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A cura dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica
Direttore responsabile: Raffaele Morelli Condirettori: Vittorio Caprioglio, Daniela Marafante, Piero Parietti Direttore generale: Liliana Tieger Redazione: Giorgio Barbetta (caporedattore) Grafica e impaginazione: Elisa De Gradi Progetto grafico: Roberta Marcante Comitato scientifico: Ervin Laszlo (presidente), Piero Parietti, Maria Ceriani, Alfonso Rogora (direttori scientifici), Romeo Compostella, Maurizio Cusani, Pietro Fornari, Francesco Padrini, Maria Rita Parsi, Fiorenza Zanchi HANNO COLLABORATO Testi: G. Cataldo, P. Costanzo, P. Fornari, G. Guerini Rocco, P. Lumia, A. Mantice, C. Marazzina, M. Morelli, N. Morelli, D. Mosca, P. Parietti, G. Ruatasio, M. G. Tumminello, K. Vignoli, M. Zanardi, M. Zani Immagini: A. Ruggieri, Fotolia, 123rf.com. Copertina: A. Ruggieri Pubblicità: Elisabetta Alborghetti, Doris Tieger Segreteria: Luana Lombardi, Chiara Rizzelli Responsabile amministrativo: Danila Pezzali Segreteria di Direzione: Daniela Tosarello Responsabile ufficio tecnico: Sara Dognini Ufficio abbonamenti: Maria Tondini CORSI DELL’ISTITUTO RIZA Responsabile: Patrizia Peri Segreteria: Pierangela Scapuzzi, Alessandra Montagna REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, SERVIZIO ABBONAMENTI E PUBBLICITÀ: via L. Anelli 1, 20122 Milano, tel. 02/5845961 (8 linee r.a.) - fax 02/58318162 Stampato in Italia da: Rotolito Lombarda S.p.A. 20063 Cernusco Sul Naviglio (MI) Distribuzione per l’Italia e per l'estero: SO.DI.P S.p.A., via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Una copia € 4,20, arretrati € 8,40. Abbonamento annuale (12 numeri): Italia: € 38,00. Paesi europei: € 122,00. Altri Paesi: € 164,00. Oceania: € 218,00. Versamenti da effettuare sul C.C.P. n. 25847203, intestato a Edizioni Riza S.p.A., via L. Anelli, 1 - 20122 Milano. Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 190 del 19-4-’80. ISSN 0394-9982
n. 415 SETTEMBRE 2015
diretta da Raffaele Morelli
SOMMARIO A tu per tu
L’Editoriale con Raffaele Morelli Morelli risponde
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Lezioni di autostima
Vincere l’amarezza: cosa fare quando ti senti tradito
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Riza al tuo fianco
Incontri con l’anima I disagi interiori I disturbi psicosomatici Curarsi con i sogni Dimagrire con la psiche Coppie e amori I tuoi successi
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Soluzioni
Lo stress cronico Gli auto-sabotaggi
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Il tema del mese
Come vincere la paura del giudizio degli altri
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Il fegato sano Legumi e cereali Nuova cosmesi
80 86 91
Il giornale delle Uscire dal vittimismo
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Riza al tuo fianco
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Il giornale delle soluzioni
www.riza.it
[email protected] (Edizioni Riza) [email protected] (Riza psicosomatica) [email protected] (corsi Istituto Riza) [email protected] (abbonamenti) [email protected] (pubblicità)
Medicina naturale
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Il tema del mese
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Associato a: A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA CONFINDUSTRIA
2007
Interventi
Il cervello e le parole Comunicare le emozioni Dalla parte di lei Corpo e psiche Sesso e amore Il pensiero e l’azione Figli nostri Il test del mese
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La medicina naturale
Settembre 2015
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L’EDITORIALE di Raffaele Morelli. [email protected]
Le lacrime che Acqua come culla in cui si viene al mondo; acqua che depura l’anima dai fantasmi di una madre assente e di una figlia colma di rancore; acqua da cui rinasce un femminile dimenticato; acqua che porta all’estasi: queste sono le acque che Anna ha attraversato, nei suoi interminabili pianti. E che l’hanno salvata
C’
è sempre qualcosa di nascosto che non vediamo. Per questo le risposte facili sono sempre le più sbagliate. Anna (50 anni) ha passato anni a colpevolizzarsi per la morte della mamma. «Non siamo mai andate d’accordo, un litigio continuo, una lotta senza fine. Così ho pensato di allontanarmi da lei, di non sentirla più. Ho chiuso i rapporti definitivamente, me ne sono andata lontano. Lei non sapeva più dov’ero. Sono passati gli anni senza più avere la benché minima relazione e senza più dare notizie di me. Alla fine lei non mi ha più cercata». Molte persone le chiedevano di sua madre, Anna cambiava discorso. Sua madre muore e lei viene a saperlo molto tempo dopo: la distanza tra loro era diventata invalicabile. Dal giorno della notizia della scomparsa della madre, Anna viene attraversata da un fiume di lacrime, inarrestabili. «Per due anni ho pianto tutti i giorni per ore e ore. Dove potevano stare dentro di me tutte quelle lacrime non lo so».
Illustrazione di Alberto Ruggieri
Cosa sono le lacrime? La spiegazione più facile per
la psicologa che la seguiva in psicoterapia, era quella dei sensi di colpa per non aver più cercato sua madre, per non averle dato l’ultimo saluto, per non esserci stata neppure al funerale. E quindi sedute su sedute a parlare del perché si era allontanata dalla mamma. Abbiamo sempre in mente i rapporti perfetti, omologati, che funzionano secondo l’opinione comune. Perché una madre e un figlio non dovrebbero stare a distanza se non si sopportano?
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La fonte della vita Gli antichi greci chiamavano Afrodite la forza rigenerante contenuta nelle acque
NESSUNA FERITA È PER SEMPRE
IL BLOG DI MORELLI Cerca gli interventi e i video che ti aiutano a superare i piccoli e grandi problemi con te stesso e con gli altri: riza.it/raffaelemorelli.html
salvano la vita Il pianto è un potente antidolorifico naturale
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e lacrime non sono tutte uguali. I ricercatori hanno scoperto che esistono tre tipi di lacrime: quelle basali che tengono umido l’occhio, quelle causate da irritazioni e quelle emotive. Ma anche il tipo di emozione conta: le lacrime di gioia sono molto diverse da quelle di dolore; quelle di stress non sono paragonabili a quelle suscitate da un ricordo: cambia la chimica e la viscosità. In tutte le lacrime emotive è però presente un neurotrasmettitore, detto leucina encefalica, che funziona come un antidolorifico naturale.
Adele, un’altra mia paziente, è rifiorita dopo essere andata lontano da una madre opprimente. Le rare volte che la vedeva stava male. Ciascuno vive ogni rapporto secondo il suo carattere, il suo modo di stare nel mondo, secondo le sue inclinazioni e la sua unicità. Le relazioni possono farci anche appassire: se capita bisogna scappare. È il senso di colpa che ha portato Anna a piangere per mesi e mesi? Oppure il nucleo, il sé, l’essenza di Anna stava facendo con le lacrime incessanti qualcosa che serviva alla sua evoluzione? Cosa sono le lacrime? Acqua antica dove nasce la dea Afrodite, acqua che sorge vicino agli occhi, al luogo dove vediamo il mondo, lo percepiamo, lo creiamo con lo sguardo. Acqua salata, come il sale della vita con cui cospargiamo il corpo del neonato nel battesimo. Acqua come il liquido amniotico, acqua come la sorgente perenne del femminile che abita ogni donna. È molto diverso guardare le cose da quel nido dell’immensità che è la vita e non dall’opinione comune della psicologia. Le lacrime sono la casa dell’immenso regno dell’acqua.
L’energia acquatica È banale cercare spiegazioni
che girano intorno alla mamma che non c’è più. Spesso vediamo nei pazienti i nostri luoghi comuni, mentre invece stanno vivendo in dimensioni in cui entra l’infinito che noi non vediamo. Il mio amico Vittorio, quando ha sentito il caso di Anna, ha detto: «Le lacrime hanno tolto un tappo dal femminile, l’hanno portata a vivere la donna che per
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Come evitare di trascinarsi i dolori del passato
Workshop pratico condotto da
RAFFAELE MORELLI Milano - Sabato 24 ottobre 2015 Nella psicologia moderna si è formata l’idea errata che il nostro benessere dipenda dalla capacità di analizzare la nostra infanzia, la nostra storia, il nostro passato. Così l’attenzione è stata portata esclusivamente sul nostro Io, sul lato esterno dell’anima. C’è invece qualcosa dentro di noi che vive fuori dal tempo e sta realizzando la nostra unicità. Mentre riflettiamo su genitori che non ci hanno amato, sulle scelte sbagliate, su relazioni che non hanno funzionato, perdiamo di vista quell’eterna fioritura che abita la nostra profondità e da cui dipende il nostro destino.
PROGRAMMA Ore 10.00-11.30: Noi esistiamo al di là delle nostre ferite e al di là del tempo Ore 11.45-13.00: Le Immagini della Natura che ci abitano e che ci guidano lontano dai disagi (workshop pratico) Ore 14.30-15.45: La guarigione arriva in un attimo quando impari a voltare pagina Ore 16.00-17.30: La tecnica della contemplazione interiore: l’amico sconosciuto che cura le nostre ferite (workshop pratico) Il corso è interamente condotto da Raffaele Morelli Il costo è di €200,00 Il workshop comincerà alle ore 10.00 e terminerà alle ore 17.30
Prenotazioni entro il 1 ottobre 2015
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INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI Valentina Malgrati Tel. 02/58459624 e-mail: [email protected]
L’EDITORIALE
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Quelli che chiamiamo sintomi o disagi, come il pianto irrefrenabile, stanno preparando la fioritura. Una forza risanatrice scende in campo e ci guida, senza ragionamenti sul passato, verso il nostro destino
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anni era bloccata. Bisogna togliere le cause, se vogliamo parlare davvero e profondamente dei nostri disagi». Piangiamo per qualcuno? Per qualcuno da cui ci eravamo staccati, perché il rapporto di vicinanza non funzionava? O perché le lacrime sono la miglior forma per esprimere un femminile che è stato rimosso, spento, bloccato, magari anche a causa della relazione con una madre gelida? Lacrime tutti i giorni per due anni e poi meno frequenti l’anno dopo: nel frattempo Anna è diventata sempre «meno rigida, meno dura, più dolce, più sensuale, più coinvolta nelle cose di tutti i giorni. Io soffrivo, piangevo e gli altri mi vedevano bella, gli uomini mi corteggiavano. Un vero paradosso». I grandi saggi chassidici insegnavano che le lacrime senza motivo erano la porta di ingresso verso l’estasi, il sacro, il divino. «Piangevo senza sapere perché, piangevo e via via stavo meglio. Non so perché ma piangere era diventata la mia ragione di vita. Le lacrime sgorgavano come se fossi una fontana, non sapevo cosa farci». Accadeva un vero e proprio miracolo: si era attivata nel cervello un’energia acquatica, alta; gli antichi chiamavano le lacrime l’acqua del cielo, esattamente agli antipodi dell’urina, anch’essa salata, ma che scorre nei piani bassi dell’essere, negli inferi. Acqua del cielo, le lacrime che depurano l’anima, acqua della terra, l’urina che depura il sangue, l’energia vitale.
Tristezza ed estasi Lacrime del cielo,
della stessa sostanza di Afrodite, ««generata dal Dio del cielo, come ultimo germoglio della sua potenza virile, nel mare. [...] La Dea della bellezza e dell’amore, l’“eterno femminino”, sorge dal mare!». (Walter Friedrich Otto, Theo-
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Riza psicosomatica
”
phania, Il Melangolo). Rossana, come molte altre donne, bagna di lacrime il cuscino, quando gode, quando raggiunge l’orgasmo. Gli uomini non la capiscono: pensano che soffra, invece è immersa nell’estasi del piacere. Otto ricorda ancora che Afrodite è “colei che trascina all’estasi”: le lacrime preparano la rinascita di Anna. Tutti la vedevano bella perché era unita con l’acqua primordiale, eterna, la sorgente infinita di Venere. Forse la storia con sua madre ha influito nella sua vita. Ma perché perdere tempo ad analizzarla, a ragionarci, quando con le lacrime Afrodite le stava regalando la nascita della Donna che viveva dentro di lei rintanata nel buio, senza manifestarsi?
Il femminile fiorisce Dopo le “lacri-
me di Afrodite”, il femminile rifiorisce, l’amore entra facilmente nella sua vita, l’eros, il desiderio, che nel matrimonio non aveva praticamente conosciuto, ritornano a fiorire. Le lacrime regalano ad Anna un mondo nuovo: i sensi di colpa erano solo la scorza di un processo alchemico, di una magia immensa, voluta da Afrodite. Il regno della Dea. «Abbraccia tutte le delizie, dall’amore sessuale fino al celeste incanto della bellezza eterna». (Walter Friedrich Otto, Theophania). Afrodite è anche la dea che porta all’estasi, talora attraverso le lacrime. Le stesse che hanno fatto rinascere Anna. Spesso quelli che chiamiamo sintomi o disagi, come il pianto irrefrenabile, stanno preparando la fioritura. Una forza risanatrice e riparatrice scende in campo e ci guida, senza ragionamenti sul passato, ■ verso il nostro destino.
Centro Riza Servizio di psicologia e psicoterapia
Incontri di gruppo Tutti i giovedì con Raffaele Morelli SCOPRIAMO LE NOSTRE RISORSE INTERIORI Abbandoni, separazioni, fallimenti sentimentali, disagi esistenziali e disturbi psicosomatici a volte ci travolgono. E così ricorriamo agli psicofarmaci con la speranza di salvezza. Ma non è fuggendo dal sintomo, o cercando di metterlo a tacere con le medicine, che possiamo risolvere il problema. Questi disagi racchiudono una gemma preziosa: è il grande sapere dell’anima che preme per farci realizzare la nostra vera natura, cioè il nostro essere diversi da tutti gli altri. Perché ognuno possiede Immagini soltanto sue. Gli incontri terapeutici del giovedì sono workshop pratici dove vengono insegnate le tecniche fondamentali per ritrovare il benessere interiore.
Incontri terapeutici di gruppo, condotti dal dott. Raffaele Morelli, medico, psichiatra e psicoterapeuta, tutti i giovedì dalle 17.00 alle 18.30 Dato l’elevato numero di richieste si consiglia di prenotare con largo anticipo
LE TECNICHE PER PREVENIRE E CURARE L’ANSIA E IL PANICO Chi soffre di DAP (disturbi da attacco di panico) ritiene che questo disagio sia insormontabile e finisce con il farsi condizionare l’esistenza. Rinuncia a viaggi, teme la solitudine, perde la sua autonomia e l’indipendenza. In questi incontri di gruppo si impara prima a gestire il disagio e via via a scoprire che l’ansia e gli attacchi di panico sono la manifestazione della parte più vitale che chiede di prenderci cura di noi stessi. Affrontarle come un’opportunità di crescita rende molto più rapida la guarigione.
Incontri terapeutici di gruppo, condotti dalla dott.ssa Maria Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta, tutti i martedì dalle 18.30 alle 20.00 Centro Riza di Medicina Naturale - Via Luigi Anelli, 4 - 20122 Milano Per informazioni e prenotazioni tel. 02-5820793 http://centro.riza.it - [email protected]
MORELLI RISPONDE Le email al direttore. [email protected]
«Appena sono guarita
lui mi ha lasciato!» Quando Angela era depressa, Andrea era la sua ombra consolatrice. Ora che lei ne è uscita, lui si sente tradito e la lascia. Un abbandono provoca sempre dolore, ma in certi casi è l’inizio di una vita più felice
LA SORPRESA DI ANGELA “Gli voglio ancora bene ma non so più cosa pensare”
«E
ro depressa da anni. Ho conosciuto Andrea, un uomo timido ma gentile e abbiamo fatto causa comune. Ci consolavamo a vicenda. Probabilmente il nostro era più un crogiolarsi nei lamenti, ma quel rapporto mi aiutava a sentirmi meno sola. Poi sono cambiate delle cose. Ho trovato l’energia per fare qualche passo oltre il mio buio, ho trovato un lavoro che mi piace, ho iniziato a stare... bene! Pensavo che Andrea ne sarebbe stato felice. Invece è diventato chiuso, scontroso, continuava a dire che io non ero quella di prima. Settimana scorsa mi ha lasciata. Quando stavo male era al mio fianco. Ora che sto bene mi abbandona. Io soffro perché gli voglio bene, ma non so cosa pensare». ANGELA
Incontri provvidenziali La vita ti porta vicino a chi è utile alla tua crescita e ti allontana da chi ti frena 8
Riza psicosomatica
IL DOLORE SVOLGE UNA FUNZIONE ESSENZIALE Consuma le abitudini del passato e forma il tuo nuovo volto
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uando provi un forte dolore non lottare contro le tue emozioni, non perdere tempo a cercare spiegazioni o soluzioni. Prova a dirti: «Sento questo dolore, lo accolgo e non voglio fare niente, non voglio spiegare niente. Lascio che mi trasformi». Allora l’abbandono diventa uno spazio nuovo, l’opportunità di incontrare lati sconosciuti di te. Ogni tanto poi, nei momenti in cui la sofferenza è meno viva, puoi dirti: «Ecco, io adesso sono sola, che cosa mi viene da fare che prima non facevo? C’è qualcosa che non ho ancora fatto e che mi viene spontaneo? Senza fretta lascio che si formino nuove idee, nuove intuizioni. Quando sarà il loro momento, si affaccerano da sole». In questo modo il dolore si consuma e potrai in breve tempo sperimentare quella rinascita che tutti quelli che sono stati abbandonati raccontano: «II primi mesi sono stati brutti - spiega Enrica, 38 anni - ma non mi sono sforzata di uscirne prima del tempo. Ho lasciato che il dolore si consumasse da solo. Poi un giorno, di colpo, mi sono sentita rinata: tutto era passato, come se fossi riemersa da un naufragio su un’isola deserta piena di doni della natura e di opportunità».
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volte la relazione di coppia si costruisce sulle fragilità, è un incastro di debolezze. Proietti sull’altro il tuo modo di accasarti nel mondo, il giudizio statico che dai su te stesso e ti aspetti che l’altro lo condivida. Ad ogni: «Sono fragile, tutti ce l’hanno con me, meritavo di più» corrisponde un: «Non ti preoccupare, resta così perché ci sono io ad aiutarti e a consolarti». Gli equilibri statici però bloccano l’energia vitale. Quello non è più amore, è abitudine. Hai delegato a lui funzioni che in quel tempo non sapevi svolgere. Ma quando sei cambiata, appena ti sei evoluta e hai sviluppato quelle funzioni, lui è rimasto spiazzato, si è sentito tradito. L’illusione reciproca è crollata. In queste relazioni, quando uno dei due rompe l’abitudine, l’amore non resiste. Del resto un rapporto di coppia ha senso se ti aiuta a espanderti, a riappropriarti di funzioni che ti appartengono: solo così può durare, perché ti ricrea continuamente invece di castrarti. Altrimenti blocca il processo vitale, che si sbloccherà solo con la crisi necessaria del rapporto. Le forze dell’abbandono Quando veniamo abbandonati proviamo un grande dolore e si innescano in automatico alcuni tipici pensieri e comportamenti. È difficile non cascarci, ma occorre sapere che sono dannosi. Cercare di rimettere in piedi il
rapporto, cercare di capire, pensare e ripensare agli errori non fa che rinnovare il dolore. Quando veniamo abbandonati, assieme a noi viene abbandonato un “codice” fatto di abitudini, parole, frasi, modi di fare: è una fase della nostra vita che inizia a staccarsi da noi e ad allontanarsi. Mentre stavate assieme tu sei cambiata, hai scoperto nuovi lati di te e questo ti ha fatto uscire dalla depressione. Una relazione che blocca questo processo di rinascita è una relazione sbagliata. L’abbandono ora è doloroso, certo, ma può essere benefico. Come curarlo? Finché ci lotti contro, non ne verrai a capo. Devi affidarti alle forze dell’abbandono, permettergli di svolgere la loro funzione preziosa: prima curarti attraverso l’oblio, poi farti andare oltre, renderti di nuovo disponibile per una storia nuova, diversa, nella quale non dovrai più recitare la parte della malata cronica ■ per farti accettare.
Un rapporto di coppia ha senso quando ti aiuta a espanderti, a riappropriarti di funzioni che ti appartengono, ma che non sapevi ancora svolgere Settembre 2015
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LEZIONI DI AUTOSTIMA
Di Vittorio Caprioglio
Vincere l’amarezza
Cosa fare quando ti senti tradito Parlano male di te e ti crolla il mondo addosso? Invece di rimuginare sull’episodio senza riuscire a darti pace, prova a immergerti nelle immagini: ne uscirai trasformato
La via interiore Il pianto lava via l’umiliazione
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i scrive Agnese: «Vorrei sentirmi più sicura di me stessa, ma come si fa quando ci si sente sempre amareggiati e feriti, traditi anche dai propri amici? La testa continua a tornare a quell’episodio: piango e mi sento umiliata e penso che tutti ridano di me...». Quando stai male e ti senti ferito da ciò che qualcuno ti ha detto o fatto, rimuginare rivivendo mille volte l’episodio cercando di scacciare il dolore lo fissa e lo fa tornare all’infinito. Prova invece a fare questi passi. • Fai una descrizione semplice di ciò che senti, ad esempio: «Mi sento 10
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profondamente umiliata perché lui ha detto di me quelle cose terribili in pubblico». Ripetila mentalmente. Ora inizia a spostare l’attenzione dalla causa del dolore, al processo che avviene in te. • Elimina “lui” dalla scena. La frase diventa: «Mi sento umiliata per le cose dette in pubblico». Ripetila ancora, e ancora. • Elimina anche la causa, cerca di percepire solo la tua emozione: «Mi sento umiliata, profondamente». • Ora elimina anche l’io ed entra così totalmente nel dolore che provi, lascialo venire, lascia che si allarghi, abbandonati: «C’è una profonda umiliazione, nient’altro che umiliazione». Percepiscila in modo puro, senza tante parole intorno a farti da schermo... Ora non ci sei più tu, non c’è lui, non ci sono gli altri né un perché: l’Umiliazione in persona è venuta a trovarti per motivi che non conosci. Tu non lotti, la fai accomodare dentro di
te, accogli il pianto senza volerlo scacciare e senza fare commenti. • Mentre ti lasci invadere, vedrai che in te si attiverà qualcosa: un’immagine, un collegamento mentale con un’altra situazione, un ricordo antico, un desiderio, uno sguardo dall’esterno, un’idea nuova cui non avevi mai pensato... Noterai che è sufficiente spostarti di poco, distogliere la mente per un attimo dal continuo riproporsi di quella scena e dal tuo intento di scacciare il dolore, per far nascere all’istante altre immagini, altre emozioni, altre idee; il dolore inizierà allora a trasformarsi in qualcos’altro e progressivamente sfumerà. • Ripeti l’esercizio tutte le volte che ti senti ferito e la mente riattiva il suo circolo; in breve tutto il dolore si consumerà e ti lascerà in dono una coscienza più larga, in cui anche gli episodi dolorosi possono diventare elementi essenziali del ■ tuo cammino.
a cura della Direzione Programmazione e Sviluppo
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RIZA
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Mangiare nello stesso pasto degli alimenti che hanno processi digestivi diversi provoca disturbi gastrointestinali e riduce l’assimilazione dei nutrienti. Ecco le combinazioni esatte e quelle sbagliate. In edicola con Dimagrire e da solo dal 20 agosto
Crediamo di sapere quale sia la meta che dobbiamo raggiungere, ma in realtà seguiamo solo dei modelli stereotipati; ognuno di noi ha invece la sua strada, unica e diversa da tutti; la può scoprire guardando dentro di sè. In edicola con Riza Psicosomatica e da solo dal 1 settembre
I MINI PASTI CHE SALVANO LA LINEA Un libro di ricette utili per ridurre il girovita ed eliminare i chili in più, recuperando o mantenendo il peso forma e contrastando anche i ristagni di liquidi e la cellulite. In edicola da solo dal 29 agosto
Quando ci coglie un attacco di fame tra i pasti o davanti alla Tv, è facile cedere alla tentazione di snack ricchi di grassi e zuccheri. Ecco tanti consigli per preparare in casa spuntini salutari e leggeri, anche da portare con sè nella giornata. In edicola con PerdiPeso e da solo dal 5 settembre
Li trovi in edicola oppure ordinali a Edizioni Riza - Tel 02/5845961 o direttamente sul sito www.riza.it (AREA SHOPPING)
RIZA
al tuo fianco La voce dei lettori e le risposte degli esperti I disagi interiori
Incontri con l’anima La terapia del silenzio disintossica la mente
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I rimorsi svaniscono se immagini una dea che ti indica la strada
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Coppie e amori
Disturbi psicosomatici LA CEFALEA Via il chiodo fisso e la testa respira
Salvate l’amore dalle inutili discussioni sull’amore!
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E inoltre questo mese parliamo di...
22 Curarsi
con i sogni Il corpo rivela di notte i suoi desideri segreti
24 Dimagrire
con la psiche Sei in guerra col grasso? Fai prima pace con te
28 I vostri
successi «Quel giorno in cui la felicità mi cascò in testa»
Settembre 2015
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RIZA al tuo fianco Incontri con l’anima di Davide Mosca, scrittore [email protected]
La terapia del silenzio Le parole possono avvelenarti: se le usi per recitare una parte, ti puoi perdere e non sapere più chi sei. Recuperare l’autenticità attraverso l’esercizio del silenzio interiore aiuta a ritrovare il benessere eliminando gli sforzi mentali inutili
A
un gruppo del giovedì al Centro Riza una quarantenne spigliata parla senza sosta. È la prima volta che partecipa al gruppo, ha una voce acuta, modi che vogliono essere accattivanti e occhi spiritati. Interrompe di continuo la seduta. Non perde occasione di raccontare episodi della sua vita o di ripetere a pappagallo frasi apparentemente sagge, per giunta del tutto a sproposito. Anche se non se ne rende conto, sembra una cabarettista alle prese con un copione scritto da altri e imparato a memoria. Vuole parlare della sua vita, ma in realtà straparla solo del suo film mentale. «Camilla, guarda che ti intossichi con tutte queste parole. Ripeti suoni vuoti e non stai ascoltando l’unico suono che conta: quello che risuona dentro di te, che ti caratterizza. La soluzione è nel silenzio» le dice Raffaele Morelli a un certo punto. Ma lei continua ostinata a cicalare. «Camilla, la soluzione è nel silenzio» le ripete Morelli imperturbabile. Ma è come se qualcuno avesse premuto un bottone nella testa della donna: mitraglia parole a raffica.
Impara a stare con te stesso Resasi conto che
la sua performance non sta ottenendo il successo sperato, indurisce il tono, come offesa che nessuno capisca la genialità del suo sfogo. Alla sua prolissità concitata fa da contraltare la laconicità di Morelli: 16
Riza psicosomatica
«Se vuoi imparare a stare con te stessa, devi imparare a stare nel silenzio». Altre raffiche di parole di Camilla, sempre più nervose e fuori contesto, quasi incattivite. «Se non sai stare nell’adesso, non sai stare qui» le dice infine Morelli. Furibonda per non essere riuscita a farsi valere, quasi che la vita sia una sfida di retorica, la donna si alza, se ne va sbraitando e sbattendo la porta.
La medicina di cui hai bisogno
La seduta continua, ma del tutto inaspettatamente la donna ricompare mezz’ora più tardi. Apre la porta con discrezione ed entra senza una parola. È calma. Si siede e sta in silenzio ad ascoltare per il resto della serata. Si vede chiaramente che ha messo da parte qualcosa: le sue convinzioni, quello che credeva d’essere, ha sospeso la donna che deve avere una parola per tutto, la donna che deve convincere gli altri, e forse se stessa, di essere sempre brillante, la più brillante della compagnia. L’invito al silenzio l’ha colpita, il seme ha attecchito dentro di lei. Si vede dai suoi occhi, più lucidi e sereni, che comincia finalmente a capire. Non sono le parole, ma l’assenza di parole la medicina di cui ha bisogno.
I GIOVEDÌ DI RIZA Le riflessioni che compaiono in queste pagine sono tratte dagli incontri terapeutici di gruppo che si tengono ogni giovedì al Centro Riza di Medicina Naturale, a Milano, condotti da Raffaele Morelli. Per informazioni: 02/5820793
disintossica la mente UNA SALUTARE DISCIPLINA I luoghi comuni ingolfano il motore interno. Riattivalo così
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a vita è quello che succede mentre sei impegnato a fare altri progetti, cantava John Lennon in un pezzo dedicato al figlio, riprendendo un antico motto del sufismo. Tutti presi dall’inseguire modelli esterni ripetiamo continuamente parole vuote. Mentre ci incaponiamo lungo sentieri che non ci appartengono, però, la vita continua a richiamarci sulla nostra strada. Il nostro mondo interno non si stanca di farsi sentire, ma il più delle volte non lo ascoltiamo perché abbiamo la testa piena di preconcetti e di frasi fatte. Scrive Jung: «La solitudine è per me una fonte di guarigione che rende la mia vita degna di essere vissuta. Il parlare è spesso un tormento per me e ho bisogno di molti giorni di silenzio per ricoverarmi dalla futilità delle parole». Solo nel silenzio può emergere ciò che siamo, perché le parole non fanno altro che ingolfare il nostro motore interno. Come sassolini gettati su una sorgente, corrono il rischio di otturarla. Nell’assenza di parole, invece, possiamo udire il nostro interno, che conosce quello che ci serve per stare bene e di ■ continuo ce lo ricorda.
Se vuoi capire l’altro non ascoltare le parole che dice ma quelle che non dice. Tace in noi ciò che è vero, parla ciò che è acquisito KHALIL GIBRAN Settembre 2015
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RIZA al tuo fianco I disagi interiori di Vittorio Caprioglio, medico psicoterapeuta
LE OCCASIONI PERDUTE
I rimorsi svaniscono se immagini una dea che ti indica la strada «H
o 27 anni e da 4 mesi sono disoccupata. Ho fatto studi artistici e lavori poco soddisfacenti. Ho ricevuto un’offerta di lavoro, un’offerta d’oro almeno economicamente e me la sono fatta sfuggire perché avevo prenotato e pagato una vacanza di due settimane. Ho dovuto decidere in due ore e mi è preso un fortissimo senso di panico:
io non sono il tipo che rischia. Sapevo di fare la cosa sbagliata non accettando e che me ne sarei pentita. Infatti qualche giorno dopo ho richiamato e il posto era stato preso. Ora sono giorni che non riesco a dormire e a non pensarci. Mi rendo conto del grave errore e sto patendo le pene dell’inferno. Continuo a pensare al futuro e ho forti paure». SABRINA
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No ai rimpianti Il destino prende a volte strane direzioni. Non opporti, imparara ad affidarti
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a mente continua a tornare indietro per rimediare all’errore, ma ovviamente il passato è passato, non esiste più, quindi la mente non trova nulla, non c’è più alcun “indietro”, e finisce così per ruotare impazzita intorno a se stessa. Questo però ti suggerisce che non è il passato a farti star male, proprio perché è passato, ma è il tuo pensiero di adesso! È lui che devi disinnescare. Come? Prova a immaginare che in quell’istante decisivo una Dea misteriosa sia intervenuta instillandoti l’incertezza, allo scopo preciso di tenerti lontana da un’opportunità ingannevole: allettante sulle prime, ma che non faceva per te. E ha perseguito il suo scopo mandandoti lontana, in vacanza. Gli antichi Greci avrebbero letto come un segno del destino quanto è accaduto. Non solo, questa Dea misteriosa è intervenuta una volta quindi potrà farlo ancora, aiutandoti a incontrare un lavoro più appropriato. Rilassati, non rimuginare sul passato e attendi fiduciosa ciò che il destino ha in serbo per te.
DI FRONTE A UN DILEMMA Ragionare non aiuta a scegliere: lascia fare alle emozioni
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oi di Riza dite sempre che le paure sono una parte di noi e quindi non bisogna combatterle o ragionarci sopra, vanno accolte. Ma come si fa? Ad esempio, io in questo periodo sono molto ansiosa. Il mio compagno ha perso il lavoro e io ho molte paure. Comincio a pensare a ogni singolo passo da fare, a ogni singolo problema e cerco di trovare la soluzione. Ma più ci penso e più le cose vanno di male in peggio e non trovo la soluzione o trovo quella sbagliata. Come faccio a non arrovellarmi il cervello fino a sentirmi male?». VALENTINA
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uando sei di fronte a un dilemma o a una situazione difficile non è la mente che può trovare la ricetta giusta. Affidandoti a lei, come anche tu hai osservato, rischi di veder crescere l’ansia a dismisura. La mente infatti ha tante qualità ma non è fatta per risolvere i dilemmi
Integratori nutrizionali
esistenziali: non può far altro che applicare ricette già viste, precotte, ma non sa qual è la tua ricetta. È molto meglio che tu ti affidi alla tua interiorità, a quel nucleo intelligente che abita in te e che è in grado di orientarti nella direzione migliore. Ecco perché le paure non vanno combattute: perché sono utili, anzi essenziali: sono le prime avvisaglie di una nuova chimica interiore che si va formando in te, che da sola sta già producendo la tua soluzione. Immaginale come il fumo di una fabbrica: se vuoi eliminarlo rischi di spegnere anche il processo produttivo che lo genera. Se ti arrovelli il cervello è per mandarle via: smetti di farlo, lascia che arrivino. Le paure sono l’elemento “anticipatore” delle soluzioni che tanto aspettiamo. Osservale, percepiscile, lascia che si allarghino in te, non affannarti a cercare subito una risposta. Vedrai che semineranno in te qualcosa che al momento giusto troverà il modo di fiorire. ■
RIZA al tuo fianco Disturbi psicosomatici di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta [email protected]
WALNUT
LA CEFALEA
Via il chiodo fisso e Annalisa ha da sempre in testa un solo pensiero: dimostrare al padre di essere brava e di meritare il suo affetto. Ma superlaurea e superlavoro non sembrano ancora bastare. Finché la corda si spezza e la testa scoppia
IL SIGNIFICATO DELLA CEFALEA
Sei un campo di battaglia tra l’istinto e la volontà
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a cefalea, disturbo molto doloroso e invalidante, segnala alla persona che la dimensione della coscienza razionale, dell’autocontrollo, della vigilanza stanno prendendo il sopravvento su tutto. Il dolore localizzato proprio nel “contenitore dei pensieri” parla però, nello stesso tempo, di un sovraccarico di preoccupazioni, di contenuti inconsci non accettati, di istinti ai quali non si vuole aprire la porta. Chi soffre di cefalea è tutt’altro dal personaggio distaccato e razionale che vorrebbe apparire, anzi ha una natura emotiva e passionale che cerca di contenere con un atteggiamento “di testa”, finché la testa scoppia! Liberarsi di mete eccessivamente ambiziose, di carichi troppo pesanti o di responsabilità, accogliere la propria spontaneità, è la strada per liberarsi dai dolori senza doversi affidare ai farmaci in modo permanente.
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Riza psicosomatica
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nnalisa arriva in terapia a causa di crisi di cefalea che la tormentano da un paio di anni, tanto da costringerla a volte a restare a casa anche un giorno intero, sdraiata sul suo letto e completamente immobilizzata dal dolore. Rischia di dover dire addio al lavoro adorato che lentamente, ma inesorabilmente, aveva riempito la sua vita. È proprio questo pericolo che l’ha convinta a venire in terapia. «Vede dottoressa, io ho lottato fin dal liceo per ottenere sempre i voti migliori, poi ho frequentato la facoltà di economia più prestigiosa e dura d’Italia laureandomi con il massimo dei voti. In seguito master, stage e possibilità di lavorare in studi molto quotati, ma anche molto selettivi. Ho lavorato e lavoro spesso sino alle dieci di sera, tutti i giorni compresi a volte anche i fine settimana. Sentivo che in questo modo venivo apprezzata sempre di più e ne ero fiera».
Il pensiero dominante
«Ho 38 anni, vivo ancora in casa con i miei genitori, praticamente non ho una vita privata, ma non l’ho mai messa al primo posto. Il mio obiettivo era dimostrare a tutti, specialmente a mio padre, quanto fossi stimata e brava sul lavoro, pur essendo una “femmina”, termine che lui
UN SOSTEGNO NATURALE DALLA DISTENSIONE IMMAGINATIVA
Fiori di Bach e immagini amiche accompagnano la guarigione
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on ho prescritto farmaci ad Annalisa, neppure all’inizio della terapia, ma ho accompagnato la maturazione del suo percorso con i rimedi di Bach. Larch, Impatiens, Crab Apple e Walnut. Vanno assunti alla dose di 4 gocce del mix 4 volte al giorno per almeno un mese. Le ho suggerito poi di prendersi cinque minuti al giorno durante i
quali apportarsi in un angolo buio della sua stanza, accovacciarsi per terra, prendersi dolcemente la testa tra le mani e immaginare che una donna bellissima, tenera e affettuosa la stringesse tra le sue braccia e la accarezzasse dolcemente. Dalle carezze sarebbe uscita una luce calda che avrebbe donato una grande sensazione di piacere alla sua testa.
la testa respira matematici, lavorativi e di non essere nutrita da qualche sfumatura emotiva. Gioia, frivolezza o… innamoramento».
Una svolta decisa A queste mie parole la pa-
Troppo ordine L’eccesso di controllo è una delle cause della cefalea
usava in modo quasi dispregiativo, in particolare con mia madre. Sa quante volte da piccola gli ho sentito dire che avrebbe desiderato molto di più avere un figlio maschio? Volevo farlo sentire orgoglioso di me! Ho sempre avuto questo pensiero nella mia testa». «Forse la sua testa - suggerisco ad Annalisa durante il colloquio - si è stancata di ospitare quel pensiero, accompagnato soltanto da altri pensieri razionali,
ziente scoppia in un pianto dirotto, non riesce a fermarsi e non capisce cosa le stia succedendo. Se ne va molto provata ma torna per altre sedute, nelle quali pare riflettere su questa priorità esistenziale affidata a suo padre e alla mancanza totale di dedizione a se stessa come donna. Passa ancora del tempo e Annalisa mi racconta che è iniziato un periodo di furiosi litigi con i suoi genitori: con il padre, ma anche con la madre che accusa di non averla aiutata a vivere di più per se stessa. È indubbiamente spiazzata, non si riconosce in questa donna furibonda ma insieme non si sente in colpa, e non mi chiede di aiutarla a smettere di litigare o a fare pace. Dice di sentire qualcosa di nuovo in lei e vuole seguirlo.
Regalarsi la gioia
È così che arriva anche la decisione, finalmente, di andare a vivere da sola e di dedicare più tempo alle proprie amicizie. La cefalea da un po’ di tempo non si fa più sentire. Annalisa non ha più bisogno di spezzarsi di dolore per prendersi una giornata di riposo, perché ha iniziato a modificare il suo rapporto con il lavoro. «Sono brava lo stesso e non voglio più sprecare la mia vita solo in ufficio. Ho conosciuto un gruppo simpatico in palestra e voglio regalarmi gioia, serate allegre e ■ magari anche un piacevole incontro!». Settembre 2015
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RIZA al tuo fianco Curarsi con i sogni di Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta [email protected]
Nei sogni i pensieri si fanno da parte ed entriamo in contatto con uno strato profondo e saggio del cervello, che sa cosa ci serve. Impariamo ad ascoltare le sue preziose indicazioni
Il corpo rivela di notte Il sogno di Arianna UN VIAGGIO NOTTURNO TRA STANZE MISTERIOSE E PORTE SEGRETE
«H
o un sogno ricorrente. In fondo al viale c’è una villa disabitata circondata da un parco. Entro e apro ogni volta una porta, la chiave è nella serratura, le porte sono tutte chiuse e a loro volta comunicano con una stanza diversa. Ogni volta che entro nella stanza successiva il mio disagio aumenta. Le stanze sono di colore diverso, tutte sfarzose e arredate con gusto: mobili di pregio, quadri antichi, drappi, lampadari di cristallo. Solo una stanza ha un balcone con la vista su un parco completamente in ombra, attraversato da un ruscello. Dal balcone una scaletta scende nel parco. Lo percorro e anche se sono sola, avverto delle presenze. Ritorno nel corridoio e in fondo, di fronte a me, c’è una porta. È bianca, anonima, con la chiave inserita. Non sono mai entrata in quella stanza, ma so che dietro quella porta c’è una scala che scende e conduce in una stanza buia e tetra. A questo punto il sogno si trasforma in un incubo, comincio a sentire urla e gemiti e scappo con il cuore in gola. Mi sveglio poi di soprassalto in preda al panico. Sono anni che faccio questo sogno, si ripete identico ogni volta e non sono mai riuscita ad aprire “quella porta”. Perché?».
Arianna fa un sogno ricorrente: una villa disabitata, stanze sfarzose, un parco misterioso, una cantina piena di urla e di paura. L’inconscio le sta suggerendo qualcosa. E per farlo usa simboli senza tempo
A
volte nei sogni, come in quello di Arianna, riportato a fianco, compaiono case disabitate, polverose, popolate da fantasmi, oppure dimore accoglienti e ben arredate, luoghi che ci sembrano famigliari, ma che sappiamo di non avere mai visto prima. O ancora stanze che non avevamo mai
ARIANNA
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Riza psicosomatica
È il nostro specchio Nei sogni la casa rappresenta noi stessi
Aspetti psicosomatici
QUANDO UNA PORTA SEGNALA DISTURBI DELLA SFERA SESSUALE
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ei sogni l’immagine della porta, intesa come passaggio, può rappresentare anche l’apparato genitale femminile e aprire la porta può essere il simbolo del rapporto sessuale. Quando le immagini oniriche
raccontano della difficoltà ad aprire una porta si possono riferire alla paura di avere dei contatti intimi e indicano la presenza di tabù o il timore nell’esprimere apertamente la propria femminilità.
i suoi desideri segreti visitato. Arianna sogna in modo ricorrente una villa disabitata circondata da un parco. Cosa vogliono suggerirci queste immagini oniriche?
Potenzialità non riconosciute La casa è lo
specchio di noi stessi, simboleggia il mondo interno dell’individuo, ma non solo: è come un prolungamento del corpo, si fa portavoce del rapporto con la nostra interiorità, ma anche con il mondo esterno e l’ambiente che ci circonda. È simbolo di un processo di crescita, di nuove consapevolezze raggiunte e quindi ci appare diversa in sogno proprio perché anche noi stiamo evolvendo. Se nella casa compaiono stanze delle quali non si conosceva l’esistenza o spazi ancora da scoprire, significa che c’è un aspetto di sé con cui il sognatore non è ancora venuto in contatto, un lato ombra ancora non esplorato o conosciuto del tutto. L’immagine della villa disabitata suggerisce quindi ad Arianna che esiste un aspetto della sua unicità nascosto al suo Io, un tratto della sua personalità istintiva non riconosciuto, potenzialità creative ancora non emerse allo scoperto.
L’inconscio vuole scuoterla A sua volta la porta
è un simbolo tipico dei sogni: raffigura la possibilità di avere accesso ad altre dimensioni di sé, testimonia la trasformazione da uno stato a un altro, da ciò che è familiare a ciò che è nuovo, da ciò che è stato e ciò che sarà. Ogni porta, nel sogno, ha la sua chiave e questo significa che Arianna ha gli strumenti e le energie per procedere lungo il cammino verso la nuova riscoperta di sé. La paura che la accompagna si fa portavoce di tutte le resistenze all’andare oltre. Le stanze eleganti e sforzose sottolineano la
presenza di risorse interne che, per poter esprimersi, Arianna dovrà riconoscere e fare sue. Ma il parco in ombra e la percezione di presenze raccontano di quanto sia lontana la protagonista dal prendere consapevolezza del proprio reale valore, di quanto si sottovaluti e desista dal volersi conoscere fino in fondo. È come se vivesse su un piano superficiale. Non a caso il sogno deve tornare in modo ricorrente, come un messaggio che non si vuole ascoltare. È a questo punto che irrompe brutalmente l’inconscio: volendo scuotere la personalità della sognatrice trasforma il percorso onirico in un incubo. Dall’ultima porta, quella che ha accesso alla scala per andare in cantina, si sentono delle grida: sono la voce del profondo che vuole essere ascoltata per consentire ■ finalmente la completa espressione di sé.
I SIMBOLI NEL SOGNO DI ARIANNA La casa è il corpo Rappresenta il mondo interno, la personalità del sognatore nel suo rapporto col mondo esterno e con il proprio destino. Quasi sempre è anche un simbolo del corpo.
La stanza segreta è l’inconscio È il simbolo di aspetti di noi che ancora non conosciamo, risorse inutilizzate, capacità inesplorate, tratti che si stanno affacciando e vogliono diventare consapevoli.
La porta è un cambiamento in arrivo È il luogo del passaggio da una condizione a un’altra, dal passato al futuro, dal vecchio al nuovo, simbolo di un momento di svolta, di una evoluzione personale.
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RIZA al tuo fianco Disturbi psicosomatici Dimagrire con la psiche di Daniela Marafante con la consulenza di Gabriele Guerini Rocco, medico psicoterapeuta, esperto di disturbi alimentari, [email protected]
Sei in guerra col grasso? Fai prima pace con te Attacco, lotta, guerra, combattimento, sconfitta, vittoria: le parole usate dai media per spingerti a fare una dieta sembrano prese da un manifesto per l’arruolamento. volontario. Il problema è che oltre quella trincea ci sei sempre tu! Per dimagrire occorre cambiare radicalmente approccio
Il problema di Marinella COMBATTO COL CIBO MA PERDO SEMPRE. DI CHI È LA COLPA?
«P
eso 100 chili per 170 cm di altezza e combatto da anni con la mia obesità. Grazie a enormi sacrifici ero riuscita a perdere una decina di chili, ma nel giro di pochissimo tempo li ho ripresi tutti con gli interessi. Problemi familiari, coniugali, di lavoro mi hanno ributtato sul cibo. Ho capito che la mia non è una questione di diete. Penso che il punto, se voglio sconfiggere definitivamente i chili di troppo, sia il rapporto con mio marito: se parlo con lui delle cose che non vanno, litighiamo subito e poi mi butto sul cibo, ma d’altra parte se me le tengo dentro mangio lo stesso se non MARINELLA di più».
Ti fai del male Voler dimagrire con violenza è come lottare con la propria ombra
Atteggiamenti sbagliati • Cercare all’esterno le cause delle tue abbuffate. • Considerare quella col grasso una vera guerra. • Adottare un lessico bellicoso di tipo militaresco.
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LE PAROLE PESANTI DA NON USARE PIÙ Attento, se ingaggi battaglia lo sconfitto potresti essere tu
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volte il gergo utilizzato nel campo del sovrappeso e delle diete dimagranti sembra più adatto all’ambito militare che non a quello medico, cui appartiene. Si parla infatti di “lotta” o “guerra” contro i chili di troppo. In quanto definita come “epidemia” o “pandemia”, l’obesità va quindi “debellata”. Ma come? Una delle diete più famose degli ultimi anni propone un’iniziale “fase di attacco breve e folgorante”, quasi fosse un raid di truppe d’assalto speciali. Un’altra famosissima dieta statunitense promette
di trasformare l’organismo in “un’efficiente macchina bruciagrassi”, quasi una sorta di carro armato che disintegra il grasso corporeo. Ma alla base del sovrappeso, dell’obesità, della fame nervosa non c’è un virus spaventoso né un invasore nemico. In moltissimi casi c’è invece una scarsa consapevolezza delle proprie dinamiche psichiche. Occorre evitare di fare proprio quel tipo di linguaggio perché si rischia di allontanarsi ancora di più dalla strada giusta, quella della consapevolezza dei propri nodi interiori.
L’
atteggiamento mentale distante, i figli ingestibili. Fino a Voler dimagrire senza combattivo che traspare scomodare categorie sempre più considerare gli aspetti dalle parole di Marinella grandi (la scuola, il governo, la (“combatto da anni l’obesità”, religione, la società, a volte il emotivi innesca uno “enormi sacrifici”, “sconfiggere destino!). Voler combattere il stato di emergenza definitivamente i chili” eccetera) proprio adipe in eccesso è inveè comune a molte persone che non ce un’operazione che impone di permanente: aumenti ne possono più di vedersi grasse, accorciare un po’ il tiro: la quegonfie, goffe. Un atteggiamento stione deve farsi più personale, lo stress e prepari figlio dell’esasperazione, quindi, individuale. Ma è un avvicinagià la prossima ma spesso rinforzato dai mesmento a sé spesso solo momensaggi pubblicitari, che, tanto per taneo, infatti la corazza difensiva avanzata del grasso restare nel lessico bellico, ci bomsi erge subito, automaticamente: bardano letteralmente di slogan «Mi ributto sul cibo: ma è colpa del finalizzati a vendere un prodotto spacciandolo lavoro e di mio marito», dice la nostra lettrice. Il per un magico portento che ci aiuterà sicuramente problema viene nuovamente allontanato da lei, (e rapidamente) a ritrovare il nostro peso forma. allontanando così lei dalla soluzione. Nella realtà le cose sono più complesse. Infatti, anche l’esperienza della nostra lettrice, come quella Allargare la coscienza In una situazione come di tantissime altre persone, mostra chiaramente questa ritengo sia meglio affrontare apertamente che combattere i chili in eccesso non serve a nulla: le varie questioni che la tormentano (la relazione ogni volta bisogna ricominciare dall’inizio. di coppia, per esempio), magari chiarendole meglio prima attraverso un percorso di psicoterapia, Allontanare il problema Chi combatte è sempiuttosto che tenerle taciute e nascoste, perché in pre alla ricerca di un nemico e quasi sempre lo inquesti casi ciò che si tiene dentro tende a precipidividua fuori di sé: un lavoro insoddisfacente, un tare nell’inconscio, caricandosi di emotività inconcapo dispotico, un collega antipatico, un partner trollabile ed esplodendo in seguito (ecco da dove proviene il tono combattivo!) in vario modo, per esempio con un attacco di fame, d’ira, di ipertensione. Rimanendo nel lessico militare, potremmo quindi dire che l‘obesità si può sconfiggere, però Atteggiamenti giusti non attraverso diete, farmaci, interventi chirurgici • Volgere lo sguardo a ciò che accade dentro di te. o altri improbabili intrugli e metodi dimagranti, • Considerare il grasso come la tua parte fragile. bensì “a suon di coscienza”. ■ • Dare spazio a ciò che ti fa stare bene con te stesso. Settembre 2015
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RIZA al tuo fianco Coppie e amori di Maria Grazia Tumminello, psicologa e psicoterapeuta [email protected]
SPOSARSI O CONVIVERE?
Salvate l’amore dalle inutili discussioni sull’amore! «C
i amiamo, conviviamo da sei anni, siamo una coppia rodata. Adesso vorrei sposarmi: per amore, per suggellare con un patto simbolico una relazione a cui tengo davvero. Lui però è contrario al matrimonio: dice che non abbiamo bisogno di firmare alcun contratto, che stiamo bene così come siamo. Io lo accuso di non essere convinto di voler stare con me, lui ribatte che quella poco convinta sono io altrimenti non cercherei un contratto. Chi ha ragione?». VERONICA
Hanno tutti ragione Ci si può amare sposandosi, non sposandosi, o in mille altri modi
P
iù che un dilemma è una questione mal posta. Sarebbe come chiedere: chi è più innamorato, tu o lui? Non esiste una bilancia per stabilirlo. In realtà entrambi volete oppure rifiutate il matrimonio per una questione ideologica, non di amore, ossia per quel che rappresenta. Inutile quindi discutere su chi tiene o non tiene al vostro rapporto. Ciò che conta sono i fatti: entrambi state bene insieme e vi amate. Vista la sua resistenza, quindi, se proprio vuoi prenderti un impegno fallo con te stessa: proteggere e far crescere questo rapporto, così com’è.
ESSERE CHIARI CON SE STESSI
Il matrimonio non è la prova del vostro sentimento
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erché ci si sposa? Per avere tutele, riconoscimenti, diritti. Per catturare nero su bianco il desiderio mentre è ancora forte, o per impedire che si trasformi in qualcos’altro. C’è poi chi vuole sposarsi per essere in regola, come tutti. Non c’è una ragione giusta o sbagliata, l’importante è essere sinceri con se stessi e consapevoli che quella firma non arresterà i sentimenti che cambiano, il logorio delle abitudini, il tradimento del darsi per scontati…
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Riza psicosomatica
UN MARITO INFANTILE Chiede a sua mamma e non a te? Rimandalo indietro!
Adulti bambini Sono gli uomini che dipendono ancora dai genitori in tutte le decisioni importanti
«M
io marito è totalmente dipendente dalla sua famiglia di origine: non prende nessuna decisione senza consultarli, si lascia influenzare su tutto. Del mio parere, invece, fa volentieri a meno. La cosa mi manda in bestia, litighiamo ma alla fine lui fa sempre di testa sua e io mi sento inutile. Io che gli voglio davvero bene non conto niente, per la sua famiglia che lo ha sempre considerato meno dei suoi fratelli, invece, si butterebbe nel fuoco. Perché?». ROSANNA
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erché il tuo amore non deve meritarselo, quello dei suoi invece sì. Tuo marito è un bambino che pensa che se mamma e papà non lo amano è per colpa sua. Per questo fa di tutto per essere approvato e per dimostrarsi degno di loro. Prova a parlarne con lui, anche se non è
detto che ti dia ascolto. Tu però sei sua moglie: non aspettare che ti chieda il parere, o che gli altri ti diano la precedenza, è tuo diritto condividere scelte e decisioni, perciò fallo senza arrabbiarti e senza competere con i suoi. E se lui continua a ignorarti, allora è il caso di fare un passo indietro definitivo!
LEI VUOLE TENERE IL BAMBINO, LUI NO Sappi che a tuo figlio servirà una mamma, non un’eroina
«H
o 38 anni e ho appena scoperto di aspettare un bambino. Il mio compagno mi ha detto che pur amandomi non si sente pronto. Perciò mi invita a prendere una decisione che io non condivido. Lui mi promette che è solo questione di tempo e che un bambino lo avremo. Una mia collega per una promessa come questa ha rinunciato al bimbo che
aspettava e poi non è riuscita ad averne altri. Io non voglio che capiti anche a me. Gli uomini vanno e vengono, i figli no». MARINA
B
ene: sei pronta ad assumerti la responsabilità di un bambino da sola? Se sì, lascia che lui si tiri indietro: è un suo diritto. Lasciagli sempre la porta aperta, però. L’unico rischio da cui voglio
metterti in guardia è quello di assumere la posizione eroica o vittimista di quella sola contro tutti: si può fare a meno di un compagno, è vero, ma non di una solida rete di sostegno fatta di amici, di parenti, di babysitter. Avrai bisogno di aiuto pratico, di compagnia, di affetto già col pancione. E tuo figlio avrà bisogno di una madre che non sia né triste né ■ arrabbiata.
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RIZA al tuo fianco I vostri successi di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta [email protected]
«Quel giorno in cui la Certe svolte sembrano arrivare dal nulla, al momento giusto, come un regalo del destino. Ad Alberta è successo grazie alle sue foto d’infanzia. Ma lei è stata brava ad ascoltare il loro messaggio
«G
entile dottoressa, le scrivo per domandarle se quello che mi sta succedendo poteva accadere prima, se avrei potuto vivere una vita diversa, oppure è successo ora perché solo ora io sono in grado di accoglierlo e devo ringraziare il destino perché lo ha fatto accadere». Così inizia la lunga email di Alberta, con la quale mi chiede un incontro per potermi spiegare meglio cosa le è successo e come si sente ora. Ha il timore di non riuscire a controllare i suoi nuovi comportamenti e di esagerare o di frenarsi troppo e tornare triste come prima. Perché è successo qualcosa, di recente, che ha come spazzato via la sua depressione. Inutile riportare tutta l’email, ecco invece cosa mi dice di persona nel nostro primo incontro. «Ho 42 anni e sono sempre stata una persona fredda e sfiduciata. Forse perché non sopportavo nessuno, tutti mi evitavano, non ho mai avuto una relazione sentimentale seria e neppure molte amicizie. Questo stile di vita mi ha portato a comportamenti decisamente depressivi, tanto che il mio medico di base mi aveva prescritto anche alcuni farmaci proprio per rialzare il mio tono dell’umore».
Le immagini dimenticate «Eppure lei mi pare
tutto fuorché triste», le dico, notando il viso sorridente, l’aspetto raggiante, il vestito a fiori dai colori vivaci... Il suo sorriso aperto si fa più sottile, ma ancora più concentrato. «Vede dottoressa, una domenica pomeriggio io ero sola in casa, come al solito. Stavo sistemando la libreria quando mi è caduto addosso un 28
Riza psicosomatica
Fuori dagli schemi Il benessere arriva solo da ciò che no ti aspetti
Le depressioni temporanee
Ecco perché arrivano
Ognuno di noi può vivere una crisi depressiva nell’arco della vita. Possono esserci motivi reali come la morte di una persona cara oppure cambiamenti come il pensionamento, la menopausa, l’allontanamento dei figli, una separazione, la perdita del lavoro. Quante situazioni ci rattristano a tal punto da toglierci la voglia di uscire di casa o di frequentare i soliti amici. Ma non sono eterne e richiedono raramente l’uso di psicofarmaci.
La psicoanalista Marie-Louise von Franz diceva: senza i periodi di depressione non sarebbe riuscita a produrre nulla di nuovo e di importante nel suo percorso di terapeuta e di scrittrice. Il processo depressivo, infatti, è l’altro lato di un processo creativo: se qualcosa dentro di noi non muore, non si fa spazio per nuove esperienze. La depressione esprime il grande tema della morte-rinascita insita in ogni livello della natura. Così come il sole rinasce dopo il buio della notte.
felicità mi cascò in testa» album fotografico che non ricordavo di avere. Dentro ho trovato immagini di me da piccola: allegra, sorridente, a cavalcioni di un grosso cane simpatico, poi mentre pedalo su di una bicicletta facendo una gara con altri bambini. E tante altre foto di me felice di giocare con i miei piccoli amici, di mascherarmi, di cantare e ballare su di un finto palcoscenico. Al termine di questo album mi sono chiesta: ma dove è finita questa Alberta?».
Come si va avanti? Posso quasi percepire lo
stupore e lo sconcerto che Alberta mi comunica come ricordo di quel momento, ancora vicino, in cui la sua vita ha preso una piega diversa. A volte la svolta che cambia il nostro sguardo sulle cose è un fulmine a ciel sereno: è arrivato adesso perché è giusto così o abbiamo sbagliato noi a non favorirlo prima? È una domanda inutile. Perché è il suo effetto ciò che conta. «In quello stesso istante prosegue Alberta - mi sono tornate alla mente le parole lette nei libri di Morelli: dentro di noi ci sono tutte le risorse e le emozioni necessarie per stare bene in ogni situazione. Sto capendo solo ora cosa significano quelle parole: quella Alberta felice è ancora qui con me, sono io. Ma sono spaventata: e se tutto svanisse di nuovo? Come continuare a trasformarmi nella Alberta delle foto, allegra e con tanti amici?».
La vita, una fiaba Spesso ci preoccupiamo di
questioni che non esistono: se l’Alberta felice è qui, basta rivolgerle la parola e lei risponderà. Ma proprio perché siamo presi in una mentalità razionalista, possono servire dei piccoli stratagemmi. Così ne suggerisco uno alla mia rinata paziente. «Trasformi le emozioni che le hanno trasmesso quelle foto in brevi storie, favolette, in cui scrivere quello che le piacerebbe fare ora per poter ripro-
vare quell’allegria e quella felicità. Sarà un piccolo rito magico che l’aiuterà a rendere allegra la sua vita. La sua anima l’ha guidata a ritrovare quelle immagini dell’infanzia perché si prendesse cura di sé. Quelle foto sono l’immagine immodificabile di come potrà affrontare il mondo: con il sorriso che aveva dimenticato di possedere. E il mondo la accoglierà con altrettanti sorrisi». Alberta accetta i miei suggerimenti e osa di più: posta su Facebook le sue foto di bambina sorridente assieme a piccole fiabe inventate. Le risposte sono moltissime e poi si trasformano in incontri e in nuove amicizie. «È proprio vero quello che voi di Riza scrivete», mi racconta in una delle successive sedute: «La nostra anima cerca di comunicare con noi con le immagini, perché nelle immagini il tempo non conta e ci trasmettono sempre le emozioni che le hanno generate e che abitano da sempre dentro di noi». ■
L’ESERCIZIO CON LE MATITE Disegnare con fantasia aiuta a produrre molecole di felicità
I
l disegno, proprio come la scrittura, stimola il cervello a produrre le sostanze chimiche del buonumore. Lasciamo che, di fronte a un foglio bianco, la nostra fantasia scelga che immagine farvi fiorire, magari mentre ascoltiamo un brano musicale che ci dia una carica emotiva. Coloriamo con tinte scelte istintivamente l’immagine che è nata dal nostro inconscio. Sarà lei a stimolare il nostro buonumore, perché dentro ognuno di noi c’è la sorgente della felicità.
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RIZA al tuo fianco Istituto Riza - Milano
Curarsi con la Q Q
psicote
uando ci si sente male, ricorrere alla psicoterapia significa prendersi cura di se stessi. Consapevoli che il malessere può dipendere da un nostro comportamento sbagliato, da scelte che non ci appartengono, da una mentalità che ci condiziona… ne parliamo con un terapeuta per far emergere, di noi, un lato nuovo, diverso, più affine a ciò che siamo. Ogni malattia infatti, sia che abbia caratteristiche organiche, sia che ne manifesti di psichiche, rappresenta il tentativo di liberarci da un modo di essere superato.
Le caratteristiche del percorso I colloqui di psicoterapia, in genere a frequenza settimanale, hanno come finalità il recupero del benessere. I passaggi salienti sono: • Trovare il senso del disagio che si sta vivendo. • Cogliere come mai si è manifestato proprio in quel momento della vita. • Osservare che “vantaggi” offre. • Notare in cosa non si è più gli stessi. • Recuperare l’equilibrio psicofisico attraverso tecniche specifiche.
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Riza psicosomatica
Gli operatori In Istituto operano medici e psicologi specializzati presso la Scuola di Psicoterapia di Riza, e il loro approccio rispecchia le caratteristiche del lavoro di ricerca, clinico ed editoriale, sviluppato dall’Istituto stesso negli ultimi trent’anni. Pur variando da caso a caso e rispettando la soggettività di ogni paziente, gli operatori utilizzano un approccio psicoterapeutico che punta, prevalentemente, a superare i disagi in un arco di tempo contenuto.
NOVITÀ: INCONTRI DI GRUPPO Le tecniche per prevenire e curare l’ansia e il panico L’ansia e gli attacchi di panico sono la manifestazione della nostra parte più vitale che ci chiede di prenderci cura di noi stessi. Per questo sono un’opportunità di crescita. Incontri terapeutici di gruppo tutti i martedì dalle 18.30 alle 20.00. I gruppi sono condotti dalla dott.ssa Maria Chiara Marazzina psicologa e psicoterapeuta. Per informazioni e prenotazioni: 02.5820793
rapia Istituto Riza di Medicina Psicosomatica Via Quadronno, 20 - 20122 Milano Per informazioni e prenotazioni tel. 02-58459624 Dal lunedì al venerdì 9.30-13.00 e 14.00-18.00
I NOSTRI ESPERTI Dr. Raffaele Morelli
Dr. Piero Parietti
Dr. Vittorio Caprioglio
Dr.ssa Maria Chiara Marazzina
Psichiatra psicoterapeuta, Presidente dell’Istituto Riza
Medico psicoterapeuta, Direttore dell’Istituto Riza
Dr.ssa Daniela Marafante Medico psicoterapeuta, Vice-Direttore dell’Istituto Riza
Psichiatra psicoterapeuta, Direttore della Scuola di Formazione
Psicologa psicoterapeuta
Dr. Andrea Nervetti Psicologo psicoterapeuta
Dr. Gabriele Guerini Rocco Medico psicoterapeuta
Come raggiungerci Via Quadronno 20, 20122 Milano • • • •
MM3 Crocetta Tram: linea 24 - 30 - 16 Autobus: 94 Autostrada: MI-BO, uscita Corvetto, dir. c.so Lodi Settembre 2015
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LE RIVISTE DI RIZA IN EDICOLA QUESTO MESE Riza Psicosomatica
L’équipe di medici, psicologi del Gruppo Riza ti offre ogni mese tanti strumenti pratici per portare benessere e salute nella tua vita
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Il giornale
delle soluzioni di Pietro Fornari medico, psicoterapeuta
La tua guida al benessere quotidiano
USCIRE DAL VITTIMISMO
LO STRESS CRONICO
Sei deluso da tutti? Così ritrovi la fiducia
La stanchezza è una forza E ti spinge a cambiare
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GLI AUTO-SABOTAGGI
Succede sempre quello che temi? È la mente che combina guai
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Il giornale delle soluzioni
USCIRE DAL VITTIMISMO
Sei deluso da tutti? Così ritrovi la fiducia Siamo sempre più incattiviti e sospettosi, il cinismo impazza, la fiducia reciproca sembra svanita. Ma più ci lamentiamo degli altri, più ci sentiamo stressati e soli. È ora di rompere il circolo vizioso!
«B
asta, non mi fido più di nessuno»; «Appena dai tanto così, tutti ne approfittano»; «Ormai non credo più nella buona fede»; «Quando ho avuto davvero bisogno, sono spariti tutti»; «Sì, va bene, ma dov’è la fregatura?»; «Gli animali sono meglio degli uomini: almeno non ti voltano le spalle»; «Non esporti troppo, altrimenti appena ti volti ti parlano dietro». I luoghi comuni non nascono per caso. Anzi, la loro banalità si forma attraverso la stratificazione di esperienze così diffuse da diventare conoscenza acquisita. Ciò significa che, quando una serie di frasi stereotipate si raccoglie intorno a un certo tema e si diffonde nel linguaggio, è in
atto un fenomeno che va tenuto in considerazione. E oggi “è sparita la fiducia” è uno dei luoghi comuni più diffusi.
Ingenuità e sospetti
Quelle frasi esprimono la perdita di fiducia nel prossimo, in una rete di relazioni che sappia sostenere nelle difficoltà, mostrare onestà e proteggere dal pettegolezzo. Oggi tante persone lamentano di sentirsi sole, non supportate dai propri simili, sostanzialmente deluse “dall’umanità che c’è in giro”. Un vero paradosso se si pensa che, mentre si sente mancare la rete sociale fatta di persone concrete, spopola la rete C O N T I N U A A PA G . 3 6
COME I SOSPETTI DANNEGGIANO LE RELAZIONI Una reazione a catena che ti impedisce di evolvere • Ci si chiude, si diventa meno spontanei, si perde entusiasmo. • Diminuiscono le occasioni di confronto e di conoscenza. • Si pretende di farcela da soli anche quando è necessario chiedere aiuto. • Si cade nel personaggio dell’incompreso, che blocca lo sviluppo psichico. • Si crea intorno un vuoto di relazioni, perché gli altri percepiscono la sfiducia.
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Riza psicosomatica
QUANDO IL CATTIVO SEI TU
Fai spazio anche ai lati brutti e ne uscirai più saggio e più forte
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NON NEGARE IL MALE Non cadere nell’eccesso opposto alla sfiducia totale, cioè nel tipico atteggiamento “buonista” a oltranza incapace di vedere il male dove in effetti c’è. Non è negando la realtà che si può far andare meglio le cose. NON VEDERLO SOLO NEGLI ALTRI Non pensare sempre agli altri come se fossero il centro di tutto, come se le tue sfortune venissero solo da fuori. Osserva piuttosto te stesso e, se è il caso, renditi conto di quando anche tu fai esattamente quello che rimproveri agli altri.
IMPARA A PERCEPIRLO Porta l’attenzione, quando ti succede, sui sentimenti che provi: gelosia, invidia, scatti di rabbia, litigi inutili, egoismo… Ti renderai conto che non solo esistono, ma che vivono anche dentro di te. Il passo successivo non è cercare di estirparli: non arriveresti a niente. È imparare a percepirli quando arrivano, senza importi niente. Non correggerti, non dire “vorrei essere diverso”. Chiamali per nome: «Vieni gelosia, vieni rabbia, sedetevi qui accanto a me». Si tratta di forze naturali, energie potenti che svolgono un ruolo prezioso. Se lasci loro spazio eviterai di diventare finto negandole, o di renderle acute cercando di controllarle. Loro in cambio metteranno a tua disposizione la loro energia in modi imprevedibili e spesso risolutivi.
I difetti che rimproveriamo agli altri vivono anche dentro di noi, ma ci rifiutiamo di guardarli. Per questo ci ossessionano, al punto da vederli ovunque Settembre 2015
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Il giornale delle soluzioni USCIRE DAL VITTIMISMO Come uscire dalla diffidenza cronica? Imparando a fidarsi prima di tutto di te stesso, specialmente degli aspetti che non ti piacciono. Sentimenti, emozioni, pensieri... Senza negare nulla S E G U E D A PA G . 3 4
dei social network sul web. In pratica, mentre su Internet si espone quasi tutto di sé, dalla vita privata alle idee politiche come se lì fosse garantita un’incondizionata accoglienza, nella vita reale regnano disincanto e diffidenza. Sul web si rasenta l’ingenuità, nella realtà c’è un atteggiamento sempre più sospettoso e cinico.
Un gioco di specchi Tuttavia, il difetto dei luo-
Unione e forza Né ingenui né cinici: così trasformi la delusione in nuovi rapporti proficui
ghi comuni è che tendono a fissarsi nella mente e a diventare griglie in cui incasellare anche eventi nuovi e inediti: si finisce per sospettare di tutto, specialmente di ciò che potrebbe costituire invece una vera inversione di rotta. Come uscirne allora? È necessario comprendere che chi aderisce a un luogo comune parla degli altri come se fossero qualcosa di diverso da sé, e di peggiore: sono gli altri a essere sleali, inaffidabili, assenti - dice - mentre lui è una vittima della società. Ma se lo stereotipo è tale, significa che sono in tanti a pensarlo, e quindi che è la società stessa ormai che ha perso coesione interna e
L’ERRORE DA NON FARE: PARLARSI ADDOSSO
Evita i gruppi di lamentosi, finiranno per paralizzarti
A
i suoi albori l’umanità si riuniva in piccoli gruppi per sopravvivere alle forze della natura. Quell’antico modo di “fare clan” per proteggersi dal mondo infido è rimasto, su un altro livello: i “delusi”, quelli che non si fidano più degli altri, si attraggono tra loro e fanno comunella, almeno fino a quando non si deludono a vicenda e non si fidano più neanche tra loro. Ebbene, è fondamentale non mettere in atto
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Riza psicosomatica
questa modalità che ci riporta a livelli di coscienza tribali, in cui c’è una netta contrapposizione tra Noi Delusi e Mondo Crudele. Invece di vivere sulla difensiva - cosa che paralizza gli scambi e le relazioni - cerchiamo di capire come creare rapporti più maturi, in cui eventuali delusioni o sospetti possano venir superati da un sano e leale confronto. Certo può essere impegnativo, ma è l’unico modo per restare nella realtà “reale”.
LA GUIDA PRATICA Serve una mente nuova capace di conciliare opposti e contraddizioni LASCIA ANDARE IL PASSATO Non fidarsi di nessuno non può essere un atteggiamento realistico: le persone fidate ci sono ma, evidentemente, ti sei mentalmente fissato ad alcune esperienze negative e non vuoi in nessun modo superarle, forse perché è più comodo fare la vittima e deresponsabilizzarti. Esci dall’egocentrismo e dalla passività: serve un atteggiamento più costruttivo.
COSA TI DELUDE DI PIÙ? Individua ciò da cui ti senti deluso di continuo, quel che ti ostacola di più nelle relazioni. Slealtà? Ingratitudine? Mancanza di aiuto? I pettegolezzi? Qualunque sia il motivo, cerca di capire perché ti dà fastidio al punto da farlo diventare un giudizio universale sul mondo. Di solito, quando si vede solo un lato della realtà, è perché si vede un solo lato anche dentro di sé. E questo aumenta la tensione e lo stress.
ESCI DAL GUSCIO PROTETTIVO Per vivere bene devi sviluppare una “mente paradossale”, cioè capace di reggere gli opposti e le contraddizioni, a volte molto marcate, presenti sia realtà esterna che in quella interna. Solo così, diventando più “largo” e accogliente verso i tuoi difetti, puoi far sfumare l’ipersensibiità verso i difetti altrui che ti porta incontro a una continua delusione. Del resto bollare il mondo intero come non fidato non può che ritorcersi contro di te e lasciarti isolato. Esci dal guscio.
che non si fida più di se stessa. Quelli di cui non ci fidiamo, quindi, siamo noi, rispecchiati negli altri. Ovviamente esistono persone veramente infide e inaffidabili da cui guardarsi, ma è la nostra idea di “noi stessi nella società” a essersi sfaldata.
Un pensiero adolescente
In quale periodo della vita ci si sente incompresi dal mondo, si vivono grandi delusioni a causa dell’incontro con la
L’intreccio Usiamo gli altri come specchio: in loro vediamo desideri e limiti che non vogliamo riconoscere in noi
realtà e la vita si scopre essere diversa dalle entusiastiche idealizzazioni? Nell’adolescenza: questa sfiducia stereotipata esprime infatti una psicologia in qualche modo adolescenziale. Poi, diventando adulti, si dovrebbe imparare che la realtà è per sua natura contraddittoria e piena di imperfezioni; che “gli altri” sono in realtà umani come noi e quindi fallibili per natura. Invece, in molti casi, non vedendo o non accettando in noi la compresenza di pregi e difetti, di pensieri incoerenti e contrastanti, non siamo in grado neanche di accettarli negli altri. Vorremmo che tutti ci assomigliassero nell’essere “giusti” e fidati. Ma anche noi facciamo soffrire, anche noi creiamo delusione. Semplicemente ce ne dimentichiamo perché abbiamo bisogno di conservare un’immagine positiva di noi stessi. Cancelliamo dall’autobiografia quegli aspetti che, visti negli altri, ci indurrebbero sfiducia e diffidenza.
Onesti con se stessi Riconoscere in noi quel
che rimproveriamo agli altri e integrarlo meglio nella personalità: è questa la vera chiave per recuperare un rapporto positivo col mondo. In pratica: per tornare a fidarci degli altri, dobbiamo fidarci di noi stessi senza nasconderci imperfezioni e difetti. Ci hanno lasciato soli quando avevamo bisogno? Nessuno ci aiuta? Ci sparlano dietro? Siamo onesti: non è andata sempre così. Preferiamo scordarci i momenti in cui gli altri, per noi, ci sono stati. E quelli in cui siamo noi a non esserci stati per altri. Non saremmo qui, se almeno qualcuno non ci avesse dato qualcosa di importante. Smettiamola di pensare che tutto quel che abbiamo sia merito solo nostro: non è così. Cerchiamo innanzitutto di essere leali con noi stessi: solo così avremo la lucidità per capire quando realmente non ci si può fidare. E scopriremo, con sollievo, che quei momenti sono meno frequenti di quel che pensiamo. ■ Settembre 2015
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Il giornale delle soluzioni
LO STRESS CRONICO
La stanchezza è una forza
E ti spinge a cambiare
Da qui non si passa Nell’affaticamento cronico si affaccia un lato potente di te. Che però preme in direzione opposta
GLI ATTEGGIAMENTI CHE TI SFINISCONO Trascurarsi è la mossa perdente che ti manda al tappeto • Ogni volta che ti senti debole fisicamente, far finta di niente e tirare dritto. • Dormire quasi sempre un numero di ore inferiore a quelle necessarie. • Impostare la vita quotidiana esclusivamente sul senso del dovere. • Trascurare per molto tempo sintomi di stampo ansioso/depressivo. • Condurre uno stile di vita molto sedentario e con poche emozioni.
Sentirsi stanchi al rientro dalle ferie estive è un grande classico. Molti però vivono questa condizione tutto l’anno. La stanchezza cronica fa sentire sempre in riserva. Non servono stimolanti: la strategia giusta è capire “di cosa” siamo stanchi e sostituirlo
C
om’è accaduto per la depressione, per lo stress, l’ansia e l’anoressia, anche la stanchezza cronica è diventata, nell’immaginario collettivo, una sindrome che identifica disturbi di vario tipo: vengono chiamate così situazioni di stress psicofisico duraturo, debolezze mentali non meglio definite, stati di facile affaticamento e varie sensazioni corporee di scarsa energia. In realtà la stanchezza cronica, dal punto di vista clinico, ha caratteristiche ben definite: la lunga durata, l’assenza di ripresa nonostante il riposo, l’influenza negativa sulle attività quotidiane, la sensazione costante di essere al di sotto del proprio normale tono. Tuttavia, se si fa così ricorso a questo termine anche quando non è il caso, significa che la stanchezza, nelle sue varie forme di presentazione, è sempre più diffusa e che, anche se molti di noi vivono periodi liberi da questo sintomo, la percezione è quella di una fatica costante, di un “vento contrario” che ci fa agire nella realtà a regime ridotto.
Un gioiello evolutivo Per affrontare e risolvere queste situazioni è necessario innanzitutto comprendere che la stanchezza non nasce come sintomo, ma come una segnalazione che il corpo, capeggiato dal sistema nervoso, fa alla mente: «Le risorse disponibili in questo momento sono poche e c’è bisogno di rigenerarle». Un messaggio banale,
in apparenza, che tuttavia è un vero e proprio gioiello dell’evoluzione: la percezione della stanchezza, nata nelle creature viventi già milioni di anni fa, ha permesso loro di modulare la propria attività, così da non disperdere le energie e da non diventare vulnerabili. È dunque uno strumento prezioso, espressione di una saggezza insita nel corpo. È la sottovalutazione di questa saggezza che ha portato oggi a trasformarla in un sintomo a volte cronico, a volte altalenante, ma comunque fastidioso e, in apparenza, privo di senso.
Stanchezza proibita Chi è stanco non produce o
produce meno oppure male, perciò la stanchezza secondo il pensiero dominante - non ci deve essere, non esiste e, se c’è, va ignorata o combattuta. È così che, non appena ci si sente più stanchi del solito, si intraprendono cure ricostituenti, antidepressive, energizzanti ricorrendo a farmaci, rimedi naturali, tecniche corporee. Purtroppo anche droghe, che vengono assunte per star dietro a forsennati ritmi lavorativi. È tutto assurdo, ma fa parte di un gioco drammatico che concepisce l’uomo come una macchina che, in quanto tale, non può manifestare alcuna debolezza. I livelli vengono intaccati uno dopo l’altro, senza rigenerarsi, fino a quando la stanchezza diventa non più un segnale momentaneo, ma un costante grido d’allarme: «Fermati, ti prego - urla C O N T I N U A A PA G . 4 0
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Il giornale delle soluzioni LO STRESS CRONICO
La stanchezza è come un vento contrario: sforzarsi di respingerlo stanca di più. Assecondalo e impara a usarlo per farti portare via dalle attività che ti sfiancano S E G U E D A PA G . 3 9
il corpo - o ti dovrò fermare io!». Come? Con un sintomo psichico o fisico (o entrambi) che, con la sua intensità, ci costringerà a interrompere, almeno per un po’, questo assurdo stile di vita.
ta: per non identificarsi nella stanchezza, per non subirla passivamente. Se si fanno le mosse giuste, se la si rispetta per un tempo adeguato, potremo risorgere.
Le mosse giuste Un grido che però, con la sua
La debolezza che aiuta Eppure, a volte, la vita
intensità, diventa a sua volta un sintomo invalidante. Se esso da un lato cerca di fermarci, dall’altro, togliendo le forze, impedisce di prendere in mano la situazione. Si crea un circolo vizioso in cui ciò che potrebbe salvarci ci impedisce di farlo. Ecco perché è importante sapere di cosa si trat-
che conduciamo non è di per sé così faticosa. Allora perché si manifesta la stanchezza cronica? La fatica non risiede nel “troppo”, ma nel “che cosa” si fa. Qui il vento contrario è dato dal fatto che si sta facendo, da troppo tempo, un lavoro che proprio non piace o una vita che non ha alcuno spunto
GLI ANTIDOTI ALLA FATICA Entusiasmo e piacere stimolano il cervello a produrre serotonina
L
a stanchezza cronica colpisce più facilmente persone che, da troppo tempo, non conoscono entusiasmi né piaceri. La loro vita è basata sul senso del dovere o incasellata in modelli mentali che non permettono di vivere con pienezza emozioni e desideri. Perciò occorre ritrovare questi due aspetti così fondamentali per il sistema nervoso. La sua salute si basa infatti sul principio del piacere: è lui che tiene alti i livelli di serotonina e che modula gli altri neurotrasmettitori, così come dà tono ai neuroni motori che innervano i muscoli. Individuare e concederci ciò che piace,
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Riza psicosomatica
quindi, è molto più del semplice divertirsi o del godere: è uno dei modi principali per armonizzare l’organismo e proteggerlo dalle cadute di tono. L’entusiasmo potenzia ulteriormente questa funzione “estraendo” dalle profondità del corpo le energie cui altrimenti non si riuscirebbe ad attingere. Ovviamente chi soffre di stanchezza cronica non ha le forze per iniziare di colpo un nuovo stile di vita. Bisogna fare dei cambiamenti graduali, permettersi di pensare a cose nuove e piacevoli e lasciare che, dal profondo, coi loro tempi, emergano le nuove energie.
LA GUIDA PRATICA Mai tener duro, mai sentirsi in colpa: così tornano le energie
Il senso di debolezza “ha ragione”: ti dice con forza quando il tuo stile di vita non rispetta la tua natura
NON NEGARLA PER RESISTERE Di fronte alla stanchezza cronica è sempre necessario fare esami di controllo e, una volta escluse patologie organiche, come l’ipotirodismo, si può prendere in mano la situazione a livello energetico ed esistenziale, per fare e sostenere i giusti cambiamenti. Fondamentale, tuttavia, è che non si cerchi di reprimerla per rifare la vita di prima.
ASCOLTA IL CORPO È una delle cose più difficili: se si è giunti fin lì, vuol dire che si è dei grandi “trascuratori di se stessi”. Ma è determinante: bisogna comprendere che, con questo sintomo imponente, il corpo sta chiedendo rispetto per le proprie forze e per la qualità della vita. Cambiamo atteggiamento e decidiamo finalmente di seguire le sue indicazioni.
PILLOLE DI EROS E PATHOS La stanchezza cronica è figlia di un modo di vivere e nessuna cura potrà funzionare davvero se questo modo non cambia. C’è chi ha bisogno di minori impegni, chi di ritmi più blandi, chi di maggior riposo, chi di cose più autentiche, chi di più eros e pathos, chi di un po’ di felicità. Senza fretta, ma con decisione, andiamo verso ciò che fa per noi.
COSE DA FARE E DA EVITARE
Il riposo forzato non è spontaneo, quindi ti stressa ancora di più • Fermarsi di colpo non è l’ideale. Meglio rallentare con gradualità. • Lamentarsi senza cambiare niente non fa che aumentare la stanchezza. Meglio modificare alcune abitudini in silenzio e vedere come va. • Se riesci a trovare lo spunto, fare un’attività fisica (che ti piace!) può attivare un nuovo livello energetico da sfruttare per uscire dalle sabbie mobili. • In molti casi la stanchezza cronica è una forma di depressione calata nel corpo. Un supporto psicoterapeutico può rivelarsi utile.
Dal male trai il bene Approfitta della stanchezza per rotolare fuori dai soliti ritmi di vita
entusiasmante. Non solo non si è nel centro di sé, ma si è in periferia, e si devono utilizzare tutte le forze per resistere in questa condizione innaturale. La stanchezza non passerà se non torniamo a dare voce al suo messaggio originario: «Occupati di te e delle tue energie, non solo in senso quantitativo ma anche qualitativo». Il segreto consiste nel non aspettare di non essere stanchi: bisogna cambiare proprio mentre lo si è. La stanchezza infatti - e questo è il punto di svolta - è una forza potente che può far prendere decisioni a cui un livello di energia normale, paradossalmente, potrebbe non arrivare mai. ■ Settembre 2015
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GLI AUTO-SABOTAGGI
Succede sempre quello
È la mente che combina IL PRONTO SOCCORSO La mente creativa spegne l’angoscia e limita i danni
È
una magia al contrario: abbiamo talmente paura di una cosa che questa inesorabilmente accade, in modo matematico. A venirci in soccorso, in questi casi difficili, è la creatività. Basta poco: fai mente locale sulla tua paura senza commentarla e a occhi chiusi lascia libera la tua immaginazione. Si formeranno delle immagini, dei personaggi, oppure dei colori o dei suoni. Traducili nel modo che senti più tuo: dipingendo, suonando, scrivendo. L’EFFETTO - Dare forma concreta e creativa a ciò che abbiamo dentro cambia il rapporto tra la psiche e il mondo esterno: si crea un rapporto dinamico di scambio. Non si vive in difesa, ma si propone la propria unicità. Allora diventa più difficile che accadano cose negative perché la mente si accende di passione. C’è meno spazio per gli incidenti di percorso perché la creatività sviluppa un ordine, un’armonia. Inoltre, quand’anche accadano eventi avversi, una mente in stato creativo li affronta molto meglio o, se non sono gravi, quasi non li considera neanche. Li relativizza e continua a vivere, rapita dai suoi progetti.
L’ultimo esame che spaventa e proprio per questo non si supera mai. L’abbandono temuto che puntualmente arriva. Ci sono paure che ce l’hanno scritto in fronte: diventeranno realtà. Come se temere qualcosa significasse desiderarlo. Una forma di auto-sabotaggio che si può superare
T
utti abbiamo sentito la frase: io sono l’artefice assoluto del mio destino. È una frase piena di difetti. Da una parte la realtà esterna conta più di quello che vorremmo ammettere, dall’altra la cultura e la psicologia degli ultimi 200 anni ci hanno insegnato che l’io è la parte più superficiale del carattere, sotto cui si agitano gli immensi mari tempestosi dell’inconscio, dell’anima, della natura. Forse il modo migliore per intendere quella frase è riconoscere che la mente razionale è sì capace di influenzare eventi e circostanze della vita, ma… in negativo! Insomma, la nostra mente combina guai. Si parla di “profezia che si autoavvera” o, in modo più dozzinale, del fatto che “ce la siamo chiamata”: quel fenomeno per cui la mente si ingarbuglia e C O N T I N U A A PA G . 4 4
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che temi?
guai
Segare il proprio ramo Perché facciamo fallire i nostri stessi progetti? Forse perché sono progetti che ci siamo imposti per compiacere il mondo, ma non rispettano il nostro percorso
LE CINQUE PROFEZIE CHE SI AVVERANO DI SICURO Appena le pensi creano un’atmosfera mentale che fa andare tutto a rotoli • «Finirà per tradirmi e per lasciarmi, lo so». • «Non vincerò mai niente, non passerò mai l’esame». • «Questo periodo sfortunato non finirà mai». • «Finirò per ammalarmi, lo sento». • «Io mi do da fare ma nessuno riconoscerà i miei sforzi».
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Il giornale delle soluzioni GLI AUTO-SABOTAGGI
Le paure sono energie bloccate da tempo dentro di te, stati della psiche che puntano a farti evolvere della paura grezza, passiva. Spesso possiamo chiamarla terrore: «Ho il terrore di non superare l’esame, di fare un incidente, di essere lasciato, di ammalarmi, di perdere soldi, di non raggiungere il successo» e via dicendo. Perché si dovrebbe avere il terrore di queste cose? Non si potrebbe, al limite, soltanto preoccuparsi un po’? Ebbene, questo terrore in realtà non è così fuori luogo: esprime, in modo inconscio, un problema importante (e non risolto) legato a ciò che si teme. Ad esempio: un bisogno di riconoscimento negato o represso scatena il terrore dell’esame; un trauma da separazione celato nell’inconscio attiva la smodata paura dell’abbandono; il timore misto a desiderio dei propri istinti può mostrarsi come fobia del corpo e delle malattie; un mancato sviluppo della Vicoli ciechi personalità si traduce in dipenO finestre sul nuovo? denza dal denaro e nel terrore di Il destino si incontra proprio quando si cerca perderlo, e così via. C’è un nodo di evitarlo che fino ad oggi non è stato S E G U E D A PA G . 4 2 sciolto e quindi l’inconscio, che non vive nel tempo dell’orologio e della storia ma finisce per far avverare proprio ciò che volevamo nell’imminenza, sente che l’appuntamento è vicino. evitare. Profezia, dall’antica lingua greca, significa “dire prima”, “anticipare”. Ma a incaricarsi della Il senno di prima Insomma, come la lingua che profezia, in modo subdolo, non siamo noi, ma le batte dove il dente duole, la paura viene risvegliata paure che ci dominano. da un oggetto che “ricorda” all’inconscio un nodo irrisolto. Inutile sforzarsi di vincerla o di controllarsi: il Il potere delle paure È famoso il detto orientasuo scopo non è tenerci lontano da quella situazione le: incontrerai il tuo destino proprio mentre farai di (l’esame, l’incidente, l’abbandono), ma il contrario: tutto per evitarlo. In pratica, è in un certo modo di farcela incontrare ancora e ancora finché quel nodo vivere le paure che si rivela non solo una capacità non sarà sciolto. Non è il senno di poi, ma una conodivinatoria - inconsapevole - del futuro, ma un’atscenza che la parte profonda di noi sente di avere già tiva, concreta produzione dell’evento stesso. Quasi prima dell’evento e che ci propone nell’unica forma come se aver paura di quella cosa significasse, increpossibile, cioè con la paura, la fobia, il terrore. Emoziodibilmente, desiderare che avvenga. Non parliamo, ni spiacevoli che contengono un’informazione essenovviamente, di lutti o di eventi che riguardano altri, ziale: se hai il terrore di una cosa che ancora non c’è ma di fatti personali. Aver paura si traduce, per l’invuol dire che va a toccare una parte di te che non vuoi visibile e delicato rapporto tra noi e la realtà, in una vedere. Se sarai disponibile a incontrarla, è probabile forte spinta verso l’accadimento temuto. Abbiamo che quella paura non tornerà più. detto: un certo modo di aver paura. Quale? Si tratta 44
Riza psicosomatica
LA GUIDA PRATICA Non vivere in difesa: vai a caccia e lasciati guidare proprio dai tuoi tabù e dai tuoi desideri segreti LA SFORTUNA NON C’ENTRA
ELABORA PAURE E TABÙ
MIGLIORA LE MOTIVAZIONI
Non identificarti nel personaggio di quello a cui le cose vanno male. Questa concezione non ti fa guardare oltre il conosciuto, impedisce alle cose di accadere spontaneamente, non ti fa sognare, ti fa vivere in difesa. Accetta che possano accadere cose negative, senza per questo creare una teoria pessimistica sull’esistenza.
Ogni volta che si è trovata in difficoltà, l’umanità ha risposto con l’aumento della conoscenza e se l’è sempre cavata. Così puoi fare anche tu: cerca di individuare meglio le tue paure e i tuoi tabù, le loro dinamiche, non per giudicarli ma per cambiare atteggiamento, per sovvertire i soliti schemi con cui ti boicottano. Sarà una liberazione.
Certo, ci sono periodi in cui le avversità si sommano, ma in genere, quando accadono troppe cose negative, significa che la nostra determinazione è scarsa e si lascia influenzare dagli eventi. Chiediamoci: abbiamo motivazioni forti e ben orientate? Se non ci sono, troviamole. Lo spazio disponibile per le avversità ■ si ridurrà di molto.
Perché non salti l’ostacolo che vedi bene davanti a te? Perché fallisci? L’inconscio sa che in quel punto c’è un nodo interiore irrisolto. E invece di farti andare tutto liscio, ne approfitta per fermarti e farti fare un... salto di qualità
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e altrettanti per applicare l’impianto, essendo già stato testato sul modello. Il blocco immediato e definitivo dell’impianto permette, già alla sua applicazione, di utilizzarlo subito. L’impianto in titanio esterno all’osso ha rivoluzionato la vecchia metodica. Abbiamo realizzato dagli anni 80 migliaia di casi che sono ancora validissimi, in quanto questo impianto viene applicato sull’osso esterno corticale più consistente dell’interno midollare. Eseguiamo la valutazione dello stato clinico generale con inquadramento metabolico funzionale in preparazione all’impianto. Abbiamo all’attivo migliaia di casi con dichiarazioni gratificanti di numerosi pazienti.
E’ stato possibile realizzare questo impianto di nuova generazione grazie all’attuale metodica di fusione del titanio, metallo che ha grande affinità con l’osso umano, come è dimostrato dagli ottimi risultati ottenuti in implantologia.
Il Direttore Scientifico Dr. Giancarlo Di Giulio
San Babila Day Hos Hospital srl - P. IVA 06477120155 - Direttore Sanitario A. T. Di Giulio MIl IlA Il lAno – Via Stoppani 36 tel. 02 2046941/339 8402335 RoMA RoMA – Via o oglio 9 tel. 06 8546472/338 3080957
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Il tema del mese
Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO Come vincere la paura del
GIUDIZIO DEGLI ALTRI A cura di Vittorio Caprioglio medico, psicoterapeuta Hanno collaborato: C. Marazzina, P. Lumia, D. Mosca. Immagini: A. Ruggieri.
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Riza psicosomatica
Fa venire l’ansia, condiziona la vita, rende artificiali, distrugge l’autostima. Ma si può superare. Basta conoscere il suo segreto
Gli sguardi puntati Guardarsi con gli occhi altrui: una sensazione che crea grande disagio
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
La felicità non è UN LIKE, UN APPLAUSO, UN “BRAVO”: PER MOLTI È UNA DROGA, PER ALTRI UN SORSO D’ACQUA IN MEZZO AL DESERTO. CHI SI SENTE SEMPRE IN SOGGEZIONE E SOTTO L’OCCHIO ESAMINATORE DEL MONDO È PRONTO A TUTTO PER UN APPLAUSO, MA È DISTRUTTO DALLA PIÙ PICCOLA CRITICA. VIVE CON UNA SPADA DI DAMOCLE APPESA SOPRA LA TESTA. ECCO, PASSO DOPO PASSO, LE ISTRUZIONI PER ELIMINARLA PER SEMPRE
«H
a scritto che sono brutta e che non ho gusto nel vestire. So che dovrei fregarmene invece sono disperata! E mi odio per essere così vulnerabile! Dopo tutti i miei sforzi e i miei successi, basta una frase cattiva di una che nemmeno conosco per farmi star male per giorni». Michela non parlerebbe mai così in pubblico, ci tiene alla sua immagine, ma
Quanti errori fa il giudizio... «Si racconta come il Mullah un giorno fosse stato invitato a cena e, andandoci vestito di stracci, venisse ignorato e mandato all’ultimo posto della tavola. Egli allora ritornò velocemente a casa sua, mise il vestito della festa e si ripresentò al suo ospite. Immediatamente fu condotto al posto d’onore. Qualcuno allora lo vide riempire le tasche del vestito dicendo: “Mangia, abito, mangia». Interrogato sulla ragione del suo comportamento egli rispose: “Quando sono venuto con i miei vecchi abiti per me non c’era posto alla tavola. Quando sono ritornato coi miei vestiti nuovi, non si sapeva più cosa fare per accontentarmi. Questa è la prova che al vostro banchetto non avete invitato me, ma il mio cappotto”». Tratto da “Georges Ivanovitch Gurdjieff”, Vol. 1, Edizioni Riza, pp. 46-47
questo è ciò che ripete a se stessa da quando sul suo profilo Instagram è comparso un commento maligno a un suo selfie. Ha migliaia di fan, è seguita e ammirata. E ha quasi 30 anni. Ma a quanto pare non sono sufficienti schiere di ammiratori adoranti e tutte le conferme di questo mondo, se basta un commento negativo per risvegliare la sua insicurezza e mandarla al tappeto. Michela, però, non è la protagonista dell’ennesimo accorato articolo sui danni dei social network: è una persona normale, come tante. Una donna che soffre esageratamente il giudizio altrui, al punto da star male e da vedere condizionata buona parte della sua vita. E come molti impara sulla sua pelle la lezione più dura: le conferme esterne non basteranno mai. È qualcosa dentro di lei a non essere tranquillo, a proprio agio, rassicurato. Piccoli di fronte a giganti I sintomi della sindrome sono noti: ti senti piccolo di fronte a giganti, sempre sotto esame, inadeguato, hai paura di come ti vedono, ti senti addosso gli occhi di tutti al punto da esaminarti con il loro stesso sguardo (o con quello che tu pensi sia il loro sguardo: indizio prezioso, come vedremo) e di chiederti continuamente cosa pensino di te. Nei momenti di lucidità ti rendi conto che, con ogni probabilità, nessuno o quasi pensa a te, non sei al centro dei loro pensieri: come ovvio, ciascuno pensa per lo più a se stesso, il che può sembrare triste, però è indubbiamente liberatorio. C O N T I N U A A PA G . 5 2
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“Dimmi che sono stato bravo”: è questa la preghiera segreta di chi teme il giudizio del mondo. È la richiesta di essere ingannati pur di non sentirsi isolati. Eppure basterebbe un semplice: “Questo non lo so fare, pazienza”
un like in più Drogati di consenso La ricerca costante dell’approvazione del mondo è pericolosa per l’equilibrio personale
LA FALSA VIA D’USCITA Sbagliato volersi più forti. Stai meglio se smetti di condannare le tue fragilità
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e librerie sono piene di manuali di “self help” che promettono di trasformarti da insicuro in leader. E non si contano i training psicologici che vogliono “curare la fragilità e renderti forte”. Ma fragile rispetto a cosa? Insicuro in base a quale metro? Siamo certi che ci sia un parametro assoluto, oppure ognuno deve trovare la propria giusta misura? Il punto è questo: non tutti i giudizi che ti senti addosso ti riguardano davvero. Combattere la propria fragilità significa dare a quei giudizi un potere assoluto, renderli concreti. Ingaggi una battaglia contro te stesso, da cui nasce la continua richiesta di conferme e approvazioni: un confronto spietato con modelli di perfezione che ti faranno sentire ancora più inadeguato e “sbagliato”.
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Anche dopo mille conferme, basta una parola negativa e l’autostima crolla sotto i tacchi S E G U E D A PA G . 5 0
Ma quei momenti durano poco e torna la paura di non “essere” abbastanza. Ma abbastanza cosa? Abbastanza bella, abbastanza intelligente, abbastanza brillante, abbastanza bravo come genitore o come marito o moglie, abbastanza di successo... E bella per chi, di successo per chi, e in base a quali criteri? Ciò che per qualcuno è bello per altri è brutto, e quindi sarebbe meglio trovare un proprio gusto piuttosto che dipendere da quello altrui. L’anima ti fa vacillare «Sono abbastanza bravo?». Ecco, forse la paura del giudizio altrui consiste nel vivere con questa domanda conficcata in testa. Quante cose hai fatto per ottenere un “bravo”? E quante per il timore di non riceverlo? «Non vali niente, sei un incapace!»: a qualcuno è capitato di sentirselo dire, persino dalle persone amate o dai genitori. Non è necessario aver vissuto un’infanzia difficile: molti
si ritrovano col terrore degli altri pur provenendo da famiglie dolci e sereni... «Cosa penseranno di me? Valgo qualcosa? Ho fatto bene?». Fino all’esplicito e paradossale: «Dimmi che sono stato bravo», che è a ben vedere la richiesta di essere ingannato da un pietoso «Sì, sei bravo», frase che implori per non sentire il dolore del fallimento o per non fare i conti con l’incertezza. Eppure è fondamentale sentire l’impotenza. «Questo non lo so fare» è una constatazione vitale, fa crescere. Il fallimento è terapeutico: quando ci arrocchiamo in un’identità fittizia l’anima che ci fa crollare, in modo da far uscire la nostra vera natura. Anche questo, come vedremo, è un indizio prezioso che ci aiuterà nel percorso per sfuggire per sempre alla paura del giudizio altrui.
È UNA PAURA A CORRENTE ALTERNATA Mai trasformare una constatazione in una condanna definitiva
«L
a mia timidezza me la porto sempre dietro e a causa sua perdo tutte le occasioni». «Sono il solito esagerato, non ho il senso della misura, rovino sempre tutto». «Ho sempre paura degli altri, non mi sento a mio agio in nessun posto». C’è una parola sbagliata in queste frasi: sempre. È molto diverso dire: «mi sento timido adesso, in questa situazione» piuttosto che: «sono sempre timido». La prima è una constatazione, la seconda una condanna. Se ci fai caso, il timore del giudizio, la timidezza, l’insicurezza non sono onnipresenti, ma dipendono dalle situazioni, dalle persone con cui ti trovi, da ciò che credi possa essere giudicato di te: la cultura, la simpatia, la bellezza, l’abilità in
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determinate performance... Si può essere brillanti sul lavoro, ma sentirsi inadeguati con l’altro sesso; timidi in compagnia, ma veri e propri cuor di leone in uno sport; bloccati in una discussione colta, ma scatenati su una pista da ballo. Constatare che ci sono contesti in cui sei più a tuo agio ti consente di non identificarti in toto nella parte del “debole” o del “pauroso”, e di spostare l’attenzione verso ciò che appartiene per natura alla tua essenza. Dire “sempre”, invece, trasforma percezioni del tutto legittime in convinzioni assolute che, ripetute mentalmente quasi fossero un mantra, conferiscono un carattere di permanenza alle tue fragilità.
Ti misuri di continuo sulla base di un metro che non hai stabilito tu: in questo modo è impossibile sentirti a tuo agio, soprattutto con gli altri
TI CONDIZIONA TROPPO? Sì, se scatta per una semplice frase o se nessuno pensa a te
C
Il significato di soggezione Far dipendere la felicità dall’esterno significa diventarne schiavi
ome capire se il timore del giudizio altrui ti condiziona eccessivamente? Ci sono due parametri da considerare a questo scopo. • Se ti senti annichilito per un semplice parere negativo, allora il tuo timore è senza dubbio smisurato. In realtà quasi tutti soffrono quando ne ricevono uno, pochi fanno spallucce, ma è anche vero che molti sono perfettamente in grado di tollerare il disagio interiore provocatogli. Ad altri, invece, per cadere nello sconforto basta una critica ingiusta, una sentenza inattesa, un commento fuori luogo persino da uno sconosciuto. Il parere degli altri dovrebbe essere al massimo uno stimolo alla riflessione, non certo un’occasione di martirio. • La paura dell’opinione altrui è eccessiva se l’avverti anche quando nessuno ti giudica. Accade quando ti sforzi di adeguarti a un modello, di recitare la parte della persona “giusta” che hai in mente, e lo fai in continuazione, non solo con le persone che sai che potrebbero giudicarti. Diventa un abito, un modo di essere. In apparenza è un modo per migliorarti, in pratica è una spada di Damocle che ti sei appeso sulla testa.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
Vivi la tua vita
Non importi di inseguire quella di un altro! L’ATTENZIONE COSTANTE A QUELLO CHE PENSANO GLI ALTRI TI FA COMPIERE SCELTE NON IN LINEA CON L’ISTINTO E IL TUO PERCORSO, MA IN BASE A MODELLI OMOLOGATI. LA PAURA DIVENTA UN CODICE DI COMPORTAMENTO CHE ASSORBE TUTTA LA TUA VITA: LE MODE, LE OPINIONI, LE AMICIZIE, PERSINO GLI AMORI!
O
gni volta che Francesca ha un nuovo fidanzato la tappa obbligata non è fare un viaggio con lui, è organizzare un aperitivo con le amiche storiche. Giovanna, Marina, Camilla e Roby: assieme dai tempi del liceo, tutte per una una per tutte. Davanti a una fila di spritz, i rispettivi fidanzati come comprimari, loro osservano l’ultimo arrivato, lo smontano, lo sezionano, trovano tutti i difetti per poi, la sera dopo, in un secondo aperitivo senza uomini, farlo a pezzi. Le prospettano tutte le possibili fregature: «È troppo geloso, non hai visto come guardava Marco? Non è attento, non ti ha nemmeno versato da bere. Secondo me è uno superficiale, uno sportivo senza cervello». Francesca abbozza difese d’ufficio ma sta al gioco. Deve farlo. Anzi, non può fare diversamente. «Non posso lamentarmi - pensa - non sono brillante come Marina o colta come Roby, non sono bella come Camilla o intraprendente come
Marina, eppure sono anche io parte del Dream Team». Invece no: è dal liceo che Francesca non è la quinta moschettiera, come vuole far credere a se stessa, ma il giocattolo delle altre quattro. Arrivano le crisi E così i suoi nuovi amori li porta sempre da loro, tutta orgogliosa, per vedere se saranno approvati. Si affida più a loro che alle proprie sensazioni. Ovvio che dei fidanzati le importa poco: in realtà le interessano le amiche, è dalle loro labbra che lei pende. È diventata il loro zerbino. E più fa di tutto per entrare nel cerchio magico - si veste come loro, ne ripete le opinioni e i modi di dire e di fare invece che valorizzare un proprio stile più le “amiche” la trattano con sufficienza. Così ogni tanto Francesca va in crisi. Allora si vergogna di sé, della propria dipendenza, vorrebbe essere più forte, ma non sa come fare. Per una settimana si chiude in casa, mangia e ingrassa. Sarebbe una C O N T I N U A A PA G . 5 6
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SMONTIAMO I BLOCCHI MENTALI Eccesso di controllo, fuga dai conflitti, ricerca dell’applauso: ti fanno soffrire, diventi innaturale e rischi l’isolamento
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emere alcune situazioni o il confronto con certe persone è del tutto naturale. Per qualcuno può essere l’apprensione per un esame, per altri gettarsi in un nuovo progetto o, ancora, dichiarare il proprio amore alla persona desiderata. Un sano campanello d’allarme non deve però diventare una paura costante e smodata. Allora la vita ne viene pesantemente condizionata, in molti modi.
La sudditanza È come avere un dito costantemente puntato contro, alla ricerca di tutti gli errori e le mancanze
Il timore delle critiche vincola il tuo modo di pensare, di parlare, di vestire, di comportarti. Ma così stai vivendo una vita sotto tutela. È ancora la tua vita?
• L’IPER-CONTROLLO Temi sempre di non farcela, sei perennemente in competizione e per non fallire, attivi un controllo esasperato, passi al vaglio tutte le informazioni piuttosto che agire. Il risultato? Sbagli di più, rendendo in misura molto inferiore rispetto alle tue reali capacità. È la classica ansia da prestazione, tipica di chi deve affrontare un colloquio di lavoro o di quegli uomini che si prefiggono nel rapporto sessuale un ruolo di “macho” del tutto estraneo alle loro corde. • LA FUGA DAL CONFLITTO Spesso hai la tentazione di fuggire e nasconderti. Pensi di non essere in grado di gestire un contraddittorio, non reggi una discussione e così, piuttosto che entrare in conflitto, cedi subito. La parte del perdente in cui ti sei calato ti porta a sentirti “piccolo” e inadeguato. Un vissuto costante di arrendevolezza che ti risucchia in una spirale di autocommiserazione. • LA SOTTOMISSIONE Hai il terrore di restare isolato, di essere rifiutato. Vuoi a tutti costi far parte del “gruppo che conta”. Così ti lanci in azioni che ti sviliscono e di cui poi ti vergogni: sei sempre disponibile, al lavoro fai le mansioni che tutti rifiutano, in compagnia sei quello che non esprime preferenze. La paura di essere emarginato ti porta ad aderire a valori o sistemi di riferimento che non ti interessano, al solo scopo di sentirti accettato. Fai fatica a comprendere che spesso ti isolano proprio perché metti in atto questi comportamenti, che ti rendono artificiale e dipendente. • GLI SFORZI PER MIGLIORARE Ti sforzi continuamente di “migliorare”, cambi il linguaggio, il modo di fare e di vestire, tutto per piacere agli altri. Vivi alla costante ricerca della loro approvazione. Ma voler conquistare con ogni mezzo l’attenzione dell’altro ti porterà inevitabilmente ad allontanarti da te stesso. Il bisogno di conferme non può essere colmato da fuori: l’applauso definitivo lo produci solo tu.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
Nei momenti di crisi si agitano forze benefiche che vogliono far fiorire la tua indipendenza S E G U E D A PA G . 5 4
crisi benefica, se non che, passate “le paturnie”, rieccola di nuovo in campo. Alla ricerca di una nuova preda da portare in sacrificio alle sue dee personali. E tu come sei? Allarga il discorso oltre Francesca e chiediti: e io come sono? Ad esempio: sono una ragazza seria? O sono un po’ troppo leggera? Sono ordinato? O troppo disordinato? Sono apprezzato dagli amici? O sono un po’ noioso, la classica palla al piede, l’ultimo che si chiamerebbe quando c’è da divertirsi? Sono un bravo marito? O mi comporto male, penso solo a me stesso, guardo troppo le altre? Sono un bravo papà? Gioco abbastanza con mio figlio? O sono troppo pigro, troppo poco presente? Ecco: estendi pure le domande all’infinito, c’è sempre un campo in cui “mettersi in discussione”: modo di dire che rende bene la tendenza a far apparire moderno e civile l’obbligo a sottomettersi al pensiero comune. Perché non basta essere, occorre essere in un modo ben preciso. Devi accettare tutti i paletti, fare lo slalom tra le convinzioni, le credenze, soprattutto le mode, che hanno sempre la tendenza a presentarsi come eterne tavole della legge. La paura del giudizio crea una struttura mentale che dispone ovunque impedimenti e blocchi, impone deviazioni, incanala energie, pretende esami, distribuisce patenti e permessi: in sintesi prende la tua energia psichica e la chiude in gabbia, la succhia, come farebbe un vampiro.
Direzione obbligata La soggezione ti impone decisioni che forse non avresti preso
Non basta più essere, occorre essere “in un certo modo” che comprende vincoli, proibizioni, obblighi, doveri
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UN CASO DI VITILIGINE: QUANDO LA PAURA DIVENTA MALATTIA Obbligata a rinunciare all’amore, ma il corpo si ribella e la salva
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in dall’adolescenza non ho mai avuto un “hobby”, credevo non fosse da persone serie. Al primo posto il dovere: c’erano i compiti e le incombenze familiari che mi impegnavano. Alla sera accompagnavo a messa la nonna. E pensare che ci credevo davvero, a quella vita». Stefania, 28 anni, un’educazione tradizionale all’insegna dell’austerità, è cresciuta nel mito della bontà e della purezza. Poi, a 24 anni, conosce Paolo: «Lui è ben lontano dal tipo di uomo che avrebbero voluto i miei. Ricordo ancora lo sguardo di mia madre quando ci vide chiacchierare davanti al porticato della chiesa. Era inorridita». Stefania sul principio rinuncia a quell’amore impuro, ma l’aver soffocato il fuoco dell’Eros le fa divampare un incendio sulla pelle: un calore diffuso infiamma le sue mani per poi cedere il posto alle chiazze bianche della vitiligine. Il timore di essere giudicata dalla propria famiglia aveva relegato
sullo sfondo passione e sentimenti provocando un grande stato di rabbia inespressa: ecco il fuoco. Attraverso la vitiligine Stefania cercava invece di riappropriarsi di quella purezza che il suo inconscio, a causa di desideri inaccettabili, vedeva minacciata. Quel “candore”, derivato dalla depigmentazione cutanea, rappresentava il conflitto interiore tra la necessità di mostrare al mondo di non aver perso la purezza e i pensieri poco casti che le si affacciavano alla mente. Ritrovare la propria indipendenza e guarire dai malanni è stato per fortuna un percorso rapido: le è bastato, dopo poche sedute di psicoterapia, guardarsi da fuori, scoprire che stava diventando un campo di battaglia tra desideri personali e regole familiari, e decidere che per Paolo, con cui oggi convive felicemente, valeva la pena di fare qualche bella litigata, smuovendo quella atmosfera familiare troppo polverosa!
L’ANSIA NON È IL NEMICO Accoglierla ti aiuta a trovare la vera autonomia «Bella esperienza vivere nel terrore, vero? In questo consiste essere uno schiavo». Molti se la ricorderanno, è la frase pronunciata dal “replicante” Roy Batty nella scena finale del famoso film Blade Runner. Paura e schiavitù, un binomio individuato con acutezza. Di cosa sei schiavo? Quali modelli mentali ti hanno messo in gabbia? Quali tabù hai chiuso nel cassetto? «Il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare», scriveva il filosofo Elbert Hubbard. Il timore di fallire è frutto di modelli di perfezione che ti rendono schiavo delle apparenze. A causa loro releghi i tuoi veri desideri ai margini, ed è questo che scatena ansie e paure, sentimenti tipici di un animale in gabbia. A ben vedere, quindi, la paura non è il tuo nemico, è solo un sintomo. Invece di fuggirla o di adattarti alla schiavitù, prova a percepirla senza commentarla, senza volerla scacciare. Solo passando dall’accoglimento completo dei tuoi timori potrai sentirti di nuovo te stesso, e da qui il salto verso una vera autonomia sarà più semplice.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
Attento, il giudice SEI PROPRIO SICURO CHE QUALCUNO TI STIA GIUDICANDO? IN REALTÀ NON HAI PAURA DI QUELLO CHE PENSANO GLI ALTRI, MA DI QUELLO CHE... PENSI TU! SEI TU CHE TI CRITICHI. E SOLO DOPO ATTRIBUISCI LA TUA CRITICA AGLI ALTRI. ECCO ALLORA LA BUONA NOTIZIA: TRANQUILLO, NESSUNO TI STA GIUDICANDO. MA CE N’È ANCHE UNA CATTIVA: NON TROVERAI UN GIUDICE PIÙ SEVERO DI TE STESSO... SCOPRI COME METTERLO A TACERE
Specchio riflesso Il dito accusatore che ti senti addosso in realtà è il tuo
Smontare i modelli di perfezione è la chiave per spegnere la sensazione di non essere mai all’altezza
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Riza psicosomatica
La preoccupazione per ciò che gli altri pensano è solo la superficie di quello che provi. Più giù, immobili, stanno le regole che ti sei imposto da solo
più severo sei tu! L
ivia è una mamma e una moglie perfetta. Vive per il marito e per i figli e lo fa sempre col sorriso sulle labbra. Non dice mai di no, si prodiga, realizza i desideri degli altri prima che possano formularli. Mai una deviazione dai suoi doveri o una dimenticanza. Eppure è tesa, stressata… Come se la sua non fosse una felice perfezione, frutto di un piacere genuino nel fare ciò che fa, ma un autocontrollo quasi disumano. Del resto il marito in casa non fa niente, sembra quasi che se ne approfitti. E Livia nei suoi confronti si sente come il garzone di bottega che deve eseguire bene il suo compito, pena la sgridata. Tu pensi che io penso... Finché, un giorno, su questo quadretto di serenità da pubblicità piombano gli attacchi d’ansia. Violenti, continui. E subito dopo ecco un sintomo strano, inquietante. Ogni volta che
prepara da mangiare, dopo aver servito a tavola, le si presenta alla mente una domanda agghiacciante: «Oddio, non avrò per caso messo del veleno nel cibo?». La domanda la terrorizza. Naturalmente sa quanto sia assurda, eppure non è del tutto inverosimile: «A volte faccio le cose come una sonnambula. E se avessi messo davvero del veleno? Oddio è pazzesco!». Di certo non può confessare la sua ossessione, la prenderebbero per pazza e si spaventerebbero. Ci riesce solo dopo un percorso di psicoterapia, a cui il marito la porta perché ne intuisce lo stress. Le ossessioni del veleno non erano altro che tutti i no che non riusciva a dire, l’aggressività repressa, il timore nel trasgredire il proprio ruolo. Ma chi è che le ha imposto quel ruolo? Il marito? Sono giorni di confessioni e anche lui ne ha una da fare: finora le ha delegato tutto per debolezza, perché ha sempre visto in lei una donna forte e autoC O N T I N U A A PA G . 6 0
OSSERVATI BENE: ACCADE TUTTO DENTRO DI TE! Il timore degli altri è un’auto-suggestione: lo stai producendo adesso
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bbiamo parlato finora di una sensazione che a tutti sembra chiarissima: la paura di quello che gli altri pensano di noi. E se invece non fosse affatto così chiara? Se fosse un’auto-illusione? Davvero gli altri passano il tempo a guardare come ti comporti, o è una nostra idea, una proiezione? In realtà è proprio così. Seguiamo questa sequenza descrittiva che chiarisce bene da dove nasce tutto. Primo passaggio: «Tutti dicono che c’è un modo giusto di essere, di comportarsi, emozioni giuste e sbagliate». Secondo passaggio: «Il mio modo di essere non è sempre uguale a quel modo giusto di essere, quindi è sbagliato! Non vado bene, devo correggermi!». Terzo passaggio: «Gli altri vedono che io non sono come dovrei essere e quindi si fanno delle idee su di me, mi giudicano». Ultimo passaggio: «Mi
preoccupo di questi pensieri altrui. Se voglio essere accettato da loro devo stare attento a come mi comporto». La paura di quello che gli altri pensano in realtà è paura di quello che tu pensi che gli altri pensino. Ti giudichi in base al modello di perfezione che hai interiorizzato inconsapevolmente (“come bisogna essere”) e poi attribuisci agli altri questo giudizio che è invece tutto tuo. Il processo avviene in te, il giudizio che temi è il tuo. Quindi c’è una buona e una cattiva notizia: la buona è che gli altri non sono il tuo vero problema. La paura del loro giudizio è qualcosa che stai producendo tu. La cattiva notizia è che nessun giudice può essere severo come noi stessi. Il censore interno opera sulla base di modelli molto potenti. Che, come vedremo, non vanno combattutti ma accolti. N. Morelli
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
I giudizi feriscono sempre la maschera, non il tuo vero volto. E possono aiutarti a toglierla S E G U E D A PA G . 5 9
Felice adddio È il momento di dire: vado bene come sono!
noma e ne prova segretamente un’enorme soggezione! Viviamo tra i segreti, e spesso ognuno pensa dell’altro il contrario di come l’altro si percepisce, o di come l’altro teme di essere visto. Quanta ansia sprecata... Le critiche inattese «Stavo bene - racconta Silvia poi ho sentito degli amici che parlavano di me senza sapere che li ascoltavo. Dicevano che sono rigida, imbranata. Mi è crollato il mondo addosso». Quello che gli altri pensano è diverso da quello che credi pensino. Come Lorenzo, che per anni ha immaginato di essere odiato sul lavoro per la sua determinazione, e poi scopre che era il lato di lui che gli altri apprezzavano di più. O come Teresa, che fa di tutto per apparire una giovane elegante, colta, profonda, per poi scoprire che proprio quegli sforzi la espongono al giudizio opposto: una donna strana e inutilmente complicata. La distanza tra credenze e realtà prende anche altre vesti. «Ho fatto un figlio giovanissima, non ho potuto studiare, non mi sono laureata. Nel mio ambiente di lavoro molti lo sono. Io ho fatto carriera e comando molte persone, ma ogni volta che parlo con una laureata mi sento in difetto, come se avessi qualcosa da nascondere». Carla sente il giudizio del mondo su di sé. «Ecco, sono così, eppure avrei potuto essere diversa se solo…». E quel giudizio diventa totalizzante: «Sono una sfigata». Ma è l’unica a pensarla così. Non solo laurearsi non le sarebbe servito a nulla, ma tutti ammirano le sue capacità. La laurea non era la sua vita. Nemmeno le interessa. Quindi perché si
LA VERGOGNA, CHE FERITA BRUCIANTE! Un sentimento che annichilisce, ma se ti fidi di lui arriva la svolta
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utti conoscono la vergogna, ma qualcuno la conosce più degli altri. Vergognarsi di sé, di quel che si è, di come si è fatti è un’emozione intima e primordiale che può diventare devastante. Ci si sente fragili nelle fondamenta, al di là di quello che gli altri vedono, tanto più che gli altri spesso non vedono affatto quello che si teme. È un sentimento rivelatorio del fatto che l’ansia per ciò che gli altri pensano è per lo più una fantasia di chi la prova. E ce ne sono molte di vergogne. La più bruciante è quella di esporsi in pubblico e può avere molte forme: il terrore di prendere la parola e sentire gli sguardi su di sé, il voler sprofondare piuttosto che chiedere un’informazione, la vergogna che si prova a camminare quando siamo osservati (o pensiamo di esserlo): il corpo si blocca, si appare impacciati e si finisce per attirare l’attenzione proprio per l’impaccio. Tipico caso: l’ansia da esame, molto frequente quando si pratica sport. Hai battuto servizi perfetti tutta la mattina, ma appena quel collega che hai invitato al campo di tennis ti osserva, diventi scoordinato, rigido e non ne azzecchi più
giudica? Si sta ingabbiando da sola: non è il suo passato a farla soffrire, ma il suo modo di vedersi. Sei il tuo censore Sono i nostri giudizi a farci star male, non quelli degli altri. Persino se proviene davvero da fuori, ci colpisce solo una critica a cui aderiamo, altrimenti non ci tocca. La stessa obiezione a due persone diverse può sortire un effetto opposto: se ti ferisce è perché tu per primo le dai ragione. Magari pensi di essere carente in quel punto, oppure sai che hai sollevato un’impalcatura di finzioni per nasconderlo. Come Marco e Mirella, due anziani coniugi che in una furibonda litigata se ne dicono di tutti i colori. «Sei una nullità» sbotta lui, e lei crolla fulminata.
uno. Altro terreno di vergogna è il corpo: piccoli difetti fisici, che magari nessuno ha nemmeno mai notato, diventano ossessioni e oggetto di evidenti e quindi paradossali tentativi di nascondimento (un naso imperfetto, una voce che si pensa troppo acuta, l’inizio di pancetta da mezza età, i capelli che si diradano...). Fino alla più subdola delle vergogne: la vergogna per le cose di cui ci si vergogna, vale a dire l’imbarazzo di essere come si è: difettosi, fragili, insicuri, forse diversi. E soli, perché gli altri appaiono perfetti e irraggiungibili nella loro fortunata (ma del tutto fantasticata) normalità, da cui ci si sente esclusi. Ma questa specifica vergogna può essere anche il punto di svolta: di cosa ti stai davvero vergognando? Di non essere “come loro”, o di voler somigliare a modelli che ti snaturano? Sai giocare a tennis, ma appena la presenza di qualcuno evoca in te il modello del “forte giocatore”, ti irrigidisci. E se fosse perché a te piace giocare e non ti importa di vincere? Prova a fidarti di te: più stai con te stesso, lontano dai modelli di perfezione, più la vergogna svanisce...
«Mi ha distrutto, dire questa cosa proprio a me, che ho fatto di tutto per lui… Mi sono sentita annullata!». Un’altra persona avrebbe risposto per le rime, ma non Mirella. Segretamente sa che Marco ha ragione: lei si è annullata. Soffre quel giudizio perché è quello che lei pensa di se stessa. Ma Mirella è solo la donna che si è annullata per la famiglia? No, è tanto altro. I giudizi che feriscono colpiscono sempre e solo l’identità apparente, non quello che sei davvero. Fanno male, possono incidere la maschera, ma non il tuo vero volto. Anzi, potrebbero aiutarti a portarlo alla luce. Come ha scoperto Mirella, che dopo quella litigata ha capito che doveva dare spazio a nuovi interessi oltre alla famiglia. E ha ricominciato a vivere. Il nostro censore può infatti rivelare verità che ci fanno crescere.
Capovolgiamo il disagio: se mi sforzo di essere accettato divento omologato, come tutti gli altri. Se lo sguardo si posa invece sull’accogliere il senso di insicurezza, l’imbarazzo o la paura di non essere approvato, se dico a me stesso: «Io sono questo», se non combatto questa sensazione, allora divento veramente speciale!
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IL TEST
Scopri qual è il tuo nervo scoperto SOFFRI QUANDO DEVI PARLARE IN PUBBLICO MA A CALCETTO TI SCATENI? L’ABITO MACCHIATO TI MANDA IN PANICO MA AL LAVORO SEI UN PANZER? BASTA UNO SGUARDO PER FARTI ARROSSIRE, MA IN DISCOTECA SEI IL RE DELLA PISTA? OGNUNO HA UN NERVO SCOPERTO, UN AMBITO IN CUI IL GIUDIZIO ALTRUI LO COLPISCE E ALTRI IN CUI APPARE INATTACCABILE. ECCO UN TEST PER INDIVIDUARE IL TUO
In tram uno sconosciuto ti guarda fisso A Avrai qualcosa fuori posto B Sarà uno scippatore? C Gli piace il tuo abito
Il tuo miglior amico ti accusa di… A Trascurarti B Farti troppi scrupoli C Puntare troppo in alto
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Il tallone d’Achille Può essere il carattere, l’aspetto, la posizione: ognuno ha un punto in cui si sente più vulnerabile
È una gran fortuna non riuscire a essere come vorresti: saresti un clone senza anima! Proprio dalle caratteristiche originali invece puoi ripartire per fare davvero la differenza
Non vieni invitato a una festa tra colleghi A Non sei abbastanza alla moda! B Ci rimani molto male C Ricambierai pan per focaccia
Perché qualcuno dovrebbe innamorarsi di te?
La tua macchina è piccola, vecchia e scassata
A In effetti… B Perché non ti conosce bene C Perché tu sai ricambiare
A È adatta a te B Non hai soldi per una migliore! C Presto la cambierai
Un colloquio di lavoro è andato male A Cercano giovani disponibili a tutto B Come al solito non vai bene C Non ti sei saputo vendere
Quale di queste situazioni ti mette più a disagio? A Un cocktail in piscina B Una cena faccia a faccia C Un colloquio con un superiore
Sei invitato a una cena ufficiale di lavoro
Devi comprare un abito nuovo da cerimonia
A Che tormento, e come ti vesti? B Vorresti sparire C Sei eccitato
A Che frustrazione: niente ti sta bene B Ci metti un secolo per decidere C Opti per un capo firmato o alla moda
Il complimento che ti fa più piacere in assoluto A Come stai bene oggi! B Hai un bel carattere C Hai fatto un buon lavoro
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LE RISPOSTE Cosa ti brucia di più? Ecco le tre zone a rischio che possono farti sentire inadeguato MAGGIORANZA DI A: L’ASPETTO Tu non ti piaci e ti aspetti di non piacere Con te stesso Il tuo aspetto non corrisponde al tuo ideale: pensi che la natura non sia stata abbastanza generosa con te e per quanto ti sforzi non riesci mai a sentirti a tuo agio, in nessun abito o circostanza. Non sei mai ben vestito, attraente, disinvolto come gli altri. Per questo ti vergogni e svaluti, senza saperla sfruttare, la tua bellezza “fuori serie”. Che cosa ti rende fragile: un modello standard di bellezza I tuoi canoni sono del tutto omologati. In realtà è una fortuna che tu non sia come vorresti essere: un clone senz’anima. La bellezza è nella tua diversità, nelle tue imperfezioni uniche. Il rifiuto per il tuo corpo ti rende difficile trovare uno stile che ti valorizzi e ti scoraggia dal prenderti cura di te stesso. Tu e il giudizio Dai per scontato che non puoi piacere perché ti reputi brutto, anonimo, impacciato, grasso… Il dramma è che questa falsa certezza non ammette di essere contraddetta: le persone cui non piaci la confermano, quelle a cui piaci non capiscono nulla o hanno cattivo gusto, perciò il loro giudizio non vale.
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MAGGIORANZA DI B: IL CARATTERE Critiche e disapprovazione? Te le meriti! Con te stesso Tutto quel che fai viene passato al vaglio di un setaccio che trattiene le imperfezioni e i limiti, ma lascia passare il resto. La tua attenzione è sempre puntata su quello che ti manca (simpatia, sicurezza, coraggio, pazienza). Che cosa ti rende fragile: la tua intransigenza Il tuo nemico numero uno sei tu: l’insoddisfazione, le autocritiche, i sensi di colpa sono un modo per trattarti male e attirare chi ha solo da guadagnare dalla tua severità con te stesso. Basta alzare un sopracciglio e tu subito ti metti in discussione, chiedi scusa, vai in crisi: manipolarti è così facile! Tu e il giudizio Non ti limiti a subirlo, di fatto lo vai a cercare, chiedendo alle persone vicine, cercando assoluzioni e condanne, che puntualmente trovi. Il tuo parere è viziato dal pregiudizio: quelli che definisci difetti sono virtù che non conosci, potenzialità che non sai sfruttare, medaglie che dovresti girare.
MAGGIORANZA DI C: IL SUCCESSO Sempre sotto i riflettori: l’applauso è vitale Con te stesso Un buon giudizio va meritato. Quel che conta sono i risultati e una buona “quotazione” di tutto ciò che hai: un lavoro prestigioso o ben remunerato, amicizie di un certo rango, una bella casa, una famiglia di cui essere fiero. Perché volenti o nolenti, pensi che ciascuno di noi viene giudicato per quel che ottiene e non per quel che è. Che cosa ti rende fragile: il bisogno di approvazione Essere contrastato o disapprovato o anche solo ignorato genera in te una profonda insicurezza; sei come un bambino che ha bisogno di essere considerato bravo e premiato dai genitori. E quando questo non accade ti senti trascurato, arrabbiato e in credito. Nonché in dovere di giocare al rialzo. Tu e il giudizio Hai affidato il tuo valore nelle mani degli altri che sono giudici assoluti ma tutt’altro che imparziali. Ognuno ha il suo punto di vista, i suoi parametri, i suoi gusti, la sua miopia, e le sue buone ragioni per tenerti sulla corda. A furia di guardarti con gli occhi degli altri finisci col non vederti più per quel che sei.
Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
I 6 PASSI PER USCIRNE
Taglia i fili
che ti legano e torna te stesso TEMERE IL MONDO TI TRASFORMA IN UNA MARIONETTA: ECCO COME RECIDERE I FILI E TORNARE LIBERO. SEI SEMPLICI PASSI PER RINFORZARE LA TUA INDIPENDENZA DAL GIUDIZIO ALTRUI E SOPRATTUTTO... DAL TUO! OGNUNO COSTITUISCE UN AVANZAMENTO NELLA CONSAPEVOLEZZA E GRAZIE A UNA FRASE MAGICA TI AIUTERÀ A PORTARE CON TE UNA NUOVA SERENITÀ E UNA FORZA CHE NON PENSAVI DI AVERE
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rova a immaginare i giudizi, i tuoi e quelli degli altri, come i fili di un burattino. Ti legano, ti imbrigliano, ti ostacolano, ti impediscono di muoverti a tuo agio. Il guaio più grosso, e per certi versi paradossale, è che il burattinaio sei proprio tu. Sei il manipolatore di te stesso. Infatti sei tu ad allacciare questi cavi al tuo corpo e sei sempre tu a manovrarli inconsapevolmente. Ecco perché ti sembra a volte di non arrivare mai da nessuna parte, di dibatterti impigliato in una rete, di fare un passo in una direzione per finire irrimediabilmente in quella opposta. Incapace di accogliere i giudizi senza subirli, li coltivi, li moltiplichi e soprattutto li attiri. 66
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Come chi si butta nel vuoto perché ha paura di cadervi, così per evitare i giudizi finisci per farne collezione. In queste pagine imparerai invece a recidere uno dopo l’altro i fili invisibili che ti incatenano. Lo farai attraverso tecniche, storie e soprattutto frasi terapeutiche che, come forbici affilate, sono capaci di recidere in un solo colpo questi lacci mentali. Grazie a una ritrovata libertà, potrai finalmente instaurare rapporti migliori con gli altri ma soprattutto con te stesso, perché la fonte del benessere è sempre interiore. Infatti i giudizi intrappolano preziose energie indispensabili alla tua evoluzione: appena te ne liberi, fai un pieno di vitalità.
La fiducia in te stesso non è convincerti di essere bravo e forte. Al contrario, è constatare la tua debolezza, e che questa sensazione viene da un punto sconosciuto dentro di te, che non puoi dominare. È lì la vera forza, tu devi imparare a seguirla
La vera svolta I giudizi intrappolano le energie indispensabili alla tua evoluzione: è arrivato il momento di lasciarle volare
I SEI PASSI FUORI DAL TUNNEL Così smetti di aver paura e ritrovi la gioia di vivere
1°PASSO 2°PASSO 3°PASSO 4°PASSO 5°PASSO 6°PASSO
Sono io che mi sto giudicando
pag. 68
Sento il disagio e non lo voglio scacciare
pag. 70
Faccio qualcosa che mi piace e mi dimentico di me
pag. 71
So che in me abitano tante cose diverse
pag. 72
Abolisco qualsiasi opinione su di me
pag. 73
Riscopro la pazienza e mi perdo nell’attesa
pag. 74
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I 6 PASSI PER USCIRNE
“Abolisci” gli altri «NON SONO GLI ALTRI IL MIO PROBLEMA: LA LORO OSTILITÀ È QUASI SEMPRE UNA MIA INVENZIONE, EFFETTO DELLA MIA PAURA DI ESSERE ME STESSO. QUANDO MI ASSALE POSSO ROMPERE QUEL GIOCO DI SPECCHI E RIVOLGERE LO SGUARDO SU DI ME. ALLORA SUBITO L’ANSIA SI PLACA»
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lessia è una quasi quarantenne di buona famiglia che non è ancora riuscita a laurearsi. Nella sua vita non ha praticamente mai lavorato, perché da semplice diplomata non avrebbe mai potuto ottenere un impiego adeguato, senza il quale, pensava, sarebbe diventata la pecora nera della famiglia. Il problema è che ormai ci si sente, la pecora nera. E si vergogna. Quando è con gente sconosciuta teme che gli domandino cosa fa nella vita, quando è con gli amici ha paura che gli domandino come va l’università... E puntualmente queste domande arrivano e lei non sa più come svicolare. Di certo, pensa, gli altri la giudicano una disadattata, una buona a nulla, una fallita... Il padre, affermato professionista, in realtà non si aspetta niente di particolare da lei e non ha mai fatto pressioni, forse sbagliando. Addirittura le propone vari lavori, sempre sdegnosamente rifiutati dalla figlia perché indegni. Altre occasioni, anche piacevoli, come viaggi o avventure, le ha perse per via “del suo impegno”, che come un macigno si porta appresso e che ormai è sempre più chiaramente un alibi, un modo per tenersi al riparo da tutto... Ora sei libero La storia di Alessia ci ricorda che i giudizi sono prima di tutto un problema di percezione: temiamo ciò che gli altri pensano di noi e non ci accorgiamo che la questione è tutta nostra. È come se qualcuno, avendo sul viso una macchia di caffè, si preoccupasse di pulire il vetro dello specchio in cui la vede riflessa. È il nostro volto in realtà a preoccuparci. Se non ne diventi consapevole, corri il rischio di trascorrere anni a dare la caccia ai fantasmi. Ma nel momento in cui te ne rendi conto, è come se qualcosa 68
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1°PASSO Sono io che mi sto giudicando Quando sento il peso del giudizio degli altri mi ricordo che in realtà sono io il mio giudice: ho eletto un modello di perfezione e mi sento carente rispetto a quell’ideale.
LA FRASE TERAPEUTICA Non devo fare niente per farmi amare o per farmi considerare dagli altri. Le mie paure non vengono da fuori, le produco io, dentro di me.
si sbloccasse, se un peso enorme si sollevasse dalle tue spalle. Se gli altri non sono il vero problema, ma solo il paravento del tuo complesso di perfezione, non c’è più bisogno di tenere in piedi l’enorme apparato di preoccupazioni e azioni fatte per superare il loro giudizio e farsi accettare. Insomma, sei libero, hai a che fare con te, solo con te! Certo, c’è il tuo giudizio da affrontare, come vedremo nel secondo passo. Ma ormai hai intuito che qualsiasi giudizio è una percezione parziale e arbitraria che, nella migliore delle ipotesi, riguarda un piccolo aspetto di te in un dato momento. Tu sei molto altro e per giunta in continua evoluzione, quindi nessun giudizio può davvero avvicinarsi a quello che sei realmente.
La bella scoperta: non hai bisogno di tenere in piedi l’enorme apparato di ansie, strategie, azioni per farti accettare da qualcuno, perché in realtà sei solo tu, quello che non accetta!
e la mente riposa SPEGNI LA FANTASIA DI UN MONDO INTENTO A MALIGNARE «Dipende da me»: così smetti di rincorrere i fantasmi della mente
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li altri non c’entrano: è questa la frase che devi portare con te, per ricordarti che i giudizi sono essenzialmente una questione interiore. Non appena smetti di guardarti con gli occhi deformanti delle opinioni, puoi scoprire il tuo vero volto, senza inibizioni, costrizioni o maschere. Solo il tuo volto racchiude in sé la strada per uscire dal labirinto delle convinzioni ed entrare nella vita, dove le cose accadono per davvero. In questo modo puoi guardare le cose con il giusto distacco e smetti di perdere tempo a rincorrere i fantasmi della mente. Altrimenti continui a vivere in una sorta di galleria claustrofobica di specchi, dove i giudizi vengono rimbalzati senza interruzione fino a farti perdere la testa.
Moltiplicati, ingigantiti, deformati. «Se ti preoccupi di quello che gli altri pensano di te, ti preoccuperesti molto meno sapendo quanto poco pensano a te» disse lo scrittore americano David Foster Wallace. Come abbiamo imparato in queste pagine, l’idea che gli altri passino il tempo a parlare di noi, magari a spettegolare o a malignare, è del tutto falsa: in realtà ciascuno è intimamente focalizzato su se stesso, anzi proprio quella credenza ne è l’ennesima dimostrazione.
Spegni lo stress Indescrivibile il senso di sollievo che provi quando senti che il potere degli altri su di te esiste solo finché tu lo concedi. Appena smetti, svanisce all’istante
LE PAROLE SONO SEMI Pianta quelli fecondi e ritrovi il benessere Ci sono parole che aiutano a far fiorire la mente, altre si trasformano in piante infestanti che finiscono per soffocarla.
Le frasi tossiche “Non valgo niente”. “Chissà cosa pensano di me”. “Devo fare in modo che si facciano una buona opinione di me”. “Devo fare colpo”.
Le frasi feconde “Accolgo i giudizi senza commentarli”. “Nessuna critica riguarda ciò che sono davvero, ma solo aspetti superficiali”. “Io non sono solo questo”. “Ogni crisi è un’occasione per scoprire qualcosa di me”.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
I 6 PASSI PER USCIRNE
Non lottare e... vinci le battaglie «SONO FRAGILE? SÌ, LO SONO E NON COMBATTO QUESTA FRAGILITÀ, NON ME NE VERGOGNO.PROPRIO LEI FA FIORIRE UN NUOVO LATO DI ME. E ALLORA MI ABBANDONO, MI PERDO SENZA FARE COMMENTI: SIA QUEL CHE SIA»
2°PASSO Sento il disagio e la paura e non li voglio più scacciare o controllare Non lotto contro quelli che il mio giudice interiore vede come difetti, li accolgo e li lascio espandere in me. Non devo migliorare, devo percepire.
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hi controlla i controllori?», si domandavano gli antichi romani con il loro leggendario spirito critico. E i controllori dei controllori? La sequela potrebbe continuare all’infinito. Può sembrare assurdo, ma qualcosa di simile accade nella nostra mente ogni giorno. Giudichiamo di continuo i nostri giudizi, e poi i giudizi dei nostri giudizi, in un susseguirsi tanto insensato quanto pericoloso. Ti reputi un debole, e pensi che sia un difetto da combattere. Dai un giudizio e subito dopo lo giudichi. Non è il modo giusto di stare con te stesso. Non devi commentare, ma percepire. Se dici “non voglio essere debole”, lo diventi sempre di più. È inevitabile, perché la tua attenzio70
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LA FRASE TERAPEUTICA Vieni paura, sei la mia alleata Sforzarmi per migliorare mi indebolisce di più. Cerco la mia completezza, non la perfezione, perché non esiste.
ne non fa che incrementare questo atteggiamento, come la luce fa crescere le piante. Se invece accogli la debolezza senza commentarla, allora ti completi. È l’equilibrio che ci fa stare in piedi. Se vuoi un lato e rifiuti l’opposto, ti sbilanci e per forza di cose finisci a terra. Viviamo zoppi, per questo è sempre tutto difficile. Se invece abbracci la debolezza, diventi di colpo più stabile e non più debole come temi. È proprio la compresenza degli opposti a generare l’armonia e l’equilibrio della vita psichica. La frase chiave è dunque: cerco la completezza e non la perfezione.
I MODELLI DI PERFEZIONE Guardati con lo stesso spirito con cui ammiri la natura
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avanti a un tramonto ti chiedi se è perfetto? No, te lo godi e accogli le emozioni che ti suscita senza inutili commenti. Perché su te stesso hai invece uno sguardo clinico? Perché ti consideri un malato o, peggio ancora, un prodotto da perfezionare? Come di fronte a un bel paesaggio, non c’è nulla da migliorare: la tua essenza sa cosa fare nel migliore modo possibile, sei tu che la ostacoli cercando di imitare modelli artificiali. Invece di esprimere la tua unicità, scimmiotti ideali ordinari, che non fanno altro che allontanarti da ciò che sei. Osserva le piante sul tuo balcone o in qualsiasi giardino. Non ti chiedi se sono perfette, se andrebbero migliorate o se rispecchiano un canone di bellezza botanica. Ciascuna pianta ti appare bella così com’è, unica, originale nel suo sviluppo. Ciascuna ti comunica qualcosa di particolare con i suoi colori e le sue forme. Prendi per esempio un’ortensia: al sole secca, ma all’ombra cresce e fiorisce. È un difetto? Certo che no, si tratta di una caratteristica tipica, di un modo d’essere. Dietro i presunti difetti si nascondono in realtà originalità, passioni e talenti che necessitano solo del tuo via libera per emergere e portarti i loro frutti. Perciò non dimenticarti di ripetere: «vado bene come sono».
Percepire il disagio, lasciarsi invadere, travolgere: facendo così arriva l’oblio, il farmaco dell’anima. E nell’oblio svaniscono i sensi di colpa e si affacciano immagini, desideri, sogni...
3°PASSO Faccio qualcosa che mi piace e mi dimentico di me Perdermi in un’azione piacevole mi distrae dai pensieri inutili che nascono dall’adesione a un ideale, a ciò “che penso di essere”.
LA FRASE TERAPEUTICA Vado bene così: sia quel che sia Esprimere i talenti mi mette in contatto con la mia unicità, che accolgo senza commenti.
L’AZIONE PREFERITA Cosa sai fare senza averlo mai imparato? Giulia è una ragazza timida, introversa, insicura. Teme gli sguardi degli altri e si chiude spesso a riccio, perfino con le persone con cui ha più confidenza. Se è fuori a cena con gli amici e qualcuno le rivolge una domanda a voce alta va in difficoltà. Pensa a come rispondere nel modo più diplomatico possibile, vorrebbe fare colpo ma teme di apparire insulsa. Quindi finisce quasi sempre per farsi piccola, quasi invisibile. Quando parla, per paura di sembrare poco interessante, finisce per dire cose poco interessanti perché misurate, poco spontanee. Ma c’è un’altra Giulia, che appare come per magia all’accendersi della musica. In discoteca o alle feste si trasforma completamente. Balla con trasporto, disinvoltura e sensualità accentuata. Tutti la guardano, ma a lei non importa. In quei momenti appare quella che sarebbe senza i freni dell’autocontrollo e dell’autocritica. È come se sotto l’effetto della musica si dimenticasse chi è o, meglio, chi crede di essere. Allora i talenti che custodisce possono emergere con naturalezza. Quanto più ti allontani da un’identità fittizia, da un modello di perfezione, tanto più riesci a sventare la minaccia dei giudizi, che colpiscono sempre e solo l’identità apparente, e non quello che sei davvero. Perdersi nell’azione facendo qualcosa che ci piace è un modo semplice ed efficace per ottenere questo risultato.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
I 6 PASSI PER USCIRNE
Nessuno ti può giu nemmeno tu «LE STRANEZZE, GLI INTOPPI, LE COSE CHE NON VANNO: PRIMA LE GIUDICAVO SUBITO SBAGLIATE E MI DISPERAVO. ORA LE IMMAGINO COME MISTERIOSE INDICAZIONI STRADALI: NON PERDO TEMPO A FARMI DOMANDE, OGNUNA MI PORTERÀ LONTANO E QUESTO SOLO CONTA»
4°PASSO So che in me abitano tante cose diverse e contraddittorie Non le condanno, non pretendo di essere sempre coerente ma vado a cercare anche ciò che di me è capace di sorprendermi e di farmi sentire vivo.
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LA FRASE TERAPEUTICA Posso sbagliare, anzi devo! Ci sono errori che mi sono utili più dei successi, che mi fanno cambiare direzione e stare meglio, fallimenti grazie ai quali ritrovo un modo più naturale di stare con gli altri e con me stesso.
Sei timido e spavaldo, arrabbiato e sereno, imbranato e brillante, coraggioso, impaurito, triste, allegro. Il mondo interno è un arcobaleno di colori e a nessuno devi rinunciare
dicare E
nrico ed Emanuela hanno trascorso quattro meravigliosi anni di fidanzamento: lui a Milano, lei a Roma, attendevano con ansia weekend e ferie per rivedersi e il trasporto era sempre massimo. Una volta sposati, però, ecco i problemi: la convivenza li ha spiazzati perché giudicano in modo negativo i naturali alti e bassi di un rapporto. «Quando stavamo lontani ogni istante assieme era bellissimo, ora che viviamo assieme è come se non ci sopportassimo. Forse non era vero amore?». Alternanze d’amore Certo che era amore, ma non era quel “modello di amore”. Del resto come possono esserci solo picchi? Esiste un giorno senza notte? L’intensità emotiva non può essere sempre al massimo, altrimenti diventa uno standard: i momenti di freddezza sono indispensabili per ricaricarsi, i distacchi emotivi servono per ritrovare la giusta distanza. Enrico ed Emanuela impareranno, grazie a questa crisi, a ritagliarsi i propri spazi e a vivere con più serenità i cali di tensione. Perfino l’amore, il più potente dei sentimenti, vive di naturali alternanze. E se, come abbiamo visto, le identificazioni sono malattie, la cura più efficace è proprio la discontinuità. Scorri come un fiume Nessuno è sempre arrabbiato o sempre ansioso, sempre felice o sempre triste, eppure molti si definiscono rabbiosi o ansiosi, entusiasti o depressi. Fanno di uno stato d’animo una bandiera, e con quella vanno alla guerra. Per questo la vita si trasforma in un conflitto. Il segreto è guardare gli stati d’animo quando compaiono, senza trattenerli, e accettare i momenti di rottura come benedizioni. Sono proprio le crisi, le difficoltà, le contraddizioni che si affacciano in noi a liberarci dai modelli unilaterali. Il mutamento permette di riscoprirsi ogni volta, di arrivare più vicino a ciò che siamo davvero. Non può capitarci nulla di meglio di una crisi per liberarci di un modello troppo rigido. A. Mantice
5°PASSO Abolisco qualsiasi opinione su di me Come sono? Molti hanno già la risposta pronta. Se a me non viene, non mi sento in difetto: è saggezza!
LA FRASE TERAPEUTICA Non devo piacere per forza, nemmeno a me stesso Preoccuparmi di apparire “bravo” è solo una gabbia mentale, una maschera fissa che mi impedisce di incontrare il nuovo senza pregiudizi.
LASCIA CHE EMERGA IL NUOVO Conoscersi è veder cambiare ogni aspetto di te stesso «I colleghi mi dicono che sono troppo puntiglioso, ma a me sembra di essere fin troppo accomodante» racconta Ignazio in una mail. E Cristina: «Ho sempre pensato di essere poco interessante e goffa ai tempi del liceo, e che per questo nessuno si interessasse a me. Ma a una cena in cui ci siamo ritrovati, ben tre compagni mi hanno confessato che erano innamorati di me e che non me l’avevano mai detto perché avevano paura di un mio rifiuto!». Carlo, invece, è furibondo con i suoi amici. «Dicono che sono cambiato, che non mi riconoscono più da quando mi sono trasferito. Invece sono loro a essere rimasti sempre uguali. Crescere non è forse cambiare, evolversi?». I giudizi alterano e ostacolano un rapporto diretto e franco con te stesso. Tanto le opinioni tue quanto quelle degli altri non fanno che confonderti. Qualsiasi opinione è una semplice etichetta, una forzatura: indirizza il tuo sguardo su un dettaglio, facendoti perdere il quadro generale. Conoscersi non significa enumerare una serie di aspetti e qualità, virtù e difetti, ma cancellare qualsiasi giudizio acquisito. Conoscersi non è catalogare il passato, ma aprirsi al presente e alla sua forza trasformativa. Conoscersi significa accogliere di volta in volta gli stati d’animo e le sensazioni che emergono spontaneamente dal nostro interno. Giunto a ottant’anni Jung ripeteva: «Non so dare alcun giudizio su di me». È questo il segreto da imparare dai grandi saggi di ogni epoca. «Non ho alcuna opinione su di me»: solo così, giorno dopo giorno, potrà emergere ciò che sei davvero.
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Il tema del mese LA PAURA DEL GIUDIZIO
I 6 PASSI PER USCIRNE
Ora sei libero di «DA QUANDO NON SPRECO TUTTE LE MIE ENERGIE PER PREVEDERE I GIUDIZI ALTRUI, PER CERCARE DI SCHIVARLI, PER APPARIRE INAPPUNTABILE, HO UN SACCO DI ENERGIA A DISPOSIZIONE PER FARE QUELLO CHE VERAMENTE MI PIACE, CHE MI RENDE FELICE E MI FA SENTIRE REALIZZATO!»
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inzia è una trentacinquenne che lavora al banco informazioni di un ufficio pubblico. Detesta il proprio lavoro e lo svolge controvoglia. È scostante con il pubblico e insoddisfatta di se stessa. Sognava di lavorare tra i libri e adesso si sente sprecata. Si giudica una fallita, pensa che la sua sia una vita buttata. La sua insofferenza è cronica, ma un giorno per caso trova su un libro una frase che la sorprende: la pazienza non è guardare il muro, è rivolgere altrove l’attenzione aspettando che il proprio seme fiorisca. Rivolgere altrove l’attenzione aiuta a trovare la propria strada? Strano, pensa Cinzia. Lei trascorre il tempo libero a rimpinzarsi di dolciumi davanti ai social e a lamentarsi. Smettere di pensare ossessivamente alla propria vita? Magari... Già, perché non provare? Tanto ormai. Così inizia a fare volontariato con un’associazione di amici, riprende in mano gli amati romanzi, gira molto in bicicletta per la città, attività che ha sempre adorato ma aveva dimenticato, va a visitare mostre e poi pubblica piccole recensioni sul suo blog nuovo di zecca. Dal seme al frutto Al lavoro le capita di conoscere un professore universitario che è costretto a ritornare più volte nell’ufficio per una pratica complicata. Una parola tira l’altra, lei è stranamente premurosa, lui scopre la passione di lei per i libri e ha un’intuizione: vorrebbe aiutarlo a sistemare la biblioteca del suo dipartimento? È un lavoro gratis, ma Cinzia non ci pensa un secondo e accetta. Non solo, lo fa così bene che viene assunta come bibliotecaria. Appena ha smesso di lamentarsi, dedicando il proprio tempo a guardare un altro lato di sé invece che rimuginare sulla sua situazione, le cose si sono messe in moto da sole. Le convinzioni su di sé 74
Riza psicosomatica
6°PASSO Riscopro la pazienza, mi perdo nell’attesa e mi trasformo Non mi intestardisco per fare andare le cose come vorrei io; piuttosto mi occupo di me, seguo i miei istinti e aspetto.
LA FRASE TERAPEUTICA Ogni cosa arriva quando è il suo momento Non condanno la mia vita o il mio carattere in base a modelli ideali, non faccio bilanci. Mi limito ad accogliere ciò che viene, a vivere nel mio terreno: così il mio seme può continuare a svilupparsi.
sono energie bloccate: appena ce ne liberiamo il nostro potenziale esplode. Smettiamola di girare con invisibili cartelli appesi al collo: “sono un incapace”, “sono una cattiva madre”, “sono un fallito”, “sono un insicuro”. È molto differente dire: «Non sono capace di fare niente» dal dire: «Non sono capace di fare questa cosa, adesso». Forse, come è successo a Cinzia, non è il momento giusto per riuscirci, forse è addirittura la tua salvezza non esserne capace. Ogni maturazione necessita dei propri tempi. Occorrono nove mesi per fare un bambino. Non pretendere di passare dal seme al frutto. La vita è godersi i passaggi, stare nelle cose di volta in volta.
I primi segni della guarigione di un disagio si accompagnano sempre a un cambiamento del rapporto con il tempo. Saper aspettare significa abbandonarsi alle forze interiori, aver fiducia nella vita, così com’è
occuparti di te!
Il regalo inatteso Chi è passato attraverso il disagio e ne ha fatto un punto di forza conosce la vera saggezza
NON È MAI TROPPO TARDI, LO DICE RAYMOND CHANDLER Tutte le farfalle sono state bruchi, ma ognuna vola a modo suo
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aymond Chandler, l’inventore del genere noir, pubblicò il suo primo romanzo alla bella età di cinquantuno anni, dopo aver fatto ogni genere di lavoro e di esperienza. Il suo percorso dimostra come le cose migliori arrivino da dentro e soltanto nel giusto tempo. Il bozzolo si schiude al momento opportuno per lasciar uscire la farfalla: prima o dopo sarebbe un fallimento. Lui aveva esordito in giovane età con la poesia, per poi lasciar perdere. Se avesse avuto un benché minimo successo con la poesia, molto probabilmente non sarebbe diventato anni dopo un grande narratore e noi non avremmo avuto i suoi romanzi. Si dice spesso di dover lavorare su se stessi, ma ciò che affiora da dentro non necessita di miglioramenti. I doni
vanno accolti, perché cambiare tanto per farlo il più delle volte è sinonimo di pasticciare. Racconta lo stesso Chandler in una sua lettera: «Una volta mi venne pubblicato un racconto sul “Post”. Si chiamava “Aspetterò” e ricordo che il mio agente lo fece vedere all’editore di allora a cui piacque, pur con qualche riserva. Volevano che cambiassi certe cose - alcune le volevano più morbide, più romantiche e così via - così mi mise a sedere, cercai di operare questi cambiamenti e alla fine ce la feci. Pubblicarono il racconto esattamente com’era stato scritto originariamente...». La trama che la vita ha scritto per noi è la migliore possibile: non dobbiamo fare altro che assecondarla per realizzarci, nei tempi e nei modi che ci sono propri. ■
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Centro Riza di e dimagrimen Il Centro Riza di Medicina Naturale e Dimagrimento Olistico è il centro medico dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica specializzato in cure naturali e percorsi di dimagrimento. I principi ispiratori del nostro approccio sono quelli della medicina psicosomatica: occorre andare alla radice dei sintomi per comprenderne il senso, poiché ciò permette di ristabilire in modo naturale l’armonia tra mente e corpo.
I principali servizi del Centro 1 Visite mediche per cure naturali
Presso il Centro Riza è presente un’èquipe di medici esperti nelle cure naturali per la maggior parte delle patologie croniche: gastrite, reflusso gastroesofageo, colite, ipertensione arteriosa, allergie, dermatiti, psoriasi, cefalea ed emicrania ecc.
2 Percorso individuale di dimagrimento
Il nostro metodo di dimagrimento cerca di andare alla radice del sovrappeso basandosi su tre pilastri fondamentali: A: Educazione alimentare (non diete restrittive o iperproteiche) B: Disintossicazione dell’organismo con rimedi naturali (no farmaci dimagranti) C: Cura degli aspetti emotivi che portano ad alterare il rapporto col cibo.
3 Psicoterapia
Nel caso dei disagi psicosomatici e laddove indicato, le cure naturali sono spesso affiancate da percorsi di psicoterapia, utili soprattutto in caso di ansia, attacchi di panico, colon irritabile, gastrite, dermatite, fame nervosa, disturbi del comportamento alimentare, depressione, crisi relazionali ecc. Tutti i medici e psicologi del Centro sono specializzati in psicoterapia a indirizzo psicosomatico.
4 Consulenza sessuologica
I tterapeuti del Centro si occupano anche di tematiche sessuali maschili e femminili, come calo del desiderio, disfunzione erettile, eiaculazione precoce, vaginin sm smo, dipendenza sessuale ecc. Nella stragrande maggioranza dei casi l’approccio è di tipo psicoterapeutico spesso affiancato all’uso di rimedi naturali (omeopatia, fittoterapia ecc.).
Per ulteriori informazioni sul Centro e sui corsi telefonare al n. 02 5820793 Centro Riza di Medicina Naturale e Dimagrimento Olistico - Via Luigi Anelli, 4 - 20122 Milano - e-mail [email protected] - www.riza.it
Dal lunedì al venerdì 9.00-13.00 e 14.00-18.00. Si riceve anche il sabato.
Centro Riza di Medicina Naturale
Medicina Naturale to olistico IL NOSTRO CORSO
INCONTRI DI GRUPPO
Alimentarsi e dimagrire in modo naturale
Tutti i giovedì con Raffaele Morelli
Corso intensivo condotto dal dott. Raffaele Fiore, medico omeopata ed esperto di alimentazione
sabato 21 novembre 2015 dalle 10:00 - 13:00 e dalle 14:00-17:00 • Leggende metropolitane sul cibo: pregi, limiti e danni della cosiddetta “dieta mediterranea” • Come si realizza una dieta psicosomatica • Le problematiche psicologiche • Come e perché si crea una dieta equilibrata • Non si dimagrisce e non si guarisce mangiando poco e raramente • Metodo Kousmine, una dieta dai risvolti terapeutici sorprendenti • I 4 pilastri di una dieta naturale che rigenera le cellule • Tenere l’intestino ed il cervello in ordine • Il digiuno come terapia ma non come strumento dietetico • La scelta dei grassi nella dieta, una risposta definitiva • La scelta qualitativa degli alimenti • Stress ed errori alimentari fanno gli stessi danni • Alimentazione corretta e meditazione, un cocktail perfetto • Alimentazione ed omeopatia • Alimentazione e stagioni
SCOPRIAMO LE NOSTRE RISORSE INTERIORI Abbandoni, separazioni, fallimenti sentimentali, disagi esistenziali e disturbi psicosomatici a volte ci travolgono. E così ricorriamo agli psicofarmaci con la speranza di salvezza. Ma non è fuggendo dal sintomo, o cercando di metterlo a tacere con le medicine, che possiamo risolvere il problema. Questi disagi racchiudono una gemma preziosa: è il grande sapere dell’anima che preme per farci realizzare la nostra vera natura, cioè il nostro essere diversi da tutti gli altri. Perché ognuno possiede Immagini soltanto sue. Gli incontri terapeutici del giovedì sono workshop pratici dove vengono insegnate le tecniche fondamentali per ritrovare il benessere interiore.
Tutti i giovedì alle ore 17.00
Gli esperti del Centro Riza di Medicina Naturale Dr. Gabriele Guerini Rocco Medico di medicina generale, psicoterapeuta, omeopata, responsabile del Centro Riza
Dr.ssa Eliana Mea Medico neurologo, psicoterapeuta, omeopata
Dr. Raffaele Fiore Medico nutrizionista, psicoterapeuta, omeopata
Dr.ssa Laura Onorato Biologa, nutrizionista
Dr.ssa Marilena Zanardi Psicologa e floriterapeuta
Dr.ssa Maria Chiara Marazzina Psicologa psicoterapeuta
Dr. Francesco Catona Psicologo psicoterapeuta
Michela Riva Naturopata e operatrice di massaggio olistico
Per informazioni e prenotazioni: 02/5820793 - [email protected] Centro Riza di Medicina Naturale Via L. Anelli, 4 20122 Milano Sito web: http://centro.riza.it
TRATTAMENTO POST ONCOLOGICO DI DISINTOSSICAZIONE NATURALE Prende avvio un nuovo servizio di riequilibrio psico-fisico (che utilizza solamente rimedi omeopatici e fitoterapici) per pazienti oncologici che hanno sostenuto e terminato cicli chemioterapici.
sabato 19/9/2015
Raffaele Morelli
oPen daY (Presidente dell’Istituto)
presenta il Corso di Psicoterapia.
Milano, via Quadronno 20, ore 09.00 - 17.00 L’Open Day è così strutturato: Dalle ore 9.00 alle ore 10.00 verranno fornite tutte le indicazioni riguardanti la struttura del corso, le sue prospettive, il tirocinio e la formazione personale. Dalle ore 10.00 alle ore 17.00 sarà possibile assistere alla lezione magistrale che il dott. Raffaele Morelli terrà per il corso e che quest’anno avrà il tema:
L’IMMaGIne Innata cHe conduce La nostRa a VIta non si va in psicoterapia per parlare dei genitori e del passato Aperto esclusivamente a laureati in Medicina e Psicologia.
Ingresso gratuito. Prenotazione obbligatoria. Segreteria 02/58459624 - [email protected]
IstItuto RIza dI MedIcIna PsIcosoMatIca
corso di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico Scuola di Specializzazione Direttore: dott. Piero Parietti (riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, D.M. 24/10/94 e 25/05/01)
Sono aperte le iscrizioni Anno accademico 2015-2016 Inizio dicembre 2015 La Scuola è aperta ai laureati in Medicina e Chirurgia o in Psicologia. Rilascia il diploma di specializzazione in psicoterapia secondo l’art. 3 della legge 56/89 e del DM 509/1998
Il piano didattico prevede: • Una formazione teorica comprensiva di: - una parte generale in cui sono sviluppati temi di psicologia dell’età evolutiva, psico-patologica, psichiatrica oltre alla presentazione e valutazione critica dei principali modelli di psicoterapia; - una parte specifica che prevede l’insegnamento dell’approccio psicosomatico nonché la teoria e la tecnica della psicoterapia a indirizzo psicosomatico; • Un training pratico-clinico; • Un tirocinio in strutture pubbliche; • Una formazione personale secondo un indirizzo attinente all’orientamento della Scuola. La Scuola ha durata quadriennale e un monte ore annuo di 500 ore; - è a numero chiuso; - prevede un esame di ammissione e uno al termine di ciascun anno, il cui risultato è vincolante per il passaggio all’anno successivo; - la frequenza è obbligatoria; - le lezioni saranno in genere concentrate nelle giornate di Sabato e Domenica e le unità didattiche saranno di 8 ore.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Scuola: tel. 02/5845961 • fax 02/58318162 / [email protected] • www.riza.it
Riza - Scuola di Psicoterapia
La medicina
naturale A cura della dott.ssa Marafante e di Marilena Zanardi di PaoloDaniela Marzorati medico, omeopata
Con la collaborazione di Patrizia Costanzo, Gabriella Cataldo e Giordana Ruatasio
Curarsi e mantenere in forma il corpo e la mente
CORPO E SALUTE
ALIMENTAZIONE
IL FEGATO SANO È il laboratorio della tua salute
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LEGUMI E CEREALI Il vero antidoto al cibo spazzatura
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BELLI DENTRO E FUORI NUOVA COSMESI Pelle giovane con borragine ed estratti di soia
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La medicina naturale
MIELE DI LIMONE E TARASSACO
CORPO E SALUTE
IL FEGATO SANO
È il laboratorio della tua salute Il fegato è un laboratorio chimico naturale che sintetizza le sostanze necessarie a catturare l’energia e in più depura l’organismo ed elimina le scorie. È importante mantenerlo in salute ogni giorno con i rimedi giusti
Cosa fa il fegato UN ORGANO MULTIFUNZIONE CHE CI MANTIENE IN VITA • Depura il sangue proveniente dal tubo digerente per inviarlo al cuore e immetterlo quindi in circolo; • produce gli aminoacidi essenziali per formare le proteine; • metabolizza grassi e glucosio, sintetizza albumine, globuline e il colesterolo necessario per produrre la bile e il glicogeno di riserva; immagazzina grassi e vitamine; • distrugge le scorie tossiche endogene ed esogene grazie alle cellule di Kupffer, macrofagi epatici che inglobano e “digeriscono” le particelle potenzialmente patogene; • distrugge le cellule infette o tumorali tramite i linfociti NK (natural killer) e T.
C
ollocato nel quadrante superiore destro dell’addome, tra il diaframma, lo stomaco e il colon trasverso, Il fegato è l’organo più grande nel nostro corpo: pesa circa 1.200 -1.600 grammi ed è diviso in due lobi diseguali, con il lobo destro più grande del sinistro. La sua dimensione del resto è commisurata alla sua importanza: è infatti un formidabile laboratorio metabolico che assolve una quantità di funzioni essenziali per la vita. Data l’enorme mole di lavoro che il nostro fegato è costretto a fare ogni giorno, è importante mantenerlo in forma depurandolo periodicamente - soprattutto ai cambi di stagione - e intervenendo ai primi segnali di disagio con i rimedi naturali più indicati. Ecco un piccolo prontuario di erbe, omeopatici, oli essenziali e fiori da usare di volta in volta.
PRONTO SOCCORSO PER IL RIENTRO Rimedia agli stravizi dell’estate con tarassaco e limone
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opo i disordini alimentari a base di gelati, bibite ghiacciate - spesso cariche di aromi artificiali e zuccheri - e pasti approssimativi tipici del periodo estivo, a settembre capita spesso di ritrovarsi con il fegato appesantito o rallentato. Per rimetterlo in forma possiamo aiutarlo a disintossicarsi assumendo per tutto il mese una tisana al tarassaco arricchita da miele di limone. Depurativo, diuretico, blandamente lassativo, ricco di sali minerali, steroli, colina e vitamine A, B, C, il tarassaco riattiva il metabolismo epatico e promuove l’espulsione delle tossine per via
urinaria, mentre il limone stimola la produzione di globuli rossi e bianchi, ripulisce le arterie, fluidifica il sangue e lo disinfetta, spazzando via i germi presenti in circolo. Come fare Ogni mattina, poni in una tazza di acqua fredda un cucchiaio di radici sminuzzate di tarassaco, metti sul fuoco e porta a ebollizione. Lascia sobbollire per qualche minuto, poi spegni il fuoco, copri e lascia in infusione per circa 10 minuti. Filtra e aggiungi un cucchiaino di miele biologico di limone. Assumi la tisana a digiuno, mezz’ora prima di colazione.
L’organo dell’energia vitale I SUOI MALANNI INDICANO BLOCCHI ESISTENZIALI ED ECCESSO DI CONTROLLO
I LOBO DESTRO DEL FEGATO
LOBO SINISTRO DEL FEGATO
STOMACO CISTIFELLEA
n molte culture tradizionali il fegato è considerato la sede del coraggio, dell’energia vitale e della determinazione: quest’organo infatti possiede la capacità unica di autorigenerarsi come la coda delle lucertole, ed è quindi collegato analogicamente alla capacità di trasformarsi, alla rinascita e all’immortalità. Una caratteristica di cui troviamo traccia già nel mito greco di Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, e nelle metafore moderne come “avere fegato”. Dal punto di vista psicosomatico quindi i disturbi del fegato corrispondono a un momento di impasse dell’energia vitale, a un blocco decisionale o a una capacità di autodeterminazione bloccata - frequenti nelle persone troppo controllate - che si trasformano in rabbia repressa “avvelenando il fegato”.
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La medicina naturale CORPO E SALUTE Il fegato sano
MOUNTAIN PRIDE
Fegato affaticato: ginepro lo rimette in sesto A settembre è una buona regola intraprendere un breve percorso disintossicante che aiuti a depurare il fegato e a prepararlo al lungo inverno
Q
uando eccessi alimentari, farmaci, alcolici, o anche un lungo periodo di stress hanno intasato l’organismo di tossine, il fegato manifesta il proprio disappunto con cefalee, sintomi gastrici e dermatosi varie. In questi casi possiamo ricorrere al ginepro, eccellente drenante epatico particolarmente indicato in tutti gli scompensi da abuso. Oltre a regolarizzare il metabolismo del fegato, il ginepro riduce i livelli di colesterolo e normalizza le transaminasi. Le dosi: 30 gocce di macerato glicerico in poca acqua un quarto d’ora prima dei pasti, per un mese. • Nux vomica Al ginepro è bene associare l’omeopatico Nux Vomica 200 CH globuli, rimedio degli 82
Riza psicosomatica
Ginepro Drenante epatico, riduce anche i livelli di colesterolo
eccessi di ogni genere e degli stati sub-tossici da farmaci, alcol, eccitanti, fumo ecc. Le dosi Se ne assume una monodose tutta assieme, da ripetere una sola volta a distanza di 15 giorni. • Fiori di Bach Per accelerare la depurazione è consigliata una diluizione floreale a base di Gentian e Crab Apple, a cui aggiungeremo: Green Essence quando la pelle si riempie di brufoletti, Spinifex quando l’intasamento epatico produce eczemi, e il californiano Morning Glory quando si è abusato di farmaci. Le dosi Quattro gocce sotto la lingua quattro volte al giorno.
I CALCOLI ALLA COLECISTI Carciofo e Belladonna: assumili subito in caso di colica biliare
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l dolore acuto delle coliche biliari deriva da uno spasmo della colecisti, che si contrae nel tentativo di sbarazzarsi di un corpo anomalo - fango biliare o calcolo - incuneato lungo il canale di deflusso della bile. La colica si annuncia con un dolore violento in zona epatica o alla bocca dello stomaco, a volte meteorismo e intense difficoltà digestive, ed è scatenata soprattutto dal consumo di cibi grassi o dagli eccessi alimentari. • Belladonna In caso di colica biliare è bene assumere immediatamente una monodose di Belladonna 200 CH globuli, per sedare il dolore e ridurre rapidamente l’infiammazione.
Carciofo Promuove la produzione di bile e lo svuotamento della colecisti
• Carciofo Tra i fitoterapici possiamo ricorrere al carciofo, ricco di fibre alimentari, mucillagini, flavonoidi, inulina e soprattutto cinarina, un polifenolo che, oltre a promuovere la produzione di bile e lo svuotamento della colecisti, disintossica il fegato e abbassa il colesterolo. Le dosi Si assume in tintura madre: 30 gocce in mezzo bicchiere d’acqua, mezz’ora prima di pranzo e cena, per cicli di due mesi.
L’IMPORTANZA DELLA DIETA
Più fibre e meno grassi per tenere lontane le coliche
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er prevenire le coliche biliari è importante correggere la dieta riducendo grassi e colesterolo, eliminando i carboidrati raffinati e aumentando l’apporto proteico e gli alimenti ricchi di fibre per stimolare la produzione di bile e renderla più fluida. A formare i calcoli è infatti molto spesso il colesterolo naturalmente presente nella bile che quando si cristallizza può formare “sassolini” grandi anche due o tre centimetri di diametro.
• Fiori di Bach La diluizione floreale anticolica comprende i fiori di Bach Gentian, Crab Apple, Holly, e il californiano Mountain Pride, indicato per tutti coloro che, a furia di trattenersi, rischiano di “farsi il sangue amaro”, espressione popolare che indica il “travaso di bile”. Le dosi Quattro gocce sotto la lingua quattro volte al giorno.
CAPIRE IL LINGUAGGIO DEL FEGATO
Un organo silenzioso che parla attraverso sintomi sottili
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ontrariamente ad altri organi, il fegato non rivela chiaramente i propri problemi finché non è in seria difficoltà: il suo linguaggio si esprime in sordina, con malesseri come nausea ed emicranie, cattiva digestione, gas e gonfiori addominali,
sfoghi cutanei, vulnerabilità a infezioni virali o batteriche e perfino ipertensione. A farsi sentire chiaramente è invece la cistifellea, che esplode in dolorosissime coliche. Nelle prossime pagine ecco i rimedi verdi che aiutano a rimetterlo in forma.
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La medicina naturale CORPO E SALUTE Il fegato sano
Fegato grasso e insufficienza: un mix di rimedi per rimetterlo in forma Gli abusi alimentari protratti e alcune gravi malattie possono danneggiare anche un organo resistente come il fegato. Possiamo intervenire per tempo per scongiurare i pericoli
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i parla di steatosi epatica quando è presente un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche. Le cause di questo disturbo sono diverse: al primo posto ci sono un’alimentazione troppo ricca di calorie, l’abuso di alcol e il consumo di cibi poveri di nutrienti e saturi di zuccheri. Ma anche obesità, o condizioni patologiche come il diabete e l’ipertrigliceridemia. • Garcinia cambogia Contro il fegato grasso è utile la Garcinia cambogia: la scorza del suo frutto, ricco di vitamine, glucidi vegetali, carotenoidi, flavonoidi e pectine, contiene acido idrossicitrico, una sostanza che inibisce l’enzima coinvolto nello stoccaggio dei grassi, riducendo del 25% circa la biosintesi del colesterolo e di altri lipidi corporei. Le dosi Si assume in estratto secco: una capsula due volte al giorno, a stomaco pieno.
Garcinia cambogia Riduce lo stoccaggio di grassi nel fegato
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Riza psicosomatica
• Lycopodium Agisce potentemente sul fegato. È efficace nei casi in cui l’organo si presenta sensibile al tatto e c’è una sensazione di tensione. I dolori sono costanti, ma non acuti e lancinanti come invece avviene nel caso della Bryonia. I soggetti avvertono una certa pienezza nello stomaco anche dopo aver mangiato poco e presentano un particolare colorito giallastro. Il Lycopodium è particolarmente utile nei casi di congestione epatica, caratterizzati da dolore nella parte posteriore e laterale destra. Le dosi Si assume alla 9 CH, 3 granuli 3 volte al dì.
Nocciolo e solidago Utili negli stati infiammatori prolungati
L’INSUFFICIENZA EPATICA Quando è cronica si previene con le gemme del nocciolo
L’
insufficienza epatica è la conseguenza a lungo termine di uno stato infiammatorio cronico del fegato che ha alterato la struttura di gran parte del tessuto epatico, rendendolo fibrotico e incapace di assolvere le sue funzioni. Al primo posto tra le cause più comuni di insufficienza epatica ci sono l’abuso di alcol e infezioni virali come le epatiti B e C, ma il fegato è talmente robusto che occorrono molti anni (da 10 a 20 anni) prima che si sviluppi una cirrosi.
SOLIDAGO
CRAB APPLE
EMOZIONI AVVELENATE
I fiori adatti per chi tende a “mangiarsi il fegato”
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nche gli stati d’animo possono influire sul buon funzionamento del fegato, soprattutto nelle persone che hanno difficoltà a metabolizzare le contrarietà e tendono a trattenere rabbia e sentimenti di ostilità per paura delle conseguenze, “mangiandosi il fegato” silenziosamente. In questi casi possiamo contare sul fiore himalayano Well Being, collegato alla gestione dell’attività biliare, a cui possiamo aggiungere: Crab Apple per stimolare la depurazione delle cellule epatiche, White Chestnut per chi associa una digestione laboriosa alla tendenza a “ruminare” i pensieri e le preoccupazioni, Willow in caso di fitte in sede epatica o duodenale, Scleranthus e Vervain in caso di coliche epatiche o biliari. Le dosi Quattro gocce sotto la lingua quattro volte al giorno.
• Corylus avellana Per contrastare le conseguenze dell’insufficienza epatica la gemmoterapia consiglia il macerato glicerico di Corylus avellana: ricavato dalle gemme fresche del nocciolo, è utile nelle epatopatie croniche per la sua azione anti-cirrotica e per la capacità di tonificare il parenchima epatico. Le dosi Se ne assumono: 30 gocce in poca acqua due volte al giorno, un quarto d’ora prima dei pasti. • Phosphorus È il più importante rimedio omeopatico in tutti i casi di sofferenza epatica con insufficienza funzionale o epatite acuta. I sintomi comprendono: fegato ingrossato e molto dolente, sete acuta con desiderio continuo di bere, forte prurito. Le dosi In caso di epatite si assume alla 15 CH, 5 granuli 2 volte al giorno al mattino ed alla sera, lontano dai pasti, per almeno due mesi, fino alla normalizzazione delle transaminasi. • Solidago È indicato in caso di insufficienza epatica leggera, con dolori alla schiena, prevalentemente a destra, l’addome disteso soprattutto al mattino, feci molli, urine scarse e scure, talvolta prurito o porpora. Le dosi Si assume alla 9 CH, 3 granuli tre volte al giorno fino a miglioramento dei sintomi. • Bryonia È invece il rimedio dell’epatite cronica, con fegato gonfio, congestionato e infiammato in soggetti magri, freddolosi, afflitti da emicranie ricorrenti, disturbi intestinali con alternanza di stipsi e diarrea, dolori addominali pungenti in alto a destra, bocca secca e labbra screpolate. Le dosi Si assume alla 7 CH, 5 granuli due volte al giorno fino ■ a miglioramento.
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La medicina naturale
MIGLIO
ALIMENTAZIONE
LEGUMI E CEREALI
Il vero antidoto al cibo spazzatura Sono la base dell’alimentazione umana fin dalla notte dei tempi. Fanno benissimo alla salute combattendo intolleranze, infiammazioni intestinali, tumori e diabete. E sono buoni. Che altro vi serve per eleggerli a re della tavola? di Giordana Ruatasio
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in dall’antichità cereali e legumi hanno costituito, insieme a radici, bacche, frutti e latte, la principale fonte di cibo dell’uomo. Nel passaggio dallo stato nomade a quello stanziale e con la scoperta dell’agricoltura, l’uomo ha esteso la coltivazione a nuovi cereali: non solo farro e orzo, che erano i più diffusi allo stato naturale, ma anche avena, frumento, segale e miglio. Questi, in abbinamento con i legumi, costituivano il pasto principale della giornata. Ancora nel Medioevo l’alimentazione contadina era basata su cereali e legumi, con l’aggiunta di frutti come fichi e noci, e solo occasionalmente di pollame, cacciagione o pesce, nelle zone marine.
I rischi del cibo surrogato
Con l’avvento dell’industrializzazione presero il sopravvento le tecniche di raffinazione alimentare, si diffuse la macellazione delle carni e nacque l’industria conserviera. Cominciarono a essere utilizzati additivi e coloranti per rendere i cibi più appetibili e durevoli nel tempo. Questi passaggi hanno prodotto alcuni AVENA
PROTEINE VEGETALI E TANTA FIBRA Pochi grassi e basso indice glicemico: bene per intestino e arterie
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cereali integrali e i legumi sono una ricca fonte di fibra, vitamine, sali minerali e proteine vegetali. Cucinati insieme, possono compensare le carenze di un’alimentazione moderna penalizzata da troppi alimenti raffinati, scarsa di fibra e ricca di proteine animali. La fibra è indispensabile a un buon funzionamento dell’intestino perché favorisce l’eliminazione delle scorie e previene gli stati infiammatori. Abbinare cereali e legumi significa aumentare il valore proteico del piatto, che è simile a quello di un pasto a base di carne, pesce o formaggio. PROTEINE SANE Ma rispetto a quelle animali, le proteine vegetali sono decisamente più sane perché, contrariamente alla carne non contengono colesterolo, non sono contaminate da metalli pesanti (come il pesce) e sono meno caloriche dei latticini e dei formaggi. In più le proteine vegetali non contengono grassi saturi: sono quindi un toccasana per cuore e arterie! Inoltre sia i cereali che i legumi hanno un indice glicemico basso e quindi non incidono sull’innalzamento dell’insulina.
paradossi: da un lato si consuma più cibo perché gli alimenti raffinati sono meno nutrienti, dall’altra si ingrassa facilmente perché i pasti sono ricchi di zuccheri e grassi saturi. Inoltre, avendo perso la capacità di riconoscere il vero gusto degli alimenti, soffocati come sono da adulterazioni, ci lasciamo orientare nella scelta più dai messaggi pubblicitari che dal gusto, col risultato di consumare fotocopie sbiadite degli alimenti originari
INTEGRALI E BIO Ovviamente i legumi devono essere possibilmente biologici e i cereali, oltre che bio, anche integrali. È nell’involucro esterno del chicco infatti (quello che viene tolto in fase di raffinazione) che risiede la maggior parte dei micronutrienti più importanti (vitamine del gruppo B, acidi grassi polinsaturi, proteine e fibra). Il modo migliore per consumare i cereali sarebbe quello di macinarli a crudo e poi aggiungerli alle zuppe, allo yogurt oppure, con le loro farine, preparare pane e torte. In alternativa, si acquistano secchi e si lasciano in ammollo il tempo necessario, quindi si cucinano a piacere.
Modalità di preparazione NECESSARIO L’AMMOLLO E COI LEGUMI IL TRUCCO DELLA FOGLIA D’ALLORO Tranne alcune eccezioni (grano saraceno, miglio, farro decorticato) tutti i cereali integrali necessitano di ammollo: si lasciano in acqua da 12 a 24 ore prima di essere cucinati. L’acqua dell’ammollo va cambiata almeno un paio di volte e non deve essere usata per la cottura. Anche i legumi secchi, come piselli, fave e fagioli, necessitano di ammollo. Se sono di stagione è meglio comunque utilizzare quelli freschi. In entrambi i casi è bene aggiungere all’acqua della pentola una foglia di alloro per renderli più digeribili e una foglia essiccata di alga kombu, che dà sapore. Si salano solo a fine cottura.
Contro infiammazioni e intolleranze
Dal punto di vista della salute sono aumentate infiammazioni intestinali, allergie, celiachie, intolleranze al lattosio e ai lieviti e patologie degenerative come diabete, tumori e malattie cardiovascolari. È quindi fondamentale recuperare uno stile alimentare sano, cominciando proprio da quei cibi, come cereali e legumi, che sono i pilastri dell’alimentazione umana. Esistono ricette gustosissime che si possono preparare con cereali e legumi insieme: sono facili da realizzare e si possono mantenere anche un paio di giorni in frigorifero. Settembre 2015
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La medicina naturale
CAVOLO NERO
ALIMENTAZIONE Legumi e cereali
Le ricette facili per portare in tavola la salute e la bontà Si cucinano rapidamente e contengono alimenti naturali e freschi, ricchi di sostanze benefiche e di gusto. Scopriamo insieme come si fa
Polpette di miglio e ceci
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asciate in ammollo i ceci per 24 ore, cambiando almeno due volte l’acqua. Sciacquate il miglio e poi fatelo cuocere per 20 minuti. Frullate i ceci lessati e raffreddati con 1 scalogno, una carota, un cucchiaino di cumino, mezzo cucchiaino di curcuma e di coriandolo, un cucchiaio di prezzemolo tritato, un pizzico di pepe e sale qb. Amalgamate il miglio con questo composto e formate delle polpette che andrete a impanare nei semi di sesamo. Cuocetele in una padella antiaderente con olio extravergine di oliva.
IL MIGLIO Contiene selenio che fa bene a capelli e unghie Il miglio contiene un ricco patrimonio vitaminico e minerale, in particolare selenio (che rigenera i capelli e le unghie), acido salicilico (migliora la funzionalità di milza e pancreas) e niacina (depura il sangue e protegge il sistema nervoso). Il miglio non necessita di ammollo, ma occorre lavarlo un paio di volte e scolarlo bene prima di tostarlo e cuocerlo.
Mesciua: zuppa di farro, ceci e cannellini
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uesta antica pietanza ligure è preparata con fagioli cannellini, ceci e farro. Dopo aver preparato un soffritto di verdure (carota, sedano, cipolla) si aggiungono i legumi (precedentemente lasciati in ammollo per una notte) e si fa cuocere il tutto in brodo vegetale per circa 1 ora a fuoco dolce con il coperchio leggermente sollevato. Il farro si aggiunge dopo una ventina di minuti (cuoce in 40’). Una volta pronta la mesciua, si aggiunge sale e pepe, un cucchiaio di prezzemolo tritato e un filo di olio extravergine.
LE PROPRIETÀ Molti nutrienti e un aiuto a cuore e sangue • Farro: ricco di vitamine e minerali, è un cereale completo. • Ceci: contengono acido linoleico, ferro e acido folico che tengono bassi i valori dei grassi nel sangue. • Cannellini: contengono lecitina che favorisce l’emulsione dei grassi nel sangue, prevenendo i ristagni.
CANNELLINI 88
Riza psicosomatica
Pizzoccheri integrali con lenticchie, topinambur e cavolo nero
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osoliamo una cipolla tritata con due foglie di salvia e aggiungiamo le lenticchie precedentemente lasciate in ammollo il tempo necessario. Cuociamole aggiungendo brodo vegetale o passata di pomodoro e lasciamole insaporire con un rametto di rosmarino. Nel frattempo mettiamo sul fuoco una pentola piena d’acqua con del cavolo nero tagliato fine e un topinambur ridotto a dadini, quindi i pizzoccheri. Scoliamo la pasta e le verdure e ripassiamole nella padella insieme alle lenticchie aggiungendo una noce di burro chiarificato, sale q.b., e, se necessario, un cucchiaio di acqua di cottura dei pizzoccheri. Amalgamiamo il tutto aggiungendo un filo di olio extravergine, una grattugiata di parmigiano e/o pecorino e una macinata di pepe nero.
IL GRANO SARACENO E LE LENTICCHIE Regolano l’umore e sono facilmente digeribili I pizzoccheri sono una pasta preparata con la farina di grano saraceno, una pianta naturalmente biologica (non necessita di fitofarmaci) e altamente nutritiva, ricca di fibra, manganese, magnesio e vitamine E e B. Privo di glutine, questo grano risulta molto digeribile e ben tollerato a livello gastrointestinale. Previene i disturbi cardiovascolari perché contiene rutina, che favorisce l’elasticità dei vasi sanguigni e protegge i capillari. È considerato anche un alimento antiossidante e regolatore dell’umore grazie al contenuto di triptofano, un precursore della serotonina, indispensabile nei momenti di superlavoro e stress intellettuale. Le lenticchie invece tra tutti i legumi sono quelli che contengono una minore percentuale di acido fitico (sostanza che rallenta l’assorbimento dei minerali da parte dell’intestino).
Riso venere e piselli o fave
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ettiamo a bollire abbondante acqua in una pentola con una manciata di piselli freschi (o fave). Quando l’acqua bolle aggiungiamo il riso venere e cuociamolo il tempo necessario. Nel frattempo scaldiamo in una padella uno scalogno affettato e una manciata di cubetti di speck. Spegniamo il fuoco e quando il riso e i piselli sono cotti passiamoli nella padella, aggiungiamo una noce di burro chiarificato, una macinata di pepe e della ricotta salata grattugiata (o del pecorino).
RISO VENERE
LE PROPRIETÀ Alimenti antiossidanti e poveri di calorie
FARRO FAVE
Il riso venere è un riso integrale ricco di antociani, sostanze altamente antiossidanti utili perché rallentano l’invecchiamento cellulare. Piselli e fave sono invece, tra i legumi freschi, quelli col minor contenuto di calorie (35 kcal le fave e 70 kcal i piselli per 100 g di prodotto). ■
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RIZA
NOVITÀ IN EDICOLA PRONTO SOCCORSO NATURALE Nella cucina di casa nostra, anche nella meno fornita, c’è una insospettabile farmacia, utile a far fronte ai piccoli incidenti quotidiani: disinfettanti, antidolorifici, antipiretici... Un piccolo manuale fai-da-te per chi ama essere protagonista delle proprie cure in modo naturale.
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La medicina naturale
BELLI DENTRO E FUORI
NUOVA COSMESI
Pelle giovane con borragine ed estratti di soia Buone notizie: si torna ai prodotti naturali e ai principi a basso impatto. Tra questi un posto d’onore meritano questi due estratti vegetali, capaci di nutrire la pelle e di rallentarne l’invecchiamento. Ecco come usarli anche a casa
Estratti di fiori e piante La ricerca cosmetica si orienta sempre più verso l’utilizzo di principi di origine naturale
di Gabriella Cataldo
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el variegato mondo della cosmetica la ricerca per creare nuovi prodotti anti-age è attivissima. Quasi ogni giorno la pubblicità ci manda immagini e slogan di nuove creme o sieri dai contenuti sempre più sofisticati e, francamente, poco comprensibili, basandosi sul principio che tutto ciò che è misterioso colpisce di più la fantasia. Nella realtà, invece, la ricerca si indirizza maggiormente verso prodotti naturali estratti da piante, fiori, radici, che la nostra pelle accetta più facilmente proprio perché simili alle proprie caratteristiche. Tra questi primeggiano due sostanze vegetali: l’olio di semi di borragine e gli estratti di soia Settembre 2015
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La medicina naturale BELLI DENTRO E FUORI Nuova cosmesi
Usa i poteri della natura con i trattamenti da fare in casa Borragine e soia sono perfetti per un utilizzo casalingo ma non per questo meno efficace e profondo. Aiutano a sostenere sia dall’esterno che dall’interno la pelle e a mantenerla giovane
IL BAGNO PURIFICANTE E RIGENERANTE Olio di borragine Ricco di sostanze preziose che aiutano il collagene
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Riza psicosomatica
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repara un infuso con 1 cucchiaino di fiori e una manciata di foglie di borragine in 250 ml di acqua bollente, lascia in infusione 20 minuti, quindi filtra e aggiungi ad una vasca di acqua non troppo calda dove resterai per 15 minuti. Quindi, sulla pelle ancora umida, massaggia 20 gocce di olio di borragine su tutto il corpo fino ad assorbimento. IL RISULTATO Questo trattamento aiuta a depurare l’epidermide dalle tossine accumulate e a risvegliarla, ed è utile anche come rimedio contro eczemi, psoriasi, irritazioni.
LA MASCHERA ANTI-AGE RIMPOLPANTE
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n una ciotola metti 2 cucchiai di gel di aloe vera, 1 cucchiaio di argilla bianca ventilata (caolino), aggiungi il contenuto di una perla di olio di semi di borragine e 1 cucchiaino di olio di semi di soia. Mescola bene fino ad ottenere un composto morbido e omogeneo (eventualmente aggiungi argilla o qualche goccia di tonico). Applica su viso, collo décolleté e sul dorso delle mani e tieni in posa per 10 minuti, quindi sciacqua, tonifica con acqua di hamamelis e massaggia fino ad assorbimento il contenuto di 2 perle di olio di borragine. I BENEFICI È una maschera che nutre, idrata e agisce come leggero scrub sullo strato corneo. È consigliabile farla una o due volte a settimana. Olio di soia È un potente riparativo della pelle e protegge dall’ossidazione
IL MASSAGGIO PER LA PELLE SECCA E RUGOSA
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ssumi ogni giorno 1 o 2 perle di borragine insieme ad una capsula di magnesio, inoltre usa il contenuto di 1 o 2 perle per massaggiare ogni sera viso, collo, décolleté e mani, dopo aver perfettamente deterso e tonificato. Massaggia fino a quando l’olio risulti perfettamente assorbito. Fai questa “cura” per 2 mesi durante i quali cerca di mangiare cibi antiossidanti (frutta, verdura, cereali integrali, legumi, tè verde e abbondante acqua oligominerale) e di eliminare o limitare al massimo fumo, alcol e grassi idrogenati. GLI EFFETTI VISIBILI Alla fine di questo “percorso naturale” non solo constaterai il miglioramento della tua pelle ma ti sentirai in forma, tonica e piena di energia. Puoi ripetere questo “iter di benessere” due o tre volte l’anno.
L’OLIO DI SOIA Protegge dall’ossidazione e regola la melanina
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ai semi di soia (Glycine soja) si estrae un olio dalle particolari caratteristiche biologiche, infatti contiene fosfolipidi (lecitina di soia), isoflavonoidi, vitamina E e frazione insaponificabile. Gli isoflavonoidi riescono a penetrare lo strato corneo e a raggiungere gli strati profondi dell’epidermide perché hanno caratteristiche simili al sebo umano. I fosfolipidi sono un complesso di fosforo, acidi grassi, sostanze vitaminiche del gruppo B (colina e inositolo). La frazione insaponificabile ha ottime proprietà eutrofiche perché contiene aminoacidi essenziali, calcio e magnesio, e partecipa a tutte le attività riparative della pelle. Inseriti nei prodotti per viso, corpo e capelli, i principi attivi dell’olio di semi di soia proteggono dall’ossidazione, regolano la sintesi della melanina, attenuano l’iperpigmentazione della pelle e stimolano la produzione di tutte le sostanze elastiche e di sostegno poiché inibiscono l’elastasi, l’enzima responsabile della degradazione del collagene, e ridensificano la struttura cutanea.
L’OLIO DI BORRAGINE Sostiene il collagene e supporta l’acido ialuronico
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onosciuta e usata fin dall’antichità dalla medicina popolare, la borragine (Borago officinalis) è una pianta europea che nasce spontanea nei nostri orti e fa bella mostra di sé quando fioriscono i suoi fiorellini blu. Dai semi di questa pianta “povera” si estrae un olio ricchissimo di sostanze preziose per la pelle. • È ricco di minerali essenziali come calcio, magnesio, potassio e di vitamine E e F, di Omega 3 e 6. • Favorisce la produzione e la difesa delle fibre di collagene ed elastina. • Rinforza i lipidi presenti sulla superficie epidermica evitando l’eccessiva evaporazione dell’acqua cutanea e contrasta la degradazione delle fibre di acido ialuronico. • Migliora la circolazione capillare apportando maggiore ossigenazione e nutrimento alle cellule. • Agisce contro i radicali liberi causa dello stress ossidativo che cresce con l’aumentare dell’età. • Stimola il turn over cellulare e tutti i processi di riparazione della pelle. • La sua azione sebonormalizzante è utile sia per la pelle disidratata (per mancanza di sebo) che per l’acne giovanile (in cui il sebo è in eccesso) e preserva la barriera protettiva riducendo la perdita d’acqua nello strato corneo. ■
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Lo shopping del mese I PRODOTTI Semi ricchi di sostanze nutritive
La tisana che aiuta a tornare snelli
Semi di Chia di Pedon, originari di Messico e Guatemale, piccoli e scuri, sono ricchi di calcio, vitamina C, acidi essenziali Omega 3 e Omega 6, ferro, potassio e minerali come il selenio, lo zinco e il magnesio; sono definiti super food grazie alle loro straordinarie caratteristiche nutrizionali con un ridotto contenuto calorico. Dal gusto delicato, i semi di Chia possono essere consumati a crudo, come sfizioso snack salutare, aggiunti a yogurt, muesli, insalate, frullati, risotti o verdure.
a Tisana Linea Snella di Pompadour contiene matè verde, una pianta consumata in Sudamerica e considerata dagli indios un rimedio per ridurre la fame. Il matè, grazie al suo contenuto di caffeina, teofillina e teobromina, stimola il metabolismo accelerando il processo di eliminazione dei grassi, esercitando un’azione calmante sull’appetito e favorendo il senso di sazietà. Può, quindi, aiutare nelle diete ipocaloriche per il controllo del peso. Menta piperita, verbena e liquirizia armonizzano il gusto della tisana.
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Pedon - Molvena (VI) - www.pedon.it servizio consumatori 800034437
L’aiuto per contrastare lo stress
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lue Brain®, il nuovo integratore di Named, rappresenta un aiuto concreto per contrastare lo stress e migliorare il benessere mentale e psicofisico nei momenti di maggior bisogno. Blue Brain® contiene Bluenesse®, un particolare estratto utile per sostenere le performance cognitive e la lucidità, a base di Melissa, Vitamine C e B6, Ashwagandha e Maca. Blue Brain® è la risposta naturale alle pressanti richieste di performance a livello lavorativo e familiare, a situazioni di difficoltà e preoccupazioni. In confezione da 10 stick oro-idrosolubili.
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Named - Lesmo (MB) - Tel. 039/698501 www.named.it
L’integratore alleato della pelle
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l betacarotene (o provitamina A), il pigmento colorato della frutta e della verdura, è considerato, fondamentale per il nutrimento della pelle. Poiché spesso se ne assume quantità insufficienti con la dieta, un apporto supplementare di betacarotene è raccomandato per chi vuole prevenire rughe, invecchiamento cutaneo, eritema solare e in generale problemi della pelle. Il betacarotene è inoltre indispensabile per curare la cecità crepuscolare, un disturbo visivo collegato proprio a un deficit di tale sostanza. Stur Dee - [email protected]
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Riza psicosomatica
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Pompadour - Bolzano - Tel. 0471/549000 www.pompadour.it
L’estrattore di succo facile da usare e pulire
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ssenzia Green è l’estrattore di succo facile da usare e da pulire grazie al nuovo sistema di estrazione 3 in 1 che racchiude i pezzi in un’unica coclea; esso permette di ottenere succhi più limpidi con maggiori quantità di vitamine, enzimi e antiossidanti grazie alla bassa velocità di funzionamento. In materiali ecologici BPA Free, senza PVC, per la massima sicurezza d’impiego. Disponibile on-line sul sito www.siquri.com.
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Mix efficace per proteggere il fegato
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utriva Epaval è un integratore utile per la depurazione e detossicazione epatica, favorendo la mobilizzazione dei grassi dal fegato nei casi di fegato grasso e agendo come epatoprotettore. Contiene silimarina, utile per la salute del fegato, in grado di diminuire i processi infiammatori e la produzione di radicali liberi, e curcuma, antinfiammatoria, epatoprotettrice e utile per stimolare la secrezione biliare. Il prodotto contiene anche piperina, metionina, colina, inositolo e N-acetil cisteina, che ne aumentano l’efficacia.
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Cabassi & Giuriati - Padova - Tel. 049/8705870 www.cabassi-giuriati.it
I Corsi di Riza
Una mappa accurata degli incontri formativi di Riza per apprendere e applicare le tecniche psicosomatiche, per ritrovare e mantenere salute e equilibrio psicofisico
Fiori di Bach
L’arte di comunicare
SEMINARIO INTRODUTTIVO
Migliorare il dialogo con se stessi e con gli altri
CITTÀ
DOVE E QUANDO
Milano 02/58207921
• 11 ottobre 2015
Roma 02/58207921
• 19 dicembre 2015
Torino 02/58207921
• 29 novembre 2015
Verona tel. 045/975800
• 28 novembre 2015
CITTÀ
DOVE E QUANDO
Milano 02/58207921
• 7-8 novembre 2015
Bologna 02/58207921
• 7-8 novembre 2015
€ 196 IVA INCLUSA
Shiatsu
€ 121 IVA INCLUSA
SEMINARIO INTRODUTTIVO CITTÀ
DOVE E QUANDO
Verona tel. 045/975800
• 5-6 settembre 2015 € 242 IVA INCLUSA
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Riza psicosomatica
Lettura del corpo in psicosomatica
Rimedi floreali
Condotto da Maria Montalto
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a lettura psicosomatica di organi e apparati, delle loro funzioni e disfunzioni ha come scopo quello di individuare il senso di una patologia e di intervenire in seguito con cure naturali adeguate (rimedi vegetali e floreali, massaggio, alimentazione...). Il corso teorico-pratico si pone quindi come strumento diagnostico e conoscitivo, finalizzato all’approccio e al trattamento dei più comuni disturbi psicosomatici (gastriti, coliti, dermatiti, tachicardia, ipertensione...).
Condotto da Marilena Zanardi
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a floriterapia è una disciplina basata sulla visione olistica della vita, che considera ogni persona come un’inscindibile unità fisica, psichica e spirituale. Così i fiori possono essere usati per riequilibrare ogni problema, da quelli emotivi a quelli psicofisici. Scopo del corso è fornire un ampio panorama delle varie tecniche di floriterapia, dai fiori di bach a quelli australiani, con esercitazioni teoriche e pratiche sull’individuazione dei rimedi e l’elaborazione delle proposte terapeutiche in un’ampia gamma di disturbi emotivi e somatici.
CITTÀ
QUANDO
CITTÀ
QUANDO
Roma tel. 02/58207921
• 26-27 settembre, 24-25 ottobre, 28-29 novembre 2015
Milano tel. 02/58207921
• 14-15 novembre, 19-20 dicembre 2015, 23-24 gennaio 2016
COSTO
CONDUTTORE
€ 635 IVA INCLUSA
M. Montalto
COSTO
CONDUTTORE
€ 635 IVA INCLUSA
M. Zanardi
Mens sana in corpore sano
Comportamento Alimentare
Condotto da Loris Solmi
Condotto da Elio Muti
Erbe e psiche
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artendo dalle indicazioni reperibili negli antichi trattati di spagiria, all’interno del corso ripercorreremo le nozioni fondamentali che consentono di utilizzare i riferimenti simbolici attribuiti a ciascuna pianta, per andare ad agire sul lato più intimo dell’essere umano, la psiche. Ciò non solo consentirà di avere ulteriori strumenti nella perenne ricerca dell’equilibrio interiore, ma concorrerà a un più veloce recupero della salute del corpo anche in caso di disturbi organici.
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l cibo è la prima “medicina”, un rimedio naturale che ognuno di noi assume più volte ogni giorno. Attraverso una alimentazione sana e corretta è possibile migliorare lo stato di benessere psicofisico, prevenire la comparsa di disturbi ed aumentare la resistenza dell’organismo alle aggressioni esterne e allo stress. Lo scopo del corso è quello di fornire una conoscenza del cibo e della alimentazione sotto gli aspetti nutrizionali, simbolici e fisiologici per farne un utilizzo finalizzato al ripristino o al mantenimento della nostra salute fisica, mentale ed emotiva.
CITTÀ
QUANDO
CITTÀ
QUANDO
Verona tel. 02/58207921
• 26-27 settembre, 17-18 ottobre 2015
Bologna tel. 02/58207921
• 17/18 ottobre - 14/15 nivembre - 5/6 dicembre 2015
COSTO
CONDUTTORE
COSTO
CONDUTTORE
L. Solmi
€ 635 IVA INCLUSA
E. Muti
€ 440 IVA INCLUSA
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Le scuole di Formazione di Riza ISTITUTO RIZA DI MEDICINA PSICOSOMATICA
Scuola di Natu Anno Accademico 2015-2016 Corso Trien
DIREZIONE DELLA SCUOLA E COMITATO SCIENTIFICO Dott. Raffaele Morelli Presidente dell’Istituto Riza e della Scuola di Naturopatia Dott. Vittorio Caprioglio Direttore dell’Istituto Riza e della Scuola di Naturopatia ll Comitato Scientifico della Scuola di Naturopatia dell’Istituto Riza è composto da Cattedratici Universitari italiani e stranieri di grandissimo prestigio: Prof. Umberto Solimene (Presidente), Prof. Mariano Bizzarri, Prof. Marcello Cesa-Bianchi, Prof. Ervin Laszlo, Prof. Emilio Minelli, Prof. Piero Parietti,
Prof. Ivano Spano.
LA FIGURA PROFESSIONALE DEL NATUROPATA La Naturopatia è una disciplina che si ispira alla visione olistica di mente e corpo e rappresenta la sintesi dei metodi naturali al servizio del benessere e della qualità della vita. Oggi è ormai da tutti riconosciuta come sicuro coadiuvante della salute e del benessere e particolarmente utile per la prevenzione. Le recenti indagini statistiche, sia a livello nazionale (ISTAT) che internazionale (OMS), evidenziano che un sempre maggior numero di persone (oltre un terzo della popolazione) si rivolge, per la cura della propria salute, a forme di medicina non convenzionale (agopuntura, fitoterapia, omeopatia, etc…). Ma se al medico, adeguatamente qualificato in queste discipline, spetta il compito esclusivo di occuparsi della diagnosi e della cura delle malattie, si delinea al suo fianco in modo rilevante una figura innovativa: il naturopata. Il naturopata, con le sue conoscenze professionali nelle tecniche di trattamento che si riallacciano alle grandi Tradizioni Orientali ed Occidentali, è un “operatore del benessere” le cui indicazioni si iscrivono nel quadro di una riconciliazione con le leggi della Natura.
Il naturopata opera in questi ambiti: • il primo di tipo EDUCATIVO, all’interno del quale informa ed educa le persone che gli si rivolgono a conoscere e gestire il proprio equilibrio psico-fisico e a raggiungere e mantenere uno stato di benessere, indicando a tal fine i comportamenti più idonei da seguire. • il secondo di tipo ASSISTENZIALE, ovvero di ausilio al cliente perché riconosca in se stesso eventuali squilibri di tipo psico-fisico-emozionale o predisposizioni ad essi e di intervento con metodiche “dolci” per favorire il ripristino dell’equilibrio e del benessere. Oltre alle discipline naturali che vanno dalle tecniche di massaggio alla kinesiologia, dalle erbe ai fiori di Bach, dall’Eubiotica alla Cromoterapia, seguendo la tradizione dell’Istituto Riza, il Naturopata acquisisce e utilizza le tecniche di Autostima, di scoperta del proprio Talento, di Rilassamento. I moderni studi neuro-fisiologici hanno infatti messo in luce che ogni trasformazione del nostro stato di coscienza è in grado di modificare il sistema limbico-ipotalamico
Secondo gli orientamenti della UE, nell’ambito del personale di assisten in particolare per coloro che sapranno utilizzare quelle metodiche legate ad un ap 98
Riza psicosomatica
di
ropatia
FINR
FEDERAZIONE ITALIANA DEI NATUROPATI RIZA
D at o d pr i r l’a i en ch lt ot ie iss ars st im ic es o on i c nu lar ons me go igl ro an ia tic ip o
Col patrocinio della Società Italiana di Medicina Psicosomatica
nale di Formazione (la parte più antica del cervello) dove il nostro corpo viene, istante per istante, ricreato e rigenerato. Dove svolge la sua attività Il naturopata opera in palestre, centri di fitness, centri Benessere, centri estetici, strutture termali/di balneazione, strutture assistenziali pubbliche/private, strutture per l’infanzia e la 3° età, presso studi medici, in ambienti propri. Le prospettive future di lavoro Attualmente in Italia non è ancora stata giuridicamente riconosciuta la figura professionale del Naturopata.Esistono però, delle leggi regionali (Lombardia, Toscana, Liguria, Emilia Romagna) già approvate e in attesa solamente di esse-
re completate e rese operative che prevedono l’esistenza e il riconoscimento della figura professionale del naturopata e di scuole di Naturopatia idonee a formarlo. La struttura del corso e il monte-ore formativo della Scuola di Naturopatia dell’Istituto Riza sono conformi alle caratteristiche indicate dalle suddette Leggi. IL CORSO: A CHI È RIVOLTO L’impostazione del corso di naturopatia è strutturata per dare un insegnamento completo a coloro che si avvicinano per la prima volta a questa realtà, dalla quale si aspettano l’apertura di nuovi sbocchi professionali. Ma è indicato anche a coloro che già svolgono un’attività come riabilitatori o fisioterapisti, infermieri, erboristi, operatori del settore estetico, personal trainer, insegnanti di ginnastica, di fitness e, in generale, operatori del campo naturale. Nel contempo si rivolge anche a tutti coloro che vogliono attivare palestre, centri Benessere e di Fitness naturale, sia di micro che di macro dimensioni, acquisendo una professionalità sperimentata da anni e centrata sulle premesse indicate in precedenza.
PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: MILANO, TORINO, VERONA, BOLOGNA E ROMA Tel. 02/5820793 02/58207920 Fax 02/58207979 scuola-naturopatia.riza.it
QUANDO ROMA E TORINO 16 Gennaio 2016 BOLOGNA E MILANO 23 Gennaio 2016 VERONA 30 Gennaio 2016 COSTI E MODALITÀ DI PAGAMENTO La quota annuale di partecipazione al Corso, comprensiva dei seminari, del materiale didattico di base, della quota annuale di iscrizione alla Federazione Italiana Naturopati Riza, è di € 1982, Iva inclusa
za della salute si apriranno nuove prospettive di lavoro, proccio “a misura d’uomo” e lungo l’asse della visione psicosomatica. Settembre 2015
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RIZA
informa Ogni mese la tua guida nel mondo del benessere Corsi, seminari, workshop, tecniche corporee, centri benessere e terapeuti a tua disposizione per incontrare il benessere psicofisico.
CENTRI TERAPEUTICI E TERAPEUTI Studio di Medicina Psicosomatica MILANO - CASALMAGGIORE(CR) La dr.ssa Elena Ferrari psicologa e psicoterapeuta specializzata presso l'Istituto Riza, effettua colloqui per: • disturbi psicosomatici alimentari • diverse forme di ansia, stress, attacchi di panico, • difficoltà relazionali famigliari e di coppia, bambini, adolescenti. • Tecnica emdr per elaborazione dei traumi. Il Dr. Mario Palazzo medico chirurgo, effettua trattamenti di terapia del dolore e ozonoterapia. Per informazioni e appuntamenti: Cell.: 339/2161823
BASSANO DEL GRAPPA (VI) MONTEBELLUNA (TV) CONEGLIANO (TV) CASTELFRANCO VENETO (TV) La dr.ssa Renata Giacomelli, specializzata all'Istituto Riza, effettua consultazione e psicoterapia per i disturbi psicosomatici, le diverse forme di ansia e panico, depressione e difficoltà nelle relazioni familiari e di coppia. Info e appuntamenti: Cell.: 342/1932376 - 338/1917979 www.renatagiacomelli.it - [email protected]
Psicologa, Psicoterapeuta e Sessuologa
Psicologa Psicoterapeuta
PADOVA - JESOLO (VE) - ESTE (PD)
Dr.ssa Cavallini Anna, specializzata presso l’Istituto Riza, riceve su appuntamento, per colloqui e terapie individuali, di coppia o di gruppo relativi a: - disturbi psicosomatici e alimentari - supporto psicologico e nutrizionale donne operate al seno - disturbi d'ansia e panico - potenziamento autostima - gestione dello stress - difficoltà in ambito sociale o familiare - problemi di coppia. Info e appuntamenti: Cell.: 333/4931440 [email protected]
Dr.ssa Serenella Salomoni, psicologa e psicoterapeuta, iscritta all’Albo degli psicoterapeuti dell’Istituto Riza. Trattamento psicologico dei disturbi sessuali e terapia della coppia. A.I.S.P.A (Assoc. Italiana Sessuologia, Psicologia Applicata), Socia FISS (Fed It Sessuologia Scientifica) Info e appuntamenti: Via S. D’Acquisto 23 Padova, Tel.: 049/777014 - Cell.: 320/8518818 Via Aquileia 2/U , Jesolo (VE) - c/o il Domus Medica via Zanchi 12 , Este (PD) Tel.: 0429/50303 www.serenellasalomoni.com [email protected]
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Psicologa Psicoterapeuta
Riza psicosomatica
MESTRE - PADOVA
Centro Riza Psicologa, Psicoterapeuta BERGAMO La dr.ssa Roberta Daminelli, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in psicoterapia psicosomatica, effettua colloqui di terapia psicosomatica, terapia individuale e di coppia, sostegno genitoriale (parent coaching) e sostegno a familiari di giocatori patologici. Info e appuntamenti: Cell.: 340/0537262 - Riceve a Bergamo in Viale Albini 1.
Studio di Psicologia e Psicoterapia TREVISO Lo Studio di Psicologia e Psicoterapia è formato da psicologi-psicoterapeuti specializzati ed iscritti all'Albo degli Psicoterapeuti dell'Istituto Riza di Milano. Ricevono su appuntamento per colloqui/terapie individuali, di coppia o di gruppo. Trattano disturbi psicosomatici, alimentari, sessuali, diverse forme d'ansia e di panico, conflitti di coppia e familiari. Organizzano e conducono corsi su: Autostima, Il Talento, La Dieta Psicosomatica, L'Arte di Comunicare, Tecniche di Rilassamento Corporeo. La dr.ssa Elena Santomartino si occupa anche del trattamento psicoterapeutico integrato della dipendenza da nicotina. Info e appuntamenti: dr.ssa Elena Santomartino Cell.: 347/9258475 Via Bertuol, 1 Frescada (TV) dr. Roberto Lucchetta Cell.: 340/8569010 - www.robertolucchetta.it
Istituto Yoga Surya Chandra Marga: incontri YOGA RATNA Incontri tenuti da Gabriella Cella Al-Chamali • a Piacenza in Via Raffaello Sanzio 23 • All’Ashram SuryaChandra - Caselasca - Bettola (Pc) • In altri Centri Yoga diretti dai suoi allievi diplomati alla S.I.Y.R. Incontri di approfondimento dello Yoga Ratna Domenica 13 settembre - Lugano: La forza degli Dei per sconfiggere la paura. Info: [email protected] Info e appuntamenti: Tel.- Fax: 0523/911671 - www.yogaratna.it - [email protected]
Studio di Psicologia e Psicoterapia ROMA Dr.ssa Rita Gagliardi specialista in Psicoterapia per il trattamento di disturbi di ansia, attacchi di panico e depressione; inibizione dell'espressione personale e difficoltà relazionali; disturbi alimentari; disturbi psicosomatici e sessuali; difficoltà famigliari e di coppia. Da 25 anni svolge attività clinica e corsi di formazione psicologica. Info e appuntamenti: Tel.: 06/5759420 - 338/1113334 - www.ritagagliardi.it
La direzione di Riza psicosomatica non si assume responsabilità sulle notizie pubblicate nelle pagine di Riza Informa.
Servizio di psicologia e psicoterapia
Incontri di gruppo Tutti i giovedì con Raffaele Morelli SCOPRIAMO LE NOSTRE RISORSE INTERIORI Abbandoni, separazioni, fallimenti sentimentali, disagi esistenziali e disturbi psicosomatici a volte ci travolgono. E così ricorriamo agli psicofarmaci con la speranza di salvezza. Ma non è fuggendo dal sintomo, o cercando di metterlo a tacere con le medicine, che possiamo risolvere il problema. Questi disagi racchiudono una gemma preziosa: è il grande sapere dell’anima che preme per farci realizzare la nostra vera natura, cioè il nostro essere diversi da tutti gli altri. Perché ognuno possiede Immagini soltanto sue. Gli incontri terapeutici del giovedì sono workshop pratici dove vengono insegnate le tecniche fondamentali per ritrovare il benessere interiore.
Il giovedì alle ore 17.00 presso il Centro Riza di Medicina Naturale gli incontri di gruppo con Raffaele Morelli Dato l’elevato numero di richieste si consiglia di prenotare con largo anticipo al numero 02/5820793 Centro Riza di Medicina Naturale Via L. Anelli, 4 20122 Milano
Sito web: http://centro.riza.it email: [email protected]
ootb - out of the blue Theatre in English CORSI DI TEATRO IN INGLESE PER ADULTI - Beginners e Advanced Da oltre 10 anni, ootb - out of the blue Theatre in English - utilizza il teatro come mezzo per l’insegnamento della lingua inglese. Grazie al lavoro di improvvisazione, studio della pronuncia e messa in scena di testi teatrali, i partecipanti potranno divertirsi a scoprire le intonazioni, i suoni e le fisicità che caratterizzano la lingua inglese e imparare a parlarla in modo naturale. I corsi sono tenuti completamente in lingua inglese. La sede è a Milano. Il giorno 26 settembre 2015, ootb organizza un seminario aperto a tutti gli interessati che potranno sperimentare il metodo di insegnamento e valutare concretamente la possibilità di iscriversi al corso annuale. Per maggiori informazioni sui corsi e per prenotare un posto per il seminario, scrivere a [email protected]
RIZA informa CORSI COMUNICAZIONE E PSICHE Il Colloquio Clinico in Floriterapia BOLOGNA A Bologna il 24/25 Ottobre 2015 un workshop rivolto a tutti i Floriterapeuti che intendono acquisire ulteriori strumenti teorici e pratici per gestire al meglio il colloquio clinico col paziente. Argomenti teorici si alterneranno a esercitazioni in aula di sedute simulate (role-play) e a supervisione di casi clinici. Consente, se richiesto, ai Floriterapeuti in possesso già di un diploma equipollente al nostro, l’iscrizione all'Albo della Società Italiana di Floriterapia. Per informazioni: Cell. 333/38.57.130 www.floriterapia.org - [email protected]
Dottoressa Anna Lucia Tassi ROMA, ALBANO LAZIALE, CIVITANOVA MARCHE
Dal 5 settembre in edicola il nuovo numero di
RIZA SCIENZE
Medico Chirurgo Specialista in Geriatria Specialista in Scienza dell’Alimentazione Specialista in Bioterapia Nutrizionale Master in Psicologia di Consultazione La combinazione e le modalità di cottura degli alimenti come TERAPIA per AIUTARE, STIMOLARE e GUARIRE l’organismo. Un percorso naturale di PREVENZIONE e CURA Info e appuntamenti: Cell.: 393/3863333
Practitioner in Flower-Massage® Massaggio con i Fiori di Bach BOLOGNA
Rimedi omeopatici, naturali e senza effetti collaterali: quali sono e come usarli
A Bologna il 21/22 Novembre 2015, occasione unica per imparare un massaggio da grossi risvolti professionali ed economici. Riceverai il Diploma e la concessione d'uso di un Marchio Unico al Mondo e dopo la supervisione potrai iscriverti all’Albo Internazionale dei Master Practitioner riconosciuto in tutto il mondo. Numero chiuso, posti limitati. Iscriviti subito: Cell. 333/3857130 - [email protected] www.bachflowermassage.com - www.floriterapia.org
RIZA INFORMA: Edizioni Riza - via L. Anelli, 1 - 20122 Milano tel. 02/5845961- fax 02/58318162 - (Doris Tieger)
Il cervello e le parole di Antonino
Minervino
Psichiatra e conversazionalista
L’amore necessario, farmaco dell’anima SPESSO LA SI SCOPRE NELL’ADOLESCENZA: È L’IMPORTANZA DEL SENTIRSI AMATI. NON “DA QUALCUNO”, MA COME NUTRIMENTO ORIGINARIO DELL’ANIMA
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urante l’adolescenza sembra di a restituirle quanto mi sembra di capire, assistere a continui terremoti, a parlando della necessità dell’amore e del volte devastanti, altre come uno sentirsi amati. Questo consente a Elisa di sciame sismico che lascia inquieti, fa trauscire dalla circostanza attuale e di dire paballare, scuote. E alla fine passano. Capita role sull’amore necessario, sull’importancosì che la vita chieda a una diciottenne za che riveste per lei sentirsi amata. Sono di affrontare nell’arco di pochi mesi diverqueste parole, che, lentamente, iniziano a se esperienze importanti, tante da essere lenire il suo dolore e la sua angoscia. Riaptroppe anche per un adulto. A Elisa succepropriandosi delle proprie paure, in poco de di dover accettare che il suo ragazzo, di tempo smette di esserne sovrastata. pochi anni più grande di lei, vada all’estero per molti mesi per completare gli studi; La qualità dell’amore Le neuroscienze capita nello stesso periodo che i genitori si sono occupate molto dell’amore. O mevadano in crisi e mettano in discussione il glio, ne hanno studiato diverse componenmatrimonio; capita di dover affrontare la ti: le parti del cervello che si attivano, gli decisione di non portare avanti una graviormoni che si producono, i neurotrasmettidanza; capita infine di doversi allontanare tori che si modificano, i comportamenti che Esperienza e genetica dalla sua migliore amica per una serie di si mettono in atto. Nel complesso però non influenzano incomprensioni. Elisa chiede di essere sesi ha una visione unitaria dell’esperienza la capacità d’amare guita, vuole provare a capirci qualcosa e dell’amore. Tuttavia qualcosa ha rivoluziosoprattutto vuole parlare di quella brutta nato il modo di vedere alcuni aspetti dello sensazione che la accompagna: di essere lei quella sbagliasviluppo umano e del cervello in particolare: il contributa, quella fatta male. to dell’epigenetica. Si tratta degli studi che dimostrano come sia fondamentale la qualità dell’ambiente, inteso Riappropriarsi delle paure Nelle sedute Elisa parla nel senso più ampio, affinché quanto contenuto nei geni a lungo dell’amore, dei dubbi che sente nei confronti del possa esprimersi. Questo ha consentito di superare un suo ragazzo, di quanto la lascino perplessa tante cose di certo determinismo legato al corredo genetico, aprendo lui e di come spesso l’amarezza e la delusione nei suoi il campo a tutti i fattori socio-affettivi e ambientali che fin confronti prendano il sopravvento sull’amore. Da alcudall’inizio della vita permettono l’espressione dei geni. ni mesi e soprattutto dall’esperienza dell’interruzione di Così il cervello in età adolescenziale arriva alle tappe fongravidanza sente che il legame con lui è profondamente damentali del suo sviluppo, ma fin dall’inizio della vita cambiato. Quello che colpisce è che, appena ne parla, imquello che fa la differenza è la qualità delle esperienze mediatamente l’assale l’angoscia che, lasciandolo, lui ne d’amore, perché queste influenzeranno la crescita e lo soffrirebbe troppo. Elisa sembra proiettare su di lui quello sviluppo anche cerebrale. Ma sappiamo che è l’esperienza che in realtà teme possa accadere a sé: perdere l’esperiendell’amore necessario, quando arriva, a qualunque età, a za dell’essere amata, dovere rinunciare all’amore. Provo essere il miglior medicamento. ■
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Comunicare le emozioni di Lorenzo
Ait
Life Coach e Consulente Aziendale
Non fare il guru con la vita degli altri LA TENTAZIONE DI FARE IL GURU A BUON MERCATO È PRESENTE IN MOLTI E VIENE AMPLIFICATA DAI SOCIAL. MA LA SAGGEZZA NON È UNA FRASE A EFFETTO
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n mio conoscente ha postato ad un gruppo di altri amici le foto della sua vacanza al mare. Un altro gli ha risposto con questa frase: «È bello progettare una vacanza, ma ogni tanto ricordati di progettare una vita dalla quale non hai bisogno di fuggire». Tutti hanno lodato la saggezza dell’amico, tranne il poveraccio che se ne stava dall’altra parte del mondo a divertirsi. Ora: per carità, la grande saggezza di quella massima è ben nota. Anzi la preziosa saggezza di tutte le massime lo è, solo che è una cosa un po’ facile, non trovate anche voi? Mi spiego meglio. La cosa più facile del mondo è fingersi saggi con la vita degli altri. Il mondo è pieno di sedicenti guru che vogliono insegnarci a vivere, e da quando esistono i social network questo è ancor più evidente. Esiste una storia zen a questo proposito. L’eccesso di zelo Un famoso falegname decise di concedersi una vacanza e così, giunta l’estate, abbandonò negozio e familiari per recarsi presso un monastero Zen. Durante il soggiorno avrebbe a lungo meditato e tentato di raggiungere l’illuminazione. Ovviamente i monaci lo accolsero con gioia, ma non mancarono di fargli notare subito una cosa: nella parola “vacanza” che egli aveva utilizzato per descrivere il proprio soggiorno
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Riza psicosomatica
Saggezza non è fare cose straordinarie ma saper vivere l’ordinario
presso il monastero, era intrinseco un senso di superficialità che non si addiceva alla pratica dell’illuminazione. Lo misero in guardia sul vivere un tempo diviso: il periodo degli impegni, contrapposto a brevi e fugaci pause di relax. Gli dissero che quella non era la predisposizione mentale giusta per vivere una dimensione spirituale e che, nel tempo limitato della nostra vita, le opportunità di autorealizzazione si limitano a un solo tentativo che non va sprecato inseguendo le chimere della società. L’artigiano
meditò sulla questione e terminato il periodo di vacanza decise di non fare ritorno al lavoro e alla famiglia, ma di restare nel monastero e prendere i voti. Di conseguenza il suo negozio andò in malora, i suoi figli divennero mendicanti e sua moglie una prostituta. Quando lo venne a sapere non fece una piega: pur provando compassione, sapeva che l’autorealizzazione poteva nascere solo dalla rinuncia e dal non attaccamento. Così fece chiamare sua moglie e i suoi figli, gli disse il proprio punto di vista e anch’essi decisero di abbandonare tutto e prendere i voti. Venutosi a sapere della famiglia di illuminati che aveva preso i voti, tutto il villaggio cominciò a fare pellegrinaggio presso il monastero. E così a poco a poco, tutti gli abitanti del villaggio presero i voti. Nessuno si recava più a bottega, tutti erano assorti in meditazione. E tutti, davvero tutti, erano decisi a raggiungere l’illuminazione. Solo che il monastero smise di ricevere cibo, vestiti e utensili per coltivare i campi. Quando l’alto prelato lo venne a sapere, redarguì i monaci che avevano generato tale scempiaggine e li condannò a divenire monaci girovaghi, dato che non c’era più un villaggio che provvedeva ai bisogni del monastero. Questa era la punizione, per aver fatto “gli illuminati con la vita degli altri”. ■
Dalla parte di lei di Katia
Vignoli
Psicologa e psicoterapeuta
Accogli il vuoto e vinci i sensi di colpa UN ABORTO SPONTANEO SCATENA LA SOFFERENZA: MA È DOLORE O SENSO DI COLPA PER IL PROPRIO RUOLO TRADITO? COME RINASCERE PARTENDO DAL VUOTO
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Due mesi fa ho avuto un aborto spontaneo. Io però so che questo bambino, che pure abbiamo cercato, forse io non lo volevo fino in fondo e adesso sono piena di sensi di colpa. Sono nata nel sud e anche se da anni vivo e lavoro a Milano sono rimasta fedele alla mia cultura d’origine. Per questo ho sempre sognato una famiglia numerosa come la mia, che ancora oggi è la mia forza. Che diritto ho io di negare questo a mia figlia? Mi sento colpevole anche verso mio marito, che mi ha seguito a Milano, città che non ama, e un altro figlio proprio lo desiderava. Però con la vita che faccio, già averne uno di bambino è complicato: conciliare tutto è difficile, mia figlia a sei anni ha quasi più impegni di me e le giornate sono così piene che arrivo a sera distrutta. Quand’ero incinta mi sono chiesta tante volte come avrei trovato spazio per quest’altro figlio; e se sì, a che prezzo per me. Tutti pensano che sia così giù per il bambino non nato, ma io sono in ansia soprattutto per me stessa. Ho dentro un vuoto che temo mi inghiotta. Mio marito vuole riprovarci appena si potrà, ma io non so se è questa la soluzione». LETTERA FIRMATA
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a nostra cultura rimanda ogni comportamento a una causa: sei diventato così perché, ti è successo questo perché. E nel rimbalzo di cause e di effetti, perdiamo di vista quello che accade e come accade. “Spontaneo” non è una parola qualsiasi: dal latino spons che significa “libera volontà”. Siamo noi a farne un attributo inquietante, indicatore di qualcosa che non si spiega. Invece potresti partire proprio da qui, da “spontaneo”: un atto di libera volontà.
Mi colpisce il senso di colpa che vivi: per la tua presunta responsabilità; per il mancato risarcimento a tuo marito; per aver derubato tua figlia di un fratello; per aver tradito la tua natura di donna del sud. Il senso di colpa è anche un senso di onnipotenza: ti senti colpevole di tutto, come se tutto dipendesse da te. Eppure in te agisce una volontà libera, incurante di tutti i condizionamenti da cui vorresti far dipendere la tua vita e che risponde solo alla tua vera vocazione, quello che la vita vuole davvero da te. La vera gestazione Questa volontà libera, invece di un figlio, ha partorito dentro di te il vuoto. E se fosse di questo che oggi la tua natura ha davvero bisogno? Di uno spazio vuoto, silenzioso, misterioso, ripulito da tutti i modelli cui credi di dover aderire? Il vuoto non è solo l’assenza di qualcosa: è il vuoto, grembo di tutte le possibilità possibili, matrice di tutte le forme a venire. Una vera donna lo sa, conosce bene questo segreto tutto femminile, condensato nella cavità dell’utero, uno spazio vuoto nel corpo. Invece di opporti accogli il vuoto come un dono, come si fa con un figlio. Lascia che nella tua vita così piena e nella tua mente così ingombrata si creino spazi vuoti: ogni giorno un’abitudine in meno, un oggetto in meno, un dovere in meno, un solito pensiero in meno, fino a scoprire che non sei quella che credi o vuoi essere. «Ciò che si genera nel vuoto, nell’estrema rarefazione, è ciò che si è cercato», dice Elvio Facchinelli. Fidati del potere del vuoto e aspetta che si componga la forma che ti si confà. Questa è la vera gestazione. E se contempla un altro figlio, sta certa che un altro figlio arriva. ■ Il senso di vuoto non è una condanna ma la premessa della creazione Settembre 2015
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Corpo e psiche di Piero
Parietti
Psichiatra e psicoterapeuta
Quel noi rende forti contro le malattie LA TERAPIA DI GRUPPO MUOVE I SUOI PRIMI PASSI AGLI INIZI DEL ‘900, QUANDO SI SCOPRÌ CHE USCIRE DALL’ISOLAMENTO AIUTA A GUARIRE DALLE MALATTIE
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a qualche numero passiamo in rassegna i segreti della psicoterapia attraverso un serrato dialogo tra due personaggi immaginari, il curioso Antonio e il beninformato Bernardo.
seguendo tale interesse poi alla Tavistock Clinic di Londra elaborò una particolare teoria sulla sua potenzialità terapeutica. Nel campo psicoanalitico, i principali orientamenti che si andarono sviluppando sono stati comunemente definiti come analisi in Antonio Ciao Bernardo, possiamo gruppo (trattamento del singolo riprendere il discorso sulla psicoall’interno del gruppo) e analisi terapia di gruppo senza troppe di gruppo (lavoro sul focus del digressioni, seppur sempre inforgruppo attivato dalle dinamiche mative? conflittuali individuali). Altri Bernardo Certo Antonio, da cosa autori elaborarono in seguito ulvuoi ripartire? teriori teorie e pratiche sulla utiA. Vorrei sapere da quando si è lizzazione del gruppo in prospetiniziato a praticarla. tiva psicodinamica. Ma i gruppi Condividere scioglie l’angoscia B. Si ritiene che la terapia sia nata attualmente utilizzati non sono e favorisce la guarigione dall’esperienza effettuata nel 1904 ad impostazione psicodinamica dal medico Pratt che iniziò a rage possono essere di vario tipo: gruppare pazienti tubercolotici per affrontare con loro aspetti aperti, semi-aperti o chiusi a seconda di se si prevede di lanon soltanto medici del loro essere malati di quella particovorare sempre con gli stessi pazienti o se si pensa a un riciclo lare patologia, ottenendo risultati positivi sia sul morale dei continuo, così come possono esistere gruppi omogenei come pazienti che sull’evoluzione della malattia. Pratt pensò che i tipologia di pazienti, monosintomatici ed eterogenei, a breve miglioramenti andassero attribuiti alla comune condivisione termine o a lungo termine in funzione della durata temporale della malattia con conseguente uscita dall’angosciosa condiprevista, per bambini o adolescenti o famiglie, e anche centrazione dell’isolamento relazionale, e quindi alla reciproca stiti su particolari tipologie di disturbi. Vi sono poi i gruppi di molazione ad un maggiore impegno personale nella terapia. counselling, di autoaiuto (anonima alcolisti), di riabilitazione A. E poi? in caso di patologie traumatiche psicoemozionali o fisiche, di B. Negli anni Trenta del Novecento alcuni psicoanalisti inipreparazione al parto, di integrazione psicosomatica e altri. ziarono a utilizzare il gruppo come strumento di lavoro in A. Ma perché e quando ricorrere ad una psicoterapia inditrattamenti rivolti a pazienti psichiatrici. Un ruolo essenziale viduale o di gruppo, quali funzionano meglio in che casi e in tale ambito va poi attribuito a W. Bion, che durante la queste modalità possono essere associate? Seconda Guerra Mondiale era direttore del reparto di riaB. Una domanda mica da poco; vogliamo parlarne al prosbilitazione psichiatrica dell’ospedale militare di Northfield. simo incontro? ■ Iniziò a interessarsi al lavoro terapeutico di gruppo e proA. Alla prossima allora.
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Riza psicosomatica
Sesso e amore di Marco
Rossi
Psichiatra e sessuologo
Amare non è dire sempre sì al padrone TRA LE DONNE È ANCORA UNA MENTALITÀ DIFFUSA: PENSARE CHE IL PROPRIO AMORE SI DIMOSTRI EVITANDO I CONTRASTI. COSÌ PERÒ SI ACCUMULA SOLO FRUSTRAZIONE
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Ho trascorso tutta la mia vita matrimoniale a compiacere mio marito: sono sempre stata disponibile, anche a livello intimo, gli ho sempre detto di sì, anche quando ero stanca, senza la minima voglia! Non l’ho mai contrariato, non mi sono mai negata! Forse perché penso di essere timida e brutta e di non meritare un uomo così affascinante. Ora basta! Ora sento dentro di me la voglia di dire no! Ma mi viene un blocco, una sorta di nodo alla gola. Ho paura, poiché mio marito non ha mai avuto un rifiuto e non so come potrebbe reagire. Come posso fare?». GIOVANNA
chieste a cui noi vorremo rispondere, ma cui non replichiamo per paura delle conseguenze. La gola rappresenta il ponte fra universo interiore ed esteriore, ma può diventare una strettoia che impedisce di esternare il nostro pensiero, la nostra vera essenza. Il nodo alla gola vuole farle prendere coscienza delle parole non dette, delle sensazioni ed eccitazioni non provate. Impari ad ascoltarsi di più: spesso diciamo troppi sì perché siamo lontani da noi stessi, non sappiamo cosa vogliamo. E non abbia paura di esprimere il suo desiderio, anche se è qualcosa di “diverso o trasgressivo”. Invece di dedicare tempo a compiacere suo marito, dedichi tempo a se stessa. Molto meglio investire in autostima e in consapevolezza. Impari ad accettare e poi a sfruttare le sue doti.
I difetti sono qualità Una donna consapevole, che si ama ed è sicura di sé è più affascinante, perché sono proprio quelle caratteristiche che la distinguono, che la rendono unica e che fanno sì che suo marito voglia lei e lei soltanto. Ma come fare? Prima di tutto trasformi i suoi difetti in armi uante volte le è capitato di fare qualcosa che non di seduzione. Il primo passo è quindi valorizzare i punti avrebbe voluto fare, che non fa parte di lei, ma che che lei ritiene deboli: impari a voler bene alla sua dolcezza e in qualche modo si è sentita costretta a fare, pur contimidezza, perché fanno parte di lei e la rendono insostituitrovoglia? Sono proprio queste occasioni che a lungo andare bile. Cerchi di vedere la sua immagine per intero: invece di non la fanno sentire se stessa. Lei vive con la paura di dire camuffare la sua insicurezza con l’accondiscendenza, impadi no, di non essere come suo marito la vorrebbe o di non ri a dire quello che realmente e intimamente pensa, anche soddisfare i suoi bisogni: così sta mettendo al primo posto le un “No!”. Solo se lei sarà serena con esigenze di suo marito, senza ascoltare se stessa, se non si sentirà sempre se stessa. Uno dei sintomi più comuobbligata a realizzare le aspettative ni dell’ansia, che nasce dalla paura di di suo marito, potrà essere più senesprimere se stessi e di dire di “no”, è suale e quindi sarà anche più pronta proprio il nodo alla gola. ad essere una moglie spontanea e naturale e non solo la proiezione Il nodo alla gola La sintomatologia dei bisogni di suo marito. Solo così ansiosa si può sintetizzare con il termila sua femminilità potrà di nuovo ne “angor” che significa “stringere” ed essere libera e la sua sensualità potrà esprime il senso di costrizione che si di nuovo esprimersi. prova quando ci vengono fatte delle ri■ Non nascondere le tue esigenze
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Il pensiero e l’azione di Maurizio
Zani
Esperto di filosofia olistica
L’orgoglio chiude la mente in difesa LA FLESSIBILITÀ È UNA DELLE CARATTERISTICHE MIGLIORI DEL CERVELLO. PER QUESTO L’ORGOGLIO VA GUARDATO CON SOSPETTO: SPINGE ALL’UNILATERALITÀ
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ue uomini stanno facendo colazione. Mentre uno è intento a imburrare il pane dice: “Non hai mai notato che se lasci cadere una fetta di pane finisce sempre per terra dal lato imburrato?”. L’altro dice: “No, scommetto che sembra così solo perché è una seccatura pulire per terra quando il toast cade dalla parte del burro. Scommetto che le probabilità sono le stesse”. “Ah. sì? Guarda”. Il primo lascia cadere la fetta e questa finisce sul pavimento con la parte imburrata verso l’alto. “Visto? Te l’avevo detto” fa l’altro. Il primo allora esclama: “Oh, so io che cosa è successo. L’ho imburrata dalla parte sbagliata!». Questa barzelletta di T. Cathcart-D. Klein, con un pizzico di ironia, ci illumina sulla pretesa che nutrono alcuni di arrampicarsi sull’arcobaleno pur di imporre il proprio punto di vista. Anche contro ogni evidenza. In questo, come in altri casi simili, si tratta di persone sottoposte alla spinta di un testardo orgoglio intellettuale che impone loro di disegnare un’immagine ideale di sé con i caratteri di persona depositaria di assolute verità. Senza con ciò rendersi
Tenere il punto ad ogni costo impedisce di evolvere conto che nulla soffoca tanto la felicità quanto il mettere in tutte le cose che facciamo un camice da dottore o una toga da giudice. E che la rotta della migliore nave è pur sempre una linea a zig-zag, fatta di centinaia di piccole e grandi deviazioni. Ottuse credenze Sono persone che non vogliono prendere atto del rischio, come ricorda Schopenhauer, di incappare prima o poi in dolorose frustrazioni: «Anche se noi, con le nostre qualità e
LA LETTURA DEL MESE Con il termine entusiasmo il filosofo inglese settecentesco A. Shaftesbury (Lettera sull’entusiasmo, UTET, Torino 2014) intende quell’atteggiamento emotivo che ci stringe nella convinzione dell’assoluta giustezza delle nostre idee e ci spinge ad imporle agli altri. Ci mette così ben in guardia nei confronti dei risvolti negativi di tale chiusura radicale nei confronti delle credenze altrui. 108
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con i nostri comportamenti, costringiamo tutti gli altri a nutrire alta stima di noi, basta che uno qualunque - fosse anche il più malvagio e il più stupido - esprima su di noi un giudizio spregiativo ed ecco che il nostro onore è perduto per sempre». Un orgoglio intellettuale così concepito è come una lanterna magica che, anziché proiettare sulle pareti le immagini preferite, vi disegna i tratti di una vita vissuta all’insegna di una latente aggressività. Aggressività indotta dall’immagine falsa di un’esistenza intesa quale arena in cui ciascuno, come un gladiatore, deve combattere una battaglia per la sopravvivenza. In fondo quella persona orgogliosa, afflitta, come ricorda Cantoni, da una «coscienza ossessiva e unilaterale di se stesso che lo tormenta, lo pungola, lo insegue», teme un dialogo costruttivo con gli altri attraverso cui plasmare un modo non unilaterale di vedere le cose. Nel dialogo infatti avverte una minaccia alla propria autostima. Pertanto si rifugia nell’orgoglio che rappresenta ai suoi occhi - lo ricorda Montesquieu - uno «specchio di sé sempre favorevole: diminuisce i nostri difetti e accresce le nostre virtù». Cerchiamo invece di lasciar aperta la discussione a tutte le soluzioni possibili. Ci accorgeremo così che un dialogo fecondo è come un paesaggio in cui si alternano monti, valli, ruscelli, prati e boschi: un paesaggio che seduce l’immaginazione per la diversità di colori e forme delle opinioni altrui. ■
Figli nostri di Maria
Rita Parsi
Psicoterapeuta e scrittrice
Televisione: uno stimolo, non una baby sitter ANCHE LA TELEVISIONE PUÒ AIUTARLI AD APRIRE GLI OCCHI SUL MONDO. L’IMPORTANTE È CHE NON VENGANO ABBANDONATI, MA ACCOMPAGNATI A UNA VISIONE ATTIVA
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Sono finite le vacanze e tra poco mio figlio Marco, 10 anni, tornerà a scuola. In queste settimane che ci separano dall’inizio delle lezioni, a casa vige la solita routine: la mattina Marco si dedica ai compiti; il pomeriggio lo trascorre con gli amichetti; la sera, invece, è quasi sempre davanti alla televisione. Passa da un canale all’altro, abbuffandosi di programmi e di immagini. Come devo comportarmi affinché il tempo trascorso davanti alla tv sia il più possibile un tempo di qualità?». ADELE
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abbondanza e la ricchezza dell’offerta televisiva dovrebbero servire da stimolo per costruire, insieme ai bambini, un palinsesto vario e articolato, nel rispetto dei loro gusti e desideri. Per prima cosa, è importante evitare lo zapping indiscriminato. Spesso l’attenzione dei bambini è catturata più dai suoni e dai colori delle immagini che dai contenuti. Per questo, dotarsi di una guida completa dei programmi e consultarsi prima di accendere la televisione, aiuterà ad indirizzarsi verso una scelta più consapevole. Altra regola è quella di costruire il proprio palinsesto, nel rispetto dei tempi di tutti. Quando un programma interessante è in onda in un orario non congeniale ai nostri impegni o alle attività del nostro bambino, una buona idea può essere quella di registrarlo e di visionarlo con calma, in tempi
più consoni. Questa soluzione generalmente piace molto ai bambini che, così facendo, possono conservare e rivedere più volte le loro trasmissioni preferite. La registrazione dei programmi più significativi porta con sé altri importanti vantaggi: da un lato, quello di poter saltare la pubblicità e, dall’altro, quello che ai genitori dà la possibilità di verificare anticipatamente la qualità dei contenuti, visionando, da soli, i programmi che, più di altri, destano la loro preoccupazione. Visioni programmate Se ciò non fosse possibile, sarebbe comunque utile vedere la trasmissione “incriminata” insieme ai bambini, utilizzandola quale valida occasione di confronto e di
scambio. L’educazione efficace passa attraverso l’esempio, l’ascolto, la tolleranza, la coerenza, l’autocontrollo, ricorda il grande pediatra Marcello Bernardi, e «non si fa con l’occultazione di questa o di quella verità, non si fa con la sorveglianza o con un controllo di tipo poliziesco o repressivo». È necessario che i genitori accompagnino i bambini lungo un graduale processo di conoscenza di ciò che sta intorno a loro, buono o cattivo che sia, aiutandoli a sviluppare coscienza e spirito critico. In questo, la visione televisiva ben programmata, secondo le fasi evolutive del bambino, può essere di valido aiuto perché consente uno sguardo sull’attualità e sul mondo. ■
Non demonizzare i media, ma guidare i ragazzi Settembre 2015
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Il test del mese di M.
G. Tumminello
Psicologa e psicoterapeuta
Cosa ti ha regalato l’estate? L’estate è una stagione dell’anima, possiamo ritrovarla quando vogliamo se sappiamo attivare in noi i giusti stati mentali. Scopri, ripercorrendo i mesi trascorsi, se sei vicino a questo obiettivo
Non è vacanza se non…
Gli amici sono tutti partiti
A Fai quello che vuoi B Parti C Ti diverti!
A È tempo di dedicarti alle tue cose B Ti senti abbandonato C Li chiami e programmi per dopo
Cielo grigio, freschetto, e sei al mare
Tuo figlio senza scuola è insopportabile
A Farai altro B Sei intrattabile C Ripensi al lavoro e al rientro
A Bisogna impegnarlo in qualcosa B Preghi che settembre arrivi presto C Non capisce la fortuna che ha
Il tuo collega rientra dalle ferie dimagrito e più bello A Adesso lavorerà anche meglio B A te non capita mai! C Vuoi vederlo dopo una settimana di lavoro
Ti invitano a un aperitivo in piscina A Ci vai solo se ne hai voglia B Ti tocca andare C Finalmente ci si rilassa
Sei nella tua casa di montagna o al mare
Ti arriva una mail di lavoro anche in ferie
A Te la godi B Devi sistemare, è tutto fuori posto C Fai il minimo indispensabile
A La ignori B La voce del dovere: devi rispondere! C Ti senti in ansia e perseguitato
Maggioranza di A
Maggioranza di B
Maggioranza di C
L’ozio creativo ha seminato desideri e idee nuove
Stanchezza e frustrazione: hai avuto poco o volevi troppo?
Buone abitudini e desideri ma attento, stanno per scadere!
Un po’ di sole ti ha ricaricato le pile e mentre tu ti dedicavi ad attività del tutto inutili il tuo cervello ha potuto dedicarsi ai suoi svaghi preferiti: fantasticare, osservare, desiderare, ricombinare i dati a sua disposizione. Un lavoro fertile che ti rende pronto a scattare, riscaldato dal tuo sole interiore.
L’estate ti stressa non c’è che dire. Persino il bel tempo, le vacanze, la possibilità di fare quel che vuoi alla fine sono una fregatura. Avresti voluto fare mille cose e invece. E se anche le hai fatte non erano come te le immaginavi. Vuoi prendertela col vero colpevole? Fai il processo alle tue aspettative!
Ti guardi allo specchio e hai ancora un bel colore, gli occhi che sorridono, sei più in forma e rilassato ma durerà poco. Tutto svanirà in un soffio sepolto dal grigiore della routine. Sei in tempo per azzerare questo processo. L’estate è una stagione dell’anima: cercala dentro di te, ogni giorno.
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