Croce - La Rivoluzione Napoletana Del 1799, Biografie, Racconti, Ricerche (III Ediz. 1912) [PDF]

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SCRITTI DI

STORIA LEnERARlA E POLITICA

II

BENEDETTO CROCE

LA

RIVOLUZIONE NAPOLETANA

DEL

1799

BIOGRAFIE, RACCONTI, RICERCHE TERZA EDIZIONE AUMENTATA

GIUS.

BARI LATERZA & FIGLI

TIPOGEAFI-KDITOEl-LIBBAI

1912

PBOPBEETÀ LSTTEKARIA A

NORMA DBLLE VIGENTI XBGGI

Stampato in Trani, col

tipi della Ditta

Vecchi e C.

Tipografica Editrice

all'amico

GIUSEPPE OECI IN

RICORDO DI COMUNI STUDI GIOVANILI

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

fatti

I

accaduti in Napoli nel 1799 sono una delle

parti più note,

derna storia Chi larità,

e

si

si

e,

quasi direi, più luccicanti della mo-

d' Italia.

faccia a cercare le ragioni della loro popo-

hanno sempre destatp, esame con qualche ampiezza di ves'accorge subito che quei fatti non fu-

e del vivo interesse che

accinga a

duta storica,

tal

uno svolgimento importante e originale. Nello stesso anno Novantanove i più accorti patrioti chiamavano la loro rivoluzione una rivoluzione « passiva »; e il Saggio rono

la

conseguenza o

stoìHco di Vincenzo

mente questo

la catastrofe

Cuoco doveva poi

illustrare larga-

come in altre movimento d'idee

giudizio. C'era in Napoli,

parti d'Italia e d'Europa,

e di fatti contro

i

un vivo

resti del

clesiastico, e l'aspirazione ciale,

di

feudalismo, laico ed ec-

a un maggior benessere

con l'appoggio della monarchia,

la quale,

so-

da oltre

un mezzo secolo, era entrata risolutamente nella via delle riforme.

La mutazione

d'indirizzo politico

del

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

vili

governo, pel contraccolpo degli avvenimenti cia,

non poteva non contrariare

dice lo spirito

tempi, ossia

dei

sentimenti

i

Fran-

di

lunga ciò che

alla

si

una

di

grande e miglior parte della popolazione. Senonché,

immediatamente, solo un piccolo manipolo ad atteggiamento

ostile, e

fu spinto

trovò alleati nei giovani e

E una

nei malcontenti d'ogni sorta.

società

segreta,

sorta per istigazioni francesi, raccolse insieme le forze rivoluzionarie, che andò disciplinando.

Ma

intervenne

pronta, severissima, la repressione; molti dei

cospi-

ratori furono colpiti con la morte, col carcere o

scamparono con

la relegazione; altri

con

recan-

la fuga,

dosi in Francia e poi nelle città italiane via via con-

quistate dalle armi

francesi.

A

Napoli, non

potè

si

tentare nient'altro di concreto; e per quanto

se-

si

guitasse, da parte del governo, a sospettare, a carcerare, a processare, tutta quell'attività di tribunali statari riuscì vana, per

— Ci

teria su cui lavorare.

plicazioni

Francia e

internazionali: dell'

Sicilie, e

un intreccio

le

di di

interessi opposti

relazioni di

commercio con

Francia ad escludere

porti napoletani, in

aiuto per

poliziotti

e

ma-

comdella

Inghilterra ad assicurarsi l'unadi fronte

all'altra favorevoli la

volle gli

di

mancanza

le

l'Inghilterra

due dai

questa trovava appoggio ed

cui

operazioni

militari

nel

Mediterraneo;

una guerra provocata stoltamente, o perfidamente re di Napoli; una se-

fatta provocare, dall'inconscio rie di

sconfitte, nelle

l'insipienza di

quali rifulse

un dotto

in

modo

ufficiale austriaco,

classico

che poi do-

veva riuscire esiziale anche alla sua patria;

la

con-

sequente occupazione francese; tutte queste e simili

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

avvenimenti inaspettati

complicazioni ed

IX

ci

per dar vita a una repubblica democratica lia

vollero, nell'Ita-

meridionale.

E

quella repubblica, passato

il

e di sbalordimento,

si

entusiasmo

primo momento

La sua situazione era, in non poteva

e senza forze.

tradittoria e disperata. Essa

non a patto ressi,

di

di

trovò senza radici verità,

con-

sostenersi se

formare intorno a sé una rete d'inte-

con l'abolizione totale del feudalismo, con

la

li-

quidazione della proprietà ecclesiastica, col garantire le

carte dei banchi, e col fare

mutazioni che

si

durante

il

pizie,

compirono

insomma

tutte quelle

poi, in condizioni più pro-

decennio francese e costituirono

la

base del governo murattiano. Per ispiegare questa attività, aveva bisogno di un esercito, che la difendesse e garantisse, e

le

procacciasse la calma neces-

Ora, l'esercito non

saria.

forze nazionali, che o

poteva crearsi subito con

non erano mature

plebi delie città e delle

campagne,

contro. Unico appoggio, dunque,

il

zione francese, che aveva aiutato

mare

repubblica,

la

come

essi

penetrare in Napoli, e alla cui

avrebbe dovuto crescere e

i

era un

Il

di

occupa-

patrioti a procla-

ombra

rafforzarsi.

appoggio precario;

arbitri,

cie e

le

il

aiutato

a

nuovo Stato

Ma

sempre

quel corpo sul

punto

richiamato sui teatri delle guerre europee,

contribuzioni, con gli

come

erano volte

si

corpo

l'avevano

francese, fuori delle linee militari, di essere

le

o,

le

attizzava

impediva

la

suo restare e

le

d'altra

di

suo partire

parte,

d'ogni

insurrezioni

formazione

il

e,

spogliazioni

con

le

sorta, con

delle

Provin-

un esercito nazionale. recavano pericolo

di-

X

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

verso,

ma

eguale \ In verità, se

avuto

avessero

piena

coscienza

Napoli

patrioti di

i

della

situazione,

e

avessero seguito T istinto della propria salvezza, una

presentava semplice e di-

sola linea di

condotta

ritta: fare ai

francesi ciò che, poco dopo,

quando gno di

si

i

francesi,

loro interesse lo richiese, non ebbero rite-

il

fare ad essi: abbandonarli, e intendersela coi

propri sovrani.

Per fortuna,

i

patrioti di Napoli erano grandi idea-

e cattivi politici.

listi

cesi, e

Nessuno pensò a tradire

fran-

i

a entrare in trattative coi sovrani; moltissimi,

amanti disinteressati della repubblica, erano pronti a difenderla sino all'estremo, e qualunque cosa accadesse. Cosi tennero in piedi, anche

dopo

la

partenza

dell'esercito francese, la loro barcollante repubblica,

tra illusioni smisurate e piccoli effetti, propositi arditi

e mezzi

media

deficienti:

e

prevalse.

Ma

se

la

una

vita che oscillò tra la

tragedia, finché

Di

fine,

La repubblica cadde. patrioti di Napoli, per

i

la loro ostinazione e la loro

i

com-

quest'ultima, alla

ciò si

rendeva ben conto

lo

il

loro

mancanza

idealismo,

di senso

po-

Championnet, un generale repub-

blicano in cui viveva ancora tanta parte delle idealità dei primi anni della rivoluzione francese.

Ma

dallo

Macdonald, per discendere via via Sulle idee dello

Championnet

si

Championnet

si

passò al cinico

fino al venale e traditore

possono vedere

le

Méjan,



notizie date dal

Saint-Albin, Championnet, 2.^ ediz., con documenti, Parigi, 1861, pp. i doc, pp. BlO-21, lo scritto Essai sur le système po-

203-208; e cfr. tra

la campagne de Napìes, in data del 12 nevoso (2 dovuto a un francese, che appare onestissima persona e assai esperta nelle cose d'Italia, e dove si prevedono in gran parte

litique

à suivre dans

genn.

'99),

i

eh' è

mali che accaddero. Sui quali succose notizie

TELLi, Apergu historique, Berne,

an IX, pp.

43-50.

si

hanno

nel Pigna-

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

andarono incontro a certa rovina, furono que-

litico, sti

XI

stessi

dell'opera

loro. Nella

potrebbe dirsi

vi

un'eroica caduta.

che salvarono

storia, è

l'efficacia

quando

specie

circostanze

e

fatti

grandissima

che

ciò

dell'esperimento non riuscito,

aggiunga

si

frutto

il

E quale

la

consacrazione

tentativo

fallito

di

ebbe più

feconde conseguenze della Repubblica napoletana del

Novantanove? Essa servi a creare una tradizione

ri-

voluzionaria e l'educazione dell'esempio nell'Italia meridionale. Si potrebbe istituire tiva sui superstiti e

Novantanove: il

la

una ricerca assai istrut-

discendenti dei repubblicani del

i

storia

delle

famiglie acquisterebbe

carattere di storia sociale. Essa, mettendo a

nudo

bisogno

le

condizioni reali del paese, fece sorgere

di

un movimento rivoluzionario fondato sull'unione

il

delle classi colte di tutte le parti d'Italia, e gittò

il

primo germe dell'unità italiana; mentre spinse i Borboni ad appoggiarsi sempre più sulla classe che li aveva meglio sostenuti in quell'anno, ossia sulla plebe,

trasformando

via via

l'illuminata monarchia

di

re

Carlo Borbone in quella monarchia lazzaronesca, poliziesca e soldatesca,

che doveva

finire nel

finalmente, dette ai liberali italiani

1860 K Essa,

moderni

i

rudimenti della saggezza politica, insegnando a

dare delle parole dei è

ci

modo

utili e di

1

di

al

diffi-

governi stranieri, quando non

assicurarsene

l'aiuto

con

ricambi di

servigi. Cosi, per eff'etto del sacrificio e delle

Si veda, tra le parecchie lettere di

cenna

primi

programma

del

nuovo

Maria Carolina in cui si acmaggio

stato borbonico, quella del 23

1799 al cardinal Ruffo {Carteggio, in Arch.

stor.

nap., V, 567).

PREFAZIONE ALL EDIZIONE PRECEDENTE

XII

repubblica del Novantanove,

illusioni dei patrioti, la

che per sé stessa non sarebbe stata altro che un aned-

doto, assurse alla solenne dignità di storico.

E

a cercarvi

ad essa le

ragione

avvenimento

rivolge ora lo sguardo, quasi

origini sacre della

Ma un'altra la

si

si

nuova

aggiunge

Italia.

alla prima, e spiega

fortuna e la divulgazione, anche internazionale, che

hanno avuto quei tempo,

zio di

si

fatti.

É

raro che, in cosi breve spa-

trovino affollati e mescolati tanti av-

venimenti e tanti personaggi straordinari e caratteristici.

Esaltazione utopistica dei repubblicani, e fana-

tismo

di plebi

guidate da istinto infallibile dell'utile

loro immediato; esempi

bontà

eroismi di

di

di

ge-

nerosità, e feroci violazioni d'ogni pietà e d'ogni giu-

accorgimenti

stizia; sottili

politici, e

l'

a ogni passo; e poi, sullo stesso suolo,

impreveduto

di

Napoli e

le

masse

dei

più

le

nazioni, francesi e inglesi, turchi e russi,

i

varie

lazzaroni

contadini di Calabria; e

i

più diversi e straordinari individui: un re e una regina, l'uno e

l'altra, nel

loro

genere, eccezionali;

più grande degli ammiragli inglesi, emulo di

il

Bona-

parte sui mari, e un cardinale, capo di masnade. Questi

personaggi, queste passioni, questi contrasti non

potevano non attirare

la curiosità; svegliare

derio dell'analisi psicologica; promuovere la giudizio morale.

E

trattato di quei fatti

si

sione e

hanno serie

il

di

alle

il

desi-

discus-

molte storie che

è aggiunta

una lunga

opere artistiche, drammi, romanzi, pitture,

quasi a prova di questo interessamento della fantasia e del sentimento.

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

XIII

II

Appunto

la

maggior parte

sto tratto di storia

dei libri scritti su que-

rendono aspetto degli

atti d'istrut-

toria e di dibattimento di

un gran processo. Abbon-

dano

non sono mancati neppure

accuse e

le

gii avvocati in

le difese, e

titolo,

borbonici e liberali.

materiale

gran copia e ben vagliato.

dei fatti è ora raccolto in

Ma

Il

l'intrusione delle tendenze

politiche e delle

im-

pressioni sentimentali mantiene ancora qualche tur-

bamento intorno ai criteri del giudizio. É appena necessario ricordare che ogni fatto storico può essere oggetto di una doppia misurazione, o doppio criterio: l'ovvio criterio morale, e quello pro-

priamente storico.

Il

primo

mentari del giudizio etico, intorno ai

e convinzioni

di

fonda sui principi

si

della

togliere

storia e

storia e al

anzi della

stessa storia

di vista liberale o progressista

aveva ragione e presentava

il

i

corso

un esempio da un

Napoli, nella lotta tra Ferrante d'Aragona e

da un punto

ele-

secondo sulle persuasioni

fini

del progresso. Cosi, per altro periodo

il

i

di

baroni,

Ferrante

baroni avevano torto: l'uno rap-

progresso, gli

altri

il

regresso; l'uno

voleva fondare la monarchia assoluta sulla forza delle città e sullo gli altri

feudale. nostri,

svolgimento delle

arti

e del

commercio,

volevano continuare l'anarchia e la barbarie

Che

se poi

ci

fosse ancora qualcuno, ai tempi

che vagheggiasse

il

feudalismo come forma

pica della vita sociale, è evidente che per lui

ti-

le parti

PREFAZIONE ALL EDIZIONE PRECEDENTE

XIV

sarebbero invertite, e

i

re Ferrante

brutta.

la

parte

baroni avrebbero la bella, e

Ma non

per

meno

giudizio morale sui mezzi, più o

questo

leali

il

e legit-

timi, che l'uno e gli altri usarono, verrebbe a mutarsi.

Ora,

condanna della reazione bor-

noti bene, la

si

Novantanove

bonica del

è

una

delle

più fiere con-

danne morali, che abbia pronunziato

la

storia.

Si,

certo, le nostre simpatie personali sono per quei vinti

contro quei vincitori: sono pei precursori dell'Italia

nuova contro

i

conservatori dell'antica: sono pel flore

dell'intelligenza meridionale contro l'espressione mas-

sima dell'oscurantismo internazionale. Ma, per quei vinti e contro quei vincitori, ci è, di più, la ribellione

del nostro sentimento etico; e la

condanna non

è qual-

cosa di vano o di superfluo, non è un postumo infie-

una

rire: è



quelle colonne infarai che la civiltà

deve innalzare per ricordare sarie lotte sociali,

non è

i

limiti che, nelle neces-

lecito calpestare,

da chi non

voglia trarsi fuori dell'umanità.

Invano sovrani e

s'invocarono, i

tra le varie

sudditi,

paragonarsi a il

le

non sono applicabili

superano e contestano. Le

diritto

classi di

in

norme

del diritto

ai fatti

che questo

lotte tra sovrani e

un popolo, debbono

vere e proprie guerre e

vincitore cerca di rendere

Ma,

queste repressioni

ragioni dei

legulei, le

doveri dei sudditi e

positivo, che

cui

dai

inoffensivo

civili,

e nelle battaglie, c'è un'illusione

battaglie, in

come (e sia

il

vinto.

nelle guerre

pure un pre-

che rende o realmente scusabile e rispettabile, formalmente incensurabile, chi combatte e vince,

testo),

chi

opprime ed uccide:

l'illusione, o la finzione, di

XV

PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTE

operare pel bene generale, per un alio dovere, per

la

volontà del cielo.

Questa credenza o questa pretesa ha gica,

non può

e

conciliarsi

con

sua lo-

la

violazione delle

la

Non

regole elementari della giustizia e della pietà. possibile proclamarsi punitore in zia divina (punire

i

« ribelli a Dio

scriveva re Ferdinando),

gere

parola data e

la

nome

i

e,

nel

fatti

me

e a

tempo

è

della giusti-

come

»,

stesso, infran-

giuramenti e

le

consu-

mate capitolazioni, formare tribunali di sangue, prendendo sfacciatamente i cosiddetti giudici di tra pari

meno

tigiani

scrupolosi

(gli « scelti

come diceva lo stesso re); e ria, mandando a morte, non

ma

politica,

ministri sicuri

infierire,

dopo

più per alcuna necessità

per saziare odi e vendette

accompagnare quest'orgia

di

»,

la vitto-

sangue

personali.

e di sevizie,

già col cupo fanatismo del despota,

ma

col

E

non

ghigno

di

un carnefice pulcinella, che tripudia

nell'opera sua.

L'illusione è squarciata, la finzione

inverecondo

è svelata,

un

delitto

La

vincitore diventa un assassino, la guerra

il

comune.

ricerca dei responsabili della sanguinosa rea-

zione borbonica del 1799 è stata fatta; e l'istruttoria

può

si

parte

i

ormai

compiuta.

considerare

Lasciamo da

consiglieri per cortigianeria o per esaltazione,

e gli esecutori secondari, e quelli più o scienti, e

sto a

i

il

canagliume

tutto ^

Ma

La questione

dirsi risoluta dallo

i

eh' è

grandi

meno incon-

sempre pronto

responsabili

e dispo-

restano tre;

della capitolazione dal lato storico e giuridico

può

Huffer, che ne ha trattato nel modo più com-

PREFAZIONE A LL EDIZIONE PRECEDENTE

XVI

re Ferdinando,

Ferdinando

un

dolo

Carolina d'Austria e

il

che farebbe

re

onore chiaman-

forse troppo

fatto

è

si

tiranno;

A

Nelson.

il

supporre,

per lo

meno, l'ambizione della forza e del potere. Egli pensava alla caccia, alle femmine, alla buona tavola; e

purché a

intimare

guerra,

la

a

fuggire,

promettere, a

a

perdonare e ad uccidere, spesso

spergiurare, a

dendo

allo spettacolo

di

nel

lui

era pronto

gli si lasciassero fare le dette cose,

momento

bizzarro

'.

Il

chiama un

e della fuga in Sicilia, lo

regno

perdita del

della

critico

ri-

Nelson, scrivendo

filosofo,

a phi-

losopher] e giacché, per una serie di curiosi passaggi

parola « filosofo » ha anche, vol-

e mediazioni,

la

garmente,

il

significato

nostro, la

denominazione può

Carolina

che

sono

spingono

si

zione,

si

ma

solo

conviene

restare. Della

non solo

caso

regina

completa giustifica-

alla

anche all'ammirazione. Come

pleto ed equilibrato.

al

tempi recenti, molte difese,

fatte, in

una donna che,

stificare

che

oltre le

si

possa giu-

scorrettezze e tur-

Qualche buona osservazione

e rettifica

può

si

vedere nel recente opuscolo di Robby Kossmann, Lord Nelson und der

Herzog Franz Caracciolo^ Hamburg, 1895 (nella raccolta di conferenze pubbl. dal Virchow e dal Wattembach), pp. 19-24.



E

noto che

cardinal Buffo ha guadagnato in questa revisione; ed

Emma

appare un semplice portavoce del Nelson

con parte

fatto secondaria, e

time.

Tra

i

rispettabile,

non senza lagrimette

e di Carolina,

personaggi della reazione ce n'è qualcuno assolutamente

come quel diplomatico Antonio Micheroux, che

fu

il

la

opera è stata ora degnamente illustrata dal Maresca (in Ardi.

1

Si

af-

di pietà sulla sorte delle vit-

ideatore della benigna capitolazione conclusa coi patrioti, e

nap., voli.

il

Lyons

XVIII

e

vero cui star,

XIX).

veda (per citare un esempio)

la

sua lettera

al

Ruffo

dell' 11

aprile 1799 (in Dumas, I Borboni di Napoli, voi. di Documenti, pp. 231-2).

PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTE

XVII

pitudini della vita privata, è stata còlta in

una serie

menzogne

di

flagranti e di

violazioni d'impegni

non riesco ad

sull'onore e sulla fede, io

lenni presi

so-

intendere \ Circa poi all'ammirazione per la sua ener-

suo ingegno, confesso che anche mi

gia e pel

sce abbastanza

e

fin

chiacchiera.

la'

con

continuo

il

danno suo

ultimi mesi

che, negli

della

in

modo

ebbe

non

e

prudenza;

E vero

tutti.

dopo molte-

vita,

diceva che, se avesse

regnare,

ricominciare a

e di

sua

plici lezioni dell'esperienza, ella

potuto

l'irrequie-

torbido,

Spirito

né elevatezza mentale, né accorgimento e fece di

sarebbe condotta

si

diverso; ma, per fortuna, un

affatto

di apoplessia, ad

rie-

quando almeno l'energia

non diventino tutt'uno

e l'ingegno tezza

oscura,

Hetzendorf,

le

impedi

colpo

ricomin-

di

ciare.

Più il

giudicare l'opera

difficile è

Nelson, forse non pari in tutte

genialità

militare

un uomo come

di

sue facoltà alla

le

ma

che possedeva,

dominatore e

1 Anche di fuori del periodo del '99, basterebbe ricordare l'indegna commedia dei due trattati del settembre 1805 (cfr. Maresca, I trattati ecc., in Arch. sfor. tiapoL, XII, 1887, pp. 589-698), in cui impegnava

la

sua

leone,

«

parole sacrée

»

,

la

cia, e l'alleanza

con

«

parole d'honneur

la coalizione; e le

sassini del decennio e

guire da

lei

il

{Carteggio^ ed. è provato

Gorani, e paeselli e

la

>

,

per ingannare Napo-

neutralità con la Fran-

infami congiure e

Palumbo,

i

tentati as-

combattere per briganti. Sul furto fatto

delle carte dell'ambasciatore francese

sua confessione, e quasi

italien

sua

mentre trattava contemporaneamente

il

Mackau,

suo vanto, in una lettera ad

p. 211).

Come

vendicasse

si

Emma

le offese

ese-

veda

la

Lyons

personali,

da quella compagnia di assassini che mise alle calcagna del che perseguitarono lo scrittore democratico per non so quanti

campagne

du siede

della Svizzera! (cfr.

Marc-Monnier, Un aventurier

dernier, Parigi, 1884, p. 244 sgg.).

XVIII

PREFAZIONE ALL' EDIZIONE PRECEDENTE

creatore

di

attingere

grandi

superiorità.

sotto la suggestione delle preghiere di

quali non

dai

fatti,

serenità e

moine

delle

Che

poteva non operasse

egli

Emma

di

Lyons

e

Maria Carolina, sembra da esclu-

dere: al più, quelle moine e preghiere potettero avere

sull'animo suo un'efficacia secondaria. Parrebbe piuttosto che l'odio dell'inglese, contro partigiani, lo

e sleali; e

pendenti,

con

lui

accecasse e spingesse ad

vedere qualcuno degli

il

come

in

francesi e

i

tali

il

at'ti

ufficiali

capitano Trou bridge,

questa idea. Un'altra ipotesi è stata il

son. Si è detto che egli

loro

selvaggi suoi di-

gareggiare

confermarci

sentimenti, potrebbe

terebbe in diversa luce

i

fatta,

in

che met-

carattere e l'opera del Nel-

ubbidisse ad ordini

segreti

del governo inglese, che volevano perpetuare nell'Italia

meridionale

l'antitesi e la discordia

e sudditi, in

modo che

un piede

queste

due

in

pei

Sicilie

l'Inghilterra

vere

sulle

»

labbra, avrebbe

terribili doveri,

zione

del

impuri.

con

la

spesso

militari.

compiuto uno la

strumento puro

di

quei

condidi

fatti

addotte a conforto di

ragioni

tutte le

delle

parola « do-

che rendono cosi dolorosa

militare,

Non

valersi

commerciali e

scopi

Nelson, che spirò a Trafalgar

sovrani

avesse sempre

regioni, e potesse

suoi

tra

questa ipotesi mi paiono sostenibili; ma, certo, essa

spiegherebbe

molte

cose, e

a

me

tornano

innanzi

mente le fredde parole con le quali lord Grenville nel parlamento inglese rispondeva all'attacco che se il del Fox per la violata capitolazione:

alla



cardinal Ruffo aveva avuto ragioni lodevoli per con-

cludere

quel

trattato,

il

Nelson ne aveva avuto

di

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE migliori

ancora per romperlo! K



XIX

Data come ac-

certabile questa ipotesi, la responsabilità del Nelson

ridurrebbe, in parte almeno, a quella della politica

si

inglese, e quest'ultima, a sua

contro

gli altri,

rovina e la

con

la

popoli gli uni

prosperità che nasce

come

dalla

capita

cause degli avvenimenti uma-

le

dove credevamo dapprima

ni,

i

rovina dalla prosperità. E,

spesso a chi indaghi

gran parte,

volta, per

alla condizione obiettiva che mette

trovare

di

l'arbitrio

degli individui, urtiamo nella necessità delle cose.

Ili

Le pubblicazioni antiche e recenti, italiane e straniere, sui fatti del Novantanove sone copiosissime: e

potrebbe quasi dire che

si

non

è più

piena

da

fare, se

la storia di

quel periodo

questa frase potesse avere mai

applicazione in fatto di storia, in

cui le

mu-

tazioni dei punti di vista per effetto degli interessi e

delle esperienze dell'ora

1

rendono necessa-

presente,

L'opinione anzidetta è sostenuta con molto acume da M. Kossr,

Nuova

luce risultante dai

veri fatti avvenuti in

Napoli pochi anni prima

del 1799, Firenze, Barbèra, 1890, pp. 308-335, e passim. le

Noterò che tra

prove addotte dal Rossi non mi sembra abbastanza esatto ciò ch'egli

dice

(p.

288) della parte

poletane

(cfr.

le

avuta dal Nelson nell'incendio

notizie raccolte

Storia d'Italia dopo

il

1789,

p.

350

delle navi na-

su questo punto dal Franchetti, n);

né è sicura

la versione ch'egli

accetta della morte del corriere Ferreri, pp. 287-8; troppo benevola

mi sembra

la

sua interpetrazione delle parole del feroce Troubridge,

pp. 318-9: e sarebbe stato desiderabile

menti personali del Nelson contro

i

un esame

francesi e

i

particolare de' senti-

giacobini napoletani.

XX ria

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

una continua revisione

e rielaborazione delle

co-

struzioni letterarie del passato.

Alla massa delle pubblicazioni ho contribuito anch'io, anni sono, con le biografìe ora raccolte in questo volumetto; le di

reazione alle

nacquero come una specie

quali

biografie

spesso vuote, degli

monotone, e

rettoriche e

scrittori patriottici e

liberali.

E

mio desiderio di obiettività, mi spinsi tanto da vedermi proclamato, non senza mia maravisu di una rivista positivistica e radicale, come

anzi, nel

oltre glia,

« affetto di pregiudizi conservatori

zione

ho procurato

togliere

di

e talvolta scherzoso, che

metodo Quantunque

quel tono polemico

potè dare appicco all'ina-

spettato rimprovero; pur non tare nel

In questa edi-

».

mu-

avendo nulla da

delle indagini. tratti

si

di scritti

composti in vari

tempi e per varie occasioni, non sarà

diffìcile

scor-

gere tra essi un certo nesso e una certa dipendenza. Nella biografìa di Eleonora de Fonseca

ha un esempio

sua

zionarie, e nella

parte

i

monarchiche

alle idee

dei

repubblicani

rappresentanti

quest'ultimo

non

è

vita che per le sue

di

quella

meno

forte

tra

i

più com-

generazione; e

interessante

intenzioni

si

Novantanove.

del

Essa poi e Vincenzio Russo furono pleti

rivolu-

veggono governo della

opera giornalistica

sistemi e gli espedienti di

migliore

si

del passaggio degli scrittori regalisti

napoletani dalle idee

concentrati

Pimentel,

per

la

sua

socialistiche. L'episo-

dio di Luisa Sanfelice e dei Baccher è l'esempio più terribile e scandaloso della feroce reazione, e insieme

una

storia

commovente, che sembra un romanzo.

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE PRECEDENTE

Lo

scritto

che segue

una

offre

serie

di

XXI

notizie,

che

valgono a meglio illustrare l'attraente periodo delle

movimento rivoluzionario a Napoli; e in quello sulla « domanda di grazia » del Cirillo ho

origini del

fatto

di

tentativo

il

uno

di

delineare la

fisonomia politica

dei personaggi principali che

governo della repubblica napoletana, notevole

come

scienziato e

si

trovarono

al

e eh' è forse più

come onest'uomo che come

rivoluzionario ed eroe politico.

Non mi nascondo che a trattare, sono, qua e

tali

ma, avendo una volta messi ho desiderato

argomenti da

là e in generale,

in

Napoli, giugno 1896.

me

presi

po' tenui;

istampa questi lavori,

di ripresentarli in

e corretta.

un

forma più compiuta

PREFAZIONE A QUESTA EDIZIONE

una

Nel ristampare ancora anni, questi saggi col titolo

:

cati

non solo

1897),

tenendo conto delle posteriori

che ve ne ho aggiunti parecchi di

dopo quindici

andare scrivendo dipoi, e

chivio storico

per

le

ricerche,

altri,

tutti,

il

anche

il

ho

li

ritoc-

ma

an-

che mi accadde

salvo uno, per V Ar-

provincie napoletane, del quale

sono vecchio collaboratore. Queiruno, messo dice, è

volume

in

Studi storici sulla rivoluzione napoletana

Roma, Loescher,

del 1799,

volta,

(che furono pubblicati

in appen-

solo che non concerna direttamente

periodo storico trattato negli

altri,

benché non sia

con esso senza qualche legame.

Ho

lasciato quasi intatta la prefazione, scritta quin-

dici anni fa,

quantunque ora non

ripeterei senza cir-

condarlo di maggiori riserve qualcuno degli accenni

che

contiene,

quale

si

specialmente

rispetto

veda, nel corpo del volume,

intorno a

un opuscolo

del

al il

Nelson, sul

breve scritto

Badham. Avverto,

che non sono compresi nei saggi qui raccolti

infine, le

note

PREFAZIONE A QUESTA EDIZIONE e

i

XXIII

documenti, che inserii neWAlbo della Rivoluzione

napoletana del 1799, pubblicato da Ceci, D'Ayala

e

Di

Giacomo

me

(Napoli,

nell'occasione del centenario di quel

e dagli amici

Morano,

1899),

memorabile

venimento. Napoli, agosto 1911.

B. C.

av-

ELEONORA DE FONSEGA PIMENTEL E IL

MONITORE NAPOLETANO

I

La letterata (1752-1792)

E.lleonora tra

de Fonseca Pimentel non può

annoverarsi

pensatori e ricercatori originali cui spetta

i

nella storia di

un posto

una determinata scienza o disciplina. Ma noi di donna sempre in prima

troviamo questa nobile tempra

linea nelle battaglie intellettuali e politiche dei suoi tempi: nella

mente vigorosa

allora viva,

di lei si rifletteva la migliore cultura

e nel suo

animo gentile acquistava calore

di

sentimento ed energia di volontà.

Venuta a Napoli giovinetta, appena può considerarsi A Napoli la dicevano, e si diceva ella medesima

italiana.

talvolta, portoghese;

liana,

e la sua famiglia, di fresco fatta ita-

conservava parentele e relazioni col paese d'origine,

e coi connazionali che

dimoravano

Per cause delle quali non colare, circa la

Portogallo a :

con

moglie Caterina Lopez, e

la

di

di

recavano dal

Clemente, oriundo della città di Braganza, l'altra

Ferdinando Fonseca, con due

età Michele e Giuseppe, e

i

si

congiunte famiglie de Fonseca Pi-

mentel

vedova

in Napoli.

conservata notizia parti-

metà del secolo decimottavo

Roma due

runa

ci è

D'x\yala, Vite dei

1843, p. 408 sgg., e Z.

un

fratello,

di

Maria Lopez,

figliuoli di

tenera

abate Lopez K

piti celebri capitani e soldati napoletani,

Da

Napoli,

Padula, Elogio funebre di Ferdinando Lopes Fon-

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

4

Clemente

Lopez nasceva

e Caterina

in

Roma

naio 1752 una bambina, cui furono imposti

i

13 gen-

il

nomi

di Eleo-

nora Anna Maria Felice ^

Cominciata

romana per tasi in

la

contesa tra la corte di Lisbona e la curia della cacciata dei gesuiti, ed inaspri-

effetto

modo da sembrare

impossibile ogni accomodamento,

Roma

nel luglio del 1760 l'ambasciatore portoghese in

dinava da parte del suo re a che

ivi

Stato

dimoravano,

Romano^. E

tutti

termine di tre mesi dallo

di uscire nel

tra

i

or-

sudditi della corona

i

non pochi che

in quell'occasione

prescelsero di recarsi nella vicina Napoli, fu Clemente con

con

la moglie,

Eleonora, con altri due

la pìccola

Michele e Girolamo, nati anche in Roma, e

coi

s'accompagnava l'abate loro

zio.

nipoti, ai quali

seca,

Catanzaro, 1840, pp.

8-9.

Lo

scrittore delle

Memorie

figliuoli

due suoi

segrete,

edite

dallo Helfert, p. 140, dice che la famiglia Fonseca trovò rifugio a poli dalle persecuzioni politiche

di Eleonora involto in

del suo paese, essendo stato

una congiura contro

il

il

re, e giustiziato:

Na-

padre

donde

cava motivo di un'accusa d'ingratitudine contro Eleonora. Tutto ciò è

una 1

La

fede di nascita, in data del 26 gennaio, della parrocchia di

Maria

di S. tili

favola.

del popolo, fu ritrovata dalla signora Clelia Bertini

e pubblicata

casa,

gnata

dove abitava

nella

Nuova

la famiglia

At-

728.

La

Fonseca, è quella in Via Ripetta,

se-

Antologia,

16

agosto 1899,

p.

col n. 22.

2 « Per non essere in queste indecorose circostanze possibile che medesimo signore abbia da conservare in Roma un ministro pubblico ed un numero di vassalli onorati e fedeli, solo per esser testimoni degl'insulti che contro la sua autorità regia e contro il decoro pontificio si sono accumulati e vanno crescendo in parole et in il

iscritto, ecc. ecc. ». I tre editti dell'ambasciatore

portoghese in

Roma

Francisco Dalmada de Mendoza, l'uno del 2 luglio, l'altro sospensivo del 4 luglio, e l'ultimo del 6 luglio, che assegna per termine «

sino al mese di settembre inclusivo

togallo. Diversi, a. 1760-2, fascio 920,

»

,

si

leggono in copia in Por-

Arch. di Stato di Napoli.

LA LETTERATA

I.

Agli stranieri

O

apriva a Napoli una facile strada nella

si

milizia e in altri uffici; e numerosi erano in ispecie gli

spagnuoli, che continmìvano un'immigrazione che durava

da

ritrovavano

tre secoli e

nali venuti di recente

schi dì Clemente,

un

e

allora

in

Napoli

con Carlo Borbone.

i

due

1

connaziofigli

ma-

nome Giuseppe, nato

terzo, a

a

Napoli nel 1764, entrarono nell'esercito; e dei due nipoti,

Giuseppe, anche militare, divenne poi generale d'artiglieria, e Michele, datosi alla magistratura, fu giudice nel Molise

e consigliere di corte d'appello in Napoli K Nel 1777 Cle-

mente Henriquez de Fonseca Pimentel Chaves, che da diciassette anni dimorava « in questa capitale con figli e neimpiegata nel real servizio

poti, parte dei quali trovavasi

e parte applicata al foro

ed otteneva dal riconoscimento

re, «

»,

dava

le

sue prove di

agli individui della famiglia

in Napoli di tutte quelle prerogative

dimanano

loro generosa nobiltà

La giovinetta Eleonora

che dalla medesima

» ^.

comporre versi

brità.

e

latini

Un

letterato toscano,

parla di

gli

per

italiani,

la

anche

sua facilità all'improv-

Nel 1768 è già ammirata come una piccola cele-

Domenico Saccenti, scrivendo

suo amico abate Ciaccheri di Siena,

al

notare

varie e sode cognizioni

le

che veniva rapidamente acquistando, e per

viso.

il

Pimentel nati

faceva intanto

si

l'ingegno pronto e vivace, per

nel

nobiltà,

con dispaccio degli 11 gennaio 1778,

questa

circa sedici anni

»,

«

giovine

che

«

il

15 giugno del '68,

gentildonna portoghese

di

sa varie lingue, oltre la latina

1

D'Ayala, Padula,

2

Supplica di Clemente de Fonseca del 22 agosto 1777. Si veda an-

11.

ce.

che un diploma di re Giuseppe di Portogallo del 17 agosto 1767, e il Camera di Napoli del 23 giugno 1775, nel quale si tratta

parere della R. la

questione del

siderata in

uno

modo

uno stato debba essere condocumenti ho sott'occhio una

in cui la nobiltà di

stato straniero. Di questi

copia antica, favoritami dal sig. avv. Raffaele de Fonseca Pimentel.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

t)

che molto bene intende, e poesia

il

alla

latina che italiana »; e promette di far sentire a

si

un amico «

buone cose riguardo

fa

del

Ciaccheri, venuto in quei giorni a Napoli, ». Tre anni dopo, lo donna Eleonora, « che,

talento della apollinea Eleonora

stesso Saccenti riparla della signora

piena di vivacità, talora anche improvisando dice qualche cosa buona »; e

manda

suo ritratto fatto da sé stessa giudicato

che

il

»

,

di

si

».

Peccato

immaginare, fu subito aggregata a parec-

facile

nome

di

«

Epolnifenora Olcesamante

» 2;

Filaleti

e circa

tempo, in Arcadia, con quello più vago di

lo stesso

tidora Esperetusa

»

.

E

dalle poesie a lei dirette,

conoscere alcune delle sue relazioni letterarie. Belforte Antonio di Gennaro, tori napoletani del secolo

un sonetto

il

ritrovi più K

chie accademie: nel 1768 era' nell'accademia dei col curioso

«

lei:

che certo egli non avrebbe

disprezzabile in tutte le sue parti

«

sonetto non

Com'è

un sonetto

all'amico

uno

dei migliori

decimottavo

^,

le si

si Il

«

Al-

possono

duca

di

verseggia-

rivolgeva con

di esortazione e di augurio:

Eleonora, che, nel verde aprile

Degli anni vostri, pel sentier non

Di Minerva movete

Né dumo

i

gno

Le due 1768,

lettere di

da Napoli,

il

trito

passo ardito.

o sasso arresta

il

Domenico Saccenti

e del 23 aprile 1771

pie gentile,

all'ab. Ciaccheri del 15 giu-

da Portici, sono state da

me

rinvenute nel carteggio del Ciaccheri, Bibl. Comunale di Siena, E. VII. 20. 2

Cosi innanzi al Tempio della Gloria. Quest'accademia è ignota al

MiNiEBi Riccio, Cenno stor.

3

napoL,

a.

IV

sulle accad. fior, nella

città

di Napoli, in Arch.

e V, 1879-1880.

Mori a settantaquattro anni nel 1791. Cfr. intorno a lui le Monti al Bertela del 25 settembre, 5 novembre

tere di Vincenzo

dicembre 1779;

e

1811, VII, 210-223.

Signorelli,

let-

e 3

Vicende della coltura, 2.* ediz., Napoli,

LA LETTERATA

I.

E E

i

donneschi

avendo a

trastulli

d'amori e piacer calle

'1

Seguite delle

Muse

il

i

vile,

fiorito,

dolce invito

Col già maturo e dilicato stile; variar di stato e di stagione

Il

Deh non

rallenti quel vigor fecondo.

Quel di saper desio, che v'è di sprone

E un

di voi sola mostrerete al

Che nel giugner

di gloria alle corone

L'ingegno femminil non

Un

1

mondo,

secondo ^

è

letterato leccese, Baldassarre Papadia, la collocava

tra le ninfe delle sue egloghe pastorali: la gentile

Inclita pastorella

alma Altidora,

Cosi dolce nel canto che

Pianger fa di dolcezza

Ed Emmanuele Campolongo,

il

!

le pietre

^.

bizzarro autore del Pro-

della Polifemelde e della MergelUna, nell'altra sua

teo,

meno

bizzarra opera del Sepulcretum amicabile, che con-

tiene diciannove centurie di epitaffi sepolcrali,

mezzo burleschi per

meno

suoi

Eleonora,

^

«

musarum

Poesie di D.

Lo

in



volgare superstizione,

26.

amici e per

gli

mezzo

seri,

uomini più o

quando i tucome in disfida di ogni ne componeva anche due per la

chiari della società napoletana, scrìtti

mulandi erano ancora

I,

non

vita e

regina

» ^.

Antonio di Gennaro, duca di Belforte, Napoli, 1796, anche il Conforti, Napoli nel 1799, 2.» ediz., pp.

riferisce

159-160. 2

Baldassarre Papadia, Egloghe pastorali, Napoli, 1770: egl. cfr. Napoli Signorelli, op. cit., VII, 139-141.

ul-

tima. Sul Papadia 3

1781,

Sepulcretum amicahile Emanuelis Campolongi, pars I,

182, II, 173.

Ecco

il

primo

:

«

I et II,

Vians paidi'/per mane

\

Neap.,

hoc enim in

.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

8

Ma

giovine poetessa, nel primo fiorire del suo inge-

la

gno, non poteva non aspirare a ricevere una voce di in-

coraggiamento da colui che era considerato allora come il gran maestro della forma poetica, e che aveva destato le sue ingenue ammirazioni e e glorioso Metastasio. zioni a stampa, e

spondeva, secondo

A

i

lui

suoi entusiasmi: dal vecchio

mandò

poeta cesareo

il

il

sue prime composi-

le il

9 ottobre 1770 le ri-

suo costume, con una assai

fiorita

epistola ^

La corrispondenza continuò per parecchi anni

com-

tra

plimenti, lodi iperboliche, invii di versi, preghiere di presentarli a tale o tal'altra persona illustre, e saluti alle jco-

muni conoscenze.

sarcophago

\

a quoquain

|

Eleonora Fonseca Pimentd sui cevi cceleberrimo

brari potuerit 1

«

In qualche lettera par di leggere tra le

|

\

tot laudibics

digna poetria

nedum a Campolongo

inglorio

\

\

ut vix

concele-

»

saggi poetici, e specialmente l'epitalamio, di cui ha V. S.

I

illu-

strissima avuta l'obbligante cura di provvedermi, cosi per la nobile ed

armoniosa franchezza, con cui sono verseggiati, come per

la

vivace

immaginazione che gli anima e li colora, e non meno per l'abbondanza delle notizie storiche e mitologiche onde sono arricchiti, sarebbero già degnissimi di somma lode considerati unicamente in sé stessi:

ma di

dove

una

si rifletta

esser queste le prime produzioni dei felici talenti

gentil donzella, che

ha incominciata ora appena la carriera assumono ragion

del quarto lustro, crescono a dismisura di merito ed di portenti.

Ha

ben Ella veduto che codesta specie d'usurpazione dei mia avrebbe potuto essere in me per avven-

dritti del sesso e dell'età

tura cagione di qualche geloso rincrescimento gegnosa,

me

;

e,

cortese quanto in-

ne ha somministrato l'antidoto, asserendosi debitrice della

luminosa fermentazione del nativo suo fuoco poetico all'assidua lettura degli scritti miei. Io presto ben volentieri senza verun esame tutta la mia fede a cotesta, forse puramente tentissimo di poter congiungere

al

officiosa, asserzione,

dovere della giustizia che

le

con-

rendo,

anche l'interesse dell'amor proprio. Continui, con progressi corrispondenti a cosi mirabili principi, a fare onore ed invidia alle sue pari e

quindi innanzi costantemente mi creda,

ecc., ecc. ».

:

LA LETTERATA

I.

un po' d'impaccio e

linee

»

poeta pel culto

del

di fastidio

troppo premuroso di quella ch'egli chiamava

sima musa del Tago

».

«

ciel

Il

l'amabilis-

«

mi guardi (scriveva

ri-

spondendo a una lettera di auguri pel capodanno del 1775), il ciel mi guardi dalla peccaminosa temerità di voler prescrivere

gentilezza di V. S. illustrissima nel-

alla

limiti

ma mi

l'onorarmi co' suoi caratteri;

guardi egualmente

da' giusti rimorsi che io soffrirei se Ella defraudasse per

mia cagione le muse di quei pochi momenti di ozio che a lei rimangono, e che tante lodi a lei e a noi tanto diletto producono, cosi lodevolmente impiegati. A chi mai potrebbero non essere gratissime in

me

cagionano

io

sue lettere?

le

misuro

Da

che

quello

piacere che debbono cagio-

il

nare in chicchessia. Prova convincente del mio è appunto quello che

mi hanno

perché procedenti da

recato,

suoi felici auguri in occasione

dell'ingresso del

nuovo anno:

l'enorme abuso che se n'è tro che la tari ».

coi

Ma

vendemmia il

lamenti

scorse sante feste

fatto, è ridotto a

delle poste ed

e

che per

per altro

ufficio

i

non esser

al-

il

flagello dei segre-

perfetto adulatore risorge

subito nelle altre

per

corrispondenza della

delle

lei,

la

»,

e

interruzione della

con

gli

cosi

«

invidiabile

scherzi leggiadri sul desiderio

Eleonora d'imprendere apposta un viaggio a Vienna

per vederlo di presenza

(o,

com'egli s'esprime

Danubio

rere dal tepido Sebeto all'agghiacciato

«

di cor-

solo

per

esaminar da vicino una misera anticaglia romana, che casualmente vi

si

ritrova »); o, infine, nelle proteste (e basti

quest'ultimo saggio della sua sapienza nell 'accumulare parole senza nulla dire) su questo andare: tica,

morale,

metafisica, seduttrice,

«

All'ultima poe-

anzi incendiaria sua

non mi arrischiereì d'intraprendere una categorica risposta, ancorché mi trovassi sulle spalle una mezza lettera, io

dozzina di olimpiadi di meno.

il

mio

rapidi voli del

suo.

Altro bisogna che

stanco ingegno, per tener dietro

ai

.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

10

che, scorrendo con invidiabile franchezza tutte le più re-

condite e disastrose regioni dello scibile, contrasta, sicuro

preminenza al mio sesso. Io gliela cedo buona voglia senza cimentarmi a difenderla; ma non perdonerò però mai la soperchieria di tentarmi di va-

della vittoria, la di le

eh 'è

nità,

il

debole dei poeti, sinché non mi riesca di sco-

prire qual è veramente

il

suo e ch'io possa allora vendi-

ma

carmi imitandola; sarà forse vana,

lunga certamente

l'inchiesta e difficile »; e via discorrendo ^

Che cosa sono queste poesie

Eleonora che

di

contem-

i

poranei, con tanta galanteria, lodano ed esaltano?

A

per-

correre la serie, faticosamente messa insieme, dei rari bercoletti che le

contengono ^

li-

viene innanzi un epita-

ci

lamio del 1768, Il tempio

della gloria, per le nozze di Ferdinando IV con Maria Carolina; e poi un sonetto alla

regina per la nascita della seconda sonetti per altri

matrimoni

nascita d'Orfeo, per la nascita della coppia regale

(1775);

e

tico Il trionfo della virtù, in

Pombal

ancora

del

primo

(1777); e un'altra

figlio

La

maschio

un componimento drammaoccasione di un attentato alla

primo ministro del Portogallo,

vita del di

figlia (1773); e

e per morti; e una cantata

«

cantata

famoso marchese

il

»

perla venuta dei

granduchi di Russia a Napoli, con un sonetto

alla

grande

Caterina (1782); e un'altra ancora, Il vero omaggio, pel

ri-

torno dei sovrani dal loro viaggio per l'Italia (1785); un sonetto per la fondazione della colonia di S. Leucio (1789),

1

Due

lettere

degU 8 marzo

1776, e

dei 22

luglio 1777 sono già

stampate nelle Opere postume del signor ab. Pietro Metastasio, pubbl. dall'ab. conte

otto

altre

D'Ayala, Vienna, 1795,

III, 201-205, 210-213.

degli anni 1770-1776, in Tutte

le

Insieme con

opere di P. 3/., Firenze,

Borghi, 1832, pp. 1048-50, 1088-1093. Queste relazioni epistolari col Metastasio sono diventate pel

amore 2

:

*

Botta

{Storia, libro

dal Metastasio lodata ed anche

Se ne veda la bibliografia in

amata

lllusfr. e

XVIII) relazioni >

doc, n.

I.

di

I.

ed altre cose simili.

LA LETTERATA



Le quali

11

tutte si potrebbero

defi-

nire in brevi parole: contenuto adulatorio in forma metastasiana.

Ma, anche di sotto l'adulazione suggerita dal cattivo vezzo dei tempi, in queste poesie cosa che meglio risponde

si

può riconoscere qualsvolgimento del ca-

al posteriore

rattere e della vita dell'autrice.

Non occorre

ricordare quei

che fosse l'assolutismo illuminato del secolo decimottavo,

ed enumerare i

cause che spìnsero

le

mano

sovrani di Europa a dare la

viva e operosa, che formava

il

allora

generalmente

alla classe sociale più

loro sostegno contro

feu-

il

dalismo e contro la chiesa, e accresceva la ricchezza dei loro stati.

un

Lodare

il

il

bene dei popoli, d'incoraggiare

opere di civiltà, di celebrare, insomma, tempi.

modo come

sovrano era, perciò, un

promovere

altro di

Le vecchie forme adulatorie

il

perdevano

dei migliori uomini di allora,

progresso di quei

e cortigiane, in il

bocca

carattere di ser-

vilismo e di utilitarismo con cui erano nate già nelle corti dei tiranni del rinascimento e dei principi della italiana, e

assumevano nuove

La cantata La nella

prima

si

nascita di Orfeo è divisa in due parti;

ritrae la favola di Orfeo,

mandato da Giove

a redimere gli uomini giacenti in barbarie, e e

Venere insignito dei loro doni; senonché,

succede, dopo

decadenza

e più nobile significato.

un periodo

da Pallade

alla

barbarie e

Io

stesso dio e le stesse dee spediscono perciò sulla terra

un

bambinello, eh' è

il

di

civiltà,

la

corruttela,

neonato Carlo di Borbone,

il

figlio del-

l'imitatore di Apollo Ferdinando, e dell'emula di Calliope

Carolina ^ Tale

il

goffo

macchinario mitologico, che

principino Carlo mori

la

no-

dicembre 1778 nell'epidemia del Maria Carolina per questo figliuolo (non dissimili da quelle dello Hébert contro Maria Antonietta) fa giustizia lo Helfert, M. K., Anklage und Vertheidigungen, Wien, 1884, p. 92. 1

II

il

17

vainolo. Delle accuse lanciate poi a

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

12 stra tato,

Eleonora non ha neanche

siasmo sincero in

il

demerito di aver inven-

essendo ricalcato su modelli ben noti. sente subito in versi

si

bocca a Pallade

come

Ma un

entu-

questi, messi

:

Dei studi miei, Degli ingegni sublimi, in ogni etade,

Le

sicule contrade

Sarann' ampio teatro;

Ma

Fernando

l'età di

Ogni

altra avanzerà, che l'alme illustri,

Dai regi sguardi accese. Ardite muoveranno a nuove imprese.

Propagherassi allora Col verace sapere

La verace Il

verace

Più evidente è

dramma che

virtude,

pensiero

il

e,

di lei figlio,

valor....

celebra

dell'autrice

marchese

il

di

che è pre-

e

ceduto da una lunga prefazione in prosa, dove l'altro:

«

Non

vi è cosa più difficile a

venuta più piacevole quanto

il

agli

piccolo

nell'altro

Pombal

si

dice tra

rinvenire, né rin-

occhi del cielo e della

terra,

mirare un giusto re servito da saggio ministro,

ed ugualmente fermo

il

secondo, che costante

il

primo

in affidarsi ai

secondo

del primo. Imperciocché, se

il

consigli

in sacrificarsi

re è

ai

del

servigi

l'immagine della Di-

vinità perché

il

distributore della giustizia e della provvi-

denza eterna,

il

ministro non solamente è l'immagine del

re,

come

quello per cui ogni civil ragione dal trono

fonde ne' popoli; cui e

i

ma

bisogni e le

è insieme

preghiere di questi

trono: onde nel duplice

salda base, su cui

si

dilicato

appoggiano

regio potere e la fermezza

si dif-

l'immagine de' popoli, per si

sollevano al

impiego diviene

egli

la

del pari e la dignità del

della pubblica felicità ». Ac-

cennata questa teoria sul sovrano e sul ministro e sulla

.

LA LETTERATA

I.

13

loro missione etica, l'Eleonorta rifa a larghi tratti la storia

una nazione

del piccolo Portogallo («

ma

nacqui,

son

della quale

figlia

nella quale

»),

degli arabi e dal felice stabilimento di

senza

malanno del feudalismo

il

io

non

dallo

scacciamento

uno

stato cristiano

all'epoca delle sco-

fino

perte e conquiste, per discendere via via al triste periodo del dominio spagnuolo, nell'Indie,

dividere

i

«

con

smembramenti

gli

popoli, le lamentevoli

alterazioni intruse negli

studi, e soprattutto la negligenza delle scienze

che i

»

;

«

giacché

(vi si

sofferti

seminar diftìdenza e

introdotti per

abusi

gli

matemati-

soggiunge) nelle nazioni illuminate

gradi di felicità son da calcolarsi in quelli degli avvan-

zamenti in queste scienze l'opera di Giuseppe

I

».

E un

risorgimento

ministro Pombal,

e del

dell'università di Coimbra, creatore delle arti

le

appare

fondatore della pace

e della guerra, valido riparatore della desolazione prodotta in Portogallo dal

cui

«

terremoto; l'uomo, infine, per

terribile

l'Europa imitatrice vide

nire in lei

norma

il

regno di Portogallo dive-

movimento

e principio d' inaspettato

Dopo questa introduzione,

sopportano più volentieri

si

ridda delle allegorie e delle personificazioni, la

Virtù e

il

Tradimento,

Livore, l'Invidia e lo Zelo, e

e delle Deità

i

cori delle Ninfe del

la

i

»

la

contrasti tra

Fedeltà e

il

Tago, delle Belle Arti,

marine dell'Asia, dell'America e dell'Africa! più una pura cortigianeria le frasi, al-

E non sembrano

quanto comuni, con cui

lodano

Te serbi

»

E

serbi a

Il fido

Il

La cantata

si

il

te,

il

re ed

il

ministro

:

Cielo a noi,

signore,

esecutore,

saggio consiglier.

pel ritorno dei sovrani di Napoli ha

il

suo

punto saliente negli accenni alla formazione della marineria napoletana per opera del ministro Acton e della re-

ELEONORA DE FOXSECA PIMENTEL

14

gina e alla creazione del porto di Miseno, e nelle esortazioni,

che

l'attività

il

dio marino Proteo fa a Partenope, di rivolgere

sua

mare, datore di forza e di salute ^

al

col sonetto per la colonia di S. Leucio, ella

voce

(col

longo,

il

Buonafede,

il

Calsabigi,

il

univa

Cunich,

il



E

la sua

Campo-

Mattei, l'Ignarra, e coi futuri giacobini. Clemente

Filomarino, Antonio Jerocades, Francesco

al

coro

delle lodi che s'intonò per quella legislazione, che è

sem-

brata ad alcuni

decimottavo

Owen

»,

«

un codice

Salfi)

pieno secolo

in

socialistico

un esperimento che anticipò quelli degli San Leucio era una ma-

e dei Fourier^. In realtà.

nifattura reale privilegiata, impresa nella quale

^

il

Odi, città regale,

Ove il valor e l'arte De le greche contrade Crebbe, e dove trovò nido e riposo

:

Natura a te compose Di fertili colline Nobil diadema al crine,

E

tuo ministro a fortunate imprese

Il

mar

Usa

ti

pose al piede;

gli antichi

esempi,

Di chiari geni erede,

E

'l

Te

tuo destino adempì. già

'1

Fenicio navigante industre

Trasse a nobile vita:

Spiega per l'acque

il

volo,

Navigatrice ardita;

E E E

gli ozi dilettosi

a sdegno prendi:

i

faticosi spirti,

i

chiari studi del tuo Prence imita.

Cosi ai nativi mirti

Intrecciando per lui l'italo alloro

Sovra

le

regie gloriose chiome,

Crescer vedrai la tua possanza e 2

Dumas, I Borboni di Napoli, Napoli,

1862-3,

'1

I,

nome. 354.

re pro-

LA LETTERATA

I.

fondeva parecchio danaro, e

vevano buoni

le

15

famiglie degli operai rice-

stipendi, cure speciali d'igiene, d'educazione

e d'istruzione, ed erano sottomesse ad alcune regole di

modo

uniformità nelle vesti e nel

lutamente

testamenti,

i

di vita, ed, esclusi asso-

ad alcune restrizioni successorie.

me

mente quella « ménagerie d'iiommes heureux », che il marchese d'Argenson disegnava una volta di fondare. Comunque, la legislazione di San Leucio mosse le fantasie, e parve diretta a risolvere, come allora si disse, il problema: « se gli uomini saran sempre tra loro nemici, o se vi è mezzo di renderli tra loro amici e quindi beati » ^ Dai saggi dati si può anche scorgere il valore dei versi Capriccio di sovrano, che a

della Eleonora, che sono cili

e

diceva

non

fa venire in

appunto semplici versi, assai

fa-

privi talora di qualche vivacità. Del resto, ella

vero professandosi

discepola

del Metastasio;

e

metastasiana e convenzionale era la forma nella quale

si

il

venivano effondendo periodo.

le

nuove aspirazioni

Con lentezza ed a

chia forma

il

civili

quel

di

fatica si svincolava dalla vec-

Parini, e con atto di ribellione, che

dava

in

altro genere di eccessi, le si levava contro Vittorio Alfieri.

A

Napoli

metastasianismo visse vita più lunga e tenace

il

che altrove, e servi

a rivestire cosi

i

del Jerocades

entusiasmi

repubblicani,

più

tardi,

zionalisti,

il

e

gii

movimento

che ebbe

il

dei

concetti massonici

della Carboneria

e

dei

suo poeta in Gabriele Rossetti,

provvisatore, librettista, arcade, metastasiano che

forma

1

«

si

imtras-

» *.

Cosi nella prefazione alla raccolta dei Componimenti poetici per

leggi date alla

ora S. Stefani, 2

come, costitu-

nuova popolazione di Santo Leucio, Napoli, 1789

Una

[Si

le

veda

colonia socialistica nel regno dei Borboni, E-oma, 1907].

Sono parole del Carducci. Un'eccezione formava Ignazio Ciaia,

del quale per isfortuna

avanzano pochissime

poesie.

ELEONORA DE FOXSECA PIMENTEL

16

Nel 1777, a venticinque anni, Eleonora prese marito,

sposando un Tria de entrato

ufficiale

Pasquale

napoletano,

dell'esercito

nativo di Napoli, nobile, quarantenne, che,

Solis,

come cadetto

nel reggimento di Abruzzo

aveva percorso dal 1765

tutti

ultra,

reggimento di

gradi nel

i

tenente e l'anno dopo

fanteria del Sannio, ed era allora

divenne aiutante maggiore ^ Da queste nozze nacque un

bambino, che mori due anni dopo: sventura che ispirò nostra poetessa

i

che accento veramente poetico, cinque sonetti per del figlio (1779), nei quali singhiozza

porgeva

le

consuete cure

Figlio,

mio caro

figlio,

E

morte

le

ore nelle quali

bambinello:

al

Ch'io soleva amorosa a

la

disperato dolore

il

materno. Tornano invano nel loro giro ella

alla

componimenti che abbiano qual-

soli suoi

ahi

!

l'ora è

questa

te girarmi,

dolcemente tu solei mirarmi

A me

chinando

vezzosa

la

testa.

Del tuo ristoro indi ansiosa e presta cibava

l' ti

La

;

tenerella

e tu parevi alzarmi

mano, e

i

primi darmi

Pegni d'amor: memoria

Altra volta

gli

sembra

al cor funesta!..,.

di averlo

ancora accanto, vivo:

Sola fra miei pensier sovente

E

gli occhi

i'

seg-gio,

gravi a lagrimar m' inchino,

Quand'ecco, in mezzo

al pianto,

Improvviso apparir

figlio

Egli scherza, io Gli usati vezzi e

'1

il

lo

i'

a

me

vicino

veggio.

guato, e in lui vagheggio

volto alabastrino

;

Ma, come certa son del suo destino,

Non

i

La data

liani, p. 287.

de vita

et

credo agli occhi, e palpito, ed ondeggio.

del matrimonio, 17 ottobre, nel

Le

moribus, fascio 192,

chivio di Stato).

D'Ayala,

Vite

degV ita-

notizie sul Tria de Solis ho tratte dalla serie di Libri

volume

del

Regg. Sannio del 1780 (Ar-

I.

Ed

E

or la

LA LETTERATA

mano

stendo, or la ritiro,

accendersi e tremar, mi sento

Finché

La

E

il

17

petto,

il

al cor rifugge.

sangue agitato

dolce visione allor sen fugge; dell' error diletto,

senza ch'abbia

La

mia perdita vera ognor sospiro

Circa questo tempo la

si

^

ritrova anche in corrispondenza

poetica col vecchio latinista e poeta beneventano, l'abate

Filippo de Martino, che la celebrava in una sua enumera-

zione dei letterati napoletani: Altera quae Sappho, nec

Quam decimam

te,

Fonseca, silebo,

dixit Grsecia Pieridum,

Quse concepta Tagi, sed Tibridis orta, virenti Littore Sebethi deinde iugata viro;

patria certant septem urbes dulcis Homeri:

De

Post aliquot de te ssecula, tres

1

Ai cinque sonetti segue

salvata in quali, 2

un suo aborto:

uii'Oc?e al

fluvii

^ !

chirurgo Pean, che l'aveva

assai curioso pei particolari patologici, nei

da studiosa di scienze naturali,

la poetessa insiste.

Hirpini poeta Penthecatoslicon in Germamim, Napoli, 1789, ex typ.

Simoniana. L'invettiva del De Martino è diretta contro le scioccherie e le impertinenze scritte dal tedesco Archenholz su Napoli nel suo England und

Italien (Leipz., 1785, trad.

parecchie poesie del le

De Martino

dice che Francesco Ricciardi

loroso avvocato e

desiderio.

Ma

i

disertore di Parnasso

versi

non vengono, il

»

gli

mandargli dei

la stuzzica, la

giungono finalmente, ed ecco

un epigramma

futuro ministro del Decennio), va-

(il

lettera che ella s'apparecchiava a

un'invettiva in cui

frane, Gotha, 1786). Ivi anche

dirette alla Fonseca. In

e

aveva

scritto in

versi, e

li

seguono cinque epigrammi e

rimprovera,

De Martino

la schernisce. I versi

a cantar la palinodia:

Versibus attonitum densa ceu grandine totum Obruis, aurato Il

De Martino mori

meque

una

affretta col

tridenti feris

nel 1794, a settantacinque anni.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

18

Ma

come ben

in Eleonora,

poesia formava

una piccola parte

che l'adornavano

Vincenzo Cuoco,

disse

e col passare dalla

»;

tante

delle

«

la

cognizioni

prima giovinezza,

parve dalla poesia sempre più distaccarsi, concentrandosi in quegli studi che allora attiravano

La sua cultura

i

più nobili intelletti.

nelle scienze matematiche, fìsiche e na-

moda, com'è

turali era, certo, sopra del volgare. Studi di

provato dalle molte donne che predilezione in Napoli: la

li

grande

coltivavano con

principessa

di

Colubrano Fau-

stina Pignatelli, Giuseppa Eleonora Barbapiccola, Isabella

Pignone del Carretto, Maria Angela Ardinghelli. thematicis,

astronomia prcesertim apprlme Imhuta

della nostra Eleonora

mattematica

» si

un contemporaneo

^ ;

e

come

Ma-

«

», «

dice

donna

trova non so bene se lodata o schernita nei

tempi della sua miseria^. Era amica di Vito Caravelli, che fu poi maestro del principe ereditario

^,

e del

del Falaguerra e di altri scienziati napoletani.

giarne

il

De Fiìippis, Ebbe a pre-

valore Lazzaro Spallanzani nei viaggi scientifici

che condusse, circa quel tempo, per l'Italia meridionale ^

Per quanti legami pline sociali era a

lei

scienze

tali

nei suoi scritti.

Ma

aveva prescelto

gli studi di

che formavano

il

a

si

uniscano con

le disci-

ben noto, e più volte vi torna sopra

campo principale economia e

della

sua attività

di diritto pubblico^

tramite per mezzo del quale la gente colta

Si vedano le note al poemetto del De Martino, In Getnnanum, p. 44. D'Ayala, Vite, p. 294. 3 II Metastasio lo ricorda nelle sue lettere all'Eleonora del 1776. 4 Nelle opere dello Spallanzani non mi è riuscito di trovare nessun ricordo della nostra; ma cfr. D'Ayala, Vile, p. 286. Nell'opera del La Cecilia, Storia ser/ reta delle famiglie reali, ecc., Genova, 1860, III, 493-4, si riferisce una lunga iscrizione del letterato toscano Gherardo Drai

2

gomanni, composta nel 1854, nella quale lentissima nella botanica

»,

e

«

si

dice che Eleonora fu

«

va-

collaborò collo Spallanzani alla ricerca

e alla scoperta dei vasi linfatici

».

LA LETTERATA

I.

19

napoletana partecipava allora alla vita pubblica del pro-

Come

prio paese.

sconoscere l'efficacia politica dei Filan-

Pagano, dei Galanti e dei Conforti,

gieri e dei

dei Pal-

mieri e dei Delfico?

Compose

tempo un

in quel

argomento econo-

libro di

mico, che non pare fosse messo a stampa, o almeno non si «

conserva nelle biblioteche ed è ignoto

Una dama napoletana

poli tra

il

1786 e

(scrive

il

Gorani, che visitò Na-

prima

1788), la quale s'è

il

bibliografi.

ai

fatta notare

per alcune poesie piacevoli ed ingegnose, e s'è poi dedicata a studi aridi

ma

importanti, donna Eleonora de Fon-

seca Pimentel, ha scritto un

libro

sopra

un progetto

di

banca nazionale, dove sono idee molto profonde, che potrebbero interessare gli uomini più istruiti in tali ma^

terie »

Ma ritto

un saggio

resta invece

pubblico nella

in regno neapolitano

della chinea

aveva richiamato

che

-,

la

in vita

comparvero allora da una parte

^.

di-

vecchia

della

Nullum

e classica dissertazione del Caravita:

maximi

conoscenze di

delle sue

traduzione e comento

ius pontlficis

recente abolizione

Ai molti

e dall'altra

^

scritti

che

volle contri-

buire l'Eleonora col suo lavoro, diretto specialmente ad opposizione di una Breve istoria del dominio della sede apostolica nelle Sicilie di

un avvocato della corte

pubblicato con dedica al re

1

Gorani, Mémoires

2

Si

veda

la

A

tale

stor. ^

pontificia, e

1790, nell'anniversario del-

secreta et critiques des cours,

Bibhogr.

inedita al duca Vargas {lUustr. 3

il

pubblicazione

Parigi, 1793, si riferisce

I,

76-77.

la lettera

e doc., n. II).

G. LioY, L'abolizione della chinea da inediti documenti, in Arch. nap., a. VII, 1882.

Un

ricco catalogo di tali scritture dà lo Scaduto, nel suo

Stato e Chiesa nelle due Sicilie dai normanni ai giorni nostri,

Amenta,

1887, p. 58 sgg.

volume

:

Palermo,

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

20

La

l'abolizione di quel vergognoso segno di vassallaggio.

traduzione è ricca di aggiunte fatte dalla traduttrice (contrassegnate con asterischi), che adattano

polemiche. Nella prefazione l'Eleonora si

il

testo alle

espone,

nuove

come ora

direbbe, la storia della questione, dall'opera del Danio

del 1701 e da quella del Caravita del 1707 agli scritti del

Giannone, zionale scritti

»,

«

campione

illustre

di cui

si

e

martire della causa na-

può ben dire

formata quasi

di noi

all'opera del Troyli, a quella

«

ch'egli abbia con

suoi

i

una nuova Nazione

anonima

»,

degli Abusi ch'è at-

tribuita all'avvocato Brusconi, a quelle del Rapolla, di Gi-

Grimaldi e

nesio «

di

contemporaneo Giuseppe

del

Sarà certamente

un regno, oggetto

Cestari.

dice) la quistione della feudalità

(ella

o di stupore o di riso alla generazione

futura e materia più da eruditi dissertatori che da politici o da giuspubblicisti:

modo

pur noi dovremo sempre in ugual

ammirare

coloro, i quali hanno nella mente saputo anticipare a sé medesimi quest'epoca e mercé l'opera loro condurla a noi ». Ma il volume pubblicato non era se non il saggio dell'opera completa, che doveva contenere una serie d' illustrazioni in appendice al testo del Caravita, i cui posti sono segnati da numeri ro-

rispettare ed

loro

mani, e una speciale dissertazione della traduttrice nella quale avrebbe guardato ossia

avrebbe esaminato

la «

la

questione sotto nuovo aspetto,

natura de'

trattati,

che possono

passare fra popolo e popolo, e quindi fra principe e principe «

».

E avrebbe

indagato in primo luogo se

tali trattati

possano giammai essere o irredemibili o invariabili

»

;

in

secondo luogo, mostrato l'impossibilità di trarre regole per le relazioni dei popoli e dei principi dal

di la

mezzo; e finalmente natura dei

secondo

i

fatti

si

accaduti tra

i

normanni

documenti originali e l'indole

isfortuna, la sua

giure dei tempi

sarebbe provata a interpretare

malferma salute

le

e

i

pontefici,

di quei tempi.

Per

impedi di metter su-

I.

bito a

stampa

il

resto

LA LETTERATA del

21

lavoro, e gli avvenimenti

che

incalzarono resero presto impossibile di pubblicarlo dipoi.

Ma

a quale indirizzo politico appartenesse Eleonora

si

può

vedere da questi rapidi aforismi, che traggo da una delle note apposte alla traduzione:

«

È sempre una

fallace

ma-

niera di ragionare (ella scrive) quella di argomentare dagli stabilimenti del diritto privato, cangiabili secondo le varie

circostanze e le varie idee dei popoli o dei legislatori, a quelli del diritto pubblico, fondato sulla natura

dell'uomo e

le relazioni

ed

i

diritti

che da questi costantemente de-

uomo padronato, non

rivano nell'associazione di ciascun

cogli altri suoi

primogenifedecommesso, non è dote: il Regno è amministrazione e difesa dei diritti pubblici della nazione, conservazione e difesa dei diritti privati di ciascun

simili.

11

Regno' non è

è

tura, non è

cittadino. Per questa amministrazione

servazione

ci

lativa nel Principe delle forze,

dunque

per queste forze al

e per questa

con-

vogliono delle leggi, dunque la facoltà legis-

Principe; e

i

ci

per questa duplice difesa

;

vogliono

ci

la forza militare e civile nel

Principe

vogliono delle rendite, dunque

tributi

i

;

tributi

hanno perciò una misura relativa non sempre eguali, della Na-

e proporzionata ai bisogni,

zione y>K Con che possiamo quasi ricostruire

zione rimasta inedita.

1

Nota 35 a pp.

140-1.

la

disserta-

Il

La giacobina (1792-1799)

C.'ome

mai questa donna, che ancora nel 1790 appare

sostenitrice

dei diritti del principe ed encomiatrice di re

Ferdinando,

e

premiata e pensionata dalla corte per

opera sulla chinea

^,

qualche anno dopo

si

sua

la

cangia in un'ar-

dente giacobina, che ordisce congiure contro

lo stato

ed

ha parte non piccola nella rivoluzione repubblicana del '99? All'osservatore superficiale la cosa potrà destare stupore;

non ha mancato, con intenzione che vorrebbe essere sagace o maliziosa ed è semplicemente gretta e volgare, di raffrontare le lodi, tribuite pochi anni prima e qualcuno

ai sovrani,

tazione di rico, gli

con stile

le

parole acerbe, scritte con rapida

mu-

pochi anni dopo. Ma, all'occhio dello sto-

uomini di quel periodo

di transizione,

che adem-

pirono parti tanto varie e perfino opposte, svelano una fisonomia dai tratti assai fermi.

Le tempre

intellettuali

all'altro,

sioni, e

sono invece

di codesti trapassi

accordi e conclusioni

l'idealismo monarchico

Annua a

hanno

da un

che sembrano contraddizioni e sconclu-

estremo

e

intime.

Tra

l'idealismo democratico, tra

rege munificentia ditata

est

»

{In

germanum,

p. 44).

il

II.

culto fantastico di

Numa

LA GIACOBINA

23

Angusto

e di

e quello degli Spar-

comune: un primo momento, viene cercato nell'opera altamente morale di un sovrano assoluto, concepito come il protettore del suo popolo, e, in un secondo momento, dissipata dall'esperienza la prima tani e dei

Romani, c'è qualcosa

di sostanzialmente

desiderio del bene sociale; che, in

il

illusione,

si

ricerca

invece

nella

forza popolare, vindice

dei propri diritti e chiaroveggente

da

indicatrice delle

vie

seguire.

Lo spettacolo

della rivoluzione francese, con la fede e

entusiasmi che l'accompagnarono, sarebbe bastato da

gli

solo a introdurre a poco a poco nelle menti di molti napo-

questa nuova persuasione

letani

;

ma

ad affrettarla con-

corse, com'è noto, la mutata politica dei sovrani di Napoli,

che, quasi di colpo, misero da parte

il

programma

delle

Roma

(gin-

riforme, composero alla meglio le contese con nastica

fin

allora di ardimento e di libertà pei sudditi del

Regno), adottarono una serie di provvedimenti restrittivi d'indole poliziesca, e volsero le loro cure agli armamenti e ai trattati di alleanze offensive e difensive. C'era di già

a Napoli un

partito di scontenti, formato

forte

categorie di persone,

mal soffrivano e

il

ma

principalmente

da varie

da coloro che

soverchiare degli stranieri nelle cariche

negli uffici più alti e gelosi,

promosso dall'Acton e

se-

condato dalla regina^; e questi scontenti guardarono su-

Il



merto oppresso,

Carco d'onor Ck)si in

quel sonetto:

«



il

e gloria

nazional mendico.

ogni straniero...

Sire, tu torni al

fatto trovare al re sul suo tavolino.

tuo letargo antico

—A

conferma

»,

che fu

di quest'avver-

si veda il maggio 1792 dall'ambasciatore francese in Napoli Cain A. Franchetti, Le relazioni diplomatiche fra la corte di Napoli

sione pel forestierume protetto dall'Acton e dalla regina, dispaccio del 15 cault, e la

Francia dal 1791 al 1793, in Rivista

a. I, fase.

VII- Vili, estr., pp. 10-11.

slor. del

Risorgimento italiano,

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

24 bito con

rando.

interesse

Ma

rivolgimenti che s'andavano prepa-

ai

c'erano anche gl'idealisti, che vedevano

verno allontanarsi dal programma clamato, e

stesso

lo

gico e inflessibile

programma trovare un

radicale e lo-

tratti

per conseguenza a disperare de-

tra quella sfiducia e quest'ammirazione,

mutando da regalisti appartenne

idealisti,

È

nel rivoluzionario popolo di

metodi e ad acquistare fede nei nuovi: e che

gli antichi

cosi,

in

la

tempo,

«

me sembra

le

persone

«

ella fosse già ascritta alle società

società patriottiche

pubblicane ^ a

E

se

si

si

»

gettarono e delle

i

dell'ammiraglio e degli

ufficiali francesi

e accolsero

un movimento rivoluzionario con

massoniche,

germi delle

i

si

recarono

suggerimenti

d'iniziare a Napoli

società segrete secondo

di Marsiglia^.

D'altra parte,

si

rubare da quel suo francese

trame che

si

vuole che, quando Maria Carolina fece fido Luigi

si

Custode

le

carte dell'amba-

Mackau per venire a conoscenza

ordivano

compromettenti

È

»

dovesse credere a una notìzia, che

Latouchc

sciatore

illuminate

cospirazioni re-

quei napoletani che, nel dicembre del 1792,

forma

venivano

per altro poco sicura, sarebbe stata già tra

sulle navi francesi del

la

si

questi ultimi, agli

nostra Eleonora.

nelle quali, a Napoli e altrove,

posteriori

A

giacobini.

probabile che, come tutte

di quel

go-

seguito e ac-

esecutore

Francia; ed erano

il

fin allora

in Napoli,

tra

gli

altri

delle

documenti

rinvenisse una lettera di Eleonora

^.

assai difficile seguire le vicende dei singoli giacobini

napoletani per la mancanza dei documenti processuali, che,

com'è noto, furono

1

tutti distrutti

per ordine di re Ferdi-

vedano specialmente, G. Pepe, Memorie, Lugano, 1847, prima del 1799. D'Ayala, Vite, p. 289. Memorie segrete, edite dallo Helfert, p. 104. Si

15-17; e in questo volume: I giacobini napoletani 2

3

I, 9,

LA GIACOBINA

II.

25

nando nel 1803. Nei pochi frammenti che movimento,

cipali di quel

il

nome

Eleonora s'incontra

di

stati indicati dal reo di stato

sal-

tratti prin-

i

ma

nel 1794-5, non già tra quelli dei processati,

che erano

ne sono

se

determinare

vati, e sui quali si è cercato di

di coloro

Annibale Giordano

*;

ed è poi certo, che non fu imprigionata fino all'ottobre

Notiamo

1798.

masta vedova

Che è

passaggio che dal febbraio 1795 era

di

ella fosse già

da tempo considerata come sospetta,

provato, del resto, dal racconto messo in istampa nel

1799, durante la repubblica, da

un Giuseppe

era stato accusato di aver fatto cedenti,

che

e

riconosce,

stesso

le spie e

regina e della Giunta di stato. Ora un

agente del Giaquinto

•^,

principe di Torella era giacobino.

nei suoi

poliziotti della

i

De Simone,

tal

quartieri.

«

Senti (gli spiegava),

Giunta di stato

Ho

notato tutte

io

ho diviso Na-

le case,

gono conversazione in ciaschedun quartiere. Ho le persone che vanno a ciascuna conversazione, che variano or questa or quella casa. In il

quadro civile

pre-

aveva

diceva un giorno all'Albarelli che

in questa occasione della

poli

Albarelli, che

spia negli anni

la

com'egli

infatti,

avuto molta intrinsechezza con

il

ri-

^.

di tutta Napoli;

tal

che tendistinto e quelli

modo tengo

ed ho combinato

le

mie

operazioni di appurar cosi per la Giunta di stato, col decidere de' caratteri delle persone per la frequenza del tratto fra loro ».

1

il



Torella?

di

Ma com'è

domandò

nato

sospetto del giacobinismo

il

l'Albarelli.



E

il

De Simone,

Indice dei processi delV inquisizione dei rei di Stato dal

1795, ins. della Bibl. della Soc. stor. napol., 2

D'Ayala,

3

E

«

il

Vite,

ff.

1792

sin

di

dopo

26, 85.

p. 287.

noto infamissimo spione Pasquale de Simone, sublimato

pe'suoi meriti all'onore della croce costantiniana», di cui zione nel Monitore, n.

4.

si

fa

men-

ELEONORA DE FOXSECA PIMENTEL

26



primo moto: mentel

»

E qualche via.

Perchè frequenta

«

madama Fonseca

Pi-

'.

altra notizia ci è pervenuta

per tutt'altra

Eleonora aveva coltivato sempre relazioni coi compa-

trioti del

suo paese d'origine, e specialmente coi compo-

nenti dell'ambasciata di Portogallo in Napoli. Era da molti

anni ministro portoghese alla corte di Napoli

il

commen-

dator don Giuseppe de Sa Pereira, amico della Eleonora,

per mezzo della quale

il

come per mezzo

saluti;

Metastasio soleva mandargli del

De Losa,

i

suoi

segretario d'amba-

sciata, ella aveva- fatto pervenire alcune sue composizioni

poeta cesareo

al

Nel 1798

^.

il

ministro

De Sa

ricato di affari

segretario

il

il

De Souza, scrivendo

trovava inca-

don Giuseppe Agostino De

Souza, parimente amico e intrinseco di

Ora

si

come

in licenza a Lisbona, e in Napoli lo sostituiva

lei.

suo superiore

al

De Sa per

informarlo privatamente di ciò che accadeva in Napoli, gli

parlava della loro comune conoscenza donna Eleonora de

Fonseca, e come fosse accesa per

le

cose della politica, e

dei poco cauti discorsi che le uscivano di bocca.

A

que-

«

donna quanto dotta altrettanto pazza, imprudente e » (tale, dal suo punto di vista, doveva sembrargli), De Souza non cessava di raccomandare calma e mode-

sta

sciocca il

razione, di non impacciarsi di ciò che di

badare a non incorrere in

erano ammonimenti

1

II

inutili, e ai principi di

cobini napoletani Si

riguardava,

la

guaio.

Ma

ottobre del 1798

Decennio del cittadino Giuseppe Albarelli, NapoH, anno primo

di nostra libertà, pp. 48-9. Cfr. in questo

*2

non

qualche grosso

vedano

glio 1777.

Lo

prima

le lettere al

stesso

parte- di Eleonora al

volume

lo

scritto sui Gia-

del 99.

Metastasio del 16 ottobre 1775 e 22 lu-

Metastasio prendeva incarico di presentare per

duca don G-iovanni

per Vienna, un esemplare dell 'Or/eo, e

le

di

Braganza, di passaggio

comunicava

duca aveva fatto della poetessa italo-portoghese.

gli elogi

che

il

II.

il

De Souza dava

tere

in

la notizia

A

prigione.

complotti,

ma

27

LA GIACOBINA

dir

che l'Eleonora s'era fatta met-

vero, non

la

credeva capace di

imprudenze; tuttavia, dal modo co-

di sole

m'era stata arrestata, conveniva supporre che il governo napoletano avesse indizi sicuri, ed in questi tempi di depravazione generale

(egli

soggiungeva) era stato ben fatto

carcerarla ^

Eleonora, arrestata, dunque, in circostanze e per cagioni che non

conosciamo esattamente, fu condotta alla Vicaria, in quella prigione che si diceva del « Panaro »,

dove stavano rinchiusi

Ma

era destino del

altri sospetti di

De Souza che

giacobinismo

le relazioni

con

^.

la

sua

ardente compatriota dovessero attirargli qualche fastidio. Dalle prigioni della Vicaria, Eleonora gli diresse una tera in lingua

portoghese.

La

lettera

fu

let-

sequestrata;

e,

quantunque non poco oscura e misteriosa, apparve da essa non solo la grande intrinsechezza fra il diplomatico portoghese e la rea di Stato, ma anche che quest'ultima aveva ricevuto, per

mezzo

del

De Souza

e pel tramite della le-

gazione portoghese, un carteggio riconosciuto sedizioso.

governo napoletano

scrisse

Il

subito al suo ambasciatore a

Lisbona di fare vive rimostranze per tale accaduto

al go-

verno portoghese; e quel primo ministro Finto, dolentissimo pur del semplice sospetto, si affrettò a dare ordine all'incaricato di mettersi a disposizione del governo napo-

letano per chiarire

De Souza

suo operato. Vero è che più tardi,

il

potè provare la sua innocenza

1

Illustr. e

2

«

doc, n.

III.

Sul principio dell'ottobre 1798 fu arrestata e condotta in una

di quelle orribili segrete

che in Napoli

restò fino al giorno della rivoluzione zionale,

il

^.

numero

3 Illustr.

46, terzodi 3 ventoso, a.

D'Ayala,

Hbertà). Cfr. e

»

doc, n.

Vite,

III.

p. 289.

si

chiamano criminali, dove Roma, foglio na-

{Monitore di

VII repubblicano e II della

.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

28

prigionieri politici sospiravano in quegli anni col loro

I

poeta, Ignazio Ciaia:

t'ama di catene

Gallia, chi

Già l'urna e

il

è cinto;

ferro la vendetta

Gallia, t'affretta!

Se più

chiama;

tardi, estinto

Vedrai chi t'ama! ^

Ma, poco dopo che l'Eleonora era stata gettata cere'^,

in car-

seguiva rapidamente la catastrofe della monarchia di

Napoli: la deliberazione della guerra contra la Francia, l'entrata in

campagna

dell'esercito napoletano sotto

il

Mack

il

24 novembre, la riscossa offensiva dei francesi cominciata il

5 dicembre, e la fuga di re Ferdinando in Sicilia

il

23

di quel mese.

Per

rivolgimenti, ella riacquistava la

effetto di questi

libertà,

a

mezzo

del

gennaio

1799,

quando

i

lazzaroni,

mossi alla notizia dell'armistizio di Sparanise concluso dal generale

vicario

Pignatelli,

si

armarono ed aprirono

le

carceri; donde vennero fuori, misti coi delinquenti comuni, i

perseguitati politici. E, tosto uscita dal carcere, prese

parte con gli altri patrioti alla formazione di quel comitato centrale, che, fra

i

governo aristocratico

tentativi di

plebea,

della città e l'anarchia

raccolse gli

degli

eletti

sforzi

dei fautori della repubblica democratica e si mise

Elmo

1

Ode

2

Alla Fonseca altresì viene attribuito dalla tradizione quel sonetto

scritta in S.

contro Maria Carolina: altri attribuisce nali,

con un

nel 1797.

«

Eediviva Poppea, tribade impura

«

si

vuole

»

ms. Bibl. Naz., segn. X. B. 4b-4,

gelo Cicconi (D'Ayala,

Vite, p.

», ecc.,

che

a Mario Pagano (Marinelli, Gior-

167), e

I,

p. 325), e altri

a Michelan-

me sembra

scritto tra le

che a

persecuzioni e prigionie che precedettero

il

99 (come traspare dall'ul-

tima terzina). Noto che nel Monitore napolitano, n. 14, H germile, ossia 23 marzo, si legge che la cittadina Pimentel recitò nella sala d'istruzione pubblica < un sonetto fatto durante la sua prigionia alla Vicaria

»

LA GIACOBINA

II.

in

29

lo Championnet per mezzo degli esuli accompagnavano da militari e da consi-

comunicazione con

napoletani, che

glieri l'armata francese

K

Nei giorni del combattimento, Eleonora gli altri patrioti nel castello di

zione fu

maggiore aiuto che

il

città porsero all'armata

gennaio, stello, o

Sant'Elmo,

«

disarmati,

lazzaroni e

i

parte i

noto,

il

19

villani dei contorni che

i

per

giorno e nel seguente

per

ricovero

e

della

città. Il

giorno 20 vi

vi accorsero,

molti,

Com'è

» ^.

con abile stratagemma, furono cacciati dal ca-

se n'erano impadroniti; e in quel

ogni

occupa-

dell'interno della

quelli

liberatrice

trovò con

si

la cui

due

Riarì,

il

Logoteta,

presidio,

e

Eleonora

vide sventolare

Il

21

si

patrioti

Bisceglia, lo

il

Vincenzo Pignatelli, ^.

i

da

entrarono, tra

i

Schipani,

parecchie donne, a capo delle quali sul

castello

ban-

la

Cham-

diera francese, e al tempo stesso l'esercito dello

pionnet, diviso in tre colonne, mosse all'assalto di Napoli. Si

può immaginare con quanta ansia, con quale

nazione di speranze e di timori,

Sant'Elmo, seguissero

patrioti, dall'altura

i

movimenti

i

alter-

delle colonne

di

francesi

e spiassero gli attruppamenti dei lazzari, gl'incendi delle

i

II

comitato centrale

Niccola Fasulo:

si

radunò dapprima nella casa dell'avvocato

Arrighi, Saggio

storico, III, 205,

e

B. N. (Nardini),

Mémoires, Parigi, 1808, p. 48. 2

Sull'importanza di quest'aiuto bisogna vedere

le

poco note osser-

vazioni del Pignatelli, Apeì^gu historique, Berne, an. Vili, pp. 42-8. Le popolazioni dei contorni aspettavano il risultato del primo attacco dei francesi;

e, se la

rebbero sollevate

resistenza di Napoli fosse durata ancora,

alle loro spalle,

mettendo

il

si sa-

corpo d'operazione fran-

cese tra due fuochi. 3

Memoria

degli avvenimenti popolari seguiti in

In Napoli l'anno VII della Libertà

(rist.

Napoli in gennaio 1799,

dal Dumas, nel voi. dei Do-

cum., in append. ai primi quattro dei suoi Borboni di Napoli, Napoli, 1862, p. 93). Cfr.

anche Nardini, Mémoires, pp.

57-8.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

30

formazioni

case, le

sanguinosa che

lotta città.

I

colpi dei

barricate,

delle si

combatteva

E

agli

sero

ad abbandonare

i

lazzari

in

episodi della

punti della

tanti

cannoni del forte servivano da segnale

e indicazione i

vari

i

assalitori.

quei colpi anche costrin-

il

posto dal Reclusorio, che

francesi occuparono. Più tardi,

giorno 22,

nello stesso

un distaccamento francese, con a capo il napoletano Pipartendo da Capodimonte, dopo molte perdite,

gnatelli,

giungeva, trafelato, malconcio, pieno di

feriti, in

mo; ed era

accolto a festa, tra le grida di

pubblica

Dopo un breve

».

le ore 21 e 22,

colonna che

ma

l'avanzare

accompagnato da cinquanta si

aspro

uscivano dalle case, al castello. i

e,

la Re-

patrioti, scese

intenzione di riunirsi con

coli'

dirigeva al

era

Sant'El-

Viva

riposo, quel distaccamento, tra

per la via dei Settedolori, la

«

dello Spirito Santo;

largo

tra

grandine dei colpi che

la

notte, fece ritorno

al calare della

Senonché, dei patrioti non

si

videro tornare

due giovani, Francesco Palomba e Antonio Moscadelli,

restati morti per via. Il giorno 23,

spazzava

il

cannone

il

Sant'Elmo

di

largo di Castelnuovo e sosteneva l'assalto e la

presa di quel castello, eseguiti dalla divisione del Keller-

mann, con l'aiuto di patrioti napoletani. Fra i tuoni del cannone, nasceva intanto lassù, Sant'Elmo, la Repubblica Napoletana. La mattina del i

patrioti si erano radunati

sulla piazza del castello.

fu piantato l'albero della libertà, dichiarata la della monarchia, e proclamata la

tana una «

e

indivisibile,

grande nazione francese

getto

di

decretazione

Logoteta ^

1

.

fatti si

vedano

approvarono

della il

pro-

dal cittadino Giuseppe

scossa

la

protezione

la

I patrioti

che,

Qui

decadenza

Repubblica Napole-

sotto

presentato

Ed Eleonora

Per tutti questi

»

in

22,

concitata

e

Memoria

della stessa Eleonora nel Monitore napolitano, n.

1,

citata,

e

il

il

dagli

racconto

Progetto di de-

LA GIACOBINA

II.

31

Straordinari avvenimenti, aveva composto, in Sant'Elmo,

un Inno tendo alla

a coro

patrioti di

tra

gli

applausi,

ripe-

odio ai re e di giuramento

armi

le

Sant'Elmo,

e

occupata

un elenco

contare per gli dirsi

di

nomi

uffici

da

di

la città dai francesi,

giorno 23, presentarono

lo stesso

Championnet, insieme con

allo

prese,

può

le strofe di

Libertà ^

Appena posate i

declamò

alla Libertà, lo

tutti

le

deliberazioni da

persone sulle quali

istituire

prontamente

-.

si

essi

poteva

Cosicché

che dalla vecchia ròcca angioina uscirono, belli

e formati,

governo provvisorio e

il

la

rappresentanza mu-

' nuova Repubblica ^. Ed usciva anche, da Sant'Elmo, con Eleonora de Fon-

nicipale della

seca Pimentel, la giornalista della Repubblica.

cretazione e Vhidirizzo dei Patrioti di Sant^ Elmo, in

Colletta, Proci,

e

sanzioni, Napoli, 1863. 1

Monitore napolitano, n. 14.

2

Indirizzo dei Patrioti, citato di sopra.

3 I

patrioti di

Sant'Elmo figurarono in prima linea nelle cerimonie quando la domenica 27 gennaio fu piantato l'al-

di quei giorni. Cosi,

bero della libertà nella piazza del palazzo regio,

ticolarmente

no

»

i

patrioti di Castel Sant'

{Monitore, suppl. al n.

I).

»

furono invitati par-

Eramo, che vi ballarono intor-

Ili

La giornalista (gennaio-giugno 1799)

wuesta

s'era scelta Eleonora, in

parte

quel fervore

d'operosità dei patrioti napoletani al primo stabilirsi della

Repubblica, in quei bei giorni del gennaio '99 che fecero palpitare tanti cuori generosi,

speranze impennarono

l'ale

e in

cui

tante variopinte

per l'azzurro cielo partenopeo.

Monitore napoletano fa subito annunziato ^

Il

voso, ossia

il

ne comparve

2 febbraio,

il

14 pio-

Il

primo numero

(un foglio di quattro grandi pagine con supplemento), che

cominciava con un grido

di giubilo:

ed è giunto anche per noi

il

«

Siam

liberi in fine,

giorno, in cui possiamo pro-

gliuoli; a' popoli

uguaglianza, ed come suoi degni fiRepubblica Madre liberi d'Italia e d'Europa, come loro

degni confratelli

».

nunciare

i

sacri

annunciarne

Oltre e

nei

il

nomi

alla

di

libertà e

Monitore, furono iniziati in quegli stessi giorni,

mesi seguenti,

molti

altri

un bilingue Corriere di Napoli

1

«

di

E annunziata

la

stampa

tizie di tutte le operazioni del

martedì 29 gennaio).

di

giornali,

e Sicilia,

un Monitore

Groverno

»

tra

i

quali

ch'era sussidiato

napoletano, che darà no-

[Diario napol. del

De

Nicola,

III.

Governo

dal

giornalismo

Fu

allora

politico di Napoli.

Prima

durò poco ^

e

óó

LA GIORNALISTA

come

natale del

il

tempo,

di

quel

le

nuove

pubblicavano alcuni aridi notiziari con

si

dei paesi

con pochi ragguagli sulle cerimonie di corte, le recite dei teatri, le vestizioni monacali e

le

esteri e feste,

mentre continuava

materie;

mili

per

manoscritti

La stampa

venne

politica

giornali

principali

introdotta

ed

repubbliche italo-francesi;

l'uso

cisalpini,

degli

recondite

più

notizie

le

noto

è

in

avvisi

«

»

scandalose.

o

con

Italia

che

di

Termometro

del

si-

uno

le

dei

politico

di

Lombardia, fu direttore, per un pezzo, un esule napoletano,

Francesco

calabrese

il

straniere e italiane, che

avidità delle

la il

tanto

pericolo

i

solevano

divorare

trovava

ofifre

tutta la

i

suoi

bra fossero

anni

precedenti e

due volte

la

settimana,

sabato; e gli articoli e le osservazioni sem-

il

scritti

interamente

da

nessun altro nome né sapendosi di

lei,

non apparendovi

altri redattori.

Sulla stampa periodica repubblicana di Napoli

tizie raccolte in Illustr. e II

negli

tanta

della Eleonora durante

vita

repubblica. Usciva, di regola,

2

gazzette,

^.

Monitore

martedì e

i

queste

patrioti napoletani con

persecuzioni, Eleonora

modelli Il

e

In

Sai fi.

si

vedano

le

no-

doc, n. IV.

Monitore napoletano fa cosi annunziato dal suo confratello

Monitore di

Roma:




.

(N. 46

cit.,

B ventoso, 21 febbraio).

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

34

Non Il

non

distrazioni,

come

discettazioni,

discorsi di letteratura

anche

in altri giornali

Monitore va rapido e

concentrato

diritto,

nelle questioni essenziali ed esistenziali che in quei pochi

mesi,

parecchi ^nni.

E

ansie prolungate,

i

mezzo

forma e

la

prendevano nell'animo le

il

della voce della loro vicolorito individuale che

di lei.

dei problemi vitali

sue relazioni con la

nuova repubblica erano

della

repubblica madre, ossia con

Francia, e col corpo d'occupazione francese.

per ragioni di molteplice prudenza, non rere in pubblico. Fin dalla

metà

la

di ciò,

il

governo

deputati

suoi

i

Ma

poteva discor-

si

di febbraio,

aveva spedito a Parigi

provvisorio

affollarono

propositi e le aspettazioni dei patrioti

compagna, con

Uno

si

tempo.

assorbito

in esso ritroviamo le fuggevoli gioie, le

napoletani, manifestate per rile

e

per intensità di vita valsero

quali

i

o astratte

di quel

per

compiere pratiche rivolte a ottenere l'indipendenza del

nuovo

stato

e sforzi

^ ;

non

torità militare francese

contribuzioni

inique

compiute da

di

ufficiali e

piccoli

facevano presso l'au-

si

per l'alleviamento delle stolte e

guerra e contro

impiegati.



Il

di applaudire al decreto di espulsione

colpi

commissario Faypoult per

il

dace ruberia

che

lo

i

p.

II

»

^

.

«

onde

documento

e la lettera

la costui sfacciata au-

volume

lo

il

rapporto del JuUien del 15 ventoso, pp. 347-357 ;

,

scritto sulle

«

5,

chargé d'affaires de la (pp. 357-362). [Si

In que-

veda ora in que-

Relazioni dei patrioti napoletani col Diret-

torio e col Consolato].

N.

ai cittadini

è pubblicato nel Saint- Albin, Championnet, 2.* ediz.,

da Genova, 10 messidoro, a. VII st'ultimo documento la data è di certo sbagliata. »

mancò

Championnet

e pj^^ tardi pubblicava la bella lettera

Sieyés del cittadino Celentani,

al

Répuhl. napol.

2

lo

Championnet, nel partire, aveva diretto

331 sgg. Cfr. ivi

sto

spogliazioni

le

Monitore non

28 piovoso, 16 febbraio.

LA GIORNALISTA

III.

Ó5

napoletani, quasi invito a resistere ai soprusi degli inviati

A mezza

del Direttorio.

pra qualche

general

rapina fatta dal

la

portato

privati

procaccio

dal

generale,

per suo

conto

danaro dei

del

Lecce;

nella

e,

stessa

Rey, che aveva mandato a prendere

il

decorazioni e collane

le

esistenti presso l'ufficiale l'altra volta

Duhesme di

poco cerimoniosa, commessa dal-

guisa, l'appropriazione l'altro

col-

i

nel marzo, come semplice notizia, pubblica-

pevoli: cosi,

va

voce, richiamava l'attenzione so-

scandaloso, quasi per intimidire

fatto

del carico:

suscitando l'una e

sembra finanche

proteste, e

Toson d'oro,

del

sequestro del

il

giornale ^

Ma

libera

aveva

parola rispetto all'altro problema

la

da tenere verso

capitale, ch'era la politica città

la plebe della

ed Eleonora ne fece

fremente;

di Napoli, vinta e

uno studio amoroso, e tornò con insistenza sulle proposte che aveva meditate. Bene riconosceva, e da animo forte si

rallegrava, che

alla

«

resistenza, se

il

popolo napoletano, allorché insorse

mostrò accecamento di ragione, svelò

insieme un vigor di carattere che ignoravano in connazionali

stessi suoi

colo nelle provincie: stri

cata

dipartimenti

ma

si,

»

«

(ella

*.

E guardando

sono

le

lui gli

simile spetta-

al

funeste insurgenze dei no-

scriveva)

«

una

mal appli-

forza

forza son di carattere. Piangendo in esse

lorosi effetti di

un carattere

viziato

da

tanti

i

do-

secoli di as-

surdo sistema politico e dalla recente corruzione... consoliamone almeno gittando

gli

sguardi sul felice avvenire,

che ne presenta questo carattere stesso, lato dalle salubri leggi

lacerare,

1

N.

13,

ma

a sostenere e difendere la patria

N.

rego-

»

'^.

26 ventoso, 16 marzo, e n. 14, 3 germile, 23 marzo. Pel

sequestro cfr. Diario napol. del 2

rettificato,

repubblicane, e rivolto non a di-

10, 15

De Nicola,

sotto

il

28 marzo.

ventoso, 5 marzo: cfr. n. 26, 20 fiorile, 9 maggio.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

36

una gran linea di separazione » dis« la numerosa minuta popolazione della città » e quella « più rispettabile delle campagne » dal rimanente del popolo; e in ciò èia causa degli ultimi moti e della presente inquietezza. « La plebe tuttavia diffida dei patrioti, perché non gì' intende > ^ Per isfortuna,

giunge presso

di

sfuggiva;

lei

noi

-di

Quali fossero

a

«

i

motivi intimi e reali di questa diffidenza mettendoli in una semplice

e,

linguaggio e

non cessava

di cultura,

differenza

di battere

sulla

necessità di farsi intendere dal popolo per conciliarlo col

nuovo ordine

di cose.

Molteplici espedienti escogitava diretti a questo scopo.

Fin dal secondo numero, esortava a scrivere locuzioni

in dialetto

»

legrarsi di

una

dell'omino

e

civiche al-

«

numero seguente poteva

ben intesa graziosissima arringa

«

pubblicata

polo)

e nel

;

'

lo de

li

lo

de lo patriota

'

(al

ral-

po-

mese che chiove dall'amico

».

Più

usciva a pro-

oltre,

porre una gazzetta vernacola con estratto delle notizie più importanti e delle leggi e dei provvedimenti del Governo,

volendo per giunta

che questo foglio sia ne' di

«

letto in tutte le chiese di città e di

campagna

;

che

festivi le sei

nostre municipalità tengano ciascuna degli uomini pagati il dopopranzo ne' gruppi del popolo; metodo della centrale sìa comune a' dipartimenti » ^. Anche questo suo desiderio fu in parte contentato e il buon prete Michelangelo Cicconi venne pubblicando La Eeprubbaca spiegata co lo santo Evangelio, mentre l'al-

apposta per leggerlo e che questo

;

tro patriota,

il

dava

1

2

del

fuori an eh 'egli

e spiegazioni

N. N.

3,

Gualzetti (autore della popolare

cittadino

riduzione italiana

dramma

un

dei principi

della

21 piovoso, 9 febbraio.

10, 15

di Adelaide e Comingio),

foglio napoletano,

ventoso, 5 marzo.

società,

con notiziario

dei

doveri del-

LA GIORNALISTA

III.

37

l'uomo e del cittadino e delle altre massime democratiche ^ Proposte consimili erano quelle di concioni in dialetto tre

il

capolazzaro Michele

felici,

il

poeta Luigi Serio),

il

(ol-

pazzo, ne tenne alcune, molto perfino, di riduzioni

e,

demo-

cratiche dei teatrini delle marionette e dei castelletti di burattini,

quali, invece delle gesta dei paladini,

i

avrebbero do-

vuto rappresentare drammi e cantare canzoni patriottiche

*.

L'altra molla che Eleonora voleva adoperare era la re-

E proponeva

ligione.

perciò

«

missioni civiche, siccome ve

n'erano prima delle semplicemente religiose sioni », che

ancora oggi

paeselli del Napoletano)

nostri

non men

e si rallegrava

padri

«

liguoristi »

mis-

^

fanno nei

e chiedeva a tal fine l'aiuto

;

dei

«

che civici e zelanti ecclesiastici

dotti

quando

»,

governo nominò una commis-

il

per comporre un Catechismo dì morale

sione di sacerdoti

aW intelligenza

i

(le

»

dì tutto

il

popolo^.

Ma una

profonda im-

pressione sulla religiosità del popolo credeva che sarebbe stata prodotta dal miracolo di san Gennaro. Si legga quel

che scrisse per

il

miracolo ricorrente nel maggio, vigilato

con tanta cura dai francesi e dai patrioti:

È degno

buon

dell'attenzione di ogni

Cittadino, merita di aver

sensazione per gradi ricevuta

luogo nella

filosofia della Storia, la

dal Popolo

sabbato scorso in occasione del consueto miracolo di

san Gennaro; e deve esser Il

riferita

ogni parola detta allora da

sistema quel non so che di acerbezza, eh' è sconfitta.

La cosa più

difficile

suadersi di non aver ragione.

i

lui....

Popolo Napoletano.... serbava tuttavia nell'animo pel nuovo

per ciascun

figlia del dolore della

uomo

Con giudizio

è quella di per-

visibile

san Gennaro

Gli annunzi dell'una e dell'altra pubblicazione sono nel Monitore,

n. 20 e D,3l. Il Cicconi e

il

Gualzetti furono entrambi impiccati nella

reazione. 2

N.

2,

3

N.

2, e n. 6,

17 piovoso, 5 febbraio; n. 6, ventoso, 19 febbraio. sopracitati.

.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

38

doveva ora decidere

il

gran piato tra questo sistema ed

vedeva questo con piacere romaggio prestato leste dal

Commessario

certo che

il

al

il

Popolo:

suo Patrono ce-

Generale francese, ed avendo per

e dal

Santo avrebbe, col ricusar

il

miracolo, giudicato per

tripudiava anticipatamente, e dalla presenza del Commessario

lui,

e del Generale traeva dieci minuti

plessità.

può

gioia di più al suo futuro trionfo. e l'umore

Ma

appar liquefatto dentro l'am-

Nel primo momento, sorpresa e stupore! Nel secondo, per-

polla.

naro

una

non passano,

Nel

terzo, decisione e slancio alla gioia.

giacobino

si è fatto

»

!

:

«

Pure san Gen-

ecco la jprima voce del Popolo.

Ma

Popolo napoletano non essere quel eh' è san Gennaro ? Dun-

il

Viva

que....

Repubblica! Le devote spettatrici

la

riflettono,

che

questa è la prima volta eh' è pur ad esse permesso di assistere al

miracolo^; lagrime di tenerezza vengono loro su gli occhi. Esse

sostengono allora che vennero anche al generale Macdonald, e so-

stengono che per asciugarle egli appose femminili

si

un paragone, che

il

san Gennaro, e l'ha sario

il

fazzoletto: gli sguardi

un favorevole bisbiglio, ed fu re non accompagnò mai la processione di ora accompagnata il Generale ed il Commis-

fissano su lui, comincia

organizzatore:

il

Popolo

si

Guardia Nazio-

colla

affratella

nale; mille amorevolezze seguono fra l'uno e le altre:

tutto

il

sabbato, tutta la domenica sera, in fin da quel punto in poi, la

Carmagnola

canzone

è la

di tutte le bettole

E, notando l'opportuna

2,

presenza del generale Macdo-

nald e del suo stato maggiore, lamentava che

1

componenti

del governo della repubblica fossero mancati, e che dall'avvenuto miracolo non si fosse tratto tutto il vantaggio

che

si

poteva, con

le

prediche che avrebbero dovuto seguire

nelle chiese per renderne chiaro al popolo

per mettere in risalto

1

*

Una nota

i

avverte a questo punto:

nobile di sedile

'

ed andava in

sedile

'

assistervi solo le nobilissime e quelle del

denti della balia di san Gennaro 2

N.

26,

20

fiorile,

il

significato e

molteplici segni dati dal

9 maggio.

*

*

'

cielo a

Quando san Gennaro era

a far

Molo

il

miracolo, potevano

piccolo, parenti e discen-

III.

favore dei francesi e contro

speranza che non

la

gire l'occasione

il

tiranno. Conchiudeva con

sarebbe dai patrioti lasciata sfug-

si

della

39

LA GIORNALISTA

prossima festa del Corpus Domini^

per operare sullo spirito popolare. In verità,

il

male era più profondo che non pensasse

il

nostra Eleonora; la quale prendeva troppo alla lettera

la

proverbio che

già che

il

tendeva: meglio

ghe

si

»

verso

ossia

la

sospetto verso le

Il

borghesia,

esperienze accumulate. di

era

gì' in-

sarebbe detto che non voleva inten-

perché ne diffidava.

derli

Non

popolo è un gran fanciullo.

popolo diffidasse dei patrioti, perché non

il

era

La gagliarda

insito

giamber-

«

per

vecchie

difesa delle giornate

gennaio aveva avuto uno spiccato carattere proletario

contro

il

duplice sfruttatore,

lo

non vede

e

« civile »,

sua fautrice all'interno.

non concepisce

se

straniero

non come

E

che

tale,

il

popolo

e la gente

fu allora che

si

senti

questa sentenza, detta dai lazzari e che uno scrittore del

tempo

ci

ha conservato:

sarria arriccuto Napolef

N'auto iuorno che durava,

«

»

se

^ La stessa pronta conversione

e sottomissione del 23 gennaio è cosa solita nei movimenti proletari anarchici e incoscienti. I giornali

letto!

Ma

il

la fabbrica

vernacoli, la letteratura educatrice in

popolo,

quando ha bisogno

dia-

di letteratura, se

da sé stesso assai bene. E, qualche mese dopo,

sapeva comporre versi sinceri ed entusiastici, per esempio su questo andare:

A

lu suono de la grancascia,

Viva sempe lu popolo bascio!

A

lu suono de

So risurte

A

Memoria

li

li

tammurrielli,

puveriellil

lu suono de le

Viva viva

^

li

campane,

pupulane!

degli avvenimenti popolari, p. 99.

40

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

A

suono de

lu

Sempe morte

O come quali

questi

Giacobbini!....

che non sono privi di vigore, coi

altri,

salutarono re Ferdinando al suo ritorno^

lazzari

i

violini,

li

a'

abbattuta la repubblica:

mpennimmo

Signò,

Priévete,

muonace

chi t'ha traduto, e cavaliere!

Fatte cchiù, fatte cchiù Uà,

Cauce nfacce a

Se

i

la Libbertà!'.

giornali vernacoli popolari consigliati da Eleonora

da

e messi in atto

altri ingenui,

restarono senza efficacia,

a che cosa poteva condurre l'altro espediente di chiamare

coadiutore

clero?

il

francescani, e

i

I

predicatori liberali, specialmente frati

preti che

si

ascrissero alla guardia nazio-

nale (come Nicola Pacifico e

rono

lo

preti

e

Falconieri),

desta-

scandalo religioso del popolino^; che per contrario

dipoi assai

fu

Ignazio

edificato

da quelle figure brigantesche

di

che

ai

con sciabole e pistoloni

frati

ai

fianchi,

giorni del cardinal Ruffo fecero bella mostra di sé per le

Napoli.

vie di

a screditare



il

E

l'intervento di san Gennaro? Valse

santo a beneficio del suo collega

il

porto-

ghese Fernan Belen, ossia sant'Antonio di Padova, che agli occhi della plebe difendeva una causa assai migliore^.

L'animo buono con

orrore

dalle

di

Eleonora rifuggi sin dal principio

terribili

repressioni

fatte

dai

francesi

delle insurrezioni nelle provincie:

^

2

Croce, Canti politici del popolo napoletano, Napoli, 1892, pp. 57, «

Per Napoli anco

la republica,

ma

il

si

45.

fanno predicare dei monaci francescani per

popolo se ne beffa e la religione ne patisce

>

{Diaria

napoL, 30 maggio). 3

Per

la storia dei

« docum., n. V.

due santi nel

1799,

si

vedano notizie in

Illustr.

LA GIORNALISTA

III.

Ma le i

qual sarà

riniedio a tanto

e

Comunità, fucilar chiunque porti

le

faziosi,

disingannare

armi francesi

colle

stati

si

perdono

il

alle

male? Brugùar

obbligati

a prenderle dagli stessi

sé stessi.

la generalità.

fucilati col fatto;

Dunque bisogna pu-

Bisognerebbe perciò, che

accompagnassero quai commissari del Go-

verno de' nostri Cittadini,

clamar

si terribile

armi? No. In molti comuni

han dovuto obbedire per non esser

han prese per difender

in molte le i

sono

Cittadini

pacifici

insurgenti, ed

nire

il

41

i

quali, ministri di pace, potessero pro-

comuni che rientreranno nell'obbedienza;

che potessero proclamar a nome del Governo una legge utile Provincie: e

coir altra legge, e colla loro fatto

stessa missione, dar

alle

una

e

una pruova

di

questa è l'abolizione della feudalità; e

coli'

che Napoli è sotto un Governo Repubblicano, e che questo

governo

è più utile a' Popoli.

E dopo Vandea, e

avere rammentato le

gli

spierre, e l'opera pacificatrice dello

Non

esempì

della

Hoche, esortava

gittiamo di grazia nel cuor della nostra

Provincie

recenti

opposte opinioni del Vergniaud e del Robe-

un seme

di dispetto e di risentimento,

«

plebe

»

:

delle

che per quella

tenacità con cui ogni plebe, e più quella delle campagne, ritiene

impressioni una volta ricevute con qualche forza, può in

lei

propagarsi da generazione in generazione, e tenendola sempre

di-

le

visa ed indispettita col resto de' cittadini, preparare lunga e rina-

scente serie di privati delitti e di pubbliche disgrazie ^

In

un

altro

numero, riferendo

le notizie di

imprese delle bande del Pronio. faceva valere

le

Abruzzo e le

ragioni

attenuanti: Invitiamo qui dini

ad una

il

nostro filosofico Governo ed

riflessione.

r insorgere, nel

Grand' è

saccheggiare

le

il

delitto

di

i

nostri Concitta-

tali

insurgenti nel-

case de' patrioti, attentar

sulle

persone della Municipalità e portarle in arresto: poteva però esser più grande,

1

N.

5,

potevano trucidarle. Or dev'esser un principio

28 piovoso, 16 febbraio.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

42

ed amministrativa,

di giustizia legislativa

di tener conto a' rei di

ogni atrocità che potevano e non hanno commessa; perché giova

che anche in mezzo

alla società

non commetta l'ultimo eccesso: sia spento in lui

delitto

al

reo

il

si

trattenga e

reo mostra cosi, o che tutto non

il

un interno sentimento

di

umanità, o che è

fre-

nato da salubre timore; e nell'uno e nell'altro caso mostra faci-

almeno disposizione

o

lità

al

dunque

regresso. Se

la

legge ha per

iscopo di migliorar ciascun uomo, e per quanto è possibile diminuire le atrocità particolari, la giustizia amministrativa dev'esser sollecita più di salvar

i

col prevenir

Cittadini

delitto o gli ul-

il

comandando la morale, medesimi, che si opponga gran

timi eccessi del delitto, che di vendicarli; la ragione,

de' Cittadini

l'utilità

differenza fra Proni, che saccheggia, arresta,

che

ai Cittadini, e coloro

E

agli

«

insorgenti

gli

han

ma

preserva la vita

trucidati o gli trucidassero

^

rivolgeva direttamente la sua pa-

»

infiammata di carità patria:

rola,

Cittadini, che

sangue degli

in

altri

tante e,

Comuni bagnate

le

mani

uni nel

gli

non arrossendo associarvi ad avvanzi

di

carcere e pubblici infestatori di strada, partecipate con essi del brutto titolo d'

Non per

chi?

«

insurgenti

centra la patria; perché iDugnate e per

»

l'aristocrazia

avete sempre reclamato

;

ed

il

baronaggio, avverso

non pel fuggito despota, che

il

quale

tutti

ave-

vate in esecrazione e vilipendio; non pel nostro culto, la nostra Religione, che voi vedete intemerata ed intatta

;

non per

le

vostre

sostanze, che cosi disperdete a vicenda.

Qual biasimevole contrasto opx)onete ora Voi

a'

vostri avoli de'

tempi del gran Masaniello! Senza tanto lume di dottrine e di esempì, quanti ora ne avete, die Napoli

le

vostri avoli, insorsero da per tutto contro la Repubblica, tentarono

nevole

istinto

mosse, proseguirono

i

diritti i

dell'Uomo.

nobili;

la

per solo ragio-

Ora proclamano

sdegnano

le

popola-

I

N.

6,

1 ventoso, 19 febbraio.

i

dispotismo, gridarono

stabilir la democrazia, e

reclamarono

l'uguaglianza e la democrazia zioni

il

Tornava sa queste idee

nel n.

Non

vedete voi

i

vostri Vescovi,

come

Repubblica ed inculcarvela

nome

atterrisce ancora col

onde

gli odi,

i

vostri Parrochi, unirsi

dell'avvilito

reciprocamente accesi, e

siete

alla

Voi? Qual fantasma vi despota fuggitivo? Se tra

utile a

v'immergete, deste campo alla verità dei voi, sapreste

4o

LA GIORNALISTA

III.

ne' quali

tra' delitti

fatti di

che la squadra inglese non è più in

pervenir sino a Sicilia,

che quel

despota, tremante, disarmato, destituito di forze e di mezzi, e non

men

di qui odiato colà, anzicché poter venire a soccorrere e pre-

miar

voi,

e sostenga

non trova chi soccorra

per fuggir

lui, e sta

o essere arrestato in Sicilia ^

Ma il

indarno! e

pili

doveva annunciare, coprendosi

tardi

volto per l'orrore, le stragi di Andria e di Trani:

È

pur troppo vero

patrioti

lagrime

il

che

l'eccidio

i

ribelli

giorno innanzi della loro resa.

suflEìcienti

Tranesi han fatto de'

Non

a descriver e piangere o

genti prima di esser vinti, o

vi sono i

delitti

delitti de' vincitori in

i

Andria dopo averle prese. Tiriamo un pietoso velo su

Finanche negli ultimi giorni, quando blicò la legge sul

convertirsi per

la

parole



degl'insur-

Trani ed in tutto

^.

Repubblica pub-

sequestro dei beni degl'insorgenti da

metà

in

premi

ai « difensori della Patria »

ossia ai soldati repubblicani, ella protestava: Sia permesso riflettere che questa legge, assai diversa da quella

che aveva domandata

la Sala

Patriottica, nella

maniera onde

si

truova compilata contiene una parte ingiusta, un'altra che potrebb' essere illusoria. Questa legge mette l'interesse della

Repub-

blica, eh' è di distinguere

dall' in-

esattamente

surgente, in contrapposizione

coli'

per assicurar ed accrescere

il

rare insorgenti da per tutto, ed

ventoso, 9 marzo.

i

N.

11, 19

N.

17, 17 germile, 6 aprile.

pacato Cittadino

interesse della truppa

;

la quale,

suo premio, è obbligata a desideil

generale, per contentar la truppa,

forse obbligato a trovarne di fatto.

2

il

Promuove

in materia cosi de-

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

44

un giudizio tumultuario, qual

licata

non disgustarsi

e nella necessità di

che può dar un Geun luogo ad un altro, non soldati, ma volon-

è quello,

nerale trascinato dall'azione velocemente da i

suoi

tari commilitoni.

È

questa legge dunque quasi una intimazione di guerra, e con-

danna anticipata

de' privati benestanti cittadini delle Comuni riognun sa che formano sempre la classe pacifica e vorrebbero, ma non possono, slanciarsi verso la Repubblica per tema degl'insurgenti, quasi tutti (se se n'ecdettuano pochi prepo-

voltose,

i

quali

tenti) o ex-nobili

o gente che nulla possiede e fa dell' insurgenza

pretesto della rapina.

il

Inoltre, se tutti o quasi tutti, posto che potessero avere cogni-

zione della legge e maniera di avvalersene, dimandassero

dono, quanto sarebbe della

magnanimità della Nazione premio

il

alla

mano per mezzo

a' «

rerà beni nazionali

è

il

i

de' suoi

e

determinare su' beni nazio-

difensori della patria

nali

per-

il

premio della truppa? Della giustizia

il

tribunali

»

«

;

dessa poi

pubblicherà

co' processi »

e dichia-

beni de' privati insorgenti. Quanto è detto per

truppa in questo secondo caso, s'intenda detto per l'indennità

la

giustissima e dovuta a coloro che han sofferto dall' insurgenza. Per nulla dire delle gare e gelosie che tra questi cittadini e la truppa

potrebbero e dovrebbero sorgere nella divisione e distribuzione addossata al generale

^.

Queste sue proposte e polemiche dovettero fermare tenzione, e se

il

Cuoco

le

ricordava poi nel suo Saggio

l'at-

Ma

^.

contengono molte parti giuste (specialmente circa

le

crudeltà militari e le minacce alla proprietà, e nell' insistere sull'utile che

sarebbe ottenuto con

si

lizione del feudalismo),

1

2

N. e

3B, 13 pratile, 1

II

(scrivea

cura non §

non

si

saggia e sventurata

riesce,

XXXVIII).

non

se

abo-

giugno.

terrorismo cogli insurgenti la

l'efifettiva

può dire che rivelino un'ana-

si

provò sempre inutile.

E

che?

Pimentel) quando un metodo di

ne saprà tentare un altro?

»

{Saggio

storico,

III.

45

LA GIORNALISTA

troppo penetrante dei molteplici fattori concorrenti in

lisi

quelle insurrezioni: moti proletari, irritazione per le contribuzioni prelevate dai francesi, dissoluzione dell'esercito

regio che

aveva sparso per

intrighi dei

boni in

feudatari;

Sicilia,

campagne

le

disoccupati,

i

in aggiunta a tutto ciò,

e,

i

Bor-

cardinal Ruffo con un'armata di ricon-

il

quista sul continente, e gli inglesi sul mare, che davano

moto

unità e

indirizzo

che

rendevano, per

le

al

delle

insurrezioni:

debole

la

cose tutte

Repubblica,

quasi

in-

vincibili.

Quanto era diversa nei metodi,

e particolarmente nella

tattica, la politica consigliata dal cardinal Ruffo e accolta

dai sovrani! al ministro

guardo

Il

marzo,

3

Acton

«

:

cagioni

alle

il

Ruffo scriveva da Monteleone

Infinite cose dovrei dire a V. E. ri-

che mi

determinano a fare ciò che

prego a credere che le circostanze di utinecessità mi conducono, non già la volontà di beneficare o di dominare. Ho trovato che si lagnavano delle cose che troverà abolite o sospese nell'editto faccio.... la

lità e

da la

me

emanato. Dei

metà

fiscali

ho fatto qualche

rilascio, anzi

del focatico ed industria ai braccianti e poveri di

quei paesi che

tornando

sono dimostrati

si

al loro

i

più fedeli ed arditi

ri-

nutrendo sempre la gelosia

dovere,

fra il popolo e il ceto medio, ed esonerando il povero, che è veramente troppo caricato di pesi, ma non sciogliendolo interamente » ^ E, pochi giorni dopo, il 19 marzo, inviando

la notizia

sue bande:

1

«

della

Spero che

Lettere pubbl. in Arch.

scritto

il

16 febbraio:

«

il

presa di Cosenza eseguita dalle

popolo basso abbia saccheggiato

napoL, Vili, 244.

stor.

Animare

La regina aveva

quelle provincie a unircisi, con

varle dazi per dieci anni, abolire feudalità, ius proibitivi a,nticipare tutte quelle cose che

renderanno graditi

i

alle popolazioni

(sic),

francesi faranno e con le quali »

(ivi, p. 383).

le-

insomma si

è

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

46

insieme con

ed

bili

i

gli aggressori,

paglietti

»

^

mantenga a freno i nomarzo avvertiva ch'egli catasto), « come quello eh'

e cosi Il

avrebbe riformato l'onciario

23

(il

ingiusto e formato per cabala dei ricchi

duceva

effetti cosi

portentosi che

il

» ^.

Ruffo

il

Il

sistema pro-

21 giugno, dal

ponte della Maddalena, scriveva con qualche sgomento «

Spesso

il

pretesto è

il

giacobinismo, è l'affare che

si

:

no-

mina; ma veramente è la rapina che produce de' proprietari Giacobini »^. E forse aveva dovuto già sentire risonare intorno

a sé

canto dei sanfedisti

il

:

Chi tene pane e vino,

Ha da

esse giacubbino

La Repubblica non sapeva sta via:

qualche

^

:

sembra, per

^



non poteva mettersi per que-

e

come come

tardivo accenno,

dazio sulla farina, fu interpretato lezza

1

l'abolizione

del

indizio di debo-

che l'abolizione rapidamente

altro,

attuata della gabella del pesce giovasse a guadagnare alla

1

Ivi, pp. 488-9.

2

Ivi, p. 494.

3 Ivi, •1

p. 654.

Ruffo, invertite le parti, fini col dare consigU di moderazione

II

il quale gli rispondeva il 25 agosto 1799 da PalerConvengo con voi su quanto mi dite relativamente al Popolo, quale, per quanto buono e fedele sia, sempre è una brutta be-

a re Ferdinando;

mo: il

«

stia, potendo da

un momento

all'altro,

condotto da qualche malin-

tenzionato che s'impadronisca del suo animo, esser perniciosissimo;

non

vi dissi perciò di doversi assolutamente, a corpo perduto, buttar

nelle sue braccia,

che

si

è

ma

mantenuto

il

farne quel conto che

più fedele

»

(nel

si

doveva, essendo

voi. dei

del Dumas, p. 263). 5

S'è levata la gabella alla farina....

Evviva Ferdinando Croce, Canti

politici, p. 43. Cfr.

e

Carolina

il

ceto

Documenti dell'opera

!

Cuoco, Saggio, § XLII.

III.

Repubblica

«

animi di quasi

gli

scatori della capitale

Tornando

»

tutti

47

marinai ed

i

pe-

i

^

Monitore e guardando alla scarsa attività

al

legislativa

che

legge

feudi

sui

LA GIORNALISTA

il

nuovo

stato

potè

Eleonora sostenne

spiegare, il

circa alla

disegno dell'Alba-

un compromesso tra il parere troppo moderato del Pagano e quello radicalissimo del Cestari, abolendosi per esso senza compenso i diritti proibitivi e lanese, ch'era

sciandosi ai baroni in piena e libera proprietà la quarta

parte delle terre feudali. tas estof »,

esclamò

il

Adversus fures ceterna auctori-

«

Logoteta, nel sostenere, dalla

buna, la proposta dell'Albanese*. La legge elaborata dalla Commissione legislativa,

a

sui

lei

parve che

non rispondesse alla pubblica aspettazione, perché che confermare, specificandone l'ipoteca,

fa

la

tri-

banchi,

non

«

legge con

passato Provvisorio aveva già posto sotto la garan-

cui

il

zia

della

Nazione

il

debito

ma

de' banchi,

niun

mezzo

somministra per accelerare l'estinzione delle polizze e

minuir l'enormità dell'aggio, colPaccrescere del danaro »; ed esponeva l'idea di

«

beni nazionali da pagarsi con

bero per altro perduto

sarebbero state scritto

^.



^

Cuoco,

2

La

1.

il

dichiarate

nulle

oltre

un termine pre-

Delle questioni costituzionali

(si

sa che Mario

e.

La

scrittrice

si

legge nel Monitore, n. 18, 20 ger-

soggiunge l'osservazione storica che

giorno dai normanni di Francia, ora e la protezione della

Francia

»;

si

que' torti, che fece

Magno,

distruggono

cosicché

*

la

«

feudi,

sotto gli auspici

come nazione una volta come nazione serva di un re ».

27, 22 fiorile, 11

i

nel mezzo-

Provvidenza guida

vitta e generosa nazione francese a compensare,

N.

»,

vendita dei

polizze, le quali avreb-

le

introdotti nel resto d'Italia dai franchi di Carlo

3

la

quarto del valore nominale e

discussione in proposito

mile, 9 aprile.

la circolazione

un buon cittadino

che consisteva nel bandire senza indugio

di-

l'in-

libera,

maggio. Questo articolo fu vivacemente com-

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

48

Pagano preparò un disegno

non ebbe tempo

di statuto)

di toccare; e solamente nell'occasione della riforma intro-

dotta dal commissario Abrial, che divise

«

Cosi vien già a stabilirsi,

mero,

la

nella

si

osservava:

ella

forma se non nel nu-

futura pianta costituzionale

Eleonora credeva che

governo nelle

il

due commissioni legislativa ed esecutiva, »

^

un

potesse formare

esercito re-

pubblicano per virtù di entusiasmo e di arringhe infiammatorie.

E quando

fu

messa insieme un po'

zionale, bisogna leggere

come

di guardia

na-

subito ella la trasfigurasse

e abbellisse nell'ansiosa fantasia:

Presentò la g-iornata di lunedì chio,

nel passar rivista alla

truppa Francese

cora alla nostra truppa Nazionale. sta,

più vago spettacolo

il

più dolce al cuore del vero Cittadino.

il

Le

e Cisalpina, la

tre legioni già

dopo esser passate in marcia per molti

all'oc-

Generale in capo

Il

passò an-

formate di que-

quartieri, si schiera-

rono tutte a doppia riga di fronte dal largo di San Nicola alla Carità fino

a quello delle Pigne, e componevano

tutt'

insieme

il

colpo

d'occhio più sorprendente, più piacevole e più maestoso. L'aria

marziale e vivace, che stava ne' loro l'abito, che,

non ancora

tutto in

volti, la stessa

punto una truppa civica e dove ciascuno soldato,

ma

varietà del-

uniforme militare, additava apè sull'armi,

non perché

perché cittadino; l'ondeggiare de' pennacchi,

il

con-

corso degli spettatori ne' balconi e su le strade, la giornata co-

verta e non molestata né da sole né da vento o acqua, tutto con-

correva ad accrescerne la gioia. il

Il

vario suono delle belliche marce,

veder questa truppa creata ad un

libertà,

battuto nel Giornale estemporaneo, n.

deva

cosi la

le leggi

sua censura:

appena sanzionate

e

contraddette

§

XLI. 1

N.

tratto quasi

un miracolo

della

faceva insieme tenerezza e meraviglia. Qual madre non

dai

«

E come

8,

20, 27 germile, 16 aprile.

».

fiorile,

maggio che chiu-

18

potrà stabilirsi

e pubblicate

gazzettieri?

29

si

la

Repubblica, se

sono impunemente disprezzate

Pei

banchi,

cfr.

Cuoco, Saggio,

come

senti allora capace di dire,

sentavan

scudo

lo

non desiderò, come

zella

le

nuovi volti: cominciamo l'aspetto e del contegno

La sua

uomini

alfìn

che

sensibili le descrizioni,

»

Sannitiche, di esser per

le

patria data in premio al più forte?

scrisse, eran

Spartane, quando ai

Torna o con questo o su questo

«

:

49

LA GIORNALISTA

III.

Nuove

;

pre-

figli

qual don-

mano

della

nuove fisonomie,

arie,

noi a comprendere con immagini

Greci ne lasciarono del-

antichi

gli

de' loro

eroi;

quegli eroi, e chi gli de-

^

liberi

gelosia per la purità repubblicana di queste mi-

quando sorse il pensiero di formare nella guardia civica un corpo di cavalleria, Eleonora diresse una lettera al Cittadino Presidente combattendo la proposta come antidemocratica, perché una truppa nazionale a cavallo non si sarebbe potuta comporre se non di era

lizie

tale

che,

turbando l'eguaglianza e indebolendo

ricchi,

della libertà.

Consigliava piuttosto

cosi

comoda fortuna che

valli

;

se

v'invitino

n' esercitino

pure

sono averli; se

i

alle

«

che

A

giovinetti

i

di

possono, abbiano cavallo o cacorse, a' giuochi,

gli associno,

di

seco loro

si

a'

maneggi

comparir per

La pubblica

addestrino,

;

le

si

svez-

strade su due

o

opinione, la derisione de' coe-

tanei dovrebbe riprovare coloro che giovani chio.

garanzie

giovani di minor fortuna, che non pos-

zino tutti dall'abuso

quattro ruote.

il

le

vanno

in coc-

campagiovani veri Repubblicani ». Gen-

piedi per la città; a piedi o a cavallo, per la

gna: ecco

le

vetture de'

naro Serra, capo della guardia nazionale, cendole notare saggiamente, che prima del

le rispose, fa-

ben essere

perfetto bisognava cominciare dall'essere, e che

un buon

corpo di cavalleria sarebbe assai proficuo per assicurare

l'esistenza della Repubblica^.

i

N.

15, 10 germile,

2

N.

21, 1 fiorile,

30 marzo.

20 aprile.

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

50

Come

modelli da imitare,

le

stavano sempre in mente

costumanze dell'antica Roma. Cosi, narrando

le

il

valore

dell'ufficiale Spezzaferro nel disgraziato fatto d'armi dello

Schipani a Sicignano, soggiungeva:

Roma

subito promosso a capitano. in presenza di tutti

nerale, adornato di

La Repubblica

«

lo

ha

antica lo avrebbe di più,

i suoi compagni e per mano del geuna corona civica. Perché si trascura

mezzo di destare e di premiare il civico entusiasmo ? K Vero è che anche a proposito di quella famosa salvazione della Repubblica (che noi narreremo in alquesto

facil



•»

povera Sanfelice,

tra parte di questo volume), operata dalla

non non

si

riteneva dallo scrivere

«

:

Il

Senato romano accordò

solo la libertà allo schiavo, che scovri la congiura de'

Bruto,

figli di

ma

turo Vindicta (dal

ne eternò

nome

il

di lui

nome

col

Vindició)

chiamare in l'atto

lenne della manomissione degli schiavi;

nome

di questa

illustre

Cittadina

»

prodigi di valore

»,

gioventù Cisalpina

l'Italia »

carezzare

Una

^.

d'arme, dei

che faceva nei Grigioni

la legione Ci-

!

«

Viva

Ogni lode italiana è lode di tutta

Le prime aure

di

gloria militare venivano a

le fronti dei risorgenti italiani.

parte assai gentile del Monitore sono gli accenni

alle vittime delle persecuzioni, a coloro

in Napoli

il

movimento democratico,

bertà e della patria le

e

Con maggiore

salpina comandata dal generale Lochi, esclamava: la

Re-

fatto

fatti

opportunità, nel riferire le notizie dei «



^.

il

fu-

più so-

la nostra

...

pubblica altresì non deve trascurar d'eternar il

il

» (fu

allora che

si

che avevano iniziato ai

«

martiri della

li-

udi presso di noi per

prime volte questa locuzione, che doveva risonare per olun secolo, ed essere tanto abusata dipoi). Fin dal

tre

2

N. N.

19,

3

N.

17, 17 germile, 6 aprile.

1

17, 17

germile, 6 aprile.

24 germile, 13 aprile.

III.

LA GIORNALISTA

51

primo numero scriveva: « Il passato esoso governo, se per lo spazio di quasi nove anni ha dato non più veduto esempio di cieca persecuzione e

ha pur questa Nazione

feroce,

somministrato un maggior numero di martiri, dentro criminali più orribili, in mezzo

ed

morte ad ogni istante

alla

a'

trattamenti più acerbi

a'

lor minacciata, invitti

sem-

pre ad ogni promessa d'impunità e di premio, ed ha opposto a' vizi della passata tirannia altrettante private e

pubbliche virtù

E appoggiava

».

proposta del Forges

la

Davanzati d'innalzare un monumento a Emanuele De Deo, «

giovane di ventun anni non compiti, chiaro nella proces-

sura per virtuoso silenzio e lealtà verso chiaro negli ultimi ricordi per pietà

per placida costanza

al supplicio

suoi

i

filiale

compagni

ricordando insieme

»,

;

chiaro innanzi

;

i

due giovani Palomba e Moscadelli ^ La calma e l'elevatezza morale che rifulgono nel Monitore sono rotte solo dalle parole violente scagliate contro il

sovrani fuggitivi e nemici:

i

pauroso

«

tiranno Ruffo,

regi,

liti

»,

1'

»,

il

1'

amazonica

«

come

vilissimo

moglie

sua

Cardinale Mostro

«

«

Ferdinando

imbecille

«

il

»,

e

»,

»;

despota

»,

stupido

lo

«

e

contro

qualcun altro dei

il

satel-

l'odiato Castelcicala, al quale sono rivolte

invettive fierissime, che talvolta diventano perfino ingiurie triviali

1

N.

2

Si

2.

11, 19

ventoso, 9 marzo.

veda nel

n. 6 la critica della lettera del

side di Cosenza. Alle

parole:

«

Castelcicala al pre-

Qualche testa scellerata ch'Ella farà

» è messo tra parentesi: « Scellerato uomini sono melaranci o pere? Se teste scel-

cadere servirà d'argine, ecc. ecc.

tu stesso; lerate

masso

le teste degli

devono

farsi cadere,

di brutture,

è soltanto

il

degno

dunque

la

tua.

dei concittadini

soffondarti nel lezzo

»

.

Il


.

A Rua

verità.

vendette popolari dei

documento, eh' è un brano di

tera del cardinal Ruffo al direttore di polizia Della

24 agosto 1799:

«

Si

è

Rossa

si

trovino esposte delle dipinture inde-

centissime, rappresentanti atti crudelissimi, e specialmente di corpo

umano

dilaniate ed

presentate su dei piatti

».

Il

esposte in

mano

ogni

modo

la

pace tra san Gennaro e

tardò a rifarsi, tacendosi ogni trista oblio le andate cose

1

«Al?

di

uomini

cardinale raccomandava in

verissimo di togliere questi oggetti di scandalo

A

let-

in data

osservato in questa Capitale che nella

Rua Catalana

strada della

Catalana

quadri tutt'altro

esposti molti

le glorie delle

Eccone in conferma

lazzaroni.

santo.

il

racconta:

rue Catalane exposèrent un grand tableau,

où Saint-Antoine, arme de

presso Porto erano

si

memoria

parti e rap-

modo

se-

^.

suo popolo non

il

e

ponendosi

«

in

».

settembre 1799. Dovendosi nel corrente mese di settembre

celebrare la festa nella

venerabile cappella del glorioso protettore

san Gennaro, perché nulla manchi nelle consuete solennità e del solito, vuole il Re che si proibisca il passaggio delle carrozze, galessi ed altre vetture per

la

strada e largo dove esiste la Guglia, dalle ore ventitré

fino alle quattro della notte nei giorni 17, 18 e 19.

La Real

Segreteria

di Stato, Giustizia e Grazia lo partecipa di Real Ordine a V. S.

affinché ne disponga l'adempimento. Parisi gistro

.

dei Reali Dispacci pervenuti al Direttore

1798-99, p. 165). 2

»

Registro

cit.,

pp. 120-122.

111.

ma

(Archivio di Stato. Regenerale

della

Polizia,

ELEONORA DE FONSECA PIMENTEL

82

VI Il cuohe di re Ferdinando

Le impressioni di re Ferdinando sull'ecatombe del 20 agosto^ messa a morte Eleonora de Fonseca, ci sono serbate in una lettera del 23 da Palermo al Ruffo: « Eminentissimo mio » (egli scriveva), « ricevei ieri la vostra lettera del 20, che mi ha in cui fu

gran bene, sentendo che

fatto

l'allegria

riprendendo

tinui a cantare

mento

il

di grazie

il

non

costi

vi sia nulla di allarmante»

suo solito corso nel popolo; che

Tedeum da

all'Altissimo

tutte

che

;

si

con-

Congregazioni in rendi-

le

siano incominciate le ese-

si

cuzioni dei Rei, e che la Giunta di Stato travagli senza intermis-

sione

».

Il

giorno 25, sullo stesso proposito

deve sbrigarsi nelle sue operazioni,

quando

rapporti, e

in ventiquattr'ore carli. si

i

li

Spero che non

doveva

avea

fatti,

si

»

(si

veda

dei Bianchi, i

che mi

si

dice

timore, siete fritti, e l'aver

il

il

si

faceva, era

popolo ad aspettar tante

volume

spiegare

a re Ferdinando pareva avesse guastato si

di Stato

e generali

con tanto apparato di truppe mi

A

boni di Napoli, pp. 262, 266-7).

buon popolo,

vaghi

mentre più semplicemente

dispiaciuto,

ed impazientarsi

far

capi e senza cerimonie impic-

i

meglio, e lesto lesto, senza far star ore,

La Giunta

«

sia dilazionata la giustizia

far lunedi; se mostrate

sommamente

:

non

bisognava ordinarle di verificare

fatti,

prendere

fatto eseguir l'altra [quella del 20]

è

e

il

appendice

di il

ai

Bor-

piccolo ritardo, che

divertimento del suo

noti che esso era stato chiesto dalla confraternita

come necessario per compiere

gli uffici religiosi

presso

condannati.

VII Notizie varie

Della Fonseca Pimentel non

si

ha nessun

ritratto

autentico»

perché quello che se ne vede nel Pantheon dei martiri della bertà italiana (Torino,

1852),

e

li-

più volte riprodotto (anche nel-

83

ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI

VAlbo della rivoluzione napoletana del 1799, a cura di B. Croce, G. Ceci, ecc., Napoli, 1899, tav. XXVII), è fatto con l'immaginazione,

secondo ricordi tradizionali. Deriva anche da esso

busto, ese-

il

guito dallo scultore Busciolani e collocato nell'università di Napoli l'anno 1865. Nell'A^^^o citato (tavv.

facsimile del

XXII

XXVII)

e

si

vede

il

suo autografo e della prima pagina del Monitore

napoletano.

Eleonora lasciò due

moglie e

figli,

fratelli,

Michele, che viveva in Chieti con

Clemente de

e Giuseppe, che fa padre del generale

Fonseca (costruttore della prima ferrovia nel regno da una seconda moglie

lo stesso

gliuoli, l'avvocato Raffaele, fa,

Giuseppe ebbe,

di

Napoli);

tra gli altri

fi-

morto più che ottantenne non molti anni

del quale sono stato amico.

Giuseppe Fonseca, cugino

di Eleo-

nora, che nel 1798 era generale d'artiglieria, fu processato e con-

dannato per cito se

non

anno dopo

la parte

alla

presa alla repubblica e non rientrò nell'eser-

venuta

(1808).

Ne

di

Giuseppe Bonaparte

scrisse la biografia

il

;

ma

mori qualche

D'Ayala, Vite dei più

celebri capitani e soldati napoletani, pp. 408-410.

II

VINCENZIO RUSSO

I

Cospirazioni e fuga da Napoli Il suo sistema sociale

kjappiamo dal D'Ayala che Vincenzio Russo nacque il Palma Campania. Ebbe a maestro nel seminario di Nola il sacerdote e autore di un assai noto 16 giugno 1770 in

manuale

di rettorica, Ignazio P^alconieri (anch'esso vittima

del '99); e recatosi dipoi a Napoli,

si

dette all'avvocatura,

nome per ingegno

nella quale assai presto acquistò

e fa-

condia \

Come

tanti altri giovani di

generoso sentire,

Russo

il

prese parte alle cospirazioni allora iniziate, e s'iscrisse di certo alla

«

Società patriottica

rivoluzionario

»,

che

si

»,

e

fors 'anche

formò nel 1794

al «

Club

alla dissoluzione di

quella.

Ma

ciò che

non

è chiaro

dal racconto del D'Ayala, e

ch'io dirò invece senza ambagi, è che la vita politica di

Vincenzio Russo

fu,

proprio nel suo principio, macchiata

da una colpa*. Su questo punto possediamo

la

testimonianza esplicita

di Guglielmo Pepe, confermata da quel che dice

1

Rodino

F. LoMONACo, nel noto Rapporto al cittadino Carnot.

D'Ayala, Vite, p. 550. E erroneo che partisse da Napoli insieme Pagano, il quale usci di carcere non prima del luglio del '98.

2

col

il

88

VINCENZIO RUSSO

nei suoi Racconti.

Russo era nipote dei Vivenzio, uno

Il

dei quali, Giovanni, fu protomedico del regno, e l'altro, Nicola, storico e giurista di molto valore, raggiunse alti

gradi in magistratura. Pepe),

il

il

«

Sedotto da questo suo zio (scrive

Russo aveva una volta accettato l'indulto, con

promessa regia che

nome sarebbe

suo

il

taciuto;

ma, due

anni dopo, vistosi notato in un bando insieme con due-

centocinquanta

Giunta

altri

Infatti,

rS marzo

per comparire

patrioti

4i stato, fuggi,...

»

innanzi

la

^

1797 un editto della Giunta di stato

citava trentaquattro denunzianti a presentarsi per confer-

mare

denunzie di due anni prima a carico di cen-

le loro

totredici accusati espressamente nominati.

Tra

questi cen-

non dugentocinquanta come dice il Pepe) si troCome mai egli, nonostante l'indulto, fosse di nuovo nel 1797 tra gli accusati fé, si noti, per colpe che sarebbero state commesse alcuni anni prima), è un'oscurità che non mi è riuscito dissipare.

totredici (e

vava anche Vincenzio Russo

'^.

Troppo scarsi, come ho già avuto occasione di dire, sono processi da permeti documenti che ci avanzano di quei tere di seguire passo per passo le vicende di tutti coloro

che vi furono involti Russo,

Il

con

i

la

alla

fuga ^



^.

nuova persecuzione, scampò, dunque, Suscita un sentimento doloroso il dovere

Pepe, Memorie, Lugano, 1847, in Arch.

contif

LOMONACO,

1.

nap.,

stor.

VI

voi.

'(1881),

pp. 89-90. Cfr. Rodino, Rac-

I,

270-1

;

e

anche un accenno del

e.

2

Cfr. l'elenco in

3

Sembra per

gina Carolina

M. Rossi, Nuova

luce,

pp. 199-206.

altro ch'egli facesse confessioni extralegali alla re-

(cfr.

Lomonaco'

;

e, infatti,

il

suo

nome non

dei trentaquattro denunzianti, pei quali cfr. Rossi, op.

Né a,

è tra quelli

pp. 195-197.

sue confessioni dovettero essere gravi se non parvero sufficienti

le

fargli *

cit.,

«

perdonare

le

colpe.

Sorpreso nella sua casa di Napoli da un battaglione di grana-

riconoscere

1.

COSPIRAZIONI E FUGA DA NAPOLI

il

numero non scarso

minacce o

alle

alle blandizie della

gari, datisi alla

teressato

mento e,

convinzioni

dell'animo e per

dopo

e,

uomini non vol-

causa della libertà per un puro e disin-

sentimento

negli studi;

e precipitare nella degradazione,

tata, affrontarono

risollevarono,

si

causa per un momento diser-

alla

morte sui campi

la

nate

anziché giacere nell'avvili-

fallo,

il

tornando arditamente

patiboli ^

innanzi

fiacchezza

di

Giunta di Stato e della

tra costoro erano

Eppure alcuni

Corte.

quei primi congiu-

di

prova

napoletani, che dettero

rati

89

Onde a me sembra

per

che,

battaglia e sui

di

equa-

giudicare

mente, bisogni tenere conto dell'inesperienza di quei pri-

mi

istitutori di congiure,

senza tradizioni, senza prossimo

insegnamento d'esempio, senza quel particolare e vigile esercizio casistico che

si

sviluppa nella pratica delle cospi-

razioni e della vita politica

:

delle dubbiezze e perplessità

mano

che sono proprie di chi mette

pel

primo a un'opera

ardita. Si

può espiare una colpa? Ahimé, non

è fatto, e l'azione riprovevole

mutare e,

si

il

danno che è

canctella.

Ma

fatto

si

può

sé stessi, estirpando dall'animo le radici del male,

del proprio temperamento,

accorti ormai delle insidie

sottomettersi a dura e implacabile disciplina. Se codesta è la sola e

pienamente.

vera espiazione, Vincenzio Russo «

tenza del suo

Egli (dice fallo,

il

Pepe)

menava una

coll'esilio

talché

il

un modello

conosceva sospetto d'affettazione

Si

».

dava a chi noi

Soverchio di rigidezza

pose alle fiamme gran quantità di sue scritture, e per

uscita segreta fuggi e ^

di pro-

chiamavano un novello Catone:

anzi, tanto rigida era la sua condotta, che

tieri (?},

raggiunse

vita cosi austera ed irre-

prensibile, che divenne d'allora in poi

bità e di virtù,

la

facendo peni-

si

rimpiattò

»

{D'Ayala,

1.

una

e.)-

veda in questo volume: 1 giacobini napolefani prima

del 1799.

VINCENZIO RUSSO

90

che sta a provare un carattere morale diffidente

di sé

me-

desimo e vigile a ogni suo atto ^ Il

Russo, intorno alla metà del 1797, s'aggirava per la

Svizzera, e dimorò a Ginevra ed a Berna, esercitando la

medicina,

cui studi aveva coltivati

i

-.

E

mentre, con

le

privazioni stoicamente sopportate e con la tenace medita-

temprando

zione, veniva

me

i

il

suo carattere, maturava insie-

suoi convincimenti politici, di guisa, che, pochi mesi

dopo, lo troviamo in mezzo alle nuove repubbliche italiane,

un intero sistema

tutto armato, con pronto

politico-sociale,

che cercava di spingere all'attuazione.

Quel suo sistema

fondava

si

sull'

idea di una repubblica

popolare, in cui ciascuno possederebbe

da coltivare direttamente e da trarne stenza.

Non

testamenti e non

cessioni legittime;

un pezzo i

quota di

la

sarebbe tornata alla repubblica per una nuova

lui

buzione. Gli

uffici esercitati dagli

epperò senza stipendio, altro che

tori,

tempo

a coloro cui fosse tolto

il

uopo

si

la terra; al qual

i

stessi

Pepe, e

cfr.

Rodino,

stenti,

con pratiche severe,

mezzi di sussistenza

di lavorare

sarebbero

distri-

cittadini agricol-

personalmente

fatti leggieri

preleva-

Par quasi che ripensasse a sé stesso Che altro fa con dure vigilie, con lunghi l'uomo amico di sé stesso e degli uomini, ce.

11.

nello scrivere queste parole:

i

sussi-

neanche suc-

atti tra vivi, e

morte del possessore

alla

di terra

mezzi di

«

non cercare di strapparsi al generale torrente della corruzione; vivere in mezzo al disordine di tutto, giusta un ordine di cose ch'egli ricreare, per dir cosi, i si ha formato nel romito de' suoi pensieri suoi sensi e le sue idee, ed andar distruggendo la ruggine, che una perversa educazione ha sparsa sul forbito delle sue sensazioni? Avventuroso purtroppo se co' suoi sforzi mal secondati, anzi contrariati quasi da tutto quanto di uomini e di cose lo circonda, giunga infine se

;



dove in una società ben ordinata

beggiare della sua esistenza morale! 2

D'Ayala,

Vite,

1.

e.

si »

sarebbe egli

trovato suU'al-

{Pensieri politici, %

XXX).

COSPIRAZIONI E FUGA DA NAPOLI

I.

menti

quote dei coltivatori. L'industria, domestica

sulle

ristretta

pari, a

91

permuta

di

e

commercio ridotto, del cose necessarie. Nessun lusso di nessuna

puro necessario

al

sorta; l'istruzione

si

;

e

il

sarebbe ristretta principalmente alla

morale repubblicana e

Nessuna

ai principi dell'agricoltura.

« un tal quale vincolo di fratellanza una idea sublimemente tenebrosa » e quindi, sacerdotale. Non grandi città una serie di pic-

religione, tranne forse

nel centro di

;

non

classe

coli

villaggi costituirebbero le nazioni. E, tra le nazioni,

:

non più guerre, tranne quelle per liberare

le

presse o per respingere tentativi d'oppressione. in

unione tra

ultimo, la

È

loro,

una

il

che questo sistema

parte, con le costituzioni di alcune repubbliche

dell'antichità, e

rante

nazioni,

».

facile avvertire le strette relazioni

ha, da

Le

avrebbero poi formato, come termine

Società universale

«

nazioni op-

dall'altra

con

le

varie utopie sorte

du-

secolo decimottavo, animate da entusiasmo pei sel-

vaggi, per lo stato di natura, per la frugalità, per la po-

Mably e da altri quel tempo \ E molta so-

vertà, e vagheggiate dal Rousseau, scrittori, assai noti in Italia in

miglianza

ritrova tra esso e le istituzioni politiche del

si

Saint- Just;

una volta

dal

onde non al

senza ragione

il

Cuoco, scrivendo

Russo, usciva a ricordargli

di Saint-Just ».

Senonché,

Russo era più comunistica sca, del Saint- Just,

la

«

la

repubblica

repubblica contadinesca del

di quella, anch'essa contadine-

che serbava

la piccola proprietà e le

successioni legittime, sebbene ne escludesse le linee collaterali^. Sull'animo del

1

e pubblicata

2

altresì,

L'opera più divulgata del Mably era quella Dei

del cittadino,

najj.,

Russo operarono

sotto

il

come mo-

diritti e

doveri

che nel 1799 fu anche tradotta da Francesco Lomonaco

con una prefazione che destò molto scandalo

(cfr.

Diario

12 maggio).

Circa l'utopia del Saint-Just

si

può vedere

lo

studio del dott. S.

92

VINCENZIO RUSSO

delli reali,

ossia

due paesi estremi ch'egli toccò

i

campano,

villaggio

il

mosse, e la Svizzera, dove «

Chiunque ha

si

la

in sua vita,

sua nativa Palma, donde

spinse nel suo viaggio d'esilio.

visitato (egli scrive, parlando dell'industria

domestica) la schiena degli Appennini di Napoli e la Svizzera montagnosa, avrà veduto dei cento,

i

quali la facevano

a sé stessi da calzolai, da sartori, ecc., e vi

si

adoperavano

XXIV). E un po' più innanzi: « Chiunque ha passato alcun tempo alla campagna, sa che gran parte del commercio loro noi fanno altrimenti contadini. Là dove ognuno ha tutto o quasi tutto il sufficiente molto acconciamente

»



i

per un vivere agevole e tranquillo, perché mai

bero fare ampi commerci? l'entusiasmo frugalità

Russo per

del

dei costumi nei

zera (esclamava

il

il

la

Lomonaco

Il

dovreb-

si

poi ci ridice

povertà, la semplicità, la

monti dell'Elvezia.

La

«

Sviz-

Russo), la Svizzera solamente, è capace

di libertà nell'Europa!

Pure,



».

»^

Russo dichiara nella prefazione dei suoi Pen-

sieri politici'.

«

Io

non ho volta

la

mente né

antiche

alle

repubbliche né alle moderne, non alle nuove né alle vetuste legislazioni:

verità Non abbiamo ricordato, ».

il

ho consultato nelle cose stesse

ma non

si

soddisfece in essi e ragionò

suo sistema deducendolo da principi

con

ciò

la

già che non avesse innanzi gli esempì che

lo stabilire

che

il

filosofici.

diritto di proprietà si

sogni e non va oltre di questi. Pei quali

«

E

comin-

fonda sui bi-

bisogni

non dice

»

che cosa intenda; senonché è chiaro, da tutto l'insieme, che

accenna a quelli che

si

chiamano, in economia,

«

bisogni

B. Kritschwesky, St. Justs Utopie, Ein Beitrag rur Beleuchtung der rischen Stelluvg der Bergpartei, nella

Neue

Zeit^ a.

XIII, voi.

II,

histo-

nn. 39-

40, pp. 388 segg., 420 segg. i

La

Svizzera, del resto, era

un esempio continuamente

nella letteratura socialistica del secolo decimottavo.

ricorrente

COSPIRAZIONI E FUGA DA NAPOLI

I.

primari o necessari

»

La

.

ricerca di

93

una scala assoluta

di

bisogni, che era già stata tentata dai nostri vecchi eco-

nomisti

dal Genovesi),

e.,

(p.

considera ora, dopo

si

remi formolati dal Jennings, infruttuosa.

guardò pel

sottile, e

tenne

qualcosa di nettamente determinabile, su di cui

fondare

tal

modo

sono

dippiù, che

il

presso

il

non

necessari, o

non

non risponde a

Russo, al dilemma: o vi

uomini privi dei mezzi

altri

loro; se

potesse

a ciascun individuo la proprietà

bisogni necessari,

i

bisogni, dà luogo,

tali

come

»

si

calcolo politico.

il

Misurata per

secondo

teo-

i

Russo non

il

bisogni necessari

«

i

Ma

di soddisfare

i

bisogni

vi sono. Se vi sono, quel dippiù spetta

vi sono (e qui la deduzione è curiosa),

dip-

il

più neppure può essere oggetto di proprietà, in virtù della

determinazione già data della proprietà, che

si

fonda

sol-

tanto sui bisogni necessari. Si

potrebbe dire che

di proprietà, ricorra a

Russo, per regolare

il

vergere sullo stesso oggetto: butiva, pel quale

i

disfare

i

il

con-

;

e

un

l'uomo debba restringersi a sodastenendosi dal comodo e dal

bisogni necessari,

avendo provveduto per mezzo del concetto

di bisogno necessario ai bisogni di tutti, e per alla

fa

principio di giustizia distri-

beni della terra spettano a tutti

altro quasi ascetico: che

lusso. Cosicché,

rapporti

i

due diversi principi, che

conseguenza

cessazione della lotta e dell'asservimento dell'uomo

all'uomo, non trova ostacolo nella considerazione che la

dipendenza e di lusso;

la lotta

dappoiché

stazione, ossia

cosa

come

di

«

1

peccaminoso

Qualche volta



Il

il

di

nuovo oggetto

comodo

o

di conte-

beni che chiama superflui, facendone qual-

i

alla severità della

in fine).

rinascerebbero pei beni

egli annulla

«

»,

o

almeno

di

non conveniente

democrazia K

superfluo

»

per lui vale

«

inutile

Russo tenta anche un'altra deduzione

>

(cfr. §

XVIII,

del suo sistema,

94

VINCENZIO RUSSO

Per codesto suo tratto

ascetico

«

» il

socialismo del Russo

diverge fortemente da quello^moderno, che non già la regressione della vita

ma

lesca dei contadini,

umana

propone

si

anima-

alla vita quasi

vuol anzi conservare

beni

i

tutti,

materiali e spirituali, raggiunti dallo svolgimento della civiltà,

con diversa forma di produzione che ne renda pos-

sibile

non

ma

una diversa distribuzione,

solo

quell'incre-

mento ora impedito. Né meno ne divergeva nei mezzi onde cercava di conseguire

il

suo ideale.

sua eccellente Storia d' Italia dopo è

un discepolo

di

Baboeuf ^

socialismo democratico

come suo sostegno alla rivoluzione;

Ma

il

il

il Russo Baboeuf rappresenta il

che ha, dietro

e forza,

laddove

il

una

Franchetti, nella

Il

1789, dice che

i

suoi programmi,

classe sociale interessata

Russo, quantunque appaia for-

temente scosso dagli avvenimenti della rivoluzione francese e intoni a ogni

non mostra

ordo,

di

passo

il

magnus ab

menti proletari che s'accennarono nel corso

nuove repubbliche, riconosce

nelle

dere di

il

una

per

né,

da persua-

classe contro un'altra.

Il

si

può

Russo cominciava con l'accettare, in

Ita-

nuove repubbliche,

lui,

movi-

rivoluzionario a mettere l'opera propria a servizio

descrivere cosi. lia, le

ai

essa;

di

antitesi tali

procedimento del suo metodo

Il

nascitur

intiegro

aver dato molta attenzione

rinnovazione

di

istituite dalle

armi francesi. Ma,

queste repubbliche erano (come ebbe ad esprimersi

una volta

in

un suo

articolo di giornale)

distinguendo la proprietà in delle quali solo la

«

attuale

»

e

«

prima reputa conforme a

piani di edu-

«

permanente giustizia.

»

Ma

(o

«

futura

»

} :

non prosegue

questa teoria, nella quale appare una certa tendenza alla critica della proprietà privata dei mezzi di produzione (confusi coi

futuro 1

s.

a.,


.

loro qualità, vedi in Illustr. e doc, n. IV, 6; e cfr.

il

tografia italiana, eh' è adottata dalla famiglia, e scrivo 3

si

libro del Sansone, che si cita più oltre, p. cliv.

«

I.

DUE FAMIGLIE PRIMA DEL 1799

121

stro nel reggimento Moliterno; Giovanni e Camillo, rispetti-

vamente capitano

primo tenente nel corpo dei cacciatori reali. L'ultimo dei figliuoli, Placido, impiegato nel commercio, divenne poi un personaggio assai noto nella Napoli e

borbonica degli ultimi tempi, come rettore della chiesa del

Gesù Vecchio, autorevolissimo erano maritate con due

sta di negozianti napoletani

Quali relazioni

Baccher, non

si

si

sul popolino.

Le due

figliuole

Ghio, famiglia anche que-

fratelli

^

fossero stabilite tra Luisa e

può dire con sicurezza

;

il

giovane

e mettere innanzi

congetture arrischiate ripugna, in questo caso, in

modo

una speche raccontiamo, non tarda

particolare. Perché, se finora ci siamo aggirati in cie di farsa domestica, la storia

a mutar carattere, percorrendo e del terribile.

testimonianze e dai figliuoli di

tutti

i

gradi del pietoso

Quel che solo risulta chiaro, da molteplici che seguirono, è: che uno dei

fatti

Vincenzo de Gasaro Baccher, Gerardo

-,

aveva

concepito per Luisa Sanfelice un affetto cosi tenero, che

poteva forse essere, anche, amore.

i

Registro dei dispacci al Direttore di Polizia: ISOO, p. 89, Arch. di

Stato. 2



Gerardo

»

è

nominato dal Palermo

Naz., X. F. 68, pp. 29-30), e tre:

«Camillo

ceva di avere scrive:

«

il

»

«

G-ennaro

mi fu indicato

»

in

una sua

storia (ms. Bibl.

nella Cronachetta citata più ol-

dal rimpianto cons. Casella, che

la notizia dalla sorella dei

capitano Baccher,

Baccher, E-osa.

fratello del

Il

mi

di-

Colletta

capo dei congiurati

»,

e

sembra alludere a Gerardo. [La mia identificazione è stata poi confermata da un documento edito da C. Crispo Moncada, in Arch. stor. nap.,

XXV,

485, e dal Sansone, p. cxxxiii].

II

La congiura e la scoperta

N.ella

rivoluzione di Napoli e nella proclamazione della

Repubblica

la

coppia Sanfelice, com'era da aspettare, non

prese alcuna parte. Può darsi che

cavalier don

il

carezzasse le sue personali convinzioni politiche,

alcuno ha affermato,

mente

ai

offrisse

il

Andrea e, come

valido appoggio della sua

Borboni \ La Repubblica

lo

toccò per un altro

verso, perché nel febbraio, nel prepararsi l'abolizione della feudalità e delle primogeniture, furono tolte le

denze

»

«

soprinten-

costituite per le case nobili minaccianti rovina

-.

E, nel marzo, gli venivano rinnovate e intimate le lettere esecutoriali di

due anni prima, con

della prigione

^.

Ciò afferma

il

i

lettera da 2

«

me

vista

21 febbraio.

la

congiunta minaccia

Dumas, I Borboni di Napoli, si Il

definisce

«

uomo

III, 120-1.

di lettere

governo provvisorio

si

provvisorio la determinazione di abolirsi

». le

e

In una sua

!

sta occupando della abo-

lizione della feudalità, e delle sopraintendenze che

case magnatizie per impedirne la rovina

»

si

accordavano

alle

22 febbraio. Si è fatta dal

sopraintendenze, restando

libero ai creditori di servirsi di lor ragioni nei tribunali ordinari

(Diario napol. del 3

De

Nelle carte citate. Decreto del cittadino giudice della

zionale

De

Bellis,

»

Nicola}.

26 marzo 1799 v.

s.

Gr.

C.

Na-

II.

LA CONGIURA E LA SCOPERTA

123

Vogliono alcuni che Luisa s'invaghisse delle nuove idee;

ma me

di ciò gli scrittori

contemporanei non sanno nulla, e a

pare un' induzione fantastica di tempi posteriori ^

Dumas

riferisce,

per tradizioni da

lui raccolte,

Il

che in quel-

l'anno Luisa Sanfelice abitava al Largo della Carità, nel

palazzo segnato col n.

6,

piano inatto a destra della

al

aveva per sua

scala; e che

amica una signora na-

stretta

poletana, calorosa fautrice della Repubblica, Eleonora Ca-

pano, duchessa Fusco. La prima notizia è confermata da

un documento, che ho rinvenuto

i

II

JRoDiNÒ:

«

^ ;

e la

seconda è assai

giovane avvenente e di culto spirito .... non era

massime in quel tempo favorite » {Racconti, in Arch. stor. nap., VI (1881), p. 477). Ma il Bodinò, quantunque contemporaneo, scriveva mezzo secolo dopo, quando già nella storia del '99 era prevalsa la visione convenzionale, creata dalle passioni politiche; onde l'esattezza di lui, in parecchi punti, mi sembra dubbia. Nello stesso

ella

avversa

senso

il

alle

Dumas, I Borboni di Napoli,

III, 119 sgg.,

che ne discorre sopra

informazioni dategli da sopravvissuti di quell'anno, viventi ancora di Eoccaromana, un vecchio meMa, quantunque egli protesti di avere

nel 1862, quali Nicola Caracciolo

dico più che ottantenne, e altri.

romanzo della Sanfelice scritto il romanzo, e nella storia la storia; quantunque alcuni particolari da lui riferiti siano di certo genuini, altri sembrano inesatti e fantastici. 11 D'Ayala, Vite, p. 559: e Certamente allora la Sanfelice fu tra le donne cittadine più operose e no-

nel e

tevoli nella Repubblica.... tica,

ecc.

*

.

Si noti

il

E

si

riunivano spesso nella Sala patriot-

passaggio dal

l'affermazione di fatto:

e

si

«

riunivano

Cuoco, che la conobbe dappresso:

«

certamente ». Cfr.,

»

congetturale

in senso contrario,

Ninna parte aveva avuta né

alil

nella

rivoluzione né nel governo.... la sua generosa umanità.... era indipen-

dente da ogni opinione di governo, da ogni spirito di partito §

XLIX),

e

il

modo come ne discorrono

il

»

{Sergio,

Colletta, el'ULLOA, Anno-

che ho visto di lei non mi donna di notevole cultura. 2 Nelle carte citate. Richiesta di pagamento del fitto annuo di ducati centoquindici presentata dal marchese Nicola Mastelloni. Atto

tamenti, p. 155.

hanno

Soggiungo che

le lettere

lasciato l'impressione che fosse

intimato alla Giunta di Stato per la riapertura dell'appartamento, ch'era restato chiuso.

LUISA SANFELICE E LA CONGIURA DEI BACCHER

124

probabile:

duchessa Fusco, che mori ottantenne nel

la

1841, era quasi coetanea

Sanfelice K Certo, se pure

della

Luisa ebbe a concepire simpatie per la repubblica, non ispiegò nessun 'attività patriottica,

donne né prometteva, ;

come

allora parecchie

povera creatura, di diventare un

la

personaggio politico.

Ma

rivolgimento repubblicano ebbe invece grande

il

importanza per

la

d'esso, spinta sulla

che

^,

i

capi del

Per intendere

^.

ciò avvenisse, è necessario ricordare

a cagion

fu,

scena politica, e messa tra

reazionario o realista in Napoli

partito

come

famiglia Baccher

rapidamente

le

condizioni del popolo napoletano, dopo l'entrata dei francesi e la

proclamazione del nuovo governo.

Non senza

ragione Eleonora de Fonseca

si

dava tanto

pensiero, nel suo giornale, dei sentimenti e dell'atteggia-

mento

della plebe, e studiava

vertirla

^ Quantunque

i

rissimi pel disarmo

della

devano scoperte

ripostigli

di

modi da adoperare per conmandati fuori editti seve-

fossero

si

città,

quasi

ogni giorno acca-

d'armi, ora nelle case del

Molo e della Marina, ora nei conventi, ora presso donne. E giacché i lazzari apparivano temibili anche senza armi da taglio e da fuoco, era stata proibita cosiddette

i

piroccole

«

»,

la

vendita delle

bastoni corti e nodosi, dei quali

Eleonora Capano, dei principi di Pollica e baroni di Celso del Nido (1761-1841), aveva sposato il duca Giacomo Fusco.

se-

dile di 2

[Sembra che già nella resistenza opposta dalla plebe napoletana

ai francesi

il

20 e 21 gennaio,

19,

i

fratelli

Baccher, a capo di alcune

centinaia di soldati e di lazzari, combattessero a Capodichino, a Casa-

nova

e a

Porta Capuana. Si veda l'opera del Sansone,

pp. cxx-xxi 3

I fratelli

De Gasaro

la ripartizione della

gento ducati, e ^

Si

cit.

più oltre,

n.].

i

e

i

fratelli

Ghio sono segnati

contribuzione militare francese,

secondi per trecento.

veda in questo volume,

p.

35 sgg.

i

nelle liste per

primi per du-

II.

LA CONGIURA E LA SCOPERTA

125

notava ch'essi facevano incetta ^ Altro cattivo segno

si

erano

frequenti uccisioni di soldati francesi

le

e

^,

tu-

i

multi e gl'improvvisi attacchi, che accadevano or qua or

contro

là,

vano e

le

sentinelle

e

propagavano con

si

ronde

le

Gli

^.

allarmi

facilità straordinaria; in

che fu vietato, sotto pena di morte,

sorge-

modo

suono delle cam-

il

frati e monache collettivamente come esempio, un fatto assai carat-

pane, rendendone preti, responsabili K Darò, teristico

^.

reprimere, sulla fine di

francesi, nel

I soldati

avevano preso alcune

febbraio, un' insurrezione a Nocera,

bandiere regie, e

27 febbraio

il

verso sera, sopra una carrozza. popolo,

basso

sulla carrozza,

tolanti

vincitrici.

Il

Monitore racconta:

che

nel vederle, credè

nesse a un despota differente,

portarono a Napoli,

le

con

tre imperatori

'

;

il

Championnet dette peso

alla sciocchezza

taluni gridarono

'

viva

un

era giunto

;

bisbiglio, un'inquietitudine a

del detto; altri

per vedere, chi per

Re

il

accorse la forza armata a reprimerlo zione,

figlio

sapersi la partenza del generale

lo ripeterono: molti si affollarono, chi

sentire;

ma

Alcuni quindi, o per malizia o per ignoranza,

cominciarono a dire che Ferdinando e suo '

Il

vederle cosi sven-

nel

e,

credè bandiere non vinte,

le

«

ciascuna apparte-

'

;

a questo grido

nacque una commovicenda comunicata

e ricevuta: qualche segreto emissario, qualche fazioso tentò

trarne profìtto; tutti coloro, che abitano nei rioni di porta

1

Diario napoL, mesi

di

febbraio

e

marzo. Cfr.

la

Cronachetla,

ms. Bibl. Naz., busta IX. A. 34. 2

Diario napoL, e Cren., 29 e 31 marzo.

3

La

regina Carolina scriveva ad

cideva ogni notte dei francesi e che

«

lumbo,

de

cette

faqon

»

«

en

Emma

Hamilton che

les laissant

entrer chez

ne erano stati uccisi 450

(!).

la plebe ucles

femmes

»,

{Carteggio, ed. Pa-

p. 192).

4

Cronachetla, 24, 25, 26 marzo.

5

Diario napoL, 7 marzo. Legge del 14 ventoso, art.

12.

LUISA SANFELICE E LA CONGIURA DEI BACCHER

126

Capuana

e sue vicinanze, si chiusero; furono

governo;

truppa francese passò

la

mandati av-

visi

al

armi

e furono raddoppiate le pattuglie a cavallo

per tutta la città: e

ed a piedi

truppa nazionale accorse da per tutto

la

trovò con fi'ancesi

si

la notte sulle

»

^

Di un terreno cosi propizio alla conflagrazione

non mancava suoi agenti ed

tito realista

spediva

i

;

isperanza di premi,

Barche

tanti.

vive

modi

e

tra l'isola e

si

par-

il

corte di Sicilia

per convinzione o per

o

altri,

La

facevano da sé agenti e rappresen-

si

pescherecce

le relazioni

altrettali

di profittare.

di

mantenevano

trasporto

continente, e per codesti e

il

diffondevano manifesti sediziosi e lettere

foggiate per seminare sospetti e diffidenze, e notizie vere e talora fantastiche di concussioni e oppressioni francesi

A

Napoli vennero più volte arrestate persone che

buivano danaro

al popolo,

e tra di esse

anche qualche

gnora dell'aristocrazia^. Rimanevano nella alti ufficiali fedeli ai

Borboni,

tenente colonnello Federici,

il

il

De Gambs,

brigadiere Bock, ed *.

Come

naturale di tutte queste cause e condizioni,

1

Monitore napoletano^ n. 10, 15 ventoso, 3 marzo.

2

Carteggio di

d'Ischia pretexte

le

et

Maria Carolina,

spediva del pesce:


; p. 192, inviando ad

di manifesti:

si-

città parecchi

maresciallo

che davano appicco a continui sospetti

-.

distri-

il

altri,

risultato

si

andavano

il

governatore

pour avoir un

Emma un

involto

quelles se repandent airisi; tout ce que les

anglais devroit faire dejetter ces lettres a la poste de Naples a Livourne .... elles

arriveront ou non, cela m'est egale, mais quelque une arriverà;

les battre

avec leurs armes, je conte en faire encore d'autres

»

.

Serbo

il

faut

la biz-

zarra ortografia della regina, aggiungendo solo la punteggiatura per chiarezza. 3

Sugli emissari,

si

veda

la

motivazione della legge del 14 ventoso.

Cfr. notizie in Cronachetta, Diario napol., Monit. napoletano. ^

Furono

9 marzo.

arrestati nel

marzo; vedi Monit.

napol., n. 11, 19 ventoso,

.

LA CONGIURA E LA SCOPERTA

II.

127

formando vari embrioni di congiure, che la poco esperta polizia repubblicana non riusciva a scoprire K Di questi nuclei reazionari o controrivoluzionari è serbata memoria segnatamente di dissero del Cristallaro, di stallaro cristalli,

come appare

era,

»

«

»

e dei Baccher. Il

«

dal nome, un venditore

chiamato

è

da un contemporaneo,

uno spilorchio

di Ghiaia

»

:

e servitore

sembra

si

Cri-

che aveva arrolato un grosso stuolo di lazzari

Don Gennaro Tanfano Ghiaia

che dai loro capi

tre,

Tanfano

di 2.

primo glubista di

«

quale soggiunge ch'era

il

messe in una delle chiese

di

che ordisse le sue trame negli ultimi

giorni della repubblica e con tanta astuzia da passare per

buon gno

patriota, ed entrò in azione scoperta solo

il

13 giu-

acquistò poi importanza dopo la reazione sotto

'^

:

i

Borboni, e giunse all'ufficio di governatore dell'Aquila,

dove (per un curioso destino) fu ucciso, oltre quarant'anni dopo, in uno di quei moti sporadici che precorsero

La cospirazione formata

dalla famiglia

ma una

il

'48

^.

Baccher fu non solo

la

prima per tempo,

la

qualità dei componenti e l'estensione che assunse e gli

appoggi che in

si

un momento

giura, lasciano

^

in

delle

carte della polizia repubblicana

Cfr. Cuoco, Saggio, §.

gli abitanti 2

3

nali, *

all'oscuro

attori superstiti

tempo

sul

preciso in cui era organizzata.

un paese

XXXVI

:

«

le

in

né la lingua

Gapo

congiure

e

con-

di essa

sembra

tramavano quasi non conoscevano né

si

»

3, 28.

Colletta, ivi; Nardini, Mém., pp. 163-5. ms.

della

cui nacque e sai

diverso, di cui gli agenti della polizia

Colletta, IV,

ai fatti

assai pericoloso.

silenzio serbato dipoi dagli

modo

più importanti, e per

procurò, e perché stava per passare

La mancanza il

delle

Cfr.

Marinelli, Gior-

cit., I, 438.

N. Nisco, Ferdinando II

e il

suo regno, Napoli, 1884, pp. 56-7.

,

LUISA SANFELICE E LA CONGIURA DEI BACCHER

128

che fosse più specialmente uno dei e forse

figliuoli

ma

primogenito Gennaro;

il

del Baccher, della famiglia

altri

erano nell'intesa e nell'azione, anche il vecchio Vincenzo che passava come amico e favorito del ministro Acton.

Secondo

il

D'Ayala,

nerbo di essa era formato da un

il

paio di centinaia di giovani sotto gli ordini immediati di

un Vincenzo Vinaccia, capitano Cavalleria

»,

del reggimento

Abbruzzo

«

addestrati dall'aiutante di piazza Michele Ar-

nomina alcune

turi: lo stesso scrittore

erano nel complotto, tra

le quali

altre persone

generale Dillon,

il

che

il

ca-

un prete Giuseppe Stellato, e certi Angelo Criscuolo e Salvatore Ronga ^ E si possono aggiungere con sicurezza i nomi di un Natale d'Angelo, tintore al Serraglio, e di due fratelli Ferdinando e Giovanni La Rossa, impiegati del Banco di S. Eligio. Anche sembra che vi partecipassero molti ufficiali borbonici, che improvvidamente erano stati minacciati di licenziamento dalla repubblica come « servitori del tiranno » ^. La corte valiere Gaetano Ferrante,

1

D'Ayala,

Vite, p.

Lo

560.

confuso, menziona anche

«

la

autore, nel

stesso

suo

solito

modo

congiura del capitano della seconda

le-

gione Saverio Agresti e del frate Bonaventura da Ogliastro dell'Ospedaletto

»

(1.

e,

p. 561).

Eenzis, contenente tale frase:

questo

cento famiglie che avean qualche tale: se volete vivere, fate

segnò l'epoca della il

'

«

nome

che ritorni

congiura degli

dir volea a mille e cinquee

il

molte aderenze nella capi-

vostro re. Questo proclama

uffiziali

'

»

(Saggio, §

proclama del De Renzis del 16 germile, ossia 5

D'Ayala la frase

di cui

(op. cit., p. 244), è

da

il

Baccher?

lui ricordata.

Cuoco parla

È

il

cosi

più mite che non dica

Quale fu poi

la

«

ma

il

il

XXVI).

Cuoco, né contiene uffiziali

vagamente? Ebbe relazione con quella

proclama

primo, o già esser noti altrimenti

De Renzis

i

propositi del

Certo, nel Diario napoL, sotto la data del 4 aprile,

si

De

legge:

»

del

(5 aprile)

D'Ayala potette non

riferito dal

Ma

aprile, riferito dal

congiura degli

vero che la data del proclama del

l'escluderebbe; sere

De

Cuoco, accennando al proclama del ministro della guerra

2 II

es-

Renzis. «

Si dice

LA CONGIURA E LA SCOPERTA

II.

doveva avere qualche notizia

di Sicilia

già cosi minute e frequenti da essere

di

129 essa,

ma non

grado di

in

diri-

gerla e di determinarne gli scopi prossimi e le opportunità. Si disse, in séguito,

che vi entravano nientemeno che

cinquantamila lazzari, e non so quanti soldati della guardia nazionale e

ufficiali dell'esercito regio;

probabilmente visioni

somme

di

della

ma

paura. Si parlò

danaro raccolte in casa Baccher,

distribuite agli affiliati,

nevano pronte,

e

queste furono

anche delle

e di altre già

insegne realiste che

delle

dei nascondigli

di

armi che

si

te-

scopri-

si

rono in vari posti: bandiere, armi e danaro, che sono ingredienti necessari di tutte le congiure K

Ciò che appare evidente è che la congiura

a scoppiare, quando comparve

il

si

preparava

2 aprile nel golfo la squa-

dra composta di navi inglesi, portoghesi e napoletane, co-

mandata dal Troubridge, luogotenente del Nelson *. Non sembra che il Troubridge fosse già dapprima in relazione coi congiurati. Il Nelson, nelle sue istruzioni, vietandogli

che al suono a gloria della campana di San Martino debba esserci mozione interna, e

si

crede che tutti gli

ufficiali della

truppa

dell'ex-re,

malcontenti perché sono rimasti senza situazione, abbiano formato dei partiti per mettervisi alla testa

».

Diario napoL, e Cronachetta. Nel Moniteur, n. 230:

A

grandes sommes distribuées aux conjurés sous

Pàques Arch.

»

.

le

[Le pubblicazioni posteriori, fatte dal Crispo

star,

nap.,

nelle dtie Sicilie^

XXV,

467-88)

Palermo,

e dal

1901),

dei

«

ireste

de plus

pretexte des étrennes de

Moscada

Sansone {Gli avvenimenti

del

(in

1799

documenti serbati nell'Archivio

Palermo, hanno gettato gran lume su queste cospirazioni e additato quasi tutti i più importanti componenti di esse. Tra i

di Stato di

capi erano

il

duca

sone 2

il

cap. IV:

«

il duca della Salandra, i Baccher, la veda in particolare nell'opera del San-

di Calabritto,

famiglia Criscuolo, e

La

altri. Si

cospirazione realista

»].

Sull'azione della squadra del Troubridge, B. Maresca,

marittima della Repubblica napol. del 1799, in Arch. (1886), p. 791 sgg.

stor.

La

napoL,

difesa a.

XI

LUISA SANFELICE E LA CONGIURA DEI BACCHER

ISO

di tirare «

senza espresso comando sulla

salvo che

aggiungeva:

città,

non rendessero necessario un

circostanze

le

bombardamento passeggiero, come per esempio abitanti pigliassero le armi contro

i

francesi

•»

se

leali

i

E

K

la re-

gina Carolina, scrivendo nel tempo stesso alla figliuola imperatrice, diceva semplicemente:

bloccar Napoli, e vedremo quale effetto pro-

è andata a

durrà

ciò....:

vilito

dalle

il

popolo

frequenti

è

ma

fedele,

fucilazioni

» 2.

disarmato

non

bridge trovassero

denza segreta

movimenti

1

congiurati e

di mettersi

nella

il

Trou-

in corrispon-

^.

città,

per l'apparizione della squa-

sopraggiunta

notizia

la

avevano fatto delle isole una serie d'indizi paurosi

gl'inglesi

sciuto da

i

modo

subito

turbamento della

dra e per

av-

sapevano dare su questo punto istruzioni

si

più precise. Sembra per altro che

11

e

che prova che,

Il

pure essendoci speranza o sentore di città,

squadra inglese

la

«

Nelson, Dispatches and

letters, III,

dell'occupazione del golfo e di

^,

che

fu accre-

cartelli

di pro-

Helfert, Fa-

308-10, citati in

brizio Ruffo, p. 111. 2

Lettera del 2 aprile '99 (in francese), in append. allo Helfert,

op. cit., pp. 417-8.

dei Baccher, è in 3

Cuoco, §

Una lettera immaginaria di Carolina, in cui si parla La Cecilia, Storia segreta dei Borboni, III, 216.

XXXVII:

«

Il

primo progetto dei congiurati era che

gl'inglesi dovessero occupare Ischia e Procida

come

difatti l'occu-

parono, onde aver maggior comodità di mantenere una corrispon-

denza in Napoli operazioni

»

Pahl, Storia

.

Le

e di

tempo opportuno la mano alle altre Troubridge afferma esplicitamente il

prestare a

relazioni col

della repubblica partenopea (1801), trad.

Maresca, Trani,

Vecchi, 1889, pp. 111-12. Cfr. anche la citata notizia del Moniteur.

Procida

si

salvarono

il

Criscuolo e

il

Ronga: D'Ayala,

1.

A

e.

« Tutto il cratere si è posto in arme, e la città si è allarmata temendo di bombardamento. Nello stato di effervescenza in cui siamo, l'avvicinamento di questi legni potrebbe accelerare qualche mossa "*

popolare

>

{Diario napoL,

8,

4 aprile).

LA CONGIURA E LA SCOPERTA

II.

vocazione, che di

trovarono

si

una congiura

vole,

Si parlava

^

re era sbarcato a Precida, e

il

un

cipe ereditario, con

vagamente le tante

di ufficiali licenziati. E, tra

diceva che

si

affissi

131

il

fa-

prin-

esercito, in Calabria*.

giorno 5 aprile un cronista scriveva nel suo segreto

Il

diario

« Il

:

nostro stato è di vera fermentazione.

popolo

mutazione dì governo. Le

esulta, perché crede vicina la

navi inglesi apparse sotto Procida

guardia di numerosissima

Il

vuole che siano van-

si

che

flotta

aspetta.

si

dice

Si

che abbiano sbarcati da trecento uomini armati di truppa di linea

ad Ischia e Procida e cento

vato a dire che su quelle sia

ed ha parlato a

il

Re, che

una lancia un ammiraglio

nire su

si

arri-

è fatto vedere è

veduto ve-

inglese, che

è sbarcato

d'uno. Qaest'oggi poi

piti

Hanno

forzati.

si

portato Macdonald

ed

hanno avuto insieme un congresso. V'è chi crede che

sia

castello

al

intimato

dell'Uovo,

ai francesi di

dove

si

è

evacuar Napoli, che

l'arrivo della truppa, che vien per terra

dalla Puglia; intanto

ed

sce,

i

degli uffiziali

la

dalle Calabrie e

molta soggezione e

in

ha detto che hanno

nei castelli ad ogni rumore,

mente,

di far fuoco. Sicurafelici;

non manca

chi crede che vi sia qualche trattato segreto coi

Napoli

remo

^

in

Uno

mezzo

diceva:

grise p'accidere

nerdì sentirete

erano

i

li

le

al

Re; da un giorno

ai torbidi e alle stragi di




la vita fosse

umane vicende ordina ad onore

darsi al sole di Napoli. Cosi Dio le

si

dal Basti, che era gran conoscitore di cose di

scriverà

fare, in Miscellanea

libro,

il

augurato dal Dejob {Un

D' Ancona, Firenze, 1901, pp.

teratura degli esuli italiani in Francia, capitolo, e le lettere a lui, che

si

il

bel libro

133-143), sulla let-

Basti offrirà argomento a

conservano presso

la

un

nostra Società

daranno un buon materiale. Una lettera dell'Angeloni del 1839 il cambiamento di cognome fatto allora da Nicola Basti, dalla

storica,

concerne

forma 1

A

logo di

«

Basti

»

in

«

Basta

»

questi documenti fece

una

scelta biblioteca

da

(ms.

cit.,

f.

un accenno

62). il

JRuggiero, nel suo Cata-

vendere, Napoli, 1873,

I,

131, II, 173: pro-

mettendone un elenco minuto, che poi non diede. Cfr. ivi anche pel Basti, I, 47. Del Basti provenne anche al Kuggiero quella Memoria di Amodio Ricciardi, che il Maresca pubblicò da una copia trattane dal principe di Belmonte, nel voi. XIII (1888) àoiV Archivio storico napoletano.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI bardia presso

i

discendenti del Paribelli, per procacciarsi

notizie concernenti quest'ultimo, e, se mai,

da

lui

lasciate,

273

relative a quegli

anche

le carte

avvenimenti. Le

stessi

mercé la cortese sollecitudine del generale Giuseppe Mauri Mori, raggiunsero un risultato assai felice. Si ricerche,

seppe, cioè, che le carte del Paribelli

presso

il

discendente di

Milano; in parte presso parte presso un ciato dal

lui, il

si

trovavano in parte

avvocato Cesare Paribelli, in

signor Osnago, industriale, e in eredi: e l'avv. Paribelli,

altro degli

Mauri Mori, con liberalità

di cui gli

offi-

rendiamo

vi-

vissime e pubbliche grazie, inviò alla Società storica tutti

documenti da

copiati e legati in

un volume, come

erano state ordinate e legate

ha poi voluto affidare a

me

i

che furono per cura di questa

lui posseduti,

un

in

altro

volume

La

Società

le carte del Ciaia.

l'incarico di trascegliere quei

documenti, e del Ciaia e del Paribelli, che avessero maggiore interesse, e di pubblicarli, illustrandoli brevemente; il

che viene fatto nelle pagine seguenti. Avverto che col

titolo:

Fondo Ruggiero,

si

cita

venienti dal Ciaia, e con l'altro: di quelle provenienti

Marzo

1

volume delle carte proFondo Paribelli, il volume

il

da Cesare Paribelli

*.

1902.

Ringrazio cordialmente l'amico Augusto Franchetti, che ha ag-

giunto a questo scritto parecchie note, con notizie attinte ai docu-

menti degli archivi francesi, da cerne la rivoluzione napoletana.

lui investigati

per la parte che con-

La Deputazione della Repubblica napoletana AL Direttorio francese

sentimento comune dei contemporanei che

F,u

nerale Championnet, francese,

si

ticamente

nell'occupare

con

Napoli

il

ge-

l'esercito

proponesse sul serio di rigenerare democra-

il

paese,

una Repubblica napoletana,

creando

robusta e vitale. Vero è che

i

patrioti

napoletani erano

politicamente molto ingenui: della qual cosa

si

accorgeva

marzo del 1799, uno dei francesi collaboratori dello Championnet, il cittadino Jullien, che, pur facendo l'elogio dei componenti il Governo provvisorio, osservava, in una sua relazione: « Si vede che non hanno

finanche, nel

conoscenza della nostra rivoluzione nei suoi precisi particolari,

perché prendono per moneta sonante tutte

le belle

cose che noi scriviamo e stampiamo, e restano assai maravigliati, e

come

sbalorditi, della profonda

cui spettacolo ripugnante le parti

»

K

Ma

si

circa le intenzioni dello

non s'ingannarono:

lo

corruttela,

Championnet,

Championnet

col quale

reciproche simpatie, era della stessa loro

1

Relazione (in frane.) con

la

data del 15 ventoso

(5

essi

ebbero tante

stoffa, e,

parlava sinceramente, operava lealmente. Tutti

poli,

il

moltiplica loro intorno da tutte

i

come

documenti

marzo} da Na-

in A. R. C. DE Saint-Albin, Championnet, 2.a ediz., Parigi, 1861,

pp. 347-357, cfr. p. 348.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

276

che sono venuti in luce, o che

mano

si

vanno scoprendo, confer-

questo giudizio ed escludono ogni dubbio in pro-

posito.

Repubblicano entusiasta, vissuto tra

campo

ma

di battaglia

gnatore di pace e

che

di lui

di carattere

felicità sociale

demente coloro che fetti,

accomodamenti

intrighi e dagli

dagli

lo

;

le

armi

e lontano

bravo sul

politici,

mite e ottimistico, so-

tale lo

descrivono concor-

conobbero dappresso.

I

medesimi

notavano, lumeggiano queste virtù.

si

un uomo dabbene

(scrive

il

«

di-

Era

Botta), eh 'è qualche cosa più

che uomo ingegnoso; perciocché l'ingegno suo era piuttosto

che grande; ma, come buono, si rimetteva facilmente nell'opinione dei buoni, o di coloro che buoni reputava * ^ E il rivale dello Championnet, il generale Macsufficiente

donald, pur insinuando che avesse scarso ingegno politico e che lo stesso alto grado militare

dovesse piuttosto alla

fortuna e alle opinioni repubblicane che non alla capacità,

un molto brav'uomo

lo dice «

molto facile

Il

» 2.

», « di

carattere molto dolce,

Pignatelli Strongoli, che nel 1799 fece

parte dell'esercito dello Championnet, scrivendo parecchi

anni dopo una storia di Napoli riconosce che quegli era sincero

promotore di repubblica

«

benché

»,

«

uomo

di

poco talento ed incapace d'immaginare un ordine di cose, transitorio cia

il

nente

ma

efficace a

render meno malagevole alla Fran-

sostenere la nuova Repubblica, e renderla perma»

^.

Al contatto dei patrioti e letterati napoletani, dei perseguitati

1

dalla

«

tirannia

»

che giungevano ora

al

potere

Storia d^ Italia dal 1789 al 1814 nella sua integrità riprodotta,

Prato, Giachetti, 1862, 2

Macdonald,

3

Brano

ined.

1.

XVI,

p. 518: cfr.

1.

XVII,

p. 592.

Souvenirs, Parigi, 1892, p. 58.

pubbl. nella Rivoluzione napoletana del 1799, Albo

(Napoli, 1899), p. xxvii n.

LA DEPUTAZIONE DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA

I.

dello Stato, lo Chèimpionnet sentiva rinascere

più generosi della sua prima gioventù.

veva

al cittadino

«

sentimenti

i

Napoli (egli scri-

Richard, ministro di Francia in Toscana)

presenta in questo

momento

Francia nel

lo spettacolo della

1790. L'entusiasmo è nel grado più alto. Forse un'illusione,

rendere

il

ma

è un'illusione

»

^ — Ma

mi

faccio

soave: io credo di poter

nome

popolo di Napoli in tutto degno del

pubblicano

277

di re-

della bontà dei suoi intenti testimo-

niano, meglio che le parole, tre fatti: uno dei quali molto noto, perché fu cagione del suo allontanamento e del pro-

cesso iniziato contro di civili

per

ruberie che noti:

anche

lui,

cioè

il

dissidio coi commissari

contribuzione militare e

la

si

facevano in Napoli;

gli

esazioni e

altre

le

due,

altri

meno

disegno di una spedizione in Sicilia per discacciare

il

di là

Borboni

i

democratico;

e assicurare lo stato

e l'invio, da lui voluto, di una deputazione del Governo

provvisorio napoletano al Direttorio di Francia.

Un Piano tomesso

al

di sollevamento della Sicilia era già stato sot-

generale Joubert, e poi allo Championnet, da

quell'Andrea Vitaliani (fratello di Vincenzo, giustiziato nel 1794), che, esule,

aveva avuto parte nelle rivoluzioni della

Cisalpina e della Repubblica Ligure; e fu dei più efficaci,

sebbene non

sia rimasto dei più celebri tra

napoletani

Altro disegno consimile era stato inviato al

-.

i

repubblicani

Direttorio francese dal cittadino Benoit Borde toso, a. Ili (9

marzo

1795), che

antecedente del 1794, da

lui

il

19 ven-

ne richiamava pure uno

trasmesso

al

console Lachèze

Massena; e molti più se ne trovano negli archivi di

pel

Stato dei ministeri degli esteri e della guerra, in Parigi,

nome

col

1

2

Brano

o senza, compilati

da militari e da diplomatici,

di lettera in Saint-Albin, op. cit., p. 191.

Saint- Albin, op.

cit.,

docum., pp. 306-308;

voi., pp. 218-20, e cfr. p. 358.

si

veda nel presente

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

278

da francesi

da

e

ugualmente

italiani,

intesi a favorire l'in-

vasione e la liberazione delle provincie meridionali. Basta ricordare, oltre quelle assai note del Cacault, dello Hénin, del Bonaparte,

una memoria inedita mandata dal cittadino al cittadino Serbelloni il 12 vendemmiatore primo della libertà lombarda (13 ottobre

avvocato Poggi dell'anno

V

e

1796) per esporre quale via avesse

tenuta Carlo di Bor-

bone e quale converrebbe prendere per conquistare gno di Napoli ^

E quando

era ancora alle porte di Napoli,

(14 gennaio '99), lo

presa

di

in

Sicilia,

re-

il

25 nevoso

il

Championnet già discorreva della imuna lettera al direttore Barras^; e

quella impresa entrò nel piano militare delle varie operazioni che dispose nel febbraio cie.

Che non

sperata,

per sottomettere

le

Provin-

trattasse

di

un'impresa fantastica o

possono mostrare

le

ambasce che destava nella

si

corte in Sicilia, espresse per bocca del Nelson, nelle

di-

let-

tere di costui del 13 e 16 febbraio al Saint Vincent e allo

Stuart e col

:

«

In quale stato

ci

troviamo noi qui

!

Senza truppe,

nemico prossimo! giacché, quantunque

vi siano qui

quattromila napoletani di truppa regolare, non c'è da fidarsene. Si stanno levando tredicimila soldati di truppa siciliana e ventiseimila di milizia;

1

Archivio del Ministero degli

ma

io

temo che prima

affari esteri di Francia,

Fonds de

Naples, T. 128, pp. 198 e 201, e T. 124, p. 33. Il primo indicato è

disegno anonimo, forse dettato dal Mackau, dove

vadere

la penisola fino

si

pro-

uomini. Cfr. per altri documenti dello stesso genere

Corrcsp. de Nap. I (ed. imp.), II, 3,

p.

I,

Saint-Albin, op.

I,

569 e seg.

;

55 e seg.; Franchetti, St. d* Italia dal

103, e III, 2, p. 105, e III, 2, p. 159 (in corso di

stampa); Bouvier, Bonaparte en 2

e di

sarebbe potuta conquistare con

Sybel, Hist. de V Europe pend. la Rév. (trad. Bousquet),

1189 al 1799,

un

suggerisce d'in-

ad Ancona, dalla parte di Genova,

ceder da Napoli alla Sicilia, che 10 o 12 mila

si

cit.,

Italie (III, 15 e 16),

docum., pp. 322-3.

163 e seg., 172 e seg.

LA DEPUTAZIONE DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA

I.

che questi siano riuniti, ranno impadroniti

i

Direttorio fu composta di Girolamo

al

Pignatelli, ex-principe di ^[oliterno, e di Marcantonio

ex-principe di Angri, ai quali

ria,

Leonardo Fanzini

siglieri

com'è noto,

literno,

sa-

si

chiave della Sicilia »\

di Messina,

La deputazione

Francesi, cosi attivi,

279

e

aggiunsero come con-

si

Francescantonio Ciaia cavalleria,

di

ufficiale

Bo-

si

^.

Il

Mo-

era battuto

valorosamente nella campagna di Lombardia del 1796, e in quella del 1798 presso Capua, e nelle giornate di gennaio

era stato, per breve tempo, capitano generale del popolo

napoletano. signori

Il

Doria era uno dei più nobili e ricchi tra che avevano aderito

Napoli

di

alla

i

Repubblica.

letterato, nativo di Mola, aveva acquifama con una bella Vita di Pietro Giannone (Londra, 1766), e, dopo avere servito per molti anni nella segreteria

Leonardo Fanzini, stato

degli figli

esteri, era stato

affari

chiamato come istitutore dei

del principe di Valacchia Ypsilanti, e impiegato in vari

negoziati con la corte di Vienna

Francescantonio Ciaia,

^.

finalmente, era fratello minore (nato nel 1771) del poeta

Ignazio Ciaia, già tra

primi cospiratori giacobini, a lungo

i

restato in prigione ed allora dei venticinque del Provvisorio:

una

gegni

1

Lettera

and Despatches,

(V Italia

dopo

il

Si

veda

il

2

zione, firmato

Proclami poli, 3

4

e

uno

dei più squisiti

in-

III,

263, 267

:

in Fkanchetti, Storia

cit.

1789, ed. Vallardi, annot., p. 410. decreto del 18 piovoso, con cui s'istituiva la Deputadal

e sanzioni

Laubert

e controfirmato

dei generali in capo

A. Nobile, 1799, tomo Monitore napoletano, n.

30 dicembre 1739:

Mola

anime

delle più belle

di quella generazione"*.

cfr.

II, 5,

parte

I,

dallo

Championnet

Championnet, in e

Macdonald, Na-

pp. 96-7.

16 febbraio 1799.

Il

Fanzini era nato

intorno a lui G. de Sanctis. Ricordi

il

storici di

di Bari, Napoli, 1880, p. 160.

Fondo Ruggiero,

f.

20.

Lettera a firma del Laubert, diretta al

tadino F. A. Ciaia, 13 piovoso

(1 febbraio):

«

Il

Governo provv.,

cit-

cre-

dendo necessario spedire in Parigi una Deputazione per manifestare

.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

280

24 piovoso (12 febbraio) furono ai deputati conse-

Il

gnate

firmate dal Laubert, da Ignazio Ciaia,

le Istruzioni,

dal Bisceglia e dal Paribelli, nonché dal Jullien, segretario

Governo provvisorio ^ Le quali portavano che

del

putazione dovesse, anzitutto, tributare

al

la

De-

Direttorio esecu-

francese la gratitudine del popolo napoletano, e de-

tivo

vivamente

scrivere poi

delle popolazioni, uscite

lo stato

dall'oppressione del dispotismo,

ma non

ancora del tutto

conscie del gran benefizio ottenuto: donde

non ancora domate,

nelle provincie.

insurrezioni,

le

Per queste gravi con-

dizioni interne, era opportuno sollecitare dalla Repubblica « un atto solenne con cui sia riconosciuta l'indipendenza della Repubblica Napoletana, per mostrare cosi

Francese

al

popolo traviato che non

ma come la

si

vuol considerarlo come vinto

amico, non come schiavo

sua religione e

le

ma come

libero

garanzia della prima potenza d'Europa; e che, sarà sempre territorio

».

;

che

sue proprietà sono assicurate dalla infine, esso

napoletano e conserverà l'integrità del suo

Certamente era impossibile che fosse nel pen-

siero del Direttorio esecutivo di lasciare che questo paese

tornasse sotto trario

alla

«

il

giogo del suo antico padrone

ben conosciuta

lealtà della

ritorno con-

:

nazione francese

e agli stessi interessi di questa », per essere

i

Borboni di

Napoli nemici affatto irriconciliabili della democrazia francese.

al

far

Il

di

Napoli una Repubblica indipendente non

Direttorio della Ropubblica Francese

riconoscenza per

lo

i

blica Napoletana

ha già ottenuta mercé

Nazione Francese

e

voi, ecc. 1

f£.

il

valore della

la

libertà, che

la

Repub-

generosità della gran

sua invitta armata, ha prescelto

»

Una

24-27:

sentimenti della più viva

dono inestimabile della

copia originale con le firme autografe è in Fondo Ruggiero,

ma

si

trovano già stampate dal Saint- Albin, op.

pp. 331-B8, dove per altro le sottoscrizioni

esattamente

riferite.

cit.,

docum.,

non sono compiutamente né

I.

LA DEPUTAZIONE DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA complicazioni

susciterebbe

internazionali, né

281

irriterebbe

troppo la Spagna, e neanche l'Imperatore. Posto dunque essere impossibile cosa che

si

Borbone, conveniva far notare

pensasse a transigere col

al

governo francese

l'im-

«

portanza d'inoltrarsi nella Calabria e nella Sicilia per assicurare cosi la sua potenza nell'Italia intera, l'espulsione assoluta degl'Inglesi dal

con l'Egitto,

Mediterraneo,

sussistenze

le

comunicazioni

le

delle isole francesi del Medi-

terraneo, ed anche in parte quelle della Repubblica; giac-

ché

la Sicilia,

che fu in

altri

tempi

granaio dei Romani,

il

supplirebbe abbondantemente alle biade barbaresche Direttorio,

«

».

Il

anziché perdere la sua influenza sulle con-

trade napoletane col dichiararle indipendenti, la conserverà

sempre

tutta la sua forza sopra

in

un governo

dalla volontà e sostenuto dalle armi di Francia il

trattato

di

costituito ».

Che

se

riconoscimento e d'alleanza avesse dovuto

richiedere troppo tempo, sarebbe giovato adoperarsi

affin-

Direttorio proclamasse l'indipendenza almeno

come

ché

il

principio.

Inflne,

conveniva insistere sulla condizione

disastrosa delle finanze pubbliche e private, che rendeva

necessario procedere con discretezza nella riscossione delle contribuzioni, evitando esazioni troppo rapide e gravose,

che avrebbero reciso

le

radici

vitali

giovane

della

Re-

pubblica. Il

significato

guerra tra

politico

la Paranoia e

di

quest'atto risulta

chiaro:

la

Napoli era scoppiata senza voglia

alcuna da parte del governo francese, che

si

era mostrato

alieno dal tirarsi addosso anche la questione dell'Italia meridionale e della Sicilia; la la

né la

facile

vittoria

proclamata repubblica davano ragioni linea

politica

del

Un accomodamento rità,

riportata e

sufficienti

perché

governo francese dovesse mutare.

col re di Napoli

non sembrava,

in ve-

tra le cose impossibili, specialmente a cagione

l'atteggiamento

del-

dell'Imperatore e delle minacce di una

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

282

nuova guerra europea ^ Ad accrescere la perplessità si aggiungevano le misure depredatorie, iniziate dal commissario civile Faypoult, ch'era stato per l'appunto scac-

Champion net, con decreto

ciato da Napoli dallo

del 18 pio-

voso, a. VII (6 febbraio), ossia sei giorni prima della data delle Istruzioni. Ottenere

denza della Repubblica,

riconoscimento

il

dell'indipen-

un procedere moderato

e insieme

nelle esazioni a prò dell'erario francese, era l'intento co-

mune

Championnet e del Governo provvisorio napo-

dello

letano,

che spiega l'invio della Deputazione^.

il

La quale

parti tra

il

15 e

cipe d'Angri col Fanzini,

due coppie

si

l'Angri e

Fanzini erano

il il

il

il

16 febbraio:

il

16

il

15

il

prin-

Moliterno col Ciaia. Le

il

seguirono a distanza di qualche giornata: il

22 a Firenze,

il

27 a Milano,

marzo a Torino, il 13 a Lione; il Moliterno e il Ciaia, 19 febbraio a Roma, il 3 marzo a Milano, il 9 a Torino,

6

1

II

re di Napoli (dice

il

Paribelli in

una sua memoria intorno

allo

Championnet, di cui parleremo più oltre) « malgrè tous les torts qu'il avait envers la Natioti Frangaise, ne manquaUpas de proiecteurs dans le sein du Directoire viéme et panni ses ministres mémes Ics plus influents, qui avaient lieit d''

de la générosité avec laquelle la Cour de Sicile récompensait

étre bien contents

sospettavano specialmente del Talleyrand.

leurs faveurs ». I patriotti 2

Si

veda anche Thiébault, Mémoires^

dello sfratto, cioè

Direttorio:

«

se

les sidtes

ceci

ne

il

me

au Directoire,

aussi proclamò velle difflculté

di Francia,

reconnait et

à me

civil.

retirer

les

il

con

prima al

du

Directoire,

Je suis réduit à rendre compie de

tout

à Rome.... Le general Championnet a République Napolitaine. Voilà une nou»

.

Arch. degli p. 79.



Il

aifari esteri

Paribelli,

esplicitamente allo Championnet l'inten-

governo francese a riconoscere l'indipendenza del

nuovo Stato napoletano, con e

les arrétés

Fonds de Xaples, tomo 126 (A. VII),

zione di spingere

giorni

de s'emparer de tonte Vadmini-

corabinaisons diplomaiiques

nel ms. citato, attribuisce

moneta,

la

Nove

Faypoult scriveva

de la nouvelle conquéte. Le General con-

Il vieni

2:>hts....

V indépendance de

dans

il

mettre en insurrection cantre

qui ont créé un Commissaire stration;

II, 450.

9 piovoso (29 gennaio 1799),

Je redoute

....

querant vieni de

il

altri atti

l'invio della Deputazione, col far battere

che impegnassero l'onore

e la lealtà francese.

LA DEPUTAZIONE DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA

I.

il

15 a Lione

:

Ciaia

Parigi. Il

comandazione dal

^

cittadino

20 marzo

il

membro

«

tutti quattro in

ne ebbe una a

di repubblicani italiani:

Bonelli,

Ciaia aveva tutti

napoletana,

trovavano

raccolse sul suo passaggio lettere di rac-

delle relazioni estere il

si

»

diretta

primo

«

a Torino, nella quale

si

Roma

uffiziale

diceva che

rappresentare la Repubblica

diritti a

i

Villa,

al

perché nessuno più di

suo fratello,

lui e di

Governo provvisorio, travagliò

del

283

alla liberazione

sua patria, disprezzando per anni la morte e l'im-

della

placabile livore di chi crudelmente resisteva alla rigene-

razione di tanti popoli, che lottarono già di gloria contro

Roma,

cui poi divennero parte. Ciaia ha sortito dalla

di

un'anima intrepida, infiammata dall'amore

natura

santa libertà,

A

sanniti.

come un vero discendente

della

dei democratici

questa gloria egli aggiunge l'avere convertito

in proprio

sangue

massime degli antichi

le

legislatori filo-

sofi,

che furon padri delle rinomate repubbliche italiche

alla

sinistra

che ha

del

Tevere.

lingua e

la

il

Il

farvi conoscere

un

cittadino,

petto pien di valore e di senno, è

mezzo, e più prezioso, ch'io m'abbia, d'esservi

l'unico

grato, soddisfacendo cosi alle simpatie per l'anime grandi,

infiammate della sacra libertà

Ramondini

lo

A

» -.

Milano

il

cittadino

forniva di una lettera pel cittadino Masche-

roni, del consiglio dei luniori

della Repubblica Cisalpina,

che era in Parigi^; e un'altra gliene aveva data tinengo, ex-ambasciatore cisalpino presso

per

il

che

duca

è stato

2

3 *

:



Viaggio da Cfr.

un

diario del principe d'An-

cortesemente messo a nostra disposizione dall'amico

d' Eboli e principe

intitolato pp. 134.

Mar-

il

re di Napoli,

segretario dell'ambasciata cisalpina ^

Questi particolari sono ricavati da

i

gri,

il

d'Angri, Francesco Dpria, senatore del regno.

me

anche

il

fatto nell'anno

1799

fino all'anno.... [1801], e

passaporto del Ciaia, Fondo Ruggiero,

Da Roma, 1 ventoso, a. VII (Fondo Da Milano, 12 ventoso, a. VII (ivi, Da Roma, 2 ventoso, a. VII (ivi, f.

Ruggiero, ff.

ff.

31 òis-32).

16;.

30-1).

È

conta

ff.

28-9.

II

I

PATRIOTI NAPOLETANI

ALLE PRESE COL MaCDONALD E COL FaYPOULT

L

Direttorio della

.1

«

Grande Nazione

quale

», al

av-

si

viava la Deputazione napoletana, composto allora dal Barras e

dai

quattro colleghi, Rewbell, La Revillière,

suoi

Merlin e Treilhard, aveva ben altro pel capo che l'indi-

pendenza

della Repubblica napoletana,

finanze di questa, e la

berare

la Sicilia dal

buon ordine

delle

nuova spedizione militare per Tiranno

«

il

».

li-

Se avesse potuto darsi

pensiero di assestamenti finanziari, avrebbe provveduto a quello della Repubblica madre, che, nell'ultimo anno, sopra seicento milioni previsti di entrate, aveva a stento potuto

riscuoterne trecentotrentacinque;

buchi più grossi,

si

per rattoppare

i

erano opportunamente aggiunti, come

entrate straordinarie,

da Napoli appunto

ai quali,

se

i

milioni di

Roma

e di Napoli, e altri

ne aspettavano con premura.

E

per

quel che concerneva la guerra, anziché stendersi fino in Sicilia,

occorreva tenersi pronti sul Reno e sull'Adige; e

circa la propaganda rivoluzionaria, quel Direttorio, tra le altre

difficoltà,

doveva pensare a difendersi dal partito

estremo o giacobino, che non

uno degli pubblicano

eroi »,

prediletti era

Parigi,

dava tregua,

per l'appunto

il

e del quale «

vero re-

Championnet.

Cosicché, prima che

a

gli

un'implicita

i

deputati napoletani giungessero

risposta

alle

loro

richieste,

una

II.

I

PATRIOTI, E IL MACDONALD E IL FAYPOULT

manifestazione

chiara

ebbe a Napoli con (2 febbraio), del

intenzioni del

delle

commissari

Direttorio,

la sostituzione, accaduta

il

civili,

e delle sue

«

del suo procedere verso

dilapidazioni

».

donald era tutt'altro uomo dallo Championnet: idealità

ma

non

lo

si

9 piovoso

general Macdonald allo Charapionnet, chia-

mato quest'ultimo a render conto i

285

ammaliavano

e disviavano.

Il

Il

le

Macvaghe

suo program-

consisteva nel tenere in buon assetto l'armata di Na-

poli a disposizione del

governo francese e a vantaggio della

propria brillante carriera militare; e nello spremere quanto più danaro potesse alle popolazioni meridionali, per inviarlo, in parte, alla cassa dello Stato in Parigi, e, in parte

forse il

anche più larga,

Thiébault,

sari »).

E

il

ai suoi

amici politici (egli era, dice

generale della combriccola dei

poi, qual

male

ci

«

commis-

sarebbe stato se avesse fatto

per suo conto qualche speculazioncella finanziaria,

altresì

accumulato un discreto peculio, raccolto

offerte (beninteso,

spontanee) per mettere insieme, per esempio, un suo privato museo di statue, pitture, vasi e altre anticaglie? Sono gl'incerti della guerra, che

codesti

sa cogliere a volo. tani, si

Il

un uomo

intelligente

concetto, ch'egli aveva dei napole-

riassumeva in poche parole: «gente da non meri-

tare troppi complimenti, gente da nulla

pei napoletani lo

accompagnò durante

»,

Questo disprezzo

tutta la sua vita.

Allorché, parecchi anni dopo, essendo quasi in disgrazia

dell'imperatore Napoleone, ricevette l'offerta di Giuseppe

Bonaparte di recarsi ad organizzare l'esercito napoletano, il

bravo avventuriere irlandese, nel rifiutare

mette se

si

di

fosse

orrore, pensando com'egli sarebbe

messo a capo dei

«

codardi

»

l'

invito, fre-

sceso basso,

soldati napoletani,

che aveva cosi facilmente sbaragliato a Civita Castellana,

ad Otricoli, e nelle altre fazioni della campagna del 1798 ^

Souvenirs, p.

19A.

Cfr.

Franchetti, Macdonald secondo

i

suoi

ri-

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

286

Con un generale immaginare

compagnia dei suoi

le tribolazioni dei

Addìo

napoletana.

Faypoult che tornò

cosi benevolo, col

trionfante e avido in

colleghi, è facile

governanti della Repubblica

Cham-

speranze, suscitate dallo

liete

pionnet! L'idillio repubblicano s'andava mutando in dura prosa, appena infiorata dalle vuote formolo della rettorica ufficiale, nel

messaggio

«

inviato dal

»

Direttorio ai Cin-

quecento

il

19 piovoso (7 febbraio) e nella conclone pro-

nunziata

il

giorno stesso dal Garat, nell'Assemblea degli

Anziani

— A noi

^.

sono note per molti racconti

pali di quelle tribolazioni

come

particolari, cosi

le

ma

;

le princi-

sarà bene leggerle nei loro

versavano nel petto di France-

scantonio Ciaia, sotto l'impressione immediata degli avvenimenti,

i

compagni

suoi

tello Ignazio,

Macdonald

cordi, e

glio 1892.

del

governo napoletano

l'amico Paribelli,

— Altri

Laubert, e

il

Rep. nnp.j in Nuova Antologia,

e la

1

giugno

esempì di dispregi, che giungevano fino

commessi dal Macdonald contro

i

:

il

fra-

gli altri del

e 1 lu-

al delitto,

campagna

napoletani durante la

di

Spagna, sono narrati dal generale barone Desverxois, Mémoires, ed.

Dufourcq, Paris, 1898, pp. 399-402. 1

11

messaggio diceva, tra

le altre cose:

V energie

«

des patriotes na-

politainsy si longtemps comprimée, s'était ranimée avec force....: réunie

à

un saint enthousiasme pour

la

la clémence des liberto le et la

vaitiqueurs, elle convertii en

fanatisme qu'on avait soufflé dans

République najìolitaine

Garat era questa indépe7idante

et


our la commission

et

demi...

et

»

(Thiébault, Mémoires,

II, 492-3).

Felix Bodard, qui le

système des re-

à deux millions

et

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

306 nostra stima.

suo predecessore Fajpoult è destinato

Il

Hambourg; ma, prima

lato di

conso-

al

d'andarvi, passerà per Parigi ^

Saprete la sorte di Championnet. Egli è arrestato e posto in

Bonnamy, Bassal, Duhesme sono ancora ma la sensibilità dei popoli non favore come per lo primo, cui non si rim-

giudizio a Torino, Rey,

inviluppati nella di lui disgrazia si

è interessata in lor

provera che una certa abusi e vizi degli

compianto

tutti

^.

;

facilità di carattere,

che diede luogo agli

Jullien è ancora arrestato, e costui è da

altri.

Bassal è riuscito a sottrarsi finora alla perse-

cuzione, che merita forse più di ogni altro. Cotesti atti segnalati della giustizia

grandi buoni lasciò ci

il

del Direttorio

nostro servizio

fu dato dal generale

non

volevamo per

lo

Una cano, e

flotta di si

esecutivo dovrebbero produrre de'

effetti in sollievo de'

poveri popoli Italiani. Arcambal

Brémont, ex-mÌHÌstro di guerra in Roma,

^.

Macdonald per generale

rispetto agli

di Brigata.

cinque vascelli ed alcune fregate inglesi

più gran barbarie, eccitando

i

partiti al

fra di loro, stabilendo l'anarchia in quelle isole

stando tutte

le autorità costituite

infelici,

repubblicane e

bloc-

hanno messo a

ed arre-

canale di Pre-

terra alcune centinaia di soldati del Reggi-

estero, e circa 200

scono sempre

massacro

loro famiglie

le

sino ai fanciulli. Essi sono già da più giorni nel

mento

ci

sono impadroniti di Procida e d'Ischia^, commettendo

al loro solito le

cida;

Noi

ordini del Direttorio Francese.

galeoti

portatisi

da

Sicilia,

ove spedi-

legni corrieri, forse per sollecitare altre forze.

Ab-

biamo però predato un loro cutter con un tenente ed otto mari-

Faypoult fu poi prefetto con Bonaparte, ministro delle finanze nuovo nei cento giorni. nel 1817, non lamorendo, onesto; personalmente fosse e che Sembra i

II

in Ispagna con re Giuseppe, e prefetto di

sciò 2

nessuna ricchezza. In data del 19 germile

(8 aprile)

è

un

attestato a

stampa a

vore del Jullien e della sua irreprensibile condotta verso

il

fa-

popolo

napoletano, firmato dal Manthoné, dal Paribelli, dall'Albanese, da I.

come Presidente {Fondo Paribelli, ff. 6-7). L'Arcambal era stato ministro della guerra e della marina nella

Ciaia, e dall' Abbamonti 3

Repubblica napoletana. 4 La squadra inglese comparve a vista

di

Napoli

il

2 aprile.

II.

PATRIOTI, E IL MACDONALD E IL FAYPOULT

1

nari, quale cutter fu gittate

307

tempesta sulle spiagge di Ca-

dalla

stellammare. Mandarono un parlamentario a terra col pretesto di

reclamare

mobili di Hamilton. Voi

i

sapete quanto

ridicolo?

è

mandò a vedere il palazzo di Hamilton, che trovarono vuoto. Ognuno vede che il motivo era di vedere lo stato della Città e delle coste, che raserò nel venirvi. La comparsa di Macdonald

li

questo parlamentario diede luogo a mille dicerie. Si era pregato il

ma non ha

Generale di smentirle con un proclama,

conveniente di

farlo. Si

forze terrestri, che

si

sparge venir dalle Calabrie colle maritime

inglesi, e di mille altre cose di esaltare

alquanto

de' malcontenti.

rento

:

dalla

da

Gl'Inglesi

ma

fanciulli;

gli spiriti, e di

tutto ciò

animare un poco

lascia

speranza

seconda incendiarono

respinti, nella

cinque felluconi, che a gran stento sorta di provisioni per le isole

di

eransi

qui caricati di ogni

Malta e Corfù. Questa perdita

suo valore e ne' suoi

effetti,

quattro simili felluche, già spedite prima,

si

tanto più che altre

sono naufragate nel

golfo di Salerno. Di Corfù se ne parla male;

ma non

comunicata per anche dal Generale Francese, né da notizia uffiziale,

non

la

insultarono Capri e la punta di Sor-

prima furono

è incalcolabile nel

giudicato

parla di cambio, di vendita, di unione di

onde speriamo che sieno

false

tutto ciò a chi si conviene. Procurate al più

ci è stata

altri

alcuna

voci. Partecipate

presto farci ricono-

scere solennemente, e di fare accettare la legge feudale, che vi si

trasmette, giacché da questi due punti dipende

la nostra

sal-

vezza. Istruiteci intorno al carattere ed al credito costà di Abrial e degli altri, quali sono fra noi, che possono avere influenza. I

membri, che

Gennaro, Vaglio, Molti

si

si

sono dismessi, sono Porta, Doria, Bruno,

e Paribelli,

che dice

agitano per occupare

ritirarsi alla

le sedi

vuote, e per essere nella

nuova rappresentanza nazionale. Medici, Colombrano Imperiale ^ non tralasciano veruno sforzo per essere

i

Luigi Medici,

il

Sant'Angelo

in carica.

e

Voi

Cesare Paribelli.

principe di Colubrano Francesco Carafa,

cipe di Sant'Angelo Imperiale.

cana.

e

Vincenzo Porta, Baffaele Dorià, Vincenzo Bruno, Domenico di

Gennaro, Diego Pignatelli del Vaglio, 2

De

sua patria ^

Erano

tutti di

il

prin-

dubbia fede repubbli-

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

308

conoscete troppo bene stimolo a farne

Dal decreto

Non

individui, per

non aver bisogno

ben conoscere a chi l'ignora. Benevento rileverete quanto poco abbian

di

^

dimostranze su

effetto le nostre

tuto, e nella

si fatti

di

carattere

il

tal

rapporto

:

affare

tanto

fatto

dibat-

ragion politica deciso a nostro vantaggio.

dovete dismenticare quanto

ci

sarebbe ruinoso

smem-

lo

brare da noi gli Abruzzi. Sappiamo inoltre de' piani che la corte

presentò nelle trattative di Gampoformio per estendere

che sembrerebbero più

territorio: piani,

portuni, ve I vostri

li

giusti.

Se

li

il

nostro

stimate op-

invi eremo.

ragguagli sieno più frequenti e più prolissi, e noi in

cambio faremo

stesso con voi.

lo

Le

notizie,

che possono concer-

nerci, ci dovrebbero pervenire per lo vostro mezzo,

bocche degli

prima che nelle

fossero invecchiate.

altri

Avvisateci se trovasi un certo Scillari, che cosa faccia e quale sia

suo carattere.

il

Gl'Inglesi

sonosi impadroniti di Capri. Questi attentati, anzi-

ché scoraggire, destano energia, che

ci

blico sia per la libertà. Si è costrutta

assicura che lo spirito pub-

una

batteria dalla parte di

Miseno, la quale difende quel sito del Cratere. In siti si

La

son corretti

i

menomi

spedizione di Calabria

tutti

gli

altri

sbagli nelle batterie. si è

sospesa, mentre per ordine di

Schérer Macdonald ha dovuto far retrocedere parte delle sue truppe; e le nostre

comandate da Pignatelli scorreranno

la Puglia.

Salute e Fratellanza.

Abbamonti P. AzziA S.

^

Insieme con queste lettere, Francescantonio Ciaia riceveva documenti e memoriali sugli affari, dei quali in esse si toccava: la copia della lettera che il Faypoult aveva scritto il

20 ventoso (18 marzo)

1

II

al

decreto del Macdonald del 4 germile (24 marzo), che aggre-

suo territorio alla Eepubblica Francese:

gava Benevento

e

nitore, n. 16, 13

germile, 2 aprile.

2

Governo provvisorio intorno

il

Fondo Ruggiero,

ff.

94-95.

cfr.

Mo-

8

11.

ai

I

PATRIOTI, E IL MACDONALD E IL FAYPOULT

309

beni ch'egli stimava di spettanza della Repubblica fran-

cese

copia di una transazione, proposta dal Governo

la

' ;

provvisorio^; la copia della

risposta

data del 29 piovoso (19 marzo)

^;

germile (28 marzo) del Provvisorio contro

del

Provvisorio in

una rimostranza dell' al generale Macdonald

suo ordine del di precedente di esecuzione del

il

una memoria

decreto del Faypoult*;

sulle

ragioni della

legge per l'abolizione della feudalità, della quale

donald impediva

la

promulgazione

^.

Il

Ciaia, in

il

Mac-

Parigi,

redigeva a sua volta memoriali su tutte codeste faccende: sue carte

tra le

si

legge l'abbozzo di un ragionamento,

che tendeva a dimostrare l'ingiustizia delle pretese del

Faypoult^; e di un altro circa visto

Championnet,

lo

memoriali erano

di

diretti

caricato di propiziare

la necessità,

scacciarlo

in cui

da Napoli

~.

si

Questi

ad un personaggio, che s'era

il

Direttorio

era

in-

esecutivo francese ai

desideri della Repubblica napoletana.

Fondo Ruggiero^

43-4.

2

jyi,

ff.

45-6.

3 Ivi,

ff.

47-8.

4

Ivi,

ff.

48-51.

5 Ivi,

ff.

96-105.

6

Ivi,

ff.

55-60.

7

ff.

1

Ivi,

74-6.

Tra

ff.

le stesse

Faypoult: Coup d'oiU sur

carte

la conduite

dilapidations commises en Italie (ivi,

ff.

si

trova l'opuscolo a stampa del

du General Championnet 61-73).

et

sur

les

.

Ili

Missione del Paribelli

Ln

mezzo a questi

dubbi tormentosi,

sti

i

mezzo a queGoverno provvisorio si

dibattiti e conflitti, in

patrioti del

determinarono a spedire un de' loro a Parigi per

mare a viva voce

i

infor-

Deputati di quel che succedeva, e con

La

istruzioni segrete su quanto conveniva tentare ^

scelta

cadde su Cesare Paribelli; né, in verità, poteva trovarsi persona più sicura e capace. Il

Paribelli fu

uno dei più

attivi e

repubblicani del '99; sebbene anche a e a qualche altro, sia toccata

i

come

Fondo Ruggiero^

f.

53

6«s,

lettera al Ciaia, che dice:

è «

al

minor fama rispetto

Pagano, cosi per non essere,

ai Caracciolo, ai

una

ragguardevoli tra lui,

i

Laubert

ai Cirillo,

al pari di

un foglietto di appunti, inviati in Può mettersi molti sospetti del ge-

nerale Macdonald: molta durezza, avarizia, aristocrazia; tratta con

commettono essi delle cose e non usa rappresaglia nemmeno coi prigionieri del cotter^ mandato a fomentare insorgenze nelle provincie e nella capitale: è disgustato del Governo e lo avvi-

gl'Inglesi e nulla ne fa sapere al Governo:

centra nostri, riceve e

lisce, il

favorisce

i

manda parlamentari

baroni e ne riceve danaro. Cerca screditarci presso

Direttorio per tradirci:

noi indegni

della

libertà,

dice ciò abbia scritto al Direttorio, essere

per venderci, e dice che la Corte tenga

agenti costi per comprarci. Opporsi a tutti

avrà una persona fidata: saprete tenzioni

»

le

i

maneggi. Tra breve,

nostre angustie e

le

nostre in-

MISSIONE DEL PARIBELLl

III.

311

questi ultimi, già noto per alta situazione letteraria o sociale,

come perché

consegnò tante

sfuggi all'ecatombe della reazione, che

teste al carnefice e tanti

Era nato a Sondrio nobile famiglia.

ma

suoi anni;

Non

in Valtellina

ci è

nomi alla storia. marzo 1763, di

17

il

noto come trascorresse

sappiamo da

lui stesso che, in

impiegato presso

riore al 1790, stette per quattro anni

viceré di Sicilia ^ Nel 1791

troviamo

lo

primi

i

tempo anteil

uffìziale ai servigi

del re di Napoli, in qualità di secondo tenente, aggregato al 2.«

reggimento Esteri (Svizzeri): nel maggio

l'anno, con

patente in data del giorno

real

condo tenente compagnia del

effettivo del 1.° 3.° battaglione

di

quel-

passò se-

6,

reggimento Esteri, nella 9.^

-.

Qualche giorno dopo, ebbe

ordine di recarsi a Palermo per la causa di un cadetto del

reggimento Esteri, accusato di omicidio, nella quale

2.^

Paribelli fungeva

settembre

del

^.

da difensore

;

Due anni dopo,

nel

novembre del Sant'Elmo

fu imprigionato in Napoli nel castello di

motivo stesso

di discorsi sediziosi e democratici

anno per ordine reale fu

di

Messina'*: dopo

in

Sant'Elmo. In carcere

il

trasferito

1796, forse, passò di il

il

e tornò a Napoli sulla fine

»

;

e

nella

il

1793, «

per

26 dello

cittadella

nuovo a Napoli

Paribelli rimase per circa sei

anni; anche nella generale liberazione dei detenuti poli-

i

Fondo

Paribelli,

f.

41. Dall'aprile 1786 era stato viceré di Sicilia

Francesco d'Aquino principe di Caramanica, succeduto

al celebre

mar-

chese Domenico Caracciolo, l'amico degli enciclopedisti. 2

Archivio di Stato di Napoli. Sezione

politica.

Eamo

Guerra.

Riviste militaì^i, voi. 202, parte II.

Ivi: cfr.

4

Riviste militari, voi. 203.

cembre 1793: si

anche E-anio Guerra, Heali Ordini,

3

segna

la

cfr.

Nota marginale

Reali Ordini, voi. 77,

fol.

voi. 7.o, fol. 225.

alla Rivista del 13 di-

76; dove però, per errore,

data del 1792. [Sembra che fosse denunciato dall'ufficiale

marina Francesco de Simone, che poi anche lui prese servigio nella e combatté sotto il Caracciolo: cfr. Sansone, Gli avvenimenti del 1799, p. 329, dove per errore si leg^e « Parchelli ».J

di

Repubblica

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

312

25 luglio

del

tici

mantenuto

fu

1798,

maggiore

in

arresto ^

In-

Giovanni Paribelli

tanto,

il

fratello

quale,

si

narra, recatosi a compiere gli studi a Vienna,

di

lui,

aveva concepito odio profondo contro sere

messo per lieve

stato

fallo in

per es-

gli austriaci

dura prigione

(il

-),

ebbe

parte importante nei rivolgimenti di Lombardia: contribuì

a staccare la Valtellina dai Grigioni e ad unirla alla Cisalpina;

nella

e

Gran Consiglio

del

membro,

Cisalpina fu

poi

e

Repubblica^. Onde

della

presidente, cittadino

il

Martinengo Colleoni, giunto a Napoli ambasciatore della Cisalpina presso re Ferdinando nel luglio del 1798, fece

pratiche per la scarcerazione di Cesare Paribelli;

settembre credette di poter rivolgersi in stro

marchese

sollecitazione

di Gallo

per rinnovargli

iscritto

le

istanze

e

il

13

al

mini-

«

per la

riguardanti quei cisalpini, che

dei processi

trovansi detenuti nelle carceri, accusati di avere esternate opinioni contrarie a questo governo, o di aver fatto unioni sospette al medesimo, particolarmente poi per ciò che

guarda

ri-

detenuto Cesare Paribelli, fratello di un rappre-

il

sentante

del

cisalpina

»,

popolo al Gran Consìglio della Repubblica

invocando,

infine,

«

quei

solleciti

effetti

di

giustizia,

che convengono ad ogni ben regolato governo».

Al che

marchese

il

di Gallo

vero, con molta dignità) di Gallo

i

«

preso

».

prima del e

è segnato:

tal

arresto

«

il

marchese

Il

e

a Messina

>,

o semplicemente:

Nicola Marcha, era accusato di avere,

1799, cospirato contro la

monarchia,

«

pagando

i

Giacobini,

confabulando col reo di Stato Cesare Paribelli, dete-

nuto allora in Sant'Elmo

»:

Sansone, op.

cit., p. 280.]

Dizionario biografico universale, edito dal Passigli (Firenze, 1840),

sub nom. 3

bisogna dire

suo signore della nota pas-

al re

in

«

[Un francese,

mandando 2

(e,

24 settembre:

Rivide militari dal 1793 al 1799, voli. 203 e 204, dove accanto al

nome

suo

ha dato conto

rispondeva

il

Fo}ido Paribelli,

£f.

40-1.

III.

dal

sata

MISSIONE DEL PARIBELLI

cittadino

Martinengo, ministro

plenipotenziario

della

Repubblica cisalpina. relaljLvamente

ed

processo di Stato contro

al

Cesare Paribelli; e

313

si

il

.alla

detenzione

tenente d'infanteria don

trova in dovere di rispondergli, per

ordine di S. M., che la qualità del detto Paribelli di ziale al servizio

che

M. S. rende inopportuni

della

gli

signor ministro plenipotenziario ha voluto passare a

il

riguardo suo; siccome non può neanche appartenere

gnor ministro ogni altra forme giudiziarie

le

offi-

ofiBci

al si-

riflessione sulle leggi interne e

di questo

governo

\

»

Cosi Cesare Paribelli restò in carcere lino alle giornate di gennaio del '99,

patriottico

assunto tra

i

Accettato

quando probabilmente

casa Fasulo:

di

fu del comitato francesi,

i

venticinque del Provvisorio

venne

^.

segreto incarico, del quale furono a cono-

il

scenza solo pochissimi, sione dal

entrati poi

il

Paribelli presentò la sua dimis-

Governo provvisorio, adducendo come pretesto

doversi recare nella Cisalpina sua patria; e

il

9 aprile la

dimissione fu accolta, con lettera controfirmata dal nuovo

commissario Abrial

^.

Corrispondenza pubblicata da G. M. Bonomi,

^

nago

e i conti

Il Castello

di Caver-

Martinengo Colleoni, Bergamo, 1884, pp. 503-4. Di questi

ed altri documenti, concernenti

il

Paribelli, dovette

avere notizia

anche Cesare Cantù, Corrispondenza di diplomatici della Repubblica e del Regno d'Italia (Milano, 1884), che a p. 19, parlando del soggiorno

Martinengo a Napoli, scrive

del

strano cervello: il

«

A

lui ricorrono

seguenti parole, degne del suo

le i

molti prigionieri di Stato, fra cui

noto colonnello Paribelli di Sondrio,

e cosi 2

è di 3

(!)

essi stessi

fanno

i

quali denunziano delle spie,

la spia (!) ».

Nelle Riviste militari, voi. 204: rivista del 23 germile (12 aprile),

nuovo segnato come secondo tenente «

Napoli

il

di 20 germinale (9 aprile)

centrale al cittadino Cesare Paribelli.



del l.o reggimento Esteri. anno VII. — Il Comitato

Si è proposta

in seduta ge-

nerale la vostra dimissione, che avete domandata. Se fosse stato possibile di

non accordarvela, certamente

il

governo non avrebbe per-

314

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

Macdonald

Il

una commendatizia

lo forniva, intanto, di

pel generale in capo dell'armata d'Italia Schérer,

menticando, neanche in questa occasione,

non

di lanciare

di-

un'im-

pertinenza all'indirizzo dei patrioti napoletani, colpevoli di

non

lasciare spogliare le popolazioni con la docilità, ch'egli

pretendeva

Au

:

quartier general de Naples

publique Francaise une

26 germinai An 7 de

le

la Re'-

et indivisible.

Macdonald General en chef de Varme'e de Naples au General en chef SCHÉREK.

mon

Je vous recommande, Citoyen Paribelli

lettre, le

cher General,

étoit

il

;

visoire, et des affaires l'ont force

qu'un autre

il

anime

res pour la liberté, et

pour

pro-

de donner la démission. Mieux

vous mettra au courant de ce qui

ce pays, et l'esprit qui

crifìces

porteur de cette

le

membre du Gouvernement

les habitants.

aucun d'eux

s'est

passe dans

Trés peu sont sincè-

dispose à faire des sa-

n'est

elle.

Le citoyen

vous dira

Paribelli

et l'impossibilitò

les

réformes de

par notre peu de force

l'état

napolitain

et les insurrections partiel-

les et générales des provinces des réalistes.

messo mai

di perdere dal

numero

membri un

dei suoi

cittadino, di

cui per lo sperimentato zelo, e per la sua troppa conosciuta probità,

poteva

la

nazione far gran capitale. Ma, poiché non è permesso di

violentare la volontà di alcuno, mossa certamente da necessarie circostanze,

il

governo vi accorda, cittadino,

il

permesso

di potervi ri-

non lascerete, secondo il vostro fortissimo attaccamento che sempre avete dimostrato per la nostra tirare dalle vostre funzioni. Voi

repubblica, di ricordare di ritornare, ove

il

crediate confacente alle

vostre circostanze, in questa nostra repubblica, la quale non dimenticherà mai

Abamonte vi' a été

i

servigi che

Pres.,

volontairement donnée

nement provisoire à Naples gaise.



litains.

le

avete prestati. Salute e fratellanza.

Albanese per le

par

il

le

Segr.o

»

{Fondo

Paribelli,

citoyen Paribelli, mevibre

f.

6).



J'ai requ la démission qui

20 germinai an 7 de

La Commission du Gouvernement

Abrial



la

frangais dans

du gouver-

République franles

États Napo-

III.

MISSIONE DEL PARIBELLI

315

Ce citoyen peut vous rendre quelques services:

et je

vous

in-

vite à utiliser ses talents.

Saint et amitié.

Macdonald

Giunto

il

Roma, incontrò Leonardo Fanzini,

Paribelli a

reduce da Parigi, dal quale seppe che

Deputazione na-

la

poletana non solo nulla aveva ottenuto,

nemmeno

^.

ma non

era stata

ricevuta dal Direttorio; che anzi, dopo aver fatto

più tentativi per essere ascoltata, in luogo di risposta

le

ne tornasse

in

erano

spediti

stati

passaporti, perché

i

E, dopo quattro giorni da questo invio,

Italia.

aveva mandato un commissario

di polizia

Deputati per domandare la cagione che

li

al

il

ministro

domicilio dei

aveva impediti

aveva richiesto da ciascuno

Parigi, e

di lasciare la

se

di

essi

che sarebbe partito fra due giorni

parola d'onore,

2.

vengono narrati dal principe un suo inedito diario. La Deputazione aveva

Altri particolari in proposito

d'Angri in dato avviso degli

stro

sare

2 germile (22 marzo)

affari

al

Talleyrand, mini-

del suo arrivo, pregandolo di

esteri,

giorno in cui avrebbe potuto presentare

il

ziali.

il

Il

23,

mattina;

e,

il

Talleyrand

fis-

creden-

a passare da lui di

andata, le disse di tornare alle ore tre per sen-

tire la risposta del Direttorio.

trovò, fu questa:

napoletana;

invitò

la

le



Il

ma non

E

alle tre la risposta,

che essa

Direttorio ringrazia la Repubblica

crede di dovere ricevere per ora la

sua Deputazione, non essendo essa repubblica ancora tranquilla.

Vi dice che torniate subito a Napoli, essendo voi

1

Fondo

Paribelli,

f.

8,

2

Pondo Ruggiero,

f.

88.



Anche Carlo Botta, rappresentante

del

Piemonte a Parigi, ebbe nel giugno '99 ordine di partire dal ministro di polizia Dnval ordine al quale egli si oppose, e che non ebbe :

poi séguito per le

vedano

le

mutazioni avvenute nel Direttorio

Lettere inedite

di

lui, ed.

il

30 pratile

(si

Pavesio, Faenza, 1875, pp. 142-5).

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

316

persone di cui

la

mandato

conto, prova ne sia che vi ha inoltre, torio, I

quale potrete comunicare

al

che intendevano spedire

napoletana rio;

ma

il

alto

fa

qui. Vi fa sapere,

al fine di

al

i

il



governo della Repubblica

comunicargli

la risposta del Diretto-

passaporti per tutti

man-

componenti della De-

i

'putazione, e che fossero subito partiti ^

conoscere

sentimenti.

vostri

i

passaporto per un cor-

il

Tallej^rand rifiutò, e ribattette che avrebbe

dato invece



Chi desiderasse

dietroscena dell'insuccesso, ossia le ragioni

probabilmente

di quel trattamento indecoroso, troverebbe

qualche lume nella corrispondenza che

Macdonald teneva

il

ministro della Guerra e col Direttorio

col

e

che a Napoli c'è un Commissario civile del Diret-

Deputati, sbalorditi, chiesero

riere,

ha bisogno

nazione

vostra

menzione del Commissario

ma

^;

già la

bocca del Talleyrand,

civile, in

è più che suftlciente per ispiegare tutto. Il

principe d'Angri era ripartito senz'altro

Fanzini;

col

medico

il

una certa cura

masto a Parigi come privato, mandando poli la sua rinunzia al e, altresì

grado

come

seguitava

politici; e

Paribelli lesse in

dal governo

di

di

di

governo di Na-

generale del Popolo na-

tuttavia a occuparsi

Roma, per

Napoli, lettere di

lui,

del Laubert, dalle quali apprese che

gno

di bagni, era ri-

al

privato, era rimasto

quest'ultimo il

un cooperatore nelle sue

a raggiungerlo a Parigi; quando

1

Principe d'Angri, Viaggio da me

2

I registri di

il

Ciaia

di

facoltà

Principe d'Angri, Viaggio^ pp.

avutane

mezzo

disponeva cosi

rovesci dell'armata fran-

fatto,

42-3.

Ma

Ciaia aveva biso-

ecc.,

corrispondenza del Macdonald

nirs^ p. 60 n.

^.

maneggi

inviate per

fatiche. Si i

il

ms. si

cit.,

pp. 39-40.

conservano negli

Archives historiqnes del Ministero della Guerra in Parigi:

3

5 aprile,

Moliterno, avendo ottenuto un certificato

sulla necessità di

poletano;

il

cfr.

Souve-

MISSIONE DEL PARIBELLI

III.

317

cese d'Italia, la disfatta di Cassano, l'occupazione di

Mi-

lano per parte degli austro-russi, l'irruzione di questi nel

Piemonte,

lo

condussero, con tanti

fuggiaschi

altri patrioti

Genova; dove ritrovava anche il 26 maggio scriveva al Ciaia la se-

di altre parti d'Italia, a

Celentani \ e donde

guente

lettera, alla

il

quale

Celentani faceva in ultimo una

il

postilla:

Eguaglianza

Libertà

Genova

Al

anno 7.mo

7 prairial {26 maggio)

li

cittadino Frakcesco Antonio Ciaia IL

CITTADINO CeSARE PaKIBELLI

Cittadino Amico,

Le

disgrazie

dettaglio

dell'armata

cittadino

dal

Cisalpino, latore della presente

i

A

Milano

Genova era riparato il

una

ti

saranno

riferite

in

^,

hanno prodotto un inceppamento

principe d'Angri, e v'era giunto da

il

6 fiorile (25 aprile).

(scrive in

che

d' Italia,

Dandolo, già Rappresentante del Popolo

«

Qui

è

rifugio di tutti

il

li

forestieri

lettera a F. S. Ciaia del 15 pratile, B giugno):

siamo

molti napoletani, e l'altro giorno arrivò qui Giuseppe Serra di Cas-

sano per ministro di quella Repubblica. Panzini per Napoli fin dal giorno 17 floréal,

ma

lettera da Livorno, ove erano giunti

questrati per quasi lettera.

che vogliano f.

80). Cfr. 2 II

un mese

Questa mattina finire

Viaggio

si

in

il

la flotta

;

gli

cit.,

cittadino Vincenzo Dandolo era

democratizzazione


,

eletto dal

S. «

di

Ve-

molta parte nella

Marco,

e fu

quindi del

Nuovo magistrato comu-

Fece ogni sforzo per salvare l'indipendenza

pace di Carapoformio e mandato con lo Spada a Parigi, il 27 ottobre, a portare il voto cittadino per la libertà, venne costretto a tornare indietro dal Bonaparte, che, avutolo a sé, di Venezia,

anche dopo

la

;

318

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

nelle comunicazioni, che

ti

avrà lasciato all'oscuro di tutte

cende della nostra Repubblica, e

gli fosse

le vi-

Governo, conoscendo

rendere di tutto informata la Deputazione, prima

la necessità di

che

dell'Italia. Il

noto

il

pessimo

Lei accoglimento, mi avea fatto

di

prendere la mia dimissione dal governo per venirvi ad informare di tutto

verbalmente, non vedendo né sicura né politica una cor-

rispondenza per e

mi sono prestato

iscritto. Io

Lui volontà,

alla di

facendo mistero della cagione del mio richiesto congedo a

tutti

fuorché ad alcuni più puri membri del Governo, sono partito da

Napoli col pretesto di recarmi nella Cisalpina mia Patria.

mi hanno

dell'armata d'Italia

sci

dotto di tutti

i

principali Patrioti Italiani, che

pieni di buona volontà,

Deputazione da

costi, la

coltà de' viaggi,

ma

venute per un

sti,

da

me

Governo ed loro

e a'

ulteriori

Il

ri-

qui stanno tutti utili

rinvio della nostra

posizione degli affari di Italia, la

diffi-

molto più alcune notizie provenienti da co-

felice

terminato a sospendere riere

rove-

attendendo Foccasione di rendersi

causa comune o di sacrificarsi per Lei.

alla

I

forzato a venire a Genova,

azzardo a mia cognizione, mi hanno de-

mio viaggio sino

il

da Celentani, che

è qui

al

ritorno d'un cor-

meco, spedito a Napoli al

nostri amici per informarli di tutto e per ricevere oracoli. Intanto,

mi

presenta l'occasione del Cit-

si

tadino Dandolo, ch'io credo opportuna per iscriverti molte cose, e

per

farti

mettere verbalmente al fatto di molte altre fino

mio

al

arrivo costì, che sarà fra pochi giorni; tanto più che ho rilevato

in Milano lo accolse con violenti rimproveri

:

ma

egli

ribatté con

li

dignità e con fermezza, tanto che la sua disperata eloquenza commosse lino alle lacrime

il

Generalissimo corso.

Il

quale (secondo

Marmont,

il

ma

presente alla scena) non solo non gliene serbò rancore,

per lui

dimostrò, da quel giorno, singolare predilezione. Infatti, volendo in-

trodurre subito una dozzina di fuorusciti veneziani nel corpo legislativo della Cisalpina, aggiunse

Dandolo; nel 1806 di

«

1789



suo pugno alla

»

lista

ed ancora conte, senatore,

Marmont, Mémoires,

X, 186-192, 269 1799 (IV, 16

al

di

il

nome

del

governatore della Dalmazia, col titolo antico

Provveditor generale

l'Istituto, ecc. nezia,

lo creò

e seg., 299 e sgg.

I. ;

membro

del-

188; Homanin, St. doc. di Ve-

Franchetti, Storia

e 24), 257, 285 e segg.

d' Italia dai

MISSIONE DEL PARIBELLI

III.

mandate per mezzo

dalle tue lettere lessi a

Roma

319

Laubert a Napoli,

di

e ch'io

per autorizzazione avutane dal Governo, che tu avevi

bisogno d'un cooperatore ne' tuoi travagli. Le cose d'Italia in generale le saprai da Dandolo; quelle di Napoli in particolare sono seguenti.

le

Dopo

la tua

partenza ed

richiamo di Championnet

il

le

nostre cambiarono molto d'aspetto. Macdonald, successore di pionnet, sebbene nulla

cose

Cham-

cambiasse pubblicamente del sistema del

suo predecessore, non mancava però di contrariarlo in segreto e indirettamente.

Le operazioni energiche

trionfante, e sitibondo

rapace sopra tutte

le

d'oro

del

Governo venivano

sua mano

di vendetta. Estese la

e

proprietà pubbliche e private

cosa di qualche valore nella Centrale e in tutta

;

non

i

Banchi,

le Caccie, le Delizie, l'azienda

Dogana,

esclusi

li

Le

le Ville,

Gesuitica, quella d'Educazione, la

le saline di Barletta, le

case degli assenti da Napoli e dei

seguaci della Corte, qualificati come emigrati

non

civile.

Fabbriche ex-Regie,

le

vi era

Repubblica,

la

che non fusse munita d'un suggello della Commissione casse pubbliche, la Zecca,

tutte

orda divoratrice, venne a Napoli

paralizzate. Faypoult, colla sua

beni maltesi e costantiniani e

gia collazione, erano muniti del

;

tutto

in

somma,

abbazie di Re-

l'altre

suggello. Faypoult,

fatale

dando

un'interpetrazione latissima ed arbitraria all'articolo 7.mo del decreto Championnet, circa le riserve a favor della Francia dei beni

personali dell'ex-Re e sua famiglia, volea pubblica.

mo

Tuo

Fratello,

Laubert ed

a

io,

divorarsi tutta la Re-

nome

del Governo, ci sia-

opposti, totis viribus, a tali usurpazioni, tutte

contrarie alla

giustizia ed allo spirito di generosità della gran Nazione. Si pro-

posero da noi varie transazioni ragionevoli e generose, proporzionate alla nostra gratitudine ed ai meriti cese, nostra

Liberatrice.

nostre vedute,

e,

agiva per via di

cuni oggetti, e

ci

si

della Repubblica Fran-

lusingava

eludevano

fatto, e si

d'essere

le

ci

si

entrati

nelle

facevano insor-

nostre speranze. Intanto,

operava dispoticamente sopra

s'impediva di tirare dagli

che la necessità de' tempi ciò, si

si

quando doveasi concludere,

gere nuove difficoltà e si

Ci

altri

al-

quelle risorse,

rendea indispensabili. Malgrado tutto

dovea fornire per 200000 ducati

il

mese

in numerario per la

sussistenza delle truppe, per le quali richiedeansi 32000 razioni e

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

320 10000

malgrado che non vi fussero neppure

di cavalli,

questo numero di truppe.

Il

Governo

tante ingiuste pretese; e ciò indispose molto

ma

Francesi contro di lui;

le autorità

la

metà

di

oppose vigorosamente a

sj

Generale

il

e tutte

sicuro della rettitu-

egli,

dine delle sue intenzioni e della giustizia della sua condotta, senza

mezzo

tralasciare alcun

fermezza. Finalmente

il

che mantenevasi ancora

generale Macdonald ab

tal decreto, e riJSutò di

consenso per l'esecuzione. e laconica,

confermando

saluto. Allora

nel mentre

Il

Il

ac-

felice

avvalorava tutte

col quale

ingiuste e stravaganti pretese di Faypoult.

un

alto, e

Governo nella lusinga d'un

il

comodamento, pubblicò un decreto, contro

mantenne nella sua

di riconciliazione, si

mano

prestarvi la sua

e

suo

il

Generale rispose con una lettera fiera suo decreto e ommettendo perfino

il

le

Governo rappresentò

il

Governo, che avea spossato ogni mezzo di con-

il

ciliazione, risolvette di dimettersi

tutto, piuttosto

la

mano

il

Commissario organizzatore Abrial con ampli

allo spoglio della

Nazione

;

che di prestar

ma, essendo in punto arrivato poteri,

sospese

l'esecuzione della sua determinazione, per vedere se codesto nuovo

venuto potesse colla sua mediazione, o colla sua autorità, accomodare

Discordarono dalla sospensione Bruno, Porta, Riario,

l'affare.

De Gennaro, Doria

e Vaglio, che

diedero

le loro

dimissioni par-

motivate sulle ragioni di sopra allegate. Le loro dimissioni

ziali,

furono accettate risoluti di

;

ma

i

migliori del Governo stiedero al loro posto,

non abbandonare

la

causa pubblica, finché c'era ancora

qualche speranza di poterla salvare. gno; perché Abrial,

uomo

loro

Infatti, riusci

savio, onesto, giusto, discreto e

tenzionato, valutò le ragioni del Governo, e indusse

Faypoult a intavolare una seconda negoziazione. chiudere la bocca a Faypoult, che allegava

i

Il

il

il

dise-

ben

Governo, per

bisogni

dell'armata

per motivo delle di lui esorbitanti pretensioni, avea proposto

da principio di mettere

una massa di trecento

alla disposizione della

di beni Nazionali pel valore

mille

prima

Commissione di due,

ducati di rendita, valutandone

gione del prezzo medio di tutte

le

il

in-

Generale e

fin

civile

eppoi sino

capitale a ra-

vendite pubbliche e private,

che seguirebbero nel corso d'un anno nei luoghi de' rispettivi beni

;

e ciò a

buon conto

delle contribuzioni, lasciando alla

deci-

sione del Direttorio Esecutivo Francese l'interpetrazione dell'arti-

MISSIONE DEL PARIBELLI

III.

321

colo delle riserve e la fissazione della contribuzione totale: giac-

ché

famoso decreto

il

di

Championnet

circa la contribuzione

non

era stato accettato ed era stato da lui stesso con sua lettera al

Governo dichiarato ingiusto ed esorbitante. Nella seconda negoziazione, intavolata sotto gl'auspici di Abrial

da Albanese

tello,

e

da Abbamonti,

si

da me, da tuo Fra-

ritornò alle stesse offerte,

che non furono accettate. Si propose poi una transazione, che fu accettata

da principio e dopo ributtata. Infine,

conchiudere nei seguenti

di

era al punto

si

termini: che la Republica Francese

avesse rinunziato all'articolo delle riserve, e restando

tutti

i

beni

supposti ex-Regi alla Nazione, questa avrebbe pagato in tutto una contribuzione di 12 millioni di ducati in dieci anni a rate eguali.

A

questi termini fu da

me

lasciato

il

ma non

trattato,

più con

Faypoult, eh' era stato richiamato, ed era partito portando l'esecrazione

tutta

di

Francesi; giacché a della

prima

e

i

l'Italia

lui,

e

l'indignazione di

tutti

ed a poch'altri suoi pari,devesi

seco

i

buoni

la

ruina

rovesci dei secondi, resi (sebbene ingiustamente)

partecipi dell'odio de' popoli, che spesso confondono con pochi rei

molti innocenti. lia,

Le nuove vicende, sopraggiunte

che l'obbligarono a riunire tutte

sciar

le

all'armata d'Ita-

sue forze, e perciò a

la-

Napoli abbandonata al suo fato e alle sue proprie forze,

mutarono

all'

intutto la posizione degli affari, e resero inopportuno

quel trattato. Abrial, riconoscendo la cattiva organizzazione

del

primo Go-

verno Provvisorio, già stata osservata dal Governo stesso, che tentò rimediarvi,

membri

ma non

dello stesso

politica le piccole

in

vi potè riuscire per

il

dissenso di alcuni

Governo, che portarono anche nella grande

gelosie forensi, riformò

il

Governo

e lo rifuse

due Commissioni, come vedrai dalle carte stampate che

piego.

La riforma

avanti

il

è nel

di lui arrivo.

Essendomi

io

sop-

reso privato per una dimis-

sione parziale per l'oggetto indicatoti tutte le autorità

ti

senso di quella progettata dal Governo

di

sopra,

ma

ignorato da

Francesi e Napoletane, fuorché da pochi Patrioti,

ho potuto parlare liberamente ad Abrial, presso trovato grazia per essere egli onest'uomo e

il

amante

quale avevo de' suoi pari

;

ed ho avuto una massima influenza nella nomina delle due Commissioni, specialmente dell'Esecutiva, nella quale ero stato collo-

322

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

ma non volli accettare. nomina spontanea d'Abrial. Costui

cato io stesso,

II

di

è

d'Agnese fu

solo Ercole

un napolitano

di Piedi-

monte, stato già da 30 anni in Francia, ove fu amministratore del

Dipartimento del Rodano, e nominato anche Egli

avendo

ed,

al

corpo Legislativo.

non par

è fatto ricco, è di mediocri talenti,

si

uomo,

cattivo

la pratica della rivoluziono e la confidenza d'Abrial e

de' Francesi, si potea trarne molto partito senza che potesse fare

molto male

non fosse

(se

contro quattro ^

Non

male intenzionato), essendo solo

stato

posso dire quanto moto

ti

si

diedero

gì' in-

triganti in occasione della rifusione del Governo. Medici, Sant'An-

gelo Imperiale, Colombrano,

credevano in pugno;

ma

Ricciardi,

i

furono

ed

altri

tutti esclusi e

simili

se lo

^,

svergognati. Abrial,

avendomi domandato una nota io

di Patrioti da mettere nel Governo, una d'inclusione e l'altra di perpetua

gliene presentai due,

esclusione: in questa erano in capolista pirai

di

non veder

fra

i

i

sopramentovati. Ti stu-

governanti Laubert, Fasulo, Bisceglie,

come anche di vedervi Galante. Questo mia partenza, ed era nella mia nota come

Cestari, e qualche altro, vi fu collocato

un uomo da

per

le

sue cognizioni prattiche dalla Re-

da non mai situarsi nel Governo: malgrado tutto

ciò, vi si è intruso,

mille modi

la

utilizzarsi

ma

pubblica,

dopo

non

come

so

^.

Laubert poi fu calunniato in

dagl'intriganti, che giunsero perfino a farlo

da quattro bricconi della Guardia Nazionale senz'ordine, testo ch'ei volesse fuggire stretto

dopo data

a domandare la punizione

sicurezza individuale,

come uno

non avendo ottenuto piena

la

il

per

punire

prima

il

al

pregiudizio d'alcuni

lo zelo

indiscreto

Sul D'Agnese, La Rivol. Nap. del 99, Albo, nota 77. Pei primi

p. 807.

la

Governo; ma,

J

veda sopra,

pre-

fui co-

d'un tale attentato contro

2

tre, si

col

sua dimissione. Io

del Popolo,

giustizia

membri, che pretendevano che

arrestare

della

— Ricciardi, forse Francesco

Ricciardi, che fu poi ministro di giustizia nel Decennio.

Giuseppe Maria Galanti, autore della Descrizione del regno delle e di altre opere storiche ed economiche pregevolissime, riusci a schermirsi dal prendere parte al governo repubblicano. Sono 3

due

Sicilie

da leggere presso

il

sul proposito

le

sue inedite Memorie, che

signor Vincenzo Galanti, suo discendente.

si

conservano

MISSIONE DEL PARIBELLI

III.

Guardia Nazionale potea raffreddarne a ricorrere

323

l'ardore, sono stato costretto

Generale, che ordinò la severa punizione di codesti

al

perturbatori della pubblica quiete. Laubert fu la vittima d'alcuni suoi primi moti e dell'odiosa commissione avuta per l'esigenza della tassa, che jjortò la calunnia sino a dire ch'egli e Piatti ser-

vivansi di falsi pesi per pesare

Tu

metalli preziosi de' contribuenti.

i

conosci la persona, puoi facilmente giudicare del valore d'una

Laubert però era in ottimo credito

accusa.

sciocchissima

tale

presso Abrial, e mi avea promesso d'impiegarlo presso di sé: ciò

che sarebbe stato assai più nel Governo

Repubblica che

utile alla

Cestari è stato escluso

^.

di metterlo

per la sua imprudenza,

e,

per quanto sia un buon uomo, non può negarsi che non fosse un

pessimo governante^; Bisceglie era troppo paglietta ed attaccato

ma non

alla clientela, 2.

ragione.

Tu

sulo

1

^

si è

detto molto male, e forse con qualche

si è

che costui era un intruso nel patriottismo

sai

imputata

Pel Laubert,

2 II

sarà obliato nelle alte cariche della magi-

Di Rotondo

stratura

sua relazione con Medici,

la

veda sopra, pp.

si

letterato Giuseppe

Provvisorio nel febbraio;

In un Compendio

ma

*.

A

Fa-

calunniosa-

210-18.

Cestari fu nominato dei venticinque del cfr. Monitot^e, n. 5,

28 piovoso, 16 febbraio.

Napoli del

storico della rivoluzione e controrivoluzione di

cittadino Fabrizio de' Fabriciis, ms. della Società storica napoletana,

anche proveniente dal Ruggiero,

si

legge che

il

Cestari fu tra

i

pri-

missimi giacobini napoletani, e che alla venuta della squadra francese nel 1792

touche,

«

il

una

invitò ad

suoi, vi trovò

una

si

mangiò, e

13 giugno, combattendo contro 3

viceammiraglio La-

il

portato in compagnia di

parecchi dei

scelta società dei più bravi patrioti napoletani:

stette allegramente, e il

colezione in casa sua

quale, essendovisi

si

le

bevve

alla Libertà

»

Fu

.

si

ucciso

orde del Ruiìb.

L'avv. Domenico Bisceglie, dei venticinque del Provvisorio, già

processato prima del

'99,

fu poi giustiziato nella

il

28 no-

storico^ e.

XXII.

reazione

vembre. ^

Fu

Sul Rotondo e

giustiziato 5

il

le

accuse mossegli, Cuoco, Saggio

30 settembre.

L'avv. Nicola Fasulo tra

letani, giustiziato poi

tato dalla corte (narra

il il

i

più caldi e benemeriti patrioti napo-

29 agosto

'99.

ras. citato del

Allorché

il

Medici fu sospet-

De' Fabriciis),

«

un

tal

Michele

324

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

mente. Egli però

è

anche riservato agli

impieghi di magistra-

alti

nuovo Governo ha spiegato una massima energia,

tura. Il

l'universale confidenza di tutti

come

dal resto degli Italiani

i

partiti in Napoli;

d'energia. Mantiene

buon ordine

il

a Baia,

scelti

A

gode

e

riguardato

è

che tentano gl'Inglesi nei

Salerno, a Sorrento, a Castellamare,

superbi Tiranni del mare fuggirono malconci davanti

i

La

organizzata, e piena

nella città, ed accorre a re-

tutti gl'insulti

diversi luoghi della costa.

è

l'ancora sacra delle sue speranze.

Guardia nazionale di 12 m. uomini spingere valorosamente

ed

bravi Patrioti Napolitani, e vi lasciarono morti,

a'

feriti e prigionieri.

Diverse legioni di linea sono organizzate, ed hanno già dato prove del loro valore contro gl'insurgenti della Puglia, ch'hanno

del tutto ridotti, e contro quelli della Calabria, contro

i

quali

quasi

hanno

già combattuto più volte con vantaggio, e ultimamente vi fu luogo di

avanzare 70 individui benemeriti

ziale

per

viltà.

degradare un solo

e di

uffi-

Matera comanda una spedizione in Puglia, Fran-

cesco Pignatelli da generale di brigata un'altra in Abruzzo e Ba-

una

silicata,

quarta

menti

il

di cavalleria quasi completati.

sezione di linea ed organizzati. in

modo da

un dato numero

Le guardie nazionali

Ogni dipartimento avrà una di

sono già

gian darmi, che

de' dipartimenti sono organizzate

poter prevalersene in linea nei casi urgenti, e sono

Perier, francese, offerse al Fasulo a

nome

della

Kegina

lora avesse Medici denunziato. L'avv. Fasulo, qual

ne intese

una

terza da capo di brigata Schipani in Calabria, ed

generale di cavalleria Federici alla testa di 4 reggi-

offesa, e, recatosi nella segreteria di

la toga,

uomo

qua-

di onore,

Acton, coraggiosamente

sua casa era assediata da una turba di emissari, che tentavano di sedurlo; ch'egli rinunziava alla toga, allorché la dovea gli disse

che

la

avere a prezzo

si vile;

ma

ministeriale per perdere

conosceva bene che quell'era un intriga un magistrato d'onore qual era Medici. In'

trigo ministeriale! (col veleno sulle labbra rispose Acton). Badi bene,

signor Fasulo, che di questa parola Lei mi darà conto

'.



fatti, la

notte de' 27 febbraio (1795) furono per ordine del re arrestati e tradotti in orridi ergastoli Luigi de Medici, l'avv. Fasulo ed altri amici loro al

numero

di quattordici, tra

i

quali

il

padre abate don

Emma-

nuele Caputo, benedettino, l'avv. Saponara e Giuseppe Danieli, segretario della Cassa Sagra

».

MISSIONE DEL PARIBELLI

III.

comandate da un secondo,

capo e da un patriotto in

offiziale di linea in

buona fede

lazzaroni fraternizzano di

I

325

Governo,

col

e,

poiché questo ha abolito la gabella delle farine, amano

il

Repubblicano; ed una deputazione di 12 capi lazzari

andiedero

a ringraziarne

mosse Clero

ad

tutti si

Governo, che

il

offiziali

sistema

accolse amorevolmente e

li

della Guardia Nazionale.

11

li

pro-

Cardinale e

prestano di buona fede alle mire del Governo.

il

Cardi-

Il

nale ha dichiarato caso riservato a lui qualunque atto o pensiero controrivoluzionario, o pubblico o segreto.

tamente

Napoletane e Francesi, con stupore disfazione. Tutti

per impedire la

di

e

i

che

fece pron-

autorità costituite

le

spese fatte dai Baroni

primo

dal

de' feudi, fatta

sospesa per qualche tempo in

restò

Macdonald, non riuscirono a mandarla a vuoto in mano

d'Abrial. Ella è giusta, sebbene

un poco

rigida; è ora in vigore

ed ha non poco contribuito a guadagnarci lizze

le

molti e con universale sod-

di

maneggi e sanzione della Legge sforzi,

li

Governo Provisorio

mano

San Gennaro

miracolo alla presenza di tutte

il

acquistano un poco di credito,

le

ma una

Provincie ^ Le po-

legge già fatta in-

torno ai banchi dall'antico Governo Provvisorio, che non

si

è

ancor

pubblicata perché ha bisogno di molti preliminari, potrà rimediare in tutto a codesto sconcerto. In Napoli regna l'abbondanza d'ogni

che di formaggio,

cosa, tranne

baionette. Il

e

i

lazzaroni, nelle loro

effusioni

che andranno in Sicilia a provedersene

di cuore, dicono

Governo adesso

è

indipendente, e fuori

di

colle tutela.

Abrial è in Roma, e non se ne mischia più. Egli ha fatto una requisizione volontaria di cavalli e n'ebbe due mille in 24 ore solo in Napoli.

Pare che

blica, tanto pili

tutti

concorrano di buon cuore alla causa pub-

dopo che

la

veggono

affidata a loro

stessi. L' or-

goglio Nazionale raddoppia l'energia, a segno che, dovendosi rial-

zare la batteria del Molo, opera che avea bisogno di più settimane

per compiersi corso di

tutti

coi i

indefessamente.

mezzi ordinari, fu fatta in poche ore col con-

buoni cittadini d'ambi

Non sono

e poch'altri a Capua e Gaeta: tutto Il

i

sessi,

il

resto è nelle nostre mani.

progetto di costituzione è già stampato.

Per

la

che vi travagliarono

rimasti che 300 Francesi in Sant'Elmo,

È veramente

legge sui feudi, Cuoco, Saggio, cap.

XXIV.

democra-

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

326 Ora

tico.

la

Governo

il

si

occupa della

di lui discussione,

Federazione avrà luogo. Si può dire che vi

ed in breve

è la tranquillità in

tutte le Provincie, tranne in Calabria, ove l'antipapa Ruffo fa cose

degne del suo nuovo carattere

purgheranno

blica,

ma una

;

legione di volontari ca-

già organizzata in Napoli, e le altre forze della Repub-

labresi,

Magna Grecia

il

quel mostro e restituiranno alla

terra di

la

suo antico onore. Egli ha scomunicato

il

Governo

Provvisorio, e questi lo farà scomunicare dal Cardinale di Napoli;

moneta vien ricambiata

cosi la falsa

cademia dei Cavalieri

è stata

le sale Patriottiche, delle

seduta, deliberando sopra

porre

dero

i

primo esempio, coscrivendosi

fra

i

rei di Stato.

i

quali

Da

^ ;

e nella

prima

militare, e le società die-

tutti

severità,

spontaneamente. L'alta

ma

senza crudeltà né

Quattro degli assassini del Duca della Torre,

parrucchiere, sono stati fucilati.

il

codesto quadro della nostra posizione, e da quello di più

che ho incaricato Dandolo di se

già Ac-

pericoli della Patria, si risolse di pro-

Commissione militare punisce con abuso,

La

riunione di tutte

la

quali è presidente Salii

Governo l'universale coscrizione

al il

in false cedole.

assegnata per

mai

a voce, e che tu gli domanderai

dirti

scordasse di dirtelo, potrai vedere ciò che

si

conviene

ti

di fare,

ed essere in grado di agire un poco più a causa cognita.

Se non

ci

tare che

viene

il

male da coloro dai quali non dovremmo aspet-

bene, noi

il

ci

sosterremo a dispetto di qualunque altro

ostacolo. Sta in prevenzione che Faypoult, e tutta l'orda

ammini-

suoi aderenti, vengono in Francia irritati di

non aver

strativa e

li

potuto fare a Napoli tutto quel male che volevano, e che hanno fatto nell'altre parti della

Nazione ed

il

misera

Italia, e pronti

a calunniare la

Governo, tanto per vendetta che per loro giustifica-

zione, affine di rifondere sul poco

Libertà e per la Francia

tutti

i

amore

de' Popoli Italiani

mali, che

la

di

loro

per la

scellerata

condotta ha cagionato all'armata nell'insurgenza universale delle Nazioni, che, disperate per la miseria dotte per la rapacità di costoro,

i

veda

Francesco il

Salii

:

».

quale veggonsi

121-6,

dove per errore

ri-

stolte di trovar

per la sua presidenza della Società patriottica

Nardini, Mémoires^ pp.

tonio Salfo

nella

hanno creduto da

è detto:

«

si

An-

III.

MISSIONE DEL PARIBELLI

327

ma non

tardarono ad aver

armi nemiche,

sollievo nei sostenere le

occasione da ricredersi del loro errore, e molte ritornano amiche

Per disgrazia, alcuni Generali, chi per scusare

dei buoni Francesi. i

propri

torti,

per sostenere la propria opinione, chi per spi-

chi

rito di partito,

sono entrati nella cabala amministrativa e appog-

giano

calunnie;

le di lei

ma

i

più ed

i

migliori la smentiscono e

sono per noi. Ciò

serva di regola, ed opponiti

ti

atroci calunnie.

Al mio arrivo

per la nostra difesa. giusto, troppo le

Il

ti

Governo

amante della sua

totis liribus all'effetto di si

porterò di

documenti irrefragabili

i

saggio, troppo

costi è troppo

convenienze e gF interessi, per non volere abbandonare

La Ragione

accrescere quelle della stessa Francia.

dilegua avanti

lo

mando per Dandolo

la

ma

primo raggio

al

mia traduzione

scorso della Boezia sulla Schiavitù volontaria ^ Questo di cifra

trove. Il metodo, che terrai, sarà questo:

meri:

il

sotto,

come

ti

servirà

la

linea,

il

secondo

lettera nella stessa linea. Serviti di questo

portanti. Celentani

ti

saluta.

Le

le

al-

pagine con

ogni lettera avrà due nu-

p. e.: 40; e poi

primo indicherà

marcherai

di

del Di-

per scrivere a Celentani ed a me, qui in Genova o

un segno

coi

splendore della verità. Può

sorprendere per un momento nell'oscurità, luce è perduta. Ti

ben

e l'interesse

adunque da temere? La cabala

inteso son per noi: che ci resta si

l'Italia,

possono solo consolidare e

la di cui salvezza, libertà e prosperità

suoi oscuri maneggi

bene

Patria, di cui conosce troppo

la posizione

per tutte

le

della

cose im-

tue genti stavano bene alla

partenza, ed anche dall'ultime notizie che ne

ho.

Selvaggi, Adamucci, e tutti gli altri buoni amici

mia

Salutami tanto di

costi.

T'ab-

braccio con tutta la pienezza del sentimento. Addio di vero cuore P. S.

Caro Amico. Ti ho

scritto

costantemente dopo

tenza da Milano. Ti ho informato di

hanno avuto luogo larti di

1

la

e dei passi

da

me

la

^.

mia par-

avvenimenti che

tutti

gli

dati.

Non ho

potuto

par-

Napoli, perché senza la venuta di Paribelli ne sarei stato

Le Discours de

la servitude volutitaire,

ou

le

Cantre un di Etienne de

Boétie (1530-1563), fatto celebre dall'amicizia del Montaigne. 2

Qui termina

la lettera del Paribelli. Il poscritto,

tro carattere, è del Celentani.

che segue d'al-

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

328

airoscuro al pari di

te,

La mancanza

nicazioni.

essendo rimaste interrotte tutte

mi

di tue risposte

fa dubitare

comu-

le

che non

ti

siano pervenute le mie lettere, e ne vivo in angustie perché con-

tengono delle cose molto interessanti. Dal canto mio, ho

fatto

quanto ho potuto per rendermi degno della Patria e dei miei principi.

Ardo

altri

amici

intanto di voglia d'andare in Napoli per divider cogli le

pene,

i

pericoli e la gloria.

sare ben vedi che la nostra Patria bertà, cui

da lungo tempo aspira

;

si

Dandolo, come

voce delle altre cose,

le quali

ben lontano

ti

scrive Cesare,

;

e

son persuaso

al-

che,

le notizie di

Napoli.

dunque a comunicarcele fedelmente per sua consolazione.

Ti continuerò a scrivere per la posta e per tutte

ed

dirà a

ti

daranno maggior coraggio ed energia.

Scrivo all'ottimo amico Testi, che tu gli darai Ti prego

li-

tutti gli ostacoli

a quest'ora sono ancor note ad

amici in Napoli

dall'avvilirli, gli

Dal dettaglio di Ce-

ed in mezzo a

risorge più gloriosa.

cuni solamente dei nostri



mostra ben degna della

al presente specialmente

che abbiamo una

le altre occasioni,

cifra.

Amami

e cre-

dimi costantemente tuo vero amico. Addio. Cklestani ^

Fondo Ruggiero,

ff.

82-87.

IV L'idea dell'unità d'Italia

Sii

sarà notato quanta fiducia spiri dalla lettera pre-

cedente.

ma i

La

situazione di Napoli era, in verità, disperata;

patrioti sentivano tal gioia di essersi

i

protettori

«

francesi,

»

che

da ogni banda

coi nemici, che

al

paragone

li

tolto di

dosso

la feroce

lotta

attorniavano, era da essi

affrontata serenamente. Questo sentimento, che ci è atte-

dagli storici del

stato

tempo, riceve ora una piena con-

ferma dai carteggi che mettiamo

in luce. Agli occhi

degli esuli, che

Genova

giugno del teplici

s'accoglievano in

'99, la

e

poi

principi del

Repubblica napoletana, resistente

ricca di tanti sinceri

assalti,

ai

ai

mol-

animosi difensori,

appariva come un segno di speranza per l'Italia tutta.

A

dare un più vigoroso avviamento a queste speranze

sopravvenne (18

il

giugno):

la

rivolgimento

in

Francia del 30 pratile

caduta dell'antico Direttorio,

mento del nuovo con prevalenza di elementi giacobini, le minacce di mettere sotto processo villière e

loro

il

il

Merlin, e gli agenti e commissari che

La Recon

le

rapine avevano eccitato contro la Francia l'odio dei

popoli già a

lei

devoti, la

liberazione dello Championnet

dalla prigione e dal processo, e, poco dipoi, la lui a

l'insedia-

radicali e

generale dell'armata delle Alpi.

nomina

di

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

330

Quei rifugiati ed

Genova

di

esuli

unanimi nella persuasione che

e di Francia

la fortuna del

furono

sistema re-

pubblicano non potesse restaurarsi in Italia se non sulla base dell'indipendenza e

vano

cosi concrete,

mento

unità

dell' «

»

italiana. Diventa-

assumevano carattere

e

collettivo, quelle idee di

qua

timi anni erano apparse

unità

«

»,

di convinci-

che negli

E

sporadicamente ^

e là

ul-

furono

compilati, e sottoscritti "largamente, indirizzi e petizioni ai

nuovi legislatori francesi per esporre questo voto dei paNapoli era stata già occupata

trioti italiani.

ma

13 giugno;

il

non si era avuta ancora notizia, e i castelli, a ogni modo, ancora resistevano. Jj' Indirizzo, che possiamo dire primo per data tra quelli nel senso suindidi

fatto

tal

cato, fu scritto dal nostro Cesare Paribelli. 11 i

Botta, che gli era amico e che doveva ben conoscere

casi di lui, ci

ha conservato una notizia importante, che

modo

spiegherebbe anche in qual

parte dell'aprile e del maggio '99;

sua lettera effetto

al

degli

francesi,

Ciaia.

arbitri,

suscitò

si

È

Tra

i

che non appare dalla

arroganze e delle oppressioni

delle

principi

ai

di

quell'anno

italiana, del quale

Lahoz, Pino e Teuillet, e un

generali

mona. Per ottenere

1

il

primi

libertà

la

cìie le espresse

fu

del 1794 ed autore nel 1796 del libro

pubblica in Italia.

impiegasse

Paribelli

risaputo che nella Cisalpina, per

mento per l'indipendenza i

il

il :

e

un movi-

furono capi

Birago

l'indipendenza,

il

Cre-

costoro

napoletano Matteo Galdi, esule Sulla necessità di stabilire una Re-

— Si vedano per la storia dell'idea unitaria:

CHETTi, Storia d'Italia dopo

di

A. Fran-

1789, pp. 397-408; D'Ancona, Unità

e

Fe-

derazione, studi retrospettivi, 1792-1814, in Varietà storiche e letterarie, II,

pp. 299-347; Franchetti, Dell'unità italiana nel 1799, in

1890; C. Tivaroni, L^ Italia durante

logia, 1 aprile

Torino, 1889,

II,

àoXVArch.

Nuova Anto-

dominio francese,

450-466; Franchetti, Storia moderna d'Italia (in corso

di stampa), pp. 39-41 estr.

il

;

[S.

Pivano,

stor. italiano,

Il concetto dell'unità italiana nel

1911].

1796,

l'idea dell'unità D'ITALIA

IV.

avrebbero anche appoggiato

per sua parte,

(e cosi infatti fece poi,

narono a

gli

memori

quali,

avevano

la cui

sede prin-

«

dei

Botta) era contrastato

il

amatori della libertà e dell'indipendenza, dei servigi fatti loro dai francesi che gli

alcuni

liberati,

anche da peggio,

altri

francesi

quella società era detta

Questo tentativo (scrive

da coloro tra i

i

donde spargendosi per ogni parte

d'Italia a guisa di raggi, ». «

contro

Lahoz)^: e ordi-

il

scopo una società segreta,

tale

cipale era in Bologna,

Raggi

gli austriaci

331

carcere,

dal

altri

dall'esilio

ed

che senza l'aiuto di

persuasi

e

Francia era impossibile resistere ad un tempo stesso alla parte che

in Italia desiderava

l'antico

stato

ed all'armi

austriache, mal volentieri sopportavano che per acquistare

un'indipendenza dubbia

ma

dine,

non solamente

volesse

si

dai francesi medesimi, verso

i

anche voltar l'armi contro

renze dei tempi insisteva Cesare

il

di loro,

Fra questi

volessero.

Paribelli,

il

scostarsi

quali professavano gratitu-

ove

le

occor-

ultimi, più di tutti,

quale era stato mandato da

Milano in Romagna ed a Napoli

-

per consultare

su di

queste faccende coi novatori del paese. Pure, essendosi col

tempo viepiù scoperto che

il

Direttorio di Francia aveva

l'animo troppo contrario alla libertà e d'Italia, questi

venuti a voler

Queste cose

ma

si

l'

indipendenza contro e a dispetto di

tramavano,

vennero poco dopo

cesi,

per

all'indipendenza

medesimi, e Paribelli principalmente, erano

le quali,

i

e già

i

tutti.

semi se ne spargevano;

tempi grossi e

le rotte dei fran-

soprabbondando un'estrema forza

di genti

settentrionali, tutti questi sentimenti diventarono vani

i

Cfr.

Botta,

2

Qui

il

dal 1789 al 1814, il

1.

XVIII,

;

pp. 632-6.

Paribelli mosse

può darsi che, prima di Recarsi a Genova, Romagna e nella Lombardia. 3 Botta, op. cit., 1. XIV, pp. 465-6.

Napoli in

ma

Sto}^ia d'Italia

Botta sembra confondere, giacché

si

» ^.

da

spingesse

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

332

Per

tali

vicende sarebbe passato, secondo

Botta,

il

il

disegno dell'Indipendenza e Unità italiana nella niente di Cesare Paribelli,

quando, dopo

18 giugno 1799, prese

il

forma nel seguente:

Indirizzo dei Patbiotti Italiani AI

,

DlRETTOEI E LeGISLATOEI FRANCESI

Cittadini Legislatori e Direttori,

Voi avete finalmente aperti

gli occhi sul precipizio,

ciava d'ingoiare la Libertà. Voi avete riprovato tevole di concussione e di

tirannide, che

avea troppo

gravitato

lungamente sopra alcune contrade sventurate,

che minac-

sistema spaven-

il

all'am-

sacrificate,

bizione, all'avidità, alla perfidia di certi uomini inetti o scellerati,

che usurpavano con impudenza

il

nome

Repub-

e l'autorità della

blica francese.

È

permesso una volta

sentire

di farsi

voce della verità.

alla

Ci è lecito finalmente di mettervi sotto gli occhi di tutti

che compromettevano in Italia. No, noi

non imputiamo né a

del



voi,

sgrazie; noi ne

accusavamo soltanto

avevano intorno

i

misfatti

francese

alla nazione

gene-

nostre

le

intrighi,

soliti

i

nome

che riempi tutto l'orbe delle sue prodezze,

rosa,

sato

la gloria e la sicurezza

che potevate e volevate reprimere

di voi,

di-

che addengli

abusi, le tenebre dell'errore.

La corrispondenza non della Francia

sarà ormai più interrotta.

non saranno ormai più chiuse

rifugiati e proscritti pel solo delitto

ai

amato

d'aver

che nella loro disperazione, nel mentre che

Le

frontiere

Patriotti

la lor

i

Italiani

Francesi,

e

patria era in-

vasa dai barbari, s'erano veduti oppressi e disarmati da

tanti sup-

posti agenti della Repubblica Francese. Si,

Legislatori e Direttori,

si,

che portavano

il

nome d'amba-

sciadori Francesi coloro che, invece d'accogliere le nostre suppli-

che per essere associati

colmavano Iloti

ai

di persecuzioni

a Sparta o schiavi in

portar l'armi per la patria.

vostri vessilli, e d'ignominia,

Roma,

respingevano e

ci

e

ci

cui niegato

trattavano

ci

quasi

veniva l'onore di

l'idea dell'unità d' ITALIA

IV.

Troppo numerosi sono

i

fatti,

che presentar vi

333 devono

si

rela-

tivamente alla condotta amministrativa, militare e politica degli

una semplice me-

agenti Francesi, per poter essere contenuti in

moria, che

Repubblicani Italiani non possono più a lungo

i

ri-

tardare di farvi pervenire.

Noi dimandiamo

ai

Rappresentanti e

popolo Francese, che in

nome

ai

supremi Magistrati del

di questo popolo

magnanimo,

e al

cospetto dell'Europa, per eterna vergogna dell'insolente casa d'Au-

che crede d'aver già disonorata

stria,

Francia,

1'

i'

Legislatori e Direttori,

il

concepire l'atroce idea di patteggiare

che

da

la

in pezzi la

tanti secoli

nemica giurata

tra

colla

mai

voi potrebbe

di

casa d'Au-

cavillosa

e naturale

della

Repubblica francese deve per sistema isolare

smembrare

meno

vostro interesse lo esige, non

del nostro. Chi potrà impedirvelo? Chi

stria,

messa

Italia e

Indipendenza Italica sia proclamata.

Francia, e

dall'Italia, e

o distruggere? Chi vi sarà fra di voi che possa dubi-

tare de' successi che otterrà la Libertà, restituita nel suo primiero

ascendente e a quei generosi slanci, che sono

stati

cagione di

tanti prodigi?

Pensate che

i

piccoli stati Italiani, ducati e regni, sono già di-

sorganizzati, e che se

non

come

non

vi è più verun'altra alternativa per

dominazione Austriaca o

di vederli inghiottiti dalla

in

un

fascio per x^resentare

una nuova Repubblica

loro,^

riuniti all'uni-

verso. Potrete voi ancora esitare?

Proclamate dunque legioni che

uniranno

si

la

Repubblica

alle vostre, e

Italica, e voi

non sarà

gue francese che verserassi per difesa

avrete

allora solo

delle

il

san-

dell'Italia e della Francia.

Porzia diceva a Bruto ch'ella non era soltanto qual concubina la

compagna

del suo letto,

ma

che dovea essere associata

alle

sue

imprese, e partecipare della sua buona e cattiva fortuna. Cosi noi altri Italiani

non vogliamo essere semplici ed

delle battaglie

dei vostri guerrieri

;

ma

spettatori

inutili

vogliamo essere a parte

dei loro perigli, dei loro avvantaggi e della lor gloria.

In questo momento, nel quale

né Repubblica;

la Cisalpina,

il

Piemonte non

è

né Monarchia

troppo lungamente governata da certi

proconsoli tiranni e briganti, che le davano a

un tempo

leggi e signori ben lungi dalla sua scelta; la Toscana,

la

stesso a di

cui

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

334

pretesa rivoluzione non è stata che

un semplice

della

passag-g-io

potenza suprema dalle mani del suo Granduca a quella d'alcuni

Commissari ed agenti Francesi; mana, ove

i

nomi

deplorabile Repubblica

la

Ro-

non sono

di Tribuni

di Consoli, di Senatori e

che una feroce e barbara ironia; la Repubblica Napoletana, che sola offre

una democrazia nascente,

ma

sorgenze che la circondano, e che,

soffocata in culla dall'in-

dagli

create

eccessi e

dagli

assassini di taluni agenti Francesi, sono state nutrite e mantenute



a suo profitto dalle cure della Corte di Sicilia;

che non presentano

le parti d'Italia,

Patria, né

un regolamento

runa forma

insomma

né libertà né

né alcun punto centrale, né ve-

implorano ad alta voce dal Popolo e dal

di g-overno.

Governo Francese un

stabile,

tutte

ai loro abitanti

che solo può contenere la

atto sollenne, e

loro salvezza, che riattacchi e riunisca gli avanzi dispersi di que-

gran Tutto,

sto

e

renda all'anima Italiana l'energia,

di

sono

cui

ormai prive, proponendo loro una molla potente ed un segno determinato, cioè la Repubblica Italica.

Allora tutti gl'Italiani a gara prenderanno le armi, e sapranno

almeno per quale cagione mentare

la loro vita.

e per

tosto organizzata sotto

il

i

stro

Italica per

ro-

barbari del Nord.

voi, Francesi, voi sarete giustificati agli occhi

della posterità di tanti orrori si

ci-

e guerriera verrà

gran vessillo dell'unione

vesciare, disg-regare o cacciare

E

quale avvantaggi avranno a

Una Repubblica ambulante

dell'Europa e

lungamente commessi

nome, sebbene senza vostra saputa,

in

sotto

il

vo-

quelle contrade, alle

quali voi avevate promessa la libertà.

Voi proclamerete

al cospetto di tutta Italia delle leg-g-i e de' re-

golamenti severissimi per prevenire

che hanno desolata ricevute sotto

i

vostri auspici

finire gl'attributi o

i

tranno ancora da voi guisa,

la

la nostra Patria, e

rinnovazione

essere

venendo distrutta

la

non tarderanno a calmarsi;

a'

delitti

una garanzia,

o per limitare e de-

poteri degli agenti militari e politici, che poinviati

nei

paesi

stranieri.

In

tal

prima sorgente delle insurrezioni, esse e gl'insurgenti

ricoverare sotto gli stendardi repubblicani,

più

dei

per offrire alle Repubbliche

stessi e

si

verranno a

non riguarderanno

Russi e agli Austriaci, che quali nemici delle loro proprietà

e della loro libertà.

l'idea dell'unità

IV,

Noi vi proclameremo nostri

liberatori, e troverete in noi degli

Noi saremo

alleati e degli amici fedeli e pronti a tutto.

coraggio e amor Patriottico. Noi imiteremo

stri in

€sempì; e

la prospettiva della nostra

diventerà contagiosa per gli

felicità

partecipare de' nostri

Noi non

ci

un

i

rivali vo-

vostri sublimi

indipendenza e della nostra altri

che vorranno

popoli,

felici destini.

brigheremo più

imputazioni, con cui

335

d' ITALIA

ci

rispondere a quelle calunniose

di

denigrano

nostri

i

comuni nemici per avere

pretesto di mantenerci in quello stato di oppressione e di spo-

quale riposavano

glio, sul

le

speranze dei Re.

Legislatori e Direttori, osate alfine di soddisfare

il

voto uni-

versale dell'Italia, e di proclamare la sua indipendenza e la sua riunione,

di cui centro esiste già nella santa

il

del Vesuvio, nello

spirito

repubblicano

dei

energia dei

figli

montagnari Liguri,

nello sdegno invano ritenuto dei figli dell' infelice Vinegia, e nella

disperazione di tutti

rifugiati Piemontesi,

i

Romani

non resta più ormai verun'altra alternativa, che o via d'una morte volontaria un asilo nella tomba, bel nuovo, per

mezzo d'una volontà ferma

e Toscani, cui

di

cercare per

o di crearsi

e determinata,

il

di

felice

avvenire, ch'era stato promesso alla loro Patria. Legislatori e Direttori del popolo francese, parlate, e la blica Italica esisterà.

Un'assemblea Nazionale

e

visorio, riunito in Firenze nel centro dell'Italia, tutti gl'abitanti di

queste belle contrade

;

Repubun Governo provsaranno invito a

un'armata ausiliaria sarà

formata, lo stendardo Italico sventolerà nell'aria accanto al vessillo tricolorato, e gl'intrighi stranieri

volta; e

il

saranno sventati ancor questa

secolo decimonono vedrà folgorare questi due astri vitto-

riosi e protettori,

che annunzieranno all'Austria e

al gabinetto Brit-

tanico la vicina distruzione, o ai discendenti dei germani e agli abitanti delle tre isole,

Un

Italiani,

hanno

ormai troppo serve,

gran numero di

Patriotti,

i

la

prossima loro

libertà.

più pronunziati di diversi Stati

non temendo dichiararsi l'organo della Nazione

intera,

riunito le loro firme al piede di codeste memorie, affine di

ottenere dai

Repubblica

Legislatori e Direttori

Italica

indipendente,

una,

del Pox)olo indivisibile,

Francese, che la e

alleata

della

Repubblica Francese, venga prontamente e solennemente proclamata.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

336

Questo indirizzo fu firmato dalla maggior parte dei patrioti italiani,

Circa

che

trovavano in Genova ^

si

tempo,

lo stesso

10 messidoro (28 giugno) Nic-

il

abbiamo visto compagno in Genova del Paribelli, scriveva una lettera al Sieyès, che faceva parte del nuovo Direttorio e al quale il Celentani era legato d'amicizia, esponendo sensi simili a quelli del Paribelli. La lettera doveva essere consegnata al Sieyès dal cola Celentani, che

Ciaia^. Vi

dipingeva un quadro molto vivace delle ru-

si

berie dei francesi in Italia; e della Repubblica Napoletana

(che

Celentani credeva sempre in piedi)

il

fatto

è,

d'Italia

diceva:

si

Napoletana è forse

che la Repubblica

dove c'è maggiore

la

«

Il

parte

nazionale ed energia

spirito

repubblicana; e questa

osservazione è avvalorata da ciò

eh' è accaduto a Napoli

dopo

La partenza

partenza dei francesi....

la

dell'esercito francese

ha dato luogo all'energia

napoletana di manifestarsi intera.

abbandonati

ai

Il

popolo e

il

governo,

loro mezzi soltanto e che s'erano egual-

mente compromessi per

la

causa

della

libertà,

non han

voluto esporsi ad essere preda o degl'inglesi o della corte

Palermo, che sarebbe tornata trionfante; e vi è stata

di

un'imponente riunione rando o illudendosi: si

sono già battute

1

Fondo

Paribelli,

quest'ultima des revers des

si

£f.

di

forze e di volontà, per prepa-

Repubblica

rarsi a rassodare la

«

E

».

soggiungeva, esage-

Le colonne spedite

nelle provincie

con successo, e ventimila uomini di

12-13.

Un' altra copia in francese,

legge nell'intitolazione:

Armées Frangaises en

Italie

«

Adresse

etc.

ff.

44-47.

presentée

au

In

tenis

après la journée du mois de

Juin 1799, la dentière arrivée en faveur des princìpes républicains. Vauteur

Va

redigée

à Génes,

et

Va faite signer de la plus part des patriotes Va presentée personnellement à Paris » Per

Italiens qui s'y trouvaient, et

isfortuna, né in

.

questa né nella copia italiana, sono trascritte

firme. 2

È

in Saint-Albin, op.

cit.,

docum., pp. 357-362.

le

l'idea dell'unità D'ITALIA

IV.

337

guardia nazionale, levati prestamente in Napoli, come altre leve per effetto di una coscrizione militare, hanno mostrato

può l'ardore della

ciò che

libertà. Io

che, tra breve, la Repubblica

gliato

non

meravi-

sarei

Napoletana potesse

fornire delle forze ausiliarie alla Repubblica Francese per

combattere

rendere anche più nazionale

austriaci, e

gli

l'odio contro

despotismo

il

».

Le stesse illusioni nutriva Francescantonio Ciaia a Parigi. Tra le sue carte è un ragionamento sulla situazione dei partiti politici in Francia in relazione con la Repubblica Napoletana, nel quale

dimostra che Napoli repub-

si

blicana era nemica naturale della fazione realista e dell'or-

non aveva

leanista, e

aveva protetto

il

interessi

con quella termidoriana, che

Faypoult e imprigionato

Championnet;

lo

e che tutto spingeva all'intesa e alleanza della parte re-

pubblicana del nuovo governo con Napoli, contro

comuni

i

nemici ^

Fondo Ruggiero^

1

fif.

137-157.

Giova

riferirne integralmente le ul-

time pagine: Tout Van 6

«

se

et

tout l'an 7 se

passa

clone

de manière que

le

Direcfoire

trouva entre deux sortes d'opposiiions contraires:

Les

«

que

le

.

restes

Les républicains,

«

dans

trer

le

Corps

quand

il

meure

isole et

le vii

emigrés,

les

qii'il destituait,

prétres refractaires

legislatif.

dénué de

Il se erogali le

pasqu'un gouvernement

ses

y

aux anciens consentali.

limites, la chute des

Tout à coup,

de 1788, la royauté d^ Espagne

d'Orléans, d'un autre coté

approche:

les

du

s'écroule

car alors

il

de-

les

les restes

se réveillent

d'un

le

trahissaient: elles

nouvelles républiques;

de Clichy ou

les

roya-

coté contre la royauté

républicains se réunissent, l'ennemi

républicains s'emparent de la revolution,

lière sont précipités

lui,

apuis.

appuyé des puissances etrangères qui

retour

Directoire

fusillait.

qu'il décimait, qu'il empechait d'en-

y a deux partis d'opposition contraires contre

exigeaient

listes

lea

Cet ignorant gouvernement ne savait

«

«

de Clichy d'un coté avec

gouvernement thermidorien enclouait, déportait, mitrallaif,

et

et le

Merlin

et

danger Bevil-

trone dictatorial.

«2

338

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI 25 giugno egli scriveva in cifra al fratello a Napoli

Il

Gli

prendono buona piega:

affari

uopo

è

profittare

:

mo-

del

mento. Spedite subito una persona colle credenziali per far rico-

Quelles sont les suites de cettes journéef Elies seront nécessairenient le»

«

oscillations

d'un mouvement imprimé contre

parti d^ Orléans

le

partis contraires; la république toujours en minorité

au républicaim pour

de 1788, unis

cette fois

léanistes, sera

triomphante

par deux

détestée des royalistes

la première fois contre les Or-

ne commet pas

si elle

et

les

fautes que Merlin

d'une

pari avec Talleyrand, en place ou hors de place, lui feront commettre, ainsi que Clichy.

Quant au pauvre Clichy, qui

«

pour son et

pauvre Clichy

proftt, le

uni au républicains contre d'Or-

s'était

léans 2icirce qu'il espérait tout des Russes

qu'il croyait que la journée serait

et

moment-ci avec Merlin

fait la jjaix en ce

son parti.

Et alora

«

le

Gouvernement actuel va

se

trouver assailli

par

la doublé

opposition royale:

de Clichy royaliste de 1188 unie à

«

1.

«

2. d'Orléans, qui est son

«

Et comme mon ouvrage

ennemie jurèe.

et la

nature démontrent que deux oppositions

contraires détruisent un gouvernem£nt:

Le gouvernement républicain peut dans

*

simultanee opposition, alors surtout que

cette

liberté

par

s'empareront de la

de la Presse.

«

Resultai

«

De

«

1.



Naples

et

la République.

tout ceci il résulte:

Que

la

avec Clichy :

il

«

quelqiie tems d' ici deperir

les royalistes

République Napolitaine n'a aucune sorte d'éléments miscibles

Vennemi des réjmbliques,

est

2. Il résulte

il était

l'ennemi de Bonaparte.

que Naples république n'a aucune miscibilité avec Ther-

midor, qui n'en a voulu qu'à son or, parce que Thermidor, voulant une royauté orléaniste, ne peut vouloir fonder en Italie des républiques. «

3. Il

résulte

République; car *

que Naples

elle

seule peut

4. Il résulte que

espagnole; mais

c'est

peut avoir des

Jie

intéréts

réeb qu'avec la

vouloir créer des gouvernementa analogues.

Naples peut avoir des

intéréts avec la faction

entre Naples royaliste et la

France

Barra»

royaliste et espa-

gnolisée. «

Il résulte, enfin,

que dans

Championnet républicain, livré

par

le

nouveau Directoire;

concours des brigands de Faypoult

le

celui ci

a du

et

étre enchainé

par Thermidor

viceversa pour Faypoult

».

et et

de de-

l'idea dell'unità D'ITALIA

IV.

noscere la nostra Repubblica

se è opportuno,

e,

339 conchiudere un

trattato di alleanza.

Date

tutte le vostre cure

molto danaro

si

:

tutta la nazione sia

qui non vi è bisogno di

forza:

alla

spenda dunque

alla forza

armata per fare che

ad un cenno su Tarmi. Organizzate dei club

nei cantoni tutti dei dipartimenti.

Badate

ai

maneggi

della

Non

procurarsi un partito.

Spagna

nella nostra

Repubblica per

permettete mai alcuno sbarco delle sue

truppe.

Spero tra breve spedirvi un corriere con consolanti nuove.

Questa

è la

me

quinta lettera da

scrittavi in cifra. Parigi sette

messidoro ^

Mentre

egli cosi scriveva,

Castelnuovo, era di quelli

il

fratello Ignazio, chiuso in

che sconsigliavano

la

sortita

violenta e l'abbandono dei vecchi, delle donne e dei fanciulli:

ad abbellire (scrive

« solito

e placida

fantasia

tutte le

quell'estrema sventura

» *,

umane e

si

il

Botta) colla innocente

cose, abbelliva ancora

consegnava

ai carnefici di

portatore

deW Indirizzo

re Ferdinando.

Poco

dipoi,

Cesare

Paribelli,

munito delle firme dei

patrioti, partiva

da Genova

alla

volta di Parigi per presentarlo di persona al Consiglio dei

Cinquecento. Egli passò per Grenoble, dove rivide pionnet, nominato

l'armata

A

delle Alpi.

questo,

protettore provato degl'italiani, del disegno della

«

lo

Cham-

17 messidoro (5 luglio) generale del-

il

come ad il

antico

Paribelli

Repubblica Italica

»,

amico e

tenne parola

e della necessità

di dare agli italiani, per ottenere l'attaccamento di essi alla

Francia, una

«

garenzia

coraggiò, gli procurò quali,

il

«

».

Lo Champion net approvò,

potenti appoggi

Paribelli prosegui per Parigi.

1

Fondo Ruggiero,

2

Botta, Storia,

3

Fondo

1.

Paribelli,

fP.

106-7.

XVIII, ff.

p. 620.

29, 30, 32.

» ^:

in-

confortato dai

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

340

In questa città

trovava di certo nell'agosto, quando

si

Carlo Botta (in data del 26 di quel mese) scriveva al Fantoni a Grenoble:

Ho

«

visto ieri Paribelli e Ciaia.

Oh Dio!

che atroci scene in quella sgraziata Napoli! Ci han nostri più cari,

i

occupano

la

i

più virtuosi amici; ed

mondo

più bella parte del

l'Indipendenza italiana era

»

russi

^

Il

ed

i

tolti

turchi

disegno del-

comune

pensiero

il

i

degli esuli

raccolti in Francia. Nel luglio del '99 veniva sottoscritta,

da ventotto

di

una

essi,

Petizione

indirizzata

da Italiani

rifugiati in Francia al Consiglio dei Cinquecento^. Erano, tra

firmatari, Carlo

ì

Mascheroni,

il

Botta, Giulio Robert,

Labus;

e

rifugiato. Fedele Grécy.

due

due napoletani,

Sguardo

sulle cause che

in Italia

e

sul

modo

dei Cinquecento

il

altri

Il Grido

altro

d'Italia, e l'altro:

hanno depresso

14 termidoro

^.

Ciaia, e

lo

spirito pubblico

di rialzarlo, fu presentata al Consiglio (1

una commissione per esaminarli, ne parlò

il

Questa petizione, insieme con

agosto) dall'ardente de-

nominò che vuol dire che non

putato giacobino Briot (del Doubs), e

se

Lancetti,

altro

intitolati, l'uno:

scritti

il

un

il

Il

Consiglio

Grécy, per sua parte, scrisse

una

fruttidoro (24 agosto)

il

il

il

7

lettera al ministro della guerra

general Bernadotte, chiedendo con appassionata eloquenza «

garenzia, garenzia, garenzia

pubblica

italica,

visibile »

«

»

per gl'Italiani, e la Re-

una, indipendente, democratica e indi-

*.

Sostegno e alimento delle speranze degli italiani erano i

due generali posti a capo degli

1

Lettere inedite,

belli e Gioia »;

ma

164-66. L'edit. stampa: « Parisembra evidente che debba leggersi «e Ciaia »,

ed. Pavesio, pp. ci

che era l'inseparabile compagno 2

È

eserciti francesi in Italia,

dell'altro.

stampata in C. Dionisotti, Vita di Carlo

pp. 509-5] 2. 3

Dionisotti, op.

4

Saint- Albin, op.

cit.,

pp. 507-8.

cit.,

docum., pp. 362-370.

Botta, Torino, 1867,

l'idea dell'unità

IV.

lo

Joubert e

d'Italia

(dice

fuit),

fra

i

repubblicani

autorevole

per

questi

che, cacciati dalla patria,

Francia, molto

cercato riparo in

avev^ano

Quelli

«

testimone

Botta,

il

quorum pars magna

fatti,

con

Championnet.

lo

341

D' ITALIA

insistevano, e

parole e con gli scritti e con le opere, nel proposito

le

della Indipendenza e dell'Unità italiana, persuadendosi che

con questo nome in fronte avessero con loro, a far correre

tiva

secondava questi

ma

altresì,

solo

con l'animo,

il

i

con volontà sincera. Li secondava

sforzi

Direttorio, desideroso di riacquistare

lo

Championnet

viva corrispondenza. dei vostri

fratelli

«

il

do-

che questo generoso ed alto

mezzo potente dell'esecuzione

proposito fosse per essere

Con

Francesi, e chi sen-

con qualche dimostrazione esteriore e non

d'Italia, e confidando

minio

i

popoli in loro favore. Joubert

Generale

^

una

Paribelli tenne in quei mesi

il

•»

scriveva), le speranze

(gli

dei napoletani che vi

italiani, e specie

appartengono anche più strettamente, sono riposte in

voi,

vostro valoroso fratello d'armi, Joubert. Essi tutto

e nel

aspettano dal coraggio, dalla bravura, dalla lealtà, dalla

prudenza e dalle buone intenzioni e tanto degni della loro fiducia.

di

due uomini

ranze cosi belle fossero rese vane?

».

E, quando,

dopo, lo Joubert fu ucciso a Novi (15 agosto

esortava

ribelli

propria persona

il

;

superstite

che

coglievano tutte in

lui.

«

falange o di un battaglione sacro

certi

paese

di ;

i

vostri amici;

prodigare

il

ormai

Pa-

si

;

le

la

raci

virtù, d'una

chiamate intorno a voi

assicurateli ch'essi

stiano pur

loro sangue per la libertà

del loro

cercate di procurarne loro qualche garenzia solenne,

che possa indurli a dimenticare

1

il

Generale, circondatevi, come

grandi capitani dell'antichità, di cui imitate

gl'italiani,

'99),

poco

Championnet a risparmiare

speranze italiane

le

celebri,

Sarebbe possibile che spe-

Botta, Storia,

\.

XVIII,

p.

sciagurato

lo

592; cfr.

1.

XVI,

trattato di

pp. 559-61.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

342

Campoformio

vergognosa consegna

e la

da loro ogni timore

stria, e distorni

conda volta vittime plomatica

di

di

Venezia all'Au-

una

se-

qualche perfida combinazione

di-

di diventare

ed essi voleranno da ogni parte a servirvi di

;

baluardo, e ad affrontare ogni sorta di pericoli per difen-

dere l'Eroe, ch'essi

considerano come loro liberatore e

padre. Voi conoscete, Generale,

il

voto nazionale degl'Ita-

per l'Unità delle loro Repubbliche

liani

;

e voi

non potete

ignorare in che cosa consisterebbe la garenzia, di cui vi parlo: voi ne avete trovata vole ed utile, forze,

e l'avete

ma come

come uomo

la

richiesta giusta,

appoggiata

con

tutte

ragionele

vostre

semplice privato. Degnatevi di farlo ora

pubblico, e di dimostrarne al vostro governo

la necessità per

aumentare

vostre forze e materiali

e

morali, e

sicuro che, ottenendola, raddoppierete

il

siate

vostro esercito

Ma

il

»

le

\

Direttorio, a tutte le

insistenze del Paribelli

e

degli altri italiani, e dei loro protettori, per la proclama-

zione dell'indipendenza ed unità italiane, rispondeva col

rimandare ogni trattativa ture vittorie

»

-.

i

Fondo

Paribelli,

2

Ivi,

28.

f.

flf.

28-9.

di quella

sorta

«

a dopo

le fu-

Il Paribelli e il Ciaia in soccorso dei patrioti

wuei lora, e

i

napoletani

grandiosi disegni politici furono interrotti per al-

loro autori distratti ad altro,

voglia del Direttorio,

ma

non

solo dalla

mala

da più dolorose necessità soprag-

giunte, cui bisognava provvedere senza indugio. Alla notizia della

caduta della Repubblica napoletana e degli eccidi

che l'avevano accompagnata, erano seguite

e devastazioni

quelle della violata capitolazione e degl'iniqui processi, e delle

condanne

ribelli e si

il

andavano eseguendo. Il Padel governo della Repubblica,

di morte, che si

Ciaia, già inviati

trovarono naturalmente, in Parigi, alla testa del movi-

mento

di proteste e di ricorsi presso

Al quale

rivolsero

si

subito

il

governo

perché, in

di Francia.

nome

del diritto

delle genti, spiegasse un'azione diplomatica verso

Napoli, a

garanzia

della

capitolazione. Ma,

poiché

giorno di ritardo portava seco nuove vittime, scrisse

anche

allo

il

il

Championnet come a generale

re di

ogni

Paribelli in

capo

dell'armata d'Italia. «

Tutti

i

vostri amici napoletani (gli diceva

vi supplicano per

mezzo mio a non tardare un

il

Paribelli)

solo istante

a far intimare per via di parlamentari ai generali nemici di costringere

il

re di

Sicilia a cessar

d'infrangere, e ad

osservare in quel eh' è ancora possibile, gli impegni cosi

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

344

solenni e sacri d'un trattato, ch'egli viola con tanta impu-

denza

E

».

illustrava allo

Championnet

completa

la

re da chi aveva

i

vali-

nome

dità della capitolazione: 1.° perché sottoscrìtta in

del

suoi pieni poteri; 2.° perché già messa

in esecuzione dai patrioti nella parte ch'era loro di detri-

mento;

perché l'eccezione, che quelli erano

3.°

reggeva, sia per la considerazione che

donato

i

propri Stati e lasciato che vi

si

ribelli,

stabilisse un'altra

potenza, sia per la ragione che coi ribelli non e

non

aveva abban-

re

il

si

negozia,

re aveva negoziato; 4.° perché gli articoli della capi-

il

tolazione di Sant'Elmo, circa la consegna dei sudditi regi,

non potevano avere alcuna efficacia sulla capitolazione anteriore ^ Poco dopo, il Paribelli gli scriveva di nuovo: « Dopo suppliche le mille volte ripetute, siamo finalmente riusciti ad ottenere dal Direttorio un ordine, che voi avete



forse già ricevuto o che vi giungerà immantinente,

il

quale

vi autorizza a spedire al re di Napoli, e ai capi delle ar-

mate

alleate,

della

capitolazione

mandava

di

dei

parlamentari, per

conclusa

coi

l'esecuzione

esigere

patrioti

E

».

comprendere nella intimazione

gli

la

racco-

salvezza

della vita e delle proprietà cosi di coloro ch'erano restati in patria,

come

degli espatriati; e di badar bene alla scelta

dei parlamentari

Le

2.

stesse suppliche

il

Paribelli e

il

mandavano

Ciaia

al

generale Bonaparte, che nell'ottobre 1799 era dall'Egitto tornato in Francia. Riassunta la storia della Repubblica

napoletana, e lasciando d'indagare

il

destino che la Re-

pubblica francese riserbava alla loro patria:

«

giamo a domandare

Direttorio

(essi

cutivo voglia salvare

i

dicevano) che

resti

dei

il

patrioti

noi ci restrinese-

napoletani, che

ancora esistono, esigendo con intimazioni precise e solenni

1

Lettere allo Championnet, senza data {Fondo Paribelli,

2

Ivi,

f.

33.

ff.

81-2).

PARIBELLI E CIAIA IN SOCCORSO DEI PATRIOTI

V.

due capitolazioni

la Stretta esecuzione delle

»

^

Il

ebbe allora anche un'udienza dal Bonaparte, che con molta benevolenza, e

gli parlò

345

Paribelli lo accolse

con simpatia del fratello

di lui, Giovanni, che gli era stato cooperatore negli affari

prima campagna d'Italia-.

della Cisalpina durante la

Accaduto

rivolgimento del 18 brumaio,

il

Paribelli

il

presentò subito

al

Consolato provvisorio una nota, nel senso

sopraindicato

E

scrisse al

^.

nome

generale Berthier, a

durlo a proteggere presso lettera in data

Alla sua

vembre

1799)

vembre)

:

il

il

nuovo ministro

Primo Console la causa loro *. 23 brumaio a. Vili (15 no-

del

Berthier rispose cosi

Paris,

della Guerra,

dei patrioti napoletani, per in-

il

3 frimaio (24 no-

3 frimai re an 8 de la Eép. Fran9aise, etc.

le

Le

ministre de la guerre

AD CITO YEN PaRIBELLI, EX-MEMBRE DU GoUV. PrOV. NaPOLITAIN J'ai refu, Citoj^en, la lettre

nom

mois dernier au

tes sur la violation

que vous m'avez adressée

des Napolitains réfugiés à Paris

de

la

:

le

23 du

vos plain-

Capitulation concine pour la reddition

des forts Neuf et du Chàteau de l'Oeuf ne pourroient qu'étre accueillies

par

le

Gouvernement Fran9ois

raison de croire qu'

il

;

et

vous avez parfaitement

ne negligerà pas de réclamer

la stride exé-

cution d'un traité, qui devoit étre sacre de part et d'autre. J'écrirai en

conséqueuce au Ministre des Relations extérieures

pour l'engager à

le moyens qui seront en son pouGouvernement Napolitain actuel ce que d'exiger en vertu de cette Capitulation. Dans le

viser

de tous

voir pour rappeller au

nous avons droit

cas ou les représentations que nous ferons à cet égard seroient

infructuenses, je proposerai alors aux Consuls

i

Fondo

2

Ivi,

Paribelli,

ff.'

40-1.

3 Ivi,

ff.

57-8.

Ivi,

ff.

49-50.

4

f.

47.

d'adopter des me-

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

346

sures propres à faire respecter par nos ennemis les engag-ements qu'ils prennent avec nous, ou

au moins

telles qu'elles le feroient

repentir de les avoir violés.

Saint et fraternité. Bbrthieu. P. S, J'ai écrit aussi

Paribelli

Il

promessa fosse mantenuta,

per intimidire

tentassero

si

la

Certo, nel gennaio 1800,

da Marsiglia, per

notizie

proteste del

d' Italie

il

e quali

governo napoletano.

il

Paribelli e

il

Ciaia ricevettero

poterono credere che

le quali

^

nuove esortazioni*.

ringraziò, e aggianse

Noi non sappiamo se passi

au General en chef de l'armée

le

Governo francese avessero prodotto qualche napoletani, giunti allora a Marsiglia, rac-

effetto. I patrioti

contavano che c'era stata una sospensione nelle esecuzioni

commutazioni di pene. « Qualche cosa si dunque ottenuto (essi si affrettarono a scrivere il 10 pio-

capitali e molte

è

voso, o 31 gennaio 1800, al Berthier)

La

;

ma

è ancora poco

».

non doveva cavarsela col commorte pronta in una più lunga e peuna

perfida corte di Sicilia

mutare

ai patrioti

ma

nosa,

rimetterli in libertà e reintegrarli nei loro beni

^.

Altre cure richiedevano quei patrioti, che giungevano

a frotte di più centinaia in Francia, vecchi, giovanetti, malati, con

donne

necessario. Erano

e

bambini, quasi

tra essi molti che

tutti

sprovvisti

del

avevano coperto im-

portanti uffici civili nella Repubblica, moltissimi militari,

genere, assai persone capaci e degne. Dall'agosto del

e, in

1799 al maggio del 1800, approdarono a Marsiglia

i

ba-

stimenti carichi di tutti quei miserandi avanzi della gran ruina. Talvolta,

erano

vano

stati i

ritrovavano fra

si

i

già creduti vittime del carnefice

particolari orribili della fine

i

B'ondo Paribelli,

3

Ivi,

ff.

superstiti alcuni

8-9.

f.

18.

di

2

lyi,

f.

50.

^

Ivi,

f.

37.

altri.

'^

:

che

e si sape-

La Francia

PARIBELLI E CIAIA IN SOCCORSO DEI PATRIOTI

V.

esercitò allora verso gli esuli napoletani (che erano

come

gior numero), nobile si

ospitalità

;

maguna

verso quelli di altre parti d'Italia, e dalle carte del Ciaia e del

^

il

347

potrebbe cavare una statistica

di

Paribelli

quell'emigrazione, che

illustrerebbe in molte parti gli elenchi, conservatici nelle Filiazioni dei rei dì Stato, che sono a stampa

Spontaneamente dapprima, ciale,

Paribelli e

il

poveri esuli.

adoperarono in favore dei

i

napoletani a recarsi all'esercito;

e

il

rivolse allo

alle armi, nei

Soggiungeva dato

uffi-

Championnet per sapere di quanti poteva disporre, per coloro che non erano adatti

si

posti egli

si

^.

senza alcuna veste

ministro della guerra aveva invitato con

Il

un suo proclama Paribelli

Ciaia

il

e

suoi

uffici

amministrativi e negli ospedali.

quell'occasione che, vedendo ormai ritar-

in

disegno dell'Indipendenza italiana, egli stesso de-

il

un piccolo impiego militare in qualche mezza Championnet; e che, a ogni modo, si recherebbe all'armata d'Italia, « sicuro di trovarvi un fucile e un pane » ^. E, valendosi di un permesso già ottenuto, parecchi esuli napoletani gl'indirizzo siderava

brigata, o presso la persona dello

perché

li

adoperasse^. Nel

poi,

XVI,

essendo stata

i

Botta, Storia d'Italia dal 1789 al 1814,

2

Elenchi e ricevute di sussidi in Fondo Ruggiero,

altri elenchi simili, il

novembre

che

conservano tra

si

le

1.

ed. cit., pp. 559-561.

carte di

quale col grado di capo di brigata reggeva

il

ff.

197-299.

Andrea

Di

Valiante,

deposito degli emi-

grati italiani in Tolone, dà notizia Alfonso Pekkella, L'anno 1799 nella provincia di

Campobasso, Caserta, 1900, pp. 517-544. Erano in Mar-

30 ventoso

siglia

il

diati.

Con

a.

Vili (21 marzo 1800) 548 esuli napoletani sussi-

questi elenchi

si

possono fissare alcune date biografiche. Tra

Vili (19 marzo 1800) sono segnati Gabriele Pepe, Giovanni Bausan, Lorenzo de Montemayor, Oronzo de Donno;

gli arrivati

il

28 ventoso

tra gli ai-rivati 3

Fondo

*

Ivi,

dei loro

il

a.

15 fiorile (5

Paribelli,

f.

maggio

1800),

Vincenzo Cuoco.

28.

ff. 32-3. Allo Championnet il Paribelli dava notizia della sorte comuni amici di Napoli. In una lettera gli diceva ch'erano

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

348

una Commissione

costituita

liani in Francia,

chiamati in essa come

soccorso per gli esuli

di

Paribelli e

il

deputati dei napoletani

«

la razione completa, in

I

due deputati curarono

il

E provvidero

danaro.

che pi'eferivano con

all'oziare

naio 1800)

il

Paribelli e

ufficiali

di artiglieria e

al

pro-

il

1."

piovoso (31 gen-

Ciaia scrivevano al Berthier,

il

recente arrivati erano una ventina di

gli esuli di

una decina

marina

di

du premier

«

che desideravano entrare nelle armate della Re-

»,

pubblica

somme con

combattere nella imminente campagna

che tra

inerite

essi le

di questi sussidi,

a trovare impiego ai militari,

mezza paga. Cosi

la

il

danaro, nella ragione

in

personal pagamento

per quindicine, spesso anticipando prio

cor-

si

tutti gli altri patrioti esuli

natura o

di 75 centesimi al giorno per

Per la

».

legge del 7 frimaio (28 novembre 1799) ai militari

rispondeva la mezza paga, e a

ita-

Ciaia furono ufficialmente

il

Per

2.

oggetto

stesso

lo

Paribelli

il

rivolgeva

si

vice-ammiraglio La Touche Tréville (quello stesso che

nel 1792 aveva fatto la dimostrazione navale contro Napoli, e sparso in questa città

semi delle prime società giaco-

i

bine), richiedendolo dei suoi buoni uffici presso

mano

periti per

del carnefice

ììiéme qui combattit

Naples,

et

doni

cution royale

le

votre coté

il

f.

Caracciolo,

au moment de

frère avoit subì

(ivi,

»

à

le

méme

28). Il Paribelli s'

«

et

le

ministro

il

brave Vitaliani,

le

votre entrée triomphante dans

sort

durant la première perse-

interpose anche presso lo

Cham-

pionnet a favore dei patrioti italiani dimoranti in Grenoble, ch'erano stati accusati

*

d'aver presentato un piano di costituzione

fatto altre mozioni sediziose in

in Grrenoble,

come anche

Direttorio cisalpino, che

nome

di questo,

di si

una

aver accusato e proscritto

trovava a Chambéry

ne aveva mosso lamento

al

».

1

Fondo Ivi,

f.

Paribelli, 9.

f.

9.

d'aver

Il

i

membri

del

Serbelloni, in

presidente del Direttorio

francese, che minacciava perciò provvedimenti severi

2

e

pretesa Società patriottica italiana

(ivi,

f.

31).

PARIBELLI E CIAIA IX SOCCORSO DEI PATRIOTI

V.

marinai

della

Legione Leclii

italica,

Molti

al Paribelli, in

napoletani furono accolti nella

dei

che costituiva in Dijon

^ Ed è da leggere

349

data del 6 germile

generale Giuseppe

il

una

sul proposito

lettera del Lechi

Vili (27 marzo 1800):

a.

Légion Italique

Au

quartier general de Dijon,

le

6 germinai an 8 de la Rép.

Lkchi, general de Bkigade, commandanx la Légion Italique all'amico Paeibelli

Amico, quanto m'è stato possibile fare per

amo

tanto

che tanto meritano,

e stimo, e

i

Napoletani, che

io l'ho fatto,

anche con

visibile predilezione, assicurato sulle loro cognizioni e bravura.

Non

impiegare alcuno che non fosse presente,

è stato possibile

perché assolutamente mi fu proibito dal Ministro. sarà col suo grado nel deposito, e farò per

vostro Fasulo

Il

lui

quanto mi sarà possibile. Fate che

vostra lettera. Per nulla: egli luti tutti

non

si

presenti a

me

con una

povero De Leon non m'è stato possibile far

il

armi, e per quartiermastro

è atto alle

Francesi. L'ho però

munito d'una rotta

e

li

han vo-

d'una prov-

visoria commissione per Parigi.

La quali

legione è già tutta partita per Bourg. Amico, che bel corpo!

speranze

Dio!, se

li

si

sente rinascere nel cuore

solo tozzo di

pane nero

la nostra Patria.



Oh

Italiani!

confidenza che mi mostra

Fondo

Ma, oh

Paribelli,

capitano di fregata

f.

37.

il

i

piangevano

;

di

primi passi verso

oh Patria!

Amico, quello che mi rende l'uomo

1

Italiano!

eppure nessuna lagnanza

;

contento nel partire da Dijon col dire: Ecco

il

un

vedeste in quale orribile nudità, senza paga, con un

soldato;

ti

il

più

felice, è

l'amore e la

giuro, avranno

Menzionava tra

Tommaso Montanari,

gli ufficiali

in

me un

da impiegare

e l'aspirante di l.a classe

Michele Starazio. 2

Sul generale G-iuseppe Lechi

mata Teodoro Lechi di Brescia

e

si

la

Risorgimento italiano (Torino), 1898.

veda A. Lumbroso,

Il generale d^ar-

sua famiglia, in Rivista storica

del

.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

350

amico ed un padre, che non

li

deve assolutamente servirsi

di

prima

vestirlo, nutrirlo

abbandonerà giammai.

Il

governo

questo corpo, e farne conto

ma

;

per un paio di decadi, poi armarlo, ed

io

rispondo del successo di qualunque impresa.

Aggiungerò che

vestiario

il

Legione a Bourg

la

pochi giorni. Mi

tra

vada confezionandosi a gran

cheranno in avvenire

di nulla: lo voglia

passi, e che

si

dice

non man-

Cielo.

il

deposito della Legione è già forte di mille e più individui^

Il

quasi tutti

offiziali.

Ho

fatto

un progetto

al

Ministro per utilizzare

quegl' individui, e m'aspetto riscontro. Scrivimi, Amico, ed

amami. Leghi

Il

Paribelli

e

Ciaia protestarono

il

per la non esecuzione de^li

paga ed

alla

perché

nie. Forfait,

messi agli

razione si

^

al

;

il

Bertbier

mezza

alla

ministro della marina e colo-

i due mesi di soldo promarina napoletana, che insieme

avevano contribuito

coi francesi

presso

relativi

pagassero

della

ufficiali

ordini

^.

alla difesa della libertà



Al ministro di giustizia Abrial (già commissario organizzatore della Repubblica napoletana)

cava notizie degli

molti

esuli,

il

Paribelli

dei quali

comuni-

T Abrial aveva

conosciuto a Napoli, e faceva vive raccomandazioni per la famiglia Fasulo. Famiglia di magistrati e avvocati, stimata

prima del 1799

e agiata

;

che nell'anarchia del gennaio di

quell'anno aveva avuta saccheggiata la casa dai lazzari, e gli

uomini cercati a morte e

le

donne

arrestate, tutti

per sospetto di corrispondenza coi francesi

1

Fondo

Paribelli,

ff.

data del 22

la nota, in

10-11.

la carriera delle

ad andare 2

al

campo

Ivi,

f.

9.

3 Ivi,

f.

36.

di

i

È

da vedere tra

le

infatti

it

carte del Vallante

maggio 1800), dei « rifugiati quali hanno dichiarato di voler conti-

fiorile a.

miUtari giunti da Napoli,

nuare



(e

Vili

(12

armi per difendere

la patria, e di esser

organizzazione che sarà loro indicato

»

pronti

V. PARIBELLI E CIAIA IN

SOCCORSO DEI PATRIOTI

351

radunava in casa Fasulo) nella maschi erano stati, uno componente del Governo provvisorio, il secondo, caposquadrone comitato patriottico

Repubblica,

della

cato

gendarmeria,

E

tale. ;

si

:

tre figliuoli

i

terzo,

il

reazione,

nella

amministratore dipartimen-

primo, Nicola, era stato impic-

il

secondo, sepolto nelle fosse della Favignana

il

terzo, scacciato dal regno.

Anche

;

il

Marghe-

la loro sorella,

rita,

che aveva attivamente partecipato all'opera patriot-

tica,

era stata esiliata ed era sbarcata in Francia.

madre ottuagenaria, inferma, liberata ridotta a mendicare, per un vero miracolo chia

terno

di

e ivi languiva sopra un

pagliericcio, idropica, senz'altri

Commissione e



Allorché

turato loro pari!

*.

nuova campagna

d'Italia,

il

avendo

di qualche sven-

Bonaparte mosse per dato ordine che

egli

rifugiati napoletani partissero per la frontiera,

Fouché,

di polizia, il

amor ma-

era trascinata fino a Parigi, presso la figliuola;

si

soccorsi che quelli della

e

La vec-

dal carcere e

li

il

Ciaia

Paribelli ottennero la revoca dell'ordine, inviando

protesta a costui e al ministro degli

Nelle carte del Paribelli e del Ciaia lare parecchi aneddoti.

Il

esteri, si

i

ministro

il

ma

scacciò tutti da Parigi;

la

una

Talleyrand ^

potrebbero spigo-

Paribelli prestò la sua

penna

al

vecchio letterato Pietro Napoli Signorelli, che non sapeva scrivere

francese, per

il

1

Fondo

2

Ivi,

3

Ecco

ff.

Paribelli,

Primo Console

^.

84-5.

ff.

la supplica:

acquis quelque

nom dans

la bienfaisance

de

avec tant de succès «

al

37-39. «

S'il est vrai que la Fratice soit la métropole de

la République des lettres, ceux qui

à

una supplica

et

cette

cette

par

leicrs

travaux peuvent

se flatter

République, doivent avoir des

Nation grande

et

titres

d'avoir

speciaux

généreuse, qui cultive les sciences

protège leurs secfateurs avec tant de libéralité.

Plu^ de trente volumss sur différentes matières, doni douze existans

ménie dans la Bibliothèque Nationale de Paris, courrant l'Europe avec

mon

*

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

352 Il

Ciaia era in corrispondenza con la

Belmonte Pignatelli Spinelli

»,

«

cittadina Chiara

ossia l'ex-principessa di Bei-

monte, anche lei degli esuli, sussidiata con novanta lire al mese ^ Un poeta, dei parecchi che si trovavano tra quegli emigrati, dirigeva

novi, et

seguente sonetto

il

non sans qiielque

m'ont acquis un rang quelconque panni

succès,

cultivateurs des lettres et sous ce rapport

tes

m'ont constitué votre confrère.

Souffrìrez-vous dono qu'avec cette qualité je perisse, fante des vioijens de subsistance en France, et «

Mon

pendant

qu'elle est

proscription, la place de Legislateur que stence de

aìxiient

République napolitaine,

la

Sciences que

gouvernée par vous?

àge au delà de soixante cinq ans, mes mallieurs, moti injusfe

fai remplie

fai occupée pendant

la courte exi-

de secrétaire de VAcadèmie des

et celle

l'espaee de seize ans soìis le gouvernement

du Roy,

déterminé votre illustre frère Lucien à m'accorder une pension de

100 francs par mois sur les fonds du Ministère de Vlnterieur: son successeur, quoique mon confrère lui-méme, a jugé à propos de me retirer ce secours et m'a plongé dans cette saison rigide dans Vétat du dénuement le compiei.

]ilus «

Je vous supplie donc

cours en ordonnavt que

très

humblement de vouloir bien venir à mon

pension

cette

me

soit continuée

se-

jusqu'au printems pro-

chain, afin que je ne perisse point de misere sous vos yeux avant que la saison puisse perviettre

jusqu'en Italie 1

»

à un

vieillard valétudinaire

{Fondo Paribelli,

La Belmonte prima

del 1799

parecchi aneddoti intorno a

In una sua lettera al Ciaia sussidio, e dice:

«

Se

ci

ff.

lei si si

è chi

comme moi de

se

tratner

71-2).

un'arrabbiata

era

leggono nel

lamenta

di

cit.

ms. del

non aver

abbia fatto de'

«

realista

De

»

:

allora ricevuto

sacrifizi,

e

Fabriciis. il

sono io; e se

mi vedono andare in carrozza non è l'effetto dell'opulenza (che manco ma di una lunga abitudine, che la mia età e la mia salute non mi permette di ommettere: so che ci sono alcuni napoletani, che cercan farmi del male, come ne ho le pruove... so che nel mio paese, ove avevo dell'influenza, ho fatto bene a tutti: questo mi rende contenta, e, malgrado la loro ingiustizia, se fossi nel caso, gli farei ancora del bene, e mi vendicherei colla beneficenza » ecc. ecc. {Fondo Ruggiero, ff. 306-7). Ivi anche (ff. 382-5) sono altre lettere di una dama, di tutto),

,

che crediamo

la

duchessa di Capracotta.

V.

PARIBELLI E CIAIA IN SOCCORSO DEI PATRIOTI

A

LI CITTADINI

PaEIBELLI E ClAIA

DEPUTATI DEI PATRIOTI KIFUGIATI

Se del Sabato

Vider

patrio suolo,

Il

figli,

i

di proprio

IN

FeANCIA

allor che tutto

sangue asperso e

tinto

d'atri globi cinto,

e,

natio lor soggiorno arso e distrutto,

Il

Di tante morti avvanzo

E

353

di rei ferri

Questo

e tanto lutto

onde ciascun fu avvinto.

di Libertà sacro recinto

Tolse al furor di procelloso flutto;

E

se nel vostro cor, nel vostro ingegno,

Della Patria conforto, invitti Eroi,

La

speme ha

lor

serbato,

Qual tempio un

di,

il

lor sostegno;

sciolta da' lacci suoi,

Pautenope inalzar potrà, che degno Sia del franco valor, di sé, di

Ed della

era un elogio meritato. pietà, bisogna



Voi?^

Accanto a queste cure

porre l'omaggio che

il

Paribelli, fa-

cendosi interprete dei sentimenti dei patrioti napoletani,

rendeva

in quei giorni allo

Championnet, morto

il

9 gen-

una lunga memoria col titolo Notes historiques sur le general Championnet et son expédltion dans le royaume de Naples pour servir d'éclaircissement au citoyen Rosselin, secretaire general du Ministre de la guerre Bernadotte, qui compile la vie de Chamjnonnet. È un racconto minuto e fedele di tutto ciò che lo Championnet fece nella conquista di Napoli e naio 1800 a Antibes. Vi è tra le sue carte :

nella fondazione della Repubblica napoletana. «

cittadino Rosselin »?

selin

1

de Saint- Albin,

Fondo

Paribelli,

f.

Nessun

altri

la cui Vita dello

E

chi era

il

che quel conte Rous-

Championnet, venuta

IL 83

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

354

decenni dopo postuma per cura del figliuolo abbiamo più volte citata in questo nostro lavoro. E un altro compito il Paribelli si assunse: la vendetta

in luce molti

di

lui,

patrioti, calpestati

dei

francese di

e

dell' 11 luglio 1799.

È

dal

traditi

Sant'Elmo, con

noto che

Méjan, comandante

vergognosa capitolazione

la

il

tenente Boquet ed altri

ufficiali francesi della

guarnigione, appena sbarcati a Mar-

siglia, sottoscrissero e

divulgarono per

data del 28 messidoro

la

stampa, con

la

VII (16 luglio 1799), un atto di

a.

Championnet nell'agosto un consiglio di guerra ^ Il processo si trascinò per le lunghe. L'anno dopo, il Boquet, che si trovava di guarnigione in Olanda con la 27.^ mezza brigata di fanteria leggiera, scriveva da Bergpzoom accusa contro

Méjan, e che

il

lo

fece arrestare costui, deferendolo a

il

24 termidoro (13 agosto)

promessa che quanto capo

i

Oonseil

per ricordargli la

d'inviargli

i

particolari di

Méjan:

Méjan (scrivea le

al Paribelli,

fatto

repubblicani di Napoli avevano da imputare al

di brigata

auprès des

aveva

gli

il

officiers

Boquet) mendie

sans

cesse des certificats

de notre Demi Brigade. Ceux qui composent

d'administration lui ont constamment refusé ce qu'il

sans

couverts du

demandait.

Mais quelques uns,

masque du

patriotisme, viennent de lui signer une attestation en

sa faveur.

De manière

résistence qu'il

que,

si

caractère

vous ne vous hàtez de seconder

nous faut opposer aux coups que

porter contre les braves

et

officiers,

l'on

la

cherche à

qui se sont déclarés protecteurs

de vos compatriotes persecutés ou devenus victimes du despotisme, il

que l'innocence prit la place du crime.

serait possible

E

soggiungeva:

J'envoie par

exemplaire de

i

Sul Méjan

XXIV,

478-484.

le i^résent

courrier au Ministre de la guerre

mon Mémoire

si

veda

un

Historique, joint à une copie de notre

lo scritto

del

Bertaux, in Arch.

stor. nap.,

E CIAIA IN SOCCORSO DEI PATRIOTI

V. PARIBELLI

première dénonciation contre J'en saurai bientót

qui vous a

le perfide

le résultat.

et je

lement à faire connaìtre au Ministre de

dans

le

Bureau de

maltraités.

demande

Mais, avant tout, je vous

des faits dont j'ai déjà parie,

le détail

si

355

vous invite essentiel-

la guerre,

ou à déposer

tribunaux militaires, une copie

la police et des

des pièces que vous m'aurez envoyées, au lieu de les aventurer

auprès du président du Conseil de Guerre de Grenoble. Évitez tonte espèce de retard en

nouvelles Il

le

circonstance, et donnez de vos

cotte

plus promptement possible ^

Paribelli, ricevuta la lettera del Boquet, si

in

forma di lettera a un amico, del quale

sue carte una copia, che sembra

Lo

scritto a

stampa

del

mise su-

un memoriale,

bito al lavoro, e raccolse le accuse in

monca

della line

Boquet (notava

scritto

ci resta tra le

il

^.

Paribelli) si

estendeva in ispecial modo sugli avvenimenti, accaduti nel

Sant'Elmo e nei contorni,

castello di

ma non

era stato testimone oculare; di ciò ch'era passato tra

il

Méjan e

e dei fatti che, durante la difesa di

il

e dei quali vi

si

l'autore

parlava punto

governo napoletano,

Sant'Elmo, accadevano

Napoli ed avevano, con quella, immediata relazione.

in

Tale ignoranza rendeva, qua e verso

descriveva lati

là,

il

Boquet più benevolo

Méjan, che costui non meritasse.

il

il

castello di



Il

Paribelli

Sant'Elmo, pentagono per quattro

inaccessibile, e molto forte altresì nel quinto, rivolto

verso la salita della Cesarea e dell'Infrascata. Si faceva poi a dimostrare che il

modo

il

Méjan, diventatone comandante, aveva

di procacciarsi tutti

senza neppure interrogare disporre di tutti

i

forti,

il

i

mezzi di difesa occorrenti,

governo napoletano, potendo

magazzini e depositi d'armi e d'arMéjan, mandando a chie-

tiglieria.

Ai principi del giugno

dere

governo napoletano alcune torce incendiarie ed

i

al

Fondo

2 Ivi,

ff.

Paribelli, 15-27.

f.

14.

il

356

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI oggetti simili, soggiungeva nella sua lettera (ch'era

altri

stata vista

dal

Ferdinando Carcani):

cittadino

vous m'aurez procure ces faut

faurai

ohjets,

Quand il me

«

qu'

tout ce

E, in quanto agli approvvigionamenti di bocca, al

».

momento

della resa ce n'erano per più di sei mesi, com'era

attestato

dai

Rossi, che

si

cittadini

Fonsi, Pelusio, Agresti e Gaetano

trovavano nel

Cosicché (conclude questa

forte.

prima parte del memoriale)

o

«

di difesa, e la colpa ne spetta al

non era

castello

il

Méjan; o

era,

in istato

ed allora la

sua difesa doveva essere proporzionata ai mezzi ch'egli

aveva

e all'importanza della cosa

Le

istruzioni,

nald, erano

che

il

rigorosissime; e

le

fece

generale in capo

il

comunicate, prima di partire, rassicurarlo;

».

Méjan aveva ricevuto dal Macdoal

leggere, inoltre,

nel suo Livre d'ordres ai due fratelli

gata napoletani, e

Vi

le

et

nel

1800 a Parigi

Amato, capi

confermò verbalmente

diceva, tra l'altro:

si

nière once de pain

al

di

et

ne

le

bri-

Paribelli.

consumera jusqu'à

Il

«

de poudre,

aveva

le

governo napoletano per

la der-

rendra jamais

qu'aux dernières extremités, ni avant qu'on y aura ouverte une brèche pratlcahle, et en tout cas il ne separerà jamais son sort

et celui

vernement

et

de la garnìson frangaise de celui

des Patriotes Napolitains, qu'

méme

dre dans la

capitulation

difesa estrema era stato scelto

Sacripante o Rodomonte.

Il

». il

il

Anzi appunto per una

Méjan, che aveva arie da

Macdonald era convinto che

Méjan, da Sant'Elmo, poteva in ogni caso dettare ai vincitori Il

du Gou-

fera compren-

la

il

legge

^

Méjan peccò, anzitutto,

di

negligenza e d'imprevi-

denza.

Non curò

fatti le

batterie nemiche, che maggiori danni recarono al

1

II

di liberare

Macdonald, anche nei Sant'Elmo.

la capitolazione di

il

terreno all'intorno;

Souvenirs.

p.

82,

e

in-

giudica severamente

PARIBELLI E OIAIA IX SOCCORSO DEI PATRIOTI

V.

castello, furono

357

quelle costruite nelle due ville del nego-

ziante Sinno e del principe di Montemiletto, e nel piccolo villaggio

Antignano.

di

queste case,

o,

muniti di artiglieria;

che non fece, anzi non avendo

il

alcuni pezzi di artiglieria, che erano nella città,

ritirato

che

lasciò

Méjan avrebbe potuto radere

Il

almeno, occuparle con piccoli distaccamenti

le

masse del Ruffo

ne servissero contro pre a monte tutte

il

se

spedizioni, che

le

vano, accompagnate dai francesi, cangiata la sorte delle armi

somme

scopo

ne impadronissero

castello. Egli, inoltre, i

e tuttavia

;

patrioti

le quali

e se

mandò semconcerta-

avrebbero forse

richiese a questo

di danaro, che, non essendoci allora nelle

vennero pagate del proprio dal

casse della Repubblica,

D'Agnese, presidente della Commissione esecutiva, e da Antonio

Piatti,

tesoriere

il

Méjan osava scagliare

vuol

passare per

farli

formato l'ammirazione

E

nazionale K

questi patrioti, che a nulla

si

alla

memoria

di

ricusarono, tutto tentarono,

insulti nella

sua Apologia.

Egli

«

ed effeminati, laddove hanno

vili

universale, e specie dei

che sono giudici molto competenti

in

fatto

francesi,

di coraggio,

pei prodigi di valore che fecero in ogni occasione, e per la

fermezza con cui difesero fino all'ultima estremità, nono-

stante tutti gli ostacoli moltiplicati, la santa causa della bertà, della quale dopo essere stati

furono

i

martiri più costanti

La plebe napoletana era

1

A

li-

difensori più ardenti,

».

assai timorosa dell'azione

del

Méjan avesse minacciato la avrebbe impedito o raffrenato lo scatenamento dei

castello città,

Sant'Elmo. Se

i

di

ciò

al Paribelli

allude anche in

si :

«

il

un

viennent d^envoyer leurs réclamatiom

Demi-Bngade

poscritto

Les malheureux, qui forment

et

auprès

le

le

della lettera del

Boquet

restant de la famille Piatti,

au Conseil dJadministration de

Ministre de la guerre, pour ce qui leur

Je vous engagé à conseiller à la vem^ Agnese d^en faire autant

».

notre

est

du.

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

358

lazzari e la strage

non sostenne, nem-

patrioti. Egli

dei

meno con qualche

colpo di cannone,

mine; non sostenne

i

t'Elmo, per molti giorni vi

bande il

San-

difesero ostinatamente ^

si

Le

del Ruffo poterono, senza essere disturbate, stabilire

loro quartiere generale sotto e

tello;

castello del Car-

il

patrioti, che, trincerati presso

Cardinale e

il

palazzo Angri a Toledo. Ciò che ottenere, è mostrato da

tiro del forte, al

il

Merca-

Micheroux prendere dimora nel

il

Méjan avrebbe potuto

il

un aneddoto,

del quale fu

prota-

gonista Andrea Vitaliani: Sdegnato dalla condotta del Méjan (scrive

Paribelli),

il

il

citta-

dino Vitaliani (ch'era emigrato dalla sua patria nel 1794 per sottrarsi alla

rifugiato

prima persecuzione della corte contro presso

i

loro esercito col grado

capitano

di

i

patrioti, e s'era

ed era stato ammesso dapprima nel

francesi

del genio e poi aggregato a

quello della Repubblica Cisalpina, che l'aveva dichiarato suo tadino, stito

cit-

ritenendo pur tuttavia l'uniforme francese, onde era ve-

quando

si

chiuse in Sant'Elmo come parte della guarnigione),

questo bravo patriota, disperato di veder la sua patria in preda a

tutti gli orrori,

senza che

dirlo, fece tirare di

bombe vano

il

forte di

sulla città. Il popolo e gl'insorgenti, che

e che riposavano

tranquilli

del cavaliere Micheroux,

sulle

nero furibondi,

Il

se l'aspetta-

castello di Sant'Elmo, diven-

e corsero in folla dal cardinale

che succedeva.

non

promesse del cardinale e

che l'avevano assicurato che non ave-

vano nulla da temere da parte del

ciò

Sant'Elmo cercasse d'impe-

suo capo alcuni colpi di cannone e lanciare due

a chieder conto di

cardinale, spaventato del tono audace e mi-

naccioso con cui l'avevano affrontato, e temendo conseguenze ancor

più funeste, credette di dovere svelare

il

mistero per rassicurarli,

dichiarando loro che non avevano veramente nessuna

temere da parte dei Francesi accaduto era solo un ultimo

1

Era

di Castel

ostilità

da

Sant'Elmo, e che ciò ch'era

effetto della

rabbia dei giacobini na-

fra costoro l'Agresti, ritiratosi con settantadue patrioti su-

perstiti dal posto di

Capodimonte sopra Sant'Elmo.

PARIBELLI E CIAIA IN SOCCORSO DEI PATRIOTI

V.

poletani, ch'erano nel castello; fra pochi giorni

dopo,

ma

che

sarebbe rimediato, e

Sant'Elmo sarebbe in potere del Re. Alcuni giorni

parole del cardinale erano

le

ci si

359

su tutte

dei realisti e gii amici del cardinale, tra

bocche, e

le

quali

i

i

capi

prelato Carafa

il

di Colubrano, le ripetevano. Il

Méjan era

stato sentito a dire dal cittadino Giacinto

Sozio a un suo compagno:

«

Le 13 de

ce

mois

le

cardinal

Ruffo entrerà dans Naples : je ferai une bonne capitulation avec luiy et nous rentrerons en Provence ». E, infatti, dopo

avere concertato coi patrioti una contemporanea sortita da

Castelnuovo e da Sant'Elmo, non ne fece altro. La conse-

gna

del castello alle truppe coalizzate fu cagione di stupore

pei suoi stessi ufficiali.

Il

suo infierire contro

i

patrioti na-

poletani, che cercavano di mescolarsi ai francesi per

essere

non

consegnati ai regi, è noto: l'emigrato Dionigi Pi-

pino narrava che, quando era sui bastimenti, domandato dal

accortamente di

un

Méjan

s'egli fosse francese, rispose

altro,

che fu scoperto per napoletano, venne immediata-

mente

scacciato.

Dopo

la resa,

laddove

i

si;

e

francesi della guar-

nigione di Capua furono accolti con insulti e sputi,

il

Méjan

potè, senz'essere insultato, scarrozzare per le vie di Napoli, in

compagnia

di

Queste sono ribelli in

una sua ganza!

le linee principali della

memoria

del

Pa-

aggiunta all'atto di accusa del Boquet contro

il

Méjan ^

1

Circa

lo stesso

tempo veniva pubblicato contro

il

Méjan

il

Rap-

porto ai cittadino Carnot di Francesco Lomonaco, altro esule napoletano.

VI

Parere del Paribelli al Bonaparte circa la riconquista del regno di napoli

Gìiunta

notizia

della

grande vittoria

di

Marengo (14 al Primo

giugno 1800), gli esuli napoletani indirizzarono Console un nuovo memoriale, che fu redatto, al Paribelli e sottoscritto da molti di essi.

solito, dal

Dopo avere

rias-

sunte le colpe della Napoli regia verso la Francia, e mostrata l'impossibilità di lasciare la nazione napoletana sotto

l'iniquo governo borbonico, stere «

memoriale tornava a

il

convenienza politica, per

sulla

di riunire tutta

l'Italia

sotto

un

insi-

la

pace di Europa,

solo

governo analogo

a quello della Francia, abbastanza potente da essere in

grado di garantire con

pendenza

e

la

sua

le

sue proprie forze la sua indi-

felicità,

e

da servire di baluardo

tutti gli altri popoli repubblicani,

tro la

il

che

lo

a

circondano, con-

furore e l'ambizione della loro implacabile nemica,

casa d'Austria;

politica,

mine che dominio

la

quale,

mercé questa combinazione

sarebbe confinata di là dalle Alpi italiane,

».

la

natura stessa sembra avere segnato

Solo cosi,

al

ter-

suo

aggiungendo alla massa repubblicana

francese un altro grande stato repubblicano, era possibile «

stabilire

tiche,

un

equilibrio di forze tra le due opinioni poli-

dominanti attualmente in Europa, e che ne minac-

ciano la totale ruina, per

gli

sforzi

che fanno d'inghiot-

PARERE DEL PARIBELLI AL BONAPARTE

VI.

runa

tirsi

resse

l'altra »

361

tanto più che la Francia aveva inte-

;

stendere la sua influenza sulle due Sicilie, per

di

combattere l'eg-emonia inglese nel Mediterraneo. Tuttavia (soggiungevano, per bocca del Paribelli, tani), « se la felicità

i

patrioti napole-

generale richiede che

le si sacrifichi

quella degli sventurati paesi napoletani, noi vi preghiamo,

Cittadino Primo Console, di avere a cuore in lare, nei negoziati

di

modo

partico-

che seguiranno, gl'interessi individuali

martiri della libertà e della loro devozione pei

tanti

francesi,

gemono ancora

quali

i

nei ferri del Tiranno, o

in penosi esigli, privi dei loro parenti, della loro patria, e

di tutti

i

loro beni ». Senonché, nel negoziare con la sleale

corte di Napoli, bisognava procedere con «

somma

Noi vi supplichiamo, Cittadino Primo Console,

cautela. di

sce-

gliere tra noi quelli, che voi crederete più adatti ad esser

sempre presso fornire tutti

di voi, o presso

sari in simili occasioni

Come

i

negoziatori della pace, per

schiarimenti di particolari locali, neces-

gli

»

^

vede, l'idea dell'Unità italiana, prima

si

cosi

speranzosa e baldanzosa, è diventata qui modesta e timida: essa sentiva intorno a sé l'ambiente poco favorevole. possibilità di

una pace

della Francia col re di Napoli

La era

spuntata suU'oi-izzonte politico. Pure, questo era ancora

molto incerto

;

e perciò la

prima



niva abbandonata del tutto.

e grandiosa idea

non ve-

Un'altra lettera scrisse

il

mese dopo; e fa in occamacchina infernale » del 3 ne-

Paribelli al Bonaparte, qualche

sione dell'attentato della

voso

a.

IX

(24

«

dicembre 1800). Proprio il giorno seguente recava al Paribelli la lettera di un

all'attentato, la posta

suo amico, da Firenze, nella quale

si

riferiva, tra l'altro,

che Maria Carolina aveva scritto da Vienna di Fuscaldo queste parole:

i

Fondo

Paribelli,

f.

54.

«

Daiis

un

mo'is

al

marchese

envlron vous

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

362

entendrez Véclat d'un tonnerre^ qui fera ébranler l'Europe

Parole che

».

Paribelli volle che fossero subito Dote al Bo-

il

naparte, perché potesse cercare nella giusta direzione gli autori dell'attentato,

reazionario

partito

realista,

primi tempi non

nei

attribuito

e

ma

centinaia di questi vennero deportati.

vava:

Maria Carolina annuncia

«

Il

al

che

ai giacobini, tanto

Paribelli osser-

alla fine di ottobre a

uno

dei suoi cortigiani ciò che deve accadere press'a poco tra

un mese,

e che accade

Essa aveva dunque cono-

difatti.

scenza perfino della maniera in cui

il

colpo doveva essere

dato, giacché

si

esprime con una metafora che contiene

precisamente

la

natura del fatto

remmo né

né su quella

dell'

»

^



Noi non giure-

parole di Maria Carolina,

sull'esattezza delle

interpetrazione malevola del Paribelli;

ma neppure giureremmo

sul contrario. Gli attentati contro

Napoleone furono concertati con l'intesa dei governi nemici; e Maria Carolina non rifuggiva dagli assassini: l'attentato della Paribelli

macchina infernale

ben supponeva,

mano anche cune

«



Giorgio Cadoudal.

notizie, che si

»

si

come

dovette,

alla fazione realista, e forse

Riferendosi poi ad al-

leggevano nella stessa

contento delle popolazioni del regno, l'occasione per aggiungere:

«

La

il

lettera, sul

mal-

Paribelli coglieva

lettera v'indica

anche

quali sono le disposizioni degli sventurati napoletani e ciliani, che, aiutati e

dare

lo

il

v'ebbe

si-

secondati dalla Francia, potrebbero

scacco alla politica inglese e sconcertare

i

suoi di-

segni di dominazione esclusiva sul Mediterraneo. Se mai

entrerà nel vostro disegno di fare qualche impresa in quei paesi, io vi avverto che

Francia, per loro patria,

le

molti dei napoletani rifugiati in

relazioni e pel

credito che

hanno nella

potrebbero ben esservi di qualche

utilità, e

che non vi sarà nulla che non siano pronti a imprendere

i

Fondo

Paribelli,

f.

52, cfr.

f.

74.

VI.

PARERE DEL PARIBELLl AL BONAPARTE

36a

contrade

dei

per sottrarre mostri che

le loro belle

tiranneggiano

le

»

giogo di ferro

al

\

In conseguenza di questa lettera, o in previsione di

durante

possibili complicazioni

giugno 1800 e alla

pace di Lunéville,

gno

di

il

questionario

«

1*^)

domande

sette

del

dise-

il

di

Napoli; e propose

»

di sette

domande,

con una speciale memoria

alle quali l'altro rispose

il

Marengo

Bonaparte volle studiare

una nuova invasione del regno

perciò al Paribelli un

Le

periodo che scorse tra

il

febbraio 1801, dalla battaglia di

il

^.

Bonaparte erano queste:

Quelles sont les dispositions des différentes classes d'habi-

tans pour leur Gouvernement et pour les Fran9ais dans Naples, les Provinces, 2^)

en Calabre

et

en Sicile?

Quelles sont les ressources en

hommes, en

argent, contri-

butions, denrates et objets nécessaires à l'armée? S^)

Quelles sont les ressources pour la marine, et les moj^ens

de communication avec l'Egypte? 4^*)

Quel système politique

les états

6°)

Quel système fìnancier faudrait-il y adopter? Quel système militaire faudrait-il y établir?

7")

Quels sont les ménagements à garder,

5°)

des Franpais, soit pour

le

modo

il

l'intérét

il

Paribelli,

che

il

miglior

:

il

il

suo popolo.

E

il

dominazioni straniere con

intenti fiscali, facevano soffrire la classe

era soddisfatta,

Fondo ff.

popolo napoletano

sistema feudale, la mostruosa legislazione,

tribunali stabiliti dalle varie

2 Ivi,

un po-

proprio governo, è la conoscenza del proce-

dere di questo verso era infelice

i

pour

e più sicuro di conoscere le disposizioni di

polo verso

biltà

soit

bien du pays?

Rispose alla prima d'esse

i

convenable d'adopter pour

serait-il

de Naples?

Paribelli,

156-171.

f.

51.

insidiata

media; né

la no-

abilmente dal Tanucci e

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

364

brutalmente maltrattata dall'Acton; e

medesimo doveva

il

La persecuzione contro

dirsi del clero.

patrioti e la guerra

i

disastrosa e le depredazioni della Corte in fuga, fecero ac-

cogliere nel 1799

tamente, questi

francesi

i

come

Ma, sfortuna-

liberatori.

condussero in modo assai biasimevole,

si

ed eccitarono contro di sé l'odio delle popolazioni. Ciò nonostante,

i

una ostinata resistenza

fecero

patrioti

masse reazionarie; e

il

la sua vittoria e restaurazione,

tro di esso, talché

ma

gli odi

la spedizione.

Paribelli) che, se

medesima reputazione

della

zione,

il

«

Io

civili,

non dubito (diceva

generale in capo fosse Moreau, o

il

con-

condotta pas-

la loro

Tutto dipenderà, dunque, dai capi militari e

che guideranno

il

ha accresciuto

francesi sono ora invocati di nuovo;

i

importa che facciano dimenticare

sata.

alle

procedere del governo regio, dopo

di lui per

il

altri

saggezza e modera-

rivolgimento accadrebbe senza colpo

ferire.

E

se

commissario del governo fosse un uomo probo, prudente

e dolce, un'organizzazione qualsiasi si farebbe

sima

facilità.

L'unico

general Pommereul,

missione sarebbe

il

adorato

e

stratore,

con

la

mas-

uomo per questa importante com-

rispettato

dalla

grande ammini-

nazione

napoletana,

della quale conosce tutte le inclinazioni, le circostanze, le risorse militari e politiche, per la lunga fatto

come

ispettore generale

tore di quell'arma nel

Ferdinando

».



Per

salvoché la nobiltà e

ha ora

vi

ha

della

la Sicilia si

dominazione pacifica di

può ripetere

lo stesso,

clero sono ivi favorevoli al re, che

stabilito nell'isola la sua corte.

Quanto

alla

seconda domanda, dopo avere affermato

fertilità del paese,

fare

il

tempo

dimora che

dell'artiglieria e organizza-

assegnamento

il

Paribelli osservava che

sulle risorse in

tre lo sperpero della

non

si

numerario, giacché,

guerra e dei saccheggi,

la corte

la

poteva ol-

aveva

portato via in Sicilia settanta milioni di franchi in oro e argento, e altri trenta milioni almeno

i

francesi. C'era in-

PARERE DEL PARIBELLI AL BONAPARTE

VI.

vece abbondanza di derrate; e di queste

vano in

una

in ciò

modo

tal

la

le

365

Sicilie forni-

Francia pel passato, che è da cercare

delle ragioni per le quali lo stesso Comitato di

salute pubblica evitò di dichiarare la guerra alla corte di

Napoli. Che se

dendo

si

venisse all'idea d'isolare gl'inglesi, chiu-

due

porti alle loro mercanzie, gli stati delle

i

Si-

potrebbero supplire per parecchi generi coloniali, con

cilie

la coltivazione dello

zucchero, del tabacco e dell'indaco.

Potrebbero dare inoltre in abbondanza buoni soldati: Gli abitanti di

sono bellicosi

;

ma

amano

lernitani

gono con

un soldo

armi da fuoco,

le

che

si

gitti

per

aria.

Non

nemici della loro patria e per

come

e

questo esercizio, che col-

in

di Napoli,

tra di loro

con

tirare

di perfezione

di battersi coi

ammazzano

sa-

i

armi più delle loro donne. Imparano prima

unicamente, a

la palla

provincie del regno di Napoli calabresi e gli abruzzesi e

la

miserabili, battendosi par-

contro partito, quasi in battaglia ordinata. I francesi hanno

tito

fatto

una dura prova

loro destrezza nel

da

feriti

ad

i

grado

tal

avendo occasione gloria, si

le

le loro

forse

di tutto, e

giungono a

quasi tutte

specialmente

del loro coraggio, della loro energia e della

maneggio

loro erano

delle armi, giacché

colpiti in

mezzo

della

tutti gli

fronte;

e

uccisi o

hanno reso

avessero conosciuto la disci-

essi la giustizia di dire: che, se

plina e la tattica militare, non avrebbero ceduto in nulla ai francesi stessi.

Ma il

occorre mettere in onore lo stato militare, che sotto

governo regio era schivato, tanto che

le

famiglie repu-

tavano infamia avere un dei loro nell'esercito, reclutato laddove, sempre

quasi

del tutto tra galeotti e briganti;

che

re formò corpi distinti e privilegiati,

il

die italiane e

i

Liparotti, nei quali

onesta, gli aspiranti

La

terza

si

si

come le guarammetteva solo gente

presentarono in gran numero.

domanda riceveva

risposta favorevole, essen-

dovi nel Napoletano e nella Sicilia molti ottimi porti, e facilità pel

passaggio in Egitto.

«

Questo passaggio (diceva

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

366 il

Paribelli) è tanto più facile e sicuro, in

è bisogno di varcare né la Sicilia e l'Africa

cerebbe molto

Ma di

la

È

quanto non

non nuo-

e perciò la crociera inglese

;

ci

Messina né quello tra

».

quarta domanda porgeva occasione e svolgere la

ripigliare

Italiana

lo stretto di

sua idea

al

favorita

Paribelli

dell'Unità

:

impossibile

con esattezza

rispondere

senza sapere qual sistema politico d'Italia, dal

quale

a

domanda

questa

adotterà per tutto

si

il

resto

sistema politico da adottare a Napoli deve

il

essere assolutamente dipèndente e subordinato. Se la Francia, in

questo la

momento che

sue vittorie l'han messa in grado di dettar

le

legge e di eseguire

considerare se non

cosa che

tal

come un voto

i

del

politici

loro

non hanno osato

cuore, troppo lontano

dalla possibilità dell'esecuzione, avesse voluto veramente pronun-

ziare la

una parola

sua

risolutiva, e assicurar per

felicità e la

sempre

la

propria gloria,

sua tranquillità, e quella dell'Europa

intiera,

essa non avrebbe certamente lasciato sfuggire questa occasione,

che probabilmente non tornerà più per un lungo avvenire, di fare

uno Stato

di tutta Italia

Non importa posto che una delle Alpi stranieri,

fino

solo.

la costituzione

al

che questo Stato avrebbe adottato,

medesima voce

sola e

Mar

Ionio,

fosse

risonata dalla

cima

almeno pei suoi rapporti con

conformandosi pel governo interno

alle circostanze,

gli

che

non permettono forse pel momento

l'unità

questo Stato, finché gl'italiani non

adusino a guardarsi tra loro

come

figli di

una medesima patria

tudini, che, a cagione del

portati a considerarsi

si

e

e

l'indivisibilità di

abbandonino

frazionamento dei loro

come

le

antiche abi-

Stati,

rivali e stranieri, piuttosto

li

hanno

che com-

patrioti.

Per questa felice combinazione si giungerebbe a stabilire una nuova bilancia politica in Europa, tanto più durevole in quanto non sarebbe fondata solamente sopra una proporzione di forze reali particolari, soggette a mille alterazioni in ogni istante,

una proporzione più generale

di forze,

ma

sopra

appoggiata da due opinioni

diametralmente opposte, che dividerebbero l'Europa in due grandi

PARERE DEL PARIBELLI AL BON APARTE

VI.

parti

;

367

monarchie assolute,

cioè le costituzioni rappresentative e le

terrebbero in dovere, osservandosi ed equilibrandosi

che

si

con

le altre.

le

une

Restringendosi al caso di Napoli, sarebbe necessario da

un governo rigoroso, nome, che impedisse le reazioni e

principio, fatta la conquista, stabilire

militare senz'averne

il

vendette dei sedicenti patrioti.

Il

generale in capo,

com-

il

missario straordinario del governo francese, un altro francese che avesse l'incarico delle finanze, e alcuni degli uo-

mini

di

maggior credito ed autorità del paese, dovrebbero

formare un consiglio supremo, che reggerebbe sto

modo,

se la sorte delle

cedere di nuovo

il

armi costringesse

tutto. la

A

que-

Francia a

paese al suo antico sovrano, non

si

sa-

rebbe compromessa troppa gente. In ogni caso, anche nel

breve periodo di un'occupazione militare, bisognava

meno, per migliorare

le

ultime tracce del feudalismo, in

lire fin le

rimetterlo in

impossibile

al-

condizioni delle popolazioni, abo-

piedi

;

e

fare

modo che

il

fosse

medesimo

di

tutte le altre leggi, usi e costumi, che gli somiglino. Cosi il

popolo ti-arrebbe almeno un profitto da tutte

e sacrifici,

che

le

avrebbero arrecato.

giamento

le

disgrazie

rivoluzioni e l'invasione francese

— Che se convenisse

di dinastia,

i

gli

accettare un can-

francesi stessi dovrebbero lasciare

al

paese una costituzione monarchica moderata. Se però

si

volesse farne

uno Stato

libero, occorrerebbe,

dopo

sei

mesi, porvi un governo regolare, sul genere press'a poco

Dubisognava raccomandare di

di quello di Francia e delle altre repubbliche italiane.

rante

il

periodo di transizione,

tenere distinti gli interessi francesi da fissando con

esattezza le

quelli

nazionali,

contribuzioni, che converrebbe

dividere in più anni.

La quinta domanda concerneva il

quale,

per

le

il

condizioni del paese,

sistema finanziario;

dove

la

ricchezza

era quasi interamente fondiaria, non poteva essere se non

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

o68

quello delle imposte dirette.

L'industria vi è quasi nulla,

«

non serve tutt'al più se non fornire molto imperfettamente ^i primi bisogni dei popoli, senza giammai arricchire coloro che l'esercitano. Anche il commercio serve e

modo

soltanto a facilitare in qualche dell'agricoltura, e

dei

prodotti

non procura grandi ricchezze,

fatta ec-

l'esito

cezione di alcuni monopolisti delle derrate principali

comuni dovevano essere le terre

del loro

».

resi responsabili delle esazioni

tenimento. Occorreva abbattere

Alla sesta domanda, sul sistema militare, le

le bar-

commercio.

riere e gli ostacoli di ogni sorta al

rispondeva che, nell'ipotesi che

1

per

due

il

Paribelli

Sicilie costituissero

Stato da sé, conveniva introdurvi la coscrizione generale,

disciplinando una parte dei coscritti con

l'

irreggimentarli

formando dei depositi d'armi per gli esercizi militari nei comuni. Accanto a queste milizie, dovevano stabilirsi alcuni

e

corpi di truppe regolari

come nucleo per

servire in qualche occorrenza pati gli ufficiali. Questi corpi coi francesi, e forse era

l'esercito, e

per

improvvisa e tenere occu-

dovevano stare sempre

uniti

bene formarli come battaglioni

al

séguito delle mezze brigate francesi. La cavalleria, per la natura montuosa del paese, doveva essere poca; preferibili le truppe leggiere: per la polizia interna, istituire gendarmi da serbare e preparati al modo dei mich eletti spagnuoli ;

perfezionare gli artiglieri litoranei. Sull'ultima domanda,

il

Paribelli

mostrava ancora una

volta l'importanza per la Francia di assicurarsi un

dominio nell'Italia meridionale, e

la

difficoltà

di

pre-

averla

un re invece di una repubblica. Dava, infine, consigli sui modi di guadagnarsi il clero con le promozioni, e col rinnovare da cima a fondo il clero alto. ligia se

vi

si

stabiliva

VII

La pace

di

Firenze

_Lie cose per allora volsero alla pace fatto

d'arme a Siena,

prima l'armistizio

marzo tani,

1801).

il

di Foligno, e poi la

Paribelli e

Il

:

dopo un piccolo

Murat concluse col re di Napoli,

il

Ciaia,

pace di Firenze (26 deputati dei napole-

spiegarono anche in questo periodo, e con miglior

successo, l'attività loro. Sin da quando, nel febbraio 1801, il

marchese

di Gallo, inviato dal re di Napoli, si era recato

a Parigi per aprire le trattative (trattative rotte per

di

non aver voluto

pace col Talleyrand il

Gallo accettare le

condizioni disastrose e umilianti, che vennero poi accettate

a Firenze), essi avevano scritto al Primo Console per avvertirlo

di

procedere cauto in quelle trattative. Vero è

dicevano) che

(essi

uomo capace suoi,

il

il

marchese

aveva mandato

re di Napoli

e probo e

di Gallo;

ma

spione contro

i

patrioti al

zione, spione della regina

di «

tempo

presso

il

Orazio de Mat-

della

prima persecu-

Gallo, cosi nella sua

alunno in diplomazia

perseguitati politici,

come

i

tal

missione a Vienna come allora in Parigi, sotto

non nobile,

solo

l'aveva circondato con uno

sciame di spioni, capo dei quali era un tei,

il

galantuomo che possedesse tra

».

titolo,

lui

Per garantire

non bastava un semplice

i

articolo ge-

si

era fatto con l'Imperatore; e ciò per varie

ragioni, tra le

quali che la lealtà della corte di Vienna

nerico,

370

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

era ben superiore a quella della corte di Napoli, e che

l'Imperatore non

nemico

»

Abbozzavano

politici.

introdurre

come

era,

si

personale

«

coltà di restare o

di Napoli, costituito

re

andar

»

dei suoi avversari

uno schema degli

inoltre

libertà di tutti

:

il

e « vendicativo

articoli

con

prigionieri di Stato

i

richiamo degli

via,

esuli,

da fa-

garan-

francese e russa per questi, reintegrazione nei beni

zia

e restituzione di ciò che la corte aveva indebitamente confiscato, facoltà di

lunque maniera rendite o

le

i

i

vendere, permutare o alienare in quabeni mobili e immobili, per trasportarne

valori capitali dove

si

volesse, senza alcun

impedimento. Davano poi chiarimenti sulle varie forme della proprietà nel regno di Napoli, distinguendole in cin-

que: proprietà libera, fedecommessi in linea diretta, fede-

commessi con sostituzione

in

linea trasversale, proprietà

feudali, pensioni vitalizie dei cadetti di famiglie nobili; e

sui vari accorgimenti, che ciascuna di queste classi richie-

deva nella formolazione degli

me

cose ripetevano

il

^ Le medesiuna lettera al

articoli relativi

Paribelli e

Ciaia in

il

Berthier, in cui tra l'altro l'esortavano a far uffici presso

ministro degli esteri Talleyrand,

un appunto

del Paribelli,

si

quale,

il

teneva generalmente dai na-

poletani corrotto dall'oro di Carolina

1

Fondo

Paribelli,

ff.

2

Fondo

Paribelli,

f.

Napoli Luigi

si

racconta che

XVI

58-62. 64.

In uno scritto del Paribelli sulla corte di

il

barone di Tillemont, ambasciatore di re

ma Maria

une viaison de jjsrtinence royale

le

et

^,

a Napoli, non avendo voluto giurare la costituzione del

1791, fu destituito;

enfants

il

come appare da

et

Carolina

des pemions très généremes

crédit de cette famille ayant

de Naples, où

elle

«

logea tonte sa famille dans

donna de Vemploi dans au pére

et

donne de Vombrage à Acton,

ne fut rappellée que

les

troupes aìtx

à la mère jusqii'à il

la

fit

ce

que

chdsser

quand Vevéque d^Autun entra au

Ministère des rélations extérieures en France. Alors on lui dépécha un courrier extraordinaire

à Vienne pour Vinviter à retourner à Naples, où

les

LA PACE DI FIRENZE

VII.

Mentre

pace

la

presero che

il

si

negoziava,

371

patrioti napoletani

1

ap-

re di Napoli aveva ottenuto la mediazione,

l'intercessione e la protezione dell'imperatore delle Russie.

Paribelli

Il

personalmente

non pose tempo

mezzo. Egli conosceva

in

generale barone di Springponten, primo

il

negoziatore russo, venuto a Parigi in quel tempo. Al ba-

rone di Springponten presentarono

una nota,

tani

quale fu presto seguita da una più lunga

la

memoria, indirizzata

czar Paolo

allo

documenti furono redatti dal

La nota

al

deputati dei napole-

i

I.

Entrambi questi

Paribelli.

barone di Springponten è in data

dell' 11

febbraio 1801, e prende le mosse dalla lettera del 5 pio-

voso del general Murat sultava che

».

E

all'imperatore di Russia faceva appello non

solo per questa qualità di protettore del re di Napoli,

anche per

come uno

sione

particolari, a noi

dei firmatari, chiarendo in questa occa-

ben

noti,

ribattendo tutte le obiezioni che le

La memoria

ma

da colui presa nella capitolazione dei

la parte

castelli i

ri-

Napoli dipendeva dal grado

M. l'imperatore di Russia voleva ac-

di protezione che S.

cordargli

general Damas, dalla quale

al

la sorte del re di

«

diretta a

Paolo

I

^

della capitolazione, e si

potevano fare ^

aveva per iscopo

di

svelare l'intenzione segreta dei coalizzati, che volevano

ingannare

la

buona fede dell'imperatore di Russia, e di decommessa dalla corte di Napoli con la

nunciargli l'iniquità

rottura della capitolazione.

deux baronets

dame de ayant le

sont colonnels

et

Il

Paribelli vi

se battirent

contre

les

si

estende ad esa-

franqais, la mère

est

par

an,

la cour de la Reine avec seize mille francs d'appointem£nt

été déclarée

telle

sur

les

vaisseaux anglais au

moment de

la fuite, et

baron jouit d^une pension annuelle de vingt-quattre milles francs » {Fondo

Paribelli^

f.

1

Fondo

2

Ivi,

ff.

147).

Paribelli,

81-127.

ff.

76-80.

372

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

minare

la situazione politica del

tempo, e a mostrare l'in-

una grande coalizione delle potenze del Nord, accompagnata dal blocco continentale contro teresse di costituire

La

l'Inghilterra.

violazione della capitolazione qui è attri-

buita specialmente all'Acton, che avrebbe avuto l'intento di screditare per tal

modo

notare in questa memoria

cosi nel testo francese

Ces

È da

Micheroux.

il

caldo elogio, che

Paribelli

il

Czar di Russia, dei patrioti napoletani. Esso suona

fa allo

leur

Ruffo e

il

il

hommes

avaient été

célèbres, ces illustres martyrs de leur

ceux

étaient

Patrie,

:

qui,

appellés par le

amour pour

désignés par l'estime publique,

vainqueur à remplir

premières

les

places de l'Etat et qui, cédant à la nécéssité, consentirent à les accepter.

dévouement qu'on avait dù

C'était à leur

le

bonheur, rare dans

de semblables circostances, de voir un royaume changé en république sans une seule arrestation, ni aucun acte de vengeance ou

de tyrannie,

de voir un gouvernement nouveau compose

et

mes vertueux

et

d'

hom-

sans autre passion que celle du bien de leur

Pays.

La conduite

qu'ont tenue ces

hommes dans

fonctions, a bien justifié la réputation qui zèle le plus ardent

pour

le

les

l'exercice de leurs

avait précédés.

Le

bien public, un désintéressement trop

rare dans ceux qui concourrent à une revolution, une

àme exempte

d'ambition et de toutes vues personnelles, une activité, une sagesse,

une pureté d'intentions à toutes épreuves, signalèrent leur

administration. Mais

ce qui

doit

plus surprendre

le

extréme modération, qui, ayant donne à

un

si

grand caractère de douceur,

offrit

spectacle jusqu'à présent nouveau d'un

citoyens.

Une

telle

leur

étonné le

à l'univers

changement de gouverne-

ment sans échafauds, sans proscriptions de sion de sang des

c'est

de Naples

la revolution

partis, et

modération

sans effu-

était

d'autant

plus admirable chez eux, qui presque tous avaient été victimes

de longues

et cruelles persécutions excitées

par les

mis, qu'ils avaient en leur puissance et auxquels

mémes

ils

enne-

surent par-

donner. Qu'on veuille comparer cette noble superiori té

d'esprit,

.

LA PACE DI FIRENZE

VII.

373

cette élévation de sentimens des patriotes Napolitains avec l'atro-

des traitemens que la Cour et les Royalistes leur firent éprou-

cité

d'hommes

ver; et qu'on juge à laquelle de ces deux classes posterité doit adjuger la

Mais ce qui

fit

palme de

la

la vertu.

encore briller leur héroisme dans tout son éclat

ce fut le courage, la formeté inébranlable, par lesquelles, enten-

dant gronder l'orage

Romains

lors

sur leurs

semblables aux sénateurs

tétes,

de l'invasion de Brennus, qui périrent sur leurs

chaises curules,

aimèrent mieux mourir à leur poste que ra-

ils

cheter leur vie au prix d'une bassesse ou d'un làche abandon de leur Patrie et de leurs Concitoyens.

Voila quels étaient les

publique

hommes

qui furent voués à l'exécration

en spectacle sur les échafauds!^

et trainés

Queste pratiche, fatte presso «

un pieno Intanto,

come

risultato », si

divulgava

parve

governo russo, ebbero

il

sapere

concernente

agli esuli insufficiente, e in

voco. Priiga che

il

Paribelli stesso

i

perseguitati poli-

qualche parte equi-

trattato fosse ratificato,

il

^.

di pace di Firenze; e

trattato

il

l'articolo settimo di esso, tici,

ci fa

il

Paribelli e

il

Ciaia scrissero al Primo Console, richiamando la sua atten-

zione sulle difficoltà che l'articolo incontrava. Si diceva in quell'articolo:

1

Fondo

Paribelli,

«

Tutti

f.

100.

A

i

f.

sudditi

104

si

del

re di Napoli, che

conferma che

il

Cirillo ricusò

una domanda al Re. A f. 103 si legge, a proposito dell'iniquo procedere della Giunta di Stato, quest'aneddoto concernente Mario Pagano: « Ce fut dans une de ces occala grazia, offertagli a patto di firmare

sions que le célèbre philosophe et jurisoonsulte '

Essais politiques

',

des

'

Réflexions sur

sieurs autres ouvrages estimés,

prononga

ce

le

Mario Pagano, auteur des

procès criminal

gesse et sa constance. Lorsque le monstre Speciale voulait

viontrer son innocence,

il lui

mori; la Cour Vabhorre, song froid de Socrate:

*

dit:

et le

'

Tout

est

est

'.

Fondo

Paribelli,

f.

65.

de plusa-

Vempécher de de-

àia

Ce héros rèpondit avec

le

maintenant égaré; mais je mourrais

content si ce peuple avait une volontà, qui put en imposer 2

et

inutile: ta téle est dévouée

Peuple la veut

Le peuple

'

grand mot, qui honorera sa

à

ses

magistrats

'

»

374

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

non siano

stati perseguitati, banditi o costretti

volontariamente se non per

a spatriare

relativi al soggiorno dei

fatti

francesi nel regno di Napoli, potranno tornare e saranno

Ma non

reintegrati nei loro beni

».

coloro, che fossero

condannati prima di quel tempo

stati

vi

diceva che

si

a cagione delle loro opinioni politiche e del loro alla

tutti

affetto

causa della libertà e dei francesi, sarebbero chiamati

a godere del benefìcio dell'articolo. Si parlava in esso di «

tutte le persone presentemente detenute a cagione delle

loro opinioni politiche

bertà;

ma

«

detenuto

»,

»,

importa semplicemente un

dannato

».

da dover essere rimesse in

e

li-

nel linguaggio giuridico napoletano, «

accusato

»,

non ancora

«

con-

E, infine, l'articolo non provvedeva alla libera

disposizione dei beni di coloro, che non fossero tornati in patria K

Anche questa nota ebbe buoni associato per corrispondenza

l'articolo set-

risultati:

timo ricevette una maggiore estensione, e

Paribelli fu

il

cittadino Alquier,

al

amba-

sciatore a Napoli, per concertare insieme l'esecuzione del trattato per ciò che

concerneva

i

patrioti. L'Alquier, cosi

istruito e sostenuto, tenne fermo;

nati d'ogni specie

e

i

detenuti e condan-

furono messi in libertà, e

gli esuli ri-

chiamati con ogni garanzia. Gli è per ciò che

scrivevano

al

Primo Console per manifestargli

menti dei loro rappresentati, ed esprimere si

la

i

deputati

ringrazia-

i

speranza che

ottenessero nuovi risultati per ciò che concerneva

non

solo dei patrioti superstiti,

ma

anche dei

figli

di coloro, ch'erano stati vittime della reazione

E

poiché, passati alcuni

aveva ancora messo

mesi, la corte di

in esecuzione

st'ultimo punto, essi intervennero di

1

Fondo

2 Ivi,

ff.

Paribelli, 67-8.

f.

66. Cfr.

^.

nuovo presso

ff.

beni

Napoli non

le stipulazioni

Fondo Ruggiero,

i

ed eredi

311-4.

su queil

Primo

VII.

Console, nel

LA PACE

375

DI FIRENZE

momento che stava per concludere

la

pace di

Amiens. Scopo del ritardo della corte era probabilmente per qualche tempo ancora

la voglia di godersi

dei beni confiscati K

venire, trioti

quando

la

E

corte di Napoli

rimborsassero secondo

quel tempo

le

il

pretendeva che

valore nominale

carte di banco, con cui

quei pagamenti, perdessero

somme che avevano

proventi

i

un'ultima volta dovettero inter-

esatto

i

(e

i

pa-

benché

in

erano effettuati

si

tre quarti del loro valore), le

come impiegati ed

ufficiali della

Repubblica napoletana; e ciò senza resa di conti, ch'era per altro impossibile, essendo state distrutte tutte

le

della Repubblica. Iniqua pretensione: sia perché

patrioti

non avevano potuto opporre matosi per al

rifiuto al

;

sia

suo ritorno, aveva esatto da capo tutte ai

carte

nuovo governo,

effetto della diserzione del re

chiarando nulle quelle versate

i

for-

perché costui,

le

imposte,

di-

francesi e ai repubbli-

cani; e sia, infine, perché la corte aveva goduto per due

anni

le

rendite dei beni sequestrati; anzi, per altri cinque

mesi dopo stipulata

la

pace di Firenze. Anche quest'ul-

timo passo dei deputati dei napoletani venne coronato dal successo

1

^.

Fondo

2 Ivi,

ff.

Paribetli, 69-70.

ff.

68-9.

vili

Conclusione

I

documenti, da noi passati in rassegna, mettono in

bella luce le due figure di Cesare Paribelli e di France-

scantonio Ciaia, e illustrano l'attività da essi spesa a prò della Repubblica napoletana, e per

alleviare le sventure

cagionate dalla caduta di questa. Prima di chiudere, sarà

bene dare un cenno intorno

alla vita posteriore

due

dei

protagonisti del nostro racconto. Il

Ciaia

si

trovava ancora a Parigi nella seconda metà

tempo

del 1806. In

quel

mandava da

Napoli, tornata di

suo

amico Boccapianola

nuovo

una copia dell'ode d'Ignazio

francese,

Sant'Elmo: amico

il

(gli

«

E

notte alfine

scriveva

È

la

«

te

e

a

le

tava a tornare tra Il

Ciaia

anni

momento

nel e

Fondo Ruggiero,

tue e le mie

le

piaghe del tuo bel cuore le

Fasano

ff.

».

E

lo esor-

braccia dei suoi amici, lasciando Pa-

tornò difatti

visse da allora in

1

il

tre

parola data. L'ho copiata piangendo: quanto

lagrime sanare

*.

in

scritta

mio carissimo

me, posso mandartela

mai piangerai tu nel leggerla! Possano

rigi

Ciaia,

Eccoti,

finalmente arrivato

quale, senza nuocere a

mantenere

ecc.

gli

dominio

il

Boccapianola) l'ode, che

il

sono mi domandasti.

»,

sotto

126-7

o,

in patria

in

quel

tempo, e

presso la sorella, in Massafra.

CONCLUSIONE

vili.

377

Nel decennio fu consigliere d'intendenza a Lecce, e poi a

dopo

Melfi e a Barletta: ufficio, che lasciò

la rivoluzione

del 1820. Nel 1829, avendo sposato in Martina Franca la

signora Desiati, vedova

Basile, prese

dimora

stabile

in

quella città. Gli piacque sempre vivere in corrispondenza

Novantanove.

coi suoi vecchi amici del

chiuse l'onorata vita

A

Martina Franca

10 ottobre 1849, nell'età di settan-

il

tanove anni ^ Il

Paribelli

ebbe nel 1802 una missione in Elvezia,

tembre

di quell'anno scriveva

da Milano

e pro-

Ma

nel set-

al Ciaia,

comuni-

priamente a Berna, come agente diplomatico.

candogli che la missione era cessata subito, per essere egli valtellinese e quindi in opposizione d'interesse coi Grigioni,

appartenenti alla Confederazione elvetica; e parlava del posto, che

il

vicepresidente della Cisalpina gli destinava,

d' ispettore alle riviste della

guardia del governo, con grado

Ma non

ed onorario

di

speranze

adempissero presto. Cesare Paribelli fu dal go-

si

capo di brigata

^.

pare che

le

sue

verno del Regno d'Italia nominato sottoispettore delle rassegne di seconda classe nel gennaio del 1809; e nell'aprile 1813, delle rassegne di

cesco

1

d'Austria, ebbe

I

cinque

le

di

colonnello, col

quale

figliastri del Ciaia.

Ruggiero,

ff.

315-20. Nella lettera del 18

di avere-riveduto in Svizzera

», e in Ginevra Gaetano Rossi, che mi

seppe Piatti

alla

grado

il

Nel 1819, sotto Fran-

notizie al sacerdote Giuseppe Sampietro di Faha attinte dal signor Angelo Basile, ultimo superstite dei

Fondo

contava colo,

classe.

Dobbiamo queste

sano, che

2

prima

duchessa di Capracotta,

rita (Fasulo), al Battiloro, al

e

il

loro

«

lo scopritore della

fece ridere a crepare al

«

buon Cassano

JuUien

e a tutta

settembre 1802 rac-

sventurato amico Giu-

»

,

la

quadratura del

famiglia di lui

cosi via. In un'altra lettera del 27 ottobre 1802 parlava

sua cugina e del bravo amico Imbonati Atimonelli.

»

,

di

cir-

Mandava saluti all'amica Marghe».

«

;

e

dell'amabile

Titta Mastelloni e di

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

378

venne poi pensionato. Aveva una vena appartenne anche, dal 1811 in di

Mantova,

e,

durante

i

lieti

La madre ottuagenaria

belli iuniore,

che

lo

di letterato e poeta;

airAccademia virgiliana

lunghi anni della vecchiaia, fece

spesso cantare la musa, nei amici.

poi,

avvenimenti

di parenti

ed

dell'avvocato Cesare Pari-

ricorda perfettamente, lo dice persona

di carattere allegro, piacevole, e molto gradita in società. Il

23 marzo 1847, a ottantaquattro anni, mori in Milano

quest'uomo, che, nativo dell'Italia settentrionale e vissuto a lungo nella meridionale, fratello del presidente del Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina ed egli stesso compo-

nente del Governo provvisorio della Repubblica napoletana, zelatore in e

compagnia

di

napoletani d'interessi nazionali

napoletani, sembrò per qualche tempo impersonare in

medesimo le aspirazioni, due parti d'Italia. sé

i

sentimenti e

i

destini delle

ILLUSTRAZIONI

e

DOCUMENTI

Nuovi particolabi sulla eivoluzioke

Tra titolo:

le carte del Paribelli si

trova

Notes sur la Cour de Naples

qui Vont amenée {Fondo Paribelli, dotta fino al

tempo

et

ff.

una sur

di

Napoli

scrittura incompleta col

Revolution

la

132-154).

et les

causes

La narrazione

è con-

tradimento del Dumouriez (aprile 1793);

del

e vi s'incontra qualche notizia

non priva d'interesse

sulla politica

dell'Acton.

Maggiore importanza hanno

Notes historiques sur

le

Championnet, menzionate di sopra lato nel 1800 pel

(p. 353), ch'egli

le

general

aveva compi-

Rousselin de Saint-Albin, biografo di quel ge-

non furono adoperate,

nerale. Queste note

o

molto poco, nel

men

che mediocre lavoro del Saint-Albin. Da esse apprendiamo alcuni particolari nuovi, specialmente intorno alla cooperazione

Championnet ebbe nella sua impresa dai

Appena messosi a capo dice

il

dell'armata di

che

lo

patrioti napoletani.

Roma,

lo

Championnet,

Paribelli:

s'entoura

des

meilleurs

parrai

les

patriotes

napoHtains exilés ou

échappés de leur patrie du temps de la persécution royale, afin de s'aider de leurs conseils pour la réussite d'une entreprise aussi grande et aussi difficile.

Laubert

extraordinaire sous tous

miration de toutes lui

avaient mérité

les l'

était

les

le

premier de ce nombre.

Homme

rapports, et digne de l'amour et de l'ad-

honnétes gens, ses talents et ses vertus, qui

estime et l'amitié de Joubert, ne tardèrent pas

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

380 à gagner

le

coeur du bon Championnet.

Il

se concerta clone

avec lui

bonne disposition et de l'enthousiasme des patriotes napolitains, dont Laubert jouissait à bon droit d'une entière confìance. sur

le

moj^en de tirer parti de

la

Giunto a guerra incominciata,

Macdonald continuasse neva per certo che re di Napoli

mercé

e ch'era spia di tera,

la

Championnet impedi che

lo

ritirata

sopra Ancona.

il

Macdonald fosse

la

duchessa Lanti

Maria Carolina

;

Il

il

Paribelli te-

stato disposto in favore del di

Roma,

ch'egli corteggiava

e afferma ciò in

base di una

let-

a costei diretta dalla duchessa Lanti, e che sarebbe stata in-

Vasto dai patrioti abruzzesi.

tercettata a

Entrato negli Stati napoletani, voulant d'un coté récompenser ces

lo

Championnet,

officiers

de l'armée royale, qui

avaient principalement contribué à ses victoires, et empécher eeux qui s'étaient tenus dans l'indifférence de se déclarer contre lui de crainte

méme ceux qui étaient encore attachés Cour par l'assurance d'étre conservés dans leurs rangs sous le Gouvernement républicain, fit une proclamation par laquelle il assurait à chacun leurs places et des larges récompenses à ceux de perdre leur état, et gagner

au

parti de la

qui s'étaient déjà distingués, ou se distingueraient ensuite, en faveur

de

la liberté.

Cette première opération produisit

car presque tous Il

les officiers

embrassèrent

le

le

plus grand

effet,

parti de la République.

organisa ensuite une Commission composée des exilés napolitains,

qui étaient rentrés dans leur patrie avec son armée, afin de

lier

une

correspondance plus étroite et plus suivie avec leurs compatriotes de l'intérieur, et surtout de la capitale. Cette

par Laubert, et produisit

Commission

plus grand bien. Elle

le

était présidée

commenda d'abord

à dépécher par ordre du General plusieurs apótres dans toutes

communes pour y précher toutes les calomnies, que

les le

principes révolutionnaires,

Royalisme

et les prétres

les

y démentir

y avaient

dé-

bitées depuis dix ans afin de rendre partout les Fran^ais odieux et les faire

regarder

ser à recevoir en

comme

des vrais antropophages, et afin de les dispo-

amis leurs libérateurs. Elle Ha ensuite une corre-

spondance directe avec les patriotes les plus inflaents de la capitale, pour concerter les mésures à prendre pour effectuer le changement du gouvernement avec le moins de désordres possibles dans une capitale immense, oìi le Royalisme ne cessait pas de s'agiter dans tous les sens, et

de travailler

et séducteurs.

les

peuples par tant de raoyens mensongeux

La Commission, connaissant

tous les principaux pa-

ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI

381

triotes des armées, et jouissant de leur confiance,

ne tarda guère à

dans l'armée qui restait encore, et

se pratiquer des intelligences

tout dans

la forteresse

de Capone, au

moyen

siir-

desquelles cette der-

Mack et du Gouvernement Na polita! n devait étre aux Fran9ais sans coup ferir, en empéchant en méme temps la

nière ressource de livrèe

désorganisation totale de l'armée royale et la disposant à passer en

ben ordre sous l'étendard de

Macdonald

Il

la

è biasimato

République.

anche dal Thiébault per avere

nanzi a Capua esposto l'esercito tutta la campagna, a uno scacco.

punto

in-

francese, fin allora vittorioso in Il

Paribelli illustra bene questo

:

sages et humaines {dello Championnet)^ desquelles bon succès de tout le reste, avaient été si bien concertées qu'elles ne pouvaient manquer de réussir, si la précipitation du general Macdonald, commandant l'avant-garde, qui s'était presque tout-à-fait émancipé de la subordination du general en chef, pour la sotte ambition de faire un coup d'éclat, ne les eùt pas faites échouer. En effet, lorsque tout était arrangé dans la place pour que au mo-

Ces mésures

dépendait

le

ment de l'attaque des

franQais toutes les batteries extérieures et in-

térieures fussent servies par des officiers et des soldats

qu'on espérait garnison sous

méme les

du complot,

et

de faire marcher sur Naples une partie de la

ordres des généraux patriotes pour

Mack et les autres chefs qui avait été communiqué au general

Lazzaroni, et d'arréter

y contenir

tenaient pour

les le

fran^ais pas des que ce pian patriotes qui au risque de leur vie étaient sortis de la place à cet effet et par l'ambassadeur cisalpin Martinengo, qui se retirait de

roi, et

Naples; Macdonald, sans attendre l'heure marquée, sans concert, sans artillerie,

la place

avec environ mille

de Capone et

la fait

hommes de sommer de

cavalerie, se presènte devant se rendre.

Mack d'abord

se

une rèponse très fière; mais, voyant son insistence, et ne pouvant concevoir qu'un general en son bon sens puisse oser de bonne foi sommer avec une poignée d' hommes sans artillerie une place assez forte, dèfendue par une bonne et nombreuse artillerie, avec une garnison de deux-milles hommes commandos par un general en chef, soutenue par des ouvrages extérieures assez considérables et par une rivière, dont les bords escarpés étaient mit à

rire de cette

gasconnade, et lui

fit

impraticables à la cavalerie, qui l'attaquait,

de

la vérité et

il

commen9a

à se douter

de ce qui se passait, et ayant observé que

niers tiraient toujours de volée et

manquaient

la

les

canno-

colonne ennemie

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

o82 avec

la mitraille,

menala d'en

fit

il

sur

fusiller

autant avec tous

faire

canon quelques

le

artilleurs et

autres qui manqueraieni leurs

les

coups. Alors la colonne franpaise fut forcée de se retirer, laissant sur le

pavé environ cinquecents hommes, et de cette manière

tant de peines et de

tant_,

Le conseguenze furono coraggiando cesi.



fruit de

disastrose, scoraggiando

i

patrioti e in-

popolazioni già irritate dalle violenze dei fran-

le

Dopo

le

de risques des patriotes fut perdu.

rottura

la

dell'armistizio

Sparanise,

di

ch'erano in Napoli, operarono sugli Eletti della

città,

i

patrioti,

perché

si

mettessero in corrispondenza con lo Championnet. Quelli accettarono, e

mandarono una

lettera per

che era rientrato in Napoli;

liati,

mezzo

di

ma

messo, nel recarsi dal

il

uno dei

generale francese, fu arrestato dai lazzaroni, e non

morte se non perché inghiotti

la lettera

literno, dal quale,

sua ambizione

promesse

e

quantunque non

e pei suoi rapporti

gli

si

il

salvò dalla

Anche

pericolosa.

fecero nominare generalissimo del popolo

trioti

patrioti esi-

i

pa-

principe di Mo-

avessero molta fiducia per la

con

la regina,

avevano ottenuto

giuramenti solenni.

Durante l'anarchia popolare,

lo

Championnet

s'occupait à Capoue de l'organisation

composée de tous

les

d'une Legion Campaniemie^

déserteurs napolitains qui avaient passe de son

coté et de tous les soldats qui venaient lui la dissolution

de l'armée royale.

Il

demander du

service après

confia ce soin au prince Pignatelli

Strongoli, exilé napolitain militaire.

Allora, résolut 9aise

club

«

il

dei patrioti, ch'era in Napoli

»

de tout tenter pour

dans

la capitale*, mais,

plus prompts

pour

faire

empècher

en

méme

cesser

l'entrée de

l'armée

fran-

tems, de viser aux moyens

l'anarchie.

le

Les patriotes, voulant

toujours conserver une espèce de régularité dans la

:

les affaires,

malgré

conduite très-équivoque, et quelquefois ouvertement perfide, du Maet souhaitaient que son qu'on allait entreprendre avec les donc prier Championnet de lui en faire l'ouverture

gistrat de la ville,

le

ménageaient encore,

autorité intervint dans fran^ais.

On

fit

le

traité

il eut la bonté d'3^ consentir pour contenter les patriopour gagner du tems, jusqu'à ce qu'il fut en mesure de pouvoir donner la lei, et méme parce qu'il était lui mème convaincu que l'entrée de son armée en conquérante dans une ville comme celle de

le

premier, et

tes et

ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI Naples, aurait été désastreuse pour

le

ble l'indiscipline et la démoralisation

au Magistrat de

lettre

nommé

Poerio

i,

pour

la lui

du

donc une

soldat. Il écrivit

remettre. en

les

le

un

à

patriote napolitain,

chargeant de l'accompa-

moyens de persuasion propres à

mémes dans

entrer les royalistes

peuple et aurait porte au com-

la ville, qu'il confia

gner de vive voix de tous

383

ses

vues salvatrices.

Il lui

faire

déclara

en outre qu'en cas de refus il aurait avance sur Naples: mais qu'il n'aurait pas hazardé d'y pénétrer sans que les forts de la ville, ou au moins celui de St. Erme, ne fussent entre les mains des patriotes. Poerio, à son arrivée à Naples,

communiqua

Magistrat de

que sous

la ville, afin

au club membres du messager de Cham-

sa mission

un

centrai patriotique, et celui-ci envoya chercher

ses auspices ce

des

pionnet put traverser la ville sans accidents, et se transférer à la

maison de

ville

pour y remplir

la

commission de Championnet. La

en public, on y écouta toutes les autres réflexions verbales, general avait chargé Poerio de l'accompagner. Les membres

lettre, lue

dont

le

du Magistrat, qui étaient du parti des patriotes, entraient parfaitement dans les vues de Championnet; mais les autres, qui formaient grande majorité, étaient dans des dispositions tout à fait difàia proposition, traitèrent la lettre d'apo-

la plus

férentes, et loin d'accèder

cryphe et Poerio d'imposteur, et poussèrent ce qui ne s'exécuta que pour

un

reste de

méchanceté jusqu'au

la

point de délibérer s'ils ne l'auraient pas livré

aux fureurs

populaires:

pudeur de quelques uns

d' entre eux.

Les patriotes, indignés de cette conduite équivoque et perfide de la part

en

lui

du Magistrat de

la ville, firent partir

l'assurant que

le fort St.

Erme

triotes de St.

Erme

signaux d'intelligence entre

pa-

les pa-

et l'armée francaise.

Cosi lo Championnet d'

main des

à son arrivée serait en

triotes, et concertèrent plusieurs

anche

incéssamment Poerio,

enjoignant de solliciter Championnet à avancer sa marche, et

si

avanzò su Napoli.

impadronirsi del Castelnuovo

;

ma

I patrioti

tentarono

furono prevenuti

ed

impediti dai lazzari col negoziante Verrusio, già deputato del Po-

1

Giuseppe Poerio

Murat, deputato nel

(1775-1843), dipoi

1820-1, deportato in

consigliere di

Stato sotto

il

Austria nel 1821, celebre av-

vocato, e padre di Alessandro e Carlo Poerio:

si

veda

la biografia

che quest'ultimo scrisse del padre, in Commemorazione di giureconsulti napoletani (Napoli,

Morano,

1882).

384

RELAZIONI DEI PATRIOTI NAPOLETANI

polo, alla loro

zato

il

racconta che, allorché fu innal-

testa. Il Paribelli

vessillo tricolore su Castel Sant' Elmo,

non comprese

ciò ch'era accaduto, tratto in

naio astuto e ferocissimo contro quello non

il

vessillo francese,

popolo dapprima

il

inganno da un mari-

francesi, che assicurava essere

i

ma

l'olandese.

Segue nel manoscritto una narrazione minuta del governo dello Championnet dopo la conquista, fino al suo richiamo per ordine del Direttorio.

II

Intoeno a Girolamo Pigkatelli peincipe di Moliterko

Girolamo Pignatelli, principe primi anni appassionato per devoto

suo

al

re,

di

Moliterno

fu sin dai

2,

l'arte della guerra,

^

suoi

entusiasticamente

avverso alla rivoluzione democratica. Se egli è

principalmente noto come generale del popolo napoletano nel gennaio del 1799, che passò dipoi ai servigi della Repubblica, è bene avvertire che codesto fu, nella sua vita,

un episodio fuggevole e tempo

bizzarro, in cui si trovò costretto a rappresentare per poco

una parte

affatto discorde dal

Appena scoppiata naria,

Moliterno

il

la

parti

qualità di aiutante di cito austro-sardo,

Nel

fatto

suo genuino carattere.

prima guerra contro

la

Francia rivoluzio-

da Napoli come volontario, e servi in

campo presso

il

generale in capo dell'eser-

barone Devins, nelle campagne del 1792 e 1793.

d'armi di Giletta gli venne affidato

il

comando

di

un

piccolo corpo di cacciatori, col quale protesse la ritirata dei resti della colonna

mento

1

di

Da

comandata dal luogotenente colonnello del reggi-

Caprara:

ma,

ferito

e

restato sul

campo

di battaglia,

alcune carte del Moliterno, donate alla Biblioteca della So-

marchesa di Niquesa Gentile Sono ora legate in un volume, se-

cietà storica napoletana dalla signora

Pignatelli, pronipote del Moliterno.

gnato XXIV. A. 18. 2 Era figlio di Giambattista, principe di Moliterno e Marsiconovo, e di una Luisa o Elena D'Avalos.

ILLUSTRAZIONI E DOCUMENTI cadde prigioniero. Verso

la fine del 1793, fu

rale francese Casabianca e tornò a Napoli.

385

scambiato col gene-

Ma, poco dopo,

riparti

per la guerra, combattendo di nuovo a fianco degli austriaci. Di essi si

vantava discepolo nell'arte militare, ricordando

primo luogo,

in

e

altresì,

come

maggiore Weser, capo dello sarda, e

amici

suoi

di

Devins

il

tempo,

quel

il

maggiore dell'armata austro-

stato

capitano del genio Martinitz. Riparti come capo di

il

squadrone del reggimento Regina (uno dei quattro reggimenti napoletani di cavalleria, mandati in aiuto degli austriaci), con quei
. In margine: « Il giudice Paterno affretti il disbrigo della relazione sull'assunto: 31 genn. 1785 >. Altre accuse, mosse per simile ragione, a Martino e Michele Bonavoglia di Ricigliano, nello stesso fascio (6 giu-



gno

1785).

.

ANGIOLILLO (ANGELO DUCA)

448

Appena spuntata

l'alba,

fucilieri si disposero all'assalto.

i

Peppe Russo si svegliarono e, vedendo la gente armata che s'andava radunando, per iscampare dalla morte Angiolillo e

;

corsero al superiore e Il

superiore

li

gitt^irono nelle sue braccia.

si

nascose nell'impalcatura del

tetto, e fece

d'ubbidienza di non dire dove

i due si troraddoppiavano i colpi al portone; e vi avevano messo fuoco, quando fu aperto. Al frate, che aperse, furono subito sopra con la domanda: dov'erano Angiolillo e Peppe Russo? Il frate giurò per tutti I fucilieri lo afferrarono, mii santi di non saperne niente. nacciando di gittarlo nel fuoco che ardeva; e il frate, messo

ai frati precetto

vassero.

I

fucilieri, intanto,

alle strette, confessò.

La gente d'arme sale sopra a furia; e al posto indicato, un mucchio di legna, accende un fuoco. Le fiamme divamparono alto; e allora Angiolillo, col coraggio e la svelfatto

tezza solita, fa un'apertura nell'impiantito e riesce sul tetto,

cercando di

l'ammalato Peppe, che teneva

tirarsi dietro

rato pel petto con la

mano che aveva

sana.

Ma

gli

affer-

mancò

la

Peppe cadde di colpo sull'impalcatura, che, già mezzo bruciata, non resse al peso, e il disgraziato rovinò forza, e

giù sui tizzoni accesi. Subito

ma

i

fucilieri lo presero,

si

rialzò e si liberò dal fuoco;

mentre bestemmiava e piangeva e

pregava che non l'ammazzassero. « Dov'è Angiolillo? ». Queste furono le quali

l'aggredirono.



«

Angiolillo?

le

prime parole con

Non

esiste più. S'è

bruciato vivo. Per non essere preso, s'è gittato nel fuoco. Io

volevo fare

lo stesso,

ma

poi

mi son

fatto vincere dalla

paura

della morte. Se cercherete nella bragia, troverete le ossa

O loro

fosse fedeltà e generosità d'amico, o

\ questa

fu la risposta di

un concerto

Peppe Russo. E già

i

»

tra

fucilieri

i II Bartels, l.c, racconta che Angiolillo, vista chiusa ogni via di scampo, persuase il suo amico a gettarsi giù, e dire, se fosse preso, che

Angiolillo era restato bruciato; cosi ch'egli avesse tempo di fuggire non si desse poi pensiero, perché avrebbe sa-

pei tetti: della prigione

puto liberamelo a ogni modo. L'amico conosceva Angiolillo troppo bene da non prestargli fede, e gli obbedì fedelmente.

PRESA E MORTE DI ANGIOLILLO

VI.

gli

credevano, e

si

passavano

stato preso e l'altro bruciato, e

loro posti, e

si

voce che uno dei due era rimovevano le guardie dai

faceva diligenza tra

si

fuoco per ritrovare

il

morto.

le ossa del

In quel

la

momento

stesso, l'arditissimo Angiolillo dal tetto, in

un mantello

Involto, salta in aria com' uccello

E cadeva da

tra

forte.

Sente

un gran

dolore,

scappa, arrancando per la caduta.

fucilieri,

i

1

un'altezza di trenta palmi, di fianco, sul ter-

reno, battendo rialza, e

449

senza che alcuno

gli

E

ma se la

subito

si

svignava

badasse, e già era di-

un trecento passi, e s'era ficcato nel canale di un acquedotto, quando un tale dette l'allarme: « Angiolillo è vivo; è entrato nella canna dell'acqua » ^ Uno della squadra, ch'era appiattato li presso, gli tira una fucilata che gli passa sotto il braccio e non lo colpisce. Ma ormai non ne può più. Scoraggiato, disperato, palscosto



ferma: lacrime gli cascano dagli occhi, che non lo uccidano perché si vuol confessare. Il fuciliere, che l'ha raggiunto, risponde: « Non t'uccido, ma renditi! ». Corrono gli altri, lo legano tra grida d'allegrezza, e lo uniscono al suo Poppe Russo. I due si guardano tra loro, e dicono: « Oimé, a che siamo ridotti! »:

lido, Angiolillo si

e prega

Pareva

Ed

il

Russo un'anima dannata.

Angiolillo

un santo disperato!

Intanto, la fama spargeva dappertutto la grande presa

che s'era fatta: Corse la fama veloce per tutto, Che annunziava si gradevol fatto; Gradevol si, ma i stolti furo in lutto. Che '1 disiavan libero ed intatto; E vi fu pur chi malamente istrutto Di sua condotta, non avria riscatto

Risparmiato:

'1

volgo pazzo e

tristo

Cambiato avria pur Baraba per Cristo! ^

Secondo

la Storia, l'attacco

sarebbe avvenuto

il

sabato santo. 29

anCtIolillo (angelo duca)

45.0

giorno dopo, ben legati,

Il

il

tenente Quintana ordinò che

fossero condotti direttamente alla

Gran Corte,

cosi

com'erano

infermi e malconci K Ma, pervenuti ad Avellino, giunse or-

dine superiore di condurli messi

al sicuro, e si

al preside in Salerno. Colà furono sarebbe dovuto cominciare a istruire il

si accingevano in lor difesa ^. L'on s'attendait à voir instruire son procès (scrive l'ambasciatore sardo), et cette espérance le tranquillisait dans sa prison ; car il était notolre qu' il n'avait commis aucun crime qui meritàt la mort aux yeux du public. Le Roi recevait chaque jour des requétes de toutes parts j^our qu* il lui accordai sa défense: un avocai accrediti osa méme lui demander la permission de la soutenir à ses propres frais.... ». Ma non era questa l'intenzione del Re: « il falla it nécessairemeni dans un pays, oii les iétes se montent aisement, se

processo, e valenti avvocati «

défaire d' Angiolillo et avertir hles de ne

come

pas

se rendile si

par son chdtiment

populaires

» ^.

Un

ses sembla-

biglietto reale,

forma di processo, ordinò che Peppe Russo fossero subito impiccati. Il Russo, nel frattempo, moriva in prigione. Il 26 aprile 1784 Angiolillo e il cadavere del compagno furono appesi è già detto, senz 'altra

si

Angiolillo e

Salerno

alle forche in

*.

Poi, troncate le teste e fatti

membra

e le

un tempo

stati

i

corpi in vari pezzi, le teste

furono mandate a esporre nei luoghi, ch'erano quelli dei

maggiori

trionfi

dell'eroe di

San

Gregorio.

Con qualche

i

condo

il Bahtels, 1. e. Secaduto dal dito l'anello

piccola diversità di particolari

la tradizione popolare, nella

fuga

gli era

fatato.

tenente Quintana fu poi premiato e promosso. Leggo nella 10 die. 1784: e II tenente de' fucilieri di montagna D. Emanuele Quintana ha ottenuto dalla r. munificenza la compagnia di milizie di Melfi, in considerazione de' suoi lunghi servigi ». 2 11

Gazz.

3 •*

TOLo. bili,

civ. napol.y n. 9,

Relazione

cit.

del

De Bréme.

sua morte compunta, si legga il D'Aiuconservano i registri della Congrega dei noche accompagnava i condannati a morte.

Per

A

la descrizione della

Salerno non

si

VII.

451

CONCLUSIONE

VII

Conclusione

Che

plebi ammirassero ed amassero Angiolillo, è na-

le

ma

turale;

può sembrare ch'egli destasse come appare dalle cose che dall'accenno del Fortunato a quegli en-

alquanto strano

simpatie anche nelle classi colte,

abbiamo narrate

e

tusiasti,

cui saltava

il

grillo

Di voler fare come un Angiolillo

Queste simpatie

si

spiegano in parte per

1

le

qualità

non

ordinarie di lui e per l'incarnazione, di una compiutezza

quasi artistica, ch'egli presentava,

del tipo del

buon

la-

drone, del brigante umanitario. Ma, secondo me, bisogna anche tener conto delle polemiche politiche di quei giorni, che rendevano Angiolillo interessante come documento o come argomento. I pubblicisti, presso dì noi e altrove, combattevano allora il feudalismo, mettendone in luce i mali e le ingiustizie; e del feudalismo Angiolillo appariva ribelle e vittima. Il

Corani poi, che pubblicava

il

suo libro quando la

ri-

voluzione francese era nel suo apice e sorgevano speranze

democratizzazione e si gettava lo sguardo anche su Napoli come sul resto d'Italia, non manca di dire: che « quest'uomo, situato in modo più vantaggioso, avrebbe potuto rendere servigi segnalati ai napoletani, specialmente in una rivoluzione simile a quella che s'è operata in Francia ». Ma io non saprei davvero risolvere l'ipotetica questione: di universale

si sarebbe messo dal lato dei giaconon piuttosto da quello dei capimasse borbonici, dei

se Angiolillo, nel 1799, bini,

ANGIOLILLO (ANGELO DUOA)

452

degli Sciarpa e dei

Pronio, fede

1

anno.

si

fra

Diavolo.

Anche

la

Santa

presentò come reazione di popolo oppresso ^

I resti della

Ne

banda

di Angiolillo furono distrutti

era rimasto luogotenente Costantino Rocco,

dopo più il

«

di

un

re di Bai-

vano

>, il quale, preso Angiolillo, ne divenne capo effettivo, insieme con Grianiaco, ossia Gian G-iacomo Barberio di San Gregorio; e cosi si andò difendendo e sostenendo. Era conosciuta col nome di « banda dei compagni d'Angiolillo », ed è da credere, che, spento quell'uomo straordinario, diventasse una banda delle solite, coi soliti delitti, e senza quel carattere, dirò cosi, ideale, che vi aveva impresso il suo primo capo. Con loro andava una donna, della quale ai tempi d'Angiolillo non s'ha notizia. Il 4 febbraio 1785 la Gazz. civ. napoL, n. 17, stampava: « Si dice eh' è stata carcerata quella donna, che andava con la compagnia

dei soci di Angiolillo del

Duca:

dicesi che, oltre diversi furti e misfatti,

abbia essa commessi tredici omicidi ». Lo stesso giornale recava nel settembre la presa di Costantino e di Gianiaco nel convento dei capQualche anno dopo, erpuccini di Muro, traditi da un loro amico. ravano per la Basilicata le bande di Michelangelo Natale di San Fele e di Antonio Franco di Melfi, che furono spente per opera del caporuota Francesco Petroli, al quale è indirizzato un sonetto elogiativo, eh' è in fondo al poema del Fortunato.



NOTA BIBLIOGRAFICA

biog-rafia affatto I. Della Fonseca Pimeiitel si aveva qualche immaginaria, come quelle di un G. Vitali, nella Biographie generale del Firmin Didot, e di C. Pbrronk {Storia della repubblica par-

tenopea, Napoli, 1860, pp. 570-2). In questa è sbagliato perfino

nome

il

Née à Naples en 1758, elle appartenait à une des familles les plus illustres du royaume.... ent pour maitres Métastase et Spallanzani. Le mariage avec le marquis di Eleonora, e l'altra

comincia

:

«

de Fonseca fut suivi de sa présentation à la cour

»

,

ecc.

;

al

che basti

osservare che Eleonora non nacque in Napoli, non nel 1758, non ap-

parteneva a famiglia napoletana, non ebbe per maestri né Metastasio né Spallanzani,

presentata alla cortei

non sposò il marchese di Fonseca e non fu Una prima raccolta di notizie storiche fu

messa insieme per opera del D'Ayala {Vite, pp. 285-96). La bioda me, comparve la prima volta come articolo di rivista e in estratto (Roma, 1887); e fu del tutto rifatta nella edizione

grafia, scritta

del 1897. II.

Di Vincenzio Russo scrisse una biografia abbastanza bene

informata

il

D'Ayala (innanzi

alla

ristampa dei Pensieri

politici,

Napoli, Lombardi, 1861, e nelle Vite, pp. 548-56), alla quale nulla aggiungono le « ricerche » pubblicate da B. Peluso (innanzi alla

ristampa dei Pensieri

politici.

Napoli,

De Angelis

e Bellisario, 1894),

dove si legge anche un saggio di E. de Maeinis su La mente di V. R. Il mio scritto fu pubblicato la prima volta nella Riforma sociale di Torino (a. Ili, 1896, voi. VI, f. 6), e di nuovo nel volume del 1897. III. Sulla Sanfelice poco si ha nel D'Ayala {Vite. pp. 548-56) e nel Conforti {Napoli nel 1799, 2.^ edizione, Napoli, 1889). Il mio scritto è del 1888 (Trani, Vecchi) e dette origine a una breve di;

NOTA BIBLIOGRAFICA

454

scussione nel Fanfulla della domenica, e fu assai

a.

X, un. 49, 51, 52;

XI, 4;

a.

rimaneggiato nell'edizione del 1897. Ivi anche era una

polemica (pp. 285-7) col Conforti, che mi è parso superfluo riprodurre, perché la mia opinione, nei punti contestati dal Conforti, è stata confermata in questi ultimi anni da un profluvio di documenti, segnatamente per opera del Ckispo Moncada e del Sansone, già citati ai loro luoghi.

Le

IV.

inserite la

notizie sui giacobini

napoletani prima del 1799 furono

prima volta nel volume del 1897.

V. Lo scritto sul Di Lorenzo, noìV Archivio storico per le prov, napoL, XXIV, 245-50 ricompare ora ampliato con un'esposizione del lungo racconto autobiografico, colà inserito testualmente (pp. :

251-302).

VI. Nel volume del 1897, lo scritto aul Cirillo storico per le prov. napol.,

del

XXV,

;

e neìV Archivio

105-8, la recensione dell'opuscolo

Badham. VII. I documenti sulle relazioni dei patrioti napoletani col Di-

rettorio

col

e

Consolato, noìV Archivio storico

235-81; e ivi anche, XXVIIT, 763-9,

cit.,

le notizie

XXVII.

94-168,

sul Moliterno.

VIII. I due scritti sulle agitazioni e gli intrighi politici del 1801 e 1802, noìVArchivio storico

IX.

Il

cit.,

XXX,

XXXI, 125-38. Duca fu pubblicato

468-80,

racconto delle gesta di Angelo

la

prima volta in un opuscoletto (Napoli, Pierro, 1891); ma lo rifeci nel 1896 sopra nuovi documenti, e lo pubblico ora secondo quel rifacimento, che ritrovo tra le mie carte.



A

p. 66 (Bibliografìa degli scritti della Fonseca, Di questo libro il signor De Araujo ha ora acquistato un esemplare, che ha postillo manoscritte del Figuereido e una nota-dedicatoria in portoghese della Fonseca, che dice cosi: « Bem conforme a toda està doutrina da Analyse do meu doutissimo mestre he a laconica, erudita, theologica, e christd Carta do Siimmo Pontifìce Ganganelli, de immortai memoria, dirigida em i7

Aggiunte.

n. 18: Analisi ecc.).

de Maio

de i7oi ao Bispo de Spoleto, o qual the escretéra sabre

as Reliquias dos Santos remettendo-lhe teria,

35 da

e

persuade

o dito

colleccào impressa

hum

escrito sobre està

Bispo pS^ que o imprima

em Paris em 1776

».

etc.

He a

ma-

carta

NOTA BIBLIOGRAFICA

A

73 (La stampa periodica durante la Repubblica, ecc.):

p.

due Europa, dei

giornali, il

tizia nel

il

Corriere di Napoli e di Sicilia e

Beltrani ha

suo pregevole

XXIX,

n. 4, aprile

il

Corriere di

dato testé una diligente descrizione e noscritto, a

stampa giornalistica napoletana a.

455

me

cortesemente dedicato: Nella

del

i799

1912, pp. 121-36).

(in

Rassegna pugliese^

INDICE DEI NOMI

Abbamonte Giuseppe, 59, Abbamonti P., 308, 321. Abbenante,

60, 200.

256, 323,

305,

(d'),

266, 407,

150

47, 264, 271

Giuseppe, 25, 59, 60, 198, 201, 202, 207

Aléthy, 74, 196, 415, 416. Alfieri Vittorio, 15. Alquier, 374, 413, 422. Amalia di Borbone, 64. Amato, 356.

Alessandro, 330 Saverio, 395.

n. 1.

Angelis (de) Donato, 119. Andria, 43, 297, 305.

Angelo

(d'}

Natale, 128, 138, 139,

Angeloni Luigi, 271 n. 1. AngeUicci Liborio, 295. Aniignano, 357. Antonio (sauf), 40, 79 a 81. d'),

392.

Arcambal, 306.

vescovo di Sira-

194, 195, a 210.

(d') (d')

Aquila, 127. (il maresciallo

n. 1, 321.

Albarelli

Ancona Andrea

Aquino

cusa, 394.

Albanese Giuseppe,

392.

n. 2.

141, 142, 183.

Agropoli, 118. Aiutolo (d') Pompeo, 429, 430, 435 a 437, 439, 443, 450.

Alagona

d'),

Ancona, 404, 406.

139.

Abrial, 48, 77, 105, 215, 252, 302, 305, 307, 313, 320 a 325, 350. Abruzzo, 41, 289, 294, 297, 308, 324, 389, 406, 409. Acampa Salvatore, 186. Acerno, 415. Acton Giovanni, 13, 23, 265, 372, 379, 395, 403, 406, 409, 410, 412, 413, 415. Adamucci, 327. Agnese, 415. Ag-nese (d') Ercole, 77, 147, a 152, 322, 357. Agresti Saverio, 128 n. 1. Agresti, 356.

Amatrice, 409. Ambrosio (il generale Amodeo Federico, 211

Arcella Michele, 67. Archenliolz (il capitano), 17, 386. Arcovito, 295 n. 1.

Arcucci Gennaro, 158. Ardinghelli Maria Angela, 18. Arditi Michele, 63. Arezzo Maria Teresa, 157. Ariano, 418. Arrighi G. M., 29 n. 1, 197, 201, 255.

Arturi Michele, 128. Ascoli Piceno, 404, 406 a 408. Ascoli Satriano, 434, 438. Astalunga, 211 n. 2. Astore F. A., 151, 152. Auriol Ch., 422. Aurora, 264. Avella Antonio, detto Pagliucchella, 220.

458

INDICE DEI NOMI

Avellino, 433, 450.

Baschi Luigi, 203

Avery

Basilicata, 433, 446. Bassal Francesco, 287, 306. Basset, 154, 211 n. 2. Basseville (la vedova), 195. Basti Nicola, 271, 272, 393. Battirolo Pietra, 157. Battirolo Giov. Vincenzo, 157 n.

(d'),

78.

Avigliano, 434. Avolio Natale, 186. Atimonelli, 377 n. 2. Ayala (d') Mariano, 3 n. 1, 16 n. 1, 24 n. 2, 25 n. 2, 67, 208 n. 1, 224, 304 n. 1, 453. Aj-ala (d') Michelangelo, 195 n. 2. Azzia S., 110, 308.

n. 2.

Bausan Giovanni, 347

Begani Alessandro, 202, 207, 208. Bella, 435. Bellis (de) Ferdinando, 199. Belpulsi Antonio, 418 a 420. Beltrani Giovanni, 73, 197 n.

Baboeuf, 94. Baccini (il cittadino), 97.

Baccher

(famiglia), 124, 127, 128, 129, 132, 137. 138, 139, 141, 159, 160, 161. Baccher Camillo, 120, 121, 143. Baccher Gennaro, 120, 121. 128, 141, 142, 177, 178, 179, 18Ó n. 1, 182, 183, 186. Baccher Gerardo, 120, 121, 133, 141, 142. Baccher Girolamo, 120. Baccher Giovanni, 120, 121. Baccher Orsola, 120, 121. Baccher Placido, 120. 121, 139, 143 n. 1, 145, 169, 170. Baccher Rosa, 120, 121, 170. Baccher Vincenzo, 120, 128, 159, 168, 177, 178, 183 a 185. Badham, 262 a 266. Baffi Pasquale, 98. Bagni Francesco, 202. Baia, 107, 324. Ball, 264. Balvano, 433. Banchi di Napoli, 47, 247, 299, 300. Baracchini, 408.

Barbapiccola Giuseppa Eleonora, 18.

Barberi J. Ph., 271 n. 1. Barberi© Gian Giacomo, 433, 451 n. 1.

Bari, 171, 305, 422. Barletta, 297. Barras, 278, 284. Bartels F. I., 427, 430, 440.

1.

n. 2.

2,

455.

Benchi Giuseppe, 199. Benchi Michele, 200. Benevento, 308, 418. Benevento (de) Giovanni, 203 Berna, 90. Bernadotte

(il

n. 2.

generale), 340.

Berr, 416.

Bertaux

E.,

Berthier

(il

354

n. 1.

generale), 345, 348,

370. Bertini Attilli Clelia, 4 n. 1. Biancardi, 197. Bianchi della Giustizia (confraternita dei), GÌ n. 1, 151, 152, 165. Bianco Vincenzo, 200, 201. Birago, 330. Bisceglie Domenico. 29, 280, 822, 323. Boccapianola, 376. Bock (il brigadiere), 126. Bodard Felice, 303, 305. Bologna, 401, 408. Bonaventura (fra) da Ogliastro,

128 n.

1.

Bonavoglia Martino, 447 Bonavoglia Michele, 447 Bonazzi (il barone), 157 Bonelli

(il

Bonnamy

n. 1. n. 1. n.

1.

cittadino), 283. (il generale), 223, 288,

30G.

Bonomi

G. M., 313 n. 1. Boquet, 265, 354, 355, 359.

Bordo Benoit, 277. Borrelli Pasquale, 153 n. Bosco Pasquale, 209, 210.

1.

459

INDICE DEI NOMI Botta Carlo, 10 n. 11.

347

1,

218 n.

271

2,

276, 330, 331, 340, 341,

1, 11.

1.

Bourcard

(il

generale de}, 409.

Bourrienne, 413. Bouvier, 278 n. 1. Bregali Pasquale, 203

Capece Zurlo (arcivescovo

di

Na-

poli), 77, 78.

Capitanata, 441. Capitolazione dei Castelli di Napoli, 56, 57, 343 a 345, 354, 358, 359, 371.

Capodimonte, 185.

n. 2.

427, 430, 450. generale), 306. Brienti Pasquale, 200.

Caposele, 433. Capozzoli Francesco Saverio, 202, 203 n. 2. Capracotta (duchessa diì, 377.

Brigantaggio, 433 n.

Capri, 307, 308, 389.

Breislak, 80.

Bréme (de), Bremont (il Briot

Bruno Bruno

2.

Capua, 325, 381. Caputo Emmanuele, 323 Caputo Severo, 202.

deputato), 340. Vincenzo, 307, 320. (il barone), 438.

(il

Brusconi (l'avvocato), 20. Bulow, 388. Buonocore Francesca, 157. Busciolani

n. 5.

Caravelli Vito, 18. Caracciolo di Roccaromana Nicola, 123 n. 1. Caracciolo Domenico, 311 n. 1. Caracciolo Francesco, 259, 266,

(lo scultore), 83.

267.

Caracciolo Francesco, duca di Martina, 431, 432. Caracciolo Giuseppe, principe di

Cacault, 278. Cacciatore A., 161 n. 1. Cadoudal Giorgio, 362.

Caggiano, 435.

Torella, 25, 59, 60, 73, 432. Carafa Ettore, 207, 297.

Cagli, 408.

Carafa

di

207,

Colubrano (monsigno-

Cagnazzi Luca, 415, 416. Calabria, 110, 223, 239 a 241, 244,

Carafa Francesco, principe di Co-

245, 281, 289, 297, 305, 307, 324, 326. Calabritto (duca di\ 129 n. 1. Calitri, 434, 435, 438, 444, 446.

Carafa Francesco Maria, principe di Belvedere, 213 n. 1. Carafa Gherardo, conte di Poli-

Calubrie Enrico, 203

7,

14.

Cancellieri Filippo, 209.

Canclaux (ambasciatore francese a Napoli), 254.

Cangiano Filippo,

Canosa (principe

di),

n. 2.

sano, 144.

Popoli, 144.

Caramanico (principe di), 311

139.

Cantiano, 408. Cantigona, 73. Cantù Cesare, 313 n. 1. Capano Eleonora, duchessa Fusco, 123, 124.

Capano Saverio, 203 n. 2. Capece Giovanni (vescovo ria), 63.

Carafa Giulia, 63. Carafa Giulia, duchessa di CasCarafa (il maresciallo), 392. Carafa Margherita, 144. Carafa Mariantonia, duchessa di

199.

Caniso Eustachio, 203 Canneto, 416.

lubrano, 307, 322.

castro, 63.

n. 2.

Campolongo Emmanuele,

re), 359.

di

0-

n. 1,

394.

Carascosa (il generale), 391, 392. Caravita Nicolò, 19, 66. Carboneria, 15, 390. Carcani Ferdinando, 151 Cardia Pietro, 203 n. 2. Cariello Antonio, 199. Carinola, 185.

n. 1, 356.

460

INDICE DEI NOJII

Carlo di Borbone, 11, 189. Carmine (chiesa del), 166. Carminello (monastero del), 79, Carolina di Borbone, duchessa di Berry, 162 n. 1. Carreras Giacomo, 404, 407.

Casablanca

(il

generale), 385.

Cassano, 140, 433, 439. Cassaro (principe del), 158, 164. Castagna Nicola, 391 n. 1. Castelcicala (principe di), 51. Castellamare, 324. Castellana di Bari, 200 n. 1. Castel del Carmine, 60, 151, 165, 238.

Castel dell' Ovo, 131, 223, 263. Castelnuovo, 30, 141, 142, 182, 238, 263, 339, 383, 399.

Sant'Elmo, 29 a 31, 131

223, 264, 206, 295, 311, 325, 354 a 359, 383 a 385. Castrone Giuseppe, 209. Caterina di Russia, 10. Celano Carlo, 79. n. 3,

Celentani Nicola, 34

n. 1.

203 n.

2,

291, 292, 317, 327, 328, 336. Cerchiari (il generale), 404. Ceruti, 271 n. 1. Cervelli Donato, 176. Cesena, 405. Cestari Giuseppe, 20, 47, 215, 322, 323. Cetrani o Cetrara, 408, 409.

Championnet,

29, 31, 34, 73, 75,

76, 103, 125, 215, 219, 220, 229, 252, 255, 275 a 278, n. 2, 282, 284 a 290, 292 a 295 n. 1, 298, 306, 309, 321, 329, 337, 339. 341, 344, 347, 353, 354, 379 a 386, 401. Chieti, 419.

Ghinea, 65. Ciaccheri (l'abate), 5, 6. Ciaia Francesco Antonio,

223,

279 294, 319, 343, 384,

271, 279, 282, 283, 286, 292 a 301 a 304, 308, 309, 316 a 336 a 340, 343 a 359, 369, 373 a 375, 377, 416. Ciaia Giuseppa, 804. 272, 298, 328, 370,

319, 321, 328, 376.

Ciaia Maria Vittoria, 296, 304 n. Ciaia Michele, 296 n. 1. Cicconi Michelangelo, 28 n.

1.

2,

36, 136.

Caserta, 253.

Castel

Ciaia Ignazio, 28, 217 a 225, 279, 280, 286, 292 a 296, 301 a 304,

Cinque Cherubina, 120. Ciranno Francesco Antonio, 203 n. 2.

Cirillo

Domenico, 251 a 261, 373

n. 1, 454.

Cisternino, 304. Ciuffelli Panfilo, 199. Civita Campomarano, 155. Civita Castellana, 221, 285, 409. Civitavecchia, 295.

Clappié Michele, 151 n. 1. (/olaianni Giambattista, 410, 411. Colletta Pietro, 57, 172, 174, 188, 189, 211 n. 2. Colonna Giuliano, 59, 60. Colucci Latilla Francesco, 296 n. 2.

Commissione esecutiva, 142, 253. Commissione legislativa, 105,252, 256, 257.

Commissione militare, Comunanza, 408.

140, 141.

Conforti Francesco, 19, 154, 207 n. 2.

Conforti Luigi, 7 n. 453, 454.

Congiure

1,

205 n.

1,

realiste, 126, 127, 129,

131 a 135. Consalvi (il cardinale), 408, 409.

Coubayon Gilberto, 76. Cordy Jeaffreson, 251 n.

1.

Corfù, 297, 307. Corigliano (duca di), 237. Cornacchia Salvatore, 129. Corriere d'Eurojja, 73. Corriere di Napoli e di Sicilia. 32, 35, 73.

Corsi Falconi Giuseppe, 205 n. 2. Corsi Giuseppe, alias Galiano,

203 n. 2. Cosenza, 45. Costantini Giuseppe,

408,

406, 407.

Cotrone Leopoldo, 203

u. 2.

404,

INDICE DEI NOMI

Brusco Pietrabondio,

Cotti Luigi, 202. 207. Cotugno Domenico, 183, 184. Cozzenti Nunzia, 236. Criscuolo Angelo, 128.

Crispo Moncada, 131

n. 3,

461

Duca Angelo,

detto 427 a 452, 454.

Duclos, 78.

153 n.

2,

Duhesme,

il

generale, 35, 306.

Dumas

Alessandro, 29 n. 2, 76, 123 n. 1, 167, 173 a 175, 180.

454. Cristallaro (il), 127, 160. Crivelli (il maresciallo), 392. Crivellucci A., 406.

Dumas Duomo

(il

generale), 173.

di Napoli, 77.

Curtis (de) Angelo, 203 n. 2. Cuoco Barbato, 155 n. 1. Cuoco Michelangelo, 155 n. 1.

Cuoco Vincenzo,

E

18.

44, 60, 91, 134, 136 n. 1, 156, 171, 172,

108, 111, 112, 138, 142, 155, 181, 223 n. 3, 251, 260, 265, 347 n. 2, 387, 388.

Custode Luigi,

67, 213. Angiolillo,

258 386

n, 1, n.

1,

Eboli, 305. Egitto, 297.

Erba Erba

(dell')

Francesco, 200

(dell')

Vito, 200.

n. 1.

Errico Michele, 186. Esperti Saverio, 117. Esposito Filippo, 186.

24.

Dalmada de Mendoza FranceFabriciis (de) Fabrizio, 328 n.

sco, 4.

Damas

generale), 402. Feliciano, 145, 148, 207,

(il

Damiani 208.

Danieli Giuseppe, 323 n. Danio, 20.

Deo

(de)

Emmanuele,

2.

51, 104,

204

a 207, 213, 226.

Dejob Ch., 271

n. 1.

Delfico Melchiorre, 19, 415, 416. Devins (il barone), 384. Diedrichstein (conte di) Maurizio, 386, 387. Dillon (il generale), 128. Direttorio francese, 280, 281, 284 a 286, 291, 293, 294, 297 a 299, 302, 306, 309, 310 n. 1, 315, 316, 320, 329, 336, 341 a 344. Dolfin Caterina, 64.

Dolomieu, 173.

Donna Regina (monastero 205 n.

Donno

di),

2.

(de) Oronzo, 202. Doria Marcantonio, principe d'Angri, 279, 282, 315, 316, 317 n. 1. Doria Raffaele, 154, 307, 320. Dragomanni Gherardo, 18 n. 4.

2.

Falaguerra, 18. Falcigno Pasquale, 416. Falco (de) G. B., 200. Falco (de) Pietro, 199, 201. Falconi, 408, 409. Falconieri Ignazio, 40, 87. Falzi Francesco Saverio, 208 n. 2. Fasano, 296, 376. Fasulo Ignazio, 186. Fasulo Margherita, 296, 851, 377 n. 2.

Fasulo Nicola, 29

n. 1, 215, 255, 322, 323, 349, 851, 416.

Faure Maurice, 406 n. Favignana, 158, 194.

1.

Faypoult, 34, 282, 287, 292, 303, 305, 308, 309, 319 a 321, 326, 327.

Fazio Egidio, 203 n. 2. Federici (il colonnello), 126. Federici Francesco, 324.

Ferdinando IV,

10, 11, 22, 28, 51, 63, 82, 125, 138, 142, 150, 154, 160, 162, 189, 282 n. 1, 343, 388

a 390, 392, 393, 418.

Fergola Nicola, 211

n. 2.

462

INDICE DEI NOMI

Ferrante Gaetano, 128. Ferrarelli Giuseppe, 201 n. 1. Ferrari, 408. Ferri Ferdinando, 133, 134, 141 n. 1, 155, 156, 170, ITI, 174, 180, 181. Feudalità, 46, 47, 100, 215 n. 2, 300 a 303, 307, 325. .

Filaleti

(accademia

dei), 6.

Filangieri Gaetano, 19, 111 n.

432 n.

2,

Fiore Angelo, 145. Fiore Domenico, 416, 418 a 420. Fiore Tommaso, 75. Fiorillo Venceslao, 199. Firenze, 247, 369 a 375. Fiscariello Giuseppe, 236. Foggia, 418, 434, 436. Foligno, 369. Fonseca Pimentel (de) Clemente, 3 a 5. Fonseca Pimentel (de) Eleonora, 3 a 83, 124, 214, 458. Fonseca Pimentel (de) Ferdinando, 3.

Fonseca Pimentel

(de)

Gerolamo,

(de)

Giuseppe,

4, 5.

Fonseca Pimentel 5, 83.

195n. 3,218 285 n.

317 n.

1,

n.

1, 94,

273 n. 1, 330 n. 1.

n. 2, 254, 2,

Franco Antonio, 451 n. Freda Tommaso, 433. Fresca (l'abate), 203 n.

1.

2.

Froncillo Donato, 197, 198. Fusco Antonio, 292 n. 2.

G Gabotto

F., 77 n. 2. Gaeta, 226, 325, 400. Gaetani, duca di Miranda, 139. Gagnière, 175 n. 2. Galanti Giuseppe Maria, 19, 256,

322.

Galdemar

(il

generale), 392.

Caldi Matteo, 200, 330 n. 1. Galiani Vincenzo, 199, 204, 226. Galli Michele, 207. Gallo Giovanni, 237. Gallo Giovanni (il brigante), 483, 443.

Gallo (marchese di), 72, 261, 312, 369, 412 a 423. Gambs (il maresciallo de), 126. Garat, 286. Garigliano (dipartimento deli, 297, 289.

Fonseca Pimentel 3, 4, 5,

Franchetti Augusto, 23

2.

Filippis (de) Vincenzo, 18, 291, 292. Filomarino Ascanio, 140, 326. Filomarino Clemente, 14, 140, 207.

3,

357, 364, 385, 388, 389, 401, 404 a 406, 412, 417, 418, 421, 422.

(de) Miphele,

83.

Fonseca Pimentel

(de) Raffaele,

83.

Fonsi, 356.

Foote (il capitano), 265. Forges Davanzati, 51, 216, Fortunato Giustino, 158 n. 1, 171, 429 n. 1. Fortunato Pasquale, 429, 430, 433 a 435, 437, 441 a 445, 451. Fouché, 351. Fourrier, 96.

Francesco (de) Luigi, 200. Francesi, 23, 24, 28, 30, 102, 125, 126, 131, 132, 140, 194, 223, 229, 230, 246, 254 a 256, 279 a 281, 295, 297, 302, 325, 331, 336, 341,

Gazzetta civica, 74. Gennaro (di) Antonio, duca di Belforte,

Gennaro

6,

(di)

7.

Domenico, 307, 320.

Genova, 218, 219, 317, 318, 327, 335.

Genovese Carlantonio, Genovesi (l'abate), 93.

186.

Gentile Carlo Antonio, 199. Gentile Giovanni, 192 n. 1, 212 n. 1.

Gesù vecchio (chiesa

del), 169.

170. Ghetti, 408.

Ghio

(i

commercianti), 121, 124

n. 3, 186.

Ghio

(il generale), 170. Giaccio Gennaro, 67.

463

INDICE DEI NOMI

Giaquinto Giuseppe, 25. Ginevra Luigi, 200. Gioacchino Murat, 169, 369, 371, 391,

392,

401,

402,

417 n. 1. Giordano Annibale,

1, 11 n. 1, 56 n. 1, 389 n. 1, 411. Henin, 278. Henzeler Pietro, 197, 198. Hessen Philippstadt (principe di),

Helfert, 3 n.

GiacoDietti Paolo, 173. Giannone Pietro, 20.

408,

412,

400, 409.

Hue-o Victor, 76. 25, 199, 211,

226, 227.

Giordano Michele, 211

n. 2.

Giornale estem/poraneo, 73. Giornale letterario, -74. Giornale patriottico, 74. Giorno (del), 200, 201. Giudice (del) Andrea, 207. Giunte di Stato, 25, 57 a 59, 82, 88, 89, 145 a 150, 152, 154, 198, 199, 201, 202, 209, 211 n. 2, 227, 246.

Giuseppe Bonaparte, 285. Gerani Giuseppe, 19, 427, 430, 440 a 442, 451. Governo provvisorio, 105, 106, 215

Imbonati, 377 n. 2. Imperiale, principe di S. Angelo, 307, 322, 414. Inglesi, 107, 129 a 131, 281, 297, 306, 308, 310 n. 1, 365, 389, 418, 419, 421, 422. Insorgenti, 41 a 43. Ippoliti, 415. Ippolito Nunzio, 186. Ischia, 126 n. 2, 130, 131, 306, 400. Isernia, 418.

a 217, 252, 255, 282, 286 a 292,

304 a 310, 325, 326.

Grabowski

(il

generale), 208.

Granito Angelo, principe di Bei-

monte, 182. Granito Silvestro, 141 n. Grasso Gennaro, 238. Grazialo Carmine, 186. Grecy Fedele, 340. Grieco Saverio, 186.

4,

182.

Jannelli Cataldo, 61 n.

Jase

Jorio (monsignor de),

Jerocades Antonio, 14, 15, 194, 195, 203 n. 2, 208. . Jesu (de) Nicola, 199, 200. Joubert (il generale), 219, 277, 341, 379, 400. Jullien, 34 n. 1, 377.

Keith

306,

(il

generale), 30.

banchiere), 413.

Hamilton Emma,

175, 251 a 253,

258.

Hamilton William, 251, 258, 307.

275, 280,

(lord), 266.

Kellermann

(il

139, 142,

182.

Grjgioni, 312. Grimaldi Ginesio, 20. Gualtieri, 408, 409. Gualzetti, 36. Guardia civica, 295. Guardia nazionale, 48, 49, 106, 107, 140, 142, 177, 237, 238, 295, 322, 324, 325. Guidobaldi Vincenzo, 145. Gustavo di Svezia, 194.

Haller

1.

Giovanni, 186. Jatta Antonio, 147 n. 1. Jennings, 93. Jorio (de) Michele, 139, 142, 182. (di)

265,

Labus, 340. Lachèze, 277. Laghezza Giuseppe, 201

Lahoz

(il

n. 3.

generale), 330, 331, 406.

464

INDICE DEI NOMI

La Marra

Scipione, 152.

Lampredi Urbano,

100, 271 n.

394. Lancetti, 340. Lanti (la duchessa), 380. La Reprubbeca spiegata co to Evangelio, 36.

Larretani Vincenzo, 203

lo

1,

san-

Lucca, 401. Lucchini, 408, 409. Lucerà, 418, 434, 444, 446. Lumbroso A., 349 n. 2. Lupo Giacomo, 435. Lupo Vincenzo, 59. Lustri Filippo, 199.

n. 2.

Lauberg

Carlo, 103, 194, 195, 210 a 218, 229, 279 n. 2, 280, 286, 296 a 298, 310, 316, 319, 322, 323, 379, 380. Laurent Prota, 52, 144, 208. Lauri a Francesco, 104, 134. Lauriano, 117. Lausanne, 246.

Laviano. 414 n.

1,

Lazzari, 39, 124,

140 n.

143, 325, 381, 383. Lecco, 247. 4,

125, 127, 129, 235, 238 a 244,

Lechi Giuseppe, 349. Lechi Teodoro, 349. Lechi (il generale), 404, 422, 423. Legione italica, 246, 247. Lentini Rocco, 154, 196.

Leon

(de), 349.

M Mably, 91. Macdonald,

77, 131, 288, 292, 293, 298 n. 3, 306, 307, 308, 310 n. 1, 314 a 316, 319, 320, 325, 356, 380, 381. Macerata. 404, 407, 409. Mack, 28, 381, 385 a 388. Mackau, 24, 195. Madonna d'alto Sele (convento della), 446. Mahan, 262 a 266. Magliano Nicola, 112. Maio (di), duca di S. Pietro, 238. Malaspina (marchesa diì, 166. Malta, 290, 297, 307.

259

38,

n. 1,

53,

276,

76,

285, 299,

Leonessa D. M., 211, 415, 416. Levi Davide, 173.

Mammone

Liepteich (il generale), 385. Lieto (di) Antonio, 186.

Mammone

Liguoro Biase, Lioy G., 19 n.

186.

Maniscalchi, 417.

3.

Manna Domenico, 199. Manna Vincenzo, 198, 199, Manco Gabriele, 203 n. 2.

Lisciano, 406.

Andrea, 202. Logoteta Giuseppe, 29, 30, 47. Litteriis (de)

255.

Gaetano, 399 a 405,

416.

Luigi, 400 n.

3,

405,

410.

Manthoné Gabriele, 299 Marcha Nicola, 312.

225.

n. 1.

Lombardia, 312.

Marche, 389.

Lomo

Marcilly, 73. Marco (de) Carlo, 220, 257, 415.

(club), 196.

Lomonaco Francesco,

73, 74, 92, 95 n. 1, 97, 158, 208 n. 3, 254, 256 n. 2, 265, 359 n. 1. Longano, 187, 188.

Lopez Caterina, 3. Lopez (l'abate), 3. Lopez Maria, 3. Lorenzo (de) Alessandro,

n. 1,

Marescalchi, 396.

Maria Carolina,

lO, 11, 13, 24, 51, 56, 63 a 65, 125 n. 2, 130, 142, 163, 197, 257, 259 n. 1, 261 n. 1,

236.

Lorenzo (de) Giovanni, 234, 454. Lorenzo (de) Giuseppe, 233 a 247. Losa (de), 26. Lucarelli Crescenzio, 186.

Marco (de) Giuseppe, 220. Maresca Benedetto, 264, 272

361, 362, 370, 389, 395. Clementina di Borbone, 162. 163. Marinelli Angelo, 187, 188. Marinelli Antonio, 187, 188.

Maria

465

INDICE DEI NOMI Marinelli Diomede, 28 n.

2, 105, 153, 161, 187, 188. Marinelli Gaetano, 187, 188. Marinelli Luigi, 187, 188. Marinelli Raimondo, 187, 188. Marinelli Vincenzo, 187, 188. Marini (marchese di Genzano),

151, 152.

Marinis (de) E., 453. Marmont, 317 n. 2. Marsiglia, 246.

Martina Franca, 304, 377. Martinengo Colleoni, 312, 313, 381.

Martinitz

Martino

(il

capitano), 385.

(de) Filippo, 17, 18 n. 1.

Martone Michele,

199, 200.

Martucci Giuseppe, 186. Marulli (l'ufficiale), 422. Marnili Sebastiano, 438, 439.

Mase (de) Nicasio, 233, Massa Flaminio, 199. Massa Oronzo, 57.

234.

Mascheroni, 340. Masci Filippo, 299 n. 1. Massei, 408. Massoneria, 195. Mastelloni Nicola, 123 n. 2. Mastelloni Titta, 377 n. 2. Mastriani Francesco, 173. Matera, 324. Mattei Gregorio, 74, 106, 107, 196, 197, 204, 225, 226, 229, 416.

Mattei Saverio, 74, 106. Mattei (de) Orazio, 369. Mattia (de) Giuseppe, 203 n.

Mauro

(di)

Mercatello (piazza del), 240, 358.

Mercato (piazza

del), 60, 112, 158, 165, 224. Merlin, 284. Messina, 116, 291, 311. Metastasio Pietro, 8 a 10, 15, 18 n. 3, 26. Michele il Pazzo, 37. Micheroux, 264, 358, 372, 395. Milano, 247, 404, 409, 415. Milon, 247. Minervino Murge, 205 n. 2, 206. Minieri Riccio Camillo, 68. Miracolo di S, Gennaro, 37, 38, 75 a 81, 325. Miseno, 14, 308. Modica, 397, 394. Moles (l'avvocato), 145, 147. Molinari (il presidente), 241. Molino (de) Pietro, 115, 116, 175, 176. Monitore di Roma (il), 33 n. 2, 98, 100.

Monitore napoletano

(il),

Montalto, 403, 405, 407. Montalto Gaetano, 199, 200. Montanari Tommaso, 349 n. 1. Montecassino, 118. Montecorvino Rovella, 118, 119, 429.

Montedinove, 403, 408. Montella, 439.

Montemayor 2.

Gennaro, 186.

di S. Marco, 197. Medici (de) Luigi, 197, 198, 204, 211 n. 2, 224 a 227, 307, 322, 323 n. 5. Méjan, 354 a 359.

(de)

Lorenzo,

Montemiletto (principe Monteoliveto (convento Monticchio, 442, 444.

di), di),

Montrone (marchese

di),

203 n.

Montuori

Moreau

S.,

211 n.

1.

Moscadelli Antonio, 30.

Melzi, 417.

Mugnano,

Merande Giuseppe,

241.

2,

237, 238.

Melfi, 446.

(de) Nicola, 147, 148, 150 a 152.

357. 238.

Monticelli (l'abate), 415, 416.

Melchiorre Stanislao, 200. n. 2.

367

n. 2.

generale), 364. Moreno, 264.

Meo

a

Montemarano, 433.

Mazzitelli Antonio, 203 n. 2. Medici (de) Caterina, marchesa

Mendia Francesco, 203

32

55, 67.

(il

140.

Muro, 429, 433

n. 2, 434, 444, 447,

451 n. 1. Musella Gaetano, 186.

Muscari Carlo, 237, 246.

INDICE DEI NOMI

4G6

N

Palmieri

Napoleone Bonaparte, 246, 247, 278, 285, 344, 345, 360 a 368, 873, 374, 385, 401, 402, 413, 414, 416, 418, 420, 423. Napoletano Nicola, 186. Napoli, 3 a 5, 13, 23 a 25, 29, 39, 50, 53, 61, 103, 124 a 126, 130, 131, 143, 164. 169, 171, 194, 211, 277, 284, 285, 294, 303, 311, 324 a 326, 336, 337, 382, 416, 418. Napoli (de) Giovanni, 140. Napoli (di) Gennaro, 186. Napoli Signorelli Pietro, 351. Nardini, 29 n. 1, 77, 78, 265. Nardo Antonio, 199. Naselli-Aragona, 195. Natale Angelo, 186.

Natale Michelangelo, 452 n. 1. Natale Michele, vescovo di Vico, 59, 61.

Nelson Orazio,

129, 251 258, 260, 262 a 267. Netti Raffaele, 200. Newmann, 413, 414, 416, 422. Nicola (de) Carlo, 32 n. 1, 146, 147, 187. Ninno (de) Giuseppe, 200 Nobile Aniello, 74. Nocera, 118, 125.

a 253,

419 a

(il

marchese),

19.

barone), 414 n.

30, 134 n. 1. Pandolfelli Vincenza, 115.

Fanzini Leonardo, 279, 282, 815, 316, 317 n. 1. Pantelleria (isola della), 201. Paoletti, 416. Paolo I, imperatore di Russia, 371, 372.

Papadia Baldassarre,

7.

Parapiglia, 433. Paribelli Cesare,

216, 272, 273, 280, 282 n. 1, 286, 292, 298, 307, 310 a 328, 330 a 384, 394 a 396, 415, 416. Paribelli Giovanni, 312, 345. Parigi, 271, 283, 284, 316, 369, 417 a 421. Parisi Emmanuele (il ministroì, 164, 186. Parisi Emmanuele (il generale\ 410. Parisi Raffaele, 429 n. 2. Parisi© Nicola, 117.

Parsons (il luogotenente), 259 n. 1. Pastore Vincenzo, 200, 203 n. 2. Patarini, 198, 202, 213.

75, 76, n. 1.

Nola, 87. Nelli

(il

Palomba Francesco,

1.

Paterno Vincenzo, 428, 429, 446. Pecher Giovanni, 200. Pecorari Vincenzo, 189. Pelusio, 356.

Peluso B., 453. Penalver (de) Chiara, 171. Renza Gaspare, 203 n. 2.

Pepe Camilla, 296. Pepe Gabriele, 347 n. 2. Pepe Guglielmo, 24 n. 1, 87 a Olivieri, 406, 407. Olivieri G., 153 n.

Ormesson

(d')

89, 233, 234, 1.

L. F., 422.

271

n. 1, 402, 403.

Pepe (il maresciallo), Pepe Ludovico, 292 n.

392. 2,

304

n. 1.

Pereira del Figuereido Antonio,

Otricoli, 285.

66.

Pacifico Nicola, 40, 59, 207.

Pagano Mario,

19, 28 n. 2, 47, 77, 98, 102, 108, 109, 202, 215 n. 2, 216, 227, 228, 256, 257. Palermo, 161, 162, 164, 291, 311,

394.

Palma Campania,

87, 92.

Perrella Alfonso, 347. Perrone C, 453. Petagna Luigi, 168. Petra Prospero, 203 n.

2.

Petra Ugone, 203 n. 2. Petra (de) Ignazio, 203 n. 2. Petrella Pompeo, 203 n. 2. Petrillo (di) Gennaro, 186. Petrioli Francesco, 451 n. 1.

467

INDICE DEI NOMI Petrucci Giuseppe, 117.

Pommereul

Petti, 409. Piatti Antonio, 59, 357. Piatti Domenico, 59.

Ponticelli, 224. Ponza, 389. Porcinari Ippolito, 198, 199. Porta Vincenzo, 307, 320. Portici, 245.

Piatti Giuseppe, 377 n. 2. Pietà dei Turchini (chiesa della),

171 n. 1. Pignatelli Antonio, principe di Belmonte, 413. Pignatelli Chiara, principessa di Belmonte, 352. Pig-natelli del Vaglio Diego, 307, 320. Pignatelli Faustina, principessa

(il

generale), 364.

Portogallo, 3, 4, 13, 71, 72. Potenza, 446. Pozzuoli, 171. Precida, 130, 131, 306. Pronio, 41, 403, 408. Puglia, 288, 294, 296, 305, 324, 405, 415, 438.

Puoti Gioacchino, 111, 165.

di Colubrano, 18.

Pignatelli di Strongoli Ferdinando, 220, 224, 402. Pignatelli di Strongoli Francesco, 29 n. 2, 151, 152, 161 n. 1, 221 .a 223, 276, 305, 324, 401 a 404, 409. Pignatelli di Strongoli Mario, 151, 152, 224, 402. Pignatelli di Strongoli Vincenzo, 29, 224, 402, 404, 408, 409. Pignatelli Girolamo, principe di Moliterno, 279, 282, 316, 384 a 392, 412 a 416, 418, 421 a 423. Pignatelli Nicola, 151 n. 1. Pignatelli (vicario generale), 28, 209, 210. Pignone del Carretto Isabella, 18. Pino (il generale), 330, 404, 408. Pinto de Souza Luigi, 27, 69, 72. Piovigo, 408. Pipino Dionigi, 199, 271 n. 1, 359. Piselli Francesco, 403, 407. Pisticci, 140 n. 4.

Pivano

Silvio,

330

n. 2.

Rapolla, 20.

Renzis (de) Leopoldo, 128

Pomarici Francesco, 199, 203

Reviollo Maria, 183.

Rey

(il generale), 35. 306. Riario, 29, 59, 60, 215.

Ricciardi Amodio, 58 n. 264, 272 n.

2,

di),

59 n.

1,

1.

2,

322.

scana), 277.

1.

n. 2,

416.

marchese

n. 2,

291.

Rieti, 408.

(l'avvocato), 278.

(il

Racioppi Giacomo, 433 Raia Nunzio, 186. Ramondini, 283.

Ricciardi Francesco, 17 n.

Polacchi, 404, 415. Polopoli Luigi, 199.

Pombal

Quagliarella Michele, 203 n. 2. Quagliarelli (il barone), 414 n. 1. Quarenda Giovanni, 447. Quintana (il tenente), 446, 447, 450.

Richard (ministro francese in To-

n. 1.

Pizzeghettone, 247. Pizzoli Maria, 157. Piati Bernardino, 140 n. 4. Poerio Alessandro, 189, 383 n. Poerio Carlo, 383 n. 1. Poerio Giuseppe, 383.

Poggi

Q

10, 12.

Rimini, 401. Rionero in Vulture, 429, 434, 445, 446.

Riso Giambattista, 203 n. 2. Rizzo Giuseppe, 203 n. 2. Robert Giulio, 340. Robertis (de) Matteo, 203 n. 2. Roccaromana (duca di), 389, 390. Rocco Costantino, 443, 445, 451 n. 1.

468

INDICE DEI NOMI

Rodino Gaetano,

52, 87, 111, 172, 197, 208, 224, 233, 234. Rodio, 400, 403, 405, 406, 407. Rodriquez Ferdinando, 201, 202.

Roma,

3, 4, 97, 98, 101, 221, 227, 228, 295, 325, 401, 407, 409, 415.

Romanìn, 317

Francesco, 199. Gaetano, 356. Giovanni, 404, 405, 407. Michele, 193 a 203, 208,

210, 215, 219, 220.

Prosdocimo,

151,

152,

215, 216, 323.

Ruffo Fabrizio, 45, 46,

51, 79, 81,

110, 138, 143, 149, 158, 233, 238, 242 a 244, 259 n. 1, 262 a 264, 289, 297, 305, 358, 372, 400, 402 n. 2, 403, 407, 408. Ruggi Ferdinando, 154. Ruggiero Carmine, 186. Ruggiero Francesco Paolo, 271, n. 1,

292

pubblica,

52,

della), 64, 129.

Salerno, 107, 108, 307, 324, 433, 450. Salfi

Francesco, 14, 33, 110, 203 (il

ministro), 389.

Salinero Anna, 116. Salinero Camilla, 115 a 117, 168. Salinero Tommaso, 116.

Rossetti Gabriele, 15, Rossi (ministro a Genova), 396.

272

Salandra (duca

Saliceti

Ronga Salvatore, 128, Rosa (de) Tommaso, 117.

Rotondo

d'istruzione

103, 104.

n. 2, 326.

n. 2.

Romano Raffaele, 186, 200. Romo (il club), 196, 197.

Rossi Rossi Rossi Rossi

Sala

Sambuto,

145.

Sanctis (de) Giuseppe, 279 n. 3. Sanfelice Andrea, 115, 117 a 119, 167, 168, 177. Clotilde, 168.

Sanfelice Sanfelice Sanfelice Sanfelice Sanfelice

Emmanuella,

Luisa, 50, 115 a 189,

453.

Sanfelice Maria

Giuseppa, 117,

168.

Sanfelice Michele, 115.

San Gaudioso (monastero di), 79. San Germano, 289. San Gregorio Armeno (monastero di), 79,

205 n.

3.

San Gregorio Magno,

n. 2.

Ruoti, 434.

117, 168.

Gennaro, 115, 117, 168. Girolamo, 115.

431, 433,

450.

Russia (granduchi

65.

di),

Russo Antonio, 186. Russo Giuseppe, 433,

435, 445 a

450.

Russo Vincenzio,

74,

87 a 112,

Sangro (di) Beatrice, 64. Sangro (di) Placido, 433 n. 2. San Martino (convento di), 139. San Nicola da Tolentino (convento

di),

239.

San Nicola dell'Alto, 271 n. 1. San Pietro a Maiella (convento di),

216, 453. Ruvo di Puglia, 297.

240.

S Sa Pereira

(de) Giuseppe, 26, 66,

70.

Sabini Gaetano, 200. Sabini Gerardo, 110 n. Saccenti Domenico, 5. Sacchi Cr., 203 n. 2.

5, 203.

Sacchinelli Domenico, 264. Saint-Albin (de) A. R. C., 219, 275, 277, 278 n. 1, 280 n. 1, 289 n. 2, 336 n. 2, 353, 379. Saint-Cyr (il generale), 422.

Sansevero, 288, 289. Sansone, 111 n. 2, 129 n. 1, 134 n. 2, 141n. 1,181 n. 1, 211 n. 2, 311 n. 4, 312 n. 1, 400 n. 3. Santa Chiara (monastero di), 79. Santa Eufemia, 237. Santagata Luigi, 186. Santa Maria Apparente (carcere di), 245, 246.

Santa

Maria

(chiesa

Saponara 415.

di),

di

Costantinopoli

61.

(l'avvocato),

323

n. 5,

469

INDICE DEI NOMI Sarti Vincenzo, 203 n. 2. Savarese Antonio, 199, 203 n. 2.

Souza

Scaduto Francesco, 19

Sozio Giacinto, 359. Spallanzani Lazzaro, 18. Sparanise, 28, 381. Speciale, 59, 145, 152, 153, 373. Spezzaferro, 50. Spinazzola Vittorio, 233 n. 1, 292

n. 4.

Scasacasa, 209. Schérer (il generale), 314. Schettino Santolo, 186.

Schiano Raffaele, 236. Schipani, 29, 50, 297, 305, 324. Sciret, 317 n. 1.

Sciwich Antonio 203 n.

alias

Kanuso,

Giuseppe Agostino,

(de)

26, 27, 72.

n. 2.

Spinelli

Chiara,

principessa

Scognamiglio Raffaello, 186. Scoino Antonio, 429.

Spinelli Troiano, 413.

Scordamag'lia Antonio, 203 n. 2. Scrofani Saverio, 271 n. 1, 393 a 396. Scudiero Carolina, 151 n. 1. Scudiero Gaetano, 151 n. 1. Sebastiani Gabriello, 188.

Starazio Michele, 349 n.

Seca Aniello, 186. Seca Maddalena, 186.

Sulmona, 409.

Springponten

Serra Gennaro, 49, 59, 60. Serra Giuseppe, 317. Serra Luigi, 63. Serra Maddalena, 63. Settembrini Luigi, 143, 169. Sicignano, 50. Sicilia, 73, 219, 277 a 279, 281, 284, 291, 294, 297, 298, 306, 325, 364, 365, 393. Sieyès, 336. Simone (de) Francesco, 311 n. 4.

Simone (de) Pasquale, Simoni Saverio, 104.

25.

(il

barone

Giuseppe, 203 n. 2. Storno Bolognini N., 292 n. Stuart (il generale), 389.

Talleyrand, 370, 423.

315, 316, 351, 416, 418, 419,

414,

369, 420,

Tanfano Gennaro, 127. Taranto, 173.

Teano, 211.

Teramo, 406, 407. Termoli, 418.

Termometro

politico di dia, 33. Terra di Lavoro, 305.

Lombar-

Thiébault, 76, 77, 215, 217, 282, 285, 305 Tesoro di

n, 3.

S.

Gennaro (cappella

del), 75, 76.

Solimena Francesco,

Torino, 283, 415. Torre del Greco, 140. Tortoreto, 406. Trani, 43, 305, 419. Trapani. 116.

199.

Carlo, 423 n.

2.

1.

Teuillet

(di)

371.

1.

Stillo

Siniscalchi Diodato, 199. Siniscalchi Giuseppe, 203 n. 2, 209. Sinno, 357. Sirchio Salvatore, 200. Società patriottica, 24, 87, 103, 194 a 198, 225 a 227, 229, 326.

Sondrio, 311. Sora, 289, 400. Sorrento, 307, 324.

di),

Stellato Giuseppe, 128. Stile Ignazio, 216.

Sybel, 278 n.

Sele (dipartimento del), 289, 296. Selvaggi Gaspare, 271 n. 1, 327. Sementini Antonio, 208, 209. Sementini Luigi, 208, 209. Serio Luigi, 37, 63, 133.

Somma

di

Belmonte, 413, 414, 416, 420.

2.

1.

(il

generale), 330.

Tillemont (il barone), 370 n. 2. Tivaroni C, 330 n. 1. Toma Gioacchino, 174. Tommaseo Nicolò, 271 n. 1. Torelli Giuseppe, 389 n. 1, 411 n. 1.

INDICE DEI NOMI

470

Treilhard, 284. Tremiti, 201, 418. Tria de Solis Pasquale, 16. Trinità a Magnocavallo (monastero della), 118. Trinità Maggiore (chiesa della), 76, 241.

Tron Andrea,

64,

Troubridge, 129, 264. Trouvé, 254.

Villamarina, 165. Villari Antonio, 152, 153. Vinari L. A., 153 n. 1. Vinaccia Vincenzo, 128. Visconti Ferdinando, 201. Vitale Antonio, 199. Vitali G., 453. Vitaliani Andrea, 196, 218 a 220, 277, 358. Vitaliani Vincenzo, 197, 204, 226. Vittoria Raffaele, 104.

Troyli, 20.

U Ugoni, 271

Vicaria, 27, 58, 60, 111, 157, 199, 226, 227, 410. Vienna, 279, 312. Vigliotta Francesco, 186.

n. 1.

Vivenzio Giovanni, 88. Vivenzio Nicola, 88.

Vaccaro Gennaro, 201. Vaccaro Geronimo, 200. Vaccaro Michele, 200. Valacchia (principe di), 279. Valiante Andrea, 246, 347 n.

W Weser 2.

(il

maggiore), 385.

Williams Helen Mar3% 58 Winspeare Davide, 427.

Valtellina, 312. Vanni, 209.

Wirtz, 237.

Vanvitelli Gaspare, 145, 147, 149. Vargas Macciucca Michele, 66, 68. Vasto, 380. Vecchione Aniello, 186. Vecchioni Giambattista, 139. Veditore repubblicano, 74, 106 a

Zanelli, 416.

108, 196.

Vero Repubblicano (il), 73. Venezia, 317 n. 2, 395. Ventotene, 389. Verrusio, 383.

n. 2.

Zappa, 203 n. 2. Zarrillo, 414 n. 1. Zavaglia Carlo, 203 n. 2. Zuccarino Francesco, 433, 443, 447.

Zurlo Giuseppe, arcivescovo di Napoli, 140 n. 2, 325, 326.

INDICE

Prefazione all'edizione precedente

pag.

Prefazione a questa edizione I.

»

Eleonora de Fonseca Pimejstel e letano I.

II.

III.

IV.

il

«

Illustrazioni e

Monitore napo-

documenti

III.

IV.

Lettera inedita della Fonseca Pimentel

.

La prigionia della Fonseca nel 1798 La stampa periodica durante la Repubblica .

.

napoletana del 1799 Il

cuore di re Ferdinando

VII. Notizie varie II.

22

» »

32 56

»

63

»

68

»

69

»

72

»

75

»

82

»

tri

Vincenzio Russo. I.

Cospirazioni e fuga da Napoli.

Il

suo sistema so-

ciale II.

III.

III.

3

»

:

V. San Gennaro e Sant'Antonio VI.

^

Bibliografia degli scritti di E. de Fonseca

Pimentel II.

xxu

».

La letterata (1752-1792) La giacobina (1792-1799) La giornalista (gennaio-giugno 1799) La martire (giugno-agosto 1799) I.

vu

Nella Repubblica

Romana

Nella Repubblica Napoletana

»

87

»

97

»

103

»

115

»

122

Luisa Sanfeuce e la conqiura dei Baccheb. I.

II.

Due famiglie prima del 1799 La congiura e la scoperta

472

INDICE

III.

La

Sanfelice e

repubblica.

IV.

V.

Due Il

Il

Baccher negli ultimi mesi della

i

13 g-iugno

pag. 136

volte nel confortatorio

»

145

compimento della vendetta

»

157

»

167

»

175

Illustrazioni e I.

:

Baccher

e dei II.

documenti

Gli altri attori dell'episodio della Sanfelice

Su Luisa de Molino, Andrea

Sanfelice e le

loro famiglie III.

Sulle circostanze della scoperta della con-

giura IV. Sui Baccher fucilati e

i

superstiti

...

V. Cronisti e storici

*

177

»

182

»

187

»

194

IV. I GIACOBINI NAPOLETANI PKIMA DEL 1799. Noterellc. I.

II.

III.

La Società Patriottica Le denuncie e il processo La lettera di Emmanuele de Deo

IV. I Giacobini e la polizia

V. Carlo Lauberg VI.

Andrea Vitaliani

VII. I fratelli Pignatelli Vili. Luigi de Medici

IX.

Un

sonetto di Mario

Pagano

X. L'opera dei Giacobini

di

Napoli

V. Nel furore della reazione (dalle memorie di un milite della guardia civica della Repubblica napoletana)

»

197

»

204

*

207

*

210

»

218

*

220

»

224

»

227

»

228

»

231

VI. Il Nelson, Domenico Cirillo b la capitolazione. I.

La domanda

II. Il

Nelson

di grazia di

Domenico

Cirillo

...

e la capitolazione

»

251

»

262

»

271

»

275

VII. Relazioni dei patrioti napoletani col Direttorio e col

Consolato e la prima idea dell'unità italiana.

Avvertenza I.

La deputazione

della Repubblica napoletana al

Direttorio francese II. I

patrioti napoletani alle

col III.

Faypoult

Missione del Paribelli

IV. L'idea dell'unità d'Italia

prese col Macdonald e >

284

»

310 329

»

473

INDICE V.

Il

Paribelli e

il

Ciaia in soccorso dei patrioti napay. 348

poletani VI. Parere del Paribelli al Bonaparte circa la ricon-

VII.

quista del regno di Napoli

»

La pace

»

360 369

»

376

»

379

Moliterno

»

384

Intorno a Saverio Scrofani

»

393

di Firenze

Vili, Conclusione Illustrazioni e I.

Nuovi

documenti

:

particolari sulla

rivoluzione di Na-

poli II.

III.

Intorno a Girolamo Pignatelli, principe di

Vili. Agitazioni e intbiqhi politici all'alba del nuovo secolo.

Un tentativo Mammone

I.

d'insurrezione nel 1801 e la fine di »

399

»

412

Introduzione

»

427

Giovinezza e uscita in campagna

»

430

L'emigrazione napoletana a Parigi nel 1802

II.

Appendice

.

.

:

Angiolillo (Angelo Duca), capo di banditi. I.

II.

ni. Lotte e vittorie IV. Provvedimenti economici e morali

V. Trionfi VI. Presa e morte di Angiolillo VII. Conclusione

Nota

biblioobapica

Indice dei nomi

.

....

»

434

»

»

437 443

»

446

»

451

»

453

»

457

(

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