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Italian Pages 151 Year 1988
ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO NUOVI STUDI STORICI - 3
AGOSTINO PERTUSI
FINE DI BISANZIO E FINE DEL MONDO SIGNIFICATO E RUOLO STORICO DELLE PROFEZIE SULLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI IN ORIENTE E IN OCCIDENTE
Edizione postuma a cura di ENRICO MORINI
ROMA NELLA SEDE DELL'ISTITUTO PALAZZO BORROMINI
1988
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«Ouoniam nostris sunt aptius prophetata temporibus, in quos finis seculorum, sicut Apostulos inquid (/ Cor. 10, Il), pervenerunt, ut iam per ipsa que nostris cernimus oculis vera esset credamus ea que predicta sunt a patribus nostris» (Petri monachi praefaciuncula ad Sancti Methodii episcopi Paterensis sermonem de regnum cantium, etc., E. SAcKUR, Sibyllinische Texte und Forschungen, Halle a. S. 1898 [rist. anast. Torino 1963], pp. 59-60).
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La pubblicazione è stampata con il parziale contributo del CNR dato alla Cattedra di Storia Bizantina dell'Ateneo di Bologna ISSN 0391-8475 Stampato nello Stabilimento Editoriale Pàtron- 40127 Quarto Inferiore - Bologna - Dicembre 1988
NOTA DEL CURATORE
l. Premessa
Nei sette anni trascorsi dalla prematura scomparsa di Agostino Pertusi hanno visto la luce due opere delle quali il compianto studioso non era riuscito a vedere la stampa: Martino Segono di Novi Brdo vescovo di
Dulcigno. Un umanista serbo dalmata del tardo Quattrocento, pubblicata nel 1981 nella collana Studi Storici dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, a cura di Chiara Faragg:iana di Sarzana; e Testi inediti e poco noti sulla caduta di Costantinop oli, uscita nel luglio 1983 presso i tipi
della Casa Editrice Pàtron in Bologna, a cura di Antonio Carile, nella collana da lui diretta Il Mondo Medievale. Sezione di Storia Bizantina e Slava, vol. 4. I motivi del ritardo nella stampa della presente opera sono anche intrinseci : nel momento in cui l'autore fu costretto dall'inesora bile progredire della malattia a sospendere il lavoro, essa era !ungi dall 'essere ultimata. Una prima stesura dattiloscrit ta, completa di note, era accompagn ata da numerose integrazion i, di diseguale ampiezza ed ancora manoscritte , al testo ed alle note; questo stato di incompiute zza è confermato dal fatto che l'Introduzio ne resta incompleta , mentre la Conclusion e, a giudicare anche dall'elevato numero di integrazion i, sembra provvisoria . La stesura dell'opera mostra i caratteri di un testo scritto di getto, se non dettato, destinato - mi è stato testimoniat o che questo era il metodo di lavoro del Maestro- ad una globale revisione linguistica. Lo stadio non terminale in cui si trovava l'opera - ben avvertibile ad un'attenta lettura della presente edizione - non era tale da incoraggiar e chi prima di me si è accinto ad approntare il testo per la stampa. Ho tuttavia preso in mano le cartelle contenenti tutto il materiale dell'opera, dattiloscrit to o vergato a mano, motivato dal desiderio di compiere un estremo gesto di gratitudine e di omaggio verso il Maestro che, attraverso la Biblioteca Pertusi del Dipartimento di Paleografia e Medievistic a dell'Univer sità di Bologna ed attraverso le iniziative di ricerca sviluppate dalla scuola del Carile, ha continuato ad esercitare nei miei confronti una concreta influenza. Ma ero soprattut-
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NOTA DEL CURATORE
to spinto dalla consapevol ezza che l'opera del Pertusi apre un campo di ricerca in cui mi si offriva l'opportuni tà di entrare. Mi ha ulteriormen te stimolato a predisporre per la pubblicazio ne, nella massima aderenza alle indicazioni dell'autore, tutto questo materiale, l'avere appreso quanta premura il Pertusi nutrisse per il presente lavoro, quanto ne fosse spiritualmente coinvolto per un'interiore partecipazi one del suo sentire, come mi ha rivelato la consorte del Maestro. La coscienza di tutto ciò mi ha fatto sentire la responsabil ità del compito che mi veniva proposto; da essa è scaturita la scelta di prendere come criterio per la presente edizione la fedeltà allo scritto del Maestro, con il ricorso a procedimen ti assai vicini a quelli consueti nelle edizioni critiche: quando è parso opportuno, per ragioni stilistiche, espungere qualche parola, mi sono limitato a porla tra parentesi quadre e, quando ho trovato necessario modificare qualche espressione dell'autore, ho posto a pie' pagina, richiamata da uno o più asterischi, la forma originale. Per evidenti ragioni di opportunit à non ho però potuto denunciare l'aggiunta delle parole sulla caduta di Costantinop oli, che ho creduto di dover apportare al titolo. Ho premesso al testo una breve introduzion e nella quale pongo in evidenza i punti di maggior interesse di quest'ultim o studio del Pertusi in ordine soprattutto ai miei interessi di ricerca. A lavoro ultimato desidero esprimere un sentito ringraziam ento alla Prof.ssa Franca Pucci Pertusi che mi ha incoraggiat o con stimoli preziosi in questa mia fatica, al Prof. Antonio Carile, che mi ha proposto questo lavoro e nello svolgiment o di esso è stato nei miei confronti prodigo di consigli e di suggerimen ti, al Prof. Girolamo Arnaldi, Presidente dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, nella cui collana Nuovi Studi Storici quest'opera viene pubblicata.
2. Le profezie su Costantinop oli fra escatologia ed ideologia politica
«Per noi per i quali è giunta la fine del mondo» (I Cor. 10, 11). In questa frase paolina si esprime la certezza che, in una scansione del tempo che abbia come criterio la soteriologia , il tempo della Chiesa rappresenta l'estrema fase di vita del tempo e della storia, asserzione che di per sé non esclude che la frase esprima anche la personale convinzione dell'Aposto lo che la fine dei tempi non fosse cronologica mente lontana. Questo inciso dell'Aposto lo nella sua prima lettera ai fedeli di Corinto potrebbe essere estrapolato dal testo biblico e posto, anche nella seconda accezione, sulla bocca o sotto la penna della maggior parte degli intellettuali, sia ecclesiastic i sia laici, dell'ultima Bisanzio. Valga per tutti la citazione di Giorgio Scholarios, monaco e patriarca col nome di Gennadio, che nel Prinzo dialogo sulla processione dello Spirito Santo, del 1447, afferma perentoriam ente: «sono i giorni dell'Anticri sto, che deve apparire
NOTA DEL CURATORE
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alla fine dei secoli >> • Anche se nella sua Cronografia lo Scholarios appoggia la sua affermazion e sulla teoria escatologic a della settimana cosmica e sull'interpr etazione tipologica dei giorni della creazione 2 , in realtà alla base di questa credenza c'è l'idea, fondamenta le nel pensiero politico bizantino, che la aa.cnÀ.da. dei Romei, cioè l'Impero Romano Cristiano, monarchia universale a riscatto della poliarchia precedente in stretto parallelo con la vittoria del monoteism o sull'errore del politeismo, era destinato a durare come istituzione sino alla fine dei tempi. Un testo tra i più celebri nel genere apocalittico bizantino e sicurament e tra i più autorevoli, anche se datato entro termini assai oscillanti (dal VII al IX secolo), l'Apocalisse contenuta nella Vita di s. Andrea Salos, esprime in termini espliciti la fede che Costantinop oli, la Nuova Gerusalemm e 3 , resisterà a qualsiasi nemico 1
Oeuvres complètes de Gennade Scholarios pubbliées pour la première fois par L. PETIT, X. A. SIDÉRIDtls et M. JUGJE, t. II: Traités polémiques sur la procession du Saint Esprit, Paris 1929, p. 16, 11. 30-32. 2 Oeuvres complètes de Gennade Scholarios, cit., t. IV: Polémique contre Pléthon. Oeuvres pastorales, ascétiques, liturgiques, poétiques. Correspondance. Chronographie , Paris 1935, pp. 511, \. 18-512, l. 10. In un'opera precedente, conosciuta come Confutazion e dell'errore giudaico, composta forse nel 1464, lo Scholarios aveva già mostrato di credere alla scansione in sette millenni della storia del mondo, per cui, essendo gli anni in cui egli scrive l'ultimo scorcio del settimo millennio dalla creazione del mondo, cela fine è vicina» (Oeuvres ..., t. III: Oeuvres polémiques. Questions théologiques . Ecrits apologétiques, Paris 1930, pp. 287, l. 25-288, l. 10). Nella già citata Cronografia ne fisserà in anticipo la data al 1493-94, preferendo la cronologia biblica della Settanta a quella di Giuseppe Flavio: determina questa sua scelta il fatto che calcolando sulla base della Settanta la scadenza del settimo millennio è ravvicinata, conformeme nte alla constatazion e che al suo tempo «i segni della fine sono già stati dati••. Si veda su questo punto quanto ha scritto il Pertusi alle pp. 60-62 ed alle nn. 179-180 del presente lavoro. La tensione escatologica presente nel pensiero di Giorgio-Gennadio Scholarios è stata presa in esame soprattutto nei seguenti lavori: A. A. VAS!LIEV, Medieval Jdeas of the End of the World: West and East, in «Byzantion>>, 16 (1942-43), pp. 462-502, in part. pp. 497-499; l. SEvCENKO, The Decline of Byzantium seen through the Eyes of its lntellectuals, in «Dumbarton Oaks Papers», 15 (1961), pp. 167-186, in part. p. 184; C. J. G. TURNER, Pages from the Late Byzantine Philosophy of History, in «Byzantinische Zeitschrift>>, 57 (1964), pp. 346-373, in part. pp. 365-372. Recentemen te ad un excursus sulle concezioni escatologich e dell'uomo (con evidente ripresa dell'espressione giovannea ripetu-
nella Costantinopoli del V secolo, di reliquie di provenienza palestinese, e principalmente gerosolimitana, ad opera soprattutto di Pulcheria e di Eudocia, sino all'ambizione di Giustiniano I di «vincere Salomone», il costruttore del primo tempio gerosolimitano nella sua riedificazionc di Santa Sofia- anche se E. Stein ha avanzato sospetti sull'autenticità della celebre esclamazione giustinianea riportataci dalla Narratio de Sancta Sophia (§ 27, in Th. PREGER, Scriptores Originum Constantinopolitanaru m, I, Lipsiae 1901, pp. 101 sgg.; cfr. E. STEIN, Histoire du Bas-Em-
ta in Ioann. 10, 28 e 29) 4 • Una volta che la città è caduta ed i superstiti hanno assistito al succedersi inalterato dei giorni e delle notti in un mondo in cui non c'è più la f3a.cnÀ.da. dei Romei, il monaco Gennadio, divenuto il patriarca Gennadio II ed ormai sul punto di abbandonare il trono patriarcale, sente il dovere, di fronte all'immane tragedia che, oltre ai lutti, aveva portato sul piano culturale all'aporia teologica di una Chiesa senza impero, di indirizzare al suo gregge così provato una lettera pastorale. Ora proprio in questo scritto del 1455 lo Scholarios ribadisce le proprie convinzioni escatologiche, continuando ad affermare che , 13 (1983) ed il gesto di Eraclio che, recuperata la preziosa reliquia della croce sottratta dai persiani a Gerusalemme, non la restituisce alla città santa, ma la porta con sé nella città imperiale. Si veda a questo riguardo quanto ha scritto G. DAGRON, in Naissance d'une capitale. Constantinop/e et ses institutions de 330 à 451, Paris 1974 («Bibliothèquc Byzantine» publiée sous la direction de P. LEMERLE- E.tudes, 7), pp. 389 c 408-409- dove sviluppa un accenno presente in E. FENSTER, Laudes Constantinopolitan ae, Mi.inchen 1968 ( herausgegeben von H.-G. BECK, Hcft 9), p. 121, a proposito dei cognomina della città regia-, nonché in un suo più recente lavoro (G. OAGRON, Constantinop/e imaginaire. Etudes sur le recuei/ des Patria, Paris 1984 [ - E.tude, 8], pp. 18 e 303). Sul tema, che viene precisandosi nel V secolo, di Costantinopoli come nuovo «reliquiario>> della cristianità, si veda A. M. 0RSELLI in Antica e Nuova Roma nella storiografia del primo medioevo latino. fsidoro e Beda, in EAD., Tempo, città e simbolo tra tardoantico e alto Medioevo, Ravenna 1984, pp. 49-80, in part. p. 55 e n . 38, e in Modelli di cultura cittadina tardoantica: l'esempio di Sofronio di Gerusalemme, ibid., pp. 7-47, in part. p. 14 e n. 38. Dagron postula che il canone 3 della sinodo costantinopolitana del 381, nel sancire -.ti 7tpE> (Oeuvres ... , t. I: Oeuvres oratoires. Traités thèologiques sur la Providence et sur /'iìme, Patis 1929, p. 184, Il. 20-21), ripresa ancora dieci anni più tardi in un'omelia pronunciata nella festa del martirio di s. Giovanni il Precursore (§ 1): «l'esordio (-.ò 7tpoo([.ttov) della seconda venuta del Cristo lo si vede in atto (ÈvEpyw> (!bid., p. 211, IL 14-15). Così pure, in un'opera senile del nostro autore, il trattatello scritto per giustificare perché i miracoli fossero così rari ai suoi tempi rispetto ai primordi del cristianesimo (§ 10), riconosce che , che traduce gli E,a.vfià yÉvlJ, le «Stirpi bionde >>, viene modificato in russii, cioè «abitanti di Ros >>, in chiara funzione di supporto all'ideologia moscovita della «terza Il
. ?uesta caratteristica dei testi profetico-apocalittici orientali- dei quali i più drffusr sono I'Apocalypsis Methodii e la Visio Danielis nelle loro diverse recensioni -, per cui ri_velano un'inesauri_bile capacità di dilatarsi nello spazio e nel tempo, è stata ~en nlevat~ dal Pertusr nel decimo capitolo Il pensiero politico e sociale bzzantzno dalla ft~e del secol~ VI al secolo XIII della Storia delle idee politiche, ec~nomzche e soctalt! a cura dr L. FIRPO, II, Torino 1983, pp. 667-816. Le pseudo-profezre, !'er la prerogatr:-ra della p:ofezia apocalittica di porsi sempre «sul piano della metafrsrca della stona o megho ... della teologia della storia universale che è ~.n'a_mplifi?a~ione della teologia dell'uomo», acquisiscono «la possibilità quasi ~i: l mfr~rto ~~ nnnovarc ~a W~ri.a nella pr~fezia, cioè di aggiornare una profezia con nuovi epm recenti daLI stoncr presentati secondo i moduli della letteratura profetica» (lbtd., p. 707).
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Roma>>- la Visio Danelis slava riportata alle pp . 81-89 è il prezioso testimone di una recensione greca per ora perduta, che il Pertusi data a poco dopo la conclusione del regno di !rene (inizio del IX secolo) e come tale è «rappresentante di una delle più antiche recensioni del testo greco originale>> (p . 95). Da parte sua la Visi o Danielis slava riportata alle pp. 96-102, nelle varie fasi di formazione del testo e nelle recensioni forniteci da diversi codici, differenti nella toponomastica, documenta in maniera emblematica le modificazioni e le integrazioni a cui queste composizioni, per loro stessa natura, erano soggette. In essa ii canovaccio originale della Visio Danielis, com e testimonia la recensione del codice del monastero athonita di Kutlumusiu, è adattato a più riprese, come si vedrà, alle vicende di un ambito provinciale come quello siciliano. La recensione del codice di Belgrado presenta una ripresa del medesimo testo in ambiente bulgaro - secondo l'ipotesi dell'editore del testo, l'Alexander, giudicata ragionevole dal Pertusi (p_ 103) - per utilizzarlo alla luce della rivolta bulgara contro Alessio I Comneno in concomitanza con la spedizione antibizantina di Roberto il Guiscardo tra il 1078 e il1081. Se poi si considera la recensione athonita del medesimo testo, nella quale è mantenuta l'originaria ambientazione siciliana, si può cogliere, sulla scia del Pertusi, che nella sua apparente unità esso è in effetti il frutto di due successive amplificazioni, legate a diverse contingenze storiche e, a mio avviso, determinate da intenti ben diversi. Alla «trasposizione» in ambiente provinciale si accompagna dunque, in questa Visio, più di una «attualizzazione», tutte legate a diverse circostanze storico-politiche e, di conseguenza, determinate da intenti ben diversi. La prima parte è datata dal Pertusi, sulla base di elementi interni, agli anni 827-828, a prima cioè dell'assedio di Siracusa dell'828 e della morte del qadi Asad (pp. 107-108); a me pare che il tema di questa lettura profetica della storia dell'isola, nel senso di una profezia posi eventum, sia la ribellione di un >, 19), II, pp. 116-117. 16 Gunthe r de Pairis, Historia Constan tinopoli tana, ed. P. RIANT, Exuviae sacrae constan tinopoli tanae, I, Genevae 1877, p. 112 e in PL 212, 249 BC. 17 Chroniq ue de Morée, ed. J. LoNGNON, Paris 1911, p. 18 ( = Tò Xpov"còv 'toii MopÉwç, ed. P. KALONAROS, Athenai 1940, pp. 38-39, vv. 875 sgg.).
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_ _ ::c_ II_ . _ceLA TRAD IZION E CRISTIANA
tive (uv>, 9, 1·2 (1929), p . 14 e in Selected Papers on Russian and Slavonic Philology, Oxford 1969, p. 2.
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II. LA TRADIZIONE CRISTIAN A
Il. LA TRADiZIONE CRISTIANA
passi della Visio Danielis e dell'Apocalypsis Methodii 35, testi apocalittici che tornano poi nel corpo del Racconto (sulla) * caduta dell~ citta.
Joachim autem abbas meo iudicio Constantinop olis iacturam in Papalista denuntiat, cum dicit: 'Vae tibi, Septicollis, manibus truncatis, quasi auxilio destitutam': Septicollis autem Graeci È1t't'cH.oq>ov vocant».
Prima però di affrontare questo problema, dobbiamo liberarci ancora di due altre pseudo-profezie a cui accenna soprattutto Leonardo di Chio. Dopo essersela presa con i Bizantini che avrebbero fatto un'unione «non vera, sed ficta» nel Concilio di Firenze (1439) e dopo aver affermato che la catastrofe di Costantinopoli è stata la conseguenza del loro atteggiamento contrario alla Sede di Roma, (Leonardo) fa loro carico di non aver ascoltato quanto era stato predetto dai profeti 36 : , 6 [1931], pp. 273-296; ALEXANDER, Byzantiurn ree. greca (ISTRIN, Otkrovenie, cit., «Ctenia» and the Mzgratwn, c_it., pp. 56 sg~.); 1~97, 4, I, pp. 5-5?, m due redazwm); c) ree. latina (SACKUR, Sibyllinische Texte, crt., P~· 60-96). Esrs~ono altre due recensioni latine dell'Apocalypsis Methodii più recenti, un~ pubbhcata da ISTRIN, Otkrovenie, cit., ibid., pp. 75-83 e un'altra fortemente mterpolata pubblicata per la prima volta nei Monurnenta SS. Patrurn orthodoxographa, I, Basileae 1555, pp. 387-389 e da ultimo nella Maxima Bibliotheca Vete:urn_ Patru._rn, III, Lugduni 1677, pp. 727-734, che non è necessario tener ~resentr qm per l nostri fini. Così dicasi anche delle altre tre recensioni latine u;terpolate ?eli~ Sibilla Tiburtina ricordate da Alexander (The Orac/e of Baa/bek, crt., P· 9), dr cur ~ue soltanto pubblicate (MGH, Scriptores, XXII, pp. 375-376; c. ERD~AN~, E:zdkazsergla~be und Kreuzzugsgedanke irn 11. Jahrhundert, «Zeitschnft fur Krrchengeschrchte>>, 51 [1932], pp. 396-398; Sibyl KINDLIMANN, Die Eroberung von_ Konstantinofel als politische Forderung des Westens irn Hochrnittelalte_':· _Studzen zur Entwzcklung der Idee eines lateinischen Kaiserreichs in Bvzanz, Zunch 1969, pp. 146-149). Per la Visio Danielis armena, cfr. più innanzi,' n. 57. Secondo Komsko (Das Riitsel, cit., p. 285 sgg.) l'Apoc. Meth. syr. sarebbe stata composta ne1 pnmi_ anni ~el regno di Mu'awiya I (661-680); la versione greca de;,e .a~er fat~o segmto subito dopo e quella latina verso la fine del secolo VII 0 allrmz~o. ~eli V~II (cfr. Vat. Barb. lat. XIV 44, del secolo VII-VIII)(; sui testi attnbuiti a Metodio di Patara, cfr. ARGYRIOU , L es exegeses , ' apocahttrcr . grecques crt., lP· 96, 100, 103, 262, 271, 285, 348, 378 e 642). ' 5 . _La ~or;rce~ione del~a storia totale del mondo come composta da sette millenm •. di c~r l ultrmo cornspondente alla fine del mondo con la parusia finale di Cnsto, ~ molt~ antica, in quanto affonda le sue radici sia nelle concezioni astrologrche onentali (babilonesi e iraniche), sia nella letteratura apocalittica CI t.,
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li. L!\ TRADIZIONE CR!STIA~A
nio, fino alle invasioni arabe del VII-VIII secolo, poste nel settimo millennio; c) ambedue giungono sino all'avvento dell'Anticristo , all'invio di Elia e di Enoch da parte del Signore per combattere l'Anticristo, alla seconda parusia di Cristo e al giudizio universale; [ma] mentre la Sibilla Tiburtina greca passa direttamente dall'apparizio ne dell'lipxwv TI}>, 1897, 4, I, pp. 84-131 e una in ceco, cfr. N. M. PETROVSKIJ K istorii 'Otkrovenia Mefodija Patarskago ' v zapadno-slavjanskich literaturach, • lz~estija Otdela Russkafio Jazyka i Slovesnosti », 14, 3 (1909), pp. 75-94. JANIN, Constantinople , cit., pp. 146-147 e 492. 62 PREGER, Script. Orig. Constantinop., cit., II, pp. 268, 10-269, 2 (e app. crit. ree. tin~{
B).
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II. LA TRADIZIONE CRISTIANA
mo imperatore di Costantinopo li avrebbe sentito il digrignament o dei denti (~puy~6c;) e il grido di dolore della città al momento in cui si sarebbe recato a Gerusalemme per deporre nelle mani del Signore il suo diadema e il suo regno. La Apocalypsis Methodii appare nota a Nestore Iskinder e ad Abraham di Ankara. Nestore la ricorda in due punti del suo racconto: «Questa era la punizione inflittaci da Dio a causa dei nostri peccati, affinché si compissero le profezie su questa città fatte, durante il regno dell'imperato re Costantino il Grande, dall'imperato re Leone il Saggio e da Metodio di Patara». E ancora, alla fine : , 33 (1896), p.
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IV. LE «VISIONES DANIELIS>>
testo - come nel caso della redazione araba: «Visione del profeta Daniele di cui informò il suo discepolo Esdras a proposito di ciò che avverrà dei figli di Ismaele, figli di Agar la copta» 120, o inserit(e) * all'interno di una Vita di Daniele apocrifa, come è il caso della redazione persiana 121 • Rimane da chiarire un ultimo punto: va da sé che noi faremo astrazione dalle visioni bibliche di Daniele nel testo greco dei Settanta o di Teodozione IZ2, perché esse non rientrano nella categoria di testi che trattano in sostanza della lotta tra Arabi o Turchi e Bizantini, dell'avvento dell'ultimo imperatore (fabula de rege mendico), della venuta dell'Anticristo e della parusia finale del Signore con relativo giudizio universale. Anche in questo caso, come è già successo per l'Apocalypsis Methodii, occorre chiarire che non tutti quei testi che sono attribuiti a Daniele, per il loro contenuto, possono esser identificati con quelle Visiones Danielis, a cui di solito fanno riferimento quegli scrittori dal XII al XV secolo che le citano o che alludono ad esse in relazione alla caduta dell'impero d'Oriente. Così, ad esempio, sono da considerare a parte le seguenti: l) la Visio che passa sotto il titolo «Discorso di san Giovanni Crisostomo sulla visione di Daniele», perché non è altro che un centone de!l'Apocalypsis Methodii (siriaco-greco-lat ina) [ma) con interpolazioni dalla Vis . Dan. gr. e syr. "';
* inserita A 165; trad. ingl. O. MEINARDUS, A Commentary an the XIV'" Vision of Daniel accordin?; to the Coptic Version, , 49 (1904), p. 274; ed. R. J. H. GoTIHEIL, An Arabic Version of the Revelation of Ezra, «Hebraica», New-Haven, 4 (1887-88), pp. 15-17 (da un ms. arabo diverso da quello utilizzato dal Macler: per errore attribuita a Esdras). Su di essa cfr. G. GRAF, Geschichte der christliche arabischen Literatur, I, Die Ubersetvmgen, Città del Vaticano 1944 (= •Studi e Testi», 118), p. 216. 121 H. ZoTENBERG, Geschichte Daniels. Ein Apokryph. herausgeg. und aus dem Persischen uberset~t., •Archi v fiir Wissensch. Erforschung des A. T.>>, ed. A. MERK, l 4, 1869, pp. 385-427; trad. frane .: J. DARMSTETER. L'Apoca/vpse persane de Daniel, in Mélanges Renier (> _ _ __ ___ _ __
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del genere saremo indotti a pensare, salvo dimostrazio ne del contrario, che lo pseudo-pro feta alluda ai popoli dell'Occide nte, e in particolare ai Franchi (o Francesi) ed ai Longobard i (o Italiani: non necessariam ente della Longobardia bizantina!). Per comprende re bene il ruolo che queste «stirpi bionde>> hanno nelle profezie bizantine, occorrerà esaminare la presenza di questa espressione nelle profezie, considerate via via in ordine cronologico . Quanto alla cronologia delle singole profezie ci appoggerem o sulle opinioni già espresse da studiosi che ci hanno preceduto, sia per accettarle, sia per contestarle. Va da sé che tale cronologia si basa sul contenuto generale di ogni singola profezia, non sul fatto specifico della presenza dell'espress ione «Stirpi bionde>>. Uno dei testi, tra i più antichi, a mia conoscenza , in cui appaiono le «stirpi bionde>> è la Visio Danielis pubblicata dal Vasiliev, che allude, secondo l'Alexander, a fatti storici riguardanti la Sicilia verso gli anni 827-828 134, ma che in verità giunge sino alla fine del secolo IX, come vedremo. Ecco una traduzione per quanto possibile letterale del passo che ci interessa: «Il Signore Iddio consegnerà nelle mani dei romei ( = Bizantini) Ismaele ( == il capo dei Saraceni opp. i Saraceni) e si compirà il detto del profeta: 'Consegner ò il peccatore nelle mani degli empi'. E voltosi indietro di nuovo richied erà il loro sangue. E dopo di ciò lascerà andare ( 1btoÀ.VO"E~) i suoi messi ('rtpÉtpanvcrEL >tà. l;avM yÉv'l]) e farà navi e se n?e a~dra ,m ,mezzo al conoscmto e allo sconosciuto e accoglierà gli stessi 000
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'tOV>, prima andrà a Tessalonica, e vi porterà la guerra, poi a Roma, e anche qui porterà la guerra alle «Stirpi bionde>>. Mi sembra difficile che qui si
_ __ _ _ _ _ _ _ __ _::_IV. LE «VISIONES DANIELlS»
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alluda alla spedizione normanna del 1185 contro Tessalonica, 142 anche se tale ipotesi non è interamente da escludere, ma è certo che in questo passo della profezia si parla dei rapporti con le «Stirpi bionde» non più in termini di pace, bensì di ostilità. E in effetti nelle profezie che ora seguiranno vedremo che si parlerà delle «stirpi bionde>> sempre come popoli ostili ai Bizantini. Uno dei passi più significativi forse in cui si accenna alle «stirpi bionde>> come profondamente ostili all'impero di Bisanzio si legge nella [già ricordata] profezia composita del Laud. gr. 27 . Barocc. 145 143 in cui si allude con sicurezza all'impresa contro Cipro di Riccardo Cuor di Leone durante la III Crociata nel 1101 (inc. Ai: (].'t aoL, 'tÀlj!J.ov, xExa.v!J.ÉVTJ Ku7tpo.;): "O'ta.V -;:Ò
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À.ET]À.(].TlJO"EL XOO"!J.OV 7tVpÌ. TOU TE O O"Ù\1 TÒ )._ . oT(J.v \jiExaòEç vETou aoL 7tEaouvT(J.L (J.U aTE f.i.[).. -r:oç 6f.l.OlOÙV -r:i!J axpLO(, 7topl){JO"EL ltOO"!J.OV Èv Àapva!;L l;vÀ.Cva.L> 150 :
IV. LE «VISIONES DANIELIS»
darà la morte santa, e dominerà nella Settecolli la stirpe bionda per sei e cinque anni (app. seicinque = 65?). E saranno piantat(i) * in essa dei legumi e molti ne mangeranno per la vendetta dei santi ... ».
identificare con Alessio IV Angelo, [co-]imperatore con il padre Isacco II, riposto sul trono di Bisanzio dai Latini (l agosto 1203), il quale aveva accettato di sottomettersi a Roma e aveva promesso di pagare le spese dei Crociati, e che il >
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Altra profezia che ricorda l'avvento della «Stirpe bionda» assieme ad un «giovane biondo>> è conservat a in un codice di Vienna ed è indicata come Oracolo del profeta Daniele 159 • Ecco l'inizio: «Guai a te, o Settecolli, quando lo scettro angelico dominerà e su di te regnerà un biondo giovane e con la stirpe bionda entrerà in te ... >>. Si noti che uguale inizio hanno altre due profezie pseudo-da nieliche, ma in particolar e una di esse, che dice 160: «Il Signore dice: 'Guai a te, o terra, quando lo scettro degli angeli regnerà su di te' ... >>. Tuttavia, in quest'ulti ma non c'è accenno alla «Stirpe bionda» e nemmeno nell'altra, che inizia 161: «Guai a te città Settecolli, le tue belle mura cadranno in rovina e un giovane ti calpesterà e porrà il suo scettro ed in esso non rimarrà per il fetore degli uomini ... ». Non è inverosim ile supporre che il redattore dell'Oracolo del codice di Vienna abbia coniato il suo testo basandos i su un(a) * di quest(e) due ultim(e profezie) **. [Si tenga presente, tra l'altro, che] L'espressi one > di alcu-
* uno A. ** questi due ultimi testi A. *** Lascio A.
158
Pseudo-Leonis imp. Oraculum de restitution e Constantinopoleos, PG 107, 1149; N. A. BEES, Jlf:pì -roii ltnopT}fi.ÉvOu XPTJ!7f.I.Oloy[ou -rfg -xpa-r:t-xf]ç Bt{JÀ.toiJf}xT}ç -roii BEpoÀ.f.vou (Codex Graecus fai. 62 = 297) xal -r:ou iJpuÀ.ou -r:ou «Mapfi.apwfi. Évou Ba!7tÀ.tii .. , «Byzantinisch-Neugriechische Jahrbiicher », 13 (1936-37), p. 244 WDiamo tra parentesi le varianti più importanti delle due edizioni. E per l'altro oracolo, cfr. !STRIN, Otkrovenie, cit., 1897, 3, II, p. 321; BEES, llEpÌ -r:oii ltnOPTJfi.Évou XPTJI7f.I.Oloy[ou, cit., pp. 222-223.
159 Vindob. Suppl. gr. 172, ff. 38•-39', secolo XVI; cfr. SCHMOLDT, Die Schrift, cit., p. 243 (trad. ted.). 160 Vis. Dan. gr., p . 43 Vasiliev; p. 140 Istrin; p. 122 Schmoldt. 161 Vis. Dan. gr., p. 149 Istrin; p. 190 Schmoldt. 162 Cfr. SCHMOLDT, Die Schrift, cit., p. 157. 163 Cfr. p. 126 e n. 280.
_5_4_ _ _______.:_IV:_·c__c:L:.::E:__«_\c='ISIONES
DANIELIS »
164
tav. 5
ne profezie , e veniamo ad un'altra profezia, attribuita questa volta all'imperatore Costantino I. Si legge in duplice trascrizione, la prima del secolo XV, la seconda del secolo XVI, inserite l'una appresso l'altra nel cod. Oxon. Laud. gr. 27, cartaceo miscellaneo, ai ff. 24'-25v e 58'-59v. ma la seconda pare una copia della prima. La leggenda di un Costantino profeta non è interamente nuova. Come vedremo [un po'] più avanti, ad un certo momento, verso la fine del secolo XV è circolata una profezia attribuita a Costantino I, cioè la presunta iscrizione sulla sua tomba in caratteri tachigrafìci interpretata, secondo la tradizione, dal patriarca (Gennadio) Giorgio Scolario. Così, anche il veneziano Nicolò Barbaro nel suo Giornale sulla caduta di Costantinopoli nel 1453 parla di «profetie antiche», come si è visto 165, «e masima la prima profetia che fè san Costantin» 166 • Non sembra dunque che la tradizione di un Costantino profeta sia molto antica, anche se, in ogni caso, anteriore al secolo XIII, perché di questa profezia greca, che ora leggeremo, esiste una traduzione latina nel cronista veneziano Marco (c. 1292), ((cfr. pp . 70-72)) *. Eccone il testo:
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _..:.!..:.V:...._:_L:.:E:._'::..'\.:...:.:'TSIONES DANIELIS»
lO
15
5
* come vedremo A. Codicis L fol. 24" madoris causa multum evanidum passirn vix legi potest. Vetustior transcriptio saec. XV cod. L indicatur sigla L, recentior autern saec. XVI eiusdern codicis sigla L' 4 ouo ~[.l.~oÀ.a cfr. Malal. Chron. Patr. Const. CO!Texi: ouaÉ[J.~oÀa. LL' 7ttpCa-ruÀa correxi: 7ttp(a-..'!)Àa LL' 5 À.omò: L': ). ... -c ... L oÈ L': ... L 8 au-..a.i:c; correxi: av-..oi:c; LL' 9 a-..uÀ.a.tc;-Map(a L': ò:ouva-..a. L KaÀÀ.L~cip-cupat * (LL')
* donne martiri sante (cfr. Du CANGE, (c. 553)). '" Cfr. Leon. Sap. Aenigmata (cod. Paris. Colbert. gr. 5104), in Du CANGE, Glossarium mediae et infimae graecitatis, p. 1012; Orac. Theophili presbyteri romani, ed. ISTRIN, Otkrovenie, cit., 1897, 3, II, pp. 319-320. Un testo molto tardo, del 1623, identifica le «stirpi bionde» con i Kazaki, cfr. !STRIN, ibid., p. 273. \'66" Cfr. p. 5). Cfr. p. 6 e n. 4.
•.xoupyfj[J.a.OW i]crlMc;, à.ÀM. ol] xa.t •òv Év •cii vtlnJÀ(ii XLOVL cr•a.upòv i}Eacrci.[J.Evoc; 1tpOq>TJ'tELac, À.6yov Ècpi}€y!;a.-ço ov-çwc, ELm~v· «0\hoc, ò cr-ça.upòc, -çoii Kup(ou 1tECTE~'ta.L Èv -ra.~c; òouvl]pa.~c; T)[.I.Épa.Lc; -rwv Ècrxa•wv xa.Lpwv>>. Ka.t t h lìEu-rÉpou È1tL'tl]p1}crEwc; tlìwv -rl]v 1t6Àw ÈvE{JpwfJCTa?:o •0 rrvdJJf.a?:G xa.t 1tpòc; -çoÙc; 1ta.pEcr-rw-ra.c, a.u-ri;! -rn pW[.i.O.LXTI q>wvji Eq>l] ' «"!l ~(a, ola. yEv-f}crna.L -rji 1t6ÀEL -ra.1h11 ÈV -rji È~OOIJ.O."rLXTI È~OO[J.OU a.[wvoc; YJ!J.Épq: ova.( CTOL, È1t-rci.Àoq>E Ba.~uÀ.wv, O"rL où XLÀ.Lci.CTELuÀÀ.a che dann o adito a dubbi: l) a metà . truvolìij ecc.: forse è da legge 1tÀ1]~'!] wç 1:oc q>vÀÀa. ecc.; 2) un po' più innanzi, si legge: -tò oÈ !;a.v~òv yÉvoc; re xa.t -toc lf.JJ.a. J.l.E-toc ,;wv 7tpox-t6pwv ecc.: già il Band uri aveva correzione che ci semb ra accettabile . Si propo sto di leggere -twv 7tpOXTIJ1:6pwv, noti che nello ps.-Phrantzès, Chron., p. 462, 20..21, ed. GREC U, si legge 7tpa;xt6pwv, che non dà però un significato soddisfacente. 178 Va da sé che il patri arca Gennadio non ha nulla a che spart ire con
IV. LE «VlS! ONES DANlELIS>>
61
preta zione , ne gara ntiva in un certo qual mod o l'aute ntici tà, e in seco ndo luog o perc hé il falsa rio dove va esser e a cono scen za della tend enza che avev a Genn adio a inter preta re profe ticam ente gli avve nime nti del suo temp o. Di ques ta sua incli nazio ne abbi amo più di un docu ment o, ma uno in parti colar e meri ta di esser e qui ricor dato: una brev issim a Chronographia che va da Adam o fino al 1472 179 • Vers o la fine di essa Genn adio h~ anno tato alcun e curio se «coincidenze>> stori che qual i segn i di una pross J· ma fine del mond o: l) fra il nom e del fond atore di Cost antin opol i, Cost antin o I, e il .n~me dell'u ltimo impe rator e, Cost antin o XII, ciò che rient ra in una tradl Z!on e ben salda e molt o diffu sa verso la metà del secol o XV; 2) fra il nom e del patri arca al temp o di Cost antin o I, cioè Metr ofan e I (306/7-314), e il nom e del patri arca che resse la chies a greca poco prim a della cadu ta della città, cioè Metr ofan e II (1440-1443), poich é, essen do il patri arca Greg orio Mam mis dimi ssion ario ed esule a Rom a, Genn adio riten eva che nel 1453 la sede fosse vaca nte; 3) fra la data della fond azion e di Cost antin opol i, 11 magg io -in realt à è la data della cons acraz ione uffic iale della nuov a capi tale- , l'iniz io della sua fine, 3 magg io - decis ione final e di Meh med di attac care la città - e la sua cadu ta, 29 magg io; 4) fra quan to avev a pred etto un vatic inio, seco ndo il quale sareb be stato l'iniz io della fine quan do aves se regn ato un impe rator e il cui nom e fosse inizi ato con «lO» ( = Ioan nes) e aves se gove rnato la chies a un patri arca con le stess e inizia li ( = Iosep h), e quan to avve nne con l'azio ne di Giov anni VIII Paleo logo e del patri arca Gius eppe nel Conc ilio di Firen ze, per cui, (con l'ade sione ) * all'un ione, si sareb be verif icato uno scon volg imen to gravissi mo nella chies a e nell'i mper o; 5) infin e tra il racco nto bibli co della creaz ione del mond o, seco ndo i~ qual e Dio al setti mo giorn o . si rip~sò, e .l a coi~ciden~a n~n lon~a~~ orma 1 con il comp imen to del setti mo m1ll enmo dell era b1za ntma (ctoe ~l 6980, corri spon dent e al 1472), e quin di con la fine stess a del mon do prev ista nel 7000 (cioè , nel 1492), di cui la cadu ta di Cost antin opol i non era che uno dei segn i prem onito ri. Si noti che Genn adio avev a già espre sso ques t'ulti ma idea ** nel 1464,
* adere ndo A.
** quest 'ultim a idea Gennadio l'aveva già espre ssa A. l'interpretazione, e difatti essa non figura spuri e: cfr. L. PETIT . X. A. SIDÉR IDÈS ·M.nemm eno tra le opere a lui attrib uite o Scho larios, t . VIII, Paris 1936, App. IV, JUGIE , Oeuvres complètes de Georges pp. 17 *·19 *. 179 PETIT. SIDÉR !DÈS. JUGIE , Oeuvres complètes, ci t., t. IV, Paris 1933, pp. 508·512. E su di essa si vedano le osservazioni, ibid., I, Paris 1928, pp. XIX-XX e IV, P· XXIX .
tav. 8
62
1\' . LE «VJSIO NES DA\IIELIS »
IV. LE «VISIONES DAI\:IELIS»
in un passo del suo trattato Contro l'errore degli Ebrei 180, ciò che combacia con le credenze chiliastiche di derivazione pseudo-metodiana del secolo XV.
... Ka;t ECTOV""t"!X' OL 'Acrcrvp'o' wç T] ii.~-t~-toç ""t"Tjç ila;À.riCTCTT]ç riva;pCil~-t1]""t"O' xc:d 1t!Xpa;À.ri(3wcr' 1toÀ.M.ç xwpa;ç ""t"i'jç 'AV!X""t"oÀ.i'jç EWç Xa;À.X1]ÒOVL!Xç ...
D. Il problema delle «stirpi bionde» nelle profezie di tradizione occidentale latina e slava Senza alcun dubbio l'Occidente conobbe molto presto le Visio n es storico-politiche dei Bizantini, o libri pseudo-profetici consimili, come la Sibilla Eritrea, la Sibilla Samia, il ÉpouaL uùv E~OOJ..LOV a(wva, l savi}òv yÉvoc; opiJ.TJ"tO:L 1tpòc; Bul:,av-c[~ ... Vis. Dan. gr. A, p. 44 Vas.· 136 Istr. xal xpaTf)O'EL E'JtL -ciJv 'E1t-cCÌ.Àocpov -cò savi}òv Ei}voc; hl] ES xal nÉv-cE (>. Non sappiam o purtroppo quando tali traduzio ni siano state fatte, ma una di esse (risale) certo (a) prima della metà del secolo XV. Si tratta soltanto di un brano inserito da Nestore Iskinder nella sua Povest' o Car'grad e (Raccont o di Costantin opoli) 206• Per renderei conto di quale testo abbia avuto tra le mani Nestore sarà opportun o porre a paragon e il testo dato da questo autore tradotto in italiano, con il testo, pure tradotto in italiano, della Visio Danielis greca nella sua recensio ne più diffusa e più comune nel secolo XV, tenendo ben presente che, a sua volta, Nestore deve aver utilizzato una traduzio ne palcoslava a lui preceden te. Purtropp o nessuno dei testi slavi della Visio Danielis, giunti fino a noi attravers o una tradizion e indipend ente, corrispo nde a quello utilizzato da Nestore, per cui la citazione di questo autore rimane l'unica testimon ianza dell'esist enza di un testo slavo della Visio Danielis di cui si è detto. L'esame di questa traduzio ne ci rivelerà che i Russi, ad un certo momento, hanno interpret ato questa profezia in funzione di una loro ideologia , quella detta della «terza Roma», secondo la quale il regno russo avrebbe dovuto prendere il posto dell'imp ero bizantino nel dominio mondial e 2ffl. Il 2
Cfr. n. 175. lsTRIN, Otkrovenie, cit., 1897, 4, I, pp. 84-100, 102-114 e 115-131 (prima, seconda e terza trad. slava dell'Apocalypsis Methodii); 1898, l, II, pp. 156-158 e 15~-~62 _(prima e seconda trad. slava della Visio Danielis; ma per la prima cfr. le ediZIOni alla n. 136); una terza, come ora vedremo, è citata da Nestore Iskinder. Per 1'Apocalypsis Methodii e le prime allusioni ad essa nella letteratur a mssa cfr S. H. CROSS, ~he Earliest Allusion in Slavic Literature to the Revelatio ~s of Pseudo-Methodzus, «Speculum» 4 (1929), pp. 329-339. Già nella Povest' vremmenych l~t (Racconto dei tempi passati, detta anche Cronaca di Nestore) del secolo XII, SI. accenna in due punti (alle «stirpi bionde,): a proposito delle tribù dei Cumaru e delle genti rinchiuse nelle montagn e boreali da Alessand ro il Macedone (cfr. Racconto d_ei tempi passati. Cronaca russa del secolo XII, a cura di HoLA PIA SBRIZIOLO, Tonno 1971, pp. 132 e 146). 206 Su que~to autore e il suo Racconto cfr. PERTUSI, La caduta, cit., I, pp. 261-266 e la b1bliografia ivi citata. 2ffl Su cui cfr. H. ScHAEDER, Moskau das dritte Rom. Studien zur Geschichte der politis~hen Theorien in der slavische n Welt, Hamburg 1929 (= >, 22 (1970); F. v. LILIENFELD, Russland und Byzanz im 14. und 15. Jahrhund ert, in Proceedings o/ the XIII Intern. Congr. of Byz. Studies (Oxford 1966), London 1967, pp. 105-115 = Suppl. Papers, Summari es, pp. 25-30 e partic. pp. 28-29; E. HoscH, Byzanz und die Byzanzide e in der Russische n Geschicht e, «Saeculum», 20 (1969), pp. 6-17. 208 PERTUSI, La caduta, I, cit., pp. 297-298. 209 ISTRIN, Otkroveni e, cit., pp. 126, 18-19 e 137,3-138, 2; VASILIEV, Anecdota, cit., pp. 44, 26-29 e 45, 11-46, 13. In calce diamo le varianti dei codici: B = Barber. gr. III 3; P = Patmiac. gr. 529; H = Harleyan . gr. 5734; K = Kutlumus . gr. 217; V = Vindob. philos. gr. 211 (58).
78
IV. LE «VlSIONES
E sorgerà il grande Filippo con diciotto popoli ed essi si raduneranno nella città dei sette l 5 colli, e scoppierà una lotta come non se n'è mai vista un'altra, e scorreranno per le valli e per le vie della città dei sette colli fiumi di sangue umano, e 20 il mare si agiterà per il sangue sino alla foce del Tes. Allora Vovus si lamenterà e Skerol·ath incomincerà a piangere e Stathorin dirà: 'Fermatevi, fermatevi, 25 pace a voi e vendetta per coloro che non ascoltano. Andate nella parte destra della città dei sette colli e troverete un uomo che sta presso due colonne con i ca30 pelli canuti, saggio e buono, che porta povere cose, dallo sguardo acuto, mite di animo, di media altezza, con un segno sulla gamba destra all'altezza 35 del polpaccio. Prendetelo e incoronate lo imperatore'. E quattro angeli, datori di vita, lo prenderanno e lo porteranno in Santa Sofia e lo incoronerann o impe-
DA~IELIS»
..~ e si leverà anche il grande Filippo con diciotto lingue ed ·e ssi si raduneranno a Heptalophos e faranno scoppiare una guerra quale non avvenne mai e scorrerà, come fiume, verso i portici e verso le piazze, il sangue degli uomini, e il mare si intorbiderà per il sangue fino agli stretti di Abido. Allora Bous ( = il Forum Bovis) griderà e Xerolophos ( = la collina del Forum Arcadii) piangerà e lo Stathorion dirà: 'Fermiamoci: pace a voi, a me basta questa vendetta sui sordi. Andate verso le parti di destra di Heptalophos e troverete un uomo che sta su due colonne, con gli occhi bassi, bianco (di capelli), giusto, misericordios o, con vesti povere, dallo sguardo severo ma di sentimenti miti, carico d'anni, che ha in mezzo al piede destro un cavicchio di canna. Prendetelo e incoronatelo imperatore. E quattro angeli, portatori di vita, lo prenderanno e lo
14 essi si raduneranno : saranno turbati K 14-15 a Heptalophos : nella città V 16 mai : mai così grande K 17 scorrerà: muoverà W 17-18 verso ... le piazze om. W 18 piazze : piazze di Heptalophos K piazze della città CD 21 agli stretti: alle profondità PW di Abido: dell'abisso KPHW 23 Xerolophos: Xerolaphos ABCD 24 piangerà: griderà C 25-27 lo Stathorion ... sordi: lo Stathorion dirà: 'pace a voi questa vendetta' R lo Stathorion dirà: 'Fermiamoci. Pace a voi (noi ABC), questa (è) la vendetta sui sordi' ABCD lo Stathorion rimarrà in attesa: 'Vi basti questa vendetta sui sordi' V allora si fermeranno i cavalli e una voce dal cielo griderà: 'Arrestiamoci, arrestiamoci. (Pace a voi, add. W). Basti a me questa vendetta sui disubbidienti ed i sordi' HW 27 andate: del resto andate KPH 30-31 con gli occhi bassi: in atteggiamento umile KPHW 34-35 carico d'anni : sarà pieno (d'anni?) ma splendente nel volto essendo un Elleno H 36 cavicchio: chiodo V dopo di canna add. e una voce da parte di un angelo annunzierà HW 38-39 portatori di vita: portatori di fuoco V om. H
IV. LE «\"ISIONES DANIELIS»
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ratore e gli daranno nella mano destra un'arma, dicendogli: 'Fatti coraggio e vinci i tuoi nemici' (cfr. Dan. 10, 19). Noi allora prenderemo l'arma dell'angelo per vincere gli Ismaeliti, gli Etiopi, i Frigi (o Franchi?), i Tartari e ogni altra stirpe. Ed egli dividerà gli Ismaeliti in tre gruppi: il primo lo vincerà con l'arma, il secondo lo battezzerà, il terzo lo scaccerà con grande furia fino a Edynodubnj (= ad una quercia?) e al suo ritorno si apriranno i tesori della terra, tutti si arricchiranno e nessuno sarà più povero, e la terra d~trà otto volte di più il suo frutto, le armi degli eserciti si trasformeran no in falci. Ed egli regnerà trentadue anni e dopo ciò un altro sorgerà da lui. E avendo previsto così la morte, andrà a Gerusalemme per con$egnare il suo regno a Dio ( cfr. I Cor. 15, 24); e dopo di ciò regneranno i suoi quattro figli : il primo a Roma, il secondo ad Alessandria, il ter-
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porteranno in Santa Sofia e lo incoronerann o imperatore e porranno nella sua mano destra una spada dicendogli : 'Fatti coraggio e sii forte e vinci i tuoi nemici' (cfr. Dan. 10, 19). Ed egli sollevata la spada licevuta dagli angeli colpirà gli Ismaeliti, gli Etiopi, i Franchi, i Tartari ed ogni altra stirpe. E gli Ismaeliti Ii dividerà in tre gruppi: il primo Io colpirà con la spada, il secondo lo battezzerà e il terzo lo inseguirà con grande coraggio fino a Monodendrio n ; e al suo ritorno si apriranno i tesori della terra e tutti si arricchiranno e nessuno sarà più povero, e la terra darà il suo frutto sette volte di più, e le armi da guerra diventeranno delle falci. Ed egli regnerà per trentadue anni, e dopo di lui regnerà un altro nato da lui per dodici anni. E questi prevedendo la morte andrà a Gerusalemme per consegnare il suo regno a Dio (cfr. I Cor. 15, 24). E allora regneranno i suoi quattro figli: il primo a Roma,
40 in Santa Sofia: nella santa chiesa di Dio detta Sofia W 43-44 fatti ... forte : fatti coraggio, Giovanni K fatti coraggio Giov>. Il sole si oscurerà e ci saranno segni nei cieli fino a 7600 anni, e allora (soltanto) Iddio Pantocratore ( che tutto domina) calmerà la sua ira. E poi sorgerà uno scettro come da un lungo sonno, creduto come morto, e sorgerà dall'Occident e e conficcherà la sua spada in Oriente, e la sua destra (leg. sinistra) verso le ossa (?) del Settentrione, e vivrà a lungo, e ci sarà una grande letizia in quei giorni; e farà risorgere degli uomini e costruirà molti altari in tutta la terra e tutto l'universo si riempirà d'oro e d'argento, e la fertile terra darà il suo frutto sette e cento volte, e si moltiplicherà il vino e l'olio.
=
42-43 Vis. Dan. gr. A, p . 44 Vas., 136 Istr. • Kat 1Cc:t't'ciJ;eL "t'Ò IJ.ELpciXLOV ... )),
ÉyEp~TJCTE"> nel terzo giorno nella capitale, anche se poi si ammette che venne scatenata contro gli Ismaeliti una «grande lotta>> a tal punto da annientarli. Ricordiamo, prima di tutto, che, secondo la relazione del Kitfìb al-' Uyun, un'antica profezia islamica avrebbe promesso la conquista della capitale ad un califfo portante il nome del profeta; ed era il caso di Maslfuna, il cui nome completo era quello di Sulaymàn bin ' Abd al-Malik Maslàma; in secondo luogo, che un'antica leggenda, riportata da Dionigi di Tell-Mahre e da Karamàni, vuole che Maslàma abbia costruito la cittadina fortificata di fronte a Costantinopoli, cioè Galata, e che di lì per sette anni abbia sferrato attacchi contro la capitale, finché, venuto a patti con Leone III, abbia ottenuto di visitare la città. Entrato a cavallo dalla Porta di Andrinopoli, vestito di bianco, cinto di due spade e con la lancia in mano, si sarebbe avanzato fino a Santa Sofia, poi ottenuto l'omaggio di Leone che gli avrebbe baciato la mano, sarebbe entrato nella chiesa sempre a cavallo, si sarebbe impadronito di una grande croce ornata di pietre preziose e finalmente se ne sarebbe ritornato all'accampament o accolto da grida di giubilo 214 • Non è da escludere che l'autore della profezia abbia avuto presente una leggenda consimile, diffusasi già alla fine del secolo VIII. Nel seguito della nostra Visio Danielis si afferma che ) e alla ricostruzione . Si noti che una posizione consimile nei confronti della donna «malvagia e straniera>> si ritrova anche nella Vis. Dan. gr. B e nell'Apoc. Meth. gr. E, oltre che, in modo diverso, nella Vis. Dan. sl. B. !in. 31-33, per cui è pensabile che anche queste versioni siano nate in un tempo abbastanza vicino al [periodo del] regno di !rene. Quanto segue nella profezia rientra nella tradizione degli scritti apocalittici: consegna dello scettro a Gerusalemme, avvento dell'Anticristo e fenomeni naturali conseguenti alla sua comparsa, tentativo dell'Anticristo di convertire a sé i popoli, comparsa nei cieli dei profeti Enoch, Elia e Giovanni il Teologo, uccisi poi dall'Anticristo, ritorno alla fede. Se la nostra interpretazione è storicamente corretta, occorrerà ritenere questa versione slava della Visio Danielis come rappresentante di una delle più antiche recensioni del testo greco originale, collocabile a poco dopo il tempo dell'imperatrice !rene (797-802). Di conseguenza questo testo è più antico, a nostro parere, del testo slavo e greco, di ongme siciliana, che ora farà seguito, collocabile nella sua forma più pura, secondo l'Alexander, verso 1'827-828, ma in realtà un po' più tardo, come vedremo.
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Sulla leggenda di Maslàma cfr. CANARO, Les expéditions, cit., pp. 80-102 e particolarmente 99-102.
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225
L. BRÉHIER, Vie et mort de Byz.ance, Paris 2 1969, p. 90.
96
IV . LE
IV. LE
Ecco l'altro testo della Vis. Dan. slava:
Visione del profeta Daniele sugli imperatori, sugli ultimi giorni e sulla fine del secolo p. 10 Sr.
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Venuto l'angelo Gabriele dal profeta Daniele disse parlando così: «Daniele, uomo ben accetto, sono stato mandato da te per annunciarti e mostrarti gli ultimi giorni. Riponile ( = queste parole) nel tuo cuore. Ascolta coloro che vogliono opporsi alle genti a causa dei loro peccati, perché essi vogliono vivere al di fuori di essi (?)». Dopo avermi preso l'angelo mi pose su di un alto monte, dove non c'era alcuna traccia umana, e l'angelo mi disse: «Riponile nel tuo cuore e ascolta». Ed ecco, quattro grandi bestie uscirono dal mare ed anche quattro venti. E dissi all'angelo: «Signore mio, chi sono queste bestie venute fuori dal mare?>>. E l'angelo disse: •Sono i grandi imperi negli ultimi giorni. La prima bestia, che hai visto simile ad un leone, è l'impero di Savr. Esso si solleverà contro l'altare e lo distruggerà, e terrà l'impero suo duramente e fortemente per ventidue anni e quando sarà finito con faccia impudente contro il sommo Dio. Egli rimuoverà il sacerdote dal suo trono e di Vaimij a causa di lui (?). E si leverà dalla sua stirpe e da questo impero uno che lo caccerà dal suo trono. Dopo tre anni tornerà l'imperatore, ma non lo ucciderà. E avranno paura i suoi maggiorenti. E sorgerà un altro l scettro dalla radice del suo trono e si chiamerà di nome Firnonum, il quale si darà questo nome di animale(?), e prenderà in moglie una donna della città di Jelad (= Ellade, Grecia). E sorgerà un altro scettro dal suo lombo, il cui nome si scrive nella scrittura greca con la prima lettera dell'alfabeto, ma che in lettere romane inizia con l'ottava lettera. Egli, regnando con sua madre, farà risuscitare i morti. E quando farà ciò con perfidia, sua madre porrà le sue mani su di lui, così come dissi io, Daniele, all'angelo: «Signore mio e principe degli angeli, ho visto questi corni: sono gli imperi romani. Essi sorgeranno negli ultimi giorni. oo•
35
p. 2 Lavr.
40
45
50
oo ·
20 p. 10 Sr.
p. 156 Istr. p. l Lavr.
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l Visione- secolo B(elgrade(n)se) om. K(utlumusiens e) 3-21 om. K, mutilo 6 ascolta-7 essi: traduzione congetturale, testo molto oscuro 16 espressione incomprensibile: «avendo tirato il suo vestito (o il suo cappello)» 17 espressione incomprensibile: «il vestito (o il cappello)» 27 madre K: madre Vasilia B i morti om. B 30 sono- romani K: è l'impero romano B essi sorgeranno K: esso sorgerà B
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Il primo corno, ponendo la mano sul proprio figlio, regnerà in seguito per cinque anni. Guai a te, Babilonia dei sette colli ( = Costantinopoli), perché regnerà in te colei che ha un solo seno (= l'Amazzone). Sorgerà un altro corno, un altro imperatore della stirpe Go fina ( = Gotica), che aveva il numero 812 (?), e il suo regno sarà solido e forte. Durante i suoi giorni poi apparirà un popolo vigoroso l e combatterà con lui; e questo popolo fuggirà davanti al suo cospetto, e poi questo popolo tornerà, poiché (l'angelo?) disse: «L'imperatore si indebolirà; renderà la sua anima in modo molto miserevole a causa della malattia». Allora sorgerà dal suo seme un altro corno, ma sarà di breve durata. E si leverà un altro corno che vivrà molto poco, ma più degli altri; e sorgerà un altro corno con il nome di un angelo ed egli possederà il suo (del suo predecessore) trono. Il quinto corno sorgerà e passerà sette anni, e poi sorgerà un altro corno dalla prima lettera imperiale. Mentre egli avrà il trono, apparirà un altro corno; bestemmierà contro l'Altissimo e per la sua bestemmia morirà miserabilmen te, e lo condurranno al Cacciatore ( = Kynegion). E dopo di lui sorgerà un altro corno sul trono, crudele all'inizio per tutti quelli del territorio del suo impero. Durante i suoi giorni sorgeranno quattro imperatori, due dall'Oriente, due dall'Occidente , quattro venti che uscivano fuori e turbavano il mare. Questi (imperatori) saranno così: si affronteranno in una battaglia furiosa e si taglieranno l'un l'altro come l'erba dei campi, e vi sarà molta confusione sulla terra. E si leverà l'imperatore dalla Città del sole ( Heliopolis, Baalbek) e li ucciderà e riporterà una vittoria gloriosa ed entrerà nella Settecolli e darà la pace agli uomini. E dopo questo massacro beati saranno coloro che sono morti nella fede. E invierà alle forze (?) e alle parti occidentali delle persone che in modo simile sono fedeli a lui e, arrivate queste nella terra ad occidente, gli abitanti della città chiamata Tyranidi ( la
=
=
31 ponendo K: dopo aver posto B 34 corno K: scettro B 35 812 B: 81218 K 4041 un altro como K: un'altra stirpe, suo figlio Gabriele B 42 como K: scettro B 46 apparirà K: dopodiché apparirà B corno K: stirpe di nome Edzla B 58 fede K: mia fede B 58 delle persone - 60 chiamata om B 60 Tyranidi, cfr. gr. Tvpo:wlc;: Tyinaridi K Turinidy, città Sradica ( = Sredié = Serdica [Sofia] B
000
000
3-10 cfr. Vis. Dan. slav., p. 156 Istr. (cfr. Dan. 10, Il sgg.) 10-14 cfr. Dan. 7, 2 sgg. e 17 sgg.
54-55 cfr. llis. Dan. gr. A, p. 46 Vas. >
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122 ed entrerà nella Settecolli K; nel primo git?rno qel me_se con:ente _di agosto passerà, Michail prenderà i_l pote;e tmP_erza!e e_ t montt c~mzn ceranno a fendersi, i pesci a monre net fiumt, e tl Stgnore sara con lui sempre, ed entrerà in Salonicco B 124 scettro K: scettro in Salonicco B 147 Sichuza K: nel villaggio di Chuza a Strumica K Secondo l'Alexander 227 , che ha studiato a fondo recentemen te le interpolazioni del codice di Belgrado, ci troveremm o di fronte a un interpolatore che, utilizzando la traduzione slavo-bulga ra più antica, avreb~e, ~er così dire, «bulgarizzato>> il testo, cioè lo avrebbe adattato ad una situazwne storica locale più tarda. Sempre secondo l'Alexander , (egli) avrebbe voluto fare riferimento al periodo 1078-1081, in cui, durante la spedizione di Roberto il Guiscardo, la Bulgaria si sarebbe ribellata contro Alessio I Comneno affiancando si al Normanno in sostegno del falso ex-imperato re Michele VII. L'ipotesi ci sembra ragionevole , anche se i dati storici sono applicabili alla profezia così interpolata in modo piuttosto approssi~ato. Più importante , ovviamente , è stabilire il significato della traduzi?ne slava non interpolata . Occorre notare, innanzi tutto, che mentre la pnma parte (lin. 3-77) non ha riferimento preciso ad una Vis. Dan. gr. conservata salvo qualche punto particolare in cui è possibile procedere a un p~ragone con un testo greco parallelo - ma anche in questo _caso ,il tes~o slavo dà una versione differente -, la seconda parte segue pnma l Homtl. de Vis. Dan. gr. attribuita al Crisostomo (lin. 78-119), pur con _fraintendimenti ed errori talvolta piuttosto grossolani, poi di nuovo la Vts. Dan. gr. A sino alla fine (lin. 121 e 124 sgg.), ma interpoland ola talvolta con l'Apoc. Meth. gr. A. Si osservi anzi che ad un certo punto il testo slavo (!in. . . 147-151) permette di integrare una lacuna del testo greco. E veniamo al significato storico. La profezia inizia in modo simile ad altre, cioè con l'apparizion e a Daniele dell'angelo Gabriele, il quale è incaricato di svelare il futuro del mondo e gli «ultimi giorni>>. Le quattro «grandi bestie>> ed i «quattro venti» sono certo deri;ati_ ~a Dani~le: e così pure la prima bestia «simile ad un leone>> è [pure] di ongme daruehca. Ma mentre nel Daniele biblico ed in molti testi apocalittici vengono elencate tutte e quattro le bestie (1. leone con ali d'aquila, 2. orso co_n tre costole tra i denti, 3. pantera con quattro ali e quattro teste, 4. bestia m~s.truos~ con dieci corna) - e in esse gli interpreti moderni identificano gh Impen 228 dei Babilonesi, dei Medi e Persiani, dei Greco-Mace doni e dei Seleucidi
159 figlio K: principe B
226 Cfr. ALEXANDER, Medieval Apoca/ypses , cit., pp. 1010-1017; Io., Les débuts des conquetes arabes en Sicile et la tradition apocalyptiqu e byzantino-sla ve, «Bolletti-
no del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani•, 12 (1973), pp. 1-37.
227 P. ALEXANDER, Historical interpolation s in the Zbornik Papa Dragolia, in Actes du XVI' Congrès Internationa l des Etudes Byzantines (Bucarest 6-12 sept. 1971), publiés par !es soins de M. BERZA et E. STANESCU, III, Bucarest_l976,_ pp .. 23-38: dai t~st1 ongmah 22l! Cfr. Dan. 7, 1-7 e il commento in La Sacra Bibbia tradotta
e commentata a cura di S. GAROFALO ·F. VATTIONI- L. ALGISI, II, Tonno 1964, pp.
104
IV. LE «VISIONES DANIELIS>>
-, nel nostro profeta si parla soltanto della prima bestia, «simile ad un leone» identificata con 1'> è certo da riferire al regno di Costantino V in cui, dopo il concilio di Hieria (754), imperversò il terrore contro gli iconoduli 230• II terzo imperatore, chiamato nel testo (e si tratterebbe del nome di un animale), avrebbe preso in sposa una donna di «Jelad>>, cioè dell'Ellade. Malgrado la stranezza del nome «Firnonum>> -derivato dal nome cazaro della prima moglie di Costantino V, di cui era figlio? -, non è difficile riconoscere in lui Leone IV (755-780), che sposò !rene, originaria di Atene. Il quarto imperatore è certo il giovanissimo Costantino VI (780-797) - la cui lettera iniziale del nome non è certo la prima dell'alfabeto greco né l'ottava di quello latino, come dice il nostro testo: ma si tratta, io credo, di una mascheratura voluta, così da impedire una troppo facile identificazione - che regnò sotto la reggenza della madre Irene. Che cosa voglia dire l'espressione: ; ma forse allude ai misfatti di Costantino VI perpetrati contro lo zio Niceforo e gli altri fratelli di suo padre, contro i suoi ex-sostenitori del tema (degli) Armeniac(i) * e contro soprattutto la moglie legittima Maria (questione moichenica). La serie degli «imperatori romani>> continua con una caratterizzazione non sempre fedele di coloro che 231 regnarono da !rene a Michele II e a suo figlio Teofilo • In effetti, già nel caso del «primo corno>>, l'espressione appare per lo meno strana, a meno che non abbia un significato ostile, come fu in realtà, in quanto !rene, opponendosi ai continui misfatti del figlio, lo fece catturare e accecare, divenendo così, attraverso un grave crimine, imperatrice unica sul trono di Bisanzio. II suo regno durò esattamente cinque anni (797-802), come dice anche il nostro testo, e l'espressione usata per designare la sua personalità dispotica (>, cioè Michele I, viene inserito un altro «corno>>, «che viVra ~olto poco, ma più degli altri>>, come dice il testo, mentre fra Staurakws e Michele I non ci furono altri imperatori. Michele I Rhangabé (811-820) era il cognato di Staurakios, ma dovette superare un complotto dei sostenitori dei figli di Costantino V per assidersi sul trono. Il quinto che dura per «sette anni» è certo Leone V (813-820), detto l'Armeno, ex-stratego degli Anatolici. Quello successivo deve essere Michele II (820-829), fondatore della dinastia amorica, il quale, subito dopo la sua elevazione al trono, fece incoronare il figlio Teofilo. L'espressione o allude al fatto che fu il fondatore di q~esta nuova dinastia di Amorion oppure al fatto che, appena eletto, emano un * Armeniaco A. 231 Su di essi e la loro identificazione cfr. anche ALEXANDER, Medieval Apocalypses, cit., p. 1000, n. 10, e In., Les débuts, cit., p. 12, n. 9.
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_ _ _I_V_._ LE >
decreto che interdiceva ogni discussione sul culto delle immagini. Certo, né Michele II né Teofilo poi, quando fu imperatore (820-829), furono favorevoli al ristabilimento del culto delle immagini, ma più [contrario fu] Teofilo che Michele II, in quanto nell'832 scatenò una nuova persecuzione contro gli iconoduli (>, sembrerebbe che il profeta voglia continuare la serie storica degli imperatori successi a Michele II e a Teofilo; e la frase, in realtà, potrebbe alludere, più che · al successore Michele III (842-867), al ribelle Tomaso, uno slavo dell'Asia Minore già compagno d'armi di Michele II, il quale cercò di farsi passare per il deposto Costantino VI e che venne incoronato imperatore dal patriarca di Antiochia (821). Alla fine di quell'anno giunse a porre un lungo assedio alla capitale, (ma fu) stroncato dalle forze militari fedeli a Michele II e dall'aiuto del khan bulgaro Omurtag (823). In ogni caso quanto è detto subito dopo sui «quattro imperatori, due dall'Oriente e due dall'Occidente>> e sulla lotta accanita fra di loro, e così pure sull'apparizione «dalla Città del sole» di un altro imperatore che eliminerà duramente i quattro precedenti contendenti, non ha nulla a che vedere con la storia. Si tratta di una reminiscenza della Vis. Dan. gr. A e della Sib. Tib. gr. e quindi di carattere nettamente apocalittico. Ciò malgrado, la storia riprende subito dopo, là dove si parla della conquista araba della Sicilia. I punti base che risultano da un'analisi di questo passo (lin. 58-77), integrato con le notizie date dalle fonti arabe e greche, secondo l'Alexander 233, sono i seguenti: l) L'imperatore bizantino (certo Michele II, verso 1'821-823, a seguito delle difficoltà create dalla rivolta di Tomaso lo Slavo con l'assedio di Costantinopoli) invia dei messaggeri nelle province occidentali (cioè in Sicilia e in Calabria). Questi arrivano a Siracusa e richiedono, molto probabilmente, nuove imposizioni fiscali per finanziare la guerra contro Tomaso. 2) Scoppia una ribellione a Siracusa, la città si divide in due fazioni ; a capo di una di esse si pone l'ex-turmarca della flotta siciliana Eufemio ed alcuni ribelli vengono uccisi. 3) Insorgono altri disordini a Siracusa: due ribelli (o meglio, due capi di fazioni) si scontrano ad Achradina, sobborgo a ovest dell'isola di Ortigia. Si tratta probabilmente di altri disordini verificatisi a Siracusa dopo il processo intentato contro Eufemio per aver sposato una religiosa, fomentati dallo stesso Eufemio. L'ex-turmarca della flotta riesce ad avere la 232
H ENNEPHOF,
233
AL EXAN DER,
Textus, cit., pp. 16-17 (testimonianza di Teofane Conti-
Medieval Apocalypses, cit., p. 1010 sgg. e Io., Les débuts, cit., pp.
107
meglio sui partigiani lealisti e a impadronirsi della città. Poi nomina [come] governatore di una provincia uno della sua fazione, chiamato Balata nelle fonti arabe, il quale, a sua volta, si ribella a Eufemio e cerca di impadronirsi del potere. I due si scontrano in battaglia nel sobborgo di Achradina: Eufemio è battuto e fugge in Africa per chiedere l'intervento degli Arabi Aglabiti (presso l'emiro Ziyadat-Allah di Qayrawan) in suo favore. 4) Da Siracusa viene una donna incinta, muore suo fratello ed ella dà alla luce un bambino ed è profondamente addolorata. L'allusione non è chiara, per l'Alexander 234, ma potrebbe trattarsi della sposa di Eufemio da lui abbandonata a Siracusa quando fuggì in Africa. 5) Gli Arabi Aglabiti (sott~ il comando di Asad) sbarcano all'estremità della Sicilia occidentale (a Mazara del Vallo, 17 giugno 827), devastano l'isola e passando per Calatafimi (Qal'at Euphimi, Castello di Eufemio) giungono a Mariani (probabilmente l'attuale Marianopoli a nord di Caltanissetta) e qui il ribelle (Eufemio), che accompagna le truppe arabe, riesce a consegnare ad essi la città. 6) Da Mariani gli Arabi marciano su Juennei o Jennei (Enna), dove tentano invano di impossessarsi della poderosa fortezza, dissuasi dall'intervento di rinforzi giunti in aiuto degli assediati. Fin qui le allusioni del testo della Visio. Ciò che può apparire strano è che in essa non si parli affatto dell'assedio di Siracusa dell'828, in cui a seguito di un'epidemia, che fece strage nel campo arabo, morì anche il qadi Asad, cosicché gli Arabi furono costretti alla ritirata. Questo potrebbe far supporre che la profezia sia stata scritta prima dell'inizio dell'assedio di Siracusa. Tuttavia la profezia non si arresta a questo punto, ma continua mutuando prima dal testo greco dell'Rom. in Vis. Dan. attribuita al Crisostomo (!in. 78-119), poi da quello della Vis. Dan. gr. A. (!in. 119-161). Qui, anzi, abbiamo una possibilità di controllo sul modo (in cui)* il traduttore slavo si è comportato nei confronti del testo originale greco, e risalta subito all'occhio dal paragone fra i due testi, che lo slavo molto spesso non ha capito affatto il greco : spesso traduce meccanicamente, travisando il senso o facendo dire addirittura il contrario di quanto è [detto] nel testo originale. Per l'analisi storica di questa parte sarà quindi opportuno basarsi sul testo greco, non su quello slavo. Qui gli Arabi appaiono come già padroni di una buona parte della Calabria e della Sicilia, e in particolare di Siracusa, pieni di tracotanza nei confronti dei Bizantini (affermano che «i Romei non avranno possibilità di redenzione dalle loro mani »). Ora, Siracusa cadde in mano araba dopo sette attacchi per mare e per terra nell'878. Di conseguenza la profezia, tal quale a noi è giunta, non è
* come A
Cfr. nuato).
1-37.
IV. LE « VIS IONES DANIELIS>>
234 ALEXAN DER,
Les débuts, cit., pp. 17-18.
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108
IV. LE «VISIONES DANIEUS>>
dell'827-28, come afferm a l'Alexa nder, ma di cinqua nt'ann i dopo. Anzi, di più di cinqua nt'ann i dopo, perché nel seguit o si precon izza addiri ttura la liberaz ione della Sicilia dal giogo arabo. ~ chiaro che tutto ciò è visto sub specie apocal ittica e per di più innest ando a questo punto la famosa leggen da dell'im perato re che risorge per vendic are l'onta della sconfi tta, ma non più a Costan tinopo li, come in altre Vis. Dan. gr., bensì a Siracu sa stessa. Infatti nel nostro testo greco- slavo si dice che gli abitan ti di Siracu sa trover anno •per rivelaz ione divina>> un uomo in mezzo alla città - e nel testo slavo prend e il nome di Stolke faleu, cioè di «capo della sedia» o -, lo condu rranno nel sobbo rgo di Achradina e lo incoro nerann o imper atore. E questi marce rà contro gli Ismae liti e si scontr erà con loro a Petrin o (o Petrin e; oppur e, second o altra lezione della Vis. Dan. gr. A. Perten e o anche, second o la versio ne slava, Perton ), dove, dice il nostro testo, > (testo greco) . In seguit o egli contin uerà la sua lotta contro gli Arabi, arman do una potent e flotta e invian do forze notevo li «nelle parti intern e roman e >> (testo slavo), oppure : (testo greco) , poi rappac ificher à le «barbe rossicc e (bionde)>> (testo slavo) o le (testo slavo) o •insiem e darann o la caccia a Ismaele>> (testo greco) . Quant o segue non si stacca molto dai testi consim ili già visti, in cui si parla della rappac ificazi one delle e abbiam o già fatto l'ipote si che in essi si alluda agli avveni menti verific atisi fra 1'863 e 1'885 ai tempi di Basilio I. Di conseg uenza la nostra profez ia greco- slava è da protra rre ancora nel tempo e da colloc are almen o alla fine del secolo
IX.
Qui non rimane da chiarir e che un punto: la localit à di «Petri no/Pet rine>> o «Perte ne» o «Perto n» 235 • Sul primo mome nto si sarebb e tentati di identif icarla con la «Petrine>> dell'/ti ner. Anton. , p. 96, a cui si fa corrisp ondere l'attua le sul versan te meridi onale delle Madon ie a sud di Cefalù . Ma a parte il fatto che tale cittadi na si trova a 1147 m., occorr e osserv are che non c'è traccia nella storia della conqu ista araba della Sicilia di una battag lia di una certa impor tanza nella zona di Petralia Sopra na (ma vicina ad essa è Geraci , conqu istata nell'840); inoltre qui si dice che _ >-
V. INTERPRETAZIONE DELLE , da Nestore Iskinder, ma nella forma (in cui)*** è giunta fino a noi. t probabile però che tra il secolo X e il secolo XV questo testo sia stato sottoposto a dei rimaneggiamenti per LÀL1t1tov (u~ov), oExa:ox-,;w Eilvn. etc.
Ma sia il testo della Vis. Dan. gr. A, sia il testo della Vis. Dan. gr. B hanno:
Vìs. Dan. gr. A, p. 137 Istr. ... xa:t
"trt.pa:xil-i)a-ov-,;a:L -,;à. E'w., xa:il-i}~Evrt. !1tt vo-,;ou yovla:c;.
Vis. Dan. gr. B, p. 140 Istr. -,;à.
xal iyEpiJf}aETm 6 fl.Éyat; > '
E lo storico arabo Baha'ad-Din Ibn Shaddad scrive tra l'altro: «Quanto all'esercito del nemico, essi prome ttevano prossima ai nostri esploratori e altri avamposti la venuta del re di Francia, gran personaggio riverito, uno dei loro maggiori sovrani, cui obbedivano tutti gli es~rciti , in quanto giungendo lui assumeva il supremo comando ... Il suo arnvo fece un'enorme impressione : arrivò con 25 galere piene d'uomini, armi e appa-
259
Cfr. p. 66). L'estoìre de Eracles empéreur et la conqueste de la terre d'autremer, in Recueil des historiens des Croisades, A, Historiens Occidentau.x, I, Paris 1844, pp. 155-156; GRoussET, Histoire des Croisades, cit., III. Paris 1936, p. 47. 1
260
118
V. INTERPRETAZIONE DELLE «VISIONES DANI_E_L_IS_>_>_ _ __ ~
recchi, e i Franchi dettero gran segni di gioia, tanto da accendere quella notte dei gran fuochi nelle loro tende. Questi fuochi erano impressionanti, di proporzioni tali da dimostrare l'immenso loro apparecchio ... » 261 • Si ricordi che oltre alle due profezie già dette gli storici inglesi ne aggiungono una terza turca: «Haec autem prophetia et astronomia Turcorum est, quod infra hoc triennium una pars Turcorum gladio peribit, altera fugiet ultra arborem siccam, tertia vero baptizabitur» 262 È possibile dunque che il ••grande Filippo» sia da identificare con Filippo II Augusto, re di Francia, ma come capo di una Crociata in Oriente, non come conquistatore di Costantinopoli . 2) Potrebbe trattarsi di Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI (re)* di Germania (e aspirante al titolo imperiale), diventato, dopo la morte di Tancredi (1194), re delle Sicilie, il quale sposando !rene, figlia di !sacco Il, aveva sollevato pretese al trono costantinopolitano (dopo il 1195) presentandosi come vendicatore di !sacco II, deposto e accecato; [e fu] Filippo di Sevia [che] fece pressioni sui Crociati nel 1202 perché riponessero sul trono di Bisanzio il principe Alessio III Angelo, figlio di !sacco II, e quindi suo cognato, riparato in Occidente dopo la morte del padre suo; ma, come è noto, la storia della conquista di Costantinopoli nel 1204 vide poi sul trono Baldovino I di Fiandra e di Hainaut 264 • Di conseguenza (ci)*" sembra difficile che il «grande Filippo» sia da identificare con Filippo di Svevia. 3) Potrebbe trattarsi di Filippo di (Courtenay) ***, figlio di Baldovino II, imperatore titolare latino di Costantinopoli. Con il trattato di Orvieto tra il papa Martino IV, Carlo d'Angiò e Filippo di (Courtenay) *** (3 luglio 1281) si addiveniva a un progetto di restaurazione dell'impero latino, e nel 1282 Carlo d'Angiò, con gli alleati Giovanni di Tessaglia, Stefano Uros Milutin di Serbia e poi Giorgio I Terter di Bulgaria, cercò di procedere alla r:iconquista di Costantinopoli; ma l'impresa venne stroncata ai suoi
* imperatore A **mi A *** Taranto A 261
Nella sua opera An-nawadir as-su/taniyya wa 1-mahasin a/-yusufiyya (Gli aneddoti sultaniali e le virtù giuseppine), in F. GABRIELI, Storici arabi delle Crociate, Torino 1957, pp. 199-200. 262 Gesta regis Henrici II, cit., pp. 52-53; Chronica Magistri Rogeri, cit., p. 356 (che aggiunge Graecorum prima di Turcorum). 263 ( Cfr. S. K.rNDLIMANN, Die Eroberung von Konstantinopels als politische Forderung des Westens, Wiesbaden 1975). 264 BRÉHIER, Vie et mort, cit., pp. 294-297; 0STROGORSKY, Storia, cit., pp. 370-373.
V. INTERPRETAZIONE OELLE « VISIONES DAMELIS»
119
inizi a causa della rivolta di Palermo (Vespri Siciliani) contro gli Angioini, sobillati da Pietro III d'Aragona e sostenuta da Michele VIII Paleologo 265 • Ma anche questa ipotesi ci sembra fragile, perché questo tentativo fu di breve durata e non sembra che abbia avuto una particolare risonanza a Bisanzio. 4) Potrebbe trattarsi infine di Filippo VI di Valois, re di Francia (1328-1350). Non si dimentichi che questo re, benché non sia mai stato in Oriente e non abbia mai partecipato ad una crociata, fu al centro di una campagna propagandistica in favore di una grande spedizione contro i Turchi. A lui il papa Giovanni XXII indirizzava le sue bolle (1330-1333) per la liberazione della Terra Santa e lui stesso, Filippo, si crociava a Melun (25 luglio 1332); a lui dedicava il suo Directorium il domenicano Brocardo, (o (Burcardo) o Guglielmo d'Adam) che aveva preso parte attiva all'unione tra la chiesa armena e quella latina ed era vissuto a lungo, predicando la fede cristiana, in zona orientale, nel 1332; a lui, nello stesso anno, Marin Sanudo Torsello * inviava il suo Liber seaetorwn fideliwn Crucis, che era un vero e proprio manifesto in favore della crociata 260 , e quasi contemporaneamente il Sanudo aveva informato con lettere (1324 e 1326) l'imperatore Andronico II Paleologo della promozione dell'impresa, e questi nel 1327, già alla fine della sua vita, aveva espresso il suo desiderio di addivenire a un accordo per una nuova unione religiosa. Nel 1332 suo figlio, Andronico III, che aveva sposato Anna di Savoia, si fece rappresentare alle conferenze di Rodi dagli inviati di Venezia e concluse un'alleanza con Venezia e con i cavalieri di Rodi contro i Turchi. Fu a questa alleanza che aderì anche Filippo VI nel 1334, e con lui il papa Giovanni XXII c il re di Cipro 267 • Nello stesso periodo di tempo, come ci informa Burcard, si era
* il Vecchio A 265
BRÉHIER, Vie et mori , cit., pp . 328-329; OsTROGORSKY, Storia, cit., pp. 370-373. Cfr. Brocardus, (( ?)), Directorium ad passagium faciendum, in Recueil des historiens des Croisades. F. Documents arméniens, II. Paris 1906, pp. 367-370; la dedica è •ad serenissimum principem et dominum dominum Philippum, Francie regem illustrem », in cui tra l'altro si dice: •De Celsitudinis vestre sancto proposi!?, domine mi rex in Romana curia fama celebri divulgata, exultat et JUbtlat orb1s totus, quod scÙicet ... pro emulacione Jegis, pro zelo fidei, pro liberacione terre Christi sanguine consecrate, sumitis bellum Dei ... » (ibid ., p. 368). -Marino Sanudo ... dictus Torsellus, liber secretorum fidelium Crucis super Terrae Sanctae recuperatione et conservatione, in (J.) BONGARS, Gesta Dei per François, Il, Hannoverae 1611, II, pp. S-6 e 303 (ep. XIV). L'opera, composta fra il 1306 e il 1321, era stata dedicata al papa Giovanni XXII (cfr. F. STEFANI, Della vita e delle opere di Marin Sanudo Torsello,