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ISPROSPECIALI Operazione «Boat People»
ISPROSPECIALI
OPERAZIONE «BOAT PEOPLE» Luglio – Agosto 1979 a cura di Lorenzo Alessandrini - DPC
Origini del problema Il problema dell’esodo dei profughi indocinesi nasce con la riunificazione del Vietnam e l’avvento dei regimi comunisti in Cambogia e Laos. In Vietnam esso si concretizza, in un primo momento, con la fuga dal Paese di elementi in qualche modo collegati con il Governo Sud Vietnamita o, ad ogni modo, contrari all’impostazione ideologica del nuovo regime. L’esodo assume dimensioni ben maggiori allorché il governo di Hanoi decide nel 1976 di socializzare tutte le attività commerciali e dispiega apertamente la propria impostazione di fondo contraria alla permanenza nel Paese di vietnamiti di origine cinese che, tra l’altro, erano nelle tormentate regioni meridionali i maggiori detentori delle attività commerciali private. L’espulsione forzata dei vietnamiti di origine cinese (che porta all’accoglimento di 200mila di essi nella RPC) s’inquadra nel crescente attrito e nell’antagonismo tra Hanoi e Pechino per il predominio nella Penisola Indocinese ed è tra le cause dirette della crisi conflittuale esplosa tra i due Paesi. Alla base dell’esodo dei profughi della Cambogia e del Laos sono la stessa ostilità che i predetti regimi dimostrano verso i loro cittadini di origine cinese, oltre che le disumane condizioni di vita imposte dal Governo di Pol Pot e lo stato di permanente conflittualità che da tempo regna nel Laos.
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I Paesi e i problemi della prima accoglienza
Tra il 78 e il 79, con l’ufficializzazione della disponibilità manifestata dal Gover no di Hanoi all’ONU e all’UNHCR di «consentire l’espatrio» (sic) dei vietnamiti che intendessero abbandonare il paese, nei limiti di 10.000 unità mensili, il problema assunse dimensioni ancora più drammatiche che in precedenza sia per gli esuli stessi, sia per i Paesi di primo accoglimento, Hong Kong e Macao, che ricevevano anch’essi in prima l’«urto» dei profughi dell’Indocina. Infatti i rifugiati in Malaysia arrivarono alla quota di 75.000 unità, quelli in Thailandia a 170 mila unità, quelli in Indonesia e nelle Filippine a 20.000 unità, Impostazione del problema sul quelli in Hong Kong a 40 mila unità. piano internazionale Di fronte a questa situazione, i governi dell’ASEAN (Associazione delle nazioni del sudest asiatico) reagirono dapprima attraverso la convocazione in Giakarta di una Conferenza Internazionale, con la partecipazione anche dell’UNHCR, per la creazione nell’isola di Galang di un «centro di risistemazione» per i profughi nel passaggio dalla fase di primo accoglimento a quella di accoglimento definitivo. L’iniziativa indonesiana venne accolta dalla Conferenza (15 maggio 1979), che decise l’avvio di uno «studio di fattibilità» per la sua realizzazione. Un’altra offerta di territorio per l’istituzione di un secondo «centro di risistemazione» venne avanzata dal governo filippino. Ma intanto, di fronte all’ulteriore aggravarsi della situazione ed al rischio che nei mesi successivi essa si accentuasse con l’esodo forzato dal Vietnam di tutti gli oriundi cinesi, i governi di primo accoglimento dei profughi decisero l’adozione di misure drastiche, non giustificabili a livello umanitario nemmeno alla luce degli indubbi, sproporzionati oneri che essi
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erano stati costretti fin lì ad assumersi nell’ambito della drammatica vicenda. Il Governo di Hong Kong decise così di impedire l’ulteriore sbarco sul proprio territorio di profughi indocinesi. Il Governo tailandese decise di espellere i profughi cambogiani (circa 40mila) entrati negli ultimi mesi nel proprio territorio e cominciò ad attuare tale decisione. Anche il Governo malaysiano decise l’espulsione dell’intero contingente dei profughi indocinesi ospitati nei propri campi e cominciò a dare esecuzione a tale decisione. I gover ni indonesiano, tailandese, malese coordinarono inoltre l’azione delle loro flotte al fine di evitare lo sbarco nei propri paesi di ulteriori contingenti di profughi.
La drammatica situazione che si andava creando con l’esodo massiccio dal Vietnam, dal Laos e dalla Cambogia fu posta dall’Alto Commissario da parte dell’UNHCR delle Nazioni Unite all’ordine del giorno di una riunione Internazionale (da lui convocata appositamente a Ginevra nel dicembre 1978) dei rappresentanti dei Paesi firmatari della Commissione di Ginevra (quindi tutti Paesi occidentali) per sollecitare contributi finanziari ad hoc (vd. allegato A, con l’elenco dei contributi annunciati), nonché l’accoglimento di maggiori aliquote di profughi da parte dei Paesi aventi strutture economico-sociali idonee per tale operazione o legami storici, tradizionali con l’Indocina, consistenti in collettività indocinesi già residenti sul proprio territorio nazionale (vd. allegato B con la statistica dei profughi indocinesi giunti dal 1975 negli Stati Uniti, in Francia, in Australia, in Canada, nel Regno Unito, nella RFG, nel Belgio). A titolo simbolico di solidarietà umanitaria, anche altri Paesi furono in grado di annunciare nella riunione di Ginevra l’intendimento di ospitare nuclei familiari di profughi indocinesi (vd. allegato C con l’elenco comprendente anche le disponibilità simboliche di accoglimento annunciate).
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Prospettive Internazionali di soluzione del problema A seguito della drammatica evoluzione del p ro bl e m a n e l l e u l t i m e s e t t i m a n e (accresciuto esodo; misure cogenti decise dai paesi di primo accoglimento), il Primo Ministro Britannico Margaret Tatcher propose al Segretario Generale delle Nazioni Unite la convocazione di una Conferenza Inter nazionale da cui potessero emergere decisioni idonee ad avviare a soluzione , o almeno a concretamente alleviare, il problema dei profughi indocinesi. La proposta fu esaminata nel corso della riunione ministeriale di Cooperazione politica dei Nove del 18 giugno 1978. I Ministri degli Esteri approvarono una apposita Dichiarazione dei Nove sulla necessità che la Comunità internazionale venisse chiamata ad affrontare solidalmente il problema, e sull’esigenza di evitare che un’eventuale Conferenza Internazionale si collocasse in un quadro essenzialmente politico e diventasse così un Foro di polemiche tra cinesi e sovietici più che una sede di ricerca di soluzioni pratiche a favore dei profughi indocinesi. Fu concordato dai Nove un loro intervento presso l’Alto Commissario delle Fusce ac leo Purus, in consectetuer Proin in sapien. Fusce urna magna,neque eget lacus. Maecenas felis nunc, aliquam ac, consequat vitae, feugiat at, blandit vitae, euismod vel.
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Nazioni Unite per i Rifugiati affinché figurasse sua l’iniziativa di chiedere la convocazione da parte delle Nazioni Unite di tutti i paesi coinvolti e, quindi, non solo dei firmatari della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Ciò ad evitare una diretta richiesta al Segretario Generale dell’Onu che già in partenza avrebbe qualificato ad alto livello politico tutta l ’ o p e r a z i o n e, a l l a q u a l e i N ov e riconoscevano carattere di estrema emergenza. Nel corso del vertice europeo svoltosi a Strasburgo il 21- 22 c.m. , i Capi di Governo dei nove ribadirono la necessità che la Conferenza Internazionale, da tenersi nell’ambito delle Nazioni Unite, avesse esito positivo per evitare qualsiasi azione o impostazione che, invece di alleviare la situazione, potesse portare un suo aggravamento. E’ in questa ottica che l’allora Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, dopo aver trasmesso agli altri Capi di Governo un t e l e g r a m m a d e l P re s i d e n t e d e l l a Re p u b b l i c a c h e s o l l e c i t av a u n atteggiamento concorde dei Nove in materia, dichiarò che «dinanzi ad un problema umanitario così toccante devono mettersi da parte tutte le altre questioni, non complicando le cose con le
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polemiche russo-cinesi, che vanno valutate in altra sede». Tale posizione dell’Italia - consona, del resto a quella del Segretario Generale dell’Onu favorevole ad una convocazione a breve scadenza della Conferenza a condizione che essa rimanesse circoscritta agli aspetti umanitari del problema- non coincideva con quella (Stati Uniti) che avrebbe voluto far precedere la Conferenza da una riunione del Consiglio di Sicurezza: ciò che forzatamente avrebbe dato all’intero dialogo una intonazione politica. Provvedimenti Italiani L’impostazione squisitamente umanitaria che da parte italiana si intese dare agli incontri e alle decisioni, costituiva la naturale proiezione a livello Internazionale dell’azione già avviata dal Governo italiano sul piano interno per contribuire all’attenuazione del dramma dei profughi indocinesi. In una riunione svoltasi il 9 maggio 1979 a Palazzo Chigi su iniziativa del Presidente del Consiglio- alla quale presero parte i rappresentanti delle Amministrazioni statali competenti e delle Associazioni che operavano a favore dei profughi- il Governo ribadì infatti la sua decisione e la sua disponibilità ad accogliere in Italia i profughi indocinesi per i quali risultasse possibile trovare un’idonea sistemazione. La procedura più efficiente era stata individuata nel predisporre all’arrivo in Italia di nuclei di famiglie di profughi indocinesi comprendenti fino a un totale di 100 unità per ogni trasferimento, da ospitare presso le apposite strutture delle amministrazioni italiane secondo un piano di ingresso e distribuzione graduali e successivi. Tale arrivo sarebbe stato in relazione alle disponibilità di occupazione e di impiego dei capi famiglia nella realtà lavorativa del nostro Paese. Realizzato tale collocamento, i posti disponibili sarebbero stati utilizzati con
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l’ulteriore arrivo di altri 100 profughi indocinesi da collocare nella realtà lavorativa italiana e così di seguito. Si stabilì uno stretto collegamento tra le Amministrazioni Statali e le predette Associazioni al fine di individuare sollecitamente le concrete possibilità di lavoro in Italia per i profughi indocinesi, nonché di identificare quei profughi – ospitati nei campi di primo accoglimento del sud est asiatico- effettivamente intenzionati a trasferirsi nel nostro Paese. Nelle settimane successive tale collaborazione realizzò l’organizzazione di un primo trasferimento in Italia di uno scaglione di 100 profughi indocinesi, provenienti dalla Malaysia e dalla Thailandia. L’interessamento del Governo italiano per il problema portò anche ad altre decisioni concrete. Il Ministro degli Esteri Forlani dispose lo stanziamento sui fondi dello stesso Ministero degli esteri, di 120 milioni di lire da devolvere con effetto immediato all’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite quale specifico contributo straordinario per i profughi del Vietnam. Fu acquisita la disponibilità del Ministero del Tesoro all’erogazione di un altro contributo straordinario di 250 milioni di lire, per il quale fu predisposto un apposito provvedimento legislativo. Fu infine messo in cantiere presso il dipartimento alla Cooperazione allo Sviluppo dello stesso Ministero degli Esteri lo stanziamento di altri contributi finanziari per un ammontare complessivo di 300 milioni, da assegnare a vari programmi realizzati da organismi internazionali a favore di rifugiati dell’Indocina. Sul bilancio dello Stato , oltre agli impegni suddetti, vennero assunti gli oneri per l’assistenza a quei nuclei familiari di profughi dell’Indocina, sul piano di una doverosa solidarietà umana, in attesa dell’avvio verso altri Paesi nei quali essi avevano optato di sistemarsi, sia per un loro inserimento
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definitivo nel contesto socio-economico e lavorativo italiano. L’Italia partecipò, inoltre, allo sforzo di solidarietà posto in essere a livello comunitario, che si era concretizzato in quel periodo sul piano fi n a n z i a r i o c o n l a d e v o l u z i o n e all’UNHCR in favore dei profughi indocinesi di 6.300.000 di dollari da aggiungersi a 300mila già assegnati a tal fine dall’inizio dell’anno 1979.
Allegato C
Elenco comprendente anche la disponibilità simbolica di accoglimento di profughi annunciata alla Conferenza di Ginevra. Belgio 300 Danimarca 210 Allegato A Francia 12.820 RFG 730 Norvegia 400 Elenco dei contributi annunciati alla Svizzera 400 Regno Unito 500 Stati Uniti Conferenza di Ginevra (dic. 78) per i 51000.
I Boat People Il ruolo dell’Italia Sul fronte italiano, intanto, la macchina della solidarietà cresceva assieme alla sensibilità del mondo politico e dell’opinione pubblica sulla vicenda. Nell’intento di individuare e promuovere tutte le possibili soluzioni e iniziative per far fronte alla drammatica vicenda, e mentre alla Camera dei deputati venivano presentate alcune proposte di legge con i quali si disciplinava l’accoglimento dei profughi mediante la c o n c e s s i o n e d e l d i r i t t o d i a s i l o, l’assegnazione ai capifamiglia di un sussidio e la loro iscrizione alle liste di collocamento, il 25 di giugno del 1979 il Consiglio dei Ministri stabilì di creare in seno alla Presidenza del Consiglio un Comitato di Coordinamento delle iniziative pubbliche e private a favore dei profughi del sud est asiatico, chiamando a dirigerlo l’On. Giuseppe Zamberletti. Il Comitato, si riunì subito il 27 giugno presso la Presidenza del Consiglio, con all’ordine del giorno la trattazione immediata del problema e l’individuazione di una soluzione condivisa.
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profughi indocinesi. Statistica dei profughi indocinesi giunti dal 1975 negli : Stati Uniti 75.800 Francia 48.250 Australia 18.414 Canada 11.365 Regno Unito 1.364 RFG 3.182 Belgio 1.240
Fin da questa prima riunione, il comitato rilevò l’assoluta opportunità di ‣ razionalizzare i rapporti con Regioni e Comuni per far conoscere i diversi problemi da affrontare; ‣ intervenire in difesa della vita dei profughi imbarcati su natanti inidonei e continuamente esposti al pericolo di
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naufragi, con navi portaelicotteri dotte di adeguato servizio sanitario a bordo; ‣ attuare gli opportuni contatti internazionali in vista di ulteriori impegni. Per questo si stabilì di: 1. inviare nei mari cinesi due incrociatori porta elicottero (Vittorio Veneto e Andrea Doria) e una nave appoggio logistica (Stromboli) per salvare i naufraghi vietnamiti; 2. imbarcare sulle navi viveri ed effetti letterecci per almeno 700 persone, nonché un adeguato numero di medici ed attrezzature sanitarie; 3. richiedere il transito delle nostre navi nei mari della Thailandia, della Malaysia e di Singapore, onde poter raccogliere liberamente eventuali profughi; 4. richiedere l’autorizzazione per il necessario rifornimento delle navi nel porto di Singapore.
Con l’accoglimento di quella proposta, l'iniziativa dello Stato italiano, da operazione di carattere puramente umanitario e di accoglienza, cominciava a trasformarsi in un qualcosa di assai più complesso, che integrava una serie di importanti elementi di carattere operativo agli aspetti legati alla pura solidarietà dell’impostazione originaria, cominciando quindi a prendere evidenti e precisi contorni di operazione di protezione civile internazionale. Solo in questo modo era definibile infatti un’operazione di soccorso di naufraghi in mare aperto che versavano certamente in condizioni umane inenarrabili.
Parte l’operazione Boat People L’operazione «boat people» ebbe inizio nei giorni 4 e 5 luglio 1979, con la partenza da Taranto e da La Spezia, per Singapore, degli Incrociatori «Vittorio Veneto» e «Andrea Doria» e della nave appoggio «Stromboli», agli ordini dell’Ammiraglio Agostinelli. L’onere Conseguentemente, il Presidente del aggiuntivo previsto sul Bilancio dello Stato Consiglio, facendo sue le proposte del per l’operazione era di 4 miliardi di lire. Comitato rappresentategli da Zamberletti, dispose l’effettuazione di un’operazione di La «Vittorio Veneto» aveva alla partenza soccorso, da attuarsi con navi della un equipaggio di 360 uomini, l’«Andrea Marina Militare, alle quali, oltre Doria» di 500 e la «Stromboli» di 115. l’operazione di salvataggio in mare, fu Sulle navi vennero imbarcati viveri ed affidato anche il compito di trasportare in effetti letterecci per ospitare 840 persone Italia i profughi che lo desiderassero. in condizioni normali e 945 in condizioni Incrociatore Portaelicotteri Vittorio Veneto
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di emergenza. L’obiettivo principale era naturalmente il soccorso della gente in mare o, in subordine, l’imbarco di coloro che lo avessero chiesto. Comunque una missione umanitaria che doveva riuscire. Al fine di poter documentare in maniera trasparente ogni dettaglio dell’operazione, venne consentito l’imbarco ai rappresentanti della stampa e della TV, che documenteranno con resoconti memorabili le ore della ricerca e del soccorso dei profughi. La mattina di sabato 21 luglio 1979, con quattro giorni di anticipo sul previsto, le tre navi gettarono l’ancora subito fuori dal porto di Singapore. Il 23 di luglio l’On. Zamberletti arrivò a Singapore, ove tenne una Conferenza Stampa di informazione sulle finalità e le modalità dell’operazione. Le navi cominciarono il pattugliamento, mediante l’utilizzo dell’eco radar per la rilevazione delle imbarcazioni in mare e della ricognizione con elicotteri per il l’individuazione e il riconoscimento di eventuali barche di profughi. All’alba del 26 luglio 1979 avvenne il primo rinvenimento di profughi: 128 vietnamiti che si trovavano alla deriva su un barcone, vennero presi a bordo del Vittorio Veneto a 90 miglia dalla costa della Malaysia: partiti dal Vietnam, avevano dovuto sopportare un abbordaggio e una razzia da parte di pirati tailandesi. Tutti debilitati, si trovavano in quella barca senza mangiare da 12 giorni, e da 9 erano alla deriva perché senza motore. Avevano issato come bandiera un telo mimetico, assieme a uno straccio con la scritta SOS fatta con catrame. Con l’occasione si scoprì che non si trattava solo di vietnamiti di origine cinese, che anzi risultavano una minoranza: la fuga dal Vietnam «liberato» era divenuta ormai, dopo qualche anno, un fenomeno di massa per i cittadini dell’ex Vietnam
del Sud perseguitati dal gover no «liberatore» comunista e oppressi dalla miseria provocata dal nuovo regime. La sera stessa, altre due imbarcazioni con 68 profughi a digiuno da cinque giorni furono tratte in salvo dall’«Andrea Doria». In totale furono dunque 196 i profughi effettivamente sottratti ai flutti ai quali erano abbandonati alla deriva con rischio di naufragio e affondamento oppure di morte per stenti. Al mattino del 31 luglio, infatti, le tre navi italiane imbarcano altri 319 profughi incrociati al largo della costa malaysiana, mentre venivano trascinati al largo su quattro barconi da una motovedetta malese per essere abbandonati in alto mare, dopo un’odissea cominciata a Bac Lieu, in Vietnam, il 18 giugno. Al momento del contatto e dell’offerta di accoglienza italiana, la vedetta malese rese, riconoscente, gli onori alle unità navali italiane, soprattutto per aver impedito l’ennesimo abbandono ai flutti di tanti poveri esseri umani. E ancora 392 profughi, i più malandati tra tutti, selezionati e concordati stavolta da Zamberletti con le autorità malesi tra quelli che si trovavano bloccati sulle loro barche lungo le spiagge, e che vennero trascinati nel pomeriggio fino alla nave da due motovedette. Il totale finale fu così di 907 profughi, che costituiva il carico massimo previsto per le navi. Le tre unità da guerra italiane ripartirono da Singapore il 3 agosto 1979. Nei giorni successivi gli ospiti diminuiranno a 895, per lo sbarco di alcuni ammalati (un caso grave di scabbia, un probabile tumore, una gestazione difficile, due casi di grave deperimento) assieme ai parenti che li accompagnavano e li assistevano. Il viaggio di ritorno fu viaggio di conoscenza, di contatti umani, di scambio di esperienze fra i salvati ed i soccorritori. I profughi mostrarono molta riconoscenza
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Nave trasporto appoggio logistico «Stromboli»
per il trattamento ricevuto, per i tre pasti a l g i o r n o e l e c u r e m e d i c h e, e applaudirono freneticamente quando a pranzo venne servito il pollo, che nel Vietnam «liberato» costava un occhio della testa. Consuntivo finale della missione furono 2600 miglia percorse, 75 ore di volo di perlustrazione degli elicotteri, 1100 imbarcazioni individuate con il radar e quindi identificate, 25000 Km. quadrati di oceano esplorato. Il 20 agosto 1979, con circa un giorno di ritardo sulla tabella di marcia dovuto alle avverse condizioni meteorologiche sopportate nel Golfo del Bengala, le navi fecero rientro a Venezia. Da qui i profughi vennero dirottati verso i centri di raccolta nel frattempo predisposti, scortati da pattuglie della Polstrada.
I centri di raccolta ove i profughi av rebbe ro attes o la s is tem az i o n e definitiva, furono predisposti dalla Direzione Generale dei Servizi Civili del Ministero nel modo seguente: ‣ Colonia della CRI a Sottomarina di Chioggia (VE) per 300 posti; ‣ Centro residenziale del Ministero dell’Interno a Cesenatico (FO) per 330 posti; C e n t ro d e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n e ‣ Provinciale di Treviso Loc. S.Artemio per 130 posti; ‣ Centro Assistenza Profughi Stranieri «Padriciano» di Trieste per 150 posti. Furono messi a disposizione per i casi di necessità anche il Centro di Assistenza di Capua e la colonia di Marina di Jesolo, con disponibilità di circa 300 posti.
La situazione generale Intanto, la gravità e l’urgenza della questione indocinese stava or mai esplodendo ovunque: l’UNHCR stimava che in pochi mesi, dai 5000 del febbraio 79, i «boat people» erano divenuti oltre 50.000 in maggio- giugno. In tutta l’Italia (dove nel frattempo profughi vietnamiti, laotiani e cambogiani venivano raccolti anche con altre
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modalità dalla Caritas presso i campi di accoglienza per essere trasferiti in Italia), fioccavano le offerte di lavoro e di disponibilità all’accoglienza per le famiglie di profughi che sarebbero dovuti arrivare in Italia. Associazioni, Parrocchie, privati cittadini scrissero ripetutamente al Comitato manifestando la propria
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adesione e la disponibilità ad ospitare e a dare lavoro ai vietnamiti. Dal punto di vista organizzativo, dopo un incontro con i rappresentanti delle Regioni, alle quali venne richiesto da Zamberletti il coordinamento al livello regionale delle operazioni di incetta e organizzazione delle offerte, il Comitato per gli Interventi di Soccorso ai Profughi stabilì la costituzione di appositi Comitati Provinciali come principali interlocutori del Comitato e delle Regioni, che vennero incaricati della promozione e della raccolta delle offerte. Vennero inoltre individuati nelle Prefetture, coadiuvate dagli Uffici Provinciali del Lavoro e dai Provveditorati agli Studi, gli organi provinciali deputati alla cernita e alla valutazione delle offerte per il successivo indirizzamento ai singoli nuclei familiari. Con la formazione il 4 agosto 1979 del nuovo Governo, presieduto da Francesco Cossiga, cessarono le funzioni del Comitato di Coordinamento degli aiuti ai profughi, che verrà sciolto definitivamente l’8 settembre, trasferendo le sue funzioni al Ministero dell’Interno. Giuseppe Zamberletti, nominato Sottosegretario agli Affari Esteri, proseguì da lì durante il mese di agosto l’opera di direzione delle operazioni di soccorso in mare ai profughi, oltre al difficile lavoro di tessitura e mantenimento dei rapporti diplomatici col Governo di Hanoi, che interpretò negativamente l’operazione navale italiana, (sostenuto in questo anche dal Governo Indonesiano), e protestò ufficialmente con un comunicato in cui si accusava l’Italia di volere attirare in mare i vietnamiti, invogliando la gente all’esodo proprio nel momento in cui il Vietnam stava onorando l’impegno preso con la Conferenza di Ginevra di bloccare le partenze dei profughi. Radio Hanoi definiva l’operazione «azione criminale». Anche gli americani, che si stavano rendendo autori di una performance umanitaria navale con la loro VII flotta,
pagarono il loro pegno subendo gli attacchi velenosi della Pravda di Mosca, che definì una «gigantesca farsa» l’operazione messa in atto dalle unità della settima flotta statunitense per salvare i profughi indocinesi, ed arrivò a scrivere anzi che la presenza di navi da guerra al largo delle coste vietnamite metteva in pericolo la pace nel sud-est asiatico. La Agenzia Tass sostenne che «le navi di soccorso si prefiggono di espandere la presenza militare americana nel sud pacifico per intimidire e demoralizzare i popoli del sud est asiatico». L’accusa era naturalmente quella di lavorare per qualche oscuro obiettivo strategico della NATO. Fu lo stesso Partito Comunista Italiano, per bocca dell’On. Franco Calamandrei, a prendersi il compito di rintuzzare una siffatta ingiusta accusa, mentre dall’Agenzia Nuova Cina cominciarono di converso ad arrivare espressioni di apprezzamento e incoraggiamento, e il «Quotidiano del Popolo» di Pechino, organo del Partito Comunista Cinese, si occupò di confutare la tesi dell’Agenzia Tass, additando tra l’altro i sovietici quali «complici» e «manovratori crudeli» delle nefandezze perpetrate dalle autorità vietnamite. Nella corsa alla raccolta dei naufraghi, le Forze Armate italiane e statunitensi non furono proprio sole. In mare erano presenti anche il mercantile norvegese «Lysekil», che raccolse 256 profughi, mentre un cargo americano noleggiato da protestanti, la «See Sweep», salvò 46 profughi. A differenza della performance italiana realizzata nel Mare Cinese, che per le sue modalità suscitò l’ammirazione degli americani e l’invidia di almeno una parte dell’opinione pubblica ing lese, rappresentata dal Daily Telegraph che parlò velenosamente di soccorsi «Italian Style», ben più sofferto sviluppo soprattutto in termini di difficoltà organizzative- ebbe il seguito delle
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operazioni di accoglienza e sistemazione in Italia dei profughi. Le realtà associative e umanitarie coinvolte nell’organizzazione lamentavano il ritardo nella discussione della proposta di legge per la regolarizzazione, chiedevano la velocizzazione dell’erogazione dei soldi ai profughi e l’apertura immediata delle scuole di lingua italiana. I centri di raccolta rischiavano in effetti di somigliare più a dei dormitori che a comunità di accog lienza. Il tutto sembrava riconducibile soprattutto alla difficoltà di individuare un interlocutore preciso e affidabile nella grande struttura della Direzione per i servizi civile del Ministero dell’Interno cui era stata trasferita tutta la competenza al coordinamento degli aiuti. Alcuni aspetti normativi complessi contribuivano ad aggravare il sistema. Ad esempio, nel campo delle offerte di lavoro, succedeva che gli enti locali coinvolti nella raccolta di fondi e di posti di lavoro, non riuscivano ad individuare posti pubblici, che erano preclusi per ovvie limitazioni di cittadinanza in assenza di una normativa di regolarizzazione che non arrivava. Così i c o m i t at i re g i o n a l i d i c o n t ro l l o annullavano puntualmente le delibere degli enti territoriali e delle ASL per illegittimità. Le associazioni incalzavano Incrociatore «Andrea Doria»
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sostenendo, non si sa bene con quanta attendibilità, che altri paesi stavano riuscendo a velocizzare meglio procedure e operazioni. Il sistema individuato poggiava su una prima fase di assistenza da garantirsi a cura dello Stato e di una seconda, legata alla ricognizione puntale delle risorse e all’offerta di disponibilità raccolta dagli enti locali, la cui organizzazione e la cui ottimizzazione, sotto il coordinamento delle regioni, veniva posta in capo ai Comitati provinciali e agli Uffici periferici dello Stato. In tal senso si era espresso già ai primi di luglio l’ancora operante comitato di coordinamento, che doveva tener conto sia dell’esigenza manifestata da Zamberletti di coinvolgere non solo le associazioni confessionali e caritatevoli nell’avventura, ma soprattutto le regioni e gli Enti locali, sia delle difficoltà che derivavano dall’impossibilità giuridica di equiparare sul fronte lavorativo i rifugiati con gli italiani. Tale difficoltà era peraltro già stata manifestata in occasione della riunione a Palazzo Chigi del 9 maggio, in cui la politica del governo nei confronti del problema era stata definita, e in cui era stato evidenziato come il conferimento eventuale dello status di «rifugiato» ai profughi del Vietnam avvenisse al di fuori
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della previsione della Convenzione di Ginevra, che come è noto si riferiva ai soli profughi europei (e da lì la necessità di presentare – come fu fatto dall’On. Merloni ma anche da altri) una proposta di legge sostanzialmente derogatoria delle regole vigenti. Le difficoltà organizzative e burocratiche non fermarono comunque l’operazione intrapresa e i suoi effetti benefici successivi. Oggi, a distanza di venticinque anni, tanti e tanti di quei vietnamiti sono perfettamente integrati nel nostro Paese.
Essi si sono fermati ed in vario modo inurbati nel tessuto sociale ed economico delle nostre comunità. Si trattò dunque di un’operazione brillante, che la Protezione Civile Italiana n o n p u ò n o n r i c o r d a r e, p o i c h é rappresenta uno dei maggiori successi operativi del sistema Italia dal dopoguerra ad oggi. E a conclusione valgano le parole che ebbe a pronunciare Giuseppe Zamberletti in quei giorni: «Anche noi siamo capaci di cose grandi».
Documenti Istruzioni Maristat per avvio operazione PRIORITA’ DA MARISTAT A COMGRUPNA V OTTO PERCO GABINETTO DIFESA STAMA DIFESA CINCNV RISERVATO = 30/ ARGOMENTO: MISSIONE SOCCORSO PROFUGHI VIETNAMITI RIFE: A. MIO 30 / 12028 GDO 030930B LUG 79 (NOTUT) B. MIO 30 / 12072 GDO 031902B LUG 79 (NOTUT) C. VOSTRO 0051 GDO 17123OF LUG 79 (NOTUT) AT SCIOGLIMENTO RISERVA CUI PARA DUE RIFE ALFA COMUNICANSI SEGUENTI ULTERIORI ISTRUZIONI. 1. SCOPO MISSIONE ASSEGNATA CODESTO COMANDO EST SOCCORSO VITA UMANA IN MARE. COMPITO PRIMARIO EST PERTANTO SALVATAGGIO NAUFRAGHI ET/AUTPROFUGHI IN PERICOLO AT BORDO NATANTI INCAPACI TENERE ULTERIORMENTE MARE PER P RO P R I E C O N D I Z I O N I G A L L E G G I A B I L I T À AU T P E R SOVRAFFOLLAMENTO AUT PER CARENZA VIVERI- ACQUACOMBUSTIBILI. PREDETTO SALVATAGGIO DEVE ESSERE INTESO SIA SOTTO ASPETTO RECUPERO AT BORDO UNITÀ GRUPNA V OTTO TUTTI COLORO CHE NON RIFIUTINO ESPLICITAMENTE LORO TRASPORTO IN ITALIA ANCHE COME “PAESE DI TRANSITO”, SIA S O T TO A S P E T TO F O R N I T U R A G E N E R I E S S E N Z I A L I P E R SOPRAVVIVENZA AT COLORO CHE NON INTENDONO ABBANDONARE PROPRIE IMBARCAZIONI. EVENTUALE IMBARCO IN PORTO NUCLEO PROFUGHI, PREVENTIVAMENTE PREDISPOSTO DA AUTORITÀ LOCALI IN ACCORDO CON AUTORITÀ DIPLOMATICHE NAZIONALI, DOVRÀ
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ESSERE EFFETTUATO SOLO SU DIRETTIVE SPECIFICHE CONSEGUENTI AT ANDAMENTO OPERAZIONI RECUPERO IN MARE PRIMA INDICATE. 2. INFORMAZIONI FINORA PERVENUTE TRAMITE M.A.E. INDICANO SEGUENTI ELEMENTI SITUAZIONE IN ZONA OPERAZIONI: a. ESTENSIONE ACQUE TERRITORIALI VIETNAM EST DODICI MIGLIA ACQUE CONTIGUE SOTTOPOSTE MEDESIMO REGIME. ESTENSIONE ZONA ECONOMICA ENTRO CUI RISULTANO ESISTERE PIATTAFORME PETROLIFERE EST CENTO MIGLIA. VIETNAMITI TENDONO CONSIDERARE DETTA ZONA STESSA STREGUA ACQUE TERRITORIALI. ISOLE PARACELE T SPRATLY SONO CONSIDERATE DA VIETNAM T E R R I TO R I O N A Z I O N A L E E T A C Q U E C I RC O S TA N T I TERRITORIALIAUT CONTIGUE COME PRIMA INDICATO. CONFERMASI LIMITI ACQUE TERRITORIALIDEVONO CONSIDERARSI CON ESTENSIONE 12 MIGLIA. CARTA CONINDICAZIONI LIMITI ACQUE TERRITORIALI ARCIPELAGO HONG KONG SARÀ CONSEGNATA AT ARRIVO A SINGAPORE. b. PRINCIPALI CORRENTI ESODO PROFUGHI APPAIONO DIRETTE VERSO: - HONG KONG SECONDO ROTTE COSTIERE INTERNE ACQUE TERRITORIALI CINESI. - THAILANDIA SECONDO ROTTE COSTIERE NORD OCCIDENTALI, INTERNE ACQUE TERRITORIALI CAMBOGIANE AUT CON ATTUALE MAGGIOR FREQUENZA SECONDO ROTTE ALTURA COMPRESE TRA CONGIUNGENTI CAPO CAUMAU (ESTREMITÀ SUD OCCIDENTALE CAMBOGIA) RISPETTIVAMENTE LATO SUD STRETTO SAMUIET CON LOCALITÀ KHOTA BARU LUNGO COSTA ORIENTALE TAILANDESE; - MALAYSIA/ SINGAPORE SECONDO ROTTE ALTURA AT SUD CONGIUNGENTE CAPO CAUMAU- KOTHA BARU; - INDONESIA SECONDO ROTTE ALTURA IN FASCIA COMPRESA TRA CONGIUNGENTI CAPO CAUMAU ET FARO CAPO VUNG TAO ( ST
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JAMES PRESSO SAIGON) RISPETTIVAMENTE CON ISOLE ANAMBAS ET ISOLE NATURA. c. IMBARCAZIONI CON PROFUGHI APPAIONO ESSERE CONCENTRATE IN AREA AT NORD CONGIUNGENTE KUANTAN ( COSTA ORIENTALE MALESE) CON ISOLE ANAMBAS SIA INRELATIVA PROSSIMITÀ (40-50 MIGLIA) DETTE ISOLE SIA AT LARGO COSTA MALESE SINO AT KOTHA B A RU A T D I S T A N Z A A N C H E 8 0 - 9 0 M I G L I A . M A G G I O R CONCENTRAZIONE RISULTEREBBE ZONE PROSPICIENTE COSTA TRA KOTHA BARU ET TRENGFANU OVE ANCHE ESTERNAMENTE AT ACQUE TERRITORIALI ESISTONO NUMEROSE PIATTAFORME PETROLIFERE NEI CUI PRESSI I PROFUGHI ANCORANO LORO IMBARCAZIONI IN ATTESA DI SOCCORSI. IN PARTICOLARE CIRCA 90 MIGLIA AT LARGO D E T TO T R AT TO C O S TA M E RC A N T I L E F R A N C E S E H A B E T RECUPERATO IN TRE GIORNI 800 PROFUGHI DA 7 IMBARCAZIONI. d. NATANTI UTILIZZATI DA PROFUGHI SONO GENERALMENTE BARCHE DA PESCA DI 10-20 METRI CON 30-150 PERONE AT BORDO AUT PIÙ RARAMENTE PICCOLI CARGO INFERIORE 100 TONN. CON CIRCA 1000 PROFUGHI. TUTTI PREDETTI NATANTI RISULTANO INSICURI ET NON SUSCETTIBILI A RIMORCHIO SE NON PER BREVI TRATTI ET AT BASSA VELOCITÀ. e. PROFUGHI RACCOLTI IN MARE PRESENTANO QUALCHE CASO SOSPETTA FEBBRE TIFOIDE ET CASI TUBERCOLOSI- VARICELLAMALATTIE PELLE DOVUTE AT AVITAMINOSI ET DISIDRATAZIONE ET SOVENTE POSTUMI MALTRATTAMENTI ET VIOLENZE DA PARTE PIRATI TAILANDESI. CONDIZIONI SANITARIE CAMPI RACCOLTA MALESI DEFINITE BUONE MENTRE RISULTANO CATTIVE QUELLE DEI CAMPI INDONESIANI CON NOTEVOLE DIFFUSIONE DISSENTERIA. AUTORITÀ SINGAPORE NON HABENT DIFFICOLTÀ TEMPORANEO RICOVERO OSPEDALIERO PROFUGHI NON IN CONDIZIONE DI SOSTENERE VIAGGIO RIENTRO ITALIA PREVIO IMPEGNO AUTORITÀ DIPLOMATICHE NAZIONALI FARLI PROSEGUIRE ITALIA ENTRO TRE MESI. f. MERCANTILE FRANCESE CUI PRECEDENTE PUNTO C. HABET INDICATO PRESENZA ZONA MARE TRA VIETNAM E MALAYSIA GRAN NUMERO PIRATI TAILANDESI DEDITI A RUBERIE ET VIOLENZE AT DANNI PROFUGHI. ADDETTO NAVALE FRANCESE SINGAPORE EST IN STRETTO CONTATTO CON NOSTRA AMBASCIATA ET POTRÀ RISULTARE UTILE SUO INCONTRO CON CODESTO COMANDO TRATTANDOSI DI UFFICIALE CON VASTA ESPERIENZA ZONA ET SITUAZIONE. SEGNALASI INFINE CHE GOVERNO HANOI HABET GIUDICATO “DEL TUTTO NEGATIVA” INIZIATIVA INIZIATIVA ITALIANA CHE RITIENE TENDENTE “INCORAGGIARE” PARTENZE ILLEGALI ET HABET DICHIARATO CHE “EST DA SPERARE “CHE ATTIVITÀ MARTINA
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VIETNAM NON SI SVOLGANO IN ACQUE OVE OPERANO UNITÀ ITALIANE”. 3. AT LUCE MISSIONE ET ELEMENTI SITUAZIONE SOPRA INDICATI ET OGNI ALTRA UTILE INDICAZIONE ACQUISITA IN LOCO CODESTO COMANDO LASCI SINGAPORE LUG 25 AT ORE DA CONCORDARSI CON AUTORITÀ DIPLOMATICHE LOCALI ET DIA CORSO AT RICERCA ET SOCCORSO PROFUGHI IN ZONA PIÙ PROBABILE PRESENZA IMBARCAZIONI ATTENENDOSI SEGUENTI DIRETTIVE DI MASSIMA: a. AT ECCEZIONE NECESSITÀ TRANSITI PER INGRESSO/USCITA PORTI UNITÀ ET ELICOTTERI GRUPPO NAVALE SI MANTENGANO SEMPRE IN ACQUE SICURAMENTE INTERNAZIONALI ET COMUNQUE BENE AT LARGO RIPETO BENE AT LARGO ACQUE TERRITORIALI ET CONTIGUE VIETNAMITE ET CAMBOGIANE. b. SIA EVITATA EVENTUALE POSSIBILITÀ CHE UNITÀ VENGANO ABBORDATE CONTEMPORANEAMENTE DA MASSA PROFUGHI SUPERIORE LORO RECETTIVITÀ SCOPO EVITARE INSOSTENIBILE SITUAZIONE LOGISTICA ET/AUT INEVITABILI RIPERCUSSIONI NEGATIVE IN CASO SIA NECESSARIO RESPINGERE ALIQUOTA PROFUGHI. c. SIA RESO NOTO AT PROFUGHI AT ATTO IMBARCO CHE ESSI VERRANNO TRASPORTATI ET ACCOLTI ITALIA OVE VERRÀ LORO RICONOSCIUTO STATUS RIFUGIATI POLITICI ET CHE LORO EVENTUALE DESIDERIO ESSERE ACCOLTI ALTRA NAZIONE EST SUBORDINATO ACCETTAZIONE NAZIONI INTERESSATE ET IMPLICA COMUNQUE TRASPORTO ITALIA. d. SIA DATA OGNI POSSIBILE FORMA ASSISTENZA AT EVENTUALI PROFUGHI CHE DECLININO IMBARCO ET TRASPORTO ITALIA ET OPTINO PER PERMANERE LORO IMBARCAZIONI. e. QUALORA CAPACITÀ RICETTIVITÀ UNITÀ VENGA SATURATA GRUPPO SENZA ATTENDERE ULTERIORI DISPOSIZIONI QUESTO MARISTAT DIRIGA PER RIENTRO SINGAPORE PER RIFORNIMENTO IN PREVISIONE INIZIO TRASFERIMENTO ACQUE NAZIONALI. CORSO SOSTA SINGAPORE SIANO ATTUATE OPPORTUNE PREDISPOSIZIONI PER EVITARE IPOTIZZABILI SBARCHI CLANDESTINI DA PARTE PROFUGHI ET CONSEGUENTE POSSIBILITÀ RAFFREDDAMENTO OTTIMI RAPPORTI ESISTENTI AUTORITÀ LOCALI. f. RELAZIONE ANDAMENTO RECUPERO AT BORDO PROFUGHI EST POSSIBILE CHE MISSIONE VENGA CONSIDERATA ASSOLTA ANCHE QUALORA CAPACITÀ RICETTIVA NON SIA COMPLETAMENTE SATURATA. SCOPO DISPORRE VALIDI ELEMENTI DECISIONALI. INFORMAZIONI SU ANDAMENTO OPERAZIONI SIANO INVIATE CON MAGGIORE FREQUENZA(6- 12 ORE) QUANDO NUMERO PROFUGHI IMBARCATI INIZI AD APPROSSIMARSI700-800 UNITÀ.
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g. AMBASCIATA KUALA LUMPUR HABET RESO NOTO CHE AUTORITÀ MALESI CONSENTONO RICOVERO OSPEDALIERO PROFUGHI NON IN GRADO SOSTENERE VIAGGIO RIENTRO IN ITALIA. TENUTO CONTO POSSIBILITÀ OSPEDALIZZAZIONE AT SINGAPORE DI CUI PRECEDENTE PARA DUE ECHO ET NON OPPORTUNITÀ INGRESSO ACQUE TERRITORIALIMALESI , DISPONIBILITÀ ESPRESSA AUTORITÀ KUALA LUMPUR DEVE ESSERE PRESA IN CONSIDERAZIONE SOLO QUALORA RISULTI INDISPENSABILE SBARCHI PROFUGHI VERSANTI CONDIZIONI PREDETTE ET SBARCO RISULTI IMPOSSIBILE SINGAPORE. IN TALE CASO LIMITE CODESTO COMANDO DOVRÀ SOLLECITARE OPPORTUNI ACCORDI TRA AMBASCIATE SINGAPORE E KUALA LUMPUR ET DOVRÀ AGIRE IN CONSEGUENZA PROSPETTANDO TRASPORTO AT MEZZO ELICOTTERO AT FINE NON ENTRARE ACQUE TERRITORIALI MALESI. h. CORSO MISSIONE SOCCORSO IN MARE EST NECESSARIO CHE ATTIVITÀ PUBBLICA INFORMAZIONE , CHE INVESTE ANCHE COMPETENZA MINISTERI, SIA SVOLTA CON PARTICOLARE QUALIFICAZIONE ET TEMPESTIVITÀ. SIGNOR MINISTRO DIFESA HABET PERTANTO DISPOSTO CHE DETTA ATTIVITÀ SIA DIRETTA DA A M M . A G O S T I N E L L I C U I E S T L A S C I ATA L A P I Ù A M P I A DISCREZIONALITÀ ET CHE POTRÀ AVVALERSI INDICAZIONI AMBASCIATA ITALIA SINGAPORE IN PARTICOLARE: - DURANTE SOSTE IN PORTO INVIATI STAMPA, ENTI TELEVISIVI ET AGENZIA FOTOGRAFICHE ITALIANE ET STRANIERE POTRANNO ACCEDERE A BORDO ET AVERE CONTATTI CON EQUIPAGGI E PROFUGHI IMBARCATI; - DURANTE OPERAZIONI DI SOCCORSO IN MARE SIA PREVISTO IMBARCO ENTRO ENTRO LIMITI VENTUNO POSTI GIÀ INDICATI IN RIFE CHARLIE SOLI RAPPRESENTANTI STAMPA ITALIANA CON PRECEDENZA OPERATORI RAI-TV ET CORRISPONDENTI AGENZIE STAMPA NAZIONALI; QUALORA RICHIESTE SUPERINO POSTI DISPONIBILI IMBARCO SIA AUTORIZZATO IN BASE A POSSIBILI ACCORDI TRA GIORNALISTI STESSI AUT ALT LIMITE PER ESTRAZIONE A SORTE; - EVENTUALI COMUNICATI UFFICIALI CUI DIRAMAZIONE DOVRÀ ESSERE CONTENUTA NEI LIMITI PIÙ RISTRETTI SIANO CONCORDATI TRA COMANDANTE GRUPPO NAVALE ET AMBASCIATA ITALIA SINGAPORE. 5. DA INIZIO OPERAZIONI RECUPERO PROFUGHI SIA DATO CORSO AT CENSIMENTO MEDESIMI MEDIANTE COMPILAZIONE SCHEDE PERSONALI CHE SARANNO RECAPITATE AT ARRIVO SINGAPORE ET CHE SOSTITUISCONO FAXC-SIMILE GIÀ IN POSSESSO CODESTO COMANDO. PREDETTE SCHEDE SIANO COMPILATE OVE POSSIBILE IN TRIPLICE QUANTO MENO DUPLICE COPIA. UNA COPIA SUDDETTE DOVRÀ ESSERE INVIATA AT MEZZO ELICOTTERO NON APPENA IN PROSSIMITÀ TERRITORIO NAZIONALE SECONDO ISTRUZIONI CHE RISERVASI EMANARE.; ALTRA COPIA DOVRÀ ACCOMPAGNARE PROFUGHI AT SBARCO IN PORTO NAZIONALE. IN SITREP