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Zitiervorschau

Lido di Venezia - Chiesa di S. Nicolo

L. G. Paludet O.F.M.

RICOGNIZIONE DELLE RELIQUIE DI S. NICOLO 1992

1

III

Notizie biografichc e agiogranche Cronache della traslazione dei corpi dei Santi Patroni Ricognizione delle reliquie

JV

Relazioni dei due ricognitori

V

Riposizione delle reliquie

VI

Restauro dell'Altar Maggiore (a cura di G. Ferrari e A. Keller)

II

Edizioni L.I.E.F. - Vicenza

La ricognizione delle reliquie dci tre Santi Patroni, conservate nelTArca superiore dell'Altare Maggiore della chiesa lidense di S. Nicold, attentamente predisposta con l'aiuto di specialişti e realizzata nei mesi di settembre-novembre 1992 con l'assenso delle autoritâ civili ed ecclesiastiche, ha costituito un evento straordinario per i Fraţi Minori e per la comunitâ parrocchiale del Lido. La dettagliata testimonianza fotografica deirawenimento, giâ oggetto di un'esposizione documentarişti ca molto ammirata, diventa ora un'occasionc fortunata per ii fascicolo che presentiamo al pubblico. Le analisi accuratc condotte da docenţi universitari non solo sulle reliquie, ma anche sul materiale rinvenuto nelle "cassette", hanno suscitato un interesse che non si e ancora concluso; cosi l'evento della ricognizione, che pareva ristretto solo a un'indagine di carattere religiosoarcheologico, ha raggiunto dimensioni culturali e scientifiche insperate. Dai 1634, inaugurazione della attuale chiesa, le reliquie qui conservate non erano piu state osservate, mentre molteplici vicende militari e politiche sembravano aver compromessa la loro integritâ, originando comunque un'ombra di sospetto e di incertezza sulla loro esistenza. Ai numeroşi interrogativi era giusto dare una risposta, anche scientifica: e Io si e potuto finalmente realizzare. Nel fascicolo che presentiamo, ii lettore e invitato ad ammirare le sequenza illustrata delle immagini e a conoscere le vicende storiche che giustificano la presenza al Lido, alle porte di Venezia, delle veneratissime reliquie di S. Nicola da Myra. Nelfoffrire questo valide» contributo, ii Parroco si sente in dovere di ringraziare, con le Autoritâ, i Direttori dei lavori e i vâri Operatori, prima di tutto Padre Paludet, ispiratore delTevento archeologico-religioso, che ha curato la presente opera; con lui, f esperto fotografo e curatore dell'impaginazione elettronica Gino Gabrieli, per la competenza e generosa collaborazione a tutto ii lavoro. Abbiamo ritenuto opportuno inserire, nella "parte sesta", la pertinente descrizione dell'indagine storico-critica sul Fanzago autore dell'Altar Maggiore e sul restauro operato dalia Soprintendenza, mediante gli esperti Anna Keller e Giorgio Ferrari. E' una primizia per ii pubblico. II fascicolo illustrato, oltre al valore in se, resterâ come Memoria storica della vita della nostra chiesa di S. Nicold, Protettore di Venezia. Un segno anche della presenza attiva dei Fraţi Minori Veneti. Lido di Venezia, 6 dicembre 1994

p. Giambattista Grassato parroco

Prologo

Verso la fine del sec. XII i monaci benedettini del Lido e le autoritâ veneziane, pur orgogliosi delle reliquie trafugate a Myra durante la spedizione militare della prima crociata per la liberazione del santo sepolcro di Cristo, cominciarono a notare ii disagio della popolazione dell'estuario dubbiosa circa ii contenuto delle tre cassette custodite nella cripta della basilica. Benche ii Corner, piu tardi, interpreţi questa esitazione come diminuzione di fervore devozionale (cf. "Notizie storiche", p.56), dovevano essere corse voci

imprudenţi, ma fondate: forse qualche soldato aveva riferito che ii sepolcro del Santo era stato trovato dcprcdato dagli astuti baresi? Oppure l'eco dei numeroşi pellcgrini che accorrevano a Bari stava crcando un'ombra sospetta sulla credibilitâ del culto veneziano? Nell'anno 1 1 0 1 un monaco lidense rimasto anonimo aveva rcdatto in pregevole latino ii racconto dcttagliato deU'impresa, cercando di infondere maggiore fiducia nella veridicitâ storica del

Francesco Guardi: EBucintoro a San Nicolo del Lido nelgwrn.o della Sensa (Parigi, Museo delLouvre)-

fatto'. Egli, pur indulgendo secondo la prassi all'esaltazione patria e al riconoscimento delle virtu religiose e militari dei veneti, impegnava tutta la propria Iealtâ. Come avrebbe potuto travisare la veritâ, essendo in quel tempo tutti vivi i protagonişti della spedizione stessa? Ora, comparando la sua Cronaca con quella di poco anteriore dei ehierici baresi Niceforo e Giovanni2, dei quali subî certamente ii fascino, ci si aceorge che scrive con tale immediatezza di partecipazione, da convincerci sulla totale attcndibilitâ della fonte cui attinse. Pure, malgrado l'autorevolezza del documente), nei secoli successivi furono eseguite molteplici ricognizioni ufficiali, sempre in risposta a persistenţi dubbi della gente. C'era, oppure no, dentro ii sarcofago almeno una parte del vescovo di Myra? Perene i baresi vantavano ii possesso del suo corpo, ma si rillutavano di aprire ii sarcofago e di mostrare scopertamente cosa conteneva? Sulle ricognizioni lidensi, ii Corner attesta che si erano limitate a "riconoscere l'esistenza dei sacri corpi" nellc rispcttivc casscttc, senza alcun esame scicn-

tifico a opera di un esperto di anatomia. A parte i dubbi piu o meno fondaţi, ii culto si mantenne fervido. La siluazionc muto solo verso la fine del Settecento, prima per le vicende che segnarono la fine della repubblica Serenissima, poi per l'occupazione napoleonica che segno la soppressione di molte chiese e la dispersione delle congregazioni religiose. Situazione precaria che, praticamente, si protrasse fino alia line della seconda guerra mondiale. Mancando i monaci, ii culto si affîevolî fino quasi a scomparire. Di fatto, la chiesa e rimasta meta di appuntamento festoso solo per la celebrazione della Sensa, una sagra cittadina rievocativa delle memorie storiche antiche. Non e senza significato che, in passato, le ricognizioni si facessero in genere in questa ricorrenza, dato ii grande concorso di fedeli. Con la venuta dei Fraţi Minori e ii loro ministero religioso, risalente al 1939, anche ii culto del santo vescovo si e rawivato. Ma, la notizia della prima ricognizione barese awenuta nel maggio del 1953, con ii rinvenimento del corpo di

S.Nicola quasi integro, diede un colpo forte alia certezza dei lidensi. Poteva ancora reggere la liducia di possedere una parle dello stesso Santo? Pubblicando nel 1990 un'opera sul "Lido di S. Nicolo", L. Paludet faceva queste osservazioni: "Rimangono parecchi dubbi: possiamo ritenere che al Lido effettivamente vi sia una parte del Grande San Nicola? Ci sono ragioni a favorc c a sfavore. Abbiamo molti dubbi e avanziamo ragioncvoli proposte di ricognizione"3. La prospcttiva veniva agganciata a un'occasione eccezionalc: "L'attuale traballante statica dell'altarc maggiore potrebbe motivare una ricognizione ufficiale". Cosi di fatto e awenuto nei mesi di settembrenovembre del 1992, per l'intraprcndenza deU'attuale parroco. Maturato ii proposito e ii programma, in breve furono risolti i preliminări giuridici con le autoritâ religiose e civili. Si decise che la ricognizione, pur mantenendo carattere privato, sarebbe stata effettuata con rigore scientifico. La Curia patriarcale ne affido la esecuzione aU'esperto di fiducia mons. prof. Cleto Corrain, Ordinario di Antropologia aH'Universitâ di Padova, assistito dalia prof. Mariantonia Capilanio. In un secondo momento, Io stesso Patriarca di Venezia trovo giusto che le reliquie fossero esaminate anche dai prof. Luigi Martino dell'Universitâ di Bari, giâ ricognitore ufficiale nel 1953 delle reliquie di S. Nicola del santuario pugliese. I francescani custodi della chiesa lidense avevano formulato alcuni interrogativi per i quali desideravano una risposta storico-critica e anche scientifica: - Quali e quante reliquie sono conservate neH'Arca? - I resti attribuiti a S. Nicolo - definiţi dai Cronisti "ossa bianchiece e frantumate" perche sono cosi ridotte? - Di chi e Zio ii Nicola qui venerato? Insieme a lui c'e anche un "Nicola nipote" mai identificato? - S. Teodoro c S. Nicola Zio, definiţi "predecessori" di Nicola M. quando vissero? Quale rapporto ebbero con Nicola Magno?

Aperte le "cassette", altre domande si sono aggiunte circa 1'origine, la consistenza e ii valore dei vâri "oggetti" in esse rinvenuti: ii vasetto con la manna, le monetine antichissime, le pergamene; le targhe plumbee con iscrizioni; i drappi di seta faglia; i legni odorosi, le conchiglie ecc. L'esame e la valutazione di tutti questi oggetti ha costituito un lavoro paziente e specialistico affidato a vâri esperti secondo i settori di competenza. L'archivio della parrocchia in tal modo si e arricchito di un'abbondante documentazione letteraria e fotografica, poiche ogni passaggio della ricognizione e stato registrato anche cinematograficamente: questo fascicolo ne offre un saggio. Terminate le operazioni, per le quali la Curia venc/iana concesse opportuni spazi di tempo, i ricognitori hanno rilasciato separate "relazioni", che in parte riportiamo. Prima di trattare della ricognizione vera e propria, ci sembra doveroso indugiare nella rievocazione del profilo biografico e agiografico dei santi patroni, anche se con i daţi a disposizione e difficile ricostruire una loro Vita. Riassumeremo cio che la storiografia piu attendibile mette a disposizione, sia pure con molte riserve e concedendo fiducia alia "tradizione", che e di tutto rispetto. Riporteremo inoltre in forma succinta ii contenuto delle Cronache - secondo la tradizione barese e veneziana - ritenendo ii modo piu saggio per capire la emozione che ha colto quanti hanno potuto 'vedere ed ammirare' dopo secoli, cio che tentiamo di tradurre con parole semplici.

Note

1

MONACHI ANON\MI LITTORENSIS, "Historia de

translatione Sanctorum magni Nicolai, terra marique glorioşi, eiusdem avunculi alterius Nicolai, Theodorique martyris pretiosi de dvitate Myrae in monasterium S.Nicolai de Littore Venetiarwn". - II Codice risale ai primi

del sec.XII. II Corner definisce I'autore aceuratissimum scriptorem. Secondo alcuni storici si iratta di un documento poco agiografîco, riceo pero di daţi slorici interessanti e tuttora attentamente consultato. Si descrive la chiesa vene/iana dcl tempo nori contenta dei suoi comodi e della sua stabilitas. Essa si raette in viaggio coi mercanti, come una parrocchia itinerante, colorando l'ideologia con ii Sanlo Nocchiero

Nicola; ideologia distinta da quella del Santo combattente Marco, che, come Leone presiede la civitas e ii suo Dux. La translatio e carica di orgoglio patrio, di solidarietâ filomercantile e di awersione bizantina, come la translatio S. Slephani. (Cfr. G. Cracco, in "Chiesa di Venczia nei secolî XI-XIII", ed. Studium 1988, p. 15). 2

CORSI PASQUALE, "La traslazione di San Nicola: Le Fonti"; Centro Smdi Nîcolaiani, Bari 1988. ?

PALUDET LUCIANO G-, "Venezia-Lido di S.Nicolo", L.I.E.F. , 1990, p. 34.

Come giungere a S. Nicold del Lido

Partendo dai Piazzale S. M. Elisabetta si pud raggiungere la chiesa di S. Nicola prendendo l 'autobus Linea A che parte di jronte allafermala della Linea 1, nei preşsi dell' Hotel Panorama. In pochi minuti, oltrepassato Vantico ponte, si vede la chiesa, che riportiamo in foto qui a. lato. Per i piu sportivi, la chiesa pud esser raggi,unta dopo poco piu di un quarto d'ora di cammino lungo la Riviera S. Nicola. Nolizie biografiche ed agiografiche

Parte Prima

Notizie Biografico-Agiografiche dei Santi Patroni

Statue in Ugno di dpresso raffiguranti i tre Santi. Da sinistra a deşira San Teodora, San Nicola Magna e San Nicola /.io

San Nicola di Myra E' certamente piu noto oggi come Nicola di Bari; nel Venelo, c, a Vcnczia in particolare, come San Nicoleto. Nonostante che la fama di lui si sia diffusa intorno al Miile in tutta Europa, Russia compresa; nonostante che ii culto abbia eguagliato quello di San Giorgio e di San Martino, storicamente sappiamo poco o nulla di sicuro della sua vita 4. Voler scrivere oggi la sua biografia, nel senso moderno del termine, e impcnsabile, sia perche dall'anno presunto della sua nascita, a quello in cui furono stese le prime notizie attendibili, passarono piu di quattro secoli; sia perche le Vite scritte in seguito, piu che fornire daţi biografici veri, hanno illustrato i prodigi e i miracoli a lui attribuiti. E gli stessi prodigi,

in seguito si e saputo che sono stati fatti slittare su di lui dalia Vita di un altro Nicola, vissuto tre secoli dopo, archimandrita del monastero della Santa Sion e vescovo di Pinara, cittadina non lontana da Myra. Alibncliamo nel buio storico dei primi secoli cristiani. Ce ne ricorderemo quando esaminererno le reliquie, non potendo pretendere dalia loro analisi risposte chiare ed esaustive. Gli epitaffi e le targhe rinvenute ncll'Arca del Lido ricordano con Nicola M. un imprecisato Teodoro c un altro Nicola Zio, entrambi vescovi e metropoliti di Myra, definiţi "predecessori" di Nicola Magno. Che cosa possiamo dire in merito? Seguendo la traccia lasciata da Giovanni diacono del clero di S. (iennaro

Nolizie biografiche ed agiografîche

(Napoli)5, i biografi affermano che Nicola Magno nacquc a Patara nella Licia, da genitori cristiani e saggi; trascorsc la giovinezza pio e morigerato nel dispregio delle inondanitâ. Vorrebbero per lui quasi un anticipato saggio dell'esemplaritâ cenobitica o anacoretica; ma non e cosi, Io vedremo piu avanti. Eletto vescovo, si dimostro pieno di sollecitudine pastorale verso gli indigenti, i dcboli e i perseguitati. La letteratura e l'iconografia sacra hanno ricordato spesso la sua generositâ verso "tre fanciulle" salvate dalia prostituzione, grazie a un dono da lui fatto al loro padre; ii soccorso tempestivo ai navigatori pericolanti; la prodigiosa prowista di granaglie per la popolazione affamata. Ricordati pure i suoi interventi a favore degli innocenti awiati alia condanna capitale e sottratti agii ufficiali di Costantino come si narra nella Praxis de stratetatis. Risponde meglio alia veritâ storica, la sua coraggiosa difesa della fede cristiana in un ambiente ostile e pagano. Nacque a Patara nella Licia. Su questa te-

stimonianza di Eustrazio di Costantinopoli convengono molti scrittori nicolaiani; ed e un dato assolutamente importante. II critico tedesco Gustav Anrich l'accetta, avendo-la trovata registrata anche nella Vita per Michelemb. Giovanni diacono definisce Patara "una delle piu famose cittâ della Licia", anche se prima del secolo VIII nessuna biografia si inleresso di tale luogo e di Nicola. II primo a darne notizia, verso ii 710, fu Michele î'archimandrita, seguito poi da Metodio e da Metafraste7. La data della sua nascita non venne registrata da alcun biografe; Io stesso diacono Giovanni confcssa di "non conoscerla". Procedendo per ipotesi, sembra si possa fissarle nell'a.255 d.C, sapendo che certamente visse durante l'impero di Costantino (306-337) ediGallieno. Un riferimento rilevante, anche se controverso, da parte dello storico bizantino Teodoro ii Lettore, e costituito dalia citazione di Nicola nella lista dei 318 Padri del concilio primo di Nicea celebrato nell'a.325. Ma c'e chi dubita perfino che fosse vescovo, e di Myra, in quanto all'epoca

Purlicolare della Regione della Lytia.

Notizie biografiche ed agiagrafîche

II Coro Ligneo di S. Nicolo del Lido

Vista d'insîeme del Coro ligneo opera di Giovanni da Crema.

E' Vopera piu ammirata e piu notevole e, per buona sorte, anche la meglio conservata di Giovanni da Crema. II coro in legno di noce scolpito e costituito da ventisette formelle in altorilie-

rangon Camillo di San Luca. Gli stalli del coro sono divisi da colonnine scanalate con capitelli corinzi. Sul piedistallo appoggia l'ornato divisorio culminante con testoline d'angelo tutte uguali, mentre piu sotto, i sedili sono divisi dafacce di demoni tutte differenti ed espressive. L'ultimo restauro risale agii anni 1936-38 ad opera dell'artista Alderico Crepaz di Ortisei.

S, Micola .salva i militari rondannati a morte

Le tre. Familiile salvate dalia pmslituzione

vo, riproducenti scene della vita di S. Nicola e prodigi a lui tradizionalmente attribuiti. II lavoro e datato 1636, come si pud leggere incisa sulla parte sinistra del riquadro centrale, ed e stato eseguito assieme al maestro ma-

ta prodigiosa prmmisla di granaghe per la popolazione. aţfamata,

Notizie biografiche ed agiograficke

di Costantino la cittadina era ancora troppo piccola per essere designata a sede vescovile. Anchc l'attribuzione di tendenze monastiche e mistiche e fuori tempo e fuori quadro, in quanto egli in qnel periodo dovette piuttosto impegnarsi nella lotta contro gli awersari della iede, gettandosi nella mischia. Costantino aveva rivalutato molto la figura dci vcscovi, consideraţi gindici nelle controversie anche civili e mediatori di pace e di giustizia. Dunque, gli scrittori sacri cominciarono a interessarsi di lui subito dopo la morte (334?), non tanto della sua santitâ, ma degli episodi edificanti divulgaţi attraverso la Praxis de stratelatis, che a Roma furono noti fin dai secolo VI. Questo testo, di anonimo, Io presenta come uomo dai carattere energico c caparbio, coraggioso assertore della vera giustizia. Freno in Myra l'azione non corretta degli uffîciali deU'imperatore, e in particolare ii modo di iare dei soldaţi soggetti ai generali, ristabilcndo la convivenza pacifica con la popolazione.

II cullo del sanlo : Nell'ambiente greco si diffuse a partire dai secolo Vil; in seguito ii Santo entro a iar parte anche del Passionario Romano che costituisce ii piu antico testo integrale su Nicola di Myra, ricordato insieme ad altri cinqnanta santi". Padre Delehaye, continuatore dei Bollandisti, scrisse nel 1940 che "non c'e da meravigliarsi se gli agiograiî applicarono a Nicola di Myra gran parte di cio che riguardava Nicola detto Sionita (per aver fondato ii monastero della Santa Sion, non lontano da Myra) in seguito divenuto vescovo di Pinara". Per un'inspiegabile inversione di tcndenza, ii cullo del piu antico Nicola decadde, mentre cresceva qucllo del Nicola piu recente. Fu rivalutato, appunto, in seguito all'attribuzione fatta dagli agiografi dei prodigi operaţi dai Nicola pinarese. Occupiamoci allora di queslo secondo Nicola, mai ricordato negii cpitaffi del Lido, ma implicitamente presente ogni volta che si paria di Nicola Zio: tale appunto in rapporto al Nicola di Pinara, suo nipotc. Nella loro incursione a Myra, i veneziani ne trafugarono ii corpo, che stava cola sepolto aceanto allo Zio e al piu celebre Nicola, vescovo di Myra.

San Nicola di Pinara o della Santa Sion

Statua lignea di Sari Nicola Magno

Fu Io studioso Nicola Carmine Fal~ cone, vescovo di S.Scverina (CZ)q, a rivendicarne l'esistenza storica con un' opera che fece sensazione, pubblicata a Napoli nel 1751 come Acta antiqua, o Primigenia. In cssa sostenne che quanto era stato scritto fino allora intorno a Nicola di Myra era pura leggenda. Avendo trovato nella Biblioteca vaticana un codice membranaceo riguardante Nicola di Pinara, si persuase che i dali dclla sua vita erano staţi fatti scivolare sulla vita del Nicola di Myra, di cui non si sapeva praticamente nulla. Reagî a questa sconvolgente teşi Nicola Putignani, canonico barese, contrattaceando in modo radicale: nego la validitâ storica del pinarese, rivalutando ii myrese. In tal modo si complicarono entrambe le vicende e ii culto10 nicolaiano.

Notizie biografiche ed agiografiche

Con maggiore obiettivitâ, oggi si ritengono storici tutti e due, sapendo che ii Nicola di Myra visse tra ii III e ii IV secolo, mentre quello di Pinara visse nella prima meta del secolo VI. I daţi biografici del pinarese, anche se scarsi, sono attendibili, almeno per cio che concerne la carriera ecclesiastica. Si sa che un giorno, rientrando a Pinara da Myra dove aveva ricevuto l'ordine del "lettora-to" nella chiesa di san Giovanni Battista, fe-ce visita allo Zio Vescovo Nicola, ii quale gli predisse îl futuro governo del monastero della S.Sion come archimandrita. E cosî avvenne. A soli diciannove anni ricevette ii presbiterato per le mani de 11'arcivescovo Filippo di Myra e, in seguito, elevato lui pure all'episcopato, presiedette la diocesi di Pinara, riceo di faina e di prodigi operaţi a favore dei poveri e degli ammalati.

S. Sion12, che era situata a circa sei chilometri da Myra. II Cioffari ricorda, infatti, che i cronisti baresi Niceforo e Giovanni arcidiacono affermarono che "i marinai baresi trafugarono ii corpo (di S. Nicola M.) dalia chiesa di un monastero fuori della cittâ di Myra" e questo, con ogni probabilitâ, e proprio quello della S. Sion13. La Cronaca veneziana, percio, sarebbe pienamente giustificata nelle sue indicazioni. Possiamo citare ancora l'Anrich: "Sulle origini giace un buio impenetrabile, come per altri santî: Teodoro, Demetrio, Giorgio". Le nostre esigenze critiche trovano, percio, un muro quasi invalicabile.

San Nicola "Zio paterno "

Come abbiamo detto, inspiegabilmente e col tempo, la memoria della sua persona si eclisso, prevalendo quella del piu antico Nicola di Myra. Giâ anziano, recatosi a Myra per la celebrazione di un Sinodo, ii Sionita fu colto da malore al suo rientro e mori ii 10 dicembre del 564. Fu sepolto nella chiesa del monastero, dove giâ era stato sepolto Io Zio. Sei anni piu tardi giâ circolavano scritti agiografici sul suo conto (a.570). NelTa.960 fu diffusa la Vita compilata, che fondeva i daţi agiografici dei due Nicola (di Myra e di Pinara); sappiamo infatti che Timmagine del Taumaturgo di Myra, sin dai tempo di Metafraste, e indissolubilmente concatenata a quella di Nicola di S.Sion, per cui non si puo fare a meno di tenerne conto, pur non trattandosi della stessa persona" " . I veneziani, al momento di trafugare le ossa rimaste nella chiesa cimiteriale, le posero tutte in due o tre cassette e non si preoccuparono molto di segnare la diversitâ delle identitâ. A questo vaslo gioco di daţi, cooperarono anche i biografi che scambiarono ii luogo del martyrion di Nicola M. con quello della gloriosa domus della

Statua Kgnea di San Nicola Zio

Nelle iscrizioni incise sul marmo o sulle targhe plumbee, conservate nella

Notizie biografiche ed agiografiche

chiesa del Lido, questo terzo Nicola viene sempre defînito "Zio": per ascendenza "materna" (avunculus), o "paterna" (patruus). Le fonti piu antiche precisano: patruus. II sostantivo "Zio" e in evidente riferimento a un "nipote", che riposa aceanto a lui e che, secondo noi e da identificare con Nicola di Pinara. Storicamentc tra ii Nicola di Myra e quello defînito Zio, corrono tre secoli. In nessun modo S. Teodore e Nicola Zio possono aver "preceduto" Nicola di Myra nella sede episcopale myrese. La riscoperta del Nicola pinarese avvenne durante la ricognizione di cui stiamo trattando, e fu grande sorpresa dawero. Aperta la cassetta di S. Nicola M. furono subito rilevate alcune ossa di colore bruno cuoio e di consistenza robusta (complementari a quelle rinvenute nella seconda cassetta: S. Nicola Zio). Aceanto ce n'erano altre con uguali caratteristiche, e c'era anche una calotta cranica che non si poteva attribuire a Nicola di Myra, perche l'integro cranio era giâ stato rinvenuto a Bari nel 1953. Verso la metâ del secolo XIV ii cronista francescano Giordano de Curţi, descrivendo ii trafugamento vene-

Nei primi secoli cristiani furono moltissimi i santi con questo nome: martiri, confessori, vescovi. La Bibliotheca Sanctorum ne riporta piu di sessanta. Lo scrittore benedettino Fortunato Olmo di S. Giorgio maggiore (Vene/.ia), pur esitante sul titolo episcopale, ammeUe che potrebbc trattarsi del vescovo Teodoro che partecipo al secondo concilio di Nicea (a.787), durante ii quale avrebbe confessato l'iniziale sua adesione all'errore degli iconoclaşti. In seguito, si sarebbe riscattato, dando anche laviţa per la fede cristiana: obfidei confessionem igne

combustum fuisse l5. Come vescovo di Myra, avrebbe preceduto immediatamente ii governo del Nicola Zio. Riportiamo queste annotazioni vaghe deirOlmo e del Corner come indicazioni, senza sottoscriverle.

ziano di Myra scrisse: Nicolai Magni, Nicolai Patruus, ambo magni meriţi et Ecclesiae eiusdem antistites: has reliquias cum tubis et magno tripudio ad naves deduxisse l4 . L'equivo-

co era ormai stabilito. II Cioffari riconosce che "non e impossibile che Io zio paterno del Sionita venisse sepolto nella chiesa di S. Nicola di Myra". Ulteriori daţi biografici non sono reperibili e, comunque, non demoliscono per ii momento questa impostazione. SanTeodoro "prezioso martire"

L'Arca del Lido, in una terza cassetta, conserva anche le reliquie del confessore di Cristo, Teodoro, diversamente qualificato dagli agiografi martire e vescovo, oppure solamente martire, o solo vescovo. Daţi insicuri e controversi.

Statua lignea di San Teodoro

Notizie bingrafiche ed agiografiche

Nole

4

CIOFFARI GERARDO, "S. Nicola nella critica storica", ed. C.S.N., Bari 1988, p.16.- NICCOLO' DEL RE, in Bibliotheca Sanctorum, col. 924: "In evidente contrasto con Ia universalitâ della sua faina e la grande diffusione del suo culto, pochissime e quasi nulle sono nondimeno le notizie positive della vita di San Nicola, che la leggenda ha proweduto peraltro ad arricchire di particulari abbondantemente suggestivi, intessuti di fatti prodigiosi e di straordinari miracoli, per cui non c dawero facile impresa dîslinguere quanto puo ritenersi criticamenle storico da cio che e, invece, pura amplificazionc agiografica".

scritta da Giovanni, diacono di Napoli e nel 960 c, la Vita compilata, perfezionata da Mctafrastc. 8

G.CIOFFARI, o.c., p.52.

?

"Sancti confessoris pontifitis et celeberrimi thaumaturgi Nicolai Acta primigenia nuper detecta, ex unico et veteri codice mambranaceo valicano, per Nic(olaum) Carmi-

nium Falconium", Neapoli 1751, pp. 131-139 (editio princeps). 10

CORSI P., o.c, appendice I: "Vita di San Nicola" nella versione di Giovanni Diacono, pp.87-118.

N.PUTIGNANI, "Istoria della vita, de' miracoli c della traslazione del gran taumaturgo S. Nicolo arcivescovo di Myra, padrone e protettore della Cittâ e della Provincia di Bari", Napoli 1771.

6

11

s

GUSTAV ANRICH, "Hagios Nikolaos". Der heilige Nikolaos in der griechischen Kirche, I-II, Leipzig Berlin 1913-1917 (Versione italiana a cura di M.T. Bruno, 1985).

G.CIOFFARI, o.c, p.313.

12

G.CIOFFARI, o.c, pp.31ss; 213, nola 13. L'A. afferma che la tradizione veneziana della traslazione si basa su questa idcntifîcazîone e confusione.

7

G.CIOFFARI, o.c., pp.37, 63,133,137s. - Alia pag. 8 e citato ii codice greco n.344 della Biblioteca Marciana di Venezia, nel quale ii nome Nicola appare due volte, come partecipante al concilio I di Nicea (a.325). Via N. Del Re, o.c, invece, Io nega. - Gio vanni, arcidiacono del clero di S. Gennaro di Napoli non va confuso con Giovanni da Amalfi che scrisse trent'anni dopo; ne con Giovanni diacono detto Imonide, autore della biografia di S.Gregorio Magno; o con Giovanni diacono di Venezia, o altri omonimi. Alcuni scrittori cristiani antichi, come Atanasio di Alcssandria (c.197) ed Eusebio (265) non citano mai Nicola di Myra, sia perche allora la Lîcîa non veniva considerata importante, sia perche esulava dai loro interessi specifici; almeno fino all'imperatore Costantino. II primo scritto anonimo circolo verso la fine del sec IV e conteneva la Praxis de stratelatis, che ebbe molta notorictâ. Nel 570 circa apparve Ia Vita Nicolai Sionitae, in seguito tradotta dai Falcone, che attribuî episodî e prodigi che ebbero quale protagonista Nicola di S. Sîon, assegnati invece a Nicola di Myra. Di quesrullimo scrisse nel 580 c. anche Eustrazio di Costantinopofi. Pero ii vero biografo e considerato l'archimandrita Michele (che taluni confusero con ii patriarca di Gerusalemme Metodio): 700 c. NeH'800 si conobbe la Vita

13

G.CIOFFARI, o.c, p.272.

14

GIORDANO DE CURŢI, "Chronicon", p.235. - FERDINANDO UGHELLI, cistcrccnsc, "Italia Sacra", t.V, col 1180. L'accenno alle reliquie di S. Nicola: "Una cum corpore patrui sui Nicolai et Nicolai Archiepiscopi, a quo presbyter et Abbas fuerat ordinatus, nex non Theodorus Arch.Myra hune translaţi". (Per la prima voita si paria

senza ombra di dubbio del Nicola di S.Sion, nipote del Nicola Zio. Ma î cronistî errano descrivendo Ni cola Zio c Teodoro "predecessori" di Nicola M., mentre Io furono di Nicola di Pinara). 15

CORNER FLAMINIO, "Ecdesiae Venetae, etc", Decas XII, t.IX, Venezia 1749, p.49, nola 19 e pag.50 nota 20.

Storia della traslazione delle Heliquie

Parte Seconda

La Traslazione delle Reliquie secondo i cronisti baresi e veneziani Come pervennero le reliquie di S. Nicola di Myra a Bari e piu tardi anche a Venezia? Le notizie in merito, Ira cronistoria e animazione lcggendaria ed encomiastica, intessute di orgoglio religioso e patrio, ci sono pervenute attraverso due filoni che riportiamo in modo riassuntivo. Ne sono autori due cronisti baresi e uno veneziano, vissuti contemporaneamente ai fatti narrati, avvenuti nel primo secolo dopo ilMille. Forse, oggi, e diff'icile rendersi conto che la traslazione del corpo di S. Nicola costituî uno degli avvenimenti piu notevoli e meglio corredati di documentazione storica nel periodo medievale. Fu importante non solo per motivi religioşi, ma anche economico - politici. Lo storico Roberto Cessi afferma che Venezia e Bari, contendendosi ii possesso della stessa reliquia, in realtâ avevano un fine laico e di comodo: volevano affermare ii proprio prestigio e ii dominio snH'Adriatico, attraverso ii quale si veicolavano in quel tempo armi, mercanzie, soldaţi e grandi fortune verso ii centro e ii nord Europa. San Nicola era venerato quale protettore dei portuali, dei naviganţi, dei bisognosi in genere. Avere nella propria cittâ la sua reliquia, era come assicurarsi la fortuna dell'awenire e la gloria in ogni im presa marinară. Costituiva per se un simbolo di potenza; quindi per l'ideologia politicoreligiosa dell'epoca era un punto d'onore irrinunciabile 16. Per Niccolo Del Re, ii fatto che nelle navi mercantili baresi vi fossero due preti pellegrini la dîce lunga sullo scopo dell'impresa del 1087. Dalie stesse cronache, infatti, emerge che, nonostante la pretestuositâ mercantile, la flotta era costituita da 62 marinai armaţi di tutto punto, 47 dei quali pronti ad affrontare qualsiasi resistenza armata17.

S. MARCO E S. NICOLO'NELLA STORIA E NEL CULTO DEI VENEZIANI

L'Anonimo lidense giustifica la diversione della flotta veneziana dall'isola di Rodi alle coste della Licia con "lo scopo di ricercare ii corpo di San Nicola" (ammesso che fosse ancora a Myra); infatti da tempo ii Santo era venerato come "patrono della Cittâ di Venezia". Per ii vescovo di Olivolo Enrico Contarini, animatore e guida della spedizione in Terra Santa, quella era appunto "l'ora dei Veneziani", dopo che i Greci ne avevano custodito îl sepolcro per settecento armi. 11 culto di S. Nicola da antica data procedeva appaiato a quello di S. Marco e, sullo sfondo, gli storici vi leggevano una dialettica tra patrizi e duca da una parte e cornrnercianti navigatori e basso clero, dall'altra18. Questi ultimi volevano uscire dalia condizione di inferioritâ e aspiravano ad essere riconosciuti come fattore importante delle nuove fortune emergenţi. L'Anonimo benedettino lo evidenzia riportando la disputa che si accese tra i crociati, rientranti con l'importante bottino, circa ii "luogo" dove custodire ii corpo del Santo. Taluni lo avrebbero voluto aceanto allo stesso S. Marco (che appariva solo "compatrono" di Venezia, e non patrono, come si lcgge nella Translatio S. Mărci, scritta dai chierico Cerbano Cerbani); altri invece pensavano di costruire nell'ambito della piazza una apposita cappella {in campo ipsius); da parte sua, ii vescovo offerse un luogo degno di rilievo: la chiesa di S. Pietro di Castello. Alia fine, pero, si impose ii criterio piu ragionato e veramente alternativo: la stessa chiesa giâ dedicata al Santo, al Lido, da dove i crociati erano partiti con la protezione del Santo cordialmente invocato.

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Verso l'anno 1000, l'accostamento del culto "Marc o-Ni col a" aveva un sapore religioso - politico, che non pote sfuggire agii studioşi: essi Io interpretarono alia luce dell'antitesi tra duca e patriarca di Grado, incomodo ospite cui volentieri si assegnava la sede lidense, oltre che attribuzione di prestigio a Venezia nella permanente corsa al predominio sull'Adfiatico, contestata da Bari19. Le tensioni interne allo stato lagunare, intorno al Miile, si manifestavano anche nella circostanza della elezione e consacrazione del doge. C'era un costume e un cerimoniale che andava ancora stabilizzandosi. Nel 1071, per esempio, la "elezione" di Domenico Selvo avvennc per acclamazione popolare sulla spiaggia del Lido, luogo considerato quasi "fonte" del poterc; mentre la solenne "învestitura", da ritenere vera e propria consacrazione, fu celebrata in S. Marco20. II popolo, quindi, aveva una sua parte determinante. Ma l'affiancarsi del popolo al patriziato, pur convergendo nella figura del duca, non awenne senza qualche turbamenlo. Ne da testimonianza anche la sequenza delle "Traslazioni" scritte pur sempre sotto la protezionc e con l'avallo del doge. Nel 1094, apparve quella riguardante ii trasporto di San Marco da Alessandria sotto ii doge Michiel; e subito dopo, nel 1100 quella riguardante San Nicola, da Myra; nel 1110 quella riguardante ii trasporto da Costantinopoli del corpo di S. Stefano protomartire, cui venne assegnata la chiesa monastica di S. Giorgio in Isola21. Per superare ogni rivalitâ o contrasto, ii doge Ziani nel 1205 fece consacrare in Palazzo la cappella privata dedicandola a San Nicoleto, proprio a ridosso della basilica. Non mcravigli oggi ii confluire di tanti corpi di santi a Venezia e la esaltazione che ii loro possesso causava nei lagunari: essi costituivano ii necessario complemente al prestigio del nuovo Stato, che solo nel '900 formd in Rialto ii primo nucleo organico dando inizio alia civilas Rivoalti per merito del duca Pietro Tribuno (888-912). Venezia, appena creata sulle iso-

lette realtine, voleva gloriarsi anche di una religione propria patrocinata dai santi di cui possedeva i corpi veneraţi: S. Marco, S. Nicola, S. Isidoro e S. Stefano. E scelse anche un "segno-simbolo" originale: ii "Leone", che per la prima volta apparve nel triumphale vexillum, consegnato dai vescovo di Olivolo al doge Pietro Orseolo II (a.1000), che Io rese glorioso nella spedizionc in Dalmazia contro i piraţi. Alia consegna fu presente ii cronista veneto Giovanni diacono. S. Nicola, poi, cbbc massimo rilievo nei mosaici della cappella di S. Isidoro e nel catino absidale della chiesa dogale. Leone e timoniere celeste abbinati e invocaţi sul duca, su Venezia e su tutti i Venetici. / CRONISTI BARESI NICEFORO E GIOVANNI ARCIDIACONO

Bari: La basilica dedicata a San Nicola

Niceforo- Si autodefmisce "ultimo dei chierici" anzi Tultimo di tutti i Barcsi". Scrisse a meno di due anni dalia traslazione e, dallo stile usato, si dircbbe che abbia trattato vivacemente con gli stessi protagonişti,

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Particulare, ddia Lytia in una rartina alluale

sepolcro del Santo. Ma questi opposero resistenza, avendo giâ sperimentato nel 1035 c. l'invasione e la crudeltâ dei saraceni. Visto ii loro atteggiamento negativo, i marinai passarono ai fatti ed entrati in chiesa "preso un maglio di ferro gagliardamente si misero a colpire la lastra di marmo del pavimente, riducendola del tutto in piccolissimi frammenti... trovarono un sarcofago di marmo bianchissimo, che misero allo scoperto per circa metâ". Quindi, ii marinaio Matteo "con tutti i calzari discese focosamentc nella sacra tomba.

raccogliendonc ii racconto emozionato e puntuale. Se ne conservano tre versioni: beneventana, vaticana e greca. Visione d'insieme : Nel Prologo cgli insinua che, da un incontro ainichevole con alcuni mercanti veneziani ad Anliochia, i baresi vennero casualmente a conoscere ii proposito dei lagunari di impossessarsi delle reliquie del vescovo di Myra. Subito si programmo di prevenirii con un colpo di mano, per non subire la vergogna di restarne privi. La cittâ di Bari in quel tempo, come si c detto, stava all'acmc del suo prestigio suirAdriatico, in diretta competizione con Venezia, la regina del mare. 1 baresi - îmbarcaţi ad Antiochia due preti pellegrini, l'uno greco e l'altro francese: Lupo e Grimoaldo - decisamente puntarono su Andriake, ii porto della Licia piu vicino a Myra". Sbarcati, con fare guardingo, ma deciso, si diressero alia chiesa e prima con lusinghe, poi con minacce, costrinsero i custodi a rivelare ii luogo del

La Basilica di Sau Nicola a Myra ( Dem,re - Turchia )

Interno della Basilica di San Nicola a Myra

Entratovi, immerse le sue mani nel liquido e trovo le sânte reliquie che galleggiavano... cerco qua e lâ la testa. Trovatala, uscî dalia tomba essendosi impregnato di quel liquido lattiginoso sia ii vestimento, sia tutto ii corpo". Quindi, temendo la violenta reazione dei cristiani del luogo, ritornarono in fretta alle navi, pieni di gioia per ii prezioso bottino. 1 myresi, piangendo e protestando, esclamarono: "Ecco, secondo iî nostro cronografo greco, sono trascorsi 775 anni. durante i quali mai alcun imperatore, ne alcun genere di uomo ha comrnesso una

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tale azione". Cercarono di impietosirli reclamando: "Restituiteci ii nostro padre e signore.. e, se non tutto, dateci almeno una parte di lui, cosi da non restare completamente privi di un patrono tanto grande", I baresi risposero che "si contentassero del santo liquido e dell'icona" di lui, ivi venerata e che non erano riusciti ad asportarc. Quindi, saliti a bordo e sventato ii rischio di un trafugarnento di parte dellc reliquie, ad opera di alcuni marinai troppo zelanti, ripresero la navigazione verso Bari, trionfalmente accolti dai cittadini.

Bari nel 1700. DaU'opera: II Regno di Napoli in prospettiva di Gio Batlisla PadcheUi, Napoli 1703

Ci chiediamo: Iasciarono qualche parte delle reliquie nel liquido oleoso del sarcofago, data la fretta del latrocinio e ii timore di essere a loro volta assaliti? Niccolo Del Re Io ritiene possibilc: "E' dato pcnsare che qualche cosa possa pur essere rimasta nell'antico sepolcro di Myra, anche dopo îl trafugamento frettoloso e concitato dei marinai baresi". Su questo fondamento troverebbe motivazione corretta l'ulteriore rinvenimento dei veneziani un decennio piu tardi, dopo che i myresi cercarono di occultare in modo piu radicale e impenetrabile cio che del loro patrono era pur rimasto loro.

Giovanni arcidiacono - Lui pure del clero barese, scrisse la cronaca per ordine dell'arcivescovo Ursone, verso Ta.1088. Fin dall'esordio, per evidenziare Timpresa eccezionale e benedetta da Dio, afferma: "Molti sovrani e molti uomini potenţi tentarono col massimo impegno di trarre fuori ii suo corpo dalia tomba nella quale era stato scpolto, per trasportarlo allrove, ma invano"2l A questo particolare si riferirâ, nel tardo Settecento ii cronista veneto Corner, precisando che si trattava dell'imperatore Basilio I che, dall'867 all'886, regno in Bisanzio dove Giustiniano aveva fatto erigere un tempio in onore di San Nicola24. Poi, nel descrivere ii prodigio del denie, dai quale usciva ii liquido della manna, trova modo di far intervenire Io stesso Santo con l'affermazione perentoria e minacciosa: "Io non permetto che neppure la piu piccola particella venga separata dalie altre mie membra". E si mette cosî in sintonia con Niceforo, nel passo in cui, condannando ii tentativo dei cinque marinai trafugatori di piccole porzioni delle reliquie, esclama: "TI confessore di Dio in pcrsona non vuole affatto che le sue reliquie siano in alcun modo divise"25. Che i baresi parlino in difesa del proprio interesse, e manifesto. Viene infatti da chiederci come mai ii Santo avesse permesso senza protestare che l'intero suo corpo venisse profanato nel sepolcro e trasferito altrove. Ma, a giustificazione dell'operato oltraggioso, Giovanni non esita a mettere in bocea ai suoi una menzogna solenne: "Siamo staţi mandati qui dai romano pontefice!". La narrazione, prosegue poi in sintonia con la stesura di Niceforo. Ad un certo punto, per giustificare ulteriormente l'azione violenta c orgogliosa scrive: "(i baresi) portano via la preda santissima, non come la si toglie ad un nemico, ma come prendendola dai tesoro del Signore" 26 . Concetto di comodo, con un'autodifesa di sapore schiettamente medievale.

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I CRONISTI VENE2IANI UAnonimo benedettino del Lido - Citiamo la celebre Historia del monaco, trascritta da Flaminio Corner, che afferma di averla trovata in Andrea Dandolo, sempre puntuale nelle citazioni, nel domenicano Pietro Calo (Callotius), in Marin Sanudo e in Pietro de' Natali vescovo di Jesolo 27 , oltre che in Fortunato Olmo di San Giorgio Maggiore in Venezia, che nel 1623 partecipo alia traslazione delle reliquie dalia cripta della basilica al primo piano del monastero, in attesa della costruzione della nuova chiesa2tt. Quale risonanza avesse avut o l'incursione barese a Myra nell'animo dei veneziani, e facile intuirlo, ma l'Anonimo tace. Nel solenne incipit, con acutezza ed elevatezza di pensiero egli tenta di stabilire con motivazioni sublimi e ideali la spedizione veneziana: "Lo Spirito Santo ispiro nelle menti degli occidentali la volontâ di liberare ii Santo Sepolcro". Ma, lo stesso Corner descrivendo gli inizi dell'irnpresa

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Per le grandi dimensioni la cassetia di San Nicola Magno e stata trasportata attraverso ii grande scalone d 'ingresso.

La cassetta contenente le reliquie di San Nicola Magno,

Subito ci si accorge che quest'ultima importante cassetta era stata incastrata nel loculo in modo ccccssivamente adesivo e forzato. Spostati due pezzi di legno che facevano da supporto al fregio marmoreo, si e riusciti ad estrarla. II lavoro si conclude poco prima delle ore 12.40. A tutta l'operazionc sono staţi presenti, con gli incaricati sopracitati, i fotocincopcratori Gino Gabrieli e Ludovico Secco, padrc Grassato parroco, padre Germano Corro, padre Damaso Bosa, fra Antonino Cecconeri e padre L. G. Paludet facente funzione di notaio della Commissione. Le tre cassette sono state sistemate in una apposita salelta ove erano state riposte anche Ir, tre statue lignee rappresentanti i tre Santi patroni.

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VATTO R1COGN1T1VO E' stato effettuato in due momenti: ii primo, a cura del prof. Cleto Corrain ii 17 settembre 1992; ii secondo, a cura del prof. Luigi Martino 1*11 e 12 novembre successivo.

Commissione Uf fi ci a l e de II a Ricognizione Mons. Albino Tenderini, addetto alle reliquie, Curia patriarcale di Venezia Prof, Mons. Cleto Corrain, Ordinario di Antropologia Universitâ di Padova Dr. Mariantonia Capitanio, Assistente del Corrain, Universitâ di Padova Prof. Luigi Martino, Universitâ di Bari P. Giambattista Grassato, ofm, parroco e superiore clei fraţi minori di S. Nicolo P. Ludovico Secco ofm, Coordinatore dei lavori e videoperatore Sigg. Gino e Aldo Gabrieli, fotografi Sig. Domenico Michilin Marion, artista ed esperto del legno R Luciano G. Paolo Paludet, storico della chiesa e del monastero, Segretario e Notaio f.f.

Ricognizione : 17 Settembre 1992 Ore 10.00 - Prima di iniziare la ricognizione scientifica, Vesperto del legno Domenico Michilin Marion esamina le cassette e rileva che solo quella di S. Teodoro e in legno di cipresso, mentre le altre due sono di cirmolo. Sono tutte in ottimo stato di conservazionc, facilmente identificabili dalia scritta in inchiostro che le distingue. L'artista nota dei "fori" praticati a succhiello, ma non usati. Si intuisce che nel 1634,

al momento di deporre le cassette nel rispettivo loculo marmoreo, le misure prese non risultarono coincidenţi con ii manufatto. Dato ii rito in corso, si ritenne opportuno prima dell'introduzione della cassetta, usare moderatamente la raspa. Quindi, per una soluzione facilitata, "prima" si introdussero le cassette, "poi" si fissarono i coperchi, certamente da una posizione molto incomoda per l'operatore, senza usare i lori predisposti. Ore 11.15 - Presenti i membri della Commissione, ii prof. Corrain senza alcuna formalitâ rituale, ma in un'atmosfera di emozione e di attesa, da inizio alia ricognizione. Le cassette, trasferite dalia foresteria nel salone a cio predisposto e ornato, vengono aperte ad una ad una. Prima di tutto quella attribuita a S. Nicola Magno. A un cerino del ricognitorc, ii falegname Michilin con prudenţi e rapidi colpi di martello infila nella fessura superiore un Caratteristiche delle Singole Cassette Cassetta di S. Nicolo Magno Peso Kg. 48 circa Larg. cm. 27.30 Lung. cm. 119 Alt. cm. 21 Cassetta di S. Nicolo Zio Peso Kg. 35 Larg. cm. 26.50 Lung. cm. 85 Alt. cm. 21.5 Cassetta di S. Teodoro : Peso Kg. 37 Larg. cm. 30.5 Lung. cm. 76.7 Alt. cm. 22

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stro. Levato anche questo, ii contenuto appare avvolto in un drappo di seta rossa (zendado, o seta faglia) molto ben conservato, sul quale si vede un rotolo di pergamena bianca legato da un nastrino (Io scritto riporta, col nome del Santo, alcuni daţi idonei alia sua identificazione). Tutto do che troviamo corrisponde con esattezza alia descrizione fatta da Flaminio Corner e pubblicata nel 1749, e risale alia ricognizione ufficiale ultima fatta ncl 1634. La sala preparata per ejfettuare la ricognizione

cuneo di legno e solleva con facilita îl coperchio della prima cassetta. Cassetta di San Nicoîa Magno

L'interno appare occupato da un'altra cassetta di piombo leggero battuto a sbalzo, con ii coperchio a scmplice inca-

In primo plano le ossa brunastre e sul fanda la calotta cranica

// Prof. Carmin e la Dr. Căpitănia ossetvan» attentamente l'apertura del coperchio della cassetta di piombo.

Spiegata la seta, i presenti rimangono disorientati: vedono un ammasso ordinato ma complesso di piccole ossa di differente coloratura, misura e consistenza. Colpisce la presenza di una "calotta cranica" inattesa. Se ii cranio di S. Nicola e stato rinvenuto integro a Bari nel 1953, questo a chi appartiene? I resti ossei di diverso colore e misura, a quanti individui appartengono? Non e possibile rispondere a prima vista; e, pero, l'înterrogativo che sorge irrefrenabile e con una certa apprensione.

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Dopo piu di 350 anni, non si awerte alcun indizio di umiditâ o di muffa. Anzi, notato appena un leggero e giustificato odore di chiuso, la Dr. Capitanio, fa rilevarc un insistente aroma provenienţe dalie erbe e dai legni odorosi deposti sul fondo coperto da bambagia. TI notaio, con l'ausilio della accurata descrizione del Corner, cerca con ii ricognitore di ritrovare gli "oggetti" che devono essere presenti: Kj SSi Ifl&ani Nicolni. Myrtnjit. %piscopi . /fliraculij Glorioşi. fth-r ipM iveifii _MC .

4d boc Littuj dtduct*. . ac temple LLCicri condiis. JLxindt, in hoc rvcetta a. Tftaiuicnis ţÂSicilum .

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a pomju tTAnjLitA . XJthino VW -Francisco Er/cio . principe » Hieronumo ^piiicLLo EiUuino ex La pergamena ritrovata perfettamente conservata

- la pietra nera simile al paragone: sta al suo posto, cioe sotto la calotta cranica del Santo (che non pud essere Nicola di Myra). E' piccola, forse di ardcsia, di medio spessore, sulla quale con grafia incerta e usando uno stilo e stata incisa la iscrizione greca: + O ATJOC NIKOAAOC TA17HOC AHMflCANA (0 Aghios Nikolaos Tapeos Lempsana ),

che ii Corner riporta in greco e in latino

nel modo seguente: "O Aghios Nikolaos o Tapeinos ia lipsana te myroblute"; "Sancti Nicolai mansueli reXiquiae liquorem emanantes".

- La calotta cranica : Ha rappresentato l'interrogativo piu imbarazzante e, insieme, la scoperta piu esaltante. Era evidente (data la ricognizione di Bari) che non poteva essere di S. Nicola Magno, cioe "di Bari", anzi di Myra. II suo colore e "brunastro" come ii cuoio. Altre "ossa" grandi e brunastre, facevano da contrasto alia maggior parte che si vedevano "bianchicce, scheggiate e rotte", che ii Corrain attribuî subito a due o tre individui differenti. II Corner cita F. Ughelli (cit., t.V, col 1234): ossa sua, videlicet magni Nicolai Gonfessoris erant alba velul lac, sed confracta et

rupta. II cronista veneto, in "Notizie storiche" scrive: "Nell'anno 1634, riconosciuta l'identitâ delle sacre ossa, e principalmente di quelle di San Niccolo ii Grande, candide piu delle altre e piu infrante per essere state a forza staccate dalia gran massa di bitu-me (o calce?) in cui le aveva fatte involgere l'imperatore Basilio" (p.60). Per ii momento, sospendiamo ogni giudizio, ma si fa strada l'ipotesi che in qucsta cassetta si trovino anche ossa appartenenti al corpo di Nicola di Pinara, metro poliţa di Myra, e nipote del Nicola Zio. Per ii colore della calotta e per Teta presunta, fa sospettare uguaglianza di attributi essenziali con le reliquie di Nicola Zio (come si vedrâ subito dopo). I veneziani trafugatori a Myra, con ogni probabilitâ, ignoravano l'identitâ di Nicola di Pinara e ii luogo preciso dove era stato sepolto Nicola di Myra: ritennero in buona fede di avere in mano un "resto osseo assolutamente singolare e prezioso".

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Sopra : Ss calotta minim trovata ain.nt.erno della rassetta contenente le Reliquie di S. Nicola Magno. A. Sinistra : la pietra nera.

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II Vasetto della Manna

Sopra: La sommită dei vasetto continente l'unguento che si pud

vedere pardalmente illuminato. A fîanco: 7/ vasetto della Manna, Sotto: L'analisi chimica dell'unguento fatta dai laboratori chimici dell'Universitâ di Padova

UNIVEBSITi» DEGLi STUDI DI PADOVA D1PARTIMENTO II] CHIMICA IN0RGAN1CA, META1X0RGANICA ED ANALITICA

I.AHORATORIO Dl AKAM5I CHIMICA APPLICATA

asetto con 3a Mauna", rinveauto EwUq rama COti Le reliquie di Sau VicoJa iJ 'Bndi?F Vageovo di Mira* presBO In clilv^a di S. Nicolo ai LJ'3I> di Vsn^zîa. IH

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nel "Vasetto con lfl Manna", la cui presenza allintemo della cassa con le re ftan Nicţila ii Oande, Veacovo di Mira, e documentata fin dai 1399 Tale cai utato da lei ccnsegnato al prof G.G. Bombi in data 12 05.93. La informa iiiultre che sflrcbbc no&tra interi UIT LI - :irn.-t;'ini»; la caratten anche attraverEO tgcmctie d jn.cn?1 mo ILTI CI IK.^ITJ &r\ 1 rţi rirrLp^tşnzii al fiiit tare ii pfiriodo e Ia provanienza deU'unguent-j, Su tutti fiii ulteriori fiviluppi cej-ca la lorrjj rim |::"rifiili c.'imente informata. rtcueandomi per îl ritardu, le pnrgn i miei piu corditdi fialutr.

dntt. A. Tapparo

Sulla base ric-ll'- LU . I I I ^ I ^^f-N:!" M ,HiO iff^tinjin 1 ..:. ii L.L T ..pi i - f in esame si; inr'".n i.\i.' '.Li'.T-C LI itr dn. i^:[ I _]. I . vc-sţe-tip f " 1 r 1 r n . 1 l 1 1 ! CHL 1 L j^aturu LL ^ POCSSM d 1 catena pi L I etnia, ne hanno modificatf 1 J co/T.ţn^uiunrî -\ f.ivnr | ; ■'"i^li .icidi jrafii*

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