Soren Aabye Kierkegaard. Una biografia
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Joakim Garff

Søren Aabye Kierkegaard. Una biografia

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«Monumentale. Questa biografia è un “atto d'amore n,. non si limita a descrivere la claustrale intimità

dell'ambiente di Kierkegaard, ma partecipa di esso, e riesce a creare un senso di eccitazione, di attenzione e di scandalo che è insieme locale e cosmico›› JOHN UPDIKE - THE NEW YORKER

«Una biografia che rimarrà per lungo tempo la rappresentazione più completa e più affidabile della vita

e del pensiero di Kierkegaard. Ma è anche un libro di narrativa scritto con ironia e vivacità, che riporta sempre al concreto dell'esistenza la spirale verso l'astrazione di Kierkegaard» CHRTSTOPH BARTMANN - DEUTSCHLANDRADIO

«Il libro migliore e più completo sulla vita di Kierkegaard» FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG

«SAK potrebbe essere lungo mille pagine e restare magnifico, perché è davvero come un romanzo che fonde precisione poetica e indagine psicanalitica›› OTTO KALLSCHEUER - DIE ZEIT

«Per qualsiasi lettore di Kierkegaard, questo libro avrà un effetto teatrale: come se finora avessimo ascoltato un monologo, e improvvisamente si alza il sipario, compare la Danimarca nella sua età dell'oro e il monologo è incorporato in una conversazione vivace e sfaccettata›› JONATHAN LEAR - THE TlMES LITERARY SUPPLEMENT

«Uno straordinario ritratto del filosofo, che offre dramma, introspezione psicologica e storia sociale, nonché una guida alle sue profonde,

sebbene sconcertanti, idee. Joakim Garff sembra possedere qualcosa della divina capacità di Kierkegaard di cogliere nell'intimo la natura umana con un tocco sottile e aristocratico›› GORDON MARINO - THE WALL STREET JOURNAL ISBN 978-88-7615-917-6

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«Un giorno non solo i miei scritti, ma appunto la mia vita, l'intrigante segreto di tutto il macchinario, saranno studiati e ristudiati››. Scrittore e credente, seduttore e martire, Søren Aabye Kierkegaard per primo ha costruito il suo mito. Dal peso della figura paterna, con la sua eredità di rigorismo religioso e soverchiante senso di colpa, alla storia d'amore con Regine Olsen, proseguita fino alla morte nel segno di una compiaciuta rinuncia; dal rifiuto dell'hegelismo, come di ogni altra corrente filosofica allora dominante, allo scontro frontale con la Chiesa danese e la sua fede formalista e addomesticata: il suo pensiero ostenta le fratture e gli slanci di una vita interiore che è stata un'intensa e drammatica awentura dello spirito. A partire da questo materiale incandescente e contraddittorio, Joakim Garff, uno dei maggiori studiosi del filosofo danese, ha voluto ricollocare Kierkegaard nel suo tempo e tentare una decifrazione nuova della sua esistenza, appassionata ma non apologetica. Modulando trasporto e ironia, alternando analisi filosofica e introspezione psicologica, ci restituisce la complessità di un uomo in balia della sua opera e che vedeva se stesso ora come genio ora come semplice strumento nelle mani di Dio. Dai tormenti irrisolti del singolo prendeva cosi forma la violenza intransigente del suo pensiero, la sua universalità e persistenza che ne farà un involontario precursore dell'Esistenzialismo e, in generale, della sensibilità contemporanea. SAK, un evento di rilevanza globale alla sua prima uscita in Danimarca, è oggi considerata la più importante biografia di Kierkegaard e uno spartiacque per gli studi che lo riguardano.

JOAKIM GARFF Scrittore e ricercatore danese di formazione teologica, dal 1992 al 1999 è stato presidente della Søren Kierkegaard Society e attualmente è professore associato presso il Søren Kierkegaard Forskningscenteret a Copenaghen. Autore di numerosi libri su Kierkegaard, a cominciare da Den søvnløse. Kierkegaard laest aastefisk/biograƒisk del 1995 (L'insonne. Lettura estetica/biografica di Kierkegaard). Nel 2000 esce SAK. Søren Aabye Kierkegaard. En biograƒi, che ottiene un immediato riconoscimento sia tra i lettori che in ambito accademico.

Euro 49,00

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1. La casa della famiglia Kierkegaard al n. 2 di Nytorv, che nel 1908 dovette lasciare il posto alcolosso babilonese della Banca Commerciale all'angolo tra Nytorv e Frederiksberggade, si elevava su quattro piani sopra a un alto seminterrato. Negli anni dell'Università e nel periodo 1844-1848, quando tornò a vivere nella casa di famiglia, Kierkegaard abitò nell'appartamento al primo piano accanto al portone del l\/lunicipío/Palazzo di Giustizia.

2. Michael Pedersen Kierkegaard. «Un uomo anziano, lui stesso enormemente malin-

conico, ha un figlio della vecchiaia, a cui tutta questa malinconia va in eredità», appunta il figlio nel suo journal del 1846. ›"€”`“=}

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Appena undicenne abbandonò una vita di

miseria e indigenza nella brughiera dello Jutland e partì per Copenaghen, dove imparò presto a filare oro dai suoi articoli di lana e dove in seguito si stabili come commerciante, rentiere speculatore edilizio. Intorno ai quarant'anni si ritirò dagli affari per dedicarsi a occupazioni più spirituali. La sua immaginazione torturata, che si nutriva del racconto veterotestamentario di Giobbe, concepì l'idea che Dio volesse punirlo facendo morire i suoi figli prima del loro trentaquattresimo anno di vita. Solo due dei suoi sette figli gli soprawissero.

3. Ane Kierkegaard. Michael Pedersen Kierkegaard perse la sua prima moglie dopo due anni di matrimonio. Un anno dopo mise

incinta la sua domestica, Ane Sørensdatter Lund, con cui in fretta e furia contrasse matrimonio. Di lei non si sa pressoché nulla: Søren Aabye non la nomina mai, Peter

Christian molto di rado. Stando alle scarse fonti pare che sia stata una brava donna piccola e rotonda, dall'animo semplice e allegro. Non sapeva scrivere e la sua firma nei documenti pubblici è stata apposta con la guida di una mano altrui.

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23. «BerIingske politiske og Avertissements-Tidende››, la mattina di venerdi 20 dicembre 1850. Per non sparire nel mare degli annunci vari C.A. Reitzel ha piazzato una grande inserzione che annuncia l'uscita di diversi libri tra cui le Dodici lettere di Clara Raphael, i Carmi Nuovidi Christian Winther e le Poesie di Henrik Hertz. Sopra a tutti troneggia Un discorso edificante di S. Kierkegaard, che si poteva acquistare per sedici scellini.

24. Rasmus Nielsen. Sebbene Kierkegaard non desiderasse avere discepoli, trovò giusto iniziare un singolo individuo alla sua attività di scrittore. La scelta cadde sul professore di filosofia Rasmus Nielsen, un'intelIigenza versatile con interessi perla matematica, la chimica, la botanica ela fisiologia. «Sono come i cavalli che tirano gli omnibus», affermò Nielsen. «Per me è un riposo sufficiente venire attaccato a un'aItra carrozza». L'«omnibus›› kierkegaardiano stava quasi per piegarlo sulle ginocchia. Kierkegaard riteneva che Nielsen si appropriasse dei suoi pensieri e Ii pubblicasse spacciandoli per propri, per cui avrebbe certo considerato appropriato che Nielsen si sia fatto immortalare col cappello in mano.

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25. Vor Frue Kirke [Chiesa di Nostra Signora]. Sullo sfondo, alla fine di Nørregade, si vede il primo palazzo di Dyrkøb, dove Kierkegaard abitò nel suo ultimo anno di vita nelle stanze prese in affitto presso la signora Borries - vicinissimo alla Chiesa più importante della nazione.

26. J.P. Mynster. «Non hai la minima idea di che pianta velenosa sia stato Mynster››, disse Kierkegaard in punto di morte aIl'amico Emil Boesen. Del tutto innocuo non appare nemmeno in questa immagine, in cui indossa la potente uniforme del clero. La mancanza dei denti gli conferisce paradossalmente I'aspetto di un vorace squalo. Come uomo della Chiesa di Stato era un amministratore scrupoloso ed efficiente, consevatore, ma non oltranzista. Il rapporto di Kierkegaard con Mynster, «il pastore di mio padre››, era caratterizzato da un'estrema ambivalenza. Naturalmente le opinioni sulla figura di Mynster erano discordi, ma anche altri nutrivano le stesse riserve di Kierkegaard. H.N. Clausen, ad esempio, scrive nelle sue memorie: «Tra i cardinali romani ho talvolta incontrato un simile connubio di raffinato, squisito bon ton e untuosità pretesca››.

27. H.L. Martensen. «Mi accorsi subito che possedeva doti non comuni, ma anche un'irresistibile tendenza alla sofistica, al gioco capzioso, che emergeva in ogni occasione, risultando spesso stucchevole». Cosi Martensen ricorda il giovane Søren Aabye, che a spese del padre aveva ingaggiato come insegnate privato questo luminare della carriera fulminea. Nel dibattito sul vero testimone della verità Martensen si espresse una sola volta pubblicamente per trincerarsi poi in un silenzio che Kierkegaard definì «cristianamente indifendibile››, «ridicoIo››, «stupido-accorto›› e «spregevole››. L'attacco fece una forte impressione su Martensen, come emerge dalla sua autobiografia, in cui definisce Kierkegaard un «angelo accusatore›› e la sua campagna un'«esperienza tra le più orribili».

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28. N.F.S. Grundtvig. Sebbene Kierkegaard ammirasse la leggendaria erudizione, la forte personalità e l'insonne forza primordiale di Grundtvig, nessuno riceve un trattamento cosi irrispettoso nei journalerdi Kierkegaard, dove il gigante nordico viene descritto con gli appellativi di «attaccabrighe storico-universale», «fabbro ferraio strepitante», «mattacchione che canta jodel» e «gigante nordico di birra». Grundtvig lesse i numeri delI'«lstante›› e chiamò Kierkegaard uno di quei «gelidi dileggiatori che pendono senza staccarsi sotto al tetto della chiesa come candelotti di ghiaccio».

29. Peter Christian Kierkegaard. L'irresolutezza sembra quasi trasparire dagli occhi di Peter Christian Kierkegaard, il cui destino in qualche modo fu segnato daII'essere il fratello maggiore di un fratello minore geniale. Difese la sua dissertazione Sulla Menzogna a Gottinga, dove la sua eloquenza e la sua abilità dialettica gli valsero il soprannome di «der Disputierteufel aus dem Norden›› [il diavolo disputatore del nord]. Nonostante i suoi titoli fu dimenticato nella distribuzione delle cattedre universitarie sia di Filosofia che di Teologia, probabilmente perché nutriva simpatie teologicamente scorrette per Grundtvig. Nel 1875, dopo una ventina d'anni come vescovo di Aalborg, incupito e moralmente distrutto, rassegnò le dimissioni, perchè si riteneva indegno di ricoprire un tale incarico.

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sce in un'annotazione in cui punzecchia più Tryde di Kofoed-Hansen, perché il primo, pur conoscendo i dettagli della risoluzione di Kofoed-Hansen, aveva scelto di declamare «commosso, che in questi tempi i servitori del Signore devono riflettere davvero a fondo sul fatto che ne va della loro vita. - Sì, come no... tante grazie!››. Non è poi così importante sapere se sia stato Peter Christian o Kofoed-Hansen a far da modello nell'atelier satirico di Kierkegaard: sicuramente entrambi si saranno sentiti chiamati in causa. E Kierkegaard ha potuto in tal modo colpire due avide mosche ecclesiastiche in un colpo solo. Un'analoga precisione di mira la si ritrova nei colpi che centrano e abbattono i palloncini ecclesiastici del battesimo, della cresima e del matrimonio. In una barocca descrizione di un giovanotto del tutto secolarizzato che, Dio solo sa il perché, ha deciso di far battezzare suo figlio, Kierkegaard raccomanda, invece di mettere al bambino una cuffietta battesimale, di porre una