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Zitiervorschau

SOLUZIONI DEGLI ESERCIZI E DELLE VERIFICHE DEL VOLUME B LEGGERE POESIA Emily Dickinson Vederla è un dipinto, p. 7

Esercizi, p. 7

1. I pregi dell’amica sono l’aspetto gradevole come quello di un dipinto e la voce armoniosa e musicale. Stare con lei consente di sentirsi fuori dalle regole ma senza colpa (un’intemperanza / innocente), di provare gioia per il solo fatto di conoscerla, di sentire la propria vita illuminata e riscaldata dalla sua presenza. 2. La similitudine come se il sole / ti brillasse nella mano esprime la gioia di possedere, di avere sempre a disposizione, proprio in mano, qualcosa di enorme, vitale, luminoso. La forza dell’immagine deriva proprio dal contrasto tra l’enormità del sole e la piccolezza della mano. Una parola in regalo: Risposta possibile: rispondendo in modo provocatorio all’insegnante che lo rimproverava.

Valerio Magrelli In una lontananza irraggiungibile, p. 8

Esercizi, p. 8

1. Risposta possibile: La poesia è crudele perché separa, ostile perché alza muri tra gli amanti, solitaria perché richiede il raccoglimento individuale. Una parola in regalo: Alzò gli occhi dal foglio e le rivolse uno sguardo ostile; Nonostante l’impegno, la chimica resta una materia ostica per me.

Constantinos Kavafis I muri, p. 9 Esercizi, p. 9 1. Risposta possibile: Si comprende che coloro che hanno costruito i muri sono nemici perché la loro azione è descritta come spietata, immotivata, priva di umanità (v. 1). Questi caratteri sono sottolineati dal ripetersi per tre volte della parola senza, che qui nega qualità positive (v. 1), e dalla parola contro, che suggerisce ostilità (v. 2); i muri causano infatti l’isolamento e l’imprigionamento del poeta. Il nemico non è riconoscibile perché il soggetto di mi drizzarono resta sottinteso e al verso 7 si parla genericamente di muratori. Una parola in regalo: scrupolo; attenzione; cura.

IL LINGUAGGIO DELLA POESIA 2. Il testo come misura: l’aspetto metrico-ritmico Esercizi, p. 27 1. ùtile, diciàmolo; attéso; incapàce; vivìbile; Elisabètta; stùpido; componiménto; audàce; trabocchétto; immàgine; té; vestìto; adagiàto; metamòrfosi; volàtili; gerarchìe, altruìsta; assillànte; soggiogàto; litanìa; diadèma. 2. Esempi

Nome del verso

I turbini sollevano la polvere (E. Montale)

endecasillabo

Piano, tronco, sdrucciolo sdrucciolo

Figure metriche

che maggior prima non lo invidïate (G. Pascoli) endecasillabo piano dieresi Finita è la notte e la luna (S. Quasimodo) novenario piano due sinalefe Più non mi batte il cor (P. Metastasio) settenario tronco sinalefe 3. quattro; settenari; abbc deec fggh aiih; baciata; l’ultimo; l’ultimo; tronca; sull’ultima sillaba; più; sinalefe; 1

vezzosa-Irene, sdegnarti-un, che-il, breve-e. 4. Risposta possibile: Rima

Assonanza

Consonanza

tormento

vento

innesto

pronto

amò

ricamò

saltò

emù

mare

lottare

base

mora

fortuna

luna

radura

fortino

veliero

destriero

lieto

denaro

5. Tipo di versi: endecasillabi. Figure metriche: otto sinalefe (vv. 1, 5, 7, 8, 13,14), due dialefe (v. 9).

5

10

Donne ch’avete intelletto d’amore, i’ vo’ con voi de la mia donna dire, non perch’io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo’ parlar sì altamente, ch’io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui.

Fronte: dal verso 1 al verso 8. Primo piede: vv. 1-4, secondo piede: vv. 5-8. Chiave: verso 8. Sirima: dal verso 9 al verso 14. Prima volta: vv. 9-11, seconda volta: vv. 12-14. Schema delle rime: ABBCABBCCDDCEE.

Francesco Petrarca Pace non trovo, et non ò da far guerra, p. 28

Esercizi, p. 29

1. quartine; terzine; endecasillabi; 11; ABAB ABAB CDE CDE; alternate; ripetute. 2. e | te | mo, et | spe | ro; et | ar | do, et | son | un | ghiac | cio 3. Nella poesia non sono presenti enjambements; infatti la misura del verso coincide sempre con quella della frase. 4. Le parole in assonanza con trovo sono volo e mondo; quelle in assonanza con temo sono spero e cielo. 5. Rime interne nella prima quartina ghiaccio : giaccio : abbraccio; rime interne nella prima terzina: Veggio : cheggio.

Guido Gozzano Parabola, p. 30

Esercizi, p. 31

1. Risposta possibile: La poesia mette in scena un bambino che mangia una mela. Il frutto è bellissimo e promette piaceri straordinari; di morso in morso il bambino si aspetta un appagamento che tuttavia alla fine non giunge. 2. quartine; terzine; endecasillabi; ABBA BABA CDE CDE; incrociata; alternata; ripetute. 3. Al verso 9: ancora – e ad

2

4. a 5. Una parabola è una breve narrazione che induce a riflettere sul senso della vita (come le parabole di Gesù nei Vangeli). Il titolo Parabola allude al fatto che la poesia offre un insegnamento generale sulla vita attraverso l’esempio di un fatto quotidiano. 6. a. V; b. V; c. F; d. F; e. V 7. Il procedimento che rende poetico l’ultimo verso è l’inversione dell’ordine delle parole: il complemento oggetto precede il verbo (ogni piacere tolsero). 8. Sinonimo: indugia (v. 3); contrario: s’affretta (v. 5).

Umberto Saba Glauco, p. 33 Esercizi, p. 33 1. Risposta possibile: Un bambino biondo di nome Glauco, vestito alla marinara e con volto sereno, si rivolge in dialetto all’amico Umberto con voce allegra. Gli chiede per quale motivo trascorra il suo tempo senza divertirsi e perché ogni sua parola suoni misteriosamente segnata dal dolore. Lo invita a seguirlo sulla riva del mare, così invitante con le sue onde limpide. Gli domanda quale sia la preoccupazione nascosta che lo allontana all’improvviso dagli amici. Per incoraggiarlo gli dice che quegli amici che lui evita vivono una vita dolce, divertente e piena di fantasia. 2. Glauco non capisce perché Umberto se ne stia in disparte, di malumore, senza partecipare ai giochi degli amici. Umberto non conosce la dolcezza e l’allegria piena di speranze degli altri ragazzi. 3. quartine; terzine; sonetto; ABAB BABA CDE CED. 4. 4

8 11 14

Glauco, un fanciullo dalla chioma bionda, dal bel vestito di marinaretto, e dall’occhio sereno, con gioconda voce mi disse, nel natio dialetto: Umberto, ma perché senza un diletto tu consumi la vita, e par nasconda un dolore o un mistero ogni tuo detto? Perché non vieni con me sulla sponda del mare, che in sue azzurre onde c’invita? Qual è il pensiero che non dici, ascoso, e che da noi, così a un tratto, t’invola? Tu non sai come sia dolce la vita agli amici che fuggi, e come vola a me il mio tempo, allegro e immaginoso.

Si trova una sinalefe tra tre vocali contigue nei versi 7, 11 e 14. Una successione di tre sinalefe si trova al verso 9 e al verso 14. 5. Sineresi. 6. Glau | co, un | fan | ciul | lo | dal | la | chio | ma | bion | da, dal | bel | ve | sti | to | di | ma | ri | na | ret | to, e | dal | l’oc | chio | se | re | no, | con | gio | con | da vo | ce | mi | dis | se, | nel | na | tio | dia | let | to 7. Glau | co, un | fan | ciul | lo | dal | la | chio | ma | bion | da, 8. a; a 9. gioconda / voce; nasconda / un dolore; sponda // del mare. Dividendo tra loro parole che dovrebbero restare unite, gli enjambements le mettono in evidenza: così risultano particolarmente visibili le parole che si riferiscono agli opposti modi di vivere dei due ragazzi (gioconda, dolore) e il luogo che rappresenta simbolicamente la vita (il mare), in cui si tuffano i ragazzi che non la temono.

3. Il testo come musica: l’aspetto fonico 3

Esercizi, p. 42 1. [Nel versi di Caproni] Rime: vv. 1-4, 6-7. Assonanza: scarpe-talpe. Onomatopee: scricchiolio, rodìo. Allitterazione: s e r (Sentivo lo scricchiolio, / nel buio, delle mie scarpe: / sentivo quasi di talpe / seppellite un rodìo / sul volto, ma sentivo / già prossimo ventilare / anche il respiro del mare). [Nel versi di Montale] Rime: incontrato : stramazzato; gorgoglia : foglia. Rima interna: incontrato : strozzato. [Nei versi di Pascoli] Rime: vv. 5-7, 6-8. Allitterazione: s, r, cc (Ma secco è il pruno, e le stecchite piante / di nere trame segnano il sereno, / e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante / sembra il terreno). [Nei versi di Palazzeschi] Rime: vv. 83-85. Assonanza: finisci – uccidi. Onomatopee: Clof, clop, cloch, / cloffete, / cloppete, / clocchete, / chchch… [Nei versi di Marinetti]: Onomatopea: ebbrrra (v. 2); frrremi (v. 3). Allitterazione: rodendo, morso, striduli (v. 4). 3. [Nel testo di Caparezza] Paronomasia: predico, merito, eretico. [Nel testo di De André] Rime: vv. 3-4. Assonanza: sole, pescatore. [Nel testo di Silvestri] Rime interne: parlava : parlava; importanti : passanti; distratti : tratti; argomenti : commenti. Consonanze: argomenti : avanti : commenti. Assonanze: passanti : distratti; monologo : megafono.

Gabriele D’Annunzio La pioggia nel pineto, p. 43

Esercizi, p. 47

1. Quattro strofe di 32 versi ciascuna. I versi sono liberi, ossia di lunghezza varia. Non è identificabile uno schema rimico preciso. 2. Verso 5: senario; verso 6: novenario; verso 7: ternario; verso 29: settenario; verso 39: senario; verso 51: novenario. Ai versi 6 e 51 sono presenti due sinalefe: che parlano gocciole e foglie; sotto innumerevoli dita.

3. Rime e figure di suono

Esempi

Definizione

Rima

sparse : arse (vv. 9 e 11); pini : divini (vv. 12 e 15); accolti : folti : vólti (vv. 17, 18 e 20); verdura : dura (vv. 35 e 36); cicale : australe (vv. 42 e 43); ginestre : terrestre (vv. 61 e 62) ecc.

identità di suono di due parole a fine verso, a partire dalla sillaba su cui cade l’accento tonico

Rima interna

varia : aria (v. 37); pianto : canto (v. 41)

identità di suono, a partire dalla sillaba su cui cade l’accento tonico, di due parole che non si trovano entrambe a fine verso

Onomatopea

crepitìo (v. 36); crosciare (v. 82); croscio (v. 85)

imitazione di un suono attraverso una parola di senso compiuto o un segno costituito da una semplice successione di lettere

Allitterazione

ciel cinerino (v. 45); la figlia / del limo lontana (vv. 90-91); verde vigor rude (v. 112)

ripetizione degli stesi suoni in parole successive

4. Risposta possibile: Ouverture (apertura): suono persistente della pioggia sulle diverse foglie del bosco, in un crescendo che coinvolge anche i due protagonisti (la pioggia penetra persino nei loro pensieri); prima voce solista: canto delle cicale, che diventa più sordo e più fioco, poi trema e diviene impercettibile mentre il suono della pioggia si fa più intenso e scrosciante; seconda voce solista: canto della rana, roco e lontano; ripresa conclusiva: suono della pioggia, ripetuto sullo sfondo.

Giovanni Pascoli 4

Il tuono, p. 48

Esercizi, p. 48

1. Risposta possibile: Il primo momento, dal v. 1 alla prima parte del v. 6 (vanì), descrive l’improvviso scoppio di un tuono nella notte, il dilagare del rimbombo, la sua ripresa dopo una breve pausa e infine il ritorno del silenzio; il secondo momento, da Soave (v. 6) alla fine, presenta il ritorno della quiete e di suoni delicati, come il canto di una madre e l’oscillare di una culla. 2. due; endecasillabi; A BCBCBA. 3. Soave allora un (due sinalefe); poi (dittongo); soave (iato). 4. vv. 2-3: rumore secco, improvviso, violento; vv. 4-5: rumore sordo, prolungato, ripetuto. 5. E nella notte nera come il nulla, // a un tratto, col fragor d’arduo dirupo / che frana, il tuono rimbombò di schianto: / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, / e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto / s’udì di madre, e il moto di una culla. Al verso 1 si ripete la “n” e ai versi 3-5 i gruppi di consonanti “rim/rin” e “bom/ba”. 6. a

7. b

8. Il passaggio dalla paura alla consolazione, dal timore della morte alla vita, dalla distruzione alla dolcezza. 9. fragor: forte rumore; rimbalzò: produsse un rumore ripetuto, come una ripresa dopo una pausa; rotolò: produsse un rumore prolungato, come di qualcosa che rotola; rimareggiò: produsse un rumore simile a quello di un’onda del mare in tempesta, che si ripete violenta; rinfranto: infranto di nuovo, frammentato. 10. Una parete scoscesa che cede e precipita. 11. d

Giuseppe Ungaretti In dormiveglia, p. 50

Esercizi, p. 51

1. Risposta possibile: 1. Il poeta, come un infermiere, assiste la notte ferita violentemente dai rumori della guerra. 2. L’aria, lacerata dai colpi continui, gli fa pensare a un pizzo, un tessuto forato e ricamato, mentre gli uomini nascosti dentro le trincee sembrano lumache ritirate nel guscio. 3. Infine il suono insistente delle fucilate evoca in lui il ricordo di una situazione lontana: gli pare di ascoltare, nel dormiveglia, il lavoro intenso degli operai che battono con lo scalpello le strade della sua città. 2. vv. 2-8: somiglianza visiva: l’aria è simile a un merletto, i soldati nelle trincee sono lumache nel guscio; vv. 9-17: somiglianza di suoni: il battere delle fucilate ricorda quello degli scalpellini. 3. Lo spazio bianco tra il primo verso e il resto della poesia, unito all’assenza di punteggiatura, mette in rilievo il verso iniziale (molto violento) e genera un senso di sospensione e di separazione tra momenti diversi. 4. tre; liberi. 5. As | si | sto | la | not | te | vio | len | ta | ta: decasillabo; L’a | ria | è | cri | vel | la | ta: senario con sinalefe; Co | me | u | na | tri | na: quinario con sinalefe. 6. Rima: violentata : crivellata. La notte e l’aria, trattate come esseri viventi, subiscono atroci violenze; Rima: affannato : lastricato. Sono associati l’impegno e il risultato del lavoro degli operai; Consonanze: crivellata – schioppettate - affannato. Sono associati tutti termini negativi, che indicano violenza, dolore o fatica. 7. La figura di suono è l’allitterazione dei suoni “t”, “tr”, “ta” che riproducono il martellamento delle fucilate e in generale i rumori della guerra. 8. Si nota l’allitterazione del suono “l”. Il suono liquido evoca la mollezza della lumaca, in contrapposizione con la durezza della guerra; nell’espressione nugolo di scalpellini la dolcezza del suono “l” si associa al ricordo di una situazione piacevole, perché legata alla pace. 5

9. crivellata, schioppettate, batta.

4. Il testo come tessuto: l’aspetto lessicale e sintattico Esercizi, p. 56 1. Risposta possibile: Dolcezza: sapore dolce, proprio dello zucchero; montagna: rilievo della superficie terrestre; statua: monumento; sonno: condizione di chi dorme; aria: miscuglio gassoso. 2. - Era una musica di una dolcezza nauseante: connotazione negativa (nauseante); E, nel pianto imprevisto, finalmente dolcezza: connotazione positiva (finalmente). - Il tuo naso, dal profilo nobile di montagna: connotazione positiva (nobile); Lo intrappolava una montagna di pensieri: connotazione negativa (intrappolava). - Da lei, sfinge, insensibile statua, non veniva risposta: connotazione negativa (insensibile, non veniva risposta); Splendeva il suo viso perfetto da statua: connotazione positiva (splendeva, perfetto). - Infine venne il sonno ristoratore : connotazione positiva (ristoratore); Un sonno plumbeo e inerte avvolgeva la città: connotazione negativa (plumbeo, inerte). - L’aria si fa greve, pregna di una malsana umidità: connotazione negativa (greve, malsana); Con lei, nella stanza entrò un’aria nuova: connotazione positiva (nuova). 3. Parole che appartengono al campo semantico della vegetazione: albero (v. 1); verde melograno (v. 3); vermigli fior (v. 4); orto (v. 5); rinverdì (v. 6); fior (vv. 9 e 12); pianta (v. 9); terra (vv. 13 e 14). Parole che appartengono al campo semantico del dolore e della morte: muto (v. 5); solingo (v. 5); percossa e inaridita (v. 10); inutil vita (v. 11); estremo (v. 12); fredda (v. 13); negra (v. 14). Parole poetiche: da’ (v. 4); fior (vv. 4, 9 e 12); or (v. 6); calor (v. 8); inutil (v. 11); ne (vv. 13 e 14); amor (v. 16).

4. Registro elevato ignudo, venerabile, lucerna, giaciglio, musa, arcano, tremulo, ribrezzo

Registro medio sporco, letto, materasso, polvere, piede, zoccolo, fabbrica

5. La sintassi è prevalentemente ipotattica. Suddivisione in proposizioni: L’onda / che si ritira e si allontana dalla riva / dove alzandosi / e crollando / ha fatto la sua uscita / non sapendo delle altre / che la precedevano / e che la seguivano / e che erano il suo avanzare e il suo cedere, / ha perduto la superficie / e / rientrando nelle acque profonde / si è confusa nel suo proprio corpo / dove prepara attraverso i millenni la sua prossima identica uscita il suo prossimo identico crollo. La frase principale è L’onda […] ha perduto la sua superficie. La coordinata alla principale è e […] si è confusa nel suo proprio corpo. Le congiunzioni “e” della parte centrale della poesia costituiscono un polisindeto.

Cesare Pavese O ballerina ballerina bruna, p. 57

Esercizi, p. 58

1. strofa; sciolti. 2. Nei versi che si concludono con una parola tronca si deve contare una sillaba in più. Nei versi in cui l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno. 3. Vitalità e splendore anima di carne appassionata; musiche; luci; gloria; brividi intensi; sempre splendida

Brama e buio buio; mi divoro / e contorco febbrile; distruggermi; rombo; strazi; tesi; schianti; lancinanti; adosso a te

4. Assume una connotazione positiva, perché significa che la ballerina non perde mai il suo splendore, niente può toccarla né sminuire la sua bellezza. 5. c

6. c 6

Giosue Carducci San Martino, p. 59

Esercizi, p. 61

1. Risposta possibile: San Martino è l’11 novembre, il giorno in cui è ambientata la poesia e in cui, per tradizione, si celebra la maturazione del vino (come dice il proverbio: «A San Martino ogni mosto diventa vino»). 2. quattro strofe; settenari; i versi centrali; l’ultimo delle altre quartine; abbc deec fggc hiic. 3. ur ǀ la e ǀ bian ǀ cheg ǀ gia il ǀ mar l’a ǀ ni ǀ me a ǀ ral ǀ le ǀ grar su ǀ l’u ǀ scio a ǀ ri ǀ mi ǀ rar nel ǀ ve ǀ spe ǀ ro ǀ mi ǀ grar Sono presenti alcune sinalefe (evidenziate in grassetto). L’accento cade sempre sull’ultima sillaba: dunque il verso è tronco e si deve contare una sillaba in più: si chiama in questo caso settenario tronco. 4. irti, maestrale, urla, mar, per, borgo, ribollir, aspro odor, rallegrar, gira, cacciator, rimirar, rossastre, stormi, neri, pensieri, vespero migrar. La figura di suono si chiama allitterazione. 5. Appaiono “poetiche” per la forma grafica le parole che presentano elisioni o troncamenti nella parte finale: a gl’; mar; ribollir; de’; de i; rallegrar; su’; cacciator; su l’; rimirar; com’; migrar. Anche vespero appartiene a un registro elevato, perché segue la forma latina vesper, che mantiene la “e”, anziché la forma più comune in italiano “vespro”. 6. Protezione e vitalità ribollir de’ tini, aspro odor de i vini, rallegrar, ceppi accesi, spiedo, scoppiettando, cacciator, fischiando, rimirar

Minaccia e inquietudine nebbia, irti, piovigginando, maestrale, urla e biancheggia, nubi, neri, esuli, migrar

7. La poesia è composta da due periodi, di lunghezza uguale: il primo occupa le prime due strofe, il secondo la terza e la quarta. 8. Irti significa “pungenti, ispidi, dritti”. Nella poesia i colli sono detti irti perché è autunno: gli alberi spogli e i rami nudi suggeriscono l’idea di tante spine. “Erti” significa invece “ripidi, scoscesi”. 9. b

Giovanni Raboni Zona Cesarini, p. 62

Esercizi, p. 63

1. La poesia descrive l’azione di un attaccante a pochi istanti dalla fine di una partita di calcio, quando il suo tiro, già quasi in rete, viene respinto. 2. Significa che il portiere non è piazzato nel modo migliore davanti alla propria porta e non può parare il tiro. 3. Non si sa se un avversario o un compagno del giocatore che ha tirato. 4. Probabilmente il compagno ha voluto intervenire per essere lui a segnare il goal, nonostante la sua azione non rientrasse negli schemi di gioco previsti dall’allenatore, e nel farlo ha involontariamente ribattuto il tiro già diretto verso la rete. 5. L’evento è narrato dal punto di vista del calciatore che ha tirato in porta, come si capisce fin dal primo verso, quando il fatto che il tiro sia stato ribattuto è commentato con dispiacere (maledizione). 6. una; liberi. 7. la ǀ ra ǀ di ǀ ce ǀ del ǀ na ǀ so: settenario; 7

del ǀ l’av ǀ ver ǀ sa ǀ rioac ǀ cor ǀ so, ǀ guar ǀ da ǀ ca ǀ so: endecasillabo con sinalefe; da ǀ me ǀ tà ǀ cam ǀ po o ǀ for ǀ se ǀ (chi ǀ ca ǀ pi ǀ va: endecasillabo con sinalefe; le ǀ brac ǀ cia al ǀ cie ǀ lo e ǀ ra ǀ pos ǀ si ǀ bi ǀ le: novenario con sinalefe Al verso 21 si contano 10 sillabe, ma poiché l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno. Il verso è perciò un novenario. 8. Enjambements: ribattuto / sulla linea; convulsa / mischia; dito / mignolo; con / la radice del naso; chi capiva / più niente; ancora / tutto; anche / azzeccare; tra decine / di gambe; rotolarsi / nell’erba; stendere / le braccia. La frequenza degli enjambements accelera il ritmo: tale scelta impone al lettore di passare da un verso all’altro senza una pausa, fino alla fine del testo, e rispecchia il ritmo rapido e convulso dell’azione di gioco alla ricerca del goal. 9. La figura fonica formata dalle parole casa e causa è la paronomasia; insieme con la ripetizione di fuori, essa mette in rilievo le parole che si riferiscono alla particolarità della situazione: il portiere non è al suo posto (fuori casa) e non può parare (fuori causa). 10. tiro; ribattuto; linea; mischia a portiere; fuori casa; avversario; metà campo; compagno; gloria; schemi; ritiro; mister; vincere; tiro teso; radente; il centro; sfida; erba. La presenza di una grande quantità di termini calcistici è un segnale linguistico che contribuisce a delineare l’identità dell’io lirico, il quale è un giocatore, un protagonista della partita, e si esprime con il linguaggio tecnico proprio del mondo del calcio. 11. maledizione; guarda caso; chi capiva / più niente. Tali espressioni appartengono a un registro colorito e familiare, privo di formalità, e sottolineano la sua delusione per la rete mancata. 12. La poesia è composta da un solo lungo periodo, e tale scelta sintattica rende il ritmo più rapido e incalzante. 13. Tra tutto e era possibile si trova un elenco di azioni che sarebbero potute accadere ma non sono accadute: vincere, riuscire a mandare in rete il tiro rasoterra tra la selva di gambe dei giocatori, correre quasi al rallentatore verso il centro del campo, rotolarsi nell’erba per la gioia, stendere le braccia al cielo per esultare esprimendo la propria sfida senza gridare. Tale rinvio sintattico contribuisce a mettere in evidenza la successione di azioni che il calciatore avrebbe desiderato compiere nel finale della partita, per esprimere la gioia suprema del goal realizzato.

5. Il testo come deviazione dalla norma: l’aspetto retorico Esercizi, p. 78

3. Figure retoriche di posizione iperbato, anafora, accumulazione, parallelismo, chiasmo, iterazione, anadiplosi, climax, anastrofe, hỳsteron pròteron

Figure retoriche di significato metafora, analogia, sineddoche, adỳnaton, similitudine, metonimia, antitesi, ossimoro, antonomasia, personificazione, iperbole, ipallage, ironia, figura etimologica, sinestesia

4. a. perifrasi; b. reticenza; c. sinestesia; d. iperbole; e. apostrofe; f. antonomasia; g. anastrofe 5. Pascoli: a; Pascoli: a; Marinetti: a; Pascoli: b; Corazzini: b; Corazzini: a; Gozzano: b; Oxilia: a; Petrarca: a

Eugenio Montale Felicità raggiunta, si cammina, p. 79

Esercizi, p. 80

8

1. c 2. Settenario, v. 2; novenario v. 6; endecasillabi tutti gli altri, tranne il verso 8 (che è un doppio ottonario). 3. Risposta possibile: Il passaggio dalla prima alla seconda parte è segnato dal Ma, congiunzione che segna la contrapposizione tra le due parti. Gli ultimi due versi infatti non descrivono più la consolazione, sia pur effimera, della felicità, ma mostrano soltanto il dolore della perdita. 4. Personificazione. 5. Il campo semantico è quello del pericolo (fil di lama, ghiaccio che s’incrina) e della precarietà (barlume che vacilla). 6. Lo schema rimico è AbCAB dEdED. Risposta possibile: cammina : s’incrina: procedere nel proprio cammino, ossia continuare a vivere dopo aver raggiunto la felicità, espone al rischio della perdita; lama : t’ama: rischia maggiormente di essere ferito e di soffrire chi più ama la felicità e la sfiora. 7. b 8. Risposta possibile: ripaga, compensa.

Gesualdo Bufalino A chi lo sa, p. 82 Esercizi, p. 83 1. a 2. una sola strofa; diciotto; versi liberi. 3. S’io ǀ sa ǀ pes ǀ si ǀ can ǀ ta ǀ re: settenario; l’u ǀ bi ǀ quo in ǀ vin ǀ ci ǀ bi ǀ le ǀ so ǀ le: novenario; u ǀ sur ǀ pa ǀ re il ǀ lin ǀ guag ǀ gio ǀ del ǀ la ǀ piog ǀ gia: endecasillabo. Nel conteggio delle sillabe dei versi 3 e 8 si deve applicare la sinalefe tra ubiquo invincibile e usurpare il. 4. Figure retoriche

Esempi

Definizione

Ad ỳ n a t o n

dal v. 1 al v. 9 (S’io sapessi [...] crudeli dolcezze)

espressione di un desiderio impossibile

Ossimoro

crudeli dolcezze (v. 9)

accostamento di due parole di senso opposto che sembrano tra loro incompatibili

Climax

cantare […] gridare […] usurpare il linguaggio

tre parole disposte in ordine di intensità crescente

Anafora

S’io sapessi […] s’io sapessi […] s’io sapessi; il mio […] il mio […] il mio

ripetizione di più parole o espressioni a inizio verso

Metafore

ventre della spiga; linguaggio della pioggia; muri; cieco cammino; sigillo di nuova speranza; pane; vino; viatico buono

similitudine abbreviata, in cui è soppresso il nesso logico esplicito

Similitudini

come il sole di giugno; come il mare

confronto di due elementi con nessi logici espliciti

Metonimia

nel ludibrio d’aquilone (v. 6); la letizia del tuo nome (v. 14)

sostituzione di una parola con un’altra in base a un rapporto di vicinanza logica (l’astratto per il concreto)

9

Iterazione

s’io sapessi gridare / gridare (vv. 4-5)

ripetizione della stessa parola a fine verso e all’inizio del verso successivo

5. La consonanza al verso 8 è tra le parole linguaggio e pioggia. 6. L’espressione sui muri del mio cieco cammino descrive la vita del poeta come chiusa, oscura, priva di direzione, mentre l’espressione la letizia del tuo nome allude al fatto che la donna è fonte di gioia. 7. letizia; sante e misteriose; sigillo; nuova speranza; pane; vino; viatico. Il ricorso da parte del poeta a termini che appartengono alla sfera del sacro per descrivere la donna contribuisce a innalzarla, ad attribuirle doti salvifiche: la donna dà beatitudine, nutre, soccorre nel viaggio della vita. 8. Risposta possibile: Il titolo A chi lo sa potrebbe alludere alla donna, che sa dell’amore dell’uomo, lo conosce, nonostante egli si senta incapace di esprimerlo come vorrebbe; oppure riferirsi al fatto che la donna, diversamente dal poeta, sa esprimere intensamente il suo amore (cantare). 9. c

10. a

11. Risposta possibile: Il vento di aquilone offende il mare perché viene dal Nord e porta freddo e maltempo.

Antonia Pozzi Dolomiti, p. 85

Esercizi, p. 85

1. La poesia parla di una scalata in montagna, compiuta dall’io lirico insieme con una o più persone. La situazione ritratta è quella degli scalatori aggrappati alla roccia, in faticosa ascesa; essi aspirano a raggiungere la vetta e percepiscono la ripidezza della parete, tesa verso l’alto, aspra in contrasto con la fragilità dei loro corpi. Inoltre “sentono” l’anima della montagna, che si esprime come un pianto attraverso l’acqua che sgorga dalla roccia. 2. Queste cime chiare, che hanno pareti rigide e slanciate verso l’alto, sono le anime delle montagne. 3. In basso (v. 11). Prima parte della poesia: il desiderio d’ascesa e lo sforzo degli scalatori. Seconda parte della poesia: i suoni e i colori del paesaggio roccioso. 4. una strofa; sciolti. 5. Verso 1: Non | mon | ti, | a | ni | me | di | mon | ti | so | no: dialefe; verso 2: que | ste | pal | li | de | gu | glie, ir | ri | gi | di | te: sinalefe; verso 16: un | az | zur | ro | fio | ri | re | di | mio | so | ti | di. Al verso 16 si contano 12 sillabe, ma poiché l’ultima parola è sdrucciola si deve contare una sillaba in meno. Il verso è perciò un endecasillabo. 6. Gruppi consonantici formati con la lettera r: irrigidite (v. 2); strisciamo (v. 3); fermezza (v. 4); arcuata (v. 5); membra (v. 6); predatori, pietra (v. 8); nostro, corpo, ebbri (v. 9); sopra, irta (v. 10); nostra, fragilezza, ardente (v. 11); profonde, crepe, freddo (v. 13); franati, intorno (v. 15); azzurro (v. 16); tradisce (v. 17); terra (v. 19). Doppia z: fermezza (v. 4); fragilezza (v. 11); azzurro (v. 16); singhiozzo (v. 18). Il prevalere dei suoni aspri nel testo accentua nel lettore la percezione dello sforzo degli scalatori, in difficile ascesa sulla roccia dura e ripida. La figura fonica è l’allitterazione. 7. Risposta possibile: Consonanza: irrigidite : dita; assonanza: strisciamo : palmo. 8. Campo semantico della durezza e dell’asprezza: irrigidite, fermezza, roccia, pietra, irta vetta, roccia dura. Campo semantico dello sforzo e della debolezza: strisciamo, a palmo a palmo, l’arcuata tensione delle dita, piatta aderenza delle membra, guadagniamo la roccia, issiamo, corpo molle, fragilezza. Tali parole evidenziano da una parte che la montagna è difficile da scalare, che l’ascesa è ardua, dall’altra che i corpi degli scalatori sono fragili e devono faticare molto per arrampicarsi. 9. La figura retorica di posizione è il parallelismo. La disposizione simmetrica delle parole dà rilievo allo sforzo che le singole parti del corpo (dita, membra) devono compiere per superare la difficoltà della scalata. 10. Le parole sono dita e membra. La figura retorica è l’ipallage. 10

11. La metafora con la fame / dei predatori esprime il desiderio estremo, vitale, di conquista, quasi di rapina, che spinge gli scalatori verso la vetta. L’enjambement dà rilievo alla parola fame, ben visibile a fine verso. 12. La figura retorica si chiama metonimia. Si può riconoscere un’altra metonimia (l’astratto per il concreto) ai versi 3-4: E noi strisciamo / sull’ignota fermezza: “noi strisciamo sulle montagne sconosciute e immobili, dure”. 13. la roccia dura piange; cola un freddo pianto; un remoto / lamento; il singhiozzo […] della terra. La figura retorica è la personificazione, e le parole piange, pianto, lamento, singhiozzo sono metafore. 14. Perché sono in opposizione: - l’alto e il basso, che dominano la prima e la seconda parte della poesia. All’alto può essere attribuito un significato positivo perché gli alpinisti, nonostante la fatica, aspirano a salire; al basso è associato invece un significato negativo, perché è il luogo da cui salgono i lamenti e i singhiozzi della terra. Salire in alto significa allontanarsi da questo dolore; - il fragile, il molle dei corpi (corpo molle, fragilezza) e il forte, il duro delle rocce (fermezza, irta); - la felicità dell’ascesa (fame / dei predatori; ebbri d’immenso) e la tristezza che resta in basso (piange, pianto, lamento, singhiozzo); - i monti che si ergono verso l’alto, dotati di anime, di volontà d’ascesa di fermezza, di immenso, e la montagna in basso, che ha nere / profonde crepe e massi franati.

6. La parafrasi e l’analisi del testo Esercizi, p. 97 a. Parafrasi: O mio gregge che ti riposi, beato te che non conosci, credo, la tua miseria. Quanta invidia provo per te! Non soltanto perché sei quasi libero da ansie, poiché dimentichi subito ogni male, ogni dolore, ogni grave paura; ma ancora di più perché non provi mai noia. Quando tu riposi all’ombra sull’erba, sei tranquillo e appagato e trascorri in quella condizione gran parte dell’anno senza noia. Anch’io siedo sull’erba all’ombra e una inquietudine mi pesa sulla mente e quasi mi ferisce un pungolo, tanto che, pur seduto, sono più che mai lontano dal trovare quiete. Eppure non desidero nulla e non ho fino a questo momento motivo per piangere. Sintesi: Il pastore si rivolge al suo gregge ed esprime invidia per la sua condizione: le pecore sono infatti non soltanto libere da preoccupazioni, ma anche immuni alla noia. Possono stare tranquille sull’erba in riposo e sentirsi appagate, mentre il pastore nella stessa situazione è assalito dall’inquietudine, benché non abbia ragioni per essere insoddisfatto o in pena. b. Parafrasi: E amai di nuovo, la maggior parte della mia vita appartenne a Lina dal rosso scialle. La bambina dagli occhi azzurri che cresce accanto a noi è nata da lei. La città è Trieste, la donna è Lina, per la quale scrissi il mio libro di più coraggiosa sincerità, e la mia anima fino ad oggi non è mai stata separata dalla sua. Ho conosciuto ogni altro amore umano; ma per Lina inizierei nuovamente a vivere, vorrei cominciare di nuovo. L’ho amata per la profondità del suo dolore, perché è stata tutto al mondo, ma mai astuta e ha saputo amare tutto ma mai se stessa. Sintesi: Il poeta ricorda di avere nuovamente provato amore per Lina, che è stata la donna più importante della sua vita, e da cui ha avuto una figlia. A Trieste ha scritto per lei le sue poesie più coraggiose per la loro sincerità e non si è mai sentito lontano dalla sua anima. Pur avendo avuto altri amori, il poeta si sentirebbe pronto a ricominciare la vita soltanto per lei, amata per la sua sofferenza e per la sua completa mancanza di astuzia e di egoismo.

Giacomo Leopardi Alla luna, p. 98 Esercizi, p. 99 1. La poesia è composta da un’unica strofa di 16 versi endecasillabi sciolti, ossia non legati tra di loro da rime. che, or | vol | ge | l’an | no, | so | vra |que | sto | col | le (v. 2): endecasillabo con sinalefe Ma | ne | bu | lo | so e | tre | mu | lo | dal | pian | to (v. 6): endecasillabo con sinalefe 2. Risposta possibile: O bella luna, io ricordo che proprio un anno fa venivo pieno di angoscia sopra questo colle a guardarti: e tu allora sovrastavi quel bosco così come fai ora, che lo illumini tutto. Ma il tuo aspetto appariva ai miei occhi annebbiato e tremolante a causa delle lacrime che mi affioravano sugli occhi, perché la mia vita era piena di dolore e di ansia: e lo è tuttora, né cambia modo di essere, o mia cara luna. Eppure 11

mi dà piacere ricordare, e richiamare alla mente il mio dolore. Oh come giunge gradito, nella giovinezza, quando la speranza ha ancora un lungo percorso davanti e la memoria ha un breve percorso dietro di sé, il ripensare alle cose passate, anche se queste sono tristi e anche se il dolore dura ancora. 3. Da un colle, la visione della luna che illumina un bosco suscita nel poeta il ricordo di un analogo spettacolo di un anno prima. Come allora il poeta soffre: egli definisce la sua vita travagliosa e dice che tale condizione non cambia con il trascorrere del tempo. Tuttavia, dal dolore può nascere un piacere: l’io lirico afferma infatti che ricordare il dolore passato, misurare la durata di questa pena è per lui fonte di consolazione (mi giova, v. 10). Il piacere consiste dunque nel rimembrar (v. 15), in particolare nell’età giovanile, quando la memoria ha poco su cui agire, mentre la speranza può ancora distendersi molto sul futuro, ossia sono ancora vive le illusioni nei confronti della vita. 4. Prevalgono suoni dolci e aperti (vocali a e o: es. v. 1 O graziosa luna, io mi rammento); non ci sono scontri aspri tra consonanti; la presenza di suoni aperti pone l’accento sulla consolazione che, nonostante il dolore, viene offerta dalla dolcezza del ricordo. Non sono presenti rime. Si possono notare a fine verso i richiami rammento - pianto (vv. 1 e 6, consonanza), in cui il legame è tra memoria e dolore. Il poeta ricorda un momento di sofferenza, ma poi proprio dall’atto del ricordare nasce un piacere; tra rimirarti - rischiari (vv. 3 e 5, assonanza) il richiamo è legato all’ambito della visione, che è lo strumento attraverso il quale scaturiscono il ricordo e la riflessione. 5. Risposta possibile: Campi semantici: – dolore: pien d’angoscia, pianto, travagliosa, dolore, triste, affanno – piacere: mi giova, grato – visione: rimirarti, rischiari, nebuloso, tremulo, ciglio, luci, apparia – ricordo: rammento, ricordanza, rimembrar, memoria, passate La visione fa scaturire il ricordo dell’analoga situazione e dell’analogo dolore; l’atto del ricordare suscita piacere. 6. Risposta possibile: L’aspetto della luna era nebuloso e tremulo (parole legate da un’assonanza tra le vocali e-u-o) perché gli occhi del poeta erano colmi di lacrime. In tutta la poesia la descrizione del paesaggio e dello stato d’animo è vaga e indeterminata (sappiamo solo che la luna illumina un bosco, il poeta la osserva da un colle e soffre per ragioni che non vengono precisate). 7. Risposta possibile: La poesia è composta da quattro frasi separate da punti fermi, ma ognuna si apre con una congiunzione o con una interiezione (O, Ma, E, Oh), per cui l’effetto è quello di un discorso unitario. Tra le frasi la più complessa dal punto di vista sintattico è l’ultima, in cui il poeta passa dalla situazione individuale a una riflessione più generale. La maggiore ricchezza di subordinate (una temporale e una concessiva) rispecchia l’evolversi del ragionamento del poeta, che formula una considerazione universale accompagnandola con le opportune delimitazioni e argomentazioni (il ricordare è fonte di piacere, anche se si tratta di un ricordo doloroso e di una sofferenza non superata; questo ricordo è piacevole nell’età giovanile, quando le memorie sono limitate e la speranza invece si può estendere lontano). Anche la forte separazione tra il verbo, con predicativo del soggetto (come grato occorre), e il soggetto stesso (il rimembrar delle passate cose) potenzia la conclusione a cui giunge il poeta in merito all’atto del ricordare. 8. Nel testo si alternano due tempi verbali, imperfetto e presente, e gli avverbi di tempo allor e or, perché la lirica si fonda sul confronto tra due situazioni, quella di un anno prima e quella presente. 9. La poesia ha le caratteristiche di un colloquio, o piuttosto di un monologo del poeta che si rivolge con un’apostrofe alla luna. Sebbene la luna non risponda, è definita graziosa, diletta, ossia cara al poeta, il quale mostra un coinvolgimento affettivo per un’entità naturale e la umanizza attraverso la figura retorica della personificazione (tu, tuo volto). Si crea così l’illusione di una partecipazione della luna al dolore del poeta. 10. Vi è un parallelismo sintattico e un’antitesi semantica tra lungo / la speme e breve […] la memoria; tali figure retoriche mettono in evidenza la contrapposizione tra speranza e memoria, tra percezione del futuro e permanenza del passato durante l’età giovanile. L’enjambement lungo / la speme dà ulteriormente risalto a questi termini.

PERCORSI POETICI • Percorso 1 – La gioia di vivere 12

Emily Dickinson Non so danzare sulle punte, p. 117 1. d

2. b

Esercizi, p. 118

3. a

4. come gli uccelli, / una zampetta sospesa nell’aria (vv. 11-12). I ballerini fanno balzi sulla scena e assumono pose, ad esempio quella che consiste nel sospendere le fragili braccia in aria, che li rendono simili a uccelli. 5. I trattini segnano una pausa, una sorta di breve sospiro tra le parole, e il ritmo risulta così particolarmente scandito. 6. Essere sul punto di ricordare una parola; conoscere molto bene un argomento; non poterne più. 8. a

Walt Whitman Forte e contento m’avvio per libera strada, p. 121

Esercizi, p. 122

1. d 2. A nessuna meta particolare ma dovunque egli abbia voglia di andare: Il lungo sentiero marrone pronto a condurmi ove voglia (v. 3). 3. b 4. Risposta possibile: Il poeta non vuole più rinviare ciò che gli sta a cuore ma vuole farlo subito. 5. a

6. a

7. b

8. Risposta possibile: D’ora in avanti non chiedo più buona fortuna, sono io la buona fortuna (v. 4); D’ora in avanti non voglio più gemere, non più rimandare, non ho più bisogno di nulla (v. 5). 9. b

10. c

11. Risposta possibile: In piena salute e libero. Nel testo italiano si perde la sensazione di libertà.

Umberto Saba Il garzone con la carriola, p. 126

Esercizi, p. 127

1. c 2. c. Con il verbo all’indicativo il poeta intende descrivere un dato di fatto (il suo modo di cercare sollievo e consolazione dal male della vita), con il verbo all’imperativo avrebbe espresso un’esortazione. 3. endecasillabi; settenario; ABBa 4. Un altro verso tronco della poesia è il verso 5: Spalanchi le finestre o scendi tu. Se l’ultima parola è tronca si deve contare una sillaba in più: il verso 5 ha dieci sillabe, ma essendo tronco è un endecasillabo. 5. d. Risposta possibile: Ai versi 6 e 7 il poeta scrive vedrai che basta poco / a rallegrarti. 6. Risposta possibile: “Più egli accresce il fracasso e l’ira…” . 7. b 8. Stare in guardia, fare attenzione, stare attento.

13

Antonia Pozzi Acqua alpina, p. 130

Esercizi, p. 131

1. Risposta possibile: In un prato di montagna, vicino a un torrente. 2. A un torrente. 3. d 4. la notte, v. 9; il morso dei ghiacci, v. 10. 5. La figura dell’anafora. 6. a 7. Risposta possibile: Provo gioia di cantare come te, torrente. 8. bianchi, v. 4: aggettivo qualificativo; tuo, v. 4: aggettivo possessivo. 9. Nella terza accezione. Le parole sono idee • Gioia

Esercizi, p. 132

Principali significati: Significato 1. Contrari: Risposte possibili: delusione, disperazione; tristezza, afflizione, malinconia, mestizia. Sinonimi: diletto; giubilo; tripudio; gaiezza; letizia. Modi di dire: c Dentro il testo: Nasce da un’esperienza accessibile a tutti. In altri testi: Risposte possibili: Sì, la Pozzi e Salinas descrivono due sentimenti di fortissima intensità, capaci di stravolgere positivamente la percezione della realtà e di suscitare un nuovo slancio vitale. Nei versi della Pozzi la gioia viene descritta come un sentimento momentaneo, che giunge dopo un periodo fortemente negativo (la notte / ed il morso dei ghiacci, vv. 9-10) e non si sa quanto e se potrà sopravvivere; nel componimento di Salinas, invece, l’allegria sembra essere un sentimento più duraturo, poiché il poeta è sicuro di poterla trattenere con sé: E vedrò che ora è mia, finalmente (vv. 47-48). Nella poesia della Pozzi si comprende chiaramente che la gioia proviene dal contatto con la natura; Salinas invece non rivela esplicitamente la fonte della sua allegria, ma afferma che essa arriva improvvisa, inattesa, fortuita, […] a sorpresa (vv. 1-6).

Pablo Neruda Ode al giorno felice, p. 133 1. c

Esercizi, p. 135

2. a

3. Il poeta si rivolge sia a un “voi” (lasciatemi, v. 1; lasciatemi, v. 30; lasciate, v. 40), che rappresenta gli altri uomini, coloro che sono esclusi dal suo mondo di felicità individuale, sia al “tu” dell’amata (Tu […] sei sabbia, vv. 22-23; tu canti e sei, v. 24; la tua bocca, v. 29; nella tua bocca, v. 31; tu respiri, v. 34; il tuo ginocchio, v. 36; con te, con la tua bocca, v. 50). 4. sabbia (4 volte); canto/canti (3 volte); mondo (2 volte); bocca (2 volte); esser felice (3 volte); respiro/respiri (2 volte)¸ tocco/toccassi (2 volte). La ripetizione della locuzione esser felice sottolinea l’evidenza e l’intensità della felicità del poeta, di cui sono elementi essenziali e ben in vista la sabbia, il canto e la bocca, mentre la ripetizione del verbo “respirare” e del verbo “toccare” collega lo stato di gioia a due azioni semplici e “fisiche”. 5. Si tratta di una personificazione, perché il cielo, che è inanimato, viene trattato come se fosse una persona, dotata di pelle azzurra. 14

6. Lasciami nella tua bocca e nella sabbia esser felice; Lasciatemi nella sua bocca e nella sabbia esser felice. 10. c

Valerio Magrelli Mi lavo i denti in bagno, p. 138

Esercizi, p. 139

1. Il poeta scopre che dietro a una frase apparentemente banale e quotidiana come Mi lavo i denti in bagno è nascosta una duplice realtà, rassicurante e gioiosa: il fatto di avere un bagno, quindi un tetto sotto cui proteggersi, e il fatto di avere i denti, quindi di essere giovane e sano. 2. b

3. c

4. Ho una figlia che canta; Ho una figlia che ha voglia di cantare / e canta. La prima frase registra semplicemente un fatto. La seconda registra una conoscenza dell’interiorità della figlia, della sua voglia di cantare e della sua spontanea decisione di fare quello di cui ha voglia. 5. Mi, Ho, Ho, Ho, Ho. La frase in cui l’io poetico non appare espresso in prima persona è Può bastare. 7. a

• Percorso 2 – I morsi delle parole Marco Valerio Marziale Fabulla, p. 144 Esercizi, p. 145 1. Alle cene, a spasso, nei teatri. 2. Nel voler apparire più giovane e più bella di quanto sia. 3. a 4. tutte vecchie / o racchie, ancora peggio delle vecchie (vv. 1-2). 5. b

6. d

7. c

Dante Alighieri Chi udisse tossir la malfatata, p. 148

Esercizi, p. 150

1. La tosse. 2. Ad Agosto. 3. La madre di lei. 4. non l’addovien per omor ch’abbia vecchi (v. 10). 5. d 6. Riporta possibile: Si tratta del rapporto di reciproca ostilità, dovuta a sentimenti di gelosia, tra suocera e genero. I due infatti si contendono le attenzioni e la considerazione della figlia/moglie. 7. d 8. d 9. c Le parole sono idee • Difetto Esercizi, p. 151 Etimologia: Eccedenza del passivo rispetto all’attivo; perdita. 15

Contrari: L’accezione 3. Sinonimi: vizio; imperfezioni, anomalie, irregolarità; carenza, scarsità, penuria. Dentro il testo: La metafora della coperta troppo corta; v. 8: copertoio […] cortonese.

Wisława Szymborska Concorso di bellezza maschile, p. 152 1. c

2. b

Esercizi, p. 153

3. b

4. ma comunque non vero; invisibili. 5. c 6. assumere, scritturare un artista; arruolare un gruppo di mercenari; avviare una discussione. 7. c

Patrizia Cavalli Tu te ne vai, p. 156

Esercizi, p. 157

1. L’interlocutrice promette di pensare costantemente e con nostalgia all’amata da cui si sta allontanando, afferma che si ricorderà di lei sia quando sarà sola sia quando si troverà in mezzo alla gente. 2. Assolutamente no. Avrà invece ben chiaro che l’interlocutrice non ha valore. 3. d. Viene ripetuto il suono “m”: Mi dici: «Amore mio mi mancherai. 4. Pronomi personali e aggettivi possessivi: Mi dici: «Amore mio mi mancherai. / E in questi giorni tu cosa farai?» / Io ti rispondo: «Ti avrò sempre presente, / avrò il pensiero pieno del tuo niente». 5. Nel testo prevalgono le frasi coordinate, ad esempio Tu te ne vai e […] mi dici; Pensi; Mi prometti; Mi dici; mi mancherai; E in questi giorni tu cosa farai?; Ti avrò sempre presente; avrò il pensiero pieno del tuo niente.

• Percorso 3 – L’amore felice, l’amore perduto Saffo È sparita la luna, p. 161

Esercizi, p. 162

1. Le due parole alta (v. 3) e sola (v. 6) sono portatrici del significato dell’intera lirica: è infatti troppo tardi per un incontro amoroso e la donna è rimasta sola. Isolando le parole nel testo il traduttore dà loro particolare rilievo. 2. All’assenza fisica della luce può essere attribuito un valore simbolico: con il tramonto degli astri e della loro pur debole luce la donna perde la speranza, la fiducia nell’attesa. 3. L’aggettivo alta (v. 3) riferito a Notte (v. 2) significa “a notte inoltrata”, cioè a notte fonda, quando gli astri sono pronti a tramontare.

Charles Baudelaire A una passante, p. 164

Esercizi, p. 166 16

1. È rimasto stupefatto a guardarla finché non l’ha persa di vista. 2. Il gesto di sollevare l’orlo del suo vestito con la mano. 3. Si dice certo che se avesse potuto frequentarla l’avrebbe amata. 4. Una grande sofferenza, un forte turbamento. 5. c

6. b

7. a

8. c

9. Il silenzio che assorda; La diversità che unisce; Il brutto che piace; L’umiltà che innalza.

Hugo von Hofmannsthal I due, p. 169 Esercizi, p. 170 1. c

2. a

3. c. L’ossimoro è una figura retorica che consiste nell’associare tra loro parole di significato opposto. 4. Risposta possibile: La coppa è in realtà leggera, ma i due innamorati la percepiscono come pesante, perché l’emozione impedisce loro di reggerla con quella stessa facilità che avevano prima di entrare in contatto. 5. Sinonimi: indifferente, incurante, impassibile, imperturbabile; contrari: coinvolto, interessato, attento, preoccupato. 6. Aveva un passo così leggero e sicuro, / Che dalla coppa non cadeva una stilla (vv. 3-4); Perché entrambi tremavano tanto / Che le mani non si trovarono (vv. 12-13). 9. b

Camillo Sbarbaro Ora che sei venuta, p. 173

Esercizi, p. 175

1. Il verso 1 è un settenario, il 3 e il 12 sono quinari. Verso 16: E | tut | te | tu | e | so | no | le | pa | ro | le. Nella parola tue si contano due sillabe (è presente una dièresi), siccome il verso è un endecasillabo. 2. La donna è entrata nella vita del poeta con grazia e con leggerezza: questa immagine suscita un’idea di serenità e di delicatezza. 3. Perché il poeta ricorda il tempo in cui non sapeva ancora a chi avrebbe rivolto il suo amore, ma provava il desiderio di innamorarsi. 4. a. Nell’espressione E tutte tue è allitterato il suono “t”: viene in questo modo dato rilievo al fatto che la donna amata è destinataria di tutte le parole d’amore affiorate alla mente del poeta nel passato, quando ancora non avrebbe saputo a chi rivolgerle. 5. Così come gli uccelli smettono di cinguettare non appena sorge il sole, anche il poeta, ora che ha incontrato la sua amata (paragonata quindi al sole, alla luce), non trova più le parole per esprimere il suo amore. L’isolamento della similitudine nel testo ha l’effetto di evidenziarla e di far intuire che si tratti dell’idea centrale dell’intero componimento. Un’altra similitudine significativa è presente al verso 17 (come l’acqua all’orlo che trabocca), che sottolinea come, prima dell’incontro con l’amata, il poeta-ragazzo avesse in mente moltissime parole d’amore, tanto numerose da non poter essere contenute, come l’acqua che trabocca da un contenitore. 6. b. La personificazione consiste nel trattare come un essere animato un oggetto o un concetto astratto (in questo caso l’inquietudine). In questo modo il poeta sottolinea quanto fosse “trascinato” dal suo inquieto desiderio di amore, quasi come se questo fosse una forza “viva”.

17

7. La figura retorica è l’antitesi; la collocazione delle due espressioni all’inizio e alla fine del verso ne accentua il contrasto: il poeta, già cresciuto ma forse non ancora del tutto maturato, ha il desiderio di amare ma non ha ancora incontrato la donna giusta.

Pedro Salinas L’allegria, p. 177

Esercizi, p. 179

1. c 2. Risposta possibile: Nei versi 11-17 il poeta parla di una ragazza che gli è passata vicino e gli appare affascinante e piena di promesse come un’isola selvaggia e avventurosa. 4. Risposta possibile: Inizialmente il poeta non può credere che l’allegria possa appartenergli stabilmente, anche se essa lo ha visitato; alla fine invece constata invece che, avendola ormai conosciuta, non potrà più perderla davvero e per sempre. 5. Sequenza versi 1-8 versi 9-24 versi 25-37 versi 37-48

Frase riassuntiva L’allegria giunge all’improvviso, come un dono Il poeta si interroga: a chi può essere sfuggita l’allegria che lo ha raggiunto all’improvviso? Il poeta si abbandona all’allegria, che assume la forma di un amore felice Soltanto quando verrà qualcuno a portarla via il poeta capirà che l’allegria gli appartiene davvero

6. a. Risposta possibile: la ripetizione di così per ben tre volte sottolinea la positività dell’allegria (così è infatti collegato a parole positive come grazia, dono). 7. Risposta possibile: La scelta di eliminare il verbo dai primi due versi sottolinea il fatto che l’allegria si presenti come un’apparizione improvvisa, la mostra già lì, non racconta come si è avvicinata, e dunque accentua l’idea di sorpresa. Un verbo che si adatta al contesto potrebbe essere: “è arrivata”. 8. Risposta possibile: L’allegria è verticale perché è giunta rapida, diretta, senza deviazioni.

Anna Achmàtova La porta è socchiusa, p. 182

Esercizi, p. 183

1. L’immagine colloca l’abbandono dell’amato nel passato immediato. L’amato è infatti appena partito, dimenticando, nella fretta, uno dei suoi guanti e il suo frustino. 2. I due sensi che vengono evocati nei versi considerati sono la vista (la poetessa vede il cerchio di luce della lampada) e l’udito (la poetessa è in ascolto dei più lievi rumori esterni). 3. I due interlocutori della poetessa sono prima l’amato che se ne è appena andato, poi il suo stesso cuore. Nei confronti dell’amato la poetessa dimostra un sentimento di stupore per l’abbandono che ella non capisce. Nei confronti del cuore dimostra un dolce sentimento di complicità, come se esso fosse un amico da consolare e convincere del fatto che il mondo è bello e il futuro, nonostante tutto, pieno di speranza. 4. b 5. La poetessa fa riferimento all’immortalità delle anime per consolare il suo cuore prostrato dal dolore: se tutto sembra finire, compreso l’amore, qualcosa rimane e resiste alla morte: l’anima, lo spirito degli uomini e dell’universo. 6. L’io poetico appare per la prima volta direttamente nel verso 6: tendo l’orecchio ai fruscii. 7. Risposta possibile: L’uso frequente di questo segno di punteggiatura suggerisce l’alternanza dei diversi stati d’animo che spinge la poetessa a sospendere ripetutamente il suo pensiero: l’amato se ne è appena andato e l’emozione ancora viva la fa oscillare da un’impressione all’altra. 18

Le parole sono idee • Anima

Esercizi, p. 185

Principali significati: Significato 5. Sinonimi: Sinonimo 6; sinonimo 2 o 3. Dentro il testo: Risposta possibile: Il cuore rappresenta l’emotività, l’individuo sofferente per la perdita; il suo battito sempre più lento prelude alla morte. Le anime invece sono immortali, la svolta sta quindi nel comprendere che il principio vitale in ogni uomo è immortale, non è soggetto al turbinio delle emozioni e va oltre la morte. Le anime sono plurali perché rappresentano un principio universale, che non riguarda soltanto la situazione individuale della figura femminile rappresentata nella poesia. In altri testi: L’anima è qui intesa come la parte spirituale dell’essere umano, e viene associata/contrapposta al corpo.

Eugenio Montale Avevamo studiato per l’aldilà, p. 186

Esercizi, p. 187

1. Risposta possibile: Nei primi due versi il poeta ricorda il patto che aveva stretto con la moglie per ritrovarsi nell’aldilà, attraverso un segno concordato che consentisse di riconoscersi tra i tanti morti. Nei due versi successivi dichiara che vorrebbe provare subito quel segnale, perché forse è morto anche lui insieme a tutti gli altri, e nessuno lo sa. È questo che spererebbe ora. 2. La convinzione del poeta che la morte non sia la fine di tutto è suggerita dai primi due versi, in cui si raffigura un aldilà in cui parrebbe possibile ritrovarsi dopo la morte. 3. Perché potrebbe riunirsi alla moglie morta. Il mondo che lo circonda è talmente insignificante e vuoto senza di lei, da apparirgli popolato di morti. 4. Nel testo ricorre il suono “s”: studiato, fischio, segno, speranza, siamo, senza saperlo. L’allitterazione suggerisce a livello fonico il suono del fischio che il poeta dichiara di voler modulare. 5. È paradossalmente la parola speranza a suggerire che il poeta sia colto da sconforto, perché essa non allude alla fiducia nella vita che continua, ma al desiderio dell’io lirico di essere già morto (nella speranza / che tutti siamo già morti). 6. La locuzione “al di là” significa “oltre qualche cosa”, mentre il nome “aldilà” indica il luogo dove si immagina possano trovarsi i morti. 7. d 8. Fare, emettere, mandare. Le parole sono idee • Riconoscimento

Esercizi, p. 188

Principali significati: ricompensa; gratitudine. Sinonimi: apprezzamento; compensi; ammissione. Dentro il testo: Il poeta e la donna hanno ritenuto necessario concordare un segno di riconoscimento, nonostante il legame che li unisce, perché hanno immaginato un aldilà affollato di sconosciuti dove sarebbe stato probabilmente difficile ritrovarsi; è il poeta a mandare il segno convenuto, perché sente la mancanza di lei e vorrebbe essere già morto per poterla incontrare. In altri testi: Il poeta ammette di aver compreso meglio di essere una “parte del tutto” e rileva di potersi identificare nell’universo stesso.

Eugenio Montale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, p. 189

Esercizi, p. 190

19

1. Risposta possibile: Dichiara di sentire la sua mancanza come un vuoto ad ogni passo; la vita trascorsa accanto a lei è stata un lungo viaggio che gli è parso breve. Nel percorso al suo fianco non era ben chiaro chi dei due sostenesse l’altro, ma il poeta mostra di credere che la guida fosse piuttosto quella della moglie, nonostante la sua vista difettosa. 2. c 3. Le scale sono sia reali sia metaforiche; reali perché l’autore lungo le scalinate porgeva il braccio alla moglie miope; metaforiche perché intese come il percorso della vita, il lungo viaggio (v. 3) compiuto insieme, in discesa verso la fine della vita. 4. c. L’iperbole è una figura retorica dell’esagerazione: si ingigantisce o diminuisce la realtà per rendere più incisivo il discorso. In questo caso il poeta usa l’espressione iperbolica almeno un milione per intendere che molto lungo è stato il percorso compiuto al fianco della moglie. 5. a. Antitesi: accostamento di concetti o parole di significato opposto. Metafora: sostituzione di un termine con un altro, connesso al primo da un rapporto di parziale sovrapposizione di significato. Il poeta intende qui sottolineare che il lungo tempo trascorso al fianco della moglie gli pare breve, ed egli ne sente la mancanza. 6. a

7. a

8. Risposte possibili: I tuoi risultati in Italiano sono molto migliorati / Ho migliorato l’organizzazione degli spazi in camera mia; Le condizioni climatiche negli ultimi anni sono mutate a causa dell’inquinamento / L’azienda ha mutato strategia in seguito alla crisi economica; Sono passati in fretta questi giorni di vacanza / Ho passato un pomeriggio bellissimo con te; La storia tra Marco e Tiziana è finita / Hai finito già tutti gli esercizi? 9. a. Complemento di termine. 10. c

Jacques Prévert Questo amore, p. 193 1. c

Esercizi, p. 197

2. b

3. Verso 68: Resta dov’eri un tempo. 4. Vv. 61-65: Per te per me per tutti quelli che si amano / E che si sono amati / Oh sì gli grido / per te per me per tutti gli altri / Che non conosco.  5. a

6. b

7. Questa cosa (v. 31) e Il nostro amore (v. 45). 8. Risposta possibile: Bois potrebbe indicare il “bosco più fitto”, la parte più nascosta della “foresta” della memoria. Il poeta potrebbe quindi invitare l’amore a rinascere dai ricordi più lontani, a farsi ricordo vivo nella memoria.

Alda Merini Io sono folle, folle, p. 199 1. d

Esercizi, p. 199

2. c

3. folle, confusione, malata. 4. gemo di tenerezza, v. 3. 5. a 6. confusione : perdizione 20

7. d

8. b

9. “malata perché ti ho perso”; “malata perché a causa tua ho perso me stessa”.

Pierluigi Cappello Piove, p. 203

Esercizi, p. 204

1. Risposta possibile: La pioggia che dura per sempre sarebbe uguale alla tua carezza prolungata. 2. Risposta possibile: L’espressione due sguardi versati in un corpo sottolinea l’unione fisica tra i due amanti che non annulla la loro individualità. 3. Risposta possibile: Nell’espressione uno stare senza dimora è presente l’idea dell’assenza di uno spazio preciso (i due amanti sono tali in qualunque luogo), della continua evoluzione (i due amanti non si fermano, non hanno dimora, il loro amore non è statico), ma anche della stabilità del legame, in qualsiasi condizione (i due amanti “stanno”, anche senza dimora). 4. Risposta possibile: La presenza dell’aggettivo dimostrativo questa suggerisce la presenza dell’amata: la poesia appare così come un discorso rivolto a lei, in un momento di dolcezza e intimità. 5. Risposta possibile: La parola sorella sottolinea la somiglianza tra le anime del poeta e della donna, e suggerisce un rapporto casto, smentendo la sensualità della carezza descritta nei primi versi (ma è contenuta nella parola, unita a luccicante, anche l’allusione alla somiglianza tra la pioggia e la donna). L’epiteto amore invece riconduce il rapporto a un legame tra innamorati. 6. b. Risposta possibile: l’allitterazione consiste nella ripetizione di uno stesso suono in parole vicine: eccoci, luccicante. 7. a 8. Risposta possibile: La parola intangibili nella poesia significa “intoccabili” e allude a una condizione di forza garantita agli amanti dal reciproco amore: nessuno li può toccare, li può allontanare.

Elisa Biagini Acqua smossa, p. 207 1. a

2. b

Esercizi, p. 208

3. b

4. da te; tua parola; mi fai; Bevimi; bevimi; in te; tuo passo. 5. Perché i ricordi sono effimeri come una scia di spuma che resta in superficie e scompare, mentre le parole dell’amato lasciano un segno profondo. 6. La metafora neve al sole indica che la poetessa si sente sciogliere come se fosse neve sotto il sole. Risposte possibili: Dannoso come la grandine; Noioso come la pioggia; Mutevole come il vento. 7. b

9. b

Franco Battiato La cura, p. 210

Esercizi, p. 211

1. L’io lirico annuncia che proteggerà la persona amata da paure, dolori, sbalzi d’umore, ossessioni, manie, malinconie. 2. L’io lirico ritiene che la persona amata sia particolarmente esposta a fallimenti e delusioni, per la sua stessa “natura”: forse perché aspira a cose troppo grandi, forse perché sfavorita dalla sorte, forse perché troppo sensibile e fragile. Nel caso si interpreti la canzone in senso spirituale, come un discorso di Dio

21

all’uomo, questa frase esprime il punto di vista del creatore verso la sua creatura, di natura finita e soggetta all’imperfezione e al fallimento. 3. Il pronome personale “io” compare espressamente soltanto negli ultimi due versi, due volte; tuttavia, la frequenza di tanti verbi alla prima persona singolare ottiene l’effetto di mettere costantemente in scena l’io lirico. Il pronome personale di seconda persona e l’aggettivo possessivo di seconda persona sono disseminati in tutto il testo, come ad evocare la presenza costante dell’interlocutrice (o interlocutore). Ai versi 11-13 l’io e il tu si fondono in un “noi” (verbi alla prima persona plurale; avverbio assieme; uso dell’aggettivo “nostri”: nostri corpi; nostri sensi). 4. bonaccia significa quiete, assenza di vento sul mare. Può rappresentare la noia, l’eccesso di tranquillità, l’abitudine che può trasformare l’amore in noia. Il cantautore afferma con certezza che nulla potrà spegnere la passione amorosa tra di loro, nemmeno la quotidianità, la calma eccessiva.

PROVE DI COMPETENZA Marco Santagata Bubi era la grazia, p. 212

Esercizi, p. 213

1. c 2. L’episodio si svolge a scuola, in un’aula del liceo classico (ginnasio) e nel corridoio; il tempo è quello di una mattina, verso la fine del secondo trimestre, tra febbraio e inizio marzo. La primavera si avvicina ma non è ancora giunta. 3. d 4. Bubi, la ragazza vista dal protagonista è alta, molto magra ma armoniosa, con capelli lunghi e lisci, di un biondo molto chiaro. Il viso è pallido e gli occhi sono azzurri; la pelle sembra trasparente, tanto che il ragazzo riesce a individuare alcune vene celesti sul collo. 5. La poesia di Cavalcanti parla di una donna bellissima, che fa tremare l’aria intorno a sé di luce e attira gli sguardi di tutti; inoltre, al vederla nessun uomo riesce a parlare, ma può soltanto sospirare. I capelli di Bubi, illuminati dai raggi del sole, sembrano diffondere luce dorata attorno a sé; Fabio al vederla è talmente emozionato che resta immobile, come paralizzato, tanto che non riesce nemmeno a girarsi per seguirla con lo sguardo. 6. a. F; b. V; c. F; d. V 7. a. 3; b. 5; c. 6; d. 2; e. 7; f. 1; g. 4 8. b 9. Si riferisce ai capelli. 10. a

11. c

• Percorso 4 – Sogni, scelte, possibilità Constantinos Kavafis Per quanto sta in te, p. 218

Esercizi, p. 219

1. Risposta possibile: Realizzare nella vita i propri desideri. 2. Di non frequentare troppo gli altri. 3. d

22

4. Dovrebbe imparare a starsene anche da solo e dovrebbe frequentare soprattutto i pochi amici con cui ha un legame profondo. 5. d 6. a. Risposta possibile: Per ciò che dipende da te, per quanto ti è possibile fare. 7. a

Guido Gozzano Invernale, p. 221

Esercizi, p. 224

1. Prova paura di morire. 2. Consiste nel rimanere a pattinare sul laghetto con lei pur sapendo che il ghiaccio si sta rompendo e che c’è il rischio di finire nelle sue acque gelide. 3. Nei due versi l’onomatopea cricch e l’allitterazione della lettera “r” suggeriscono, come nei film, la paura crescente del poeta. 4. a. Risposta possibile: La metafora si riferisce al laghetto ghiacciato abbandonato che, abbandonato da tutti, è ormai frequentato soltanto dalla protagonista come fosse, appunto, il suo regno. 5. Risposta possibile: L’espressione allude al legame d’amore che c’è tra i due protagonisti e che dovrebbe rafforzarsi in questa comune sfida mortale. 6. d

7. b

8. c

Edgar Lee Masters Walter Simmons, p. 226

Esercizi, p. 228

1. a 2. Walter Simmons pensa ininterrottamente alla macchina che vuole inventare e a come farla funzionare. 3. Colui che parla in prima persona non è l’autore ma un personaggio: autore e io lirico pertanto non coincidono. 4. Punto di vista dei genitori: I miei genitori […] o più grande (vv. 1-2). Punto di vista di Spoon River: E tutta […] mai (vv. 17-18). Punto di vista di alcune persone: E poche […] negozio (vv. 19-20). Punto di vista di Walter Simmons: Non era […] genio (vv. 21-22). 5. c 6. a. Risposta possibile: La scelta di rappresentare con queste figure retoriche l’attesa degli abitanti di Spoon River dà l’idea del peso che grava sulla vita del protagonista. Il paese è rappresentato come un solo essere vivente, che condivide lo stesso pensiero: Walter Simmons deve aver successo perché possiede un presunto talento naturale. 7. c. Risposta possibile: Usare la metonimia poche anime buone per definire gli abitanti del paese che mostrano benevolenza verso Walter Simmons è un modo per evidenziare la verità contraria, cioè che la maggioranza degli abitanti di Spoon River ha un’“anima cattiva”, malevola, del tutto indifferente alla felicità del ragazzo. 8. Risposta possibile: L’isolamento della frase che attesta con certezza che al protagonista manca il genio rende l’affermazione più energica e definitiva. La separazione dal resto del testo di una verità tanto schietta raggiunge il lettore all’improvviso e lo sorprende. 9. Risposta possibile: Il lessico della poesia è semplice e quotidiano, e nella sintassi prevale la 23

coordinazione. Questa forma espressiva è adatta a una persona dotata di senso pratico ma non particolarmente colta come Walter Simmons, che racconta la sua vita e il fallimento delle sue speranze in modo schietto e disadorno, come fatti ormai evidenti. 10. Nella prima parte della poesia (vv. 1-9) prevale l’imperfetto: si elencano le capacità di Walter Simmons, le cose che sa fare (azione prolungata nel passato). Nella seconda parte (vv. 10-20) prevale il passato remoto: si evidenzia che qualcosa accade in un momento puntuale del passato (mi sposai, appresi, tenni, vv. 10, 12, 13) a mutare il corso delle cose. L’attesa degli abitanti di Spoon River che la macchina pensata da Walter Simmons funzioni è espressa con l’imperfetto (aspettava, v. 17, azione che dura), mentre il passato remoto del verso successivo (non funzionò, v. 18) sottolinea che il momento preciso in cui la macchina avrebbe dovuto funzionare non si verificò mai. Nella terza parte (vv. 21-22) l’uso dell’imperfetto sottolinea che la mancanza di genio di Walter Simmons non riguarda un momento puntuale del passato, ma tutta la sua vita, nella sua durata. 11. Risposta possibile: La frase conclusiva in lingua originale appare più spietata perché suona letteralmente “non avevo cervello, non avevo capacità di capire”, e dunque presenta il protagonista non soltanto come privo di genio, ma come una persona intellettualmente poco dotata.

Nâzim Hikmet Il più bello dei mari, p. 231

Esercizi, p. 232

1. Risposta possibile: La ragione per cui il mare, il figlio, i giorni, le parole sono i più belli è il fatto che devono ancora compiersi: il mare deve ancora essere percorso, il figlio deve ancora crescere, i giorni migliori devono ancora arrivare, le parole più intense devono ancora essere pronunciate. 2. b

3. a

4. ricchissimo; cattivissimo, pessimo; celeberrimo; grandissimo, massimo; piccolissimo, minimo. 7. c 8. Risposta possibile: La parola ancora assume nella poesia il significato di “fino a questo momento”, perché si riferisce a ciò che non è accaduto ma che potrà avvenire. Il sentimento evocato dalla parola è opposto al rimpianto perché si tratta della speranza: mentre il rimpianto è un ripiegamento verso il passato, la speranza è uno sguardo ostinatamente rivolto al futuro.

Sandro Penna Felice chi è diverso, p. 235

Esercizi, p. 236

1. d 2. quartina; settenari. 3. c 4. Risposta possibile: La parola diverso. Solo tale parola è legata all’idea della felicità mentre essere comune sembra indicare un adattamento, per paura o per comodità, alla visione della vita e alle regole degli altri. 5. Risposta possibile: Ordinario, normale.

Alida Airaghi Non sono onde, p. 238

Esercizi, p. 239

1. Le onde dei laghi. 2. c

24

3. b. L’espressione si riferisce a minimi solchi sulla superficie dell’acqua, piccole variazioni, non veri e propri sollevamenti. La parola suggerisce inoltre una sorta di personificazione del paesaggio, che prepara alla successiva assimilazione all’uomo. 4. Assume un significato positivo: le tempeste sono la vita, fatta di conflitti e prese di posizioni, e la loro assenza corrisponde a una morta immobilità. Poco dopo l’espressione scarso coraggio / di farsi mare chiarisce che ci vuole coraggio per essere tempesta, e conferma perciò il significato positivo della parola. 5. Le espressioni prive di verbo sono scarso coraggio / di farsi mare (vv. 5-6), e E così niente corse né fughe / di pesci (vv. 8-9). Con il verbo suonerebbero così: Ha uno scarso coraggio di farsi mare; E così non ci sono corse né fughe di pesci. L’espressione senza il verbo è più breve e intensa e mette efficacemente in rilievo le parole scarso e niente, che sottolineano le mancanze del lago, ciò di cui è privo. 6. Gli enjambements quiete / casta (vv. 7-8); fughe / di pesci (vv. 8-9) mettono in rilievo le parole che vengono divise, in particolare quiete e fughe. Le due parole indicano l’una la calma, l’altra il movimento, e sono dunque molto significative, perché riguardano l’opposizione principale di cui si parla nella poesia. 7. b. L’accumulazione laghi colline periferie, cioè l’accostamento immediato di più parole, senza segni di punteggiatura, colloca questi termini sullo stesso piano, come se fossero tre esempi equivalenti di paesaggi senza eccessi, ordinari e noiosi. I laghi di cui si è parlato in tutta la poesia vengono qui assimilati ad altri paesaggi altrettanto insignificanti, secondo l’autrice, ed esemplificano i tipi di persone di cui parla il verso precedente (chi non sa osare). 8. Perché l’unione delle due parole è portatrice dell’idea centrale della poesia: periferie indica un paesaggio anonimo e apparentemente insignificante, stregonerie allude a qualcosa di fortemente negativo, nocivo. 9. c

10. Lievi.

11. a

12. L’espressione si usa per indicare una persona apparentemente calma e mite, che all’improvviso può rivelare un aspetto opposto e pericoloso, una persona insomma di cui non ci si può fidare. 13. Le due parole del verso 14, malefici, stregonerie, introducono nel testo una connotazione negativa, e spostano il lettore in un’atmosfera fantastica, dove tutto può accadere, anche quello che meno ci si aspetterebbe. 14. Significa “invenzione”, “cosa imprevedibile e strana”. La frase significa: “Quale stratagemma/strana invenzione hai ideato questa volta per evitare di partecipare alla riunione?”. Le parole sono idee • Intenzione

Esercizi, p. 241

Principali significati: Significato 1; significato 2. Sinonimi: Aspirazione, desiderio, intento, progetto, proposito. Famiglie di parole: Il reato intenzionale è quello che viene commesso in modo volontario e consapevole; il reato preterintenzionale è quello che va oltre l’intenzione di chi agisce o che provoca conseguenze più gravi del previsto. Modi di dire: Avere un vago progetto, un proposito ancora incerto e generico di fare qualcosa. Dentro il testo: La parola è usata nel significato 1; potrebbe essere sostituita dai termini “desiderio”, “proposito”, “intento”, “volontà”; la poetessa parla metaforicamente dell’aspirazione delle increspature leggere dell’acqua a diventare vere e proprie onde. In altri testi: L’aggettivo ha il significato di “attenti”, “concentrati”. Gli occhi del poeta scrutano la sabbia per evitare di camminare là dove ci sono le impronte di altri esseri umani ed evitare quindi gli spazi frequentati.

25

• Percorso 5 – Luoghi dell’anima, paesaggi del mondo Francesco Petrarca Solo e pensoso i più deserti campi, p. 246

Esercizi, p. 247

1. Perché non vuole che qualcuno vedendolo si accorga di quanto soffra per amore. 2. Dall’atteggiamento d’insieme di persona triste. 3. L’Amore, personificato. 4. a 5. Solo e pensoso (v. 1); cercar non so ch’Amor non venga sempre / ragionando con meco, ed io con lui (vv. 13-14). 6. b 7. Della “s”, della “r” e della “p”. 9. b 10. Allegro e contento, felice; triste e afflitto, malinconico; timido e schivo, introverso; agile e sciolto, scattante.

Ugo Foscolo A Zacinto, p. 250

Esercizi, p. 251

1. Zacinto è un’isola nel mar Ionio. 2. L’autore parlando di diverso esiglio si paragona indirettamente a Ulisse. 3. Le parole o materna mia terra (v. 13) rendono evidente l’identificazione tra Zacinto e una madre affettuosa. 4. che te specchi nell’onde / del greco mar (vv. 3-4); isole feconde (v. 5); le tue limpide nubi e le tue fronde (v. 7). 5. b 6. ove (v. 2): dove; da cui (v. 4): dal quale; onde (v. 6): motivo per cui; di colui (v. 8): inteso Omero; per cui (v. 10): al termine del quale. 7. La sintassi della poesia è ipotattica perché è ricca di proposizioni subordinate, come si può notare specialmente dalle prime tre strofe, costituite da un solo lunghissimo periodo. 8. a 9. Risposte possibili: Sconosciuto, ignoto, insignificante. 10. “Prescrivere”, detto di disposizioni di legge, significa ordinare qualcosa; in ambito sanitario, significa assegnare medicinali o cure a qualcuno.

Giovanni Pascoli Temporale, p. 254

Esercizi, p. 255

1. Il paesaggio è ritratto mentre il sole tramonta. 2. Il temporale di cui si parla non è ancora in atto, è imminente e comincerà presto.

26

3. Rosseggia (v. 2), affocato (v. 3), nero di pece (v. 4), nubi chiare (v. 5), nero (v. 6). 4. bubbolìo (v. 1); è un’onomatopea. 5. Delle disgrazie che si abbattono sugli uomini. 6. Del rifugio tra gli affetti familiari. 7. b 8. Il silenzio e l’attesa del temporale. 9. Rosseggia (v. 2). 10. Risposta possibile: Scricchiolio, rimbombo, sciacquio, sibilo, sussurro, borbottare. Le parole sono idee • Orizzonte

Esercizi, p. 257

Etimologia: Le due parole hanno diversa etimologia: oriente deriva dal latino orientem, participio presente del verbo oriri che significa “nascere”. Principali significati: Significati 2, 1, 3. Sinonimi: Risposte possibili: campi d’azione, ambiti di ricerca, settori di studio, possibilità di indagine; aspirazioni, scopi, obiettivi, mete. Famiglie di parole: L’aggettivo orizzontale significa “parallelo al piano dell’orizzonte”; il suo contrario è verticale.

Giovanni Pascoli Nebbia, p. 258

Esercizi, p. 260

1. le cose lontane (v. 1) che il poeta chiede alla nebbia di nascondere appartengono al suo mondo interiore e sono i parenti defunti e il dolore che ha provato nella sua vita. 2. b 3. cose (vv. 1, 7, 13, 14, 19, 25), due (v. 15), Ch’io veda (vv. 9, 15, 21, 27), che (ripetuto tre volte al v. 20), soltanto (vv. 9, 16), solo (vv. 21, 28). 4. tu (vv. 2 e 3). 5. don don (v. 24). 6. involale al volo (v. 26). 7. c

8. a

Umberto Saba Trieste, p. 261

Esercizi, p. 263

1. Il poeta descrive la propria città, Trieste, presentando l’intrico delle vie cittadine, la spiaggia e la collina, e descrivendola come spontanea, vitale e piena di contrasti. 2. Il poeta al termine della sua salita si siede in un cantuccio (v. 5), posto alla fine di una stradina chiusa da un muretto. 3. d 4. un’aria strana […] l’aria natia (vv. 21-22); La mia città […] e schiva (vv. 23-25). 27

5. La ricerca di protezione dalla folla cittadina e di intimo contatto con la città. 6. b 7. in cui solo / siedo (vv. 5-6); ogni chiesa […] mena (vv. 15-16); Intorno / circola ad ogni cosa / un’aria strana (vv. 19-21). 8. ridenti e fuggitivi (v. 4); lieta e pensosa (v. 5). 9. muricciolo (v. 4): diminutivo; cantuccio (vv. 5 e 24): vezzeggiativo; ragazzaccio (v. 10): peggiorativo. 10. Aggettivi possessivi: mia (vv. 23 e 24); pronomi personali: mi (v. 6); a me (v. 24). Sono numerosi nell’ultima strofa.

Sylvia Plath Io sono verticale, p. 265

Esercizi, p. 266

1. Agli alberi e ai fiori. 2. d 3. Quando è sdraiata e dorme, perché il sonno le permette di non pensare. 4. Risposta possibile: Cammina di notte nella natura, tra alberi e fiori, sotto la luce delle stelle. 5. b

6. b

7. Risposta possibile: È impiegato come sostantivo e può significare “il fiore più bello”.

Wisława Szymborska Addio a una vista, p. 268

Esercizi, p. 270

1. b 2. a. No; b. Sì; c. No; d. Sì. 3. Risposta possibile: La poetessa non pretende che l’acqua del lago si conformi all’immobilità del suo dolore, diventando diversa da quella che appariva ai tempi in cui frequentava le sponde del lago con l’amato. Ella sa che l’acqua è un elemento sempre mobile, cangiante, e che sarebbe impossibile e assurdo chiederle di arrestare il suo moto ondoso o di non cambiare colore. 4. Risposta possibile: Perché se per lei tollerare la rinascita della natura e la sua immutata bellezza è già cosa difficile, ancora più difficile le sembra poter immaginare che altri amori si intreccino sulle sponde del lago dove era solita andare con l’amato. 6. b

8. b

Paolo Conte Genova per noi, p. 272

Esercizi, p. 273

1. Piovoso e temporalesco, raramente soleggiato. 2. Da quello dei contadini piemontesi d’altri tempi. 3. c 4. e intanto, nell’ombra dei loro armadi / tengono lini e vecchie lavande.

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PROVE DI COMPETENZA Giovanni Arpino Sere in Via Fossaretto, p. 274

Esercizi, p. 274

1. a 2. luna di maggio (v. 3); vesti / chiare delle donne (vv. 8-9); le foglie / degli alberi nuovi (vv. 11-12). 3. c

4. a

5. La personificazione più evidente si trova ai versi 6-9. Al cielo sono attribuite due azioni umane, quella di “scendere” e di “giocare” con gli abiti delle ragazze. Può essere considerata una personificazione anche quella presente ai versi 4-5: alle venture, ossia alle vicende avventurose della vita, è attribuita l’azione di “rapire”. 6. d 7. Il poeta afferma che ogni anno si vedono dai balconi spuntare foglie nuove, ma passano, se ne vanno, senza realizzare le loro speranze. Il giudizio è netto e malinconico: con sogni e fortune / che non accadranno (vv. 13-14). La speranza dei ragazzi è quella propria della giovinezza, ma il trascorrere degli anni ha insegnato al poeta che tali sogni non sono destinati a realizzarsi. 8. Da tanti anni passano (v. 10). L’accento di passano cade sulla terzultima sillaba, per cui si conta una sillaba in meno. 9. Ha valore spaziale riferita al muro; riferita alla sera, ha valore temporale e significa “durante la sera”. 10. b

11. a

12. La preposizione semplice “per” e l’articolo “i”.

• Percorso 6 – Sguardi sulla società Giovanni Pascoli Italy, p. 279

Esercizi, p. 281

1. d 2. Risposta possibile: Svolgono lavori legati al commercio: appena sbarcati sono venditori ambulanti di statuine di gesso e in seguito chi fa fortuna diventa negoziante. 3. I ricordi di vita americana degli emigranti tornati in patria sono resi piacevoli dal fatto che appartengono al passato. 4. ignoti mari (V, v. 22); grido / straniero (V, vv. 23-24); gettare in sogno quel lontano grido (VI, v. 3); con una voce che te stesso accora (VI, v. 6); nella notte, solo in mezzo a tanta / gente (VI, vv. 7-8); Quando entra quel gelo (VI, v. 13); O va per via, battuto dalla pioggia (VI, v. 16). 5. Lo riporta con la mente nei suoi luoghi d’origine. 6. La stufa a carbone, che emana un forte calore tanto da riscaldare dal gran gelo, e l’ospitalità della gente che vive nelle fattorie. 7. con una voce che te stesso accora (VI, v. 6); Finalmente un altro odi, che canta… // Tu non sai come […] concime (VI, vv. 9-12). 8. c

9. c

10. Un nido in cui riposare. 29

Trilussa Nummeri, p. 284

Esercizi, p. 285

1. Il numero uno si vanta di valere più dello zero affermando che se si mette a capo di alcuni zeri il suo valore diventa enorme. 2. Il numero uno denigra lo zero affermando che quest’ultimo è una cosa vuota e inconcludente, sia nell’azione sia nel pensiero. 3. Il dittatore, così come il numero uno, ha un minimo valore di per sé, ma lo aumenta enormemente se è seguito da tanti zeri (v. 7), ovvero da tante persone vuote, che non valgono niente. 4. b

5. a

6. Parole che appartengono al campo semantico della matematica: Uno, Zero (v. 2); zeri (v. 7); Centomila (v. 8); nummeri (v. 9). Parole che appartengono al campo semantico del potere: capofila (v. 6); dittatore (v. 10). Parole riferite a entrambi i campi semantici: Conterò (v. 1); vali (v. 3); potenza (v. 11); valore (v. 11). 7. capofila è un nome composto. Risposte possibili: capolettera, capodanno, capobranco. 8. “Inconcludente” si riferisce a chi o a ciò che non viene a capo di nulla, inutile; si tratta di una parola composta. Risposte possibili: inadatto, inespressivo, infelice. 9. c

Salvatore Quasimodo Uomo del mio tempo, p. 287

Esercizi, p. 288

1. c 2. senza Cristo (v. 7) e Quando il fratello disse all’altro fratello: / «Andiamo ai campi» (vv. 11-12). 3. b 4. a. F; b. V; c. F; d. V; e. F; f. V 5. t’ho; T’ho; eri tu; tua scienza; ti videro. Appartengono alla seconda persona singolare. 6. c 7. ancora (vv. 1 e 7); sempre (v. 8); per la prima volta (v. 9); quando (v. 11). 8. d

Vittorio Sereni Non sa più nulla, è alto sulle ali, p. 291 1. c

Esercizi, p. 292

2. b

3. a. No; b. Sì; c. No; d. Sì 4. a. Il poeta, con l’espressione sono morto, accostata ai concetti di guerra e di pace, indica che la propria “morte” non è reale, ma è una forma di estraneità a ciò che accade nel mondo che è molto simile alla morte. 5. L’indeterminatezza delle parole allontana il lettore dalla singolarità di un soggetto determinato, coinvolgendolo in un destino che non è soltanto individuale, ma universale; la guerra condanna gli uomini all’indeterminatezza, all’anonimato. 6. Discorso indiretto: di pregar per l’Europa (v. 5); discorso diretto: – È il vento [… 30

] mi basta –. (vv. 8-17) 8. c Le parole sono idee • Pace

Esercizi, p. 294

Principali significati: Significati 4, 1. Sinonimi: Risposte possibili: Serenità, armonia. Contrari: Significati 4, 2. Modi di dire: Senza essere disturbato; non dare fastidio; rassegnarsi. Dentro il testo: Risposta possibile: Il poeta si riferisce allo sbarco degli Alleati in Normandia e alla imminente fine della Seconda guerra mondiale. Il suo senso di estraneità rispetto a questi avvenimenti è determinato dal fatto che egli si trova prigioniero in Algeria, costretto a una condizione di passività, lontano dai luoghi in cui si sta compiendo il destino dell’Europa. In altri testi: Significato 3.

Edoardo Sanguineti Piangi piangi..., p. 296

Esercizi, p. 297

1. Il destinatario della poesia è il figlio del poeta. 2. L’unico regalo che non si può acquistare in un negozio è un fratellino per il bambino. 3. c 4. Il poeta sottolinea che l’unico regalo importante avrà un nome proprio perché non è un oggetto, ma una persona. 5. È presente una climax ascendente, in quanto si trovano in successione immagini di intensità crescente: tante teste di legno, / tante teste di moro, tante teste di morto. Questa climax all’interno del testo sottolinea come tutto abbia un valore consumistico, anche la sopraffazione dei Paesi ricchi sui Paesi poveri, fonte di violenza e morte. 6. b

7. a

8. d

Wisława Szymborska Fotografia dell’11 settembre, p. 299

Esercizi, p. 301

1. d 2. Le vittime dell’attacco alle Torri Gemelle che si sono lanciate nel vuoto per evitare le fiamme causate dall’implosione dei grattacieli. 3. Descrivere la caduta nel vuoto quando è appena iniziata ed evitare di descriverne lo schianto al suolo. 4. Ognuno è ancora un tutto / con il proprio viso / e il sangue ben nascosto (vv. 7-9). 5. Con una quartina, più lunga delle altre strofe che sono tutte terzine. 6. sopra, sotto (v. 3), sopra, verso (v. 6). 7. d

8. d

31

PROVE DI COMPETENZA Fabio Geda Il viaggio infernale di un giovane clandestino, p. 302 1. d

Esercizi, p. 303

2. a

3. In uno spazio minimo tra la base del rimorchio e quella del camion. 4. c

5. c

6. Il protagonista non ha materialmente dei pesi sulla nuca e sul collo, ma si sente insopportabilmente oppresso perché è costretto a stare rannicchiato con braccia, gambe, collo piegati in uno spazio ridotto e chiuso. Le pietre non pesano direttamente su di lui, poiché si trovano nel cassone, mentre lui è nel doppio fondo del camion: tuttavia, per esprimere la sensazione di oppressione e claustrofobia, dice che anche elementi privi di peso, come l’aria, la notte, il cielo, le stelle, gli sembrano gravare su di lui e schiacciarlo. 7. mi sono sentito soffocare (riga 13); Ho cominciato a respirare con il naso, ma respiravo polvere (riga 16); Ho cominciato a respirare con la bocca, ma avevo male al petto (righe 16-17); Avrei voluto respirare con le orecchie o con i capelli, come le piante (righe 17-18); non c’era ossigeno (righe 18-19). 8. a. F; b. V; c. F; d. F; e. V; f. F; g. F; h. F; i. V 9. Che qualcosa si è rivelato diverso dalle aspettative. 10. Perché in entrambe le situazioni la persona non ha il controllo del proprio corpo, è intorpidita e rattrappita, i movimenti causano dolore, lo sguardo è annebbiato. 11. c

12. b

13. a

• Percorso 7 – Il presente ha un’anima antica Jacques Prévert, Gaio Valerio Catullo I baci degli innamorati, p. 308 Esercizi, p. 311 1. La reazione degli altri allo scambio di baci tra gli innamorati è l’invidia (Prévert: Per far rabbia disprezzo invidia riso, v. 9; Catullo: perché nessun malvagio ci invidi, v. 12). Nel testo di Prévert i ragazzi che si baciano sono invulnerabili alla malevolenza dei passanti, perché si sentono altrove rispetto alle loro meschinità (Sono altrove lontano, v. 11), mentre nella poesia di Catullo l’io lirico manifesta preoccupazione per l’invidia dei malvagi e invita l’amata a confondere la somma dei baci perché nessuno conosca la misura della loro felicità (sapendo che esiste un dono così grande di baci, v. 13). 2. La ripetizione dell’espressione “i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno” sottolinea la situazione di indipendenza e autosufficienza di coloro che si amano, e sottolinea la forza dell’amore, che consente loro di trascurare l’ostilità della gente. L’espressione allude inoltre al fatto che gli innamorati si sentono altrove rispetto al mondo in cui vivono tutti, in un luogo più elevato e perfetto, di pura gioia. Nella poesia di Catullo l’espressione e i rimproveri dei vecchi troppo austeri / tutti insieme non stimiamoli un soldo (vv. 2-3) suggerisce, in forma di esortazione, la stessa idea: chi si ama non tiene conto della malevolenza altrui. 3. Prévert mostra gli innamorati come impavidi di fronte alla minaccia della notte (si baciano / In piedi contro le porte della notte, vv. 1-2; Non ci sono per nessuno, vv. 5, 10; E se qualcosa trema nella notte / Non sono loro, vv. 6-7), mentre Catullo invita la sua donna a temere la morte (ma noi quando cade la breve luce della vita, / dobbiamo dormire una sola interminabile notte, vv. 5-6), proprio per chiederle di abbandonarsi alla gioia vitale dei baci. 4. Il primo loro è il pronome personale, il secondo è l’aggettivo possessivo. 5. b 32

6. Espressioni iperboliche nella poesia di Prévert: più lontano della notte / Più in alto del giorno (vv. 11-12), cioè “molto lontano” e “molto in alto”. Nella poesia di Catullo: non stimiamoli un soldo (v. 3), cioè “consideriamoli pochissimo”; Dammi mille baci […] altri cento. (vv. 7-9), ovvero “dammi moltissimi baci, senza fine”.

Valerio Magrelli, Tito Lucrezio Caro Il naufragio e lo spettatore, p. 312 Esercizi, p. 315 1. Nella poesia di Magrelli il male a cui deve assistere lo spettatore è indicato con espressioni generiche, che non precisano di che cosa si tratti: morte altrui, orrore quotidiano e naufragio. In Lucrezio invece il male è descritto più dettagliatamente: gli affanni per mare, le guerre, le contese per l’ingegno, la nobiltà, la ricchezza e il potere. 2. Lucrezio ritiene che i mali del mondo siano responsabilità dell’uomo, che rivolge i suoi desideri verso oggetti sbagliati: il male può essere evitato se si assume un comportamento da saggio, lontano dalle contese che dividono gli uomini (abitare là in alto i templi sereni / del cielo saldamente fondati sulla dottrina dei sapienti, vv. 7-8). Magrelli invece ritiene che l’essere o meno coinvolti dal male non dipenda dalla volontà individuale ma da un incomprensibile e ingiusto ordine delle cose, che stabilisce chi affonda e chi si salva senza che noi possiamo interferire in alcun modo (l’ingiustizia che sublime / ci ha tratti in salvo, vv. 5-6; il dio che impunemente / ci ha fatto accomodare sulla riva, vv. 12-13). 3. b 4. Magrelli con la parola naufragio non si riferisce a un affondamento, bensì a una sventura in genere, mentre Lucrezio usa l’espressione grande travaglio proprio per indicare gli affanni degli uomini per mare durante una tempesta. Magrelli usa la parola in senso metaforico. 5. Risposta possibile: La relazione tra l’io lirico della poesia di Magrelli e gli uomini si può definire “orizzontale” perché è paritaria: il poeta contempla il naufragio degli altri uomini da terra, cioè dal divano di casa, e si sente al loro stesso livello, benché sia separato da loro dal confine del televisore. Il rapporto tra l’io lirico e gli altri uomini in Lucrezio è invece “verticale”, perché l’aspirazione del saggio è di guardare dall’alto al basso coloro che vanamente inseguono i loro desideri. 6. Il dio di Magrelli è una forza incomprensibile, insieme sublime e ingiusta: le dobbiamo la salvezza ma non possiamo comprendere perché altri siano stati condannati; la natura di Lucrezio appare invece benevola perché ha predisposto l’uomo a non soffrire né nel corpo né nell’anima: sta all’uomo saggio realizzare questo fine.   7. riva, al verso 13. Tra le due parole quella di registro più alto è litorale. 8. d

9. c

Alida Airaghi, Publio Virgilio Marone Orfeo ed Euridice, p. 316 Esercizi, p. 319 1. Nel testo di Virgilio Euridice tende le mani verso Orfeo quando ormai è troppo tardi, come estrema difesa di fronte a un destino inevitabile: e tendo verso di te – ahi, non più tua – le mani senza forza (v. 498). Euridice è consapevole che questo tentativo di contatto è vano: ella infatti non appartiene più a Orfeo (ahi, non più tua) e le sue mani sono senza forza. 2. Nella poesia di Airaghi Orfeo ascolta. Il suo udito è teso a sentire i passi di Euridice alle sue spalle, ed è proprio il silenzio di lei a un certo punto, l’impercettibilità dei suoi passi (Sei silenziosa e ferma […] nel tuo passo leggero ti ascolto) la causa dell’apprensione che lo induce a voltarsi. I sensi che invece Orfeo deve tenere sotto controllo sono la vista e il tatto: egli non può guardare la sua sposa, non può toccarla (Ma non ti guardo, v. 2; Come vorrei mi prendessi la mano / toccarti un braccio, sfiorarti la bocca, vv. 5-6). Se nel sonetto di Airaghi la scena è completamente silenziosa e il dialogo di Orfeo con Euridice è soltanto mentale, nel testo di Virgilio ci sono suoni che rompono drammaticamente il silenzio: il fragore che rimbomba per tre volte sugli stagni dell’Averno (v. 493) e il lamento che Euridice rivolge a Orfeo (vv. 494-498). Anche la vista è chiamata in causa: la luce all’orizzonte, già quasi raggiunta da Orfeo (ormai presso la luce, v. 490), lo 33

sguardo fatale di Orfeo a Euridice (gettò uno sguardo indietro alla sua Euridice, v. 491), la notte immensa (v. 497) che avvolge Euridice e la dissolve come fumo (v. 499), impedendole di vedere ancora Orfeo (e non lo vide più, v. 500). 3. La metafora del sonetto di Airaghi, trasparente pensiero di vetro (v. 13), si riferisce al modo in cui Orfeo percepisce Euridice nel drammatico momento in cui non crede di poterla recuperare: una trasparenza priva del calore e della materialità di un corpo vivo. La metafora del testo di Virgilio, il sonno chiude i miei occhi smarriti (v. 496), si riferisce invece alla morte: Euridice la descrive come un sonno a cui sono costretti i suoi occhi, turbati perché non potranno mai più rivedere la luce. 4 . L’uso del presente nel testo di Airaghi dipende dalla scelta di rappresentare la scena come se stesse avvenendo in quel momento: chi parla è Orfeo nel cammino di ritorno dagli Inferi, e il suo discorso mentale assomiglia a una specie di monologo teatrale; in tal modo il lettore è indotto a partecipare agli eventi mentre avvengono, a restare sospeso e a vivere la catastrofe come “in diretta”. In Virgilio invece è usato il passato perché gli eventi sono rappresentati come già accaduti in un indefinito passato e narrati da una terza persona (il dio marino Proteo); soltanto il discorso diretto di Euridice è compiuto al presente per accrescere l’effetto drammatico della scena. 5. Risposta possibile: Il verbo “sentire” indica “udire” ma anche “percepire interiormente” qualcuno. Il verbo “ascoltare” invece ha un significato più ristretto e indica “mettersi in ascolto”, “prestare attenzione a un suono”. 6. d

7. a

AUTORI IN PRIMO PIANO • Percorso 8 – I premi Nobel per la letteratura Eugenio Montale Meriggiare pallido e assorto, p. 324

Esercizi, p. 325

1. a 2. Nella poesia sono nominati merli, serpi, formiche e cicale; vengono percepiti attraverso l’udito (merli, serpi e cicale) e la vista (formiche). 3. strofe; baciate; alternate 4. schiocchi (v. 4); frusci (v. 4); scricchi (v. 11). Le tre parole con valore onomatopeico imitano i suoni prodotti dagli animali e permettono al lettore di immaginarne concretamente il verso. 5. Nella prima strofa si nota l’allitterazione del suono r: Meriggiare, assorto, presso, rovente, muro, orto, ascoltare, tra, pruni, sterpi, merli, frusci, serpi; la ripetizione della lettera “r”, particolarmente evidente nella prima strofa, ma presente anche nelle successive, crea una particolare atmosfera sonora, evocando il paesaggio arso e brullo. Nell’ultima strofa si ripete il suono “gl”: abbaglia, meraviglia, travaglio, muraglia, bottiglia; tale allitterazione collega tra di loro le parole chiave della poesia, come abbaglia, travaglio e muraglia, che esprimono rispettivamente la luce del meriggio, la sofferenza esistenziale e la chiusura dell’orizzonte simboleggiata dal muro. 6. ascoltare (v. 3); schiocchi, frusci (v. 4); palpitare (v. 9); tremuli scricchi (v. 11). 7. c 8. Verbi che indicano azioni: Meriggiare (v. 1); spiar (v. 6); palpitare (v. 9); seguitare (v. 16). Verbi che indicano percezioni dei sensi o dell’anima: ascoltare (v. 3); Osservare (v. 9); sentire (v. 14). 9. b A tu per tu con l’autore

Esercizi, p. 327

34

1. c 2. Risposta possibile: Perché la poesia non è un prodotto necessario alla vita di tutti i giorni, una merce di cui si ha bisogno e che si può acquistare con il denaro, come il cibo, i vestiti o un’automobile. Eppure, benché non serva a migliorare la vita, la poesia non fa neanche male, almeno, dice il poeta, nella maggior parte dei casi. 3. c

Pablo Neruda Il tuo riso, p. 330

Esercizi, p. 333

1. a 2. a. Sì; b. No; c. No; d. Sì; e. Sì 3. Si tratta della quinta strofa, ai versi 26-33. I due verbi sono deve (il tuo riso deve innalzare) e voglio (voglio il tuo riso come / il fiore). Il poeta passa al “comando” perché sente con forza sempre maggiore l’importanza vitale del riso dell’amata nella sua vita ed esprime così l’urgenza del suo bisogno. 4. spumeggiante: sia acqua sia risata; frizzante: sia acqua sia risata; gasata: acqua; argentina: risata; sguaiata: risata. 5. risottino; rischiare. 7. b A tu per tu con l’autore

Esercizi, p. 334

1. b 2. d 3. a, c, d. Risposta possibile: Il poeta sa che soltanto grazie a una tenace volontà di lottare per la giustizia e la dignità di tutti gli uomini e all’infinita pazienza che spinge a continuare la lotta finché non si è ottenuto lo scopo, si potrà vivere in una società più giusta.

Wisłava Szymborska Scrivere il curriculum, p. 337

Esercizi, p. 339

1. c 2. Risposta possibile: Allude al fatto che l’assunzione di qualcuno implica spesso il licenziamento o le dimissioni di un altro lavoratore che svolgeva mansioni analoghe a quelle del neoassunto. 3. c

4. b

5. c

6. Risposta possibile: Nel contesto di questi versi significa “oggetti vecchi e di poco valore in sé, ma a cui si tiene molto per il valore affettivo o simbolico che rivestono”. 7. Risposta possibile: L’appartenenza a un che, ma senza perché (v. 13); Onorificenze senza motivazione (v. 14); Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu (v. 11); I viaggi solo se all’estero (v. 12); meglio il prezzo che il valore / e il titolo che il contenuto (vv. 19-20). A tu per tu con l’autrice

Esercizi, p. 341

1. b 2. Perché coloro che lo svolgono non l’hanno scelto, lo compiono senza passione, come una noiosa abitudine, senza coltivare la loro curiosità, senza affrontare nuove, avventurose sfide. 35

3. c

Luigi Pirandello La prova oggettiva del documento, p. 344 Esercizi, p. 347 1. Perché tale certificato servirebbe ad accertare che Lina, prima moglie di Ponza, è morta e che la seconda moglie, Giulia, pietosamente finge di essere Lina per assecondare l’illusione della signora Frola che la figlia sia viva. In tal caso si proverebbe che la signora Frola è impazzita e che il signor Ponza ha tutte le ragioni di comportarsi in modo stravagante. 2. Il documento che attesterebbe la morte della signora Ponza è andato perduto in una sciagura: un forte terremoto che ha colpito la città d’origine della famiglia Ponza. 3. b 4. Studio […] ecc (righe 1-4); Agazzi sarà […] in attesa (righe 6-7); Ascolterà a lungo, poi (riga 9); Ascolterà di nuovo a lungo, poi (riga 11); Altra pausa lunga, poi (riga 13); Pausa (righe 15 e 17); Poserà il ricevitore, e verrà avanti (riga 19); (ansioso) (riga 20); (alzandosi) (riga 30); Si farà […] chiamerà (riga 73). Le didascalie nei testi teatrali descrivono la scena che gli spettatori osserveranno quando lo spettacolo sarà messo in scena. Nel testo riportato le didascalie sono messe in evidenza perché si trovano scritte in corsivo e, se sono situate subito prima di una battuta, vengono inserite tra parentesi. 5. Io? […] che farmene (righe 42-43); Al più […] dall’altra! (righe 63-66); Io vi chiedo […] alla fine (riga 71). 6. Agazzi e Sirelli pensano di mettere il signor Ponza e la signora Frola uno davanti all’altra per scoprire chi dei due è pazzo e non dice la verità. 7. testimonianza (riga 24), prove (riga 28 e 34), dati di fatto (riga 34, 36, 43 e 58), verità (riga 34), atto (riga 37, 39, 41), evidenza (riga 41), documenti (riga 43), realtà (riga 44, 61, 62 e 66); documento (righe 62-63 e 64). 8. b A tu per tu con l’autore 1. b

Esercizi, p. 351

2. d

• Percorso 9 – Giacomo Leopardi L’infinito, p. 360

Esercizi, p. 362

1. Il poeta si trova all’aria aperta a osservare l’orizzonte da una collina che ben conosce. 2. Lo stormire del vento richiama alla mente del poeta l’idea di eternità, il passato e il presente. 3. c 4. Inizialmente la siepe rappresenta un dettaglio del paesaggio familiare, caro al poeta al pari del colle in cui è solito recarsi. In seguito ha la funzione di ostacolo alla vista che stimola l’immaginazione e che consente di percepire con la mente l’infinito. 5. Versi dedicati al mondo reale

Versi dedicati alla sensazione di infinito

Ma sedendo e mirando (v. 4)

interminati / spazi là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo (vv. 4-7)

36

E come il vento / odo stormir tra queste piante (vv. 8-9)

io quello / infinito silenzio a questa voce / vo comparando: e mi sovvien l’eterno (vv. 9-11)

e mi sovvien l’eterno, / e le morte stagioni, e la Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il presente / e viva, e il suon di lei (vv. 11-13) naufragar m’è dolce in questo mare. (vv. 13-15) 6. d 7. una debole paura; la dolcezza. 8. infinito silenzio; questi aggettivi evocano l’idea di qualcosa di illimitato che nella realtà non esiste, che appartiene a una finzione della mente. 9. a

10. c

11. b

12. Risposta possibile: Interminabile, sconfinato, illimitato, sterminato.

A Silvia, p. 365

Esercizi, p. 367

1. Silvia mentre lavorava al telaio immaginava per se stessa un futuro lieto e ancora tutto da scoprire. 2. Nonostante il faticoso lavoro della tessitura, Silvia era felice perché cantava ininterrottamente (perpetuo canto, verso 9). 3. Una malattia ha precocemente spento le illusioni di Silvia, portandola alla morte, mentre il poeta ha prematuramente perso le speranze di felicità per la sopraggiunta consapevolezza dell’infelicità umana. 4. E non vedevi il fiore […] ragionavan d’amore (versi 42-48); c 5. c

6. b

7. splendea (v. 3); salivi (v. 6); Sonavan (v. 7); sedevi (v. 11); avevi (v. 12); Era (v. 13); solevi (v. 13); spendea (v. 18); porgea (v. 20); percorrea (v. 22); Mirava (v. 23); sentiva (v. 27); apparia (v. 30); perivi (v. 42); vedevi (v. 42); molceva (v. 44); ragionavan (v. 48); mostravi (v. 63). Il verbo all’imperfetto che costituisce l’anagramma di Silvia è salivi (verso 6). 8. Silvia […] salivi? (vv. 1-6); Che pensieri […] il fato! (vv. 28-31); O natura […] i figli tuoi? (vv. 36-39); Ahi come […] speme! (vv. 52-55); Questo è […] genti? (vv. 56-59). 9. Anastrofe. 10. Campo semantico: felicità. Intruso: amor; campo semantico: morte. Intruso: sventura. 11. Risposte possibili: inganno: ingannevole, ingannato; promessa: promettente; speranza: speranzoso. 13. Risposte possibili: immagine a sinistra: Era il maggio odoroso (v. 13); immagine a destra: ed alla man veloce / che percorrea la faticosa tela (vv. 21-22).

Il sabato del villaggio, p. 370

Esercizi, p. 372

1. La poesia è ambientata in sul calar del sole (verso 2), cioè alla sera, di un sabato. 2. I personaggi rappresentati sono accomunati dall’attesa speranzosa e trepidante del giorno festivo. 3. Il poeta sostiene che il sabato sia il giorno più gradito della settimana perché si può fantasticare sul giorno di festa che segue, pregustando lieti eventi, mentre, quando effettivamente arriva la domenica, i sogni lievi sono sostituiti da noia e delusione perché la realtà non eguaglia le aspettative.

37

4. La vecchierella (verso 9) sta seduta sulla scala a filare, verso ponente, parlando dei tempi passati con le vicine. Quando diventa buio e compare la luna (Già tutta […] luna, ai versi 16-19) i fanciulli gridano e saltellano, mentre lo zappatore ritorna alla sua povera cena pensando al riposo che lo aspetta. Il falegname si adopera nonostante sia scesa la notte (Poi quando […] face, al verso 31) e si affretta a terminare il proprio lavoro prima dell’alba. 5. b 6. Garzoncello scherzoso […] vita (versi 43-47). 7. L’espressione festa di tua vita allude all’età adulta, e tale periodo è ritenuto festoso dal garzoncello scherzoso; a, d 8. a. finire il lavoro; dare qualcosa; b. fatica di tutti i giorni; patimento, affanno; c. ragazzino spensierato; aiutante, lavoratore subordinato non qualificato; d. non ti dispiaccia; pesante, oneroso, serio. 9. donzelletta (verso 1): vezzeggiativo, evoca la tenerezza e la dolcezza delle scene descritte e comunica l’allegria dei personaggi; mazzolin (verso 4): diminutivo, accentua la bellezza e l’armonia del paesaggio; vecchierella (verso 9): diminutivo, evoca la tenerezza e la dolcezza delle scene descritte; piazzuola (verso 25): diminutivo, accentua la bellezza e l’armonia del paesaggio; Garzoncello (verso 43): vezzeggiativo, comunica l’allegria dei personaggi.

Il passero solitario, p. 374

Esercizi, p. 377

1. Risposta possibile: In primavera, che è metafora della giovinezza. 2. c 3. Risposta possibile: quasi romito, e strano / al mio loco natio (vv. 24-25); Io solitario in questa / rimota parte della campagna uscendo (vv. 36-37). 4. a. F; b. F; c. V; d. F; e. V; f. F; g. V 5. c 6. antica (v. 1); lontano (v. 23); lontani (v. 41). 7. c

8. c

9. Odi greggi belar, muggire armenti (v. 8). 10. b

11. c

Le parole sono idee • Contento

Esercizi, p. 379

Etimologia: Accontentare. Principali significati: Significato 2. Contrari: Risposta possibile: Insoddisfazione, malumore, malcontento, scontentezza. Sinonimi: Pago, soddisfatto. Dentro il testo: Risposta possibile: Non si può dire che sia scontento, in quanto il fatto che se ne stia in disparte a cantare è conseguenza della sua natura di animale solitario. In altri testi: Nel sentirsi paga delle speranze in un futuro felice.

38

• Percorso 10 – Giuseppe Ungaretti Veglia, p. 386

Esercizi, p. 387

1. Nella poesia Ungaretti descrive la notte passata in trincea accanto al cadavere di un compagno: un’esperienza che ha dato al poeta l’impulso ad amare sempre di più la vita. I temi fondamentali della poesia sono la morte e la vita. La prima parte arriva fino al verso 11 e il tema centrale è la morte, mentre la seconda va dal verso 12 alla fine e il tema è la vita. 2. b 3. Nonostante l’assenza di punteggiatura il poeta divide le frasi e dà ritmo alla poesia andando a capo. Nel testo sono presenti due periodi divisi da uno spazio bianco; il primo va dal primo verso al 13 e il secondo dal 14 alla fine. L’elemento che consente di cogliere il passaggio da un periodo all’altro è la presenza della lettera maiuscola all’inizio del periodo seguente. 4. Il poeta rimanda a lungo il verbo della frase principale per creare un effetto di attesa e sospensione, sottolineando così la condizione drammatica (in trincea accanto a un cadavere) in cui egli si trova. 5. massacrato; digrignata; penetrata; tanto. Le prime tre parole sono verbi al participio passato, la cui violenza è evidenziata dalla somiglianza di suono (-ato, -ata, -ata), che trova un’eco in altre parole nel testo, come nottata, buttato, stato, attaccato. 6. Il ritmo della prima strofa è più lento di quello della seconda. Gli enjambements si trovano ai versi 2-3 (vicino / a un compagno), 3-4 (compagno / massacrato), 5-6 (bocca / digrignata), 8-9 (congestione / delle sue mani), 10-11 (penetrata / nel mio silenzio), 12-13 (ho scritto / lettere), 14-16 (Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita). 7. Risposta possibile: Il titolo della poesia dà una chiave di lettura per comprendere il testo poiché indica come, durante la notte, il poeta non è rimasto semplicemente sveglio con un cadavere accanto, ma ha vegliato il corpo del compagno come si fa con le persone care. 8. Parole che appartengono al campo semantico della morte: massacrato (verso 4); digrignata (verso 6); congestione (verso 8); sono parole che si riferiscono ai crudi dettagli corporei della morte. Parole che appartengono al campo semantico della vita: amore (verso 13); vita (verso 16); la prima parola con cui il poeta parla della vita non si riferisce volutamente al corpo, ma al sentimento. 9. v. 5: la sua bocca; v. 9: delle sue mani; v. 11: nel mio silenzio. L’opposizione è tra il cadavere del soldato morto (le parti del suo corpo) e la sopravvivenza silenziosa del soldato vivo. 11. b

In memoria, p. 389

Esercizi, p. 391

1. d 2. Risposta possibile: I versi 10-11 indicano che Moammed Sceab non riesce a integrarsi in una nuova patria, nonostante abbia cambiato il proprio nome. 3. Risposta possibile: Moammed Sceab non soltanto non riesce a integrarsi in Francia, ma non può più tornare indietro, perché non saprebbe più adattarsi alla vita nomade e alle usanze rituali del suo popolo. 4. Risposta possibile: Le negazioni ripetute sono non aveva (v. 6), non era (v. 11), non sapeva (vv. 12, 18). La loro ricorrenza sottolinea il fallimento dello sforzo di Moammed Sceab di adattarsi alla vita. 5. Risposta possibile: La prima parte va dal verso 1 al verso 21 e contiene la descrizione delle aspirazioni e della disillusione di Moammed Sceab, con i motivi del suo suicidio; la seconda parte va dal verso 22 alla fine e contiene la descrizione del suo funerale e del cimitero. 6. Le lettere maiuscole e gli spazi bianchi alla fine dei versi, a volte costituiti da una parola sola.

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7. a 8. Risposta possibile: stretto, triste, grigio, spento, sbiadito, dimesso, morto, deserto, desolato, disabitato, squallido, spopolato, abbandonato, misero, umile, modesto, trascurato, povero ecc.

Fratelli, p. 392

Esercizi, p. 393

1. A porre la domanda è un soldato; i fratelli sono soldati appartenenti allo stesso reggimento di chi parla. 2. a 3. Attribuendo l’aggettivo spasimante all’aria anziché ai soldati al fronte, il poeta amplifica la sofferenza attribuendola non soltanto agli esseri umani, ma anche all’ambiente in cui si svolge il conflitto; a 4. Nella poesia è presente l’unica rima tremante : spasimante (vv. 3 e 6). Le due parole sono affini per significato perché entrambe esprimono incertezza e paura. 5. Risposta possibile: L’aggettivo tremante attribuito al sostantivo fratelli evoca la sensazione del persistere del suono nel silenzio della notte, ma anche quella della paura propria della situazione di guerra e forse dell’esitazione con cui può esser stata pronunciata una parola così poco coerente con la violenza del conflitto. 6. Risposta possibile: Il soldato che pronuncia la parola fratelli probabilmente non si rende conto di esprimere, con la scelta di questo termine, un’opposizione all’odio e alla violenza del conflitto, come se tale termine facesse per un attimo assaporare, senza consapevolezza di chi la pronuncia, un contesto libero dalla guerra. 7. Figura retorica che consiste nella fusione in un’unica sfera sensoriale delle percezioni di sensi distinti; associazione di termini pertinenti a sfere sensoriali differenti. 8. reggimento (v. 1); tremante (v. 3); spasimante (v. 6); involontaria (v. 7); presente (v. 8). 9. b 10. tremante: participio presente, verbo “tremare”; nata: participio passato, verbo “nascere”; spasimante: participio presente, verbo “spasimare”.

Sono una creatura, p. 395

Esercizi, p. 396

1. Risposta possibile: Il poeta paragona un simbolo di morte, una pietra totalmente / disanimata (vv. 7-8), a un segno estremo di vita, il proprio pianto chiuso nell’anima. Il pianto trasformato in pietra che non può manifestarsi è espressione della coscienza del poeta che la morte sia una pena da scontare già in vita. 2. b 3. L’indicazione precisa della località di guerra e della data e la presenza dell’aggettivo dimostrativo questa ai versi 1 e 9 mostrano che il poeta si riferisce a un’esperienza concreta, nel momento stesso in cui si sta svolgendo. 4. I punti fermi potrebbero essere collocati a conclusione di ogni strofa; lo suggeriscono lo spazio vuoto e la presenza della lettera maiuscola all’inizio delle strofe. 5. a. Il mio pianto che non si vede è come questa pietra. 6. b. La ripetizione del verso Come questa pietra (vv. 1 e 9) rende più comprensibile la similitudine rinviata dal lungo elenco di attributi della prima strofa; la ripresa del verso identico potenzia inoltre l’accostamento della pietra al pianto. 7. a

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8. b. La scelta del poeta di sospendere il discorso su totalmente (v. 7) amplifica il significato dell’avverbio e mette in rilievo anche la parola disanimata (v. 8). 9. c

I fiumi, p. 398

Esercizi, p. 401

1. c 2. b 3. mi (vv. 1, 9, 14, 21, 25, 29, 34, 38, 39, 53, 59, 60, 65 e 67); mie (vv. 17 e 22); me (v. 18); mio (vv. 32 e 51); mia (vv. 44, 50, 51, 63 e 67); miei (vv. 22, 46 e 61). 4. Stamani […] dell’universo (versi 9-31). Immergendosi nell’Isonzo il poeta si è sentito in armonia con l’universo (mi sono […] dell’universo, vv. 29-31), come un sasso levigato, privo di dolore, in pace con ciò che lo circondava. Quell’esperienza è stata importante per il poeta perché ha significato per lui una sorta di purificazione, compiuta attraverso l’acqua e il sole, che ha lenito la sua maggior pena: non sentirsi in armonia con l’universo (Il mio […] in armonia, vv. 32-35). 5. Per il poeta non c’è maggiore sofferenza del non sentirsi in armonia con l’universo, come fosse estraneo, fuori posto; immergersi nell’Isonzo gli ha invece fatto recuperare contatto con la natura. Egli vuole sentirsi una parte del tutto, accordata all’ordine universale delle cose. 6. Gli elementi circolari presenti nella prima e nell’ultima strofa hanno valore negativo; essi infatti sono immagini di desolazione e oscurità, come suggeriscono i termini che a essi si riferiscono (languore, v. 3, e tenebre, v. 69). 7. Nell’ultima strofa il poeta torna a descrivere la situazione iniziale, ovvero la notte che segue il bagno nell’Isonzo; come all’inizio si tratta di una situazione di malinconia: infatti i versi 67-69 (la mia vita mi pare / una corolla / di tenebre) corrispondono all’atmosfera dei versi 2-5 (abbandonato in questa dolina / che ha il languore / di un circo / prima o dopo lo spettacolo). 8. mi sono […] ho riposato (vv. 9-12): “mi sono disteso in una pozza d’acqua e ho riposato come se il mio corpo non fosse vivo, ma un oggetto sacro”; mi levigava / come un suo sasso (vv. 14-15): “mi scivolava addosso privandomi di asperità, depurandomi”; me ne sono andato […] sull’acqua (vv. 18-20): “me ne sono andato con un passo attento e vacillante come quello degli acrobati”; come un beduino […] il sole (vv. 2426): “mi sono piegato sotto il sole come fanno gli abitanti del deserto per pregare”. 9. b. L’io lirico risulta molto smagrito dalla guerra, incerto e vacillante nel passo. 10. Il fatto di attribuire al fiume mani segrete (occulte) contribuisce a rappresentarlo agli occhi del lettore come un essere animato, il quale stringe il poeta nel suo abbraccio e attraverso quel contatto fisico gli dona la rara / felicità. 11. L’aggettivo mutilato si riferisce in genere al corpo di un essere vivente; il fatto che qui sia associato a un albero estende la sofferenza e l’offesa della guerra all’ambiente circostante e suggerisce la presenza del conflitto anche in un momento di relativa calma. 12. Per il primo significato l’ausiliare è “essere”, per il secondo significato l’ausiliare è “avere”. Risposte possibili: Significato 1: Sono ripassato da casa perché ho dimenticato il libro di storia; Significato 2: Ho ripassato scienze tutto il pomeriggio per la verifica di domani. 13. a. Risposta possibile: Melmosità, torbidezza, fangosità, opacità. Le parole sono idee • Armonia

Esercizi, p. 403

Contrari: La facciata della chiesa mostra una certa sproporzione tra le parti; Tra i due fratelli c’è disaccordo; Ha agito in chiara discordanza con le linee dell’azienda. Dentro il testo: Risposta possibile: L’esperienza che consente al poeta di sperimentare una momentanea situazione di armonia tra se stesso e il mondo è il bagno nel fiume Isonzo (Questo è l’Isonzo / e qui meglio / 41

mi sono riconosciuto / una docile fibra / dell’universo, vv. 27-31), l’acqua che scorre intorno al suo corpo e lo priva della sporcizia della guerra (mi levigava / come un suo sasso, vv. 14-15), l’immersione nel fiume che avvolge il corpo intero con una specie di carezza (Ma quelle occulte / mani / che m’intridono / mi regalano / la rara / felicità, vv. 36-41). In altri testi: Il poeta accoglie in sé in un istante e con pienezza l’immensità dell’universo, lasciandosi invadere dalla luce del mattino.

Mattina e Soldati, p. 404

Esercizi, p. 405

1. Il cambiamento che il poeta ha apportato ai titoli delle due poesie rispetto alla versione iniziale è significativo: se infatti Mattina non indica soltanto un momento della giornata, ma la rinascita, un momento di rinnovato stupore di fronte alla natura, il titolo Cielo e mare non consente quest’interpretazione. Anche il titolo Soldati ha un significato diverso da Militari: i soldati combattono sul campo e vivono costantemente l’ansia per la precarietà della propria vita, mentre non è così per tutti i militari. 2. I due versi sono ternari benché il primo abbia quattro sillabe perché la parola illumino è sdrucciola, cioè ha l’accento tonico sulla terzultima sillaba, per cui nel computo metrico si calcola una sillaba in meno. 3. Se si contano di seguito le sillabe dei due versi di Mattina si ottiene un settenario: M’il ǀ lu ǀ mi ǀno ǀ d’im ǀ men ǀ so. Allo stesso modo si ottengono due settenari se si contano a due a due i quattro versi di Soldati: Si ǀ sta ǀ co ǀ me ǀ d’au ǀ tun ǀ no, su ǀ gli al ǀ be ǀ ri ǀ le ǀ fo ǀ glie. 4. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”: riscrivendo la poesia su un’unica riga si perde il senso di precarietà trasmesso dalla posizione strategica delle parole. 5. b. L’anastrofe consiste nella disposizione delle parole secondo un ordine non consueto. 6. M’ in Mattina sta per “mi”, mentre d’ sta per “di”. È opportuno attuare un’elisione quando si incontrano due vocali. 7. Qui di solito si parla italiano; Normalmente il sabato si balla fino a tardi; In Italia si guida a destra. 8. Risposta possibile: Il titolo L’importo sepolto si riferisce a una somma di denaro (importo) seppellita come se fosse un tesoro. La parola importo appartiene al linguaggio economico-finanziario ed è priva di qualsiasi suggestione poetica. L’espressione prende in giro l’idea del mistero remoto e sommerso che sta alla base del titolo della prima raccolta di Ungaretti (Il Porto sepolto). L’argomento di cui parla la poesia è del tutto insignificante: si parla dei giorni della settimana e del poeta che decide di andare a letto. Le parole in questa parodia sono semplici, scontate; nei testi di Ungaretti invece anche i vocaboli più comuni vengono rinnovati da accostamenti imprevisti. In questa poesia i versicoli mettono in rilievo parole ordinarie e senza sfumature di significato, accentuando l’effetto parodico. In questa poesia si mette in ridicolo la volontà di Ungaretti di affidare alle singole parole messaggi profondi sul senso della vita e della morte e sui valori dell’uomo. La stessa forma delle poesie di Ungaretti è usata qui per parlare di ovvietà, che vengono ironicamente definite grandi pensieri.

Fabrizio De André La guerra di Piero, p. 407

Esercizi, p. 408

1. Consiste nel non fare gli eroi mettendo a rischio la propria vita e di sparare per primi. 2. sepolto, fossi, cadaveri, morti in battaglia, croce, morire, un uomo che muore, cadesti. 3. Si tratta di un ritmo monotono poiché gli accenti ritmici cadono sempre sulla quarta e sulla penultima sillaba: Dormi sepòlto in un campo di gràno / non è la ròsa, non è il tulipàno 4. c

5. a

6. Fermati […] fermati; sparagli […] sparagli. Sottolineano la voce interiore dell’istinto di sopravvivenza, una voce imperiosa che lo invita dapprima a disertare (fermati) e poi a sparare per primo (sparagli). 7. c 42

IL LINGUAGGIO TEATRALE Esercizi, p. 423 1. a. Sto entrando in casa in questo momento; b. Vado di là; c. Ora ti mostro; d. NON PRESENTE; e. Ti prometto; f. Ti scongiuro; g. NON PRESENTE. 2. a. non dirmi; tu, Jago. b. Andiamo, Commissario, fate ; istruitegli. c. Ti prego, non interrompermi. Ascolta. d. Orsù, tenete; Godetele. e. Donne! Prendetevi; Prendete; donne!. 3. OFELIA (protendendo i regali verso Amleto) Monsignore, i vostri ricordi, desideravo renderveli da tempo. Vi prego, riprendeteli. AMLETO (rifiutando di prenderli) No. Io non vi diedi mai niente. OFELIA (mettendo i regali tra le mani di Amleto) Sapete bene che lo faceste, monsignore, accompagnandoli con parole sussurrate così dolcemente da accrescerne il pregio. Ora che hanno perso il loro profumo, riprendeteli; per un’anima nobile i ricchi doni si fanno povera cosa, quando chi dona si dimostra crudele. Ecco, monsignore. 4. LA STATUA DEL COMMENDATORE Parlo, ascolta, più tempo non ho. ENUNCIATO PERFORMATIVO: Parlo. ESPRESSIONE CONATIVA: ascolta DON GIOVANNI Parla, parla, ascoltando ti sto. ESPRESSIONI CONATIVE: Parla, parla. ENUNCIATO PERFORMATIVO: ascoltando ti sto LA STATUA DEL COMMENDATORE Tu m’invitasti a cena, il tuo dover or sai. Rispondimi: verrai tu a cenar meco? ESPRESSIONE CONATIVA: Tu. DEITTICO: tuo. DEITTICO: or. ESPRESSIONE CONATIVA: Rispondimi. ESPRESSIONE CONATIVA: tu LEPORELLO. DIDASCALIA: (tremando) Oibò, oibò, tempo non ha, scusate. ESPRESSIONE CONATIVA: scusate DON GIOVANNI A torto di viltade tacciato mai sarò! LA STATUA DEL COMMENDATORE Risolvi! ESPRESSIONE CONATIVA: Risolvi! DON GIOVANNI Ho già risolto. LA STATUA DEL COMMENDATORE Verrai? LEPORELLO Dite di no, dite di no! ESPRESSIONI CONATIVE: Dite di no, dite di no! DON GIOVANNI Ho fermo il core in petto: non ho timor, verrò! LA STATUA DEL COMMENDATORE Dammi la mano in pegno! ESPRESSIONE CONATIVA: Dammi DON GIOVANNI DIDASCALIA: (dandogli la mano) Eccola! ohimè! ENUNCIATO PERFORMATIVO: Eccola!

PERCORSI TEATRALI • Percorso 1 – Tragedia e commedia nelle civiltà greca e latina Sofocle Lo scontro tra Edipo e Tiresia, p. 429

Esercizi, p. 434

1. Edipo insiste perché spera che scoprendo l’assassino di Laio le disgrazie che colpiscono la città si interromperanno, e Tiresia, con le sue doti profetiche, è l’unico in grado di svelare la verità. Quando Tiresia si ostina a non rispondere, però, Edipo sospetta che sia coinvolto egli stesso nell’omicidio. Tiresia, invece, esita a parlare perché sa che è Edipo l’assassino, e ha timore di rivelarglielo. 2. a 3. O Tiresia che tutto discerni […] anche se non vedi (righe 1-2); se tu potessi vedere, direi che anche l’atto è opera soltanto tua (righe 37-38); sei cieco nelle orecchie, nella mente, negli occhi (righe 58-59); Tu vivi sempre nella notte, sì che non potresti mai nuocere né a me né a nessun altro che vede la luce (righe 6263). Edipo inizialmente fa riferimento alla cecità di Tiresia per lodare, di contrasto, la sua capacità profetica; man mano che procede il dialogo, però, Edipo inizia a fare riferimento alla cecità dell’indovino con sempre maggior disprezzo, arrivando a sottolineare i suoi limiti più evidenti (non potresti mai nuocere […] la luce) e a sostenere che, così come è cieco negli occhi, è cieco anche nella mente (e quindi non è in grado di capire la realtà dei fatti). 43

4. Nei confronti della città Edipo esprime un grande attaccamento e un grande senso di responsabilità. 5. c 6. Possono considerarsi metaforiche le espressioni cieco nelle orecchie e cieco nella mente. Edipo intende insultare l’indovino, sostenendo che, così come non è in grado di vedere, allo stesso modo non riesce a sentire (cieco nelle orecchie) e a comprendere (cieco nella mente), ed è quindi incapace di capire come stanno realmente le cose. 7. Risposte possibili: non negarci il responso; dammi ascolto; non andartene; spiegami di nuovo; Va in malora […] ritorna donde sei venuto, va via da questa casa; accompagnami; Che ti accompagni; E adesso va in casa e rifletti; di’ pure. 8. per un uomo, far bene secondo che uno sappia e possa, è la più bella delle azioni (righe 8-9): l’idea alla base dell’espressione di Edipo è che se un uomo ha i mezzi e le capacità per fare qualcosa di buono e di utile, non deve esimersi dal farlo. Intende in questo modo esortare Tiresia a dare il massimo contributo possibile per salvare la città dalla rovina, lodando in anticipo il comportamento che si aspetta da lui.

Euripide Una passione più forte della ragione, p. 436

Esercizi, p. 441

1. a; c; d; f 2. a 3 Risposta possibile: Il pedagogo crede che Medea pianga perché comunque si dovrà separare dai figli andandosene in elisio da Corinto mentre Medea piange perché sa bene che il suo progetto di vendetta terminerà con l’uccisione per mano propria dei due figlioletti. 4. Priva di voi, condurrò una vita triste e angosciata (righe 65-66); Avviati, Medea, verso una vita di dolore, non essere vile (righe 97-98). 5. b 6. La mano, date (conativo) a vostra (deittico) madre la mano perché ve la baci. Dio, come amo questa (deittico) mano, questa (deittico) bocca, come sono belli i miei (deittico) figli, che tratti nobili hanno (righe 8385); Vi abbraccio (performativo) con tenerezza; com’è morbida la vostra (deittico) pelle, com’è dolce il vostro (deittico) respiro (righe 86-87). 7. c 8. Risposta possibile: Remore, incertezze, dubbi, timori. Le parole sono idee • Passione

Esercizi, p. 443

Etimologia: Passione di Cristo. Principali significati: Significato 1. Sinonimi: Trasporto, inclinazione, attrazione. Famiglie di parole: Risposta possibile: Appassionante, passionalità, compassionevole. Usa la parola: Risposte possibili: Ho una vera passione per i film thriller; Guardo con passione i film d’amore; Mi piacciono i film che rappresentano intense passioni d’amore. Dentro il testo: Risposta possibile: Si tratta della collera (odio, ira, furore…) verso il marito che l’ha ripudiata e più in generale verso i suoi nemici (la principessa, il re di Corinto, i corinzi), pronti a deriderla qualora subisse l’oltraggio senza vendicarsi. In altri testi: Le passioni sono per Aristotele emozioni negative, da cui gli spettatori si devono liberare mediante la “catarsi”, ovvero la purificazione dalle passioni stesse. 44

Plauto Le esagerazioni di uno sbruffone, p. 445

Esercizi, p. 447

1. Pirgopolinice afferma di avere grandissimo successo in ambito militare e in ambito amoroso. 2. Desidera mangiare a casa del soldato un saporito pasticcio di olive; si presta ad ascoltare e a inventare fandonie soltanto per soddisfare la sua panza. 3. Il soldato afferma di dover andare al foro per pagare i soldati mercenari che ha arruolato per conto del re di Siria, Seleuco. 4. Lo scudo deve essere lucidato dai servi sino a divenire una letale arma abbagliante contro i nemici; la spada è personificata come un essere con volontà propria, che smania dalla voglia di compiere stragi. 5. c 6. Il soldato non si accorge nemmeno degli errori di calcolo, anzi loda il parassita: I conti li tieni benissimo. Artotrogo insiste nella sua burla, arrogandosi il merito di saper calcolare tutto a memoria, senza aver bisogno di scrivere nulla. 7. Quando dai successi militari passa a parlare di donne (riga 55), e soprattutto quando dice che le donne impediscono al soldato di pensare ai suoi affari (righe 67-69). In questo modo distoglie l’attenzione dall’appuntamento inesistente che dice di aver fissato con due ragazze, e induce Pirgopolinice a ricordarsi che deve andare al foro. 8. Non è un “a parte” perché la battuta successiva presuppone che il soldato abbia sentito: Pirgopolinice infatti risponde collegandosi a quanto il parassita ha detto, promettendogli che potrà sempre soddisfare il suo appetito se continuerà a ricordare così bene le imprese militari. 9. gorgoglioneschi; Bumbummachide Fessachioide; Scitolatronia. 10. vvvummm, riga 12; le hai spazzate via con un soffio, come fa il vento con le foglie e le pannocchie sul tetto, righe 12-13. 11. Se le orecchie non orecchiano, i denti non mi si sdentano (riga 30). L’allitterazione e la paronomasia tra il nome e il verbo corrispondente potenziano l’effetto comico. 12. straziare i nemici e ucciderli; un pasticcio di olive che ti fa perdere la testa, ossia un pasticcio di olive dal sapore irresistibile; la pancia, il ventre; non è necessario che; le conosco benissimo, nei minimi dettagli; racconta menzogne; ne eliminavi; provano un’intensa passione per te; mi ha chiesto con grande insistenza. 13. Risposte possibili: Contrario: modesto, umile; sinonimi: fanfarone, gradasso, spaccone, vanitoso, smargiasso, millantatore, pallone gonfiato.

• Percorso 2 – L’evoluzione del teatro dal Medioevo al Barocco William Shakespeare Giulietta al balcone, p. 456

Esercizi, p. 462

1. Nel giardino dei Capuleti, poco distante dal balcone in cui si trova Giulietta. 2. c

3. b

4. Risposta possibile: Perché l’amore tra i due giovani è presentato come un sentimento totale e invincibile, tale da rendere gli amanti sprezzanti di ogni pericolo, compreso quello di morire. Inoltre tali riferimenti hanno la funzione di far presagire al pubblico il finale tragico dell’opera. 5. Risposta possibile: Perché teme di apparire troppo frivola e superficiale dopo aver espresso con abbandono i propri sentimenti (tanto che ora arrossisce in volto per la vergogna: vedresti il rosso, /

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allora, che copre le mie guance, per le parole dette, vv. 90-91) e inoltre poiché teme che reputandola una conquista facile (ma se credi che mi sia presto abbandonata, v. 98) ora Romeo possa approfittare della sua ingenuità e fingere di essere innamorato di lei (ma se giuri, tu puoi ingannarmi, v. 95). 6. Risposta possibile: Perché sentendo dei rumori in casa teme che qualcuno possa accorgersi del loro colloquio (Sento qualche rumore / nella casa; caro amore, addio!, vv. 145-146). 7. Risposta possibile: Come, perché, sei giunto fino a qui? (v. 63); e se qualcuno ora ti scopre (v. 65); questo è luogo di morte (v. 66); Se ti vedono qui, ti uccideranno (v. 71); Non vorrei / che ti vedessero qui per tutto il mondo (vv. 76-77); Chi ti ha guidato in questo luogo?(v. 82); vedresti il rosso, / allora, che copre le mie guance, per le parole dette / questa notte! (vv. 91-92) 8. c 9. Per offrirlo ancora una volta (v. 140); più a te ne concedo (v. 143).

William Shakespeare I turbamenti del principe Amleto, p. 463 1. b

Esercizi, p. 473

2. c

3. Una scena che rispecchi il suo infame delitto. 4. b

5. c

6. a

7. a

8. Ho dunque / fegato di piccione, senza il fiele / che restituisca amaro a chi l’opprime, / s’io della sua carogna di gaglioffo / non ho ingrassato gli avvoltoi? [...] Suvvia, che asino sono! / Bel coraggio pel figlio di un diletto / padre, ucciso così, che Cielo e inferno / spingono alla vendetta, di sgravarsi / con due bestemmie come fa una sguattera / puttana! / Vergogna! (vv. 186-199) 9. soffrire / oltraggi di fortuna, sassi e dardi, / o prender l’armi contro questi guai / e opporvisi e distruggerli; dopo che ci si strappa dal tumulto / della vita mortale; E chi vorrebbe / sopportare i malanni / e le frustate dei tempi. 10. b 11. a. per orecchie di persona viva; b. la persona infida e malvagia che ha ucciso tuo padre ora è re al posto suo; c. dalla mia memoria. 12. c Le parole sono idee • Snaturato

Esercizi, p. 476

Sinonimi: Scellerata, disumana. Principali significati: Nella prima accezione. Usa la parola: Intatta ma snaturata. In lingua originale: Risposta possibile: L’aggettivo “innaturale” indica tutto ciò che genericamente non è conforme alle leggi di natura e che quindi risulta anomalo, insolito mentre l’aggettivo “snaturato”, nell’accezione più comune, si riferisce a una persona che nel suo comportamento dimostra di violare gravemente i doveri imposti dalla natura, di non aver coscienza dei sentimenti più naturali. Montale sceglie di tradurre “snaturato” per sottolineare la disumanità dell’assassino che non ha esitato a uccidere il proprio stesso fratello, mentre scarta “innaturale” perché tale aggettivo ha una connotazione più neutra, meno marcata sotto l’aspetto morale.

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Molière Il “sistema di vita” di Don Giovanni, p. 478 Esercizi, p. 482 1. Sganarello accusa Don Giovanni di amare troppe donne e di essere loro infedele; gli rimprovera di disprezzare il sacramento del matrimonio e le leggi di Dio. 2. Perché in questo modo non fa torto a nessuna: egli dà il proprio cuore a tutte, e non soltanto alla prima che ha suscitato il suo interesse. 3. Secondo Don Giovanni l’amore coincide con il piacere, e il piacere coincide con la novità: a lui interessa conquistare una donna, ma, una volta ottenuto ciò che desidera, perde ogni interesse per lei. 4. La conquista di una donna è assimilata alla conquista di una nuova terra: in questo campo io ho le stesse ambizioni dei conquistatori, che volavano in perpetuo di vittoria in vittoria, senza mai rassegnarsi a porsi dei limiti. Non vi è nulla che possa arrestare l’impeto dei miei desideri: mi sento un cuore in grado di amare tutto il mondo; e al pari di Alessandro vorrei augurarmi che esistano altri mondi, per potervi estendere le mie conquiste amorose (righe 30-34). Il paragone con Alessandro Magno avvolge in un’atmosfera nobile ed eroica quelle che in realtà sono azioni egoistiche da parte di Don Giovanni, che mira soltanto a soddisfare i propri desideri. Non c’è evidentemente nulla di eroico nel sedurre e poi tradire una donna. 5. mi rendo conto che questo è molto piacevole e molto divertente, e farebbe abbastanza comodo anche a me, se non ci fosse niente di male (righe 50-51); pensate voi, dico, che basti questo per essere più furbo degli altri, e perché a voi sia tutto permesso, e nessuno abbia il coraggio di dirvi quel che vi va detto? (righe 70-71). 6. c 7. Sganarello usa il “voi”, e chiama Don Giovanni signore. Don Giovanni usa il “tu” e chiama Sganarello ironicamente signor impertinente (riga 57), gli concede il permesso di parlare e glielo toglie (ti do il permesso di parlare, riga 1; Basta!, riga 74). 8. a destra e a sinistra, ossia dappertutto; vi esprimete in modo efficace e convincente, come se il discorso fosse stato pubblicato su un libro; presentate le idee e le situazioni; mi hanno confuso; un po’; non dare alcuna importanza; affatto; pensano che ciò li renda più importanti e affascinanti. 9. Risposte possibili: Napoleone non riuscì a conquistare la Russia; Dopo una lunga camminata abbiamo conquistato la vetta; Con quella risposta brillante, Luca ha conquistato il professore di Matematica; Vorrei trovare una strategia per conquistare Beatrice.

• Percorso 3 – Il teatro borghese tra Settecento e Ottocento Carlo Goldoni Partire o non partire?, p. 489 Esercizi, p. 493 1. Risposta possibile: Vittoria è ossessionata dal desiderio di mettersi in mostra. Ora che l’abito è pronto non può accettare di rinunciare alle occasioni mondane. Alla sua vanità si unisce il dispetto perché il fratello si lascia influenzare più da un’altra donna che da lei. L’irritazione si trasforma poi in invidia quando pensa che Giacinta otterrà ciò che a lei è negato: Non si va più in campagna per ragione di quella sguaiata, ed ella ci anderà, ed io non ci potrò andare; e si burleranno di me (righe 55-57). 2. Caffé, cioccolata, zucchero, cera per le candele, spezie. 3. Perché i suoi padroni non pagano da molto tempo. 4. Partirete, quando a me parerà di partire (riga 22); Giacinta è indegna […] non vo’ che la pratichiate (righe 53-54); Io non voglio che le parliate (riga 70). 5. b

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6. Leonardo ha annullato l’ordine di far predisporre le carrozze, ma alla sorella pare poca cosa, poiché il padre di Giacinta potrà facilmente porvi rimedio. Vittoria reagisce appunto con ironia, dicendo per antifrasi che Giacinta e il padre peneranno assai a ottenere da soli cavalli e carrozze. 7. Bravo, signor padrone: così va bene. Far manco debiti che si può (riga 45). 8. VITTORIA (Oh, povera me! La villeggiatura è finita), riga 44. Con l’ordine di restituire i prodotti, Vittoria capisce che il fratello fa sul serio e pensa che non vi sia più speranza di andare in villeggiatura. PAOLO (Andiamo, andiamo, prima che si penta. Si vede che non lo fa per economia, lo fa per qualche altro diavolo che ha per il capo), righe 47-48. Paolo rivela al pubblico di aver capito che l’ordine di restituire i prodotti presi a credito non è dettato da una avvedutezza di conti, e sa che il padrone può cambiare idea: il buon senso lo spinge ad agire subito per limitare i debiti. 9. a 10. Ci: per questo. Vittoria prova soddisfazione per il fatto che il signor Filippo non condurrà per ora la sua figliola in campagna (righe 66-67). 11. Anderà, oggi “andrà”. Le parole sono idee • Credito

Esercizi, p. 495

Principali significati: Attendibilità, credibilità; considerazione, prestigio, stima. Contrari: Screditare. Famiglie di parole: Creditore. Usa la parola: ritenere attendibile e fondata un’opinione; essere molto stimato e apprezzato; essere titolare del diritto di riscuotere qualcosa da qualcuno. Dentro il testo: Il servitore di Leonardo è abituato a dover chiedere beni senza poter pagare, perché i suoi padroni dispongono di poco denaro ma non vogliono rinunciare al lusso; ha faticato a ottenere le merci a credito, perché i bottegai esigono di essere pagati e non si fidano più, non sono disposti ad aspettare ancora. In altri testi: Prestigio e rispettabilità: credito inesauribile; capitali; firme di ditte solide; cambiali […] come denaro contante. Decadenza: sfacelo.

Henrik Ibsen Il confronto definitivo tra Nora e Torvald, p. 497

Esercizi, p. 504

1. Nora afferma che il matrimonio è stato tutto un gioco: lei è stata una bambola per il marito, ossia qualcuno con cui divertirsi ma da non prendere sul serio; allo stesso modo i bambini sono stati dei giocattoli per Nora, non persone da aiutare a crescere. 2. Il termine prodigio è usato con due significati differenti. Nel primo caso indica l’illusione di Nora in merito alla generosità del marito: ella pensa infatti che, di fronte al pericolo della vergogna e del disonore, Torvald sarebbe intervenuto a proteggerla, avrebbe capito e apprezzato il gesto di Nora, si sarebbe addossato ogni responsabilità penale per la firma falsa. Insomma, si sarebbe comportato come un cavaliere eroico. Nel secondo caso invece il prodigio indica la trasformazione del rapporto tra i due coniugi da “convivenza” a “matrimonio”, ossia da una situazione di disparità e di distanza a una di condivisione profonda e paritaria. 3. Avrei dovuto […] a sopportare? (righe 18-19); Ma, cara […] a te? (riga 22); Povera creatura illusa e inesperta! (riga 78); Abbandonare […] gente! (righe 80-81); Oh, è rivoltante […] doveri? (riga 83); Quando avessi […] vergogna? (riga 119); tu pensi […] incosciente (riga 129). 4. Nora afferma che migliaia di donne hanno avuto il coraggio di rinunciare alla propria onorabilità per proteggere una persona amata; Torvald invece sostiene che nessuno sarebbe disposto a un simile sacrificio: per lui l’onore è un valore irrinunciabile.

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5. c. Sono presenti indicatori deittici di luogo (qui; uno di fronte all’altra) e il pronome personale -ci di eccoci. 6. Perché ha sempre avuto di lui una visione idealizzata, costruita sulle fantasticherie. Nel momento della vera difficoltà le reazioni di Torvald sono del tutto diverse da quelle che lei aveva immaginato, e si rende conto di avere davanti a sé un uomo che non conosce affatto. 7. c 8. Voi si riferisce a Tuo padre ed io della battuta di Torvald, ossia al padre e al marito di Nora. 9. a

10. b

11. verifica del proprio operato; bilancio

• Percorso 4 – Il teatro dal Novecento a oggi Luigi Pirandello L’uomo che vive le vite degli altri, p. 513

Esercizi, p. 518

1. c 2. Eh, ben legati, me l’immagino: con quell’arte speciale che mettono i giovani di negozio nell’involtare la roba venduta... (righe 53-54). 3. Risposta possibile: Il bisogno di conoscere la vera essenza della vita e di convincersi della sua vanità e banalità per soffrire meno della morte imminente. 4. c

5. a

6. a

7. a

8. c

Samuel Beckett Tutta la vita le stesse stupidaggini, p. 521 Esercizi, p. 525 1. Sono i due protagonisti del dramma; Hamm è un cieco paralitico e Clov è suo servitore e figlio adottivo. 2. Gli serve a tentare di spostare la propria poltrona. La richiesta è assurda poiché non può esercitare una leva visto che è seduto sulla poltrona e da lì, essendo paralitico, non si può muovere. 3. d 4. Risposte possibili: Io! Non ho già abbastanza da fare senza seppellire la gente? (riga 13); Anche noi eravamo carini… una volta. È raro che non si sia carini… una volta (righe 17-18); (Pausa. Hamm si toglie la calotta). Gli volevo bene. (Pausa. Rimette la calotta. Pausa). Dipingeva (righe 49-50). 5. c 6. Agli attori si chiede di rimanere in silenzio per un po’ senza specificare per quanto tempo. Queste didascalie pertanto sono generiche. 7. non potrai più non farlo; non lo potrai più fare. “Non potrai più non farlo” significa che Clov non potrà più rifiutarsi di eseguire gli ordini del patrigno Hamm, mentre “Non lo potrai più fare” significa che Hamm pensa di morire presto e di lasciare Clov solo al mondo. 8. d 9. Risposta possibile: Può essere reso con “assurdità”, “insulsaggini”, “idiozie”.

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Dario Fo La Madonna incontra le Marie, p. 527

Esercizi, p. 532

1. b 2. Di essere uno stregone. 3. c 4. I ricchi e i potenti (i cavalieri e le loro dame, dottori e signori, riga 68). Ha polemizzato contro i preti e i prelati, ovvero contro gli uomini di Chiesa. 5. andiamo a casa […] minestra (righe 14-15); mi era uscito dalla testa […] a mezzogiorno… (righe 37-39); Tanto mi piacerebbe […] e in giocondità! (righe 99-101); Lo sai come […] sul fuoco (righe 111-113); Vuoi venire […] minestra? (righe 114-115). 6. c 7. Risposta possibile: Dalle parole di Maria e Giovanna Gesù appare come una figura carismatica e rivoluzionaria, ma al tempo stesso molto umana e capace di farsi benvolere dagli altri: si schiera a fianco delle persone più umili, e non ha paura di opporsi ai potenti. 8. Risposta possibile: indica Maddalena (righe 62-63) per l’esecuzione dei gesti e Cambia tono (riga 97) per l’intonazione della voce. 9. Risposta possibile: Giovanna potrebbe avviarsi e fare segno a Maria di seguirla oppure potrebbe tirarla per un braccio. 10. Sappiamo bene che il tuo sentimento verso il figlio di Maria è un amore di tipo carnale, basato su un’attrazione sessuale. 11. Risposta possibile: Emarginati e corrotti, senza tetto e scioperati.

Marco Paolini L’invasione e la ritirata, p. 536

Esercizi, p. 541

1. Il sergente Rigoni si trova sulla linea del fronte, in Russia; la scena si svolge nel gennaio del 1943. Al sergente viene chiesto di ripiegare, ossia di ritirarsi, guidando il suo gruppo di uomini fuori dall’accerchiamento russo. 2. Gli alpini devono mettere nello zaino le munizioni, le razioni di emergenza e i viveri; inoltre devono mettervi le armi pesanti divise a pezzi e le lettere dei famigliari. Devono invece lasciare indietro i libri e le cartoline. I vestiti devono essere indossati uno sull’altro, a strati, perché nello zaino non c’è posto. 3. Il sergente disteso sulla branda tenta invano di riposare perché il corpo è ancora scosso dalle violente emozioni del combattimento appena cessato. Dopo avere rischiato di morire, dopo avere sparato e visto cadere compagni, è impossibile ritrovare la calma: non si può schiacciare un interruttore e addormentarsi (non è che dopo la macelleria fai clic e spegni tutto come prima, righe 42-43). 4. Il paradosso è che il sergente minaccia di uccidere il proprio corpo per potere finalmente riposare; si tratta di una battuta ironica che esprime l’esasperazione di chi pur essendo stanchissimo non riesce ad addormentarsi. 5. Il sergente, una volta indossato lo zaino, suda a causa del peso eccessivo; tuttavia se si ferma congela, perché la temperatura è di 40° sotto zero. Più avanti la fatica diventa insostenibile e la situazione estrema viene messa in luce attraverso il dialogo tra il cuore e il polmone personificati: il cuore vuole cedere, non riesce più a pompare sangue; il polmone per respirare invece gli comanda di continuare il suo lavoro. Il dialogo si conclude con la metafora del conflitto de classe organico, ossia dello scontro tra chi vorrebbe scioperare (il cuore) e chi vuole continuare a lavorare (i polmoni).

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6. mi prende in disparte; hai già fatto molto, fai ancora un piccolo sforzo; essere totalmente privo di scrupoli, essere in grado di subire qualunque cosa senza esserne scalfito; i vestiti indossati uno sull’altro; è un caos, una confusione indescrivibile; un male tremendo. 7. Il zaino è forma scorretta dal punto di vista grammaticale perché davanti a un nome maschile che inizia con la consonante “z” si usa l’articolo “lo”. 8. Risposta possibile: Soltanto un crumiro accetterebbe di studiare per domani le trenta pagine aggiuntive di storia senza protestare.

PROVE DI COMPETENZA Eduardo De Filippo La “nota della salute” di Tommasino, p. 542Esercizi, p. 543 1. b 2. Tommasino intende dire che vuole cambiare la propria condotta, ossia promette di diventare un bravo giovane (riga 1); lo zio ironizza sulla sua frase, interpretandola alla lettera come il proposito di cambiare d’abito (Preparami…[…] ’a cammisa, ’a maglia e ’e cazettine, riga 3). 3. Tommasino chiede alla madre un regalo, come premio per il suo proposito di diventare un bravo ragazzo. 4. c 5. Perché è l’elenco dei famigliari a cui Tommasino augura cent’anni di vita. 6. d 7. Augura anche a zio Pasquale di vivere cent’anni, ma non in buona salute (però con qualche malattia, riga 39). 8. delinquente, farisei, carogna. 9. b

10. a

11. quello; leggi; va bene; fammi sentire, fammi capire; non mi mettere 12. La scena si svolge in un interno, probabilmente il soggiorno di casa Cupiello, come si può dedurre dal piatto afferrato improvvisamente da Tommasino e dal riferimento alla sedia; l’ambiente è modesto dal punto di vista economico, come suggerisce la battuta di Luca alla riga 9: i piatti sono pochi, affinché tutti possano mangiare è meglio non romperne altri.

TEMI DI CITTADINANZA Bullismo e cyberbullismo - Non è un gioco da ragazzi Alessandro Meluzzi; Ilvo Diamanti Vecchi e nuovi bulli, p. 551 Esercizi, p. 554 1. c 2. Lo spazio privilegiato era la scuola, l’età maggiormente interessata quella dell’infanzia e dell’adolescenza. 3. Le ragazze, tra gli 11 e i 14 anni. 4. Risposta possibile: La maggior parte della popolazione intervistata, il 60%, ritiene maggiore il rischio di bullismo attraverso i social network, probabilmente perché il fenomeno è considerato meno controllabile. 51

Sono soprattutto i più giovani, tra i 15 e i 34 anni, a ritenere molto diffuso il bullismo nelle scuole della loro zona; gli anziani oltre i sessanta anni, invece, non ritengono che il fenomeno sia particolarmente diffuso, forse perché in passato non era percepito come un comportamento condannabile. 5. c

Il cyberbullismo secondo la Polizia Postale, p. 555

Esercizi, p. 557

1. b 2. Risposta possibile: Per la facilità con cui può attuare e reiterare le molestie, per l’assenza di un contatto reale con la vittima di cui non vede le reazioni emotive, per l’ignoranza delle conseguenze delle sue azioni sul piano legale. 3. c

4. d

Le parole sono idee • Violazione

Esercizi, p. 558

Etimologia: Risposta possibile: Violatore, violenza, violento, violentare, violentemente. Contrari: Risposta possibile: L’ottemperanza, il rispetto, la conformità (alla). Principali significati: Con il significato di “inosservanza”. Usa la parola: Risposta possibile: Sostare sulle strisce pedonali costituisce una violazione del Codice stradale che implica la sottrazione di due punti dalla patente. Dentro il testo: Risposte possibili: Infrazione, trasgressione. La violazione di un segreto confidato, la violazione dell’intimità della vittima, la violazione della privacy della vittima, la violazione della sensibilità della vittima.

Stephen King Il coraggio di opporsi, p. 559

Esercizi, p. 562

1. d 2. a. f; b. f; c. v; d. v; e. f; f. v 3. facendolo arrossire (riga 41); Henry si guarda attorno […] qualcun altro, eh? (riga 52); «Sì, è così “fuori”» […] rosso come un peperone (righe 55-57); prima ancora di vedere […] cadere all’indietro (righe 74-77); Parla a gran velocità […] quando è imbarazzato (righe 78-79); è Beaver a risponderle […] guance in fiamme (righe 83-84). 4. Risposta possibile: I quattro protagonisti, nella loro semplicità, dimostrano di avere un grande senso della giustizia e una bontà istintiva: trovano inconcepibile un’azione di crudeltà e sopraffazione, soprattutto se a danni di una persona che non si può difendere. Decidono di aiutare Duddits non perché sono costretti, ma perché è simpatico e perché sentono di avere la possibilità di sostenere l’amico che non può difendersi da solo. 5. Non accenna al fatto […] né parla dello schifoso spuntino […] risponde di no (righe 7-11). 6. Risposta possibile: I ragazzi insegnano a Duddits a giocare a Monopoli in versione semplificata; inventano il Gioco di Duddits e si intrattengono in partite senza fine, divertendosi moltissimo (ridendo così forte […] una cosa del tutto «fuori»; Beaver pensava che sarebbe scoppiato dal ridere, e Duddits se ne stava lì […] con un sorriso da Buddha). I ragazzi imparano a considerare la differenza come un valore, e non come un ostacolo: invece di farsi intimorire dalla diversità, la considerano una ricchezza (Duddits, entrando nelle loro vite […] diverso da chiunque altro).

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PROVE DI COMPETENZA Elena Buccoliero, Marco Maggi Dieci luoghi comuni sul bullismo, p. 563

Esercizi, p. 564

1. c 2. c 3. a. F; b. V; c. F; d. F; e. V; f. F 4. Risposta possibile: La scuola può fare molto: può impostare relazioni positive tra insegnanti e allievi, può acquisire conoscenze sul fenomeno, può avvalersi dell’aiuto di esperti esterni. Soprattutto la scuola non deve evitare di farsi carico del problema. 5. b

6. c

7. c

LE ORIGINI DELLA LETTERATURA • Sezione 1 – La nascita della letteratura europea in Francia Anonimo Rolando a Roncisvalle, p. 581 1. b

Esercizi, p. 585

2. c

3. I Saraceni vengono definiti più volte felloni pagani (v. 1057), cioè traditori senza fede, gente esotica (v. 1086), cioè straniera, e si dice anche che rabbiosamente avanzano (v. 1098); ne risulta un’immagine screditata di nemici estranei a tutti i valori condivisi dai cristiani, mossi da un odio bestiale e traditori. 4. È l’iperbole: vengono in questo modo amplificati da Rolando il valore e la forza che egli dichiara di possedere. 5. L’uso del passato remoto per introdurre le parole di Olivieri (Disse) evidenzia che i fatti narrati appartengono al passato, e tuttavia il narratore li racconta come se si stessero svolgendo in quel momento. La narrazione è infatti per lo più compiuta al presente, allo scopo di coinvolgere direttamente il pubblico degli uditori nelle vicende. Lo dimostra la lassa LXXXVII (Rolando è prode e Olivieri è saggio…), in cui viene descritta l’azione imminente dei paladini (schiveranno) e quella presente dei Saraceni (avanzano). 6. Il significato più comune di talento è “particolare attitudine e capacità” in qualche campo intellettuale o pratico. 7. d 8. Vile, pauroso, vigliacco.

Chrétien de Troyes Lancillotto sul Ponte della Spada, p. 590

Esercizi, p. 593

1. d 2. trattenere i venti, impedire agli uccelli di cantare, fare rientrare un uomo nel ventre della propria madre, vuotare il mare; i leoni lo divorerebbero; commetterebbe un torto verso se stesso. 3. Perché nessuna minaccia alla propria incolumità lo può turbare; Lancillotto è guidato dall’unico pensiero della donna che ama e ogni altra preoccupazione gli appare secondaria e irrilevante. 4. Lancillotto intende dire che l’acqua e il ponte gli appaiono sicuri quanto la terraferma. 53

5. Lancillotto afferma che la morte è per lui meno temibile che venir meno al proprio dovere di cavaliere; esso consiste nel dedicare ogni pensiero alla sua donna e ogni forza a cercare di proteggerla. Ora perciò Lancillotto non può rinunciare a oltrepassare il ponte che gli consentirà di raggiungere il luogo in cui Ginevra è tenuta prigioniera. 6. c

7. a

8. Perché è raffigurato come un essere vivente che domina il cuore degli innamorati (nel mito era un dio armato di arco e frecce). La figura retorica è la personificazione. 9. incorrotto; inerte; infimo. Le parole sono idee • Cavaliere

Esercizi, p. 594

Etimologia: La radice dell’antica parola latina eques è visibile nelle parole “equestre”, “equino”, “equitazione”. Principali significati: Lancillotto è un cavaliere in entrambi i significati, perché è un guerriero a cavallo ma è anche un nobile uomo di sentimenti elevati. Modi di dire: Stare a cavalcioni di una sedia; Risposta possibile: Sii cavaliere, cedi il posto alla tua compagna. Dentro il testo: Lancillotto affronta coraggiosamente il dolore fisico e si mette in grave pericolo di vita senza lamentarsi della sofferenza, perché ogni dolore sopportato per amore gli pare non soltanto necessario, ma gradito.

Guglielmo d’Aquitania Come il ramo del biancospino, p. 597

Esercizi, p. 599

1. b 2. La scelta della parola essere è il segno che il poeta vuole celare l’identità dell’amata, per non renderla riconoscibile. 3. Il rapporto di subordinazione dell’amante rispetto alla sua dama è evidente al verso 10, quando il poeta afferma che non osa farsi avanti, e nella quarta strofa, in cui il poeta mostra di attendere che sia la donna a concedere il proprio favore (l’amore). 4. Il poeta mostra fiducia nel legame amoroso con la sua dama quando, nella quarta strofa, ricorda una riconciliazione del passato e si augura di poter ancora godere in futuro dei favori dell’amata (Dio mi conceda ancor tanto di vita, v. 23), e anche quando, nella quinta strofa, mostra di non temere le chiacchiere degli invidiosi perché sa che lui e la sua dama possiedono la certezza dell’amore. 5. Come il biancospino trema nel freddo della notte e si riscalda al sole del giorno così l’amore tra i due amanti è soggetto ad alti e bassi, a lontananze (gelo) e ricongiungimenti (sole). 6. Mentre gli altri si vantano di amare ma non godono di un vero amore, il poeta dispone di un legame di fedeltà con la sua dama (pane e coltello). 7. Risposta possibile: “Ardimento”: coraggio, sfrontatezza, sfacciataggine; “ardito”: coraggioso, sfacciato.

• Sezione 2 – La nascita della letteratura italiana 54

Francesco d’Assisi Cantico di Frate Sole, p. 609 Collabora alla parafrasi, p. 609 1-4 sono le lodi; nessun uomo è 5-9 e ci illumini grazie a lui; Ed esso; raggiante 10-11 sorella 12-14 le nuvole; grazie al quale 15-16 e umile e preziosa 17-19 illumini la notte 20-22 la nostra sorella madre; fiori colorati ed erba 23-24 la malattia e la sofferenza 25-26 le sopporteranno 27-31 troverà nella Tua santissima volontà; non farà loro male 32-33 con grande umiltà Esercizi, p. 612 1. Francesco loda Dio per onne tempo perché i diversi eventi atmosferici consentono alla Terra di dare i suoi frutti e di offrire sostentamento agli esseri viventi. 2. d

3. b

4. Francesco definisce sora (sorella) la Terra in quanto creatura figlia di Dio come l’uomo, ma anche matre (madre) perché dà vita e sostentamento agli uomini. 5. La morte del corpo e quella dell’anima. Chi non sarà sorpreso nel peccato al momento della morte del corpo (sora nostra morte corporale) non dovrà temere la morte dell’anima, cioè la dannazione eterna (morte secunda). 6. Bello: d; Utile per l’uomo: a, c; Bello e utile: b 7. Rima baciata: stelle : belle; rengratiate : humilitate. Assonanza: vento : tempo; nocte : forte; terra : governa : herba. 9. Perché la seconda morte non gli farà male.

Jacopone da Todi Donna de paradiso, p. 614 Collabora alla parafrasi, p. 614 4-7 Accorri; guarda; credo che lo uccidano 8-11 Come potrebbe essere; speranza 12-15 è stato Giuda a venderlo; ricavato 16-19 «Vienimi in aiuto; come è stato annunciato». 20-23 Soccorri 24-27 non fare torturare mio figlio; che io ti posso mostrare Esercizi, p. 620 1. b

2. b

3. Divisione in sillabe metriche: al | cor | mio an | gu | stï | a | to. Figure metriche: sinalefe: mio an; dieresi: stï-a. 4. a

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5. Risposta possibile: Le scene raccontate a Maria dalla voce narrante sono quelle della flagellazione, del trasferimento della croce, della spogliazione e della crocifissione. Questo stratagemma serve a risolvere il problema della rappresentazione delle scene più difficili e aiuta il pubblico a immaginare ciò che non vede. 6. Risposta possibile: Inizialmente Maria è nominata con un appellativo che la santifica (Donna de Paradiso), poi Madonna e alla fine semplicemente Donna: l’anticlimax evidenzia la sua umanità, il suo dolore tutto umano, constatato progressivamente dalla voce narrante. 7. Risposta possibile: La ripetizione della parola figlio è un’anafora. La parola è pronunciata insistentemente da Maria nel suo lamento funebre, a partire dal momento in cui Cristo viene condannato alla crocifissione: si tratta di una invocazione di aiuto, ma anche di una dichiarazione d’amore materno. In questo momento Cristo per Maria non è colui che Dio ha inviato nel mondo, ma il proprio figlio di carne e sangue. 8. Risposta possibile: Rivolgendo a Cristo questi epiteti, Maria intende dire sul piano umano che egli rappresenta per lei una protezione maschile in tutti i suoi ruoli, ma i tre epiteti sono anche un riferimento alla Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, incarnatosi in lei perché concepisse il figlio di Dio. 9. Risposta possibile: Le espressioni bianco e biondo e volto iocondo suggeriscono l’idea di infanzia e bellezza; in questo modo Maria sottolinea la sua tenerezza per il proprio figlio, l’orrore nel vedere che altri violano quel bel corpo che le appartiene. 10. Risposta possibile: Cristo manifesta sentimenti umani quando chiama la madonna Mamma, quando le dice che lo addolora vederla piangere e quando chiede a Giovanni di avere cura di Maria.

11. Espressioni del testo Se i tollete el vestire (v. 60) lassatelme vedere (v. 61) la man li è presa (v. 64) ennella croce è stesa (v. 65) Meglio averiano fatto (v. 80) Mortal me dài feruta (v. 85) Voglio che tu remagni (v. 93) aggine pïetate (v. 110) 12. c

Lingua odierna gli; il lasciatemelo gli e nella avrebbero mi; ferita rimanga abbine

13. a

14. Risposta possibile: È una speranza sia religiosa sia umana: Cristo è speranza di salvezza eterna perché è venuto a salvare gli uomini dal peccato e ad aprire loro le porte del paradiso, ma è anche speranza in quanto figlio, sostegno a cui vorrebbe affidarsi sua madre.

Jacopone da Todi O Signor, per cortesia, p. 622 Collabora alla parafrasi, p. 624 51-54 mi siano dati come servitori; nei mali che io ho meritato 55-58 così a me 59-62 ventre di lupo; nelle spine e nei rovi 63-66 forti tormenti 67-70 Ogni uomo che mi sente; incontro 71-74 non è un’espiazione (sufficiente), ucciso Esercizi, p. 626 1. È la dieresi, che indica che due vocali successive appartengono a due sillabe diverse: co-ti-dï-a-na. 2. Il peccato non è individuale, ma collettivo: è la colpa di tutti gli uomini che hanno mandato a morte Cristo tradendo l’amore di Dio.

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3. Le malattie nominate nel testo che riguardano parti del corpo o funzioni corporali che l’uomo nasconde per pudore sono mal de cóglia, v. 24; bisinteria, v. 25, morroite, v. 26. È degradante ciò che resta del corpo dopo la morte perché si tratta della cacatura (v. 61) del lupo. 4. Significa “puzza puzzolente”. Il pleonasmo ha l’obiettivo di intensificare il significato, facendolo risaltare di più. 5. Gli aspetti ostili della natura nominati nel testo sono: un terribile fossato (v. 43), il gelo, la grandine e la tempesta (v. 47), i fulmini, i tuoni e il buio (v. 48), i cani rabbiosi (v. 29) e i lupi (v. 60), le spine e i roveti (v. 62). 6. Mentre Francesco nel Cantico di Frate Sole chiama la morte “sorella” (sora nostra morte corporale), e la considera una possibilità di accesso alla beatitudine eterna (se si muore senza aver compiuto peccati mortali), Jacopone descrive la morte come un passaggio doloroso e degradante, senza accennare al possibile incontro con Dio. 7. mandami; grande; abbia; con; giammai; io; in; lì; reliquie; dopo. 8. La villania di cui si accusa il poeta è l’ingratitudine, la mancanza di generosità e riconoscenza propria di chi ha mandato a morte colui che l’ha beneficato. Le parole sono idee • Cortesia

Esercizi, p. 627

Principali significati: Cavalieri: Lancillotto, Tristano; dame: Ginevra, Isotta. Famiglie di parole e modi di dire: Riposte possibili: Ho fatto la corte alla mia compagna di banco per un anno intero, ma lei non mi ha mai guardato; Gli studenti fanno la corte al professore per ottenere che li porti in gita. Dentro il testo: Cortesia e malsanìa sono collegate tra loro anche nel significato perché la cortesia che Jacopone sta chiedendo a Dio è di punirlo nel modo più grave (con la malsanìa) per la sua indegnità.

Jacopo da Lentini Io m’aggio posto in core a Dio servire, p. 631 Collabora alla parafrasi, p. 631 1-4 essere fedele; andare in; di cui ho sentito parlare. 5-8 Non vorrei andarci senza la mia donna; capelli biondi e viso luminoso; perché; potrei provare piacere. 9-11 di voler commettere peccato insieme con lei; ma solamente. 12-14 dolce; consolazione. Esercizi, p. 633 1. due quartine e due terzine; versi endecasillabi; ABAB ABAB CDC DCD; siciliana. 2. a 3. Sanza mia donna non vi voria gire (v. 5), sanza lei non poteria gaudere (v. 7). Il pleonasmo nella seconda frase è costituito dalle due espressioni sanza lei e estando da la mia donna diviso (vv. 7-8). 4. b 5. Sguardo: veder (v. 11), io lirico; sguardare (v. 12), donna; veggendo (v. 14), io lirico. Le parole che appartengono al campo semantico dello sguardo rinviano a un’idea dell’amore che si nutre di sguardi e riceve il suo piacere dalla vista. 6. Perché sono unite tra loro parole che appartengono a campi sensoriali differenti: morbido (tatto) e sguardare (vista). L’idea di morbidezza associata allo sguardo descrive un modo di guardare dolce e amoroso. 7. cuore; potessi; udito; senza; vorrei; bionda; chiaro; guardare; gloria. 57

8. a

9. c

Guittone d’Arezzo Tuttor ch’eo dirò «gioi’», gioiva cosa, p. 636 Collabora alla parafrasi, p. 636 1-4 capirete; siete 5-8 che fa a tal punto innamorare; guardare 9-11 pensiero; agire 12-14 così Esercizi, p. 638 1. La parola del testo in cui il suono “io” forma due sillabe metriche distinte è disïoso (di-sï-o-so). La figura metrica si chiama dieresi ed è segnalata dai due puntini sopra la vocale. 2. La bellezza (beltà, v. 3), l’eleganza (adornezze, v. 6), la snellezza della figura (cor asnello, v. 6) I caratteri descritti sono molto approssimativi e non consentono di immaginare un corpo preciso. 3. L’enjambement si trova tra i versi 12 e 13. Le parole che risultano evidenziate sono disïoso e di voi. Esse riguardano l’una il soggetto lirico (evidenziato nel suo desiderio), le altre la donna oggetto d’amore, a cui il poeta rivolge la sua lode. 4. I due sehnals sono gioiva cosa (v. 1) e gioiosa gioi’ (v. 12). I poeti che per primi hanno usato il senhal per celare l’identità della donna amata sono i Provenzali. 5. Prendere a mira (ad esempio con un’arma). 6. c 7. Nella parola gioi’ l’apostrofo finale indica la caduta della vocale “a” della parola “gioia”, mentre nella parola ’n l’apostrofo iniziale indica la caduta della vocale “i” della parola “in”. Le parole sono idee • Desìo

Esercizi, p. 639

Famiglie di parole: La parola desistere non appartiene all’area semantica di desio, e significa “smettere”, “cessare”. Principali significati: 1. Amore è un desiderio che viene dal cuore per abbondanza di grande piacere. 2. In questo caso la parola desio comprende due sillabe metriche: a | mor | è u | n[o] | de | sio | che | ven | da’ | co | re. Dentro il testo: La ragione per cui il poeta dichiara di essere disïoso, cioè innamorato dell’amata, è che gioisce soltanto quando il suo cuore è unito a lei (o è certo della gioia di lei). L’espressione vostra gioi’ ha qui due possibili significati: la gioia “per voi” (cioè perché vi sono accanto), o la gioia “di voi” (che appartiene a voi).

Cecco Angiolieri Tre cose solamente m’ènno in grado, p. 643 Collabora alla parafrasi, p. 643 1-4 al meglio 5-8 mi è concesso; il mio denaro; ciò che desidero 9-11 mi tiene così in miseria 12-14 Poiché; catturare

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Esercizi, p. 645 1. due quartine e due terzine; versi endecasillabi; ABAB ABAB CDC DCD. 2. b

3. a

4. c

5. a. No; b. No; c. Sì; d. No; e. No; f. Sì; g. Sì 6. sì·mme le convene usar di rado, / ché la mie borsa (vv. 5-6). Una seconda costruzione consecutiva si trova ai versi 10-11: che·mmi tien sì magro, / che tornare’ senza logro di Francia. 7. L’uso del verbo fornire, cioè “procurarmi”, riferito alla donna ne suggerisce un’immagine degradata, come di un oggetto di piacere. 8. b 9. aspro; difficile; duro 10. Quando (che, v. 13); Poiché (Ché, v. 12), Che (che, v. 14).

Cecco Angiolieri S’i’ fosse foco, p. 647 Collabora alla parafrasi, p. 647 1-4 lo sprofonderei in un abisso 5-8 perché metterei nei guai tutti i cristiani; Taglierei la testa per intero a tutti 9-11 andrei; allo stesso modo; con 12-14 belle; lascerei; agli altri Esercizi, p. 649 1. I due puntini su cristïani si chiamano dieresi e indicano che la i e la a devono essere considerate due sillabe distinte: cri-sti-a-ni. In questo modo il verso è un endecasillabo. 2. L’accento sull’ultima sillaba impone, nel conteggio delle sillabe, di aggiungerne una. I versi con l’accento sull’ultima sillaba hanno dunque dieci sillabe, ma sono endecasillabi. 3. Nella prima terzina il poeta se la prende con il mondo, nella seconda con tutti i cristiani. 4. d 5. a. No; b. No; c. Sì; d. Sì; e. No 6. Perché il poeta scrive un elenco di cose desiderabili che sono però l’opposto di quelle che normalmente si potrebbero desiderare, e non hanno nulla di bello e di nobile. 7. Il primo (’l) significa “il”, il secondo (l’) significa “lo”. 8. Voce verbale: manderei; pronome: l’, cioè “lo”: lo manderei. 9. fosse (fossi); annegherei; farei; mozzarei (mozzerei); andarei (andrei); fuggirei; farìa (farei); lasserei (lascerei) 10. Parafrasando laide con “brutte” si perde l’idea della sporcizia e del disgusto che ne deriva.

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Rustico Filippi Oi dolce mio marito Aldobrandino, p. 650 Collabora alla parafrasi, p. 650 1-4 poiché egli; ti è stato detto di lui 5-8 a testa bassa; perché; come 9-11 non tenerlo più; perché; dato che ha conosciuto 12-14 mai più; poiché a me Esercizi, p. 652 1. ABAB ABAB CDC DCD. 2. Ha trovato un vestito di Pilletto nella camera e ha ascoltato le chiacchiere della gente. 3. La ragione per cui si comprende che Aldobrandino voglia trattenere il vestito di Pilletto è l’insistenza della moglie perché lo restituisca (rimanda ormai il farso suo a Pilletto, v. 2; Rimanda il farso ormai, più no il tenere, v. 9). È probabile che Aldobrandino trattenga il farsetto per indurre il rivale a venirlo a prendere e fare a quel punto i conti con lui. 4. Possiamo parlare di rime semantiche perché Aldobrandino è costretto a tenere il capo chino per la vergogna del tradimento, mentre Pilletto ha avuto certamente a che fare con il letto. 5. a 6. fòtine: te ne fo (faccio). 7. Poiché fante significa “giovane uomo”, la parola contribuisce a spiegare un motivo (la giovinezza) per cui la moglie di Aldobrandino lo abbia trovato interessante.

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