Padania scrittologica: Analisi scrittologiche e scrittometriche di testi in italiano settentrionale antico dalle origini al 1525 (Beihefte Zur Zeitschrift Fur Romanische Philologie) [1 ed.]
3484523433, 9783484970458, 9783484523432 [PDF]
The volume aims to convey an impression of the richness and fascination of Romance Philology and the infinite variety of
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Zitiervorschau
Pandania scrittologica
Paul Videsott
MAX NIEMEYER VERLAG TÜBINGEN
BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FR ROMANISCHE PHILOLOGIE BEGRNDET VON GUSTAV GRBER HERAUSGEGEBEN VON GNTER HOLTUS
Band 343
PAUL VIDESOTT
Padania scrittologica Analisi scrittologiche e scrittometriche di testi in italiano settentrionale antico dalle origini al 1525
n MAX NIEMEYER VERLAG TBINGEN
2009
Gedruckt mit Unterstützung der Freien Universität Bozen, des Assessorats für ladinische Schule und Kultur der Autonomen Provinz Bozen/Südtirol und der Stiftung Südtiroler Sparkasse.
N iolan de cör a Zeno Kastlunger por so sostëgn.
Bibliografische Information der Deutschen Nationalbibliothek Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbibliografie; detaillierte bibliografische Daten sind im Internet ber http://dnb.ddb.de abrufbar. ISBN 978-3-484-52343-2
ISSN 0084-5396
Max Niemeyer Verlag, Tbingen 2009 Ein Imprint der Walter de Gruyter GmbH & Co. KG http://www.niemeyer.de Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschtzt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulssig und strafbar. Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Printed in Germany. Gedruckt auf alterungsbestndigem Papier. Satz: Bro Heimburger, Mçssingen Gesamtherstellung: Hubert & Co, Gçttingen
antico bellunese antico bolognese antico emiliano antico francese antico italiano antico lombardo antico mantovano antico milanese antico padovano antico romagnolo antico trevisano antico veneziano bergamasco bolognese emiliano francese gallico
gr. it. lat. lat. class. lat. vol. lig. lig. occ. lomb. mil. pad. piem. prov. rom. ted. tosc. ven. venez.
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greco italiano latino latino classico latino volgare ligure ligure occidentale lombardo milanese padano piemontese provenzale romanzo tedesco toscano veneto veneziano
Corpus AM SM SL CorPS CorPS DEF
= = = = =
G
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Es Zs N
= = =
j p i W T t
= = = = = =
I II III IV V Δ Σ
= = = = = = = =
Ø
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matrice di lavoro (ted. Arbeitsmatrix) scrittomerico scrittologico Corpus Scriptologicum Padanum (attualmente 2064 documenti, cf. 1.5.3) la parte del Corpus Scriptologicum Padanum effettivamente analizzata in questo lavoro (1165 documenti, cf. 1.5.3.7) l’intero complesso dei documenti (inteso come somma di Es e Zs) facenti parte di CorPS DEF (cf. 1.5.3.4) originali (ted. Erstschriften, cf. 1.5.3.4) copie (ted. Zweitschriften, cf. 1.5.3.4) l’intera area d’esplorazione del presente lavoro come somma di tutti i centri scrittori j (cf. 1.5 e 2.1.1) un qualsiasi centro scrittorio (cf. 1.5 e 2.1.1) la totalità dei criteri della lista degli attributi (cf. 1.5 e 2.1.1) un qualsiasi criterio della lista degli attributi (cf. 1.5 e 2.1.1) numero di parole (ted. Wortanzahl) total-time (l’intero arco cronologico analizzato, cf. 1.4) uno qualsiasi dei cinque periodi di riferimento nei quali è stato suddiviso l’intero arco cronologico analizzato (cf. 1.4) I periodo di riferimento (anteriore al 1300) (cf. 1.4) II periodo di riferimento (1301–1350) (cf. 1.4) III periodo di riferimento (1351–1400) (cf. 1.4) IV periodo di riferimento (1401–1450) (cf. 1.4) V periodo di riferimento (1451–1525) (cf. 1.4) differenza somma Valore di paragone per la suddivisione dei valori in superiori e inferiori alla media (cf. cartine)
Altre abbreviazioni e simboli utilizzati (le abbreviazioni si riferiscono sia alla forma singolare sia plurale della parola stessa): ? # a. ca. cap. cart. cf. co. cons. cr. ecc. es. f. i. i.e. in. M n.
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indicazione (cronologica) incerta differente da anno circa capitolo cartina (geografica o coropletica) confronta copia consonante criterio (cf. 1.5.2) eccetera esempio fine inizio id est (per forme corrispondenti utilizzate nell’italiano standard) = intrante (inizio di un secolo) = metrico (in determinate cartine coropletiche, cf. 2.1.3) = nota
no. orig. p.m. pag. pres. prim. post. S
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s.m. s.q. sec. t.q. tab. top. u.v. voc. vs. [ ]
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numero originale prima metà (di un secolo) pagina presumibilmente primordi posteriore scalato (in determinate cartine coropletiche, cf. 2.1.3) seconda metà (di un secolo) secondo quarto (di un secolo) secolo terzo quarto (di un secolo) tabella toponimo ultimo ventennio (di un secolo) vocale versus in sillaba aperta in sillaba chiusa
Utilizziamo i due termini «alto» e «basso Medioevo» secondo le convenzioni italiane: cioè «alto» corrisponde al primo millennio, «basso» al secondo.
XVII
Prefazione
Il presente volume rappresenta la versione rivista, ampliata e aggiornata (bibliograficamente fino al gennaio 2006) del nostro lavoro per il conseguimento della libera docenza («Habilitation») presentato all’Università di Innsbruck nel settembre 2003 e approvato nel gennaio 2004. A causa di circostanze particolari (cf. la relativa prefazione a pag. 4) nell’allora versione manoscritta non è stato possibile raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati all’inizio del progetto, tuttavia già annunciavamo notevoli ampliamenti del nostro lavoro in occasione della sua pubblicazione (cf. la n. 1 della Prefazione alla versione manoscritta). In realtà, nel frattempo siamo stati in grado di estendere il corpus dei testi a base del nostro lavoro da 893 a 2064 documenti, 1165 dei quali sono stati effettivamente esaminati; il numero di parole analizzate è quindi aumentato da 416108 a 558892. Nelle analisi si è potuto tener conto sistematicamente dei subcorpora Es (originali) e Zs (copie, cf. 1.5.3.4). Devono invece essere di nuovo rimandati a lavori futuri l’analisi dei subcorpora relativi alle tipologie testuali (cf. 1.5.3.3), il confronto della produzione scrittologica anteriore e posteriore al 1525 (cf. 1.4), nonché l’esame dettagliato di altri criteri (cf. 2.3). Queste pubblicazioni future si baseranno sull’utilizzo di nuovi strumenti per l’analisi testuale (per es. PHOENIX programmato con TUSTEP1), che hanno trovato applicazione – fornendo eccellenti risultati gnoseologici – nei più recenti lavori dedicati alla scrittologia galloromanza2 e che ci è stato possibile conoscere nei seminari del prof. Martin-D. Gleßgen alla École des Chartes di Parigi. Tali strumenti richiedono tuttavia una raccolta in versione elettronica dei documenti analizzati che per l’area italiana non è ancora stata realizzata (cf. 1.5.3.1).3 Come obiettivo finale dei nostri lavori scrittologici ci prefiggiamo la creazione per l’Italia settentrionale di un atlante scrittologico sul modello dell’Atlas des formes et des constructions des chartes françaises du 13e siècle di Anthonij Dees, e a tale traguardo abbiamo adeguato ogni decisione riguardo l’ampiezza e il metodo del pre-
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Cf. http://www.uni-tuebingen.de/zdv/zrlinfo/tustep-des.html nonché, tra gli altri, Castrillo Benito (1992), Bader (1995), Rapp/Rosenberger (2001), Gleßgen/Stein (2005) e Gleßgen/ Kopp (2005). Cf. soprattutto Völker (2003); Holtus/Overbeck/Völker (2003) e Gleßgen (2001, 2003a, 2003b, 2005). Per le possibilità di analisi che un corpus elettronico di documenti editi secondo gli standard filologici attuali offre, cf. anche – oltre ai lavori citati alla nota precedente – Matthey (2006).
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sente lavoro.4 Ci auguriamo invece di poter raggiungere già con questa pubblicazione un altro obiettivo primario del nostro lavoro: fornire l’impulso per ulteriori analisi scrittologiche nell’ambito dell’Italoromania – condotte sull’esempio dei lavori così importanti e produttivi dell’area galloromanza (cf. 1.3). Desideriamo rinnovare qui i sentiti ringraziamenti che abbiamo avuto occasione di esprimere già nella prefazione alla versione manoscritta di questo lavoro nei confronti di numerose persone e istituzioni, in particolare dei professori universitari nostri maestri prof. Guntram Plangg, prof.ssa Maria Iliescu, prof. Otto Gsell e prof. Hans Goebl – ai quali vorremmo aggiungere ora il prof. Martin-D. Gleßgen e il dott. Harald Völker (entrambi Istituto di Romanistica, Università di Zurigo), degli esperti di elaborazione dei dati mag. Slawomir Sabota (Istituto di Romanistica, Università di Salisburgo), Lalit Kaltenbach, Jürgen Tomasi, Andreas Holzner e Christoph Praxmarer (tutti: Università di Innsbruck), nonché del personale di numerose Biblioteche e Archivi dell’Italia settentrionale e della Biblioteca universitaria di Innsbruck. Profonda riconoscenza dobbiamo inoltre al Fondo per la Ricerca austriaco FWF (Vienna) per la concessione di una borsa di studio Schrödinger alla École des Chartes, nel cui stimolante ambiente è stato possibile portare avanti e ultimare questo lavoro. Ringraziamo la dott. Sonia Wolff (Axams) per la revisione stilistica della traduzione in italiano del nostro manoscritto originariamente in tedesco e la nostra collaboratrice Marzia Ravazzolo (Libera Università di Bolzano) per aver controllato tutte le citazioni padane nelle edizioni utilizzate. Last, but not least desideriamo rivolgere un ringraziamento particolare alla Libera Università di Bolzano, alla Provincia Autonoma di Bolzano (Assessorato alla Scuola e Cultura Ladina), alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Bolzano, nonché all dott. ing. Zeno Kastlunger (Al Plan/San Vigilio di Marebbe), i cui contributi hanno reso possibile la pubblicazione del nostro lavoro nella presente forma (con le 159 cartine a colori), e infine al prof. Günter Holtus (Istituto di Romanistica, Università di Göttingen), per averlo accolto nella prestigiosa collana da lui diret-
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In tal modo si creerebbe per l’Italia settentrionale un sussidio filologico al quale G. Folena aveva accennato già nel 1967: «Per i nostri scopi, dato il carattere relativamente omogeneo di tutta una serie di documenti pratici, giuridici, economici, amministrativi, atti notarili, testamenti, inventari, statuti, si pone davvero la possibilità, non dico di disegnare su carte un atlante linguistico, poniamo del Duecento, ma di registrare una serie precisa di dati topografici e areali con sicura datazione, certo non del tutto omogenei e sincroni (omogeneità e sincronia assoluta non si verificano del resto in nessuna indagine geolinguistica), ma immediatamente leggibili e fungibili geograficamente» (Folena 2002, 30). Postilla I: L’idea di creare un atlante scrittologico simile a quello di Dees per l’Italia settentrionale attualmente non sembra più così isolata come lo era all’inizio dei nostri lavori nel 1999: apprendiamo dagli Atti del Convegno di Studi in ricordo di Paolo Zolli (Venezia, 9.–11.12.2004), pubblicati nel 2006 a cura di F. Bruni e C. Marcato presso la casa editrice Antenore, che iniziative simili sono state previste anche da G. Colussi (Per un Atlante Lessicale degli Antichi Volgari dell’Italia Settentrionale, 541–555) e M. Arcangeli (Per un Atlante Lessicale degli Antichi Volgari Italiani [ALAVI], 527–540). Il nostro auspicio è che si possano creare delle sinergie fra i tre progetti, a vantaggio della qualità e dei tempi di realizzazione del risultato finale. Postilla II: Purtroppo durante la fase di correzione delle bozze abbiamo avuto notizia della scomparsa prematura di G. Colussi, con il quale avevamo avuto il piacere di discutere alcune parti del presente lavoro. Dedichiamo il nostro progetto scrittologico alla sua memoria.
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ta dei Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie. Un cordiale ringraziamento anche a Norbert Alvermann e alla dott. Ulrike Dedner della casa editrice Niemeyer per l’attenta assistenza editoriale. Consegnamo questo lavoro alla critica nella consapevolezza che non si tratta di un traguardo, ma di un punto di partenza:
Pour un jour de synthèse il faut des années d’analyse.5
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Fustel de Coulanges, cf. Folena (2002, 27).
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Prefazione alla versione manoscritta
Il presente lavoro per il conseguimento della libera docenza («Habilitation») è un «figlio del suo tempo» nel vero senso della parola. Le trasformazioni in ambito universitario austriaco, avviatesi all’inizio del lavoro, la cui portata non era tuttavia prevedibile (riforma delle leggi relative al pubblico impiego e modifica delle norme sul conseguimento della libera docenza nella legge universitaria del 2003), hanno determinato ripetuti cambiamenti nella mole e nel tempo di lavoro originariamente previsti.1 Tuttavia, se possiamo presentare alla comissione giudicatrice questo lavoro nella presente forma, è soprattutto grazie all’aiuto generoso e sempre pronto delle seguenti persone: – prof. Hans Goebl (Istituto di Romanistica, Università di Salisburgo). A lui dobbiamo non solo lo stimolo per la trattazione di questo tema interessante, ma soprattutto il nostro interesse per questioni di tipo quantitativo e classificatorio in sede linguistica. I due anni durante i quali abbiamo potuto collaborare al suo progetto ALD2 a Salisburgo sono stati tra i più proficui della nostra vita scientifica. Il prof. Goebl ci ha anche messo a disposizione il programma VDM (Visual Dialectometry), sviluppato a Salisburgo dal dott. Edgar Haimerl, che ha giovato molto al presente lavoro.3 Il prof. Goebl, inoltre, ci è sempre stato di aiuto con innumerevoli consigli e stimoli che vanno ben oltre il tema trattato. – Molto utili ci sono stati anche i numerosi impulsi e le osservazioni del prof. Otto Gsell (Istituto di Romanistica, Università di Eichstätt). Egli ha destato (insieme con i nostri maestri di Innsbruck prof. Guntram A. Plangg e prof.ssa Maria Iliescu) il nostro interesse per questioni diacroniche/comparatistiche; da lui abbiamo appreso la classificazione linguistica della Padania medievale che abbiamo adottato in questo ed in altri lavori.
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Il programma di lavoro originale è ricostruibile dai riferimenti a ulteriori fasi di sviluppo del nostro progetto scrittologico disseminati nel testo e nelle note. Tali fasi di sviluppo riguardano soprattutto l’eliminazione di lacune nei dati e l’ampliamento del corpus stesso (cf. 1.5.1), la ripartizione il più possibile proporzionata delle parole analizzate tra i singoli centri scrittori e archi cronologici di riferimento (cf. 1.5.3.5), l’analisi di vari subcorpora (cf. 1.5.2 e 1.5.3.3), il confronto con la produzione scrittologica posteriore al 1525 (cf. 1.4) e in particolare l’accurata analisi scrittologica di un numero significativamente maggiore di criteri di quanti qui fosse possibile (cf. 2.3). Si spera di raggiungere almeno alcuni di questi obiettivi in concomitanza con la pubblicazione di questo lavoro. Atlant dl ladin dles Dolomites y di dialec vejins / Atlante del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi (cf. http://ald.sbg.ac.at/ald/default%20ald%201%202.htm). Riguardo alle sorprendenti possibilità del programma VDM cf. http://ald.sbg.ac.at/dm/germ/ default.htm.
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– L’analisi dei dati (la matrice dei dati conteneva pur sempre 285760 voci4) non sarebbe stata possibile senza il programma PVDB sviluppato, sulla base delle nostre indicazioni, con estrema competenza e prontezza dal signor Lalit Kaltenbach (Istituto di Biostatistica, Università di Innsbruck).5 – Per la digitalizzazione del materiale cartografico utilizzato, la relativa poligonalizzazione e il caricamento dei dati sul programma VDM ringraziamo il signor mag. Slawomir Sobota (Istituto di Romanistica, Università di Salisburgo), che con grande perizia ha adattato alle nostre esigenze il programma in questione. – Un ringraziamento del tutto particolare spetta ai direttori e al personale di numerose Biblioteche e Archivi dell’Italia settentrionale, nonché ai seguenti professori e professoresse che ci hanno sostenuto nella ricerca (mediante indicazioni bibliografiche) e nella raccolta materiale dei testi da analizzare (mediante la produzione di fotocopie e la concessione di libri ed estratti):6 Genova: prof. Fiorenzo Toso; Biblioteca La Berio Savona: Marco Genzone (Biblioteca Civica); dott. Marco Pastiglia (Archivio di Stato) Torino: dott. Stefano Benedetto (Archivio Storico della Città di Torino); dott. Alberto Blandin-Savoia (Biblioteca Civica); prof.ssa Anna Cornagliotti; prof. Guido Ratti (Dipartimento di Storia); dott.ssa Lotte Zörner (Innsbruck); Giulia Pennaioli (Centro Studi Piemontesi / Ca dë Studi Piemontèis) Alessandria: dott. Giovanni Maria Panizza (Archivio di Stato); Biblioteca Civica Novara: dott.ssa Maria Marcella Vallascas (Archivio di Stato) Lodi: Daniela Crespiatico (Biblioteca Comunale Laudese) Milano: prof. Paolo Bongrani; dott. Ivanoe Roboli (Biblioteca Trivulziana) Bergamo: dott. Giulio Orazio Bravi (Biblioteca Civica A. Mai) Brescia: Glauco Giuliano (Biblioteca Fondazione Civiltà Bresciana) Cremona: dott.ssa Raffaella Barbierato (Biblioteca Civica); dott.ssa Emilia Bricchi Piccioni (Archivio di Stato) Sondrio: prof. Remo Bracchi, dott. Dario Cossi (Centro Studi Storici Alta Valtellina) Mantova: dott.ssa Raffaella Perini (Biblioteca Civica); Accademia Nazionale Virgiliana Pavia: dott.ssa Lotte Zörner (Innsbruck); dott. Giovanni Zaffignani (Biblioteca Civica Bonetta) Bellinzona: prof. Sandro Bianconi Trento: prof.ssa Patrizia Cordin, dott.ssa Gerda Videsott Piacenza: prof. Diego Zancani (Oxford), Cecilia Tosi (Biblioteca Comunale Passerini Landi); dott. Gian Paolo Bulla (Archivio di Stato) Reggio Emilia: Eletta Zanzanelli (Biblioteca Comunale); dott. Gino Badini (Archivio di Stato) Modena: Deanna Mareggini (Biblioteca Crocetta)
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A causa degli ampliamenti del corpus avvenuti nel frattempo, la nostra matrice dei dati conta attualmente 372800 voci. Cf. http://biostatistik.uibk.ac.at/mitarbeiter.htm. Domandiamo venia nel caso mancassero i titoli di quelle persone che pur possedendoli, per eccessiva modestia non li hanno indicati nella corrispondenza intrattenuta.
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Bologna: prof. Fabio Marri; Giancarlo Tassinari (Biblioteca dell’Archiginnasio); Biblioteca dell’Istituto di Italianistica Ferrara: dott.ssa Alessandra Farinelli (Biblioteca Ariostea), prof.ssa Tina Matarrese (Padova) Imola: dott.ssa Marina Baruzzi (Biblioteca Comunale) Ravenna: dott.ssa Claudia Giuliani (Biblioteca Classense) Rimini: dott.ssa Paola Delbianco (Biblioteca Civica Gambalunga) Venezia: prof. Gino Belloni Zara: prof. Žarko Muljačić (Zagabria); prof. Michael Metzeltin (Vienna); dott. Dražen Varga (Zagabria) Padova: Maria Sacilot, dott. Gabriele Bejor (Biblioteca Civica) Vicenza: dott. Morello Albino (Biblioteca Civica Bertoliana) Treviso: dott. Gianluigi Perino (Biblioteca Comunale) Belluno: Biblioteca Civica Verona: dott.ssa Barbara Feltre (Biblioteca Civica) Udine: prof. Federico Vicario Italia settentrionale in generale: prof. Piero Beltrami, dott. Paolo Squillacciotti, dott. Pär Larson (tutti: Opera del Vocabolario Italiano); Francesca Carletti (Biblioteca dell’Accademia della Crusca); prof. Alberto Zamboni (Padova); prof. Alfredo Stussi (Pisa); prof. Hans Goebl (Salisburgo). Last, but not least vorremmo ringraziare il personale della Biblioteca universitaria di Innsbruck per aver sostenuto le nostre innumerevoli richieste di prestiti interbibliotecari e il personale del ZID (Servizio Centrale di Informatica) dell’Università di Innsbruck, in particolare il signor Jürgen Tomasi, per aver soddisfatto le nostre necessità di stampa in parte onerose a livello tecnico. Un sentito ringraziamento va anche ai signori Andreas Holzner e Christoph Praxmarer, sempre del Servizio Centrale di Informatica dell’Università di Innsbruck, per la loro frequente assistenza tecnica. A tutte le persone menzionate ancora una volta un grazie di cuore per il loro interesse e il loro aiuto. Ovviamente sono io l’unico responsabile di tutti gli errori e le imprecisioni che il presente lavoro inevitabilmente contiene ancora. Le nostre ricerche scrittologiche e scrittometriche sono state condotte grazie al sostegno finanziario dell’Università di Innsbruck (Vicerettorato per la Ricerca e la Valutazione) – sussidio che è stato determinante per la realizzazione di questo lavoro nella presente ampiezza. Rivolgiamo pertanto un grazie particolare all’Università di Innsbruck. Dobbiamo inoltre un sentito ringraziamento all’Istituto di Romanistica della detta università per le ottime condizioni in cui ci ha permesso di operare.7 Liber completo saltat scriptor pede laeto8 7
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Chiediamo nel contempo di scusarci se per ragioni tecniche le cartine, invece che direttamente nel testo corrente, hanno dovuto essere sistemate in blocco in fondo al volume. Dato che la consultazione sinottica di ambedue le forme di rappresentazione è di fondamentale importanza per la nostra argomentazione, abbiamo cercato di limitare questo inconveniente mediante numerosi rinvii dal testo alle cartine e viceversa. Nota a margine di un manoscritto medievale, cf. Tobler/Lommatzsch II, 2120.
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1. Introduzione
1.1 Scopo del lavoro Il presente lavoro ha lo scopo di delineare l’evoluzione della lingua scritta volgare non letteraria dell’Italia settentrionale nel periodo che si estende dalla sua comparsa fino al 1525, anno di pubblicazione delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo.1 Si tratta, quindi, innanzitutto di un lavoro con un’impostazione scrittologica, secondo il modello di Goebl (1970) e Dees (1980). Nella seconda parte del lavoro, tuttavia, verranno anche condotte – per la prima volta su una parte dell’area linguistica italiana – analisi scrittometriche, per le quali sono state utili come modello metodico e metodologico soprattutto le pubblicazioni di H. Goebl (in particolare 1979 e 1984).2 Con l’aiuto di entrambi i metodi di analisi (scrittologico e scrittometrico) ci si propone di redigere un bilancio diatopico/diacronico riguardante i più importanti processi osservabili all’interno delle scriptae dell’italiano settentrionale. Tutti i parametri inerenti all’entità e alla selezione dell’area di analisi, nonché all’oggetto della ricerca, sono stati vincolati da tale scopo che verrà ulteriormente precisato più avanti nel lavoro (cf. 1.2), per cui essi saranno presentati in base a tale prospettiva. Il quadro epistemologico della nostra analisi è invece più ampio poiché essa intende anche presentare delle argomentazioni – naturalmente tenendo conto di tutti i problemi o, meglio, le riserve relative all’interpretazione (fonetica) di grafie medievali (cf. 1.5.2) – a favore del nostro presupposto classificatore fondamentale, in base a cui l’attuale situazione linguistica nell’Italia settentrionale è il risultato di una graduale «italoromanizzazione», più precisamente di una graduale «toscanizzazione» dei sistemi grafici e dialettali dell’Italia settentrionale medievale.3 Questo processo di «in-
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Per un inquadramento storico dell’opera cf. 1.4. Da Goebl (1979) derivano gli stimoli per il calcolo degli indici Frel e Dabs (cf. 2.1.1 e 2.1.2, cf. inoltre Goebl 1975a, 1975b e 1976a), da Goebl (1984) abbiamo adottato i procedimenti dialettometrici come modelli diretti per la nostra analisi scrittometrica (cf. 3.). Cf. Tekavčić (1988, 114), Gsell (1992, 209–211; 1996, 577; 1997, 148) e Videsott (2001a, 43–44). Simili «inversioni di polarità» non sono affatto inconsuete nella storia delle lingue romanze: lo stesso fenomeno si ritrova per es. nel catalano (cf. Gsell 1992, 209: «Il suo evolversi attraverso i secoli lo porta dal tipo galloromanzo-occitano attraverso un’epoca di innovazioni autonome fino all’avvicinamento al tipo iberico-castigliano» [orig. in ted.]) o – all’interno dell’italoromanzo – nel dialetto della città di Roma (cf. Ernst 1970, 172–173: «[...] il dialetto romano è mutato tra il Medioevo e il XX sec. Se si volesse tracciare una carta geolinguistica dei dialetti italiani durante il Medioevo, il confine tra Italia centrale e meridionale sarebbe
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versione di polarità» dell’Italia settentrionale in ambito fonico/fonetico da un geotipo originariamente galloromanzo all’attuale italoromanzo era per lo più in fase avanzata all’inizio del XX sec., ma non ancora ovunque e definitivamente concluso.4 Ciò fa presupporre, tuttavia, che all’interno di questo processo di «inversione di polarità» l’ambito grafico abbia assunto una funzione pioneristica e propulsiva (cf. Ghinassi 1976a, 875 e Coluccia 2002b, 27; sulla situazione analoga nell’area linguistica tedesca cf. Besch 1967, 358–361; 1985 nonché Wüest 2003, 2156). Partendo da questo presupposto e – ciò sia ben chiaro – tenendo conto in modo critico delle potenzialità del nostro corpus, è possibile inoltre effettuare un’analisi dei nostri dati in prospettiva di tre problematiche dialettologico-classificatorie, conosciute nella linguistica italoromanza come «questioni»: a) la cosiddetta «questione cisalpina»: fino a quando l’Italia settentrionale presenta caratteristiche grafiche che rimandano a tratti considerati costitutivi della Galloromania (e in senso lato dell’area romanza occidentale)? È riconoscibile un punto di irradiazione delle innovazioni? Quale è il grado di «inversione di polarità» dell’Italia settentrionale già al momento della comparsa delle prime testimonianze scritte? Quanto rimane, all’inizio dell’era moderna, della «galloromanicità» di quest’area nelle fonti scritte?
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senza dubbio a nord di Roma, mentre sarebbe assai più incerto quanto più a nord tracciarlo. Oggi questo confine si trova, altrettanto indubbiamente, proprio a sud di Roma. Da un punto di vista puramente geolinguistico si può innanzitutto osservare una diffusione del toscano, che è identico alla lingua scritta» [orig. in ted.]). «Inversioni di polarità» geotipologiche meno estese sono riscontrabili nell’Italia settentrionale ad es. nel pavese («[…] conversione del fronte linguistico nella Lomellina e in particolare a Pavia, che dopo aver formato l’estremo margine della zona alessandro-monferrina del piemontese, piegò verso l’emiliano [piacentino] e oggi ‹vien facendosi milanese›», Vidossi 1956, XLV) o in Istria («[…] venetizzazione dell’Istria, divisa dapprima tra friulano nel Nord e istriano nel Sud […]»,Vidossi 1956, XLV). Dato che questa affermazione si basa sull’analisi dialettometrica dell’AIS, i cui dati sono stati raccolti negli a. 1919–27 (a questo proposito cf. Jaberg/Jud 1928 e Goebl 1984), il suddetto processo dovrebbe essere ulteriormente progredito nel frattempo. I resti della galloromanicità geotipologica dell’Italia settentrionale vengono chiaramente visualizzati in Goebl (1984 III, 68–69; cf. anche I, 129–130) come pure – per un unico criterio – in Videsott (2001a, 49). Di conseguenza quasi tutti i lavori di linguistica storica e di classificazione linguistica concordano nell’affermare che i diversi stadi diacronici dell’italiano settentrionale vanno classificati separatamente e in maniera distinta: cf. Wartburg (1950, 2), Kuhn (1951, 45), Schmid (1956, 9), Schorta (1958, 2), Lausberg (1969, 9), Zamboni (1984, 2; 1995, 3) e Gsell (1992, 211). Perfino i linguisti che classificano anche gli stadi medievale e protomoderno dell’italiano settentrionale come «italoromanzi» ammettono una «cospicua presenza» in questi idiomi di «tratti ladini» (che nel periodo medievale coincidono in gran parte con i «tratti galloromanzi»): cf. Gerola (1939, 102–120), Pellegrini (1972 passim; 1991, 32–38; 1995, 7–8) e anche Vigolo (1986, 60). «Il processo [di «toscanizzazione», PV], come si sa, fu in questi inizi prevalentemente letterario, avvenne cioè attraverso la diffusione di testi scritti, soprattutto letterari: e questo è un motivo di più per credere che la scrittura abbia svolto un ruolo di primo piano rispetto ai tramiti dell’interazione orale». «[…] la standardisation progressive des scriptae allemandes concernait la graphématique bien avant la phonématique».
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b) la cosiddetta «questione veneta»: i dialetti del Veneto, in particolare il veneziano, si differenziano in maniera così chiara dagli altri idiomi dell’Italia settentrionale anche nella loro forma scritta? Queste differenze si sono costituite appena nel periodo letterario o sono ben più antiche? c) la cosiddetta «questione ladina»: in che misura la separazione del friulano dall’italiano nord-orientale si rispecchia nelle fonti scritte?
1.2 Definizioni La seguente definizione dei tre termini tecnici scripta, scrittologia e scrittometria, centrali per il nostro lavoro, non è presentata in modo deduttivo, cioè in base alla discussione e all’eventuale accettazione oppure al rifiuto del loro utilizzo finora, bensì in modo del tutto apodittico, assecondando le esigenze terminologiche della nostra analisi: «Con il termine ‹scripta› (regionale o locale) si designano delle varietà scritte (medievali) con un raggio d’impiego più o meno vasto e identificabili in base alla compresenza di un determinato fascio di singoli tratti grafici» (Goebl/Wüest 2001, 888 [orig. in ted.]; cf. anche Goebl 1979, 351).
Da quando nel 1948 Louis Remacle ha coniato questo termine,7 si è concordi nell’identificare nelle scriptae regionali dei sistemi ortografici che possono (ma non devono necessariamente) orientarsi a dei principi fonologici, e che rappresentano la fase preliminare di un’ortografia normalizzata e invariabile: «Con il termine ‹scripta›, che a livello scientifico ha completato e precisato il termine ‹dialetto›, si accentua inoltre l’importante ruolo della variabile diamesica nella tradizione scritta, che permette un accesso soltanto indiretto alle rispettive varianti orali medievali» (Völker 2001, 75 [orig. in ted.]).8
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La definizione di Remacle (1948, 24) è di una brevità quasi classica: «Je désigne la langue vulgaire écrite au moyen âge par le néologisme scripta. L’expression ‹la scripta› est synonyme de l’allemand ‹die Schriftsprache›». Völker (2003, 89 [orig. in ted.]) presenta una definizione più articolata: «‹S cr i p t a› [spaziatura nell’orig., PV] viene qui utilizzato come espressione esclusivamente concettuale, senza connotazioni in merito alla valutazione sull’effettiva distanza dai dialetti parlati. Inteso in questo modo, il termine descrive un testo facente parte di un sistema di varietà storico e tramandato per iscritto, a condizione che questo risalga a un periodo in cui la normalizzazione e la standardizzazione non avevano ancora reso del tutto omogenea la lingua scritta». H. Völker giustifica la sua definizione ampliata con il fatto che le definizioni precedenti erano incentrate sull’ortografia e potevano generare l’equivoco che la scrittologia si occupasse soltanto di questioni grafiche/fonetiche; inoltre, la restrizione al periodo medievale era sì adeguata per le grandi lingue letterarie romanze (poiché in queste la variazione della lingua scritta in tempi successivi è effettivamente ridotta al minimo), ma non per altre lingue, e quindi questo riferimento cronologico non poteva essere costitutivo della definizione stessa. Determinante per la definizione di «scripta» si è rivelato solamente il criterio storico-linguistico relativo alla forza livellatrice ancora poco marcata della standardizzazione e normalizzazione (cf. Völker 2003, 89 n. 387 e 388).
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Con il termine di scrittologia (ted. Skriptologie, fr. scriptologie)9 s’intende di conseguenza la scienza che si occupa della «variazione linguistica diasistematica in testi prodotti in condizioni di normalizzazione e di standardizzazione linguistica ancora poco marcate» (Völker 2001, 96 [orig. in ted.]).10 Lo scopo di questa disciplina consiste soprattutto nel «presentare in modo sinottico la concatenazione dei singoli segni grafici e il loro polimorfismo inter- e intratestuale» (Goebl/Wüest 2001, 888 [orig. in ted.]). Per scrittometria, infine, s’intende – secondo l’esempio di altri termini che contengono il suffissoide -metria11 – il procedimento finalizzato alla modellatura e alla classificazione dei risultati della scrittologia in base a grandi quantità di dati e secondo i metodi della tassonomia numerica.12 Si tratta dunque di un metodo che si trova sul piano gnoseologico del generale. La scrittometria è un processo ottimale per la redazione e l’analisi sintetizzante di dati quantitativi, nonché per riconoscere le strutture di ordine latenti nei dati analizzati («pattern recognition», «latent structure analysis»), ma non per l’interpretazione qualitativa dei dettagli di singoli fenomeni (cf. Goebl/Schiltz 2001, 170–171). Per questi ultimi continuano ad essere più adatti i procedimenti classici della scrittologia, anche perché la scrittometria – come tutte le metrie – deve accettare un effetto riduzionistico sul piano dei singoli dati (di una informazione disponibile si analizza soltanto la parte quantificabile). Considerato però che la complessità del reale non si esaurisce mai, la riduzione e astrazione dei dati sembra in un certo senso essere il presupposto per la ricerca di strutture ed ordinamenti nel mondo oggettuale (scrittologico).
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La terminologia tedesca differenziava tra Skriptologie e Skriptaforschung, cf. Goebl (1976a, 65 n. 1 [orig. in ted.]): «Se di seguito si utilizza ‹Skriptologie› (e ‹skriptologisch›) invece del solito ‹Skriptaforschung›, ciò dovrebbe essere una spia anche terminologica del fatto che la Skriptaforschung ormai è diventata una metodologia sui generis». Cf. anche Goebl/Wüest (2001, 885 [orig. in ted.]): «La Skriptaforschung fa parte di una raccolta di dati, che può essere definita in base all’antichità dei dati: diacronica e in riferimento al tipo di dati: per iscritto». Cf. ad es. onomatometria, coniato in Videsott (2003a) sul modello di dialettometria (cf. a tal riguardo Séguy 1973a, 1; 1971; 1973b; Goebl 1980, 35; 1984 I, 2–3), e ancora sociometria, econometria, biometria, psicometria, demometria ecc. Come termine, «scriptométrie» fu utilizzato già da Gossen (1979, 276) in contrapposizione (polemica) rispetto a «scriptologie» nel senso (stretto) da lui favorito: «Pour moi, l’étude de la scripta continue d’être en premier lieu un problème philologique, et non linguistique. [...] Quand j’ai forgé le terme de ‹scriptologie›, je me suis inspiré – et cela non seulement quant au formatif – de la ‹philologie›. Je suis persuadé que cette façon d’examiner les scriptae du moyen âge, avec ses méthodes artisanales, est plus profitable à nos connaissances de la langue française et de ses variantes et reste plus proche des réalités que la scriptologie statistique et mathématique avec ses méthodes sophistiquées. Elle mériterait plutôt les noms de ‹scriptométrie› ou de ‹scriptématique›» (cf. Völker 2003, 96 n. 417). Tuttavia, in questo contesto Gossen sembra limitarsi a sottolineare (o meglio, protestare contro) l’analisi quantitativa di dati scrittologici (ritenuta in contrasto con l’analisi «filologica») non curandosi del fatto che le metrie vere e proprie in sede di Tassonomia Numerica devono soddisfare certe esigenze formali (cf. 3.1). L’impiego di «scriptométrie» da parte di C. Th. Gossen non può perciò essere ritenuto come prima attestazione di «scrittometria» nel senso da noi inteso.
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1.3 Stato della ricerca13 La scrittologia rappresenta un ambito di ricerca ben ancorato e molto fruttuoso dal punto di vista scientifico da almeno cinquant’anni soprattutto nell’area linguistica galloromanza (cf. tra gli altri Remacle 1948, Gossen 1951; 1967, Straka 1963; 1972, Goebl 1970, Dees 1985, Gärtner/Holtus 1995, Gärtner et al. 2001, Völker 2003, Holtus/Overbeck/Völker 2003, Gleßgen 2003a) e in quella tedesca (per es. Schmitt 1966, Besch 1967, Bansa 1968, Schützeichel 1974, Gärtner 1995, Habscheid 1997, Berthele et al. 2003 e molti altri). L’apice degli studi scrittologici attualmente è rappresentato dai due atlanti di A. Dees (1980; 1987), che contemporaneamente sono stati il punto di partenza per le prime analisi scrittometriche vere e proprie (cf. Goebl 1998a, Goebl/ Schiltz 2001). In ambito italoromanzo, al contrario, lavori di tale portata sono assenti quasi del tutto, sebbene siano stati più volte proposti come auspicabili. A tal proposito F. Sabatini scrisse già nel 1968 (348, n. 96): «Non mancano singoli contributi validissimi e raccolte omogenee di testi [...], ma si desiderano studi intesi a cogliere nella loro formazione e a caratterizzare complessivamente le più antiche scriptae regionali (o volgari illustri o koinai): lavori del tipo di quelli del Remacle [1948, PV] sull’antico vallone e del Gossen [1951, PV] sull’antico piccardo, per intenderci. In questo senso da noi è stato sfruttato intensamente solo il filone della lingua poetica siculotoscana. Sulla base di uno schema come quello fornito dal Remacle, a p. 177 del suo volume, si potrebbero condurre molte indagini regionali diacroniche».
Anche H. Goebl si è pronunciato più volte in modo simile, cf. per es. (1975a, 147 n. 7): «La moisson scriptologique que l’on pourrait engranger en dehors de la Galloromania est richissime»; (1975b, 5 n. 5): «Nous pensons que les médiévistes (philologues et historiens) se joindront de bon gré à notre appel en faveur d’une initiative scriptologique s’étendant aussi à l’extérieur de la Gallo-romania»; (1976a, 66 n. 5 [orig. in ted.]): «In realtà, ancora nessun territorio romanzo al di fuori della Francia è stato analizzato scrittologicamente. Qui ci sarebbe un ricchissimo raccolto da mettere al riparo» e ancora (1990, 23 [orig. in ted.]): «Sì, proprio per l’area dell’Italia settentrionale sarebbe oltremodo auspicabile se vi si stabilisse finalmente quello che nell’ambito della Galloromania viene chiamata ‹scrittologia (medievale)›, elaborando a tal riguardo dei bilanci cartografici come sono stati presentati per es. da Dees (1980, 1987) o anche da me (per es. nel 1970)» (cf. anche Goebl/Wüest 2001, 849). Tutti questi appelli rimasero tuttavia (quasi) inascoltati,14 cosa che indusse H. Völker (2003, 71) a constatare che la concezione di scripta in generale gioca solo un ruolo secondario nella relativa ricerca italiana (in maniera evidente nel LRL II,2, in cui «il termine scripta viene sporadicamente utilizzato nei singoli articoli, ma piuttosto allo 13
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Un’eccellente panoramica storica è presentata in Völker (2003, 9–79). Per l’ambito linguistico galloromanzo cf. in particolare Monfrin (1974a). Anche R. Coluccia (2002) lamenta nella sua raccolta di saggi sulle scriptae italiano(-meridionali) l’arretratezza della relativa ricerca italiana (per es. a pag. 28; a pag. 61: «Un siffatto indirizzo di ricerca non sembra aver molto interessato gli studiosi dell’italiano, almeno fino ad’ora»; a pag. 106), anche se nell’ultimo decennio del XX sec. diversi lavori relativi all’argomento lasciano per lo meno intravedere un’inversione di tendenza (pag. 111).
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scopo di mettere casualmente in risalto il punto di vista ‹scritto›», cf. Völker 2003, 71 [orig. in ted.]15). Nel tentativo di trovare una spiegazione per questa «particolarità italiana» nel panorama della filologia romanza, Völker (2003, 72) adduce soprattutto l’opinione di A. Castellani (soprattutto 1963, 272; 1991, 696) – tra l’altro un parere che, a ragione, non rimase inconfutato, cf. Cortelazzo (1976, 95–102) – secondo cui nell’area linguistica italiana – al contrario della Galloromania – e particolarmente nella Toscana, la lingua scritta medievale riprodurrebbe con fedeltà quella parlata; la variazione presente nei testi medievali sarebbe così da farsi risalire a delle differenze effettive nei parlari e non sarebbe invece dovuta al processo della fissazione dello scritto di per sé.16 G. Sanga (1990a, 12) faceva d’altra parte osservare che a base del concetto delle scriptae in fin dei conti c’erano delle idee già coperte dal concetto di koinè (cf. Völker 2003, 72): «Alcuni filologi hanno contrapposto a koinè il concetto, più rassicurante, di scripta [...]. Comunque la proposta perde di sostanza, secondo i linguisti, ove si ponga mente che ogni scripta presuppone una qualche forma di koinè, anzi l’astrazione e la generalizzazione proprie della scrittura tendono naturalmente a stabilizzare la mobilità della koinè nella fissità della lingua; in realtà il concetto di scripta definisce sinteticamente una koinè scritta».17
Oltre a questi due argomenti ci sia tuttavia permesso di ricordare anche un atteggiamento scientifico «tipofobo» che si incontra spesso proprio nella linguistica italiana e che – detto semplicemente – a livello epistemologico preferisce l’analisi di singoli fenomeni linguistici a scapito di ricerche a indirizzo globale e sintetizzante.18 In questo
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Così ad es. in Petracco Sicardi (1995, 114) e Stussi (1995a, 124). Solo l’articolo di Blasco Ferrer (1995) sul sardo costituisce un’eccezione (cf. Völker 2003, 71–72, n. 314, 315). In virtù di questa opinione A. Castellani ha rifiutato il concetto di scripta in sé (cf. Völker 2003, 50 n. 208). La posizione del Castellani però anche nel caso particolare della Toscana si dimostra valida soltanto limitatamente, per l’Italia settentrionale e meridionale non lo è. Questa equiparazione di scripta e koiné tuttavia non ci sembra del tutto adeguata, poiché il concetto di koiné può riguardare anche l’oralità, mentre quello di scripta riguarda esclusivamente i testi scritti, e i tratti distintivi per definizione di una koiné (sovraregionalità, rifiuto delle caratteristiche dei dialetti locali [«deregionalizzazione»], diffusione sovralocale e così via, cf. Cardona 1990, 30–31) possono, ma non devono necessariamente sussistere in una scripta. Per es., si può senza dubbio identificare una scripta locale, ma una koiné locale sarebbe una contradictio in adiecto. L’intero ambito del problema tipofilia vs. tipofobia è stato elaborato minuziosamente da H. Goebl (dal quale derivano anche i due concetti) a partire dal 1982 (cf. soprattutto Goebl 1988; 1990; 1992; 1995). Il punto di partenza fu il dibattito di G. I. Ascoli (1876b; 1878a) con i linguisti francesi P. Meyer (1875) e G. Paris (1881, 1888) sulla collocazione geotipologica e classificatoria del francoprovenzale, dal quale risulta evidente che il «tipofilo» Ascoli argomenta sul piano gnoseologico del generale (cioè del tipo), mentre i «tipofobi» Meyer e Paris restano su quello del particolare (cioè del singolo tratto, tralasciando del tutto l’incompatibilità dei due piani). Sia aggiunto per inciso che questo dibattito ricorda da vicino la disputa medievale degli universali (nominalismo vs. realismo, cf. Goebl 1980, 33–34; 1990, 222–223 con la precisazione in Wüest 1992, 537 e, per la parte filosofica, Seiffert 1953, Heyde 1965, Stegmüller 1956–57 nonché Albrecht/Wessel 1979). Nel nostro contesto risulta interessante soprattutto il fatto che la critica nei confronti del modo di argomentare tipofilo – dopo il suo tramonto in Francia – si è mantenuta viva specialmente in Italia e fino al giorno d’oggi (su genesi e sviluppo della posizione tipofoba in Italia cf. anche Goebl 2003, 289). Il metodo di lavoro predominante in Italia è additato anche nella seguente osservazione critica di P. Tomasoni (1985, 229): «Il riguardo per la lingua dei documenti non
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senso le analisi quantitative di Sanga (1990b) rappresentano un’eccezione degna di nota.19
1.4 L’arco cronologico analizzato L’arco cronologico preso in considerazione nel presente lavoro si estende dalle prime attestazioni di testi non letterari in lingua volgare20 nell’Italia settentrionale fino al 1525, anno di pubblicazione delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo. La data 1525 vale come confine cronologico per l’intera area analizzata ed è stata rigorosamente rispettata, al punto che si sono dovuti escludere alcuni documenti redatti poco dopo e che avrebbero notevolmente esteso la base documentaria di alcuni centri scrittori.21 Determinante per questa scelta cronologica è stata la ben nota funzione di
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data, in verità, da pochi anni e ha prodotto risultati illustri, soprattutto in merito alla descrizione di antichi usi linguistici che, proprio in essi, trovano spesso la loro testimonianza più fedele. È però anche importante non limitare l’indagine al ‹singolo venerabile reperto›, tanto più prezioso quanto più antico, ma estenderla a materiali anche seriori e quantitativamente significativi». Secondo Frank/Hartmann/Kürschner (1997 I, 36) il metodo di lavoro usuale in Italia deriva dalla mancanza materiale di «grandes séries documentaires relativemènt homogènes comme celles constituées par les chartes françaises, occitanes et espagnoles», cosa che ha portato a considerare e analizzare i pochi documenti disponibili sempre come pezzi unici. Sanga (1990b) rappresenta – a nostro avviso – l’unico tentativo finora fatto nella scrittologia italoromanza di quantificare sistematicamente la presenza di singoli criteri e di utilizzare questi valori numerici per ulteriori deduzioni, mentre per es. Vitale (1953), Stussi (1965a) e Borgogno (1985–88) – per menzionare solo tre fra i più autorevoli lavori scrittologici – si limitano a una quantificazione approssimativa di certi fenomeni. Nella scrittologia galloromanza, invece, l’analisi quantitativa si è affermata già da quattro decenni con Goebl (1970) e costituisce oggi parte integrante di tutti i lavori scrittologici moderni (cf. Völker 2003; Gleßgen 2003a e 2003b). Di seguito adotteremo, sulla scia di Frank/Hartman/Kürschner (1997 I, 13), la distinzione terminologica fra testo (ted. Text) e testimone testuale (ted. Textzeugnis): Per testimone testuale s’intende l’oggetto materiale portatore di un’iscrizione (in senso lato). Questo supporto è solitamente di carta o pergamena, ma può anche essere, per es., di pietra o di diversi tipi di metallo (epigrafi). Come sinonimo di testimone testuale sarà usato anche il termine documento: questo impiego specifico di documento (in senso scrittologico) va perciò distinto dall’utilizzo della stessa parola in senso diplomatico, dove è sinonimo di atto (ted. Urkunde) (cf. infra 1.5.3.3). Un testo è invece un oggetto linguistico non materiale, che si può conservare e tramandare di norma attraverso testimoni testuali, ma anche con altri mezzi (per es. la lettura ad alta voce). Un testo medievale si può quindi tramandare in due modi: per iscritto o oralmente. Se lo stesso testo viene trascritto più volte (per es. quando si redigono più copie), si avrà allora un unico testo, ma più testimoni testuali. La nostra analisi parte sostanzialmente dai testimoni testuali/documenti, perciò per es. dei Proclami di Francesco da Carrara – per citare un esempio – vengono prese in considerazione sia la versione bellunese che quella trevigiana (Conegliano). Il testo Proclama dei dazi dei carraresi (Vituaria grassa o alguna altra mercanzia) si trova quindi nei documenti no. 687 e 690, il testo Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara relativo alla definizione della valuta della moneta carrarese nei documenti no. 688 e 689 ecc. Sono stati esclusi ad es. per Brescia gli Statuti di Darzo del 1534 (cf. Vaglia 1969), per Cremona gli Statuti dei farmacisti cremonesi del 1527, per Bellinzona gli scritti del notaio Giovanni Della Torre da Mendrisio (1535–1550) (cf. Bianconi 1989, 36–38) ecc.
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cesura – sottolineata da tutte le storie della lingua italiana – che l’opera del Bembo ha avuto nel processo di creazione di una lingua italiana standardizzata.22 L’anno 1525 è paragonabile, per le sue ripercussioni, al 1539 per il francese, anno in cui Francesco I col decreto di Villers-Cotterêts prescrisse l’utilizzo del «langaige maternel francois» nell’amministrazione.23 Decreti con contenuti simili vennero emanati anche in Italia settentrionale: nel 1482 Federico Gonzaga stabilì che nei tribunali di Mantova le deposizioni fossero verbalizzate «vulgari sermone et lingua materna» (cf. Bongrani/ Morgana 1992, 99); nella stessa città la cancelleria utilizzava il volgare in singoli atti già dal 1401 (cf. Matarrese 1988, 52). A partire dal 1426 la cancelleria milanese di Filippo Maria Visconti incominciò a sostituire il latino con il volgare (cf. Vitale 1948, 322 e 1953, 16; Migliorini 1963, 247; Tomasoni 1985, 231 n. 24; Rossebastiano 1988, 899).24 All’incirca nello stesso periodo («a partire dal terzo decennio del secolo», cf. Matarrese 1988, 51) questo cambiamento si verificò anche a Ferrara: nella corrispondenza con la vicina Mantova la prima lettera in volgare testimoniata dall’archivio Gonzaga è del 1427, spedita dal marchese Niccolò III a Gian Francesco Gonzaga.25 I decreti di Emanuele Filiberto sull’utilizzo del francese e dell’italiano nei tribunali della Savoia, infine, risalgono agli anni 1560/1561 (11 febbraio e 22 settembre,
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La bibliografia a tale riguardo è vastissima. Ci limitiamo perciò a segnalare le più importanti storie della lingua italiana, tra gli altri: Migliorini (1963, 212–214), Durante (1981, 145–146), Fogarasi (1990, 261–262), Marazzini (1993, 241–249), Trovato (1994, 111–116) e Michel (1997, 344–348). Anche nel LEI il 1525 segna il confine tra it. a. = italiano antico e it. = italiano (moderno), cf. LEI 8,2: «Le conseguenze linguistiche di questa opera decisiva si notano fuori dalla Toscana dopo il 1530 ca., di modo che questo periodo (1525–1530) pare più adatto a separare lingua e dialetti antichi e moderni di quanto non fosse la data 1600 scelta nei primi fascicoli del LEI». Sul decreto di Villers-Cotterêts cf. tra gli altri Peyre (1933), Fiorelli (1950), Bruneau (1966, 126), Berschin/Felixberger/Goebl (1978, 193; 213), Sergijewskij (1979, 125–126) e Trudeau (1983). Purtroppo però non ci sono giunte disposizioni scritte a tal riguardo: «Non fu forse un atto ufficiale, una disposizione che avesse valore di norma inderogabile: la storia tace su questo punto, e se vi fosse stato qualche cosa di ufficiale e di scritto sarebbe, per una via o per l’altra, già uscito alla luce […]» (Vitale 1948, 324). Questa situazione ricorda quella della cancelleria reale di Francia, che – quasi un secolo prima, ma a sua volta in grande ritardo rispetto alle cancellerie francesi locali e regionali – nell’ottobre del 1330 passò talmente improvvisamente al francese da far supporre una disposizione del re, che però non è menzionata da alcuna fonte scritta (cf. Lusignan 2004, 114–115). Il passaggio dal latino all’italiano nel dominio degli Este negli a. ’30 del XV sec. viene connesso da un contemporaneo con una vicenda aneddotica. Niccolò III d’Este avrebbe scritto in latino al podestà di Modena Polo da Foiano: «Dilectissime noster, capias accipitrem et mitte nobis bene ligatum in sacculo, ne aufugiat». Questi però avrebbe frainteso la parola «accipiter» (‘sparviero’) con «arciprete», agendo di conseguenza. Il fatto è commentato da Ludovico Carbone (1466–71) non senza ironia: «Credo che da alora in qua se son scripte le littere per vulgare, acioché non incontrasse più tal scandalo che per sparvieri se pigliassero gli acciprieti» (cf. Grignani et al. 1990, 57–58). Secondo T. Matarrese (1988, 52), il fatto considerevole del passaggio al volgare delle cancellerie nella prima metà del XV sec. è la dimostrazione che l’Umanesimo non fu un ostacolo, ma piuttosto un catalizzatore di questo processo (così anche Ghinassi 1976b, 20).
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cf. Cornagliotti 1990, 269 e Marazzini 1994, 23) nonché 1577 (5 dicembre, cf. Clivio 1970a, 91).26 Dai dati sopraindicati risulta evidente che in Italia nella scripta amministrativa i volgari si sono imposti sul latino relativamente tardi (in contrasto con il corrispondente sviluppo in area galloromanza).27 Questo fatto sembra avere un parallelo nella comparsa tardiva del volgare stesso in ambito scritto in Italia (cf. Migliorini 1963, 88–90 con il tentativo di trovare un motivo a questo fenomeno), ma bisogna sfumare questa affermazione. Il ritardo citato, infatti, si riferisce all’emancipazione del volgare e non alla sua prima comparsa in assoluto nella scripta non letteraria: poiché, in merito a ciò, l’Italia settentrionale è sì in ritardo rispetto al domaine d’oc (primi documenti amministrativi in volgare già a partire dall’inizio del XII sec. [10.4.1102], cf. Brunel 1926, 10–11), ma con la Dichiarazione di Paxia (1178–1182) è in anticipo sul domaine d’oïl, dove il primo atto in volgare conservato in originale data del 1204 (Douai; seguono Tournai nel 1206, St. Quentin nel 1213, Metz nel 1215/1219, Arras nel 1216 e St. Omer nel 1220/1221, cf. Völker 2003, 81 e [con leggere differenze] Drüppel 1984, 3–8). Nella Francia settentrionale e orientale, però, il passaggio al volgare, una volta avviato, si conclude abbastanza rapidamente e per es. a Metz (appartenente all’Impero) il latino scompare dagli scritti della città già tra il 1225 e il 1230 (cf. Völker 2003, 82), mentre le testimonianze di volgare amministrativo nell’Italia settentrionale rimangono invece in netta minoranza per tutto il XIII sec. e in parte anche oltre – cf. il bilancio di J. Kabatek (2005, 88) [orig. in ted.]:28 «In Italia – forse ancor di più che in altri territori dell’area romanza – la produzione scritta non letteraria a partire dalla seconda metà del XII sec. è in stretta relazione con la ricezione
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Cf. infine la provvisione della Signoria e dei Consigli Maggiori di Firenze del 27 e 28 marzo 1414 (Migliorini 1963, 254–255): «[…] che tutte le scritture de’ piati e sentenzie che si faranno o fare si dovranno pe’ Sei o Uficiale di Mercanzia, o nella loro corte, o nelle corti delle Arti della città di Firenze, o in qualunque d’esse Arti si debbano fare e scrivere in volgare, e non altrimenti […]». L’utilizzo orale del volgare nell’ambito amministrativo-giuridico-notarile è naturalmente più antico. Gli statuti dei notai bolognesi del 1246, per es., menzionano espressamente la norma in base alla quale un notaio deve essere in grado di tradurre gli atti dal o in volgare per i suoi clienti. Molto più tardi (s.m. del XVI sec.) anche dagli aspiranti notaio di Milano viene pretesa la capacità di leggere gli atti primo latine postea vulgariter (cf. Tomasoni 1985, 235). Questa affermazione vale, come si è visto supra (cf. la n. 24), persino se come termine di paragone si citi la cancelleria reale francese, poiché – sebbene questa abbia completato per ultima il passaggio al volgare – lì il francese prevale a partire dall’ottobre del 1330 (cf. Lusignan 2003a, 55 e 2004, 114–115). Dal punto di vista storico ci pare degno di nota che il sovrano responsabile di questo cambiamento fosse Filippo VI, il primo dei re della famiglia dei Valois, la quale, per quel che riguarda l’impiego del volgare, nel proprio dominio familiare si era già adeguata alle altre cancellerie locali del nord della Francia, mentre la cancelleria reale sotto gli ultimi Capetingi diretti (Filippo IV era fratello di Carlo di Valois, padre di Filippo VI) rimase fedele al latino. Nel nostro contesto il XIII sec. rappresenta un punto di svolta, poiché è in questo periodo (cf. Goebl 1979, 352; Burgers 2001, 9; Völker 2003, 81) che avviene l’emancipazione delle lingue volgari rispetto al latino anche nelle scriptae non letterarie in più o meno tutta l’Europa occidentale (con un’ulteriore eccezione importante nell’area linguistica tedesca, dove è constatabile un ritardo simile a quello dell’Italia, cf. Völker 2003, 85). In ambito letterario il processo corrispondente a quell’epoca era già in fase avanzata.
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del diritto romano, ma soprattutto con l’incremento del commercio e dell’importanza delle città, tuttavia qui la produzione non è in volgare, bensì quasi esclusivamente in latino. […] I testi in volgare fino alla metà del XIII sec. sono per lo più sottoprodotti, appunti, testi con un raggio di comunicazione minimo, ma mai testimonianze di una produzione scritta elaborata».
La prima città in Italia in cui si afferma una scripta in volgare è Venezia, anche se ciò avviene soltanto a partire dal XIV sec. e senza mettere seriamente in pericolo il ruolo predominante del latino come lingua ufficiale degli atti.29 Proprio gli atti in volgare, però, che soprattutto a Venezia risalgono fino al XIII sec. dimostrano come, perlomeno nella Serenissima, già a quell’epoca l’uso del volgare anche negli scritti amministrativi fosse possibile, e pertanto non limitato all’ambito del parlato (come invece potrebbero far supporre le norme citate nella n. 26, che si riferiscono tutte all’uso orale). Sta di fatto tuttavia che il momento della prima comparsa della scripta non letteraria nei singoli centri scrittori dell’Italia settentrionale da noi analizzati è molto variabile oscillando fra quasi tre secoli (1178–82 a Savona vs. 1515 a Sondrio, cf. infra 1.5.3.6 e 1.5.3.8), mentre nella Francia settentrionale il processo analogo si concentra in alcuni decenni.30 29
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Il numero relativamente consistente di testi precoci in volgare prodotti a Venezia non è un caso: «[…] per certe zone, come la Toscana e il Veneto, l’abbondanza del materiale medievale proveniente dai vari centri cittadini, [è] direttamente proporzionale alla ricchezza e alla vivacità della loro vita economica, politica e culturale […]» (Formentin 2002, 98). Sia ricordato per inciso che anche i primi documenti in langue d’oïl provengono dalle città economicamente fiorenti delle Fiandre (cf. Drüppel 1984, 3 con una correlazione implicita). L’uso del volgare nella cancelleria milanese diventa invece frequente solo dopo il 1440 (cf. Vitale 1953, 16), mentre a Torino la cancelleria savoiarda nel periodo che qui ci interessa utilizza esclusivamente il latino (cf. Gasca Queirazza 1997a, 870). La questione della comparsa del volgare nella scripta non letteraria in area italoromanza è troppo complessa per poter essere riassunta in poche righe. Ci limitiamo perciò a richiamare le interessanti riflessioni in Sabatini (1968) e Holtus (2000). È notevole soprattutto il fatto che i documenti italoromanzi costituiscano in tutto solo il 3,10 % dei 2548 testimoni testuali analizzati in Frank/Hartmann/Kürschner (1997) (quindi prodotti prima del 1250 e conservati in originale) – contro il 46,62 % di documenti francesi e il 34,34 % di documenti spagnoli –; questa cifra aumenta tuttavia all’8,66 % se si considerano solo le 10 attestazioni più antiche per ognuna delle 9 tipologie di testo ivi stabilite (contro il 47,63 % di documenti in francese, il 28,45 % di testimonianze testuali in occitano, ma solo il 4,74 % di documenti in spagnolo). In una tipologia testuale – le epigrafi – i documenti italoromanzi ammontano al 34,78 % (contro il 39,13 % di esempi occitani e solamente l’8,70 % sia in francese che in spagnolo) e nella categoria «poésie bourgeoise» addirittura al 100 % dei tre documenti inseriti nell’Inventaire; però costituiscono solo lo 0,49 % della categoria per noi di maggiore interesse, le chartes (contro il 40,35 % di chartes francesi e il 44,37 % di quelle spagnole – cf. Holtus 2000, 142–143). Ne risulta in maniera evidente che le lingue romanze hanno «conquistato» le diverse tipologie di testo in momenti e successioni differenti, ma le vere cause a base di questo comportamento così diseguale restano ancora da individuare. In questa sede ci permettiamo soltanto di far notare che le percentuali in questione non sono da ritenersi assolute – a questo proposito, infatti, l’Inventaire di Frank/Hartmann/Kürschner presenta troppe lacune (cf. Vielliard 2000, 298; mancano per es. i documenti no. 2, 5, 6, 7, 8, 9 e 11 del nostro corpus, quindi ben 7 dei 9 documenti che avrebbero dovuto essere presi in considerazione [il nostro documento no. 1 corrisponde al no. 9062 nell’Inventaire, il nostro documento no. 3 al no. 9069; inoltre, il nostro documento no. 18 è menzionato al no. 3092]), tuttavia tali percentuali ci sembrano ampiamente indicative. Lavori sinottici di grande portata come l’Inventaire dovrebbero sempre essere pubblicati anche in forma elettronica, rendendone più semplice
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L’intero arco cronologico analizzato è stato ulteriormente suddiviso in cinque periodi di riferimento, per poter evidenziare meglio gli sviluppi diacronici riscontrati: I: anteriore al 1300; II: 1301–1350; III: 1351–1400; IV: 1401–1450; V: 1451–1525 (cf. infra 1.5.3.5 e 1.5.3.8). Ragioni metodologiche avrebbero imposto pure l’analisi di un ulteriore periodo VI (1525–1600), perché appena il confronto della situazione prima e dopo il Bembo permette asserzioni definitive riguardo alla fase «toscanizzatrice» più accentuata. Le conclusioni possibili sono due: se il processo di massima toscanizzazione va individuato nel periodo V, il successo dell’opera standardizzatrice bembiana nell’Italia settentrionale era già «nell’aria», mentre se si dovesse aspettare fino al periodo VI, sarebbe direttamente imputabile a tale opera.31 Ci proponiamo di verificare in altra sede le due ipotesi riguardo ad alcuni centri scrittori esemplari (Genova, Milano, Trento, Venezia, Udine). Per l’intera rete d’esplorazione sarebbe tuttavia un compito troppo gravoso, dato che nel XVI sec. la produzione scritta in volgare dell’Italia settentrionale esplode letteralmente.
1.5 I fondamenti metodici e metodologici dell’analisi Il punto di partenza delle nostre analisi scrittologiche e scrittometriche è la creazione di una matrice di dati elettronica bidimensionale N * p, in cui: N = 36 punti di rilevamento o «centri scrittori» (cf. 1.5.1) p = 320 attributi o criteri, «tratti» (cf. 1.5.2). L’asse x dei punti di rilevamento N (= oggetti della matrice dei dati) e l’asse y dei criteri p (= attributi della matrice dei dati) fissano uno spazio che viene occupato dalle coniazioni o qualità degli attributi (cf. Vogel 1975, 12; Sodeur 1974, 39). Nel nostro caso, come qualità degli attributi si utilizza un valore che rappresenta la frequenza assoluta («occorrenza») di un determinato criterio in un qualsiasi punto di rilevamento. Tale frequenza assoluta viene calcolata tramite l’analisi di complessivamente 1165 documenti (cf. 1.5.3.7), ognuno assegnato a un punto di rilevamento (cf. 1.5.3). Si tratta dunque di un dato appartenente ad una scala metrica.32
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un continuo aggiornamento e miglioramento: in questo modo sarebbe possibile mantenerli attuali persino oltre la data di pubblicazione della versione cartacea. Nelle storie della lingua italiana la «toscanizzazione» delle scriptae dell’Italia settentrionale viene fatta risalire in generale al «Rinascimento» (cf. Ghinassi 1976a, 86). A questo periodo risale anche – come importantissimo fattore di standardizzazione – la diffusione della stampa in Italia. Per il momento rimandiamo alla relativa analisi di R. Eufe (2008), il quale (con altri metodi e altri criteri) calcola, basandosi su un corpus veneziano di Creta, una quota non toscana del 15,80 % per il 1472 e del 6,94 % per il 1567. Confrontando tale dato con i valori da noi ottenuti per 32/Aleppo (cf. infra 2.2, tab. 11), risulterebbe una diminuzione lineare degli elementi non toscani a partire dal 1450; ciò farebbe dunque pensare a un forte processo di omogeinizzazione all’interno delle scriptae dell’Italia settentrionale già nella s.m. del XV sec. Un dato appartiene ad una scala di misura metrica quando gli intervalli fra i singoli valori misurati sono equidistanti. Una scala di misura metrica ha un rango gnoseologico superiore rispetto alle scale ordinali e nominali: in queste vi è uno spazio euclideo solo dopo il calcolo della matrice di similarità, mentre nella prima è già dato (cf. Goebl 1980, 33; 1984, 82). Per le implicazioni riguardanti la scelta di un adeguato indice di similarità o di distanza cf. 3.1.
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matrice dei dati N * p 8
-1
4
-1
40
1
0
5
-1
-1
1
-1
95
2
0
4
21
1
2
-1
-1
1
0
3
4
8
-1
-1
-1
4
0
2
1
1
-1
-1
-1
-1
0
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
1
2
3 4 5 6 7 8 punti di rilevamento (centri scrittori) [1 … j k … … N] Fig. 1: Rappresentazione schematica della matrice dei dati N * p utilizzata nel presente lavoro. In essa significano rispettivamente: 1, 2, 4, 8 … 95 = frequenza assoluta del criterio i nel punto di rilevamento j; 0 = per questo punto di rilevamento non ci sono dati disponibili (i.e. non ci sono documenti da analizzare; a livello di corpus complessivo ciò vale unicamente per il centro scrittorio 8/Alessandria, cf. 1.5.1 e 1.5.3.8); -1 = per questo punto di rilevamento ci sono documenti a disposizione, ma il criterio in questione non compare. Le singole righe della matrice sono da leggersi come segue: il cr. 1 (= Á[ + ] lat. è resa con [sviluppo spontaneo] vs. tosc. , cf. la lista in 1.5.2) non compare – nonostante la presenza di documenti – nei punti di rilevamento 2 (= Genova)33, 3 (= Caffa), 4 (= Savona), 5 (= Monaco), 6 (= Torino) e 7 (= Vercelli, cf. la lista in 1.5.1), mentre il punto di rilevamento 8 (= Alessandria) non dispone di alcun documento; il cr. 2 (=Á[ + ] lat. è resa con o [metafonia] vs. tosc. ) compare una sola volta nei punti di rilevamento 2 che 3, ma nessuna volta negli altri; il cr. 3 (= -ÚTU/-ÚTA/-ÚTAE e -ÚTIS lat. sono resi con , e vs. tosc. , , ) è stato rilevato 4 volte nei punti 2 e 7, 8 volte nel punto 3 e nessuna volta negli altri punti e così via. La presente matrice-modello, nonché quelle utilizzate nei paragrafi successivi (cf. 2.1 e 3.2), rappresentano un campione della matrice dei dati effettiva. Esse consentono perciò di verificare concretamente i calcoli da noi effettuati per i centri scrittori da 2 a 8 e per i criteri da 1 a 6.
1.5.1 La rete d’esplorazione I 36 punti di rilevamento (in seguito anche chiamati «centri scrittori»,34 «capoluoghi» o – per semplificare – solamente «città») costituiscono la base diatopica della nostra analisi.35 La loro individuazione è avvenuta in modo deduttivo sulla base di una combinazione di riflessioni storiche e dialettologiche. Da un lato quindi si è voluto
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La numerazione dei punti di rilevamento inizia da «2» per esigenze del software utilizzato. La denominazione «centro scrittorio» non va tuttavia né interpretata come «cancelleria», né confusa con tale termine. Le opere che ci sono servite da modello presentano: Dees (1980): 28 punti di rilevamento nel dominio d’oïl (si tratta qui dei 28 macropunti visualizzati nell’Atlas stesso, la rilevazione dei materiali è invece avvenuta sulla base di 85 micropunti [sinossi in Goebl 1998a, 299]); Goebl (1970): 20 punti di rilevamento normandi (usiamo l’aggettivo normando sulla scia di Goebl 1970 per riferirci al dialetto francese della Normandia, mentre riserviamo normanno alla lingua dei Normanni stessi).
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coprire con almeno un capoluogo le principali aree dialettali dell’Italia settentrionale riconosciute dalla Carta dei Dialetti Italiani (cf. Pellegrini 1977), dalla Carta Dialettologica Italiana (cf. Holtus 1989) nonché dal LEI (1979, 11–31)36 e dall’altro – per aumentare la probabilità che vi fosse presente una produzione scritturale in volgare – le città prescelte dovevano essere (state) sede di un’amministrazione temporale e/o ecclesiastica (cf. Parker 1996, 122; Kinder/Hilgemann 1981, 216–217; Morby 2002, s.v., EI s.v.). Sulla base di queste riflessioni si è concretizzata la seguente rete d’esplorazione (D = [arci-]diocesi):37 Tab. 1: Informazioni storiche e geografiche sui centri scrittori analizzati (cf. la cart. 1 a pag. 457) 2/Genova (GE) – Liguria38 D, dal 1099 si alternano al potere consoli, podestà e capitani del popolo (capitanato). Nel 1339 inizia il dominio dei «dogi perpetui», che in teoria dura fino al 1528, ma che di fatto è caratterizzato da numerose interruzioni (1350–56 signoria dei Visconti; 1396–1409 Carlo VI di Francia; 1421–35 Filippo Maria Visconti, 1458–61 Carlo VII di Francia, 1464–78 e 1488–99 signoria degli Sforza; 1499–1512 Luigi XII di Francia, 1515–22 e 1527–28 Francesco I di Francia) (EI 16, 558–560). 3/Caffa (CF) (l’odierna Teodosia) – Crimea, Ucraina D, dalla s.m. del XIII sec. (1266) è la colonia genovese di maggiore importanza in Crimea. Assiema a La Tana (l’odierna Azov, la seconda colonia genovese in Crimea) è conquistata dagli Ottomani nel 1475 (EI 8, 255). 4/Savona (SV) – Liguria D, dal 1153 è nella sfera d’influenza di Genova che la sottomette definitivamente nel 1528 dopo lunghe lotte (EI 30, 972). 5/Monaco (MC) – stato indipendente D, genovese dal 1191. Nel 1297 è conquistata da Franceschino Grimaldi, la cui famiglia stabilizza la propria signoria a partire dal 1314. Dal 1357–95 (con interruzioni) Monaco ritorna sotto l’influsso genovese, poi è contesa fra Genova e la Francia. Nel 1512 diventa indipendente (EI 23, 606–607). 6/Torino (TO) – Piemonte D, a partire dal 1248 è sotto il dominio dei Savoia, i quali pongono fine all’autoamministrazione comunale e innalzano gradualmente la città a capitale dei territori della Savoia cisalpina. Nel 1562 Torino diventa, dopo l’occupazione francese degli a. 1536–62, l’unica capitale del ducato di Savoia (EI 34, 41). 7/Vercelli (VC) – Piemonte D, signoria della famiglia Avogadro. Nel 1335 cade sotto il dominio dei Visconti e viene ceduta ai Savoia nel 1427 (EI 35, 148).
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Per l’individuazione delle aree dialettali principali abbiamo seguito Tagliavini (1972, 396): «Col nome di dialetti settentrionali o alto-italiani intendiamo i dialetti gallo-italici, il Veneto e l’Istriano». Sulla questione della classificazione dei dialetti italiani (settentrionali) cf. anche Ascoli (1882–85), Merlo (1924–25) e Renzi (1985, VII). Per l’inclusione di Udine cf. supra 1.1. Le informazioni storiche sono limitate allo stretto necessario per inquadrare meglio alcune delle argomentazioni proposte successivamente (cf. infra 2. e 3.). L’indicazione della regione di appartenenza odierna serve semplicemente per l’orientamento geografico ma non ha alcun influsso sulla successiva elaborazione dei dati nella nostra banca dati.
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8/Alessandria (AL) – Piemonte D, fondata nel XII sec. dalla Lega Lombarda come presidio al confine con il margraviato (ghibellino) del Monferrato, libero comune dal 1198. In seguito passa sotto il dominio di Roberto d’Angiò (fino al 1275) e dal 1332 sotto a quello dei Visconti. Da questo momento condivide la storia del Ducato di Milano (EI 2, 302–303). 9/Novara (NO) – Piemonte D, dopo la pace di Costanza (1183) sotto il dominio di un podestà, il quale però nel 1254 viene spodestato dalla signoria alternata delle famiglie tra loro nemiche dei Brusati e dei Torriani. Dal 1311 è (con brevi interruzioni) sotto il dominio dei Visconti seguendo poi la storia del Ducato di Milano (EI 24, 173). 10/Lodi (LO) – Lombardia D, fondata nel 1158 da Federico Barbarossa, libero comune dal 1183. Dal 1251 si avvicendano le signorie dei Vistarini, Torriani, Fissiraga (1282–1311: Antonio Fissiraga) e Vignati (questi ultimi unificano Lodi e Piacenza). Nel 1335 la città viene conquistata per la prima volta da Azzone Visconti passando al Ducato di Milano, ma è tuttavia sottomessa definitivamente solo nel 1449 da Francesco Sforza (dopo dominazioni alterne, tra le quali anche di Venezia 1447–48). Da questo momento in poi condivide la storia del Ducato di Milano (EI 21, 378–379). 11/Milano (MI) – Lombardia D, dal 1277 i Visconti contendono la signoria ai Torriani, prevalendo definitivamente nel 1330 con Azzone Visconti. Nel 1397 Gian Galeazzo Visconti trasforma il Ducato di Milano in Ducato di Lombardia. Dopo la morte di Filippo Maria Visconti nel 1447 e il breve intermezzo della «Repubblica Ambrosiana», nel 1450 assume il potere Francesco Sforza, nel 1466 suo figlio Galeazzo Maria e nel 1479 Ludovico il Moro. Nel 1499 i Francesi invadono Milano e occupano il ducato fino al 1513 e dal 1515–25. In seguito la città viene restituita agli Sforza, ma nel 1535 passa agli Asburgo spagnoli (EI 23, 287). 12/Bergamo (BG) – Lombardia D, nel XII sec. libero comune, poi sotto dominazioni alterne durante i sec. XIII (famiglia dei Colleoni cacciata nel 1295 dai Suardi) e XIV. Nel 1329 i Visconti conquistano per la prima volta la città; negli a. 1331–33 è sotto il dominio di Giovanni di Boemia, poi di nuovo milanese. Nel 1407 Bergamo passa sotto il dominio di Pandolfo Malatesta, nel 1419 nuovamente a Milano. Nel 1427 è conquistata da Francesco di Carmagnola, e rimarrà veneziana fino al 1796 – nonostante un tentativo di riconquista da parte di Filippo Maria Visconti nel 1437 (EI 6, 703). 13/Brescia (BS) – Lombardia D, nel XIII sec. conosce frequenti cambi di dominio (1226–37 Ezzelino III da Romano, seguito da Umberto Pallavicino, Carlo d’Angiò, le famiglie dei Maggi e dei Della Scala). Dal 1327–1426 è sotto il dominio dei Visconti con un’interruzione nel periodo 1404–21 (signoria di Pandolfo Malatesta). Nel 1421 Filippo Maria Visconti caccia Pandolfo Malatesta, per poi a sua volta vendere la città a Venezia nel 1426, ed essere un anno dopo nel tentativo di riconquistare la città, definitivamente sconfitto dai Veneziani. Con una sola interruzione negli anni 1512–20 (occupazione francese), Brescia rimane veneziana fino al 1796 (EI 7, 808). 14/Cremona (CR) – Lombardia D, comune istituito già nel 1098. Nel 1249 elezione di Umberto Pallavicino a podestà, il quale estende il suo dominio diretto a Piacenza e quello indiretto a Pavia, Vercelli, Brescia, Milano, Parma, Novara, Bergamo e Alessandria, ma nel 1276 viene spodestato dalla famiglia Cavalcabò. Nel 1322 ha inizio la signoria dei Visconti. Da questo momento in poi Cremona appartiene, con due interruzioni (1403–06 ripristino della signoria dei Cavalcabò, 1499–1509 appartenenza a Venezia), al Ducato di Milano e ne condivide il destino (EI 11, 829). 15/Sondrio (SO) – Lombardia Originariamente dipendente dal potere spirituale e temporale di Como, nel 1336 Sondrio viene conquistata da Azzone Visconti. Nel 1512 la città passa ai Grigioni che ne fanno la capitale della Valtellina (EI 32, 141).
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16/Mantova (MN) – Lombardia D, libero comune nel 1115, dal 1272 signoria dei Bonaccolsi. Questi vengono confermati nel 1308, ma nel 1328 sono spodestati dalla famiglia Gonzaga, che governerà su Mantova fino alla sua estinzione nel 1627 (EI 22, 167–169). 17/Pavia (PV) – Lombardia D, dal XII sec. libero comune, per breve tempo signoria dei Langosco, poi, nel 1359, conquistata dai Visconti come ultima delle città lombarde. Nel 1535 passa col Ducato di Milano agli Asburgo spagnoli (EI 26, 548). 18/Bellinzona (BN) – Canton Ticino, Svizzera Dal 1192 sotto il potere spirituale e temporale di Como, 1242–49 milanese, poi nuovamente comasca. Nel 1340 è conquistata dai Visconti. Nel 1402 diventa signoria della famiglia Da Sacco, che nel 1419 vende la città ai cantoni di Uri e Obvaldo, ma nel 1426 Bellinzona è riconquistata da Filippo Maria Visconti. Dopo che Milano nel 1499 è conquistata dai Francesi, la città si ribella contro i nuovi signori e nel 1500 si mette sotto la protezione dei Cantoni Uri, Svitto e Nivaldo (EI 6, 567). 19/Trento (TN) – Trentino D, dal 1004 principato vescovile, nel 1363 con il Tirolo passa de facto alla casa d’Austria, appartiene al Sacro Romano Impero di nazione tedesca fino al 1806 e alla monarchia asburgica fino al 1918 (EI 34, 271–272). 20/Piacenza (PC) – Emilia-Romagna D, nel XII sec. libero comune, nel 1254 è conquistata da Umberto Pallavicino, dal 1290 signoria di Alberto Scotti. Nel 1313 Piacenza è conquistata dai Visconti e poco dopo (1322) dallo Stato Pontificio, nel 1335 nuovamente signoria degli Scotti. Di lì a poco Piacenza viene unita da Azzone Visconti al Ducato di Milano, che nel 1447–48 deve cederla a Venezia, ma Francesco Sforza riesce a riconquistarla. Nel 1499 assieme al Ducato di Milano passa alla Francia (fino al 1512 e negli a. 1515–21). Negli a. 1512–15 e 1521–45 la città appartiene allo Stato Pontificio e costituisce poi con Parma un ducato indipendente (EI 28, 996). 21/Parma (PR) – Emilia-Romagna D, nel XII sec. libero comune, 1303–16 signoria di Gilberto da Careggio, nel 1322 passa allo Stato Pontificio e in seguito cambia più volte signore (Luigi di Baviera, Giovanni di Boemia, Cangrande Della Scala). Negli a. 1346–1500 con una breve interruzione (1447–49) fa parte del Ducato di Milano e con questo passa alla Francia (1500–12 e 1515–21), viene poi nuovamente ceduta allo Stato Pontificio (1512–15 e 1521–45). Dal 1545 costituisce un ducato a sé stante con Piacenza (EI 26, 386). 22/Reggio Emilia (RE) – Emilia-Romagna D, dalla fine dell’XI sec. libero comune, nel XIII sec. rapida successione di brevi domini. Nel 1335 la città passa alla famiglia dei Gonzaga, che la vende ai Visconti nel 1376. Dopo la morte di Gian Galeazzo (1402), dominio di Ottobono Terzi (1404–09), poi è Niccolò III d’Este a impossessarsi di Reggio. Negli a. 1512–23 la città appartiene allo Stato Pontificio (EI 28, 996). 23/Modena (MO) – Emilia-Romagna D, negli a. 1135–1288 libero comune. Nel 1289 viene conquistata da Obizzo I d’Este e rimane sotto Ferrara fino al 1306; negli a. 1312–27 (con interruzioni) è signoria del mantovano Passerino Bonaccolsi. Nel 1336 Modena viene conquistata da Mastino Della Scala e restituita agli Estensi. Nel 1510 Alfonso I d’Este deve arrendersi a Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, che dona la città a Papa Giulio II. Il Papa prima la cede all’imperatore Massimiliano d’Asburgo, ricomprandola poi nel 1514. Nel 1527 Modena torna ad essere estense. Con l’estinzione della linea maschile della casa regnante, nel 1597 Modena diventa ducato indipendente governato da una discendenza collaterale della casa d’Este (EI 23, 517). 24/Bologna (BO) – Emilia-Romagna D, dal 1106 libero comune. Nel 1247 passa, grazie alla rinuncia di Rodolfo d’Asburgo all’Esarcato, allo Stato Pontificio, al quale apparterrà con brevi interruzioni fino al 1860. Dal 1337 al 1401 la
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famiglia Pepoli esercita il potere sulla città, mentre nel XV sec. esso passa alla famiglia Bentivoglio (EI 7, 331). 25/Ferrara (FE) – Emilia-Romagna D, dal 1240 signoria di Azzo Novello d’Este. Suo nipote Obizzo I nel 1288 conquista Mantova e nel 1289 Reggio. Nel 1308 la città è minacciata dallo Stato Pontificio, e di conseguenza ceduta a Venezia da Francesco d’Este. L’anno dopo però Venezia soccombe allo Stato Pontificio; il Papa insedia quindi Roberto d’Angiò come vicario. Dopo la sua cacciata nel 1317 Ferrara viene restituita agli estensi, che governano la città fino al 1597, dopodiché Ferrara torna allo Stato Pontificio (EI 15, 45). 26/Imola (IL) – Emilia-Romagna D, dall’XI sec. libero comune, 1341–1424 signoria degli Alidosi come vicari del Papa. Conquistata da Filippo Maria Visconti negli a. 1424–26, ritorna a far parte dello Stato Pontificio e nel periodo 1438–73 è sotto il dominio della famiglia Manfredi di Faenza. Nel 1473 è riconquistata da Milano e ceduta a Papa Sesto IV, a condizione che questo doni la città a suo nipote Girolamo Riario in occasione del suo matrimonio con Caterina Sforza. Dopo l’assassinio di Girolamo Riario, Caterina Sforza governa lo stato (diventato indipendente) di Imola e Forlì, che viene poi conquistato da Cesare Borgia nel 1499. Nel 1535 Imola torna definitivamente allo Stato Pontificio (EI 18, 901). 27/Ravenna (RA) – Emilia-Romagna D, nel XII sec. libero comune sotto il dominio dell’arcivescovo. 1200–40 sotto il dominio della famiglia Traversari, nel 1240 è riconquistata per l’impero da Federico II. Nel 1276 Rodolfo d’Asburgo cede Ravenna e la Romagna allo Stato Pontificio. Dalla fine del XIII alla fine del XIV sec. è signoria dei Da Polenta, poi gravita nell’area d’influsso di Venezia, fino a far parte della Terraferma veneziana negli a. 1449–1509. Nel 1509 Ravenna viene restituita allo Stato Pontificio (EI 28, 877). 28/Rimini (RN) – Emilia-Romagna D, dal 1295 fino al 1500 è sotto la signoria dei Malatesta. Dopo tre anni di dominio di Cesare Borgia nel 1503 è conquistata da Venezia che deve però cedere la città allo Stato Pontificio nel 1509 (EI 29, 342). 29/Venezia (VE) – Veneto D, dominio dei Dogi. Nel 1380 inizia la graduale conquista della Terraferma (1405 Padova, 1406 Verona, 1420 Friuli). Un secolo più tardi (1479) inizia il declino con la perdita della maggior parte delle colonie nel Mediterraneo orientale a causa degli Ottomani. La sconfitta di Adagnello (1509) contro la Lega di Cambrai pone anche fine all’espansione veneziana sulla Terraferma (EI 35, 55–57). 30/Zara (ZR) – Croazia Nell’XI sec. è contesa tra Bisanzio, l’Ungheria e Venezia. Nel 1202 Venezia conquista la città e la mantiene quasi ininterrottamente fino al 1358, segue una fase di relativa indipendenza sotto diversi feudatari (Elisabetta d’Ungheria, Sigismondo di Lussemburgo). Nel 1409 Zara è nuovamente veneziana e lo rimarrà fino al 1797 (EI 35, 897). 31/Aleppo (AP) – Siria Importante centro commerciale sulla rotta tra il Mediterraneo e l’India, con una forte presenza di commercianti europei, soprattutto veneziani. Durante le crociate è assediata, ma mai conquistata dagli eserciti crociati. Nel 1261 passa ai Mamelucchi egiziani e nel 1520 agli Ottomani (EI 2, 296). 32/Padova (PD) – Veneto D, dal XII sec. libero comune, 1237–57 sotto il dominio di Ezzelino III da Romano, poi sotto il dominio della famiglia Dalla Scala (Verona), in nome della quale nel 1329 Padova conquista Treviso. In seguito diventa signoria dei Carrara, ma la politica di grande potenza di Francesco il Vecchio porta, nel 1389, alla conquista di Padova da parte di Gian Galeazzo Visconti. Dopo la sua morte nel 1402 gli succede Francesco Novello, il quale conquista anche Verona, tuttavia nel 1405 la città passa definitivamente a Venezia (EI 25, 898).
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33/Vicenza (VI) – Veneto D, dal 1210 governata da Ezzelino III da Romano, nel 1266 passa a Padova, nel 1311 con Padova a Verona (Cangrande Della Scala) e nel 1387 con Verona a Milano. Il dominio dei Visconti termina nel 1402 e viene sostituito nel 1404 da quello di Venezia (EI 35, 296). 34/Treviso (TV) – Veneto D, nel XIII sec. lotta per il predominio tra le famiglie Da Camino e Da Romano (1227–60 signoria di Ezzelino III da Romano, 1283–1306 di Gherardo da Camino). Nel 1318 la città viene conquistata da Federico d’Asburgo e nel 1329 da Padova per incarico di Cangrande Della Scala. Nel 1339 (definitivamente nel 1344) Treviso passa a Venezia, alla quale rimane, con brevi interruzioni (1381–84 Leopoldo d’Asburgo, 1384–88 Francesco Da Carrara di Padova), fino al 1797 (EI 34, 287). 35/Belluno (BL) – Veneto Dal XIII sec. libero comune, viene più volte conquistata da Treviso (Ezzelino III da Romano) e da altre città dell’Italia settentrionale (dominio dei Della Scala, Da Carrara e dei Visconti). Nel 1404 si piega a Venezia, alla quale rimane fino al 1797 (con brevi interruzioni, per es. nel 1411–20 è conquistata dal re Sigismondo; nel 1508–10 durante la guerra tra Venezia e l’Austria cambia dominio per dieci volte consecutive) (EI 6, 557). 36/Verona (VR) – Veneto D, negli a. 1232–60 è sotto il dominio di Ezzelino III da Romano. Nel 1260 ha inizio la signoria dei Della Scala, che dura fino al 1387; segue il dominio visconteo fino al 1403. Dopo l’intermezzo padovano di Francesco Novello da Carrara (1403–05) Verona cade definitivamente sotto il dominio di Venezia (EI 35, 184–185). 37/Udine (UD) – Friuli Fondata dal patriarca di Aquileia Bertoldo da Merano (1218–50), è de facto signoria dei Savorgnan. Detta famiglia viene cacciata dal patriarca Ludovico di Teck con l’aiuto del re Sigismondo, ma torna poi a Udine nel 1420 con l’ingresso dei veneziani. Udine rimarrà veneziana fino al 1797 (EI 34, 604).
L’inclusione di 3/Caffa, 30/Zara e 31/Aleppo, che come è noto geograficamente sono situate al di fuori dell’Italia settentrionale, così come 5/Monaco,39 dovrebbe consentire – in una fase futura del nostro progetto – l’analisi di alcuni fenomeni tipici delle cosiddette «lingue coloniali».40 In seguito chiameremo il nostro territorio di ricerca col termine di «Padania» (usando nelle tabelle l’abbreviazione N in sintonia con le convenzioni terminologiche della matrice dei dati N * p). Questa denominazione (come anche l’aggettivo «padano» nel CorPS, cf. infra 1.5.3) è da interpretarsi cum grano salis, poiché – oltre ai centri scrittori esterni all’Italia settentrionale appena citati – anche la Liguria non fa parte della Padania in senso proprio. Utilizziamo infatti «Padania» come etichetta per la nostra rete di ricerca scrittologica in contrapposizione a «Cisalpina», che funge invece da etichetta per la rete di ricerca dialettale dell’AIS nell’Italia settentrionale 39
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La collocazione dialettale di 5/MC viene descritta da Tagliavini (1972, 418) come segue: «[...] mentre Monaco è, o meglio era, un’antica isola linguistica ligure». Cf. anche Andrews (1890–92) e Arveiller (1967). Il LEI cita invece il monegasco tra i dialetti liguri moderni, lo stesso fa Holtus (1989, cart. 2, punto 1005 [«ligure occidentale»]). In seguito, per semplificare, anche noi in relazione a 5/Monaco utilizzeremo sempre l’aggettivo «ligure». Per il concetto di «lingua coloniale» cf. soprattutto Folena (1968–70). Nelle nostre cartine (cf. cart. 2 e seguenti) queste quattro città rappresentano dei «punti artificiali» ai confini del nostro territorio di ricerca: 3/CF all’estremo ovest, collegata a 5/MC e 5/MC stessa a 4/SV; 30/ZR e 31/AP all’estremo ovest, attaccate a 37/UD all’altezza di Trieste.
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(cf. 2.1.3). Per entrambe le denominazioni appena citate il termine «Italia settentrionale» ha valenza in parte di sinonimo, in parte di iperonimo. Nonostante i criteri menzionati supra per la scelta dei centri scrittori, per le seguenti città non è stato possibile, all’attuale stato del lavoro, raccogliere (sufficienti) documenti analizzabili: 8/Alessandria, 15/Sondrio, 21/Parma, 27/Ravenna, 22/Reggio e 7/Vercelli. Le ragioni sono molteplici: per 8/Alessandria il dott. Giovanni Maria Panizza (direttore dell’Archivio di Stato di Alessandria) ha potuto indicarci e darci in visione solo copie di fonti inedite41 – il presente lavoro si basa però esclusivamente su documenti già editi (cf. infra 1.5.3.2). Per 15/Sondrio siamo a conoscenza – accanto ad una serie di testi non stampati, che dobbiamo al dott. Dario Cossi (Centro Studi Storici Alta Valtellina)42 – di un unico documento edito risalente al periodo di nostro interesse (Ordini di Grosio del 7 marzo 1515), il quale però è stato pubblicato solo in piccola parte (cf. Zoia 2001, 191). Per 21/Parma non ci è stato possibile accedere ad alcuni testi stampati,43 e anche per 22/Reggio e 7/Vercelli non tutti i testi editi si sono rivelati accessibili.44 Per 27/Ravenna, infine, la dott. Claudia Giuliani (conservatrice della Biblioteca Classense) ci ha comunicato per lettera (11 giugno 2003): «Abbiamo voluto effettuare ricerche bibliografiche al fine di confermare la [...] ipotesi di assenza di documentazione in volgare in testi non letterari. Ipotesi assolutamente da confermare, anche alla luce di informazioni richieste ad altri enti ravennati (per es. Archivio di Stato)».45 Nel resto del lavoro, 8/Alessandria sarà esclusa da tutte le osservazioni e da tutti i calcoli effettuati,46 per gli altri centri scrittori citati vale la riserva fondamentale che un 41
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Notaio Giovanni Matteo Canefri, Notai di Alessandria I versamento, filza 233: atto del 12 luglio 1478; notaio Ruffino Dulchi, Notai di Alessandria I versamento, filza 574: atto del 4 marzo 1511; atto del 17 settembre 1520; atto del 15 febbraio 1521; notaio Antonio Stortiglioni, Notai di Alessandria I versamento, filza 1375: atto del 16 maggio 1478; lettera dell’11 ottobre 1481. Tra gli altri, Informatione della ragione de dazij della Magnifica communità di Morbegno (1415), Archivio di Stato di Sondrio, fondo «Manoscritti della Biblioteca» (carte Fontana): D 1, 3/10; Divisione tra le comunità di Tresivio e di Tresivio Piano (1424), Archivio municipale di Tresivio (SO), busta 42; Ordini sui dazi della Comunità di Morbegno (1435), Archivio municipale di Morbegno; Ordini della Magnifica Comunità di Morbegno (1436), Archivio di Stato di Sondrio, fondo «Manoscritti della Biblioteca» (carte Fontana): D VI, 3/1; Privilegio concesso dall’Eccelse Tre Leghe alla Valle Santo Giacomo (1513), Biblioteca del Senato, Statuti Mss. 373; Ordini di Grosio (1515), Archivio Municipale di Grosso, busta 1, fascicolo 4; Liber statutorum et ordinum Communitatis Talamone (1525), proprietà privata, Talamona (SO). Cf. Zoia (2001). Come ad es. Bertoni (1913) (contiene una Lettera di Marco Ognibene a Chiaro de Rubeis, a.1341), Micheli 1896 (contiene uno Statuto dei falegnami, 1388/1424), Manicardi (1969– 70) (dovrebbe contenere uno Statuto dei muratori del 1425 e uno Statuto della compagnia di Santa Brigida del 1439), nonché Di Noto 1968 (dovrebbe contenere uno Statuto dei lardaroli del 1488 in una co. del 1584). Per 22/RE cf. Reichenbach (1914) ed eventualmente Torelli (1921), per 7/VC cf. Anchieri (1968–69) e Cantone (1972–73). Cf. anche Gasca Queirazza (1995, 108): «Di Ravenna l’attenta studiosa del lessico delle carte medievali, Lazard (1975, 111 n. 3) dichiara di non conoscere documenti importanti in lingua volgare sino alla fine del sec. XV». Nella colonna corrispondente della matrice dei dati compare il valore «0» (cf. supra 1.5, fig. 1), nelle cartine coropletiche il poligono relativo rimane bianco.
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corpus più ampio potrebbe significativamente modificare i risultati ottenuti (cf. infra 1.5.3.7). È tuttavia nostra intenzione colmare questa lacuna di dati in una fase successiva del lavoro – anche con l’utilizzo di testi inediti, ove necessario. 1.5.2 Selezione dei criteri da analizzare Come attributi della matrice dei dati sono stati selezionati 320 criteri grafici. Essi si conformano alle caratteristiche principali del sostrato dialettale generatore (cf. infra). A questo scopo, come lavori di riferimento a livello generale sono stati utilizzati soprattutto Rohlfs (1966–69) e i relativi articoli del LRL IV,47 del LRL II,2,48 in Bruni (1994),49 nonché in Serianni/Trifone (1994),50 inoltre i capitoli dedicati alle caratteristiche fonetiche e grafematiche dei testi nelle edizioni utilizzate ed in opere paragonabili.51 A livello di singolo centro scrittorio abbiamo consultato i seguenti studi specifici: per 2/Genova Flechia (1882–88), per 4/Savona Farris (1977, 81–83), per 6/Torino Gasca Queirazza (1966a, 59–106), per 12/Bergamo e 13/Brescia Bonelli/ Contini (1935, 142–152); per 14/Cremona Saccani (1985, 61–70), per 16/Mantova Grignani et al. (1990, 59–70), per 17/Pavia Grignani/Stella (1977, 125–138), per 19/ Trento Reich (1881–82, 26–32), per 23/Modena Bertoni (1905a, 2–58), per 25/Ferrara Stella (1968, 251–282), per 29/Venezia Stussi (1965a, XXIV–LXXXIII) (che considera anche le altre città venete) e Sattin (1986, 57–126), per 32/Padova Ineichen (1957, 67–117), per 34/Treviso Tomasoni (1973) e per Udine Ascoli (1878b, 342–356).52 Il sostrato dialettale generatore è un concetto sviluppato da H. Goebl (implicitamente nella sua tesi di dottorato del 1970 ed esplicitamente a partire dal 1973, in particolare nel 1979) nell’ambito della controversa questione scrittologica di come vadano interpretate foneticamente le grafie medievali.53 È chiaro che code écrit e code oral
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Forner (1988), Telmon (1988), Lurati (1988), Foresti (1988), Zamboni (1988), Ursini (1988) e Metzeltin (1988). Sanga (1995), Petracco Sicardi (1995), Gasca Queirazza (1995), Stussi (1995a) e Muljačić (1995). Marazzini (1994), Còveri (1994), Bongrani/Morgana (1994), Lurati (1994), Cordin/Zamboni (1994), Foresti/Marri/Petrolini (1994), Cortelazzo/Paccagnella (1994), Metzeltin (1994) e Morgana (1994). Stella (1994a, 1994b, 1994c, 1994d), Tomasoni (1994) e Pellegrini (1994). Per es. il «prospetto grammaticale» in Monaci/Arese (1955, 595–664), il prospetto in Ernst (1970, 167–172) oppure i criteri menzionati in Formentin (2002, 98–117). Molti dei nostri criteri coincidono a posteriori con i 90 criteri che G. Sanga (1990b, 87 e 105–112) ha utilizzato per l’individuazione della koiné lombarda. Cf. Goebl (1973b, 289 [«sostrato dialettale», nell’orig. ted.: «dialektales Substrat»]; 1975a, 155–158; 1975b, 9; 1976a, 79 [«sostrato generatore», nell’orig. ted.: «bewirkendes Substrat»]). Sia il termine (specie nella variante francese substrat dialectal générateur), sia il concetto a cui si riferisce nel frattempo sono entrati nell’uso comune (cf. Pfister 2002, 14 oppure Wüest 2003, 217: «Il n’est pas non plus rare que la répartition géografique de certains traits graphématiques des textes médiévaux corresponde remarquablement bien à celle de certains traits pholologiques des dialectes modernes, de sorte que l’on peut considérer ces traits phonologiques comme le substrat dialectal générateur de ces particularietés graphématiques») smorzando l’interesse gnoseologico «classico» della scrittologia per la realizzazione fonetica delle grafie medievali (cf. Völker 2003, 28–30). Tale interesse classico è documentato per es. da affermazioni come in Vitale-Brovarone (1977, 251): «[…] una documentazione
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rappresentano due sistemi linguistici differenti che hanno l’un l’altro solo un rapporto indiretto (cf. Goebl 1979, 345) e possono anche essere influenzati da molti altri fattori (come la tradizione, le tendenze di livellamento intradialettale oppure l’assimilazione grafica ecc.).54 Uno di questi numerosi fattori in grado di «formare» ed influenzare una grafia è il dialetto locale che può influire, volontariamente o involontariamente, sulla mano dello scrivente (e in effetti questo fenomeno si verifica abbastanza di frequente, visto che più volte è riscontrabile una certa corrispondenza geografica tra le caratteristiche grafiche di una scripta regionale e i caratteri fonetici dei dialetti ivi parlati, anche se non sempre su scala microscopica, bensì su quella macroscopica, cf. Wüest 2001, 40–42).55 Si può naturalmente verificare anche il caso inverso di una non-corrispondenza (cf. Wüest 2001, 42–46; cf. anche Goossens 1974, 33; Völker 2003, 76). Entrambe le eventualità (corrispondenza e non-corrispondenza) non sono ipotizzabili a priori.56
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così scarsa dell’antico piemontese, tale da non potere neppure determinare con sufficiente sicurezza l’equivalenza fonetica delle grafie [corsivo nostro]», oppure, sebbene la formulazione sia molto cauta, in Ghinassi (1976a, 95): «Quale fosse poi effettivamente, in questi ambienti e in questi contesti, il vero contenuto fonetico di questo trigramma [corsivo nostro, il trigramma in questione è ], è questione che forse non conviene porre in termini troppo drastici e ultimativi […]». Per questo, il code écrit non va inteso come semplice trasposizione del code oral, anche se in un dato periodo (sincronico o diacronico) questo fenomeno può verificarsi (cf. Goebl 1979, 344; Wüest 2001, 38). Dal momento che i testi di una scripta – in quanto parte di un sistema cibernetico aperto – sono stati stesi per sopravvivere a un arco di tempo maggiore, può accadere che, con il passare del tempo, il sistema fonetico (più recente) di un lettore si sovrapponga a quello (più antico) dello scrittore (cf. Goebl 1979, 345). Nelle lingue letterarie di più antica tradizione, uno squilibrio tra ortografia e ortoepia viene di norma compensato con l’avvicinamento della pronuncia alla grafia (la cosiddetta «pronuncia secondo lettura» [ted. Leseaussprache]; ciò avviene soprattutto nel momento dell’apprendimento della lettura a scuola). Questa «spelling pronunciation», essendo per lo più dotata di grande prestigio, entra in concorrenza come nuova variante con gli idiomi (basi- o anche mesolettali) preesistenti (cf. Goebl 1979, 347). Per il rapporto tra grafia e fonia nell’Italia settentrionale a partire dal 1612 (anno di pubblicazione del Vocabolario degli Accademici della Crusca) cf. Maraschio (1993, 139–141). Tali caratteristiche «dialettali» emergono abbastanza chiaramente – anche in testi scritti in latino – nella trascrizione di toponimi locali o lessemi dialettali che per lo scrittore non presentavano alcuna corrispondenza evidente col latino. Il sistema di trasposizione grafica sviluppato in questi casi costituirà in seguito un modello seguito anche in occasione della stesura di documenti scritti completamente in volgare (cf. Goebl 1970, 120). Di norma, è possibile stabilire una correlazione sociolinguistica per la «vicinanza al dialetto» di una scripta: quanto maggiore è il prestigio di un dialetto medievale, tanto più è probabile che gli scrittori tentino di trasporre alcune delle sue caratteristiche anche nella scripta (cf. Wüest 2003, 220). È tuttavia necessario tener presente anche una tendenza opposta, riscontrabile soprattutto nel domaine d’oïl: quanto più estesa è l’area di rivendicazione di potere di un sovrano (la quale non corrisponde necessariamente al suo ambito di potere effettivo), tanto più neutrale sarà tendenzialmente la lingua utilizzata nella sua cancelleria. I nostri risultati confermano tali supposizioni anche per l’Italia settentrionale (cf. infra 4). In ambito germanistico, l’opinione che un dialetto medievale scritto possa, ma non debba necessariamente coincidere con il corrispondente dialetto parlato, è ampiamente accettata; nella romanistica invece, la questione è ancora in parte oggetto di controverse discussioni (cf. Wüest 2003, 216).
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Nell’analisi dei singoli fenomeni grafici (cf. 2.3) abbiamo quindi di norma optato per una suddivisione tripartita: contesto fonetico storico (sostrato dialettale generatore – al quale per analogia corrisponde un contesto morfologico/flessionale storico per i criteri morfologicamente rilevanti e così via), analisi scrittologica, confronto con i dati dialettali moderni. Teniamo però a precisare che questo ordine non implica alcun rapporto causale lineare, bensì offre semplicemente la possibilità di un confronto fra le tre dimensioni di riferimento.57 Nella parte scrittologica, il presente lavoro è orientato strettamente alla grafia: di conseguenza, non è stato possibile considerare i fenomeni dialettali in cui una possibile pronuncia diversa dal toscano viene riprodotta con un grafema identico al toscano. Così, ad es., nella maggior parte delle scriptae dell’Italia settentrionale (cf. Ghinassi 1976a, 90–92), il risultato fonetico dello sviluppo ereditario del latino CL a inizio di parola, [ć], viene reso col trigramma , che corrisponde al trigramma toscano, dove tuttavia rappresenta, come è noto, la successione di suoni [ky ]. Parimenti è stato necessario escludere per es. il grafema
, che compare nella scripta ligure del XV sec. in forme quali o , alle quali nel XIV sec. corrispondono ancora e , e al quale sul piano fonetico nel sostrato dialettale generatore doveva corrisponde [ć], come dimostrano forme ipercorrette del tipo ‘ciascuno’ e ‘chiamare’ (suggerimento epistolare di F. Toso). In questi e altri casi simili, i documenti simulano una «dedialettizzazione» o «toscanizzazione» già avvenuta, che in realtà non ha (ancora) avuto luogo. È inoltre stato necessario escludere tutti gli altri problemi linguistici e dialettologici che non emergessero dalla grafia.58 Tale presupposto è inoltre alla base di alcune scelte terminologiche addottate in questo lavoro: si parlerà normalmente – in senso scrittologico – di «grafema», «allografo» o «variante grafica» e così via, ma allo stesso tempo – ai fini della rintracciabilità etimologica (soprattutto nella seguente descrizione dei criteri analizzati) – anche di «tonico» e «atono», sebbene questi ultimi concetti, parallelamente a «suono iniziale», «suono mediano», «suono finale» ecc., si riferiscano in realtà a fenomeni fonetici (cf. Goebl 1970, 138). La nostra analisi si basa dunque sui seguenti 320 criteri:
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Il dibattito sul rapporto tra i dialetti moderni e la lingua documentata nelle scriptae rappresenta, dal punto di vista storico-scientifico, una questione di fondo della ricerca scrittologica (cf. Völker 2003, 30–31). Come ad es. la questione relativa alla distribuzione diacronica e diatopica dei risultati liguri del suffisso -AT_RE, [ào] e [aó], che a livello grafico coincidono: cf. ‘pescatore’: [peškáo] oppure [peškaó]? (suggerimento epistolare di F. Toso).
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Tab. 2: I criteri analizzati59 60 no.
descrizione del criterio 59
esempio 60
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Á[
Item dispendey per 12 chandelotti che fo mitut denan glu apostuli quant fo lu in noval de la segra ‘sagra’ (37 / 3.6.(1360)) vs. tosc.
161 Il nesso lat. CL in posizione intervocalica rom. è reso con , (in documenti non liguri) vs. tosc.
La brunela de l’oio, cusì nobile cosa no ve de esere piú, né ta(n)to cara como la salude de l’anima ‘la brunella dell’occhio’ (i.e. ‘la pupilla’) (20 / (f. sec. XIV–primissimi a. ‘400) [1400])
162 Il nesso lat. CL in posizione intervocalica rom. non viene riportato graficamente vs. tosc. 163 Il nesso lat. CL in posizione intervocalica rom. è reso con vs. tosc. 164 Il nesso lat. GL è reso con vs. tosc.
Item anchemo dixe lo predito frate ch’el à in la glara de Savena un peçolo de vigna ‘ghiaia’ (24 / (1296) (2))
165 Il nesso lat. GL non è reso con o
Ha sapore de gianda ‘ghianda’ (4 / (1495))
166 Il nesso lat. BL è reso con vs. tosc.
It. vj libre de fil de bambas zoe iij de neger e iij de blanch ‘bianco’ (19 / (1390 ca.))
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no.
descrizione del criterio
esempio
167 Il nesso lat. BL non è reso con o
Item, li è ancora de un’altra fazione pesce, proprie como uno bagio (i.e. ‘rospo’) (4 / (1495)) < *BAB(U)LU (Toso 1995, 202)
168 Il nesso lat. FL è reso con vs. tosc.
flore de le vergine, consciglio de le vedue ‘fiore’ (9 / (1464–1471) [1471] (5))
169 Il nesso lat. FL non è reso con o 170 Il nesso lat. PL è reso con vs. tosc.
plu per fantia, co per altro ‘più’ (31 / 6.6.1324)
171 Il nesso lat. PL non è reso con o
si e en tar vissa che lo no posa jover en la dita tore sea en la dita capella ‘piovere’ (4 / (1384))
172 L’etimo lat. PLUS è reso con vs. tosc.
ch’el sovrastaga al cassare, e no casse pi’ alcuno ‘più’ (32 / 16.1.(1402))
173 L’etimo lat. PLUS è reso con vs. tosc.
per questa ve fazo ad saver como e noo pu ad far niente in lo comerzo; et tuto saverei frae questi V qui ‘non ho più da far niente’ (3 / 3.3.1367)
174 I nessi lat. TR, DR in posizione interna rom. sono resi con vs. tosc.
,
La possança de De’ pare sempre may si ne conforta ‘Dio padre’ (17 / (1390 ca.) [1390])
175 I nessi lat. TR, DR in posizione interna rom. sono resi con vs. tosc.
,
per timor de lairi e de marfatori ‘ladri’ (3 / 6.8.1455 (2))
176 I nessi lat. TR, DR in posizione interna rom. sono resi con , o , le varie parole si differenziano però dalla forma dell’it. standard
El si debo dá a Sento Mario di Cort un diedri di vuelli ‘metro d’olio’ (i.e.: ‘una quantità d’olio’) (37 / (1425) (1))
177 I nessi lat. PR, BR in posizione interna rom. sono resi con o vs. tosc. ,
Silvestro favro fiol che fo de Riçardo da Civida de Belun ‘fabbro’ (34 / 7.1.1396)
178 I nessi lat. PR, BR in posizione interna rom. sono resi con vs. tosc. ,
be(n)ch’io abia qua de sora scryto chomo voio sia dado e da chy ‘sopra’ (29 / 14.10.1410)
179 Il nesso lat. GR in posizione interna rom. è reso con vs. tosc.
Uno par de calze negre ‘nere’ (24 / (7.5.1509))
180 Il nesso lat. GR in posizione interna rom. è reso con vs. tosc. 181 Il nesso lat. CV in posizione iniziale o interna è reso con o vs. tosc. ,
braza cinque e mezo de panno londreso ‘braccia’ (24 / (7.5.1509))
182 Il nesso lat. CV in posizione iniziale o interna è reso con vs. tosc. ,
dispono e faço magistro Guidizo fiiolo meo ‘faccio’ (36 / 16.1.1324)
183 Il nesso lat. CV in posizione iniziale o interna è reso con vs. tosc. ,
He esent annuncià trey volte, e che al piasa a la dicta compagnia ‘piaccia’ (6 / (sec. XV p.m.) [1425] (2))
39
no.
descrizione del criterio
esempio
184 Il nesso lat. CV in posizione iniziale o interna è reso con vs. tosc. ,
che el ve piaxa lavare l’anima mia da ogni peccato ‘piaccia’ (9 / (1464–1471) [1471] (4))
185 Il nesso lat. CV in posizione iniziale o interna è reso con , o vs. tosc. , ,
E era da pedi lo dito meser Antonio, senza cauce in ganba ‘calze’ (2 / 4.9.1393)
186 I nessi lat. LV, GL in posizione interna sono resi con , , o Ø (in documenti non liguri) vs. tosc.
ad Antuonio fio de missier Renier, salute ‘figlio’ (31 / (6.11.1419) (2))
187 I nessi lat. LV, GL in posizione interna sono resi con , , o Ø (solo documenti liguri) vs. tosc.
che nessun altro non osse andar adir vegnj amj che ve faxo meior merca ‘migliore’ (4 / 20.12.1400)
188 I nessi lat. LV, GL in posizione interna sono resi con (esclusi i documenti del centro scrittorio 37) vs. tosc.
per nostri figi e nevi e per chi insira de loro ‘figli’ (2 / (1461))
189 I nessi lat. LV, GL in posizione interna sono resi con (esclusi i documenti del centro scrittorio 37) vs. tosc.
si mia figla no se maridase ‘figlia’ (29 / 16.7.1287)
190 I nessi lat. -TV-, -TVŌNE sono resi con e e in ciò si differenziano dalla forma dell’it. standard
in ben comenzare, melio mezare et perfectamente fenire ‘incominciare’ (32 / (1464– 1471) [1471])
191 I nessi lat. -TV-, -TVŌNE sono resi con e e in ciò si differenziano dalla forma dell’it. standard
agli ançiani et consuli del povolo di Bologna ‘anziani’ (24 / (1302))
192 I nessi lat. -TV-, -TVŌNE sono resi con e e in ciò si differenziano dalla forma dell’it. standard
E s’el non po valler per rason de testamento, ch’el vaia per rason de codicilij e de donason per cason de morte ‘ragione’ (34 / 7.1.1396)
193 I nessi lat. -TV-, -TVŌNE sono resi con e e in ciò si differenziano dalla forma dell’it. standard
Che da parto vostra, façesi faro che J no sia forçè, nè robè contra raxon ‘ragione’ (36 / 28.7.1377)
194 I nessi lat. -TV-, -TVŌNE sono resi con e e in ciò si differenziano dalla forma dell’it. standard
tuti quey et quelle chi son stagie de questa congregacion et de tute le semeglante ‘congregazione’ (17 / (1390 ca.) [1390])
195
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con o vs. tosc.
sença el consentiimento deli soi savii ‘senza’ (32 / 3.5.1494)
196
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
no faram ni laseran far danno, rubaria ni violensa ‘violenza’ (5 / 10.1349)
197
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
inteiso che eli terran li dicti logi per Comun a obediencia de Comun ‘ubbidienza’ (5 / 15.4.1350)
198
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
de nostra pieneça de possança ‘pienezza’ (25 / 23.10.1385)
199
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
debiano contenere lo honore et grandessa de quella ‘grandezza’ (5 / 25.10.1464)
40
no.
descrizione del criterio
esempio
200
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
El qual Corsso ve mando, nè no curo che iustixia de lu sen faça ‘giustizia’ (36 / 5.5.1378)
201
TV nel nesso lat. -ANTVA/-ENTVA/-ITVA è reso con vs. tosc.
Fi noticia per Fran[c]essco d’i Rocij, per utelitade de quela ‘notizia’ (16 / (6./7.1430) [7.1430] (2))
202
CT
lat. in posizione interna rom. è reso con vs. tosc.
nè presuma per alcuno modo de dì overo de note andare overo intrare in alcuna glexia ‘notte’ (24 / 25.1.1403)
203
CT
lat. è reso con e vs. tosc.
Anchora lo dano faito a Monsegnor lo Governaor per li Veneciaim ‘fatto’ (2 / (12.4.1404))
204
CT
lat. è reso con , o vs. tosc.
do plu de og masnadi ‘otto’ (13 / (28.7.1429))
205 Le forme padane corrispondenti al tosc. dato/stato/andato presentano una grafia con ,
a questi pagamenti non sea daito compimento ‘dato’ (2 / (12.4.1404))
206 Il nesso lat. ST è reso con vs. tosc.
ma so ben queso che, stando in continui pensieri di voi ‘questo’ (29 / 8.8.1500 (3))
207 Le forme padane corrispondenti alle parole tosc. che iniziano per presentano in posizione iniziale
Item siob lu uardian di sent frances cun volontat degl priul sl XXXX ‘guardiano’ (37 / (1355) (2))
208
L lat. è resa con o non viene riportata graficamente vs. tosc.
Et primo an statuio e ordinao che ogni meistro et lavoranti da sarario de la dicta arte seam integnui […] de anda la domenega […] a odi la mesa ‘salario’ (4 / 28.7.1480)
209
R
lat. non viene resa graficamente vs. tosc.
lo Illustrissimo Segno duca de Milano ‘signore’ (4 / 24.9.1488)
210
N
lat. in posizione interna rom. è resa con vs. tosc.
sea intrizo in contenente a la penna de lire cinque in lire dexe ‘pena’ (4 / 20.12.1400)
211
N lat. in posizione finale rom. è resa con vs. tosc. + voc.
Ancora ordinemo che ogni guardiam ch’è amisso per avere cura e guardia dele cosse dela consortia ‘guardiano’ (2 / 10.8.1393)
212
N
lat. in posizione finale rom. non viene resa graficamente vs. tosc. + voc.
Del modo da vender e afitar e jncantar li cosi e beni del comu ‘comune’ (12 / (sec. XV) (1446–1450) [1448])
213 Le forme padane corrispondenti alle forme tosc. tenere, venire presentano il digramma
de’ vegnir a dir mesa ugna dí ‘venire’ (14 / 8.8.1428–15.1.1430 [31.12.1429])
214 Le forme padane corrispondenti alle forme tosc. rimanere, conoscere presentano il digramma
vorave savere se la S.V. vole che li dicti lv fanti de conta romagnano scripti ‘rimangano’ (32 / 16.1.(1402))
215 La nasale nel nesso lat. nasale + bilabiale viene scritta vs. tosc.
Voria che questa picolla caxa fosse senpre a questa (con)dizio(n) ‘sempre’ (29 / 25.8.1416)
41
no.
descrizione del criterio
esempio
216 Le forme padane corrispondenti alle forme tosc. questo/i/a/e sono rese con , , ,
Item chesto dì per XIII overe de manigi per s. V, d. VI per overa ‘questo’ (26 / 10.2.– 3.9.1385 [31.5.1385])
217 Le forme padane corrispondenti alle forme tosc. questo/i/a/e presentano una in posizione iniziale
voglo che aquesto sia lu mio ultimo testamento ‘questo’ (37 / (1450 ca.) [1450] (5))
218 Le forme padane corrispondenti alle forme tosc. quello/i/a/e sono rese con , ,
Item si die dona gnesa per la soa anima sl XXXX di chel si fur sis soç entri ‘quello’ (37 / 18.6.1355)
219 Forme nominali padane al plurale presentano una o una in posizione finale vs. la desinenza tosc. in voc.
VI stars de melg et III conç de vino ‘stai di miglio’ (37 / 1350 (2))
220 Verbi padani alla 2a persona singolare e plurale presentano in posizione finale vs. la desinenza tosc. in voc.
Ses avisat chu la chiasso chu ten Bartholomio di Pustiarnulo ‘siete avvisato’ (37 / (1425) (1))
221 Alle desinenze tosc. -ani, -oni, -uni di forme nominali al plurale corrispondono in pad. , ,
cum grande nostre ortaioin e pregere ‘orazioni’ (3 / 6.8.1455 (2))
222 Alle desinenze tosc. -ani, -oni, -uni di forme nominali al plurale corrispondono in pad. , ,
domenego et tuti li compagnoi ve saluam ‘compagnoni’ (3 / 3.3.1367)
223 Alle desinenze tosc. -ani, -oni, -uni di forme nominali al plurale corrispondono in pad. , ,
Item, li amaloti de Constantinopoli tuti, che è in le mie preson ‘prigioni’ (31 / (1403))
224 Alle desinenze tosc. -ari, -ori di forme nominali al plurale corrispondono in pad. ,
Segnoi, la casone de la convocatione v(ost)ra è questa ‘signori’ (2 / (1495))
225 Alla desinenza tosc. -(l)li di forme nominali al plurale corrispondono in pad. , e
A la magnificentia vostra piaça de darge quigi officiali che ve piaxo ‘quelli’ (36 / 9.11.1379)
226 Alla desinenza tosc. -(l)li di forme nominali al plurale corrisponde in pad.
Anchora laso ay puoveri fradey de santa Maria duch(ati) X ‘fratelli’ (i.e. ‘frati’ ) (29 / 16.7.1407)
227 Alla desinenza tosc. -ni di forme nominali al plurale corrispondono in pad. o
i homeng soliva al postud havì in schiveza la usura ‘uomini’ (13 / (28.7.1429))
228 Alle desinenze tosc. -ti, -di di forme nominali al plurale corrispondono in pad. , o
cum tug i sang patriarci e propheti, sant Pether, sanct Pal, sanct Zohan ‘i santi patriarchi’ (13 / 1412)
229 Alle desinenze tosc. -ti, -di di forme nominali al plurale corrisponde in pad.
Anchora pregom la beatha virgen Maria, sant Michel, sanct Gabriel, sanct Raphael cum tug i ordeng de beeth spirig ‘beati’ (13 / 1412)
230 L’etimo lat. MĒNTE è reso, come suffisso di avverbi, con la forma vs. tosc.
e avegnadè che novament el ge sia discordia granda ‘nuovamente’ (16 / 28.12.1399)
42
no.
descrizione del criterio
esempio
231 L’etimo lat. MĒNTE è reso, come suffisso di avverbi, con la forma vs. tosc.
i fati vostri, i quali ocultamentre per vuy e per Anthonio da Gonçaga è ste menè e tratè longo te(m)po ‘occultamente’ (36 / (12.1366))
232 L’etimo lat. MĒNTE è reso, come suffisso di avverbi, con la forma vs. tosc.
Demum questa malotia non solamenti non se remediava ‘solamente’ (2 / 6.8.1440)
233 L’etimo lat. MĒNTE è reso, come suffisso di avverbi, con la forma vs. tosc.
Principalmentri no sin vignus chi e congregas par vole laudà lu nom del nostri Signor ‘principalmente’ (37 / (1432) (2))
234 L’etimo lat. MĒNTE è reso, come suffisso di avverbi, con la forma vs. tosc.
U me de do homeng m’à grameter artoriad in maridá mea sor ‘grandemente’ (13 / (28.7.1429))
235 L’etimo lat. ĔGŌ è reso con , , , vs. tosc.
quello che fareti en ver luy e reputerò esser fato a mi ‘io riputerò’ (5 / 1.9.1451)
236 Le forme padane e vengono utilizzate come pronomi soggetto vs. tosc. ,
mi parto isto mercurí ‘io parto’ (30 / 8.3.(1303))
237
ILLU lat. è reso in pad. come pronome personale con , , vs. tosc.
como el dixe e nuy ne amaistra ‘come lui dice’ (18 / 6.1482)
238
ILLU lat. è reso in pad. come pronome personale con , ,
vs. tosc.
e se pur lo fosse amorba la fradaia die farge del bene de fora via ‘se pur lui fosse malato’ (37 / 17.9.1452)
239 Le forme padane corrispondenti ai pronomi tosc. me, te se in combinazione con una preposizione diventano , ,
me nde fese pregi asay i(n)proferandome molto a mi ‘a me’ (29 / (1307) (5))
240 Le forme padane corrispondenti ai pronomi tosc. mi, ti, si sono , ,
e che le dite prede vive se intenda che le sia da nanto o sia da Montechio ‘si’ (33 / 19.1.1480)
241 Il pronome possessivo viene utilizzato senza articolo, mentre in tosc. presenta l’articolo
242 Come articolo maschile nella forma singolare viene utilizzato (diversamente dall’utilizzo dell’it. standard)
per lo so testamento ‘tramite il suo testamento’ (37 / 20.2.1350–3.1351 [31.8.1350])
243 Come articolo maschile nella forma singolare viene utilizzato vs. tosc.
li tri stati […], che sono el clero li feudatari jet li homini de la comunitate ‘il clero’ (6 / 5.12.1499)
244 Come articolo maschile nella forma singolare viene utilizzato vs. tosc.
Ol vi ol qual es be da stat ‘il vino’ (12 / (primo ‘300) [1310])
245 Come articolo maschile nella forma singolare viene utilizzato vs. tosc.
debia al zorno seguente portar in scrito ‘il giorno seguente’ (13 / (1468))
246 Come articolo maschile nella forma singolare viene utilizzato vs. tosc.
lu frar de maistru Nicola murar ‘il fratello’ (30 / (7.1325))
43
no.
descrizione del criterio a
esempio
247 La 3 persona plurale dei verbi è identica alla 3a singolare vs. le forme diverse in tosc.
adesso lor vorave che noij devessemo dare altorio in quello che non semo tegnudi ‘vorrebbero’ (19 / (1435))
248
EST
lat. è reso con le forme padane ,
e quele altre mese che sa dona Malgarita, che xé da far dir p(er) l’anema mia ‘è’ (29 / 18.11.1416)
249
HABEO
lat. è reso con le forme padane , , vs. tosc.
co(m’) aio in la segortae ‘ho’ (29 / 16.7.1287)
250 La 1a persona plurale dei verbi della 1a coniugazione termina in vs. tosc.
Primieramenti statuemo et ordenamo che alcuni no possa esser prior de la ditta Confraria ‘ordiniamo’ (2 / 11.6.1340)
251 La 1a persona plurale dei verbi della 1a coniugazione termina in , vs. tosc.
Anchora ordenemo che lo priore sia ategniuto a visitare li infirmi ‘ordiniamo’ (18 / (f. sec. XIV–i. sec. XV) [1400])
252 La 1a persona plurale dei verbi della 1a coniugazione termina in , vs. tosc.
Anchora pregom la beatha virgen Maria, sant Michel, sanct Gabriel, sanct Raphael cum tug i ordeng de beeth spirig ‘preghiamo’ (13 / 1412)
253 La 1a persona plurale dei verbi della 1a coniugazione termina in vs. tosc.
254 Alla desinenza tosc. -ate della 2a persona plurale nelle forme verbali della 1a coniugazione corrisponde la grafia
Unde andai, voi trei boni frai? ‘andate’ (2 / (sec. XV) [1450])
255 Alla desinenza tosc. -ate della 2a persona plurale nelle forme verbali della 1a coniugazione corrisponde la grafia
che vuj ge daga’ de quelli vostri pra’ ‘date’ (32 / 18.4.(1402))
256 La 3a persona plurale dei verbi della 2a, 3a e 4a coniugazione termina in ,
gli fratelli gli quali se deveno recever a questo ordine ‘devono’ (6 / (sec. XV p.m.) [1425] (2))
257 La 3a persona singolare dei verbi termina con un grafema consonantico
i quali de soto intro ’infrascripti capituli ven descripto ‘viene’ (25 / 23.10.1385)
258 La 1a persona plurale dei verbi della 2a e 3a coniugazione termina in vs. tosc.
Vole (i.e. Dio) etiamdio che vivamo honestamenti conversando cum li altri ‘viviamo’ (4 / 13.8.1456)
259 La 1a persona plurale dei verbi della 2a e 3a coniugazione termina in , vs. tosc.
Et perço volemo et comandemo, che debie obtigner quello che porri da misser lo bano ‘vogliamo’ (30 / (25.1.1375))
260 La 1a persona plurale dei verbi della 2a e 3a coniugazione termina in , vs. tosc.
nuy sì romagnomo contenti de quel che ye piasse ‘rimaniamo’ (16 / 28.1.1399 (1))
261 La 1a persona plurale dei verbi della 2a e 3a coniugazione termina in vs. tosc.
fato ogno roson chun Jachop di Cruso di ze chi no avin aybut da fá vuns chulg atris ‘abbiamo’ (37 / 28.4.–28.12.1413 [28.8.1413])
44
no.
descrizione del criterio
esempio a
262 La desinenza tosc. -ete della 2 persona plurale nelle forme verbali della 2a e 3a coniugazione è resa con
come voi savei, voi fosti requesto da mie per queli jhameloti ‘sapete’ (2 / 27.5.1399)
263 La desinenza tosc. -ete della 2a persona plurale nelle forme verbali della 2a e 3a coniugazione è resa con
atre XX che voi debiai dar ad Iacobo Davia ‘dovete’ (3 / 3.3.1367)
264 La desinenza tosc. -ete della 2a persona plurale nelle forme verbali della 2a e 3a coniugazione è resa con
Et debie dir: Di tanta faticha et ben ‘e dovete dire’ (30 / (21.10.1374))
265 La 1a persona plurale dei verbi della 4a coniugazione termina in vs. tosc.
Et di questo sia certo la preditta V.S., a laquale se ricomandiamo et offerimo de bono animo ‘offriamo’ (5 / 27.11.1514)
266 La 1a persona plurale dei verbi della 4a coniugazione termina in vs. tosc.
267 La 1a persona plurale dei verbi della 4a coniugazione termina in vs. tosc.
268 La 1a persona plurale dei verbi della 4a coniugazione termina in , vs. tosc.
referemo a la vostra magniffica signoria ‘riferiamo’ (24 / (5.1388))
269 La desinenza tosc. -ite della 2a persona plurale nelle forme verbali della 4a coniugazione è resa con
E se vuy ve sentì de dovir vegnire in curto, io sofriroe fina ala vegnuda vostra ‘sentite’ (16 / 11.3.1399)
270 La 1a persona singolare dell’indicativo imperfetto non termina in vs. tosc.
e mi gie resposse de sì, che gie voleva andar a pescar per lo I. signor nostro ‘volevo’ (16 / (7.7.1458))
271 La 1a persona singolare del congiuntivo imperfetto non termina in vs. tosc.
el Zeneral de Normandia teneva ch’el fusse fatto tractato in Bergomo et io fusse lo principale del trattato ‘fossi’ (12 / 22.3.1512– 20.4.1513 [20.4.1513])
272 La 3a persona plurale del congiuntivo imperfetto termina in , , vs. tosc. , ,
Et a tutti quelli che in capo del mese dela probation non fosseno recevuti per le senestre information de loro havute, siano restituidi i soi soldi sie che pagano quando se feno scrivere et siano licenciati ‘fossero’ (32 / (ante 1509) [1508])
273 La 3a persona singolare del perfetto dei verbi della 1a coniugazione termina in vs. tosc.
Ancora la dita testarixe volse et ordenà che se per algun tempo … ‘ordinò’ (34 / 7.1.1396)
274 La 3a persona singolare del perfetto dei verbi della 1a coniugazione termina in vs. tosc.
si prexe indriedo el dito Statimene e puo’ andé in Romania e fe’ in tuto galie XXIIJ ‘andò’ (29 / 1386)
275
FUIT
lat. è reso con vs. tosc.
276 La 1a persona singolare dei verbi al futuro non termina in vs. tosc.
Dona Cristina fiola che fo de ser Zuane de Orena de Veniexia ‘fu’ (34 / 7.1.1396) Chulau ven lá di casa me che ió ta li darai ‘io te li darò’ (37 / 18.6.1453)
45
no.
descrizione del criterio a
esempio
277 La 1 persona plurale dei verbi al futuro non termina in vs. tosc.
si dio vora chome serimo de la insembre ‘saremo’(30 / 25.6.1453)
278 Come desinenza per il condizionale viene utilizzato
Dicemo che prendete quello partito che a vuy paria meglore ‘parebbe’ (11 / 19.3.1465)
279 Come desinenza per il condizionale viene utilizzato
et che le munege me seria se(n)pre tegnudhe e pregerave Dio per mi ‘pregherebbero’ (29 / (1307) (5))
280 Come desinenze del gerundio dei verbi della 1a coniugazione vengono utilizzate e vs. tosc.
salvo se non me resarsisi poi saltem che stagendo di qua metereiva doe taverne ‘stando’ (3 / 6.9.1455)
281 Come desinenza del gerundio dei verbi della 2a e 3a coniugazione viene utilizzata vs. tosc.
voiando che innanci proceamo ad alguno fato ‘volendo’ (36 / (12.1366))
282 Alla desinenza tosc. -are nell’infinito dei verbi della 1a coniugazione corrisponde il pad.
la sopradicta Signoria possa mandar ogni anno o vero de do in do anni […] uno e piui consoli ‘mandare’ (31 / 12.2.1454)
283 Alla desinenza tosc. -are nell’infinito dei verbi della 1a coniugazione corrisponde il pad.
e o statuio […] de no lassia innovar cosa alcunna ‘lasciare’ (3 / 14. / 15.9.1474 [15.9.1474])
284 Alla desinenza tosc. -ére nell’infinito dei verbi della 2a coniugazione corrisponde il pad.
che è cosa che no se de’ poder portar ‘potere’ (31 / [1332?/1333?] [1333])
285 Alla desinenza tosc. -ére nell’infinito dei verbi della 2a coniugazione corrisponde il pad. ,
non se possemo valei salvo de una parte ‘valere’ (2 / (1495))
286 Alla desinenza tosc. -ére nell’infinito dei verbi della 2a coniugazione corrisponde il pad.
et tuto questo fe’ asavè a Bonaventura ‘sapere’ (16 / 20.11.[1283?] [20.11.1283])
287 Alla desinenza tosc. ´-ere nell’infinito dei verbi della 3a coniugazione corrisponde il pad.
E lo argente que volé de bater a la çeca ‘battere’ (31 / 4.8.1207–24.6.1208 [24.6.1208])
288 Alla desinenza tosc. ´-ere nell’infinito dei verbi della 3a coniugazione corrisponde il pad. e
se alchun de la dicta Compania achatasse lana […] per nesun chi la volesse vende ‘vendere’ (2 / 3.6.1440)
289 Le desinenze tosc. -ére e ´-ere nell’infinito dei verbi della 2a e 3a coniugazione non hanno una corrispondenza grafica in padano
tuta la Garavana si se cama contentii e d’acordii de to zo la gouadia de da bive ‘torre’ (i.e. ‘prendere’) (2 / 20.8.1448)
290 Alla desinenza tosc. ´-ere nell’infinito dei verbi della 3a coniugazione corrisponde il pad. ,
debien e seen entegnu precissament per la vigor del sarament e sot colla meysma peyna metir la man ‘mettere’ (6 / 25.7.1321)
291 Alla desinenza tosc. ´-ere nell’infinito dei verbi della 3a coniugazione corrisponde il pad.
calze de nesuna conduciono non se posa vendre suso el destreto mantovano ‘vendere’ (16 / 12.6.1430)
46
no.
descrizione del criterio
esempio
292 Alla desinenza tosc. -ire nell’infinito dei verbi della 4a coniugazione corrisponde il pad.
cum mercadantia per intrar et insir ‘uscire’ (31 / 2.1344)
293 Alla desinenza tosc. -ire nell’infinito dei verbi della 4a coniugazione corrisponde il pad.
lo prior sea tegnuo de farlo sepelì a l’espexe de la dita Caritay ‘seppellire’ (2 / 11.6.1340)
294 Il nesso lat. -ĀTU è reso con , vs. tosc.
sença lo prato che è in meço lo qual no fo mesurado ‘misurato’ (29 / 30.9.1253)
295 I nessi lat. -ĪTU/-ŪTU sono resi con , , , vs. tosc. ,
se debia dire mesa con l’altare revestido ‘rivestito’ (2 / 10.8.1393)
296 Il nesso lat. -ĀTU è reso con , vs. tosc.
Ses avisat chu la chiasso chu ten Bartholomio di Pustiarnulo ‘siete avvisato’ (37 / (1425) (1))
297 I nessi lat. -ĪTU/-ŪTU sono resi con , , , vs. tosc. ,
per vin bivut sol. 12 ‘bevuto’ (37 / 1406)
298 Il nesso lat. -ĀTU è reso con vs. tosc.
e a trovao ello eser morto e poi eser staeto eletto uno novo patriarcha ‘trovato’ (3 / 14. / 15.9.1474 [15.9.1474])
299 I nessi lat. -ĪTU/-ŪTU sono resi con , vs. tosc. ,
Et primo an statuio e ordinao che ogni meistro et lavoranti da sarario de la dicta arte seam integnui […] de anda la domenega […] a odi la mesa ‘statuito’ (4 / 28.7.1480)
300 Il nesso lat. -ĀTU è reso con vs. tosc.
Inprimamentre Celestino papa terzo, nel qual tenpo el predetto ordene fo istituì e da esso laudabelmentre ordenà ‘ordinato’ (19 / (1375–1378) [1378])
301 I nessi lat. -ĪTU/-ŪTU sono resi con , vs. tosc. ,
avemo recevù molti e molti vostri brevi de man de Anthonio ‘ricevuto’ (36 / (12.1366))
302 Il nesso lat. -ĀTU è reso con vs. tosc.
una peça de prò circha vj cha(n)pi ‘prato’ (32 / (sec. XIV t.q.) [1370])
303 Il nesso lat. -ĀTU è reso con , vs. tosc. 304 Il nesso lat. -ŪTU è reso con vs. tosc.
305 I nessi lat. -ĀTĪ/-ĪTĪ/-ŪTĪ sono resi con , , , , , vs. tosc. , ,
consieri e savi e altri oficiali de la fraternita di batudi ‘battuti’ (35 / (1501))
306 I nessi lat. -ĀTĪ/-ĪTĪ/-ŪTĪ sono resi con , , vs. tosc. , ,
le anime de nostri freegl e soror, avuy de questa disciplima ‘avuti’ (i.e. ‘stati’) (6 / (sec. XV s.m.) [1475] (1))
307 I nessi lat. -ĀTĪ/-ĪTĪ/-ŪTĪ sono resi con , , vs. tosc. , ,
tutty hy dinari et tutte le rasson della ditta fraia y qually e.lle qualle l’abia habù apresso de.ssì over sea andà per le sue mani ‘andati’ (32 / 1.1273)
47
no.
descrizione del criterio
esempio
308 I nessi lat. -ĀTA/-ĪTA/-ŪTA sono resi con , , ; , , ; , , vs. tosc. , ,
una peça de tera casada, solerada (i.e. ‘con terrazza’), acopada (i.e. ‘con tetto di copi’) (12 / (post 1482, ante 1528) [1482])
309 I nessi lat. -ĀTA/-ĪTA/-ŪTA sono resi con , , , vs. tosc. , ,
una possessione che lavora i Magagni metua in Valunga ‘mettuta’ (i.e. ‘messa’) (25 / 21.7.1391)
310 I nessi lat. -ĀTE/-ĪTE/-ŪTE sono resi con , , ; , ; , , vs. tosc. , ,
Le quale posessione è usade de far le facione cum lo contà ‘usate’ (i.e. ‘abituate’) (36 / (3.5.1475))
311 I nessi lat. -ĀTE/-ĪTE/-ŪTE sono resi con , , vs. tosc. , ,
Ancora la terça parte de le pegore vendue per Zohane ‘vendute’ (25 / 21.7.1391)
312 I nessi lat. -ĀTE/-ĪTE/-ŪTE sono resi con , , vs. tosc. , ,
die fare quatro finestre da granaro tonde alantiga de preda e lavora pulide ‘lavorate’ (33 / 19.1.1480)
313 I participi passati in pad. terminano in , ,
la qual cossa l’onnipotente dio non ha volesto più suportare ‘voluto’ (19 / (30.5.)1525)
314 Lat. OMNVA si conserva nella forma con finale vs. tosc.
si homo si dona si deba ogna anno pagar VI s. de dinari ‘ogni anno’ (19 / (1340 ca.) [1340])
315 Viene utilizzato un soggetto grammaticale (soggetto pronominale con una forma verbale impersonale, cf. Gsell 1984)
voio qu’el sia dao per anema mia dreto desimo ‘voglio che sia dato per la mia anima la giusta decima’ (29 / 8.1282)
316 che tosc. come preposizione, congiunzione e pronome relativo è reso con la forma
secondo chi è bona e sancta usanza ‘secondo che è buona e santa usanza’ (i.e. ‘come è buona e santa usanza’) (10 / (sec. XV) [1454])
317 che tosc. come preposizione, congiunzione e pronome relativo è reso con la forma
la mont […] chu fo di s(er) Philip ‘la malga che fu di ser Filippo’ (37 / (sec. XIV s.m.) [1375] (1))
318 Viene utilizzato il tipo DUES per ‘giorno’
Corenza da domà … da mez dì … da sera … da mot via publica = a mezzo giorno (i.e. ‘a sud’) (12 / (post 1482, ante 1528) [1482])
319 Viene utilizzato il tipo FRĀTER per ‘fratello’
so fra’ Stefen ‘suo fratello Stefano’ (35 / (1360) (20))
320 Viene utilizzato il tipo SŎROR per ‘sorella’
morisse inanti de Frana sua sor ‘sorella’ (30 / 20.1.1347)
Di questi 320 criteri, 92 (i no. 1–90 e 316–317) riguardano fenomeni vocalici, 128 (i no. 91–218) fenomeni consonantici, 85 (i no. 219–314) fenomeni morfologici, 1 (il no. 315) fenomeni sintattici e 3 (i no. 318–320) fenomeni lessicali nelle scriptae dell’Italia settentrionale.61 Naturalmente non tutti i criteri selezionati formano aree in
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I criteri sono stati codificati in modo tale da permettere un confronto tra i rispettivi subcorpora vocalismo, consonantismo, morfologia e lessico. Questi risultati saranno presentati in altra
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modo ugualmente convincente, e anche altri criteri avrebbero potuto fornire strutture geografiche plausibili. Per le nostre analisi scrittometriche (cf. 3.), tuttavia, è significativo il fatto che il numero dei criteri con 320 rientri nell’ambito in cui, ai fini di calcoli statistici, sono garantite ridondanza e stabilizzazione dei risultati (solitamente a partire da 200–300 attributi in su, cf. Goebl 1980, 41; 1982, 20; 1984 I, 29). Considerato il fatto che i testi analizzati non erano disponibili sotto forma di corpus elettronico, bensì solo di copie cartacee (cf. infra 1.5.3.1), è stato necessario calcolare manualmente, mediante liste a sbarre, le occorrenze dei singoli criteri per ogni documento. Tali liste sono poi state trasferite, insieme con i relativi esempi, in una banca dati ACCESS, che è stata utilizzata come punto di partenza per tutti i calcoli successivi (tra gli altri il raggruppamento e la somma delle occorrenze per località, periodo di riferimento, tipologia e tipo di tradizione testuale). La presenza dei criteri è stata accertata tramite un confronto con l’italiano standard moderno (contemporaneo) e non in relazione al toscano medievale. Ciò significa che parole padane come ad es. contrada o lago non sono state considerate occorrenze per i cr. 308 (= I nessi lat. -ĀTA/-ĪTA/-ŪTA sono resi con , , vs. tosc. , , ecc.) e 92 (= -CA-/-CO-/-CU- lat. sono resi con , , vs. tosc. , , ), poiché la lingua standard odierna presenta delle forme identiche, sebbene per il toscano antico siano documentate anche le forme senza sonorizzazione contrata e laco (GDLI 3, 669; 8, 693).62 Allo stesso modo, un criterio come il no. 270 (= La 1a persona singolare dell’indicativo imperfetto non termina in vs. tosc. ) è stato incluso nella lista degli attributi, sebbene la desinenza in -a non fosse tipica solo dell’italiano settentrionale, ma anche del toscano (cf. Rohlfs 1968, 286–289; Michel 1997, 73–78). Questa decisione a prima vista potrebbe sembrare anacronistica (cf. Ghinassi 1976a, 89), ma viene giustificata da un’ulteriore fase di ampliamento prevista per il nostro progetto, nella quale verrà inclusa anche l’analisi quantitativa dell’evoluzione del toscano verso la lingua standard odierna.63
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occasione. Si rivela tuttavia fondata l’osservazione di M. Vitale (1953, 85): «La morfologia, nei suoi aspetti più generali, della lingua cancelleresca rivela chiaramente la resistenza vigorosa che la koiné lombardo-veneta oppone all’influsso del toscano. Al di là delle oscillazioni, al di là dello stato di «anarchia» che è segno distintivo di questa lingua, la morfologia rivela un netto carattere settentrionale e riproduce ampiamente le forme della tradizione idiomatica locale, anche se, certo in modo modesto, letterariamente travestite». Lo stesso discorso vale per es. anche per la parola denaro, che per il cr. 7 è stata presa in considerazione soltanto qualora presentasse ulteriori tracce di settentrionalità (per es. e > i in pretonia oppure apocope della vocale finale). Pur basandosi su presupposti differenti, anche Feller (1931) e Remacle (1948) utilizzarono dati dialettali contemporanei come punto di partenza e riferimento per i loro lavori scrittologici (cf. Völker 2003, 337–339). Il confronto con l’italiano standard odierno avviene in ogni caso solo se è data l’identità formale (vale a dire morfologica) e lessicale. Se dunque una forma attestata nelle scriptae manca nell’italiano moderno o presenta una differenza morfologica (per es. un suffisso diverso), come termine di paragone viene assunto l’esito ricostruito per tale forma in toscano (cf. l’esempio citato supra al cr. 167: bagio ‘rospo’ < *BAB(U)LU viene confrontato con la forma tosc. *babbio, inesistente, ma corretta dal punto di vista storico-linguistico, cf. FIBULA > fibbia).
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Questa scelta crea però una difficoltà a livello terminologico: l’italiano standard odierno, contemporaneo ci è utile, come appena ricordato, come quadro di riferimento per l’individuazione delle occorrenze effettive, tuttavia in relazione alla diminuzione di queste ultime nel nostro corpus parliamo di «toscanizzazione», termine che naturalmente presuppone un quadro di riferimento normativo medievale. La denominazione più corretta a livello contenutistico per questo processo sarebbe quindi «avvicinamento delle scriptae alla norma dell’italiano standard odierno», che però ci è sembrata oggettivamente e storicamente altrettanto anacronistica. Come via d’uscita – anche perché l’affermarsi della norma scritta in Italia in ampi territori equivale effettivamente ad una toscanizzazione – per la riduzione globale delle occorrenze abbiamo optato per l’utilizzo del termine «toscanizzazione» tra virgolette.64 Nel caso dei singoli criteri bisogna invece distinguere, poiché la diminuzione delle occorrenze non sempre coincide con una «toscanizzazione»: così ad es. la diminuzione della frequenza del cr. 99 (= CE, CI lat. in posizione intervocalica rom. sono resi con + vs. tosc. + ) avviene inizialmente a favore dei cr. 98 (= CE, CI lat. in posizione intervocalica rom. sono resi con + vs. tosc. + ) e 100 (= CE, CI lat. in posizione intervocalica rom. sono resi con + vs. tosc. + ) e solo successivamente a favore della grafia toscana ; la diminuzione del cr. 235 (= L’etimo lat. ĔGŌ è reso con , , , vs. tosc. ) si verifica inizialmente a favore del cr. 236 (= Le forme padane e vengono utilizzate come pronomi soggetto vs. tosc. , ) e di nuovo solo in una fase successiva a favore di , toscani: in questi casi si stabiliscono temporaneamente delle norme locali e padane e solo successivamente le forme toscane hanno il sopravvento.65 1.5.3
Il corpus utilizzato: il corpus scrittologico padano CorPS
1.5.3.1 Le fonti Il corpus su cui è basata la presente ricerca comprende in totale 2064 testimoni testuali non letterari, che sono stati raccolti in un arco di tempo di ca. 3 anni e mezzo (gennaio 2002–giugno 2005). Secondo le nostre conoscenze questo corpus dovrebbe essere unico nell’ambito italoromanzo, sia per quanto riguarda l’arco cronologico considerato (dagli inizi al 1525) sia per l’area geografica coperta (Italia settentrionale) e la tipologia di testi analizzati (documenti non letterari, cf. infra). Ci sia quindi permesso di denominarlo Corpus Scriptologicum Padanum (CorPS) (cf. Videsott 2005), anche
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Questa scelta terminologica necessiterebbe a sua volta della fondamentale discussione sul periodo a partire dal quale il toscano sia stato disponibile come norma scritta nell’Italia (settentrionale), dato che la sua standardizzazione è dovuta innanzitutto al Bembo. Nel presente lavoro partiamo dal presupposto di una disponibilità latente a partire da Dante († 1321) e di una disponibilità effettiva con Boccaccio († 1375). Tale fenomeno dovrebbe essere studiato in maniera più dettagliata di quel che ci è possibile in questa sede, specialmente nell’ambito della discussione sull’esistenza o no di una cosiddetta koiné settentrionale o padana (cf. soprattutto Sanga 1990b).
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perché intendiamo renderlo accessibile in internet.66 Attualmente esso è costituito dalle fotocopie dei documenti raccolti.67 Nonostante un’attenta ricerca di documenti in molte biblioteche e archivi dell’Italia settentrionale e nonostante il validissimo aiuto di numerosi bibliotecari e archivisti (cf. la Prefazione a pag. 5), con questi 2064 testimoni testuali, che per giunta sono distribuiti in modo abbastanza diseguale sul territorio di ricerca, siamo ancora molto lontani dal numero di documenti a disposizione degli studiosi che si occupano di scriptae in ambito galloromanzo. Gleßgen (2001, 268) ad es. stima l’ammontare della produzione di scripta in francese nella Lorena tra il 1300 e il 1500 a ca. 400.000 pagine manoscritte. L’informazione lì data (cf. Gleßgen 2001, 268 n. 21) che la città di Bologna da sola avrebbe prodotto altrettante fonti quanto l’intera Lorena si riferisce però in primo luogo a testi redatti in latino,68 poiché finora per i nostri fini per 24/Bologna abbiamo potuto rintracciare soltanto 48 (!) documenti medievali scritti in volgare ed editi.69 La ricerca di Goebl (1970) si basa su ben 1492 documenti – coprendo un arco cronologico analogo [1246–1551], ma un territorio di ricerca nettamente meno ampio del nostro (la Normandia). La disparità nel numero delle fonti disponibili sarebbe stata ancora più eclatante se avessimo preso in considerazione solo documenti originali del XIII sec. sul modello dell’Atlas des formes et des constructions des chartes françaises du 13e siècle (cf. Dees 1980). La raccolta Les plus anciens documents linguistiques de la France anticipa il proprio limite cronologico superiore al 1270 (cf. Monfrin 1974, LXXV), mentre i lavori di Völker (2003) e Holtus/Overbeck/Völker (2003) prendono in considerazione un ulteriore decennio, fermandosi al 1281. Il già citato atlante di Dees può basarsi su ben 3300 documenti originali del XIII sec. provenienti dall’intero domaine d’oïl, e lo studio condotto da Völker (2003) sui documenti in francese antico riguardanti soltanto la contea del Lussemburgo e redatti tra il 1237 e il 1281 – per cui, inoltre, sono stati impiegati criteri rigidissimi nella scelta del corpus di riferimento, cf. la n. 71 – può comunque basarsi su ben
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Con ciò auspichiamo di creare, almeno per la nostra area di ricerca e in un futuro non troppo lontano, una base di materiale utilizzabile per studi di questo genere, come era stato auspicato da G. Folena già nel 1967: «Ma noi vorremmo che per ricerche simili [i.e. l’analisi geolinguistica di testi medievali, PV] fossero a disposizione di tutti gli studiosi strumenti di ricerca e di verifica adeguati e metodologicamente raffinati, che oggi sarebbe ben possibile (non dico facile) approntare, senza che per ogni singolo problema sia necessario ripercorrere il lunghissimo iter attraverso le carte e le raccolte di documenti e affrontare un lavoro da guastatori nella foresta documentaria: come se ogni volta che si studia un problema di geografia linguistica attuale dovessimo metterci in viaggio per una campagna d’inchieste» (Folena 2002, 30). Lo ricordiamo, poiché la reperibilità materiale delle varie edizioni è stata la condizione per l’inserimento dei documenti nel CorPS (cf. supra le n. 43 e 44). Questa interpretazione del passaggio citato ci è stata confermata oralmente dal prof. Gleßgen (30.9.2003). Tale referto viene confermato anche per altre città. Cf. Stella/Repossi (1985, 1) per 17/PV: «Ancora nella prima metà del sec. XIV, a Pavia, come e più che in altre città della Lombardia, la lingua della cultura, l’unica lingua scritta è il latino» oppure Corrà (1984, 129) per 35/BL: «[...] a Belluno troviamo le prime sporadiche testimonianze [di scripta volgare, PV] solo nella seconda metà del ’300 e si ha motivo di credere, anche se non è stato ancora fatto uno spoglio sistematico del materiale d’archivio, che prima non ne esistessero».
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179 documenti (aumentati a 180 in Holtus/Overbeck/Völker 2003). Noi invece per il XIII sec. e per l’intera Italia settentrionale avremmo avuto a disposizione complessivamente solo 73 documenti originali (di cui 29 anteriori al 1281 e appena 19 anteriori al 1270). Tale divario nella produzione di scripta volgare si accentua maggiormente per il periodo più antico: Drüppel (1984, 6–7) elenca ben 155 documenti in lingua francese prodotti nell’intero domaine d’oïl prima del 1235, mentre nel CorPS tale cifra si riduce a 9 (cf. 1.5.3.6).70 Una selezione del nostro corpus effettuata secondo i criteri citati in Völker (2003, 85–88)71 l’avrebbe reso in pratica inutilizzabile per i nostri scopi quantitativo-statistici, perlomeno per il XIII e la prima metà del XIV sec. (eventualmente con l’eccezione di 29/Venezia). Il nostro approccio si deve quindi definire «distante dalle fonti» (ted. quellenfern) e con ciò in contrasto con le recenti analisi scrittologiche «vicine alle fonti» (ted. quellennah) realizzate in ambito galloromanzo nel contesto della serie dei Les plus anciens documents linguistiques de la France (cf. Völker 2003, 56). Per simili analisi «vicine alle fonti» in ambito italoromanzo mancano tuttavia ancora i presupposti, cioè una quantità sufficientemente elevata di documenti originali editi in maniera critica e attendibile. Una raccolta analoga agli appena citati Les plus anciens documents linguistiques de la France per l’area linguistica italoromanza (della quale il lavoro di Stussi 1965a potrebbe essere considerato il primo volume)72 sarebbe quindi un grande desideratum scrittologico. A causa dell’eterogeneità del nostro corpus non è stato inoltre possibile tener conto di un altro importante fattore scrittologico, cioè la «penna» (ted. Schreiberhand, cf. a questo proposito Völker 2003, 32–33),73 anche perché già la maggior parte degli editori (erroneamente) non ne aveva tenuto conto in maniera appropriata.74 Il nostro lavoro deve quindi limitarsi a osservare la variazione diatopica e diacronica della lingua presente nelle scriptae, e deve escludere, fino a nuovo ordine, contesti diastratici e pragmatici nonché altri contesti di utilizzo della lingua.75 70
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Lo scarto con il domaine d’oc è ancora più vistoso: già per il XII sec. Brunel (1926; 1952) può citare 541 documenti in volgare! La differente densità delle fonti tra Galloromania e Italoromania (all’interno dell’Italoromania è necessario inoltre sottolineare il netto divario fra il settentrione e il centro da un lato, e il meridione dall’altro, ancora più povero di scriptae, cf. Coluccia 2002a, 21) risulta evidente anche dal fatto che la bibliografia dell’OVI (1992) comprendente i testi scritti in volgare prima del 1375 – incluso, cioè, tutto il territorio italiano e tutte le tipologie di testo – riporti solo 2208 voci. Questi prevedono tra l’altro l’esclusione dal corpus di tutti i documenti pubblicati in modo eterogeneo e di tutti i documenti in cui le abbreviazioni sciolte dagli editori non siano segnalate espressamente. I volumi di Tomasin (2004) e Bertoletti (2005) (provenienti dalla scuola pisana di Stussi, e quindi probabilmente paragonabili a Stussi 1965a) non erano ancora consultabili al momento della stesura del nostro lavoro. Per l’importanza della posizione sociale e della provenienza dello scrivente cf. anche Goebl (1975b, 8). Una delle poche eccezioni in questo senso è rappresentata da Ineichen (1957, 62–63) con le sue brevi descrizioni degli scribi del Copialettere marciano (cf. Pastorello 1915). La rilevanza di parametri diastratici per un’analisi adeguata di determinati documenti è stata fermamente dimostrata da Völker (2003, 150–157). In ambito italoromanzo ad es. Vitale (1953, 25–26) afferma che il numero di latinismi, toscanismi e dialettalismi nei documenti da lui analizzati varia in relazione alla posizione gerarchica dello scrittore nella cancelleria visconteo-sforzesca (scrittore esterno o occasionale vs. scrittore interno vs. scrittore a stretto
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1.5.3.2 La critica sulle fonti I documenti analizzati sono stati estratti esclusivamente (sull’esempio di Goebl 1970 e Dees 1980) da edizioni già esistenti e stampate:76 «Naturalmente [...] i dati utilizzati racchiudono i difetti ben noti, spesso tematizzati, e tuttavia in pratica inevitabili, legati all’attendibilità paleografico-diplomatica talvolta fortemente variabile delle edizione consultate» (Goebl/Schiltz 2001, 170 [orig. in ted.]).
Le conseguenze sono tuttavia differenti per i linguisti e i filologi che si occupano di medievistica, a seconda dell’interesse della ricerca: «disastroso per gli studiosi interessati soprattutto allo studio dei singoli fenomeni (di tutte le categorie grammaticali), chiaramente meno negativo per quegli studiosi che ricercano, attraverso molti testi, strutture e modelli globali in relazione a spazio e tempo» (Goebl/Schiltz 2001, 170–171 [orig. in ted.]).77
L’analisi di edizioni dimostrate inattendibili (ad es. Gloria 1885, Rossi 1888, Gabotto 1898, Levi 1901) è però stata tralasciata. Inoltre, sono state sempre privilegiate le edizioni più recenti e redatte da filologi, rispetto a quelle di data più antica, prodotte per lo più da storici.78 Siamo stati tuttavia costretti a utilizzare le edizioni a disposizione
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contatto con il cancelliere Cicco Simonetta). Ulteriori riferimenti alla stratificazione diastratica della scripta milanese si trovano in Bongrani (1986, 6); simili riflessioni sulla scripta mantovana in Ghinassi (1976b, 20–21). Anche nel nostro corpus la rilevanza di parametri diastratici (e culturali) risulta evidente: così, ad es., il livello linguistico delle lettere scritte da Galeotto del Carretto (no. 1776 e seguenti), Baldassarre Castiglione (no. 1820 e seguenti) o Maria Savorgnan (no. 1860) è chiaramente diverso da quello di altri documenti dello stesso periodo ed area, ma prodotti da scrittori senza una formazione umanistica e/o letteraria. La descrizione di queste differenze sarà argomento di analisi successive. Future fasi di ampliamento del CorPS terranno però conto anche di edizioni elettroniche, nel frattempo sempre più numerose (cf. ad es. http://lettere.unipv.it/~finaz/missive/index.php). Sulla problematica dell’utilizzo di testi editi anziché degli originali stessi cf. anche la risposta di H. Goebl (1977) alla recensione di R. Rohr (1976) che verte su questa questione. In particolare, esiste il problema che specie nelle edizioni pubblicate ancora nel XIX sec. e allora destinate soprattutto agli storici, le trascrizioni possono allontanarsi in maniera abbastanza vistosa dagli originali manoscritti «in direzione di un’uniformazione sovralocale del colorito regionale presente nei testi originali» (Goebl/Schiltz 2001, 170 [orig. in ted.]), fatto che inevitabilmente comporta il rischio di gravi errori di interpretazione (cf. Rohr 1976, 176). H. Goebl (1977, 545) argomenta però che una ricerca scrittologica quantitativa basata esclusivamente sui manoscritti originali non sarebbe realizzabile già solo per motivi di tempo, a prescindere dal fatto che molti di essi in pratica non sono accessibili, o lo sono solo in rare circostanze. L’alternativa di analizzare un campione rappresentativo di testi originali (come propone Rohr 1976, 179) non è invece applicabile fino a quando il numero totale dei testimoni testuali e delle fonti medievali disponibili non è quantificabile né in concreto né in teoria (cf. Goebl 1977, 547; 2001, 887). La qualità delle edizioni più datate è variabile e non correla direttamente con la data di pubblicazione. Ad es. Vitale (1953, 17, n. 2) definisce sorprendentemente esatte le trascrizioni di Osio (1869–72) e Magenta (1883): «[…] la collazione sugli originali che abbiamo fatto per molti di essi [i.e. testi editi nelle due raccolte citate, PV] ci ha confermato della esattezza della trascrizione, promessa dagli editori stessi nella introduzione delle loro raccolte […]». Altre edizioni non raggiungono invece lo stesso grado di precisione (ad es. quelle di Giuliari 1870–1879, cf. Pellegrini 1966, 98). Al fine di verificare le ripercussioni della qualità delle edizioni sulla nostra analisi, abbiamo effettuato una scelta casuale di 4 documenti, ottenendo i seguenti risultati: il testo no. 8 (Stima di case e di terre) nella trascrizione di Pasini
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e rammentiamo, come già nel precedente capitolo (cf. supra 1.5.3.1), l’urgente bisogno di creare anche per l’area italoromanza – sull’esempio di quelle galloromanza e germanica – un corpus esaustivo di testi non letterari editi in maniera filologicamente attendibile.79 1.5.3.3 La critica sulle tipologie testuali Per quanto riguarda le tipologie di testo, per il nostro corpus sono state prescelte le seguenti 11 tra quelle annoverate dall’OVI (1992, 497, con le relative abbreviazioni e descrizioni lì utilizzate, nonché il numero che le contrassegna nella nostra banca dati;80
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(1869–70, 1596) rispetto a quella di Tomasin (2001, 19–20), su 62 parole contiene un errore di trascrizione per noi rilevante (e cioè la forma del nome souranzo vs. Sovranço in la t(er)ra d(e) Laurencio Sovranço); il testo no. 90 (Cedola di Marco Navagero) contiene, confrontando la trascrizione di Bertanza/Lazzarini (1891, 15) con quella di Stussi (1965a, 31–32), anch’esso una sola differenza rilevante su 382 parole (novice anziché nuvice) – tuttavia Stussi (1965a) contiene un capoverso che manca in Bertanza/Lazzarini così come alcuni passaggi che questi ultimi non riuscirono a decifrare, di modo che il numero totale delle discordanze sale a 8; i testamenti (no. 492 e 638) pubblicati da Serena (1912), rispettivamente di 427 e 1379 parole, sono stati migliorati da Tomasoni (1973, 161) in 5 (perdonance anziché l’errato perdonançe, se volse anziché si volse, un so t. anziché un t., dredo anziché driedo, un o voya pyusori anziché un o puysori) e 16 punti per noi rilevanti. Anche l’OVI (1992) è pienamente consapevole della differente qualità delle edizioni scelte, senza però che per questo il dizionario che vi si basa risulti inattendibile nell’insieme. Le fonti alla base di tali sintesi possono essere migliorate solo con perseveranza e continuità, ma non in modo repentino e assoluto: «Converrà aspettare [prima che venga intrapreso il dizionario, PV] che i testi antichi siano tutti pubblicati criticamente? E allora bisogna riporre il pensiero del lessico, non per anni, ma, secondo ogni verisimiglianza, per un secolo» (OVI 1992, IV). Questa considerazione vale mutatis mutandis anche per la nostra analisi. Tutti i documenti nella banca dati sono stati codificati in relazione alla loro tipologia testuale, per poter poi analizzare e paragonare i relativi subcorpora. La presentazione dei risultati di questo confronto deve essere rimandata ad un’altra sede. Ci limitiamo perciò a ricordare che partendo dalla sua analisi della scripta lombarda, N. Maraschio (1976, 37–38) è giunta alla seguente conclusione in merito: «Se nel campo della letteratura alla mancanza di distinzioni areali fa riscontro una spiccata differenziazione linguistica verticale, strettamente legata ai generi letterari, un primo esame, non certo completo, ma neppure approssimativo, del nostro corpus porta a risultati del tutto diversi. Chi si aspettasse infatti di trovare una relazione diretta fra la natura dei documenti, assai vari quanto a caratteristiche, per così dire, extralinguistiche, e il loro aspetto linguistico, proverebbe una forte delusione. Si resta quasi sconcertati dalla somiglianza fra la lingua delle lettere dei Missaglia e quelle di Ambrogio Varese da Rosate, fra le suppliche dei ricamatori o le corrispondenze del Gladio e le relazioni di Giovanni Simonetta al Duca, tanto che in molti casi, e soprattutto per le suppliche, nella struttura espositiva molto simili tra di loro, è necessario supporre il ricorso a degli scrivani». Il possibile influsso di scrivani (professionisti) intermediari è quindi un altro fattore al quale è importante prestare attenzione nell’analisi delle scriptae medievali. L’omogeneità diatestuale appena ricordata viene esemplificata da Maraschio (1976, 38) soprattutto menzionando la presenza dei seguenti criteri: desinenza in -eti alla 2a persona plurale del presente e del futuro (vs. tosc. ete), desinenza in -eno alla 3a persona plurale del presente (vs. tosc. -ono), desinenza in -arò al futuro (vs. tosc. -erò) e infine desinenza in -ìa al condizionale (vs. tosc. -erei): «Fenomeni tutti vitalissimi, ma quello che più conta distribuiti uniformemente nei nostri documenti, i quali, inoltre, reagiscono in modo omogeneo anche per quanto concerne alcune regole fonetiche come la dittongazione, la mancanza di anaforesi, la metafonia, quest’ultima, a questa data [s.m. del XV sec., PV], chiaramente in recessione e significativamente limitata a poche e precise sfere morfologiche».
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tra parentesi è riportato il numero dei documenti a disposizione nel nostro corpus per ogni tipologia testuale):81 2 = b.e.l. 3 = comm. 4 = cron. st.
Bestiari, erbari, lapidari (2) Commenti e glosse (1) Cronache, storie (ivi compresi i volgarizzamenti dalle storie classiche, libri di ricordi, memorie, ecc.) e epigrafi (28) 5 = did. rel. Letteratura didattica (ivi compresi proverbi, indovinelli, sentenze, enciclopedie ecc.) e/o religiosa (prediche, sermoni, vite di santi, preghiere parafrasate, leggende, ecc.) (17) 6 = doc. Documenti in genere, relazioni e lettere di ambasciatori, lettere di amministrazione civile, istruzioni, memorie familiari, libri di credito di privati) e inoltre dazi, decime, affitti, ecc. quando documenti elencativi (950) 7 = doc. giur. 1. di diritto pubblico 2. di diritto privato 3. atti notarili (liti, note di sequestri, note di spese processuali, pagamenti di affitto, pandette, patti, petizioni, domande e suppliche, intimazioni, privilegi, decreti, ecc.) e inoltre dazi, decime, gabelle, quando documenti normativi82 (367) 8 = doc. merc. Libri di mercatura, inventari di magazzino, note di acquisto e di vendita di merci, conti di banchieri, assegni bancari, agenti finanziari, e inoltre libri di gabella quando documenti elencativi (48) 9 = ep. or. Epistole (in prosa) e orazioni (ivi compresi schemi di lettere, formule notarili, epistolari, ecc.) (11) 10 = form. Ricettari e scongiuri, ingiurie, formule magiche, preghiere (24) 11 = lett. Lettere (in quanto documenti privati) (416) 12 = stat. Statuti (bandi, bolle, brevi, capitolari, capitoli, costituti, costituzioni, ordinamenti, regolamenti e regole, rubriche, ecc.) (200).83 È stato necessario includere nel nostro corpus le tipologie testuali 2 = b.e.l., 3 = comm., 4 = cron. st., 5 = did. rel., 9 = ep. or. e 10 = form., che di per sé potrebbero considerarsi quasi appartenenti al genere letterario, poiché, in caso contrario, per alcune città sarebbero state presenti considerevoli lacune nella documentazione. Esse costituiscono tuttavia solo il 4,02 % di tutti i documenti a disposizione, ed in futuro è previsto di eliminarle gradualmente dal corpus, in base alla presenza di ulteriori fonti.84
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L’assegnazione dei documenti ad una tipologia testuale è stata effettuata conformemente alle scelte dell’OVI (1992) attenendosi dunque a quel modello, ed è naturalmente soggetta a una certa approssimazione. In questa categoria abbiamo inserito anche i testamenti. In questa categoria sono state inserite anche le «crida». A causa della carenza di fonti, per alcune città siamo stati costretti a includere nella nostra ricerca anche passaggi di testi molto brevi (soprattutto epigrafi e ricevute, alcune con meno di 15 parole, cf. i documenti no. 20, 16, 76, 693, 26, 897, 114, 348). Abbiamo però rinunciato a «testi» estremamente brevi, come ad es. le iscrizioni nel duomo di Vercelli [fol ‘pazzo’ e fel ‘fellone’, cf. Sabatini 1968, 331) e di Casale Monferrato (Qua l’è l’arca
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Sono stati invece esclusi tutti i testi letterari in generale,85 i testi in rima, i glossari, tutti i testi con evidenti mescolanze linguistiche,86 così come tutti quelli in cui l’autonomia del volgare rispetto al latino (secondo il giudizio dell’editore) non è ancora pienamente riconoscibile.87 Prediligendo i testi non letterari, nella scrittologia viene continuata – dopo una fase iniziale in cui si analizzavano anche testi letterari (cf. Völker 2003, 19–21)88 – una distinzione che era già saldamente ancorata nella testologia medievale e che differenziava in modo netto i testi non letterari (testi amministrativi, lettere, documenti,
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de San Vax ‘Qua è l’arca di Sant’Evasio’ – questa parafrasi ci pare più plausibile di quella proposta da Stella 1994a, 78: Qual’è l’arca de San Vax ‘Quale è l’arca di Sant’Evasio?’ – nonché tö scana = t’ò scanà ‘ti scannerò’ [Stella 1994a, 78], mentre Sabatini [1968, 331] glossa ‘scannatevi’) – entrambi inclusi nell’Inventaire di Frank/Hartmann/Kürschner 1997 ai no. 1002 e 1004. Nella filologia italiana l’analisi di documenti minimi è di per sé usuale, cf. Frank/Hartmann/Kürschner (1997, I, 36): «Sur le plan de la recherche italianiste, cette exiguité du nombre des documents a eu des conséquences qui caractérisent nettement ce champ d’études par rapport aux autres branches de la romanistique : […] 2o Les italianistes ont pris l’habitude de recenser tout ce qu’ils pouvaient trouver – jusqu’aux documents les plus humbles qui, en d’autres régions seraient probablement passés inaperçus. Ceci explique la part élevée qui revient à l’Italie dans certaines traditions de textes peu étudiées ailleurs comme les inscriptions, les mentions dorsales et marginales, les minutes et brouillons, etc.». Essi sono raggruppati dall’OVI (1992, 497) nelle seguenti tipologie testuali: art. tecn. Arti e tecniche (agricoltura, architettura, pittura, arte musiva, arte della guerra) epos Epica (religiosa e profana), poesia eroicomica, cantari (di qualsiasi argomento) fil. Filosofia (teoretica, morale, politica, metafisica, teologia, «governo della famiglia») ge. astr. Geografia, astronomia, libri di viaggi lir. Lirica (ivi compresi sequenze, laudi, tropi, ecc.) med. Medicina, fisionomia, veterinaria. narr. Narrativa (novellistica, prosa di romanzi, romanzi d’avventura, ecc.) ret. Retorica (grammatica, poetica, glossari, ecc.) sc. Scienze esatte (aritmetica, geometria, ecc.) ven. Trattati di caccia, mascalcia, falconeria vite Biografie, panegirici. La distinzione tra testi letterari («testi che perseguono per lo più fini estetico-retorici») e non letterari nella pratica non è sempre banale (cf. anche Pfister 1973, 229 [orig. in ted.]: «[…] mentre il confine tra fonti letterarie e non letterarie non è sempre netto»). In ultima battuta, per noi è stata determinante l’intenzione dei singoli testi. Sia ricordato infine che possono portare ad un’uniformazione linguistica non solo ambizioni di tipo estetico-retorico, ma anche formali (cf. Coluccia 2002c, 91). Per es. il Testamento volgare scritto in Persia (1263, veneziano/pisano, cf. Stussi 1962, 27–30), o la Lettera veneziano/salentina del 19.5.1405 in Stussi (1982/83). Così ad es. il Testamento di Raimondo Pictenado (5.3.1156), definito da E. Parodi «latinogenovese» (cf. Petracco Sicardi 1980, 3; Còveri 1994, 57; Toso 1995, 107), la «Recordacione» di Pietro Cornaro (sec. XII t.q. [1175]) (cf. Stussi 1980, 88–89, Frank/Hartmann/ Kürschner I, 37; in una versione precedente del presente lavoro questo documento era stato preso in considerazione, cf. Videsott 2005, 185), la Formula di scongiuro (1222) (cf. Toso 1995, 113–114) o Un documento friulano del 1284 (cf. Corgnali 1953 = Corgnali 1965–67e: «essenzialmente in latino con varie parole in friulano, più o meno appariscenti»). Questa graduale limitazione dell’oggetto di ricerca si rispecchia anche nella distinzione terminologica tra «scripta documentaire» e «scripta littéraire» (come ad es. in Pfister 1993, cf. Völker 2003, 46 n. 189).
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atti,89 chartes,90 autenticazioni, cartulari, testi d’uso ecc.) dai loro corollari letterari. La ragione di tale distinzione risiede nella diversa natura e nella differente portata delle due tipologie di testi. La prima è di norma prodotta per una ristretta cerchia di lettori e fruitori ed è quindi più profondamente segnata dalle coordinate della diatopia e della diacronia. La seconda rientra invece, anche per autocategorizzazione, nell’ambito artistico, e si rivolge quindi per definitionem a una cerchia di lettori e fruitori più ampia, per lo più sovralocale: questo generalmente porta a una preferenza dei tratti linguistici sovralocali e alla contemporanea subordinazione delle caratteristiche locali.91 Nel nostro corpus gli atti in senso lato rappresentano il gruppo più ampio con 950 esemplari (cioè il 46,03 %), gli atti giuridici con 367 esemplari costituiscono un ulteriore 17,78 %. Sebbene essi, a causa della loro ripetitività, non possano essere considerati rappresentativi in modo assoluto della lingua medievale in toto,92 la scrittologia li ritiene in generale attestazioni più attendibili di proprio questa lingua che non altre tipologie testuali (cf. la discussione su questo argomento relativa all’ambito linguistico galloromanzo in Völker 2003, 12–21).93 89
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Per la distinzione tra «atto» e «attestazione» cf. Völker (2003, 86 n. 372 con riferimento a Brandt 1992, 81–84 e 103–107): si chiama «atto» quella parte degli scritti che osservando determinate regole formali documenta processi di natura spiccatamente giuridica. Le «attestazioni», che in confronto agli «atti» nel Medioevo sono ancora rare, testimoniano invece condizioni (giuridiche) esistenti. La definizione di «atto» appena citata presenta tuttavia alcune carenze, a cui Drüppel (1984, 15 n. 7 [orig. in ted.]) cerca di porre rimedio proponendo la seguente definizione: «L’atto è uno scritto di pubblica attendibilità, redatto osservando determinate regole formali e nella forma voluta dall’autore del negozio giuridico al fine di comprovare processi di natura giuridica». Anche per «documento», che Drüppel (1984, 17–18 [orig. in ted.]) utilizza (in maniera quasi sinonima?) per «attestazione», viene proposta una definizione alternativa: «Un documento è la registrazione in maniera informale e a titolo informativo, perciò priva di attendibilità pubblica, di condizioni di natura giuridica». Il senso specifico di charte (it. carta) è ‘strumento notarile’ (cf. Bruni 1994, XXIV). Cf. Lomazzi (1976, 605): «Ciò pare corrispondere all’esigenza, elementare di ogni scrittore, di ‹scarto dal parlato›; i tratti fonetici che più si differenziano da altri geograficamente contigui in breve spazio, sono, al momento di immetterli nella prassi scrittoria, sentiti come eccessivamente plebei, e si qualificano automaticamente, per il loro rapido variare nello spazio, come incapaci di consentire una diffusione più ampia, oltre l’ambito del loro stesso municipio». Se si prende in debita considerazione la diversa intenzione che sta alla base di un testo letterario o non letterario, non esiste però alcun motivo per escludere del tutto i testi letterari dall’analisi scrittologica (cf. Völker 2003, 90). Tuttavia, i lavori relativi (cf. soprattutto Dees 1987) presentano incertezze così numerose in merito alla localizzazione dei manoscritti e riguardo alla fondamentale differenza tra «lingua dell’autore vs. lingua dei copisti» (cf. Völker 2003, 90) che una scrittologia basata su testi letterari non potrebbe certamente eguagliare la sicurezza dei risultati della controparte non letteraria. Nel nostro contesto, da testi letterari è soprattutto possibile ricavare informazioni sulla diffusione geolinguistica macroscopica di alcuni lessemi che sarebbe invano cercare nella scripta documentaria/amministrativa, come G. Folena (2002, 34) ha chiaramente dimostrato mediante l’esempio di zebra. Secondo Goebl (1970, 118) la lingua degli atti è da ritenersi più langage che langue. Inoltre, la variazione della lingua degli atti redatti nelle grandi cancellerie viene significativamente limitata dai codici ivi disponibili e utilizzati come modello, fenomeno che si verifica con minor rilevanza e frequenza nei documenti prodotti in cancellerie più piccole, le quali certo non potevano disporre di un così gran numero di codici da prendere a esempio. Per gl’indubbi vantaggi che gli atti offrono relativamente ad un’analisi scrittologica cf. tra gli altri Goebl (1970, 111), Dees (1980, VII), Drüppel (1984, 18–24), Frau (1997, 283) e Formentin (2002, 97).
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1.5.3.4 Distinzione tra originali e copie I 2064 documenti inseriti nel CorPS sono stati suddivisi in base alle indicazioni dei vari editori in originali (Es) e copie (Zs). La diplomatica definisce originali quei testimoni testuali (nel caso specifico: atti e attestazioni) che sono da considerarsi attestazioni scritte dirette e originarie, mentre rientrano tra le copie le trascrizioni nei cartulari, le certificazioni, le registrazioni notarili, i duplicati ecc., ovvero tutti i documenti che sono stati prodotti avendo a disposizione un originale già redatto (cf. Goebl 1970, 51). Nel nostro lavoro ci siamo però discostati da questa definizione, poiché abbiamo annoverato tra gli originali le (numerose) registrazioni notarili, se queste sono state prodotte contemporaneamente alle versioni originali, cioè nei casi in cui tra la redazione dell’originale e la sua iscrizione nel registro è intercorso un lasso di tempo irrilevante.94 In particolare nelle edizioni più datate non è tuttavia sempre chiaro, fino a che punto la distinzione tra originali e copie, fondamentale per la scrittologia, sia stata osservata esplicitamente. Le informazioni a nostra disposizione (cf. 1.5.3.6, tab. 4) ci hanno permesso di formare due subcorpora di 1920 originali (= al 93,02 %) e 144 copie (= al 6,98 %),95 ai quali – come già nella produzione testuale medievale – è stata data pari importanza (cf. Goebl 1979, 360). Nel corpus effettivamente analizzato (CorPS DEF, cf. 1.5.3.7), che include 1165 dei 2064 documenti a disposizione, le proporzioni sono leggermente diverse: 1047 originali (cioè l’89,87 %) e 118 copie (cioè il 10,13 %).96 Per riferirsi a questo corpus effettivamente analizzato in un’ottica 94
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Da questa definizione si discosta a sua volta l’OVI (1992), dove la sigla «orig.» = originale è utilizzata esclusivamente in riferimento alla concezione del testo e in opposizione a «volg.» = volgarizzamento (traduzione) e «orig./volg.» = testo misto (in cui i passaggi in volgare rappresentano delle citazioni, cf. OVI 1992, XII). L’OVI (1992) include quindi tra gli «originali» anche dei testi che materialmente ci sono stati trasmessi solo in copia. Per la nostra analisi scrittologica è invece rilevante solo la trasmissione materiale dei documenti, per questo non abbiamo contrassegnato in modo particolare le traduzioni. La proporzione in Goebl (1979 – basato su Goebl 1970) risulta di 896 originali (cioè il 59,34 %) contro 614 copie (cioè il 40,66 %, con l’inclusione delle registrazioni notarili). Questo rapporto assai più equilibrato fa presupporre che molti testi da noi classificati come originali (escluse le registrazioni notarili) siano in realtà trascrizioni. Se così fosse, non muterebbe tuttavia il risultato complessivo del lavoro, ma solo le proporzioni all’interno dei subcorpora Es (originali) e Zs (copie). Dees (1980), Völker (2003) e Holtus/Overbeck/Völker (2003) utilizzano esclusivamente originali. Sul rapporto originale vs. copia (che per le trascrizioni medievali prodotte a mano ha una valenza radicalmente diversa rispetto alle successive riproduzioni meccaniche) cf. Gossen (1967, 30–37), Monfrin (1968); (1974), Woledge (1970), Goebl (1979, 360 n. 3), Drüppel (1984, 21–24) nonché Coluccia (2000). Le copie in generale sono soggette a 3 norme (cf. Goebl 1970, 102–104): la norma 1 vige nel periodo di redazione dell’originale; la norma 2 nel periodo della trascrizione e la norma 3, unione delle prime due, si concretizza effettivamente nell’istante della trascrizione. La norma 2 è sempre diacronicamente più recente e (perlomeno in Francia) sociolinguisticamente più elevata. Sebbene soprattutto Monfrin (1968) e Goebl (1979) abbiano dimostrato che anche dalle copie si possono ricavare informazioni rilevanti riguardo a una scripta, il loro utilizzo nella scrittologia è tuttora discusso (cf. Völker 2003, 21–22). Una parte di queste riserve si basa sulle modifiche a volte sostanziali che le opere letterarie hanno subito durante il processo di copiatura (cf. Coluccia 2000, 238–244). Tali modifiche nei testi non letterari sono di norma minori e riguardano la grafematica, la fonetica e la morfologia, ma quasi mai la sintassi e il lessico. Inoltre la scrittologia – diversamente dalla filologia editoriale lachmanniana – non vede nelle copie il mezzo per
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focalizzata sulla trasmissione dei documenti, si utilizzerà la sigla G (= Σ di Es e Zs nel CorPS DEF, cf. infra 2 n. 2). 1.5.3.5 Ulteriori criteri di selezione: databilità e localizzabilità Sulla scorta di Dees (1980, IX) sono stati utilizzati come ulteriori criteri per la selezione dei singoli documenti la loro databilità e localizzabilità. La databilità è costituita in molti casi da una data presente nel documento stesso. I documenti che non presentano una data esatta o che non si riescono a datare con precisione sono stati presi in considerazione solo se era possibile attribuirli a uno dei cinque periodi in cui è suddiviso l’arco cronologico analizzato (cf. supra 1.4). In questo caso sono stati integrati nel CorPS secondo le informazioni a disposizione oppure secondo la media aritmetica.97 Per la localizzabilità dei documenti il luogo della loro emissione è un criterio rilevante, ma assolutamente non determinante. Esistono infatti quattro diverse situazioni iniziali da considerare: a) Il documento analizzato non contiene alcun luogo di emissione (l’indicazione del luogo di emissione è infatti, proprio nei documenti bassomedievali più antichi, un’eccezione piuttosto che la regola, cf. Völker 2003, 23–24). b) Il documento analizzato indica un luogo di emissione, ma questo non presenta alcun nesso logico e/o reale con la lingua utilizzata. In questo contesto rappresentano un caso particolare quei documenti che, pur essendo copie dello stesso originale, sono stati trascritti in località diverse: in tali documenti sono infatti presenti sia le caratteristiche del testo di origine sia gli adattamenti al nuovo ambiente linguistico. c) Il documento analizzato contiene un luogo di emissione che non corrisponde ai nostri capoluoghi. d) Il luogo di emissione è indicato e corrisponde a uno dei nostri capoluoghi. A seconda dei casi, si sono attuati i seguenti procedimenti (cf. anche Holtus/Völker 2004):
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ricostruire la lingua di un originale andato perso, bensì le utilizza come attestazioni della appena citata norma 3, per poter poi effettuare un paragone con la più antica norma 1. Con questo paragone Goebl (1979) ha constatato un effetto «a chiazza d’olio» (fr. tache d’huile) e a un risultato simile portano anche i nostri paragoni (cf. infra 2.2 e 2.3). Un documento datato per es. «prima metà del XV sec.» viene quindi inserito nel CorPS dopo quelli datati 1425; uno datato «f. del XIII sec.» dopo quelli datati 1300 e così via. In caso di documenti la cui data di stesura non è indicabile che in maniera molto approssimativa (per es. «sec. XIV» nel caso dei documenti no. 329, 330, 331, 332; oppure «sec. XV» nel caso dei documenti no. 1516, 1516) si verifica il problema metodico che a questi, in base alla media aritmetica, sono state assegnate le date 1350 e 1450 che a loro volta rappresentano il limite superiore dei periodi II (1301–1350) e IV (1401–1450). I documenti menzionati diventano quindi esemplari per la lingua dei periodi II e IV, anche se potrebbero invece appartenere ai periodi III e V. Lo stesso problema sussiste per gli altri documenti al confine cronologico dei periodi analizzati (1300–1350–1400–1450) e che non sono databili con esattezza. Sarà quindi nostra cura datare questi testi con maggior precisione oppure eliminarli dal corpus.
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a) Se manca il luogo di emissione, un documento è stato utilizzato solo se il suo editore (sulla base di criteri plausibili, come l’indicazione del redattore dell’atto, del destinatario, di autenticazioni, di nomi geografici nel testo e così via) lo ha localizzato in modo tale da poterlo associare a uno dei nostri capoluoghi.98 Permane tuttavia una grande quantità di edizioni, soprattutto più datate, in cui le riflessioni che hanno portato a una determinata localizzazione non vengono dichiarate in modo esplicito: se queste però si fondano solo su fattori puramente linguistici si corre il grave pericolo di un circolo vizioso. Già L. Carolus-Barré (1964, LXVIII– LXXXII, cf. anche Drüppel 1984, 19) ha richiamato l’attenzione su tale dato di fatto nella sua fondamentale critica a questa pratica di localizzazione allora consueta, prediligendo ad essa una localizzazione diplomatica dei documenti. Questo metodo tuttavia si limita a sua volta esclusivamente all’individuazione sulla base di criteri extralinguistici del luogo di produzione materiale di un documento, non tenendo conto del fatto che questo luogo «non ha necessariamente un nesso logico e/o reale con le caratteristiche diatopiche della lingua o della varietà in cui lo scritto è redatto» (Völker 2003, 135 [orig. in ted.]). b) Nel presente lavoro abbiamo perciò tenuto conto della critica di H. Völker riguardo alla localizzazione diplomatica dei documenti, assegnando un documento a un capoluogo diverso dal luogo di emissione, se ad es. delle persone di una città X hanno prodotto, per diverse ragioni (breve soggiorno, corrispondenza commerciale e così via), certi documenti in una città Y (in questo caso per l’attribuzione diatopica rimarrà determinante naturalmente la città X).99 Parimenti, i documenti di un sovrano la cui cancelleria (principale) aveva sede nella città A sono stati attribuiti a questo capoluogo anche se redatti (da uno scrivano di questa stessa cancelleria) nella città B (ad es. a causa di un soggiorno del sovrano in quest’ultima).100 Lo stesso vale per i documenti degli ambasciatori che di norma sono stati assegnati alla loro città di provenienza.101 I casi particolari citati supra (cf. 1.4, n. 20), in cui lo stesso documento è stato trascritto in diverse città, sono stati infine attribuiti – a prescindere dal luogo di emissione – alla città in cui è avvenuta l’ultima redazione. Così ad es. i Proclami di Francesco da Carrara sono attribuiti a Belluno e Treviso [Conegliano] e non a Padova, e allo stesso modo le due redazioni (no. 262, 343) della Relazione di Zanino Novello inviato presso l’imperatore di Sclavonia a domandare soddisfazione per le ruberie subite dai 98
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In casi di dubbia datazione e localizzazione abbiamo adottato generalmente le conclusioni degli studi più recenti. Un esempio concreto è rappresentato dalle lettere del commerciante mantovano Boccalata de Bovi (no. 44, 45, 46, 47), che sono state attribuite a 16/MN, sebbene fossero state scritte durante un viaggio commerciale a Bologna e Ferrara; o il contratto relativo alla compravendita di sapone redatto a Venezia, ma da commercianti ragusani (no. 96). I documenti dei duchi milanesi sono stati tutti attribuiti a 11/MI, sebbene alcuni di essi siano stati redatti in altre città, tra cui Lodi, Cremona e Pavia (ad es. i no. 1183, 1202, 1225, 1162). Per es. la lettera da Venezia dell’ambasciatore milanese Leonardo Botta (no. 1592), che è stata attribuita a 11/MI e molte altre ancora. Sono invece delle eccezioni a questa regola gli antichi contratti di Venezia col sultano di Aleppo (no. 4, 10), in cui molti dettagli fanno pensare a una redazione da parte di scrivani del posto (cf. Folena 1968–70, 359–360).
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mercanti veneziani (scritte a 29/Venezia e 30/Zara [Nemosia]) sono state considerate separatamente.102 c) Abbiamo poi tenuto conto di documenti il cui luogo di emissione non è identico ai nostri capoluoghi nei casi in cui altrimenti si sarebbero avute delle lacune nella documentazione, a condizione che ciò fosse accettabile dal punto di vista geografico/storico e/o linguistico: quindi ad es. tutti i documenti prodotti nell’area dialettale friulana sono stati attribuiti a 37/Udine e quelli dell’area dialettale ticinese al capoluogo 18/Bellinzona.103 Sempre per ragioni di tipo geografico/storico abbiamo optato per la creazione delle aree (non ulteriormente suddivise) «ligure d’oltremare» (= 3/Caffa), «Trentino» (= 19/Trento), «Dalmazia» (= 30/Zara), «veneziano d’oltremare» (= 31/Aleppo) e «veneto alpino» (= 35/Belluno). d) Nei casi rimanenti invece l’attribuzione di un documento a un capoluogo è stata desunta direttamente dal luogo di emissione indicato. Siamo consapevoli che la nostra scelta di mettere di norma sullo stesso piano luogo di emissione e capoluogo (con le eccezioni citate supra ai punti b e c) – unita alla disomogeneità dialettale di alcuni punti di rilevamento – nasconde una potenziale fonte di errori per lo studio diatopico della lingua contenuta nei documenti (cf. la citazione di H. Völker supra e gli esempi analoghi in ambito galloromanzo ricordati da Monfrin 1968 e Völker 2003, 136).104 Riguardo alla localizzazione proposta dai vari editori per i singoli documenti, confessiamo che a causa della dimensione del nostro corpus non siamo stati in grado di sottoporla ad un esame critico. Anche in questo caso la scrittologia italoromanza, per mancanza di lavori preparatori, deve per ora lavorare su un livello diverso da quello nel frattempo raggiunto dalla galloromanistica (cf. Holtus/ Overbeck/Völker 2003, Völker 2003, 134–142) e dalla germanistica (cf. Schützeichel 1974). Per quanto concerne la disomogeneità dialettale di alcuni punti di rilevamento,
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103
104
Abbiamo optato per questa decisione poiché, a livello grafico, i documenti in questione si discostavano l’un l’altro a tal punto che la loro attribuzione a un unico luogo di origine comune è sembrata poco compatibile con la realtà linguistica riscontrabile. Inoltre, la maggior parte di questi documenti mostra anche tracce di autonomia a livello contenutistico (nel caso dei Proclami, ad es., attraverso disposizioni speciali differenti a seconda delle singole città). Per queste attribuzioni ci siamo attenuti alla suddivisione delle già citate (cf. supra 1.5.1) Carta dei Dialetti Italiani di G.B. Pellegrini, Carta Dialettologica Italiana di G. Holtus e del LEI di M. Pfister. Inoltre si è fatto ricorso ai relativi articoli del LRL IV: per la regione «Liguria» Forner (1988), per la regione «Piemonte» Telmon (1988), per le regioni «Lombardia» e «Canton Ticino» Lurati (1988), per la regione «Veneto» Zamboni (1988) e per la regione «Emilia-Romagna» Foresti (1988). Inoltre Völker (2003, 150–156) identifica una classe di documenti con un raggio di comunicazione sovralocale (soprattutto quelli con il sovrano francese come uno delle parti interessate), la cui lingua non è analizzabile in maniera adeguata a livello diatopico, ma solo a livello diastratico. Un potere centrale paragonabile a quello del re di Francia non è però riconoscibile nella nostra area di ricerca padana, ciò nonostante le riflessioni di Völker mutatis mutandis valgono anche all’interno delle entità territoriali esistenti nell’Italia settentrionale medievale: la lingua dei documenti con un raggio di comunicazione circoscritto localmente (ad es. i testamenti di privati) si differenzia da quella dei documenti con diffusione sovralocale (ad es. leggi, decreti, ordinanze). Per la presente analisi i due gruppi di documenti sono stati tenuti uniti, ma è prevista la loro analisi differenziata secondo il modello di Völker (2003).
61
sarà invece oggetto di ricerche future in che misura il diverso sostrato dialettale di alcuni dei nostri punti di rilevamento scrittologici105 si rifletta in modo significante nei vari documenti analizzati. 1.5.3.6 I documenti inseriti nel CorPS106 La seguente lista dei documenti inseriti nel CorPS non è solo la base del presente lavoro, ma si è rivelata essere un prodotto autonomo della nostra ricerca. Essa comprende 8 colonne: a) nella prima colonna compare un numero progressivo (da 1 a 2064, assegnato in base alla data di redazione dell’originale del documento menzionato); b) al secondo posto segue il titolo del documento analizzato: in generale tratto dall’edizione spogliata, in alcuni casi inserito da noi (ed eventualmente adattato a livello ortografico);107 c) Nella terza colonna segue la data di redazione (le copie sono inserite secondo la data dell’originale corrispondente;108 i documenti databili con esattezza precedono quelli databili solo in modo approssimativo; all’interno di uno stesso anno, i documenti sono ordinati in base al centro scrittorio. Una parentesi tonda ( ) indica date o parti di date che non sono parte del documento stesso, ma si possono dedurre da altre informazioni, mentre le parentesi quadre [ ] contengono la data che abbiamo assegnato ai documenti che ne erano privi per eseguire gli ulteriori calcoli statistici.109 Se la stessa data si ripete più volte per lo stesso capoluogo, 105
106
107
108
109
Tra gli altri 6/TO: il torinese, in più le quattro varietà piemontesi canavesano, biellese, monferrino e alto-piemontese; 18/BN: ticinese alpino occidentale, alpino centrale, prealpino, meridionale, moesano, bregagliotto; 19/TN: lombardo ad occidente e veneto a oriente; 30/ZR: istriano, zaratino, spalatino, ragusino; 35/BL: ladino a settentrione e veneziano a meridione; 37/UD: friulano centro orientale, occidentale, carnico. La seguente lista è consultabile anche in rete all’indirizzo http://www.unibz.it/web4archiv/ objects/pdf/standard/corps.pdf. Questa forma di pubblicazione elettronica ci permetterà di inserire continuamente integrazioni e correzioni. Pertanto, saremo grati per eventuali segnalazioni relative a testi mancanti nel CorPS oppure attribuiti in modo errato. Ad es., rispetto ai titoli originali abbiamo sempre cambiato «de’» in «dei» (per es. «Fraterna di Santa Maria de’ Battuti di Udine» > «Fraterna di Santa Maria dei Battuti di Udine») e scritto «S.» per esteso («S.» > San, Sant’, Santo, Santa). I nomi di cariche e titoli dignitari (duca, doge, console, governatore, provveditori ecc.) sono di norma scritti in minuscolo. Ai titoli di documenti uguali tra di loro è stato aggiunto un numero romano. Solo in questo modo è possibile un confronto plausibile tra il numero delle occorrenze dei singoli criteri negli originali e nelle copie. L’effettiva data di redazione delle copie è indicata infra nella tab. 4. In particolare per i testi che sono stati prodotti in un preciso momento, ma per i quali è noto soltanto un termine post quem e ante quem, è stato sempre utilizzato quest’ultimo per l’ordinamento cronologico. Inoltre, per i documenti trascritti da mani diverse o in un periodo superiore all’anno è stata di norma utilizzata la data delle singole parti, mentre per quelli scritti da un’unica mano e in un arco di tempo inferiore a un anno è stata calcolata una media aritmetica cronologica approssimativa (ciò vale soprattutto per i numerosi libri contabili di alcuni camerari, le cui registrazioni coprono il relativo esercizio – che inizia per lo più con Pasqua). Nell’indicazione della data, la barra trasversale «/» segnala due date distinte, mentre il trattino «-» un arco cronologico. Quindi ad es. l’indicazione «(1178–1182) [1182]» nel documento no. 1 (Dichiarazione di Paxia) significa che: 1) il
62
d)
e)
f) g) h)
110
111
la si è precisata con numeri arabi fra parentesi tonde. Questo sistema permette riferimenti univoci a ogni documento mediante il numero del capoluogo relativo e la data stessa; nella quarta colonna è indicato il luogo in cui il documento è stato emesso. Se nel documento manca questa indicazione, il luogo in questione è scritto tra parentesi: le parentesi tonde ( ) significano che il luogo di emissione è individuabile sulla base di informazioni interne al documento, mentre le parentesi quadre [ ] si riferiscono a un luogo di emissione individuato in base a criteri esterni al documento; la quinta colonna contiene le indicazioni sull’edizione utilizzata (le edizioni dello stesso testo utilizzate a scopo comparativo sono separate da una barra trasversale «/»; per le analisi parziali [cf. infra h)] viene indicata come pagina finale quella in cui si raggiunge il numero di parole W = 3000 o W = 2000); la sesta colonna indica se si tratta di un documento originale o di una copia (1 = originali; 2 = copie, cf. supra 1.5.3.4); la settima colonna indica la tipologia testuale (TP, cf. supra 1.5.3.3); nell’ottava e ultima colonna è infine indicato il numero di parole analizzate (per tutti i documenti con W = 3000 e per i due documenti no. 1002 e 1222 con W = 2000 si tratta di analisi parziali).110 Il numero di parole è stato ottenuto tramite il conteggio manuale delle unità tra due spazi vuoti e dipende quindi anche dalle edizioni utilizzate. Sono stati considerati anche i nomi propri e le abbreviazioni, a condizione che la parte rimanente dell’abbreviazione potesse contenere ancora varianti ortografiche (cf. Goebl 1970, 51). Se il numero di parole è W = 0, il documento (a causa della sovrabbondanza di materiale in alcuni capoluoghi, infra 1.3.5.7.) non è stato di fatto preso in considerazione per la nostra analisi.111
testo di per sé non è datato, ma se ne può desumere la data (parentesi tonde); 2) la data dedotta si riferisce a un arco cronologico, che va dal 1178 al 1182 (trattino); 3) il documento è stato inserito nella banca dati e analizzato statisticamente con la data 1182 [parentesi quadre]. Al contrario, l’indicazione «14.2.1299 / 15.4.1299 [15.4.1299]» nel documento no. 77 (Deposizioni contro Leonardo Corner) significa che nel documento sono citate due date diverse, delle quali per la classificazione e le successive fasi dell’analisi è stata utilizzata la seconda. L’espressione «analisi parziale» si riferisce solo alle edizioni da noi utilizzate per l’analisi, indipendentemente dal fatto che si tratti effettivamente di estratti di un documento più lungo (quindi ad es. i documenti tratti da Migliorini/Folena 1952 e 1953 non vengono considerati analisi parziali, sebbene si tratti spesso solo di spezzoni di documenti in verità più estesi). La limitazione a 3000 parole per i documenti più lunghi è volta a evitare che questi si ripercuotano in modo troppo consistente sull’intero corpus. In questo caso invece l’indicazione dei numeri di pagina delle edizioni utilizzate si riferisce al testo completo, anche nei casi in cui si deve presupporre che, a causa della sua lunghezza, superi le 3000 parole.
63
64
113
112
(Verona) [Aleppo]
Trattato fra il sultano di Aleppo e Pietro Maringoni, 4.8.1207– rappresentante del doge di Venezia Pietro Ziani. 24.6.1208 [24.6.1208]
Per quanto concerne la datazione, si ricordi che a Venezia, l’indicazione dell’anno viene effettuata more veneto, ossia con l’inizio del nuovo anno il 1o marzo: pertanto, per ottenere la datazione moderna, gli anni relativi a date che cadono nei mesi di gennaio e febbraio devono essere aumentati di uno (così ad esempio, secondo il calendario gregoriano moderno con l’inizio del nuovo anno il primo gennaio, la data A nome de Dio corando mill(e) et tressento et sex, dì vinti in fevrer nel documento no. 119 [Cedola di Giovanni Cappello, cf. Stussi 1965a, 47] corrisponde al 20 febbraio 1307). In altre parti dell’Italia settentrionale (Milano, Genova, Modena, Pavia) si utilizzava anche lo stile natalizio, che prevedeva l’inizio del nuovo anno il 25 dicembre. Nella nostra tabella compaiono le date moderne. Ai testi che presentavano l’indicazione in. = intrante (inizio del secolo), ai fini dell’analisi è stato sempre assegnato l’anno 10 del relativo secolo. Luogo di emissione.
(1223)
(1223)
(1222)
(1214)
(1213)
Venezia
Attergato di un atto latino, riguardante l’acquisto di (1205?) [1205] frumento e segala, la macina e i lavori agricoli.
3
4.1205
Testo dell’aprile 1205.
2
data112 LE 113 (1178–1182) [1182] (Savona)
titolo Dichiarazione di Paxia.
no 1
Tab. 3: I documenti inseriti nel CorPS 112113
65
114
16.3.(1244) 7.1244
Lettera del soldano.
Patti di pace di Bela re d’Ungheria con la Repubblica di Venezia.
Designazione di terre nel ferrarese.
12
13
14
Mariegola della scuola grande di Santa Maria della (1260) Carità. (pres. non post 1260) [1260] 1261
Esercizio scolastico duecentesco.
Mariegola della scuola di santa Maria Gloriosa dei Frari.
17
18
19
12.11.1257
Testo del 1266.
23
Cf. Belloni/ Pozza (1987, 38).
Principio dello statuto della corporazione spirituale 1266 di Sant’Andrea.
22
10.1.1262
(1266)
10.11.1262
Testo del 10.1.1262.
Testo del 10.11.1262.
20
21
1259
Statuti della fraglia dei marangoni I.
Epigrafe di San Giovanni di Prè.
15
16
30.9.1253
Nota di un rimborso corrisposto dall’ufficiale Avan- (4.7.1229) zo ad un uomo di Mazzorbo.
11
data 11.1225
titolo Patto del sultano d’Aleppo e l’ambasciatore veneziano Tommasino Foscarini per la sicurezza dei veneziani.
Punto di testamento relativo a prestito fatto da Marco di Bernardo.
Deposizione intorno a denari dati a Marco da Muggia.
64
65
66
Cf. Gaudenzi (1889, 173).
Estimo III.
11.4.1296
Parlamento ed epistola.
63
69
12.12.1294
Elenco di denari e di oggetti ricevuti da Nicolo Zanasini.
62
Estimo I.
23.1.[1294 ca.] [23.1.1294]
Deposizione giudiziale di Giacomo favro della contrada di Santa Agata.
61
Estimo II.
9.11.1291
Il più antico testo friulano.
60
67
15.8.1291
Lettera mercantile di Zaccaria de Liuzzi.
68
(f. sec. XIII) [1290] [Cividale]
Documento dall’archivio del podestà.
59
(1296) (3)
(1296) (2)
(1296) (1)
(1293)
11.12.(sec. XIII u.v.) [1290]
(1290)
(Bologna)
(Bologna)
(Bologna)
(Venezia)
(Venezia)
Corti (1962, 68)
Corti (1962, 66–67)
Corti (1962, 65–66)
Stussi (1965a, 20)
Bertanza/Lazzarini (1891, 10)
Frati (1900, 249)
Gaudenzi (1889, 173)
[Brescia]115 (Bologna)
Stussi (1965a, 19)
Bertanza/Lazzarini (1891, 9)
Corgnali (1945, 58) / Corgnali (1965–67c, 122)
Schizzerotto (1985, 17–18)
Corti (1962, 65)
Corti (1962, 62)
edizione utilizzata Corti (1962, 63–64) / Monaci/Arese (1955, 470–471) / Foresti/Marri/Petrolini (1994, 387 B)
(Venezia)
(Venezia)
(Pistoia)
(Bologna)
(Bologna)
58
(1289)
Documento bolognese I.
LE (Bologna)
57
data (5.9.1289)
titolo Documento bolognese II.
no 56
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs 1
7
7
7
7
7
12
9
6
7
6
11
7
7
TP 7
143
275
137
19
25
251
105
56
160
69
223
109
202
W 439
69
Deposizione di Orio Pasqualigo.
80
Deposizione di Enrico Dolfin.
Allegato alla petizione di Matteo a cartis.
Deposizione di Matteo a cartis.
89
Lettera di Tomasino Staniario.
86
87
Lettera di Bonaventura alla madre, dal carcere.
85
88
Sentenza di arbitri.
Procura di Michaelo Dracondopulo.
83
84
Deposizione di Vitale Badoero.
Deposizione di Vidal Badoero.
79
Deposizione di Meo speziale.
Deposizione di Maria Baseggio.
78
81
Deposizioni contro Leonardo Corner.
77
82
Deposizione contro Leonardo Corner.
Deposizione su una vendita di cannella.
Deposizione su una vendita di quoio.
74
75
Cedola di Maria vedova di Grandonio di Troia.
73
76
Estimo V.
Lettera in volgare veronese di prete Guidotto.
71
72
titolo Estimo IV.
no 70
(1300) (2)
(1300) (1)
14.12.(1300)
27.10.1300
11.09.1300
(6.8.1300)
10.6.1300
(3.9.1299) (3)
(3.9.1299) (2)
(3.9.1299) (1)
14.6.(1299)
7.5.1299
14.2.1299 / 15.4.1299 [15.4.1299]
2.1299
13.2.1299
20.11.1298
16.9.1297
6.5.(1297)
(1296) (5)
data (1296) (4)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Candia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Verona)
(Bologna)
LE (Bologna)
Stussi (1965a, 29)
Stussi (1965a, 27–29)
Stussi (1965a, 33)
Pasini (1869–70, 1603–1604)
Pasini (1869–70, 1602–1603)
Carbone (1978, 308–309)
Stussi (1965a, 30–31)
Stussi (1965a, 27)
Stussi (1965a, 25–26)
Stussi (1965a, 25)
Stussi (1965a, 24)
Stussi (1965a, 23–24)
Stussi (1965a, 22)
Stussi (1965a, 23)
Stussi (1965a, 21)
Stussi (1965a, 21)
Stussi (1965a, 20)
Stussi (1996a, 537)
Corti (1962, 69–70)
edizione utilizzata Corti (1962, 69)
1
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
Es/Zs 1
7
7
7
11
11
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
11
7
TP 7
144
449
100
264
213
360
302
22
230
141
110
266
83
12
65
15
168
185
169
W 150
70 Sremo
(Bologna) (Ragusa)
(15.3.1303)
(5.5.1303) (6.5.1303)
Contratto per compravendita di sapone I.
Contratto per compravendita di sapone II.
Estratti dai libri delle riformagioni del consiglio del (1302) popolo di Bologna I.
8.3.(1303)
Ordine a Junio de Obrato di presentarsi a Ragusa.
Lettera di Priasin de Ranena, Volço de Babal e Dra- (5.1302) gomilo e Marin de Covaço, dimoranti a Sremo, al conte di Ragusa e ai giudici e consiglieri della città.
(18.2.1303)
Deposizione di Pasqualin dalli Paviioni.
Cedola riguardante l’asta per il dazio «de la pescaria».
Lettera di Nalescho de Sorento a Marco Dandulo conte di Ragusa e al consiglio della città.
Ordine ad Alegretto de Damian de Surco di presentarsi a Ragusa.
Lettera di Bogdano Auresso a Paulo de Agabo.
Ordine a Nale de Sorento di andare a la Scardona.
Ordine a Dominiçe Negro figlio di Çorçi de Dobra di presentarsi a Ragusa.
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
15.4.(1303)
2.4.1302
2.4.1302
(7.2.1302)
(1301)
(11.8.1301)
Ordine a Çorçi de Croxi di presentarsi a Ragusa.
92
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Foce del Narenta)
(Venezia)
(Venezia)
(Ragusa)
(Venezia)
(Ragusa)
(Venezia)
(f. sec. XIII– i. sec. XIV) [1300]
Dal più antico volgarizzamento degli statuti di Jacopo Tiepolo.
91
LE (Venezia)
data (1300) (3)
titolo Cedola di Marco Navagero.
no 90
Gelcich (1897, 52)
Gelcich (1897, 52)
Gelcich (1897, 60–61)
Gelcich (1897, 48)
Jireček (1904, 3) / Gelcich (1897, 47)
Gelcich (1897, 46–47)
Gaudenzi (1889, 174–175)
Jireček (1904, 2–3) / Gelcich (1897, 27)
Stussi (1965a, 35)
Stussi (1965a, 34–35)
Gelcich (1897, 21)
Stussi (1965a, 33–34)
Gelcich (1897, 2)
Tomasin (2001, 292–298)
edizione utilizzata Stussi (1965a, 31–32)
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs 1
7
7
11
7
11
8
12
11
7
7
7
7
7
12
TP 7
135
121
172
76
40
0
522
220
33
307
80
175
50
0
W 382
71
Cedola di Sofia Barbarigo.
Deposizione di Marco Verardo.
121
122
(1307) (1)
12.1307
20.2.1307 4.1307
Cedola di Giovanni Cappello.
Mariegola della scuola grande di San Giovanni Evangelista, capitoli I e II.
119
120
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(1306) (2)
(sec. XIII ex.– XIV [Armenia] in., 1306?) [1306]
Deposizione di Nicolò da Fano.
Nota di crediti e memoria dei danni subiti in Armenia da Marco Michel Lo Tataro.
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
Ravenna
(Venezia)
(Ragusa)
(Venezia)
(Venezia)
117
(1306) (1)
(1305) (2)
(1305) (1)
27.12.1305
11.1305
1.3.1305
Creta
(Venezia)
(Ragusa)
LE Venezia
118
Nota su una quietanza.
Dichiarazione di pagamento.
115
116
Documento bolognese III.
Cedola di Pangrati Barbo II.
112
Vendita di cavo.
Lettera di Petro Daberto a Marin Baduar conte di Ragusa e ai suoi consiglieri.
111
113
4.7.(1305)
Deposizione di Giovanni prete di San Moisè.
110
114
14.3.(1305)
Cedola di Marco Granello.
109
26.7.(1304) (1304)
Deposizione anonima.
Nota di forniture di frumento a Venezia.
107
108
Lettera al conte di Ragusa Marin Baduer e ai giudi- (18.5.1304) ci e consiglieri della città.
106
data 31.8.1300–8.1303 [8.1303]
titolo Deposizione a favore di Marin Maripero.
no 105
Stussi (1965a, 48–49)
Stussi (1965a, 54–55)
Pasini (1869–70, 1604–1605)
Stussi (1965a, 47–48)
Thomas (1880, 38–42)
Stussi (1965a, 44–46)
Stussi (1965a, 44)
Stussi (1965a, 41)
Stussi (1965a, 41)
Corti (1962, 70–72)
Stussi (1965a, 42–44)
Gelcich (1897, 90)
Stussi (1965a, 40–41)
Stussi (1965a, 36–40)
Thomas (1880, 32–33)
Stussi (1965a, 36)
Gelcich (1897, 75)
edizione utilizzata Belloni/Pozza (1987, 61)
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
Es/Zs 1
7
7
12
7
6
7
7
7
6
7
7
11
7
7
8
7
11
TP 7
57
287
0
405
0
762
51
22
14
370
555
257
121
1400
230
62
117
W 0
72
Memoriale I.
Cedola di Pangrati Barbo I.
Cedola di Caterina Loredan.
Cedola di Biagio Bon.
Cedola di Tommaso Romano.
138
139
140
141
Cedola di Bonaventura Romano.
134
137
Cedola di Natale da Riva.
133
Cedola di Leonardo Graziano.
Cedola di Contardo Cazolo.
132
Tre istruzioni a Giovanni Varino e Nicolò Trevisan.
Frammento dello statuto della scuola di San Martino.
131
135
(4.2.1309)
Cedola di Francesco Zulian.
130
136
1308
Privilegio concesso dal re d’Armenia ai veneziani.
Documento veneziano riguardante un viaggio di mercanti a Dehli II.
Crida de san Petronio.
Lettera del soldano Esmail al doge di Venezia Andrea Dandolo I.
Il priore ed i frati dell’ospedale dei malsani di San Giacomo alla Tomba chiedono a Mastino II della Scala alcune esenzioni fiscali per i loro beni siti a Verona, Bagnolo, Colognola ai Colli.
Lettera di Marco Moresino conte di Ragusa e dei giudici e consiglieri della città a Give de Giorgii.
Lettera del soldano Esmail al doge di Venezia Andrea Dandolo II.
Dai quaderni della fraterna di Santa Maria dei battuti di Udine I.
Preghiera in onore del Corpo di Cristo e della Trinità.
edizione utilizzata Morozzo della Rocca (1957, 118–119)
1
1
1
2
2
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2
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1
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Es/Zs 1
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6
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12
4
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7
7
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TP 11
114
525
265
0
0
38
3000
0
324
0
0
0
0
W 0
85
1349? [1349]
15.4.1350
20.2.1350–3.1351 [31.8.1350] 11.(1350) 1350 1350
Listino dei prezzi correnti sulla piazza di Famagosta, rinvenuto insieme alla corrispondenza diretta a Pignol Zucchello (redatta probabilmente da Moretto Griego).
Condizioni di pace presentati al comune di Genova al nome di Monaco, dei Grimaldi e dei loro partigiani, da Oberto Usodimare e Ranieri Grimaldi.
Quaderno dei conti di Indrigo Baldassi, cameraro della pieve di Santa Maria Assunta di Gemona.
Patti fra il comune di Bologna e gli zecchieri Maffiolo e Lorenzino de’Froti.
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto I.
Iscrizione della chiesa di Sant’Andrea di Belluno (conservata al Museo Civico).
Note amministrative (c. VII).
Note amministrative (c. VIII).
Dai quaderni dei camerari della fraterna dei battuti (1350) (3) di Cividale I.
Preghiera di una confraternita savonese.
Commento ai salmi.
320
321
322
323
324
325
326
327
328
329
330
(sec. XIV) [1350]
(sec. XIV) [1350]
1350 (2)
1350 (1)
data (1349)
titolo Dai quaderni della fraterna di Santa Maria dei battuti di Udine II.
no 319
edizione utilizzata Joppi (1878, 188)
(Modena)
(Savona)
(Cividale)
(Cividale)
(Cividale)
(Belluno)
(Imola)
Bologna
Gemona
Monaco
Bertoni (1906, 53–60) / Bertoni (1905a, 73–74)
Saggini (1989a, 269–270)
Joppi (1878, 188–189)
Frau (1971, 181–182)
Frau (1971, 180–181)
Stussi (1980, 95)
Galassi (1966, 352)
Frati (1889, 559–561)
Vicario (2001d, 75–86)
Saige (1905, 383–388)
(Famagosta) Morozzo della Rocca (1957, 123–125)
LE (Udine)
2
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
Es/Zs 1
3
10
6
6
6
4
6
7
6
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8
TP 6
3000
67
32
142
45
35
191
1318
3000
1885
0
W 81
86 4.10.1352 (2)
Lettera di Alessandro del Zagora al doge Andrea Dandolo.
Statuti viscontei delle strade ed acque.
336
337
1353
(1349–1353) [1353] (Treviso) (24.2.1354)
1354
Note amministrative (c. 10 bis).
Preghiera del notaio Pietro di Zelo al Corpo e Sangue di Cristo.
Relazione di Zanino Novello inviato presso l’imperatore di Sclavonia a domandare soddisfazione per le ruberie subite dai mercanti veneziani II.
Epigrafe II della scuola grande di San Giovanni Evangelista a Venezia.
341
342
343
344
Venezia
Nemosia
(Cividale)
Modena
Documento in volgare modenese III.
340
24.11.1353
(Bologna) (Cividale)
(1352)
Bando contro gli spacciatori di bolognini falsi.
Dai quaderni dei camerari della fraterna dei battuti (1352) di Cividale II.
339
(Milano)
Nicopoli
(Ragusa)
(Cividale)
(Genova)
(Verona)
LE Vicenza
338
31.12.1352
26.8.1352 (4.10.1352) (1)
Note amministrative (c. XV).
Sacramento e patto dell’imperatore Alessandro del Zagora con i veneziani.
(3.7.1352)
Proposizioni fatte dal comune di Genova al re d’Ungheria, per un’alleanza contro i veneziani.
333
334
(sec. XIV) [1350]
Lettera di Pero Nani, console a Verona, al doge di Venezia.
332
335
data (sec. XIV) [1350]
titolo Statuti della fraglia dei battuti di Borgo Porta Nuova.
no 331
Stussi (1995d, 194)
Ljubić (1872, 263)
Cagnin (1989, 238)
Frau (1971, 184–189)
Bertoni (1910a, 195–202) / Bertoni (1905a, 70–71)
Joppi (1878, 189)
Frati (1889, 562–564)
Porro Lambertenghi (1869, 374–388)
Ljubić (1872, 247–248)
Ljubić (1872, 246–247)
Frau (1971, 183–184)
Parodi (1898, 23–24) / Michel (1997, 220–221)
Pasini (1869–70, 1613–1614)
edizione utilizzata Dani (1972, 31–45)
1
2
1
1
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2
Es/Zs 2
4
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6
TP 12
61
0
115
224
3000
0
823
3000
0
0
104
355
0
W 3000
87
Elenco di offerenti (c. XVI).
Note amministrative (c. 27).
Capitoli relativi al riscatto di una pezza di terra con casa allegati all’atto di vendita stipulato tra Giovanni Agresto notaio e Francesco da Camuci figlio di Costantino.
351
352
353
Lettera di Catarena, moglie del conte Polo.
Notizia di una descrizione di confini.
Note amministrative (c. XIIIIv).
356
357
358
Note amministrative (c. 26v).
26.7.1355
Lettera di Nicholo Barbarigo conte di Ragusa al Doge Giovanni Gradonico.
350
Lettera del gran cadi del Cairo.
7.7.1355
Note amministrative (c. XVv).
349
354
24.5.1355
Annotazione contabile (Testo II).
348
355
28.9.1354– 18.7.1355 [28.2.1355]
Esercizi di traduzione trevigiani del secolo XIV.
347
1355 (1)
(1355) (2)
(1355) (1)
11.11.1355
3.8.1355
18.6.1355
28.1.1355 [?] [28.1.1355]
(1352–1354 ca.) [1354]
Dai quaderni dei camerari della fraterna dei battuti (1354) (2) di Cividale III.
edizione utilizzata Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 237–238)
1
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Es/Zs 1
7
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TP 11
158
0
960
102
213
55
0
245
141
862
W 0
90 (8.1359) (1)
(8.1359) (2)
(3.9.1359) (1)
(3.9.1359) (2)
Istruzioni del rettore di Ragusa Zoane de Bona e dei giudici e consiglieri della città a Martolo de Zorzi, Michel de Babalio e Blaxio de Dersa, inviati a cercare un medico.
Lettera del rettore di Ragusa Joane de Bona e dei giudici e consiglieri della città a Marino de Gozze, ambasciatore presso il re Ludovico I, circa il tentativo di pace con Voyslavo
Lettera di Lorenzo de Volcaxo, rettore di Ragusa, e dei giudici e consiglieri della città, a Bene de Benvenuto, con la proibizione di coniare moneta ragusina.
Lettera di Lorenzo de Volcaxo a Bene de Benvenuto riguardo al torto fatto a Draxoe Pagnirovich.
Rinuncia di locazione (Testo III).
Notizie su una schiava fuggita e su dei maggazini di (1358–1359) [1359] (Zara) sale alla foce della Narenta.
386
387
388
389
390
391
2.11.1359
(13.8.1359)
Lettera del rettore di Ragusa Giovanni de Bona e dei giudici e consiglieri della città a Zoane de Polo de Gondola ambasciatore presso il conte Voyslavo.
385
Cividale
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
7.1359
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Sorgo a Zan de Polo de Gondola, ambasciatore presso il conte Voyslavo, per lamentarsi di alcune ruberie.
384
LE (Ragusa)
data 23.7.(1359)
titolo Lettera di Nicola de Sorgo rettore di Ragusa a Vitale de Zorzo conte di Stagno, sui provvedimenti per la difesa di Stagno.
no 383
Jireček (1904, 15–16)
Cuna/Vicario (1995, 11)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 286–287)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 286)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 284–285)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 278–279)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 279)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 277–278)
edizione utilizzata Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 276–277)
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs 1
6
7
11
7
6
6
6
6
TP 6
0
96
0
0
0
0
0
0
W 0
91
(Ragusa)
(Longarone) Corrà (1984, 132)
3.6.(1360)
(1360) (3)
Inventario dei beni della defunta Mariza Cigula.
Note amministrative (c. a.).
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Sorgo e (4.11.1360) del minor consiglio della città a Jadram Milze de Poveresco per investigare sull’arrivo di re Ludovico a Zara.
1360 (2)
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona I.
Iscrizione della chiesa di San Cristoforo a Longarone.
Carta 1rd. (1)
Carta 1vs. (2)
Carta 2rd. (3)
Carta 3rd. (4)
395
396
397
398
399
400
401
402
403
(1360) (5)
(1360) (4)
1360 (1)
1.8.1360
(31.7.1360)
2.1360
Iscrizione sull’ancona dello ‘Sposalizio di Santa Caterina’ di Lorenzo Veneziano.
(Vigo di Cadore)
(Vigo di Cadore)
(Vigo di Cadore)
(Vigo di Cadore)
(Cividale)
(Spalato)
(Gemona)
Venezia
Bonacchi (2002, 165)
Bonacchi (2002, 164–165)
Bonacchi (2002, 163–164)
Bonacchi (2002, 163)
Vucetić/Tkalcić/Gelcich (1882, 295)
Frau (1991, 335–336)
Praga (1927, 86–87)
Joppi (1878, 190–191)
Stussi (1980, 92)
Galassi (1966, 354–355)
394
(Imola)
8.–20.1.1360 [14.1.1360]
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto III.
edizione utilizzata Gelcich (1895, 20–21)
393
LE (Ragusa)
data (6.1.1360)
titolo Lettera di Franciscus de Placencia già cancelliere di Ragusa, al suo compare a Spalato.
Ritrattazione contestuale da parte di due sposi promessi.
Istruzioni a Nifficho de Galloç per la difesa di Stagno.
Frammento volgare in un documento ragusino del 2 luglio 1361.
424
425
426
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Caboga e 15.5.(1361) del minor consiglio della città a Dymitri de Mençe e ad Ilco de Bonda, per la ricerca di un medico.
423
(Ragusa) (Ragusa)
(18.3.1361) (2.4.1361)
Stima di danni.
Istruzioni del rettore di Ragusa Savino de Bonda e del minor consiglio della città a Zorzi, per la ricerca di un maestro ‘de galie et de mangani’ a Messina.
Istruzioni a Nicola de Zavernicho, ambasciatore presso il Bano di Dalmazia e Croazia.
Istruzioni a Nicola de Saracha, inviato presso Zupano Sencho.
Lettera del rettore di Ragusa Nicola de Çavernicho e dei giudici e consiglieri della città a Laurenzio de Bodaza.
435
436
437
3.8.1361
Crida relativa alla vendita del vino e norme sull’esazione dei dazi cui è soggetta questa bevanda.
432
Istruzioni a Clime de Dersa.
16.7.–3.8.1361 [25.7.1361]
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto IV.
431
Istruzioni a Lone, ambasciatore presso il bano di Dalmazia e Croazia II.
(18.7.1361)
Istruzioni a Lone, ambasciatore presso il bano di Dalmazia e Croazia I.
430
433
(10.7.1361)
Lettera del rettore di Ragusa Nicola de Saraca e dei giudici e consiglieri della città a Michele de Caboga II.
429
434
(Ragusa)
(9.7.1361)
Lettera del rettore di Ragusa Nicola de Saraca e dei giudici e consiglieri della città a Michele de Caboga I.
428
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
Verona
(Imola)
(Ragusa)
(Ragusa)
LE (Ragusa)
titolo data Lettera del rettore di Ragusa Nicola de Saraca e dei (6.7.1361) giudici e consiglieri della città a Micho de Buchia e ai suoi figli con l’intimazione di accorrere a difesa di Ragusa, assediata dal conte Voyslavo.
no 427
Gelcich (1895, 128)
Gelcich (1895, 121–123)
Gelcich (1895, 114–115)
Gelcich (1895, 111–112)
Gelcich (1895, 106–107)
Rossini (1965–67, 33–36)
Galassi (1966, 356–357)
Gelcich (1895, 96–97)
Gelcich (1895, 93)
Gelcich (1895, 93)
edizione utilizzata Gelcich (1895, 90–91)
1
1
1
1
1
1
1
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1
1
Es/Zs 1
6
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6
TP 6
0
0
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0
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525
0
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0
W 0
95
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa) (Ragusa)
Lettera del rettore di Ragusa Laurenzo de Volcasso 13.1.1362 e dei giudici e consiglieri della città a Sime de Resti e Johane de Paulo de Gondola, ambasciatori di Ragusa in Ungheria. (10.3.1362)
(1.4.1362)
(20.5.1362)
Istruzioni del rettore di Ragusa Marino de Mence e dei giudici e consiglieri della città a Michel de Babalio e Blaxio de Gradi.
Istruzioni a Vita de Çorçi e Blaxio de Caboga per le (12.5.1362) (1) fortificazioni da fare a Stagno. (12.5.1362) (2)
Lettera del rettore di Ragusa Jacomo de Mençe e dei giudici e consiglieri della città a Michel de Caboga.
Istruzioni del rettore di Ragusa Johane de Tuidisso e del consiglio «de li pregadi» a Paulo de Sorgo e ai suoi consiglieri Pasche de Ragnina e Nicola de Caboga per l’assedio di Cattaro.
Istruzioni a Savino de Bonda per la difesa di Stagno.
441
442
443
444
445
446
1361
Inventario di beni (c. IIII).
440
(Ragusa)
(Ragusa)
(Cividale)
(Ragusa)
(15.11.1361)
Lettera del rettore di Ragusa Blasio de Babalio e dei giudici e consiglieri della città a Martolo de Volçe.
439
LE (Ragusa)
data (8.11.1361)
titolo Lettera del rettore di Ragusa Blasio de Babalio e dei giudici e consiglieri della città a Michel de Caboga.
no 438
Gelcich (1895, 191)
Gelcich (1895, 190)
Gelcich (1895, 189)
Gelcich (1895, 173–174)
Gelcich (1895, 167)
Gelcich (1895, 155)
Frau (1991, 336–337)
Gelcich (1895, 140)
edizione utilizzata Gelcich (1895, 137)
1
1
1
1
1
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1
1
Es/Zs 1
6
6
6
6
6
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7
TP 6
0
0
0
0
0
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0
W 0
96 (Spalato)
Inventario dei beni dell’ospedale dei devoti di Imola 22.10.1362 redatto dal rettore Broccardo Broccardi.
Testamento del canonico spalatino Giovanni Stragotini.
Carta lapidaria di Urbano V.
Pergamena dell’archivio dell’ospitale di Udine.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Grede e dei giudici e consiglieri della città a Pasqua de Ragnina ambasciatore a Durazzo.
Giornale dell’ospedale dei devoti nell’anno 1362–63.
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto V.
450
451
452
453
454
455
456
1362
13.3.1362 / 19.11.1362 [19.11.1362]
Imola
(23.7.1362)
Istruzioni del rettore di Ragusa Michel de Dersa e del consiglio ‘de li pregadi’ a Nicola de Saracha, capitano dell’armata, e ai suoi consiglieri.
449
(Imola)
Imola
(Ragusa)
(Udine)
Venezia
(Ragusa)
(Ragusa)
(12.7.1362)
Istruzioni del rettore di Ragusa Michel de Dersa, e dei giudici e consiglieri della città, Jacomo de Mençe, ambasciatore presso il Bano di Dalmazia e Croazia.
448
LE (Ragusa)
data (8.7.1362)
titolo Istruzioni del rettore di Ragusa Michel de Dersa, e dei giudici e consiglieri della città, a Blaxio de Babalio, capitano, e Pasche de Bonda e Vita de Çorçi, consiglieri, per la difesa di Stagno.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Saracha e (27.11.1363) del consiglio piccolo a Clime de Dersa.
Lettera di Martolo de Tiduixo al rettore di Ragusa e (11.12.1363) ai giudici e consiglieri della città. (1363) 14.2.–11.4.1364 [12.3.1364]
Frammento volgare a proposito dei mercanti naturalizzati nelle parti d’oriente.
Descrizione di terre.
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto VI.
Istruzioni del rettore di Ragusa Simon de Resti a (7.5.1364) Maroe de Radeno, inviato presso il Bano di Dalmazia e Croazia.
Lettera di Pietro de Prodanello rettore di Ragusa e dei giudici giurati della città a Cherve de Mora.
460
461
462
463
464
465
466
(2.6.1364)
(Ragusa)
Lettera citatoria di Blasio de Mençe, luogotenente ([21.].11.1363) del rettore di Ragusa e di Jachomo de Mençe, Nico- [21.11.1363] la de Grede e Marin de Goçe, giudici della città, a Martholo de Tuidisio.
459
(Imola)
(Ragusa)
(Ragusa)
(25.10.1363)
Lettera di Çoan de Puzlo de Gondola rettore di Ragusa e dei giudici della Città ad Andrea de Lucharo.
458
LE (Ragusa)
data (20.9.1363)
titolo Istruzioni del rettore di Ragusa Blaxio de Babalio e dei giudici e consiglieri della città a Marino de Stefano, inviato a Zara.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Grede a Jachomo de Çorçi, capitano di una galea ragusina e ai suoi consiglieri, per il salvataggio della famiglia di Poverescho.
Lettera citatoria di Çoan de Tuidisio rettore di Ragusa e dei giudici della città a Nico di Cranislavo.
Lettera dei capitani patriarcali, scritta durante l’assedio del castello di Ragona.
Elenco di offerenti (c. 29–34).
Testo II.
Eredità di Oldorico fu Oldorico di Garullello.
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto VII.
Lettera mandata al capitano delle galee dai mercanti veneziani trattenuti a Baruto.
Lettera di Cansignorio della Scala a Francesco Gonzaga.
Lettera del soldano Schaban Askraf al doge di Venezia Marco Cornaro.
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona II.
468
469
470
471
472
473
474
475
476
477
478
(Cividale)
(Gemona)
(Ragusa)
(Ragusa)
LE (Ragusa)
(Gemona)
(Il Cairo)
(Verona)
Baruto
(Imola)
(Treviso)
1365 (?) [1365] (2) (Cividale)
data (20.6.1364)
titolo Istruzioni del rettore di Ragusa Piero de Prodanello a Leonardo de Dersa per l’acquisto di vini ad Ancona.
titolo Lettera commerciale di Bertramo a Pellegro Danieli.
no 479
2
1
1
1
2
2
1
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1
1
1
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1
Es/Zs 1
7
12
6
6
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152
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0
0
W 424
100 Verona
(Spalato)
Supplica dei consorti di Bonavigo, e dei cittadini di 1.1370 Verona, che avevano giurisdizione su quel vicariato, a Cansignorio della Scala. 13.5.(1370) 15.8.1370 15.7. / 1.10.1370 [1.10.1370]
Atto di divisione tra Doimo e Nicola, figlioli di Mica di Madio.
Marino di Benessa, nobile di Ragusa, protesta contro i connazionali Jacopo di Sorgo e Giue de Poça.
Testamento di donna Caterina figlia del fu Jacopo d’Andrea.
Descrizione delle proprietà di Barison da Vigonza nel territorio della Mira.
Inventario dei beni dei figlioli minorenni del defunto 16.12.1370 Ratco di Milcoslavo.
497
498
499
500
501
502
Oraciones seu recommendaciones in vulgary sermone.
(Spalato)
Indicazioni scritte date a un notaio per la ricerca di (1369?) [1369] istrumenti.
496
503
(Spalato)
Inventario dei beni dei figlioli minorenni del defunto 13. / 21.10.1369 Bogdano Mundich. [21.10.1369]
495
(1370 ca.) [1370]
(18.11.1370)
(Pavia)
Spalato
(Padova)
(Spalato)
Prizren
Lubiola
Lettera di Giramonte dal Verme a Lodovico Gonzaga.
494
4.10.(1369)
LE Torisi
titolo data Ordine di Scieich Uveiz Chan dei Tartari per ga(5.1369) rantire ai mercanti veneti di Trebisonda la sicurezza della via.
no 493
Grignani/Stella (1977, 23–26)
Praga (1927, 100–102)
Stussi (2001, 666)
Praga (1927, 99–100)
Jireček (1904, 16)
Praga (1927, 92–99)
Giuliari (1878, 6–7)
Praga (1927, 92) / Jireček (1904, 16)
Praga (1927, 90–91)
Borgogno (1984, 69–70)
edizione utilizzata Alishan (1893, 160–161)
1
1
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Es/Zs 1
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0
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363
W 0
101
Istruzioni del rettore di Ragusa Andrea de Benessa a Dobre de Calich e Johan de Grede, ambasciatori presso il re d’Ungheria.
Istruzioni del rettore di Ragusa Piero de Gondola a Dobre de Calich et Johan de Grede.
Lettera di Piero de Gondola rettore di Ragusa a Çiucho Longo.
Istruzioni del rettore di Ragusa Piero de Gondola ad Andrea di Benessa, Stiepe di Sorgo e Mathio di Çorçi.
Lettera di Piero de Gondola rettore di Ragusa a Andrea de Gondola.
Istruzioni del rettore di Ragusa Piero de Gondola a Nicolo di Ancona.
Istruzioni del rettore di Ragusa Piero de Gondola a Lone de Dersa, cittadino di Ragusa.
Lettera del rettore di Ragusa Piero de Gondola a Nicolo di Ancona.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Çorçi de Caboga a Rachoe de Basello.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Georgi de (10.6.1371) (1) Caboga a Pasche de Ragnina e Jachomo de Sorgo, ambasciatori presso il re Vulchasin.
505
506
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(7.6.1371)
(30.5.1371)
(22.5.1371)
(20.5.1371)
(14.5.1371)
(8.5.1371)
(7.5.1371) (2)
(7.5.1371) (1)
(4.1371)
(sec. XIV t.q.) [1370]
Promemoria in volgare.
data
titolo
no
504
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Padova)
LE
Gelcich (1896, 126–127)
Gelcich (1896, 125–126)
Gelcich (1896, 125)
Gelcich (1896, 124–125)
Gelcich (1896, 124)
Gelcich (1896, 122)
Gelcich (1896, 122)
Gelcich (1896, 120–121)
Gelcich (1896, 119–120)
Gelcich (1896, 115–119)
Stussi (1998b, 460–461)
edizione utilizzata
1
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1
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Es/Zs
6
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W
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2585
157
102
no
data
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo di Çorçi a Çorçi di Çorçi per la difesa e l’amministrazione di Stagno.
Carta riguardo ad alcune terre tenute da pre’ Jacomo de Alvaroti.
Supplica di Margarita del fu Dalfino a Cansignorio (1371) della Scala. (1371)
Istruzioni del rettore di Ragusa Helia de Bonda a Vita di Çorçi e Marin di Ragnina.
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona IV.
Istruzioni del rettore di Ragusa Mathio de Georgi a Blasio de Vodopia.
Patti e convenzioni tra Bonifazio Lupi e Maestro Andriolo da Venezia per i lavori di una cappella nella chiesa di Sant’Antonio di Padova.
Maroe figlio di Lampre di Mençe si lamenta del ragusano Domagna de Duornich.
518
519
520
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524
525
27.3.1372
12.2.1372
(10.2.1372)
(1371)
(29.9.1371)
(20.8.1371)
(22.7.1371)
Istruzioni del rettore di Ragusa Andrea di Dobre de Binçola a Nicola di Anchona.
517
21.6.1371
Bando mantovano sulla caccia.
Istruzioni del rettore di Ragusa Nicola de Georgi de (10.6.1371) (2) Caboga a Pale de Georgi, cittadino di Ragusa.
titolo
516
515
(Antivari)
(Padova)
(Ragusa)
(Gemona)
(Verona)
(Padova)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Mantova)
(Ragusa)
LE
Jireček (1904, 17)
Gualandi (1845, 135–144)
Gelcich (1896, 130)
Joppi (1878, 191)
Giuliari (1878, 7–8)
Stussi (2000, 364)
Gelcich (1896, 129)
Gelcich (1896, 128)
Gelcich (1896, 128)
Ferrato (1876, 10)
Gelcich (1896, 127–128)
edizione utilizzata
1
1
1
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1
Es/Zs
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TP
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133
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W
103
Inventario dei beni della defunta Priba.
Inventario dei beni della defunta Draga vedova di Zorzi ortolano.
Commissione del giudice e del consiglio di Antivari (26.10.1372) a Nichus Guilielmi sulla vendita di olio alla città.
527
528
529
Supplica di Margarita figlia di Maestro Dalfino a Cansignorio della Scala.
Istruzioni del rettore di Ragusa Andreas de Gondola (1.1373) a Blasio de Radoani, ambasciatore presso il re d’Ungheria.
532
533
Inventario dei beni del defunto Novace Sladinovich. 20. / 23.2.1373 [23.2.1373]
Supplica a Cansignorio fatta da Domenico orefice, 6.3.1373 nella quale, richiamandosi d’una decisione presa contro di lui, implora che al più presto sia fatta ragione di una questione ch’egli aveva colle monache di San Martico d’Avesa.
535
536
11.2.1373
Inventario dei beni della defunta Parava Pastrch.
534
(1372)
10.12.1372
Scrittura prodotta in giudizio dai commissari del defunto don Gregorio Vitalevich.
531
(6.11.1372)
Lettera ‘autentica’ del rettore di Ragusa Johann de Bona e dei giudici e consiglieri della città, al console dei Veneziani a Salonicco.
530
12.7.1372
18.6.1372
14.6.1372
Inventario dei beni del defunto Antonio di Pietro de Vanceta.
data
titolo
no
526
LE
Verona
Spalato
Spalato
(Ragusa)
(Verona)
(Spalato)
(Ragusa)
Antivari
(Spalato)
Spalato
(Spalato)
edizione utilizzata
Cipolla (1876, 72–73) / Giuliari (1878, 9–10)
Praga (1927, 109)
Praga (1927, 108)
Gelcich (1896, 136–138)
Giuliari (1878, 8)
Praga (1927, 107)
Gelcich (1896, 129–130)
Jireček (1904, 17)
Praga (1927, 105–106)
Praga (1927, 104)
Praga (1927, 103)
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Es/Zs
6
6
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6
TP
W
505
235
146
0
0
187
0
0
310
100
150
104
Inventario dei beni del defunto Domenico Pirach.
Lettera del gran primiciero Alessio al doge di Vene- 8.(1373) zia Andrea Contareno.
541
542
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona V.
Bando mantovano sopra le biade.
546
547
Supplica di Giacomo Guantero a Cansignorio della (1373) (2) Scala.
545
28.7.1374
(1373)
(1373) (1)
Supplica di Allo Cavazocca a Cansignorio della Scala.
544
(1373)
Lettera di Uveiz Chan al bailo veneto di Trebisonda, per la sicurezza della via tra quella città e Tebris.
543
14.4. / 22.8.1373 [22.8.1373]
12. / 14.4.1373 [14.4.1373]
Inventario dei beni del defunto Pecto Sussich.
540
6.4.1373
Inventario dei beni del defunto Radeta Franulich da Solta.
539
Istruzioni del rettore di Ragusa Andrea de Benessa (14.3.1373) ad Andrea e Petro de Gondola, ambasciatori presso il re d’Ungheria.
Lettera del rettore di Ragusa Jacomo de Mençe a Martolo de Chatena, Nicola de Gradi, Pasche de Mençe e Simcho de Bona.
Lettera di Pietro della Campagna e fratelli a maestro Andrea Painello di Goito I.
Supplica a Bartolomeo ed Antonio della Scala colla 28.7.1377 quale gli uomini di Saorio, Quinzano ed Avesa, e molti di Verona, possidenti in quelle pertinenze, si lamentano delle soperchierie che ricevono dal vescovo di Verona (Pietro della Scala) per cagione di decime.
587
588
589
Preghiere dal laudario del battuti.
‘Reconmendationes’ dal laudario del battuti.
Matricola della scuola di San Cristoforo dei merca- 1377 danti alla Madonna dell’Orto.
592
593
594
(1377) (2)
(1377) (1)
15.11.(1377)
Richiesta di perdono a Lodovico Gonzaga da parte di Palanchino.
591
(8.1377)
Petizione dei fratelli Piçolpassi.
590
22.5.1377
(29.10.1376)
(16.7.1376)
Lettera del rettore di Ragusa Andrea de Dobre de Binçola a Bogdano Priboevich.
(12.7.1376)
data
586
titolo
Lettera del rettore di Ragusa Piero de Gondola a Çore e Matcho de Boxa e Tuerdach Bieloevich II.
Lettera di Tosello di Pacengo a Ruffino di Ceresara IV.
Castellaro
6.7.(1378)
610
Monzambano
LE
Lettera di Tosello di Pacengo a Ruffino di Ceresara III
28.6.(1378)
data
609
titolo
Richiesta di Giovanni Benedetto degli Albrichi a Lodovico Gonzaga.
no
608
1
1
1
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Es/Zs
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W
111
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo de Mençe a Stephano de Sorgo.
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo de Mençe a Nicola de Gondola.
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo de Mençe a Raynaldo de Stamberti.
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo de Mençe a Çive Longo.
Istruzioni del rettore di Ragusa Jachomo de Mençe a Michel de Resti.
625
626
627
628
629
Istruzioni del rettore di Ragusa Michel de Martinusio a Mathio de Nicola.
Istruzioni del rettore di Ragusa Marin de Bodaça a Çive de Poça.
624
630
Istruzioni del rettore di Ragusa Andrea de Sorgo a Nicola de Gondola.
Risposta di Giovanni del Recarco a una lagnanza di 18.3.1379 Lodovico Gonzaga.
622
623
Istruzioni del rettore di Ragusa Junio de Sorgo a Stephano de Sorgo.
621
(4.8.1379)
(28.6.1379)
(26.6.1379)
(25.6.1379)
(20.6.1379)
(15.6.1379)
(6.5.1379)
(30.4.1379)
(13.3.1379)
3.3.(1379)
Supplica a Bartolomeo della Scala colla quale Marchioro formaiero chiede di comperare una pezza di terra di proprietà del comune di Verona, ch’era allora affittata alle monache di Santa Maria Mater Domini.
data
titolo
no
620
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
(Ragusa)
Marega
(Ragusa)
Verona
LE
Gelcich (1896, 233)
Gelcich (1896, 227)
Gelcich (1896, 225)
Gelcich (1896, 225–226)
Gelcich (1896, 222–223)
Gelcich (1896, 220–221)
Gelcich (1896, 213)
Gelcich (1896, 210–212)
Borgogno (1984, 85)
Gelcich (1896, 201–202)
Cipolla (1876, 76) / Giuliari (1878, 18)
edizione utilizzata
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W
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0
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0
0
195
0
0
0
284
112
Accordi tra Andrea Donado, Zan Storlado e Aluise Falier sopra le spese sostenute.
Estratti dai libri delle riformagioni del consiglio del (2.1380) popolo di Bologna IV.
636
637
Estratti dai libri delle riformagioni del consiglio del (6.1380) popolo di Bologna V.
640
25.5.(1380)
Lettera dei giudici e del consiglio di Dulcigno al comune di Ragusa su questioni commerciali.
639
18.4.1380
Testamento di Anestaxo straçaruol de quaendrio de ser Nicoleto da la Mota.
638
15.2.1380
(1379)
Supplica delle monache di Santa Caterina.
635
1379
Denari spesi per d’arredo della cappella di Sant’Antonio.
Domanda di Gidino da Sommacampagna e Tomma- 9.11.1379 so Pellegrini a Bartolomeo ed Antonio della Scala, signori di Verona.
633
634
Supplica a Bartolomeo ed Antonio della Scala colla 31.10.1379 quale Giovanni q. Dellai da Villimpenta chiede di comperare tre pezze di terra nella pertinenza di Fatolè, le quali egli teneva in affitto dalla fattoria scaligera di Verona.
(9.8.1379)
data
632
titolo
Istruzioni del rettore di Ragusa Michel de Martinusio a Luca de Niegoe.
no
631
(Bologna)
Dulcigno
Treviso
(Bologna)
(Venezia)
(Verona)
(Padova)
Verona
Verona
(Ragusa)
LE
Gaudenzi (1889, 182–184)
Jireček (1904, 17–18)
Serena (1912, 384–388) / Tomasoni (1973, 161)
Gaudenzi (1889, 180–182)
Pasini (1869–70, 1622–1624)
Giuliari (1870, 256–257) / Giuliari (1878, 14–15)
Gualandi (1845, 145)
Pellegrini (1947, 56)
Cipolla (1876, 79–80) / Giuliari (1878, 15–16)
Gelcich (1896, 235–236)
edizione utilizzata
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0
1379
689
594
262
64
160
546
608
113
titolo
Lettera di Bartolomeo di Bonmartino a Lodovico Gonzaga I.
Lettera di Bartolomeo di Bonmartino a Lodovico Gonzaga II.
Statuti della fraglia degli strazzaroli.
Ordinamento per i capitani del veronese.
Trattato del console di Caffa col Can dei Tartari (A).
Supplica di Domenico priore dell’ospitale di Sant’Apollonia a Bartolameo ed Antonio della Scala.
Dal quaderno di entrate e spese della fraterna di Santa Maria dei calzolai di Udine I.
Spese del cameraro del comune di Cividale.
Quaderno di Murizino di Gemona.
Trattato del console di Caffa col Can dei Tartari (B).
Richiesta di Verità di Verità a Bartolomeo ed Antonio della Scala, signori di Verona.
Supplica del collegio dei notari.
Inventario della compagnia dei caravana del porto di Genova.
no
641
642
643
644
645
646
647
648
649
650
651
652
653
14.9.1381
(6.1381)
22.6.1381
24.2.1381
1380 (3)
(1380) (2)
1380 (1)
1380
27.11.1380
9.1380
7.7.1380
3.7.(1380) (2)
3.7.(1380) (1)
data
(Genova)
(Verona)
Verona
Caffa
(Cividale)
(Cividale)
(Udine)
(Verona)
Caffa
Verona
Padova
Castellaro
Castellaro
LE
Costamagna (1965, 11–13)
Giuliari (1879a, 3)
Pellegrini (1947, 55)
Desimoni (1887, 162–165)
Marchetti (1962, 22–38)
Joppi (1878, 194–196)
Joppi (1878, 193–194)
Giuliari (1878, 19)
Desimoni (1887, 162–165)
Giuliari (1870, 262–263) / Giuliari (1878, 20)
Roberti (1902, 265–274)
Borgogno (1984, 86)
Borgogno (1984, 85–86)
edizione utilizzata
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1
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0
W
114
Dal quaderno di entrate e spese della fraterna di Santa Maria dei calzolai di Udine II.
Lettera di Bonifacio da Villimpenta a Lodovico Gonzaga.
Lettera di Giovanni da Villimpenta a Lodovico Gonzaga III.
Dagli ‘Acta Camerariorum Comunis’ di Cividale I.
Appalto del ponte.
Lettera dell’abate di San Fabiano, Serravalle.
Quinterno di spese effettuate dall’ospedale dei devoti per le sue proprietà e per il ponte di legno I.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sull’esclusivo uso della moneta padovana.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sui dazi da pagare.
Testamento di Fiorese di Pinceti.
15.6.–21.11.1384 Quinterno di spese effettuate dall’ospedale dei devoti per le sue proprietà e per il ponte di legno II. [31.08.1384]
656
657
658
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660
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662
663
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665
666
1.5.1384
23. / 24.4.1384 [24.4.1384]
27. / 28.2.(1384) [28.2.1384]
(1383)
(9.8.1383)
(12.1382)
(1382)
13.8.1382
5.8.1382
(1381)
1381 (2)
Supplica della badessa di San Michele in Campagna ad Antonio della Scala.
1381 (1)
data
655
titolo
Supplica di Bartolomeo abbate di Santa Maria in Organo ad Antonio della Scala.
no
654
Borgogno (1984, 81–82)
Joppi (1878, 194)
Giuliari (1878, 21)
Giuliari (1878, 20–21)
edizione utilizzata
Azaretti (1985, 203–204)
Joppi (1878, 196)
(Imola)
(Modena)
(Conegliano)
(Conegliano)
(Imola)
Galassi (1966, 340–345)
Migliorini/Folena (1952, 65–66)
Crescini (1906–07, 616–617)
Crescini (1906–07, 623)
Galassi (1966, 339–340)
(Serravalle) Migliorini/Folena (1952, 64–65)
(Albenga)
Cividale
Villimpenta Borgogno (1984, 80)
Ferrara
(Udine)
(Verona)
(Verona)
LE
1
1
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
7
12
12
6
11
7
6
11
11
6
6
6
TP
1081
305
293
107
323
127
692
56
0
0
142
0
0
W
115
Statuti dei beccai.
Supplica di Desiderata, vedova di Giacomo Verità, ad Antonio della Scala.
Cambiale di Bernardo de Drechia per Paulo de Berto.
676
677
678
14.2.1386
(1385)
23.10.1385
13.10.1385
6.10.1385
10.2.–3.9.1385 [31.5.1385]
6.4.(1385)
(1384)
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello 13.3.(1386) capitano di Conegliano III.
Istanza di Aymonte della Scala al magnifico e possente signore Antonio della Scala.
675
679
Testo V.
674
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello 19.5.(1385) capitano di Conegliano II.
672
Quinterno di spese effettuate dall’ospedale dei devoti per le sue proprietà e per il ponte di legno III.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sulla immunità delle persone che intendono stabilirsi a Treviso e Ceneda e nei rispettivi distretti.
671
673
Lettera di risposta del senato a Carlo Zeno relativa a possibili intese con il re d’Ungheria.
670
1384
Memoriale in volgare modenese.
669
(1384)
Appalto per la costruzione di una cappella.
668
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello 14.11.(1384) capitano di Conegliano I.
Nota di introiti e spese in venerazione del B. Giovanni da Verucchio.
data
titolo
no
718
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
6
11
7
7
7
5
6
10
6
6
11
10
8
TP
W
519
140
0
0
2767
514
790
1713
987
139
475
0
31
528
120
Lettera di Piero di Benintendi a Francesco di Marco III.
Lettera privata di Filippo della Molza a Galeazzo de Buzoni.
Lettera del notaio Zanfrancesco Cutanei da Vidor al (1393 ca.) [1393] notaio Antonio dall’Armi da Valdobbiadene.
740
741
742
Crida de la cha del merchado.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 1–18.
739
744
Crida sull’importazione di stoffe a Padova.
738
Crida de le done.
Statuti della confraternita di San Nicola da Tolentino (N).
737
743
Spese dei camerari della chiesa di Santa Maria Assunta per il trasporto a Gemona dell’ancona eseguita da Andrea Moranzone e per la sua installazione sull’altare.
736
5.3.1394
15. / 27.1.1394 [27.1.1394]
(post 1392) [1393]
4.9.1393
10.8.1393
28.2.1393
(intorno al 1392) [1392]
(1392) (3)
(1392) (2)
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona VIII.
735
1392 (1)
Annotazione contabile e citazione (Testi VIII e IX).
734
Mariegola della scuola grande di Santa Maria della 1392 Misericordia detta di Valverde.
11.11.1392
data
733
titolo
Contratto agrario.
no
732
(Bologna)
(Bologna)
(Vidor)
(Mantova)
Genova
(Genova)
Padova
Padova
(Gemona)
(Gemona)
(Cividale)
(Venezia)
(Reggio Emilia)
LE
Frati (1900, 250–251)
Frati (1900, 254–256) / Migliorini/ Folena (1952, 77)
Cagnin (1989, 298)
Borgogno (1980, 170–171) / Sanga (1990b, 140)
Piattoli (1932, 62–65)
Da Langasco/Rotondi (1957, 90–95)
Cessi (1908, 86–87)
De Sandre Gasperini (1974, 236–245)
Frucco (2005, 42)
Joppi (1878, 192)
Cuna/Vicario (1995, 12)
Pasini (1869–70, 1617–1618)
Bellocchi (1966, 36)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
2
1
Es/Zs
12
12
11
11
11
12
12
12
6
6
6
12
7
TP
W
454
923
90
0
678
1036
0
3000
143
23
49
241
125
121
Bando mantovano sulla pesca.
Iscrizione sulla tomba di Francesco Roncaglia speziale.
Inventario delle robe di Çorçy Florentin.
Capitoli presentati al doge di Venezia dagli ambasciatori del principe di Acaia.
Crisobolla dell’imperatore di Trebisonda.
755
756
757
758
Testamento di donna Cristina figlia di ser Giovanni. 7.1.1396
751
Lettera in volgare da Esztergom a Padova.
Dai quaderni dei battuti di Cividale I.
750
754
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona X.
749
753
Preghiera del notaio Antonio dall’Armi.
748
Ordini ai giudici e avvocati che si devono mandare a la punta de Stagno.
Richiesta di oggetti appartenenti a Giovanni marchese di Moravia, patriarca di Aquileia.
747
752
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona IX.
Dagli ‘Acta Camerariorum Comunis’ di Cividale III.
Inventario-elenco (Testo X).
Annotazioni contabili (Testi XI e XII)
Foglietto III.
Foglietto IV.
812
813
814
815
816
817
818
819
820
821
822
titolo
Lettera di Piero di Benintendi a Francesco di Marco XIII.
no
811
(f. sec. XIV– i. sec. XV) [1400] (2)
(f. sec. XIV– i. sec. XV) [1400] (1)
(1400 ca.) [1400] (2)
(1400 ca.) [1400] (1)
28.12.1400
20.12.1400
18.12.1400
9.9.(f. sec. XIV–i. sec. XV) [9.9.1400]
20.8.(1400 ca.) [20.8.1400]
13.8.1400
1.8.1400
29.4.1400
data
Savona
Savona
(Cividale)
(Cividale)
(Cividale)
Savona
Mantova
Savona
Maniago
(Bologna)
Venezia
Genova
LE
Saggini (1989b, 112)
Saggini (1989b, 111)
Cuna/Vicario (1995, 12–13)
Cuna/Vicario (1995, 12)
Joppi (1878, 199–200)
Bruno (1888, 245–252)
Ferrato (1876, 17)
Saggini (1989b, 111)
Cuna/Vicario (1996, 12–13)
Frati (1900, 251)
Migliorini/Folena (1953, 9)
Piattoli (1932, 83–85)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
12
12
6
6
12
7
11
TP
52
35
68
55
717
1706
201
30
354
193
150
0
W
127
Statuti volgari della confraternita dei disciplinati di (f. sec. XIV– i. sec. XV) [1400] Santa Maria di Daro.
824
Legge del 1401.
Lettera di Giovanni Bentivoglio.
Disposizione sopra l’Ufficio del Formento.
Lettera di Piero di Benintendi a Francesco di Marco 14.11.1401 XIV.
Lettera di Piero di Benintendi a Francesco di Marco 13.12.1401 XV.
Lettera di Piero di Benintendi a Francesco di Marco 23.12.1401 XVI. 11.1.(1402)
Crida de brachi.
Istruzioni al podestà di Monselice riguardo al pericolo del fuoco (= no. 10).
14.1.(1402) (1) Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Filippo Corsini, Buonaccorso Pitti e ser Piero di ser Piero da San Miniato, ambasciatori fiorentini al nuovo Re dei Romani (= no. 13).
827
828
829
830
831
832
833
834
835
7.1401
29.7.1401
(9.6.1401)
14.4.1401
2.1.1401
Dagli ‘Acta Camerariorum Comunis’ di Cividale IV.
826
Daro
[Pavia]
LE
Padova
Padova
Genova
Genova
Genova
(Venezia)
Bologna
(Venezia)
(Bologna)
(Cividale)
(f. sec. XIV–primis- (Piacenza) simi a. ‘400) [1400]
Frammenti grammaticali.
825
(f. sec. XIV– i. sec. XV) [1400]
Tratterello di ascetica.
823
data
titolo
no
Pastorello (1915, 8)
Pastorello (1915, 6–7)
Piattoli (1932, 91–93)
Piattoli (1932, 88–90)
Piattoli (1932, 85–88)
Pasini (1869–70, 1624–1226)
Migliorini/Folena (1953, 11–12)
Tomasin (2001, 304)
Frati (1900, 251)
Joppi (1878, 200)
Zancani (1997a, 485–489)
Chiesi (1991, 178–181)
Ratti (1911, 304–310)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
11
11
11
7
11
7
12
6
5
12
5
TP
101
145
0
0
0
0
277
0
84
72
501
1537
3000
W
128
Lettera di Francesco III da Carrara a suo padre a Venezia II (= no. 21).
Lettera di Francesco III da Carrara a suo padre (= no. 24).
Istruzioni a Iacobo de Scaltanigo, vicario di Castel- 20.1.(1402) baldo (= no. 25).
838
839
840
Istruzioni a Tomaso di Mantova, podestà di Montagnana I (= no. 49).
Istruzioni a Geremia Motta vicario di Conselve (= no. 51).
846
Istruzioni agli ambasciatori padovani presso il pon- 4.2.1402 tefice Enrico dei Galli e Luca da Lion I (= no. 43).
844
845
Istruzioni a Aloisio capitano della bastia di Ri[v]olon (= no. 40).
843
8.2.(1402)
7.2.(1402)
30.1.(1402)
25.1.(1402) (2)
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Filippo Corsini, Rainaldo Zanfigliacci, Buonaccorso Pitti e ser Piero di ser Piero da San Miniato, ambasciatori fiorentini (= no. 35).
842
25.1.(1402) (1)
Istruzioni al podestà di Montagnana I (= no. 34).
841
19.1.(1402)
18.1.(1402)
16.1.(1402)
Lettera di Francesco III da Carrara a suo padre a Venezia I (= no. 20).
837
14.1.(1402) (2)
data
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a suo fratello il conte di Carrara (= no. 15).
titolo
836
no
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
LE
Pastorello (1915, 32)
Pastorello (1915, 31)
Pastorello (1915, 28)
Pastorello (1915, 26)
Pastorello (1915, 23)
Pastorello (1915, 21–22)
Pastorello (1915, 15)
Pastorello (1915, 14–15)
Pastorello (1915, 12–13)
Pastorello (1915, 12)
Pastorello (1915, 9–10)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
TP
104
134
150
118
284
152
193
168
187
113
134
W
129
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Gerardo Boiardo III (= no. 115).
Istruzioni agli ambasciatori padovani presso il pontefice Enrico dei Galli e Luca da Lion II (= no. 146).
Istruzioni agli ambasciatori padovani presso il pontefice Enrico dei Galli e Luca da Lion III (= no. 126).
Istruzioni a Andrea di Mantova e Antonio di Monte- 2.4.(1402) cuccoli (= no. 141).
852
853
854
855
856
857
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Opizzo da Polenta, signore di Ravenna (= no. 148).
Istruzioni al podestà di Montagnana II (= no. 104).
851
858
Istruzioni a Giacomo da Panico (= no. 74).
Istruzioni a Ermanno per l’acquisto di un palazzo a 1.3.(1402) Venezia (= no. 85). 19.3.(1402)
Istruzioni a Enrico dei Galli e Luca da Lion (= no. 73).
850
5.4.(1402) (1)
28.3.1402
23.3.(1402)
22.3.(1402)
17.2.(1402)
16.2.(1402) (2)
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
16.2.(1402) (1)
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Gerardo Boiardo II (= no. 71).
849
Padova
Padova
LE
11.2.(1402)
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Ugo di Filippo Guazzalotti (= no. 58).
848
9.2.(1402)
data
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Gerardo Boiardo I (= no. 52).
titolo
847
no
Pastorello (1915, 88–90)
Pastorello (1915, 84)
Pastorello (1915, 78)
Pastorello (1915, 87)
Pastorello (1915, 72)
Pastorello (1915, 67–68)
Pastorello (1915, 54)
Pastorello (1915, 46–47)
Pastorello (1915, 45–46)
Pastorello (1915, 44)
Pastorello (1915, 37)
Pastorello (1915, 32–33)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
TP
270
137
284
263
115
132
164
130
175
123
142
178
W
130
Istruzioni a Paolo di Leone (= no. 153).
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Francesco Martini, mercante lucchese (= no. 157).
Istruzioni a Niccolò Roberti e Gerardo Boiardo (= no. 159).
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Sforza 10.4.(1402) (3) di Codignola (= no. 160).
14.4.(1402) (1) Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Costanza, moglie di Rodolfo da Camerino (= no. 173). 14.4.(1402) (2)
Istruzioni a Tomaso di Mantova, podestà di Montagnana II (= no. 152).
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Francesco Buzzacarini e Bonifacio Guarniero II (= no. 175).
Istruzioni a Roberto di Arzignano (= no. 179).
Lettera al comune e agli uomini di Montagnana (= no. 184).
Legge del 1402.
861
862
863
864
865
866
867
868
869
870
(23.4.1402)
18.4.(1402)
17.4.(1402)
10.4.(1402) (2)
10.4.1402 (1)
8.4.(1402)
7.4.(1402) (2)
7.4.(1402) (1)
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Francesco Buzzacarini e Bonifacio Guarniero I (= no. 151).
860
5.4.(1402) (2)
data
Lettera di Francesco Novello II da Carrara a Alberico da Barbiano (= no. 149).
titolo
859
no
(Venezia)
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
Padova
LE
Tomasin (2001, 305–306)
Pastorello (1915, 117)
Pastorello (1915, 113)
Pastorello (1915, 109–110)
Pastorello (1915, 107–108)
Pastorello (1915, 100)
Pastorello (1915, 99–100)
Pastorello (1915, 97–98)
Pastorello (1915, 95)
Pastorello (1915, 94)
Pastorello (1915, 92–93)
Pastorello (1915, 90–91)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
7
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
TP
0
191
281
125
142
104
406
149
341
203
206
288
W
131
Crida del Zudio da la Saleghada.
Crida del Zudio de San Stevano.
Lettera di Francesco Novello II da Carrara al signore di Mantova (= no. 840).
Dai quaderni dei camerari della chiesa di Santa Maria Maggiore di Gemona XII.
Annotazione contabile (Testo XIII).
Crida de le suore.
Testamento no. 227 (= no. 1).
Patto tra il soldano Suleiman e la Lega cristiana.
Nota d’affitto.
Proposizione fatta al consiglio degli anziani e all’ufficio di provigione del comune di Genova, per ottenere fondi occorrenti a scopi diversi.
Testamento no. 232 (= no. 2).
Testamento no. 302 (= no. 3).
Testamento no. 270 (= no. 4).
Testamento no. 269 (= no. 5).
Lettera di Ruggero a Giovanni Contarini, nella quale descrive i disordini a Roma.
Statuto della fraglia dei tellaroli e fabbricanti di pignolati.
1022
1026
Libro dei conti I del convento di Sant’Antonio di Cremona.
1021
1027
Carta friulana nella raccolta delle «Diffinitiones» VIII.
titolo
1020
no
(Savona)
Mantova
(Mantova)
Mantova
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (6)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (5)
(6./7.1430) [7.1430] Mantova (4)
(6./7.1430) [7.1430] Mantova (3)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (2)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (1)
16.6.1430
12.6.1430
11.6.1430
7.5.1430
Grignani et al. (1990, 108–111)
Grignani et al. (1990, 102–107)
Grignani et al. (1990, 99–101)
Grignani et al. (1990, 94–96)
Grignani et al. (1990, 90–91)
Grignani et al. (1990, 89)
Grignani et al. (1990, 92–93)
Grignani et al. (1990, 112–113)
Grignani et al. (1990, 86–88)
Saggini (1972, 17) / Toso (1995, 167)
Cessi (1908, 175–179)
Padova
26.2.1430
Vicario (1999, 119–120)
edizione utilizzata
Saccani (1985, 19–32)
(Cividale)
LE
8.8.1428–15.1.1430 (Cremona) [31.12.1429]
(1429)
data
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
6
7
12
8
6
TP
0
0
952
898
412
323
474
765
1151
66
2637
2362
0
W
143
Parere di Vivaldino Ceresara.
Parere di Giacomo di Carlone.
Parere di Giacomo Rosselli.
Parere di Giovanni Bozzi.
Parere di Carezino Richini.
Parere di Bartolomeo Folengo.
Protocollo di approvazione di statuti I.
Pace con il soldano Murad II.
Libro dei conti II del convento di Sant’Antonio di Cremona.
Statuti (C).
Sintesi anonima.
Carta friulana nella raccolta delle «Diffinitiones» IX.
1034
1035
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1037
1038
1039
1040
1041
1042
1043
1044
titolo
1033
no
LE
(1430)
(1430)
(1430)
16.4.1429– 15.7.1431 [31.12.1430]
4.9.1430
28.8.1430
Almansi Sabbioneta (1970, 201–203)
Grignani et al. (1990, 150–159)
Grignani et al. (1990, 148–149)
Grignani et al. (1990, 137–139)
Grignani et al. (1990, 119–129)
Grignani et al. (1990, 116–118)
Grignani et al. (1990, 114–115)
edizione utilizzata
(Cividale)
(Mantova)
(Cremona)
(Cremona)
Vicario (1999, 120)
Grignani et al. (1990, 160–165)
Almansi Sabbioneta (1970, 195–200)
Saccani (1985, 33–49)
Adrianopoli Thomas (1899, 343–345)
Cremona
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (12)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (11)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (10)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (9)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (8)
(6./7.1430) [7.1430] (Mantova) (7)
data
1
1
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561
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144
Filippo Maria Visconti espone a Giacomino da Iseo 5.10.1431 le ragioni che lo distolgono dal movere incontro al re dei Romani.
Il duca di Milano ingiunge a Marco Pozzobonelli di 2.11.1431 attenersi alle istruzioni di Guarnerio Castiglioni.
Il duca di Milano dà facoltà a Marco Pozzobonelli 3.11.1431 di lasciar entrare in Bellinzona il re Sigismondo già arrivato a Blenio. 15.11.1431
Il duca di Milano incarica Nicolò Piccinino di rispondere agli ambasciatori del re Sigismondo ch’esso Visconti acconsente alla ratifica delle convenzioni stipulate tra lui e il detto re.
Il Visconti esorta il Piccinino ad accogliere il re Sigismondo con le più squisite gentilezze.
Risposta del duca di Milano al memoriale di re Sigismondo.
1047
1048
1049
1050
1051
1052
19.11.1431
16.11.1431
1.9.1431 Filippo Maria Visconti ragguaglia Giacomino da Iseo intorno alla battaglia navale tra i Veneziani e i Genovesi presso Portofino, e ne trae argomento per sollecitare di nuovo la discesa del re dei Romani in Italia.
1046
12.5.1431
data
Il duca di Milano a Giacomino da Iseo, perché solleciti la venuta di re Sigismondo in Italia, ora che anche Nicolò da Tolentino ha fatto causa comune coi Veneti
titolo
1045
no
(Abbiategrasso)
Abbiategrasso
Abbiategrasso
Abbiategrasso
Abbiategrasso
Cusaghi
Gusaghi
Cusaghi
LE
Osio (1872, 38–40)
Osio (1872, 38)
Osio (1872, 36–37)
Osio (1872, 35–36)
Osio (1872, 33)
Osio (1872, 29–30)
Osio (1872, 28)
Osio (1872, 16)
edizione utilizzata
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W
145
26.11.1431 Il duca di Milano accompagna a Nicolò Piccinino alcune lettere speditegli ad Abbiategrasso da Urbano di Jacopo, suo inviato presso il re d’Aragona.
29.11.1431 Il duca di Milano scrive a Nicolò Piccinino di presentarsi al re Sigismondo e di sollecitarlo a passare a Roma per ricevervi la corona imperiale, promettendo di assisterlo con buon numero di milizie sotto gli ordini o del medesimo Nicolò, o del conte Francesco Sforza. 30.11.1431
Il duca di Milano approva alcuni progetti militari di Nicolò Piccinino, a cui ordina di fermarsi in Milano fino a che il re Sigismondo abbia passato il Po o il Ticino.
Il duca di Milano risponde a varie richieste di Nicolò Piccinino.
Provvisioni per la festa dell’Assunta.
Iscrizione frammentaria.
1055
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1057
1058
1059
1060
(1431)
(1431)
14.12.1431
22.11.1431
Doni designati dal duca di Milano per il re Sigismondo.
1054
data
Filippo Maria Visconti accompagna a Nicolò Picci- 20.11.1431 nino le sue risposte ad un memoriale presentato ad esso duca dagli ambasciatori del re dei Romani.
Il duca di Milano ingiunge al Balbiano e al Guerrieri di officiare il re Sigismondo, perché accolga con favore l’ambasciatore di Antonello da San Cristoforo.
Filippo Maria Visconti incarica da prima i suoi residenti presso il re Sigismondo d’indurlo a scrivere ai Senesi una lettera graziosa, affinché questi si persuadano che la prossima gita di lui in Toscana ridonderà a vantaggio della loro repubblica; indi sollecita la spedizione del privilegio di Conte Palatino a favore di Agostino Borghese.
Il duca di Milano dà alcune avvertenze a Nicolò Guerrieri a proposito di una precedente lettera.
Il duca di Milano incarica Nicolò Guerrieri di adoperarsi presso il re Sigismondo,affinché questi esorti Antonio Petrucci da Siena a non partirsi dal servizio di esso duca.
Il Visconti eccita il Guerrieri a far opera presso il re Sigismondo, acciocché questi rompa la pratica che ha in Reggio cogli ambasciatori dei Veneziani, e si avvii prestamente in Toscana.
Incarichi dati dal duca di Milano al conte Francesco Sforza che si reca presso il re Sigismondo.
Il duca di Milano ingiunge al conte Francesco Sforza di accamparsi fra Piacenza e Parma.
1062
1063
1064
1065
1066
1067
titolo
1061
no
6.4.1432
30.3.1432
27.3.1432
12.3.1432
24.2.1432
3.2.1432
25.1.1432
data
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
LE
Osio (1872, 72–73)
Osio (1872, 69–70)
Osio (1872, 69)
Osio (1872, 65–66)
Osio (1872, 62–63)
Osio (1872, 57)
Osio (1872, 55–56)
edizione utilizzata
1
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W
147
Istruzioni di Filippo Maria Visconti ad un suo oratore presso il re Sigismondo, affinché questi gli procuri aiuti di Ungheresi, Savoiardi e Svizzeri nella guerra contro i Veneti.
Risposta del nobile spalatino Michele di ser Nicola de Bilsa a una petizione prodotta contro di lui da pre’ Zuanne da Drivasto.
Dai quaderni dei battuti di Cividale VII.
Bando di matrimonio di Biagio di Chiarmazis e Lescolla di Precenico.
Carta friulana nella raccolta delle «Diffinitiones» IX.
Quaderno della fraternita di Santa Maria di Tricesimo.
Risposta del duca di Milano ad una lettera di Nico- 10.10.1433 lò Piccinino riguardante più affari.
1070
1071
1072
1073
1074
1075
1076
1.4.1426–1437 [31.12.1432]
(1432) (3)
(1432) (2)
(1432) (1)
6.10.1432
(5.1432)
(8.5.1432)
Istruzioni del duca di Milano ad un suo dipendente intorno alla condotta da tenere verso il re Sigismondo, nel caso che questi si avvii in Toscana senza aver prima conceduto ad esso duca certa lettera richiesta.
1069
23.4.1432
data
Filippo Maria Visconti scrive ad Alberico da Balbiano di recarsi in Toscana per congiungersi con le altre milizie ducali ai danni dei nemici e per conferire con il re dei Romani.
titolo
1068
no
Milano
Tricesimo
(Cividale)
[San Daniele]
(Cividale)
(Spalato)
(Milano)
(Milano)
Milano
LE
Osio (1872, 105–107)
Vicario (2000a, 25–92) / Joppi 1878, 212–214)
Vicario (1999, 120)
Joppi (1878, 215–216)
Joppi (1878, 210)
Praga (1927, 119)
Osio (1872, 8384)
Osio (1872, 84)
Osio (1872, 80)
edizione utilizzata
1
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Es/Zs
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234
73
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W
148
La camera del marchese Niccolò III.
Dal libro mastro del banco Filippo Borromei a Londra.
Statuti della confraternita di San Nicola da Tolentino (N1)
Lettera d’affari.
1086
1087
1088
1089
Lettera-relazione di Biagio Assereto dopo la battaglia di Ponza.
1083
Inventario di beni dati a Habram di Datilo.
Quaderni della fraterna di Santa Maria dei battuti di Udine II.
1082
Gravami dei comuni.
Istanza di Cagnone di Vische.
1081
1084
Quaderni della fraterna di Santa Maria dei battuti di Udine I.
1080
1085
27.1.1434
Istruzione ducale a Francesco da Bologna che si reca presso Nicolò Fortebracci.
1079
19.12.1437
(intorno al 1436) [1436]
(1436)
(9.1.1436)
(1435)
(26.11.1435)
6.8.1435
22.1.–10.6.1435 [5.3.1435]
1433–1434 [1434]
8.8.–10.12.1434 [9.10.1434]
14.1.1434 Osservazioni e consigli di Filippo Maria Visconti ad Estore Manfredi da Faenza in procinto di abbandonare il servizio militare del Duca.
Dal quaderno di M.o Beltrame Pellicciaio in Udine. (1437)
1092
26.2.1438
Il duca di Milano in aggiunta alla precedente sua lettera scrive al suo agente di non aver offerto al conte Francesco Sforza né Parma, né Lucca.
Patto con Tunisi.
Il duca di Milano non accetta la profferta del marchese di Mantova di scioglierlo dall’obbligo di dargli Cremona con il Cremonese e altre sue terre sull’Adda, eccettuato Pizzighettone, qualora non si acquistasse durante la guerra né Bergamo, né Brescia, né Vicenza, né Verona.
Risposta del duca di Milano alle cose riferitegli da Andrea Gazulli a nome del re d’Aragona circa le pratiche da fare per tenersi amico il conte Francesco Sforza.
1095
1096
1097
1098 19.8.1438
16.8.1438
30.5.1438
Il duca di Milano, perduta ogni speranza d’accordo 25.2.1438 con il conte Francesco Sforza, scrive ad un suo agente.
1094
18.1.1438
Il duca di Milano trasmette ad un suo agente i consulti di alcuni teologi e dottori in legge sullo scioglimento degli sponsali di Bianca Maria con il conte Francesco Sforza.
1093
(1437)
Statuto della fraglia dei muratori.
1091
(1437)
data
Istruzioni al governatore di Corsica I.
titolo
1090
no
(Milano)
Milano
Tunisi
(Milano)
(Milano)
Cusaghi
(Udine)
(Padova)
(Genova)
LE
Osio (1872, 168–169)
Osio (1872, 167–168)
Thomas (1899, 347–351)
Osio (1872, 160)
Osio (1872, 158–160)
Osio (1872, 157–158)
Joppi (1878, 216)
Migliorini/Folena (1953, 45)
Toso (1995, 154) / Petracco Sicardi (1989, 23)
edizione utilizzata
1
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Es/Zs
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61
W
150
Discorso di Matteo Lomellini su come trovare le risorse per la spesa pubblica.
Quaderno della fraternita di San Gervasio di Udine.
Crida del condottiere ducale Aloisio dal Verme.
Quaderno di Candido di ser Moyses e Rigo fornedor.
Decreto ducale contro le fazioni guelfa e ghibellina (21.1.1440) nella città e nel contado di Pavia, in cui si danno anche le norme da osservarsi nelle nuove elezioni alle cariche civiche.
1102
1103
1104
1105
1106
1439–1440 [31.12.1439]
11.9.1439
27.8.1439
20.3.(1439)
(Milano)
(Udine)
Bellinzona
(Udine)
(Genova)
(Padova)
Statuti della confraternita di Sant’Antonio (A1)
1101
(post 1433, ante 1438) [1438]
Milano
31.8.1438
Il duca di Milano avvisa il marchese di Mantova d’avere spedito un messo al Piccinino coll’ordine di occupare tale posizione, da poter contemporaneamente appoggiar il detto marchese, e impedire l’andata a Verona del Gattamelata; ed espone i motivi per i quali non potè fin ora dare al conte Francesco Sforza né i denari dovutigli, né la figlia Bianca in moglie.
1100
LE Milano
data
24.8.1438 Il duca di Milano, rassicurando i marchesi di Mantova e di Ferrara venuti in sospetto che il conte Francesco Sforza fosse per andare in servizio dei Veneziani dietro eccitamento del duca stesso, prende con quei principi i concerti necessari al proseguimento della guerra contro Venezia.
titolo
1099
no
Osio (1872, 222–224)
Vicario (2001a, 96–115)
Chiesi (1991, 210–212)
Joppi (1878, 216–217)
Còveri (1995, 268–269) / Malfatto (1985, 50–51)
De Sandre Gasparini (1974, 106–152)
Osio (1872, 174–176)
Osio (1872, 170–172)
edizione utilizzata
2
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514
111
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W
151
Inventario veronese del sec. XV.
Capitoli della compagnia dei Caravana del porto di Genova II.
Proposizione riguardante la risposta militare di Genova alla ribellione dei Savonesi.
Capitolo della compagnia dei Caravana del porto di Genova I.
Proposizione del 1440.
Carlo II Tocco, despota d’Arta, duca di Leucade, conte palatino di Cefalonia concede a Nicolò da Leonessa in feudo un territorio tenuto prima da Giovanni de Bressa.
Capitolo della compagnia dei Caravana del porto di Genova II.
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi I.
Esposto dei consoli di Cremona a Francesco Sforza.
Capitolo della compagnia dei Caravana del porto di Genova III.
Lettera autografa di Sigismondo Pandolfo Malatesta trovata in una busta dell’archivio dei frati di San Francesco, ora in Gambalunga.
1107
1109
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titolo
1108
no
29.8.1442
10.3.1442
(1441)
16.12.1441
27.6.1441
6.3.1441
(1440)
23.10.1440
6.8.1440
3.6.1440
4.3.1440
data
Costamagna (1965, 28)
Almansi Sabbioneta (1962, 169–170)
Saige (1888, 136–137)
Costamagna (1965, 28)
Patetta (1894, 268–269)
Toso (1995, 154)
Costamagna (1965, 27–28)
Còveri (1995, 269–270) / Malfatto (1985, 51–52)
Costamagna (1965, 27) / Toso (1995, 157)
Varanini (1983, 468–470)
edizione utilizzata
Nomentana Tonini (1882, 154)
(Genova)
(Cremona)
Milano
(Genova)
Arta
(Genova)
(Genova)
(Genova)
(Genova)
(Verona)
LE
1
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187
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200
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183
356
W
152
Carta friulana nella raccolta delle «Diffinitiones» X.
Testamento di Citano di Ratico da Spalato.
1129
1130
Ordini ducali riguardanti il Parco Vecchio di Pavia. 1442
1127
Annotazione contabile (Testo XIX).
Aggiunte ai privilegi concessi ai veneziani.
1126
1128
Privilegi concessi ai veneziani.
1125
29.10.1442
5.4.1444
(1442) (2)
(1442) (1)
(10.1442) (2)
(10.1442) (1)
30.10.1442
Lettera del figlio di Zakmak al doge, 1442.
25.10.1442
Precetto del soldano Zakmak al prefetto di Alessandria.
Lettera di Zakmak Melech Dahir, soldano di Babilonia, a Francesco Foscari doge di Venezia.
1122
(2.10.1442)
1123
Precetto del soldano al prefetto di Alessandria riguardo a una nave derubata.
1121
1.10.1442 (2)
1124
Precetto del soldano al prefetto del Cairo riguardo alla liberazione di 12 cretesi.
1120
Precetto del soldano al prefetto di Damietta riguar- (1.10.1442) (1) do alla liberazione di due navi veneziane catturate.
1119
2.9.1442
data
Il duca di Milano Filippo Maria Visconti promette di non molestare lo Sforza ne la lega tra questi, Venezia e Firenze.
titolo
1118
no
(Spalato)
(Cividale)
(Cividale)
(Pavia)
(Alessandria)
(Alessandria)
[Il Cairo]
Il Cairo
[Il Cairo]
(Il Cairo)
Il Cairo
(Il Cairo)
Milano
LE
Praga (1927, 120–121)
Vicario (1999, 121)
Cuna/Vicario (1995, 15)
Magenta (1883, 191–193)
Thomas (1899, 357–358)
Thomas (1899, 353–357)
Thomas (1899, 365–366)
Thomas (1899, 364–365)
Thomas (1899, 362–364)
Thomas (1899, 361–362)
Thomas (1899, 360–361)
Thomas (1899, 359–360)
Magenta (1883, 193–194)
edizione utilizzata
1
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1
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1
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322
W
153
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi V.
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi VI.
Lettera di Francesco Sforza ai mercanti di Cremona.
Lettere di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi.
Pace firmata tra Mohammed e Aldobrandino Giusti, 22.2.1446 ambasciatore veneziano.
1135
1136
1137
1138
1139
1140
1141
Inventario dei beni lasciati da Giovanni e Mattea Mestro.
Memoriale di Borso d’Este ad Alfonso d’Aragona.
Lettera di Sigismondo Pandolfo Malatesta che sfida 21.2.1445 a duello Federico conte d’Urbino. 14.4.1445
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi IV.
1134
1142
13.8.1444
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi III.
1133
(26.2.1446)
5.6. / 15.7.1445 [15.7.1445]
28.5.1445
31.1.1445
(1444)
18.11.1444
Istruzioni con le quali il duca di Milano consente al 28.5.1444 governatore di Nizza di impadronirsi di Monaco.
1132
22.5.1444
data
Lettera di Filippo Maria Visconti a Giovanni Grimaldi II.
titolo
1131
no
(Pola)
Adranopoli
Milano
Osimo
Milano
Rimini
Milano
[Ferrara]
Milano
Milano
(Milano)
Milano
LE
Migliorini/Folena (1953, 59)
Thomas (1899, 366–368)
Saige (1888, 167–169)
Almansi Sabbioneta (1962, 173)
Saige (1888, 164–165)
Tonini (1882, 162–163)
Saige (1888, 155–156)
Matarrese (1988, 65–67)
Saige (1888, 152–153)
Saige (1888, 150–151)
Saige (1888, 146)
Saige (1888, 143–144)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
7
6
6
6
11
6
6
11
6
6
6
TP
113
0
299
156
301
256
264
3000
127
494
262
300
W
154
Pratiche per indurre Francesco Sforza a ricevere Pavia sotto il suo dominio.
Francesco Sforza notifica a Pavia lo stato prospero e le mosse del suo esercito.
Francesco Sforza impedisce che i milanesi tentino di far ribellare le castella del contado di Pavia.
1156
1157
1158
Nota di spese V.
1153
Nota di spese VI.
Nota di spese IV.
1152
Lettera di messer Sceva a Francesco Sforza.
Precetto.
1151
1154
Causa matrimoniale.
1150
1155
Nota di spese III.
Lettera credenziale.
Nota di spese II.
1147
1148
Pace tra i veneziani e i turchi ratificata dal sultano Murad II.
1146
1149
Nota di spese I.
Statuto del comune di Gandellino.
1144
1145
Lettera di Mohamed al bailo di Costantinopoli per la conferma dei patti.
titolo
1143
no
28.9.1447
22.9.1447
17.8. / 6.9.1447 [6.9.1447]
24.8.1447
11.5.1447
2.4.1447
6.3.1447
[1446]
(1446)
25.10.1446
3.10.1446 (2)
3.10.1446 (1)
9.1446
9.6.1446
23.3.1446
9.3.1446
data
edizione utilizzata
Grignani (1980, 56)
Grignani (1980, 57)
Grignani (1980, 56–57)
Pizzoleone
Milano
Milano
Pavia
(Cremona)
(Cremona)
(Cremona)
[Il Cairo]
(Rivalta)
Magenta (1883, 206)
Magenta (1883, 205)
Magenta (1883, 201–204)
Magenta (1883, 203)
Grignani (1980, 61–62)
Grignani (1980, 60–61)
Grignani (1980, 57–60)
Thomas (1899, 371–372)
Bollati/Manno (1878, 380–382)
Adrianopoli Thomas (1899, 370–371)
(Cremona)
(Cremona)
Adrianopoli Thomas (1899, 370)
(Gandellino) Bellini/Medolago (2000, 113–130)
(Cremona)
Adrianopoli Thomas (1899, 369)
LE
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
Es/Zs
6
6
6
11
8
8
8
7
7
7
8
8
7
12
8
7
TP
0
0
0
61
90
313
1070
0
1253
106
79
98
273
3000
147
138
W
155
Crida contro la violenza alle donne.
Inventario di ferramenti in dialetto bolognese.
Lettera del doge di Genova a Giovanni Grimaldi I.
Francesco Sforza imparte ordini per la tenuta di Bereguardo donata al Bolognino.
I dazieri di Pavia presentano allo Sforza alcune domande per regolare i dazi delle mercanzie.
Nota dei possessi e delle entrate camerali in Pavia e nel contado.
Lettere del doge di Genova a Giovanni Grimaldi.
Capitoli della compagnia dei Caravana del porto di Genova III.
Capitoli della compagnia dei Caravana del porto di Genova IV.
Testo XII.
Statuto del comune da Cazenicho.
Biglietto del doge Lodovico di Campofregoso.
Francesco Sforza affida la decisione nelle contese tra i navicellai ad Antonio Eustachio, lasciando al podestà le cause criminali.
1160
1161
1162
1163
1164
1165
1166
1167
1168
1169
1170
1171
titolo
1159
no
28.2.1449
(26.1.1449)
(sec. XV) (1446– 1450) [1448]
23.12.1448
14.9.1448
20.8.1448
20.4. / 21.6.1448 [21.6.1448]
(4.1448 ca.) [4.1448]
11.4.1448
31.3.1448
6.2.1448
23.11.1447
15.10.1447
data
Mairago
(Genova)
(Casnigo)
(Cividale)
(Genova)
(Genova)
Genova
(Pavia)
Cremona
Cremona
(Genova)
(Bologna)
Famagosta
LE
Magenta (1883, 211–212)
Toso (1995, 154)
Cattaneo/Previtali (1989, 101–107)
Cuna/Vicario (1996, 17)
Costamagna (1965, 34)
Costamagna (1965, 34)
Saige (1888, 198–200)
Magenta (1883, 209–210)
Magenta (1883, 210–211)
Magenta (1883, 208)
Saige (1888, 192–193)
Zanardelli (1911, 4–7) / Foresti/ Petrolini (1994, 392 C)
Toso (1995, 162–163) / Polonio (1966, 233–234)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
2
Es/Zs
6
11
12
8
12
12
11
8
6
6
11
6
6
TP
0
40
3000
97
54
62
431
431
541
0
323
639
310
W
156
Un famigliare di Ludovico Gonzaga lo informa dello stato di Pavia, delle gesta dello Sforza e delle dicerie che si spargono in proposito.
Lettera del soldano della Babilonia Abusaid al doge di Venezia Francesco Foscari.
Francesco Sforza vieta di molestare un fabbricatore 29.7.1449 di berrettoni in Pavia.
1174
1175
Memoriale del conte Franchino Rusca.
Elenco delle munizioni esistenti nel castello di Montebello in Bellinzona.
Elenco delle munizioni esistenti nel castello grande (31.3.1450) (2) in Bellinzona.
1178
1179
1180
Lettera di Malatesta Novello al capitolo di Rimini, 1.7.1450 colla quale questo principe raccomanda ai canonici che eleggano in vescovo il provinciale dei Frati minori.
1182
25.4.1450
I membri del consiglio segreto al duca di Milano.
1181
31.3.1450 (1)
(ante 27.3.1450) [25.3.1450]
(1449)
Calmiere per il pesce.
1177
7.8.1449
Lettera di Sigismondo Pandolfo Malatesta diretta (probabilmente) a Giovanni de’Medici rispetto ad un pittore, a cui voleva far dipingere alcune Cappelle.
1176
22.5.1449
29.4.1449
Discorso contro il lusso delle vesti.
7.3.1449
data
1172
titolo
1173
no
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 16)
Metzeltin (1994, 340)
Tonini (1882, 173)
Magenta (1883, 213)
Thomas (1899, 373–378)
Magenta (1883, 212–213)
Migliorini/Folena (1953, 62–64)
edizione utilizzata
Cesena
Milano
Tonini (1882, 175–176)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 29)
(Bellinzona) Moroni Stampa/Chiesi (1993, 22)
(Bellinzona) Moroni Stampa/Chiesi (1993, 21)
(Locarno?)
(Fiume)
(avanti Cremona)
Milano
Il Cairo
Pavia
Genova
LE
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
8
8
6
12
11
6
6
6
6
TP
265
147
161
118
236
93
144
0
0
479
579
W
157
Il duca di Milano ad Antonio Besana commissario di Bellinzona.
Mandato.
Il duca di Milano al capitano di Val Lugano III.
1197
1198
1199
6.11.1450
5.11.1450
31.10.1450
20.10.1450 (2)
Il duca di Milano al referendario di Como.
1196
16.10.1450
Il duca di Milano a Giovanni Angelelli IV.
1.10.1450 (2)
Il duca di Milano ad Antonio Besana commissario e 20.10.1450 (1) podestà di Bellinzona.
Il duca di Milano a fra Giovanni da Bellinzona provinciale degli Agostiniani.
1193
1.10.1450 (1)
1195
Il duca di Milano a Giacomo Scrovegni e Giovanni Dugnani podestà e referendario di Novara.
1192
28.9.1450
23.9.1450
21.9.1450
19.9.1450
17.9.1450
15.9.1450
10.9.1450
29.8.1450
11.8.1450
data
1194
Il duca di Milano a Giovanni Angelelli II.
Il duca di Milano a Giovanni Angelelli III.
Il duca di Milano a Giovanni Angelelli I.
1189
1191
Il duca di Milano al conte Franchino Rusca III.
1188
1190
Il duca di Milano al capitano di Val Lugano II.
Il duca di Milano al conte Franchino Rusca II.
Il duca di Milano al conte Franchino Rusca I.
1185
1187
Il duca di Milano ai maestri delle entrate.
1186
Il duca di Milano al capitano di Val Lugano I.
1183
titolo
1184
no
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Lodi
Lodi
LE
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 58)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 57–58)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 56)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 55–56)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 55)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 54–55)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 54)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 53)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 52)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 51–52)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 50)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 49)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 48)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 47)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 46–47)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 45)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 42)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
TP
167
202
63
118
98
125
85
86
101
144
86
58
122
92
86
79
89
W
158
Inventario-elenco (Testo XXII).
Testo XIV.
Testamento di Giacomo de Venustis (Testo XV).
1210
1211
1212
Proposizione del 1450.
1206
Annotazione contabile (Testo XXI).
Lettera del doge Pietro Fregoso a Pomellina Grimaldi sull’arresto di Giovanni Grimaldi a Roma.
1205
1209
Il duca di Milano a Francesco, Americo e Bernabò Sanseverino.
1204
Testo XIII.
Il duca di Milano al capitano di Val Lugano IV.
1203
Consigli di un cittadino pavese a Francesco Sforza per la saggia amministrazione dello stato.
Il duca di Milano a Americo e Bernabò Sanseverino.
1202
1207
Francesco Sforza fa imprigionare nel castello di Pavia la famiglia di Innocenzo Cotta.
1201
1208
Lettera di Luigi da Romano al fratello Giacomo, prevosto di Sant’Antonino I.
titolo
1200
no
(1450 ca.) [1450] (5)
(1450 ca.) [1450] (4)
(1450 ca.) [1450] (3)
(1450 ca.) [1450] (2)
(1450 ca.) [1450]
(1450) (1)
(1450)
20.12.1450
18.12.1450
Cuna/Vicario (1996, 18)
Cuna/Vicario (1996, 17)
(Cividale) (Cividale)
Cuna/Vicario (1995, 16)
Cuna/Vicario (1995, 16)
Magenta (1883, 214–219)
Cuna/Vicario (1996, 17)
Toso (1995, 154) / Rognoni (1988–89)
Saige (1888, 217)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 61)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 60)
Moroni Stampa/Chiesi (1993, 60)
Magenta (1883, 224–225)
Zancani (1997b, 372)
edizione utilizzata
(Cividale)
(Cividale)
[Pavia]
(Cividale)
Genova
(Genova)
Lodi
Lodi
Lodi
16.12.1450 (1) 16.12.1450 (2)
Milano
(Milano)
LE
11.12.1450
(30.11.1450)
data
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
7
6
6
6
6
6
6
11
6
6
6
6
11
TP
337
67
29
158
3000
72
63
377
118
209
125
0
89
W
159
Lettera del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimal- 12.2.1451 di sull’importanza di Monaco. 12.5.1451
Bernabò da Carcano al duca di Milano.
Lettera del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi I.
1217
1218
1219
(sec. XV) [1450]
1224
1225
1226
Il capitano notifica il numero delle bestie che erano 14.8.1451 nel parco di Pavia. 15.8.1451
Lettera del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi II.
1223
Lettera di Giovanni Grimaldi a Luigi delfino.
Istruzioni per il castellano di Bellinzona.
Quaderno di Adamo cerdone.
1222
16.5.1451
1.9.1451
6.7.1451
(1450–12.1451) [30.6.1451]
25.5.1451
Cappelli di paglia per il duca Francesco Sforza I.
Cappelli di paglia per il duca Francesco Sforza II.
Statuti della confraternita dei Servi di Dio e di Maria nel Duomo (D1)
1214
(post 1420, ante 1453) [1450]
data
1216
Statuti di Centovalli.
titolo
1213
no
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
11
6
5
10
12
12
TP
430
308
0
0
2000
0
0
0
116
558
0
67
0
3000
W
160
Pace con il soldano Mohammed II.
Lettera di Esterolo Visconti a Francesco Sforza.
Rotolo della fradaglia dei battuti di Tricesimo.
Lettera di Luigi da Romano al fratello Giacomo, prevosto di Sant’Antonino II.
Bianca Maria Sforza avvisa il marito d’aver spedito a Ferrara un famigliare per acquistare un drappo.
Il duca di Milano fa provvedere perché il marchese di Cotrone non fugga dal castello di Pavia.
Il duca di Milano impone una taglia di 1190 ducati d’oro al clero pavese, eccettuando il vescovo e la certosa.
I castellani di Pavia notificano al duca la fuga del marchese di Cotrone.
Lettera del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi II.
Lettera del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi III.
Lettera di Luigi da Romano al fratello Giacomo, prevosto di Sant’Antonino III.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 18–23.
1227
1229
1230
1231
1232
1233
1234
1235
1236
1237
1238
titolo
1228
no
10.9.1452
(17.7.1452)
23.6.(1452)
9.4.1452
13.3.1452
21.2.1452
4.2.1452
21.1.1452
(17.1.1452)
7.1450–1453 [31.12.1451]
19.12.1451
10.9.1451
data
edizione utilizzata
(Genova)
(Trignano)
(Genova)
(Genova)
Pavia
Milano
Milano
Pavia
(Milano)
Tricesimo
Crenna
Da Langasco/Rotondi (1957, 95–96)
Zancani (1997b, 372–373)
Saige (1888, 229–230)
Saige (1888, 228)
Magenta (1883, 228)
Magenta (1883, 227)
Magenta (1883, 226–227)
Magenta (1883, 226)
Zancani (1997b, 372)
Costantini (1978, 35–61)
Marinoni (1983, 182–183)
Adrianopoli Thomas (1899, 382–384)
LE
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
12
11
6
6
6
7
6
11
11
6
11
7
TP
407
112
0
0
0
0
0
0
58
0
0
1271
W
161
Lettera del duca Francesco Sforza a Colella di Napoli.
Elenco dei mercanti di cavalli diretti in Italia.
Dagli atti di Giorgio q. Sign. Giacomo di Maniago, notaio in Valvasone.
Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser Antonio di Zuane al suo compare Andrea di Marco I.
Agnese Visconti prega Bianca Maria Sforza perché si elegga Simone Trovamala a leggere l’orazione pel nuovo rettore dell’università.
Promessa del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi di nominarlo capitano della prima flotta armata della Repubblica.
Un cittadino pavese notifica al duca di Milano i gravi disordini che avvengono in città.
La duchessa riferisce al duca di Milano i prepara- 19.9.1453 tivi fatti per accogliere il re Renato, e narra il di lui arrivo nel castello di Pavia.
1242
1243
1244
1245
1246
1247
1248
1249
22.8.1453
17.8.1453
5.7.1453
25.6.1453
18.6.1453
2.4.1453
10.1.1453
Pavia
Pavia
Genova
Pavia
(Spalato)
Valvasone
Bellinzona
Milano
Magenta (1883, 232–233)
Magenta (1883, 230–232)
Saige (1888, 231–232)
Magenta (1883, 230)
Praga (1927, 122–123)
Joppi (1878, 217)
Chiesi (1991, 236–237)
Giulini (1914, 335–336)
Magenta (1883, 229)
Pavia
8.10.1452
Il castellano ragguaglia il duca d’alcune armi che sono nel castello di Pavia.
1241
Corgnali (1940, 197–200)
edizione utilizzata
Castris apud Magenta (1883, 228–229) Zenum
Udine
LE
26.9.1452
Il duca di Milano ordina maggior rigore coi detenuti nel castello di Pavia.
1240
17.9.1452
data
Statuto della confraternita di San Girolamo degli Schiavoni.
titolo
1239
no
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
Es/Zs
11
6
6
11
11
6
6
6
6
6
12
TP
0
0
114
0
598
142
100
175
0
0
1339
W
162
Mariegola della chiesa del Corpo di Cristo.
Consulta e deliberazione degli otto protettori dell’officio.
Commissione ai protettori.
Patti e convenzioni con Isaymbek.
Lettere del doge Pietro Fregoso a Giovanni Grimaldi.
Lettera di Giovanni da Pontremoli a Iacopo da Monleone in partenza per Bona e Tunisi.
Lettera di Giovanni da Pontremoli a Bartolomeo Mirono, in partenza per Bona e Tunisi.
Lettera del doge Pietro Fregoso a Pomellina sulla morte di Giovanni Grimaldi.
Inventario dei beni della defunta Mira di Antonio calzolaio.
Lettere del doge Pietro Fregoso a Pomellina e a Catalano Grimaldi.
Istruzioni per i commissari Simone Grillo e Marco Cassina.
1252
1253
1254
1255
1256
1257
1258
1259
1260
1261
1262
20.8.1454 (1)
14.5. / 29.6.1454 [29.6.1454]
13.5.1454
12.5.1454
11.5.(1454)
10.5.1454
18.1. / 29.3.1454 [29.3.1454]
12.2.1454
16.11.1453
12.11.1453
(22.10.1453)
Lettera del doge Pietro Fregoso a Pomellina moglie 30.9.1453 di Giovanni Grimaldi.
1251
21.9.1453
data
Bianca Maria Sforza narra al marito le onorevoli accoglienze fatte nel castello di Pavia al re Renato.
titolo
1250
no
(Genova)
Genova
(Spalato)
Genova
(Genova)
(Genova)
Genova
Conio
(Genova)
Genova
(Sebenico)
Genova
Pavia
LE
Vigna (1868, 94–95)
Saige (1888, 244–248)
Praga (1927, 121–122)
Saige (1888, 243–244)
Gioffrè (1982, 21–22)
Gioffrè (1982, 19–21)
Saige (1888, 233–235)
Thomas (1899, 385–387)
Vigna (1868, 45)
Vigna (1868, 24–25)
Migliorini/Folena (1953, 70–71)
Saige (1888, 232) / Toso (1995, 154)
Magenta (1883, 236)
edizione utilizzata
1
1
2
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Es/Zs
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309
75
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W
163
Lettera di Giovanni di maestro Aloigio a Sigismondo Pandolfo Maltesta relativa al Tempio Malatestiano.
Libro dei battuti di San Defendente di Lodi.
Contratto e condizioni d’arruolamento di Jacopo di Capua.
Insubordinazione di Cosimo Lavaggi punita dai protettori.
Nuova aggiunta di provvigioni per la nave Voltaggia.
Notifica ai consoli di Caffa.
1267
1268
1269
1270
1271
1272
1273
1274
Dichiarazione.
Avviso al console di Caffa.
1266
1275
I prorettori incoraggiano e comandano seriamente ai due commissari di recarsi con tutto il rischio a Caffa.
Nel castello di Pavia si fanno pronti apparecchi per 5.11.1454 la venuta del duca con ambasciatori. 21.12.1454
Luciano Spinola è mandato dai prorettori ambasciatore al Turco.
1265
20.8.1454 (2)
15.2.(1455)
14.2.(1455) (2)
14.2.(1455) (1)
12.2.(1455)
(3.2.1455)
(sec. XV) [1454]
23.10.1454 (4)
23.10.1454 (3)
23.10.1454 (2)
23.10.1454 (1)
Lettera al console di Caffa.
Istruzioni date a quattro nobili genovesi residenti a Scio.
data
1263
titolo
1264
no
(Genova)
(Genova)
(Genova)
(Genova)
(Genova)
(Lodi)
Rimini
Pavia
(Genova)
(Genova)
Genova
(Genova)
(Genova)
LE
Vigna (1868, 290)
Vigna (1868, 289–290)
Vigna (1868, 289)
Vigna (1868, 288)
Vigna (1868, 283–284)
Agnelli (1902, 1–12)
Tonini (1882, 205–206)
Magenta (1883, 237–238)
Vigna (1868, 123–124)
Vigna (1868, 122–123)
Vigna (1868, 121–122)
Vigna (1868, 118–121)
Vigna (1868, 97)
edizione utilizzata
1
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W
164
Richiesta degli armeni stabiliti a Caffa.
Narrazione di viaggio delle due navi Voltaggia e Leona da Genova a Caffa.
Richiesta di Giovanni Piccinino.
Domanda di ebrei di potersi stabilire a Bellinzona.
Risposta alla domanda di ebrei di potersi stabilire a Bellinzona.
1286
1287
1288
1289
Il duca di Milano fa apparecchiare il passaggio del Po pel duca di Calabria.
1282
1285
Supplica degli ebrei dimoranti a Caffa.
1281
Nota di spese VIII.
Nota di spese VII.
1280
Notifica di Giovanni Piccinino ai protettori di San Giorgio.
Il duca di Milano ordina di alloggiare nel castello di Pavia Beatrice, sposa di Tristano, col suo seguito.
1279
1283
Il duca di Milano chiede ad alcuni cittadini pavesi informazioni sopra un’ospedale di Firenze per norma di uno che vuol fondare in Milano.
1278
1284
Notifica.
Notifica al console e abitanti di Samastro.
1276
titolo
1277
no
16.9.1455
6.9.1455
6.9.1455
8.8.1455
6.8.1455 (2)
6.8.1455 (1)
19.7.1455
17.7.1455
29.6.1455
3.5.1455
5.4.1455
29.3.1455
14.3.(1455)
13.3.1455
data
Milano
Bellinzona
Caffa
Caffa
Caffa
Caffa
(Cremona)
Milano
Caffa
(Cremona)
Milano
Milano
(Genova)
Genova
LE
BSSI 1 (1879, 290)
Chiesi (1991, 241)
Vigna (1868, 369–370)
Vigna (1868, 337–338)
Vigna (1868, 351–352)
Vigna (1868, 310–311)
Grignani (1980, 62–63)
Magenta (1883, 242)
Vigna (1868, 319–320)
Grignani (1980, 62)
Magenta (1883, 241–242)
Magenta (1883, 241)
Vigna (1868, 296–297)
Vigna (1868, 296
edizione utilizzata
1
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W
165
Testo XVI.
Stefano Castagna a Cico Simonetta.
Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser Antonio di Zuane al suo compare Andrea di Marco II.
Raccomandazione di un corriere a Antonio Sati.
Il duca di Milano al vicario di Val Blenio.
Lettera di Antonio di Lecco ad Angelo da Rieti uditore ducale.
Lettera di annuncio al console e al popolo di Samastro.
Istruzioni a Francesco Lomellini, console di Cembalo.
Istruzioni a Tommaso Senarega commissario sopra le due navi spedite a Caffa.
1294
1295
1296
1297
1298
1299
1300
1301
1302
Nuovi ordini e istruzioni date a Tommaso Senarega in procinto di partire colle due navi per Caffa.
Estratti dal ‘Compendio dei gesti del magnifico [Attendolo] Sforza’ di Antonio Minuti.
1303
Lettera commerciale di Giovanni da Pontremoli.
1292
1293
(Genova)
Genova
Milano
LE
27.3.1456
23.[?] 3.(1456) [23.3.1456] (2)
(23.3.1456) (1)
22.3.1456
16.3.1456
15.3.1456
6.3.1456
20.1.1456
20.1.1456
Vigna (1868, 600–601)
Vigna (1868, 592–597)
(Genova) (Genova)
Vigna (1868, 597–598)
Vigna (1868, 590)
Moroni Stampa/Chiesi (1994, 21)
Moroni Stampa/Chiesi (1994, 20)
Vigna (1868, 551–552)
Praga (1927, 123–124)
Moroni Stampa/Chiesi (1994, 3–4)
Cuna/Vicario (1996, 18–19)
Zancani (1997b, 373–376)
Gioffrè (1982, 76) / Toso (1995, 158)
Saige (1888, 258–263)
Magenta (1883, 242–243)
edizione utilizzata
(Genova)
(Genova)
Osteno
Milano
(Genova)
(Spalato)
Lugano
(1447–1463) [1455] (Cividale)
(1451–1455) [1455] (Milano)
17.12.(1455)
Lettere del doge Pietro Fregoso a Catalano Grimal- 28.1. / 16.12.1455 [16.12.1455] di e a sua madre Pomellina Fregoso I.
1291
22.11.1455
data
Il duca di Milano impone al podestà di Pavia di procedere contro gli autori dei disordini notturni.
titolo
1290
no
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
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100
551
164
0
0
W
166
Descrizione di Bellinzona.
1316
Lettere del doge Pietro Fregoso a Catalano Grimal- 21.1. / 29.12.1456 [29.12.1456] di e a sua madre Pomellina Fregoso II.
1313
Il consiglio generale dei partecipi alle compere di San Giorgio decide di permettere l’elezione di quattro commissarii aggiunti all’ufficio dell’anno corrente.
Si informa la duchessa delle stanze disponibili nel castello di Pavia.
1312
1315
Il duca di Milano a Tommaso da Rieti e ai maestri delle entrate.
1311
Consiglio sui movimenti dell’armata del re Alfonso di Napoli.
Gaspare de Barco a Giovanni Molo.
1310
1314
Cristoforo Tatti vicario di Val Blenio alla duchessa di Milano.
1309
2.6.1456
29.1.1457
(10.1.1457)
(1456)
1.11.1456
5.9.1456
4.9.1456
23.8.1456
13.8.1456
Banda Pusterla al duca di Milano.
25.5.1456
Lettera in volgare di Giacomo Traversagni ad una vedova che chiedeva di essere indirizzata sulla strada della vita cristiana.
Il duca di Milano al podestà e commissario di Bellinzona.
Istruzioni a frate Vannino da Voghera.
Il duca di Milano invia al figlio i capitoli per la giostra di Pavia, perché li abbia ad esaminare.
Agnese Visconti vieta di molestare Domenico della Cella avente una casetta appoggiata al Parco.
Dazio al passo del Tonale, 1460–1461.
1350
1351
1352
1353
1354
Il conte Franchino Rusca al segretario ducale Giovanni Simonetta.
Il duca di Milano fa cessare un commissario di re Ferdinando dai tentativi di far defezionare l’esercito del marchese di Monferrato.
1349
1355
Il duca di Milano ordina di ricevere nel castello di Pavia gli oratori di re Ferdinando.
1348
29.11.1460
6.8.–15.11.1460 [30.9.1460]
27.8.1460
9.8.1460
(5.8.1460)
10.7.1460
14.4.1460 (2)
14.4.1460 (1)
Consulto tenuto dal governatore regio e gli anziani. (26.1.1460)
1347
(1459)
Istruzioni al governatore di Corsica II.
1346
6.11.1459
Lettera di Francesco Filelfo al duca di Milano.
Riforme introdotte nell’amministrazione interna del (10.12.1459) Banco di San Giorgio.
1344
1345
data
Lettera di Sigismondo al suo cancelliere Sagramoro 1.11.1459 intorno a varie cose.
titolo
1343
no
Locarno
(Tonale)
[Milano]
Milano
(Genova)
Milano
Milano
Milano
(Genova)
(Genova)
(Genova)
Milano
Rimini
LE
Moroni Stampa/Chiesi (1994, 379)
Stenico (1979, 20–33)
Magenta (1883, 248)
Magenta (1883, 247)
Vigna (1869a, 79–80)
Moroni Stampa/Chiesi (1994, 353–354)
Magenta (1883, 246)
Magenta (1883, 245–246)
Vigna (1869a, 35–37)
Toso (1995, 154) / Petracco Sicardi (1989, 23)
Vigna (1868, 963–965)
Motta (1887b, 180–181)
Tonini (1882, 217–219)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
1
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Es/Zs
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232
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313
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0
900
W
170
La comunità di Val Blenio al duca di Milano.
Il duca di Milano a Sante Bentivoglio di Bologna.
Discorso per la riparazione del molo.
Rissa tra i conestabili e i famigliari del comissario di Bellinzona.
Giacomo de Pegiis commissario di Bellinzona al conte Franchino Rusca.
(3.1462) Spese dei camerari del duomo di Spilimbergo per «comprar azuro», oro e cera «da colorar l’armaro» dell’ancona del Corpo di Cristo, intagliata da Bartolomeo Dall’Occhio e dorata da «maistro Zuan depentor». 1.4.1462
Lettera di Francesco Sforza ai fiorentini, ragguagliandoli come per lui si cerchi far dissuadere il re di Napoli dal mandare il Piccinino contro Sigismondo Malatesta.
1359
1360
1361
1362
1363
1364
1365
1366
Il duca di Milano al podestà di Bellinzona.
25.6.1461
Lettera di Giacomo da Rimini a Sigismondo.
20.3.1462
7.1.1462
(1461)
18.11.1461
28.10.1461
16.9.1461
15.7.1461
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 24–29.
1357
1358
data
Istruzioni di Lamberto Grimaldi a Giovanni Andrea 13.6.1461 Grimaldi.
Il duca di Milano, per timore di peste, non riceve in 11.11.1463 Pavia il re di Cipro.
1372
31.7.1463
3.2.1464 (1) Ordini e istruzioni dei protettori agli ufficiali supremi di Caffa circa l’amministrazione e governo della colonia. 3.2.1464 (2)
1377
1378
Rimprovero ai borghesi di Caffa.
Ai sindicatori di Caffa.
Pareri e consiglio di Pietro Sinistrato.
1376
1379
Relazione di Carlo Cicala, Andrea Sinistrato e Egidio Carmadino.
1375
3.2.1464 (3)
(12.1463) (2)
(12.1463) (1)
(1463)
Quaderno delle spese fatte per la chiesa di Santa Elena di Montenars presso Gemona.
1374
8.12.1463
Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser Antonio di Zuane al suo compare Niccolò di Marco I.
1373
1.8.1463
Dai quaderni dei battuti di Cividale VIII.
25.7.1463
Il duca di Milano fa riparare la darsena di Pavia.
Il duca di Milano vieta l’incetta del grano e delle farine in Pavia.
1369
18.1.1463
1370
Pavia ringrazia il figlio del duca di Milano per l’affetto che le porta e si offre pronta ad obbedire ogni suo cenno.
1368
16.9.1462
data
1371
Lettera del pittore Marco Zoppo alla marchesa Barbara Gonzaga.
titolo
1367
no
Genova
Genova
Genova
(Genova)
(Genova)
Montenars
(Spalato)
Milano
Milano
(Cividale)
Milano
Pavia
(Bologna)
LE
Vigna (1869a, 289–290)
Vigna (1869a, 288)
Vigna (1869a, 282–287)
Vigna (1869a, 240–242)
Vigna (1869a, 238–240)
Joppi (1878, 217–218)
Praga (1927, 124) / Migliorini/Folena (1953, 84)
Magenta (1883, 250–251)
Magenta (1883, 249–250)
Joppi (1878, 219)
Magenta (1883, 249)
Magenta (1883, 248–249)
Migliorini/Folena (1953, 82–83)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
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1
1
1
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1
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0
0
0
514
163
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0
33
0
0
244
W
172
La duchessa dà relazione al marito d’una partita di 2.10.1464 caccia nel Parco.
1387
Lettera di Lamberto Grimaldi a Francesco Sforza I. 25.10.1464 25.10.1464
Lettera di Francesco Sforza a Corrado di Foliano II.
Ludovico Maria Sforza invia al padre un cervo preso nel Parco.
Lettera di Francesco Sforza a Lamberto Grimaldi.
Ordini per il governo del castello di Pavia I.
1390
1391
1392
1393
1394
1.2.1465
20.1.1465
19.11.1464
Lettera di Francesco Sforza a Corrado di Foliano I. 24.10.1464
1389
27.7. / 11.10.1464 [11.10.1464]
Lettere di Lamberto Grimaldi a Francesco Sforza II.
1388
14.9.1464
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 30–31.
1386
28.6.1464
Lettera di Francesco Sforza agli ufficiali di Ventimiglia.
1385
24.5.1464
Annuncio del nuovo dominio del duca di Milano.
Lettere di Lamberto Grimaldi a Francesco Sforza I. 23.4. / 24.5.1464 [24.5.1464]
1383
1384
(4.5.1464)
Rifiuto di proposta.
Lettera di Francesco Sforza a Lamberto Grimaldi I. 3.3.1464
1382
Rimprovero al governatore di Caffa.
7.2.1464
data
1381
titolo
1380
no
Milano
Milano
Pavia
Milano
Monaco
Milano
Monaco
Pavia
(Genova)
Milano
Genova
Genova
(Genova)
Milano
Genova
LE
Magenta (1883, 253–255)
Saige (1888, 340–341)
Magenta (1883, 252)
Saige (1888, 337)
Saige (1888, 335–337)
Saige (1888, 334–335)
Saige (1888, 333–334)
Magenta (1883, 251)
Da Langasco/Rotondi (1957, 98)
Saige (1888, 332)
Saige (1888, 328–330)
Vigna (1869a, 298–299)
Vigna (1869a, 294–296)
Saige (1888, 326–327)
Vigna (1869a, 291–292)
edizione utilizzata
1
1
1
1
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W
173
Lettera di Francesco Sforza a Corrado de Foliano e 19.3.1465 Antonio Guidobono. 27.3.1465
Trattato concluso fra la Repubblica di Genova e il re di Tunisi Abu-Omar-Othman per opera dell’ambasciatore Antonio Grimaldi.
Il duca di Milano al podestà di Como.
Il duca di Milano al conte Franchino Rusca.
Ordinazioni dei protettori al console e ai massari di Caffa per il retto governo ed incremento della colonia.
Avviso di commissione agli ambasciatori caffesi presso la corte del sultano.
Lettera di Francesco Sforza a Lamberto Grimaldi II.
Aggiunte agli statuti dell’università e paratico dell’arte del pignolato bombace e panno di lino.
Approvazione ducale degli statuti dell’università e paratico dell’arte del pignolato bombace e panno di lino.
1397
1398
1399
1400
1401
1402
1403
1404
1405
4.7.1465
22.6.1465
12.6.1465
21.5.1465
15.5.1465
28.3.1465
(15.)3.1465
9.3.1465
Lettera della famiglia Grimaldi a Francesco Sforza perché Lamberto Grimaldi possa conservare il governo di Ventimiglia.
1396
6.2.1465
data
Lettera di Lamberto Grimaldi a Francesco Sforza II.
titolo
1395
no
Milano
Cremona
Milano
Genova
Genova
Milano
Milano
Milano
(Tunisi)
Genova
Monaco
LE
Almansi Sabbioneta (1970, 213–214)
Almansi Sabbioneta (1970, 205–213)
Saige (1888, 348–349)
Vigna (1869a, 341–342)
Vigna (1869a, 335–338)
Moroni Stampa/Chiesi (1995, 407–408)
Moroni Stampa/Chiesi (1995, 407)
Saige (1888, 345–346)
Marengo (1901, 166–176)
Saige (1888, 344–345)
Saige (1888, 341–343)
edizione utilizzata
1
2
1
1
1
1
2
1
1
1
1
Es/Zs
7
7
6
6
7
6
6
6
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6
11
TP
0
2314
268
246
0
181
218
415
0
0
424
W
174
119
Nuovi ordini ed istruzioni dei protettori pel giusto e 27.7.1465 fedele governo di Caffa.
Il duca di Milano al podestà Giovanni Vergiate e alla comunità di Valtravaglia.
Istruzioni al podestà e al procuratore di Bellinzona riguardo a un frate benedittino molestato in quella città.
Lettera di Lamberto Grimaldi a Francesco Sforza III.
Nomina di una commissione per studiare la riforma (4.12.1465) dell’elezione degli ufficiali di Caffa.
1411
1412
1413
1414
Statuti della fradaglia dei battuti di Premariaco.
Cf. Corgnali (1937, 23 n. 2).
1417
(Padova)
Modena
(Genova)
Monaco
Milano
Milano
Genova
Monaco
Genova
Milano
Milano
LE
(sec. XV) [1465]119 Premariaco
Statuti della confraternita di San Giovanni Evange- (post 1425, ante 1465) [1465] lista della Morte del sec. XV (G).
1416
1465
Iscrizione.
1415
5.10.1465
30.9.1465
11.9.1465
25.8.1465
Lettera di Boruel Grimaldi a Francesco Sforza.
1410
3.8.1465
Lettera di Lamberto Grimaldi a Luca e Boruel Grimaldi.
1409
23.7.1465
Il duca di Milano al podestà di Milano.
1407
1408
22.7.(1465)
data
Il duca di Milano a Stefano de Onate.
titolo
1406
no
Corgnali (1937b, 25–30)
De Sandre Gasparini (1974, 177–192)
Bertoni (1905a, 76)
Vigna (1869a, 360)
Saige (1888, 356–358)
Motta (1880b, 123)
Moroni Stampa/Chiesi (1995, 465–466)
Saige (1888, 352–353)
Saige (1888, 349–350)
Vigna (1869a, 345–347)
Moroni Stampa/Chiesi (1995, 454)
Moroni Stampa/Chiesi (1995, 453–454)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
2
2
Es/Zs
12
12
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TP
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40
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236
0
298
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247
710
W
175
Lettera di condoglianza dei cittadini di Bellinzona a Bianca Maria Sforza di Milano.
Lettera di condoglianza del conte Francesco Rusca a Bianca Maria Sforza di Milano.
Lettera di Lamberto Grimaldi a Maria Bianca Visconti.
Lettera di Bianca Maria Visconti e Galeazzo Sforza 12.5.1466 al duca di Savoia.
Lettera di Bianca Maria Visconti e Galeazzo Sforza 7.6.1466 a Giovanni avvocato I.
Lettera accompagnatoria del nuovo console Gentile 3.7.1466 Camilla avviato a Caffa. 5.7.1466
La duchessa, annunciando ai pavesi la morte di Francesco Sforza, raccomanda ad essi di rimanere fedeli.
Lettera della famiglia Grimaldi a Bianca Maria Visconti e a Galeazzo Sforza per protestare contro le azioni del duca di Savoia.
Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser An- 6.7.1466 tonio di Zuane al suo compare Niccolò di Marco II.
1420
1421
1422
1423
1424
1425
1426
1427
1428
21.3.1466
13.3.1466
12.3.1466
11.3.1466
5.3.1466
Lettera di Francesco Sforza a Onorato conte di Tenda.
1419
4.3.1466
data
I protettori concedono l’immunità di anni 15 al greco Teodosio Mur.
titolo
1418
no
(Spalato)
Genova
Genova
Milano
Milano
Monaco
Locarno
Bellinzona
Milano
Milano
Genova
LE
Praga (1927, 124–125)
Saige (1888, 384–385)
Vigna (1869a, 431–432)
Saige (1888, 383)
Saige (1888, 379–381)
Saige (1888, 377–379)
Motta (1887a, 10–11)
Motta (1887a, 8–9)
Magenta (1883, 259)
Saige (1888, 371–372)
Vigna (1869a, 407–408)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
1
1
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Es/Zs
11
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TP
176
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166
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W
176
Statuto di Valle d’Istria.
Lettera di Battista Spinola a Maria Bianca Visconti per opporre la candidatura di Cattaneo Spinola al vescovato a Ventimiglia a quella di Giovanni Andrea Grimaldi.
Incoraggiamento agli ufficiali e i magistrati tutti di Caffa al ben operare a salute e prosperità della colonia.
Lettera di Galeazzo Sforza a Sagramoro Visconti.
Ordini per il governo del castello di Pavia II.
Lettera di Galeazzo Sforza a Lamberto Grimaldi.
1435
1436
1437
1438
1439
9.10.1467
26.9.1467
(14.9.1467)
16.6.1467
26.5.1467
(23.3.1467)
Lettera di Bianca Maria Visconti e Galeazzo Sforza 1.9.1466 a Sagramoro Visconti.
1433
1434
Lettera di Bianca Maria Visconti e Galeazzo Sforza 7.8.1466 a Giovanni avvocato II.
1432
23.7.1466
Lettera di Lamberto Grimaldi a Maria Bianca Visconti e Galeazzo Sforza.
1431
8.7.1466 Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser Antonio di Zuane al suo compare Niccolò di Marco IV.
1430
data
7.7.1466 Lettera privata scritta dal nobile spalatino ser Antonio di Zuane al suo compare Niccolò di Marco III.
titolo
1429
no
Milano
Pavia
(Milano)
Genova
Genova
(Valle d’Istria)
Milano
Milano
Monaco
(Spalato)
(Spalato)
LE
Saige (1888, 407–408)
Magenta (1883, 263–266)
Saige (1888, 405)
Vigna (1869a, 497–498)
Saige (1888, 399–400)
Muciaccia (1976–77, 64–71)
Saige (1888, 386–387)
Saige (1888, 385–386)
Saige (1888, 389–391)
Praga (1927, 125–126)
Praga (1927, 125)
edizione utilizzata
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
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TP
178
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224
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298
3000
170
292
632
154
171
W
177
Carnevale e quaresima condannati il martedì grasso a Canneto.
Tristano Sforza descrive Bona al fratello Galeazzo e gli accenna le vicende delle pratiche pel matrimonio.
Si informa il duca Galeazzo Maria Sforza delle op- 8.4.1468 (1) posizioni che incontra in Francia il suo matrimonio con Bona di Savoia. 8.4.1468 (2)
Lettera di Giovanni Bianco da Roma a Galeazzo Maria Sforza.
1444
1445
1446
1447
1448
1449
Difficoltà ecclesiastiche per le nozze di Bona e splendidi apparecchi per il solenne ingresso di Luigi XI in Amboise.
(1.1468 ca.) Memoriale per gli atti necessari a compilarsi pel matrimonio di Galeazzo Sforza con Bona di Savoia, [1.1468] con aggiunta di capitoli. (28.2.1468)
Lode per il borghese Lodisio Gaspe.
1443
11.1.1468
23.3.1468
1.3.1468
29.1.1468
20.1.1468
Statuti di Tavodo.
Cacce e feste nel castello di Pavia.
1441
(1467)
data
1442
Lapide sotto la statua di Francesco Vivaldi in San Giorgio.
Si notificano al duca Galeazzo Maria Sforza i preparativi in Genova per ricevere Bona di Savoia e le opposizioni che incontransi.
Istanza di Niccolò Rosso.
Lettera di Benedetto Reguardato al duca di Milano sulla malattia della duchessa Bianca sua madre.
Incidenti che ritardano la partenza di Bona; accordi di Gian Galeazzo col Papa non accetti in Francia; promesse del duca; richiesta del seguito che accompagnarà la sposa.
Si avvisa il duca Galeazzo Maria Sforza dei preparativi che si fanno a Genova per mandare una nave a prendere la sposa e per farle accoglienze nel di lei passaggio; opposizioni che si incontrano.
Corredo apprestato dal duca alla propria sposa Bona di Savoia.
Il duca di Milano invita alle feste di sue nozze Roberto di Sanseverino.
1452
1453
1454
1455
1456
1457
1458
3.6.1468
(5.1468 ca.) [5.1468]
30.5.1468
27.5.1468
24.5.1468
(21.5.1468)
28.4.1468 (1) Il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza approva alcune clausole introdotte nel contratto di matrimonio con Bona dal re di Francia.
1451
data
9.4.1468 Si notificano al duca Galeazzo Maria Sforza le disposizioni del re di Francia e gli intrighi degli avversari per impedire il suo matrimonio con Bona; lo si sollecita alla pronta spedizione degli atti necessari.
titolo
1450
no
Magenta (1883, 290)
Magenta (1883, 284–285)
(Milano) Pavia
Magenta (1883, 287–289)
Magenta (1883, 285–286)
Pasolini (1893, 16)
Migliorini/Folena (1953, 93–94)
Magenta (1883, 282–284)
Magenta (1883, 280–282)
Magenta (1883, 277–279)
edizione utilizzata
Genova
Pavia
Cremona
(Venezia)
Genova
Badia
Tours
LE
1
1
1
1
1
1
1
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11
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273
341
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W
179
Si avvisa il duca Galeazzo Maria Sforza dell’invio di un dono da parte dei fiorentini.
Il duca di Milano autorizza il versamento di duemi- 10.6.1468 la ducati d’oro per spese occorse nell’abbigliamento preparato per la sposa. 11.6.1468
Si avvisa il duca Galeazzo Maria Sforza della partenza della nave da Genova.
Si avvisa il duca dei denari riscossi a Genova per le spese delle feste nuziali, dei timori di peste e di certe controversie tra genovesi e fiorentini.
Il duca di Milano fa ringraziare re Ferdinando per due navi inviate a Genova pel corteggio di Bona.
Il duca di Milano ordina il pagamento di alcune perle comperate per la sposa.
A Genova si apprestano gli alloggi per i cavalli della comitiva di Bona.
Si avvisa il duca d’alcuni casi di peste e dei preparativi che si fanno in Milano per le feste di nozze.
1461
1462
1463
1464
1465
1466
1467
1468
16.6.1468
15.6.1468 (2)
15.6.1468 (1)
14.6.1468
9.6.1468 (2)
9.6.1468 (1)
7.6.1468
Francesco Pagnano avvisa il duca Galeazzo Maria Sforza d’aver quasi compiuti i lavori per le gioie d’ornamento per Bianca.
1460
5.6.1468
data
Ludovico Maria Sforza si congratula con la madre per la recuperata salute e le domanda denari per il suo prossimo viaggio a Genova.
titolo
1459
no
Milano
Genova
Pavia
Pavia
Genova
Pavia
Piacenza
Genova
Milano
Pavia
LE
Magenta (1883, 299)
Magenta (1883, 298)
Magenta (1883, 298)
Magenta (1883, 297)
Magenta (1883, 295–297)
Magenta (1883, 295)
Magenta (1883, 294)
Magenta (1883, 293–294)
Magenta (1883, 292)
Magenta (1883, 291)
edizione utilizzata
1
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W
180
Si annuncia al duca l’arrivo di Bona a Genova.
Si notifica al duca l’ingresso di Bona in Genova.
Si descrivono al duca le fattezze di Bona.
1477
1478
1479
Cremona supplica la duchessa Bianca ad approva- 27.6.1468 re un dazio da imporsi per trarre denari per fare un dono al duca per le di lui nozze con Bona.
1475
Dimostrazioni d’onore a Bona ed apparecchi per il suo ricevimento in Genova.
Il duca fa versare tremila ducati per le feste delle sue nozze.
1474
1476
Si descrive al duca una tempesta di mare subita dalle navi che accompagnavano Bona, dandogli notizie di lei.
1473
28.6.1468 (4)
28.6.1468 (3)
28.6.1468 (2)
28.6.1468 (1)
27.6.1468
26.6.1468
23.6.1468 (2)
Si notificano al duca i preparativi fatti a Genova per accogliere Bona col suo seguito; si richiedono norme per altri apparecchi; si accennano alle animosità tra i genovesi ed i fiorentini.
1472
23.6.1468 (1)
Bona di Savoia è attesa a Genova, dove arrivano i personaggi che le dovranno fare corteggio.
1471
I fratelli del duca vogliono fare un dono a Bona per 19.6.1468 le prossime nozze.
1470
17.6.1468
data
I consiglieri del duca, per timore di peste, cercano di dissuaderlo da celebrare le feste di nozze in Milano.
titolo
1469
no
Genova
Genova
Genova
Genova
Cremona
Terdone
Savona
Genova
Genova
Pavia
Milano
LE
Magenta (1883, 314)
Magenta (1883, 313–314)
Magenta (1883, 313)
Magenta (1883, 311–312)
Magenta (1883, 310–311)
Magenta (1883, 310)
Magenta (1883, 308–309)
Magenta (1883, 305–307)
Magenta (1883, 303–304)
Magenta (1883, 302)
Magenta (1883, 300–301)
edizione utilizzata
1
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Es/Zs
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339
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W
181
I consiglieri del duca gli chiedono spiegazioni sul decreto d’amnistia emanato in occasione delle sue nozze.
Il duca di Milano pubblica il suo matrimonio con Bona e comanda ad essa onori ed obbedienza.
Protesta del duca di Milano di devozione alla coro- 7.7.1468 na di Francia ed atto di sposalizio di Bona.
Si avvisa la duchessa Bianca Maria degli apparec- 23.7.1468 chi per ospitare in Genova la duchessa di Calabria; delle difficoltà incontrate e dei timori di peste. 27.7.1468
Il duca fa versare mille ducati per bisogni della sposa.
1483
1484
1485
1486
1487
1488
1489
Lettera della famiglia Grimaldi a Galeazzo Sforza sulle disposizioni da prendere per il recupero di Mentone.
Il duca di Milano descrive al suo incaricato presso 3.7.1468 (1) il re di Francia la gioia per l’arrivo ella sposa e gli ordina di render grazie al sovrano. 3.7.1468 (2)
Onorevoli accoglienze fatte a Bona nel suo passaggio per Lione, specialmente dai Milanesi colà dimoranti.
1482
5.7.1468 (2)
5.7.1468 (1)
2.6.1468
29.6.1468
Si descrivono le accoglienze fatte in Genova a Bona.
1481
28.6.1468 (5)
data
Si descrivono al duca le belle fattezze e le gentili maniere di Bona.
titolo
1480
no
Genova
Genova
[Milano]
Abbiate
Milano
Vigevano
Vigevano
Lione
Buzale
Genova
LE
Saige (1888, 425–426)
Magenta (1883, 324–325)
Magenta (1883, 322–323)
Magenta (1883, 321–322)
Magenta (1883, 320–321)
Magenta (1883, 320)
Magenta (1883, 319–320)
Magenta (1883, 289–290)
Magenta (1883, 316–317)
Magenta (1883, 315)
edizione utilizzata
1
1
1
1
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1
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Es/Zs
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6
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W
182
data
Il duca di Milano fa riparare le strade, gli argini ed 9.2.1470 i ponti del contado pavese. 19.4.1470
Statuti del comune di Carona e Ciona de la uale de Lugano.
Lettera all’imperatore tartaro Mengli-Kerai.
Lettera al console e massari di Caffa sul buon andamento delle cose politiche di Genova.
Promessa all’università greca di Caffa.
Lettera della signoria al re di Tunisi I.
1499
1500
1501
1502
1503
1504
(1469 ca.) [1469]
30.7.1470
27.4.1470
20.4.1470
8.2.1470
(1469 ca.) [1469]
Racconto del pellegrinaggio di Casale.
Nota delle sale del castello di Pavia.
1.9.1469
1497
Conforto per gli alti ufficiali di Caffa.
1496
(1468 ca.) [1468]
(1468)
1498
Statuti della scuola dei Santi Rocco e Lucia (RL).
(1468) Libertà di commercio data in Rimini da Isotta vedova di Sigismondo, dai figli Roberto e Malatesta de’Malatesti.
1494
1495
Proclama del 1468.
1493
(12.8.1468) (30.10.1468)
Lettera di Gabriele de Catàni da Curtatone.
Lettera dei Pio signori di Carpi al marchese Borso d’Este.
1491
Bona consola Bianca Maria dolente per la partenza 4.8.1468 della duchessa di Calabria.
titolo
1492
1490
no Magenta (1883, 329–330)
edizione utilizzata
Genova
Genova
Genova
Genova
Pavia
Lugano
(Pavia)
(Casale)
Genova
(Padova)
Rimini
(Brescia)
(Carpi)
Marengo (1901, 269–270)
Vigna (1869a, 673)
Vigna (1869a, 672–673)
Vigna (1869a, 671–672)
Magenta (1883, 332)
Bianconi (1989, 26–27)
Magenta (1883, 330–332)
Cornagliotti (1990, 290)
Vigna (1869a, 632–633)
De Sandre Gasparini (1974, 78–86)
Tonini (1882, 251–252)
Zanelli (1892, 27–30)
Migliorini/Folena (1953, 95)
(Curtatone) Schizzerotto (1985, 123–124)
Pavia
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
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11
11
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1008
133
197
0
W
183
Spesa dei camerari della chiesa di San Martino di Tolmezzo per vari lavori di manutenzione I.
Lettera all’imperatore tartaro per raccomandargli il console e la città di Caffa.
Lettera a Saik, signore di Tedoro.
Il duca fa recare nel castello di Pavia armi per una festa che vuol tenere.
Lettera dei protettori a Ilario Squarciafico.
Traduzione in volgare dello statuto della scuola di San Martino.
Introitum del ‘Liber per la Compagnia’ dei discipli- (1464–1471) nati-raccomandati di San Giuliano – San Giovanni [1471] (1) Battista. (1464–1471) [1471] (2)
Quaderni della chiesa di San Pietro d’Alnico.
Oratione a Dio Padre.
Del modo di orare mentalmente la matina.
1507
1508
1509
1510
1511
1512
1513
1514
1515
1516
(1464–1471) [1471] (3)
(1471)
26.10.1471
4.6.1471
26.4.1471 (2)
26.4.1471 (1)
1470 (2)
(1470) (1)
11.10.1470
Ordini del duca di Milano per i custodi del castello di Pavia.
1506
8.9.1470
data
Il duca di Milano rassicura i Pavesi di non voler trasferire altrove l’università.
titolo
1505
no
(Novara)
(Novara)
(Novara)
(Belluno)
Genova
Pavia
Genova
Genova
(Tolmezzo)
(San Pietro d’Alnico)
Pavia
Cassano
LE
Longo (1986, 299–300)
Longo (1986, 299)
Longo (1986, 287–298)
Gazzera (1953–54, 10–19) / Corrà (1984, 135)
Vigna (1869a, 809–810)
Magenta (1883, 342–343)
Vigna (1869a, 769)
Vigna (1869a, 767–768)
Frucco (2005, 47)
Joppi (1878, 219)
Magenta (1883, 341–342)
Magenta (1883, 341)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
0
0
142
42
65
0
0
W
10
10
486
149
10 1491
12 1446
6
6
6
6
6
6
7
6
TP
184
Decreto relativo al versamento per il funzionamento annuale del Banco di San Giorgio.
Si ordina il pagamento di alcuni lavori eseguiti nel castello di Pavia.
Statuti di Stenico.
Spesa dei camerari della chiesa di San Martino di Tolmezzo per vari lavori di manutenzione II.
Sposalizio di Caterina con Girolamo Riario.
Dono di nozze di Girolamo Riario a Caterina.
Lettera del duca di Milano.
1525
1526
1527
1528
1529
1530
Nota di spese per i lavori fatti nel castello di Pavia. (31.12.1472?) [31.12.1472]
1523
1524
Lettera di conforto dei protettori ai corpi e ufficii pubblici di Caffa.
1522
7.2.1472
12.2.1473
20.1.1473
17.1.1473
(1472)
(1472)
(1472?) [1472]
(1472)
12.6.1472
14.4.1472
Lettera di approvazione a Teodoro Chadi Telica.
(1464–1471) [1471]
Inventario dei beni della fraglia dei colombini.
Statuti della confraternita di San Daniele (Da).
1519
(1464–1471) [1471] (5)
1520
Oratio ad Virginem Mariam.
1518
(1464–1471) [1471] (4)
data
1521
Meditazione ‘Cosi come Yhesu Christo se inclino a lavare li pedi ali soy discipuli’.
titolo
1517
no
Pavia
Pavia
Pavia
(Tolmezzo)
(Stenico)
[Pavia]
(Genova)
[Pavia]
Genova
(Vicenza)
Genova
(Padova)
(Novara)
(Novara)
LE
Almansi Sabbioneta (1962, 201)
Magenta (1883, 351–352)
Magenta (1883, 350–351)
Frucco (2005, 47)
Giacomoni (1991, 152–161)
Magenta (1883, 350)
Còveri (1995, 271)
Magenta (1883, 349–350)
Vigna (1869a, 855–856)
Moletta (1976, 100–101)
Vigna (1869a, 834)
De Sandre Gasperini (1974, 274–283)
Longo (1986, 378)
Longo (1986, 346–354)
LE
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
W
122
11
6
6
6
12
6
7
6
6
6
6
0
0
0
28
0
0
177
0
313
542
0
12 3000
10
10 2987
TP
185
Statuti della castellanza di Sonvico.
Il duca ordina severa custodia della camera del castello dov’è il tesoro ducale.
Supplica della città di Pavia al duca per riparazioni (1473?) [1473] al Ticino.
Consiglio generale degli alti poteri e principali ma- 6.1.1474 gistrature di Genova sui provvedimenti a prendersi in favore di Scio. 20.1.1474
Patti per l’incanto di ripari da farsi al Ticino.
Il duca di Milano assicura i pavesi che non vuol privarli dell’università.
Statuti di Volano.
Il duca di Milano delibera un’imposta di 486 lire sul clero di Pavia.
Documento sull’industria del velluto a Milano.
Disposizioni per il trasferimento degli avanzi di Gian Galeazzo alla Certosa.
Il duca di Milano ordina lavori per difendere il territorio pavese dalle inondazioni del Po.
Provisio ornatus mulierum.
Istruzioni al capitano di Lugano riguardanti il pittore Daniele Malacrida.
Risse tra i comuni di Colla e di Cavargna nella pieve di Porlezza.
Terze accuse di Bartolomeo Santambrogio.
Nona accusa contro Giacomo Casana e il suo socio 16.8.1474 cavalieri del console. 23.8.1474
Capitolo degli statuti di Apricale.
Controrisposta di Bartolomeo di Santambrogio.
Relazione degli avvenimenti occorsi in Caffa e nei principati convicini.
Spesa per il corredo invernale di Isabella d’Este.
Lettera di Nicolò Torriglia ai protettori.
Lettera del console Antoniotto Cabella.
1546
1547
1548
1549
1550
1551
1552
1553
1554
1555
1556
1557
12.2.1475
9.1.1475
(1474)
14. / 15.9.1474 [15.9.1474]
16.8.1474
16.7.1474
20.6.1474
11.5.1474
23.3.1474
16.3.1474
5.3.1474
Il duca di Milano ringrazia i pavesi per gli onori resi alle ceneri di Gian Galeazzo.
1545
1.3.1474
data
Relazione del trasporto delle ceneri di Gian Galeazzo alla Certosa.
titolo
1544
no
Caffa
Caffa
(Ferrara)
Caffa
Genova
(Caffa)
(Genova)
Lugano
Pavia
Bologna
Vigevano
(Apricale)
Fontaneto
Fontaneto
LE
Vigna (1869b, 197–204)
Vigna (1869b, 183–184)
Migliorini/Folena (1953, 105–106)
Vigna (1869b, 117–123)
Vigna (1869b, 414–416)
Vigna (1869b, 435–436)
Vigna (1869b, 406–410)
Motta (1880b, 215–216)
Motta (1880b, 101)
Frati (1900, 279–284)
Magenta (1883, 362)
Toso (1995, 159)
Magenta (1883, 361–362)
Magenta (1883, 360–361)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
338
0
0
W
0
554
0
0
0
464
186
6 3000
6
6
6 2800
7
7
7
6
6
12 1792
6
12
6
6
TP
187
30.6.1475
Sebastiano Badoaro, ambasciatore veneto, notifica al doge di Venezia la presa di Caffa per opera del Turco.
Relazione di Leonardo Arte, duca di Leucate, al doge di Venezia, sulle mosse militari della armata ottomana prima e dopo la espugnazione di Caffa.
Lettera d’un anonimo di Scio, relativa alla presa di Caffa, e timorosa d’un improvviso assalto a quell’isola.
Lettera da Scio, scritta da Giacomo Giustiniani, informativa della presa di Caffa.
Si notifica la liberazione di Damiano Spinola dalla prigonia del castello di Pavia.
Descrizione di un viaggio alla Tana.
Descrizione della caduta di Tana.
Nota delle spese nelle feste nuziali di Roberto Malatesta.
Nota delle vivande del gran desinare per le nozze di (1475) (2) Roberto Malatesta.
1560
1561
1562
1563
1564
1565
1566
1567
1568
(1475) (1)
(1475) (2)
[1475] (1)
11.7.1475
10.7.1475
8.7.1475
4.7.1475
(3.5.1475) Relazione del proveditore ed oratore del comune Gian Francesco Cipolla contro le pretese accampate da diversi provinciali.
1559
13.4.1475
data
Spesa dei camerari della chiesa di San Martino di Tolmezzo per vari lavori di manutenzione III.
titolo
1558
no
[Rimini]
[Rimini]
[Tana]
[Tana]
Pavia
Scio
Scio
Sancta Maura
Budapest
(Verona)
(Tolmezzo)
LE
Tonini (1882, 273–274)
Tonini (1882, 269–272)
Vigna (1869b, 250–251)
Vigna (1869b, 248–250)
Magenta (1883, 370)
Vigna (1869b, 481–482)
Vigna (1869b, 480–481)
Vigna (1869b, 475–477)
Vigna (1869b, 474)
Giuliari (1879a, 4–9)
Frucco (2005, 48)
LE
1
1
1
1
1
2
2
1
1
1
1
Es/Zs
53
W
8
8
6
6
6
11
11
6
6
0
0
366
517
0
263
413
708
116
6 3000
6
TP
188
Statuti de la Congregatione de li Batudi recomendadi a Sancta Maria di Sant’Innocenzo in Pavia.
Rogazioni universali.
Frammento degli statuti.
Compendio degli statuti.
‘Recomendaciones’ del laudario di Saluzzo.
Testo Carmagnolese I.
Testo Carmagnolese III.
Tratterello per uso dei confessori.
Recetta a fare bono inchiostro.
Polizze d’estimo del comune di Colognola in Val Cavallina.
Lettera di Lamberto Grimaldi a Galeazzo Sforza.
Lettera di Galeazzo Sforza a Filippo di Casenis.
Lettera di Giovanni Bianco sulla fuga di Iolanda di Savoia.
1570
1571
1572
1573
1574
1575
1576
1577
1578
1579
1580
1581
titolo
1569
no
(24.10.1476)
(9.7.1476)
20.6.1476
(5.6.1476)
(sec. XV s.m.) [1475] (2)
(sec. XV s.m.) [1475] (1)
(sec. XV s.m.) [1475] (3)
(sec. XV s.m.) [1475] (2)
(sec. XV s.m.) [1475] (1)
(post 1450) [1475] (4)
(post 1450) [1475] (3)
(post 1450) [1475] (2)
(post 1450) [1475] (1)
data
Zancani (1997b, 379)
Zancani (1997b, 378)
Clivio (1970b, 55)
Clivio (1970b, 54)
Gasca Queirazza (1965, 22–28)
Grignani/Stella (1977, 55–59)
Grignani/Stella (1977, 51–54)
Grignani/Stella (1977, 45–49)
Grignani/Stella (1977, 29–36)
LE
(Milano)
(Milano)
Monaco
Migliorini/Folena (1953, 109)
Saige (1888, 514–515)
Saige (1888, 511–512)
(Colognola) Zonca (1987, 20–27)
Piacenza
(Piacenza)
(Carmagnola)
(Carmagnola)
(Saluzzo)
(Pavia)
(Pavia)
(Pavia)
(Pavia)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
2
2
2
Es/Zs
W
109
137
117
107
8
6
11
183
196
164
7 1250
10
5
10
10
12 1368
12 1784
12 1334
10 1796
12 3000
TP
189
Sunto del capitolato d’affitto per il Parco.
1593
Lettera di Bona e Gian Galeazzo Sforza alla famiglia Grimaldi.
Lettera dell’ambasciatore Leonardo Botta alla duchessa di Milano e al figlio. I veneziani non vogliono consegnare gli uccisori del duca Galeazzo.
1592
1594
Lettera di Lamberto Grimaldi a Matteo de Aribaldis.
1591
La duchessa dà provvedimenti e ordini per impedire 8.1.1477 (1) nuovi tumulti in Pavia.
1588
Provvedimenti presi per tranquillizzare il popolo di Pavia.
Un tumulto a Pavia per la deficenza del pane.
1587
1590
La duchessa fa estrarre dal castello di Pavia armi per munire altre fortezze.
1586
Atti del consiglio segreto I.
Ordini per il governo della famiglia di Cico Simonetta.
1585
1589
Nota dei livelli del monastero di Santa Chiara.
1584
30.1.1477
21.1.1477
20.1.1477
15.1.1477
10.1.1477
(8.1.1477) (2)
6.1.1477 (2)
6.1.1477 (1)
(1476 ca.) [1476]
(1476)
31.12.1476
Lettera di condoglianza del comune di Bellinzona per la morte di Galeazzo Maria Sforza.
1583
26.12.1476
data
La duchessa, annunciando la morte del marito, manda a Pavia gente armata per impedire qualche eventuale sommossa.
titolo
1582
no
Milano
(Milano)
Venezia
Monaco
Pavia
(Milano)
Milano
Pavia
Milano
[Milano]
(Trento)
Bellinzona
Milano
LE
Saige (1888, 521)
Magenta (1883, 385–388)
Pasolini (1893, 33–34)
Saige (1888, 517–518)
Magenta (1883, 382–383)
Natale (1963, 3–10)
Magenta (1883, 380–381)
Magenta (1883, 379–380)
Magenta (1883, 378–379)
Magenta (1883, 371–375)
Migliorini/Folena (1953, 107–108)
Motta (1880b, 228)
Magenta (1883, 377)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
6
6
11
6
7
6
6
6
6
7
11
6
TP
37
0
418
117
0
0
0
0
0
0
145
0
0
W
190 (19.4.1477)
Deposizioni circa le minacce contro Cico Simonetta 30.4. / 1.5.1477 [1.5.1477] ed i tentativi per la liberazione dei prigionieri nel castello di Binasco.
Caterina Sforza descrive alla sorella Chiara le feste 3.5.1477 (1) fattele dai cittadini d’Imola. 3.5.1477 (2)
Atto del consiglio segreto II.
Descrizione della entrata a Imola di Caterina Sforza Riario.
Relazione dell’ambasciatore Giovanni Aloisio al duca di Milano su Caterina Sforza.
Gianluigi Bossi descrive alla corte di Milano le accoglienze ricevute in Imola da Caterina Sforza.
1599
1600
1601
1602
1603
1604
4.5.1477 (2)
4.5.1477 (1)
Lettera di Bona e Gian Galeazzo Sforza a Giovanni (7.4.1477) Bianco e a Antonio d’Appiano inviati di Milano alla corte dei Savoia.
1598
(23.3.1477)
Lettera di Bona e Gian Galeazzo Sforza alla contessa di Tenda.
1597
Lettera di protesta della comunità di Biasca al duca 14.3.1477 di Milano sul conto del prete Giacomo da Gana.
1596
data
I camerari della chiesa di Sant’Andrea di Venzone 5.2.1477 pagano Antonio d’Incarojo per avere dipinto le portelle in tela ‘che sono suxo lo altar mazor avanti la palla’.
titolo
1595
no
Imola
Imola
Imola
Imola
[Milano]
(Milano)
(Milano)
(Milano)
Biasca
(Venzone)
LE
Pasolini (1893, 46–47)
Mancini (1979, 150–151)
Pasolini (1893, 42–46)
Pasolini (1893, 41–42)
Magenta (1883, 389–392)
Natale (1963, 10–12)
Saige (1888, 525–526)
Saige (1888, 522)
Motta (1880b, 124–125) / Motta (1887c, 144)
Frucco (2005, 48)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
181
0
0
235
243
0
81
W
6
6
682
0
6 1811
11
6
7
6
7
6
6
TP
191
Relazione della duchessa Bona sulla città di Parma. (12.9.1477) (16.10.1477)
Atto del consiglio segreto III.
Atto del consiglio segreto IV.
Resposta facta per parte de la illustrissima madonna duchessa de Milano ad domino Petro de Luca, messo de la maiestà del serenissimo signore re Ferando.
Atto del consiglio segreto V.
Atto del consiglio segreto VI.
Risposta del consiglio segreto a Petro de Luca.
Volgarizzamento statutario del 1477.
Lettera della signoria al re di Tunisi II.
Atto del consiglio segreto VII.
Atto del consiglio segreto VIII.
Supplica dei comuni di Mendrisio e Balerna al duca di Milano.
Supplica del comune di Sonvico al duca di Milano.
1607
1608
1609
1610
1611
1612
1613
1614
1615
1616
1617
1618
1619
(2.3.1478)
21.2.1478
(16.2.1478)
(14.2.1478)
23.1.1478
(1477)
(31.12.1477) (2)
(31.12.1477) (1)
(20.12.1477) (2)
20.12.1477 (1)
18.10.1477
15.7.1477)
Notizia a proposito di alcuni lavori nel castello di Pavia.
1606
1.7.1477
data
Il duca di Milano approva i disegni delle pitture della cappella del castello di Pavia e ne assegna l’esecuzione a Giampiero Corte.
titolo
1605
no
Milano
Milano
(Milano)
(Milano)
Genova
(Venezia)
(Milano)
(Milano)
(Milano)
(Milano)
(Milano)
(Milano)
(Milano)
Pavia
Pavia
LE
Motta (1880b, 31–32)
Motta (1880b, 29)
Natale (1963, 189–191)
Natale (1963, 184)
Marengo (1901, 276–277)
Tomasin (2001, 311–316)
Natale (1963, 118–120)
Natale (1963, 115–117)
Natale (1963, 114–115)
Natale (1963, 104–105)
Natale (1963, 34–35)
Natale (1963, 23–24)
Natale (1963, 304–305)
Magenta (1883, 392–393)
Magenta (1883, 369–370)
LE
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
7
7
6
12
6
7
7
6
7
7
6
6
6
TP
0
0
0
0
0
750
0
0
0
0
0
0
0
0
0
W
192
Atti del consiglio segreto IX.
Supplica del comune di Olivona al duca di Milano.
Atto del consiglio segreto X.
Atto del consiglio segreto XI.
Atto del consiglio segreto XII.
Atto del consiglio segreto XIII.
Crida del non portarsi arme.
Seduta del consiglio segreto ducale.
Atti del consiglio segreto XIV.
Atto del consiglio segreto XV.
Istruzioni del duca di Milano al conte Enrico di Sacco.
Caterina Sforza prega Bona di Savoia a voler concedere i frutti dell’abbazia di Chiaravalle a Raffaele Riario.
Dal catapano della chiesa di Santa Margherita di Grugno.
Lettera di Sebastiano di Govenzate, ambasciatore agli svizzeri, al duca di Milano.
Istruzioni del duca di Milano a Carlo da Cremona, comissario di Bellinzona.
1621
1622
1623
1624
1625
1626
1627
1628
1629
1630
1631
1632
1633
1634
titolo
1620
no
16.7.(1478)
13.7.1478
12.7.1478
8.7.1478
8.5.1478
(9.4.1478)
31.3.1478
29.3.1478
(27.3.1478)
26.3.1478
24.3.1478
(23.3.1478)
(22.3.1478)
(10.3.1478)
(3.3.1478)
data
Milano
Bellinzona
(Gruagno)
Imola
Milano
(Milano)
Milano
Milano
(Milano)
Milano
Milano
(Milano)
(Milano)
[Olivone]
(Milano)
LE
Motta (1880b, 138)
Motta (1880b, 133–134)
Corgnali (1937a, 12) / Corgnali (1965–67b, 149)
Pasolini (1893, 65)
Motta (1880b, 91)
Natale (1963, 293)
Natale (1963, 275–278)
Motta (1880b, 59–60)
Natale (1963, 268–269)
Natale (1963, 260–262)
Natale (1963, 270–272)
Natale (1963, 253–255)
Natale (1963, 250–251)
Motta (1880b, 33)
Natale (1963, 219–221)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
11
6
7
7
7
12
7
7
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7
6
7
TP
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70
183
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
W
193
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano III.
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano IV.
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano V.
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano VI.
Il vicario e la comunità di Bellinzona al duca di Milano.
Lettera di Micheletto dalle Corazzine.
Indigenza di Giovanni Maria Sforza.
1637
1638
1639
1640
1641
1642
1643
Nota di armi che erano nel castello di Pavia.
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano II.
1636
1644
Lettera di Sebastiano di Govenzate e Gabriele Morosini, ambasciatori agli svizzeri, al duca di Milano I.
titolo
1635
no
27.8.1478
22.8.1477 / 21.8.1478 [21.8.1478]
(8.8.1478)
4.8.1478
30.7.1478
25.7.1478
23.7.1478
19.7.1478
18.7.1478
17.7.1478
data
(Pavia)
Pavia
(Mantova)
Bellinzona
Bellinzona
Arth
Lucerna
Lucerna
Lucerna
Lucerna
LE
Magenta (1883, 396–398)
Magenta (1883, 393–396)
Schizzerotto (1985, 127)
Motta (1880b, 183–184)
Motta (1880b, 182–183)
Motta (1880b, 163–164)
Motta (1880b, 161–162)
Motta (1880b, 160–161)
Motta (1880b, 140–142)
Motta (1880b, 138–139)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
TP
0
0
110
0
0
0
0
0
0
0
W
194
Legge del 1478.
Roberto Malatesta ordina al capitano di San Ludecio di dare alloggiamento.
Annuncio della sconfitta di Giornico.
Liberzolo d’i masari da Osio.
Lettera di Colombino al notaio Antonio di Prato in Leventina.
Convenzioni preliminari tra i fratelli Sforza per abbattere la potenza di Cico Simonetta.
Lettera di Roberto Malatesta signore di Rimini scritta in propria difesa a G. Antonio da Fano coi motivi che lo costringono ad abbandonare i servigi del Papa.
Circolare del 1479 a tutti i rettori d’Oriente.
Giovanni Maria Sforza ringrazia la duchessa per un soccorso ottenuto.
In Pavia si saccheggiano le case di Cico Simonetta e dei suoi parenti.
Si danno particolari sul tumulto di Pavia.
Si arrestano i famigliari e confidenti di Cico Simonetta.
Antono de Giorni pavese si difende dall’accusa di seguire le parti di Cico Simonetta.
Essendo Pavia tornata a quiete, non sono necessari 19.9.1479 per atterrire il popolo provvedimenti ulteriori. 20.9.1479
I fratelli Zazi si condolgono per il tumulto di Pavia e protestano di non aver avuto alcuna parte delle cose di Cico, volendo sempre mostrarsi sudditi fedeli.
Nuove informazioni sul tumulto di Pavia e sui provvedimenti presi.
Problemi sanitari nel tardo Medioevo I.
Problemi sanitari nel tardo Medioevo II.
Proclama del duca di Bari e di Lodovico Maria Sforza.
Si invia in Francia un ambasciatore per informare il re delle misure prese contro Cico Simonetta e della sua prigionia.
Lettera del doge Battista Campofregoso ai consoli di Albenga.
Statuto di Leffe.
1660
1661
1662
1663
1664
1665
1666
1667
1668
1479
(1479)
9.10.1479
(9.[?]1479) [9.1479]
22.9.1479
20.9.1479
Pavia ritorna tranquilla ed invia un messo ad impe- 13.9.1479 dire tumulti nell’Oltre Po.
1659
12.9.1479 (2)
data
I fratelli Beccarla si professano fedeli al duca ed alieni dai tumulti accaduti a Pavia.
Si raccomanda ai primari studenti dell’università di 28.4.1480 non dar occasione a tumulti. 28.7.1480
Spesa dei camerari della chiesa di San Martino di Tolmezzo per vari lavori di manutenzione IV.
Passaggio di Ascanio Sforza da Pavia per Piacenza. 3.3.1480 28.4.1480
Lettera della signoria al re di Tunisi III.
Capitoli dell’arte dei calderai.
Lettera commerciale di Giovanni Gregorio Stella.
Istruzione del governo sforzesco al comissario di Bellinzona.
Ordine dei magnifici rettori di Verona, che sia dal capitello della piazza Erbe stridato l’obbligo ingiunto a tutti gli ebrei di portare un cotal segno.
Il duca di Milano impedisce alla madre di recarsi nel castello di Pavia.
Discorso letto alla presenza degli ambasciatori per giustificare l’operato del governo del duca nell’uccisione di Cico Simonetta.
1671
1672
1673
1674
1675
1676
1677
1678
1679
1680
1681
31.10.1480
24.10.1480
16.10.1480
(29.9.1480)
1.8.1480
14.2.1480
7.2.1480
(20.1.1480)
Zenone Campagna provvisore del comune presenta i patti per una casa in Venezia ad alloggio dei veronesi.
Spesa dei camerari della chiesa di San Martino di Tolmezzo per vari lavori di manutenzione V.
Supplica di alcuni bottegai di Piazza per ottenere, che dopo l’incendio avvenuto, fosse loro concesso rifare in pietra alcuni adornamenti ai loro negozi.
Lettera dei procuratori e consoli della Valle di Blenio al duca di Milano.
Tumulti a Bellinzona.
Caterina Sforza ad Antonio Appiani.
Caterina Sforza alla duchessa di Ferrara, alla quale chiede cani da caccia.
Lettera della signoria a Francesco D’Oria console genovese in Tunisi.
Contratto di lavoro per la costruzione di Porta del Piolo.
Supplica dei fratelli Vertua per la costruzione di un nuovo muro.
Lettera privata da Aquila.
1684
1685
1686
1687
1688
1689
1690
1691
1692
1693
6.1482
(10.4.1482)
(2.4.1482)
1.10.1481
16.8.1481
15.8.1481
24.7.1481
31.3.1481
(27.3.1481)
1.2.1481
30.12.1480
Supplica dei mercanti a Gian Galeazzo Maria Sforza.
1683
data
Tumulti e disordini nell’università di Pavia; provve- 9.12.1480 dimenti presi.
titolo
1682
no
(Aquila)
(Verona)
Imola
Genova
Imola
Imola
Bellinzona
Lottigna
(Verona)
(Tolmezzo)
Cremona
Pavia
LE
Bianconi (1989, 26)
Giuliari (1879b, 4)
Mancini (1979, 153)
Marengo (1901, 285–286)
Pasolini (1893, 83–84)
Pasolini (1893, 83)
Motta (1880b, 216–217)
Motta (1887c, 211–212)
Giuliari (1879b, 3–4)
Frucco (2005, 48)
Almansi Sabbioneta (1962, 206–207)
Magenta (1883, 437–439)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
6
7
6
11
11
6
6
6
6
6
6
TP
157
0
0
0
253
62
0
0
284
30
455
0
W
198
Supplica di Pietro Sellajo per costruire un barbacan a guarentigia della sua casa in faccia alla chiesa di Santa Cecilia.
Brano da una lettera di Silvestro della Calandra al marchese Federico Gonzaga.
Relazione dei fatti operati da Roberto Malatesta contro il duca di Calabria, tratta dal carteggio diplomatico di Antonio Montecatini con il duca Ercole d’Este.
Il duca di Milano rimette l’intera custodia del castello a Giovanni Attendolo, essendo morto Gandulfo da Bologna.
Franciscus Ponzigionus contra Andream de Salvo.
Sermoni di Vercelli.
Formulario notarile.
Patti e modi, per li quali ser Nicolò da la Volpe Citadino de Imola promette a mi Vicario de farli pertege 4 de volta a bota.
Contratto di lavoro per la costruzione di un campanile I.
Lettera della signoria al re di Bona.
Lettera di maestro Galcerando.
1695
1696
1697
1698
1699
1700
1701
1702
1703
1704
titolo
1694
no
(3.5.1483)
2.5.1483
8.4.1483 (2)
(8.4.1483) (1)
(post 1482, ante 1528) [1482]
1482
26.11.1482
9.10.1482
(30.8.1482)
12.8.1482
(6.8.1482)
data
(Mantova)
Genova
(Imola)
(Imola)
(Bergamo)
(Vercelli)
(Savona)
Milano
(Ferrara)
(Mantova)
(Verona)
LE
Schizzerotto (1985, 126)
Marengo (1901, 186–187)
Mancini (1979, 199)
Mancini (1979, 198–199)
Tomasoni (1985, 250–255)
Cornagliotti (1990, 278)
Saggini (1989b, 110)
Magenta (1883, 439–440)
Tonini (1882, 285–286)
Borgogno (1971a, 207)
Giuliari (1879b, 5)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
55
57
0
499
0
0
W
11
6
7
7
228
0
466
471
9 3000
5
7
6
6
6
6
TP
199
Contesa di confini fra i comuni di Olera e di Nese.
Elogio di Giacomo de’ Rossi alla sua ‘morosa’.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 32–33.
Dichiarazione e rinuncia di Bernardino de Calcatoli.
Supplica di maestro Nicola Barbieri per un rettifilo da costruirsi nella propria casa sulla contrada dei Pellizzari.
Lettera del duca di Milano con l’ordine di prestar fede ai libri dei tesorieri.
Deliberacio pro subvencione moli.
Lettera di Lamberto Grimaldi al consiglio generale 18.1.1487 della contea di Ventimiglia.
1709
1710
1711
1712
1713
1714
1715
1716
Capitoli della compagnia dei Caravana del porto di Genova V.
Monaco
Dichiarazione dello stato di guerra contro Firenze.
Lettera del doge Battista Fregoso a Lamberto Grimaldi.
(Imola)
LE
1706
(2.7.1483)
data
Contratto di lavoro per la costruzione di un campanile II.
titolo
1705
no
1
2
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
12
7
7
6
6
7
12
9
6
7
4
11
7
TP
0
265
0
0
0
0
441
337
199
314
0
206
242
W
200
data
Capitoli per la regolazione e condotta delle fontane, imposti a Salandin Maestro.
Decretum pro navibus.
Il duca di Milano manda Guid’Antonio Arcimboldo 25.11.1487 castellano a Pavia poco prima della visita dell’oratore del re di Ungheria al Castello. 6.12.1487
Caterina Sforza al duca Ercole di Ferrara scrive risentita per l’insulto fattole da un suo famiglio.
Dedizione di Lavarone alla Repubblica di Venezia.
Inventario dei libri e degli arredi conservati nella sagrestia della basilica di San Dionigi a Milano.
Statuto di Costa Volpino.
Supplica di Antonio Marangoni del Borgo di San Giorgio, per costruire una ruota sull’Adige da irrigare un orto, che possede in contrada del Carota.
1721
1722
1723
1724
1725
1726
1727
1728
(Costa Volpino) (Verona)
(24.3.1488)
(Milano)
Venezia
Milano
Genova
(Verona)
Imola
(Verona)
Bellinzona
(Verona)
LE
20.3.1488
1487
13.8.1487
(4.8.1487)
24.7.1487
(15.5.1487)
Capitoli per la casa dei veronesi a Venezia.
1720
14.5.1487
Lettera di Ludovico il Moro al cancelliere Bartolomeo Calco.
(19.3.1487) Supplica di Baldessare da Cluson, drapiero e mercante di Verona per la estensione di una casa in contrada di San Fermo verso l’Adige.
(8.5.1489) Supplica all’eccellenza il principe, da parte del comune ed uomini da Lazise della Gardesana, per ottenere la istituzione di un mercato ogni mercoledì in Lazise, secondo i patti esposti.
1731
1732
30.10.1489
Caterina Sforza al duca di Ferrara. Aspri lamenti per i danni ricevuti nei suoi Stati.
Aggiunte ai capitoli dell’arte dei calderai I.
Capitolo dei disciplinati di Cuneo.
Supplica dei frati di Santa Maria de la Scala.
Lettera del nano Antonio da Trento.
Lettera di Giovan Giacomo di Saluzzo al duca di Ferrara.
1735
1736
1737
1738
1739
1740
(18.7.1490)
8.5.1490
(27.1.1490)
(1489 ca.) [1489]
15.12.1489
Supplica delle suore di San Giovanni alla Beverara (18.9.1489) per essere francate dal pagamento di certa piccola imposta.
1734
(6.1489)
Ingresso in Verona dell’imperatore Federico III.
1733
24.9.1488
(5.1488)
Bando di Caterina Sforza contro gli assassini del conte Girolamo suo marito.
1730
18.4.1488
data
Giovanni Bentivoglio signore di Bologna chiede istruzioni a Lorenzo de’Medici dopo l’uccisione di Girolamo Riario.
titolo
1729
no
(Carmagnola)
Mantova
(Verona)
(Cuneo)
Savona
Imola
(Verona)
(Verona)
(Verona)
(Savona)
(Imola)
Bologna
LE
Migliorini/Folena (1953, 135)
Borgogno (1971a, 203) / Schizzerotto (1985, 156)
Giuliari (1879b, 18–19)
Cornagliotti (1990, 282)
Vivaldo (1970, 34–35)
Pasolini (1893, 148–149)
Giuliari (1879b, 17–18)
Giuliari (1879b, 16)
Giuliari (1879b, 15–16)
Bruno (1900, 23–24)
Pasolini (1893, 134–135)
Pasolini (1893, 110–111)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
11
6
12
12
11
6
6
6
12
12
6
TP
158
183
0
174
265
601
0
0
0
153
293
190
W
202
Supplica di Cristoforo q. maestro Simon Ingeniere da Venezia per la costruzione del coperto di una sua casa a Castel Vecchio.
Supplica di maestro Bartolomeo Caliari di San Vitale per la fabbrica di una sua casa.
Istruzione a G.B. di Monteburgo, inviato a Tunisi.
1750
1751
Lettera di Lamberto Grimaldi e Luca Doria al duca 21.4.1491 di Milano.
1747
1749
Supplica del reverendo don Jacopo dall’Olio rettore (19.4.1491) della Chiesa di San Giovanni in fonte per la costruzione di un barbacane.
1746
Supplica di Gasparo Rosso di piantare quattro colonne di legno sulla riva dell’Adige, per un canale, che porti le acque alla sua tintoria.
Lettera di Ludovico il Moro.
1745
1748
Il duca di Milano fa apprestare in Pavia gli alloggiamenti per ospitare gli ambasciatori di Francia.
1744
28.2.1492
(17.8.1491)
(10.7.1491)
5.6.1491
(12.4.1491)
25.2.1491
Genova
(Verona)
(Verona)
Verona
Monaco
(Verona)
(Milano)
Milano
(Verona)
(1490 ca.) [1490]
Nota di alcuni libri manoscritti ed a stampa del monastero di Santo Spirito.
1743
Verona
Imola
LE
3.9.1490
Capitoli pel governo del monte di pietà.
1742
1.9.1490
data
Lettera del governatore d’Imola sull’inganno col quale Caterina Sforza aveva tolta la rocca di Forlì a Tomaso Feo.
titolo
1741
no
Marengo (1901, 191–195)
Giuliari (1879b, 31–32)
Giuliari (1879b, 31)
Giuliari (1879b, 29–30)
Saige (1888, 633–634) / Toso (1995, 173–174)
Giuliari (1879b, 28–29)
Migliorini/Folena (1953, 138–139)
Magenta (1883, 452)
Giuliari (1879b, 27–28)
Giuliari (1879b, 19–27)
Pasolini (1893, 155–156)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
152
W
6
6
6
6
11
6
11
6
8
0
0
0
440
199
0
148
0
0
12 2848
6
TP
203
Supplica di Giovanni de’ Guglienzi detto da Cremona della contrada dei Ferraboi per una miglior costruzione del prospetto della sua casa.
Statuto della scuola di San Nicolò degli zattieri.
Il governatore d’Imola informa Giovanni Bentivoglio sulla salute di Caterina.
Francesco Tranchedini al duca di Milano.
Statuto di Dignano.
Lettera di Lamberto Grimaldi al duca di Milano.
Supplica del comune ed uomini di Peschiera per la restaurazione del mercato, che solea tenersi nel giovedì di ogni settimana, invilito per negligenza e povertà.
Supplica delle suore di Santo Spirito per un nuovo portico da costruirsi ad una loro casa.
Deposizione di mastro Iacopo Tagliapietra.
Volgarizzamento statutario del 1492.
Lettera di Teodora Angeli, nella quale descrive a Isabella Gonzaga le stanze destinate al piccolo Massimiliano Sforza.
Stato delle mura e delle fosse di Pavia.
1753
1754
1755
1756
1757
1758
1759
1760
1761
1762
1763
titolo
1752
no
15.3.1493
(4.2.1493)
(1492)
(14.11.1492)
(9.11.1492)
(26.10.1492)
12.10.1492
9.1492
Pavia
(Milano)
(Venezia)
(Spalato)
Verona
(Verona)
Monaco
Dignano
Bologna
Imola
21.8.1492 21. / 24.8.1492 [24.8.1492]
Belluno
(Verona)
LE
3.6.1492
(9.5.1492)
data
Magenta (1883, 454–455)
Migliorini/Folena (1953, 141)
Tomasin (2001, 311–316)
Migliorini/Folena (1953, 140–141)
Giuliari (1879b, 34)
Giuliari (1879b, 33–34)
Saige (1888, 638–639)
Radossi (1970, 61–73)
Pasolini (1893, 172–173)
Pasolini (1893, 171–172)
Gazzera (1953–54, 88–95)
Giuliari (1879b, 32)
LE
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
Es/Zs
0
W
389
78
6
11
12
7
6
6
11
0
99
853
118
0
0
389
12 3000
6
6
12 1348
6
TP
204
1772
Statuti di Lizzanella.
1771
1775
(9.4.1494) Supplica di Barnaba di Angari e Jacomo Gabella per un riparo in difesa delle loro case in Coalonga, guaste per la innondazione dell’Adige avvenuta nel mese di ottobre del passato anno.
1770
Supplica del cavaliere Giovanni de Bevilacqui per adattare un portico a colonne di pietra innanzi alla facciata della sua casa.
Supplica di Iustasio nipote del q. Maestro Giusto di Fiandra, per mantenere in sull’Adige presso alla sua casa in contrada di Santo Stefano una cotal zattera, opportuna al suo opificio di conciapelle.
1769
1774
Inventario II.
1768
Statuti della confraternita del Corpo di Cristo di Santa Croce (CC).
Protocollo di approvazione di statuti II.
1767
1773
Caccie, nel ritorno dalle quali il duca corre pericolo di vita.
Giovanni Maria Sforza fa grande incetta di cavalli. 14.10.1493 4.11.1493
Inventario I.
1766
Rovereto
(Verona)
(8.6.1494)
21.6.1494
(Padova)
(Verona)
(Verona)
(Novellara)
(Cremona)
Pavia
Pavia
(Novellara)
Pavia
Vigevano
LE
3.5.1494
(24.3.1494)
(1493)
7.10.1493
13.7.1493
22.5.1493
Dimora del duca e della duchessa a Mirabello.
1765
2.4.1493
data
Il duca di Milano promette di confermare l’istituzione di un monte di pietà in Pavia appena sarà fondato.
titolo
1764
no
Giacomoni (1991, 288–289)
Giuliari (1879b, 37–38)
De Sandre Gasperini (1974, 298–307)
Giuliari (1879b, 36–37)
Giuliari (1879b, 35–36)
Malagoli (1918, 382–383)
Almansi Sabbioneta (1970, 203–205)
Magenta (1883, 459–460)
Magenta (1883, 458–459)
Malagoli (1918, 381–382)
Magenta (1883, 457–458)
Magenta (1883, 456)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
0
461
291
0
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103
0
0
W
12
6
0
0
12 3000
6
6
6
7
6
6
6
6
7
TP
205
15.10.1494
Altre notizie sulla malattia del duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza.
Caterina Sforza al duca di Calabria. Forti lagnanze 21.10.1494 per essere lasciata da lui esposta a tutti i pericoli della guerra. 24.10.1494
Annotazione in un codice dell’Archivio Notarile.
Malattia del duca Giovanni Galeazzo Maria Sforza. 20.10.1494 (1) 20.10.1494 (2)
Caterina Sforza al duca di Calabria. Lo avverte delle mosse dei nemici.
Caterina Sforza al marchese di Mantova.
Caterina Sforza a Piero de’Medici.
Caterina Sforza scrive ai forlivesi esortandoli a tollerare gli eccessi dei francesi.
Affanni e malattia della duchessa Isabella, cura e visite.
1778
1779
1780
1781
1782
1783
1784
1785
1786
22.10. / 1.12.1494 [1.12.1494]
19.11.1494
25.10.1494
(18.10.1494)
(9.8.1494) Supplica dell’arte dei calzolai, per ottenere sia tolto l’abuso di gran numero di ciabattini forestieri, non ascritti all’arte, francati da ogni peso pubblico, che andavano girovaghi per la città e distretto.
1777
22.7.1494
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga I.
titolo
1776
no
Pavia
Imola
Imola
Imola
Imola
Pavia
Pavia
(Piacenza)
Imola
(Verona)
Casale
LE
Magenta (1883, 466–468)
Pasolini (1893, 224–225)
Pasolini (1893, 221–222)
Pasolini (1893, 221)
Pasolini (1893, 218–219)
Magenta (1883, 461–462)
Magenta (1883, 461)
Zancani (1997b, 378–379)
Pasolini (1893, 215)
Giuliari (1879b, 38–40)
Turba (1971, 97–98)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
11
11
11
11
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6
4
11
6
11
TP
0
343
187
225
714
0
0
72
157
779
194
W
206
data
Dal ‘Carneto’ di Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar (1482–1528) I.
Pagamenti dei camerari della chiesa di Sant’Andrea di Venzone a Marco da Venzone per un trittico intagliato con i santi Lorenzo, Mauro e Floriano.
Lettera di Ludovico Sforza a Giovanni II Grimaldi.
Lettera di Giovanni Gonzaga alla marchesa di Mantova.
Risposta del duca di Milano Lodovico il Moro ai capitoli presentati dai bellinzonesi per la sanzione.
Supplica di Guarisco de Raimondi per la ampliazione di una sua bottega sulla cantonata della piazza grande.
Supplica di Giacomo q. De Bernardo della contrada di Ognissanti per innalzamento della sua casa con rettifilo.
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga II.
Nuovi capitoli per l’arte dei tessitori, con riforma di quelli già stanziati nel 1493.
1789
1790
1791
1792
1793
1794
1795
1796
(25.7.1495) (1)
25.7.1495
(13.7.1495)
(17.6.1495)
7.2.1495
(25.1.1495)
10.1.1495
1494
1494
Estratto delle relazioni d’un famigliare del marche- 22.10. / 7.12.1494 [7.12.1494] se di Mantova a Francesco e ad Isabella Gonzaga sullo stato di Milano e Pavia nei primordi del governo di Ludovico Maria Sforza.
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga IV.
Regola di Monclassico.
Lettera di Costantino Cominato a Francesco Gonzaga I.
Supplica di Domenico panettiere di Santo Stefano per costruire un muro fino alla Beccarìa, che si stava allora fabbricando dalla magnifica città al ponte della pietra.
Supplica di Girolamo e fratelli da Sommacampagna 23.11.1495 pel riconoscimento di alcuni diritti sul terreno alla riva dell’Adige.
1799
1800
1801
1802
1803
Lettera di Gasparo Visconti.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 13.4.1496 I.
1807
1808
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 23.3.1496 I.
1806
2.6.1496
(1495)
Lettera-relazione di Michele da Cuneo.
1805
(1495)
Discorso sullo stato dell’Ufficio della Moneta.
1804
(25.9.1495)
20.9.1495
22.8.1495
21.8.1495
3.8.1495
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga III.
1798
(25.7.1495) (2)
data
Supplica di Jacobino panettiere di San Pietro Incarnarlo per provvedere alla sicurezza della sua casa verso il vicolo Borelle.
titolo
1797
no
Milano
Mantova
Casale
(Savona)
(Genova)
Verona
(Verona)
Casale
Coredo
Casale
Casale
(Verona)
LE
Bongrani/Morgana (1994, 126–127)
Turba (1971, 102–103)
Turba (1971, 101–102)
Toso (1995, 187–188)
Còveri (1995, 271–272)
Giuliari (1879b, 45–46)
Giuliari (1879b, 44)
Turba (1971, 101)
Giacomoni (1991, 297–304)
Turba (1971, 100)
Turba (1971, 99–100)
Giuliari (1879b, 43)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
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TP
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781
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W
208
Lettera di Costantino Cominato a Francesco Gonzaga II.
Statuti di Vigolo Vataro.
Lettera del senato veneto a Pandolfo Malatesta.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 14.1.1497 II.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 27.1.1497 III.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 22.2.1497 IV.
1811
1812
1813
1814
1815
1816
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 26.8.1497 VI. 16.9.1497
Lettera di Baldassarre Castiglione a Mario Fiera.
Lettera di Raimondo da Soncino ambasciatore milanese a Londra sui viaggi di Caboto.
1819
1820
1821
(18.12.1497)
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 17.8.1497 V.
1818
(12.8.1497)
Decreto ‘Nova forma pro navibus’.
1817
1496
1496
17.11.1496 (2)
17.11.1496 (1)
Lettera di Costantino Cominato a Isabella Gonzaga.
1810
8.7.1496
data
Supplica di maestro Pierino tagliapietre a San Fermo, per chiudere alcuni portici innanzi alla sua casa.
titolo
1809
no
(Milano)
Milano
Casale
Pomario
(Genova)
Casale
Casale
Casale
Venezia
Vigolo Vataro
Casale
Casale
Verona
LE
Migliorini/Folena (1953, 145–147)
Cian (1942, 109)
Turba (1971, 107–108)
Turba (1971, 106–107)
Còveri (1995, 272–274)
Turba (1971, 106)
Turba (1971, 105–106)
Turba (1971, 104)
Tonini (1882, 319–320)
Giacomoni (1991, 305–313)
Turba (1971, 103–104)
Turba (1971, 103)
Giuliari (1879b, 46–47)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
Es/Zs
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422
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326
W
209
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 15.4.1498 (1) IX. 15.4.1498 (2)
Statuti di Romarzolo.
Sentenza contro coloro che tentarono di uccidere Pandolfo Malatesta signore di Rimini.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 6.7.1498 X. 30.7.1498
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga V.
Lettera di Giovanni Grimaldi a Agostino Adorno.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 24.11.1498 XI.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 13.3.1499 XII.
1827
1828
1829
1830
1831
1832
1833
1834
(18.6.1498)
29.4.1498
24.1.1498 (2)
Lettera della signoria al re di Tunisi V.
1826
(24.1.1498) (1)
Lettera della signoria al console Jacopo Centurione.
Casale
Casale
Monaco
Casale
(Rimini)
Romarzolo
Casale
Casale
Genova
(Genova)
Casale
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 14.1.1498 VIII.
1824
1825
Casale
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 2.1.1498 VII.
(Milano)
LE
1823
(1497)
data
Disposizioni di Lodovico il Moro intorno al governo dello stato di Milano dopo la sua morte.
titolo
1822
no
Turba (1971, 113)
Turba (1971, 111–112)
Saige (1890, 21–22)
Turba (1971, 111)
Tonini (1882, 328–330)
Giacomoni (1991, 326–331)
Turba (1971, 110–111)
Turba (1971, 109–110)
Marengo (1901, 197–198)
Marengo (1901, 196)
Turba (1971, 109)
Turba (1971, 108)
Migliorini/Folena (1953, 147–149)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
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W
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529
12 3000
11
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6
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11
6
TP
210
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 30.8.1499 XIV.
1838
Pavia desidera avere un vicerè e un parlamento proprio.
Si annuncia il prossimo arrivo del re di Francia in Pavia.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 4.10.1499 XV.
1840
1841
1842
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 21.11.1499 IV. 5.12.1499
1845
1846
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga VI.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 11.11.1499 (2) XVI.
1844
11.11.1499 (1)
Lettera di Galeotto del Carretto a Enea Furlano I.
1843
24.9.1499
21.9.1499 (2)
Il comune di Pavia incarica i suoi oratori presso il re di Francia a recapitare lettere ad alcuni personaggi sel seguito reale.
1839
21.9.1499 (1)
Mantova
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 23.8.1499 III.
1837
Casale
Mantova
Vigevano
Vigevano
Milano
Novara
Pavia
Pavia
Casale
[Milano]
29.7.1499
Il duca di Milano concede amnistia in occasione dell’erezione del principato di Pavia.
Casale
LE
1836
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 23.6.1499 XIII.
titolo
1835
no
Turba (1971, 119–121)
Turba (1971, 118)
Turba (1971, 117–118)
Turba (1971, 117)
Turba (1971, 116)
Magenta (1883, 479)
Magenta (1883, 478)
Magenta (1883, 475–476)
Turba (1971, 115–116)
Turba (1971, 114–115)
Magenta (1883, 474–475)
Turba (1971, 113–114)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
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6
6
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988
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W
211
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 29.12.1499 II. 20.1.1500
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 29.1.1500 XVIII. 5.2.1500
Lettera di Galeotto del Carretto a Enea Furlano II.
Il duca di Milano annuncia a Pavia d’aver ricuperato lo stato.
Ludovico il Moro avvisa il marchese di Mantova d’esser giunto a Pavia e lo prega d’un pronto invio di soldati per affrontare i Francesi.
Ludovico il Moro descrive al marchese Gonzaga la presa di Vigevano.
Lettera di Baldassarre Castiglione al marchese Francesco Gonzaga I.
Lettera di Baldassarre Castiglione alla madre I.
Lettera di Baldassarre Castiglione alla madre II.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 27.5.1500 XIX.
1849
1850
1851
1852
1853
1854
1855
1856
1857
1858
27.(2.?).1500 [27.2.1500]
24.2.1500
23.2.1500
19.2.1500
7.2.1500
20.12.1499
Lettera di Baldassarre Castiglione a Enea Gonzaga.
1848
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 17.12.1499 XVII.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 5.8.1500 (1) XX.
Lettera di Galeotto del Carretto a Enea Furlano III. 5.8.1500 (2)
1879
1880
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXIX.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXX.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXI.
1885
1886
1887
1888
1889
1890
1891
1892
1893
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXVIII.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXII. 15.8.1500 16.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXVI.
1884
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXIV.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXIII.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXV.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXVII. 9.8.1500 (1) 9.8.1500 (2)
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXIV.
1883
17.8.1500 (1)
14.8.1500
13.8.1500
10.8.1500
8.8.1500 (3)
8.8.1500 (2)
8.8.1500 (1)
6.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXIII.
1882
5.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXII.
1881
4.8.1500 (2)
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXI.
4.8.1500 (1)
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XX.
data
1878
titolo
1877
no
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
Casale
Casale
(Venezia)
(Venezia)
LE
Dionisotti (1950, 18–19)
Dionisotti (1950, 18)
Dionisotti (1950, 18)
Dionisotti (1950, 17–18)
Dionisotti (1950, 17)
Dionisotti (1950, 16–17)
Dionisotti (1950, 16)
Dionisotti (1950, 16)
Dionisotti (1950, 15–16)
Dionisotti (1950, 14–15)
Dionisotti (1950, 14)
Dionisotti (1950, 13–14)
Dionisotti (1950, 13)
Turba (1971, 126)
Turba (1971, 125)
Dionisotti (1950, 12)
Dionisotti (1950, 12)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
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1
Es/Zs
11
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214
data
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXIX.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXX. 24.8.1500 25.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXVIII.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXI.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXII.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXIII.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXIV.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXV.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXXVI.
Cessione della città di Rimini al duca Valentino.
1897
1898
1899
1900
1901
1902
1903
1904
1905
1906
(10.10.)1500
2.9.1500
31.8.1500
30.8.1500
29.8.1500
26.8.1500
23.8.1500
20.8.1500
19.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXVII.
1896
18.8.1500
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXVI.
Lettera di Maria Savorgnan a Pietro Bembo XXXV. 17.8.1500 (2)
titolo
1895
1894
no
(Rimini)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
(Venezia)
LE
Tonini (1882, 331–332)
Dionisotti (1950, 27)
Dionisotti (1950, 26–27)
Dionisotti (1950, 25–26)
Dionisotti (1950, 24–25)
Dionisotti (1950, 24)
Dionisotti (1950, 24)
Dionisotti (1950, 23–24)
Dionisotti (1950, 22–23)
Dionisotti (1950, 22)
Dionisotti (1950, 21)
Dionisotti (1950, 20–21)
Dionisotti (1950, 20)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
7
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
11
TP
0
0
0
0
327
0
0
0
0
0
0
273
0
W
215
Supplica degli uomini di Santa Maria in Cereto.
Bando del Corbera che proibisce l’estrazione de’grani ed altro.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 15.6.1501 XXII.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 30.6.1501 V.
1909
1910
1911
1912
Statuti di Bono
Dal ‘Carneto’ di Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar (1482–1528) II.
Statuti della confraternita di San Giovanni Evange- (1502) lista della Morte (G1)
1915
1916
1917
1920
Supplica di Nicolò Adimari.
(20.2.1503)
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 26.1.1503 XXIII.
1919
(1502 ca.)
Memoriale del notaio Lorenzo de Papiris.
1918
28.8.1502
26.5.1502
22.5.1502
Capitoli della compagnia dei Caravana del porto di Genova VI.
1914
(1501)
Statuto della scuola dei battuti bellunesi II.
1913
6.3.1501
19.2.1501
14.1.(1501)
Delibera concernente l’uso del volgare nell’amministrazione di Creta.
1908
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 13.11.1500 XXI.
titolo
1907
no
(Rimini)
Pontestura
[Udine]
Padova
(Saluzzo)
Bono
(Genova)
(Belluno)
Mantova
Casale
Rimini
Rimini
(Venezia)
Casale
LE
Tonini (1888, 794–795)
Turba (1971, 129–130)
Ce fastu? 17 (1941, 179)
De Sandre Gasparini (1974, 193–221)
Cornagliotti (1990, 285)
Giacomoni (1991, 335–342)
Costamagna (1965, 87–88)
De Bortoli (1987, 159–161)
Turba (1971, 128–129)
Turba (1971, 128)
Tonini (1888, 776–777)
Tonini (1888, 775–776)
Eufe (2003, 16)
Turba (1971, 127)
LE
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
6
11
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12
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11
12
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7
11
TP
421
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0
199
0
0
615
0
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342
441
0
0
W
216
data
Lettera di Baldassarre Castiglione al marchese Francesco Gonzaga II.
Historia de li principii de le monice de Saona.
Statuto dell’arte dei muratori di Mantova II.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 20.4.1504 XXV.
1924
1925
1926
1927
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 28.1.1505 XXVI. 15.5.1505
Proclama della Signoria.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 5.11.1505 XXVII.
1929
1930
1931
(24.9.1504)
Lettera di Baldassarre Castiglione alla madre III.
1928
3.3.1504
(11.1503)
4.10.1503
21.8.1503
Giovanni Martini si accorda con i rappresentanti della fraternità di Sant’Orsola nella chiesa udinese di San Pietro Martire per la realizzazione di una pala dipinta con la cornice in legno intagliato e dorato, la cimasa e la predella per l’altare di Sant’Orsola.
1923
3.1503
Istruzioni della signoria a Filippo Pallavicino, nominato commissario in Riviera.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 27.3.1503 XXIV.
titolo
1922
1921
no
Casale
Genova
Casale
(Urbino)
Casale
(Mantova)
(Savona)
Roma
Udine
(Genova)
Casale
LE
Turba (1971, 132–133)
Marengo (1901, 222) / Toso (1995, 175)
Turba (1971, 132)
Cian (1942, 114–116)
Turba (1971, 131)
Franchi (1887, 22–23)
Farris (1977, 84–89)
Cian (1942, 113–114)
Frucco (2005, 50–51)
Marengo (1901, 210–212)
Turba (1971, 130–131)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
635
0
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W
11
12
11
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274
119
0
0
0
247
4 2063
11
6
6
11
TP
217
data
Istruzioni del comune di Genova al capitano generale davanti a Monaco.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 19.12.1506 XXIX.
1937
1938
1939
1940
1941
1942
Cronaca sugli avvenimenti del 1505–1506.
Lettera di Achille da Piacenza II.
1936
1943
Istruzioni del comune di Genova all’ingeniere Ambrosio Joardo.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 26.11.1506 VII. 1.12.1506
Lettera di Achille da Piacenza I.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 6.10.1506 XXVIII. 7.11.1506
Lettera di Baldassarre Castiglione al marchese Francesco Gonzaga III.
1935
(1505–1506) [1506]
2. / 12.12.1506 [12.12.1506]
4.9.1506
27.8.1506
4.8.1506
Carta di regola di Ospedaletto.
1934
(1493–1505) [1505]
Statuti di Calavino.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 28.11.1505 VI.
titolo
1933
1932
no
Giacomoni (1991, 276–281)
Turba (1971, 133–134)
LE
(Genova)
Casale
Genova
Ponte Mulino
Mantova
Genova
Casale
Ponte Mulino
Milano
Toso (1995, 189)
Turba (1971, 136)
Saige (1890, 63–67)
Schizzerotto (1985, 135)
Turba (1971, 135–136)
Saige (1890, 48–49)
Turba (1971, 134–135)
Schizzerotto (1985, 135)
Cian (1942, 116–118)
Ospedaletto Giacomoni (1991, 343–346)
(Calavino)
Mantova
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
Es/Zs
0
0
W
4
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6
11
6
11
6
11
275
0
0
119
0
336
0
107
0
12 1270
12
11
TP
218
Dal ‘Libro de le virtù de le herbe di Alberto Magno’.
1956
1952
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga X.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 23.11.1507 (2) XXXI.
1951
1955
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga IX.
1950
Lettera della signoria al re di Tunisi VII.
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga VIII.
1949
1954
Lettera della signoria al re di Tunisi VI.
1948
Lettera della signoria a Gasparo Donato, ambasciatore a Tunisi.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 5.6.1507 XXX.
1947
1953
Deliberazione dei consoli del Banco di San Giorgio 6.2.1507 sull’impresa di Monaco.
8.7.1507
Lettera del comune di Genova ai commissari davanti a Monaco.
1946
(9.6.1508)
1.4.1508
15.2.1508
5.1.1508
23.11.1507 (1)
4.8.1507
27.1.1507
20.1.1507
Lettera del comune di Genova alla società degli artigiani sull’impresa di Monaco.
1945
(4.1.1507)
data
Lettera dei supremi commissari.
titolo
1944
no
(Torino)
Casale
Genova
Genova
Casale
Casale
Casale
Genova
Casale
Genova
Genova
Genova
(Monaco)
LE
Cornagliotti (1990, 299)
Turba (1971, 140–141)
Marengo (1901, 238–239)
Marengo (1901, 288)
Turba (1971, 139–140)
Turba (1971, 138–139)
Turba (1971, 137–138)
Marengo (1901, 236–237)
Turba (1971, 137)
Saige (1890, 77–78)
Saige (1890, 75–76)
Saige (1890, 74–75)
Toso (1995, 189–190) / Pandiani (1905, 511)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
2
11
6
6
11
11
11
6
11
7
6
6
6
TP
203
0
0
0
0
0
0
0
0
403
137
300
121
W
219
Quaderno di conti di Giovanni di Gio. Battista di Biasca.
Statuti della confraternita di Santa Maria del Torre- (ante 1509) [1508] sino (MT).
1959
1960
Inventario dei beni di Antonio de Ludovisi.
Ordine del governatore di Rimini ai capitani e uomini del contado di raccogliere i denari delle Terzerie.
Lettera del comune di Rimini al legato papale per la nomina di altro governatore I.
Lettera del comune di Rimini al legato papale per la nomina di altro governatore II.
Lettera del comune di Rimini al legato papale per la nomina di altro governatore III.
Lettera del comune di Rimini al legato papale per varie cose.
1963
1964
1965
1966
1967
1968
1.12.1509
17.11.1509
15.11.1509
9.11.1509
22.8.1509
(7.5.1509)
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 4.3.1509 (2) XXXIII.
1962
4.3.1509 (1)
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga XI.
1961
(1506–1508) [1508]
26.9.1508
Lettera della signoria al re di Tunisi VIII.
1958
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 20.8.1508 XXXII.
titolo
1957
no
Rimini
Rimini
Rimini
Rimini
Rimini
(Bologna)
Casale
Casale
(Padova)
(Biasca)
Genova
Casale
LE
Tonini (1888, 876–877)
Tonini (1888, 874–875)
Tonini (1888, 873–874)
Tonini (1888, 872)
Tonini (1888, 868–869)
Frati (1900, 242–247)
Turba (1971, 143)
Turba (1971, 142–143)
De Sandre Gasperini (1974, 313–322)
Bianconi (1989, 34)
Marengo (1901, 241–242)
Turba (1971, 141–142)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
90
0
0
W
0
0
6
6
6
6
7
0
0
391
0
159
6 1278
11
11
12 3000
8
6
11
TP
220
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga XII.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 21.7.1511 XXXIV. 26.12.1511
Medicinalia quam plurima.
Inventario delle suppellettili dell’episcopio d’Imola. 12.2.1511 8.3.1511
Lettera di Ippolita Gonzaga al fratello Federico II.
Lettera dei consoli e consiglio di Albenga a Giovanni Doria.
Lettera di Baldassarre Castiglione alla madre IV.
Lettera di Teodora Gonzaga I.
Decreto sulle leggi suntuarie.
Lettera di Teodora Gonzaga II.
Conferma del mercato d’Ascona da parte degli svizzeri.
Carta di regola di Vigolo Baselga.
Il diario della prigionia in Francia del conte Trussardo Calepio.
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
Mantova
Genova
Zòpola
LE
[20.4.1513]
4.4.1513
2.4.1513
3.1513
(1512)
24.11.1512
(23.4.1512)
[Bergamo]
Trento
Locarno
Ostiglia
(Genova)
Mantova
(Urbino)
Albenga
Pontestura
Casale
(Imola)
(i. sec. XVI) [1510] (Genova)
1510
19.1.1510
Lettera della signoria al re di Tunisi IX.
1970
(1509 ca.) [1509]
data
Denuncia di danni di pre’ Nicolò.
titolo
1969
no
Silini/Zonca (2001, 12–19)
Giacomoni (1991, 371–377)
Motta (1879, 47–48)
Schizzerotto (1985, 139–141)
Toso (1995, 174–175) / Belgrano (1875, 257–260)
Schizzerotto (1985, 139)
Cian (1942, 118)
Toso (1995, 176)
Turba (1971, 144–145)
Turba (1971, 144)
Bughetti/Gaddoni (1913, 18–21)
Toso (1995, 172–173)
Schizzerotto (1985, 157)
Marengo (1901, 245–246)
Corgnali (1937a, 12) / Corgnali (1965–67b, 149)
LE
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
430
597
470
497
0
250
213
0
707
149
187
0
179
W
7 2008
12
6
11
7
11
11
6
11
11
6
10
11
6
6
TP
221
Libro dei conti del comune di Biasca.
Ordine di esecuzione di condanna capitale I.
Lettera di Baldassarre Castiglione al fattore Tirabosco.
Lettera di Luciano Grimaldi alla signoria di Firenze.
Statuti di Fusignano.
Libro della confraternita del Santissimo Crocefisso di Brissago nella città di Fiorenza I.
Ordini di Grosio.
Lettera dei consoli di Rimini al cardinale di San Vi- 13.8.1515 tale sopra una nuova sedizione accaduta nelle città.
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1997
Ordine di esecuzione di condanna capitale II.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 10.6.1516 XXXV.
1996 12.8.1516
2.1.1516 (2)
Libro della confraternita del Santissimo Crocefisso di Brissago nella città di Fiorenza III.
1995
2.1.1516 (1)
Libro della confraternita del Santissimo Crocefisso di Brissago nella città di Fiorenza II.
1994
7.3.1515
2.1.1515
1514
27.11.1514
(3.10.1514)
22.8.1514
(1513)
(6.11.1513)
Regola del terzo ordine francescano.
1985
30.10.1513
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga XIII.
titolo
1984
no
Saige (1890, 144–145)
Cian (1942, 119–120)
Tomasin (2001, 316)
Bianconi (1989, 34)
Cornagliotti (1990, 299–300)
Turba (1971, 145–146)
LE
(Venezia)
Pontestura
(Brissago)
(Brissago)
Rimini
(Grosio)
(Brissago)
Tomasin (2001, 317)
Turba (1971, 146)
Bianconi (1984, 32)
Bianconi (1984, 31) / Bianconi (1989, 32)
Tonini (1888, 896–897)
Zoia (2001, 191)
Bianconi (1984, 31–32) / Bianconi (1989, 32–33)
(Fusignano) Sanga (1990b, 144)
Monaco
(Gubbio)
(Venezia)
(Biasca)
(Torino)
Tridino
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
7
11
6
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6
12
8
12
7
11
7
8
12
11
TP
63
0
0
227
180
65
187
280
266
0
119
54
82
0
W
222
data
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga XIV.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 27.2.1517 (2) XXXVII.
2001
2002
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 25.5.1517 XXXVIII.
2005
Casale Lione
2.6.1517
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga II.
Lettera di Galeotto del Carretto a Stazio Gadio.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 4.6.1517 VIII.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 10.6.1517 XXXVIX.
2009
2010
2011
2.6.1517 (3)
Casale
Casale
Casale
2008
2.6.1517 (2)
Lettera di Galeotto del Carretto a Francesco Gonzaga XV.
Casale
2007
2.6.1517 (1)
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga I.
Aqui
Casale
(Mondovì)
Casale
Casale
Bigarello
(Pergine)
Casale
LE
2006
15.5.1517
Lettera di Galeotto del Carretto a messer Ronzone.
2004
(3.4.1517)
Le virtù de la sancta messa.
2003
27.2.1517 (1)
18.1.1517
Lettera di Federico Fedeli I.
1516
Statuti di Pergine.
2000
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 27.12.1516 XXXVI.
titolo
1999
1998
no
Turba (1971, 152)
Turba (1971, 151–152)
Turba (1971, 157)
Turba (1971, 155)
Turba (1971, 154)
Turba (1971, 153–154)
Turba (1971, 150–151)
Turba (1971, 150)
Cornagliotti (1990, 301)
Turba (1971, 149)
Turba (1971, 148)
Schizzerotto (1985, 136)
Giacomoni (1991, 385–403)
Turba (1971, 147)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
Es/Zs
11
11
11
11
11
11
11
11
5
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6
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11
TP
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0
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0
0
0
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0
0
120
0
0
W
223
29.6.1517
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga III.
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga IV.
Lettera di Federico Fedeli II.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 10.9.1517 X.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 19.9.1517 XXXXI.
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 11.10.1517 XI.
2014
2015
2016
2017
2018
2019
Lettera di Baldassarre Castiglione alla marchesa Isabella Gonzaga I.
Capitoli dei disciplinati di San Nicola da Tolentino. 1518
2023
2024
Lettera di Galeotto del Carretto a Tolomeo Gonzaga.
2022
16.6.1519
2.9.1518
23.4.1518
Aggiunte ai capitoli dell’arte dei calderai II.
2021
1517
Libro della confraternita del Santissimo Crocefisso di Brissago nella città di Fiorenza IV.
2020
24.7.1517
23.7.1517
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 22.6.1517 XXXX.
2013
data
Lettera di Isabella Gonzaga a Galeotto del Carretto 13.6.1517 IX.
titolo
2012
no
LE
Roma
(Vercelli)
Casale
Savona
(Brissago)
Mantova
Tridino
Mantova
Bigarello
Pontestura
Casale
Casale
Cian (1942, 120–121)
Cornagliotti (1990, 277)
Turba (1971, 160–161)
Vivaldo (1970, 35)
Bianconi (1984, 32)
Turba (1971, 160)
Turba (1971, 158–160)
Turba (1971, 158)
Schizzerotto (1985, 136)
Turba (1971, 157–158)
Turba (1971, 156)
Turba (1971, 155–156)
Sant’Andrea Turba (1971, 152–153)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
11
12
11
12
6
11
11
11
6
11
11
11
11
TP
0
150
0
103
0
0
507
0
187
0
0
0
0
W
224
Libro della confraternita del Santissimo Crocefisso di Brissago nella città di Fiorenza V.
Lettera di Baldassarre Castiglione al marchese Federico Gonzaga.
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga V.
Pace fatta tra il cristianissimo re dei Francesi e i magnifici signori svizzeri.
Lettera di Paolo Folengo al marchese Federico Gonzaga I.
Lettera di Paolo Folengo al marchese Federico Gonzaga II.
Lettera di Baldassarre Castiglione alla madre V.
Legge del 1522 I.
Legge del 1522 II.
2028
2029
2030
2031
2032
2033
2034
2035
2036
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 20 [?].11.1519 [20.11.1519] XXXXII.
2027
(20.7.1522)
(6.7.1522)
16.10.1521
21.9.1521
17.9.1521
11.5.1521
8.12.1520
1.2.1520
2.1.1520
31.8.1519
Lettera di Baldassarre Castiglione alla marchesa Isabella Gonzaga II.
2026
(12.8.1519)
data
Lettera di Baldassarre Castiglione al marchese di Mantova.
Lettera di Galeotto del Carretto a Isabella Gonzaga 24.8.1522 (1) XXXXIII. 24.8.1522 (2)
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga VI.
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga VII.
Supplica fatta dalla scuola dei battudi al podestà di 15.10.1522 Belluno Tomaso Dina.
2039
2040
2041
2042
Commissione del doge Antoniotto Adorno a Bartolomeo della Torre.
Concessione del duca di Milano Francesco Sforza a 23.10.1523 favore di Pavia.
2046
2047
Convenzione stipulata dai pavesi col duca di Milano Francesco Sforza.
2045
28.11.1523
14.9.1523
(31.1.1523)
Capitoli per la consegna della città e rocca di Rimini fatta da Pandolfo Malatesta e di lui figlio Sigismondo a Francesco Maria della Rovere duca di Urbino in arbitrato del pontefice Adriano VI.
2044
3.1.1523
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga VIII.
2043
24.8.1522 (3)
Supplica degli uomini del territorio di San Giuliano 16.8.1522 a Pandolfo Malatesta per essere liberati dalle gravezze.
2038
15.8.1522
data
Capitolo della compagnia dei Caravana del porto di Genova IV.
titolo
2037
no
Genova
Milano
(Milano)
(Rimini)
Casale
Belluno
Casale
Casale
Casale
Rimini
(Genova)
LE
Saige (1890, 207–208)
Magenta (1883, 528)
Magenta (1883, 526–528)
Cappelli (1864, 40–42) / Tonini (1888, 924–927)
Turba (1971, 166)
De Bortoli (1987, 172)
Turba (1971, 163–164)
Turba (1971, 163–164)
Turba (1971, 164–165) / Marazzini (1994, 19)
Tonini (1888, 918–919)
Costamagna (1965, 91)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
0
316
0
0
305
224
0
W
6
6
7
550
301
0
12 1067
11
6
11
11
11
6
12
TP
226 14.1.1524 (2)
Pavia implora un rimedio alle insolenze dei militari.
Lettera di Agostino Grimaldi all’ufficio del mare di Genova.
Protesta di Agostino Grimaldi ai protettori del Banco di San Giorgio.
Nuove suppliche dei pavesi per ottenere provvedimenti contro la licenza militare.
Lettera di Antonio Capriano detto Torolo.
Lettera di Agostino Grimaldi all’imperatore Carlo V.
Lettera di Galeotto del Carretto a Federico Gonzaga IX.
Lettera di Baldassarre e Aluisa Castiglione.
Approvazione di statuti II.
Articoli di Merano.
Lettera di Francesco Serafino.
Lettera di Gian Giacomo Calandra a Isabella d’Este I.
2050
2051
2052
2053
2054
2055
2056
2057
2058
2059
2060
2061
(11.8.1525)
7.8.1525
(30.5.)1525
24.3.1525
5.10.1524
14.4.1524
18.3.1524
14.3.1524
28.2.1524
(1.1524)
16.1.1524
Supplica dei pavesi per ottenere la cessazione degli 14.1.1524 (1) alloggi militari in città.
2049
2.1.1524
data
I pavesi minacciano di abbandonare ed incendiare la loro città ridotta a stato miserando.
titolo
2048
no
(Mantova)
(Mantova)
(Merano)
Cremona
Roma
Casale
Monaco
(Mantova)
Pavia
Monaco
Monaco
Pavia
Pavia
Pavia
LE
Schizzerotto (1977, 5)
Schizzerotto (1985, 133)
Acler (1977, 238–245)
Almansi Sabbioneta (1970, 215–223)
Bongrani/Morgana (1994, 129–132)
Turba (1971, 166–167)
Saige (1890, 230)
Schizzerotto (1985, 128)
Magenta (1883, 532–533)
Saige (1890, 212–215)
Saige (1890, 209)
Magenta (1883, 531–532)
Magenta (1883, 529–530)
Magenta (1883, 529)
LE
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Es/Zs
214
0
422
0
W
0
239
136
246
301
11
11
102
274
12 3000
7 2539
11
11
11
11
6
7 1360
11
6
6
6
TP
227
Lettera di Federico Gonzaga a Francesco Gonzaga. (4.12.1525)
2064
(Mantova)
(Mantova)
(Mantova)
LE
Schizzerotto (1977, 9)
Schizzerotto (1977, 8)
Schizzerotto (1977, 7)
LE
1
1
1
Es/Zs
11
11
11
TP
240
73
57
W
Nell’analisi dei documenti identificati supra nella tab. 3 come «copie» è necessario prestare attenzione al fatto che la data effettiva di redazione (se ipotizzabile, altrimenti contrassegnata da un punto di domanda «?») in alcuni casi si discosta in modo considerevole da quella del relativo originale:
(5.11.1525)
Lettera di Federico Gonzaga a Gian Giorgio Trissino.
2063
(27.8.1525)
data
Lettera di Gian Giacomo Calandra a Isabella d’Este II.
titolo
2062
no
228
120
Patto del sultano d’Aleppo e l’ambasciatore veneziano Tommasino Foscarini per la sicurezza dei veneziani.
Lettera del soldano.
Patti di pace di Bela re d’Ungheria con la Repubblica di Venezia.
Statuti della fraglia dei marangoni I.
Mariegola della scuola grande di Santa Maria della Carità.
Mariegola della scuola di santa Maria Gloriosa dei Frari.
Principio dello statuto della corporazione spirituale di Sant’Andrea.
Statuti della fraglia dei murari di Padova.
Documento notarile.
Regola dei Servi della Vergine.
Due frasi volgari in una carta latina.
Statuti della fraglia dei beccai.
10
12
13
15
17
19
22
28
33
40
42
48
Cf. Tomasin (2001, 14).
Trattato fra il sultano di Aleppo e Pietro Maringoni, rappresentante del doge di Venezia Pietro Ziani.
titolo
4
no.
Tab. 4: Data di redazione delle copie
1283
(18.8.1282)
1281
8.6.1280
1.1273
1266
1261
(1260)
12.11.1257
7.1244
16.3.(1244)
11.1225
4.8.1207–24.6.1208 [24.6.1208]
data di redazione dell’originale
co. sec. XVI
co. del 1674
co. sec. XV
co. sec. XV
co. del 1437
co. sec. XVI
co. sec. XIII o XIV
co. sec. XIII o XIV
co. sec. XIV s.m.
co. tardiva
?
co. duecentesca120
co. del 1291–92
data di redazione della copia analizzata
229
Lettera in volgare veronese di prete Guidotto.
Lettera di Bonaventura alla madre, dal carcere.
Lettera di Tomasino Staniario.
Cedola di Pangrati Barbo II.
Mariegola della scuola grande di San Giovanni Evangelista, capitoli I e II.
Tre istruzioni a Giovanni Varino e Nicolò Trevisan.
Cedola di Pangrati Barbo I.
Cedola di Lorenzo Trevisan.
Testamento di Maria Semitecolo.
Statuti di Averrara I.
Statuti della fraglia dei marangoni II.
Catastatico.
Statuti della fraglia dei marangoni III.
Mariegola della congregazione della Beata Vergine e delli XII Apostoli di Cristo.
Testamento di Alberto de Zentillis.
72
85
86
112
120
136
138
149
167
171
190
191
198
222
225
Statuti della confraternita di Santa Maria Nova fuori Ognissanti.
Punto di testamento relativo a prestito fatto da Marco di Bernardo.
65
229
titolo
no.
1325
16.1.1324
3.1322
15.6.1317
(1315)
1315
1313
4.6.1313
10.6.1311
(1309)
30.11.(1309)
4.1307
11.1305
27.10.1300
11.09.1300
6.5.(1297)
12.12.1294
data di redazione dell’originale
co. sec. XVIII
co. del 1348
co. sec. XIV
co. sec. XIV
co. del 1692
co. sec.XIV
co. del 1720
co. coeva
co. post. al 1330
co. del 1310
co. coeve
co. sec. XIV
co. del 1310
co. sec. XIV
co. sec. XIV
co. coeva
co. del 12.2.1297
data di redazione della copia analizzata
230
121
Lettera di Francesco (‘Chichino’) Bentivoglio al padre Bente.
Lettera di Giacomo Bentivoglio allo zio Nicolò.
Regola della comunità di Lamon II.
Statuti dei disciplinati di Cividale del Friuli.
Statuto dell’arte dei muratori di Mantova I.
Documento veneziano riguardante un viaggio di mercanti a Dehli I.
Capitolare dei bottai.
Relazione bresciana sulle acque.
Capitoli dello statuto dell’arte dei ferrari.
Statuti de la Fraternitade d’i Recomendati a Madona Sancta Maria in la citade di Millano.
Documento veneziano riguardante un viaggio di mercanti a Dehli II.
Lettera del doge Marino Faliero a Brati Vido, Petro Nani e Constantino Zucholo.
Elenco di merci da vendere a peso.
Testamento di Andrea Slorado.
233
244
251
259
267
268
270
271
275
281
289
290
293
Cf. Corgnali (1937b, 31 n. 1).
Lettera di Michele Bentivoglio al padre Bente.
232
titolo
231
no.
20.1.1347
1.9.1346
17.1.(1343–1346) [17.1.1346]
30.8.1343
(1340 ca.) [1340]
20.1.1340
29.8.1339
10.1338
7.1338
1334
(non ante 1332) [1332]
(1330) (2)
(sec. XIV p.m.) [1325] (3)
(sec. XIV p.m.) [1325] (2)
(sec. XIV p.m.) [1325] (1)
data di redazione dell’originale
co. sec. XV
?
?
co. del 12.2.1350
co. post. al 1450
co. del 6.12.1494
co. dei primi del ‘500
co. quasi coeva
co. del 12.2.1350
co. anteriore al 1504
co. sec. XIV–XV121
co. del 1670
co. coeva
co. coeva
co. coeva
data di redazione della copia analizzata
231
Documento veneziano riguardante un viaggio di mercanti a Dehli III.
Documento veneziano riguardante un viaggio di mercanti a Dehli IV.
Estratto dal libro giornale della spezieria di Diotaiuti di Sasso Letroso e di Pighino di Berto I.
Commento ai salmi.
Statuti della fraglia dei battuti di Borgo Porta Nuova.
Lettera di Pero Nani, console a Verona, al doge di Venezia.
Statuti viscontei delle strade ed acque.
Relazione di Zanino Novello inviato presso l’imperatore di Sclavonia a domandare soddisfazione per le ruberie subite dai mercanti veneziani II.
Testamento del canonico spalatino Giovanni Stragotini.
Statuti dell’arte della lana della città di Padova.
Statuti di Averrara II.
Testamento di Margareta di ser Zan del Monago da Bessica.
314
315
324
330
331
332
337
343
451
487
488
492
Testamento di donna Caterina figlia del fu Jacopo d’Andrea.
Statuto dei mercanti drappieri della città di Vicenza.
500
titolo
no.
312
15.7. / 1.10.1370 [1.10.1370]
4.3.1369
7.12.1368
28.10.1368
13.3.1362 / 19.11.1362 [19.11.1362]
(24.2.1354)
31.12.1352
(sec. XIV) [1350]
(sec. XIV) [1350]
(sec. XIV) [1350]
1350
14.8.1349
30.7.1349
1348
data di redazione dell’originale
co. coeva
?
co. del 1720
co. del 11.1384
co. coeva
?
co. sec. XV
?
co. trecentesca
co. sec. XV
co. del 9.11.1351
co. del 12.2.1350
co. del 12.2.1350
co. del 1535
data di redazione della copia analizzata
232
Lettera ‘autentica’ del rettore di Ragusa Johann de Bona e dei giudici e consiglieri della città, al console dei Veneziani a Salonicco.
Matricola della scuola di San Cristoforo dei mercadanti alla Madonna dell’Orto.
Accordi tra Andrea Donado, Zan Storlado e Aluise Falier sopra le spese sostenute.
Testamento di Anestaxo straçaruol de quaendrio de ser Nicoleto da la Mota.
Statuti della fraglia degli strazzaroli.
Trattato del console di Caffa col Can dei Tartari (A).
Trattato del console di Caffa col Can dei Tartari (B).
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sull’esclusivo uso della moneta padovana.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sui dazi da pagare.
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello capitano di Conegliano I.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara sulla immunità delle persone che intendono stabilirsi a Treviso e Ceneda e nei rispettivi distretti.
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello capitano di Conegliano II.
594
636
638
643
645
650
663
664
667
671
672
titolo
530
no.
19.5.(1385)
6.4.(1385)
14.11.(1384)
23. / 24.4.1384 [24.4.1384]
27. / 28.2.(1384) [28.2.1384]
24.2.1381
27.11.1380
7.7.1380
18.4.1380
15.2.1380
1377
(6.11.1372)
data di redazione dell’originale
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. del 28.7.1383
co. del 28.7.1383
co. f. sec. XIV: termini 1395–12.7.1408
?
?
?
?
data di redazione della copia analizzata
233
titolo
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello capitano di Conegliano III.
Proclama dei dazi dei carraresi (Vituaria grassa o alguna altra mercanzia) I.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara relativo alla definizione della valuta della moneta carrarese.
Istruzioni di Francesco Carrara a Sanxoto.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara relativo a incendiarii nel distretto di Treviso.
Proclama di Francesco il Vecchio da Carrara relativo al valore della moneta carrarese.
Istruzioni di Francesco Carrara a Calcino Torniello capitano di Conegliano IV.
Istruzioni al vicario di Conegliano.
Lettera al comune di Cividale, nella quale s’annunzia una scorreria degli udinesi.
Lettera del tempo della lega dei veneziani col Conte di Virtù.
Statuto della Valsolda.
Mariegola della scuola grande di Santa Maria della Misericordia detta di Valverde.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 1–18.
no.
679
687
688
691
695
696
697
698
700
704
709
733
739
10.8.1393
1392
13.5.1388
(1387)
28.9.(1386/1387) [28.9.1387]
15.8.(1387)
24.7.(1387)
12.7.1387
2.7.1387
co. poco dopo il 1485
?
co. sec. XVI
co. coeva
co. coeva
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
co. post. al 1403
12.10.1386 21.12.(1386)
co. post. al 1403
co. post. al 1403
data di redazione della copia analizzata
9.9.(1386)
13.3.(1386)
data di redazione dell’originale
234 co. sec. XVIII co. del 14.12.1423
(1411) 1.5.1420
Conferma del patto con il soldano Suleiman.
Spese del cameraro del comune di Udine.
Minuta di Giovanni Fulchiero (Testo XVIII).
Capitoli dei disciplinati di Dronero B.
Lettera-relazione di Biagio Assereto dopo la battaglia di Ponza.
Decreto ducale contro le fazioni guelfa e ghibellina nella città e nel contado di Pavia, in cui si danno anche le norme da osservarsi nelle nuove elezioni alle cariche civiche.
Statuto del comune di Gandellino.
Lettera di messer Sceva a Francesco Sforza.
Crida contro la violenza alle donne.
Inventario di ferramenti in dialetto bolognese.
I membri del consiglio segreto al duca di Milano.
Il duca di Milano al conte Franchino Rusca II.
Statuti di Centovalli.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 18–23.
951
984
1005
1083
1106
1145
1155
1159
1160
1181
1187
1213
1238
10.9.1452
(post 1420, ante 1453) [1450]
17.9.1450
25.4.1450
23.11.1447
15.10.1447
24.8.1447
9.6.1446
(21.1.1440)
6.8.1435
(sec. XV p.m.) [1425] (2)
12.8. / 3.9.1411 [3.9.1411]
co. poco dopo il 1485
?
co. sec. XX
co. sec. XX
?
co. autenticata dell’epoca
?
co. tra il 1575 e il 1620
?
co. del 1634
co. coeva
?
co. del 6.12.1494
948
20.12.1400
Capitoli dello statuto dell’arte dei ferrari.
?
data di redazione della copia analizzata
817
1396 (1)
data di redazione dell’originale
Capitoli presentati al doge di Venezia dagli ambasciatori del principe di Acaia.
titolo
757
no.
235
Il duca di Milano al vicario di Val Blenio.
Il duca di Milano al commissario di Bellinzona.
Il duca di Milano a Tommaso da Rieti e ai maestri delle entrate.
Statuti di Romeno, Don e Amblar.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 24–29.
Giacomo de Pegiis commissario di Bellinzona al conte Franchino Rusca.
Il duca di Milano al podestà di Bellinzona.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 30–31.
Il duca di Milano al podestà di Como.
Aggiunte agli statuti dell’università e paratico dell’arte del pignolato bombace e panno di lino.
Il duca di Milano a Stefano de Onate.
Il duca di Milano al podestà di Milano.
1298
1306
1311
1341
1357
1364
1366
1386
1399
1404
1406
1407
Il duca di Milano al podestà Giovanni Vergiate e alla comunità di Valtravaglia.
Inventario dei beni della defunta Mira di Antonio calzolaio.
1260
1411
Mariegola della chiesa del Corpo di Cristo.
1252
titolo
Statuto della confraternita di San Girolamo degli Schiavoni.
no.
1239
11.9.1465
23.7.1465
22.7.(1465)
22.6.1465
27.3.1465
14.9.1464
1.4.1462
20.3.1462
25.6.1461
16.7.1459
5.9.1456
25.5.1456
15.3.1456
13.5.1454
(22.10.1453)
17.9.1452
data di redazione dell’originale
?
?
co. sec. XX
co. del 4.7.1465
?
co. poco dopo il 1485
?
?
co. poco dopo il 1485
co. del 1738
?
?
?
co. coeva
co. del 1477
co. del 13.2.1479
data di redazione della copia analizzata
236
122
Statuti di Tavodo.
Statuti di Stenico.
Statuto dell’arte dei berrettieri.
Lettera d’un anonimo di Scio, relativa alla presa di Caffa, e timorosa d’un improvviso assalto a quell’isola.
Lettera da Scio, scritta da Giacomo Giustiniani, informativa della presa di Caffa.
Statuti de la Congregatione de li Batudi recomendadi a Sancta Maria di Sant’Innocenzo in Pavia.
Rogazioni universali.
Frammento degli statuti.
Compendio degli statuti.
Supplica del comune di Sonvico al duca di Milano.
Statuto della consortia de li foresteri, §§ 32–33.
Lettera di Lamberto Grimaldi al consiglio generale della contea di Ventimiglia.
Dedizione di Lavarone alla Repubblica di Venezia.
Statuto di Costa Volpino.
Statuto di Dignano.
1526
1533
1562
1563
1569
1570
1571
1572
1619
1711
1716
1725
1727
1756
Cf. Corgnali (1937b, 31 n. 1).
Statuto di Valle d’Istria.
1441
titolo
1434
no.
9.1492
20.3.1488
6.12.1487
18.1.1487
7.6.(1485)
(2.3.1478)
(post 1450) [1475] (4)
(post 1450) [1475] (3)
(post 1450) [1475] (2)
(post 1450) [1475] (1)
10.7.1475
8.7.1475
23.7.1473
(1472)
11.1.1468
(23.3.1467)
data di redazione dell’originale
co. sec. XVII–XVIII122
co. post. al 1532
?
co. coeva
co. poco dopo il 1485
?
co. coeva
co. coeva
co. coeva
co. coeva
co. coeva
co. coeva
co. del 1495
co. del 19.12.1751
co. del 1734
co. sec. XVI
data di redazione della copia analizzata
237
Editto per l’istituzione del mercato del martedì a Pontestura.
Statuti di Bono
Carta di regola di Ospedaletto.
Il diario della prigionia in Francia del conte Trussardo Calepio.
Statuti di Pergine.
1859
1915
1934
1983
1999
titolo
Statuti di Vigolo Vataro.
no.
1812
1516
22.3.1512–20.4.1513 [20.4.1513]
4.8.1506
26.5.1502
1.6.1500
1496
data di redazione dell’originale
co. del 1.7.1523
co. sec. XVI p.m.
co. della f. del sec. XIX
co. del 1752
?
co. del 15.5.1564
data di redazione della copia analizzata
Nella tab. 5 vengono riassunti i dati principali del nostro corpus CorPS in relazione al numero di documenti per centro scrittorio: Tab. 5: I documenti disponibili nel CorPS per ciascun centro scrittorio e periodo di riferimento I: II: III: IV: V: TOTALE ante 1300 1301–1350 1351–1400 1401–1450 1451–1525 2/GENOVA
1
2
3/CAFFA 4/SAVONA
1
2
5/MONACO
2
6/TORINO
2
7/VERCELLI
1
18
38
134
193
3
1
12
16
7
1
1
5
11
22
25
27
87
95
2
3 0
8/ALESSANDRIA
5
9/NOVARA
5
10/LODI
1
1
1
78
216
295
1
3
7
14
4
1
7
4
12
8
24
1
1
1
43
17
53
118
1
3
4
22
30
2
5
42
49
11/MILANO 12/BERGAMO 13/BRESCIA
3 1
1
14/CREMONA 15/SONDRIO 16/MANTOVA
4
17/PAVIA 18/BELLINZONA 19/TRENTO
1
2
5
17
25
20/PIACENZA
4
1
1
7
13
21/PARMA 1
23/MODENA 24/BOLOGNA
1
1
22/REGGIO
12
3
5
7
2
2
16
12
12
9
4
49
13
2
2
17
20
32
25/FERRARA 26/IMOLA
2
1
11
1
1
2
4
23
29
27/RAVENNA 28/RIMINI 29/VENEZIA
41
122
12
33
56
264
30/ZARA
10
25
129
6
12
182
7
24
21
26
4
82
31/ALEPPO
238
I: II: III: IV: V: TOTALE ante 1300 1301–1350 1351–1400 1401–1450 1451–1525 3
11
33/VICENZA
32/PADOVA
4
2
1
34/TREVISO
4
28
35/BELLUNO
4
30
42
6
66
3
6 32
22
4
60
36/VERONA
9
7
66
3
36
121
37/UDINE
1
12
63
67
22
165
91
241
493
391
848
2064
CorPS
1.5.3.7 I documenti effettivamente analizzati (CorPS DEF) Come risulta evidente (cf. supra la tab. 5), il materiale a disposizione è suddiviso in modo del tutto irregolare fra i diversi centri scrittori. Da una parte, non è stato possibile – come già specificato al paragrafo 1.5.1 – raccogliere un numero sufficiente di documenti analizzabili per tutti i capoluoghi. In questo caso, per evitare che le lacune nella documentazione si facessero troppo gravi, siamo ricorsi anche a materiale paraletterario (tipologie testuali 2 = b.e.l., 3 = comm., 4 = cron. st., 5 = did. rel., 9 = ep. or. e 10 = form., cf. supra 1.5.3.3). Nel caso inverso, cioè in presenza di una «sovrabbondanza» di materiale scritturale (ad es. per 2/Genova nel periodo 1451–1525, per 11/Milano nel periodo 1401– 1525, per 29/Venezia nei periodi 1301–1350 e 1401–1450, per 30/Zara nel periodo 1351–1400 e altri ancora), abbiamo limitato il numero dei documenti analizzati, cercando di distribuirli uniformemente nei vari decenni dell’arco cronologico esaminato. In questo caso sono stati inoltre privilegiati i documenti più estesi (a partire da 200 parole) rispetto a quelli più brevi. In ogni modo, abbiamo incluso nella nostra analisi tutti i documenti disponibili del XIII sec. (periodo I). Per evitare distorsioni troppo incidenti nell’analisi statistica dei dati in generale si è osservato per ogni città il limite di ca. 5000 parole per i periodi I–IV e di 7500 parole per il periodo V (e all’interno di questi periodi, di ca. 1000 parole per decennio). Le città che sono chiaramente al di sotto di questo limite (ad es. 15/Sondrio con solo 65 parole in totale, 21/Parma con 201, 27/Ravenna con 280, 22/Reggio con 689 e 7/Vercelli con 796 parole) ed il cui corpus consta di un unico documento (di nuovo 15/Sondrio, 21/Parma, 27/Ravenna e 10/Lodi) sono da trattarsi con le dovute riserve nell’analisi dei dati poiché i relativi valori possono discostarsi notevolmente dai valori medi previsti (in relazione ai valori di frequenza e similarità sia minimali che massimali). Anche in questo caso in futuro sarà nostra cura completare il corpus di modo che il numero di parole analizzate sia suddiviso nel modo più equo possibile fra i vari centri scrittori e i singoli archi cronologici. In base ai processi di selezione appena citati sono stati di fatto scelti e analizzati 1165 testi (= CorPS DEF) dei 2064 a disposizione. Essi sono quelli che nella precedente tab. 3 presentano un numero di parole W > 0 e il cui numero progressivo è
239
riportato in grassetto nel seguente prospetto, nel quale i testi a disposizione, con la relativa data, sono associati al capoluogo corrispondente:123 Tab. 6: Attribuzione: centri di scrittura – data di redazione dell’originale – numero del documento 2/Genova Periodo I 1259 = 16 Periodo II (1320 ca.) [1320] = 215 11.6.1340 = 273 Periodo III (3.7.1352) = 333 21.3.1356 = 364 14.9.1381 = 653 30.8.1392 = 729 24.9.1392 = 731 10.8.1393 = 739 4.9.1393 = 740 27.5.1399 = 774 (25.10.1399) = 782 31.10.1399 = 784 6.11.1399 = 786 14.11.1399 = 791 23.12.1399 = 800 21.1.1400 = 805 4.2.1400 = 806 3.3.1400 = 808 26.3.1400 = 809 29.4.1400 = 811 Periodo IV 14.11.1401 = 831 13.12.1401 = 832 23.12.1401 = 833 (12.4.1404) = 880 1.10.1405 = 886 17.11.1405 = 887 20.12.1405 = 889 23.1.1406 (1) = 893 23.1.1406 (2) = 894 13.2.1406 = 895 12.3.1406 = 896 2.4.1406 = 898 18.4.1406 = 899 28.8.1406 = 902 6.9.1406 = 903
Questo prospetto rappresenta il punto d’intersezione tra i rimandi ai singoli documenti, effettuati nella tab. 2 (e successivamente) tramite la combinazione del numero di capoluogo e la data, e la tab. 3, in cui questi rimandi vengono illustrati per esteso.
3/Caffa Periodo III 3.3.1367 = 479 27.11.1380 = 645 24.2.1381 = 650 Periodo IV 15.10.1447 = 1159
4/Savona Periodo I (1178–1182) [1182] = 1 Periodo II 20.1.1340 = 271 (sec. XIV) [1350] = 329 Periodo III (12.1382) = 660 (1384) = 668 (16.12.1389 ca.) [16.12.1389] = 716
9.9.(f. sec. XIV–i. sec. XV) [9.9.1400] = 815 20.12.1400 = 817 (f. sec. XIV–i. sec. XV) [1400] (1) = 821 (f. sec. XIV–i. sec. XV) [1400] (2) = 822 Periodo IV 7.5.1430 = 1023
L’attribuzione dei documenti alle singole tipologie testuali è stata fatta in modo seguente (il numero progressivo dei documenti effettivamente analizzati compare di nuovo in grassetto):
Nella prima colonna sono indicati i capoluoghi; nella seguente il numero di documenti (a sinistra) e di parole (a destra) analizzati. Esempio di lettura della tabella: per il centro scrittorio 24/BO il CorPS DEF include in tutto 48 documenti (il 4,12 % del CorPS DEF) con 26652 parole (il 4,77 % del CorPS DEF), di cui 12 con 3156 parole anteriori al 1300 (l’1,03 % e lo 0,56 % del CorPS DEF e il 13,33 % rispettivamente l’11,99 % di questo periodo di riferimento). Per ulteriori dettagli cf. Videsott (2005).
6/TORINO
5/MONACO
4/SAVONA
3/CAFFA
2/GENOVA
I: ante 1300 Σ doc.
Tab. 8: Documenti (a sinistra) e parole (a destra) per ogni centro scrittorio (in grassetto) e la loro distribuzione percentuale in relazione al corpus effettivamente analizzato (CorPS DEF, 1165 documenti e 558582 parole, in scrittura normale) e ai corrispondenti archi cronologici (in corsivo)
La seguente tab. 8 contiene la struttura cronologica del CorPS DEF in relazione al numero di documenti e parole di fatto analizzati:124
Cf. Goebl (1990, 237 [orig. in ted.]): «Certamente [...] c’è da aspettarsi che, soprattutto ai bordi settentrionali della Pianura Padana e nel territorio alpino, la documentazione sia decisamente più esigua rispetto a quella della Galloromania, fatto che naturalmente riduce in modo considerevole l’utilizzabilità tipologica dei dati ivi raccolti». Per i primi documenti vengono distinti originali e copie; se per un capoluogo è disponibile un unico testo, questo è contemporaneamente primo e ultimo documento.
4/Savona
2
centro scrittorio
1
no. d’ordine
Tab. 9: Ripartizione cronologica dei documenti più antichi e di quelli più recenti utilizzati per ciascun centro scrittorio
Dalla tab. 8 risulta evidente il già citato «ritardo» nel consolidamento dell’utilizzo del volgare nell’Italia settentrionale rispetto alla Francia (cf. supra 1.4). Risulta altrettanto evidente che, al di fuori dei grandi centri (politici) 2/Genova, 11/Milano e 29/Venezia, la quantità di fonti utilizzabili – all’attuale stato della documentazione – si riduce rapidamente.125 Dalla seguente tab. 9 risulta infine la copertura cronologica del periodo analizzato nei vari centri scrittori:126
Zs: 13.5.1388 – no. 709 (co. sec. XVI) Es: (f. sec. XIV – i. sec. XV) [1400] – no. 824
Es: 31.1.1388 (1) – no. 706
Es: (sec. XIV s.m.) [1375] (1) – no. 567
Es: 3.3.1367 – no. 479
data e no. dell’ultimo documento analizzato
(1464–1471) [1471] (5) – no. 1518
(1493) – no. 1770
(31.1.1523) – no. 2044
2.1.1520 – no. 2028
24.3.1525 – no. 2058
(30.8.1482) – no. 1696
1.8.1480 – no. 1677
Come risulta dalla tab. 9 e dalla panoramica nella cart. 2 a pag. 459 (che tiene conto anche dei testimoni testuali tramandati soltanto in copia), i documenti più antichi si concentrano nell’area veneta (29/Venezia, 36/Verona, 31/Aleppo, 32/Padova, 30/Zara) e in quella ligure (4/Savona, 2/Genova), seguono 24/Bologna, 16/Mantova, 37/Udine e 13/Brescia. Si nota invece una comparsa tardiva della scripta non letteraria a 15/ Sondrio, 27/Ravenna, 9/Novara e 10/Lodi (per 8/Alessandria cf. supra 1.5.1).
3/Caffa
centro scrittorio
25
no. d’ordine
2. Analisi scrittologiche
2.1 Il metodo usato Il punto di partenza per le seguenti analisi scrittologiche è la matrice dei dati N * p, già presentata al paragrafo 1.5, che contiene la frequenza assoluta («occorrenze») dei singoli criteri in ciascuno dei centri scrittori: matrice dei dati N * p 8
-1
4
-1
40
1
0
5
-1
-1
1
-1
95
2
0
4
21
1
2
-1
-1
1
0
3
4
8
-1
-1
-1
4
0
2
1
1
-1
-1
-1
-1
0
1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
2
3 4 5 6 7 8 punti di rilevamento (centri scrittori) [1 … j k … … N]
Da questa matrice di dati saranno calcolati due valori caratteristici, che già negli studi scrittologici condotti finora (cf. Goebl 1975a, 159–163; 1976a, 79–81; 1976b, 117– 119 e soprattutto 1979, 361–363) si sono dimostrati assai produttivi dal punto di vista euristico: la Frequenza relativa dei criteri (Frel) e la Differenza tra la loro occorrenza assoluta e quella prevista teoricamente (Dabs). Particolare attenzione sarà riservata alle ripartizioni diatopica e diacronica di questi due valori. Occorre anzitutto premettere che Frel e Dabs sono soltanto due dei valori calcolabili mediante il nostro corpus di dati. A seconda dei diversi interessi conoscitivi, è naturalmente possibile definire e calcolare anche altri valori di riferimento. È altresì evidente che i valori da noi ottenuti si fondano su procedimenti tecnici, pertanto potrebbero anche variare qualora si basassero su materiale esteso o modificato o su una differente selezione dei criteri (ma la possibilità complessiva di variazione del fattore «criterio» dovrebbe essere limitata considerando la loro selezione e il loro numero [= 320]).1
1
La molteplicità dei metodi e dei risultati di classificazione in base a interessi conoscitivi variabili è un assioma tassometrico (cf. Goebl 1993, 65). Nel nostro caso sarebbe stato opportuno anche il calcolo di una Frequenza possibile dei criteri (Fposs), data dal rapporto fra il numero delle occorrenze di un criterio e il numero delle forme in cui questo ha modo di
269
2.1.1 La Frequenza relativa dei criteri (Frel) L’indice Frel viene calcolato mediante la seguente formula (α1): (α1) Freli/Corpus =
∑Oi/Corpus * 100000 ∑Wi/Corpus
In questa formula le sigle significano: Freli/Corpus = frequenza relativa del criterio i nel corpus analizzato Σ Oi/Corpus = somma delle occorrenze del criterio i nel corpus analizzato Σ WCorpus = somma delle parole a disposizione nel corpus analizzato Se si calcola ad es. il valore Frel per il cr. 6 (=? nel nesso lat. -? RIU/Ī/A/AE è resa con vs. tosc. , , , , cf. supra 1.5.2) nel centro scrittorio 2 (= Genova, cf. supra 1.5.1), la formula risulta essere: (α2) Frel6/2 =
∑O6/2 * 100000 ∑W2
Frel6/2 = frequenza relativa del cr. 6 a Genova Σ O6/2 = somma delle occorrenze di questo criterio a Genova Σ W2 = somma delle parole a disposizione per Genova I relativi valori effettivi dell’intero subcorpus genovese sono: Σ O6/2/T/G = 8 (cf. 1.5), Σ W2/T/G = 22478 (cf. 1.5.4.2). Inserendoli nella formula (α2), si ottiene (arrotondando): 8 Frel6/2/T/G = 22478 * 100000 = 35,59. Se si effettua questo calcolo per tutti i criteri e tutte le città, si ottiene la matrice di lavoro scrittologica Freli/j/T/G (AM SL Freli/j/T/G).2 La matrice-modello (che rappresenta un campione della reale matrice di dati) subisce quindi la seguente trasformazione (la località 8/Alessandria rimane esclusa poiché priva di dati):
2
essere presente. Considerando tuttavia la dimensione del nostro corpus, per l’individuazione delle forme adatte a presentare un determinato criterio è indispensabile che i documenti siano disponibili in formato elettronico. Il calcolo di Fposs deve quindi per il momento essere rimandato. Gli indici dei valori di riferimento Frel e Dabs, nonché delle matrici di lavoro sono sempre strutturati secondo lo stesso schema: al primo posto si trova il criterio esaminato, al secondo la variabile diatopica analizzata, al terzo posto quella diacronica e al quarto quella relativa alla tradizione del testo (originale o copia); la quinta variabile rilevante – la tipologia testuale – non viene qui considerata (cf. supra 1.5.3.3), e pertanto non compare negli indici. Freli/j/T/G significa dunque ‘frequenza relativa di un qualsiasi criterio (i) in un qualsiasi centro scrittorio (j), nell’intero arco cronologico analizzato (T) e nell’intero corpus analizzato (G, inteso come somma di Es e Zs nel CorPS DEF, cf. supra 1.5.3.4)’, mentre ad es. Frel6/29/I/Es significa ‘frequenza relativa del cr. 6 nella località 29/VE nel I periodo di riferimento in documenti originali’. t nell’indice indica uno qualsiasi dei 5 periodi di riferimento. L’indice Corpus nelle formule generali rimanda a valori astratti delle variabili diatopia, diacronia e trasmissione del documento, da specificare poi nei calcoli concreti.
270
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
8 22478
-1
5
-1
-1
4
21 22478 4 22478 1 22478
1 12294 8 12294 1 12294
-1
-1
-1
8 16578
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
3 2 1
2 [1
4 16578 1 16578
-1 -1
40 18986 95 18986
1 796 2 796 1 796 4 796
3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k … N]
Moltiplicando per il fattore 100000, si ottiene: matrice di lavoro SL Freli/j/T/G criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
35,59
-1
24,13
-1
210,68 125,63 500,37 251,26
5
-1
-1
6,03
-1
4
93,42
8.13
12,06
-1
-1
125,63
3
17,80
65,07
-1
-1
-1
502,51
2
4,45
8,13
-1
-1
-1
-1
1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
2 [1
3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k … N]
Fig. 2 e 3: Il calcolo della matrice di lavoro SL Freli/j/T/G dalla matrice dei dati. Se il numeratore è -1 (= nessuna occorrenza in presenza di documenti, cf. 1.5), viene mantenuto questo numero.
La stessa procedura formale è utilizzata per il calcolo di Frel per i subcorpora (creati in base ad archi cronologici, originali e copie, tipologie testuali). La seguente matrice di lavoro Frelp/j/V/Es contiene ad es. i valori Frel per gli stessi criteri e centri scrittori presentati sopra, ma limitatamente agli originali del V periodo di riferimento (1450–1525):
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
matrice dei dati N * p 6
6 8812
-1
4 8828
5
-1
-1
-1
-1
4
11 8812 1 8812 1 8812
1 9133 3 9133 1 9133
4 8828
-1
-1
3 2 1
2 [1
2 6182 31 6182
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k … N]
271
Moltiplicando nuovamente per il fattore 100000:
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
matrice di lavoro SL Freli/j/V/Es 6
68,09
-1
45,31
-1
32,35
125,63
5
-1
-1
-1
-1
501,46
-1
4
124,83
10,95
22,66
-1
-1
-1
3
11,35
32,85
-1
-1
-1
-1
2
11,35
10,95
-1
-1
-1
-1
1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
2 [1
3 4 5 6 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k …
7 N]
Fig. 4 e 5: Il calcolo della matrice di lavoro SL Freli/j/V/Es dalla matrice dei dati. Si considerino parallelismi e divergenze per i singoli valori Frel: ad es. il valore Frel6/2/V/Es pari a 68,09 è nettamente superiore a Frel6/2/T/G, pari a 35,59, ciò significa che il subcorpus genovese degli originali con data fra il 1451 e il 1525 include in proporzione un numero maggiore di attestazioni dello sviluppo -?RIU > -er che non il corpus genovese complessivo. Già da questo semplice raffronto si possono trarre alcune conclusioni storico-linguistiche in relazione alla presenza di -er nella scripta genovese (cf. infra 2.3.1.2a).
Le matrici di lavoro SL Frel contengono i valori Frel presentati e discussi al paragrafo 2.3. Se si calcola Frel non per un unico criterio, ma per tutti quanti, mediante la formula (α3) si può ottenere il grado di «distanza dallo standard» di una determinata scripta:3 (α3) Frelp/j =
∑Op/j * 100000 ∑Wj
In questa formula le sigle significano: Frelp/j Σ Op/j Σ Wj
= frequenza relativa di tutti i 320 criteri nel centro scrittorio j = somma delle occorrenze di tutti i 320 criteri nel centro scrittorio j = somma delle parole a disposizione per il centro scrittorio j
Dal calcolo di Frelp/2 per l’intero subcorpus genovese si ottiene: Frelp/2/T/G = 6418 * 100000 = 28552,36; cioè (arrotondando): il 28,55%.4 22478 3
4
L’indice Frel misura il grado di «distanza dallo standard» delle singole scriptae, poiché per la presente analisi utilizziamo solo quei criteri la cui rappresentazione grafica si differenzi da quella della lingua standard (cf. supra 1.5.2). Il valore assoluto dell’indice Frel può quindi essere convertito in un valore percentuale dividendolo per 1000. Visto che l’indice Frel per i singoli criteri (cf. supra) presenta per lo più valori di ordine decimillesimale, la moltiplicazione per il fattore 100000 è un semplice accorgimento per evitare di operare con numeri in quarta posizione dopo la virgola
272
Paragoniamo ora questo dato con l’indice Frel per un corpus parziale (originali del V periodo di riferimento) all’interno del subcorpus genovese: Frelp/2/V/Es =
1919 * 100000 = 21,78 %. 8812
Risulta evidente che detto corpus parziale con un valore Frel pari al 21,78 % è più «vicino» allo standard del subcorpus genovese complessivo, che presenta invece un valore pari al 28,55 %. Inserendo nella formula (α3) i valori corrispondenti per l’intero corpus padano (Σ Op/N/T/G = 167603, Σ WN/T/G = 558892, cf. 1.5.3.8) si ottiene 29988,44: Frelp/N/T/G = 167603 * 100000 = 29988,44. 558892 A questo corrisponde un valore percentuale arrotondato di 29,99. Tale valore è di poco inferiore a ⅓: ciò significa che nell’intero corpus è presente in media un’occorrenza ogni 3 parole circa. In tal modo, il grado di «non-toscanità» (inteso come «distanza» dallo standard) della scripta italiana settentrionale nel complesso si dimostra molto marcato, in netto contrasto ad es. con la scripta della Normandia, per la quale Goebl (1970, 101) calcola un valore pari al 7,58 %5 e che di conseguenza egli giudica «incolore».6 2.1.2 La Differenza tra l’occorrenza assoluta e l’occorrenza teoricamente prevista dei criteri (Dabs) L’indice Dabs è calcolato mediante la seguente formula (β): (β) Dabsi/j/Corpus = Fabs i/j/Corpus – Fteoi/j/T/G In essa le sigle significano: Dabsi/j/Corpus = differenza tra l’occorrenza assoluta e quella teoricamente prevista del criterio i nel corpus analizzato per il centro scrittorio j Fabsi/j/Corpus = frequenza assoluta del criterio i nel corpus analizzato per il centro scrittorio j = Σ Oi/j/Corpus Ftheoi/j/T/G = frequenza teoricamente prevista del criterio i nel centro scrittorio j, calcolata mediante la seguente formula (γ):
5
6
(cf. ad es. l’indice Frel6/2/T/G pari a 35,59 calcolato sopra: senza moltiplicazione corrisponderebbe a 0,0003559). La moltiplicazione per 100000 fa sì che per la nostra analisi siano comunque rilevanti solo le cifre precedenti la virgola. Il nostro software tiene automaticamente conto anche delle cifre dopo la virgola, ma ai fini dell’analisi vera e propria esse possono essere trascurate. Complessivamente 52488 occorrenze di 218 criteri su 692087 parole a disposizione (cf. Goebl 1970, 98–101). Disponiamo di un ulteriore termine di paragone: il valore del 12,7 % di forme valloni nel documento di Liegi del 1236 secondo i calcoli di Remacle (1948, 132) (cf. tuttavia la critica ai criteri utilizzati per il calcolo di questo valore in Völker 2003, 42 n. 165).
273
∑Oi/N/T/G * ∑WN/T/G ∑WN/T/G = somma delle occorrenze del criterio i nell’intero corpus = somma delle parole a disposizione nell’intero corpus = somma delle parole a disposizione del centro scrittorio j nell’intero corpus
(γ) Ftheoi/j/T/G = Σ Oi/N/T/G Σ WN/T/G Σ Wj/T/G
Come esempio per il calcolo di Dabs utilizziamo nuovamente i valori per il cr. 6 (= ? nel nesso lat. -?RIU/Ī/A/AE è resa con vs. tosc. , , , ) e la città 2/Genova, le ulteriori variabili sono quelle relative all’intero corpus. Queste sono in parte già note (cf. la formula α2): ∑Oi/N/T/G 829 * Σ W2/T/G = * 22478 = (arrotondando) 33,34. Σ O6/2/T/G = 8; 558892 ∑WN/T/G Inserendo il risultato nella formula (β), si ottiene un valore Dabs pari a -25,34: Dabs6/2 = 8 - 33,34 = -25,34. Cioè: nel corpus a disposizione per 2/Genova la grafia per ? del lat. -?RIU/Ī/A/AE è molto meno frequente di quanto ci si aspetterebbe in base ai parametri statistici ricavati dal corpus intero. La situazione è invece diametralmente opposta per lo stesso criterio in relazione a 29/Venezia (Σ O6/29/T/G = 141; Σ W29/T/G = 42217): Dabs6/29 = 141 -
829 * 42217 = + 78,38. 558892
In questo caso Dabs è (altamente) positivo. Criteri con un valore Dabs decisamente positivo oppure negativo rappresentano i tratti costitutivi più evidenti (in senso positivo e negativo) di una data scripta.7 Mediante l’esecuzione di questi calcoli per tutti i criteri e tutte le città si dà origine alla matrice di lavoro scrittologica Dabsi/j/T/G (AM SL Dabsi/j/T/G):
7
Cf. Videsott (2007) per l’individuazione dei tratti costitutivi più marcanti delle scriptae genovese e veneziana. In questa sede possiamo soltanto accennare a questo filone di ricerca, che si promette molto fruttifero.
3 4 5 6 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k …
7 N]
Fig. 6 e 7: Il calcolo della matrice di lavoro SL Dabsi/j/T/G dalla matrice dei dati tramite l’individuazione di Ftheoi/j/T/G e la sottrazione di tale valore dalla frequenza assoluta dei singoli criteri. Se non è presente alcuna occorrenza il valore 0 viene incluso nel calcolo come minuendo.8
Già dalla matrice di lavoro esemplificativa si evince l’elevata «caratteristicità» del cr. 5 (= -?RE lat. è reso con o vs. tosc. , cf. ad es. nominer, vulnerer, fer, porter in 6 / 25.7.1321) per la scripta torinese (= punto di rilevamento 6); meno marcata è quella del cr. 4 (= -?TĪ lat. è reso con o vs. tosc. , cf. ad es. conquisté ‘conquistati’ in 2 / (3.7.1352)) per la scripta genovese. La stessa procedura formale viene di nuovo utilizzata per il calcolo di Dabs per i singoli subcorpora cittadini. Come base per il calcolo di Ftheo vengono sempre utilizzati 8
Si osservi che nella formula per il calcolo dell’indice Dabs la mancanza di occorrenze viene contrassegnata con 0 e non con -1, come invece nella formula dell’indice Frel. La ragione è che per l’indice Frel la codificazione della mancanza di occorrenze mediante 0 non consentirebbe di differenziarla dalla mancanza di documenti a disposizione, mentre tale indicazione è adatta all’indice Dabs, poiché in questo caso il calcolo con mancanza di occorrenze fa ∑O * ∑Wj/N/T/G ottenere un valore Dabs diverso da 0 (0 - i/N/T/G ), mentre con mancanza di documenti ∑WN/T/G abbiamo invece un valore Dabs uguale a 0 (0 - ∑∑Oi/N/T/G * 0 ). Rappresenta un’eccezione il caso WN/T/G di Σ Oi/N/T/G = 0 (è il caso al momento per i cr. 18, 24, 27, 32, 97, 103, 130, 162, 163, 169, 180, 253, 266, 267, 303 e 304, cf. supra 1.5.2), che produce ugualmente un valore Dabs pari a 0.
275
i valori relativi al corpus intero, solo il valore Fabs = Σ Oi/j/Corpus viene ricavato dal subcorpus da analizzare. Per il calcolo del valore Dabs6 per Genova nel subcorpus III/Zs, ossia le copie del periodo di riferimento 1351–1400, ci serviamo dunque dei valori Σ Oi/j/III/Zs = 1 e Ftheo = 33,34 (cf. supra), da cui si ottiene un valore Dabs pari a -32,34. Dabs6/2/III/Zs = 1 - 33,34 = -32,34.
[1 …… i …… p]
criteri (attributi)
I valori Dabs per i subcorpora sono necessariamente uguali o minori rispetto a quelli del corpus intero (cf. il valore calcolato sopra per Dabs6/2/T/G pari a -25,32), poiché con una frequenza assoluta minore di un criterio risulta inferiore pure la sua «caratteristicità». La seguente matrice di lavoro SL Dabsi/j/III/Zs contiene i valori Dabs per il subcorpus delle copie derivanti da originali della s.m. del XIV sec. (1351–1400): 6
3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k … N]
Fig. 8 e 9: Il calcolo della matrice di lavoro SL Dabsi/j/III/Zs dalla matrice dei dati.
Dal confronto delle due matrici di lavoro Dabs si osserva ad es. che l’elevata «caratteristicità» del cr. 5 per il centro scrittorio 6/Torino non si basa comunque sulle copie del III periodo (1351–1400), poiché in questo subcorpus il suo valore Dabs è molto vicino allo 0 e di conseguenza la sua occorrenza «poco appariscente». Le matrici di lavoro SL Dabs contengono i valori Dabs presentati e discussi al paragrafo 2.3. 276
La conversione materiale della matrice dei dati nelle matrici di lavoro SL Frel e SL Dabs è stata effettuata mediante il programma PVDB, sviluppato da Lalit Kaltenbach. Tale programma calcola, partendo dalle liste di occorrenze della nostra banca dati ACCESS (cf. supra 1.5.2), i relativi valori Frel e Dabs. Questi compaiono nelle attinenti tabelle del cap. 2.3 e nelle matrici di lavoro scrittometriche (cf. infra 3). 2.1.3 Presentazione dei risultati I risultati ottenuti sono presentati in parte sotto forma di liste e grafici, ma soprattutto mediante l’uso di cartine coropletiche.9 La rappresentazione cartografica di dati geolinguistici è migliore di molte altre forme di rappresentazione, poiché i concetti spaziali sono in rapporto diretto con la realtà concreta.10 La cartina utilizzata è stata digitalizzata dal mag. Slawomir Sobota (Istituto di Romanistica / Università di Salisburgo) col programma MAPINFO e poligonalizzata mediante la geometria di Thyssen-Voronoy.11 Per ogni fenomeno rappresentato si visualizza cromaticamente la coniazione numerica degli indici Frel e Dabs di ogni centro scrittorio. L’associazione valore > colore avviene in due modi differenti: a) nelle cartine la cui didascalia include l’abbreviazione «M» (per «METRICO») vengono rappresentati i valori assoluti di Frel e Dabs. Il programma VDM assegna automaticamente per ogni poligono (che rappresenta un dato centro scrittorio) i colori dell’area sinistra dello spettro cromatico ai valori elevati di Frel e Dabs (fino al blu per i valori più alti), i colori dell’area destra invece ai valori bassi (fino al rosso per i valori più bassi). Nelle cartine raffiguranti valori Frel, inoltre, la mancanza di attestazioni è segnalata mediante il colore grigio e la mancanza di documenti mediante il colore bianco.12 Visto che il programma opera esclusivamente con valori interi (integer, cf. 3.2),13 nelle legende delle cartine compaiono, per tutti 9
10
11 12
13
Cioè descrittive e quantitative, dal gr. chora ‘tratto di terra, regione, territorio’. La particolarità delle cartine coropletiche consiste nella rappresentazione di entità empiriche differenziate a livello quantitativo, in cui detta graduazione quantitativa deriva dal principio secondo cui non tutte le caratteristiche presenti in un determinato territorio debbano avere una diffusione omogenea e un’areale assolutamente congruente con il territorio stesso, ma possano esservi presenti soltanto in determinate subregioni. Questo metodo di rappresentazione fu sviluppato dal geografo tedesco Carl Ritter (1779–1859) e adottato nella dialettologia in particolare da G. I. Ascoli (sotto la denominazione di «particolar combinazione»). Sulla collocazione storico-scientifica del metodo di rappresentazione coropletico cf. Goebl (2003, 283–288), per un utilizzo esemplare (sulla base dei dati AIS) cf. Goebl (1990). Sul grande valore euristico delle rappresentazioni cartografiche cf. Goebl (1987, 367) e Dell’Aquila (2002; qui però in relazione alla «macro-geolinguistica», cioè agli aspetti extralinguistici della variazione diatopica delle lingue). Come principio euristico le cartine furono introdotte per la prima volta nella scrittologia da Gossen (1942) (cf. Völker 2003, 43) e poi in modo massiccio da Goebl (1970). Per il procedimento cf. Goebl (1981, 27–28; 1984 I, 90–92). Ciò vale in generale per il poligono 8/Alessandria, ma anche per altri centri scrittori in determinati subcorpora cronologici. Il programma VDM riconosce come valori interi (integer) tutti i numeri compresi tra -32768 e +32767.
277
i numeri, i valori di Frel e Dabs approssimati tramite l’arrotondamento commerciale (cf. la cart. 4: qui il valore Frel6/2T/G di 35,59 relativo al punto di rilevamento 2/Genova e al cr. 6 compare nella legenda come 36; il poligono contrassegnato dal no. 2 è colorato con la tonalità corrispondente). Questo limite tecnico di operare esclusivamente con valori interi comporta che in alcune cartine raffiguranti valori Dabs compaia il valore 0 (e quindi il poligono rispettivo risulta colorato di bianco) anche per centri scrittori diversi da 8/Alessandria, proprio a causa del procedimento di arrotondamento che riunisce nel valore 0 tutti i valori Dabs effettivi compresi tra meno e più 0,49. b) Nelle cartine la cui didascalia comprende l’abbreviazione «S» (per «SCALATO»), i valori rappresentati vengono raggruppati e visualizzati in classi. L’algoritmo per la creazione delle classi – purché non indicato diversamente – è MINMWMAX (nel cap. 2.3 in particolare MINMWMAX duplo).14 Proprio nel caso di MINMWMAX duplo, il programma VDM assegna in modo automatico ad ogni poligono al di sopra della media aritmetica il colore blu, mentre ai valori inferiori è attribuito il colore verde. Ancora una volta la mancanza di documenti è indicata mediante il colore bianco e la mancanza di attestazioni mediante il grigio. La media aritmetica utilizzata per la creazione delle classi viene indicata nella didascalia delle cartine (cf. la cart. 5a: il valore Frel6/2/T/G pari a 35,59 relativo al punto di rilevamento 2/Genova e al cr. 6 appartiene alla classe dei valori inferiori alla media, che si estende fino alla media fissata a 148,33 [= Frel6/N/T/G]; il poligono contrassegnato dal no. 2 è di conseguenza colorato di verde, colore che VDM ha assegnato a questa classe di valori). Se invece le classi rappresentate non si riferiscono più a valori Frel e Dabs, ma a valori di similarità e di distanza (come per es. nelle cartine 143–152 alle pag. 604–613), l’utilizzazione dello spettro cromatico si capovolge: in questo caso i valori inferiori alla media sono rappresentati da colori freddi, sulla sinistra dello spettro cromatico (con il blu che indica i valori più bassi), mentre i valori superiori alla media sono rappresentati da colori caldi (e in particolare dal rosso per i valori più alti).
14
Per il calcolo di MINMWMAX cf. Goebl (1984 I, 94): Come base per la creazione delle classi vengono utilizzati lo scarto fra il valore minimo (MIN) degli indici Frel e Dabs e la media aritmetica (MW) da un lato, e tra questa e il loro valore massimo (MAX) dall’altro. Nel caso in cui si creino una sola classe per i valori inferiori alla media e una per quelli superiori, si parla di MINMWMAX duplo. Se si suddividono ulteriormente questi due intervalli principali in sottointervalli equivalenti e assegnando poi i singoli valori concreti a questi sottointervalli, si parla rispettivamente di MINMWMAX 6-tuplo (con 3 sottointervalli sopra e 3 sotto la media aritmetica) o MINMWMAX 12-cuplo (con 6 intervalli rispettivamente sopra e sotto la media aritmetica). La maggior parte delle cartine riguardanti il cap. 3 (cart. no. 143 e segg.) sono disegnate con MINMWMAX 6-tuplo (sarebbe stato possibile anche 8-tuplo o 12-cuplo; un’ulteriore suddivisione degli intervalli creerebbe tuttavia, nella sua trasposizione grafica, difficoltà di distinzione per l’occhio umano, cf. Goebl 2002, 15). Le ragioni per la scelta di MINMWMAX, anziché altri algoritmi (presentati in Goebl 1984 I, 95–97), sono le seguenti: con l’utilizzo di MEDMW e MED, le classi «intermedie» (quelle disposte attorno alla media aritmetica) appaiono in modo meno chiaro, inoltre MED, poiché non tiene conto della media aritmetica, produce dei risultati alquanto disparati (cf. Goebl I, 96–97).
278
Per il confronto scriptae medievali – dialetti moderni sono stati consultati i dati dell’AIS in base alla seguente correlazione:15 no. del centro scrittorio 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37
nome e sigla del centro scrittorio (CorPS) Genova (GE) Caffa (CF) Savona (SV) Monaco (MC) Torino (TO) Vercelli (VC) Alessandria (AL) Novara (NO) Lodi (LO) Milano (MI) Bergamo (BE) Brescia (BS) Cremona (CR) Sondrio (SO) Mantova (MN) Pavia (PV) Bellinzona (BN) Trento (TN) Piacenza (PC) Parma (PR) Reggio Emilia (RE) Modena (MO) Bologna (BO) Ferrara (FE) Imola (IL) Ravenna (RA) Rimini (RN) Venezia (VE) Zara (ZR) Aleppo (AP) Padova (PD) Vicenza (VI) Treviso (TV) Belluno (BL) Verona (VR) Udine (UD)
no. del punto nome del punto AIS (AISAIS RED) 178 Genova 185 190 155 149 159 138 275 261 246 256 284 227 288 273 93 331 401 423 444 436 456 427 467 459 479 376
Noli Airole Torino II Desana Isola Sant’Antonio Novara Castiglione d’Adda Milano I Bergamo Brescia Cremona Albosaggia Mantova Bereguardo Ligornetto Stenico Piacenza Parma Albinea Nonantola Bologna Baura (Ferrara) Dozza Ravenna Cesenatico Venezia
374 363 365 335 371 339
Teolo Vicenza Istrana Belluno Verona Udine
Tab. 10: Riepilogo delle corrispondenze centro scrittorio – punto di rilevamento AIS15
15
Purtroppo, numerose località scrittologiche rientrano in quel gruppo di punti di rilevamento AIS in cui fu utilizzato solo il questionario ridotto (cf. a tal proposito Jaberg/Jud 1928, 175– 176). Si tratta in particolare di: 178/Genova, 155/Torino II, 138/Novara, 246/Bergamo, 256/
279
2.2 Analisi scrittologica dell’intero corpus Il valore Frelp/N//T/G pari al 29,99 % calcolato al precedente paragrafo 2.1.1 come indice della «non-toscanità» dell’intero corpus può essere osservato nel suo sviluppo cronologico e paragonato con quelli dei singoli centri scrittori (Frelp/j/T/G):16 Frelp/j/T/G (%) Frelp/j/I/G (%) Frelp/j/II/G (%) Frelp/j/III/G (%) Frelp/j/IV/G (%) Frelp/j/V/G (%)
Brescia, 284/Cremona, 288/Mantova, 401/Piacenza, 423/Parma, 459/Ravenna, 363/Vicenza, 371/Verona e 339/Udine. Ciò causa numerose lacune nei dati, a cui abbiamo tentato di porre rimedio analizzando di volta in volta anziché il punto 335/Belluno il punto 336/Ponte nelle Alpi (nelle sue immediate vicinanze), e anziché il punto 339/Udine il punto 338/Tricesimo. L’attribuzione «centro scrittorio» – «punto-AIS» si è rivelata tutt’altro che banale laddove non esiste alcuna concordanza tra le due reti d’inchiesta: per le rispettive segnalazioni ringraziamo quindi cordialmente F. Toso (Liguria), G. Berruto (Piemonte), S. Bianconi (Ticino), O. Lurati (Lombardia), P. Cordin (Trentino), M. T. Vigolo (Veneto), F. Marri (Emilia-Romagna) e F. Foresti (Dalmazia). Detta correlazione, lo sottolineamo, ha uno scopo puramente comparativo e non intende in alcun modo suggerire un’identità fra i dati scrittologici medievali e quelli dialettali moderni (su questa differenza fondamentale cf. Goebl 1973b, 288–289, cf. inoltre supra 1.5.2). Riguardo agli indici utilizzati, cf. supra la n. 2 di questo capitolo. Si ricorda che in questa tabella «0» significa ‘mancanza di dati (= di documenti da analizzare)’ (cf. supra 1.5 con la fig. 1 a pag. 18). Il valore percentuale si ottiene dividendo il valore Frel per 1000 (cf. supra 2.1.1). Al contrario, il numero assoluto di occorrenze (Σ Oi) è ricostruibile partendo dai valori percentuali mediante il seguente calcolo: Frelp/2/T/G (in %) * Σ Wj. Per 2/Genova: 100 28,55 * 22478 = 6417,47. L’esigua differenza dovuta all’arrotondamento si annulla se nel100 la formula, anziché il valore percentuale, si inserice invece il valore Frel assoluto: 28,55 Frelp/2/T/G * Σ Wj. = 100000 * 22478= 6418. Nelle tabelle Frel relative ai singoli criteri analizzati 100000 vengono indicati direttamente, sulla base della tradizione testuale (cf. infra 2.3), i valori Σ Oi/t/Es e Σ Oi/t/Zs da cui è possibile calcolare Σ Oi/t/G.
Tab. 11: Distribuzione diatopica e diacronica di Frelp/j/t/G. In grassetto i valori superiori a Frelp/N/T/G = 29,99 %
Dalla tab. 11 (visualizzata nella cart. 3 a pag. 460) risulta evidente che, nell’arco cronologico analizzato, Frelp/N/t/G diminuisce continuamente. Da questo punto di vista, il nostro corpus si comporta come quello normando (cf. Goebl 1970, 101: 1246– 1300: 10,86 %; 1301–1350: 8,30 %; 1351–1551: 6,00 %). Fino al III periodo d’analisi Frelp/N/t/G risulta superiore al valore medio globale pari al 29,99 %, è appena inferiore nel IV periodo (29,48 %) e solo nel V periodo diminuisce drasticamente (22,90 %).17 Nel complesso (colonna Frelp/j/N/G), in particolare le città 35/Belluno con il 40,20 %, 7/Vercelli con il 39,70 %, 34/Treviso con il 39,61 %, 29/Venezia con il 38,28 % e 37/ Udine con il 37,18 % presentano un valore Frelp/j/T/G nettamente superiore a Frelp/N/T/G, mentre 27/Ravenna con il 13,57 %, 11/Milano con il 16,63 %, 18/Bellinzona con il 17,64 %, 28/Rimini con il 17,73 % e 9/Novara con il 17,90 % presentano valori decisamente inferiori.18 4/Monaco si discosta notevolmente dalle altre località liguri, con un valore Frelp/5/T/G di appena il 21,60 %, che fa intravedere un’apertura abbastanza marcata di questo centro nei confronti di influssi linguistici sovralocali.
17
18
Stando a questi dati, ciò che M. Vitale (1953, 41) afferma per l’intero secolo («[…] bisogna pur dire che la fortuna del toscano letterario nel quattrocento, nell’Italia settentrionale, ha già superato i limiti dell’uso strettamente letterario e si è avverata in una lingua di uso pratico, come quella della cancelleria; cioè che il toscano si è avviato al suo predominio sulle altre koiné letterarie in Italia») è da restringere alla s.m. del XV sec. In relazione a questi e ai seguenti risultati si ricordi ancora una volta quanto detto supra, ai paragrafi 1.5.1 e 1.5.3.7, riguardo alle diverse dimensioni dei corpora dei singoli centri scrittori.
281
È degno di nota il fatto che nelle città linguisticamente19 friulane (37/Udine con Frelp/T/G = al 37,18 %), piemontesi (6/Torino e 7/Vercelli con Frelp/T/G = al 36,27 %) e veneziane (29/Venezia, 30/Zara, 31/Aleppo, 32/Padova, 33/Vicenza, 34/Treviso, 35/Belluno e 36/Verona con Frelp/T/G = al 34,49 %), l’indice Frelp/T/G sia in media più alto che nei centri scrittori linguisticamente lombardi (9/Novara, 10/Lodi, 11/Milano, 12/Bergamo, 13/Brescia, 14/Cremona, 15/Sondrio, 18/Bellinzona e 19/Trento con Frelp/T/G = al 24,54 %), emiliano-romagnoli (16/Mantova, 17/Pavia, 20/Piacenza, 21/ Parma, 22/Reggio, 23/Modena, 24/Bologna, 25/Ferrara, 26/Imola, 27/Ravenna e 28/ Rimini con Frelp/T/G = al 25,54 %) e liguri (2/Genova, 3/Caffa, 4/Savona e 5/Monaco con Frelp/T/G = al 27,68 %). In ciò si rispecchia pienamente la complicata situazione politica, linguistica e culturale dell’Italia settentrionale, che è caratterizzata tra l’altro dalla distanza linguistica del friulano e del piemontese dal toscano e dal secolare prestigio sociolinguistico del veneziano.20 Nella seguente tab. 12 (cf. ancora la cart. 3 a pag. 460), il valore Frelp/j/t/G dei singoli centri scrittori e periodi di riferimento viene confrontato con il valore Frelp/N/T/G pari a 29,99 %: + significa che il valore Frelp/j/t/G di una data città è superiore a Frelp/N/T/G (++ = aumento superiore al 20 %, +++ = aumento superiore al 50 %), mentre - significa che è inferiore (-- = diminuzione superiore al 20%, --- = diminuzione superiore al 50 %). Se la variazione è contenuta nel 5 %, è stato utilizzato in aggiunta il segno =.21 Δ (in %) Δ (in %) Δ (in %) Δ (in %) Δ (in %) Δ (in %) Frelp/N/T/G > Frelp/N/T/G > Frelp/N/T/G > Frelp/N/T/G > Frelp/N/T/G > Frelp/N/T/G > Frelp/j/T/G Frelp/j/I/G Frelp/j/II/G Frelp/j/III/G Frelp/j/IV/G Frelp/j/V/G PADANIA 2/GENOVA 3/CAFFA 4/SAVONA 5/MONACO 6/TORINO 7/VERCELLI 8/ALESSANDRIA 9/NOVARA 10/LODI 11/MILANO 12/BERGAMO
La seguente attribuzione è basata sulle indicazioni della Carta dei Dialetti Italiani (cf. Pellegrini 1977). Il prestigio della koiné veneta era talmente grande da poter allontanare dialetti quali ad es. il triestino o il trentino dal loro geotipo originario (friulano e lombardo), avvicinandoli ai dialetti veneti (cf. Pellegrini 1966, 100). Riguardo al prestigio del veneziano cf. tra gli altri anche Ghinassi (1976a, 86). Esempio di calcolo e di lettura della tab. 12: il valore Frelp/2/T/G di 2/GE pari a 28,55 (cf. supra la tab. 11) differisce del -4,8 % dal valore Frelp/N/T/G pari a 29,99 (28,55-29,99 * 100). Questo 29,99 scarto rientra in una variazione del 5 % e viene quindi contrassegnato col segno =-.
Tab. 12: Differenza in % tra Frelp/j/t/G e Frelp/N/T/G. Il valore di partenza per il calcolo (Frelp/N/T/G = 29,99) compare in grassetto, i valori % in carattere normale
Colpisce il fatto che la maggior parte dei centri scrittori presentano valori inferiori a Frelp/N/T/G appena nel V periodo di analisi. Si può quindi affermare che la «spinta toscanizzatrice» più forte si sia verificata dopo il 1450. I valori Frelp/j/t/G di 35/Belluno e 37/Udine si mantengono costantemente e nettamente al di sopra di Frelp/N/T/G, quelli di 11/Milano e 18/Bellinzona costantemente e nettamente al di sotto (escludiamo dalla presente riflessione i centri scrittori con attestazioni per un unico periodo di analisi). Di conseguenza, 35/Belluno e 37/Udine si rivelano i centri scrittori dell’Italia settentrionale meno interessati dalla «toscanizzazione» durante il Medioevo.22 Al contrario, 11/Milano sembra aver accolto volentieri le innovazioni fin dal principio e – all’opposto ad es. delle città venete – pare non aver mai sviluppato una scripta
22
Nella versione manoscritta del presente lavoro, nella quale non erano ancora state analizzate le lettere del letterato Galeotto del Carretto, rientrava in questo gruppo anche 6/TO.
283
molto influenzata dal dialetto (cf. Momigliano-Lepschy 1965, 114).23 11/Milano ha avuto anche, a tal proposito, una certa influenza: 9/Novara, 18/Bellinzona e 17/Pavia sono politicamente collegate al capoluogo lombardo, mentre 26/Imola e 28/Rimini lo sono per via di alcune personalità, fatto che sembra ripercuotersi sulle rispettive scriptae. Nel V periodo di analisi, 28 dei 35 centri scrittori analizzati presentano un valore Frel inferiore a Frelp/N/T/G (di questi, 21 città sono inferiori a Frelp/N/T/G del 20 % e 6 del 50 %): un’ulteriore indicazione della forte «spinta toscanizzatrice» proprio in questo periodo di riferimento. Se si assume invece come termine di paragone Frelp/j/T/G, anziché Frelp/N/T/G, il quadro risultante è ampiamente identico (+ e - sono utilizzati come sopra: il segno è raddoppiato per una differenza superiore al 20 %, triplicato se è superiore al 50 %; inoltre = per uno scarto inferiore al 5 %).24 Frelp/j/T/G Δ (in %) (in %) Frelp/j/T/G > Frelp/j/I/G PADANIA 2/GENOVA 3/CAFFA 4/SAVONA 5/MONACO 6/TORINO 7/VERCELLI 8/ALESSANDRIA 9/NOVARA 10/LODI 11/MILANO 12/BERGAMO 13/BRESCIA 14/CREMONA 15/SONDRIO 16/MANTOVA
23
24
Δ (in %) Δ (in %) Δ (in %) Frelp/j/T/G > Frelp/j/T/G > Frelp/j/T/G > Frelp/j/II/G Frelp/j/III/G Frelp/j/IV/G
Cf. anche Bongrani (1986, 2): «Il culto per quella prestigiosa tradizione letteraria [la lingua dei grandi autori fiorentini, PV] era antico nella capitale lombarda […]. Tale culto antico, e sempre rinverdito, aveva favorito l’accoglimento dei nuovi indirizzi quattrocenteschi della letteratura fiorentina […]» e Bongrani (1986, 6): «[…] l’accoglimento del modello linguistico toscano, già consueto in Italia per lunga tradizione, a Milano non solo non incontra resistenze rilevanti ma, come si è visto, risulta singolarmente favorito dall’ossequio che verso quella lingua di prestigio, antica e moderna, dimostrano concordemente la corte e l’ambiente colto che la frequenta […]». Cf. inoltre anche Vitale (1983, 353): «Ora, nella splendida Milano di Ludovico il Moro […] la disposizione intellettuale dell’ambiente dotto raccolto intorno alla corte ludoviciana, che ha riflesso nella scrittura della stessa cancelleria ducale, era risolutamente orientata al consentimento del magistero linguistico fiorentino». Esempio di calcolo e di lettura della tab. 13: il valore Frelp/2/I/G di 2/GE pari a 30,00 (cf. supra la tab. 11) differisce del 5,1 % dal valore genovese Frelp/2/T/G pari a 28,55 ( 30,00-28,55 * 100). 28,55 Tale scarto rientra in una variazione compresa tra il 5 e il 20 % e viene quindi contrassegnato col segno +.
Tab. 13: Differenza in % tra Frelp/j/t/G e Frelp/j/T/G. I valori iniziali per il calcolo vengono visualizzati in grassetto
Anche in relazione al valore Frelp/j/T/G la maggior parte dei centri scrittori presenta dei valori superiori fino al IV periodo di analisi scendendo sotto questo valore solo nel periodo V. Rappresentano un’eccezione le città venete25 e 25/Ferrara: qui Frelp/j/t/G risulta inferiore a Frelp/j/T/G già nel IV periodo. Ne deriva che soprattutto nel Veneto la nuova norma (nel senso di «vicinanza allo standard») ha avuto delle notevoli ripercussioni prima che nelle altre regioni.26 All’interno del nostro modello generale (graduale «spinta toscanizzatrice» con effetti più forti nel V periodo) necessita invece di una spiegazione il fatto che il valore Frel risulti inferiore al valore Frelp/j/T/G in più città nel II e III periodo, nonché a 12/Bergamo, 17/Pavia e 28/Rimini nel IV periodo. Questa anomalia è in gran parte determinata dal corpus e dipende soprattutto dalla proporzio25
26
Con una differenza positiva dello 0,9 % nel IV periodo, 35/BL non è da considerarsi una vera eccezione. Tale affermazione non è in contraddizione con quanto detto supra riguardo a 11/MI: in questa città non si è affatto costituita una scripta fortemente influenzata dal dialetto (valori Frelp/T/G bassi), accade invece il contrario in Veneto (valori Frelp/T/G elevati). È dunque evidente che la «spinta toscanizzatrice» nelle scriptae veneziane si manifesta più chiaramente. Cf. inoltre Corrà (1984, 136–137): «[...] d’altra parte, a partire dal XV sec., nella stessa Venezia il modello toscano si diffonde sempre più rapidamente e non solo nella produzione letteraria, ma anche negli scritti di carattere pratico».
285
ne eccessiva della presenza di copie nei vari subcorpora. In particolare: il subcorpus 12/BergamoII è costituito da 5939 parole, di cui 2764 del documento 12 / 1313 = Statuti di Averrara I, che è in realtà una copia del 1720; quello per 17/PaviaII è costituito per intero dal documento 17 / (1340 ca.) [1340] = Statuti de la Fraternitade dei Recomendati a Madona Sancta Maria in la citade di Millano, una trascrizione redatta dopo il 1450; 3000 delle 4875 parole del subcorpus 23/ModenaII derivano dal documento 23 / (sec. XIV) [1350] = Commento ai salmi, che di nuovo è una copia del XV sec.; l’intero subcorpus 33/VicenzaII è costituito da copie, di cui una (33 / (sec. XIV) [1350] = Statuti della fraglia dei battuti di Borgo Porta Nuova) coeva del XIV sec. e una (33 / 1348 = Statuto dei mercanti drappieri della città di Vicenza) del 1535; 477 delle complessive 758 parole del subcorpus 34/TrevisoII si basano su una copia del 1692 del documento 34 / (1315) = Catastatico; parimenti, 1254 delle complessive 3057 parole del subcorpus 35/BellunoII si trovano in una copia del 1670 del documento 35 / (1330) (2) = Regola della comunità di Lamon II. Per 18/Bellinzona nel III periodo d’analisi vale la stessa motivazione: il subcorpus 18/BellinzonaIII è costituito da 4537 parole, di cui 3000 del documento 18 / 13.5.1388 = Statuto della Valsolda, che è una copia del XVI sec. Nella stessa direzione si muove anche la spiegazione per il basso valore Frelp/II/G di 16/Mantova, nonché di Frelp/IV/G per 12/Bergamo, 17/Pavia e 28/Rimini, riportata infra a seguito della tab. 14 (anche per 37/Udine e 2/Genova cf. infra).27 Il quadro appare diverso se si analizzano le variazioni percentuali di Frel da periodo a periodo:28 Frelp/j/I/G Frelp/j/II/G (in %) (in %) e Δ (in %) a Frelp/j/I/G PADANIA 2/GENOVA 3/CAFFA 4/SAVONA 5/MONACO 6/TORINO 7/VERCELLI 8/ALESSANDRIA 9/NOVARA 10/LODI 11/MILANO
Al momento rimane dunque inspiegato soltanto il valore Frelp/III/G basso di 24/BO, che tuttavia potrebbe essere ricondotto alla presenza nel subcorpus di una copia non indicata come tale (cf. supra la n. 95 del cap. 1). Esempio di calcolo e di lettura della tab. 14: il valore Frelp/2/II/G di 2/GE pari a 45,34 (cf. supra la tab. 11) differisce del 51,1 % dal precedente valore Frelp/2/I/G pari a 30,00 ( 45,34-30,00 * 100). 30,00 Tale scarto presenta una variazione superiore al 50 % ed è quindi contrassegnato col segno +++. La differenza viene calcolata solo in relazione al periodo immediatamente precedente. Dove ciò non è possibile per mancanza di dati, compare invece il valore Frel stesso (in grassetto).
286
Frelp/j/I/G Frelp/j/II/G (in %) (in %) e Δ (in %) a Frelp/j/I/G 12/BERGAMO 13/BRESCIA 14/CREMONA 15/SONDRIO 16/MANTOVA 17/PAVIA 18/BELLINZONA 19/TRENTO 20/PIACENZA 21/PARMA 22/REGGIO 23/MODENA 24/BOLOGNA 25/FERRARA 26/IMOLA 27/RAVENNA 28/RIMINI 29/VENEZIA 30/ZARA 31/ALEPPO 32/PADOVA 33/VICENZA 34/TREVISO 35/BELLUNO 36/VERONA 37/UDINE
Tab. 14: Variazione di Frelp/j/t/G rispetto al periodo di riferimento precedente. I valori Frel iniziali utilizzati per il calcolo sono scritti in grassetto, la differenza in % in carattere normale
Nel corpus complessivo Frelp/N/t/G diminuisce continuamente di periodo in periodo. La variazione ha andamento parallelo nei centri scrittori 4/Monaco, 6/Torino, 7/Vercelli, 22/Reggio, 25/Ferrara e 29/Venezia. Altre città rivelano invece un tipo di sviluppo abbastanza autonomo, che si manifesta tra l’altro in un incremento iniziale di Frelp/j/t/G («fase di consolidamento» delle scriptae, cf. Goebl 1975b, 5).29 Presentano questo profilo ad es. 2/Caffa, 4/Savona (incremento continuo fino al periodo IV) 11/Milano, 14/Cremona, 18/Bellinzona, 20/Piacenza, 23/Modena, 26/Imola, 31/Aleppo, 33/Vicenza e 35/Belluno. Lo sviluppo altalenante delle altre scriptae è invece di nuovo riconducibile soprattutto alla presenza di copie in proporzione eccessiva in determinati subcorpora. Con ciò si spiega ad es. il calo di Frel nel II periodo – e di contro il suo 29
Si tenga conto del fatto che le città citate al par. 1.5.3.5 con un numero complessivo di parole inferiore a 1000 possono presentare valori che statisticamente si discostano in modo rilevante dalla media.
287
incremento insolitamente elevato nel III periodo – a 16/Mantova, poiché il calcolo di Frelp/16/II/G si basa sull’unico documento 16 / 1334 = Statuto dell’arte dei muratori di Mantova I, che è per di più una copia del 1504 ca. Anche il valore Frelp/13/II/G di 13/ Brescia si fonda su un’unica copia dei primi anni del XVI sec. (13 / 29.8.1339 = Relazione bresciana sulle acque). Questa motivazione vale inoltre per il calo di Frel nel periodo IV a 12/Bergamo, che provoca un incremento inusuale di Frel nel V periodo. Frelp/12/IV/G si basa su tre documenti, di cui uno (12 / 9.6.1446 = Statuto del comune di Gandellino) è una trascrizione redatta tra il 1575 e il 1620. Anche per il valore Frelp/30/II/G di 30/Zara risulta decisivo il fatto che un documento consistente (30 / 20.1.1347 = Testamento di Andrea Slorado) è in realtà una copia del XV sec. È infine determinata dal corpus pure la diminuzione di Frel nel II periodo a 37/Udine, poiché qui il valore di paragone Frelp/37/I/G si fonda su un unico brevissimo documento di sole 69 parole (37 / (f. sec. XIII) [1290] = Il più antico testo friulano, sebbene anche Frelp/37/I/G sia inferiore a Frelp/37/T/G, fatto che necessita di una spiegazione a parte [copia non indicata come tale? Cf. supra le n. 95 del cap. 1 e 27 di questo cap.]). I quattro documenti del IV periodo per 28/Rimini (28 / 29.8.1442 = Lettera autografa di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 28 / 21.2.1445 = Lettera di Sigismondo Pandolfo Malatesta che sfida a duello Federico conte d’Urbino, 28 / 7.8.1449 = Lettera di Sigismondo Pandolfo Malatesta diretta (probabilmente) a Giovanni de’ Medici rispetto ad un pittore, a cui voleva far dipingere alcune cappelle e 28 / 1.7.1450 = Lettera di Malatesta Novello al capitolo di Rimini, colla quale questo principe raccomanda ai canonici che eleggano in vescovo il provinciale dei Frati minori) provengono tutti dall’ambiente del principe stesso e dovrebbero pertanto presentare una lingua aulica. Una certa uniformità linguistica è propria anche del documento 17 / (1450 ca.) [1450] = Consigli di un cittadino pavese a Francesco Sforza per la saggia amministrazione dello stato, redatto nello stile di uno speculum principis, che, per la sua dimensione (3000 parole su 4033), influenza il valore Frelp/17/IV/G di questo subcorpus. L’oscillazione di 2/Genova viene invece effettivamente collegata alle mutevoli condizioni politiche della città.30 La conclusione già tratta in precedenza, cioè che la «spinta toscanizzatrice» più forte sia stata successiva al 1450, viene rafforzata dalla tab. 14. La differenza dei valori Frelp/j/t/G tra i periodi IV e V è quasi ovunque negativa (si è appena parlato delle eccezioni 12/Bergamo, 17/Pavia e 28/Rimini, rimane 32/Padova, il cui valore Frelp/32/V/G si basa sui tre statuti 32 / (1464–1471) [1471] = Statuti della confraternita di San Daniele (Da), 32 / 3.5.1494 = Statuti della confraternita del Corpo di Cristo di Santa Croce (CC) e 32 / (ante 1509) [1508] = Statuti della confraternita di Santa Maria del Torresino (MT)) e raggiunge un ordine di grandezza che non si riscontra negli altri periodi (fase di «epurazione» delle scriptae, cf. Goebl 1976a, 67). Inoltre,
30
Cf. Stella (1994b, 144): «Dall’esame dei documenti genovesi del ’400 risultano in sostanza chiare le conseguenze linguistiche della mancanza di stabilità politica e di continuità amministrativa: la lingua dell’uso scritto cancelleresco ha qui una fisionomia molto meno stabile che a Milano o a Venezia o a Napoli, e gli elementi di tradizione municipale assumono assai spesso l’aspetto di ‹corpi estranei› in un contesto di varia e incerta struttura».
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la differenza negativa tra Frelp/j/V/G e il valore Frelp/j/IV/G precedente è di norma maggiore di quella tra Frelp/j/V/G e Frelp/j/T/G (cf. supra la tab. 13). Dopo aver potuto osservare chiaramente, in questo paragrafo, le ripercussioni delle copie su Frelp/j/t/G, intendiamo, infine, effettuare un paragone tra lo sviluppo diacronico dei valori Frelp/j/t negli originali e nelle copie:
CORPUS INTERO ORIGINALI COPIE DIFFERENZA (in %)
Frelp/N/T (in %) 29,99 30,49 27,99 -8,2
Frelp/N/I (in %) 38,09 40,73 34,78 -14,6
Frelp/N/II (in %) 34,66 37,37 30,42 -18,6
Frelp/N/III (in %) 34,51 35,98 26,06 -27,6
Frelp/N/IV (in %) 29,48 30,88 18,14 -41,3
Frelp/N/V (in %) 22,90 23,11 21,86 -5,4
Tab. 15: Variazione di Frelp/N/t negli originali e nelle copie
Nel presente confronto è necessario tener conto del fatto che la dimensione del corpus delle copie è nettamente inferiore al corpus degli originali (445691 parole in Es contro le 113201 in Zs, cf. supra 1.5.3.8). Si possono tuttavia effettuare alcune interessanti osservazioni: Frelp/N/t negli originali – come nel corpus intero – diminuisce di continuo. Nelle copie, invece, dopo una diminuzione costante fino al IV periodo compreso, aumenta di nuovo nel V periodo. Il motivo è dato dalla presenza di un maggior numero di copie coeve in questo periodo di analisi. Risulta quindi evidente che i copisti, nella trascrizione di testi contemporanei, si sono attenuti maggiormente all’originale rispetto alla trascrizione di testi più antichi, in cui le correzioni in direzione «sdialettalizzante» erano (e avranno dovuto essere) più risolute.31 È inoltre evidente che, fino al IV periodo, originali e copie sono soggetti a due norme ben distinguibili (grande differenza tra i due valori Frel). Tuttavia, nel V periodo di analisi, il modello scrittologico toscano è evidentemente già così affermato da ripercuotersi come norma nella stessa misura sia nella produzione di originali che in quella di copie. Ciò conferma la conclusione tratta supra riguardo alla forte «spinta toscanizzatrice» posteriore al 1450.
31
Un fenomeno simile fu già osservato da Goebl (1975b, 15) per la Normandia: «L’observation du mode de tradition des chartes nous enseigne que le décalage diachronique entre les originaux et les copies respectives va diminuant avec le temps si bien qu’une copie faite sur un texte du XVe siècle est plus proche de son original qu’une copie réalisée sur un texte du XIIIe siècle».
289
2.3 Analisi scrittologica di alcuni criteri32 Nelle pagine seguenti vengono analizzati a titolo esemplificativo 30 criteri estratti dalla nostra lista. Siamo consapevoli del fatto che, in tal modo, si realizza solo una piccolissima parte del lavoro di analisi possibile e necessario in relazione al nostro interesse conoscitivo. Occorre tuttavia rinviare ad un momento successivo le analisi di ulteriori criteri, e in particolare il confronto all’interno di gruppi di criteri aventi una struttura simile (per es. l’analisi sinottica di tutti i nessi cons. + L [cr. 149, 152, 156, 157, 164, 166, 168, 170], di nessi tonici vs. atoni [per es. i cr. 13–18 vs. 20–22], di nessi in posizione iniziale vs. posizione interna vs. posizione finale [per es. i cr. 94–97 vs. 98–101 vs. 102–105], delle desinenze degli infiniti e dei participi [cr. 282–293 e 294–312], di criteri generali vs. criteri specifici [per es. 114–117 vs. 124–126] ecc.). Per due dei criteri analizzati in questo capitolo (13, 170), come per molti altri nella lista dei criteri (per es. 48, 57, 76, 117, 144, 156, 164, 166, 168 e altri ancora), vale la riserva fondamentale che, accanto al sostrato dialettale generatore, è possibile ritenere responsabile per la realizzazione concreta di una forma grafica anche un influsso erudito (grafia latineggiante).33 Tentiamo di distinguere, almeno parzialmente, queste due forze (in parte anche convergenti) che influiscono sulla grafia con argomentazioni cronologiche e quantitative: dove il valore Freli è alto e vi è continuità nelle attestazioni, dovrebbe di norma esistere un influsso del sostrato dialettale generatore, in presenza di singole attestazioni cronologicamente posteriori è più facile pensare invece ad una grafia latineggiante.
32
33
Lo scopo della seguente analisi scrittologica non è l’individuazione di una possibile «interpretazione» o «pronuncia» di una grafia medievale (un problema che, per decenni, è stato al centro della scrittologia, cf. supra la n. 53 del cap. 1), bensì, secondo il modello di H. Goebl (per es. 1975b, 8–9), la localizzazione di queste grafie all’interno di un diasistema scrittologico. In tal senso, la totalità della produzione scrittologica rappresenta il diasistema rispettivamente la norma (secondo Coseriu), all’interno dei quali un grafema (che a sua volta si trova sul piano linguistico della parole o habla) può essere realizzato. «Ce n’est donc plus ni l’aspect graphique ni la réalisation phonique d’une seule graphie qui commencera par retenir notre attention, mais bien le cadre normativ au milieu duquel s’inscrivent les différentes réalisations d’une ‹archi-graphie›» (Goebl 1975b, 9). Nel nostro caso, i valori Freli/N/T/G e Dabsi/N/T/G = 0 rappresentano quindi la norma a cui l’utilizzo dei singoli grafemi può conformarsi o da cui può allontanarsi (positivamente o negativamente, cioè la grafia può essere presente in modo eccessivo o insufficiente). Simili riflessioni si possono formulare anche all’interno dei singoli subcorpora diatopici o cronologici. Sul cosiddetto latinismo grafico e il suo ruolo nelle scriptae italiane cf. tra gli altri Vitale (1953, 65–66): «Molto significativo è pure, per la straordinaria portata che esso ha non solo nella lingua cancelleresca, bensì anche, più genericamente, nella lingua della koiné lombarda del sec. XV, il fenomeno della grafia etimologica, o, per meglio dire, del latinismo grafico. […] Si può dire che il latinismo grafico persistette maggiormente proprio nell’Italia settentrionale […]. Se si scriveva Jacomo, justo, judicio, melio, filio, conditione, sententia, blanca, antiquo, maiestate, voluntate, apto, septembre […] alternando il latinismo grafico con forme dialettali o letterarie, voleva dire che c’era nelle intenzioni, più o meno coscienti, l’attuazione di una lingua a carattere culto, la cui realizzazione era condizionata, oltrecché dalle forme letterarie, dalle forme latine». Cf. inoltre Ghinassi (1976a, 90), Vitale (1983, 357–363), Bongrani (1986, 2) e Sanga (1990b, 81).
290
Ricordiamo, infine, che per le trascrizioni fonetiche è stato utilizzato il sistema Böhmer-AIS (cf. Jaberg/Jud 1928, 24–36) e non il codice API. 2.3.1
Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per -ÚRIU/Ī/A/AE lat.34
2.3.1.1 Contesto fonetico storico Lo sviluppo del nesso lat. RV nel suffisso -ÚRIU/A rappresenta notoriamente un importante criterio di discriminazione fra i dialetti toscani da un lato (dove la R si è fusa nella V senza lasciare traccia) e i dialetti settentrionali dall’altro (dove viceversa si mantiene la R mentre la V è esposta a trasformazioni – in parte dopo aver influenzato la vocale tonica). I dialetti settentrionali stessi secondo Aebischer (1978, 217) – in ciò seguito da Pfister (1995, 197–199) – sono ab ovo bipartiti in una zona dove -ÚRIU è continuato dal lat. volg. -aro (> -ár[o] nei dialetti odierni) e un’altra dove bisogna partire da un -ARIUS «rilatinizzato»35 che conserva la propria semivocale e che nei dialetti moderni – tramite le forme intermedie -ay r, -ey r – in genere dà -é(ro).36 Se si accetta lo scenario appena descritto,37 il sostrato dialettale generatore delle diverse grafie presenti nelle scriptae può essere riassunto in maniera seguente: da una parte sviluppo prescritturale38 -ÚRIU > -aro, dall’altra sviluppo altrettanto prescritturale -ÚRIU > -ay ru (cf. Rohlfs 1966, 401; Zamboni 1988, 52739) e successivo sviluppo in epoca scritturale in -é(ro) (direttamente o mediante l’ulteriore forma intermedia -ey ru).40 Forma equivalente nella lingua standard: -aio.
34 35
36
37
38
39
40
Cf. le cart. 4–18 alle pag. 463–477. Prendendo le mosse da centri cittadini quali Roma, Napoli, Bari o Ravenna, cf. Aebischer (1978, 219): «par suite d’une réaction savante». Le due aree vengono circoscritte a grandi linee da Rohlfs (1966, 35; 402) e Zamboni (1988, 527): ar: Padova, Venezia-provincia (veneto centrale), Parma e La Spezia con dintorni; er: Piemonte, Lombardia, parti dell’Emilia e della Liguria, Venezia-città (veneziano) e Veneto settentrionale (veneto settentrionale). Cf. anche Aebischer (1978, 214): «[...] l’Italie septentrionale, elle, présente un ensemble de phénomènes un peu plus complexe, avec une zone -a en Ligurie, une zone -ar, -aro en Vénétie, avec enfin -er, -e dans le Nord de cette province, en Lombardie, en Emilie, enfin en Piémont». Sebbene l’Emilia presenti oggi -er, tipologicamente appartiene alla zona -aro, come dimostrano i toponimi (cf. Aebischer 1978, 215 con gli esempi fossa Milidara [Modena, a. 1009], insola Subiara [Reggio, a. 899/900], Viarolo Viariolo [Parma, a. 1000]) e le scriptae medievali (cf. infra 2.3.1.2a-b). Secondo noi questa rigorosa distinzione attuata da Aebischer (1978, 217–218) tra lat. volg. -aru > -ar vs. lat. -ÚRIU > -air > -er urta contro il fatto che per es. la -á della Val Badia risale sicuramente a un -ai anteriore e documentato (1296: Arygayra, Syrsayra, Subtus Ayra per gli odierni Arćiara, Josciara, Sotara), ciò significa che l’ -a(r) odierno può essere anche il risultato di un’evoluzione medievale (e non necessariamente lat. volg.) -ay r > ar. Per «prescritturale» intendiamo «prima della data dei primi testi nel nostro corpus» (cioè 1178–1182). Questo dittongo intermedio è documentato, sebbene solo marginalmente, sia nelle scriptae padane (cf. 2.3.1.2c) sia nei dialetti moderni. Rohlfs (1966, 401–402) cita come attestazioni storiche l’alomb. pairo ‘paio’, l’avenez. e l’aemil. vairo ‘vario’, e per i dialetti moderni aira ‘aia’ in parti del Piemonte e èira in parti del Ticino. Sulla data approssimativa del passaggio -ay r > -er nell’Italia settentrionale cf. Aebischer (1978, 216): in Lombardia e in Piemonte, nel X, XI e all’inizio del XII sec., sono ancora
291
2.3.1.2 Analisi scrittologica a) Cr. 6: Ú nel nesso lat. -ÚRIU/Ī/A/AE è resa con vs. tosc. , , ,
Le grafie , dal lat. -ÚRIU sono ben documentate, in accordo con il quadro storico-fonetico appena tracciato, già nel I periodo di riferimento. Le prime attestazioni originali41 riguardano principalmente 29/VE: 29 / 30.9.1253 = 0’ che ven dito lo Senter, pecia j de terra, da un ladi li Turcli, da l’aultro Pero Badoer (nome); In Vergavara in cavo del Casal del Bechero, da un ladi Bianco et Carabona, da l’aultro Ognoben dela Do(n)pna (nome) < lat. med. BECCĀRIU (DEI 1, 472); a pe del vescovado de Ferera ‘Ferrara’; 29 / 8.1282 = De quel que sera trovao delo meo en diner pagando la enpromesa de mia muier, la qual sé lib. M, voio qu’el sia stribuio per anema mia lib. cccc en cotal mainera ‘denaro’; alo so leto pèra ij de linçolli, ala femena per j de linçoli ‘paia’ e 16/MN: 16 / (13.10.)[1282?] [13.10.1282] = Anchora sapiè che laxè lo fero in Ferera ‘Ferrara’; che l’era montà lo meier del fer in Brexa XX s(oldi) e plù, et ch’el non sen poheva aver per diner anpo’ ‘migliaio, denaro’; 16 / 13.11.[1282?] [13.11.1282] = fo IIII cent(enara) et LVII braça a diner contà ‘denaro contato’. Anche 30/ZR presenta attestazioni originali antiche di -er: 30 / 30.9.(1284) = queste parole è ben da me e da noclero e da mariner ‘marinaio’; queste non è parole nì de lo paron nì de noclero nì da marineri ‘marinai’. Anomala è l’attestazione 32 / (pres. non post 1260) [1260] = qui(n)dese soldi me(n) u(n) dinero ‘denaro’ in un documento che è stato localizzato dagli editori nell’«entroterra pavano» (cf. Belloni/Pozza 1987, 3842), poiché 32/PD appartiene alla zona di -aro. Le ultime attestazioni nel nostro corpus arrivano, per la Liguria e il Ticino, fino al XVI sec.: 4/SV: 4 / (11.1503) = Caterina Spinula: Isabella Cerrera et Mariola Sacha (nome); 2/GE: 2 / 6.2.1507 = cum grande bairia in paraxo de trova via e forma per mezo de le que se posse havei dine per provei a le spezie necessarie ‘de-
41
42
frequenti le forme in ai (ad es. Ranairo, Solairo, Gatairo, campo vacairo [f. X sec., Lombardia], Avairolo, Pratairolo [1000]), ma già alla fine del XII sec. prevalgono quelle in -er, -era (Glera [1122] e Porkera [1181]). Nel ladino della Val Badia, la perdita della semivocale (mediante la monottongazione in ā) è documentabile per il primo quarto del XIV sec.: 1327 Chrisonare, 1328 Gratzelar, 1332 Luvarte per gli odierni Crafonara, Craciorara e Lovara (cf. Craffonara 1997, 169). Per il francese, Rheinfelder (1976a, 107) cita le attestazioni sorcerus ‘mago’ < *SŎRTĬĀRIU e paner ‘paniere’ < PĀNĀRIU dell’VIII sec. In afr., però, lo sviluppo di -ÚRIU, - ÚRIA > -ęry u, -ęry a > -ęru, -ęra si è verificato sotto l’influsso del suffisso francone affine *-ęri. Per gli esempi riportati qui e in seguito valgono, come già per la tab. 2 (cf. supra la n. 60 del cap. 1), le seguenti regole: all’occorrenza, accanto all’attestazione è riportato l’equivalente fonetico toscano (che può però differire nel significato, un eventuale significato segue tra parentesi dopo l’abbreviazione i.e.), in alternativa, o in caso di mancanza dell’equivalente toscano, è indicato l’etimo. Per l’individuazione delle prime e ultime attestazioni vengono utilizzati solo gli originali, tuttavia sono anche citati esempi da copie nel caso che queste se ne discostano marcatamente. I documenti vengono identificati mediante il numero del centro scrittorio e la data. Tale localizzazione è stata effettuata dagli editori del testo sulla base di alcune caratteristiche linguistiche considerate rilevanti. Questo documento rientra dunque tra quelli del nostro corpus la cui appartenenza a una località deve essere verificata (cf. Frank/Hartmann/Kürschner 1997, No. 3092 con la localizzazione più generale ven[eto]).
292
nari’; 18/BN: 18 / 2.4.1513 = Nuij infra nominati dele Citade et Vallere < VALLĀRIU; 18 / 2.1.1515 = E ‘l m(aist)ro Joanno dà p(er) segurtà Ambroxo suo fradil, da dà quissto dané un altro an ‘denaro’; 18 / 2.1.1520 = a dí 2 di giené 1520 ‘gennaio’, Iachomo detto Chasé aspeso per olio (nome) < CASĔU + ĀRIU. La ripartizione delle prime e delle ultime 45 attestazioni nell’area investigata è evidenziata dal seguente prospetto:434445 città 29/VE
32/PD 16/MN
30/ZR
31/AP
43
44
45
data prima attestazione 30.9.1253 0’ che ven dito lo Senter, pecia j de terra, da un ladi li Turcli, da l’aultro Pero Badoer (nome); In Vergavara in cavo del Casal del Bechero, da un ladi Bianco et Carabona, da l’aultro Ognoben dela Do(n)pna (nome); a pe del vescovado de Ferera (pres. non post qui(n)dese soldi me(n) 1260) [1260] u(n) dinero ‘denaro’ (13.10.)[1282?] Anchora sapiè che laxè lo [13.10.1282] fero in Ferera; che l’era montà lo meier del fer in Brexa XX s(oldi) e plù, et ch’el non sen poheva aver per diner anpo’ ‘migliaio, denaro’ 30.9.(1284) queste parole è ben da me e da noclero e da mariner ‘marinaio’; queste non è parole nì de lo paron nì de noclero nì da marineri44 1307 en li casali que son de li baroni et en li casali que son dati alli altri caualleri per feo < CABALLU + ĀRIĪ45
data ultima attestazione (24.9.1478) soto pena de duc. mille ai Conseieri se de p(rese)nte non farano far in so’luogo < CONSILIĀRIU (DELI 1, 271)
8.5.1490 un centener de grandui e du centener de ferlin ‘centinaio’ (i.e. ‘quintale’)
20.1.1456 Recepta adi ultimo zener 1456; 1456 adi 20 zenero ‘gennaio’
10.9.1451 Debiano dar ala mia signoria, per Nepanto al anno, del mexe de Fevrer, lo limitado, che sono ducati veneziani cento ‘febbraio’
In questo e nei successivi prospetti contenenti le «prime e ultime attestazioni per centro scrittorio», è naturalmente necessario tener conto della diversa documentazione a disposizione per le singole città. Se per una località viene citata una sola voce (nella colonna «prima» o «ultima» attestazione), significa che il criterio è presente solo in quell’unico documento. Le forme che sostituiscono («innovazioni») sono citate in ordine cronologico crescente, quelle sostituite («arcaismi») in ordine cronologico decrescente. Nei testi trasmessi tramite copie, le attestazioni per 30/ZR si estendono ulteriormente: cf. come prima attestazione (in una trascrizione del XV sec.) 30 / 8.6.1280 = miser Zoane Corner egregio conte (nome) e come ultima attestazione (in una co. del XVII–XVIII sec.) 30 / 9.1492 = il qual Fontegher abbia ad aver per suo salario due per cento de tutto il form.to < venez. fontego + ĀRIU. Gli esempi in 31 / 16.3.(1244) = li nobili cavaleri dominus leonardus gradonico et dominus Johanes parmarino < CABALLU + ĀRIĪ rappresentano, in base alla data, la prima attestazione in assoluto della grafia nel CorPS DEF, ma risalgono a co. della p.m. del XIII sec.
293
città 6/TO
34/TV
19/TN
data prima attestazione 25.7.1321 el fu statui e ordona per col consegl e per gle consegler de lo dit consegl < CONSILIĀRIU (DELI 1, 271) (1328–1333) dy caucer de miser sant [1333] Abraam see calçà ‘delle scarpe di Abramo sia calzato’46
(1340 ca.) [1340]
7/VC (sec. XIV s.q.) [1340] 35/BL (1360) (3)
37/UD
3.6.(1360)
14/CR
31.1.1388 (2)
25/FE
21.7.1391
46
data ultima attestazione (18.7.1490) Subito iunto che fu, preisse le terre che erano in terza mano, zohè Saluce he Dragonero (top.) (28.7.1399?) Prima a maystro Çan [28.7.1399] laner da Vinesia < LANĀRIU; a maystro Çerman scorçer livre tre < scorza + ĀRIU (i.e. ‘conciapelli’) (Tomasoni 1980, 199) 29.4.1498 niuna persona faccia specialmentro al çogo de li day ne a nesun çogo la calchera ne carbonera, ouaga dineri ‘denari’ se il saltero o sinico farà alcuna […] ‘carbonaio, SALTUĀRIU’ a pena y possam avanzar un denner ‘denaro’ (1471) Ancora che nisun caleger con lo teren e c(on) una peça de pra que ças en de la dita scuola olsa ne Chleria de Sain Nicholò debia comprar scarpe (top.) < GLĀREA da revender < CALIGĀRIU; Bortolamio de piligrin scudeler (1413) Chumuz Muliner chu fo Adi 2 di zener ‘gennaio’ di Nichulau page di fit semplis sora lu mulin ‘mulinaio’ 11.5.1447 Spisa fata […] per la ellectione di consoli del paradego e di noder refar el segier che è î la del ditto paradegho cosina de la dicta gabela debbiano fir fatti in (i.e. ‘lavandino’) < -ĀRIU questo modo ‘notai’; el (Grignani 1980, 64) qual libro et instrumento debiano fir messo apresso al maser ‘massaio’ Ancora due chaldere de ramo grande ‘caldaie’; Ancora una ferera de chavalo formà
Un’attestazione anteriore, ma trasmessa tramite copia (1692) già in 34 / (1315) = Item una via publica la qual fi appellada cal perera (top.).
294
città 13/BS
2/GE
12/BG
20/PC
18/BN
47
48
49
50
data prima attestazione 1412 vestith d’una porpora strazatha e remandath cum la canevera in ma cum se tu fos un mat a Pilat, day so cavaler batuth e flagelath < CABALLUS + ĀRIĪ; sanct Nazer et sant Cels cum tug i oter sang ‘santo Nazario’47 20.3.(1439) E da l’altra parte ello intenda che lo rezimento bexognava de dine e che non se podea stare in su queste parole ‘denaro’48
data ultima attestazione (1431) Item per tra centenera d’ayo, sol. VIII ‘centinaia’ (i.e. ‘quintali’)
6.2.1507 cum grande bairia in paraxo de trova via e forma per mezo de le que se posse havei dine per provei a le spezie necessarie ‘denari’ (post 1482, E sì me prega mi noder ante 1528) che ne debia far carta [1482] ‘notaio’; al sia obligat a far tuti queli cosi […] che son obligat a far i bon maser ‘massai’
(sec. XV) e mi Tade de Andreol di (1446–1450) Capitani noder ‘notaio’; [1448] Dela electio di consoli e canevero e notario ‘canovaio’; Como lo camper sia tenuto a portar laqua ala gesia per lo batesterio e per altre cose < CAMPĀRIU49 (1451–1455) la Peschera, fiume (17.7.1452) Antonio Oliario dicto [1455] d’Abruzzo (top.) Cangilero chi sta cum el nostro illustrissimo Signore < lat. CANCELLĀRIU (DELI 1, 194) 29.1.1457 Se passa el monte da San 2.1.1520 a dí 2 di giené 1520 Gotardo, e da lì se va ‘gennaio’, Iachomo detto in Orsera, in Altorfo, in Chasé aspeso per olio Orognia et in Alamagnia (nome) < CASĔU + ĀRIU alta e bassa (top., < URSĀRIAS, cf. Kristol 2005, 90)50
Attestazioni anteriori, ma trasmesse solo tramite copia (inizio del XVI sec.): 13 / 29.8.1339 = Anchora uno canó d(e) fontana, chi è in del brolo de qui indré d(e) mis(er) Constanzo d’i Pescheri (nome); ap(re)s a la casa de qui indré d(e) Nicolò d(a) Asola noder ‘notaio’; la casa de Francisco corteler; in d(e) la qual casa sta un soyer < -ĀRIU; apres al lavander terang chi è ap(re)s a la ditta casa. Un’attestazione precedente trasmessa tramite copia (poco dopo il 1485) già in 2 / 10.8.1393 = altre feste, quella de Madona Sancta Maria de feveré ‘febbraio’. Nei testi trasmessi tramite copie, le attestazioni per 12/BG si estendono ulteriormente: 12 / 1313 = stare in la sua squadra in ti confini a lor dadi per li credenzeri del dito comun ‘credenziari’; per ognia squadra e uno campero e uno nodaro e uno servidor < CAMPĀRIU (REW 1558); 12 / 7.12.1368 = De non satisdare per lo vicario, famelgia e noder al tempo del so sindicado ‘notaio’; L’è statuido e ordenado che per li conseyeri de le dite terre debi fir eleto uno canevero ‘canovaio’ (co. del 1720); 12 / 20.3.1488 = intra questi confini: comenzando in la palude de Cervera (top.) (co. successiva al 1532). Un’attestazione è anteriore, ma trasmessa solo tramite copia: 18 / (post 1420, ante 1453) [1450] = E li officiali possa acusare, e campé < CAMPĀRIU (REW 1558).
295
città 11/MI
28/RN
4/SV
51 4647484950
data prima attestazione (24.10.1476) commise al suo cosiner chiamato André che dovesse andar fori ad pigliare le dicte herbe ‘cuoco’ (lat. tardo COCINĀRIU, DEI 2, 1184) 28.2.1479 ne morì sedece homeni d’arme de peste, uno capo de squadra, uno scalcho, uno ragazzo in lo padiglione, stafferi, mulateri 28.7.1480 li que dine li consoli li possano scotere da ogniun ‘denari’; lo brandom chi se da ali masse de la dicta zexia ‘massari’; li maistri de larte de li ferre ‘ferrari’ (i.e. ‘fabbri’)
data ultima attestazione
(11.1503) Caterina Spinula: Isabella Cerrera et Mariola Sacha (nome)51
La grafia è documentata con continuità nella maggior parte dei centri scrittori, ma non sempre raggiunge la fine dell’arco cronologico esaminato (cf. ad es. 29/VE, che rimane senza attestazioni dopo il 1478). La variazione diacronica di Frel6 è riassunta 46 nella seguente tab. 16 e nelle cart. 4 e 5 (alle pag. 463–464):52 47 48
Frel6/j/T/G Frel6/j/I/G
49
Frel6/j/II/G Frel6/j/III/G Frel6/j/IV/G
Frel6/j/V/G
N
148,33
231,80
143,91
100,08
172,86
159,27
2/GE
35,59
-1
-1
19,04
19,53
58,78
50
4/SV
24,13
-1
-1
-1
-1
34,16
6/TO
210,68
0
162,34
506,33
314,18
30,86
7/VC
125,63
0
169,20
0
0
-1
11/MI
18,43
0
0
-1
-1
38,05
12/BG
886,88
0
117,86
366,67
67,83
2081,47
13/BS
235,77
-1
500,00
0
125,16
-1
14/CR
587,45
0
0
369,59
1184,43
-1
16/MN
72,76
636,94
-1
44,76
33,25
24,01
17/PV
4,59
0
33,33
-1
-1
-1
18/BN
124,60
0
0
-1
24,82
241,31
51
52
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
--
--
+++
-
=+
+++
+++
--
---
+++
---
+++
+++ --
-+++
Nella tabella non è inclusa 17/PV, poiché per tale centro il cr. 6 è documentato da un’unica attestazione trasmessa solo tramite copia (posteriore al 1450): 17 / (1340 ca.) [1340] = in lo primo dì del mexe de zenere ‘gennaio’. Come già nella tabella 11 (cf. supra a pag. 280), in questa e nelle tabelle Frel seguenti «0» significa ‘per questo punto di rilevamento nel relativo periodo non ci sono documenti a disposizione’ e «-1» ‘per questo punto di rilevamento nel relativo periodo ci sono documenti a disposizione, ma non contengono il criterio’ (cf. supra 1.5 con la fig. 1 a pag. 18). Le località in cui il criterio non è affatto presente non sono riportate nella tabella. In assenza di documenti (= «0») e in mancanza di occorrenze del criterio (= «-1») la variazione percentuale di Frel non viene calcolata. In grassetto compaiono i valori Freli/j/t/G che superano Freli/N/T/G.
296
Frel6/j/T/G Frel6/j/I/G
Frel6/j/II/G Frel6/j/III/G Frel6/j/IV/G
Frel6/j/V/G
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
+++
---
+++
---
19/TN
287,14
0
133,33
711,01
97,75
200,17
20/PC
85,11
0
-1
-1
-1
145,35
25/FE
30,10
0
0
43,89
-1
-1
28/RN
17,70
0
0
-1
-1
21,36
29/VE
333,99
517,72
292,78
130,11
496,14
73,90
--
---
+++
30/ZR
125,84
176,37
346,16
44,74
87,11
34,64
+++
---
+++
---
31/AP
197,26
86,43
446,21
235,96
16,54
65,40
+++
--
---
+++
-1 -
+++
32/PD
2,60
13,37
-1
-1
-1
34/TV
354,82
0
263,85
361,04
0
0
++
35/BL
61,49
0
32,71
38,11
34,14
161,07
+
37/UD
6,45
-1
-1
12,43
11,81
-1
-
Tab. 16: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel6 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel6/N/T/G = 148,33
La frequenza assoluta (Σ O6/N/T/G = 829) e la frequenza relativa del cr. 6 è alta in tutto il periodo analizzato. La grafia risulta più diffusa (Frel6/j/T/G nettamente superiore a Frel6/N/T/G) a 12/BG, 14/CR, 34/TV, 29/VE, 19/TN, 13/BS, 6/TO e 31/AP.53 Proprio in questi centri (cf. la cart. 6 a pag. 466) il tratto in questione raggiunge anche dei valori Dabs6/j/T/G fortemente positivi rivelandosi dunque altamente caratterizzante (e quindi costitutivo) delle relative scriptae: 12/BG: +214,02; 14/CR: +78,49; 29/VE: +78,38; 19/TN: +29,01, 34/TV: +24,44; 6/TO: +11,84; 31/AP: +11,66 e 13/BS: +7,88. Al contrario, soprattutto 32/PD: -56,12; 37/UD: -43,98; 36/VR: -32,66 e 17/PV: -31,32 presentano valori Frel6/j/T/G bassi e valori Dabs6/j/T/G (fortemente) negativi. La mancanza di attestazioni di -er all’interno del nostro corpus per 21/PR, 22/RE, 23/MO, 24/BO, 26/IL e 27/RA e i relativi valori Dabs6/j/T/G negativi (23/MO: -15,53 e 24/BO: -39,53) si inseriscono nello sviluppo storico-linguistico di -?RIU in questa regione, che nel Medioevo faceva parte della zona -aro (cf. supra la n. 36): qui non si verifica – come ad es. a 29/VE (cf. infra 2.3.1.2.c) – uno sviluppo (tardivo) -ay r > -er, bensì la á[ di -aro partecipa allo sviluppo generale, ma solo (pre)moderno, di á[ > e in Emilia-Romagna (cf. Meschiari 1993, 127; Rohlfs 1966, 41).54 Dato che in corpora cittadini di dimensioni assai ridotte anche un numero esiguo di occorrenze può dare valori Frel elevati, la seguente tab. 17 offre una panoramica dettagliata della distribuzione delle occorrenze per il cr. 6, suddivise in originali e copie:55
53
54
55
Riguardo a 6/TO cf. Gasca Queirazza (1966, 59): «Nei sostantivi con suffisso -ARIU è prevalente l’esito -er, (-eri)», per 12/BG cf. Tomasoni (1979, 85): «-ARJU > -er (ma: masari, paro)», per 13/BS Bonelli/Contini (1935, 142): «-ARIU > -er: Nazer», per 14/CR Saccani (1985, 62): «Da -ARIU prevale l’esito normale -er: maseri, zener», per 29/VE Stussi (1965a, XXXIX): «Come esito di -ARIU si ha regolarmente -er(o)» e per 34/TV Stussi (1965a, XXXIX): «-ARIU > -er / -ier». I primi esempi di in Emilia-Romagna si trovano in testi letterari, cf. Foresti (1988, 576). Per ogni centro scrittorio sono presenti due righe, di cui la superiore si riferisce al subcorpus Es e quella sottostante al subcorpus Zs.
297
6j/T/Es 6j/T/Zs N
ΣO 757
6j/I/Es 6j/I/Zs
Frel Σ O 169,85 56
6j/II/Es 6j/II/Zs
Frel Σ O 381,97 98
6j/III/Es 6j/III/Zs
Frel Σ O 182,14 118
6j/IV/Es 6j/IV/Zs
Frel Σ O 101,59 174
6j/V/Es 6j/V/Zs
Frel Σ O 177,77 311
Frel 190,57
72
63,60
5
42,90
29
84,20
20
92,03
16
132,89
2
6,00
2/GE
7
36,23
0
-1
0
-1
0
-1
1
22,74
6
68,09
1
31,70
0
0
0
0
1
96,53
0
-1
0
-1
4/SV
4
38,67
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
4
45,31
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
6/TO
25
159,37
0
0
3
162,34
4
506,33
16
233,00
2
32,35
15
454,68
0
0
0
0
0
0
15
500
0
-1
1
125,63
0
0
1
169,20
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
4
24,57
0
0
0
0
0
0
0
-1
4
47,87
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
238 1565,17
0
0
0
-1
0
0
6
102,65 232
3750,40
7/VC 11/MI 12/BG
19
137,96
0
0
7
253,26
11
366,67
0
-1
1
19,97
6
101,57
0
-1
0
0
0
0
6
125,16
0
-1
15
500
0
0
15
500
0
0
0
0
0
0
14/CR
105
674,81
0
0
0
0
14
369,59
91
1184,43
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
16/MN
17
75,17
10
636,94
0
0
3
44,76
2
33,25
2
24,01
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
17/PV
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
9,11
0
0
1
33,33
0
0
0
-1
0
-1
18/BN
20
189,02
0
0
0
0
0
-1
0
-1
20
249,53
1
15,94
0
0
0
0
0
-1
1
33,33
0
-1
19/TN
60
323,43
0
0
4
133,33
31
711,01
2
97,75
23
251,50
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
20/PC
2
85,11
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
2
145,35
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
25/FE
4
30,10
0
0
0
0
4
43,89
0
-1
0
-1
13/BS
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
28/RN
2
17,70
0
0
0
0
0
-1
0
-1
2
21,36
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
29/VE
131
340,26
43
557,79
37
297,88
2
51,45
45
496,14
4
73,90
10
269,03
2
203,46
3
241,74
5
334,90
0
0
0
0
30/ZR
35
173,52
2
156,74
25
520,40
5
46,52
1
87,11
2
91,12
3
29,92
1
235,29
1
36,94
0
-1
0
0
1
15,47
31/AP
45
217,00
0
-1
27
446,21
15
249,46
1
19,47
2
65,40
2
64,72
2
108,99
0
0
0
-1
0
-1
0
0
32/PD
1
4,04
1
578,03
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
34/TV
38
548,34
0
0
1
355,87
37
556,47
0
0
0
0
4
81,52
0
0
1
209,64
3
67,72
0
0
0
0
35/BL
10
60,12
0
0
0
-1
2
38,11
2
34,14
6
161,07
1
79,74
0
0
1
79,74
0
0
0
0
0
0
298
6j/T/Es 6j/T/Zs ΣO 37/UD
6j/I/Es 6j/I/Zs Frel Σ O
6j/II/Es 6j/II/Zs Frel Σ O
6j/III/Es 6j/III/Zs Frel Σ O
6j/IV/Es 6j/IV/Zs Frel Σ O
6j/V/Es 6j/V/Zs Frel Σ O
Frel
2
6,92
0
-1
0
-1
1
12,95
1
11,99
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
Tab. 17: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 6 e di Frel6 nei subcorpora Es e Zs
La tabella mostra che le località citate supra con i valori Frel6/j/T/G più alti sono in effetti – sebbene in ordine lievemente modificato – anche quelle con le più elevate occorrenze assolute del cr. 6. Ciò parla a favore del nostro metodo utilizzato per calcolare gli indici Frel e Dabs, i cui risultati da un punto di vista globale e sintetizzante restano plausibili, anche se a livello analitico in alcuni casi si possono produrre dei valori «erratici» (cf. ad es. l’elevato valore Frel6/32/I/ES pari a 578,03, ottenuto sulla base di Σ O6/32/I/ES = 1 e Σ W32/I/ES = 173). In merito alla ripartizione del criterio fra originali e copie, si può affermare che, laddove è possibile un confronto diretto, la tradizione testuale non sembra essere determinante – eccettuato il V periodo di analisi, dove il cr. 6 in pratica scompare dalle copie. b) Cr. 7: ? nel nesso lat. -?RIU/Ī/A/AE è resa con e la mantenuta vs. tosc. , , , Anche le attestazioni del cr. 7 coprono l’intero periodo investigato. Le prime attestazioni originali sono concentrate nel Veneto: 36/VR: 36 / (1214) = Car(ta) como mes(er) lo Veskevo e lo Comun de Boolon se lagá e(n) s(er) Pegoraro dal Mercá Novo ‘Pecoraio’ (nome); 36 / (1266) = d(e)legay da mes(er) Antonio cuixo da Cerea a co(n)segaro s’el de’ fir dá te(r)meno < CONSILIĀRIU (DELI 1, 271); 36 / (1265–1267) [1267] = sindichi d(e) Comù d(e) Valeço sovra el fato d(e)li saltari < SALTUĀRIU; Chomisio(n)e facta a d(omi)no Enrico judes d(e) Bella (e) Walderamo piliçaro ‘pellicciaio’; 29/VE: 29 / 30.9.1253 = In Lamaro de Persego pecia j de tera, da un ladi Çorci, da l’aultro Pedetro (i.e. ‘terreno paludoso’) < *LAMĀRIU (Olivieri 1961, 103); 30/ZR: 30 / 30.9.(1284) = lo paron e lo noclero e tuti li marinari ‘marinai’. Altre attestazioni antiche risalgono a 16/MN: 16 / 13.11.[1282?] [13.11.1282] = et vendì le XI pece de grossi XI li(re) d’anchotanti lo centenar ‘centinaio’ (i.e. ‘quintale’); 37/UD: 37 / (f. sec. XIII) [1290] = Panteleon piliçar ‘pellicciaio’ e 24/BO: 24 / 23.1.[1294 ca.] [23.1.1294] = alcuna altra persona che da mo enanze osa […] andare a cucinare […] si esprima ei non seranno rappresentate denanzi ai detti notari ‘notai’; 24 / (1296) (2) = Jachomo de ser Vando becharo < lat. med. BECCĀRIU (DEI 1, 472); Item anchemo dixe lo predito frate ch’el à in la glara de Savena un peçolo de vigna ‘ghiaia’ (i.e. ‘spiazzo ghiaioso’); 24 / (1296) (4) = una carta scrita per mane de Michele Caldararo (nome). Le ultime attestazioni sono invece geograficamente più sparse: 29/VE: 29 / (20.7.1522) = Le occorrentie presente astrenzeno a far ogni possibil provisione per trovar il danaro ‘denaro’; 35/BL: 35 / 15.10.1522 = Et io Theodoro da Cesa quondam ser Vitor, nodaro et cittadino di questa cità ‘notaio’; 11/MI: 11 / 23.10.1523 = Circa li dinari de la taxa de li Pavesi confinati qua, si è scossa quella parte che tocha ad quelli si trovano qua 299
‘denari’; 17/PV: 17 / 28.2.1524 = in modo che li massari et homeni de le possessione nostre sono fugite et lasciato il tuto inculto ‘massai’; 6/TO: 6 / 14.4.1524 = come più amplamente gli exponerà meser Benedetto Moraro (nome); 14/CR: 14 / 24.3.1525 = Nanti a quali consuli, consigliarij over sapienti et consigliarij anteditti è sta esposto per Ms. Paulo di Magisteri […]; averlo pubblicato l’ultimo dì de febraro prossimamente passato ‘febbraio’; 19/TN: 19 / (30.5.)1525 = et tutto quel che se misura col staro che se mette nel granaro […] chel sia rasato tutto sovra el ferro ‘staio, granaio’, nonché 16/MN: 16 / 7.8.1525 = el gastaldo à menado in granaro sachi cento; è proferto dinari e tuto quelo che sia posibelo ‘denari’. Il seguente prospetto riassume i dati a nostra disposizione: città
data prima attestazione
36/VR
(1214) Car(ta) como mes(er) lo Veskevo e lo Comun de Boolon se lagá e(n) s(er) Pegoraro dal Mercá Novo ‘Pecoraio’ (nome)
29/VE
30.9.1253 In Lamaro de Persego pecia j de tera, da un ladi Çorci, da l’aultro Pedetro < *LAMĀRIU (Olivieri 1961, 103)
16/MN
30/ZR
37/UD
13.11.[1282?] et vendì le XI pece [13.11.1282] de grossi XI li(re) d’anchotanti lo centenar ‘centinaio’ 30.9.(1284) lo paron e lo noclero e tuti li marinari ‘marinai’
(f. sec. XIII) Panteleon piliçar ‘pel[1290] licciaio’
24/BO
23.1.[1294 alcuna altra persona che ca.] da mo enanze osa […] [23.1.1294] andare a cucinare […] si esprima ei non seranno rappresentate denanzi ai detti notari ‘notai’57
35/BL
(4.2.1309) per iy statuti de la scola de (…) de iy calegari in le qual n (…) die lavorar < CALIGĀRIU
56
57
data ultima attestazione (9.8.1494) per femene e massare de casa ‘massaie’
(20.7.1522) Le occorrentie presente astrenzeno a far ogni possibil provisione per trovar il danaro ‘denaro’ 7.8.1525 el gastaldo à menado in granaro sachi cento ‘granaio’; è proferto dinari e tuto quelo che sia posibelo 4.7.1475 dicte galeaze intro Diagarzj Iagubi flabularo de Garipoli (i.e. ‘titolo ottomano’)56 (1509 ca.) vij star de sorg e star vj [1509] de sal ‘staio’ (7.5.1509) uno par de calze de monillo scuro ‘paio’
15.10.1522 Et io Theodoro da Cesa quondam ser Vitor, nodaro et cittadino di questa cità ‘notaio’
30/ZR presenta attestazioni trasmesse tramite copia (XVII–XVIII sec.) ancora posteriori: 30 / 9.1492 = sia elletto un Fonticaro de Commun del numero de detti del Conseglio, cominciando il p.mo giorno del mese di Gennaro < venez. fontego + ĀRIU,‘gennaio’. Un’attestazione, trasmessa però solo tramite copia (XV sec.), già in 24 / 1281 = uno cerendero abiamo, lo quale arda in li tempi ordinai, a lo quale lo ministro o lo massaro proveza ‘massaio’.
300
città
data prima attestazione
data ultima attestazione (1478) Questo si è lo liberzolo dov’è scrito el dar e l’aver d’i masari da Oxio ‘massai’; Item per ol pan de uno paro de colzì per Zovanì e uno per Zovan ‘un paio di calzini’
12/BG
(sec. XIV le quale oto over XII perp.m.) [1325] sone, sia consiliari per la meytade del anno che vene e che abieno plena possanza e baylia de elezer lo ministro < CONSILIĀRIU (DELI 1, 271); da durare de kalendo de zinaro perfina a kalendo de luyo ‘gennaio’; de modo da fi servado in elezere lo canevaro ‘canovaio’58
23/MO
20.5.1327 Eo Jacomo di Calçolari predito afermo questa scripta segondo chi è scripto de sopra (nome) < CALCEOLĀRIĪ (DEI 1, 695)
1.1.1406 Al nome de Deo scrise adie primo de Cenaro 1406 ‘gennaio’; Eio Çohane […] citadin de Modena de la cinquantina del Castelaro (top.) < CASTELLU + ĀRIU
2/GE
11.6.1340 statuemo e ordenamo che ognin chi è in la dita Caritae o Confraria debia pagà ogni mese per le soe caritay dinay quatro; quelo debia pagá per ogni calende dina doy ‘denari’; sean tegnuy lo dito corpo andà a prende lo corpo morto migra V provo Zenoa ‘migliaia’ (i.e. ‘miglia’)
(12.8.1497) Debeno et(iam) haveir(e) homini cinq(ue) p(er) migliaro de cantarata a t(em)po di pace e a t(em)po di suspecto VI ‘migliaio’
19/TN
(1340 ca.) li masari de la nostra [1340] fradaya ‘massai’; ordenemo che nesun nodar de la nostra fraternità ‘notaio’; si homo si dona si deba ogna anno pagar VI s. de dinari ‘denari’
(30.5.)1525 et tutto quel che se misura col staro che se mette nel granaro […] chel sia rasato tutto sovra el ferro ‘staio, granaio’
7/VC
(sec. XIV a-zo che no para ingra de s.q.) [1340] tanto loxo ‘paia ingrato’
5/MC
15.4.1350 avanti la paxe de Napoli tansim a MCCCXXXV a XXIIII de frevar ‘febbraio’; Item, che tuti i testamenti, scripture e contrati faiti inter lor per alcun noaro, o chi fose inter lor reputao noaro ‘notaio’
58
3.8.1465 a uno migliare di terra in lo quale loco erano tre gallee de quelle de la Maestà di Re Ferrando ‘migliaio’ (i.e. ‘miglia’)
Nelle copie le attestazioni per 12/BG si estendono ulteriormente: 12 / 1313 = miser Oguzon di Boegissi, nodaro; l’è statuido e ordenado che tuti li credenzari e offiziali del dito comun […] ‘credenziari’ (co. del 1720); 12 / 22.3.1512–20.4.1513 [20.4.1513] = fu comesso a uno cavalar regio che portasse la lettera; Et così lo cavalaro vene et andò nel campo del Roy de Navara < CABALLUS + ĀRIU; et adì 6 zinaro fussemo in uno loco dimandato Sancto Donato ‘gennaio’ (co. della p.m. del XVI sec.).
301
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
26/IL
5.– Sino merçaro di’ dare per 28.5.(1356) 1. meça de chandele de [16.5.1356] cira a dì XXIIII de março s. 3 ‘merciaio’
12.2.1511 uno parre de masinelle ‘paio’; In suso lo granaro supra lo tinello ‘granaio’; uno staro de ceso biancho ‘staio’
32/PD
(18.11.1370) Avevane a l’ano duchati C e I. para d(e) polastri ‘paio’59
(ante 1509) Sia chiamato el padre [1508] guardian et li quatro gastaldi et el massaro, i quali tutti se congregino insieme in capitulo per far la election ‘massaio’;
33/VI
24.9.1374 I merçari e gastaldi dela fraya dy Merçari de Vicença ‘merciai’60
19.1.1480 la covertura la quale die essere fina al primo solaro ‘solaio’; die fare quatro finestre da granaro tonde ‘granaio’
25/FE
(sec. XIV a lo quale lo ministro o s.m.) [1375] lo massaro proveça in la (1) comunança de la compagnia ‘massaio’
34/TV
(sec. XIV Calamita è la pera che s.m.) [1375] mostra la tramuntana agli marinari che vano per pellago ‘marinai’61
4/SV
59
60
61
62
(1384) Questi sum li pati li quay vorem li masay de lo colegio deputay a questo per far la capela de la tore de lo comun ‘massai’62
(1444) uno cumolo de quigli dinari ‘denari’
Al Maystrança caleger en Treviso per un par de scarpe ‘un paio di scarpe’ (11.1503) Sobrie abstinente et refrenante el gusto: poca utilita hano da loro li macellari et piscatori ‘macellai’
Nei testi trasmessi tramite copie, le attestazioni per 32/PD risalgono al XIII sec.: 32 / 12.11.1257 (co. della s.m. del XIV sec.) = Item in que pena chaçe el noaro che non scriverá i fati de la fraya con i gastaldi ‘notaio’; Item in que pena chavrá i maystri o gastaldi e masari che tignerá li dinari de la fraia ‘massai, denari; Maistro Guielmo scrignaro; 32 / 1.1273 (co. del 1437) = Anno del nostro Signore MCCLXXIII, prima indition del messe de genaro, i frascripti se y statuti et i ordiname(n)ti vechi della fraia di murary cossì digando ‘gennaio’; 32 / 1283 (co. del XVI sec.) = matricola delli beccari < lat. med. BECCĀRIU (DEI 1, 472). Attestazioni sono presenti già a partire dalla s.m. del XIV sec., ma sono trasmesse tramite copia: 33 / 1348 = Et chi contraffarà, daga e page dódese danari piccoli a la anteditta frataglia per ciaschedun e ciascheduna volta ‘denari’ (co. del 1535); 33 / (sec. XIV) [1350] = I quali gastaldi decano inscribere duy consiliarj per zascaduno de quelli e uno notario ‘CONSILIĀRIU, notaio’; Ma al nodaro sia provedudo del salario per la soa fadiga como a dicti gastaldi ‘notaio’; debia dare alla dicta fraya vinti soldi de dinari ‘denari’ (co. del XIV sec.). Prima attestazione, ma trasmessa tramite copia (1692): 34 / (1315) = comenza apresso el ponte del plagaro e va per la villa de Sylvaplana (top.). Attestazioni già in 4 / 20.1.1340 = Et a bon governamento e conservation de larte de li ferrai de la citae de Saona ‘ferrari’ (i.e. ‘fabbri’); a dij XX de genar faiti son et composti li capitoli et Statuti de la dicta arte ‘gennaio’; Capitoli dell’arte de’Ferrari, ma trasmesse tramite copie (del 6.12.1494).
302
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
14/CR
31.1.1388 (1) 1388 a di ultimo de genaro ‘gennaio’
24.3.1525 averlo pubblicato l’ultimo dì de febraro prossimamente passato ‘febbraio’
28/RN
30.6.1389– die XVIII de Genaro 27.5.1390 ‘gennaio’; de Settembre [31.12.1389] foe averta la cassa per meser Pero et mie Jachomo Cerchiaro (nome); Item in quatrini et dinare piccole ‘denari’
22.8.1509 Non havendo vui […] mandato li dinari de le terzarie de li primi mesi passati ‘denari’
22/RE
11.11.1392 pergollà I a II para; dare para II de caponj ‘paia’
(1493) para dui d. lenzoli uno paro d. lino et uno paro d. canipa ‘paia, paio’; una panara da farina < PANĀRIU (DEI 4, 2742)
31/AP
(1403) io ve darò le mie galie quante haverò, marinari a vegnir in Constantinopoli ale mie spese, si lo haverà bisogno ‘marinai’63
13/BS
21/PR
6/TO
11/MI
63
64
65
(1414–1416) Item nota per iij stara [1416] de biava per soldi iiij el staro ‘staio’; Item nota per uno paro de scarpi adì xxviij sept. ‘paio di scarpe’; Item dé dar in dinar ongna ano soldi cinque ‘denaro’64
6.2.1416 il qual fradello dil re di Cypri arivò in casa di ser Zuam Cornar e ser Ferigo di la Piscopia (nome) (1468) cadauno officiale overo massaro de caduno collegio o paradego de Bressa ‘massaio’; Item caduno beccaro de’ offerir oncie iiii < lat. med. BECCĀRIU (DEI 1, 472)
(1.1.1424) misser sancto Iosep padre e conservatore de l·arte predicta de la manara ‘mannaia’ (sec. XV zo è que encontinent lo p.m.) [1425] prior e sotprior alezem doe (1) maser, oto conseglar, quatr portour, doe ostiari ‘massai, CONSILIĀRIU, OSTIĀRIU’ 17.8.1426 et el dicto signore non ha un dinaro ‘denaro’65
14.4.1524 come più amplamente gli exponerà messer Benedetto Moraro (nome)
23.10.1523 Circa li dinari de la taxa de li Pavesi confinati qua, si è scossa quella parte che tocha ad quelli si trovano qua ‘denari’
In una copia del XIII sec.: 31 / 11.1225 = E de le mercaentie sì de’ ne pagar sex per centenar ‘centinaio’ (i.e. ‘quintale’). Le attestazioni per 13/BS trasmesse tramite copia (inizio del XVI sec.) giungono fino al XIV sec.: 13 / 29.8.1339 = el Collegio d’i Nodar de Bresa ‘notai’; del capo del borgo d(e) Sanct Nazar infina a Sanct Francisco ‘Santo Nazario’; la casa de Quaresmì tab(er)nar < TABERNĀRIU. Prima attestazione, però trasmessa tramite copia (XV sec.): 11 / 31.12.1352 = Nessuna persona debia scortigliare cavalli […] apresso a la citade de Milano per uno miliaro né altro ne le strate publiche ‘migliaio’ (i.e. ‘miglio’).
303
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
3/CF
29.6.1455 facemo asavei ala magnifica segnoria vostra como da lo meize de zenar fin a lo iorno de ancoi amo visto e recevuo tanto bon rezimento ‘gennaio’66
12.2.1475 aveiva per forsa e con dinari descasato uno altro vesco, nominato dercarabet ‘denari’
17/PV
11.4.1448 alcuni melgari cum quantità de vacche < malga + ĀRIU67
28.2.1524 in modo che li massari et homeni de le possessione nostre sono fugite et lasciato il tuto inculto ‘massai’
18/BN
6.1.1451 el quale ministrale haveva dal dicto Andre’ Bono una quantitá de dinari per parte de pagamento de quello ‘denari’68
27/RA
1514 facia fare per lo piaciaro publica crida < PLATEA + ĀRIU
15/SO
7.3.1515 per comandamento de li saltari < SALTUĀRIU
2.1.1516 (1) e no(n) è voluto venire (con) la compag(n)ia e si à dite molte vilani a tuti li (con)-solli e a noi altri, che fu a dì 16 febr(aro) ‘febbraio’
Sulla distribuzione dei valori Frel7 cf. la seguente tab. 18 e le cart. 7 e 8 (alle pag. 467– 468): Frel7/j/T/G
Frel7/j/I/G
N
403,48
501,60
355,82
562,78
415,76
293,09
2/GE
169,05
-1
476,69
133,28
156,25
137,15
3/CF
138,28
0
0
91,95
-1
152,92
4/SV
162,87
-1
174,93
460,67
-1
93,95
5/MC
73,25
0
248,96
0
0
23,50
6/TO
42,14
0
-1
-1
30,40
77,15
7/VC
125,63
0
169,20
0
0
-1
11/MI
119,80
0
0
33,33
219,78
66,58
12/BG
431,36
0
437,78
266,67
520,07
402,00
66
68 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68
Frel7/j/V/G
ΔI>II --
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
+++
--
--
---
+
-
+++ +++
--
+++
---
+++
--
Attestazioni anteriori, ma trasmesse tramite copie (28.7.1383): 3 / 27.11.1380 e 3 / 24.2.1381 = Bernabò Rizo e Theramo Pichenoto sindichi e massay de lo Comun in Caffa ‘massai’. Attestazioni trasmesse tramite copia (posteriori al 1450) già in 17 / (1340 ca.) [1340] = Chomo li massari d’i recomendati de sancta Maria siano tenudi e debiano al tempo de li messom e d’i vendemie domandare da tuti […] de la biada ‘massai’; ancora debia dare a uno povero di Cristo on al canevaro de la fraternitá duy imperiali on almeno uno ‘canovaio’. In una copia del XVI sec.: 18 / 13.5.1388 = signor Comolo Mandrogni notaro et cancelliere della detta comunità ‘notaio’; et in detti istrumenti di vendita si contenesse esser maggio quantitá di danari ‘denari’; Che ad ogn’uno sia lecito metter campari sopra li territorij < CAMPĀRIU (REW 1558); ancora, solo tramite copia 18 / (post 1420, ante 1453) [1450] = soto la pena de sol. xx. – ognia dì che l’indusia de poso kalende danaro ‘gennaio’; soto la pena de sol. xx per ognia masaro, ognia dì, ognia fiada ‘massaio’; Item che zaschaduna persona sia obligata a consigliare – al camparo de la soa terra – una mina de ségala.
messè 56575859606162636465666768 67
Frel7/j/II/G Frel7/j/III/G Frel7/j/IV/G
304
Frel7/j/T/G
Frel7/j/I/G
13/BS
639,95
-1
Frel7/j/II/G Frel7/j/III/G Frel7/j/IV/G 133,33
0
688,36
Frel7/j/V/G 1984,13
14/CR
855,99
0
0
1055,97
1132,37
406,06
15/SO
1538,46
0
0
0
0
1538,46
16/MN
320,99
63,69
534,05
179,05
532,00
312,16
17/PV
68,84
0
133,33
-1
148,77
54,82
18/BN
189,87
0
0
154,29
347,48
132,72
19/TN
277,57
0
233,33
366,97
195,50
269,80
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V +++
+ +++
---
---
+++
----
+++
---
+++
--
++
+
+++
+++
++
21/PR
497,51
0
0
0
497,51
0
22/RE
1596,52
0
0
1600,00
0
1595,74
23/MO
391,52
0
348,72
406,90
1140,68
-1
24/BO
484,02
190,11
173,40
382,37
462,70
1644,29
25/FE
970,87
0
0
1305,68
286,70
-1
26/IL
580,81
0
-1
925,47
0
225,31
27/RA
714,29
0
0
0
0
714,29
28/RN
159,28
0
0
645,16
-1
117,47
29/VE
108,96
161,07
7,32
55,76
77,18
387,95
---
+++
++
+++
30/ZR
357,65
58,79
213,02
572,66
435,54
254,01
+++
+++
--
--
31/AP
25,18
172,86
-1
-1
33,07
-1
32/PD
755,63
1337,43
1240,89
688,64
305,65
444,44
--
---
++
33/VI
739,04
0
533,33
1935,48
0
1000,91
+++
34/TV
194,31
0
131,93
198,57
0
0
+++
35/BL
436,05
0
785,08
152,44
375,55
644,30
---
+++
+++
36/VR
413,34
418,85
352,73
459,02
1419,88
327,87
-
++
+++
---
37/UD
1535,48
2898,55
1072,68
2797,81
1228,59
964,84
---
+++
---
--
-
+++
---
-
Tab. 18: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel7 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel7/N/T/G = 403,48
La frequenza assoluta (Σ O7/N/T/G = 2255) e quella relativa di nel materiale analizzato sono nettamente superiori a quelle di , sia a livello globale sia nei singoli periodi (nella maggior parte dei centri scrittori si registrano incrementi nei periodi III e IV e una diminuzione nel periodo V). Ciò conferma il ruolo particolare che Sanga (1990b, 90) attribuisce alla forma all’interno della «koiné settentrionale». Le «aree nucleari» (cf. Gauchat 1903, 386) di questa grafia sono, in ordine decrescente, 22/RE, 37/UD, 25/FE, 14/CR, 32/PD, 33/VI e 27/RA (l’elevato valore Frel7/T/G per 15/SO è dovuto al piccolo corpus di questo centro, cf. infra la tab. 19).69 Con un ordine simile, tali città presentano anche, fino a 22/RE, i valori Dabs7/T/G positivi più elevati (cf. la cart. 9 a pag. 470): 37/UD: +350,92; 32/PD: +135,62; 14/CR: +80,88; 25/FE: +75,39; 33/VI: +32,24; e inoltre anche 26/IL: +28,09 e 24/BO: +21,47. Specularmente ai loro valori Dabs6/T/G elevati, 29/VE: -124,34; 6/TO: -68,60, 19/TN:
69
Cf. le indicazioni dettagliate relative a 37/UD: «Notevole la vera elaborazione vernacola di ‘contrario’: contraar contrār» (Ascoli 1878b, 344): e «Di -ÁRIO avremo due principali continuatori: -àr ed -īr = *-iér, che rispondono alle due figure italiane: -àro e -iéro» (Ascoli 1873, 481) e a 32/PD: «Il suffisso -arius diventa -aro. Questo trattamento di ry oppone il padovano sia alle regioni occidentali dell’Italia settentrionale, che dissolvono questo nesso alla francese, sia al veneziano» (Ineichen 1957, 84 [orig. in ted.]). Cf. anche Stussi (1965a, XXXIX).
305
-26,31 e 34/TV: -24,76 presentano valori Dabs7/T/G (molto) negativi. Non deve infine stupire la contemporanea forte presenza di e (valori positivi sia per Dabs6/T/G che per Dabs7/T/G) in più città, tra queste soprattutto 12/BG, 13/BS e 14/CR. Questa polimorfia non è insolita nelle scriptae padane, soprattutto perché , indipendentemente dal sostrato dialettale generatore, compare in tutta l’Italia settentrionale come la grafia più frequente di molte parole (semi)dotte (fatto che, in ultima battuta, può ripercuotersi anche sui dialetti moderni).70 Tuttavia, è anche possibile che entrambe le varianti siano presenti già nel sostrato dialettale generatore. È il caso ad es. del ligure, in cui, come è noto, gli esiti medievali di -?RIU oscillavano tra -é(ro), -ar(o) e -ai(r), mentre nel dialetti moderni prevale -ar.71 Per una distribuzione dettagliata delle occorrenze del cr. 7 cf. la seguente tab. 19: 7j/T/Es 7j/T/Zs ΣO N
1771 484
2/GE 3/CF 4/SV
70
71
7j/I/Es 7j/I/Zs Frel Σ O
7j/II/Es 7j/II/Zs
7j/III/Es 7j/III/Zs
7j/IV/Es 7j/IV/Zs
7j/V/Es 7j/V/Zs
Frel Σ O
Frel Σ O
Frel Σ O
Frel Σ O
Frel
27
184,16 142
263,92 724
623,31 398
406,63 480
294,13
427,56 105
288,01
397,36
900,90 172
499,38
52
239,29
59
490,03
96
24
124,20
0
-1
9
476,69
1
23,72
7
159,20
7
79,44
14
443,74
0
0
0
0
6
579,15
1
138,31
7
501,43
15
156,95
0
0
0
0
0
-1
0
0
15
164,24
2
73,07
0
0
0
0
2
114,22
0
-1
0
-1
13
125,68
0
-1
0
-1
3
268,82
0
-1
10
113,28
14
224,57
0
0
3
182,04
10
586,17
0
0
1
34,72
Cf. a tal proposito le numerose indicazioni relative ai singoli centri scrittori: per 14/CR: «Da -ARIU > -er (asener, Fornaser, soler), ma dinari, nodari» (Grignani 1980, 64), nonché Saccani (1985, 62): «Da -ARIU prevale l’esito normale -er: maseri, zener. Tendenza alla conservazione, presente del resto anche nel cremonese moderno, in: dinari, calzari, molinar»; per 16/MN: «[...] lat. -ARI(U), risolto alla settentrionale di norma con -aro, più raramente con -er» (Grignani et al. 1990, 60; questa oscillazione è riconoscibile a Mantova già dalle fonti medievali latine e la forma -aro sembra essere quella più primitiva, cf. Aebischer 1978, 216: Perarolo [a. 997], Portarolo [a. 1021], Carbonera [a. 1082], Erbera [a. 1109], Nogara [a. 1114], Castellarano [a. 1114], Ceresara [a. 1140], Linticlara [a. 1172]); per 17/PV: «Da -ARIU si ha prevalentemente -aro, poi -ero, -ere ed -é» (Grignani/Stella 1977, 127). Cf. inoltre per 6/TO Cornagliotti (1990, 293): «Il suffisso -ÁRIUM presenta tre esiti, di cui nessuno spiccatamente dialettale (febraro, consegleri, pensieri) se non forse nel femminile rivera» e per 11/MI Sanga (1990b, 90): «Il suffisso -ar(o) ha determinato l’evoluzione stessa dei dialetti settentrionali più sottoposti all’influsso della lingua lombarda, come il milanese, che accanto all’esito dialettale locale -é ha un esito dialettale dotto -ar, che non dipende dall’italiano toscano, ma dalla lingua lombarda, a testimonianza dell’uso anche orale, e non solo scritto, della koinè settentrionale». Cf. infine anche Mussafia (1964, 10): «La formula ari precedente una vocale in A [uno dei manoscritti analizzati da Mussafia, PV] oscilla costantemente tra ar e er, raramente ier». Sui diversi esiti medievali di -?RIU a 2/GE cf. Flechia (1886–88, 143): «a: nel suff. -ario, reso da semplice e in argenter, cavaler, lemosener [...], da a in marinar, morinar, notar, boxar [...]», e G. Folena in Da Langasco/Rotondi (1957, 102): «Da -ARJUS si ha generalmente -aro, -ar, -á; vanno notati i casi di palatalizzazione -ero (semidotto -erio) in berreterio e specialmente in feveré». Cf. anche Parodi (1902, 108; 122) e Aebischer (1978, 216): «C’est dire que les finals -ARIU et -ARIA aboutissent à des résultats sensiblement différents, -er d’un côté, -aira de l’autre. Parallèlement du reste au masculin -er, nous avons, plus fréquemment encore, -ar, avec des noms de métiers comme Canovar, Calegar, mazar, palizar, botarus, le féminin étant toujours -aira».
306
7j/T/Es 7j/T/Zs ΣO
7j/I/Es 7j/I/Zs Frel Σ O
75,08
0
7j/II/Es 7j/II/Zs Frel Σ O
5/MC
8
0
0
-1
0
0
6/TO
8
51,00
0
0
6
7j/III/Es 7j/III/Zs Frel Σ O
248,96
0
0
0
0
-1
7j/IV/Es 7j/IV/Zs Frel Σ O 0
0
0
0
0
-1
7j/V/Es 7j/V/Zs Frel Σ O
Frel
0
2
24,25
0
0
0
-1
3
43,69
5
80,88
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
7/VC
1
125,63
0
0
1
169,20
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11/MI
22
135,16
0
0
0
0
0
0
18
227,24
4
47,87
4
73,72
0
0
0
0
1
33,33
0
-1
3
139,08
12/BG
34
223,60
0
0
11
346,46
0
0
11
188,20
12
193,99
91
660,76
0
0
15
542,69
8
266,67
13/BS
53
897,24
0
-1
0
0
0
0
4
133,33
0
0
4
133,33
0
0
14/CR
148
951,16
0
0
0
0
5 15/SO
40 1055,97
35 1166,67
33
658,95
33
688,36
20
1984,13
0
0
0
0
87 1132,37
21
513,57
216,08
0
0
0
0
0
0
0
0
5
216,08
1 1538,46
0
0
0
0
0
0
0
0
1
1538,46
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
16/MN
71
313,94
1
63,69
0
0
12
179,05
32
532,00
26
312,16
4
534,05
0
0
4
534,05
0
0
0
0
0
0
17/PV
8
73,97
0
0
0
0
0
-1
6
151,06
2
165,84
7
63,78
0
0
4
133,33
0
0
0
-1
3
37,91
18/BN
11
103,96
0
0
0
0
0
-1
0
-1
11
137,24
21
334,77
0
0
0
0
7
233,33
14
466,67
0
-1
49
264,14
0
0
7
233,33
16
366,97
4
195,50
22
240,57
9
383,80
0
0
0
0
0
0
0
0
9
383,80
1
497,51
0
0
0
0
0
0
1
497,51
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0 1595,74
19/TN 21/PR 22/RE
11 1596,52
0
0
0
0
2
1600
0
0
9
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
23/MO
41
548,72
0
0
17
906,67
21
406,90
3 1140,68
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
120
483,77
5
223,91
13
180,26
34
382,37
8
283,79
60
1644,29
9
487,28
1
108,34
0
-1
0
0
8
25/FE
129
970,87
0
0
0
0 119 1305,68
10
286,70
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
92
587,90
0
0
0
0
75
925,47
0
0
17
225,31
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
27/RA
2
714,29
0
0
0
0
0
0
0
0
2
714,29
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
28/RN
18
159,28
0
0
0
0
7
645,16
0
-1
11
117,47
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
29/VE
45
116,88
14
181,61
0
-1
3
77,18
7
77,18
21
387,95
1
26,90
0
-1
1
80,58
0
-1
0
0
0
0
30/ZR
83
411,48
1
78,37
12
249,79
63
586,16
5
435,54
2
91,12
25
249,35
0
-1
4
147,77
1
233,64
0
0
20
309,31
307
7j/T/Es 7j/T/Zs ΣO 31/AP 32/PD
7j/I/Es 7j/I/Zs Frel Σ O
7j/II/Es 7j/II/Zs Frel Σ O
34/TV 35/BL 36/VR 37/UD
Frel Σ O
7j/IV/Es 7j/IV/Zs Frel Σ O
7j/V/Es 7j/V/Zs Frel Σ O
Frel
2
9,64
0
-1
0
-1
0
-1
2
38,94
0
4
129,45
4
217,98
0
0
0
-1
0
-1
0
0
111
448,30
0
-1
0
0
42
688,64
29
305,65
40
444,44
0
180 1309,00 100 1369,11 33/VI
7j/III/Es 7j/III/Zs
39 1081,23
0
80 1240,89
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
6 1935,48
0
0
33
1000,91
32
533,33
0
0
32
533,33
0
0
0
0
0
0
5
72,15
0
0
0
-1
5
75,20
0
0
0
0
18
366,82
0
0
1
209,64
17
383,75
0
0
0
0
60
360,71
0
0
6
332,78
8
152,44
22
375,55
24
644,30
18 1435,41
0
0
0
85
442,16
4
519,48
6
214,90
0
-1
460 1590,70 16
768,49
2 2898,55 0
0
18 1435,41
0
0
0
2
226,50
42
529,77
7
6
433,21
0
-1
0
0
58 1134,59 225 2914,13 103 0
-1
0
-1
1
787,40
0
0
30
327,87
0
0
72
937,74
15
1120,24
Tab. 19: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 7 e di Frel7 nei subcorpora Es e Zs
In merito alla ripartizione di tra originali e copie, è evidente la presenza compatta del criterio anche in queste ultime. La forma nelle scriptae padane godeva evidentemente di un prestigio tanto grande da non venire epurata neppure nelle trascrizioni. c) Cr. 8: Il nesso lat. -Ú RIU/Ī/A/AE è reso con , , , vs. tosc. , , , Nel CorPS DEF il cr. 8 compare complessivamente 13 volte, con un’occorrenza limitata alla Liguria (4/SV e 3/CF), a 18/BN, a 29/VE e 35/BL. Solo queste città presentano perciò valori Dabs8/j/T/G (leggermente) positivi: 35/BL: +7,58; 29/VE: +1,02; 3/CF: +0,71; 4/SV e 18/BN: +0,61 (cf. la cart. 12 a pag. 474). Le relative attestazioni sono, in ordine cronologico: 29 / 26.7.1277 = avea mister d(e) andar co la rason d(e) s(er) Najal Corairo (nome); 29 / 16.7.1287 = fu ser Marco d’Armairo lo mio avocato (nome); 35 / (1360) (4) = Uliana masaira, que fo d(e) Bro(n)cin [da] Danta, à e tien e poxide un mas con un tablà sora metù ‘massaia’ < MANSUĀRIA (Bonacchi 2002, 195); 35 / (1360) (9) = Anchora tien peçe II de pra que ças en Fedaira (top., < FETA + ĀRIA); 35 / (1360) (10) = tien e poxide un mas que ças a Fedaira (top.); 35 / (1360) (11) = un mas […] que ças a Fedaira de contro Stalbordoi (top.); 35 / (1360) (12) = un mas que fo de Petenado da Chostalixon, que ças a Fedaira vochan Stalbordoi (top.); 3 / 3.3.1367 = per pici a paira IIJ ‘paia’; 4 / (12.1382) = tute le pree de la yaira e tute le atre pree ‘ghiaia’;72 35 / (1402–09) [1409] (7) = que ças en Vara Chalcinaira ‘Vara Calcinaia’ (top.); 35 / 72
Per 4/SV cf. già in 4 / (1178–1182) et una boda rota et unum crivel et pairol .j. ‘paiuolo’ (in posizione atona). Non è stato possibile individuare alcuna attestazione per 2/GE, dove però è ampiamente documentato in testi letterari, cf. Flechia (1886–88, 157): «Notevole l’attrazione dell’i: ne’tipi nominali rairo da *RARIO, piaira per ihaira *CLARIA, aira < AREA,
308
(1402–09) [1409] (14) = una peça de tera que ças en Costalta en lugo vochan lo Gaire ‘le Ghiaie’ (top.); 18 / 2.1.1515 = p(er) o(n) pairo de chalze ‘paio di calze’.73 Risulta evidente che nelle attestazioni prevalgono di gran lunga i toponimi e gli antroponimi.74 Riassumendo: città 29/VE
35/BL
3/CF
4/SV 18/BN
data prima attestazione
data ultima attestazione
26.7.1277 avea mister d(e) andar co la rason d(e) s(er) Najal Corairo (nome) (1360) (4) Uliana masaira, que fo d(e) Bro(n)cin [da] Danta, à e tien e poxide un mas con un tablà sora metù < MANSUĀRIA (Bonacchi 2002, 195) 3.3.1367 cate de stamento da jperperi 1 per pici a paira IIJ ‘paia’ (12.1382) tute le pree de la yaira e tute le atre pree ‘ghiaia’ 2.1.1515 p(er) o(n) pairo de chalze ‘paio di calze’
16.7.1287 fu ser Marco d’Armairo lo mio avocato (nome) (1402–09) una peça de tera que ças [1409] (14) en Costalta en lugo vochan lo Gaire ‘le Ghiaie’ (top.)
Le seguenti tab. 20 (con la visualizzazione nelle cart. 10 e 11 alle pag. 471–472) e 21 riassumono la distribuzione dei valori Frel8/j/t/G, nonché delle occorrenze di questo criterio: Frel8/j/T/G
Frel8/j/I/G
2,33 8,13 6,03 5,93 4,74 44,72
7,60 0 -1 0 23,01 0
N 3/CF 4/SV 18/BN 29/VE 35/BL
Frel8/j/II/G Frel8/j/III/G Frel8/j/IV/G
-1 0 -1 0 -1 0
5,08 45,98 35,44 -1 -1 95,27
Frel8/j/V/G
2,73 -1 -1 -1 -1 51,21
ΔI>II
0,51 -1 -1 12,07 -1 -1
ΔII>III ΔIII>IV ΔIV>V
---
---
= --
Tab. 20: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel8 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel8/N/T/G = 2,33 8j/T/Es 8j/T/Zs N
73
74
8j/I/Es 8j/I/Zs
ΣO 13
Frel 2,92
ΣO 2
0
-1
0
8j/II/Es 8j/II/Zs
Frel Σ O 13,64 0 -1
0
8j/III/Es 8j/III/Zs Frel Σ O -1 7 -1
0
8j/IV/Es 8j/IV/Zs Frel Σ O 6,03 3 -1
0
8j/V/Es 8j/V/Zs Frel Σ O 3,07 1 -1
Frel 0,61
0
-1
iaira < GLAREA». Aebischer (1978, 218) ritiene invece l’occorrenza di -aira [> æa] nel ligure limitata a -ARIA, mentre -ARIU si manterrebbe solo come -ar o -er. Questa attestazione è l’unico esempio di manifestazione del relativo sostrato dialettale ticinese, cf. supra la n. 39 e infra 2.3.1.3. Ulteriori attestazioni medievali – al di fuori del CorPS – ancora supra nella n. 39. In generale si nota una maggiore tendenza alla conservazione ortografica nei nomi propri rispetto agli appellativi. I nomi veneziani e bellunesi (successivamente: Armero, Corer[o], cf. Stussi 1965a, 283; Federa) confermano -air come fase precedente dell’odierno -er.
309
8j/T/Es 8j/T/Zs 3/CF 4/SV 18/BN 29/VE 35/BL
8j/I/Es 8j/I/Zs
8j/II/Es 8j/II/Zs Frel Σ O
8j/III/Es 8j/III/Zs Frel Σ O
8j/IV/Es 8j/IV/Zs Frel Σ O
8j/V/Es 8j/V/Zs
ΣO
Frel
ΣO
1
10,46
0
0
0
0
1
235,85
0
Frel Σ O 0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
9,67
0
-1
0
-1
1
89,61
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
1
9,45
0
0
0
0
0
-1
0
-1
1
12,48
Frel
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
2
5,19
2
25,94
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
8
48,09
0
0
0
-1
5
95,27
3
51,21
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
Tab. 21: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 8 e di Frel8 nei subcorpora Es e Zs
Dalle tab. 20 e 21 si deducono i seguenti tre punti: la complessiva marginalità della grafia , la costante diminuzione di Frel8/N/T/G, nonché la mancanza di esempi nelle copie. Considerato evidentemente lontano dallo standard, tale tratto è stato di consequenza epurato dalle scriptae. 2.3.1.3 Confronto con i dati dialettali moderni Per il confronto dei dati presentati finora desunti dalle scriptae medievali con quelli relativi ai dialetti moderni, sono state utilizzate 20 cartine AIS: 201/il bottaio, 207/il calzolaio, 211/il carbonaio, 234/il fornaio, 244/il macellaio, 251/il mugnaio, 266/il sellaio, 316/gennaio, 317/ febbraio, 417/la ghiaia, 465/il formicaio, 766/il calamaio, 1073/il pecoraio, 1138/il pollaio, 1178/il letamaio, 1198/il caciaio (casaro), 1210/la caldaia, 1468/l’aia, 1486/il granaio e 1512/il telaio. Ne risulta il seguente quadro: nei dialetti moderni predomina, diversamente dalle scriptae, e(ro) (cf. la cart. 14 a pag. 475). Tuttavia, sia per e(ro) che per ar(o) e air(o), la congruenza areale tra la presenza odierna di tali forme e i corrispondenti valori Dabs superiori alla media è data nei casi più significativi: per e(ro) cf. la congruenza nel piemontese (6=154/TO), nel lombardo orientale (12=246/BG, 13=256/BS, 14=284/CR e 19=331/TN), nonché nel veneziano (29=376/VE e 34=365/TV). Per ar(o) (cf. la cart. 16 a pag. 476) esiste una congruenza per 25=427/FE, 32=374/PD, 33=363/VI, 36=371/VR e 37=339/UD. Per -air(o) infine (cf. la cart. 18 a pag. 477), i dati medievali e moderni concordano per 4=185/SV. Le zone citate si dimostrano dunque «aree nucleari» per lo sviluppo -?RIU > -e(ro) da un lato, e per la persistenza della forma -ar(o) e -airo dall’altro. In entrambi i casi, anche le congruenze «negative» ci paiono significative: cf. per -e(ro) i poligoni colorati di verde nei territori del Veneto veronese e vicentino-padovano-polesano (32=374/PD, 33=363/VI e 36=371/VR), del Friuli (37=339/UD), della Romagna settentrionale (25=427/FE) e della Liguria (2=178/GE, 4=185/SV e 5=190/MC), per -ar(o) la congruenza negativa nei casi di 6=155/TO, 7=149/VC, 9=138/NO, 16=288/ MN, 19=331/TN e 29=376/VE (alle quali si potrebbe aggiungere anche 18/BN, dato che il Ticino presenta -ar(o) unicamente nel punto AIS 93/Ligornetto). 310
La differenza più vistosa tra la distribuzione medievale e quella moderna dei criteri appena analizzati riguarda invece l’occorrenza di -e(ro) in Emilia-Romagna, dato che nel CorPS DEF mancano attestazioni scritturali di -e(ro) per i centri 21/PR, 22/RE, 23/MO, 24/BO, 26/IL e 28/RN, mentre nei dialetti moderni il tratto raggiunge frequenze assai elevate proprio in questa regione. Tale discrepanza è stata già spiegata supra (cf. 2.3.1.2a) con la partecipazione della á[ dell’antico -aro emiliano-romagnolo allo sviluppo solo (pre)moderno á[ > e in questa regione (tale sviluppo è perciò da tenersi separato dall’altro di -ay r > -er). Viceversa, nell’odierno ligure prevale -ar (178/GE è tuttavia un punto a questionario AIS ridotto), mentre gli esiti medievali di -?RIU oscillavano ancora tra -é(ro), -ar(o) e -ai(r) (cf. supra la n. 71). Inoltre, si è già sottolineato il fatto (cf. supra 2.3.1.2b) che alcune scriptae medievali, indipendentemente dal loro sostrato dialettale generatore, presentano frequenze elevate sia di -e(ro) che di -ar(o): ciò comporta una divergenza fra i dati delle scriptae e quelli dialettali nel caso della forma non attestata dal dialetto (cf. ad es. la discrepanza in 12=246/BG, 13=256/BS e 14=284/CR riguardo a -ar(o)). Le incongruenze nel caso di -air(o), infine, possono essere spiegate, per 29/VE e 35/BL, sempre con lo sviluppo linguistico (-air > -er), mentre per 18/BN dipendono dal corpus (in quanto parti del Ticino presentano forme che conservano la semivocale, ma non il punto AIS 93/Ligornetto utilizzato per questo confronto). 2.3.1.4 Riepilogo Mentre la grafia ha un ruolo solo marginale, sia che presentano una frequenza costantemente elevata nelle scriptae settentrionali. Si tratta quindi di due forme che si possono considerare costitutive per queste scriptae. e si distribuiscono in modo abbastanza complementare in alcune zone nucleari, senza tuttavia essere rigidamente separati. L’uso di si diffonde attraverso forme (semi)dotte e altre, che sono state assunte nella lingua standard, quello di invece in parte è catalizzato dal suffisso -ier di provenienza francese e/o provenzale, largamente diffuso nell’Italia settentrionale. 2.3.2
Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per AU (tonico) lat.75
2.3.2.1 Contesto fonetico storico L’antico dittongo lat. AU si è conservato solo ai margini più esterni della nostra area di ricerca (Friuli, varietà conservative del Trentino, cf. Rohlfs 1966, 65; Rizzolatti 1994, 192).76 Nella Padania, come in Toscana, AU ha subito invece in periodo romanzo una monottongazione in O (più raramente o). Come termine post quem per tale processo si 75 76
Cf. le cart. 19–44 alle pag. 479–504. La conservazione del dittongo lat. AU è considerato uno dei tratti costitutivi del geotipo retoromanzo. Per la sua diffusione cf. tra gli altri Gartner (1883, 55), Tuttle (1991, 574) e Goebl (1989, 749). Per la presenza di AU nell’area alpina orientale nel frattempo germanizzata cf. Gerola (1939, 102–120).
311
considera: nel toscano l’ulteriore sviluppo dell’O[ (< Ŏ) originaria in wD (cf. Tuttle 1991, 571),77 nel francese la palatalizzazione del lat. CA (cf. Rheinfelder 1976a, 16378) e nell’ambito dell’Italia settentrionale lo sviluppo AL + cons. > au, i cui esiti si confondono in parte con quelli di AU primario (cf. infra). In tal modo, la monottongazione di AU > O in Padania si rivela essenzialmente un fenomeno del secondo millennio. Nelle scriptae settentrionali del basso Medioevo, tuttavia, il digramma , è ancora diffuso a tal punto che Sanga (1995, 92–93) considera questo tratto una delle caratteristiche costitutive della «koiné padana». In modo relativamente analogo ad AU primario si sviluppa anche au secondario: cf. lomb. co ‘capo’ < *cau < cavu < caput (Rohlfs 1966, 36). Da questo parallelismo deriva che AU in Padania condivide in parte la sorte di au < AL + cons. e come questo può essere ulteriormente trasformato in al o ol: cf. avenez. aldi, alde, olde < AUDIT, loldo < LAUDO, golta ‘gota’ < GAUTA; alomb. colse ‘cause’, aemil. lolde ‘laude’ (Rohlfs 1966, 66).79 Il sostrato dialettale generatore di questo criterio si può dunque riassumere come segue: il dittongo AU in ampie parti dell’Italia settentrionale si conserva così a lungo da potersi confondere con gli esiti di au secondario. In seguito coesistono il dittongo conservato , le forme reintegrate e , nonché i monottonghi e (quest’ultimo equivalente della forma nella lingua standard). Infine, la forma con nasale (cf. il cr. 19) viene spiegata in due modi: come semplice epentesi nasale o come dissimilazione di un precedente colsa (cf. Stussi 1994, 7). Lo sviluppo fonetico parallelo, sebbene in posizione atona, di PAUSĀRE > ponsar sembra favorire questa seconda ipotesi (cf. Mussafia 1964, 10), contraddetta tuttavia dal fatto che nelle località con una frequenza maggiore di la presenza di è solo marginale mancando allo stesso tempo esempi che testimonino un passaggio generale ols > ons. Inoltre, la forma – perlomeno nel CorPS DEF – pare essere anteriore alle attestazioni di .80
77
78
79
80
Forme quali il ven. puoco, puovro (Rohlfs 1966, 65) non contraddicono questa cronologia relativa, poiché puovro dovrebbe essere derivato nell’Italia nord-orientale da un monottongo già lat. volg. mentre per puoco il dittongo è da ricondurre a un’analogia. Secondo Rheinfelder (1976a, 34) nel dominio d’oïl la monottongazione di AU in o era già avvenuta nel IX sec. Cf. anche Rizzolatti (1994, 191), che riprende H. Lausberg: «[...] le emergenze più antiche del passaggio au > o sembrano provenire dal territorio galloromanzo e non risalire oltre il sec. VIII [...]». Sulle cause esatte di queste forme «ipercorrette» la scienza non è concorde, ma per lo più vengono motivate con differenze diastratiche (ad es. da Rohlfs 1966, 66: «L’introduzione della l si deve ad una reazione ipercorretta della classe colta», Tuttle 1991, 580: «[...] fasi fonetiche che si è solito profilare in linea diacronica, dovevano essere presenti in sincronia come varianti fonostilistiche, appartenenti a diversi registri sociali», nonché Rizzolatti 1994, 199–200: «La discontinuità delle soluzioni friulane [...] andrà spiegata anche in base a fattori sociolinguistici, che determinano l’imitazione delle varietà di prestigio maggiore»). Questa affermazione si basa sulle due prime attestazioni di e nel XIII sec. (cf. infra 2.3.2.2e e f), ma dato che allo stesso tempo esse sono anche le uniche attestazioni presenti nel CorPS DEF per i due criteri nel XIII sec., tale argomentazione non è definitiva.
312
2.3.2.2 Analisi scrittologica a) Cr. 13: AU lat. tonico (primario e secondario) è reso con o vs. tosc. La grafia , si basa su un tratto del sostrato dialettale generatore che viene sostituito, sono quindi particolarmente interessanti le attestazioni che manifestano la persistenza di tale grafia. Queste giungono fino al XVI sec.: 2 / 20.1.1507 = essere grande errore havere incomensato e non finire con laude ‘lode’; 32 / (ante 1509) [1508] = Ad honore et laude dela sanctissima e individua Trinitade; 37 / (1509 ca.) [1509] = Item a Chulau dal Pup j bo e ja vacha ‘Niccolò’; 26 / 12.2.1511 = una taula longa cum tri trispidi < *TAULA per TABULA (DEI 5, 3811); 5 / 27.11.1514 = vogliando noi, dal canto nostro, aumentare lo convegno et capituli contracti trei anni fa in circa, tra lo spectato messer Nicolao Macchiavelli, ambasciatore tunc temporis de quella inclita comune vostra et noi; 35 / 15.10.1522 = Et tandem a laude del eterno Dio et di la gloriosa Madre; 14 / 24.3.1525 = per schivar le fraude le qualli […] molti et diversi che exercischeno detto trafico cometteno ‘frodi’. Tuttavia poiché in questo periodo la monottongazione era sicuramente già avvenuta, la maggior parte di tali testimonianze sono da ritenersi latinismi grafici. Il confronto tra le prime e le ultime attestazioni nei singoli centri scrittori consente di trarre conclusioni più precise: città
data
29/VE
(4.7.1229)
30/ZR
30.9.(1284)
37/UD
(f. sec. XIII) [1290]
Miculau favri ‘Niccolò fabbro’
31/AP
(1304)
e lo romagnente sie stado de li rendedi de qua si de comerclo de cavali et altre cause computade in lo pagamento ‘cose’82
81
82
prima attestazione s. VIJ co tolè Avanço ad Dominic(us) Baldo da S(an)c(t)o Nicolao ‘San Niccolò’; ab(e)t d(e) isti encrusadi s. XXV lo s(upra)s(cripto) D. Baldo p(er) suo naolo ‘nolo’
data ultima attestazione (1492) presiar le possession che se vende a bona fede senza fraude ‘frode’
(21.10.1374) Di tanta faticha et ben, paron dela nave k’à nome «San Nicolao»; che avi fatto per li Ragusei Publicata e data domino oltra lo premio, che Nicholao Faletro aspette da Dio per questo ‘Niccolò’ beneficio et laude da lo nostro signor et da li hominide lo mondo ‘lode’81 (1509 ca.) Item a Chulau dal Pup j [1509] bo e ja vacha ‘Niccolò’
Attestazioni trasmesse tramite copia (XVII–XVIII sec.) ancora posteriori: 30 / 9.1492 = a laude de Dio li savj sono veram.te questi, a buona fede e senza fraude ‘frode’. Le attestazioni precedenti per 31/AP sono trasmesse solo tramite copia: 31 / 4.8.1207– 24.6.1208 [24.6.1208] = de cascuna saoma de bambasi de’ dar XVIJ derem a la porta ‘soma’ < lat. tardo SAUMA (DEI 5, 3539; REW 7511); Se mor con lengua e dá a lo comesario so, noigla caosa no li de’ eser defeso ‘cosa’ (co. del 1291–92); 31 / 16.3.(1244) = et avemo intese le soe paraule ‘parole’.
313
città
data
24/BO
(sec. XIV p.m.) [1325] (4)
e pregolo che per la soa cortexia el ve lassi deliberare e prendere quel partito che sia soa laude ‘lode’
23/MO
1.1334
Ad honore e reverentia e laude de l’omnipotente Deo padre e fiolo e Spirito Santo e de la biada Verzene Madona Sancta Maria ‘lode’
8.–20.1.1360 [14.1.1360]
Per resto de çiriogli da le laude s. 2 ‘lode’
12.2.1511 una taula longa cum tri trispidi < *TAULA per TABULA (DEI 5, 3811)
16/MN
13.2.1369
a laudo e gloria de Deo onnipotente e de la gloriosa Verçene sua madre ‘lode’
(25.1.1495) subiungendo poi alcune rime vulgare, tutte in laude del prefato Signor mio Patrone composto ‘lode’
17/PV
(1370 ca.) [1370]
che ’l Segnor benedeto a nu tuti dea gracia che tuto lo tempo de la vita nostra noi fazamo arte, mercantia e oficio che sian laude et gloria del so nome dolcissimo83
34/TV
(sec. XIV s.m.) [1375]
Altre vol stare in auro, altre in arçento, altre in ferro, etc. ‘oro’
4/SV
(16.12.1389 ca.) [16.12.1389]
in le mane de magistro Nicolao Barberio ‘Niccolò’
13.8.1456 Anchora ai bizogno lo tuo core un pocho goardare da le laude temporale che la sapientia mundana et stulticia apresso di dio ‘lode’
20/PC
(f. sec. XIV– primissimi a. ‘400) [1400]
azò che te figi piú lauda che biasima, piú da De’ che da le ze(n)te del mo(n)do ‘lode’
1.2.1485 li acti, i modi, et gentilleza, più che in altra donna may cognoscesse, degni di eterna laude e perpetua fama
6/TO
(sec. XV p.m.) [1425] (1)
e semeglantment quant y se leven da taula < *TAULA per TABULA (DEI 5, 3811)
26/IL
83
prima attestazione
data ultima attestazione 8.10.1429 E se l’oficiale a ço deputado serà trovado in alcuna fraude, colpa over inganno el cacerà a la pena de livre diexe ‘frode’
(sec. XV farema canter officij, s.m.) [1475] priere, laude he oration (2) ‘lodi’
Nei documenti trasmessi tramite copia, le attestazioni per 17/PV si estendono ulteriormente: 17 / (1340 ca.) [1340] = etiamdio ad laude del venerabel messer Benedetto papa ‘lode’; e laude del nostro padre messere Iohanne per la gratia de Deo vescho de Pavia ‘lode’ (co. successiva al 1450); 17 / (post 1450) [1475] (1) = debea durare e perseverare perpetualemente a laude e gloria de la santissima Trinitate e de la Vergene gloriosa ‘lode’ (co. coeva).
314
città
data
12/BG
(sec. XV p.m.) [1425]
35/BL
(post 1402, ante 1451) [1425]
a honore e laude de la gloriosa sua Madre, e a honore e laude de l venerabelle padre miser fra Alexandre ‘lode’
15.10.1522 Et tandem a laude del eterno Dio et di la gloriosa Madre ‘lode’
32/PD
26.2.1430
niun tessaro non debbia fare alcun cavezolo di panno in fraude della pezza et del maestro suo ‘frode’85
(ante 1509) Ad honore et laude dela [1508] sanctissima e individua Trinitade ‘lode’
11/MI
16.12.1441
E finalmente vedendo che perdivi el tempo, e senza fructo in laude alcuna, hai deliberato acceptare de le offerte te sono facte ‘lode’
10/LO
(sec. XV) [1454]
a laude e placimento de lo Sanctissimo ‘lode’
33/VI
17.7.1458
Al nome laude e gloria sia del Summo Padre Onnipotente e de la Gloriosa Verzene Maria
5/MC
5.10.1465
li habio relaxati et factoli bona compagnia in modo che se laudano de li facti mei ‘lodano’
84
85
prima attestazione
data ultima attestazione
(sec. XV) fata et ordinata a Et deliberando li prefati (1446–1450) laude et honore de fratelli che essa loro [1448] Dio, et a Magnificentia congregatione proceda cum regolato ordine a dela Jllustrissima et memoria et observantia excellentissima Signoria perpetua et habia bono nostra de Vinetia ‘lode’; principio et optimo de terminare et finire successo a laude et esso statuto iustamente gloria dil piissimo et diligentemente, sanza Yesu et di la dulsissima fraude ‘frode’ sua madre et gloriosa verzene Maria ‘lode’84
1.10.1450 et desideririano de havere (2) uno frate Zohanne de Homa’, qual altre volte è stato al dicto beneficio, del quale grandemente se laudano ‘lodano’
27.11.1514 capituli contracti trei anni fa in circa, tra lo spectato messer Nicolao Macchiavelli, ambasciatore […] et noi
Attestazioni anteriori sono trasmesse solo tramite copia (del 1720): 12 / 1313 = Li quali statuti si son fati et ordenadi ad honore et laude del nostro signiore miser Yhesu Cristo ‘lode’; 12 / 7.12.1368 = de recere lo officio del vicario a bona fede, senza fraudo; prestare bona e sufitiente segurtade chom prestatione de bon e sufiziente fidejusor in laudo de li conseyeri de le dicte terre ‘frode’. Attestazioni anteriori, ma trasmesse solo tramite copia per 32/PD: 32 / 12.11.1257 = Questa sie la matricola de la congregatione de la fraya de li maistri de legname di Padoa, fata e componuda alo honore e laude de lo onnipotente Dio ‘lode’; Item, ogni sentençe, over laudi fati per li fradeli de la fraya eleti da i gastaldi […] sia tegnude ferme e rate ‘lodi’ (i.e. ‘delibere’) (co. della s.m. del XIV sec.); 32 / 1325 = debiano zurare in pien capitolo che tutte le cose, che sarà bone e utili per la fraia, senza fraude farano ‘frode’ (co. del XVIII sec.).
315
città
data
14/CR
24.5.1468
Infinite laude ne siano al onipotente idio che la passione e piccola senza alcuno pericolo ‘lodi’86
(1464–1471) [1471] (2)
a gloria et eterna laude de la Maestà Vostra e de la gloriosissima madre vostra ‘lode’
36/VR
3.9.1490
siano tenuti […] de attender et exequire quanto per lo suo Officio haverano a fare, e secondo la continentia de li infrascritti Capituli, senza fraude, e cum ogni integrità e sincera fede ‘frode’
2/GE
20.1.1507
9/NO
8687
data ultima attestazione
prima attestazione
24.3.1525 per schivar le fraude le qualli […] molti et diversi che exercischeno detto trafico cometteno ‘frodi’
essere grande errore havere incomensato e non finire con laude ‘lode’87
Laddove le prime attestazioni incominciano appena nel IV periodo d’analisi o ancora 8182838485 più tardi (soprattutto a 33/VI, 5/MC, 14/CR, 36/VR e 2/GE), si tratterà di latinismi grafici, che si concentrano inoltre su lessemi ben precisi (FRAUDE, LAUDE, il nome proprio NICOLAUS). Da ciò si può però dedurre ex contrario che ad es. in Liguria AU venne trasformato prima che nel resto della Padania.88 Soprattutto la parte orientale dell’area investigata, invece, presenta ancora AU all’inizio del periodo scritturale.89 La riparti81 82 zione della attestazioni è evidenziata nelle seguenti tab. 22 (con visualizzazione nelle 83 cart. 19 e 20 alle pag. 479–480) e 23: 84 85
Ancora anteriore l’attestazione 14 / 22.6.1465 = Consul Nicolao di Longhi di propria mane mi sono sottoscritto ‘Niccolò’, però trasmessa solo tramite copia (4.7.1465). Un’attestazione anteriore per 2/GE è trasmessa solo tramite copia (poco dopo il 1485): 2 / 25.6.1461 = ogni ano se debia dire una mesa in canto im perpetuo lo dì de sancto Nicolao ‘S. Niccolò’. Per 2/GE cf. Flechia (1886–88, 146): «AU va, per la solita contrazione, in o: Poro ‘Paulo’, gozo ‘gaudio’». Cf. ad es. per 29/VE Stussi (1965a, XLVI): «Di AU, oltre alle forme con monottongo, non mancano conservazioni, non tutte forse per mero latinismo».
Tab. 22: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel13 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel13/N/T/G = 41,51 13j/T/Es 13j/T/Zs N
ΣO 198
13j/I/Es 13j/I/Zs
Frel Σ O 44,43 29
13j/II/Es 13j/II/Zs
Frel Σ O 197,80 28
13j/III/Es 13j/III/Zs
Frel Σ O 52,04 35
13j/IV/Es 13j/IV/Zs
Frel Σ O 30,13 48
13j/V/Es 13j/V/Zs
Frel Σ O 49,04 58
Frel 35,54 30,00
34
30,04
7
60,06
8
23,23
2
9,20
7
58,14
10
1
5,18
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
11,35
1
31,70
0
0
0
0
0
-1
0
-1
1
71,63
2
19,33
0
-1
0
-1
1
89,61
0
-1
1
11,33
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
5/MC
2
18,77
0
0
0
-1
0
0
0
0
2
24,25
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
6/TO
2
12,75
0
0
0
-1
0
-1
1
14,56
1
16,18
1
30,31
0
0
0
0
0
0
1
33,33
0
-1
9/NO
1
19,10
0
0
0
0
0
0
0
0
1
19,10
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
10/LO
1
33,33
0
0
0
0
0
0
0
0
1
33,33
2/GE 4/SV
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11/MI
2
12,29
0
0
0
0
0
0
2
25,25
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
12/BG
14
92,07
0
0
0
-1
0
0
14
239,52
0
-1
6
43,57
0
0
1
36,18
2
66,67
3
100,00
0
-1
14/CR
11
70,69
0
0
0
0
0
-1
0
-1
11
269,01
2
86,43
0
0
0
0
0
0
0
0
2
86,43
317
13j/T/Es 13j/T/Zs ΣO
13j/I/Es 13j/I/Zs
Frel Σ O
16/MN
5 0
-1
0
17/PV
1
9,25
0
7
63,78
0
1
5,39
0
19/TN
22,11
0
13j/II/Es 13j/II/Zs Frel Σ O -1
13j/III/Es 13j/III/Zs
Frel Σ O
13j/IV/Es 13j/IV/Zs
Frel Σ O 29,84
2
0
0
1
17,74
13j/V/Es 13j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
0
0
2
33,25
1
12,01
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
6
200,00
0
0
0
-1
1
12,64
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
10,93
1
42,64
0
0
0
0
0
0
0
0
1
42,64
20/PC
2
85,11
0
0
0
-1
1
199,60
0
-1
1
72,67
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
23/MO
1
13,38
0
0
1
53,33
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
4
16,13
0
-1
1
13,87
2
22,49
1
35,47
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
26/IL
10
63,90
0
0
0
0
1
12,34
0
0
9
119,28
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
29/VE
37
96,10
26
337,27
9
72,46
0
-1
0
-1
2
36,95
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
30/ZR
8
39,66
2
156,74
0
-1
6
55,82
0
-1
0
-1
4
39,90
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
4
61,86
31/AP
1
4,82
0
-1
1
16,53
0
-1
0
-1
0
-1
4
129,45
4
217,98
0
0
0
-1
0
-1
0
0
7
28,27
0
-1
0
0
0
-1
1
10,54
6
66,67
4
29,09
3
41,07
1
15,51
0
0
0
0
0
0
1
27,72
0
0
0
0
0
-1
0
0
1
30,33
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
3
43,29
0
0
0
-1
3
45,12
0
0
0
0
32/PD 33/VI 34/TV
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
35/BL
6
36,07
0
0
0
-1
0
-1
2
34,14
4
107,38
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
36/VR
1
5,20
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
10,93
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
37/UD
74
255,90
1 1449,28
16
312,99
18
233,13
25
299,83
14
182,34
4
192,12
0
0
-1
0
-1
3 2362,20
1
74,68
0
Tab. 23: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 13 e di Frel13 nei subcorpora Es e Zs
Il cr. 13 presenta nel CorPS DEF complessivamente 232 occorrenze. La sua distribuzione diatopica e cronologica consente l’identificazione di tre aree principali che presentano differenti sviluppi: una zona a occidente (Liguria – cf. supra, Piemonte), in cui AU si è evoluto così presto che mancano attestazioni nei documenti più antichi e dove gli esempi posteriori di si rivelano dunque latinismi grafici; una zona nell’estremo oriente (Friuli) con continuità nelle attestazioni, in accordo con il dittongo qui conservatosi (cf. infra 2.3.2.3, cf. inoltre il valore Dabs13/T/G pari a +65,13 per 37/UD nella cart. 21 a pag. 482) e una zona con discontinuità nelle attestazioni (le quattro città venete 29/VE [Dabs13/T/G: +19,48], 30/ZR, 31/AP e 32/PD), in cui le testimonianze più antiche sembrano basarsi su un AU mantenuto nel sostrato dialettale 318
generatore, mentre le più recenti riportano grafie dotte. Una quarta zona, che grosso modo corrisponde alla Lombardia ed alla Emilia-Romagna e che raggiunge i picchi di frequenza nei periodi di analisi intermedi, sembra aver adottato la grafia , come tratto scritturale, senza una relazione diretta col sostrato dialettale generatore. Per la riduzione delle grafie , nel Veneto a partire dal XIV sec. (cf. l’apice della loro frequenza nel I periodo), 29/VE potrebbe aver avuto un ruolo di catalizzatore. L’impulso originario, tuttavia – secondo i dati attualmente presenti nel CorPS DEF – potrebbe essere derivato da 31/AP, in cui l’ultima attestazione della grafia non risale oltre il 1304. Tramite 31/AP si potrebbe supporre – come ipotesi – un collegamento diretto col francese (cf. infra la n. 118). b) Cr. 14: AU lat. tonico (primario e secondario) è reso con vs. tosc. Questo sviluppo particolare (Frel14/N/T/G = 1,43) è documentato unicamente nei due centri scrittori 30/ZR: (30 / (1280 ca.) [1280] (1) = ave receputo la segonda paga a rRagusa nalia mano pp .I. ‘navolo, nolo’ < NAULU (DEI 4, 2554; 2594) (7 attestazioni in tutto) e 13/BS: 13 / 1412 = cum tug i sang patriarci e propheti, sant Pether, sanct Pal, sanct Zohan ‘San Paolo’ (1 attestazione).90 Perciò solo queste due località presentano valori Dabs14/T/G positivi: 30/ZR: +6,57; 13/BS: +0,87 (cf. la cart. 22 a pag. 483). Tutte e 8 le attestazioni sono documentate in originali. c) Cr. 15: AU lat. tonico (primario e secondario) è reso con o , differenziandosi però dalla forma dell’italiano standard Le prime attestazioni per la monottongazione di AU > sono distribuite in modo complementare a quelle di AU conservato (cf. supra 2.3.2.2a): 4/SV: 4 / (1178–1182) [1182] = et una tola da seder et enapo .j. ‘tavola’ < *TAULA per TABULA (DEI 5, 3811); 24/BO: 24 / (1289) = E questo no s’ardisse de far la herede in quilli che fano li lor facti per pora de quilli grandi che gl’àno menaçao a ·lla morte ‘paura’; 24 / (1296) (2) = apè de la ‘rete de ser Polo da i Chospi et apè da Miçino ‘Paolo’; 24 / (1296) (5) = Madona Bollona, figliola de ser Polo Challecharo; inoltre, trasmessi però solo in copie, 36/VR: 36 / 6.5.(1297) = ve p(re)go che vui recorday a mes(er) Bonefacia ch’el parlo col maistro Polo del fato meo sí como eo ge dissi (co. coeva) e 13/BS: 13 / 29.8.1339 = dal co de la rova Confetora < CAPUT (co. di i. XVI sec.). Rientrano nel nostro quadro cronologico anche le prime attestazioni riguardanti la sostituzione di AU a 29/VE e 31/AP: un’unica attestazione nel XIII sec. (29 / 30.9.1253 = da un ladi Pol(o) Gautelde, da l’aultro ladi Bonifacio), ma esempi più numerosi a partire dall’inizio del XIV sec.: 29 / 1.3.1305 = fare une drapo a oro al atrare da sancto Iohannes et Polo da s. xv de grosi; 29 / (1315) (1) = item tole IIJ da leto ‘tavole’;
90
Per 13/BS cf. Bonelli/Contini (1935, 142): «Pal potrebbe non rappresentare che una riduzione seriore di al < aw l in parola dotta». In documenti letterari bresciani compaiono tuttavia anche < PAUCU e < *LAUSA, che fanno supporre uno sviluppo indigeno.
319
31 / 6.6.1324 = Lo venne à mi sier Filippo Quercini de Sen Polo ‘San Paolo’.91 In particolare, in antroponimi e agionimi, le attestazioni raggiungono sporadicamente anche il V periodo: 14/CR: 14 / 19.7.1455 = per la menadura dad(i per) Manfrido e per Polo in carazo; 19/TN: 19 / 6.8.–15.11.1460 [30.9.1460] = Pol de Castel per pagni 5 alti e 6 bassi L. 1 G. 4; 12/BG: 12 / (post 1482, ante 1528) [1482] = Pol d’Alban sovrascrit a ben fa meiorà e no pezorà; 35/BL: 35 / 3.6.1492 = cavar tole per far solari ‘tavole’; 37/UD: 37 / (1509 ca.) [1509] = Item a Chulus di Chatilin .rochi C mens .ij. ‘Niccolò’; 16/MN: 16 / 21.9.1521 = Ill.ma S.a s(er)vit(or) Pol Folengo. Il seguente prospetto illustra la distribuzione dettagliata delle prime e delle ultime attestazioni: 92
città 4/SV
data prima attestazione (1178–1182) et una tola da seder [1182] et enapo .j. ‘tavola’ < *TAULA per TABULA (DEI 5, 3811)
29/VE
30.9.1253 da un ladi Pol(o) Gautelde, da l’aultro ladi Bonifacio ‘Paolo’
24/BO
(1289) E questo no s’ardisse de far la herede in quilli che fano li lor facti per pora de quilli grandi che gl’àno menaçao a ·lla morte ‘paura’
31/AP
37/UD
23/MO
91
92
6.6.1324 Lo venne à mi sier Filippo Quercini de Sen Polo ‘San Paolo’92 20.2.1350– Item spendei per una 3.1351 carta chi mi dè Nicolùs [31.8.1350] nodar delo canbio dela casa del mogler Fresoria ‘Niccolò’ 24.11.1353 Anchora uno caxamento cum la caxa e chom l’edificio sovrestagando posta in la cità de Modena in la cinquantina de San Pollo
data ultima attestazione (12.1382) Et che lo se meta de sovra da lo dito pilastro veglio CC pai de verna e de foo longi parmi XVIII ‘faggio’ 14.10.1410 vegna i(n) sovradyto pro la mitade a Polo Maraschy(n) dala Moneda, e l’altra mitade a Çane so fradelo (26.11.1435) Uno messale de la capellania de Sam Michele posta in la gliesa catedrale de Sam Piero che tegniva miser Lorenzo da tua e al presente Misser Gasparo de Polo Zambecaro ‘Paolo’
(1509 ca.) Item a Chulus di Chatilin [1509] .rochi C mens .ij. ‘Niccolò’
Riguardo alla situazione di 29/VE nel XV sec. cf. Sattin (1986, 59): «È regolare la forma con monottongo, mentre mancano completamente casi di conservazione». Un’ulteriore attestazione, trasmessa tramite copia: 31 / 1396 (1) = sono fati li pati et convenzione per li nobili et egregij miser polo Marcello et miser Michiel sten ‘Paolo’.
320
città
data prima attestazione
30/ZR
17.6.(1358)– C. ser Polo per fustano L. 21.6.(1359) 00 s. IIII p. 00 [31.12.1358] 26/IL 22.10.1362 gl’eriedi de Malgarido de Chorso e la via Maestra per nopartida con lo spedale de Penetienzia che la tene Zoagni de Polo de Graziolo 3/CF 3.3.1367 ve mando per Nomicho Polo bancher de enio agile sarae XX 19/TN (1375–1378) I sumi pontifici de san [1378] piero e de san polo apostoli multiplici priuilegij spirituali […] ano concedù 25/FE 21.7.1391 Ancora ave da Polo Bestaço per pexon de vale libre vj. 34/TV 7.1.1396 Çenton fiol che fo de Polo de Civida de Belun93 32/PD 20.1.(1402) e che l’è per compagno de Sansoto lì, uno Polo da la Spada da Bragantio
13/BS
12/BG
14/CR
16/MN
35/BL
93
94
95
1412 che lor tuti se debia dignà de pregà De per no, che lu exotha li nostri pregerii preditti ‘esaudisca’ < EXAUDIAT94 (sec. XV) Venturi de Pol di Scalvine (1446–1450) e Lorenz de Pol di [1448] Petergrassi 19.7.1455 per la menadura dad(i per) Manfrido e per Polo in carazo (7.7.1458) de questo me n’è testemoni la perfata madona Chabriela, fiola de quela, e Polo so famelgio (1471) La festa de sant polo de sant bernabe apostoli
data ultima attestazione 7.1397 ano abudi duhati 4 in pireçencia di Polu d’Obirovacu 28.10.1362– me dè Franzesco de ser 15.11.1363 Ugolino che lo avea [31.5.1363] rezeudo de la pixone de l’albergo da san Polo da Tribalara
6.8.– Pol de Castel per pagni 5 15.11.1460 alti e 6 bassi L. 1 G. 4 [30.9.1460]
(9.1.1436) da uno cho de una asse ‘da un capo’ (i.e. ‘estremità’)
8.4.(1402) Polo. Misser lo Re di Romani questa (do)mane ha mandato da mi el suo offinast
(post 1482, Pol d’Alban sovrascrit a ante 1528) ben fa meiorà e no pezorà [1482]
21.9.1521 Ill.ma S.a s(er)vit(or) Pol Folengo
3.6.1492 cavar tole per far solari ‘tavole’95
Trasmessa tramite copia già in 34 / 4.3.1369 = le sante perdonance de sant piero e de san pollo ‘San Paolo’. È trasmessa solo tramite copia la già citata attestazione 13 / 29.8.1339 = Anchora uno canó d(e) la fontana […] sopra la carza, dal co d(e) la rova Confetora < CAPUT. Nel presente prospetto manca l’unica attestazione per 36/VR, trasmessa però solo tramite copia: 36 / 6.5.(1297) = ve p(re)go che vui recorday a mes(er) Bonefacia ch’el parlo col maistro Polo del fato meo sí como eo ge dissi.
321
Ulteriori informazioni riguardo la distribuzione diatopica, cronologica e relativa alla tradizione testuale del cr. 15 si evincono dalle seguenti tab. 24 (visualizzata nelle cart. 23 e 24 alle pag. 485–486) e 25: N 3/CF 4/SV 12/BG 13/BS 14/CR 16/MN 19/TN 23/MO 24/BO 25/FE 26/IL 29/VE 30/ZR 31/AP 32/PD 34/TV 35/BL 36/VR 37/UD
Tab. 24: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel15 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel15/N/T/G = 22,37 15j/T/Es 15j/T/Zs
9394
N
Frel Σ O 26,25 7
Frel Σ O 47,75 7
15j/III/Es 15j/III/Zs
Frel Σ O 13,01 31
15j/IV/Es 15j/IV/Zs
Frel Σ O 27,55 28
15j/V/Es 15j/V/Zs
Frel Σ O 28,61 43
Frel 26,35
7,95
1
8,58
5
14,52
3
13,81
0
-1
0
2
20,93
0
0
0
0
2
471,70
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
9,67
1
374,53
0
-1
1
89,61
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
31
203,87
0
0
0
-1
0
0
2
34,22
29
468,80
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
16,93
0
-1
0
0
0
0
1
20,86
0
-1
5
166,67
0
0
5
166,67
0
0
0
0
0
0
14/CR
1
6,43
0
0
0
0
0
-1
0
-1
1
24,46
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
16/MN
3
13,26
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
3
36,02
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
8
43,12
0
0
0
-1
3
68,81
0
-1
5
54,67
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
4/SV 12/BG
94 95
ΣO 116
15j/II/Es 15j/II/Zs
9 3/CF
93
95
15j/I/Es 15j/I/Zs
13/BS
19/TN
322
-1
15j/T/Es 15j/T/Zs ΣO 23/MO 24/BO 25/FE
15j/I/Es 15j/I/Zs
Frel Σ O
15j/II/Es 15j/II/Zs Frel Σ O
15j/III/Es 15j/III/Zs
Frel Σ O
15j/IV/Es 15j/IV/Zs
Frel Σ O
15j/V/Es 15j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
1
13,38
0
0
0
-1
1
19,38
0
-1
0
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
-1 0
9
36,28
3
134,35
0
-1
5
56,23
1
35,47
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
3
22,58
0
0
0
0
1
10,97
2
57,34
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
8
51,12
0
0
0
0
8
98,72
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
29/VE
18
46,75
3
38,92
4
32,20
2
51,45
9
99,23
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
6
29,75
0
-1
0
-1
6
55,82
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
1
4,82
0
-1
1
16,53
0
-1
0
-1
0
-1
1
32,36
0
-1
0
0
1
290,70
0
-1
0
0
32/PD
5
20,19
0
-1
0
0
0
-1
5
52,70
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
34/TV
1
14,43
0
0
0
-1
1
15,04
0
0
0
0
2
40,76
0
0
0
-1
2
45,15
0
0
0
0
4
24,05
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
4
107,38
30/ZR 31/AP
35/BL
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
36/VR
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
35,82
1
540,54
0
-1
0
-1
0
0
0
0
37/UD
13
44,95
0
-1
2
39,12
2
25,90
8
95,95
1
13,02
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
Tab. 25: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 15 e di Frel15 nei subcorpora Es e Zs
Per il cr. 15 non è stata registrata la presenza della grafia in sé, bensì solo i casi che si differenziano dalla lingua standard (Σ O15/N/T/G = 125), di conseguenza le tabelle precedenti non danno un quadro della diffusione generale dell’innovazione grafica. La distribuzione del criterio ci pare tuttavia istruttiva: è presente come tratto atopico (cf. anche la cart. 25 a pag. 488 con la distribuzione dei valori Dabs15/j/T/G positivi: 12/BG: +24,47; 29/VE: +8,48; 37/UD: +6,01; 13/BS: +3,99; 19/TN: +3,29; i valori +0,01 a 25/FE e +0,30 a 34/TV compaiono arrotondati a 0) fin dai primi documenti sia a occidente (4/SV) sia nell’area meridionale (24/BO) della rete di ricerca, compare invece appena successivamente nell’area orientale (esclusa l’attestazione singola 29 / 30.9.1253 = Pol(o) Gautelde per 29/VE); raggiunge poi un apice relativo di frequenza e di occorrenze nei periodi III e IV96 e viene infine represso nelle scriptae (completamente epurato dalle copie già a partire dal IV periodo).
96
Il valore Σ O15/N/V/G = 43 è tuttavia ingannevole, poiché ben 29 occorrenze si riferiscono a un nome proprio, Pol d’Alban, nel documento bergamasco 12 / (post 1482, ante 1528) [1482].
323
d) Cr. 16: AU lat. tonico (primario e secondario) è reso con vs. tosc. Le complessive 8 attestazioni (Frel16/N/T/G = 1,43) della grafia da AU lat. sono concentrate, con un’unica eccezione, nell’area veneta. Le prime attestazioni provengono da 29/VE stessa e da 32/PD – dove questo sviluppo è tipico97 –, sono tuttavia trasmesse solo in copie: 29 / 1261 = dir una fiada lave maria azo che la dia a tuti nu gracia de atender e de oserva quello che sia so laldo e so onor ‘sia a sua lode’ (co. del XIII o XIV sec.); 32 / 1325 = E volemo che quelli che sarà scritti nel libro della contumacia no possa né debia galder de alcun onore della fraia ‘gòdere’ < GAUDĒRE con cambio di coniugazione (cf. DEI 3, 1838) (co. del XVIII sec.). Seguono le prime attestazioni originali a 34/TV: 34 / (sec. XIV s.m.) [1375] = Ancora savemo che lla peonia siè bona alla empilexia, la celidonia a quigli che à rea vezuta, la sempreviva a quigli che alde male ‘ode’ (i.e. ‘sentono’) < AUDIAT; E fae revegnire colore alla persona nelle galte tocando-lesse ‘gote’ < *GAUTA (DELI 2, 511), cf. inoltre 34 / (28.7.1399?) [28.7.1399] = E solo questo testamento lalda et ratifica ‘loda’ (i.e. ‘approva’) < LAUDAT e a 30/ZR: 30 / 22.5.1396 = una carta p(er) la quale ello aprovi (e) laldi la vendeta facta ‘lodi’ (i.e. ‘approvi’) < LAUDET. A 32/PD e 4/SV, il criterio è documentato ancora all’inizio del XVI sec.: 4 / (11.1503) = li seculari […] aldeno voluntera loro lecitone ‘odino’; 32 / (ante 1509) [1508] = Et compide sarà le ditte oration, el padre vardian et compagni, cioè quelli della bancha, in zenochioni dieba recever et tochar la man et le galte a tutti li recevuti ‘gote’. I centri scrittori finora citati presentano anche valori Dabs16/T/G positivi (cf. la cart. 26 a pag. 489: 34/TV: +2,83; 32/PD: +1,45; 4/SV: +0,76; 30/ZR: +0,57; 29/VE: +0,39 [che nella cart. 26 compare arrotondato a 0]). Il CorPS DEF non contiene invece attestazioni di AU > al per 37/UD, sebbene lo sviluppo si verifichi anche in questa città.98 e) Cr. 17: AU lat. tonico (primario e secondario) è reso con vs. tosc. Le prime attestazioni originali dello sviluppo AU > ol risalgono alla prima metà del XIV sec.: 29/VE: 29 / (1315) (1) = suma tute queste colse s. VIIIJ de gsi et gsi X ‘cose’; 12/BG: 12 / (sec. XIV p.m.) [1325] = ordinato che nessuno de la dita congregatione olsi né presumi singularmente né privatamente [...] murmurare ‘osi’; 35/BL: 35 / (1330) (1) = Primo statuimo che niuno homo ne persona olse, over presuma, condur
97
98
Riguardo a 29/VE cf. Stussi (1995a, 129): «Dal duplice riflesso di AL + cons. dentale (tonico e atono), ol e au, muovono forme ibride come galdimento ‘godimento’, aldì ‘udii’, colsa ‘cosa’. Cf. anche Mussafia (1964, 10 [orig. in ted.]): ««E a questo proposito, si ricordi ancora il fenomeno strettamente affine per cui au prima degli stessi suoni [dentali, PV] e tramite aul [n. 6: le formule intermedie con aul sono documentate in testi toscani più antichi; auldire, lauldo], si evolve da un lato in al: aldegar, aldo, exaldi, alturia, galta, dall’altro in ol: chioldo, goldi, golta, lolda, oldire, ripolserà». Riguardo a 32/PD cf. ancora Stussi (1995a, 131): «Abbastanza indicativa della padovanità è anche l’evoluzione sistematica di au ad al (tonico ed atono) in laldare, aldire, alturio ‘aiuto’», nonché Arcangeli (1990, 7): «Che AU > al in posizione tonica e atona sia evoluzione tipica del padovano dovrà valere come linea di tendenza […]». Cf. Rizzolatti (1994, 198) e Ascoli (1873, 500–501): «[...] è assai notevole, col mero ald: realdn = RE-AUDIRE ‘restituire altrui il credito, l’opinione, l’onore’, cui si possono aggiungere, nell’accento, i nomi loc. Pàlse, Palsi < PAUSA».
324
piegore, ne pascholar cum piegore dal col de larese verso la villa de lamon ‘osi’ e 31/AP: 31 / 26.12.1347 = ne per algum non li sia fato robaxion alguna, ne danno, ne non olsi tochar le lor cosse ‘osi’. Sono preceduti da due esempi tramandati però solo in copie, uno dei quali risale al XIII sec.: 24/BO: 24 / 1281 = Ma quilli che no sae letere, o i quali no po avere lo dito officio, diga XII patrenostri per li maitini, per le lolde V ‘laudi’ (i.e. ‘preghiere del mattino’) < LAUDE (co. del XV sec.) e 12/BG: 12 / 1313 = che non sia alchuna persona de la dita vesinanza, la qual olzi, né presumi masinare […] in li dì dominichali ‘osi’ (co. del 1720). Il criterio è documentato fino al termine dell’arco cronologico investigato: 4/SV: 4 / 28.7.1480 = Ancora e statuio et ordenao che alcum meistro de la dicta arte non debia ni olse incarta o sea fa incarta o vero prevarica lum latro ‘osi’; 26/IL: 26 / (5.1488) = seranno sempre in gratia de le loro Signorie et golderanno quelli beneficj che goldono li altri boni servitori soi ‘godono’; 35/BL: 35 / 3.6.1492 = neuno di fradelli de la predita scuola [...] olsi over presume tuor e asportar de le zate zatuoli over raxi de altri conduttori ‘osi’; 14/CR: 14 / 24.3.1525 = che non sij persona alchuna [...] che olsi nè presumi per cadauno modo condur over far condur fori della cità di Cremona et suo territorio alchuna peza di fustanio greza ‘osi’. La distribuzione dettagliata delle prime e delle ultime attestazioni è la seguente: 99 città
data prima attestazione
data ultima attestazione
29/VE
(1315) (1) suma tute queste colse s. VIIIJ de gsi et gsi X ‘cose’
12/BG
(sec. XIV ordinato che nessuno de p.m.) [1325] la dita congregatione olsi né presumi singularmente né privatamente [...] murmurare ‘osi’99
35/BL
(1330) (1) Primo statuimo che niuno homo ne persona olse, over presuma, condur piegore, ne pascholar cum piegore dal col de larese verso la villa de lamon ‘osi’
3.6.1492 neuno di fradelli de la predita scuola [...] olsi over presume tuor e asportar de le zate zatuoli over raxi de altri conduttori ‘osi’
31/AP
26.12.1347 ne per algum non li sia fato robaxion alguna, ne danno, ne non olsi tochar le lor cosse ‘osi’
1396 (2) et quelle colse che vien per mar, che vada per terra, debia pagar per soma aspri XX ‘cose’
99
7.1.1406 E anchora y laso J letexelo de tella ve(r)gado e J cusinello da golta ‘cuscinetto da gota’ (i.e. ‘guanciale’) < *GAUTA (DELI 2, 511)
Nei testi trasmessi tramite copia, il criterio presenta ulteriori attestazioni per 12/BG: 12 / 1313 = che non sia alchuna persona de la dita vesinanza, la qual olzi, né presumi masinare […] in li dì dominicali ‘osi’; 12 / 7.12.1368 = Nessuna persona de le dite terre olzi, ni presumi per alcun modo satisdare, ni far seguitate per lo vicario ‘osi’ (entrambe in copie del 1720).
325
città
data prima attestazione
30/ZR
(5.9.1374) alguno Raguseo non olsa ni possa trar da Venesia algune mercadancie ‘osi’
25/FE
(sec. XIV Ma quilli che no sae s.m.) [1375] létere o i quali no pò (1) avere lo dito officio, diga XIJ patrenostri per li maitini, per le lolde V ‘laudi’ (i.e. ‘preghiere del mattino’)
34/TV
(sec. XIV Alla fiata né n’olsa fare s.m.) [1375] né porave fare com’egli enstesi che ‘l porta e vorave-l avero en so aiutorio ‘osa’
23/MO
16/MN
100
101
6.2.1379 che nesuna colsa è plu certa de la morte e plu incerta de la hora de la morte ‘cosa’100
(1377) (2) Et a ço che el exolda tuti quisti prechi con devocione digando l’oracion soa benedecta de paltre (!) nostro ‘esaudisca’ < EXAUDIAT 8.1396 chel non sia alcuna persona mantuana o no mantoana [...] che olsi, ni presuma pescare ni far pescare ‘osi’
37/UD 23.4.(1400 ca.) lo det Francesch si è [23.4.1400] desfat di ogni cholsa ‘cosa’
4/SV
data ultima attestazione
11.6.1430 fi-ge taiata la lengua che i n’olsano a dir niente ‘osano’
(1432) (2) et inpertant si vi prey ceschaduna persona chi olt e in vostra prisintia chi saves per qualchi differentia quisti matrimoni no si intint chi podes fa ‘ode’ (i.e. ‘sente’) < AUDIT
28.7.1480 Ancora e statuio et ordenao che alcum meistro de la dicta arte non debia ni olse incarta o sea fa incarta o vero prevarica lum latro ‘osi’101
Attestazioni anteriori e posteriori per 34/TV sono trasmesse solo tramite copia: 34 / 4.3.1369 = che schosso ne domanda sia colsa alguna dali heredi de quel Albiano, elli [i.e. e li] altri non vaya cholsa alguna ‘cosa’; 34 / 2.7.1387 = per la quale colsa io te mando el segno, simele a quello che tu ha’, per Albertino mio fameyo portatore de questa ‘cosa’ (co. posteriore al 1403). Per 4/SV è presente un’attestazione già in 4 / 20.1.1340 = alcuna persona de che condicion se sia non olsa ne presume per alcun modo andar per la Cita de Saona ‘osi’, trasmessa però solo tramite copia (6.12.1494).
326
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
26/IL
(5.1488) seranno sempre in gratia de le loro Signorie et golderanno quelli beneficj che goldono li altri boni servitori soi ‘godono’
14/CR
24.3.1525 che non sij persona alchuna [...] che olsi nè presumi per cadauno modo condur over far condur fori della cità di Cremona et suo territorio alchuna peza di fustanio greza ‘osi’102
100101102
Dalle seguenti tab. 26 (visualizzata nelle cart. 27 e 28 alle pag. 491–492) e 27 si evince che il criterio raggiunge l’apice dell’indice Frel17/N/t/G nel XIV sec., per poi essere successivamente eliminato, in particolare nelle copie:103 Frel17/j/T/G Frel17/j/I/G Frel17/j/II/G Frel17/j/III/G Frel17/j/IV/G Frel17/j/V/G
Tab. 26: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel17 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel17/N/T/G = 16,82 100 101 102
103
Nel prospetto mancano 24/BO e 19/TN, in cui è attestato solo in copie: 24 / 1281 = Ma quilli che no sae letere, o i quali no po avere lo dito officio, diga XII patrenostri per li maitini, per le lolde V ‘laudi’ (i.e. ‘preghiere del mattino’) < LAUDE (co. del XV sec.); 19 / 4.8.1506 = item che nesuna persona non olse tagiar boschi né far legne ‘osi’ (co. di f. XIX sec.). Tale parere è confermato nei dettagli per 16/MN da Grignani et al. (1990, 61): «Un altro fatto di area settentrionale, reperibile nell’arcaico Belcalzer, ma in decadenza nel XV sec. è ol da AU». Mancano invece nel CorPS DEF attestazioni della parallela diminuzione di nel veronese, descritta da Arcangeli (1990, 9: «Appare chiara dagli spogli del Riva la dislocazione cronologica che oppone all’ant. ver. ol nei monumenti più antichi ad al nei più recenti per ammiccamento al pavano di moda nei secc. XV–XVI»).
327
17j/T/Es 17j/T/Zs
17j/II/Es 17j/II/Zs
17j/III/Es 17j/III/Zs
17j/IV/Es 17j/IV/Zs
17j/V/Es 17j/V/Zs
Frel Σ O 17,73 0
Frel Σ O -1 19
Frel Σ O 35,31 36
Frel Σ O 30,99 4
15
13,25
1
8,58
6
17,42
7
32,21
0
-1
1
3,00
9
87,01
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
9
101,95
2
32,08
0
0
2
121,36
0
-1
0
0
0
-1
2
13,15
0
0
2
62,99
0
0
0
-1
0
-1
3
21,78
0
0
1
36,18
2
66,67
0
-1
0
-1
2
12,85
0
0
0
0
0
-1
0
-1
2
48,91
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
5
22,11
0
-1
0
0
4
59,68
1
16,63
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
42,64
0
0
0
0
0
0
0
0
1
42,64
1
13,38
0
0
0
-1
1
19,38
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
54,14
1
108,34
0
-1
0
0
0
-1
0
0
25/FE
1
7,53
0
0
0
0
1
10,97
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
1
6,39
0
0
0
0
0
-1
0
0
1
13,25
N 4/SV 12/BG 14/CR 16/MN 19/TN 23/MO
29/VE
ΣO 79
17j/I/Es 17j/I/Zs
Frel Σ O 4,09 20
Frel 12,26
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
3
7,79
0
-1
2
16,10
0
-1
1
11,03
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
30/ZR
1
4,96
0
-1
0
-1
1
9,30
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
31/AP
12
57,87
0
-1
1
16,53
11
182,94
0
-1
0
-1
1
32,36
0
-1
0
0
1
290,70
0
-1
0
0
34/TV
2
28,86
0
0
0
-1
2
30,08
0
0
0
0
4
81,52
0
0
0
-1
4
90,29
0
0
0
0
38
228,45
0
0
14
776,48
15
285,82
1
17,07
8
214,77
3
239,23
0
0
3
239,23
0
0
0
0
0
0
2
6,92
0
-1
0
-1
1
12,95
1
11,99
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
35/BL 37/UD
Tab. 27: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 17 e di Frel17 nei subcorpora Es e Zs
La grafia (Σ O17/N/T/G = 94) nella letteratura è considerata caratteristica del lombardo.104 Nel nostro corpus, tuttavia, tale risultato non è così evidente: il criterio sembra
104
Cf. Arcangeli (1990, 7): «AU > ol é di schietta impronta lombarda», nonché Vitale (1948, 326): «au dittongo tonico e atono reso per ol, talora os se segue sibilante ed avvenga il raddoppiamento: golde, ossa, olduto». Proprio a 11/MI, però, questa grafia viene rapidamente eliminata: «Ridotto ormai [nel XV sec., PV] a isolati esemplari è l’esito dialettale del dittongo, sia tonico che atono, au in ol (con conseguente caduta della liquida davanti a sibilante): golde, goldeno, olsi ‘tu osi’, olsa, ossa, olduto, ordire, godute, olsare» (Vitale 1953, 48). Nel CorPS DEF occorrenze di AU > per 11/Milano sono del tutto assenti.
328
avere – prescindendo dalle sporadiche attestazioni in altri centri scrittori105 – ulteriori focolai nel ligure occidentale (4/SV) e nel veneto centro-settentrionale (34/TV, 35/BL, cf. anche 31/AP). Queste città presentano anche i valori Dabs17/j/T/G positivi più alti (cf. la cart. 29 a pag. 494): 35/BL: +37,99; 31/AP: +8,99; 4/SV: +8,21 e 34/TV: +4,01; inoltre 16/MN: +1,07 e 12/BG: 0,12 (nella cart. 29 quest’ultimo valore è arrotondato a 0); mentre il valore Dabs17/T/G di 32/PD è negativo: -6,48. f) Cr. 19: L’etimo lat. CAUSA è reso con la forma vs. tosc. La prima attestazione di risale all’inizio del XIII sec., ma rimane un caso isolato: 36/VR: 36 / (1213) = Queste co(n)se sì è scrite su l’ave(n)tario. Altri esempi seguono solo nel XIV sec.: 31/AP: 31 / 1307 = faralo vegnir a lu bailo se de cercar queste conse; 36/VR: 36 / 16.4.1326 = ela ne serà molto cara e sì ne tegniresemo a gr(aci)a qua(n)do nuy poesemo far (con)sa che ve plaxesso e 23/MO: 23 / 20.5.1327 = Intendando tutavia queste conse fine a intero pagamento del dito debito de le dite libre cento cinquanta di bon., ma già all’inizio del XV sec. l’uso della forma cessa: 23/MO: 23 / 1.1.1406 = Eio Zulian de Ambroxo [...] fui prexente a le suprascripte consse; 19/TN: 19 / 7.6.1419 = non son forto de chonpagni ne de altre conse le quale sun necesarie in una forteza chosi fata. L’ultima attestazione nel CorPS DEF proviene nuovamente da 36/VR: 36 / (sec. XV p.m.) [1425] = de ne faro consa che lo impaza ‘di non fare cosa che lo impacci’. Prime e ultime attestazioni sono così ripartite: città 36/VR
data prima attestazione (1213) Queste co(n)se sì è scrite su l’ave(n)tario
31/AP
1307 faralo vegnir a lu bailo se de cercar queste conse
23/MO
20.5.1327 Intendando tutavia queste conse fine a intero pagamento del dito debito de le dite libre cento cinquanta di bon.
33/VI
24.9.1374 e così debia fare atendro e oservaro sovra le predicte conse
105
data ultima attestazione (sec. XV de ne faro consa che lo p.m.) [1425] impaza ‘di non fare cosa che lo impacci’
1.1.1406 Eio Zulian de Ambroxo [...] fui prexente a le suprascripte consse
Per 25/FE cf. Stella (1968, 269): « AU (anche protonico) > ol, o (oldua, lolde, lodi, clodi)»; per 32/PD cf. Arcangeli (1990, 7) «[...] sono presenti anche casi di AU > ol». Sul Veneto in generale cf. Tuttle (1991, 576): «Tali forme [in ol, PV] fanno una risonanza anche col veneto antico [...]» e Mussafia (1964, 10; citazione supra alla n. 96); per il Friuli cf. Ascoli (1873, 500–501): «[...] si aggiunge l’o nelle formole *àuld ecc. da AUD ecc. Così: G óldi, G oldé < GAUDĒRE, olsn, osn, ausn < *AUSĀRE » e Rizzolatti (1994, 193, 198): «[...] alcuni interessanti trattamenti di au risolto in ol (olse < AUSAT, pólse < PAUSA, gjóldi < GAUDĔRE) secondo un processo noto in ambito veneto [...]. [...] Non mancano del resto neppure nella toponomastica alcune evidenze di [...] au > ol: Strasse hau > Strassoldo, PAUSA > 1221 de Pols».
329
16/MN
31.1.1399 e so de certo che eyo non ò fato chonsa nesuna contra del segnore
19/TN
(1375–1378) Ma de parechiani [1378] vostri arsaesseno o sottomettesseno e indebiti molestij questi frati predicti e tolesseno le lor conse
7.6.1419 non son forto de chonpagni ne de altre conse le quale sun necesarie in una forteza chosi fata
L’ulteriore suddivisione in base a luogo e periodo, nonché in base alla tradizione testuale, produce i seguenti valori (cf. le tab. 28 – con visualizzazione nelle cart. 30 e 31 alle pag. 495–496 – e 29): Frel19/j/T/G
Tab. 28: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel19 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel19/N/T/G = 13,78 19j/T/Es 19j/T/Zs N
ΣO 65
19j/I/Es 19j/I/Zs
Frel Σ O 14,58 1
19j/II/Es 19j/II/Zs
Frel Σ O 6,82 13
19j/III/Es 19j/III/Zs
19j/IV/Es 19j/IV/Zs
Frel Σ O 24,16 45
Frel Σ O 38,74 6
19j/V/Es 19j/V/Zs
Frel Σ O 6,13 0
Frel -1
12
10,60
0
-1
9
26,13
3
13,81
0
-1
0
-1
1
4,42
0
-1
0
0
1
14,92
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
19/TN
13
70,08
0
0
0
-1
9
206,42
4
195,50
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
23/MO
10
133,83
0
0
6
320,00
3
58,13
1
380,23
0
-1
16/MN
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
31/AP
6
28,93
0
-1
6
99,16
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
33/VI
1
27,72
0
0
0
0
1
322,58
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
36/VR
34
176,86
1
129,87
1
113,25
31
391,02
1
202,84
0
-1
12
429,80
0
-1
9
649,82
3
245,50
0
0
0
0
Tab. 29: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 19 e di Frel19 nei subcorpora Es e Zs
Dalle tab. 28 e 29 si può dedurre in modo chiaro la concentrazione della grafia (Σ O19/N/T/G = 77) nei centri scrittori 36/VR (da qui si è evidentemente diffusa verso 19/TN, a 36/VR sono limitate anche le attestazione in copie), 23/MO e 31/AP. Le città citate presentano anche dei valori Dabs19/j/T/G positivi: 36/VR: +42,97; 19/TN: +10,12; 330
23/MO: +8,56; 31/AP: +2,72 (cf. la cart. 32 a pag. 498). Dopo il raggiungimento dell’apice della propria frequenza nel periodo III (1351–1400), la forma viene rapidamente epurata. Nel V periodo (per le copie già dal IV periodo) non ci sono più attestazioni. 2.3.2.3 Confronto con i dati dialettali moderni Il confronto con i dati dialettali moderni avviene sulla base dell’analisi delle 6 cartine AIS 113/la guancia, 406/l’oro, 644/riposati!, 1113/cosa ne farete?, 1149/l’oca e 1599/ avete guadagnato qualche cosa.106 Nella nostra rete AIS-RED il dittongo AU si conserva solo a 339/UD (cf. la cart. 34 a pag. 499 e la congruenza con il valore Dabs13/J/T/G più elevato della cart. 21), altrove si verifica una generale monottongazione in o (cf. la cart. 38 a pag. 501). Fra gli altri sviluppi di AU, troviamo ol (cf. la cart. 42 a pag. 503) a 10=275/LO, 16=288/MN e 25=427/FE (che presentano il tipo golta nella cart. AIS 113/la guancia) e anche a 19=331/TN, 35=335/BL e 37=339/UD (tipo pols- nella cart. AIS 644/riposati), che genera delle microcongruenze con i valori Dabs17/j/T/G ivi positivi per quanto riguarda 288/MN e 335/BL. on compare invece esclusivamente nella cart. AIS 644/riposati a 22=444/RE, 25=427/FE e 28=479/RN: in tal caso nelle nostre cartine a pag. 504 si registra una divergenza tra la documentazione medievale e quella moderna, che è tuttavia attenuata dalla presenza di molteplici attestazioni di on nei punti AIS nei dintorni di 371/VR (ma esterni alla rete AIS-RED: 289/Bagnolo San Vito, 299/Sermide, 362/Crespadoro, 372/Raldon, 381/Cerea, 415/Concordia). La monottongazione in a e la regressione ad al, infine, non sono presenti in alcun dialetto moderno dei centri scrittori in questione (cf. le cart. 36 e 40 alle pag. 500 e 502).107 Viceversa, 185/SV e 190/MC presentano esempi di AU > ou, per i quali non sono state rinvenute delle attestazioni nel CorPS DEF. In considerazione del fatto che gli esempi noti di AU > ou si trovano però nelle scriptae venete,108 in questo caso sembra esistere un effettivo contrasto tra la documentazione medievale e quella moderna. 2.3.2.4. Riepilogo In relazione alla resa di AU lat. tonico nelle scriptae settentrionali è possibile distinguere tra grafie atopiche (, , ) e diatopicamente marcate (, , ), e inoltre tra arcaismi (, : apice della frequenza nel I periodo) e
106
107
108
Nella cart. AIS 113 è stato considerato solo il tipo ┌gota┐, nelle cart. 1113 e 1599 solo il tipo ┌ cosa┐. Al di fuori della nostra area di ricerca, la riduzione AU > a è caratteristica per il sardo logudurese (cf. Rizzolatti 1994, 192) e del jauer della Val Monastero (cf. Eichenhofer 1999, 167). Per AU > al la sezione settentrionale dell’AIS presenta invece delle attestazioni nelle cartine da noi analizzate al punto 58/Poschiavo nonché in Val Badia (305/San Vigilio di Marebbe e 314/Colfosco). Riguardo allo sviluppo AU > [o?] > ou nell’avenez. di Lio Mazor (couse) e nell’abell. (cousa ‘cosa’, pousa ‘posa’) cf. Stussi (1995a, 130–131), per lo stesso sviluppo nell’atrev. (paroule, nouclieri) cf. Corti (1960, 114).
331
innovazioni. In alcune scriptae sono presenti tutti gli esiti.109 Tra le innovazioni si afferma , come nel sostrato dialettale generatore, invece , e – con una cronologia plausibile (cf. anche infra 2.3.3.3) – raggiungono l’apice della loro frequenza nel III periodo e sono in seguito drasticamente eliminate. La grafia è invece documentata solo in modo marginale, mentre (cr. 18) nel nostro corpus finora non compare affatto. 2.3.3
Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per il nesso lat. AL + consonante (tonico)110
2.3.3.1 Contesto fonetico storico La L preconsonantica si conserva in Toscana e nella lingua standard (cf. Rohlfs 1966, 342). Nell’Italia settentrionale, invece, lo sviluppo della L dipende dal tipo di consonante seguente: consonanti dentali e palatali ne favoriscono la vocalizzazione, consonanti labiali e velari la impediscono.111 Nel primo caso la w che ne deriva può anche cadere (cf. lig. atu < autu ‘alto’), nel secondo caso la l mantenutasi viene rotata (cf. piem. vurp ‘volpe’, surk ‘solco’ vs. aut, caud) (cf. Rohlfs 1966, 342; Gasca Queirazza 1966a, 83; Goebl 2002, 149). Nel caso del nesso AL + cons. [dentale / palatale] tutta l’Italia settentrionale dovrebbe aver conosciuto, come il francese (cf. Rheinfelder 1976a, 235), la vocalizzazione in w: cf. piem. aut, sausa ‘salsa’, lig. occ. sausa (Rohlfs 1966, 37; Rizzolatti 1994, 194).112 Sanga (1995, 92–93) ritiene questo stadio caratteristico della koiné settentrionale, nel nostro corpus, invece, è tuttavia abbastanza raro (cf. 2.3.3.2b). In seguito nell’area centrale e orientale della Padania la l è stata parzialmente ripristinata, di modo che i dialetti odierni presentano lomb. alt (anche olt), sulk; emil. elt, venez. alto, solco. Delle forme sopraccitate, tuttavia, il lomb. olt risale a *aut e l’emil. èlt a *ait, anche l’avenez. conosceva inoltre le grafie , , (cf. Rohlfs 1966, 343 e infra 2.3.3.2c).113 In conseguenza di ciò – per ragioni geolinguistiche – ci sembra lecito ricostruire per l’Italia settentrionale un generale sviluppo AL + cons. [dentale /
109
110 111
112
113
Come ad es. a 17/PV (cf. Grignani/Stella 1977, 128: «Per au primario: exaldissa, audire e odire a fianco di laude e laudare, loxo e lozo») oppure 34/TV (cf. Tomasoni 1973, 173–174: «Dittongo AU tonico: oscillazione tra chiusura in o e mantenimento del dittongo (sette casi di auro contro ventuno in oro). [...] anche AU > al: alde, galte, AU > ol: olsa»). Cf. le cart. 45–64 alle pag. 505–524. Da ciò differisce l’aromagn. che ha vocalizzato la L prima di consonanti dentali e velari (tau sorta, quauc), mentre prima delle labiali di norma è avvenuto uno sviluppo in i (coipa ‘colpa’) (cf. Rohlfs 1966, 343). Questo sviluppo viene annoverato anche fra i tratti costitutivi del geotipo retoromanzo (cf. Ascoli 1873, 337). La sua diffusione sulla base dei dati AIS è rappresentata dalla cartina in Goebl (1989, 750). Ulteriori esempi dello sviluppo AL + cons. [dentale / palatale] > au + cons. > ol + cons.: amil. (Bonvesin) oltro, coldo, solto, mil. folć, olter, cold, folda, molta < MALTHA, bergam. Olt ‘alto’, fOlć ‘falce’, kOlts ‘calze’, avenez. (Fra Paolino) oltro, coldo, folso, solsa, apadov. (Ruzzante) piolla, dialetto arcaico di Grado: oltro, coldo, noltri ‘noialtri’, solto (cf. Rohlfs 1966, 37).
332
palatale] > au + cons. [dentale / palatale], mentre Rohlfs (1966, 343) ritiene possibile anche la conservazione della L latina.114 Attenendosi a Rohlfs (1966, 37 e 66) si può dunque delineare nel sostrato dialettale generatore il seguente sviluppo di questo criterio: conservazione della L davanti a consonanti labiali e velari (escluso l’aromagn.) e vocalizzazione in w, invece, prima di consonanti dentali e palatali. Il dittongo au che ne deriva può essere monottongato come AU primario in o115 oppure in a (cf. supra 2.3.2.1), o al contrario essere mantenuto come au, oppure ancora svilupparsi in al o ol tramite la restituzione di l. Se Rohlfs in questo caso (cf. invece supra, dove viene presa in considerazione anche una conservazione della L) ritiene le forme in l l’ultimo stadio di uno sviluppo con au come forma intermedia,116 Tuttle (1991, 577)117 spiega le forme contenenti l, in particolare ol, non come reintroduzioni, bensì come tappe intermedie organiche (ol: «variante fonostilistica media accanto a o e al”, cf. anche supra la n. 79) nella trafila AL + cons. > aul + cons. (cf. infra 2.3.4.2d) > al + cons. e ol + cons. (cf. infra 2.3.3.2c) risp. au + cons. (cf. infra 2.3.3.2b) > o + cons. (il nostro cr. 24; attualmente ancora privo di occorrenze nel CorPS DEF; cf. però infra il cr. 36 al paragrafo 2.3.4.2b). Le attestazioni di aul + cons. presenti nel corpus sono, a causa della loro sporadicità, da interpretarsi con cautela, tuttavia si inseriscono bene, perlomeno dal punto di vista cronologico, nel modello esplicativo di Tuttle. Viceversa, la partecipazione di AU primario al processo di reintroduzione della l (cf. supra 2.3.2.1) ci sembra spiegarsi in modo più plausibile con lo scenario delineato da Rohlfs.
114
115 116
117
Cf. Rohlfs (1966, 66): «Lo sviluppo di a unita ad l seguita da consonante non è unitario: da una parte abbiamo lo sviluppo normale attraverso au > o nel lomb. topa ‘talpa’ [...], dall’altra, si sviluppa una o, senza però che la l vada perduta», cf. pure Sattin (1986, 59): «Abbiamo una alternanza fra la conservazione di al e l’esito ol (attraverso un precedente esito au)». Un precedente *au va supposto in ogni caso anche per il friulano e il ladino della Val Badia, per quanto oggi in questi idiomi predomini al. Sebbene la maggior parte degli studiosi pensi alla conservazione della L nel ladino della Val Badia (cf. Rizzolatti 1994, 192; Kramer 1977, 59–61; Battisti 1944, 285), delle forme residue come aunic ‘alno’ < ALNICEU oppure auch ‘maschio dell’oca’ < AUCU, che non hanno effettuato il cambio au (di varia provenienza) > al, testimoniano un precedente sviluppo ALT > *aut > alt (cf. Videsott 2001b, 159). In modo analogo attestazioni toponomastiche (per es. nel 1555 Stradaut per il successivo Stradalt) dimostrano che l’odierno AL + cons. friulano continua un più antico au + cons. (cf. Rizzolatti 1994, 194–195). Cf. Rohlfs (1966, 37): Da au si è prodotta nella zona sud-ovest del Piemonte O: otu ‘alto’. Cf. Rohlfs (1966, 37): «Nel periodo in cui veniva pronunciata l velare, la velarizzazione influì sulla vocale precedente e condusse a ad au poi ulteriormente ad o, e questa o rimase quando più tardi venne introdotta di nuovo la l normale invece della velare», e Stussi (1995a, 129): «Spesso compresenti sono la chiusura di questo dittongo [au < ALT, PV] in otro e la restituzione di l (da cui oltro e aultro)». Con rimando a Schuchardt (1867, 493–494), la cui interpretazione era già stata accettata da Mussafia 1873 (cf. 1964, 10). Stussi (1965a, XLVI) spiega invece aul come forma ibrida: «Dal duplice riflesso di AL + cons. dent., ol (tonico) e au (atono) muovono forme ibride [...]».
333
Un secondo tipo di sviluppo si verifica in Emilia attraverso *aüt > ait > eit.118 Le grafie con , tuttavia, nel nostro corpus sono documentate esclusivamente per la parola ALTER e il centro scrittorio 6/TO (cf. infra 2.3.4.2f). Riguardo a possibili cronologie, si può affermare che nell’Italia settentrionale la vocalizzazione di L sia iniziata già in periodo prescritturale imponendosi tuttavia solo in epoca scritturale.119 Anche l’ulteriore sviluppo in a, o, al, ol avviene in periodo scritturale. Bisogna però considerare che il citato passaggio di au + cons. > al + cons. può risultare offuscato dalle forme concorrenti in provenienti dallo standard oppure dovute ad influsso latineggiante. 2.3.3.2 Analisi scrittologica a) Cr. 23: Il nesso lat. tonico AL + cons. è reso con + cons. vs. tosc. + cons. La monottongazione di au secondario in a è attestata, come quella di AU primario (cf. supra 2.3.2.2b), solo di rado nella scripta (Σ O23/N/T/G = 6), ma in questo caso si concentra nella zona occidentale dell’area investigata (soprattutto in Liguria120). La prima attestazione proviene da 4/SV: 4 / (sec. XIV) [1350] = A l’atto (D)e poere piaxa che cossij sia ‘alto’, seguono 3/CF: 3 / 3.3.1367 = cate de stamento da jperperi 1 per pici 118
119
120
Cf. Rohlfs (1966, 346): «Nei dialetti emiliano e romagnolo il passaggio di l > i è del pari limitato alla presenza di una labiale o di una velare susseguente: cf. l’emiliano voipa, aibre. Qui però non è il caso di pensare alla provenienza da una precedente r, ma bisognerà piuttosto ritenere che la l palatale si sia sviluppata per quella medesima tendenza alla dissimilazione che ha impedito la presenza di l velare davanti a velare e a labiale». In confronto alla Francia, dove «la vocalizzazione di l in w dopo a [sembra] manifestarsi già nel VII sec.» (Rheinfelder 1976a, 235), nell’Italia settentrionale è riscontrabile un certo ritardo. Le attestazioni del cambiamento della L (cf. i nostri cr. 23–28 in 2.3.3.2 e 35–40 in 2.3.4.2) sono presenti nel nostro corpus in maniera consistente solo a partire dall’inizio del XIV sec. (periodo di analisi II, con l’eventuale fase precedente aul nel I periodo, cf. 2.3.4.2d). È compatibile con questa cronologia la conservazione della ā in questa combinazione nel ladino della Val Badia (che non si è trasformata in ē: ālt < ALTU vs. *ēlt), da cui si può desumere che anche la monottongazione di *aü > ā sia qui avvenuta dal XIV sec. in poi (cf. Craffonara 1997, 169; Videsott 2001b, 159), ciò permette di stabilire in maniera indiretta una cronologia relativa per il precedente sviluppo AL > aw /aü. Dal quadro cronologico appena tracciato esula un’unica attestazione risalente a quasi un secolo prima: 31 / 4.8.1207–24.6.1208 [24.6.1208] = farve honor et de farve aplasir sempre, et meglo a voi qe ad aotra gente per 31/AP (cf. infra 2.3.4.2c), la cui precocità, tuttavia, è relativizzata dall’effettiva data di stesura del documento (che è una copia del 1291–92). Se il dittongo dovesse effettivamente risalire all’originale, anche in questo caso (cf. supra 2.3.2.2a) si potrebbe ipotizzare un influsso diretto del francese: la contemporanea presenza di soldati e commercianti francesi e italiani (del nord) nelle zone crociate mediorientali è ben documentata e ha sicuramente avuto ripercussioni linguistiche (cf. Folena 1968–70, 359). Cf. a questo riguardo anche Lomazzi (1976, 604): «È probabile che questi modelli [i.e. modelli letterari francesi, PV] giungano a Venezia, anziché direttamente dalla Francia, attraverso l’Oriente e gli stretti contatti di commercio e di guerra con i Francesi nei porti del Levante. Questo perché l’imitazione non è soltanto letteraria, ma anche linguistica […]». Esempi dell’utilizzo del francese per i contatti fra Venezia e il Medio Oriente sono per es. i due documenti del 1254 pubblicati nella Bibliothèque de l’École des Chartes 12, 529–530: Privilège accordé par le sultan d’Alep aux Vénitiens e Lettre du sultan d’Alep au doge de Venise, nonché i numerosi esempi nelle raccolte di Tafel/Thomas. Cf. per 2/GE Flechia (1886–88, 151): «Notevole la riduzione di ALT ecc. ad aot at ecc. autro, aotro, baodor, atro, cazinna ‘calcina’, mata, asato [...]».
334
a paira III ‘calze’ (Toso 1995, 203) – di questa città è anche l’ultima attestazione 3/ 12.2.1475 = aora dixe la sententia deta per lo vesco in la cosa de la garsonna e fasa ‘falsa’ – e 2/GE: 2 / 10.3.1442 = e oltra soldi V sian savi ‘salvi’.121 Per 6/TO, la grafia è documentata unicamente per il toponimo 6 / (1446) = meser Johan per la gratia de Idio he per la Sedia apostolica Abbaa de col meysm monaster de Rivata ‘Rivalta’. Le località citate presentano inoltre valori Dabs23/j/T/G (leggermente) positivi: 3/CF: +1,82; 2/GE: +1,76; 4/SV: +0,81 e 6/TO: +0,80 (cf. la cart. 47 a pag. 508). La grafia +cons. compare quindi dalla metà del XIV sec.; l’apice di frequenza viene raggiunto con il maggior numero di attestazioni (3) nella prima metà del XV sec. (cf. la tab. 30 con visualizzazione nelle cart. 45 e 46 alle pag. 505–506): Frel23/j/T/G Frel23/j/I/G Frel23/j/II/G Frel23/j/III/G Frel23/j/IV/G Frel23/j/V/G
N 2/GE 3/CF 4/SV 6/TO
1,07 8,90 16,27 6,03 5,27
-1 -1 0 -1 0
1,13 -1 0 58,31 -1
0,73 -1 45,98 -1 -1
2,73 39,06 -1 -1 10,13
ΔI>II
0,51 -1 10,19 -1 -1
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
--
+++
---
Tab. 30: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel23 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel2 3/N/T/G = 1,07
b) Cr. 25: Il nesso lat. tonico AL + cons. è reso con o + cons. vs. tosc. + cons. La presenza di questa grafia nel CorPS DEF è ripartita come segue: prima attestazione a 2/GE: 2 / 21.3.1356 = A l’aoto e magnifico et possente Segnor ‘alto’ (un altro esempio è 2/ 4.9.1393 = E era da pedi lo dito meser Antonio, senza cauce in ganba ‘calze’); seguono – sempre in originali – 4/SV: 4 / (12.1382) = la quar pila si se faza auta su quela propria si como elera autra vota ‘alta’, 19/TN: 19 / (1390 ca.) [1390] = It. j fauz e doy martei e una plantola ‘falce’ e, come ultima attestazione, 6/TO: 6 / (1446) = de lo monaster de gli saynt Apostol, zoe de sanct Peer e de saynt Andrea de Rupp Vuauta; Chaterina filia em za derer de Stevem Aloord de Rivauta ‘Rivalta’ (top.). L’apice di frequenza di questo criterio nel periodo III precede quello delle forme monottongate in (cf. supra 2.3.3.2a) e (cf. infra 2.3.3.2d) nel periodo IV. Non sono presenti attestazioni di AL + cons. > au + cons. nei primi due periodi e nell’ultimo periodo d’analisi: Frel25/j/T/G Frel25/j/I/G Frel25/j/II/G Frel25/j/III/G Frel25/j/IV/G Frel25/j/V/G
N 2/GE 4/SV 6/TO 19/TN
3,40 8,90 18,10 42,14 28,71
-1 -1 -1 0 0
-1 -1 -1 -1 -1
7,98 38,08 106,31 -1 137,61
7,28 -1 -1 81,08 -1
-1 -1 -1 -1 -1
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
+++
-
ΔIV>V
Tab. 31: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel25 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel25/N/T/G = 3,40 121
Esiste un’ulteriore attestazione precedente, trasmessa solo tramite copia (del 1634): 2 / 6.8.1435 = arado ‘araldo’.
335
Dalla tab. 31 e dalla sua visualizzazione nelle cart. 48 e 49 (alle pag. 509–510) risulta che anche le complessive 19 attestazioni della grafia , < AL + cons. (nessuna delle quali in copie) sono concentrate in ampia misura – come quelle di – nella zona occidentale della Padania (cf. la cart. 50 a pag. 512 con la distribuzione dei valori Dabs25/j/T/G positivi: 6/TO: +7,32; 19/TN: +5,25; 4/SV: +2,41; 2/GE: +1,20).122 c) Cr. 26: Il nesso lat. tonico AL + cons. è reso con + cons. vs. tosc. + cons. Al contrario dei precedenti cr. 23 e 25, questo criterio è chiaramente concentrato nella parte orientale dell’area di ricerca: 12 delle 16 attestazioni complessive appartengono a 29/VE (prima attestazione originale: 29 / 11.4.1310 = alo tenpo que io fui gastoldo dela percolatia ‘gastaldo’;123 e inoltre 29 / 2.6.1315 = Prego ser pre Nicolo da sen Boldo che co(n)pla questo mio testamento ‘San Baldo’ (top.), 29 / (1315) (1) = item bancho j cum colti III < CALTHUS (Stussi 1965a, 200); 29 / 20.4.1405 = uno armer et j restello da colze; It(em) lago a so nievo Guielmo el mio capuzo morello et j pér de golze blave ‘calze’ < CALCEA (DELI 1, 189), nonché 29 / 5.1.1411 = In prima laso mie’ conmesary […] êl mio fio Andrea Renoldo ‘Rinaldo’ (nome)124 e una a 31/AP: 31 / 6.6.1324 = lo logo e così publico co saria in Veniexia lo Riolto ‘Rialto’ (top.); altri tre esempi provengono da un documento di 13/BS tramandato solo in copia (co. di i. XVI sec.): 13 / 29.8.1339 = la tresanda de Casolta de la cittadella (top.). Al contrario del quasi ubiquitario < AU, questa grafia è quindi fortemente connotata a livello diatopico (cf. la distribuzione dei valori Dabs26/j/T/G positivi nella cart. 53 a pag. 516: 29/VE: +10,79; 13/BS: +2,74; 31/AP: +0,32 [che nella cart. 53 compare arrotondato a 0]). Nel periodo I il picco di frequenza si basa solo su copie, quindi ci sembra più significativo il relativo apice della frequenza nel periodo II (cf. la tab. 32 con visualizzazione nelle cart. 51 e 52 alle pag. 513–514): Frel26/j/T/G Frel26/j/I/G Frel26/j/II/G Frel26/j/III/G Frel26/j/IV/G Frel26/j/V/G
N 13/BS 29/VE 31/AP
2,86 33,68 28,42 4,20
19,00 -1 57,52 -1
-1 0 -1 -1
9,07 100,00 29,28 16,53
2,73 -1 33,08 -1
-1 -1 -1 -1
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
----
Tab. 32: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel26 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel26/N/T/G = 2,86 26j/T/Es 26j/T/Zs ΣO N
122
123
124
26j/I/Es 26j/I/Zs
Frel Σ O
26j/II/Es 26j/II/Zs Frel Σ O
26j/III/Es 26j/III/Zs
Frel Σ O
26j/IV/Es 26j/IV/Zs
Frel Σ O
26j/V/Es 26j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
8
1,80
0
-1
5
9,29
0
-1
3
3,07
0
-1
8
7,07
5
42,90
3
8,71
0
-1
0
-1
0
-1
Cf. per 2/GE la citazione di Flechia (1886–88, 151) supra alla n. 119 e per 6/TO Gasca Queirazza (1997b, 365): «u da l davanti a t (aute) e a sibilante (bauzana)». Ancora più antica, ma trasmessa solo tramite copia (del XIII o XIV sec.) è l’attestazione 29 / 1261 = lo gastoldo coli degani ‘gastaldo’. Riguardo all’esito ol < AL + cons. in avenez. cf. anche Mussafia (1964, 10 [orig. in ted.]): «La formula al prima di dentali e palatali o sibilanti si riscontra, mediante aul in ol, in colza, oltaro, oltissimo, simpioldo», nonché Rizzolatti (1994, 194) e Pellegrini/Stussi (1976, 436).
336
26j/T/Es 26j/T/Zs ΣO 13/BS 29/VE 31/AP
26j/I/Es 26j/I/Zs
Frel Σ O
26j/II/Es 26j/II/Zs Frel Σ O
26j/III/Es 26j/III/Zs
Frel Σ O
26j/IV/Es 26j/IV/Zs
Frel Σ O
26j/V/Es 26j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
3
100,00
0
0
3
100,00
0
0
0
0
0
-1 0
7
18,18
0
-1
4
32,20
0
-1
3
33,08
0
-1
5
134,52
5
508,65
0
-1
0
-1
0
0
0
0
1
4,82
0
-1
1
16,53
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
Tab. 33: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 26 e di Frel26 nei subcorpora Es e Zs
d) Cr. 28: Il nesso lat. tonico OL + cons. è reso con o + cons. vs. tosc. + cons. Parallelamente alla monottongazione di AL + cons. > au + cons. > a + cons., anche le 65 attestazioni per quella di OL + cons. > ou + cons. > o + cons. si concentrano nella zona occidentale dell’area investigata. La comparsa di + cons. precede di alcuni decenni quella di + cons. (prima attestazione nel II periodo, che è allo stesso tempo anche apice della frequenza; un secondo picco di frequenza si ha però pure nel periodo IV): 6/TO: 6 / 25.7.1321 = otra de çe aioynt e spressament dit ‘oltre’ < ŬLTRA (DELI 4, 828); i quagl quatrcent tute vote e ch’unna vota el fos iniuynt a lor o comanda o cria ‘volte’ < *VŎL(VI)TA (DELI 5, 1452); 2/GE: 2 / 11.6.1340 = chi goagnez da doi sodi in su sia tegnuo de mette a la caritay dina VII ‘soldi’ < lat. tardo SŎL(I)DU (DELI 5, 1222); 5/MC: 5 / 15.4.1350 = per alcun pagamento de sodo ‘soldo’; esiste inoltre un’attestazione, tuttavia solo in copia (del 6.12.1494), per 4/SV: 4 / 20.1.1340 = et se alcuno contrafara o anda no vora sea condempnao in sodi cinque in contene fali paga allo contrafara ‘soldi’. Nella zona occidentale il criterio resta anche documentato più a lungo che altrove: 3/CF: 3 / 12.2.1475 = Stagando la cosa in questo termen solicitamo che lo imperao vegnisse una altra vota in caffa con li soi segnori ‘un’altra volta’; 6/TO: 6 / (sec. XV s.m.) [1475] (1) = recrovament de quella sancta terra de otramar, là ond Yhesu Crist fu mort ‘oltremare’; 4/SV: 4 / 28.7.1480 = cazam in penna de sodi cinque per la prima volta ‘cadano in una pena di cinque soldi la prima volta’. La distribuzione dettagliata delle prime e delle ultime attestazioni nei singoli centri scrittori è evidenziata dal seguente prospetto: città 6/TO
data 25.7.1321
prima attestazione
data
(sec. XV otra de çe aioynt e s.m.) [1475] spressament dit ‘oltre’; (1) i quagl quatrcent tute vote e ch’unna vota el fos iniuynt a lor o comanda o cria ‘volte’
ultima attestazione recrovament de quella sancta terra de otramar, là ond Yhesu Crist fu mort ‘oltremare’
337
città
data
data
prima attestazione
2/GE
11.6.1340
chi goagnez da doi sodi in su sia tegnuo de mette a la caritay dina VII ‘soldi’
5/MC
15.4.1350
37/UD
1355 (1)
36/VR
8.8.1375
per alcun pagamento de sodo ‘soldo’ chandit dotro puint ‘Candido d’oltre ponte’ a i pagamenti de le dicte 2500 libre ogni vota ch’el dicto zimegnan e domenego cessesso de pagare ‘ogn volta’ Otra trentacinque asperi de troveura atromente no se prenda ‘oltre’
3/CF
27.11.1380
4/SV
(12.1382)
si como el-era autra vota con bona cacina ‘volta’; in longueza otra li diti parmi XVIII ‘oltre’125
(f. sec. XIV– primissimi a. ‘400) [1400]
De l’iniuria de De’ e di sãiti ce(n)to e mile vote corza(n)teme piú che de la mia man propria ‘mille volte’126
20/PC
125126
ultima attestazione
27.5.1399
Et volavate pagarli sote protesto, e no li vosi , e così penso diga la scriptura ‘volsi’ (i.e. ‘volli’) < vlat. *vŏlsī (Rheinfelder 1976b, 314)
12.2.1475
Stagando la cosa in questo termen solicitamo che lo imperao vegnisse una altra vota in caffa con li soi segnori ‘un’altra volta’ cazam in penna de sodi cinque per la prima volta ‘cadano in una pena di cinque soldi la prima volta’
28.7.1480
Per la distribuzione dei valori Frel28 cf. la seguente tab. 34 (visualizzata nelle cart. 54 e 55 alle pag. 517–518): Frel28/j/T/G Frel28/j/I/G Frel28/j/II/G Frel28/j/III/G Frel28/j/IV/G Frel28/j/V/G
N 2/GE 3/CF 4/SV 5/MC 6/TO 17/PV
125
126
11,99 40,04 40,67 114,61 18,31 131,68 18,36
-1 -1 0 -1 0 0 0
17,00 264,83 0 58,31 82,99 378,79 -1
7,98 76,16 45,98 106,31 0 -1 -1
15,47 -1 -1 -1 0 172,29 -1
12,21 -1 40,78 128,12 -1 15,43 43,86
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
-----
+++
--
++ ---
Cf. l’attestazione appena citata, trasmessa solo tramite copia (6.12.1494): 4 / 20.1.1340 = et se alcuno contrafara o anda no vora sea condempnao in sodi cinque in contene fali paga allo contrafara ‘soldi’. Cf. l’attestazione appena citata, trasmessa solo tramite copia (6.12.1494): 4 / 20.1.1340 = et se alcuno contrafara o anda no vora sea condempnao in sodi cinque in contene fali paga allo contrafara ‘soldi’.
Tab. 34: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel28 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel28/N/T/G = 11,99
Solo nella zona occidentale della rete d’investigazione (2/GE, 4/SV, 6/TO) le attestazioni sono sparse anche dal punto di vista cronologico, negli altri centri scrittori si tratta invece di una comparsa puntuale della grafia.127 In conformità a quanto asserito anche i valori Dabs28/j/T/G nettamente positivi si concentrano a 6/TO: +22,72, 4/SV: +17,01 e 2/GE: +6,31 (cf. la cart. 56 a pag. 520). Per la ripartizione delle attestazioni in originali e copie cf. la seguente tab. 35: 28j/T/Es 28j/T/Zs ΣO N 2/GE 3/CF 4/SV 5/MC 6/TO 17/PV 20/PC 36/VR 37/UD
28j/I/Es 28j/I/Zs
Frel Σ O
28j/II/Es 28j/II/Zs Frel Σ O
46
10,32
0
-1
14
21
18,56
0
-1
6
31,05
0
-1
3
95,09
0
4
41,85
0
-1
6
28j/III/Es 28j/III/Zs
Frel Σ O
28j/IV/Es 28j/IV/Zs
Frel Σ O
28j/V/Es 28j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
26,02
7
6,03
17
17,37
8
4,90
1
2,90
4
18,41
0
-1
16
48,00
5
264,83
1
23,72
0
-1
0
-1
0
0
0
3
289,58
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
0
4
43,80
0
0
0
0
1
57,11
0
-1
0
-1
58,00
0
-1
0
-1
3
268,82
0
-1
3
33,98
13
208,53
0
0
1
60,68
0
-1
0
0
12
416,67
2
18,77
0
0
2
82,99
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
25
159,37
0
0
7
378,79
0
-1
17
247,56
1
16,18
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
4
36,45
0
0
0
-1
0
0
0
-1
4
50,54
1
42,55
0
0
0
-1
1
199,60
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
5,20
0
-1
0
-1
1
12,61
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
1
3,46
0
-1
0
-1
1
12,95
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
Tab. 35: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 28 e di Frel28 nei subcorpora Es e Zs
2.3.3.3 Confronto con i dati dialettali moderni La sorte del nesso lat. AL + cons. è stata esaminata in base alle 10 cartine AIS 430/ salta, 715/è falso, 786/è alto, 948/nell’acqua calda, 995/la salsa, 1403/la falce fie127
Per 2/GE cf. Flechia (1886–88, 151): «Notevole la riduzione di vozando ‘volgendo’, stravozer, doze, pover ‘polvere’, ascota [...]» e G. Folena in Da Langasco/Rotondi (1957, 103): «Da notare l’assorbimento di l postvocalica davanti a dentale in sodi ‘soldi’».
339
naia, 1404/il manico della falce, 1668/a calci nel culo, 1559/le calze e 1560/far le calze.128 L’esito a è presente a 178/GE e 185/SV (cf. la cart. 58 a pag. 521) – in entrambi i casi in conformità alla sua diffusione medievale –, , invece, nel ligure occidentale (190/MC) e in Piemonte (155/TO [cf. la congruenza con il valore Dabs25/j/T/G più elevato della cart. 50 a pag. 512], 149/VC, 159/AL) (cf. la cart. 60 a pag. 522). La congruenza assente nei casi di 2=178/GE e 4=185/SV rispecchia lo sviluppo au + cons. > a + cons. avvenuto nel frattempo. ol (cf. la cart. 62 a pag. 523) appare limitato alle tre città lombarde di 275/LO, 246/ BG e 227/SO, mentre mancano attestazioni moderne nei punti veneti della rete AIS ridotta. Questa vistosa divergenza fra le attestazioni medievali nelle scriptae e quelle moderne nei dialetti, attenuata solo dalle attestazioni 13 / 29.8.1339 = la tresanda de Casolta de la citadella, 12 / 1313 = Et qui contrafarà pagi bando per cadauna fiada impriali sie […] et oltratanti ne pagi quelli, i quali de chi sará el molino e 13 / 1412 = tug i olter consecreth ay to servisio; cum tuti li oltri sancti de De per il caso particolare di ALTER a 12/BG e 13/BS (cf. infra 2.3.4.2e), finora non sembra essere stata argomento di riflessioni specifiche.129 Si potrebbe ipotizzare la seguente spiegazione: AL + cons. > ol + cons. è, a differenza di AU > ol, una forma originariamente veneta (veneziana) e, in quanto tale, dotata di prestigio,130 che è stata però eliminata nelle sue aree nucleari nel corso della «toscanizzazione», mentre si è potuta conservare ai confini dell’area di influsso veneziana (a cui appartengono, storicamente, anche 12/BG e 13/BS, e, per un breve periodo, pure 10/LO, cf. supra 1.5.1).131 Per AL + cons. > o + cons. non è stato possibile trovare degli esempi nella rete AISRED, tuttavia in Emilia-Romagna (436/MO, 467/IL, 459/RA, 479/RN) sono presenti testimonianze del passaggio di L preconsonantica ad i (tipo voip, soik nelle cart. AIS 435 e 1418), per i quali mancano finora delle attestazioni nel CorPS DEF.
128
129
130
131
Nelle cartine esaminate sono sempre stati presi in considerazione solo i tipi lessicali significativi per il nostro interesse conoscitivo. Cf. per 14/CR Saccani (1985, 62): «Significativa appare inoltre l’assenza dell’esito ol- da AL-, tuttora diffuso in vaste zone della Lombardia, ma non nel cremonese». Riguardo a 11/MI, Arcangeli (1990, 8) osserva: «Nel milanese tuttavia, in postura tonica, AL > ol è tutt’altro che costante, al persiste in molte parole accanto a ol», tuttavia, nel CorPS DEF non ci sono attestazioni di ol milanese. A questo proposito ci pare significativa l’indicazione di Stella (1968, 269) per 25/FE: «Manca ol < AL, fenomeno diffuso anche altrove, ma sentito nel primo Trecento e ancora da Francesco da Vannozzo come più proprio del veneziano». Si vedano anche le ipotesi citate supra nella n. 79 relative all’origine diastratica delle forme in l, che sosterebbero ulteriormente il prestigio di ol. A favore di un elevato prestigio di questa grafia è infine anche il fatto che metà delle attestazioni (8 su 16) occorrano in copie (cf. supra la tab. 33), il che equivale a dire che ol non fu sottoposto al processo di epurazione riservato alle grafie prive di prestigio. In questo caso, la distribuzione diatopica/diacronica di AL + cons. > ol + cons. sarebbe paragonabile a quella delle forme participiali in -esto, -isto, -osto (cf. il cr. 313, qui non analizzato): anche in questo caso forme veneziane (e in quanto tali dotate di prestigio) che sono state nel frattempo parzialmente eliminate dal loro centro di irradiamento, sopravvivono fino ad oggi nei dialetti conservativi della terraferma come varianti caratteristiche del participio (cf. Zamboni 1974, 22).
340
La resa di OL + cons. con o + cons. nei dialetti moderni è stata infine individuata grazie alle 6 cartine AIS 278/danaro, 279/un soldo, 435/la volpe, 878/la volta, 1418/il solco e 1636/È la terza volta (cf. la cart. 64 a pag. 524). La presenza di o + cons. nella rete AIS-RED appare limitata a 185/SV e 159/AL, e il confronto tra la documentazione medievale e la diffusione moderna rivela che questa caratteristica è stata esposta a un notevole regresso.132 2.3.3.4 Riepilogo I valori Frelj/t/G dei cr. 23, 25, 26 e 28 sono relativamente bassi in confronto a quelli degli altri criteri analizzati. Per spiegare questo fatto occorre considerare da un lato il taglio del criterio (le occorrenze più frequenti del nesso AL + cons. nelle scriptae dovrebbero verificarsi nella parola ALTER, che è stata analizzata a parte), dall’altro però la consistente distanza (grafica) che si era venuta a creare tra l’impiego della grafia influenzata dal dialetto e le corrispondenti forme standard e/o latineggianti AL + cons. / OL + cons. Risulta evidente che gli scrivani tentavano di evitare questa divergenza, anche se alcune delle grafie menzionate – come da noi supposto nel caso di ol per AL – godevano certo di un determinato prestigio. Attualmente i cr. 24 (Il nesso lat. tonico AL + cons. è reso con + cons. vs. tosc. + cons.) e 27 (I nessi lat. tonici AL + cons. e OL + cons. sono resi con e vs. tosc. e + cons.) non sono presenti nel nostro corpus – eccetto il caso particolare di ALTER (c. 36 e 40, cf. infra 2.3.4.2b e 2.3.4.2f). Per la ricostruzione dei possibili sviluppi fonetici ci sembra istruttiva la distribuzione diatopica e cronologica delle diverse grafie utilizzate per i sucessori di AU e AL + cons. lat., in quanto l’area occidentale della Padania (2/GE, 6/TO) non presenta attestazioni antiche di AU > (fatto che fa pensare ad una monottongazione già avvenuta) e perciò tale grafia non coincide con < AL + cons.; l’area orientale (29/VE; 32/PD) presenta invece questo sincretismo in nel II periodo, ma sembra avervi reagito fra l’altro mediante un accresciuto impiego di < AU vs. < AL + cons. (cf. supra 2.3.2.2 e infra 2.3.4.2). 2.3.4
Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per il nesso lat. AL + consonante nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE133
2.3.4.1 Contesto fonetico storico Nella parola lat. ALTER/A, la L postvocalica è coperta dalla dentale T. Per il relativo sviluppo cf. quanto detto al paragrafo 2.3.3.1: ALT > ault > aut > at, ot, alt, olt, ait. Nel nostro corpus tre di questi stadi sono attestati unicamente dall’etimo ALTER: ot (cf. in-
132
133
+ cons. > o + cons. è presente – al di fuori della nostra rete d’inchiesta – anche in alcune varianti moderne del friulano (soprattutto in Carnia). Cf. a tal proposito Rizzolatti (1994, 195) e Benincà/Vanelli (1991, 40–41). Cf. le cart. 65–90 alle pag. 525–549. OL
341
fra 2.3.4.2b), ault (cf. infra 2.3.4.2d) e ait (cf. infra 2.3.4.2f). La forma corrispondente della lingua standard cela in parte il processo pad. ALT > aut > alt. 2.3.4.2 Analisi scrittologica a) Cr. 35: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con + cons. vs. tosc. + cons. In senso cronologico le attestazioni di atr- < ALTER precedono quelle del criterio formulato genericamente a + cons. < AL + cons. (2.3.3.2a) di quasi cinque decenni: 29/ VE: 29 / 1.3.1305 = de l’atro quartere que romane, sia dato ali poveri de Venesia dr. grossi IJ; d’à una fiata no d’eba l’atra infina qu’eli dura ‘dell’altro quartiere’ (i.e. ‘dell’altro quarto’); 24/BO: 24 / (1320) = sovro cadauna de le quai dui consegleri possano solamente conseglare, çoé uno per la scripta e l’atro contro la scripta; 2/GE: 2 / (1320 ca.) [1320] = e da l’unna parte a l’atra no ghe deverea esse altro che bonn amor; 2 / 11.6.1340 = ello debia pagà la soa candera a lo prior cossi como fan li atri; lo Ponte de la calcina e in tuti li atri logi ‘in tutti gli altri luoghi’; 23/MO: 23 / 20.5.1327 = E de questo se fe do scripte: l’una si è apresso loro e l’atra apresso mi; 23 / 21.11.1346 = neguno possa fire destenuto per nulle ubligaxiom et a ‘ngn’ atro augurio; 30/ZR: 30 / (25.8.1347) = et si fosseno plu navilii luno de voi vegna suso luno navilio et laltro vegna susso latro navilio e 37/UD: 37 / 9.3.1348 = e-co(n) atri chi mi parte ch-o crande onore. In Liguria e Friuli troviamo continuità nelle attestazioni fino al V periodo: 2/GE: 2 / 7.3.1449 = feissem contracti illiciti e mille atre peccae per poei mantegnì questi inutili superchii ‘mille altri peccati’; 3/CF: 3 / 29.6.1455 = e soura le atre generatioin de questa vostra beneita citae noi eremo semper li pu desprexiae e poco odij ‘e fra tutte le altre popolazioni di questa vostra città noi eravamo sempre i più disprezzati e i meno uditi’; 37/UD: 37 / (1463) = per charn che ió comperai per aricevy tony picul nodar e per pieri che forin a far la rason di Zuan lacer ed agl-atris plusors ‘agli altri in più’; 4/SV: 4 / 28.7.1480 = Ancora e statuio et ordenao che alcum meistro de la dicta arte non debia ni olse incarta o sea fa incarta o vero prevarica lum latro; 4 / 26.11.1482 = confina: Galierno de Salvo e de lato Zoaneta de Salvo e de l’atra Iacopo de Salvo e la vi pubblica. Il seguente prospetto presenta la distribuzione dettagliata delle prime e delle ultime attestazioni: 134
città 29/VE
134
data prima attestazione
data ultima attestazione
1.3.1305 de l’atro quartere que romane, sia dato ali poveri de Venesia dr. grossi IJ; d’à una fiata no d’eba l’atra infina qu’eli dura134
Un’ulteriore attestazione è trasmessa soltanto tramite copia (1310): 29 / 11.1305 = ancor voio co l’atra parte abia balia da far scale in la sua corte ‘altra’; cf. anche 29 / 1.3.1305: et se eo avese del atrui, fose per anema de queloro qu’eli fose stati, co se de’ intendere quelo tuto que romane ‘altrui’.
342
città 24/BO
data prima attestazione
2/GE
(1320 ca.) e da l’unna parte a l’atra [1320] no ghe deverea esse altro che bonn amor
23/MO
20.5.1327 E de questo se fe do scripte: l’una si è apresso loro e l’atra apresso mi
30/ZR
(25.8.1347) et si fosseno plu navilii luno de voi vegna suso luno navilio et laltro vegna susso latro naviglio
37/UD
9.3.1348 e-co(n) atri chi mi parte ch-o crande onore
5/MC 3/CF
32/PD
4/SV
data ultima attestazione
(1320) sovro cadauna de le quai dui consegleri possano solamente conseglare, çoé uno per la scripta e l’atro contro la scripta 7.3.1449 feissem contracti illiciti e mille atre peccae per poei mantegnì questi inutili superchii 24.11.1353 Questa si è la divisione facta lo dicto die dentro mi Benfonato da una parte e Cichino so fradello da l’atra
(1463) per charn che ió comperai per aricevy tony picul nodar e per pieri che forin a far la rason di Zuan lacer ed agl-atris plusors
15.4.1350 de nave o datri legni navigabel 3.3.1367 frae per mote atre e vo scrito et per questa ve fazo ad saver; et creo che se pagneram ad vender atro; de che e no retenuo nisi sperperi LXXV e li atri e amdao per amasar; ve ne manda atre XX
29.6.1455 e soura le atre generatioin de questa vostra beneita citae noi eremo semper li pu desprexiae e poco odij
(sec. XIV da una de le pa(r)te el t.q.) [1370] Segnore da l’atra pa(r)te mes(er) l’abè da San Daniele (12.1382) Et che nessun atro no nosse plender fim a lo tempo che de esser compia la dicta ovra; tute le pree de la yaira e tute le atre pree
20/PC
(f. sec. XIV– perzò che tale nome piú primissimi persone fim chiamà che a. ‘400) atro nome de santi [1400]
6/TO
(sec. XV E ‘l dit prior e lo sotprior p.m.) [1425] debien studiar gli capitol (1) e far studiar a li atri fregl e fidel observar
26.11.1482 confina: Galierno de Salvo e de lato Zoaneta de Salvo e de l’atra Iacopo de Salvo e la vi pubblica
343
Paragonando questo prospetto e le seguenti tab. 36 (visualizzata nelle cart. 65 e 66 alle pag. 525–526) e 37 con i dati corrispondenti del cr. 23, risulta evidente che la monottongazione AL + cons. > a + cons. nel caso specifico di ALTER è senza dubbio più frequente che nel criterio formulato in maniera generale (Σ O35/N/T/G = 96 vs. Σ O23/N/T/G = 6). In modo parallelo alle prime attestazioni anche l’apice della frequenza è anticipato di alcuni decenni e viene raggiunto già nel III periodo. La grafia è più diffusa anche diatopicamente soprattutto nei primi tre periodi e interessa – accanto alla zona occidentale dell’area investigata – anche l’Emilia135, parti del Veneto e del Friuli: Frel35/j/T/G Frel35/j/I/G Frel35/j/II/G Frel35/j/III/G Frel35/j/IV/G Frel35/j/V/G
Tab. 36: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel35 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel35/N/T/G = 17,18
Le città con i valori Frel35/j/T/G più alti presentano anche i valori Dabs35/j/T/G più elevati (cf. la cart. 67 a pag. 528): 23/MO: +24,20; 4/SV: +16,15, 3/CF: +11,89; 2/GE: +10,14; 37/UD: +2,68; 20/PC: +1,60. La combinazione di continuità nelle attestazioni e i valori Frel e Dabs elevati conferma la Liguria come «area nucleare» della monottongazione AL + cons. > a + cons. Qui la grafia si è affermata a tal punto che viene ancora utilizzata anche in copie di documenti del XV e XVI sec.: 35j/T/Es 35j/T/Zs N
Frel Σ O 16,60 0
35j/II/Es 35j/II/Zs Frel Σ O -1 15
35j/III/Es 35j/III/Zs
Frel Σ O 27,88 45
35j/IV/Es 35j/IV/Zs
Frel Σ O 38,74 9
35j/V/Es 35j/V/Zs
Frel Σ O 9,20 5
Frel 3,06
22
19,43
0
-1
2
5,81
4
18,40
4
33,22
12
36,00
10
51,75
0
-1
6
317,80
0
-1
4
90,97
0
-1
4
126,78
0
0
0
0
0
-1
4
553,25
0
-1
3/CF
10
104,64
0
0
0
0
9
2122,64
0
0
1
10,95
4
146,15
0
0
0
0
4
228,44
0
-1
0
-1
4/SV
7
67,67
0
-1
0
-1
4
358,42
0
-1
3
33,98
12
192,49
0
0
0
-1
0
-1
0
0
12
416,67
2/GE
135
ΣO 74
35j/I/Es 35j/I/Zs
Per 20/PC cf. Zancani (1997a, 488): «ALTERI > ot, ma al singolare anche atro».
344
35j/T/Es 35j/T/Zs ΣO 5/MC 6/TO 20/PC 23/MO
35j/I/Es 35j/I/Zs
Frel Σ O
35j/II/Es 35j/II/Zs Frel Σ O
35j/III/Es 35j/III/Zs
Frel Σ O
35j/IV/Es 35j/IV/Zs Frel Σ O
35j/V/Es 35j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
1
9,38
0
0
1
41,49
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
1
6,37
0
0
0
-1
0
-1
1
14,56
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
2
85,11
0
0
0
-1
2
399,20
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26
347,97
0
0
2
106,67
24
465,03
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
1
4,03
0
-1
1
13,87
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
29/VE
3
7,79
0
-1
3
24,15
0
-1
0
-1
0
-1
2
53,81
0
-1
2
161,16
0
-1
0
0
0
0
1
4,96
0
-1
1
20,82
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
4
16,16
0
-1
0
0
4
65,58
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
8
27,66
0
-1
1
19,56
2
25,90
4
47,97
1
13,02
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
30/ZR 32/PD 37/UD
Tab. 37: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 35 e di Frel35 nei subcorpora Es e Zs
b) Cr. 36: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con + cons. vs. tosc. + cons. Come quella in nella parola ALTER anche questa monottongazione è testimoniata per la prima volta a 29/VE, all’inizio del XIV sec.: 29 / 1308 = en otra visa no eba niente de co che io li laso et siame strabuido duto per anema ‘in altra guisa’ (i.e. ‘in altra maniera’); sia ala condicion che sé l’otri e per quella maniera che li sia e (in una co. del 1310): 29 / (1309) = in lo monestero et in otro monestero co ela stese ben ‘in un altro monastero’. Le successive corrispondenze cronologiche e diatopiche non sussistono tuttavia, come ci si potrebbe aspettare, con lo sviluppo AL + cons. > a + cons. e il suo fulcro in Liguria, bensì – poiché nel CorPS DEF attualmente mancano ancora attestazioni per il cr. 24 formulato in maniera generale (Il nesso tonico lat. AL + cons. è reso con + cons. vs. tosc. + cons.) – con lo sviluppo AL + cons. > ol + cons. (cf. supra 2.3.3.2c e infra 2.3.4.2e). Si può infatti osservare che la grafia viene man mano eliminata nel suo centro di irradiamento veneziano, mentre si diffonde nel territorio della Serenissima (36/VR: 36 / 28.2.(1356) = per l’una de le parte a l’otra) e ai suoi confini si conserva fino al XV sec.: 13/BS: 13 / 1412 = cum tug i oter sang martir ‘con tutti gli altri santi martiri’; 13 / (28.7.1429) = Quey diner i quay e te presté l’oter dí, rendiemi al plu tost che tu poré ‘l’altro giorno’;136 12/BG: 12 / (1484) = Chi sa mey questa cosa como so mi e Antoni di Bruney e i oter stemadur chi era com tut nu a fà el stem de la val? ‘gli altri stimatori’. Nelle città appena citate anche Dabs36/j/T/G 136
Cf. a questo proposito Bonelli/Contini (1935, 142): «ÀLT: oter e olter».
345
è positivo: 29/VE: +7,11; 36/VR: +7,02; 13/BS: +3,60; 12/BG: +1,70 (cf. la cart. 70 a pag. 532). Quanto constatato si inserisce bene nelle riflessioni a cui si è accennato supra al paragrafo 2.3.3.3 riguardo allo sviluppo AL + cons. > au(l) > o(l) + cons. come innovazione veneziana dotata di prestigio, che si conserva ai margini dell’area di influsso veneziana, mentre il centro di innovazione stesso è già passato ad . A 5/MC è invece documentata un’unica attestazione, che, tuttavia, provoca lo stesso un valore Dabs lievemente positivo: 5 / 15.4.1350 = salvo sicomo se metesse a li otri citain auno consideration a le loro facultae ‘agli altri cittadini’ (+0,51). La tab. 38 (visualizzata nelle cart. 68 e 69 alle pag. 529–530) consente una visione d’insieme della diffusione diatopica/diacronica del criterio: Frel36/j/I/G Frel36/j/II/G Frel36/j/III/G Frel36/j/IV/G Frel36/j/V/G ΔI>II
Frel36/j/T/G
N 5/MC 12/BG 13/BS 29/VE 36/VR
-1 0 0 -1 -1 -1
4,47 9,16 10,35 44,91 21,32 36,34
13,60 41,49 33,68 -1 65,88 -1
3,64 0 -1 83,44 -1 -1
7,25 0 -1 0 -1 87,43
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
--
--
---
0,51 -1 8,93 -1 -1 -1
Tab. 38: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel36 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel36/N/T/G = 4,47
Nelle copie il cr. 36 presenta un’unica occorrenza. La copia in questione del documento 29 / (1309) è stata redatta già nel 1310 ed è quindi coeva: 36j/T/Es 36j/T/Zs N 5/MC 12/BG 13/BS 29/VE 36/VR
ΣO 24
36j/I/Es 36j/I/Zs Frel Σ O 5,39 0
36j/II/Es 36j/II/Zs Frel Σ O -1 11
36j/III/Es 36j/III/Zs
Frel Σ O 20,44 9
36j/IV/Es 36j/IV/Zs
Frel Σ O 6,89 4
36j/V/Es 36j/V/Zs
Frel Σ O 4,09 1
Frel 0,61
1
0,88
0
-1
1
2,90
0
-1
0
-1
0
1
9,38
0
0
1
41,49
0
0
0
0
0
-1 -1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
3
19,73
0
0
2
62,99
0
0
0
-1
1
16,17
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
4
67,72
0
-1
0
0
0
0
4
83,44
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
8
20,78
0
-1
8
64,41
0
-1
0
-1
0
-1
1
26,90
0
-1
1
80,58
0
-1
0
0
0
0
8
41,61
0
-1
0
-1
8
100,91
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
Tab. 39: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 36 e di Frel36 nei subcorpora Es e Zs
c) Cr. 37: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con o + cons. vs. tosc. + cons. Come per a + cons., anche nel caso di au + cons. le attestazioni nel caso specifico di precedono di alcuni decenni quelle del criterio formulato genericamente (cf. supra 2.3.3.2b). La prima testimonianza originale proviene da 30/ZR e risale all’ultimo quarto ALTER
346
del XIII sec.: 30 / 30.9.(1284) = Ver è ke l’aotro dì ser M. sì clamà lo paron e lo noclero ‘l’altro giorno’. Gli esempi diventano tuttavia più frequenti solo nella s.m. del XIV sec. a 29/VE: 29 / (1300) (3) = Tuto l’autro dela sovar vel supradita parte o poco o asai volo ch’elo sia dato ali poveri, Dela autra parte deli mei beni volo che sia dato lib. IIJ a lor; 29 / 20.2.1307 = sì media lib. quatro per anema sovra l’autro ordenamento; 29 / 16.2.1316 = l’una sia fata in la (con)trada de sen Pantalon et l’autra in senta Marina. Con questo quadro cronologico e geografico sarebbe compatibile anche la prima attestazione in assoluto del criterio a 31/AP, qualora questa sia dovuta alla trascrizione del documento redatta a Venezia nel 1291–92: 31 / 4.8.1207–24.6.1208 [24.6.1208] = farve honor et de farve aplasir sempre, et meglo a voi qe ad aotra gente ‘altra gente’. Se però la grafia risalisse all’originale, sarebbe anomala sotto ogni aspetto nella sua unicità cronologica (primo decennio del XIII sec.) e diatopica (31/AP) e potrebbe essere spiegata da un contatto diretto col francese nelle città del Medio Oriente (cf. supra la n. 119).137 Le ultime attestazioni per , derivano, al contrario delle prime, ma in conformità con il cr. 25 formulato genericamente, dalla zona orientale dell’area di ricerca: 5/MC: 5 / 13.6.1461 = la medietà al prefacto illustrissimo duca et l’autra medietà a mi proprio chi recevo l’otragio ‘l’altra metà’; 4/SV: 4 / 16.3.1474 = Con hobigo de far le scripture e autre cose sote la forma digamo de sota; 6/TO: 6 / (sec. XV s.m.) [1475] (1) = en li sayt orden, en matrimonij, en rechius, en hernitage e en autra sancta vita; en carcere e en alcuna autra desconsolacion. Ne risulta dunque la seguente distribuzione delle prime e delle ultime attestazioni:138 città 30/ZR
data prima attestazione
data ultima attestazione
30.9.(1284) Ver è ke l’aotro dì ser M. sì clamà lo paron e lo noclero ‘l’altro giorno’
29/VE
(1300) (3) Tuto l’autro dela sovar vel supradita parte o poco o asai volo ch’elo sia dato ali poveri, Dela autra parte deli mei beni volo che sia dato lib. IIJ a lor
16.2.1316 l’una sia fata in la (con)trada de sen Pantalon et l’autra in senta Marina
6/TO
25.7.1321 o veyrament alchun aotr seyn ‘alcun altro segno’
(sec. XV en li sayt orden, en s.m.) [1475] matrimonij, en rechius, (1) en hernitage e en autra sancta vita; en carcere e en alcuna autra desconsolacion
36/VR
28.2.(1356) e che tuto l’aotro guagno che avançarà ogni anno debio fir partì en tre parte ‘tutto l’altro guadagno’138
137
138
Per chiarire meglio la questione occorrerebbe anche un’analisi sulla presenza di in testi letterari antichi. Riteniamo inoltre necessario verificare anche l’unica attestazione 29/ 30.9.1253 = da un ladi Dominissel(o) de Çan Clementi, da l’aultro li heredi de Iacomin de Maran, da un cavo et da l’autro la via in un documento che altrimenti presenta (ben 95 volte!) solo la forma . Per 36/VR è presente un’attestazione anteriore, ma trasmessa tramite copia (1348): 36 / 16.1.1324 = da l’un cavo ser Antonio, da Guxolengo, da l’aotro cavo tene Cordino da pastrengo ‘dall’altro capo’(i.e. ‘estremità’).
347
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
5/MC
10.1349 sia promiso et si promete che lor, ni autri de lor, ni alcum de lor, farà, cercherà, tracterà
13.6.1461 la medietà al prefacto illustrissimo duca et l’autra medietà a mi proprio chi recevo l’otragio
4/SV
(12.1382) lo quarto de la monea debia aver per tuto lo meisse de zugno et l’autro quarto en lo coren de aosto; la quar pila si se faza auta su quela propria si como elera autra vota con bona cacina
16.3.1474 Con hobigo de far le scripture e autre cose sote la forma digamo de sota
19/TN
(1390 ca.) brente, secle e autri [1390] ordegni, scudelle, tayeri del valor de IJ ducati
2/GE
24.9.1392 Per fidarme tropo de autri, me lasai trare lo mio de le mani; tra uno modo e uno autro, ne restai disfato
14.11.1399 dare auxilio, consiiho, forza e favore a meser lo governatore e a lo podestà e a ogni autro mestato
Il cr. 37 presenta nel complesso 91 attestazioni, un numero nettamente superiore ai 20 esempi documentabili per il cr. 25 formulato genericamente (cf. la tab. 40 e la sua visualizzazione nelle cart. 71 e 72 alle pag. 533–534). In confronto al cr. 25 non solo le prime attestazioni, ma anche l’apice di frequenza è anticipato di un periodo e si trova già nel II periodo di analisi: Frel37/j/T/G Frel37/j/I/G Frel37/j/II/G Frel37/j/III/G Frel37/j/IV/G Frel37/j/V/G
N 2/GE 4/SV 5/MC 6/TO 19/TN 29/VE 30/ZR 31/AP 36/VR
Tab. 40: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel37 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel37/N/T/G = 16,28 37j/T/Es 37j/T/Zs N
ΣO 85 6
348
37j/I/Es 37j/I/Zs
Frel Σ O 19,07 5 5,30
1
37j/II/Es 37j/II/Zs
Frel Σ O 34,10 22 8,58
2
37j/III/Es 37j/III/Zs
Frel Σ O 40,89 33 5,81
0
37j/IV/Es 37j/IV/Zs
Frel Σ O 28,41 19 -1
3
37j/V/Es 37j/V/Zs
Frel Σ O 19,41 6 24,92
0
Frel 3,68 -1
37j/T/Es 37j/T/Zs ΣO 2/GE
37j/I/Es 37j/I/Zs
Frel Σ O
37j/II/Es 37j/II/Zs Frel Σ O
37j/III/Es 37j/III/Zs
Frel Σ O
37j/IV/Es 37j/IV/Zs
Frel Σ O
37j/V/Es 37j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
23
119,03
0
-1
0
-1
23
545,54
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
3
29,00
0
-1
0
-1
2
179,21
0
-1
1
11,33
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
5/MC
20
187,69
0
0
17
705,39
0
0
0
0
3
36,38
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
6/TO
24
152,99
0
0
3
162,34
0
-1
19
276,69
2
32,35
3
90,94
0
0
0
0
0
0
3
100
0
-1
6
15,58
4
51,89
2
16,10
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
1
4,96
1
78,37
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
32,36
1
54,50
0
0
0
-1
0
-1
0
0
5
26,01
0
-1
0
-1
5
63,07
0
-1
0
-1
2
71,63
0
-1
2
144,40
0
-1
0
0
0
0
4/SV
29/VE 30/ZR 31/AP 36/VR
Tab. 41: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 37 e di Frel37 nei subcorpora Es e Zs
Dalle sinossi si evince uno spostamento dell’uso di dalla zona orientale a quella occidentale dell’area investigata. Qui sono concentrati anche i valori Dabs38/j/T/G fortemente positivi (cf. la cart. 73 a pag. 536): 6/TO: +23,91; 2/GE: +19,34; 5/MC: +18,22. Incorporando i dati sull’utilizzo di au primario (cf. supra 2.3.2.2a), è possibile delineare uno scenario a cui si è già fatto cenno supra (cf. 2.3.3.3): nell’area veneziana (29/VE, 30/ZR, 31/AP), nel XIII sec. e all’inizio del XIV, le grafie , per au primario ( o prima di quello ALT > au (> a). Questa successione concorda con la grammatica storica del ligure, dove troviamo ALT > aut > at (cf. Rohlfs 1966, 342), ed è inoltre confermata dalla distribuzione dei corrispondenti valori Frel nelle località liguri. Il terzo fulcro della grafia è 6/TO, che ha monottongato AU > o (eccetto nei latinismi grafici, cf. supra 2.3.2.2a) prima di ALT > au, ma ha mantenuto au secondario. a) Cr. 38: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con + cons. vs. tosc. + cons. Questa grafia è documentata esclusivamente nel documento 29 / 30.9.1253 = da l’aultro cavo la via ‘dall’altro capo’ (i.e. ‘estremità’) (Σ O38 = 95; Frel38/N/T/G = 17,00). Di 139
Cf. Stussi (1995a, 129) per 29/VE: «Il dittongo AU mostra, accanto all’esito o, una persistenza probabilmente non solo grafica (auro) che si incontra con quella di au secondario frutto della velarizzazione di L nel tipo autro ‘altro’».
349
conseguenza solo 29/VE presenta un valore Dabs38 (fortemente) positivo pari a +87,82 (cf. la cart. 74 a pag. 537). Questa grafia è difficile da valutare, essendo isolata (hapax di un unico scrittore?); è degno di nota tuttavia il fatto che si inserisca bene, dal punto di vista cronologico, nella serie di sviluppi da noi ipotizzati sulla scia di Rohlfs (1966, 66) e Tuttle (1991, 577) (cf. supra 2.3.3.1) per AL + cons. > aul + cons. > au + cons. [> o + cons.] > al + cons. [> a + cons.] e ol + cons. e) Cr. 39: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con + cons. vs. tosc. + cons. Le prime attestazioni relative a questo criterio sono limitate, come quelle del criterio formulato in maniera più generale (cf. supra 2.3.3.2c), a 29/VE: 29 / 15.8.1291 = che ne noi ni oltri sia ingannati ‘ne noi ne altri’; 29 / 7.5.1299 = Così fé alo nostro seno, tolé li vostri quaderni et vedé l’uno per me’ l’oltro ensenbre; 29 / 10.6.1300 = Çanin so frar da una parte e Marin de Deolavarda da l’oltra parte; 29 / 14.12.(1300) = s’eli avea abudo ni avea a far d’oltra charta ad ensenbre ‘un’altra carta’ (i.e. ‘un altro documento’). A 29/VE la grafia è documentata fino all’inizio del Quattrocento: 29 / 18.12.1405 = i mie’ drapi d(e) lan e tute le oltre chosse d(e)l mio. L’ultima testimonianza proviene però dalla zona periferica della sfera di influsso veneziana: 13/BS: 13 / 1412 = tug i olter consecreth ay to servisio ‘tutti gli altri consacrati al tuo servizio’; cum tuti li oltri sancti de De ‘con tutti gli altri santi di Dio’: 140141 città 29/VE 36/VR
31/AP 13/BS
data prima attestazione 15.8.1291 che ne noi ni oltri sia ingannati
data ultima attestazione 18.12.1405 i mie’ drapi d(e) lan e tute le oltre chosse d(e)l mio
28.2.(1356) questa compagnia fata per lo dito Maistro Auatin per l’una de le parte, e ’l dito Çuano Agresto noaro per la oltra parto ‘per l’altra parte’140 24.9.1358 segondo l’oltro comandamento 1412 tug i olter consecreth ay to servisio; cum tuti li oltri sancti de De141
I parallelismi con il cr. 26 formulato genericamente sono evidenti: anche nel caso specifico di ALTER, la grafia è ben marcata a livello diatopico (18 delle 24 attestazioni complessive riguardano 29/VE) ed è quindi in contrasto con AU > , relativamente ubiquitario (cf. supra 2.3.2.2e); anche in questo caso la grafia compare per la prima volta a 29/VE ed è ivi attestata con continuità fino all’inizio del XV sec.; anche in que-
140
141
Queso esempio isolato per 36/VR è dubbio, visto che nell’edizione dello stesso testo Cipolla (1887, 52) trascrive: per l-aotra parto. Nella tabella manca l’attestazione trasmessa solo tramite copia (del 1720) per 12/BG: 12 / 1313 = Et qui contrafarà pagi bando per cadauna fiada impriali sie […] et oltratanti ne pagi quelli, i quali de chi sará el molino ‘altrettanti’.
350
sto caso si diffonde soprattutto verso la zona occidentale ai margini della Terraferma (cf. la cart. 75 a pag. 539): Frel39/j/T/G Frel39/j/I/G Frel39/j/II/G Frel39/j/III/G Frel39/j/IV/G Frel39/j/V/G
N 12/BG 13/BS 29/VE 31/AP 36/VR
4,29 3,45 22,45 42,64 8,39 4,54
30,40 0 -1 92,04 -1 -1
10,20 16,84 -1 58,56 -1 -1
2,90 -1 0 18,59 31,46 10,93
2,73 -1 41,72 11,03 -1 -1
-1 -1 -1 -1 -1 -1
ΔI>II
ΔII>III
ΔIII>IV
---
---
-
ΔIV>V
--
---
--
Tab. 42: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel39 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel39/N/T/G = 4,29
La cart. 77 a pag. 542 con i valori Dabs39/j/T/G positivi (29/VE: +16,19; 13/BS: +1,62; 31/AP: +0,98) presenta dei parallelismi abbastanza evidenti con le cart. 49 (AL + cons. > ol + cons.) e 64 (ALTER > oter): si può quindi riproporre la spiegazione data in precedenza secondo la quale ALT > au(l)t > o(l)t sarebbe un’innovazione veneziana dotata di prestigio, che è stata conservata nelle aree «laterali» di influsso veneziano, mentre nel centro di irradiamento stesso è stata progressivamente eliminata. f) Cr. 40: Il nesso AL + cons. nell’etimo lat. ALTER/Ī/A/AE è reso con , + cons. vs. tosc. + cons. Le complessive 17 attestazioni di questo criterio (Frel40/N/T/G = 3,04) sono ristrette a 6/TO, dove tuttavia si presentano ripartite quasi nell’intero arco cronologico investigato (7 nel II periodo, 6 nel IV e 4 nel V periodo): 6 / 25.7.1321 = e con tuit gl-aitr de la lor parentela ‘con tutti gli altri’; per chuna vota otra tute ly aitre e singule peine ‘oltre le altre pene’; 6 / (sec. XV p.m.) [1425] (1) = E se la fusa alcun lo qual acusesa lo prior on uno altro de gl’eytri;142 6 / (sec. XV p.m.) [1425] (2) = e gl’eytri vognen disant bone oracion per gli mort (co. coeva); 6 / (1446) = He avent vist tute aytre cose le qual em le predicte promixion si son stayta de veer; 6 / (sec. XV s.m.) [1475] (1) = salvament de le nostre anime e bon exempi a tute aytre persone. I valori Frel corrispondenti sono: Frel40/N/T/G = 3,04; Frel40/6/T/G = 89,54; Frel40/6/II/G = 378,79; Frel40/6/IV/G = 60,81 e Frel40/6/V/G = 61,72. Ne deriva per 6/TO un valore Dabs40/6/T/G positivo pari a +16,42 (cf. la cart. 78 a pag. 543). Per l’Emilia invece, in cui l’odierna e in eter ‘altro’ (e forme parallele) è evidentemente un’evoluzione dell’antico *ai- (cf. supra 2.3.3.1), non è stato possibile trovare delle attestazioni medievali di questa grafia. 2.3.4.3 Confronto con i dati dialettali moderni Per il confronto con i dati dialettali moderni ci siamo serviti delle due cartine AIS 350/ieri l’altro e 1444/l’altro raccoglie. I singoli esiti del nesso ALT- diversi dall’ita-
142
Per la vocale tonica cf. Gasca Queirazza (1966a, 60): «Condizionato dalla vocale [secondaria] seguente, piuttosto che metafonetico, appare l’esito di ALTERI in eytri».
351
liano standard alt- appaiono così distribuiti: a (cf. la cart. 80 a pag. 544) a 185/SV, 159/AL, 427/FE e 339/UD con una congruenza con i valori Dabs35/T/G positivi di 4/SV e 37/UD. o è attestato solo a 227/SO (cf. la cart. 82 a pag. 545), ciò dipende però soltanto dal fatto che nelle cart. AIS citate mancano le risposte per 246/BG, 256/BS e 288/MN, come si può dedurre dalle attestazioni di nelle immediate vicinanze (245/Stabello, 247/Monasterolo del Castello; 254/Martinengo, 258/ Limezzane-Sant’Appollonio; 286/Bozzolo, 289/Bagnolo San Vito), si può quindi ammettere una congruenza con i valori Dabs36/T/G positivi di 12/BG e 13/BS.143 au è presente a 190/MC, 155/TO e 149/VC (cf. la cart. 84 a pag. 546), in accordo con i valori Dabs37/T/G positivi di 5/MC e 6/TO (la non-congruenza con 178/GE e 185/ SV è di nuovo spiegabile con l’ulteriore sviluppo auter > ater, mentre 371/VR ha reintrodotto alter). ol compare solo a 275/LO (cf. la cart. 88 a pag. 548; e inoltre nei punti AIS adiacenti 263/Rivolta d’Adda e 274/Sant’Angelo Lodigiano), ma non nei punti veneti della rete AIS-RED, dando quindi nuovamente l’impressione di uno «spostamento a occidente» di questo tratto. Le varianti e , infine, non sono attestate per alcuna località nella rete AIS-RED (cf. le cart. 86 a pag. 547 e 90 a pag. 549).144 Pur tenendo conto del fatto che ai in Emilia nel frattempo si è sviluppato in e, permane un’evidente incongruenza tra le aree medievali e quelle odierne di questa forma. 2.3.4.4 Riepilogo Il quadro risultante dalle scriptae settentrionali in relazione allo sviluppo di + cons. (cf. 2.3.3.2) viene completato dalla parola ALTER in modo triplice: da un lato, per questo etimo esistono tre ulteriori esiti grafici (, , ), dall’altro, ALTER dispone di attestazioni anteriori per i singoli criteri, infine, per ALTER un criterio () appare più ampiamente diffuso che nel contesto generale di AL + cons. L’incongruenza tra l’area dei valori Dabs positivi per le forme o(l)t da ALT e quella della diffusione odierna di questa pronuncia è stata motivata, come nel paragrafo 2.3.3.3, con il fatto che o(l)t era una forma veneziana dotata di prestigio, che si è conservata ai margini dell’area di influsso veneziana, mentre nel centro di irradiamento è stata progressivamente eliminata. L’area di au, oggi meno estesa in confronto alla sua documentazione nelle scriptae, è stata tra l’altro ridotta dallo sviluppo au + cons. > a + cons. nel ligure. Una parte consistente della Padania, in particolare il Veneto, ha tuttavia ripristinato al + cons. AL
143
144
Cf. anche Lurati (1988, 487): «Velarizzazione di a davanti a l + cons.: [...] a Milano prevale àlter, berg. oter». Tuttle (1991, 580) cita alcune forme in aul al di fuori della nostra area di ricerca per Trin, in Surselva.
352
2.3.5. Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per CE, CI lat. in posizione iniziale + postconsonantica145 2.3.5.1 Contesto fonetico storico Nel toscano e nella lingua standard i nessi lat. CE, CE in posizione iniziale e dopo consonante generano l’affricata prepalatale [č] (cf. Rohlfs 1966, 201).146 Nell’Italia settentrionale, tuttavia, lo stadio fonetico [č] si è mantenuto solo in alcune aree periferiche (Valsesia, parti del Ticino e, sporadicamente, nella Liguria occidentale e nel Friuli).147 Già nel Medioevo ebbe luogo la sua evoluzione nell’affricata postdentale [ts], che a sua volta è sopravvissuta solo in alcune aree laterali: nelle Alpi liguri, a Ormea (Piemonte meridionale), nelle colonia linguistica genovese di Bonifacio (Corsica), nonché in parti del Friuli148 e dell’Istria (cf. Rohlfs 1966, 201 e la cart. 102 a pag. 563). Nel resto dell’Italia settentrionale si è verificato un ulteriore sviluppo: in parti del Veneto, dell’Istria e nel bergamasco orientale, [ts] si è evoluto verso la fricativa interdentale sorda [θ]; nell’area rimanente (Riviera ligure, Piemonte, Emilia-Romagna, Venezia), [ts] ha perso il suo elemento occlusivo, diventando sibilante. Nella Lombardia gli esiti oscillano tra [s], [š] e [č].149 Nel bergamasco occidentale questa [s] passa ad [h] assieme alla [s] primaria (cf. Rohlfs 1966, 203). Il lombardo alpino presenta [š], l’emiliano [Ñ], il romagnolo [ŝ]. Nel sostrato dialettale generatore si può quindi ipotizzare uno sviluppo prescritturale di [č] in [ts] e uno sviluppo scritturale (tipizzato) [ts] > [s] risp. [ts] > [θ].150 Mentre 145 146
147
148
149
150
Cf. le cart. 91–104 alle pag. 551–564. Rohlfs (1966) utilizza il simbolo [ć], noi invece [č], come del resto la maggior parte della letteratura sui singoli centri scrittori. Se nel toscano e nell’italiano standard è presente [ts], si tratta in genere di un influsso del provenzale o del francese (dolze, merzè) (cf. Rohlfs 1966, 378). La conservazione dell’affricata rientra tra i tratti costitutivi del geotipo retoromanzo (cf. Ascoli 1873, 337). In posizione postconsonantica [č] si è conservata in un’area più vasta che in posizione iniziale, cf. mil. forčela, porčel (cf. Rohlfs 1966, 378; Petracco Sicardi 1995, 117). Riguardo al friulano cf. Benincà (1995, 53): «Gli esiti delle velari davanti a vocali palatali (lat. ce, ci), sempre in posizione iniziale o postconsonantica, si distribuiscono oggi fra una area conservativa, ce, ci, un’area innovativa, se, si, e un’area intermedia, tse, tsi». Secondo Rohlfs (1966, 202) la [č] oggi predominante in posizione iniziale, ad es. nel milanese, sarebbe da attribuire a un crescente influsso della lingua standard. Nel francese il passaggio [ts] > [s] viene collocato intorno al 1200 (cf. Rheinfelder 1976a, 164). Nell’Italia settentrionale esso sembra essere comparso più di un secolo dopo, come risulta dal veneziano, in cui al tempo di Dante le affricate erano ancora mantenute: «[Il veneziano al tempo di Dante] possedeva 26 fonemi, cioè due in più di quanti ne possegga ora perché non si erano ancora assibilate le affricate dentali sorda e sonora di forme come maço ‛maggio’, çente ‛gente’, çità ‛citta’ ecc.; esse erano anzi fonemi di notevolissima frequenza, pari almeno a quella che avevano nel genovese antico» (Stussi 1966, 113). Il processo di defonologizzazione deve tuttavia esser incominciato già nel XIV sec. e ha portato, attraverso uno stadio con «costrittive dentali forti /s, z/», a una definitiva coincidenza con /s, z/ alla fine del XVII sec.: sento = ‘cento’ + ‘io sento’ (cf. Zamboni 1988, 527). Sull’età dell’interdentale G.B. Pellegrini (1966, 101) si esprime così: «Per la sezione padovana, vicentina, trevisana e bellunese mi pare invece di poter affermare che tale articolazione è attestata per lo meno a partire dal sec. XII (forse anche prima) […]».
353
però il passaggio alla sibilante è ben attestato, per l’interdentale non è stato possibile rinvenire grafie dirette.151 Parimenti, anche il passaggio alle varianti sibilanti ([Ñ] e [š]) e fricative ([ŝ], [h] e [f]), avvenuto successivamente in più dialetti, non ha trovato alcuna espressione grafica nelle scriptae.152 2.3.5.2 Analisi scrittologica a) Cr. 94: CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica sono resi con + vs. tosc. + Le prime attestazioni originali di in questo contesto risalgono al periodo tra il XIII e il XIV sec., ma fino alla metà di quest’ultimo rimangono sporadiche: 13/BS: 13 / (1293) = atendando zertamente che voluntera adimplerò tuti le tui voluntate ‘certamente’; 20/PC: 20 / (prim. del sec. XIV) [1310] (1) = Dolze amore meo, cum speranza. Lo De’ de l’amore intanto me tormenta ‘dolce amor mio’; 31/AP: 31 / 6.6.1324 = entro Franzeschin Querini quondam Karli da una parte et Zan Michiel Scarzo e Marco Dandolo de Sen Muse dall’altra parte s’incorse algune parole e fatti ‘Franceschino’; 12/BG: 12 / (sec. XIV p.m.) [1325] = E chi contrafarano non fiza tenuti in ela compagnia e deberano fir canzelati de la matricola ‘debbano essere cancellati’; 31/AP: 31 / 27.9.1334 = ch’io page per mia volontade sicho sé vero et zerto ‘certo’; 36/VR: 36 / 23.10.1346 = E questo fia a le spese di diti communi de Breoni et de Dolzè ‘Dolcè’ (top.). Le ultime testimonianze raggiungono la fine del periodo investigato: 29/VE: 29 / 20.7.1500 (3) = la dolcissima letera vostra; Ben che prima manderò Franzescho per intender el tuto; 37/UD: 37 / (1502 ca.) = li turchi romperino el campo […] et tolsino la zitadella apresso el Lisunzo ‘cittadella’; 4/SV: 4 / (11.1503) = La distinctione de li loghi de maiore provento e di minore la ha data frederico canzelero ‘cancelliere’; 18/BN: 18 / 2.1.1515 = It. p(er) la zena dii privido qu(n)do i fè ca(n)tà lo vespro ‘cena’; 16/MN: 16 / 21.9.1521 = pur ch(e) ’l no(n) se accorda el papa como franzosi ala ruvina d(e) venetiani ‘francesi’; 14/CR: 14 / 24.3.1525 = metta la bolletta suoa in la bisola biancha venzendo, et che vol il contrario quella ponghi nella bisola rossa perdendo ‘vincendo’; 19/TN: 19 / (30.5.)1525 = lè da dimandare la serenità Principe, che simili luoghi sicuri in li ditti paesi in parte siano scanzelatj et cassati ‘cancellati’ (i.e. ‘eliminati’). Il seguente prospetto illustra la distribuzione dettagliata di prime e ultime attestazioni:153154155156157
151
152
Come dimostrato da Pellegrini (1966, 102), l’interdentale nelle scriptae è documentabile solo indirettamente in base allo scambio dei grafemi / , . Non abbiamo tuttavia tenuto conto di questa variazione nella nostra lista dei criteri da analizzare. Nel caso di [h], ciò sembrerebbe indicare uno sviluppo postscritturale, poiché per questo suono le scriptae avrebbero avuto a disposizione un grafema adeguato (anche se tale argomento non è decisivo).
153 154 155 156 157
354
città 13/BS
20/PC
31/AP
data prima attestazione (1293) atendando zertamente che voluntera adimplerò tuti le tui voluntate ‘certamente’ (prim. del Dolze amore meo, cum sec. XIV) speranza. Lo De’ de [1310] (1) l’amore intanto me tormenta ‘dolce amor mio’
6.6.1324 entro Franzeschin Querini quondam Karli da una parte et Zan Michiel Scarzo e Marco Dandolo de Sen Muse dall’altra parte s’incorse algune parole e fatti
12/BG
(sec. XIV E chi contrafarano p.m.) [1325] non fiza tenuti in ela compagnia e deberano fir canzelati de la matricola ‘cancellati’
36/VR
23.10.1346 E questo fia a le spese di diti communi de Breoni et de Dolzè (top.)
37/UD
(1357) Per doi star di zesera comperada per lo gustar, mezza marca di den. ‘cicera’
26/IL
153
22.10.1362 e de tuti i suoi santi e sante de zielo ‘cielo’; signore meser Roberto di gl’Aleduxi vicario de la zita de Ymola ‘città’, II vizole rote zenza zirchi e marze ‘cerchi’
data ultima attestazione (1431) Item per dova para di guanti uno per lo canzelero de messero lo podestato ‘cancelliere’ (f. sec. XIV– primissimi a. ‘400) [1400]
La caza faga day cazador cu(m) ca(n) da horma e cu(m) leurèr è stada fadigosa per aur cors d(e) zà, d(e) là ‘di qua, di là’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163)
10.9.1451 in la testa mia, et in la spada che io me zenço ‘cingo’
(1478) uno caval e uno car, per lo arat, erpes, zof e coverti, timonzeli e zocola ‘timoncelli’; Monta libri dusent, zinquanta soldi VII diner ‘cinquanta’153 8.8.1375 monta questo rexidio de zercha 640 libre ‘circa’ (1502 ca.) li turchi romperino el campo […] et tolsino la zitadella apresso el Lisunzo 19.11.1494 li modi et portamenti sinestri usati verso voi da questi Franzosi ‘francesi’
Nei testi trasmessi tramite copia sono presenti ulteriori attestazioni: 12 / 1313 = Et che li consoli debiano aver de lo aver, zovè de salario dal dito comun soldi zinqui ‘cinque’; si pagi e debia pagar a lo dito comun per cadauna fiada soldi zinque ‘cinque’ (co. del 1720); 12 / 22.3.1512–20.4.1513 [20.4.1513] = dove stessimo 5 giorni per aspetar le zente d’arme franzese ‘francese’ < afr. franceis (DELI 2, 455) (co. della s.m. del XVI sec.).
355
città 17/PV
30/ZR
data prima attestazione (1370 ca.) nu se diremo [1370] devotamente zinque paternostri et avemarie in memoria de le soe santissime piaghe ‘cinque padrenostri’ 8. / 9.3.1373 Item zerzeli para XI [9.3.1373] de arzento ‘cercelli’ (i.e. ‘orecchini’) < CIRCELLU (DEI 2, 863)
14/CR
31.1.1388 poseno quello (2) desobidiente et la famillia di quello far torre ciove canzelarllo del ditto paradegho ‘cancellarlo’
19/TN
(1390 ca.) It. la carn dun porzel [1390] ‘porcello’ (i.e. ‘maiale’); It. 1 zentener da olio de larexe ‘centinaio’ (i.e. ‘quintale’)
6/TO
data ultima attestazione (f. sec. XIV– la facile e tostana i. sec. XV) benediction de la toa [1400] dolze benignitade ‘dolce’154
(1419) La vela del zopulu cum tuto lo ordì e la zera l. II e I manara ‘cera’155 24.3.1525 metta la bolletta suoa in la bisola biancha venzendo, et che vol il contrario quella ponghi nella bisola rossa perdendo ‘vincendo’ (30.5.)1525 lè da dimandare la serenità Principe, che simili luoghi sicuri in li ditti paesi in parte siano scanzelatj et cassati ‘cancellati’ (i.e. ‘eliminati’)
(f. sec. XIV) Mi ho più de zinguecenti [1390] ducati, vinti soldi men doy dener ‘cinquecento ducati’
1433–1434 el fo prestato al dito [1434] Cagnono per li canzeleri del prelibato ducha de Savoya ‘cancellieri’; como li altri che romaxeno de za day monti ‘di qua’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163)
25/FE
21.7.1391 a uxo dal dicto Francischino da octo agni in za proximi ch’è passà ‘in qua’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163)
(1474) uno chuperturo da chuna de velluto alessandrino fodrato de panze ‘pance’ (i.e. ‘parte della pelliccia’)
16/MN
21.7.1399 le predicte cosse manifestare per scritura a la Canzelaria del prefato magnifico Signore ‘cancelleria’
154
155
21.9.1521 pur ch(e) ’l no(n) se accorda el papa como franzosi ala ruvina d(e) venetiani ‘francesi’
Nei testi trasmessi tramite copia le attestazioni per 17/PV si estendono ulteriormente: 17 / (1340 ca.) [1340] = Ancora che al debia astinerse de la propria muliebre quando vorà recevere lo verace corpo de Cristo almeno per cinque dì inante la recepitone de quello corpo de Cristo e per zinqui dì poxe ‘cinque’ (co. posteriore al 1450); 17 / (post 1450) [1475] (3) = incontinente a lo comandamento de lo prior sia canzelado e axtrato de lo libro e de lo numero de queli de la dita congregatione ‘cancellato’ (co. coeva). Nelle copie viene coperto un arco cronologico più ampio: 30 / 7.1244 = et de non s’impazar mai più nui ne li nostri sucessori della ditta zittà di Zara ‘città’ (co. tardiva); 30 / (23.3.1467) = vender merzenaria falsa ‘vendere merce falsa’ (co. del XVI sec.).
356
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
18/BN
(f. sec. XIV– in memoria de le zinque i. sec. XV) piage delo nostro signiore [1400] ‘cinque’
2.1.1515 It. p(er) la zena dii privido qu(n)do i fè ca(n)tà lo vespro ‘cena’
24/BO
29.7.1401 venga el to nodaro cum quatro o cum zinque fanti ‘cinque’
11.5.1474 le altre arte oltra le quattro predicte: zoè beccari, spetiali, lanaroli, strazzaroli, merzari ‘merciai’
29/VE
4.4.1403 Io Ba(r)ba(r)a […], sana dela me(n)te (et) z(etera) < ET CETERA (DELI 2, 370)156
20.7.1500 la dolcissima letera (3) vostra; Ben che prima manderò Franzescho per intender el tuto
35/BL
(post 1402, Ancora in capiuni tuti ante 1451) i frari debian eser a l [1425] suo logo vestudi non batandosi e debian tuor de zener benedetto da l suo prete ‘cenere’; Unde la divina misericordia influendo supra di peccadori più abundantemente che non sole de la sua dolzeza fe per l’Italia e per tute le parte de l mundo ‘dolcezza’
11/MI
17.8.1426 ma che incontra uno e Todesco laltro Franzoso, laltro di qua, laltro de la ‘francese’
4.5.1477 (2) La matina proxima andassemo a Bologna ove per il Magnifico D. Zohanne e universalmente quili Citadini ze fureno fate grandissime accoglienze ‘ci furono fatte’
32/PD
26.2.1430 sel vegnerà tellaroli merzarieri alle ditte fiere a vendere a scaveço; Et se la pezza fusse tramata lunga et non avesse zinella (cf. DEI 2, 943)157
(1464–1471) habuto coloquio cum [1471] ser Zuan da l’Arzere et ser Bortholomio Zupon ‘Arciere’ (nome)
10/LO
(sec. XV) Dolze Vergene Maria, [1454] regina de castità, che vuy n’avidi mandado da cele in terra la sancta Disciplina
156
157
Un’attestazione trasmessa tramite copia (XIV sec.) è anteriore: 29 / 11.09.1300 = Edome grande meraveia dolze mare de cotante letere che io ve mandadhe ‘dolce madre’. Attestazione trasmessa tramite copia (del 1437) già in: 32 / 1.1273 = Se veramente el pagerà la pena […] per lo qual el serà scripto i(n) co(n)tumatia i(n) lo ditto libro e bando del ditto libro e avrasse fatto canzelare dal dito libro ai doni ‘cancellare’; no(n) possa tuore né debia algun per suo discipollo s’el no(n) è zitadin de Padova ‘cittadino’.
357
città
data prima attestazione
data ultima attestazione
9/NO
(1464–1471) a la quale croce si [1471] (1) volse apozare el dolze Jhesu Christo agnello mansueto al tempo de la sua sanctissima et sacra passione
33/VI
19.1.1480 e die in dita fabricha mettere quareli calzina sabion legname e asse e chiodi ‘calcina’ (i.e. ‘calce’)158
4/SV
(11.1503) La distinctione de li loghi de maiore provento e di minore la ha data frederico canzelero ‘cancelliere’159
158159
(1464–1471) Dolze meser Yhesu [1471] (4) Christe; el si torziva li brazi e la persona ‘torceva’
Dalla seguente tab. 43 (visualizzata nelle cart. 91 e 92 alle pag. 551–552) risulta che il cr. 94 (Σ O94/N/T/G = 357) è una grafia ubiquitaria che raggiunge la sua massima frequenza nel IV periodo, dopo la sua intensa diffusione nel periodo III: Frel94/j/T/G Frel94/j/I/G Frel94/j/II/G Frel94/j/III/G Frel94/j/IV/G Frel94/j/V/G
Nei testi trasmessi tramite copia (XIV sec.) è presente un’attestazione anteriore: 33 / (sec. XIV) [1350] = se non menderà alora debia della matricola esser canzelà ‘cancellato’. Attestazione anteriore, ma trasmessa solo tramite copia (6.12.1494) per 4/SV: 4 / 20.1.1340 = scripta per la man de Bertome de nicherolo scrivam e canzele de lo comun de Saona ‘cancelliere’ < lat. CANCELLĀRIU (DELI 1, 194). Nella tab. manca 34/TV con un’unica attestazione trasmessa solo tramite copia (posteriore al 1403): 34 / 2.7.1387 = e azò che quisti inzendiarii porte la pena che g’è comessa e debita per lo cativo proposito soo […] ‘incendiari’.
Tab. 43: Distribuzione diatopica e variazione diacronica di Frel94 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel94/N/T/G = 63,88
In accordo con i valori Frel più elevati, i valori Dabs94/j/T/G positivi più alti si trovano a 26/IL: +26,88; 19/TN: +25,66; 29/VE: +21,03; 12/BG: +11,49; 14/CR: +10,58 e 37/UD: +8,20 (cf. la cart. 93 a pag. 554).160 Al contrario, le località liguri presentano valori Dabs94/j/T/G chiaramente negativi: 2/GE: -14,36; 4/SV: -8,59; 3/CF: -7,85; 5/MC: -6,98; ciò vale anche per alcune città romagnole e venete: 23/MO: -6,69; 24/BO: -7,02; 28/RN: -7,22; 30/ZR: -9,29; 31/AP: -9,22; 32/PD: -12,60; 34/TV: -6,56; 35/BL: -6,43; 36/VR: -9,06. A questi valori negativi corrisponde, nel Veneto e nella Romagna, una più elevata frequenza di (cf. infra 2.3.5.2b), in Liguria invece di (cf. infra 2.3.5.2c). La Liguria, tuttavia, in questo contesto ha conosciuto anche l’uso di e (cf. Flechia 1886–88, 141), perlomeno nei documenti letterari, dato che nel CorPS DEF al momento mancano ancora testimonianze per il nostro cr. 97 (CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica sono resi con e + vs. tosc. + ). La ripartizione cronologica del cr. 94 appena descritta, con il suo apice di frequenza nel IV periodo di analisi, è indirettamente confermata dal fatto che le attestazioni più antiche sotto l’aspetto cronologico – come si evince dal prospetto relativo alle prime e alle ultime attestazioni – risalgano, nella maggior parte dei casi, a delle copie. Il numero di testimonianze provenienti da copie supera addirittura, nei periodi I e II, quelle degli originali. In questo caso, quindi, la norma successiva si ripercuote in modo netto sulla redazione delle copie: 94j/T/Es 94j/T/Zs N 4/SV 6/TO
160
ΣO 298
94j/I/Es 94j/I/Zs
Frel Σ O 66,86 1
94j/II/Es 94j/II/Zs
Frel Σ O 6,82 10
94j/III/Es 94j/III/Zs
94j/IV/Es 94j/IV/Zs
Frel Σ O 18,59 70
Frel Σ O 60,26 125
94j/V/Es 94j/V/Zs
Frel Σ O 127,71 92
Frel 56,38
59
52,12
9
77,22
19
55,16
5
23,01
10
83,06
16
48,00
1
9,67
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
11,33
1
16,04
0
0
1
60,68
0
-1
0
0
0
-1
8
51,00
0
0
0
-1
1
126,58
7
101,94
0
-1
3
90,94
0
0
0
0
0
0
3
100,00
0
-1
Riguardo a 12/BG cf. Tomasoni (1979, 88): «ce-, ci- > z sorda», per 14/CR cf. Grignani (1980, 66): «Per C palatale: zima, zeparello, zeppo», per 17/PV cf. Grignani/Stella (1977, 133): «Da ce-, ci- a z sorda: zinque, zinquanta».
359
94j/T/Es 94j/T/Zs ΣO 9/NO 10/LO
6
94j/I/Es 94j/I/Zs
Frel Σ O
94j/II/Es 94j/II/Zs Frel Σ O
94j/III/Es 94j/III/Zs
Frel Σ O
94j/IV/Es 94j/IV/Zs
Frel Σ O
94j/V/Es 94j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
114,61
0
0
0
0
0
0
0
0
6
114,61
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
66,67
0
0
0
0
0
0
0
0
2
66,67
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11/MI
6
36,86
0
0
0
0
0
0
4
50,50
2
23,93
2
36,86
0
0
0
0
0
-1
0
-1
2
92,72
12/BG
15
98,65
0
0
4
125,98
0
0
2
34,22
9
145,49
15
108,92
0
0
9
325,62
2
66,67
0
-1
4
79,87
5
84,65
1
952,38
0
0
0
0
4
83,44
0
-1
2
66,67
0
0
2
66,67
0
0
0
0
0
0
14/CR
22
141,39
0
0
0
0
1
26,40
18
234,28
3
73,37
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
16/MN
21
92,85
0
-1
0
0
2
29,84
14
232,75
5
60,03
13/BS
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
17/PV
6
55,48
0
0
0
0
6
106,44
0
-1
0
-1
8
72,89
0
0
3
100
0
0
0
-1
5
63,18
18/BN
10
94,51
0
0
0
0
1
65,06
4
388,73
5
62,38
4
63,77
0
0
0
0
0
-1
4
133,33
0
-1
39
210,23
0
0
0
-1
9
206,42
2
97,75
28
306,18
19/TN 20/PC 24/BO
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
4
170,21
0
0
3
781,25
1
199,60
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
8
32,25
0
-1
0
-1
0
-1
6
212,84
2
54,81
2
108,28
0
-1
0
-1
0
0
2
312,99
0
0
25/FE
7
52,68
0
0
0
0
1
10,97
0
-1
6
875,91
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
37
236,44
0
0
0
0
29
357,85
0
0
8
106,03
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
29/VE
47
122,08
0
-1
0
-1
0
-1
42
463,07
5
92,37
1
26,90
1
101,73
0
-1
0
-1
0
0
0
0
6
29,75
0
-1
0
-1
5
46,52
1
87,11
0
-1
4
39,90
2
470,59
0
-1
0
-1
0
0
2
30,93
5
24,11
0
-1
2
33,05
2
33,26
0
-1
1
32,70
1
32,36
0
-1
0
0
0
-1
1
109,77
0
0
6
24,23
0
-1
0
0
0
-1
5
52,70
1
11,11
30/ZR 31/AP 32/PD
6
43,63
6
82,15
0
-1
0
0
0
0
0
0
33/VI
4
110,90
0
0
0
0
0
-1
0
0
4
121,32
4
66,67
0
0
4
66,67
0
0
0
0
0
0
34/TV
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
1
20,38
0
0
0
-1
1
22,57
0
0
0
0
5
30,06
0
0
0
-1
0
-1
5
85,35
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
3
15,60
0
-1
1
113,25
2
25,23
0
-1
0
-1
2
71,63
0
-1
0
-1
2
163,67
0
0
0
0
35/BL 36/VR
360
94j/T/Es 94j/T/Zs ΣO 37/UD
94j/I/Es 94j/I/Zs
Frel Σ O
94j/II/Es 94j/II/Zs Frel Σ O
94j/III/Es 94j/III/Zs
Frel Σ O
94j/IV/Es 94j/IV/Zs
Frel Σ O
94j/V/Es 94j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
25
86,45
0
-1
0
-1
10
129,52
11
131,93
4
52,10
3
144,09
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
3
224,05
Tab. 44: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 94 e di Frel94 nei subcorpora Es e Zs
b) Cr. 95: CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica sono resi con + vs. tosc. + Contrariamente a , è già frequente nel periodo di riferimento I, dove la maggior parte delle attestazioni spettano a 29/VE: 29 / 30.9.1253 = In Casal deli Orçoli pecia j de terra, da j ladi li Turcli, da l’aultro ladi Pero Badoer (top., cf. Stussi 1965a, 295); 36 / 9.1.1275 = sule logaxu(n) vere da lx agni en ça o en quelo co(n)tor(n)o ‘da 60 anni in qua’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163); 16 / (13.10.)[1282?] [13.10.1282] = Çercho lo so verdo et lo me et la soa blaveta ‘cerco’; 30 / 30.9.(1284) = E siando caregadho çirka le II parte dela dicta nave ‘circa’; esi començà kargar in lo porto de Tonisso per dover andar a Pixa ‘cominciarono’; 29 / 16.7.1287 = ser pre Marco lo cançeler de san Gane Crisostomo ‘cancelliere’; 29 / 9.11.1291 = Anchora ave j çentura d’arçento per lo remagnente che val s. xxx de grosi o men ‘cintura’; çircha grosi xx o plu ‘circa’; 29 / 10.6.1300 = e sovra de questo li diti çudesi [a]lbitri sì prevete e çercà et vete et oldì le dite question e demandason de (con)pagnia e de altre rason ‘cercarono’; 29 / (1300) (1) = per çentura j d’arçento ‘cintura’. Viceversa, la grafia si dirada in modo evidente verso la fine del periodo investigato: 35/BL: 25 / (1471) = nisun possa laurar ne olsa aurir solamente una piçola finestra de la bottega in bando de soldi çinque; Prevision de non açetar alguna persona in su la scuola di calegari che non sie de larte < voce dotta lat. ACCEPTĀRE (DELI 1, 10); 37/Udine: 37 / 12.7.1478 = .i. bayarç mitut in Çerset ‘Cereseto’ (top.); 32/PD: 32 / 3.5.1494 = debiano li nodali de li homini over dele done scançelare quello morto over quella morta dela matricola ‘cancellare’; 32 / (ante 1509) [1508] = et tutti quelli zorni che paressero al padre guardian et compagni che tutti se dovesseno vestir dela ditta cappa, mandando sempre el confalon nostro dela Madre dela pietà depenta avanti cum doi çerii ‘due ceri’. Anche dalla seguente contrapposizione fra le prime e le ultime attestazioni risulta evidente lo «sfasamento» di rispetto a : città
data prima attestazione
29/VE
30.9.1253 In Casal deli Orçoli pecia j de terra, da j ladi li Turcli, da l’aultro ladi Pero Badoer (top., cf. Stussi 1965a, 295)
data ultima attestazione 14.10.1410 Pryma laso mie’ fedel chomesary […] s(er) Iachomo Dolçe fo de s(er) Nicholò Dolçe e Frau(n)çeschina mia moier; It(em) laso ala cho(n)gregaçio(n) de se(n)t’Ançolo […] duchati çinque d’oro
361
città
data prima attestazione
36/VR
9.1.1275 sule logaxu(n) vere da lx agni en ça o en quelo co(n)tor(n)o ‘da 60 anni in qua’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163)
16/MN (13.10.)[1282?] çercho lo so verdo et [13.10.1282] lo me et la soa blaveta ‘cerco’
data ultima attestazione 6.3.1373 e si à scripto quello che ge paro de raxon a chi el dia a perdro, o a vençero ‘vincere’ 10.6.1399 sì che la me disso che la voliva che ge feso compagnia. E sì ge çeo ‘gli cedo’
30/ZR
30.9.(1284) E siando caregadho çirka le II parte dela dicta nave ‘circa’; esi començà kargar in lo porto de Tonisso per dover andar a Pixa ‘cominciarono’
5.4.1444 para duj de cercely e una çentura di arçento ‘cintura’
24/BO
25.12.1330 la chapella de santa Çecilia da Bologna ‘Santa Cecilia’
(5.1388) ch’el faza fare la descritta de i omini dele ditte çinque ville sufficienti ale ditte guardi; Piazeçe che questo voi fazadi ‘ci piace’
31/AP
27.9.1334 viniandoli conpasion de lui ch’iera incharçerado ‘incarcerato’
19/TN
(1340 ca.) sot pena de star su la [1340] reça o chel pago VI onçe de çera ‘cera’
37/UD
20.2.1350– Item spendei per lb. 3.1351 xliij di çera la qual io [31.8.1350] conperai di Lenart dela Riçessa per dn. xiiij ‘cera’
23/MO
24.11.1353 Item una peça de tera de iij bb. o çircha li, ca(m)pia in loco dito Curtille ‘circa’
26/IL
362
5.–28.5.(1356) Sino merçaro di’ dare [16.5.1356] per 1. meça de chandele de cira a dì XXIIII de março s. 3 ‘merciaio’; Tuonio Tartagno, per 1 o. de peverada, ¼ de specie dulçi e 1 octava de çafarano ‘dolci’
(1375– per la pontificale 1378) auctoritade comandemo [1378] ai uenerabili […] arçedeaconi ‘arcidiaconi’ 12.7.1478 .i. bayarç mitut in Çerset ‘Cereseto’ (top.)
1384 Eio Tade fiollo de Coçaindre’ […] çitadin de Modena ‘cittadino’; livre seteçento setançinque ‘775’ 18.3.1366– per çenamo e per 23.2.1367 cencavro e per rechelicia [31.8.1366] < CINNAMU (DEI 2, 851)
città
data prima attestazione
35/BL
(1360) (7) un mas en lugo que se dis en Çerçenà (top., corrisponde all’odierno Obertilliach nel Tirolo Orientale)
data ultima attestazione
32/PD
(18.11.1370) De tute queste chose e’ no ho abù niente da IIIJor ani en çà ‘da quattro anni in quà’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163)161
33/VI
24.9.1374 y merçari e gastaldi dela fraia di Merçari ‘merciai’
25/FE
(sec. XIV s.m.) No desiderare la caxa, né [1375] (2) lo servo, né l’ ançilla, ne le bestie del proximo toe ‘ancella’ (i. e ‘serva’)
21.7.1391 Ancora che meo pare spexe in fare sepelire meo messer in stamegna et in çira e in la sepultura libre xxj ‘cera’; Item domando la mia parte de le rence del dito uxo da viij agni in ça ‘in qua’ < ECCE HĀC (cf. DEI 4, 3163); Ancora una colçera vergà grande nova < CULCITRA (DEI 2, 1023)
34/TV
6.2.1379 Cecho de Çanno, marçaro de Vinexia ‘merciaio’
7.1.1396 Çenton fiol che fo de Polo de Civida de Belun (nome)
17/PV
(f. sec. XIV– se sforzamo de çercar i. sec. XV) quela veraxe citade [1400] ‘cercare’; Donde ela siando così affamata de la soa dolçeza ‘dolcezza’
(1471) nisun possa laurar ne olsa aurir solamente una piçola finestra de la bottega in bando de soldi çinque; Prevision de non açetar alguna persona in su la scuola di calegari che non sie de larte (ante 1509) et tutti quelli zorni che [1508] paressero al padre guardian et compagni che tutti se dovesseno vestir dela ditta cappa, mandando sempre el confalon nostro dela Madre dela pietà depenta avanti cum doi çerii ‘due ceri’
Dalla sinossi delle indicazioni cronologiche nella seguente tab. 45 (visualizzata nelle cart. 94 e 95 alle pag. 555–556) risulta che la grafia per CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica (Σ O95/N/T/G = 243) nei periodi I–III presenta un valore Frel più alto di , per poi scenderne nettamente al di sotto nei periodi IV e V. L’apice di frequenza viene raggiunto già nel periodo II:
161
È presente un’attestazione anteriore, però trasmessa tramite copia (XIV sec.): 32 / 1315 = non se habia per fradelo de la dita fraya, se prima non si se cançelado del libro de contumacia ‘cancellato’.
Tab. 45: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel95 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel95/N/T/G = 43,48
Dalla ripartizione cronologica illustrata deduciamo che le grafie e – che si basano sullo stesso sostrato dialettale, ovvero l’affricata dentale sorda – non compaiono in modo indifferenziato nelle scriptae settentrionali,162 bensì fanno intravedere nei periodi della loro massima frequenza una stratificazione cronologica: > . Valori Dabs95/j/T/G notevolmente positivi sono presenti a 29/VE: +56,64; 30/ZR: +29,27; 37/ UD: +28,52 e 23/MO: +8,44; positivi sono inoltre i valori Dabs95/j/T/G di 3/VI: +2,82; 35/BL: +1,22163 e 17/PV: +0,53 (cf. la cart. 96 a pag. 558). Da ciò risulta un chiaro baricentro dell’utilizzo di nella zona orientale dell’area di ricerca, con 29/VE
161 162
163
È l’opinione comune nella letteratura sull’argomento. Cf. ad es. Rohlfs (1966, 201): «[...] il segno ortografico usato per questo suono [[ts], PV] nei testi medievali è talvolta c, talaltra z, talaltra ancora ç» e le indicazioni sui singoli centri scrittori: 2/GE: «C dinanzi ad e, i: la palatina sorda passa in [ç], reso quando da e quando da e talvolta anche da : zerne, venze, zerto, doze, doçe» (Flechia 1886–88, 153); 13/BS: «Č- > z (scrittura z e c)» (Bonelli/Contini 1935, 145); Emilia-Romagna: «Nel settore delle testimonianze antiche, fin dal sec. XIV il volgare attesta, per es. a Ferrara e a Bologna z o ç per ci/ce, gi/ge (çogatore, zascun, maçor, brazo, merçaro)» (Foresti 1988, 579); 29/VE: « C- davanti a vocale palatale ha per esito una affricata dentale sorda (rappresentata graficamente con z e ç)» (Sattin 1986, 75); 34/TV: «L’affricata sorda o sonora viene resa indifferentemente, ma tuttavia con leggera prevalenza numerica di z su ç, dalle lettere z e ç. Non mancano però casi di grafie diverse [...]» (Tomasoni 1973, 166); 37/UD: «[...] si osserva che i grafemi c, ç e z vengono usati indifferentemente per gli esiti di ce, ci, tj (que, qui) sia per t + s nei plurali [...]» (Benincà 1995, 53). Per 35/BL cf. Bonacchi (2002, 202): «Davanti a vocale palatale /c/ iniziale prende grafia /ç/ come in çera < cera o ço < (ec)ceho(c)».
364
come relativo centro di diffusione.164 Nella zona centrale e occidentale, invece, sono presenti valori Dabs95/j/T/G fortemente negativi. Cf. – in ordine decrescente – 12/BG: -12,60; 2/GE: -9,77; 11/MI: -9,44; 6/TO: -8,25; 16/MN: -8,16; 14/CR: -7,77; 18/BN: -7,33 e 4/SV: -7,21. Nella trasmissione di , contrariamente a , le copie giocano un ruolo minimo e sono in sostanza limitate a documenti del periodo II di analisi. Nelle copie di documenti dei periodi successivi tale grafia non è quasi più presente, fatto che indica un avvenuto cambio di norma (in favore di ): 95j/T/Es 95j/T/Zs ΣO N 16/MN 17/PV
Frel Σ O
227
50,93
10
16
14,13
2
8,84
0 10
95j/II/Es 95j/II/Zs Frel Σ O
95j/III/Es 95j/III/Zs
Frel Σ O
68,21
61
113,37 120
0
-1
14
40,65
1
63,69
0
0
-1
0
0
0
92,46
0
0
0
95j/IV/Es 95j/IV/Zs
Frel Σ O
95j/V/Es 95j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
103,31
30
30,65
6
3,68
2
9,75
0
-1
0
-1
1
14,92
0
-1
0
-1
-1
0
0
0
0
0
0
0
10
177,40
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
4
21,56
0
0
3
100,00
1
22,94
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
13
173,98
0
0
0
-1
13
251,89
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
4
16,13
0
-1
1
13,87
3
33,74
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
25/FE
6
45,16
0
0
0
0
6
65,83
0
-1
0
-1
19/TN 23/MO
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
6
38,34
0
0
0
0
6
74,04
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
29/VE
62
161,04
6
77,83
34
273,73
2
51,45
20
220,51
0
-1
13
349,74
0
-1
43
213,18
2
156,74
7
0
-1
0
-1
1
4,82
0
-1
0
-1
0
11
44,43
1
7,27
30/ZR 31/AP 32/PD
164
95j/I/Es 95j/I/Zs
13 1047,54
0
-1
0
0
0
0
145,71
33
307,03
1
87,11
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
1
16,53
0
-1
0
-1
0
-1
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
8
131,17
1
10,54
2
22,22
0
-1
1
15,51
0
0
0
0
0
0
Cf. a questo proposito Stussi (1965a, XXV) e soprattutto Alinei (1984b, 242), che qualifica l’uso generale di sia per le affricate dentali sorde che per quelle sonore (cf. tra l’altro i nostri cr. 115 e 119, qui non analizzati) come «forse il più vistoso fra i fenomeni negativi della grafia veneziana». In questa sede non è possibile occuparci della complessa storia della diffusione della cediglia nella Romània, che sembrerebbe aver preso l’avvio nell’iberoromanzo (cf. Meisenburg 1996, 63 [orig. in ted.]: «compare per la prima volta nella scrittura visigotica utilizzata sulla penisola iberica per la resa delle affricate dentali [ts] e [dz]»). In genere come prime attestazioni di vengono citati e nella Glossas Silenses del X sec., tuttavia in Italia compare già in un manoscritto latino del IX sec. (cf. anche Sabatini 1968, 257, n. 66). In ogni caso, è chiaro che l’utilizzo di nell’italiano settentrionale non ha niente a che fare con quello, molto più tardo, del francese (prima attestazione nel 1549), potrebbe tuttavia sussistere un influsso del provenzale (molte attestazioni già per il XII sec. in Brunel 1926).
365
95j/T/Es 95j/T/Zs ΣO 33/VI 34/TV 35/BL
95j/I/Es 95j/I/Zs
Frel Σ O
95j/II/Es 95j/II/Zs Frel Σ O
95j/III/Es 95j/III/Zs
Frel Σ O
7
194,07
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
2
28,86
0
0
2
40,76
0
9
54,11
0
95j/IV/Es 95j/IV/Zs
Frel Σ O
95j/V/Es 95j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
7 2258,06
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
-1 0
0
-1
2
30,08
0
0
0
0
0
0
-1
2
45,15
0
0
0
0
0
0
-1
5
95,27
1
17,07
3
80,54
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
36/VR
5
26,01
1
129,87
3
339,75
1
12,61
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
37/UD
42
145,24
0
-1
12
234,74
22
284,94
7
83,95
1
13,02
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
Tab. 46: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 95 e di Frel95 nei subcorpora Es e Zs
c) Cr. 96: CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica sono resi con + vs. tosc. + Già dalla data della prima attestazione di questo criterio si riconosce lo sviluppo nel sostrato dialettale generatore, che in una vasta area della Padania ha portato alla formazione di una sibilante dalla precedente affricata. è quindi la grafia scritturale «più giovane» per CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica: 37/UD: 37 / 1.3.1336–28.2.1337 [30.9.1336] = de fora de lu (simi)teri ‘cimitero’; Recevei de Lenarto di Tersento in die deto […] dno. xviij trei anni pasati ‘Tricento’ (top.); 37 / 20.2.1350–3.1351 [31.8.1350] = per remondà la lavora del simiterio ‘cimitero’; 35/BL: 35 / (1360) (7) = Re(n)de s(oldi) XX picoli e de’ lo aver lo dito Barse en sova vita ‘Barce’ (nome); 35 / (1360) (8) = Lo dito Barse à e tien e puxiede peça una de tera; 30/ZR: 30 / (28.7.1378) = saver, in che luogo se lo monastero de lo ordine de Sertosa apresso Roma ‘Certosa / Citeaux’; 26/IL: 26 / 15.6.–21.11.1384 [31.08.1384] = che me remaxe chando pase Miser Degesi che marse l’avanzi dei agalexe ‘marciò’. Le ultime attestazioni si protraggono fino al XVI sec.: 16/MN: 16 / 24.11.1512 = o tientelo a mente: tu sercasi de farla a m. Vigo, e lui te l’à fata a ti meliora ‘cercasti di farla’; 16 / 3.1513 = el quale desidero più che non fatio la liberazione mia del adira carsere ‘carcere’; la qual non sesa mai de pregar l’altissimo Idio per quella ‘cessa’; 16 / 14.3.1524 = so serto, del tuto dá aviso a V.S. ‘certo’; et ò sentito l’ordena(n)sa fransesa eser fora de Vegeveno ‘francese’; 6/TO = 6 / 24.8.1522 (1) = Ma ben se habbiamo a dolere ‘dobbiamo dolerci’. Le prime e le ultime attestazioni sono ripartite come segue fra le nostre località: città
data prima attestazione
data ultima attestazione
37/UD
1.3.1336– de fora de lu (simi)teri 28.2.1337 ‘cimitero’; Recevei de [30.9.1336] Lenarto di Tersento in die deto […] dno. xviij trei anni pasati ‘Tricento’ (top.)
8.8.– Item par mená lis 10.12.1434 chadenis levoradis tal [9.10.1434] simiteri di Sent Francesc ‘cimitero’
366
data prima attestazione
data ultima attestazione
35/BL
città
(1360) (7) Re(n)de s(oldi) XX picoli e de’ lo aver lo dito Barse en sova vita ‘Barce’ (nome)
(1360) (8) Lo dito Barse à e tien e puxiede peça una de tera
30/ZR
(28.7.1378) saver, in che luogo se lo monastero de lo ordine de Sertosa apresso Roma165
26/IL
15.6.– che me remaxe chando 21.11.1384 pase Miser Degesi [31.08.1384] che marse l’avanzi dei agalexe ‘marciò’
12/BG
(sec. XV habia bono principio et p.m.) [1425] optimo successo a laude et gloria dil piissimo Yesu et di la dulsissima sua madre et gloriosa verzene Maria ‘dolcissima’
3/CF
6.8.1455 (2) e lera necessario che per timor de lairi e de marfatori li butegae portassen le soe merse e mercantie la seira de butega in casa ‘merci’
6/TO
16/MN
165166
1494 et stetano circha cinque mesi a chanpo ‘cinque’, et tuti li fransosi et alamari dormivano sopra li ogi di questo bon signore ‘francesi’ 24.11.1512 o tientelo a mente: tu sercasi de farla a m. Vigo, e lui te l’à fata a ti meliora ‘cercasti’
12.2.1475 e faeto questo sessa li tumulti ‘cessarono’; Me pareiva a mi lo megio de questa terra che no fose ni luno ni laltro, e a questo modo sessereivan le discordie ‘cesserebbero’ 24.8.1522 Ma ben se habbiamo a (1) dolere ‘dobbiamo dolerci’
14.3.1524 so serto, del tuto dá aviso a V.S. ‘certo’; et ò sentito l’ordena(n)sa fransesa eser fora de Vegeveno ‘francese’166
La seguente tab. 47 (visualizzata nelle cart. 97 e 98 alle pag. 559–560) conferma le nostre riflessioni cronologiche appena esposte: nel nostro corpus la grafia (Σ O96/N/T/G = 42) compare per la prima volta a metà del XIV sec. nella zona orientale dell’area investigata e raggiunge il suo apice di frequenza nel V e ultimo periodo di analisi: 165
166
Un’ulteriore attestazione è trasmessa solo tramite copia (XVII–XVIII sec.): 30 / 9.1492 = nel Consiglio Maggior di uomini di Dignano convensentem.te […] hanno proposto alli astanti persuadendoli a far le cose infrascritte. Nella tab. mancano le località 2/GE e 4/SV, le cui attestazioni sono trasmesse unicamente tramite copia: 2 / 25.6.1461 = sotto pena de una libra de sera alo goardiano se ello non l’anuntiasse ‘cera’; sotto pena de libra una de seira per ciascun deli priori e così lo masaro ‘cera’ (co. di poco posteriore al 1485); 4 / 23.7.1473 = audire la messa […] che se selebra in la jezia de santo augusitino ‘che si celebra’; siano intenuti di pagare soldi sinque ogni ano ‘cinque’ (co. del 1495).
Tab. 47: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel96 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel96/N/T/G = 7,51
Dalla tab. 47 risulta evidente lo spostamento del baricentro dell’uso di : mentre le prime attestazioni di questa grafia sono da localizzare nella zona orientale dell’area investigata, i valori Frel più elevati nel periodo V vengono raggiunti soprattutto nella zona occidentale, dove si nota tra l’altro la presenza compatta della grafia in Liguria.167 I valori Dabs96/j/T/G positivi presentano una distribuzione identica (cf. la cart. 99 a pag. 562): 16/MN: +7,24; 4/SV: +6,75; 37/UD: +4,67; 3/CF: +4,07; 6/TO: +3,57; 35/BL: +0,66; 2/GE: +0,31 (che nella cart. 99 compare arrotondato a 0). Riguardo alla trasmissione del cr. 96 risulta evidente che tutte le testimonianze nelle copie sono limitate a documenti del periodo V di analisi. Ciò conferma, insieme con l’apice di frequenza in questo stesso periodo, lo stabilirsi della nuova norma a partire dalla s.m. del XV sec.: 96j/T/Es 96j/T/Zs ΣO N
Frel Σ O
Frel Σ O -1
5
96j/III/Es 96j/III/Zs
96j/IV/Es 96j/IV/Zs
96j/V/Es 96j/V/Zs
Frel Σ O
Frel Σ O
Frel Σ O
9,29
3,44
3,07
19
11,64
0
-1
11
33,00
0
-1
0
-1
-1
2
143,27
0
5
54,75
-1
0
-1
0
-1
0
8
277,78
-1
5
80,88
0
-1
6,96
11
9,72
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
2
63,39
0
0
0
0
0
-1
0
5
52,32
0
0
0
0
0
-1
0
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
4/SV
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
8
128,33
0
0
0
-1
0
-1
0
6/TO
5
31,87
0
0
0
-1
0
-1
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
3/CF
0
96j/II/Es 96j/II/Zs
31
2/GE
167
96j/I/Es 96j/I/Zs
4
3
Frel
Per 2/GE cf. G. Folena in Da Langasco/Rotondi (1957, 103): «Per quanto riguarda le affricate va rilevato che l’affricata palatale c e quella dentale z (sorda) del toscano sono livellate ormai normalmente nella grafia s che corrisponderà pienamente alla pronuncia di pura sibilante sorda in cui confluiscono i due suoni (accanto alle grafie latineggianti preiudicio, tercio, noticia ecc., dove la spinta latineggiante è chiaramente rinforzata dalla tendenza ipercorrettiva)».
Tab. 48: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 96 e di Frel96 nei subcorpora Es e Zs
2.3.5.3 Confronto con i dati dialettali moderni Per il confronto con i dati dialettali moderni abbiamo preso in considerazione le 13 cartine AIS seguenti: 94/il cervello, 286/cinque, 301/cinquanta, 304/cento, 414/la calce, 507/la civetta, 909/la cera, 930/la cenere, 1088/il porco, 1091/il porcellino, 1181/il porcile, 1368/la cipolla e 1564/la cintura.168 Solo per 37/UD, che si rivela quindi una tipica «area residua», è possibile stabilire una congruenza tra l’odierna presenza dell’affricata dentale superiore alla media e i valori Dabs positivi per i cr. 94 e 95 – che, come si è detto supra, rimandano entrambi a questo suono (cf. la cart. 102 a pag. 563). Al contrario, il risultante quadro della cart. 104 a pag. 564, con l’area di molto più estesa in confronto alle scriptae, è tipico di innovazioni scritturali e postscritturali.169 2.3.5.4 Riepilogo Il quadro presentato nella letteratura, che descrive la variazione grafematica / per la resa di CE, CI lat. in posizione iniziale e postconsonantica come sostanzialmente contemporanea, ha potuto essere precisato, perché in base ai nostri dati ne è emersa la successione > . Il passaggio fonetico dell’affricata alla sibilante si rispecchia nella graduale sostituzione delle suddette grafie mediante . Grazie alla stratificazione cronologica/diatopica delle attestazioni, risulta confermata l’ipotesi che sia la grafia sia la grafia si siano diffuse a partire dalla zona orientale dell’area di ricerca; mentre però la grafia presenta in questa stessa area anche il suo apice di frequenza, lo raggiunge solo nella zona occidentale, nelle immediate vicinanze dell’area galloromanza. 168 169
Nella cart. 414 è stato considerato solo il tipo ┌calcina┐, nella cart. 1088 solo il tipo ┌porcello┐. Soprattutto nelle località lombarde e a 28/RN, nell’AIS compare anche l’affricata palatale. Poiché però le relative grafie medievali non sono state registrate, a causa della mancante differenza col toscano (cf. supra 1.5.2), il rispettivo confronto scriptae / dialetti moderni non è possibile.
369
2.3.6
Distribuzione diatopica/diacronica delle varianti grafiche padane per -P- lat.170
2.3.6.1 Contesto fonetico storico La -P- lat. intervocalica si conserva di norma in Toscana e nella lingua standard (cf. Rohlfs 1966, 277). Nell’Italia settentrionale, invece, si sviluppa in [v] mediante fasi intermedie sonore171 e fricative (cf. Rohlfs 1966, 278; Telmon 1988, 472; Craffonara 1997, 167, n. 65). Questa [v] può cadere del tutto, specialmente in prossimità di una velare. Nel sostrato dialettale generatore, lo sviluppo -P- > [v] avviene dunque in periodo prescritturale; la caduta di [v] avviene in parte anche in epoca scritturale. 2.3.6.2 Analisi scrittologica a) Cr. 133: -P- lat. non viene resa graficamente vs. tosc.
A parte una prima attestazione isolata, alla fine del XIII sec., relativa a 24/BO: 24 / (5.9.1289) = digando a lui: nu seemo una cosa ‘sappiamo una cosa’, una presenza più diffusa del criterio in documenti originali è comprovabile appena a partire dalla metà del XIV sec.: 26/IL: 26 / 28.10.1362–15.11.1363 [31.5.1363] = me dè Franzesco de ser Ugolino che lo avea rezeudo de la pixone de l’albergo da san Polo da Tribalara ‘ricevuto’; 32/PD: 32 / (sec. XIV t.q.) [1370] = de queste siei è chativo re(n)deo ‘siepi’ < SAEPES (Stussi 1998b, 464); 25/FE: 25 / (sec. XIV s.m.) [1375] (1) = e l’anema soa in cascauna aunanca in fina de chò de l’anno specialmente sia recomandaa ‘in fino al capo dell’anno’; 24/BO: 24 / (2.1380) = ogni co de sie mixi ‘capo’ (i.e. ‘inizio’); 14/CR: 14 / 31.1.1388 (2) = quello che l’ha receuto al suo tenpo, e de quello chel recevi dal masar vecchio ‘ricevuto’. Le ultime attestazioni risalgono al V periodo di analisi, ma solo in due casi raggiungono il XVI sec.: 11/MI: 11 / 20.1.1477 = questo nostro Senato ha receuto tanto dolore del caso occurso ‘ricevuto’; 26/IL: 26 / 3.5.1477 (2) = da parecchie belle donne et bene ornate fu receuta ‘ricevuta’; 12/BG: 12 / (1478) = Item dat pis X e mez caren bo e mezo ol co e meza la ‘ntraya per libri VIII ‘capo’; 12 / (post 1482, ante 1528) [1482] = [confe]ssa aver abut e receut liveri dusent de imperiay dal dit Zinì ‘ricevuto’; 12 / (1484) = No passè quela val chi è lì in co di nos lavorat ‘capo’; 6/TO: 6 / 28.8.1502 = Gli fo a soa sepoltura lo vescho de li Vacha con tuto lo colegio < EPISCOPU; 16/MN: 16 / 7.8.1525 = avizo la sigoria vostra, chomo ho receuto doi vostri literi et intezo el tuto ‘ricevuto’. Prime e ultime attestazioni sono ripartite come segue:172
170 171
172
Cf. le cart. 105–114 alle pag. 565–574. La sonorizzazione delle occlusive intervocaliche fa parte dei noti criteri di von Wartburg per la demarcazione della Romània occidentale da quella orientale. Per 13/BS è anteriore un’attestazione trasmessa solo tramite copia (inizio del XVI sec.): 13 / 29.8.1339 = Anchora uno canó d(e) la fontana […] sopra la carza, dal co d(e) la rova Confetora < CAPUT.
370
città 24/BO
26/IL
32/PD
25/FE
14/CR
23/MO
13/BS
12/BG
37/UD
11/MI
16/MN
data prima attestazione data ultima attestazione (5.9.1289) digando a lui: nu seemo (2.1380) ogni co de sie mixi ‘capo’ una cosa ‘sappiamo una (i.e. ‘inizio’) cosa’ 28.10.1362– me dè Franzesco de ser 3.5.1477 (2) da parecchie belle donne 15.11.1363 Ugolino che lo avea et bene ornate fu receuta [31.5.1363] rezeudo de la pixone de ‘ricevuta’ l’albergo da san Polo da Tribalara ‘ricevuto’ (sec. XIV de queste siei è chativo t.q.) [1370] re(n)deo ‘siepi’ < SAEPES (Stussi 1998b, 464) (sec. XIV e l’anema soa in (9.1.1436) da uno cho de una asse s.m.) [1375] cascauna aunanca in ‘capo’ (i.e. ‘estremità’) (1) fina de chò de l’anno specialmente sia recomandaa ‘in fino al capo dell’anno’ 31.1.1388 (2) quello che l’ha receuto 8.8.1428– prima el dì suprascripto 15.1.1430 receut dal meser L. x s. d. al suo tenpo, e de quello [31.12.1429] ‘ricevuto’ chel recevi dal masar vecchio 1.1.1406 Eio Çohane […] citadin de Modena […] si ò abiudo e receudo da Madona Albina 1412 una corona grossa de spini marini incoronath, la quala et passava la caren fina e la grappa del to co ‘la ‹crepa› del capo’ (i.e. ‘il cranio’)172 (sec. XV se aparerà che tal (1484) No passè quela val chi p.m.) [1425] persona sia da eser è lì in co di nos lavorat receuta in la dita ‘capo’ compagnia ‘ricevuta’ (i.e. ‘accolta’) 19.12.1437 o receuda una vostra (1447–1463) Jt(em) un ca(m)po i(n) [1455] la tignuda di Cormos letera ’l qual me fece comandamento che io i(n)pla(n)tado di tre fili di debia pagar ‘ricevuta’ pla(n)ti reçudo per Piero Çener 25.5.1456 et se alcuni sono receuti 20.1.1477 questo nostro Senato ha superinde ultra lo modo receuto tanto dolore del predicto ‘ricevuti’ caso occurso (7.7.1458) avendo mi receuto una 7.8.1525 avizo la sigoria vostra, letera da la Illustra chomo ho receuto doi Madona Marchexana; vostri literi et intezo el el me respoxe: se ’l tuto ‘ricevuto’ n’avesse voluto mandar a quela, che bene n’avereve saùto mandar senza mi ‘saputo’
371
città 6/TO
data prima attestazione (1469 ca.) haveno receuto una grosa [1469] rota ‘ricevuto’
173
data ultima attestazione 28.8.1502 Gli fo a soa sepoltura lo vescho de li Vacha con tuto lo colegio173
In questo caso siamo in presenza di un tratto non marcato diatopicamente (Σ O133/N/T/G = 110) con la frequenza più elevata nei periodi di analisi III e IV (e dunque solo dopo la frequenza massima di -P- > v nel periodo I, cf. infra b; cf. anche le cart. 105 e 106 alle pag. 565–566): Frel133/j/T/G Frel133/j/I/G Frel133/j/II/G Frel133/j/III/G Frel133/j/IV/G Frel133/j/V/G ΔI>II
Tab. 49: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel133 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel133/N/T/G = 19,68
I valori Dabs133/J/T/G più elevati (cf. la cart. 107 a pag. 568) si trovano, prescindendo da 26/IL: +33,88, nella zona centrale dell’area investigata: 14/CR: +26,48; 16/MN: +8,40; 13/BS: 5,25.174 Già dal raffronto di prime e ultime attestazioni è risultato evidente che molti dei primi esempi di -P- > derivano da copie, fatto che autorizza a pensare a una norma più recente. Ciò è confermato dalla seguente tab. 50. Nel complesso, tuttavia, il numero di testimonianze che derivano da copie è piuttosto limitato e ciò parla a sfavore di un elevato prestigio di questa grafia:
173
174
Nel prospetto mancano 17/PV e 36/VR, le cui attestazioni sono trasmesse solo tramite copia: 17 / (1340 ca.) [1340] = et si alcuna leve e probabille suspicione possa fì abiuro de la fede de luy, non fiza receuto ‘ricevuto’ (i.e. ‘accolto nella fraternità’); 17 / (post 1450) [1475] (4) = lui se fiza cassado e non fiza receudo se non con deliberation como al fusse un stranio (entrambe le copie intorno al 1475); 36 / 16.1.1324 = Ancora una peza de tera vi è apresso da l’un cao et da l’un cavo el souradito ‘capo’ (i.e. ‘lato’) (co. del 1348). Cf. le indicazioni dettagliate per 2/GE: «Raro il dileguo di P: conceuo ‘conceputo’, co < CAPUT» (Flechia 1886–88, 154) e per 32/PD: «Le occlusive intervocaliche hanno a Padova sorte analoga che a Venezia, a aperte un più ampio dileguo delle dentali» (Stussi 1995a, 131).
372
133j/T/Es 133j/T/Zs N 6/TO 11/MI 12/BG
ΣO 100
133j/I/Es 133j/I/Zs
Frel Σ O 22,44 1
133j/II/Es 133j/II/Zs
Frel Σ O 6,82 0
133j/III/Es 133j/III/Zs
Frel Σ O -1 43
133j/IV/Es 133j/IV/Zs
Frel Σ O 37,19 34
133j/V/Es 133j/V/Zs
Frel Σ O 34,74 22
Frel 13,48
10
8,83
0
-1
7
20,32
0
-1
0
-1
3
9,00
3
19,12
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
3
48,53
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
1
6,14
0
0
0
0
0
0
0
-1
1
11,97
1
18,43
0
0
0
0
0
-1
0
-1
1
46,36
4
26,31
0
0
0
-1
0
0
1
17,11
3
48,50
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
2
33,86
0
-1
0
0
0
0
2
41,72
0
-1
5
166,67
0
0
5
166,67
0
0
0
0
0
0
14/CR
30
192,80
0
0
0
0
3
79,20
27
351,43
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
16/MN
13
57,48
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
13
156,08
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
3
27,33
0
0
1
33,33
0
0
0
-1
2
25,27
1
13,38
0
0
0
-1
0
-1
1
380,23
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
2
8,06
1
44,78
0
-1
1
11,25
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
25/FE
4
30,10
0
0
0
0
2
21,94
2
57,34
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
37
236,44
0
0
0
0
36
444,23
0
0
1
13,25
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
1
4,04
0
-1
0
0
1
16,40
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
35,82
0
-1
1
72,20
0
-1
0
0
0
0
2
6,92
0
-1
0
-1
0
-1
1
11,99
1
13,02
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
13/BS
17/PV 23/MO
32/PD 36/VR 37/UD
Tab. 50: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 133 e di Frel133 nei subcorpora Es e Zs
b) Cr. 134: -P- lat. è resa con vs. tosc.
Le attestazioni scritturali originali più antiche della sonorizzazione sono anteriori a quelle della perdita dell’occlusiva e sono frequenti già nel I periodo, in particolare a 29/VE: 29 / 30.9.1253 = da un cavo meser lo vescovo, da l’aultro la via ‘capo’ (i.e. ‘estremità’); et çascun caxal ha la mitade ananti lo corso del canal aprovo la via < AD PROPE; 29 / 8.1282 = salvo que s’el non fose [nevo] dela dicta mia amea madona Angnes, voio que le dite lib. cc li vegna dai ‘nipote’; 29 / (f. sec. XIII) [1284] = Ave Tomasina per j gonella verde et per borsa et per covertor sol. v de grosi < COPERTORIU; 29 / 16.7.1287 = e avi l’inprestedi que sé lib. CCC e LXII s. XIJ e avi CCC e XVI d’intro covertori e masaria; 29 / 15.8.1291 = ch’ello nu saveva mostrar ‘sapeva’. Altre attestazioni antiche provengono da 16/MN: 16 / (13.10.)[1282?] [13.10.1282] 373
= Prego lu che lo faça asaver a madona Ingheldix; saver cum e’ lo poievo desbrigà in Venexia seguramento ‘sapere’; 16 / 20.11.[1283?] [20.11.1283]= et tuto questo fe’ asavè a Bonaventura; 30/ZR: 30 / 30.9.(1284) = per caxon dele sovradite novelle e per caxon k’elo savea manefestamentre; ké vu podhì ben saver ke da k’i Çenoesi à sconfiti li Pixani, nu non poremo andar a Pixa; 24/BO: 24 / (5.9.1289) = sì che ello no se poe avere né no se poe savere lá o’ ello sia seterao e 13/BS: 13 / (1293) = e per zo lu stadu de la tua persona semper desidero de savero prospero e jocundo ‘sapere’. La grafia resta frequente persino nel XVI sec.: 35/BL: 35 / (1501) = Item che ogni volta che se muderà i castaldi e altri oficiali de la dita fraternita, zoè in cavo de sie mesi semper uno di castaldi vechi ‘capo’; 37/UD: 37 / (1502 ca.) = Adì 6 dito da rechavo discorerino et pasarino el Taiamento ‘daccapo’ (cf. Ce fastu 17, 179); 32/PD: 32 / (ante 1509) [1508] = Et morto lui serà, el padre guardian faci asaver a tuti li fradeli nostri obligadi che vegnano ala scuola et andar a sepelir el morto dove esso haverà ordinato ‘il padre guardiano faccia sapere’; 16/MN: 16 / 1510 = e così s’abiom comenc a bater con più desepelini e sgrafignà el volto e li ochi nostri e stracane i cavì ‘capelli’; 26/IL: 26 / 12.2.1511 = uno cavezalle ‘capezzale’ < *CAPITĀLE (DEI 1, 733), uno pare de cavedani da fuoco ‘capifuoco’ < CAPITONIS (DEI 1, 736); 29/VE: 29 / 22.8.1514 = Hieronymo da Cavodistria fo vardiam dele preson. Il seguente prospetto consente il confronto tra le prime e le ultime attestazioni nei singoli centri scrittori: città 29/VE
data prima attestazione data ultima attestazione 30.9.1253 da un cavo meser lo 22.8.1514 Hieronymo da Cavovescovo, da l’aultro la via distria fo vardiam dele ‘capo’ (i.e. ‘estremità’); et preson ‘Capodistria’ çascun caxal ha la mitade ananti lo corso del canal aprovo la via < AD PROPE 16/MN (13.10.)[1282?] Prego lu che lo faça 1510 e così s’abiom comenc a [13.10.1282] asaver a madona Inghelbater con più desepelini dix; saver cum e’ lo poie sgrafignà el volto e li evo desbrigà in Venexia ochi nostri e stracane i seguramento ‘sapere’ cavì ‘capelli’ 30/ZR 30.9.(1284) per caxon dele sovradite 8.7.1466 Vui saviti ben che da poi novelle e per caxon k’elo che me o partido di ser savea manefestamentre; Andria mio cusin lo da a ké vu podhì ben saver ke pre Zuane tuti li mei beni da k’i Çenoesi à sconfiti ‘sapete’175 li Pixani, nu non poremo andar a Pixa ‘sapere’ 24/BO (5.9.1289) sì che ello no se poe (26.11.1435) Una colcidra e dui cavezaavere né no se poe savere li de pignolado vergado de lá o’ ello sia seterao panolino gramitta da piè ‘sapere’176 de cintale de la gliesia de sancta Techia ‘capezzali’ 175
176
Trasmessa tramite copia (XVII–XVIII sec.) anche: 30 / 9.1492 = et pro suo salario sia esente per tutto il tempo del suo officio di cavezi de Commun < CAPITIUM (i.e. ‘aggravi’). Un’attestazione anteriore, ma trasmessa solo tramite copia (XV sec.): 24 / 1281 = Ma a zoe che quella meesema mare de misericordia aprovo lo fiolo per nu e per tuti li cristiani […] pietosamente pregi < AD PROPE.
374
città 13/BS
2/GE
37/UD
6/TO
31/AP
12/BG
35/BL
177
178
data prima attestazione data (1293) e per zo lu stadu de la tua (1412) persona semper desidero de savero prospero e jocundo ‘sapere’ (1320 ca.) Chesto digamo inperzo (1495) [1320] che noi no savemo como li servixi de la stan ‘sappiamo’ 5.8.[1320 ca.] Che ala nostra usanza (1502 ca.) [5.8.1320] noy saveressimo ben scriver e forzo a voy no par bona usanza ‘sapessimo’ (1321) Vos domini rectores de (sec. XV s.m.) [1475] la compagnia de messer (1) seynt Georç e del povor de cher el vostr sarament sera tal ‘popolo’
6.6.1324 et habbiando menado li diti Tartari […] in cavo di Torixi a chà di questa Donna […] a modo de prexoni in cospetto di tutto lo povolo ‘capo, popolo’; ma eo nò credo saver far tanto ne mie ne homo che sia quà ‘sapere’177 (sec. XIV p.m.) lo ministro […] sia tenuto [1325] a visitare li infirmi de la dita congregazione i quali saverano esser infirmi ‘sapranno’178 (1330) (1) pena de soldi diese de pizoli per chadauno chavo et per chadauna fiada; Item statuto e che algun homo over persona non olse tuor delle rave ‘rape’, cadauno homo e persona de lamon deba e sia tegnudo stropar lu sui cavedoni < CAPITONIS
ultima attestazione xi che la sua bona vita lusia in conspet del povol christià ‘popolo cristiano’ Da ponente voi savei quello è stato facto a Trioria ‘sapete’ Adì 6 dito da rechavo discorerino et pasarino el Taiamento ‘daccapo’
specialment de Meser lo Marchix de Saluce, chi àn a reçer e vier lo povol cristian ‘popolo’; che lo dea gracia de fer tal overe de que la soa anima sea salva ‘opere’ (1475) (2) che ognun dovesse portarghe la metà del so cavedal ‘capitale’
(post 1482, e che ay à comunichar el ante 1528) guadagn e eciam el disca[1482] ved se al ge será, che De’ no ‘l voya, segond la rata del cafdal ‘capitale’ (1501) Item che ogni volta che se muderà i castaldi e altri oficiali de la dita fraternita, zoè in cavo de sie mesi semper uno di castaldi vechi ‘capo’
Ulteriori attestazioni, risalenti al XIII sec., ma trasmesse solo tramite copia a 31/AP: 31 / 11.1225 = de co ke li homini de Venexia pagavano a la triçaria dex durame per la soma de pever ‘pepe’ (co. del XIII sec.); 31 / 16.3.(1244) = se domanda franchy da colui chee cavo ‘che è capo’. Un’attestazione anteriore, ma trasmessa solo tramite copia (del 1720): 12 / 1313 = a veder e a saver chi porta la dita caritade ‘sapere’.
375
città 19/TN
36/VR
5/MC
23/MO
26/IL
3/CF
179
180
data prima attestazione (1340 ca.) quando ey seran in chavo [1340] del termeno de la soa masaria ‘capo’; el morto si aba la faça coverta ‘coperta’ 23.10.1346 e quel communo de dolcé fi al presente possedù sicome Signor nostro savì per miser Gulielmo de Castelbarcho ‘sapete’180 10.1349 chascheum de queli daram overa cum effeto, senza malicia ni covertura ‘opera, copertura’; fazando eli tuto lor poer a far aver et recoverar la dicta rubaria o danno ‘ricuperare’ 24.11.1353 da l’uno lato la via del comu da l’atro la rexe de mis. Bertholameo di Troian da li altre due Lanzardo di Filini e gi nevò ‘nipote’ < NEPŌTE (DEI 3, 2587) 5.–28.5.(1356) per 1 o. de peverada < [16.5.1356] PIPER-; Per uno chavestro ch’el fe’dare a uno so amigo s. 2 ‘capestro’; 3 busuli e una anpoleta coverta ‘coperta’ 3.3.1367 per questa ve fazo ad saver como e noo pu ad far niente in lo comerzo ‘sapere’; et tuto saverei frae questi V qui
data ultima attestazione 29.4.1498 Item se sarà trovato alcuna persona a tor rave, caole, fave, lente o altri legumi de altri, paga soldi cinque per ogni volta ‘rape’179 3.9.1490 mancho del cavedal prestatoli ‘capitale’
3.8.1465 se trova a l’ora de la Ave Maria su lo cavo di sancto Sospicio ‘capo’
12.2.1511 uno cavezalle ‘capezzale’ < *CAPITĀLE (DEI 1, 733); uno pare de cavedani da fuoco ‘capifuoco’ < CAPITONIS (DEI 1, 736) 12.2.1475 lo qualle e cavo de parti e richissimo homo e parente streito de quello dercarabet ‘capo’; e che per overa de lo dito caihares lo quale ge aveiva mandato uno predicatore ‘opera’
Trasmessa tramite copia (f. XIX sec.) anche: 19 / 4.8.1506 = comenzando in cavo Selva e vegnendo a longo la Brenta per fin a Petreto, uno che portase bazane over rave fora de una possession de un altro ‘rape’. Già in 36 / 16.1.1324 = da l’un cavo ser Antonio, da Guxolengo, da l’aotro cavo tene Cordino da pastrengo ‘capo’ (i.e. ‘lato’), ma trasmessa tramite copia (1348).
376
città 17/PV
32/PD
25/FE
34/TV
181
182
183
data prima attestazione data (1370 ca.) per tuti quei che àn a (f. sec. XIV– [1370] rezer lo povolo cristian i. sec. XV) [1400] spiritualmente ‘popolo’; tute queste pregere le quai nu gehe fazamo et de tute li altre le quai nu no saveremo domandar per la nostra ignorancia 12.2.1372 Questi sono certi pacti (ante 1509) [1508] e conventione facte tra messer Bonefacio Lovo e maestro Andriolo taglia pietra ‘Lupo’ (nome)182
(sec. XIV s.m.) Ma açòe che quella [1375] (1) meesema Mare de misericordia aprovo lo fiolo per nu […] pregi; çascauna festa principale che da lo povolo comunemente fi observaa ‘popolo’; et eciandeo lá o’ no è la seve fi deripada la posessione segondo la sentenzia del savio ‘siepe’; né dibia usare parole sbochiae né cuverte (sec. XIV s.m.) E perciò no se pò savere [1375] no ma’ per astrologia ‘sapere’; Per la quale cosa, da sapere è ch’ell’è petre de molte manere in forma et in collor, bone e reie in savore ‘sapore’
ultima attestazione lo so consiglero è lo intellecto overo la dricta raxon e lo povolo ‘popolo’; Quele persone le qual non cognoscano ni saveno la sancta humilitae181
Et morto lui serà, el padre guardian faci asaver a tuti li fradeli nostri obligadi che vegnano ala scuola et andar a sepelir el morto dove esso haverà ordenato ‘il padre guardiano faccia sapere’ (9.1.1436) scharana una coverta de montanina rosa ‘coperta’
9.7.(1386) Honorevole Maiori carissimo faço-ve asavere, che l’è comparso denanço da mi ploxor citadini de Trivixo ‘sapere’; sequestrà’ et interditi aprovo de li soi gastaldi < AD PROPE183
Nei testi trasmessi tramite copia le attestazioni per 17/PV si estendono ulteriormente: 17 / (1340 ca.) [1340] = E si quello lo qualle è rezeudo fosse inzì povero che non podesse per sì recoverari la capa del sacho alora ghe ne fiza comprada una; 17 / (post 1450) [1475] (1) = anchora che per neguno modo el debia essere de alcuna parte de seculari né debia fare alcuna òvera de parte a tuto el tempo de la sua vita ‘opera’ (entrambe le copie intorno al 1475). Tutte le attestazioni anteriori per 32/PD sono trasmesse solo tramite copia: 32 / 1.1273 = y anziani del puovollo de Padova, murari e lavoratori de muro ‘popolo’ (co. del 1437); 32 / 1283 = acciò che meglio possino savere ‘sapere’ (co. del XVI sec.); 32 / 1325 = i fratelli nostri ch’el saverà debia a quello andare ‘i fratelli nostri che lo sapranno devono andare da quello’ (co. del XVIII sec.). Nei testi trasmessi tramite copia le attestazioni per 34/TV si estendono ulteriormente: 34 / (1315) = finisse in cavo della centa de Martin Blancho da Musnigo ‘capo’ (co. del 1692); 34 / 9.9.(1386) = fi pubblicamente cridado e fato savere a zaschaduno ‘fatto sapere’ (co. posteriore al 1403).
377
città 28/RN
18/BN
11/MI
14/CR
9/NO
33/VI
4/SV
data 30.6.1389– 27.5.1390 [31.12.1389]
prima attestazione de Settembre foe averta la cassa per meser Pero et mie Jachomo Cerchiaro ‘aperta’ (f. sec. XIV– fi coverto de una frasata i. sec. XV) senza lenzolo ‘coperto’ [1400]
data ultima attestazione (18.6.1498) perché savendo lui che per dicta cacxone già era stato prexo e incarcerato ‘perché sapendo lui’ 29.11.1460 Et io li dixi che Iohanne Zeno non è sufficiente de essere seguitate per fin a la quantitate se contene in le littere ducale né uno bono pezo aprovo
17.8.1426 Nè a questo pora, ne savera provedere el dicto signore el quale e conducto a lo extremo del denaro ‘saprà’ 8.8.1428– Item el dí suprascripto 15.1.1430 dato per lb. ij de savó [31.12.1429] tener per el torchio ‘sapone’; Item adí xv de zener dato per onze vj de piver per mandà in Daniata ‘pepe’ (1464–1471) che possa intendere e [1471] (4) savere la voluntà vostra ‘sapere’; Oro te, anima mia, che te volio salvare, sone fato peregrino, per te recrovare ‘recuperare’ 19.1.1480 la copertura la quale die essere fina al primo solaro ‘copertura’; in cima alongo lo dito muro da uno cavo alaltro ‘capo’184 28.7.1480 sea licito acata de le clhavature per loro overa da mete a le caxe banche et caxete ‘opera’
3.5.1455 banco uno da scrivere como covergi vi per i nodari ‘coperchi’
175176177178179180181182183 184
Dalla seguente tab. 51 (visualizzata nelle cart. 108 e 109 alle pag. 569–570) risulta evidente che la grafia è altrettanto atopica, ma è attestata chiaramente prima e in modo più frequente (Σ O134//N/T/G = 836) e costante di quella della caduta dell’occlusiva, 175 anche se a partire dal XV sec. (in accordo con l’aumento del cr. 133) la grafia di176 177 venta più rara. Il suo apice di frequenza viene raggiunto già nel periodo I di analisi: 178
Un’attestazione anteriore, ma trasmessa solo tramite copia (1535): 33 / 1348 = che nessun mercadante debba tagliare, né cucire sotto la bottega de la mercandaria […] Excetto zuponi, coverte e per ponte per vendere ‘coperte’.
Tab. 51: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel134 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel134/N/T/G = 149,58
In accordo con i valori Frel più elevati, gli apici positivi di Dabs134/j/T/G si trovano soprattutto nella parte orientale della rete di ricerca (cf. la cart. 110 a pag. 572): 29/ VE: +127,85; 26/IL: +71,31; 24/BO: +19,13; 31/AP: +18,36; 30/ZR: +16,83, nonché 25/FE: +7,13.185
185
Indicazioni più dettagliate per i singoli centri scrittori: 2/GE: «Già normale il digradamento in -vtra vocali: overa, cavo, povoro ‘popolo’» (Flechia 1886–88, 154); 12/BG: «Normale l’esito in v da P e B» (Tomasoni 1979, 88); 14/CR: «Esito normale in v da P e B» (Saccani 1985, 67); 17/PV: «Normale l’esito di -P- in v» (Grignani/Stella 1977, 132); 29/VE: «-P- > -v-: cavo, savon, in pochissimi casi p > b (per etimologia popolare: bregamena, brevilegio)» (Stussi 1965a, LVI–LVII; Sattin 1986, 79); 32/PD: «p intervocalica si trasforma in tutta l’Italia settentrionale dapprima in v. Questo livello fonetico è normale per il padovano del XIV sec. Lo stesso sviluppo si compie in combinazione con le liquide» (Ineichen 1957, 95 [orig. in ted.]); 34/TV: «-P- > -v- (coverto, descoverto, averta, savere, cavo)» (Tomasoni 1973, 177) e 37/UD: «Tutte le consonanti semplici del latino vengono sonorizzate, se sono sorde, e subiscono poi lo stesso trattamento delle sonore originarie: VpV > b > v (PAPYRU > paver, CABALLU > caval)» (Benincà 1995, 53).
379
Le attestazioni nelle copie sono distribuite in tutto l’arco cronologico analizzato, il che fa dedurre una prolungata ripercussione della grafia – nonostante il picco di frequenza nel periodo I: 134j/T/Es 134j/T/Zs N 2/GE 3/CF 4/SV
ΣO 759
134j/I/Es 134j/I/Zs
Frel Σ O 170,30 134
134j/II/Es 134j/II/Zs
Frel Σ O 913,99 147
134j/III/Es 134j/III/Zs
Frel Σ O 273,21 299
134j/IV/Es 134j/IV/Zs
Frel Σ O 257,42 91
134j/V/Es 134j/V/Zs
Frel Σ O 92,97 88
Frel 53,92
77
68,02
9
77,22
19
55,16
30
138,05
13
107,97
6
18,00
24
124,20
0
-1
3
158,90
7
166,03
7
159,20
7
79,44
2
63,39
0
0
0
0
1
96,53
1
138,31
0
-1
10
104,64
0
0
0
0
3
707,55
0
0
7
76,65
7
255,75
0
0
0
0
7
399,77
0
-1
0
-1
1
9,67
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
1
11,33
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
5/MC
8
75,08
0
0
6
248,96
0
0
0
0
2
24,25
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
6/TO
13
82,87
0
0
1
54,11
0
-1
7
101,94
5
80,88
1
30,31
0
0
0
0
0
0
1
33,33
0
-1
3
57,31
0
0
0
0
0
0
0
0
3
57,31
9/NO
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11/MI
2
12,29
0
0
0
0
0
0
2
25,25
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
12/BG
19
124,95
0
0
11
346,46
0
0
4
68,43
4
64,66
8
58,09
0
0
1
36,18
3
100
4
133,33
0
-1
4
67,72
1
952,38
0
0
0
0
3
62,58
0
-1
4
133,33
0
0
4
133,33
0
0
0
0
0
0
14/CR
6
38,56
0
0
0
0
0
-1
5
65,08
1
24,46
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
16/MN
23
101,70
5
318,47
0
0
12
179,05
4
66,50
2
24,01
13/BS
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
6
55,48
0
0
0
0
6
106,44
0
-1
0
-1
3
27,33
0
0
2
66,67
0
0
0
-1
1
12,64
8
75,61
0
0
0
0
1
65,06
0
-1
7
87,34
5
79,71
0
0
0
0
0
-1
5
166,67
0
-1
26
140,15
0
0
5
166,67
10
229,36
10
488,76
1
10,93
3
127,93
0
0
0
0
0
0
0
0
3
127,93
1
13,38
0
0
0
-1
1
19,38
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
57
229,79
1
44,78
38
526,90
16
179,94
2
70,95
0
-1
2
108,28
1
108,34
1
350,88
0
0
0
-1
0
0
25/FE
27
203,21
0
0
0
0
22
241,39
5
143,35
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
95
607,07
0
0
0
0
92 1135,24
0
0
3
39,76
17/PV 18/BN 19/TN 23/MO
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
27/RA
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
28/RN
10
88,49
0
0
0
0
4
368,66
0
-1
6
64,08
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
380
134j/T/Es 134j/T/Zs ΣO 29/VE
177
134j/I/Es 134j/I/Zs
Frel Σ O
134j/II/Es 134j/II/Zs
Frel Σ O
459,74 124 1608,51
38
134j/III/Es 134j/III/Zs
Frel Σ O 305,93
134j/IV/Es 134j/IV/Zs
Frel Σ O
4
102,91
9
134j/V/Es 134j/V/Zs
Frel Σ O 99,23
2
Frel 36,95
14
376,65
2
203,46
1
80,58
11
736,77
0
0
0
0
30/ZR
60
297,46
3
235,11
13
270,61
42
390,77
0
-1
2
91,12
2
19,95
0
-1
1
36,94
0
-1
0
0
1
15,47
31/AP
50
241,11
0
-1
20
330,52
26
432,40
3
58,41
1
32,70
4
129,45
3
163,49
0
0
0
-1
1
109,77
0
0
32/PD
22
88,85
0
-1
0
0
8
131,17
9
94,86
5
55,56
4
29,09
3
41,07
1
15,51
0
0
0
0
0
0
33/VI
16
443,58
0
0
0
0
0
-1
0
0
16
485,29
1
16,67
0
0
1
16,67
0
0
0
0
0
0
34/TV
13
187,59
0
0
0
-1
13
195,52
0
0
0
0
6
122,27
0
0
1
209,64
5
112,87
0
0
0
0
35/BL
21
126,25
0
0
7
388,24
2
38,11
7
119,49
5
134,23
1
79,74
0
0
1
79,74
0
0
0
0
0
0
36/VR
18
93,63
0
-1
1
113,25
15
189,20
0
-1
2
21,86
6
214,90
0
-1
5
361,01
1
81,83
0
0
0
0
37/UD
39
134,86
0
-1
4
78,25
15
194,28
14
167,91
6
78,15
3
144,09
0
0
0
-1
1
311,53
1
787,40
1
74,68
Tab. 52: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 134 e di Frel134 nei subcorpora Es e Zs
2.3.6.3 Confronto con i dati dialettali moderni Questo confronto si basa sulle 17 cartine AIS 18/i nostri nipoti, 21/il vostro nipote, 22/la vostra nipote, 23/le vostre nipoti, 95/i capelli, 97/[una ciocca] di capelli, 760/accendo la pipa, 905/la coperta, 964/il coperchio, 1010/il pepe, 1152/un’ape, 1360/la rapa, 1375/il peperone, 1527/il sapone, 1652/l’ho saputo troppo tardi, 1693 e 1701/sapere.186 Abbiamo visto come lo sviluppo -P- > [v] nell’Italia settentrionale sia generalmente avvenuto già in epoca prescritturale, per cui i valori Dabs134/j/T/G superiori alla media nella cart. 113 (a pag. 574) indicano le scriptae più propense a rendere anche graficamente elementi del proprio sostrato dialettale generatore (cf. anche le molteplici congruenze con la cart. 37: AU > o non toscana a pag. 501). All’interno dell’Italia settentrionale la Lombardia orientale, in particolare l’area attorno a 12/BG,187 si profila inoltre come area nucleare del successivo sviluppo -v- > Ø (cf. la cart. 112 a pag. 573 con la congruenza tra i valori Dabs133/j/T/G superiori alla media e l’odierna presenza del tratto a 13=256/BS e 14=284/CR).
186 187
Anche in questo caso sono stati esaminati solo i tipi rilevanti per la nostra analisi. Cf. anche Rohlfs (1966, 279): «[...] nella zona bergamasca e nei dintorni di Busto Arsizio (Lombardia occidentale) la caduta di v si verifica in un ambito più vasto» e Massariello-Merzagora (1988, 74).
381
2.3.6.4 Riepilogo -P- > v e Ø sono due tratti ubiquitari delle scriptae settentrionali, ma i valori Frel di -P> v sono nettamente superiori a quelli di -P- > Ø. In corrispondenza con le nostre attese storico-linguistiche, l’apice di frequenza di -P- > v è anteriore a quello di -P- > Ø. 2.3.7
Distribuzione delle varianti grafiche padane per il nesso lat. PL188
2.3.7.1 Contesto fonetico storico Nel toscano e nella lingua standard la L postconsonantica viene palatalizzata in [i] mediante lo stadio [ł]: PL > pł > pi (cf. Rohlfs 1966, 252). Questa palatalizzazione avviene anche nella maggior parte dell’Italia settentrionale;189 poiché però nelle antiche scriptae settentrionali la grafia con L conservata è visibilmente frequente, la maggior parte degli studiosi (cf. soprattutto Rohlfs 1966, 254–255 e Sanga 1995, 92–93) ritiene che nella Padania e in particolare nel Veneto, i nessi con L (soprattutto BL, PL e FL) almeno nella prima metà del basso Medioevo erano ancora mantenuti palatalizzandosi solo in un secondo tempo.190 Le suddette grafie con L quindi, diversamente da quelle alle soglie dell’età moderna, non sarebbero da considerarsi dei latinismi grafici, bensì un riflesso della effettiva conservazione prolungata di L in posizione postconsonantica nella Padania. In alcune aree (Liguria, parti del Piemonte meridionale e della Lombardia settentrionale), l’occlusiva stessa viene indebolita dalla semiconsonante successiva e palatalizzata in [ć] (Rohlfs 1966, 253).191 Dalla interpretazione corrente, che presuppone la conservazione di L (cf. le numerose attestazioni infra in 2.3.7.2a, tra le quali quella formulata in modo più arguto è ad opera di Vidossi 1956, LI, n. 4 in riferimento alla celebre frase con la quale Dante nel De vulgari eloquentia caratterizza il veneziano: per le plage de Dio tu no verras: «Tutti d’accordo che plagas (sic!) sia la pronuncia effettiva […]”) erano già stati ˘
188 189
190
191
Cf. le cart. 115–132 alle pag. 575–592. Il nesso PL si è conservato nel bergamasco orientale, nella Valtellina superiore e in Val di Non (cf. Rohlfs 1966, 254–255). L’attributo è annoverato tra le caratteristiche costitutive del geotipo retoromanzo (cf. Ascoli 1873, 337 e la cartina in Goebl 1990, 245 basata sui dati AIS). Cf. Rohlfs (1966, 239, n. 1): «Si può certamente ritenere che il trattamento galloromanico di questi gruppi fonetici era un tempo la regola generale nell’Italia settentrionale, finché la palatalizzazione di l non si estese anche ai territori situati a nord degli Appennini, sotto influssi provenienti dall’Italia centrale», nonché Rohlfs (1966, 254–255): «Inoltre pl è documentato per il triestino (ca. 1828). Di conseguenza si potrà presumere che anche il pl dei testi in antico lombardo e in antico veneziano abbia reso l’effettiva pronuncia dell’epoca in cui è stato usato» e Zamboni (1988, 527): «I nessi consonantici con /l/ si mantengono a lungo nei dialetti veneti e vengono risolti solo in fase medievale, a volte anche più tardi». Cf. Petracco Sicardi (1995, 118): «I gruppi consonantici PL, BL, FL subiscono un processo di palatalizzazione che giunge agli esiti [č], [ğ], [š]. Questa isoglossa differenzia nettamente il tipo ligure dalle aree contermini, piemontese, emiliana e lunigianese-toscana: che restano alla fase py, by, fy, e dal provenzale, che conserva inalterati i nessi pl, bl, fl». Uno stadio intermedio di questo sviluppo (pć/ pš) sembra essersi conservato nel Canton Ticino, nei dintorni di Lecco e in parti del Bergamasco orientale (cf. Rohlfs 1966, 253).
382
esclusi da Rohlfs (1966) stesso, ma soprattutto da Stussi (1966) i nessi velare + L, dove numerose forme ipercorrette parlano a favore di una palatalizzazione già bassomedievale.192 Muovendo da questa riserva, Alinei (1984b) ha messo in dubbio tutta la teoria della conservazione prolungata di L.193 Come sià accennato supra (cf. 1.5.2), non è nostra intenzione fornire una «chiave di lettura» delle grafie medievali. La frequenza notevole e continuata della grafia nel Veneto sembra però essere un indizio per la presenza nel sostrato dialettale generatore di un fenomeno che favoriva la sua resa grafica piuttosto mediante che mediante . Non possiamo invece decidere se questo fenomeno sia la L effettivamente conservata oppure la L evanescente proposta da M. Alinei (1984b, 240). È soprattutto la storia linguistica generale dell’Italia settentrionale, dove molti sviluppi «italoromanzi» si compiono solo nel secondo millennio, che nel caso specifico di PL ci fa propendere piuttosto a favore dell’interpretazione tradizionale. Collochiamo perciò il graduale sviluppo del nesso PL in [pi] nel sostrato dialettale generatore in epoca scritturale e, sempre in quest’epoca, anche la sua parziale ulteriore evoluzione in [ć] (soprattutto in Liguria). ˘
2.3.7.2 Analisi scrittologica a) Cr. 170: Il nesso lat. PL è reso con vs. tosc. In questo caso – come per AU lat. (cf. supra 2.3.2.2a) – siamo di fronte a un tratto che viene gradualmente soppresso, quindi ci interessano particolarmente le attestazioni
192
193
Cf. Rohlfs (1966, 239): «Tuttavia deve richiamare la nostra attenzione la grafia ipercorretta clera (invece di cera ‘viso’) che si incontra nel veronese Giacomino, la quale ci autorizzerebbe ad indurre che anche clara e clama in realtà venivano già pronunciati ćara e ćama» e Stussi (1966, 113): «Credo che in epoca dantesca il nesso CL dovesse essere (a differenza di PL, FL, BL) già risolto nel modo indicato [č in posizione iniziale e ğ in posizione intervocalica]». Cf. inoltre Stussi (1995a, 129): «È notevole ancora nel Trecento la conservazione di gruppi cons. + L: clave, plu, blanca, florini, con eventuale sonorizzazione in posizione intervocalica (veglo ‘vecchio’, seglo ‘secchio’). Cede per primo cl tra vocali e coppie come veglo e veio testimoniano l’avvenuta evoluzione a ğ, quindi la collisione con ğ / y da LJ (ecco, appunto, veio)». Cf. Alinei (1984b, 238–240): «[…] non si può non condividere la conclusione di Stussi che anche in questi casi rappresenti [dž]. Che cosa dire degli altri nessi con , cioè , , , ? Già lo Stussi ha espresso una cauta ma importante riserva sul valore fonologico, cioè [kl] [pl] [bl] [fl] di questi digrammi. Poiché questa è, tuttavia, l’opinione corrente (ben rappresentata, per es., dal Rohlfs) ci sembra opportuno discutere un po’ più in dettaglio le implicazioni di questa tesi di tipico stampo neogrammatico. […] Vi sono prove, sia pure esigue, che già all’epoca dei nostri testi la [l] postconsonantica si era palatalizzata: sono le forme già accuratamente rilevate dallo Stussi: accanto a , ecc., e […]». Inoltre, in veneziano /l/ ha un allofono evanescente [l], che non si poteva realizzare graficamente con (altrimenti pala e paia ‘paglia’ ecc. si sarebbero fuse graficamente) e perciò «l’insieme delle varianti condizionate di /l/ avrà imposto il livello fonematico rappresentato da /l/ come il più opportuno e quindi a scegliere come segno uniforme delle diverse varianti: soluzione tanto più logica in quanto conserva anche un massimo di informazione etimologica. Vi sono insomma buone ragioni per ritenere che iscrizioni come , , ecc. nei nostri testi si pronunciassero già allora come si pronunciano oggi: [fiorini], [bjanka], [pjaze] ecc. […]».
383
della persistenza della grafia . Queste giungono fino al XVI sec.: 35/BL: 35 / (1501) = i quali hano a zo plena autorità per vigor de li statudi ‘piena’; 4/SV: 4 / (11.1503) = Concesse favore non picolo al inicio di questo convento el Beatissimo papa Sixto Sanoese dandoli la ampla Bolla nel anno septuagesimo nono del predicto Millesimo; 37/UD: 37 / (1509 ca.) [1509] = .ij. duplieri da levar lo corpus domini ‘doppiere’; e plena una archa de la glesia de drapamenta; 28/RN: 28 / (31.1.1523) = promecte far dare et concedere pleno et libero salvo conduco; 11/MI: 11 / 23.10.1523 = farvi conoscere che le speranze diciate in noi non caschino in vano dove possiamo adimplirle ‘adempirle’; 17/PV: 17 / 28.2.1524 = il maestro messer nostro contadino, il quali più amplamente exponerà como informato; 5/MC: 5 / 18.3.1524 = per significarli alcune mie occurrentie, de le quale amplamente sera da luy informato; 6/TO: 6 / 14.4.1524 = come più amplamente gli exponerà meser Benedetto Moraro. Eccezion fatta per le attestazioni di 37/UD, dove i nessi con L postconsonantica si conservano fino ad oggi, si tratta senz’altro di latinismi grafici, poiché a quest’altezza cronologica la palatalizzazione di L in Padania era sicuramente già avvenuta. Meno chiara è l’interpretazione delle prime testimonianze, che si concentrano nel Veneto: 36/VR: 36 / (1205?) [1205] = Ite(m) a semenare vjjjj (e) meco int[ra] frum(en)to (e) segala (e) i(n) rason d(e) xl s. li plovi ‘aratri’; 29/VE: 29 / 30.9.1253 = da un ladi la pleve de Trixigal, da l’aultro ladi Thomasin de Sorentina ‘pieve’; O’ che fi dito Cavaxeto Veglo, pecia j de terra blebis de Trisigal ‘un pezzo di terra della pieve di Tresigallo’; E sianto me presente Furmignan notarius scrisse et (con)plì tute queste causse sovradite ‘compì’; 29 / 8.1282 = qualor que l’un de questi non fose a Venesia, que li do posa e debia atenplir sì co(m’) de soto sé scrito e se algun de questi me’ commesarii morise, sì co(m’) plasese a Deo; un o plusor qu’eli fose; que senpre sia co(n)plio quel que parerà ala maor parte deli diti commesarii; e non venga dao plu; 29 / (1283–1295) [1283] = varnii de coltre e de linçoli e de plumaçi si co(m’) conven ‘piumacci’ (i.e. ‘cuscini’) < PLUMACEU; 29 / (post 20.1.1281, ante 18.6.1284) [18.6.1284] = che fo fato de lo plovan de Santo Silvestro ‘pievano’; 29 / (f. sec. XIII) [1284] = [Item] grosi x per li doploni dela roba; 29 / 16.7.1287 = Pagai a quelo l’à fata de plù q’eo no recevi; 29 / (1288) = et se plù arçento intrasse in la pala, de’-li dare chotale arçento comò è dito; 32/PD: 32 / (pres. non post 1260) [1260] = da ti fia sì studiò ce elo plaqua a gi to amisi ‘da te sia così studiato che piaccia ai tuoi amici’; 30/ZR: 30 / (1280 ca.) [1280] (5) = debeatis dare plu de termino; respondere ad ilo termino qui vobis place a mitere ‘che a voi piace mettere’; 30 / 30.9.(1284) = Eo faço le meo dampno libre II e plu, se plu d’avese de dapno; elo sì venne in Tonisso novelle de pluxor parte che li Çenoexi sì avea sconfiti li Pixanni; Onda lo paron respose: «Plaxavello? Et eo lo farè»; 16/MN: 16 / (13.10.)[1282?] [13.10.1282] = l’era montà lo meier del fer in Brexa XX s(oldi) e plù; 16 / 13.11.[1282?] [13.11.1282] = Prego vu che vu façà vender ser Beneeto la plu draparia ch’el po’; 16 / 20.11.[1283?] [20.11.1283] = vegnir a Mantoa la plù tosto che [porò]; gran perigolo fu pluxora fiatha in maro; 24/BO: 24 / (5.9.1289) = piglando quello e ferando e inplagando quello sì che le dicte ferrìe morto è < PLAGA; cotal cose facere siano cose (dagande) de male esenplo; 24 / (1289) = E, per Deo, plaçave che de questo maleficio porti pena
384
quilli che l’ànno facto. In ogni caso è istruttiva la ripartizione cronologica delle prime e delle ultime attestazioni: città data prima attestazione 36/VR (1205?) [1205] Ite(m) a semenare vjjjj (e) meco int[ra] frum(en)to (e) segala (e) i(n) rason d(e) xl s. li plovi ‘aratri’ 29/VE 30.9.1253 da un ladi la pleve de Trixigal, da l’aultro ladi Thomasin de Sorentina; O’ che fi dito Cavaxeto Veglo, pecia j de terra blebis de Trisigal ‘pieve’; E sianto me presente Furmignan notarius scrisse et (con)plì tute queste causse sovradite ‘compì’ 32/PD (pres. non post da ti fia sì studiò ce elo 1260) [1260] plaqua a gi to amisi ‘da te sia così studiato che piaccia ai tuoi amici’
30/ZR
(1280 ca.) debeatis dare plu de [1280] (5) termino; respondere ad ilo termino qui vobis place a mitere ‘piace’ 16/MN (13.10.)[1282?] l’era montà lo meier del [13.10.1282] fer in Brexa XX s(oldi) e plù 24/BO
13/BS
194
(5.9.1289) piglando quello e ferando e inplagando quello sì che le dicte ferrìe morto è < PLAGA; cotal cose facere siano cose (dagande) de male esenplo ‘esempio’ (1293) se pos far per ti cosa che te plaza ‘piaccia’; atendando zertamente che voluntera adimplerò tuti le tui voluntate ‘adempirò’
data ultima attestazione 5.6.1491 come de tuto el ditto supplicante farà amplissima fede e testimonianza (1492) quando alcun vorá zurar lo exemplo dela carta over dele carthe: ch’el zuri segondo la sua conscientia ‘esempio’ (i.e. ‘esemplare’)
(1464– li benedì et disseli: 1471) «Cressete et multiplicate [1471] et implite la terra» ; debiali dare soldi vinti per lemosina et plui quello li paresse (1419) Uno barilo pleno de asido e II buçati e II galine e uno porco vivo ‘pieno’194 (7.7.1458) e mi subito per voler adenplir i comandamenti de la Illustra Madona […] andai a caxa 11.(1350) posano e debano fare batere bolognini grosi […] de peso sieno vintidui bolognini grosi per onça e non plue ‘e non più’ (28.7.1429) E iò bevud u moiol plu de mez e me de ple de vi moscatel in la canva de Peder ‘più, pieno’
Attestazioni ancora posteriori per 30/ZR sono trasmesse solo tramite copia: 30 / (23.3.1467) = all’ora siano implita la giustizia < IMPLERE (co. del XVI sec.); 30 / 9.1492 = et il Castel sia ampliado, con amplissima et omnimodo libertà ‘ampissima’ (co. del XVII–XVIII sec.).
385
città 31/AP
data prima attestazione (6.8.1300) aiba libera et generale administracione et plena podestá carta di notario tragere ‘piena podestá’195
20/PC
(prim. del cum le braçe in crosse sec. XIV) e plana voxe pregate, [1310] (3) anima mia, se pregare te posso ‘piana voce’ (i.e. ‘a bassa voce’) 5.8.[1320 ca.] noy volemo che siam [5.8.1320] afirmati e compliti; In perzo pregamo cha voy plaza da far scriver in una vostra letera ‘piaccia’; E perzo mandat uno semplari che ve plaza ben ‘esemplare’ (sec. XIV p.m.) che abieno plena [1325] possanza e balia de elezer lo ministro ‘piena’; cescaduno […] sia tenuto a lassare de li soy beni, quello che ye plase, […] a la dita congregatione ‘piace’ 20.5.1327 E tute queste conse […] promete l’una parte a l’atra atendere e osservare e amplire ‘adempire’; E un’altra scripta cusì fata como questa ò data a li prediti fradelli per plu fermeça (1340 ca.) chel se deba scivar le [1340] taverne al plu che se po; per amor de deo sel ye plas ‘piace’; ni leti, ni plumaçi ‘piumacci’ (i.e. ‘cuscini’); farne plena fe al maystro nostro ‘piena fede’
37/UD
12/BG
23/MO
19/TN
195
196
data ultima attestazione 10.9.1451 io lo debia castigar condecentemente secondo al suo delicto per exemplo di altri ‘esempio’
(1509 ca.) .ij. duplieri da levar lo [1509] Corpus Domini; e plena una archa de la glesia de drapamenta
(post 1482, prorogar quel dig ante 1528) compromes semel e [1482] plusor volti segondo che mey parerà < fr. plusieurs196
(1377) (2) per quelle cinque plaghe chi recevè lo nostro segnore misere Iheso Christo ‘piaghe’; Et a co che ello exaudisca plu volontera lo prego nostro; E sia bono exemplo a tut’ i fidé cristiani ‘esempio’ 29.4.1498 casca in pena del duplo della dita pena ‘doppio’
Sono anteriori a questa solo attestazioni trasmesse tramite copia: 31 / 4.8.1207–24.6.1208 [24.6.1208] = no debia pagar plu del dreto qu’è constituido ‘più’; et atratamo con lui in fin que conplimo lo so servisio et lo servisio del so seignor ‘compiamo’ (i.e. ‘adempiamo’); et a se miglorar – se Deo plase – en bon acordo ‘piace’; de farve honor et de farve aplasir sempre ‘piacere’ (co. del 1291–92); 31 / 11.1225 = E se alcuna nave o nave plusor se rompesen […] le persone e l’aver lor sunt segure (co. del XIII sec.); 31 / 16.3.(1244) = et demandai quele cose ke ve plase ‘e domandate quelle cose che vi piacciono’. Nei testi trasmessi tramite copia sono presenti ulteriori attestazioni per 12/BG: 12 / 1313 = Et el locho de la plaza di molini cum el locho de Binde ‘piazza’ (co. del 1720); 12 / 20.3.1488 = e de quella valle in suso andando dreto ala valle e ali Corni de Val Legor in fina ala Plazola (top.) (co. posteriore al 1532).
386
città 34/TV
26/IL
35/BL
25/FE
17/PV
18/BN
2/GE
28/RN
10/LO
197
198
199
data prima attestazione data ultima attestazione (1349–1353) placimento sea de Cristo (28.7.1399?) açò ch’ela adimplissa [1353] et dela vergene Maria [28.7.1399] e faça quelo ch’ela sa chel me perdone la colpa e ch’ela ha promesso mia197 de far ‘adempisse’; un o plu segondo la forma de la dogal constitution; plena et general bayla e possança de vender 5.–28.5.(1356) o .4 d’acqua roxada, 2 (1383) Item Mariao plazaro [16.5.1356] plege de charta ‘pieghe’ ch’ei ne pegnorò < PLATEA< PLICA (1360) (5) Lo dito Çan à e poxide (1501) i quali hano a zo plena peça una de pra que ças en autorità per vigor de li la monte de Pradé, en lugo statudi ‘piena’ vochan en Plaçe (top.)198 (sec. XIV s.m.) complia è la regola (1444) raxonevele cossa che mai [1375] (1) e la vita d’i servi de plu gli mancasse ‘mai la Verçene gloriosa più’ ‘compiuta’ (f. sec. XIV– Quela citade soprana 28.2.1524 il maestro messer nostro i. sec. XV) adunca è quela la qual contadino, il quali più [1400] imple de la gratia amplamente exponerà como informato ‘empie’; in ognio modo a noi son pleni de providentia; considera le plaze de li honori et de vanitae; lo Figlol de Deo, lo qual a noy mostrò per exemplo e per parola la virtue199 (f. sec. XIV– e si ge de lavare li piedi 22.8.1473 E questo in chaso civille i. sec. XV) per exemplo del maystro tanto, sumariamente, [1400] nostro verace mesere simplicitamente e de Yhesú Christo plano 27.6.1441 la cantina de Zovaneto de 24.1.1498 parendone questa cossa (2) da sì trista et di pessimo … plu de des parte exemplo, como più amplamente referirà el nostro consolo 1.7.1450 et io la ascriverò a (31.1.1523) promecte far dare et singulare complacentia concedere pleno et libero de le vostre Paternità salvo conduco ‘pieno’ (sec. XV) a laude e placimento de [1454] lo Sanctissimo
Trasmessa tramite copia (1692) già in: 34 / (1315) = comenza apresso el ponte del plagaro e va per la villa de Sylvaplana (top.); Regula da Colbertaldo della dicta Pleve. Un’attestazione anteriore è trasmessa solo tramite copia (1670): 35 / (1330) (2) = vegnando al col del càrpene fin alla fontanella de plano e dalla fontanella de plano fin alla cengia (top.). Trasmessa tramite copia (posteriore al 1450 [1475]) già in: 17 / (1340 ca.) [1340] = debiano audire onia dì almancho una messa complida ‘completa’; In quale modo le cosse commetude e reponude […] debiano fi adimplidi ‘adempiute’.
387
città 4/SV
data prima attestazione 13.8.1456 si te dia gratia che la tua vita possa essere de bono exemplo al proximo
5/MC
13.6.1461 quale se vi manda perche se pigliate exemplo et doctrina in quello via paria sia honesto (1464–1471) Et che sancto Michaele le [1471] (1) representa denanze a Dio padre onnipotenti, eciam dio nui con lor insema, quando serà el suo placimento ‘piacimento’ 16.8.1474 E demande ancora a augostino de le plane chi ve dira monte cosse de li dicti cavalerij; acioche sia exemplo a li altri chi an a vegni chi vorrai far malle 10.1.1495 per il che confortamovi ad darli plena fede, como ad noy propii ‘piena fede’200 14.4.1524 come più amplamente gli exponerà meser Benedetto Moraro
9/NO
3/CF
11/MI
6/TO
data ultima attestazione (11.1503) Concesse favore non picolo al inicio di questo convento el Beatissimo papa Sixto Sanoese dandoli la ampla Bolla nel anno septuagesimo nono del predicto Millesimo 18.3.1524 per significarli alcune mie occurrentie, de le quale amplamente sera da luy informato (1464– dagando a loro exemplo 1471) de humilità [1471] (4)
23.10.1523 farvi conoscere che le speranze diciate in noi non caschino in vano dove possiamo adimplirle
194195196197198199
Questo confronto ci permette di distinguere, in relazione alla presenza di nelle scriptae padane (Σ200O170/N/T/G = 688), due casi estremi: dove le prime attestazioni risalgono appena al XV sec., sebbene contemporaneamente disponiamo di documenti più antichi, si tratterà di latinismi grafici. Ciò vale soprattutto per la zona occidentale 194 dell’area investigata, in particolare la Liguria, ma anche per 11/MI.201 Dove invece le 195 196 prime attestazioni coincidono con i documenti più antichi del XIII sec., come accade 197 soprattutto nella zona orientale, e in particolare nel Veneto, si pone il problema del198 l’interpretazione di questa grafia in relazione al sostrato dialettale generatore. Come 199 già accennato, la maggior parte degli autori propende verso un effettivo sostrato fonetico [pl] in questo periodo. La distribuzione dei valori Frel170/j/t/G risulta dalla seguente tab. 53 (visualizzata nelle cart. 115 e 116 alle pag. 575–576): 200
201
Anteriori a questa, ulteriori attestazioni, trasmesse solo tramite copia: 11 / 31.12.1352 = et de le soe rasone procedere sumariamente et de plano senza strepito et figura de judicio ‘piano’, tegnire li cornisi e ariati per li quali laqua pluviana […] possa decorrere ‘acqua piovana’ (co. del XV sec.); 11 / 27.3.1465 = maxime avendo luy procura piena et ampla dal dicto suo fratello. Per 11/MI cf. Vitale (1953, 74): «In formula iniziale il nesso PL si risolve per lo più, normalmente, in pi, eccetto qualche caso di cultismo; in formula mediana, l’esito prevalente è in pi, ma se il nesso segue a consonante è gradita la forma conservata».
Tab. 53: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel170 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel170/N/T/G = 123,10
Dalla tab. 53 emerge la continua diminuzione di Frel170/N/t/G, nonché la già citata bipartizione della nostra area di ricerca: valori Frel170 tardivi e bassi nella zona occidentale, precoci e costantemente alti nella zona orientale. Prescidendo da 37/UD, dove notoriamente [pl] si è conservato fino ai giorni nostri, è notevole la continuità delle attestazioni di a 36/VR, 35/BL, 31/AP, 30/ZR, 29/VE, 19/TN e 13/BS. Proprio in questa zona, la teoria tradizionale presuppone una conservazione relativamente prolungata del nesso lat. PL,202 le città seguenti presentano inoltre i valori Dabs170/j/T/G più positivi in assoluto: 202
Cf. le rispettive indicazioni per i singoli centri scrittori: 13/BS: «PL e BL son conservati» (Bonelli/Contini 1935, 144); 16/MN: «Caratteristica la notevole resistenza dei nessi di cons. + l, cioè il tipo plu, blanch, flum invece di più, bianco, fium» (Grignani et al. 1990, 54); 25/FE: «Sensibile, anche se meno che nei testi poetici, la sopravvivenza dei nessi latini cons. + l, in accordo con le
389
29/VE: +103,03; 31/AP: +56,67; 34/TV: +35,43; 30/ZR: +23,83; 19/TN: +16,28; 13/BS: +15,04; 35/BL: +8,98 (cf. la cart. 117 a pag. 578). Dalla tabella è altrettanto evidente la particolare situazione di 32/PD all’interno del Veneto (con il più basso valore Dabs170/j/T/G pari a -42,41;203 seguita da 2/GE: -23,67; 6/TO: -22,37 e 11/MI: -21,72). I dati della tab. 53 mostrano che in gran parte del Veneto la nuova norma grafica si è imposta definitivamente solo nel XV sec. Lo rivela anche il fatto che le attestazioni di nelle copie siano a malapena presenti nei periodi IV e V: 170j/T/Es 170j/T/Zs N 2/GE 3/CF 4/SV
203
ΣO 594
170j/I/Es 170j/I/Zs
Frel Σ O 133,28 65
170j/II/Es 170j/II/Zs
170j/III/Es 170j/III/Zs
Frel Σ O 443,35 167
Frel Σ O 310,38 184
170j/IV/Es 170j/IV/Zs
Frel Σ O 158,41 114
170j/V/Es 170j/V/Zs
Frel Σ O 116,47 64
Frel 39,22
94
83,04
18
154,44
52
150,97
16
73,63
1
8,31
7
21,00
4
20,70
0
-1
0
-1
0
-1
1
22,74
3
34,04
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
2
20,93
0
0
0
0
0
-1
0
0
2
21,90
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
2
19,33
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
2
22,66
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
5/MC
3
28,15
0
0
0
-1
0
0
0
0
3
36,38
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
6/TO
1
6,37
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
16,18
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
-1
9/NO
3
57,31
0
0
0
0
0
0
0
0
3
57,31
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
scritture documentarie e divulgative» (Stella 1968, 271); 29/VE: «I gruppi consonantici CL, PL, BL, FL sono generalmente conservati [...]» (Stussi 1965a, LI) e «È notevole ancora nel Trecento la conservazione di gruppi cons. + L: clave, plu, blanca, florini, con eventuale sonorizzazione in posizione intervocalica (veglo ‘vecchio’, seglo ‘secchio’). Infine, per PL- si ripresenta la stessa situazione che abbiamo visto per CL; infatti l’alternanza grafica fra la conservazione e l’esito pj potrebbe testimoniare una evoluzione ancora in atto nella pronuncia. In posizione interna il nesso è sempre conservato» (Sattin 1986, 78); 34/TV: «Abbondano le grafie conservative nel caso dei nessi cons. + L, iniziali e intervocalici, abbondante anche la presenza dei nessi CLI, FLI; PLI, GLI, iniziali e intervocalici. [...] I nessi con L: PL, BL, FL, sono quasi sempre conservati, in posizione sia iniziale che intervocalica. Pochissimi, ma sufficienti a testimoniare l’avvenuta palatalizzazione nella seconda metà del sec. XIV, gli esempi di risoluzione dei nessi in questione: piascevele, biancha, piaceno, piaga» (Tomasoni 1973, 165; 183) e «Conservazione, almeno grafica, dei nessi cl, gl, bl, fl, pl» (Corti 1960, 110); 35/BL: «I gruppi con /l/ si conservano e per questo dimostrano una maggiore antichità. Il nesso /pl/ dei toponimi Plai < plaga e Plan < planu confuta l’ipotesi di Pellegrini che vede in plaser di Cavassico l’unico esempio di nesso /pl/ mantenuto dal latino. La conservazione del nesso /bl/ è presente anche per i prestiti germanici blava e Blancha, che non mutano /bl/ > /bi/. Anche all’interno della parola la liquida non muta in /i/ come in doplier» (Bonacchi 2002, 203), nonché per 36/VR: «Caratterizzazione linguistica del veronese: la conservazione di pl- in plove (conservazione non puramente grafica)» (Stussi 1981, 750) e «D’ordinaria amministrazione la conservazione (grafica) di pl in conplir e plaxesso» (Stussi 1994, 6). Per 32/PD cf. Stussi (1995a, 131): «[...] non presenta sostanziali differenze il trattamento dei nessi cons. + L, salvo una maggiore rapidità nell’evoluzione (al padovano pi da piui si oppone ancora il veneziano plu» e Ineichen (1957, 98 [orig. in ted.]) «Nel padovano, nel corso del XIV sec., si è imposta nel nesso della consonanza labiale con l la pronuncia toscana; i pochi casi di l conservata sono da considerarsi residui grafici».
390
170j/T/Es 170j/T/Zs ΣO 10/LO
1
170j/I/Es 170j/I/Zs
Frel Σ O
170j/II/Es 170j/II/Zs
Frel Σ O
170j/III/Es 170j/III/Zs
Frel Σ O
170j/IV/Es 170j/IV/Zs
Frel Σ O
33,33
0
0
0
0
0
0
0
170j/V/Es 170j/V/Zs
Frel Σ O 0
1
Frel 33,33
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11/MI
2
12,29
0
0
0
0
0
0
0
-1
2
23,93
3
55,29
0
0
0
0
2
66,67
0
-1
1
46,36
12/BG
13
85,49
0
0
3
94,49
0
0
8
136,87
2
32,33
3
21,78
0
0
1
36,18
1
33,33
0
-1
1
19,97
24
406,30
2
0
0
0
0
22
458,91
0
-1
2
66,67
0
0
2
66,67
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
1
43,22
0
0
0
0
0
0
0
0
1
43,22
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
16/MN
13
57,48
6
382,17
0
0
6
89,53
0
-1
1
12,01
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
17/PV
12
110,96
0
0
0
0
9
159,66
0
-1
3
248,76
13/BS 14/CR 15/SO
4
36,45
0
0
4
133,33
0
0
0
-1
0
-1
18/BN
6
56,71
0
0
0
0
1
65,06
0
-1
5
62,38
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
19/TN
42
226,40
0
0
8
266,67
17
389,91
4
195,50
13
142,15
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
20/PC
1
42,55
0
0
1
260,42
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
23/MO
18
240,90
0
0
9
480
9
174,38
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
24/BO
43
173,35
5
223,91
38
526,90
0
-1
0
-1
0
-1
6
324,85
0
-1
6 2105,26
0
0
0
-1
0
0
25/FE
16
120,42
0
0
0
0
3
32,92
13
372,71
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
26/IL
10
63,90
0
0
0
0
10
123,40
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
28/RN
2
17,70
0
0
0
0
0
-1
1
117,37
1
10,68
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
29/VE
135
350,65
40
518,87
58
466,95
7
180,09
28
308,71
2
36,95
20
538,07
6
610,38
7
564,06
7
468,85
0
0
0
0
45
223,09
7
548,59
12
249,79
24
223,30
2
174,22
0
-1
16
159,59
0
-1
12
443,30
0
-1
0
0
4
61,86
73
352,03
1
208,77
27
446,21
34
565,44
10
194,70
1
32,70
13
420,71
11
5
20,19
30/ZR 31/AP 32/PD
599,46
0
0
1
290,70
1
109,77
0
0
2 1156,07
0
0
0
-1
0
-1
3
33,33
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
33/VI
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
34/TV
36
519,48
0
0
0
-1
36
541,43
0
0
0
0
14
285,31
0
0
10 2096,44
4
90,29
0
0
0
0
25
150,29
0
0
0
-1
10
190,55
11
187,78
4
107,38
6
478,47
0
0
6
478,47
0
0
0
0
0
0
35/BL
391
170j/T/Es 170j/T/Zs ΣO
170j/I/Es 170j/I/Zs
Frel Σ O
170j/II/Es 170j/II/Zs
Frel Σ O
170j/III/Es 170j/III/Zs
Frel Σ O
170j/IV/Es 170j/IV/Zs
Frel Σ O
4
50,45
1
170j/V/Es 170j/V/Zs
Frel Σ O 202,84
1
Frel
36/VR
10
52,01
2
259,74
2
226,50
10,93
4
143,27
1
540,54
3
216,61
0
-1
0
0
0
0
37/UD
47
162,53
0
-1
9
176,06
14
181,32
13
155,91
11
143,27
2
96,06
0
0
1
338,98
1
311,53
0
-1
0
-1
Tab. 54: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 170 e di Frel170 nei subcorpora Es e Zs
b) Cr. 171: Il nesso lat. PL non è reso con o L’unica attestazione nel CorPS DEF (Frel171/N/T/G = 0,18) per questo tratto, che è considerato caratteristico del ligure,204 proviene da un originale di 4/SV: 4 / (1384) = si e en tar vissa che lo no posa jover en la dita tore sea en la dita capella ‘in tal modo che non possa piovere’. In conformità con ciò solo 4/SV presenta un valore Dabs171/j/T/G (leggermente) positivo pari a +0,97 (cf. la cart. 118 a pag. 579). c) Cr. 172: L’etimo lat. PLUS è reso con la forma vs. tosc. Le prime testimonianze di questo criterio risalgono essenzialmente alla s.m. del XIV sec.: 6/TO: 6 / 25.7.1321 = que el present capitor fos py fort de gl-aytr sea derogatori; 36/VR: 36 / 30.7.1375 = e per pì certança, ve mando la letra; 32/PD: 32 / (intorno al 1392) [1392] = quelo che averà pì voxe sì vaga ancora in primo lugo. Sporadiche attestazioni si trovano ancora un secolo più tardi: 37/UD: 37 / 17.9.1452 = quelli tali se offersi de pagar de pi; 6/TO: 6 / (sec. XV s.m.) [1475] (1) = E açò che el nos oda pi tost de queste preere soredite. Prime e ultime attestazioni sono ripartite come segue: 205
città 6/TO
36/VR 32/PD 206
204
205
206
data prima attestazione 25.7.1321 que el present capitor fos py fort de gl-aytr sea derogatori 30.7.1375 e per pì certança, ve mando la letra205 (intorno al quelo che averà pì voxe 1392) [1392] sì vaga ancora in primo lugo
data (sec. XV s.m.) [1475] (1)
ultima attestazione E açò che el nos oda pi tost de queste preere soredite
9.12.(1402) E se vui volissi dire che Iacomo fosse pi çovene cha vui e pi ardente206
Cf. a questo proposito Flechia (1886–88, 151): «Il gruppo PL iniziale o dopo consonante da [ć]; interno, tra vocali, [ģ]: iantao ‘piantato’, iovea ‘pioggia’ [...]» e Petracco Sicardi (1995, 115): «ih o zh per [č] da CL- e PL, talora anche i ha questo valore». Un’ulteriore attestazione per 36/VR, trasmessa solo tramite copia (tardiva): 36 / (18.2.1379) = chè ‘l ve tocha tropo pì el Veschovà, che no’ fa la Chalonega. L’attestazione per 37/UD è trasmessa solo tramite copia (13.2.1479): 37 / 17.9.1452 = quelli tali se offersi de pagar de pi.
392
La grafia nel nostro corpus è documentata in complesso 34 volte, di cui 4 in copie. Il baricentro delle occorrenze dei valori Frel172/j/t/G (cf. la tab. 55 e la sua visualizzazione nelle cart. 119 e 120 alle pag. 581–582), nonché dei valori Dabs172/j/T/G positivi (cf. la cart. 121 a pag. 584) si trova a 6/TO con 13 (+11,85) e a 32/PD con 18 attestazioni (+15,66):207 Frel172/j/T/G Frel172/j/I/G Frel172/j/II/G Frel172/j/III/G Frel172/j/IV/G Frel172/j/V/G ΔI>II
N 6/TO 32/PD 36/VR 37/UD
6,08 68,47 46,74 9,08 3,23
-1 0 -1 -1 -1
2,27 108,23 -1 -1 -1
2,18 -1 16,40 21,86 -1
23,65 91,21 179,17 -1 -1
ΔII>III
ΔIII>IV
ΔIV>V
=-
+++
-----
1,53 30,86 -1 -1 11,09
+++
Tab. 55: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel172 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel172/N/T/G = 6,08
d) Cr. 173: L’etimo lat. PLUS è reso con la forma vs. tosc. Le attestazioni di questo criterio si distribuiscono, come quelle di , tra il II e il V periodo di analisi. Le prime testimonianze sono: 2/GE: 2 / 11.6.1340 = li debian rende raxon de la dicta Confraria a lo pu tosto chi li porran; 5/MC: 5 / 10.1349 = lo revelereivam a tuto lor poeir a messer lo Duxe o a soi officiarii lo putosto che eli poessen ‘piu tosto’ (i.e. ‘più presto’); 5 / 15.4.1350 = certo pu charo de essere a lo Comun che le dite raxom abia lo so cintain che uno homo strangier; le ultime invece: 3/CF: 3 / 6.8.1455 (2) = Or pu da lo meise de zenar fin anco dij; per quello pu tempo chi piaxera; 4/SV: 4 / 13.8.1456 = et quanto pu l’omo cresce tanto pu se aproxima a la morte; 16/MN: 16 / (7.7.1458) = e questo credo che fesse non per far apiaxer ala vostra signoria, ma putosto dispiazer sì ‘piuttosto’. I dati particolari pertinenti a ogni centro scrittorio sono evidenziati nel seguente prospetto: città 2/GE
5/MC
3/CF
207
data prima attestazione 11.6.1340 li debian rende raxon de la dicta Confraria a lo pu tosto chi li porrai ‘piu tosto’ (i.e. ‘più presto’) 10.1349 lo revelereivam a tuto lor poeir a messer lo Duxe o a soi officiarii lo putosto che eli poessen ‘piu tosto’ (i.e. ‘più presto’) 3.3.1367 ve fazo ad saver como no-o pu ad far niente in lo comerzo de neo
data ultima attestazione (sec. XV) za no possa pù spusar ni [1450] mal far
15.4.1350 certo pu charo de essere a lo Comun che le dite raxom abia lo so cintain che uno homo strangier 6.8.1455 (2) Or pu da lo meise de zenar fin anco dij; per quello pu tempo chi piaxera
Cf. per 32/PD Stussi (1995a, 131): «Sono anche caratteristiche del padovano alcune voci lessicali con riduzione del gruppo vocalico iu risultante da cons. + L + U: pì ‘più’, fime ‘fiume’, spimò ‘schiumato’» e Ineichen (1957, 108 [ orig. in ted.]): «La forma plus suona pì».
393
città 4/SV
data prima attestazione (12.1382) lo parer de puxor muraoi et maistri
16/MN
12.6.1430 i quai seraveno utelli a la tera pui che non sonte
data ultima attestazione 13.8.1456 et quanto pu l’omo cresce tanto pu se aproxima a la morte (7.7.1458) e questo credo che fesse non per far apiaxer ala vostra signoria, ma putosto dispiazer sì ‘piuttosto’
Come già , anche PLUS > è chiaramente marcato a livello diatopico: le complessive 38 attestazioni, di cui solo una (a 3/CF) trasmessa in una copia, sono limitate ai centri liguri 2/GE,208 3/CF, 4/SV e 5/MC, nonché 16/MN (cf. la tab. 56 e cart. 122 e 123 alle pag. 585–586). Frel173/j/T/G Frel173/j/I/G Frel173/j/II/G Frel173/j/III/G Frel173/j/IV/G Frel173/j/V/G ΔI>II
N 2/GE 3/CF 4/SV 5/MC 16/MN
6,80 80,08 65,07 24,13 18,31 25,68
-1 -1 0 -1 0 -1
3,40 52,97 0 -1 82,99 -1
8,70 152,32 137,93 35,44 0 -1
12,74 175,78 -1 -1 0 83,13
4,58 -1 50,97 25,62 -1 12,01
ΔII>III ΔIII>IV
+++ +++
++ +
ΔIV>V
---
---
Tab. 56: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel173 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel173/N/T/G = 6,80
Le città citate presentano anche dei valori Dabs173/j/T/G positivi (cf. la cart. 124 a pag. 588): 2/GE: +16,47; 3/CF: +7,16; 16/MN: +4,41; 4/SV: +2,27 e 5/MC: +1,26. Visto che l’area di pu nei dialetti moderni è sensibilmente più ampia (cf. 2.3.7.3), bisogna ammettere una diffusone di tale forma (con 2/GE come possibile centro di irradiamento). 2.3.7.3 Confronto con i dati dialettali moderni Gli esiti del nesso lat. PL nei dialetti moderni sono stati verificati in base alle 15 cartine AIS 100/le tempie, 225/la pialla, 366/piove? 367/è piovuto, 369/la pioggia, 408/come il piombo, 730/Perché lo fai piangere? 819/in mezzo alla piazza, 831/il doppio dei miei, 1104/mi piacerebbe, 1334 e 1335/pieno, 1386/piantare, 1530/piegare e 1678/ non mi piace. Nella nostra area di ricerca la laterale si è mantenuta solo a 37/UD (cf. la cart. 126 a pag. 589). Per lo sviluppo PL- > [č] disponiamo di attestazioni per 2/GE e 4/SV (cf. la cart. 128 a pag. 590). Per la delimitazione dell’area odierna delle forme PLUS > pi e pu sono state utilizzate le due cartine AIS 1613/lavoreremmo di più e 1665/(due minuti dopo) non si moveva più. PLUS > pi (cf. la cart. 130 a pag. 591) compare in Piemonte (6/TO, 7/VC) e nel Veneto (32/PD, 33/VI, 34/TV, 35/BL), PLUS > pu (cf. la cart. 132 a pag. 592), invece,
208
Per 2/GE cf. Flechia (1886–88, 151): «Il gruppo PL iniziale o dopo consonante da [ć] [...]; e con dileguo di l, pu».
394
soprattutto in Liguria e in parti della Lombardia (cf. Rohlfs 1966, 255). In entrambi i casi è data la congruenza con le aree nucleari medievali della relativa grafia. 2.3.7.4 Riepilogo Riguardo all’impiego medievale della grafia si è potuto constatare che questa si è mantenuta costante e con elevati valori di frequenza fino al IV periodo soprattutto nella zona orientale della nostra area di ricerca. Tradizionalmente si ritiene che in quest’area alla grafia – perlomeno fino al XIV sec. – sia corrisposta anche la rispettiva fonia con laterale mantenuta, ma ciò viene contestato da Alinei (1984b). In ogni caso, i nostri dati parlano a favore di un fenomeno nel sostrato dialettale generatore nel Veneto che favoriva la resa grafica mediante piuttosto che mediante . Le aree con i valori Dabs più elevati per PLUS > pi e pu convergono con quelle in cui il criterio è presente ancora oggi. 2.3.8
Distribuzione delle varianti grafiche padane per il pronome personale lat. ĔGŌ e comparsa di MIHI, TIBI come pronomi soggetto209
2.3.8.1 Contesto morfologico/flessionale storico Il lat. ĔGŌ (> ait. eo > it. io) nei dialetti settentrionali moderni è stato confinato in «aree laterali».210 Nelle antiche scriptae settentrionali, invece, la forma è assai frequente (cf. alomb. eo, eu, avenez. eo). Secondo i nostri dati la diminuzione a favore della forma successiva obliqua MIHI inizia nella prima metà del XIV sec. e avviene poi in modo consistente a partire dalla seconda metà dello stesso secolo. Nel XV sec. MIHI e TIBI hanno già sostituito così ampiamente le forme del caso retto ĔGŌ e TU che Sanga (1995, 92–93) annovera l’uso di mi, ti fra le caratteristiche grafiche costitutive della koiné settentrionale. Nel sostrato dialettale generatore avviene quindi in epoca scritturale una sostituzione sempre maggiore delle forme dei pronomi personali della I e della II persona singolare del caso retto mediante quelle oblique. Le forme corrispondenti nel toscano e nella lingua standard sono e , che possono coincidere graficamente con i rispettivi esiti friulani ([y ó], [tu]).
209 210
Cf. le cart. 133–142 alle pag. 593–603. Il tratto appartiene alle caratteristiche costitutive del geotipo retoromanzo. Per la sua diffusione cf. Gartner (1883, 90) e le cartine basate sui dati AIS in Goebl (1989, 752) e (1990, 249).
395
2.3.8.2 Analisi scrittologica a) Cr. 235: L’etimo lat. ĔGŌ è reso con , , , vs. tosc. Questo criterio è presente nell’intero arco cronologico esaminato, ma diminuisce fortemente nel XV sec., il cui ultimo quarto sembra fungere da confine cronologico: 5/MC: 5 / 1.9.1451 = quello che fareti en ver luy e reputerò esser fato a mi; 10/LO: 10 / (sec. XV) [1454] = eyo recomando lo spirito meo; 4/SV: 4 / 13.8.1456 = per che e ti prego carissima che non meti lo core né la mente in queste cosse misere; 9/NO: 9 / (1464–1471) [1471] (4) = e non pense che may e me parte del fiolo mio ‘e non pensate che mai io mi parta dal figliolo mio’ (i.e. ‘mi distacchi’); como te vedio eio desfata; 3/CF: 3 / 14. / 15.9.1474 [15.9.1474] = Unde e o statuio in la mente e propoxito meo de non lasciare innovar cosa alcunna; 36/VR: 36 / (3.5.1475) = De questi sessanta, e volio tor vinti de quelli che ha mancho facultà. A quest’altezza cronologica solo 16/MN presenta ancora molteplici testimonianze: 16 / (7.7.1458) = e intende, tu voi andar a pescar in de li mi vale; 16 / (12.8.1468) = e sono cavalar; 16 / 17.9.1521 = e’ la mandarò a vostra Ill.ma S.a. Patron mio. Numerose sono invece le attestazioni del XIII sec. trasmesse in originale. Le più antiche sono: 4/SV: 4 / (1178–1182) [1182] = Ei Paxia, uxor Iohannes, manifesto ante consules; Et ei Paxia habeo de viro meo colcera una; 29/VE: 29 / 30.9.1253 = et enpercò che eo Simeon filio de ser Çan dala Fontana de Venexia faco redur in scrito et designar [per] man de Furmignan tuta la possession del filio et dela filia de ser Marin Mauro de Venesia; 29 / 18.5.1281 = Eo Alesandro Novello sia fato mio testamento; 29 / 3.7.1282 = Eo Marin da Canal ordin(o) qe lo scripto de mia man lo qual he in lo scrigneto sia fermo salvo q’eo voio; 29 / 8.1282 = Ancor voio qu’el sia dao a san Segondo, lo qu’eo voio çaser, lib. xv; 16/MN: 16 / (13.10.)[1282?] [13.10.1282] = per saver cum e’ lo poievo desbrigà in Venexia; 16 / 13.11.[1282?] [13.11.1282] = lo qualo lino e’ sì ò lagà in Rimeno; 16 / 20.11.[1283?] [20.11.1283] = cun li quali e’ sì fi raxon; 16 / 13.12.[1283?] [13.12.1283] = Tuta fiatha e’ sì sonto atento de far lo meio de la compagnia a mia posa. Il seguente prospetto illustra la distribuzione dettagliata delle prime e delle ultime attestazioni: città 4/SV
data prima attestazione (1178–1182) Ei Paxia, uxor Iohannes, [1182] manifesto ante consules; Et ei Paxia habeo de viro meo colcera una 29/VE 30.9.1253 et enpercò che eo Simeon filio de ser Çan dala Fontana de Venexia faco redur in scrito et designar [per] man de Furmignan tuta la possession del filio et dela filia de ser Marin Mauro de Venesia 16/MN (13.10.)[1282?] per saver cum e’ lo [13.10.1282] poievo desbrigà in Venexia
396
data ultima attestazione 13.8.1456 per che e ti prego carissima che non meti lo core né la mente in queste cosse misere 16.7.1407 Iten voio che se e’ muoro i(n) Veniexia
17.9.1521 e’ la mandarò a vostra Ill.ma S.a. Patron mio
città 30/ZR
data prima attestazione 30.9.(1284) Onda lo paron respose: «Plaxavello? Et eo lo farè»211
24/BO
(1290) A ti, Antonio, eo Bertolo sì te mando a dire
13/BS
(1293) e ein la citath de Brixia e sim sano e aligro
12/BG 20/PC
31/AP
36/VR
23/MO
34/TV 7/VC
211
212
213
214
(primo ‘300) [1310] (prim. del sec. XIV) [1310] (1) 6.6.1324
E fy senorzat da Peter et incalzat da Martí E s’e’ dixesse cossa chi no te piaxesse In quella fiada sapiando eo lo oltrazo212
16.4.1326 Eo abaessa de San Michel ma(n)do salù213 20.5.1327 Eo Symon di Calzolari sun contento e confeso avere abuy et rezevue da Iacomo e da Ugolino mei fratelli libre cinquanta (1327–1329) cusì cun e son Dio vivo e [1329] Dio vero (sec. XIV s.q.) e sum ariva a tal porto [1340] che e poso rezever grandeza e honor
data ultima attestazione 7.1397 Item anchora facuve asaviri ch.eu nu iaiu sichirisi per fortuna in Anchona 25.12.1330 Eo Bertholomeo, figliolo che foi de ser Aldrovandino de ser Grigoro; E lo prexio pagado de le dite choxe eio pagai de li xoi dinari proprii (28.7.1429) Quey diner i quay e te presté l’oter dí, rend rendiemi al plu tost che tu poré
(prim. del No te maravegiare s’e’ ti sec. XIV) ama dal fim core [1310] (3) 27.9.1334 Signor, eo ve voio aprovar che li sovraconsolli fese pagar mio frar (3.5.1475) De questi sessanta, e volio tor vinti de quelli che ha mancho facultà 1.1.1406 tuti li mei beni cusì queli ch’eo ho; Eio Çohane figliolo chi fue de maistro Paxe 6.2.1379 E maestro Çan da Florença214
Sono anteriori a questa ulteriori attestazioni per 30/ZR, trasmesse però solo tramite copie: 30 / 8.6.1280 = inperzoch’eo do, dono, vendo (co. del XV sec.); 30 / (18.8.1282) = eo ai le segurtate (co. del 1674). Sono presenti attestazioni anteriori, trasmesse solo tramite copia (1291–92): 31 / 4.8.1207– 24.6.1208 [24.6.1208] = Eo re aparisente Gasi; et eo mando comandamento a le doane de quisti Chr(ist)iani; Eo regratio Deo solo; e’ai comandado de farve aplaser. Attestazioni anteriori, ma trasmesse solo tramite copia: 36 / 6.5.(1297) = Eo dum Guioto vostro s(er)vo; sì como eo ge dissi; Ancora eo ve prego (co. coeva); 36 / 16.1.1324 = Imprima eo magistro Alberto predicto instituo ordino dispono e faço magistro Guidizo fiiolo meo (co. del 1348). Trasmessa tramite copia (posteriore al 1403) anche: 34 / 13.3.(1386) = el quale e’ mando là, a la guarda de la dita mia tera.
397
città 3/CF
data prima attestazione 3.3.1367 frae per mote atre e vo scrito et per questa ve fazo ad saver
32/PD
(18.11.1370) De tute queste chose e’ no ho abù niente da IIIJor ani en ça ‘io non ho avuto niente’ 21.7.1391 Queste sì è le cosse e la roba la quale eio Zohane de Montolim domando a i aredi de Francischim 27.5.1399 Niente di meno e’ credo pogo più stare di qua a Recho (f. sec. XIV– eio trouay quelo chi ama i. sec. XV) la anima mea; inperzò [1400] che eo inlanguisso dì e nocte; e son reposaa in la citade sanctificata 7.6.1419 inpertanto e prego la gracia vostra; chomo e-o retegnu el sinicho 19.12.1437 Singori, e.ò fata la mia rason
25/FE
2/GE
17/PV
19/TN
37/UD
5/MC
10/LO 9/NO
211212213214 215
data 14. / 15.9.1474 [15.9.1474]
ultima attestazione Unde e o statuio in la mente e propoxito meo de non lasciare innovar cosa alcunna 9.12.(1402) ve rispondo quello che per altro e’ ve ho scripto
(12.4.1404) per le caxoim che e dirò
(1450 ca.) e lu lasso fradello cun [1450] (5) Nicolo ‘io lo lascio fratello di Nicolo’ (i.e. ‘come se fosse fratello di Nicolò’)
1.9.1451 quello che fareti en ver luy e reputerò esser fato a mi (sec. XV) eyo recomando lo spirito [1454] meo (1464–1471) e non pense che may e [1471] (4) me parte del fiolo mio ‘e non pensate che mai io mi parta dal figliolo mio’ (i.e. ‘mi distacchi’); como te vedio eio desfata215
La diminuzione di ĔGŌ (Σ O235/N/T/G = 622) nel nostro corpus non è descrivibile in senso diatopico. Tuttavia, la seguente tab. 57 (visualizzata nelle cart. 133 e 134 alle pag. 593–594) mostra chiaramente che si tratta di una riduzione continua: 211 212 213 214
Nel prospetto manca 33/VI, con l’attestazione trasmessa solo tramite copia (del XIII sec.): 33 / (sec. XIV) [1350] = E quello respoxe: e sum frate bemvignay non me conosci?
Tab. 57: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel235 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel235/N/T/G = 111,29
Presentano i valori Dabs235/j/T/G positivi più alti (cf. la cart. 135 a pag. 596) 29/VE: +119,02; 16/MN: +71,00; 30/ZR: +34,39; 23/MO: +31,35; 36/VR: +27,50 e 24/BO: +24,34.216 Gli antipodi rispettivi si trovano a: 32/PD: -37,86; 37/UD: -29,50 (numerose forme in , cf. supra); 12/BG: -29,25; 11/MI: -24,15; 19/TN: -21,25; 6/TO: -21,13. Riguardo alle attestazioni trasmesse tramite copie, dalla tabella seguente risulta che queste sono limitate a documenti dei primi tre periodi di analisi, in accordo con il periodo di massima frequenza delle forme , :
216
Cf. le indicazioni dettagliate per i singoli centri scrittori: 2/GE: «Pron. pers. sing. nom. e’ ‘io’» (Flechia 1886–88, 158) e «La forma e resta forse nel pronome atono ridotto che precede la I pers. sg. del verbo» (Petracco Sicardi 1995, 121); 13/BS: «Pronomi personali: ‘io’ = e» (Bonelli/Contini 1935, 147); 16/MN: «e ‘io’ è in alternanza con i, che sta a io come e sta all’antica forma (diffusa nei più antichi testi in volgare dell’Italia settentrionale, e anche nei documenti mantovani del Trecento) eo» (Borgogno 1971b, 300); 25/FE: «eo / e’ prevale su io» (Stella 1968, 275); 36/VR: «Conservazione di e prevocalica in eo, e mee caratterizzano il vocalismo tonico» (Stussi (1994, 7).
399
235j/T/Es 235j/T/Zs N 2/GE 3/CF 4/SV 5/MC
ΣO 537
235j/I/Es 235j/I/Zs
Frel Σ O 120,49 98
235j/II/Es 235j/II/Zs
235j/III/Es 235j/III/Zs
Frel Σ O 668,44 222
Frel Σ O 412,60 156
235j/IV/Es 235j/IV/Zs
Frel Σ O 134,30 27
235j/V/Es 235j/V/Zs
Frel Σ O 27,59 34
Frel 20,83
85
75,09
18
154,44
63
182,91
4
18,41
0
-1
0
6
31,05
0
-1
0
-1
5
118,60
1
22,74
0
-1 -1
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
15
156,95
0
0
0
0
13 3066,04
0
0
2
21,90
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
11
106,34
7 2621,72
0
-1
3
268,82
0
-1
1
11,33
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
1
9,38
0
0
0
-1
0
0
0
0
1
12,13
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
5
628,14
0
0
5
846,02
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
7
133,72
0
0
0
0
0
0
0
0
7
133,72
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
33,33
0
0
0
0
0
0
0
0
1
33,33
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
3
19,73
0
0
3
94,49
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
9
152,36
1
952,38
0
0
0
0
8
166,88
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
16/MN
97
428,90
11
700,64
0
0
70 1044,46
0
-1
16
192,10
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
17/PV
19
175,68
0
0
0
0
19
337,06
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
2
10,78
0
0
0
-1
0
-1
2
97,75
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
20/PC
9
382,98
0
0
9 2343,75
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
23/MO
43
575,48
0
0
17
906,67
18
348,77
0
-1
0
0
0
-1
0
24/BO
41
165,29
1
44,78
40
554,63
0
0
-1
0
0
7/VC 9/NO 10/LO 12/BG 13/BS
19/TN
23 1245,26 25/FE
3 0
0
0
0
29/VE
150
389,61
65
843,17
16
430,45
7
712,11
43
213,18
13 1018,81
25
249,35
2
470,59
19
91,62
0
-1
30/ZR 31/AP
22,58
23 8070,18
0
0
0
8 3041,83
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
3
32,92
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
83
668,22
1
25,73
1
11,03
0
-1
9
725,22
0
-1
0
0
0
0
26
541,22
4
37,22
0
-1
0
-1
21
775,77
2
467,29
0
0
0
-1
19
314,00
0
-1
0
-1
0
-1
0
4
129,45
4
217,98
0
0
0
-1
0
-1
0
0
32/PD
5
20,19
0
-1
0
0
3
49,19
2
21,08
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
33/VI
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
-1
2
33,33
0
0
2
33,33
0
0
0
0
0
0
400
235j/T/Es 235j/T/Zs ΣO 34/TV 36/VR 37/UD
235j/I/Es 235j/I/Zs
Frel Σ O
235j/II/Es 235j/II/Zs
Frel Σ O
235j/III/Es 235j/III/Zs
Frel Σ O
235j/IV/Es 235j/IV/Zs
Frel Σ O
235j/V/Es 235j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
4
57,72
0
0
1
355,87
3
45,12
0
0
0
2
40,76
0
0
0
-1
2
45,15
0
0
0
0 0
39
202,87
0
-1
19 2151,76
14
176,59
0
-1
6
65,57
13
465,62
5 2702,70
8
577,62
0
-1
0
0
0
0
5
17,29
0
-1
0
-1
0
-1
5
59,97
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
Tab. 58: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 235 e di Frel235 nei subcorpora Es e Zs
b) Cr. 236: Le forme padane e sono utilizzate come pronomi soggetto Presumiamo come prima attestazione di questo criterio: 29 / 30.9.1253 = E sianto me presente Furmignan notarius scrisse et (con)plì tute queste causse sovradite, che però nel XIII sec. è del tutto isolata. Solo nel XIV sec. inizia una serie di testimonianze continue: 30/ZR: 30 / 8.3.(1303) = mi parto isto mercurí; 30 / 15.4.(1303) = sichome me non fossi per lo iudiçio; 30 / 2.9.1323 = e mi scrivan che scripssi; 20/PC: 20 / (prim. del sec. XIV) [1310] (2) = che ti te faci bom volere; 31/AP: 31 / 6.6.1324 = ser Marco Moroxini e mi; 36/VR: 36 / 16.4.1326 = Le donne mee, e mi cu(m)tuto si; 7/VC: 7 / (sec. XIV s.q.) [1340] = sapiente per lo certo che vuy e mi e zaschaun nostro successor e areo n ara sempre may gram loso e honor. Le ultime attestazioni giungono al XVI sec. e sono concentrate a 16/MN: 16 / 1510 = e mi vos corer a iadarla e sì me ronpì el naso; 16 / 3.1513 = oramai mi à ben purgato ogni grande pecato; 16 / 17.9.1521 = Anchora mi ge volio star fina a venerdì; 16 / 21.9.1521 = E mi ge respos e dis adio; 16 / 7.8.1525 = mi ho fato chunzaro el mio. Le prime e le ultime attestazioni sono ripartite come segue nei singoli centri scrittori: città 29/VE
30/ZR 20/PC
31/AP
36/VR 7/VC
data prima attestazione 30.9.1253 E sianto me presente Furmignan notarius scrisse et (con)plì tute queste causse sovradite. 8.3.(1303) mi parto isto mercurí (prim. del che ti te faci bom volere sec. XIV) [1310] (2) 6.6.1324 ser Marco Moroxini e mi
16.4.1326 Le donne mee, e mi cu(m)tuto si (sec. XIV sapiente per lo certo s.q.) [1340] che vuy e mi e zaschaun nostro successor e areo n ara sempre may gram loso e honor
data ultima attestazione 18.11.1416 Mi, Dardi Manolesso, san dela mente e del chorpo e delo i(n)teleto 8.7.1466 Pero lasa star in casa fina che mi sero de la (sec. XV ha ti avuto paura et in s.m.) [1475] orrore la morte? (1) 12.2.1454 mi Ibraimbec, grande Caraman, e mie eredi e sucessori (3.5.1475) perché mi ò memoria de questo tempo
401
città 32/PD
2/GE 34/TV 4/SV
28/RN
6/TO
23/MO 37/UD
16/MN
17/PV
13/BS
19/TN
12/BG
217
data prima attestazione 12.2.1372 leti e publicati presente mi lombardo di Iacopo de la seta 14.9.1381 E my Andrea scripsi 9.7.(1386) siando l’altro dì mi a Pava, el me fo dito (16.12.1389 mi Bertolomia […] mi, ca.) como povereta, non [16.12.1389] n’o da podeylo pagare, pregone che me aiudati a pagalo 30.6.1389– die XXII de Settembre 27.5.1390 foe averta la Cassa [31.12.1389] per meser Pero et mie Jachomo Cerchiaro
(f. sec. XIV) Mi ho più de zinguecenti [1390] ducati, vinti soldi men doy dener (1396) tu serà quelo che e sum mi 14.3.1397 Ancora debo dar mi Pauli al det Indri lu vadang di questi porzi 28.1.1399 p(er)ché mi Ub(er)to si (1) son reduto com mes(e)r Antho(n)io in cassa vostra (f. sec. XIV– e mi serò con ti i. sec. XV) [1400] 1412 preghé De digant cum e dorò mi devotament, percus su la faza da quel a chi ti avevi sanatha l’oregia taiatha da sant Pether 24.4.1415 El-sia manifesto [...] che mi nicolò quondam de-ser benegnu speziale (sec. XV) e mi Tade de Andreol di (1446–1450) Capitani noder [1448]
data ultima attestazione 9.12.(1402) mi sum so pare e sì sum più vechio de vu 24.8.1457 abiando speransa como me creo perei avei (1393 ca.) e mi me pensé de ti e si ge [1393] sissi dy fati toy
28.2.1479 che mi bignogne mendicare ‘che io ho bisogno di mendicare’; et mi cum quisti poveri soldati il provo ‘e io con questi poveri soldati lo provo’
(1450 ca.) Mi Jacomo de Venustis [1450] (5) […] sonno desposto 7.8.1525 mi ho fato chunzaro el mio
1424 mi guielmo de storchenberg ve mando el me servisi217 (1484) Chi sa mey questa cosa como so mi e Antoni di Bruney e i oter stemadur chi era com tut nu a fà el stem de la val?
Trasmessa tramite copia (XIX sec.), ancora un’attestazione posteriore: 19 / 4.8.1506 = Et mi Gasparin Granello […] lo premisso ordine et regula fidelmente scrissi: et in fede delle cose
remisse mi ho sottoscritto.
402
città 11/MI
5/MC
3/CF
18/BN
9/NO
33/VI 0217 218219
data prima attestazione 15.8.1451 li quali ordini non volimo sapia niuno se non ti Iohanne solo 1.9.1451 Per altre mi si-o avisato la Exelentia de la Segnoria vostra molte cosse 6.9.1455 Mi credo che ala segnoria vostra sia nota e manifesta [...]219 20.1.1456 Or, pensando me che ho molti fioli e fiole e non ho grande roba (1464–1471) que debia my fare, unde [1471] (4) andare, come potero vivere, abiete chi eio sum el tuo dilecto, e però ty meo amore 19.1.1480 item che mi Iachomo sia tenuto
data ultima attestazione
23.7.1466 me besognasse venire a questo acto218
12.2.1475 Mi ghe mandai lo cavare e si fei amorta lo strepito 6.1482 per respecto a-mia sorela mi no me curo de maritarla al presente
Dalla seguente tab. 59 (visualizzata nelle cart. 136 e 137 alle pag. 597–598) emerge l’incremento costante del valore Frel236/N/t/G (Σ O236/N/T/G = 250) e in particolare il suo evidente aumento nel III periodo di analisi: 217
Trasmessa tramite copia (coeva) anche: 5 / 18.1.1487 = sete stati informati mi non essere quello che abia imposto tale vectigale. Sono anteriori due attestazioni trasmesse tramite copia (28.7.1383): 3 / 27.11.1380 = e de questi pati de soura mi Ellias sum stayto contento; 3 / 24.2.1381 = Questi testemonnij sotescriti mi Sichassam Scrivan.
Tab. 59: Distribuzione diatopica e variazione diacronica in % di Frel236 nell’intero corpus. In grassetto i valori superiori a Frel236/N/T/G = 44,73
Come per la diminuzione di ĔGŌ (cf. supra 2.3.8.3a) anche per la diffusione di MIHI e TIBI non ci è possibile fornire una descrizione diatopica plausibile (cf. anche la distribuzione dei valori Dabs236/j/T/G più elevati nella cart. 138 a pag. 600: 16/MN: +41,55; 6/TO: +24,51; 3/CF: +13,50; 18/BN: +12,46; 30/ZR: +7,49).220 Il criterio raggiunge la sua frequenza massima nel V periodo di analisi, tuttavia questo valore Frel rimane nettamente inferiore ai valori Frel massimali per . La ragione va ricercata nella contemporanea espansione della corrispondente forma standard , che limita la frequenza di , nelle scriptae settentrionali. Lo si può notare anche dalla suddivisione delle attestazioni fra originali e copie, dove quest’ultime risultano quasi senza forme oblique: 236j/T/Es 236j/T/Zs N
Frel Σ O 53,18 1
236j/II/Es 236j/II/Zs
Frel Σ O 6,82 10
236j/III/Es 236j/III/Zs
Frel Σ O 18,59 55
236j/IV/Es 236j/IV/Zs
236j/V/Es 236j/V/Zs
Frel Σ O 47,35 45
Frel Σ O 45,98 126
Frel 77,21
13
11,48
0
-1
2
5,81
4
18,41
3
24,92
4
12,00
2/GE
6
26,69
0
-1
0
-1
2
47,44
0
-1
3
34,04
1
31,70
0
0
0
0
0
-1
1
138,31
0
-1
3/CF
19
154,55
0
0
0
0
0
-1
0
0
17
186,14
2
73,07
0
0
0
0
2
114,22
0
-1
0
-1
2
12,06
0
-1
0
-1
2
179,21
0
-1
0
-1
4/SV 5/MC
220
ΣO 248
236j/I/Es 236j/I/Zs
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
4
36,63
0
0
0
-1
0
0
0
0
2
24,25
2
754,72
0
0
0
0
0
0
0
0
2
754,72
Indicazioni dettagliate sui singoli centri scrittori: 2/GE: «Pronomi personali: ne’casi obliqui mi ti si fuor di clisi, i primi due qualche volta con valore di nominativo» (Flechia 1886–88, 158); 13/BS: «La forma di pron. ogg. (mi, ti, lu, lor) tende a usarsi come sogg. e a sostituire e, tu, el, ey. Non manca un caso di doppio soggetto: e dirò mi» (Bonelli/Contini 1935, 148); 16/MN: «Senza inibizioni punteggia i vari esposti la forma tonica obliqua settentrionale del pronome pers. mi in funzione anche di soggetto: Mi Christofallo» (Grignani et al. 1990, 62); 36/VR: «Coesiste il pronome personale soggetto di forma nominativale eo con quello di forma obliqua mi» (Stussi 1994, 7).
404
236j/T/Es 236j/T/Zs ΣO 6/TO 7/VC 9/NO 11/MI 12/BG
236j/I/Es 236j/I/Zs
Frel Σ O
236j/II/Es 236j/II/Zs
Frel Σ O
236j/III/Es 236j/III/Zs
Frel Σ O
33
173,81
0
0
0
-1
33
0
-1
0
0
0
0
0
2
251,26
0
0
2
338,41
0
0
0
0
0
6
114,61
0
0
0
0
0
0
0
2
9,22
0
0
236j/IV/Es 236j/IV/Zs
Frel Σ O
236j/V/Es 236j/V/Zs
Frel Σ O
Frel
0
-1
0
0
0
-1
0
-1 -1
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
6
114,61
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-1
2
23,93
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
6
20,71
0
0
0
-1
0
0
2
34,22
4
64,66
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
13/BS
2
22,45
0
-1
0
0
0
0
2
41,72
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
16/MN
52
222,56
0
-1
0
0
5
74,60
4
66,50
43
516,27
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
17/PV
1
4,59
0
0
0
0
1
17,74
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
18/BN
20
118,67
0
0
0
0
0
-1
0
-1
20
249,53
0
-1
0
0
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
19/TN
10
47,86
0
0
0
-1
0
-1
8
391,01
0
-1
2
85,29
0
0
0
0
0
0
0
0
2
85,29
2
85,11
0
0
1
260,42
0
-1
0
-1
1
72,67
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
9,55
0
0
0
-1
1
19,38
0
-1
0
-1
20/PC 23/MO
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
28/RN
7
61,94
0
0
0
0
1
92,17
1
117,37
5
53,40
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
29/VE
11
26,06
1
12,97
0
-1
1
25,73
9
99,23
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
30/ZR
21
69,54
0
-1
4
83,26
1
9,30
0
-1
14
637,81
2
19,95
0
-1
2
73,88
0
-1
0
0
0
-1
31/AP
16
67,15
0
-1
2
33,05
1
16,63
5
97,35
6
196,21
2
64,72
0
-1
0
0
0
-1
2
219,54
0
0
32/PD
11
28,56
0
-1
0
0
1
16,40
10
105,40
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
0
0
0
0
0
0
33/VI
2
20,82
0
0
0
0
0
-1
0
0
2
60,66
0
-1
0
0
0
-1
0
0
0
0
0
0
34/TV
3
25,34
0
0
0
-1
3
45,12
0
0
0
0
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
0
0
0
2
10,40
0
-1
1
113,25
0
-1
0
-1
1
10,93
2
71,63
0
-1
0
-1
2
163,67
0
0
0
0
7
22,58
0
-1
0
-1
3
38,86
4
47,97
0
-1
0
-1
0
0
0
-1
0
-1
0
-1
0
-1
36/VR 37/UD
Tab. 60: Distribuzione diatopica e variazione diacronica delle occorrenze assolute del cr. 236 e di Frel236 nei subcorpora Es e Zs
405
2.3.8.3 Confronto con i dati dialettali moderni Le 6 cartine AIS 836/che io ve li venda, 1112/Se io ve lo dessi, 1588/(è impossibile) che io abbia detto ciò, 1627/gli parlerei io, 1638/volete che ci vada io, 1669/Io non potevo andare, mostrano che nell’Italia settentrionale come pronome soggetto si è imposto il tipo MIHI (cf. la cart. 142 a pag. 603 e Rohlfs 1968, 131, nonché Foresti 1988, 580). I succedanei di ĔGŌ in posizione tonica sono limitati a 37/UD (cf. la cart. 140 a pag. 601). 2.3.8.4 Riepilogo Nelle scriptae padane il tipo ĔGŌ viene man mano sostituito da MIHI a partire dall’inizio del XIV sec.; nel IV periodo Frel236/N/T/G supera poi Frel235/N/T/G. L’andamento delle frequenze dei due criteri fa pensare a una loro coesistenza abbastanza duratura. Nel complesso, il paragrafo 2.3.8 dimostra che l’evoluzione documentabile nelle scriptae settentrionali non sempre ha portato direttamente alle forme toscane, bensì ha anche consentito il temporaneo stabilirsi di norme (padane) locali (cf. supra 1.5.2).
406
3. Analisi scrittometriche
3.1 Il metodo usato Per scrittometria intendiamo, come già indicato al paragrafo 1.2, un metodo (sull’esempio di altre metrie) per la modellatura e la classificazione di dati scrittologici per mezzo della tassonomia numerica e in base a grandi quantità di dati. Affinché un procedimento tassometrico sia applicato correttamente (e si possa perciò parlare di una «metria» nel vero senso della parola), devono esistere i seguenti presupposti formali: a) principio di misurazione, b) matrice dei dati, c) misurazione delle similarità (o distanze) presenti nella matrice dei dati tramite un indice di similarità (o di distanza) adeguato, d) redazione della matrice di similarità (o di distanza), e) applicazione di procedimenti multivariati per l’analisi tassometrica prospettata della matrice di similarità (o di distanza). In assenza di tali presupposti è consigliabile – per ragioni di chiarezza terminologica – denominare in altro modo la procedura in questione.1
3.2 Dalla matrice dei dati alla matrice e al profilo di similarità Come punto di partenza per la seguente analisi scrittometrica ci serviamo nuovamente della matrice dei dati N * p definita al paragrafo 1.5. I calcoli concreti vengono esemplificati mediante la nostra matrice-modello:
1
Cf. l’impiego inadeguato del termine «scriptométrie» da parte di C. Th. Gossen citato supra alla n. 12 del cap. 1. Tuttavia, anche altri linguisti hanno utilizzato il suffissoide -metria in modo non convenzionale (soprattutto nella combinazione «dialettometria»), cosicché H. Berschin (1996) e H. Goebl (2000) si sono sentiti in dovere di una rettifica. La confusione tra la «dialettometria» e il metodo ascoliano della «particolar combinazione» («carte di densità») sembra tra l’altro basarsi sull’impiego degli stessi metodi euristici per rappresentarne i risultati (ad es. le cartine coropletiche colorate e l’algoritmo MINMWMAX, adoperate soprattutto da H. Goebl e dalla sua scuola). Ciononostante, metrie e meri processi di addizione (sebbene complessi) sono da tenere nettamente distinti a livello metodico e terminologico. A proposito dei principi e metodi della tassonomia numerica cf. tra gli altri Sokal/Sneath (1963), Sneath/Sokal (1973), Altmann/Lehfeldt (1973), Bock (1974; 1980), Sodeur (1974), Vogel (1975), Opitz (1980), Chandon/Pinson (1981), Goebl (1980, 31–35; 1984 I, 1–15) e Bailey (1994); riguardo alla loro applicazione ai dati dialettali della nostra area di ricerca (sulla base degli atlanti linguistici AIS e ALD-I) cf. soprattutto i lavori di H. Goebl (1984; 1986; 1988a; 1993) e R. Bauer (2002–03: 2003; 2005).
407
[1 …… i …… p]
criteri (attributi)
matrice dei dati N * p 6
8
-1
4
-1
40
1
0
5
-1
-1
1
-1
95
2
0
4
21
1
2
-1
-1
1
0
3
4
8
-1
-1
-1
4
0
2
1
1
-1
-1
-1
-1
0
-1
-1
-1
-1
-1
0
-1
1
2
3 4 5 6 7 8 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k … … N]
[1
La conversione della matrice dei dati nella matrice di lavoro SL Freli/j/T/G è già stata illustrata al paragrafo 2.1.1: matrice di lavoro SL Freli/j/T/G 35,59
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
-1
24,13
-1
210,68 125,63 500,37 251,26
5
-1
-1
6,03
-1
4
93,42
8,13
12,06
-1
-1
125,63
3
17,80
65,07
-1
-1
-1
502,51
2
4,45
8,13
-1
-1
-1
-1
1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
2
3 4 5 6 punti di rilevamento (centri scrittori) … j k …
[1
7 N]
Il prossimo passo consiste nella conversione di questa matrice di lavoro scrittologica SL Freli/j/T/G in una matrice di lavoro scrittometrica (AM SM Freli/j/T/G), mediante la trasformazione delle coniazioni degli attributi in valori integer (cf. supra la n. 13 del cap. 2) tramite il loro arrotondamento commerciale a numeri interi: matrice di lavoro SM Freli/j/T/G 36
-1
5
-1
4
93
3 2 1
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
6
24
-1
211
126
-1
6
-1
500
251
8
12
-1
-1
126
18
65
-1
-1
-1
503
4
8
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
-1
2
3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) [1 … j k … N] Fig. 10, 11 e 12: Il calcolo della matrice di lavoro SM Freli/j/T/G dalla matrice di lavoro SL Freli/j/T/G. Le coniazioni degli attributi della matrice di lavoro SL Freli/j/T/G vengono trasformate in valori integer mediante l’arrotondamento commerciale a numeri interi.
408
Le informazioni contenute nella matrice di lavoro SM Freli/j/T/G possono essere analizzate da due punti di vista: in relazione alla similarità/dissomiglianza fra i singoli attributi (analisi-R) oppure fra i singoli oggetti della matrice (analisi-Q) (cf. Goebl 1982, 23). Nel presente caso ci interessa il confronto fra i centri scrittori analizzati, per cui viene condotta un’analisi-Q. Onde individuare le similarità esistenti la letteratura tassometrica mette a disposizione un vasto assortimento di indici di similarità, tra i quali per il nostro scopo, a causa della natura metrica dei nostri dati, è particolarmente indicata la Metrica Manhattan media (detta anche Metrica-I1 oppure Metrica City Block).2 Essa è calcolata mediante la formula seguente (cf. Bock 1974, 43; Goebl 1998b, 984; http://ald.sbg.ac.at/dm/germ/default.htm): p˜
(δ) D-DMMjk =
∑ | j–k| i
i
i=1
D-DMMjk ji ki p˜
∑| i=1
= distanza Manhattan media tra il centro scrittorio j e il centro scrittorio k con esso confrontato = coniazione dell’attributo per il criterio i nel centro scrittorio j della matrice di lavoro SM Freli/j/T/G = coniazione dell’attributo dello stesso criterio i nel centro scrittorio di confronto k della matrice di lavoro SM Freli/j/T/G ji – ki | = somma delle differenze tra le coniazioni degli attributi per tutti i criteri i (iniziando col cr. 1), che sono esenti da dati mancanti ( p˜), cioè: che nella matrice di lavoro SM Freli/j/T/G non presentano il valore 0 (la coniazione -1 viene invece inclusa nel calcolo).
Inserendo nella formula i rispettivi valori della nostra matrice modello, si ottiene fra i centri scrittori 4 e 5 un valore D-DMM pari a 45, dato dalla somma delle differenze tra i singoli vettori dei due centri: 0+0+0+13+7+25 = 45. Mediante questo calcolo, dalla nostra matrice di lavoro SM Freli/j/T/G nasce una matrice di distanza simmetrica D-DMM Freli/j/T/G:
2
La Metrica-Manhattan media (DMM) rappresenta una forma specifica della Metrica Minkowski generale:
∑ | X – Y | con r = 1 (le variabili X e Y corrispondono ai nostri centri scrittori j e k). √ Essa deve il suo nome al problema di percorrere la distanza tra X e Y per diversi itinerari dr (X,Y) = r
r
i
i
i
attraverso Manhattan, in modo che il tragitto effettivamente percorso (= differenza) rispetto ad una linea ideale (= linea d’aria) sia il più breve possibile.
409
matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G (simmetrica)
7
36
-1
24
-1
211 126
865 944 965 1010 965
6
-1
-1
6
-1
500 251
794 797 694 713
5
93
8
12
-1
-1
126
4
18
65
-1
-1
-1
503
3 2
4
8
-1
-1
-1
-1
173
-1
-1
-1
-1
-1
-1
0
2 3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) [1
…
j
k
…
N]
155
Djk
0
0
7
965 6
84
45
0
713 1010 5
124 111
0
45
694 965 4
111
84
797 944 3
0
173 124 155 794 865 2
centri scrittori [l .......... k ..........N]
criteri (attributi)
[1 …… i …… p]
matrice di lavoro SL Freli/j/T/G
2 3 4 5 6 7 punti di rilevamento (centri scrittori) [1
…
j
k
…
N]
Fig. 13: La generazione della matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G dalla matrice di lavoro SM Freli/j/T/G mediante la Metrica Manhattan media. Caselle tratteggiate: il valore D-DMM4,5 pari a 45 fra i centri scrittori 4 e 5 si ottiene dalla somma delle differenze tra i vettori dei due punti di rilevamento (0+0+0+13+7+25). Si osservi che i valori di distanza DMM quantificano un intervallo numerico fra i vettori di due punti di rilevamento, ossia: la differenza tra due centri scrittori è minima (e per conseguenza: la similarità tra di loro massima), quanto più la loro distanza DDMM si avvicina a 0.
La matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G contiene i valori di distanza visualizzati in VDM (cf. infra 3.3). Per la generazione dei valori di similarità corrispondenti è necessaria l’immagine speculare della matrice di distanza rispetto al valore 100 (cf. Goebl 1981, 26; Sodeur 1974, 104–105): (ε) Ä-DMMjk = 100 - D-DMMjk D-DMMjk = distanza Manhattan media tra il centro scrittorio j e il centro scrittorio k con esso confrontato Ä-DMMjk = prossimità (similarità) Manhattan media tra il centro scrittorio j e il centro scrittorio k con esso confrontato. In tal modo, dalla matrice di distanza simmetrica D-DMM Freli/j/T/G nasce una altrettanto simmetrica matrice di similarità Ä-DMM Freli/j/T/G:
Fig. 14: La generazione della matrice di similarità Ä-DMM Freli/j/T/G dalla matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G mediante l’inversione dei valori rispetto al valore 100. Caselle tratteggiate: fra i centri scrittori 4 e 5 esisteva una distanza DMM pari a 45, che, mediante la sua immagine speculare rispetto al valore 100, muta in un valore di similarità DMM pari a 55. Si osservi che
410
anche i valori di similarità DMM quantificano una distanza numerica fra i vettori di due punti di rilevamento, tuttavia questa è minore (e per conseguenza la similarità tra i due punti confrontati è massima), quanto più questo valore si avvicina a 100.
L’esecuzione di questo calcolo fra tutti i centri scrittori esaminati (con esclusione di 8/AL, per la quale non disponiamo ancora di dati) genera una matrice di similarità contenente N2 = 35 x 35 = 1225 valori di similarità. Tali valori di similarità si possono – come già visto al paragrafo 2.1.3 – ulteriormente elaborare e attribuirli a singole classi di valore. Come algoritmo di intervallazione impieghiamo in questo caso MINMWMAX 6-tuplo.3 A differenza delle cartine cromatiche del cap. 2 (in cui ai valori Frel e Dabs elevati erano assegnati colori freddi, cf. supra 2.1.3), nelle seguenti cart. 143–152 (alle pag. 604–613) i valori di similarità elevati (superiori alla relativa media aritmetica) sono rappresentati con colori caldi (nell’area destra dello spettro cromatico, con il rosso come simbolo della massima somiglianza). Al contrario, a valori di similarità bassi (inferiori alla media aritmetica) sono assegnati colori freddi (nell’area sinistra dello spettro cromatico, con il blu come simbolo della massima dissomiglianza). Il centro scrittorio esaminato è identico a se stesso (valore di similarità DMM = 100; valore di distanza DMM = 0) e compare quindi come poligono bianco nelle cartine di similarità (si ricordi che il poligono 8/AL invece è bianco per mancanza di dati). Partendo dalla matrice di similarità è possibile elaborare un profilo di similarità per ogni centro scrittorio (cf. a tal proposito Goebl 1984 I, 80).4 L’uso appena descritto dello spettro cromatico fa sì che i poligoni rossi simboleggino la posizione dei «migliori amici» del punto di riferimento prescelto, mentre i poligoni blu quella dei «peggiori nemici» o «antipodi» (cf. Goebl/Schiltz 2001, 177; Bauer 2004). A titolo esemplificativo illustriamo i profili di similarità relativi ai centri scrittori 2/GE, 29/VE e 11/MI. 3.2.1 Profilo di similarità relativo a 2/Genova La cart. 143 (a pag. 604) rappresenta un profilo di similarità concernente il punto di rilevamento 2/GE. La matrice di similarità a base dell’analisi è Ä-DMM Freli/j/T/G, che contiene i valori del corpus complessivo. Risalta il fatto che i poligoni di maggiore similarità (classe ) si trovano tutti e solo nell’area ligure: 4/SV, 5/MC e 3/CF. Questa zona di similarità più alta corrisponde esattamente al territorio della repubblica marinara medievale, inclusa una ex colonia (5/MC) e un’altra colonia allora (fino al 1475) ancora controllata (3/CF città della penisola di Crimea, in cui Genova deteneva il monopolio commerciale dal 1261). La similarità superiore alla media (classe ) di 3
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Ossia con una triplice suddivisione della differenza tra il minimo (MIN) dei valori di similarità DMM e la loro media aritmetica (MW) da un lato, e tra la media aritmetica e il massimo (MAX) dall’altro (cf. supra la n. 14 del cap. 2). I profili di similarità costituiscono il livello più elementare dell’analisi dialettometrica, ma sono ciononostante un metodo euristico molto utile consentendo una risposta visuale alla questione spesso sollevata nella dialettologia tradizionale circa la «posizione» di un certo dialetto locale entro una determinata area di analisi (cf. per es. Schuchardt 1900, Ascoli 1876; Wartburg 1919). Ciò vale mutatis mutandis anche per questioni scrittometriche.
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27/RA è invece dovuta al corpus (27/RA è rappresentata nel CorPS DEF da un unico testo del XVI sec., che presenta forti tratti di koiné, cf. Sanga 1990b, 143). L’ulteriore successione delle classi di similarità appare invece plausibile sia da un punto di vista storico/geografico che dialettale/scrittologico: nella classe di similarità , ancora superiore alla media, rientrano essenzialmente la Lombardia occidentale («Ducato di Milano») e il territorio di 21/PR e 22/RE; nella classe di similarità , già inferiore alla media, abbiamo invece 6/TO e la Romagna. Gli antipodi di similarità coincidono del tutto con gli antipodi geografici nella zona (nord-)occidentale dell’area investigata: 29/VE con 30/ZR e 34/TV, nonché 37/UD.5 A scopo comparativo, la cart. 144 a pag. 605 presenta un profilo di similarità relativo a 178/GE, ricavato secondo gli stessi principi in base ai dati AIS nella rete AIS-RED ridotta.6 Emergono chiaramente le convergenze e divergenze fra i dati scrittologici e quelli dialettali.7 3.2.2 Profilo di similarità relativo a 29/Venezia Prendendo le mosse da 29/VE (cf. la cart. 145 a pag. 606), e ancora in base alla matrice di similarità Ä-DMM Freli/j/T/G, le aree di maggior similarità si spostano visibilmente nella parte orientale dell’area investigata. Alla classe di similarità più elevata appartengono – fatto plausibile dal punto di vista storico e geografico – 34/TV e 31/AP, a quella di secondo rango i rimanenti centri scrittori del Veneto (32/PD, 33/VI, 35/BL, 36/VR), nonché 19/TN. Il fatto che anche 15/SO ricada in questa classe di similarità elevata è nuovamente dovuto al corpus. Superiore alla media è anche la similarità rispetto a gran parte dell’Emilia-Romagna,8 nonché a 12/BG e 13/BS (che facevano parte della Terraferma veneziana). La similarità con 37/UD è già inferiore alla media, sebbene l’appartenenza alla classe di similarità (e non , come per tutti gli altri profili di similarità) abbia una plausibile spiegazione storica nell’ap-
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È degno di nota il fatto che 37/UD per tutti i profili di similarità basati sul corpus complessivo – fatta eccezione per quello derivante da 29/VE (cf. infra 3.2.2) – rientri sempre nella classe di similarità più bassa: un’ulteriore prova della posizione particolare di questo punto di rilevamento in seno alla nostra rete d’analisi padana. Come indice di similarità, tuttavia, in virtù della natura nominale dei dati AIS (al contrario dei nostri dati scrittologici, che sono metrici), è stato impiegato l’Indice Relativo di Identità IRI (cf. a tal proposito Goebl 1984 I, 76). Di questo abbiamo già discusso in altra sede (cf. Videsott 2005b e 2006). Un ulteriore confronto è possibile con i profili di similarità calcolati da H. Goebl in base all’intera rete settentrionale dell’AIS: cf. Goebl (1984 I, 123–124; 1984 III, 43) per 178/GE, Goebl (1984 I, 125–126; 1984 III, 51–53) per 376/VE e Goebl (1984 I, 124; 1984 III, 45) per 261/MI. Esistono molteplici indizi che l’abol. fosse più simile al venez. che non lo sia oggi il bol. moderno (cf. Ghinassi 1966, 90–91 con riferimento alla rarità dell’apocope della vocale finale atona nel abol., nonché allo sviluppo dei suffissi participiali). Lo stesso fenomeno ci sembra valere per l’amant. Cf. a tal proposito Arcangeli (1990, 3): «La corrispondenza volgare trecentesca conservata nell’Archivio Gonzaga mostra, all’esame linguistico, di aprirsi prevalentemente verso oriente, cioè verso i territori emiliano-romagnolo e veneto-veronese, e solo parcamente in altre direzioni». Questi rapporti di similarità sono chiaramente evidenziati da profili di similarità calcolati in maniera diversa (per es. con la matrice di similarità DEMM – Metrica Euclidea media per dati metrici), qui non presentati.
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partenenza di 37/UD alla Serenissima a partire dal 1420. Gli antipodi di similarità si concentrano ora soprattutto nella zona occidentale dell’area studiata, in particolare in Liguria e nella Lombardia occidentale. I dati AIS forniscono un profilo di similarità analogo (cf. la cart. 146 a pag. 607), dal quale si può dedurre la maggior vicinanza al sostrato dialettale generatore delle scriptae più influenzate dal veneziano. 3.2.3 Profilo di similarità relativo a 11/Milano Anche il profilo di similarità relativo a 11/MI, basato sulla matrice di similarità ÄDMM Freli/j/T/G, si rivela ammissibile da un punto di vista iconico e numerico (cf. la cart. 147 a pag. 608). Nella classe di similarità più elevata ricadono le città 18/BN e 15/SO, che storicamente facevano parte del Ducato di Milano; inoltre anche 28/RN e 27/RA (per 15/SO e 27/RA bisogna tenere in considerazione la scarsa dimensione del loro corpus). Anche 9/NO, nonché 21/PR e 22/RE presentano valori di similarità elevati (per le ultime due località ancora dovuti principalmente al corpus). Seguono, nella classe di similarità 4, ancora superiore alla media, la maggior parte del resto della Lombardia e tra l’altro 5/MC e 26/IL. La vistosa apertura di 5/MC nei confronti dei modelli della koiné padana, come veniva praticata soprattutto a Milano, è già stata ricordata al paragrafo 2.2; l’appartenenza di 26/IL a questa classe di similarità sembra invece rispecchiare un tratto della storia linguistica esterna di questa città romagnola, e più precisamente la reggenza di Caterina Sforza. Gli antipodi di similarità relativi a 11/MI sono concentrati nella zona orientale dell’area investigata: 37/UD, 29/VE e 30/ ZR. Gli altri «margini» dell’area di ricerca (6/TO, 2/GE, 24/BO, 35/BL) costituiscono invece la classe di similarità . Nel corpus dialettale (cf. la cart. 148 a pag. 609), l’area di massima similarità è visibilmente più vasta. Se ne può dedurre un minore ancoraggio della scripta milanese nel sostrato dialettale generatore. Questa conclusione coincide con le divergenze scrittologiche fra 29/VE e 11/MI già individuate supra al paragrafo 2.2. 3.2.4 Cartina a raggi La cartina a raggi rappresenta un particolare tipo di profilo di similarità. In essa vengono indicati soltanto i valori di similarità fra centri scrittori confinanti. La sua visualizzazione semplificata tramite MINMWMAX duplo può essere metaforicamente interpretata come rappresentazione dei flussi di comunicazione («traffico») medievali: di conseguenza, i raggi rossi rappresentanti valori di similarità superiori alla media simboleggiano rapporti buoni e stretti fra due centri scrittori; i raggi blu rappresentano invece valori di similarità inferiori alla media indicando quindi dei contatti fugaci e instabili. In questo senso dalla cartina a raggi (cf. la cart. 149 a pag. 610) emergono alcune arterie principali dell’Italia settentrionale: la «linea del Ticino» (2/GE–17/PV– 9/NO–11/MI–18/BN), la Riviera ligure (2/GE–4/SV–5/MC–3/CF), nonché la via Emilia (23/MO–24/BO–26/IL–28/RN). Le linee «del Po» (25/FE–16/MN–14/CR),
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«dell’Adige» (25/FE–29/VE–32/PD–36/VR) e «del Piave» (29/VE–34/TV) sono invece solo vagamente riconoscibili. L’isolamento del Piemonte (6/UD, 7/VC) e del Friuli (37/UD), nonché delle aree di confine alpine (15/SO, 35/BL) appaiono abbastanza chiaramente: le località citate sono in contatto con tutte le loro aree limitrofe solo in maniera inferiore alla media.9 Nella cartina a raggi relativa alla rete d’esplorazione dialettale AIS-RED (cf. la cart. 150 a pag. 611) si notano le stesse linee appena menzionate: la «linea del Ticino», la Riviera ligure e la via Emilia. Risalta la posizione di 29/VE che è meno centrale a livello dialettale e di più a quello scrittologico, mentre viceversa l’Emilia è meno isolata a livello dialettale e maggiormente a quello scrittologico.
3.3 Dalla matrice di similarità alla matrice di distanza e alla cartina di isoglosse Dopo aver analizzato le similarità scrittometriche fra i singoli centri scrittori, passiamo ora ad analizzare le relative dissomiglianze (= differenze, distanze). Come strumento possiamo ricorrere alla matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G calcolata supra (cf. 3.2):
centri scrittori
[1 …… i …… p]
matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G (simmetrica) 7
Mediante una divisione lungo la diagonale, la matrice di distanza simmetrica D-DMM Freli/j/T/G può essere trasformata in una matrice asimmetrica (N-1)2:
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L’unica eccezione è il raggio tra 6/TO e 5/MC. Come parallelo storico si ricordi l’interesse della Savoia per le due roccaforti di Roccabruna e Mentone nelle immediate vicinanze di Monaco.
Fig. 15: La generazione della matrice di distanza asimmetrica D-DMM Freli/j/T/G tramite una sezione diagonale della matrice simmetrica corrispondente.
Dei 595 valori contenuti nella matrice di distanza,10 tuttavia, ci interessano di nuovo (come nella cartina a raggi al paragrafo 3.2.4) solo quelli che riguardano centri scrittori confinanti. Soltanto questi valori (75 in tutto)11 vengono desunti dalla matrice di distanza D-DMM Freli/j/T/G e riportati lungo i bordi dei poligoni. Anche in questo caso vale l’uso dei colori già descritto supra (cf. 3.2): sottili linee rosse indicano piccole differenze, larghe linee blu indicano invece grandi distanze fra centri scrittori limitrofi.12 La cart. 151 a pag. 612 (cartina «di isoglosse», «segmentale di confine» o «dei punti intermedi», cf. Goebl 1981, 28) si basa sui valori di distanza D-DMM Freli/j/T/G desunti dal corpus complessivo e visualizzati mediante MINMWMAX 4-plo. A prescindere dai forti confini intorno a 15/SO e a 21/PR, dovuti al loro corpus ridotto, i confini più marcati (classe di distanza ) separano da un lato 37/UD dai suoi vicini veneti, dall’altro 7/VC («Piemonte») da 9/NO («Ducato di Milano»). Vistoso è anche il confine tra 36/VR e 13/BS, ossia tra una scripta a base dialettale veneta e una a base dialettale lombarda.13 Le linee di confine più deboli (classi di distanza e ) percorrono aree circoscritte e delimitate verso l’esterno in maniera molto plausibile sia dal punto di vista storico che geografico: la Liguria, la Romagna, il Ducato di Milano e la Terraferma veneziana di pianura (fino a 36/VR). La cartina di isoglosse relativa alla rete d’esplorazione dialettale (cf. la cart. 152 a pag. 613) in sostanza conferma le linee divisorie scrittologiche più importanti, anche se non sempre nella stessa intensità: si cf. per es. la delimitazione di 339/UD, la separazione di 149/VC da 138/NO e di 371/VR da 256/BS.
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Questo numero si ottiene mediante la formula N2 (N-1) = 352 (34) = 595. Anche in questo caso, il centro scrittorio 8/AL è escluso dal calcolo. L’indicazione «80 lati di poligono» sulle nostre cartine si riferisce alla rete d’esplorazione completa, inclusi i 5 lati di poligono relativi ad 8/AL. Le linee di confine in tal modo ottenute sono del tutto paragonabili ai fasci di isoglosse della geografia linguistica tradizionale (cf. Goebl 1981, 23–25). Questa linea di confine si basa, come menzionato, sull’analisi del corpus complessivo e non è quindi in contraddizione col fatto che proprio i più antichi documenti veronesi presentino anche tracce evidenti di caratteristiche lombarde orientali (cf. Stussi 1992, 247).
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3.4 Classificazione gerarchico-agglomerante Il calcolo di matrici di similarità e di distanza dalla matrice di lavoro SM Freli/j/T/G e la loro visualizzazione mediante profili di similarità e cartine di isoglosse è solo una delle possibilità per individuare e rappresentare i rapporti di somiglianza e dissomiglianza latenti nelle strutture di profondità del nostro corpus. Altrettanto proficuo dal punto di vista euristico è l’impiego di processi gerarchico-agglomeranti e la visualizzazione dei risultati con essi ottenuti mediante un dendrogramma.14 I principi basilari della classificazione gerarchico-agglomerante qui presentata sono il binarismo e il bottom up (cf. Goebl 1993, 65; Vogel 1975, 234–248). Con bottom up s’intende il modo di costruzione dell’albero che dai N rami (nel presente caso i 32 centri scrittori analizzati, poiché, accanto ad 8/AL, anche 15/SO, 21/PR e 27/RA sono state escluse dal calcolo a causa della ridotta dimensione del loro corpus) attraverso N-1 passi intermedi (nodi) si snoda fino alla radice. È implicito un calo di omogeneità entro il cluster, cioè: quanto più in alto è da mettersi il nodo, tanto più eterogeneo sarà il cluster dipendente. Con binarismo si indica il fatto che in ogni passo intermedio vengono collegati tra di loro due (e solo due)15 rami, il risultato di questa fusione entra nel processo di classificazione come ramo nuovo. Per il tipo di unione fra i singoli rami sono a disposizione una serie di algoritmi, i cui principi, nonché vantaggi e svantaggi, sono ampiamente descritti nella letteratura tassometrica (cf. Goebl 1993, 64; Bock 1974, 356–409; Vogel 1975, 249–344; Sneath/Sokal 1963, 214–218; Chandon/Pinson 1981, 98–105). Tra i procedimenti a disposizione nel programma VDM,16 il metodo secondo Ward fornisce il dendrogram-
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Sull’utilizzo del dendrogramma come metodo euristico nella linguistica cf. Goebl (1993), Goossens (2001) e Videsott (2003), nonché la panoramica di Hymes (1973). Dal punto di vista tassometrico, è inappropriata l’obiezione di C. Grassi (2002, 219), il quale sostiene che una classificazione gerarchico-agglomerante si possa utilizzare solo se «[...] ogni dialetto costituisce un’effettiva entità discreta, definibile cioè mediante tratti propri ed esclusivi». In realtà è esattamente il contrario: elementi che non hanno alcun tratto in comune (le «entità discrete, definibili cioè mediante tratti propri ed esclusivi» di C. Grassi) non possono assolutamente essere classificati in maniera gerarchico-agglomerante, dato che i dendrogrammi relativi vengono assemblati secondo un principio di omogeneità decrescente, che, a ragione, presuppone almeno un elemento comune (non necessariamente lo stesso) tra gli elementi interessati dal processo di classificazione. Vanno invece separati in modo netto sia in res che nella terminologia i cosiddetti tipi disgiunti («classi») quali risultato del processo di classificazione (cf. Sodeur 1974, 10). Il binarismo esclusivo delle diramazioni (a differenza per es. di alcune diramazioni ternarie nel dendrogramma di Schleicher 1863, la rappresentazione ad albero più nota in linguistica) rappresenta indubbiamente una riduzione in confronto alla realtà effettiva, che però nella linguistica sembra avere effetti meno gravi rispetto ad altre scienze (cf. Goebl 1993, 65). In teoria sarebbe però possibile anche la fusione di più di due cluster («multiple branching», cf. Goebl 1983, 21). Questi sono: Single Linkage («il vicino più vicino»), Complete Linkage («il vicino più lontano»), Average Linkage Between Groups («connessione tra gruppi»), Average Linkage Within Group («connessione all’interno di gruppi), Centroid Method («clustering centroide»), Median Method («clustering mediano»), nonché Ward Method («metodo di Ward»).
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ma più utile e adatto all’interpretazione linguistica di dati scalati a livello metrico.17 Applicandolo alla nostra matrice di lavoro SM Freli/j/T/G (cf. 3.1.1), col metodo secondo Ward si ottiene il dendrogramma visualizzato nella cart. 153 a pag. 614. Se partiamo dal presupposto che l’asse perpendicolare rappresenta la distanza spaziale astratta fra gli elementi e l’asse orizzontale il tempo,18 nell’analisi del dendrogramma si può distinguere fra una prospettiva sincronico-diatopica e una diacronica. Da un punto di vista sincronico e globale è notevole che le grandi zone linguistiche/storiche in cui è frazionabile la nostra area di ricerca (Liguria, Piemonte, Ducato di Milano, Emilia, Romagna, Terraferma veneziana e colonie, Friuli), si rispecchino in maniera relativamente plausibile nei dendremi (raggruppamenti significativi di singoli rami del dendrogramma) e nei coremi (trasposizione cartografica dei dendremi).19 Se si sposta la prospettiva in direzione dei rami del dendrogramma, e quindi in direzione di cluster più piccoli, ma più omogenei (cf. la cart. 154 a pag. 615), i risultati si mantengono plausibili e concordano con le affermazioni fatte finora riguardo alla suddivisione della Padania (e che erano basate sulle matrici di similarità e di distanza DMM Freli/j/T/G). Si rivelano come cluster più omogenei in ordine decrescente: quello composto da 9/NO, 11/MI, 18/BN e 20/PC («Ducato di Milano», da cui dipende anche 28/RN), quello formato da 2/GE, 3/CF, 4/SV e 5/MC («Liguria»), quello costituito da 23/MO, 24/BO, 25/FE e 26/IL («Romagna»), quello con i due rami 32/PD+33/VI e 34/TV+36/VR («Terraferma veneta»), nonché quello che raggruppa 29/VE e 31/AP («veneziano cittadino e coloniale»). Il risultato della creazione di classi, però, si può anche interpretare in direzione opposta (dalla radice ai rami) e con ciò dal punto di vista storico-diacronico. La nostra area d’esplorazione si è dunque suddivisa (sulla base delle scriptae analizzate) dapprima nei mega-dendremi I e II, cioè in una Padania «orientale» e una «occidentale» (cf. la cart. 155 a pag. 616 con la relativa suddivisione corematica). A questi due gruppi principali sembra corrispondere la ben nota ripartizione dell’Italia settentrionale dal punto di vista dialettologico in un gruppo di idiomi galloitalici e uno di idiomi veneti, con l’Emilia e la Romagna (con l’eccezione di 28/RN) che tuttavia dipendono dal dendrema veneto. Il fatto che in questo caso la classificazione scrittologica non sia conforme a quella dialettologica si può motivare con il grande prestigio sociolinguistico di cui la scripta veneziana cittadina (così come la sua variante orale) ha sempre
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Anche tutti gli altri procedimenti sono stati testati, ma i loro risultati erano meno significativi. Questa osservazione è importante, poiché non esistono procedimenti di classificazione (e ciò vale di conseguenza anche per i risultati che vi si basano) di per sé «giusti» o «sbagliati», bensì solo metodi che sono «più utili», «più adatti» o «più ottimali» di altri (cf. Vogel 1975, 15; Goebl 1993, 65). Spazio e tempo non sono elementi intrinseci del dendrogramma, ma ci sono utili come «aiuto per la lettura» della disposizione e dell’altezza delle diramazione dei singoli rami, derivanti solo da un calcolo matematico (concretamente ad es.: «quanto più tardi [in direzione dei rami] avviene la separazione di un ramo, tanto più tardi il relativo centro scrittorio si è ‹separato› dal suo gruppo»). Il significato propio di corema è ‘un sottogruppo di un diasistema spaziale (corologico) ritenuto significativo’ (Goebl 1993, 71 secondo R. Brunet, orig. in ted.).
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goduto, tanto da farle svolgere una funzione di modello. Questa e altre ragioni storiche rendono inoltre plausibile il fatto che perfino le città linguisticamente lombarde (e quindi galloitaliche) 12/BG e 13/BS siano legate al ramo orientale, «veneto».20 In complesso questo risultato è un ulteriore esempio del fatto che una scripta, a causa di fattori (extra-)linguistici, può allontanarsi dal proprio sostrato dialettale generatore a tal punto che quest’ultimo non ha più una funzione dominante. Mentre il ramo orientale, «veneto» in seguito rimane ancora compatto, il macrodendrema «Lombardia» (inclusa 28/RN) si scinde dal mega-dendrema orientale, «galloitalico» (cf. la cart. 156 a pag. 617). Altrettanto plausibile appare la successiva suddivisione del ramo «veneto» in un’area nucleare e una marginale (cf. la cart. 157 a pag. 618). In un secondo tempo il ramo «galloitalico» rimasto si divide nei dendremi «Liguria» e «Piemonte» (cf. la cart. 158 a pag. 619). Dal «veneto marginale» si distaccano infine la Romagna e 37/UD, che come primo ramo del dendrogramma si separa definitivamente – fatto che appare di nuovo ammissibile a livello storico/linguistico (cf. la cart. 159 a pag. 620). Nonostante tutti questi risultati accettabili, si dovrebbe tuttavia resistere alla tentazione di considerare e interpretare il dendrogramma presentato non solo come «fenogramma», cioè come abbozzo fittivo-ipotetico di un’evoluzione, ma anche come «cladogramma» o «filogramma», ossia come rapporto reale del decorso evoluzionistico (cf. Goebl 1983, 22). Sarebbe meglio parlare di una ristrutturazione piuttosto che di una separazione delle singole regioni scrittologiche, poiché allo stadio iniziale della scripta padana non sussiste affatto quel continuum privo di variazioni che abbiamo supposto alla radice del dendrogramma, anzi: è probabile un livello di articolazione che nella sua intensità risulta paragonabile alla situazione sucessiva.
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La graduale «venezianizzazione» della scripta bergamasca era stata notata già da G. Folena, che la riassume esemplificandola con la storia della trasmissione del Vocabularium breve di Gasparino Barzizza: «[…] conosciuto [i.e. il Vocabularium, PV] superficialmente soltanto attraverso stampe cinquecentesche che ne conservano solo in parte il colorito originario, sicuramente bergamasco, e rappresentano perlopiù una sovrapposizione veneziana, che palesa il prestigio di Venezia come centro di irradiazione linguistica a questo livello usuale e quotidiano ed è insieme conseguenza dell’espandersi del dominio di Terraferma fino all’Adda. […] la tradizione quattrocentesca ora nota […] ci mostra […] il mutare e l’allargarsi dell’orizzonte geografico e lo spostarsi del polo magnetico dalla Lombardia a Venezia, illuminando un vasto quadro di contrasti areali, sia all’interno del lombardo fra tipi orientali e occidentali, fra uso locale bergamasco e koiné lombarda, sia soprattutto fra lombardo e veneziano, o solo fra lombardo occidentale e veneziano, un veneziano già tendenzialmente rappresentante di una koiné settentrionale e già sensibile a influssi toscani che si accentuano man mano nella catena delle stampe prolungate fino a tardo Cinquecento. Una traiettoria di quasi due secoli dalla Lombardia al Veneto» (Folena 2002, 52–53).
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4. Riepilogo dei risultati
L’obiettivo del presente lavoro consisteva nel delineare l’evoluzione della lingua scritta volgare non letteraria nell’Italia settentrionale nel periodo che si estende dalla sua comparsa fino al 1525. A questo scopo sono stati esaminati 1165 documenti padani con complessivamente 558892 parole, a loro volta attribuiti a 35 (su 36 previsti) centri scrittori (cf. 1.5). I suddetti documenti sono stati tratti esclusivamente da edizioni già esistenti, dunque la qualità dei nostri risultati dipende direttamente dalla qualità delle fonti analizzate. Nell’attesa dell’edizione di un corpus filologicamente attendibile di testi scrittologici italoromanzi sull’esempio della serie «Les plus anciens documents linguistiques de la France», più volte proposta come auspicabile in questo lavoro (cf. 1.5.3.1 e 1.5.3.2), ricordiamo ancora una volta l’esperienza fatta da H. Goebl nell’ambito delle sue ricerche scrittologiche galloromanze riguardo ad eventuali errori di trascrizione nelle edizioni di testi utilizzate (cf. 1.5.3.2): essi si ripercuotono in modo meno negativo nel caso di interessi scientifici rivolti ad individuare «attraverso molti testi singoli strutture e modelli globali in relazione a spazio e tempo» (Goebl/Schiltz 2001, 170–171 [orig. in ted.]) – ed esattamente in questo consisteva lo scopo principale della nostra ricerca. Nella parte scrittologica del lavoro è stata individuata la presenza assoluta («occorrenze») di 320 criteri, scelti in base alle principali caratteristiche grafiche delle scriptae padane. Da questa frequenza assoluta sono stati calcolati, tenendo conto delle parole a disposizione per ogni centro scrittorio, i due indici di riferimento Frel (Frequenza relativa di un criterio) e Dabs (Differenza tra la frequenza assoluta e quella teoricamente prevista di un criterio, cf. 2.1), analizzandone la variazione diacronica e diatopica. Frel ha permesso l’individuazione del grado di «distanza dallo standard» delle singole scriptae padane, Dabs invece l’identificazione dei loro tratti costitutivi. Nel caso di tratti grafici che si possono collegare alle caratteristiche del sostrato dialettale influenzante la grafia è stato di particolare interesse valutare quando e come Frel diminuisca (e quindi si intraveda una «toscanizzazione») e quanto i valori Dabs positivi concordino con la diffusione odierna di dette caratteristiche dialettali. È inoltre stato possibile ottenere i seguenti risultati, che si riallacciano alle «Questioni» elencate supra nell’Introduzione (cf. 1.1): a) È stato dimostrato che Frelp/N/t/G diminuisce costantemente di periodo in periodo. I relativi valori (Frelp/NI/G = 38,09 %; Frelp/N/II/G = 34,66 %; Frelp/N/III/G = 34,51 %; Frelp/N/IV/G = 29,48 %; Frelp/N/V/G = 22,90 %; Frelp/N/T/G = 29,99 %) sono molto alti
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sia di per sé sia in confronto ad altre realtà scrittologiche (ad es. la Normandia).1 Da ciò è possibile trarre molteplici conclusioni: nelle scriptae padane il sostrato dialettale generatore trapela in modo di gran lunga più evidente rispetto alle scriptae galloromanze. L’eliminazione delle grafie «lontane dallo standard» nell’Italia settentrionale avviene assai più lentamente che oltralpe, infatti la «spinta toscanizzatrice» più forte si verifica appena nel V periodo (1451–1525). Ciononostante, Frelp/N/V/G, con un valore del 22,90 %, risulta incomparabilmente più elevato del corrispondente indice normando, pari al 6,00 %. Tutto ciò rivela una vita abbastanza autonoma delle antiche scriptae settentrionali che vengono «coperte» solo in modo debole da una norma standard (cf. a tal proposito supra 1.5.2 con la n. 63). Per l’imposizione di questo standard i fattori politici (Francia) sembrano essere stati un veicolo più efficiente rispetto a quelli culturali (Italia settentrionale). b) Si sono rivelati centri di innovazione soprattutto 11/Milano e 29/Venezia, seppur in maniera differente: 11/Milano sembra aver accolto volentieri le innovazioni toscane fin dall’inizio,2 senza aver mai sviluppato una scripta colorita in modo speciale di elementi dialettali (ridotto prestigio sociolinguistico del milanese e del lombardo in generale), mentre 29/Venezia presenta fino al IV periodo una scripta fortemente influenzata dal sostrato dialettale generatore (elevato prestigio sociolinguistico del veneto in generale e del veneziano in particolare), ma attua poi la «toscanizzazione» in maniera più decisa e conseguente. Questa situazione ha un parallelo in Francia dove, in relazione all’imporsi della norma linguistica centrale (= «reale»), l’occidente francese si comporta analogamente a 11/Milano e l’oriente francese (Piccardia) analogamente a 29/Venezia (indicazione epistolare di O. Gsell, ma secondo H. Völker – altra indicazione epistolare – resta ancora da verificare in concreto fino a che punto una seconda possibilità in teoria presumibile – cioè che l’occidente abbia influenzato la scripta parigina – possa effettivamente essere esclusa). c) Come centri scrittori dell’Italia settentrionale meno interessati dalla «toscanizzazione» si sono dimostrati 35/Belluno e 37/Udine, fenomeno da ricondursi sia a ragioni linguistiche (grande distanza linguistica dal toscano) che extra-linguistiche
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Goebl (1970, 101) ottiene per la Normandia i seguenti valori Frel: periodo I (1246–1300): il 10,86 %; periodo II (1301–1350): l’8,30 %; ultimo periodo (1351–1551): il 6,00 %; Frelp/T/G: il 7,58 %. Questi valori Frel visibilmente più bassi rispetto all’Italia settentrionale sono per O. Gsell (indicazione epistolare) il risultato di due fattori convergenti: a) la divergenza dialettale di per sé minore tra normando e koiné linguistica reale (questa opinione è confermata dai profili di similarità dialettometrici tra francese standard e Normandia vs. italiano standard e Italia settentrionale: in questo confronto la Normandia è in media superiore di una o due classi di similarità rispetto all’Italia settentrionale); b) lo sviluppo di una koiné scritturale in Francia già nel XIII sec., e quindi assai prima che in Italia. Secondo Monfrin (1968), verso la fine del XIII sec. le scriptae regionali francesi erano già pressoché totalmente dedialettizzate e standardizzate. Cf. a tal proposito Maraschio (1976, 31): «I veicoli che favoriscono tale processo assimilativo sono diversi: da una parte i libri documentati in largo numero negli inventari sia della biblioteca visconteo-sforzesca, dall’altra, e soprattutto, le persone che dalla Toscana sono venute a risiedere a Milano che naturalmente non sono solo letterati o artisti ma artigiani, ambasciatori e amministratori».
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(«aree laterali»). Proprio la scripta friulana si fonda su un sostrato padano nordorientale, ma nel nostro modello se ne separa per prima. d) Da questi risultati è possibile trarre conclusioni ulteriori: come già ricordato supra (cf. la n. 54 del cap. 1), di norma quanto maggiore è il numero di elementi del sostrato dialettale generatore che una scripta accoglie, tanto maggiore era il prestigio di cui godeva il relativo dialetto presso lo scrittore. Il prestigio di un dialetto è a sua volta direttamente collegato al prestigio politico e/o economico del suo territorio e/o dei suoi locutori. Ora, il prestigio politico ed economico dei comuni padani tardomedievali era incomparabilmente superiore a quello ad es. dell’Italia meridionale continentale: con ciò si potrebbe spiegare perché, in confronto, la scripta di quelle zone presenti meno elementi del sostrato dialettale generatore (cf. riguardo alla Puglia Coluccia 2002c, 90–91). Una situazione simile sembra nuovamente esistere in Francia, ad es. in relazione alla differenza che intercorre tra la scripta piccarda, fortemente colorita di elementi del sostrato dialettale (e che si sottrae anche più a lungo all’influsso della koiné francese), e il normando incolore.3 Per la seconda tendenza osservabile nel dominio d’oïl, ossia il fatto che le cancellerie di signori con mire espansionistiche sovralocali tendono ad una lingua più neutrale nelle loro scriptae, nell’Italia settentrionale mancano possibilità di confronto adatte, a meno che non si interpretino in questa prospettiva i bassi valori Frel della scripta milanese sotto gli Sforza.4 e) La forma concreta di una scripta si rivela dunque il prodotto di molteplici fattori linguistici ed extralinguistici, in parte divergenti, in parte convergenti, quali: l’entità delle caratteristiche del sostrato dialettale generatore, il prestigio di per sé di questa forma linguistica, l’efficacia pretesa per un atto e la portata comunicativa che perciò gli si intendeva dare, il legame più o meno stretto con la tradizione di una determinata cancelleria, nonché le eventuali mire espansionistiche del committente.
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Inoltre, proprio la Piccardia è il territorio della corona francese in cui l’autonomia comunale (sull’esempio dell’Italia settentrionale) si sviluppò maggiormente e si mantenne più a lungo, e non è affatto un caso che proprio questa zona fosse in stretto contatto economico con le città commerciali padane e toscane (cf. Lusignan 2003b, 472). Una peculiarità della cancelleria sforzesca sembra essere, secondo Maraschio (1976, 31), la sua composizione sovralocale: «Il fatto più importante da tenere presente consiste nella natura composita della stessa cancelleria, che si differenzia in ciò da quella delle altre capitali, siano esse Ferrara, Firenze o Venezia». Questa affermazione si riferisce però principalmente al cancelliere capo stesso (Cicco Simonetta, per molti anni a capo della cancelleria sforzesca nella seconda metà del XV sec., aveva ad es. origini calabresi), poiché Vitale (1983, 356) scrive: «L’attività scrittoria della cancelleria ducale, pur diretta da grandi figure culturali ma in ogni modo composta nella quasi interezza, per l’età che qui importa, da ‹cancellieri› di origine milanese o di località lombarde dello stato […]». In ogni caso, l’orientamento linguistico del capo della cancelleria è determinante: «[…] Cicco Simonetta, primo segretario ducale e figura delle più rappresentative della cancelleria sforzesca che, pur non redigendo manu propria, esercitava pesante controllo sui cancellieri che erano alle sue dirette dipendenze» (Vitale 1953, 26). Il ridotto prestigio sociolinguistico del milanese (cf. supra b) e la composizione sovralocale della direzione della cancelleria sono quindi due fattori distinti cronologicamente, ma complementari nelle loro ripercussioni rispetto alla relativa «vicinanza allo standard» di questa scripta.
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Nella parte scrittometrica del lavoro sono state calcolate, mediante l’impiego di un indice appropriato (Metrica Manhattan media DMM), una matrice di similarità e una di distanza (cf. 3.2), dalle quali si sono ricavati profili di similarità, cartine a raggi e di isoglosse, nonché dendrogrammi gerarchico-agglomeranti. In tal modo sono stati individuati i rapporti di similarità esistenti fra i singoli centri scrittori, che concordano pienamente con le nostre conoscenze storiche, geografiche e dialettologiche. Dalla vistosa congruenza della suddivisione spaziale risultante dalle scriptae con i confini politici e storici dell’Italia settentrionale medievale (cf. la cart. 1 a pag. 457) si può concludere che anche qui (come in Francia) l’influsso politico ed economico («traffico», cf. 3.2.4) abbiano funzionato da forza centripeta più forte. Mentre però in Francia i fattori politici/economici sono stati le forze motrici più efficaci anche per la diffusione dello standard sovralocale, nell’Italia settentrionale, in un contesto politico molto differente (assenza di una potenza politica egemone e centralizzata), questo ruolo è stato svolto soprattutto da fattori culturali.5 Il confronto con i dati dialettali moderni ha mostrato, per i singoli criteri analizzati, sia convergenze che divergenze. La sintesi di questi dati conferma tuttavia quanto appreso in tal senso già per il dominio d’oïl,6 e cioè una sorprendente stabilità dell’assetto areale non del singolo fatto linguistico, bensì del geotipo linguistico (cf. Videsott 2005b, 206). Tutto ciò conferma l’ipotesi che i confini antropologici (vi rientrano anche i confini linguistici) sono assai più duraturi e stabili di quanto si supponga in generale:7 «Almeno dall’epoca preromana a oggi – non possiamo sapere ancora per quanto – i confini linguistici fra varietà romanze dell’Italia sono rimasti stabili in un modo che stupisce e emoziona» (Benincà 1993, 252).
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Cf. anche Grignani (1990, 36): «Il dilagare del tosco-fiorentino non sulla punta di lancia di un imperialismo politico, ma sulla punta di penna del prestigio culturale […]». Cf. la vistosa congruenza spaziale che risulta dal confronto dei dati medievali di Goebl (1970) e Dees (1980) con quelli dell’ALF (fine del XIX sec.) (cf. Goebl 1979; 1998; Goebl/Schiltz 2001). Cf. inoltre Pfister (2002, 15): «L’esperienza ricavata da studi dettagliati ci mostra che spesso l’estensione geolinguistica moderna di molti fenomeni fonetici, morfo-sintattici e lessicali non differisce sensibilmente da quella non sempre documentabile in modo esauriente nel Medioevo». Cf. anche Videsott (2003a, 495), nonché Vidossi (1956, XXXIX): «[…] questo excursus sulle origini dei nostri dialetti rende probabile che alla data dei primi nostri monumenti volgari (secoli X e XI) la carta linguistica e dialettale d’Italia non doveva differire, almeno nelle linee essenziali, da quella presente» – eccezion fatta, naturalmente, per una parte delle isole e colonie alloglotte, che sono più recenti.
Le abbreviazioni corrispondono a quelle del LRL. I numeri corrispondono a quelli dell’elenco dei testi a disposizione in 1.5.3.5, il numero corrente dei documenti effettivamente analizzati è in grassetto.