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Prof. Avv. GENNARO MAZZA Piazza G.Garibaldi n.39 80142 Napoli
LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT E LA GRAFOLOGIA -------
A. GRA. GI. ASSOCIAZIONE GRAFOLOGI GIUDIZIARI
VIII CONGRESSO NAZIONALE DI GRAFOLOGIA GIUDIZIARIA
LA PSICOLOGIA E LA SCRITTURA aspetti processuali, tecnici, metodologici e grafopatologici. Napoli, 23, 24 e 25 novembre 2006
1. PRINCIPI E FONDAMENTI DELLA GESTALT Con i termini psicologia della Gestalt, e psicologia della forma si intende quel corpo di affermazioni teoriche e impostazioni metodologiche che si sono sviluppate a partire dai lavori di Wertheimer (18801943), Kohler (18861941) e Koffka (1887-1967). La Gestalttheorie è inquadrabile nella grande reazione antimeccanicistica che ha avuto luogo ai primi del '900 in Europa, dovuta in parte alla profonda crisi del positivismo ed in parte alle nuove acquisizione scientifiche. In Germania, isola culturale dell'Europa, dove già nel campo filosofico con Kant si erano gettate le basi per il superamento della controversia fra razionalisti ed empiristi, Wundt riesce a rendere scientifica la nascente psicologia con un metodo molto simile alla chimica dell'ottocento, con la scomposizione di ogni fenomeno nei suoi aspetti elementari per ottenere unità semplici e non ulteriormente riducibili. I Gestaltisti rifiutano le concezioni teoriche della dottrina degli elementi e l'analisi attraverso l'introspezione addestrata, in quanto non in grado di tener conto della complessità dei fenomeni, tanto che la Teoria della Forma fu detta "la risposta tedesca alla psicologia di Wundt". Il metodo di Wundt, era molto simile a quello della chimica: scomporre ogni fenomeno nei suoi aspetti elementari per ottenere unità semplici non ulteriormente riducibili. Gli psicologi della Gestalt rifiutano completamente questa impostazione e si distinguono soprattutto per il loro antielementarismo. Secondo la teoria della Gestalt la qualità propria del tutto non è data semplicemente dalla somma degli elementi che costituiscono il tutto stesso, ma è data dalle relazioni che intercorrono tra i vari elementi che compongono il tutto. Si tratta dunque di una visione dinamica. Il concetto fondamentale della Gestalt è dunque: "il tutto è più della somma delle parti". È da questo punto di vista che la Gestalt ritrova la matrice del pensiero di Kant per ciò che concerne il senso attivo della mente, ma soprattutto trova la sua filiazione in quella Psicologia dal punto di vista empirico di F. Brentano (1874), che getta le basi per una psicologia fondata sull'atto, sull'intenzionalità: quest'ultima intesa come l'atto che rapporta il soggetto all'oggetto. L'oggetto ha realtà sua propria ma diviene esistente in sede psichica solo quando un atto rapporta ad esso l'essere umano. La psicologia dell'atto convoglia l'attenzione verso il soggetto, verso il suo mondo e verso i dati immediati dell'esperienza. Il passo più determinante che ha compiuto la Gestalt è stato quello di osservare che una stessa parte ha caratteristiche diverse se presa singolarmente o inserita nel tutto e che quindi una stessa parte inserita in due diverse totalità può assumere caratteristiche diverse. I risultati sperimentali di Wertheimer mettono definitivamente in crisi la presupposta perfetta corrispondenza tra piano materiale (la realtà fisica) e piano percettivo (la realtà fenomenica). In questo senso si può dire che l'anti-empirismo della Gestalt non si limita agli aspetti percettivi, ma coinvolge ogni aspetto della psiche umana. Secondo gli psicologi della Gestalt ciò che deve essere preso in considerazione direttamente sono solo i fatti, così come ci vengono forniti dai nostri organi di senso. I principali temi caratterizzanti la psicologia della Gestalt sono: 1) atteggiamento fenomenologico 2) teoria di campo 3) postulato dell’isomorfismo 4) la psicologia del pensiero 5) la psicologia sociale.
2. ATTEGGIAMENTO FENOMENOLOGICO Per la Gestalt ciò che deve essere preso in considerazione direttamente e con privilegio sono i fatti così come ci vengono forniti dai nostri organi di senso. Questo è un atteggiamento che si pone esattamente agli antipodi dell’introspezionismo. Un gestaltista osserva il reale e accetta l’esperienza in maniera diretta, attribuendole quel valore che manifestamente ci presenta, un introspezionista invece al di là degli oggetti che popolano il nostro mondo cerca di scoprire sensazioni elementari attraverso una impostazione che per necessità mira a distruggere l’oggetto come entità organizzata. Nell’impiegare il metodo fenomenologico un gestaltista ritiene di cogliere una oggettività più genuina e in grado di estendersi anche a quegli aspetti non perfettamente misurabili. L’oggettività infatti viene fondata su ciò che osserviamo direttamente.
3. IL CONCETTO DI TEORIA DI CAMPO La Gestalt utilizza strumenti concettuali quali forze, campo, equilibrio. La ragione fondamentale di questa scelta sta nel fatto che l'ordine stesso presente nelle cose è di tipo dinamico. Un esempio storico di questa impostazione può essere individuato nel lavoro di Ebbinghaus. I risultati di questo studioso hanno infatti mostrato che sono fondamentali alcuni fattori dinamici quali ad esempio il modo di presentare il materiale, la sua ineliminabile organizzazione interna, il contesto cognitivo, il grado e il tipo di attenzione, la motivazione, eccetera. Per la psicologia della Gestalt ogni fenomeno può essere descritto con imprescindibile attenzione agli aspetti dinamici. Se costruire una teoria di campo dinamica significa individuare i princìpi dell'interazione delle parti, Wertheimer nel 1923 ne fissa alcuni: vicinanza, somiglianza, buona forma, pregnanza, destino comune, chiusura, esperienza precedente. Questi principi sono dei metodi di descrizione, non con una validità a priori indipendente dai fatti, ma che nascono dal dato fenomenico.
4. IL POSTULATO DELL’ISOMORFISMO Questa componente della Gestalt (il postulato dell'isomorfismo) dimostra che i processi astratti del pensiero (i processi della memoria, dell'apprendimento, eccetera) hanno un preciso supporto materiale. Per la Gestalt l'isomorfismo (dal greco iso, uguale e morfé, forma), sta ad indicare una identità strutturale tra il piano dell'esperienza diretta e quello dei processi fisiologici ad esso sottostanti. Qualsiasi manifestazione del livello fenomenico, dalla semplice percezione di un oggetto alla più complessa forma di pensiero, trova un corrispettivo in processi che a livello cerebrale presentano caratteristiche funzionali identiche. Il postulato dell'isomorfismo ha causato alla Gestalt numerose critiche: è infatti stato considerato un tentativo di voler ridurre l'attività del cervello alla presenza di correnti bio-elettriche o di fenomeni fisiologici osservabili. La polemica sull'isomorfismo rimane tuttora aperta.
5. LA PSICOLOGIA DEL PENSIERO Gli aspetti dinamici, studiati attentamente dalla Gestalt, non riguardano solamente i processi percettivi del pensiero, ma sono rintracciabili anche in ambiti di ricerca tra loro ben più disparati. Il modello dinamico viene infatti proposto, con opportune modifiche, anche nella trattazione della memoria, dell'apprendimento, della psicologia sociale. In particolare la psicologia della Gestalt si è occupata della "psicologia del pensiero". Nello studio dei processi del pensiero le interpretazioni dinamiche tra le componenti non sono così rigidamente pre-determinante dalle condizioni dell'oggetto come accade in percezione; per questo motivo le caratteristiche di campo possono apparire in modo molto più manifesto ed esemplare. In particolare Kohler ha introdotto il concetto di insight osservando il comportamento degli scimpanzè posti di fronte a situazioni di tipo problematico. L'insight è per Kohler l'improvvisa scoperta di un nuovo modo di interpretare la situazione totale, quindi ha importanza la configurazione piuttosto che l'oggetto. L'insight è dunque la scoperta di rapporti tra gli elementi, rapporti diversi da quelli individuati prima della scoperta. Mentre la soluzione per prove ed errori (dove il pensiero procede alla cieca) viene solo ad intermittenza, la soluzione inusuale è possibile ed improvvisa. L'analisi dei gestaltisti verte sulla soluzione dei problemi piuttosto che sull'apprendimento, inteso come accumulo di esperienza e ricorso alla continuità. Ma l'insight non nega l'esperienza passata; nei casi in cui la situazione non presenta possibilità di ristrutturazione e in assenza di strategie, il soggetto ricorre a ciò che gli è già noto, mentre la discontinuità rispetto alle condizioni precedenti, avviene quando la situazione la rende possibile. Wertheimer, a sua volta, introduce il concetto di pensiero produttivo e lo esplora, lo analizza, lo studia, ma non in maniera sperimentale e neppure soffermandosi a trattare quantitativamente i risultati delle sue esperienze. Scarse sono le informazioni lasciate da Wertheimer sulle condizioni della sua sperimentazione. Alcune esperienze si sono svolte come colloqui occasionali, altre collettivamente. Poche con adulti, la maggior parte con ragazzi nella scuola dove lui aveva lavorato. L'interesse di Wertheimer era quello di trovare come si raggiunge una soluzione ad una situazione problematica e quali sono i fattori che giocano nel corso di una prestazione produttiva. Le esperienze descritte da Wertheimer fanno scoprire il tipo di procedimento che porta alla soluzione della situazione problematica che è guardare al problema come a un tutto. Altri gestaltisti affermano che la soluzione di un problema dipende dal far affiorare elementi non ancora evidenti, ma impliciti nella situazione problematica presente. Duncker con i suoi studi sostiene che la ristrutturazione del campo cognitivo può essere totale o parziale. Introduce il concetto di fissità funzionale che ostacola la soluzione. Lewin estende l'applicazione della teoria di campo a tutti i settori della psicologia; la teoria di campo è per lui un insieme di concetti che facilitano la traduzione della esperienza fenomenologica. Campo è anche lo spazio vitale, la totalità di fatti che determinano il comportamento dell'individuo in dato momento (C). Lo spazio vitale comprende la persona (P) e l'ambiente psicologico (A). Il comportamento è funzione della persona e del suo ambiente C=f (P, A). 6. LEWIN E LA PSICOLOGIA SOCIALE 7. K. Lewin (1890-1947), estese la teoria della Gestalt allo studio dei processi dinamici e della personalità. Gli psicologi della Gestalt adottarono generalmente il metodo fenomenologico, per il quale il soggetto si pone in rapporto diretto con lo stimolo ed esperisce un certo fenomeno. Lewin mostra come si possa costruire un sapere di tipo scientifico basato su analisi sperimentale anche nel caso di eventi non ripetibili. Abbandonato il concetto di descrizione-classificazione e adottato il concetto di "funzione" risulta un sapere più costruttivo. Per Lewin occorre che anche in
psicologia avvenga un processo di svecchiamento che porti la psicologia da scienza descrittiva a scienza genetico-condizionale. Per elaborare una tecnica che permetta una rappresentazione di una situazione psicologica concreta, Lewin si avvale della topologia, un filone della matematica che si interessa delle relazioni spaziali in modo non metrico. Utilizzando il costrutto di "regione" si può rappresentare uno spazio grafico racchiuso in un confine che può indicare situazioni di tipo psicologico. La tesi è che una persona sia una unità articolata in regioni e che le regioni abbiano un diverso grado a) di interdipendenza; b) di valenze positive o negative. Ciò consente una rappresentazione simultanea e soddisfacente delle caratteristiche dell'ambiente psicologico di un bambino, di un adulto, ad ogni dato momento. La persona viene intesa da Lewin come regione o insieme di sub-regioni interdipendenti con l'ambiente e non come entità separata. La persona è il luogo in cui nascono tensioni più o meno consistenti, in grado di mutare l'equilibrio che può essere ristabilito solo mediante saturazione della valenza. La persona quindi è una sorta di gerarchia di regioni alcune tra loro fortemente connesse e funzionalmente dipendenti, altre meno, altre infine solo debolmente o per niente collegate. E questa struttura muta nel tempo a seconda dello sviluppo della persona, delle sue condizioni di salute mentale, e perfino dello stato generale psico-fisico. La traduzione grafica delle differenze, degli spostamenti che intercorrono tra l'ambiente fisico e l'ambiente psicologico, fra lo spazio fisico e quello non fisico (o ideologico) in cui ci si muove in tutte le occasioni, compresa quella della soluzione dei problemi, può essere descritta nei termini topologici e in termini di teoria di campo, per evidenziare le locomozioni psicologiche che siglano il passaggio da una situazione o da una attività all'altra. Lewin applica questi presupposti nello studio della debolezza mentale e sottolinea come la ristrutturazione improvvisa del campo possa essere causata sia da eventi semplici, compiti facili, sia da eventi complessi, compiti difficili. Ciò porta ad affermare che proprietà fondamentali degli atti di comprensione sono sempre presenti in ogni individuo. La differenza sta nel grado di articolazione, nel tipo di strutture e nella facilità con cui cambiano. Un grado di articolazione rigido comunque ostacola l'atto intuitivo, sia nei normodotati che nei deboli di mente. 7. LA CRITICA ALL’EMPIRISMO ED AL COMPORTAMENTISMO La data di nascita della Gestalt può esser indicativamente fatta risalire al 1912, anno in cui Wertheimer pubblica il suo lavoro sul movimento stroboscopico. Wertheimer (1880-1943) mise in evidenza come i processi mentali sottopongano ad una vera e propria ristrutturazione gli stimoli esterni. Furono proprio i fenomeni percettivi studiati da Wertheimer a portare alla nozione di forma, in tedesco Gestalt, cioè la organizzazione psichica di elementi separati recepiti dagli organi di senso: la mente opera una sua ristrutturazione immediata degli elementi sensoriali. La Gestalt rifiuta quindi l’empirismo: i nostri sensi ci possono ingannare. Né le nostre esperienze passate sono sufficienti a garantire una corretta percezione della realtà. I lavori di Gottschaldt avevano messo in evidenza come l’esperienza passata non sia necessariamente l’unico fattore in grado di determinare i risultati dell’organizzazione percettiva. Gli studi di psicologia sperimentale, come quelli di Fechner sulle sensazioni e di Ebbinghaus sulla memoria presuppongono che i processi psichici si attuino in stretta relazione con gli stimoli esterni: a una determinata intensità sonora o visiva corrisponde una certa esperienza soggettiva. Questa concezione venne criticata duramente dalla Gestalt. In seguito all'avvento del nazismo in Germania, gli esponenti della Gestalt emigrarono negli Stati Uniti. Il periodo americano è quello che vede la Gestalt impegnata nella difesa di sé stessa dagli attacchi del comportamentismo. Il comportamentismo prende in considerazione unicamente quelle variabili che possono essere misurate o quantificate in maniera del tutto «oggettiva», più o meno come si pesa, misura, conta nelle Scienze cosiddette esatte.
Da una parte abbiamo una teoria, la Gestalt, che privilegia l'organizzazione e la globalità dei fenomeni, che utilizza un metodo di tipo fenomenologico, che sottolinea gli aspetti di teoria della conoscenza che la avvicinano alla filosofia; dall'altra c'è una corrente di psicologi, il comportamentismo, che bandisce decisamente ogni mezzo di indagine che non sia oggettivo, intendendo per obiettivo solo ciò che è misurare e che del comportamento studia soprattutto le modalità di apprendimento. Lo sviluppo della psicologia, soprattutto di quella americana, ha ammorbidito di molto le intransigenti posizioni iniziali e ha fatto sì che divenissero di vasto dominio gli aspetti più validi della psicologia della Gestalt: i risultati ottenuti in percezione, il concetto di organizzazione dei fenomeni psichici, la possibilità di prendere in considerazione variabili di ordine superiore, le ipotesi sui rapporti tra mondo fenomenico e caratteristiche fisiologiche sottostanti. Esiste tuttavia un campo di ricerca particolare della psicologia americana che fin dagli inizi ha accettato temi che vedi della teoria della Gestalt: si tratta della psicologia sociale. Per la psicologia sociale infatti, la complicazione dei fenomeni e la complessità delle variabili in gioco, rendeva d'obbligo un avvicinamento alla teoria della Gestalt. La complessità dell'oggetto rendeva infatti proibitiva una analisi di tipo strettamente quantitativo. Prof.avv. Gennaro Mazza
I N D I C E 1. PRINCIPI E FONDAMENTI DELLA GESTALT 2. ATTEGGIAMENTO FENOMENOLOGICO 3. IL CONCETTO DI TEORIA DI CAMPO 4. IL POSTULATO DELL’ISOMORFISMO 5. LA PSICOLOGIA DEL PENSIERO 6. LEWIN E LA PSICOLOGIA SOCIALE 7. LA CRITICA ALL’EMPIRISMO ED AL COMPORTAMENTISMO