Carlo Maria Martini - Non Sprecate Parole (Esercizi Spirituali Con Il Padre Nostro) [PDF]

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Zitiervorschau

NON SPRECATE PAROLE Esercizi Spirituali con il Padre Nostro Premessa Il volume che presentiamo raccoglie i testi delle meditazioni che il Cardinal Martini ha tenuto a un gruppo di sacerdoti durante un corso di esercizi spirituali "con il Padre Nostro". Queste pagine non si offrono quindi come un commento del Padre Nostro, in chiave esegetica o spirituale. Esse intendono piuttosto accompagnare il lettore in un cammino che, a tappe successive, lo introduca a scoprire gli inesauribili tesori di una preghiera che ben a ragione è stata definita (come si legge nell'Introduzione) breviarium totius Evangelii: «Il Padre Nostro riserva sempre delle sorprese, è sempre nuovo, polivalente, e spesso non arriviamo a coglierne tutte le ricchezze». Lo stile è semplice e sobrio. A tratti però la commozione del cuore rende la parola significativamente vibrante. Per esempio dove si parla del Regno, «una realtà che è compresa da chi la vive», che «viene vissuta giorno dopo giorno seguendo Gesù», che «chiediamo intuendo più che ragionando, più desiderando col profondo del cuore che avendo davanti agli occhi una immagine precisa» (risentiamo l'eco delle parole di sant'Agostino nella Lettera a Proba: «Il dovere della preghiera si adempie meglio coi gemiti che con le parole, più con le lacrime che con i discorsi»). O dove si rivela l'anelito al compiersi definitivo del Regno nella pienezza dei «cieli»: «Se il Regno di Dio è la Gerusalemme celeste che inizia... la nostra domanda è che l'insieme della terra faccia risplendere la pace e la luce della dimora di Dio»; «Siamo appesantiti, affaticati, talora oppressi dal cumulo di ingiustizie che ci circondano e delle quali, volere o no, siamo parte», ma «affermiamo che esiste una situazione dove non c'è più ingiustizia, né lacrime... e tutto è chiarezza, bellezza, purità». Sembra a noi che passi come questi, e altri che lasciamo al lettore di scoprire, diano alle meditazioni il sapore della testimonianza. Può parlare così solo chi ha dedicato e dedica la propria vita al

compiersi del Regno, nella sequela amante e perseverante di Gesù; solo chi ha vissuto e vive la com-passione e la solidarietà col male e le sofferenze del mondo, tenendo lo sguardo fisso agli orizzonti eterni che aprono alla speranza. E per questo valore di testimonianza ogni parola risulta nuova e stimolante. In una storia come quella in cui siamo immersi sentiamo più che mai bisogno di testimoni che con accenti credibili e persuasivi ci parlino di speranza, di solidarietà, di pace. Siamo lieti perciò di consegnare al pubblico questo volume, auspicando che molti possano trovarvi un aiuto a discernere e a .percorrere cammini . di verità per sé, per la società in cui viviamo, per il mondo.

Introduzione Anzitutto desidero ringraziare il Signore che ancora una volta mi permette di tenere un corso di esercizi spirituali. È infatti per me un dono grande incontrare ciascuno di voi, incontrare i vostri cammini spirituali e camminare un poco insieme con voi. Ogni volta che do gli esercizi mi viene in mente la parola di Paolo all' inizio della lettera ai Romani, là dove dice: «Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io» (Rm 1,11-12). Questo comune cammino di fede è un aiuto anche per me. È utile richiamare, all'inizio di una nuova esperienza, che cosa sono gli esercizi spirituali. Spesso infatti si chiamano esercizi le settimane bibliche, gli aggiornamenti catechetici, le riflessioni ascetiche, le esercitazioni di preghiera. Cose ottime che è molto utile fare e che si usano anche negli esercizi propriamente detti. Ma ciò che ritengo il punto nodale è che gli esercizi sono un ministero dello Spirito, un mettersi in ascolto dello Spirito perché ci aiuti a conoscere la volontà di Dio nell'oggi, per abbracciarla e compierla con gioia e con fiducia. Lo Spirito infatti non lascia immobili, fa sempre danzare e ci scioglie dai nostri movimenti rigidi.

Occorre dunque creare le condizioni ottimali perché, nell'apertura allo Spirito, la Parola dica a me e a me soltanto ciò che vuole da me adesso, quest'anno, con questa salute, queste relazioni, questi superiori, queste difficoltà e malumori, con queste temperie spirituali, sociali e politiche. Possiamo quindi parlare anche di ministero dell'immediatezza. Come spiega molto bene il teologo Karl Rahner, Dio opera immediatamente in me e parla al mio cuore, cerca il contatto immediato con l'anima di ciascuno, per chiedere a ciascuno una cosa che non chiederà a nessun altro. Nel desiderio di aiutarvi ad entrare in questi giorni con le giuste disposizioni, vi suggerisco di rispondere, magari per iscritto, a due domande. La prima: come arrivo agli esercizi? Ogni anno ci arriviamo in maniera diversa: una volta stanchi, forse disgustati, turbati, con ripugnanza; un' altra volta siamo disposti a farli volentieri; o ancora ci ritroviamo pieni di distrazioni, di amarezze, di preoccupazioni, di risentimenti; oppure iniziamo gli esercizi col desiderio di mettere a fuoco un tema particolare che ci pesa. È molto utile prendere coscienza del proprio stato d'animo. La seconda domanda è: come vorrei uscire dagli esercizi? Che cosa vorrei soprattutto chiedere come grazia per uscirne contento? In questi giorni potremo anche reciprocamente edificarci vivendo qualche momento di comunicazione nella fede, durante il quale chi lo vuole potrà esprimere con semplicità ciò che, in quello che ha ascoltato e meditato, lo ha maggiormente colpito e può aiutare anche altri. Ciascuno potrà pure comunicare personalmente con me, in un colloquio o mettendo per iscritto un pensiero, un suggerimento, una domanda, una riflessione. Da parte mia il lavoro è molto semplice: vi suggerirò qualche pagina della parola di Dio, dei pensieri biblici, non perché siano il tema degli esercizi (che è appunto la ricerca di obbedienza allo Spirito santo), bensì quale sfondo. E questa volta sono stato ispirato a scegliere come sfondo biblico il Padre Nostro. Verrebbe spontaneo dire: ma lo conosciamo a memoria, l'abbiamo

recitato infinite volte! È vero, tuttavia riserva sempre delle sorprese, è ogni volta nuovo, misterioso, polivalente, e spesso non arriviamo a coglierne tutte le ricchezze. Possiamo pure considerare il Padre Nostro una sintesi del Vangelo. N on a caso Tertulliano lo chiamava breviarium totius Evangelii. È una definizione che mi attrae e che il mio grande e indimenticabile padre spirituale Michel Ledrus*, defunto ormai da molti anni, dava come titolo a un suo piccolo libretto: Il Padre Nostro preghiera evangelica. È una preghiera che riassume infatti tutto il Vangelo; e, se lo comprendiamo bene, ci accorgeremo che il Padre Nostro poteva dirlo soltanto Gesù e solo lui poteva insegnarlo. Perché c'è una corrispondenza, una omologia perfetta tra Padre Nostro, insegnamento evangelico, vita di Gesù Figlio di Dio morto e risorto per noi. Esporrò brevemente alcuni temi di riflessione sul Padre Nostro, supponendo l'esegesi che è propria dei libri scientifici. La collezione dei commenti americani su questa preghiera, dal titolo Ermenèia, dedica cento pagine fittissime al testo, con decine di pagine di bibliografia. Noi non facciamo esegesi in questa sede, ma dobbiamo comunque tenere presente che sul Padre Nostro ci sarebbe materia per un anno intero di corso. Vengono alla mente a questo punto le testimonianze che della loro esperienza ci hanno lasciato i santi. Penso per esempio alle vibranti esclamazioni con cui santa Teresa d'Avila, nel suo Cammino di perfezione, introduce il commento alle prime parole della preghiera: «"Padre Nostro che sei nei cie1i!"... Il nostro intelletto dovrebbe andarne così rapito e la nostra volontà così compenetrata da non essere più capaci di pronunciare parola... Come converrebbe che qui l'anima si raccogliesse per elevarsi al di sopra di sé ad ascoltare ciò che le insegna questo Figlio benedetto intorno al luogo dove abita suo Padre, quando dice che è "nei cieli"!» (Cammino di perfezione 27, 1). E ancora è bello ricordare ciò che diceva santa Teresa di Gesù Bambino, quando raccontava che cosa le suggeriva la preghiera di Gesù: «Qualche volta, quando il mio spirito è in una tale aridità che mi è impossibile tirar fuori un qualunque pensiero per unirmi al buon Dio, io recito molto lentamente un Padre Nostro e poi la salutazione angelica; allora queste preghiere mi rapiscono, nutrono la mia

anima ben più che se le avessi recitate precipitosamente un centinaio di volte» (Manoscritto C, 318). Questo era per lei il Padre Nostro. E la testimonianza di una consorella attesta: «La sua unione con Dio era continua. Pregava senza sosta. Un giorno la trovai nella sua celletta. Cuciva con grande velocità e tuttavia aveva l'aria così raccolta che gliene domandai la ragione. "lo recito il Pater", mi disse. "È così bello dire Padre Nostro", e alcune lacrime brillavano nei suoi occhi». Questo è il nostro desiderio: penetrare nel cuore, nello spirito della preghiera insegnataci da Gesù. Signore Gesù, tu ci vedi qui davanti a te col desiderio di pregare più intensamente in questi giorni. Ma come tante altre volte, noi ti rivolgiamo la domanda: Insegnaci a pregare! L'esperienza della nostra vita ci mostra, anno dopo anno, che non sappiamo pregare, che abbiamo bisogno di imparare continuamente l'atteggiamento giusto della preghiera. Per questo ti chiediamo di donarci il tuo Spirito. Vorremmo che tu ci insegnassi a pregare come hai insegnato a sant'Ignazio di Loyola, a san Pietro, a san Paolo, a santa Teresa d'Avila, a santa Teresa di Lisieux, a tutti i tuoi santi. Vorremmo vivere il Padre Nostro come tu lo hai vissuto. Fa' che sentiamo il tuo sostegno, il tuo conforto e che, con la tua grazia, possiamo perseverare in questi giorni nell'orazione. Maria, Madre della pietà, Regina della preghiera, patrona della vita interiore, prega per noi. * M. LEDRUS, Il Padre Nostro preghiera evangelica, Borla, 1981.

Il fondamento (omelia) L'Eucaristia sarà ogni giorno il centro di tutto il nostro lavoro, perché è il Signore Gesù che ci costruisce e ei viene incontro nello spezzare del pane, è lo Spirito che ei tocca immediatamente per cambiare il nostro cuore, per fargli conoscere la volontà di Dio, per

arricchirei del dono del discernimento. «Fratelli, voi siete l'edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente archi tetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 3,9-11.16-17). «In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti" . Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli"» (Mt 16,13-19). Nelle letture della liturgia odierna troviamo un vocabolo significativo - lo vedremo nei prossimi giorni - per gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola, ed è la parola fondamento: «Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo». E ancora nel vangelo: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».

Dunque la vita cristiana ha un fondamento: oggettivamente è Gesù e soggettivamente è la fede in lui. Tutto ciò che diremo o vivremo in questi giorni deriverà da questo fondamento che, a sua volta, è parte di uno ancora più ampio: il Mistero di Dio Creatore, Signore, amico dell'uomo. Da tali verità fondamentali deriva tutto il resto. Il fondamento che parte da Dio, Trinità, Amore, Essere perfettissimo, misericordioso, rivelato in Gesù, si esprime poi in noi attraverso l'obbedienza, nell' accoglienza del Mistero e nella ricerca di ciò che vuole da noi. È la sintesi degli esercizi. Tutto parte dal riconoscimento di Dio Creatore, Signore, Redentore, che in Gesù si fa vicino a noi e ci vuole con sé nella pienezza della vita. Nella nostra preghiera e nell' adorazione quotidiana ci riporteremo a Gesù e gli chiederemo di sostenerci, di nutrirci, di farci da punto di riferimento e di appoggio. Tale fondamento è poi reso concreto nel tempo e nello spazio dalle chiese cattedrali - come quella in cui stiamo celebrando -, che sono il luogo nel quale viene proclamato e reso visibile. Ciascuno di noi può quindi ripensare alla sua chiesa cattedrale, alla sua diocesi e comunque a quella realtà di Chiesa mediante la quale è stato innestato in Gesù Cristo. Soltanto in questo contesto noi troviamo la nostra verità, la nostra pienezza. Siamo perciò invitati in questa celebrazione a pregare per tutte le Chiese del mondo, perché in esse si rivela il mistero dell' amore di Dio. E mi piace ricordare, pensando alla Chiesa ambrosiana, che essa celebra oggi 50 anni dalla morte del beato arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster, che è stato una figura importante per la Chiesa di Milano e per tutta la Chiesa di Dio. Chiediamo la grazia di rimanere sempre ancorati alla Chiesa locale, in comunione col Papa, perché tutto il nostro muoverci e agire non sia vano, ma poggi su una roccia, perché tutto ciò che compiamo in questi giorni non sia se non una conseguenza del nostro essere Chiesa. Certo durante il nostro Ritiro dovremo occuparci di noi stessi, della nostra ascesi, della volontà di Dio per noi, ma questo sempre nell' ambito e nel quadro della Chiesa visibile. Sant'Ignazio quando negli Esercizi parla di scelte concrete, dice sempre: «Nell'ambito della Chiesa visibile». È in questo orizzonte che troviamo la nostra verità,

la certezza che il nostro cammino piace a Dio. Preghiamo allora perché questo cammino sia condotto nella verità, nell' oggettività, nell' adesione alla Chiesa, a tutto ciò che essa proclama e continuamente, nella sua sollecitudine per noi, ci propone. E rinnoviamo il desiderio di servirla, questa Chiesa, con disinteresse, con dedizione, con fedeltà e lealtà. Così soltanto troveremo Cristo ed entreremo in quel rapporto immediato con Dio che Egli vuole stabilire con noi in questi giorni.

I MEDITAZIONE I contesti evangelici del Padre Nostro La prima meditazione che vi propongo sarà piuttosto breve, direi introduttiva e anche un po' esegetica, formale, pur restando valido quanto abbiamo detto. La dividerò in tre parti. Una prima parte di lectio, dove ci fermeremo sui versetti di Lc 11 e di Mt 6 riferiti al Padre Nostro. Poi una seconda parte di meditatio, in cui proporrò qualche riflessione sintetica sui contesti del Padre Nostro, sull' occasione in cui viene insegnato. Per concludere con una contemplatio nella quale vorrei mettere a fuoco quali atteggiamenti ci sono suggeriti per questi giorni dai brani evangelici. Sappiamo che i vangeli in cui il Padre Nostro è riportato sono due. E c'è da stupirsi, perché vorremmo che fossero tre, vorremmo che pure in Marco ci fosse il Padre Nostro. Gli esegeti discutono se non l'ha riferito perché non lo conosceva oppure perché non era preoccupato di tramandare tutte le parole di Gesù. Il Padre Nostro nel vangelo di Luca Leggiamo anzitutto Lc 11. Il contesto in cui il Padre Nostro viene insegnato si situa durante il viaggio di Gesù a Gerusalemme che inizia in 9,51, quindi già abbastanza avanti nella sua biografia. Ricordiamo che a Gerusalemme c'è una tradizione, testimoniata dalla basilica del Pater noster, secondo cui la preghiera sarebbe stata insegnata là, sul monte degli Ulivi, verso la fine della vita di Gesù. In ogni caso, per Luca l'insegnamento del Padre Nostro è tardivo.

- «Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare» (11, la). Questo è avvenuto molte volte nella vita di Gesù: per esempio la notte precedente la scelta dei dodici apostoli (cf Lc 6, 12); la notte seguente la moltiplicazione dei pani, sempre presso il lago («Salì sul monte, solo, a pregare» - Mt 14,23); la mattina dell'inizio del suo ministero a Cafarnao, quando si alza presto e va in un luogo appartato a pregare (