Paolo Serafini - I consigli dei grandi trader Enrico Malverti - trading OTTIMO [PDF]

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Zitiervorschau

I CONSIGLI DEI GRANDI TRADER LE STRATEGIE OPERATIVE DEGLI INVESTITORI PROFESSIONALI

EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO

Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2012 via Hoepli 5, 20121 Milano (Italy) tel. +39 02 864871 – fax +39 02 8052886 e-mail [email protected] Seguici su Twitter: @Hoepli_1870 www.hoepli.it Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali ISBN 978-88-203-5571-5 Realizzazione editoriale: Maurizio Vedovati – Servizi editoriali ([email protected]) Redazione: Francesca de Robertis Impaginazione e copertina: Sara Taglialegne Realizzazione digitale: Promedia, Torino

INDICE Gli autori Prefazione di Giovanni Lapidari Capitolo 1 Il Composite Momentum (Francesco Caruso) Introduzione Le quattro leggi dell’Analisi Tecnica La Legge della Rovina Statistica Il prezzo: contiene tutto ma non dice niente To trend or not to trend? Il Composite Momentum: carattersitiche e interpretazione Le finalità del Composite Momentum (Cm) Il Key e l’Xtl Il Key L’Xtl La formula del Composite Momentum L’interpretazione del Composite Momentum La ciclicità del Composite Momentum Capitolo 2 Individuare i livelli più profittevoli per operare sui mercati finanziari (Antonio Lengua) I grafici a barre: supporti e resistenze Reazione generata dal livello Il decadimento temporale Frequenza del test del livello I grafici a barre: punti di flesso con volumi elevati Le barre TT Le barre A

Le barre B La chiusura del mercato Istogrammi prezzo-volume o volume profile I Poc vergini e i Poc appuntiti Poc vergini Poc appuntiti Gli altri livelli da monitorare I gap Le trendline Gli strike price con elevati open interest Esempio di studio di livelli sul Mini-S&P 500 Future Capitolo 3 Il trading con gli oscillatori (Antonio Landolfi) Tecniche di base L’operatività in trend. La combinazione multi-frame e le implicazioni temporali L’operatività in contro-trend o in inversione Applicazioni particolari Conclusioni Capitolo 4 L’approccio quantitativo alla finanza: vincere in Borsa grazie ai numeri (Enrico Malverti) Algo Trading e High Frequency Trading: rivoluzione a Wall Street Il Momentum Il Trix (Triple exponential moving average) La tecnica del breakout Alcune varianti sul tema delle medie mobili Conclusioni Capitolo 5

Trading con il Calicetto (Paolo Serafini) Il Calicetto Esempi reali Conclusioni Capitolo 6 Le strategie in opzioni per operare in modo consapevole e a rischio controllato (Luca Stellato) Le origini storiche delle opzioni Le opzioni: l’offerta oggi Opzioni: le definizioni Opzioni: le caratteristiche Prezzo di esercizio Premio Scadenza Stile Dimensione del contratto Gestione del rischio Margine Opzioni: gli attori Hedger Speculatori Arbitraggisti La consegna del bene sottostante Il controllo del rischio La Legge della Rovina Statistica e il payoff a scadenza Le greche Il prezzo del sottostante e il delta δ Il prezzo del sottostante e il gamma γ La volatilità e il vega ν

Il trascorrere del tempo e il theta θ I tassi di interesse e il rho ρ I dividendi Le strategie semplici con le opzioni Le strategie semplici della prima famiglia Acquistare opzioni call Acquistare opzioni put Le strategie semplici della seconda famiglia Assicurazione di portafoglio con le opzioni put La vendita controllata di put Capitolo 7 Metodi ciclici applicati al trading (Eugenio Sartorelli) Introduzione Definizioni di base sui cicli Princìpi fondamentali sui cicli finanziari Le regole per il trading ciclico La durata delle fasi cicliche Individuazione delle fasi cicliche Il Price Oscillator per lo studio dei cicli Il metodo di trading ciclico La gestione della posizione L’utilizzo del metodo su differenti durate cicliche Conclusioni Capitolo 8 Trading e investimento nelle materie prime (Maurizio Mazziero) I mercati delle materie prime I future delle materie prime La dimensione del contratto e il valore del rischio

La minima variazione di prezzo Rialzo o ribasso Il margine L’effetto leva Il Price Limit La scadenza La nomenclatura Il rollover Le Curve Forward Il Commitment of Traders L’Analisi Tecnica per le materie prime L’Analisi Fondamentale per le materie prime L’investimento in Etc Conclusioni Circa l’autore

GLI AUTORI

Prefazione Giovanni Lapidari Opera come trader a tempo pieno dall’aprile 2004 dopo aver maturato esperienze presso istituti di credito e come promotore finanziario. Lavora prevalentemente in intraday sui future, mercati Eurex e Cme, e sulle principali dieci valute Forex. Segue anche il Ftse Mib40, sia indice che future, e alcune materie prime quali rame, oro e petrolio. Utilizza principalmente l’Analisi Grafica alla ricerca di movimenti di swing e di inversione, confermati da pattern di ingresso in divergenza prezzi/indicatori. È online con il suo sito internet www.lapidari.it. Capitolo 1 Francesco Caruso Milanese classe 1960, studi classici, laurea in Economia Aziendale alla Bocconi, dirigente di un grande gruppo bancario e consulente per le strategie di investimento, ha ricoperto per oltre un ventennio importanti incarichi come asset manager in banche e società finanziarie italiane ed estere. Studioso ed esperto di mercati, money manager, blogger, docente di master e corsi professionali nonché analista finanziario pluripremiato a livello italiano (Siat Award 2011, Leonardo d’Oro della Ricerca Finanziaria 1998 e 1999) e internazionale (John Brooks Award Ifta 2009), è il primo italiano ad aver ottenuto dall’Ifta – International Federation of Technical Analysis il Master of Financial and Technical Analysis (Mfta), massimo livello mondiale per un analista tecnico. Collaboratore dei principali media finanziari, cura dal 2009 uno dei più visitati blog di Borsa italiani (www.francescocaruso.ch). Ha recentemente fondato il sito www.cicliemercati.it, dove pubblica report periodici di consulenza per investitori privati. Capitolo 2

Antonio Lengua Future trader e analista di mercati finanziari. Laureato in Economia (1987) con il massimo dei voti e dignità di stampa, inizia subito a occuparsi di trading su derivati: dopo 14 anni di esperienza in importanti sale operative di Milano – tra cui dal 1991 al 2000 come market maker su Btp future e responsabile desk future in Deutsche Bank-Milano –, dal 2001 opera come trader indipendente. I suoi campi di ricerca spaziano dalle innovative tecniche operative sui volumi, allo studio delle dinamiche psicoemozionali applicate al trading (in collaborazione con psicologi e coach aziendali), fino al trading system basato sui più recenti strumenti di apprendimento statistico. È redattore del sito www.thehwktrader.com, punto di riferimento per i trader italiani. Ha scritto due best seller (Trading emozioni e decisioni e Trattato di trading sui volumi). Oltre al trading personale, fornisce la sua visione strategica sui mercati a uno studio genovese di consulenti finanziari indipendenti. Vive e lavora a Genova. Capitolo 3 Antonio Landolfi Nato a Napoli il 26 luglio del 1960, è laureato in Economia e Commercio, ramo statistico matematico, con il massimo dei voti. È stato procuratore premista alle grida presso la Borsa Valori di Milano per l’Agente di Cambio San Martino, rappresentante unico per Roma della Bnp Sim, gestore per tutte le linee azionario, forex e derivati presso l’Agente di Cambio Campos Venuti a Roma. Attualmente è Assets Advisor per una Sgr, interviene abitualmente come commentatore sul canale finanziario Class Cnbc ed è ospite in tutti gli eventi del panorama finanziario italiano con sessioni di trading in tempo reale. È trader master della sala operativa della Trading Room Roma, dove insegna tecniche di breve e lungo periodo su tutti gli strumenti finanziari. Capitolo 4 Enrico Malverti Trader e analista quantitativo. È amministratore e responsabile del team di consulenza di Private & Consulting Sim Spa. Progetta sistemi di trading e di gestione del rischio automatizzati per clienti istituzionali (fondi, Sgr e tesorerie di banche italiane) su azioni, valute e future. È autore di diversi best seller sui trading system e sull’Analisi Tecnica. Da oltre un decennio partecipa, in veste di relatore, a numerosi seminari nazionali e internazionali sul trading automatico. Il sito personale che raccoglie articoli, video didattici e codici di indicatori e sistemi è: www.enricomalverti.com.

Capitolo 5 Paolo Serafini Nato a Cavarzere nel 1961, inizia la sua attività di trader nel 1985 con l’acquisto telefonico di azioni sulla base di dati e notizie ricavati da quotidiani di settore. Un’attività che diventa ben presto professione. Alla fine degli anni ’90 inizia a operare online, anche in modalità short, sui titoli azionari. Nel 2001 apre e gestisce una sala trading a Cavarzere in cui operano quindici trader professionisti. Nel tempo libero si dedica alla formazione sulle tecniche di scalping e di money management. Autore del libro The Scalper edito da Experta, partecipa alle trasmissioni televisive di Class Cnbc come analista tecnico. Da anni concorre con successo a diverse competizioni di trading (1° classificato Top Trader di Borsa nel 2003). Attualmente è tra i maggiori operatori per volumi di scambio giornalieri sui titoli Ftse Mib 40. Capitolo 6 Luca Stellato Laureato in Economia con lode presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi di ricerca intitolata “Strategie di trading per la gestione di portafogli valutari”, dal 2000 al 2006 ha svolto attività commerciale e di formazione con ruoli di responsabilità in primarie banche e Sim italiane, leader nel trading online e negli investimenti, e di consulenza operativa rivolta a clientela privata. Dal 2007 a oggi opera da indipendente come advisor per Hedge Funds (per clientela privata e istituzionale) e come formatore per iniziative di alto livello come “Option Lab” di Twice Sim. È coautore del libro Investire con le opzioni della collana Finanza&Mercati edita da Il Sole 24 Ore. Partecipa come relatore ai più importanti forum e incontri del settore come il Trading Online Expo di Borsa Italiana e l’Itf Forum, è ritenuto tra i maggiori esperti in Italia di strategie operative con opzioni e dal 2007, ogni settimana, è autore della pagina dedicata all’argomento sul giornale “Borsa & Finanza”. Nel 2010 si inserisce nel team di formazione della società “Capital One Finance” per curare il progetto “Option One”, che guida trader e investitori nel mondo delle opzioni, aiutandoli a operare e investire nei mercati finanziari con consapevolezza e professionalità (www.option1.it). Capitolo 7 Eugenio Sartorelli Si è laureato in Ingegneria Aeronautica presso il Politecnico di Milano e successivamente ha conseguito il Master in Business Administration. Dai primi anni ’90 si è dedicato allo studio dell’Analisi Tecnica, dell’Analisi

Quantitativa e del money e risk management. Successivamente ha approfondito gli studi di Analisi Intermarket e di Analisi Ciclica e ha creato un software specifico per l’analisi e il trading con i cicli: il Cycles Navigator. Come trader ha iniziato a operare sulle azioni agli inizi degli anni ’90 e in seguito si è dedicato a tutti i principali mercati (indici, azioni, commodity, forex, obbligazioni), specializzandosi sopratutto nell’utilizzo di future e opzioni. Nel gennaio 2000 ha pubblicato un libro sulle tecniche operative con le opzioni, tiene corsi su tecniche operative con i derivati dal 1999 e scrive articoli per vari siti internet e pubblicazioni finanziare. È relatore nei principali eventi finanziari nazionali e socio ordinario Siat (Società Italiana di Analisi Tecnica) di cui è membro del comitato scientifico. Ha fondato il sito di analisi e trading www.investimentivincenti.it. Capitolo 8 Maurizio Mazziero Analista finanziario, si occupa di trading azionario e di mercati commodity da oltre 15 anni. È fondatore della Mazziero Research: società di ricerca indipendente specializzata in formazione e reportistica per istituti bancari, associazioni industriali di categoria e aziende. Coordina un proprio team di analisti particolarmente preparato per offrire servizi di consulenza alle aziende per la predisposizione di strategie di copertura dai rischi finanziari e di variazione dei prezzi delle materie prime. È socio ordinario della Siat, Società Italiana di Analisi Tecnica; docente in numerosi corsi oltre che autore di svariati testi e articoli di analisi dei mercati finanziari, con interventi su stampa, radio e Tv. Ha diretto la società ClubCommodity.com e coordinato il Comitato Scientifico che ha realizzato Commin (Commodity Index), l’indice europeo sulle materie prime. Ha recentemente lanciato il sito di ricerca finanziaria indipendente www.mazzieroresearch.com.

PREFAZIONE

di Giovanni Lapidari

M

ai come in questi giorni della calda estate 2012, la parola che ricorre maggiormente nei commenti della stampa finanziaria e nelle orecchie degli operatori è una e una sola: crisi.

Crisi dell’euro, delle Borse; crisi nei conti pubblici della nostra Italia e di molte altre economie, europee e non. Siamo certamente in presenza di un momento importante, di una fase storica decisiva che l’andamento dei mercati ci visualizza con grande trasparenza, anche se “paradossalmente” non dovremmo vivere questo periodo con particolare ansia, per guardare invece ben al di là degli eventi attuali. L’etimologia della parola crisi infatti deriva da un verbo greco, krino, che significa “riflettere”, “giudicare”, “analizzare”. E in tal senso io vorrei cogliere, negli avvenimenti di questi tempi, una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi – cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento – può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento e un salto evolutivo in avanti. Nel mondo della finanza online siamo, forse più che in altri settori, in presenza di trasformazioni e mutamenti che forse ancora, noi operatori, non riusciamo a valutare pienamente. Tutti gli scambi sono ormai trading e la figura del cassettista si è persa nei ricordi di un tempo andato. Pensiamo solo alla diffusione dei trading sulle valute e sulle materie prime, che da tempo hanno arricchito le scelte operative di molti trader. Per non parlare della diffusione di strumenti alternativi ad azioni e titoli di stato, quali etf, future, opzioni, cfd e altro ancora. Le compravendite sono oggi caratterizzate dall’intervento dei sistemi

automatici ad alta frequenza di scambi (Hft) e questo comporta una profonda rivisitazione dell’analisi dei volumi, in particolar modo per chi si occupa di trading intraday e in tempo reale. E parliamo della maggioranza degli operatori, dal momento che studi recenti sui movimenti delle principali Borse mondiali – a partire da Wall Street per arrivare a Londra e al mercato valutario – ci dicono che l’80% delle operazioni non dura più di 5 sedute. La volatilità dei prezzi si muove dentro orizzonti di brevissimo termine, che comprendono momenti di pausa seguiti da violente accelerazioni, senza logica apparente, causate da news improvvise che dobbiamo saper interpretare e a volte anche prevedere. Assodato pertanto che la dinamica degli scambi non è più la stessa anche di pochi anni fa, ne consegue che dobbiamo probabilmente adeguare la tempistica (il cosiddetto “timeframe”) dei nostri investimenti e guardare senza nostalgia e con la giusta dose di senso critico a tutto quell’armamentario di tecniche e strumenti di analisi – in primo luogo quelli basati su indicatori e oscillatori – che tutti noi abbiamo studiato finora. Per concludere il ragionamento, dobbiamo renderci conto che nell’abbondanza di didattica in libri e online, a disposizione dei trader, scarseggia invece la pubblicazione di materiale fresco, aggiornato, attuale. C’è quindi questo libro, che presentiamo al lettore esperto ma che consigliamo anche (e direi soprattutto) a tutti coloro che si affacciano alla tematica degli investimenti moderni, alla ricerca di un fai da te consapevole, non soggetto alle mode e ai suggerimenti non sempre disinteressati degli addetti ai lavori. I vari capitoli, che i migliori trader italiani presentano in queste pagine, coprono molti degli aspetti che incontriamo nella nostra quotidiana operatività e rappresentano un bagaglio di basi e conoscenze tecniche di grande valore. Francesco Caruso, con le sue analisi raffinate e schiette, ci introduce in un cammino dove l’analisi del tempo necessario al mercato per esprimere il suo valore viene strettamente correlata all’intensità dei movimenti che nei vari periodi vengono espressi dai prezzi. Questo lavoro si basa su severi procedimenti statistici e prende il nome di “Composite Momentum”, un indicatore proprietario per identificare inizio e termine delle tendenze di medio/lungo periodo del mercato. Le dinamiche dei volumi, affrontate già a partire dagli anni ’80 con gli studi di oltreoceano del Market Profile©, vengono qui rivisitate dal prezioso contributo di Antonio Lengua, trader genovese con ventennale esperienza su

desk istituzionali e non. Il suo lavoro di modernizzazione delle analisi del rapporto volume/prezzi è un contributo indispensabile per comprendere i movimenti intraday delle quotazioni di mercato e ridurre le probabilità di falsi segnali. Gli studi di Antonio Landolfi e del suo team della Trading Room di Roma possono essere invece assai utili per gli operatori sul comparto del Forex. Un settore caratterizzato da importanti flussi di denaro, minori anomalie grafiche – a partire dai gap – rispetto al mercato azionario e nel quale può fare la differenza imparare a saper usare al meglio gli indicatori/oscillatori in grado di segnalare le più profittevoli inversioni di trend. La complessità e le interazioni intermarket fra i vari mercati alzano l’asticella delle abilità richieste ai sempre numerosi trader discrezionali, ai quali più che mai i tempi moderni richiedono anche un ferreo controllo delle proprie tensioni emotive. In questo senso le tecniche e gli approfondimenti che l’esperienza di Enrico Malverti ci mette a disposizione sono di grande valore. Enrico approfondisce pattern di Momentum, quindi di intensità e volatilità del mercato, con un’analisi congiunta su come filtrare movimenti e breakout di mercato attraverso l’utilizzo di medie mobili non tradizionali. Con un’inversione secca torniamo al trading manuale, grazie al contributo semplice ma assai efficace di Paolo Serafini, scalper fra i più conosciuti e stimati nel panorama del trading italiano. La sua tecnica del “calicetto” tiene conto della volatilità analizzata in base all’uscita e rientro dei prezzi dalla Banda di Bollinger inferiore o superiore e ha la particolarità di poter essere plasmabile su timeframe multipli, dal più breve tre minuti al più rilassato timeframe orario. Restando in tema di strategie ben consolidate, da rimarcare anche il lavoro qui presentato dall’esperto Luca Stellato, trader in opzioni di lungo corso. Mi permetto di suggerire la lettura del suo capitolo soprattutto ai colleghi meno esperti, che potranno giovarsi di queste pagine molto valide per costruirsi una didattica di base su tale strumento finanziario, non sempre così semplice da comprendere ma particolarmente adatto per la gestione dei rischi su portafogli preesistenti e/o su investimenti collaterali. Il capitolo di Eugenio Sartorelli, ben conosciuto per lo studio dei cicli di Borsa – uno skill questo che non può mancare nella batteria di conoscenze dei trader moderni –, come in altri esempi precedenti, si segnala per la personalizzazione, tramite l’utilizzo dell’indicatore Price Oscillator, dell’analisi svolta sulle durate delle fasi di mercato, che trovo di grande utilità specialmente osservando le coincidenze che a volte avvengono su timeframe

differenti fra loro: l’importanza del segnale derivante ne esce rafforzata, ma bisogna farsi trovare pronti al momento giusto! Le materie prime, infine, rappresentano un territorio ancora poco noto alla maggioranza dei trader nostrani ed è un vero peccato da sanare prima possibile per le loro profonde correlazioni con l’andamento dei mercati finanziari, borsistici e valutari in primis. Maurizio Mazziero è unanimemente riconosciuto come uno dei principali esperti in materia e suggerisco di leggere con attenzione il suo capitolo, soprattutto nella descrizione semplice ma assai efficace delle curve e scadenze contrattuali e per la spiegazione del Commitments of Trader (Cot). Il libro che vi apprestate a leggere è quindi un testo originale, di cui anche io personalmente sentivo la mancanza. Una sorta di Bignami del trading moderno, una guida per non perdersi durante le evoluzioni quotidiane dei mercati, evoluzioni che solo apparentemente paiono prive di un senso logico, ma che hanno invece più di un punto di contatto con gli argomenti trattati da questo prestigioso parterre di autori.

CAPITOLO 1

IL COMPOSITE MOMENTUM di Francesco Caruso

INTRODUZIONE ’Analisi Tecnica non serve a prevedere o a interpretare i mercati. Il suo unico e solo utilizzo è sezionare il “qui e ora” di un mercato – rappresentato dal prezzo – per operare in modo razionale. Ha quindi come obiettivo l’individuazione di situazioni in cui il rapporto reward/risk (rendimento/rischio) è potenzialmente profittevole: serve, in buona sostanza, a gestire l’avvio e l’evoluzione di un’operazione, a fare i soldi sui mercati.

L

Il termine “Analisi Tecnica” è per molti versi riduttivo. La stragrande maggioranza di chi lo utilizza commette due inesattezze: enfatizza il termine “analisi”, quindi la parte teorica/preparatoria rispetto a quella operativa, e confonde l’Analisi Tecnica con quella Grafica. Quest’ultimo è un “misunderstanding” importante ed è un’accezione limitativa per una materia fortemente interdisciplinare. Il paragone adatto è rintracciabile nell’ambito medico: l’Analisi Grafica sta all’Analisi Tecnica come la radiologia sta alla medicina. Entrambe (Analisi Grafica e radiologia) hanno caratteristiche di discrezionalità elevatissime e sono parte di un processo interpretativo e decisionale (lo stato di salute del mercato/paziente) molto più articolato. Sia la medicina che l’Analisi Tecnica inoltre non sono “scienze” nell’accezione canonica del termine, in quanto non esiste una correlazione diretta, omogenea e costante tra input e output, tra causa e effetto. C’è in entrambe una componente soggettiva, qualitativa, che non può essere negata. Il futuro dell’Analisi Tecnica va inesorabilmente nella direzione di una

sempre maggiore quantificazione oggettiva della relazione tra mercato e azione da intraprendere sullo stesso. Per questo il termine appropriato per indicare chi opera in questo senso sarà “analista quantitativo”: cioè colui che cerca di lavorare attraverso algoritmi che diano una rappresentazione matematica (quindi replicabile e controllabile) alle proprie osservazioni. Quando mi è stato chiesto di scrivere un capitolo per questo libro, il lavoro più arduo è stato forse scegliere l’argomento. Ho subito chiarito con l’editore che, non essendo un trader nel senso specifico del termine, avrei preferito trattare un tema metodologico. Mi è stata data carta bianca. La scelta è stata quella di toccare alcuni temi dell’Analisi Tecnica tradizionale usando uno strumento anomalo, la ricerca della ciclicità interiore dei mercati. Per farlo mi sono servito di uno specifico indicatore (il Composite Momentum) e sono partito dalle leggi-base dell’Analisi Tecnica, troppo spesso le prime a non essere “trattate” adeguatamente dalla maggior parte di coloro che si confrontano con i mercati.

LE QUATTRO LEGGI DELL’ANALISI TECNICA L’Analisi Tecnica trae dal prezzo tutte le informazioni utili al processo decisionale, basandosi sull’assunto che quest’ultimo contiene tutto e lo riassume in sé. Mostra, quindi, un vantaggio sull’Analisi Fondamentale: si basa su un dato reale e attuale e non sull’interpolazione di uno del passato. Nessuna di queste due discipline serve a prevedere il futuro, anche se questo è ciò che molti credono e che in troppi per comodità lasciano credere. Il loro fine invece è cercare di identificare al meglio la situazione corrente e le sue probabilità di persistenza o di cambiamento, quindi in ultima istanza di dare una visione il più possibile asettica di rischi e opportunità. La prima cosa che si impara in qualunque seminario, corso o libro di Analisi Tecnica (con alcune varianti da autore ad autore) sono le quattro grandi leggi che la regolano: 1. il prezzo contiene in sé tutte le informazioni disponibili e necessarie; 2. i mercati si muovono in trend (tendenze); 3. un trend è una sequenza di massimi e minimi crescenti/decrescenti, che perdura fino a quando non ne è provata l’inversione;

4. la storia si ripete e con essa gli errori di investitori/operatori. Queste quattro leggi tendono, per la loro apparente ovvietà, a essere scarsamente approfondite e in parte svilite: si cerca di andare oltre, alla ricerca di “Sacri Graal” inesistenti. In realtà, se analizzate a dovere, dicono tantissimo su ciò che sarebbe opportuno fare o evitare di fare sui mercati. 1) Il prezzo contiene in sé tutte le informazioni disponibili e necessarie. Questo significa che i mercati sono gli unici giudici di se stessi. Attribuire a un mercato l’accezione di “alto (caro)” o “basso (a buon mercato)” è quindi del tutto soggettivo e relativo. Come la pratica insegna, un mercato può restare in ipercomprato o ipervenduto molto a lungo, prima di correggere o rovesciare il trend: comunque abbastanza a lungo da rendere insostenibile una posizione controtrend assunta prematuramente. 2) I mercati si muovono in trend; 3) un trend è una sequenza di massimi e minimi crescenti/decrescenti, che perdura fino a quando non ne è provata l’inversione. Questa coppia di definizioni è tanto chiara e forte quanto sottovalutata. Nella sua essenza, implica che i mercati non vanno combattuti ma assecondati. Nel cimitero degli errori, il numero di croci di gran lunga maggiore è di chi ha cercato i massimi e i minimi, specialmente andando contro la tendenza primaria. La ricerca dei massimi di un trend rialzista e dei minimi di un trend ribassista è tanto impervia quanto fondamentalmente – nella maggior parte dei casi – inutile e improduttiva, specie quando è condotta su base soggettiva e discrezionale. Discorso opposto vale per l’assecondare il trend attraverso lo sfruttamento sistematico delle correzioni, forse una delle vere chiavi di lettura operativa dei mercati. 4) La storia si ripete e con essa gli errori di investitori/operatori. A prescindere dal tipo di analisi utilizzata, vi sono due tipi di “errori fatali” in cui si può incorrere nel confronto con i mercati finanziari: 1. il primo è sottostimare le anomalie (“non può scendere ancora…”); 2. il secondo è non aver fiducia in ciò che si vede (“sembro l’unico a voler comprare, avrò torto?”). Il primo “errore fatale” ha a che fare con un peccato di orgoglio, mentre il secondo con la scarsa fiducia nel proprio metodo di lavoro. Entrambi portano danni pesanti, a livello sia finanziario sia psicologico.

La Legge della Rovina Statistica La sintesi del primo “errore fatale” è la Legge della Rovina Statistica. Se da un capitale iniziale di 100 euro perdete il 50%, restate con 50 euro (100 (100*50/100) = 50). Ma se, partendo da 50 euro, riguadagnate la stessa percentuale che avete perso – il 50% – arrivate a 75 euro (50 + (50*50/100) = 75). La Legge della Rovina Statistica dimostra che la possibilità di recupero del valore iniziale del capitale perduto è quindi inversamente proporzionale alla perdita. Per comprendere meglio il concetto, ecco la tabella 1.1 che mette in relazione la perdita iniziale di capitale con il recupero necessario per ripristinare il capitale iniziale stesso. Perdita Iniziale

Recupero necessario

-10%

11%

-20%

25%

-30%

43%

-40%

67%

-50%

100%

-60%

150%

-70%

233%

-80%

400%

-90%

900%

TABELLA 1.1 Confronto tra le percentuali di perdita iniziale di capitale e quelle necessarie per il recupero La relazione tra le due grandezze può anche essere visualizzata attraverso un grafico, come quello in figura 1.1.

FIGURA 1.1 Grafico che evidenzia la relazione tra le percentuali di perdita iniziale e quelle necessarie al recupero del capitale Cominciamo a entrare nel merito della questione con un esempio concreto, preso dalla storia recente di una blue chip italiana: Unicredito (figura 1.2).

FIGURA 1.2 Grafico mensile di Unicredito: 1984-2012 La Figura 1.2 mostra il grafico mensile di Unicredito dal 1984 a inizio 2012. I pivot point (i massimi e minimi seguiti da grandi movimenti) sono stati arrotondati per semplicità. Come si vede, gli swings1 sono impressionanti: le variazioni percentuali sono sintetizzate nella tabella 1.2. da

a

var %

2.6

9

+246%

9

2.5

-72%

9

2.5

-72%

2.5

9

+260%

9

3

-67%

3

9

+200%

9

4.5

-50%

4.5

31

+589%

31

15

-52%

15

34

+ 127%

34

17

-50%

17

40

+ 135%

40

4

-90%

4

17

+325%

17

2.2

-87%

TABELLA 1.2 Sintesi delle variazioni percentuali riscontrabili sul grafico mensile di Unicredito dal 1984 al 2012 Anche ipotizzando che le quotazioni a 2.2 fossero su un minimo (cosa impossibile da sapere a priori), per ritornare a 17, cioè sul massimo di fine 2009 da cui è partita l’ultima discesa, Unicredito dovrebbe riguadagnare il 670% dal minimo. Per tornare invece sul massimo assoluto del 2007, dovrebbe guadagnare oltre il 1700%. Ma anche solo per tornare nell’area da cui è partita l’ultima accelerazione del ribasso, cioè 5, dovrebbe recuperare oltre il 120%. Si tratta di variazioni enormi, ma anche allettanti, che – se mai avverranno – richiederanno periodi indecifrabili: alcuni mesi o decenni. Nessuno lo sa. Ma se ci mettiamo nei panni di un cassettista, gran parte dell’appeal di queste fantastiche variazioni scompare. Per esempio, tenendo conto anche del pagamento dei dividendi, solo chi avesse comprato tra il 1984 e il 1992 in prossimità dei minimi potrebbe dichiararsi sereno sul proprio investimento. Chi, invece, avesse comprato in qualsiasi altro momento, si ritroverebbe a dover sperare in performance spaziali del titolo, solo per poter tornare in pari col proprio investimento iniziale. Sui mercati, la speranza è un lusso.

Il prezzo: contiene tutto ma non dice niente In termini concreti, ha quindi senso provare a comprare Unicredito a 2.2 euro? E perché lo si dovrebbe fare? Con quali obiettivi? Con quale stop? Rispondendo a queste domande, si risponde di fatto al quesito di fondo riguardante l’architrave concettuale dell’intera Analisi Tecnica: ha senso, in

generale, prendere una posizione su un mercato solo sulla base del prezzo e dei suoi movimenti? Uno dei quattro assiomi di base è che il prezzo contiene in sé tutte le informazioni disponibili e necessarie. Ma questo non vuol dire che, di per sé, sia una ragione sufficiente per una decisione razionale. La prima riflessione, difatti, è che – come pura azione decisa sulla base del prezzo – acquistare Unicredito a 2.2 euro non ha alcun senso: certamente, non ne ha di più che averla acquistata nei mesi precedenti a 4, a 6, a 10 o in un punto qualunque nella sua discesa agli inferi da 40 a 4 euro. Ogni giorno, a ogni prezzo, l’acquisto di Unicredito ha avuto per chi lo ha messo in pratica un suo senso: forte, compiuto, motivato. Magari, per molti gestori, puramente tecnico (in senso di portfolio balancing). Sostenuto, tra l’altro, da ragioni che chiunque poteva scovare sia nell’Analisi Tecnica (ipervenduto, vicino ai supporti, Fibonacci, Elliott eccetera), sia nell’Analisi Fondamentale (flusso atteso di dividendi, P/E, book value, comparazione con i peers), sia nel buon senso comune (“è scesa troppo”, “non può scendere ancora”, “non è mai stata così bassa” eccetera). Eppure, trading a parte, tutti quelli che l’hanno acquistata negli ultimi 25 anni, sostenuti o da motivazioni perfettamente razionali o da pura intuizione o da altro, nel giorno di Gennaio 2012 in cui il titolo è sceso sotto 2.5 euro stavano perdendo. Alcuni, poi, stavano perdendo molto. La Legge della Rovina Statistica docet. In realtà, guardando il grafico si capisce come solo chi ha acquistato in determinati momenti – ammesso che abbia poi tenuto il titolo per un certo periodo e che l’abbia saputo vendere con profitto, ma questo è un tema che toccherò più avanti – ha veramente “colto l’attimo”, inteso come buy opportunity, insieme tattica e strategica. Un’obiezione a questo ragionamento può essere collegata all’attivazione di un Pac (Piano di Accumulazione a rate Costanti). In sostanza: se su un asset se ne mette in atto uno, avendo la pazienza di attendere un periodo di tempo sufficientemente lungo, non si può perdere. Questo ragionamento però, dietro l’apparente coerenza, razionalità e solidità, una volta messo alla prova della realtà si dimostra fragile. I punti deboli sono i seguenti: • il momento/livello di inizio del Pac è arbitrario (nessuno può prevedere i movimenti futuri); • i successivi livelli di intervento sono stabiliti arbitrariamente (un tot al mese? ogni tre mesi? un tot ogni volta che l’asset perde una certa percentuale?); • la lunghezza del Pac stesso (quanto tempo, se legato al tempo; quanti

interventi, se legato al prezzo); • la percentuale del proprio portafoglio che si lega complessivamente al Pac; • l’assoluta nebulosità e arbitrarietà degli obiettivi che si intendono perseguire (guadagno assoluto? guadagno in relazione al tempo?). A questo si aggiunge una serie di problematiche legate sia alla mutevole situazione personale di chi attua un Pac sia a eventi che possono drasticamente cambiarne le prospettive o le necessità (impossibilità a proseguire il Pac; necessità di liquidità vendita forzosa), sia a fattori psicologici (perdita di convinzione nella strategia, delusione). Il Pac, che nasce con le migliori intenzioni, può rivelarsi così, per chi lo applica, una trappola a tagliola. I mercati sono infinitamente più difficili e raffinati nella loro arte di deludere di quanto si pensi. Acquistare a un prezzo x quindi, per quanto basso, non ha di per sé alcun senso e non garantisce alcun vantaggio. È vero che si acquista a “prezzi bassi” in relazione alle quotazioni storiche, ma nessuno può garantire che il prezzo non si dimezzi ulteriormente (nel qual caso sarebbe necessario un incremento del 100% solo per tornare a quelli di acquisto che “sembravano” una imperdibile occasione) o perda il 75% dal momento dell’acquisto, nel qual caso l’incremento per tornare alla pari – senza tener conto del crollo di autostima – sarebbe del 300%. In ultima analisi, per quanto altamente improbabile (ma non dimentichiamo Enron, Lehman, Swissair, Grecia e casi analoghi) nessuno può escludere in maniera aprioristica il fallimento di quasi qualunque investimento, nel qual caso il valore di ciò che si ha in portafoglio tende a un irrecuperabile zero. Lo stesso tipo di ragionamento – rovesciati i termini – può essere applicato a chi vende. Il venditore, specularmente all’acquirente – che può essere un buyer in termini assoluti o semplicemente un ribassista che chiude la posizione short (short covering) –, può essere un seller che liquida l’asset sottostante o uno short seller, che punta a riacquistare a prezzi inferiori. Per nessuna di queste categorie è possibile parlare di “prezzo giusto”, in senso stretto o lato. Per una sola – il seller – si può parlare di “prezzo o guadagno soddisfacente”, nel senso che genera soddisfazione coerentemente alle aspettative (ammesso che l’operazione venga chiusa in utile: comunque viene chiusa in base a una valutazione razionale che ha come base un prezzo iniziale di acquisto). Chi effettua l’operazione speculare – cioè lo short

covering – non è esattamente nelle stesse condizioni, almeno rispetto a un sottostante rappresentato da un asset (diverso è il discorso su cambi e cross, per esempio, quando una posizione ribassista non è altro che una posizione rialzista nell’altra valuta). Come noto, possono essere eretti da parte del regolatore e del legislatore stesso dei blocchi che forzano la chiusura dell’operazione o la impediscono tout court. Le altre due categorie – lo short seller e il buyer – di fatto aprono una sfida col mercato, basata unicamente e arbitrariamente sul prezzo a cui loro, supportati o meno da metodologie e processi decisionali, decidono di entrare. Questa riflessione porta alla conclusione che il prezzo, inteso come valore numerico e in quanto mera rappresentazione formale di un valore la cui determinazione è, a sua volta, basata su dati che possono essere incompleti o manipolati o male interpretati, non può essere di per sé e in modo autarchico la discriminante decisionale su cui si basa una scelta operativa. Il prezzo contiene tutte le informazioni disponibili e necessarie, ma da solo è privo di significato. Si crea quindi un vuoto apparente, un vacuum decisionale in cui l’Analisi Tecnica, attraverso le sue componenti meno soggettive, algoritmi e statistica, ha il compito di inserire alcuni tools di supporto.

To trend or not to trend? Esistono due strategie di base2 sui mercati, in relazione alla logica con cui vengono aperte: in tendenza (trend following) o in controtendenza (controtrend). A prescindere dall’arco temporale e dallo strumento utilizzato, il “Trend Follower” agisce assecondando una tendenza esistente e cercando di sfruttarne le caratteristiche fisiche di persistenza e continuità (Momentum). Chi agisce in controtrend, che sarà definito d’ora in avanti “Cercatore”, persegue esattamente l’intento opposto. Cerca difatti di identificare le possibili inversioni, cioè le aree dove la dinamica dei prezzi crea discontinuità e la persistenza cambia di segno. Il Trend Follower e il Cercatore, tuttavia, non si differenziano solo per l’approccio strategico: come la tabella 1.3 cerca di sintetizzare, tra queste due scuole vi sono differenze profonde non solo nell’approccio al mercato, ma anche nella gestione della posizione (money management) e nell’assetto psicologico. Focus

Trend Follower

Cercatore

Sfruttare la persistenza del trend

Sfruttare discontinuità ed eccessi

Obiettivo strategico Obiettivo tattico

Sfruttare la persistenza del trend

Sfruttare discontinuità ed eccessi (inversioni)

Seguire una sequenza continua di segnali con reward/risk potenziale variabile

Isolare e intervenire su situazioni limite con reward/risk potenziale elevato

Tecnica di entrata Setup direzionale Es.: crossover di medie, breakout, Directional Movement, Parabolic

Setup contro direzionale Es.: ipercomprato e ipervenduto, Rsi, St%, scostamento %

Metodologia di gestione della posizione

Mantenimento fino a segnale di stoploss/uscita (target)/reversal disciplina

Incertezza sulle metodologie di definizione di stop-loss e target (min/max? ritracciamenti?)

Money management

Posizioni equiponderate con reward/risk contenuti (2:1, 3:1) rapporto tra rendimento/target teorico e stop-loss

Di incerta definizione e applicazione (es.: quante operazioni massime per ogni fase di ricerca di un turning point?)

Worst case scenario

Sequenza di perdite consecutive dovute Prolungamento parabolico di una fase a falsi segnali (tipico: fase di trading di eccesso tecnico (bolla o crash) range)

Approccio psicologico

Disciplina – concretezza – solidità

Autarchia – aggressività – incertezza

Punto di crisi

Spersonalizzazione – noia – messa in discussione delle basi metodologiche

Avvilimento – perdita di fiducia – disturbi della personalità (euforia/ depressione)

TABELLA 1.3 Differenze tra l’approccio del Trend Follower e del Cercatore Come detto, tutto questo prescinde dall’intervallo di tempo di riferimento: un trend esiste su vari archi temporali e la stessa logica operativa di base può essere applicata a trader e investitore. Il Trend Follower, quindi, è essenzialmente un operatore disciplinato, che demanda al mercato la definizione del trend e ai suoi modelli di individuazione (setup) la scelta di quando porre in essere l’operazione e di quando chiuderla. Il Cercatore appare invece fondamentalmente un esteta dei mercati, un artista autarchico alla ricerca della dimostrazione della propria superiorità, a rischio del fallimento psicologico e finanziario individuale. Prima di addentrarci nell’analisi di un oscillatore che utilizza le conseguenze di questa dicotomia (e delle sue interazioni), è importante individuare (tabella 1.4) le sei tipologie di operazioni che queste due categorie di strategie possono mettere in atto.

TABELLA 1.4 Le sei tipologie di operazioni che possono essere messe in atto da Trend Follower e Cercatore in diverse condizioni di trend Come si vede, le due operatività sono antitetiche e alternative, tranne che in due situazioni di mercato (3 e 6): le correzioni di un trend.

IL COMPOSITE MOMENTUM: CARATTERSITICHE E INTERPRETAZIONE La lunga premessa fatta ha uno scopo semplice: dimostrare che non esistono un approccio “giusto” al mercato e una tattica “ottimale”. Allo stesso modo, non c’è un “indicatore perfetto” – esattamente come l’Analisi Tecnica non serve a prevedere o a interpretare i mercati –, ma lo diventa quello che ciascuno si sceglie o si costruisce, in quanto coerente con quel mix sempre diverso di esigenze, skill personali, obiettivi professionali. In queste pagine cercherò di portare a vostra conoscenza un indicatore proprietario, fondato esclusivamente su miei algoritmi, su cui baso molti miei studi e modelli di analisi, il Composite Momentum.

Le finalità del Composite Momentum (Cm) Immaginate il tapis roulant di un aeroporto, quello che scorre lungo i corridoi che separano un’area dall’altra. L’aeroporto sono i mercati. La zona da cui partite salendo sul tapis roulant può essere paragonata al punto di inizio di un trend, quella in cui scendete corrisponde invece alla fine, dalla quale a sua volta parte un altro tapis roulant, cioè un altro trend. Il Composite Momentum è il tapis roulant che corre tra il punto di partenza e di arrivo di una tendenza del Momentum (che matematicamente è la derivata seconda del prezzo). Immaginate ora di percorrerlo in senso inverso: fate una gran fatica per ottenere poco risultato e appena vi fermate per riposarvi un attimo il

movimento di fondo, indifferente ai vostri sforzi, vi riporta in men che non si dica al punto da cui siete partiti. È esattamente quello che succede a chi si oppone al Momentum di fondo di un mercato. Al contrario, se immaginate di correre nella stessa direzione del tapis roulant vi sembrerà di volare leggeri, proprio come chi asseconda il trend. Il Composite Momentum serve a capire tre cose: quando salire sul tapis roulant, in che direzione si va e dove è meglio scendere. In particolare, l’applicazione di questo indicatore, su base temporale di lunghissimo e lungo periodo (cioè su grafici annuali e trimestrali), dà informazioni importanti sulla direzione di fondo del mercato, su base mensile, fornisce agli investitori il timing di ingresso e uscita, su base settimanale, genera per money manager e trader i segnali di “fine tuning” per il timing dell’operatività. L’obiettivo del Composite Momentum, in relazione a quanto esposto nella prima parte, è di aiutare a identificare la tendenza di fondo del Momentum del mercato (che, essendo una derivata seconda, ne è il “motore”), i punti di svolta, le situazioni di eccesso e quelle con un potenziale particolarmente profittevole, in modo specifico quelle (3) e (6) della tabella 1.4. Il Composite Momentum è anche l’indicatore alla base dei miei studi ciclici. La sua costruzione deriva dall’unione di due indicatori, presentati ufficialmente in occasione di due convegni mondiali dell’Analisi Tecnica, Roma 1998 e Lugano 2006.3

FIGURA 1.3 Borsa italiana (indice Ftse Mib interpolato), dati trimestrali. Si noti l’andamento ciclico del Cm, che identifica tutte le maggiori tendenze e i turning points di lungo periodo

Il Key e l’Xtl Il Composite Momentum è la media ponderata di due indicatori: Key e Xtl. Il Key Il Key (che ho presentato a Roma, durante il convegno mondiale Ifta 1998) è un indicatore che, pur essendo qui considerato come componente del Cm, ha una sua dignità autonoma. È basato su quello che a mio avviso è il “numero uno” per completezza di informazioni tra gli indicatori tradizionali: il Directional Movement (Dm) di Wilder. Nel Key, l’applicazione del Dm avviene però non direttamente sul prezzo, ma su un indicatore di Momentum basato sulla differenza tra due medie semplici che hanno tra di loro un rapporto 1:3 (quello che nella formula qui di seguito viene definito MOM). Il coefficiente K, che regola la lunghezza della media breve, può variare da 3 a 5. Il default è 4. Il Key ha una scala di variazione da +100 a -100 e di seguito ne riportiamo la formula: K:=4; MOM:=(Mov(C,K,S)-Mov(C,3*K,S)) / Mov(C,K,S) *100; Mov(((Ref(Sum(If(MOM>Ref(MOM,-1),MOM-Ref(MOM,-1),0),5),-1)(Ref(Sum(If(MOM>Ref(MOM,-1),MOM-Ref(MOM,-1),0),5),-1)/5)+ If(MOM>Ref(MOM,-1),MOM-Ref(MOM,-1),0)) / (Ref(Sum(Abs(MOM-Ref(MOM,-1)),5),-1) (Ref(Sum(Abs(MOM-Ref(MOM,-1)),5),-1)/5) + Abs(MOMRef(MOM,-1)))*100) Abs(((Ref(Sum(If(MOMRef(MOM,-1),MOM-Ref(MOM,-1),0)) / (Ref(Sum(Abs(MOM-Ref(MOM,-1)),5),-1) (Ref(Sum(Abs(MOM-Ref(MOM,-1)),5),-1)/5) + Abs(MOMRef(MOM,-1)))*100) Abs(((Ref(Sum(If(MOM