trattamento del corpo umano o di osservazione delle stelle che coesistevano neU’antica Grecia. In effetti, le operazioni di frammentazione dei te­ sti, di selezione dei brani e di decontestualizzazione, hanno una lunga storia e non sono una caratteristica esclusiva degli ambienti degli storici accademici. Come ha sottolineato Fu Daiwie (1999), queste tecniche sono state impiegate anche da coloro che hanno tentato di individuare l’esistenza delia ‘scienza’, nel senso che abbiamo attribuito a questo termine, in altri insiemi di opere, per esempio, in quelli cinesi. Queste operazioni introducono anche discontinuità tra i testi, le pratiche e le idee che, un tempo, si consideravano ap­ partenenti allo stesso mondo di pensiero. Contrapponendo gli elementi in cui è riconoscibile l’idea contemporanea di scienza a quelli che non rispondono a quest’aspettativa, tale pratica storica finisce per ridurre in frammenti questo mon­ do. La raccolta delle opere di Tolomeo, per esempio, è stata divisa in due parti: l'Almagesto rientra nella sezione accettata e la Tetrabiblos in quella rifiutata. In effetti, la definizione di queste discontinuità costituisce il rovescio della medaglia del metodo sopra descritto; queste discontinuità immaginarie ope­ rano anche tra le differenti società, opponendo l’antica Grecia a ogni altra società contemporanea, compresa la Cina, o sepa­ randola da quelle che l’hanno preceduta, sottovalutando per esempio il debito delfastronomia greca con quella babilone­ se, negando a quest’ultima lo status di scienza, come deplora Pingree ( 1992). Questo approccio esalta l’unicità del pensiero greco, a costo di sacrificare qualsiasi possibilità di compren­ derlo nel suo contesto storico. Tale concetto eccessivamente restrittivo di ‘scienza’ finisce inoltre per distoreere la nostra percezione della stessa attività scientifica contemporanea, dal momento che in effetti i meto­ di concretamente impiegati dagli attuali scienziati, attivi nelle moderne istituzioni scientifiche, sono molteplici. Probabil­ mente il ‘metodo scientifico’ si presenta come ben definito e unico solo nelle sue rappresentazioni normative e teoretiche, che non possono farci dimenticare l’esistenza di un divario era la norma e la pratica. Sarà sufficiente un esempio per dare la dimensione del problema: la pratica della dimostrazione nel campo della matematica, vale a dire il nucleo centrale del me­ todo’ applicato nella sua sede ideale. Secondo un principio mot­ to diffuso, la matematica contemporanea sarebbe essenzial­ mente assiomatica e deduttiva, e quindi il metodo di dimo­ strazione su cui si basa questa disciplina si identificherebbe con quello raccomandato da Aristotele e applicato da Euclide: sia­ mo in presenza di una delle più celebri e menzionate ‘linee di continuità immaginarie’. Ma se si interroga un qualsiasi stu­ dioso di questa disciplina, non essendo un esperto di logica, il matematico o la matematica in questione certamente non sarà in grado di elencare gli assiomi con i quali opera. In altre parole, vi è una profonda frattura tra la pratica contempora­ nea della dimostrazione e la rappresentazione immaginaria, il cui principale scopo sembra essere quello di situare nell’an­ tica Grecia le origini della dimostrazione matematica e di evi­ denziare una linea di continuità tra quel mondo e il nostro.

Fig. 3 - TI drago del fiume Luo, fronteggiato dal leggendario imperatore Yu, dominatore delle acque e della Natura; inchiostro e colore su carta, dinastia Tang, IX secolo. Londra, British Museum.

nostro mondo celebrata in queste affermazioni. Attraverso qua­ li operazioni si è giunti alla sua identificazione? Pingree ne de­ nuncia alcune in cui ha colto i sintomi dell’‘ellenofilia’, un di­ sturbo «sempre più diffuso nel campo della storia della scien­ za» (1992, p. 555), la cui causa più frequente è costituita dalla tendenza ad «affidare ad Aristotele il compito di definire la scienza per noi» (p. 559). Pingree si interroga anche sulla va­ lidità degli approcci basati sul presupposto secondo il quale possono essere valutate alla stregua di scienze soltanto le disci­ pline considerate scientifiche dai più autorevoli autori greci. Qui è interessante ricordare che, come ha più volte sottolineato Geoffrey Lloyd, le descrizioni offerte da Aristotele del corret­ to metodo di acquisizione della conoscenza e, in particolare, la spiegazione della ‘dimostrazione’ contenuta negli A nalitici secondi, rinviano a un contesto polemico in cui diversi gruppi in competizione tra loro tentavano di dimostrare di essere i so­ li detentori del ‘vero metodo’. Lloyd (1990) sottolinea la plu­ ralità delle idee di dimostrazione rilevabili in Aristotele ed evi­ denzia il fatto che la sua teorizzazione di ciò che costituisce una dimostrazione valida non corrisponde sempre ai criteri da lui seguiti nella pratica. Scegliere una descrizione di Aristotele co­ me rappresentativa ‘del’ metodo aristotelico o addirittura ‘del’ metodo greco, come spesso si Fa, origina dei problemi, ma ha il vantaggio di presentare forti analogie con la rappresentazio­ ne del metodo scientifico moderno, emersa nel XIX secolo. Le operazioni che hanno consentito di individuare una linea di continuità tra la Grecia e il nostro mondo si basano, quindi, sul ricorso a criteri anacronistici e selettivi, così come sulla pre­ tesa di isolare determinati elementi dal loro contesto.

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I N T t f u H U / l t IN I- i.rl1 ' N !•'RAI l;

L.j resi secondo cui lalla e l'omega del­ la dimostrazione matematica del passa­ to e elei presente sono contenute in una sola descrizione di Aristotele ha prodot­ to due gravi conseguenze. La prima è che essa ha notevolmente impoverito la descrizione teorica delle pratiche della dimostrazione elettivam ente adottate nel campo della matematica; la secon­ da. particolarmente importante per noi in questa sede, è che tale tesi ha impe­ dito alla storia della matematica di pren­ dere in esame i testi antichi cinesi o in­ diani in cui è riscontrabile l’impiego di procedimenti di dimostrazione. Dal mo­ mento che questi procedimenti non era­ no stati ideati in una cornice ‘assioma­ tica e deduttiva’ o, in altri termini, dal momento che non erano conformi ai re­ quisiti di Aristotele, presumibilmente essi non potevano essere considerati au­ tentiche dimostrazioni scientifiche. .Abbiamo voluto fornire solo un esem­ pio del modo in cui queste definizioni totalizzanti hanno con­ tribuito a dar vita a una grande narrazione sulle origini e sul­ la continuità della scienza occidentale, responsabile di un im­ poverimento della nostra comprensione della scienza. A questo punto, non è più possibile eludere la domanda; chi deve in­ dicare le caratteristiche del metodo destinato alla produzione della conoscenza, gli specialisti dei discorsi sul metodo, o co­ loro che si dedicano alla pratica scientifica? Il caso della di­ mostrazione matematica, cui abbiamo appena accennato, ci dice che non è né possibile né consigliabile escludere questi ultimi. Questo è anche l’approccio che abbiamo seguito per l’antica Cina; lasciare che i protagonisti della ricerca indaghi­ no nei loro rispettivi campi e osservare i procedimenti da es­ si utilizzati e i risultati conseguiti. Questa osservazione ci ri­ porta al problema da cui siamo partiti, ossia quale significato attribuire al termine ‘scienza’ nel contesto dell’antica Cina, La precedente analisi mette in luce ciò che è in gioco nelI’ampliamento della nostra prospettiva. Se avessimo scelto una definizione più rigida e precisa del termine ‘scienza’, o delle caratteristiche che devono contraddistinguere l’attivi­ tà scientifica, avremmo corso il rischio di erigere a linea di demarcazione una concezione normativa predeterminata e arbitraria e di cadere in anacronismi simili a quelli sopra de­ scritti. Un approccio del genere non può che risolversi in una esaltazione degli stessi nostri valori, mentre lo storico della scienza deve porsi il compito di valorizzare esperienze condotte dai protagonisti della storia oggetto delle sue in­ dagini. In conclusione, tutto sembra indicare che solo una definizione sfumata può consentirci di conseguire lo scopo che assegniamo alla storia della scienza, quello dì compren­ dere come, dove, quando e perché alcune concrete comuni­ tà appartenenti a certe società umane giunsero alla creazio­ ne di scenari sociali e istituzionali e all’elaborazione di pra­ tiche di indagine che favorirono la produzione di diversi corpus del sapere, parte dei quali oggi è articolata in modi e forme nuovi nella comune eredità scientifica contemporanea. In altri termini proponiamo, sull’esempio di Wittgenstein, di impiegare il termine ‘scienza’ in riferimento a ogni inda­ gine prolungata e in qualche modo sistematica che presenti

2 - 51 O K I A DEI. LA S C IE N Z A - VOI.. Il

‘somiglianze familiari’ con le attività scientifiche contempo­ ranee. Di conseguenza, non impiegheremo il termine per indicare un certo metodo di acquisizione della conoscenza contrapponendolo ad altri metodi. Solo questo genere di ap­ proccio può rendere giustizia alle categorie in base alle qua­ li coloro che osserviamo concepirono le loro indagini, riflet­ tere adeguatamente la diversità delle pratiche e delle elabo­ razioni degli studiosi e consentirci, al contempo, di compren­ dere come la conoscenza era, ed è, prodotta nel suo effetti­ vo contesto. Oltre ad affrontare i diversi sistemi di conoscenza del pas­ sato nei loro scenari locali, tenteremo di comprendere ì pro­ cessi attraverso i quali alcuni frammenti di conoscenza così prodotti circolarono nel tempo e nello spazio, furono inte­ grati in altri sistemi di pensiero e, in alcuni casi, entrarono a far parte del sapere oggi a disposizione degli scienziati mo­ derni. La conoscenza scientifica moderna, considerata nel suo insieme e con la piena consapevolezza della sua ipotetica e li­ mitata validità, non è il nostro esclusivo centro di interesse, ma permane nel nostro orizzonte come utile strumento at­ traverso il quale regolare la nostra pratica di storici e orien­ tare la scelta dei temi presi in esame. Attualmente, gli scienziati analizzano sia gli oggetti o i fe­ nomeni naturali sia i prodotti culturali - una categoria in cui rientrano gli oggetti matematici, il linguaggio e le produzio­ ni umane del passato. In questa Sezione, quindi, valuteremo i tipi di conoscenza relativi a questi prodotti nell’antica C i­ na. Il lettore scoprirà i criteri a quel tempo utilizzati per stu­ diare le piante e gli animali, la matematica e il corpo umano, il cielo, la Terra, i materiali e l’Universo, così come il lin­ guaggio, la filologia e la storia; in questa prospettiva potrà quindi seguire il percorso tortuoso dello sviluppo srorico del­ le branche del sapere relative a questi temi. Diversi approcci alla storta della scienza in Cina Per affrontare in modo corretto questi argomenti, occor­ re tener presente che attualmente nella storia della scienza in Cina coesiste una molteplicità di approcci. 17

I '• raneamente a Londra, L'Aia e Lipsia nel 1683.

locali delie indagini scientifiche costituisce un efficace stru­ mento critico attraverso il quale valutare le definizioni nor­ mative e a p r io r i che, talvolta, si è tentati di associare alla scienza. In effetti, considerando i capitoli in cui è suddivi­ sa questa Sezione, ci si trova regolarmente in presenza di prospettive inedite, delle quali ci limiteremo a menzionare due esempi. Per molti, la tesi secondo cui soltanto la matematica astrat­ ta, o persino pura, è in grado di svilupparsi è un’ovvietà. Le

1. «Figura cinese che mostra i punti specifici per la moxibustionc e per ['agopuntura sulle parti anteriori del corpo». 2. «Figura su cui sono chiaramente disegnate tutte le sedi sulle parti posteriori e laterali del corpo umano che dovrebbero es­ sere bruciate con la moxa e punte con l’ago in qualsiasi circo­ stanza».

pratiche matematiche elaborate in Cina dimostrano, invece, che entrambe le caratteristiche non sono affatto indispensa­ bili allo sviluppo di questa disciplina. Come il lettore potrà constatare, furono al contrario elaborate pratiche metodiche da utilizzare per lo sviluppo dell’indagine matematica. Que­ sta circostanza solleva di conseguenza alcune interessanti que­ stioni relative alla natura di questa disciplina in generale. Inol­ tre alcune tradizioni danno per scontata l’appartenenza delle indagini sulla Natura, da un lato, e di quelle sugli esseri unu»iu 28

I ■I N T R O D U Z I O N E ( EN E R A I,lì

e la società, d.ill’altro, a due aree di ricerca completamente diverse. Tuttavia, la storia delia scienza in Cina offre molti esempi di indagini concernenti aree di ricerca trasversali. Tra i diversi casi che il lettore potrà esaminare, ci limiteremo a menzionare quello della ricerca 'investigazione delle cose’ (g e u’u) emersa aH interno del movimento filosofico comune­ mente definirò 'neoconfucianesimo' (Yung Sik Kim, cap. XXV). All'interno di questa cornice, si sviluppò una serie di indagini su fenomeni relativi a enrrambe le sfere, vale a dire sia al campo degli interessi umani sia a quello degli oggetti naturali, come dimostra chiaramente il modo in cui tale fi­ losofìa fu applicata allo studio delle piante (G. Métailié, cap. XXXJ1). Più in generale, anche l’introduzione di idee co­ smologiche nei principi della maggior parte delle branche del sapere, una questione sviluppata nelle introduzioni alle di­ verse parti che compongono questa Sezione, dimostra l’irrilevanza di questo confine dell’indagine scientifica nella pro­ spettiva cinese. Lo studio delle distinte tradizioni culturali nella loro va­ rietà ha portato alla luce l’effettiva diversità delle concezioni delle discipline scientifiche e delle loro prariche, un impor­ tante aspetto che a nostro parere merita di essere ulterior­ mente approfondito in molte direzioni. A conclusione dell’introduzione, nel momento in cui il let­ tore si accinge a entrare nel vivo dell’argomento, ricordiamo come l’esperienza, sia storica sia personale, abbia insegnato agli storici della scienza in Cina che la ricezione della cono­ scenza relativa a questo campo del sapere non è irrilevante, ma è condizionata profondamente dagli ambienti e dalle

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società in cui è stata espressa. Ricorderemo che, nonostante la fine degli imperi coloniali, le concezioni della storia della scienza formatesi in seno a questo sistema politico sono an­ cora piuttosto diffuse e non soltanto in Occidente. Benché Needham e i suoi collaboratori abbiano redatto un’intera bi­ blioteca di testi dedicati alla storia della scienza in Cina, nel­ le società occidentali alcuni ancora negano che la Cina abbia prodotto risultati di qualche interesse in campo scientifico. Dal punto di vista della storia della scienza in Cina, sembra importante approfondire quale ruolo giochino la scienza e la sua storia nelle rappresentazioni delle comunità elaborate da coloro che sentono di appartenervi. Ci sembra che anche que­ sta sia una questione di importanza generale, una delle mol­ te qui affrontate nella speranza di aprire nel prossimo futuro un dibattito non unilaterale con gli storici della scienza inte­ ressati ad altre aree. K art ne C hemla

L’introduzione generale e le introduzioni delle tre Parti, sebbene re­ chino firme diverse, sono state esaminate e ampiamente discusse da tutti i consulenti scientifici di questa Sezione. Per il paragrafo su Joseph Needham, Francesca Bray esprime il suo ringraziamento a Gregory Blue (Department of History, University of Victoria), per il suo prezioso aiuto. Georges Métailié nel preparare la Sezione sui Giappone si è basato su opere di Kawahara Hideki e Yano Michio (1996). Infine, per quanto concerne la datazione dei testi più an­ tichi, il lettore può vedere la discussione contenuta in Early Chinese texts: A bibliographical guide. The Societyfor thè study o f Early Chi­ na and thè Institute ofEastAsian studies, University of California, Berkeley, 1993, curata da Michael Loewe. (K.C.)

PARTE I

D a i Q in - H a n ai Tang: la form azione di u n a le tte ra tu ra specialistica

CAPITOLO II

INTRODUZIONE anno 221 a.C. ha segnato una svolta decisiva nel terri­ torio corrispondente all’attuale Cina, che in questa da­ ta ha visto realizzarsi sotto il dominio dei Qin l’unificazione di quei regni che per secoli si erano combattuti tra loro, dan­ do vita così a una sola entità politica. Attraverso gli elemen­ ti esplicativi forniti dai diversi contributi di questa Parte ten­ teremo di chiarire in che misura la fondazione dell’Impero cinese a opera di questa dinastia (rovesciata nel 206 a.C. da quella Han) abbia influito sulla formazione delle tradizioni scientifiche che si sarebbero sviluppate in Cina. Si tratta di una questione importante, in quanto i resoconti relativi alla storia della maggior parte dei domini della conoscenza con­ cordano nel presentare il periodo Han come una fase di for­ mazione. Le diverse tradizioni erudite di gran parte di que­ sti domini si richiamano costantemente in termini elogiati­ vi a testi composti all'incirca tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C., considerati punti di partenza e presi a modello o, almeno, presentati come punti di riferimento essenziali per gli svi­ luppi successivi. Per esempio, le storie ufficiali hanno preso forma sotto il regno dell’imperatore Wu (140-87 a.C.) della dinastia Han con le M em orie d ì uno storico (Shiji), completate da Sima Qian poco prima della sua morte (sopraggiunta nell’86 a.C. ca.). Quest’opera è servita da prototipo nel campo della stesura dei testi di carattere storico e soprattutto delle storie dinasti­ che ufficiali che, a partire dalla Storta della dinastia Han [an­ teriore] (Hanshu) compilata dalla famiglia Ban nel I sec. d.C,, hanno seguito nella maggior parte dei casi lo stesso modello organizzativo. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspetta­ re, queste opere non contenevano soltanto annali, tavole cro­ nologiche e biografie, ma anche trattati tecnici di inestima­ bile importanza per gli studiosi di storia della scienza. Le M e­ m orie d i uno storico hanno, infatti, inaugurato la tradizione di includere in opere di carattere storico trattati dedicati alla struttura dei calendari, alla scala musicale, alla descrizione delle costellazioni celesti e a questioni geografiche di rilevan­ za amministrativa; trattati che sono gli scritti più antichi di questo genere pervenuti fino a noi.

Nella Storia della dinastia Han [anteriore] è compreso an­ che un trattato bibliografico corredato da un catalogo dei fon­ di della Biblioteca imperiale, un altro genere di trattato che in seguito sarà incluso abitualmente nelle storie dinastiche. Secondo un editto emanato dall’imperatore Wu, la Bibliote­ ca imperiale, d’istituzione statale e considerata parte del te­ soro della corte Han, doveva acquisire una copia di tutti i li­ bri prodotti nel territorio dell’Impero. La bibliografia inclu­ sa nella S toria d ella din a stia Han [a n teriore] è quindi di inestimabile valore per quanto riguarda la ricostruzione del quadro dei testi disponibili all’epoca della sua compilazione. La sua importanza, tuttavia, risiede soprattutto nel fatto di costituire la prima fonte conosciuta in cui sia delineata una classificazione generale del sapere. Lo schema di questa par­ te della Sezione dedicata alla scienza in Cina s’ispira ad alcu­ ne delle caratterisriche distintive di questa classificazione. Anche in altri campi dell’attività intellettuale, alcuni dei te­ sti redatti sotto la dinastia Han sono divenuti in seguito le fon­ ti delle diverse tradizioni sviluppatesi in Cina. Nell’ambito del­ la tradizione lessicografica, i dizionari compilati nel perìodo Han e, in particolare, VAvvicinamento a ciò ch e è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario) e la Spiegazione dellefi­ gu re e interpretazione d ei caratteri (Shuowen jiez i), sono stati presi a modello e consultati a lungo come fonti interpretadve. Nel campo della matematica, i N ove capitoli sui procedi­ m enti m atem atici ( Jiuzhangsuanshu) sono stati ben presto ele­ vati al rango di canone e hanno seguitato a essere considerati un punto di riferimento fondamentale. Anche in medicina, la compilazione dell’opera ancora oggi studiata diti medici che si richiamano alla cosiddetta ‘medicina tradizionale cinese’, os­ sia il Canone interno dell'Imperatore Giallo (H uangdi neijing), è iniziata nel periodo Han. A questo lungo elenco potremmo aggiungere due testi considerati canonici nel campo della far­ macologia, della cosmografìa e delfastronomia matematica, il Canone d ì farm acopea d el D ivino A gricoltore (Shennong) e Io G nomone dei Zhou (Z houhi). Ricordiamo, inoltre, che risal­ gono a questo periodo anche i primi testi conosciuti sull’agricoltura, spesso citati dagli autori più tardi. Tutte queste opere specialistiche si trasmisero attraverso la tradizione scritta, anche se sotto forme diverse. Alcune, come, per esempio, quelle matematiche, cosmografiche e mediche, sono state rielaborate, commentate e tramandate insieme a una scelta di commentari. Altre, tra cui, per esempio, quelle

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l.A SCll-.NZA IN ( INA

potrebbero essersi fondati non sono state tramandate dalla tradizione scritta. Crazte al trattato bibliografico incluso nel­ la Storiti d ella din a stia H an /a n teriore] si è accertato che la produzione di scritti giuntici è solo una piccola percentuale di quella custodita dalla Biblioteca imperiale; tra l’altro inte­ re sezioni di testi tecnici anonimi non sono sopravvissute. Iuttavia, nel XX sec. la storia delle fonti a disposizione de­ gli studiosi della storia cinese ha registrato una svolta decisi­ va quando, nel corso degli scavi archeologici di alcune tom­ be Qin e Han, sono state portate alla luce intere biblioteche in cui figuravano testi precedentemente scomparsi. Oggi è dunque possibile accedere non soltanto alle opere tramanda­ te di generazione in generazione, ma anche alle collezioni di libri un tempo raccolte dai membri àc\Vélite. Questa nuova fonte di testimonianze storiche ha consentito agli storici del­ la scienza di esplorare nuovi campi d’indagine. Da un laro, come, per esempio, nel caso della medicina, il rinvenimento di una serie di scritti ha consentito agli storici di riscoprire pratiche scomparse dalla tradizione scritta e di ricostruire il contesto sociale dei diversi sistemi medici. È sta­ to possibile, così, riportare alla luce la varietà delle concezio­ ni e delle pratiche mediche, al di là dello scenario uniforme presentato dai testi tramandati. Più recentemente, la pubbli­ cazione di un manoscritto matematico rinvenuto in una tom­ ba sigillata prima della fine del II sec. a.C. ha fornico evidenze Fig. 1 - Soldato di terracotta a guardia del corpo sugli ambienti sociali in cui era impiegata la matematica e le dell’imperatore Shi Huangdi, dinastia Qin. applicazioni di questo tipo di conoscenze. Inoltre, la risco­ Lintong (Shaanxi), Qin Terracotta Warrìors perta di testi perduti ha fornito un nuovo contesto, nel qua­ and Horses Museum. le anche le opere tramandate fino a noi possono essere me­ glio comprese (Kalinowski 1996). Dall’altro lato, il materiale rinvenuto ha consentito di ri­ dedicate all’agricoltura e alla farmacopea, sono sopravvissute definire l’approccio alla questione dei processi scorici che han­ grazie alle ampie citazioni dei loro resti contenute in opere più no condotto alla formazione del corpus canonico. Per esem­ tarde. In ogni caso, tutte hanno continuato a essere conside­ pio, grazie alla riscoperta di una serie di antichi testi medici, rate punti di riferimento fondamentali, al contrario dei testi si è potuto stabilire che molto probabilmente i canoni medi­ tecnici redatti nei periodi precedenti, i quali, se mai ve ne fu­ ci Han giunti fino a noi si siano costituiti mediante un gra­ rono, sono caduti per sempre nell’oblio. Da come gli studiosi duale accrescimento dei trattati più antichi che di conseguenza hanno letto i Canoni, da come li hanno non ci sono pervenuti nella loro forma citati e commentati, si coglie l’immen­ originale. È interessante osservare che il so valore che veniva loro attribuito. processo cosi evidenziato concorda con Date queste premesse, è importante le conclusioni deducibili dall’analisi in­ chiarire per ciascuna disciplina le circo­ terna di alcuni testi, tra cui, per esem­ pio, lo Gnomone d ei Zhou (Cullen 1996); stanze nelle quali nel periodo Han sono ciò ha permesso ad alcuni storici di avan­ stati redatti i testi di ri feri mento. Prima zare una serie di ipotesi sulle modalità e occorrerebbe però spiegare come mai il il contesto sociologico della formazione fenomeno della formazione delfintero dei canoni. Alcuni hanno spiegato la co­ corpus delle conoscenze si sia verificato stituzione di questi testi ricorrendo All'i­ in questo periodo. Inoltre, poiché que­ potesi secondo cui si sarebbero formati sti testi autorevoli sono stati redatti in per accrescimento, passando di maestro un lasso di tempo piuttosto breve, dob­ in discepolo lungo una determinata tra­ biamo tentare di capire in che modo la dizione interpretativa, all'interno del con­ vita intellettuale del periodo Han abbia testo sociale di un lignaggio (Cullen potuto segnare il corso della storia del­ 1996). Questa ipotesi concorda con quan­ la scienza in Cina. to possiamo desumere dalle testimonianze a nostra disposizione sulla reale trasmis­ L’archeologia e la scoperta sione delle conoscenze all’interno di un di un m ondo perduto di testi tale contesto, la quale avveniva sotto tor­ Fig. 2 - Commediante; statuetta ma di testi gelosamente custiKliti e con­ di terracotta dal distretto Non sappiamo molto delle circo­ di Ri (Sichuan), Il sec. d.C. segnati direttamente dal maestro agli al­ stanze in cui la maggior parte di questi Chengdu, Sichuan Tovm ciaJ lievi ai quali questi decideva di rivelare testi è stata redatta e, come si è osser­ le sue conoscenze (Sivin 199Sa). Museum vato, le opere precedenti sulle quali essi 32

Il - I N T U n n U Z I O N E

Questi esempi ci inducono a suppone che il quadro della nostra comprensione del periodo Qin-Han subirà inevita­ bilmente una radicale trasformazione in seguito alle prevedi­ bili scoperte di nuove fonti. Segnaliamo, inoltre, il costante rinvenimento di fonti più antiche grazie alle quali sta pren­ dendo forma un’idea piti concreta dello stato delle conoscenze nel corso del periodo degli Stati combattenti (480-22 i a,C.). 1 futuri scavi archeologici e le ricerche a questi connesse mol­ to probabilmente porteranno a ridefinire in modo non me­ no significativo quest’area d’indagine, consentendoci di va­ lutare l'eredità che le precedenti epoche hanno trasmesso al periodo di formazione Qin-Han. In questo campo di ricer­ ca in costante espansione è stara realizzata la prima sintesi del­ le testimonianze offerte dai documenti finora disponibili (Harper 1999). Nei capitoli seguenti tali questioni sono trattate nell ambirò dei diversi campi della conoscenza, fornendo un’i­ dea dei rivolgimenti che le scoperte archeologiche hanno de­ terminato in ciascuna area d'indagine. 11 recupero delle antiche categorie del sapere Per quanto riguarda le modifiche radicali che il quadro della nostra comprensione dell’aurica Cina è destinato a su­ bire, riteniamo di dover segnalare una linea d’indagine che appare molto promettente. In una sezione della bibliografia della Storia d ella dinastia Han /a n teriorej intitolata Sbushu (termine traducibile con le locuzioni ‘numeri e procedimenti’, ‘arte dei numeri’ oppure persino ‘arti occulte’) e della quale, a quanto ci risulta, non è sopravvissuto quasi nessun testo, sono elencati diversi titoli di opere relative alla matematica, all’astronomia e alla geografìa, tra cui, per esempio, il Clas­ sico d ei m on ti e d ei m a ri (Shanbai jm g ) . I rinvenimenti ar­ cheologici hanno già consentito di acquisire una conoscen­ za più approfondita delle diverse tradizioni tecniche di divi­ nazione a cui sembrano richiamarsi numerosi titoli di questa sezione, che i bibliografi avevano classificato tra le opere di carattere matematico, astronomico e geografico. Oltre a per­ mettere una ricostruzione del retroterra culturale di questi ultimi testi, l’approfondimento della conoscenza dell’area d’indagine definita sbushu, alla quale le ricerche archeologiche dovrebbero gradualmente condurre, appare essenziale per diverse ragioni. In primo luogo, le pratiche divinatorie hanno spinto chi le eseguiva a sollevare una serie di questioni che hanno con­ dotto allo sviluppo di aree d ’indagine entrate successivamente a far parte delle moderne discipline scientifiche, come, per esempio, lo studio del magnetismo terrestre, la cui conoscenza si sviluppò nell’aiTibito delle tradizioni geomanticlle. In secondo luogo, è proprio ne! contesto delle ricerche divinatorie che nel corso del periodo Han si è formato il piti importante Canone confuciano, il Classico d ei m utam enti ( Yijing). In molte aree d’indagine, infatti, la divinazione sembra essere stata affine alle pratiche conoscitive, una cir­ costanza che solleva una serie di questioni decisive per la sto ria incellettuale del l'intero periodo Han: in elle misura i let­ terati Han che, come sappiamo, prendevano le distanze da­ gli indovini, hanno ereditato le conoscenze scaturite dalle pratiche divinatorie? In che modo hanno letto in una pro­ spettiva completamente nuova il materiale mutuato dalla di­ vinazione e come lo hanno utilizzato? In parte, alcune ri­ sposte sono già state individuate. AHimerno delle tradizio­ nali tecniche divinatorie è stata elaborata ima serie di sc hemi

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formali, tra cui ricordiamo lo yin-yang e le Cinque fasi (m a­ xing) , così come alcuni diagrammi schematici fondamenta­ li, e sono state sviluppate correlazioni tra le diverse aree del mondo naturale e la società, lintrambi questi aspetti, le cui urigini risalgono all’età preimperiale, erano desrinati a di­ venire componenti fondamentali delia cosmologia correla­ tiva che nel periodo successivo alla fondazione dell’Impero si sarebbe notevolmente rafforzata, servendo a convalidare la legittimità dei sovrani all’interno dei processi del mondo naturale (Graham 1986; Sivin 19951»). Più in generale, è lecito supporre che l’approfondimento della conoscenza della storia dell’area d'indagine definita shushu potrebbe aiutare a comprendere in modo più dettagliato la storia delle idee cosmologiche del primo periodo imperia­ le. Con idee cosmologiche intendiamo le concezioni relative ai principi fondamentali su cui si fondava, o che spiegavano tutti i tipi di realtà (inclusa la psicologia degli individui, i pro­ cessi naturali e le trasformazioni sociali o matematiche), un rema che si è rivelato decisivo nell’afFrontare la storia della scienza in Cina. Cosmologia e storia della scienza nel primo periodo imperiale In realtà, l’approfondimento della conoscenza della stona delle idee cosmologiche non interessa sohamo la storia poli­ tica che deve tener conio soprattutto di un genere specifico di queste idee, definito cosmologia correlativa, dal quale lo Stato traeva gli elementi fondamentali della sua ortodossia, sanciti nei rituali ufficiali. In senso più vasto, la storia delle idee cosmologiche sembra essere decisiva anche per la storia della scienza. Infatti, la maggior parte dei diversi campi del sapere ha incorporato nei suoi principi fondamentali alcuni dei concetti, degli apparati e delle idee della cosmologia, co­ me dimostrano i casi della lessicografia, della matematica, del­ la descrizione del cielo e della struttura dei calendari, della cosmografìa, della geomanzta, della geografìa, dell’agrìcolrura e della medicina, in particolare per quanto riguarda sia lo studio delle malattie sia l’azione curativa delle sostanze me­ dicamentose. In tutti questi casi i principi cosmologici si sono dimostrati decisivi nellelaborazione di concetti e teorie. Nella medici­ na, per esempio, alcuni concetti chiave, tra cui quello di me­ ridiani ( jìn g ), potrebbero essere stati il frutto dell’adozione di ipotesi cosmologiche onnicomprensive. Nella cosmografia c nell’astronomia è invece possibile ravvisare una linea di con­ tinuità tra alcuni dei sistemi descritti nello G nomone d ei Zhou e le tavole dei divinatori (Cullen 19%). Alcune rappresentazioni cosmologiche enuio anche .dia ba­ se della definizione dei diversi campi tipica del sapere dell antica Cina, fi il caso, per esempio, dell area d indagine rap­ presentata dal Tremato sui tubi sonori e sul calendario [ itili ubi) uno dei capitoli della Storia della dinastia Han [an teriore/. I) altronde, il calendario —vale a dire la serie dei procedi­ menti necessari all elaborazione degli almanacchi annuali — era cosi imito da una combinazione di osservazioni del cielo, di procedimenti maiematici e di credenze cosmologiche. Que­ ste idee cosmologiche, alcune delle quali erano di fonda­ mentale importanza per il governo, gradualmente penctraII)110 imeinii della maggior patte delle scuole di pensiero, esercitandovi una vasta e durevole influenza, come dimostra il caso dell'alchimia.

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In conclusione, la formazione dell’Impero comportò che si prestasse ufficialmente una grande attenzione alle idee e agli schemi cosmologici che, a loro volta, influirono profon­ damente sul corpus di conoscenze che prese forma nel perio­ do immediatamente successivo. Questa linea d’indagine ci permetterà di valutare approfonditamente l’influenza eserci­ tata dalla situazione politica sulla storia della scienza in Cina nel periodo della produzione del più autorevole corpus cano­ nico —anche se alcune sezioni di questo corpus potrebbero es­ sere state redatte al di fuori delle istituzioni ufficiali. Molto probabilmente, le indagini future getteranno una nuova lu­ ce sul ruolo svolto in questa evoluzione dalle su m m ae e, in particolare, dalle P rim a vere e a u tu n n i d e l S ign or Lii {Liishi chunqiu, 239 a.C. ca.) e dal Libro d e l M aestro d ello H uainan (H uainanzi, redatto prima del 139 a.C.), due titoli ricondotti alla scuola sincretista nella Storia d ella dinastia Han [a n terio­ re] {Kalinowski 1982; Major 1993; Sivin 1995b). Forse, tut­ tavia, il prestigio politico di cui godeva questo corpus con­ dusse gli studiosi contemporanei a rivolgere un’eccessiva at­ tenzione alla cosmologia correlativa che doveva convalidare la legittimità dei sovrani e che esercitò certamente un’influenza decisiva su alcune aree di studio e, in particolare, sulla medi­ cina. L’analisi di altri campi d’indagine, tra cui ricordiamo, per esempio, la lessicografia, la matematica e la cosmografia, sembra dimostrare che diverse correnti di idee cosmologiche svolsero un ruolo di primo piano nella storia intellettuale ci­ nese. E probabile che con il progredire degli studi sarà pos­ sibile operare una distinzione tra le differenti tradizioni co­ smologiche e il loro impatto sui diversi campi del sapere; ta­ le distinzione ci metterà in grado di valutare la natura delle interazioni tra lo sviluppo delle idee cosmologiche e l’inda­ gine sui fenomeni. La burocrazia e la produzione delle conoscenze La nascita di una burocrazia centralizzata è un’altra ca­ ratteristica distintiva del nuovo ordine politico, che ha in­ fluito profondamente sulla produzione delle conoscenze e delle istituzioni. Fer rafforzare la sua visione politica e ideologica funzio­ nale all’organizzazione della società, la burocrazia utilizzò le

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conoscenze scientifiche e tecnologiche. Non è quindi sorprendente che la pro­ duzione scritta rechi l’impronta delle esi­ genze e degli interessi dei funzionari del­ lo Stato. Molti problemi delineati nei Nove capi tali sui procedim en ti matema­ tici (Jiu zh an g suanshu\ I set. a,C.-I sec. d.C.) riecheggiano le situazioni che i membri della burocrazia imperiale do­ vevano affrontare (il computo delle tas­ se, la divisione delle corvée, la definizio­ ne delle misure standard del grano, il controllo delle opere pubbliche, ecc.). I funzionari dello Stato non si limitarono a impiegare queste conoscenze, ma, con ogni probabilità, contribuirono alla lo­ ro produzione. Non bisogna, tuttavia, pensare che nell’antica Cina la matema­ tica si limitasse a trattare questioni di ca­ rattere pratico; oltre a ciò aveva anche un suo interesse teorico. Su un altro fronte, anche la geografia polìtica e amministrativa, destinata a esse­ re inclusa nei trattati tecnici delle storie dinastiche, riflette un immagine dell’Impero che corrisponde a quella richiesta dai burocrati che dovevano governarlo. In questo caso, la for­ ma stessa assunta da questo campo del sapere suggerisce che la produzione delle conoscenze geografiche sia avvenuta in re­ lazione alle esigenze della burocrazia. Questi esempi dimostra­ no che nell’antica Cina l’ambiente dei funzionari dello Stato era il luogo di produzione e di sviluppo delle conoscenze. L’influenza dei funzionari è peraltro riscontrabile anche in alcune delle principali istituzioni destinate alla produ­ zione del sapere. La fondazione dell’Ufficio astronomico e l’usanza di includere una serie di trattati tecnici nelle storie dinastiche erano dovute alla necessità di registrare i feno­ meni celesti, che si riteneva convalidassero la conformità del governo all’ordine naturale, e a quella di produrre gli alma­ nacchi annuali, basati sulle tecniche calendaristiche, che do­ vevano essere distribuiti in tutto il territorio dell’Impero e che servivano alla regolazione di una serie di attività sociali e dell’agricoltura. Le fonti pervenuteci dimostrano che le attività dei fun­ zionari influenzarono la produzione della letteratura tecnica anche attraverso il ruolo di primo piano svolto dalla buro­ crazia nella diffusione delle conoscenze agronomiche tra gli agricoltori, che costituivano la base dell’organizzazione poli­ tica. Non a caso il primo testo tecnico dedicato a questo te­ ma venne redatto da un funzionario che insegnava questo ge­ nere di materie. Fu possibile realizzare alcune importanti decisioni politi­ che grazie alle conoscenze tecnologiche, come attesta, per esem­ pio, il caso dell’istituzione del monopolio del ferro durante il regno delFimperatore Wu degli Han. Il sovrano, che con questa misura si proponeva di contenere l’aumento delle fa­ miglie potenti e di fornire agli agricoltori attrezzi di ferro, po­ tè fare affidamento sulla disponibilità di uno strumento tec­ nologico, come l’altoforno, che consentiva la produzione di ferro su larga scala. Il coinvolgimento della burocrazia nella discussione delle conseguenze politiche dell'uso della tecno­ logia in questo campo è messo in luce nei Discorsi sul saie e sul ferro ( Yan tie lun), compilati nel periodo compreso tra il e il 49 a.C. Anche in questo caso, le indagini archeologiche

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hanno gettato una nuova luce suHeffettivo successo di que­ sta misura; l unitorniitit delle tecniche impiegate in tutto il territorio dell'Impero potrebbe essere spiegata con buona probabilità con la capacità che aveva lo Stato di imporre l'u­ so di tali tecniche. L'esistenza di una relazione tra la produzione dei testi e la burocrazia è. Forse, indirettamente attestata dal tatto che i più antichi testi di carattere tecnico giunti tino a noi ri­ guardano prevalentemente quesrioni relative all’area setten­ trionale dell'Impero, più soggerra al controllo deH'amministrazione. Nei secoli successivi la progressiva esplorazione delle regioni meridionali consentì gradualmente alle istitu­ zioni imperiali di esercitare un controllo più effìc.u ■■su que­ st’area; fenomeno che si riflette nell'evoluzione della geo­ grafia ufficiale, dove si può notare che nella Storia della d i­ nastia Han posteriore {Hoti Hanshu) la descrizione dei corsi d'acqua delle regioni meridionali copre un’area molto più estesa di quella rilevata nella Storia della dinastìa Han /an te­ riore/. Questa evoluzione è attestata anche dall’emergere di un nuovo genere di testi geografici, i resoconti in cui i fun­ zionari in missione descrivevano i diversi aspetti della natu­ ra e delle società delle regioni meridionali. La diversità delle tradizioni cinesi e l’unificazione Tang L'esempio dei resoconti di viaggio, in cui è illustrato lo sviluppo di un genere più personale di scrittura, ci invita a una certa cautela. Quanto abbiamo detto non deve indurre a ipotizzare che la burocrazia detenesse il monopolio della conoscenza o che avesse imposto in ogni campo un sapere ufficiale e uniforme in grado di ostacolare lo sviluppo di al­ tri generi d’indagine. In primo luogo, bisogna assumere un atteggiamento criti­ co nei confronti delle fonti giunte fino a noi attraverso il pro­ cesso della trasmissione scritta, soprattutto verso quelle che risalgono ai periodi più antichi. Tale processo, infatti, po­ trebbe aver causato delle disrorsioni che dovrebbero indurci a non considerare rappresentativi i resti tramandati per que­ sta via. In particolare, nel corso di questo processo potrebbe essere stato attribuito un maggior peso alle Tendenze a lungo andare compatibili con le istituzioni ufficiali, in modo da conferire una maggiore uniformità al quadro delle conoscenze. Come abbiamo osservato in precedenza, nel corso di alcuni scavi archeologici sono state riportare alla luce intere biblio­ teche Han e pre-Han, grazie alle quali abbiamo potuto rico­ struire la diversità delle prariche e delle idee nel campo della medicina. Le ricerche archeologiche ci hanno, inoltre, forni­ to i materiali necessari a misurare la distanza che separa al­ cuni documenti originali dalle versioni rielaborate contenu­ te nei testi giunti fino a noi. In secondo luogo, sappiamo che non tutti i testi che in se­ guito hanno assunto uno status ufficiale sono stati composti negli ambienti ufficiali. Infatti, lo G nom one d ei Zhou, redat­ to intorno al tempo dell’Era Comune e assurto al rango di 'canone matematico’ ufficiale all’epoca dei Tang, è stato com­ posto al di fuori degli ambienti ufficiali (Cullen 1996). Inol­ tre, a partire dalle testimonianze sopravvissute, è stato possi­ bile ricostruire e descrivere due diverse forme di pratica astro­ nomica diffuse nei periodo Han. Quindi, anche in un periodo di unificazione imperiale e per quel che riguarda una mate­ ria cosi ‘sensibile’ alla polirica come l’astronomia, le fonti scrit­ te rivelano che probabilmente esistevano diverse tradizioni.

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l’iù in generale, i capitoli raccolti in questa prima l'arte te­ stimoniano il delincarsi di una geografia della conoscenza nel­ la storia della scienza in ( .ina, particolarmente accentuato nei periodi di divisione. Molto probabilmente le future ricerche ci consentiranno ili precisare le differenze regionali nei diversi campi della conoscenza. In terzo luogo, il successo dei tentativi di diffusione del­ le conoscenze intrapresi dal governo centrale era legato alle capacità del governo stesso di imporre su larga scala una se­ rie di scelte. A questo proposito, l’agricoltura costituisce un esempio molto interessante; le Tecniche essenziali per il po­ p o lo (Q im in ya osh u ), completate da Jia Sixie tra il 530 e il 540, nascono in un contesto politico dove vaste proprietà terriere erano gestire da singoli privati. Soltanto dopo il fal­ limento del tentativo compiuto dallo Stato centrale di im­ porre il proprio ideale costituito dal sistema conradino-podere, i sofisticati metodi di gestione e le tecniche di Jia Sixie avrebbero trovato un campo d’applicazione. Le conoscenze raccolte da quest’ultimo appartenevano, infatti, a un altro tipo di equilibrio politico. L’esempio delle Tecniche essenziali p e r il popolo così come il nuovo genere dei resoconti di viaggio rivelano il progres­ sivo emergere, soprattutto nel periodo delle Sei Dinastie (222-589), di opere di singoli autori. Si tratta di una svolta decisiva nel campo della produzione dei testi, ampiamente attestata negli scritti scientifici e tecnologici redatti in que­ sto periodo, A partire da questo momento e per i secoli suc­ cessivi, i commenti ai Canoni Han recheranno la firma dei loro compositori, i trattati medici saranno sottoscritti dagli autori così come i testi dedicati alla matematica.

big. 4 - Ambasciatori; particolare del rotolo / tredici im peratori, attribuito a Vali Libeti; inchiostro e colore su sera, dinastia Tang. Boston, Museum of Fine Arts.

HI •PALLA F O N D A Z IO N E DELL'IMPERO Al TANG

1 testi redatti nel periodo I lati, tuttavia, non persero il lo­ ro primato, forse grazie al rapporto con le istituzioni ufficia­ li. Per esempio, nel corso dell’epoca Tang (618-907), l'istitu­ zione degli esami statali di matematica e medicina svolse in­ dubbiamente un ruolo di primo piano nel conferimento di uno status speciale ai Canoni adottati come manuali di rife­ rimento. In ogni caso, le edizioni dei Canoni realizzate in questo periodo misero in ombra le versioni più antiche. An­ che l’estensione dell'influenza di questi testi in Corea c in Giappone riconosce un’origine istituzionale, poiché in que­ sti paesi la fondazione di istituzioni ispirate a quelle cinesi fu accompagnata dall’impiego degli stessi manuali. Questa cir­ costanza riflette una caratteristica del periodo Tang, che vide l’Impero cinese estendersi in un territorio immenso e aprirsi al mondo, acquistando un tratto cosmopolita. In questi scatti hi culturali, la religione svolse un ruolo decisivo; la costru­ zione della moschea dì Xi’an, la capitale dei ’làng, attesta l’im­ portanza dei contatti con Fisiatri; mentre il buddhismo che, a partire dalla fine del periodo Han, era stato uno strumen­ to ili trasmissione di influenze scientifiche tra la Cina e l’In­ dia, ebbe un ruolo tutt’altro che trascurabile nelle relazioni scientifiche tra la Cina e le vicine aree del Tibet, del Giap­ pone e della Corea. In questo periodo, l'apertura intemazio­ nale della Cina favorì l’estensione dell’influenza esercitata dal­ le tradizioni scientifiche che si erano formate al tempo del1 unificazione dell’Impero e che recavano l'impronta delle speculazioni politicamente rilevanti che avevano assunto una grande importanza nel periodo Han. Fig. 3 - Pagoda dell’Oca Selvatica a Xi’an (Shaamci), dinastia Tang, VII secolo.

Karine C eiemla

CAPITOLO III

a.C., periodo degli Stati combattenti) segui un millennio in cui sorsero e scomparvero numerosi imperi, e ogni cambia­ mento fu accompagnato da aspre lotte, violente fratture e un crescente impoverimento della popolazione. Durante le di­ nastie Qin (221 -206 a.C.), Han anteriore (206 a.C.-9 d.C.), Xin (9-23) e Han posteriore (25-220), l'autorità imperiale S o m m a rio : 1. L’unificazione dell’Impero. 2. La concezione ebbe talvolta notevoli capacità di penetrazione c di control­ dclfUniverso. 3. Agricoltura, controllo del territorio e scam­ lo, almeno sulle aree a nord del fiume Yangzi, ma altre vol­ bi con il mondo esterno. {M. Loewe) te venne minacciata da rivolte dì ampie dimensioni, e in al­ cuni casi fu distrutta per dispute dinastiche. Pur nella sua breve durata, l’impero dei Qin, fondaro nel partire dal 22 f a.C. (anno della fondazione del primo 221 a.C. dopo la conquista degli altri sei regni principali, Impero) l’obiettivo principale degli imperatori cinesi creò un modello ili governo che avrebbe lasciato un'impronta fu l’unificazione, intesa come controllo politico e ammini­ sulla Cina per circa duemila anni: una struttura basata su una strativo, della totalità o di gran parte del territorio oggi no­ burocrazia gerarchicamente organizzata, addetta alla pro­ to come Cina; tale obiettivo fu tuttavia raggiunto per un pe­ mulgazione di delibere, all’eliminazione del dissenso, all’esa­ riodo di tempo che copre meno della metà del periodo im­ zione delle tasse e ad altre funzioni essenziali. La dinastia co­ periale (dal 221 a.C. al 191 IJ. Con l'aiuto di consiglieri, si mi anche il primo sistema di difesa, la cosiddetta Grande funzionari e storici, gli imperatori diffusero la credenza che Muraglia, per scoraggiare i potenziali invasori provenienti dal l'unità politica, sanzionata dal Cielo e affidata alla figura di Nord. La struttura del governo imperiale non era perù an­ un sovrano considerato figlio del Cielo, fosse la norma, ma cora sufficientemente forte per far fronte agli intrighi di pa­ in realtà re e signori della guerra riuscirono spesso a dissipa­ lazzo. e un decennio di guerra civile portò alla fondazione te rale illusione, smembrando l'Impero, isriruendn nuovi cen­ deli impero Han sotto Liu Bang (passato alla storia con il ti­ tri di potere e spingendosi in alcuni casi a rivendicare per sé tolo postumo di Gaozu) nel 206 a.C. I regni dei suoi sue stessi l’autorità della dinastia che avevano destituito. cessini videro il consolidamento dell’autorità imperiale, 1 in­ Dopo il regno dei Zliou occidentali (XI sec.-77l a.C.) e tensificarsi del controllo sulla popolazione e sulle sue attivi­ il successivo emergere di Stati indipendenti, i remai ivi di crea­ tà lavorative e la grande espansione dell'Influenza cinese a re confederazioni (770 481 a.C., periodo delle Primavere e opera dì soldati, funzionari e commercianti, soprattutto nei autunni) e falfermazione di sene regni principali (480-221 territori dell Asia centrale.

DALLA FONDAZIONE DELL’IMPERO AI TANG

A

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1 A M I I N / A IN t INA

La dinastia di \\ ang Mang, passata alla storia con il nome di Xin, tentò di legittimare il proprio potere richiamandosi a idee ed eventi, in parte autentici e in parte mitici, riferiti al lontano passato e ai sovrani del periodo Zliou. Considerato dalla tradizione successiva mi usurpatore, in realtà W.tng Mang ebbe il merito di lasciare un’importante eredità, ossia il biso­ gno rispettosi! di rendere omaggio alle antiche tradizioni, h in parte anche per questo che l aimoslera intellettuale della dinastia degli Han posteriori Iti molto dìwr-.a da quella de­ gli Han anteriori. Sotto gli imperatori della dinastia Han po­ steriore, l'ondata nel 25 d.C. al termine di lunghe lotte, i go­ verni cinesi ristabilirono il controllo amminLstr--nvo e ri af­ fermarono la potenza militare dei predecessori, riuscendo a mantenere una relativa stabilità per circa un secolo. Dal 100 d.C. ca., la corte e il governo furono però lacerati e indebo­ liti dalle rivalità che si scatenarono tra le concubine di corte e le loro fazioni. La violenta sollevazione dei Turbanti Gialli che dilagò in Cina nel 184 inaugurò un periodo di quattro secoli durante i quali il territorio cinese fu diviso e conteso da vari regni in lotta tra loro, senza che nessuno di questi ri­ uscisse ad affermare legittimamente la propria autorità; i ten­ tativi più significativi furono quelli delle dinastie Jin (265316 e 317-420) e Wei (386-556), che riuscirono a governa­ re per un lungo periodo la Cina settentrionale. Quando gli imperatori della dinastia Sui (581-617) e, po­ co più tardi, della dinastia Tang (618-907) ristabilirono il po­ tere dinastico e il controllo amministrativo sotto un’unica ca­ sa regnante, raccolsero i frutti di un lungo periodo di espe­ rienza di governo e di crescita intellettuale; filosofi e funzionari ricevevano ormai da secoli una formazione basata su concetti

big. 1 - L’imperatore Wu, fondatore della dinastia Jin occidentale; particolare del rotolo /tredici imperatori, attribuito a Yan l.iben; inchiostro e colore su seta, dinastia Tang. boston, Miiscum ol bine Arts.

etici, pei lo piti espressi per la prima volta da Confucio (551■17'1 a.C.) e dai suoi discepoli. La struttura sociale aveva rag­ giunto una stabilità tale da soddisfare le esigenze di .stili di vi­ ta piti complessi, e l’educazione impartita alla classe colta era maturata, nel corso dei secoli, in modi che avrebbero scon­ certato i predecessori dei periodi Qin e Han, Né i progressi in questi campi, né la raffinata cultura dell’epoca poterono tuttavia evitare i pericoli di sovversione; la dinastia Sui durò infarti appena crent’anni sotto due soli imperatori. Violente ribellioni scossero, invece, l’Impero dei bang tra il 754 e il 762, e soltanto grazie all'intervento di truppe straniere, come quelle uigure dell’Asia centrale, la dinastia riuscì a ristabilire l’ordine, continuando a regnare ancora per un altro secolo, caraiLerizzato però dal grave indebolimento dell’autorità im­ periale e dall’aperta frustrazione dei suoi funzionari.

1. L ’ u n i f i c a z i o n e

d e l l ’I m p e r o

In ognuno di questi cambiamenti s’individua un conflitto fon­ damentale che investe vari aspetti della crescira culturale ci­ nese: la tensione tra l’esigenza di formare un’unità politica co­ esa e la volontà di salvaguardare le particolarità delle aree go­ vernate da amministrazioni indipendenti. L’unità politica e la stabilità di governo offrivano quella continuità che è necessa­ ria alla crescita delle arti e al progresso intellettuale, mentre l’omogeneizzazione poteva a volte frenare l’iniziativa indivi­ duale. Senza una rigida autorità centrale, d’altro canto, resta­ va più spazio per lo sviluppo di forme indipendenti di pen­ siero, c la diversità di condizioni climatiche poteva stimolare esperimenti di gestione economica o edilizia da valutare su ba­ se sperimentale per respingerli oppure per adottarli su ampia scala. Ogni tensione, inoltre, poteva generare conflitti tra un approccio classico oppure romantica verso la vita, e tra le esi­ genze di una fede ortodossa e la libertà di una ricerca visiona­ ria della verità. A tutto ciò si accompagnavano le aspre lotte per il potere temporale, sopratturro nei periodi di frantuma­ zione politica come quelli degli Stati combattenti o dei secoli che separano gli imperi Han e Sui tra il 220 d.C. e il 581 d.C. Nei primi mille anni deU’Jmpero, a partire dal 221 a.C., le attività intellettuali, il progresso scientifico e la sperimenrazinne tecnica furono condizionari dai tentativi di conser­ vare l’unità politica, dalle influenze fìlosofìco-religìose e dal­ le esigenze di governo e di gestione economica. Le divisioni naturali imposte da fiumi o da catene montuose, l'integra­ zione di elementi di ernia non Han nella popolazione e le re­ lazioni ostili con i capi delle confederazioni dell’Asia centra­ le incoraggiarono le innovazioni e le iniziative locali. Le atti­ vità culturali e le credenze religiose, non meno delle divisioni dinastiche, impediscono di considerare la Cina come un’en­ tità monolitica che si conservò intatta, impenetrabile a ogni cambiamento e insensibile alla crescita evolutiva. Le iniziative rivolle a elevare il livello culturale del paese e a educare una classe colta sembrano essere legate all'esigen­ za di fornire un numero sufficiente di uomini per il servizio pubblico dell’Impero Han che in quegli anni si andava for­ mando. Il primo tentativo in questa direzione, anche se an­ cora piuttosto rudimentale, può essere datato al 174 a.C f ai decenni successivi, quando alcuni candidati provenienti da un gruppo altamente selezionato, raccomandato o sostenu­ to da funzionari già in carica, cominciarono a essere scelti per

Ili

TAVOLA I

DAI LA F O N D A Z IO N E DELL'IMPERO Al TANG

IL LOSHI CHUNQIU: UNA FILOSOFIA PER L’IMPERO

Il Liisht ..hmtqtu o P rim avere c m in tim i d e!S ign o r Lii fu compi­ male assoluto e scorsero in Lii un parvenu e un impostore, i cui lare, a più mani, sotto il patrocinio di l..Li Buwei, primo mini­ intrighi erano alla base delle imprese dei Qin, una figura fune­ stro dello Stato Qin, uno dei tanti .Stati cinesi del periodo de­ sta, da condannare senza esitazioni c degna di essere ridicoliz­ gli Stari combattenti. Nel 221 a.C. Qin unificò la Cina, fon­ zata e denigrata. Le Primavere di Lai costituiscono uno dei grandi monumenti dando l'omonima dinastia e dando origine.il più grande e potente impero asiatico dell’epoca. Il progetto di Lii era di raccogliere del pensiero cinese; un’opera originale e coerente, ispirata dal­ in una grande enciclopedia tutto il sapere universale, così inca­ la visione di un impero universale, retto sulla base di principi ricò personalmente un gruppo di studiosi che nel 2.Ì9 a.C. por­ diretti ad assicurare l’armonia tra gli uomini e la Natura, a pro­ tarono a termine le Primavere e autunni d e l S ign or I.ii, in cui è teggere la vita umana e animale, a rispettare il sapere e la cul­ esposta la teoria del centralismo politico in seguito adottata dal- tura, a favorire la pratica della carità e della benevolenza e giu­ I"Impero Qin. Si narra che L.u rimase così soddisfatto di que­ stificati dalla ragione e dalla moralità. Le Primavere prendono st opera che decise di offrire una favolosa ricompensa ili oro a in considerazione tutte le tendenze filosofiche dell’epoca, in al­ chi tosse riuscito ad aggiungervi o a sottrarvi anche una sola pa­ cuni casi adattandone le tematiche, in altri combinando tra lo­ rola. 1-c PLmavere sono un compendio straordinariamente ric­ ro idee prima di allora mai associate, in alrri ancora rifiutando co e completo, un documento dell’alto livello di conoscenze di e confutando posizioni che erano in contrasto con la loro vi­ quel periodo nel campo dell agronomia, dell’acustica, del regi­ sione generale. Contrapponendosi alla barbarie e alla strava­ me dietetico e di alrre discipline Levibehe. Quest’opera descri­ ganza della corte Qin, le Primavere di Lii sottolineano l'impor­ ve in una prosa elegante, chiara e facilmente leggibile la gran­ tanza della moderazione, dell’autodisciplina e dell’educazione de varietà di credenze e di consuetudini che informavano la vi­ e criticano i privilegi ereditari e le altre forme di favoritismo di cui a volle godevano i parenti e i discendenti dei sovrani. Lù so­ ta quotidiana nel III sec. a.C. Benché le antiche testimonianze attcstino che Lti Buwei ap­ stenne che, per ampliare la base del governo, i sovrani doveva­ partenesse a una ricca famiglia di mercanti, non sappiamo qua­ no essere disposti a cedere l'esercizio del potere ai loro assisten­ si nulla del primo periodo della sua vita e della sua educazione. ti più qualificati e per avvicinare il potere alla popolazione af­ Durante la sua carriera polìtica, tuttavia, Lii influenzò il corso fermò che tutte le forme di governo dovevano basarsi sul princìpio degli eventi più di qualsiasi altro pensatore dell’antica Cina: or­ secondo cui in qualsiasi circostanza il sovrano doveva agire so­ chestrò l'ascesa al trono di un principe minore e alla morte di lo dopo aver valutato i desideri della popolazione. Lù confutò quest’ultimo, sopraggiunta dopo pochi mesi di regno, assunse i pacifisti della sua epoca, dimostrando che non ci sì poteva sot la reggenza in nome di suo figlio, il futuro Primo Imperatore trarre a una guerra giusta e si schierò con i pragmatisti, met­ Qin, Shi I luangdi. I.ii svolse quindi un ruolo di primo piano tendo in luce il ruolo decisivo dell’agricoltura e la necessità di negli eventi che penarono all’unificazione della Cina da patte incoraggiare i traffici e il commercio. dello Stato Qin. Come cancelliere dei Qin, egli si dedicò al com­ Nonostante la mancata attuazione della concezione origina­ pito di trasformare lo Stato da piccolo regno ‘barbaro’ a centro le, la coerenza di pensiero di quest'opera è evidente agli occhi di cultura, di sapere scientifico e di innovazione politica; a tal di un lettore attento. Dal momento che Lù si proponeva di riu­ fine, Lii richiamò un gran numero di studiosi affinché diffon­ nire mrro lo scibile umano, la sua opera ha il merito di preser­ dessero la cultura e la scienza dei raffinati Stati centrali nel pae­ vare un certo numero di correnti di pensiero altrimenti scono­ se dei Qin. Le Primavere possono essere considerate una sinte­ sciute o poco conosciute, alle quali Lii volle aggiungere alcuni si di questo sapere. In Occidente, Lii sarebbe stato considerato importanti trattari agronomici, cosmologici e relativi a proble­ un principe-mercante, un mecenate della cultura e della lette­ mi di calendaristica e musica. Tuttavia, futilità di questo testo, ratura, un insigne statista, un saggio consigliere politico e il suo nella ricostruzione delle controversie filosofiche del III sec. a.C.., ascendente sarebbe staio paragonare) a quello dei prìncipi della non deve impedirci di valutare l’originalità di molte delle sue famiglia de’ Medici che esercitarono la luru influenza non solo posizioni filosofiche: Lù Buwei, in fondo, si proponeva di crea­ su Firenze c sull’Italia, ma anche su tutte le civiltà europee. In re una scuola di pensiero indipendente. La perdita della mag­ Cina invece le circostanze della sua vita c la sua appartenenza a gior pane delle antiche opere di filosofia cinese rende quest'o­ una classe disprezzata, quella dei mercanti (la società cinese si pera ancora pii'i indispensabile per ricostruire e conservare le co­ fondava sulle quattro classi: letterari, contadini, mercanti, arti noscenze scientifiche e tecniche dell’antichità cinese, per inter­ giani), gli causarono il disprezzo e la condanna da parte dei let­ pretare l’ordine c il microcosmo del mondo intellettuale cine­ terari Han, che consideravano i Qin e la loro unificazione un se alla fine del III sec. a.C. (J. Riegei)

le cariche di pubblico ufficio in base alle risposte, presumi­ bilmente orali, fornite ad alcune domande chiave. Questo si­ stema di reclutamento continuò a esser praticato nei secoli successivi; già al tempo delle- dinastie Sui e Tang, i ben più numerosi candidati che ambivano ai posti di funzionario do­ vevano affrontare un complesso sistema di esami scritti; chi li superava entrava a far parte della classe sociale che, dopo la famiglia ddl’impcramre e le altre famiglie nobili, godeva del rango più elevato. Le accademie, fondate a volte per iniziati­ va del governo, fornivano ai figli delle classi privilegiate un'e­ ducazione basata soprattutto sulla conoscenza della lettera­ tura classica, con il suo apparato interpretativo approvato e

ortodosso, e sulla capacità di comporre brani in prosa e poe­ sia secondo stili prescritti e codificati. I tesri di studio derivavano in prima luogo dalla tradizione nota come confuciana’, basata sugli insegnamenti che Con­ fucio e i suoi discepoli avevano diffuso nella Cina preimperiale, allora popolata da numerose corti e devasr.ua da frequenti guerre civili, in un'epoca in cui il grado dipendeva di norma da circostanze ereditarie più clic da dimostrate capacità per­ sonali. Questi insegnamenti miravano ad affinare ì principi etici, a sublimare le pratiche religiose e a costruire una strut­ tura sol iate ordinata, basata sii gerarchie c precisi doveri. N 1»A ' i n ' J I I > 1 I I I MIT K< > Al l ANC

Fig. 4 - Monaci itineranti; dipinti di epoca Tang, su carta (A) e su seta (B), Parigi, Musée Guimet.

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L

in documenti di pensiero mistico, databili al V o IV sec. a.C. 11Taoismo è giunto però ad abbracciare anche altre varietà di esperienza religiosa e di esercizio intellettuale. Nel Libro d el Maestro dello H uainan (H uaìnanzi), opera completata prima del 139 a.C., si assiste al tentativo di spiegare il funzionamento dell’Universo secondo un Tao concepito in modo piuttosto diverso, quasi nel senso di legge del mondo naturale che può essere dedotta tramite l’osservazione (Tav. III). Circa tre o quattro secoli più tardi ebbero origine altre ri­ cerche di tipo scientifico. Nella generale assenza di un’auto­ rità politica affidabile, in mancanza del pieno rispetto della legge e dell’ordine e nel disagio sociale che si accompagnava all’oppressione da parte di magnati o di signori della guerra, si diffusero culti religiosi popolari ispirati all’idea e alla tra­ dizione del Tao, Ai loro aderenti, raccolti in comunità disci­ plinate, venivano promessi i beni materiali di cui erano pri­ vi. Per soddisfare le loro aspettative, ispirate nei casi miglio­ ri da fini spirituali, ma spesso limitate a salute e ricchezza materiale, i fondatori di questi culti stimolarono lo sviluppo di conoscenze mediche e la preparazione di farmaci, e isti­ tuirono esercizi di natura spirituale e corporea come quelli della meditazione, della respirazione e delle pratiche sessua­ li. I.a loro ricerca di metodi per fabbricare l’oro può anche 43

aver dato origine a esperimenri di chimica e alchimia. Si trat­ tava in alcuni casi di pratiche di tipo nuovo, che ereditavano però i risultati d’iniziative e di tentarivi, riusciti o falliti, risa­ lenti a epoche molto precedenti, come si osserva in alcuni te­ sti del periodo degli Stati combattenti, e che si articolarono poi in ulteriori sviluppi.

3. A g r ico lt u r a,

c o n t r o l l o del t e r r it o r io e

SCAMBI CON IL MONDO ESTERNO Nell elogiare le virtìi dello stile di vita in Cina, i funzionari lodavano spesso la vita sedentaria della popolazione rispetto al nomadismo delle tribù dell’Asia centrale: era stata questa scelta di vita che aveva permesso di sviluppare una civiltà du­ ratura, basata sul lavoro dei campi in cui era impegnata la maggioranza della popolazione, e che permetteva alle arti di fiorire nel conteseti della vita cittadina. Gli editri imperiali sottolineavano la necessità di ottenere la maggior quantità possibile di prodotti dalle terre coltivabili. Gli stessi impera­ tori compivano gesti simbolici per riconoscere all’agricoltura la priorità che le era necessaria, e i testi storici si soffermano

I.A M II NXA IN ( INA

TAVOLA III

IL LIBRO DEL MAESTRO DELLO /RIA INA N (HI !AINA N'/J )

Il Libro de! .Maestro dello Huainan (Huaituinzì). nn.i raccolta eclettica e sincretisra delle conoscenze e del sapere dell'inizio del­ la dinastìa Han. deve il suo nome a L.iu An ( IHOca.-122 a.C.), secondo principe di Huainan c nipote del fondatore della dina­ stia Han, I imperatore Gaozu (206-195 a.C.). Liti An hi un gran­ de protettore del sapere e della conoscete t, che amava invitare alla sua corte a Huainan numerosi letterali e studiosi. Furono questi ultimi a ideare e compilare l’opera clic sarà poi nota con il titolo di Libro del Maestro dello Htuiinan, sotto la direzione dello stesso Liu An che la presentò aH'imperatene Wu nel 139 a.C. Probabilmente Liu An era sinceramente spinto dal deside­ rio dì sostenere l'opera dell'imperatore, fornendogli suggerimenti utili per una giusta amministrazione, ma l’opera alimentò i so­ spetti che Liu An nutrisse ambizioni personali: egli fu chiama­ to in giudizio nel 122 a.C. ma preterì suicidarsi piuttosto che af­ frontare le accuse contro di lui. Il Libro d el Maestro dello Huainan è composto di 21 capitoli che presentano al governante dell'epoca una visione d’insieme sia delle conoscenze filosofiche, amministrative e di gestione, sia del sapere tecnico e scientifico necessari a un buon governo. I capitoli si susseguono nel triodo seguente: La ‘Via originale' o ‘Tracciare l'Origine della Via’: il Tao è considerato all’origine di tutte le cose, dell’agire e del non agire. L’inizio del reale: cosmogonia, trasformazione e Tao. I modelli del cielo: astronomia, astrologia, armonie matema­ tiche e cosmografia. La forma della Terra: topografia, cosmografia e alchimia. Le leggi delle stagioni: le azioni umane devono essere in con­ sonanza con i ritmi cosmici. Guardare nell’ignoto: tutti i fenomeni naturali interagiscono attraverso il principio della ‘risonanza’ (ganying). Essenze e spiriti vitali: principi dell’accrescimento del sé. La norma fondamentale: principi del comportamento uma­ no, con esempi storici. Tecniche del governante: il governante deve conformarsi al Tao anche nell’azione di governo. False designazioni: comprendere la relazione tra i nomi e le cose. Valutazione delle abitudini: la ricerca è la via della conoscenza. Rispondenza della Via: il Tao è in relazione alla condotta umana. Discorso conciso: il Tao è la base di un corretto agire; l’arti­ ficiosità porta all’errore.

sul successo ottenuto da un governatore di provincia, o dal­ l’iniziativa di un esperto, nel mettere a punto nuove tecniche di semina o raccolta del grano, coltivazione della canapa o tessitura della seta. Circolavano anche trattati che insegnava­ no ai contadini come programmare il lavoro dei campi o che fornivano indicazioni sugli aspetti pratici della coltivazione del miglio a Nord o del riso a Sud, La maggioranza della popolazione era occupata in questo ti­ po di lavoro quotidiano, e la mitologia o la pratica religiosa ri­ flettono in che misura l’attività agricola fosse contìnuamente esposta ai pericoli delle inondazioni o della siccità; il mito, la preghiera e il sacrificio dimostravano infatti l’esigenza dì sup­ plicare il dio del Fiume Giallo affinché ritirasse le sue acque possenti, o di chiedere alle forze del cielo di far cadere la be­ nefica pioggia. Ai pericoli stagionali si aggiungevano, nel

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Discorso esplicativo: il lào si manifesta in tigni cosa. Strategia militare: il potere militare proviene da un governo basato sul Tao. Riguardo alle montagne: aneddoti miscellanei. Riguardo alle foreste: aneddoti miscellanei. Tra la gente: la storia mostra gli effetti del coltivare o rifiuta­ re il Fao. Necessità dell’educazione: il governante agisce giustamente se segue il Tao, non per il proprio vantaggio. La grande famiglia: sulla fondamentale unità del Cosmo. Profilo dell’essenziale: riassunto dei capitoli 1-20. Il Libro del Maestro dello Huainan è un’importante fonte di informazioni sui primordi della scienza e della tecnologia cine­ si, includendo astronomia, astrologia, cosmologia e cosmogra­ fia, armonia matematica, geografia, agricoltura, animali, piante, minerali e alchimia: gran parte del materiale più interessante da un punto di vista scientifico si trova nei capitoli 3-6. L’opera nel suo complesso presenta un orientamento e un impianto in par­ te taoista in parte legalista, mentre alcuni studiosi considerano l'opera una presentazione delle dottrine della importante scuo­ la filosofica Huang-Lao (con questo termine si fa riferimento al­ l’Imperatore Giallo e a Laozi) di epoca Han, la quale propugnava una monarchia centralizzata e assoluta sostenuta dal potere del cielo, i cui favori si ottengono con l’adesione del governante al Tao. Nel Libro del Maestro dello Huainan si trovano importanti prestiti da molti altri testi filosofici, soprattutto dal Libro della Via e della Virtù (Daode jin g), dal Libro del Maestro Zhuang (.Zhuangzi), dal Libro del Maestro Han Fei (Han Felzi) e dalle Pri­ mavere e autunni del Signor Lù (Ltishi chunqiu). Altre suggestio­ ni provengono dalle più antiche testimonianze del Classico dei monti e dei mari (Shanhai jing), dalle Elegie di Chu (Chuci), da numerosi testi manoscritti rinvenuti negli scavi di Mawangdui, nei pressi di Changsha (per es., il terzo capitolo del Libro del Maestro dello Huainan contiene alcuni passaggi che hanno ri­ spondenza nel testo Posizione dei cinque pianeti [Wuxingzhan]) e dal testo divinatorio Eliminando e accumulando (Xingde); con­ divide anche molte fonti comuni con il Libro del Maestro Guan (Guanzi). I primi e più importanti commentari al testo furono quelli di Xu Shen (55 ca.-l45 ca.) e di Gao Yu (160 ca.-220 ca.): risco­ perti prima dell’epoca Song (presumibilmente all’inizio dei X sec.), tali commentari furono un punto di riferimento per tutte le edizioni successive. (J.S. Major)

Nord, i grandi spostamenti dei corsi d’acqua che provocavano la dislocazione del canale principale del Fiume Giallo a nord o a sud della penisola dello Shandong. In queste circostante era ovvio che i funzionari cinesi prestassero attenzione ai pro­ blemi della conservazione, dell'irrigazione e del controllo del­ le acque, e anche alla costruzione di canali per facilitare i tra­ sponi e le comunicazioni. Uno dei primi canali conosciuti in Cina, quello che col­ legava il fiume Huai al Fiume Azzurro, era stato scavato a partire dal 486 a.C. ca., mentre nella zona occidentale furo­ no costruite dighe in pietra per separare il corso principale del fiume Min in due canali più stretti e più fàcili da control­ lare (230 a.C. ca.). Nella stessa zona della capitale delio Staro di Qin, Xianyang, nel 246 a.C. si era scavato il canale di Zhettj! Guo per irrigare nuove terre. Quando un governo godeva di

Ili - D A I LA F O N D A Z IO N I- 1)1-1 I I M I T R O AI T A N G

autorità sufficiente ad arruolare grandi forze ili lavoro coscritto, realizzava ope­ re idrauliche; nelle zone orientali, in­ torno al 30 a .C , si tentò di risolvere i problemi causati dal Fiume Giallo im­ mergendo nel corso del fiume dei con­ tenitori pieni di pietre per controllarne le acque; a metà del V sec. i funzionari dei Wei settentrionali, uno dei molti re­ gimi che coesistevano a quel tempo, cer­ carono di ricostruire un sistema di di­ ghe caduto in disuso. Il più grande pro­ getto idraulico fu forse quello che portò alla costruzione (600 d.C.) della prima versione del Grande Canale, che con­ sentiva il trasporto di derrate e tributi dal Sud alla regione densamente popo­ lata della Pianura centrale con la capi­ tale orientale Luoyang; in seguito sa­ rebbe stato esteso fino a congiungere la città di Hangzhou a Pechino. A partire dal 120 a.C . ca., i governi imperiali istituirono monopoli per con­ Fig. 5-H sistema dei canali per il trasporto di derrate e tributi trollare la coniazione di monete, la ma­ nei periodi Sui e Tang. nifattura e distribuzione di utensili di ______________ ferro, e la produzione e distribuzione di sale, estratto sia dalle miniere sia dal ma­ re, con l’obiettivo di deviare i profìrti di tali operazioni dal­ le mani dei privati verso la tesoreria imperiale. Per la loro ge­ stione e per le necessarie informazioni tecniche, i funziona­ ri richiedevano a volte la consulenza dei magnati le cui fortune erano sorte proprio da queste fonti. E anche probabile che la decisione d’instaurare questi monopoli sia stata favorita dal­ le esigenze governative di fornire utensili di ferro ai contadi­ ni, armi ai soldati, e grano e sale ai lavoratori coscritti e alle loro famiglie. Prima dell’inizio dell’età imperiale nel 221 a.C., artisti e artigiani avevano già creato alcune delle glorie dell’arte ci­ nese; i loro prodotti in giada, bronzo o lacca servivano da emblemi del potere reale o del rango nobiliare, e dovevano soddisfare il desiderio di lusso e bellezza di regine o aristo­ cratiche. L’ufficio del governo imperiale che sovrintendeva alla produzione di questi oggetti (tra cui una serie partico­ lare di specchi di bronzo) va anche considerato come uno strumento ufficiale utilizzato allo scopo precipuo di incoraggiare tauro l’iniziariva quanto la sperimentazione tecni­ ca. Palazzi e mausolei, costruiti in gran numero, permette­ vano al re oppure all’imperatore di esibire il proprio presti­ gio e la propria ricchezza. Questa esigenza, come peraltro quella della costruzione dì linee di difesa con le loro torri di guardia, richiedeva conoscenze tecniche da parte degli ar­ chitetti, insieme alla pronta disponìbilirà di mano d’opera da reclutare. 1 primi resoconri dei viaggiatori cinesi in Asia centrale ri­ salgono al periodo intorno al 125 a.C., e contengono scarsi ri­ Fig. 6 - Santo cristiano; inchiostro e colore su seta, ferimenti ai segni della cultura ellenistica che si era sviluppata da Dunhuang (Gansu), dinastia Tang. Londra, Britisli nella Barrriana prima di ritrarsi dì fronte «dia pressione dei po­ Museum, poli del Nord. Sotto le prime dinastie, i contatti con le tribù o le confederazioni, che a volte compivano scorrerie in terri­ Identica nello stile a tante immagini di bodhisattvn huddhisti, la fi­ tori cinesi, portarono alla conoscenza di modi di vita total­ gura del santo si distingue per i tratti somatici «accidentali e per le mente diversi, non cinesi e nomadi, con reazioni che andava­ due croci effigiate sul copricapo e sul ciondolo. no da! fammi razione per le qualità marziali dei loro cavalieri

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LA SCII NZA IN ( INA

spesso interrotte, anche per lunghi pe­ riodi, da movimenti militari. I contatti con viaggiatori provenien­ ti dal mondo bizantino o romano furo­ no limitati e sporadici, tuttavia a metà del periodo Tang (618-907) i mercanti occidentali che raggiungevano la capi tale Chang’an, all’epoca probabilmen te la città più popolosa del mondo, au mentarono considerevolmente, portan do con sé, oltre ai prodotti delle proprie terre, anche la loro musica. I mercantj del Vicino Oriente, seduti sui loro cam melli carichi di ogni genere di mercan zie, divennero modelli di statuine crea­ te dai vasai Tang; la seta riusciva a giun­ gere in grandi quantità sino al mondo bizantino, e Chang’an era popolata da un gran numero di stranieri con modi di vita e credenze diverse. Fig. 7 - Frammento di pittura murale da un tempio manicheo di Qocho I primi stanziamenti cinesi nella pe­ (Turpan, Xinjiang). Berlino, Museum fiir Indische Kunst. nisola coreana risalgono al 108 a.C.; in seguito, dai governatorati e dai regni in­ Il volto di grandi dimensioni sulla sinistra è probabilmente quello di Mani (216-277) dipendenti che vi sorsero, alcuni pro­ attorniato dai suoi discepoli. Anticipando una consuetudine che avrebbe caratterizzato dotti della civiltà cinese raggiunsero le t missionari gesuiti mille anni dopo, i sacerdoti nestoriani e manichei di etnia iranica, isole del Giappone, e a partire dal VII che a parure dal VII sec. raggiunsero la Cina, si proposero spesso come esperti di astro­ sec. delegati e funzionari giapponesi af­ nomia e di scienza calendariale, contribuendo alla crescita delle conoscenze cinesi in que­ frontarono il pericoloso tragitto via ma­ ste discipline. re fino alle coste cinesi, per apprendere ------------------------ quel che potevano dello stile di vita e dei metodi di governo del potente Impero al disprezzo per l’evidente assenza di tratti di civiltà fonda- Tang. Queste missioni furono sospese dall’838 d.C. mentali come un sistema di scrittura. Le incursioni dei co­ Attraverso le Vie della Seta due importanti influenze cul­ lonizzatori cinesi verso Sud-est intorno al 108 a.C. favoriro­ turali raggiunsero la Cina, con conseguenze molto più pro­ no i contatti con tribù dedite principalmente all’allevamenfonde per lo sviluppo della sua civiltà rispetto allo scambio ro di bestiame e il cui stile di vita era ingentilito da un’arte di merci: i viaggiatori buddhisti provenienti dall’India pore da una musica indigene. Circa un secolo più tardi, i mari- tavano con sé un nuovo tipo di religione e di filosofia, insenai che si spinsero nell’oceano possono aver riportato qual gnata da un clero e fondata su un corpus di testi. Scritti in una che limitata conoscenza delle terre, dei popoli e dei prodotti dei mari meridio­ nali, della Malesia o dell’Indonesia. I governi cinesi avevano bisogno di ampie forniture di seta per soddisfare le richieste dei potenziali invasori stra­ nieri dell’Asia centrale. A partire dal 100 a.C . ca., forse con il sostegno del governo, carovane di mercanti traspor­ tarono seta proveniente dalla Cina lun­ go le cosiddette ‘Vie della Seta’ (una settentrionale e una meridionale); ma anche se alcune di queste merci erano destinate a raggiungere il mondo me­ diterraneo, non vi è prova di contatti diretti tra mercanti cinesi e acquirenti romani. Gli intermediari, che faceva­ no da guida a chi non conosceva le stra­ de che conducevano alle oasi, poteva­ no trarre ampi profitti dal commercio, e non è diffìcile credere che essi faces­ sero di tutto per ostacolare lo sviluppo di contatti diretti tra Impero cinese e Impero romano. Inoltre, le strade erano Fig. 8 - Le vie commerciali terrestri in epoca Tang.

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lingua sconosciuta, quei testi influenzarono sia il vocaholario clic i modi di pensiero cinesi, e la religione lasciò la sua impronta siiH'architettura. Già nel l sec. d.C. il buddhismo iniziò a radicarsi nel paese, e i suoi stùpa, le sue aule d’inse­ gnamento e i suoi monasteri divennero presto una caratteri­ stica essenziale di alcune città cinesi, l.a religione straniera Iti recepita in modi diversi: a volte un imperatore abbracciava con entusiasmo la nuova fede, garantendole completa prote­ zione; altre volte i tradizionalisti cinesi reagivano con forza contro un insieme di credenze i ■ui principi potevano insi­ diare la struttura sociale e gli ideali confuciani e i cui aderenti godevano di privilegi materiali che ad altri erano negati. La distruzione dei monasteri ordinata ncll’845 segnò un grave colpo per la religione buddhista, che si riprese gradualmente nel corso di alcuni secoli: essa aveva comunque costretto la Cina a rivedere i propri valori tradizionali, proponendo una nuova concezione della posizione dell’individuo nell’Universo e della via per raggiungere l’Illuminazione. La seconda importante influenza culturale giunta dall’e­ sterno fu l’IsIam, che si diffuse in molte parti del globo a par­ tire dal VII sec., richiamando, con il passare dei secoli, l’at­ tenzione sui risultati raggiunti dalla civiltà del Vicino Orien­ te. Da questo incontro ebbero origine in Cina ampie comunità islamiche con le loro moschee e i loro modi di vita, integrati

a quelli della popolazione Man. Sempre durante la dinastia ìà iig , tra gli abitanti di Chang’an si contavano anche devo­ ti di altre fedi, come il manicheismo e il cristianesimo nestoriano, che non lasciarono tuttavia un’impronta memora­ bile nella mente del popolo cinese. Gli otto secoli che intercorsero tra la fondazione dell’Fmpero Qin nel 221 a.C. e quello Tang nel 618 d.C ., videro delincarsi alcuni degli aspetti più significativi della civiltà ci­ nese: un senso d’identità, di unità e di orgoglio culturale da opporre ai modi di vita praticati al di fuori d d l’lmpero, un complesso di idee politiche rispettate da tutti i funzionari, una serie di distinzioni sociali che turti i governi cercarono di mantenere e, infine, raffermarsi di istituzioni imperiali sufficientemente salde da resistere ai cambiamenti di dina­ stia. Altri aspetti, che potevano essere motivi di contrasto, contribuirono ad arricchire il volto sempre mutevole dello stile di vita cinese e le tradizioni cui esso aveva dato origine: la divisione tra due o più autorità di governo, l’ampia di­ versità delle pratiche economiche, l’estensione del territorio in aree caratterizzate da paesaggi e climi non comuni, la pe­ netrazione di gruppi etnici non cinesi, e il richiamo di una nuova religione nata fuori dal territorio cinese. M ichael L oewe

scomparsa di molte culture locali e regionali e lo sviluppo ‘a salti’ dei complessi culturali che ne derivarono. In effetti, mol­ te di queste culture locali non poterono svilupparsi e deca­ CAPITOLO IV dere in modo autonomo, ma furono sopraffatte, attraverso la conquista o l’adattamento, dalle culture confinanti, per­ dendo le loro caratteristiche specifiche. Questo processo di omologazione cui si è accennato diede origine all’emergere di complessi culturali che si svilupparono in modo disconti­ S o m m a r io : 1. Il crollo della teocrazia Shang e il successivo nuo, passando bruscamente dal Paleolitico al Neolitico o dal orientamento. 2. Perdita e ricostruzione della fede. 3. Idea­ Neolitico all’Età del bronzo. lismo o utilitarismo? 4. Questioni epistemologiche. 5. La Questo particolare ritmo dello sviluppo culturale può es­ concettualizzazione dell’infinito e il relativismo. 6. Relativi­ sere forse messo in relazione con la presenza di un tema tra­ smo e trascendenza. 7. Positivismo e autoritarismo. {Cheti gico, dominante nei miti cosmogonici cinesi: turti gli dèi crea­ Qiyuri) tori muoiono prima della comparsa del mondo degli umani. Il più celebre di questi miti narra della morte de! gigante Pangu, nato dall’uovo cosmico, e di come il suo cadavere sia di­ a Cina è un paese le cui grandi diversità regionali (da venuto il nostro Universo. L’origine di questo mito è tuttora un punto di vista orografico, meteorologico, agricolo, incerta, ma il tema della morte tragica si riaffaccia in moire ecc.) in epoca preistorica e protostorica hanno accentuato altre le cosmogonie cinesi, di più sicure origini. 11 più impor­ diversità tra le molte culture locali; la continuità del territo­ tante di essi ha come protagonista Hundun, il "caos origina­ rio cinese ha tuttavia permesso di mantenere i contatti, per rio’, che era privo di qualsiasi orifizio corporeo per gli organi quanto difficoltosi, tra tali culture. Le dinamiche di questo di senso e morì tragicamente dopo che sette aperture (occhi, intenso scambio interregionale spiegano probabilmente le pe­ orecchie, narici e bocca) furono praticate nel suo corpo, per culiarità dello sviluppo culturale cinese, caratterizzato sin dai dare all’umanità un Universo sensibile in cui vivere. In un al­ suoi inizi da un processo di omologazione che conduceva a tro celebre mito si parla del dio-sovrano Gonggong (‘lavoro un’apparente uniformità. comune’), che si uccise battendo la testa contro un pilastro I ritrovamenti archeologici testimoniano spesso l’esisten­ cosmico, causando così il collasso del Cosmo allora esistente, za di una miscela di varie culture locali nell’ambito di una e il suo sprofondare nel caos. In seguito giunse Nùwa, che die­ stessa area regionale, come dimostrano la contrapposizione, de nuovamente forma al Cosmo crollato, che tuttavia rimase in epoca neolitica, tra la cultura della ceramica dipinta del­ in qualche modo danneggiato e imperfètto; Nùwa creò an­ la Cina occidentale e la cultura della ceramica nera della C i­ che gli esseri umani (non uno o due, ma molti), plasmando­ na orientale e, più tardi, la coesistenza delle culture neoliti­ li dalla terra gialla, opera che assorbì tutte le sue energie, la­ ca e dell’Età dei bronzo nei territori degli Sbang (XVIll-XI sciandola mortalmente esausta; dopo la sua morte, i brandel­ sec. a.C.) e dei Zhou occidentali (XI sec.-771 a.C.). Questo li del suo intestino furono trasformati in orridi spiriti. I tragici permette forse di spiegare la nascita precoce e la prematura destini di questi e di molti altri esseri mitologici sono narrati

II contesto intellettuale

L’EREDITÀ PREIMPERIALE

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ii\ un openi classica, /domande su! ( it /o ( Tinntoeni, attribuita solitamente a Oli ^u.in (3-lO-2’'.S aA cu.), ma clic porrebbe aver avuto origine dalla tradizione mi­ tologica della C'ina meridionale di di­ verse epoche. C orno suggerisce il titolo, I opera pone una serie dinquietunti in­ terrogativi sull origine tragica e sulla ne­ fanda genealogia del Cosmo, degli dèi e dell'umanità, gettando l'ombra di un dubbio radicale sul significato e sugli sco­ pi della giustizia celeste.

etica c naturalistica al tempo stesso, per la quale la Via del ( aelo o della Natura e anche la Via degli uomini. Legittimata c guidata da questa nuo­ va fede, la dinastia Zhou riusci a unifi­ care politicamente molte tribù e clan, espressioni di diverse culture locali. L'unifica/.ionc, guidata dal sovrano Zhou in quanto investito del mandato del Cie­ lo, dava luogo a una gerarchia di molte centinaia di Stati feudali più o meno au­ tonomi, ciascuno dei quali aveva a sua volta una propria casa regnante e una .... propria gerarchia feudale, che parteci­ pava della benevolenza celeste attraver­ 1. II. CROLLO so la mediazione del re Zhou. L’unione DELLA TEOCRAZIA S h ANG comprendeva non soltanto alcuni rami " ru S P E IL SUCCESSIVO ORIENTAMENTO minori degli stessi Zhou, i loro antichi alleati, gruppi superstiti degli Shang e Fig. 1 - Vaso rituale di tipo huo La caduta della potente dinastia Shang, altri popoli soggiogati un tempo dagli con decorazione antropomorfa, avvenuta intorno al 1045 a.C., costitui­ Shang, ma anche popolazioni stanziate tardo periodo Shang. sce un esempio ben attestato delle cir­ al di fuori dei territori dominati dagli Washington, Freer Gallery of Art. costanze storiche che presiedettero alla Shang e dai Zhou. Sino ad allora, queformazione di questa coscienza tragica. ______________ ------------------------ ste popolazioni si erano combattute tra Le fonti tradizionali e i ritrovamenti ar­ loro, e soprattutto avevano combattu­ cheologici confermano la storicità della dinastia e il caratte­ to contro la tirannia degli Shang; nel periodo Zhou furono re Teocratico del suo dominio. Nell’universo Shang, Di, la di­ cooptate in una confederazione (chiamata a volte ‘sistema vinità suprema, comandava le divinità minori che governa­ feudale’), nella quale erano trattate non soltanto come con­ vano la sfera celesre, proprio come Di, il sovrano, comandava federati ma come membri di una stessa famiglia allargata, in i nobili che governavano lo Stato; attraverso la divinazione, cui ognuno partecipava del favore del Cielo. Dei cinque ti­ Di il sovrano chiedeva quotidianamente a Di la divinità su­ toli feudali introdotti dai Zhou, quattro designavano anche prema di guidarlo in ogni genere di decisione. Intorno al 1045 gradi di parentela: go n g, che in genere è equiparato al titolo a.C. questa potente teocrazia fu rovesciata dalla dinastia Zhou. di duca nel sistema feudale europeo, significava anche ‘non­ Il trauma causato dal crollo degli Shang portò alla diffusio­ no’ o ‘prozio’; bo (‘conte’), significava ‘zio’ ; zi (‘visconte’), ne di un atteggiamento più prudente in materia religiosa; in­ ‘fratello’ o ‘figlio’; nan (‘barone’), ‘nipote’. farti, s’iniziò a pensare che potessero esservi un modo sba­ Al tempo degli Shang, i vantaggi tecnici offerti dall’avan­ gliato e un modo giusto di venerare gli dèi, o perfino un ge­ zata Età del bronzo (i manufatti di bronzo, la scrittura, lavi­ nere buono e uno cattivo di dèi (gli spettri), e che spettasse ca urbana, i carri, ecc.) erano riservati quasi esclusivamente agli uomini regolarsi in modo ragionevole in questo campo. Nel periodo Zhou, Di, il dio guerrafondaio e sanguinario degli Shang, fu sostituito da una divinità di stampo univer­ salistico, etico e naturalistico: Iian, il Cielo, che regna su tut­ ti gli esseri (compresi gli umani e gli animali) e li ama in mo­ do imparziale, offrendo protezione, nutrimento e riparo alle diecimila specie viventi sotto di lui. In quanto personifica­ zione della giustizia celeste, il Cielo o la Natura consente a ogni essere di svilupparsi secondo la sua natura e lo ricom­ pensa secondo i suoi meriti, affidando al più degno degli uo­ mini il ‘mandato celeste* (tia n m in g), cioè il compito di go­ vernare su tutto. Dato che ciascuno riceve ciò che si merita, in base a una giustizia celeste e non al favore divino, iniziò a diffondersi l’idea che il successo negli affari del mondo fosse la conseguenza diretta del proprio comportamento e non del favore divino. La dinastia Zhou (XI sec.-221 a.C.) giustificava il rove­ sciamento degli Shang affermando che questi ultim i, con le loro azioni malvagie, avevano perduto il mandato del Cielo, che era quindi passato nelle mani del sovrano grazie ai me­ riti accumulati dai Zhou nel corso delle passate generazio­ ni. luttavia, anch’essi avrebbero potuto perdere il mandato Fig. 2 - Scure rimale di bronzo di tipo yue, in futuro, se si fossero mostrati indegni. La giustizia del C ie­ tardo periodo Shang. lo sì sarebbe cosi compiuta, secondo un’ottica umanistica, Berlino, Museum tur Ostasiatische Kunst.

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il Classico dei m utam enti ( Yijing), gli An­ aq|i abitanti di un unico cenno. I.i (. irann ali d elle P rim a vere e a u tu n n i ( C h un Jc Città Sli.mg; nel periodo Zhou, que­ tjiu)\ tra quesri testi, l’evoluzione del cor­ sti benefici furono estesi a ceminuia di pu s del Classico d ei m u tam en ti può ser­ città capoluoghi della L'ina settentrio­ vire a illustrare il complesso processo nale. I siti funerari dei Zhou rivelano attraverso cui gli antichi riti si trasfor­ che fu bruscamente interrotta la crude marono in Classici. Il popolo Zhou, ai le pratica dei sacrifìci umani, un’impor­ tempi in cui era ancora una tribù no­ tante componente della teocrazia Sbang: made, aveva elaborato un semplice me­ al posto delle vittime umane, i Zbou sa­ todo di divinazione ( yi ) ; dopo la con­ crificavano infatti figurine di terracotta. quista dell lm pero Shang, intorno al L'avvento dei Zhou segnò l'inizio di un 1045 a.C ., questo metodo sostituì l’ela­ lunghissimo periodo di relativa pace tra borata pratica oracolare Shang, basata vii Stati appartenenti all’unione; come sull’osservazione delle ossa, dando ori­ testimoniano le iscrizioni bronzee dei gine a un complesso sistema divinatorio Zhou occidentali, per molti secoli qua­ numerologico. La procedura di divina­ si tutte le dispute tra i diversi Stati fu­ zione consisteva nel suddividere diverse rono ricomposte ricorrendo all'arbitrato volte un mazzo di steli di achillea, sino del sovrano. a ottenere un insieme composto da 6, 7, Nella teocrazia Shang, il clero e l’ari­ 8 o 9 steli. I mazzi di 6 o 8 steli (i nu­ Fig. 3 Vaso rituale di bronzo stocrazia tendevano a formare un'unica meri pari) indicavano l’elemento yin, di tipo d in g, tardo periodo Shang. classe dirigente, le cui imprese terrene simboleggiato da una linea interrotta Taipei, National Palace Museum. erano sanzionate e guidate dagli dèi at­ ( y in ) , mentre quelli formati da 7 o 9 traverso la divinazione, che conferiva lo­ steli (i numeri dispari) indicavano l’ele­ ro un carattere sacro. Al tempo dei Zhou mento yang, simboleggiato da una linea continua (— vang). si realizzò una separazione tra il clero e gli aristocratici, che formarono la nuova classe dominante dei feudatari; le fun­ Ripetendo tre volte questa operazione si ottenevano tre linee zioni svolte dalla vecchia casta sacerdotale furono assunte da che formavano uno degli otto possibili trigrammi e ripeten­ una nuova classe di sacerdoti secolarizzati (shi), che succes­ dola sei volte si ottenevano sei linee che formavano uno dei sivamente si divise in due distinte categorie: quella dei fun­ 64 possibili esagrammi. La coppia yin-yang serviva a esprimere una serie innu­ zionari (//), incaricati delle attività amministrative, e quella dei letterati (ru), che avevano il compito di preservare i cul­ merevole di concetti contrapposti: ombra/luce, oscuro/luti e i riti legati alle antiche tradizioni. Nel sistema di valori minoso, spezzato/intero, pari/dispari, femmina/maschio, deconfuciano, l’importante istituzione della burocrazia (guari) bole/forte, morbido/duro, indietreggiare/avanzare, ricertie il prestigio sociale della categoria dei letterati-funzionari vo/assertivo, passivo/attivo, vuoro/pieno, come anche negaebbero origine da questa trasformazione della classe sacer­ tivo/positivo, esterno/inrerno, non essere/essere. Analoghe indicazioni erano ricavate da altre contrapposizioni rileva­ dotale. Ai funzionari sì deve un’abbondante produzione di bili nell’esagramma, come quella tra la documenti amministrativi e la creazio­ qualità delle singole linee (yin-yang) e ne dei primi manuali di arte del gover­ la posizione yin o yang delle stesse linee no; i letterati, invece, furono responsa­ all’ interno del trigram m a o d ell’esabili della secolarizzazione degli antichi gramma (la prima, la terza e la quinta rituali sacri e della loro trasformazione lìnea erano considerate posizioni yang, in cerimonie volte a celebrare una con­ mentre la seconda, la quarta e la sesta dotta virtuosa, moralmente corretta e posizioni yin), o tra il trigramma supe­ socialmente accettabile. Questi testi, con riore e quello inferiore dell’esagramma, l’aggiunta di commentari sorto forma o tra due linee collocate in posizioni cor­ di discorsi razionalistici e moralistici, rispondenti (come, per es., la prima lì­ formarono il nucleo di quelli che, du­ nea del trigramma superiore e la prima rante l’ultima fase della dinastia Zhou di quello inferiore, ossia la prima e la (770-221 a.C.), furono chiamati ‘anti­ quarta linea dell’esagramma). chi insegnamenti’ o ‘antiche tradizioni’, L’esame di queste coppie simmetri­ custoditi dai letterati confuciani, che se­ che di ‘contrasti’ era accompagnato da guitarono a compilare ed emendare quel­ li che consideravano i loro libri canoni­ tornitile della magia popolare o da espres­ ci o Classici (jin g). sioni del linguaggio rurale, di cui pos­ I Cinque classici, o sei, se si consi­ siamo soltanto cercare d’indovinate il si­ dera anche il C anone della m usica ( Yuegnificato metaforico. Queste locuzioni jin g), che entrarono a far parte dei ca­ Fig. 4 - Guardiano di tomba possono riferirsi a un esagranrma com­ noni dell’ortodossia confuciana duran­ teriomorfo; legno dipinto a lacca, pleto, nel qual caso ne designano pre­ te la dinastia degli Han anteriori (206 da Tianxingguan (Jiangling), sumibilmente il nome e la predizione a a.C,-9 d.C.), sono i seguenti: il Classi­ periodo degli Stari combattenti. esso collegata in origine, oppure a cia­ co d ei docum enti (Shujing), il CLusico del­ Jingzhou (H ubei), scuna linea dell'esagramma, di cui rive­ le odi (Shijing), le M emorie sui riti (Liji), Jingzhou Regional Museum. lano il significato occulto. La difficoltà ■4 — S | ( jJ t| A

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eh mettere ni relazione le strutture simboliche degli csagrainmi (olile ai figli di famiglie nobili o ex nobili, ne fecero parte con le profezie metaforiche a essi tollerate ha messo a dura p alin o braccianti c schiavi affrancati), che si sforzarono di prova la mente di molti pensatori cinesi (compiesti Confu­ trovare una via, o la Via, per uscire dalla crisi. cio), che composero innumerevoli commentari e glosse al eorp u s originale, tentando di esporre le varie interpretazioni co­ smologiche, numerologiche, ontologiche, sociopolitiche o eriche delle diserse correlazioni. In questo modo il Classico 2 . P e r d i t a e r i c o s t r u z i o n e d e l l a fe d e d e i m u ta m en ti fornì l'impulso iniziale allo sviluppo del pen­ siero speculativo in Cina, La tradizione menziona un Laozi (lett. ‘Vecchio Maestro’ o 11 tema dom inante rie! ( d issi co d e i m u ta m en ti è la fuga­ ‘Vecchio bambino’) vissuto nel VI sec. a.C. o probabilmen­ cità di tutte le cose, sia naturali sia umane, c gli esagrammi te anche prima, come il primo grande filosofo che cercò di erano utilizzati alla stregua di guide simboliche per affron­ afferrare il significato profondo ma sfuggente dell’infinita, tare con ragionevole distacco le situazioni complesse non­ ineffabile e onnipotente Via (Dao o Tao), attribuendogli la ché pericolose, secondo un criterio numerologico. L’opera paternità di un conciso volume, il Libro della Via e della Vir­ è tradizionalmente attribuita al re Wen dei Zhou, il quale tù (Laozi o D a o d ejin g) e la fondazione della scuola taoista, l'avrebbe composta mentre era prigioniero dell'ultim o so­ Secondo la tradizione, inoltre, questo Vecchio Maestro avreb­ vrano della dinastia Shang. Al trauma religioso prodotto dal be fornito alcuni consigli a Confucio in merito ai riti, eser­ crollo della teocrazìa Shang fece dunque seguito, intorno al citando così un’influenza determinante sullo sviluppo del 1000 a.C ., questa prima espressione della mentalità natura­ pensiero classico cinese. La credibilità di tali leggende è sta­ listica. um anistica ed etica che avrebbe caratterizzato gran ta messa in dubbio da molti studiosi, secondo i quali il Li­ bro d ella Vìa e d ella Virtù sarebbe un’opera sincretica taoi­ parte del pensiero cinese successivo. Tra il tardo periodo Zhou e l'inizio dell’epoca imperiale, questa nuova corrente sta del III sec. a.C .; ciò non esclude tuttavia la possibilità spirituale-culturale costituì la base di un’idealizzazione del­ che almeno alcune delle idee fondamentali esposte nel libro la dinastia Zhou (la più longeva della storia cinese, almeno siano state formulate in un’epoca molto precedente e tra­ formalmente) e della sua civiltà, considerata da molti pen­ smesse oralmente da un oscuro Vecchio Maestro o da una satori cinesi, e in particolare dai confuciani, come l"età del­ serie di vecchi maestri, prima di essere fissate definitivamente l'oro’ della Cina. Questo retaggio idealizzato formò a sua sulla carta. I temi affrontati nel Libro della Via e della Virtù sono al­ volta il nucleo della millenaria tradizione culturale, intel­ meno in parte riconducibili alla crisi religiosa esplosa nel pe­ lettuale e scolastica della Cina. riodo delle Primavere e autunni. Ne ci­ La caduta della dinastia dei Zhou oc­ tiamo alcuni: (1) gli esseri umani sono cidentali, nel 771 a.C., produsse un trau­ incapaci di comprendere la Via assolu­ ma ancora più profondo nella coscien­ ta, permanente (il Grande Tao, preesi­ za storica dei Cinesi, interpretato in se­ stente al Cosmo che esso produce e go­ guito come la 'perdita dell’età dell’oro’; verna); (2) la Via è destinata dunque a le incessanti guerre tra i diversi Stati che ì& i o # ; / l I h * . =£_ x rimanere un mistero per l'umanità; (3) caratterizzarono i periodi successivi, no­ v w r . v : confinati nel mondo finito, mutevole e ti con i nomi di Primavere e autunni crudele al quale appartengono, gli esse­ (770-481 a.C.) e degli Stati combattenti ri umani sono posti di fronte a un nu­ (480-221 a.C .), acuirono la nostalgia mero limitato di possibilità: accettare del popolo per ‘il buon tempo andato’ passivamente, rifiutare con la fuga, ma­ dei Zhou. La vasta produzione di armi nipolare astutamente, o trascendere mi­ di ferro, a partire dal V sec. a.C ., au­ sticamente la propria condizione; cia­ mentò moltissimo l’intensità, l’esten­ scuno deve scegliere la propria via nel sione e le conseguenze distruttive dei variegato panorama di piccoli Tao uma­ conflitti, I circa 800 Stati feudali esi­ ni; (4) ognuna di queste vie richiede un stenti all’inizio dell’epoca Zhou si ri­ impegno da parte dell’uomo nel mo­ dussero a una manciata nel periodo de­ mento cruciale. Questi temi sottendo­ gli Stati combattenti; questo significa no l’intero spettro del pensiero classico che oltre il 99% degli antichi clan ari­ cinese, come si evince dalla cauta riatstocratici, i cui avi fondatori avevano fermazione confuciana del pragmatismo condiviso il mandato de! Cielo con i re umanistico. Zhou, si trovarono ad aver perso tutto, Confucio (551-479 a.C.) è il primo compresa la fede nell’esistenza di un Cielo benevolo e giusto e nell’efficacia pensatore cinese dell'Antichità del qua­ dei vecchi valori feudali, e il popolo ri­ le si possiedono informazioni sufficienti mase sconcertato dalla ‘perdita della Via’ e attendibili, grazie ai D ialoghi (Lutidei primi re. yu) compilati dai suoi discepoli. Anche Questa crisi religiosa diede origine al­ Fig. 5 - Ritratto tradizionale Confucio lamentò l'infelicità umana in le Cento scuole del pensiero classico, di Confucio; un mondo caotico, rimpiangendo U fondate da pensatori di diverso valore, inchiostro e colore su seta, pace e l’armonia delf'età dell'oro’ de­ originari delle diverse regioni della C i­ dinasria Qing. Qufu, gli antichi Zhou. Egli aspirava a ricreare na e provenienti da varie classi sociali State bureau of Cultural Relics. nel mondo una condizione di pace e

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i;i:Rrnri'À I’Re i m i t r i a i e

Fig. 6 - Manoscritto su seta del Laozì, Ili-li sec. a.C. Changsha, Hunan Provincial Museum, Nella necropoli di Mawangdui (Changsha, Hunan) sono stati rin­ venuti due manoscritti del Libro della Via e della Virtù con carat­ teristiche analoghe: quello qui illustrato (versione A o j i a ), scritto in caratteri ‘amministrativi’ (li) arcaici, e un altro (versione B oyi), di epoca poco più tarda, A differenza del testo tramandato in se­ guito, la sezione sul De, la ‘Virtù’ o ‘Potere magico’, precede qui quella sull’ineffabile Tao (Dao). L’organizzazione del testo e il ri­ trovamento in una sepoltura aristocratica suggeriscono che la dot­ trina di Laozi fosse recepita in origine soprattutto fra i ceti domi­ nanti della società. armonia, instillando un nobile senso del decoro che nasce­ va dall’osservanza dei ‘riri’ (li); Confucio riteneva infatti che tale senso del decoro esistesse durante i regni dei primi so­ vrani Zhou, in una nuova classe di ‘uomini nobili’ (shi o junzi) —individui nobili non per nascita ma per nobiltà del­ la loro condotta. Confucio lavorò per tutta la vita come edu­ catore privato, insegnando le ‘nobili arti’ dell’aristocrazia Zhou ormai scomparsa agli uomini ‘nuovi’ della sua epoca. Egli concepiva, tuttavia, il decoro non come semplice ade­ sione a un rituale prescritto da un'autorità esterna (che tra l’altro a quel tempo era del tutto inesistente), ma come l’e­ sternazione della qualità o della potenza più intima dell’es­ sere umano, il reti (‘umanità’): «Se un uomo non possiede l’umanità, a che gli varranno i riti? 11 li è simile a uno splen­ dido dipinto, ma il ren è il materiale su cui sono applicati i colori» (l.unyuy III, 3-8). 11 significato di 'umanità’, come nucleo centrale della dot­ trina confuciana, è estremamente complesso: nella sua for­ ma più semplice, è una qualità innata o potenziale, facil­ mente individuabile in ogni essere umano, ma al livello più alto è un ideale che nessun essere umano potrà mai realiz­ zare completamente e perfettamente. Il nesso cruciale che le­ ga il ren, inteso come potenzialità innata, al ren come ideale

supremo va ricercato nell’educazione, nel processo di ap­ prendimento e d’insegnamento (aiutare gli altri ad appren­ dere’). Confucio afferma: «Come oserei pretendere di posse­ dere la sensibilità umana? Tuttavia non mi sazio di ricercar­ la, né mi stanco d’insegnarla agli alrri» (ib id em , V lf, 33). In un altro passo descrive così la propria evoluzione: «A quin­ dici anni mi impegnai a imparare, a trenta mi sono retto in piedi. A quarant’anni sono cessati i dubbi. A cinquanta ho conosciuto la volontà del Cielo. A sessanta, l’orecchio si è fat­ to ubbidiente e a settanta posso seguire i desideri d d l’animo, senza infrangere le regole» (ib id em , II, 4). Poiché a quell epoca era raro che una persona superasse l’età di settant anni, Confucio intendeva chiaramente affermare che l’educazione deve prolungarsi per tutto l’arco dell’esistenza. Secondo Confucio, imparare significa in primo luogo, e per ciascun essere umano, «imparare a essere umani (ren)», in tutre le proprie azioni e in ogni stadio della vita. «L’istruzio­ ne non discrimina nessuno, ma trasforma tutti» (ib id em , XV, 38) e di conseguenza consente di stabilire l’ordine e l’armo­ nia nel mondo. I D ialoghi sono densi di esempi che vedono Confucio impegnato ad apprendere e ad aiutare gli altri ad apprendere, ma non dedicano molto spazio alla descrizione sistematica o analirica della Natura e del significato delP'apprendere’ in astratto; come l’umanità (ren), anche l’appren­ dimento è concepito come qualcosa che può essere realizza­ to solamente come attività concreta degli esseri umani.3

3 . Id e a l is m o

o u t ilit ar ism o ?

Per molti versi il moismo, la dottrina attribuita a Mo Di, le cui date di nascita e morte, in assenza di riferimenti certi, pos­ sono essere comprese rra il 468 e il 376 a.C . ca., è l’esatto contrario di quella di Confucio. Mentre questi parlava di si­ tuazioni concrete appartenenti all’esperienza esistenziale de­ gli uomini, Mo Di si esprimeva in termini di ragioni, cause, principi e ideali. Egli affermava che per curare il mondo dai suoi mali (caos, conflitti, sofferenze, ecc.) era necessario in­ nanzitutto scoprirne la causa, che a suo avviso era individua­ bile in un unico fatrore, l’egoismo (letr. «mancanza di amo­ re universale, o di sollecitudine imparziale»), «Chi ama sola­ mente sé stesso non si preoccupa di recare danno agli altri; una famiglia che ama soltanto sé stessa non si preoccupa di recare danno alle altre famiglie; uno stato che ama soltanto sé stesso non si preoccupa di recare danno agli altri stati; co­ sì, giorno dopo giorno, fanno del male agli altri e ne ricevo­ no in cambio» (M ozi, 14). Inoltre, «una persona che ama so­ lamente sé stessa è convinta che ciò che essa ritiene ‘giusto’ (yi) sia giusto, e che ciò che gli altri ritengono ‘giusto’ sia in­ vece ‘sbagliato’; così una sola persona ha un’unica idea di 'giu­ stizia’; [...] dieci persone hanno dieci idee differenti di ‘giu­ stizia’; più persone abbiamo, più numerose sono le idee di ‘giustizia’; così, ognuno si serve della sua idea di ‘giustizia’ per ‘fare torto’ agli altri» (ibidem , 11). Per salvare il mondo, sostiene Mo Di, è necessario sosti­ tuire questa causa di tutti i mali con una causa opposta, l’a­ more universale (o sollecitudine imparziale). Chiunque ami gli altri quanto sé stesso non può fare loro del male; lo stes­ so principio vale per una famiglia o per uno Stato. Di conse­ guenza, se prevalesse questa causa, nessuno sarebbe danneg­ giato o danneggerehbe gli altri. Quando si amano gli altri

I.A S C IE N Z A IN C IN A

fur­

come se stessi, è necessario saper accertare in modo cosi tivo la ragione degli altri nel suo giusto valore. In questo mo­ do sari possibile gettare le basi per stabilire regole comuni, principi universali e modelli ideali che permettano di unire il genere umano. I membri di una comunità eleggeranno il migliore tra loro come guida; salendo di livello, si giungerà così fino al sovrano, che sarà l’uomo più virtuoso sotto il Cie­ lo; tutti i membri delle comunità esistenti sotto il Cielo do­ vranno adeguare ì propri pensieri e le proprie azioni a quelli dei loro superiori, seguendo la scala gerarchica sino al re, che dovrà conformare i propri pensieri e le proprie azioni a quel­ li del Cielo. In ultima analisi, soltanto il Cielo è privo d'imperfezioni e realmente superlativo, e soltanto il Ciclo (non i genitori e neppure il re, che non è privo di difetti) è dunque degno di rappresenrare il «modello ideale, o norma, che tut­ ti devono tentare di emulare», come la squadra e il compas­ so del carpentiere servono da norma per i quadrati o i cerchi tracciati dagli uomini. L'importanza attribuita dai moisti a termini quali causa, modello, principio e ideale sembrerebbe del tutto inconci­ liabile con l’approccio pragmatico di Confucio, tuttavia, nel­ la versione del Libro d e l M aestro M o che ci è giunta, la dot­ trina moista appare minata da una certa incoerenza, o addi­ rittura contraddizione, tra la sua base idealista e l’esplicita accettazione di un utilitarismo pragmatico. Per esempio, i moisti sostenevano che l'umanità doveva praticare l’amore universale, non solo per conformarsi a un imperativo divino o ideale del Cielo, ma anche perché quesra era la scelta più vantaggiosa sul piano concreto per l’intera umanità. 11 desiderio di risolvere queste contraddizioni e l’esaltazio­ ne della conoscenza ‘intellettualistica’, cioè riguardante le cau­ se e i principi delle cose, spinsero i moisti a interessarsi ai pro­ blemi di carattere epistemologico, logico e metodologico, tra­ scurati sino a quel momento dai pensatori cinesi. Partendo dal postulato secondo cui il Cielo rappresenta la norma per­ fetta cui l’umanità deve adeguarsi, i moisti giunsero a porsi una domanda fondamentale: in che modo l’umanità può ar­ rivare a conoscere la causa del Cielo o, più semplicemente, come avviene la conoscenza? Tale questione è al centro del Canone moista che forma alcuni capitoli del Libro d e l M ae­ stro M o (v. cap. V, par. 1).

4. Q

u e st io n i e p is t e m o l o g ic h e

Le posizioni assunte da questi primi pensatori sul problema epistemologico della conoscenza umana mettono in luce i li­ miti tematici e lo schematismo del pensiero classico cinese. I primi taoisti, pur manifestando un atteggiamento fonda­ mentalmente agnostico nei riguardi della Via trascendente, avevano mantenuto ambiguamente l’assunto secondo cui gli esseri umani rimangono comunque, nel loro mondo, gli uni­ ci agenti della conoscenza. Confucio, riprendendo questo agno­ sticismo, aveva sottolineato la portata esistenziale dell’impe­ gno umano (apprendere il ren), senza però definire sul piano concettuale la natura di tale impegno, ma preferendo affron­ tare l’argomento in termini più circostanziati. I moisti tenta­ rono di operare una grande sintesi, restituendo al Cielo il suo ruolo d’ideale assoluto, ossia di norma perfetta, che implica­ va per l’intero genere umano l’imperativo universale della Crande Unità. Questo schema grandioso incontrò tuttavia la

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ferma opposizione di due validi avversari, Yang Zhii (395335 j.C . ca.) c Mencio (Mengzi, 372-289 a.C. ca.). Yang Zhu divenne celebre come sostenitore della tesi del­ l’assoluto amore di sé, in opposizione all’ainorc universale dei moisti. Secondo quanto riferisce Mencio, egli avrebbe affer­ mato che ognuno deve amare e aver cura solamente di sé stes­ so, sino al punto di rifiutarsi di portare beneficio al mondo intero se ciò avesse implicato la rinuncia anche a un solo pe­ lo del proprio corpo, perché riteneva che in questo modo ogni essere umano sarebbe rimasto integro e autosuffìciente, sen­ za recare danno né a sé né agli altri. Il ragionamento originale di Yang Zhu era forse un po’ piti sofisticato, almeno a giudicare dal capitolo intitolato Yang Z hu del Libro d e l M aestro Lie (Liezi), opera per la quale so­ no state proposte datazioni che spaziano dal III sec. a.C. al IV sec. d.C. Qui Yang Zhu respinge l’ipotesi di «strappare un pelo dal proprio corpo per portare benefìcio al mondo inte­ ro» perché pragmaticamente impossibile. Egli argomenta che così come nessuno sarebbe disposto a privarsi di un arto per una piccola ricompensa, bisognerebbe anche rifiutarsi di ri­ nunciare a un solo pelo del proprio corpo in cambio di un guadagno molto maggiore, quale potrebbe essere il dominio del mondo. Questo perché in entrambi i casi abbiamo a che fare con le stesse categorie: un pelo e un arco (piccolo o gran­ de) sono intrinseci alla nostra identità corporea, mentre i van­ taggi esterni (grandi o piccoli) non lo sono, e in linea di prin­ cipio non si dovrebbe sacrificare ciò che è intrinseco a favo­ re di ciò che è estrinseco. Mencio fu uno dei principali artefici dell’affermazione del confucianesimo come scuola di pensiero distinta dalle altre, soprattutto grazie agli attacchi da lui portati ai suoi più di­ retti avversari, i moisti e Yang Zhu. Mencio rimproverava ai primi di negare, con la loro dottrina dell’amore universale (o sollecitudine imparziale), il principio «delfl’amore o solleci­ tudine particolare per il proprio] padre», e al secondo di can­ cellare, con la sua esaltazione dell’assoluto amore di sé (o per­ fetta autosufficienza), qualunque senso di «[lealtà o rispetto verso il proprio] governante» (M engzi, III b, 9); ciò equiva­ leva a esortare gli uomini a essere simili alle bestie, che non conoscono né padre, né governo. Secondo Mencio, gli esse­ ri umani si distinguono dagli uccelli e dagli altri animali per la loro natura morale (xing), che è innata e, in quanto tale, deve essere considerata un dono del Cielo. Egli definisce que­ sta natura morale come ciò che appartiene unicamente agli esseri umani e che lì rende tali, distinguendola da altre qua­ lità innate e naturali che gli esseri umani condividono con al­ tre creature viventi. Tutti gli esseri umani, sostiene Mencio, possiedono una naturale inclinazione verso il bene, come l’ac­ qua possiede una tendenza naturale a scendere verso il basso. Con questa metafora. Mencio intendeva esprìmere l identirà tra Natura e morale. Nelle pagine iniziali del Libro d e l M aestro M encio {Meng­ zi), l’autore metre eloquentemenre in contrapposizione la ri­ cerca del profitto, tipica del governante, e quella della ‘retti­ tudine’ ( yi ) , da lui sostenuta, affermando che ogni profitto è per natura particolaristico e finito e che pertanto ciò che può rappresentare un guadagno per una persona, una famiglia o uno Stato, potrebbe non esserlo per altre persone, famiglie0 Scali, o potrebbe perfino arrecare loro danno; la ricerca par­ ticolaristica del profitto conduce quindi inevitabilmente al1 insorgere di conflitti tra gli individui, le famiglie e gli StatiAi contrario, la ricerca universalistica della rettitudine, in

IV - I 'IRI DI ! À l’RÌ'IMI’I RiAl li

quanto demento comune insito nella natura morale di tutti Questi temi furono approfonditi dai pensatori appartenenti gli esseri umani, non può d ie promuovere la solidar ietà tra alla cosiddetta ‘scorda dei nomi’ (M ìn gjia), i cui esponenti più gli uomini e favorire la loro aggregazione; di conseguenza, il noti furono Lini Shi (vissuto tra il 370 e il 310) e Gongsun governante die sceglie di perseguire questo obiettivo diverrà Long (320-250 ca.), ma di cui avrebbero potuto fare parte invincibile, come dire che il massimo profitto si ottiene non anche alcuni seguaci tarili ilei moismo. ricercando il profitto. Le ragioni per cui questa corrente di pensiero conobbe uno L'approccio alle questioni personali, sociali, economiche sviluppo [imitato sono varie e molteplici: il piti grave difetto e politiche di Mencio è caratterizzato da un marcato reali­ degli esponenti della scuola dei nomi era la tendenza a ser­ smo: benché la bontà sia una qualità innata della natura uma­ virsi in modo non convenzionale dei termini convenzionali, na, essa deve essere alimentata e coltivata, altrimenti le cir­ per confezionare paradossi. In cinese Io stesso termine può costanze sfavorevoli porrebbero soffocarla. Il pieno sviluppo essere impiegato infatti come sostantivo, come verbo o come della bontà naturale insita in ciascun essere umano richiede aggettivo a seconda del contesto, determinato a sua volta dal­ il miglioramento delle condizioni di vita, I adozione di me­ le convenzioni linguistiche. Così, per esempio, la tesi della todi e programmi educativi appropriati, un'equilibrata pro­ scuola dei nomi riguardante gli strumenti di riferimento, che grammazione dei tempi di lavoro e di riposo e la possibilità abbiamo appena ricordato, significa in effetti: «È importan­ di disporre di sufficienti mezzi di sussistenza; il principale te distinguere tra (a) il ‘dito’ [che serve per indicare], (b) il obiettivo del governo benevolo (renzheng) del saggio deve es­ ‘dito’ [cioè l’azione d’indicare] e (c) [la cosa che è indicata sere quello di garantire tutto ciò al popolo. Un governante dal] ‘dito’»; tradotta letteralmente, essa suonerebbe però in capace di realizzare questo programma sarà reso invincibile questo modo: «Un dito non è un diro, che non è un dito» dalla fòrza della sua 'rettitudine’ (yi), grazie alla quale sarà in (Gongsun Longzi, 3). La scelta di servirsi della stessa parola srado non soltanto di unire rutti gli esseri umani, ma anche (dito), invece di ricorrere a tre diverse parole o espressioni per di porsi in armonia con il Cosmo. differenziare i tre referenti, finisce per confondere la questio­ La tradizione esegetica confuciana attribuisce a Mencio il ne, piuttosto che chiarirla. La stessa debolezza si riscontra an­ merito di aver formulato per primo l’ideale di y i o ‘rettitudi­ che in altri celebri enunciati, come per esempio «un cavallo ne’, in aggiunta a quello di ren o ‘umanità, sensibilità uma­ bianco non è un cavallo» e «non può esistere una pietra du­ na’, proposto da Confucio; è probabile tuttavia che esso sia ra e bianca» (ibidem , 2, 5). Per questa ragione, Ì pensatori ap­ stato ispirato a Mencio dalla discussione dello y i nel senso di partenenti a questa scuola furono accusati di servirsi dei no­ 'idea di giustizia’, contenuta nel Libro d el M aestro Mo. Sem­ mi (parole) per confondere la realtà. pre Mo Di potrebbe aver suggerito a Mencio l’idea di consi­ gliare al governante di promuovere la solidarietà umana e l’u­ nione del popolo; ma queste ipotesi sono in contraddizione con le dure critiche rivolte da Mencio a Mo Di e all’utilita­ 5. L a c o n c e t t u a l i z z a z i o n e d e l l ’ i n f i n i t o rismo dei moisti. Con la sua grande eloquenza, Mencio con­ E IL r e l a t i v i s m o quistò per sé e per il confucianesimo un ruolo di preminen­ za nel panorama intellettuale cinese, ma contribuì anche a Il risultato più importante del dibattito incorno al significa­ suscitare ulteriori problemi epistemologici. to delle parole, dei nomi e degli strumenti di riferimento fu I filosofi continuarono dunque a porsi domande del tipo: forse quello di portare in primo piano il problema della con­ come è possibile giudicare se un certo ragionamento o un cer­ cettualizzazione del l'immateriale. I concetti di ‘infinito’ e di to ideale sia giusto o sbagliato? E, soprattutto, come avviene ‘zero’, elaborati da questi pensatori, ebbero notevole impor­ la conoscenza? E raggiungibile solamente attraverso gli orga­ tanza nello sviluppo del pensiero protoscientifìco cinese; la ni sensoriali, ossia «il colore bianco è visto dagli occhi, la du­ loro tesi più celebre recita: «Il massimo non ha nulla oltre sé rezza è percepita dalla mano»? Ma allora cosa ci permette di stesso, ed è chiamato ‘Quello Grande’ [ossia l'ìnfinitamencollegare rra loro il colore bianco e la durezza, e di ricono­ te grande è così grande che non può esistere nulla al suo ester­ scere come tale «una pietra bianca e dura?» (Gongsun Longzi, no]; il minimo non ha nulla entro sé stesso, ed è chiamato 5). E forse il pensiero? Ma essendo il pensiero un processo in­ Quello Piccolo’ [ossia l’infìnitamente piccolo è così picco­ teriore, come può avere cognizione della realtà esteriore? Se lo che non può esistere nulla al suo interno, cioè è prossimo può farlo servendosi di strumenti di riferimento, di quali stru­ allo zero]». Di conseguenza, infinito e zero non possono es­ menti si tratta? sere oggetto di esperienza, ma possono soltanto essere defi­ Nel Libro d el Maestro Gongsun Long (Gongsun Longzi) si niti come concetti. osserva che il processo cognitivo presuppone (a) un agente di Come osservarono giustamente i seguaci della scuola dei riferimento, cioè un dito indicatore; (b) un arto di riferimento, nomi, l’esperienza insegna che «ciò che non ha spessore» cioè l’atto di indicare una cosa; (c) il significato cui ci si rife­ non esiste, poiché tutte le cose esistenti sono tridimensio­ risce, cioè ia cosa che è indicata (‘cosità’). Tuttavia, non sem­ nali, possiedono cioè una lunghezza, una larghezza e un'al­ pre è possibile esprimere un certo significato con un’indica­ tezza (o spessore); ciò che è immateriale (ossia «ciò che non zione; per esempio, come connotare un cavallo giallo in un ha spessore») può essere soltanto rappresentato come con­ gruppo di cavalli che non si trova alla nostra presenza e che cetto, ma in quanto tale esso manifesta la sua presenza con pertanto non può essere indicato con un dito? Ci serviamo un significato, come nel caso del referente numerico ‘mil­ delle parole, in questo caso dei termini ‘colore giallo’ e ‘ca­ le , che non ha uno spessore e quindi è privo di esistenza vallo , ma cosa sono le parole e in che modo possono svolge­ concreta, ma si manifesta sul piano concettuale con una for­ re una funzione di riferimento? La risposta del Libro del Mae­ za tale da poter coprire mille miglia (cioè il significato con­ stro Gongsun Long è che le parole sono ‘nomi’ (ming), che si cettuale di mille nell'espressione mille miglia). Seguendo lo riferiscono a cose esistenti’ (wu) nella ‘reairi effettuale’ (sbi). stesso metodo, si può affermare che «il Sud non ha limite 53

I A S U E N Z A IN U N A

eppure ha un limite'»; infarti, è possibile definire il concet­ to di un -Sud dotato di un lim ite anche qualora quest’ultimo non possa essere conosciuto empiricamente (cioè nella real­ tà! oppure, al contrario, è possibile formarsi il concetto di un Sud privo dì limite, anche se non possiamo afferrarne em­ pìricam ente (cioè nella realtà) questa qualità (l'illimitatezza) {Z huangzi. 3.V), P ai punto di vista superiore deH'infmito, ogni entità fini­ ta possiede soltanto una validità lim itata, relativa alla validi­ tà lim itata di altre entità finite. Per esempio, una sfera finita possiede un solo centro, che non può trovarsi a nord o a sud della sfera (cioè in posizione eccentrica); ma il centro del­ l’Un iverso infinito può trovarsi in un punto qualsiasi, com­ presi il nord del nord e il sud del sud, o in qualunque altro luogo; in altre parole, l'infinito ha un numero infinito di cen­ tri e nessun centro {ibidem ). La concettualizzazione dell infìnito fu quindi accompa­ gnata d all’affermarsi di una visione relativistica, che com­ portò una cetra banalizzazione delle questioni epistemolo­ giche riguardanti i diversi modi di conoscere, di nominare e di fare riferimento alia realtà e, in ultim a analisi, della real­ tà stessa. In questo senso, si può affermare che la maggior parte delle ricerche portate avanti dalla scuola dei nomi ri­ guardava il sapere convenzionale. Per esempio, noi pensia­ mo e affermiamo normalmente che prima di mezzogiorno il Sole sale nel cielo e dopo mezzogiorno cala, ma si tratta in effetti di una pura convenzione umana; rispetto al Sole, queste due fasi (il sorgere e il Tramontare) fanno parte di un unico movimento continuo, per cui «il Sole che sorge e rag­ giunge lo zenit già declina; un essere appena nato sta già mo­ rendo [poiché crescere e morire sono termini convenziona­ li puramente um ani]» {ibidem ).

Queste e altre analoghe affermazioni attribuite a Hui Shi sono contenute nell’opera collettiva Libro d el Maestro Zhuang tZ hu an gzi), composta dal celebre filosofo taoista Zhuangzi (vissuto forse negli anni dal 369 al 286 a.C ), dai suoi allievi e da altri seguaci del taoismo. Non sappiamo dunque se esse furono effettivamente pronunciate da Hui Shi o se gli furo­ no attribuire dagli autori del Libro d el M aestro Zhuang. È cer­ to tuttavia che le questioni dibattute dalla scuola dei nomi influirono profondamente sul pensiero di Zhuangzi, al puti­ rò da far supporre ad alcuni studiosi che la maggior parte del IJb ro d e l M aestro Z hu an g siia stata scritta per controbattere le questioni sollevate da Hui Shi (Graham 1990).

6 . R e la tiv ism o e trascendenza

Come si osserva giustamente nel Libro d e l Maestro Zhuang, il concetto d’infinito relativizza le differenze tra tutte le co­ se esistenti, cielo e Terra compresi. Il Grande Peng, un uc­ cello mitologico, possiede ali lunghe mille miglia, ogni loro battito dura tre mesi e lo innalza per un’altezza di diecimila miglia; ma la sua libertà di movimento è, in termini relati­ vi, paragonabile a quella di una cicala o di una colomba (la colomba non può volare come il Grande Peng, ma neppure quest’ultimo può volare come una colomba). La differenza tra la vita di un fungo, che dura soltanto poche ore, e quel­ la di Peng l’Antenato, che visse ottocento anni, è altrettan­ to relativa; l’esistenza di entrambi è breve se paragonata a quella dell’albero Grande Chun, le cui stagioni duravano ot­ tomila anni Puna; ma la durata di tutte queste esistenze è co­ munque irrilevante in confronto all’eternità. Dato che ogni verità convenzionale è parziale e relati­ va, cogliendo una verità se ne perdono tf inevitabilmente molte altre; così anche Nnel parlare, affermando una certa cosa, se ne tralasciano tante altre. Come si osserva nel Libro del Maestro G ongsun Long, la validità di un enun­ ciato dipende da ciò che esso rappre­ senta, cioè dal cosiddetto 'stato delle co­ se’. Il Libro d e l M aestro Zhuang aggiun­ g e che questo stato delle cose dipende a sua volta da altri stati delle cose, per esem­ pio dai modo in cui un certo stato del­ le cose è visto o conosciuto e così via, ad infìnitum . Non esistono enunciati au­ tonomamente o incondizionatamente m validi; inoltre, un enunciato, una volta espresso, rimane immutabile, mentre la realtà o Io stato delle cose che esso rap­ presenta (ossia 'dice') muta continuaFig. 7 - Zhuangzi e il sogno della farfalla; inchiostro e colore su seta, menre. È del tutto improbabile quindi dinastia M ing, prima metà del XVI secolo. Pechino, Imperiai Palace Museum. che qualunque enunciato umano im­ Zhuangzi (Zhuang Zhou, 1V-III sec. a.C.) estese la critica alla visione oggettiva e razio­ mutabile possa rappresentare adeguatamente la fluidità delle cose in sé’; per­ nalistica del mondo alla stessa nozione di coscienza individuale; ne è testimonianza i’atanto gli enunciaci possiedono soltanto pologo del sogno della farfalla nel Libro del Maestra Zhuang. «Una volta Zhuang Zhou una validità limitata e il loro grado di sognò di essere una farfalla. Una farfalla conrema, felice, che non sapeva di Zhuang Zhou. Poi all’improvviso si svegliò, ed ecco, tutc’a un tratto era Zhuang Zhou. Ma era Zhuang correttezza e di utilità è sempre relativo. Zhou che aveva sognato di essere una farfalla, o una farfalla che sognava di essere Zhuang Secondo il taoismo, il discorso assertivo Zhou? Non lo sapeva. Tra Zhuang Zhou e una farfalla deve pur esserci una differenza! è sempre inferiore a quello non asserti­ vo (come l’espressione poetica), che a sua Questo è ciò che chiamano ‘metamorfosi’».

n

IV | I RI DI | A l’KEIMl’F.klAI K volta è inferiore al non dire, il quale ultimo corrisponde alla natura indefinita della realtà in sé. Quanto alla cognizione umana, Zlniangzi fa mostra di un relativismo altrettanto radicale. Dopo aver narrato un sogno in cui era una farfalla, ignara di essere Zhuangzi, egli confes­ si che se qualcuno gli avesse chiesto se era veramente Zhuang­ zi che aveva sognato di essere una farfalla, o piuttosto una far­ falla che sognava di essere Zhuangzi, avrebbe probabilmente risposto di essere veramente Zhuangd. ma soltanto perché la domanda era stata rivolta a Zhuangzi, ed era lui stesso a ri­ spondere; se la domanda, però, fosse stata posta alla farfalla, e fòsse stata quest'ultima a rispondere, allora probabilmente avrebbe detto di essere in realtà una farfalla. Anche la co­ scienza è quindi condizionata dal soggetto cosciente e non si può parlare di una coscienza assoluta. La posizione agnosti­ ca di Zhuangzi nei confronti del linguaggio e della coscien­ za umana è riassunta nelle parole iniziali del Libro della Via e della Virtù: «Il Tao [Via] che può essere [concepito dagli es­ seri umani e quindi] descritto come Tao non è il Tao perma­ nente» (ZhuangzL 1). Alcuni ritengono che il relativismo e l’agnosticismo di Zhuangzi fossero soltanto apparenti; i suoi ragionamenti si applicano in effetti solamente alle persone non illuminate e alla loro visione della realtà, dì cui mettono in luce i limiti e l'incongruenza per renderle consapevoli dell’esistenza del tra­ scendente e dell’assoluto. Secondo Zhuangzi, perfino la li­ bertà del Grande Uccello Peng, che può volare in tutto il mon­ do, è relativa e non assoluta, perché ha bisogno del vento per sollevarsi in alto. In altre parole, soltanto chi non dipende da­ gli altri è assolutamente libero e, di conseguenza, autentica­ mente ‘sé stesso’, fedele alla sua natura (zbenren, l’autentico). In ultima analisi, solamente la Natura infinita è ‘autorefe­ renziale’ (ziran), quindi indipendente e libera in modo asso­ luto. È possibile però agli esseri umani raggiungere un tale stato? Zhuangzi sostiene che gli esseri umani sono soltanto apparentemente finiti, ossia lo sono soltanto nella misura in cui si pongono nella prospettiva del finito e considerano sé stessi come esseri finiti; se però si accorgessero del loro erro­ re e si ponessero nella prospettiva delfinfìnito, allora capi­ rebbero di far parte della Natura infinita e potrebbero unir­ si all’infinito nel regno dell’assoluto. Perfino nel regno uma­ no del relativo è possibile essere fedeli a sé stessi o alla propria vera natura, ed esistere in modo autentico.

7 . P o s it iv is m o

o la capacità deH’uonio di conoscere I infinito, non giunsero mai a negare l’origine umana della conoscenza e il ruolo de­ gli esseri umani come agenti conoscitivi; ciò che era messo in discussione era il ‘modo’ (via) della conoscenza umana, non la conoscenza umana in quanto tale. In secondo luogo, se la conoscenza umana fosse finita e relativa, allora le verità finite e relative sarebbero le uniche verità conoscibili dal genere uma­ no e di conseguenza possederebbero un valore assoluto nel re­ gno degli esseri umani. In terzo luogo, la scuola dei nomi e il Libro d el M aestro Z buang, con il loro pensiero anticonformi­ sta, avevano costretto gli altri filosofi a uscire dagli schemi con­ venzionali e ad approfondire la propria visione della Natura infinita e elei suo Tao assoluto, contribuendo così ad accre­ scere la fiducia nelle possibilità del pensiero umano e nella po­ tenza del ragionamento. In quarto luogo, la tesi del Libro d e l M aestro Z buang, secondo cui gli esseri umani non possono realizzarsi in modo autentico nel regno mondano del relativo, ma devono ricercare l’assoluto e uniformarsi a esso, fu inter­ pretata in senso autoritario dai pensatori successivi. Infine, il pensiero classico aveva avuto origine dalla ricerca di una via per salvare il mondo, e il mondo (o chi lo governava) iniziò a domandargli soluzioni positive per risolvere i suoi numerosi e impellenti problemi. Come abbiamo già detto, la data della versione definitiva del Laozi è ancora oggetto di discussione; alcune delle idee che contiene potrebbero precedere Confucio, ma il tono dog­ matico di molti suoi giudizi (in confronto a quello del Libro d e l M aestro Z buang) sembra indicare una data molto poste­ riore. L’opera ispirò gran parte delle dottrine relative all’arte di governo, la strategia militare e l’attività legislativa, elabo­ rate dal taoismo Huang-Lao, che affermò il principio secon­ do cui «il Tao della Natura genera la Legge umana» (fa , che significa anche ‘imitare’). L’aspirazione ad apprendere dalla Natura portò i cosmo­ logi naturalisti a utilizzare una combinazione finita di sim­ boli, e in particolare quelli appartenenti al sistema yin-yang del Classico d ei m u tam en ti e al sistema delle Cinque fasi (me­ tallo, legno, terra, acqua e fuoco), al fine di descrivere il cor­ so infinitamente variabile della Natura o identificare le mo­ dalità e le leggi (vie) dei suoi mutamenti. Tale metodo di­ venne in seguito una caratteristica costante del pensiero protoscienrifico in Cina. Un’altra caratteristica del pensiero di questo periodo, che continuò a manifestarsi anche nelle epoche successive, è l’arteggiainento eclettico-sincretico; poiché gli esseri umani non possono comprendere la Via della Natura nella sua interez­ za, ma possono giungere a conoscerne, individualmente o ri­ uniti in scuole, una piccola parte, ne consegue che ogni dot­ trina abbia una sua validità, valutabile in rapporto alle altre. 1.'arieggiamento piti profìcuo che un essere umano, nella sua finitezza, possa assumere è quindi un approccio sincretico ed eclettico che adotti e combini tra loro gli elementi validi del­ le diverse dottrine. Tale posizione caratterizza due celebri ope­ re, il Libro d e l M aestro Guati (G uanzi), attribuito a Guan Zhong (importante uomo politico e riformatore dello Stato di Qi, morto nel 645 a.C.), ma composto in realtà intorno alla metà del 111 sec. a.C. dai letterati della famosa Accade­ mia Jixia di Qi, e Prim avere e au tu n n i d el Signor Lit (Liishi chunijiu), un’altra opera collettiva composta dai letterati ap­ partenenti al circolo del mecenate Lii Rnvvei (cancelliere del­ lo Stato di Qin, morto nel 235 a.C,). Lo stesso atteggiamen­ to è inoltre alla base delle dottrine di Xunzi e di Han Fei.

e a u t o r it a r is m o

Questa visione scettica e agnostica dei primi taoisti si trasformò in un canone imperativo nella redazione definitiva del Laozi, noto da) tardo periodo Han anche con il titolo Libro della Via e della Virtù, che aprì la strada alle dottrine convenzionali, prag­ matiche, autoritarie e dogmatiche di Xunzi (313-230 a.C. ca.), di Han Fei (280-233 a.C. ca.), del taoismo Huang-Lao (dai no­ mi dell’Imperatore Giallo e di Laozi) e dei cosmologi dello yinyang e delle Cinque fasi (wtixing), che dominano la parte fi­ nale del pensiero classico cinese. Le cause di questa evoluzio­ ne furono diverse; prima di tutto, malgrado lo scetticismo e l’agnosticismo delle loro posizioni, i pensatori della Cina an­ tica non abbandonarono mai completamente l’approccio empirico e radicalmente umano alle questioni epistemolo­ giche. Pur mettendo in dubbio la validità del sapere umano

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I A S U I Ì N Z A IN ( IN A

Xunzi pensava elle fosse impossibile e inutile raggiungere una totale comprensione della Natura (cioè del rìdo) e die per gli esseri umani tosse sufficiente conoscete quegli aspetti elementari della Natura che potevano trovare un 'applicazio­ ne nel loro mondo, l a cultura umana è la somma delle co­ noscenze utili accumulate da ima data società, clic le per­ mettono di sopravvivere nonostante la malvagità della natu­ ra umana individuale e la minaccia rappresentata dagli animali selvaggi: attraverso l'apprendimento (cioè l'educazione) è pos­ sìbile coltivare e civilizzare gli individui, rendendoli adatti a vivere in una società umana. Per Xunzi il linguaggio stesso è un prodotto culturale c so­ ciale, e sono il suo uso e le convenzioni, stabilite dagli anti­ chi re-saggi, a determinare il significato delle partile; quando, a causa delle mutate condizioni storiche, gli antichi usi e le antiche convenzioni perdono la loro forza, spetta a un nuo­ vo re-saggio rimettere le cose a posto, ristabilendo l'ordine so­ ciale e politico e rettificando l’utilizzazione errata delle paro­ le (zhengm ing). Xunzi, adottando criteri puramente conven­ zionali e pragmatici, appianò le controversie riguardanti le questioni epistemologiche e linguistiche; a suo parere, infat­ ti, gli individui che avevano accumulato una considerevole quantità di conoscenze convenzionali e pragmatiche (tra cui quelle riguardanti il corretto uso della lingua) dovevano esse­ re impiegati come insegnanti, in modo da conservare il re­

taggio socioculturale del passalo c trasmetterlo alle genera­ zioni successive; era chiamato Saggio (shengren) chi aveva ac­ cumulato la maggiore quantità di conoscenze di questo tipo. I Ino dei mezzi principali di cui i Saggi si erano serviti per con­ servare e trasmettere l'eredità culturale del passato alle gene­ razioni successive erano i libri, noti come Classici (jing)\ per Xunzi, come per innumerevoli successivi esponenti della scuo­ la confuciana, l'educazione s’identificava così con lo studio di queste opere. Per questo, Xunzi è considerato il fondatore del­ la scuola confuciana ortodossa nella Cina imperiale. Per il legista Han Fei, un ex discepolo di Xunzi, una volta stabilita l'onnipotenza della Natura e il carattere assoluto del­ la sua Legge (Via, Tao), era necessario cercare d’imitarli, per rendere l’organizzazione sociale altrettanto onnipotente e l’au­ torità delle leggi umane altrettanto assoluta. Han Fei propu­ gnò quindi la necessità della supremazia politica del potere imperiale, sostenuta da un’accorta arte di governo e da una severa legislazione penale {fa), che diede il nome alla scuola legista. Nel 221 a.C., l’unificazione della Cina sotto il con­ trollo del primo imperatore della dinastia Qin, che nominò primo ministro e consigliere il legista Li Si, pose fine simul­ taneamente alle guerre tra gli Stati combattenti e alle inter­ minabili dispute tra le Cento scuole del pensiero classico. C hen Q iyun

si protrasse dalla vita di Mozi fino alla vigilia della fondazio­ ne della dinastia Qin (221-206 a.C.), coprendo approssima­ tivamente tutto l’arco del periodo degli Stati combattenti (480-221 a.C.). Al loro apogeo, i moisti meriteranno l’ap­ pellativo di ‘scuola illustre’ e arriveranno a dividersi equa­ mente l’egemonia con i confuciani (Han Felzi, Xianxur, Liishi chunqiu, Z unshi). Di alcune celebri tesi moiste —quali la promozione dei me­ ritevoli (sbangxian), la valorizzazione degli intellettuali (qinshi), l’amore senza distinzione (j i a n a i ), la condanna della guerra di aggressione (feigon g), la parsimonia in generale (jiey o n g ) e nei riti funebri in particolare (jiez a n g), il volere del Cielo ( Tianzhi, ovvero l’idea che il Cielo possedesse una vo­ lontà e potesse punire gli empi e premiare i buoni), la con­ danna del fatalismo (feim in f) —si può affermare che fossero formulate dal punto di vista degli ‘uomini di basso ceto’, e che pertanto esercitassero un forre richiamo sulla massa di chi lavorava con la forza delle braccia, sui piccoli proprietari e su una parte degli intellettuali dell’epoca. Allo stesso tempo, i moisti erano esecurori estremamente consapevoli e rigorosi delle proprie teorie, e le loro imprese facevano sensazione. Mozi stesso metteva in pratica e difendeva i suoi principi con la severità ascetica di un monaco. Per diffonderli vagò per an­ ni da un paese all’altro, lontano dal proprio, senza sottrarsi ad alcuna durezza. La tradizione vuole che il camino della sua casa non si sia mai annerito ( Wenxuan, D abingxi), e che a ogni ritorno, il più delle volte, egli ripartisse senza neppu­ re arrivare a sedersi (Wenzi, Ziran; H uainanzi, Xiuwu xun). Celeberrimo è l’aneddoto, riportato in numerose fonti, che narra del suo lungo e ardimentoso viaggio durato dieci gior­ ni e dieci notti, per dissuadere il Regno di Chu dall’attaccare il Regno di Song (Z hanguo ce, Song ce\ Liishi chunqiu. Al­ lei, H uainanzi, Xiuwu xun). Un’estrema abnegazione distin­ gueva anche i discepoli della scuola, uomini che sì sentivano

Il contesto intellettuale CAPITOLO V

TRE SCUOLE DI PENSIERO S omm ario : 1. I moisri e il C anone moista. (.Z heng Jianjian) 2 .l ‘cosm ologi’. (M . Kalinowski) 3- Le dispute dei dialettici.

(J. Levi)

1 . 1 m o is t i e il ‘C a n o n e m o ist a ’

Fondatore della scuola moista è Mo Di, altrimenti detto Mozi —il Maestro Mo. Nulla di preciso è riportato nelle fonti più antiche circa le date della sua vita, e le ricerche degli stu­ diosi moderni sono giunte a conclusioni in molti casi con­ trastanti. Appare certo, tuttavia, che Mozi sia vissuto nel pe­ riodo compreso tra le epoche di due celebri esponenti della scuola dei Ru, Confucio (551 -479 a.C.) e Mencio (372-289 a.C. ca.). E significativo che entrambi questi personaggi rap­ presentino punti di riferimento fondamentali nell’evoluzio­ ne storica della scuola moista. Mozi era in origine un carpentiere, e si definiva per que­ sto un ‘uomo di basso ceto’ (jian ren ). Tali erano per lo più anche i suoi discepoli e seguaci - contadini e artigiani di ogni tipo. Si dice che Mozi abbia esordito studiando le dottrine di Confucio, ma che poi, insoddisfatto di tutta la pedante congerie di teorie e di pratiche dei confuciani circa i ‘riti’, ab­ bia costituito una propria scuola di pensiero in opposizione a essi (H uainanzi, Yaolùe xun). L’attività della scuola moista

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I

[ A S C I E N Z A IN C I N A

Nunzi pensava che tosse impossibile e inutile raggiungere una totale comprensione della Natura (cioè del ( ielo) e che per gli esseri umani tosse sufficiente conoscere quegli aspetti elementari della Natura che potevano trovare un applicazio­ ne nel Ioni mondo. La cultura umana è la somma delle co­ noscenze utili accumulate da una data società, che le per­ mettono di sopravvivere nonostante la malvagità della natu­ ra umana individuale e la minaccia rappresentata dagli animali selvaggi: attraverso l'apprendimento (cioè l'educazione) è pos­ sibile coltivare e civilizzare gli individui, rendendoli adatti a vivere in una società umana. Per Nunzi il linguaggio stesso è un prodotto culturale e so­ ciale, e sono il suo uso e le convenzioni, stabilite dagli anti­ chi re-saggi, a determinare il significato delle parole: quando, a causa delle murate condizioni storiche, gli antichi usi e le antiche convenzioni perdono la loro forza, spetta a un nuo­ vo re-.saggio rimettere le cose a posto, ristabilendo l'ordine so­ ciale e politico e rettificando I utilizzazione errata delle paro­ le (zbengm ing). Nunzi, adottando criteri puramente conven­ zionali e pragmatici, appianò le controversie riguardanti le questioni epistemologiche e linguistiche; a suo parere, infat­ ti. gli individui che avevano accumulato una considerevole quantità di conoscenze convenzionali e pragmatiche (tra cui quelle riguardanti il corretto uso della lingua) dovevano esse­ re impiegati come insegnanti, in modo da conservare il re­

taggio socioculturale del passato e trasmetterlo alle genera, zioni successive; era chiamato Saggio (shengren) chi avevaaccumulato la maggiore quantità di conoscenze di questo tipo. Uno dei mezzi principali di cui i Saggi si erano serviti per con­ servare e trasmettere l’eredità culturale del passato alle gene­ razioni successive erano i libri, noti come Classici (jing); per Xunzi, come per innumerevoli successivi esponenti della scuo­ la confuciana, l’educazione s’identificava cosi con lo studio di queste opere. Per questo, Xunzi è considerato il fondatore del­ la scuola confuciana ortodossa nella Cina imperiale. Per il legista Han bei, un ex discepolo di Xunzi, una volta stabilita l’onnipotenza della Natura e il carattere assoluto del­ la sua Legge (Via, Tao), era necessario cercare d’imicarli, per rendere l’organizzazione sociale altrettanto onnipotente e l’au­ torità delle leggi umane altrettanto assoluta. Han Fei propu­ gnò quindi la necessità della supremazia politica del potere imperiale, sostenuta da un’accorta arte di governo e da una severa legislazione penale (fa ), che diede il nome alla scuola legista. Nel 221 a.C ., l’unificazione della Cina sotto il con­ trollo del primo imperatore della dinastia Qin, che nominò primo ministro e consigliere il legista Li Si, pose fine simul­ taneamente alle guerre tra gli Stati combattenti e alle inter­ minabili dispute tra le Cento scuole del pensiero classico. C h e n Q iyun

si protrasse dalla vita di Mozi fino alla vigilia della fondazio­ ne della dinastia Qin (221-206 a.C.), coprendo approssima­ tivamente tutto l’arco del periodo degli Stati combattenti (480-221 a.C .). Al loro apogeo, i moisri meriteranno l'ap­ pellativo di ‘scuola illustre’ e arriveranno a dividersi equa­ mente l’egemonia con i confuciani (Han Feizi, Xianxue; Lùshi chunqiu, Z unshi). Di alcune celebri tesi moiste —quali la promozione dei me­ ritevoli (shangxian), la valorizzazione degli intellettuali (qinshi), l’amore senza distinzione (jia n a i), la condanna della guerra di aggressione ( fèigon g), la parsimonia in generale (jieyon g) e nei riti funebri in particolare (jiez a n g), il volere del Cielo ( Tianzhi, ovvero l’idea che il Cielo possedesse una vo­ lontà e potesse punire gli empi e premiare i buoni), la con­ danna del fatalismo (fiim in g) —si può affermare che fossero formulate dal punto di vista degli ‘uomini di basso ceto , e che pertanto esercitassero un forre richiamo sulla massa di chi lavorava con la forza delle braccia, sui piccoli proprietari e su una parte degli intellettuali dell’epoca. Allo stesso tempo, i moisti erano esecutori estremamente consapevoli e rigorosi delle proprie teorie, e le loro imprese facevano sensazione. Mozi stesso metteva in pratica e difendeva i suoi principi con la severità ascetica di un monaco. Per diffonderli vagò per an­ ni da un paese all’altro, lontano dal proprio, senza sottrarsi ad alcuna durezza. La tradizione vuole che il camino della sua casa non si sia mai annerito ( Weuxuan, D abingxì), e che a ogni ritorno, il più delle volte, egli ripartisse senza neppu­ re arrivare a sedersi (Wenzi, Z i rati-, Huainanzi, Xiuum xun). Celeberrimo è l’aneddoto, riportato in numerose fonti, che narra del suo lungo e ardimentoso viaggio durato dieci gior­ ni e dieci notti, per dissuadere il Regno di Chu dall’attocca­ re il Regno di Song (Z banguo ce. Song rei Liisbi chunqiu. Ailei-, Huainanzi, Xiuwn xun). Un’estrema abnegazione distin­ gueva anche i discepoli della scuola, uomini che si sentivano

Il contesto intellettuale CAPITOLO V

TRE SCUOLE DI PENSIERO S omm ario : 1. I moisri e il C anone moista. (Z hen g Jia n jia n )

2 . 1 cosmologi’. (M . Kalinowski) 3. Le dispute dei dialettici, (J . Levi)

1 . 1 m o is t i e il ‘C a n o n e m o ìs t a ’

Fondatore della scuola moista è Mo Di, altrimenti detto Mozi —il Maestro Mo. Nulla di preciso è riportato nelle fonti più antiche circa le date della sua vita, e le ricerche degli stu­ diosi moderni sono giunte a conclusioni in molti casi con­ trastanti. Appare certo, tuttavia, che Mozi sia vissuto nel pe­ riodo compreso tra le epoche di due celebri esponenti della scuola dei Ru, Confucio (551 -479 a.C.) e Mencio (372-289 a.C. ca.). E significativo che entrambi questi personaggi rap­ presentino punti di riferimento fondamentali nell’evoluzio­ ne storica della scuola moista. Mozi era in origine un carpentiere, e si definiva per que­ sto un ‘uomo di basso ceto’ (jian ren). Tali erano per lo più anche i suoi discepoli e seguaci —contadini e artigiani di ogni tipo. Si dice che Mozi abbia esordito studiando le domine di Confucio, ma che poi, insoddisfatto di tutta la pedante congerie di teorie e di pratiche dei confuciani circa i ‘riti’, ab­ bia costituito una propria scuola di pensiero in opposizione a essi (Huainanzi, Yaoliiexun). L’attività della scuola moista

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legati al mondo dal dovere c osservava­ della scienza occidentale. K in effetti, no ima rigida disciplina, pronti a sfida­ nonostante la ricerca filologica sui testi re ogni sorta di pericolo in difesa dei lo­ della scuola, ancora oggi non è possibi­ ro principi, e a morire pur di non rin­ le comprendere fino in fondo le teorie negarli (H uaiuanzi, Taizu xun). Tra le scientifiche dei moisti se non in rapporto tesi fondamentali dei nioisti, talune a quelle dell’Occidenrc. Le corrispon­ come Pamore senza distinzioni’, la 'par­ denze tra le prime e le seconde - so­ simonia’ nei consumi e nei riti funebri prattutto quelle dell’antica Grecia - so­ 0 la 'condanna della musica’ (feiyu e), no notevoli, così come altrettanto pro­ che propugnava la proibizione di musi­ fondo è il distacco dei moisti dalla che e danze —erano considerate in con­ tradizione tecnologica e scientifica ci­ trasto con l'organizzazione gerarchica nese. Tale circostanza, in Cina, fu av­ della società, con i riti, con le consue­ vertita nettamente nel mondo intellet­ tudini umane; esse incontrarono l'op­ tuale tra la fine del XIX e l’inizio del XX posizione o il dissenso di alcuni tra i mae­ secolo. Il celebre Liang Qichao (1873stri delle altre scuole, quali i confuciani 1929) ebbe ad affermare costernato: «Se Mencio e Xunzi (313-230 a.G. ca.), tra i vecchi libri del nostro paese si vuo­ taoista Zhuangzi (369-286 a.C. ca.) e il le cercare qualcosa che corrisponda da legista Han Fei (280-233 a.C. ca.). Tra lontano al cosiddetto spirito scientifico costoro, le critiche più aspre vennero da dei nostri giorni, quello è il Canone moi­ Mencio, che denunciò l 'amore senza di­ sta. Solo quello!» (1936, prefazione). Si stinzioni' dei moisti come irrispettoso può forse capire, allora, come mai i moi­ dell'autorità paterna, e li stigmatizzò co­ sti siano stati costantemente incompre­ me «bestie» (M engzi, Tengwengotig xia). si nella lunga stagione premoderna del­ Ciò nonostante, gli avversari delle tesi la storia cinese. Le tesi della scuola moista sono rac­ moiste manifestarono ampio apprezza­ Fig, 1 - Contadino con vanga chiuse pressoché interamente in un uni­ mento nei riguardi delle attività filan­ co libro, il Mozi o Libro d el Maestro Mo, tropiche della scuola (M engzi, Jinx in e buratto; statuetta di terracotta, da Baozishan (Xinjin, Sichuan), autori del quale, oltre a Mo Di, furono shang, Z huangzi, Tianxid). i discepoli di diverse generazioni. L’o­ dinastia Han posteriore. Oltre agli asperti politici, etici e reli­ pera raggiunse la sua stesura definitiva Chengdu, giosi della società, la ricerca moista si ri­ verso la fine del periodo degli Stati com­ Sichuan Provincial Museum. volse a indagare m modo rilevante i fe­ battenti, e secondo il Trattato di biblio­ nomeni oggettivi del mondo naturale e grafia ( Yiwen zhi) della Storia della di­ A differenza dei confuciani e delle altre 1 principi a essi soggiacenti, nonché le leggi generali che governano il pensie­ scuole di pensiero della Cina antica, i moi­ nastia Han posteriore (Hou Hanshu) com­ ro, in ambiti che oggi ascriveremmo al­ sti raccoglievano i propri seguaci soprat­ prendeva in origine 70 capitoli (pian)-, le scienze naturali e alla logica. I risul­ tutto tra i contadini e gli artigiani. L’em­ oggi, però, ne sopravvivono soltanto 53. tati della scuola in tali campi furono no­ pirismo che contraddistingue la corrente I passaggi di interesse logico e scientifi­ tevoli per ricchezza e profondità. 1 moisti moista si ricollega quindi, in massima par­ co sono concentrati in massima parte nei sei capitoli che vanno dal XL al XLV, stessi classificavano le loro attività in tre te, a questa base sociale. intitolati nell’ordine: Canone, parte p ri­ categorie, come si legge in un passaggio ma o superiore (jingshang)-, Canone, par­ del Mozi; «Praticare la rettitudine è si­ mile a questo, che coloro che sanno argomentare argomen­ te seconda o inferiore (Jin g xia); Spiegazione d el Canone, par­ tino, coloro che sanno spiegare spieghino, coloro che sanno te prim a o superiore (Jingshuo shang)-, Spiegazione del Cano­ essere fattivi siano fattivi. Allora la rettitudine sarà compiu­ ne, parte seconda o inferiore (Jingshuo xia); Casistica m aggiore ta» (Mozi, Gengzhu). In questo contesto «essere fattivi» si ri­ (Da qu); e Casistica minore (Xiao qu). Oggi si suole definire ferisce alle attività pratiche dei moisti, soprattutto nel lavo­ Canone moista (Mojing) l’insieme di questi sei capitoli, o dei ro artigiano e nelle costruzioni; «spiegare» indica la propa­ primi quattro soltanto. Si parla anche di D ialettica moista ganda delle tesi politiche della scuola, ma anche, ovviamente, (Mobian), benché il termine Canone moista sia attestato in l’insegnamento e la trasmissione del sapere scientifico; «ar­ effetti già nel Zhuangzi (Tianxid). Questa sezione si distin­ gomentare», infine, è la discussione e l’indagine che hanno gue palesemente dagli altri capitoli del Mozi non soltanto come loro oggetto un livello più profondo della conoscenza, nei contenuti, ma anche nella forma e nello stile; il linguag­ in primo luogo l’investigazione sulla Natura e la logica. Da gio è conciso, e insieme denso di implicazioni logiche. Gli questo passaggio, che rivela l'importanza della ricerca per i studiosi contemporanei tendono ad attribuire il Canone al­ moisti, si evincono altresì i due fattori che determinarono i la fase tarda della tradizione moista, collocandone la reda­ successi scientifici della scuola; l’attività pratica, principale zione nella seconda metà del periodo degli Stati combatten­ fonte di conoscenza, e poi la corrente di pensiero «dialetti­ ti; al suo interno, tuttavia, sussistono indiscutibilmente tesi ca» di quel periodo, che doveva esercitare una così profonda che si possono far risalire agli esordi della scuola e al suo stes­ so fondatore. influenza sui moisti. I primi quattro capitoli, in particolare, sono caratterizzati L’importanza del contributo logico e scientifico moista sa­ rebbe stata riconosciuta soltanto alla fine del periodo Qing da una struttura peculiare, articolata in proposizioni chiama­ (1644-191 I), in significativa concomitanza con l'irruzione te rispettivamente Canone e Spiegazione. A ogni proposizione 57

I A St IHN/.A IN U N A

del C anone ne viene abbinaci nini corrispondente della Spie­ g a z io n e , così da formare un argomento organico molto simi' le a quelli che oggi si direbbero una definizione scientifica o un Teorema. Eccone un esempio:

Nella conoscenza generale dell'Universo, i moisti stabili, rono una loro teoria ilei tempo e dello spazio, di cui diedero innanzitutto le seguenti definizioni:

C a n o n e (I, prop. XI I): L im itato è ciò clic avendo qualcosa d a ­

Spiegazione-. Durata: [dall’]antichità fai] presente, [daJEJalba fai] crepuscolo.

vanti non in clu d e [l'in tera estensione d i] un regolo. S p iega z ion e: L im itato : ciò clic non in clude un regolo, è lim ita ­ to: se rutto è incluso nel regolo, non c'è lim ite.

In questo caso, ci troviamo di fronte a una definizione re­ lativa a «ciò clic non ha limite» (u ’utjiong). Di solito è il Ca­ n on e a offrire la definizione o il teorema, mentre la S piega­ z io n e ne propone un'ulteriore delucidazione. Il primo ca­ rattere Oi primi due di quest'ultima rappresentano il termine da definire e non fanno parte della proposizione d ie segue, come il carattere q io n g, 'lim itato', nel caso appena illustra­ to. Nella versione originaria de! M ozi, il C anone, p a rte p r i­ m a e la S piega zione d e l C anone, p a rte p rim a erano due capi­ toli indipendenti (analogo discorso per le rispettive p a rti se­ conde)-, per chiarire la relazione tra le proposizioni del C anone e quelle della S piegazione, curatori successivi del testo estra­ polarono i termini iniziali delle proposizioni del C anone e li preposero quali voci da definire alle corrispondenti glosse della Spiegazione. È importante sottolineare che nel corso della sua lunga tradizione il testo del M ozi subì un gran numero di rim a­ neggiamenti e alterazioni, soprattutto nei capitoli del C ano­ n e m oista. Una corruzione particolarmente rilevante si è pro­ dotta nel C anone, p a rte p rim a e nella corrispondente p a rte seco n d a , determinando confusioni ed errori incredibili nel resto dei primi quattro capitoli. Nonostante le utili corre­ zioni che un gran numero di studiosi ha apportato a più ri­ prese a partire dall’epoca Qing, molti passaggi presentano tuttora lezioni erronee o di interpretazione problematica. Per alcuni di questi —pochi, in verità —la corruzione del testo è tale che una ricostruzione è ormai impossibile, a meno di un miracolo. Eppure, malgrado tutto quesro, il C anone m oista continua a emanare una luce seducente con la profondità dei suoi contenuti. Secondo una stima di Tanjiefu (1964), i primi quattro ca­ pitoli del C anone sono costituiti da circa 180 proposizioni. Allo stesso studioso si deve una classificazione di tali propo­ sizioni; tra di esse, 22 riguardano lo studio della Natura, 17 la matematica, 11 la meccanica, 8 l’ottica, 20 la gnoseologia, oltre 50 la logica. Complessivamente, le proposizioni di ar­ gomento scientifico coprono all’incirca il 75% del totale del C anone m oista, e ne rappresentano pertanto la componente principale. Il restante 25% verte su temi politici, giuridici, economici, pedagogici ed etici. Gli ultimi due capitoli, la Ca­ sistica m a ggiore e la Casistica m inore, sono dedicati prevalen­ temente alle nozioni logiche. Inoltre, sparse in altri capitoli del M ozi, si ritrovano le conoscenze in materia di acustica e di macchinari elementari che i moisti applicavano nella co­ struzione di opere di difesa, destinate soprattutto a consen­ tire agli Stati più deboli di fronteggiare le aggressioni esrerne ('Sulla progettazione di porte e mura delle città’, 'Sulla pro­ gettazione delle torri di guardia’, 'Sulla progettazione dei sot­ terranei’, ecc.J. Nella breve esposizione delle tesi moiste di interesse scien­ tifico che daremo qui di seguito, si fa riferimento alla nume­ razione delle proposizioni del C anone m oista stabilita da Tan Jiefu (1964).

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C a n on e (l, prop. XXXIX): U na d u rata racchiude tempi diversi.

Canone (I, prop. XL): Lo spazio racchiude luoghi diversi. S p iegaz ion e: Spazio: l’Est, l’Ovest, la Casa, il Sud, il Nord.

Il testo della proposizione XXXIX recitava in origine: «Il presente, una durata, [dalTJantichità [al] presente, e inoltre il crepuscolo». II celebre esegeta Wang Yinzhi, vissuto in epo­ ca Qing, interpretò il primo carattere ji n (‘il presente’) come una dittografìa indotta dalla successiva occorrenza del mede­ simo carattere (‘ [al] presente’), e il carattere qie fé inoltre’) come un lapsus calam i in luogo del molto simile dart, ‘alba’ (Song Yiran 1936). Nella proposizione XL, al posto del ca­ rattere y u (‘spazio’) il resto originario aveva shou (‘conserva­ re ), graficamente molto simile al primo ma evidentemente erroneo. Anche tale emendamento è dovuto a Wang Yinzhi, il quale propose anche di espungere il carattere jia , ‘casa’, ri­ corrente nel testo della S piegazione della stessa proposizione, intendendolo come una dittografia indotta dal simile yu in principio di frase; in tal caso, la correzione appare inspiega­ bilmente forzata, e concordiamo con Song Yiran nel mante­ nere la lezione originale così come nell’interpretazione com­ plessiva della frase (1936). Le correzioni delle due proposi­ zioni sopra illustrate sono state accolte anche da Qian Baocong (1981). Va osservato che sono stati proposti anche emenda­ menti differenti. Così Tan Jiefu (1964, p. 119), seguendo Hui Shi, ha proposto di leggere la Spiegazione della proposizione XXXIX nel modo seguente: «Durata: unisce antichità e pre­ sente, alba e tramonto»; e la Spiegazione della proposizione XL come: «Spazio: ricopre l’Est, l’Ovest, il Sud, il Nord» (do­ ve il carattere zhong nel senso di ‘ricoprire’ è una variante di meng, che ha appunto questo significato e si scrive come zhong ma con il radicale ‘erba’). Queste ricostruzioni, tuttavia, so­ no estremamente arbitrarie e distanti dal testo originale, non giovano a una migliore comprensione di questo e non pos­ sono pertanto essere accolte. Le due proposizioni, rispettivamente, possono essere in­ terpretate come segue: Canone: Una durata {jiu) sta ad indicare un ampio lasso di tempo. Spiegazione: Durata {jiu): il tempo che intercorre dall’antichi­ tà al presente o dall’alba fino alla sera possono, a titolo di esem­ pio, essere definiti una durata [In quesro senso, il significato del termine jiu è sensibilmente diverso da quello comune, che si rife­ risce al prolungarsi di un’azione nel tempo]. Canone: Spazio {yu) sta ad indicare una regione dello spazio. Spiegazione: Spazio (yu): se al luogo (la casa) in cui viviamo ag­ giungiamo l’Est, l’Ovest, il Sud e il Nord, quello che ne risulta è lo spazio. Queste due definizioni di tempo e di spazio sono insieme semplici e originali. Secondo il Libro d e l M aestro Wen flVéwz i), Laozi avrebbe detto che «il passato, l’avvenire ed il pre­ sente sono detti ‘tempo’ (zhou}; le Quattro Direzioni, l'alto e il basso sono detti ‘spazio’ ( yu)» ( Wenzi, Ziran). Qui il con­ cetto di ‘tempo’ sostanzialmente coincide con la durata’ dei moisti, poiché entrambe le nozioni si riferiscono a un lasso

V - I RI M u n i I- DI PF.NSIFIU)

di tempo - un tempo finito. Il 'tempo' unico problema, che possiamo spiegare di Laozì, tuttavia, abbraccia una durata nel modo seguente: estesissima (passato, presente c futuro), Camme-, l.o 'spazio' (yu) talvolta si può con una sfumatura di ineffabilità die in ‘spostare’!!) Ciò si riferisce da un lato ai cam­ definitiva ne fa un concetto filosofico. biamenti di posizione, dall’altro allo scorre­ La 'durata' dei moisti, invece, è una no­ re del tempo. zione concreta, riferita a un estensione Spiegazione. Quando l'osservatore si spo­ determinata di tempo clic può andare sta, anche la posizione di ciò che gli sta di «dall'antichità al presente» o «dall’alba fronte cambia. Inoltre, in una prospettiva al crepuscolo»; a confronto del ‘tempo’ temporale, anche lo ‘spazio’ si può ‘sposta­ di Laozi, si contraddistingue per una re', come ‘il Sud e il Nord’ si ‘spostano’ dal­ maggiore scientificità. Quanto allo spa­ l'alba fino alla sera. zio. quello moista non include «l'alto» e Bisogna ammettere che un’interpre­ «il basso» di Laozi, nta enfatizza la posi­ tazione del genere, rispetto all’affermazione dell'osservatore (la «casa»); a que­ zione per cui «lo spazio spostandosi per­ st ultimo, e non alla comune geografia mane», può apparire non del tutto sod­ descrittiva che collocava il Fiume Gial­ disfacente. Riteniamo invece che il si­ lo «a nord» e lo Yangzi «a sud», vanno gnificato della frase «Il Sud e il Nord Fig. 2 Figura umana stilizzata; riferiti i quattro punti cardinali. Si trat­ esistono all’alba ed esistono anche al tra­ statuetta di nefrite, ta pertanro di un concetto empirico. De­ monto, lo spazio si sposta nella durata» dinastia Han anteriore. gno di attenzione è anche l’ordine in cui sia palese. Evidentemente, la proposi­ Bath, Museum of East Asian Art. sono elencare le direzioni (est, ovest, sud, zione pone in mutua relazione le coor­ nord) in luogo della successione oggi abi­ dinate spaziali e quelle temporali, sulla tuale in Cina (est, sud, ovest, nord). Non si può fare a meno di pensare che questa sottile differenza rin- base della considerazione che entrambe sussistono entro un’u­ vii al metodo che si usava nell’antica Cina per determinate i nica struttura. Si tratta senza ombra di dubbio di un con­ quattro punti cardinali; dapprima si univano le ombre del so­ cetto estremamente avanzato. A prima vista, sembra che uno le all’alba e al tramonto, lungo una retta che necessariamen­ spazio statico venga definito suscettibile di muoversi all’im­ te andava da est a ovest; quindi si tracciava una bisettrice, le provviso. Ma è chiaro che in questo caso i moisti si avvalgo­ cui estremità indicavano rispettivamente il sud e il nord (ta­ no di un paradosso che ricorda quelli utilizzari dai dialetti­ le metodo è illustrato nel Zhoubi, Xia). In altre parole, si de­ ci (v. par. 3): lo «spazio che a volte si sposta» assomiglia alle terminava dapprima la direzione est-ovest e poi quella sud- «ruote che non toccano terra», alle «squadre da carpentiere nord. Tale circostanza rivela visibilmente la natura empirica che non sono squadrate» o alle «frecce in volo che in certi momenti non sono né ferme né immobili» di cui parlava Hui del concetto moista di spazio. La relazione tra ‘spazio’ (y u ) e riempo’ o ‘durata’ (jiu ) vie­ Shi (Zhuangzi, Tianxia). A differenza dei dialettici, tuttavia, i moisti propongono una spiegazione razionale del parados­ ne discussa ulteriormente nelle seguenti proposizioni: so utilizzato. Canone (11, prop. XIII): Lo spazio talvolta si sposta. La spiega­ La relazione tra tempo e spazio ritorna nelle proposizioni zione sta nel fatto che esso è duraturo (chang). Lo spazio (yu) ha LX1II e LXIV del Canone, parte seconda. Qui i moisti sotto­ una durata (jiu). lineano che quando si percorre una determinata distanza, ne­ Spiegazione-, Duraturo (chang)-. [è ciò che] spostandosi permane. cessariamente si impiega un certo periodo di tempo, e che la Lo spazio ha una durata. Il Sud e il Nord esistono all’alba ed esi­ durata può essere limitata o illimitata. stono anche al tramonto. Lo spazio si sposta nella durata. Nella proposizione XLIII del Canone, p a n e prim a è di­ Le proposizioni del Canone, pa rte seconda, comprese quel­ scusso il concetto di inizio, equiparato a un istante nel tem­ le della parte equivalente della Spiegazione, corrispondono po; è anche stabilita una differenza tra un tempo durevole grosso modo a quelli che oggi si definirebbero teoremi. La for­ (youjiu) e uno istantaneo (ivujiu): «il tempo a volte ha dura­ ma generale è la seguente: la prima parte della proposizione ta, altre volte non ha durata. L’inizio occorre senza durata». del Canone enuncia una conclusione, mentre la seconda par­ L’'inizio’ e l"estremità’ (duan), che discuteremo tra breve, te («la spiegazione è data sotto[...]») offre un’esposizione som­ rappresentano le unità più piccole rispettivamente del tem­ maria, per parole-chiave, della ragione in virrù della quale ta­ po e dello spazio (o lunghezza). La proposizione XLI del Canone, parte prima, citata in pre­ le conclusione è stata raggiunta; la proposizione della Spie­ gazione illustra in dettaglio questa ragione. Va osservato che cedenza, presuppone l’idea di uno spazio infinito, e può es­ nell’opera di Tan Jiefu (1964) la suddetta proposizione del sere interpretata come segue: Canone è divisa in due proposizioni distinte; ma in tal mo­ Canone: Definiamo una porzione di lunghezza come limitata do si finisce con l’infrangere la struttura stessa di tali argo­ se misurandola con un regolo, a un certo punto, possiamo rag­ menti quale è stata appena esposta. Una suddivisione del ge­ giungerne oppure olrrepassarne il limite (ovvero il 'qualcosa da­ nere appare del resto illogica se applicata alla proposizio­ vanti’, qiart). ne corrispondente della Spiegazione. Pertanto, siamo fonda­ Spiegazione: Quando misuriamo una qualsiasi lunghezza, se mentalmente d’accordo con Song Yiran (1936), che, tutta­ esiste il suddetto limite (qiati), tale lunghezza è limitata (youvia, propone una punteggiatura leggermente diversa, e con qiong): altrimenti, se dopo innumerevoli misurazioni non si rie­ Jin Qiupeng (1984), la cui ricostruzione è analoga alla no­ sce a raggi ungerne o a oltrepassarne il limite, tale lunghezza è in­ stra. In realtà, la proposizione X1IJ discute due aspetti di un finita (wuqiong). 59

I A Sf lKNZA IN ( INA

TAVOLA I

I ISTA DEI PARADOSSI P I HUI SU I (IIU 1Z I, 3 7 0 -3 1 0 C A .) E G IU D IZ IO SUI RETORI NEL LIBRO DEL M AESTRO ZH U A N G (Z H U A N G Z I)

Hui Sili lovvero Huizi) era libile in pi il campi; tuttavia la sua dottrina comportava alcune contraddizioni e i suoi discorsi a volte mancavano il bersaglio, Egli diceva; «I 'infinitamente gran­ de non ha esterno. I inlìnitamente piccolo non ha interno. Ma entrambi sono uno./ Per intima che sia una quantità, accumu­ landosi a infinitesimali dello stesso ordine può estendersi su mi­ gliaia dì teglie./ Il cielo è basso quanto la Terra; le montagne sono al livello della palude./ Il Sole che è allo Zenit è già al suo declino. Ogni essere che viene al mondo è già morto./ Una gran­ de differenza differisce da una piccola somiglianza: vi sono le piccole somiglianze e le piccole differenze. ( Ili esseri sono in­ teramente simili e interamente differenti; è la grande identità o l alrerità estrema./ Il Sud è infinito e tuttavia finito./ Arrivo oggi a Yue, dove sono giunto ieri./ Anelli concatenati possono essere separati./ Conosco il centro del mondo: è a nord di Yan [Io Staro più settentrionale] e a sud di Yue [lo Stato più meri­ dionale]./ Si possono amare ugualmente tutti gli esseri, poiché l'Universo è uno». E questo che amava dire Huizi e vi si dedicava come se fos­ se stata la cosa più importante del mondo. Paradossi dello stes­ so genere iniziarono poi a proliferare: «Le uova hanno le piu­ me./ Il gallo ha tre zampe./ Un cane può divenire montone./ Il cavallo cova le uova./ Il rospo ha la coda./ Il fuoco non scalda./ Una montagna può uscir fuori da una bocca./ Le ruote non en­ trano mai in contatto con la terra./ L’occhio non vede./ La tar­ taruga è più lunga del serpente./ La squadra non può tracciare quadrati, né il compasso cerchi./ L’idea non raggiunge le cose, altrimenti s’identificherebbe con esse e non sarebbe più idea, ma cosa./ L’ombra di un uccello in volo non si muove./ A di­ spetto della sua velocità, la freccia non avanza né resta immo­ bile./ Un cucciolo non è un cane./ Un cavallo giallo più un bue

In questa notevole definizione di una lunghezza senza li­ miti si esprime con chiarezza la concezione moista di uno spa­ zio infinito. Essa colpisce per la sua considerevole astrazione, prossima a quella delle moderne definizioni matematiche di infinito, ma allo stesso tempo è semplice e concreta. Imma­ giniamo per un istante un falegname che con un regolo mi­ suri la lunghezza di un pezzo di legno, o un contadino che verifichi l’estensione di un campo: le proposizioni appena il­ lustrate ci appariranno allora come le conclusioni del tutto naturali di una tale prassi. L idea moista di uno spazio illimitato e divisibile si espri­ me a pieno nella proposizione LX del Canone, p a rte seconda, che analizzeremo più avanti insieme al contributo della scuo­ la in campo matematico. In breve, la visione dell’Universo nella scuola moista ap­ pare concreta e precisa, ed essenzialmente di natura geo­ metrica. I moisti non formularono pressoché alcuna teoria o ipotesi astrusa, né si fecero influenzare da certe concezio­ ni della Natura che a quei tempi erano correnti; furono in­ vece molto vicini al moderno spirito scientifico, e recepiro­ no con un approccio critico le tesi delle altre scuole. Le lo­ ro obiezioni si rivolgevano non soltanto ai confuciani, ma anche ai dialettici, ai taoisti, alla scuola dello Yin-yang, e cosi via, come nella proposizione XLII1 del C anone, p a rte secon d a, in cui attaccano in modo esplicito la teoria allora

nero là tre./ Un cane bianco è nero./ Un pulcino orfano non ha mai avuto madre./ Se ogni giorno si divide a metà un bastone lungo un piede, non lo si ridurrà mai al nulla, nemmeno in ca­ po a mille generazioni». Dialettici quali Huan Tuan e Gongsun Long (320-250 ca.J falsano l'intendimento delle persone e snaturano le idee. Pur riuscendo a far tacere chi li contraddice, non ne ottengono mai il pieno consenso intellettuale: tale è l’ambito angusto cui si sono attestati questi dialettici, prigionieri dei loro giochi sterili e vani. Huizi passava le sue giornate a discutere di ba­ nalità con i suoi interlocutori, ideando paradossi sempre più sofisticaci e assurdi. Diceva: «L’Universo è certamente ma­ gnifico, ma le mie idee sono ancora più meravigliose dell’U­ niverso!» Un certo Huang Liao, del Sud, uomo originale, gli chiese perché il cielo non cadesse, né la terra sprofondasse, e qual era la causa del vento, della pioggia e del fulmine. Huizi rispondeva a ogni domanda senza nemmeno preoc­ cuparsi di riflettere, frastornando tutti con le sue arguzie. Era molto bravo a contraddire gli altri e a confutare le opinioni sensate. Rispetto al veritiero Tao, le parale di Hui Shi erano come il ronzio di una zanzara. Avrebbe forse lambito la verità se con i suoi ragionamenti avesse mirato a dimostrare che più si rende omaggio al Tao, più ci si avvicina a esso. Si è vana­ mente disperso nelle cose, non traendone, in fin dei conti, che la fama di un abile polemista. È penoso che un uomo come lui, con tutte le sue doti, si sia perduto in futilità isolandosi dal mondo esterno per non arrivare a niente, dando la caccia a idee che svanivano in chimere. Ha voluto inghiottire l’eco della propria voce, correre più veloce della sua stessa ombra CZhuangzi, 33). {J. Levi)

in voga delle Cinque fasi che ciclicamente si generano e con­ quistano a vicenda (per la ricostruzione e l’interpretazione di questa proposizione, v. Tan Jiefu 1964; Jin Qiupeng 1984): Canone-. Le Cinque fasi non si conquistano [l’un l'altra] in mo­ do regolare. La spiegazione è data sotto ‘idoneità’. Spiegazione-, Le Cinque sono [tl ciclico] scaturire di metallo, ac­ qua, terra, legno, fuoco. Ma se il fuoco fonde il metallo, [è perché) il fuoco è molto, e se il metallo consuma il tizzone, [è perché] il me­ tallo è molto. 11 merallo rinchiude l'acqua, il fuoco abbandona il legno. Come vedremo, nelle tesi del C anone m oista si riflette ta­ lora anche la contrapposizione della scuola ai dialettici. Nel campo della meccanica, va innanzitutto rilevata la de­ finizione che i moisti danno del concetto di forza: Canone (l, prop. XXI): Forza è ciò con cui un corpo solleva con vigore. Spiegazione-, Forza: Di ciò che pesa si dice che scende. Portare in alto un peso è sollevare con vigore. N ell’interpretazione di questa proposizione, seguiamo gli emendamenti e la punteggiatura proposti da Song Vi­ rali; la punteggiatura suggerita da Tan Jiefu ci sembra invece incompatibile con le regole del cinese classico. Possiamo espli­ citare la definizione nel modo seguente:

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m u s i c i s t i c' «lei medici vissuti nel perio­ do tifile Primavere e .luiunni le cui at­ tività sono ri porta te nel (M inutammo di Ztto alle 'Primavere autunni 'y( ira ha m Ir i t r n F ' t r ' - i J F w f 1 1OSO). Nei primi resti dei maestri di pensie­ fT H frr ' p ? À - i f r li,» i «jsHflrl II ' .àriT ro dell epoca degli Stati combattenti, a cominciare dai D ialoghi di Confucio, non vi è spazio per l'investigazione del­ la Natura: è necessario attendere il IV sec., con gli scritti di Laozi, di Zhu.mgzi e, in misura minore, di Mencio, per assistere allo sviluppo delle grandi no­ zioni costitutive del naturalismo filoso­ fico che si trova alla base della cosmo­ logia correlativa, il periodo di fioritura del pensiero cosmologico si situa però tra il III e la metà del II sec. a.C. I prin­ cipali documenti che testimoniano la penetrazione del discorso cosmologico presso i maestri di pensiero si trovano nelle grandi compilazioni di quest’epo­ ca, classificate dai bibliografi della fine degli Han anteriori nel gruppo della Fig. 7-11 sistema dei Nove palazzi in un manoscritto su seta, scuola degli eclettici (zajia) a causa del dinastia Han anteriore, II sec. a.C. Changsha, Hunan Provincia! Museum. loro carattere anonimo e composito. Al­ cune di esse furono redatte da circoli Il manoscritto, rinvenuto nella necropoli di Mawangdui (Changsha, Hunan), contiene la d intellettuali raccolti sotto il patrocinio piu antica rappresentazione del sistema astrocalendariale dei Nove palazzi (jiugong). Nel­ di mecenati, come le Primavere e autunni le nove caselle sono distribuite le coppie di caratteri relative alle sessanta combinazioni del d el Signor Lii (Liishi chunqitu 239 a.C. ciclo sessagesimale, su cui si basava il calendario cinese. ca.) e il Libro d e l M aestro dello Huainan {Huatnanzi, 139 a.C. ca.). I problemi di datazione sono più complessi per il Libro d el Maestro Guan dimostra che si trattava di pratiche ampiamente diffuse nel­ (Guanzi), ma i testi che compongono quest’opera sono in lo stesso periodo in cui il pensiero cosmologico influenzava gran parte attribuiti ai membri dell’Accademia Jixia, patro­ sempre più la letteratura dei maestri di pensiero. Questi te­ cinata dai prìncipi di Qi (nell’odierno Shandong) a partire sti hanno dato vita a linee di trasmissione durature, poiché dal IV sec. a.C. Queste tre opere sono accomunate dalla ca­ si trovano numerosi paralleli nel trattato bibliografico della ratteristica di tramandare i testi più significativi della co­ Storia della dinastia Han [anteriore] non nel gruppo dei cosmologia correlativa preimperiale e dell'inizio degli Han; al­ smologi (scuola dello Yin-yang) all’interno della sezione sui cuni capitoli riguardano direttamente l’astrologia, il calen­ ‘maestri’, bensì in quello delle ‘arti militari’ (bingjia, gruppo dario e la dottrina delle Cinque fasi, associando queste com­ yin-yang o ‘scritti dello yin-yang’) e delle scienze tradiziona­ pilazioni eclettiche alle tradizioni tecniche (v. oltre). In mol­ li (sezioni shushu o ‘calcoli e metodi’, e fa n gji o ‘prescrizioni ti altri capitoli il discorso cosmologico acquista una dimen­ e ricette’). Tuttavia, i possibili accostamenti tra i manoscrit­ sione più speculativa, non nel senso di una scienza dei fon­ ti e le compilazioni eclettiche del III e II sec. cui si è accen­ damenti della realtà fìsica, ma in quello di un naturalismo nato sopra mostrano la grande interazione esistente tra le co­ filosofico in cui la prospettiva cosmologica è sempre circo- noscenze tecniche e le speculazioni politico-morali dei coscritta al campo della politica e della morale. Ciò è partico­ smologi preimperiali e dell’inizio degli Han. AI di là del fatto larmente vero per le Prim avere e autunni d el Signor Lii, che che Zou Yan sia stato, o no, l’iniziatore della dottrina delle rappresentano la tendenza più speculativa delle correnti co­ successioni dinastiche, la teoria cosmologica sulla quale si smologiche preimperiali. fondava tale dottrina era di uso comune nell’astrologia caA partire dagli anni Settanta del XX sec. le campagne di sca­ lendariale alla fine del III sec.; lo stesso vale per la dottrina vi archeologici condotte in varie regioni della Cina hanno ri­ dei cinque sovrani che governano il ciclo delle stagioni nelle portato alla luce un numera sempre crescente di manoscritti ‘Ordinanze mensili’. La legittimità delle dottrine dal punto su seta e su bambù risalenti al periodo compreso tra la fine de­ di vista politico appare dunque soprattutto come l’espressio­ gli Stati combattenti e l’inizio degli Han. Le biblioteche fune­ ne, trasposta sul piano «.ielle concezioni tradizionali della sto­ rarie di Baoshan (316 a.C.), Shuihudi (2)7 a.C.), Mawang- ria e del governo, di pratiche divinatorie e credenze religiose dui (168 a.C.), Yinqueshan (134 a.C.) e altre ancora hanno che erano ampiamente diffuse nella società. 1 manoscritti yinarricchito di nuova linfa le ricerche sull’evoluzione della co­ yang di Yinqueshan contengono inoltre alcuni trattati sulle smologia correlativa e delle correnti di pensiero preimperiali. interdizioni calendariali e i riti sragionali, confermando l’e­ Jl gran numero di testi riguardanti le tradizioni tecniche strema popolarità dei ‘metodi dello yin-yang’ già un secolo (astrologia, calendario, divinazione, medicina, tecniche di lun­ prima dell istituzione della liturgia delle ‘Ordinanze mensili’ ga vita, pratiche magico-religiose) contenuti in questi scritti presso la corte degli Han.

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CAPITOLO v m

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI S o m m a r io : 1. L'istruzione pubblica. 2. L’istruzione privata. 3. Le scuole di matematica e di medicina del periodo Tang. 4 .1 libri di testo nel periodo delie dinastie Han cTang. (Peng Ua )

e dinastie Han (206 a.C.-220 d.C.) e Tang (618-907) turano caratterizzate da governi con un torte potere cen­ trale e, quindi, in grado di controllare un vasto territorio e ge­ stire una popolazione numerosa, assicurando al tempo stesso stabilità sociale, sviluppo economico e ricchi scambi con il mondo esterno, che sono le condizioni fondamentali - tra l’al­ tro —per la nascita d’istituzioni scolastiche e per la produzio­ Fig. 1 - Maestro e discepoli; figure impresse su mattone, ne di testi classici. Se, da una parte, il confucianesimo costi­ da una tomba nei pressi di Chengdu (Sichuan), tuiva la principale e più significativa materia di studio nelle dinastia Han posteriore, II sec. d.C. scuole statali e private, dall'altra l’introduzione delle scienze Chengdu, Sichuan Provincial Museum. naturali, dell’astronomia, della matematica e della medicina rese più complesso e completo il sistema educativo. Inoltre, il grande interesse che il governo mostrò in materia d’istruzio­ corpo insegnante, durante gli Han anteriori, dipendeva dal Re­ ne fece progredire il sistema scolastico pubblico a discapito di sponsabile degli eruditi che, dagli Han posteriori in poi, sarà quello privato. L’invenzione della carta e della stampa, da ul­ chiamato Cancelliere degli eruditi. Le lezioni si basavano so­ timo, mutò radicalmente il metodo di studio, che passò da un prattutto sullo studio dei Classici, dei quali essi erano esperti. insegnamento orale a uno basato su testi scritti,*87 Gli studenti, chiamati di solito con l'appellativo di ‘Allievi degli eruditi’ o ‘Studenti della scuola imperiale’, potevano ac­ cedere a queste scuole in due modi: chi non apparteneva alle classi privilegiate, ma aveva raggiunto i 18 anni ed era in buo­ 1. L ’ i s t r u z i o n e p u b b l i c a na salute, poteva essere scelto da uno dei nove dignitari del­ l’Ufficio dei riti; chi invece si era distinto per meriti, per ri­ Già nei primi anni della dinastia Han anteriore (206 a.C.- spetto nei confronti dei superiori, per stretta osservanza della 9 d.C.), Lu Jia aveva suggerito al governo di aprire delle scuo­ legge e del codice morale ed era benvoluto dalla comunità del le, ma il problema del risanamento economico distolse l’at­ luogo, poteva sperare in una segnalazione da parte delle auto­ tenzione delfimperatore Gaozu (206-195 a.C.) dalla politi­ rità locali. 1 giovani particolarmente dotati potevano invece cascolastica. Soltanto successivamente, l'imperatore Wu (140- partecipare alla selezione indipendentemente dalla loro età; al­ 87 a.C.) accolse la richiesta di Dong Zhongshu (179-104 a.C, cuni allievi come Jia Kui (30-101) o Ren Yan, conosciuto col ca.) di organizzare un sistema scolastico che potesse diffon­ nome di ‘fanciullo saggio’ ossia bambino prodigio, frequenta­ dere e impartire l’insegnamento del confucianesimo, e fondò vano la scuola statale sin dall’infanzia. Durante il regno del­ quindi, nel 124 a.C., la prima scuola statale. E in questo pe­ l’imperatore Wu l’Accademia imperiale contava soltanto 50 riodo che comincia a delincarsi il modello di organizzazione studenti, numero che durante il periodo dell’imperatore Yuan scolastica, che evolverà, nei periodi successivi, nel sistema no­ raggiunse il migliaio, che a sua volta si triplicò durante il re­ to come ‘esami imperiali’, il quale serviva a reclutare il per­ gno dell’imperatore Cheng (32-7 a.C.), arrivando a superare sonale burocrarico-amministrativo e aveva il proprio cardine le 30.000 unità durante il regno dell’imperatore Shun (126nell Accademia imperiale. In epoca Han vi erano due tipi di 144) degli Han posteriori. [I sistema, in linea teorica, si basa­ scuole: quelle sovvenzionate dal governo centrale, come la va sul merito e non sulla classe di appartenenza, per cui nes­ Scuola imperiale di Hongdu (il nome deriva dalla porta del suno era escluso dalla selezione e anche chi proveniva dai ceti palazzo imperiale di Luoyang, allora capitale degli Han po­ più poveri e da famiglie disagiate poteva sperare di accedere al­ steriori) o la Scuola per le quattro famiglie dei duchi, e quel­ l'Istruzione statale. le istituite dai governatori locali. Durante la dinastia degli All’inizio degli Han anteriori nella cultura ufficiale aveva Han anteriori, gli insegnanti delle scuole pubbliche, chiama­ una posizione centrale il pensiero delfimperatore Giallo e di ti eruditi (boshi), erano scelti direttamente dalle scuole o se­ Laozi (conosciuto anche come Huang Lao), una combina­ gnalati attraverso raccomandazioni; nel periodo degli Han zione di clementi di derivazione taoista, confuciana, moista, posteriori, invece, erano selezionati sulla hase di severi esami. legista e di elementi della scuola dello Yin-yang. Successiva­ Una volta divenuti insegnanti, godevano di un alto prestigio mente, l’esigenza di rafforzare fautoricà imperiale e di eser­ sociale e la corte provvedeva al loro sostentamento, fornendo citare il controllo su uno Stato che si voleva fortemente uni­ gli alloggi, solitamente situati in un edifìcio all'Interno della tario e centralizzato, spinse i sovrani Han a scegliere il con­ scuola (la casa degli eruditi) e gli abiti speciali da indossare, li fucianesimo come etica di Stato. I Cinque classici confuciani.

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IS T IT U Z IO N I S C O I A S T U T I E E l'R O D U / M O N I DI IT' .11

CAPITOLO V ili

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI So m m a r io ; 1, L'istruzione pubblica. 2. L'istruzione privata. 3. Le scuole di matematica e di medicina del periodo Tang. 4.1 libri di testo nel periodo delle dinastie Han e Tang. (Pcng Wfi)

e dinastie Han (206 a.C.-220 d.C.) e Tang (618-907) limono caratterizzare da governi con un forte potere cen­ trale e, quindi, in grado di controllare un vasto territorio e ge­ stire una popolazione numerosa, assicurando al tempo stesso stabilità sociale, sviluppo economico e ricchi scambi con il mondo esterno, che sono le condizioni fondamentali - tra l’al­ tro —per la nascita d'istituzioni scolastiche e per la produzio­ Fig, 1 - Maestro e discepoli; figure impresse su mattone, ne di testi classici. Se, da una parte, il confucianesimo costi­ da una tomba nei pressi di Chengdu (Sichuan), tuiva la principale e più significativa materia di studio nelle dinastia Han posteriore, II sec, d.C. scuole statali e private, dall’altra l’introduzione delle scienze Chengdu, Sichuan Provincial Museum. naturali, delLastronomia, della matematica e della medicina rese più complesso e completo il sistema educativo. Inoltre, il grande interesse che il governo mostrò in materia d’istruzio­ corpo insegnante, durante gli Han anteriori, dipendeva dal Re­ ne fece progredire il sistema scolastico pubblico a discapito di sponsabile degli eruditi che, dagli Han posteriori in poi, sarà quello privato. L’invenzione della carta e della stampa, da ul­ chiamato Cancelliere degli eruditi. Le lezioni si basavano so­ timo, murò radicalmente il metodo di studio, che passò da un prattutto sullo studio dei Classici, dei quali essi erano esperti. insegnamento orale a uno basato su resti scritti.87 Gli studenti, chiamati di solito con l’appellativo di ‘Allievi degli eruditi’ o ‘Studenti della scuola imperiale’, potevano ac­ cedere a queste scuole in due modi: chi non apparteneva alle classi privilegiate, ma aveva raggiunto i 18 anni ed era in buo­ 1. L ’ i s t r u z i o n e p u b b l i c a na salure, poteva essere scelto da uno dei nove dignitari dell’Uffìcio dei riti; chi invece si era distinto per meriti, per ri­ Già nei primi anni della dinastia Han anteriore (206 a.C.- spetto nei confronti dei superiori, per stretta osservanza della 9 d.C.), Lu Jia aveva suggerito al governo di aprire delle scuo­ legge e del codice morale ed era benvoluto dalla comunità del le, ma il problema del risanamento economico distolse l’at­ luogo, poteva sperare in una segnalazione da parte delie auto­ tenzione dell’imperatore Gaozu (206-195 a.C.) dalla politi­ rità locali. I giovani particolarmente dotati potevano invece ca scolastica. Soltanto successivamente, l’imperatore Wu ( 140- partecipare alla selezione indipendentemente dalla loro età; al­ 87 a.C.) accolse la richiesta di Dong Zhongshu ( 179-104 a.C. cuni allievi come Jia Kui (30-101) o Ren Yan, conosciuto col ca.) di organizzare un sistema scolastico che potesse diffon­ nome di ‘fanciullo saggio’ ossia bambino prodigio, frequenta­ dere e impartire l’insegnamento del confucianesimo, e fondò vano la scuola statale sin dall’infanzia. Durante il regno delquindi, nel 124 a.C., la prima scuola statale. È in questo pe­ l’imperatore Wu l’Accademia imperiale contava soltanto 50 riodo che comincia a delinearsi il modello di organizzazione studenti, numero che durante il perìodo dell’imperatore Yuan scolastica, che evolverà, nei perìodi successivi, nel sistema no­ raggiunse il migliaio, che a sua volta si triplicò durante il re­ to come 'esami imperiali’, il quale serviva a reclutare il per­ gno dell’imperatore Cheng (32-7 a.C.), arrivando a superare sonale burocratico-amministrarivo e aveva il proprio cardine le 30.000 unità durante il regno dell’imperatore Shun (126nell’Accademia imperiale. In epoca Han vi erano due tipi di 144) degli Han posteriori. Il sistema, in linea teorica, si basa­ scuole: quelle sovvenzionate dal governo centrale, come la va sul merito e non sulla classe di appartenenza, per cui nes­ Scuola imperiale di Hongdu (il nome deriva dalla porta del suno era escluso dalla selezione e anche chi proveniva dai ceti palazzo imperiale di Luoyang, allora capirale degli Han po­ piu poveri e da famiglie disagiate poteva sperare di accedere al­ steriori) o la Scuola per le quattro famiglie dei duchi, e quel­ l’istruzione statale. le istituite dai governatori locali. Durante la dinastia degli All’inizio degli Han anteriori nella cultura ufficiale aveva Han anteriori, gli insegnanti delle scuole pubbliche, chiama­ una posizione centrale il pensiero delLlmperatore Giallo e di ti eruditi (boshì), erano scelti direttamente dalle scuole o se­ Laozi (conosciuto anche come Huang Lao), una combina­ gnalati attraverso raccomandazioni; nel periodo degli Han zione di elementi di derivazione taoista, confuciana, moìsta, posteriori, invece, erano selezionati sulla base di severi esami. legista e di dementi della scuola dello Yin-yang. Successiva­ Una volta divenuti insegnanti, godevano di un alto prestigio mente, l’esigenza di rafforzare l’autorità imperiale e di eser­ sociale e la corte provvedeva al loro sostentamento, fornendo citare il controllo su uno Srato che si voleva fortemente uni­ gli alloggi, solitamente situati in un edificio all’intemo della tario e centralizzato, spinse i sovrani Han a scegliere il con­ scuola (la casa degli eruditi) e gli abiti speciali da indossare. II fucianesimo come etica di Stato. I Cinque classici confuciani.

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e cioè il Classico d ei m u ta m en ti l Vifin g i, il Classico d elle od i (S hijin g), il Classteo d e i d o cu m en ti (S hujìng), M em orie m i ri­ ti (L iti), A nnali d e lle P rim a vere e d a u tu n n i (( h m u jin ). d i­ vennero allora materia principale delle levioni. Vi erano due tipi di esami. Il primo, obbligarono, che sarà preso a model­ lo anche dalle generazioni successive, richiedeva la spiega­ zione e l'interpretazione di brani scelti da uno dei Classici Inel periodo degli Han anteriori tale prova era sostenuta ogni anno ed era perciò chiamata esame annuale). Le domande si dividevano in due categorie a seconda della loro difficoltà e i candidati che non superavano con profitto gli esami sui te­ sti classici erano espulsi dalla scuola. In seguito, a partire dal X anno di regno dell'imperatore Huan degli Han posteriori 0 % d.C .), gli esami divennero biennali e chi era respinto nelle prove sui Classici poteva riparare l’anno successivo. Ai promossi era conferito il titolo di funzionari e in base al vo­ to conseguito erano assegnati a incarichi ufficiali di diverso livello; data la difficoltà degli esami e l'ostinazione dei can­ didati nel superare l'impresa con successo, il regolamento pre­ vedeva l'esclusione degli studenti che avessero oltrepassato la soglia dei 60 anni di età. Ne! secondo tipo di prova, invece, bisognava rispondere in forma di breve saggio ad alcuni que­ siti su temi di natura politica, proposti dall’imperatore stes­ so o dal direttore della scuola; chi superava questa prova ot­ teneva un altro titolo ufficiale. La Scuola per le quattro famiglie dei duchi Fan, Guo, Yin e M a (parenti acquisiti delfimperatore) fu istituita nell’VIIl anno di regno dell'imperatore M ing (655 d.C .); le materie d’insegnamento erano più o meno simili a quelle della scuo­ la statale. La Scuola imperiale Hongdu, fondata nel 178 d.C. dall'imperatore Ling (168-188), fu il primo istituto d’arte in Cina: si studiava calligrafia, pittura, poesia e prosa. Gli stu­ denti di talento di queste due scuole potevano intraprende­ re la carriera burocratica. La prima scuola locale di epoca Han fu aperta dal gover­ natore Wen Weng, nella prefettura di Shu (attuale regione delfAnhui), un’area fino ad allora assai arretrata dal punto di vista culturale, che poi progredì enormemente. II succes­ so riportato dal governatore Wen fu riconosciuto dalla cor­ te, che decise di designare un responsabile degli affari scola­ stici in ogni governatorato, dando avvio all’istituzione di scuo­ le su tutto il territorio nazionale. Grazie al sostegno di Wang Mang (45 a.C.-23 d.C.), il sistema delle scuole pubbliche lo­ cali fu formalmente approvato dalla corte nel terzo anno di regno dell’imperatore Ping (3 d.C.) e fu proprio questo de­ creto a ufficializzare il ruolo del confucianesimo come codi­ ce morale dell’intero paese. Nei 300 anni di regno delle dinastie Wei (220-265) e Jin (265-420), nonché delle cosiddette dinastie meridionali (420589) e serrentrionali (386-581 ), il sistema d istruzione stata­ le conobbe momenti sia di crescita sia di decadenza, legati al­ le vicende politiche, alle guerre e ai conflitti che sconvolsero I assetto politico della Cina del tempo. Sebbene in questo pe­ riodo il sistema scolastico non fosse capillare e ben organiz­ zato come durante la dinastia Han, fu proprio allora che fu­ rono introdotte nuove macerie di studio, come il taoismo, la storia, la filosofìa yin-yang, la medicina e le arti. Sotto il bre­ ve governo dei Sui (581 -617), si cominciò a riorganizzare il sistema educativo e fu istituita la Direzione pedagogica dei Figli del regno (G uozisi, più tardi rinominata G u ozijian ), os­ sia il più antico organismo responsabile dell’organizzazione scolastica della storia cinese.

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Fig. 2 - Copiatura di testi; statuetta di terracotta, dai pressi di Changsha (Hunan), dinastia dei Jin occidentali. Changsha, Hunan Provincial Museum. Prima dell’invenzione della stampa, quando la riproduzione dei te­ sti era affidata soltanto alle copie manoscritte, la trascrizione veni­ va spesso effettuata sotto dettatura. Per accelerare i tempi del lavo­ ro amanuense e per ridurre al minimo il rischio di errori, colui che dettava seguiva da vicino lo scriba; era così possibile chiarire i ri­ correnti casi di caratteri omofoni e correggere tempestivamente ogni eventuale lapsus calami.

Se durante la dinastia Han i Classici confuciani erano an­ cora l’unica materia di studio e il confucianesimo la sola dot­ trina di Staro, durante i Tang il sistema scolastico divenne più complesso e articolato: insieme alle teorie di Confucio, erano studiare anche altre filosofìe, quali il buddhismo e il taoismo. Nelle scuole con statuto indipendente entrarono a far parte delle materie d’insegnamento molte discipline nuo­ ve, come giurisprudenza, calligrafìa, matematica e lo studio del taoismo; inoltre, furono aperte su tutto il territorio alcu­ ne scuole di medicina. Durante la dinastia Tang, quindi, il governo centrale gestiva e amministrava due tipi di scuole statali: quelle principali e quelle secondarie. Alla prima cate­ goria appartenevano gli istituti dipendenti dalla Direzione pedagogica dei Figli del regno (G u oz ijia n ), conosciuti con il nome di ‘Sei scuole’: la Scuola per i nobili, l’Università im­ periale, la scuola S im en (‘Scuola delle quattro porte’), la Scuo­ la di calligrafìa, la Scuola di legge e la Scuola di matematica. Le prime tre avevano lo status di università, mentre le altre equivalevano a scuole professionali. Una settima, la Scuola di letteratura, fondata durante il regno delfimperatoreXuanzong (712-755 d.C.) e subito dopo abolita, è spesso anno­ verata ita g li istituti del primo gruppo. Facevano invece par­ te delle scuole secondarie la H ongw en ('Scuola di divulga­ zione della cultura’), la Ckongxian (chiamata successivamente C h on gw en , rispettivamente ‘Scuola della venerazione dell’uomo virtuoso’ e ‘Scuola della venerazione della cultura ),

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la \ tu trai (‘Scuola per lo studio della cultura’), la Chong- in quelli di calligrafia ci si .specializzava nell’arte della scrittu­ xitati ('Scuola della venerazione del taoismo’), la Scuola di ra dei caratteri, mentre alla scuola Chongxuan si approfon­ medicina e infine quel In di filologia. le prime due erano divano i ( lassici taoisti come il l ibro della Via e della Virtù aperte ai parenti dell'Imperatore, dell’imperairice e del pri­ {Dande Jing), il Uhm d el Maestro Z huang (Z huangzi), il Li­ mo ministro e dipendevano dall amministrazione del Palaz­ bro d el Maestro Uè (Liezi) e il U hm d el M aestro Wen ( Wenzo orientale e dalla Cancelleria, l.a scuola Chongxuan, dove zì). f rano inoltre attivi cinque istituti di indirizzo scientifi­ si studiava il taoismo, era sotto la direzione del Ministero dei co, tecnologico e artistico: l’Ufficio astronomico {Sitian jian ), riti, mentre quella di medicina era subordinata all’Ufficio dove lavoravano due astronomi, un esperto per la compila­ imperiale di medicina. zione del calendario, 140 allievi di astronomia e altri 55 di Al vertice della scala gerarchica vi era la Scuola per i nobi­ calendaristica; I Istituto per lailevamemo, con quattro eru­ li- nella quale insegnavano 15 eruditi con più di 300 allievi e diti e 100 studenti; l'Istituto per la trascrizione dei testi, che dove erano ammessi esclusivamente i figli c i nipoti dei fun­ dipendeva dal Ministero deH’amministrazione, nel quale 30 zionari militari e civili di 1 e II rango. Tra i 500 studenti del- allievi imparavano a trascrivere e a copiare documenti; l'Isti­ I Accademia imperiale figuravano di solito i figli e i nipoti dei tuto di cultura, che dipendeva direttamente dalla Segreteria funzionari di 111 e IV rango e vi prestavano servizio sei do­ imperiale, organizzava corsi di calligrafia e poesia, tenuti da centi, La scuola Simen ospitava sei eruditi e 1300 giovani, 18 eruditi, frequentati principalmente da cortigiani; e infine parenti di ufficiali di V e VI rango, o anche gente comune l’Ufficio imperiale di musica. particolarmente dorata e brillante. Le scuole di legge, calli­ Durante i Tang, il sistema scolastico divenne molto arti­ grafia e matematica erano aperte ai figli e ai nipoti dei fun­ colato, dal momento che vi erano scuole a livello di gover­ zionari di rango più basso e a chiunque dimostrasse di pos­ natorato, di prefettura e di provincia; le prime erano le più sedere talento e capacità. Il limite di età nella maggior parte grandi e potevano contare 50-80 studenti, mentre le altre ar­ delle scuole era di 14-19 anni, tranne rivavano rispettivamente fino a un mas­ che per la scuola di legge nella quale si simo di 60 e 40 allievi. Gli studenti del­ poteva accedere anche a un'età compre­ le scuole statali locali beneficiavano di sa tra 18 e 25 anni. Il cosmopolitismo, vantaggi particolari, quali la distribu­ che caratterizzò la dinastia Tang portò zione gratuita dei libri di testo o l’eso­ anche molti studenti provenienti dal nero dai lavori di corvée-, alla fine del Giappone, o dai regni di Koguryò, Paekcorso di studi, potevano essere ammes­ che e Siila (nell odierna penisola corea­ si alla scuola Simen o potevano passare na), a frequentare i corsi della Scuola per direttamente a sostenere gli esami per i nobili e dell’Accademia imperiale. entrare nella pubblica amministrazione. Argomento principale delie lezioni in Nel periodo Tang gli esami delle Sei queste scuole era Io studio dei Nove clas­ scuole divennero più seri e complessi ri­ sici (Cinque classici e Quattro Libri). La spetto a quelli delle scuole statali della durata dei corso dipendeva di volta in dinastia Han. Le prove previste erano volta dalia lunghezza del testo studiato: essenzialmente tre. La prima prova si se, per esempio, il classico in questione svolgeva ogni dieci giorni, era suddivisa era le M em orie su i riti o il Commentario in due diverse fasi, e serviva a verificare d i Zuo alle 'Primavere e autunni ' (Zuole capacità dello studente di memoriz­ zhuan) il corso durava tre anni; resti più zare e interpretare testi scelti; chi dimo­ brevi come il Classico delle od i>i Riti dei strava di non essere all’altezza era puni­ Zhou (Z houli) o il C erim oniale ( Yili) ri­ to. La seconda prova consisteva in un esa­ chiedevano soltanro due anni, mentre il me annuale, strutturato in dieci doman­ Classico d ei m utam enti, il Classico d ei do­ Fig. 3 - Frammento di stele, de sui testi classici più estesi; chi rispon­ cumenti, il Commentario d i Gong Yang dinastia Wei. deva a otto domande era promosso con alle 'Prim avere e a u tu n n i’ (G ongyang Kyoto, Fuji Yurinkan Museum. eccellente, chi a sei con buono, chi ri­ zhuan) e il Commentario d i G uliang al­ spondeva soltanto a tre domande non le Primavere e autunni ’ ( Guliang zhuan) Sulla stele era inciso in tre diversi stili cal­ superava l’esame. In ultimo, vi era l'esa­ richiedevano un anno e mezzo. Vi era­ ligrafici il testo autorizzato dei Classici con­ me finale, in cui si valutava il corso com­ no poi il Classico della p ietà filia le (Xiao- fuciani. pleto di studi. Secondo il regolamento jin g) e i Dialoghi (Ltmyu), che potevano scolastico della dinastia Tang, era espul­ essere terminati in un solo anno di cor­ so dalla scuola chi non superava per tre so, ma che erano comunque considerati materia obbligato­ volte gli esami annuali o lo studente fuori corso che dopo no­ ria per tutti. I Classici più estesi e quelli di media lunghezza ve anni di studio non avesse ancora raggiunto la sufficien­ erano ritenuti fondamentali e obbligatori in relazione alla za, I promossi, invece, sostenevano gii esami per entrare nel­ classe frequentata, mentre quelli brevi erano materia facol­ la pubblica amministrazione o erano impiegati direttamen­ tativa. Ogni docente teneva le sue lezioni sui testi nei quali te nei vari uffici. Nelle scuole per i giovani nobili, come la era specializzato, la metodologia didattica prevedeva infatti Hongwen e la Chongvven, i curricula erano gli sressi delle la lettura completa di un’opera e il suo commento; soltanto scuole statali, ma gii esami erano di gran lunga più semplici; dopo aver finito lo studio di un testo gli studenti potevano gli allievi che vi studiavano avevano una conoscenza superfi­ passare ai successivo. Negli istilliti di indirizzo giuridico si ciale dei Classici e, come fece notare una volta l’imperatore studiavano le leggi e la compilazione dei documenti legali; Xuanzong, la loro preparazione lasciava molto a desiderare. 93

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1 istruzione privata degli Han .si sviluppò sul modello del si­ stema scolastico del periodo degli Stati combattenti (480221 aA'..) c della dinastia Qin (221 -206 a.C.). All inizio de­ gli Han anteriori, i disordini e i conflitti impedirono alla cor­ te di organizzare un sistema scolastico pubblico; si favorì così l'istruzione privata. I giovani di talento erano mandati a stu­ diare i Classici presso i più famosi maestri. Negli anni di transizione che trascorsero tra la caduta dei Qin e il regno dell'imperatore Wu. che per primo istituì le scuole statali I’cducazione fu essenzialmente in mano ai privati. In realtà, an­ che dopo la nascita di scuole starali, quelle private continua­ rono ad avere un ruolo preponderante per diverse ragioni, tra cui. in primo luogo, l’assenza rotale di scuole elementari pub­ bliche diffuse a livello nazionale. 11 processo educativo era or­ ganizzato in tre livelli. Il primo livello era quello elementare, detto anche 'scuola di scrittura’, perché i bambini imparava­ no a leggere e a scrivere: il materiale didattico comprendeva le Tavolette d i C a n gjie { C an gjiepian ), la G uida g en era le {Fanj i a n g p ia n ), il M anuale p e r un 'rapido a p p ren d im en to ’ {Jijiu p ia n ), la Scrittura d ei caratteri (X unzuanpian), il C om plem ento alla ‘S crittura d ei ca ra tteri’ {Pangxipian) e altri ancora. Le Ta­ volette d i C angjie, compilate non più tardi dei primi anni di regno degli Han anteriori, contenevano 3300 caratteri; la S crittura d ei caratteri, del tardo periodo degli Han anteriori, ne riportava 5340 e, infine, il C om plem ento alla ‘S crittura d e i caratteri ’, della metà degli Han posteriori, includeva ben 7380 segni. L’aumento progressivo del numero dei caratteri con­ tenuti in tali libri riflette l’evoluzione del lessico di uso co­ mune, nonché il progresso culturale raggiunto alla fine della dinastia. Il vocabolario utilizzato in questi manuali per la scuola elementare copriva diversi ambiti semantici: agricol­ tura, alimenti, utensili e attrezzi, musica, abbigliamento e ac­ cessori, fisiologia, armi, animali, medicina, ecc. La struttura dei libri destinati all’istruzione elementare, che per facilitare la memorizzazione delle parole presentava sempre frasi a quat­ tro o sette caratteri, rimase essenzialmente la stessa anche du­ rante le dinastie successive. Nonostante la loro giovane età, gli allievi erano sottoposti a una severa disciplina e i maestri ricorrevano spesso a punizioni corporali per correggere gli er­ rori di scrittura. Il secondo livello prevedeva lo studio di Classici confucia­ ni, quali i D ialoghi e il Classico della p ietà filia le ; al termine di questo ciclo d’istruzione si poteva accedere alle cariche mi­ nori dell’amministrazione pubblica locale. I corsi del terzo li­ vello, che contemplavano lo studio di altri Classici, erano te­ nuti da eminenti studiosi, i quali raccoglievano alunni pro­ venienti da diverse regioni del paese; questi corsi erano frequentati da moltissimi studenti, in alcuni casi arrivando addirittura a 16.000 persone. Cli istituti dove si studiavano i Classici erano comune­ mente chiamati jin gsh e o jin g lu , ossia 'case del perfeziona­ mento della conoscenza’. I programmi delle scuole private includevano anche lo studio delle teorie dedl’Imperatore Gial­ lo, di Laozi, degli eclettici, oltre a materie quali giurispru­ denza, diplomazia, politica, matematica, calendaristica, me­ dicina, astrologia e divinazione. L’istruzione privata com­ pensava le lacune di quella pubhlica, anche se il metodo didattico, basato soprattutto suirinsegnamento orale, era si­ mile in entrambe le strutture. I corsi erano triennali e, vista

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la grande affluenza di giovani, spesso i docenti affidavano le lezioni agli sfurienti più anziani. Il sistema scolastico privato della dinastia Han influenzò moltissimo quello dei periodi successivi; un gran numero di dotti di epoca Wei, Jin e delle dinastie settentrionali e meridionali intraprese la professione d insegnante nelle scuole private seguendo la tradizione ere­ ditata dagli Han. In tutto il territorio erano sorti istituti pri­ vati non soltanto di studi confuciani, ma anche buddhisti e taoisti, e ognuno di essi contava un numero di studenti che variava da qualche decina fino a molte migliaia. Nei periodi d’instabilità politica e di disordine sociale il si­ stema scolastico privato risultava il più importante e adem­ piva alle principali funzioni educative, ma con l’avvento dei Tang e il loro rinnovato interesse per l’istruzione statale l’in­ segnamento privato perse sempre più importanza, anche se continuò ad avere spazio per quanto riguardava l’istruzione elementare, le scuole familiari e gli istituti sovvenzionati dai governi locali. Nelle ‘scuole di villaggio’, situate nei piccoli centri, i bam­ bini imparavano a scrivere e a leggere con l’ausilio di alcuni testi quali il Saggio d ei m ille caratteri (Qianzi werì), gli Elementi

big. 4 - Istruzione dei novizi in un monastero buddhisca; frammento di pittura murale, da Ming-oi (Xinjiang), dinasria Tang, V1II-IX secolo. Londra, Bricish Museum. I monasteri buddhisti e taoisti furono tra i principali centri di istru­ zione e alfabetizzazione nella Cina medievale. Nella scena, maestro e discepoli scrivono su tavolette di bambù mentre una divinità di­ scende dal cielo impugnando un pennello da scrittura.

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fonda mentii li d i educazione primaria (Xaimcng i’aoxnri), gli segu im en ti degli anziani dei clan fam iliare ( 'Bdgong Jiajiao), 1Aspirazione all'educazione dei bam bini (M engtjiu), mi ma­ nuale didattico Infunare e le ( inizimi NI I EJ TKSTI (rrimoniii/e () t/t), scoperte a W'uwei (nella regione del ((an­ sili nel l'is 1), sono sii due misure delle quali una sola potrebbe corrispondere alla lunghezza di 2 chi e 4 cui/. l’er di pili le al­ tre opere, nella maggior parte dei casi, sono scritte su listelli di varie dimensioni, da 23 un, come le cronache trovate a Shuihudi (nella regione dello Hubei), sino a piti di 71) cui, come quelli dei testi letterari e divinatori trovati a Baoshan (nella regione dello Yunnan). In realtà, solamente le copie uf­ ficiali dei Classici, come piii tardi quelle dei siitrn lniddhisti, dov evano seguire regole relativamente rigide. Oltre al bambù e al legno si usava anche la seta, che ri­ spetto agli altri supporti aveva il vantaggio di essere più leg­ gera e di più facile uso. Nel periodo Han si sottolinea spes­ so la difficoltà di maneggiare rotoli composti da dozzine di listelli per giustificare il ricorso a supporti più comodi. An­ che se nell’Antichità non è sollevato, il problema della leggi­ bilità di listelli lunghi più di 50 cm ha probabilmente eser­ citato il suo peso nelle trasformazioni delle forme del libro. Pur essendo maneggevole, il libro di seta, a causa della sua complessa fabbricazione, e di conseguenza del suo prezzo,1 ■FN

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Fig. 1 - Listello di legno con iscrizione, dinastia Han anreriore, Il sec. a.C. Changsha, Hiinan Provincial Museum, 11 listello, proveniente dalla necropoli di Mawangdui (Changsha, Hunan), reca un’iscrizione, in inchiostro nero, con la data dì se­ poltura: XII anno di regno dell’imperatore Wen degli Ifan. Segue un'annotazione del dignitario incaricato del rivo funebre [zhueang UngzJmng), da cui si evince che al documento doveva essere acclu­ sa una lista degli oggetti deposri nella tomba per accompagnare il defunto nel suo viaggio verso l’aldilà. 99

era di uso meno corrente rispetto a quello di bambù. La se­ ta si prestava alla rappresentazione di schemi e di diagram mi, che erano spesso necessari nelle opere di divinazione, astrologia, arte militare c medicina, ed era anche il suppor­ to privilegiato per tracciare carte geografiche, 1 formar! dei libri di seta sono meno vari rispetto a quelli dei libri di barnbit e di legno. Anche se la lunghezza del libro dipendeva da slel testo, e pezzo di sera poteva dunque essere ta­ gliato secondo la misura necessaria, la sua larghezza corri­ spondeva all’altezza del tessuto definirà dai maestri tessitori dell’epoca, ossia circa 50 cm, o a alla sua metà. Il libro eli se­ ta era, quindi, conservato piegato nel caso di opere brevi, scritte sul pezzo di seta di massima altezza, o arrotolato per le opere molto lunghe, scritte sulla seta di altezza minima. Naturalmente, va sempre tenuto conto che i libri di cui noi oggi disponiamo non provengono da biblioteche, ma sono stati rinvenuti in tombe. L’invenzione della carta risolse i due principali svantag­ gi della seta e del bambù: il costo, per la prima, e la scarsa manegevolezza, per il secondo. Il nuovo materiale divenne però un supporto per i libri soltanto dopo un lungo perio­ do di prova, similmente a quanto accadde più tardi per la stampa xilografica. La tradizione che attribuisce la maggior parte delie invenzioni a un personaggio preciso individua in Cai Lun (un alto funzionario a capo dei laboratori im­ periali, morto nel 121 d.C.) il responsabile della messa a punto della tecnica di fabbricazione della carta con cortec­ cia d’albero, canapa, stoffa usata e reti da pesca. Anche in questo caso l’archeologia rimette in discussione questa tra­ dizione. La carta, inventata a seguito di vari tentativi com­ piuti alla ricerca di un sostituto meno costoso della seta, sembra essere apparsa almeno due secoli prima di Cai Lun. All’inizio era probabilmente fabbricata utilizzando cascami di seta, solo successivamente si passò alla canapa. I fogli era­ no confezionati seguendo vari procedimenti, tutti resi a di­ stendere in piano il materiale: per esempio, un procedimento seguito con una cerra frequenza consisteva nel porre su un setaccio una pallina di pasta e nel bagnarla ripetutamente con acqua per distenderla. E quasi certo che i primi tenta­ tivi di fabbricazione della carta non mirassero a ottenere un nuovo supporto per la scritrura, ma a trovare un materiale adatto ad avvolgere gli oggetti. D’altra parte la carta gros­ solana fabbricata nei primi tempi, non molto diversa da quella prodotta ancora oggi in diversi luoghi della Cina me­ ridionale per l'imballaggio o per la cartamoneta da brucia­ re nelle offerte, non sarebbe srata adatta alla scrittura. 1 fo­ gli dovevano essere trattaci successivamente in modo da non assorbire l’inchiostro, e a questo scopo ci si serviva soprat­ tutto di amido. L’analisi delle fibre, per quanto possa essere affidabile, ha rivelato che i frammenti scoperti nelle regioni del Xinjiang e del Clansu, i più amichi dei quali risalgono al li sec. a.C., so­ no farti di canapa. La tecnica di fabbricazione doveva evolversi sia a seguito della preparazione di una pasta liquida in cui era immersa la forma, sia grazie alla sostituzione dello schermo fìsso del setaccio con una forma mobile, costituita da una cor­ nice di legno e da uno schermo sottile che si poteva staccare dalla cornice, fatto di sottili fusti di bambù legati da crini di cavallo o da fili di canapa o di seta. Si può supporre che Cai Lun sia sraio l'ispiratore di questi progressi, o almeno che egli abbia saputo trarne vantaggio per incoraggiare l’uso della carta neir.iniministrazione imperiale. A sostegno di questa q u e l l a

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iporesi vi è, tra Laliro, il fatto vite i tipi vii carta procioni in epo­ come i cosiddetti 'diagrammi rivelati’, segni del mandato^ ca successiva presentano in genere tracce elei tipici lili verticali leste, o come le carte geografiche, simbolo dell’estensioneL che rivelano fuso di una forma mobile, mentre le carte piti an­ potere (cale o imperiale. Questa volontà di concentrare i documenti scrini nellem* tiche mostrano tracce della quadrettatura di tessuto del setac­ cio elte era son ito come schermo. L’uso della carta per i libri si ni del sovrano rimase una costante nella storia delle bibIirJtc diffuse a partire dal II sec. d.C., quando era correntemente usa­ che cinesi e nell’Antichità, ma sotto la pressione della coi ta per la copiatura, ma sostituì definitivamente il bambù c il le­ reme filosofica legista condusse alla grande proscrizione gno soltanto nel Iti secolo. La seta, da parte sua, restò in uso di nata dal Primo Imperatore Qin (Shi Httangdi) e dal suomi­ per le opere di lusso almeno sino al V sec., c, nel caso di ma­ nistro Li Sì nel 21 3 a.C.: tutti i libri, a eccezione di quelli di noscritti particolarmente preziosi, anche piti a lungo. medicina, divinazione e agricoltura, e di quelli che riguarda. Nella forma, il rotolo di carta tu ere­ vano la storia del regno dei Qin.dovetde diretto di quello di seta, di cui man­ tcro essere bruciati, La catastrofe fupar. T * tenne le dimensioni dell’altezza e la di­ ticolarmente grave per le diverse correnti sposizione del testo, ma dal quale si dif­ intellettuali che si erano sviluppate do­ ferenziava in quanto era costituito da po il V sec., e in misura ancora maggio, fogli rettangolari incollati estremità a re per quella confuciana. estremità: in realtà, anche nelle dimen­ La breve durata della dinastia Qin li­ sioni dell’altezza furono apportati dei mitò fortunatamente gli effetti di tale cambiamenti, in quanto si prediligeva­ provvedimento, ma lo sviluppo dellapro­ no fogli di altezza tra 22 e 30 cm. La par­ duzione scritta riprese in realtà soltanto te iniziale del rotolo sì prolungava in un con il regno dell’imperatore Wu {140tessuto o altro materiale che serviva a pro87 a.C.) durante la dinastia Han; a Wuteggerlo quando era avvolto e sul cui or­ di, peraltro, si deve l’iniziativa di far de­ lo era fissata una fettuccia per tenerlo Fig. 2 - Studiosi che collazionano testi; positare nella Biblioteca imperiale un chiuso. Sul verso di questo tessuto era­ inchiostro e colore su seta, esemplare di ogni opera, iniziativa che no spesso riportati il titolo dell’opera e dinastia Song, XI secolo. indubbiamente si traduce in una forma la numerazione dei capitoli, in modo da Boston, Museum of Fine Arts. di controllo sulla diffusione delle idee. essere leggibili quando il manoscritto ve­ L’imperatore faceva reclutare scribi per niva arrotolato; su questa parte era a vol­ copiare le opere che potevano così esse­ te indicata anche la segnatura del manoscritto, secondo il si­ re conservate in luoghi annessi alPamministrazione imperia­ stema di classificazione adottato nelle varie biblioteche. Il te­ le; la biblioteca non si distingueva ancora dagli altri elemen­ sto era scrino dall’alro in basso e da destra a sinistra e le colonne ti del tesoro imperiale, da cui si distaccherà solamente nel HI erano separate da rigature che ricordano le separazioni impo- sec. d.C. grazie a Cao Cao ( 155-220) e a suo figlio Cao Pi (220sre dalla giustapposizione dei listelli di bambù. Il rotolo ter­ 226), primo sovrano della dinastia Wei. Nel periodo Han, es­ minava con un foglio per l’avvolgimento, spesso tagliato di sa raccoglieva i documenti relativi alle istituzioni e ai fatti sto­ sbieco e incollato a un bastone intorno al quale si arrotolava rici, le opere filosofiche e letterarie, materiale che sarebbe ser­ il manoscritto. Probabilmente questo sistema non praticato vito, in seguito, alla compilazione delle storie dinastiche. sin dai primi tempi dell’uso della carta, ma conosciuto a par­ Inaugurare dalle M em orie d i uno storico (Shiji) di Sima Qian ( 145-86 a.C. ca.), che narrano la storia della Cina a partire dal­ tire dal III sec., rimase invariato sino ail’V lll sec., quando si la più remota Antichità, queste storie comprenderanno an­ verificarono notevoli trasformazioni contemporaneamente ai nali, monografie e biografìe delle personalità più rilevanti. primi esperimenti di stampa xilografica. Gli annali si limitavano ai fatti giudicati essenziali, selezio­ nati da storici ufficiali nelle storie di ciascun regno a partite dagli ‘archivi autentici’ (skilu), e dai registri dei fatti e degli arti quotidiani di ogni imperatore. 2 . Le b i b l i o t e c h e Lo sviluppo delle biblioteche imperiali proseguì malgrado E LA CIRCOLAZIONE DEL LIBRO MANOSCRITTO le guerre e i cambiamenti di dinastia. Sulla base del modello E ancora diffìcile ricostruire i processi di produzione, molti­ storico affermatosi, secondo cui i sovrani non erano soltanto plicazione, trasmissione tramite copiatura e conservazione del guerrieri ma anche letterati, atto iniziale di ogni nuovo im­ libro manoscritto sino al I sec. a.C. Nel periodo degli Stati peratore era quello di costituire nuove collezioni librarie. I li­ combattenti, il libro non sembra avere ancora assunto uno bri erano cercati in tutto l’Impero, presi in prestito dai loro status distinto da quello di altri oggetti il cui possesso stava a proprietari, esaminati dai membri della Biblioteca imperia­ indicare una specifica posizione sociale. Mentre non sappia­ le, soggetti a collazione e revisione, copiati e infine restituiti mo nulla sugli scritti privati dei diversi maestri e delle mol­ ai possessori. Tuttavia accadeva spesso che si facessero pres­ teplici scuole di pensiero da essi create, è noto che i libri del­ sioni affinché copie a opera di calligrafi famosi fossero con­ le collezioni reali erano considerati prove della legittimità del servate dalfamministrazione imperiale. L'organizzazione del­ sovrano. Da una parte, essi erano confusi con il materiale d’ar­ la biblioteca realizzata da Cao Pi con la denominazione di chìvio, i registri amministrativi, gli statuti, e la registrazione Dipartimento degli scritti segreti (Bisbit sbeng) non cambie­ dei farri c delle azioni di re e imperatori, degli atti di gover­ rà sino alfVIII secolo. Il numero delle opere conservate au­ no e delle procedure che avevano portato a tali decisioni (a mentò, passando da circa 13.000 rotoli alla fine del 1sec. volte dopo la consultazione di oracoli); dall’alira parte, era­ a.C. a 57.000 alla fine del VI sec., e a 80.000 intorno al ”30. Un buon numero di questi rotoli era conservato in diversi no conservati alla stregua di oggetti rari, preziosi o magici, 100

\ l’R o m ' / i o n i -, u m : u i a z i o n i - i- i ; i;.v [ i o n i ; nr.iri-sTi TAVOLA 1

LA FABBRICAZIONE DELLA CARTA

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Il processo di fabbricazione della carta illustrato nel testo Lo sfruttamento delle opere della Natura di Song Yingxing, 1637. La sequenza riproduce le diverse fasi di lavorazione: taglio e macerazione dei fusti di bambù (A); stenditura della polpa do­ po la cottura (B); pressatura dei fogli (C); loro asciugatura con­ tro una parete riscaldata (D).

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Questo processo, che si era affermato già nel periodo me­ dievale, costituiva il punto di arrivo di svariate tecniche elabo­ rate nel corso dei secoli. In epoca Han, la catta veniva prodotta mediante l'utiliz­ zazione di materiali eterogenei (soprattutto canapa e cascami di seta).

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p a rtic o la re g ra z ie al p ro g re ssiv o in cre m e n to d ell’uso dell, ca rta . A v o lte d o ta te eli d iv erse m ig lia ia , se non di decinedj m ig lia ia di ro to li, esse ci in fo rm a n o su lla circolazione dell;, bro m a n o s c ritto , su lle p ra tic h e ch e circo n d an o l'acquisi^, ne e la c o n se rv a z io n e d ei lib ri, e su g li usi d ella lettura, de||j c o p ia tu ra e d e lla c o lla z io n e , f ia t a l’ im p o rtan za della scritti), ra n e lla c u ltu r a c in e se , d o v u ta ta n to a lle sue origini divina, to rie q u a n to ai suo i le g a m i co n il d isegn o , la bibliofilia di. v en n e u n o d e g li e le m e n ti c h e caratterizzav an o il gentiluomo c o n fu c ia n o . La c o p ia tu r a p e rso n a le era d u n q u e preferitatisp etto a ll’a c q u is iz io n e d ei lib ri sul m ercato o presso gli scri­ bi p ro fe ssio n isti; essa e ra in e ffetti co n sid erata non soltanto un m ezzo d i r ip ro d u z io n e , m a a n c h e un m odo di assimila­ z io n e su p e rio re a lla le ttu r a . C o p ia r e era un esercizio intel­ le ttu a le p a ra g o n a b ile , e a v o lte p re fe rib ile , a ll’esercizio fisico e d a p a rte d ei g io v a n i era c o lle g a to allo stud io e all’appren­ d im e n to d ei testi fo n d a m e n ta li; la fo rm azio n e passava in ef­ fe tti p er la le ttu r a e l’ in s ta n c a b ile c o p ia tu ra delle stesse ope­ re, c o m e i D ialoghi d i C o n f u c io , il Classico della pietà filia­ le, il Classico delle od i (S hijing), e il Classico dei documenti (Shujing). L a le tt u r a si p ra tic a v a ad a lta voce senza tenere c o n to , p er i p iù g io v a n i, d e lla co m p re n sio n e che, alla fine, sarà il ris u lta to d e ll’a ss im ila z io n e d o v u ta a lla ripetizione e al­ l’a p p re n d im e n to a m e m o ria . S e c o n d o u n a celebre massima d i D o n g Yu (fin e d el II s e c ,), si p o te v a com prendere il sen­ so s o lta n to d o p o av er le tto c e n to v o lte .

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Fig. 3 - Parte Finale di un manoscritto della Scrittura delle Trasformazioni d i Laozi\ inchiostro su carta, dinastia Tang, VII secolo. Londra, British Library. Nel colophon si legge: «R icopiato da W ang Shou, Intendente alle Scritture, il XIV giorno d ell’VIÌI mese d ell’anno V ili d e ll’era Daye (14 settem bre 6 1 2 ). U tilizzati quattro fogli di carta. Riveduto e corretto dai sacerdoti taoisti del M onastero della M etropoli A r­ cana (Xuanduxuantaiì). M ontatore e tintore della carta [spazio la­ sciato in bianco]. Ricopiato presso la B iblioteca im periale (Bishu sheng)». Queste annotazioni testim oniano l’interazione tra am bienti ufficiali e m onastici nella fattura e nella circolazione dei testi reli­ giosi. Q u est’opera, che descrive le o rigin i cosm iche e le trasfor­ m azioni fan tastiche del dio taoista Laozi, ven iva co p iata presso u n ’istituzione im p eriale da uno scriba laico, con la supervisione di sacerdoti del più im p ortan te m onastero taoista d ella cap itale. Il ‘m ontatore e tin to re’ incollava i fogli e li fissava al cilindro di legno che faceva da supporto al rotolo, dopo averli cosparsi con una tin ­ tura gialla estratta da una varietà d ell’albero del sughero, per pro­ teggere la carta da m alattie e parassiti. *20

esemplari, poiché si era affermato l’uso di fare almeno tre co­ pie di ciascun testo, suddivise tra i diversi palazzi. La dinastia Tang, al suo apogeo durante il regno di Xuanzong (712-755), vide la nascita della Biblioteca in cui si rac­ colgono i saggi (Jixian dian shuyuan), risultato finale di una vasta opera di copiatura sistematica di tutti i libri conservati neH’Impero. In questa occasione venne compilato un catalo­ go dettagliato di tutte le opere, che da solo consisteva in ben 200 rotoli. Tutte le opere furono classificate in quattro cate­ gorie, ognuna delle quali era identificabile immediatamente dal colore dei bastoni, dei nastri, delle etichette dei titoli e degli involucri che racchiudevano i diversi rotoli di una stes­ sa opera. Quest’operazione anticipa il sistematico censimen­ to dei libri promosso molto più tardi durante il regno di Qianlong, nel XVIII secolo. Le biblioteche private, alle quali attingevano piuttosto spes­ so i curatori delle biblioteche imperiali, conobbero un gran­ de sviluppo dall’inizio della dinastia degli Han posteriori, in

Da adulto, il letterato bibliofilo si dedicava al confronto tra le copie per evitare la riproduzione e la proliferazione de­ gli errori. L’assillo dell’errore è una caratteristica costante del­ la cultura manoscritta, ma in Cina divenne una vera osses­ sione, in particolare per quanto riguarda i Classici confucia­ ni, al punto che gii imperatori decisero più volte di far incidere su pietra una versione integrale di questi testi che servisse come modello. Questo accadde nel II sec., quando il con­ fucianesimo divenne dottrina di Stato, e si ripetè nel III e nelI’VIII sec., e poi in quelli successivi. Lo sviluppo deli’incisione su pietra di interi testi o di opere calligrafiche diede origine a un mezzo meccanico di riproduzione tipico della Cina, il calco. La tecnica, che forse risale al V sec. anche se le prime testimonianze conservate datano al VII sec., consi­ ste nell’applicare un foglio di carta su una stele, nell’inumidirlo per distendere la carta, farla aderire alla pietra e farla penetrare nelle cavità deH’incisione; poi, dopo l’asciugatura, neH’inchiostrare la carta con un tampone piatto imbevuto d’inchiostro poco diluito, in modo che questo non penetri nelle cavità; annerendo la carta, i caratteri della scritturasi evidenziano in bianco su nero, ed è allora sufficiente stacca­ re la carta. La riproduzione richiede assai poco tempo. L in­ troduzione del buddhismo in Cina e il contemporaneo svi­ luppo del taoismo religioso furono all'origine di una notevo­ le produzione di opere che in pratica non saranno mai con­ servate insieme alle altre raccolte. Nelle bibliografie ufficia­ li, le traduzioni delle parole del Buddha, delle opere di di­ sciplina e di dottrina, le compilazioni cinesi, i testi rivelati ai maestri taoisti, le opere di dietetica o di sessualità e le rac­ colte di talismani erano semplicemente aggiunte di seguito ai fondi librari ripartiti secondo le classi tradizionali (dap­ prima sei, poi quattro). Nella maggior parte dei casi questo genere di opere era conservato separato nei principali mo­ nasteri delle capitali. Il funzionamento delle biblioteche dei monasteri buddhisti, piti o meno vicini al potere imperiale, è più conosciuto

102

IX

TAVOLA I

PRO D U ZIO N I-, U R I '(M.AZIONT l:. t.E ST lO N K DPI T EST I

NOTI*. F COM MENTARI

La definizione dei testi, rum solfante delle opere canonizzate come, per esempio, i t lassici conlticiani, ma anche di quelle di riferim ento. è legata alle pratiche di copiatura e al sistem a di trasmissione a queste connesso. Le versioni delle diverse tradi­ zioni e la loro progressiva unificazione sotto gli 1 lan conduco­ no allo sviluppo delle procedure editoriali e critiche, cosi come al riconoscim ento della necessità di interventi di m ediazione volti al chiarim ento del testo, Le opere canoniche sono accom pagnate da un insiem e di com m entari, co ntin ui o discontinui, di esegesi e di glosse fo­ netiche e sem antiche. II testo può essere presentate senza alcun tipo di elaborazione, in un solo blocco, scandito solam ente dal­ le m odifiche delle colonne verticali che a volte definiscono il succedersi dei paragrafi. Sotto gli H an, primo periodo storico in cui la storia della struttura m ateriale dei testi può essere ri­ costruita con qualche certezza, appaiono testi divisi in frasi e periodi e scanditi da segni di interpunzione. 'Tuttavia, i testi scrini su supporti di bam bù o di legno, a causa dell'esiguo spa­ zio delle tavolette, che in generale recano una sola colonna di scrittura, non si prestano a 'im p agin azio n i’ più complesse. È Tintrodiizìone del rotolo di seta e successivam ente di quello di carta a rendere possibile la divisione dello spazio delle colon­ ne e Tinserìm ento di altre colonne in cui iscrivere in caratteri più piccoli, ogni volta che si rende necessario, una glossa che in dica la corretta pronuncia di un carattere raro, il significato

specifico di un'espressione o ancora una tinta o un com m enta­ rio sul brano del resto d ie precede. Questo sistema, piuttosto sim ile a quello delle nostre note a piè di pagina, si perpetua fi­ nn ai libri a stampa prodotti sotto i Song, che lo conserveran­ no con l’aggiunta di alcuni elem enti nuovi. Sotto i Tang, e pro­ babilm ente anche nel periodo im m ediatam ente precedente, ve­ de la luce la dilìerenziazione delle annotazioni attraverso i colori. In quest'epoca l’inchiostro verm iglio, im piegate per inserire i segni di interpunzione, m olte spesso in occasione della loro let­ tura, è utilizzate per porre in evidenza un certo numero di no­ te, Con il passaggio al libro stam pato, la differenziazione attra­ verso il colore sarà sostituita dall'inversione dei ruoli del nero e del bianco: in questi libri, infatti, le note stam pate in bianco emergono da uno sfondo nero. Accanto alle opere annotate e com m entate, in cui il testo principale, tra il V e il X sec., è scritto in colonne regolari di d i­ ciassette caratteri circa con il tipo di scrlrtura definite regolare, mentre le noce, riprodotte in caratteri più piccoli, possono pre­ sentare anche un num ero doppio di caratteri, inscritti in dop­ pie colonne, vi sono ì com m entari più lunghi. Q uesti, nel loro insiem e, costituiscono opere a parte e si distinguono per un ti­ po particolare di stesura del testo. Scritti su fogli di rotoli che presentano dim ensioni diverse, cioè più alti e meno lunghi, i caratteri, com pilati in corsivo o in semicorsivo, sono com pres­ si in colonne di più di venticinque caratteri.

di quello delle biblioteche taoiste. I soli dati concreti, e fin erano però connesse all’acquisizione di meriti che permet­ troppo spesso sparsi, sono offerti dai manoscritti scoperti a tessero di sfuggire alle vie malvagie della rinascita e agii in­ Dunhuang che contengono informazioni sulla localizzazio­ feri per sé stessi o per i propri congiunti. I manoscritti, a vol­ ne delle biblioteche, la classificazione delle opere, la loro ac­ te lussuosamente incastonati o illustrati, erano offerti in do­ quisizione, la loro conservazione e il loro restauro, la raccol­ no ai monasteri, dei quali arricchivano i fondi. A fianco di ta dei libri e il loro prestito. Le informazioni essenziali pro­ semplici privati, monaci o laici, gli imperatori o i prìncipi or­ vengono soprattutto dall’organizzazione dell’enorme lavoro dinavano di procedere alla copiatura sistematica in molti di traduzione delle migliaia di opere portate in Cina dai bud­ esemplari dei sùtra considerati più importanti, e a volte del­ d is t i dell’India e dell’Asia centrale o, viceversa, riportati in l’intero Canone buddhista. Si trattava in questi casi di cen­ patria dai pellegrini cinesi, e dalla minuzia con cui furono tinaia di persone —monaci o laici, a volte alti funzionari del­ costituiti cataloghi bibliografici, quali la Raccolta d i note scel­ l’amministrazione —pregati di copiare le migliaia di testi del te dai Tre canestri (Chu sa n z a n gjiji), completata nel 518, o Canone buddhista in diversi esemplari o il testo di qualche il Catalogo buddhista dell'era K aiyuan {Kaiyuan shijiao lu), sùtra in molte migliaia di copie. Cosi, all'inizio del VII sec., l’imperatore Yang (605-616) terminato nel 730. Oltre alla classificazione di testi di natu­ ra diversa, uno degli obiettivi di questi cataloghi era quello della dinastia Sui fece copiare più di 900.000 rotoli. Da un d’individuare gli scritti di origine dubbia o totalmente falsi, punto di vista più generale, la moltiplicazione dei testi bud­ dhisti costituiva certamente un mezzo che erano proliferati abbastanza rapida­ mente. Diverse erano inoltre le moda­ di diffusione della fede, ma anche una lità di diffusione e di copiatura degli misura precauzionale da un'eventuale scritti buddhisti. Mentre per i confucia­ scomparsa delle scritture, timore che si ni scopo dell’opera di copiatura sembra­ diffuse a partire dal V sec. quando sem­ va essere la ricerca del testo corretto, per brò iniziare l’epoca del declino della Leg­ i buddhisti appare significativa la mol­ ge’ (mofa), vale a dire del declino della tiplicazione delle copie. L’incoraggia­ dottrina buddhista; da qui l'iniziativa di mento a leggere e a copiare, nel caso se far incidere su pietra l’intero Canone budne fosse capaci, oppure a far copiare i dhista al fine di evitarne la sparizione, sittra buddhisti sfocia in una prolifera­ progetto che tu realizzato dapprima sol­ zione degli scritti. Dalla lettura dei colo­ Fig. 4 - Scatola laccata per utensili tanto in modo parziale e poi quasi inte­ usati nella preparazione phon dei manoscritti si deduce che le ra­ gralmente nell’XI secolo. Conseguenza delle tavolette da scrittura in bambù, gioni della copiatura erano spesso lega­ di questo enorme lavoro fu l'invenzione te alla condizione (a volte materiale) dei regno di Chu, V ili sec. a.C. di un procedimento di riproduzione mec­ donatori; nella maggior parte dei casi Wuhan, Hubei Provincia! Museum. canica, la xilografia. 103

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dovesse essere associata, secondo Liti Xin, alla dinastia dttf I Li ci e, di conseguenza, .simboleggiare in un primo tempoj1^ .3. (.‘lASSlVK'AZtONI- Oli! I I Miti l: AìliRAIU'l HA qua o la tetra, poi il fuoco, corrispondenti rispettivamente^ OH SAPI-RK. le cifre 6, 5 e 7. I Sette som m ari si compongono di un stirn 1 primi accenni di classificazione del sapere risaltino al perio­ nv.irin generale, clic espone i principi di assegnazione dc||f do Han. durame il quale si tentò di catalogare il fiorirò delle opere a varie categorie, e di sei sommari corrispondentiaj|e Aeuro scuole, ossia di eorretui imelleuuali e scuole ili pensie­ sei classi in cui i libri sono suddivisi. Ban Cu riprenderày,|. ro clic in mairi non erano più di una dozzina, [curativi di or­ tanto questi sei capitoli, eliminando la parte teorica e ripor, dinamento delle correlili inreilemiali s'incomrano nel lib ro ululone i concetti principali in ciascuna classe, Le sei daaj de! b laestro Zhuang (Zhmmgzi, li,insiti), nel Libro d el ALiatro seguono un ordine gerarchico che riproduce, in certa misu. .Vun (Aurici. Frishì'er zi), e in maniera piti netta nel Libro dei ra, il sistema di classificazione in base al numero 6: esse sono M.irstiw dello Huainan (Huainunzi. Yualtic), opere all interno le sei arti, i filosofi, i versi e i recitativi, gli scritti militari, ^ delle quali le principali scuole filosofiche sono elencate in ba­ tecniche numeriche, le ricette e i procedimenti. se alle problematiche che intendono affrontare. Nel periodo La prima classe, benché sia suddivisa in nove categorie,ri­ Han, il grande astrologo e storico Sima fan, padre del celebre guarda anzitutto le sei arti, ossia i Sei classici (più tardi dive­ Sima Qian ( I-0-86 a.C. ca.), divide le principali correnti in nuti tredici grazie alle operazioni di canonizzazione): il Clas­ sei scuole: la scuola Yin-yang, legara agli otto trigrammi, la sico d ei m utam enti ( Yijing), il Classico d ei documenti (Shujinfl, scuola dei letterati, quella di Mozi. quella del legismo, quella il Classico d elle od i (S hijing), le M em orie sui riti (Ufi), il Ca­ dei nomi e quella del Tao. Questa classificazione di base delle none della m usica ( Yuejing) e gli Annali delle Primavere e au­ scuole di pensiero tu all'origine delle prime classificazioni bi­ tun n i (Chuncjiu). Le altre tre categorie, riguardanti i Dialo­ bliografiche, anche se t legami tra questi due tipi di ordina­ g h i di Confucio, il Classico della p ietà filia le e VIstruzione ali­ mento furono piuttosto complessi. Infatti, mentre le classifi­ m entare (Xiaoxue) formano soltanto delle appendici: malgrado cazioni del sapere esprimono una gerarchia, una ramificazio­ la loro importanza, in particolare per la pedagogia, a quel ne delle scienze e delle arti, secondo la concezione del mondo tempo né i D ialoghi né il Classico della pietà filiale erano ca­ di chi elabora quesro tipo di schematiz­ nonizzati. VIstruzione elementarekmì zazioni. le classificazioni bibliografiche categoria che in questo periodo com­ obbediscono invece a vincoli materiali, prende opere destinate all’apprendimento ossia alla necessità di suddividere i libri e allo studio della scrittura. La sequen­ in funzione del loro contenuto, poiché a za dei Sei classici, pur formando un cor­ una posizione del libro in un sistema con­ pu s unico oggetto di analisi, interpreta­ cettuale corrisponde una collocazione su­ zioni e selezioni, segue una scala gerar­ gli scaffali oppure negli armadi. chica, all’interno della quale il primo,il Una delle particolarità delle classifi­ Classico d ei mutamenti, è considerato il cazioni bibliografiche cinesi deriva dal più importante, posto all’origine degli loro profondo radicamento tanto negli altri; sono citate edizioni che suddivi­ insiemi numerici quanto nei sistemi di dono i testi in sezioni e frasi (zhangu). corrispondenza. Almeno nelle epoche Nel li sec. d.C., l’edizione dei Classici piu antiche, la divisione del sapere in un incisa su pietra, della quale ci sono per­ certo numero di classi era stabilita in venuti diversi frammenti, fu punteggia­ nesso diretto con le combinazioni nu­ ta. Gli autori di opere sui Classici non meriche; a queste fecero riferimento an­ erano a quel tempo menzionati e i cura­ che i fondatori della scienza bibliogra­ tori si trinceravano sotto la generica de­ fica cinese, Liu Xiang (77-6 a.C. ca.) e nominazione delle scuole; l’esplicita pa­ suo figlio Liu Xin (m. 23 d.C.). Incarica­ ternità delle opere si affermerà solamente to di redigere il primo grande catalogo durante le Sei Dinastie (222-589). dettagliato della Biblioteca imperiale, Fig. 5 - Involucro di seta e carta La seconda classe di questo ordina­ Liu Xiang scrisse note di presentazione per rotoli manoscritti di scritture mento bibliografico divide le opere dei per ogni opera; queste note, riassunte buddhiste, da Dunhuang, filosofi in dieci categorie: le prime sei da Liu Xin per costituire i Sette som m ari dinastia Tang, V ili sec. ca. sono le correnti principali enumerate da (Qilue), finirono per servire poco dopo Londra, British Museum. Sima Tan (che conservano una posizio­ a Ban Gu (32-92) per comporre il Trat­ ne particolare); vi sono poi la scuola dei tato d i bibliografia ( Yiwen zhi) della Sto­ A lla d iffu sio n e del b ud d h ism o tn ah àyà- diplomatici, quella degli eclettici oscula­ ria della dinastia Han [anteriore] (lla n nico in C in a si associò la circolaz-ione di le varie (zajia), quella degli agronomi, shup, questa classificazione fu posta sot­ testi di lun gh ezza in u sita ta , che spesso infine, quella dei narratori di aneddoti. to l’egida de! numero 7, che sarà emble­ richiedevano num erosi rotoli m anoscritti Ognuna di queste correnti intellettuali ma di molte altre classificazioni biblio­ (j u a n ) . Si stabili allo ra l'uso di avvolgere i è fatta risalire all'insegnamento di una grafiche. L’opera di Liu Xin, che fu poi rotoli in involucri di seta, spesso d ip in ti, scuola o di una famiglia (jia). Ban Cu. risuddivisa da Ban Gu, si riallacciava, che venivano riciclati sostituendo l’etichetta e senza dubbio prima di lui Liu Xin, si in realtà, a una classificazione basata sul di carta incollata all'esterno. I ‘lib ri’ che ti­ sforzano di contestualizzare questi inse­ numero 6. Quest’ambiguità numerica no alla dinastia Tang affollavano gli scaf­ gnamenti all'interno dell’organizzazio­ riflette molto probabilmente il dibatti­ fali dei m onasteri erano per lo più oggetti ne sociale e burocratica ideale dalla qua­ to su quale delle Cinque fasi (wuxittg) di questo tipo. le sarebbero scaturiti. 104

I \ - P R O D l ' / I O N i : , l lkt ( H. A X I ON I . t. G E S T I O N E I >KI I f-s r

Nella classe dei filosofi, la scuola dei letterati {rujìa) oc­ cupa I eminente primo posto, in spianto interprete dell'insegnamemo dei l lassici confuciani. ì- opportuno notare la ricchezza della scuola del lao - la cui origine secondo l.iu Nili sarebbe da collocare negli archivi e neH ambtemc degli scribi - in un epoca in cui il taoismo religioso non si è an­ cora sviluppato: il numero di opere prodotte da questa scuo­ la è paragonabile a quello della scuola dei letterati. Le altre correnti, invece, chiaramente eredi della situazione intel­ lettuale degli Stati combattenti - che si tratti della scuola Yin-yang (che peraltro è data al primo posto), oppure dei legisti, della scuola di Mozi. di quella dei nomi o di quella dei diplomatici —non possono vantare un simile numero di testi, ma la loro specificità garantisce alle stesse una posi­ zione visibile nel sistema e le distingue dalle scuole varie, in cut sono inserite le opere di correnti di pensiero ritenure se­ condarie. È probabile che nel periodo finale degli Han an­ teriori (206 a.C.-9 d.C.) il pensiero dei legisti fosse accolto con riserva, a causa del sostegno fornito alla severa azione di governo del Primo Imperatore Qin nei III sec, a.C., le cui tracce dolorose erano rimaste negli animi della classe in­ tellettuale. La rottura creara dal regno del Primo Imperato­ re appare diffìcile da valutare sul piano bibliografico, in quanto i testi dei libri mandati al rogo dal Primo Impera­ tore Qin non furono più recuperati (come avvenne invece, secondo la leggenda, nel caso dei Classici nascosti nelle mu­ ra della casa di Confucio). Infine, la scuola degli agronomi occupa una posizione particolare, visto che rurte le opere citate sono andate perdute e dunque s’ignora sino a che pun­ to si trattasse di opere Teoriche che esponevano i principi fondamentali di una società agraria. La presenza di questa sezione in una classificazione del sapere rivela in ogni caso la posizione di primo piano occupata dall’agricoltura pres­ so i pensatori cinesi, per i quali i problemi inerenti a sussi­ stenza ed economia facevano parte di un sistema teorico. Le due prime classi costituiscono le basi essenziali del sa­ pere ordinate gerarchicamente poiché i Classici sono i fon­ damenti della conoscenza di cui le altre scuole di pensiero rappresentano i prolungamenti, come i commentari lo sono rispetto a un resto originale. L’insieme di questi testi forma il nucleo teorico a partire dal quale - sotto forma di strate­ gie, calcoli o ricette - si sviluppa la pratica, che costituisce l’altro polo del sistema. Tra queste due entità complementa­ ri si colloca la letteratura, che consiste essenzialmente di ope­ re poetiche in prosa o in versi la cui posizione nel sistema clas­ sificatorio globale resta poco chiara. L’opposizione, o meglio la complementarità, tra opere teoriche e pratiche si traduce in un diverso trattamento bibliografico, in base al quale le opere teoriche rimandano a bibliografie a carattere generale e teorico, mentre quelle pratiche rientrano nel campo delle bibliografie specialistiche. Nessuna delle classi tecniche riflette un sistema particola­ re di classificazione; in particolare, gli scritti militari sono ri­ partiti in quattro categorie: la strategia, la tattica legata allo sfruttamento delle circostanze nell’arte della manovra, il ri­ corso alla magia e all’astrologia nell’arte militare, e infine le armi, il maneggio di esse e gli armamenti. In questa riparti­ zione sussiste una gerarchia, espressa da un ordine decrescente. Anche le tecniche numeriche sono divise in sei sottoclassi, or­ dinate gerarchicamente: astrologia, calendario, calcoli fon­ dati sulle Cinque fasi, divinazione con steli di achillea e gu­ sci di tartaruga, divinazioni varie, e fisiognomica (metodi

delle forme ). Il primo posto assegnato ail’astrologia è dovu­ to alla posizione di preminenza del Cielo sulla Terra e sulI Uomo, come il calendario che ritma l’azione umana indi­ cando i momenti fasti e nefasti. La divinazione con l'achillea o quella con i gusci di tartaruga sono, a dire il vero, più che altro sopravvivenze dell’epoca Zliou, Al contrario, le altre di­ vinazioni l'aggruppano tecniche di predizione diverse e an­ cora attive, ma lo scarso numero di opere indicato per cia­ scuna di esse non permette di ripartirle in categorie distinte. La sesta classe (ricette e procedimenti) raccoglie opere che ri­ guardano la medicina e le cure elei corpo, divise in quattro sottoclassi: testi fondamenrali, ricette di farmacopea, prati­ che sessuali, tecniche di lunga vita. I cambiamenti che si verificano nelle classificazioni bi­ bliografiche a partire dai primi secoli dell’era cristiana sono di due tipi. Da una parte si osserva una Tendenza a sostitui­ re un sistema classificatorio fondato sulla cifra 7 con un al­ tro sistema basato sulla cifra 4, dall’altra, sono più rari i ten­ tativi di far coincidere le classificazioni bibliografiche con quelle del sapere. I tentativi di elaborazione di una classifi­ cazione della conoscenza lasciano il posto alla semplice re­ gistrazione dei titoli e degli autori. Mentre i titoli delle ope­ re sono qualificati nel periodo Han dal termine jia ('fami­ glia’, ‘scuola’), che sottolinea la loro appartenenza a una corrente o a un insegnamento, in seguito essi sono qualifi­ cati da un semplice elemento di quantificazione, il termine bit, che designa una divisione, una parte di un tutto. Il qua­ dro gerarchico non è ovviamente del turco assente, ma l’or­ dine cronologico tende a sostituire l’affiliazione a correnti di pensiero. Per quel che riguarda l’aspetto numerico, alla fine del III sec. appare un nuovo sistema, opera del diretto­ re della Biblioteca imperiale, Xun Xu (m. 289). Questi sud­ divide i libri in quattro classi, indicate nel Trattato d i biblio­ grafia ( Yiwen zhi) della Storia della dinastia Sui (Suishu): ( 1) Classici e Istruzione elementare; (2) scuole filosofiche cui sono aggiunti gli scritti militari e le opere di numerologia; (3) opere storiche; (4) opere letterarie. A queste quattro clas­ si si aggiungono le opere illustrate e i libri di bambù che a quel tempo furono scoperti in una tomba. Mentre la prima classe conserva la sua individualità e la sua priorità, la se­ conda raccoglie tre delle classi presenti nelle trattazioni di epoca Han, ponendo sullo stesso piano tanto le opere teo­ riche quanto quelle pratiche. Per ragioni difficili da deter­ minare, le opere riguardanti l’arte medica sembrano invece scomparire da questa classificazione, tanto più che la biblio­ grafia stessa ci è nota soltanto dall’enunciato della sua clas­ sificazione. E possibile ipotizzare che siano state eliminate e collocate fuori della Biblioteca imperiale insieme alle opere taoiste per la loro relazione con le arti della longevità o del­ la sessualità, tanto che si ritroveranno nei cataloghi delle bi­ blioteche taoiste. La maggiore novità di questo sistema risiede però nell’emergere della storia, a cui viene dedicata una categoria pro­ pria. Mentre nel periodo Han i libri di storia, a dire il vero ancora poco numerosi, si rifanno agli Armali delle Prim avere e autunni, ora essi possiedono una propria autonomia. È pro­ babile che questo nuovo elemento non sia legato solo al cre­ scente numero di opere storiche prodotte a partire dagli Han posteriori, come sostiene Ruan Xiaoxu nel YT sec., ma che ri fletta la volontà d’insistere su un aspetto del sapere che non era una mera registrazione cronologica degli avvenimenti, ma una vera scrittura storica, il cui prototipo sono le M em orie d i

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Fig. 6 - Surra d ì Avalokìtesvanr, inchiostro e colore su carta, da Dunlmang, line epoca Tang. Londra, British Library. Il documento illustra l'evoluzione del formato del libro, dal rotolo al codice fino alle rilegature dorsali, prima del definitivo affermar­ si della stampa.

uno storico di Sima Qian. A fianco delle storie ufficiali, che più o meno si modellano sull’opera di Sima Qian, compaio­ no storie dinastiche redatte senza il sostegno del potere im­ periale, oppure riguardanti regni o dinastie la cui legittimità non è riconosciuta dai posteri. Vi compaiono anche raccolte di documenti, storie parziali che non coprivano un intero ci­ clo dinastico, come pure opere biografiche. L’importanza della numerologia nella tradizione cinese si osserva nello sforzo compiuro da molti bibliografi di mante­ nere il sistema classificatorio basato sul numero 7. II primo è W angjian (452-489), assistente della Biblioteca imperiale, le cui Sette m em orie (Q izhi) presentano soltanto cambiamenti minimi rispetto ai Sette som m ari (QUiie) degli Han. Tutt’al più egli risente dell’influenza di Xun Xu, in quanto separa i libri di storia dagli A nnali d elle P rim avere e a u tu n n i, mante­ nendoli comunque insieme ai Classici in una particolare sot­ toclasse. Va notato, d’altronde, che W angjian fu allo stesso tempo autore di un catalogo ufficiale in quattro classi. La con­ ciliazione tra più sistemi classificatori operata poco dopo da Ruan Xiaoxu è comunque di maggiore interesse. Secondo il primo principio esposto nella P refazione a i ‘S ette registri’ {Qilu xu), che è rutto quanto ci è pervenuto della sua opera, la bibliografia di Ruan obbediva alla cifra 7 per fedeltà alla tra­ dizione. Egli divise gli ambiti del sapere in: ( 1) Classici e ca­ noni, (2) annali e biografie, (3) filosofìa ed esercito, (4) col­ lezioni di letteratura, (5) ricette e procedimenti, (6) legge del Buddha, (7) immortali e Tao. Va notato anzitutto che Ruan Xiaoxu, contrariamente ai suoi predecessori, riunisce insieme buddhismo e raoismo, ma distingue in realtà due gruppi, quello ‘interno’ e quello ‘esterno’ in cui compaiono le opere a carattere religioso, cosa che rende relativa la classificazione basata sul numero 7. Nel gruppo ‘interno’ si ritrovano le quattro classi di Xun Xu, cui Ruan aggiunge quella delle ‘ricette e procedimenti’. Questa

tulli . svinnc sembra dipendere non ranni ila questioni di prin■àp io . qii.inio daH eviiluziiinc del numero dei libri iscritti in ogni latcgni i.i. Mentre le opere di arte militare sono clitniunite al punii* da non essere sufficienti a formare una classe e so n o subordinate ai filosofi, i libri che riguardano il calco­ lo c la divinazione hanno continuato a moltiplicarsi e richie­ dono ora un gruppo a sé, I£ opere di medicina sono aggiunte alle ricette, a eccezione di quelle sulle pratiche sessuali c di lunga vita, inserire nella classe del taoismo. Vi è qui una ri­ cerca di equilibrio tra le teorie classificatorie ereditate dal pas­ sato e le necessità imposte dal contenuto di libri, da ordina­ re in un sistema, in cui si possano reperire. L'apporto di Ruan Xiaoxu è degno di nota anche per quan­ to riguarda la storia e le discipline a essa «allegate. Egli inau­ gura la ripartizione della classe degli annali e biografie, divi­ sa in dodici sottoclassi che testimoniano il pieno sviluppo di questo settore. Accanto alle opere storiche, divise in quattro categorie, compaiono le opere biografiche e quelle dedicate ai regolamenti e alle leggi. Vi si trovano anche, secondo un’i­ dea d ie sarà ripresa sino alle bibliografìe moderne, sottoclas­ si dedicate alla geografia, alle genealogie, alle liste lessicali e ai cataloghi. In compenso la categoria che riguarda i demo­ ni e le divinità, probabilmente contenente le raccolte di sto­ rie fantastiche in pieno sviluppo durante questo periodo, te­ sterà poi senza seguito, visto che le opere di questo tipo sa­ ranno integrate al genere biografico. Infine, Ruan Xiaoxu riorganizza interamente la letteratura abbandonando la divi­ sione in versi e recitativi (shifu) a favore di una tripla riparti­ zione che concilia tradizione e pragmatismo. In base alla tra­ dizione, egli conserva una suddivisione relativa alle Elegie di Chu (C huci), usando però anche altre due semplici catego­ rie: le opere di un unico autore (b ìeji) e le collezioni di ope­ re collettanee (z on gji), di cui fanno parte antologie e opere di critica letteraria. A partire dalla dinastia Sui (581-617), diviene a poco a poco definitiva l'adozione di un sistema classificatorio in quattro caregorie che resterà in uso sino al XX secolo. La clas­ sificazione, esposta in dettaglio nel Trattato di bibliografia della Storia della dinastia Sui che descrive le collezioni im­ periali nel 584, riprende la divisione di Xun Xu, ma inverte l’ordine delle classi dei filosofi e della storia, l’organizzazio­ ne interna riprende, invece, i criteri di Ruan Xiaoxu, Quest’ultima varierà soltanto in misura minima nelle bibWra^ O fie ufficiali posteriori, sino al grande catalogo redatto nel XVIII sec. con il titolo di Catalogo gen erale con annotazioni della B iblioteca com pleta d ei Q uattro depositi (Siku quanshu zon gm u tiyao). La denominazione delle quattro classi, che corrispondeva ai quattro depositi in cui erano divise le ope­ re, è anch’essa definitiva: Classici (ji n g ), storia (sbi), filosofi {zi) e belle lettere {_//). AH’interno di ogni classe, il numero e la titolazione delle suddivisioni presenteranno varianti do­ vute al necessario adattamento a nuove discipline. All’inter­ no di ogni suddivisione, i titoli sono elencati seguendo l'or­ dine cronologico della loro redazione, e sembrano inoltre es­ sere classificati sulla base di un insieme di sottoclassi, che non sono indicate nel Trattato d i bibliografia della Storia delLidi­ nastia Sui. Si troveranno chiaramente esposte, anche se in ma­ niera parziale, soltanto nel Trattato d i bibliografia {Yiwenzhiì del!'Antica storia della dinastia Tang (Jiu Tangsbu), che ri­ prende il catalogo della Biblioteca imperiale redatto daVu jiong intorno al 720 con il titolo di Catalogo dei libri anti­ ch i e m od ern i ( Gufiti situiti).

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X - 1.0 S T U D IO [ >FL1.A I (NUDA: I l'N U f(

A/IONf DEL LA SCRITTURA E I DIZIONARI

Il confronto tra le hìMìografic risalenti j| periodo Sui o Tang e quella del periodo Han non e lavile, poiché Li mag­ gior parte delle opere esistenti durante gli l lan è ormai scom­ parsa durame i Tang, Per quanto riguarda i (.' lassici, il loro ninnerò non può essere evidentemente ampliato. La loro ripartizione rimane fissa, al punto che sussiste la suddivisione della musica il cui ( lassici* non esiste «untai più. Al contra­ rio. si assiste a un esplsse. esegesi, liste e così via. La dinastia Flati aveva visto fiorire gli scritti apocrifi U'henwci) che traevano le l«>m predizioni dai (. lassici. Queste opere, più volte proi­ bite. furono classificate da Ruan Xiaoxu insieme ai libri di dis inazione: durante il periodu Sui sembrano aver perso il loro carattere sovversivo in quanto sono collegate ai Classi­ ci e considerate come loro semplici interpretazioni. La pro­ liferazione dei commentari comporta anche un notevole au­ mento degli srudi legati alla scrittura, che vedono lo svilup­ po della lessicologia, della fonetica, dello studio delle rime, della calligrafia e dell'epigrafia. La storia è senza alcun dubbio l’ambito del sapere che ha conosciuto lo sviluppo più straordinario tra gli Han e i Sui. Le opere storiche superano ormai di gran lunga i rotoli del­ le altre classi, raggiungendo il cospicuo numero di 13.000 esemplari. Nella classe dei filosofi numerose suddivisioni ri­ mangono soltanto per fedeltà alla tradizione, poiché il ca­ rattere egemonico assunto dal confucianesimo impediva in pratica di riconoscere l’emergere di nuove correnti intellet­ tuali. Le opere che non rientrano nello schema prefissato so­ no semplicemente registrate nella categoria delle scuole va­ rie, dove si affiancano Luna all’altra le opere dei pensatori non classificabili dell’Antichità, come il Libro d el Maestro dello Huainan, quelle composite come le M emorie su molte­ plici cose (Bowu zh i)t e quelle a carattere didattico ed enci­ clopedico. Più curiosamente, vi si trovano raccolte di biogra­ fie buddhiste ed enciclopedie taoisre, che sono in tal modo

separate dalle altre opere delle medesime correnti e classifi­ cate a pane a causa del loro carattere generico. l e enciclopedie nacquero con Io Specchio dell'imperatore (Huanglitn), opera compilata all’inizio del III sec., che inau­ gurò un genere nuovo, definito leishu o ‘testi classificati per categorie ; essa raccoglie estratti e citazioni dai Classici e nel­ la maggior parte dei casi da libri conservati nella Biblioteca imperiale. L'opera ha conosciuto diverse edizioni, di cui al­ cune ampiamente accresciute e altre, più tarde, sensibilmen­ te ridotte. Composto di 680 capitoli durante il periodo Liang, nel V sec., lo Specchio dell'imperatore arriva a contenerne sol­ tanto I20 nel periodo Sui, alla fine del VI secolo. A questa seguirono altre vaste compilazioni a carattere en­ ciclopedico, alcune delle quali piuttosto voluminose, come il Compendio deU’i m iem e della foresta lussureggiante ( Hualin pianlue), opera di Xu Sengquan (V sec.) in 620 rotoli, un frammento del quale è stato ritrovato tra i manoscritti di Dunliuang. Nel corso del periodo Tang, probabilmente a seguito dello sviluppo del sistema dei concorsi per il reclutamento dei funzionari, le enciclopedie si molriplicarono e nelle bi­ bliografie esse furono da allora inserite in una categoria spe­ cifica. Anche la categoria delle opere di numerologia è segnata da una novità, vale a dire l’apparizione di testi di matemati­ ca identificati come tali dal punto di vista bibliografico: di­ venuti rapidamente piuttosto numerosi, questi testi sono ri­ collegati tanto alle tecniche di calcolo del calendario quanto alle clessidre. In generale, le bibliografie permettono di osservare che, dalla fine del VI all’inizio del X sec., l’evoluzione della pro­ duzione scritta fu caratterizzata più da un accrescimento quan­ titativo che da una revisione dei sistemi di pensiero. La com­ parsa, a partire dail’VlIl sec., della xilografìa, che assicura al libro una più ampia diffusione, non apportò cambiamenti si­ gnificativamente rapidi. J ean -P ierre D rège

dell’insegnamento confuciano, allo scopo di chiarirne il sen­ so e soprattutto di trasmettere e perpetuare i valori dell’Anti­ chità. Attraverso la storia di queste opere è possibile osserva­ re le variazioni avvenute nel modo di concepire i lemmi e le informazioni che li accompagnavano. Bisogna attendere il VI sec. per vedere comparire in questi testi, concepiti in origine come semplici elenchi di sinonimi o glossari completati da scarse informazioni, le diverse accezioni di uno stesso termi­ ne. Nella tradizione occidentale, i lemmi dei dizionari sono disposti in ordine alfabetico; poiché la scrittura cinese non si S o m m a r io : 1. I libri di caratteri nel processo di unificazio­ è mai evoluta in un fonetismo puro, l'organizzazione del vo­ ne della scrittura. 2. L’organizzazione dei caratteri per temi. cabolario ha seguito spontaneamente una via diversa da quel­ 3. L’organizzazione dei caratteri per radicali. 4. L’organizza­ la della classificazione alfabetica. Nei libri sui caratteri com­ zione dei caratteri per rime. (F. Bottéro) posti nel periodo compreso tra l'epoca Qin-Han e quella Tang, si assiste innanzitutto allo sviluppo di «diversi sistemi di clas­ sificazione tematica e, più tardi, all'elaborazione di un meto­ er dizionario s’intende la raccolta di unità significan­ do di classificazione originale, basato sulle componenti gra­ ti di una lingua, corredata d’informazioni relative al fiche dei caratteri e chiamato sistema di ‘classificazione per senso e all’uso di ciascun lemma. I libri che raccoglievanoradicali, i che non ha equivalenti nei sistemi grafici cosiddet­ caratteri cinesi appartenenti alla tradizione ufficiale o lette­ ti fonetici; infine, a partire dal VII sec., l’analisi della pro­ raria, composti nel periodo compreso tra l'epoca Qin-Han nuncia dei caratteri diede origine a un sistema di ‘classifica­ (221 a.C.-225hi presentata da l i Chunfeng all'imperatore Gaozong (650-h83) dei King (618-‘)(I7) in un'e­ dizione che comprendeva i commenti composti da un gruppo di studiosi sotto la supervisione dello stesso L,i Chunfeng. Que­ sta edizione Tang dei classici, che era usata nell'istruzione cu­ rata dallo Stato, oscurò le versioni precedenti. Fortunatamente, 1archeologia ci ha fornito altre testimo­ nianze, a partire dai ritrovamenti di Dunhuang dì un secolo fa tino a oggi, con I archeologia funeraria. A Dunhuang, nel­ l'Asia Centrale, in un tempio scavato nella roccia e sigillato intorno all anno 1000, sono stati trovati manoscritti anche di contenuto matematico, in certi casi piuttosto vicino a quello di alcuni dei Dieci canoni dì matematica (Libbrecht 1982), Nel 1984 un manoscritto matematico, il Libro dei procedi­ menti matematici (Suanshu shu), fu trovato in una tomba ri­ salente a prima della fine del II sec. a.C.; per la prima volta dunque, dopo un secolo, veniva alla luce un testo matemati­ co che non era stato tramandato dalla tradizione scritta, co­ stituente quindi il più antico testo matematico cinese che ci sia pervenuto. Di seguito s’indica il contenuto della raccolta dei Dieci canoni dì matematica così come ci è pervenuto secondo l’edizio­ ne di Qian Baocong del testo (l’introduzione a ciascun canone presente in questa edizione riporta le varie opinioni sulla data­ zione e la storia dei testi). 1. Lo Gnomone dei Zhou (Zboubi). Probabilmente compila­ to intorno al I sec. d.C. sulla base di scritti precedenti, espone la matematica per calcoli calendaristici all’interno della teoria cosmografica del ‘cielo come copertura’ (Gaitìan). 2. Nove capitoli sui procedimenti matematici (Jiuzhangsuanshu), spesso abbreviato in Nove capitoli, è considerato dagli stu­ diosi Song il più importante dei libri canonici. Composto pro­ babilmente tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., è il più antico testo cinese di matematica tramandato dalla tradizione scritta. 3. Canone di matematica dell’isola marina (llaidao suanjing), un'opera del III sec. scritta da Liu Hui, autore anche di un com­ mento ai Nove capitoli nella cui prefazione egli rileva che nel te­ sto, come curato dai letterati Han, non sono trattate tutte le ca­ tegorie di problemi matematici. Il Canone di matematica dell'i­ sola marina, che in principio era soltanto un capitolo aggiuntivo ai Nove capitoli dedicato alle misure a distanza, riempie questa lacuna e può essere considerato un seguito del cap. 9 riguar­ dante il triangolo rettangolo (v, Tav. IX).

(221-206 a.C.) ed edito tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., men­ ziona l’uso di bastoncini (suan) senza precisarne meglio l’a­ spetto. Dal testo si deduce che questi bastoncini erano usa­ ti per tenere il conto dei colpi andati a segno nel corso di una gara di tiro con l’arco e mai per rappresentare numeri su una superficie di calcolo. L’appendice al capitolo intito­ lata Note (Ji), compilata dopo che era stato scritto il testo principale, non menziona i bastoncini chiamandoli suan, bensì li definisce ‘bastoncini-freccia’ (jianchou), e spiega che ve n'erano 80, che un jianchou era lungo 1 ch i (23 cm ca.) e aveva una ‘impugnatura’ senza la corteccia oppure ‘senza colore (wuse); probabilmente quando furono scritte le Note, la parola suan indicava, ormai comunemente, le bacchette so­ litamente utilizzate per il calcolo descritte nella Storia della

4. Canone matematico del Maestro Sun (Sunzi suanjing). Quesli> libro fu composto intorno al 400 d.C., ma la versione per­ venuta mostra modifiche effettuate più tardi, nel periodo Tang. Come nei Nove capitoli, il secondo e il terzo capitolo presenta­ no la matematica sotto forma di problemi e algoritmi, e la mag­ gior parie degli argomenti trattati ricalca temi dei Nove capito­ li. Il primo capitolo invece è costruito in modo diverso, e pre­ senta sequenze di unità di misura e di procedimenti di calcolo, gli algoritmi fondamentali per le operazioni più comuni e per i calcoli espressi attraverso tavole di rime. Dalle testimonianze archeologiche sappiamo che questo modo di presentare la ma­ tematica risale almeno alla dinastia Han. 3. Canone matematico di Zhang Qiujian (Zhang Qìujtan suan­ jing). È stato composto nella seconda metà del V sec.; nel VI sec. Liu Xiaosun vi aggiunse spiegazioni dettagliate su come ef­ fettuare le procedure. Presentazione e argomenti scelti seguono fondamentalmente i Nove capìtoli. 6. Canone matematico delle cinque sezioni ( Wucao suanjing). Attribuito a Zhen Luan, un autore del VI sec., il libro contie­ ne procedure elementari per risolvere problemi utili per il la­ voro di funzionari governativi locali e le suddivisioni dell’ope­ ra rispecchiano la natura dei diversi compiti che essi dovevano svolgere: agrimensura, truppe, banchetti, granai e finanze. 7. Procedimenti matematici dei Cinque classici ( Wujing suan­ shu). Anche questo libro è attribuito a Zhen Luan da Qian Bao­ cong; vi si discute del contenuto matematico di antichi com­ menti ai Classici confuciani. 8. Canone di matematica che continua gli antichi {Jigu suan­ jing), scritto da Wang Xiaotong nella prima metà del VII seco­ lo. Escluso un primo problema riguardante una congiunzione astronomica, raccoglie problemi su volumi o su triangoli rettan­ goli da risolvere mediante equazioni cubiche o biquadratiche. 9. Memorie sui metodi di numerazione (Shushujiyi), attribui­ to a Xu Yue, un autore attivo nel 220 ca. Descrive in modo dis­ corsivo vari sistemi di numerazione e strumenti per effettuare calcoli, alcuni dei quali si è pensato fossero prototipi dell’aba­ co. Dato il modo in cui fu aggiunto alla raccolta, il libro non contiene commenti del gruppo di Li Chunfeng. 10. Canone matematico di Xiahou Yang (Xtahou Yang suan­ jing). La stesura di quest’opera è datata alI’VIII secolo. Consta di tre capitoli che descrivono algoritmi semplificati per le ope­ razioni fondamentali dell’aritmetica e le frazioni decimali. Gli argomenti ricalcano quelli dei Nove capitoli e la presentazione è un insieme di algoritmi descritti nell’ambito di problemi op­ pure no. (K. Chemla)

dinastia Han /anteriore], e questo spiegherebbe il cambia­ mento di nome. Un possibile riferimento all’uso delle bacchette in un pe­ riodo precedente si trova in un passo del Commentario dtZ uo alle 'Primavere e autunni ‘ {Zuozhuan, o Zuoshizhuan), com­ pilato nel V-1V sec. a.C. ed edito durante la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), che fa riferimento all’anno 542 a.C.; si parla infatti deH’imerpretazione di un certo carattere cinese come la combinazione del numerale 2 e di tre numerali 6, rappresentati in una forma del tipo di quelle in cui si adope­ rano le bacchette, anche se la forma arcaica del carattere in questione potrebbe essere considerata la combinazione di tor­ me scritte dei numerali per 2 e per 6; inoltre, se i 6 fossero davvero scritti nella forma del calcolo con le bacchette, come

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■\ IN U N A

suggeriscono gli autori, il principio fondamentale dell alice nan^a dell 01 tenramemo delle bau bette nelle posizioni deci­ mali pari e dispari (v. oltre) sarebbe apertamente negato. Il passo piti frequentemente citato a proposito dell'antica origine del calcolo con le baccberte è mia frase del lib ro rio! Li l'/d e delia 1 trtit {Daodejing-, le versioni a noi pervenute ri­ salgono a non prima del III sec. a.C.): «shanshu bu )'3, e i 'commentari di l i Chunfeng', scritti in realtà da un gruppo di studiosi con la supervisione di L.i Chun­ feng e terminati nel Studiare quale genere di matemati­ ca era sviluppare in un commentario nell'antica Cina rappre­ senta un punto essenziale, in quanto in essi sì trovano nuovi elementi, molto importanti per la storia della matematica. Per prima cosa, contrariamente ai A'ovecapitoli, che è un testo co­ stituito essenzialmente di problemi e procedimenti di risolu­ Le dimostrazioni di Liu Hui: schemi stabili zione. i commenti di Lìu Hui e Li Chunfeng contengono au­ di ragionamento sili visivi: figure (tu) per la geometria piana e solidi (eji) per la Si può verificare facilmente che i commentatori vedessero geometria dello spazio. La più antica testimonianza dell’uso di ausili visivi nella matematica dell'antica Cina si trova nei nei loro ragionamenti una spiegazione della correttezza degli commenti ai canoni; questo latro è confermato da disegni pre­ algoritmi dei N ove ca p itoli; ogni ragionamento è infatti re­ senti nel commento di Zhao Shuang (III sec.) allo G nom one golarmente concluso con espressioni del tipo ‘da cui il risul­ deiZ hou, quale quello nella fig. 7, tratto dall'edizione del 1213. tato’ (jid e), che ricordano il classico latino 'q.e.d.' (quoderat Non ci sono pervenuti disegni di carattere matematico di epo­ dem onstrandum ). L’utilizzazione di schemi di ragionamento ca precedente; quelli ai quali fanno riferimento i commenti ai che ricorrono indica poi che le dimostrazioni non sono ad Noi>e capitoli sono andati perduti. 1 di­ hoc, ma seguono determinate regole. Per segni presenti nel commento di Zhao esempio, ciò appare evidente nelle di­ Shuang hanno probabilmente subito un mostrazioni, piuttosto elaborate, per deterioramento nel passare ai posteri (l’e­ mezzo delle quali Liu Hui stabilisce la dizione del 1213 contiene infatti figure correttezza degli algoritmi per l’area del errate); tuttavia, essi forniscono indica­ cerchio e il volume della piramide (Tav. zioni preziose su come le figure poteva­ VIH e b), che sono due casi in cui nel no essere utilizzate nell’antica Cina. Le trattare suddivisioni infinite i ragionaforme geometriche sono rappresentate menri condividono la stessa struttura su una griglia con quadrati unitari. Ciò (Chemla 1992). può essere in relazione con l’usanza di In primo luogo, si suddivide l’ogget­ far uso di dimensioni determinate quan­ to in questione; precisamente, nel cer­ do si opera su una data situazione geo­ chio sono inscritti poligoni, facendo ri­ metrica, e che rimanda al fatto che i pro­ ferimento a una figura {tu), e la pirami­ blemi dei Nove capitoli sono sempre pre­ de è suddivisa in solidi (qi); questi due sentati con valori particolari. Inoltre, la ausili visivi sono quindi introdotti per sovrapposizione di due quadrati con gri­ condurre la prova. In un secondo pas­ glie diversamente orientate può rappre­ so, in base a queste divisioni si mettono sentare un indizio che le figure erano ri­ in evidenza relazioni esarteche sussisto­ tagliate su carta quadrettata. Vi è una se­ no in una determinata parte dell’ogget­ conda differenza più importante, ed è to studiato e che alla fine convergono che i commenti contengono anche le di­ Fig. 7 - L’uso di ausili visivi nell’algoritmo del quale si vuole dimo­ mostrazioni della correttezza degli algo­ nella matematica dell’antica Cina; strare l’esattezza. Per il cerchio si tratta ritmi che si trovano nei Nove capitoli. Le una figura del commento di Zhao della relazione tra il semiperimetro di un dimostrazioni hanno luogo in un conte­ Shuang allo G nom one d e i Z hou, poligono regolare inscritto, il raggio e sto diverso da quello dei testi greci del­ edizione del 1213. l’area di un poligono con un numero di l’Antichità, dove lo scopo è stabilire la lati doppio de! precedente; per la pira­ verità degli enunciati matematici. La de­ mide la suddivisione permette di stabi­ scrizione delle dimostrazioni di correttezza degli algoritmi, ol­ lire il risultato per un solido che è una parte di quello dato; tre a farci conoscere meglio la concezione che si aveva degli al­ per mostrare la relazione, i poligoni sono trasformati in ret­ goritmi nell’antica Cina, mette in evidenza un originale me­ tangoli, mentre il solido entro il quale si considera la pira­ todo di dimostrazione. mide (qian du ) è trasformato in un parallelepipedo. In terzo La situazione ora descritta fa nascere molte questioni inte­ luogo, si può iterare la suddivisione dell’oggetto, che permette ressanti. Le prime riguardano le dimostrazioni: per quale ra­ di mettere in evidenza quali sono queste relazioni; si crea co­ gione il tipo particolare di esegesi di Liu Hui e Li Chunfeng, si una successione di situazioni simili, per le quali sono vali­ nell’ambito della matematica, assume la forma della scrittu­ de le stesse relazioni, e dove è considerata una parte sempre ra di dimostrazioni? Viceversa: quale tipo di dimostrazioni maggiore dell’oggetto geometrico. Il quarto punto in comu­ era seguito a scopo di esegesi? E quale posizione assegnare a ne è fondamentale e consiste nel fatto che prima dì arrivare 142

}

XII

I \ M A H MAI

.ilLi conclusione si calcola sempre eli quanto diminuisce la parte deUoggerto non ancora trai tata nel corso elell ircrazio­ ne della procedura di suddivisione. I.'algoritmo è dichiaralo correrlo solcamo quando si dimostra che nel procedimento seguito la grandezza di questa parie tende a zero. Il ragionamento matematico elle cuna in gioco ricorda quello di test i greci come gli Elementi ili lìticiide o la Dimcnsin cin titi dì Archimede, nei quali il problema è affrontato con uno schema di ragionamento che nel XVII see. verrà identi­ ficato e denominato 'metodo di esaustione’. lì in modo del tutto simile che lo schema di ragionamento seguito da Liti Hui diviene per noi visibile. Questa analogia tra i testi greci e quelli cinesi relativamente ai farti utilizzati nei ragionamenti non deve però nascondere le differenze strutturali presenti nel modo di ragionare. I testi matematici greci citati fumo uso costante della reductio ad absurdum e implicano un nu­ mero di passi potenzialmente infinito, mentre i commentari cinesi procedono attraverso un ragionamento diretto e fan­ no entrare in gioco ciò che sembra un'infinità attuale di ope­ razioni. Un'altra differenza fondamentale è che gli algoritmi usati da L.iu Hui riguardano non soltanto la geometria, ma anche l'aritmetica e l’algebra. Rivolgendoci ora a questa par­ te dei commenti vedremo più chiaramente certe caratteristi­ che del loro modo di condurre una dimostrazione. Le dimostrazioni dì Liu Hui: ricerca dei procedimenti fondamentali Il commento di Liu Hui all’algoritmo per la somma di fra­ zioni, descrino dopo il problema 9 del cap. 1, è un punto cruciale del testo. Prima di descriverlo, vediamo gli oggetti che sono coinvolti nel ragionamento. L’espressione per min usata nei Nove capitoli, ossia ‘m di n parti’ (V fen zhi Vz/j, esprime il ferro che la frazione è considerata composta di ‘par­ ti’, e mostra anche un numeratore e un denominatore. Da un lato, i! problema che richiede di sommare frazioni mette insieme varie parti per formare una data quantità; qucsr’ulrima deve essere quindi stimata. Dall’altro lato, l’algoritmo prescrive calcoli sui numeratori e sui denominatori per otte­ nere una frazione. Stabilire la correttezza dell’algoritmo si­ gnifica quindi provare che la frazione ottenuta esprime effet­ tivamente la quantità formata. Anzitutto, nel considerare le frazioni così come sono ma­ nipolate dall’algoritmo, Liu Hui sottolinea che una frazione si può esprimere in molti modi, in quanto si possono molti­ plicare e dividere numeratore e denominatore per uno stes­ so numero senza che cambi il suo valore. Si può quindi divi­ dere per semplificare; l’operazione opposta, ‘complicare’, in­ trodotta da Liu Hui serve soltanto nelle dimostrazioni. Considerando poi le frazioni come parti, egli fa corrispon­ dere le frazioni semplificate alle parti più grezze e quelle com­ plicate alle parti più fini, sottolineando che la quantità non varia anche se essa è formata in modi diversi, Per dimostrare che (alb)+(a'/b')=(ab' +a’ b)!bb' si mostra come, con la mol­ tiplicazione, l’algoritmo si riduce ad adattare parti diverse af­ finché abbiano la sressa grandezza. Citando i Nove capitoli, Liu Hui spiega l’effettivo significato di ciascun passo in ter­ mini di parti e in termini di numeratori/denominatori. Quan­ do «si moltiplicano i denominatori uno con l’altro», un’ope­ razione che nel corso della dimostrazione egli chiama «ren­ dere uguale», è calcolato il denominatore comune a tutte le frazioni e si definisce la misura che le diverse parti hanno in

II

A

comune per poter essere quindi sommate; inoltre, quando «i denominatori moltiplicano i numeratori che non corrispon­ dono a essi», per dare ab' e ha' i numeratori —egli dice —so­ no resi omogenei con ì denominatori a cui corrispondono, e quindi le quantità originali non sono perdute. Anche qui egli dà, eupassant, un nome a questo insieme di operazioni: ‘ren­ dere omogeneo’; ‘rendendo uguali i denominatori e ‘ren­ dendo omogenei’ i numeratori l'algoritmo fornisce effettiva­ mente una misura corretta della quantità ottenuta mettendo insieme varie frazioni, E interessante osservare come questa descrizione dell’algoritmo, introdotta a fini di dimostrazio­ ne, sarà poi effettivamente utilizzata da Liu Hui e da altri ma­ tematici di periodi successivi —tra gli altri Zhu Shijie - per sommare frazioni. Noi terrori di oggi vediamo in questo cesto una dimostra­ zione della correttezza dell’algoritmo. Cosa cercava però Liu Hui? Questo punto è chiarito ne! seguito del commento. L’au­ tore infatti non si ferma qui, ma prosegue con considerazio­ ni molto astratte e anche di carattere filosofico, concluden­ do poi con un’affermazione fondamentale: «Moltiplicare per disaggregarli, semplificare per unirli, rendere omogenei e ren­ dere uguali affinché possano comunicare: come potrebbero non essere questi i punti fondamentali della matematica?». Anche se può sembrare poco chiara, questa affermazione è cruciale. Essa mostra infarti che la dimostrazione non ri­ guarda solranto la correttezza del procedimento, dal momento che entra in gioco molto di più. Essa mostra in azione nel­ l’algoritmo le operazioni (moltiplicazione, divisione, rende­ re uguale o rendere omogeneo) che costituiranno l’argomento delle considerazioni successive; infatti, uno degli scopi della dimostrazione è proprio mettere in evidenza queste opera­ zioni. Introdotte in relazione alle frazioni, il rendere uguale e il rendere omogeneo non sono semplicemente operazioni che si effettuano su numeratori e denominatori; in quanto la loro rilevanza va molto al di là se nelle osservazioni conclu­ sive Liu Hui le considera punti chiave della matematica. Co­ me interpretare tutto ciò? In effetti, queste operazioni si presentano in numerose al­ tre dimostrazioni del commentario di Liu Hui, Un esame attento di alcune di esse consente di trarre qualche conclu­ sione su come la dimostrazione della correttezza di un algo­ ritmo si colleghi all’esposizione delle operazioni fondamen­ tali che entrano in gioco. Il commento di Liu Hui sull’algo­ ritmo per risolvere sistemi di equazioni lineari presentato nei Nove capitoli (v. Tav. IV) sottolinea dapprima la proprietà che tutti i numeri presenti in un’equazione possono essere mol­ tiplicati o divisi per una stessa quantità senza modificare il significato dell’equazione; le operazioni di moltiplicazione e divisione che Liu Hui aveva definito fondamentali si ritro­ vano anche qui. Per riferirsi alla proprietà detta, Liu Hui qualifica i coefficienti come Iti, estendendo in tal modo il campo di applicazione di un concetto che il canone intro­ duceva nel contesto della regola del tre. Nei Nove capitoli il concetto faceva riferimento a due numeri che esprimono L'e­ quivalenza tra due cose che la regola del tre deve convertire Luna nell’altra e che individua la proprietà per cui quei nu­ meri sono definiti soltanto attraverso il loro rapporto, cosic­ eli é moltiplicarli o dividerli entrambi per lo stesso numero non potrebbe danneggiare la loro capacità di esprimere la er­ rata equivalenza. Nel ricorrere a questo concetto anche per individuare ciò che contraddistingue i coefficienti di un’e­ quazione lineare, Liu Hui sottolinea la rilevanza generale di

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LA Se II-.N7.A IN C INA

TAVOLA VII

D IM O ST R A Z IO N I DEGLI A L G O R IT M I NEI C O M M E N T I Al

NOVE CAPÌTOLI

diametro si ottiene l'area del cerchio», dopo di che sottolinea clic i termini ‘circonferenza’ e ‘diametro’ usati nella descrizio­ ne dell algoritmo del quale ha dimostrato la correttezza si rife­ riscono a quelli effettivi, non a quelli approssimati. Altrove egli confronta il rapporto tra la circonferenza e il diametro e quel­ lo tra la diagonale e il lato del quadrato, e afferma che nessuno dei due può essere espresso da un rapporto tra interi. L’algorit­ mo stabilito da Liu Hui non può quindi essere usato per effet­ tuare il calcolo; esso esprime soltanto una relazione di trasfor­ mazione tra grandezze (Li Jimin 1990; Guo Shuchun 1992; Chemla 1996b).

1

a) La misura del cerchio secondo Liu Hui Nei Nove capitoli l’area del cerchio si ottiene moltiplicando la semicirconferenza per la metà del diametro. Per dimostrare la correttezza di questo procedimento Liu Hui considera l’esa­ gono regolare inscritto nel cerchio, e a partire da questo una successione dì poligoni regolari che converge al cerchio: ogni (2"x3)-agono si ottiene dal precedente (2”' 1x3)-agono divi­ dendone a metà i lati (fig. 1). L’algoritmo che dà l’area del cer­ chio si ottiene come limite di una relazione esatta che collega il perimetro del (2"_1x3)-agono, il raggio e l’area del (2”x3)-agono. Com’è ulteriormente chiarito dalla fig. 2, moltiplicando metà del lato del (2”", x3)-agono (BQ per la metà del diame­ tro (AO) si ottiene il doppio dell’area di un settore del (2"x3) -agono (AOQ; ne segue che il prodotto della metà del perime­ tro del (2'I_,x3)-agono per la metà del diametro dà l’area del (2”x3)-agono. Come si articolano questi elementi nel ragionamento di Liu Hui? Tpoligoni sono generati finché, come egli dice, non si rag­ giunge uno stadio nel quale non si possono più dividere. A que­ sto punto, Liu Hui afferma che il perimetro della figura gene­ rata coincide con la circonferenza del cerchio, e deduce da que­ sto fatto che le aree sono uguali nel modo seguente. Considera un limite superiore per la differenza tra l’area del cerchio e quel­ la del (2B"'x3)-agono, differenza che è data dall’area di un in­ sieme di segmenti circolari, prendendo un insieme di rettango­ li che ricoprono questi ultimi (fig. 3a). L’area di questi rettan­ goli dipende dalla lunghezza della freccia dei segmenti di cerchio, e misura in qualche modo di quanto il perimetro del poligono si discosta dalla lunghezza della circonferenza del cerchio. Quan­ do coincidono, la freccia è di lunghezza nulla, il limite supe­ riore va a zero e le aree sono uguali. La relazione precisa che le­ ga il perimetro del (2” lx3)-agono, la metà del diametro e l’a­ rea del (2V3)-agono è racchiusa nell’algoritmo dato dai Nove capitoli per calcolare l’area del cerchio. I poligoni che interven­ gono in questo ragionamento possono ricordare la Dimensio cir­ cuii di Archimede (fig, 3b). Il limite superiore di Archimede è diverso da quello di Liu Hui, e inoltre nella Dimensio circuii si fa uso di una reductio adahsurdum, mentre la dimostrazione di Liu Hui è diretta. Liu Hui conclude la dimostrazione affermando «Ecco perché quando si moltiplica la metà della circonferenza per la metà del

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b) La misura della piramide secondo Liu Hui Per calcolare il volume della piramide uno spigolo della qua­ le è perpendicolare alla base (yangma), nei Nove capitoli si ri­ chiede di prendere un terzo del prodotto della lunghezza, del­ la larghezza e dell’altezza (fig. 4). Il caso in cui le tre dimensio­ ni sono uguali è semplice; tre piramidi costituiscono allora un cubo. Liu Hui ne parla, ma passa oltre perché l’argomento non si presta a essere generalizzato (fig. 5). Per il caso generale egli sviluppa un altro ragionamento (il valore attribuito al caso generale, che abbiamo visto permeare i Nove capitoli, si ritrova anche per quanto riguarda le dimo­ strazioni). Si osservi tuttavia che Liu Hui presenta il suo ra­ gionamento considerando solidi costituiti da piramidi nelle quali le rre dimensioni sono uguali: in una dimostrazione o in un algoritmo un esempio deve rappresentare il maggior numero di casi possibile. Liu Hui sostiene di aver utilizzato il termine yan per designare tali ragionamenti, supportandoli con un au­ silio visivo. Il punto principale dell’argomento generale consi­ ste nell’introduzione de! tetraedro (hienao) che assieme alla

XII - LA M A T L M A I K A

DIMOSTRAZIONI DEI ili AU.OHI IMI NEI COMMENTI Al N O VE CAPITOLI

piramide forma un solido che è la m età di un parallelepipedo il volume del quale è noto, e nel dimostrare che in questo se­ m iparallelepipedo la piram ide occupa un volum e doppio del tetraedro (rig. 6). A questo scopo si dividono a m età le dim en­ sioni dei due solidi. La piram ide (fig. 7) è allora divisa in un parallelepipedo, due sem iparallelepipedi e due piram idi sim ili, tutti solidi le cui dim ensioni sono la metà di quelle della pira­ mide di partenza. Il tetraedro (fig. 8) è invece suddiviso in due semiparallelepipedi e due tetraedri sim ili, tutti con dim ensioni che sono la metà del tetraedro di partenza. Liu H ui mette poi insieme i due solidi così sezionati (fig. 9). Nella fig. 10 la si­ tuazione appare più chiara. Nella parte posteriore la figura m o­ stra il parallelepipedo e il sem iparallelepipedo provenienti d al­ la piram ide con sopra un altro sem iparallelepipedo; in que­ st’ultimo la piram ide e il tetraedro più piccoli riproducono la situazione originale su scala ridotta; nella parte anteriore, sulla destra, abbiamo la stessa situazione; in alto a sinistra si vede un semiparallelepipedo proveniente dal tetraedro, mentre in basso un semiparallelepipedo proveniente dal tetraedro e un sem ipa­ rallelepipedo proveniente dalla p iram ide form ano un unico parallelepipedo. Si uniscano ora semplicemente i pezzi superiori con quelli identici a questi che si trovano a destra (fig. 11). Si formano così quattro parallelepipedi di dim ensioni la metà di quelle originali. Si può dedurre che tale trasformazione geo­ metrica è una manifestazione dell’operazione generale form u­ lata da Liu Hui «usare l’eccesso per riem pire il vuoto» (y i y t n g bu x u ), valida anche in questo contesto (Chem la 1992). In tre di questi parallelepipedi, nella parte posteriore e a sinistra si può facilmente calcolare cosa proviene dalla piram ide e cosa dal te­ traedro. Si trova che in tre quarti del solido originale la pira­ mide occupa il doppio dello spazio occupato dal tetraedro, os­ sia un parallelepipedo e due sem iparallelepipedi per la piram i­ de, due semiparalielepipedi per il tetraedro; dunque, in tre quarti del solido originale abbiam o la proporzione che cerchiamo. Nel quarto rim anente non conosciamo ancora la situazione, ma vediamo che essa riproduce quella originale con dim ensio­ ni dimezzate. Possiamo dunque ripetere il ragionamento e d i­ videre a metà i lati. In tre quarti di questo quarto abbiam o la proporzione cercata, mentre nell’altro quarto non sappiamo qua­ le sia la situazione. Si riproduce però la situazione iniziale, e il ragionamento si conclude prescrivendo di continuare queste suddivisioni nei quarti successivi (ricordiamo che dalla risolu­ zione del 3° problema di Hilbert sappiamo che una suddivisione

I O - S TO R IA O l i i . A S C IE N Z A -

voi

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infinita è inevitabile; W agner 1979; Li Jim in 1990; G uo Shuchun 1992; C hem la 1992).

c) Una dim ostrazion e d i una p ro p rietà geo m etrica basata su da re­ g o la d e l tre Nel cap. 9, dedicato al triangolo rettangolo, i N ove ca p ito li descrivono un procedim ento per calcolare il d iam etro del cer­ chio inscritto in un triangolo d i base a , altezza b e ipotenusa c. II p ro ced im en to e q u iv ale a ll’a p p lic a z io n e d e lla fo rm u la: d=2ab/{a+b+c). La p rim a dim ostrazione suggerisce d i colora­ re opportunam ente in tre colori differenti due rettangoli di car­ ta d i area a b e d i tagliare e «sistem are le p arti colorate. In ter­ m ini m oderni, la seconda dim ostrazione richiede d i tracciare una p arallela a ll’ipotenusa passante per il centro O del cerchio (fig. 12); con i raggi O C e OE com paiono due triangoli, OEF e B O C sim ili al triangolo dato e d i p erim etri a e b, rispettiva­ m ente. L’altezza (base) di OEF ( BOC) è d ì2. La dim ostrazio­ ne si riduce a scoprire, nel procedim ento, l’applicazione della regola del tre, dove b (rispettivam ente a) è il 7 u di ciò che si cerca’, a+ b+ c il 'tu di ciò che si ha’ e a (rispettivam ente b) 'la q u an tità di ciò che si ha’. La regola del tre, facendo interveni­ re la sim ilitu d in e dei triangoli e la proprietà dei p erim etri dei due triangoli, determ ina la q u an tità cercata, cioè in entram bi i casi il raggio, com e r=abl(a+b+c).

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12

I A S C IE N Z A IN * INA

un concerto introdotto il.il Canone dei Nove capitoli in un contesto specifico. Desiderando mostrale come I eliminazione tra due equa .rioni permette di annullare il coefficiente posto più in alto (cioè il termine in .v) in ima di esse, il commentatore vede ima nuova applicazione delle operazioni del 'rendere uguale e del ‘rendere omogeneo'. A questo .scopo, mostra come I al­ goritmo sia equivalente a un altro procedimento, ossia al mol­ tiplicare le due colonne (cioè le due equazioni) ciascuna per il numero che si nova nella posizione piti in alto (cioè il co­ efficiente della .v) dell'altra. I numeri nelle posizioni piti alte sono così resi uguali, e gli altri omogenei, ed è per questa ra­ gione che l'eliminazione è possibile. La dimostrazione intro­ duce perciò un nuoto algoritmo per risolvere il problema, e fa vedere che esso è equivalente a quello del quale si vuole di­ mostrare la correttezza. Il nuovo algoritmo sarà utilizzato dal­ lo stesso Liti Hui e da altri per risolvere sistemi di equazioni. L’autore spiega poi quello che secondo lui è il motivo per cui quest'ultimo algoritmo non si trova nei Nove cap itoli: esso porta a equazioni che sono più complicate del necessario per­ chè hanno coefficienti con divisori comuni molto grandi. Il nuovo procedimento introdotto serve però a mettere in evi­ denza, mediante il confronto, il significato {yi) dell’algoritmo fornito nel cap. 8 e la sua strategia formale; esso equiva­ le cioè a un procedimento che ‘rende uguali’ alcuni coeffi­ cienti e ‘omogenei' gli altri. Possiamo ora tornare all’affermazione di Liu Hui prima ri­ portata per cercare di approfondirne il senso confrontando le dimostrazioni date per gli algoritmi per sommare frazioni e quelle per risolvere sistemi di equazioni lineari. Questo con­ fronto rivela in primo luogo che le espressioni ‘rendere ugua­ li' e ‘rendere omogenei’ che compaiono nelle due dimostra­ zioni, oltre al significato relativo alle operazioni a cui si fa ri­ ferimento nel contesto in cui sono usate (‘rendere uguali’ significa rendere uguali i denominatori delle frazioni oppure i coefficienti delle equazioni), ne hanno anche uno formale che si riferisce al ‘modo di funzionare’ degli algoritmi; in en­ trambi i casi il procedimento consiste nel rendere uguali al­ cune quantità e omogenee altre. Il parallelismo stabilito tra le due dimostrazioni rende evidente che gli algoritmi seguo­ no effettivamente la stessa strategia formale, e ciò si esprime nel fatto che uno stesso algoritmo fondamentale giustifica la loro correttezza. Una stessa strategìa permette di risolvere i problemi dei due tipi, malgrado il significato concreto delle operazioni sia diverso a seconda del contesto. Ciò si collega al tipo di lavoro sugli algoritmi che portò forse a sviluppare le regole della ‘doppia falsa posizione’ presemi nei N ove ca ­ pitoli (v. par. 2); sulla base delle ragioni effettive che giustifi­ cano la correttezza degli algoritmi è possibile rilevare un sot­ terraneo legame formale tra i procedimenti. II confronto rende chiaro che uno dei motivi per cui Liu Hui esegue le dimostrazioni è proprio il desiderio di portare alla luce queste strategie formali di carattere fondamentale comuni ai vari procedimenti dei Nove capitoli; esse permet­ tono di ridurne la varietà rivelando che è sempre applicato un piccolo numero di strategie. Moltiplicare e dividere tutti i numeri di un dato insieme, rendere uguali od omogenee certe quantità sono operazioni alla base di molti degli algo­ ritmi del Canone; è per questo che, quando esse compaiono per la prima volta, Liu Hui ne sottolinea subito l’importan­ za. In tal modo, nell’affermazione di cui abbiamo detto so­ pra egli riassume gli algoritmi più importami che sono alla

base dei procedimenti dei N on eca pitolic che le dimostrazio. ni del suo commento permettono di scoprire. Concludiamo indicando come leclue dimostrazioni di pro­ prietà gemuti i ielle considerate prima si ricollegano a questa interpretazione del lavoro di Liu Hui. Le trasformazioni ger> metriche fondamentali che sono all’opera nei ragionamenti relativi al cerchio e alla piramide si presentano come mani­ festazioni della stessa operazione generale; «usare l’eccesso per riempire il vuoto» ( y i y ìn g b u xu). Liu Hui sottolinea ripetu­ tamente il fatto che negli algoritmi in contesto geometrico questa trasformazione entra in gioco sistematicamente. Quin­ di, anche in questo ambito, per il tramire della dimostrazio­ ne si mette in evidenza la strategia formale comune a vari al­ goritmi (in questo caso, un tipo di trasformazione geometri­ ca). Si può inoltre aggiungere, ritornando alla dichiarazione fondamenrale di Liu Hui, che rale operazione, la cui efficienza va oltre i limiti della matematica, è una delle forme generali sorto le quali si può presentare una successione di moltipli­ cazioni e divisioni.

I problemi come condizione per evidenziare strategie formali Vediamo ora quali condizioni sono necessarie per scopri­ re che un certo algoritmo si fonda sul ‘rendere omogenee’e sul ‘rendere uguali’ certe quantità. Sarebbe certamente in­ teressante esaminare come opera Liu Hui per ritrovare tale algoritmo nella risoluzione di sistemi di equazioni lineario nella ‘regola della doppia falsa posizione’ (Chemla 1991); noi ci concentreremo però sulla moltiplicazione delle fra­ zioni, che, come abbiamo visto in precedenza, i Nove capi­ toli introducono a proposito di un problema che richiede di calcolare l’area di un rettangolo. Dopo una prima dimostrazione della correttezza, e con I intenzione esplicita di «farlo capire in tutta la sua generali­ tà», Liu Hui ne dà una seconda, che in formule possiamo esprimere così: (alb)(cld)= [(ac)l(bc)][(bc)l(bd)\= (ac)l(bd). Nelle parole di Liu Hui, a c e b d sono ‘resi omogenei’ rispet­ to a b c, il termine ‘reso uguale’. È molto interessante il mo­ do in cui egli mette in evidenza come entrano di nuovo in gioco le operazioni di ‘rendere omogeneo’ e ‘rendere uguale’: mette da parre il problema originale, nel quale a!b e cld sono l’altezza e la base di un rettangolo, e, ai fini della dimostra­ zione, introduce un nuovo problema: «5 [ossia b}cavalli val­ gono 3 [ossia a] jin d’oro [un jin equivale a 220 o 250 gca.]; se ne sono venduti 4 (e), e se 7 (d) persone si dividono [il ri­ cavato], quanto riceve ogni persona?». Si tratta di un proble­ ma equivalente —come osserva lo stesso Liu Hui - al seguente: «Un cavallo vale 3/5 (afb) di j i n d’oro. Se una persona vende 4/7 (c/d) di cavallo quanto ricava?». Dal nostro punto di vi­ sta, il problema originale del Canone è identico a questo; il fatto che per Liti Hui siano problemi diversi mostra una pra­ tica matematica originale, vale a dire il considerare i proble­ mi in relazione alle dimostrazioni. Dove la differenza? 1pri­ mi due passi della moltiplicazione di due frazioni, cioè il cal­ colo di a c e bd, risultano ora parte della trasformazione del primo problema nel seguente: «20 (bc) cavalli valgono 12 (acì jin d’oro. Se uno vende i 20 (bc) cavalli e se 35 (bd) persone si dividono il ricavato, quanto ricava ogni persona?». La so­ luzione di quest’ultimo problema si ottiene con la divisione che costituisce l’ultimo passo della moltiplicazione di due fra­ zioni. Il procedimento del Canone è così interpretato, passo

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I A M A M M A I ir A

dopo passo, secondo una successione di problemi, ed è inse­ rirsi in un insieme pili ampio di operazioni clic consentono di determinare un certi' numero di cavalli, sempre pari a I h . In questo contesro più ampio le prime due operazioni effet­ tuare nel moltiplicare le frazioni si possono considerare ope­ razioni che 'rendono omogenee' due spiantila in relazione al ‘rendere uguale’ il numero dei cavalli. La differenza decisiva sta proprio qui. in quanto la nuova situazione pei inette a Liu Hui di far apparire il rendere uguale nel caso del numero dei cavalli, mentre il problema originale non poteva offrire un’inrerpretazione per questo calcolo. Nell antica Cina i problemi non sono soltanto enunciati che richiedono un procedimento di risoluzione, in quanto essi mostrano anche situazioni che permettono d’interpre­ tare le operazioni effettuate. L’abbiamo visto in un caso nel quale le potenzialità offerte dal problema del Canone non erano abbastanza ricche. E anche un segno del modo in cui Liu Hui legge e utilizza in generale i problemi dei Nove ca ­ pitola l’esame del lavoro dei commentatori ci permette così di evitare anacronismi nella lettura del Canone, in partico­ lare dei problemi che lo compongono. Seguendo Liu Hui, dobbiamo considerare un problema sia come un rappresen­ tante di una classe di problemi simili sìa come un terreno per l’interpretazione. L’interpretazione delle operazioni co­ stituisce un elemento essenziale per dimostrare che un pro­ cedimento è corretto. L’oro, le persone e i cavalli che Liu Hui introduce permettono di esporre l’intero schema del ‘rendere uguale’ e ‘rendere omogeneo’, e spiegare così il pro­ cedimento usato nei Nove capitoli. In tal modo si può capi­ re come la moltiplicazione di frazioni si colleghi a questo e ad altri procedimenti. Le possibilità d’interpretazione offerte da un problema so­ no una condizione fondamentale per mettere in evidenza il modo in cui questa strategia formale entra in gioco nel pro­ cedimento. In assenza di simbolismo, il calcolo formale era quindi effettuato interpretando opportunamente le opera­ zioni. 11 punto cruciale è che l’operazione di ‘rendere ugua­ le’ non appartiene in senso stretto al procedimento, ed è per questo che il problema non era in grado di fornirne un si­ gnificato; esso appartiene invece alla dimosrrazione, come sottolinea lo stesso Liu Hui, e ciò chiarisce in quale modo gli algoritmi fondamentali, che permettono di stabilire collegamenti formali tra procedimenti diversi, vengano alla luce at­ traverso la dimostrazione, come dire che tali algoritmi non esprimono soltanto prescrizioni, ma possono anche esprime­ re una dimostrazione (Chemla 1997a). L’affermazione fondamentale di Li Chunfcng In un testo ufficiale scritto sotto la supervisione di Li Chunfeng, Trattato sui tubi sonori e su! calendario {tuli zhi, che fa parte della Storia della dinastia Sui), si ritrova un’af­ fermazione fondamentale che coincide in molti punti con quella di Liu Hui ma ne diverge in altri. Il commentatore del VII sec. scrive: «Per quanto riguarda ciò che sì chiama Ut vi sono nove [parti della matematica] che ne scaturiscono: la prima si chiama Campi rettangolari |qui Li Chunfeng elen­ ca i titoli dei capitoli dei Nove capitoli e le precisazioni di Liu Hui sulle questioni che è possibile trattare in ciascuno dei capitoli], tutti moltiplicano per disaggregarli, dividono per unirli, ‘rendono omogenei’ e ‘rendono uguali’ affinché sia­ no posri in comunicazione, applicano la regola del ire per

eollcgaili, quindi i metodi dei procedimenti matematici si esauriscono qui- (Sttìsbu, 24). Si conferma così I importan­ za clic queste affermazioni debbono aver avuto per i com­ mentatori. l i Chunfeng deve avere svolto un'opera di ca­ rattere esegetico del genere di quella di Liu Hui per fare af­ fermazioni analoghe, anche se non identiche. Le differenze fondameniali rispetto a quello clic afferma Liu Hui sono tre: in primo luogo, un nuovo algoritmo, cioè la regole del tre, è aggiunto all elenco delle operazioni fondamentali; in se­ condo luogo, il concetto di lii mediante il quale il Canone descriveva la regola è ora posto alla radice della struttura, co­ me ciò da cui rut to deriva: infine, l'affermazione di Li Chun­ feng riguarda chiaramente tutta la matematica. Riguardo al primo punro, l’inclusione della regola del tre tra gli algoritmi fondamentali è in relazione con il fatto che quest'operazione, come quelle di ‘rendere uguale’ e di ‘rende­ re omogeneo’, è messa in evidenza in molti commenti che si occupano di stabilire la correttezza dei procedimenti (Tav. Vile). Attraverso la ricerca dei motivi per i quali un algoritmo ri­ sulta corretto si può scoprire che esso chiama in causa un procedimento fondamentale di tipo formale, ossia la rego­ la del tre. Un’affermazione simile di Yang Hui, nella prefa­ zione al suo commento Spiegazione dettagliata d ei 'N ove ca ­ pitoli sui m etodi m atem atici’(X iangjiejiuzhangsuanfa, 1261), testimonia il perdurare di questa ricerca. Attraverso ie di­ mostrazioni, i commenti mettono in luce come differenti procedimenti facciano uso di questi algoritmi in modo na­ scosto; si riduce in tal modo la varietà di questi ultimi e si stabiliscono legami tra di essi. I vari commentatori sembrano aver sviluppato le dimo­ strazioni secondo una prassi simile e condividendo gli stessi obiettivi, come si desume dalle loro dichiarazioni; così, pro­ vare la correttezza di una procedura diventa un metodo per cercare un minimo numero di algoritmi fondamentali che soggiacciono alle varie procedure del Canone, e gli algoritmi fondamentali, sui quali vertono le affermazioni dei com­ mentatori, variano da un commento all’altro. D’altra parte, Li Chunfeng non organizza la sua dichiarazione allo stesso modo di Liu Hui; dove quest’ultimo fa riferimento soltanto a operazioni, il primo identifica nel iti il concetto che sta al­ la base degli algoritmi fondamentali e della loro validità. In altre parole, oltre alle operazioni Li Chunfeng presenta una proprietà formale, comune a tutte le quantità alle quali sono applicate le operazioni fondamentali e che rende conto della loro efficienza. II modello della regola del tre mostrato in un esempio ci permetterà una migliore comprensione della pratica della di­ mostrazione dei nostri commentatori, in due diverse dire­ zioni; considereremo infatti piti in dettaglio il modo in cui una procedura si collega agli algoritmi fondamentali sui qua­ li essa si basa. La dimostrazione della validità dell’algoritmo dei Not>e capitoli per risolvere un certo problema può anche dare luogo a un procedimento alternativo che consta di una combinazione di algoritmi fondamentali, mentre nel cotitempo è anche resa esplicita l’argomentazione soggiacente a questo procedimento dimostrandone quindi la correttezza: è questo il caso del problema IO ilei cap. 6 (Tav. V ili), U commentatore mostra su questo esempio come la duplice applicazione della regola del tre porti al risultato. Ancora piti interessarne è il passo successivo; qui l’algoritmo del quale si vuole dimostrare la validità è messo in relazione con le ope­ razioni fondamentali sulle quali esso si basa. A partire dal

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1A M 'IK N Z A i n u n a

TAVOLA V ili

U N A D I M O S T R A Z IO N E Al U E R R 1 C A IN U N C O N T E S I O A L G O R I E M JC O

1

I! problema 10 del cap. 0 elei Awr capitoli elice': «Supponiamo elle 1 jin (220 o 2S0 g ca.J eli seta intrecciata dia 12 Hongdi se­ ta scopiti*ta. e che 1 jin eli seta scopinata dia I jin e 12 shu sii seta verde-blu [si ricorda che I jin- 10 liang e l Ìiang=24 shu, quindi 1 jin=3$4 shu\. Se tira abbiamo 1jin di seta verde-blu, si domanda: quanta seta intrecciata si aveva all'inizio?». Il Ca­ none dà il seguente procedimento: «Moltiplicare gli I jin e 12 shu di seta verde-blu per i 12 ììang di seta scopinata; si ottiene il divisote. La quantità in liangdi 1jin di seta scopinata è mol­ tiplicata per la quantità in shu di 1 jin di sera verde-blu, e poi moltiplicata per 1 jin di seta intrecciata; si ottiene il dividendo. La divisione dà il risultato in jin». Vediamo come il commentatore dimostra la correttezza del procedimento. a) Si trasformano dapprima i dati del problema in interi, che egli qualifica come Iti; si possono infatti moltiplicare e di­ videre per uno stesso numero senza che venga inficiata la loro capacirà di determinare in qual modo la seta intrecciata può trasformarsi in seta scopinata, o quest’ultima in seta verde-blu. Se il lii della seta scopinata è 384, il Iti della seta verde-blu è 396; se il Iti della seta intrecciata è 16, il lu della seta scopina­ ta è 12. b) Ora, ragiona il commentatore, se abbiamo 1jin di seta verde-blu, applicando a questo e alla prima coppia del lu, una regola del tre, si ottiene la corrispondente quantità di seta sco­ pinata. Se si applica ancora la regola del tre al risultato e alla se­ conda coppia del Iti si ottiene la quantità di seta intrecciata ri­ chiesta: x384 :396 x l6 :12 1jin verde-blu —> seta scopinata —» seta intrecciata.

procedimento suggerito il commentatore applica opportune modifiche alla lista delle operazioni per trasformarla nell’al­ goritmo del quale si vuole dimostrare la correttezza. Si tratta di un modo di procedere che ricorda le dimo­ strazioni di tipo algebrico, nelle quali per ottenere la formu­ la cercata si applicano opportune trasformazioni a una for­ mula che si sa essere giusta; le dimostrazioni di questo tipo, che entrano in gioco in entrambi i commenti che stiamo esa­ minando, si possono infatti considerare come «dimostrazio­ ni algebriche in un contesto algoritmico» (Chemla 1997-98). La trasformazione di un algoritmo in un altro fa intervenire le operazioni fondamentali. Fino a quale punto queste di­ mostrazioni algebriche, o in generale le dimostrazioni della validità degli algoritmi, hanno contribuito alla nascita delle dimostrazioni matematiche di tipo algebrico? 11 problema è ancora aperto; abbiamo comunque un'indicazione del mo­ do in cui potranno essere inserite, in una futura storia uni­ versale della dimostrazione, le fonti cinesi. Nel problema specifico, infine, vi è un altro aspetto inte­ ressante. I commenti sottolineano spesso che i procedimen­ ti del cap. 6 del Canone si riducono a parecchie combina­ zioni della regola del tre; di conseguenza, nelle dimostrazio­ ni della correttezza delle procedure raccolte in quel capitolo si rivela quale sia il vero argomento di questa parte del libro, che è espresso in termini di algoritmi fondamentali. In tal modo i commenti forniscono chiarimenti sull’organizzazio­ ne del testo in nove capitoli; ciò ci riporta alla dimensione esegetica dei commenti.

Questo ragionamento, che dà luogo a un procedimento per ri­ solvere il problema, lo porta a concludere: «Ciò significa che si trat­ ta di una regola del tre reiterata». La dimostrazione stabilisce lanatura del procedimento in termini degli algoritmi fondamentali, c) Il passo successivo consiste nel dimostrare che il procedi­ mento ora delineato equivale a quello del Canone del quale si vuole stabilire la validità. A questo scopo la precedente succes­ sione di calcoli è trasformata. Intanto si inverte l’ordine della moltiplicazione e della divisióne centrali: x384 x 16 :396 :12 Ijin verde-blu —» seta scopinata —» seta intrecciata Si raggruppano poi le due divisioni, ‘dividereinsieme’, un’e­ spressione che appartiene al vocabolario delle dimostrazioni; x384 x !6 :(396xl2) \jìn verde-blu —> seta scopinata —» seta intrecciata. d ) Nell’ultima parte del commenro ci si occupa della distri­ buzione delle unità nel procedimento. L’inversione dell’ordine della moltiplicazione e deila divi­ sione e il raggruppare le divisioni fanno parte del ristretto nu­ mero di operazioni che i commentatori usano regolarmente quando mettono in pratica le trasformazioni degli algoritmi. La loro validità riposa sul fatto che i risultati delle divisioni sono esatti, un fatto questo che Liu Hui sottolinea. Si osservi come anche in questa parte della dimostrazione moltiplicazione e di­ visione giochino un ruolo fondamentale. Sulla base del ragionamento precedente Liu Hui presenta poi un altro procedimento, più semplice di quello dei Nove capitoli, usando la proprietà del Iti per semplificare i valori che compaio­ no in questo testo. Ciò rimanda a un fatto più generale: scrivere dimostrazioni apre la possibilità di produrre nuovi algoritmi.

Atteggiamenti nei confronti del Canone: dimostrazione ed esegesi Uno degli aspetti deU’affermazione di Li Chunfengche abbiamo sottolineato è che l’analisi dei N ove capitoli lo por­ ta a considerazioni che riguardano tutta la matematica. Ciò si collega, prescindendo da qualche sfumatura che qui non possiamo considerare, con l’atteggiamento che altri com­ mentatori manifestano verso il Canone. Nella sua prefazio­ ne a questo testo, Liu Hui scrive: «[I N ove capìtoli] sono per la maggior parte resi semplici e tuttavia sono in grado di rac­ cogliere [...]. Benché sì parli delle ‘nove parti della mate­ matica’, essi sono in grado di esaurire il sottile [xian], di pe­ netrare nelle minute [wei\ e di sondare ciò che non conosce limiti» (Jìu z h a n gsu an sh u , p. 91 ). Il fatto che il Canone pos­ sa raccogliere tutta la matematica è riaffermato con vigore nella prefazione di Yang Hui. Se ciò può risultare sorpren­ dente per un lettore moderno —ci si può chiedere come pos­ sa un solo libro comprendere tutta la matematica—,si trat­ ta di un’affermazione la cui importanza è sottolineata dal tat­ to che si ripete nei secoli, e che va attentamente interpretata e non semplicemente respinta come priva di senso. Se intat­ ti consideriamo queste affermazioni nel più ampio contesto dell’atteggiamento verso i canoni che sì aveva nell’antica Ci­ na, vediamo che i Classici del confucianesimo suscitavano regolarmente le medesime attese presso i commentatori; per­ tanto, una tale affermazione significa probabilmente soltan­ to d ie i Nove capitoli erano reputati un canone. 148

\ll

1 \ .\f v'I'l- ivi \ | |. \

Cogliere il significato che questa affermazione potrebbe ave­ te per la matematica, secondo i nostri commentatori, può far­ ci capire più in generale un tale atteggiamento verso i canoni. L’affermazione di l i Chunfeng è cruciale, e ci mostra la srrada da seguire; essa infatti chiarisce come la sua analisi dei no­ ve capitoli del Canone lo porri a identificare gli algoritmi fon­ damentali che entrano in gioco in tutti i capitoli e che per­ mettono di spiegarli ttirti, Abbiamo visto come l’approccio a questi algoritmi avvenisse tramite la pratica della dimostra­ zione e il confronto. È chiaro che la loro caratterizzazione co­ me ‘fondamentali’ è dovuta al Latto che tutte le dimostrazio­ ni dei Aiore capitoli convergono verso gli stessi algoritm i. Que­ sto è quanto possiamo concludere sulla base dei commentatori. Dalla constatazione che le procedure dei Nove capitoli si ri­ ducono tutte a questi algoritmi. Li Chunfeng deduce che es­ si esauriscono i metodi dei procedimenti matematici. II Ca­ none indicherebbe allora gli schemi fondamentali delle ope­ razioni con i quali realizzare ogni procedimento, presentando un numero finito di essi. In questo senso l’opera abbraccerebbe tutta la matematica; così, interpretare il Canone signi­ fica individuare gli algoritmi fondamentali che esso indica. Si può inoltre sostenere che in questo modo i commenti rivelano la valenza universale del Classico, come essi lo vedo­ no nell’ambito della cosmologia; essi mostrano come, in ul­ tima analisi, tutti i procedimenti matematici discendano da un’interazione di un piccolo numero di trasformazioni fon­ damentali. Inoltre, se guardiamo più da vicino i loro risulta­ ti, è molto interessante osservare come venga costantemente sottolineato il ruolo svolto da due principi opposti ma com­ plementari, che nella matematica prendono la forma della moltiplicazione e della divisione. In conclusione, ciò che ci si aspetta dai Nove capitoli in quanto Canone, e cioè in quanto testo che comprende tutta la matematica, si accorda con una particolare pratica di di­ mostrazione che rende a mettere in luce gli algoritmi fondamentali ai quali il Canone fa riferimento in modo indiretto e che si applicano in ogni situazione matematica. L’esegesi e la dimostrazione diventano in questo modo le due facce di una stessa medaglia.*I

4 . L ’e v o l u z i o n e

edizioni che la tradizione scritta ci ha consegnato compren­ dono i commenti composti per quesra edizione sotto la su­ pervisione di li Chunfeng. Grazie al l'importanza che aveva­ no nell'istruzione pubblica, i Dieci canoni d i m atem atica eb­ bero anche un ruolo assolutamele centrale nella diffusione della cultura sviluppatasi in Cina nell’Asia orientale; la raccolta passò in Criappone e in Corea, nel momento in cui, durante la dinasria f'ang, i due paesi traevano ispirazione dalle istitu­ zioni cinesi, per quanto riguardava il sistema degli esami. I..'interesse particolare che la dinastia Song (960-1279) eb­ be per i canoni si manifesta anche riguardo alla matematica. Nel 1084 il Dipartimento della Biblioteca imperiale (M isbusheng) fece stampare la raccolta; si tratta della prima stampa in assoluto di un libro di matematica. Lo status di canone che era srato attribuito a questi scritti ebbe un ruolo chiave nel ri­ chiamare l’attenzione degli studiosi dell’epoca Song. La rac­ colta aveva però nel frattempo subito danni; già all’epoca un canone composto da Zu Chongzhi (429-500) era andato per­ duto, e non potè quindi essere incluso nella raccolta. Un altro testo mancante, il Canone m atem atico diX iahou Yang(Xiahou Yang suanjing), era stato sostituito da un libro del periodo Tang, assicurando a questo, per il solo fatto di essere compreso tra questi scritti prestigiosi, la trasmissione ai posteri. Nessun al­ tro libro della dinastia Tang ci è infarti pervenuto attraverso la tradizione scritta. Nel 1213 Bao Huanzhi ristampò questa edizione, aggiun­ gendovi le M em orie sui m etodi d i num erazione (Shushu jiy ì) di Xu Yue, da lui stesso trovate in un monastero taoista e con­ siderate uno dei canoni in uso nella Scuola di matematica sot­ to la dinastia Tang. Si tratta delia prima edizione della rac­ colta che effettivamente possediamo, anche se soltanto in par­ te, e ciò grazie alle collezioni di libri a stampa raccolti dai bibliofili Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911). Infatti, nella matematica come nella medicina, le stampe di epoca Song dei canoni sono le più antiche edizioni esistenti, e so­ no perciò quelle che hanno avuto un ruolo chiave nella tra­ smissione dei testi antichi; gli unici libri di matematica scrit­ ti prima della dinastia Tang a noi pervenuti sono quelli che gli studiosi Song pensavano facessero pane della raccolta. Cer­ cheremo quindi di cogliere alcuni aspetti delle attività mate­ matiche che si svolgevano in Cina fino all’epoca Tang ba­ sandoci su quanto messo in luce da questa raccolta.

d e l l a m a t e m a t ic a

Diversi tipi di libri

DALLA DINASTIA H a N ALLA DINASTIA T a NG

I più antichi testi matematici cinesi conservati, composti tra l’inizio e il VII sec. dell’era volgare, hanno avuto un comune destino. O, più precisamente, fin dall’inizio sono stati pensa­ ti per condividere uno sresso destino: furono tutti scelti per far parte di una raccolta, D ieci canoni d i matem atica (Suanjingshishu, che include i Nove capitoli), all’interno della qua­ le ci sono pervenuti. Subito dopo la presentazione della rac­ colta all’imperatore Gaozong (650-683) della dinastia Tang da parte di Li Chunfeng, nel 656, questi libri sarebbero ser­ viti come manuali nella Scuola di matematica, che era con­ trollata dalla Direzione dell’istruzione (Guozijian), e per la scelta degli argomenti agli esami di matematica che furono istituiti in quel periodo. 1 testi deiramminìstrazione statale in nostro possesso dimostrano chiaramente che i curricula e gli esami erano basati su questi libri. Come accadde per la medi­ cina, l’edizione Tang dei Classici utilizzati neH’isrruzione sta­ tale sostituì definitivamente le versioni precedenti. Tutte le

Il confronto tra i vari libri della raccolta D ieci canoni d i ma­ tem atica mostra una certa evoluzione nello scrivere di mate­ matica dalla dinastia Han alla dinastia Tang. Alcuni di que­ sti canoni, come il Canone m atem atico d e l M aestro Sun (Sunzisuanjing) o il Canone m atem atico d iZ h a n g Q iujian (Z hang Q iujian suanjing) seguono in gran parte il modello del Ca­ none Han i Nove capitoli, e mettono insieme problemi che richiedono procedimenti di risoluzione diversi. Dal III sec. cominciano però a comparire libri dedicati a particolari set­ tori della matematica; le M em orie su i m etod i d i num erazione, attribuite a Xu Yue, che trattano della rappresentazione dei numeri; il Canone d ì m atem atica che con tin u a gli antichi {/igu suanjing), di Wang Xiaorong, dedicato alla risoluzione dei problemi mediante equazioni algebriche; il Canone d i nuitcmatica dell)sola marina (Haidao suanjing) dì L.iu Hui, che si occupa di una categoria di problemi riguardami il triangolo rettangolo (Tav. IX). In quest ultimo caso, però, può trattarsi

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|A Si ll-NZA IN CINA

TAVOLA IX

1 A ‘DOPPIA DIFFERENZA’: il, TRIA N G O LO RETTAN G O LO NEI CANONI: DI MA TEMATICA DEI.L'ISOLA MARINA DI I .IU HUI non ci è pervenuta, poteva benissimo es­ sere simile ai ragionamento di Zhao Shuang, Quest’ultimo afferma che l’area detta jia gialla’ e la 'bing blu-verde’ considerate in­ sieme uguagliano l’area ’y i gialla’ più l’a­ rea ‘/Vblu-verde’ (la diagonale .S7 caglia il rettangolo in due parti uguali). Inoltre, con lo stesso ragionamento, le aree blu-verdi sono uguali, e dunque anche le aree gialle lo sono; questa uguaglianza è espressa dal­ la formula data sopra. Anche se danneggiata, la figura attribui­ ta a Zhao Shuang riporta verosimilmente alcuni aspetti del disegno originale. Si os­ servi la presenza di una griglia quadrata per segnare l’area della figura (l’aspetto ricor­ da quello di un’altra figura, la fig. 7, at­ tribuita anch’essa a Zhao Shuang). Inol­ tre, a differenza delle nostre figure, dove i punti sono indicati con lettere, i caratteri jia ,y i, bing sono di­ stribuiti ‘all’interno’ dei quadrati che costituiscono un’area, e ripetuti tante volte quanti sono i quadrati unitari di cui è com­ posta la superficie. Una superfìcie è quindi segnata ripetendo uno stesso carattere (jia, yi, bing oji, per diverse superfici) nei quadrati unitari che ne costituiscono l’area.

Nella prelazione al commento ai .Xotr capitoli l in Hui allenila che i curatori delle edizioni precedenti hanno dimen ricaro una 'categoria' di problemi, quel­ li nei quali si richiede di misurare la di­ stanza di un luogo inaccessi hi le. Tra que­ sti problemi si troi ano questioni che sono state materia di discussione in Cina fin dai tempi più antichi: il calcolo di di­ mensioni cosmiche. Per stabilire la di­ stanza del Sole dalla Terra. Liti Hui usa un algoritmo che afferma di avere otte­ nuto studiando vecchie procedure. In accordo alla sua analisi, l’algoritmo de­ ve fare uso di "due differenze', e Liti Hui suggerisce di conservare questa denomi­ nazione per ogni procedimento che per determinare un triangolo rettangolo fàc­ cia uso di due differenze. Dilatti, egli compose un insieme di problemi che richiedono simili proce­ dure nell'ambito della topografìa, che divenne libro autonomo in epoca Tang, il Canone di matematica dell'isola marina (Fu Daiwie 1988). Riformuliamo in termini moderni il procedimento di Liu Hui. Sia {fig. 1) S il Sole, FF' e GG' due gnomoni della stessa altezza posti lungo il meridiano su un piano orizzontale a distanza d\ a mezzo­ giorno le ombre sono lunghe 0 e O' e l’altezza del Sole sulla Terra è data dalla formula {FF'xd)t(O'-O), a cui va ag­ giunta la lunghezza FF’degli gnomoni, anche se trascurabile in questo contesto. Una formula simile dà la distanza del­ lo gnomone dal piede della verticale dal Sole. E interessante osservare che, sem­ pre nel II] sec., Zhao Shuang discute pro­ cedimenti simili nel suo commento allo Gnomone dei Zhou (Zhoubi). Presentia­ mo il disegno con il quale dimostra la cor­ rettezza del procedimento, riprodotto in modo alterato nell’edizione Song meri­ dionale dei Dieci canoni di matematica. L’illustrazione assomiglia alla fig. 2 e in effetti la dimostrazione di Liu Hui, che

di un’evoluzione del testo in epoca Tang; pensato in origine da Liu Hui come un capitolo aggiuntivo ai N ove capitoli, ven­ ne trasformato successivamente in libro indipendente e at­ tribuito allo stesso Liu Hui. Siamo così di fronte a un secon­ do cambiamento, consistente nel fatto che, a differenza dei canoni Han, si tende sempre più spesso ad attribuire ad au­ tori precisi la paternirà dei testi. La comparsa di libri specia­ lizzati e l’indicazione sempre più precisa dell’autore sono fe­ nomeni presenti anche nel campo della medicina. A differenza dei canoni del periodo Han, nei libri succes­ sivi vi sono numerosi dettagli su come operare sulla superfì­ cie di calcolo. Il Canone m atem atico del M aestro Sun spiega come rappresentare i numeri con le bacchette e descrive gli

algoritmi per eseguire le operazioni di moltiplicazione e divi­ sione, mentre i Nove capitoli sembrano dare per scontati i due argomenti. Inoltre, a parte alcuni modi elaborati di disporre i dati sulle superfici di calcolo, il Canone Han non spiega co­ me disporre i numeri per eseguire gli algoritmi descritti, men­ tre il Camme m atem atico d el M aestro Sun e il Canone mate­ m atico d i Z hang Qhtjian, assieme ad altri, su questo abbon­ dano di particolari; si tratta di testimonianze preziose per ricostruire la pratica di computo sulla superficie di calcolo nel­ l’aurica Cina (Chemla l l)96a). In nessuno di questi libri si tro­ va però raffigurata la superficie con la disposizione dei dati, diversamente dai libri matematici di epoca Song-Yuan, che invece forniscono in vario modo queste illustrazioni.

150

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HVOl UZIONH DFAÌI 1 A K iO R il MI ('FU LT.STRA/IONL I >1 RAPICI Fi h LA RINOl.UZK)NH HI KQUA/.K)NI

IVr estrarre un.i cifra alla volta la radice quadrata di un num e­ ro 4 nella Mrma./KV’ ^ l O ’- NelO " - t . . . si calcola successi­ vamente: ( O ri-,/ 2 IO2", (2) .1 ( ,r IO-’' i 2,;A|U'" >+621 o-'" H)i e licè pari ad (l"+/i IO’1 *)-, e cos', vja L algoritmo dei Noir capitoli descrive il calcolo come segue: 01 con 0 come dividendo, ,0 0 - " come divisore e la corri­ spondente ci Ira del quoziente, il nuovo dividendo è 0 - a J 10J"; (2) con questo dividendo, b è la successiva cifra del quozien­ te: mediante calcoli ausiliari si trova il nuovo divisore, cioè 2,rl0“* si sottrae dal dividendo il prodotto di que­ sto divisore per la corrispondente cifra del quoziente e si ottiene il successivo divìdendo A- ((>4 d . L i n turti i calendari queste costanti avevano lo stesso denominatore (.1); alcuni numeratori di costanti erano decimali a quattro o anche a sci cifre. Le costanti astro­ nomiche indipendenti erano le seguenti dieci: il mese sino­ dico o lunare ($/.4). l'anno tropico ( 7//0, l'anno siderale (X’/.-lh il mese anomalistico (GIÀ), il mese nodale (JÌA) e il periodo sinodico di (.dove LU^/zO, di Marte (M-/A), di Sa­ turno (M^/A), di Venere (MJA) e di Mercurio (M n)iA). Nel­ la compilazione dei calendari ogni costante era in una rela­ zione particolare con la .Suprema origine: essa poteva essere una costante fondamentale, utilizzata per determinare I ini­ zio del ciclo, oppure una costante derivata, che era corretta affinché corrispondesse a esso. Costanti fondamentali per la determinazione della Suprema origine erano considerati l’an­ no tropico e il mese sinodico, i cui numeratori erano di nor­ ma interi, ossia formavano una rema di dati tale che due di essi permettevano dì determinare il terzo. Una volta deter­ minata la Suprema origine, era possibile stabilire con alcuni semplici metodi un legame ideale tra questa e le costanti de­ rivate: questo algoritmo, che non varia di molto al variare delle costanti dei diversi calendari, è stato d’importanza fon­ damentale per la compilazione dei calendari cinesi in epoca antica e medievale. Nella compilazione di un calendario, la Suprema origine era tanto più utile quanto più era vicina nel tempo, cioè quan­ to più era minore il numero di anni trascorsi tra la Suprema origine e il momento in cui il calendario era compilato. Per ortenere un conveniente inizio del ciclo cosmico a partire da un sistema di congruenze, occorreva fare degli arrotonda­ menti ad alcuni resti, come quelli de! solstizio d’inverno e del tempo che intercorre tra il solstizio d’inverno e la Luna nuo­ va nei periodo del solstizio. Si può pensare che la Suprema origine ideale dovesse sod­ disfare due condizioni: non doveva risalire a più di cento mi­ lioni di anni e l’errore sui resti non doveva superare +0,01

c a p it o l o

XIII

IL CIELO S o m m a r io : 1. L’Ufficio astronomico. (Chang Cbia-Feng) 2. Gli strumenti astronomici. (W angRongbin) 3. La cartografìa celeste. (Sun Xiaocbun) 4, Astronomia e astrologia. (Huang Yi-Long) 5. La compilazione dei calendari. (Cben M eidong)

1. L ’ U f f i c i o

a stro n o m ic o

L’Ufficio astronomico era l’organo statale al quale compe­ tevano le questioni attinenti all’astronomia e ail’astrologia. Loco sappiamo di esso prima della dinastia Qin (221-206 a.C,), quando fu avviata la tradizione di fondare un nuovo Ufficio, spesso con denominazioni diverse, da parte di cia­ scuna dinastia imperiale. Sima Qian (145-86 a.C. ca.), il più eminente storiografo e astronomo di epoca Han, riferi­ sce che anticamente il mitico imperatore Giallo stabiliva il

giorni (Qu Anjing 1001). Si può dimostrare che, con queste due soie condizioni, (.piasi ogni inizio di ciclo cosmico fissa­ to nei calendari cinesi tradizionali è l'unica soluzione di un sistema di tre congruenze, che corrispondono al ciclo sessa­ gesimale dei giorni c degli anni c alle costanti dell’anno tro­ pico e del mese sinodico, tutte le altre costanti che non era­ no calcolate per la scelta della Suprema origine necessitava­ no di una correzione. Già nel Canone matematico d el Maestro Sun (400 d.C. ca.) si trovano un problema e un algoritmo relativi a congruenze lineari. Un alto livello di sviluppo di questi argomenti si evi­ denzia negli S critti sui num eri in n ove capitoli (Shushu jiu zhang, 1247 d.C.) di Qin Jiushao; l’autore discute due tipi di algoritmi per sistemi di congruenze lineari risolvendo il problema in modo quasi perfetto. Uno di questi algoritmi era chiamatoya n ji sbu, dal termineya n ji usato per indicare la Su­ prema origine a partire dal Calendario Dayan (Dayan li, 724 d.C.) di Yixing; Qin utilizza l’epoca del Calendario Kaixi (Kaixi li, 1207 d.C.) come esempio per dimostrare il procedi­ mento dello ya n ji shu, scegliendo per prima cosa le costanti fondamentali: il mese sinodico e l’anno tropico. Il procedi­ mento utilizzato per stabilire la data della Suprema origine fu abbandonato dopo il Calendario Shoushi (Shoushi li, 1280 d.C.), e il metodo non Fu più applicato. Compilare un calendario richiedeva grande precisione e perciò gli antichi compilatori cercavano, attraverso un accu­ rato lavoro, di migliorare vecchi metodi di calcolo o di tro­ vare nuovi algoritmi più adatti alla costruzione di nuovi e plausibili modelli celesri. L’interpolazione è il merodo nu­ merico più importante nel tradizionale sistema cinese di compilazione dei calendari, in particolare l’interpolazione lineare. Intorno al 600 d.C. Liu Zhuo (544-608) ideò nel Calendario H uangji (Huangji li) quella che oggi si definisce un’‘inrerpolazione quadratica a tratti’, da cui derivarono suc­ cessivamente molti tipi d’interpolazione polinomiale. Q u A njing

calendario attraverso l’osservazione e la misurazione del mo­ vimento dei corpi celesti, e che in seguito affidò questi com­ piti ai suoi funzionari; lo storico non ci dà però informazio­ ni dettagliate sulle loro atrività. Secondo il racconto di que­ sti eventi leggendari, dopo un periodo di caos, il nipote dell’Imperatore Giallo, Zhuan Xu, designò Chong e Li qua­ li responsabili degli affari astronomici e curatori del calen­ dario; i loro discendenti, a causa dell'instabilità politica, fu­ rono estromessi dall’incarico. Quando Yao conquistò il po­ tere, la direzione degli srudi astronomici e la produzione del calendario furono affidate a Xi e He e l'erede di Yao, Shun, seguì le orme del suo predecessore nella gestione detl’Ufficio astronomico. Per quel che riguarda invece la leggendaria dinastia Xia (Il millennio a.C.) e la dinastia Shang (XVIIIXI sec. a.C.), si dice che Kun Wu e Wu Xian fossero i due più illustri astronomi del tempo. Il Classico Riti dei Zbou (Zbouli) riferisce che durante la di­ nastia Zhou (XI sec.-221 a.C.) erano quattro gli organismi re­ sponsabili dell astronomia, del calendario, dell’astrologia, della segnalazione dell’ora e di altre attività analoghe. 1Riti dei Zbou, attribuiti al duca di Zhou, sono un resoconto idealizzato che risale quasi certamente al periodo Han (206 a.C.-220 d.C.),

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erano frazioni; se maggiori di I , erano espresse am ie un in­ cero più una frazione propria. Dopo il Calendario l.m tic [Lì» d eli, 00-4 d.C.), in rutti i calendari queste costatiti avevano lo stesso denominatore (.4); alcuni numeratori di costanti erano decimali a quattro o anche a sci cifre, l e costanti astro­ nomiche indipendenti erano le seguenti dieci; il mese sino­ dico o lunare 1HIA), l'anno tropico (7'M), l'anno siderale (57.-I). il mese anomalistìco (C7//I), il mese nodale {//A) e il periodo sinodico di Giove (M JA ), di Marte (M7/A), di Sa­ turno (M JA ). di Venere (MJAÌ e di Mercurio (M n]IA). Nel­ la compilazione dei calendari ogni costante era in una rela­ zione particolare con la Suprema origine: essa poteva essere una costante fondamentale, utilizzata per determinare l’ini­ zio del ciclo, oppure una costante derivata, che era corretta affinché corrispondesse a esso. Costanti fondamentali per la determinazione della Suprema origine erano considerati l’an­ no tropico e il mese sinodico, i cui numeratori erano di nor­ ma interi, ossìa formavano una terna di dati tale che due di essi permettevano di determinare il terzo. Una volta deter­ minata la Suprema origine, era possibile stabilire con alcuni semplici metodi un legame ideale tra questa e le costanti de­ rivate; questo algoritmo, che non varia di molto al variare delle costanti dei diversi calendari, è stato d’importanza fon­ damentale per la compilazione dei calendari cinesi in epoca antica e medievale. Nella compilazione di un calendario, la Suprema origine era tanto più utile quanto più era vicina nel tempo, cioè quan­ to più era minore il numero di anni trascorsi tra la Suprema origine e il momento in cui il calendario era compilato. Per ottenere un conveniente inizio del ciclo cosmico a partire da un sistema di congruenze, occorreva fare degli arrotonda­ menti ad alcuni resti, come quelli del solstizio d’inverno e del tempo che intercorre tra il solstizio d’inverno e la Luna nuo­ va nel periodo del solstizio. Si può pensare che la Suprema origine ideale dovesse sod­ disfare due condizioni; non doveva risalire a più di cento mi­ lioni di anni e l’errore sui resti non doveva superare ±0,01

CAPITOLO XIII

IL CIELO Sommario: 1. L’Ufficio astronomico. {Chang Chia-Feng) 2. Gli strumenti astronomici. {WangRongbin) 3. La cartografìa celeste. (Sun Xiaochun) 4. Astronomia e astrologia. (H uang Yi-Long) 5. La compilazione dei calendari. (Chen M eidong)

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L’Ufficio astronomico era l’organo statale al quale compe­ tevano le questioni attinenti all’astronomia e all’astrologia. Poco sappiamo di esso prima della dinastia Qin (221-206 a.C.), quando fu avviata la tradizione di fondare un nuovo Ufficio, spesso con denominazioni diverse, da parte di cia­ scuna dinastia imperiale. Sima Qian (145-86 a.C. ca.), il più eminente storiografo e astronomo di epoca Han, riferi­ sce che anticamente il mitico Imperatore Giallo stabiliva il

giorni (Qu Anjing 1091). Si può dimostrare che, con queste due sole condizioni, quasi ogni inizio di ciclo cosmico fissa­ to nei calendari cinesi tradizionali è l'unica soluzione di un sistema di tre congruenze, che corrispondono al ciclo sessa­ gesimale dei giorni e degli anni e alle costanti dell’anno tro­ pico e elei mese sinodico. Tutre le altre costanti che non era­ no calcolate per la scelta della Suprema origine necessitava­ no di una correzione. Ci ih nel Canone m atem atico d el Maestro Sun (400 d.C. ca.) si trovano un problema e un algoritmo relativi a congruenze lineari. Un alto livello di sviluppo di questi argomenti si evi­ denzia negli S critti sui num eri in n ove capitoli (Shushu jiu zhang, 1247 d.C.) di Q in Jiushao; l’autore discute due tipi di algoritmi per sistemi di congruenze lineari risolvendo il problema in modo quasi perfetto. Uno di questi algoritmi era chiamatoyanjishit, dal term ine ya n ji usato per indicare la Su­ prema origine a partire dal Calendario Dayan (Dayan li, 724 d.C.) di Yixing; Qin utilizza l’epoca del Calendario Kaìxi (Kaixi li, 1207 d.C.) come esempio per dimostrare il procedi­ mento dello ya n ji shu, scegliendo per prima cosa le costanti fondamentali: il mese sinodico e l’anno tropico. Il procedi­ mento utilizzato per stabilire la data della Suprema origine fu abbandonato dopo il Calendario Shoushi (Shoushili, 1280 d.C.), e il metodo non fu più applicato. Compilare un calendario richiedeva grande precisione e perciò gli antichi compilatori cercavano, attraverso un accu­ rato lavoro, dì migliorare vecchi metodi di calcolo o di tro­ vare nuovi algoritmi più adatti alla costruzione di nuovi e plausibili modelli celesti. L’interpolazione è il metodo nu­ merico più imporrante nel tradizionale sistema cinese di compilazione dei calendari, in particolare l’interpolazione lineare. Intorno al 600 d.C. Liu Zhuo (544-608) ideò nel Calendario H uangji (H uangji li) quella che oggi si definisce uiCinterpoIazione quadratica a tratti’, da cui derivarono suc­ cessivamente molti tipi d’interpolazione polinomiale. Q u A njing

calendario attraverso l’osservazione e la misurazione del mo­ vimento dei corpi celesti, e che in seguito affidò questi com­ piti ai suoi funzionari; lo storico non ci dà però informazio­ ni dettagliate sulle loro attività. Secondo il racconto dì que­ sti eventi leggendari, dopo un periodo di caos, il nipote dell’Imperatore Giallo, Zhuan Xu, designò Chong e Lì qua­ li responsabili degli affari astronomici e curatori del calen­ dario; i loro discendenti, a causa dell’instabilità politica, fu­ rono estromessi dall’incarico. Quando Yao conquistò il po­ tere, la direzione degli studi astronomici e la produzione del calendario furono affidate a Xi e He e l’erede di Yao, Shun. seguì le orme del suo predecessore nella gestione dell’Uffi­ cio astronomico. Per quel che riguarda invece la leggendaria dinastia Xia (Il millennio a.C.) e la dinastia Shang (XVIIIXI seo. a.C.), si dice che Kun Wu e Wn Xian fossero i due piii illustri astronomi del tempo. il Classico Riti deiZ hou (Z hoidi) riferisce che durante la di­ nastia Zhou (XI sec.-221 a.C.) erano quattro gii organismi re­ sponsabili dell’astronomia, del calendario, delfastrologia, della segnalazione dell’ora e di altre attività analoghe. I Riti elei Zhou, attribuiti al duca di Zhou, sono un resoconto idealizzato che risale quasi certamente al periodo Han (206 a.C.-220 d.C.),

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F*g- 1 - Xi e He ricevono l’incarico di organizzare il calendario dalFimperatore Yao; illustrazione dal C lassico d e i d o cu m en ti in una edizione del Tardo periodo Q ing (1905).

ossia a un epoca successiva a quella dei fatti in essi riportati. Sebbene quest’opera rispecchi più un’utopia politica che una realtà storica, la divisione dei compiti all’interno dei quattro gabinetti astronomici non subì trasformazioni di rilievo lungo il corso della storia cinese. I documenti della dinastia Zhou forniscono poche informazioni in merito alle attività del1 Ufficio astronomico; essi danno però notizia di molti famo­ si astronomi, tra i quali, soltanto per citarne alcuni, gli illu­ stri Shl Yi e Chang Hong del periodo dei Zhou occidentali (XI sec.-771 a.C.). Negli ultimi anni di questa dinastia, il caos politico costrinse i funzionari addetti aU’astronomia ad ab­ bandonare la corte per prestare servizio altrove, presso altri signori all’interno della Cina o in altri Stati. Nel periodo compreso tra Primavere e autunni (770-481 a.C .) e Stati combattenti (480-221 a.C .), il sovrano Zhou perse il controllo sulla C ina e, ridotto ormai al ruolo di fi­ gurante, non seppe reprimere le lotte interne tra gli Stati feudali. Nel corso di questi aspri conflitti era importante non soltanto conservare il potere, ma anche espandere la propria influenza politica, economica e militare. Così, mol­ ti esperti di astronomia divennero consiglieri al servizio di quei numerosi Stati feudali; con l’astrologia essi prediceva­ no la sorte di un regno e fornivano i suggerimenti adatti al caso. Si racconta, per esempio, che una volta Zi Wei, che era

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alle dipendenze dello Stato di Song, avendo segnalato l'in­ fausto avvicinamento di Marte e la sua permanenza presso sin [quinta casa lunare dell'est, u Scorpi)1], suggerisse al so­ vrano di sottrarsi alla sorte avversa riversandola sulla popola­ zione. Il re non volle seguire questo consiglio, ma riuscì ugual­ mente a sottrarsi alla sventura grazie all'intervento del Cielo che, mosso a compassione dalla sua bontà d’animo, gli offri la sua protezione. In qualità di consiglieri ufficiali, gli astro­ nomi occupavano di solito un’elevata posizione politicaesociale, come nel caso di Gan Gong nello Stato di Qi, di Yin Gao in quello di Zhou e di Shi Shen nello Stato di Wei. Durante le dinastie Qin e Han la più alta carica deH’Uffìcio astronomico era quella di Grande Astronomo (taishihng). 11 Grande Astronomo doveva redigere gli annali, ma anche occuparsi di tutte le varie attività legate all’astronomia, alfaserologia e alla composizione del calendario. Lo stesso Sima Qian e suo padre SimaTan (m. 110 a.C. ca.) ricoprirono que­ sto incarico durante i primi anni di regno degli Han anteriori (206 a.C .-9 d.C.), e Sima Qian riferisce che tale ufficio era sraro appannaggio della sua famiglia sin dalla dinastia Zhou. All’interno del sistema amministrativo, il Grande Astrono­ mo occupava una posizione sociale intermedia; la sua retri­ buzione era pari al trenta per cento di quella spettante al Pri­ mo ministro. Durante la dinastia Tang (618-907), la qualifi­ ca più importante dell’Ufficio astronomico cambiò almeno tredici volte, come pure la posizione, i compiti e il numero degli astronomi all’inrerno dell’Ufficio. Nel 760, per esem­ pio, presso l’Ufficio astronomico (Sitian fai) lavoravano 66 funzionari e 726 apprendisti; due anni più rardi il numero dei funzionari fu ridotto a quarantuno. Sia nel periodo Han sia nel periodo Tang gli astronomi di solito erano assunti nell’Ufficio astronomico soltanto dopo aver prestato servizio presso altri uffici imperiali: il famoso astronomo Zhang Heng (78-139), per esempio, autore di un saggio sull’Universo, prima di divenire Grande Astronomo si era occupato dei Classici. Stranamente, molti funzionari esperti di astronomia non avevano alcun incarico ufficiale al­ l’interno dell’Ufficio astronomico. È il caso di Zhang Cang (250-152 a.C. ca.), noro sostenitore del Calendario Zhuanxu (Z huanxu li, sistema che prevedeva l’avanzo annuale di un quarto di giorno), il quale, pur essendo uno specialista di matematica e calendari, ricoprì la carica di Primo mini­ stro durante i primi anni dell’epoca Han, o di He Chengtian (370-447), creatore del C alendario Yuanjìa ( Yuanjia li) del 444, che servì prima nell’esercito e poi nell’ufficio addetto al­ la valutazione e alle promozioni dei funzionari. Duranre le due dinastie Han e Tang gli studiosi di astronomia erano chia­ mati ‘specialisti dei calcoli’ (chouren ), erano considerati a tut­ ti gli effetti come tecnici e non godevano quindi di un gran­ de prestigio sociale. Sebbene all’ìnterno dell’Ufficio astrono­ mico l’avanzamento di carriera fosse disciplinato, la loro posizione sociale e politica, come del resto la retribuzione che percepivano, non era certamente molto alta. A dispetto de! loro modesto rango, gli astronomi svolgevano funzioni di grande importanza sotto molti punti di vista; durante le di­ nastie Han e Tang era loro compito osservare i fenomeni ce­ lesti, costruire e perfezionare gli strumenti astronomici, mi­ surare il tempo, regolare il calendario, fare gli oroscopi e sta­ bilire i giorni fausti per ogni genere di atrività; inoltre, gli astronomi di corte, come Maestri di cerimonia, avevano an­ che il compito assai importante di segnalare l’ora durante la celebrazione dei riti di Stato. L’impegno principale degli

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astronomi restava comunque l'osservazione del cielo e lo stu­ dio dei cicli solare, lunare e stellare, attraverso il quale cor­ reggevano il calendario e prevedevano il futuro. L. osservazio­ ne del cielo era spesso un compito assai gravoso; gli astrono­ mi di corte, indipendentemente dalle cattive condizioni atmosferiche, si davano il cambio per portarlo avanti ventiquartr’ore al giorno. La tradizione racconta che il famoso astro­ nomo Liu Xiattg (77-6 a.C. ca.), appartenente alla dinastia degli Han anteriori, fosse solito rimanere sveglio tutta la not­ te a scrutare ed esplorare il cielo. Allo scopo di migliorare l’osservazione dei corpi celesti si utilizzavano numerosi strumenti; ciò spiega il grande inte­ resse degli astronomi per la progettazione e il perfeziona­ mento di questi apparecchi. L’invenzione della 'sfera armii­ lare’ (hunyi), usata per osservare e localizzare i corpi celesti, risale almeno alla dinastia degli Han anteriori; successiva­ mente quesro strumento venne perfezionato grazie al lavo­ ro di moiri studiosi, tra cui il monaco buddhista Yixing il quale nel 725, insieme a Liang Lingzan, costruì una sfera ar­ millare di bronzo con la quale misurava la posizione delle venrotto case lunari e di altre stelle sull'eclittica per regola­ re il calendario. Gli astronomi cinesi costruirono anche mol­ ti altri congegni che servivano per la misurazione del Tem­ po: la meridiana (rìgu i), per esempio, adoperata durante la dinastia Han per segnare l’ora e per indicare la posizione de­ gli astri, e la clessidra (loubu). Il funzionamento della clessi­ dra richiedeva un controllo giornaliero di ventiquattrore; di sera era necessario accendere il fuoco per riuscire a vedere la scala graduata; d’inverno, nonostante la temperatura scen­ desse di molto sotto lo zero, bisognava mantenere costante il flusso dell’acqua e fare in modo che non ghiacciasse. Il calendario era tradizionalmente considerato uno dei sim­ boli dell’autorità imperiale, poiché si credeva che l’impera­ tore desumesse il proprio potere diretramente dal Cielo. La definizione del calendario era strettamente connessa alla co­ noscenza delle leggi che regolavano la Natura e il Cosmo ed era un diritto esclusivo del sovrano, attraverso il quale egli le­ gittimava la sua investitura. Durante la dinastia degli Han e quella dei Tang la composizione del calendario era una delle occupazioni fondamentali degli astronomi; prima della fine di ogni anno essi dovevano presentare il calendario dell’an­ no successivo e in tale occasione si teneva una cerimonia a corte durante la quale l’imperatore esibiva ai suoi sudditi il nuovo almanacco. Gli astronomi, oltre a calcolare con esat­ tezza i giorni e i mesi dell anno, dovevano anche preoccuparsi di corredare il calendario di informazioni giornaliere. Il ca­ lendario tradizionale cinese era, infatti, una sorta di enciclo­ pedia che riportava consigli utili e indicazioni dettagliate sul­ la scelta dei giorni propizi per un gran numero di attività, quali, per esempio, la costruzione di una casa, il taglio dei ca­ pelli, il bagno, le terapie mediche, i matrimoni, l'apertura di un negozio, le visite a parenti e amici malati, la partecipazio­ ne a un funerale e altre ancora; non mancavano, infine, i sug­ gerimenti relativi alle situazioni da evitare rigorosamente per non incorrere nella sfortuna. Dovendo soddisfare le esigenze delle diverse classi sociali, i calendari tradizionali differivano molto nel loro contenuto, e ogni anno gli astronomi creava­ no vari tipi di calendario con indicazioni specifiche adatte a ogni categoria; per esempio, per un generale impegnato in una guerra era importante conoscere il momento opportuno per riportare la vittoria, di contro i funzionari avevano biso­ gno di sapere quale fosse il giorno giusto per partecipare a

eventi sociali e politici o per sottoporre documenti e propo­ ste al vaglio dell’imperatore. La scelta dei giorni fausti e infausti faceva parte del lavo­ ro quotidiano degli astronomi di corte. Quest’arte aveva in Cina una lunga tradizione; già nel periodo degli Stati com­ battenti, gli Stati feudali che lottavano tra loro per la supre­ mazia e la sopravvivenza erano soliti ricorrere a tale pratica per poter conoscere il futuro e operare in modo da attirare la fortuna dalla loro parte. Durante le dinastie Han e Tang le arti divinatorie continuarono a fiorire e a diversificarsi; gli astronomi di corte, che erano anche indovini ufficiali della famiglia imperiale, avevano, tra gli altri, il compito di stabi­ lire il giorno più opportuno in cui il sovrano e la sua fami­ glia avrebbero potuto prendere parre a incontri politici o so­ ciali quali matrimoni, funerali o cerimonie d’inaugurazione. In caso di guerra poi, il sovrano di solito ordinava agli astro­ nomi di recarsi sul campo di battaglia e di usare tutte le tec­ niche divinatorie di cui erano capaci per guidare e consiglia­ re i generali; basandosi sui cambiamenti astronomici e me­ teorologici essi riuscivano a fornire ai capi militari informazioni circa la situazione del nemico; a loro volta, gli astronomi che restavano a palazzo dovevano mettere al corrente il sovrano di tutte le circostanze che avrebbero potuto garantire il suc­ cesso in battaglia. A partire dalla dinastia Han l’astronomia divenne un’atti­ vità estremamente politicizzata il cui scopo principale era es­ senzialmente quello di servire, per mezzo dell’astrologia, la ‘classe dirigente’. Oltre alle osservazioni dei corpi celesti, gli astronomi rilevavano le condizioni atmosferiche studiando i venti, le nuvole e i tuoni; in questo modo riuscivano a pre­ dire il futuro del sovrano, dei membri importanti della fa­ miglia imperiale, dei funzionari di alto rango e dell’Impero stesso. Il resoconto delle loro osservazioni e i relativi pronostici erano presentati quotidianamente all’imperatore. Poiché le tecniche e ì responsi astrologici erano considerati segreto di Stato, il sovrano esercitava su di essi un controllo corale e gli astronomi erano soggetti a un codice rigido, che poneva seri vincoli al loro comportamento. L’imperatore Wenzong (827-840) nell’840 impose la segretezza sulle profezie e, per evitare la fuga d’informazioni, proibì agli astronomi d’in­ trattenere qualsiasi rapporto con gli altri funzionari, incari­ cando un gruppo d’ispettori di vigilare su di essi. Se era se­ gnalato un fenomeno astronomico di portata eccezionale, gli astronomi erano tenuti a riferire i loro pronostici e a dare i suggerimenti adatti al caso, ma la decisione sui provvedimenti da prendere prima della possibile catastrofe spettava unica­ mente all’imperatore. La strumentalizzazione delle conoscenze astronomiche e astrologiche era un timore al quale il sovra­ no aveva posto rimedio impiegando a corte anche astronomi privati; durante gli Han, per esempio, l'imperatore An (107125) avrebbe voluto nominare astronomo ufficiale il celebre astrologo Fan Ying; questi rifiutò l’offerta, ma in seguito, con 1ascesa al trono di Shundi ( 126-144), fu costretto a recarsi nel­ la capitale e ad accettare l’incarico. Gli esperti di astronomia, generalmente, prestavano servizio anche presso coloro che ambivano a incarichi politici di presrigio; si dice che l’astro­ logo taoista Fu Yi avesse previsto l’imminente ascesa al tro­ no dell'imperatore Taizong (627-649) e che, in seguirò, con 1avverarsi della profezia, il nuovo sovrano lo fregiasse del ti­ ralo di Grande Astronomo. Secondo una tradizione molto antica, le conoscenze astrono­ miche si tramandavano di padre in figlio. Come già accennato

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precedentemente, i funzionari mitici C Kong e Li e tutti i loro discendenti ave­ vano diretto per secoli ITTficio astro­ nomico. L.o stessi' era avvenuto duran­ te gli Han con la lamiglia Sima, ( ionie si è detro. secondo Sima Qian i suoi an­ tenati avrebbero lavorato presso l'Uffi­ cio astronomico sin dai tempi dei Zliou; egli stesso, alla morte del padre, aveva ereditato la carica di Grande Astrono­ mo. In epoca lang la carica fu a lungo appannaggio della famiglia Li e passò dalle mani dell'astronomo Li Clumfeng (602-670). esperto di calendari e di stru­ menti, a quelle del figlio Li Gai e in se­ guito del nipote Li Xianzong. Persino gli astronomi di origine indiana della fa­ miglia Qutan si succedettero alla guida dell L-lfFicio astronomico Tang per ben Fig. 2 - 1 cinque pianeti e le ventorto case lunari, particolari, quattro generazioni. A Qutan Xida si at­ qui sopra e a fronte; inchiostro e colore su seta, dinastia Song settentrionale. tribuisce la compilazione dì un'opera nel Osaka, Municipal Museum of Art, Abe Collection. T1S e l’introduzione in Cina del calen­ dario buddhista. A ogni modo, oltre che Nei culti astrali della Cina medievale, i pianeti e le ventotto case lunari in cui si divìdeva dai padri, gii astronomi erano avviati al­ il cielo visibile venivano rappresentati come divinità antropomorfe; a ognuna di esse era la professione anche da altri maestri. Si­ abbinato un animale simbolico, come per esempio la tartaruga o la fenice. ma Qian, per esempio, studiò l’astro­ nomia con Tang Du, illustre astronomo e famoso maestro di metodi’ (Jk ngsbi); rimane purtroppo soprattutto quando si rendeva necessaria la revisione del si­ ancora sconosciuto il nome di colui che trasmise a Tang Du stema astronomico e del calendario. Nel 78 a.C., per esem­ le sue conoscenze. pio, l’imperatore Zhao (86-74) incaricò gli esperti di undi­ Benché i Classici, i disegni e altre opere fossero andati per ci scuole di rinnovare il sistema calendaristico e promise lo­ la maggior parte distrutti nel ‘rogo di libri’ ordinato da Shi ro di promuovere i migliori al ruolo di funzionari. Casi del Huangdi, sovrano della dinastia Qin, nel 213 a.C., i manuali genere non furono rari neanche durante l’epoca Tang; il di astronomia, astrologia e composizione de! calendario scam­ Grande Storico Yu Jian, durante il regno di Gaozong, rac­ parono miracolosamente aH’.incendio. Questi libri rappre­ comandò il monaco taoista Fu Renjun affinché collaborassentarono un valido strumento per gli apprendisti astrono­ se alla revisione del calendario e in seguito questi fu nomi­ mi, insieme a molte altre opere, tra le quali le M em orie d i nato funzionario responsabile della composizione del ca­ uno storico (S hiji) o la Storia della dinastia Han [anteriore] lendario. Anche l’imperatrice Wu Zetian (690-704) nominò (Hanshu), le cui pagine ospitano un’introduzione generale Grande Astronomo l’illustre 'maestro di metodi’ Shana XianalLastronomia, all’astrologia e ai metodi di formazione del fu. Gli astronomi non ufficiali, inoltre, erano spesso invi­ calendario. 1 primi anni della dinastia Han videro la fiori­ tati a prendere parte ai lavori di progettazione di strumen­ tura di molteplici scuole di astronomia e di calendaristica. ti. Sembra che il sovrano Xuanzong (712-755) dei Tang aves­ Poiché il primo sovrano Han iniziò la sua reggenza senza il se affidato al monaco buddhista Yixing e ad alcuni ‘maestri fasto di un nuovo ordine cosmico, uno dei suoi successori, di metodi’ il compito di perfezionare la sfera armillare, e 1 imperatore Wu (140-87), alla fine del II sec. a.C. decise di che più tardi Yixing sarebbe diventato Grande Astronomo. rimediare a tale mancanza avviando la revisione completa Dalla dinastia Song (960-1279) in poi tutti coloro che si del rituale di Stato, che, com’è ovvio, comprendeva anche dedicavano privatamente allo studio dell’astronomia erano un nuovo sistema astronomico. Da ciò ebbe origine il ca­ passibili di sanzioni severe e le cariche delFUfficio astrono­ lendario che fu conosciuto in seguito con il nome di Calen­ mico divennero rigorosamente ereditarie. dario Taichu {Taichu li), contro il quale a quel tempo si schie­ rarono non meno di diciassette scuole. Anche in epoca Tang Chang Chia-Feng vi furono molte controversie sul calendario; tra il regno del­ l’imperatore Gaozong (650-683) e quello di Xianzong (806820) si alternarono almeno nove sistemi calendaristici. Ri­ mangono famosi gli aspri scontri tra Li Chunfenge Fu Ren2. G li s t r u m e n t i a s t r o n o m ic i jun, contemporanei del sovrano Gaozong, circa la validità di alcuni di essi. Gli strumenti astronomici dell'antica Cina possono essere L’ Ufficio astronomico dei periodi Han e Tang non era classificati in quattro categorie principali: la prima è costi­ un organismo chiuso; l’accesso alle cariche non era infatti tuita dai Inai) ‘gnomoni’ utilizzati per misurare l'ombra proiet­ un diruto esclusivamente ereditario e moiri studiosi di fa­ tata dal Sole, la seconda dai cosiddetti ‘tubi da osservazioni ma, ‘maestri di metodi , monaci taoisti c huddhisti erano per osservare i corpi celesti, la terza dalle louke ‘strumenti per chiamati a prestare servizio in questa struttura; ciò avveniva misurare il tempo’ per la misurazione del tempo e la quarta 158

XIII - 11. c i 1-1 o

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II

dalle httnyi ('sfere armiilari') e dal hunxìang (‘globo celeste ) per osservare i corpi celesti e per descrivere i loro movimen­ ti; questi ultimi due sono denominati complessivamente con il nome diyix ia n g(abbreviazione di hunyi e di hunxìang). lali strumenti fecero tutti la loro comparsa nel periodo com­ preso tra la dinastia Han e la dinastia Tang, cioè negli anni tra il 206 a.C. e il 907 d.C., e furono perfezionati nel perio­ do tra le dinastie Song e Yuan, tra il 960 e il 1368.

h) La seconda finalità era la determinazione dell’istante del giorno, o se si vuole, la misurazione del tempo. A causa del­ la rotazione della 'Ferra, la posizione del Sole sulla sfera cele­ ste muta nel tempo, compiendo quello che si chiama moto apparente diurno del Sole. Il misurare la variazione (in lun­ ghezza e in direzione) dell'ombra dello gnomone fornisce il modo più semplice per valutare gli spostamenti del Sole in cielo, e quindi il trascorrere del tempo; questo tipo di misu­ razioni era effettuato fin dal tempo della dinastia Qin (221206 a.C.), e forse anche in epoche precedenti. A questo sco­ Lo gnomone po si usava una lastra con lo gnomone montato perpendico­ Lo gnomone è probabilmente il più antico strumento astro­ larmente al centro, sulla quale era tracciata una circonferenza nomico cinese. Si tratta di uno strumento talmente antico centrata sullo gnomone e graduata, formando quello che in che non si può stabilire con certezza quando ne sia iniziato Occidente si chiamò una meridiana. Gli antichi astronomi l’uso. 1 più antichi gnomoni erano forse costituiti da pali op­ cinesi inventarono questo strumento in tempi assai remoti; pure da colonne innalzati sul terreno; furono in seguito co­ il Museo della Storia Cinese possiede una meridiana del pe­ struiti di giada o di bronzo, e usati con un regolo di misura, riodo d’interregno tra le dinastie Qin e Han (intorno al 206 generalmente di giada, chiamato g a i (lett. 'tavoletta di gia­ a.C.), che è stata rinvenuta a Togtoh, nella Mongolia inter­ da). Anche se non è possibile datare esattamente la nascita na (Li Jiancheng 1989). La lastra, quadrata con lato di 27,5 di questo strumento, ne sono stati scoperti alcuni che risal­ cm, ha un foro al centro per fissare lo gnomone, e intorno al gono alla dinastia degli Han posteriori (25-220). Lo gno­ foro c’è una circonferenza con un diametro compreso tra 23,2 e 23,6 cm; per poco più dei due terzi questa circonferenza è mone era usato per tre finalità. a) La prima era il rilevamento delle direzioni cardinali. La graduata in 69 intervalli uguali. c) La terza finalità era la definizione dei periodi solari, che prima testimonianza di questo uso si trova nelle Annotazioni dell'artefice (K aogongfi) dei Riti dei Zhou (Zhouli). La proce­ costituiva nell’Antichità la motivazione più importante per l’uso dello gnomone. Come a mezzo­ dura descritta in questa fonte prescrive­ giorno l’ombra dello gnomone ha la mi­ va di tracciare sul terreno un cerchio po­ nima lunghezza tra quelle del giorno, nendo lo gnomone verticalmente al cen­ Nord così al solstizio d estate l’ombra a mez­ tro e di segnare i punti in cui l'ombra zogiorno ha la minima lunghezza tra dello gnomone intersecava la circonfe­ quelle dell’anno, mentre .il solstizio d’in­ renza del cerchio all’alba e al tramonto; verno ha la lunghezza massima. Fin dal la linea congiungente questi due punti Calendario Sifen (Sìfen li. lett. calen­ avrebbe indicato la direzione Est-ovest dario stagionale’, completato nell’85 (fig. 3); all’istante in cui la lunghezza del­ d.C.), i calendari cinesi antichi torni­ l’ombra dello gnomone era minima cor­ vano una tabella delle lunghezze delle rispondeva il mezzogiorno solare vero ombre dello gnomone a mezzogiorno locale e la direzione dell'ombra indica­ va il Nord del luogo dove ci si trovava; nei giorni corrispondenti ai ventiquat­ si suggeriva inoltre che l'annotazione del tro periodi solari, l’er misurare la lun­ punto in cui l’ombra dello gnomone in­ ghezza dell'ombra si usava una specie di Fig. 3 - Schema del metodo tersecava la circonferenza a mezzogior­ regolo di giada, il giti, al quale si è già per il rilevamento no e della posizione della Stella polare di accennato in precedenza. Dal momen­ delle direzioni cardinali, notte poteva aiutare a verificare ulte­ to che nella Cina —come del resto in riormente la direzione del Nord. dalle Annotazioni dell 'artefice. tutto l'emisfero boreale - l’ombra del 159

l.A Sl.ll-'NZA IN ( INA

‘barra trasversale’, ‘barra trasversale di giada’, ‘cilindro per guardare da lonta­ no’, ‘tubo d’osservazione’, ‘barra d’osser­ vazione’) e altri (Huang Yi-Long 1989), ed era principalmente usato come stru­ mento di avvistamento; anche se nel suo interno non vi era alcun dispositivo ot­ tico, la luce delle stelle, che giungeva al­ l’occhio dell’osservatore lungo linee pa­ rallele, era meno disturbata da altre sor­ genti luminose presenti nell’ambiente, naturali o artificiali che fossero, per cui Fig. 4 - Meridiana, la loro osservazione risultava favorita, dinastia Han anteriore, II-I sec. a.C. consentendo all’osservatore di discer­ Toronto, Royal Ontario Museum, nere stelle di luminosità molto piccola, invisibili a occhio nudo. Tra le varie uti­ lizzazioni dello strumento, nella Tav. I è ricordato un semplice metodo di similitudine geometrica fra triangoli isosceli per stimare il diametro del Sole osser­ Tubi da osservazioni vando quest’ultimo mediante un tubo di opportune dimen­ sioni. Qualche studioso ha anche ipotizzato che alcune de­ Un 'tubo da osservazioni’ non è altro che un lungo tubo nominazioni trovate in documenti astronomici antichi sia­ rettilineo senza alcun apparato ottico al suo interno. I più an­ no connesse all’uso dei tubi da osservazioni {ibidem). Un tichi dispositivi di questo tipo erano probabilmente dei tubi altro uso del tubo da osservazioni consisteva nella determi­ di bambù di lunghezza appropriata. Secondo lo G nom one d ei nazione delle direzioni, a uso degli architetti o dei geoman­ Zhou (Z houbi) bisognava prendere una sezione di bambù di ti. Le antiche N orm e p e r le costruzioni ( Yingzao fashi, 1097) otto chi, del calibro di un cu n (un cuti è un decimo di ch i), e di Li Jie (m. 1110) documentano l’uso di rubi da osserva­ osservare il Sole (durante le dinastie Qin e Han, ossia nel pe­ zioni che consentivano di determinare le direzioni del Nord riodo 221 a.C.-220 d.C., un ch i valeva ca. 23 cm e nella di­ e del Sud osservando il cambiamento dell’ombra del Sole e nastia Tang, ossia nel periodo 618-907, valeva ca. 30 cm). usando la posizione della Stella polare. Un metodo simile a Il tubo da osservazioni fu in uso in Cina già in epoche quello riferito nelle N orm e p e r le costruzioni, basato sull’os­ molto antiche, e forse già all’epoca degli Stati combattenti servazione dell’ombra del Sole per stabilire le direzioni, è ri­ (480-221 a.C.) gli astronomi cinesi ne avevano appreso l’u­ portato nelle A nnotazioni dell'artefice, ed è quindi probabi­ so per osservare gli oggetti celesti. Si trattava inizialmente le che l’uso del tubo da osservazioni fosse richiesto anche in di un dispositivo a sé stante, mentre in seguito fu incorpo­ questo caso. rato in diversi strumenti astronomici. Per esempio, nei do­ La storia dei perfezionamenti del tubo da osservazioni è cumenti storici ufficiali si trova testimonianza dell’uso dei lunga. Shen Gua (1031-1095) osservò che un valore piut­ tubi da osservazioni come accessori delle sfere armillari; fi­ tosto grande del diametro comportava errori e propose di nora, però, non è stato scoperto alcun tubo da osservazioni ridurre il calibro inferiore di 3 f e n (ossia di 0,94 cm ca.). singolo risalente all’Antichità. Guo Shoujing (1231-1316) propose di tracciare due linee Il tubo da osservazioni ebbe denominazioni diverse nel­ parallele, una attraverso ognuna delle due estremità del tu­ la letteratura cinese antica, come, per esempio, guan , heng, bo, in modo da poter guardare i corpi celesti attraverso le yu h en g, w angtong, kuiguan, kuiheng (rispettivamente, ‘tubo’. due linee; in questo modo si risolveva il problema sollevato Sole a mezzogiorno punta sempre ver­ so il Nord, lungo la direzione dalla ba­ se dello gnomone al Nord si poteva di­ sporre un g u i fìsso, poco più lungo del­ l'ombra del Sole al solstizio d’inverno. Sulla lastra su cui era fissato perpendi­ colarmente lo gnomone e longitudi­ nalmente il g u i era in genere intagliata una scanalatura per l'acqua in maniera tale da controllarne la posizione oriz­ zontale. Lo gnomone aveva di solito un gancio, al quale era appeso un oggetto pesante che serviva a mantenerlo per­ pendicolarmente alla lastra. Lo gno­ mone e il g u i furono in seguito trasfor­ mati in una struttura monumentale, che era solitamente situata negli osservato­ ri imperiali.

TAVOLA I

MISURARE IL DIAMETRO DEL SOLE

Lo Gnomone dei Zhou descrive un metodo per misurare il dia­ metro del Sole per mezzo di un tubo da osservazioni, La pro­ cedura consisteva nel guardare il Sole attraverso un tubo aven­ te una lunghezza e un diametro interno tali che il Sole apparis­ se esattamente nel campo visivo del tubo, il che accadeva per un tubo di lunghezza (/) di 8 chi (184,8+280 cm, a seconda

L.

della dinastia) il cui diametro inrerno d fosse di 1 cun (2,31 +3,3 cm ca.); quando il disco solare sembrava coprire il campo visi­ vo nel tubo si aveva la situazione rappresentata nella figura (le proporzioni relative sono fortemente alterate, per evidenti ra­ gioni grafiche); in virtù delia proporzionalità tra iati corrispon­ denti dei due triangoli aventi il vertice nell’occhio dell’osserva­ tore O e per basi il diametro d del tubo e quello D del Sole, per quest’ultimo si ha D={dll)L, essendo L la distanza del Sole dal­ l’osservatore (100.000 ti secondo le stime degli astronomi ci­ nesi delle dinastie Qin e Han; 1 li equivale a 300+630 m ca.. per cui il Sole disierebbe dalla Terra 30.000+63.000 km); a con­ ti fatti, si ricavava per il diametro del Sole un valore di 1230 lì, ossia di ca. 623+787 km.

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X III -

da Shcn Saia. Su Song (1020-1 101) progettò un rubo me­ tallico il cui diametro interno era molto più piccolo del cor­ po esterno, in modo da ridurre la riflessione da parte delle pareti metalliche del tulio. Duo Shoujing rimosse semplice­ mente i! corpo del tulio, mantenendone soltanto le aperture circolari alle estremità. La clessidra La clessidra, od orologio ad acqua, è uno dei dispositivi più importanti dell'Antichità per la misura del tempo, le cui prime testimonianze scritte risalgono ai Riti dei Zhou. Fino­ ra sono stati scoperti quattro orologi ad acqua della prima di­ nastia Han (206 a.C.-9 d.C.; H ualbngxu 1991). Nella sto­ riografia ufficiale si possono rintracciare i primi documenti relativi al perfezionamento del Calendario Taichn ( Taichtt li, completato nel 104 a.C.) nel Trattato sui tubi sonori e sul calencLtrio (Liili z b i) della Storia della dinastia Han [anterioreJ: «Rilevate la direzione Est-ovest e innalzate uno gnomone; re­ golate un orologio ad acqua e osservate le posizioni delle ventotto costellazioni nelle quattro direzioni» (Hanshu, p. 1401). Durante la dinastia degli Han posteriori, Zhang Heng (78139) fabbricò una sfera armiilare azionata ad acqua, che de­ terminò un netto avanzamento delle tecniche di produzione degli orologi ad acqua (Tav. II). L’accuratezza raggiunta da­ gli antichi orologi cinesi ad acqua era straordinaria; infatti, fin dai tempi di Zhang Heng l’errore su un giorno non su­ perava uno o due minuti, e si ridusse in seguito a pochi se­ condi (HuaTongxu 1991).

La sfera armiilare La sfera armiilare era usata in particolare per dedurre dal­ l’osservazione dei corpi celesti le loro coordinate astronomi­ che. Nei documenti più antichi, però, anche il globo celeste (lo strumento che serve a mostrare il movimento dei corpi celesti sulla sfera celeste) era a volte chiamato sfera armilla­ re. La documentazione sull’origine di questo strumento è piuttosto scarsa. La sua invenzione è legata alla teoria cosid­ detta ‘Huntian shuo’ (secondo la quale il cielo era simile al guscio di un uovo, di cui la Terra era il tuorlo). La docu­ mentazione più antica disponibile risale al tempo dell’im­ peratore Wu (140-87 a.C.) della dinastia degli Han ante­ riori. L’astronomo Yu Xi (281-356), della dinastia Jin, rife­ risce che Louxia Hong (II sec. a.C. ca.) costruì e installò uno strumento astronomico chiamato huntian per conto del­ l’imperatore, potendo definire così i periodi solari e compi­ lare il Calendario Taichu. YangXiong (53 a.C .-18 d.C.), del­ la dinastia Han anteriore, riferisce che Louxia Hong fabbri­ cò questo strumento, che Xianyu Wangren (di lui non sap­ piamo altro) lo usò per effettuare delle misurazioni e che Geng Shouchang (I sec. a.C. ca.) ne fabbricò uno per simu­ lare il movimento della sfera celeste. Sembra quindi che lo huntian fosse uno strumento di misurazione, e che forse co­ me tale fosse in relazione con la sfera armillare a noi nota, ma non possiamo esserne del tutto sicuri. Secondo la Storia della dinastia Han posteriore (Hou Hanshu), Geng Shouchang misurò il movimento del Sole e della Luna usando strumenti circolari. Nel 1977 sono state scoperte, in una tomba della dinastia Han a Fuyang, nella regione dello Animi, due lastre a uso astrologico. Alcuni studiosi ritengono che sistemando le due lastre in posizioni opportune si potessero misurare la

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latitudine e la longitudine (Li Zhichan 1997); questo meto­ do potrebbe aver ispirato lo sviluppo della sfera armillare a piti cerchi. Nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario della Storia della dinastia Han posteriore, inoltre, si parla del lavo­ ro di Jia Kui (30-101) sugli strumenti per l’eclittica e ciò di­ mostra come al tempo di Jia Kui non fosse disponibile la sfe­ ra armillare per effettuare misurazioni lungo l’eclittica; la progettazione di strumenti per tali misurazioni presenta no­ tevoli difficoltà, e per questo motivo Jia Kui non ebbe suc­ cesso. Zhang Heng continuò questo studio e scrisse il suo trattato Sulla sfera arm illare {Hunyi y i) , ma alcuni dubitano dell’autenticità di questo testo. La prima sfera armillare, con una dettagliata descrizione scritta della sua struttura, è quella realizzata da KongTing nel 323 d.C., sotto la dinastia dei Jin orientali. Nel Trattato sui segni celesti ( Tianwen zhì) della Storia della dinastia Sui, Li Chunfeng (602-670) descrisse la sfera come fabbricata «se­ condo la formula antica» (Suishu, p. 556). Forse la sfera ar­ miilare subì una trasformazione partendo da un iniziale di­ spositivo a lastre piane per arrivare a una sfera circondata da diversi cerchi. Comunque, all’epoca di Zhang Heng, la strut­ tura della sfera armillare era ormai sostanzialmente definita. Dopo Li Chunfeng i documenti storici che trattano della sfe­ ra armiilare diventano chiaramente rintracciabili. Nel 633 d.C. Li Chunfeng costruì una sfera per misurazioni lungo l’e­ clittica, che aveva diversi cerchi per rappresentare l’eclittica stessa, l'equatore e la traiettoria lunare, e con la quale era quin­ di possibile distinguere l’inclinazione dell’eclittica e delia traiet­ toria lunare rispetto all’orizzonte. Nel 723 Yixing (673-727) e Liang Lingzan (V ili sec. ca.) svilupparono la sfera eclittica mobile {huangdaoyouyi), che rappresentava un notevole per­ fezionamento rispetto alla sfera di Li Chunfeng (Tav. III). A partire da allora, la struttura e la funzione della sfera armii­ lare rimasero sostanzialmente stabili.

Il globo celeste Al globo celeste si è accennato parlando della storia della sfera armillare. Di quello menzionato da YangXiong non sap­ piamo nulla; prima della dinastia Tang, ossia prima del VII sec. d.C., i globi celesti furono prodotti principalmente da Zhang Heng e da Yixing. Secondo il Trattato sui segni celesti della Storia della dinastia Jin ( Jinshu), Zhang Heng costruì un globo celeste di bronzo, con molti particolari costruttivi identici a quelli della sfera eclittica mobile di Yixing e Liang Lingzan (v. Tav. Ili); infatti, anche questo globo adottava un grado di 4 fe n e la sfera aveva nel complesso una circonfe­ renza di 14,61 chi (3,37 m ca.). Dopo Zhang Heng, Lu Ji (187-219) e Wang Fan (219-257) studiarono il globo cele­ ste, ma si sa ben poco delle loro ricerche. Secondo i commenti di Pei Songzhi (372-451) agli Annali d ei Tre Regni (Sanguo zhi), Ge Heng, del Regno di Wu (222-280), costruì un glo­ bo celeste. Da questa fonte apprendiamo che il suo globo ave­ va la Terra al centro, immobile, e che il movimento del cielo era guidato da un meccanismo. A parte questo, non sappia­ mo nulla di Ge Heng. Secondo il Trattato sui segni celesti della Storia d el Li dina­ stia [LtuJ Song, Qian Lezhi, astronomo reale dei Liu Song (420-479), ima delle di nastie meridionali, costruì un globo celeste nel 436: «Ha un diametro di circa 6,08 ch i [1,40 m ca.J e una circonferenza di circa 18,26 chi [4,22 m ca.: da que­ ste misure si evince che jt, cioè il rapporto tra circonferenza

LA St'lF.N/.A IN C IN A

Nella L'ina antica v erano tre tipi *ii orologio ad acqua, tutti hasari sul principio per il quale lo scorrere del tempo era com­ misurato al tempo di dcllusso dell'acqua. Il primo, e piti amico, era l'orologio ad acqua con freccia a immersione, costituito da un recipiente colmo d'acqua e prov­ visto dì un Loro di deflusso sul tondo; si definiva come unità di tempo il tempo necessario affinché rutta l’acqua contenuta nel recipiente fuoriuscisse. Per ottenere misure temporali più det­ tagliate, si pose un blocco di legno sulla superficie dell’acqua e si fissò a esso un regolo graduato, chiamato ‘freccia’; osservan­ do la discesa della Freccia rispetto all'iniziale livello dell’acqua si poteva determinare in modo accurato un intervallo di tem­ po anche relativamente piccolo rispetto alla detta unità di mi­ sura, che si potrebbe chiamare la 'portata' dell’orologio. II secondo tipo era l'orologio ad acqua con freccia galleg­ giante. L orologio descritto precedentemente aveva un grave inconveniente, costituito dal fatto che l'acqua non fuoriesce dal recipiente a velocità costante, poiché la pressione diminui­ sce gradualmente al diminuire del livello dell'acqua; conse­ guentemente, nemmeno la freccia scende a velocità costante. L inconveniente fu eliminato raccogliendo un flusso costante di acqua in un recipiente e ponendo il blocco con la freccia a galleggiare sulla superficie dell’acqua, il cui livello cresce con

1. Orologio ad acqua a più recipienti, da Chen Yuanjing, Ampia raccolta della foresta di cose ( 1325), edizione del 1478. Cambridge, University Library.

2. Schema dell'orologio ad acqua a bilancia. regolarità nel tempo. Questo tipo di orologio ad acqua fu in­ ventato al più tardi durante la dinastia Han posteriore (25220). Per assicurare un flusso sufficiente e abbastanza unifor­ me di acqua nel recipiente, e per assicurare un livello costante nel recipiente da cui l’acqua proveniva, in modo da mantene­ re costante la pressione dell’acqua, fu introdotto l’orologio ad acqua a più recipienti (fìg, 1). Il terzo tipo era l’orologio ad acqua a bilancia, inventato nel V sec. dal taoista Li Lan. Si trattava di una stadera a un’estre­ mità dell’asta della quale era appeso un recipiente che riceve­ va un flusso costante di acqua; l’intervallo di tempo durante il quale il recipiente riceveva 1jin (220-250 g) d’acqua era de­ finito 1 ke (la centesima parte di un giorno, cioè 14,40 minu­ ti); l’asta della stadera era provvista di tacche che consentiva­ no di esprimere il tempo in varie unità di misura. Questo oro­ logio era dieci volte più accurato di quello ad acqua con la freccia galleggiante; inoltre, all’estremità dell’asta era fissato un dispositivo di protezione, in modo che l’asta stessa non po­ tesse salire o abbassarsi troppo. L’orologio ad acqua a bilancia fu usato dalla guardia d’onore durante un viaggio dell’impe­ ratore. Per adattare il dispositivo ai sobbalzi sulla strada, l’orologio era dotato dì diversi recipienti, sia grandi sia piccoli; quelli grandi erano pieni d’acqua, sulla cui superficie galleg­ giava un anello circolare di legno; i recipienti piccoli, con una certa quantità d acqua, galleggiavano all'interno dei recipien­ ti più grandi e le loro aperture galleggiavano all’interno del­ l’anello di legno; l’acqua passava attraverso un sifone dai reci­ pienti più piccoli al recipiente appeso all'estremità della sta­ dera; l'acqua alfiinterno dei recipienti piccoli era aggiunta manualmente (Li Zhichao 1997; fìg. 2). La progettazione di questo ripe di orologi raggiunse il massimo livello di raffina­ tezza durante le dinastìe Tang (618-907) e Song (960-1279). Il sifone era stato inventato originariamente come strumento per l'irrigazione dei campi, e furono gli astronomi a introdur­ lo nell’orologio ad acqua; dalla documentazione disponibile, sembra che il citato Li Lan sia stato il primo a usare il sifone in questo modo. In precedenza, l’acqua fuoriusciva mediante un tubo fissato al fondo del recipiente, e si trattava dì un si­ stema piuttosto complicato, che, tra I altro, richiedeva un re­ cipiente dotato di particolari accorgimenti costruttivi; con I in­ troduzione del sifone fu possibile sostituire questo tipo parti­ colare di recipiente con uno qualunque.

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XIII - Il ( Il i o

TAVOLA 111

l.A SFERA ECLITTICA MOBILE DI YIXING E LIANCi LINGZAN

Lo strumento aveva tre strati di cerchi. Lo .strato più esterno comprendeva tre cerchi fissi, dei quali uno orizzontale, uno me­ ridiano e uno alba-tramonto. I o strato intermedio comprendeva tre cerchi per rappresen­ tare l'equatore e le traiettorie della Terra e della I una; era iden­ tico a quello di Li Chini (602-670), con la sola differenza che in esso c era un foro in corrispondenza di ogni grado de! cerchio equatoriale, per simulare la precessione degli equinozi nel modo in cui la osservano gli antichi Cinesi. Questa era una caratteristica assolutamente innovativa, in quanto per la pri­ ma volta uno strumento era in grado di mostrare la precessio­ ne degli equinozi. Siccome il punto d intersezione tra l'eclittica e la traiettoria lunare cambia continuamente, c era un foro ili corrispondenza di ogni grado anche sul cerchio dell cclicnca; (

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e diametro, era assunto pari a 3]. La Terra è all’interno della sfera celeste, e vi sono l’equatore e l’eclittica, i Poli Nord e Sud, ventorto cosreJlazìoni e l’Orsa Maggiore. Un grado cor­ risponde a 5 fe n (1,13 cm) d’arco. Il Sole, la Luna, Venere, Giove, Mercurio, ecc. sono fìssi sull’eclittica. Un orologio ad acqua guida gli strumenti, e mostra il giorno, la notte e la po­ sizione delle stelle così come appaiono in cielo» (Songsbu, p. 296). Era un globo più grande di quello costruito da Zhang Heng, e forse si tratta del più grande tra quelli di cui è rima­ sta documentazione. Quattro anni dopo, Qian Lezhi costruì un globo più piccolo; «Usa 2 fe n (0,46 cm) d’arco per un gra­ do, e usa perle di tre colori per indicare le stelle delle tre scuo­ le (chiamate sanjia xing). La sfera celeste è mobile, e la Terra è al centro». Vent’anni dopo, intorno al 500, Tao Hongjing (456-536) costruì un globo celeste azionato da un orologio ad acqua e scrisse il libro D escrizione d el globo celeste {Tianyi shuoyao), che trattava probabilmente del suo strumento, ma

poiché, dopo un tempo assegnato, il cerchio della traiettoria lu­ nare avanza di un foro, questo strumento fu denominato ‘sfe­ ra eclittica mobile’. Nello strato piti interno si trovavano gli assi di riferimento e due cerchi sovrapposti per l’ascensione retta, tra i quali c era un tubo da osservazioni. La circonferenza dei due cerchi era di 14,61 chi (3,37 in ca.), il che implica che un grado corrispondeva a un arco di 4fin (ossia di 4 centesimi di chi, cioè 0,92 cm ca.). I due cerchi sovrapposti per I ascensione retta potevano ruotare attor­ no all asse polare, e il tubo da osservazioni poteva scorrere al1interno dei cerchi sovrapposti. Per facilitare l’osservazione dei corpi celesti, le colonne che reggevano lo strumento erano po­ ste ai quattro angoli di un quadrato ed erano abbondantemen­ te divaricate.

che è andato perduto. Secondo la sua biografia, scritta dal ni­ pote Tao Yi, lo strumento «ha la Terra al centro. La sfera ce­ leste ruota, ma la Terra rimane ferma. Le ventotco costella­ zioni e le altre stelle si muovono guidate da un meccanismo. Le loro posizioni, la loro comparsa e scomparsa, riproduco­ no ciò che si vede in cielo. E usato per pratiche taoiste, ma non per astrologia» ( Yunji qiqian, 107, Hua yin yin ju xiansheng ben q ilu). L’ultimo costruttore di globi celesti del periodo che pre­ cede la dinastia Tang è Geng Xun, della dinastia Sui (581617). Intorno al 600 egli costruì infatti un globo celeste azio­ nato ad acqua, del quale si dice: «non necessita di forza uma­ na per il suo movimento; è azionato dall’acqua. Lo si mette in una stanza buia e si fanno contemporaneamente osserva­ re a qualcuno i veri corpi celesti. Si verifica che i movimenti dello strumento coincidano perfettamente con quelli reali» {Suishu-, 78). 11 globo celeste ad acqua costruito da Yìxing, Liang Lingzan e altri, non soltanto era in grado di riprodur­ re i movimenti del Sole, della Luna e delle stelle, ma forniva anche una misura del tempo. Si trattava della combinazione di un globo celeste e di un orologio; una documentazione dettagliata di questo strumento si trova nell'Antica storia d el­ la dinastia T a n gijiu Tangshu). W ang R o n g bin

3. L a

c a r t o g r a f ia c e l e s t e

1 Cinesi furono tra i primi popoli del mondo antico a os­ servare le stelle per determinare le stagioni. Nel Classico dei docum enti (Shujing), tino dei Classici preimperiali, trovia­ mo, infatti, i nomi più antichi di alcune stelle e, in partico­ lare, i nomi delle quattro stelle o costellazioni (tecnicamen­ te, ‘asterismi’) che erano osservate al loro passaggio al me­ ridiano locale per stabilire il momento centrale delle quattro stagioni, e su questa base definire il momento dei solstizi e degli equinozi (tra parentesi si riportano la traduzione del nome cinese e il nome attuale delle stelle, sia corrente sia scientifico): nino (Uccello, Alphard, a H\drae) per la pri­ mavera, Imo (Fuoco, Amares, « S colpii) per l’estate, xu (Vuo­ to, Sadalsuiul, fi Aqua rii) per l’autunno e m ao (Chioma, Elnath, /( lau ri) per l’inverno. Nonostante la datazione del

big. 5 - Sfera armillare di bronzo di Gito Sboujing (1276), copia del 1437. Pechino, Osservatorio astronomico. La struttura di questa sfera armiilare riproduce, probabilmente, quella di epoca Tang.

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I,A Si II N /A ! N U N A

TAVOLA IV

1 L V IN 'IO IT O C a m i l u n a r i

Vili antichi asiionomi cinesi dividevano limerò cielo visibile in 28 .settori di ampiezza diversa, con al centro il polo celeste, det­ ti ain o case di abitazione’, o più spesso ‘case lunari', in riferi­ mento ai 28 giorni circa che la l una impiega per compiere un giro completo del cielo. L'ampiezza di questi settori varia no­ tevolmente, da meno di un grado a più di 31) gradi (nell astro­ nomia cinese si usa il du. una misura angolare quasi equivalen­ te al grado sessagesimale; precisamente è 1 Ogni casa lunare contiene un asterismo che ha lo stesso nome della casa, e una stella dell'asterismo era assunta come ‘stella di rife­ rimento’ (juxing) della casa. La linea che parte dal polo celeste e attraversa la stella di riferimento segna l’inizio de! settore di cielo della casa e. al tempo stesso, la fine del settore della casa precedente. Le stelle di riferimento sono state a volte scambia­ te nel corso dei tempi; per esempio, la successione di zi (Bec­ co) e rben (Orione) fu invertita nei perìodi 1644-1666e 16711"753 grazie all'influenza) nonché all’opera, degli astronomi ge­ suiti dell'Ufficio astronomico imperiale, come nel caso di Adam Schall voti Bell. Le case lunari cominciano conjia o (Corno) e proseguono in senso orario con bang (Collo), di (B a s e ),(C a m e r a ), xin (Cuore), weì (Coda),(Canestro), don (Mestolo), nìu (Bue), nii (Ragazza), xu (Vuoto), weih (Pericolo), sin (Casa), bi (Muro),

brìi (flambé divaricate), lini (Tumido), wei' (Stomaco), mao (Pleiadi), bi (Rete), zi (Becco), shen « )rionc),j//i£(Pozzo),gui (Spettro), Un (Salice), xing (Stella), zbang (Arco),yi (Ala), zben (Carro). In Occidente il riferimento fondamentale sulla volta celeste è l'eclittica, che è una circonferenza massima; i Cinesi, invece, prendevano come riferimento fondamentale un punto, il Polo Nord celeste, detto semplicemente 'polo celeste’, che aveva un forte valore simbolico, in quanto la Stella polare, prossimaaesso, è una delle stelle che neli’astrologia cinese rappresentava l’im­ peratore. Le coordinate di un astro, nell’antica Cina, erano so­ litamente due: la distanza angolare (cioè in gradi) dal polo ce­ leste e la distanza angolare dalla linea d’inizio del settore della casa lunare in cui quel l’astro è ubicato. Gli storici non hanno ancora stabilito quando fu adottato per la prima volta il sistema delle case lunari in Cina. Nel 1978 una spedizione archeologica ha portato alia luce una scatola lac­ cata e decorata con vari disegni in una tomba nello Hubei, ri­ salente al 433 a.C : vi erano riportati esattamente i nomi delle 28 case lunari. Sistemi analoghi di 27 o 28 case lunari si trova­ no anche nell astronomia indiana e in quella araba, ma riguar­ do all origine del sistema di queste case il dibattito tra gli stori­ ci è ancora aperto. (Huang Yi-Long)

Classico d ei docum enti rappresenti ancora un problema com­ plesso e insoluto —l'opera contiene frammenti databili non oltre il X sec. a.C., ma non fu ultimata prima del V sec. - , in genere si è concordi nel ritenere che esso riporti informazio­ ni astronomiche risalenti a un periodo ampiamente prece­ dente al suo completamento. Molti storici ritengono invece che si tratti di osservazioni al meridiano al crepuscolo per de­ terminare l'inizio delle stagioni, effettuate all'incirca tra il XXJV e il X sec. a.C. (per es., Zhu Kezhen 1926), ma emer­ gono contraddizioni e variazioni nella datazione se si scelgo­ no orari astronomici diversi per il crepuscolo; d’altra parte, non è accertato che si tratti di osservazioni al meridiano, vi­ sto che non sono menzionate come tali nel testo originale. Può certamente essere considerata una tradizione molto an­ tica l’identificazione con quattro asterismi della posizione dei quattro punti cardinali nel cielo e non si può escludere che abbia subito l’influenza dì civiltà precedenti. La data in cui le quattro stelle menzionate meglio corrispondono alla posi­ zione dei quattro punti cardinali celesti è intorno al 2400 a.C. (Sun Xiaochun 1997). Altri nomi di stelle si trovano nel P iccolo calen da rio d ei Xia (Xia xiaozheng), opera che secondo la tradizione contie­ ne informazioni sul calendario del semileggendario periodo Xia (JJ millennio a.C.). Vi sono registrati la culminazione, il sorgere e il Tramontare di alcune importanti stelle all’alba e al crepuscolo in corrispondenza dei dodici mesi dell’anno. In quest’opera sono dunque menzionate altre costellazioni e stelle, come shen (Orione), beidou (il Moggio del Nord, os­ sia l’Orsa Maggiore), zhinii (la Tessitrice, Vega, a Lyrae) e nanm en (la Porta del Sud, Rigii e Hadar, a e/f Centauri). Al­ cuni nomi di stelle sono citati anche in altri testi preimpe­ riali, come il C om m entario d ì 7,uo a lle 'Primavere e au tu n n i ’ IZuozhuan), i Discorsi sugli Stati (Cuoyu) e il Classico delle odi (S hijing). In quest’ultimo si legge clic «nel settimo mese la

big- 6 - talismano della Stella polare; inchiostro e colore su seta, epoca delle Cinque Dinastie, 93() or­ bo mira, Brirish Museum.

164

A

X III - li CIHI.O

Fig. 7 - Scatola laccata rinvenuta nella tomba del marchese Yi di Zeng, 433 a.C. ca. Wulian, Hubei Provincial Museum. stella ‘Fuoco’ passa verso ovest, e nel nono mese bisogna in­ dossare più abiti». La stella ‘Fuoco’ (Antares) era quella che per gli Shang (XVIII-XI sec, a.C.) indicava le stagioni; una tradizione che fu mantenuta dai loro discendenti. È interessante notare come gli asterismi menzionati nei testi preimperiali siano per la maggior parte gli stessi del si­ stema stellare detto delle ‘ventorro case lunari’ (xiu, usate co­ me punti di riferimento per fissare la posizione del Sole e della Luna sulla volta celeste, Tav. IV), eccezion fatta per qualcuno particolarmente luminoso, come il Moggio del Nord (l’Orsa Maggiore) e la Tessitrice (Vega, a Lyrae). Que­ sto dimostra che il sistema delle ventotto case lunari fu ela­ borato a partire dagli antichi asterismi usati per determina­ re le stagioni, anche se non si sa con esattezza quando sia sta­ to completato. Secondo alcuni era in uso già all’inizio del pe­ riodo Zhou (XI sec. a.C.), visto che nei Riti d ei Zhou (Z houli) si fa riferimento a funzionari incaricati di stabilire la posi­ zione delle «ventotto stelle», identificabili con le ventotto ca­ se lunari. La più antica serie completa delle ventotto case lu­ nari è quella rinvenuta sul coperchio di una scatola nella tom­ ba del marchese Yi di Zeng, datata 433 a.C. ca., risalente al periodo degli Stati combattenti (fìg. 7). Quasi tutte le case lunari appaiono nelle P rim avere e au tu n n i d el Signor Lii (Lìishì chunqiu) di Lii Buwei (m. 235 a.C.), una delle prime ope­ re calendariali ben strutturata, nella quale le case lunari ser­ vivano a indicare la posizione mensile del Sole e quella cul­ minante delle stelle al crepuscolo e all’alba.

L’ideazione di una nomenclatura sistematica delle stelle La maggior parte delle stelle menzionate nella letteratu­ ra preimperiale è situata lungo la fascia dell’eclirrica o del­ l’equatore. Le costellazioni situate al di là dell’eclittica —del tutto prive d’interesse per poter stabilire la posizione del So­ le o della Luna e quindi per la compilazione del calendario - in generale non erano oggetto di osservazione astronomi­ ca, a meno che non vi fossero motivi o interessi di altro ge­ nere. L’identificazione e la denominazione delle costellazioni presenti nell’intera volta celeste possono avere avuto inizio già all’epoca degli Stati combattenti, ma le loro descrizioni dettagliate comparvero solamente a partire dal periodo Han, allorché si diffuse l’idea di una correlazione tra le posizioni delle stelle nel cielo e le vicende della società sulla Terra.

Il Libro dei funzionari celesti ( l'ianguan shit) —un capitolo delle M emorie di uno storia) {Shiji) di Sima Qian (145-86 a.C. ca.) —c il primo testo in cui sono descritte in modo sistema­ tico le costellazioni (dentro e fuori l'eclittica). Sima Qian era un astronomo di corte, che ottenne la carica di Grande Astro­ nomo (taishi ling) presso la corte dell’imperatore Wu della di­ nastìa Han, realizzando la riforma del calendario. Anche suo padre era stato Grande Astronomo di corte, ed entrambi ave­ vano avuto come maestro l’astronomo Tang Du (attivo nel 120 a.C. ca.), al quale sono attribuiti vari trattati di astrono­ mia e un primo modello di carta stellare. Contemporaneo di Sima Qian e attivo nella riforma del calendario fu anche Louxia Hong, inventore di un tipo di sfera armiilare (huntian) usato per determinare la posizione delle stelle. Si può dun­ que ritenere che Sima Qian fosse dotato di buone conoscen­ ze astronomiche e che la sua descrizione nel Libro d ei fu n ­ zionari celesti rappresenti in modo sufficientemente fedele il cielo cinese nel periodo degli Han anteriori. Il Libro dei fu n ­ zionari celesti menziona circa novanta costellazioni, tra cui le ventotto case lunari, descrivendo la loro collocazione nel cie­ lo e la loro posizione reciproca, e indicando il numero delle stelle che compongono la costellazione, nonché la luminosi­ tà delle stelle. Questo testo suddivide il cielo in cinque Pa­ lazzi [gong). Il Palazzo centrale è situato nell’area che circon­ da il Polo Nord (b eiji), il quale simboleggiava la corte impe­ riale e dunque deteneva la posizione onorifica più alta nella cosmologia cinese, come luogo intorno al quale ruotano con moto giornaliero tutte le altre stelle. L’area circumpolare era dunque costruita come se rappresentasse il palazzo imperia­ le; le singole stelle prendevano nome dall’imperatore, dall’imperatrice, dalle concubine, dagli eunuchi e dagli altri fun­ zionari di corte. Gli altri quattro palazzi erano costruiti in­ torno alle quattro stelle cardinali lungo l’eclittica, ed erano denominati Palazzo dell’Est, del Sud, dell’Ovest e del Nord. Ognuno di essi rappresentava una delle quattro stagioni e, a seconda delle stagioni, una residenza temporanea per la cor­ re. Le ventotto case lunari erano divise in quattro gruppi di sette, ciascuno dei quali rappresentava uno dei palazzi situa­ ti nei punti cardinali, frequentemente associati a immagini di animali: il Drago azzurro per il Palazzo dell’Est, l’Uccello rosso per il Palazzo del Sud, la Tigre bianca per il Palazzo del­ l’Ovest e, infine, la Tartaruga nera per il Palazzo del Nord. Sima Qian affermò che l’esercizio del potere imperiale era simboleggiato dal moto del Moggio del Nord, cioè dell'Or­ sa Maggiore: «11 Moggio del Nord è il carro di Di, l’impera­ tore. Esso controlla il mondo muovendosi intorno al centro, separa lo yin-yang e regola le quattro stagioni, mantiene l’e­ quilibrio tra le Cinque fasi [wuxing\, governa il movimento degli oggetti celesti e determina i tempi di ogni evoluzione periodica e del calendario. Tutte queste attività sono legate al Moggio del Nord» {Shiji, Tianguan shtt). Il cielo era dun­ que costruito come un impero celeste funzionante esatta­ mente come quello terrestre, e le costellazioni etano chia­ mare ‘funzionari celesti’ {tianguan), da cui il titolo del capi­ tolo delle M em orie d i uno storico. Durante il periodo Han alcuni filosofi confuciani, tra i qua­ li Dong Zhongshu (179-104 a.C. ca.), svilupparono l’antica idea delle reciproche influenze tra il cielo e l’uomo, una teo­ ria cosmologica che si basava sulla filosofia deìLinterazione tra il cielo e l’uomo' {tianren gan yin g), la quale successiva­ mente divenne il fondamento per la comprensione e per la spiegazione della Natura, della società e delle loro relazioni.

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J [?•> ' ! 1; V , t Un perfezionamento di questo metodo cinque pianeti era oggetto di continue è dovuto a Yixing (673-727). Per com­ -M r#, osservazioni e studi, in base ai quali i vec­ i £ * l . *i pilare le sue tavole usate per compen­ *>§ 4- .tr • chi calendari erano riesaminati, se ne tro­ sare il moto irregolare del Sole e della vavano gli errori, ed erano infine sosti­ v i* » ■*’ */> .* Luna e quelle delle eclissi nei 24 punti J g ■ ’ U» tuiti dai nuovi calendari, Le osservazio­ che determinano i periodi solari quin­ ni diventarono sempre più accurate e dicinali qi (i quali non hanno durata prolungate, e fu sviluppata un’attività si­ fìssa), Yixing, basandosi sul metodo di stematica basata sul confronto fra i cal­ Liu Zhuo, ideò il metodo dell’interpocoli matematici e i fenomeni celesti ef­ lazione con intervalli di lunghezze di­ fettivamente osservati. Si ottennero in verse, risolvendo in tal modo il proble­ tal modo dati sempre più precisi: i dati ma di descrivere correttamente le diver­ * n ik % f Ì - & f e 1; riportati negli antichi calendari cinesi ri­ krilìKèf. se variazioni; da un punto di vista mate­ (( ir guardano almeno 33 differenti fenome­ matico il metodo di Liti Zhuo risulta ni astronomici. Inoltre, furono compi­ un caso particolare di quello di Yixing, late tavole per diversi fenomeni astrono­ Entrambi i metodi esercitarono una no­ mici. Tutte queste conoscenze servivano tevole influenza sui calendari delle ge­ a effettuare calcoli come quelli per la nerazioni seguenti, fino a entrare nella determinazione del primo giorno di ogni consuetudine, Tuttavia, per alcuni va­ mese, dei mesi intercalari, dei 24 pe­ lori astronomici, quali, per esempio, la riodi solari quindicinali detti qi e delle compensazione del moto irregolare dei eclissi di Luna e di Sole, che andavano Fig. 12 - Calendario dell’anno 877 cinque pianeri e le latitudini celesti del­ a formare l’almanacco in uso tra la popo­ con diagrammi, particolare; la Luna, le variazioni non potevano es­ lazione. Dall’inizio del XVH sec. si dif­ stampa xilografica, da Dunhuang, sere descritte soddisfacentemente sup­ fusero in Cina prima l’astronomia clas­ dinastia Tang. ponendo che obbedissero a un’accele­ sica occidentale e quindi l’astronomia Londra, Brirish Library. razione costante e quindi ricorrendo a

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TAVOLA VII

coordinale cclitticali della l una in coordinare equatoriali op­ pure misurate lungo l'orbita, c viceversa, o per calcolare h lunghezza del giorno e della notte nei 24 periodi solari quin­ dicinali. In calcoli di questo genere Liu Hong (140-206 ca.) usò correttamente la formula che dà la somma di una progres­ sione aritmetica. Infine, una nuova strada fu aperta da Cao Shiwei, il quale, nel Calendario Futian (Eutìan li, 780 d,C. ca.), presentò una formula quadratica per la compensazione del moto del Sole, aprendo così nuove prospettive per sviluppi hiruri. NeH’892 Bian Gang migliorò la formula di Cao Shi­ wei e l’estese alla trasformazione tra coordinate eclittiche ed equatoriali, al calcolo della latitudine celeste della Luna, al calcolo dello shicha (valore di compensazione per il periodo tra l'inizio di un’edissi solare e il mezzogiorno locale) e alla compensazione nei dati riguardanti le eclissi per errori dovu­ ti alla parallasse. Il maggiore contributo di Bian Gang è pe­ raltro la formula cubica per calcolare la lunghezza dell’ombra dello gnomone e di quarto grado per calcolare la latitudine apparente del Sole e la durata del giorno e della notte; furo­ no i suoi lavori a conferire prestigio a queste formule e a far s) che in seguito esse fossero usate in quasi tutti i calendari. Tra questi ultimi, il Calendario M ingtum ( 1064) di Zhou Zong è quello che ne fa maggior uso; inoltre, Zhou Zong inventò anche una formula di quinro grado per calcolare la lunghez­ za dell’ombra dello gnomone, che è la formula di ordine più alto mai adottata nei calendari cinesi. La forma fondamenta­ le di queste formule di grado più alto è: A=a*bM+cM1+ +dMì +eM4+ fM ‘>, doveri indica il valore astronomico da de­ terminare, M il valore (in unità di tempo o in gradi) relativo al fenomeno e a, b, c, d, e,/sono opportuni coefficienti. L’u­ so di queste formule sostituì in varia misura il metodo tradi­ zionale, piuttosto complicato, che cominciava con la compi­ lazione di tavole e proseguiva poi con l’interpolazione: l’ac­ curatezza dei risultati è praticamente la stessa, ma il metodo con le formule menzionate è più matematico e più teorico, superiore quindi al metodo tradizionale, che ha un caranere empirico e dipende dalle osservazioni.

M t T O n i MA LI M ALICI N F U ,’AS’l RONONHA U N [ASF l

l ì M etodo d in terp o lazio n e lineare. Supponiam o che la variazione di un certo valore astronom ico da A a B segua la curva ACB. L'interpolazione lineare attrib uisce allora al punto C la posizione D. 2) M etodo d in terp o lazio n e quadratica. La curva AEB o t­ tenuta per interpolazione quadratica attribuisce a C la posizione E. m olto più vicina alla posizione vera di q u an ­ to non lo sia la D o ttenuta per interpolazione lineare. 3) M etodo della progressione aritm etica. La curva AEB ot­ tenuta con il metodo della progressione aritm etica attrib ui­ sce a C la posizione E, anch'essa più vicina al vero della D.

una legge quadratica; si andò allora alla ricerca di metodi al­ ternativi. W angXun (1235-1281) e Guo Shoujing (12311316) introdussero così nel 1281 l’interpolazione ‘cubica’, analoga a quella quadratica, salvo che per il ricorso a una leg­ ge di variazione cubica (ossia, in termini moderni, espressa da un'equazione di rerzo grado), anziché quadratica (equa­ zione di secondo grado). Un’altra famiglia di metodi usata per un lungo periodo a parare da Liu Zhuo per studiare le variazioni giornaliere, in gradi, di certe grandezze astronomiche —come la velocità di spostamento verso ovest di alcuni pianeti —è quella basata sulla costruzione di una progressione aritmetica (Tav. VII). Questo tipo di metodi era applicato anche per trasformare le

CAPITOLO XIV

SISTEMI DI ORGANIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA S ommario : 1. Armonia, sistemi di unità di misura e calen­ dario. 2. Le scale musicali. 3. L’armonia matematica. 4 . 1 pe­ si e le misure. 5. La misurazione del rempo e le sue correla­ zioni cosmiche. 6. Tubi sonori e pronostici. ( j.S . M ajor)

1.

A

r m o n ia , sis t e m i d i u n it à di m is u r a

E CALENDARIO

Il pensiero scientifico cinese, a partire dall’ultima fase degli Stati combattenti (480-221 a.C.) sino al decisivo impatto con la scienza europea quasi 2000 anni dopo, fu contrassegnato

C

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M eidong

dalla filosofìa cosiddetta ‘correlativa’, che, stabilendo rapporti di corrispondenza tra i vari aspetti del Cosmo e tra le varie discipline in cui andavano articolandosi le conoscenze su di esso, riteneva che anche i diversi sisremi di misurazione cui si ricorreva nella descrizione dei fenomeni naturali - e spe­ cialmente i sistemi riguardanti lunghezze, superfici, volumi e intervalli di tempo —fossero collegati l’uno all’altro dalle scale musicali pentatonica e dodecafonica e anzi fossero fon­ dati proprio su queste scale dell’armonia musicale; si poteva così parlare di ‘correlazioni armoniche cosmiche’. Anche se in una prospettiva contemporanea queste corrispondenze sembrano essere piuttosto arbitrarie, nella filosofìa naturale cinese l’idea di una reciproca integrazione naturale tra i fe­ nomeni finiva invece per costituire un elemento importante a sostegno della concezione di una fondamentale unità e di un fondamentale ordine dei Cosmo. L’idea che i toni musicali incarnino ed esprimano la na­ tura basilare della materia e delle sue trasformazioni fece la sua prima apparizione in testi filosofici cinesi del cardo IV sec. e dell’inizio del III sec. a.C. e fu pienamence espressa nei testi canonici a partire dal 11 sec. a.C. Fra i primi resti che

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X I V - S IS T E M I DI O R G A N I Z Z A Z I O N I - D M ( A C O N O S C E N Z A

Fig. 1 - Zhou Wencju, Concerto delle dam e di corte\ rotolo a inchiostro e colore su seta, copia di epoca Ming da un originale del 970-975 ca. Chicago, The Art Institute of Chicago. espressero tale concezione, vi sono il Libro d el Maestro Guari ( Gtianzi, V-I sec. a.C.) e le Primavere e autunni d el Signor Lii (Liishichunqiu, III sec. a.C.). Le derivazioni dell’idea secon­ do cui i toni musicali rappresentavano l'elemento di base del­ la cosmologia furono ampiamente esplorate nel Libro d el M ae­ stro dello Huainan (Huainanzi, 139 a.C.), che, a sua volta, influenzò gli scritti sincretici confuciani di Dong Zhongshu (179-104 a.C. ca.) e gli sforzi successivi dei bibliotecari im­ periali Liu Xiang (77-6 a.C. ca.) e suo figlio Liu Xin (m. 23 d.C.) per la compilazione di edizioni canoniche dei Clas­ sici confuciani e di altre opere anteriori ai Qin. Anche se echi delle teorie musico-cosmologiche del Libro d e l Maestro dello Huainan (insieme ad altri testi a questo collegati, per es. alcune parti del corpus rinvenuto a Mawangdui, risalen­ te al 168 a.C. ca.) si ritrovano nelle M emorie d i uno storico (Shiji) di Sima Tan (m. 110 a.C. ca.) e di suo figlio Sima Qian (145-86 a.C. ca.), queste teorie furono pienamente usate soltanto nella Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu) di Ban Gu (32-92 d.C.). Nel Libro d el M aestro dello Huainan i riferimenti all’ar­ monia matematica e ad altre concezioni musico-cosmologi­ che si Trovano soprattutto nel Trattato sui segni celesti (cap. 3), che riguarda in senso ampio l'astronomia, l’astrologia e la co­ smologia correlativa. Nelle M em orie d i uno storico la musica, la cosmologia e l'astronomia sono distribuite in quattro ca­ pitoli: il Tranato sulla musica (cap. 24), in cui questa disci­ plina è presentata come un elemento della virtù e come un’ar­ te, e riguarda melodie, canti e affini; il Trattato sui tubi sono­ ri (cap. 25), che riguarda l’armonia matematica e temi a essa collegati; il Trattato su l calendario (cap. 26), su calendario, ri­ forma del calendario, calcoli relativi, ecc.; il Trattato sui p a ­ lazzi celesti (cap. 27), suH’asrronomia posizionale, i prodigi e temi derivati. La Storia della dinastia Han [anteriore] di Bau Gu codificò il modello adottato in seguito dalla maggior par­ te delle storie dinastiche, includendo sia l'armonia matema­ tica sia problemi di calendaristica in un unico trattato, il Trat­ tato sui tubi sonori e sul calendario {Liilizhi), suddiviso in due sottocapitoli (Harnhu, 21A e 2113); astronomia e temi affi­ ni furono invece inclusi nel Trattato su i segn i celesti (Hanshu, 26), mentre astrologia e prodigi furono il tema di un’al­ tra monografìa in cinque parti, Il trattato sulle Cinque fasi

Ulam bii, 27A-27Cb). Fu proprio nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario della Storia della dinastia Han [anteriore] che queste idee giunsero a piena maturazione.

2. Le

sc a le m u s ic a l i

Nella Cina amica erano generalmente usate due scale musi­ cali, una pentatonica e l’altra dodecatonica; presumibilmen­ te le due scale erano in origine del tutto separare, ma in se­ guito finirono per formare due elementi appartenenti a un’u­ nica teoria musicale. La scala pentatonica ha una storia lungamente attestata in Cina, che risale all’epoca precedente alla dinastia Shang (XVIII-XI sec. a.C.). Prova diretta della precoce apparizione di questa scala sono ocarine preistoriche di ceramica e flauti costruiti con ossa cave di grandi uccelli. Le campane di bron­ zo Shang, per quanto è possibile determinare, non erano in­ tonate secondo la scala pentatonica o un’altra scala musica­ le, né erano fuse in serie o in campane accordate; in altre pa­ role, esse potevano produrre suoni, ma non musica. In realtà, l’assenza d’intonazione delle campane Shang può essere do­ vuta all’insuffìciente sviluppo della tecnica di fusione, piut­ tosto che all’assenza della scala pentatonica durante quel pe­ riodo. I.a scala pentatonica, per quel che si può dedurre da testi e iscrizioni del periodo Zhou (XI sec.-22l a.C.), consi­ steva in cinque note designate con i nomi di gon g, sbang, ju e, zhi ey u , che corrispondevano - nei relativi intervalli, ma non naturalmenre nei valori assoluti, che sono ignori nel perio­ do piti antico —alle note do, re, mi, fa e la della scala con­ venzionale occidentale. Nella letteratura cinese la scala dodecatonica è sempre de­ scritta in riferimento a dodici tubi sonori {Iti), i cui rapporri di lunghezza, e di conseguenza le note prodotte, sono iden­ tici a quelli della scala pitagorica. La teoria, un tempo am­ piamente condivisa tra i sinologi occidentali, secondo la qua­ le la scala pitagorica poteva essere Stata diffusa in Oriente, si­ no in Cina, a seguito delle conquiste di Alessandro Magno, è stata oggi abbandonata grazie alle scoperte archeologiche, che hanno dimostrato come in Cina la scala dodecatonica sia

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citata por la prima volta in testi ilei periodo degli Stati combattenti. Tuttavia, questa scala è evidentemente molto meno antica della scala pentatonica e diversi elementi (come il ca­ rattere straniero dei nomi di aldine note e la presenza di te­ stimonianze archeologiche nei sili delle zone meridionali) permettono d'ipotizzare che l'origine del sistema tonale dei dodici tubi sonori sia da localizzarsi in regioni esterne alle pia­ nure centrali, epicentro delle formazioni politiche .Shang e Zhou. Un brano nel cap. 2 S delle Primavere c autunni d el Si­ g n o r Lii, che attribuisce l'invenzione dei rubi sonori a un sag­ gio che li costruì per imitare il canto delle fenici maschi e femmine, colloca questi ipotetici avvenimenti nelle regioni occidentali. La più antica prova archeologica della scala do­ decafonie* proviene da una serie di campane di bronzo del­ lo Stato meridionale di Chu, che occupava buona parte del territorio tra il fiume Han e il medio corso del fiume Yangzi. una regione dotata di facili vie d’accesso alle rocre coninrercialì sia verso l'Asia sudorientale e l’India sia verso l’Asia centrale. Non si può quindi escludere un punto d'origine co­ mune per l'apparizione di questa scala sia in Cina sia in Gre­ cia. D'altra parte, poiché un procedimento matematico di­ retto permette di derivare la scala dodecatonica da quella pen­ tatonica, è altrettanto probabile che questo metodo sia stato scoperto nellantica Cina in modo indipendente, senza sti­ moli o influenze provenienti dall’esterno.3

3 . L ’a r m o n i a

m a t e m a t ic a

L’analisi delle campane di bronzo di stile Chu ritrovate nel­ la tomba del marchese Yi di Zeng (Zeng Houyi, 433 a.C. ca.), basata sui nomi delle note inscritte sulle campane e sul­ la misurazione delle frequenze sonore, permette d’individua­ re un metodo di conciliazione tra le scale pentatonica e do­ decatonica. Ogni nota della scala pentatonica sarebbe eleva­ ta di un intervallo calcolato (di solito circa una terza maggiore) per produrre una seconda nota; quest’ultima sarebbe a sua volta elevata di un intervallo calcolato (di solito una sesta mi­ nore) per produrre una rerza nota; le note così generate sa­ rebbero sufficienti a costituire la scala dodecatonica. Un procedimento differente è stato descritto per la prima volta nel cap. 58 del Libro d el M aestro Guan e successiva­ mente, con variazioni di scarsa rilevanza, nelle P rim avere e autunni d el Signor Lii e nel Libro d el M aestro dello Huainan. In questo caso si prende la prima nota pentatonica (gon g) co­ me fondamentale (assegnandole arbitrariamente, o piuttosto su base numerologica e per facilità di calcolo, il valore nu­ merico 81) e la si moltiplica in sequenza per 2/3 e 4/3 (ec­ cetto tra la sesta e l’ottava nota della serie, in cui il moltipli­ catore 4/3 è usato due volte di seguito per mantenere la sca­ la risultante all’interno di una sola ottava). Questo procedi­ mento, che consiste nel derivare una serie di quinte ascenden­ ti e quarte discendenti in alternanza, produce una serie com­ pleta di dodici note, le cui prime cinque corrispondono alla scala pentatonica. Le note seguenti (in successione) sono espres­ se in frazioni; nel cap. 3 del Libro d el Maestro dello Huainan, sono anche date le approssimazioni di queste frazioni in nu­ meri interi (Tav. Ij. E immediatamente evidente che l’ultima nota della serie, elevata di un valore di 4/3, non ritorna al valore di base 81. Jl fatto era ben noto quando tale metodo è stato riportato nei

testi all’epoca degli Stati combattenti e della dinastia Han ed è stata apportata una correzione, per cui una nota sen­ za nome prossima a zh on glu h e con un valore di 243/4 è stata presa come base per il ritorno alla nota fondamentale (243/4x4/3 =81). I testi affermano chiaramente che scale si­ mili potevano essere create usando ognuna delle altre quat­ tro note pentatoniche come fondamentali {producendo in totale ‘cinque scale e sessanta note ) e che ogni nota poteva essere elevata alla successiva ottava superiore moltiplicando il suo valore per 1/2. I tratti essenziali dell’armonia maremati­ ca cinese erano tutti stabiliti all’inizio dell’era imperiale. Un procedimento affine, che compare per la prima volta nel capitolo II gra n d e direttore della m usica dei Riti dei Zhou (Z houlì, III sec. a.C.), era divenuto canonico al tempo in cui è stato scritto il Trattato sui tu b i sonori e su l calendario della Storia della dinastia Han [anteriore] e continuò a essere adot­ tato nei corrispondenti trattati delle storie dinastiche succes­ sive. In esso I alternanza di note discendenti e ascendenti (ot­ tenute moltiplicando rispettivamente per 2/3 e 4/3) è stata resa del tutto regolare; le note risultanti occupavano uno spet­ tro sonoro pari a circa un'ottava e mezza, invece di essere con­ finate all’interno di una singola ortava come nel metodo più antico. I dodici tubi sonori sono srati suddivisi in due serie: sei lii (huangzhong, taicou, guxian, ruibin, yiz e c w uyi), otte­ nuti elevando la nota precedente di 4/3, e classificati come yang; sei ton g 'accompagnatori' o sei liih (omofono di Iti o ‘tubo sonoro’, si tratta però di un termine differente che si­ gnificava ‘regolatore’, qui diversamente traslitterato per chia­ rezza), ossia daliih, yingzbong, xiaoliih (il precedente zhongliib), hanzbong (il precedente linzbong), nanliih e jiazhong Queste ultime sei note sono ottenute diminuendo la nota precedente di 2/3 e sono classificare come yin. Il sistema espo­ sto nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario produce così un alternanza regolare di note yang e yin, che, come si vedrà più avanti, si coordinano con i dodici mesi del calendario. Va notato inoltre che mite e sei le note ton g (o liih) sono chia­ mate zhong (‘campana’) o liih (‘regolatore’), mentre solamente 176

X IV - SI STI-MI n i O Iti. A N IZZ AZIONI- P E L I A C O N O SC EN Z A

TAVOLA I

CORREI-AZIONI TRA SCALE MUSICALI E UNITÀ DI MISURA NELLO HUA1NANZI

1. Le scale musicali cinesi pentatonica e dodecatonic'a N

.ITE L’IE LL A SO \l_*.

o te

ije l l a

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In t e r v a l lo

O O n F .C A T O N IC A

P E N T A T O N IC A

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huangzhong linzhotig taicou mnliih guxian yingzhong ruìbin daluh yize jiazhong wuyi zhongluh

g°”g zhi shang yu ju e

Va l o

ella sc a la

r i;

81 54 72 48 64 128/3 512/9 2048/27 4096/81 16,384/243 32.384/729 131.072/2187

x 2/3 x 4/3 x 2/3 x 4/3 x 2/3 x 4/3 x 4/3 x 2/3 x 4/3 x 2/3 x 4/3

N

o c c id e n t a l e

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r e a p p r o s s im a t iv o n u m f .r o

do sol re la mi si fa# do# sol# re# la# >

in t e r o

81 54 72 48 64 42 57 76 51 68 45 60

2. Unità di lunghezza e di peso V alore

O rigine

SU

1/12 cun = 1/120 chi

1 su = larghezza di 12 barbe di orzo stese banco a fianco

12 tubi sonori

cun

1/10 r/ri

1 cun = 12 su

12 tubi sonori

chi

unità di base

1 chi = 10 cun

2x5 note pentatoniche = ‘il numero del Sole’

senza nome

2,7 chi

larghezza di una pezza standard di seta

la lunghezza del tubo sonoro huangzhong È9 cun; 32=9, 33=27

xun

8 chi

altezza di un uomo

«Le noce sono prodotte dal numero 8» - Forse 8 note intere in un’ottava

zhang

10 chi

(non si conosce)

2x5 (note pentatoniche?)

40 chi

lunghezza di una pezza standard di seta

5 note pentatoniche x 8 (le note intere di un’ottava) =40

1/12 shu

peso di 12 grani di mìglio

12 tubi sonori

shu (pronunciato 1/12 banliang anche zhu)

( 1 banliang =12 shu)

12 tubi sonori

banliang

12 shu o 1/2 liang

(mezza oncia, banliang era il peso di una moneta comune)

12 tubi sonori =12 mesi

liang

24 shu o 2 banliang

(un liang, lett. ‘due’, è l’oncia cinese) Moltiplicare il numero di shu in un banliang per 2 perché «il braccio della bilancia ha un lato sinistro e un lato destro"'

2x12=24. Questo è il numero di ‘nodi solari’ (qi, ‘quindici giorni’) in un anno

jin

16 liang

(un jin è l’unità basilare cinese di peso) «Il cielo ha quattro stagioni; 4x4= 16»

jun

3 0 jin

(non è fornita alcuna spiegazione)

«Una stagione ha 3 mesi, un mese ha 30 giorni»

dan

4 jun

(idan significa ‘peso di pietra’, un’unità di misura per oggetti molto pesanti)

«4 stagioni fanno un anno»

U nità

dell ’ unjtà

CORRJSPONDENZA CON l ’ARMONIA MATEMATICA

A. Lunghezza

B. P eso

fen

I l - STORIA DELLA SCIENEA - VOL. Il

177

I.A SCIENZA IN CINA applicazione pratica in mancanza di strumenti d’ingrandi­ mento; il bit o ‘doppio passo’, pari a 6 chi, fu una delle po­ che unità non decimali che sopravvisse al passaggio alla me­ trologia decimale. La base per tutte queste misure di lun­ ghezza era il tubo sonoro huangzhong, la cui lunghezza era ritenuta pari a 9 atti (il quadrato di 9 è 81, il numeroapartire dal quale, per convenzione, erano calcolati tutti i rap­ porti armonici dei tubi sonori). Le misure di volume di corpi e quindi anche di capacità di recipienti erano basate su multipli e frazioni dello sheng. La standardizzazione più ambiziosa delle unità di misura del­ la capacità fu quella del bibliotecario e astrologo Liu Xin, che sovrintese alla fusione del vaso di bronzo costituente il cam­ pione di capacità e che fissò le cinque principali misure di capacità usate nel periodo Han. La sezione principale del va­ so consisteva in un cilindro diviso in due parti di diverse di­ mensioni: la parte più grande era un cilindro di dimensioni tali da circoscrivere e contenere un cubo immaginario, che aveva il lato della lunghezza di I chi-, il volume del cilindro risultante era pari a 1620 cu n 3 (20 dm3 ca.) ed era chiamato hu. La parte più piccola del cilindro principale del vaso, un decimo della parte più grande, aveva un volume pari a 1 dou di 162 cu n } (2 dm -). Attaccati al corpo principale del vaso vi erano due piccoli cilindri, opposti l’uno all’altro; quello a sinistra definiva lo sheng, pari a 1/10 di dou (ossia 200 cm3 ca.), e quello a destra era diviso in due parti, una, rivolta ver­ so l’alto, per il he, o ge, di 1/10 di sheng (ossia 20 cm3 ca.) e l’altra, rivolta verso il basso, per lo hue, o yue, di 1/2 ^(os­ sia 10 cm3 ca.). L’iscrizione di Liu Xin sul vaso hue specifi­ cava che il suo volume equivaleva a 810 f i n 3 ( 10 cm3 ca.), e questo valore era collegato in modo esplicito al numero del

una delle note Iti —huangzhong, ‘campana gialla', la nota fon­ damentale —è dilaniata ‘campana’: questa terminologia sem­ bra indicare un processo di sistematizzazione e, per alcune note, la sostituzione dei nomi cinesi con denominazioni piti antiche c probabilmente non cinesi.

4 . I PESI E LE MISURE 1 sistemi di pesi e di misure possono essere tatti risalire all’e­ conomia agricola e commerciale del periodo Neolitico, se non prima. All'epoca degli Stati combattenti (480-221 a.C.), nel­ l'intera area culturale cinese, per le misure di lunghezza, pe­ so e capacità era in uso una terminologia diversa, nta più sta­ bile. I testi risalenti al tardo periodo degli Stati combattenti e al successivo primo periodo Han che tentano una sistema­ tizzazione collegano i pesi e le misure sia alle origini di feno­ meni naturali di vario tipo sia —attraverso una numerologia complessa ma solitamente a d h o c —alle scale pentatonica e dodecatonica. Un tipico esempio di questi sistemi, che com­ prendono unità di lunghezza e peso, ma non di capacità, si trova nel cap. 3 del Libro d e l M aestro dello H uainan, i cui da­ ti sono riportati nella Tav. I. Il resto da cui sono stati estratti i dati della tavola, seppu­ re composto intorno al 139 a.C„ sembra conservare un si­ stema di unità di misura risalente a un periodo anteriore ai Qin (221-206 a.C.), in quanto le unità d’incremento sono piuttosto irregolari e soltanto in parte decimali, mentre al­ l’epoca della tarda dinastia Han anteriore (nel I sec. a.C.) le unirà di lunghezza (ma non quelle di peso) erano divenute interamente decimali. La cifra 12 e i suoi fattori, tanto pre­ valenti in questi dati, si prestavano all’associazione con i do­ dici tubi sonori; nel periodo Han (206 a.C .-220 d.C.) Finteresse per la tesi secondo la quale pesi e misure di ogni tipo fossero derivati dai tubi sonori spiega probabilmente perché gli autori del Libro d e l M aestro dello H uainan abbiano scelto questo sistema risalente al periodo precedente agli Han. Inol­ tre, è anche importante notare che nell’epoca Zhou non vi era uniformità di pesi e misure tra uno Stato e l’altro. Come è noto, uno dei successi del Primo Imperatore Qin (Shi Huangdi, 221-210 a.C.) fu quello di standardizzare e re­ golamentare i pesi e le misure nell’intero territorio dell’Im­ pero; ciò fu possibile fissando dei valori ufficiali e poi ordi­ nando la fusione in bronzo di regoli, pesi e misure di volu­ me e la loro distribuzione nei ceneri amministrativi di tutto l’Impero, con l’obbligo che tutti gli strumenti di misura di uso pubblico (peres., quelli utilizzati nei mercati) fossero con­ formi alle misure ufficiali. Nel periodo Qin, dunque, la re­ golarizzazione e la stabilizzazione di pesi e misure giunse a tal punto da dar vita a un sistema basato in ampia misura su uni­ tà decimali. Questi stessi pesi e misure sarebbero stati adot­ tati anche dagli Han e dalle dinastie successive, apportando soltanto lievi cambiamenti. Per quanro riguarda le unità di lunghezza (che, come mo­ strano i dati del Libro d el M aestro dello Huainan, erano sol­ tanto in parte decimali nel periodo precedente), 10feri, da 2,3 mm ca. l’uno, equivalevano a 1 cun (23 mm ca.), 10 cun equi­ valevano a 1 chi (23 cm ca.) e 10 ch i equivalevano a 1 zhang (2,3 m ca.). Furono anche specificate unità decimali infe­ riori al f i n (per es., il li, equivalerne a 1/10 di f i n e quindi a soltanto 0,23 mm ca.), ma queste avrebbero avuto scarsa

Fig. 3 - Campione di peso da 1firn (6,6 o 7,5 kg) di bronzo, con il testo di due editti datati 210 e 206 a.C. e scritti nello stile del ‘piccolo sigillo’, dinastia Qin. Pechino, Museum ofChinese History. Ispirato dal suo Primo ministro Li Si, un legista dello Stato di Chu che perorava un modello di Stato autoritario e ceiitr.ilizz.ito, il Pri­ mo Imperatore della Cina Shi Huangdi attuò l'unificazione della moneta, dei tipi di scrittura, dello scartamento assiale per i carri e delle misure di peso, capacità e lunghezza. Le dinastie successive avrebbero beneficiato in modo durevole dell’unità culturale e po­ litica imposta con la violenza ne! corso di questo breve periodo.

178

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MS I I M I DI i'K < iA N I// ' A / l i >NL UHI I A C O N O S C A- N/.A

I lupo aver definito i numeri, i toni e le misure di lun­ ni ho sonoro />/#*/ngbartg. clic (v. I.iv. I) era convcu/ional mente considerato il luimem S ì. l e relazioni tra le unita ili ghezza, di capacità e di peso, il trattato continuava delinean­ misura e i toni ilei rubi sonori furono così codificate nella do e discutendo ampie correlazioni di questi con i sei stru­ politica centralista del periodo Man: nei mercati, tuttavia, menti simbolici del carpentiere (bilancia, peso, bussola, squa­ nonostante la standardizzazione, gli sheug, i finii e gli hit era­ dra, corda c livella), con lo yin-yang, con le Cinque fasi (wuxing, no per convenzione suddivisi in ‘piccoli mezzi (per es., I'3), ossia Legno, fuoco, Terra, Metallo e Acqua), con le quattro mezzi' 0 2) e grandi mezzi' (2 3) piuttosto che in (razioni direzioni e con altre categorie significative della cosmologia decimali. Inoltre, essi rimasero assai variabili nelle dimen­ correlativa. Il risultato era quello di costruire un edificio in­ sioni e di conseguenza fumilo usare misure diverse per i ce­ tellettuale in cui i caratteri spaziali, temporali e morali del­ reali e i liquidi. l'Universo erano fondati sui numeri e sui tubi sonori. Il sog­ Le riforme Qin e Han condussero a una parziale trasfor­ getto del Trattato sui tubi sonori e sul calendario, in altre paro­ mazione decimale delle misure di peso, anche se ancora piut­ le, partiva dall'armonia matematica ma oltrepassava i confini tosto incompleta. Il sistema completo dei pesi iniziava con il di qucH’argomento. li (A- o OA mg ca.). famoso nel tardo periodo imperiale in Come è stato accennato, i valori assoluci dei pesi e delle quanto base della tassa commerciale lijiir. 10 li costituivano misure effettive descritte nel trattato non rimasero fìssi nel 1jrm 10 /èw costituivano I shu (pronunciato anche zbu); 12 tempo, sia nel periodo precedente sia in quello successivo al­ (non 101 shu formasano I banliang, 24 shu ammontavano a le riforme Qin e Han. Per quanto riguarda le misure di lun­ 1 liang. detto anche, specie come moneta, ‘oncia' (ma sino a ghezza, un regolo di bronzo di 1 chi, suddiviso in 10 cun ognu­ tempi recenti tradotto di solito come taci nelle transazioni no dei quali è a sua volta suddiviso in decimi e risalente al VI commerciali sino-occidentali); 16 (non 10) lian gerano 1jitr, sec. a.C., è lungo 23,1 cm; reperti risalenti alla dinastia Sui, 30 jin erano 1ju m 4 ju n (ossia 120 jin ) costituivano 1 dati cioè a circa mille anni dopo, riportano un valore di 29,5 cm (scritto con il carattere altrimenti pronunciato sin). Va nota­ per un chi. In generale il ch i tese ad allungarsi nel tempo, co­ to che i valori convenzionali di 12 shu per 1 banliang c 16 sicché la convenzione Han per cui un uomo era alto otto chi liang per 1jin furono abbastanza forti da sopravvivere a tut­ (1,85 m per un ch i di 23,1 cm dell’epoca Han anteriore) di­ ti gli sforzi di riforma decimale; nel periodo Han la moneta ventò un’esagerazione nell’epoca Sui (2,36 m per un ch i di banliang, o 'mezza oncia’, era la valuta standard dell’Impero. 29,5 cm) e ancora più nelle epoche successive (2,56 m per il Sulla base del lavoro degli standardizzatori Qin e del bi­ chi di 32 cm dell’epoca Ming). Nelle misure di peso, il valo­ bliotecario e astrologo Liu Xin, il Trattato sui tubi sonori e sul re del jin variò, in epoca imperiale, da circa 220 o 250 a ol­ calendario (Liili zhi) della Storia della dinastia Han [anterio­ tre 600 g; la tendenza del jin (e quindi delle altre misure di re] inseriva i numeri, i tubi sonori, le lunghezze, i volumi, le peso su esso basate) fu quella di divenire più pesante col pas­ capacità e i pesi in un unico schema che complessivamente sare del tempo. Anche il volume del dou e delle altre misure comportava significative correlazioni cosmologiche. Le mi­ di capacità variò nel tempo (da circa 2 a circa 10 dm3), a di­ sure di lunghezza seguivano la formula ormai fissa di 10fen= 1 spetto della nominale standardizzazione operata col vaso cam­ cun-, 10 cun= 1 chi-, 10 chi= 1 zhang, 10 zhang= 1yin . Lo stan­ pione di Liu Xin. dard per un fe n era la dimensione di un chicco di miglio ne­ ro; il tubo sonoro huangzhong, che nei testi precedenti era di solito considerato lungo 81 fe n , fu in questo testo definito pari a 90 fe n (poiché 92=8l, dal punto di vista numerologi­ 5. La m i s u r a z i o n e d e l t e m p o co lo schema della Storia della dinastia Han [anterioreJ con­ E LE SUE CORRELAZIONI COSMICHE servava il collegamento dello huangzhong co n il numero 81). Nel trattato, le misure di volume e capacità seguono i va­ Il tempo del giorno - da un tramonto o da un’alba al tra­ lori stabiliti dal vaso campione di bronzo di Iati Xin: 2 hue= 1 monto o alba immediatamente seguente —in Cina era mi­ he.; 10 he= 1 sheng, 10 sheng= 1 dote, 10 dou= 1 hu. Queste mi­ surato in dodici ‘ore doppie’, che erano designate dai nomi sure di volume non erano esplicitamente legate al tubo so­ dei dodici Rami terrestri (dizhì), a partire da zi (che copri­ noro huangzhong come oggetto fisico, ma, come si è visto, va l’arco di tempo dalle attuali 23 sino all’ l, cosicché l’i­ Liu Xin definiva il volume dello h u e come pari a 810 fen \ stante mediano della prima ora doppia cinese corrisponde collegando così le misure di volume e di capacità al valore alla mezzanotte). Le ore doppie erano così inserite nel più numerologico del tubo huangzhong. Anche le misure di pe­ ampio sistema di corrispondenze numerologiche basato sul so nel Trattato sui tubi sonori e sul calendario della Storia d el­ numero dodici. In epoca antica le ore doppie non erano pro­ la dinastia Han [anteriore], si conformano a quelle definite babilmente divise in unirà inferiori alla metà e al quarto (cioè dal Primo Imperatore Qin e da Liu Xin; infatti, secondo il rispettivamente un’ora e una mezz’ora di tipo occidentale), testo, 24 shu (o zhu)= 1 liang, 16 liang= 1jin-, 30 jin= 1jutr, tuttavia Io sviluppo di meridiane, clessidre e orologi mec­ 4 jun= 1 dan. L’unità di base per il peso era derivata dai chic­ canici basati sulla clessidra, che ebbe luogo dal periodo Han chi di miglio e dal tubo sonoro huangzhong, in quanto la sino ai Tang, portò alla divisione del giorno in cento ke (lett. quantità di miglio che poteva essere contenuta nel tubo stes­ ‘tacche’ intagliate nella scala per la misurazione del tempo so era valutata in banliang. Il carattere non decimale delle di una meridiana, ma convenzionalmente tradotti come misure di peso di questo sistema si prestava in apparenza a 'quarti’, dato che la lunghezza di 14 minuti e 24 secondi di speculazioni numerologiche, cosicché il valore di 24 shu ri­ ognuno di essi li rendeva prossimi ai quarti d ora del tem­ spetto al Hangara detto essere il simbolo dei ventiquattro tji po moderno). Su alcuni strumenti di misurazione del tem­ o 'periodi quindicinali’ del calendario, i 16 liang nel jm rap­ po i ke erano a loro volta suddivisi in dodici fe n (‘minuti’, presentavano il prodotto delle quattro direzioni per le quat­ ognuno dei quali era il venti per cento più lungo rispetto al tro stagioni, e così via. minuto moderno). 179

!..A Si, M-N/'A IN U N A

TAVOLA II

TEMPO E CO SM O I OGIA

I. Correlazioni cosmologiche secondo il Libro d ei Maestro dello Huainan T i no SONORO

huangzhong daliìh taìcoH yingzlwng guxian xiaoliih ruihtn hanzJsong yize nanliìh K'uyi jiazisong

Yang

Rami

ORE n o m i;

yang yin yang vin yang yin yang vin

zi chou yin rnao chen si wu u>ei shen you xu hai

yang

yin vang

yin

IlllliZIONI-

itiu iistk i /

O Y!N

M ese CIVILE

M esi: stagionale

ni f lioVF

1!

Inverno 2 Inverno 3 Primavera 1 Primavera 2 Primavera 3 Estate 1 Estate 2 Estate 3 Autunno 1 Autunno 2 Autunno 3 Inverno 1

kundun chifenruo shitige minge zhixu dakuangluo dunzang xìexia tuntan zuoe yanmao dayuanxian

N N-NE E-NE E E-SE S-SE S S-SO o -so

12 1 2 3

4 5 6

o

7 8

O-NO N-NO

10

9

Anno

2 . Correlazioni con le Cinque fasi ( wuxing) Fase (xing ) D ir e z io n e S tag io n e y in /yang

C o lo r e P ia n e ta

Nota T ronco ‘gan’

Legno

Fuoco

T erra

M etallo

Acqua

est

sud estate yang rosso Marte zhi bing, ding

centro mezza estate equilibrio giallo Saturno gong w u .ji

ovest autunno yin bianco Venere shang geng, xin

nord inverno yin nero Mercurio yu ren, gui

primavera yang blu-verde Giove ju e jia, y i

Il tempo dell’anno solare —propriamente, dell’anno sola­ re ‘tropico’, da un solstizio d’inverno al successivo —era di­ viso in dodici mesi, ossia il numero intero di mesi lunari si­ derali (di 29,53 giorni ca.) inseribili in un anno solare. Do­ dici di tali mesi equivalgono approssimativamente a 354 giorni; per accordarsi all’anno solare di 365,25 giorni, s’inserivano

Fig. 4 - Rappresentazione del sistema ciclico della musica cinese, da Chen Yuanliang, Ampia raccolta della foresta d i cose, 1340 ca.

sette mesi addizionali al calendario nel corso di un ciclo di diciannove anni, con ulteriori aggiustamenti eventualmente necessari. Disposti intorno a un circolo (che rappresentava l’orizzonte), i dodici mesi erano messi in correlazione, tra l’al­ tro, con le dodici direzioni, i dodici tubi sonori, le dodici ore doppie, i dodici Rami terrestri e i dodici anni del ciclo orbi­ tale di Giove. Alcune di queste correlazioni sono state trova­ te iscritte lungo la circonferenza degli strumenti astronomi­ ci detti shi, di cui diversi esemplari sono noti a partire dal pe­ riodo degli Han anteriori (206. a.C.-9 d.C.); questi strumenti, detti ‘cosmografi’ o ‘tavole del divinatore’, erano usati per le predizioni astrologiche basate sulla direzione verso cui era ri­ volta la costellazione beidou (Moggio del Nord, la nostra Or­ sa Maggiore). La Tav. II riporta le correlazioni basate su da­ ti tratti dalle D om ande su l Cielo, cap. 3 del Libro d el Maestro dello H uainan. Il nongl't o ‘calendario agricolo’, usato regolarmente in Cina a partire dal periodo Zhou sino ai tempi moderni, era formalmente identico al calendario lunisolare, ma le sue de­ signazioni delle unità di più giorni si basavano sui fenome­ ni meteorologici e sui ritmi del ciclo agricolo, piuttosto che sull’osservazione e il calcolo dei movimenti degli astri. Co­ me quello tropico, anche Tanno agricolo tropicale era divi­ so in 24 q i o ‘periodi quindicinali’ e pure questi perìodi era­ no correlati ai dodici rubi musicali, in un semplice ordine discendente/ascendente. Il ciclo iniziava con il primo nodo, il solstizio d’inverno, e il tubo huangzhong. correlato alla direzione nord e all’undicesimo mese civile, e discendeva

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X l\ - S IS T E M I P I l U U ' . A N I Z / A / I O N E D H . I , i ' (>N( ) .( [■; ; / A

attraverso le dodici note (do, si, la#, la, ove.) sino al dodicesimo nodo, tirano nelle spighe, e al tubo d a liih . Al tredi­ cesimo nodo, il solstizio d estate (cor­ relato alla direzione sud e al quinto me­ se civile). ìl ciclo ritornava al tubo buangzhonge saliva attraverso le dodici note (do, re, re#, mi, ecc.) sino a yingzhong nel ventiquattresimo nodo. Questo sche­ ma, come è ovvio, prodliceva una serie di correlazioni temporali e direzionali con i dodici tubi sonori, piuttosto di­ versa da quella che si originava se que­ sti ultimi fossero stati associati al calen­ dario lunisolare. In vari testi del periodo Han e preHan, come il Libro d el Maestro Guati (Guarnì) e il Libro del Maestro dello HuaiFig. 5 - Un’orchestra raffigurata in un pannello di marmo dipinto, nati, così come in opere successive, per dalla tomba di Wang Chuzhi a Xiyangchuan presso Quyang (Hebei), le discussioni di cosmologia correlativa dinastia Liang posteriore. e per i calcoli asrrologici si adottava, in Shijiazhuang, Hebei Provincia! Cultural Relics Institute. modo puramente teorico, un anno di 360 giorni raggruppati in dodici mesi dì 30 giorni, 24 q i di quindici giorni, cinque cicli di 60 gior­ ni del conteggio sessagesim aie g a m b i (abbreviazione di tian6 . T u b i so n o r i e p r o n o s t ic i gan ‘ 10 Tronchi celesti’ e dizhi ' 12 Rami terrestri ) e quattro stagioni teoriche di 72 giorni correlate con le quattro dire­ Nel cap. 4 del Libro d el Maestro dello Huainan, intitolato Trat­ zioni. Questo anno non era però mai stato usato per l’effet­ tato sulla topografia, si afferma che «tutte le cose sono equi­ tiva misurazione del tempo. Per fini cronologici, come per valenti al loro if i) tutte le cose rispondono al loro stesso tipo». esempio il calcolo dell’età di una persona o la durata del re­ Poiché secondo la filosofia della Natura cinese, il qi, cioè l’e­ gno di un sovrano, un anno consisteva di 12 o 13 mesi, e nergia vitale, pervade il Cosmo e trasmette energia risonan­ dunque la sua lunghezza variava da 354 a 384 giorni. Il vero te tra le cose in quanto categorie correlate, era naturale aspet­ anno solare di 365,25 giorni (da un solstizio d’inverno al suc- tarsi che anche i tubi sonori risuonassero spontaneamente cesssivo) era usato solamente per i calcoli calendariali. quando erano stimolati dall’energia-qi del tipo appropriato. È inoltre da notare che le correlazioni del calendario tra Un’applicazione tipica di questa teoria erano i pronostici sui mesi, tubi sonori, ecc., includevano anche le correlazioni yinyang, ma mostravano un interesse nullo o quanto meno scar­ so per il sistema delle Cinque fasi. Poiché il sistema delle Cinque fasi assume come premessa fondamentale la supre­ mazia del centro, è in qualche modo concettualmente in­ compatibile con qualunque schema che comporti una ripartizione di correlazioni (mesi, direzioni, note) lungo il cer­ chio dell’orizzonte; va tenuto presente che i cicli g a m b i di 60 giorni e 60 anni, basati sulla combinazione dei 10 tiangan o Tronchi celesti e dei 12 dizhi o Rami terrestri, uni­ scono naturalmente le cifre 5 e 12 in modo perfetto, e i cal­ coli basati sui ganzhi finirono per comprendere sia la teoria dello yin-yang sia quella delle Cinque fasi. Le cinque note della scala pentatonica erano ovvie candidate per l’inclusio­ ne negli schemi correlativi basati esclusivamente sulle Cin­ Fig. 6 - Tubi sonori, dalla tomba n. 1 del sito archeologico que fasi; alcune delle correlazioni più evidenti all’interno di di Mawangdui (Hunan), Il sec. a.C. quel sistema sono presentate nellaTav. II. Changsha, Hunan Provincial Museum. Questi schemi differenti presentano specifiche incompa­ tibilità; per esempio, la notagon gh messa in correlazione con I dodici tubi, in bambù e di lunghezza variabile da 10,1 a lT(>s il centro e con la fase di equilibrio tra yin-yang nella teoria cm, riproducevano con esattezza i semitoni della scala dodecatodelle Cinque fasi, mentre nei sistemi di correlazioni dodeca- nica. O lire all'ordinaria funzione di accordatori a fiato, a uso di toniche (nella sua forma di tubo sonoro come huangzhong) è cantanti e musicisti, questi strumenti erano consideraci espressio­ correlata con il Nord e con lo yang. Queste incompatibilità ne sonora del qi, ‘soffio’ ed energia cosmica, e misuratori dell'arnon sembrano esser state interpretate dai pensatori cinesi del monia con cui esso si distribuiva. In base a tale principio, la riso­ tempo come anomalie, ma piuttosto come complessità che nanza di tubi opportunamente collocati in determ inati am bienti potevano ampliare sia le sfide sia le opportunità per i prono­ serviva a effettuare pratiche divinatorie e a verificare la correttez­ stici basati sui ragionamenti correlativi. za del calendario, 181

1A s« Il N /A IN ( INA

risultati delle battaglie. Secondo il consiglio di alcuni filoso­ fi Han, alla vigilia di una battaglia una serie di tulli sonori avrebbe dovuto essere opportunamente disposta all'aria aper­ ta, in modo che i tubi bisserò esposti all'influenza del ifi dell’ambieiue; a seconda di quale di questi tubi av esse risuona­ to, l'adepto avrebbe poi calcolato, sulla base di criteri dire­ zionali e temporali, quale fosse l auspicio per gli eserciri coinvolti nella battaglia. Un procedimento basato su concetti simili fu formaliz­ zato verso la fine della dinastia degli Han anteriori e rima­ se in usci almeno sino alla fine della dinastia Ming, per un periodo quindi di quasi sedici secoli; esso era conosciuto co­ me hou qì, o ‘osservazione dell’etere e comportava il tenta­ tivo di verificare, in base a fenomeni naturali, la correttezza del calendario. Nella descrizione presente nel Trattato sui tu­ bi sonori e su l calendario della Storia della dinastia Han p o ­ steriore e, con alcune varianti ed elaborazioni, in quelle ri­ portate nei corrispondenti capitoli delle storie dinastiche successive il metodo richiedeva la costruzione di un riparo o di un padiglione protetto dal vento, in cui i tubi sarebbe­ ro stati disposti in un ampio circolo (in posizione corri­ spondente, ovviamente, a ogni direzione a loro correlata) in modo che ognuno di essi risultasse sotterrato per metà. li tubo sarebbe stato quindi parzialmente riempito di cenere asciutta e soffice. Al sopraggiungere del punto mediano di ogni mese (cioè al momento del zhongqi di quel mese), il tubo sonoro appropriato avrebbe risuonato e il flusso di qi attraverso il tubo avrebbe di conseguenza farro volare la ce­ nere nell’aria. Questo fenomeno, com e ovvio, sarebbe stato

xv

facilmente osservabile, e alcuni funzionari addetti avrebbe­ ro così potuto dichiarare all’imperatore che il calendario era in perfetta corrispondenza con le risonanze dei Cosmo; ta­ le evento, inoltre, sarebbe stato interpretato come una rati­ fica celeste del governo del sovrano. Poiché il procedimen­ to non poteva sempre funzionare secondo la teoria, chi lo praricava adottava diversi accorgimenti per affermare che si erano ottenuti —anche se in modo impercettibile per alcu­ ni osservatori —i risultati predetti oppure per favorire l’av­ verarsi del risultato voluto arrraver.se> l’uso di accorgimenti fisici estranei. L’elaborato sistema di corrispondenze tra il calendario, la bussola, le unità di misura e i tubi sonori fu codificato nei successivi trattati sui tubi sonori (un termine che compren­ deva l’intero campo dell’armonia matematica) e sul calen­ dario, contenuti nelle storie dinastiche ufficiali a partire dal­ la dinastia Han, ed era dunque un elemento integrante del­ l’ideologia im periale ufficiale. Esso, inoltre, indicava e circoscriveva le aree di potenziale ricerca nelle questioni ca­ lendaristiche e cosmologiche, ricerca che, basandosi su as­ sunti intellettuali insostenibili, produsse nel tempo un cor­ po di enorme interesse intellettuale ma dì scarso valore scien­ tifico. Nonostante alcune espressioni di scetticismo nei tardo periodo imperiale (per es„ sulla validità delCosservazione del qi'), questa impalcatura teorica rimase sostanzialmente intatta finché in epoca recente non è stata rovesciata, insie­ me alla cosmologia tradizionale, dall’avvento della scienza moderna in Cina. J o h n S. M ajor

considerato ancora interessante e attuale; meno chiaro risul­ ta, invece, il motivo che spinse a discutere di simili temi, o perché si ritenesse importante raccogliere questi scritti in col­ lezioni del tipo menzionato. A differenza di discussioni ri­ guardanti direttamente Gastronomia computazionale calen­ daristica’ [lifa) riportate in altri capitoli delle storie ufficiali, è improbabile che i dettagli di particolari concezioni cosmografiche fossero considerati d’importanza politica immediata. S o m m a r io : 1 . Le dottrine cosmografiche: Gaitian, Huntian Siamo in possesso soltanto d’indicazioni frammentarie re­ eXuanve. 2. La misurazione dell’Universo. 3. Il mancato svi­ lative alle concezioni del Cosmo prima dell’inizio dell’età luppo della cosmografìa. (C. Cullen) imperiale. Riferimenti a fonti quali il poema Domande sul Cielo [T ianw en), che probabilmente risale al IV sec. a.C., e a fonti Qin e Han anteriori quali P rim avere e autunni del ccorre innanzitutto notare che il termine ‘cosmo­ S ignor Lu (Lushi chunqiu, terminato nel 239 a.C. ca.) e il grafia’ sta a indicare la descrizione e la rappresenta­ Libro d e l M aestro d ello H uainan ( H uainanzi, completato nel zione della Terra, del cielo e dei corpi celesti, e si distingue 139 a.C.), sembrano diffondere l’immagine di un Cosmo in dai termine ‘cosmologia’ riservato alla tradizione di pensiero cui il mondo abitato sarebbe piatto e quadrato, forse con una nel cui ambito hanno avuto luogo le teorie yin-yang e w u- montagna al centro. Questo continente quadrato è circon­ xing. Nel periodo preso in esame, le discussioni sulla cosmo­ dato dai quattro mari, oltre i quali vi è una cerchia di mon­ grafia si svilupparono generalmente attraverso commenti a ti che sostiene il cielo solido come se fosse una cupola ro­ testi spesso redatti in epoche antecedenti. La maggior parte tonda. Il Sole —che forse si rinnova ogni giorno —sorge quo­ dei trattati sull’argomento si trova raccolta nel Trattato sui se­ tidianamente a oriente del mondo per compiere il suo tragitto g n i celesti ( Tianwen zhi) inserito in Storia della dinastia [Liti] in alto, e poi sprofondare di nuovo dietro la Terra, a occi­ Song (Songshu, 492-493 d.C.), Storia della dinastia Jin ( Jin - dente. Tuttavia, prima della dinastia Han vi sono poche trac­ shu, 644) e Storia della dinastia Sui (Suishu, 636). Una rac­ ce di lui dibattito esplìcito su tali argomenti. Soltanto Zou colta analoga è presente nel manuale di divinazione C anone Yan (303-240 a.C. ca.) compare in alcune fonti come colui d i divinazione dell'era Kaiyuan [Kaiyuan zhanjing) deli’VIII die ha avanzato proposte originali relative al Cosmo suddi­ sec., e frammenti si possono trovare in varie enciclopedie [lei- viso in nove continenti simili a quello nel cui angolo sudoshu) e commentari ai testi classici. 11 fatto che questi scritti fos­ rientale era situata la Cina, separati gli imi dagli altri da gran­ sero volutamente raccolti mostra che l’argomento trattato era di estensioni di mare. c a p it o l o

LA COSMOGRAFIA DALL’ANTICHITÀ ALLA DINASTIA TANG

O

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XV- LA C O SM O G RA FIA DAI ! A N T IC H IT À ALLA D INAS TIA TANO

1. L e G

piano dell’equatore celeste d o t t r in e

a it ia n

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c o s m o g r a f i c h e

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u a n y e

All'inìzio degli Han posteriori (2S-220) si era verificato un ampio dibattito su problemi di cosmografìa. In un memo­ riale indirizzato all’imperatore Ling degli Han (168-188) da parte di Cai Yong (133-192), statista e celebre esperto d’a­ stronomìa, si trova il primo compendio di questa disputa cosmografica. Nei secoli seguenti questo compendio è sta­ to più volte utilizzato come introduzione a raccolte di ma­ teriale cosmografico. Ci sono tre scuole di cosmografìa. La prima è chiamata Zhoubi, la seconda Xuanye e la terza Huntian. l.o studio della scuola Xuanye manca di una tradizione autorevole. I metodi matematici della scuola Zhoubi sussistono ancora, tuttavia sono in grande er­ rore se confrontati con i fenomeni celesti, e pertanto i funzionari non ne tanno uso. Soltanto la scuola Huntian si avvicina alla veri­ tà [fig. 1], Lo strumento dì bronzo attualmente usato dai funzio­ nari sulla piattaforma d’osservazione è progettato in base a questa teoria [...]. I funzionari sono in possesso dello strumento, ma non dei libri originali. Allo stesso modo i documenti precedenti man­ cano di discussioni a questo riguardo. Ho ricercato testi antichi sen­ za trovare nulla per anni [...]. Si dovrebbe avviare ora un’indagine generale tra i ministri sino agli eremiti che conoscono la teoria Hun­ tian, affinché ne sia annotato il significato per giungere alla com­ pilazione di un trattato astronomico. (jinshu, 11, p. 1b) E evidente che Cai Yong usa il termine zhoubi per riferir­ si alla dottrina astronomica Gaitian in esso contenuta, la qua­ le era stata infatti severamente criticata su molti punti so­ stanziali fino a non trovare sostenitori autorevoli.

La dottrina Gaitian Probabilmente il materiale di argomento cosmografico più antico e di una certa ampiezza è contenuto nel libro anoni­ mo intitolato G nomone d ei Zhou (Z houbi), un testo compo­ sito che ha raggiunto la forma definitiva nel I sec. d.C. La breve sezione iniziale contiene un dialogo fittizio tra uno dei fondatori della dinastia Zhou, vissuto intorno al 1000 a.C., e un personaggio della precedente dinastia Shang (XVIII-Xl sec.). Tuttavia, questa sezione, piuttosto oscura e molto di­ versa nello stile, quasi certamente è stata aggiunta per accre­ scere il prestigio dell’opera aumentandone l’apparente anti­ chità. Il resto dell’opera è una raccolta di testi brevi e abba­ stanza chiari, indipendenti ma correlati tra loro, nei quali sono trattati argomenti che spaziano dai calcoli calendaristici all’osservazione astronomica, alle dimensioni e all’ordina­ mento generale deU’Universo, Vi sono prove che il testo ab­ bia avuto origine in circoli marginali a\\'establishment astro­ nomico ufficiale e, sebbene non contenga alcuna aperta controversia, certe sue parti appaiono scritte in polemica con altre scuole di pensiero, in particolare con quelle afferenti al­ la dottrina Huntian. Dalle varie sezioni dello Gnomone dei Zhou, è possibile ri­ costruire un resoconto alquanto dettagliato di ciò che sareb­ be divenuto noto come dottrina Gaitian (lett. ‘cielo [come una] copertura’): cielo e Terra sono descritti come dischi so­ stanzialmente piatti, sebbene possano essere convessi sino al punto da avere entrambi il centro più alto della circonferen­ za di circa il 12% del loro diametro. Il cielo, che è a una di­ stanza costante dalla ferra e non a contatto con essa, ruota

Fig. 1 - La cosmografìa Huntian nell’antica Cina. Lo schema mostra una sezione dell’Universo quale è descritto dal­ la cosmografia cinese Huntian, la quale concepiva il cielo come un enorme sfera ruotante che racchiudeva una Terra piatta. I cor­ pi celesti si muovevano sulla superficie interna della sfera, e il loro sorgere e tramontare avvenivano quando la rotazione della sfera li sollevava sopra il margine della Terra. L’inclinazione dell’asse cele­ ste sopra l’orizzonte era di 36 du, cosicché un osservatore al centro dell’Universo vedeva i fenomeni astronomici in un modo che cor­ rispondeva alle osservazioni di chi si trovava vicino alla latitudine delle antiche capitali cinesi. una volta al giorno intorno a un asse verticale che attraversa il centro del cielo e della Terra, portando con sé i corpi cele­ sti. Il punto in cui questo asse interseca la Terra ha molte del­ le caratteristiche del Polo Nord (o Sud), in quanto ha un d i­ ma glaciale e giorni e notti di sei mesi, sebbene soltanto il punto in cui l’asse interseca il cielo sia chiamato ‘polo’ (j i ). L’osservatore cinese descritto nel testo si trova a una distan­ za di 103.000 li (51.393 km ca., nel campo astronomico 1 li essendo pari a 2160 ch i, cioè a 498,96 m) dal punto subpola­ re (Tav. I). Poiché la lunghezza della circonferenza della Ter­ ra è di 40.075 km, si può dedurre che l’intero mondo uma­ no noto agli antichi Cinesi copriva soltanto una piccola por­ zione della Terra vicina a questa posizione. L’alternarsi del giorno e della notte, in un punto della Terra, dipendeva pro­ babilmente dal fatto che il Sole (come tutti gli altri corpi ce­ lesti) diveniva non visibile quando, a causa della rotazione del cielo, era spinto a una distanza maggiore di 167.000 li (83-326 km ca.), cosicché il sorgere e il tramontare del Sole non sarebbero altro che illusioni ottiche. 11 Sole si viene a trovare al di sopra del raggio che dal punto subpolare inter­ seca la posizione dell’osservatore a mezzogiorno e in quel momento è mezzanotte dal Tal tra parte del punto subpola­ re. In un tale Universo, per ogni osservatore, ‘nord’ signifi­ ca la direzione verso il punto subpolare, e tutti gli osserva­ tori si vengono a trovare in una posizione più o meno equi­ valente. In estate il Sole si muove più vicino all’asse celeste rispetto aU’inverno, e perciò è più alto e più vicino all'os­ servatore. Le distanze precise date nello G nomone d ei Zhou sono di 119.000 li (59.376 km ca.) per il raggio dell’orbita giornaliera del Sole intorno al polo al solstizio d’estate, e di 238.000 li (il doppio: 118.752 km ca.) al solstizio d'inver­ no. Nel corso delTanno il Sole, oltre a muoversi verso l’in­ terno e l’esterno sulla parte inferiore del cielo, compie an­ che un giro intorno al disco celeste, in modo da ruotare tra le costellazioni collocate nella sua parte inferiore. E probabile

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I A S« U N / A I N • I N A

di semplice proporzione che l’altezza del Sole sopra la Terra deve essere di 80.000 li (39.917 km ca., circa un decimo delI effettiva distanza dalla Terra alla Luna). La ‘regola dell’ombra usata nello G nomone d ei Zhou è falsa, ma il principio non fu messo in discussione sistematicamente ed empiricamente sino a i m i l sec., durante la dinastiaTang, quando fu intra­ presa la misurazione del grande meridiano. La Storia della dinastia Sui espone dettagliatamente otto obiezioni alla teoria Gaitian attribuite a YangXiong (53 a.C.18 d.C. ca.), noto per aver discusso di cosmologia con il suo amico Huan Tan. L’esistenza di queste otto obiezioni è men­ zionata nella Storia della dinastia [Liuj Song intorno al 490, e una di esse è riportata da Jiang Ji (385 ca.; Tav. II).

Sole

100.000 li

altezza ilei Sole 80.000 li

/

gnomone 8 chi / * /ombra

La dottrina Huntian

La dottrina Huntian (lett. ‘cielo completo [o intero, o in­ tegro]’, probabilmente in opposizione alla copertura parzia­ le della Terra nella teoria Gaitian) compare per la prima vol­ 60.000 li ta, stando alle nostre testimonianze, nel I sec. a.C., per poi affermarsi nei secoli successivi come teoria ortodossa. Il pri­ Fìg. 2 - Calcolo della distanza e dell’altezza del Sole mo resoconto sistematico della dottrina Huntian è stato in­ nella Cina antica. fatti fornito da Zhang Heng (78-139) nel 120 ca.; egli so­ stiene fondamentalmente che il cielo è una sfera vuota che Il diagramma mostra una situazione descritta nello Gnomone d à circonda completamente una Terra piatta, la quale si estende Zhou. Uno gnomone alto 8 piedi cinesi (chi) è usato per gettare interamente o parzialmente lungo il suo piano diametrale l’ombra a mezzogiorno. Ndl'esempio qui scelto, l’ombra è lunga orizzontale. Anche se nel pensiero cinese antico non sembra 6 piedi. In base alla regola esposta in quest’opera, per ogni 1000 esservi prova di una concezione sferica della Terra, tuttavia il li in direzione sud sopra una Terra piatta (1 //=498,96 m), l’ombra testo che segue si riferisce a essa come «al rosso di un uovo», si accorcerà presumibilmente di un pollice cinese (cun). Poiché un con la chiara intenzione d’indicare che essa si trova comple­ piede è costituito da 10 pollici, l'ombra avrà una lunghezza zero a tamente all’interno del ‘bianco’ del cielo che la circonda. La 60.000 li a sud, e quel punto sarà direttamente sotto il Sole. Gra­ sfera celeste ruota ogni giorno intorno a un asse inclinato di zie a una semplice proporzione, il Sole è allora a 80.000 li sopra 36 du, o ‘gradi’ (un du corrisponde quasi al nostro grado ses­ la Terra, e un’applicazione del teorema di Pitagora mostra che la sagesimale), al di sopra dell’orizzonte settentrionale, portan­ distanza diretta dal punto di osservazione al Sole è di 100.000 li. do con sé i corpi celesti. La durata del giorno e della notte di­ pende dal levarsi e dal calare del Sole sopra il margine della Terra; le stagioni dipendono dal suo annuale avvicinarsi e al­ che la cosmografìa dello G nom one d ei Z hou fosse conosciu­ lontanarsi dal Polo Nord celeste nel suo moto intorno al gran­ ta già nel periodo precedente al periodo Qin dal momento de cerchio deH’eclittica inclinata di 24 du verso l’equatore ce­ che nelle P rim avere e au tu n n i d e l S ignor Lii si legge: leste (fig. 1). Puntualizza Zhang Heng: 6 chi

La Stella polare si muove con il cielo, ma il perno del cielo non si muove. Al solstizio d’inverno il Sole si muove lungo la traietto­ ria più distante. Ruota intorno alle quattro estremità, e il suo de­ creto è chiamato buio e luce. Al solstizio d’estate il Sole ruota lun­ go la traiettoria più vicina e raggiunge il punto più alto. Al di sot­ to del perno [pertanto] non vi è [alternanza di] giorno e notte. (Liishi chunqiu, 13) Le varie dimensioni di questo Universo sono derivate dal­ l’applicazione abbastanza coerente di una semplice propor­ zione e del teorema di Pitagora in combinazione con un ‘prin­ cipio dell ombra’, in base al quale le distanze nord-sud sono rapportate alla lunghezza dell’ombra di uno gnomone (fig. 2). La regola è che 1ombra di mezzogiorno di uno gnomone di 8 ch i (1,85 m ca.) cambia nello stesso giorno di 1 cun (2,3 cm ca.) per ogni 1000 li (500 km ca.) di spostamento del So­ le verso nord o sud. Ciò significa, per esempio, che se l’om­ bra del detto gnomone a mezzogiorno di un dato giorno è lunga 60 cun (1,38 m ca.), allora, come indica lo G nomone dei Zhou, la lunghezza dell’ombra si ridurrà a zero spostan­ dosi 60.000 li (29.938 km ca.) a sud. Questo deve essere il punto esattamente al di sotto del Sole. E per una questione

Lo Huntian è come un uovo di gallina. Il corpo del cielo è ro­ tondo come una palla, e la Terra è come il tuorlo nell’uovo. Si tro­ va all’interno, per conto proprio. Il cielo è grande, la Terra è pic­ cola. AJresrerno e all’interno del cielo vi è l’acqua. Il cielo contie­ ne la Terra cosi come all’intemo del bianco d’uovo vi è il tuorlo. Cielo e Terra restano dove sono perché sostenuti dal qi, e sono Tra­ sportati galleggiando sull’acqua. La circonferenza del cielo è pari a 365 e 1/4 du. Se la dividiamo a metà avremo 182 e 5/8 du che coprono la Terra dall’alto, e 182 e 5/8 du che la circondano dal basso. Pertanto te ventotto case sono per metà visibili e per l’altra metà nascoste. Le due estremità sono chiamate Polo Sud e Polo Nord. Ora il Po­ lo Nord è il centro del cielo. Si trova esattamente a nord ed emerge di 36 du dalla Terra. Cosi il cerchio superiore al Polo Nord, che ha un diametro di 72 du, è sempre visibile e non nascosto. Il Polo Sud è il centro del cielo. Si trova a sud ed entra di 36 du nella Terra. Il cerchio inferiore al Polo Sud è di 72 du, ed è sempre nascosto e non visibile [...]. Il cielo gira in modo simile itila rotazione del mozzo del­ la ruota di un carro. Ruota senza sosta. La sua forma è costante [hunhun\, perranto lo definiamo huntian. (Kaiyuan zhanjing, l, p. 4h) Lo schema fornito da questa teoria ci fa capire che l’os­ servatore cinese era posro al centro delta sfera celeste. Poiché

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\\

TAVOLA I

LA C O SM O G RA FIA P A I I 'ANT'H IUT A ALLA D IN A STIA TANG

I A C O S M O G R A F I A G A IT IA N N E LLA C I N A A N I ICA

II il lagni mm,i è basato sulla descrizione di un commentario del III sec. al libro Gnomone dei Zhou. completato circa due seco­ li prima. Secondo lo Gnomone dei Zhou. la Terra è sostanzial­ mente piatta e 80.000 li ( I / / - 408,l)6 m) sopra di essa vi è un cielo simile a un disco che ruota giornalmente intorno a un as­ se verticale, portando con si? i corpi celesti. Nel diagramma ori­ ginale il tragitto annuale del Sole sul disco era segnato da un cerchio giallo. I sette cerchi concentrici heng foniiscono un si­ stema di riferimento per questo movimento. La distanza del Sole dal polo al solstizio d estate è metà di quella al solstizio d'inverno. L’osservatore descritto nel testo si trova a 103.000 li dalla posizione al di sotto del polo celeste. In questa visione dell Universo, i corpi celesti si trovano sempre al di sopra del­ la superficie della Terra, e il loro sorgere e tramontare sono con­ siderati illusioni ottiche che si presentano quando essi escono ed entrano nel raggio visivo dell’osservatore, che si estende­ rebbe per 167.000 li in ogni direzione, poiché questo è il li­ mite che può essere raggiunto dalla luce dì un qualunque cor­ po celeste. Nel diagramma originale questo limite era segnato da un cerchio blu-verde centrato sull’osservatore.

stiamo parlando di una Terra piatta, significa che l’inclina­ zione dell’asse polare deve essere considerata un elemento fon­ damentale per il Cosmo, piuttosto che una conseguenza in­ cidentale della latitudine della posizione dell’osservatore, co­ me sarebbe avvenuto nel caso di una Terra sferica. Il suo valore è ovviamente vicino a quello attualmente riscontrabile da un osservatore posto nel Nord della Cina. Le stelle del ‘cerchio superiore’ sono visibili ovunque per tutta la durata di ogni notte, mentre quelle all’interno del ‘cerchio inferiore’ saran­ no sempre sotto il livello della superficie della Terra piatta, e pertanto non saranno mai visibili. La dottrina Xuanye Seguendo l’esempio di Cai Yong, citato precedentemente, la terza dottrina frequentemente menzionata con le due pre­ cedenti dal H sec. in poi è chiamata Xuanye (il significato del nome è oscuro). Si ricorderà che Cai Yong fece credere che nulla di attendibile si sapeva riguardo al suo contenuto. In fonti più tarde di qualche secolo, tuttavia, troviamo un breve saggio che si vuol far risalire agli Han, in cui il nome Xuanye è usato per una teoria particolarmente interessante e origi­ nale. Il seguente brano è tratto dalla Storia della dinastia Jin\ le prime parole, tuttavia, seguono il testo della Storia della d i­ nastia Sui (Suishu, p, 507): Nessuno è in grado d’insegnare i testi della Xuanye, ma Xi Meng, un signore de! Palazzo degli Archivi vìssuto nel periodo Han, an­ notò la tradizione dei maestri del passato come segue. Il cielo è com­ pletamente immateriale. In alto esso si estende per distanze infini­ te: la visione si dilata sino a perdersi. Perciò [il cielo] sembra essere blu. Per lo stesso motivo montagne gialle appaiono blu scuro quan­ do osservate da una grande distanza, o un burrone profondo mille braccia appare nero quando osservato dall’alto. Il blu scuro non è un colore reale, né il nero alcunché di solido. Sole, Luna e stelle so­ no trasportati nel vuoto, i loro movimenti dipendono dal qi. Per­ tanto i sette corpi luminosi si allontanano o restano, si muovono di moto normale o retrogrado, scompaiono e riappaiono senza regole

fìsse e i loro avanzamenti e rallentamenti non sono uguali. È perché non sono legati a nulla - che tutti [i loro movimenti] sono diffe­ renti. Perciò la Stella polare resta fissa e l’Orsa Settentrionale non tramonta a ovest con tutte le altre stelle. Giove e Saturno si muo­ vono entrambi verso est. Il Sole si muove di un du [al giorno] men­ tre la Luna si muove di tredici du. Il fatto che essi si muovano alla velocità che vogliono dimostra che non sono legati a nulla. Non po­ trebbero farlo se fossero fissati al corpo del cielo. (Jinshu, 23, p. 279) Xi Meng, vissuto in epoca Han, fu probabilmente un esper­ to di fenomeni celesti. Sebbene teorie astronomiche di que­ sto tipo circolassero in Cina sin dai tempi antichi, l’esame del contenuto di questo brano porta però a dubitare che il fram­ mento in questione risalga effettivamente agli Han. Concor­ demente, le fonti più antiche dicono poco o dichiarano di non conoscere la dottrina Xuanye, mentre fonti più tarde en­ trano sempre più nei particolari. E probabile che il contenu­ to originale della dottrina Xuanye (qualunque esso fosse) sia andato perso nel II sec. e che più tardi questo nome fosse ri­ ferito alla teoria successivamente associata a esso. La caratte­ ristica originale di questa dottrina non è - come è stato det­ to a volte —l’infinità dello spazio, ma semplicemente l’inesi­ stenza di una volta celeste solida. I cosmografi cinesi mostrano di non credere che lo spazio (al contrario della regione all’in­ terno della volta celeste) sia finito, e alcuni di essi dichiarano esplicitamenre che non lo è; ciò è in contrasto con la visione aristotelica diffusa in Occidente, secondo cui lo spazio, così come la materia, finisce dove inizia la sfera delle stelle fisse. Numerose teorie, alquanto eccentriche, attestano la fer­ tilità della tradizione cosmografica. Nel IH sec. d.C. si so­ steneva che le stagioni potevano essere spiegate da un levar­ si e calare (innalzamento e abbassamentofannuale della vol­ ta celeste; sempre nel 111 sec., uno scrittore appartenente alla famiglia Yu avanzò l’ipotesi che il cielo fosse sostenuto da aria compressa; un secolo più tardi il suo successore postu­ lò l’esistenza di una volta celeste fissa di dimensioni infini­ te. Nessuna di queste teorie entrò a far parte del dibattito.

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LA S(. Il-NZA IN U N A

TAVOLA II

LE O TTO OBIEZIONI ALLA TEORIA GAITIAN ATTRIBUITE A YANG XIONC

Non è possibile affermare con certezza die l'attribuzione di queste obiezioni a Yang Xiong (53 a.Li.-18 d.L.\ ca.) sia corret­ ta: forse il testo tradotto qui di seguito è una compilazione del IV o V sec., del tutto priva di relazione con Yang Xiong. Tut­ tavia esso riassume certamente i termini del dibattito cosmo­ logico e pertanto ha un valore intrinseco qualunque ne sia la provenienza: «Alla fine degli Han anteriori (206 a,C.-9 d.C), Yang Zivun [ossia Yang Xiong] sollevò otto obiezioni alla teoria Gaitian al fine di diffondere la teoria Hunrian. lì II Sole si muove verso est lungo l'eclittica. [La costella­ zione del] Bue è a 110 d'ir a nord del Polo Nord e [la costella­ zione del] Pozzo è a "70 du a sud del Polo Sud: per un totale di 1SOdu. La circonferenza è tre volte il diametro, cosicché la cir­ conferenza delle 28 case intorno al cielo dovrebbe essere di 540 du. Perché allora è di 360 dui 2) Agli equinozi di primavera e di autunno il Sole sorge esat­ tamente a est e tramonta esattamente a ovest. Il giorno ha una durata di 50 ke (12 ore). Se il cielo ruotasse come il tetto di un carro, la notte dovrebbe essere due volte [la durata] il giorno. Perché anche la notte ha una durata di 50 ke? 3) Quando il Sole tramonta le stelle divengono visibili, e quando il Sole sorge divengono non visibili. Ora, al di sotto dell'Orsa il Sole è visibile per sei mesi e non visibile per altri sei mesi. Allo stesso modo, l’Orsa dovrebbe essere visibile per sei mesi e non visibile per sei mesi. Perché allora è visibile ogni notte? 4) Se consideriamo la Via Lattea nel diagramma come la copertura di un carro, vediamo che essa comincia da [la co­ stellazione] Dou e passa tra L ange Gu con una curva simile a una ruota. Ora, perché se guardiamo la Via Lattea, questa ap­ pare diritta come un filo a piombo? 5) La circonferenza del cielo [è divisa nelle] ventotto case lunari. Se consideriamo il cielo come la copertura di un car­ ro, ci dovrebbero essere meno stelle visibili che non visibili. Ora le stelle visibili e quelle non visibili sono uguali [di nu­ mero], Il loro sorgere e tramontare sono indipendenti dall’e­ state o dall’inverno. Le stelle di 14 case sono sempre visibili, non aumentano né diminuiscono di numero se il giorno è lun­ go o corto. Perché ciò accade? 6) Il cielo è più alto e la Terra più bassa. Il Sole ruota ag­ gancialo al cielo e perciò si può affermare che è più alto. Anche se l’occhio umano può essere ingannato, acqua e ombre non possono esserlo. Ora osserviamo il Sole dalTalto della cima di una montagna con [una superficie di] acqua. Il Sole sorge sot­ to [la superfìcie del] l’acqua, e si possono vedere le ombre proiet­ tate verso l’aJto. Perché ciò accade? 7) Le cose appaiono grandi quando sono vicine e piccole quando sono distanti. Ora, perché il Sole e l’Orsa Maggiore (Ìieidou) appaiono piccoli quando ci sono vicini e grandi quan­ do ci sono lontani? 8) Si considerino gli spazi tra le stecche di un ombrello o rra i raggi di una ruota. Vicino al centro essi sono stretti, e pro­ cedendo divengano ampi. Ora, il Polo Nord è il fulcro del cie­ lo, e le 28 case sono le stecche o i raggi. Misurando il cielo se­ condo i gradi delle stelle, le stelle corrispondenti alle zone me­ ridionali della Terra dovrebbero essere di parecchie volte più

distanti le une dalle altre. Perché esse si trovano a uguale di­ stanza?» (Suischu. 19, pp. 506-507). La prima obiezione è una delle meno chiare delle otto; si tratta probabilmente di una questione alquanto sottile, poiché sembra attaccare lo Gnomone dei Zhou per aver tentato in una delle sue sezioni di competere con la teoria Huntian riguardo all’uso del grado cinese, du, nella misurazione delle distanze lungo raggi provenienti dal polo. In effetti, volendo restare fe­ deli ai termini indicati dalla scuola Gaitian sarebbe sensato usare il du solo come misura della rotazione del disco celeste. 11 du e il grado sessagesimale occidentale sono numericamen­ te quasi identici, poiché 365 e 1/4 du = 360°. Nel secondo caso il problema consiste nel fatto che secon­ do la teoria Gaitian l’osservatore è fuori centro; infatti una li­ nea tracciata da est a ovest attraverso l'osservatore (ossia ad an­ golo retto con la linea che parte dal punto subpolare) non di­ vide in due sezioni uguali il percorso circolare che il Sole compie ogni giorno intorno al Polo. Così, persino agli equinozi, il gior­ no sarà più corto della notte, senza considerare che il Sole si deve trovare almeno entro 167.000 li (83-326 km ca.) dal­ l’osservatore per divenire visibile. Anticamente, in Cina le cles­ sidre ad acqua erano tarare in modo da dividere l’intervallo di 12 shi (le doppie ore cinesi), equivalente aH’inrervallo delle no­ stre 24 ore, del ciclo quotidiano del Sole in 100 ke uguali. Nella terza obiezione il problema è che secondo lo Gnomo­ ne dei Zhou la luce del Sole raggiunge la regione intorno al po­ lo per mera dell’anno. Perciò se, per esempio, in piena estate guardiamo la parte di cielo intorno al polo, questa dovrebbe es­ sere illuminata dal Sole, tanto da non poter vedere le stelle. Per quanto concerne la quarta obiezione, l’argomento è cor­ retto: come cerchio massimo approssimativo della sfera cele­ ste, la Vìa Lattea dovrebbe apparire ‘diritta’ a un osservatore che si trovi al centro. Ma se è un cerchio su un disco piatto so­ vrastante, la curvatura dovrebbe essere evidente. La quinta questione è simile a quella del punto 2. Le 28 ca­ se lunari sono costellazioni disposte (ail’incirca) lungo l’equa­ tore celeste. Premesso che effettivamente la metà di esse è vi­ sibile in ogni momento della notte, dato che metà dell’equa­ tore celeste si trova sempre al di sopra dell’orizzonte, lo schema Gaitian ci induce a pensare che il numero visibile dovrebbe es­ sere di molto inferiore alla metà. Al punto 6. l’attacco è diretto alla concezione Gaitian secon­ do la quale (a) il sorgere e il tramontare sono illusioni ottiche causate dalla luce emessa da corpi celesti che svanisce oltre un certo raggio, e (h) il Sole non tramonta né sorge mai all’orizzonce. Nel punto 7 si sosriene che la ben nota ‘illusione ottica dell’orizzonte’ produce l'effetto apparente secondo cui il diame­ tro angolare dei corpi celesti, o di intere costellazioni, sembra più grande quando essi sono vicini all’orizzonte. Ma secondo la concezione Gaitian quello è il momento in cui essi sono più distanti dall’osservatore. Per quanto logica possa essere l’ottava obiezione, sembre­ rebbe indicare che è strano che la distanza media tra le stelle non sembri cambiare a seconda della loro posizione nel cielo, benché secondo la teoria Gaitian ciò debba comportare con­ siderevoli variazioni nella loro distanza dall’osservatore durante la rotazione del disco celeste.

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notte sono spiegati dal movimento dei corpi celesti dal (/ran­ de vili ( lltiyin, nel quale essi soiu> oscurati) all inrerno e fuo­ ri ilei ( iranilc yang ( làiyang, che li rende visibili). fin ulteriore filone non ortodosso ma affascinante ha ini­ zio con frammenti di uno dei cosiddetti scritti apocrifi (w eishu), probabilmente risalente al f sec. a.C. In questi fram­ menti, e anche in opere successive basate su di essi, si affer­ ma clic la ferra attraversa un ciclo annuale di spostamento die può includere un movimento sia verticale sia su un pia­ no orizzontale; in contrasto con certe reazioni occidentali ri­ spetto alla possibilità del moto della Terra, si afferma che una persona non è consapevole del proprio movimento più di quanto lo sarebbero alcune persone chiuse in una barca che avanza dolcemente sull’acqua. Nel materiale più antico non si osserva alcun tentativo di discutere le conseguenze astro­ nomiche del movimento terrestre, ma Jiang Ji, uno scrittore del IV sec., compie un deciso tentativo di adattare questa teo­ ria al Cosmo Huntian, Per qualche ragione nessuno di tali te­ sti è discusso nella raccolta di materiale cosmografico trova­ ta nelle monografìe astrologiche delle storie ufficiali, mal­ grado esse siano frequentemente citate da studiosi della dinastia Tang che commentarono i testi antichi.

ho stesso si può dire del tentativo dell impei.itore Wu ilei I iang (VI sec.) d'introdurn- la cosmografìa hiuldhistu. In ijuest'ul­ tima oltre alla grande montagna ientrale del Meni, elle è in­ diana, vi sono diversi segni elle attestano l'influenza di idee tipieamente eincsi, soprattutto riguardo al ruolo dello vin-yang e della loro fluttuazione dovuta alle maree. Vi fu, dumpie, un susseguirsi di teorie nelle quali la forza variabile di questi prin­ cipi era utilizzata per spiegare i cieli annuali dell'altezza del So­ le, della lunghezza del giorno e della temperatura. Un primo esempio si troi a nel Libro d el Maestro dello Huainun. e Wang Cliong (2"7-tT' d.C . ca.) critica l’idea secondo cui il Sole scom­ pare al tramonto perché oscurato da una nuvola di yin. Nel 111 sec. d.C . Yang Quan riprese il tema in una cosmografia che sembra opporsi alla teoria Huntian e alla Gaitian: giorno e

2.

Fig. 3 - Guanyin e i lokapàla; xilografìa su carta, da Dunhuang, dinastia Song settenrrionale, X secolo. Londra, British Museum. I miri della cosmologia indiana identificavano il centro del mon­ do con il grande monte Meru: sulla sua vetta si trovava la Città d’Oro del dio Brahmà, mentre alle pendici i lokapàla (in sanscri­ to 'guardiani del mondo’) presidiavano i punti cardinali. Il bud­ dhismo riprese questa tradizione e trasformò i lokapàla in protet­ tori del dharma e dei monasteri, in Cina, a eccezione del regno dell’imperatore Wu (502-549) dei I.iang, la cosmografìa buddhista non riuscì a imporsi negli ambienti ufficiali, refrattari a con­ cepire un mondo che avesse il suo centro al di fuori del Regno di mezzo; in compenso essa fu assorbita nella religiosità popolare, co­ me testimonia questa xilografìa di Dunhuang che associa i lokapàla alla dea misericordiosa Guanyin, ipostasi femminile del bodhisattva Avalokitesvara e oggetto di grande devozione in tutta la Cina medievale.

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Per tutto il periodo che va dall’Antichità alla dinastia Tang, ossia sino a circa tutto il IX sec., vari astronomi cinesi han­ no tentato di stabilire le dimensioni dell’Universo fisico. Una prima applicazione della geometria a questo problema è ab­ bozzata alla fine del terzo capitolo del Libro d e l M aestro del­ lo H uainan. Il tentativo più coerente e sistematico di misu­ rare l’Universo fu certamente quello dello G nomone d ei Zhou, come si è descritto in precedenza. Comunque, con il rifiu­ to della cosmografìa Gaitian, si è attraversato un periodo di smarrimento, dovuto alla nuova posizione assunta dall’os­ servatore posto al centro dell’Universo. Da questo punto, infatti, l’Universo apparirebbe esattamente uguale anche se il suo raggio fosse moltiplicato per un coefficiente comun­ que grande, a condizione che le dimensioni e la luminosità dei corpi celesti fossero adeguate in proporzione, rendendo in tal modo impossibile stabilire le dimensioni dell’Univer­ so in modo obiettivo. Zhang Heng (78-139) sostenne che le dimensioni da lui indicare in base alla teoria Huntian erano ricavate matema­ ticamente, ma non lasciò alcuna traccia del suo metodo; Lu Ji (187-219) accettò semplicemente una dimensione dallo G nomone d ei Zhou senza fare osservazioni. Un contempora­ neo di Lu, Wang Fan, tentò un nuovo calcolo più adatto al­ la cosmografìa Huntian; sfortunatamente non aveva un’ade­ guata conoscenza della geometria del cerchio e continuò a usare l’errato principio dell'ombra dello G nomone d ei Zhou. Un tentativo più sofisticato, effettuato ancora una volta pe­ rò utilizzando il principio errato, fu realizzato da Zu Gengzhi intorno al 510. Nel periodo qui preso in esame furono avanzate due pro­ poste che avrebbero poruto essere risolutive: una da parte di Liti Hui nel 263 ca. e l’altra di Liu Zhuo nel 600 circa. En­ trambi proposero esperimenti su vasta scala, simili al pro­ gramma di osservazioni del meridiano, poi effettuato dal mo­ naco ed esperto in astronomia matematica Yixing (673-727)

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e dall'Astronomo di Stato Nan Gongestendeva lungo il piano diametrale alvue nell A Ili secolo. Par.iiloss.il mente, l'interno della sfera celeste, in modo ta­ i risultati di raìi esperimenti dovettero le che ci si doveva attendere un’ombra risultare tanto Fastidiosi da causare per estremamente grande. Tale problema fu un certo tempo un rifiuto della cosmo­ discusso nei particolari da Liu Zhi e grafìa. La secchia regola dello (l'uomoJiang Ji nei secc. Ili e IV, insieme ad al­ ne dei Zfnw riguardante la proporzio­ tre questioni tra cui, per esempio, quel­ nalità tra la variazione delle ombre a la riguardante quale dei corpi celesti fos­ mezzogiorno e uno spostamento nordse dotato di luce propria. Jiang Ji for­ sud attraverso la Terra si dimostrò erra­ mulò l'ipotesi che i raggi solari si pro­ ta; in mancanza, però, della nozione di pagassero intorno alla sfera celeste per una Terra sferica appariva impossibile linee rette di modo che non potessero capire le implicazioni dei risultati del­ raggiungere soltanto una piccola zona l'indagine secondo cui l'inclinazione di fronte al Sole, dove era lasciato uno dell asse celeste variava proporzional­ spazio scuro. Non fu detto esplicita­ mente allo spostamento nord-sud. Bi­ mente che questa zona fosse circolare, sogna sottolineare, comunque, che lo sebbene per simmetria ci si aspettereb­ scopo di tale indagine non era quello di be che lo fosse. Era una questione di misurare le dimensioni o la forma della Fig. 4 - Amuleto di giada particolare interesse per Jiang, poiché Terra, bensì di raccogliere dati che avreb­ a forma di tartaruga, animale egli era consapevole che la posizione del­ bero consentito la diffusione di un si­ al centro dei miti cosmogonici cinesi, l’ombra vista durante un’eclisse lunare stema ufficiale di astronomia calendari­ da Liutaizi (Shandong), poteva essere utilizzata per dare un’in­ stica matematica, da poter utilizzare, con dinastia Zhou. dicazione precisa sulla posizione del So­ opportune modifiche, anche lontano le, che doveva essere diametralmente dalla capitale, tradizionalmente localiz­ opposta. Questo caso fornisce un esem­ zata al centro della Terra’. pio di questione cosmografica che avrebbe direttamente in­ In generale, nell’ambito della teoria Huntian furono di­ teressato i funzionari che si occupavano di astronomia ma­ scussi i diversi aspetti dei corpi celesti, senza però compiere tematica al di là del calendario ufficiale. alcun tentativo in direzione di una qualsivoglia meccanica ce­ leste, intesa in senso lato come tentativo di descrivere i feno­ meni celesti in termini di effetti meccanici. Non si tentò nep­ pure di ricavare i movimenti complessi dei corpi celesti com­ 3 . I l m a n c a t o s v il u p p o d e l l a c o s m o g r a f ia binando serie fisiche di moti più semplici, come fecero i Greci con i loro ‘cicli su epicicli, sfere su sfere’. I cicli, che sono al­ Vale la pena di considerare ulteriormente la relazione tra i la base di tutto, anche del più semplice dettaglio della mate­ contenuti della scuola Gaitian e le teorie della scuola Hun­ matica calendaristica cinese, furono espressi aritmeticamen­ tian e la questione dello sviluppo più tardo della cosmogra­ te piuttosto che geometricamente. La preferenza dei Cinesi fia, o meglio del suo mancato sviluppo. II nodo della que­ per l’uso dei metodi matematici in astronomia li avvicina ai stione sta nella persistenza in entrambe le teorie della con­ Babilonesi dell’era seleucide, sebbene anche i Greci del pe­ vinzione che la Terra fosse piatta. La leggera curvatura della riodo ellenistico non fossero contrari a tali procedure. superfìcie del cielo e della Terra in alcune versioni della Gai­ Tra i fenomeni più comuni che richiedevano una spiega­ tian è qui irrilevante. zione, vi erano quelli che riguardavano i cambiamenti nelNell’Occidente antico, all’interno del dibattito astrono­ 1 aspetto del Sole e della Luna, incluse le eclissi dell’uno e mico prearistotelico, si erano fatti tentativi per capire cosa dell’altra, e le fasi lunari. Naturalmente, si trattava di argo­ avesse potuto spingere Parmenide di Elea (inizio del VI sec. menti strettamente collegati alla matematica calendaristica. a.C.) a introdurre l’idea di una Terra sferica nella cosmogra­ Jing Fang (77-37 a.C.) affermò che la Luna e le stelle han­ fia greca. Secondo Edward L. Dreyer: no una natura yin e riflettono la luminosità del Sole, che è Non vi è dubbio che la vera forma della Terra fosse chiarita per l’essenza dello yang; le eclissi solari sono causate da ‘un’in­ la prima volta grazie alle relazioni dei viaggiatori concernenti certe vasione* dello yin sullo yang. Un secolo più tardi Wang stelle che divenivano circumpolari quando l’osservatore avanzava a Chong discusse la questione rifiutando l’idea che la Luna nord del Mar Nero, mentre una stella molco luminosa (Canopo), stessa potesse causare l’eclisse e optò, invece, per una teoria non visibile in Grecia, era appena visibile sopra l’orizzonte a Rodi, della fluttuazione spontanea dell’essenza yang del Sole. La e saliva sempre di più a mano a mano che l’osservatore andava a confutazione tentata da Wang conferma però la diffusione sud. Probabilmente i viaggiatori avevano anche riferirò sulla diffe­ della corretta teoria delle eclissi solari, secondo la quale il di­ rente durata del giorno a.laticudini diverse, e si è persino ipotizza­ to che ciò fosse noto all’autore dell’Odissea. Comunque Parmeni­ sco lunare attraversa la linea che va dall’osservatore al Sole, de potrebbe anche aver supposto che la Terra dovesse avere la stes­ Una generazione dopo, Zhang Heng enunciò per primo la sa forma del suo ambiente circostante, poiché egli ordinò l’Universo teoria deH’eclisse lunare, normalmente associata alla scuola in strati concentrici intorno alla Terra. (Dreyer 1906, p. 19) Huntian, secondo cui la Luna è oscurata quando attraver­ sa l’ombra della Terra diametralmente opposra al Sole o al­ A tali considerazioni si potrebbe aggiungere l’osservazio­ la sfera celeste - il cosiddetto anxu o ‘vuoto oscuro’. La com­ ne di Aristotele secondo cui l’ombra della Terra vista duran­ plessità di quest’idea fondamentalmente corretta consiste­ te un’eclisse lunare è sempre circolare {De ca elo, li, 14); e va nel fatto che secondo il punto di vista cinese la Terra si quella di Posidonio (135 a.C. ca.-metà I sec. a.C.) secondo 188

XV. I A l'ONMOi .KAHA HAI I 'ANTICHITÀ Al I A MNANTJA IAN(i

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cui i Persiani vedono sorgere il Sole quatt ro ore prima degli Iberici, tralasciando tutte le argomentazioni non basate sul­ l'esperienza di retra. La teoria Gaitian, con la sua Tèrra c il suo cielo sostan­ zialmente piatti, nelle sue predizioni era in realtà qualitativa­ mente corretta su quasi tutti questi punti. Con il suo postu­ lato secondo cui tutti gli oggetti oltre un certo raggio danno l'illusione sii tramontare, era perfèttamente in grado di spie­ gare perchè un viaggio in direzione nord causerebbe una va­ riazione delle stelle visibili, arsì come, ovviamente, un'eleva­ zione del polo celeste. Allo stesso modo, la questione della durata variabile del giorno a seconda della distanza dal pun­ to subpolare (ciò che considereremmo oggi come latitudine) non presentava difficoltà; l’alternanza di sei mesi di luce e di buio al Polo Nord era stata chiaramente descritta. Il ragio­ namento di Posidonio era stato affrontato sia dallo Gnomo­ ne d ei Zhott sia da Wang Chong. Le eclissi lunari non pos­ sono essere spiegate in termini di ombra della Terra secon­ do la teoria Gaitian, poiché la Terra si trova molto al di sotto del cielo e non si può interporre tra il Sole e la Luna; tutta­ via - come si è detto —la spiegazione dettagliata delle eclissi lunari rappresentava un punto di grande difficoltà anche per la teoria Huntian. Pertanto gli astronomi cinesi del tardo pe­ riodo degli Han anteriori non si sentirono cosrrecti ad ab­ bandonare la teoria Gaitian, malgrado si fossero trovati di fronte alla prova che si suppone abbia condotto i Greci a con­ cepire una Terra sferica, finché le argomentazioni restarono di tipo qualitativo anziché quantitativo. Comunque, quan­ do la teoria Gaitian fu attaccata, ciò avvenne in campi com­ pletamente diversi; nessuna delle obiezioni si basava sulla va­ riazione dei fenomeni a seconda della posizione geografica. In parte, come si è visto in precedenza, tali critiche era­ no fondamentalmente dirette contro alcune posizioni della teoria Gaitian, secondo cui il sorgere e il tramontare appa­ renti dei corpi celesti erano spiegati in termini di un raggio d azione limire oltre il quale la visione umana viene meno e la luce del Sole non penetra; altre critiche segnalavano che i tragitti seguiti dal Sole, dalla Luna e dalle stelle durante il giorno e la norre non si conciliavano con l’idea di una loro rotazione orizzontale sopra la Terra. Le obiezioni alla teoria Gaitian possono essere riassume con il giudizio 'da qui non sembra così’, dove ‘qui’ è ovviamente il bacino del Fiume Giallo in cui si sviluppò la cultura cinese e molti degli scrit­ tori menzionati in questo saggio probabilmente vissero e la­ vorarono, soprattutto se ricoprirono cariche quali quella di astronomo di Stato. La teoria Huntian potè superare le critiche cui era stata sottoposta la teoria Gaitian. Essa comunque risultava fun­ zionare soltanto per un gruppo particolare di osservatori, che dovevano trovarsi al centro della sfera celeste. Gli autori che scrivevano applicando la teoria Huntian davano per sconta­ ta la loro posizione privilegiata. Sebbene esista testimonian­ za di antiche credenze secondo cui il centro della Terra si tro­ vava sul monte Kunlun nella Cina occidentale, divenne con­ sueto affermare che il centro del Regno di mezzo era anche il centro del mondo. L’Universo Huntian è paragonabile a un immenso planetario disegnato per mostrare il cielo come era visto dalla regione di I.uoyang; la rappresentazione fun­ ziona abbastanza bene fin quando l’osservatore si trova al cen­ tro della cupola, ma non è più attendibile se egli si muove in direzione delle pareti. Invece per la teoria Gaitian l'aver posro l’osservatore cinese in una posizione non particolarmente

rilevante, a 103-000 //(SI .3 0 3 km ca.) dal centro dì un mon­ do del diametro di 470.000 li (237.505 km ca.) potrebbe es­ sere stato un ulteriore motivo per il suo abbandono. Ut teoria Huntian sostenne bene le obiezioni cinesi mos­ se alia teoria Gaitian, tuttavia non sarebbe srata in grado, co­ me quest’ultima, di tener testa alle obiezioni che un astro­ nomo greco avrebbe potuto muovere riguardo all'idea di una Tèrra piatra. Secondo la teoria Huntian, tutti gli osservatori vedono le stesse stelle simultaneamente, e gli osservatori lon­ tani dal centro vedranno effetti straordinariamente asimme­ trici. La teoria Gaitian, come si è detto, esamina l’effetto di un movimento nord-sud in modo molto approfondito, e con­ sidera rutti gli osservatori alla stessa ‘latitudine’ (distanza dal centro della Terra) come equivalenti. Nessuna delle due teo­ rie fornisce l’effettiva variazione lineare dell’altezza del polo con lo spostamento del meridiano; tuttavia, quando l’osser­ vatore giunge sotto il polo celeste la teoria Gaitian fornisce una predizione prodigiosamente accurata delle condizioni, mentre nel caso della teoria Huntian il quadro non è per nul­ la realistico, poiché l’osservatore sarebbe molto più vicino a un’estremità della sfera celeste che all’altra. Si potrebbe anche notare che, a differenza della teoria Gai­ tian, la teoria Huntian non riesce a predire alcuna variazio­ ne nella durata del giorno spostandosi da nord a sud, o una variazione nel momento del mezzogiorno muovendosi da est a ovest. Per la teoria Huntian il Sole sorge e tramonta si­ multaneamente per tutti gli osservatori, e a mezzogiorno è a sud soltanto per gli osservatori sul meridiano centrale. Al­ lo stesso modo, agli equinozi, ossia nei due giorni dell’anno in cui giorno e nocte hanno (per tutti gli osservatori Hun­ tian) la stessa durata, soltanto coloro che si trovano sul dia­ metro est-ovest della sfera vedranno sorgere il Sole equino­ ziale a est e tramontare a ovest, mentre in realtà questo fe­ nomeno vale per tutti gli osservatori. Gli astronomi cinesi erano assolutamente consapevoli di queste implicazioni del­ la teoria, tanto che Zu Gengzhi propose di usarle come parri di una procedura tramite la quale un osservatore poteva controllare se si trovava realmente al centro della sfera cele­ ste, e perciò della Terra. Va infine osservato che la teoria Gaitian esamina le que­ stioni geografiche in modo molto approssimativo, mentre è noto che i Cinesi Han avevano familiarità con lunghe spedi­ zioni per terra o viaggi via mare verso paesi lontani. La teo­ ria Gaitian potrebbe quindi aver rappresentato un tentativo consapevole di dar forma a uno schema cosmografico che prendeva in considerazione la Totalità delle conoscenze astro­ nomiche e geografiche; tuttavia, questo schema non poteva sostenere una critica quantitativa, e la teoria che lo sostitui­ sce, la Huntian, metre da parte tutte le generalizzazioni nel suo riuscito tentativo di salvare i fenomeni da parte di un os­ servatore in posizione centrale. Bisogna anche tenere conto del fatto che gli osservatori in posizione centrale per eccellenza erano gli astronomi di Sta­ to della capitale, e non bisogna dimenticare che le critiche al­ la Gaitian e il sostegno alla Huntian sembra venissero prin­ cipalmente da questi circoli. Wang Chong, il grande icono­ clasta Han, sostenne la teoria Gaitian; Cai Yong nella sua condanna delle teorie dello G nomone dei Zhott sostiene che, essendo errate se confrontate con i fenomeni celesti, esse non sono usate dai funzionari. È possibile che gli astronomi di Stato, i quali durame il periodo degli Han anteriori e poste­ riori erano impegnati a migliorare la loro strumentazione e

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lii loro tecnica, insistessero su una cosmografia in armonia con le loro osservazioni e fossero pronti a non accettare i re­ soconti dei viaggiatori pur di affermarla, La nuova cosmo­ grafia aveva il vantaggio del sinocentrismo, e il meccanismo dell’effettivo sorgere e tramontare dei corpi celesti sopra l'o­ rizzonte della f erra aveva il sostegno di alcuni testi classici, oltre a un ovvio significato fisico. A differenza degli astrono­ mi del mondo greco, sparsi lungo le coste del Mediterraneo, gli astronomi cinesi erano un gruppo accentrato di burocra­ ti molto uniti tra loro, ed era assai improbabile che una teo­ ria da loro accettata fosse poi respinta sulla base di critiche mosse da dilettanti. E necessario tuttavia ribadire che nei resoconti cinesi la Ter­ ra può essere immobile oppure oscillare verso l’alto, il basso o lateralmente, può essere sostenuta da acqua o aria, il cielo può essere piatto o sferico, in rotazione o a riposo oppure oscillare, e può essere completamente immateriale, ma no­ nostante tante idee originali e spesso fortemente eccentriche,

la casa dell uomo è sempre una rassicuranteTerra piatta. In realtà, non troviamo mai tracce di tm rifiuto dell’idea di una terra sferica respinta come ridicola fantasia: l’idea non entrò mai nel dibattito in nessuna forma ravvisabile. Ciò porrebbe essere dovuto al fatto che la teoria Gaitian, pur tenendo conto di molti dei fenomeni che in Occidente sem­ brano aver suggerito l’idea di una ferra sferica, lo facesse in un modo che non ebbe successo se non qualitativamente. Perciò quando la Gaitian venne abbandonata a favore del­ la Huntian (che offriva una riproduzione quantitativamente esatta delle osservazioni di un astronomo di Stato che im­ maginava di trovarsi al centro del l’Universo), i fenomeni reali che la teoria Gaitian aveva riprodotto con parziale suc­ cesso non furono più seguiti, poiché nell’ambito della teo­ ria Huntian essi non potevano sussistere e pertanto non do­ vevano essere presi in considerazione.

CAPITOLO XVI

chiara linea di demarcazione tra quelle redatte a partire dagli Han sino ai Tang (alle quali ci si riferirà d’ora in poi con il nome di ‘storie dinastiche del periodo antico’), cioè dal 206 a.C. al 907 d.C., e quelle del periodo successivo. La parola ‘geografìa’ ha avuto origine in una tradizione culturale e scientifica molto diversa da quella cinese; il ter­ mine cinese dili, che è stato accettato come l’equivalente di

LA TERRA S om mario : 1 . 1 testi geografici ufficiali dalla dinastia Han al­ la dinastia Tang. 2. 11 Classico d ei m onti e d ei m ari e la con­ cezione delUorganizzazione terrestre’. {V, D orofeeva-L ichtm ann) 3. I viaggi nelle regioni meridionali. (Guo Wentao)

C h r isto ph e r C ullen

1. I TESTI GEOGRAFICI UFFICIALI DALLA DINASTIA H a N ALLA DINASTIA T a NG

Nella storiografìa imperiale cinese le conoscenze geografiche sono presentate sotto forma di trarrari {zhi), ossia presenta­ zioni sistematiche di remi specifici, che sono in tal modo ri­ conosciuti come particolarmente rilevanti per l’ideologia e la pratica imperiali. I trartati ufficiali, come in genere la storio­ grafìa imperiale nel suo complesso, hanno avuto origine dal­ le M em orie d i uno storico (S biji) di Sima Qian ( 145-86 a.C. ca.), opera che illustra la storia della Cina a partire dal miti­ co Imperatore Giallo (Huangdi) sino a Wudi (140-87 a.C.) degli Han anteriori. La sezione dedicata ai trattati, designa­ ta nelle M em orie d i uno storico come shu (‘scritto, libro’), nel­ la maggior parte delle storie dinastiche è intitolata zhi (‘aspi­ rare a’, ‘lottare per’, termini che indicano l'intento di con­ centrarsi su un tema specifico), e include sempre uno o due trattati dedicati alla geografia. Una storia dinastica è il prodotto di un lungo e comples­ so procedimento di raccolta, compilazione e ricompilazione dei dati, edizione e revisione. La versione finale era redarta e riconosciuta come ufficiale durante una delle dinastie suc­ cessive, ma si basava su materiali raccolti a questo scopo du­ rante la dinastia in oggetto. Il procedimento di trattamento delle informazioni per la compilazione è stato elaborato e isti­ tuzionalizzato soltanto nel periodo finale della dinastia Tang (618-907). La standardizzazione del procedimento storio­ grafico che ne è risultata ha comportato una notevole uni­ formità delle storie prodotre, permettendo di tracciare una

Fig. 1 - Carta geografica rinvenuta nella tomba n. 3 di Mawangdui presso Changsha (Hunan); inchiostro e colore su seta, dinastia Han anteriore, li sec. a.C, Changsha, Hunan Provincial Museum. f, la più antica carta geografica cinese, databile a prima del 108 a.C.. A ll’incirca in scala 1:180.000, con il Sud in alto e il Nord in basso, la mappa descrive in dettaglio l’area tra 11 I M I 2°30’ di longitudi­ ne esr e 2 3 “-26° di latitudine nord, corrispondente alla regione col­ linare tra le odierne regioni dello H unan, Guangdong e Cìuangxi.

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TAVOLA 1

I TR A TTA TI GEO G R AFICI NELLA STORIOGRAFIA titoli com pleti, a eccezione del Trattalo su ll’o rganizzazione ter­ restre {Dilì zhì) della Storia della dinastia Han [anteriore] {Hansita), che è tradotto come G eografìa (M athieu 1982). Gli studi generali sulla storia della geografia cinese da par­ te di ricercatori cinesi si lim itano solitam ente al Trattato su l­ l'organizzazione terrestre della Storia della din astia Han ! a n te­ riore /, oppure non contengono altro che brevi osservazioni sui vari trattati. L’indagine più sistem atica su queste monografie è offerta da W ang Chengzu, il quale, nel rivolgere gran parte della sua attenzione al Trattato s u ll’o rganizzazione terrestre del­ la Storta della dinastia Han [anteriore], evidenzia come la tra­ dizione stabilita da questo testo sia stata sviluppata nelle sto­ rie dinastiche com pilate da ciascuna delle dinastie successive. Nessuno di questi studi distingue tra i trattati sull’organizza­ zione terrestre e quelli sulle unità am m inistrative e per quan­ to riguarda quelli sui canali, essi vengono analizzati soltanto da W ang Chengzu. Nella letteratura sinologica occidentale, i tari studi dedicati a specifici trattati geografici fanno parte di lavori più generali sul sistema am m inistrativo cinese in un certo periodo oppure su una singola storia dinastica. Si tratta, di norma, di studi più descrittivi che analitici e in gran parte m aggiorm ente interessa­ ti agli aspetti fattuali che a quelli concettuali di queste fonti. Non è inoltre casuale che E. Balazs classifichi questi trattati tra le ‘istituzioni di governo’ anziché tra le scienze. Alcuni tentativi di com prendere La concezione dello spa­ zio terrestre presente nei trattati geografici cinesi sono stati com piuti da sinologi russi. Ynri L. K rol’ ha indagato il con­ cetto di dili (tradotto, al modo di N eedham e W ang, come ‘disegno della Terra’) nel Trattato sull’organizzazione terrestre della Storia della dinastia Han [anteriore] e in altre fonti Han, analizzando nel contem po le o rigin i di questo term ine. M a­ rina V. Isaeva propone una breve panoram ica dei trattati sul­ l’organizzazione terrestre e sulle unirà am m inistrative (senza che, tuttavia, tra essi sia fatta alcuna distinzione) a partire dal­ la Storia della dinastia Han [anteriore] sino alla Antica storia della dinastia Tang {Jiu Tangshu); la studiosa s’im pegna an­ che a spiegare la natura della tradizione ufficiale d i ‘descri­ zione terrestre’.

I trattali geografici e la stessa nozione di riili ('geografia’) occu­ pano un posto sorprendentemente modesto sia negli studi sul­ la storia della geografìa cinese sìa, in generale, nei lavori sino­ logici. In S c ie n ti c civiltà in Cinti, Joseph Needham e il suo col­ laboratore W ang Ling dedicano soltanto un breve paragrafo ai trattati geografici, non operano alcuna distinzione al loro in­ terno riferendosi sempre a tutti come di li dìi. Si trae così l'er­ rata impressione elle ogni storia dinastica includa un tale trat­ tato e che solo in esso si trovino affrontati argom enti geografi­ ci. Anche il term ine d ilì non è spiegato in modo dettagliato, si accenna sem plicemente al fatto che «era certamente in uso nel I e nel II sec. d.C . nel significato da noi oggi usato», ossia «nel suo attuale significato di geografia». Nello spiegare questa loro im portante convinzione, Needham e W ang non menzionano neppure i trartati geografici e si lim itano a brevi riferimenti agli studi sulla geomanzia e sul term ine li; tuttavia, nella parte de­ dicata alla geomanzia il term ine d ili è praticam ente assente. Es­ so compare soltanto una volta nel titolo di un’opera risalente al III sec. d .C ., scritta cioè due secoli dopo il primo Trattato sull ’o rga nizzazìo rie terra tre [Dìli zhì) , fatto che, in un certo senso, contraddice le supposizioni avanzate dai due autori. Gli studi sul termine li riguardano soprattutto la filosofìa neoconfuciana diffusasi durante il periodo della dinastia Song (960-1279), ben lontana nel tempo e nel soggetto dalle origini della geografìa ufficiale. Nonostante queste manchevolezze, com unque, attra­ verso la definizione di d ili come ‘disegno e organizzazione’, Needham e W ang individuano con precisione la principale im ­ plicazione del term ine d ili proponendo dì tradurlo come ‘dise­ gno della Terra’. Insomma, l’opera fondam entale sulla storia della scienza in C ina presenta significative contraddizioni: i trat­ tati che prendono il titolo dal termine geografico chiave, quel­ lo che secondo gli autori ha il «significato di geografia», sono esclusi dal filone principale della geografìa cinese, mentre i trat­ tari riguardanti le unità am ministrative e i canali non sono nean­ che menzionati. Neppure l’unica analisi dell’antica geografia cinese esistente nella sinologia occidentale, quella di Rèmi M athieu, dedica si­ gnificativa attenzione ai trattati geografici, che sono citati sol­ tanto brevemente e sono elencati senza molti dettagli e senza i

I trattati geografici delle storie dinastiche

‘geografia’ nel momento della diffusione in Cina delle mo­ derne scienze occidentali, significa letteralmente ‘disegno della Terra’, ‘struttura della Terra’ o ‘organizzazione terre­ stre’ e non ‘descrizione delia Terra’. Inoltre, il termine dili ha avuto origine in un contesto considerevolmente diverso. La prima occorrenza di questo termine —insieme al termi­ ne contrapposto tianwen o ‘disegno celeste’ —si trova in uno dei testi collegati a una famosa opera di divinazione, il Clas­ sico d ei m utam enti ( Yijtng), e precisamente nella prima par­ te, par. 3 delle Sentenze aggiunte (Xici, metà del III sec.-inizio del 11 sec. a.C.). La scelta di dili come equivalente di ‘geografia’ è diretta­ mente collegata al ruolo centrale che questo termine assunse nella storiografia ufficiale. Infatti, dopo essere stato usato nel titolo del trattato geografico Trattato sull'organizzazione ter­ restre {Dilizhi) della prima storia dinastica propriamente det­ ta, la Storia della dinastia Han /anteriorej ( flam ba) di Bau Cu (32-92 d.C.), esso è divenuto il titolo della maggior parte dei trattati successivi (Tav. I).

Gli argomenti che compaiono nei trattati sull'organizzazione terrestre e le unità amministrative del periodo antico sono tre: (1) l’organizzazione terrestre, anche se in un caso (nella Storia della dinastia Wei o Weishu) è usato un termine leggermente diverso, ossia ‘forme terrestri’ (dixing); (2) le uni­ tà amministrative: governatorati e regni (ju n gu o, Tav. II) o prefetture e governatorati (zhoujun); (3) i canali: il Fiume (Giallo) e (i suoi) canali (hetju) e le tosse e i ‘fossati per l’irri­ gazione’ (gouxu). A partire dalla Storia delbt dinastia Han [anteriore], la se­ zione dei trattati delle storie dinastiche contiene sempre un titolo dedicato all'organizzazione terrestre o alle unità am­ ministrative. Questa presenza alternara fa pensare che que­ sti enti fossero chiaramente distinti nella storiografìa uffi­ ciale. Se si confronta il Trattato suU’o rganizzazione terrestre della Storia della dinastia Han [anteriore] con Governatorati e regni ( Junguo) della Storia della dinastìa Han posteriore (Hou 191

1 \ Si Il N / \ IN U N A

TAVOLA II

GOYHRNATORATt H RKGNI

Il Trattato sullotganizzazione terrestre (Di/iziti) della Storia dclLi dinastia Han [anteriore] t posteriore presenta i governatorati {/un) e i regni (.jfr/ol come unità territoriali di pari livello, ma di tipo diverso. 1 governatorati erano amministrati a rotazione via funzionari, mentre i regni erano feudi ereditari affidati in gran parte a parenti dell’imperatore e, durante il regno di l iti Bang (passato alla storia con il nome di Caozu, 206-1OS a.C., primo imperatore degli Han anteriori), ai suoi principali allea­ ti. Bisogna notare che la fondazione dell Impero cinese da par­ te di Shi Huangdi (221-210 a.C.) della dinastia Qin ebbe ini­ zio proprio con 1incroduzione di una divisione in trentasei go­ vernatorati i cui confini non coincidevano appositamente con quelli dei regni precedenti. I primi imperatori Hall, pur note­ volmente influenzati dalle pratiche amministrative dei Qin, do­ vettero tuttavia accettare un compromesso, ossia la coesistenza dei governatorati con i regni. Questi ultimi erano le principa­ li unità amministrative durante la dinastia dei Zhou occiden­ tali, che nella filosofia confuciana rappresentava l’immagine dello Stato ideale. Tale decisione rispondeva dunque ai princi­ pi confuciani di governo dello Stato adottati dagli imperatori Han, in contrasto con il legalismo Qin. Al tempo dell’impe­ ratore T u (140-87) della dinastia Han, i regni erano divenuti cosi potenti e pericolosi per l’integrità dell'Impero da spinge­ re Wu a promuovere una riforma in seguito alla quale il regno non doveva essere più ereditato dal primogenito del re, ma di­ viso tra tutti i figli maschi. Si trattò di una misura, rivelatasi efficace, per contenere la crescita dell’estensione territoriale e dell’influenza dei regni. I governatorati e i regni elencati nel Trattato sull’o rganizza­ zione terrestre della Storia della dinastia Han [anteriore] forma­ no due liste separate. I governatorati, circa quattro volte più numerosi dei regni (83 contro 20), sono descritti per primi,

Hanshtt), appare chiaramente che i dite trattati sono ben di­ versi nei soggetti e nella struttura, in quanto il secondo è una semplice lista commentata delle unità amministrative, men­ tre il primo è preceduto da un’introduzione storica. Un’ec­ cezione è rappresentata dal trattato P refetture e govern a tora ti (Zhoujun) della Storia della dinastia [Liu] S on g (Songshu), che contiene un’introduzione storica specificamente dedicata al­ l’organizzazione Terrestre. 11 Trattato su ll’o rganizzazione terrestre della Storia della d i­ nastia Han [anteriore] contiene una sezione che non si ritro­ va nei trattati successivi, nella quale è delineata una divisio­ ne deirimpero in tredici regioni terrestri o ‘terre’ (d i), deno­ minate e descritte in riferimento ai tredici regni (gito) esistiti nel periodo delle Primavere e autunni (770-481 a.C.) e de­ gli Stati combattenti (480-221 a.C.). L’argomento principa­ le di questa sezione è l’esame delle abitudini ( fe n g ) e dei co­ stumi (su) delle popolazioni che abitano le diverse regioni. Secondo la definizione che ne è data all’inizio, mentre le ca­ ratteristiche ( fen g , che significa anche ‘vento’) sono costanti (chang) e determinate da fattori naturali, come il vento e il f i (fen g q i) emanati dalle acque e dal suolo (shuitu) della Terra, i costumi (su), al contrario, sono variabili e legati all’influenza del sovrano e dei funzionari di livello superiore. Feng de­ signa anche un tipo di canti raccolti nella sezione Arie d ei re­ g n i o Stati (G uofeng, VI11-VI sec. a.C. ca.) del Classico delle od i (Shijing), uno dei Classici confuciani fondamentali. La

seguili dai regni, fallo che in un certo senso contraddice in ma­ niera evidente gli ideali confuciani. Allo stesso tempo, non vi è alcun segno di separazione tra i due elenchi e nel sommario di qtiesra parte del trattato viene dato soltanto il numero totale dei governatorati e dei regni (103); inoltre, non vi è differenza nel modo in cui essi sono descritti. Per entrambi si utilizza lo stes­ so schema; ( I) il totale dei nuclei familiari; (2) il totale della po­ polazione (contata in bocche), secondo il censimento dell’an­ no 2 d.C.; (3) il totale dei distretti accompagnato dalla (4) li­ sta dei nomi dei distretti. Nel complesso, secondo il Trattato, si riteneva che i governatorati e i regni, pur chiaramente distinti gli uni dagli altri, occupassero una posizione più o meno simi­ le nella gerarchia della divisione territoriale amministrativa. La descrizione dei governatorati e dei regni segue immediata­ mente l’introduzione storica, che termina con una breve affer­ mazione secondo cui l’imperatore Wu stabilì la divisione del­ l’Impero in tredici prefetture (zhou)-, non si fa menzione, però, di alcuna corrispondenza tra le prefetture e i governatorati e i regni. Il trattato sui Governatorati e regni della Storia della dinastia Han posteriore è molto simile. Non vi sono cambiamenti degni di nota nella ‘formula’ usata per descrivere un governatorato o un regno; è introdotta una nuova voce (il totale delle città) e non ne è più citata un’altra (il totale dei distretti). Vi è, però, una trasformazione molco importante nell’ordine in cui sono elencati i governatorati e i regni, che sono accomunati, diver­ samente dalle liste separate della Storia della dinastia Han [an­ teriore], Questo è l’effetto di una loro disposizione effettuata ri­ spondendo a un principio differente, ossia in base alle prefet­ ture. La distribuzione dei governatorati e dei regni tra le tredici prefetture è molto evidente nel trattato Governatorati e regni. A partire dalla Storia della dinastia Han posteriore questo tipo di disposizione diviene tipico dei trattati del periodo antico.

sezione A rie d ei regn i o Stati comprende le ‘arie’ (cioè le cor­ renti dei venti) dei tredici regni e la loro disposizione geo­ grafica potrebbe simboleggiare il sistema dei principati du­ rante i Zhou occidentali (XI sec.-771 a.C.). Non deve quin­ di sorprendere che nella monografia della Storia della dinastia Han [a n teriore] il sistema delle ‘terre’ sia strettamente colle­ gato a quello dei ‘venti dei regni’. L’idea che le caraneristi­ che di un certo territorio e della sua popolazione siano de­ terminate dalla sua posizione è un tema importante nelle di­ scussioni politiche durante il periodo finale degli Stati com­ battenti e durante gli Han anteriori; l’interesse per tali argo­ menti nel periodo della formazione dell’Impero rifletteva in­ fatti il senso della necessità di unificazione politica di regio­ ni molto diverse. Per contro, quesre tematiche non erano più attuali durante il periodo di disgregazione politica successiva agli Han e ricomparvero nel Trattato sull'organizzazione ter­ restre della Storia della dinastia Sui (Suishu), la storia della di­ nastia che attuò la riunifìcazione della Cina. La seconda funzione delle ‘terre’ è quella di delineare le re­ gioni corrispondenti alle ‘case lunari’ (xfw) e alle stazioni {ci) di Giove. In altre parole, la serie delle terre era concepita co­ me una proiezione della struttura celeste sulla superfìcie ter­ restre. Di norma, la corrispondenza tra le divisioni terrestri e quelle celesti figura nei trattati astronomici, secondo il mo­ dello del Libro d ei ftn z io n a ri celesti ( Tianguan shu) delle Me­ m orie d i uno storico (Sbiji, 27).

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XVI

I A Tl-'RRA

Nella Sroria della dinastia Han {anteriore}, Bau K INA

un opera dedicata a questo metodo di diagnosi, il Canone dei­ tà diagnostica d el polso (M aijing). Durante il crollo della di­ nastia Han l'autore, \\ ang Shuhe, aveva seguito Cao Cao, il fondatore del regno di W’ei, nella Cina orientale (Shandong) e aveva costituito una biblioteca per salvare le opere più im­ portanti dall'incendio che sotto Dong Zhuo ( 190) devastò la Biblioteca imperiale. Nel Canone della diagnostiea del polso egli riorganizzò i documenti sulla diagnostica del polso trat­ ti da fonti Han sino ai Jin. Se la biografìa di Chunyu Yi, fa­ moso medico degli Han, menziona già oltre diciannove tipi diversi di polso, l'opera di Wang Shuhe ne presenta soltanto ventiquattro, cinque in più, ma in modo sistematico, offren­ do per ognuno i sintomi corrispondenti e l’origine delle ma­ lattie e privilegiando peraltro la presa del polso sull’arteria radiale. Quest'opera fu considerata in epoca Tang il classico ufficiale per l’insegnamento della sfigmologia, esercitò una profonda influenza all’estero e fu introdotta in Corea e in Giappone nel VI secolo. Ogni individuo possiede al momento della nascita un po­ tenziale di vita, il soffio (zhenqiy cioè lqi autentico’), che an­ drà preservato, nutrito e coltivato per tutta la durata della vi­ ta. La norma si definisce all’interno di una dinamica, per cui ogni cosa evolve secondo cicli, processi che obbediscono a rit­ mi precisi, cosicché lo stato di salute è garantito dalla con­ formità a questi ritmi e dal mantenimento di tali meccani­ smi, ossia attraverso un adattamento allo stato naturale, quel­ lo del Cosmo, con il quale l’individuo è in sintonia. Il modo d’agire del Tao è la spontaneità o la naturalezza (ziran), che il saggio prende a modello. Seguire il ‘corso normale’ (sbun) e conformarsi alla Natura è una condizione sine qua non per mantenere costantemente l’equilibrio supremo. Grazie a un’in­ tegrazione perfetta del tutto, l’armonia suprema soffia e si sprigiona da ogni cosa, garantendo una buona salute e una vita al riparo dalle calamità naturali e dagli incidenti. Coltivare e nutrire la vita significa dunque seguire il cor­ so naturale regolandosi sull’alternanza dello yin e dello yang e conformandosi ai numeri. Quest’idea è espressa nel primo capitolo delle D omande sem plici; quando l’Imperatore Gial­ lo domanda perché la gente nell’Antichità vivesse sino a cen­ t’anni conservando tutto il proprio vigore, Qibo risponde: «Essi conoscevano la Via (il corso delle cose), si regolavano in base allo yin e allo yang, conformandosi ai numeri, si ali­ mentavano con misura osservando regole di vita e d’ambiente, non si stancavano sconsideratamente, in tal modo il loro cor­ po e il loro spirito restavano uniti» (Suwen, I, 1, p. 2). La malattia insorge quando viene meno una determinata armonia che interessa ogni aspetto della vita. Il malato è dun­ que in parte responsabile del suo stato patologico, che può prevenire e al quale può porre rimedio. Si tratta di una gran­ de responsabilità in quanto alcune malattie hanno ripercus­ sioni non soltanto sull’individuo e sulla sua famiglia, ma an­ che sull’intera comunità e sull’ordine cosmico. Essere in buo­ na salute è dunque, secondo l’etica confuciana, un segno di saggezza da parte dell’individuo. Ricordiamo che secondo una delle più importanti opere confuciane, il Grande studio (Daxue), per stabilire la pace nell’Impero è necessario dap­ prima ordinare il proprio regno; per mettere ordine nel pro­ prio regno bisogna prima organizzare la propria famiglia; per organizzare la propria famiglia bisogna in primo luogo colti­ vare la propria persona. In base allo sviluppo della medicina durante le Sei Dina­ stie, le malattie e i sintomi da cui un individuo può essere

l6 - STORIA OEJ.LA SCIENZA - V O I. Il

Fig. 17 - Parte di un manoscritto di fisiognomonia rinvenuto a Dunhuang (Gansu), dinastia Tang. Parigi, Bibliothèque Nationale. Ai disegni di volti umani si accompagna l’indicazione delle ema­ nazioni cromatiche del viso, sulla base delle quali gli indovini trae­ vano il proprio responso.

colpito sono definiti, esaminati e classificati con crescente precisione. La nomenclatura e la classificazione delle malat­ tie tengono conto più dell’interazione dei fenomeni che di episodi isolati. Saranno tracciate delle tavole cliniche, distin­ guendo i sintomi principali dai secondari e stabilendo una correlazione tra i due tipi per comprendere il processo che ha causato la malattia. La patogenesi offre una gamma di possi­ bilità, poiché l’idea che le trasformazioni siano infinite è tal­ mente radicata nello spirito cinese che un fenomeno appare molto meno importante in sé stesso della rete spaziotempo­ rale in cui è inserito; nel tempo, una malattia o un sintomo sono considerati in relazione alla loro origine ed evoluzione, mentre nello spazio l’accento è posto sulle relazioni tra i di­ versi sintomi che si manifestano in una precisa situazione e sui modi di trasformazione possibile. Solo molto più tardi, intorno al VII sec., quando la Cina sarà di nuovo unita, la medicina si doterà di un sistema nosologico relativamente completo con il Trattato su ll’o rigine e i sintom i delle m alattie (Z hubingyuanhou luti). Quest’opera, redatta da un’équipe sotto la direzione di Chao Yuanfang, sa­ rà presentata all’imperatore Yang (605-616) dei Sui nel 610. La classificazione delle patologie resterà un modello di base in tutto il periodo Tang, e il testo sarà ripreso dai due impor­ tanti ricettari di prescrizioni Tang sopravvissuti, le Prescrizio­ ni essenziali d el valore di m ille pezzi d ’o ro p er l ’e m ergenza (B eiji qianjin yaofang) di Sun Simiao (581-682) e i Principi segreti della Terrazza esterna ( Waitai biyao) di WangTao (670-755). Questo trattato sull’origine delle malattie si differenzia dai trattati teorici precedenti in quanto fornisce indicazioni tera­ peutiche che sono precetti per mantenere vigoroso il princi­ pio vitale e che riguardano lo stile di vita, le interdizioni, le prescrizioni dietetiche, le pratiche respiratorie, ginniche e men­ tali, e addirittura qualche indicazione di agopuntura o medi­ camentosa. Per esempio, sulla costipazione si legge:

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La costipazione è causata da una mancanza d’armonia nel fun­ zionamento dei cinque visceri e del triplice riscaldatore e da una cattiva regolazione dell’energia fredda e calda. L’energia calda in ec­ cesso penetra nello stomaco e nell’intestino inaridendo le secrezioni: gli escrementi indurendosi causano dei blocchi nel transito o una

I A S U I N W IN G I N A

costipatone. Metodo ginnico pei mantenere il principio vi tale: tar circolare l'energia nel modo della tartaruga. ( Coprirsi di aiu­ ti e proteggere con coperte il naso la bocca e il viso. Sdraiarsi sul dorso e praticare la ritenzione della respirazione per nove cicli, poi espirare dolcemente soltanto dal naso. Questa tecnica guarisce i blocchi nel tratto intestinale o la costipazione, {/.bubing yuanbou ìun jiaosbì, \1Y. pp. -4~S e l-4ò~)

elementi estranei dalla parte superficiale del corpo, ad aghi di metallo, che saranno usati invece per effettuare un certo numero di manipolazioni sull’energia. L’aspetto magico dei* l'agopuntura sopravvive però in qualche testimonianza fram­ mentaria posteriore. Secondo il Canone della grande pace (Taipin gjin g), considerato come un testo rivelato e portato alla corte di Slum ( 126-144), la moxihustione «è l’essenza del taiNel campo clinico, la conoscenza più precisa di alcune ma­ yang, la luce della rettitudine universale, grazie alla quale so­ lattie porta nel periodo Tang all'apparizione di prescrizioni no esaminate le malvagità ed eliminati il male e ciò che è no­ specialistiche: si osserva soprattutto uno sviluppo nella cura civo» ( Taiping jin g, 50). E ancora, parafrasando le parole del­ della tubercolosi, delle tratture, delle malattie ginecologiche la stessa opera, l’ago è l’essenza dello shaoyin, la luce di Venere e pediatriche. (pianeta legato al metallo e alle armi), grazie al quale il male è attaccato e ‘decapitato’ con equità. Se le cento malattie sa­ ranno curate seguendo questi principi, si otterranno cento guarigioni, se ne saranno curate dieci si avranno dieci guari­ S. L e s t r a t e g ie t e r a p e u t ic h e gioni, ma per fare ciò sarà necessario aver ottenuto gli ‘scrit­ ti apocrifi’ (chenshu) sui vasi e i meridiani celesti. Nei tempi I principi terapeutici adottati nel periodo che va dagli Han antichi gli uomini accorti e i saggi restavano seduti in un luo­ ai Tang erano la farmacoterapia, ragopuntura, la moxibu- go puro e tranquillo, regolavano i propri canali, esaminava­ stione, le terapie di tipo sciamanico e religioso, e le tecniche no la propria circolazione in base ai numeri e ai gradi (della per 'nutrire la vita' ( yangsheng); queste ultime potevano ave­ rivoluzione siderale). Al minimo disagio sapevano che era ve­ re una funzione terapeutica, profilattica e geriatrica e consi­ nuta meno la sintonia con le quattro stagioni e i cinque ele­ stere in esercizi ginnici, massaggi, dietetica, regole di vita, menti. Quindi procedevano all’introspezione per esaminare esercizi respiratori, metodi di visualizzazione o altri procedi­ lo stato di salute del loro corpo. In tal modo pacificavano il menti mentali. Tali modalità d’azione erano impiegate rara­ loro regno, nutrivano il loro essere e raggiungevano la perfe­ mente in modo isolato; più spesso erano praticate contem­ zione del corpo. Tale concezione ha lasciato tracce nel Canone interno in poraneamente, tenendo conto della zona colpita dalla ma­ cui è scritto: «L’ago è come la balestra tesa che si leva e mira lattia, della sua natura e della sua gravità. L’origine sciamanica e religiosa di terapie quali la farma­ al bersaglio» {Suwen, V ili, p. 144). coterapia e l’agopuntura traspare ancora in epoca Han. L’a­ L’ago era dunque un’arma per attaccare e annientare il ma­ gopuntura rappresenta un esempio interessante di come la me­ le, un’arma paragonabile alle dita dell’offìciante taoista che emetteva energia durante i rituali finaliz­ dicina cinese sia passata da uno stadio zati a combattere e a decapitare i demo­ sciamanico a un sistema teorico molto ni. E questo senza dubbio il riflesso di elaborato. Una forma primitiva di ago­ una delle più antiche strategie terapeuti­ puntura consisteva nell’impiego di pun­ tali di pietra. I bassorilievi Han rappre­ che, che consisteva nell’attaccare il male sentanti il medico semileggendario Bian come si attacca un nemico. A tal fine, ol­ tre all’ago si potevano impiegare il fuoco Que sotto forma di uccello con testa uma­ na, con in mano un puntale o un ago, con la moxibustione, i ‘movimenti gin­ fanno presumere l’origine sciamanica di nici’ (daoyin), i rituali, o rimedi medica­ tale impiego, se si fa riferimento all’immentosi molto tossici anche per il corpo portanza dell’uccello nello sciamanesie il suo funzionamento; nella pratica me­ mo. Il linguaggio usato per spiegare le dica appariranno azioni terapeutiche ispi­ manipolazioni dell’ago conferma questa rate a modelli di governo politico e di impressione. Nei tempi primitivi l’ago strategia economica. I taoisti, i legisti e, era usato per individuare il male, atti­ in misura minore, i confuciani riteneva­ rarlo ed estirparlo, e anche per cercare gli no che si dovesse governare per mezzo del spiriti che non si trovavano al loro posto ‘non agire’ (w uw ei), ossia intervenire il al fine di restaurarne l’ordine. Nelle Do­ meno possibile, e i medici erano dello m ande sem plici l’Imperatore Giallo di­ stesso parere. Era effettuato periodica­ chiara: «Ho sentito dire che nei tempi mente un riequilibrio (ping), un’armo­ antichi per curare le malattie era suffi­ nizzazione; saper riconoscere il minimo ciente spostare l’essenza (jing), cambia­ squilibrio e porvi rimedio per tempo era re l’energia o pronunciare incantesimi. Eig. 18 - Statuina di ceramica dipinta, la funzione ideale del medico, che cura­ Oggi nella cura delle malattie si usano dalla tomba di Kudi Huiluo a Jiajia va prima che la malattia comparisse, co­ rimedi tossici per curare l’interno, l’ago presso Shouyang (Shanxi), sì come un saggio governa il regno prima e le pietre per curare l’esterno» (Suwen, 562 d.C. Taiyuan, che si verifichino disordini. Per questo IV, 13, p. 71). Museum of Shanxi Province. motivo la predizione e i pronostici gio­ Grazie all’evoluzione delle tecniche di cavano un ruolo molto importante. fusione dei metalli si passò da aghi di pie­ E rappresentato un personaggio danzante Più che scacciare il male conviene an­ tra, d’osso o di spine, che servivano per dall’aspetto ieratico, probabilmente uno zitutto proteggersi e chiudere le apertu­ praticare tagli e incisioni o per espellere sciamano. re costituite dai pori della pelle, dagli 242

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orifìzi e dagli agopunti, c ratio r aiv l'energia ili di lesa per im pedire ogni incursione; conviene poi stabilire un buon fun­ zionamento della circolazione e della comunicazione all'iiiterno dell'organismo con una buona gestiime delle zone di de­ posito, di scambio e di trasformazione, l ’azione fondamentale del terapeuta si esercita sulla regolazione della circolazione, sul suo sblocco e sul suo equilibrio, l a disposizione degli astri nel cielo segue un corso normale {sbun) o contrario {ni), così co­ me fanno nel corpo il sangue, l’energia e i diversi elementi; una delle funzioni dell'ago o dei rimedi è dunque quella di mantenere o ristabilire il corso normale. Allo stesso tempo, il concetto di pieno e vuoto non si riferisce in epoca antica a una perdita quantitativa, ma alla perdita di posizione da parte di un elemento; quando nella medicina si dice che un’energia è in vuoto', si indica anzitutto un disordine nel ritmo delle co­ se, per cui tale energia non si trova più nel luogo dove do­ vrebbe essere in quel preciso momento. Le strategie applicate di tonifìcazione {bu) e dispersione {xie) - ossia di completa­ mento e d’eliminazione —mirano a riportare al suo posto un elemento che lo aveva abbandonato. L'aspetto magico-religioso di tali pratiche andò affievo­ lendosi durante le Sei Dinastie e il periodo Tang, anche se non scomparve completamente, e le terapie esoreistiche co­ stituivano, ancora durante i Tang, una sezione dell’Accade­ mia imperiale di medicina. Ciò che distingueva la medicina popolare dalla medicina dotta non erano le tecniche tera­ peutiche impiegate quanto piuttosto le concezioni a esse as­ sociate e il contesto in cui erano attuate. L’estrema comples­ sità del sistema amministrativo e istituzionale dell’epoca Tang e lo sviluppo del sistema degli esami per la scelta dei funzio­ nari statali contribuirono enormemente al miglioramento qualitativo dell’insegnamento medico, della trasmissione del sapere e alla formazione d’una medicina dotta.

6 . G li a p p o r t i d e l t a o is m o E DEL BUDDHISMO ALLO SVILUPPO DELLA FARMACOPEA La religione taoista, il cui inizio è fatto risalire generalmente al movimento dei Turbanti Gialli e al suo capo Zhang Daoling o alla divinizzazione di Laozi (fine degli Han), non cessò di evolversi ere­ ditando concezioni e pratiche che nel periodo Han appartenevano ai ‘maestri di tecniche’. Eppure il rapporto reci­ proco fu a volte conflittuale, e i taoisti insistettero spesso nel volersi distingue­ re da stregoni e sciamani, ma anche dai ‘maestri di tecniche’. Malgrado questo, la stretta associazione esistente durante gli Han tra medici e ‘maestri di tecni­ che’ ha continuato a sussistere durante le Sei Dinastie e il periodo Tang grazie alla grande influenza esercitata dal taoi­ smo sulla medicina, in particolare sulla farmacopea, poiché se quest’ulti ma gua­ riva, il taoismo prometteva la longevi­ tà. La relazione era particolarmente de­ licata nel campo dell’alchimia. Poiché

aititi mia usava non soltanto minerali ma anche piante, ed essendo i 'maestri di tecniche’ o i taoisti preoccupati non so­ lamente ili raggiungere l’immortalità ma anche di conserva­ re la salute, essi divennero figure complementari dei medici la cui funzione era quella di curare. Del resto la più antica opera di farmacopea conosciuta, il Canone di farm acopea d el Divino Agricoltore {Shennong bencao jing), testo anonimo com­ pilato verso il II sec., associa rimedi per la longevità e rime­ di per curare le malattie. Come dice Ge Hong, letterato del III sec. appassionato di taoismo e di alchimia: Secondo il Canone di farmacopea del Divino Agricoltore, le dro­ ghe di categoria superiore placano il corpo e prolungano la forza vitale, permettono di salire al cielo come divinità celesti, di aggi­ rarsi a piacere in alto e in basso nell’Universo, di avere al proprio servizio i diecimila ‘spiriti soprannaturali’ (ling), di vedere spunta­ re sul corpo piume e peli, di nutrirsi di cibi per il viaggio [portati dalle divinità] [...]. I cinque funghi dell’immortalità, il cinabro, la giada, la malachite, il realgar, l’orpimento, la mica, l’ematite tritu­ rata, che possono essere assimilati separatamente, permettono di vivere a lungo e di volare [...]; le droghe di categoria media nutro­ no la natura innata, le droghe inferiori eliminano le malattie, im­ pediscono agli insetti e ai rettili velenosi di nuocere, agli animali selvatici di aggredire, alle energie maligne di circolare, e allontana­ no le influenze perniciose. (Baopuzi neipian jiaoshi, p.

11, 177)

I taoisti erano molto interessati a sviluppare le loro cono­ scenze sulla Natura e sulle piante, e pertanto dimoravano spes­ so in un ambiente propizio a tali fini; la montagna era luogo di rifugio nei periodi di disordini seguiti alla fine degli Han e all’epoca dell’imperatore Huai (307-312) dei Jin occiden­ tali, e luogo di romitaggio per gli iniziati alla ricerca della Via o dell’Assoluto. Inoltre, beneficiarono in certi periodi del so­ stegno di numerosi sovrani, e anche dt\\'intellighenzia allora lontana dal potere, la quale si dedicava a ‘conversazioni pu­ re’ perché attirata da una vita più libe­ ra e senza costrizioni. Nel III sec. si diffuse una vera infa­ tuazione per la ‘polvere fredda’ hanshi san, prodotto composto da minerali e piante tossiche come l’arsenico, l’aconi­ to e lo zolfo, sostanze che si supponeva agissero sulla vitalità e sulla potenza ses­ suale, promettendo un effetto euforico talmente allettante da non far retrocede­ re i letterati anche di fronte ai sintomi provocati. Il grande funzionario e auto­ re del Canone sistematico di agopuntura e moxibustione, Huangfu Mi (213-282), ne era un consumatore assiduo e scrisse un trattato su questa polvere; He Yan (190-249), che apparteneva all’alta no­ biltà, e Wang Bi (226-249), i cui com­ mentari al Laozi e al Classico dei muta­ menti ( Yijing) sono tra i più apprezzati, non si sottrassero a questa moda o vizio, l’ale abitudine si mantenne sino ai Tang e anche più tardi coinvolgendo l'élite, i big. 19 - Laozi divinizzato; funzionari imperiali e a volte gli stessi im­ statuina di pietra calcarea, dinastia peratori. Piante e minerali erano deposi­ bang, prima metà cieli’V111 secolo. tari di speranze d’immortalità o di gua­ Colonia, rigione e coloro che manipolavano que­ Musami liir Ostasiatische Kunst. ste sostanze diedero spesso, con i loro 243

1 A H I! N / A IN ( I NA

tentativi e i loro scritti, contributi nei due campi. Ira i perso­ naggi appassionati di alchimia che hanno scritto sulla farma­ copea citiamo Aie Hong (281-34 I cad, il cui prozio Ge Xuan (1Ò4-244Ì era stato seguace di Zuo Ci, celebre alchimista del periodo dei Tre Regni. Nella sua opera Libro del Maestro che abbraccia h semplicità {Baopuzi) espone alcune tecniche al­ chimìstiche e cita un gran numero di scritti sull'argomento, la cui età d oro è compresa tra 1\ e V ili secolo. Le attività al­ chimistiche erano allora sostenute e incoraggiate da numero­ si sovrani; per esempio, l'imperatore Paowu dei Wei setten­ trionali creò nel 400 la carica ufficiale di Maestro imperiale di alchimia (xianren boshiguan) con il compito di fabbricare me­ dicine ed elisir, che in seguito erano sperimentati su coloro che erano stati condannati per reati gravi, provocandone spes­ so la morte. Si dedicarono all'alchimia anche Tao Hongjing, eminente taoista e specialista di farmacopea vissuto durante il periodo Liang, e più tardi il celebre medico Sun Simiao. Le operazioni e le manipolazioni alchemiche di droghe e minerali contribuirono anche alla moltiplicazione e alla mes­ sa a punto di modalità di preparazione dei rimedi, allo sco­ po di diminuirne la tossicità, garantire la conservazione del­ le misture, modificare o armonizzare l’azione o la natura del rimedio, aumentarne le virtù terapeutiche o semplicemente attenuarne il cattivo sapore. Durante il periodo Tang si pas­ sò così dalle poche modalità di preparazione già note ai di­ ciassette modi di preparazione del Trattato sulla preparazio­ n e d ei rim edi d el duca Lei (L eigongpaozhi lun) attribuito a Lei Xiao (420-477). Tale classificazione delle modalità di pre­ parazione resterà valida sino al 1566. L’apporto del buddhismo alla medicina cinese è stato po­ co studiato. Nel campo della farmacopea sono state certamente

CAPITOLO XIX

introdotte droghe e prescrizioni indiane. Diversi ricettari, detti ‘ricettari dei brahmani’, sono elencati nei cataloghi del­ le storie dinastiche; si tratta di ampie raccolte di formule per guarire e per acquisire la longevità. Il catalogo della Storia della dinastia Sui (Suishu) cita otto opere di prescrizioni d’o­ rigine straniera, tra cui le Prescrizioni classificate provenienti dai quattro mari (Sibai leiju fang) in 1600 capitoli o le Pre­ scrizioni sem plici e classificate provenienti dai quattro mari (Si­ imi leiju danfang) in 300 capitoli, realizzate su ordine dell’imperatore Yang dei Sui. In campo teorico qualche influenza è rilevabile, per esempio, nel Trattato su ll’o rigine e i sintomi delle m alattie, vale a dire la presenza del numero di 404 ma­ lattie (i buddhisti classificano infatti 101 malattie per ognu­ no dei quattro elementi: terra, acqua, fuoco, vento) e l’im­ portante spazio dedicato allo studio dei parassiti. L’aspetto più significativo e importante di tale influenza si nota nel­ l’organizzazione del testo, che cerca di risalire all’origine, al­ la causa, e di descrivere la concatenazione dei processi; que­ sto tentativo, pur restando ancorato all’idea di sintonia e ri­ sonanza tra le cose, denota già un ragionamento influenzato dalla logica buddhista. L’epoca Tang è caratterizzata da importanti progressi in campo clinico. E da ricordare lo sviluppo dell’oftalmologia, dovuto all’influenza e all’introduzione, attraverso il buddhi­ smo, di conoscenze di medicina àyurvedica, allora più avan­ zata in questo campo rispetto alla medicina cinese. L’influenza del buddhismo si fece sentire soprattutto grazie alla sua eti­ ca caritatevole, che si esprime nell’attenzione rivolta a cate­ gorie di malati come i bambini, i vecchi e le donne. C atherine Despeux

dell’essere umano, che sono purificati e riportati al loro sta­ to originario. Gran parte dei principi dottrinali è comunque comune alle due correnti che, sebbene corrispondano in lar­ ga misura a due distinte fasi evolutive all’interno della tradi­ zione alchemica cinese, hanno esercitato profonde influenze Luna sull’altra. L’alchimia esterna (così come quella interna, seppure in S ommario : 1. L’evoluzione della tradizione alchemica cine­ altre forme) condivide vari aspetti con la medicina e la far­ se. 2. Aspetti sociali e rituali. 3. L’elisir. 4. Ingredienti e me­ macologia cinesi. Sul piano dottrinale, le sue finalità la di­ todi. 5. Alchimia, taoismo e scienza. (F. Pregadio) stinguono però da entrambe: in Cina, come altrove, l’alchi­ mia è caratterizzata dall’elemento religioso o speculativo e si propone come via alla comunicazione con le divinità oppure e prime testimonianze storicamente attendibili sull’al­ alla conoscenza dei principi metafìsici e cosmologici. Èsoprat­ chimia cinese risalgono alla metà del II sec. a.C. La sua tutto sul piano della pratica che si possono osservare punti in comune: sostanze, strumenti e tecniche descritti nelle opere tradizione, durata due millenni e tuttora ininterrotta in alcu­ ni suoi aspetti, ha dato origine a numerose correnti, a un’am­ alchemiche sono spesso identici a quelli che compaiono nel­ pia serie di pratiche e tecniche e a un corpus letterario di no­ le opere di medicina e di farmacologia. Evidenti differenze tevoli dimensioni, solamente in parte conservato sino a oggi. invece riguardano le valenze e le associazioni simboliche as­ Le varie correnti si differenziano Luna dall’altra essenzial­ sunte da questi elementi. Tali valenze e associazioni non pos­ mente sul piano della pratica. La distinzione principale è sono in alcun modo essere trascurate poiché fanno parte del­ quella tra i due rami convenzionalmente noti come waidan la natura stessa dell’alchimia in quanto dottrina. Analoghe distinzioni si possono stabilire per ciò che riguarda o ‘alchimia esterna’ e neidan o ‘alchimia interna’. L’alchimia esterna è finalizzata alla preparazione di elisir (dan) attra­ la posizione dell’alchimia all’interno delle scienze cinesi. In verso la manipolazione di sostanze naturali, dando maggiore generale, queste distinzioni fanno capo al rapporto che ha importanza, a seconda dei casi, al loro ingerimento oppure legato l’alchimia al taoismo. Nonostante l’alchimia esterna ai loro significati simbolici. Nell’alchimia interna, ancora - tranne poche e comunque non trascurabili eccezioni - non oggi trasmessa e praticata, gli ingredienti del processo alche­ abbia avuto rapporti diretti con i movimenti religiosi taoistì, mico sono invece gli stessi componenti primari del Cosmo e la sua relazione essenziale con il taoismo è evidente sul piano

IMMORTALITÀ DEL CORPO UMANO: LALCHIMIA

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iii ll’alchimia esterna il fine ultimo della pratica alchemica è quello di raggiungere la condizione di ‘uomo vero’ (zbenren) o di ‘immortale’ (xianren).

1. L ’ e v o l u z io n e d e l l a t r a d iz io n e a l c h e m i c a c in e s e

Fig. 1 - Zhengwu con gli Otto trigrammi, l’Orsa Maggiore e i talismani; inchiostro, colore e oro su seta, dinastia Qing, fine XVFI-inizio XVIII secolo. Chicago, The Art Institute of Chicago, Russell Tyson Endowment. Nella tradizione cosmologica riflessa nei trigrammi del Classico d ei m utam enti si esprime, nel corso dei secoli, la comune m atrice di taoismo e alchimia.

concettuale. Più esattamente, gran parte della tradizione al­ chemica cinese si basa sulle stesse concezioni cosmologiche che il taoismo, dal periodo Han in poi, ha incorporato alla metafisica esposta in alcune sezioni del Libro della Via e della Virtù (Daode jin g, noto anche come Laozi ) e del Libro d el Maestro Zhuang (Zhuangzi) e sviluppata in altre opere. Que­ ste concezioni cosmologiche sono anche alla base di altre scien­ ze cinesi; l’alchimia è però l’unica scienza che le leghi esplici­ tamente alle dottrine metafisiche taoiste, facendo di queste ul­ time non soltanto il punto di partenza, ma anche quello di arrivo del suo discorso e della sua pratica. Alla base delle nozioni comuni al taoismo è il processo, de­ scritto come spontaneo e avente luogo in più stadi, che con­ duce dal non-Essere (wu) all’Essere (you) e di qui al mondo che conosciamo (le ‘diecimila cose’ o w anwu); oppure, se­ condo un’altra delle formulazioni elaborate in Cina, dal Sof­ fio originale (yuanqi) alla sua trasmutazione nei singoli com­ ponenti dell’esistenza. L’alchimia si propone di offrire una delle possibili vie per ricondurre il Cosmo al principio (il Tao) da cui è derivato e, parallelamente, il suo praticante alla co­ noscenza di quel principio e del rapporto che esso ha con l’Es­ sere. Come in altre correnti della tradizione ranista, anche

Nessuna fonte fornisce indicazioni storiche attendibili sulle origini dell’alchimia in Cina; la grande maggioranza dei te­ sti sugli elisir —soprattutto quelli più antichi —sono anoni­ mi e non datati, e descrivono le loro dottrine e i loro meto­ di come frutto della rivelazione di divinità o d’immortali. In modo identico a molte scritture taoiste, questi testi si pre­ sentano come versioni terrene di opere originariamente cu­ stodite in cielo e trasmesse di divinità in divinità prima di es­ sere trascritte in una forma comprensibile agli uomini. Si sono fatte molte supposizioni circa un presunto ruolo personale di Zou Yan (305-240 a.C. ca.) nell’origine dell’al­ chimia cinese, ma i frammenti conservati delle sue opere ri­ guardano in primo luogo il sistema delle Cinque fasi (w uxirig) e la sua applicazione alla teorìa della successione dina­ stica. Nessun testo alchemico gli è stato mai attribuito, e secondo il catalogo bibliografico della Storia della dinastia Han [anteriore] (Hanshu), le opere della scuola Yin-yang {yinyan gjia), di cui Zou Yan è tradizionalmente considerato fon­ datore, consistevano di testi sulla numerologia e la divina­ zione. L’uso di emblemi cosmologici in fonti dell’alchimia esterna, inoltre, è documentato solamente a partire dal VII sec., ossia un millennio dopo Zou Yan. Altri studiosi hanno invece considerato l’editto che proibiva la contraffazione del­ l’oro, promulgato nel 144 a.C. dall’imperatore Jing degli Han (156-141 a.C.), come una delle prime allusioni a procedi­ menti alchemici in qualsiasi civiltà (Hanshu, 5). La rilevanza di questa testimonianza è quanto meno dubbia, perché l’e­ ditto - in cui si ordina che «la coniazione di monete e la pro­ duzione di oro falso siano punite con la condanna a morte» —non fa menzione di alcun elisir o altro prodotto alchemi­ co; secondo un commentatore del II sec. d.C., esso intende­ va piuttosto abolire un decreto del precedente sovrano che aveva autorizzato la coniazione privata di monete. Per tentare di risalire alle origini dell’alchimia è dunque necessario fare riferimento alle credenze sull’esistenza di eli­ sir naturali e medicine dell’immortalità in luoghi remoti e abitati da esseri divini. A sostenere queste credenze e le nar­ razioni mitologiche a esse associate erano, tra gli altri, i fangshi (‘maestri dei metodi’), che, a partire dal IV sec. a.C., sugge­ rirono a vari imperatori d’inviare spedizioni via mare alla ri­ cerca di isole in cui si sarebbero potute trovare quelle panacee. Nonostante il rapporto tra queste credenze e l’origine dell’al­ chimia non sia del tutto esplicito, è a un fangshi che è associa­ ta la prima menzione di un procedimento alchemico conser­ vata nella letteratura cinese. Secondo le M emorie d i uno stori­ co (Shiji, 90 a.C. ca.), intorno al 133 a.C. Li Shaojun (m. 133 a.C.) suggerì all’imperatore Wu degli Han (140-87 a.C.) che la sua ricerca dell’immortalità sarebbe stata favorita dalla tra­ smutazione del cinabro in oro, preceduta da una cerimonia celebrata dinanzi alla fornace; mangiando e bevendo da piat­ ti e coppe preparati con l’oro alchemico, l’imperatore sareb­ be stato in grado di comunicare con le divinità. Va comun­ que notato che questo metodo non comporta l’ingerimento

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I A M 11 N

di un elisir e elio la prima testimonianza scritta a questo prò posito risale ad alam i decenni più tardi ed c conservata nei D isam i su i Stile e su ! ferro ( Yan tic Uni, PO a.C '. ca.). Dèi, demoni cd elisir

\ IN i I NA

loro metodi, rituali e dottrine. La preparazione e l’ingerimcnto degli elisir ottenuti grazie ai procedimenti descritti in questi testi hanno come fine dichiarato non soltanto il rag­ giungimento deH’immortalità, ma soprattutto la comunica­ zione con le divinità benefiche, l’allontanamento dei demo­ ni e la protezione dagli spiriti maligni (Tav. I). Le indica­ zioni date dai testi della corrente della ‘Grande Purezza’ sono coerenti con le caratteristiche delle tradizioni religiose della Cina meridionale del tempo, distinte da pratiche esoreisti­ che e da cerimonie rivolte a esseri sovrannaturali di natura benefica o malefica. Un altro corpus scritturale che permette di osservare l’in­ terazione tra l’alchimia e le tradizioni locali del Jiangnan è quello dello Shangqing o ‘Suprema Purezza’, una scuola taoi­ sta che si sviluppò nella medesima area a partire dalla secon­ da metà del IV sec., soltanto cinquant’anni dopo la compi­ lazione dei Capitoli interni del ‘Libro del M aestro che abbraccia la semplicità’. La tradizione della Suprema Purezza rico­ nosce all’alchimia il valore di disciplina religiosa e spirituale e, nonostante essa venga considerata superiore alle prati­ che esoreistiche, è posta a un livello in­ feriore rispetto alle tecniche da essa pri­ vilegiate, ossia la meditazione e la vi­ sualizzazione di divinità che dimorano nei cieli oppure all’interno della perso­ na. Questo non impedì ad alcuni emi­ nenti rappresentanti di questa tradizio­ ne, tra cui lo stesso Tao Hongjing (456536), di dedicarsi alla preparazione di elisir. In generale, però, la scuola della Suprema Purezza si serve della metafo­ ra alchemica come supporto per la me­ ditazione. Questa dimensione interiore dell’alchimia è la caratteristica primaria dell’alchimia interna, di cui il taoismo della Suprema Purezza rappresenta il principale precursore.

Le principali informazioni sull'evoluzione dell'alchimia ci­ nese nei primi secoli della nostra era si trovano nei Capitoli interni d el 'Libro d el Maestro ehe abbracciti la semplicità'{Baopuzi neipian, 31 " d .C ca.), di Ge Hong (281-341 ca.). In passato, moiri studiosi hanno considerato quest’opera come la più importante tonte dell'alchimia cinese e il suo autore come il più grande alchimista nella storia della Cina, riflet­ tendo in questo modo il giudizio dei letterati tradizionali ci­ nesi, che trovavano nei Capitoli interni un'introduzione alle dottrine degli elisir non soltanto comprensibile, ma soprat­ tutto credibile, in quanto scritta da un altro letterato. In realtà, l’opera rivela le sue particolarità soltanto se è confron­ tata con gli scritti del corpus alchemico propriamente detto. Mentre questi ul­ timi sono in gran parte anonimi e dedi­ cati alla descrizione di uno o più meto­ di, oppure dei loro fondamenti dottri­ nali, Ge Hong presenta, parlando in prima persona, un ampio panorama del­ le credenze e delle pratiche religiose, me­ diche, esoreistiche ed esoteriche diffuse nel Jiangnan (area corrispondente alla Cina sudorientale del suo tempo), da lui apprese per conoscenza diretta o attra­ verso l’insegnamento del suo maestro. L’alchimia è, per Ge Hong, soltanto una di queste pratiche; egli la considera pe­ rò, insieme alla ‘custodia dell’Uno’ (shouy i ), superiore alle altre perché permette non soltanto di vivere a lungo o di cu­ rare le malattie, ma anche di accedere a conoscenze di ordine più elevato. Secondo Ge Hong, le dottrine e le pratiche alchemiche si erano diffuse nel Jiangnan grazie a Zuo Ci, un fangshi che le aveva ricevute per rivelazione divina e le aveva portate con sé a sud del Fiu­ me Azzurro dopo aver abbandonato la capitale Luoyang al termine del perio­ do Han, ossia all’inizio del 111 sec. d.C. Le scritture principali trasmesse da Zuo Ci erano il Libro della Grande Purezza {Taiqing jin g ) , il Libro d ei n ove elisir (Jiu dan jin g ) e il Libro d el liquore d ’o ro Fig. 2 - Wang Yun, (Jin ye jin g). Il primo dei tre testi pren­ L'isola Fanghu, dimora degli immortali; deva nome dall’intera tradizione che rap­ inchiostro e colore su seta, 1699. presentava, nota come Taiqing o ‘Gran­ Kansas City, de Purezza’. Le citazioni e i sommari The Nelson-Atkins Museum of Art. forniti da Ge Hong nei Capitoli interni d el ‘Libro d el Maestro ch e abbraccia la Secondo una tradizione risalente all’epoca sem p licità ’ permettono d’identificare preimperiale, in mezzo al mare orientale si queste opere con alcuni testi conservati trovavano tre picchi a forma di vaso {ho) nell’odierna collezione di opere taoiste capovolto, Penglai, Yingzhou e Fanghu, do­ (il D aozang o Canone taoista) e di co­ ve abitavano esseri divini resi immortali dalnoscere le caratteristiche essenziali dei l'assunzione di erbe magiche.

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La tradizione cosmologica Il Jiangnan rimase il maggiore centro dell’alchimia cinese durante l’intero pe­ riodo delle Sei Dinastie (222-589), de­ terminandone l’evoluzione attraverso l'in­ flusso delle tradizioni dottrinali e reli­ giose locali. La fase cruciale di questo processo, dai contorni storici non inte­ ramente precisabili, è costituita dall’a­ dozione delle immagini e del linguaggio del sistema cosmologico classico per de­ scrivere i fondamenti e le singole fasi del­ l’attività alchemica. Questo processo ha avuto come risultato la trasformazione dell’alchimia da strumento per la comu­ nicazione con divinità ed esseri sovran­ naturali a supporti) per la speculazione sui principi dell'Essere e del Cosmo. I fondamenti delle nuove dottrine as­ sorbite dalla tradizione alchemica e, paral­ lelamente, da altre tradizioni collegate

X IX

TAVOLA 1

IM M O RTA LITÀ DI I CO RPO UM ANO: I A LC H IM IA

SULLA PRIPARAZIONE E L’INGERIMENTO PI ELISIR

l a preparazione del primo elisir descritto nel Libro dei nove eli­ sir {Jiud*tn jing) avviene secondo alcune precise regole conte­ nute nel brano che segue (la (rase racchiusa tra parentesi qua­ drate non si trova nel testo attuale, ma compare come una ci­ tazione in un’altra opera): «Il primo IXivino Elisir si chiama Fiore del cinabro (danhua). Per prepararlo si usano una libbra (jin; 220 o 250 g), op­ pure due, oppure dieci di Vera Polvere (ossia cinabro); la quan­ tità dipende da ciascuno, a seconda dei propri mezzi. Si met­ te la Vera Polvere in un crogiolo (qualcuno dice di coprirla con sale di lago frantumato), il cui orlo si riveste con il Fango del Sei e Uno e si fa combaciare perfettamente con quello di un altro crogiolo capovolto, affinché non vi siano dispersioni (di qì). Si esamini attentamente il crogiolo, e non si lasci che vi siano aperture neppure dello spessore di un capello: in caso contrario l’intera Medicina si volatilizzerebbe perdendo l’es­ senza e il fiore, e l’ingerimento dei soli residui non sarebbe di alcun beneficio. Il crogiolo potrà essere usato dopo averlo ri­ vestito e fatto asciugare per almeno dieci giorni. Dapprima lo si tiene a una distanza di cinque pollici da un fuoco di letame di cavallo o di loppa, e lo si fa scaldare per nove giorni e nove notti. Poi si aumenta l’intensità del fuoco avvicinandolo di più al crogiolo, per altri nove giorni e nove notti. [Quindi si met­ te il crogiolo sopra il fuoco, per altri nove giorni e nove not­ ti.] Infine si porta il fuoco a coprire la parte inferiore del cro­ giolo, per altri nove giorni e nove notti. Dopo trentasei gior­ ni in tutto si può spegnere il fuoco, e lasciare raffreddare per un giorno. La Medicina si sarà interamente sublimata e aderi­ rà al crogiolo superiore. Sarà simile a langgan (corallo?) dai cin­ que colori, a stelle cadenti e a brina e neve; a volte sarà di co­ lore rosso intenso come il cinabro, a volte verde oppure por­ pora. La si raccoglie raschiando con una penna; una libbra si sarà ridotta a sole quattro once». (Huangdijiuding shendan jingjue, 1, 3a) Nel Libro del Maestro che abbraccia la natura spontanea sul li­ quore d ’oro dei divini mortali (Baopuzi shengxian jinzhuo jing) è descritto il metodo principale di preparazione degli elisir: «[Gli ingredienti principali sono] dodici once (liang, 165,6 o 187,2 g) d’oro di qualità superiore, e dodici once di argento vivo. Prendi l’oro, frantumalo sino a ridurlo in polvere, e ver­ salo nell’argento vivo cosicché le due sostanze si combinino. Lava questo amalgama più di dieci volte in acqua pura, ag­ giungendo poi due once ciascuno di realgar e salnitro. [Ripo­ ni l’amalgama in un cilindro di bambù, e] vernicia con lacca

le tavolette che chiudono le due aperture. Assicura le due ta­ volette con seta, in modo che combacino perfettamente con il cilindro. Metti il cilindro in aceto per cento giorni, non un gior­ no di meno, e la Medicina si formerà nel tempo necessario». (Baopuzi shengxian jinzhuo jing, 1,1 b) Si presentano qui di seguito due brani tratti dal Libro dei no­ ve elisir sugli effetti che derivano dall’ingerimento di elisir, il primo dei quali proviene dall’introduzione e il secondo dalla se­ zione sulTelisir fissato’ (fùdan\ Huangdi jiuding shendan jingjue, 1, la e 1, 13b): «Egli sarà eterno come il Cielo e la Terra, e luminoso come il Sole e la Luna; stando seduto vedrà diecimila miglia lontano, e avrà al proprio servizio spiriti e divinità. Ascenderà nel Vuo­ to insieme all’intera famiglia, e volerà pur essendo privo di ali. Cavalcando le nuvole e conducendo una carrozza tirata da dra­ ghi viaggerà nel ‘Cielo della Grande Purezza’ (Taiqing), e in un solo istante percorrerà le otto direzioni. Non si arresterà dinanzi a un corso d’acqua, e non temerà i cento veleni». «Se camminate tenendo in mano pillole di questo elisir gran­ di come semi di giuggiole, i cento spiriti saranno sterminati [...] Le cento calamità, tutte le essenze, e gli spiriti chimei (‘delle montagne’) e wangliang (‘delle acque’) non oseranno presen­ tarsi. Questo elisir terrà inoltre lontani ladri e banditi, e anche tigri e lupi si allontaneranno». Il passo che segue riporta un’invocazione pronunciata dal­ l’alchimista al momento di accendere il fuoco. La seconda di­ vinità menzionata in questo brano è Laozi (il leggendario au­ tore del Libro della Via e della Virtù, il principale testo taoista) nel suo aspetto divino: «Quest’uomo da poco dedica interamente e sinceramente i suoi pensieri al Signore del Grande Dao (Dadao jun), al Signo­ re Lao (Laojun), e al Signore della Grande Armonia ( Taihejun). Ahimè, quest’uomo da poco brama le Medicine della vita! Gui­ datelo affinché le Medicine non si volatilizzino e non siano per­ dute, ma siano invece fissate dal fuoco! Fate sì che le Medicine siano buone ed efficaci, che le trasmutazioni abbiano luogo sen­ za esitazioni, e che il giallo (l’oro) e il bianco (l’argento) siano interamente fìssati! Quando ingerisce le Medicine, lasciate che egli voli come un immortale, che sia ricevuto in udienza al Pa­ lazzo purpureo (Zigong, nella costellazione dell’Orsa Maggio­ re al centro del Cosmo), che viva una vita senza fine, e che di­ venga un Uomo perfetto (zhiren)\». (Huangdi jiu din g shendan jingjue, 1, 3a)

al taoismo, si trovano nel corpus di conoscenze noto come ‘Studi sui mutamenti’ ( Yixue), sviluppatosi a partire dalla di­ nastia Han sulla base delle teorie cosmologiche descritte in al­ cune sezioni del Classico dei m utam enti ( Yijing). Nel periodo Han questo corpus era rappresentato da commentari al Clas­ sico dei m utam enti e da testi a esso collegati, comunemente noti come ‘apocrifi’ (weishu), in cui il sistema cosmologico classico è utilizzato soprattutto per trarre indicazioni sull’o­ pera di governo e sul responso del cielo riguardo al l’azione del sovrano. All’interno di questo sistema hanno particolare im­ portanza i trigrammi e gli esagrammi del Classico dei m uta­ m enti, unitamente ad altri insiemi di simboli e immagini elaborati per rappresentare il Cosmo e descrivere il sistema di corrispondenze tra piani e ambiti diversi (macrocosmo,

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microcosmo, direzioni dello spazio, cicli temporali, compo­ nenti dell’essere umano, fenomeni naturali, ecc.). Il Contratto p er l ’u nione dei tre secondo il ‘Classico dei m uta­ m en ti’{Zhouyi can ton gq i), l’opera attribuita a Wei Boyang che a partire dal VII sec. divenne la principale scrittura alchemica cinese, era nella sua versione originale (II sec. d.C.?) un apo­ crifo sul Classico dei m utam enti o comunque un testo a esso strettamente collegato, senza rapporti con l’alchimia. È pro­ babile che il testo sia stato trasmesso nel Jiangnan dalla scuo­ la del cosmologo Yu Fan (164-233), che svolse un ruolo di primo piano nella diffusione degli ‘Studi sui mutamenti’ nel­ la Cina meridionale. Secondo alcune fonti, infatti, lo stesso Yu Fan avrebbe scritto un commentario sul Contratto p e r l ’u ­ nione dei tre. Questo e altri dettagli, tra cui alcune citazioni da

I A S' U N / A I N C I N A

parte di autori meridionali, lasciano ritenere clic, al contra­ come legate all’alchimia, il loro fine non è la preparazione di rio di quanto si è spesso affermato, la trasmissione del Con­ elisir, ma la ricerca di una condizione fisica e mentale che sia tratto p er lu n io n e det tre non abbia subito interruzioni du­ preludio a pratiche più complesse. Le opere alchemiche Tang, rante le Sei Dinastie, e che il resto originale sia stato modifi­ conservate a testimonianza della tradizione della Grande Pu­ cato all interno degli ambienti alchemici del Jiangnan lasciando rezza, consistono verosimilmente di selezioni tratte da com­ invariato il titolo. In particolare, una poesia di |iang Yan (444- pilazioni di data precedente; le due opere principali sono le mostra che il Contratto p er l unione dei tre era legato al­ Istruzioni essenziali sui libri della Grande Purezza ( Taiqing le pratiche dell'alchimia esterna già intorno al 500 d.C. d a n jin gya o ju e), attribuite al medico e farmacologo Sun La trasformazione del Contratto per l'unione dei tir da ope­ Simiao (581 -682) e le M emorie dal muro di pietra della Grande ra sulla cosmologia a testo sugli elisir fece di esso la scrittura Purezza ( Taiqingshibiji), contenute nel Canone taoista in una che più profondamente di ogni altra in­ versione risalente alla metà delI’VIII se­ fluenzò l’evoluzione dell'alchimia cine­ colo. Entrambe le opere presentano me­ se. Il titolo allude, secondo la maggior todi per la preparazione di varie doz­ parte dei commentatori, all’unione di zine di elisir, e la seconda contiene an­ taoismo, cosmologia e alchimia. Anche che una descrizione degli effetti del loro alcuni pensatori neoconfuciani mostra­ ingerimento. rono interesse per questo testo; lo stes­ Le fonti della tradizione cosmologi­ so Zhu Xi (1130-1200) scrisse su di es­ ca sono molto più numerose. Tra esse so un commentario, che esamina prin­ vanno menzionati i Principi segreti del­ cipalmente la sua particolare applicazione le cinque categorie secondo il ‘Contratto del sistema cosmologico piuttosto che il p er l ’u nione dei tre ’ ( Cantong qi wu xiansuo contenuto propriamente alchemi­ g lei biyao), uno dei testi che riguardano co. Attraverso un linguaggio oscuro e la cosiddetta teoria delle ‘categorie’ (lei) in base alla quale sono selezionati gli in­ metaforico, una terminologia estremamente complessa e un’esposizione deci­ gredienti degli elisir. Di notevole inte­ samente non lineare, il Contratto p er l ’u ­ resse è anche il Trattato dell’uomo vero Z hang sui metalli, le pietre e il cinabro nione dei tre descrive le proprietà di un {Zhang zhenren jinshi lingsha lun), com­ elisir formato da due ingredienti, mer­ posto tra il 742 e il 770, che descrive curio e piombo, che nel loro stato ‘ve­ varie sostanze definendo le loro asso­ ro’ (zhen) sono emblemi rispettivamen­ ciazioni cosmologiche, la loro funzione te del ‘vero yin’ {zhenyin) e del ‘vero yang’ come ingredienti, e la loro azione sul (.zhenyang). L’intero processo alchemi­ corpo umano. Entrambe queste opere co è descritto facendo ricorso a elemen­ sono strettamente legate al Contratto per ti del sistema cosmologico tratti dal cor­ l ’unione dei tre, così come lo sono, in p u s degli ‘Studi sui mutamenti’ per rap­ modo diretto o indiretto, la maggior Fig. 3 - L’alchimista Wei Boyang; presentare le proprietà degli ingredienti, parte delle fonti dell’alchimia del pe­ inchiostro su carta. i cicli di riscaldamento e la natura del­ riodo Tang. Da Wang Shizhen, l’elisir. A loro volta, i singoli aspetti del Come si è spesso osservato, il lin­ Biografie com plete d i im m ortali processo alchemico sono una metafora guaggio di alcuni di questi testi li pone em inenti, 1580 ca. delle forze e degli elementi che agisco­ ai confini tra alchimia esterna e alchimia no nel Cosmo. L’uso del linguaggio e interna, al punto che è difficile stabilire delle immagini del sistema cosmologi­ co era assente nel Libro d ei nove elisir e negli altri testi del cor­ se appartengano all’uno o all’altro ramo. Questa ambiguità pus antico; fu attraverso il Contratto p e r l ’unione d ei tre, e il è, in ultima analisi, un riflesso degli influssi reciproci tra le gran numero di opere a esso collegate, che il sistema di cor­ due tradizioni. Nel periodo Tang, l’alchimia esterna si è ar­ rispondenze della cosmologia tradizionale cinese fu assimila­ ricchita di nuovi elementi attraverso l’adozione di termini e immagini provenienti dai testi dell’alchimia interna riguar­ to dalla tradizione alchemica. danti il Cosmo, la sua origine, il suo ordinamento e il siste­ ma di corrispondenze con la persona umana. A sua volta, l’al­ La transizione all’alchimia interna chimia interna ha tratto dall’alchimia esterna non soltanto Sebbene il periodo Tang (618-907) sia spesso definito l’e­ una parte essenziale del suo vocabolario (tra cui l’uso di me­ tà d’oro dell’alchimia cinese, siamo meno informati riguar­ tafore basate sulla nomenclatura delle sostanze naturali e sui do alle linee di trasmissione delle dottrine e dei testi in que­ loro cicli di riscaldamento), ma soprattutto il modello bina­ sto periodo che nelle fasi precedenti. E comunque evidente rio basato su mercurio e piombo intesi come emblemi pri­ che la tradizione della Grande Purezza subì un progressivo mari di yin-yang. La fase d’interazione e transizione dall’al­ declino, parallelo al prestigio acquisito da quella basata sul chimia esterna all’alchimia interna durò diversi secoli; il pri­ Contratto p er l ’unione dei tre. L’apparente ampliamento del mo testo da noi conosciuto che presenta un’interpretazione corpus della Grande Purezza in questo periodo è infatti do­ del Contratto p er l ’u nione dei tre secondo i criteri dell’alchi­ vuto soprattutto all’incorporazione di testi riguardanti le di­ mia interna è il Trattato sul Sole e la Luna, l ’Asse misterioso scipline del ‘nutrimento del principio vitale’ (yangsheng). An­ (Riyuexuansbu lun) della prima metà del VII sec., ma per tro­ che se già nei Capitoli interni d el ‘Libro d el Maestro che ab­ vare un’opera influente, interamente concepita nel contesto braccia la semplicità ’di Ge Hong queste discipline compaiono della tradizione dell’alchimia interna, è necessario attendere

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XIX - IM M ORTAI ITÀ Dl;.l. CORPO UMANO: L'ALCH IM IA

il Saggio sul risveglio alla verità ( Wuzhen pian) di Zhang Boduan (984-1082), composto nell'Xl secolo. Per l’intera du­ rata dei periodo Tang, alchimia esterna e alchimia interna coesistettero, e quest'ultima acquisiva lentamente impor­ tanza proprio mentre l’alchimia esterna raggiungeva la fase di massimo sviluppo. Dopo il periodo Tang l'alchimia esterna conobbe una pro­ gressiva decadenza, mentre l’alchimia interna divenne la tra­ dizione alchemica per eccellenza. Le tonti legate all’alchimia esterna del periodo Song (960-1279) o più tarde consistono in prevalenza di opere che privilegiano nettamente l’aspetto tecnico su quello speculativo e soteriologico, o di antologie basate su testi precedenti.

2 . A sp e t t i

so c ia l i e r it u a l i

La maggior parte dei testi alchemici cinesi è anonima e forni­ sce pochissime indicazioni riguardo all’ambiente sociale da cui provenivano gli autori. A quanto si sa, l’alchimia era pratica­ ta in Cina sia da singoli individui sia da gruppi locali e, in un numero limitato di casi, da discepoli formalmente affiliati a movimenti religiosi taoisti. Per quanto riguarda questi ultimi, l’esempio di maggiore rilevanza è quello già ricordato della scuola della Suprema Purezza. In modo analogo, a partire dal XII sec. l’alchimia interna divenne una delle discipline adot­ tate dalla scuola taoista Quanzhen (‘Perfezione completa’). L’unico ambiente di cui è possibile ricostruire in modo sufficientemente adeguato - almeno per quanto riguarda gli aspetti strettamente storici - i legami con le tradizioni alche­ miche è quello della corte imperiale. Durante l’intera storia cinese, gli imperatori hanno ospitato a corte esponenti di dot­ trine e tecniche a sfondo religioso o esoterico, tra cui l’alchi­ mia. Alcune tradizioni assegnavano anzi all’alchimia esterna una posizione di superiorità rispetto ad altre dottrine e tec­ niche proprio in relazione alla figura e al ruolo del sovrano. Lo stesso Imperatore Giallo (Huangdi), posto da molte nar­ razioni mitologiche all’inizio della linea di successione dei so­ vrani umani, divenne immortale e ascese al cielo grazie alla preparazione e aH’ingerimento di un elisir. I preparati alche­ mici erano inoltre tra i doni che il cielo inviava ai sovrani vir­ tuosi, ed erano dunque considerati alla stregua degli altri p a l­ ladia e oggetti preziosi che legittimavano e proteggevano il potere temporale. Il patrocinio imperiale dell’alchimia, di cui si è vista un’an­ ticipazione con il metodo di Li Shaojun e con le spedizioni alla ricerca della medicina dell’immortalità, continuò in epo­ che successive. In particolare, durante il periodo delle Sei Di­ nastie gli imperatori Daowu (386-408) eTaiwu (424-451) dei Wei settentrionali istituirono un ‘Ufficio degli eruditi del­ l’immortalità’ (Xianren boshiguari), che si occupava della pre­ parazione di elisir (zhulian baiyao, lett. ‘bollitura e raffina­ zione delle medicine’). Anche gli imperatori Xiaowen (471 499) dei Wei settentrionali e Wenxuan (550-559) dei Qi settentrionali (550-577) si fecero preparare composti alche­ mici. L’imperatore Wu (502-549) della dinastia Liang è no­ to fra l’altro per il patrocinio offerto a Tao Hongjing, specia­ lista di farmacopea, al quale fornì ingredienti di diffìcile re­ perimento e dal quale si fece preparare un elisir che ingerì. Nel periodo Tang numerosi imperatori furono attratti dal­ l’alchimia, e l‘ingerìmento di preparati alchemici costò la vita

ad alcuni di essi, a Wuzong (841-846), Xuanzong (847-859) e forse a Xianzong (806-820). Casi di avvelenamento da eli­ sir sono documentati durante questo periodo anche in altri ambienti. È stato suggerito che gli alchimisti cinesi ignoras­ sero la tossicità di alcuni ingredienti, o cercassero di neutra­ lizzarla con antidoti (lo zolfo, per es., compare spesso in me­ todi contenenti arsenico, di cui è un antidoto), o ancora in­ terpretassero i sintomi delfavvelenamento come semplici effetti collaterali. E certo comunque che, al contrario di quan­ to è a volte indicato, i casi di avvelenamento da elisir non sia­ no stati la causa principale della transizione dall’alchimia ester­ na all’alchimia interna, i cui fondamenti teorici erano già im­ pliciti nella tradizione cosmologica dell’alchimia esterna. Come mostrano i testi che descrivono l’intera pratica al­ chemica, la composizione di un elisir fa parte di un processo consistente in varie fasi, che vanno dalla trasmissione delle dottrine e dei testi sino alla preparazione e all’eventuale ingerimento del prodotto finale. Questo processo ha un carat­ tere rituale e ciascuna delle sue fasi è a sua volta definita dal­ l’esecuzione di riti e cerimonie. Mentre nella fase centrale del processo alchemico - la pre­ parazione dell’elisir propriamente detta - si riscontrano no­ tevoli differenze a seconda delle epoche e delle tradizioni cui i testi appartengono, fonti di date diverse lasciano ritenere che la struttura rituale in sé non abbia subito variazioni di ri­ lievo durante la storia dell’alchimia esterna. Tra le opere del­ la tradizione della Grande Purezza, il Libro dei nove elisir, che nel 300 d.C. circolava in una forma simile all’attuale, è quel­ lo che fornisce il maggior numero di dettagli sullo svolgimento del processo alchemico. Le sue indicazioni sono coerenti con quelle fornite da altre opere della stessa tradizione: i testi del taoismo della Suprema Purezza e i Capitoli interni d el 'L ibro d el Maestro che abbraccia la sem plicità’ da Ge Hong. In base a questi testi, è possibile suddividere la preparazione degli eli­ sir alchemici nelle seguenti fasi principali. a) Ritiro e pratiche di purificazione. Per preparare gli eli­ sir è necessario ritirarsi su una montagna o in un luogo iso­ lato; durante il ritiro, e per l’intera durata dell’operazione, l’alchimista osserva varie interdizioni e compie cerimonie purificatrici. b) Trasmissione delle dottrine e delle scritture. Il discepo­ lo stringe con il maestro un patto di trasmissione, offrendo come pegni oro, argento, seta, cotone o altri oggetti, e s’im­ pegna a non divulgare dottrine e testi; vari aspetti del rito di trasmissione, tra cui lo stesso nome con cui è definito (m eng, ‘alleanza’) e l’atto d’imbrattarsi la bocca di sangue in segno di lealtà, sono analoghi a quelli della cerimonia d’investitura feudale, e si richiamano alle analogie tra rituale politico e ri­ tuale religioso nella Cina antica. c) Scelta del tempo. Il discepolo sceglie il momento pro­ pizio per dare inizio alla preparazione basandosi sui sistemi tradizionali di computo del tempo e in particolare sui mo­ delli che usano il sistema sessagesimale. Tra i giorni propizi vi sono quelli all’inizio del ciclo di sessanta giorni, oppure quelli marcati da due segni ciclici la cui combinazione è di buon auspicio. d) Costituzione dell’area rituale. Lo spazio è delimitato e protetto mediante talismani (fu ; fìg. 4) posti lungo i sentie­ ri nei pressi della propria dimora e appesi in corrispondenza delle quattro direzioni; l’alchimista installa il laboratorio (la camera degli elisir’, datifang o danw u) al centro di questo spazio ordinato e protetto.

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LA SC IEN ZA IN CINA

precetti (zhaijie). L’elisir va preparato in un luogo puro, lon­ tano da tombe, pozzi chiusi, e luoghi in cui si siano combat­ tute guerre o in cui donne abbiano partorito. Donne, mo­ naci buddhisti e animali domestici non possono entrare nel­ la ‘camera degli elisir’, al cui interno va costantemente bruciato incenso. L’altare alchemico è protetto da un’invocazione a Laojun (Laozi nel suo aspetto divino); altre invocazioni allo stesso Laojun sono pronunciate prima d’iniziare a preparare l’elisir e prima di accendere il fuoco.

3 . L ’ e lisir

Nell’ambito della struttura rituale delineata sopra, la ceri­ monia centrale è rappresentata dalla preparazione dell’elisir. E qui che si osservano le maggiori divergenze tra testi di tra­ dizioni e date diverse, riguardanti la nozione stessa di elisir e il complesso di dottrine su cui essa si basa. All’interno di una notevole varietà di metodi è comunque possibile individua­ re due modelli principali, che fanno capo rispettivamente al­ la tradizione della Grande Purezza e a quella basata sul Con­ tratto p er lu n ion e dei tre secondo il ‘Classico dei mutamenti’. Sul piano dottrinale, l’elemento che differenzia queste tradi­ zioni è l’adozione di diversi emblemi per la rappresentazione del Cosmo e dei suoi aspetti che maggiormente interessano l’opera alchemica, ossia il tempo e la materia. Fig. 4 - Talismani alchemici (fu ) per la protezione dell’area rituale in cui avveniva la preparazione degli elisir. Da Ge Hong, Capitoli interni d el 'L ibro d el Maestro che abbraccia la sem plicità \ 320 d.C. ca.

è) Accensione del fuoco. Quando tutte le condizioni pre­ liminari sono soddisfatte, la preparazione dell’elisir può ave­ re inizio; al momento di accendere il fuoco, l’alchimista ri­ volge un’invocazione alle divinità chiamate a proteggere lo svolgimento dell’opera. f ) Preparazione dell’elisir. L’elisir è composto secondo le indicazioni date nei testi e le istruzioni orali ricevute dal mae­ stro. In varie fonti si specifica che l’alchimista è assistito da uno o più aiutanti il cui compito è vegliare costantemente sull’intensità del fuoco. g) Consacrazione dell’elisir. Alcuni testi ingiungono all’al­ chimista di abbandonare una parte dell’elisir in un luogo fre­ quentato, a beneficio di chi non può dedicarsi alla sua pre­ parazione. Secondo i Capitoli interni d el ‘Libro d el Maestro ch e abbraccia la sem plicità ’ inoltre, il Libro della Grande Pu­ rezza conteneva istruzioni per una cerimonia di offerta di va­ rie quantità di elisir a numerosi esseri divini. h) Ingerimento dell’elisir. L’elisir va ingerito all’alba, do­ po aver reso ancora una volta omaggio alle divinità. Altre fonti, pur non descrivendo l’intero processo in mo­ do così completo, forniscono indicazioni simili, che si ritro­ vano anche in un’opera tarda come le Conoscenze essenziali p er la camera degli elisir {Danfangxuzhi, 1163). In questo testo, che descrive una pratica alchemica culminante nella compo­ sizione di un elisir a base di mercurio e piombo, le varie fasi del processo sono segnate dall’osservanza di norme rituali e dalla recitazione d’invocazioni. In particolare, l’alchimista de­ ve anzitutto compiere pratiche di purificazione e osservare i

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Il crogiolo e l’inversione del processo cosmogonico La tradizione della Grande Purezza si basa su un modello cosmologico piuttosto semplice e peraltro non esplicitamen­ te descritto nelle opere che ci sono pervenute. I testi di que­ sta tradizione danno rilievo alla funzione simbolica e rituale del crogiolo, al cui interno vanno ricreate le condizioni del Cosmo ai primi stadi della sua formazione al fine di riporta­ re gli ingredienti dell’elisir al loro stato originario. Questi te­ sti dichiarano ripetutamente che la causa prima del fallimento dell’operazione alchemica consiste in errori compiuti nella preparazione del crogiolo, che deve essere ermeticamente chiu­ so per evitare fuoriuscite di qi (‘energia vitale’). Varie opere descrivono il metodo per la preparazione del fango con cui rivestire il crogiolo, chiamato ‘fango del sei e uno’ (liuyi ni) oppure ‘fango divino’ (shenni), a sottolineare la sua importanza nell’operazione alchemica. Il commentario al Libro dei nove elisir (seconda metà del VII sec.) specifica che il termine ‘sei e uno’ si riferisce ai sette ingredienti del lango, ma aggiunge significativamente che il tango ha questo nome anche se i suoi ingredienti sono in numero diverso da sette. La cifra sette ha dunque un significato simbolico e va messa in relazione alle descrizioni della cosmogonia come processo che avviene in sette stadi, esposto in linguaggio astratto o mi­ tologico in testi quali il Libro del Maestro Zhuange. il Libro del Maestro dello Huainan (Huainanzi). In un noto brano conte­ nuto nel cap. 2 del Libro del Maestro Zhuang, in particolare, gli stadi della cosmogonia sono elencati all’inverso, partendo dallo stato immediatamente precedente la manifestazione e retrocedendo sino alle sue origini più remote: (7) Vi è un inizio [ossia l’inizio della manifestazione] (6) Vi è ciò che è prima dell’inizio (5) Vi è ciò che è prima di ciò che è prima dell’inizio

X IX - IM M O R T A LIT À D EL CO RPO UM ANO: L’A LC H IM IA

(4) Vi è l’Essere (3) Vi è il non-Essere (2) Vi è ciò che è prima del non-Essere (lì Vi è ciò che è prima di ciò che è prima del non-Essere.

TAVOLA II

LA C O N G I U N Z I O N E DEGLI O PPO ST I N E L CONTRATTO

Nel ccip. 7 del Libro d el Maestro Zhuang, lo stesso proces­ so è descritto in linguaggio mitologico; si tratta del famoso aneddoto delle sette aperture procurate nel corpo dell’impe­ ratore Hundun (‘Caos', il sovrano del Centro) da parte dell'imperatore del Nord e dell’imperatore del Sud (emblemi della dualità). Questa operazione provoca la morte di Hun­ dun e, dunque, il passaggio dal Caos (hu n du n ) al Cosmo {ivatiwtu le ‘diecimila cose’). Simbolicamente, i sette ingredienti del ‘fango del sei e uno’ richiudono le sette aperture dell’imperatore Hundun e per­ mettono di ricostituire all’interno del crogiolo lo stato del Caos primordiale. Grazie all’azione del fuoco, le essenze pu­ re degli ingredienti dell’elisir, ricondotte anch’esse allo stato originario, salgono condensandosi sotto la parte superiore del crogiolo e sono raccolte dall’alchimista, che le unisce ad al­ tre sostanze facendone pillole da ingerire. Congiunzione degli opposti La descrizione del processo alchemico è molto più com­ plessa nei testi legati alla tradizione del Contratto p e r l'unio­ ne dei tre secondo il ‘Classico dei m u ta m en ti’. All’interno di questa tradizione si utilizza l’intero apparato di cui dispone la cosmologia cinese per descrivere gli stadi della formazione del Cosmo, il suo attuale ordinamento e il suo rapporto con gli stati di ‘non manifestazione’. Di questo apparato fanno parte, oltre a numerose coppie di elementi yin-yang, vari dia­ grammi e serie di emblemi, tra cui le Cinque fasi (wuxing), gli otto trigrammi e i sessantaquattro esagrammi del Classico dei m utam enti, i dieci Tronchi celesti (tiangan) e i dodici Ra­ mi terrestri (dizhi). Questi emblemi sono collegati l’uno al­ l’altro attraverso le loro associazioni numerologiche. Secondo la rappresentazione della cosmogonia alla base di questa tradizione —comune al taoismo e ad altre corren­ ti del pensiero cinese —la formazione del Cosmo avviene in tre stadi principali: (1) generazione dell’Essere dal non-Es­ sere; (2) divisione spontanea dell’Uno (principio dell’Esse­ re) in yin-yang; (3) generazione del Cosmo mediante l’u­ nione di yin-yang. Nel corso di questo processo, lo yin e lo yang originari (ossia quelli nati dalla divisione dell’Uno) so­ no racchiusi in entità del segno opposto. Nel Cosmo così come lo conosciamo, dunque, le entità yin racchiudono lo yang originario o ‘vero yang’ (zhenyang), e le entità yang rac­ chiudono lo yin originario o ‘vero yin’ (zhenyin). Questo schema è comunemente designato dalle espressioni ‘yin nel­ lo yang’ {yang zhong zhi yin ) e ‘yang ne^° yin’ (jyin zhong zhi yang). Le linee e i trigrammi del Classico dei m utam enti sono una delle principali serie di emblemi usate per descrivere il pro­ cesso cosmogonico e il ritorno allo stato iniziale. L’Uno è rap­ presentato da una singola linea intera (—) oppure dal tri­ gramma cjian (E). Il suo aspetto yang e il suo aspetto yin so­ no rappresentati rispettivamente dalla singola linea intera o dal trigramma qian, e dalla singola linea spezzata (--) o dal trigramma kun (E). Lo yang vero contenuto nello yin, e lo yin vero contenuto nello yang, sono rappresentati rispettiva­ mente dai trigrammi kart (H) e li (E). Quando il processo

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PER L ’UNIONE DEI TRE

La congiunzione degli opposti viene così descritta, come si può vedere qui di seguito, nel Contratto per l ’unione dei tre secondo il 'Classico dei mutamenti’-. «La Luna crescente è il modello di tripode e fornace, la Tigre bianca è l’asse vitale. Il mercurio del Sole è la Perla liquida, a esso si accoppia il Drago verde. Quando all’oriente si unisce l’occidente, hun e po si catturano a vicenda. Sull’arco superiore, dui C£) è la cifra 8; sul! arco inferiore, gen (==) è anch’esso 8. Quando i due archi uniscono le loro essenze si formano i corpi di qian Q e di kun (H). Due volte 8 corrisponde a una libbra: la Via dei Mutamenti è corretta e non si corrompe. I zhu sono 384 e corrispondono così al numero di linee degli esagram­ mi». {Zhouyi cantongqi fenzhang tong zhenyi, sez. 29) In questo testo abbiamo un chiaro esempio della ridon­ danza prodotta dall’adozione di simboli diversi al fine di descrivere il medesimo processo, vale a dire la congiunzio­ ne di yin-yang. Essenzialmente, Ì primi quattro versi alludono al piom­ bo e al mercurio. Il piombo è denotato dalla Luna e dalla Tigre bianca; il mercurio (la ‘Perla liquida’) è denotato dal Sole e dal Drago verde. I versi successivi contengono altre metafore della congiunzione di yin-yang, rappresentati da oriente e occidente e dalle ‘anime’ hun epo, rispettivamente associate al Cielo e alla Terra. I trigrammi dui {—) e gen (E) sono associati alla ‘figlia minore’ e al ‘figlio minore’, e avendo entrambi il valore nu­ merico di 8 formano insieme i 16 liang corrispondenti a un jin di elisir. Poiché un liang è suddiviso a sua volta in ven­ tiquattro shu, in ogni jin sono contenuti in tutto 384 shu, che è anche il numero di linee complessivamente contenu­ te nei sessantaquattro esagrammi del Classico dei mutamenti. Un jin di elisir contiene dunque l’intero Cosmo, con tutti i suoi mutamenti effettivi e potenziali.

alchemico è descritto facendo ricorso a questi emblemi, esso consiste nell’estrarre le linee interne di kan e li, nello scam­ biare le loro posizioni ristabilendo i trigrammi qian (E) e kun (E), e nel congiungerle ricreando la singola linea intera che simboleggia l’Uno originario. Nel linguaggio proprio dell’alchimia, lo yin e lo yang ori­ ginari sono rappresentati rispettivamente dal ‘vero mercurio’ {zhenhong) e dal ‘vero piombo’ (zhenqian). Essi sono estrat­ ti rispettivamente dal cinabro nativo {yang) e dal piombo na­ tivo {yin). Una volta raffinati, il mercurio e il piombo au­ tentici sono congiunti per preparare un elisir le cui proprie­ tà sono definite identiche a quelle dello stato che precede la generazione del Cosmo. Le reciproche corrispondenze tra emblemi appartenenti a serie diverse permettono agli autori di testi alchemici di de­ scrivere la preparazione degli elisir (e dunque la cosmogonia e la cosmologia) servendosi indifferentemente di una o del­ l’altra serie, o anche di elementi appartenenti a serie diverse.

I A S C IE N ZA IN C IN A

Questa caratteristica è alla base della complessità e dell’ap­ parente oscurità del linguaggio alchemico cinese (v. Tav. Il per un esempio della ridondanza prodotta dall’adozione di simboli diversi per descrivere essenzialmente il medesimo pro­ cesso, e cioè la congiunzione di yin e vang).

elei suoi aspetti temporali. In questo l’alchimia esterna rive­ la l’aspetto che più la lega alle dottrine taoiste, uno dei cui cardini è la nozione di ‘ritorno’ {fan, buari) del Cosmo al lao, il suo principio originario. Questa nozione si trova espressa in un celebre brano del cap. 40 del Libro della Via e della Virtù, ossia ‘Il ritorno è il movimento del Tao’, e a es­ Cicli temporali sa fanno capo praticamente tutte le espressioni, le discipli­ ne e le pratiche (compreso il rituale) cui il taoismo ha dato Gli emblemi del Classico dei m utam enti sono usati anche vita nella sua storia. Il nome stesso dell’elisir, spesso defini­ per la definizione di uno degli aspetti centrali dell’opera al­ to huandan (lett. ‘elisir del ritorno’), indica la centralità di chemica: i cicli di riscaldamento dell'e­ questo aspetto nell’ambito dell’alchi­ lisir (huohou o ‘tempi del fuoco'). Men­ mia. Lo stato di perfezione raggiunto tre i testi della tradizione della Grande dalla materia è indicato anche dall’uso Purezza descrivono semplici cicli basati del termine ‘oro’ (jin ) per definire l’e­ sulla distanza del crogiolo dal fuoco, quel­ lisir quali che siano i suoi ingredienti. li che fanno capo alla tradizione del Con­ Il già menzionato Li Shaojun e l’al­ tratto p er l'unione dei tre secondo il ‘Clas­ chimista di epoca Tang Chen Shaowei sico dei m utam enti'si basano su un siste­ (m. 712 d.C.), tra gli altri, definiscono ma notevolmente più complesso, le cui così il prodotto della raffinazione dei fasi sono rappresentate dalla serie dei do­ cinabro, e lo stesso vale per tutte le ope­ dici ‘esagrammi primari’ (bigua; fig. 5). Fig. 5 - 1 dodici ‘esagrammi primari’ re che descrivono procedimenti basati Questi esagrammi rappresentano le cor­ (bigua). su mercurio e piombo. rispondenze tra il tempo dell’opera al­ La materia trasmutata attraverso l’o­ chemica ed estensioni temporali di lun­ A ciascun esagramma di questa serie corri­ pera alchemica non è infatti qualitati­ ga durata. In particolare, le loro associa­ sponde una fase del riscaldamento dell’eli­ vamente analoga a quella comune. Ben­ zioni con i dodici shi (‘veglie’ o ‘ore sir: il fuoco viene dapprima incrementato ché in altri contesti le connotazioni dei doppie’) del giorno e i dodici mesi del­ (sino alla fase rappresentata dal sesto esa­ principali termini cinesi che esprimono l’anno fanno sì che un’ora nel laborato­ gramma) e poi fatto progressivamente di­ la nozione di trasformazione, bian e bua, rio equivalga a un anno del tempo co­ minuire. non siano sempre coerenti, nell’alchi­ smologico. Questa nozione fornisce un mia il termine bian indica un semplice fondamento numerologico alla dottrina cambiamento di stato o di proprietà, - comune alle tradizioni alchemiche di varie culture se­ mentre bua è il termine riservato alla trasmutazione di uno o condo cui tutti i minerali giungono naturalmente allo stato più ingredienti nel loro stato originario, che provoca la per­ di perfezione all’interno del grembo terrestre. Vari testi ap­ dita delle qualità acquisite attraverso l’azione del tempo. Lo partenenti alla tradizione del Contratto p er l ’u nione dei tre af­ stesso Ge Hong sostiene che l’opera di trasmutazione (huafermano che lo stato di ‘elisir naturale’ (ziran huandan) è rag­ zud) fa sì che l’elisir incorpori ‘l’essenza di tutti i suoi ingre­ giunto in 4320 anni, cifra che corrisponde al numero di ‘ve­ dienti’ {zhuyao z h ijin g), rendendolo per questo superiore al­ glie’ contenute in un anno (360 giorni per 12 ‘veglie’). L’opera la materia comune. alchemica riproduce dunque in scala ridotta il processo del­ Alcuni esponenti del taoismo - in particolare quelli lega­ la Natura, comprimendo, accelerando e intensificando la du­ ti a scuole che intendono la pratica come processo esclusivarata del tempo. mente spirituale, senza necessità di supporti esterni - hanno criticato l’eccessiva preoccupazione dell’alchimia esterna per gli aspetti materiali del Cosmo. Ciononostante, questa tra­ La nozione di ‘ritorno’ dizione ha sviluppato nell’ambito che le è proprio i fonda­ Nonostante le evidenti diversità, i due modelli di opera al­ menti dottrinali del taoismo e del pensiero cosmologico ci­ chemica descritti sopra condividono molti dei loro aspetti es­ nese. L’alchimia esterna si basa, in ultima analisi, sull’aspet­ senziali. In entrambi l’alchimista agisce in modo simile sul to più evidente del mondo che conosciamo - il suo incessante tempo e la materia. Producendo un elisir le cui proprietà rap­ mutamento, la trasformazione continua dei suoi componen­ presentano quelle dello stadio cosmogonico precedente la se­ ti - e intende analizzare, comprendere e ripercorrere all'inparazione dell’Uno nei due, il tempo è ricondotto alla sua ori­ dietro il processo (ossia il ‘meccanismo’,^', come spesso lo gine; parallelamente, i processi basati sul sistema del Contratto definiscono gli autori della tradizione dell’alchimia interna) p er l ’unione dei tre portano il tempo a conclusione attraverso che lo determina. la compressione e l’accelerazione dei cicli cosmologici. Gli ingredienti riacquistano così le proprietà possedute dalla ma­ teria prima della sua trasmutazione nei vari componenti del 4. I n g r e d i e n t i e m e t o d i Cosmo, oppure - ma per gli alchimisti si tratta della stessa cosa - quelle che avrebbe riacquisito a conclusione di cicli co­ smologici di grande lunghezza; nei termini della cosmologia Tra i metodi più diffusi all’interno della tradizione dell’al­ cinese, la loro ‘essenza’ (jin g) è ricondotta allo stato di ‘es­ chimia esterna vi sono i procedimenti per preparare il ‘bagno fiorito’, il ‘fango del sei e uno’ e le ‘soluzioni liquide’, insie­ senza originale’ (yuanjing). Il prodotto finale incorpora il risultato della doppia azione me a quelli per estrarre il mercurio dal cinabro e per con­ svolta sul tempo e la materia: l’elisir è materia pura privata giungere mercurio e piombo.

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IMMORTAI ITA I )I1 ( ORLO UMANO: l'A L C H IM IA

Fig. 6 - 1 principi maschile e femminile in un testo di alchimia interna (neidan). A sinistra lo yin, con il trigramma kun (Terra) e il crogiolo; a de­ stra lo yang, con il trigramma qian (Cielo) e la fornace. Da Illu­ strazioni delle prove evidenti degli elisir del ritorno e dei fluidi aurei, con una prefazione di Longmeizi datata 1218.

di uova che sono di nuovo frantumati in un mortaio di fer­ ro e poi si uniscono a sale del Turkestan, sale di lago e acqua. Si pongono infine in un ‘bagno fiorito’ e si riscaldano facen­ done un fango con cui si riveste tre volte il crogiolo (ibidem , 7, 10a-b). Come fase intermedia durante la preparazione di elisir so­ no usati frequentemente i metodi delle ‘soluzioni liquide’ {shuifa). L’opera intitolata Metodi delle trentasei soluzioni liquide (Sanshiliu shuifa), tradizionalmente risalente al periodo Han ma conservata in una versione del VII sec. e strettamente le­ gata alla tradizione della Grande Purezza, è la più importan­ te fonte riguardante questi procedimenti. Riportiamo uno dei due metodi per la soluzione liquida del cinabro, tipico sia nel procedimento sia nel linguaggio: «Poni una libbra (jin\ 220 o 250 g) di cinabro in un tubo di bambù fresco, e aggiungi due once (liang,; 28 o 31 g in tutto) di calcantite (solfato di rame) e quattro once (33 o 62 g) di salnitro. Sigilla le apertu­ re con lacca e lascia il tubo in un ‘bagno fiorito’. In trenta gior­ ni si formerà una soluzione liquida» (Sanshiliu shuifa, 2b). Il cinabro è usato nella tradizione del Contratto p er l'u­ nione dei tre secondo il ‘Classico dei m utam enti'come sostanza dalla quale si estrae il ‘vero mercurio’; quest’ultimo è suc­ cessivamente congiunto al ‘vero piombo’, ottenuto a sua vol­ ta dal piombo nativo. Oltre che svolgere questo ruolo, che nel Contratto p er l ’u nione dei tre è importante ma non pri­ mario, l’estrazione del mercurio dal cinabro è stata in sé uno dei metodi principali dell’alchimia cinese. Il cinabro è il mi­ nerale yang per eccellenza, e il mercurio contenuto al suo interno rappresenta il principio yin. Dopo essere stato estrat­ to, il mercurio è aggiunto a zolfo (yang) per formare nuo­ vamente cinabro (cinnabarite). Il mercurio estratto nel se­ condo ciclo di raffinazione è dunque dotato di natura più yang rispetto a quello del primo ciclo. Il procedimento è ri­ petuto e termina solitamente al settimo o al nono ciclo, quan­ do il mercurio perde tutte le qualità yin assumendo quelle dello yang vero, ossia dell’Uno (le cifre 7 e 9 sono entram­ be associate al principio yang). L’opera di Chen Shaowei ci è pervenuta sotto forma di due testi separati; in essa è con­ tenuta la più elaborata descrizione di questo procedimento.

Il ‘bagno fiorito’ (huachi) è un bagno a base di aceto in cui sono lasciati in immersione gli ingredienti degli elisir. Se­ condo il commentario al Libro dei nove elisir, durante la pre­ parazione dei nove elisir si usa un ‘bagno fiorito’ contenente frumento bollito, lievito, pietra ‘bianco azzurra’ (forse azzur­ rite), piombo in polvere, cinabro in polvere e miglio gluti­ noso rosso cotto a vapore. Il ‘bagno fiorito’ sarà pronto in set­ tanta giorni d’estate e in centoquaranta d’inverno. Lo si pre­ para al centro di un laboratorio, in una posizione di buon auspicio, senza farsi osservare da donne e da animali dome­ stici, come spiegato nel commentario al Libro dei nove elisir (.Huangdi jiu d in g shendan jin gju e, 17, 6a-b). La prima formula del ‘fango del sei e uno’ (liuyi ni), usa­ to per rivestire il crogiolo al fine di evi­ tare perdite di qi, è contenuta nel Libro dei nove elisir. Allume, sale del Turke­ stan, sale di lago, arsenolite, conchiglie d’ostrica, argilla rossa e talco sono fran­ tumati e riscaldati in un recipiente di ferro chiuso. Dopo nove giorni e nove notti di cottura il composto è nuova­ mente frantumato, filtrato e posto in un ‘bagno fiorito’ formando un fango (ibi­ dem , 1, 3b-4a). Un metodo simile è de­ scritto nelle Istruzioni essenziali sui libri della Grande Purezza ( Taiqing danjing yaojue), che fornisce anche indicazioni dettagliate relative ai singoli ingredien­ ti. Il commentario al Libro dei nove elisir contiene un’ampia selezione di metodi riguardanti i) fango. Secondo uno di es­ si, ametista, argilla bianca, polvere di con­ chiglie d’ostrica e talco sono frantumati Fig. 7 - Strumenti alchemici cinesi. Dal Canone taoista. separatamente, filtrati e uniti a succo di escrementi di bue formando un fango (A) Altare (tan) a tre stadi, usato come base per la fornace; (B) tripode {diug) per la su­ di cui si fanno grumi della grandezza blimazione del mercurio; (C) strumento per la distillazione del mercurio.

I.A SCIENZA IN CINA

Il primo testo descrive il metodo utilizzato per l'estrazione di mercurio da cinabro in sette cicli; il prodotto di ciascun ciclo pub essere ingerito oppure usato come ingrediente prin­ cipale nel ciclo successivo. Nel secondo testo, il prodotto del settimo stadio è ulteriormente raffinato in un elisir mediante un elaborato metodo di riscaldamento. Insieme ai dettagli sul procedimento. Cheti Shaowei dà una descrizione di no­ tevole interesse sulla formazione naturale del cinabro e sul­ le sue varietà. 11 primo procedimento della tradizione dell’alchimia ester­ na, basato sulla congiunzione di mercurio e piombo, da noi conosciuto è contenuto nei Capitoli interni del 'Libro del Mae­ stro che abbraccia la sem plicità ’(Baopuzi neipian, 16). Nel Li­ bro dei nove elisir e in opere delle Sei Dinastie, il composto mercurio-piombo è usato per rivestire il crogiolo insieme al ‘fango del sei e uno’, oppure come strato inferiore e superio­ re alfinterno del crogiolo insieme agli ingredienti. In entrambi i casi il crogiolo incorpora simbolicamente lo yin-yang gra­ zie ai due metalli. Va notato che il composto non è definito elisir, e che la sua funzione si limita a quella appena menzio­ nata. Lo stesso è nei frammenti del corpus di opere attribui­ te al semileggendario Hugangzi (risalenti alla fine delle Sei Dinastie); sebbene queste opere siano le prime, tra quelle a noi note, ad attribuire in modo esplicito un ruolo di premi­ nenza ai metodi basati su metalli anziché a quelli basati su minerali, anche in questo caso il composto mercurio-piom­ bo non è in sé un elisir ma un ingrediente di altri elisir. Come il mercurio estratto dal cinabro, così anche il com­ posto mercurio-piombo incorpora le qualità dello yang vero. Dal punto di vista alchemico, i metodi cinabro-mercurio e mercurio-piombo sono dunque in gran parte equivalenti. Sto­ ricamente, però, la posizione centrale occupata dal cinabro nella prima metà della storia dell’alchimia in Cina è stata suc­ cessivamente assunta dalla coppia mercurio-piombo con raf­ fermarsi della tradizione cosmologica basata sul Contratto p er l ’u nione dei tre secondo il ‘Classico dei m utam enti’. Alcune fon­ ti Tang riflettono questa tendenza attraverso il loro esplicito rifiuto del cinabro come sostanza principale e la preferenza che accordano ai procedimenti mercurio-piombo, motivata con il fatto che il cinabro (yang) o il mercurio (yin) non pos­ sono da soli produrre l’elisir.

5.

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l c h im ia

,

uno all altro dalla discendenza dal primo movimento reli­ gioso taoista nella storia cinese, quello della Via dei Maestri celesti (tianshi dao). CConsiderando il taoismo unicamente nei suoi aspetti sociali, questa tesi non prende intenzionalmente in considerazione gli elementi dottrinali comuni a tradizio­ ni di forme ed epoche diverse. In particolare, le opere preHan in cui si espongono i principi della metafisica taoista (tra cui gli stessi Libro della Via e della Virtù e il Libro del Maestro Zbuang) sono considerate marginali e pressoché prive d’im­ patto sulla tradizione taoista nel suo insieme. Secondo altri studiosi, le varie espressioni cui il taoismo ha dato vita nel corso della sua storia mostrano, al contra­ rio, che questi elementi hanno svolto un ruolo determinan­ te e continuo, ispirando forme e finalità di pratiche diverse l’una dall’altra come la meditazione e il rituale (Robinet 1997). Definendo sé stesse come strumenti per la conoscenza dei principi dottrinali, queste pratiche usano immagini ed emblemi del sistema cosmologico per descrivere il rapporto dell’uomo con il mondo e quello di entrambi con il piano metafisico. La cosmologia assume una tale importanza nel taoismo che, nelle parole di una delle più autorevoli studio­ se di questa tradizione, «a differenza di altre religioni, dob­ biamo cercare la struttura fondamentale, l’unità, e la conti­ nuità del taoismo nel suo discorso cosmologico e non nel suo pantheon» (ibidem , p. 260). Gran parte della tradizione dell’alchimia esterna si basa, co­ me si è visto, sui principi della cosmologia, e i suoi emblemi cosmologici sono comuni a quelli delle altre scienze cinesi; questa tradizione è però incomprensibile se non si tiene con­ to dell’uso che essa fa del sistema cosmologico e delle finalità dichiarate della sua pratica. Poiché il sistema cosmologico è legato, come in tutte le scienze tradizionali, a una dottrina me­ tafisica, esso fa parte di un insieme di conoscenze date a prio­ ri la cui validità non è attestata dalla verifica sperimentale, ma semplicemente dalla sua stessa coerenza, dimostrata so­ prattutto attraverso le corrispondenze numerologiche tra le serie di emblemi usati per rappresentarlo. I procedimenti al­ chemici sono una particolare espressione di questo sistema e ne condividono le premesse. Il loro fine non è quello di ac­ certare le proprietà chimiche degli ingredienti o le loro rea­ zioni, né quello di sottoporre a verifica i fondamenti teorici allo scopo di convalidarli e ancor meno di modificarli; al con­ trario, basandosi in parte su conoscenze tecniche provenien­ ti dagli ambienti degli artigiani, gli alchimisti si servono dei procedimenti alchemici come strumento per approfondire la conoscenza del sistema dottrinario. Il significato dei proce­ dimenti è dunque anzitutto metaforico e la loro finalità è es­ senzialmente contemplativa, caratteristica che i più accorti studiosi della scienza cinese non hanno avuto difficoltà a ri­ conoscere:

t a o is m o e sc ie n z a

Il rapporto dell’alchimia con il taoismo e con la scienza ci­ nese è estremamente complesso, e vari autori hanno soste­ nuto opinioni fortemente contrastanti a questo riguardo. Mentre l’assunto - difeso in particolare da J. Needham in tut­ ta la sua opera - di una sostanziale coincidenza tra i principi del taoismo e quelli della scienza cinese (o comunque di una sorta di ‘rapporto privilegiato’ tra taoismo e scienza) è stato in gran parte confutato (Sivin I995b), alcuni studiosi so­ stengono la fondamentale assenza di relazione tra taoismo e alchimia. Altri, viceversa, non esitano ad associare l’alchimia cinese al taoismo, ma senza fornire indicazioni sulla natura del loro rapporto. La tesi secondo cui l’alchimia esterna sarebbe priva di rap­ porti con il taoismo si basa sulla definizione di quest’ultimo come fenomeno esclusivamente religioso, ossia come insieme di movimenti basati sul culto delle divinità e in teoria legati

A motivare gli alchimisti non era in primo luogo la curiosità per le proprietà e le reazioni di particolari sostanze [...]. Il fine che at­ traversa il centinaio di testi sull’alchimia di laboratorio ancora con­ servati, che li rende una letteratura coerente, e che condizionava ogni passo nell’elaborazione dei processi, era bensì quello di co­ struire un modello del Tao, di riprodurre in uno spazio limitato e su scala temporale ridotta i modelli energetici ciclici del Cosmo. Questo obiettivo attribuisce più valore alla contemplazione del pro­ cesso che all’uso del prodotto [...]. 11contenuto, il tono e l’insieme dei dati a nostra disposizione suggeriscono con forza che la meta dominante era contemplativa, o addirittura estatica. (Sivin 1977,

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pp. 118-120)

XX - UNO SGUARDO SUI. M O N D O NATURALE

l a riproduzione dell'opera della Na­ tura non è però l'unica finalità del pro­ cesso alchemico e non è dunque sol­ tanto l'aspetto contemplativo a legare l'alchimia al taoismo e a distinguerla da altre scienze cinesi. A differenza di que­ ste ultime, ma alla pari del taoismo, l'al­ chimia è consapevole che le parole, le immagini e le diverse serie di emblemi attraverso cui esprime i suoi principi e dà significato alle sue pratiche, appar­ tengono a uno stadio intermedio tra questo mondo e il Tao, e che anch’esse devono essere abbandonate per far sì Fig. 8-11 pantheon taoista; pittura murale nella Sala dei Tre Puri che l'intero processo alchemico giunga del tempio Yongle gong a Ruicheng (Shanxi), a compimento. In altri termini, per rag­ dinastia Yuan, inizio del XIV secolo. giungere il suo obiettivo l’alchimista de­ ve trascendere O d i stessi strumenti concettuali che usa come via alla conoscenza. Questo compito il Cosmo intero riacquista le proprietà dello stato che prece­ è parallelo allo svolgimento dell’opera alchemica. Nel ripor­ de la sua generazione e l’azione del tempo. Come scrive Ge tare gli ingredienti degli elisir al loro stato originario, e nel Hong: «Secondo i libri degli Immortali, se i Nove Elisir so­ combinarli l’uno con l’altro, l’alchimista ripercorre all’in- no sublimati, se l’oro e la giada sono liquefatti, il mondo in­ dietro gli stadi cosmogonici annullando di volta in volta le tero può essere reso immortale» (Baopuzi, p. 138). corrispondenti configurazioni cosmologiche. Lo stato di atemporalità, o immortalità, restituito al mon­ Il processo alchemico ha dunque un duplice effetto, sul do è identico a quello cercato dall’alchimista. La composi­ Cosmo e sulla persona che lo mette in atto. Attraverso il pro­ zione degli elisir, compiuta materialmente, o in meditazio­ cedimento della ‘proiezione’ {diari), che l’alchimia cinese con­ ne, o considerata nei suoi soli aspetti speculativi, contribui­ divide con quella di altre culture, un frammento di elisir per­ sce così a ottenere la conoscenza del rapporto tra il Tao e il mette di trasmutare qualsiasi sostanza in oro, ossia in mate­ Cosmo. ria pura. Agli occhi dell’alchimista, al termine della sua opera Fabrizio Pregadio

CAPITOLO XX

tradizione confuciana era attribuita grande importanza alle parole e alla correttezza del loro significato; pertanto la paro­ la - cioè l’insieme di caratteri - che indica una pianta o un animale era spesso il primo attributo preso in considerazione nell’osservazione della Natura, come ci ricorda un’afferma­ zione dello stesso Confucio, contenuta nei Dialoghi {Lunyu)\ meravigliandosi dei suoi discepoli che non studiavano il Clas­ S ommario: 1. La farmacopea. 2. I dizionari e le opere di al­ sico delle odi {Shijing), il Maestro assicura che il suo contenu­ tro genere. ( G. M étailié) to, fra le altre cose, accrescerebbe «la loro conoscenza dei no­ mi delle piante e degli animali». L’importanza delle opere dedicate a prodotti naturali uti­ a Cina antica non ha lasciato testi o trattati dedicati lizzati a fini terapeutici, dietetici, alimentari e tecnici, com­ esclusivamente a piante o ad animali - quale, per esem­ poste durante la lunga storia della Cina, non deve far dimen­ pio, le Ricerche sulle piante di Teofrasto - , a eccezione di un’u­ ticare che piante, animali e minerali avevano altre funzioni, nica monografìa sui bambù compilata nel V sec. d.C. Tutta­ non esclusivamente economiche. Fino al XIII sec., per esem­ via, attraverso l’analisi di alcune opere, è possibile capire in pio, una grande attenzione fu rivolta al fenomeno degli inne­ che modo gli antichi Cinesi osservassero e considerassero la sti spontanei degli alberi, quando rami di alberi vicini, en­ flora e la fauna; i testi più importanti, per la ricchezza delle trando in contatto, finivano per saldarsi gli uni agli altri; si ri­ notizie che contengono, sono i bencao, dedicati principalmente teneva che questi alberi unissero i loro ‘principi strutturali’ alle sostanze medicinali. Altri testi utili a questo tipo di ana­ (mu lian li) e il fenomeno era interpretato come una manife­ lisi, e preziose fonti d’informazione sul mondo naturale, so­ stazione della virtù del governo, per cui andava segnidato im­ no due opere di carattere lessicografico: l'Avvicinamento a ciò mediatamente a corte per essere registrato negli annali. che e corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario) e la Spiegazione delle figu re e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiez i). A queste si aggiungono diverse descrizioni di giardini, una summa di economia rurale, le Tecniche essenziali p er il p o­ 1. L a f a r m a c o p e a polo {Qiminyaoshu), alcune note di letterati su piante e ani­ mali e un’enciclopedia portata a termine durante la dinastia Il termine bencao con il quale si indicano, come già detto in pre­ Tang, Arti e lettere classificate p er categorie ( Yiwen leiju). Nella cedenza, i testi contenenti descrizioni di sostanze medicinali

UNO SGUARDO SUL MONDO NATURALE

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X X - U N O SG U A RD O SUI M O N D O N A TU RA LE

La riproduzione dell'opera della Na­ tura non è però l'unica finalità del pro­ cesso alchemico e non è dunque sol­ tanto l’aspetto contemplativo a legare l'alchimia al taoismo e a distinguerla da altre scienze cinesi. A differenza di que­ ste ultime, ma alla pari del taoismo, l'al­ chimia è consapevole che le parole, le immagini e le diverse serie di emblemi attraverso cui esprime i suoi principi e dà significato alle sue pratiche, appar­ tengono a uno stadio intermedio tra questo mondo e il Tao, e che anch’esse devono essere abbandonare per far si Fig, 8 - Il pantheon taoista; pittura murale nella Sala dei Tre Puri che l’intero processo alchemico giunga del tempio Yongle gong a Ruicheng (Shanxi), a compimento. In altri termini, per rag­ dinastia Yuan, inizio del XIV secolo. giungere il suo obiettivo l’alchimista de­ ve trascendere gli stessi strumenti con­ cettuali che usa come via alla conoscenza. Questo compito il Cosmo intero riacquista le proprietà dello stato che prece­ è parallelo allo svolgimento dell’opera alchemica. Nel ripor­ de la sua generazione e l’azione del tempo. Come scrive Ge tare gli ingredienti degli elisir al loro stato originario, e nel Hong: «Secondo i libri degli Immortali, se i Nove Elisir so­ combinarli l’uno con l’altro, l’alchimista ripercorre all’in- no sublimati, se l’oro e la giada sono liquefatti, il mondo in­ dietro gli stadi cosmogonici annullando di volta in volta le tero può essere reso immortale» {Baopuzi, p. 138). corrispondenti configurazioni cosmologiche. Lo stato di atemporalità, o immortalità, restituito al mon­ Il processo alchemico ha dunque un duplice effetto, sul do è identico a quello cercato dall’alchimista. La composi­ Cosmo e sulla persona che lo mette in atto. Attraverso il pro­ zione degli elisir, compiuta materialmente, o in meditazio­ cedimento della ‘proiezione’ {diati), che l’alchimia cinese con­ ne, o considerata nei suoi soli aspetti speculativi, contribui­ divide con quella di altre culture, un frammento di elisir per­ sce così a ottenere la conoscenza del rapporto tra il Tao e il mette di trasmutare qualsiasi sostanza in oro, ossia in mate­ Cosmo. ria pura. Agli occhi dell’alchimista, al termine della sua opera Fabrizio Pregadio

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tradizione confuciana era attribuita grande importanza alle parole e alla correttezza del loro significato; pertanto la paro­ la —cioè l’insieme di caratteri —che indica una pianta o un animale era spesso il primo attributo preso in considerazione nell’osservazione della Natura, come ci ricorda un’afFermazione dello stesso Confucio, contenuta nei D ialoghi (Lunyu): meravigliandosi dei suoi discepoli che non studiavano il Clas­ Sommario : 1. La farmacopea. 2. I dizionari e le opere di al­ sico delle odi (Shijing), il Maestro assicura che il suo contenu­ tro genere. (G. M étailié) to, fra le altre cose, accrescerebbe «la loro conoscenza dei no­ mi delle piante e degli animali». L’importanza delle opere dedicate a prodotti naturali uti­ a Cina antica non ha lasciato testi o trattati dedicati lizzati a fini terapeutici, dietetici, alimentari e tecnici, com­ esclusivamente a piante o ad animali —quale, per esem­ poste durante la lunga storia della Cina, non deve far dimen­ pio, le Ricerche sulle piante di Teofrasto —,a eccezione di un’u­ ticare che piante, animali e minerali avevano altre funzioni, nica monografia sui bambù compilata nel V sec. d.C. Tutta­ non esclusivamente economiche. Fino al XIII sec., per esem­ via, attraverso l’analisi di alcune opere, è possibile capire in pio, una grande attenzione fu rivolta al fenomeno degli inne­ che modo gli antichi Cinesi osservassero e considerassero la sti spontanei degli alberi, quando rami di alberi vicini, en­ flora e la fauna; i testi più importanti, per ia ricchezza delie trando in contatto, finivano per saldarsi gli uni agli altri; si ri­ notizie che contengono, sono i bencao, dedicati principalmente teneva che questi alberi unissero i loro ‘principi strutturali’ alle sostanze medicinali. Altri testi utili a questo tipo di ana­ (mu lian li) e il fenomeno era interpretato come una manife­ lisi, e preziose fonti d’informazione sul mondo naturale, so­ stazione della virtù del governo, per cui andava segnalato im­ no due opere di carattere lessicografico: l'Avvicinamento a ciò mediatamente a corte per essere registrato negli annali. che è corretto (Erya, noto anche come Lessico letterario) e la Spiegazione d ellefigu re e interpretazione dei caratteri (Shuowen jiezi). A queste si aggiungono diverse descrizioni di giardini, una summa di economia rurale, le Tecniche essenziali p er il p o ­ 1. La fa r m a c o pe a polo (Q tm inyaoshu), alcune note di letterati su piante e ani­ mali e un’enciclopedia portata a termine durante la dinastia Il termine bencao con il quale si indicano, come già dettoin pre­ Tang, Arti e lettere classificate p er categorie {Yìwen leiju). Nella cedenza, i testi contenenti descrizioni di sostanze medicinali

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I A SC IE N Z A IN C IN A

Fig. 1 - L’aconito (Aconitum carm ichaeli), pianta di grande importanza nella medicina e nella cultura cinesi. Per la sua rossicità l'aconito è classificato tra le droghe di grado inferiore (xiapin) nel Canone di farmacopea del Divino Agricoltore (1I-I sec. a.C.). Come ricorda Zhang Hua (232-300) nelle sue Me­ morie su molteplici cose, l’aconito è designato con nomi diversi se­ condo il periodo di raccolta: tianxiong, wutou,fuzt.

(piante, animali e minerali) è attestato per la prima volta nel 31 a.C., all’inizio del regno dell’imperatore Cheng (32-7 a.C.) della dinastia Han; il termine è citato una seconda volta po­ co dopo, nella relazione di regno dell’imperatore Ping degli Han che regnò nei primi cinque anni dell’era cristiana. È so­ lamente nel X sec., però, che Han Baosheng, funzionario e medico di fama, precisò che il termine si riferiva specifica­ mente alle erbe (etto); anche se i medicamenti erano costi­ tuiti, infatti, da minerali, alberi o parti di animali, erano le erbe a rappresentare la parte essenziale dei prodotti medici­ nali. Analizzando le prime opere di farmacopea, andate pe­ rò perdute per la maggior parte prima del X sec., si può com­ prendere quali fossero gli orientamenti con cui si osservava­ no le piante nell’antica Cina. Il contenuto di queste opere, quindi, è stato ricostruito a partire dalle citazioni contenute in opere posteriori, dando luogo a interpretazioni diverse, da parte degli storici, sulla natura dei testi, sulla loro datazione e sulla loro paternità. Se i titoli dei testi di medicina dedicati in maniera specifi­ ca ai prodotti naturali e risalenti al periodo Han (206 a.C.220 d.C.), e talvolta anche i presunti autori, sono menziona­ ti nelle storie dinastiche degli Han e dei Sui (581-617), non si conosce, invece, né la data di redazione, né l’autore della più antica opera sulle sostanze medicinali, tuttora esistente,

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iI Canone d i farm acopea d el D ivino Agricoltore (Shennong bencao jin g). L’associazione del nome dell'imperatore mitico a questo testo è senza dubbio dovuta al desiderio di ricollega­ re l’opera al sovrano che, secondo la tradizione, fu il primo a riconoscere le piante medicinali e alimentari e a distinguere le piante velenose da quelle inoffensive; diversi studi concor­ dano però nel ritenere che questo trattato sia stato in realtà composto soltanto tra il li e il I sec. a.C. L’opera sembra es­ sere scomparsa molto presto, ma il suo valore canonico ha re­ so possibile la conservazione del testo nel corso dei secoli; opere successive, infatti, dedicate alle sostanze medicinali han­ no ripreso, sotto forma di citazioni, parte del testo originale, permettendo d’ipotizzare, a partire dall’inizio del XVII sec., diverse ricostruzioni. Si tratta della presentazione di prodot­ ti naturali, minerali, vegetali e animali, utilizzabili a fini die­ tetici, preventivi o curativi. 1 365 prodotti citaci, di cui 252 d’origine vegetale, 67 animale e 46 minerale, sono classifica­ ti secondo tre gradi (sanpin), in base alla loro natura e al lo­ ro metodo d’azione. Nell’introduzione dell’opera si precisa che un medicamen­ to è sempre composto da più ingredienti e che la sua efficacia è il risultato della sinergia dei diversi componenti, la cui fun­ zione è paragonata alle competenze dei governanti e dei loro collaboratori, secondo una concezione di organizzazione so­ ciale e di gestione del potere tipica di quel periodo. Così, un medicamento deve includere sempre il principe ju n, il mini­ stro chen, l’assistente zuo e il messaggero shi: a volte un prin­ cipe, due ministri, tre assistenti e cinque messaggeri, a volte un principe, tre ministri, e nove assistenti e messaggeri. Le 120 droghe di grado superiore corrispondono ai princìpi; perciò non sono tossiche e non possono fare male neppure se assun­ te in quantità massiccia e per un lungo periodo; la loro fun­ zione, associata al cielo, è quella di mantenere l’essenza stessa della vita e dunque di conferire se non l’immortalità almeno la longevità. Le 120 droghe di grado intermedio, che agisco­ no in quanto ministri, possono essere tossiche a seconda del­ la dose e devono quindi essere utilizzate nella giusta misura; la loro funzione è quella di nutrire la vita in quanto fenome­ no umano; sono usate, quindi, per curare la malattia e recu­ perare la salute. Al grado inferiore appartengono 125 droghe (fig. 1), la cui violenza è analoga a quella degli emissari del go­ verno inviati nelle diverse regioni. A causa della loro tossicità, il loro uso deve essere tenuto sotto stretto controllo; sono uti­ lizzate per difendersi dagli agenti nocivi del freddo e del cal­ do, per riassorbire le congestioni e curare la malattia; la loro azione è legata alla Terra. Affermati questi principi generali, le modalità teoriche d’utilizzazione delle droghe sono precisate in riferimento all’azione reciproca di yin-yang. Così, la loro utilizzazione e la scelta, se radice, fusto, fiore o frutto, erba, minerale, osso o polpa, può dipendere dai rapporti madre-figlio o pri­ mogenito-cadetto. D’altro canto, certe droghe agiscono di­ rettamence, alcune non sono efficaci se non unire ad altre, talune servono come catalizzatori, altre neutralizzano gli ef­ fetti tossici di ulteriori droghe; le interazioni possono però produrre ugualmente risultati negativi, come, per esempio, la diminuzione d ell’efficacia normalmente auspicata per uno degli ingredienti, oppure la produzione di veleni. Nei casi estremi, una cattiva associazione può anche comporta­ re ['annullamento reciproco delle specifiche proprietà di cia­ scun prodotto. Nella prefazione del testo si precisa che bi­ sogna tenere conto dei cinque gusti —acido, salato, dolce.

\ X - U N O SG U A RD O SU L M O N D O N A TU RALE

amaro e piccante - e delle quattro nature - freddo, caldo, fre­ sco e tiepido (alle quali bisogna aggiungere quella neutra, piatta ) - , deH'evemuale tossicità, della modalità di essicca­ zione - a freddo o a caldo - , della necessità di conoscere il periodo di raccolta, il grado di maturità desiderabile e il suo­ lo che produce quel tipo di pianta; bisogna inoltre anche es­ sere in grado di distinguere le adulterazioni e riconoscere la freschezza dei prodotti. Se il principio di utilizzazione delle sostanze medicinali è correlato a un particolare modo di concepire l'efficacia nel governare la società, le tre categorie e il numero totale dei prodotti sono, invece, da mettere in relazione con il sistema cosmologico; ognuna delle 365 droghe corrisponde infatti a un giorno dell’anno, mentre la corrispondenza di ciascuno dei gradi con il Cielo, l’Uomo e la Terra rimanda alla con­ cezione delle 'tre potenze’ sancai (Cielo, Uomo e Terra), di­ rettamente legata alla teoria yin-yang. D’altra parte, la de­ scrizione del gusro e della natura, indicata sistematicamente per ogni droga, serve a inserirla nel sistema delle Cinque fa­ si (wuxing), un altro degli sviluppi della teoria yin-yang. Tut­ ti questi concetti, presi insieme, formano la ‘teoria delle cor­ rispondenze e della risonanza’; i prodotti naturali si trovano infatti in un Cosmo dove tutte le cose si rispondono in ma­ niera reciproca e formano un gioco di corrispondenze. Si comprende così come l’interprerazione del rapporto dina­ mico fra i principi femminile yin e maschile yang, che è uti­ lizzato per spiegare il funzionamento normale e patologico del corpo umano, permetta di stabilire per prima cosa una diagnosi e in base a essa di definire in modo logico i princi­ pi dì composizione e il modo di somministrazione dei rime­ di. Un principio terapeutico è, per esempio, «si cura il fred­ do con un medicamento caldo». Allo stesso modo si ritiene che il trattamento deciso su tali basi sia finalizzato non a cu­ rare direttamente questa o quella parte del corpo, ma a far sì che il male scompaia, riportando di nuovo l’equilibrio fra le diverse funzioni organiche che dipendono dai due grandi principi yin-yang. E interessante notare come, nella sua struttura, questa pri­ ma opera distingua le sostanze medicinali non in funzione della loro origine, ma delle loro proprietà farmacodinami­ che, secondo un ordine decrescente di tossicità. Le sostanze medicinali elencate per ciascuno dei tre gradì presentano pian­ te, animali e minerali, ma senza alcuna distinzione partico­ lare fra i rappresentanti dei tre regni della Natura. Il conte­ nuto del testo, che figura sotto il nome di ogni prodotto me­ dicinale, è organizzato secondo un unico schema: dopo il nome sono indicati gusto e natura, figurano poi le principa­ li indicazioni terapeutiche e, infine, gli eventuali sinonimi. Soprattutto per le droghe di grado superiore, dopo le indi­ cazioni terapeutiche si segnalano anche gli effetti particolar­ mente favorevoli legati affuso prolungato del prodotto. Non si trova praticamente alcuna annotazione che potrebbe esse­ re definita di tipo naturalista, con l’eccezione, talvolta, del­ l’indicazione del periodo di raccolta della pianta da cui è ri­ cavata la parte utilizzata. Il Canone di farm acopea d el D ivino A gricoltore è un’opera dedicata esclusivamente alle sostanze medicinali, a differen­ za di un altro testo, forse anteriore, ma oggi andato perduto, Note del Signor Tong sulla raccolta delle piante m edicinali ( Tongju n caiyao lu), che descrive, invece, l’aspetto delle piante e le loro principali caratteristiche morfologiche, almeno da quan­ to si ricava in alcuni passi citati dal medico Tao Hongjing

17 - STORIA Obl.UA SCIENZA

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257

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Fig. 2 - Ritratto di Tao Hongjing; inchiostro e acquerello su carta, dinastia Yuan, XIV secolo. Taipei, National Palace Museum. (456-536) e ripresi nella Farmacopea classificata (Zhenglei bencao), di epoca Song (960-1279). E stato proprio Tao Hongjing a esaminare in maniera cri­ tica il Canone d ì farm acopea d el D ivino Agricoltore e a pro­ porne un’appendice, con l’aggiunta di 365 nuove droghe al­ le 365 iniziali, e una nuova presenrazione, come spiegato da luì stesso nella prefazione della sua Raccolta d i note sul ‘Ca­ none d i farm acopea d el D ivino A gricoltore' {Shennong bencao jin g jiz h u , 492?). Scegliendo di ripartire l’insieme delle so­ stanze medicinali secondo le ‘categorie delle cose’, egli sud­ divide la materia nei seguenti gruppi: giade e minerali (y u sh i), erbe (eoo), alberi (m u), insetti (chong), animali (shou), frutti (guo), verdure (ca i), cereali e alimenti (m ishi), e pro­ dotti con un nome e non usati (you m in g wuyong); ognuna di queste categorie è poi suddivisa secondo i tre gradi. Tao propose anche un’analisi più fine della natura dei prodotti, dovuta probabilmente a un’evoluzione del modo di sommi­ nistrare i medicamenti; a partire dalle quattro nature inizia­ li, egli stabilisce cinque gradazioni: ‘molto freddo’, 'debol­ mente freddo’, ‘debolmente tiepido’, ‘molto tiepido’ e ‘mol­ to caldo’. Quest’opera, che contiene una prima sintesi delle antiche conoscenze sui prodotti naturali, è importante per il modello proposto e per l’influenza che esercitò sugli autori successivi. Anche questo cesto, però, ci è arrivato soltanto sot­ to forma di citazione in altre opere. Un confronto del testo così ricostruito con un manoscritto frammentario, anterio­ re al VII sec., scoperto in una grotta di Dunhuang all’inizio del Novecento, ha mostrato la sua fedeltà all’opera origina­ ria, in particolare per quel che riguarda la prefazione, là do­ ve è precisata l’importanza del rapporto principe-ntinistriassiscenti nella concezione dei medicamenti. Completando

LA S C IE N Z A IN C IN A

il testo del Canone d i farm acopea d el D iritto Agricoltore, lao Hongjing spiega ancor più chiaramente come l'azione di un rimedio non corrisponda alla somma dei rispettivi effetti di ogni prodotto in esso contenuto, ma derivi dalla capacità di creare, grazie a una giusta proporzione d'ingredienti diversi, una disposizione dinamica potenzialmente attiva, uno shi, una ‘propensione favorevole'. Tao Hongjing introduce anche un’altra innovazione: l’u­ so dell’inchiostro rosso o nero per indicare rispettivamenre il resto del Canone d i farm acopea d el D ivino A gricoltore e quel­ lo dal titolo Altre annotazioni d i m edici celeb ri (M in gyì bielu), una raccolta di resti diversi, che sembra essere stata uti­ lizzata dallo stesso Tao per la redazione della sua opera. Il sistema di distinguere il testo canonico attraverso un artifì­ cio grafico sarà adottato in molte delle opere dedicate alle sostanze medicinali fino all'inizio del XVI secolo. L’opera Altre annotazioni d i m ed ici celeb ri, dalla paternità ancora di­ scussa, occupa un posto importante nella storia della far­ macopea cinese poiché è diventata un classico citato conti­ nuamente, almeno fino ai betieao della dinastia Song, subito dopo il C anone d i farm acopea d e l D ivino Agricoltore-, inoltre, la somiglianza del suo contenuto con la R accolta d i note su l ‘Canone d i farm acopea d el D ivino A gricoltore’ ha fatto sì che sia attribuita, ancora oggi, allo stesso Tao Hongjing. Dopo la riunifìcazione deH’Impero a opera dei Sui (581617), il testo di Tao Hongjing sembrò di portata limitata, poiché rispecchiava il lavoro individuale di un uomo vissuto presso l’attuale città di Nanchino, nel quale alcuni prodotti di regioni lontane non erano stati presi in considerazione e in altri casi si erano fatti errori o confusioni. Per questa ra­ gione l’imperatore Gaozong della dinastia Tang, che regnò dal 650 al 683, ordinò nel 657 una revisione della farmaco­ pea a un comitato composto di 22 persone, sotto la respon­ sabilità di Su Jing (VII sec.) il quale per primo aveva solleci­ tato la corte su questo problema. Il lavoro fu portato avanti velocemente e in maniera razionale. Si ordinò di far perveni­ re a corte tutte le sostanze medicinali utilizzate nelle diverse province, si fecero confronti con le conoscenze che su di es­ se riportavano gli scritti di Tao Hongjing, s’introdussero i nuovi prodotti e furono apportate le necessarie correzioni su quanto già noto; infine, furono aggiunte alcune novità, come Fìntroduzione di tavole a colori. Nel 659 il lavoro fu completato e questa prima farmacopea ufficiale della storia cinese, in 54 capitoli, fu intitolata N uova revision e d ella f a r ­ m acopea (Xinxiu bencao), conosciuta anche con il nome di Farmacopea della dinastia Tang ( Tang bencao). L’opera pre­ senta in rutto 850 prodotti, di cui 735 ripresi dall’opera di Tao Hongjing, il cui criterio di presentazione della materia è stato mantenuto, mentre i tre gradi sono stati subordinati a insiemi definiti secondo le ‘categorie delle cose’: giada-pie­ tra, erbe, alberi, animali-uccelli (categoria che comprende i prodotti d’origine umana), insetti-pesci, frutti, verdure, ce­ reali, quelli non usati ma con un nome. In quest’ultima ca­ tegoria sono elencati prodotti utilizzati raramente, che i com­ mentatori, pur non raccomandandone l’uso, non vogliono omettere, lasciando alla valutazione dei praticanti la libertà di uso. La Nuova revisione della farm acopea servirà a sua volra come base per un’altra opera, terminata nel 934 sorto la dire­ zione di Han Baosheng, residente nella regione di Shu, l'o­ dierna provincia del Sichuan, che come si è già detto fornì la prima definizione del termine bencao. Quesco libro in 20 capitoli, oggi andato perduto, aggiungeva altre conoscenze

258

sulle sostanze medicinali in uso in quella regione, da cui i] nome Farmacopea Ideila regione] d i Shit (Shu bencao).

2. 1

DIZIONARI E LE OPERE DI ALTRO GENERE

L’A vvicinam ento a ciò ch e è corretto (Erya), o Lessico letterario, scritto intorno al I sec. a.C. da autore ignoto, si compone, nella sua forma attuale, di 19 sezioni, delle quali le ultime sette riguardano piante e animali. I nomi delle piante sono ripartiti in due sezioni: Spiegare le erbe (sez. 13) e Spiegare gli alberi (sez. 14) composte rispettivamente di 200 e 100 voci. Si ritrova qui la classificazione popolare dei vegetali; le voci del glossario sono in generale definite semplicemente da un sinonimo, mentre altre volte il testo è più esplicito e artico­ lato. In alcuni casi si precisa la denominazione del frutto del­ la pianta che figura come voce; il loto, invece, riceve un trat­ tamento particolare: ognuna delle sue parti possiede un no­ me specifico, segno evidente dell’importanza culturale che a quel tempo aveva questa pianta. A volte vi è qualche indicazione tassonomica o morfolo­ gica, come, per esempio, nel caso del generico huai (che og­ gi designa Sophora ja p on ica ), del quale si distinguono tre ti­ pi in funzione della grandezza e del colore delle foglie. Il te­ sto non presenta alcuna suddivisione che possa far pensare a un qualche tipo di classificazione, tuttavia l’ordine delle vo­ ci, i nomi stessi delle piante, alcune enumerazioni e osserva­ zioni mostrano chiaramente criteri di raggruppamento per famiglie, che permettono di dedurre uno schema sicuramente più elaborato rispetto alla semplice suddivisione nelle due ca­ tegorie ‘erbe’ e ‘alberi’; inoltre, i commenti di Guo Pu (276324) precisano spesso gli eventuali raggruppamenti delle pian­ te. Sembra che certi Termini monosillabici abbiano un valo­ re generico (Berlin 1992) o ‘generico specifico’ (Atran 1997), senza però che questi livelli di classificazione popolare corri­ spondano necessariamente alle unità tassonomiche della bo­ tanica moderna. Per esempio, poiché diversi nomi polisilla­ bici di piante possiedono lo stesso morfema finale, quest’ul­ timo ha un valore generico, anche se può allo stesso tempo designare una specie particolare; così tao, che indica fre­ quentemente una specie botanica, il pesco (Prunuspersica Stokes), non appare nella sezione sugli alberi del glossario del Lessico letterario se non come termine generico: sono men­ zionati tre tipi di tao, dei quali uno è identificato da Guo Pu comeyin gta o , un ciliegio (P runuspseudocerasus Lindi), un al­ tro come un pesco i cui frutti maturano in inverno e l’ulti­ mo come un pesco selvatico dai piccoli frutti privi di noc­ ciolo. D’altra parte, lo status generico di tao è confermato da una frase del testo in cui è abbinato a li (‘pruno’) per forma­ re una categoria superiore ‘pesco-pruno’, taoli, cui apparten­ gono gli alberi ‘i cui frutti hanno dei noccioli’. Secondo lo stesso procedimento, sono definite altre cate­ gorie analoghe, come il gelso-salice, la cui caratteristica co­ mune è avere i rami pendenti. Altri nomi, che designano i ti­ pi di alberi, elencati ugualmente senza esempi, rimandano senza dubbio ad altri modi di classificazione. Così alberi che crescono insieme’, ‘alberi che producono tantissimi frutti’, 'alberi naturalmente piegati’, ‘alberi morti eretti’, 'alberi mor­ ti stesi a terra’, ‘alberi morti senza rami e slanciati', ‘alberi che si consumano per reciproco attrito’, ‘alberi senza rami', ‘al­ beri dai rami curvi come piume’, ecc., sono tutte categorìe

XX - U N O SG U A R D O S U L M O N D O N A T U R A LE

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o Fig, 3 - Due pagine del glossario di parole antiche e dialettali A vvicinam ento a ciò ch e è corretto, edizione del 1883. ristampa di un edizione del 1802, a sua volta basata su un’edizione di epoca Song. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale. (A) Pagina iniziale della sezione 13 dedicata agli ‘animali selvatici’; (B) illustrazione di quattro animali classificati nel gruppo dei ‘ratti’, una delle categorie della sezione.

che fanno riferimento non più a proprietà intrinseche dei ve­ ventre all’indietro’. Le abitudini alimentari permettono di getali, ma alla loro forma, al loro aspetto, al loro portamen­ distinguere altre quattro categorie che, com’è precisato in un to e quindi sembrano iscriversi in altri sistemi di riferimen­ commento dì Guo Pu, sono tratte dal Classico delle od i (Shito, quali l’apprezzamento della loro produzione fruttifera o ji n g ): i ‘mangiatori del cuore delle giovani piante’, i ‘man­ una valutazione degli elementi del paesaggio o forse anche le giatori di foglie’, i ‘mangiatori di nodi’, i ‘mangiatori di ra­ forme di culto dell’albero. dici’. Per ultimi sono denominati due grandi insiemi mor­ Anche le cinque sezioni che riguardano i nomi di anima­ fologici: ‘quelli con le zampe’ e ‘quelli senza zampe’. li individuano alcuni grandi gruppi: insetti (ch o n g), pesci La sezione degli uccelli, al contrario, è molto omogenea, (yu), uccelli (niao), ‘animali selvatici’ (shou), ‘animali do­ con un solo intruso, un pipistrello che, come precisato nel mestici’ (xu). Per quanto riguarda gli insetti, nel cui gruppo commento di Guo Pu, «gli abitanti di Qi chiamano ‘geniosi trovano anche i nomi di un batrace, di ragni e di miria- topolino’». Secondo gli stessi criteri linguistici precedenti, si podi, si possono distinguere ugualmente termini monosilla­ possono qui riconoscere diversi generi popolari, la cui atti­ bici o bisillabici dal significato generico. L’ordine di pre­ nenza è confermata dalla definizione dei diversi gruppi, nei sentazione sembra avere pertinenza con questo genere di or­ quali i nomi sono composti per giustapposizione di due mo­ dinamento. Così, per esempio, sono elencate di seguito sette nosillabi generici e che sono basati su determinate caratteri­ cicale, e sei di esse hanno il morfema tiao in posizione fi­ stiche, come, per esempio, le particolarità del volo —che iden­ nale del nome, il settimo, invece, non possiede questo mor­ tificano tre gruppi - , o quelle delle zampe —che identificano fema. La sezione sugli insetti si conclude, come quella de­ due gruppi - , creando insiemi molto estesi e non esclusivi. dicata agl! alberi, con considerazioni di ordine classificato­ Infine, proprio prima della sezione dedicata agli animali si rio; all’inizio sono distinti cinque tipi di bachi da seta, a legge la definizione: «quelli con due zampe e le piume si chia­ seconda delie foglie dell’albero di cui si nutrono, cosa cer­ mano volatili {qirì)\ quelli a quattro zampe e con il pelo, si tamente legata all’importanza che aveva il baco nell’econo­ chiamano quadrupedi {shou)v>. In realtà, quest’ultimo ter­ mia domestica; seguono cinque categorie basate sull’etolo­ mine designa, più precisamente, gli animali selvatici a quat­ gia, quali ‘nate spaccando il dorso della madre’, ‘dal volo tro zampe che costituiscono la diciottesima sezione del glos­ rapido’, ‘che sfregano le ali le une contro le altre’, ‘ventagli, sario Lessico letterario, mentre nell’ultima sezione sono rac­ che amano agitare le ali’, oppure sulla morfologia ‘con il colti gli animali domestici’ (.*«). Questi due ultimi insiemi

259

LA SC IENZA IN C IN A

Fig. 4 - Prima pagina della sezione 18 del glossario Avvicinamento a ciò che è corretto, edizione del 1883, ristampa di un’edizione del 1802, basata su un’edizione di epoca Song. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale. La presenza (in basso a destra) di un recinto con una cucciolata di tre cinghialini attesta un probabile processo di addomesticamento.

cui il loro significato è controverso. L’articolazione di questo dizionario permette di distinguere ugualmente piante, ani­ mali e minerali in base ai radicali (i determinativi fonetici del­ la lingua cinese) a cui fanno riferimento. In tal modo, 49 ra­ dicali possono essere collegati al regno animale, 41 a quello vegetale e 3 al regno minerale, costituendo il 17 % ca. dei 540 radicali che distinguono le sezioni nell’opera. Quanto al nu­ mero dei caratteri formati a partire da questi radicali, se ne possono rilevare 1341 per il regno vegetale, 1045 per quello animale e 201 per il regno minerale, pari in totale a più di un quarto delle 9353 voci del dizionario. Tuttavia, sia i diversi radicali sia i caratteri elencati rispondono certamente a una scelta personale dell’autore, il quale cerca di conciliare ragio­ ne grafica e preoccupazioni semantiche, Così, nell’insieme dei vegetali, i radicali più ‘produttivi’, cioè che compaiono in più caratteri, sono erba (513 caratteri) e albero (421), segui­ ti da bambù (147), cereale (87) e chicco di miglio decortica­ to (36), a fianco di altri radicali che raccolgono soltanto qual­ che carattere. Lo studio dell’insieme dei caratteri elencati sotto i radica­ li che si riferiscono ad animali o vegetali dà l’impressione di una cultura certamente più ricca sia da un punto di vista etnobiologico sia da quello naturalista in senso stretto. In ogni ca­ so, esso pone la questione del corpus di riferimento di Xu Shen. Per esempio, sotto il radicale dei bovini (niu) troviamo un ricco vocabolario per indicare i diversi mantelli e poiché si trattava di animali destinati ai sacrifici è probabile che si rimandi a fonti legate ai rituali. La precisione con cui sono denominate le diverse caratteristiche fìsiche di questi anima­ li prova anche l’importanza della selezione applicata dagli al­ levatori. Ben poche specie vegetali sono citate sotto il radi­ cale del bambù, mentre figura un ricco vocabolario a propo­ sito delle diverse parti di queste piante, delle fasi del loro sviluppo e degli oggetti che se ne ricavano riguardanti la let­ tura e la scrittura, nonché a proposito degli oggetti della vi­ ta quotidiana e degli utensili agricoli; da tutto questo si de­ duce l’importanza economica e culturale del bambù, mante­ nutasi fino ai nostri giorni.

sono suddivisi in diverse parti, ciascuna dotata di titolazione distinta: gli animali selvatici sono ripartiti in due categorie Monografìa principali, ‘ospiti dei boschi’ (yu sh u ) e ‘ratti’ (roditori, shushu-, fig. 3). I primi animali citati sono tre cervidi seguiti dai Se Xu Shen sembra privilegiare il bambù in quanto tipo lupi. La lettura delle voci rivela un’accurata osservazione di di vegetale indifferenziato, tre secoli più tardi Dai Kaizhi questi animali, in quanto nomi differenti distinguono il ma­ (420-485 ca.), che per assolvere le sue funzioni civili e mili­ schio, la femmina e il cucciolo; si classificano specificatamente tari raggiunse differenti regioni ricche di specie diverse di le loro orme e si segnalano gli animali particolarmente robu­ bambù (gli attuali Jiangxi e Vietnam), s’interessò proprio al­ sti. Da queste osservazioni traspare una civiltà in cui la caccia la diversità delle specie. Egli consacrò al bambù una mono­ svolgeva un ruolo importante. Nel caso dei cinghiali (fig. 4), grafìa, di certo la prima mai scritta su questo argomento, e il fatto che si distinguano e si diano nomi diversi a tre tipi di inaugurò cosi una serie di testi tecnici e poetici dedicati ai femmine, secondo il numero dei piccoli per cucciolata (uno, vegetali, creando di fatto un nuovo genere letterario desti­ due o tre piccoli), sembra provare una certa familiarità, pro­ nato a svilupparsi soprattutto durante le due dinastie Song babile testimonianza di un processo di addomesticamento. (Song settentrionali, 960-1127, e Song meridionali, 1127Sempre in riferimento alle distinzioni in grandi categorie, 1279). Nel Trattato sui bam bù (Zhttpu, 460?), Dai Kaizhi ne un’altra ripartizione degli animali è operata in base al modo descrive settanta tipi, ma il testo pervenuto fino a noi non di nutrirsi; si riconoscono cosi tre tipi di ruminanti, ossia i ne menziona più di quarantasetre. L’aspetto più originale bovini, gli ovini-caprini e i cervidi; un tipo di animale 'a goz­ che distingue il bambù dagli altri vegetali è, a suo parere, il zo’, gli uccelli; un tipo ‘dalle guance a tasca’, in cui si appaiano fatto che non è «né erba né albero», caratterisrica che gli con­ le scimmie e i roditori che «conservano il cibo all’interno del­ ferisce il merito di essere considerato come una categoria di­ le guance». stinta dì essere vivente. Prima di procedere a elencare le di­ X.u Shen compila il dizionario Spiegazione delle fig u re e in ­ verse tipologie recensite, Dai Kaizhi indica le caratteristiche terpretazione d ei caratteri (S hu ow en jiezi, 121 d.C.) per offri­ comuni che, secondo lui, permettono di distinguere questo re una spiegazione degli ideogrammi antichi, in un’epoca in insieme, all’iiuerno del quale esiste una grande diversità. Egli

260

X X - U N O SG U A R D O S U L M O N D O N A T U R A LE

TAVOLA I

TAVOLA II

DESCRIZIONE DEL ‘BAMBÙ SPIN O SO ’, FORSE IDENTIFICABILE CON BAMBUSA S1NOSPINOSA M cCLURE, DI DAI KAIZHI

Bam bù-spina, regolarità, profondità, un cespo è una foresta, radici com e m azzuoli in cerchio, nodi come gom itoli di aghi. È ch iam ato an ch e ‘b am b ù -siep e’ e fa fo rtificazio n i ben robuste. G erm oglio e buccia sem m ai voi ne m angiate, basette e ca­ pelli diradar poi vedrete. C om m ento: I bam bù spinosi crescono in tutte le pre­ fetture del Jiaozhou [parte delle attuali regioni del G uangdong, G uangxi e V ietnam settentrionale]. Crescono in bo­ schetti di diverse dozzine di fusti. Q uelli più grandi hanno una circonferenza di due p iedi, la parte polposa è spessa, fin rern o è pieno; gli aborigeni le spezzano per farne archi. Ram i e nodi hanno spine, e sono piantati a guisa di forti­ ficazioni invalicabili per i soldati. C o m e afferm a W an Zhen nel suo Libro delle meraviglie ( Yiwu zki ) esso è coltivato per farne d elle difese, p iù efficaci di alte m u raglie. Q uan d o m uoiono e si abbattono, appaiono le radici [in realtà i ri­ zomi] che possono arrivare a pesare una mezza tonnellata, sono aggrovigliate in modo inestricabile e ricordano gli aspi per la seta. Per il sinonim o ‘bam b ù-siepe’ si veda la Rac­ colta dei caratteri dell’inizio degli Han (Sancang). M an giare i germ ogli fa cadere barba e capelli.

DESCRIZIONE DEL CO M PO RTAM ENTO DELLE FO RM ICHE NELLO ZIBALDONE DEI M O N T I YOUYANG ( YOUYANG ZAZU) DI DUAN CHENGSHI

Formiche: nella provincia di Q in, c’è un gran numero di enor­ m i formiche nere, bellicose, com unem ente chiam ate formi­ che-cavallo. C e ne sono anche altre di colore rossastro. Fra queste ultim e che sono più piccole, ve ne sono di nere, len­ te, ma capaci di sollevare un pezzetto di ferro del loro stesso peso. Q uelle di tinta giallastra sono le meno intelligenti. Per divertirsi mio figlio sovente punta sul loro cam m ino una mo­ sca con una spina di giuggiola. La formica che la incontra sul suo tragitto, torna sui suoi passi fino a un buco distante un piede o qualche pollice, e allora tutte le altre formiche che so­ no entrate nel buco, escono formando una lunga fila: forse essa em ette dei suoni per chiam arle? Nella fila di formiche ogni sei o sette ce ne è una dalla testa grossa, a intervalli re­ golari, com e se sì trattasse di una truppa. Una volta raggiun­ ta la mosca, quelle dalla testa grossa si m ettono ai lati o da­ vanti, quasi stessero guidando le altre formiche. Fra l’806 e l’821 abitavo a Changxing. Nel mio cortile c’era un formi­ caio. Le form iche erano della stessa dim ensione di quelle ros­ sastre, ma il loro colore era decisamente nero con un segmento appena rosso ai lom bi, la testa a punta e le zampe alte, il mo­ do di cam m inare molto leggero e rapido. O gni volta che un bruco o un piccolo insetto penetrava in una galleria, im ­ m ancabilm ente esse danneggiavano il formicaio per tappare la galleria, senza dubbio per im pedire qualunque ritirata.

nota così la presenza di nodi sugli steli, di gemme sui rami, di germogli con un ‘fodero’ (la spara); osserva anche che, pur producendo fiori e frutti, ogni sessantanni i bambù si secca­ no e muoiono per rispuntare sei anni dopo dai semi caduti al suolo. Nei commenti dedicati a ciascun tipo di bambù egli spesso cita scritti anteriori su cui basa il suo lavoro, ma di cui non esita a criticare il contenuto alla luce della sua esperien­ za. Il testo si presenta sotto forma di brevi strofe composte da due o otto versi di quattro caratteri, il cui contenuro è ri­ preso e spiegato in un successivo commenro in prosa al ter­ mine della strofa (Tav. I). Le annotazioni ‘in punta di pennello’ Esistono poi testi di un tipo diverso, che hanno in comu­ ne il fatto di essere stati composti sotto forma di brevi anno­ tazioni, e nei quali si trova un altro genere d’informazioni sul­ le conoscenze di animali, piante e minerali. Queste note ‘in punta di pennello’ non riportano soltanto notizie sugli og­ getti naturali, ma anche sulla storia, sui costumi e su tutto ciò che poteva incuriosire o interessare i letterati, che in que­ sti componimenti avevano modo di esprimersi liberamente e senza alcun tipo di limitazioni. Il primo testo, intitolato M em orie su m olteplici cose (Bowu zhi), è opera di Zhang Hua (232-300). Uomo di lettere, si fece notare a corte proprio gra­ zie a una sua opera, ottenendo così cariche amministrative; con il passare del tempo attirò intorno a sé un folto gruppo di letterati poveri. Il suo testo riferisce di fenomeni naturali, 26 1

esseri viventi, cose o costumi bizzarri, piante e animali, aned­ doti su maghi, o ancora considerazioni sui nomi di persone, di luoghi, di oggetti e di animali. L’autore volle raccogliere, correggere e completare quanto si trovava già annotato, in modo spano, nelle opere precedenti. Si tratta d’informazio­ ni di natura molto diversa, e spesso fantastica; per esempio, nel Sud c’è un insetto la cui testa cade e può volare da sola o, ancora, non bisogna entrare nell’acqua dopo avere mangiato carne di rondine altrimenti si verrà inghiottiti dal drago. Si apprende anche che esistono due tipi di crisantemo, uguali in tutto tranne che nel gusto, e quello leggermente amaro non è commestibile. Alcuni secoli dopo, Duan Chengshi (803863), anch’egli funzionario e prefetto, redasse una raccolta in­ titolata Z ibaldone d ei m onti Youyang ( Youyang zazu), di cui una parte riguarda le piante e gli animali. L’autore riporta nu­ merosi aneddoti sul mondo vegetale e segnala diverse piante straniere, fra cui il narciso e il mandorlo. Fine osservatore, egli descrive il comportamento delle formiche che ha sotto gli oc­ chi nel cortile della sua abitazione (Tav. II). Questo genere letterario dalla forma e dal tono liberi si svilupperà in modo considerevole a partire dal periodo Song e resterà una fonte preziosa per capire quale tipo d’interesse e di orientamento avessero gli antichi Cinesi nei confronti della Natura. Testi sui giardini Piante, animali e minerali sono stati ben presto percepiri co­ me componenti essenziali e specifici delfambience naturale,

1 A S C IK N Z A IN --:INA

Fig. 5 - Padiglione all’interno di un giardino; inchiostro su carta. Da Lu Hong, D ieci ved u te d i ca p an n e, scena II, V ili secolo. Taipei, National Palace Museum.

m oltitudini’ (dasitu), sono elencatele caratteristiche degli uomini, degli ani­ mali e delle piante in base alla natura del suolo su cui si trovano a vivere. In altri casi è messa in evidenza soprattutto la diversità, come nella descrizione del par­ co del l’imperatore Wu degli Han (che regnò dal 140 all’87), a opera di Ge Hong (281-341 ca.) il quale afferma che all’i nizio della costruzione del parco im­ periale stuoli di alti personaggi vennero dalle regioni più lontane per offrire al­ beri da frutto degni di nota e alberi eso­ tici, affinché si unissero bellezza e fama, e vi si manifestassero eleganza e strava­ ganza. Una delle prime evocazioni di un giardino privato è datata al IX sec.; l'au­ tore, Li Deyu, che ricoprì alte cariche amministrative, aveva una passione per le piante e per lo studio delle poesie del­ l’Antichità; raccolse nel suo giardino, presso Luoyang sui monti Pingyuan, al­ beri e fiori scelti per la loro particolari­ tà o rarità, citando una quarantina di al­ beri e di arbusti e numerose rocce di cui precisò la provenienza.

e da ciò nacque il bisogno di ricostruire simbolicamente la Trattato agricolo diversità naturalistica dell’Impero aH’inrerno dei grandi par­ chi che circondavano i palazzi imperiali. Questi parchi costi­ Nelle T ecniche essenziali p e r i l p o p olo (Qimin yaoshu, 535 tuivano riserve di caccia, ma testimoniavano anche il deside­ ca.) le piante sono invece presentate in base al loro impiego. rio di raccogliere un gran numero di prodotti dalle diverse L’autore, Jia Sixie, suddivide implicitamente la sua opera in regioni e di formare paesaggi che evocassero le varie zone del­ quattro gruppi: (a) piante per la sussistenza (cap. 2); (b) or­ l’Impero, a dimostrazione della potenza e del prestigio dei taggi e piante per i condimenti (cap. 3); (c) alberi da frutto prìncipi, e per rafforzare così il senso di (cap. 4); (d ) piante d’interesse tecnolo­ coesione all’interno del regno. Il più an­ gico (cap. 5). I primi due gruppi ri­ tico testo che evoca un tale giardino (da­ guardano le piante erbacee e gli altri due tabile tra il 1000 e il 600 a.C.) è la poe­ riguardano gli alberi. Questa classifica­ sia 242 del Classico d elle odi, dal titolo zione è confermata nel decimo e nelLa torre d egli spiriti (L ingtai ). Una se­ fultim o capitolo del trattato, dove l’au­ conda descrizione di un parco imperia­ tore segnala un gran numero di piante le figura nel cap. 1 17 delle M em orie d i utilizzabili, ma non ancora messe a col­ uno storico (S hiji) di Sima Qian ( 145-86 tura nella Cina settentrionale. Queste a.C. ca.). L’autore descrive la bellezza di piante sono raggruppare nei seguenti questo luogo favoloso e cita gli anima­ insiemi: ‘cinque cereali’, ‘frutti d’albeli, le piante e le pietre preziose che vi si ro-frutti d’erbe’, ‘ortaggi’ e ‘alberi’. Per trovano. Elencando quello che s’incon­ le piante che entrano nel ciclo agricolo tra nelle diverse parti di questo parco egli indica i metodi di coltivazione, dal­ immenso, l’autore vuole mostrare la ric­ la preparazione del suolo alla potatura chezza e la grande diversità delle risorse Fig. 6 - Amuleto d’oro e all’innesto. Jia Sixie organizzò la sua naturali deH’Impero. Si rratta di una sor­ a forma di rana, dalla romba n. 1 opera con lo stesso criterio che utilizza­ ta d’inventario ragionato che procede se­ di Shuanghe presso Juxian (Shandong), rono gli autori di bencao successivi a Tao condo una logica simbolica, ma anche dinastia Han posteriore. Hongjing, ma il suo apporto personale ecologica e cosmologica; animali, pian­ fu, in primo luogo, un ordinamento si­ te e minerali sono presentati in associa­ Emblema delle ambiguità tassonomiche stematico delle conoscenze agricole pre­ zione al loro ambiente naturale, all’in­ nell’osservazione della Natura, il nome del­ cedenti, riprese da fonti scritte o da det­ terno di una delle quattro direzioni. la rana {tua) viene scritto alternativamen­ ti popolari, e completate, in modo spes­ Questa tendenza si ritrova in altri te­ te con due caratteri: il primo ha il radica­ so molto tecnico e preciso, alla luce della sti dell’Antichità cinese, come i Riti d ei le ming, ‘rospo’, peraltro ricorrente anche propria esperienza. Non deve stupire il nei nomi di alcuni tipi di tartarughe; i! se­ farro che l'ultim a parte di quest'opera Z hou (Z h ou li, III sec. al più tardi) in cui nel terzo capitolo, a proposito del­ condo, più comune, ha il radicale chong, sìa dedicata ai vegetali non conosciuti inserto'. nella regione in cui viveva l’autore, dal le funzioni del ‘Grande direttore delle

262

X X I - A SPET T I T E C N O L O G IC I: LA M ETA LLU RG IA D EL FERRO

momento che numerosi scritti attestano l'interesse che pian­ te o prodotti nuovi suscitavano tra i letterati inviati con in­ carichi governativi in regioni lontane della Cina settentrio­ nale. L analisi di queste note, delle monografìe locali, o dei frammenti rimasti rivela la grande curiosità di questi viag­ giatori nei confronti delle novità.

Scritti enciclopedici È nel corso della dinastia dei Tang (618-907) che un let­ terato e celebre calligrafo, Ouyang Xun (557-641 ), si dedi­ cò alla redazione della prima grande raccolta di natura en­ ciclopedica (leìshu) delia storia cinese, intitolata Arti e let­ tere cla ssifica te p e r ca teg o rie ( Yìwen leiju). Questo testo, suddiviso in cento capitoli, di cui non si conosce né la da­ ta di completamento, né quella di pubblicazione, dedica gli ultimi venti capitoli - un quinto dell’insieme —agli ogget­ ti e ai fenomeni naturali. Sette capitoli riguardanti le pian­ te sono così suddivisi: medicinali e aromatiche (cap. 81), erbe (capp. 81-82), cereali (cap. 85), frutti (capp. 86-87) e

CAPITOLO XXI

ASPETTI TECNOLOGICI: LA METALLURGIA DEL FERRO S ommario : 1. Il monopolio dell’industria del ferro durante

la dinastia Han. 2. L’organizzazione della produzione del fer­ ro nella Cina Han. 3. Le tecniche di produzione del ferro nel­ la Cina Han. (D.B. Wagner)

1. I l

m o n o p o l i o d e l l ’i n d u s t r i a d e l f e r r o

DURANTE LA DINASTIA H

an

Nel 117 a.C. l’imperatore Wu della dinastia Han (206 a.C.220 d.C.) approvò la proposta d’istituire un monopolio di Stato sulla produzione e sul commercio del ferro. La storia di questo monopolio ha le sue lontane origini nel periodo degli Stati combattenti (480-221 a.C.), quando alcuni go­ verni dei singoli Stati erano direttamente coinvolti nella ge­ stione dei processi di produzione del ferro; tra essi, in parti­ colare, vi era il regno dei Qin, il cui sistema amministrativo divenne quello dell’Impero Qin a partire dal 221 a.C. La di­ nastia Han continuò il sistema dei Qin dal 206 sino al 158 a.C., quando i controlli furono in qualche misura allentar!. Si sa pochissimo di come funzionassero questi precedenti si­ stemi amministrativi, ma è chiaro che essi lasciavano suffi­ ciente libertà all’iniziativa privata; vari imprenditori accu­ mularono fortune grazie alla produzione del ferro, sia prima sia dopo l’allentamento dei controlli. L’imperatore Wu, molto attivo su vari fronti, adottò al­ cune misure che si possono definire, a rischio di anacroni­ smo, ‘interventi sull’economia’; tra queste l’istituzione dei monopoli sulle industrie del sale e del ferro, la creazione di un sistema di ‘trasporto equo' (ju m h u , 110 a.C. ca.) per uni­ formare i prezzi delle merci di prima necessità nello spazio 263

alberi (capp. 88-89). Due parti sono dedicate ai metalli e ai minerali preziosi, resori-giade (capp. 83-84), tre agli uccel­ li (capp. 90-92), tre ai quadrupedi (capp. 93-95) e due alle tartarughe e ai carapaci (capp. 96-97). Di piante e animali si parla anche nei due capitoli che elencano i fenomeni di buon auspicio (capp. 98-99) e nell’ultimo (cap. 100), dedi­ cato alle calamità. L’opera è interamente basata su citazioni di testi molto di­ versi, dalle opere tecniche agli annali storici, alle note infor­ mali dei letterati chiamate, come già detto, ‘in punta di pen­ nello’. Inoltre, rubriche specifiche sono dedicate a generi let­ terari diversi: poesie ed elegie, memoriali per il trono, proclamazioni imperiali, panegirici e canti. Proprio per la grande diversità di fonti questa raccolta permette di apprez­ zare la ricchezza e la varietà di approcci al mondo naturale nella Cina del VII sec.; al di là degli aspetti utilitaristici, essa rivela un’acuta sensibilità e mostra la complessità dei rapporti con la Natura da parte dei Cinesi dell’epoca. G eorges M etailié

e nel tempo, l’istituzione di un monopolio sulla produzio­ ne dei liquori fermentati (98 a.C.) e varie misure riguar­ danti la coniazione di monete. Le notizie che abbiamo sull’effettiva amministrazione del monopolio del ferro provengono in gran parte dal periodo successivo all’introduzione di esso. Nel 2 d.C. vi erano 48 ‘uf­ fici del ferro’ (tieguan) distribuiti in tutto l’Impero (fig. I), ognuno dei quali amministrava almeno una fonderia, e spes­ so più d’una. Gli archeologi hanno scavato una trentina di fonderie e le iscrizioni sui prodotti ivi ritrovati forniscono ulteriori informazioni. Gli uffici del ferro producevano ghi­ sa grezza negli altiforni e vendevano strumenti di ghisa e di ferro grezzo; manufatti di ferro battuto, comprese tutte le armi di ferro e d’acciaio, ricavati direttamente da questo materiale grezzo, erano invece prodotti da altri stabilimen­ ti di Stato, non direttamente legati all’amministrazione del monopolio. Sin dall’inizio, i monopoli furono oggetto di numerose critiche, che scaturivano principalmente da interessi più agri­ coli che industriali. Nell’81 a.C. fu ordinata un’inchiesta, che fu probabilmente lo spunto per la compilazione (nel pe­ riodo 74-49 a.C.) della famosa opera di Huan Kuan intito­ lata Discorsi sul sale e su lferro ( Yan tie tun)\ questa opera eb­ be, tuttavia, scarsi effetti sulla politica del governo e non ri­ uscì a far tacere le numerose critiche. I monopoli furono aboliti nel 44 a.C. e ristabiliti tre an­ ni più tardi. Si conoscono pochissimi particolari di questo episodio, ma è probabile che l’abolizione dei monopoli ab­ bia avuto motivazioni ideologiche, mentre il loro ristabili­ mento fu dovuto a necessità pratiche. Un settore industria­ le di grandi dimensioni non può essere privarizzato d’un sol colpo senza conseguenze per l’intera economia; probabil­ mente, in breve tempo si manifestarono problemi seri e il governo ritenne necessario tornare alla situazione prece­ dente. Le testimonianze archeologiche e di altro genere mo­ strano che mentre gli uffici statali del ferro continuarono la produzione, e probabilmente gestirono ancora la maggior parte della produzione del ferro Han, i produttori privati respinsero apertamente e con spregio la legge.

w LA S C IEN ZA IN U N A

Nd I sec. a.C. si assiste al graduale sgretolamento dei po­ teri del governo centrale a favore di potenti famiglie provin­ ciali; in questo ambito nel regno di Wang Mang (9-23 d.C.) furono prese misure molto rigide per imporre nuovamente i monopoli. Così, nel 25 d.C., con la restaurazione degli Han, si procedette a una riorganizzazione amministrativa che in pratica finiva però per avallare la perdita di potere da parte del governo centrale. Nel caso dell’industria del ferro, sem­ brerebbe che gli uffici del ferro continuassero a gestire la pro­ duzione, ma che largo margine d azione fosse concesso an­ che all’iniziativa privata (Bielensteìn 1979). Nell’anno 85 d.C. i monopoli furono brevemente ripristinati, per essere nuova­ mente, e definitivamente, aboliti nell’88. È da ricordare che l’introduzione, prima, e la presenza, poi, di un monopolio statale in un settore della produzione indu­ striale cinese di così grande importanza come quello del fer­ ro, fu a lungo oggetto dì aspre contese, e tale rimase per seco­ li, fornendo - anche in ambiti ben diversi geograficamente e socialmente —un precedente storico per molti autori dei pe­ riodi successivi, che lo utilizzarono nelle discussioni e nelle questioni politiche del loro tempo; fu citato, per esempio, da Wang Anshi. A proposito di ambiti differenti, se ci si sposta all’estremità opposta del continente eurasiatico l’idea di un monopolio di Staro sulfindustria del ferro da parre dei Ro­ mani sarebbe stata invece assurda; in quanto se era vero che esistevano grandi ferriere di Stato gestite dall’esercito roma­ no, era però anche vero che la maggior parte del ferro era

prodotta in migliaia di piccole unità disperse nei villaggi di tutto l'Impero; sarebbe stato perciò assolutamente impossibi­ le imporre un monopolio, e ancor più difficile sarebbe stato riuscire a capire quale vantaggio ne avrebbe tratto lo Stato,

2 . L ’o r g a n iz z a z io n e d e l l a p r o d u z io n e DEL FERRO NELLA C lN A H A N

La differenza, alla quale s’è testé accennato, tra l’opportunità di un monopolio statale deifindustria del ferro nei due am­ biti sintomatici dell’Impero cinese e dell’Impero romano ri­ flette un’analoga differenza nella situazione locale delle tecni­ che di produzione del ferro. La fusione nella fucina, unico pro­ cesso di fusione del ferro conosciuto in Europa sino al periodo medievale, si presta a una produzione limitata, in quanto il fabbro svolge la propria attività in contesti di piccole dimen­ sioni; questa tecnica probabilmente fu utilizzata anche in Ci­ na - anche se ciò non è confermato da dati certi -, tuttavia sembra che già nel III sec. a.C. la maggior parte del ferro fos­ se prodotta con la tecnica della colata in altiforni, che per­ mette di ottenere notevoli risparmi economici ed è efficace so­ prattutto per produzioni su larga scala. I D iscorsi su l sale e su l fe r r o di Huan Kuan presentano in­ terventi prò e contro l’istituzione del monopolio statale del ferro; a parte le questioni strettamente relative al monopolio, quest’opera è interessante perché nu­ merose pagine sono dedicate ai proble­ mi relativi alla produzione su vasta sca­ la oppure su scala ridotta; prima del mo­ nopolio erano infatti attivi produttori sia grandi sia piccoli: In passato, famiglie grandi e potenti ot­ tenevano il controllo dei benefici delle mon­ tagne e dei mari. Esse estraevano il materia­ le ferroso e lo colavano, bollivano i mari per fare il sale. Una famiglia poceva riunire una moltitudine di mille e più persone, quasi tut­ ti banditi comuni, che si allontanavano dal­ le loro case, abbandonavano le tombe dei lo­ ro antenati, per diventare così dipendenti delle grandi famiglie. Raccolti nelle profon­ dità delle montagne e in remote paludi, as­ soldati per attività illecite e seguendo il po­ tere delle fazioni, la loro tendenza a com­ mettere mali era un vero pericolo. [Yan tie lun jiaozhu, pp. 78-79)

Fig. 1 - Gli ‘uffici del ferro’ {tiegu a n ) e le fonderie imperiali nel 2 d.C. in Cina.

264

Uno dei vantaggi spesso sottolineati dallo schieramento a favore dell’istitu­ zione del monopolio di Stato era dun­ que la necessità di esercitare un controllo su queste potenti famiglie con i loro va­ sti eserciti di operai. Le scoperte archeologiche mostrano che, nel periodo successivo all’introdu­ zione del monopolio, il ferro era pro­ dotto in fabbriche ad altoforno di gran­ di dimensioni, che sono così descritte dai sostenitori del monopolio statale in opposizione al precedente sistema dì pro­ duzione privato:

XXI - ASPETTI T E C N O L O G IC I: LA M ET A LLU R G IA D EL FERRO

Fig. 2 - Scampo di pressofusione di bronzo per la coniazione delle monete da 5 shu, rinvenuto a Shouguang. Jinan, Shandong Provincial Institute of Archaeology. Nel 112 a.C., pochi anni dopo l istituzione del monopolio statale sull'industria del ferro, l’imperatore Wu degli Han stabilì un altro monopolio sulla coniazione monetaria; da allora fino al 7 d.C. i pezzi in bronzo da 5 shu (3,4 g ca.) furono l’unica moneta a corso legale. Gli uomini costretti ai lavori forzati e i maestri artigiani lavora­ no quotidianamente per lo Stato nel pubblico interesse. Le mate­ rie prime vengono loro fornite in abbondanza e la loro attrezzatu­ ra è completa. Quando la gente comune si raccoglie [per fare il fer­ ro], il loro tempo è troppo breve ed essi sono affaticati dal lavoro; la forza del ferro non è fusa e raffinata e il duro e il tenero non so­ no armonizzati. Per questo motivo lamministrazione ha proposto di prendere possesso delle industrie del sale e del ferro, cosicché l’u­ tilizzazione sia resa uniforme e i prezzi siano uguali, a beneficio del­ la gente comune e degli [interessi] pubblici e privati I funzio­ nari locali istruiscono [gli operai], gli artigiani compiono il loro la­ voro in modo efficiente, il duro e il tenero sono armonizzati, e gli utensili sono funzionali. Quale sofferenza può causare questo al po­ polo, e perché i contadini dovrebbero esserne preoccupati? (ibidem, p. 429) Gli oppositori valutavano diversamente sia la situazione passata sia quella presente; In passato, quando il lavoro di fusione e la produzione di sale me­ diante bollitura erano permessi al popolo dietro autotassazione, sa­ le e cereali erano venduti insieme. Gli utensili di ferro erano prati­ ci e adarti affuso. Oggi la maggior parte degli utensili prodotti dal­ lo Stato è primitiva e rozza. Non si risparmiano le spese e si fanno lavorare pesantemente i condannati ai lavori forzati, ma il loro du­ ro lavoro non è sfruttato al meglio. Quando i membri di una fami­ glia erano uniti, e padre e figlio mettevano in comune le loro fati­ che, tutti cercavano di fare utensili eccellenti. Non si vendevano utensili di bassa qualità. Nei periodi di piena attività per l’agricol­ tura, gli urensili erano trasportati nei campi per essere distribuiti. Tutti commerciavano gli uni con gli altri, scambiandosi denaro, ce­ reali, e vecchi e nuovi [utensili]. A volte vendevano a credito, così da non abbandonare il loro mestiere. Erano forniti gli urensili agri­ coli e ognuno riceveva ciò di cui aveva bisogno [...]. Ora che [lo Sta­ to] si è impadronito della sorgente e ha monopolizzato il commer­ cio, gli utensili sono scomodi e fragili e non c’è più una scelta tra buona qualità o scadente. I funzionari responsabili spesso non sono al loro posto, e così è difficile riuscire a ottenere gli utensili [...]. Il sale e il ferro sono venduti a prezzi alti, e la gente comune è preoc­ cupata. I più poveri devono coltivare la terra con utensili di legno [...] e mangiare cibo senza sapore. (ìbidem, p. 430)

265

F probabile che le ferriere familiari di piccole dimensioni descritte in questo brano, in cui «padre e figlio mettevano in comune le loro fatiche», usassero forni da fucina, mentre l’altoforno era utilizzato per la fusione del ferro nelle grandi fab­ briche di proprietà di potenti famiglie, con centinaia di ope­ rai. Nelle economie premoderne non è insolito rrovare in­ dustrie di produzione divise in settori distinti, di larga e piccola scala, che convivono in equilibrio stabile. Un esempio è l’u­ so dei forno da fucina in molte parti dell’Europa e dell’A­ merica anche dopo l’introduzione dell’altoforno, oppure nel­ la provincia cinese del Guangdong, dove due tipi di altofor­ no - uno molto piccolo e l’altro più grande - furono in uso per molti secoli sino alla fine del XVIII o all’inizio del XIX secolo. In entrambi questi casi, anche se la tecnologia di gran­ de scala era più efficiente in termini strettamente ingegneri­ stici, quella di dimensioni ridotte offriva notevoli vantaggi in specifiche condizioni locali, quali la disponibilità di certe ri­ sorse, la struttura della forza lavoro, e i costi della manodo­ pera, del trasporto e del capitale. Nel periodo di monopolio furono costruiti in tutto l’Im­ pero nuovi altiforni, in cui sia l’amministrazione sia gli ope­ rai qualificati (carbonai, minatori, maestri di fornace, ecc.) erano stati reclutati dalle officine per la fusione, mentre il la­ voro non specializzato era svolto da condannati ai lavori for­ zati e forse da contadini del luogo in regime di corvée. L’ar­ cheologia dimostra che in genere le fonderie di monopolio erano costruite in aree urbane, spesso poche centinaia di me­ tri fuori delle mura delle città Han; si trattava di un’ubica­ zione certamente non favorevole per un altoforno a carbone, che non soltanto consumava enormi quantità di combustibile a discapito della popolazione della città, ma creava an­ che notevoli disagi con i fuochi e i fumi, e produceva grandi quantità di scorie da eliminare; inoltre, con ogni probabili­ tà, anche il materiale grezzo doveva essere trasportato per lun­ ghe distanze. L’ubicazione più appropriata per queste fon­ derie era nelle zone di montagna, vicino alle fonti di legna­ me per il carbone e lontano dai centri abitati —le «profonde montagne e remote paludi» dei primo brano citato. La collocazione delle fonderie di monopolio vicino alle città era sen­ za dubbio giustificata da considerazioni di comodità ammi­ nistrativa, e forse dalla necessità di rendere più semplice il controllo delle masse di operai costretti ai lavori forzati. La produzione di ferro al di fuori delle fonderie di Stato era vietata; fu probabilmente abbastanza focile imporre tale divieto alle fabbriche private di grandi dimensioni perché, nonostante la loro remota ubicazione, producevano per mer­ cati ampi ed erano dunque facilmente individuabili. Inoltre, molti (o forse rutti) i padroni di fonderie private furono in­ globati nella burocrazia di Stato come amministratori delle nuove fonderie. Diversa è la questione riguardante la possibilità di impor­ re il divieto alle fabbriche di piccola dimensione, che non ave­ vano pari visibilità. Dal materiale archeologico attualmente disponìbile risulta che la tecnica del forno da fucina era del tutto scomparsa in Cina nel primo periodo Han (li sec. a.C.), mentre ci si sarebbe potuto aspettare che questa tecnica fos­ se stata usata ancora per lungo tempo in molte parti del­ l'Impero, soprattutto quelle più remote e isolate. Una tecni­ ca abbandonata per una o due generazioni è di solito di­ menticata rapidamente; infatti si sviluppò una nuova tecnica di produzione del ferro su piccolissima scala, che usò un pic­ colo altoforno anziché il forno da fucina.

LA S C IE N Z A IN C IN A

bande, e le singole famiglie lormerebbero fazioni. (Ili oppositori diverrebbero sempre più ingovernabili, e tra i seguaci dei capi [ete­ rodossi! emergerebbero tendenze corrotte, (ibidem, p. 67) La produzione di ferro in un altoforno comporta grandi investimenti e il suo sfruttamento richiede un impegno eco­ nomico notevole; servono anche autorevolezza e polso per mantenere l’ordine tra le centinaia di operai della fonderia. Organizzare e comandare squadre di persone era considera­ ta una prerogativa dello Stato centrale; pertanto era necessa­ rio, attraverso l’istituzione di uffici governativi del sale e del ferro, ricondurre questi ricchi e potenzialmente pericolosi proprietari sotto il controllo dello Stato e allo stesso tempo assegnare loro un posto ben definito nella srrutrura burocra­ tica imperiale. Inoltre, Io sfruttamento di manodopera co­ stretta ai lavori forzati sottraeva il comando di grandi squa­ dre di operai ad altre istanze amministrative, e la costruzio­ ne di fonderie vicino alle città trasferiva la produzione dalle «profonde montagne e remote paludi» per renderla parte in­ tegrante di una società civilizzata. Per i sostenitori del governo, questa trasformazione del ruolo dei proprietari di fonderia era sia una vittoria dello Sta­ to sulle forze dei disordine sia un’ottima occasione per i pro­ prietari stessi. Molti autori Han rilevarono però che i posti di funzionario erano stati ottenuti dalle persone sbagliate e i critici del governo nei D iscorsi ripeterono più volte che ta­ li cariche erano invece destinate a coloro che avevano stu­ diato i Classici e dunque acquisito la corretta attitudine mo­ rale per servire l’imperatore e amministrare il popolo; inol­ tre, essi fecero notare quali enormi ricchezze avessero accumulato i responsabili delle fonderie di monopolio e de­ scrissero in dettaglio l’opulenza in cui essi vivevano. Il go­ verno, dal canto suo, non negava questo dato di fatto, ma sosteneva che la ricchezza è innegabilmente un fattore con­ comitante a una funzione di responsabilità; nei Discorsi, il governo interpreta costantemente la ricchezza come uno dei principali indicatori del successo, mentre i critici insisteva­ no nel difendere la superiorità dei valori culturali rispetto a quelli economici. Nei D iscorsi non sono affrontate tematiche che porremmo definire ecologiche e che invece furono discusse all’epoca. Le grandi fonderie di monopolio, situate vicino ai centri abita­ ti, devono avere inquinato i dintorni e contribuito in modo notevole alla deforestazione, la quale è menzionata breve­ mente nel Libro d el M aestro dello H uainan (Huaìnanzi) co­ me conseguenza dell’industria metallurgica.

Fig. 3 - Forma di ghisa per ia gettata di due falcetti, da Gutonggou presso XingJong (Hebei), periodo degii Stati combattenti. Pechino, Museum of Chinese History. Nella parte superiore di ciascun falcetto, della lunghezza di 33 cm, si leggono i caratteri Youltn (‘trave di destra’), nome della fonderia governativa. L'analisi ha rivelato una presenza di carbonio pari al 4,45 %, mentre silicio, manganese e zolfo non superano lo 0,5 %, a dimostrazione che il metallo veniva fuso ad alta temperatura.

Inoltre, poiché è probabile che i prodotti delle fonderie del monopolio di Stato fossero venduti - almeno nei primi anni - a prezzi notevolmente minori di quelli dei produt­ tori illegali, questo, ovviamente avrebbe facilitato molto l’im­ posizione del divieto. I prezzi dei prodotti di monopolio, in­ fatti, praticamente erano stati stabiliti in modo arbitrario, in quanto era impossibile valutare il reale costo del lavoro forzato e coscritto, che infatti compariva nei libri conrabili a costo zero. Uno dei principali motivi a favore deH’instaurazione dei monopoli era che essi rappresentavano una fonte di reddito per lo Stato. La politica espansionista del tempo, e in parti­ colare quella nuovamente aggressiva nei confronti dei Xiongnu e degli altri invasori nomadi del Nord, richiedeva infat­ ti ingenti capitali. A quanto pare, si tentò d’imporre varie tas­ se, compresa r'autotassazione’ menzionata dai critici in uno dei brani citati sopra; poiché però lo Stato cinese aveva poca esperienza nella tassazione di attività diverse dall’agricoltura, dove sia i grandi produttori sia i piccoli avrebbero potuto di­ chiarare il falso in merito alle quantità dei loro prodotti, la soluzione scelta fu quella di portare i produttori all’interno deH’amministrazione statale. Molti studi sulla storia economica del periodo Han met­ tono in luce questo particolare aspetto finanziario. La crea­ zione di monopoli permetteva però anche di portare sotto il controllo dello Stato quei ricchi e potenti padroni delle fon­ derie, che erano in grado di riunire sotto di loro migliaia di persone, come si evince dal seguente passo; Il censore capo\ Quando un uomo comune possiede un oggetto prezioso, lo mette in una cassa per tenerlo al sicuro. Come dovrebbe dunque il Sovrano custodire le montagne e i mari? I luoghi di ric­ chezza sono sempre nelle profondità delle montagne e nelle ampie paludi, e soltanto una persona ricca e potente può pienamente sfrut­ tare i loro benefici [...]. Ora [i critici del governo vogliono] lasciare libera la gente comu­ ne di [ottenere] potere e profitto e abolire [gli uffici del] sale e del ferro, arricchendo così [persone] malvagie e tiranniche. Queste ulti­ me [allora] seguirebbero i loro cuori avidi, le masse formerebbero

3. Le

t e c n ic h e d i p r o d u z io n e d e l ferro n ella

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1 materiali disponibili per studiare la tecnica di produzione del ferro prima dell’introduzione del monopolio nel 117 a.C. consistono in gran parte di microstnitture di manufatti di ferro. Essi indicano che si usavano tecniche sia di fonderia sia di fucina; l’acciaio era regolarmente usato per le armi e per gli utensili affilati, ed era spesso temprato. Gli strumenti di ghisa erano normalmente trattati a caldo per migliorare le loro proprietà meccaniche, rendendoli più resistenti e me­ no soggetti a rompersi durante l’uso (si tratta della cosid­ detta ‘ghisa malleabile’).

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X X I - A S PE T T I T E C N O L O G IC I: LA M ET A LLU R G IA D EL FERRO

minerale co m b u stib ile fo n d e n te

Fig. 4 - La struttura produttiva del ferro nelle fonderie statali Han. Per il periodo premonopolio non abbiamo sufficienti ma­ teriali che permettano di chiarire varie questioni relative alla principale tecnica di produzione del ferro, ossia, per esem­ pio, come il ferro fosse ricavato dal materiale grezzo, come — o se - la ghisa fosse convertita in ferro battuto e come si pro­ ducesse l’acciaio; purtroppo, infatti, non sono ancora stati scoperti siti di fusione del ferro risalenti a questo periodo, mentre l’archeologia degli scavi di fonderie risalenti al perio­ do del monopolio è molto ricca. La ricchezza di conoscenze e di materiale relativo alle fon­ derie di Stato è probabilmente dovuta alla necessità della bu­ rocrazia di collocare le fonderie nei pressi dei centri ammini­ strativi, anziché nelle foreste, ubicazione, questa, certamen­ te più razionale dal punto di vista economico, ma più scomoda per un controllo diretto; la vicinanza delle fonderie alle città Han ha facilitato il compito degli archeologi moderni che hanno potuto scavare e scoprire numerosi siti. Il diagramma della fig. 4 mostra la struttura produttiva del ferro nelle fonderie statali Han; la ghisa era prodotta in altiforni ed era colata in prodotti utili in un forno del tipo a cu­ bilotto, oppure era convertita in ferro battuto in un letto di fusione per fabbricare ferro malleabile. Tre importanti scavi

di siti di fonderie statali Han, tutti nella regione dello Henan, forniscono valide informazioni su tutti e tre i processi. Scavi minori in altre regioni mostrano che la tecnica delle fonderie di Stato non variava in modo considerevole all’interno del territorio imperiale.

L’altoforno Un antico altoforno cinese era, sostanzialmente come gli altiforni attuali, un forno a tino in cui si ottiene, per fusio­ ne, ghisa dal materiale grezzo. Il materiale grezzo, il combu­ stibile e un fondente (solitamente calcare) sono periodica­ mente introdotti nel tino dall’alto, mentre un getto d’aria è continuamente soffiato in ugelli vicino alla base dalla quale il ferro e le scorie sono estratri a intervalli regolari. Le opera­ zioni continuano senza interruzioni giorno e notte per setti­ mane o addirittura anni. Un tipico altoforno è stato rinvenuto a Guxingzhen nella prefettura di Gong, regione dello Henan. Esso era costruito su fondamenta spesse almeno 2 m; la base della fornace, di circa 50 cm di spessore, è fatta di terra compressa con un’al­ ta percentuale di sabbia fine, carbone di legna polverizzato e

A Fig. 5 - Ricostruzione ipotetica di un altoforno del periodo Han. (A) Visione d’insieme; il terrapieno puntella i muri della fornace, fungendo allo stesso tempo da rampa per il trasporto del carbone di legna, del minerale ferrosa e del calcare fino alla bocca dell’impianto. (B) Pianta e sezione; le dimensioni sono espresse in millìmetri.

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I.A S i'IE N Z A IN L IN A

materiale ferroso aneli'esso in polvere; questi materiali non molto resistenti erano rinforzati con un muro ili contenimento di argilla rossa compressa: sino a oggi si sono conservati circa SO cm dei muri della fornace, costruiti con questi materiali. In generale, le parti che erano esposte alle temperature più al­ te erano fatte di materiali abbondantemente addizionati con carbone polverizzato, che è stabile a tutte le temperature pur­ ché non esposto all’aria. A rendere possibile la ricostruzione della fornace è stato un pezzo di ferro sinterizzato, di circa 20 tonnellate, rinvenuto in una fossa adiacente aH’altofbrno; es­ so si adatta molto bene alla sezione conservata della base del­ la fornace e ci fornisce la forma della parte inferiore, come pu­ re l'ubicazione di uno degli ugelli; grazie a questo e ad altri documenti è stato possibile ricostruire la struttura interna di un altoforno cinese tipico (fig. 5). Il tino del forno era ellittico, di circa 3x4 m, con il letto di fusione leggermente più piccolo; la forma ellittica per­ metteva di far funzionare I’altoforno con una minore pres­ sione del getto d’aria; questa forma fu utilizzata in certa mi­ sura anche in Europa durante il XIX sec. e fu chiaramente molto utile nel periodo Han, quando la maggior parte degli altiforni fu azionata da forza lavoro umana anziché da forza motrice di acqua o di vapore. L’altezza originale si pensa fos­ se tra 4 e 6 m; vi sono indicazioni che la fornace fosse pun­ tellata con terra compressa sino a 9 m o più dalle mura; pre­ sumibilmente questo puntello serviva anche da rampa per ca­ ricare la fornace. L’esame dei materiali grezzi e delle scorie di questo sito permette di trarre alcune conclusioni sul funzionamento dell’aJtoforno. La carica consisteva di materiale grezzo, carbone di legna e calcare (il carbon fossile non fu utilizzato per la fu­ sione del ferro in Cina prima del X sec., e in Europa prima dei XVIII sec.). II materiale grezzo era una ricca ematite con bassa percentuale di zolfo; per rompere il materiale grezzo in pezzi normalmente della misura compresa tra 2 e 5 cm si usa­ vano martelli e incudini. Questi pezzi erano passati al setac­ cio per eliminare le parti più piccole, che andavano a forma­ re enormi colline di detriti di materiali grezzi intorno alla fer­ riera; senza questa operazione di cernita i pezzi piccoli avrebbero reso il carico della fornace meno poroso, e quindi sarebbe sta­ ta necessaria una maggiore pressione del getto d’aria. Il ma­ teriale grezzo non era calcinato prima di essere caricato nel­ la fornace; dò sorprende, perché la calcinazione è parte inte­ grante della maggior parte dei processi di fusione sia antichi sta moderni, e serve a rendere il materiale grezzo più poroso e friabile; in sua assenza, il carico della fornace risultava quin­ di, svantaggiosamente, meno poroso. Alcune stime dei parametri di funzionamento di un altoforno possono essere ricavate dall’analisi delle percentuali dei materiali; il materiale grezzo contiene circa il 50 % di ferro, e nelle scorie si trova pochissimo ferro; dunque per produr­ re circa una tonnellata di ferro erano necessarie quasi due ton­ nellate di materiale grezzo. La maggior parte della silice (S i0 2) nelle scorie proviene dal materiale grezzo e vi è circa il quin­ tuplo di silice nelle scorie rispetto a quella contenuta nel ma­ teriale grezzo; ciò dimostra che si producevano circa 400 kg di scorie per una tonnellata di materiale grezzo. La calce vi­ va (CaO) nelle scorie proviene in gran parte dal materiale grezzo e dal calcare; il materiale grezzo era composto appros­ simativamente per il 5 % di calce viva e il calcare constava per il 50 % di calce viva; dunque si usavano meno di 100 kg di calcare per ogni tonnellata di ferro prodotto.

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Non possiamo valutare in mudo attendibile la produzio­ ne giornaliera o annuale di ghisa grezza, ma è possibile rite­ nere che la produzione annuale sia stata dello stesso ordine di quella degli altiforni tradizionali cinesi di medesime di­ mensioni del XIX e del XX sec., ossia alcune centinaia di ton­ nellate all’anno. Se si suppone una produzione annuale me­ dia di 100 tonnellate da parte di ciascun ufficio del ferro, la produzione legale annuale nell’intero Impero Han sarebbe Stata di circa 5000 tonnellate, ossia di circa 0,1 kg per per­ sona. Questa cifra non è del tutto attendibile, ma può co­ munque darci un’idea della quantità di ferro prodotto dagli altiforni durante il periodo Han. Il forno a cubilotto Il ferro fuso, a volte, poteva essere colato in stampi diret­ tamente dall’altoforno, come avveniva in Occidente sino a tempi relativamente recenti; non vi sono però prove a que­ sto proposito e sembra invece certo che nella maggior parte dei casi, o forse in tutti, il ferro da colare fosse fuso in un cu­ bilotto. Questo è un forno a forma di tino, dalla cui parte su­ periore sono caricati il combustibile (carbone di legno o fos­ sile) e il ferro (ghisa grezza o scarti di fonderia), mentre dal­ la parte inferiore è soffiata aria; il ferro si fonde a contano con il combustibile che brucia ed è estratto alla base. Forni a cubilotto sono stati trovati in numerosi siti di fon­ derie Han e da questo materiale gli esperti di metallurgia e gli archeologi cinesi hanno potuto ricostruirne la struttura (fig. 6). Il forno è costituito da mattoni con uno strato inter­ no e uno esterno dì argilla refrattaria; l’altezza è di 3-4 m e il diametro interno di 1,5 m ca.; la base contiene uno spazio vuo­ to, alto 17 cm, sorretto da 12-15 mattoni cilindrici; come com­ bustibile si usava carbone di legna. La forma del forno fa ritenere che si prestasse grande atten­ zione al raggiungimento di temperature estremamente elevate utilizzando al meglio il combustìbile. La base vuota e i muti spessi (20-30 cm) fornivano l’isolamento termico; l’aria dai getto caldo argilla-paglia piastre di ferro scappamento di ceramica parete del forno argilla-paglia mattoni refrattari fodera del forno forno a tino

Fig. 6 - Ricostruzione ipotetica di un forno a cubilotto di epoca Han. Il carbone di legna e il ferro venivano caricati dall’alto; il ferro fu­ so era estratto a intervalli dalla base. Per evitare la dispersione del calore, il getto d’aria dei mantici veniva convogliato da tubi di ter­ racotta fino alla parte superiore della fornace in modo da essere ri­ scaldato, quindi era immesso nella parte interiore.

X X II - LA C IN A E LE Z O N E L IM IT R O I E

mantici saliva attraverso un tubo fino alla parte superiore del torno e .scendeva dall'altro lato fino agli ugelli; ciò permetteva di riciclare il calore che altrimenti si sarebbe disperso nella par­ te alta del torno. Una prova certa eli questo schema è stato il ritrovamento di tubi di terracotta, sottoposti a un calore cosi torre che le loro superfici erano in parte vetrificate, cosicché [orientamento dei tubi è oggi ricostruibile in base alla dire­ zione delle gocce di vetro sulla loro superficie interna. Nulla rimane dell’apparato che produceva il potente get­ to d aria necessario agli altitbrni e ai forni a cubilotto. Qua­ lunque sia stata la torma esatta dei mantici, i testi antichi te­ stimoniano che essi potevano essere alimentati da forza mo­ trice umana, animale o idrica. Non si possiedono materiali

archeologici che possano far chiarezza su questa struttura, ma il sito di una fonderia degli Han posteriori fornisce un indizio interessante; precisamente, nei pressi dei resti di di­ versi torni a cubilotto vi c una fossa circolare, profonda 2,6 m e del diametro di 8 m ca., al cui interno si arriva me­ diante una serie di stretti scalini scavati nella terra. È pro­ babile che operai o animali girassero intorno a questa fos­ sa facendo ruotare il meccanismo che alimentava i manti­ ci; non sappiamo di quale tipo di meccanismo si trattasse, ma in ogni caso esso aveva lo scopo di convertire il moto rotatorio in moto alternativo ed era azionato dalla forza motrice di una corrente d’acqua. D onald B. W ag n er

CAPITOLO XXII

LA CINA E LE ZONE LIMITROFE S o m m a r io : I . Un antico testo astrologico indiano e le sue traduzioni cinesi. 2 . 1 testi di epoca Tang. (.M ichio Yano)

gli inizi del l millennio d.C. il buddhismo cominciò a diffondersi al di fuori dell’India e, in tal modo, svol­ se un ruolo cruciale nel trasmettere elementi della cultura indiana ai paesi confinanti; infatti, il buddhismo non era sol­ tanto un insieme di credenze religiose, ma comprendeva an­ che ciò che secondo i parametri moderni si potrebbe defini­ re ‘sapere scientifico’. Nei testi buddhisti cinesi le conoscenze di origine indiana erano suddivise in cinque categorie; dot­ trine linguistiche e grammaticali, conoscenze tecniche (per es., architettura e preparazione dei calendari), medicina e farmacopea, logica e conoscenza del sé interiore; tutte que­ ste discipline erano oggetto di studio nei monasteri bud­ dhisti. La medicina tradizionale indiana, insieme ad alcune conoscenze esoteriche e pratiche magiche, si propagò grazie al buddhismo nell’Asia centrale, meridionale e sudorienta­ Fig. 1 - Il Buddha in meditazione; statuina di bronzo le, dove è tuttora praticata. Non sorprende, dunque, che an­ in stile gandharico, periodo dei Sedici Regni. che l’astronomia e l’astrologia fossero esportate dal buddhi­ Jingchuan (Gansu), State Bureau of Cultural Relics. smo fuori dell’India verso le aree culturali limitrofe. Peral­ tro, è da notare che tali conoscenze non esercitarono un’influenza significativa su quei settori della società che non 1. U n a n t i c o t e s t o a s t r o l o g i c o i n d i a n o si erano convertiti al buddhismo, né gli intellettuali cinesi, E LE SUE TRAD UZIO N I CIN ESI formatisi nell’ambito della tradizione accademica autocto­ na, mostrarono un grande interesse per le nozioni scientifi­ Il più antico testo di astrologia indiano conosciuto in Cina che di origine buddhista. fu le Gesta d i Éàrdùlakarna (Sàrdùlakarnàvadàna), parte del La trasmissione scientifica, oltre che dall’India alla Cina, de­ gruppo di testi buddhisti noti come avadàna (‘gesta’), uno ve essere avvenuta anche nella direzione opposta, tuttavia man­ dei rari testi sanscriti nel quale sia sistematicamente tratta­ cano testimonianze in proposito. Le scarne informazioni sul­ ta la fase iniziale dell’astrologia indiana. La data di quest’o­ la Cina contenute nei testi classici sanscriti si limirano a un oc­ pera non è conosciuta, ma un esame dei contenuti mostra casionale riferimento a questo paese chiamato, con nome che il nucleo originale fu composto in un’epoca in cui gli sanscrito, Cina-, la più antica attestazione di questo termine si Indiani sapevano dell’esistenza dei sette pianeti, ma ignorava­ trova nel Trattato sull’u tile (Arthasàstra), un manuale sull’arte no ancora I ordine in cui questi si susseguivano nell’arco del­ del buon governo opera di Kautilya, generalmente identifica­ la settimana, il che permette di datarla al I o li sec. d.C. Il to con un ministro del sovrano Candragupta della dinastia primo testo sanscrito in cui si accenna alla sequenza settima­ Maurya, che regnò sull’India settentrionale agli inizi del III nale dei pianeti è lo Yavanajàtaka (lett. Oroscopo greco, od Oro­ sec. a.C., dove la Cina è menzionata come il ‘paese della seta’. scopia secon d a gli O ccidentali, 269-270 d.C.) di Sphujidhvaja.

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LA SCIENZA IN CINA

Fig. 2 - Stendardo di seta con la raffigurazione di Kuan Yin ‘salvatore da tutti i pericoli’, da Dunhuang, X secolo. Parigi, Musée Guimet.

ma anche in quest’opera il concetto di giorno della settima­ na non appare ancora ben definito. Di conseguenza, se un te­ sto sanscrito fa riferimento alla sequenza dei giorni della set­ timana, si può dedurre che esso appartenga, in tutto o nella sezione pertinente, a un’epoca successiva all’Oroscopo greco. Una delle caratteristiche dell’astrologia indiana del perio­ do più antico è la relativa mancanza d’interesse per i pianeti: i pronostici erano formulati in base alla posizione della Lu­ na in rapporto alle ventotto o ventisette costellazioni chia­ mate naksatra o ‘case lunari’. Questo tipo di divinazione può dunque essere definito 'astrologia lunare’ per distinguerla dall’astrologia planetaria dei secoli successivi. Le Gesta d i Èàrdùiakarna sono state tradotte in cinese più volte; la più antica versione ancora esistente, eseguita da Zhu Lùyan e Zhiqian verso la metà del III sec., porta il titolo di Aforismi dell'elefante {M odengqie jin g, ovvero M àtangasùtra) ; lo stesso testo fu tradotto col titolo di Sùtra delle ventotto ca­ se lunari d el p rin cip e Sàrdula (Shetoujian taizi ershiba xiu jin g) da Zhu Fahu (266-313 ca., noto anche come Dharmaraksa) verso la fine del HI o agli inizi del IV secolo. In seguito, poi­ ché contenevano elementi di astrologia, queste traduzioni fu­ rono considerate come testi appartenenti alla tradizione del buddhismo tantrico e pertanto incluse nella sezione tannica del Canone buddhista ( Tripifaka) cinese. Gli Aforismi dell'elefante si compongono di sette capitoli. 1 primi quattro raccontano la storia d’amore tra un discepo­ lo del Buddha chiamato Ànanda e una ragazza fuori casta di

nome l’rakrri e le loro vite precedenti in cui essi erano ri­ spettivamente il principe fuori casta Sàrdùla e la figlia di un brahmano; le conoscenze astrologiche insegnate dal padre del principe costituiscono l’oggetto dei rimanenti tre capitoli. Il quinto capitolo tratta delle ventotto o ventisette case lu­ nari; il fatto che le case siano ventotto o ventisette è signifi­ cativo, perché i testi indiani più antichi contano ventotto ca­ se a intervalli irregolari, mentre i testi successivi ne contano ventisette, ciascuna delle quali occupa il medesimo spazio di 13°20’; quest’ultimo sistema è simile a quello dei dodici se­ gni zodiacali nell’astrologia occidentale. E dunque degno di nota il fatto che tanto il testo sanscrito quanto la traduzione cinese contengano brani in cui si prendono in considerazio­ ne soltanto ventisette case lunari; all’epoca della composi­ zione dell’originale sanscrito i due sistemi dovevano coesi­ stere. Poiché il concetto di ventotto case lunari a intervalli ir­ regolari ha una controparte assai simile nel xiu o ‘casa lunare’ dell’astronomia cinese e nelle m a n à z ilo ‘stazioni’ dell’astro­ nomia islamica, la questione del suo luogo di origine è con­ troversa. E assai probabile che il sistema indiano e quello ci­ nese si siano evoluti indipendentemente l’uno dall'altro; in­ fatti, soltanto un terzo circa delle ventotto case nei due sistemi fa riferimento alla stessa stella o allo stesso gruppo di stelle. Negli Aforismi d e ll’e lefante, tuttavia, tutti i nomi indiani dei naksatra o ‘case lunari’ sono stati tradotti nei nomi dei cor­ rispondenti xiu cinesi come se fossero equivalenti, Il modo di contare le case lunari a partire dalle Krttikà (in questo caso identiche al m ao cinese e alle Pleiadi occidenta­ li) appartiene al sistema indiano più antico. Nei testi succes­ sivi la prima casa lunare è considerata quella di Asvini (fi e y A netis). Lo spostamento del punto d’inizio del sistema delle coordinate fu dovuto alla precessione degli equinozi; le Pleia­ di erano in prossimità dell’equinozio di primavera intorno al 2300 a.C., ed è in base a questo che gli Indiani rivendicano l’antichità della loro tradizione astronomica. Per ciascuna casa lunare gli Aforismi dell'elefante descrivo­ no i seguenti elementi: il numero di stelle che la compon­ gono, la sua configurazione e la sua ampiezza (nell’unità gior­ no-notte in cui la Luna vi sosta), la divinità che la presiede, le offerte per la divinità e la famiglia (gotra in sanscrito) cui essa appartiene. Alla fine del capitolo si elencano i nomi di sette astri —nell’ordine il Sole, la Luna, Marte, Giove, Sa­ turno, Venere e Mercurio —cui si affiancano Luohou (tra­ scrizione fonetica del termine sanscrito Rlhu, il demone che provoca le eclissi) e una cometa (o più comete, non essen­ dovi distinzione tra singolare e plurale in cinese). L ordine dei sette astri è importante dal punto di vista astronomico poiché sembra che i cinque pianeti siano stati suddivisi in due gruppi, quelli superiori (Marte, Giove e Saturno) e quel­ li inferiori (Venere e Mercurio); va anche sottolineato il fat­ to che la cometa (o le comete) non è chiamata Jidu (trascri­ zione fonetica del termine sanscrito Ketu), ma è annovera­ ta come nono ‘pianeta’ . Soltanto in seguito, nella letteratura sanscrita Ketu iniziò a essere considerato come la coda di Ràhu; nel VI sec. Varàhamihira riteneva ancora che Ì ketavah (plurale di Ketu) fossero comete. Il termine Ketu compare in due brani delle Gesta d i Sàrdiilakarna^ ma entrambi sono compresi nell’ulrima metà del testo, che è considerato un’ag­ giunta posteriore. Il sesto capitolo descrive il carattere dei neonati e la loro oc­ cupazione futura e raccomanda i lavori da compiere quoti­ dianamente a seconda della posizione della Luna in ciascuna

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XXII - LA C IN A E LE Z O N E L I M IT R O F E

che i traduttori degli Aforismi dell'ele­ casa, in base alla quale sono inoltre pre­ detti gli eventi sociali, guerre e disordini, fante ne avessero appreso l’esistenza da raccolti, condizioni climatiche, malattie fonti occidentali. Ciò appare partico­ ed epidemie. Anche gli effetti delle eclis­ larmente significativo in quanto né l’u­ si lunari e i terremoti sono classificati in nico testo sanscrito giunto sino a noi base alla casa in cui sì trova la Luna nel né l’altra traduzione cinese realizzata momento in cui si verificano. mezzo secolo più tardi contengono ta­ 11settimo capitolo offre numerose in­ li elementi. Gli Aforismi dell’elefanteri­ formazioni significative per la storia del­ salgono al periodo in cui l’astronomia e l’astronomia; gli argomenti trattati so­ l’astrologia ellenistiche erano appena no i seguenti. state introdotte in India; a meno che la a) Si fornisce la lunghezza del giorno parte in questione non sia un’interpoe della notte in occasione dell’undicesi­ lazione posteriore, si può ipotizzare che mo mese (solstizio d’inverno) e del quin­ i traduttori, originari dell’Asia centra­ to mese (solstizio d’estate), nonché del le, avessero ottenuto le nuove nozioni secondo mese e dell’ottavo mese (i due da fonti occidentali senza la mediazio­ equinozi). La proporzione tra il giorno ne indiana, incorporandole poi nella lo­ più lungo e quello più corto è indicata ro traduzione del testo buddhista. In al­ come 18:12 (3:2); tale valore s’incon­ ternativa, si può supporre che esistesse tra nel Membro ausiliario del Veda sul­ una differente versione del testo sanscrito l'astronomia (jyotisavedariga), il più an­ e che su di essa si basi la traduzione ci­ tico testo indiano sul calendario, come nese nota come Aforismi dell’elefante. pure nei testi cuneiformi babilonesi; è Malgrado l’altra traduzione cinese del­ possibile dunque che non sia frutto di le Gesta di SàrdùLtkarna, ossia il Sùtra effettive osservazioni della lunghezza delleventottocaselunari delprincipe^àr­ del giorno, ma sia stato semplicemen­ Fig. 3 - Brocca di bronzo dala, sia apparsa circa cinquantanni più te trasmesso alla Cina dall’India e, in di provenienza indiana tardi, sembra che il suo traduttore non origine, dalla Mesopotamia, senza subi­ rinvenuta nel monastero Famen conoscesse la prima traduzione e che si re modificazioni. a Fufeng, dinastia Tang, sia servito di un testo sanscrito notevol­ b) Sono elencati i nomi delle unità fine Vii-inizio V ili secolo. mente diverso da quello usato per gli Afo­ di tempo a iniziare dal chana, una tra­ Fufeng, Famen Monastery Museum. rismi dell'elefante, giacché le due tradu­ scrizione fonetica del sanscrito kfaya, zioni divergono in maniera sostanziale. per finire con l’anno; sia ksa$asia cha­ Un esempio è fornito dal confronto dei na significano generalmente ‘istante’, ma in quanto unità nomi delle ventotto case lunari nei due testi. Come si è detto, di tempo rappresentano i 4/3 di un secondo. gli Aforismi dell'elefante rendevano i nomi indiani dei naksac) Si precisa la lunghezza dell’ombra di un uomo nel ‘se­ tracon i nomi cinesi, già esistenti, dei xiu, sebbene le stelle che condo mese’ dall’alba al tramonto a intervalli di un fen (so­ componevano i naksatra non fossero sempre le stesse di quel­ litamente il termine fen è usato come traduzione di vari ter­ le dei xiu. Il Sùtra delle ventottocaselunari delprincipeSàrdùmini sanscriti che significano ‘minuto’, ma nel caso specifi­ la, invece, cercava di tradurre il significato originale dei nomi co traduce muhùrta, cioè un trentesimo di giorno, ossia 48 sanscriti in maniera per quanto possibile letterale; la prima ca­ minuti). Sono inoltre elencate le traduzioni cinesi del nome sa, per esempio, era chiamata mingchengo ‘fama’, perché il no­ indiano di ciascuno dei trenta muhùrta, si fa menzione del me sanscrito Krttikà era erroneamente interpretato come se metodo di misurazione del tempo mediante la clessidra e si fosse connesso alla parola kirti, per l’appunto ‘fama’; il nome enumerano le unità di lunghezza e di peso. della seconda casa, Rohini, era tradotto come zhangyu o ‘cre­ d) Le malattie, con la relativa prognosi fausta o infausta, scita’, perché era correttamente ritenuto un derivato del ver­ e il numero di giorni che devono trascorrere prima della li­ bo ruh- ‘crescere’. berazione di una persona tenuta prigioniera sono associati al­ Come si accennava sopra, il testo sanscrito e la prima tra­ la casa in cui staziona la Luna. duzione cinese annoverano a volte soltanto ventisette case e) Si descrive un metodo di divinazione in base alle verru­ lunari, omettendo niu (in sanscrito Abhijit, le tre stelle del­ che derivato dalla fìsiognomonica indiana; trattazioni più det­ la Lira). Il Sùtra delle ventotto caselunari delprincipe ^àrda­ tagliate dell’argomento si trovano nei testi sanscriti di divi­ la fa invece costantemente riferimento a ventotto xiu, dal nazione così come nella letteratura buddhista cinese. che sì può dedurre che tosse basato su una recensione più f ) E fornita la lunghezza dell’ombra di uno gnomone a antica del testo sanscrito. mezzogiorno nel giorno centrale di ciascuno dei dodici mesi. La parte più interessante del testo si trova alla fine del set­ timo capitolo, dove sono trattati il ciclo d’intercalazione di diciannove anni, l’ordine settimanale dei sette pianeti e i lo­ 2 . 1 TESTI DI EPOCA T a NG ro periodi siderali, tutti elementi di probabile origine elleni­ stica; in India, infatti, il ciclo di diciannove anni non era co­ Prima dell’inizio del VII sec. l’astronomia indiana aveva com­ munemente usato. Benché in Cina l'equivalente del ciclo me- piuto notevoli progressi grazie a personalità come Àryabhata tonico di diciannove anni fosse conosciuto già prima della (n. 476 d.C.) e Brahmagupta (n. 598 d.C.), e la nuova astro­ dinastia degli Han anteriori (206 a.C.-9 d.C.), è possibile logia oroscopica di origine ellenistica si era ormai ampiamente 271

LA SC IK N Z A IN H N A

diffusa in tutta l'India. Il periodo Tari» (618-907) segnò I ac­ conseguenza non possono esservi errori nel determinare la me degli scambi culturali tra la Cina e i paesi stranieri. In posizione» (Yabuuti 1979, p. 12). Questo metodo di calcolo è esattamente quello cui fanno quegli anni la capitale Chang’an (l’odierna Xi’an) fiorì come centro internazionale ove si affollavano ambasciatori, mis­ riferimento i testi posteriori chiamandolo calcolo sulla‘tavo­ la di sabbia’. È interessante notare che per lo zero si usava un sionari, rifugiati e viaggiatori. Anche alcuni studiosi buddliisti indiani visitarono la Cina e vi si stabilirono, contribuen­ punto anziché un cerchio, poiché tali informazioni paleografiche s’incontrano raramente nei testi sanscriti. Benché do alla diffusione delle conoscenze scientifiche indiane. tl Canone p er ìa divinazione d ell era Kaiyuan dei gra n d i Tang Qutan Xida al (ermi che con le cifre il calcolo risulrava facile (Da Tang kaiyuan zitanjing) è un'enorme raccolta di testi com­ ‘per gli occhi’, non si hanno testimonianze della diffusione pilata nel VI anno di regno dell'imperatore Xuanzong (718 di questo metodo tra Ì suoi colleglli cinesi, d.C.) della dinastia Tang. La raccolta comprende il C alenda­ b) Insieme alle unirà sessagesimali di gradi c minuti, furo­ rio fiu z h i (JiuzJn li), un testo astronomico di origine india­ no introdotti per la prima volta i segni zodiacali (1 segno =30 na, scritto da Qutan Xida (trascrizione fonetica di Cocaina gradi), tradotti con il termine xiang, sostituito circa cinquan­ Siddhartha), un funzionario dell'Ufficio astronomico reale di tan n i dopo da g o n g oltre). La divisione del cerchio celeste Chang'an; come suggerisce il nome, Qutan Xida era un di­ in 360 gradi’ era un’idea innovativa, poiché neH’astranomia scendente di una famiglia indiana di nome Gotama. Nel 1977 tradizionale cinese il numero di ‘gradi’ del cerchio celeste equi­ è stato rinvenuto in un villaggio della provincia dello Shan- valeva al numero di giorni di un anno solare, e dunque l’uni­ xi l’epitaffio di Qutan Zhuan, il figlio di Qutan Xida. Que­ tà di spazio dipendeva daU’unità di tempo. La nozione di 360 st'ultimo era figlio di Qutan Luo, direttore dell'Ufficio astro gradi celesti non fu accettata dai Cinesi sino all’introduzione notifico della dinastia Tang, che compose alla fine del VTI sec. dell’astronomia islamica nel periodo Yuan (1279-1368). un nuovo calendario di cui fece omaggio alla celebre impe­ c) Alla fine del terzo capitolo è esposto il metodo per ot­ ratrice Wu Zctian (690-704). tenere la settimana di sette giorni, e precisamente: quando i Il Calendario Jhtzbi riveste un’importanza fondamentale, giorni accumulati a partire dall’epoca presceha sono divisi essendo l'unico testo cinese che attesti la trasmissione dell’a­ per sette, il resto di 1 corrisponde al ‘giorno di Marte’ (mar­ stronomia matematica indiana in ( lina. Il termine jiu z h i nel tedì), quello di 2 al ‘giorno di Mercurio’ (mercoledì), e così tìtolo dell’opera è una traduzione del sanscrito navagraha, let­ via, perche si presuppone che l’epoca cada di lunedì (dun­ teralmente i ‘nove ghermitori’, ossia i nove ‘pianeti’, com­ que in questo caso il resto è 0). Questa è la più antica arteprendenti anche i due pianeri immaginari Riho e Ketu; la stazione del calcolo dei giorni della settimana in Cina. È chia­ concezione dei nove pianeti era considerata caratteristica del­ ro che Qutan Xida era consapevole dell’importanza che i l’astronomia indiana, ed è per questo che il termine Fu usato giorni della settimana governati dai pianeti avevano per l’anel titolo. All inizio dell’opera si attribuisce la conoscenza del­ strologia, poiché annota che «la divinazione per i giorni go­ l’astronomia a ,1 >t ■.1 INI

(v. oltre) c 1.1 relativa (orinazione di miuvf tipologie di testi, opera imperiale B iblioteca com pieta d ei quattro depositi (Siku come i hip (r.Kcolte di luevi appunti classificati sotto diverse quanshn) dei Qing, all'interno della categoria delle prime rubriche), ritentili più fatili e comodi d.i leggere nei modi ,iu opere p u c lu i testi che appartengono all'epoca Song fosse­ spicaù per il lettore comune; in secondo luogo, le esigenze del­ tti chiaramente la maggioranza. la burocrazia e le necessità tecnocratiche che costruirono con­ Nel parlare degli studi empirici di epoca Song-Yuan fo­ giuntamente un complesso sistema meriti ieratico per i lette­ calizzati su singole tematiche, non si allude certo a una vi­ rati burocrati. Studiosi poliedrici quali Shen (ina. Su Song sione del mondo simile ttlla filosofìa meccanicistica europea (astronomo di corre cd esperto di (armaciignosia), o /.hai >You- del XVII setolo. I letterati Song vivevano in un mondo det­ qin (maestro taoista degli Yuan), specialisti burocrati come tato da uria cosmologia correlativa e ne erano soddisfatti. Per Zhang Fangping (Ministro delle (manze), Cuo Slumjing {astro­ cosmologia correlativa si intende la tendenza a correlare o nomo e matematico della corte Yuan), e 'collegare sistematicamente' diversi prin­ ingegnosi artigiani e persone comuni co­ cipi cosmologici/universali come le Cin­ me Ri Sheng (inventore della stampa a que fasi (o agenti, w uxing), i principi caratteri mobili), Yu Hao (leggendario yin-yang (o maschile-femminile), le Cin­ costruttore) e Wei Pu (astronomo e ma­ que direzioni, i dieci Tronchi celesti e i tematico), sono tutti assai lontani dalle dodici Rami terrestri (tiangan dizbi), gli immagini di aristocratici mistico-spiri­ otto trigrammi (bagua), e altri. Poiché tuali e di alchimisti dell’epoca Tang: si ogni principio cosmologico era spesso tratta invece di intellettuali capaci o ar­ associato a un numero specifico di ele­ tigiani geniali del periodo Song-Yuan, menti o funzioni, una correlazione si­ indispensabili a una burocrazia centra­ stematica e globale tra questi principi lizzata che ha costante necessità di mi­ poteva risultare complicata tanto nella surarsi con i più potenti vicini. teoria quanto nella pratica, specialmente Un altro esempio di questi studi em­ nello stile Han. Esistevano, per esem­ pirici focalizzati su temi specifici (si po­ pio, diverse maniere di correlare le C in­ trebbe definirli gewu, ‘empirismo’) è la que fasi con i dodici Rami terrestri, ed farmacognosia (bencao)-. Kou Zongshi, è spesso difficile capire perché e in qua­ nel suo A pprofondim ento d ei sign ificati le contesto dovesse applicarsi una de­ delia farm acopea (B encao ya n yi, 1116), terminata correlazione. Tuttavia, la co­ afferma dì non essere interessato a pro­ smologia correlativa, per quanco sia sta­ durre una compilazione migliore o più ta predominante durante la dinastia estesa, ma solcamo a superare quanto vi Han, non è certamente l'unico tipo di era di errato o carente nelle precedenti cosmologia della storia cinese, né pro­ raccolte, e utilizza le proprie osservazio­ babilmente quello dalle interazioni più ni personali sulla Natura come base per feconde con l’evoluzione della scienza risolvere le contraddizioni che emergo­ in Cina. Com e stato già detto ne!17«no dai Classici, talvolta mediante espe­ trod u z ion e alla parte Dai Q in-H an a i rimenti, Questo atteggiamento contra­ Fig. 4 - Festa d i prim avera; Tang (di questo volume), altri generi di sta efficacemente con le opere pre-Tang inchiostro e colore su carta, cosmologie hanno svolto un ruolo im­ e Tang (in seguito considerate apparte­ dinastia Yuan. portante nella nascita e nello sviluppo nenti alla ‘medicina’, come venne inte­ Lipsia, Museum fùr Vòlkcrkunde. di varie scienze dell’antica Cina: la co­ sa a partire dai Song-Yuan), nelle quali smografìa (Cullen 1996), la matemati­ preoccupazione maggiore della cura del­ ca, la lessicografia, l’alchimia e altre. le malattie era spesso la lotta per l’immortalità; alcuni stu­ Nella lunga tradizione della cosmologia correlativa, che diosi lo hanno interpretato come un passaggio dall’alchimia inizia con la dinastia Han, lo stile del pensiero correlativo nel alla medicina, che ben si accorda con la maggiore importan­ periodo Song-Yuan non è affatto identico a quello della rigi­ za attribuita in questo periodo al livello quotidiano dell’esi­ da cosmologia correlativa integrata, così come veniva intesa stenza. È interessante in proposito anche l’esempio di quan­ nel periodo Han. Quesr’ultima è stata a lungo criticata da­ ti, durante i Song, si dedicavano con estrema cura all’innesto gli storici della scienza come una sorta di 'camicia di forza' (di peonie, etc.); la selezione di piante adatte a creare varie­ intellettuale, che avrebbe gravemente ostacolato la libera ri­ tà strane e belle portò queste persone sulle colline intorno a cerca empirica: in ogni caso, un'evoluzione molto interes­ Luoyang alla ricerca di specie interessanti che potessero esse­ sante per la sroria della scienza cinese è stata proprio la 'plure trapiantate e utilizzate per gli innesti. ralizzazione’, una sona di ‘allentamento’ della struttura' tra­ In generale, è possibile classificare turre le opere strerta- dizionale della cosmologia correlativa durante il periodo mente definite in termini di interesse specifico come p u (ope­ Song-Yuan, cosicché essa non soltanto potè servire da ipote­ re genealogiche su di un soggetto particolare) o lu (docu­ si di lavoro nelle ricerche empiriche, ma potè anche essere ac­ mentazione speciale su un certo tipo di argomento), che si cantonata, all’occorrenza, cessando di costituire un ostacolo. trattasse di pietre, bambù, calamai, pitture, calligrafie o anti­ Diversi principi cosmologici e talune loro correlazioni pote­ chità in generale, come, per esempio, il Catalogo dellepietre vano costituire il ti nella comprensione di alcuni domini della Foresta di nuvole ( Yunlìn shipte, Schafer 1961 ) oppure il della ricerca empirica, senza per questo esserne in alcun mo­ Catalogo sulla raccolta dì antichità ( fig o tu). In questa pro- do il li necessario o a p riori, come sembra sia accaduto nelspertiva, non è affatto casuale che più tardi, nella grandiosa la cosmologia correlativa Han. Così, nei D iscorsi in punta 279

1 A v, U N

A IN t INA

d i p en n ello diti Ruscello d ei sogni abbondano pii studi correla­ xtnshtt), che si occupava estesamente di astronomia, compi­ tivi in termini di Cinque fasi, Tronchi celesti e Kami terre lazione di calendari, tecniche di valutazione matematica e stri, che tuttavia non impediscono all'encidopedico studio­ di calcolo del jt, e persino di un ben congegnato esperi­ so Shen Cua di effettuare concrete indagini empiriche, l’er mento ottico’ sulla camera oscura. Shen. il computo correlativo dei principi cosmologici, quali A conclusione di questa In trod u z ion e alla parte L’epoca le Cinque tasi e altri, non era che una tra le molte tecniche Song-Yuan: un R inascim ento? è necessario considerare anche per risolvere precìsi problemi pratici o per compiere fanta­ il piano statale e istituzionale, di grande importanza perla stiche imprese o divinazioni; tecniche quali, per esempio, pro­ storia della scienza di questo periodo; in gran parte, quanto cedimenti matematici, calcoli calendariali, stime del bilancio esposto non sarebbe semplicemente potuto accadere senza statale, strategie vincenti di gioco, e persino certe tattiche di un’infrastruttura sostenuta e finanziata dallo Stato - situa­ apprendimenro della calligrafia e della pittura. Shen adotta­ zione, peraltro, priva di precedenti nella storia della Cina. Se­ va liberamente determinate tecniche quando il contesto spe­ condo TJ Hinrichs, molti settori del sistema medico-come cìfico ne poneva l’esigenza. l’educazione, la distribuzione dei farmaci, l’amministrazione Allo stesso modo, l’empirico Kou Zongshi proponeva li­ medica delle aree ‘coloniali’ meridionali —furono sì avviati beramente le teorie delle Cinque fasi anche nelle sue spie­ durante i Sui (581-617) e i Tang, ma si svilupparono effetti­ gazioni di ben cao, e molte teorie mediche espresse nel lin­ vamente durante i Song. Lo Stato Yuan diede seguito a que­ guaggio cosmologico diedero luogo, in questo periodo, a ef­ ste istituzioni e attività, che durante i Ming e i Qing furono fettivi progressi. Ne è un esempio famoso lo sviluppo della però largamente abbandonate alle élite locali; un livello di coteoria dei 'cinque cicli e sei q i’ (w uyttn liu q i). Nonostante involgimento governativo nella produzione del sapere medi­ fosse stata collegata per la prima volta alla medicina duran­ co simile a quello dei Song non riapparve fino al XX sec., te la dinastia Tang, questa teoria fu infatti fruttuosamente quando in Cina s’imposero la medicina occidentale e le isti­ sviluppata durante i Song, anzitutto dal taoista e neoconfu­ tuzioni di sanità pubblica. ciano Shao Yong, Secondo C. Despeux, la teoria riguardava Nel caso dell’agricoltura, durante la ‘rivoluzione verde’ dei in particolare le malattie epidemiche, le quali nel loro com­ Song-Yuan furono compiuti progressi di grande rilievo gra­ plesso erano attribuite a una deviazione dei cieli dal loro cor­ zie agli sforzi e alle politiche statali volte a fornire addestra­ so regolare, cui era possibile rimediare se propriamente com­ mento, crediti e sussidi, oltre che per merito del contributo presa; in questo modo, nel suo evolversi, la medicina cinese governativo all’aumento della produzione attraverso investi­ eliminò i demoni e introdusse il Trattato sulle disfunzioni cau ­ menti nell’irrigazione, nei reinsediamenti, in nuovi tipi di sate d a l fred d o (Shanghan luti). Occupandosi principalmen­ colture e sementi. Dopo il 1127, mediante reinsediamenti, te delle cause esterne delle malattie, questa teoria di fatto investimenti e tassazioni, il governo dei Song meridionali cer­ soppiantò e rimpiazzò l’analisi classica di taluni tipi di pa­ cò di sviluppare anche nel Sud la sericoltura (in precedenza tologie, basata sui cinque organi interni. In breve, dai Song presente soprattutto nel Nord); in seguito, il governo Yuan settentrionali fino alle dinastie conquistatrici dei Jin (Jur- fece lo stesso per il cotone, installandone le industrie e ri­ chen) e degli Yuan, molti intellettuali di grande prestigio si uscendo in breve tempo a sostituire canapa e seta, tanto tra i dedicarono a sviluppare questa teoria, in un lungo processo ricchi quanto tra i poveri. Allo stesso modo, Io Stato Song in­ che può anche essere identificato con l’elaborazione di una trodusse le varietà di riso a maturazione rapida (riso Chamnuova cosmologia correlativa, da Shao Yong e Shen Gua al­ pa) dal lontano Fujian meridionale fino alle regioni del bas­ le famose quattro scuole di medicina del periodo Jin-Yuan so Yangzi (Jiangnan), distribuendo sementi e divulgando co­ (Liu Wansu, Zhang Congzheng, Li Gao e Zhu Zhenheng). noscenze tecniche tra i contadini. Fu in tal modo che si Emerse come pensiero critico nella medicina, queste quat­ consolidò il sistema agricolo basato sulla risicoltura, dall’e­ tro scuole furono un portato della divisione della Cina a par­ conomia multipla e diversificata. tire dal 1127, la quale incoraggiò la libertà di pensiero ri­ spetto alla censura statale ma causò anche carestie ed epide­ mie in alcune regioni. In generale, questa tendenza all’apertura delle teorie co­ smologiche correlative in un’articolazione in vari studi em­ pirici, sembra indubbiamente un punto di forza nella for­ mazione teorica e nelle indagini empiriche dei letterati SongYuan. La cosmologia correlativa di questo periodo può dunque essere concepita come una ‘rete concettuale a maglie larghe’, da utilizzare come orientamento euristico, al cui interno gli studi empirici potevano essere —come furono —fruttuosa­ mente sviluppati. Un tale fecondo abbinamento di studi, che oggi sembrerebbe alquanto curioso, può infine essere osservato anche nell intreccio tra devozione religiosa e studi empirici. Grazie a recenti analisi, apprendiamo con meravi­ glia che il poliedrico taoista Zhao Youqin, della dinastia Yuan, mantenne separati i suoi due impegni (religioso e scientifico, entrambi di grande successo!, ma in fruttuosa interazione re­ ciproca. Cosi, mentre Zhao portava avanti una brillante car­ big. 5 - Zhao Yong (n. 1289), Cavallo e p a la fren i^ riera come maestro taoista, scriveva anche un trattato, inti­ inchiostro e colore su seta, 1347. tolato N uovi scritti sull'im m agine dell'alterazione ( C exiang Washington, Freer Gallery ot Art.

\\1\-1M OM IM IONf'Ni.: ri-ITIri‘.LITICI,I>K M O GRAPICIfinECONOM ICI Ne lo sviluppo della medicina né quello dell'agricoltura avrebbero potuto raggiungere tale estensione in mancanza di pubblicazioni distribuite capillarmente, e questo rinvia alla tecnica di stampa. La xilografìa (incisione su legno) fu inven­ tata e usata per la prima volta in Cina per la riproduzione dei testi huddhisti intorno alI'VIll set:., e nel X sec. fu adottata dal governo per la stampa di documenti governativi, specialmente di resti canonici. Le fiorenti tipografie commerciali del­ l'epoca Song la adottarono più tardi, dopo la stabilizzazione della situazione politica e la crescita economica, nelI’XI seco­ lo. Di conseguenza, dal X sec. in poi, importanti ricerche su farmaci e prescrizioni furono composte, stampate e distribui­ te. contrariamente ai testi di epoca precedente, che erano tra­ smessi soltanto per trascrizione e di preferenza all’interno del­ le linee ereditarie dei medici. Nel caso deU’agricoltura, in ma­ niera analoga, durante il periodo Song-Yuan si verificò un notevole incremento di testi agronomici dell’agricoltura me­ ridionale; testi che venivano stampati e distribuiti, a differen­ za di quelli pre-Song, circolanti soprattutto all’interno delle famiglie e trasmessi per poche generazioni. Diversamente dai primi scritti, i testi agronomici SongYuan includevano inoltre tavole, grafici e illustrazioni (tu) per scopo didattico. In generale, sebbene tu e altri ausili visivi

fossero stati utilizzati già in precedenza in alcuni settori, a partire dall epoca Song furono estensivamente usati e stam­ pati. per esempio nei testi di filosofìa neoconfuciana (il Dia­ gram m a d el C ulm ine supremo, Taiji tu di Zhou Dunyi), ar­ chitettura (nelle N orme p er le costruzioni, Yingzao fa sb i), stru­ mentazione astronomica (sul famoso orologio celesre di Su Song), matematica, agricoltura, e produzione del sale. Oltre a essere una nuova e affascinante tecnica largamente diffusa nell’era Song-Yuan, la xilografìa all’inizio della sua storia por­ tò con sé anche talune complicazioni e fece scaturire nuove problematiche nella cultura dei letterati-tecnocrati. Da una parte, in questa nuova cultura di libri stampati emersero le questioni dei refusi e delle collazioni, stimolando nei lette­ rati una nuova coscienza di lettori (Cherniack 1994); dall’al­ tra, la stampa promosse e favorì lo sviluppo di alcune forme di testo e di certi generi. Fiorirono così, durante i Song, bij i (‘appunti brevi’), p u e /«, zazhi (‘miscellanee’); e insieme a questi testi stampati e a questi generi si facevano strada tra i letterati uno stile di scrittura relativamente nuovo, una nuo­ va forma di lettura, e una diversa maniera di sistematizzare le osservazioni e le investigazioni sul mondo.

CAPITOLO XXIV

eserciti pletorici e versando tributi annuali in oro, argento e seta. Il centralismo burocratico e il reclutamento nella pub­ blica amministrazione basato sul sistema degli esami, le ri­ forme istituzionali e l’attivismo, sia economico sia finanzia­ rio, dell’amministrazione, come pure lo sviluppo dell’eco­ nomia moneraria e la crescita spettacolare delle città, sono tutti dati che la storiografìa contemporanea interpreta come

IL MOMENTO SONG: ASPETTI POLITICI, DEMOGRAFICI ED ECONOMICI

Fu Daiwie

Sommario: 1. Continuità e rottura dinastica. 2. Crescita, mi­ grazioni e urbanizzazione. 3. Mercati e attivismo dello Stato. (C. Lamouroux)

a dinastia Song (960-1279) occupa una posizione paradossale nella storia dell’Impero cinese. Il venten­ nio di guerre e di pressioni diplomatiche, che vide la nuo­ va dinastia assicurare la riunificazione della Cina fraziona­ ta delle Cinque Dinastie (907-960) e dei Dieci Regni (902979), aprì incontestabilmente un’epoca di rinascite, quella della civiltà dei Song, che fu senza dubbio una delle pili ric­ che, delle più brillanti e della più feconde della storia cine­ se. Tuttavia il nuovo potere era caratterizzato da una note­ vole debolezza militare, cosa che impedì, in un primo mo­ mento, di restaurare la sovranità sui territori che le grandi dinastie precedenti avevano controllato, e che fu anche cau­ sa, nel 1127, della perdita di tutta la Cina del Nord, dando vita alla dinastia dei Song meridionali (1127-1279) che suc­ cedettero ai Song settentrionali (960-1127). Malgrado que­ sta frattura, la storia dei Song fu in realtà sottoposta sem­ pre allo stesso pressante condizionamento; il potere dina­ stico doveva trovare i mezzi per integrare politicamente, fiscalmente ed economicamente regioni restate a lungo au­ Fig. 1 - L’imperatore Taizu, primo sovrano tonome e rivali, al fine di mobilitare risorse che gli potesse­ della dinastia Song; inchiostro e colore su seta, X secolo. ro permettere di resistere ai suoi potenti vicini, mantenendo Taipei, National Palace Museum,

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i segni della modem ili dei Song e che costi t ni senno gli eie menti della sfida in cui la nuova dinastia si trovò impegna­ ta. La volontà di dirigere il cambiamento. ostentata dalle au­ torità. contribuì ampiamente alla realizzazione di queste tra­ sforma? ioni; infatti, al di là dell evoluzione demoni allea, della crescita della produzione o degli strumenti economù i e linanziari. il cambiamento istituzionale rappresentava un elemento essenziale della strategia ilei lo Staio di fronte al disordine che ereditava.

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ricusi min I unità imperiale; era necessario, infatti, anche da* re all amministrazione centrale i mezzi per controllare le fi­ nanze locali. Le prefetture operavano coordinandosi con il potere centrale e il potere finanziario era posto sotto il con1rollo di un amministratore generale’ (tongpanY. a partire dal 997, le prefetture furono raggruppate in vaste giurisdizioni amministrative, i circuiti {tu). La funzione dei commissari di circuito era quella di controllare e coordinare l ’azione delle amministrazioni prefettizie; furono inoltre nominati ‘com­ missari finanziari’ izbuanyuti sbi), ‘commissari giudiziari’ (an­ eli,i shi) e 1commissari per l ordine pubblico’ (anjushi), i qua­ li avevano competenza su territori spesso non coincidenti. La preoccupazione di separare l'autorità amministrativa e il po­ tere finanziario era assai viva a livello delle istituzioni centra­ li; una potente Commissione delle finanze (sansi) si vide at­ tribuire competenze che coincidevano ampiamente con quel­ le del Ministero delle finanze (h u b u ). Tale Commissione era di fatto direttamente sottomessa al sovrano, dato che un buon numero delle sue operazioni dipendeva dai prestiti consenti­ ti dall’Erario imperiale (neiku). Il lungo regno dì Renzong (1023-1063) fu caratterizzato da una serie di crisi, la cui soluzione portò a un rafforzamento del patere dei letterati-funzionari. J Song, infatti, dovettero sostenere una nuova guerra fra il 1040 e il 1042 contro i Xi Xìa (Xia occidentali, 1038-1227), che avevano fondato una dinastia tungusa a Nord-ovest dello Shaanxi e nella odierna regione del Nìngxia. L’espansione dell’apparato militare, che giunse a essere composto da oltre un milione di uomini, ap­ parve da quel momento come la causa principale e ricorren­ te delle difficoltà finanziarie dello Stato. L’autorità della di­ nastia dipendeva quindi, secondo i letterati-funzionari, dal­ la soluzione di questo deficit cronico. L’ambizione della nuova politica’, inaugurata fra il 1043 e il 1044 sotto l'autorità di Fan Zhongyan (989-1052), il ca­ pofila di un gruppo di funzionari tempratisi nelle campagne contro i Xi Xia, andava tuttavia oltre il semplice obiettivo di una migliore gestione delle finanze pubbliche. Accanto a una riforma del sistema di coscrizione della forza lavoro e a un

Prima ancora delle sue infelici campagne contro l'Impero Liao (‘116-1125L la cui frontiera meridionale si estendeva dal Nord della Corea alI’Ordos. includendo il Nord delle auuali regio­ ni dello Hebei e dello .Shanxi - Pechino e Datong avevano ri­ spettivamente il rango di capitale meridionale e capitale occi­ dentale dei Liao —, il secondo imperatore dei Song, Taizong (9^6-99"’), decise di consolidare la propria autorità incre­ mentando il sistema di reclutamento dei funzionari attraver­ so esami. Dopo due secoli d'indebolimento del potere cen­ trale, l'imperatore confermava la volontà - già dimostrala dal generale Zhao Kuangyin, fondatore della dinastia Song —di governare appoggiandosi in primo luogo all’apparato civile e ai letterati; gli esami apparivano in effetti come la via privile­ giata per ampliare le basi sociali dell’autorità politica attraverso Fintegrazione nella funzione pubblica delle differenti élite so­ ciali formatesi durante il travagliato secolo precedente. Gli esa­ mi, il a ii prestigio prevalse sugli altri sistemi esistenti - rac­ comandazione, acquisto di un incarico, protezione di un pa­ rente che occupava un’alta posizione, promozione interna —, conobbero uno sviluppo molto rapido nell’anno 1000 quan­ do circa 1500 candidati furono ammessi all’esame di Palaz­ zo c tra questi 409 ottennero il titolo d ìjin sh i (‘studioso in­ trodotto’); questo fu il numero più alto di letterati promossi nello stesso anno in tutta la storia della Cina imperiale. L’impaizialitk esercitata nel reclutamento, l’e­ strema sofìsticatezza dei sistemi d’asse­ gnazione, di valutazione e di promozio­ ne dei funzionari resero la pubblica amministrazione una macchina merito­ cratica e burocratica capace di fare con­ correnza in maniera efficace all’organizzazione militare, di cui la nuova dinasria diffidava dopo il suo avvento, fino a so­ stituirla definitivamente. D’altra parte, soltanto dopo che gli eserciti dei Song ebbero un’altra volta dimostrato la loro impotenza di fronte ai Uao, con la pa­ ce negoziata sono le mura’ nel gennaio 1005 da Zhenzong (998-1022, un im­ peratore di tendenze taoiste giudicato, senza dubbio a torto, un politico inca­ pace), ebbe realmente inizio l’epoca d’o­ ro dei letterati-funzionari. L'emergere di questa burocrazia me­ ritocratica rappresentava tuttavia sol­ big. 2 - Zhang Zcduari, Al fiu m e p e r t a fa n i Q jtigrning, particolare tanto uno degli aspetti della politica con una carovana di mercanti che attraversa una delle porte della capitale: sviluppata dai primi imperatori per por­ rotolo orizzontale a inchiostro e colore su seta, inizio del XII secolo. re termine alle tendenze centrifughe e Cechino, Imperiai Palate Musami. 282

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MOMENTO SON«'-: ASI’IHTI l’Ol l'IH. I, DFMOt.KAM'

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W A N G ANSHI

di W ang, che s’inscrive nella tendenza dom inante dell'X I sec. secondo cui la letteratura doveva essere posta al servizio delle idee, è considerata una delle più raffinate del suo tempo. Egli redasse inoltre alcuni nuovi com m enti ai C lassici, attraverso i quali egli intendeva proporre ai candidaci agli esami im periali una riflessione sull’universafità dei modelli ereditati dalla tra­ dizione, Benché giudicate troppo parziali e troppo vicine alle sue tesi politiche e quindi rapidam ente abbandonate, queste in­ terpretazioni sono una testim onianza della sua filosofia riform atrice; W ang, infatti, si richiam ò a una tradizione canonica in grado di sollevare il presente dal peso della storia, una posizio­ ne radicalm ente opposta a quella di Sim a G uang. In nome d ell’antica parola d ’ordine secondo cui bisognava 'arricchire lo Stato e rafforzare l’esercito', W ang, per riassestare le finanze pubbliche e porre fine all'u m ilian te situazione m ili­ tare imposta dai potenti Stati del Nord, s’im pegnò in un pro­ gram m a di m obilitazione di tutte le energìe dell’Impero, che, contrariam ente a quanto si pensava com unem ente, coinvolges­ se in prim o luogo lo sviluppo dell'apparato burocratico. Egli tentò, quindi, di ridefinire le com petenze, invitò i sem plici sud­ diti a proporre a ll’am m inistrazione program m i di valorizzazio­ ne, incoraggiò un sistem a di coinvolgim ento nella valutazione dei risultati, anche a ll’interno d ell’am m inistrazione, e cercò di liberare i contadini dai loro debiti e dalla dipendenza nei con­ fronti dei proprietari fondiari c soprattutto dei m ercanti che perseguivano i loro interessi econom ici a spese dello Sraro. A suo avviso, l’am miri astrazione poteva c doveva sostituirsi a que­ sti intermediari assumendo il controllo di un gran num ero d 'im ­ prese econom iche; un rigoroso calcolo dei costi e dei redditi avrebbe consentito di trarre un maggiore profitto dalle ricchezze prodotte e avrebbe permesso al governo di dedicarsi al suo com ­ pito più alto, vale a dire a ll’educazione della p op tlazio n e e alla trasformazione della società. Proprio questa volontà d i dissol­ vere le vecchie stratificazioni sociali, trasferendo l’autorità e t privilegi dei potenti all’organizzazione amminisLrariva dello Sta­ to suscitò la critica più force. 1 suoi oppositori più lucid i m ise­ ro infatti in luce gli arrivism i c la corruzione dì una burocrazia che tendeva a sfruttare a proprio vantaggio i regolamenti in uso; in tal m odo le istituzioni sarebbero state paralizzate dalle riva­ lità e gli uffici avrebbero funzionato com e sem plici strum enti di prelievo fiscale.

Alto funzionario dì modeste origini e, tom e nonio del Sud, po co in clin e a rispettare le gerarchie sociali, W ang Ansili (Linchuan. liangxi. 10J 1-1 USO) rappresenta nella storia della C ina il momento della sconfitta delle idee di riforma. L i sua opera riformatrice tu infatti contrastata con successo dalle forze con­ servatrici riunite intorno al suo più risaluto avversario, Sim a G uang (1 0 1 9 -1 0 8 6 ), rappresentante delle fam iglie del Nord. Profondamente biasim ato dopo la caduta dei Song settentrio­ nali (960-1 127), della quale la storiografìa lo ha sistem aticam ente considerato responsabile, W ang è stato oggetto di nu­ merose riabilitazioni postume, soprattutto a partire dalla fine del XIX sue., periodo in cui altri riformatori si sono richiam ati alla sua figura per legittim are la loro politica. Figlio di un modesto funzionario che mori prem aturam en­ te lasciando la sua famiglia nell’indigenza, nei diciorto anni suc­ cessivi al suo ingresso nell’am m inistrazione pubblica W ang ac­ cettò diversi incarichi nel Sud per porer provvedere al sostenta­ mento della sua fam iglia. Nel corso di questo periodo, i risultati ottenuti grazie all’applicazione di alcune misure innovatrici, so­ prattutto nel campo d ell’idraulica e della finanza, lo condusse­ ro alta convinzione che lo Staro poteva accrescere la ricchezza della società attraverso una sistematica politica d’interventi pub­ blici. C hiam ato per la prim a volta a corte nel 1060, dove giun ­ se ben presto a occupare la prestigiosa posizione di accademico incaricato della redazione degli editti im periali, nel 1063, alla morue dell’imperatore Renzong (10 2 3-1 0 63 ), W ang s’allonta­ nò dalla capitale per adem piere ai doveri legati al rispetto del periodo di lutto. Nel 1069 il nuovo imperatore, Shenzong (10681085), che desiderava circondarsi di uom ini di talento, lo ri­ chiam ò a corte e lo insignì della carica di Viceconsigliere. No­ nostante l’aperta ostilità mostrata da m olti letterati nei confronti delle sue riform e radicali, in questo periodo W ang godette dì un grande eredita, soprattutto grazie alla volontà riformatrice del sovrano che seguitò a incoraggiare la sua politica anche do­ po il 1076, anno in cu i, esasperato dei continui attacchi d i cui era oggetto, W ang rassegnò le dim issioni, ritirandosi a Jiangning (l’odierna N anchino), dove occupò una carica am m inistrativa d i m inore im portanza. Dopo essere stato in signita di m olti onori e titoli, W ang re­ dasse verso la fine della sua vita il D iscorso su i ca ratteri (Z isbuo ), u n ’opera dedicata all’etim ologia dei caratteri. L'opera letteraria

richiamo alla priorità dell’agricoltura, la maggior parte del­ le misure raccomandate mirava direttamente a riformare Tamministrazionc, ossia ad assicurare la promozione dei Fun­ zionari per merito più che per anzianità, a porre fine alle protezioni di cui godevano i figli delle grandi famiglie e a modificare il contenuto degli esami mettendo l’accento su prove che riguardassero la pubblica amministrazione. Preoc­ cupati di garantire l’imparzialirà, i riformatori si adoperaro­ no per istituire un sistema di scuole pubbliche, dotandole di terre e di libri editi dal Direttorato dell’istruzione (guozi pan); nel 1104, queste istituzioni accolsero 200.000 studenti (quasi sei volte più dei 35.000 studenti ufficiali registrati a metà del XV sec., per una popolazione senza dubbio equi­ valente). Dietro questo programma politico è evidente la preoccupa­ zione di rafforzare la professionalità e la responsabilità dei fun­ zionari, cosa che Fan riassumerà nella famosa frase; «L uomo

dabbene è il primo a preoccuparsi dei tormenti del mondo, e l’ultimo a godere delle sue gioie» (Quan Song wen, 386, p. 776). Nonostante le numerose divergenze, le richieste dei funzionari civili esprimevano una medesima convinzione, il potere centrale doveva mantenere la sua autorità esclusiva nella gestione delle finanze e l’apparato civile doveva conte­ nere le richieste del potere militare per evitare i pericoli di disgregazione del secolo precedente, dal momento che i pro­ blemi militari continuavano in effetti a esercitare tutto il lo­ ro peso nella vita politica e istituzionale. Tali problemi di­ pendevano da diverse cause: in primo luogo, l'approvvigio­ namento delle truppe costringeva lo Stato ad affrontare spese enormi e a contrarre accordi con i mercanti che si trovava­ no a gesiire vantaggiosamente tale attività; in secondo luo­ go. ogni decisione strategica per lo sviluppo pianificato del territorio doveva tenere conto dei dispositivi di difesa, come attesrano le misure prese per far fronte alle deviazioni del

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I V '•• U N A IN C IN A

TAVOl A n

SI MA G l ANG

Hi fronte ai riform atori, riun iti intorno a W ang Anshi (1021 1086). o rigin ario del Sud delia C in a. Sin ia G uang (1 0 1 9 -1 0 8 6 ) sim b oleggia lo sp irito conservatore, an im alo da un profondo ri­ spetto per le regole e per le gerarchie sociali, assai forti nella so­ cietà della C in a del Nord. C o nvin to della necessità di consoli­ dare l'o rd in e burocratico, gravem ente m inacciato proprio dalI ab b an d o n o dei p rin c ip i p o liiic i del passato, egli d en u n ciò instan cab ilm en te le innovazioni istituzionali. A suo avviso, in ­ fatti, tali innovazioni, invece di rafforzare l'auto rità del sovrano, finivano per inasprire le contraddizio n i di una società sem pre più d irettam en te assoggettata alle regole dell am m inistrazione c a m etodi di prelievo arbitrari. Sim a godeva di una posizione privilegiata; grazie alle prero­ g ativ e d e lla sua fam iglia, entrò in giovane età a far parte delI am m in istrazio n e pubblica, occupando tra il 1038 e il 1049 d i­ verse carich e in provincia. In seguito, si vide assegnare un inca­ rico nella capitale che abbandonerà nel 1054 per seguire un amico d i suo padre caduto in disgrazia, Pang Ji, il q u ale qualche anno p iù tardi non esiterà ad assum ersi la responsabilità di una serie d i gravi errori m ilitari co m piuti lungo il confine che divideva il paese dal territorio dei Xi X ia, in realtà rico n ducib ili a un 'erra­ ta valutazio n e di Sim a. R ientrato nella cap itale nel 1061, Sìm a en trò in co n tan o diretto con il sovrano, grazie alla carica di U f­ ficiale delle rim ostranze; riuscì, q u in d i, a persuadere Renzong (1 0 2 3 -1 0 6 3 ) ad adottare un erede, il futuro Y ingzong (1 0 6 4 ) 067 ) il quale, com e suo figlio, il futuro Shenzong (1 0 6 8 -1 0 8 5 ), dim ostrerà a Sim a una grande gratitudin e e darà prova di un’im ­ m ensa fiducia nelle sue capacità. Sin d all’ascesa al trono di Y ingzong, Sim a si propose d i defi­ nire i p rìncipi fondam entali d ell’ordine richiam andosi al passa­ to. A partire d al 1066, l’im perarore patrocinò il suo progetto d i com pilazione di una storia generale ch e potesse essere com para­ ta alle celebri M em o rie d ì u n o storico ( S h iji ) e autorizzò lo stori­ co a scegliere auto no m am en te i suoi collaboratori c a co nsu lta­ re le opere della collezione im p eriale. Egli seguitò a godere del favore im periale anche durante il regno del suo successore, il gio ­ vane Shenzong, che nel 1071 perm ise a Sim a, ostile alle riform e avviate da W ang A nsili, di ritirarsi a Luoyang, dove organizzò

corso del Fiume Giallo a partire dalla metà dell’XI sec.; in­ fine, la debolezza degli eserciti, evidente dopo l’umiliazione inflitta loro dai Xi Xia, metteva in pericolo la sopravviven­ za sressa della dinastia. In questo difficile contesto storico, i letterati-funzionari, nella consapevolezza di aver ottenuto per meriti il proprio posto all’interno delFamministrazione, cercavano di elabora­ re nuove forme di controllo. Questa Tendenza culminò nel programma della seconda riforma che Wang Anshi (Tav. I) attuò sotto l’autorità del giovane imperatore Shenzong ( 10681085). L obiettivo dichiarato era quello di riprendere la vec­ chia parola d’ordine «arricchire lo Stato e rafforzare l’csercito«; si trattava di accrescere le entrate pubbliche, aumentan­ do la produzione agricola ma anche, con un’idea veramente rivoluzionaria e grazie alla creazione di particolari istituzio­ ni, facendo concorrenza in maniera sistematica ai proprieta­ ri fondiari e ai mercanti, i cui profitti impedivano l’arricchi­ mento delle casse dello Stato. Wang Anshi stabilì così una nuova regolamentazione degli acquisti pubblici di cereali, per avere un migliore rendimento fiscale del 'tributo' del Sud-est,

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I opposizione dei letterati seguitando, al tempo stesso, a dedi carsi alla sua grande opera, Lo S pecchio gen era le p e r il governo {Zizhi tongjìan} è u n testo storico senza precedenti sia per quan­ to riguarda I estensione cronologica - prende infetti in esame il periodo com preso tra il V sec. a.C . e l'affermazione dei .Song (960) - sia per i metodi seguiti. La com pilazione dello Specchio, che è diviso in 294 capitoli, fu com pletata nel 1084. Sima si proponeva di definire ogni periodo in base a uno scrupoloso esam e degli eventi che lo caratterizzavano e d’ individuare cosi i fattori d ell’ascesa e d ella caduta delle diverse dinastie; egli ri­ teneva che, dal m om ento che il presente nasceva da un passato d alle m olteplici sfaccettature, la scoria dovesse essere conside­ rata com e uno specchio in cui doveva riflettersi l'ordine politi­ co attuale. 11 com pletam ento d ella stesura dell’opera valse a Si­ m a G uang grandi onori p olitici; egli accertò la carica di Gran­ d e c o n sig lie re per p oter in fin e lan cia re il segnale di una Controriform a che, anche dopo la sua m orte, sopraggiunta po­ chi mesi più tard i, doveva contrastare durevolm ente le misure di W ang Anshi e dei suoi successori. Seguace d ella scuola storiografica che si richiam ava al Com­ m en ta rio d i Z u o a lle 'P rim a vere e a u tu n n i’ (Z uozhuan ), Sima G uan g scelse senza esitazioni la form a stilistica della cronica, p iù idonea alla m issione politica d ie egli assegnava alla sua ope­ ra. Secondo Sim a, in fatti, soltanto nel rispetto dell’esperienza del passato i sovrani potevano costruire un ordine duraturo. Ba­ sandosi su un sapere storico preciso e rigoroso, essi infatti po­ tevano acquisire un a conoscenza circostanziata delie situazioni e delle condizio ni in cui gli uom ini sono disposti a servire le istituzio ni. E per questa ragione che gli storici, per costruire la narrazione, dovevano servirsi di m etodi critici; dopo aver pre­ sentato tu tte le fo nti, dovevano sciogliere le contraddizioni ri­ correndo a d u e criteri razio n ali, quello d ell’evidenza e quello d ella p ro b ab ilità. Il conservatorism o d i Sim a era guidato dalla fède in un o rd in e eredirato d alla storia, ideale che i sovrani do­ vevano co stantem ente perseguire per proteggere il proprio po­ polo e la p ro p ria din astia dalle trasform azioni di un apparato am m in istrativo co ndan n ato ad adattare la sua azione ai cam­ b iam enti dei tem p i.

destinato ad approvvigionare le truppe di funzionari e di militari della capitale; istituì uffici di controllo dei prezzi e dei sistemi di credito basati su anticipi a tasso ridotto sui raccolti, così che i produttori fossero messi nelle condizio­ ni di privilegiare gli scambi con l'amministrazione; tentò al­ lo stesso modo di utilizzare meglio l’imposta fondiaria par­ tendo da una vera e propria registrazione catastale; si sfor­ zò di finanziare l’operato dell amministrazione locale, creando una tassa per l’esenzione dalle co rv ée il cui ammontare ve­ niva valutato all’inizio dell’anno dalle autorità locali in fun­ zione delle spese previste ed era poi ripartito sull’insieme delle unità familiari fiscali; istituì infine un sistema di ‘sor­ veglianza reciproca’ (baojia), che rendeva gruppi di famiglie collettivamente responsabili della sicurezza sociale e del get­ tito fiscale. Lo sviluppo programmato delta burocrazia e l’attivismo economico delio Stato misero in allarme un numero consi­ derevole di funzionari, che non si mostrarono contrari al cambiamento. I ‘conservatori’, sotto la guida dello storiai Sima Guang (Tav. II), ebbero alla fine ragione di Wang che

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II M O M I’N T O SONG: ASPETTI F O I I T I U . DEMO» .RAFICI F.D R :< >NOMK'.l

dovette lasciare il potere in seguirò a un insuccesso nel 1076. Nonostante questo allontanamento e la brevità dell'espe­ rienza riformista, e malgrado gli attacchi che condussero al­ lo .smantellamento delle istituzioni nate durante questo pe­ riodo, la riforma ebbe profonde conseguenze. La vita poli­ tica della corte a partire da questo momento fu regolarmente scossa da lotte tra fazioni (pm gd an g) fino alla seconda me­ tà del XII secolo. D’altra parte, proprio questa divisione in fazioni costituisce, agli occhi dei contemporanei, la causa principale della drammatica caduta dei Song settentriona­ li. Quando, a seguito del sacco della capitale Kaifeng nel 1126, l’imperatore Huizong (110 I-1 125) e il figlio a favo­ re del quale egli aveva abdicato, Qinzong ( 1 126-1127), fu­ rono porrati via prigionieri dagli eserciti della nuova dina­ stia dei Jin (1115-1234), fondata con l aiuto dei Song sul­ le rovine dell’Impero Liao, alcuni generali audaci e risoluti permisero al nono figlio di Huizong, rifugiatosi a Nanchi­ no. di salvare la dinastia salendo al trono. Il nuovo impera­ tore Gaozong (1127-1162), nel 1138 stabilì definitivamente la corte a Hangzhou e i Song meridionali dovettero rico­ noscere, a partire dal trattato del 1141. di poter controlla­ re soltanto un territorio limitato a sud del fiume Huai e dei monti Qinling. TAVOLA II I

Anche se Ir» sviluppo economico e il prestigio culturale dei bong proseguirono fino al XJII sec., permettendo loro di re­ sistere alla pressione dei Jin, è chiaro che il trauma del ripie­ gamento verso la Cina meridionale amplificò sia la percezio­ ne dei cambiamenti della società sia le difficolta incontrate dal potere centrale ne! farvi fronte. Le guerre o, semplicemente. la precaria sopravvivenza del regime, minacciato an­ che da ribellioni contadine, diedero di nuovo ai militari un’im­ portanza di primo piano; il ritorno della gestione degli affa­ ri pubblici nelle mani della burocrazia, per opera di Qin Hui (1U90-1155), comportò anche l'eliminazione dei principali generali rimasti fedeli all'idea della riconquista. L’attuazione da parte di Qin di numerosi punti del programma di Wang Anshi si concretizzò in un appesantimento del carico fisca­ le e in una concentrazione fondiaria senza precedenti. Al di là dei guasti di questa politica, tanto più vilipesa dalla tra­ dizione storiografica in quanto diretta da un ‘traditore’, si iniziò a percepire un diverso orientamento delle strategie del­ le élite, che sembravano privilegiare il controllo locale e re­ gionale almeno quanto il potere centrale. In effetti, mentre le opportunità di accedere alla pubblica amministrazione per la via maestra rappresentata dagli esami diventavano sempre più rare, le grandi famiglie rendevano a consolidare in primo

OUYANG XIU

La vita di O uyang Xiu (M ianzhou, Sichuan, 1007-1072) illustra l’ideale del rinnovamento confuciano cui, a partire dalla prima metà dcll’XI set., numerosi giovani letterati iniziarono ad aspi­ rare. La sua carriera di funzionario e la sua sconfinata produzio­ ne lerreraria furono interamente consacrate alla costruzione di un organizzazione burocratica in grado dì garantire la stabilità istituzionale e la regolamentazione delle aLtivirà sodali. D i mo­ deste orìgini, O uyang entrò a far parte dell’amministrazione pub­ blica nel momento in cui si com indò a denundare la pressante influenza delle fazioni politiche all’intem o deU’amministrazionc. O uyang riteneva che il ruolo critico dei letterari funzionari po­ tesse essere facilitato dal ricorso a una prosa priva di artificiosità e diventò un maestro di questo genere, frequentando numerosi scrittori di talento presso il Gabinetto della Prefettura di Luoyang, il grande centro culturale dell'epoca. In hase alle sue anali­ si, O uyang giunse alla condusione che la dinastia era minaccia­ ta da un disordine cronico —una diagnosi, questa, che io spinse a riprendere lo studio dei disordini generati dalla disgregazione delTImpero sotto le C inque Dinastie (907-960) - e che soltanto un azione risoluta, indifferente alle gerarchie, poteva porre fine a questa situazione d'instabilità. Nel 1036, a causa di queste auda­ ci affermazioni e dopo aver sostenuto ancora una volta le proprie critiche di fronte agli attacchi del letterato Fan Zhon gyan (9891052), il giovane funzionario fu esiliato. All inizio degli anni Quaranta, periodo in cui ì Song dovet­ tero affrontare le minacce delTImpero Xi Xia, O uyang che, co­ me Ufficiale delle rimostranze e Accademico incaricato della re­ dazione degli editti im periali, poteva influenzare direttamente il sovrano e la corte, suggerì a ll’im peratore di chiedere a Fan Zhongyan di dare un ordine sistematico al suo programma di riforme. C aduti però Fan e i suoi alleati, anche O uyang fu vio­ lentemente attaccato e nel corso dei successivi nove anni occu­ pò cariche di minore importanza in provincia, prima di vedere

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il suo taleii ricompensato da un incarico a ll’interno del pre­ stigioso Ufficio della storiografia, una nom ina che determinò il suo ritorno nella capitale. Nel 1057, incaricato della direzione degli esami im periali, O uyang condusse una vigorosa cam pa­ gna a favore degli studi basati sulla ‘prosa antica’ ( guwen). Sempre più vicino a i circoli del potere governativo, al quale fu strettamente legato a partire dal 1061, anno in cui fu nomi­ nato Viceconsigliere, O uyang ritrovò a i vertici dello Stato al­ cuni dei vecchi riformatori, con i quali riprese qualche loro an­ tica idea, soprattutto per quanto riguardava il reclutamento dei più meritevoli. Dopo la morte dell’imperatore Y ingzong(10641067), O uyang, ancora una volta attaccato dai suoi avversari, fu inviato in provincia. C ertam ente stanco, ma forse anche preoccupato per le conseguenze delle riforme radicali proposte da W ang Anshi, che sin dal 1069 aveva richiesto la sua colla­ borazione, O uyang decise di ritirarsi a Yìngzhou (nella regione dello Anhui) in una tenuta di sua proprietà, dove morì, in com­ pleto isolamento, nel 1072. Erede critico del passato, che studiò da antiquario e di cui classificò le vescigia, O uyang non esitò a porre in discussione la qualità della trasmissione dei Classici. Questo atteggiam ento razionalista, che si rivela anche nelTindifferenza nei confronti dei segni celesti, influenzò profondamente la sua visione con­ fuciana della storia, in base alla quale ['ordinamento prospetti­ co dei fatti del passato scrupolosamente raccolti doveva con­ sentire di distribuire lodi e biasimi c di fondare su questa base morale l ’azione civilizzatrice del sovrano e l’unità dell'Impero, a garanzia della perennità dell ordìne dinastico. Principale com­ pilatore della Nuova storia delia dinastia Tang (Xin Tangshu), opera storica ufficiale portata a termine nel 1060, O uyang è il solo storico ad aver conosciuto a titolo postumo l’onore di ve­ dere una sua oprerà —la Nuova storia d elle Cinque dinastie (Xin Wudaishi) - integrata nel corpus delle storie ufficiali. l o

I \ •' U N.' \ IN < INA

luogo la loro posizione in ambito locale, in considerazione delle opportunità offerte dalla loro ricchezza fondiaria. d.il loro credito sociale e dall'espansione de' commercio. In ogni caso, la politica di Qin H ai aggravò disadczione delle élite nei riguardi del potere centrale, che dovette pre­ sto far fronte anche allo scontento popolare. 1 disordini scop­ piarono durante tutto il regno dell imperatore Xiaozong ( 1 1631 USÒ). per lungo tempo preoccupato dalla riconquista della Cdna settentrionale. In realtà, al disordine delle campagne ta­ ceva eco quello della corte, dove la vita politica era nelle ma­ ni delle famiglie delle imperatrici. In queste condizioni, il ni­ pote di Xiaozong, Ningzong (1195-1224), condannò una delle due fazioni che avevano contribuito all’abdicazione del padre e alla sua stessa ascesa al potere, e per questo Zhu Xi (1130-1200), il principale artefice della dottrina neoconfu­ ciana dello Studio del Tao (dz/a.vMr), che diventerà l’ideologia ufficiale a partire dalla dinastia Yuan, fu cacciato dall’ammi­ nistrazione, insieme a molte altre personalità, al fine di sra­ dicare l’influenza delle loro ‘dottrine fallaci’ (weixue), so­ spettate in particolare d indebolire il potere centrale. In questo modo, la politica aperta e innovatrice dei Song settentrionali sembrò ormai ridursi a lotte fra gli uomini for­ ti della corte e, infatti, fu ancora un intrigo a favorire l’asce­ sa al trono di Lizong (1225-1264). Il deficit ricorrente del­ le finanze pubbliche si trasformò in bancarotta e causò un forte rialzo dei prezzi, quando le autorità, continuando a stampare banconote, rovinarono il credito della carta mo­ neta che i Song settentrionali avevano emesso per la prima volta nel 1024. L’incapacità della corte si rivelò soprattutto nella fatale decisione politica di allearsi, contro i Jin, con la nuova potenza del Nord, i Mongoli. Questi, dal 1235, lo­ gorarono i loro alleati, soprattutto a ovest, nella regione del Sichuan, che fu vittim a d’incursioni micidiali per quasi cin­ quan tan n i. Forti della propria superiorità militare e dell’a­ desione delle popolazioni del Nord, i Mongoli fondarono la dinastia Yuan (1279-1368) e occuparono la capitale dei Song, Hangzhou, nel 1279.

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I analisi della situazione demografica nel periodo Song è de­ licata; diversi dati, a partire dal numero degli individui per unità familiare fiscale, e dunque dal numero totale della po­ polazione, sono tuttora oggetto di dibattito fra gli specialisti. Poiché le quote fiscali per circoscrizione erano definite sulla base delle unità familiari o 'focolari’, si è arrivati alla conclu­ sione che le cifre significative, dal punto di vista della curva demografica, siano quelle dei ‘focolari’ ihu) piuttosto che quelle delle ‘bocche’ (kou). D’altra parte, se si confronta il rapporto tra ‘bocche’ e ‘focolari’ nelle prefetture con lo stes­ so rapporto nei ‘circuiti’ (i livelli amministrativi in cui erano raccolte più prefetture), si ricava che esistevano differenti lo­ giche statistiche; le cifre date per prefettura, spesso presenti nelle opere di geografia amministrativa compilate con il no­ me di ‘monografìe locali’ (fan gzhi o tujing), sembrano assai più vicine alla realtà rispetto ai numeri delle ‘bocche’ per uni­ tà familiare fiscale, perché questi dati erano presi il più delle volte dai registri di baojia destinati a reclutare le milizie. In queste condizioni, se si prende come base di calcolo il rap­ porto medio da 4,5 a 5 bocche per focolare, si ottiene una popolazione totale di circa 100 milioni per i Song setten­ trionali e di 60 milioni per i Song meridionali; sono cifre piut­ tosto aire se le si confronta con quelle di due dinastie i cui territori erano ben più estesi di quello dei Song: al di là del­ le stime ufficiali, la popolazione dei Tang (618-907) variava in effetti da 80 milioni a 90 milioni, e quella dei Ming(13681644) passerà da 60 milioni a più di 100 milioni nell’arco di tre secoli. La crescita della popolazione sembra sia dipesa innanzi­ tutto da due fattori: la capacità di sfruttare un territorio am­ piamente da valorizzare e la vulnerabilità di fronte alle cata­ strofi, alle calamità naturali o ai disordini militari. Le cifre re­ lative alla registrazione delle terre coltivate permettono di supporre un raddoppiamenro della superficie utilizzata, per un totale di 720 milioni di mu (più o meno 45 milioni di ettari) alla fine dell’XI secolo. Una spiegazione è rintrac­ ciabile nei progressi delle tecniche di col­ tivazione nel Sud-est, là dove si diffuse l’utilizzazione di terreni bonificati e si sviluppò la risicoltura; la diffusione a partire dall’inizio dellXI sec. di certe va­ rietà di riso, in particolare quello indo­ cinese del Champa, permise anche di li­ mitare gli effetti delle siccità e delle inon­ dazioni. La pressione demografica, che indusse a questa valorizzazione intensi­ va, comportò anche la pratica dell’in­ fanticidio; molto diffuso nel Jìangnane nel Fujian, esso è interpretato come l'in­ dizio di un tentativo di frenare la cre­ scita di una popolazione messa a con­ fronto con la mancanza di terre. 11 Fujian, il cui deficit di terre coltivabili Fig. 3 - Zhang Zeduan, Alfiu m e p e r In festa Qingmir/g, diventò cronico durante la dinastia dò particolare con scene di vita nella città di Kaifeng, Song meridionali, vide d’altronde una capitale dei Song settentrionali; parte della sua popolazione approfitta­ rotolo orizzontale a inchiostro e colore su seta, inizio del XII secolo, re degli antichi legami marittimi per emi­ Pechino, Imperiai Palace Museum. grare dal continente verso l’arcipelago 286

XX1\ • IL M O M E N T O S O N t ,: ASTI I T I P O I I I K 1. |ip.M< H . K A H f I P I) K< < »N< )M j! :|

delle Penghu, l'isola di Mainati o i Mari del Sud. Il problema sconfìtti nel corso delle guerre d'unificazione - si sussegui­ ricorrente del rapporto tra popolazione e terra In, a partire rono i movimenti regolari dei candidati agli esami, i più sfor­ dai Song meridionali» una delle preoccupazioni dei prefetti, tunati dei quali tendevano, fra due sessioni, a restare in cit­ che si impegnarono a creare le condizioni fiscali necessarie tà. Parallelamente, i mercanti e gli artigiani erano attirati dal­ per una nuova valorizzazione delle terre abbandonate duran­ la prospettiva di benefici, tanto più importanti per i grandi te i disordini del IX e \ sec., in particolare nello Henan. Que­ negozianti, in quanto le gilde più potenti erano diventate le sta politica, nel complesso tradizionale per un governo che vere interlocutrici delfamministrazione. Sulla base delle fon­ voleva dare prova della sua legittimità e della sua longevità, ti letterarie, si è stimato che la popolazione di Kaifeng fosse rifletteva un’altra preoccupazione, quella di rafforzare dal pun­ di 500.000 individui, cifra senza dubbio inferiore a quella di to di \ista demografico le zone disabitate ai confuti con le po­ Hangzhou. 1 censimenti disponibili suggeriscono anche che tenze del Nord. A partire dal XII sec., una città come Jiankang (['odierna Nan­ ansiosa di consolidare le sue colonie del­ chino) contasse circa 170.000 abitanti la zona di frontiera, lungo il fiume Huai, all’inizio del XII sec. e che, dietro le gran­ l'amministrazione reclutò coloni fra le di città, numerose prefetture, in parti­ popolazioni in difficoltà del Jiangnan e colare nel delta dello Yangzi, costituis­ del Fujian. sero un autentico reticolo urbano sul I fenomeni migratori più massicci fu­ quale la gerarchia amministrativa pote­ rono proprio il risultato della pressione va basarsi per effettuare la suddivisione demografica permanente, degli scontri delle circoscrizioni; verso il 1130, circa militari con le dinastie settentrionali e 800.000 individui furono censiti nel­ delle modificazioni territoriali che ne l’insieme della prefettura di Pingjiang erano spesso la conseguenza diretta. I (l’odierna Suzhou), cosa che lascia sup­ movimenti di popolazione, in un pri­ porre una presenza permanente di pa­ mo tempo, corrisposero a spostamenti recchie dozzine di migliaia di residenti di rifugiati o di popoli che si radunaro­ nella città capoluogo di prefettura. no dalle regioni di frontiera dello HeIn mancanza di dati archeologici si­ bei, dello Shanxi e dello Shaanxi, dove stematici che permettano di ricostrui­ si verificava il fenomeno connesso delre il funzionamento effettivo delle città, finsediamento duraturo di popolazio­ sono le testimonianze dei contempo­ ni di prigionieri. Questi movimenti, an­ ranei a rivelarci queste profonde evo­ che se giunsero a riguardare dozzine di luzioni. Il paesaggio urbano fu effet­ migliaia d’individui, non possono tut­ tivamente segnato dalla scomparsa del­ tavia essere confrontati con le ondate l’antica organizzazione cittadina —di­ migratorie - se ne contano una mezza struzione di numerose cinte esterne e dozzina —che portarono, dopo le con­ dei quartieri interni murati, in alrri tem­ quiste dei Jin e fino alla conquista mon­ pi chiusi al tramonto - , dall’estensione gola, al trasferimento verso i territori Fig. 4 - Anonimo, dei sobborghi e dallo sviluppo dei mer­ dei Song meridionali di circa cinque mi­ Padiglione sullo Yangzi; cati che trovarono una sede fuori dagli lioni d’individui, in gran parte di etnia inchiostro su seta, dinastìa Song. antichi limiti urbani, dalla promiscuità Han, che abbandonarono le province Nanchino, Nanjing Museum. possibile, se non cercata, fra i differen­ del Nord, in particolare i bacini dei fiu­ ti strati sociali, e dallo splendore di una mi Huai e Han e poi, sotto la pressio­ vita urbana caratterizzata dallo svilup­ ne mongola, il Sichuan. Le principali regioni d’accoglienza po dei mestieri dello spettacolo o legati ad attività culturali furono innanzitutto quelle del Sud-est: il delta dello Yang- come la stampa. Nelle capitali, a fianco degli edifici pubbli­ zi, intorno al lago Taihu; la regione della nuova capitale, ci e delle scuole, o delle grandi dimore aristocratiche, con il Hangzhou; la zona costiera fino al Fujian, le cui valli furo­ loro parco e la struttura a più corpi d’edificio, esistevano quar­ no progressivamente colonizzate; infine il Jiangxi, che ac­ tieri di abitazioni private o d’immobili dati in locazione dal­ colse direttamente gli immigrati della zona del fiume Huai le autorità. Iniziò allora a svilupparsi un vero mercato im­ e indirettamente quelli dello Shandong-Hebei che rinun­ mobiliare, che divenne una fonte d’introiti per l’ammini­ ciarono a stabilirsi nel delta dello Yangzi, e lo Hunan, dove strazione che gestiva direttamente una parte di questi im­ si stabili un buon numero di Sichuanesi. Questi movimen­ mobili e percepiva una ‘tassa d’abitazione’. Infine, la stessa ti demografici, oltre ad aver avuto importanti conseguenze configurazione delle città del Sud, edificate spesso nelle vici­ economiche, determinarono l’opposizione fra la Cina set­ nanze dei corsi d’acqua, e l’irregolarità della loro pianta, che tentrionale e quella meridionale. sembra rispecchiare un’occupazione non pianificata del suo­ L’altro grande cambiamento nella distribuzione della po­ lo piuttosto che un’organizzazione regolare a scacchiera in­ polazione nel periodo Song, che merita di essere ricordato, torno agli edifici pubblici, suggeriscono che questi agglome­ fu l’urbanizzazione della società. L’espansione delle due ca­ rati, anche quando assolvevano funzioni amministrative, ri­ pitali imperiali si concretizzò in un afflusso di popolazione spondessero pure ai bisogni dei trasporti e delle attività com­ e in una concentrazione delle élite che fecero di Kaifeng e merciali. In effetti, il fenomeno più rilevante è che le più poi di Hangzhou due eccezionali poli politici, militari, eco­ importanti fra quesre città fossero collegate a un entroterra nomici, finanziari e culturali. Allo spostamento forzato di dove si sviluppavano città intermedie o semplici mercati e ‘bor­ popolazioni sospette —famiglie e clientele di signori locali ghi permanenti’ (caoshi, zhen), il cui ruolo, nella raccolta e

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nella distribuzione dei prodoni, era tanto più valori/ ' ito dal le autorità in quanto sfruttavano tale reti per estendere la macchina fiscale. Spesso in questi borghi, raggruppati in­ torno a maga/lini o a ullìsi dcH amnnnistra.'ionc locale, si insediavano i centri amministrativi di riscossione delle tasse commerciali: queste rappresentarono una parte crescente del­ ie risorse monetarie dello Stato, che tentava di rafforzare la propria autorità inserendosi nel dinamismo delle economìe locali, sul quale si era fondata l'autonomia dei piccoli stati del \ secolo.

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tomiell.ite. luronn acidi-tati da u n incremento della domattila d a parie ilei mondo agrii olo e soprattutto da parte r id i e s c o ito. Se ria liti lato que-.ie realta attcstano un grande dinami­ smo, dall'altro va considerato che questi dati sono accessibi­ li per noi, soprattutto quando si tratta di quantificare, sola­ mente attraverso la lente deformante delle notizie fornitedali’appar.ito amministrativo, fi dunque una suddivisione luiroeratiea dei fenomeni economici che ci è in tal modo ri­ velata, dimostrando anche una evidente volontà d'interven­ to da parte dello Stato. L’attivismo economico deilo Stato fu iti effetti una costante dopo la crisi del regime fondiario, a partire dalla metà dell’VIII secolo. Minato dai privilegi del­ l'aristocrazia e della burocrazia, che avevano concentrato nel­ le proprie mani gran parte del dominio fondiario, il regime fiscale dei Tang, fondato su un sistema integrato di preleva­ menti e di corvée, ripartiti tra i nuclei familiari ai quali lo Sta­ to assegnava terre (ju n tia n ), doverte cambiare indirizzo a se­ guito dello sviluppo della proprietà fondiaria e dell’affitto dei fondi. Da allora i cosiddetti ‘funzionari che accumulano’ (julia n z h i cheti) si sforzarono di ripristinare l'autorità fiscale del­ lo Stato attraverso le opportunità offerte dalla crescita degli scambi, e questo grazie alle tasse sul commercio, ai monopoli pubblici —sale, ferro e, a partire dagli anni 780, tè - o anco­ ra grazie ai benefici ricavati dai trasferimenti di cereali dal Sud-est. Favorita dalle numerose crisi politiche, questa linea non fu sistematica ma ebbe una certa continuità legata al ruo­ lo crescente della moneta, allo stesso tempo strumento eco­ nomico e fiscale. Lo sviluppo delle differenti forme di paga­ mento - argento non monetizzato, contanti di bronzo o di ferro, monete fiduciarie di carta —deve essere valutato all'in­ terno delle relazioni stabilitesi tra l’amministrazione, preoc­ cupata della centralizzazione politica, e gli agenti economici, che dovevano mantenere la loro capacità finanziaria per far fronte alla pressione dei mercati agricoli e commerciali. La monera non era soltanto uno strumento di potere, dal mo­ mento che i movimenti monetari, emissioni e prelevamenti,

Lo sviluppo delle città è stato interpretato conte un segno di modernità dalla storiografìa contemporanea. Si è parla­ to della formazione di gerarchie urbane che costituivano 1 ossatura di un mercato nazionale, poiché la crescita della circolazione monetaria creava le condizioni per scambi a lunga distanza fra economie regionali sempre più specializ­ zate. Il quadro è tuttavia più sfumato. La specializzazione è innegabile, e fu resa possibile dai surplus cerealicoli prodotti dai progressi delle rese nelle regioni del Sud-est conseguen­ ti alle ondate migratorie ricordate in precedenza; la popo­ lazione del Nord, infatti, portava con sé metodi di coltura intensiva e la mano d’opera necessaria per la loro messa in opera, e nel contempo creava una forte domanda di grano. Non essendo richiesto un ulteriore affitto del fondo, la col­ tivazione di grano e riso sullo stesso appezzamento si espan­ se e si passò a due raccolti annuali. Questi surplus permi­ sero all’agricoltura di orientarsi esplicitamente verso la com­ mercializzazione. Nuclei familiari specializzati coltivavano la canna da zucchero nel Sud-esr e nel Sichuan, gli agrumi nel Guangnan (zona che comprendeva parte delle attuali re­ gioni del Guangdong, Guizhou, Guangxi, Yunnan) o il co­ tone della varietà arboreu m proveniente dai mari de! Sud nel Fujian e nel Guangnan. D’altra par­ te, la sericoltura era stimolata dalla do­ manda dei laboratori urbani privati, do­ ve poterono concentrarsi centinaia di telai, poiché una parte del lavoro - s f o ­ gliatura e filatura - restava affidata ai nuclei familiari contadini. Oltre a que­ ste seterie, la cui produzione migliorò in qualità, i mercanti commerciavano ceramiche, delle quali gli archeologi hanno trovato traccia in quasi tutte (e regioni, lacche e prodotti di lusso, pro­ fumi e spezie, molti dei quali erano im­ portati. Vere e proprie imprese, sia pub­ bliche sia private, apparvero nei setto­ ri dei cantieri navali, dato che la marina dei Song era senza dubbio tra le mi­ gliori d d ì’epoca, e nella metallurgia. Gli altiforni, alimentari spesso con an­ tracite, si svilupparono in prossimità delle miniere, nelle attuali regioni del­ lo Hubei, dello Sbandong, dello Shanxi e dello Henan. I progressi della me­ big. 5 - (A) Un ‘pagherò’ del periodo dei Song meridionali tallurgia, la cui produzione annuale a e (11) la sua matrice in bronzo (18,4 X 12,4 ini), metà deli’XJ sec. è stimata in circa 40.000 l’echino, Museum ofChinese History. 288

XXIV - Il Mi >M U N T O SONli: ASPETTI [’O I.IT U .1. PI'.M O l,Il Al i c i

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contribuivano a creare un legame amministrativo Ira unità I. amminisrra/ionc, consapevole anche prima della fine familiari fiscali e amministrazione centrale, ma divenne, del X sec. dell impossibilità di ottenere profitti dallo sfrutta­ dopo la riunificj7Ìone dell'Impero da parte dei Song, lo mento diretto di queste derrate, dovette allora rassegnarsi strumenti' principale dell'inserimento dell'apparato ammi­ ail appoggiarsi ai mercanti, i quali consegnavano i cereali, nistrativo nel processo di espansione economica delle so­ indispensabili alle truppe di stanza sulle frontiere del Nord, cietà regionali. Grazie alle manipolazioni che le differenti in cambio deile licenze di commercio delle derrate di mo­ unità di conto e il corso forzato delle diverse monete per­ nopolio. I mercanti si mostrarono capaci, con gran dispetto mettevano. il centro e il sovrano rafforzarono le proprie ca­ dei funzionari, di trarre profitto anche da queste licenze e di pacità finanziarie, ottenendo così ì mezzi per affrontare sul controllare l’insieme del sistema; infatti le licenze si negozia­ loro stesso terreno le forze economiche che avevano soste­ vano a prezzo inferiore, non appena accordate dalle autorità nuto la frammentazione politica del X secolo. del Nord, per essere poi rivendute, con sostanziali guadagni, L'espansione della risicoltura nel Sud-est è un esempio nella capitale e nel Sud. I mercanti potevano anche rifiutare di questo processo. Tale fenomeno dipendeva dall’intensifi­ di vendere queste licenze, nel caso in cui il guadagno non cazione del lavoro sugli appezzamenti migliori e dalla con­ fosse sufficientemente attraente, e bloccare il sistema. Da quista dì nuove terre. Famiglie potenti, incoraggiate talvolta questo punto di vista, i palesi progressi dell’economia mone­ dalla passività o dalla complicità delle autorità locali, orga­ taria furono il risultato sia dello sviluppo dei mercati, sia del­ nizzarono. dalla seconda metà del periodo Tang, un’arrività la concorrenza fra gli ‘accaparratori’ e i ‘funzionari che accu­ di bonifica che portò a ridurre le estensioni lacustri, a met­ mulano’. Tuttavia, diversamente dai circuiti mercantili, i tere a coltura le rive dei corsi d’acqua, e a provocare dei ve­ tentativi dello Stato per inserirsi nelle reti commerciali e cre­ ri disastri ecologici a causa dello sconvolgimento dei siste­ ditizie si trasformarono inevitabilmente in misure quasi fi­ mi naturali di drenaggio. In questo contesto si sviluppò an­ scali, che implicavano nuovi prelievi il cui peso frenava sem­ che una sistematica costruzione di polder, ampiamente pre più l’attività economica. Era questa una delle critiche de­ sostenuta daH'amministrazione locale. Quest’ultim a, ri­ gli oppositori di Wang Anshi, che ricordavano come lo Srato prendendo una tradizione idraulica solidamente radicata a non potesse contendere il profitto a coloro che lo persegui­ partire dalle Cinque Dinastie (907-960), mobilitò la mano vano per vocazione. La politica di attivismo economico in d'opera, necessaria alla costruzione di dighe e di difese ma­ cui lo Staro si era impegnato a partire dall’VIII sec., tentan­ rittime, per lo scavo di canali e la gestione di questi insiemi do di rafforzare il potere centrale attraverso il controllo delle ‘vasti come città murate’. Liberalizzando l’accesso al dema­ ricchezze, trovava qui i suoi limiti. nio pubblico ‘dei monti e delle acque’, le autorità certo fa­ Si può, in conclusione, parlare di una modernità dei vorirono l’appropriazione della terra da parte delle élite lo­ Song? È certo innegabile che la dinastia abbia avuto viva cali, ma fu soltanto così che esse riuscirono a inserirsi nel coscienza della necessità d’innovarsi sul piano istituzionale, movimento di conquista. Queste grandi famiglie di ‘acca­ obbligata com’era a consolidare in permanenza un potere parratori’, proprietari fondiari e mercanti, garantivano il minacciato militarmente e indebolito finanziariamente. loro controllo non soltanto sulla terra, grazie all’affitto dei Tuttavia, se la centralizzazione politica, la burocratizzazio­ fondi, ma anche sulle persone, sviluppando sistemi di anti­ ne dell’apparato amministrativo e l’intensificazione del suo cipi sul raccolto e sul lavoro; questi rapporti di credito di­ intervento nei settori economico e finanziario diventavano ventarono ancor più comuni quando milioni di rifugiati le nuove caratteristiche dello Stato, queste trasformazioni del Nord arrivarono, privi di terra, nel Sud. I potenti con­ permettevano comunque di renere ancora in vira il vecchio trollavano in tal modo completamente la produzione che i ideale di un controllo equilibrato delle attività sociali a nuclei familiari più umili consegnavano loro attraverso i vantaggio di tutti. Il paradigma della modernità spinge pu­ mercati locali dei cereali, ma soprattutto dei tessili, sera e re a vedere nella politica dei Song settentrionali un tentati­ ramiè. Di fronte a queste potenti famiglie, che erano allo vo di ‘controllo dell’economia’ che li mettesse nelle condi­ stesso tempo alleate nella politica di conquista e rivali nella zioni di resisrere alle forze centrifughe e alle minacce ester­ ripartizione dei suoi frutti, le autorità Song da una parte ne, mentre, al contrario, si considera la prosperità dei loro scelsero di favorire la concentrazione della proprietà fon­ eredi del Sud come il risultato del pragmatismo dellagentry, diaria e la commercializzazione dei prodotti, dall’altra cer­ che si sforzava di creare alleanze tra proprietari fondiari, carono di trarne vantaggio attuando una politica moneta­ mercanti e letterati-funzionari, per il beneficio di una socie­ ria che includeva sia acquisti e crediti pubblici sia tasse sui tà che finirà con l’attirare la cupidigia mongola. Sembra proventi dei commerci. Queste tensioni sono ancora più tuttavia che vi sia stata la percezione di una sfera di attivi­ evidenti in quelle attività economiche che l’amministrazio­ tà economica unificata e autonoma. E molto diffìcile af­ ne tentò in parte di riservarsi, cioè i monopoli pubblici su fermare che lo Stato abbia concepito il suo attivismo eco­ sale, tè, alcool, allume, profumi e altri prodorti di lusso. nomico diversamente da una serie di misure politiche che Nel caso del sale o in quello de) tè, le regolamentazioni era­ codificavano alcune pratiche vietandone altre; attraverso no lungi dall’essere unificate; esse variavano sia nello spazio le costrizioni imposte dai bilancio statale e dal fìsco, o la —dato che il territorio dell’Impero era diviso in più regioni, rivalità con i circuiti mercantili, erano colti i meccanismi di e ciascuna di queste commercializzava cetre qualità a esclu­ produzione, accumulazione e distribuzione della ricchez­ sione di altre —sia nel tempo, dato che le autorirà erano za. Quanto alle opportunità offerte all’aristocrazia terriera tentate di cambiare frequentemente la regolamentazione. dallo sviluppo degli scambi e delle reti urbane, esse erano Queste differenze mostravano l’imbarazzo del governo cen­ integrate nelle strategie di cui disponevano le élite locali, trale di fronte ai mercanti e alle loro associazioni, perfetta­ persuase che la corsa alla carica di funzionario restasse un mente organizzare per trarre vantaggio dalle differenze di obiettivo essenziale. prezzo fra i mercati locali. C h r istia n La m o u r o ii x

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CAPITOLO XXV

IL CONTESTO 1NTELLETTUALE: LA CONOSCENZA DELLA NATURA NEL NEOCONFUC1ANESIMO S ommario : 1. 11 clima intellettuale de! periodo Song: il neoconfucianesimo. 2. Li c g ew u : la convergenza delle discipline morali e intellettuali. 3. Vastità d ’interessi. 4. Il ridimensio(lamento degli interessi nei periodi dei Song meridionali e degli Auan. 5- Il mondo della Natura e gli schemi concettua­ li neoconhiciani. 6. Una conoscenza della Natura particola­ ristica e basata sul senso comune. {Yung Sik Kitn)

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i iclo e della Icrra; da questa discussione scaturì inevitabil­ mente anche tuia riflessione sul problema del rapporto tra I uomo e il mondo. Un altro tema nuovo e imporrante ri­ guardava il metodo di conoscenza attraverso lo studiti, la lettura dei testi, la meditazione o altri strumenti. NeH'anibiro di questo dibattito, però, furono riprese anche alcune idee e testi antichi, riaffermati come dogmi chiave del neoconfucianesimo. In tale contesto intellettuale, i neoconfuciani del perio­ do Song furono spinti, nelle loro speculazioni filosofiche, a interessarsi allo studio delle cose e degli eventi del mondo naturale in quanto principale campo d’azione per l’educa­ zione di sé in senso morale; in particolare, emerse come idea filosofica centrale del neoconfucianesimo, il concetto di li e assunse un ruolo di primo piano la dottrina del gewu (‘ investigazione delle cose’).*I

l periodo della dinastia Song (960-1279) fu molto im­ portante nella storia imperiale cinese, giacché durante 2 . ‘ L i’ e ‘g e w u ’ : la c o n v e r g e n z a quei tre secoli molte trasformazioni investirono la vita so­ DELLE D ISC IPL IN E M O RALI E INTELLETTUALI ciale, culturale, intellettuale, scientifica e tecnologica del paese, raggiungendo traguardi mai ottenuti prima. Il bud­Li, il concetto centrale o meglio la base della filosofìa neocon­ dhismo e il taoismo continuarono a svolgere un ruolo im­ fuciana, è un termine di diffìcile definizione; la più precisa portante, soprattutto all’inizio del periodo Song, ma fu il formulazione del suo significato è data da Zhu Xi, che fa rife­ neoconfucianesim o, sorto proprio come reazione al bud­ rimento a due diversi aspetti dì questo concetto: «Quando si dhism o e al taoism o, a dom inare la vita in tellettuale per tratta delle cose sotto il Cielo, per ognuna deve esservi ‘una fin te rà durata della dinastia. Nello sviluppo intellettuale ragione per cui [essa] è come è’ (suoyiran z h igu ) e ‘una norma del periodo Song, un ruolo fondamentale ebbe il fdosofo secondo cui [essa] deve essere’ (suo clangran zhì ze). [E questo] Zhu Xi (1130-1 2 0 0), il m aggior esponente della scuola ciò che si chiama li» (D axuehuowen, 1, pp. 1 lb-12a). neoconfuciana; il suo pensiero fu adottato come ortodos­ Zhu Xi non fornisce ulteriori chiarimenti su questi due sia sia da pensatori contemporanei sia dallo Stato. La figu­ aspetti, ma li illustra per mezzo di esempi: «Nel trattare i pro­ ra di Zhu Xi segna l’apice dello sviluppo culturale della di­ pri genitori si deve essere filiali, e nel trattare il proprio fratello nastia Song, sviluppo che riguardò anche i campi del sape­ maggiore si deve essere fraterni. Queste sono ‘le norme secon­ re scientifico e tecnico, favorendo un’am pia speculazione do cui [un uomo] deve essere’. Ma perché si deve essere filiali sul mondo naturale e sulla conoscenza della Natura. nel trattare i propri genitori, e perché si deve essere fraterni nel trattare il proprio fratello maggiore? Queste sono ‘le ragioni per cui [un uomo] è come è’» (Z huziyulei, 18, p. 21b). Un aspetto del li sottolineato con particolare rilievo dai 1 . IL C L IM A IN TELLE TTU ALE DEL PERIO D O SO N G : neoconfuciani si riassume nel famoso detto di Cheng Yi se­ IL N E O C O N F U C IA N E SIM O condo cui «il li è uno e le sue manifestazioni sono molte» (li y i f e n sh u ). Come indica questa espressione, vi sono molti li Il periodo Song fu caratterizzato da una grande vivacità in­ individuali per i singoli oggetti e fenomeni, e un li unico e universale per l’insieme di tutti gli oggetti e fenomeni. Ogni tellettuale e culturale, testimoniata dalla fioritura di scritti, oggetto e ogni fenomeno del mondo —«un filo d’erba, un discussioni e dibattiti in ogni campo del sapere, dalle lettere albero e persino un insetto», per usare le parole di Zhu Xialla storia, alle scienze sociali e politiche. L'elemento più hanno il proprio li individuale, e tutti i li individuali sono fortemente caratterizzante fu però il nuovo orientamento della filosofia confuciana, che spinse i principali pensatori a manifestazioni del li unico, universale. I neoconfuciani identificano il lì unico con il ‘//celeste occuparsi di problemi e di testi diversi rispetto al passato. Questo nuovo orientamento ebbe come conseguenza la na­ (tian li), che si manifesta nella natura umana originale sotto scita del cosiddetto neoconfucianesimo o ‘scuola della V ia’ forma di virtù etiche, quali l’umanità (re») e la rettitudine (daoxue) e cioè la filosofia della scuola che ebbe origine con i (y i); virtù che l’uomo perde, dando luogo a comportamenti malvagi, perché i ‘desideri umani’ ostruiscono il //celeste. pensatori dell’XI sec. quali Zhou Dunyi (1017-1073), Zhang Zai (1020-1077), Shao Yong (1011-1077), Cheug Questa dicotomia tra 7/ celeste’ e 'desideri umani’, già presen­ te nel pensiero cinese antico, fu la base della filosofìa morale Hao 11032-1085) e Cheng Yi (1033-1107), e che culminò durante il periodo dei Song meridionali (1 127-1279) con la del neoconfùcianesimo: lo stato mentale libero dai desideri di­ sintesi di Zhu Xi. venne, quindi, il line dell’educazione di sé, quando tale fine è Ira le nuove questioni filosofiche dibattute dai neocon­ raggiunto, la mente umana manifèsta pienamente il //celeste. fuciani, una delle principali fu la ricerca della fonte, o origi­ Non è d'altronde soltanto la natura umana originale a ne, della scienza morale, che poteva essere individuata, se­ manifestare il //celeste: ogni cosa e ogni evento al mondo condo i diversi orientamenti dei pensatori confuciani, nella hanno il proprio ti, che non è altro, come si è detto, che una natura umana, nei (.lassici, nella storia o nel mondo del manifestazione del li unico celeste’. L’uomo può aspirare al

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Z H A N G ZAI l i ’ opere di Zhang Zai (10 2 0-1 0 ^ 7). pur non essendo ricnndiicibili a una prospettiva rigorosam entescientifica, si ricollegano, attraverso le linee d'indagine in esse sviluppate e la metodologia elaborata, alla questio ne dello stimili della lealtà; esse presup­ pongono una descrizione e un'analisi dettagliate dei latti c, co­ me in ogni filosofìa m aterialista, si (ondano sul proposito di ri­ dim ensionare lo stupore superstizioso suscitato dai prodigi del­ la Natura. Nonostante il loro carattere agio grafia), le biografìe dedicare a Z hang Zai non riescono a dissim ulare lino in fondo il suo isolam ento e il suo insuccesso sociale. Nato in una lamiglia da poco entrata a far parte dell'am m inistrazione e divenuto ben presto orlano di padre, Zltang Zai trascorse la prim a parte della sua vita lontano dalla capitale, a 1 lengqu, un villaggio si­ tuato nell attuale Gansu, dove si ritirò per un certo periodo nel 10 0 e dove gli hi data sepoltura. Non sappiam o m olto della sua giovinezza, i cronachisti accennano soltanto alla sua passio­ ne per le questioni relative alla difesa m ilitare e ai suoi viaggi; sembra che, prim a di risolversi a imboccare la via del confucia­ nesimo, tra il 1041 e il 1057, Z hang Z ai abbia studiato a tondo la letteratura taoista, buddhista e tecnica {astronomia, m edicina e alc h im ia). N el 1 05 7 , dopo essersi laureato, intraprese, n o ­ nostante la sua fòrza di carattere e il suo tenace e notorio entu­ siasmo per Io studio, un’anonim a carriera im piegatizia scandita soltanto da due incarichi estrem am ente brevi a palazzo. Anche sul p iano d o ttrin ale la figura di Z hang Zai appare isolata e m arginale. Benché Zhu Xi (11 3 0-1 2 00 ) la b b ia anno­ verato tra i q u attro p rin cip ali m aestri del neoconfucianesim o del periodo dei Song settentrionali e abbia riconosciuto l’im ­ portanza del suo co n trib uto al d ib attito sulla n atura um ana, alla sua opera non è m ai stato attribuito un valore autonom o e la sua influenza rim ane secondaria se paragonata a quella eser­ citata dai fratelli C heng. L'opera più im portante di questo stu­ dioso, I'In iz ia z ion e corretta (Z h en gm en g ), si distingue, tuttavia, per una gran d e coerenza form ale e per l’am piezza del cam po d ’in d agin e. Q uesto m an u ale si sv ilu p p a su tre p ian i diversi; come resto polem ico esso tenta di contrastare l’influenza delle dottrine b uddhistiche e taoiste, e i loro tentativi di appropriar­ si delle nozioni confuciane; come opera di filosofia esso enun­ cia una rigorosa teoria sulla convergenza tra la Natura e la m o­ rale a p artire da un a concezione o rigin ale d ell'en erg ia (qi) e delle trasform azioni cui essa dà luogo; il testo offre infine alcu­ ne nuove in terp retazio n i di un a serie di passaggi oscuri dei Classici e rivela il proposito di ridefinire l'u n ità d ell’antico co r­ p u s, che a quel tem po appariva profondam ente frazionato dal­ le dottrine eterodosse. E nel qu ad ro d ella filosofia gen erale d e ll’energia natu rale che la riflessione di Z hang Zai viene a contatto con il pensiero scientifico. Z hang form ula in effetti due tesi connesse tra loro. Egli afferm a in prim o luogo che «tutto è uno ed energia», a d i­ versi livelli di realizzazione e di purezza, dal cielo infittirò alla m ateria, d al vuoto am b ien tale ai fenom eni p artico lari. Allo stesso tem po, l’energia può essere concepita soltanto 'a ll’inter­ no’ e ‘attraverso la d u alità’. C osì, dal punto di vista m ateriale, l’energia è yin-yan g e quindi è sia opacità sia trasparenza; m en­ tre dal punto di vista delle sue potenzialità d azio n e, essa si ma­ nifesta in un a tendenza volta a una costante iniziativa e, allo stesso tempo, in una tendenza volta alla realizzazione effettiva (chiam ate rispettivam ente da Z hang Zai cielo e Terra); sul pia­ no logico, bisogna invece individuare in essa, grazie alla coesi­ stenza di due d e m e n ti co stitutivi com plem entari e opposri, una disposizione intrinseca a dar vita e sensibilità {shen) e una trasform azione continua e regolare, secondo fasi d’espansione y a n g e di contrazione yin, di questa disposizione (Ima).

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I lopo aver postulato queste determ in azio n i dell en ergia, /.bang Zai dedica due capitoli della sua opera, ispirati allo stes­ so presupposti), alla spiegazione razionale dì alcune realtà na­ tu rali. Secondo Z ltang, gli specialisti delle diverse tecniche, rendendo conto dei fenom eni p articolari, trascuravano la co­ erenza d insiem e su cui si basa la realtà. Egli tentò quindi di in­ trodurre nel pensiero confuciano questi nuovi contributi, correggendonc i difetti logici e sforzandosi di ad attarli, a volte a prezzo di una distorsione dei fatri (soprattutto astronom ici), a un unico p rincipio, quello dei] influenza reciproca delle due energie opposte e com plem entari, lo yin e lo yang. Nel secon­ do cap ito lo , questo m etodo è ap p licato ai m acrofenom eni, cioè al moto apparente della sfera celeste e dei pianeti, al moto rotatorio della Terra, nettam ente affermato, alle eclissi lunari e solari, all alternanza del giorno e della notte, alle variazioni cli­ m atiche e alle maree. Il quinto capitolo, in cui sono affrontati gli argom enti più disparati, accenna brevemente a una serie di m icrofenom eni, com e, per esempio, la respirazione, le fasi del­ l’acqua, la corruzione universale, i sogni e i suoni. Jn entram bi i casi, il modo di procedere di Zhang Zai si d i­ stingue per una serie di tratti caratteristici; in generale l’autore considera con estrema attenzione i lim iti della percezione e la re­ latività del punto di osservazione, Egli enuncia un principio epi­ stemologico in base al quale definire gli oggetti. I fenomeni e le situazioni devono essere percepiti all’interno di una serie di rela­ zioni: il Sole e la Luna si muovono in accordo tra loro e costitui­ scono una sola realtà; le tensioni della veglia si risolvono nei so­ gni; nessun fatto quindi è isolato. I fenomeni studiati servono co­ sì a confermare il principio di m utua opposizione e di alternanza che caratterizza l’energia e, allo stesso tempo, a promuovere nuo­ ve ricerche. In effetti, nel cam po dello studio della N atura, Z hang Zai si propone di indicare la via che conduce alla com ­ prensione dei principi fondamentali e, una volta acquisiti questi ultim i, di affinarne di rimando la comprensione attraverso un’a­ nalisi sempre più differenziata della realtà. I filosofi devono quin­ di fornire le premesse deli’intelligibilità, vale a dire una serie di proposizioni ben ponderate che tengono conto della coerenza naturale e che possono trovare una formulazione definitiva sol­ tanto attraverso una ricerca m inuziosa e personale. Secondo Z hang Zai, il criterio in base al quale valutare la correttezza di un’analisi non è quello della verità, ma quello della plausibilità. L’interesse di questo autore per le differenti tecniche non deve, tuttavia, nascondere i suoi intenti operativi. La sua prospettiva d ’insiem e è di carattere etico; essa tenta di basarsi su un'antica massima delle M em orie su i riti (Liji), secondo cui nel mondo na­ turale non esiste n ulla che non contenga un perfetto insegna­ mento. L’analisi dettagliata, innovativa e profonda del cielo (che è indefettibilmente energia non ancora attualizzata e fonte di tut­ te le trasformazioni), è in effetti decisiva per quanto riguarda la detenni nazione deile sue ‘virtù’, l'individuazione d i un legame tra la sfera naturale (’ì soffi che anim ano’) e quella normativa (‘i soffi che realizzano’) e quindi per la definizione del modello che deve ispirare la condotta degli uomini e l’insondabile capacità in­ tellettiva dei saggi. Tuttavia, l'interesse di Zhang Zai per le tecni­ che e per la costruzione di un modello della Natura non ha trova­ to alcuna eco nei successivi sviluppi del confucianesimo. Nell’ela­ borazione deila sua sintesi, Zhu Xi si è certam ente ispirato a questi aspetti del pensiero di Zhang. elogiando soprattutto la tesi relativa tùia rotazione terrestre, ma la maggior parte dei letterati lo ha accusato per il suo dogmatismo e per le sue concessioni, rite­ nute eccessive, alle tradizioni taoiste e mediche. Soltanto con l’in­ troduzione dell’astronomia occidentale, gli interpreti cinesi deiI iniziazione si riapproprieranno del suo messaggio. (S. Feuillas)

À

I A st i L N - \ IN 2), il cui nome originario era Yuzhnng, nacque a Putian nell'udiema regione ilei Fujian, nel Sull della Cina. Si disinteressò degli esami di Stato, in quanto non aspi­ rava alla carriera amministrativa, e si ritirò sui monti Jiaji dove visse per una trentina d’anni, dedicandosi esclusivamente ai suoi studi e allontanandosi soltanto per consultare alcuni testi rari conservati in biblioteche private, impresa che lo occupò per una dozzina di anni. La passione per la lettura non gli im­ pedì di avere un atteggiamento critico nei confronti del sapere libresco; auspicò, in particolare, un approccio verso il mondo naturale caratterizzato da un confronto fra cultura dotta e sa­ pere popolare. Nel 1149 fu convocato a corte, dove svolse di­ versi incarichi prima di tornare nuovamente nella sua dimora per redigere la sua principale opera Monografia generale {Tongzbi). La conclusione di questo lavoro, nel 1161, gli valse la nomina da parte dell’imperatore di membro del Consiglio privato, ma l'opposizione al Primo ministro Qin Cui lo spinse a un ritiro anticipato, di poco precedente la sua morte. Il per­ sonale contributo di Zheng Qiao alla storiografìa cinese fu la concezione di una storia continua in opposizione al succedersi

di tante storie distinte, ciascuna corrispondente a una dinastia. Nella Monografia generale Zheng Qiao illustra proprio questa tesi; si tratta, infatti, di un Insieme voitiminoso, in 200 juan ( fascicoli ), che ripercorre la storia della Cina dai primi tre mi­ tici imperatori Fu Xi, Shen Nong e Huangdi (prima metà del III millennio a.C.) fino alla dinastiaTang (618-907). Ispirata nella forma alle M emorie d i uno storico (Shiji) di Sima Qian (145-86 a.C. ca.), l'opera presenta quattro sezioni principali: gli annali (ji), i resoconti (lue) le biografìe (zhuari) e le ‘tavole cronologiche’ (pu). È soprattutto nei 20 resoconti (in 51 capi­ toli) che si manifesta l’originalità del pensiero dell’autore, inte­ ressato ad ambiti diversi quali l'archeologia, la storia, le opere canoniche, gli editti imperiali, i riti, le funzioni amministrati­ ve, la musica, la scrittura, I astronomia, la geografia, gli anima­ li, le piante, e così via; peraltro, fu proprio questa originalità che impedì all’opera di essere apprezzata fino alla fine del XVIII secolo. Considerati ormai come la parte più interessante dell’opera, i 20 resoconti sono stati oggetto, nel XX sec., di un’edizione a parte intitolata Elementi essenziali delle quattro parti del sapere (Sibu beiyao, 1927-1935). (G. Métailié)

A motivare l’interesse dei pensatori del periodo Song per i Zhang Zai, Shen Gua (1031-1095) e Su Shi (1037-1101) fenomeni naturali fu anche la loro correlazione con alcuni erano esperti di marerie scientifiche e tecniche; fu proprio importami termini e concetti filosofici, non necessariamen­ in questo contesto, quindi, che fiori un particolare genere te esclusivi del confucianesimo. Per esempio, la centralità di opere che contenevano conoscenze miscellanee di varie del concerto di ‘cielo’ (tian) motivava l’interesse per l’astro­ tradizioni. nomia calendariale; geografia e geomanzia (fen gshu i), a loro volta, erano collegare all’altra metà del binomio ‘cielo e Ter­ ra’ (tia n d i). L’importanza della musica nell’ambito dei riti confuciani (//) si traduceva nell’interesse per la materia a es­ 4 . I l r i d im e n s io n a m e n t o d e g l i in t e r e s s i sa attinente, l’armonia (/»). In modo simile, la centralità del NEI PERIODI DEI SONG MERIDIONALI E DEGLI YUAN Classico d ei m utam enti ( Yifing), e delle idee e dei diagrammi contenuti negli altri Classici, rafforzava l’importanza delle L’ampio interesse intellettuale era un aspetto della più gene­ materie basate su ‘immagini e numeri’ (xìangshu), nonché rale fioritura che Trasformò e rinnovò la cultura e la società della divinazione (zhanbu) e dell’alchimia (liandan) in cui nel periodo dei Song settentrionali, a essa seguì una fase di essi erano utilizzati. Anche questuiti ma, pur essendo una stabilità, se non addirittura di declino, che caratterizzò le delle tecniche praticate dagli adepti taoisti, interessava gli due dinastie successive: Song meridionali e Yuan (1279studiosi confuciani, perché soprattutto nella forma delF’al- 1368). Durante questo periodo, infatti, molti aspetti della chimia interna’ (neidan), era spesso ritenuta uno strumento cultura e della società cinese mostrarono evidenti tratri di per raggiungere ‘la Via’. stabilizzazione e di ridimensionamento, e lo stesso avvenne Infine, essendo la maggior parte dei neoconfuciani po­ per il pensiero e la ricerca intellettuale; alcune delle nuove tenziali funzionari di Stato, la conoscenza di alcuni di questi tendenze continuarono a trasmettersi nel XII sec., ma con campi era necessaria per lo svolgimento dei loro compiti. minore vitalità, creatività e ampiezza. Il pensiero e la ricerca Anche se l’amministrazione civile intellettuale del XII sec. turono conno­ prevedeva l’arruolamento di funzionari tati da un atteggiamento introspettivo con incarichi specializzati, i funzionari e retrospettivo’ e confinati entro ‘peri­ comuni potevano trovarsi ad affrontare metri ristretti’, mentre ciò che interes­ mansioni che richiedevano conoscenze ■r t-. sava principalmente gli studiosi era specialistiche, e avevano comunque il ‘raffinare, migliorare, elaborare e spe­ compito di dirigere le attività dei fun­ cializzarsi’. Quesro ripiegamento intel­ zionari specializzati che si trovavano al­ lettuale portò, tra l’altro, a un minor le loro dipendenze. interesse per i fenomeni naturali e per In conclusione, molti neoconfucia­ le conoscenze scientifiche. È diffìcile Fig. 2 - Sfiorare le nuvole, ni dimostrarono grande interesse e trovare, tra i principali pensatori neo­ calligrafìa di Xutang Zhiyu, considerevoli conoscenze in vari campi confuciani del periodo dei Song meri­ 1266; inchiostro sii carta. del sapere; pensatori del periodo dei dionali e degli Yuan, attenzione per il Kyoto, Hoho-an, Daitokuji. Song settentrionali quali Shao Yong, mondo della Natura pari a quella dei 293

i .a

si ii m ìa in c.ina

loro predecessori del periodo dei Song scrrem ritmali o dello sresso Zlui Ni; in efferti, proprio Zliu Ni semina aver segnato il punto di svolta, in quanto l'interesse neoconfuciano per la conoscenza della Natura si ridimensionò subito dopo aver raggiunto con lui il culmine. Un motivo sii questo ripiegamento nella ricerca può esse­ re rintracciato nella convergenza di discipline intellettuali e morali nel pensiero dei neocontuciani, in cui però era chia­ ramente I aspetto morale a rivestire maggiore importanza. L aspetto teoretico non poteva ovviamente essere del tutto ignorato, ma nel complesso, gli elementi intellettuali della disciplina del g e w u si fondevano con le sue finalità premi­ nentemente morali; il fine delPinvestigazione delle cose’ era fare da sostegno alla morale ed evitare gli errori. La dottrina del perora era inoltre strettamente legata alla discussione del concetto di li. Il //di un oggetto o di un feno­ meno è la ragione ultima per cui quell’oggetto esiste o quel fenomeno ha luogo, come dire che oggetti e fenomeni esisto­ no e hanno luogo soltanto, se e quando per essi vi è un li. Il li non è concettualmente più semplice o fondamentale dell’oggerto o del fenomeno in sé; esso assicura l’esistenza a un dato oggetto o fenomeno nella sua specificità e totalità, ma non è qualcosa di utilizzabile per la spiegazione o l’analisi dell’og­ getto stesso o del fenomeno. Né il contenuto del li è analizza­ to, poiché esso va appreso come un rutto; per questo, quan­ do un uomo ha investigato una cosa o un evento, la sua men­ te ‘vede’ —piuttosto che ‘capisce’ o ‘conosce’ —il suo li. Parallelamente a questa concezione del li si determinò la tendenza a ritenere che esso esista separatamente dal feno­ meno o dall’oggetto di cui è li. Zhu Xi, che non approvava questa posizione, sosteneva invece che il li non costituisce qualcosa di aggiuntivo, in quanto esso è nel q i (["energia vi­ tale’ che costituisce ogni cosa al mondo) o nella mente (che percepisce ogni cosa al mondo). Lo stesso pensiero è espres­ so nei suoi detti secondo i quali, se non vi fossero il q i o la mente, il li non avrebbe alcun substrato cui aderire. No­ nostante i richiami di Zhu Xi, la nozione dell’esistenza sepa­ rata del li si consolidò. A testimoniarlo è il semplice fatto che gli enunciati in cui Zhu Xi afferma che il li è solamente nel qi, sono presentati sotto forma di risposte alle domande di chi, presumendo l’esistenza separata del li, chiedeva dove esso potesse trovarsi. Zhu Xi dovette inoltre replicare alle domande di coloro i quali lo interrogavano su dove fosse il li prima che esistessero gli uomini o le cose; domande come «dove esiste il Iti», «dove può trovarsi il Iti», e anche «come si può raggiungere il Hi», che sottintendevano un’esistenza se­ parata del li e implicavano la sua ricerca e il raggiungimento come momento chiave della disciplina morale-intellettuale del g ew u . Non sorprende quindi che, ponendo simili do­ mande, l’interesse fosse concentrato soprattutto sull’aspetto morale di questa disciplina. Limitato era anche l’interesse per i fenomeni naturali con­ nesso con l'idea di una ‘base cosmica della morale’; infatti, mentre da un laro i neoconfuciani accettavano la nozione che il mondo della Natura costituisse il fondamento dell’erica, dall’altro gli oggetti e i fenomeni di quel mondo non svolge­ vano di per sé un ruolo primario nel loro pensiero. Ovvia­ mente, Zhu Xi raccomandò lo studio del mondo della Na­ tura come parte della disciplina del gew u , e in certi casi sem­ brò anzi considerare i fenomeni naturali più importanti degli affari umani; egli menzionò, quindi, ‘la profondità della Via del Cielo’ come esempio di ciò che è ‘grande’ e Me

complicazioni degli affari umani’ come esempio di ciò che è piccolo’. L’espressione ‘Via del Cielo’ {tiandun) si riferiva perù al mondo intero c al suo funzionamento come insieme, e non agli oggetti o ai fenomeni particolari; la nozione di ‘base cosmica’, infatti, comportava una visione globale del Cosmo e non lo studio dei singoli oggetti e dei fenomeni na­ turali concreti. lutto ciò non significa che oggetti e fenomeni del mondo della Natura fossero privi d’importanza, ma che i neoconfu­ ciani non li analizzarono in modo problematico; erano dati per scontati e dunque accettati senza ulteriori approfondi­ menti. Questo atteggiamento è evidente nel modo in cui Zhu Xi discute dei fenomeni naturali; egli ne parlò spesso spinto non dall’interesse per i fenomeni in quanto tali, ma per qualche fine esterno. Fece riferimento a essi principal­ mente neH’ambìto della discussione di questioni morali o sociali, proponendo analogie tra fenomeni noti e consueti e altre questioni che erano considerate ben più problemati­ che. Per esempio, Zhu Xi fece notare che cosi come un carro che abbia iniziato a muoversi non necessita di una grande forza per continuare nel suo movimento, allo stesso modo nello studio serve uno sforzo notevole soltanto all’inizio, poiché dopo diventa più facile. Zhu Xi si servì di un’analo­ gia anche per spiegare che la mente perde la ‘sincerità’ (cheng) e cade neII‘autoinganno’ quando vi entrano le impurità, proprio come avviene quando si mischia all'oro una piccola quantità di argento e Finterò quantitativo di oro perde Usuo valore in quanto oro. Benché da questi esempi sia possibile cogliere alcune delle idee di Zhu Xi sulla tendenza degli og­ getti in movimento o sulle proprietà delle leghe metalliche, egli, in realtà, intendeva soprattutto sottolineare l’importan­ za di un impegno serrato negli stadi iniziali dello studio, della sincerità e purezza della mente; in entrambi i casi, quindi, non era realmente interessato ai fenomeni naturali in quanto tali. Analoghi limiti si osservano nell’arteggiamento di ZhuXi verso le conoscenze scientifiche specialistiche. Nonostante l ’importanza che egli stesso attribuisce allo studio e alla comprensione di esse, non fece mai mistero della sua con­ vinzione che esse fossero secondarie rispetto ai problemi morali e sociali. E questo ciò che intendeva ripetendo che bisogna cercare di capire Ma base’ o ciò che è ‘grande’ prima di rivolgersi alle ‘piccole’ questioni, ma non è necessario cer­ care di conoscere a fondo ogni dettaglio delle materie di stu­ dio specialistiche; non sorprende pertanto che, nonostante avesse acquisite notevoli conoscenze, le sue competenze non furono mai paragonabili a quelle degli specialisti, dei quali peraltro non aveva un’opinione particolarmente elevata; a suo avviso, questi ultimi erano semplicemente tecnici spe­ cializzati in argomenti che egli era interessato a indagare» fondo, e di cui si sarebbe facilmente impadronito, se soltan­ to lo avesse voluto. Oltre a ciò, altri aspetti dei concetti e degli assunti fon­ damentali del neoconfucianesimo sembrano aver spinto i pensatori neoconfuciani a non considerare i fenomeni na­ turali di grande interesse dal punto di vista intellettuale. Per esempio, le qualità e le artivirà del q i erano ritenute innate; una volta che a certi fenomeni erano state attribuite deter­ minate qualità e attività del qi, essi erano ritenuti sufficien­ temente comprensibili senza necessità di cercare ulteriori cause esterne o meccanismi nascosti. La descrizione che Zhu Xi diede della formazione delia Terra illustra questo

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X \ \ - 11. C O N T I S T O 1NTF.I I T T T L ' A I I-: I A C O N O S t . l - N Z A D F I.I.A N A T U R A N k l N K O C O N R j r l A N F . S I M O

punto: «All inizio del cielo e della ferra vi era solamente il qi di yirt-yang. Questo qi si muoveva c ruotava cnnriniiaiTienQuando la sua rotazione divenne inulto veloce, una gran quantità dì sedimenti del qi si compresse. Poiché essi non avevano sfogo, si consolidarono formando al centro la fer­ ra* (Zhuzi pulci, I, p. 4h), Zhu Xi attribuì dunque la responsabilità della formazio­ ne della 1 erra alla rapida rotazione del qi senza però prestare attenzione alle cause di tale rotazione, come se quest’ultima fosse l’attività naturale del qi. Per di più, la concezione neoconfuciana del li non facilitava l’analisi dettagliata degli og­ getti e dei fenomeni di cui esso era considerato li, come dire che il li di una cosa o di un evento era accettato nella sua to­ talità. In questo modo, quando Zhu Xi notava regolarità ne­ gli eventi e negli oggetti della Natura, era soltanto la loro esistenza, definita a volte in termini di li, a interessarlo e non i loro dettagli concreti. L accettazione immediata dei fenomeni naturali era faci­ litata anche dalla dicotomia tra ciò che è ‘al di sopra della forma fìsica’ (xing e r shang) e ciò che è ‘al di sotto della for­ ma fìsica’ { xinger xia). I concetti astratti e sublimi privi di ‘forme fìsiche’ (xing) manifeste —come la Via, il li, la men­ te e la natura umana - appartengono alla prima categoria, mentre le cose concrete dotate di forme fìsiche tangibili so­ no esempi della seconda. Ovviamente, ciò che è privo di forma fìsica era difficile da comprendere ed era dunque considerato importante e degno di considerazione, mentre ciò che è dotato di forma fisica ed è visibile era facile da comprendere e di conseguenza era ritenuto ovvio, se non addirittura banale. Poiché la maggior parte dei fenomeni naturali usuali è accompagnata da qualità tangibili e da ca­ ratteristiche fisiche, e si trova ‘al di sotto della forma fisica’, essi erano dati dunque per scontati e semplicemente accet­ tati così come erano percepiti, senza ulteriori investigazioni che andassero al di là della superfìcie delle realtà fenomeni­ che dei dati empirici. Il notevole ridimensionamento dell’interesse neoconfu­ ciano per i fenomeni naturali e la conoscenza scientifica eb­ be anche altre cause, ma il processo fu accelerato nel mo­ mento in cui la ‘sintesi’ di Zhu Xi, con i concetti e gli assunti

appena descritti, diventò ‘ortodossia’. La maggior parte de­ gli studiosi aitivi dopo Zhu Xi ignorò, in misura piò o me­ no accentuata, la sua ampia conoscenza del mondo della Natura. Questi studiosi, che pur presero parte ad accesi di­ battiti sulle idee e sui problemi ereditati dal maestro, non mostrarono particolare interesse per i fenomeni naturali o per ie materie scientifiche. 1 seguaci di Zhu Xi ritennero forse che tutto ciò che poteva essere conosciuto del mondo della Natura fosse già contenuto nel corpus del loro mae­ stro; non era quindi compito dei suoi successori occuparsi di problemi che andavano al di là del proprio interesse pri­ mario: la morale e l’educazione di sé. Ogni altra cosa, com­ presa la conoscenza del mondo della Natura, era dopo turto già presente nell’insegnamento di Zhu Xi.

5 . I l m ondo della N a t u r a

E GLI SCHEMI CONCETTUALI NEOCONFUCIANI

I pensatori neoconfuciani mostrano grande interesse per il mondo della Natura, ma quali erano i contenuti della loro conoscenza e quali strumenti intellettuali utilizzarono per discuterne? Per i neoconfuciani del periodo Song, come già per i con­ fuciani prima di loro, il mondo della Natura è formato da tre componenti principali: il binomio cielo e Terra, la ‘moltepli­ cità delle cose’ (wanwu) e l’uomo. Queste tre componenti si trovano in vari rapporti l’una con l’altra. Il cielo (oppure il cielo e la Terra) genera gli uomini e la molteplicità delle cose; una volta generati, gli uomini e le cose vivono —o esistono — tra il cielo e la Terra, ricevendo il qi e la mente del cielo e del­ la Terra che considerano come propri. Tra tutto ciò che è ge­ nerato dal cielo e dalla Terra, l’uomo è la creatura più subli­ me, poiché è dorato del q i più corretto, più limpido, più completo e così via. L’uomo, dunque, forma una triade con il cielo e la Terra ed è complementare alle loro attività. I neo­ confuciani spiegarono anche in che modo sussiste un paral­ lelismo, o corrispondenza, tra uomini e cose, ma soprattutto tra uomini, cielo e Terra. A volte questo parallelismo si tra­ sformava in un’identità, per cui l’uomo risulta essere una sola cosa con il mon­ JÉL jft do dì cielo e Terra e con tutto ciò che si Atrova al suo interno. Il mondo formato da queste tre componenti comprendeva ogni cosa e non soltanto ciò che può essere carat­ terizzato come ‘fìsico’ o ‘materiale’, ne facevano parte oggetti e fenomeni ine­ renti non soltanto alla vita e alla men­ te, ma anche alla morale; al suo interno non vi erano anzi chiare distinzioni tra mondo ‘naturale’ e ‘non naturale’. Una conseguenza di ciò era la piena armo­ v' ■ _ nia del mondo ‘naturale’ con il mondo ‘non naturale’, ossia umano e sociale; tra il mondo della Natura moralmente neutro e il mondo umano governato dalla morale non vi era possibilità di tensione, al contrario, proprio grazie big. 3 - Ma Yuan, Sentiero d i montagna in prim a aera-, alfidea di parallelismo o anche d’iden­ inchiostro e colore su seta, 1210, Taipei, National Palace Museum. tità tra uomo, cielo e Terra, il mondo

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1.A S C IE N Z A IN t IN A

TAVOLA MI

gli eventi del mondo della Natura. Ovviamente, in confrtr mità con l’assenza di distinzione tra gli ambiti naturali’ c ‘ non naturali’, concetti quali qi, yin-yang e Cinque fasi era­ no dotati non soltanto delle proprietà di vita, mente e mora­ le, ma anche di m ateria, ed erano inerenti a ogni cosa al mondo, non limitandosi a ciò che noi chiameremmo‘mon­ do della Natura’. La maggior parte di questi concetti fondamentali forma­ va serie di categorie, a loro volta collegate a serie di caraneri­ stiche in relazione tra loro, che davano quindi origine a un’ampia rete di associazioni. Per esempio, molte caratteri­ stiche correlate alle Cinque fasi - stagioni, direzioni, colori, sapori, note musicali, parti del corpo, virtù etiche - erano in relazione Luna con l’altra. Questo tipo di associazione basa­ ta su categorie, che costituisce un aspetto dominante della tradizionale concezione cinese della Natura a partire dal pe­ riodo Han (206 a.C .-220 d.C .), e che molti studiosi hanno definito ‘pensiero correlativo’, divenne un modello esplica­ tivo fondamentale nella discussione neoconfuciana dei fe­ nomeni naturali. I concetti di base, categorici e associativi, erano ciclici, in quanto si ripetevano secondo sequenze fìsse. Le caratte­ ristiche di yin-yang, per esempio, .si susseguono l’un l’altra formando cicli che non hanno né inizio né fine: movimento e riposo, contrazione ed espansione, riduzione e crescita, apertura e chiusura, giorno e notte, vita e morte, caldo e freddo, e cosi via; allo stesso modo anche molte serie di ca­ ratteristiche basate sulle Cinque fasi ripetono ciclicamente le loro sequenze fìsse. Questa ripetizione divenne un altro aspetto fondamentale della spiegazione neoconfuciana dei fenomeni naturali.

DIAGRAMMA DHL CU LM IN E SU PREM O { T A 1J1IV )

Nel concetto dì Culmine supremo {taiji) introdotto dal pensatore ncoeonfuciano Zhou Dunyi (1017 1073). si esprime l'unità suprema del tutto, immanente alla molte­ plicità delle cose. Il diagramma mostra la sua attualizzazione dallo stato indifferenziato (cerchio vuoto in alto) all’esixten7a concreta delle 'Diecimila Cose’ (cerchio in basso) at­ traverso la dialettica di moto e quiete (corrispondenti rispettivamente allo vang e .dio vini e le Cinque tasi della cosmologia tradizionale.

6. U

n a c o n o sc e n z a d ella

N atura

PARTICOLARISTICA E BASATA SUL SENSO COMUNE

‘naturale’ di ‘cielo e Terra’ era spesso investito di qualità morali. Queste nozioni erano il fondamento dell’idea di ‘base cosmica della morale’. Mentre il cielo e la Terra, la molteplicità delle cose e r ito ­ rno erano le componenti base del mondo della Natura neo­ confuciana, i concetti di qi, del dualismo yin-yang e delle Cinque fasi (w ux in g: legno, fuoco, metallo, acqua e terra), insieme alle 'immagini e numeri’, fornivano ai neoconfucia­ ni schemi concettuali pei comprendere e discutere le cose c 2%

La conoscenza del mondo della Natura dei neoconfuciani non era interamente condizionata dagli schemi concettuali di cut abbiamo parlato. Non e ri infatti loro intenzione ser­ virsi di questi schemi per costruire un sistema coerente di conoscenza delia Natura d ie ite comprendesse ogni aspetto; inoltre, questi schemi non furono gli unici mezzi di cui si servirono per spiegare i fenomeni naturali, in quanto pote­ vano essere adottati anche altri strumenti esplicativi. L’idea dell’alternanza ciclica yin-yang, per esempio, domi­ nava le discussioni neoconfuciane di molti fenomeni natura­ li periodici come le eclissi lunari, il ciclo delle stagioni eie maree. L’adozione di questo schema non impedì però di giungere a spiegazioni di tali fenomeni complementari a quelle moderne, basate sulle posizioni geometriche relative del Sole, della Luna e della Terra come nel caso di Zhu Xi che dava conto del fenomeno delle fasi lunari in base alle posizio­ ni relative del Sole e della Luna, piuttosto che attraverso l'al­ ternanza yin-yang. Nonostante l’adozione di schemi concettuali generali, la conoscenza della Natura rimase dunque fonda mental­ mente particolaristica. La maggior parte dei fenomeni rururali e dei problemi a essi legati era oggetto di uno studio particolare; anziché servirsene come base da cui dedurre principi generali, i neoconfuciani considerarono ciascun fenomeno o ciascun problema singolarmente, così comesi

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presentava, senza curarsi di metterlo in relazione ad altre idee sul mondo della Natura, Qualora un 1'cnomeno fosse stato spiegato in base a uno dì questi schemi, lo studioso si riteneva soddisfatto e, nel caso si presentasse un altro feno­ meno, era soltanto quest ultimo a dover essere spiegato, mentre gli altri già discussi non venivano piti presi in consi­ derazione, Non sorprende, dunque, che nella interpretazio­ ne neoccmfucìana dei fenomeni naturali non compaia l’i­ dea dei diversi livelli di generalità, ossia la nozione secondo la quale all interno di un certo numero dì fatti particolari, uno è più generale e fondamentale degli altri e ne costitui­ sce la causa. Questo carattere particolaristico fu probabilmente favori­ to dalla genericità degli schemi concettuali. Le categorie e le associazioni che costituivano questi schemi non erano mai distinte o definite in modo rigoroso, le associazioni e relazio­ ni basare su yìii-vang e sulle Cinque fasi si fondavano su idee vaghe e arbitrarie, e quindi, anziché formare una strurtura che tornisse un'interpretazione coerente dei vari fenomeni naturali, si preferì utilizzare questi schemi concettuali per adattare e conciliare fenomeni e interpretazioni di ogni tipo, spesso con contraddizioni e incoerenze. Spesso infatti, nelle diverse esposizioni dello stesso feno­ meno o problema si riscontravano inevitabilmente incon­ gruenze e disomogeneità, che non sembravano preoccupare i neocontuciani, ai cui occhi esse potevano persino non ap­ parire come tali. Non era loro abitudine approfondire una discussione finché ogni possibile dettaglio e ogni possibile conseguenza fossero stati esaminati e finché tutte le con­ traddizioni fossero state vagliate e risolte; il risultato era una conoscenza della Natura basata sul senso comune, in cui gli

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oggetti e i fenomeni del mondo naturale erano accettati e discussi così come erano percepiti. Una conoscenza fondata sul senso comune implicava, inoltre, una mancanza d’interesse per i problemi riguardanti la metodologia della conoscenza, f neoconfuciani non di­ scussero quindi gli strumenti e i parametri di validità delle conoscenze, questioni che ebbero invece un ruolo prioritario nell’epistemologia occidentale. Quando i neoconfuciani di­ scussero del metodo, lo fecero soltanto in termini di metodo di studio, e in particolare del cosiddetto ‘metodo per leggere i libri’; l’obiettivo in questo caso era il li contenuto nei libri, e come raggiungerlo partendo dalle informazioni riportate in essi mentre in quale modo conoscere, o capire, quel che è contenuto nei libri non costituiva di per sé un problema né un interesse specifico. L’epistemologia neoconfuciana era, quindi, basata sul sentire comune cioè sulla credenza che la mente umana nel suo stato originale possa conoscere i modi e il li delle cose e degli eventi. Neppure il metodo del discorso, ossia il metodo per argo­ mentare, rappresentava un problema particolare. I pensatori neoconfuciani, per esempio, mostrarono poco interesse per il rigore dei metodi logici. Se per loro vi era una logica, anch’essa era basata sul senso comune; si dava per scontato che quando si vedeva qualcosa o si leggeva qualcosa in un libro la si potesse conoscere, e che quando la si conosceva se ne pote­ va parlare o scrivere. Ciò che interessava i neoconfuciani non era in quale modo ottenere o presentare agli altri la cono­ scenza, bensì in quale modo confrontarsi mentalmente o agi­ re nei confronti di essa, e questa fu la direzione indicata dalla dottrina del gew u. Yung Sik K im

l’indagine basata su una curiosità enciclopedica, dall’altra ha contribuito a creare una burocrazia che ha ostacolato l’inno­ vazione e la conoscenza oggettiva, impedendo una vera rivo­ luzione scientifica in una società che era stata a lungo alfavanguardia nelle scienze positive. Numerosi lavori (Chan Wing-tsit 1957; Tillman 1982; Boi 1992) hanno tuttavia

CAPITOLO XXVI

SCIENZA E CONTESTO SOCIALE S o m m a r i o : 1. I letterati: valori e istituzioni. 2. Stato, so­ cietà e promozione delle scienze positive. 3. Valorizzazione delle innovazioni: la modernità Song. (Guo Z hengzhon g, C. Lamouroux)

a storia della dinastia Song (960-1279), presentata co­ me un vero e proprio ‘Rinascimento’, è stata caratteriz­ zata da importanti sviluppi economici e tecnologici, da rifor­ me politiche e istituzionali di grande portata, dall’ascesa al potere di nuovi ceti sociali e dalla maturazione di correnti in­ tellettuali nate dal disordine del periodo finale dei Tang (618-907). Fu una ‘età dell’oro’ anzitutto per i letterati-fun­ zionari; sotto la loro autorità l’apparato politico e ammini­ strativo si burocratizzò, trovando una giustificazione nel pen­ siero neoconfuciano (daoxue). A questo contesto è ricondu­ cibile quindi anche lo spettacolare sviluppo della scienza e Fig. 1 - Studio d i un letterato, probabile copia della tecnica nel quadro della storia sociale dell’epoca. Se­ condo Needham (1936) la corrente neoconfuciana ha svol­ di un originale di epoca Song; inchiostro e colore su seta. to un ruolo ambiguo: da una parte ha privilegiato un giudi­ XV-XV1 secolo. zio fondato sulla ragione e favorito ampiamente il dubbio e Washington, Freer Gallerv ot Art.

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mostrato che è difficile ridurre i dibattiti intellettuali del pe­ riodo Song al rilutto di valorizzare la conoscenza oggettiva. Anche se è prevalsa l'idea di un sapere al servizio della realiz­ zazione morale dell'individuo, ciò è avvenuto tardivamente, soltanto nel Xlll sec., e perdi più attraverso l'egemonia delle idee di Zhu Xi ( 1130-1200), secondo il (.piale per ammini­ strare lo Stato (zhiguo) si dovevano rilormare l’istruzione, l'amministrazione dei granai pubblici e la gestione collettiva degli affari locali. Uno degli approcci possibili è, dunque, in­ terrogarsi sulla natura del legame fra due importanti dati sto­ rici del periodo Song, l’impegno sociale dei letterati da una parte, e la fioritura delle scienze e delle tecniche dall’altra. In questo senso, è utile indagare quali dispositivi, sia intellettua­ li sia istituzionali, abbiano presieduto allo sviluppo delle scienze positive e del pensiero razionale e quali condizioni so­ ciali abbiano contribuito all’attuazione di questi dispositivi.

1. I LETTERATI: VALORI E ISTITUZIONI

Molte fonti attestano la valorizzazione e la diffusione delle scienze nel periodo Song; tale ricchezza di testi coincide con i decisivi sviluppi tecnici del periodo. I letterati scrive­ vano molto e le fonti oggi disponibili possono essere rag­ gruppate in alcune grandi categorie; documenti politici e amministrativi, trattati di geografìa locale, enciclopedie e trattati specialistici, note personali. Le m igliaia di editti (zbaoling), di memoriali al trono (zouyi) e di rapporti ci in­ formano sui progetti tecnici proposti e discussi ai diversi li­ velli della gerarchia burocratica, dalla corte alle prefetture, descrivendo in alcuni casi le opere che ne sono il frutto. La maggior parte di questi testi è stata sottratta all’anonimato degli archivi di Stato perché inserita nelle centinaia di rac­ colte di opere dei letterati che permertono di capire meglio la mentalità e le idee degli autori alla luce dei saggi (luti), delle lettere e delle poesie in esse contenuti, e che evidenzia­ no le tensioni, gli stati d’animo e i valori degli autori. Le monografìe locali ( tu jin g e fa n g z h i) furono regolarmente compilate, soprattutto dopo l’VTI I sec., sotto il patronato dei funzionari locali; tuttavia, ci sono giunti soltanto trenta dei 400-500 trattati geografici redatti nel periodo Song. Ciò nonostante, è possibile seguire l’evoluzione di un gene­ re che i letterati si sono sforzati di staccare dal modello for­ male dei franati di geografìa amministrariva, conferendo a essi contemporaneamente lo statuto di autentici trattati di storia locale e un orientamento pratico basato sulla cono­ scenza delle particolarità locali. Oltre a una descrizione propriamente geografica, al livello della prefettura o della sortoprefetrura, le monografìe presentano diverse rubriche dedicate alla situazione dell’insegnamento e alle realizzazio­ ni tecniche quali ponti e opere idrauliche; in particolare, vi si trova una storia dei siri e soprattutto una descrizione del­ lo stato contemporaneo delle opere e dei sistemi adottati. Altri capitoli, dedicati alle belle lettere’, raccolgono in par­ ticolare cataloghi d iscrizioni epigrafiche su soggetti edifi­ canti, i cui testi glorificano la determinazione e il senso pra­ tico che un funzionario ha saputo porre al servizio del bene pubblico. Queste iscrizioni s’inseriscono in un insieme let­ terario omogeneo, un contesro teso a offrire un discorso ge­ nerale sulla regione e sui suoi luoghi significativi, il vero soggetto della monografìa.

La dozzina di enciclopedie e alcuni dei trattati specialisti­ ci, più numerosi, che ci sono pervenuti hanno in comune I obicttivo di definire, invece, uno stato sistematico delle co­ noscenze allora disponibili. Le enciclopedie sono redatte se­ guendo un duplice scopo; in primo luogo, per rispondere a un ordine imperiale, nato dall’interesse della corte a poter disporre di queste conoscenze per affrontare i problemi più disparati; in secondo luogo, per consentire la preparazione dei candidati agli esami. Anche i trattati, pur aspirando ad andare al di là dei limiti delle enciclopedie, ci danno un’im­ magine sistematica del sapere. Disponiamo dunque d’in­ ventari e di descrizioni tecniche - è il caso delle opere dedi­ care all'agronomia e alla botanica - , ma anche e soprattutto di definizioni di problemi accompagnate dall’esposizione della soluzione; si tratta di problemi sia teorici, come nelle opere dedicate alla matematica, sia pratici, come nel caso della gestione di opere idrauliche. In quest’ultimo ambito, per esempio, i trattati offrono competenze e metodi che per­ mettono di valutare i progetti e la gestione dei cantieri e danno indicazioni assai precise sulla costruzione e sul man­ tenimento delle opere. Questi testi raccolgono differenti programmi di amministrazione idraulica, proposti in epo­ che diverse; è il caso dell'organizzazione dei polder de! lago Taihu o di materiali e analisi che trattano problemi ricorren­ ti, come la gestione delle acque del Fiume Giallo. Infine, piti di mille fra annotazioni, spesso molto precise, su termini, procedimenti giudicati ingegnosi e quindi me­ morabili, o conoscenze pratiche, si trovano sparse in circa duecento opere denominate ‘note in punta di pennello’ (bij i ) , un genere di cui i letterati Song furono i grandi promo­ tori. Questi testi, spesso molto brevi ed ellittici, sono di fat­ tura molto libera, come si osserva nei D iscorsi in punta di p en n ello d a l R uscello d ei so gn i (M engxì bitan) di Shen Gua (1031-1095), opera che ci fornisce una buona parte delle informazioni di cui disponiamo sulla scienza e la tecnica dei Song, In queste ‘note’ ciascun autore raccoglie le conoscenze accumulate grazie alla propria esperienza e alle proprie lettu­ re; esse offrono aneddoti circa episodi giudicati importanti nella cerchia dei letterari, sulle loro convinzioni, sui modi di funzionamento (tanto nell’Antichità quanto in epoca Song) dei dispositivi istituzionali e tecnici, sulle soluzioni date a enigmi che sfidavano il sapere del tempo. Si osserva così il delinearsi di tre tendenze. In primo luo­ go, la stampa favorisce la rivendicazione, già presente nel periodo Tang, della paternità di un autore sul proprio te­ sto, dì fronte aH’anonimato di una trasmissione operata al­ l’interno della macchina am m inistrativa o più comune­ mente fra generazioni. In secondo luogo, lo sviluppo di un interesse ‘pubblicitario’, sempre più evidente, intorno ai testi incita a documentarne la stesura, rendendo espliciti t legami storici e letterari, e ricostruendo nel modo più esau­ stivo l’insieme di riferimenti utili a contestualizzarli; que­ sto carattere documentario, presente con evidenza nelle en­ ciclopedie, guida al tempo stesso la redazione delle mono­ grafìe. Infine, la maggiore diffusione assicurata dalla stampa ravviva la consapevolezza dei letterati Song dì essere i primi a poter assumere individualm ente la responsabilità della qualità nella trasmissione dei testi e della conoscenza. Que­ sto scrupolo si riflette sia nel dinamismo del lavoro filolo­ gico sia nell’erudizione e nella curiosità enciclopedica che caratterizzano le note in punta di pennello’; un’analisi del­ lo sviluppo di questo genere letterario comporta quindi la

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necessità di tornare sull evoluzione degli umilienti intellet­ clementi di una nuova universalità delle azioni umane; que­ tuali Ira I XI e il XII secolo. sto (u uno dei (ondamenti dello spettacolare sviluppo della l a preoccupazione di trasmettere il sapere accumulato si storiografia critica dei Song, e una delle motivazioni della alimentava di una convinzione ampiamente dillusa dal preoccupazione di documentare e inventariare, essendo or­ movimento sii ritorno allo stile amico, il gitivi'w, giunto a mai l'erudizione di ogni letterato sotto lo sguardo critico di maturità alla line del 1030. Più che un movimento lettera­ tutti i lettori. La trasmissione del sapere fu dunque oggetto, rio, il gu a ri! era soprattutto un movimento culturale alter­ fra i letterati, di un intenso dibattito che riguardava eviden­ nativo. che fondava la sua critica alle abitudini correnti di temente anche le forme stesse della trasmissione. Le istitu­ scrivere, pensare e governare su una rilettura dei Classici zioni incaricate della trasmissione e della valorizzazione del confuciani. Per un ritorno ai valori essenziali della cultura sapere proprio dell’ambiente dei letterati furono essenzial­ classica, lontano dagli artifìci letterari incoraggiati dal nuo­ mente due: le scuole e gli esami pubblici. L’emergere di una vo sistema di reclutamento nella funzione pubblica, questo meritocrazia burocratica, su cui la nuova dinastia intendeva movimento definiva come dovere del letterato quello di fondare il suo potere, poggiava infarri su una rete di scuole realizzarsi criticando l’eredità di cui era depositario. Per i pubbliche creata in gran parte dai riformatori dell’XI sec.; se letterati più attivi, molti dei quali sostenevano i vasti pro­ le idee riformatrici poterono sopravvìvere al di là del falli­ grammi politici riformisti della metà delI’XI sec., era in ef­ mento delle stesse riforme, lo dovettero tanto all’esistenza di fetti divenuto imperativo tracciare un bilancio di una cul­ questa rete quanto al cambiamento apportato dai riformato­ tura politica millenaria, sforzandosi di ritrovarne la portata ri al contenuto degli esami. Le differenti iniziative puntava­ universale e di rifondare i valori morali per mettere termine no a rafforzare la preminenza delle composizioni relative agli al declino delle istituzioni imperiali, evidente dopo la metà affari pubblici e ad accertare la comprensione da parte dei della dinastia Tang. In altre parole, per questo movimento candidati della portata universale dei Classici confuciani, in­ lo studio critico doveva permettere al letterato di ritrovare coraggiando anche il senso critico di fronte alle tradizioni le preoccupazioni etiche e la sostanza politica del suo impe­ dubbie. Questo mutato orientamento delle prove contribuì gno. Questo tipo di riflessioni valorizzava il dubbio meto­ a uniformare l’insegnamento, risultato abbastanza parados­ dico e la libertà d’analisi in numerosi ambiti del sapere. sale se si considera che vari riformatori inrendevano invece Lo scetticismo colpì in un primo tempo i commenti dei combattere l’uniformità dei candidati. Le riforme misero poi Classici confuciani, ma toccò anche diversi punti relativi al­ direttamente al centro del dibattito uno scrupolo am pia­ la paternità e all’integrità stessa di questi testi, sottoposti a mente condiviso dopo la generalizzazione del sistema degli una critica di tipo storico. Questa preoccupazione volta a ri­ esami, ossia la deviazione dei valori morali e delle idee politi­ fondare l’autorità dei Classici contribuì dunque a modifica­ che dal sistema educativo. re il rapporto con le fonti. Nella misura in cui si poneva in In effetti, a partire dalI’XI sec. agli occhi di tutti i pensato­ primo piano la loro validità, esse venivano esaminate dal ri influenti, gli esami, centrati sulla prestazione intellettuale punto di vista della verità, sia testuale, indagata dal movi­ del candidato, lo incitavano a trascurare la sua educazione mento filologico che accompagnò lo sviluppo della stampa, morale; erano dunque accusati di spingere il funzionario al sia fattuale, più generale, che si traduceva nell’attenzione me­ carrierismo, privilegiando gli interessi personali a scapito del­ ticolosa per le antichità, nel collezionismo di oggetti antichi e la sua vocazione di letterato al servizio del bene pubblico. La soprattutto nel rinnovamento del discorso storico. In effetti, controcultura del g u w en si definì in un primo momento sembrò sempre più legirtimo ricercare proprio nella storia gii proprio contro questa destabilizzazione degli antichi valori educativi; essa raccomandava che la cri­ tica dell’eredità classica fosse allo stesso tempo il prodotto e la guida all’impe­ gno del letterato nell’azione pubblica. Di fatto, il gu w en privilegiava il proble­ ma di sapere quale fosse il tipo di cono­ scenza adatta a sostenere al meglio l’o­ pera di riorganizzazione sociale svolta dai letterati. Quest’obbligo di riformu­ lare simultaneamente, sia le vie morali d’accesso ai principi dell’ordine, sia gli elementi pratici di tale ordine, che i let­ terari stessi erano incaricati di costruire, spiega la vitalità e l’apertura dei dibatti­ ti intellettuali nel periodo Song. Lo spi­ rito critico doveva non soltanto guida­ re il lavoro sui testi del letterato ma an­ che orientare l’azione del funzionario. Per illustrare questo legame, si può ri­ cordare la figura emblematica di un Fig. 2 - Zhang Zeduan, A lfium e p er la fèsta (fn gm in g , maestro quale fu Hu Yuan (993-10S9); particolare con folla lungo il ponce sul Fiume Giallo nei pressi di Kaifeng; l’immagine che i suoi contemporanei e rotolo orizzontale a inchiostro e colore su seta, inizio del XII secolo. la posterità hanno costruito di Hu rac­ Pechino, Imperiai Palace Museum. coglie infatti l’insieme dei valori, fra 299

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scienze positive c n i n i n t i i / . i morale, elle i letterati si s Iot/.i \ano di combinare e di ordinare iierat-liieamente. I lu Yuan insegnò piti di venr anni nella regione elei lago lailm, dove si legò al protetto Km Zhongyan (9S9 I0S2Ì, prima ili ilivenire, piurtosro tardi, nel HH2, mio dei principali professori dell’U­ niversità imperiale, fondata da Km durante la prima riforma degli anni 1043-10-H. I suoi metodi ispirarono direttamente i riformatori in ambito educativo: I punti del suo programma erano delineati in maniera dettaglia­ ta od esaustiva. Aveva aperto due studi, uno dedicato al significato dei C lassici, l’altro all’amministrazione degli affari pubblici. Per quello sul significato dei Classici, scelse coloro la cui disposizione d animo era aliena da ambiguità e che, per la loro levatura, poteva­ no assumersi la responsabilità delle grandi questioni, chiedendo lo­ ro di spiegare i Sei Classici. Per quello suliamminiscrazione degli affari pubblici, ognuno doveva amministrare un certo ambito e da­ re il suo aiuto in un altro: si trattava, per esempio, di amministrare il popolo in modo da assicurargli la pace, di dibattere sugli affari milirari per fornirgli protezione, di gestire i corsi d’acqua a vantag­ gio delle terre coltivate, di effettuare i calcoli del calendario per comprendere ì numeri. {Song Yuan xue’a n, 1, p. 17) Convinto che lo studio dovesse rendere comprensibile il significato universale dei Classici, Hu preparava i suoi disce­ poli all’azione, cioè al l'amministrazione degli affari pubbli­ ci. S impose anche come uno dei più em inenti rappresen­ tanti del g u w en , ispirando i riformatori che erano convinti, come disse Wang Anshi (1021-1086), del fatto che «il mon­ do non può fare a meno neppure un solo giorno del governo e dell’educazione» ( Q uan S on g w en , 1408, pp. 33-50). Hu era però attento anche all’altra vocazione del letterato, ossia la ricerca del senso morale delle azioni. È questa l ’esigenza che Hu apprezzava in Cheng Yi (1033-1107), il quale, an­ cora srudente, diede questa fiera risposta a una domanda del maestro sul senso dello studio: «La via della conoscenza con­ siste senza dubbio nel mettere per prima cosa in luce quello che abbiamo nel cuore, nel sapere ciò che deve essere nutri­ to» {S ongshi, 36, p. 12.718). Hu era quindi anche il maestro nel quale potevano riconoscersi coloro i quali, sulla scia di Cheng Yi, proponevano una via d’accesso al senso originale di tutto l’essere e di tutto il pensiero, che permettesse di tor­ nare alle fonti stesse d ell’azione nel mondo, lontano dalle preoccupazioni dei letterari che «considerano loro compito accrescere le loro conoscenze, rafforzare la loro memoria, li­ mare la loro prosa e abbellire le loro parole, che esaltano e infiorano i loro propositi, ma non giungono che raramente alla Via» {ibidem). Al di là delle divergenze, tuttavia, i letterati Song condivi­ devano la stessa certezza: il mondo ha un senso che lo rende conoscibile e l’esistenza di una fonte unica e ultima dei valori rende possibile la loro ricerca dell’ordine, dà legittimazione ai passi che mirano a farne i saggi del mondo presente, come aveva già formulato il pensatore e filosofo Mencio (372-289 a.C . ca.). Intorno a questa visione comune sui fondamenti della loro legittimità sociale si svilupparono le divergenze dei letterati; se alcuni sostenevano un discorso molto critico sul­ l’istituzione delegata ad assicurare la preminenza del sapere, cioè degli esami, essi si guardavano bene, però, dal rimettere in questione il cuore del dispositivo, cioè la selezione dei m igliori; allo stesso modo, se altri, sempre più numerosi a partire dal XII sec., denunciavano l’azione istituzionale mettendo l’accento sulla realizzazione morale, nessuno pensava di contestare la necessità di un impegno sociale. In

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aluv panile, i letterati si percepivano come un'entità aggre­ gala intorno a valori comuni, ma la consapevolezza di una tensione Ira la vocazione del letterato c gli obblighi del fun­ zionario variava considerevolmente in funzione delle situa­ zioni politiche c Sociali, cioè del posto che questo gruppo occupava in seno alla società.

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NELLE SCIENZE POSITIVE (d i esami, che erano considerati la più prestigiosa via d’ac­ cesso alla funzione pubblica, imposero al mondo del sapere un dispositivo peraltro ampiamente diffuso nella società ci­ vile: la valutazione a partire dalle prestazioni. Una prestazio­ ne di alto livello era, infatti, l’obiettivo dichiarato sia del candidato che competeva negli esami sia del funzionario, la cui carriera dipendeva dalla verifica dei risultati ottenuti nel suo incarico. Se aveva la responsabilità di una circoscrizione, doveva sforzarsi di accrescere la registrazione e le rese fiscali, di aumentare la superfìcie di terre utilizzare e di gestire i cor­ si d’acqua. Se aveva la responsabilità di uno dei monopoli pubblici —sale, tè, allume, alcool e per alcuni periodi anche ferro - istituiti dall’amministrazione per limitare l’azione degli ‘accaparratori’ sapeva di dover trovare il modo di rag­ giungere le quote stabilite e di valutare con precisione le va­ riazioni di prezzo e dei costi di ritorno, compresi i costi di produzione e di trasporto. Se occupava una posizione a cor­ te, contribuiva a determinare le scelre politiche riguardanti l’organizzazione strategica del territorio; era responsabile deH’efficacia della rete di canali di approvvigionamento del­ la capitale e delle sue truppe di soldati e funzionari; era altre­ sì responsabile della gestione delle acque del Fiume Giallo e doveva saper assicurare la coerenza finanziaria e fiscale della politica di acquisti pubblici di cereali, appoggiandosi a ope­ ratori privarì; si occupava così di creare gli strumenti (conta­ bilità e carte geografiche) che gli permettessero di rappre­ sentare correttamente la geografia economica e politica del­ l’Impero, per adeguarsi alle esigenze militari o diplomatiche. La pressione della competizione politica che seguiva quel­ la degli esami era accentuata dalla presenza di fazioni; que­ sto fenomeno caratterizzò la vita politica dei Song. I funzio­ nari agivano in gran parte sotto la sorveglianza e la critica di partigiani delle fazioni avverse, che si occupavano di denun­ ciare gli errori degli uomini deputati ai vari incarichi, di cui erano pronti a prendere il posto. Un funzionario doveva sa­ per argomentare per difendere il proprio punto di vista e la propria posizione, sia che si trattasse di un progetto presen­ tato nei suoi memoriali e nei suoi rapporti sia di un dibatti­ to a ll’interno d ell’apparato centrale, in presenza - molto spesso nelle nostre fonti —di un sovrano che esigeva dalla sua amministrazione una delucidazione sui problemi a lui sotto­ posti. Ora, questa competizione si fondava esplicitamente sulla pratica della concorrenza, ampiamente accettata dalla nuova società urbana, dove operavano funzionari, letterati, mercanti e artigiani. La consultazione di mercanti del tè e del sale per definire la regolamentazione dei monopoli pubblici, il sostegno tecnico dei mercanti delle gilde di Kaiteng per monetizzare i beni distribuiti nel quadro di questi monopoli, e l’appello sistematico ai mercanti per raccogliere i cereali in un piano di acquisti pubblici costituiscono altrettanti esempi

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ili questi legami Ir:i finizione pubblica cambienti conunercialì, evidentemente organizzati in una logica di concorren­ za, Questi contatti Ira diversi ambienti sociali non si limita­ vano a occasioni specifiche. Il candidato agli esami doveva spesso, semplicemente per sopravvivere tra tuia bocciatura e un risultato positivo, appoggiarsi a coloro che lo circondava­ no. Così, durante gli anni diffìcili, egli accettava di far parte d'imprese lucrative e soprattutto di rispondere a sollecitazio­ ni matrimoniali; la prospettiva di un successo agli esami era un autentico capitale e gli ambienti dei nuovi ricchi consi­ deravano queste alleanze come investimenti. Attraverso una letteratura pronta a raccogliere, a fianco dei racconti fanta­ stici, le avventure edificanti, burlesche o tragiche di questi letterati, si viene a conoscere questa realtà sociale. Il raccon­ to - che. come il teatro, era ansioso di accontentare i gusti di un pubblico capace dì assaporare la novità di questi aneddo­ ti, di apprezzare la molla drammatica e il pittoresco - privi­ legiava d'altra parte sempre più uno scenario urbano, la cui organizzazione spaziale, come si è già detto, riconosceva queste nuove promiscuità sociali. I letterati trovavano appoggio presso altri ambienti sociali, in particolare quello dei mercanti, perché questi riconosce­ vano la pertinenza dei loro valori. L’avvio di una vera impre­ sa pubblica, come quella del monopolio del tè nel Sichuan a partire dalla fine degli anni 1070, indica dove l’attivismo economico dello Srato trovasse la sua ispirazione. Il mono­ polio puntava esplicitamente a reclutare, nei differenti strati sociali, gestori per i posti di responsabilità in funzione delle loro sole competenze pratiche. Questa polìtica era la natura­ le conseguenza di un’indagine conoscitiva, avviata dieci anni prima, all’inizio delle riforme, nella prospettiva di valorizza­ re sistematicamente i luoghi ove si rendeva necessaria un’o­ pera di gestione delle acque dell’Impero; ogni individuo competente, funzionario o no, era stato allora invitato a pre­ sentare il suo programma di valorizzazione alle autorità cen­ trali. Tali riforme politiche furono sostenute e portate avanti da funzionari provenienti da ambienti sociali più modesti di quelli dei loro avversari, spesso originari delle regioni in espansione del Sud dove la commercializzazione dei prodotti caratterizzava il dinamismo dell’economia locale. Questi le­ gami con gli ambienti mercantili, esclusi in un primo mo­ mento dal sistema degli esami, se non dalla funzione pubbli­ ca, e tradizionalmente disprezzati dal mondo intellettuale, si trovavano così a divenire stabili. Parlare di un allargamento della nozione stessa di sapere è forse azzardato, ma è chiaro che la mobilitazione di competenze diverse, al servizio di progetti valorizzati e diretti dai letterati, divenne una costan­ te. La novità è che le innovazioni tecniche, spesso opera di artigiani anonimi, interessavano sia il letterato, che le giudi­ cava degne di essere trasmesse, sia il funzionario, che le pote­ va rivendicare come elementi di una razionalizzazione della pratica politica, in funzione di una scala di valori fra i quali l’efficienza amministrativa. D’altra parte, proprio questa ef­ ficienza fu denunciata dagli avversari delle riforme, perché ai loro occhi opporsi agli intrighi degli ‘accaparratori’ portava a mettersi al loro stesso livello, a disputare il profitto a quelli che ne facevano una professione e dunque a confondere il ruolo di un letterato, incaricato del governo degli uomini, con quello di un semplice amministratore di ricchezze. Que­ ste critiche, che alimentavano tensioni e provocavano lotte e divisioni politiche, erano anche il sintomo di un’ansia ricor­ rente e legittima agli occhi di tutti i lecrerati-funzionari,

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quella di una d« lìnizion 37. pio. l.e tradizioni rivendicate da Qin a molo privato la prima cartamoneta.

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invenzione di cui I amministrazione si appropriò finendo dove lo stesso Su rifiuta un progetto di messa in acqua de] dell’Impero Song il primo Stato dotato di banconote. I a ( lattale degli ( >no /bang che porterebbe .ill’inondazione fabbricazione dei biglietti non fu priva di conseguenze sul della prclcrrura di Ying (l'odierna hiyang nello Anhuij di piano puramente tecnico, è in intesto quadro privato, infat­ cui è in quel periodo responsabile. Su spiegava che l attuati. che apparve la stampa a «.lue colori (rosso e nero) c, circa zione del progetto avrebbe reso impossibile il drenaggio dei ottani anni più tardi, la nascita dei primi caratteri mobili, surplus d acqua al momento delle piene annuali del fiume inventati da un ‘semplice cittadino’. Hi Slteng. A questo Huai, di cui il fiume Ying è uno degli affluenti. Il prefetto proposito, è interessante notare che le tecniche di stampa si basava il suo discorso sui dati di un’indagine tecnica da lui svilupparono anche grazie ad alcuni falsari, come il grande stesso ordinata per misurare in modo preciso il livello dello mercante del Zhejiatig, Yan Xun, che alla fine delI XI set. Ying in due differenti punti del suo letto, e in più periodi; sosteneva di avere utilizzato 'pozioni correttive’ [ter cancella­ egli dimostrava così lina conoscenza precisa della topogra­ re i timbri ufficiali, annullando così la validità dei certificati fia, delle relazioni fra l’aumento di livello delle acque del di commercializzazione del sale! fiume Ying e quello dello Huai, e dei limiti del drenaggio in Anche nel settore agricolo si ebbe apparentemente un le­ caso di piena. Spirito enciclopedico, Su testimonia in tal game analogo tra lo sviluppo della commercializzazione e le modo l’equilibrio di cui i migliori letterati dei Song furono innovazioni. Ne è un esempio celebre l’attribuzione della capaci, fra conoscenze pratiche, scrupolo amministrativo e diffusione delle tecniche relative alla lavorazione del cotone impegno sociale. alla dama Huang (Huang Daopo), che aveva appreso la sua In conclusione lo sviluppo della scienza e della tecnica nel arte nell’isola di Hainan, prima di diffonderla nella regione periodo Song appare come il risultato di un processo di ac­ del basso Yangzi. Benché oggi sia stato sottolineato che il cumulazione e di diffusione delle conoscenze, favorirò dalla grande periodo di diffusione della pianta del cotone si ebbe formazione di un gruppo numeroso e rispettato di ‘lettera­ durante la dinastia Yuan —poiché l'occupazione del territo­ ti’. Questi ultimi erano tanto più attenti a questo sviluppo rio da parte dei Mongoli aveva favorito una serie di prestiti in quanto esso giustificava il loro impegno e rafforzava la lo­ tecnologici —, è comunque assai significativo che la prima ro posizione in seno alla società. Certamente la loro autorità apparizione delle macchine per sgranare le capsule o per e il loro prestigio dipendevano in primo luogo da un sapere l’annoccatura, costruite per ammorbidire le fibre corte che le donne cinesi non sapevano ancora lavorare, sia stara se­ gnalata proprio nella regione di grande commercializzazione dei prodotti tessili. I mulini ad acqua o le macchine agricole multifunzionali, con ingranaggi azionati dall’acqua, capaci a un tempo di de­ corticare, frantumare e macinare differenti cereali, sembra­ no essersi sviluppati, a causa delle possibilità del mercato lo­ cale, nei bacini dei fiumi Han (nell’odierno Hubei) e Wei (nell’odierno Shaanxi), dove le competenze idrauliche erano anriche. L’esistenza di queste macchine viene rivelata da una poesia di Zou Hao (1060-1 111) e, successivamente, nel Trattato d i agricoltura (N ongshu) di Wang Zhen (1271-1330 ca.), che attesta la loro presenza nel Jiangxi durante il perio­ do Yuan, ignorando che si trattasse di un’invenzione risalen­ te al periodo Song, come invece risulta dall’annotazione di un letterato. In altre parole, la nostra conoscenza delle inno­ vazioni tecniche è spesso dovuta alla coscienza che i letterati hanno avuto delle loro origini e della loro diffusione; d’alrra parte in queste condizioni, è assai probabile che più di un’invenzione nata dagli ambienti popolari sia stata del tut­ to dimenticata. L’opera di Su Shi (1037-1101), uno dei più grandi poeti della dinastia, è anche una fonte im portante per la storia della tecnologia di questo periodo. Originario del Sichuan, Su è stato uno dei primi autori a menzionare l’esistenza dei pozzi dotati di tubi (che egli potè osservare di persona), ne fece infatti una descrizione precisa in una semplice ‘nota in punta di pennello’. E fu ancora lui, questa volta in occasione di una poesia, a testimoniare l’uso dell’antracite nelle fonde­ rie della prefettura industriale di Liguo (nord del Jiangsu), dove sono «prodotte armi eccezionalmente affilate». In un Fig. 5 - L’interno e gli ingranaggi di un mulino ad acqua lungo memoriale indirizzato all’imperatore, Su Shi perorò in una scena del Jataka deH'Orcbessa. l’abolizione di una decisione amministrativa che danneggia­ va la prefettura con il divieto di esportare il ferro lì estratto La pittura murale fu eseguita dal pittore di corte Yiàng Kui nel nello Hebei. L’importanza degli argomenti tecnici è d’al­ 1 167 nel monastero Yanshan presso Fanshi (Shaanxi), fondati' tronde pienamente confermata in una serie di memoriali nel I IS8 dal re Hailing della dinastia Jin. 304

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libresco. ma il gruppo ilei letterati fu anche capace di utili/./are, al scremo dei propri interessi, le conoscenze accumula­ te da tutta la società. In effetti, è possibile distinguere alme­ no due altre categorie sociali che hanno permesso questo svi­ luppo delle scienze positive nel periodo Song, da un lato, gli uomini di talento, che rinunciavano alla carriera per consa­ crarsi airmsegnamento o spesso alla compilazione di opere specialistiche: dall'altro, gli artigiani e i commercianti, le cui invenzioni restavano legate ai bisogni pratici delle loro attivi­ tà. In queste condizioni, i letterati ebbero buon gioco a con­ siderare le conoscenze come il prodotto d’interessi diversi, se non addirittura divergenti, che loro stessi erano chiamati a unificare. Il carattere sparso delle informazioni contenute nel­ le note in punta di pennello’ attesta così sia l’interesse dei let­ terati per la circolazione e la padronanza di queste conoscen­ ze sia il loro rifiuto di unificarle in un insieme sistematico. La frammentazione della conoscenza permise in effetti ai letterati di rivendicare una legittimità sociale senza equiva­ lenti, in quanto offriva la prova di una società scissa, la cui coesione poteva essere assicurata soltanto dalle loro ‘reti’.

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XXVII

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Valorizzando questo ruolo - entrale d’intermediari nella so­ cietà. i letterati-funzionari riaffermarono ii loro obiettivo esplicito, ossia rigenerare uno spazio politico di cui intende­ vano certo occupare il centro. Lo sviluppo dello Stato buro­ cratico rimaneva ai loro occhi essenziale; in ogni caso, però, non sembra possibile vedere nella burocrazia conquistatrice dei Song l'organizzazione sclerotizzante che avrebbe per sem­ pre ostacolato lo sviluppo della tecnica e della scienza ci­ nesi, I letterati-funzionari di quesr’epoca hanno dovuto af­ frontare mutamenti sociali e politici, trasformazioni econo­ miche e tecniche, che hanno sia permesso loro di conquistare posizioni di potere sia imposto di ridefinire il proprio sape­ re. Anche se le loro conoscenze miravano nella maggior par­ te dei casi alla regolazione delle attività sociali, che rimane­ va l’obiettivo principale della macchina burocratica, essi si sono sforzati di adattare il proprio bagaglio intellettuale a queste mutazioni rapide e profonde. Senza dubbio fu questo un elemento non trascurabile della ‘modernità’ Song. Guo Z hengzhong , C hristian Lamouroux

‘Rinascimento’ della civiltà cinese. In questo perìodo, anche i cittadini comuni parteciparono a un percorso di formazio­ ne scolastica, furono promosse nuove interpretazioni della dottrina confuciana e si elaborò una vera cultura civile. Que­ sti sviluppi erano il diretto risultato dei cambiamenti avve­ nuti nei secoli precedenti, quali l’afFermazione del Sud in campo economico dovuta al mutamento demografico, l’a­ Sommario: 1. Istruzione privata e governativa. 2. Il sistema scesa di una classe sociale estranea all 'élite aristocratica e, nel degli esami nell’amministrazione statale. 3. La rinascita del­ X sec., la diffusione della stampa, seguita, nell’XI sec., dal­ le accademie e il sorgere del neoconfucianesimo. 4. Scuole l’invenzione e dall’uso dei caratteri mobili. Tuttavia, il fatto­ elementari e familiari, scuole superiori. 5. Il progetto intel­ re più rilevante fu indubbiamente l’importanza assunta dal lettuale del periodo Song. ( T.H. C. Lee) sistema degli esami nel reclutamento dei funzionari. Benché già in uso dal VI sec., tale sistema fu infatti considerato dal­ lo Stato Song il più affidabile, se non l’esclusivo, mezzo di re­ l periodo delle dinastie Song (960-1279) e Yuan (1279- clutamento degli aspiranti funzionari privi delle relazioni o 1368) coincise con la fase intellettualmente più vivace dei mezzi necessari per entrare a far parte della burocrazia, della storia cinese. Benché a quel tempo la Cina fosse co­divenendo in tal modo un’importantissima istituzione sia dal stantemente minacciata dalle popolazioni nomadi (la dina­ punto di vista sociale sia da quello politico. Il sistema degli stia Yuan era di origine mongola), i diversi governi seguiro­ esami, inoltre, influenzò profondamente gli ideali e la prati­ no una politica estera piuttosto flessibile, che favorì l’emer­ ca dell’educazione confuciana, divenendo un importante stru­ gere di una brillante cultura. Il sistema scolastico, che si pro­ mento di mobilità sociale. poneva soprattutto d’impartire agli studenti gli insegnamenti Grazie all’aumento del numero di coloro che potevano generali necessari all’espletamento d’incarichi amministra­ accedere ai libri e all’estensione ai cittadini non nobili del tivi, fu influenzato profondamente dal sistema degli esami diritto di entrare nell’amministrazione attraverso il sistema dell’amministrazione statale. Tuttavia, l’educazione classica degli esami, l’istruzione assunse infatti una nuova impor­ generale contribuì alla nascita di una cultura caratterizzata tanza. Benché le possibilità dei sudditi non abbienti di en­ da vaste conoscenze critiche e dalla produzione di moire ope­ trare a far parte della burocrazia rimanessero piuttosto li­ re importanti. mitate, l’istruzione consentiva loro di acquisire gli strumenti Tra il X e il XIII sec. il sistema scolastico ed educativo ci­ necessari per un’eventuale affermazione. La società divenne nese subì drastici cambiamenti. La Cina, governata in questi più aperta e, grazie a un più facile accesso alle informazio­ anni dalla dinastia Song, fu seriamente minacciata dapprima ni, un settore molto più vasto della popolazione potè par­ dalla dinastia Liao (916-1125), fondata dai Qidan, e succes­ tecipare al dibattito culturale della nazione, favorendo lo svi­ sivamente dalla dinastia Jin (1115-1234), fondata dai Jurluppo di un’atmosfera intellettuale più vivace. Questa evo­ chen, stanziati nell’odierno Nord-est della Cina. Alla fine, nel luzione fu particolarmente evidente nel Sud, dove i nuovi 1234, i Mongoli assoggettarono i Jin e nel 1279 completaro­ emigrati, grazie alla minore rigidità delle tradizioni sociali e no la conquista del paese. Le popolazioni che vivevano al­ alla maggiore stabilità economica, posero le basi di un si­ l’interno dei confini della Cina odierna, pur coinvolte in con­ gnificativo sviluppo. tinui conflitti, seguitarono a influenzarsi reciprocamente, co­ Nel Nord l’adozione da parte dei Qidan di una organiz­ struendo insieme quello che alcuni storici hanno definito il zazione amministrativa e di governo mutuata dall’Impero

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI

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libresco, ma il gruppo dei letterari tu anche capace di utiliz­ zare, al servizio dei propri interessi, le conoscenze accumula­ te da tutta la società. In effetti, è possibile distinguere alme­ no due altre categorie sociali che hanno permesso questo svi­ luppo delle scienze positive nel periodo Song, da un lato, gli uomini di talento, che rinunciavano alla carriera per consa­ crarsi all’insegnamento o spesso alla compilazione di opere specialistiche; dall’altro, gli artigiani e i commercianti, le cui invenzioni restavano legate ai bisogni pratici delle loro attivi­ tà. In queste condizioni, i letterati ebbero buon gioco a con­ siderare le conoscenze come il prodotto d’interessi diversi, se non addirittura divergenti, che loro stessi erano chiamati a unificare. Il carattere sparso delle informazioni contenute nel­ le 'noce in punta di pennello’ attesta così sia l’interesse dei let­ terati per la circolazione e la padronanza di queste conoscen­ ze sia il loro rifiuto di unificarle in un insieme sistematico. La frammentazione della conoscenza permise in effetti ai letterati di rivendicare una legittimità sociale senza equiva­ lenti, in quanto offriva la prova di una società scissa, la cui coesione poteva essere assicurata soltanto dalle loro ‘reti’.

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ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE DI TESTI Sommario : 1. Istruzione privata e governativa. 2. Il sistema

degli esami neH’amministrazione statale. 3. La rinascita del­ le accademie e il sorgere del neoconfucianesimo. 4. Scuole elementari e familiari, scuole superiori. 5. Il progetto intel­ lettuale del periodo Song. ( T.H.C. Lee)

l periodo delle dinastie Song (960-1279) e Yuan {12791368) coincise con la fase intellettualmente più vivace della storia cinese. Benché a quel tempo la Cina fosse stantemente minacciata dalle popolazioni nomadi (la dina­ stia Yuan era di origine mongola), i diversi governi seguiro­ no una politica estera piuttosto flessibile, che favorì l’emer­ gere di una brillante cultura. 11 sistema scolastico, che si pro­ poneva soprattutto d’impartire agli studenti gli insegnamenti generali necessari all’espletamento d’incarichi amministra­ tivi, fu influenzato profondamente dal sistema degli esami deiramministrazione statale. Tuttavia, l’educazione classica generale contribuì alla nascita di una cultura caratterizzata da vaste conoscenze critiche e dalla produzione di molte ope­ re importanti. Tra il X e il XIli sec. il sistema scolastico ed educativo ci­ nese subì drastici cambiamenti. La Cina, governata in questi anni dalla dinastia Song, fu seriamente minacciata dapprima dalla dinastia Liao (9 I6-1125), fondata dai Qidan, e succes­ sivamente dalla dinastia Jin (1115-1234), fondata dai Jurchen, stanziati nell’odierno Nord-est della Cina. Alla fine, nel 1234, i Mongoli assoggettarono i Jin e nel 1279 completaro­ no la conquista del paese. Le popolazioni che vivevano al­ l’interno dei confini della Cina odierna, pur coinvolte in con­ tinui conflitti, seguitarono a influenzarsi recìprocamente, co­ struendo insieme quello che alcuni storici hanno definito il

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Valorizzando questo ruolo centrale d’intermediari nella so­ cietà, i letterati-funzionari riaffermarono il loro obiettivo esplicito, ossia rigenerare uno spazio politico di cui intende­ vano certo occupare il centro. Lo sviluppo dello Stato buro­ cratico rimaneva ai loro occhi essenziale; in ogni caso, però, non sembra possibile vedere nella burocrazia conquistatrice dei Song l’organizzazione sclerotizzante che avrebbe per sem­ pre ostacolato lo sviluppo della tecnica e della scienza ci­ nesi. I letterati-funzionari di quest’epoca hanno dovuto af­ frontare mutamenti sociali e politici, trasformazioni econo­ miche e tecniche, che hanno sia permesso loro di conquistare posizioni di potere sia imposto di ridefinire il proprio sape­ re. Anche se le loro conoscenze miravano nella maggior par­ te dei casi alla regolazione delle attività sociali, che rimane­ va l’obiettivo principale della macchina burocratica, essi si sono sforzati di adattare il proprio bagaglio intellettuale a queste mutazioni rapide e profonde. Senza dubbio fu questo un elemento non trascurabile della ‘modernità’ Song. G u o Z hengzhong , C hristian L amouroux

‘Rinascimento’ della civiltà cinese. In questo periodo, anche i cittadini comuni parteciparono a un percorso di formazio­ ne scolastica, furono promosse nuove interpretazioni della dottrina confuciana e si elaborò una vera cultura civile. Que­ sti sviluppi erano il diretto risultato dei cambiamenti avve­ nuti nei secoli precedenti, quali l’affermazione del Sud in campo economico dovuta al mutamento demografico, l’a­ scesa di una classe sociale estranea a\Yélite aristocratica e, nel X sec., la diffusione della stampa, seguita, nell’XI sec., dal­ l’invenzione e dall’uso dei caratteri mobili. Tuttavia, il fatto­ re più rilevante fu indubbiamente l’importanza assunta dal sistema degli esami nel reclutamento dei funzionari. Benché già in uso dal VI sec., tale sistema fu infatti considerato dal­ lo Stato Song il più affidabile, se non l’esclusivo, mezzo di re­ clutamento degli aspiranti funzionari privi delle relazioni o dei mezzi necessari per entrare a far parte della burocrazia, co­divenendo in tal modo un’importantissima istituzione sia dal punto di vista sociale sia da quello politico. Il sistema degli esami, inoltre, influenzò profondamente gli ideali e la prati­ ca dell’educazione confuciana, divenendo un importante stru­ mento di mobilità sociale. Grazie all’aumento del numero di coloro che potevano accedere ai libri e all’estensione ai cittadini non nobili del diritto di entrare nelfamministrazione attraverso il sistema degli esami, l’istruzione assunse infatti una nuova impor­ tanza. Benché le possibilità dei sudditi non abbienti di en­ trare a far parte della burocrazia rimanessero piuttosto li­ mirate, l’istruzione consentiva loro di acquisire gli strumenti necessari per un’eventuale affermazione. La società divenne più aperta e, grazie a un più facile accesso alle informazio­ ni, un settore molto più vasto della popolazione potè par­ tecipare al dibattito culturale della nazione, favorendo lo svi­ luppo di un'atmosfera intellettuale più vivace. Questa evo­ luzione fu particolarmente evidente nel Sud, dove i nuovi emigrati, grazie alla minore rigidità delle tradizioni sociali e alla maggiore stabilità economica, posero le basi di un si­ gnificativo sviluppo. Nel Nord l’adozione da parte dei Qidan di una organiz­ zazione amministrativa e di governo mutuata dall’Impero

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I.A SCIENZA IN CINA

locale cinese; in seguito, grazie alle iniziative adottate negli anni Settanta dell'X1 sec., questo sistema si consolidò e nel XIII sec. tutte le prefetture e la maggior parte delle contee del territorio governato dai Song ospitavano scuole governative. Dal punto di vista pratico, i migliori diplomati delle scuole delle contee erano inviati a studiare presso le scuole delle pre­ fetture, attraverso le quali si poteva accedere all’Università im­ periale. Tuttavia, molti studenti abbandonavano la scuola do­ po aver superato gli esami. Per il governo non fu facile im­ porre l’obbligo della residenza, che avrebbe indubbiamente migliorato la pratica deH’insegnamento e avrebbe permesso il controllo della condotta morale. Secondo alcuni dati statistici, nel 1104 il governo sovven­ zionava un sistema scolastico che contava più di 210.000 stu­ I . Is t r u z i o n e p r iv a t a e g o v e r n a t iv a denti, ai quali erano forniti sussidi finanziari e alimentari. Si Benché il suo territorio tosse diviso in dieci differenti Stati, trattava quindi di una situazione paragonabile a quella ve­ nel corso del X sec. il Sud conobbe una progressiva stabiliz­ nutasi a creare nell’Inghilterra del XVI sec., a eccezione del zazione; pochi governi, tuttavia, poterono permettersi di co­ fatto che gli studenti del periodo Song erano quasi intera­ struire nuove scuole; l'istruzione privata, spesso rappresenta­ mente a carico dello Stato; naturalmente, questo sistema era ta dalle scuole di famiglia, rimaneva così l’unica forma di at­ finanziariamente molto oneroso. Dal momento che la buro­ tività didattica. Soprattutto nelle aree del Jiangxi e dello Hunan, crazia assorbiva una piccolissima percentuale di coloro che si queste scuole erano spesso chiamare shuyuan (‘accademie’). diplomavano, soltanto pochi studenti decidevano di fre­ Verso la fine del X sec., quando la maggior parte del territo­ quentare la scuola a tempo pieno; in effetti, gli insegnamen­ rio della Cina fu definitivamente sottoposta al controllo dei ti impartiti nelle scuole servivano soprattutto ad affrontare Song, le accademie divennero la base del sistema educativo. gli esami ed erano quasi del tutto inutili in campi diversi da Dopo l'unificazione Song (960), iniziarono ad apparire altre quello dell’amministrazione statale. La fondazione delle scuo­ scuole, spesso situate nei templi confuciani costruiti nei seco­ le governative locali condizionò l’evoluzione dell’istruzione li precedenti. I funzionari locali diedero un grande contribu­ privata, rappresentata soprattutto dalle accademie, le quali to al successo di queste scuole, ma ciò non decretò la fine del­ nel corso dell’XI sec. a poco a poco scomparvero, cedendo il l'attività delle accademie di famiglia. Non era previsto alcun passo alle scuole governative. tipo di coordinamento tra le attività di queste due istituzioni Nel Nord lo Stato Liao organizzò un sistema scolastico in e il governo non seguì una politica chiara nel campo dell’i- gran parte ispirato a quello dei Tang; anche le scuole dei Liao struzione. Nel Nord controllato dai Song gli interminabili spesso sorgevano accanto ai templi confuciani locali. Dopo aver conflitti seguiti al crollo del governo cen­ assoggettato i Liao, nel 1125, i Jurchen trale Tang privarono la popolazione del­ adottarono un sistema analogo; il loro si­ l'opportunità di ricevere una vera istru­ stema scolastico locale fu caratterizzato zione. Ci sono pervenute poche testi­ soprattutto dalla costruzione di templi monianze sul tipo d istruzione impartito confuciani all’interno dei complessi sco­ agli abitanti delle regioni settentrionali lastici. Il termine ‘scuola del tempio’ (o nel corso del IX e del X secolo. Anche ‘nel tempio’, miaoxue), abitualmente usa­ nelle regioni sottoposte al controllo dei to in riferimento alle scuole governative Liao e dei Xi Xia (1038-1227) - dina­ locali degli Yuan e dei primi Ming (1368stia fondata nel 1038 dai Tanguti che 1644), fu coniato nel periodo della di­ adottò uno stile di governo analogo a nastia Jin. I Mongoli, che in seguito so­ quello cinese - l’istruzione in questo pe­ stituirono i Jurchen e, dopo il 1234, do­ riodo attraversò una fase di decadenza. minarono tutto il Nord, adottarono il A partire dal 1020 le attività delle scuo­ sistema scolastico dei Jin, nel quale, tut­ le situate all’interno dei templi confu­ tavia, introdussero un nuovo tipo di ciani conobbero un rapido sviluppo che scuola, la ‘scuola comunitaria’ (shexue). Secondo dati statistici del periodo Yuan, ben presto si estese anche al Nord, se­ nel 1234 erano attive 20,166 scuole, co­ gnando l’inizio di un periodo in cui fu­ munitarie o governative. Si tratta di un rono attivamente fondate o riaperte mol­ dato significativo, anche se non del tut­ tissime scuole. Nel 1044 il governo de­ to affidabile, soprattutto perché dimo­ cise di seguire una politica che prevedeva stra che i funzionari locali attribuivano la sistematica costruzione di nuove scuo­ una grande importanza alle loro re­ le fa livello delle prefetture), creando i! sistema del campo scolastico', in base al sponsabilità nel campo dell'istruzione. Al contrario delle scuole Song, quelle quale le scuole dovevano essere finan­ dei conquistatori nomadi accertavano ziate dalla rendita fondiaria. L'istituzio­ Fig. 1 - Anonimo, I d iciotto studiosi; ne della ‘proprietà fondiaria scolastica’ l’uso sia del cinese sia della lingua mon­ inchiostro e colore su carta, continuerà a caratterizzare, nei successi­ gola e prevedevano per i diplomati del­ dinastia Song. Taipei, vi ottocento anni, il sistema educativo le due etnie diverse carriere ufficiali. National Palace Museurn. cinese e, nel 4)47, l'assunzione da parte dell.» dinastia regnante del nome cinese di l iao. segnarono la nascita di una società che dopo il 10l)4, anno della conclusione di un trattato che sanciva la line delle ostilità tra i Song e i Liao, beneficiò di un periodo di pace. Tuttavia, le attività intellettuali non re­ gistrarono un significativo progresso. Ai contini occidentali, nelle odierne regioni del Clansu e del Qinghai, dove sin dal VI sec. i languii avevano esercitato il loro controllo, la man­ canza di stabilirà impedì qualsiasi progresso nel campo delle arrivirà intellettuali e dell’istruzione.

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2 . I l siste m a degli esami n e l l a m m in ist r a . ione statale

Benché il sistema degli esami tosse in liso sin dall’epoca Han {206 a.C.-220 d.C.). il ricorso sistematico alle prove scritte hi introdotto soltanto nel VI secolo. Durante il periodo Tang, tuttavia, il governo cinese non assicurò il regolare svolgimento degli esami e soltanto un ristretto numero di funzionari era in possesso del relativo titolo. Gli esami erano imperniati so­ prattutto sulla conoscenza dei Classici, sulla composizione in versi e sulla stesura di saggi. I governi Song perfezionarono questo sistema cercando di renderlo imparziale, anche se, come si vedrà, non del tutto egualitario. I candidati che superavano la prima prova, svol­ ta nelle sedi locali delle prefetture, erano inviati nella capita­ le, dove dovevano affrontare un’altra prova. Quelli che supe­ ravano anche la seconda prova erano esaminati dallo stesso imperatore nel corso di una verifica finale; l’ultima prova ser­ viva a determinare il grado dei futuri funzionari e a tutti era rilasciato il relativo titolo. Nel corso del primo secolo del re­ gno dei Song, i candidati potevano scegliere di essere esami­ nati sul programma chiamato zhuke (‘tutte le discipline’) o su quello definito jin sh i (‘letterato introdotto’). Il primo era basato su un’ampia gamma di conoscenze, da quelle relative ai Classici e alle opere poetiche a quelle che riguardavano le leggi e i riti, mentre il secondo era imperniato sulla cultura classica, sulle opere poetiche e sulla composizione di saggi di carattere generale (luti) o di carattere politico ed economico (ce). In generale, i candidati preferivano conseguire il diplo­ ma di jin sh i —‘letterato introdotto’, titolo conferito ai lette­ rati che superavano il terzo livello negli esami statali - per­ ché garantiva una carriera più prestigiosa; dopo il XII sec,, difatti, tutti gli altri programmi d’esame furono soppressi. Tutte le prove si svolgevano in un clima di grande segretez­ za per assicurare l’imparzialità dei giudizi; al fine di prevenire qualsiasi tentativo di corruzione era necessario rispettare rigo­ rosamente il principio dell’anonimato. Ciononostante, i di­ scendenti dei familiari dell’imperatore e degli alti funzionari potevano contare su un certo numero di promozioni assicu­ rate o erano dispensati dall’affrontare gli esami locali. Spesso il numero dei promossi in base a questi criteri superò quello di coloro che avevano ottenuto regolarmente il titolo. Nel 1066 lo Stato decise di far svolgere gli esami ogni tre anni, sistema che rimase in vigore anche nelle epoche successive. I Song, inoltre, organizzarono un sistema di quote, in base al quale a ogni prefettura era assicurato un certo numero di promossi che avrebbero affrontato gli esami nella capitale. Questo metodo servì a rendere più credibile l’idea di una posizione di parità delle diverse regioni e favorì, anche se soltanto parzialmente, una certa omogeneità fra di esse. Nel corso del periodo Song, sostennero gli esami più di 90.000 candidati, cioè il 34% del totale del personale amministrativo civile e militare. II sistema degli esami fu adottato anche dalle dinastie con­ quistatrici. I programmi d’esame dei Liao, tuttavìa, erano di­ rettamente ripresi da quelli dei Tang ed erano dunque imper­ niati sulla composizione in versi (shìftì) e sulla cultura classica. Poiché i giovani aristocratici Liao potevano entrare a far parte della burocrazia senza sostenere alcuna prova, gli esami erano affrontati soltanto dai candidati cinesi; tuttavia, alla fine dell’XI sec. molti studenti Liao iniziarono ad ambire al diploma concesso a coloro che avevano superato gli esami. 1 Jin ten307

Fig. 2 - Liu Songnian, I cinque letterati d ei Tang, inchiostro e colore su seta, dinastia dei Song meridionali. Taipei, National Palace Museum. nero i loro primi esami nel 1123 adottando un sistema nel quale erano presenti pratiche Song e Liao. Al contrario dei Song, i Jin non abolirono le prove a carattere generale (zhu­ ke), anche se il diploma jin sh i era decisamente più apprezza­ to. Essi non attribuivano grande importanza al conseguimento del diploma, soprattutto perché ai detentori del titolo erano assegnate solamente cariche relative all’amministrazione del­ la popolazione cinese. Gli aristocratici entravano a far parte dell’amministrazione statale per privilegio ereditario o grazie all’intercessione di personaggi importanti, e spesso furono af­ fidati importanti incarichi a insigni eruditi che non avevano superato gli esami. 11 programma delle prove Jin era più va­ sto di quello degli esami Song; esso prevedeva, infatti, lo stu­ dio delle storie dinastiche cinesi e di molte opere filosofiche non riconducibili direttamente alla tradizione confuciana. Dal punto di vista organizzativo, il sistema degli esami rag­ giunse l’apice del suo sviluppo sotto la dinastia Yuan, anche se il primo gruppo di diplomati di questo periodo (4030) era esclusivamente formato da Cinesi destinati alfamministra­ zione della popolazione cinese. Nel 1313 il sovrano Yuan, Renzong, decise di far svolgere regolarmente gli esami e tut­ ti i candidati furono esaminati in cinese su quesiti analoghi, indipendentemente dalla loro origine etnica, benché il re­ clutamento avvenisse in base all’assegnazione di quote diver­ se. 1 candidati dovevano rispondere alle domande poste da­ gli esaminatori basandosi sui commentari di Zhu Xi (11301200) ai Quattro Libri (v. oltre), che furono adottati come testi di riferimento per gli esami ed ebbero un'influenza du­ revole sul sistema dell'istruzione cinese. Furono confermate molte regole Song, come, per esempio, quelle del ciclo trien­ nale e del principio dell’anonimato, che continuarono a es­ sere applicate quasi ininterrottamente sino al 1904. Tra il X

I A S C IE N Z A IN C IN A

e il XIII set. il sistema degli esami lavori, dunque, la forma­ zione di una classe dirigente caratterizzata dalla torte presen­ za di lerrerati —ma che comprendeva alcuni aristocratici no­ madi e tìgli di alti funzionari che avevano conseguito il di­ ploma - e dai loro ideali di vira e di studio. Tuttavia, i criteri estremamente competitivi su cui si basava questo sistema spes­ so favorirono la promozione dei candidati piti dorati e quasi tutte le opere innovative di questo periodo turano redatte da autori che avevano superato gli esami.

3. L a r in a sc ita delle a c ca d e m ie e il so rgere DEL NEOCONFUCIANESIMO La diffusione della stampa e lo sviluppo economico facili­ tarono l'accesso all’istruzione di un maggior numero di per­ sone. Moiri ritenevano che le scuole non governative, al pa­ ri di quelle governative, fornissero una preparazione altret­ tanto adeguata a coloro che desideravano affrontare gli esami. Alcuni, inoltre, giunsero alla conclusione che le scuole non dovevano limitarsi soltanto a preparare gli studenti agli esa­ mi, ma dovevano prefìggersi scopi più elevati; la rinascita delle accademie fu il diretto risultato di queste nuove con­ vinzioni. Il più importante sostenitore della rinascita delle accademie fu Zhu Xi; secondo questo autore lo scopo del­ l’istruzione andava ben al di là del superamento degli esa­ mi, in quanto egli riteneva che ci si dovesse dedicare al sa­ pere per coltivare sé stessi (w eiji z h ix u e), ossia per il proprio perfezionamento morale. Le sue idee esercitarono una no­ tevole influenza, e alla sua morte, non soltanto il suo pen­ siero, il daoxue (‘studio del Tao’) —che coincideva con la prin­ cipale corrente del neoconfucianesimo Song —godeva di un vasto consenso, ma la sua accademia era divenuta l’istitu­ zione più apprezzata sia da chi desiderava prepararsi agli esa­ mi sia da coloro che intendevano apprendere il ‘pensiero neoconfuciano’. Le materie di studio delle scuole governative erano collegate direttamente al sistema degli esami dell’amministrazio­ ne sratale e le scuole erano frequentate solamente da chi de­ siderava partecipare agli esami, mentre le accademie inizia­ rono in questo modo a divenire centri di un sapere più vasto e diversificato. Zhu Xi sottolineava anche i collegamenti esi­ stenti tra la ricerca della conoscenza e la formazione morale individuale. Quest’ultima, infatti, secondo Zhu Xi include­ va lo studio delle sorgenti della crescita morale personale e dei loro fondamenti metafìsici, come, per esempio, il princi­ pio (li), il principio materiale (cji) e il Culmine supremo (taijì ) . Zhu e i suoi discepoli ritenevano che queste idee deri­ vassero dallo studio della Natura e che potessero aiutare gli esseri umani a conseguire un’autentica perfezione morale. Alla fine della dinastia Song, in Cina erano state fondate più di quattrocento accademie che rappresentarono il più im­ portante veicolo di diffusione del pensiero dei maesrri neo­ confuciani. I dibattiti accademici ( jian gx u e, lett. ‘discussio­ ne e apprendimento’ per indicare seminari o conferenze de­ stinate alla discussione degli insegnamenti neoconfuciani) divennero un importante strumento pedagogico, oscurando le più tradizionali letture e recitazioni. I dialoghi di carattere intellettuale che si erano svolti tra Zhu e i suoi discepoli fu­ rono conservati per i futuri studenti nelle Conversazioni clas­ sificate d el M aestro Zhu (Zhuzi Yulei), che comprendevano

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non soltanto molte discussioni su questioni di carattere mo­ lale, ma anche un gran numero di discorsi di Zhu Xi relati­ vi alla conoscenza della Natura. Le regioni setrentrionali governate dai Jurchen e in segui­ to dai Mongoli furono raggiunte dall’onda del successo delle accademie nella seconda metà del XIII secolo. La decisione del governo Yuan di scegliere i commentari di Zhu Xi ai Quat­ tro Libri come testo di riferimento per gli studenti che dove­ vano rispondere alle domande degli esaminatori segnò l’e­ stensione dell influenza del neoconfucianesimo a tutte le re­ gioni settentrionali della Cina, se non all’intero paese. Tuttavia, non sempre le accademie interpretarono rigorosamente il lo­ ro ruolo di strumento di trasmissione degli ideali educativi del neoconfucianesimo. Il loro programma era anche legato indissolubilmente a quello degli esami e l'affinità esistente tra i due tipi di programma segnava, da una parte, la vittoria del daoxue, mentre, dall’altra parte, favoriva l’istituzionalizzazio­ ne delle accademie; molte accademie divennero, infatti, cele­ bri perché i candidati che seguivano i loro corsi affrontavano con successo gli esami. Il governo Yuan si mostrò tollerante nei confronti delle accademie che furono fondate in tutta la Cina, la maggior parte delle quali era ufficialmente diretta da funzionari governativi. La rapida diffusione di queste istitu­ zioni ebbe però anche riflessi negativi, giacché molte di esse finirono per impartire solamente insegnamenti legati al pro­ gramma degli esami, divenendo quasi del tutto simili alle scuo­ le governative; così, l’ideale del sapere ‘per sé stessi’ divenne un obiettivo non facilmente conseguibile. Sia nelle accademie sia nelle scuole governative l’intento di trasmettere e quindi di conservare gli aspetti rituali del­ l’educazione cinese accompagnava tutte le attività didatti­ che, tanto che si organizzavano moltissime cerimonie desti­ nate a inculcare un sentimento di rispetto per l’importanza del sapere e dei doveri pubblici. Il rito dello shidian (‘offer­ ta di vino e carne’) era dedicato a Confucio e alla sua opera di grande educatore; la cerimonia dello sh icai (‘offerta di ve­ getali ’, per es., sedano e alghe marine) segnava l’inizio del semestre scolastico; la ‘cerimonia del tiro con l’arco’ (she) ser­ viva a insegnare agli studenti il corretto comportamento da tenere durante le gare amichevoli di tiro; la cerimonia dello x ia n gy in jiu (lett. ‘libagione del villaggio’) si teneva in ono­ re dei membri anziani della comunità, per insegnare agli stu­ denti il rispetto dell’autorità. Nelle scuole, infine, si organiz­ zavano regolarmente cerimonie sacrificali in onore dei disce­ poli di Confucio e di personaggi locali, trasformati in divinità nazionali o locali. Zhu Xi e la sua scuola di pensiero avevano attribuito una rinnovata importanza al rituale e dopo il XIII sec. si assistet­ te a una grande rinascita dei riti confuciani. Dal punto di vi­ sta filosofico, le interpretazioni delle vecchie idee furono ca­ ratterizzate da un rinnovato interesse per le relazioni esisten­ ti tra la conoscenza della natura dell'uomo e l'ordine naturale inteso come rituale. Gli studenti si dedicavano inoltre allo stu­ dio dei Classici: il Classico d ei d ocu m en ti (S hujing), il Classico d elle od i (S hijing), il Classico d ei m u tam en ti (Yìjing), gli An­ nali delle P rim avere e au tun n i (C hunqiu, con i suoi tre com­ mentari ufficialmente autorizzati, G ongyangzfm an, Gutiang zhuan e Z uozhuan) e i tre libri dedicati ai riti, ossia le M emo­ rie sui riti (Liji), il C erim oniale (Yili) e i Riti d ei Zhou (Zbouli). Tutti questi testi erano accuratamente studiati, in quan­ to rappresentavano il nucleo di una tradizione comune rico­ nosciuta e costituivano anche la base delle conversazioni dei

XXVII - ISTITUZIONI SCOLASTICHE E PRODUZIONE I.M TESTI

cinesi colti. Dopo l'affermazione del daaxue, s'iniziarono a studiare anche i Quat­ tro Libri: i D ialoghi {Lunyu), il Libro d el M aestro M encio {Mengzi), il G rande stu­ dio (Daxue) e il G iusto mezzo (Z hongy o n g ), che furono annoverati ufficial­ mente tra i Classici ortodossi nel perio­ do Yuan. Dopo il XIV sec., lo srudio di queste quattordici opere iniziò a costi­ tuire la base dell’educazione delle per­ sonecolte; l'inserimento del G rande stu­ d io e del G iusto m ezzo nel gruppo dei Classici rappresenta un chiaro esempio dello spirito innovativo del neoconfu­ cianesimo. Zhu Xi, infatti, dopo aver modificato e aggiunto materiali al Giu­ sto mezzo, aveva deciso di elevare queste due opere, che facevano originariamen­ te parte delle M em orie su i riti, al rango di testi canonici. Gli studenti apprendevano inoltre i Fig. 3 - Ma Yuan, C om ponendo una poesia, diversi stili della composizione lettera­ particolare; acquerello su seta, dinastia dei Song meridionali. ria, la poesia sh i e ci, il g u w en {‘lo stile Kansas City, The Nelson-Atkins Museum of Art. antico’) e la prosa in rime del fu . La ca­ pacità di scrivere poesie e saggi rispet­ tando una cerra lunghezza (peres., di 400 caratteri) e un cer­ meditazione. Il governo Yuan adottò quasi tutte le regole to formato era una dote indispensabile per superare gli esa­ educative dei Song, compreso il cu rriculu m di studi, e assi­ mi delFamministrazione statale. Gli studenti dovevano curò la continuazione della tradizione di un’istruzione di ca­ rispondere a un quesito di politica di tipo ce in otto paragra­ rattere generale. fi servendosi dello stile g u w en e citando esempi antichi per In breve, le scuole Liao e Jin risposero sia alle esigenze dei confrontare i loro diversi meriti, oppure dovevano risponde­ Cinesi sia a quelle dei loro conquistatori, i Qidan e i Jurchen. re a un quesito di politica di tipo lun servendosi ancora del Questi Stati si servirono delle scuole governative per inse­ g u w en e citando metafore classiche o letterarie. La mentalità gnare sia i Classici cinesi sia i loro valori e le loro tradizioni e, quindi, il modo di agire dei burocrati Song furono pro­ culturali. Tuttavia, come dimostra chiaramente l’esempio del­ fondamente influenzati dagli esercizi di composizione di que­ le scuole Yuan, il programma educativo di queste istituzioni sto tipo. Non vi è molto da dire sui programmi educativi del­ era, come quello delle scuole governative cinesi, orientato al­ le scuole delle dinastie conquistatrici. I Liao non si sottrasse­ l’acquisizione del diploma degli esami dell’amministrazione ro all’influenza dei Tang; non soltanto il loro sistema scolastico statale; alla fine, infatti, la cultura degli esami coinvolse an­ era di diretta derivazione Tang, ma nelle opere degli autori che i giovani aristocratici delle popolazioni conquistatrici. La Liao i riferimenti alle dottrine Song sono molto rari. Nel 920, sinizzazione, così come l’istruzione di carattere generale di tuttavia, i Liao crearono un loro sistema di scrittura e non stampo cinese, finirono per contraddistinguere l’educazione contrastarono l’influenza esercitata dal buddhismo sulla con­ formale delle accademie e delle scuole locali situate nelle re­ cezione della vita e del mondo della popolazione, anche se gioni soggette al controllo di popolazioni nomadi. non vi è alcuna prova del fatto che il buddhismo fosse inse­ gnato nelle scuole governative. Le stesse osservazioni sarebbero possibili sul programma educativo delle scuole Jin; il neoconfucianesimo Song, tut­ 4 . S c u o l e e l e m e n t a r i e f a m il ia r i, tavia, dopo la morte di Zhu Xi, si diffuse nel territorio sog­ SCUOLE SUPERIORI getto al controllo di questa dinastia e lo stile di vita e la cul­ tura cinesi iniziarono così a influenzare profondamente l’o­ In epoca Song emerse un nuovo interesse per l’infanzia vista rientamento dell’educazione Jin. Benché gli aristocratici Jin come un periodo della vita o una fase di formazione della per­ preservassero orgogliosamente le loro tradizioni e avessero sonalità cui la società doveva rivolgere la sua attenzione. Le inventato due sistemi di scrittura (nel 1119 e nel 1138), l’u­ origini della medicina pediatrica risalgono infatti al X sec., e so della lingua cinese era molto diffuso tra gli intellettuali in questo periodo furono pubblicati molti sillabari, tra i qua­ Jurchen. I sovrani Jin rivolsero una certa attenzione al bud­ li il celebre Classico dei tre caratteri (Sanzi jin g), i Cento co­ dhismo e al taoismo, e quest’ultimo fu abbastanza innovati­ gn om i (Baijia xing) e la C ontinuazione d e l Saggio in m ille ca­ vo da dar vita alla scuola Quanzhen, attiva all’inizio del XIII ratteri (Xu tjianzi wen). I pensatori neoconfuciani redassero secolo. Queste due dottrine non erano però insegnate nelle inoltre un ampia gamma di testi per le scuole elementari, tra scuole, anche se il nuovo interesse dei taoisti per la cosid­ i quali ricordiamo la famosa Istruzione elem entare (Xiaoxue) detta ‘alchimia interiore’ iniziava a facilitare lo scambio d’i­ di Zhu Xi. Il governo Song fondò e assunse la direzione di dee con i neoconfuciani, i quali attribuivano una grande im­ molti orfanotrofi, un tipo d’istituzione sino ad allora presso­ portanza al perfezionamento di sé attraverso la pratica della ché sconosciuto. Grazie a tutti questi sviluppi, i periodi Song 309

' A SA IFN/.A IN U N A

e Yimii videro inolile Li pubblicazione di molti manuali de­ stinaci alla divulgazione delie conoscenze cecnielle, soprat­ tutto matematiche e giuridiche; i manuali di matematica spes­ so impartivano gli insegnamenti necessari all'uso dell abaco e, in alcuni casi, i manuali giuridici erano composti in rima allo scopo di facilitare la memorizzazione del testo. Questi sviluppi dimostrano che aveva avuto inizio l’epoca dell'Istru­ zione infantile. Il governo partecipò alla fondazione e alla gestione di ‘scuo­ le elementari' (xiaoxuc) che di norma erano soggette al con­ trollo delie scuole governative locali. A partire dal periodo Song, l’interesse per lo studio dei vocaboli cedette gradual­ mente il passo a quello per I educazione morale impartita nel­ le scuole elementari. Tra gli educatori era diffusa l’idea che la memorizzazione dei Classici fosse utile sia all'istruzione let­ teraria sia alla formazione morale; benché riflettesse le tra­ sformazioni sociali dei secoli precedenti, la crescita del livel­ lo di alfabetizzazione registrata in questo periodo va ascritta anche all’uso di questi metodi pedagogici, così come alla dif­ fusione della stampa. Nella maggior parte delle scuole ele­ mentari studiavano ragazzi di età compresa tra gli orto e i quindici anni, ai quali erano quasi sempre forniti sussidi ali­ mentari. L’istruzione elementare nel periodo Song raggiun­ se l'apice del suo sviluppo all'inizio del XJI sec,, quando il Primo ministro Cai Jing (1047-1126) promosse una serie di riforme relative all’istruzione di massa. Nel periodo dei Song meridionali (1127-1279) il governo svolse un ruolo di se­ condo piano nella gestione delle scuole elementari; nel Nord controllato dai Jurchen soltanto i figli degli aristocratici Jin potevano accedere all’istruzione elementare governativa. Do­ po aver conquistato l’intero territorio Song, i Mongoli fece­ ro costruire scuole elementari in tutte le circoscrizioni am­ ministrative (/«), cioè sia nelle prefetture sia nei distretti, an­ che se, nel campo dell’isrruzione elementare, le famiglie man­ tennero un ruolo preminente. In questo periodo, infatti, il ruolo degli insegnamenti familiari, che aveva acquisito una grande importanza sino

big. 4 - Anonimo, Bam bini ch e giocano-, foglio d’album, irteli iostro e colore su seta, dinastìa ilei Song meridionali, XJI secolo. Cleveland, The Cleveland Museum of Art.

dall epoca delle Sei Dinastie (222-589), non si estìnse. L’i­ struzione familiare svolse dunque una funzione molto impor tante nel campo dell educazione e, in particolare, nel processo di trasmissione delle conoscenze tecniche anche nelle epoche Song e Yuan, Lo sviluppo del sistema degli esami condizionò peraltro anche il modo di operare delle scuole di famiglia. Le organizzazioni basate sul clan, fondate cioè sull’associazione di un gruppo di persone legate tra loro dalla stessa origine ge­ nealogica e che risiedevano nello stesso luogo, divennero sem­ pre più importanti nella vita locale del mondo Song e Yuan. Il successo di questo sistema si fondava su un'elaborata stra­ tegia matrimoniale, sulla distribuzione delle risorse e soprat­ tutto sulla preparazione di candidati in grado di superare gli esami. L’ istruzione quindi svolgeva un ruolo di primo piano nel funzionamento delia società locale cinese e i principi eti­ ci del neoconfucianesimo divennero la base dell'istruzione. L’insegnamento familiare di alcune arti - come, per esem­ pio, la calligrafia e la medicina - era sempre stato una carat­ teristica costante della trasmissione delle conoscenze scienti­ fiche c tecniche. Qian Yi (] 032-1 113 ca.), uno specialisra di scienza pediatrica, eTang Shenwci (1056-1110 ca.) si erano entrambi formati sotto la guida dei loro familiari. Anche Chen Zìming (1190-1270), un medico che sì era specializzato nel­ la cura delle malattie femminili, vissuto verso la fine del pe­ rioda Song, aveva appreso la sua arte nell'ambito della fami­ glia. Il nonno di Wei Yilin (1277-1347), vissuto nel periodo Yuan, era un esperto medico che, insieme al fratello, aveva studiato la medicina sotto la guida dei suoi avi. Anche il pa­ dre c lo zio di Wei erano medici specialisti e Wei stesso alla fine entrò a far parte dell’Accademia imperiale di medicina con il titolo di erudito’ (boshi). Per quanto riguarda gli studi superiori, la Direzione del­ l’educazione (lett. ‘Direzione [pedagogica] dei Figli del re­ gno’, (ìiu iz ijia n ), spesso chiamata anche Università imperia­ le (lett. ‘Grande scuola’, Tatxue), era l’istituzione educativa più importante della nazione, cui era affidato lo studio dei pro­ blemi politici; questa isrituzione era frequentata dai figli de­ gli alti funzionari e pubblicava testi autorizzati dal governo. L’Università, che fiorì nei primi anni dell’XI sec. sorto la di­ rezione di Hu Yuan (993-1059) e di Sun Fu (992-1057), non era divisa in corsi di laurea ed era frequentala soprattutto da­ gli studenti che desideravano iscriversi agli esami. In realtà, questa istituzione acquistò una cerra notorietà soprattutto grazie alla vira frivola degli studenti universitari e al loro co­ involgimento nel dissenso politico, e talvolta nelle lotte di pnrere che si svolgevano aH’inrerno del governo. Dal momento che i Jin usavano il sistema degli esami per reclutare t funzionari addetti all’amministrazione della po­ polazione cinese (soprattutto Han) conquistata, le attività dell’Università imperiale in epoca Jin erano molto simili a quelle dell Università imperiale di epoca Song. Al contrario dell’Università Song, tuttavia, l’Università Jurchen, come del resto le scuole governative locali situate nel territorio sog­ getto al controllo dei Jin, accettava sia studenti jurchen sia studenti cinesi e riconosceva l'uso di entrambe le lingue. I Mongoli crearono un sistema educativo superiore motto più ambizioso, che attrasse non solcanto i giovani aristocratici mongoli, ma anche gli Lhguri, già sudditi dei Song. Gli stu­ denti che si diplomavano in queste scuole, come si è detto, entravano a far parte delia burocrazia in base a un sistema di quore studialo per far fronte alle esigenze amministrative del­ le diverse popolazioni.

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X X V II - IS T IT U Z IO N I S C O L A S T IC H E E P R O D U Z IO N E DI T E S T I

I governi imperiali cinesi inserirono l'insegnamento di co­ noscenze specialistiche nel quadro dell'educazione classica di carattere generale. La maggior parte delle conoscenze tecni­ che utili al governo era insegnata all'Interno di programmi di formazione organizzati dai diversi uffici, In generale, i fun­ zionari cui erano assegnati incarichi speciali spesso acquisi­ vano le conoscenze necessarie all'assolvimento dei loro com­ piti sul campo; per questo la competenza di molti celebri au­ tori ed esperti naturalisti che hanno tramandato alla posterità importanti resti o manufatti va ascritta ai loro interessi per­ sonali e alla loro intelligenza; le istituzioni educative gover­ native, infatti, non si occupavano della formazione dei tec­ nici. Nell’XI e nel XII sec„ tuttavia, lo Staro Song fondò le scuole speciali, sottoposte alla supervisione dell’Università imperiale e destinare aJl’insegnamento della matematica e del­ la medicina, cosi come della pittura, del diritto e della calli­ grafia. Le scuole di pittura svolsero un ruolo decisivo nella formazione di celebri artisti e diedero origine a una scuola di pensiero che elaborò una sua teoria pittorica. Anche lo stu­ dio della medicina si avvalse del sostegno organizzativo of­ ferto dallo Stato. Sappiamo che molti medici trassero grandi benefici dalla frequentazione della scuola governativa di me­ dicina e delle scuole locali. I Song, i Liao, i Jin e soprattutto gli Yuan affidarono ai funzionari locali il compito di orga­ nizzare le scuole di formazione medica (chiamate scuole Yinyang) nelle scuole delle prefetture o dei distretti; come le fa­ miglie, queste istituzioni assicurarono la trasmissione delle conoscenze mediche. Tuttavia, l’innovazione nel campo del­ la teorìa medica seguitò a essere appannaggio dei letteratifunzionari, anche se molti celebri medici acquisirono le loro conoscenze sotto la guida di maestri privati; per esempio, Liu Wansu curò praticamente da solo la formazione di tutti i me­ dici più importanti attivi sotto la dinastia Jin e nelle regioni settentrionali dominate dagli Yuan, a quanto sembra senza avere frequentato le scuole imperiali. Dopo i Song meridionali la formazione dei tecnici o spe­ cialisti delle diverse arti passò nelle mani degli uffici gover­ nativi e, con l’eccezione forse dell’astronomia e della medici­ na, tutte le arti subirono un lento declino. Nel campo del­ l’astronomia e della medicina si registrarono invece continui progressi al di fuori delle scuole governative, favoriti dalle re­ lazioni che legavano gli eruditi ai diversi uffici; tra questi ri­ corderemo l’Ufficio imperiale di medicina (T aiyiju), l'Uffi­ cio astronomico (Sitian tai) e l’Ufficio del Grande Astrologo {Taishi y u a n ).

5. I l

p r o g e t t o

in t e l l e t t u a l e

D E L P E R IO D O S O N G

L’affermazione del sistema degli esami e il prevalere di condi­ zioni di pace al Sud all’inizio del X sec. offrirono a nuovi grup­ pi sociali l’opportunità di entrare a far parre della burocrazia. Questi gruppi favorirono la diffusione di nuove idee e, ri­ flettendo sulle sconfìtte dei secoli precedenti (che risalivano almeno alla metà dell’VlIl sec.), elaborarono una nuova con­ cezione del mondo caratterizzata da un atteggiamento più critico nei confronti del sapere tradizionale, da una maggiore apertura verso i cambiamenti e, infine, da una concezione più ampia del sistema delle conoscenze e della sua intrinse­ ca coerenza. Il daoxue rispecchiò queste nuove convinzioni,

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anche se le sue teorie, volte a ricostituire la tradizione confu­ ciana, mettevano in evidenza soprattutto la ricerca della per­ fezione morale e la creazione di un con tin u u m sociale e poli­ tico armonioso. 1 modelli sociali dominanti del periodo Song coincisero inizialmente con un ideale aristocratico estraneo alla realtà sociale. Alla fine del IX sec., infatti, la struttura aristocratica della società cinese si era quasi del tutto dissolta e i diploma­ ti, i militari in cerca di avventure e la classe mercantile ini­ ziarono a esercitare un’influenza sempre più profonda sulla società. Allo stesso tempo, i grandi movimenti migrarori av­ venuti sin dalla metà dell’VIII sec. accelerarono le trasfor­ mazioni sociali e le W eltanschauungen, che le nuove élite contribuirono a elaborare, rispecchiavano cali cambiamenti. Al­ la fine del XII sec., il nuovo modello di pensiero aveva consolidato il suo dominio; Zhu Xi e i suoi conterranei e se­ guaci come, per esempio, Lu Zuqian (1137-1181) e Lu Jiuyuan (1139-1193) avevano diffuso una dottrina che affer­ mava la centralità del principio mente-cuore e dell’impegno a migliorarsi attraverso la ricerca della perfezione morale. Con l’arrivo di questa corrente di pensiero, abitualmente definita ‘neoconfucianesimo’, la trasformazione sociale e intellettua­ le giunse a compimento riflettendo pienamente le esigenze delle nuove realtà sociali. La concezione del mondo che ne derivava era caratterizzata da un’acuta percezione del cam­ biamento storico. Il senso delPanacronismo’ era così forte che persino Zhu Xi, che era vissuto nel XII sec. e aveva insi­ stito sulla permanenza del Tao, fece occasionalmente qualche concessione all’idea di ‘contingenza storica’. In realtà, la con­ vinzione secondo cui la storia non aveva mai incarnato il Tao era molto diffusa nell’XI sec.; sia Su Xun (1009-1066) sia i suoi figli, Su Che (1039-1129) e Su Shi (1037-1101), so­ stennero l’idea dello shi, termine traducibile con l’espressio­ ne ‘potenzialità delle forze storiche’. Secondo altri pensatori Song, l’Antichità non poteva essere presa a modello per cri­ ticare la dinastia Song, perché nel tempo si erano accumula­ ti troppi cambiamenti; la storia della dinasria Tang era un ter­ mine di paragone più appropriato. Lo sviluppo della cultura classica tese a rispecchiare una nuova menralità critica, grazie all’atteggiamento più aperto, se non scettico, nei confronti delle possibilità conoscitive del­ l’uomo e in particolare dello studio dei canoni confuciani. 1 nuovi approcci alle opere classiche e soprattutto a molti testi meno importanti si discinsero per spirito critico e schiettezza. Grazie alla consapevolezza dell’inevirabilirà del cambiamento storico, i pensatori Song diedero per scontata l’idea del ‘cam­ biamento’ e la usarono liberamente nei loro studi. Anche l’i­ deale educativo dello ‘studio per coltivare sé stessi’ propugna­ to dal daoxue non escludeva l’idea del cambiamento storico ed è grazie a essa che pensatori come Zhu Xi riuscirono a reinter­ pretare in modo attendibile l'evolversi dei riti e dei criteri eti­ ci. I neoconfuciani, e in particolare Ouvang Xiu ( 10 0 7 - 1072), ritenevano che il vero wen (cioè il nuovo progetto culturale) dovesse essere in grado di dimostrare che il Tao operava effet­ tivamente nell'Universo per conferirgli uno scopo e un’unità morale. Benché infatti molti studiosi ammettessero che il ri­ stabilimento del mondo perfetto delle Tre dinastie ereditarie', cioè Xia, Shang e Zhou {sandiii), fosse impossibile, secondo al­ tri questo obiettivo poteva essere conseguito attraverso l’ela­ borazione di un corretto wen. L’impegno a elaborare una tradizione intellettuale che re­ casse la testimonianza del Tao fu dunque lo sfondo su cui si

I A S C IE N Z A IN i INA

stagliava la produzione letteraria dei maestri del d m x u e e, in particolare, di alcune opere importanti elle avrebbero eserci­ tato una durevole influenza sul pensiero cinese, tra cui le Ri­ flessioni su lle cose a p o rta to d i m ano ( Jin silu , redatte da Zbu Xi e Lìi Zuqian). Tuttavia, il pensiero Song esercitò una profon­ da influenza sulla scienza soprattutto attraverso la tradizione dell erudizione e I idea di ton g, cioè di unità interna delle co­ noscenze . Grazie a un approfondito lavoro di erudizione si giunse alla compilazione di molte importanti enciclopedie, tra cui I A mpia raccolta dell'era Taiping x in ggu o {Taiping g u a n g i) , Th n ciclo p ed ia [co m p ila ta ]p er {'imperatore d u ra n te l'era Taiping x in ggu o { T aipingyulan), la D escrizione gen era le d e l m ondo n el­ l'era Taiping x ingguo ( T aipinghuanyu ji ) , e alcuni compendi ri­ conducibili itilo stesso genere, tra cui le P rescrizioni com p ila te c o l benestare im p eria le d u ra n te l ’e ra T aiping x in ggu o ( T aiping sh en gb u iJà n g) e diverse continuazioni della vasta F arm acopea cla ssifica ta (Z b en g lei b en ca o ), in origine compilata da Tang Shenwei, tutti di grande importanza per la scienza medica. Insieme agli interessi antiquari, l’erudizione spinse gli in­ tellettuali ad ampliare la base delle proprie ricerche. Il caso di Zheng Qiao (LI 0 4 -1 162) illustra perfettamente questa nuo­ va tendenza; la sua M on ografia gen era le ( Tongzhi) comprende infatti un nuovo schema di classificazione - a carattere bi­ bliografico - idoneo a ‘contenere’ la conoscenza. Questo sche­ ma si discosta notevolmente dai metodi convenzionali di di­ visione quadrupla e rispecchia il riconoscimento della vastità della conoscenza e della necessità di comprenderne la ‘coerenza interna’. Il M are d i g ia d a ( Yù ha i) di Wang Yinglin (12231296) è ancora usato dagli storici moderni che si dedicano al­ lo studio della cultura tradizionale cinese, come, del resto, l’o­ pera più circostanziata Esame gen era le d ei d o cu m en ti [storici] {Wenxian tongk ao) di M a Duanlin (1254-1323 ca.) che segnò la nascita di un nuovo genere di compilazione storica. Le nuove conoscenze geografiche, acquisite grazie all’in­ contro con le popolazioni nomadi, e i movimenti migratori verso il Sud furono alla base della compilazione delle ‘mono­ grafìe locali’ { difang zh i). Le opere geografiche Song furono tra le prime a riservare un certo spazio ai prodotti naturali. Alcune importanti opere sul tè (Cai Xiang, 1012-1067), sul litchi (Cai Xiang), sulla peonia (Ouyang Xiu e Lu You, 11251210), sulle arance (Han Yanzhi, 1131-1200), sui crisantemi (Fan Chengda, 1126-1193) furono infatti pubblicate in que­ sto periodo. Molte di queste opere rimasero a lungo insupe­ rate nel loro genere e ancora oggi forniscono importanti in­ formazioni sui geosistemi e gli ecosistemi della Cina di quel periodo. Redatto in uno stile analogo, il trattato dedicato da Cai Xiang alla costruzione dei ponti è chiaramente il prodot­ to dell’esperienza amministrativa delTautore. L’importanza attribuita all’esperienza pratica, d’altra parte, è evidente par­ ticolarmente nelle opere dedicate all’agricoltura; infarti gli scritti di agronomia dei periodi Song e Yuan - in particolare, il Trattato d i agricoltu ra (N ongshu) di Chen Fu (attivo nel XII sec.) e l’opera omonima di Wang Zhen (attivo tra la fine del XI1J sec. e l’inizio del XIV sec.) - si distinguono per l’im ­ portanza accordata all’osservazione diretta e all’esperienza pra­ tica. Il trattato di Chen rappresenta la prima vasta discussio­ ne dedicata a questioni agricole redatta nella Cina meridio­ nale, mentre l’opera di Wang, compilata nel periodo in cui l’autore lavorava neU’amministrazione locale, presenta nu­ merose illustrazioni di strumenti e attrezzi agricoli. Anche i significativi progressi compiuti nel campo della ma­ tematica e della scienza nel corso del periodo Song vanno

ascritti alla tradizione dell’erudizione, come dimostra il caso di Song Ci ( 1 186-1249) che scrisse alcuni testi di medicina legale e quello, non meno importante, di Shen Gua che re­ dasse i Discorsi in p u n to d i pennello d a l Ruscello dei sogni iMengxi bitan), notevoli per l’ampiezza della prospettiva anche se non per l’approfondimento. Grazie alla diversità della loro formazione, questi autori contribuirono a creare un’atmo­ sfera intellettuale stimolante che incoraggiò ad ampliare le aree d’indagine e a intensificare l’interesse per la Natura e le conoscenze tecniche. Da questo punto di vista anche le col­ lezioni di libri furono molto importanti; esse, infatti, con­ dussero alla compilazione di bibliografìe e cataloghi annota­ ti, con particolare riferimento alla trattazione di argomenti tecnici. I più importanti autori di compilazioni di carattere bibliografico furono Chen Zhensun (1190 ca.-dopo il 1249), Chao Gongwu (attivo nell’XI sec.) e Zheng Qiao. Per quan­ to riguarda le conoscenze tecniche, le biblioteche governati­ ve furono spesso un’importante fonte d’informazioni per chi desiderava approfondire argomenti diversi da quelli previsti dai programmi d’esame. Yue Shi (930-1007), il curatore del­ la D escrizione gen era le d e l m ondo nell'era Taiping xingguo, sep­ pe sfruttare il suo incarico di bibliotecario imperiale per ac­ cedere ai testi necessari a coordinare la compilazione di que­ sta immensa enciclopedia geografica. Si potrebbero fare le stesse osservazioni sul conto di Shen Gua, i cui primi inca­ richi ufficiali si svolsero all’interno delle biblioteche impe­ riali, anche se molte delle sue penetranti osservazioni su al­ cuni argomenti potrebbero essere precedenti alla lettura dei relativi materiali. Ricordiamo inoltre il caso del celebre ar­ chitetto Li Jie (m. 1110), la cui famiglia possedeva un’im­ ponente collezione di libri. Si narrava che Li avesse copiato a mano centinaia di testi della biblioteca di famiglia. Qin Jiushao (attivo nel XIII sec.) approfittò della posizione di suo padre —che rivestiva la carica di vicedirettore della Biblio­ teca di Falazzo - per prepararsi a divenire un esperto e crea­ tivo matematico. Infine, il celebre Qiu Chuji (1148-1229), consigliere taoista dei sovrani mongoli, aveva iniziato la sua carriera come responsabile della biblioteca della scuola Quanzhen; fu proprio la possibilità di accedere a questa collezio­ ne di libri che gli consentì d’inrraprendere una fortunata car­ riera di consigliere politico, oltre che di geografo, astrono­ mo e alchimista. Gli interessi scientifici degli intellettuali dei periodi Song e Yuan non nascevano da un semplice desiderio di erudizio­ ne, in quanto a fondamento della loro attività stava la con­ vinzione che fosse possibile unificare i diversi campi della co­ noscenza; essi credevano, infatti, che le nozioni più dispara­ te fossero legate tra loro da connessioni comprensibili. Il ter­ mine to n g rendeva perfettamente sia l’idea di unità sia quel­ la di comprensibilità; i pensatori del periodo Song lo usaro­ no per esprimere la convinzione secondo cui la molteplicità dei fatti e degli eventi nascondesse un'unità interna. L'idea di to n g risaliva almeno al primo critico storico, Liu Zhiji (661 721 ), la cui Storia g en er a le {Shitotig) coincise con il primo tentativo di esplorare i fondamenti della riflessione storica. In seguito, questa idea fu enunciata da diversi autori, ma il merito di aver elevato il termine tongoX rango di parola chia­ ve della conoscenza va ascritto a Sima Guang (1019-1086). I autore dello S pecchio g en era le p e r il go v ern o (Z izhi tongjiaiP. Sima Guang si propose d'individuare un nesso di causalità morale all interno di una cronaca storica scrupolosamente redatta e compilata e di dimostrare che gli eventi storici erano

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connessi tra loro. Le sue idee furono riprese da Yuan Shu (1131-1205), la cui opera Ettenti com p leti relativi allo 'Spec­ ch io gen era le '{Tongjian jish i benin o) può essere considerata un esplicito tentativo di riproposizione delle tesi di Sima Guang con alcune variazioni che avrebbero consentito di rivelare il nesso causale di una ‘storia’. Zhou Dunyi (1017-1073), un illustre pensatore che in se­ guito sarà considerato uno dei progenitori del neoconfucia­ nesimo, scelse il termine to n g per designare i suoi studi sul Classico d ei m utam enti. L’idea di to n g fu ripresa anche dall’e­ rudito Zheng Qiao, che tentò di dimostrare l’intrinseca co­ erenza di tutto il sapere. Essa, inoltre, esercitò una profonda

c a p it o l o

influenza su Zhu Xi e i suoi discepoli, che, tuttavia, si mo­ strarono più interessati alla natura metafìsica dell’unità in­ terna del Cosmo e sostennero la tesi secondo cui la diversità è soltanto apparenza e nasconde un’unità che coincide con la realtà. Tutti questi autori furono influenzati direttamente o indirettamente dal discorso del daoxue\ nei periodi Song e Yuan la produzione e la riproduzione dei ‘testi’ fu quindi stret­ tamente legata all’elaborazione dei pensiero neoconfuciano, e il movimento intellettuale del d a ox u eiu incontesrabilmente la corrente di pensiero dominante nel panorama intellet­ tuale dell’epoca. T h o m a s H.C. L e e

X X V III

PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E GESTIONE DEI TESTI S o m m a r i o : 1. Le trasformazioni del libro. 2. L’invenzione della xilografìa e i suoi effetti. 3. Moltiplicazione e riprodu­ cibilità dei testi. Le tecniche tipografiche. 4. 1 circuiti del libro: biblioteche e librerie. 5. Bibliografìe e diffusione del sapere. (_/.-/? D rège)

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regione periferica della Cina, in contatto con i regni dell’A­ sia centrale, il Tibet e l’India, fosse simile a quella della Cina centrale e se l’eco delle trasformazioni materiali subite dal­ la struttura del libro in questo centro avesse raggiunto an­ che la capitale cinese innescando processi analoghi. Forse le regioni centrali e orientali della Cina hanno saltato certe tap­ pe o hanno prodotto esemplari che non hanno lasciato trac­ ce. In ogni caso, è importante osservare che le trasformazio­ ni materiali della struttura del libro rivelate dai manoscritti di Dunhuang sono strettamente legate alla posizione eccen­ trica del sito e alle sue relazioni privilegiate con certe tradi­ zioni straniere. Il processo di trasformazione che condusse al libro costi­ tuito da fogli piegati in due del periodo Song sembra infat­ ti essere stato innescato da influenze indiane, attraverso la

l processo di produzione e circolazione dei testi durante la dinastia Song (960-1279) fu accompagnato da due cambiamenti di considerevole importanza: il passaggio dal rotolo al codice e l’invenzione della stampa. Queste due tra­ sformazioni videro la luce, quasi contemporaneamente e in modo indipendente, nelI’VIII secolo. Tuttavia, per un insie­ me piuttosto insolito di circostanze, gli effetti da esse pro­ dotti —che furono di capitale importanza - iniziarono a ma­ nifestarsi soltanto due secoli più tardi. Il lungo lasso di tem­ po necessario per l’abbandono del rotolo manoscritto a vantaggio del libro stampato è indubbiamente un dato che merita di essere preso in considerazione nel dibattito sulla te­ si secondo cui il periodo Song avrebbe segnato una rottura paragonabile al Rinascimento europeo.

1. L e t r a sfo r m a z io n i del libro Esaminando le opere non buddhiste stampate durante la di­ nastia Song, ci si rende subito conto che la loro struttura non ha più niente a che vedere con quella dei rotoli manoscritti copiati durante la dinastia Tang (618-907). Non è facile in­ dividuare le cause e le diverse fasi di questa trasformazione e sino a non molto tempo fa gli studiosi della storia del libro hanno avuto a disposizione soltanto un piccolo numero di testimonianze. Un contributo decisivo, spesso trascurato da chi indaga in questo campo, è stato apportato dai numero­ si manoscritti, compilati tra VII e X sec. e ritrovati a Dunhuang, i quali rivelano diversi tentativi di modificazione del sistema di montaggio dei rotoli. Non possiamo sapere se la situazione predominante a Dunhuang, centro situato in una 313

Fig. 1 - Matrice di legno raffigurante un Buddha assiso su un flore di loto, da Kutcha, V ili secolo. Parigi, Ribliothèque Narionale.

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Fig. 2-11 bodhisattva Ksitigarbha (Dizang); xilografìa proveniente da Dunhuang, X secolo. Parigi, Bibliothèque Narionale.

mediazione del buddhismo, anche se l’esistenza simultanea di libri di diverse forme rende diffìcile ricostruire l'ordine di successione delle tecniche di montaggio dei manoscritti. Tut­ tavia, seguendo un percorso che va dal semplice al comples­ so, si può supporre che la prima trasformazione abbia avuto luogo con la nascita del libro a ‘paravento’ o a ‘fisarmonica’. Definita in seguito ‘rilegatura al modo delle tavole indiane’ ( fa n jia z h u a n g) o ‘rilegatura in forma di sù tra ( jin g z h e zhuang), la formula del libro a paravento discende dalle p o ­ titi indiane, libri manoscritti formati da fogli oblunghi di latania - una palma delle isole dell'Africa orientale - , scritti sia sul recto sia sul verso, impilati e dotati di uno o più fori in cui s’introduceva un filo che teneva insieme i fogli. Prendendo a modello questi libri, che erano regolarmente importati dal­ l'India o dall’Asia centrale per essere tradotti, s’iniziò a pie­ gare a intervalli regolari i fogli consecutivi dei rotoli di car­ ta, ottenendo una serie di foglietti oblunghi che, ripiegati gli uni sugli altri, assumevano l’aspetto dei libri indiani. Il te­ sto, tuttavia, era scritto soltanto su una faccia del rotolo, che nel libro a paravetuu corrisponde al verso. L'uso di questo ti­ po di libro sembra essersi diffuso a Dunhuang sotto l'inlluenza dei Tibetani, che occuparono la regione tra il 781 e

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1848. Anche questi ultim i, infatti, avevano adottato il siste­ ma delle p o th ì indiane, sostituendo la carta ai fogli di latania, sia per i testi in tibetano sia per le traduzioni in cinese dei testi buddhisti. La trascrizione del testo su foglietti iso­ lati e destinati in seguito a formare una serie continua im­ pose poi l’esigenza di numerare i fogli; questa novità si sa­ rebbe trasmessa alle formule successive. Nello stesso periodo, ossia tra la fine delI’VIII e l’inizio del IX sec., si diffuse il montaggio a vortice’, un’altra forma di legatura che sembra essere stata impiegata soltanto per un bre­ ve periodo. Nel montaggio a vortice, molto complesso e re­ lativamente raro, i fogli non erano assemblati uno dietro l’al­ tro, ma uniti da bordo a bordo, dopo essere stati impilati sen­ za piegatura (un foglio supplementare incollava la prima carta all’ultima). Questo tipo di rilegatura era riservato soprattut­ to alle raccolte di rime e alle opere di consultazione e fu spe­ rimentato in diverse formule, che in alcuni casi prevedevano l’incollatura e in altri la cucitura dei foglietti. All'influenza congiunta del montaggio a paravento e a vortice è certamen­ te riconducibile la nascita di una forma di rilegatura molto si­ mile a quella dei nostri codici, il montaggio ‘a farfalla’, che diede origine a una lunga serie di varianti in cui sono rap­ presentati tutti i tipi di formato. I fogli di carta, che conser­ vavano le stesse dimensioni di quelli dei rotoli, in un primo momento furono tagliati in due parti, a loro volta piegate in due e incollate o cucite le une alle altre in corrispondenza del­ la piegatura. In questo caso quindi il libro era costituito da quaderni, ciascuno dei quali era a sua volta formato da pagi­ ne corrispondenti a un quarto di foglio. Benché molto simi­ le ai codici europei della fine dell'Antichità romana, il mon­ taggio a farfalla non sembra averne subito l'influenza. Queste nuove forme del libro non furono la premessa ne­ cessaria all’invenzione della stampa, ma in molti casi accom­ pagnarono i suoi esordi e ne orientarono lo sviluppo. I primi stampatori ricorsero sia ai rotoli, grandi e piccoli, sia al mon­ taggio a paravento, formula pressoché esclusiva delle opere canoniche buddhiste. Il montaggio a farfalla e quello a vor­ tice erano invece considerati problematici, perché, una volta assemblati, i fogli erano scritti sia sul recto sia sul verso per non spezzare la continuità della lettura, ma la necessità di gi­ rare le pagine comportava nello stesso tempo una relativa di­ scontinuità. La rilegatura a vortice fu ben presto abbando­ nata, mentre del montaggio a farfalla ci sono pervenuti sol­ tanto esemplari con foglietti assemblati uno dietro l’altro. L’operazione d’incartonatura mal si adattava alla tecnica xi­ lografica, perché a un foglio, ossia a due pagine, corrispon­ deva una tavola e i fogli erano stampati su una soia faccia.

2.

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x jl o g r a f u

E I SU O I EFFETTI

La xilografìa vide probabilmente la luce all’inizio deli VII! sec. o poco prima. I presupposti della sua nascita vanno ri­ cercati nelle tecniche d incisione e di riproduzione dei sigil­ li. Inizialmente fabbricati incidendo a incavo la superfìcie di blocchi di giada o di pietra e successivamente impressi nel­ l’argilla, i sigilli che autenticavano i documenti ufficiali fu­ rono in seguito incisi in rilievo e applicati su carta o stoffa, impiegando pasta di cinabro e inchiostro nero. I taoisti e poi i buddhisti recuperarono I uso delle iscrizioni incise su legno

X X V III

P R O D U Z IO N E . U R C O I.A Z IO N E E G ES T IO N E D E I T E S T I

per imprimere ndlaria formule incan­ tatone di protezione. Dagli incantesi­ n ^ T i. r f iT mi si passò progressivamente a piccole 4 immagini di Buddha o di bodhisattva ■ w t * j? t/7 impresse come sigilli su carta o stoffa, « — anche se in questo caso era la ripetizio­ »VU' ne dell'impressione a garantire l'effica­ cia del rito. A poco a poco si passò a in­ .fi: fe z cidere superfici più vaste, dai timbri, al­ % le piccole tavole fino ad arrivare ad i_ applicare la carta sulla faccia incisa del­ la tavola inchiostrata; in questo modo il foglio, che con l'aiuto di una spazzo­ ■?c* ^ gl la si faceva aderire alla tavola, assorbiva l’inchiostro, imprimendosi. Era un pro­ ■ * , 1 É _ i* g A f* J § 1 cedimento semplice che si affermò in a i- i maniera molto graduale e per questa ra­ -iS iTp gione è difficile individuare con preci­ sione il momento e il luogo della na­ scita della xilografìa. I primi passi della xilografìa in Cina, Fig. 3 - Manoscritto del M àricideva sùtra, con rilegatura a farfalla, cosi come quelli di molte altre inven­ da Dunhuang, X secolo. Parigi, Bibliothèque Nationale. zioni, rimangono misteriosi e sono an­ cora controversi. I pochi testi che si ri­ feriscono esplicitamente a questa tecnica, come pure le stam­ alcuni casi, catalpa. Dopo essere state ridotte alle dimensio­ pe più artiche, sembrano indicare che in Cina la xilografìa ni volute, le tavole erano immerse nell’acqua, fatte asciugare e i suoi prodotti fossero già largamente diffusi nel IX seco­ lentamente e infine piallate. Il testo da riprodurre era scritto lo. Tuttavia, sin dalla seconda metà d d l’VIII sec., in Giap­ su un foglio di carta utilizzando un sistema di quadrettatura pone e probabilmente in Corea apparvero testi buddhisti che consentiva una corretta disposizione; il foglio era quindi stampati sul modello di esemplari cinesi, sulla scia della dif­ applicato alla tavola capovolto, in modo che, dopo averlo stac­ fusione in Cina e in Giappone dei testi buddhisti tradotti cato, le parti inchiostrate rimanessero impresse. Si praticava in cinese e, in particolare, dei testi tantrid, molto ricercati poi l’incisione dei caratteri in rilievo e infine dopo la rifini­ nell’VIlI secolo. A partire dalla prima metà del IX sec. in tura, la tavola poteva essere inchiosrrata e impressa. Cina si diedero alle stampe alcuni calendari che entrarono Il vero sviluppo della xilografia risale alla metà del X sec.; in concorrenza con i calendari ufficiali e non molto tempo sino ad allora, infatti, la diffusione di questa tecnica, benché dopo apparvero nei mercati piccoli libri di divinazione e al­ non irrilevante, era stata piuttosto limitata, non perché si cuni lessici, la cui stampa non era molto precisa. Altre te­ stampassero pochi testi o immagini, ma perché gran parte di stimonianze provano inoltre che in questo periodo la xilo­ essi non era riprodotta per essere diffusa bensì, al contrario, grafia aveva già conquistato un certo numero di bibliofili, per essere conservata nei tesori dei monasteri o introdotta al­ che probabilmente pensavano di assicurare con questa tec­ l’interno di statue e stùpa; come dire che i testi non erano nica una vasta diffusione alle loro opere. È soprattutto il rin­ stampati per essere letti, ma per essere offerti e preservati. venimento a Dunhuang di un esemplare del Sùtra d el dia­ L’uso della xilografia si affermò definitivamente soltanto a m ante (J'ingangjing), stampato nell’868 per iniziativa di un partire dal 930, vale a dire alla vigilia dell'instaurazione del­ donatore, a dimostrare che in quel periodo l’uso della xilo­ la dinastia Song, in coincidenza con la fine dell’opera di stam­ grafia si era già diffuso negli ambienti buddhisti. Mentre le pa dei Classici confuciani intrapresa per iniziativa dei mini­ autorità imperiali e gli ambienti ufficiali guardavano con stri Feng Dao e Li Yu. Questa impresa, iniziata nel periodo diffidenza alla possibilità di diffondere qualsiasi tipo di te­ dei Tang posteriori (923-936), terminò nel 933, sotto i Zhou sto, il proselitismo buddhista non poteva che considerare posteriori (951-960). I Classici stampati erano i seguenti; il con favore una tecnica che consentiva di riprodurre su lar­ Classico d ei m utam enti ( Yijing), il Classico dei docum enti (Shuga scala le parole del Buddha. I meriti riconosciuti ai dona­ jin g ), il Classico delle odi (Shtjing), le M em orie su i riti (Liji), i tori che commissionavano immagini o facevano copiare i sù­ Riti d ei Zhou (Z houli), il C erim oniale ( Yili), gli Annali delle tra in ogni occasione si moltiplicavano a vantaggio della co­ Primavere e autunni (Chunqiu) accompagnate dai tre com­ munità buddhista. Ritrovato in modo fortuito, il Sùtra d el mentari di Zuo (Zuozhuan), di Gongyang (Chunqiu Gongdiam ante è sino a oggi l’unico prodotto della xilografìa del yan gzhu an ) e di Guliang (Chunqiu G uliang zhuan), il Clas­ IX sec. che sia giunto sino a noi. Tuttavia, questo rotolo de­ sico della pietà filia le (Xiaojing), i D ialoghi (Lunyu) e ('Avvici­ corato con un frontespizio a sua volta stampato, rivela una nam ento a ciò ch e è corretto (Erya, noto anche come Lessico grande abilità tecnica, non riscontrabile negli altri testi stam­ letterario). Il Classico della pietà filia le e i D ialoghi di Confu­ pati risalenti al X sec, scoperti a Dunhuang o altrove. cio furono integrati ai Classici, così come ( A vvicinamento a Come si è detto, la tecnica della xilografia era relativamente ciò che è corretto. Si stamparono inoltre due opere che tratta­ semplice e non necessitava di un’attrezzatura costosa né di vano dei caratteri contenuti nei Classici, i Caratteri d ei Cin­ grandi investimenti. Per fabbricare le tavole si ricorreva al que classici ( Wtijing wenzi) e i M odelli dei caratteri dei X.ji c legno di alberi da fruito, soprattutto peri o giuggioli e, in classici (Jiu jin g ziyang).

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Fig. 4 - Rotolo detto ‘dei Mille Buddha’; xilografia, da Dunhuang, IX secolo. Parigi, Bibliothèque Nationale.

Gli ambienti ufficiali decisero di ricorrere alla xilografia ispirandosi, almeno in origine, all’opera d’incisione su pietra dei Classici intrapresa durante le dinastie degli Han e dei Tang. La ripresa di questo modello fu dettata dall’esigenza di produrre un'opera prestigiosa e utile ai letterati, ma non trop­ po costosa. Quest’iniziativa editoriale non si proponeva sol­ tanto l’obiettivo di stabilire i testi dei Classici, ma anche quel­ lo di assicurarne la diffusione evitando gli errori di trascri­ zione, molto frequenti nella produzione di copie successive. La principale novità era costituita dalla forma di diffusione, non precisata nei testi ufficiali ma quasi certamente identifi­ cabile con la vendita, come afferma più volte Sima Guang (1019-1086) nello Specchio gen era le p e r il govern o (Zizhi ton gjia n ). In ogni caso, malgrado la lenta esecuzione del proget­ to, indubbiamente attribuibile più al disinteresse degli im­ peratori che alle difficoltà tecniche, esso segnò una svolta de­ cisiva: a partire da questo momento, infatti, l’apparato statale, sotto diversi nomi e organizzazioni, iniziò a dedicarsi in mo­ do tutt’altro che trascurabile all’editoria. Si formarono cosi tre grandi circuiti, pubblico, privato e commerciale, di fi­ nanziamento e distribuzione del libro stampato che spesso si sovrapposero, dando luogo a combinazioni in cui le edizio­ ni private dei bibliofili - che in via di principio non si pro­ ponevano alcun profitto —potevano trovarsi associate all’e­ ditoria commerciale, o in cui l’editoria privata o commercia­ le godeva di un finanziamento pubblico. A partire dalla metà del Xsec. l’accelerazione nell’uso del­ la xilografia ebbe conseguenze che concorsero in modo tutt altro che trascurabile al processo di trasformazione avve­ nuto durante la dinastia Song. Gli effetti dell’uso della stam­ pa si manifestarono sotto molti aspetti, soprattutto per quanto riguardava la presentazione e la fabbricazione, ma anche per la diffusione e le diverse forme di utilizzazione del libro stes­ so. Contrariamente a quanto si è a volte sostenuto, la stan­ dardizzazione del libro stampato in rapporto ai manoscritti rimase piuttosto limitata; quest’ultima, infatti, si espresse so­ prattutto al livello dei materiali e, in particolare, della carta, la cui fabbricazione, a partire da questo periodo, sembra es­ sere stata più regolare. Per quanto riguarda la scrittura, in­ vece, il fenomeno della standardizzazione fu indubbiamen­ te meno evidente e immediato. Nel campo della trascrizio­ ne dei Classici o dei canoni, infatti, si era già da molto tempo imposto uno stile regolare e molto impersonale. Basata sulla

tecnica dell’incisione, la xilografia presupponeva una certa rigidità della scrittura, ma non impediva variazioni di stiler> di disposizione del testo; al contrario della tipografia occi­ dentale, che, giustapponendo tipi uguali, determinava la fis­ sità della pagina stampata, la xilografia cinese consentiva di eseguire impaginazioni a volte molto audaci, in cui figura­ vano caratteri scritti di dimensioni diverse che potevano es­ sere disposti in modo irregolare - circolarmente, per esem­ pio —e persino associati a immagini, incise insieme ai carat­ teri. La xilografia cinese non conobbe quindi i problemi tecnici derivanti dal contrasto tra i tipi metallici e le inci­ sioni su legno, incontrati dagli stampatori occidentali nel­ l’illustrazione dei libri. La pagina stampata si diversificava in funzione delle for­ me e dei formati. Nei rotoli e nei montaggi a fisarmonica, che svolsero una funzione di mediazione, la disposizione del testo non subì modifiche nel passaggio dai manoscritti ai li­ bri a stampa; l’unica innovazione era costituita dalle indica­ zioni che identificavano ogni foglio. Nei rotoli manoscritti il testo poteva essere trascritto sia foglio dopo foglio, prima del montaggio, sia sul rotolo già montato. Nel caso della xi­ lografìa, invece, la ripetizione dell’impressione del testo su un certo numero di fogli di carta identici che bisognava con­ servare prima di procedere all’assemblaggio da cui aveva ori­ gine il libro, impose l’esigenza di numerare i fogli e di for­ nire alcune indicazioni sul testo, relative al titolo dell’opera e ai numeri dei capitoli. Queste indicazioni erano riportate all’inizio di ogni foglio ed erano spesso mascherare durante il montaggio, per non spezzare la continuità del testo, come nei rotoli manoscritti. In seguito, con l’adozione della lega­ tura a farfalla, in cui i fogli erano piegati in due, gli stampa­ tori furono indotti a spostare tutte le indicazioni identifìcative sul bordo destro del foglio, cioè verso il centro, in cor­ rispondenza della piegatura, nel punto definito 'cuore della tavola’ {banxin). Verso il XIV sec. il libro a farfalla cederà il passo al montaggio dal ‘dorso rivestito’ (baobeì zhuang), in cui i fogli erano piegati in modo da presentare la superficie stampata non più verso l’interno, ma verso l’esterno. Prima di allora per evitare che a due pagine stampate seguissero due pagine bianche si usava incollare il verso di ogni foglio e ri­ legare le piegature. Questo capovolgimento comportò inve­ ce la rilegatura dei bordi che in un primo momento furono legari tra loro con sortili strisce di carra e poi cuciti; di con­ seguenza nel libro rilegato, l’area destinata alle informazio­ ni divenne visibile. Gli effetti dell’uso della tecnica xilografica si manifestaro­ no in moiri campi e, in particolare, in quelli della lettura e della correzione dei testi. L’interesse dei letterati cinesi per la correttezza dei testi non si limitava alla precisione di cui do­ vevano dar prova i copisti, ma si risolveva in un continuo esercizio cui era riconosciuta una grande importanza. Come si è detto, fu il timore della diffusione di versioni scorrette dei Classici confuciani a dare origine alla decisione d’incìderlj prima su pietra e poi su legno. La rrascrizionedei sùtra buddhisti, soprattutto quando era intrapresa in un ambito ben strutturato o ufficiale, obbediva a regole molto rigoro­ se. Mentre durante le Sei Dinastie (222-389) i testi non era­ no rivisti più di due volte, nel periodo Tang s'iniziarono a ef­ fettuare sino a tre revisioni: la prima era eseguita da colui che aveva trascritto il testo e le successive da altri copisti cui era abitualmente affidato il compirò di controllare i lavori dei colleghi. La xilografia modificò queste procedure. Il testo era

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X X V III - P R O D U Z IO N E . C IR C O L A Z IO N E 1: G E S T IO N E D EI T E S T I

non era più apprezzata. Del resto, i tesri manoscritti si pre­ sentavano quasi sempre in blocchi compatti, soltanto rara­ mente spezzati da capoversi, privi d’interruzioni e di pun­ teggiatura, da cui emergevano soltanto le annotazioni scritte in colonne separate. I segni di punteggiatura visibili nei ma­ noscritti dell’epoca Tang che ci sono pervenuti furono infat­ ti inseriti soltanto in un secondo momento, in occasione di una lettura ad alta voce oppure, nel caso delle brutte copie o dei promemoria di resti destinati a essere letti in pubblico, durante una revisione. La pubblicazione delle opere fu favorita dalle caratteristi­ che della xilografìa, non soltanto per quanto riguardava i te­ sti, ma soprattutto per le illustrazioni, dal momento che fa­ cilitava la riproduzione di qualsiasi tipo di diagramma e d’im­ magine. Le illustrazioni si trasmisero facilmenre da un’edizione all’altra, spesso senza subire alcuna modifica, e furono inse­ rite, grazie ad abili impaginazioni, accanto ai brani cui si ri­ ferivano. Nei manoscritti, invece, le illustrazioni erano com­ pletamente separate dal testo - come, per esempio, nel caso delle monografie locali redatte nel periodo Tang - o erano disposte in strisce collocate al di sotto del testo, secondo un sistema frequentemente usato nei testi di narrativa. La tecni­ ca xilografica consentì quindi d’inserire le immagini in qual­ siasi punto del testo, di variare le loro dimensioni in funzio­ ne dell’importanza che gii si desiderava accordare e di scom­ porle in diversi elementi.

3. M

o l t ip l ic a z io n e e r ip r o d u c ib il it à d e i t e s t i.

Le

Fig. 5 - Evoluzione dei formati del libro. Rotolo (a)-, rilegatura a fisarmonica o in forma di ultra (b)\ rilega­ tura a vortice (r); rilegatura a farfalla (d)\ rilegatura a dorso rivesti­ to (e); rilegatura cucita (f ) .

in pratica controllato prima di essere trascritto sulla tavola e dopo esservi stato riportato, ma la verifica definitiva era fat­ ta soltanto dopo l’incisione, su una prova di stampa. Sul piano della lettura e dell’utilizzazione dei libri, la dif­ fusione dei prodotti della scrittura attraverso la xilografia in­ fluenzò il comportamento dei lettori e, in primo luogo, de­ gli studenti. Questo cambiamento dell’atteggiamento nei con­ fronti dello studio è posto in evidenza con grande amarezza e nostalgia, nell’Xl e soprattutto nel XII sec., dai pensatori del periodo Song, in particolare dai neoconfuciani interessa­ ti alla pedagogia. La lettura, sino ad allora indissolubilmen­ te associata alla trascrizione, era considerata un esercizio at­ tivo; si riteneva quindi che facilitando il reperimento dei li­ bri si corresse il rischiodi trasformarla in un esercizio passivo. La memorizzazione e la comprensione erano legate alla ripe­ tizione e all’assimilazione dei testi attraverso la lettura ad al­ ca voce. Secondo i pedagoghi della dinastia Song, gli studen­ ti avevano iniziato a leggere di più senza però affinare le pro­ prie capacità redazionali; si dedicavano sempre più spesso alla lettura in silenzio, tanto che la recitazione ad alta voce d’in­ tere opere, abitualmente praticata nelle epoche precedenti, 317

t e c n ic h e t ip o g r a f ic h e

Verso la fine del X sec. la diffusione della xilografìa subì dun­ que una rapida accelerazione, e l'introduzione negli ambien­ ti ufficiali di questa tecnica di riproduzione ci permette di es­ sere maggiormente informati su questo fenomeno. Sappia­ mo, per esempio, che la tipografìa dell’Università imperiale (Guozi jia n ), ‘casa editrice’ dei Classici sotto i Zhou poste­ riori e di molte altre opere nel periodo Song, che verso il 960 disponeva di meno di quattromila tavole incise, nel 1005 ne possedeva più di centomila. Il nuovo impulso impresso dal­ l’apparato statale alla diffusione di questa tecnica non osta­ colò le attività degli stampatori privati, dei librai dilettanti o degli artigiani specializzati, ma, a causa dell’incremento del­ le attività di stampa e della dispersione dei protagonisti, ci so­ no pervenute soltanto rare e frammentarie testimonianze. Fu la stessa tecnica xilografica a determinare questa situazione; era difficile, infatti, sottoporre a un rigido controllo l’eserci­ zio di questa attività, che necessitava di pochi materiali e di mezzi finanziari relativamente modesti. Da un laro, gli stam­ patori si spostavano con una certa facilità e a volte lavorava­ no a domicilio, dall’altro, la legislazione, piuttosto limitata, teneva conto soltanto delle opere sovversive o pericolose per la sicurezza dell’Impero come i resti di astrologia, spesso le­ gati alle profezie, i calendari, le opere dedicate alle istituzio­ ni e alle questioni militari, che era rigorosamente vietato dif­ fondere all’estero e le opere temporaneamente proibite, co­ me, per esempio, quelle d'importanti personaggi caduti in disgrazia. Proprio queste interdizioni, unitamente ad altri da­ ti positivi, danno la misura della diffusione dei libri a stam­ pa; tuttavia, data la mancanza di archivi, è possibile formu­ lare soltanto considerazioni parziali.

I A SCIEN Z A IN C INA

Nel periodo .Song i centri in cui ci si dedicava alla srampa scontrarono con le stesse difficoltà. Bi Sheng. le cui espe­ si moltiplicarono. I primi testi stampati sembrano provenire rienze sono riportate da Shen Gua (1031-1095) nell’opera dal Sichuan, ma anche le capitali dei Tang, Chang’an e LuoD iscorsi in p u n ta rii p en n ello d a l Ruscello d ei sogni (Mengxì biyang, conservano molte tracce della pratica della xilografia ta n ), ritagliava i caratteri mobili nell’argilla e li faceva indu­ risalenti a quest'epoca. Il trasferimento della capitale dei Song rire sul fuoco; successivamente disponeva i tipi all’interno di a Bianliang (l’odierna Kaifeng) e poi, a partire dal 1127, a una cornice di ferro, su una lastra metallica cosparsa di una Lin'an (l'odierna Hangzhou) trasformò queste due città, e in miscela composta di resina di pino, cera e ceneri; dopo aver particolare la seconda, in grandi centri di produzione dei li­ scaldato la composizione per far sciogliere la resina, appli­ bri. Anche l'area dell’odierna regione del Fujian fu conqui­ cava sulla forma una tavola piatta per livellare l’altezza dei stata da questa attività, ma la sua produzione iniziò a essere caratteri e dava quindi inizio al processo di stampa, in tutto considerata di scarsa qualità già a partire daM'inizio della di­ simile a quello della xilografia. Quando non erano usati, i nastia Song. A dire il vero, nella mappa dei centri di produ­ caratteri erano riposti in casse disposte secondo un criterio zione dei libri a stampa dovrebbero figurare anche altre loca­ che si basava sulle rime; in alcuni casi, era previsto l’uso di lità, dal momento d ie c i sono pervenuti testi srampati a Shao- venti esemplari dello stesso tipo. Nel suo resoconto Shen xing e nelle odierne Ningbo, Jinhua, Huzhou e Nanchino, Gua osserva che i tipi di argilla erano migliori di quelli di le­ città in gran parte situate nella valle dello Yangzi. Diffon­ gno, le cui fibre erano a seconda dei casi troppo spesse o trop­ dendosi verso la Corea e il Giappone sin dall’epoca Tang, la po sottili; inoltre, a causa dell’azione dell’acqua, si creavano xilografìa conquistò anche le popolazioni sinizzate rivali dei differenze di livello ed era difficile staccarli dalla miscela di Song, tra cui quelle dei Liao (916-1125) e dei Jin (1115resina e cera. Sembra quindi che Bi Sheng non sia stato il pri­ 1234) nel Nord, e dei Tanguti Xi Xia (Xia occidentali, 1038mo sperimentatore della tipografia, o almeno che avesse fab­ 1227), ai confini nordoccidentali della Cina. Le popolazioni bricato in un primo momento i suoi tipi ritagliandoli dalle di questi imperi, che parlavano il cinese non meno bene del­ tavole da impressione, prima di abbandonare il legno per la le proprie lingue - per le quali inventarono nuove forme di terracotta. Purtroppo, nessun’opera stampata in questo pe­ scrittura derivate dal cinese - ma che hanno lasciato testi­ riodo con la tecnica tipografica è sopravvissuta. Secondo monianze scrirte relativamente modeste, praticarono la xilo­ Shen Gua, la tipografìa era più vantaggiosa della xilografia grafia soprattutto per stampare canoni buddhisti composti perché consentiva di stampare rapidamente centinaia o mi­ da migliaia di capitoli. gliaia di copie della stessa opera, dal momento che la compo­ Grazie alle scoperte effettuate da Piotr Kozlov e da Aurei sizione risultava più rapida rispetto all’incisione di centinaia Stein all’inizio del XX sec. nel sito di Kharakhoto, nell’o­ di tavole. Al contrario della tecnica xilografica, quella tipo­ dierna Mongolia centrale, sappiamo che la tecnica xilogra­ grafica prevedeva una sola tiratura, poiché la composizione fica dei Tanguti raggiunse un alto livello qualitativo e quan­ era disfatta dopo la stampa di tutte le copie e i tipi poteva­ titativo. Queste scoperte hanno inoltre permesso di risolve­ no essere riutilizzati. re, anche se in modo parziale, una questione che è stata a Il metodo di Bi Sheng fu ripreso, verso la metà del XIII lungo dibattuta, ossia quella delle tirature raggiungibili con sec., da Yang Gu, discepolo di un consigliere di Qubilay Khan, questa tecnica, spesso ritenute lim itate a poche decine di per stampare alcune opere neoconfuciane, e più tardi da mol­ esemplari. Si è a lungo creduto, infatti, che il legno, meno ti altri, sino al XIX secolo. In seguito furono utilizzai altri resistente del metallo, avrebbe sopportato un numero mol­ to ridotto d’impressioni, dimenticando che, grazie all’assenza della pressa e all’uso della spazzola, le tavole si usuravano molto lentamente. È stato dimostrato che certe opere buddhiste furono stampate in cinquantam ila copie, ma non bi­ sogna tuttavia pensare che queste tirature rientrassero nella norma; in generale si realizzavano meno di un m igliaio di copie, vale a dire un numero analogo a quello raggiunto dal­ le tirature occidentali prima del XIX secolo. La xilografìa era caratterizzata dal fatto che le tirature non erano eseguite in una sola volta, ma si effettuavano a richiesta e spesso erano limitate a un piccolissimo numero di copie; le tavole poi era­ no conservate nella previsione di nuove stampe e potevano essere affittate o vendute. L’usura e i danni (incendi, rottu­ re, insetti, ecc.) intervenivano soprattutto durante il perio­ do di conservazione. A partire dall’Xl sec. in Cina furono sperimentate diver­ se tecniche tipografiche, che però non riscossero un grande successo. Le difficoltà non erano dovute a problemi di men­ talità, a rigide concezioni ideologiche o a lim iti delle inno­ vazioni tecniche, ma al grande numero dei caratteri della Fig. 6 - Ricostruzione della matrice a caratteri mobili scrittura e alla questione cruciale della loro sistemazione e inventata da Bi Sheng tra il 1041 e il 1048, classificazione; si trattava, infatti, di ordinare molte migliaia, Pechino, Museum ofChinese History. o anche decine di migliaia di caratteri, tenuto conto dei di­ versi ‘corpi’ di essi. Tutti i tentativi di sperimentare queste La m atrice nella foto reca il testo di due pagine dei D u o m i - ,w tecniche, a iniziare da quello di Bi Sheng (m. 1051 ea.), si ta d i p e n n e llo d i i R uscello d e i so gn i di Shen Gua.

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XXVI11 - PRODUZIONI-:. C IR C O L A Z IO N E E C ES I IO N E D EI T EST I

materiali, tra cui lo stagno e successivamente il bronzo, tut­ tavia, nonostante i risultati piuttosto deludenti delle prime esperienze, il legno tornò di nuovo in uso, grazie ai perfezio­ namenti ideati da Wang Zhen tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Pubblico funzionario e autore di un Triittitto di agricoltura (N onghu), Wang Zhen fece ritagliare una serie di caratteri incisi su una tavola di legno in modo che presen­ tassero le stesse dimensioni. 1 tipi erano depositati sulla for­ ma con l'aiuto di lamelle di bambù e fìssati con dei perni. Wang Zhen lece incidere una serie di trentamila caratteri, e ia questione più diffìcile che si trovò a dover risolvere fu quel­ la della loro disposizione. 11 tempo richiesto dalla ricerca di un carattere tra migliaia di altri costituiva il principale pro­ blema della tipografia cinese, Wang Zhen, che, come i suoi predecessori, classificava i caratteri in base alle rime, ne con­ trassegnò ognuno con un numero, disponendo i tipi in casse girevoli che il tipografo maneggiava, aiutato da un assistente che indicava i diversi numeri. Nonostante queste innovazioni, la tipografìa cinese non riuscì a imporsi definitivamente sulla xilografia. Le esperien­ ze si succedevano le une alle altre, rimanendo, tuttavia, ini­ ziative private e isolate (almeno sino al XVI sec.). Eppure, la tecnica tipografica si diffuse al di fuori dei confini della Ci­ na, prima in Corea e in Giappone, dove per un certo perio­ do riscosse un relativo successo, e poi nell’Asia centrale, do­ ve fu usata dai Turchi Uiguri e dai Tanguti Xi Xia. Si tratta­ va quasi sempre di metodi di stampa basati su caratteri mobili di legno. I Coreani idearono alcune innovazioni nel campo dei tipi metallici nel XIV e soprattutto nel XV sec., quando la stamperia reale eseguì diverse fusioni di caratteri mobili metallici, adottando un sistema basato su punzoni e matrici analogo a quello delle tecniche occidentali. Sembra, turravia, che questo procedimento non fosse conosciuto dai Cinesi, che continuarono a usare i caratteri incisi. Dunque, nonostan­ te il numero non irrilevante di opere stampate con la tecni­ ca della tipografia in Cina, Corea e Giappone, il ruolo svol­ to dalia stampa a caratteri mobili non è paragonabile a quel­ lo della xilografia. L’interesse degli studiosi e degli storici, cinesi e occidentali, si è però rivolto più alle esperienze tipo­ grafiche che alla tecnica xilografica. Secondo i primi, queste esperienze attestano la ricerca di procedimenti meno costosi e meno lunghi, che richiedevano un numero ridotto di lavo­ ratori; per i secondi, invece, esse illustrano una fase di stasi e l’impossibilità di un cambiamento radicale, analogo a quel­ lo che ebbe luogo in Occidente.

4 . I CIRCUITI DEL LIBRO: BIBLIOTECHE E LIBRERIE

La diffusione dei libri stampati con la tecnica xilografica nel periodo Song e il terreno che questi ultimi sottrassero ai ma­ noscritti rimangono turtavia piuttosto diffìcili da delimita­ re. Il sistema delle tirature e l’organizzazione dei circuiti del libro, cosi come la perdita della maggior parte delle colle­ zioni, rendono estremamente arduo il compito di operare delle valutazioni quantitarive. Inoltre, la rigida distinzione tra libri accademici e libri popolari, dedicati alle conoscen­ ze ordinarie o alle credenze religiose, ha fatto sì che soltan­ to i primi fossero registrati nelle bibliografie ufficiali e nei cataloghi delle biblioteche private. L’esame degli inventari rivela che nel periodo Song si diedero alle stampe più di 110(1

titoli o edizioni; gli editori o i librai editori conosciuti era­ no invece circa 400. li libro a stampa invase a poco a poco le biblioteche, uffi­ ciali o private, anche se non alla stessa velocità, incoraggian­ do la creazione o l’arricchimento delle ‘biblioteche delle ac­ cademie’ (shuymri). La penetrazione dei libri a stampa nelle collezioni dei bibliofili fu invece meno rapida; la xilografia cinese, infatti, non determinò la scomparsa della cultura ma­ noscritta, La ragione di questo attaccamento al manoscritto va certamente ricercata nella pratica calligrafica, che aveva dietro di sé una lunga tradizione. La valorizzazione dei ma­ noscritti si basava infatti suH’apprezzainento della spontaneità della mano dei grandi calligrafi, costantemente imitati. Con eccezione delle edizioni dei Classici, pubblicate dalla stam­ peria dell’Università imperiale, ai libri a stampa in un primo momento fu riconosciuto un valore esclusivamente utilita­ rio. La Biblioteca imperiale diede prova di un interesse nei confronti dei manoscritti ancora più profondo di quello del­ le biblioteche private. Nel periodo dei Song meridionali (11271279) nella Biblioteca imperiale erano conservati 13.968 vo­ lumi manoscritti e 1721 volumi a stampa, i quali ultimi rap­ presentavano quindi soltanto !’ l 1 % del totale; tra essi figu­ ravano certamente le pubblicazioni ufficiali della Stamperia imperiale della capitale, delle agenzie ufficiali che la rappre­ sentavano nelle province o dei commissariati provinciali e de­ gli uffici del tè e del sale. La bassa percentuale dei libri a stam­ pa custoditi dalla Biblioteca imperiale dipendeva dalle pro­ cedure di acquisizione dì questa istituzione; infatti, come du­ rante le precedenti dinastie, i libri introvabili nei fondi im­ periali erano ricercati presso i privati e, quando non poteva­ no essere acquistati, erano presi a prestito e copiati. I libri a stampa xilografica erano quindi aggiunti alle collezioni esisten­ ti, senza entrare a farne parte; erano conservati in luoghi se­ paraci, in armadi a loro destinati. Per ciò che riguarda la produzione dei libri a stampa, gli organi ufficiali occupavano un posto a parte. Nell’ambico del­ l’Università imperiale fu creato un Ufficio delle pubblicazio­ ni cui fu affidato il compito di pubblicare i Classici e i testi ufficiali di storia, così come altre opere che avevano ricevuto l’ imprimatur dell’imperatore, vale a dire il codice penale, le enciclopedie, i trattari di medicina, le antologie lecterarie. e così via. Secondo alcune stime, questo ufficio pubblicò più di 260 libri; in realtà, però, esso non aveva alcuna autorità nella scelta dei testi da pubblicare, ma era semplicemence in­ caricato dell’esecuzione e del finanziamento dei progetti edi­ toriali. I libri pubblicati erano destinati alla corte, offerti in dono o messi in vendita a vantaggio dello Stato, La questio­ ne della vendita delle edizioni ufficiali e dei profitti che se ne potevano trarre sembra essere stata dibattuta in diverse occa­ sioni nei circoli imperiali. Da certe osservazioni si deduce che il prezzo di vendita doveva limitarsi a coprire le spese di fab­ bricazione, della manodopera, della carta e dell inchiostro. Il costo dell’incisione delle tavole non è quasi mai menzionato nei rari documenti sopravvissuti sui prezzi dei libri, relativi sia all'editoria pubblica sia a quella privata, che si riferiscono soltanto al loro eventuale noleggio. Le tavole delle edizioni ufficiali potevano anche essere prese a nolo da stampatori pri­ vati; a livello provinciale o locale non esisteva, in via di prin­ cipio, un ufficio specificamente incaricato della pubblicazio­ ne dei libri, in quanto questo compito era affidato all’inizia­ tiva degli amministratori, che in alcuni casi raccoglievano i fondi necessari e in altri casi pagavano con propri stipendi o

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Fig. ~ - Huang Tìngjian, poesia in settenari (saggio calligrafico); inchiostro su carta, XI secolo. Taipei, National Palace Museum.

con fondi pubblici destinati all’editoria. Un numero non ir­ rilevante di pubblicazioni era inoltre stampato dalle scuole delle prefetture e delie sortoprefetture, a riprova di un consi­ derevole sviluppo dell’insegnamento. L’editoria privata, che comprendeva grosso m odo le pub­ blicazioni commerciali dei librai e quelle dei letterati bi­ bliofili. copriva un campo più variegato di quello dell’edi­ toria ufficiale, che si occupava quasi soltanto della pubbli­ cazione dei Classici e dei testi di storia; dal momento che l'editoria privata si estendeva anche alla letteratura e ai ti­ toli raccolti nella classe dei filosofi (zi), in realtà compren­ deva n in i i testi non rientranti nelle altre tre categorie. L’e­ ditoria familiare era spesso legata ai principi della pietà fi­ liale; si riteneva, infatti, che la pubblicazione delle opere degli avi fosse un dovere per i discendenti; questa attività quindi non era basata sulla ricerca del profitto, ma sul desi­ derio di perpetuare il ricordo dei propri parenti. Le pubbli­ cazioni dei librai avevano, al contrario, intenti di natura ar­ tigianale e commerciale. Sembra che fattività di stampato­ re si accompagnasse spesso a quella di commerciante di carta o d’im m agini popolari a stampa. Tra i cinquanta nomi di editori commerciali dell’epoca Song, censiti a Hangzhou, nelle regioni vicine e nel Fujian, a partire da opere soprav­ vissute o loro facsimili, alcuni sono noti per aver esercitato a lungo questa attività, come, per esempio, la fam iglia Yu di Jianyang, che si dedicò alla stampa dall’Xl sec. sino all’ini­ zio del periodo Q ing (1644-1911 ). In generale, gli stampa­ tori svolgevano la loro attività in un contesto familiare, nel senso ampio del term ine, con l’aiuto di uomini e donne. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, ci sono pervenuti sol­ tanto i nomi degli incisori, che sono segnalati sulle pagine stampate al centro della tavola. All’incisione di un’opera in cento capitoli potevano lavorare anche cinquanta xilografi che si dividevano tra loro le tavole. Un certo numero di co ­ lop h on degli stampatori che appaiono in alcuni libri a stam­ pa dimostrano che spesso le edizioni commerciali - quelle cioè che si proponevano esclusivamente scopi di lucro - ope­ ravano sotto la copertura delle ‘scuole fam iliari’ ( jin sh u ), ma non sempre è possibile sapere se le opere in questione fos­ sero pubblicate per scopi realmente pedagogici. Durante la

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dinasti.i Song, le norme che regolavano i diritrì di pubbli* a. imi* uihironn alcune modifichi e la volontà di commilo ilei potere in un primo momento si esercirti sul contenu­ to dei libri; furono infatti emanati molti editti che impone­ vano agli editori di sottoporre i resti a una commissione ine.irle.ita di antori/zartie la pubblicazione e di consegnare, dopo aver ottennio l'approvazione, una copia dell'opera al­ la biblioteca imperiale. Sembra, tuttavia, che queste misu­ re bisserò applicate con una certa discontinuità; inoltre, gli editori privati si avvalsero dei riconoscimenti ottenuti dal­ lo Stato, esibendo in bella vista l’autorizzazione e usando­ la a fini pubblicitari, come una garanzia di qualità. A vol­ te le tavole erano depositate presso i servizi amministrativi, dove potevano essere prese in prestito, dietro pagamento di una certa somma, per eseguire nuove tirature. L’incessante sviluppo del libro a stampa spinse poi gli editori privati a ri­ correre a pratiche illecite, tra cui ricordiamo la stampa di edizioni private camuffate da edizioni ufficiali e la pura e semplice pirateria editoriale. Per quanto riguarda questo aspetto dell’editoria, le informazioni a nostra disposizione sui circuiti librari e sul loro mercato purtroppo non forni­ scono molti elementi per valutare la diffusione dei testi stam­ pati tra la popolazione; i dati sull’alfabetizzazione sono pres­ soché inesistenti e consentono tutt’al più di raffrontare il netto aumento dei libri stampati con quello dei candidati ai concorsi ufficiali.

5 . B i b l i o g r a f i e e d i f f u s i o n e d e l sa p e r e

I cambiamenti causati dalla diffusione dei libri xilografici non riguardarono soltanto il pubblico dei lettori e degli utilizza­ tori dei libri, ma diedero origine anche a un’evoluzione nel campo del sapere; gli strumenti a nostra disposizione per de­ finire il ruolo svolto dalla stampa sono però molto limitati. Raffrontando cataloghi bibliografici di epoche diverse, per esempio quelli compilati durante le dinastie Tang e Song, si osserva un’evoluzione sia quantitativa sia qualitativa. Lo stu­ dio delle bibliografìe ufficiali rivela un considerevole aumento del numero dei titoli e dei volumi nel passaggio tra le due di­ nastie, che pure ebbero una durata pressoché equivalente; per esempio, il numero dei titoli censiti nel periodo Song è tre volte maggiore di quello registrato durante l’epoca Tang. Que­ sto aumento fu probabilmente determinato da due circo­ stanze: da un lato, la xilografìa permise una diffusione dei te­ sti molto più ampia di quella consentita dalla trascrizione, li­ mitando i rischi di perdita e facilitando la trasmissione delle opere, dall’altro lato, incoraggiando gli autori a pubblicare i loro lavori, l’utilizzazione di questa tecnica determinò un net­ to aumento dei titoli. Al di là di queste considerazioni elementari, lo studio del­ la nuova produzione rivela dati interessanti. Così, i cataloghi bibliografici non subirono quasi alcuna modifica per quanto riguarda la struttura e le classificazioni; certi campi, tuttavia, registrarono una lenta evoluzione e altri si ampliarono in mo­ do considerevole. Le quattro categorie in cui era riunito l’in­ sieme del sapere (Classici, storia, belle lettere, filosofi) su­ birono una crescita differenziata; i titoli infatti aumentarono a seconda dei casi da due a quattro volte rispetto all’epoca precedente. I Classici e i testi di storia, che erano la punta di diamante della produzione xilografica ufficiale, registrarono

X X V I I I - P R C ID U ’ I O N I ' . : -| R i.« >L V / .IU N I' li ‘ t I- . T I O N F . D P I I F S T I

laumenro meno rilevarne. In effetti, si trattava in gran par­ te di riproduzioni a stampa di una serie numerosa ma già di­ sponibile di opere, e il mimerò delle r.iceolte di glosse e dei commentari rimaneva, nonostante rutto, piuttosto limitato. Le opere letterarie subirono un alimento piti significativo, de­ terminato senza dubbio dalla semplificazione delle procedu­ re di pubblicazione derivanti dall'uso della stampa. L'incre­ mento più rilevante riguardò le opere inserire nella categoria dei filosofi, che in realtà riuniva - come si è detto - tutti i ti­ toli che non potevano essere collocati altrove e che raccoglieva le diverse conoscenze dei 'maestri', indipendentemente daj loro contenuto: l’eredità dei pensatori dell’Antichità, rag­ gruppati in diverse tendenze; la scienza e la tecnica, che com­ prendevano l’astronomia e la matematica, l’arte della guerra, la divinazione e la medicina, così come le enciclopedie. Nes­ suno dei generi nati nell’Antichità registrò un forte incre­ mento. a eccezione delle raccolte di aneddoti, i