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Italian Pages 208 [211] Year 2009
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edizionLI)edalo
© Quercus Publishing Pie 2007 Titolo originale: 50 philosophy ideasyoa rea/ly need to know Edited by Keith Mansfield Traduzione di Roberta loli Grafica di Patrick Nugent Editing scientifico di Elena loli
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©novembre Dedalo srl · . . . . . .2009 . . . Edizioni . .· . . .· ...•.·• ·.. . , .· .... •. Pril'lìa ristampa: dicembre 2009 .· · .
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Viale l..uigi Jacobinì 5, 70123 Bari- WWIIII.edizÌonidedalo.it ·.·
• flo{ùrne dì pagine 208, cartaBi;;mco qffset, gr. 120
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Per gran parte della sua lunga storia, la filosofia ha avuto a che fare con individui . . pericolosi, armati di idee altrettanto pericolose. A causa delle loro teorie ritenute sovversive, Descartes, Spinoza, Hume e Rousseau, per ricordarne solo alcuni, sono stati minacciati in vario modo, ora colpiti da scomunica, ora costretti a rinviare la pubblicazione delle proprie opere, ora privati della possibilità di avanzamenti professionali, ora esiliati. Si può inoltre citare l'episodio a tutti noto dello stato ateniese,·. che considerò l'influenza di Socrate cosl perniciosa da condannarloa morte. Al. giorno d'oggi, non sono molti i filosofi ad essere giustiziati per le loro opinioni, e ciò ci dimostra, in modo preoccupante, come sia venuto meno il senso del pericolo. La filosofia è attualmente considerata la disciplina accademica per eccellenza, e i suoi cultori sono dipinti come asserragliati nelle loro torri d'avorio, distaccati dai problemi della vita reale. Questa caricatura è per molti aspetti lontana dal vero; le domande della filosofia sono probabilmente sempre profonde, spesso difficìli, ma certo sono anche importanti. La scienza, per esempio, ha la capacità di offrirei gio· cattoli meravigliosi, dai bebè su misura ai cibi geneticamente modificati, ma sfortunatamente non ha fornito - e non può fornire - il libro delle istruzioni. Per decidere ciò che dovremmo fare, e non ciò che possiamo fare, dobbiamo rivolgerei alla filosofia. Talvolta i filosofi. sono trascinati dal semplice piacere di ascoltare i propri cervelli in funzione (cosa che, difatto, può essere divertente), ma più spesso·. accade che essi facciano chiarezza su domande che dovrebbero interessare tutti.. Sono esattamente queste le domande che il nostro libro vuole indagare e. comprendere. '
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In occasioni come questa gliautori, di consuetudine, riservano ad altri gran parte ·..• del merito e a se. stessi le responsabilità in negativo; una consuetudine, forse, · stranamente illogica (poiché merito e biasimo vanno sicuramente ·•.· così da risultare difficilmente encomiabile in un libro di filosofia; secondo lo spiritq dLP.G. Wodehouse, che ha dedicatoJlcuore diun · ·. · ·. · . sua figlia, «senzaJa cui immancabile partecipazione e. ilcuì . . .. . . . . . .·.. .. .· .. . ....· ·· · · mio libro sarebbe stat() terminato nella metà deltempo», è per me un piaç.ere ~- .· · . ··· ···• . . . · · .. · segnare ad altrì ahnenopartedel meritb.ln partiçolare, so11olietodiricorioscete ·.. · · .· . . · · · .· ..· ...•. \ .... ·..•.. il mio debito nei confronti di Keith Mansfield, editor sempre zelante e dibPn ·.· .· .... · ·. . •..·..· ····· ·· · · ·. •·· . umore, .a. cui devo t\ltte re linee aerrempo ~ g~n parte delle cirazionh P~id~w .· .· · ...· · · •· ·•·• < ••·•· ····•• ............ · •·.••.• ·. · •• inoltre .rii\grazìare iltnio editore 1 Ric}1ard Milbank, per la sua indefèss~ fiducia è •• ·• ...•.·•·· ••.•. •.·. • ·•.•.•.•. .·. • ; •• . • •• . ·n suo sostegno. E il mio più g~nde ril1grazìamentò va ·a mia moglie Gertddìn~. e ••. •.· ;•.•. ••.•••.•. .· ·.· ••·...·. ·.•• · •· ·• · · •. . . . · · allefiglie Sophìe e Lydia, senza la çui imro.a1lcabile partecipaziofie... . . • .··. ··.· .· ·· .·.· · · ·· ·· · ·· ··•.··.. · · '
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• Come facciamo a vedere (e udire e odorare) il mondo? La maggior parte di noi suppone, in maniera acritica, . che gli oggetti fisici che ci circondano siano più o meno così come li percepiamo, ma rispetto a questa comune idea vi sono problemi che hanno portato molti filosofi a chiedersi se, di fatto, osserviamo il mondo estento direttamente. Dal loro punto di vista, abbiamo un accesso diretto solo a «idee», «impressioni» o (con terminologia moderna) «dati.sensibili» .. Nel XVII secolo il filosofo inglesejohn Locke.si servì di una celebre immagine per spiegare proprio questa intuizione: l'intelletto umano, secondo la sua definizione, è come· «un ripostiglio interamente isolato dalla luce, nel quale · • . .siano state lasciate solo alcune piccole aperture per consentire .l'ingresso di sinlilitudini visibili del mondo esterno, · · . o idee delle cose esterne». · · .
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·.. Vi è però unpìccolo ostacolo alla concezione dilocke. Possiamo supporre che · · ·. ··.·le ìdeeche penetrano nel rìpòstiglio siano rappresentazioni piuttosto(edeli delle · · cose esterne, ma· alla fine è· necessaria uti'ìnferenza per stabilire se le nostre rap- · presenta~ioni. interne corrispondano perfettamente agli oggetti esterni, o .. ·· .vìceversaanessuno •. Le nostre idee, che sono tutto ciò a cui abbiamo un accesso · • ·. · ·. ·. diretto, forutano un imperiertabile «Velo della percezione»· tra Mie il mondo· . . . . . . . . . ... . . . . . . . . . .. .. . .;o'iè~cart~s,leiblllz' • · . · ... · · ,' ', ,--,:,·,,,,,,','·':','-- ,, ,, >' ',•_"-,''
-; -..-···- ,, ',' ,',•> .· .·•.· · · · L~ tecnicadì.usart;una falsa lgiùstlfi~abile,.è ben !lot~a chiunqllè abbia famìliariiàcpole ppere .· .•. · · ·••·• ·.· · •· • ..·. di $hakespèare. Nella Comi'Jieqla degJ(efrorJ; per e~empi6, Ci sono ..... . . · ben•due coppi!l di ·9emellì identici: An~iptloll,ts !l Otornip çli,Siraçusa e · • ·.· ·.. .·.· · •· · · •·•.·Antipholu~ e Oro mio di f:fesp,sèp~!'ati allà·. nascita(:lur~nté ..\Jn na11fr~gio •••• · .·.• ','\··.·,..·;.--.·.· ' . •. · Shakés!)eì:Ù'e Usa la lorç Pteserì2:
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uno status elevato rispetto a tutto.ciò che si trova nel mondoestetno.lnterminime. tafisid, egli concepì lamente come un'entità del tutto distinta, cioè come sostanza · . mentale, la cui natura fondamentale è il pensiero. Ogni altra cosa è materia, o sostanza materiale, la· cui caratteristica essenziale è l'estensione spaziale, cioè . cupare uno spazio fisico. Egli individuò pertanto due regni distinti, uno di menti immateriali, con.proprietà mentali come il pensare e ilsentìre; l'altro di corpi ma-. . . .. ·. teriali, con proprietà fisiche come la massa e la forma, Fu proprio qmist()dtratto ··... ·· · · della relazione tra mente e corpo, noto come «dualismo sostanziale», che.Gilbert .· bandlcome. «H dogma del fantasma nell~' .tn.acchina» (sivedail riquadro). ·.·· · ·. Ryle . . . . . . . . . . . .
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Problemi perii dualismo Il desiderio dibereèla causapercuiilmio •·•·· .·.. · braccio solleva il bicchiete;·.una puntina da. disegno.con;fìccàta{)el.miò piede è··. ·.··. ·.· · ·.. la caus(l che mLprocura sofferenza. Mente e corpo (così sUggerisce il senso ·. ··. .•. ·. · •· •. . conwne) .· intera.gìscono: eventi mentali derennìi1(lno ~tti fisìei, e viceverJa. M~ ··· ····.· ·•· ·.·la necèssità di una rale inter3Zi0 ne solleva ìmmedi~tameJite (iùbbì s':llquadrq ···•·.···· · • ·.. ··. •· ·".
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proposto da Descartes; è un principio scientifico ' Secondo il dogma del · fondamentale quelloper cui un effetto fisico rifantasma nella macchina... chiede una causa fisica, ma rendendo mente e esistono corpi e menti, si corpo essenzialmente differenti, Descartes ha reso interazione. verificano processi fisici e . impossibile questa .
processi mentali, vi sono cause meccaniche e cause mentali di movimenti corporei.'
Egli stesso riconobbe il problema e comprese che sarebbe stato necessario l'intervento di Dio per . giustificare la necessaria relazione causale, ma fece poco altro per risolvere la questione. Il con1 temporaneo e seguace di Descartes, Nicolas Malebranche, ne accettò il dualismo e vi aderl per cimentarsi con il problemadella causa. La sua sorprendente soluzione fu di sostenere che, di fatto, non vi sia interazione: in ogni occasione in cui sia richiesta una congiunzione di eventi mentali e fisici, Dio agisce in modo che essa si verifichi, creando così l'apparenza di causa ed effetto. Per la sua ingenuità tale dottrina, nota come (:lj proprjetil. p~r ~abifin;f UO ii . · · Bon 0 noncdio~ide con Pau l Hewson. Ma egli ·..· dualismo tra fatti fisici~ ~~n fisictln realtà, . ____ ,,,,,-,,.__,,_,_,,, ____ ·.• di fattolo è, e duo~wa.guah::osa non IJa ... ·. ··•·• . . . . .·see6ndo.h:iroviè un solotlpodìfattl,quelli.· · .·.·.· ..... funzipnato nell' argori\eritazibl)~lf ~rCJblema. . \fisici, a cufpòssono es~~reassegnatè;diyarse ·. · .·i < è ~&vllto ··aiJacosiddetta.lé!U~ci~-_->
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tamentismo, nella classica formulazione ···· · di Gilbert Ryle {si veda p. 29), aveva vacillato sotto i colpi di numerose fatali obiezioni ben prima della comparsa di Searle; oggi l'importanza del comportamentismo consiste piuttosto nell'aver dato vita a una dottrina che è probabilmente la teoria della mente più ampiamente accettata: il funzionalismo. Compensando molti dei difetti del comportamentismo, il funzionalismo afferma che gli stati mentali sono stati funzionali; un certo stato mentale è infatti identificato come tale in virtù del ruolo o della funzione svolti in relazione ai diversi input (le cause che generalmente lo provocano), agli effetti che esercita su altri stati mentali e ai diversi output (gli effetti sul comportamento). Per usare un'analogia col computer, il funzionalismo, come il comportamentismò, è una «soluzione software» alla teoria della mente: esso cioè. definisce i fenomeni mentali in termini di input e output, senza considerare l'hardware (dualista, fisi- • ca lista o altro), sul quale il software sta girando. Il problema, naturalmente, è ·· · che concentrarsi su input e output minaccia di ricondurci dritto filato nella stanza cinese. , ,
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•• Ehi ragazzo, Theo ha problemi con l'automobile che ha comprato aajoe! Thtto è cominciato con piccoli inconvenienti, la serratura di una portiera da riparare, alcune sciocchezze nelle sospensioni posteriori, insomma, il solito. Poi sono sorti problemi più grossi, prima la frizione, poi il cambio, e inime l'intero sistema di trasmissione. Faceva un mucchio di strani t'umori, cosicché l'auto passava ormai la maggior parte del suo tempo dentro l'officina. Si andò avanti così, e ancora avanti... Incredibile. «Ma non così incredibile», pensò mestamente Theo, «come il fatto che la macchina ha solo due anni e ora ogni singolo pezzo è stato sostituito. Ehi, guardiamo la faccenda dal lato positivo: forse ho un'automobile nuova!». Theo ha ragione? O è ancora la stessa auto? La storia dell'automobile di Theonella tradizione, la nave di Teseo- è uno dei tanti paradossi usati dai filosoft per testare le nostre idee sull'identità di cose e persone nel tempo. Sembra che le nostre intuizioni in quest'ambito siano spesso forti, ma contrastanti. La storia della nave di Teseo fu raccontata dal filosofo inglese Thomas Hobbes, che la elaborò ulteriormente. Per riprendere la versione di Theo ...
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I.: onesto ]oe non era all'altezza del suo nome. Gran parte dei pezzi che aveva sostituito nell'automobile di Theo funzionavano ancora, e alcuni che non funzionavano erano .stati aggiustati. Aveva salvato le parti vecchie e le aveva adattate le une alle altre. Dopo due anni, aveva assemblato una copia esatta dell'automobile di Theo. Egli pensava. . fosse una copìa; o era forse quella diTheo? .
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·Crisi di identità
QuaLè l'auto originale ?Quella che ha ora Theo, costi• tuita interamente di pezzi nuovi, o la versione dìjoe, costituita interamente delle parti origìnaliJ .· . •·.
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nave di Teseo · ·.· 41 · Dipende probabilmente a chi lo si chiede. Qualunque sia l'identità dell'automobile, essa nel tempo non è netta e precisa come vorremmo. Non è solo un problema diàuto e navi. Le persone cambiano enormemente nel corso di una vita; fisicamente e psicologicamente, ci può essere molto poco in comune tra un bambino di due anni e il vecchietto di novant'anni che ha preso il suo posto ottantotto anni dopo. Sono dunque la stessa persona? E se lo sono, ' cosa li rende tali? E una questione importante: ad esempio, è giusto punire il novantenne per qualcosa che ha commesso settant'anni prima? Che dire se non lo ricorda più? O ancora, un medico dovrebbe permettere di morire al novantenne che ha espresso quel desiderio quarant'anni prima, quando era una persona (presumibilmente) diversa? Questo è il problema dell'identità personale, che per secoli ha impegnato lariflessione dei filosofi. Quali sono le condizioni necessarie e sufficienti affinché una persona sia la stessa anche dopo un certo intervallo dì tempo?
Animali e trapianti di Cel'vello
Secondo il senso comune, l'identità personale è una questione di biologia: io ora sono quello che ero nel passato poiché sono lo stesso organismo vivente, lo stesso animale umano; sono cioè collegato a un corpo particolare che è un'entità organica singola e continua. Ma immaginiamo per un momento un trapianto di cervello (un'operazione che possiamo supporre rientri nell'ambito della futura tecnologia), in cui il tuo cervello sia trasferito nel mio corpo. Intuiamo sicuramente che tu avrai un nuovo corpo, non che il mio corpo avrà un nuovo cervello; se è così, sembra che avere un particolate corpo non sia una condizione necessaria di sopravvivenza personàle.
Tale considerazione ha indotto alcuni filosofi a ripiegare dal corpo al cervello, af- · fermando che l'identità è connessa a quest'ultimo, e ciò si accorda perfettamente .. · · con la nostra intuizione relativa al trapianto di cervello, ma ancora non basta. · Quello.che ciinteressa è ciò che supponiamo emani dal cervello, enonl'otgano fisico in sé. Mentre infatti non sappiamo come l'attività cerebrale dia vita alla· coscienza o all'attività mentale, ben pqchidub!tanoche ilcervellosia in qualche · · modo alla base di tale àttività. Conside.randociò che fa sì che io sia io, sembra · . · · ···chea costituirmi siaiÌ «software,; di esperienze, memorie, opinioni, e non I'«hard- · · . "
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fatto g~nera/e,ricordasse solo di aver preso la bandier~ e non di es~ere stat~frustato. .
er i .iàpre un ~ml>itodi disè:tissioneil1terà~e!lte ·Non c'è limite alla distet~lÙ! dei mutanti: essi ·. ·.• nuovb; ~~che inquestò caso, t~riJ>poste . · ·...·. ...••...••. possono ri~avare piacere da qllàlcosache!l.·· •.•· ( ,--~
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ie altre mentt · . ·. •47 · ' Se la relazione tra avere un corpo umano e avere un certo tipo di vita mentale fosse contingente come implica la spiegazione caJ•tesiana della sarebbe facile ... concepire di un tavolo l'essere sofferente come lo è di un'altra persona. Il punto, naturalmente, è che non è così. '
La critica frequente a questo argomento è che esso comporta un'inferenza o un'estrapolazione a partire da un solo esempio (la mia mente). Immaginiamo di trovare un'ostrica con una perla all'interno e di dedurne che tutte le ostriche contengono una perla. Per ridurre il rischio di questo tipo di errore, bisogna controllare numerose ostriche, ma ciò è esattamente il tipo di azione che viene esclusa nel caso delle altre menti. Ha osservato Wittgenstein in proposito: ·· _, ''irnport· ..... ;....·......· ·•· ·. "·'''· ··': '\.··.·.·.''• • > · ...... ·· "" '", . ',·aot.;.~ --·"' ,"1ff(~f''"''' .· >'> '.· ' )' ' " " ' >.··_.•._·,.·\·.'.:;.'.,:. ,•.:\.·.'':.·· . . ·.· .: ·~-":< :··
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divise da molti di noi. Da un lato èrediamo dì vivere in un mondo fisico che può essere pienamente spiegato solo attraverso le leggi scoperte dalla scienza: un mondo di f~tti oggettivi da cui H valore è escluso. D'altro lato ci accorgiamo che · nel formulare giudizi morali, per esempio che il genocidio è sbagliato, stiamo ·. enunciando qualcosa di vero sul mondo: qualcosa che possiamo. sapere e che. · . sarebbe comunque vero, indipendentementedainostrisentimenti in proposito..· Ma questi pUnti .di vista appaiono incompatibili se accettìarno la legge di Hume; . e se non possiarno.radicare.le nostre valutazioni morali nel mondo.senza valori · descritto dallasciema, siamo evidentemente ticaèciati verso i nostri stessi sen·. ·····. ·. tìmenti e le nostre preferenze e dovremmo guardarein noistessLper trovare .l'o~. · rigine dein()stri giudizi Ir(or:~.li. Hurnè stesso era consapevole delle Implicazioni· ...• della propriateÒria, credeva che ad éssa fosse.stata tributata la giusta a6· .· .· . ·
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