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Sloboda John A., The Musical Mind. The Cognitive Psychology of Music, Oxford University Press, Oxford 1985; tr. it. La mente musicale, Il Mulino, Bologna 1998; tr. di Farabegoli Gabriella, pp. 434 Recensione di Diana Olivieri – 30 ottobre 2007
Abstract Why is music such a widespread form of expression in so many different cultures? How does it rise such deep emotions? Which mental processes does music listening activates? John Sloboda moves into a partially neglected cognitive frame, exploring the neural components of musical facts appreciation. Being an excellent pianist and a worldwide regarded experimental psychologist, he refers to famous composers’ partitures, such as Bach, Mozart, and Stravinskij, exposing advanced research results, which are quite hard to bring to common readers… After all, he’s just an author who openly speaks of really uncommon “Musical Minds”. Perchè la musica è una forma così diffusa di espressione in così tante culture diverse? Come fa a suscitare emozioni così profonde? Quali processi mentali è in grado di attivare l’ascolto musicale? John Sloboda si muove all’interno di una cornice cognitiva parzialmente ignorata, esplorando le componenti neurali dell’apprezzamento dei fatti musicali. Essendo un eccellente pianista e uno psicologo sperimentale stimato in tutto il mondo, egli fa riferimento alle partiture di famosi compositori, come Bach, Mozart e Stravinskij, esponendo i risultati di ricerche avanzate, abbastanza difficili da offrire ai lettori comuni… Dopo tutto, lui è un autore che parla apertamente di “Menti Musicali” tutt’altro che comuni.
Recensione Perché la musica è così diffusa in tutte le culture? Perché suscita emozioni tanto profonde? Quali sono i processi mentali attivati durante l’ascolto, l’esecuzione, la composizione e l’improvvisazione musicale? Come facciamo a percepire una sequenza di suoni come musica? Quali sono i processi mentali implicati nell’ascolto, nella performance e nella composizione musicale? Cos’è che permette di “comprendere” un brano musicale? Come facciamo ad acquisire simili capacità? Queste sono alcune delle domande alle quali Sloboda cerca di dare risposta in questo bel lavoro, una collezione di interventi di vastissima portata, le cui interconnessioni forniscono una lettura sintetica e completa di un argomento sul quale l’autore è andato maturando conoscenze sempre più sottili nel corso di un’intera carriera dedicata alla psicologia della musica e alla cognizione umana. Il testo è saggiamente suddiviso in quattro macro-aree di studio, così da facilitare quei lettori che fossero interessati a specifici argomenti. La scelta è vastissima: si va dai processi cognitivi propri della musica, al rapporto tra musica e linguaggio, all’esecuzione musicale, alla composizione ed improvvisazione fino all’ascolto. Il volume si chiude con un capitolo che esplora il classico dibattito, tutt’altro che risolto, tra dote innata e capacità appresa, tra nature e nurture come determinanti della “mente musicale”, ricollegandosi abilmente al titolo dell’opera stessa. Di notevole interesse sono anche i riferimenti bibliografici che raccolgono le principali ricerche sul tema della cognizione musicale dal 1915 ai giorni nostri. È piuttosto raro trovare, nel panorama accademico, un libro che sia capace di coinvolgere sia a livello emotivo che intellettuale. Ed è rarissimo trovare in questo
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stesso panorama un testo che si concentri sull’interpretazione delle idee e sulle possibilità applicative, piuttosto che su questioni eccessivamente tecniche. John Sloboda c’è perfettamente riuscito. Sfogliare le pagine de La mente musicale è un piacere, gli argomenti affrontati sono tantissimi e lo stile è chiaro e accessibile ad un vasto pubblico. In un solo volume, l’autore è stato in grado di convogliare insieme materiale estremamente vario ed importante da molteplici fonti, dando al lettore la possibilità di accedere a un’opera completa, per giunta firmata da uno dei padri fondatori della psicologia della musica. La fusione tra psicologia e musica raggiunge qui la sua massima espressione. Psicologi sperimentali e musicisti, studenti e ricercatori, educatori e neuroscienziati scoveranno sicuramente, tra queste pagine, qualcosa che li colpirà. Se gli psicologi si troveranno di fronte ad una finestra aperta su abilità cognitive di una certa complessità, storicamente indagate quasi esclusivamente in rapporto alla capacità linguistica, i musicisti potranno dedicarsi all’analisi delle basi psicologiche che caratterizzano le loro apprezzate capacità. Lettura essenziale per chiunque, ancora studente o già ricercatore, sia interessato a scoprire in che modo la mente e la musica interagiscono, il libro di Sloboda merita il plauso collettivo per il suo contenuto, per la franchezza con cui affronta argomenti ampiamente ignorati da altri lavori di questo genere, proponendo un approccio assolutamente nuovo: consigliare ai giovani su quali campi insistere con la ricerca, offrire spunti di riflessione, elementi essenziali per iniziare un’indagine che forse l’autore non ha avuto il tempo di approfondire e che, tuttavia, ha deciso di non tenere per sé. Oltre alla sua enorme portata come fonte di idee stimolanti per nuove ricerche, il libro si offre appetitoso anche per gli amanti della musica estranei al mondo accademico. In esso potranno, infatti, trovare una lettura piacevole e che, al contempo, stimola alla riflessione. Che ruolo gioca la musica nello sviluppo della persona e, in termini più ampi, nello sviluppo della società e della cultura? Cosa spinge il musicista ad improvvisare? Cosa a comporre? Come facciamo a memorizzare un pezzo musicale che ci piace, addirittura a riconoscerlo fin dalle prime note? L’autore non si limita a rendere conto della ricerca esistente, ma guarda con occhio critico a ciò che la ricerca è riuscita a stabilire e fissare sugli argomenti in questione, in settori quali la composizione musicale e le abilità musicali presenti in culture non alfabetizzate. Sloboda fa spesso riferimento alla sua esperienza personale come musicista praticante oltre che come psicologo, rendendo il testo ancora più intensamente vissuto, umanizzato e personalizzato. Ricco di idee e nuovo nello stile, La mente musicale è un libro coraggioso, intrigante e provocatorio, capace di combinare, forse per la prima volta nella storia, risultati di ricerca e consigli per ricercatori in erba. La forza del libro sta, in particolare, nel modo in cui Sloboda discute la cognizione in rapporto alla musica vera e non alle procedure sperimentali d’ascolto prodotte con stimoli di laboratorio, contribuendo in maniera determinante all’avanzamento della ricerca nel settore delle scienze cognitive della musica. La chiarezza dello stile linguistico e i suoi numerosi suggerimenti per procedere in nuove attività di ricerca fanno emergere una spiccata attenzione dell’autore ai giovani; è proprio nelle loro mani che egli consegna il futuro di una ricerca che, in mano a lui, ha permesso di collezionare risultati esemplari. L’unico limite che si può imputare al libro è la mancanza di riferimenti alle ricerche più recenti, oltre alla terminologia che, per i non addetti ai lavori, potrà apparire piuttosto complicata. Resta, comunque, un’introduzione sostanziale alla psicologia della musica che rende ben speso qualche sforzo di concentrazione in più.
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Molti, invece, i meriti. Prima di tutto, la considerazione del fenomeno musicale nella sua interezza e globalità: Sloboda parla di musica concertistica, di quella musica che si ascolta davvero, sia essa eseguita al pianoforte o al flauto, da soli in casa o con amici, ascoltata alla radio o dal vivo. Non si tratta, insomma, di suoni artificiosi riprodotti in un laboratorio di psicoacustica, in situazioni irripetibili, lontane anni luce dal quotidiano. Altro merito, che estende la godibilità del testo ad un pubblico ancora più vasto, è quello di richiedere competenze musicali non eccessive da parte del lettore, accompagnate, però, da notevole vivacità intellettuale. Ma questo libro detiene anche un vero e proprio primato: è, infatti, il primo ad aver affrontato i processi psicologici della composizione musicale in termini di processi cognitivi, secondo un modello basato sulla rappresentazione delle conoscenze (il modello ACT- Adaptive Control of Thought di Anderson, 1976).1 La mente musicale è qualcosa di più di un saggio sulla psicologia cognitiva della musica: esso è tout court una godibile introduzione alla psicologia dei processi cognitivi, in cui la musica diventa quasi un pretesto per accompagnare il lettore all’analisi dei diversi processi cognitivi utilizzati in tutti i settori in cui l’uomo viene a contatto con il mondo. Appare certo che di strada la psicologia della musica ne ha fatta molta, anche se solo ultimamente si è dato maggiore sviluppo allo studio sistematico di questa materia. È solo negli ultimi anni, come sottolinea l’autore, che si sta cercando di colmare un vuoto venutosi a creare un po’ per l’effettiva scarsa preparazione musicale degli psicologi, un po’ per la lentezza degli sviluppi teorici in questo campo e per la tendenza delle ricerche a concentrarsi su aspetti semplici e periferici, a discapito di quelli più centrali e complessi, un po’ anche per la tendenza a rivolgersi esclusivamente o agli psicologi professionisti o agli insegnanti o ai ricercatori in campo educativo, scartando a priori i praticanti e gli accademici della musica. Sloboda cerca di colmare il gap esistente tra la maggioranza delle ricerche di psicologia della musica e l’esperienza, l’intuizione e la pratica del musicista. E in modo del tutto originale, perché lo fa tenendo conto del fenomeno musicale nella sua globalità, senza mai abbandonare la prospettiva nella ricerca più rigorosa, affrontando, per la prima volta, tematiche quali la psicologia della composizione, dell’apprendimento di uno strumento musicale, della lettura della notazione e dell’improvvisazione dal punto di vista dei processi cognitivi. Nei venti anni successivi alla pubblicazione di questa pietra miliare, la psicologia cognitiva della musica è cresciuta fino a diventare un’area di ricerca in pieno fermento, capace di esercitare la sua potente influenza su aree diverse, come l’educazione e le neuroscienze cognitive. Eppure si dimostra ancora parzialmente chiusa ad alcuni settori di ricerca, riuscendo solo ora ad aprirsi ad una realtà innegabile, quella dell’esistenza di una relazione analogica tra musica e domini extra-musicali. Forse riusciremo a scovare la metafora della vita umana in una forma sinfonica: magari scopriremo che la trasformazione dei temi musicali segue i mutamenti e le metamorfosi che esperiamo in noi stessi e nelle nostre idee in continua evoluzione e che l’unificazione dei diversi temi in una struttura coerente corrisponde ai tentativi che facciamo continuamente di dotare la nostra vita caotica di un significato. Forse. È proprio questo uno dei poteri più esaltanti della musica: l’assenza manifesta di una funzione pratica, come quella che è alla base del linguaggio, ma il suo palese radicamento istintivo, viscerale, già presente nell’infanzia dell’umanità. Quelle stesse forme, quei ritmi e quelle cadenze che erano disponibili all’uomo primitivo continueranno ad esercitare su tutti noi un’influenza primaria innegabile, elevando, come direbbe Sloboda, “il livello della nostra vita emotiva”.
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Indice Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
La musica come abilità cognitiva Musica, linguaggio e significato L’esecuzione della musica Composizione e improvvisazione Ascoltare la musica Apprendimento e sviluppo nella musica Il contesto della mente musicale: cultura e biologia
Autore John A. Sloboda nasce nel 1950, si laurea in Psicologia ad indirizzo sperimentalecognitivista ad Oxford e consegue il dottorato in Psicologia della Musica a Londra. Nel contempo studia musica alla Royal Academy of Music. Oggi è professore di Psicologia della Musica alla School of Psychology dell’Università di Keele (UK), senior lecturer di Psicologia e direttore del Centro di Studi Occupazionali all’Università di Keele, Staffordshire. Pianista e compositore, dirige un suo coro e una sua orchestra. Da sempre interessato alla ricerca sperimentale sui processi cognitivi, è un fermo sostenitore dell’importanza di analizzare la componente cognitiva presente nell’apprezzamento degli eventi musicali, andando oltre il gusto e l’estetica. Dal 1991 dirige l’Unità per lo Studio e lo Sviluppo delle Abilità Musicali presso l’Università di Keele, è membro della British Psychological Society ed è stato presidente della European Society for the Cognitive Sciences of Music. Inoltre, è caporedattore di Psychology of Music, una delle riviste di psicologia della musica più importanti del mondo e redattore associato del Quarterly Journal of Experimental Psycology, la più importante rivista europea di psicologia sperimentale. I suoi attuali interessi di ricerca includono lo studio della performance musicale, delle risposte emotive alla musica, delle funzioni della musica nella vita quotidiana e dell’apprendimento ed acquisizione di abilità musicali. Altri progetti di ricerca avviati presso l’Unità di cui Sloboda è direttore riguardano lo sviluppo del canto nei bambini, le risposte alla musica e la memoria musicale nell’infanzia, gli atteggiamenti dei bambini nei confronti della musica in rapporto all’autostima, il rapporto tra musica e identità nazionale, le preferenze musicali e il gusto musicale, la natura delle rappresentazioni tonali nei bambini e negli adulti privi di esperienza musicale, il sostegno genitoriale ed il coinvolgimento dei giovani nella musica, l’etnicità e le barriere socio-culturali nel coinvolgimento dei giovani nella musica. Una piccola curiosità: il prof. Sloboda, da sempre dichiaratamente contrario alla guerra in Iraq, è anche fondatore del singolare progetto Ibc- Iraq Body Count. Insieme al suo prezioso staff di collaboratori si occupa, infatti, della minuziosa analisi di tutti i progetti di calcolo delle vittime civili che ci sono state in Iraq dall’inizio del conflitto (marzo 2003), perché – dice - “Immaginate se gli Stati Uniti non avessero indagato con esattezza chi perse la vita l’11 settembre. È una cosa inconcepibile”. L’Ibc è riconosciuto come il più completo progetto mondiale di conteggio delle vittime di guerra basato su fonti indirette (vengono, infatti, costantemente incrociati i dati ospedalieri con quelli forniti dai media).
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Bibliografia essenziale di John A. Sloboda - Sloboda, J.A. (2004). Exploring the Musical Mind: Cognition, emotion, ability, function. Oxford: Oxford University Press. - Sloboda, J.A., & Lehmann, A.C. (2001). Performance correlates of perceived emotionality in different interpretations of a Chopin Piano Prelude. Music Perception, 19(1), 87-120. - Sloboda, J.A., & O’Neill, S.A. (2001). Emotions in everyday listening to music. In P.N. Juslin & J.A. Sloboda (Eds.), Music and Emotion: Theory and Research (pp. 415-430). Oxford: Oxford University Press. - Sloboda, J.A. (2000). Individual differences in music performance. Trends in Cognitive Neuroscience, 4 (10), 397-403. - Sloboda, J.A. (1983). The communication of musical metre in piano performance. Quarterly Journal of Experimental Psychology, 35, 377-396. - Sloboda, J.A. (1981). The uses of space in music notation. Visible Language, 25, 86-110. - Sloboda, J.A., & Gregory, A.H. (1980). The psychological reality of musical segments. Canadian Journal of Psychology, 34, 274-280. - Sloboda, J.A. (1978). Perception of the contour in music reading. Perception, 6, 323-331. - Sloboda, J.A. (1977). The locus of the word-priority effect in a target detection task. Memory Cognition, 5, 371-376. - Sloboda, J.A. (1976). Decision times for word and letter search: a wholistic word identification model examined. Journal of Verbal Learning and Verbal Behaviour, 15, 93-101.
Links http://musicweb.hmt-hannover.de/escom/english/index.htm [Sito della ESCOM- European Society for the Cognitive Sciences of Music. Contiene numerosi abstract dei passati numeri della rivista ufficiale Musicae Scientiae, disponibili in diverse traduzioni (anche in italiano)]. http://iraqbodycount.net [Si tratta del sito ufficiale del progetto IBC- Iraq Body Count, diretto da John Sloboda, che fornisce un servizio aggiornato in tempo reale sul numero delle vittime del terribile conflitto iracheno, in base al raffronto costante tra fonti pubblicate e testimonianze dirette. Per la difficoltà di definire in maniera univoca lo status di ciascuna vittima (civile o militare) il dato numerico di Ibc è dato dagli estremi della forbice, ossia il minimo e il massimo delle stime. Forse i costi civili di 4 anni abbondanti di conflitto non hanno molto a che vedere con la psicologia della musica, ma evidentemente esiste una correlazione positiva tra la passione per la musica e la sensibilità ai diritti umani, che pure sento profondamente mia.]
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Anderson, J.R. (1976). Language, Memory, and Thought. Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
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