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Vincenzo Maurogiovanni
Metodo intensivo di Ear Training Metodo ragionato per l’allenamento dell’orecchio, ad uso di ogni categoria di musicista
VINCENZO MAUROGIOVANNI
Metodo intensivo di Ear Training Metodo ragionato per l’allenamento dell’orecchio, ad uso di ogni categoria di musicista
Vincenzo “Viz” Maurogiovanni, nato a Bari nel 1976, è bassista, docente e compositore. Si pone all’attenzione del panorama musicale con il conseguimento del primo premio nel concorso internazionale “Euro Bass Day” a Verona e la successiva vittoria nel concorso “Bass Master” a Zagabria, in Croazia. Ha all’attivo numerose collaborazioni artistiche ed esibizioni in Italia ed all’estero, partecipazioni a festival jazz, pubblicazioni didattiche, in dvd e discografiche ed intensa attività sia come docente stabile che come masterclass teacher in diversi stati del mondo. Più volte recensito, premiato ed intervistato da siti e riviste specializzate quali “Guitar Club”, “For bass players only”, “Bass Players United”, diffonde il suo metodo didattico, basato sulla comprensione del linguaggio musica a 360 gradi, indipendentemente dallo strumento suonato. Viz elabora negli anni il suo particolare metodo di ear training, vero e proprio compendio intensivo di esercizi atti alla memorizzazione e corretta percezione dell’altezza dei suoni, prerogativa indispensabile per ogni tipologia di musicista.
NOTA INTRODUTTIVA
Un saluto ed un ringraziamento a tutti coloro che hanno scelto di acquistare il mio metodo di ear training. In questa nota introduttiva spiegherò per sommi capi i princìpi che muovono il mio lavoro. Una frase musicale - che sia essa di accompagnamento o solistica - o una progressione di accordi, devono rispondere a criteri di logicità e coerenza, esattamente come accade nel linguaggio scritto e parlato. Le note sono le lettere dell’alfabeto, le frasi gli insiemi di note. È importante però che la frase non parta dalle “mani” ma dalla MENTE. La gestualità tipica di taluni strumenti deriva proprio dal fatto che le frasi sono preconfezionate, catalogate, canonizzate e quindi via via perdono potere evocativo. Un fraseggio che invece parte da un’elaborazione personale si carica di carattere proprio; di qui la necessità di allenare la mente ad elaborare nell’immediato frasi fluide, coerenti, dense di significato e consapevoli, anziché “cercarle” sullo strumento o imitarle senza consapevolezza. I miei corsi di ear training sono aperti ad ogni tipologia di musicista, cantanti compresi, in quanto trattano una disciplina che esula dall’aspetto tecnico ed investe in quello mnemonico. Si procede per gradi grazie a degli esercizi progressivi elaborati in virtù della mia capacità rigorosamente testata di riconoscere note ed intervalli senza possibilità di errore: il cosiddetto “ORECCHIO ASSOLUTO” che mi consente di procedere alla memorizzazione del “do fisso” calibrato sul “la” a 440 hz, frequenza convenzionale contemporanea. È di mia invenzione un simpatico test a punti: “indovina la nota” che, fatto settimanalmente, sortisce ottimi risultati a patto che ci si alleni costantemente. Si parte da un punteggio massimo di 100 punti ed ogni risposta errata sottrae dieci punti al punteggio totale. Lo studente segna il punteggio su di un’agenda nella quale vanno annotati tutti i test effettuati ogni settimana con relativa data. Alla fine del corso, se il metodo viene svolto con la massima costanza, ripetendo per più settimane lo stesso capitolo sino al conseguimento di evidenti progressi, si potrà constatare un miglioramento della percezione delle note attraverso una minore incidenza di errori, finanche la totale assenza. In base alle statistiche elaborate sui miei studenti ho sempre notato miglioramenti, a prescindere dall’entità del progresso fatto. È da intendersi che gli esercizi necessitano di una grande costanza: interrompere il ciclo di studi significa vanificare, specie nei primi mesi, il lavoro cominciato. Tutti possono progredire con l’orecchio e con il mio metodo posso fornire un valido aiuto a chi senta la necessità di far partire l’idea musicale dalla mente, anziché andare a tentoni sullo strumento. Così facendo l’idea musicale prende forma ancor prima di toccare lo strumento e viene eseguita con la massima naturalezza possibile. Viz Maurogiovanni
INDICE GENERALE
CAPITOLO PRIMO La valutazione dell’orecchio ...............................................................................................
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CAPITOLO SECONDO Sintonizzioamoci sulla frequenza giusta! ......................................................................
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CAPITOLO TERZO Riconoscere gli intervalli di tono e semitono con la scala maggiore ..................
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CAPITOLO QUARTO Memorizzare le note cantando gli arpeggi sulla scala maggiore (armonizzazione per tetradi) partendo dalle sole tetradi maggiori .....................
11
CAPITOLO QUINTO Cantiamo e suoniamo i rivolti di triadi e tetradi sul circolo delle quinte ............
14
CAPITOLO SESTO Cantiamo e suoniamo le scale ed i modi sul circolo delle quinte ..........................
16
CAPITOLO SETTIMO Cantiamo e suoniamo diatonicamente sul circolo delle quinte modulando in tonalità non adiacenti (senza e con legame melodico) .......................................
19
CAPITOLO OTTAVO Applichiamo gli esercizi alla scala minore melodica ed armonica .......................
20
CAPITOLO NONO Cantiamo, suoniamo ed armonizziamo gli intervalli di quarta, quinta, sesta e settima .........................................................................................................................
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CAPITOLO DECIMO Cantiamo e suoniamo in sequenza tutti i modi, partendo dalla stessa fondamentale, sulla scala maggiore e minore melodica ...........................................
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Vincenzo Maurogiovanni METODO INTENSIVO DI EAR TRAINING
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CAPITOLO PRIMO
La valutazione dell’orecchio Per potersi accostare all’allenamento dell’orecchio è necessario prima sottoporsi ad un test che ne verifichi il grado di sviluppo. Il test va eseguito verificando il grado di “orecchio attivo” (cantare una nota su richiesta di un’altra persona, o software, senza punti di riferimento) ed “orecchio passivo” (riconoscimento di una nota suonata da un’altra persona o software). In tal modo il test può essere fatto sia da soli che con la collaborazione di altre persone; l’importante nel test di orecchio passivo, naturalmente, è che non si conoscano in precedenza le note da riprodurre. Test orecchio attivo La prima cosa da farsi per testare l’orecchio attivo è di munirsi di un accordatore con microfono esterno, e disporsi in un luogo silenzioso (i microfoni sono sensibili a suoni di varia natura). Dopodiché: - Si scelga una nota da cantare non alterata (do re mi fa sol la si) e la si canti ad accordatore spento; - Mentre la si canta, accendere l’accordatore e verificarne l’altezza; - Prendere nota dell’esito del test, ponendo la data del test stesso (tutti i test vanno corredati di data, per poi stilare la statistica dei miglioramenti nel tempo); - Ripetere per almeno dieci volte il test, ad intervalli di almeno un minuto da ogni prova, verificando e scrivendo tutti gli esiti; - Far trascorrere dieci minuti, in cui va ascoltata musica di vario tipo, in modo da “lavare l’orecchio”, e verificare il grado di stabilità e sicurezza della propria nota emessa; - Ripetere per altre dieci volte il test e verificare i risultati precedenti con quelli seguenti. Se, sia prima che dopo il “lavaggio” la nota sarà costante e vicina a quella scelta, avremo un buon orecchio attivo iniziale. In caso contrario, il metodo stesso di ear training provvederà a contribuire al miglioramento del livello di memoria delle note.
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CAPITOLO SECONDO
Sintonizziamoci sulla frequenza giusta! Una volta testato ed appurato il nostro grado di percezione del suono dobbiamo procedere alle “correzioni di taratura” necessarie a sintonizzare, proprio come in una radio o in una tv, la nostra “idea” della nota con il suono effettivo, per memorizzarlo attraverso il percorso che vi sarà indicato e poi riprodurlo in maniera accurata e naturale. Per far questo ci dobbiamo munire di un qualsiasi strumento. Se digitale non ci sono problemi; se acustico o elettrico e dunque soggetto a naturali imperfezioni nell’intonazione (chitarra, basso, pianoforte), accertarsi della corretta accordatura ed intonazione prima di cominciare la manovra di “sintonizzazione”. Muniamoci del nostro accordatore, posizionandolo in modalità “microfono esterno”. Detto questo, procediamo: - Suonare una nota qualsiasi della scala naturale, cioè senza alterazioni (diesis o bemolle), che sia comoda anche da cantare (riferendosi all’altezza); - Cantare insieme alla nota suonata la stessa nota, verificando in tempo reale con l’accordatore la differenza di frequenze (se possibile registrarlo e riascoltarlo, in modo da avere il riscontro più fedele possibile); - Prendere nota dei risultati, ripetendo il test ad intervalli di qualche minuto e procedendo alla manovra del “lavaggio” (vedi capitolo primo); - Eseguire il test con tutte e sette le note naturali; - Prendere nota dei risultati e datarli costantemente, in modo da confrontare i progressi a fine corso; - Per rendere maggiormente efficace la manovra di sintonizzazione, occorre abituarsi ad ascoltare i “battimenti”, ossia le piccole differenze di frequenza tra i suoni che producono un particolare effetto di vibrazione, i quali potete per esempio ascoltare quando state accordando una chitarra e le note da accordare sono molto vicine tra loro come frequenza, ma non perfettamente identiche (per esempio due mi, o due do quasi all’unisono, ma con una della due note non perfettamente accordate). Suonare una nota con il proprio strumento, cantare simultaneamente la stessa nota sino a non udire alcun battimento (suoni perfettamente uguali) e, gradualmente, salire e scendere quasi impercettibilmente, in modo da udire l’effetto di vibrazione dei suoni sopra descritto, per poi ritornare a cantare la nota identica proprio come si farebbe accordando uno strumento. - E’ importante che lo strumento suonato e la nota cantata suonino alla stessa intensità in modo che una non copra l’altra e si possano udire le minime differenze in termini di altezza; - Ripetere l’esercizio sino ad acquisire una maggiore sicurezza nella percezione dei battimenti, con tutte le note naturali.
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CAPITOLO TERZO
Riconoscere gli intervalli di tono e semitono con la scala maggiore Passiamo ora ad un altro aspetto che determina in maniera sostanziale il livello di percezione dei suoni: la capacità di riconoscere la distanza tra le note, cioè l’intervallo e, nello specifico di questo capitolo, gli intervalli di tono e semitono. È più semplice riconoscere l’intervallo di tono, data la maggiore distanza tra le due note. Partiremo perciò da una serie di esercizi per il riconoscimento dell’intervallo di tono. Per far ciò ci serviremo inizialmente della scala maggiore in tonalità di DO, secondo la sua progressione naturale: Tono-tono –semitono-tono-tono-tono-semitono (do-re-mi-fa-sol-la-si-do)
Scala maggiore di Do - Cominciamo con il suonare sul nostro strumento (nel caso della sola voce, a cantare con un accordatore in modalità microfono esterno) la scala diatonica di do, lentamente, ascoltando i battimenti e verificandoli in tempo reale con l’accordatore; - Cercare di “ascoltare” la vibrazione che la nota cantata produce all’interno del nostro corpo, affinchè il corpo la memorizzi, cantando a lungo la stessa nota; - Cantare la nota tappandosi le orecchie è utile al fine di captare maggiormente la vibrazione interna del suono; - Dopo aver cantato con voce e strumento insieme, registrare a tempo di metronomo lento (ad esempio 50 bpm) la scala maggiore cantata con la sola voce; - Mandare in play la registrazione vocale e suonare con lo strumento la stessa scala appena cantata, verificando con l’accordatore le differenze in altezza dei suoni; - Ripetere l’esercizio in tutte le 12 tonalità della scala cromatica; - Compiere l’esercizio sia in senso ascendente che in senso discendente; - Compiere l’esercizio partendo da ciascuno dei sette gradi della scala, in modo da non bloccare nella mente una progressione prestabilita. La mente deve rimanere elastica e reattiva ad ogni tipo di sollecitazione.
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Modo Ionio
Modo Dorico
Modo Frigio
Modo Lidio
Modo Misolidio
Modo Eolio
Modo Locrio
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L’esempio è in tonalità di do (0 alterazioni),. Ripeterlo nelle dodici tonalità (circolo delle quinte).
Annotare tutti i risultati degli esercizi ed i progressi, datandoli.
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CAPITOLO QUARTO
Memorizzare le note cantando gli arpeggi sulla scala maggiore (armonizzazione per tetradi) partendo dalle sole tetradi maggiori Questo capitolo tratta uno step successivo: la pratica del riconoscimento delle note attraverso il canto e la memorizzazione della loro altezza tramite gli arpeggi, ossia delle note che caratterizzano l’accordo di tetrade (quattro voci) nella sua essenza: la fondamentale, la terza, la quinta e la settima. - Suonare e cantare l’arpeggio di do settima maggiore (C Maj7: DO-MI-SOL-SI) (fondamentale, terza maggiore, quinta giusta, settima maggiore) molto lentamente ed insieme allo strumento, in modo da ascoltare i battimenti prodotti dalla voce insieme allo strumento;
Tetrade ascendente e discendente di Do Maggiore - Registrare possibilmente la take di voce insieme al piano, in modo da poter ascoltare le imperfezioni. Ascoltarle prima separatamente, poi sovrapponendo le tracce; - In mancanza di apparecchiature per la registrazione, tenere sempre a portata di mano l’accordatore in modalità microfono e verificare, mentre si canta, l’altezza delle note riprodotte; - Eseguire l’arpeggio di settima maggiore (fondamentale, terza maggiore, quinta giusta, settima maggiore) in tutte le tonalità, ripetendo il procedimento descritto nei precedenti punti del capitolo in questione; - Passare all’esecuzione degli arpeggi ottenuti armonizzando la scala maggiore per tetradi, partendo dalla tonalità con 0 diesis: Do maggiore (CMaj7, Dmin7, Emin7, FMaj7, G7, Amin7, BØ), utilizzando il metodo di verifica precedentemente descritto. Esempio:
Tetradi di Do maggiore
Tetradi di Re Dorico
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Tetradi di Re Frigio
Tetradi di Fa Lidio
Tetradi di Sol Misolidio
Tetradi di La Eolio
Tetradi di Si Locrio
- Eseguire lentamente e a tempo di metronomo tutti gli esercizi, partendo da un bpm agevole (ad esempio 50 bpm); - Ripetere l’esercizio in tutte le tonalità (circolo delle quinte), armonizzandone le tetradi ottenute sui relativi gradi della scala maggiore utilizzata.
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Annotare tutti i risultati, datandoli.
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CAPITOLO QUINTO
Cantiamo e suoniamo i rivolti di triadi e tetradi sul circolo delle quinte Una serie di utili esercizi, finalizzati alla memorizzazione dell’altezza delle note ed alla conseguente fluidità nell’utilizzo delle loro combinazioni, consiste nell’esercitarsi nel canto e nel memorizzare i rivolti degli arpeggi costruiti sul circolo delle quinte, rappresentato graficamente nell’illustrazione precedente, il quale permette di visualizzare i rapporti tra le varie tonalità. Triadi maggiori primo e secondo rivolto (fondamentale, terza, quinta) in senso orario (diesis) sul circolo delle quinte: Esempio:
...
… Triadi maggiori primo e secondo rivolto in senso antiorario (bemolle), sul circolo delle quinte. Gli esercizi vanno svolti nel seguente modo: - Suonare e cantare la triade, registrando la parte strumentale; - Cantare la stessa parte senza l’ausilio dello strumento, registrando la voce; - Suonare con lo strumento la triade, in sincrono con la registrazione vocale, annotando le differenze in termini di battimenti; - Registrare la voce a tempo di metronomo, in modo da poter sovrapporre perfettamente la parte di voce a quella strumentale; - Annotare e datare i progressi. Se non si dispone di un’apparecchiatura di registrazione, suonare e cantare la triade simultaneamente. Successivamente cantare la triade senza strumento e, muniti di un accordatore, verificare l’altezza delle note cantate.
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Procediamo con la stessa metodologia, ma questa volta con i rivolti delle tetradi (primo, secondo e terzo rivolto). Esempio:
Tetradi di Do maggiore e loro rivolti
Tetradi di Fa maggiore e loro rivolti
Tetradi di Sol maggiore e loro rivolti
Ricordiamoci di datare tutti i test settimanali compiuti, registrando la voce e sovrapponendola alla parte suonata; oppure suonando e cantando la parte e, successivamente, cantandola muniti di accordatore. Un fraseggio fluido presuppone un pensiero musicale libero da vincoli legati alla difficoltà di memoria delle note. Così facendo ci si può concentrare direttamente sul senso globale dalla frase e sulla sua espressività, anziché sul problema legato alle singole note.
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CAPITOLO SESTO
Cantiamo e suoniamo le scale ed i modi sul circolo delle quinte Una volta fatta pratica con gli arpeggi ed i rivolti sul circolo delle quinte, si procederà a cantare i modi delle tonalità sul relativo circolo, in modo da padroneggiare le tonalità attraverso le successioni diatoniche, trovando immediatamente la connessione tra le scale relative alle differenti tonalità e rendendo più fluido il fraseggio. Cominciamo con il cantare le scale maggiori partendo dalla fondamentale, prima nel senso dei diesis, successivamente dei bemolle. L’esercizio seguente consiste nello “sganciarsi” dalla fondamentale, per cantare i modi relativi alla tonalità in questione, così da unire le varie tonalità in maniera diversa, allenando l’orecchio ad elaborare e memorizzare differenti legami melodici, suonando gruppi di otto note per tonalità.
Cominciamo dal dorico delle tonalità in diesis e poi dei bemolle
Do maggiore
Sol maggiore
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Re maggiore
La maggiore
Mi maggiore
Si maggiore
Fa# maggiore
Do# maggiore
Fa maggiore
Sib maggiore
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Mib maggiore
Lab maggiore
Reb maggiore
Solb maggiore
Stesso dicasi per tutti e sette i modi di ogni tonalità in ambedue i sensi (diesis e bemolle). Ora svolgiamo gli esercizi sfruttando il legame melodico: suoniamo otto note per tonalità agganciandoci alla tonalità seguente con la nota più vicina all’ultima suonata nella tonalità precedente, in modo da creare un’unica frase di senso compiuto che attraversi le tonalità. Esempio: - Svolgiamo l’esercizio partendo dai sette gradi differenti della tonalità di partenza (do) in maniera da arrivare sulla tonalità successiva utilizzando un modo della scala sempre differente; - Procedere con le stesse modalità degli esercizi precedenti: suonare e cantare insieme, cantare solamente, registrare oppure verificare con accordatore. Se si è registrato (sempre a tempo di metronomo) suonare insieme alla parte vocale registrata e constatare le differenze; - Ripetere la serie degli esercizi sino ad evidente miglioramento conseguito, effettuando il test settimanale di riconoscimento delle note e annotandone il risultato.
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CAPITOLO SETTIMO
Cantiamo e suoniamo diatonicamente sul circolo delle quinte modulando in tonalità non adiacenti (senza e con legame melodico) Ora utilizziamo gli esercizi precedentemente svolti applicandoli a tonalità lontane fra loro, in modo da svincolarsi sempre più dai limiti legati alla vicinanza delle tonalità e sperimentare le varie possibilità melodiche. Esempi senza legame melodico, utilizzando i modi:
Esempi con legame melodico, utilizzando i modi:
Modo lidio utilizzando le tonalità del circolo delle quinte con legame melodico Svolgere gli esercizi nei modi indicati indicati nel capitolo precedente. Gli esercizi svolti con la voce vanno interpretati a seconda dell’estensione vocale posseduta, cercando di salire e scendere al massimo concesso agevolmente dalle proprie capacità.
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CAPITOLO OTTAVO
Applichiamo gli esercizi alla scala minore melodica ed armonica Cantiamo e suoniamo adesso le scale minore melodica ed armonica ed i loro relativi modi in tutte e dodici le tonalità, svolgendo gli esercizi nel modo indicato nei precedenti capitoli, avendo cura sempre di svolgere settimanalmente il test di verifica e di annotare i risultati. La metodica dei test è sempre la stessa descritta nei capitoli precedenti. Importante: gli esercizi sono da svolgersi in tutte e dodici le tonalità. Esempio di esercizi sulla minore armonica (scala, arpeggi e relativi modi) da estendere a tutte le tonalità.
Scala minore armonica di Do
Tetradi e rivolti della minore armonica
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Esercizi sulla minore melodica (scala, arpeggi e relativi modi).
Scala minore melodica di Do
Tetradi e rivolti della minore melodica
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CAPITOLO NONO
Cantiamo, suoniamo ed armonizziamo gli intervalli di quarta, quinta, sesta e settima Una volta impratichiti sull’uso dei modi sul circolo delle quinte, procederemo a cantare gli intervalli di quarta, quinta, sesta e settima. Preparazione: - Suoniamo una nota (do ad esempio); - Suoniamo prima diatonicamente e poi cromaticamente il tratto di scala che separa la prima nota dalla nota di arrivo (fa ad esempio).
- Proviamo a riprodurre vocalmente il tratto di scala che separa la prima nota dall’ultima suonata, sia diatonicamente che cromaticamente; - Riproduciamo vocalmente solo la seconda nota, registrandola o monitorandola con accordatore; - Ripetiamo l’esercizio lentamente ed a tempo di metronomo ragionevolmente basso (ad esempio 50 bpm), sino ad evidente miglioramento; - Pratichiamo l’esercizio sugli intervalli di quarta e quinta giusta, diminuita ed aumentata e di sesta e settima maggiore, minore, diminuita ed aumentata. Ora passiamo all’armonizzazione, ossia alla sovrapposizione delle note: - Suoniamo la nota di partenza a scelta; - Sovrapponiamo, sempre con lo strumento, la nota che armonizza la prima cominciando dall’intervallo di quarta giusta. Suoniamola più volte, ponendo l’orecchio al particolare intervallo; - Suoniamo la nota di partenza e cantiamo la quarta giusta, registrando sia la parte suonata che cantata, arrivandovi cantando semitono per semitono molto lentamente (ad esempio 40 bpm).
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Ascoltare il risultato evidenziandone gradualmente i miglioramenti. Procediamo alla stessa maniera con gli intervalli di quarta diminuita ed aumentata.
Procediamo alla stessa maniera con gli intervalli di quinta giusta, diminuita ed aumentata.
Procediamo alla stesa maniera con gli intervalli di sesta e settima maggiore, minore, diminuita ed aumentata.
Monitoriamo i progressi con il test settimanale e datiamone l’esito.
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CAPITOLO DECIMO
Cantiamo e suoniamo in sequenza tutti i modi, partendo dalla stessa fondamentale, sulla scala maggiore e minore melodica Un altro esercizio di notevole importanza consiste nel riconoscere le successioni intervallari dei vari modi ricavati da scale diverse. Per impratichirci nel suddetto riconoscimento e riproduzione svolgeremo degli esercizi. Sui vari modi ricavati dalle scale maggiori e minori melodiche, partendo dalla medesima nota di partenza: Do
Do Ionio
Do Dorico
Do Frigio
Do Lidio
Do Misolidio
Do Eolio Vincenzo Maurogiovanni METODO INTENSIVO DI EAR TRAINING
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Do Locrio Minore melodica
Ipoionio
Dorico 2b
Lidio aumentato
Lidio dominante
Misolidio b6
Locrio #2
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Superlocrio La metodologia di pratica è sempre la stessa: suonare, cantare e suonare insieme, cantare solamente registrando o verificando con accordatore, sempre a tempo di metronomo ragionevolmente agevole (ad esempio 50bpm), sovrapporre il cantato allo strumentale o, semplicemente, ripetere l’operazione con l’accordatore verificando l’altezza dei suoni riprodotti. L’esercizio naturalmente può essere esteso sulle scale simmetriche (diminuite, esatonali) e le pentatoniche (maggiori e minori).
Scala semitono-tono di Do
iScala tono-semitono di Do
Scala esatonale
Scala pentatonica maggiore di Do
Scala pentatonica minore di Do
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Autore del metodo: Vincenzo Maurogiovanni “Non importa quante corde utilizziamo, quale strumento suoniamo, o con quali tecniche lo suoniamo: lo strumento è solo un mezzo per esprimere la nostra natura ed essenza vitale. Ciò che lascia traccia duratura nel tempo è la musica, che rispecchia la profondità umana ed artistica di chi la produce. Il fine della musica è l’essere umano, senza limiti, preconcetti e pregiudizi.” VizMaurogiovanni
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vantaggi dell'allenamento dell’orecchio musicale. , (absolute pitch in ingl ese)consente senza riferimento alcuno. cista su cinque e circa un essere umano su diecimila gode di questa condizione. Nonostancervello. Uno dei pregi di questo libro, grazie al metodo intensivo ideato dall'Autore, è proprio condizione di orecchio assolu to.
Viz Maurogiovanni, scrivendo in modo semplice e chiaro, ci suggerisce che il meraviglioso mondo della musica non ha porte chiuse per chi è interessato ad entrarvi e a capirne con
Alfredo Brancucci Professore di Psicobiologia presso l’Università di Chieti-Pescara e musicista.