Palamidessi Tommaso - Il Libro Cristiano Dei Morti - Archeosofia.OCR [PDF]

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Zitiervorschau

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Tommaso Palamidessi (Pisa 1915 - Roma 1983) presenta con il "Libro Cristiano dei Morti" una guida spirituale poggiata sull'ipotesi e la convinzione che nello stato agonico il morente possa ancora udire la voce dell'istruttore, che sia sacerdote o persona qualificata, e quindi trarne forza e orientamento salvifico. Oltre al testo destinato ai defunti, questa pubblicazione contiene alcuni capitoli sintetici sulla dottrina dell'aldilà, con una sorta di "topografia cosmica" che offre un quadro esatto di quello che ci aspetta una volta varcata la soglia ultraterrena. "Lo stato intermedio fra la morte e la destinazione, conseguenza della legge di equilibrio o contrappasso, è un viaggio pieno d'insidie, orrori e sofferenze per coloro che chiudono il libro dell'esistenza in disgrazia, ma un transito glorioso, felice e uno splendido soggiorno per coloro che spirano in stato di santità".

N.d.E. Presentiamo al pubblico il testo integrale del manoscritto originale, senza aggiunte né correzioni, perché essendo una edizione postuma, ogni modifica, anche se plausibile, potrebbe alterare il genuino pensiero dell'Autore.

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TOMMASO PALAMIDESSI

IL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI

Contributo agli studi della morte e dell'esistenza animica postuma secondo l'insegnamento archeosofìco e dei primi Padri della Chiesa, con direttive per una sperimentazione extrasensoriale e testo rituale da leggere ai morenti e trapassati.

ROMA Iniziato il 24 ottobre 1967 Festa S. Raffaele Arcangelo

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A Te, Dismas, crocifisso e spirato con Cristo sul Calvario, dedico questo mio libro sui misteri della morte: lo dedico a Te, perché sei ricordato dalle "Sacre Scritture" come il buon ladrone, passato dall'ignominia terrena alla Gloria Eterna del Paradiso in un solo giorno: Mistero ineffabile della Redenzione, della fede, della speranza, della compassione e dell'amore! Accetta, beato Dismas, questa espressione di devozione, e ti prego, ricordati di me, della mia sposa e di mia figlia, quando arriverà l'ora suprema e decisiva della nostra esistenza. Intercedi per noi il perdono ai piedi del Trono di Dio, a Te nulla è rifiutato, perché sei santo, santo, santo. TOMMASO PALAMIDESSI Roma, 7 novembre 1974

SIGNIFICATO DELLA DEDICA La Crocifissione Quando furono giunti nel luogo detto Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, l'uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno". Poi, avendo diviso le sue vesti, le trassero a sorte. Il popolo stava a guardare, ma i capi lo schernivano dicendo: "Salvò gli altri, salvi se stesso, se costui è il messia di Dio, l'eletto". Lo deridevano anche i soldati che gli si erano avvicinati per porgergli dell'aceto, dicendo: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". C'era anche sopra di lui una scritta in greco, latino ed ebraico: "Questi è il re dei Giudei". Uno dei malfattori che erano stati crocifissi lo insultava dicendo: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi". Ma l'altro, rispondendo, lo rimproverava dicendo: "Neanche tu temi Dio, essendo nel medesimo supplizio? Noi giustamente riceviamo quel che meritano le nostre azioni, ma costui non ha fatto nulla di male". E diceva: "O Gesù, ricordati di me, quando verrai col tuo regno". E Gesù gli disse: "In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso". (Dal Vangelo secondo san Luca, 23:33-43)

Ricordi della Tradizione Il buon ladrone inchiodato sulla croce alla destra del Redentore convertitosi in punto di morte sul Calvario si chiamava Dismas che in greco vuol dire "moribondo". Di lui è scritto nell'apocrifo Vangelo di Nicodemo, del secolo III (cap.10) e nel Vangelo secondo san Luca, 23, 40-43. Esaltato e venerato dai Padri

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dell'Oriente e dell'Occidente come santo fu istituita per lui una liturgia con apposito ufficio. Dai greci è commemorato il 23 marzo e dai latini il 25 dello stesso mese. La città di Gallipoli (Taranto), lo scelse come suo patrono. Dal secolo XVI molte congregazioni religiose e diocesi ne celebravano i riti in suo onore e per chiedere delle grazie. A Gerusalemme la commemorazione del santo Ladrone coincide con l'Annunciazione della beatissima Vergine Maria, Madre di Gesù {Martirologio Romano, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 1964). Il cattivo malfattore, quello crocifisso a sinistra del Signore, si chiamava Gestas. Entrambi, il buono e il perverso fino alla fine, a testimonianza dei gravi delitti di sangue e di rapina, furono sottoposti all'atroce tortura del crurifragium: furono cioè spezzate le gambe e le braccia con una spranga di ferro per accelerare la loro morte. Furono dati ai due capi banda anche altri nomi, ma prevalse ed è la più attendibile la notizia sui nomi Dismas (per il buono) e Gestas (per il cattivo). Inoltre una leggenda vuole che durante la fuga in Egitto della Sacra Famiglia, il buon ladrone avrebbe beneficato questa, meritando sin da quel tempo la promessa di un premio che si verificò dopo con la sua conversione sulla croce (F. Pasquero, Il buon ladrone e la promessa di Gesù, Roma 1947, pp. 19-46, 49-60).

Considerazioni L'esempio storico della santa morte di Dismas immortalato dalle più drammatiche e dolorose pagine dei Vangeli che ricordano la passione di Nostro Signore Gesù Cristo, è un fatto che tutti dovremmo meditare in ogni istante della nostra esistenza: un fatto o un esempio che molto fece riflettere il beato Giuseppe Cafasso, il famoso salesiano maestro di un altro santo - Giovanni Bosco - che guidava alla buona morte sul patibolo malfattori e altri condannati. Le parole del buon ladrone e la promessa fatta a lui da Cristo, indicano la potenza della fede, della speranza e dell'amore, espressa in tutta umiltà in chi muore, e la certezza del perdono divino. Le espressioni del beato, del compassionevole, del sapiente Dismas, sono i sintomi di una rapida trasmutazione della coscienza che fa vincitori in eterno contro i lacci del Maligno. Egli si vuotò di ogni manchevolezza terrena per essere riempito come un'anfora d'oro del succo prodigioso dell'Albero della Vita che cresce rigoglioso nel Paradiso. L'episodio del buon ladrone è la dimostrazione della forza salvifica e di redenzione operante in chi si dona completamente a Dio. Ma guai per coloro che, nell'istante conclusivo della loro esistenza terrena, si rivoltano al Salvatore, e ne calpestano la regalità e il sacrificio consumato per noi sulla croce: ne calpestano la regalità e il sacrificio come il cattivo ladrone sinistramente ricordato dalle Sacre Scritture. Non dimentichiamo mai, sia ben chiaro, che tutte le volte che una persona si trova in punto di morte si ripete la scena del Calvario con la crocifissione di Cristo e del malfattore che si può comportare da buono o da cattivo malfattore ed essere salvato o condannato. Le parole di Gesù lasciano nei secoli un grande conforto e la speranza di essere salvati nel supremo istante dell'agonia. Tuttavia la crocifissione dell'Io, l'inchiodatura, il crurifragium, dev'essere una libera scelta, la sola e unica scelta che dobbiamo cercare di infliggere a noi stessi in tutti i momenti della nostra esistenza, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, sviluppando con l'ascetica di preghiera e di apostolato caritativo quella forza di sopravvivenza in Dio che ebbe il buon ladrone e venne meno nel perverso. Il tempo della crocifissione è mentre siamo ancora nel pieno possesso delle nostre energie corporali; dopo sarebbe troppo tardi per ritrovare nella nebbia del labirinto crepuscolare dell'al di là la lanterna accesa di un Maestro di Compassione, potrebbero passare molti decenni, forse secoli o millenni prima di ritentare la prova del ravvedimento. Perciò, sia questo "Libro Cristiano dei Morti", un avvio alla perfezione affinché anche per noi sia udibile nel momento del trapasso alla nostra supplica d'amore: "Ricordati di me, o Signore!", la risposta categorica di Gesù: "In verità, in verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso".

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI

Il "Libro Cristiano dei Morti" è una guida spirituale destinata ai morenti e ai defunti recenti, poggiata sulla ipotesi e sulla convinzione che nello stato agonico la persona può ancora udire la voce dell'istruttore (sacerdote o una persona qualificata) e trarne forza e orientamento salvifico; e che dopo deceduta, l'anima disincarnata può ancora ascoltare con i sensi spirituali chi la vuole aiutare a sottrarsi alle insidie dei demoni e ai rischi di una nuova rinascita carnale. Il "Libro Cristiano dei Morti" viene pubblicato per la prima volta su iniziativa di "Archeosofica", la scuola di studi e di sperimentazioni mistiche, quale integrazione del patrimonio spirituale della vita cristiana. Un pallido tentativo di questo genere fu fatto nel XV secolo con il De Ars moriendi, ossia l'arte di ben morire. Ma la lettura di questo libro cristiano che nei secoli scorsi fece scalpore si limitava ad aiutare il morente con una serie di esortazioni, cessando la sua funzione appena l'individuo spirava, e serviva all'infermo per farsi una preparazione alla buona morte e ovviamente è quella del buon cristiano. Ogni credente è già assistito amorosamente dalla Chiesa che provvede con i Sacramenti, l'assoluzione plenaria per consegnare il peccatore pentito alla misericordia di Dio; la Chiesa ha cura anche dopo la morte, accompagnando la salma alla tumulazione e celebrando delle Messe di suffragio qualora quell'anima fosse stata destinata al purgatorio. In epoche antiche vi erano dei riti di aiuto al 3°, 7°, 9°, 30° e 40° giorno dopo il decesso. Ma l'intento del "Libro Cristiano dei Morti" sull'esempio dei due altri libri similari, ma non uguali (Libro dei Morti Egiziano e Libro dei Morti Tibetano o Bardo Thòdol) ha delle caratteristiche speciali inconfondibili, tali per cui la lettura può essere fatta da una persona dotata di facoltà extrasensoriali per saper giudicare lo stato del morto, il suo grado di purezza o di peccaminosità, se è stato assolto o condannato dalla giustizia divina. La lettura del libro è valida per coloro che hanno studiato quando erano in vita la dottrina salvifica ed hanno vissuto in conformità all'ascetica, perché diversamente le parole dell'officiante risulterebbero oscure e inefficaci a ricordargli quale atteggiamento spirituale deve assumere di fronte al drammatico momento del trapasso da questa esistenza all'eternità. Del resto non ci si improvvisa santi all'ultimo momento, perché, come scrive Nicolas Cabasilas nella sua opera, La vita in Cristo, "l'uomo nuovo deve essere formato in questo momento per nascere nell'eternità. La vita in Cristo prende inizio e si sviluppa nell'esistenza presente, ma sarà perfetta soltanto in quella futura, quando giungeremo a quel giorno: l'esistenza presente non può stabilire perfettamente la vita in Cristo nell'anima dell'uomo; ma nemmeno lo può quella futura, se non incomincia qui... È l'esistenza presente l'officina di questa preparazione...". Il "Libro Cristiano dei morti" vuole essere un tener desta l'anima che si disincarna e che potrebbe cedere al sonno della morte e allo stato confuso del sogno, dimenticando ciò che ha imparato per raggiungere il Signore nella sua Luce. Faremo precedere il testo pilota da leggersi al morente e al trapassato da alcuni capitoli sintetici sulla dottrina che si riferisce all'al di là, perché lo "stato intermedio" fra la morte e la destinazione, conseguenza della legge di equilibrio o contrappasso, è un viaggio ed un pernottamento pieno di insidie, orrori e sofferenze per coloro che chiudono il libro dell'esistenza in disgrazia, ma un transito glorioso, felice e uno splendido soggiorno per coloro che spirano in stato di santità. Le istruzioni che sono state date nei quaderni n°5, 6, 10 hanno lo scopo di preparare l'Archeosofo mentre è in tempo. Perché dopo è finita. E qui che bisogna imparare a essere autocoscienti, vigilanti, svegli, risvegliati in Cristo. Dopo sarà troppo tardi. Una volta entrati nella nuova dimensione ci sarà l'oblio, la sonnolenza, la semicoscienza e il caleidoscopico giuoco spettrale delle entità reali e delle entità irreali o fantomatiche che l'individuo poco evoluto non saprà riconoscere per quel che sono. Benché Iddio sia Amore, Misericordia, Padre e Madre di tutte le creature, e naturalmente abbia a cuore ognuna di esse, pura o impura, buona o perversa, l'ignoranza dell'anima, l'incapacità di discernimento potranno farla precipitare negli stati purgatoriali e infernali che, pur transitori, assumeranno un carattere di eternità o di sogni tormentosi interminabili che si risolveranno nella fuga, nell'erraticità e infine nel precipitarsi nuovamente in un nuovo corpo fisico in un ambiente che possiamo definire l'inferno sulla terra.

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La buona morte che vuole dare il "Libro Cristiano dei Morti" è la morte di un corpo che libera un'anima che risuscita nello splendore del Regno di Dio, senza soffrire negli stati di pena destinati alle anime perdute, per lo meno perdute fino al giorno che si risveglieranno a nuova vita. L'efficacia della lettura dei vari passi del Libro in questione è subordinata allo sviluppo spirituale ed extrasensoriale dell'officiante che deve potere entrare in comunicazione con la coscienza del defunto e accompagnarlo fin dove gli sarà consentito come hanno già fatto degli individui eccezionali quali il Curato d'Ars o santa Caterina de' Ricci. Quest'ultima, narra un suo biografo, Fr. Serafino Razzi O. P. del 1594, aveva cura delle suore morenti guidandole anche dopo morte. Ecco quanto scrive il Razzi 1: "Quando poi erano in transito, non partiva mai via da loro e per un certo tempo soleva andarsene in ratto; e quando poi haveva accompagnata quell'anima al paradiso o al purgatorio, ritornata dall'estasi, chiudeva ella stessa gl'occhi alla morta; e poi anco aiutava a vestirla e singolarmente, con le proprie mani, acconciava loro il capo; onde le suore non costumavano di toccare mai l'inferma né per morte giudicarle, se non dopo che la serva di Dio si era dall'estasi svegliata, impero che all'hora conoscevano, come Lei era perfettamente spirata e itasene allo sposo celeste". Con ciò intendiamo dire che il lettore del "Libro Cristiano dei Morti" può aiutare con efficacia quando ha realizzato con le tecniche di risveglio iniziatico la facoltà di sdoppiarsi o almeno di vedere con gli occhi extrasensoriali dove si trova e come si trova la persona trapassata. Diversamente sarà di aiuto, cioè di guida per la sola forza della parola, senza sapere se parla a un'anima già ingoiata dagli abissi dei mondi infernali o volata via al paradiso o ancora fluttuante sul suo corpo cadaverico e assistita da qualche amico, parente o entità angelica pietosa.

Fr. S. Razzi - La vita di santa Caterina de' Ricci - Olschki Editore, Firenze 1965 a pag.216-217.

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PREFAZIONE AL “LIBRO CRISTIANO DEI MORTI” Il Libro Cristiano dei Morti viene dato alle stampe per la prima volta con il preciso intento di colmare una lacuna della ritualistica e direzione spirituale della Chiesa in aiuto alle anime morenti e dei defunti da poco entrati nell'aldilà. Questa iniziativa è presa da "Archeosofica" quale libera scuola di studi e sperimentazioni di ascetica cristiana. Prima di oggi vi fu un pallido tentativo di questo genere con il De Ars moriendi nel XV secolo. Le numerose edizioni in xilografia e stampate in tipografia fecero scalpore, ma questa breve guida dell'arte di morire bene in grazia di Dio, si limitava a dare dei consigli di morale cristiana a coloro che si spegnevano alla vita terrena, ma nulla era indicato nel "De Ars moriendi" per sorreggere le anime già trapassate, eccetto le consuete e tradizionali Messe in suffragio nel giorno del funerale e nei successivi esequiali indetti secondo l'usanza antica al 3°, 7°, 9°, 30°, 40° giorno dopo il decesso, integrate da preghiere varie e se vi erano stati i presupposti dalla confessione e assoluzione sul letto di morte. I punti di vista e le istruzioni del Libro Cristiano dei Morti guardano assai più lontano la realtà della vita postuma, essi giovano a tutti coloro che ancora sani e attivi intendono istruirsi e prepararsi per quel futuro giorno della dipartita, ma la sua lettura quando sarà fatta da un altro in punto di morte, deve sorprendere già preparati, spiritualmente pronti per il grande esame di maturità cristiana. Santi e Iniziati non ci si improvvisa all'ultimo momento, come scrive Nicolas Cabasilas nel suo magistrale trattato La Vita in Cristo, "l'uomo nuovo deve essere formato in questo mondo per nascere nell'eternità. La vita in Cristo prende inizio e si sviluppa nell'esistenza presente, ma sarà perfetta soltanto in quella futura, quando giungeremo a quel giorno: l'esistenza presente non può stabilire perfettamente la vita in Cristo nell'anima dell'uomo; ma nemmeno lo può quella futura, se non incomincia qui. Durante la vita terrestre fa ombra l'elemento carnale, da cui derivano nebbia e corruzione impotente a ereditare l'incorruttibilità; perciò Paolo riteneva meglio per lui partirsene per essere con Cristo. Lo dice: Partirmene ed essere con Cristo, certo sarebbe molto meglio. Eppure, la vita futura non porterà affatto pienezza di felicità a quelli che avrà accolti senza le potenze e i sensi ad essa necessari: morti ed infelici abiteranno quel mondo beato e immortale. E la ragione è che allora, benché sorga la luce e il sole offra il suo raggio puro, non è più il tempo di plasmare l'occhio. Il profumo dello Spirito si effonde copiosamente e riempie tutto, ma non lo coglie chi non ha l'olfatto. In quel giorno possono gli amici di Dio comunicare nei misteri col Figlio di Dio e apprendere da lui quello che ha udito dal Padre; ma è necessario che vi giungano già amici, e con le orecchie già fatte. Non è quello il tempo di fare amicizia, di aprire le orecchie, di prepararsi la veste nuziale e tutto quel che è richiesto per le nozze. E’ l'esistenza presente l'officina di questa preparazione: e coloro in cui essa non si compie, scrive ancora il grande Cabasilas, prima che muoiano, non possono in alcun modo partecipare alla vita divina". E’ con questo modo di vedere evangelico e paolino che ho scritto questo libro facendomi forte anche per una provvidenziale costituzione spirituale e psico-somatica che sin da giovinetto mi ha consentito di essere il protagonista di una fenomenologia sconvolgente della morte e dell'aldilà. Le insidie in vita e in morte non mancano mai. La memoria può fare difetto una volta staccati dall'involucro corporeo e si è entrati in una nuova dimensione, perciò ho insistito nelle lezioni sullo sdoppiamento e di viaggi coscienti e volontari nei mondi soprasensibili, frutto di cauti esercizi archeosofìci, come pure ho fatto le mie raccomandazioni di svolgere dei severi allenamenti per il ricordo delle vite passate, appunto per fortificare un tipo di memoria diversa da quella ordinaria. Solo con queste precauzioni la lettura sacerdotale e la ritualistica del "Libro Cristiano dei Morti" costituiranno un tangibile aiuto all'anima errante nel misterioso mondo dei trapassati. Attenzione, dunque, all'avvertimento di Gesù riportato da Matteo 25:11 e s. circa le cinque vergini invitate a partecipare alle nozze: giunte senza avere l'olio e la veste, non fu possibile farne l'acquisto, era troppo tardi. Alla stregua dei cosmonauti che uscendo dalla stratosfera diretti verso un corpo celeste si esercitano prima gradualmente al nuovo modo di respirare, a una diversa gravità dei corpi, a una visione geocosmica differente e camminano nello spazio in stato di imponderabilità, così è per l'uomo che lascia alla terra il suo corpo perché sia decomposto e divorato, mentre la sua parte energetica consistente nei diversi involucri verrà

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assorbita dal suo elemento, e l'Io nel suo corpo causale, si avvierà ai posti di lavoro in conformità alla preparazione che ha realizzato nella società degli incarnati. In passato in alcune grandi religioni non cristiane furono fatti dei libri ad uso dei morti ad esempio in Egitto vi fu il Libro dei Morti codificato nel VII secolo prima di Cristo in 165 capitoli, derivato dal testo inciso nelle Piramidi. Nel Tibet dei Lama fu scritto il Bardo Thòdol o Libro tibetano dei Morti la cui paternità si attribuisce al Taumaturgo Padmasambhava, invitato nel Tibet al tempo del re K'rì-sron-lde-btsan (755-797) che lo avrebbe nascosto sotto terra per essere riscoperto dopo la sua scomparsa da lontani seguaci della sua dottrina. Questi due testi molto affini per il contenuto hanno preziosi elementi teologici, ma in parte falsati da credenze discutibili. Pur tenendo conto di questi due preziosi trattati, la nostra linea è diretta, perché coerente con la rivelazione di Gesù Cristo e l'esperienza dei santi cristiani cattolici e ortodossi, ma integrata dalla visione archeosofica della vita universale. La lettura accanto al morente è importante perché l'udito è fra i cinque sensi l'ultimo a spegnersi e perciò è ancora una porta aperta per udire la voce del direttore spirituale e accentrare in sé stesso tutta la forza dell'autocoscienza, del volersi tener desto e riconoscere la regione dei trapassati avanzando verso Cristo sicuro e forte con la spada a due tagli in pugno per falciare i macchinatori della tenebra. Se quel mondo è popolato di aiutatori e di guardiani del Regno di Dio è anche affollato di ingannatori e di assassini che stanno in agguato per ghermire il debole, l'impreparato, il peccatore che non volle saperne di perfezione morale e di trasmutazione del cuore, né di energizzare la sua memoria per ricordare una volta isolato dagli uomini le istruzioni del "Libro Cristiano dei Morti". L'aldilà ha diverse dimensioni cosmiche, si estende dal pianeta terra ai confini del Sistema Solare, in una di queste dimensioni vi sono i demoni ed i fantasmi di essi, i demoni che nascono dalla nostra coscienza perversa e i demoni oggettivi, reali di cui parla con ragione la così detta "demonologia", nota a tutte le religioni antiche e moderne. Questa non è uno scherzo, non è una sovrastruttura sociale delle religioni, ma una realtà della quale una pallida idea è data dalla fenomenologia ossessiva studiata dalla parapsicologia. La delicata missione di guida spirituale per i morenti e ancora dopo il trapasso non si può affidare a una persona qualsiasi, perché anche trattandosi di un sacerdote regolare e quindi nelle condizioni ottimali per una guida di questo genere non ha le convinzioni e la preparazione dottrinale suggerite dall'Archeosofia, almeno come stanno oggi le cose ma chi svolge la missione dev'essere una persona qualificata, un sacerdote o un Iniziato in possesso di una personalità dotata di intensa vita mistica e di facoltà paranormali superiori indispensabili per guidare l'anima nel travaglio del trapasso e nei giorni successivi onde farle superare le prove della vita postuma sia pure compatibilmente con il suo grado di perfezione morale e di trasmutazione interiore conseguite in vita. Le cose che vengono dette in questo libro torneranno chiare ed efficaci quando l'ascoltatore sarà un individuo che le ha conosciute prima, perché udendole dalla viva voce del fratello spirituale, potrà meglio ricordarle e in esse concentrarsi. Il defunto cristiano e, notate bene, tutti i defunti in generale, devono vincere nella vita d'oltretomba non pochi ostacoli, un vero sbarramento di fantasmi e di giuochi di colori, suoni e trame oniriche terrificanti che da solo un cristiano non sempre ha il coraggio e la presenza di spirito di superare. Perciò nel dubbio che riesca, necessita l'aiuto di chi è esperto nel soggiogare le apparizioni reali o illusorie scaturite dalla dinamica psichica tesa come un arco contro il malcapitato defunto. Se alla morte ogni cosa si lascia: beni materiali, familiari, amici, lo stesso corpo fisico, viceversa il bagaglio di complessi, rimorsi, desideri insoddisfatti, le onde telepatiche mentali ed emozionali di quanti abbiamo offeso e danneggiato: questo bagaglio ci segue ovunque come una ossessione interminabile. Le imboscate, i tranelli dei malvagi che nella società degli incarnati si potevano fronteggiare, qui nell'al di là diventano agguati in apparenza senza fine, perché rivestono un abito di eternità.

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Prima Parte DOTTRINA, FENOMENOLOGIA DEGLI STATI DI COSCIENZA DURANTE L'AGONIA E LA MORTE

TECNICHE DI RISVEGLIO SECONDO IL "LIBRO CRISTIANO DEI MORTI"

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CHE COS'È LA MORTE DAI PUNTI DI VISTA DELLA SCIENZA MEDICA E DA QUELLI DELL'ARCHEOSOFIA Una persona è morta per la scienza medica quando il meccanismo fisiologico si è fermato per sempre e si avvia alla decomposizione chimica. In passato la morte clinica consisteva nella cessazione del battito cardiaco, della respirazione, della temperatura minimale e ovviamente di qualsiasi segno di reazione nervosa. Oggi, dopo il rapido sviluppo delle scienze mediche, si è introdotto il criterio della morte cerebrale(1), la cui constatazione serve per la chirurgia come indice di valutazione della morte per il prelievo degli organi in stato ottimale da trapiantare in altri individui, anche se il donatore (direi, il violentato e defraudato) pur in stato di coma, respira e gli batte il cuore. La morte, così vista, se la lesione cerebrale è irreversibile ai controlli encefalografici isoelettrici e panarteriografici al fine di stabilire la scomparsa della circolazione cerebrale, può essere morte parziale se l'individuo respira ancora e gli batte il cuore; può essere morte totale se scompaiono tutte le altre attività fisiologiche, ma non è ancora morte per il teologo cristiano, né per l'Archeosofo, perché la morte è la separazione definitiva dell'anima dal corpo. Questa separazione non è detto che cessi simultaneamente alla fermata di tutti i sistemi fisiologici. E’ possibile stabilire se nel quarto stadio di valutazione del livello di coscienza, nel coma profondo, l'anima è già staccata o quando si separerà dal corpo? Nel quarto stadio il paziente non risponde più ad alcuna forma di stimolo esterno e l'esame neurologico indica pupille dilatate e non reagenti, assenza dei riflessi faringei e corneali, nessuna reazione all'aspirazione tracheale, ipotonia, assenza dei riflessi plantari e dei riflessi profondi. Il paziente necessita di respirazione artificiale perché non respira spontaneamente. La pressione arteriosa è mantenuta stabile solo con la somministrazione di farmaci. Il sistema nervoso non influenza più il cuore come dimostra l'assenza di risposta all'atropina rivelata dalla non modificata ritmica cardiaca. Tuttavia, si può dire che l'anima è andata via? E ciò che vedremo. Le osservazioni importanti non mancano in aiuto agli interrogativi sulla morte e la vita postuma dell'anima. Una ricerca approfondita è stata fatta dal gesuita e neuropsichiatra Prof. Dott. Raphael Bastiani(2) nel campo del pensiero dissociato dal corpo e dei fenomeni dell'agonia, ma non sappiamo se ha battuto anche la nostra via di ricerca utilizzando personalmente quei metodi che possono favorire la temporanea dissociazione di tutto il sistema energo-psico-spirituale dal corpo messo in rallentamento fisiologico.

1 Palle Juul-Jensen - La morte cerebrale (Criteri di valutazione e selezione dei donatori per i trapianti) "Il Pensiero Scientifico" Editore, Roma 1970. 2 Prof. Dott. Raphael Bastiani - Peut-on expérimentalment dissocier la pensée du cerveau? - Tradotto in italiano: Si può dissociare il pensiero dal cervello? - Casa Ed. Rocco, Napoli 1961.

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"ARS MORIENDI" SUE ORIGINI E SVILUPPI STORICI L'arte di morire bene e di essere guidati nella vita dell'oltretomba è un opuscolo ascetico scritto in latino pubblicato con il titolo "Ars moriendi". Alle origini della tipografia (sec. XV) si fecero numerose edizioni xilografiche e a stampa. Trentacinque edizioni a caratteri mobili sono corredate da illustrazioni impressionanti sull'agonia, il trapasso e l'entrata dell'anima nel regno dei morti, assalita da spiriti benefici e anime perverse in un clima cristiano di giustizia e di misericordia. L'opera ebbe una notevole diffusione in tutti gli ambienti sociali. Lo constatiamo dalla scarsità degli esemplari rimasti e il fatto che l'Ars moriendi sia stata pubblicata in italiano, tedesco, francese, olandese, spagnolo, catalano e inglese. Le edizioni in lingua latina, evidentemente per le classi più colte, non sono numerose. Il testo latino più diffuso che riproduco nella traduzione italiana, deriva dallo Opusculum tripartitum di Gerson del 1408 o del 1418. Solamente due edizioni sono affini al testo composto dal Cardinale Capranica (Speculum artis bene moriendi). Questo suggestivo e importantissimo libro illustra l'eterna lotta tra angeli e dèmoni per impossessarsi di un'anima coadiuvato da undici incisioni in legno che rappresentano le tentazioni diaboliche, ovvero la potestas pugnandi per la dannazione del morente. Ma in alcune edizioni le illustrazioni aumentano fino a 13, in altre a 14 e talora arrivano a un numero maggiore. Le illustrazioni che riproduco appartengono all'edizione xilografica tedesca del 1470. L’editio princeps più importante risale al 1465. A caratteri mobili vi fu la prima edizione stampata a Colonia nel 1475, a pochi anni di distanza dall'invenzione della stampa tipografica. Di questo trattato che insegna a prepararsi alla morte cristiana e farsi guidare da un amico, e meglio se qualificato, si conoscono tre opere distinte diffuse a stampa e rimaneggiate o adattate. 1) Il primo Ars moriendi fu stampato in 17 fogli, in -4, coi tipi di Ulrich Zeli, privo di data e luogo: Colonia? 1465? Nell'"esplicit" è attribuito a Matteo di Krakow (Pomerania), vescovo di Worms (morto nel 1410). E un insieme di preghiere e meditazioni. Poi un manoscritto con la città di Bruxelles e l'anno 1466. Ebbe altre otto edizioni dal 1470 al 1497 (specialmente a Strasburgo, Augusta, Parigi), delle quali la prima è del 1478 (Venezia, "per Bernardum pictorem et Erhardum Ratdolt de Augusta"), col titolo Ars bene moriendi Tractatus brevis et valde utilis de arte et scientia bene moriendi. Si presenta in 20 fogli. Da questo il Cardinale Domenico Capranica (morto a Roma nel 1458) prese spunto per scrivere il suo Speculum artis bene moriendi pubblicato per la prima volta a Norimberga con la volgarizzazione nello spagnolo del tempo sotto il titolo Arte de bien morir. 2) L'Ars moriendi è diverso sul tema della "psicomachia" cioè della lotta psichica, tutto in xilografìa il testo e le tavole in generale 24 pagine o fogli, metà destinate al testo e metà alle illustrazioni. Interessantissimo per le incisioni drammatiche ed espressive contornate da uno scarno testo latino, sovente troppo conciso e oscuro. Indica l'assalto di Satana con le cinque tentazioni (contro la fede, la speranza, il distacco dai beni materiali, la rassegnazione nel dolore, l'umiltà nel pentimento dei propri errori commessi durante la vita) al moribondo, assistito dalla famiglia; ma ogni volta interviene un Angelo per respingere e mettere in fuga il Maligno nella lotta per ghermire l'anima. Si trovano delle affinità in Dante Alighieri (morto a Ravenna 1321): Inf., XXVII, 112-29; P«rg.,V,103-108. Largamente diffuso specialmente in Germania. Questo suggestivo opuscolo, tra il 1460 e 1490 ebbe almeno dieci edizioni. Nello stesso periodo si hanno del volgarizzamento tedesco, dieci edizioni, tre in francese (elegante traduzione di Guillaume Tardif, morto nel 1495), più di tre edizioni in olandese; una traduzione inglese (The Book of the Craft of Dying, ripubblicata nel 1917 per le Ed. Comper, London). 3) Vi è un'altra Ars moriendi affine alla precedente più breve, diffusasi fra il 1480 e il 1505 in almeno cinque edizioni. Si limita ai passi biblici e ad essi adatta le figure. Non supera i 14 fogli. Dalla fine del secolo XV si notano delle aggiunte all'Ars moriendi, cioè lo Stimulus timoris Dei ad bene moriendum, che descrive le pene del purgatorio e dell'inferno, talora pure l'Anticristo e il Giudizio Universale. Pubblicano inoltre l’Ars bene moriendi come integrazione dell'Ars bene vivendi, sull'esempio di Nic. Lirano nel De arte bene vivendi et bene moriendi, e di Giov. Gersone. Sono note otto edizioni francesi de L'art de bien vivre et de bien mourir dal 1492 al 1540.

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Lo scrittore ecclesiastico A. Romeo(1), scrive: "Si ignora l'origine dell’Ars moriendi, molto studiato dal lato artistico, ma non ancora da quello letterario. Dové essere composto alla fine del '300, in seguito alle terribili epidemie che funestarono l'Europa in quel secolo. Per opera dei predicatori domenicani e francescani, il "memento mori" era inculcato non più solo nei chiostri, ma nelle masse. La meditazione della morte divenne ovunque consueta, col triplice tema dominante: caducità degli splendori terreni, orrenda putrefazione d'ogni bellezza e forza umana, uguaglianza d'ogni condizione ed età dinanzi alla morte sovrana (illustrata dalle Danze macabre...)”. Il tema della "Danza macabra" risale al 1200 in Francia e di esso abbiamo avuto in Italia delle testimonianze nei famosi affreschi del camposanto di Pisa, mia città natale, e in quelli dai quali essi derivano, di cui sono rimasti i frammenti in S. Croce a Firenze, attribuiti ad Andrea Orcagna. Circa la danza della morte nel 1485 uscì a Parigi la famosa La Danse Macabre, con xilografie (incisioni in legno) di Guyot Marchant. Il piccolo trattato anonimo dell’Ars moriendi del quale ho accennato al n. l, è stato attribuito a torto al vescovo Matteo di Krakow (nato a Cracovia verso il 1335 e morto a Pisa il 5 marzo 1410), o al cardinale Domenico da Capranica, arcivescovo di Fermo (morto nel 1458), che lo adattò nel 1452: l’Arte del ben morire (24 fogli in 4°), edito a Firenze negli anni 1477 e 1479, nonché a Verona e Venezia (1478). L'originale, scrivono i critici, si può far risalire, per il suo contenuto, ai domenicani tedeschi B. Enrico Suso, che dedica 4 capitoli (parte 2°, capp. 21-24) nel Libro dell'Eterna Sapienza. In detti capitoli (il Suso morì a Costanza nel 1366) prepara alla morte, specialmente improvvisa; ma si attribuisce pure una certa paternità anche a Johann Nider, predicatore domenicano (nato ad Isny nel Wùttemberg circa il 1380, morto a Norimberga nel 1438), il cui De arte moriendi fu molto diffuso (due edizioni nel 1465). Nel 1520 fu pure noto di Pietro di Lucca la Dottrina del ben morire. Dal punto di vista artistico le tavole somigliano per le forme demoniache ai lavori del Bosch e Bruegel(2): si vuole che le incisioni 1, 3, 9, siano del Maestro E. S. con lievi variazioni, ma anche le altre sono di lui, eccetto forse la 13. Sembra che il Maestro E. S. sia un Reibeisen di Strasburgo, sebbene altri dicano che si tratti dell'incisore Erhard Schoen bavarese della famiglia di Schòngauer, e altri addirittura lo identificano a Etienne de Salins che risente per l'inventiva di Roger van der Weyden. Ad ogni modo la produzione artistica del Maestro E. S. si volge dal 1455 al 1470. L'intera arte renana subisce la sua influenza fino al punto che si può considerare, scrive il Castelli "il maestro di Martin Schòngauer". Alcune di queste incisioni portano le date 1461, 1466, 1467. 1 Enciclopedia Cattolica, vol. 2°, p. 30 art. "Ars moriendi" di Antonino Romeo, Città del Vaticano, Roma 1949 - Ed. Sansoni, Firenze. 2 Enrico Castelli - Il demoniaco nell'arte - Electa Editrice, Milano - Firenze 1952 a pag. 103.

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PUNTI DI VISTA SULL'ALDILÀ SECONDO I TRE "LIBRI DEI MORTI": EGIZIO, TIBETANO (Bardo Thòdol) E CRISTIANO Gli storici della religione hanno risvegliato l'attenzione su due testi antichissimi redatti per guidare l'anima di un defunto nel viaggio ultraterreno. Si tratta del Libro egiziano dei morti e del Bardo Thòdol o Libro tibetano dei morti. Del terzo, il Libro Cristiano dei Morti, redatto dal fondatore di "Archeosofica" gli esegeti se ne occuperanno nel tempo. Il testo tibetano(1) è stato paragonato dagli studiosi a quello egiziano per talune singolari somiglianze, e ad alcuni insegnamenti sapienziali ellenici, massimamente con quelli di Plutarco di Cheronea (Beozia), filosofo, storiografo e sacerdote delfico di grande talento(2). In De facie in orbe lunae, Plutarco dice che nella vita umana vi sono due tipi di morte: una prima morte avviene sulla terra la cui dèa e regina è Demetra. Essa è quella del corpo fisico che, decomponendosi ritorna alla Madre Terra. A tale morte sopravvive nell'aldilà il complesso anima-spirito, intendendosi per "anima", secondo Plutarco, l'insieme delle facoltà psichiche, istintive, affettive, impulsi, ricordi, etc, e per "spirito", il principio sovrannaturale della personalità. Nella vita ordinaria lo "spirito" affiora di rado, sicché è noto all'uomo comune di avere una sua anima, ma quasi ignora che cosa è lo spirito. Plutarco dice pure che il complesso anima-spirito in una fase successiva alla morte corporea, si dissocia, e questa è la "seconda morte" che avverrebbe non sulla terra come il corpo, ma nella Luna e nel dominio della dèa Proserpina. L'anima distaccandosi dallo spirito che è il principio più alto dell'essere sarebbe riassorbita dalla sostanza vitale cosmica. Questa sostanza fa parte del circolo della generazione, è la radice mai esaurita delle esistenze caduche. Plutarco ignorò il Cristianesimo, benché alcuni concetti di questo filosofo abbiano degli accostamenti con la nostra tradizione giudaico-cristiana. La nozione della "seconda morte" alla quale fa allusione Plutarco era nota nell'antico Egitto fra i teologi dei Faraoni, la stessa verità fu predicata dal Messia Gesù il Cristo e nell'Apocalisse, 20:6, san Giovanni ne ebbe la conferma. I Vangeli insistono sul destino dei reprobi ai quali spetta questa "seconda morte" nella gehenna, luogo di supplizio, di fuoco, putrefazione, rifiuto, fossa ardente. La gehenna o inferno era una località desolata a sudovest delle porte di Gerusalemme dove si gettavano i rifiuti della città, i cadaveri da bruciare, tristemente famosa fin dal tempo di Ezechia per il culto di Moloch, e dove vi si bruciavano i bambini sgozzati per il sacrificio agli idoli. Perciò rimase come allegoria per indicare lo stato e il punto cosmico di raccolta delle anime perdute; allusione al possibile fallimento della sopravvivenza nell'oltretomba per taluni individui dopo un più o meno lungo pernottare nell'aldilà la cui conclusione era il dissolversi e il riassorbimento dell'anima, niente restando dell'essere personale cosciente. Essere gettato nella gehenna significava un effettivo estinguersi come essere umano. Nell'antico insegnamento tradizionale indù si parla di "due vie", lo scampare o il cadere nella seconda morte. L'estinzione della sostanza vitale cosmica è al dire di Plutarco, il caso di coloro che vissero attaccati alla materialità, si identificarono con la vita degli istinti, delle passioni, senza mai alzare gli occhi in alto, senza mai "svegliarsi". La classica concezione dell'Ade, luogo adibito alla sopravvivenza delle ombre", si può allacciare a questo modo di vedere. La "seconda morte" nel pensiero iniziatico significava per alcune personalità la liberazione nel senso che lo svincolarsi dell'anima (dopo la morte corporale) diveniva la condizione per una effettiva trasfigurazione immortalante, un "andare oltre", un "rinascere dall'alto" con l'integrazione dello "spirito". E Plutarco chiamava coloro che partecipavano a tale glorioso destino "i vincitori" che meritano ed hanno diritto alla "corona degli iniziati e dei trionfatori". Nei testi orientali del "Libro tibetano dei morti" le prospettive dell'aldilà si presentano più complesse, perché in essi sono richiesti all'anima determinati atteggiamenti e determinate azioni e reazioni. Se nei processi di cui parla Plutarco lo svolgimento per la vittoria dello spirito è quasi automatico, nel Bardo

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Thòdol viene superato, almeno così sembra. Infatti si dà risalto alla capacità yogica di dissolvere il giuoco fantasmagorico delle visioni e apparizioni che, secondo i tibetani, sono solo proiezioni o contenuti degli strati più inconsci e profondi del proprio essere, incatenati pure all'una o all'altra potenza del Cosmo. Una capacità di questa forza sviluppata in precedenti esercizi yoga quando l'individuo era in vita e ricordati dal lama lettore funerario all'anima del morto determinerebbero una varietà di destini. Naturalmente con la possibilità di beneficiare della più alta possibilità, cioè di una liberazione realmente immortalante, corrispondente all'istante in cui dopo la morte all'anima si rivela la "pura chiara Luce" nella sua trascendenza; tutto alle dipendenze del suo intrepido e attivo riuscire a identificarsi con questa "Luce". Secondo lo schema salvifico di Plutarco, ciò equivarrebbe a quello sforzo personale e iniziatico che consente di integrarsi allo "spirito" nella sua genuina origine nell'istante in cui lo "spirito" si scioglie dal complesso "anima" o, con altre parole, nel momento in cui tale complesso cessa di offrirgli una pedana di lancio, ma anche un'ultima zavorra. Il "Libro egiziano dei morti" indica delle istruzioni per fare sfuggire il defunto alla "seconda morte", cioè la definitiva separazione o dissociazione dell'anima dallo spirito, e le conseguenze disgregative per l'anima; il metodo di questo libro consiste nel ricorrere a formule, cioè parole magiche e scongiuri, forniti come viatico al defunto dalla guida funeraria che legge i capitoli del lungo rotolo di papiro. Mettendo poi con la mummia nella tomba il Libro gli egizi credevano (naturalmente migliaia di anni or sono) di fornire più che un talismano, un formulario che doveva leggere il defunto nei pericoli demoniaci dell'al di là, affermando così il suo spirito solare. Le concezioni cristiane per chi non è materialista, comportano la certezza dell'immortalità per qualsiasi anima quale suo attributo connaturato conferito dal Creatore. L'immortalità in senso autocosciente è dovuta all'imitazione di Cristo che si è unito all'anima di ognuno, per essere esatti, si è innestato nello spirito dei cristiani con la sua incarnazione e dandoci il sigillo del battesimo. L'aldilà per la Chiesa viene considerato un processo automatico nel senso che il passaggio al purgatorio, al paradiso o all'inferno, dipende dalla moralità religiosa vissuta in vita. Anche il Cristianesimo parla di due morti, quella del corpo con la fuga dell'anima nelle destinazioni meritate nell'aldilà, e la "seconda morte" dei reprobi, i non recuperabili. Vi è pure la promessa della prima risurrezione dopo la morte fisica e la seconda risurrezione alla fine dei tempi, quando avverrà il Giudizio finale. Il defunto è accudito dall'amore materno della Chiesa, degli amici e dei parenti che pregano per lui. I Sacramenti e l'assistenza liturgica nell'agonia e dopo la morte, sono una massiccia forza telepatica di fede, speranza e carità in suffragio al guadagno del Paradiso per questa creatura che entra nell'Eternità. L'Archeosofia con il suo Libro Cristiano dei Morti, oltre a dare una base dottrinale positiva sulla vita postuma, offre i mezzi ascetici di preparazione per conseguire l'immortalità felice e la "corona della vittoria", sottraendo il cristiano al pericolo della "seconda morte" decretata dalle Scritture per il Giudizio Universale; ma viene in soccorso a coloro che potrebbero soccombere già alla "seconda morte immediata" senza attendere la fine dei tempi. Questo concetto potrebbe riportarci all'antica opinione di Plutarco e delle scuole misteriche già enunciata brevemente: il disincarnato, dopo un vagare e un espiare nell'aldilà, subirebbe una seconda morte, la separazione dello spirito dall'anima che verrebbero riassorbiti ognuno dal proprio elemento, scomparendo così la personalità del defunto. Cerchiamone gli indizi nel Nuovo Testamento e, perché no, anche nell'Antico. La rivelazione secondo Ezechiele, dice: "L'anima che pecca è lei che morrà" (Ez., 18: 4). Gesù poi dice qualche cosa di più: "Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può fare perdere l'anima e il corpo nella Geenna" ( M t . , 10:28). Il Cristo non ha detto sheol' o Ade, ma Geenna, che sono due allusioni diverse. Nell'Ade o sheol' l'anima sopravvive con lo spirito, ma nella geenna l'anima mutilata dello spirito è destinata alla distruzione. L'avvertimento del Salvatore non si riferisce al tempo futuro del Giudizio universale, ma indubbiamente intende riferirsi alla "seconda morte" non escatologica e perciò immediata. Il concetto di separazione fra anima e spirito è espresso da san Paolo nella lettera agli Ebrei quando scrive: "la parola di Dio è... più affilata di una spada a due tagli, penetrante fino a dividere anima e spirito" (Ebr., 4:12). La lettura del Libro Cristiano dei Morti a scopo di studio per chi è a conoscenza delle tradizioni egizie e tibetane costituisce una informazione sulle utopie di costoro, anche se esse hanno dato un notevole contributo alla ricerca della verità sul post mortem. Intendo dire che le loro concezioni di vincere la morte nell'aldilà sono in gran parte illusorie, perché la legge del Karma (induisticamente) o di giustizia o contrappasso o di causa ed effetto che poggia sulla morale assoluta, non si inganna. La truffa con Iddio che

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scruta i cuori (Sal., 17:3) è speranza vana. Se bastasse al malfattore, allo spergiuro, al fornicatore, atteggiarsi nell'aldilà a mago onnipotente per essere assolto dai peccati ed entrare nella Luce divina, allora tutti i codici di morale si potrebbero gettare nel fuoco. Fra le madornalità dei testi funerari egizi e tibetani non manca l'atteggiamento titanico di ritenersi Dio, negando la realtà degli dèi, esercitando un illusorio abuso di potere spirituale. E questo falso e assurdo modo di vedere, egizio e tibetano, fece scrivere a un autore di Ermetismo e di Tantrismo, assai a digiuno di Cristianesimo, che, a Eleusi si poteva egregiamente sostenere che un bandito o malfattore, se iniziato ai Misteri poteva partecipare all'immortalità e alla beatitudine che comporta la vittoria sulla "seconda morte", mentre un Epaminonda e un Agesilao, non iniziati sarebbero andati a finire dopo la morte nell'immondezzaio dei comuni mortali o la biblica geenna. La logica illogica di quel tale autore, arrivò a tal punto di dire che un bandito, Agesilao ed Epaminonda, se ci fossero oggi, e dovessero essere sottoposti ad una scarica elettrica ad alta tensione, resterebbero fulminati tutti e tre, indipendentemente dalla virtù o dal vizio. Una trovata che non saprei proprio come abbia potuto essere formulata dal momento che la materia organica di un corpo umano di virtuoso o no è soggetta alle leggi della fisica, di cui i fenomeni elettrici fanno parte. Ma l'individuo vero, quello che Plutarco riteneva giustamente composto di corpo, anima e spirito, è soggetto ad altre leggi, diciamole metafisiche per cui la folgorazione animica e la sua seconda morte sono valide solo per l'immorale irriducibile che vuole ignorare i diritti di Dio o non li considera neppure. Per l'altro, per il puro di cuore, il giusto, l'innamorato di Dio, non vi sono scariche distruttive metafisiche, ma la vita eterna nel Regno di Dio. E’ naturale che con questi ragionamenti non intendo fare una demolizione dei metodi di "risveglio" e rigenerazione animica derivati dall'Ermetismo e dall'Alchimia e dallo Yoga. No! Assolutamente no! Anche queste vie hanno del buono da utilizzare, purché non siano percorse in assoluto. Di esse si deve prendere ciò che serve ed è coerente con la via del Cristo, anche se già all'inizio della missione del Salvatore questi metodi erano il patrimonio comune di molti santi Padri e asceti della Chiesa nascente ed essendo parzialmente arrivati fino a noi, Archeosofica li ha riscoperti. Però quando sento che i giovani in generale non si curano di analizzare l'insegnamento cristiano e si avviano verso i falsi profeti di dottrine inconsistenti, ne rimango addolorato. Cercare la salvezza fuori di Cristo è la più grande sciagura che possa capitare a un essere umano.

1 Le Bardo Thòdol Livre des morts tibetain - Ed. Adrien Maisonneuve, Paris 1933. Trad. Lama Kazi Dawa Samdup. Edito da W. Y. Evans-Wentz. 2 Plutarco di Cheronea (Beozia) n. ivi tra il 46 e il 50 d.C. e m. a Cheronea fra il 120 e il 127 ove fu arconte e sacerdote delfico. Uomo di grande ingegno e preparazione spirituale. Soggiornò a lungo a Roma. Dottissimo e versatile. Rimangono sotto il suo nome una ottantina di scritti.

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LA COSTITUZIONE DELL'UOMO E DELLA DONNA INVISIBILI NELLO STATO AGONICO E DEL POST-MORTEM In tutti i popoli, siano essi civili, barbari o selvaggi, vi sono dei racconti, già da epoche lontanissime, i quali confermano tutti una fenomenologia che dal morente esce poco per volta una sagoma umana di una tenue luminosità e rimane per un periodo di tempo abbastanza lungo vicino al corpo, vincolata da una lunga appendice, un cordone che si assottiglia man mano che il fantasma si allontana dal corpo fisico, e che si spezza con la morte fisiologica della persona. Quanto abbiamo accennato si riferisce a persone dotate di particolari percezioni extrasensoriali, questo è logico. Poi, talora oltre a questo tipo di visione si ha anche la sensazione di un vento gelido, come se una massa elastica fredda venisse a urtare sul volto, le mani di chi assiste al fenomeno. Questa sensazione che talora si prova nelle sedute medianiche è dovuta alla massa corporea fluidica del defunto o della persona in fase di uscita dal corpo fisico. Appena la massa fluidica luminosa si stacca facendosi vedere come corporeità abbozzata, poco per volta diventa ovale e sferica e può nuovamente assumere l'aspetto umano riconoscibile. Una più approfondita osservazione extrasensoriale fa scoprire nel fantasma la presenza di altri corpi sottili di diverso colore-luce per cui si intuisce che attorno a un nucleo che possiamo definire anima del defunto vi sono altri inviluppi. Le antiche osservazioni che si trovano nelle tradizioni e narrazioni sulle anime che stanno per disincarnarsi o sono già disincarnate, hanno conferma nelle moderne relazioni di autorevoli sperimentatori e trovano riscontro negli insegnamenti antichi dell'Egitto, della Grecia, della Palestina, dell'India. La documentazione è quindi enorme, e tale da dare un quadro esatto di ciò che accade durante l'agonia ed a morte avvenuta di una persona fino a consentire la descrizione di una fisio-anatomia dell'individuo invisibile a chi non è dotato di chiaroveggenza. Per intenderci in breve nel corpo umano vi sono delle correnti elettriche, vitali, un corpo eterico che riproduce tutte le cellule dell'organismo e dilatato un poco oltre la sagoma corporea; questo a sua volta è compenetrato da un altro corpo sottile dotato di emotività chiamato corpo emozionale o astrale, quest'ultimo è compenetrato dal corpo mentale, strumento del pensiero e della memoria. Non è tutto, perché si inserisce un altro veicolo definito il corpo causale. Questo è l'involucro che assieme al corpo della risurrezione costituisce il computer dell'Io immortale, costituito di eros, anima emotiva e spirito. Questi corpi sottili o fluidici hanno dei colori che caratterizzano l'indole della persona. Ciascuno di questi corpi si perde nel tempo con altri decessi che avvengono in altri piani o dimensioni dove saranno lasciati come cadaveri: il corpo eterico, poi il corpo emozionale, poi quello mentale fino a restare con il solo corpo causale e di risurrezione. L'Io vivrà nel suo corpo emozionale nel così detto "Purgatorio" per purificarsi, poi gli morirà questo corpo e vivrà con il corpo mentale in uno dei cieli del "Paradiso" e, quando dovrà passare a sfere più spirituali e felici, allora avrà la morte del corpo mentale. Drammatica è la situazione quando si rimane a espiare con tutti i corpi, prigionieri di quello eterico, nell’”Inferno”, stato orribile di inaudite sofferenze fisiche e morali, ma da cui la grazia divina può tirar fuori. Il corpo causale ha dei centri di attività(1) che hanno con i diversi corpi sottili delle corrispondenze, donde i termini di centri psichici eterici, centri emozionali, centri mentali. I principali sono 7, ma noi ne conosciamo 10. Essi sono dei vortici di luce colorata.

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Tommaso Palamidessi - RISVEGLIO E SVILUPPO DEI CENTRI DI FORZA - Quaderno 15° di Archeosofia.

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LA CRISI DELLA MORTE NELLE DESCRIZIONI DEI DEFUNTI COMUNICANTI E DEI SANTI E MISTICI La crisi della morte è quel processo psichico, spirituale e fisiopatologico che si risolve nel distacco dell'anima dal corpo e di adattamento graduale al nuovo ambiente spirituale; è il travaglio agonico e del dopo morte. E una crisi che somiglia più o meno in tutti con modalità alquanto diverse conformi al tipo di decesso e al grado evolutivo dell'individuo. La crisi della morte varia un poco in chi bruscamente passa all'altra vita, come nel caso dei decapitati, impiccati, fucilati; in chi muore per annegamento, di lenta malattia, etc. La crisi della morte è conosciuta attraverso alcune informazioni che provengono da persone rianimate quando davano tutti i segni clinici della morte avvenuta, o da rigorose selezioni di casi di descrizioni da parte dei defunti. La Chiesa e l'archeosofo cristiano cooperano per aiutare il difficile superamento della crisi della morte. Perché è veramente una crisi morale oltre che fisiologica attraverso la quale si passa durante il travaglio preagonico o, poco dopo, alla visione panoramica o dello "specchio", cioè attraverso la prova del ricordo riassuntivo di tutte le vicende dell'esistenza in una visione quasi cinematografica di ciò che si è fatto di male e non si è fatto di bene durante il soggiorno terreno. E’ una crisi nella quale per qualche tempo, variabile da individuo a individuo, si può ignorare di essere morti. Questa ignoranza in alcune anime dura molto a lungo, e a lungo si protrae la sofferenza di voler fare e di non poter agire, o desiderare di essere ascoltati e non poterlo essere per la sopravvenuta soppressione dei sensi e degli arti fisici. Al momento del distacco dal corpo sappiamo dalla ricerca parapsicologica ordinaria e dei santi che i familiari e amici deceduti in precedenza, vengono ad accogliere l'anima già alcuni giorni prima del decesso, a intermittenza nelle fasi della crisi agonica. I defunti sono accolti dagli spiriti dei familiari e dagli amici che intervengono per guidare i nuovi arrivati, prima che per essi inizi il sonno riparatore, fase d'incoscienza: guide il cui zelo sarà tanto più forte quanto più in vita furono ricordate nelle sue preghiere e fece celebrare delle Messe di suffragio1. L'accoglienza dei parenti e amici offesi, non ancora riappacificati, incapaci di perdono e di amore verso chi li fece soffrire e non pregò per loro, vengono ad accogliere i loro defunti per aggredirli e spingerli verso condizioni deprimenti, coadiuvati dall'angelo custode d'iniquità del neodefunto. Ciò avviene prima che arrivi il sonno, ma riprende al risveglio. Per lo più si passa attraverso una fase di sonno riparatore più o meno lunga o si passa un periodo di alterni svenimenti. Questo sonno dura tre giorni, tre giorni e mezzo ed anche quattro. Nell'al di là l'ambiente è analogo a quello terreno, salvo nelle sfere elevate. I defunti si vedono reciprocamente a forma umana e imparano che in questo nuovo mondo il pensiero è una forza creatrice in virtù della quale uno spirito può riprodurre attorno alla sua persona l'atmosfera dei suoi ricordi. Apprende per esperienza personale o su spiegazioni dei parenti e degli spiriti aiutatori quale potere abbia la mente e quanto sia modellabile l'energia. Pensata una cosa questa appare e si concreta. Questo fenomeno è pericoloso per le illusioni, gli inganni del potere creatore della mente che può generare anche falsi demoni, falsi santi e falsi angeli, cioè entità spettrali, non reali. Le entità vere delle alte sfere, salvo eccezioni, appaiono come luci. Chi è moralmente sulla buona via si ritrova in un ambiente radioso, spirituale, bello, fra colori bellissimi e canti soavi, anime affini. Gli altri, i peccatori, si trovano in un ambiente tenebroso, e opprimente con gente sgradevole. I deceduti possono vedere il proprio cadavere nella cassa o sul letto ed hanno la facoltà di osservare la condensazione del loro corpo etereo fluttuante sul cadavere. Possono vedere chi soffre per loro attorno al loro letto di morte e soffrirne assai. Ciò li tiene calamitati, attratti, ancorati e impedisce loro di entrare in contatto con quelli che sono già da tempo nell'altra condizione. Quindi dovranno fare un grande sforzo per sottrarsi a questa attrazione nociva.

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Proverbi, 11:18; Gal., 6:8; Giov., 4:36.

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Chi è dominato dalle passioni terrene, rimane vincolato all'ambiente in cui visse, e questo accade per un periodo ora breve, ora lungo. Se poi è privo di sonno rigeneratore, allora continua nell'illusione o auto suggestione di credersi uomo o donna (a seconda dei sessi) fra i viventi, malgrado preda di un incubo, di un curioso sogno che può anche farne degli spiriti infestatori e disturbatori. I morti imparano presto l'illusione di conversare con altri come loro perché vige la telepatia. Fra le altre proprietà del mondo soprasensibile non manca la facoltà di percepire, vedere simultaneamente gli oggetti in tutti i sensi, internamente ed esternamente. E’ l'effetto della nuova dimensione. In agonia un parente può essere visto per trasparenza, sia che si trovi lontano o vicino in un'altra stanza. Si accorgono pure che si possono trasferire in un attimo da un luogo all'altro, senza limite di distanze. Così, con un solo atto di volontà. Questo consente di passeggiare e sorvolare a poca o molta distanza dal suolo fluidico. Nel dopo morte il volto e il corpo assumono la bellezza o la bruttezza dello stato interiore. Nei mondi di dura prova (inferno) le anime assumono aspetti mostruosi, ributtanti, paurosi per l'instabilità ed elasticità fluidica del loro corpo che risente di tutte le emozioni, rimorsi e stati angosciosi prodotti dalla vista del luogo e degli altri defunti affini e delle potenze sataniche. I disincarnati per stare insieme devono avere delle affinità evolutive, mentalità, moralità e missioni da compiere insieme. Il ritrovarsi è possibile, ma il restare insieme dipende dallo stato identico di dannazione o salvifico. Gli spiriti affermano che nel loro mondo spirituale la condizione generale è che gli spiriti inferiori non possono vedere le entità ad essi superiori. Questo a causa del diverso modo di vibrare dei loro corpi eterei. Occorre la sintonia per vedersi e comunicare. Vi sono delle rare eccezioni permesse o volute da Dio che vigila con la sua provvidenza su tutte le anime, le perfette e le imperfette. Quando si trovano in preda a incertezze, solitudine, perplessità, confusione per qualsiasi motivo, allora questi defunti percepiscono una voce che giunge da lontano e li consiglia come uscire da quella situazione; voce proveniente da un parente, amico, l'angelo custode buono, il santo protettore o la voce stessa del sacerdote che recita la Messa, prega per i morti o si tratta di colui o colei che legge il "Libro Cristiano dei Morti". Costoro o uno di essi avendo percepito il pensiero dell'infelice, si affrettano ad aiutarlo secondo l'impulso della carità universale. In certi momenti appaiono delle luci che hanno un ben preciso significato: luce bianca, turchina, gialla, rossa, verde. Mancando la luce del giorno, del sole o della luna, il regno dei morti è un regno crepuscolare, plumbeo, grigiastro che varia di tinta e luminescenza man mano che mutano gli stati di coscienza degli abitanti. Il morente nella crisi della morte vede il chiarore della Luce perpetua, ma per pochi istanti. Il riconoscerla e fissarsi in essa è di pochi. Chi la riconosce e si fissa in questa luce è salvo. Se non riconosce questa, ve ne sarà una seconda, ma meno splendente.

ALCUNI CASI CHE ILLUSTRANO LA CRISI DELLA MORTE Nel volume: Blair's Letters, communicated by James Blair Williams to his Mother, Old Royalty Book Publishers, London 1928, pag. 123, si legge una lunga relazione di una madre il cui defunto figlio era morto a 30 anni, nel 1918. La mamma si rivolse al "British College of Psychic Science" che ottenne tramite quattro medium tra i migliori [di sapere] quale fu la sua crisi della morte. Limitiamoci a poche citazioni. Lo stralcio riportato fu trasmesso alla vigilia del giorno anniversario della sua morte: "Mi è rimasto profondamente impresso il ricordo di ciò che provai in questo giorno, vigilia della mia morte. Sentivo che sprofondavo lentamente e inesorabilmente nell'abisso; io più non pervenivo a distinguere le persone che mi stavano attorno, poiché l'ambiente diveniva per me sempre più tenebroso… avevo consapevolezza di ciò che avveniva, perché scorgevo me stesso giacere nel letto, ed ero profondamente turbato al pensiero delle sofferenze che dovevano attanagliare quel misero corpo, per quanto io non mi sentissi più ammalato... voglio provarmi a farvi comprendere che cosa significhi trovarsi subitaneamente privi di corpo... La mia prima impressione fu la consapevolezza di avere simultaneamente presente alla mente una moltitudine immensa di cose e di ricordi. Ne dedussi che il fatto strano doveva ascriversi a una sorta di sogno provocato dalla febbre. Quindi mi avvidi che non avevo più nessuna idea del tempo, giacché non pervenivo a formarmi un chiaro concetto del mio passato, del mio presente e del mio futuro; ciò in quanto tali categorie del vostro tempo mi si manifestavano simultaneamente al pensiero".

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IL MISTERO DELLA MORTE NELLA DOTTRINA DEI PADRI CRISTIANI L'enigma della morte, il nero baratro nel quale tutti precipitiamo e dove scompariamo per sempre, attirò l'attenzione dei Padri cristiani della Chiesa nascente che formularono dei giudizi conformi ai dati della Rivelazione, della Fede e di una particolare fenomenologia connessa all'al di là. Sant'Ambrogio, vescovo di Milano, una delle figure più importanti e solenni della fine del secolo IV (nato a Treviri nel 334 e morto nel 397), nel suo libro De bono mortis attribuisce alla parola "morte" tre significati. "Uno è la morte dovuta al peccato, della quale è scritto: "L'anima che pecca morirà". Un altro è la morte mistica che avviene quando uno muore al peccato e vive in Dio. Di questa parla san Paolo: "Siamo stati sepolti con lui, nel battesimo, nella sua morte". Il terzo giudizio consiste nel significato comune che viene dato alla parola "morte", come fatto ineluttabile per tutti "che mette termine al corso della vita, ossia la separazione dell'anima dal corpo" (lib.II, cap.3). La divisione di sant'Ambrogio corrisponde assai bene ai tre ordini di questioni trattate dai Padri della Chiesa. In primo luogo vi è la morte dell'uomo separato da Dio, cioè uno stato nel quale l'individuo vive simultaneamente nella morte dell'anima e in quella del corpo. Questo è lo stato generale dell'umanità che vegeta fuori di Cristo, ma da essa Lui ci ha liberati. In secondo luogo come Cristiani abbiamo la morte sacramentale e mistica, ovvero la partecipazione in questa esistenza al mistero del Cristo deceduto e risuscitato. In terzo luogo vi è il vero e proprio istante della morte con la separazione dell'anima dal corpo fisico. Questa separazione ha un decorso fatto di sofferenza fisica e morale il cui epilogo è l'agonia e il trapasso. Sovente si arriva all'esito terminale attraverso una lunga e distruttiva malattia i cui sintomi ed esito terminale devono essere studiati con attenzione da chi assiste spiritualmente il morente, leggendogli i diversi passi de "Il Libro Cristiano dei Morti". Il primo dei tre argomenti è il mistero della morte del Cristo secondo il significato del suo viaggio o discesa nel mondo della morte (inferi) per infrangere il potere sull'umanità, associato al Mistero della Redenzione. Il secondo argomento è il mistero sacramentale della morte e della risurrezione del Cristo, Dio e Uomo, compiutosi misteriosamente nel mondo cristiano. Rimane da illustrare la questione centrale della morte vera e propria, cioè la rottura del filo d'argento che legava l'uomo sdoppiato dal suo organismo fisico, che se ne va come un palloncino quando si spezza la cordicella tenuta dal bambino. E’ questo il punto sul quale dev'essere fissata l'attenzione perché interessa tutti personalmente in qualità di futuri trapassati o, eventualmente, d'assistenti dei moribondi. Attentamente studiati i sintomi della malattia e lo squilibrio morale che vi corrisponde, consentono di aiutare il morente a entrare nell'al di là per superare gli agguati del maligno. Che la morte debba accadere, lo sappiamo dalle Scritture e dall'esperienza, ma la morte può essere senza malattia come nel caso dei martiri giustiziati per la loro fede: la morte che il Cristiano deve desiderare a imitazione di Gesù, di san Pietro o di san Paolo e delle migliaia di sante e santi torturati e uccisi dagli antropodemoni nemici di Dio. Ma il trapasso può essere preceduto dal graduale spegnimento delle forze vitali in piena lucidità e in mistico raccoglimento, come nel caso della Macrina (la giovane), sorella maggiore di san Basilio il Grande, o di S. Caterina da Siena che dice: "Padre mio, io rimetto il mio spirito nelle tue mani" e spira, in conformità alla morte dei giusti. Vi sono poi le morti in condizioni penosissime, fra atroci sofferenze che mettono a dura prova la fortezza del morituro poco o per niente sorretto dalla fede religiosa o ribelle e adirato verso Dio. Abbiamo i decessi in stato di distrazione, confusione; le morti violente in atteggiamento di odio e paura, come in guerra, etc. Ora in tutti questi casi il consolatore e preparatore alla buona morte deve saper capire il linguaggio morale della causale di morte.

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VISIONI DEI MORENTI E APPARIZIONI DI DEFUNTI AL LETTO DI MORTE È cosa certa che i morenti vedono delle persone dell'aldilà che arrivano per portarsi via l'anima e assisterla, istruendola sulle abitudini del nuovo stato. Di questi fenomeni vi sono molte relazioni di studiosi obiettivi e seri. Io stesso avendo avuto l'occasione di assistere dei morenti ho notato dalle loro parole ed espressioni visive, dalla mimica del volto e delle mani che si trovavano in presenza a delle entità disincarnate, per lo più parenti e l'angelo custode o spirito-guida. Ecco alcuni casi interessanti: Dal Some Reminiscences di Alfred Smedley a pag. 50-51, la descrizione degli ultimi istanti di sua moglie: "Brevi momenti prima della sua morte, i suoi occhi si fissarono su un qualche cosa che sembrava riempirla di intensa e piacevole sorpresa; quindi esclamò: - Come mai! Ecco qui la sorella Carlotta; ecco qui mia madre, mio padre, il fratello Giovanni e la sorella Maria! Ed ecco che mi conducono anche Bessy Heap! Sono qui tutti. Oh, come è bello! Come è bello! - Quindi rivolgendosi a me, chiese: - Non li vedi tu? - No mia cara, così lo potessi! - risposi. - Ma dunque tu non li puoi vedere? - replicò essa sorpresa - eppure si trovano tutti qui, e sono venuti per condurmi con loro. Una parte della nostra famiglia ha già varcato la grande fiumana, e ben presto tutti ci ritroveremo riuniti nella novella dimora celeste. "Aggiungerò qui che Bessy Heap era stata fedele ed affezionata governante della famiglia, e che mia moglie era sempre stata la di lei favorita. "Dopo siffatto episodio estatico, essa rimase un po' di tempo come sfinita; indi fissando intensamente lo sguardo in alto e in alto portando le braccia, esalava l'ultimo respiro". Nella vita del Rev. Dwight L. Moody (pag. 385), attivissimo propagandista evangelico degli Stati Uniti, biografia scritta dal di lui figlio, vengono descritti gli ultimi momenti della sua agonia: "Improvvisamente egli mormorò: - La terra recede, il cielo si apre a me dinanzi... Ne ho valicati i confini: Dio mi attende... Non mi chiamate! Tutto ciò è bello... Somiglia a una visione estatica. Se questa è la morte, quanto essa è dolce! "Quindi il suo volto si ravvivò, e con accento di lieto rapimento esclamò: "Dwight! Irene... Io vedo i bimbi (facendo allusione a due piccoli nipotini che gli erano morti). - Voltandosi quindi verso la propria moglie: - Cara - le disse - tu sei stata una buona moglie per me. - Dopo di che, perdette conoscenza...". Un altro caso di visione dei morenti si riferisce a Santa Chiara d'Assisi che disse a una delle sue religiose: - Vedi tu, mia dolce figlia, il Re di gloria come lo vedo io? - E la religiosa dichiarò di vedere anche lei ciò che Chiara contemplava. L'agiografia narra che per santa Chiara furono favorite di questa visione agonica due suore: suor Amata e suor Benvenuta. Il Bozzano nella sua raccolta: Le visioni dei morenti - Ed. Bocca, Milano 1953 a p. 158 riporta il caso pubblicato dal Journal of the S.P.R. (1908; pag. 308-311). Il dott. O. Burgess invia al dott. Renz, specialista di malattie nervose. Il signor G., protagonista dell'episodio scrive: "Ciò che si svolse durante le ultime cinque ore di vita della povera moglie mia, si converte per me nel seguente quesito molto dibattuto e che mai perverrò a risolvere: se, cioè, io fossi mentalmente allucinato, o se invece mi fosse accordato il dono della visione chiaroveggente. "Prima di descrivere gli eventi, e nell'interesse di chiunque legga queste pagine, tengo a dichiarare ch'io non faccio uso di bevande alcooliche, né di cocaina o morfina, e che sono e fui sempre morigerato in tutto; come pure che non sono di temperamento nervoso, che la mia mentalità è tutt'altro che immaginosa, e che fui sempre reputato un uomo misurato, calmo e risoluto. Aggiungo che non solo non credetti mai a ciò che si denomina "spiritismo", coi relativi fenomeni delle "materializzazioni medianiche", e del "corpo astrale" visibile, ma che fui sempre ostile a siffatte teorie. "Mia moglie è morta alle ore 23,45 di venerdì 23 maggio 1902; e solamente verso le quattro pomeridiane di quel medesimo giorno io mi convinsi che ogni speranza era perduta. "Riuniti intorno al letto, in attesa dell'ora fatale, stavano alcuni amici, il dottore curante e due infermiere. Io sedevo al capezzale della morente, stringendo la destra di lei fra le mie mani. Gli amici erano sparsi per la camera, taluni seduti, altri in piedi. Nessuno parlava, tutti vigilando ansiosamente il ritmo del di lei respiro che si faceva sempre più debole. Passarono così due ore, senza che si avvertisse nulla di mutato. I servi annunziarono che il pranzo era imbandito, ma nessuno pareva disposto a cibarsi. Alle sei e mezzo, io pregai insistentemente gli amici, il dottore e l'infermiera, di recarsi a pranzo senza più indugiare, visto che l'attesa poteva prolungarsi molto tempo ancora. Tutti, meno due, seguirono il mio consiglio.

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"Quindici minuti dopo, vale a dire alle 6,45 (sono sicuro dell'ora perché un orologio stava a me dinanzi sullo stipo), mi accadde di volgere lo sguardo alla porta d'ingresso, e scorsi sulla soglia, sospese in aria, tre nubecole distintissime disposte orizzontalmente, ciascuna delle quali appariva lunga circa quattro piedi, con sei od otto pollici di volume. La più prossima al suolo ne distava circa due piedi; le altre seguivano ad intervalli di circa sei pollici. "Il mio primo pensiero fu che gli amici (e chiedo loro scusa di questo mio giudizio avventato) si fossero posti a fumare al di là della soglia, in guisa che il fumo dei loro sigari penetrasse nella camera. Mi alzai di scatto per rimproverarli, e trovai che sulla soglia della porta, nel corridoio e nella camera adiacenti non eravi alcuno. Invaso da stupore, mi rivolsi a guardare le nubecole, le quali lentamente ma positivamente si andavano approssimando al letto, fino a che lo avvilupparono completamente. Guardando attraverso a quella nebulosa, mi avvidi che a lato della moribonda stava una figura di donna non più alta di tre piedi, trasparente, ma in pari tempo risplendente di una luce dai riflessi dorati; e dall'aspetto a tal segno nobile e glorioso da non esservi parole adeguate per descriverla. Indossava un costume greco, dalle maniche lunghe, larghe, spioventi, e sopra il capo portava una corona. Quella figura rimaneva immobile come statua nello splendore della sua bellezza, con le mani protese sopra il capo di mia moglie, e nell'attitudine di chi riceve un ospite dandogli il benvenuto, lietamente e serenamente. Due figure biancovestite stavano genuflesse ai lati del letto, sorvegliando amorosamente mia moglie, mentre altre forme più o meno distinte si libravano intorno al letto stesso. "Sovrastante a mia moglie, stava sospesa in posizione orizzontale una bianca forma ignuda, la quale era vincolata al corpo di lei da un cordone che si riferiva al di sopra dell'occhio sinistro; quasi che si trattasse del di lei "corpo astrale". In dati periodi la figura sovrastante rimaneva perfettamente immobile; quindi si contraeva e diminuiva fino a ridursi a proporzioni minuscole, non superiori a diciotto pollici di lunghezza, ma pur sempre conservando la forma esattissima di donna: capo perfetto, corpo perfetto, braccia e gambe perfette. Quando il "corpo astrale" si contraeva e diminuiva, esso iniziava una lotta violenta, con agitazioni e manovre degli arti, nell'intento evidente di divincolarsi e liberarsi dal corpo. E la lotta persisteva fino a quando pareva esaurirsi; allora subentrava un periodo di calma; quindi il "corpo astrale" ricominciava ad ingrandire, ma solo per diminuire nuovamente, e riprendere la lotta. "Durante le ultime cinque ore di vita di mia moglie, io assistetti senza interruzione a tale stupefacente visione; o, se visione non era, altri la definisca come meglio crede. Non vi era modo di farla dileguare ai miei sguardi; se mi distraevo conversando con gli amici, se chiudevo le palpebre, se mi volgevo da un'altra parte, quando tornavo a guardare il letto di morte, rivedevo integralmente la medesima visione. Nel corso di quelle cinque ore io provavo uno strano senso di oppressione al capo e alle membra; sentivo le palpebre pesanti, come quando si è presi dal sonno, e le sensazioni provate, unite al fatto della persistenza di quella visione, mi facevano temere per la mia ragione; talché mi rivolgevo sovente al dottore curante, dicendogli: - Dottore, io divengo pazzo. "Finalmente giunse l'ora fatale. Dopo un ultimo spasimo, la moribonda cessò di respirare, e simultaneamente io vidi la «forma astrale» raddoppiare di sforzi per liberarsi. Apparentemente mia moglie sembrava morta; ma pochi secondi dopo essa riprese a respirare, e così avvenne per due o tre volte; quindi tutto fu finito. Con l'ultimo respiro e l'ultimo spasimo, il cordone fluidico che la vincolava al «corpo astrale» si spezzò, e il «corpo astrale» si dileguò alla mia vista. Anche le altre forme spirituali, nonché la nebulosità da cui l'ambiente era invaso, svanirono subitamente; e strano a dirsi, anche l'oppressione di cui soffrivo, svanì come per incanto, e tornai a sentirmi quale fui sempre: calmo, misurato, risoluto; dimodoché fui in grado d'impartire ordini e dirigere le preparazioni pietose consigliate dalle circostanze. "Io lascio i lettori liberi di giudicare se effettivamente io mi trovassi in preda a un accesso allucinatorio determinato dall'ansietà, dal dolore e dalla stanchezza, o se, per avventura, non fosse a me concesso di scorgere un lembo dell'esistenza spirituale con la sua pace, la sua felicità e la sua bellezza." Il dott. Renz, testimone dei fatti, scrive una lunga lettera di conferma, dalla quale stralcio questo brano: "Non appena l'inferma si spense, il Signor G., che per sei ore sedette immobile al capezzale di lei, si alzò ed impartì gli ordini per la circostanza con espressione siffattamente calma da uomo d'affari che i presenti ne rimasero sorpresi. Qualora pertanto egli avesse sottostato per cinque ore ad un accesso allucinatorio, la sua mente non sarebbe tornata chiara e normale da un istante all'altro. Sono ora trascorsi diciassette giorni dalla morte della di lui consorte e dalla visione avuta, e il signor G., continua a dimostrarsi perfettamente sano e normale di corpo e di mente..." (Firmato: Dottore curante C. Renz.).

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Casi di questo tipo ve ne sono molti, perché il fenomeno di sdoppiamento nei morenti è una legge della natura, come rientra nella legge della natura la chiaroveggenza di ciò che accade oltre le frontiere del mondo fisico dei viventi.

[Esiste una vasta bibliografia sul fenomeno definito NDE – Near Death Experience. Ecco alcune pubblicazioni che possono essere trovate facilmente su Internet: Barbarin Georges - La dolce morte – 1942 Betty J. Eadie - Abbracciata dalla Luce Bozzano Ernesto - I MORTI RITORNANO Bozzano Ernesto - LE VISIONI DEI MORENTI Eben.Alexander.-.Milioni.di.farfalle Dannion Brinkley - Ritorno dall'aldilà (Saved by the light).NDE Facco Enrico - Le esperienze di premorte Fenwick Peter & Elizabeth - La verità nella luce (NDE) Flammarion Camillo - La morte e il suo mistero - Vol.1-2-3 George G. Ritchie e Elizabeth Sherrill - Ritorno dall'Aldilà-NDE Giovetti Paola - Qualcuno è tornato.1981 Giovetti Paola - Testimonianze in punto di morte-Mediterranee.2007 Kubler-Ross.Elisabeth.-.La.Morte.e.la.Vita.dopo.la.Morte-Mediterranee.NDE Moody Raymond A. jr. - La vita oltre la vita Moody Raymond A. jr - Nuove Ipotesi Su La Vita Oltre La Vita NDE-Near Death Experiences-prospective study in the Netherlands_(Pim van Lommel_et_al) Newton Michael - Il-Viaggio-Dell-Anima Ring Kenneth-Valarino - Insegnamenti dalla luce.NDE Sardos Albertini Lino - Esiste l'aldilà.NDE Scarrica Francesca - La_scienza_che_ha_dimostrato_l'aldilà – le ricerche di 87 scienziati Solomon Grant & Jane - Le Prove Scientifiche Della Vita Dopo La Morte-Scole.Experiment Swedenborg Emanuel - Cielo e Inferno (Giovetti Paola). Vita Paolo - Morire_è_bello Vita Paolo - Reincarnando s'impara Von Jankovich Stefan - Vi.racconto.la.mia.morte. Zammit.Victor.-.Un-Avvocato-Presenta-il-Caso-dellAldila.Prove.oggettive Riporto una frase significativa della Dott.ssa Kubler-Ross Elisabeth: Se a qualcuno non piace una certa verità, troverà mille argomenti contro di essa. Comunque, ancora una volta questo è un problema suo. Non si dovrebbe cercare di convincere gli altri, perché in ogni caso, una volta morti, anche gli scettici sapranno! N.d.R.]

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AVVENTURE DELL'ANIMA NELLA VITA POSTUMA E L'ASSISTENZA RELIGIOSA E SPIRITUALE PER I DEFUNTI NEL GIORNO DEL DECESSO, AL TERZO, SETTIMO, TRENTESIMO E QUARANTESIMO GIORNO. SIMBOLISMO DEI GIORNI ESEQUIALI L'antichissima tradizione di suffragare l'anima dei morti con preghiere particolari è stata sostenuta dalla Chiesa ininterrottamente e osservata quasi per istinto dalla pietà dei parenti dei defunti. Sul modo di aiutare le anime trapassate si trovano interessanti istruzioni e preghiere nel titolo VI del Rituale Romano. Nel Cristianesimo dei primi tempi nacque la convinzione che i riti di appoggio per far superare allo scomparso le prove del post-mortem si dovessero svolgere, come fu fatto, nel giorno stesso della morte, detto dies natalis o del natale dei fedeli all'eterna vita, al terzo, settimo, trentesimo e quarantesimo giorno da quello del decesso. La Chiesa antica, fin dal IV secolo d.C., naturalmente, se non prima, oltre a celebrare la Messa per i defunti nel giorno medesimo della loro sepoltura, dispose per l'esecuzione di un rito espiatorio nei giorni successivi a date fisse. Gli Acta Iohannis, descrivono l'Apostolo che nel terzo giorno celebrò sulla tomba di Drusiana. Dalle Costituzioni Apostoliche (Lib. VIII, 42; RG. 1, 1446) siamo informati che vigeva una duplice disciplina. In Oriente, e poi nei paesi gallicani d'Occidente, i giorni esequiali erano il 3°, il 9° e il 40°; a Roma, in Africa e nelle chiese della Palestina: il 3°, il 7° e il 30° giorno. Il vol. IX del Liber Sacramentorum dello scomparso Card. A.I. Schuster, Ed. Marietti 1942 a pag. 100101 riferisce che Sant'Ambrogio conosceva questa tradizione che veniva applicata anche a Milano. Ne parla in occasione dei riti a Teodosio fatti al 40° giorno dopo la sua morte(1). La stessa usanza si ritrova nella Chiesa Bizantina. Ora ci si chiede il perché di questi giorni prescelti. Le risposte sono più di una: 1°) motivi di simbolismo; 2°) ragioni cosmologiche; 3°) esperienze straordinarie di esplorazione soprasensibile dei luoghi e stati del post-mortem di persone eccezionalmente dotate di facoltà extrasensoriali(2). Circa il simbolismo si fa riferimento al 3° giorno perché dopo 3 giorni Gesù uscì dal sepolcro. Giuseppe ebreo, onorò suo padre con un lutto di sette giorni. Il 7° giorno è messo in risalto, come riposo misterioso di Dio, indicato, scrive S. Agostino In Genes., c. 172, per adombrare il riposo dei defunti. Aronne e Mosè furono pianti dal popolo per trenta giorni. Il 40° è considerato dagli antichi quale numero decisivo perché agisce sulla concezione, dato che il seme nell'utero impiega quaranta giorni per disporsi e trasformarsi onde costituire un corpo organico perfetto, atto a ricevere l'anima razionale con tutte le opportune proporzioni delle parti necessarie alle funzioni fisiologiche. Le donne dopo il parto restano sofferenti per 40 giorni, perché per ristabilirsi l'equilibrio delle parti che hanno sofferto per il parto, occorrono appunto 40 giorni. Inoltre per i primi 40 giorni il nato resta esposto alle malattie e ignora il riso. In religione il numero quaranta è simbolo di penitenza, della espiazione e dei misteri. Ai tempi del diluvio Iddio, dice la Bibbia, fece piovere sulla terra per 40 giorni e 40 notti. I figli d'Israele abitarono il deserto per quarant'anni; Mosè, Elia e Gesù Cristo digiunarono quaranta giorni. Cristo rimase nel grembo della SS. Vergine per la durata di quaranta settimane, ed ha dimorato a Betlemme per quaranta giorni dopo la nascita, prima di essere portato e presentato al Tempio. Il Signore ha predicato nel corso di 40 mesi. E rimasto nel sepolcro 40 ore ed è asceso al cielo quaranta giorni dopo la risurrezione. La Chiesa Orientale commemora i defunti al quarantesimo giorno dalla loro morte. Tutto questo fa supporre che esiste un ritmo di 40 decisivo per la Vita del Cosmo e della Religione. Per le ragioni cosmologiche è possibile dire che già i Caldei esperti di astronomia e di astrologia avevano fatto delle scoperte prima del Cristianesimo circa i rapporti fra il movimento degli astri, la salute, la morte dell'uomo, spingendosi a indagare la vita postuma dell'anima disincarnata ancora influenzata in particolare dalla luna circa ogni sette giorni dal decesso. Di ciò non vi è da stupirsi, perché è un dato di fatto che le scuole di educazione spirituale abbiano avuto, oltre ai maestri di teologia, di ascetica e mistica, anche gli istruttori per insegnare lo studio delle influenze astrali e cosmologiche. L'Egitto, il Tibet e la Grecia sono esempi sicuri. Ma non meno esperti furono taluni Padri della Chiesa Cristiana, quelli che erano veramente addentro ai Misteri, i quali conobbero e praticarono questa scienza e la utilizzarono nel campo della

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medicina, della psicologia, dei fatti storici e nella guida spirituale dei morenti e dei defunti durante i quaranta giorni di viaggio ultraterreno nei quali si decideva il destino delle anime. Questa tradizione tenuta segreta, malgrado la distruzione di importantissimi documenti, è pervenuta a noi ed è per questo che ne diamo notizia. L'astrologia degli Iniziati alla Sapienza(3) fa conoscere che il decesso è determinato dalle influenze dei pianeti in movimento e che ogni azione è regolata dalla saggezza divina mediante le cause seconde, ovvero gli astri. Chi è esperto di studi astrologici ed è dotato di facoltà extrasensoriali non ha bisogno di essere convinto, perché lo constata da sé. Perciò dall'istante della morte, gli astri, Dio e le potenze demoniache operano e regolano l'esistenza postuma dell'anima pur sempre dotata di libero arbitrio relativo. Gli astri continuano a influenzare come da vivo ne regolarono le attività biologiche e psichiche. Tuttavia, quanto espongo non deve far credere (e cadere) nel fatalismo e nel determinismo, anche perché della vita dell'al di là è dato conoscere assai poco fino a quando si è incarnati. Questo conoscere presuppone una speciale grazia di Dio che rari uomini e donne di intensa vita interiore hanno avuto. Ricordiamoci sempre che siamo liberi di fare o di non fare una cosa, ma inclinati dagli astri a un'azione piuttosto che a una diversa, perché abbiamo acquisito delle predisposizioni. Se durante l'esistenza le influenze di vario genere (atmosferiche, cibi, provocazioni ambientali, autosuggestioni e suggestioni, influssi planetari) ebbero la loro importanza, dopo la morte i corpi celesti continuano la loro azione regolatrice e provvidenziale sul corpo sottile permanente, definito corpo causale e questo sull'Io del trapassato. Non è esagerato dire che si possono fare, almeno per quanto concerne la parte degli astri, delle previsioni relative, approssimate sulle vicende gioiose o terrificanti, penose o felici dell’anima secondo la legge del contrappasso. L'Astrologia indicherà all'istruttore che prega aiuta l'Io del defunto utilizzando il Libro Cristiano dei Morti la situazione nell'al di là al 1°, 3°, 7°, 30° e 40° giorno di vita disincarnata. L'astrologia per lungo tempo non è stata inferiore per importanza alla religione e alla sua teologia, filosofia e mistica; fu nota ai primi Cristian colti, ma soffocata da coloro che temettero 1a tendenza delle masse, come fu temuta la dottrina della reincarnazione: la tendenza al fatalismo e al lasciarsi andare. Finché poco per volta scomparve ufficialmente con l'aiuto che si poteva dare al defunto oltre alle preghiere liturgiche di suffragio. Dell'astrologia rimase per qualche tempo la devozione alla memoria dei tre Magi venuti da lontano a cercare il Salvatore segnalato dai grandi fenomeni astronomici poi anche gli affreschi, i mosaici e le basiliche dedicati a questi astrologi guidati dalla stella a Bethleemme sono stati dimenticati come tante altre cose di grande importanza. L'Archeosofia cerca di non perdere di vista niente che giovi alla conoscenza e alle tecniche di rigenerazione interiore. L'astrologia non poteva nascondere agli acuti osservatori del cielo e dei fenomeni umani psichici le correlazioni fra i così detti giorni critici della Luna in aspetto ai pianeti ed il processo di distacco dell'anima con i suoi veicoli energetici dal corpo che sono quelli stessi che la Chiesa definisce i giorni esequiali: 1, 3, 7, 30 e 40°. Ma per ora basta così. Riprenderemo; l'argomento. Il terzo motivo, oltre a quello simbolico-analogico e astrologico è ai fini di stabilire perché furono stabiliti per la liturgia dei morti i suddetti giorni, scaturisce da una esplorazione di ciò che nel morente e trapassato poi, accade nella sua intima, segreta struttura psico-somatica e spirituale. Per intenderci il lettore avrebbe dovuto conoscere ciò che è stato scritto in una speciale monografia(4). Esplorazioni di questo tipo o psicoscopia dell'uomo vivo e di quello morto richiedono speciali attitudini alle percezioni extrasensoriali che hanno avuto alcuni santi cristiani e certi individui allenati nelle ascetiche di tipo yoga e alchemico; esperienze eccezionali che dimostrano l'esistenza nella persona umana di svariati corpi sottili (corpo etericocorpo emozionale, corpo mentale, corpo causale che racchiude la parte vera e immortale, quale l'eros, l'anima patetica o emotiva e lo spirito), dissociabili dal corpo fisico e vitalità, momentaneamente senza rottura come nel caso dello sdoppiamento o bilocazione nei così detti viaggi in astrale. 1 De obitu Theodosii, 3. P.L. XVI, col. 1386: "Alii tertium diem et trigesimum, alii septimum et quadragesimum observare consueverunt". 2 Tommaso Palamidessi - COME SDOPPIARSI E VIAGGIARE NEI MONDI SOPRASENSIBILI - Quaderno 6° di Archeosofia. 3 Tommaso Palamidessi - L'ASTROLOGIA DEGLI INIZIATI ALLA SAPIENZA - (inedito). 4 Tommaso Palamidessi - LA COSTITUZIONE OCCULTA DELL’UOMO E DELLA DONNA – Quaderno n° 8 di Archeosofia.

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LO STATO CREPUSCOLARE DEL DOPO MORTE Dal momento della morte fino allo scadere di tre giorni e mezzo o quattro, il principio cosciente, cioè l'Io (detto genericamente "anima") delle persone comuni, rimane in uno stato di sonno o di trance, senza sapere dell'avvenuta separazione dal mondo umano per la compiuta dissociazione o sdoppiamento definitivo dal corpo. Questo periodo è il primo stato crepuscolare ed è uno stato transitorio. In questo stato risplende, solo per qualche momento, la Luce perpetua nel suo puro risplendere primordiale, perché Dio non abbandona mai la coscienza delle sue creature, neppure quando vanno a finire nelle più basse sfere di espiazione, dette l'Inferno. Se l'arrivato nel nuovo ambiente non sa riconoscere questa chiara, increata Luce, vuol dire che in vita non condusse un'esistenza di preghiera, di fervore religioso e carità e non ha sperimentato i primi anticipi della visione divina, o non ha il cuore abbastanza puro e la vista spirituale per simile riconoscimento. Sarà un vero guaio perché il defunto deve riconoscere non solo questa Luce cristica, ma si deve fissare in essa onde mantenersi nello spirito trascendentale. Fallita questa occasione, rimane il secondo aspetto, la seconda luce oscurata dalla legge di compensazione conforme al destino che il trapassato si è preparato con i suoi pensieri, parole e azioni. Termina così il primo stato crepuscolare o passaggio da uno stato all'altro e da un luogo all'altro. Il defunto comprende di essere morto, e sperimenta il secondo stato crepuscolare o condizione transitoria della realtà. Il secondo stato si fonde al terzo che chiameremo lo stato crepuscolare della ricerca della rinascita o diàbasi della rinascita. Per diàbasi s'intende il passaggio da un luogo o da uno stato all'altro della vita post-mortem. Il terzo stato termina quando l'anima è nata nel mondo umano o in un altro mondo. Il passaggio da uno stato crepuscolare all'altro è paragonabile al processo usuale della nascita. Scrive con ragione san Gregorio Nisseno, fratello di altri due santi, Basilio il Grande e Macrina, in De mortuis, che l'anima uscendo dalla vita terrena per entrare nell'al di là, è simile al neonato quando esce dal seno materno e piange. La morte, dice san Gregorio, è un parto che ci introduce in una novella vita; è l'ultimo stadio di un processo evolutivo del quale erano tappe il transito dalla vita nel seno della madre all'infanzia, dall'infanzia all'adolescenza (546 B). Il disincarnato si sveglia e passa da uno stato di svenimento o di trance e di ansia tutta speciale all'altro fino al termine del terzo stato crepuscolare già accennato. Al risveglio dal secondo stato intermedio o diàbasi, il defunto vede altre anime vere ed anche persone e situazioni allucinatorie, simboliche, allegoriche create dal potere creativo e rappresentativo della mente spirituale per i pensieri e le azioni compiute quando era sulla terra. Tutto ciò che avrà pensato, tutto ciò che avrà fatto, qui, nello stato crepuscolare, diventa oggettivo: amici, nemici, parenti, oggetti, località, azioni cattive, azioni buone costituiranno una visione panoramica di grande effetto. Dal cuore scaturiranno le visioni benevole e dal cervello le visioni malevole e aggressive. Il defunto dovrà capire ciò che è immagine illusoria e ciò che veramente è. Qui fra i viventi quando si sogna le trame perdono valore di realtà quando apriamo gli occhi, ma nello stato della diàbasi, nell'al di là non è più il paragone fra il sognare e lo stare svegli. Nel terzo stato dell'esistenza crepuscolare il defunto rimane ancora illuso di avere un corpo fisico vivo, di carne, per un periodo più o meno lungo, salvo rendersi conto di come stanno i fatti in seguito all'avvertimento di uno spirito-guida. Il trapassato, dal momento che si rende conto di essere privo di corpo fisico, allora prova un forte desiderio di averne uno; egli lo cercherà per istinto fra quelli che sono più affini al suo grado evolutivo morale e mentale. Sicché in questo terzo stato si cerca la rinascita, cioè la reincarnazione che si conclude con il rinascere sulla terra o in altro mondo. Il Signore è venuto ed ha volontariamente subito la passione per abolire la reincarnazione a patto di imitarlo, seguirlo in una sola vita, ma difettando questa nostra adesione e imitazione a Lui ne consegue che dobbiamo espiare, a seconda delle necessità, in uno dei mondi dell'al di là e in questo dove abbiamo commesso le cattive azioni. Chi vuole può estinguere in una sola vita i suoi debiti e non tornare più sulla terra, eccetto che per una missione di carità. Ciò che ogni individuo pensa, egli lo diventa sia nel presente quanto in futuro, perché i pensieri sono la sorgente di ogni azione buona o cattiva. Vi è in ognuno di noi un potere creativo della mente, un temibile

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potere creativo non sempre cosciente a causa del quale nella vita postuma può creare dei fantasmi pacifici o adirati e crederci. I meritevoli in transito nel mondo crepuscolare non appena respingono il loro corpo considerandolo terra che è tornato alla terra, possono passare in un mondo paradisiaco o tornare come persone sulla terra immediatamente dopo la morte, senza perdere la continuità di coscienza per svolgere un lavoro apostolico conforme alla volontà di Gesù. E stato usato spesso il termine crepuscolare, avremmo dovuto chiarirlo subito: gli stati crepuscolari sono transitori e caratterizzati da un restringimento del campo della coscienza pur conservando un'attività relativamente coordinata. E uno stato di confusione mentale e obnubilazione della coscienza. Il vivente quando muore entra nello stato crepuscolare. Il vocabolo crepuscolo ricorda l'ora del crepuscolo quando ogni cosa assume l'aspetto tenue, incerto, dai contorni non precisi, malinconici. Il defunto è soggetto a tutte le illusioni dell'al di là per la nota legge di causa ed effetto la cui dialettica è il fulcro dei pensieri, delle parole e delle azioni, misera o felice a seconda dei casi. Quando il Magistero della Chiesa afferma che la salvezza o la dannazione viene fissata quando si è nel pieno possesso delle facoltà mentali, da vivi, perché dopo la morte non c'è più tempo, tutto è fissato in modo irreversibile, la Chiesa dice una grande verità, sia pure con le eccezioni, dato che il Cristo non abbandona mai nessuno. Il Mistero del Golgotha avviene ogni giorno sulle are sacrificali di tutto il mondo, là ove esiste un sacerdote celebrante. La Chiesa ha ragione perché nello stato crepuscolare del peccatore l'al di là diventa eternità o eterno presente dal quale è ben difficile che sappia sottrarsi se Iddio non gli manda uno spiritoguida per illuminare la sua mente confusa e atterrita. La lettura del "Libro Cristiano dei Morti" aiuta moltissimo, ma a patto che l'anima conosca quel linguaggio, avendolo imparato in vita, diversamente non capirà e sprofonderà nello stato crepuscolare, dal quale Dio solo può tirare fuori lo sciagurato. Lo stato crepuscolare dell'anima trapassata deve essere superato con un grande sforzo personale, ma sappiamo che il defunto arriva stremato di forze e deve aver imparato quando era ora una speciale scienza: il discernimento degli spiriti(1)2. L'apostolo san Giovanni avverte di stare attenti agli spiriti perché non è facile prestare credenza a qualsiasi spirito, ma di osservare bene s'egli è da Dio oppure trae l'origine non buona da un'altra fonte, avvelenata naturalmente (7 Giov., 4:1). Il risveglio, la piena consapevolezza del proprio stato, il forte pentimento di non aver amato Dio e il prossimo, e lo slancio postumo d'amore devono farsi sentire subito nell'agonia e continuare con un crescendo parossistico al trapasso. Se non riesce a tanto e non risolve il suo stato entro 49-50 giorni di calendario terreno la sua sorte è segnata. La sofferenza morale e fisica (dato che l'Io ha dei corpi sottili: eterico, emozionale, mentale) può durare secoli e secoli. E questo l'orrore dell'Inferno e dei suoi carnefici. Il mondo dei morti è peggio di un labirinto. Si fugge da un terrore per cadere in un altro orrore non solo per espiare, ma per ignoranza, cioè mancanza di "discernimento degli spiriti". Quindi chi si libera da una sfera probazione va a incagliarsi in un'altra fino a quando alla fine quell'anima disperata trova la via di scampo (crede così) nel forte desiderio di un corpo, della terra, fino a reincarnarsi ove sconterà i suoi peccati e ne commetterà altri (se non diventa discepola di Cristo) nell'inferno e purgatorio terrestre in seno alla società organizzata purgatoriale e infernale. Dio nella sua misericordia conceda a ognuno di noi la forza necessaria per superare noi stessi e trasmutarci in amore assoluto verso la Trinità e il prossimo, liberandoci dalle sofferenze di questo e dell'altro mondo, accogliendoci nella pace e nel gaudio senza fine. L'assistenza materna della Chiesa sin da quando si è infermi e si riceve l'Estrema Unzione, il Viatico, le preghiere assolutive in punto di morte e dopo, le Messe, la lettura del Libro Cristiano dei Morti, le preghiere di requie degli amici e dei parenti, possono aiutare per implorare la misericordia di Dio e la Redenzione di Cristo; possono aiutare a capire al più presto dove ci si trova e perché si è in quello stato crepuscolare, e come uscirne. Tutto questo dipende dal grado di ricettività, di comprensione spirituale dello scomparso. Quella massima antica "aiutati che il cielo ti aiuta" è valida da vivi e da morti; da vivi è possente, da morti è debole debole. In altri tempi quando lasciavo utilizzare la mia medianità giovanile per la manifestazione di entità disincarnate, e per i miei esercizi ero in grado di non perdere coscienza, ma ero in grado di osservare ciò che 1

Tommaso Palamidessi - IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI, ANALISI DEGLI AIUTI E DELLE INSIDIE DURANTE L'ASCESI.

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accadeva oltre le frontiere della materia, ho semi-incarnato delle anime disperate che, dopo anni di permanenza nello stato crepuscolare, ancora non avevano capito di essere decedute. In simili frangenti i testimoni dell'esperienza aiutavano il disincarnato tutte le volte che tornava fra noi per fargli capire come stavano le cose, di prendere coscienza del nuovo stato e pregare Dio, i Santi perché lo togliessero da quelle sofferenze. Ricordo che durante una di queste drammatiche esperienze nelle quali anch'io come medium cosciente soffrivo parecchio (vi dirò perché soffrivo), venne un fante caduto in un attacco alla baionetta sull'altipiano della Bainsizza il 17 agosto 1917. Bene. La sperimentazione medianica a scopo educativo spirituale fu fatta nel 1940. Da quel fatale anno 1917 erano passati ben 23 anni. Ebbene, quell'infelice gridava, gemeva, si teneva le viscere squarciate dalla baionetta, bestemmiava, chiamava aiuto, senza poter capire che l'episodio era un fatto di un lontano passato. Povero Pietro! Aveva diciotto anni quando perdette la vita per la Patria senza avere la stoffa dell'eroe e del cristiano. Per tutto il tempo della manifestazione io ero preso da acuti dolori addominali, provavo una sensazione di bruciore e dolore lancinante, sentivo colare il sangue e provavo una sete tremenda. Ma cessavano cinque o dieci minuti dopo l'interruzione del fenomeno. Come andò a finire? Sia pure con tanta fatica, gli assistenti riuscirono a convincere e risvegliare quel povero ragazzo dallo stato di autosuggestione post-mortem che si rese conto del suo stato illusorio. Tornò ancora due volte pieno di serenità con espressioni caritative e religiose, poi non si fece più vivo. In una di queste sedute cercai di vedere quel mondo crepuscolare dove si trovava l'infelice. Era una landa abbandonata dove lui, il morto, non aveva niente altro che i sintomi dolorifici. Giaceva rotolandosi ancora incapsulato dal suo corpo eterico lacerato nella regione intestinale e portava ancora l'appendice di filo argenteo, quello che collega al corpo fisico durante la vita. Eppure avrebbe dovuto avere già da un pezzo l'abbandono dei diversi cadaveri, tali essendo i corpi sottili, una volta lasciati nel loro elemento. Ma questo non fu possibile per la cementazione operata dal nullo discernimento del ragazzo. Il processo evolutivo morale, la riconciliazione con Dio, è solo possibile se l'anima presa dal rimorso e da un ardente amore per il Cristo e per coloro che fece soffrire, supplicherà la Madre di Misericordia, la Trinità SS., gli Apostoli, san Giuseppe, l'Arcangelo san Michele e tutti gli Angeli e santi e sante del Paradiso, li supplicherà di aiutarlo a ritrovare in quel mondo le persone che offese, per riparare con slanci di amore e umiltà. Se però queste persone fossero tornate sulla terra a espiare i loro debiti, allora la grazia divina lo aiuterà a ritrovarle alla successiva reincarnazione. San Paolo ai Romani (13:8), scrive: "... non abbiate altro debito se non l'amarvi gli uni gli altri". Gesù ha detto: "Se dunque stai per presentare la tua offerta all'altare e là ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta là, davanti all'altare, e vai prima a riconciliarti con il tuo fratello, e allora verrai a presentare la tua offerta". Riflettiamo su queste parole valide per i vivi ed i trapassati. Gesù ha pure detto: "Mettiti d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni al giudice, e il giudice all'esecutore, e tu non sia gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché non avrai restituito l'ultimo soldo" (Matteo, 5: 23-26). L'efficacia del "Libro Cristiano dei Morti" può essere positiva prima che si cada nella sfera infernale, cioè entro i 49-50 giorni, tempo necessario per lo svolgimento del Giudizio immediato. Uscire dall'Inferno ed anche dallo stesso purgatorio non è facile. Gli aiuti telepatici, le esortazioni, le preghiere liturgiche avranno poca presa se Dio nella persona di Gesù Cristo non interverrà con la chiamata salvifica nella notte fonda sinistramente illuminata dai bagliori demoniaci. "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi", ha scritto nella I Timoteo 2,4. Ma il dannato saprà gridare dal profondo dell'abisso come il pietoso ladrone sulla croce: "Signore Gesù, ricordati di me, giunto che sarai nel tuo regno" (Luca, 23:42). Quel ladrone che dobbiamo ricordare chiamandolo "santo", non disse soltanto ricordati di me -, egli difese Gesù in croce contro le invettive dell'altro condannato a morte che, bestemmiandolo, così disse: "Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi". E l'altro, il buono, il convertito che aveva compiuto gli stessi reati, rispondeva sgridando e dicendo: “Nemmeno tu temi Iddio, trovandoti nello stesso supplizio? E noi certo con giustizia, perché riceviamo quel che era dovuto alle nostre azioni: ma questi non ha fatto nulla di male”. E diceva a Gesù: “Signore, ricordati di me, giunto che sarai nel tuo regno”. E Gesù gli disse: “In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso". Due condannati per identici reati. Uno è capace di ravvedimento, di pietà e umiltà e fede; l'altro, niente di tutto questo. Il primo è salvato il secondo abbandonato al suo destino.

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Un pazzo, malgrado le cure del medico, non sempre ritrova sé stesso, ma continua a smaniare, contorcersi, piangere, inveire e soffrire nel suo mondo interiore di illusioni e di ossessioni, persiste nel suo stato crepuscolare sino alla fine dei suoi giorni. Quale sciagura morire ostinati nell'errore, nell'orgoglio, nell'odio e tali restare al di là della vita!

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I DESTINI DELL'INDIVIDUO DISINCARNATO Le possibilità di destinazione dopo la morte sono diverse, esaminiamole una ad una. 1- Se appena l'Io esce dal corpo e gli appare la Luce Perpetua bianchissima, la Luce della risurrezione di Cristo, la riconosce e le va incontro, vuol dire che è salvo; l'Io si libera del doppio eterico, del corpo emozionale e del corpo mentale e si trasferisce in paradiso con il suo "corpo causale". In questo caso la lettura del Libro viene limitata all'introduzione e si accompagna questo trasferimento con inni di gloria al Cristo, alla SS. Vergine e a tutti i santi e cori angelici. 2 - La lettura del "Libro Cristiano dei Morti" sarà eseguita per intero, ma frazionata in 49 giorni se si osserva che la liberazione del defunto non è avvenuta per la sua impreparazione, stato peccaminoso, incapacità di riconoscere la "Chiara Luce Perpetua di Cristo", perché in questo secondo caso deve attraversare le esperienze dello stato "intermedio", subire il "piccolo giudizio" ed essere trasferito in un luogo di pena, vincolato dai corpi sottili (corpo emozionale e corpo mentale) nel piano corrispondente. Dopo di che nei casi lievi o purgatoriali nel tempo in seguito all'esaurimento del debito o per le preghiere private e liturgiche (Messe per i defunti) lascerà il purgatorio per accedere a uno dei cieli paradisiaci. Se non saprà resistere alla prova fuggirà, compirà una evasione reincarnandosi in un corpo, una famiglia, una condizione sociale ove continuerà a scontare la sua pena, alleviarla o rincrudirla con le azioni buone o cattive. Lo stesso accadrà a chi si trova nell'inferno o negli stati di anima errante, la sua evasione sarà nel tempo la reincarnazione in un corpo terreno e in una condizione sociale e di salute veramente infernale, continuazione della precedente. Ed anche qui vi è possibilità di salvezza quando sarà ora con una santa morte e una vita tormentosa vissuta con spirito di santità cristiana. Nel caso di purgatorio o di inferno il lettore del L.C.D.M. deve guidare il morto durante sette giorni. Il 1° di questi sette giorni comincia normalmente tre giorni e mezzo o quattro giorni dopo la morte. Se supera le prove, allora non si continua più la lettura del "Libro Cristiano dei Morti" e si conclude con preghiere e inni di ringraziamento all'Altissimo per la sua clemenza nei confronti del defunto. Ma, se neppure si ha la vittoria contro le forze custodi, allora verrà continuata la lettura per le esperienze del trapassato dall'8° al 14° giorno di permanenza nell'al di là e così avanti. Il lettore veggente assisterà il defunto al 1°, 7°, 8°, 14°, 21°, così avanti di sette giorni in sette giorni, fino allo scadere del 49° giorno. Dopo dei quali si avrà cura di lui senza la lettura del Libro ma attraverso le preghiere ordinarie di requie, le Messe che devono essere fatte anche per i condannati all'inferno, sia come atto di carità, sia perché nasca nella mente e nel cuore del condannato il pentimento e la sete di Dio e di rimediare al male compiuto. L'Archeosofia sostiene la salvabilità di là da venire anche delle anime perdute, cioè condannate al fuoco eterno dell'inferno, perché l'uomo rimane sempre con il libero arbitrio che gli può consentire un ritorno a Dio. Satana non è Onnipotente, solo Dio lo è Onnipotente, come è Giusto e Misericordioso. Cristo ha detto a san Pietro e quindi a tutti i cristiani battezzati tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa" (Matteo, 16:18). Evidentemente perché prevarranno le porte del paradiso. Satana sarà sconfitto, perché non è Dio, ma un essere creato, ribelle, anarchico, fisso nel solo male, avendolo Dio privato del libero arbitrio nell'istante della sua caduta. Se l'Inferno fosse eterno, sarebbe il trionfo di Satana, catturatore delle anime che sono di Dio. L'uomo anche temporaneamente perduto per anni, secoli, millenni, milioni di anni, può sempre pentirsi, rimediare, lottare contro il male, cooperare con la Volontà di Cristo che è la Volontà di Dio.

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A CHI GIOVA LA LETTURA DEL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI La descrizione delle visioni che secondo il "Libro Cristiano dei Morti" appaiono all'anima disincarnata durante lo stato intermedio che segue la morte, è folklore religioso cristiano tradizionale, è speculazione filosofica, è teologia, è deduzione in base a una particolare osservazione dei fenomeni metapsichici connessi con il processo della morte. Quindi la descrizione di tali visioni non è una finzione con tutta una serie di sequenze scenografiche sul tipo del Bardo Thòdol o "Libro Tibetano dei Morti" o di quello similare egiziano nei quali le visioni non sono legate all'apparizione di esseri sovrannaturali, come spiriti, dèi o geni veri, ma sono riflessi di processi o proiezioni visibili, esperienze interiori, stati della mente, prodotti dallo yogi nella fase creativa della meditazione. Il Libro Cristiano dei Morti è ben altro che finzione, è una realtà, magari approssimativa, ma una descrizione reale di situazioni vere, cioè reali. Non di certo il risultato di un lungo allenamento durato tutta la vita, utilizzando i metodi di concentrazione ed esercizio della visione creativa che, al momento in cui l'addestrato muore, utilizzerà nello stato di pensiero libero dal corpo, quando il suggeritore gli leggerà i passi del testo funerario per ricordargli e fargli riaffiorare alla mente le forme luminose che aveva creato per visualizzazione da vivo, in maniera di essere come in un cerchio magico, in una scenografia religiosa dal di là, incantata che lo proteggerà dagli spaventi della morte e dal rischio di sprofondare negli stati inferiori dell'esistenza, richiamando alla sua mente già allenata all'autosuggestione o autoipnosi ciò che è elevante, nobile e illuminante. Il richiamo dei simboli interiori e delle forze spirituali costruiti ante mortem è il più profondo significato dell'espressione tibetana thó-dol o "liberazione attraverso l'udito". Soltanto chi ha orecchie per udire, ovvero chi si è preparato in tempo per il richiamo della liberazione rendendosi ricettivo a questo richiamo addestrando all'ascolto i suoi organi interni, è nella potestà di rispondere alla chiamata e seguirlo. Soltanto chi ha aperto l'orecchio e l'occhio interiori può udire i suoni, le voci e vedere le visioni redentrici. Mentre, invece, coloro che non hanno mai sviluppato la facoltà dell'ascolto interno, e neppure quella della visione interiore, non potranno trarre alcun vantaggio soltanto ascoltando la recitazione del Bardo Thòdol. Il testo in argomento specifica: "Coloro che hanno meditato sulla Grande Perfezione vedranno la luce chiara ed otterranno l'illuminazione nel momento della morte, realizzando lo stato di liberazione nel Dharmakàya, quindi non hanno bisogno della recitazione di questo Thòdol". Ma noi diciamo che la liberazione non si ottiene creando delle immagini illusorie dell'al di là e guardandole come delle allucinazioni che appaiono appena all'orecchio il suggeritore leggendo il libro gliele ricorda, come una lezione precedentemente imparata a memoria che riaffiora alla prima frase similare del suggeritore. La liberazione dagli stati purgatoriali e infernali si ottiene purgando la coscienza di tutto ciò che non è Sapienza e Amore di Dio, e meditando da vivi sulle verità del dopo morte, cercando di continuare la pratica ascetica del perfetto discepolo di Cristo nel periodo di permanenza nello stato intermedio, aiutati dalla carità del suggeritore che ricorderà come fa il suggeritore con l'attore teatrale, le preghiere che deve dire, la concentrazione mentale che deve esercitare, l'atteggiamento di perfetta adesione a colui che discese dal cielo e venne a sacrificarsi sulla terra per la redenzione dei suoi imitatori. Perciò, lo ripetiamo ancora, le istruzioni del "Libro Cristiano dei Morti", sono istruzioni di come comportarsi davanti al Giudizio immediato di Dio per essere perdonati e assolti, istruzioni che l'asceta capirà bene, avendole studiate e praticate in vita, mentre chi non ha vissuto l'ascetica, avrà un aiuto a orientarsi perché i suggerimenti non saranno diversi dalla realtà che il defunto vedrà faccia a faccia. Il Libro Cristiano dei Morti è prima di tutto un libro per i viventi con istruzioni valide per i viventi, chiarite dai quaderni di "Archeosofia"; un libro destinato buono per prepararli non solo ad affrontare i pericoli della morte, per avere l'opportunità di usare le grandi facoltà e possibilità che hanno in sé stessi nel momento di abbandonare il corpo alla dissoluzione, ma anche per una migliore rinascita o addirittura la liberazione definitiva.

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UNA ECCEZIONALE ESPERIENZA DURANTE LA VEGLIA FUNEBRE ACCANTO AL CORPO DEL DEFUNTO AMICO E CONFRATELLO RENZO BERNARDINI IN PISA Ritengo far cosa gradita narrando lo svolgimento di una interessante esperienza che mi capitò anni or sono in occasione della veglia funebre del mio carissimo amico e confratello archeosofo, il Prof. Renzo Bernardini di Pisa, nella chiesa della Misericordia in Pisa, mia città natale. I lettori sapranno che il Bernardini fu un attivissimo archeosofo che diede vita in Pisa a un centro di studi e di esperienze mistiche e iniziatiche, secondo la programmazione archeosofica cristiana. Già padre di famiglia esemplare, con un passato di grandi sofferenze fisiche e morali dovute alla prigionia di Guerra, dedicò gli ultimi anni della sua esistenza terrena, fin da quando abbracciò il mio ideale, a una intensa vita interiore assieme a parenti e amici con i quali si isolava in montagna per pregare e meditare ai fini di aderire alla volontà di Dio. Renzo Bernardini univa la vita liturgica della Chiesa Cattolica alla sperimentazione archeosofica per ottenere quella trasmutazione interiore che predispone alla grazia santificante. Nato a Pisa il 30 marzo 1923 alle ore 16, il 3 aprile 1973 fra le ore 21,30-22 decedeva in Roma al Policlinico pochi minuti dopo un ricovero di urgenza per una pericardite letale. Arrivato da Pisa il lunedì del 2 aprile 1973 per venirmi a trovare per curarsi, moriva il giorno dopo, malgrado tutte le cure e l'assistenza medica prodigategli da parte mia, di mia moglie e di Nella, sua moglie. Iniziato all'Ordine Iniziatico Loto+Croce qui a Roma, a Roma tornava per morire e rinascere nel Regno di Dio, e ripartiva nella bara per essere sepolto nella nostra città toscana dopo i grandi riti esequiali della Madre Chiesa. L'esperienza che mi accingo a raccontarvi avvenne dalla mezzanotte alle 4 del mattino dal 5 al 6 aprile. Disposti attorno alla bara scoperta con il mio Discepolo in dormizione, eravamo in sette fra amici e parenti. Iniziai quindi le preghiere funebri e la recitazione dei passi del Libro Cristiano dei Morti limitandomi a quanto ritenevo opportuno, considerato che Renzo Bernardini era vissuto da buon cristiano, comunicandosi sovente e intensificando la pratica ascetica non solo perché aveva capito il messaggio di Cristo, ma anche perché sapeva di dover vivere soltanto cinquant'anni. Proseguendo nella guida post mortem di Renzo, smisi di parlare e decisi di entrare, sperando di riuscirci, in quel mondo ove il nostro confratello era già penetrato. Ritmai per qualche tempo il respiro, feci l'astrazione mentale e protesi tutto il mio essere verso l'altra dimensione. Mi si fece tutto buio fitto, poi una luce tenue diffusa, poi ancora vidi una strana città di notte, strade fangose e pozzanghere, fanali accesi un poco ovunque, una lunga strada e viuzze collaterali strettissime, case alte d'aspetto freddo, austero e mucchi di pietre qua e là. Vi erano dei passanti per lo più vestiti di nero che camminavano assorti, coppie che non si rivolgevano la parola. Il loro camminare era curioso, dava l'impressione di uno scivolare, quasi volare senza staccarsi di terra. Notai delle carrozze con cavalli. Malgrado questi abitanti la città dava l'impressione di un cimitero. Questo luogo non mi ricordava alcuna località terrena vista in precedenza. Tuttavia non potevo fare dei paragoni (li feci dopo, quando il fenomeno cessò) perché pur sentendomi estraneo, visitatore, avevo perduto il senso dell'uomo che appartiene ad un altro mondo. Naturalmente rimasi sconcertato perché non avevo trovato Renzo, ma proseguendo per quella lunga strada dissestata con pozzanghere come se da poco fosse piovuto mi trovai di colpo a sbucare in una luce bianchissima con una scala larghissima e interminabile che da terra saliva verso il cielo e nello sfondo un bagliore di luce dorata. La scala di marmo che non era marmo per il suo candore aveva un via vai di persone vestite di manti bianchi che salivano e scendevano ai margini di questa scala che aveva delle balaustre. Anche costoro non si parlavano fra loro, ma erano assorti in sé stessi e sembravano sfiorare gli scalini. Non portavano ali, solo tuniche bianche e mantelli. All'improvviso vidi all'inizio della scala, forse al settimo o nono gradino, Renzo che saliva assai lentamente, gradino dopo gradino con grande fatica, lo vedevo di spalle, portava delle scarpe nere e all'altezza delle caviglie pendeva il mantello bianco di lana ed il saio anch'esso bianco del Loto+Croce. Alzai gli occhi e con stupore vidi il resto della figura tanto trasparente da sembrare di cristallo, così trasparente che vedevo i diversi gradini della lunga scala che dava da pensare alla scala del paradiso. Ero

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talmente impressionato che non osai parlare, il mio sguardo andava ora ai suoi piedi, alle scarpe al pesante passo, alla tunica e al mantello che lì era rovesciato mentre per la cassa era stato messo con la seta rossa fuori. Compresi che si era incamminato per la via di Dio, che aveva riconosciuto la Luce e saliva sempre più in raccolta, umile preghiera. Indietreggiai e la visione così viva e indimenticabile si liquefece, si deformò e cessò del tutto. "Possiamo andare - dissi ai confratelli - la veglia è stata fruttuosa". Uscimmo dalla gelida camera mortuaria, altri restarono a vegliare. Quando fummo fuori raccontai l'accaduto. Una consorella disse di non aver visto, né percepito nulla, ma gli altri due, Alessandro Benassai e Francesco Barbella mi riferirono d'aver visto questa strana città di notte, illuminata da fanali e d'aver visto l'inizio di una grande scala di marmo, ma niente altro. Non videro Renzo. Il giorno dopo, venerdì 6 aprile di quell'anno 1973, alle ore 11 venne celebrata una Messa solenne con tre sacerdoti e l'elogio del Parroco che mise in risalto le cristiane virtù del mio amato amico e Discepolo. Durante la funzione liturgica ebbi qualche attimo di stanchezza, direi di deliquio, specie di trance. Mi ricomparve la lunga scalinata con in cima sfolgorante di luce la figura di Renzo Bernardini, sorridente e felice. Questa volta con il mantello rovesciato dalla parte rossa. Compresi che era salvo. Mi feci forza per non far capire che avevo avuto questi pochi attimi di assenteismo fisico e di immersione nella visione. Mi rimase il rammarico e me ne dolgo ancora oggi di non aver potuto vegliare l'amico a Roma dal momento in cui spirò in poi. La fatalità volle privarmi, dopo essermi prodigato tanto per farlo sopravvivere, che fossi assente per usare un atto di cortesia al medico curante accompagnandolo con mia figlia Silvestra al suo domicilio. Per mezz'ora di assenza non potei compiere il mio lavoro spirituale e di conforto al morente che ritrovai nella camera di rianimazione con gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto ed un sorriso sulle labbra. Né fu concesso di poter vegliare in preghiera accanto al defunto a causa di certi regolamenti anticristiani di quell'Ospedale. Chissà, oltre all'opera di misericordia avrei potuto osservare il processo di separazione dell'uomo morto dall'uomo vivo nell'Eternità e se sarebbe rimasto sveglio o si fosse addormentato come accade di consueto alle persone dormienti da tre e mezzo a quattro giorni circa, prima di sperimentare lo stato intermedio o di diàbasi. Renzo già il 6 aprile saliva la grande scalinata del cielo, come dire al terzo giorno dalla morte. Era già sveglio sin dall'istante del trapasso? Oppure si era ridestato dal sonno riparatore nella notte dal 5 al 6 aprile? Domanda senza risposta, per ora. Una ulteriore ricerca cosmoionica strumentale mi confermò in quei giorni che era arrivato al terzo Cielo del Paradiso. Con la stessa metodologia cosmoionica Renzo mi aveva detto e lo svelò anche ad altri che sarebbe deceduto a 50 anni, e così è stato. La crisi della morte di Renzo Bernardini si svolse martedì 3 aprile; la sua lotta e sofferenza dovettero essere notevoli. Sempre lucido, mi diceva che erano venuti a prenderlo, che sentiva di uscire e rientrare dal corpo dalla parte superiore, dalla testa. Chiamava spesso la moglie e le diceva di stargli vicino perché da un momento all'altro se ne andava. Io insistevo perché resistesse alla tendenza di dissociarsi, ma lui insisteva che non c'era niente da fare, cercavano di tirarlo fuori dal corpo. Alla domanda chi fossero, non mi rispose. Durante brevi momenti in cui la moglie era andata in cucina, mi disse: - Tommaso, prima di questa sera me ne vado via per sempre. Poi riprese a pregare. In serata, prima di essere trasportato al pronto soccorso, ebbe un lungo sonno, ma il medico lo interruppe. Renzo se ne dispiacque adducendo per motivi che stava tanto bene. Purtroppo la sua fine non fu potuta vedere né da me né da mia moglie, né dalla di lui consorte, e non sappiamo che cosa disse negli ultimi istanti. Comunque un fatto è certo: quest'uomo si era preparato in piena consapevolezza e coraggio al gran viaggio senza ritorno.

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ESPERIENZA DELL'AUTORE AVVENUTA IL 24 OTTOBRE 1967 DALLE ORE 24 ALLE 3 DEL 25 "Ricorreva la Festa di San Gabriele Arcangelo, e poiché dovevo scrivere un capitolo del mio volume Il Libro Cristiano dei Morti, decisi di mettermi in contatto con chi poteva istruirmi veramente: il mio venerato Maestro Alessandro, il Santo Vescovo di Gerusalemme, passato nella Gloria di Dio nel 250, martirizzato per la Fede. Perciò scesi nella mia cripta con il proposito e la speranza di poter uscire dal mio corpo fisico e compiere un successivo sdoppiamento dall'astrale nel mondo mentale. Mi sedetti su una sedia, mi liberai da ogni fastidio dell'abbigliamento (cintura, orologio da polso, cravatta). Assunsi la posizione faraonica con i piedi uniti, la spina dorsale eretta, le palme delle mani appoggiate sui retti anteriori delle gambe. Il tempietto era debolmente illuminato da un lumino di cera. Cominciai a pregare Gesù, la Madonna, l'Angelo Custode, la Comunione dei Santi e degli Iniziati di tutti i tempi, le anime dei defunti, e invocai l'assistenza della SS. Trinità per essere difeso contro le forze oscure dell'aldilà. Doveva essere poco più della mezzanotte. Chiusi gli occhi e cominciai l’iperpnea, cioè il rapido e ininterrotto aspirare ed espirare a bocca chiusa attraverso le narici, con un ritmo fra aspirazione ed espirazione di 120 respirazioni al minuto primo. Tenevo l'attenzione fissa sul plesso solare, e mi sembrava di essere tutto in quel punto. Il mio sforzo intenzionale e di monoideazione era simile a chi, chiuso in un sepolcro di pietra spinge il pesante coperchio per rovesciarlo ed uscire fuori. Poi cominciai a praticare l’iperapnea, cioè la prolungata ritenzione del respiro, e volli, immaginai di uscire dal mio corpo. L'addome mi sussultava, il cuore mi rimbalzava, poi mi sentii leggero, dilatato, smisurato, con una testa grande quanto il mondo, leggero come privo di corpo fisico. Fluttuavo nel tempietto in stato d'imponderabilità. Istintivamente mi guardai addosso e mi vidi luminoso, direi fosforescente, dal cuore si dipartiva un cono fluidico che si prolungava in un cordone biancastro, argenteo. Lo volli seguire ocularmente, e lo vidi terminare nel mio corpo che dormiva su una sedia con il capo reclinato sul petto. Mi osservai come se quel corpo fosse stato di un altro. Respirava profondamente in maniera quasi impercettibile. Compresi che aveva cessato l'iperapnea subito dopo la fuoriuscita in astrale, perché questo processo respiratorio era imposto dalla mia volontà e non dalle esigenze dell'organismo. Ogni cosa mi sembrava osservabile con occhi diversi, perché vedevo simultaneamente in tutte le direzioni, tranne quando fissavo l'attenzione in una sola cosa. Vedevo i colonnati del mio tempio e il lumino sull'altare. Pensai, perciò, che i morti devono pur vederci. In quell'istante vidi passare attraverso il mio corpo fisico dormiente sulla sedia una sagoma di donna con un bambino per mano. Erano assorti in una muta desolazione. Non dettero il più lieve segno di vedermi. Proseguivano per una bianca via simile alla neve fra alberi senza foglie e sotto un cielo pesante, grigio. Quel chiarore lunare si faceva sempre più insopportabile, e fui preso da un desiderio intenso di uscirne, ma un orribile volto, un autentico mostro mi si presentò minaccioso. I suoi occhi gelidi mi fissavano con l'immobilità del basilisco. I suoi colori mutavano tinta e la carne del suo viso ondeggiava con colori verdastri, giallastri e rossigni. Allora chiamai qualcuno. Non ricordo bene chi, forse il Signore. Feci un segno di croce, ed il mostruoso guardiano scomparve sostituito dal desolante paesaggio glaciale. Non ricordavo che cosa ero venuto a fare in quel luogo, e mi ci volle uno sforzo considerevole. Mi venne in mente il Maestro Alessandro, lo invocai senza che la situazione mutasse. Cercai di uscire da me stesso. Mi concentrai sulla fronte, immaginando le operazioni per uscire. Ad un certo momento ebbi come un lampeggiamento in testa, uno scoppio e mi trovai in un mondo bellissimo, saturo di luci dorate, di azzurro e di persone vestite di luce che andavano e venivano a gruppi, e man mano che andavano lontano perdevano la forma umana e si facevano colori cangianti. Sembravano delle stelle. In quell'istante fui abbagliato da un sole che divenne una forma umana, e nel quale riconobbi il Maestro Alessandro con i suoi lunghi capelli, la sua barba fluente, gli occhi ridenti color celeste. - Figlio mio! Ti aspettavo, ero sicuro che saresti riuscito a uscire dal tuo terzo corpo. - Il Maestro parlava, ma non udivo le sue parole, lo comprendevo da un rapido mutamento di colori. Il suo volto era un giuoco di colori. La testa era in un'aura di oro fuso. Il dialogo era pieno, vivo, un dialogo telepatico che dava l'estasi e la sensazione sublime di una totale immersione di una luce nella luce. - Guardati, tu non sei più nel mondo astrale, il purgatorio, ma nel cielo in cui giunse da vivente Paolo di Tarso: il terzo cielo.- A queste parole vidi in lontananza il mio corpo astrale che dormiva nella desolata regione, e vidi pure che da esso il tenue filo

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d'argento arrivava a me. Ebbi la sicurezza di essere uscito non solo dal corpo fisico, ma dall'eterico, poi dall'astrale e di essere con il mio Ego nel mondo mentale superiore nella regione dei Maestri. Vedevo arrivare degli individui mai conosciuti che si affollavano attorno al Maestro con riverenza e amore. Intuivo in loro gli abitanti di quella regione felice preclusa ai mortali ancora lontani dalla perfezione cristica. E quando se ne andarono mi affrettai a far domande al santo Vescovo, riferendomi alla vita postuma. Risposte che poi alla meglio potei ricordare e scrivere, quando rientrai nel corpo. Il ritorno sulla terra fu brusco. Esso avvenne fulmineo, e si verificò quando pensai con forza al mio corpo fisico. Fu un precipitare da un'altezza come un sacco di sabbia. Aprii gli occhi e mi ritrovai seduto sulla sedia, nella cripta con le giunture doloranti. Fino allora gli indolenzimenti del corpo forzato non si erano fatti sentire. Ci volle il risveglio per capirli. Ritornai nel mio studio. L'orologio segnava le ore tre del mattino. All'indomani riepilogai come segue le spiegazioni del mio Maestro del terzo cielo: 1°) I morti passano durante il travaglio preagonico attraverso il ricordo riassuntivo di tutte le vicende della loro esistenza. Come suol dirsi hanno una visione panoramica di ciò che fecero di bene e di male durante il soggiorno sulla terra. E’ la visione dello specchio. 2°) I defunti ignorano talora per qualche tempo, variabile da individuo a individuo, di essere morti. Questa ignoranza in certe anime dura molto a lungo, e a lungo si protrae la sofferenza di voler fare e di non poter agire, o di non poter essere ascoltati, mancando il corpo. 3°) I trapassati vengono visti in forma umana e affermano tutti di essersi ritrovati così sagomati, eccetto quelli degli alti cieli. 4°) Nel momento del distacco dal corpo sono accolti dai loro familiari e amici che li precedettero nella morte. Tale accoglienza già si delinea alcuni giorni prima del decesso, e ad intermittenza durante l'alternarsi della crisi agonica. 5°) Essi passano, per la maggior parte, attraverso una fase di sonno riparatore più o meno lungo. Veri svenimenti di tre giorni, tre giorni e mezzo ed anche più. 6°) I defunti che vissero in conformità alla morale di Gesù Cristo si ritrovano in un ambiente confortevole, spirituale, radioso, fra canti, musiche, colori delicati in compagnia di altre anime affini. I depravati e gli impreparati si riuniranno in un ambiente opprimente e tenebroso. 7°) Trovano un ambiente analogo a quello terreno, ma simile a un sogno, spiritualizzato. 8°) I deceduti, cioè le anime disincarnate, imparano che nel mondo spirituale il pensiero è una forza creatrice con la quale uno spirito dimorante nel piano dell'energia astrale, può riprodurre attorno alla sua persona l'ambiente dei suoi ricordi. Imparano per esperienza personale, o su spiegazione di parenti e spiriti aiutatori. Appena pensano una cosa, questa appare e si concreta. Questo fenomeno è pericoloso per le illusioni, gli inganni del potere creatore della mente. Il Santo è soggetto per breve tempo o niente del tutto a questo giuoco, perché ha imparato durante la vita sulla terra a svuotarsi di tutto ciò che non è Dio. 9°) I morti apprendono molto presto l'illusione di conversare mediante le parole, perché capiscono fra di loro con il linguaggio spirituale, cioè la trasmissione del pensiero. 10°) Riscontrano che la facoltà della visione spirituale li pone in condizione di percepire, vedere, simultaneamente gli oggetti nel loro interno, attraverso di essi e da ogni lato. E’ questo il fenomeno delle dimensioni superiori alla terza. La terza è quella dei viventi sulla terra. I morituri possono vedere nello stato agonico un parente e per trasparenza ciò che accade nelle stanze accanto o in altra città lontana molti chilometri. Lo stesso accade loro quando sono già trapassati. E’ un analogo fenomeno a quello dello sdoppiamento nell'individuo non morto. 11°) Scoprono che loro stessi o altri spiriti possono trasportarsi istantaneamente da uno stato all'altro, da una condizione all'altra o da un luogo all'altro, senza limitazione per le distanze. Tutto questo in virtù di un atto di volontà. Ciò consente di passeggiare nel loro ambiente spirituale e anche di sorvolare a poca o molta distanza dal suolo fluidico, che può anche essere, secondo i casi, la terra stessa. 12°) I defunti imparano a gravitare automaticamente e fatalmente come gli altri compagni che abitano in quel mondo, verso la sfera spirituale che compete loro, per la forza ineluttabile della legge di affinità. Perciò i malvagi si riuniscono ai malvagi e provano il disgusto e il terrore della presenza dei demoni. Viceversa quelli migliori o perfetti, vengono attratti nella sfera che loro compete, fra persone amiche, simpatiche e alla presenza degli angeli, dei santi, del santo protettore invocato in vita, lo spirito guida buono, ecc. Coloro che sono avanzati godono della presenza della Vergine, del Cristo, degli Apostoli, degli Arcangeli. Nello stato dopo la morte il sembiante assunto dal volto e dal corpo rispecchia la bellezza dell'anima, le sue virtù, e offre piacere alle altre anime. Nei mondi di dura prova purificatrice ed espiatrice, le anime assumono aspetti

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mostruosi, ributtanti, paurosi per l'instabilità o elasticità fluidica del loro corpo che risente di tutte le emozioni, rimorsi e stati angosciosi prodotti dalla visione del luogo, degli altri defunti affini e dalle gerarchie sataniche. È certo, come mi disse il Maestro Alessandro, e come io stesso ho visto in questo e in altri viaggi ultraterreni, che la Chiesa Cattolica nell'affermare che esistono il limbo, il purgatorio, l'inferno e il paradiso ha detto il vero. [Il Limbo è stato dichiarato non esistente dalla Chiesa – da Papa Ratzinger - il 21 aprile 2007. C’è da chiedersi che fine abbiano fatto i bimbi morti prima del battesimo e i feti abortiti! – N.d.R.]. 13°) I defunti sono accolti dagli spiriti dei familiari e amici che intervengono per guidare i nuovi arrivati, prima che per loro inizi il sonno riparatore, il periodo dell'incoscienza. E’ la pietà verso i nuovi defunti che Gesù e Maria e Giuseppe eserciteranno, coadiuvati dagli Eletti nei momenti più necessari. L'aiuto dei parenti e amici sarà tanto più forte, quanto più in vita li ricordò nella preghiera e con le Messe di suffragio, il nuovo arrivato. E questa la legge della compensazione, secondo il detto di San Paolo (Galati, VI, 8): "chi semina per lo Spirito mieterà vita". 14°) L'accoglienza dei parenti e amici offesi oppure dei nemici, e che non hanno ancora raggiunto la pace interiore e non sanno amare chi li fece soffrire, vengono ad accogliere i loro defunti per aggredirli e spingerli verso condizioni opprimenti, coadiuvati dall'angelo custode d'iniquità. Ciò avviene prima che arrivi il sonno, ma con ripresa dopo di esso. 15°) I deceduti vedono il proprio cadavere nella cassa o sul letto di morte e possono anche osservare la condensazione del loro corpo etereo al di sopra del corpo fisico. Ciò è confermato dalle persone veggenti che si sono trovate al capezzale di un morente. 16°) Sanno che non possono esistere individualità disincarnate così identiche da potersi trovare nella stessa situazione spirituale, onde percorrere insieme la stessa via. Anche nell'aldilà le anime gemelle che, tali furono in terra, nel mondo spirituale si separano, benché Dio permetta di rivedersi quando vogliono e lo desiderano. Resteranno assieme se avranno una missione da compiere e se insieme si daranno da fare per la stessa graduatoria di elevazione spirituale. E’ dunque vero ciò che afferma la Chiesa circa il potersi ritrovare con le persone care, ma la stabilità della convivenza dipende dal mettersi nello stesso ritmo morale, spirituale e religioso. La garanzia di stare uniti è questione di gemellaggio. 17°) Gli spiriti dei disincarnati anche se sono in grado di creare con la forza del pensiero, più o meno bene, ciò che desiderano ed hanno bisogno, quando si tratta di creazioni complicate e di grande importanza, tale facoltà viene affidata a schiere di spiriti specializzati in queste difficili creazioni. 18°) I disincarnati affermano che nel loro mondo spirituale, come condizione generale o permanente, le anime inferiori nel senso della gerarchia dei valori morali e dei poteri, non possono vedere le entità ad essi superiori. Questo a causa del diverso tipo di vibrazione dei loro corpi eterei. Per sentirsi e vedersi occorre la sintonia o un disegno di Dio. 19°) Chi è dominato dalle passioni umane rimane vincolato all'ambiente in cui visse, e questo accade per un periodo ora breve, ora lungo. Essendo privo di sonno rigeneratore, continua nella suggestione o illusione di credersi uomo o donna (secondo i sessi) fra i viventi, malgrado in preda a un incubo, ad un curioso sogno opprimente che può fare di questi spiriti dei disturbatori e infestatori. [i fantasmi? – N.d.R.] 20°) L'anima del morto soffre indicibilmente nel vedere lo strazio dei cari che lascia attorno al suo letto di morte. Rimane come calamitato e impedito di entrare in contatto con quelli che sono già da tempo nell'altra condizione. Dovrà fare un grande sforzo per liberarsi da quell'attrazione nociva. 21°) Nel mondo di là dai vivi appaiono in certi momenti delle luci che hanno un preciso significato: bianca, gialla, rossa, verde, turchina. Mancando la luce del giorno, del sole, della luna e delle stelle, il regno dei morti è un regno di luce crepuscolare, plumbea, grigiastra che varia di tinta, man mano che cambiano gli stati di coscienza. 22°) Quando in preda a incertezze, solitudine e perplessità, confusione per qualsiasi motivo, uno spirito è disperato, allora percepisce una voce che giunge da lontano e lo consiglia come uscire da quella situazione; voce proveniente da un parente, un amico, l'angelo custode buono, il santo protettore o la voce stessa del sacerdote che recita la Messa e prega per i morti. Chi percepisce il pensiero di un trapassato, si affretta ad aiutarlo secondo l'impulso della carità universale. 23°) Il morente vede il chiarore della Luce Perpetua, ma per pochi attimi. Sono rari quelli che la riconoscono e si fissano in questa chiara Luce di Dio. Beato chi la riconosce e si fissa in Essa! Poi la rivedrà come secondo chiarore che non ha il significato del primo, ma è pur sempre un privilegio se riesce a morire fisso in Essa.

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24°) Ricordo pure che nello sdoppiamento il santo Vescovo Alessandro mi disse: - Chi muore da vero Iniziato Cristiano, e si presenta al Giudizio dopo aver conseguito la perfezione nei Misteri maggiori e minori, può attraversare come una saetta i cieli dell'espiazione e trovarsi immediatamente nel terzo, nel quarto, nel quinto, nel sesto e settimo cielo. Fra i Misteri che il Cristiano deve sperimentare, quando è ancora incarnato, vi è appunto la "dormizione o morte iniziatica". Dopo morti non c'è più rimedio. Una volta trapassati indegnamente vi sono due possibilità: soffrire nel purgatorio, l'inferno e poi fuggire verso una nuova reincarnazione per prepararsi con i pensieri, le parole e le opere per un migliore trapasso.

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ALTRO CASO DI SDOPPIAMENTO Chi scrive ha avuto molti casi di sdoppiamento spontaneo ed altri invece ottenuti con l'esercizio: esperienze autentiche, e controllate da terzi. Fra queste si annoverano le visite in case e luoghi che i presenti non conoscevano o ne ignoravano certi particolari, risultati autentici al successivo controllo. Ma uno sdoppiamento che ha un significato sentimentale, è questo: "Carlo Palamidessi, mio padre, giaceva morto sistemato nella camera ardente, la sera del 28 gennaio 1946. Erano presenti diversi amici, e poiché mi sentivo disposto allo sdoppiamento, mi sdraiai su una poltrona. Poco dopo provai i soliti sintomi dell'esteriorizzazione, e uscii dal corpo alla presenza della salma del babbo. Lui era ad una certa altezza dal suo corpo, ancora tenuamente legato ad esso da un cordone debolmente luminoso di colore grigio-violaceo. Sembrava seta, zucchero filato, bava di baco da seta. Tutto attorno vi era un paesaggio glaciale, biancastro con alberi grigi come pietrificati. Poi vidi mio padre andarsene pian piano come un palloncino dalla forma grossolanamente umana. Nella testa notavo un chiarore giallo-bianco, come una fiammella, e nel resto del fantasma vi era molto grigio con delle striature longitudinali rosa. Saliva verso una montagna, sempre lentamente. Lo chiamai, lo esortai a non dormire, di guardare la Luce del Signore. Invano attesi un mutamento di luminosità, un cambiamento di colore della sua aura. Era già entrato nell'incoscienza e non mi poteva percepire. Insistetti, e mi parve di vedere più intensa la luminosità della testa. Poi lo perdetti nella foschia di quel mondo misterioso che ingoia famelico i trapassati". Ciò accadde a Torino, in via San Francesco da Paola 10, p. 3°, quando l'autore aveva 31 anni. Questi episodi sono stati narrati con una certa reticenza, e non abbiamo la pretesa che siano creduti. Secondo la nostra pratica possiamo garantire che sono veri, perché essi fanno parte di tutta una lunga serie di esperienze fatte anche sotto controllo di altri sperimentatori. Credere, non credere, ragionarci sopra non giova a niente. L'uomo di scienza vuole toccare con le proprie mani, vedere con i suoi occhi, misurare, catalogare. Ebbene, dimenticate i casi che vi abbiamo raccontato, e provate ad allenarvi senza stancarvi, né demoralizzarvi ai primi insuccessi. Insistete finché riuscite, e quando riuscirete, saprete se abbiamo detto il vero.

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ANALISI PSICOLOGICA DELLE VISIONI CHE SI PRESENTANO A UN DEFUNTO NELLO STATO INTERMEDIO O "DIABASICO" FRA LA MORTE E UNA NUOVA NASCITA Quando la Chiesa Cattolica o quella Orientale affermano che la Trinità SS., cioè Dio Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, la Vergine, i dodici Apostoli, i Profeti, le gerarchie angeliche, Satana con le gerarchie diaboliche, i santi e le sante sono reali, ebbene la Chiesa dice la verità; quando la teologia Sofianica afferma che Sofia, la Sapienza Creata ab aeterno da Dio, è una realtà, anche questa è un'affermazione positiva, come è un fatto concreto l'esistenza di un purgatorio, un inferno e un paradiso con una vasta gamma di stati. Il Cristo non è un mito, un simbolo, un fantasma o un'anima umana ma è veramente Dio Creatore fattosi Uomo, per illuminarci e redimerci, insediandosi nel nucleo della nostra coscienza come un punto di Luce che si dilata e l'illumina tutta se al suo smisurato Amore rispondiamo con uno smisurato amore, vuotandoci di tutto ciò che non è il suo e il nostro amore. Perciò, dopo la morte, le anime pure lo vedranno e lo possiederanno. Le altre, le anime impure che non hanno fatto il vuoto nella loro coscienza per farlo riempire dall'Amore di Cristo, non lo vedranno o non lo riconosceranno, anzi avranno l'angoscia e la sensazione spirituale di averlo perduto. E vero, dunque, che la salvezza dell'anima si decide in punto di morte quando al pentimento assoluto per tutti i peccati commessi, si aggiunge l'assoluzione sacerdotale con il Sacro Olio e il Viatico e la coscienza entra nell'abisso di Dio completamente vuotata e in profonda meditazione, senza distrazioni, come Amore che si scaglia nell'Amore divino per essere tutto l'Amore di Dio. La Chiesa afferma pure che il destino dell'anima (attenzione uso il termine anima per dire l'Io dell'individuo) è irrevocabilmente fissato nell'istante del trapasso che dura circa tre minuti; dice pure che anche senza l'assoluzione in punto di morte non per colpa del morente, la salvezza è certa se si cerca Dio con tutte le potenze dell'anima. Il pentimento, la sete di Dio, la totale attenzione in Lui, si risolvono nell'essere ripieni di quella gloriosa luce che include la visione beatifica del mondo celeste. Oh, Mistero della Redenzione! E’ certo che dipartirsi dal corpo in stato di odio, rifiuto di Dio equivale a fissare da sé stessi la condanna alle pene dell'Inferno, dove la occulta presenza di Cristo non manca, ma l'anima può non essere capace di cercare il Salvatore che la trarrebbe anche dal suo stato. Ora, ferme restando queste considerazioni che non si devono perdere di vista un solo istante, vi è da considerare che l'esperienza dei defunti nel soggiorno dell'al di là, comporta anche di vedere cose, persone e spiriti non reali, simboli, creazioni mentali che avranno apparenza di realtà, benché siano illusorie, ma talmente ingannevoli che possono trascinare l'impreparato viaggiatore in pericolose avventure. Quindi una valutazione psicologica di queste visioni fantomatiche con lo scopo di liberarsene chiede una preparazione mentre si è incarnati e l'aiuto della grazia divina quando si sarà attraversata la grande fiumana che separa il di qua dall'al di là. Ferma restando la realtà religiosa fondamentale del Dio Unico, Creatore delle cose visibili e invisibili, anche altri popoli professanti fedi diverse, sono soggetti durante la vita e dopo la morte a subire gli stessi inganni di visione. Il Libro Cristiano dei Morti viene in aiuto col dire che le visioni che appaiono al defunto nei 49 giorni che susseguono alla morte non sono tutte reali, ma in parte allucinatorie, fittizie, create dalla mente, vere creature psichiche oggettivate. Esse personificano gli impulsi intellettivi del trapassato nel suo stato di sogno, subito dopo l'abbandono del corpo fisico ed anche nella fase di agonia (= dal greco agon, o lotta). Queste visioni personificano gli impulsi intellettivi nello stato di sogno, ma come vedremo, i sentimenti sublimati che scaturiscono dal centro psichico del cuore(1) diverranno le forme pensiero oggettivate delle entità "calme", personaggi dall'apparenza buona e serena che verranno incontro al defunto. Queste immagini sorgono per prime, perché gli impulsi nati dal cuore, precedono quelli del cervello. Questi impulsi si traducono nell'aspetto di fantasmi piacevoli per influenzare e dirigere il defunto, separato dal mondo dei viventi solo per un lasso di tempo, determinato sia dalla legge di causa ed effetto in rapporto alle azioni compiute, sia dal grado di conoscenza, quindi di preparazione volontaria alla vita postuma.

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I lavori incompiuti, gli affetti lasciati, un'aspirazione irrealizzata, comportano un profondo rammarico e desiderio di ritrovare l'occasione, l'ambiente della perduta illuminazione spirituale. Se i viandanti incontrati hanno un sembiante calmo e gradito, confortevole quando si tratta della personificazione dei propri sentimenti, vi sono pure le entità "irritate e colleriche". Queste procedono dai ragionamenti e dal "centro psichico cerebrale". Talora sono i fantasmi di alcuni parenti o amici a prendere il posto delle pseudo entità irritate, un santo. Questa è una insidia, perché un impulso nato nel cuore si può trasformare in un ragionamento cerebrale, ed ecco che le pseudo-entità "pacifiche" diventano sotto un altro aspetto quelle "irritate". I sublimi impulsi del cuore si affievoliscono, si smorzano e nella coscienza del defunto si installa progressivamente lo stato nel quale si trova per la subentrata azione dell'intelletto. La nascita in questo regno di purificazione, comporta, come la nascita fisica, il graduale uso delle facoltà sopranormali del corpo sottile diabàsico. Gli esseri umani sulla terra, perdono gli impulsi nella maturità nel senso che non hanno la forza dinamica della giovinezza: la maturità li sostituisce con i ragionamenti. Lo stesso accade nello stato di transito fra la morte e una nuova nascita, dove le ultime esperienze sono meno felici delle prime. Qui, fra i disincarnati, l'individuo è capace di volere, di pensare il modo di raggiungere questo o quello stato di esistenza, ma il destino da lui stesso forgiato, lo chiude, lo costringe a ubbidire alla legge di compensazione. Gli stessi Angeli sono sotto un altro aspetto, le manifestazioni delle forze divine universali con le quali il defunto è legato da eterne relazioni. La Realtà, la Chiara Luce Primordiale del Corpo della Legge non nata, non formata, personifica l'Universalmente buono. Il Padre universale lancia, manifesta ogni cosa tramite Sofia(2), la Madre dello spazio universale nel quale precipitano tutti i principii per evolvere in turbinosi giri, i sistemi dei mondi. Fra le apparizioni vere si paleserà la Compassione infinita, l'amore infinito di Cristo. Nel gioco fantasmagorico del purgatorio appaiono le fate, gli eroi, i signori della morte, i demoni e gli spiriti di vario genere che possono essere delle secrezioni, se così possiamo dire, della mente del trapassato, corrispondenti ai suoi pensieri ed a quelli di altri morti e di tutto il genere umano. Impulsi alti e bassi, passioni e impulsi sopra-umani e sotto-umani, che ad opera della bilancia cosmica assumono la forma plastica prendendola dai germi dei pensieri formanti la coscienza del percipiente. Tutte queste apparizioni sono i riflessi, il contenuto della coscienza visualizzata dalla dialettica operante personale. Le stesse apparizioni possono essere reali. Ma quali saranno le reali e quelle illusorie? Dobbiamo chiederlo al Buddhismo Zen dal quale abbiamo molto da imparare3? Oppure ai nostri Padri del Cristianesimo, quale Tito Flavio Clemente Alessandrino che ne conoscevano la meccanica4? Il "Libro Cristiano dei Morti" per i presupposti della sua struttura è di valido aiuto per chi deve camminare senza inciampare e mediante il vedere e l'udire. La sua psicologia analitica degli stati dopo la morte è una chiave di liberazione sia per la fede cristiana che per le altre fedi. Il trapassato guarda sbigottito, meravigliato o atterrito le immagini proiettate su un grande schermo, e può non essere cosciente della non realtà di questo panorama allucinante, ora terrificante, ora allettante: spettatore solitario in preda alle visioni allucinatorie provocate dalla sua coscienza che rivive come in una strana e caotica trama onirica i pensieri e le azioni buone o cattive della passata esistenza. Solo al Risvegliato, all'Illuminato, all'asceta esoterico è consentito essere cosciente e padrone della situazione e valutare obiettivamente il contenuto di quei miraggi della coscienza, perché ha conquistato il "discernimento degli spiriti" in questo e nell'altro regno. Il discernimento è possibile a chi ascolta la parola di Cristo che dice: - Io sono la Luce del mondo: chi mi segue non camminerà al buio, ma avrà luce di vita - (Giov., 8:12). Chi non è nella luce del Redentore, colpito innanzi tutto dal timore è poi invasato dalle visioni felici e gloriose, generate dai germi, aspirazioni, impulsi di natura elevata, mentre appena si presentano le visioni nate da elementi mentali, corrispondenti alla natura bassa e animale, viene terrificato fino a spingerlo alla fuga. Purtroppo il non iniziato non è in grado di capire, data la sua ignoranza, che le immagini sono legate a lui stesso, sono inseparabili da lui, qualunque luogo sia il suo rifugio. Anche se fuggirà da quel sogno precipiterà nel baratro di un altro sogno, e poi di un altro sogno ancora, braccato, atterrito dai fantasmi della sua coscienza. Eppure, Gesù sarà lì, ma il trapassato non lo sa riconoscere. Basterebbe invocare il suo nome,

2 Tommaso Palamidessi -.LE BASI DELLA TEOLOGIA SOFIANICA 3 William Johnston - LO ZEN CRISTIANO - Coines Edizioni, Roma 1974. 4 Tommaso Palamidessi - INTRODUZIONE AI MISTERI MINORI E MAGGIORI - Quad. 4°.

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basterebbe alzare la eterea mano e fare il provvidenziale segno della Croce per disperdere le immagini dell'illusione e come esorcista trionfare nel nome di Cristo. I pensieri si possono seminare nella mente, specialmente nei fanciulli; ciò è ampiamente dimostrato dalla psicanalisi. Quanto viene insegnato nel bene e nel male con l'esempio e la parola, rimane impresso per tutta la vita e per le successive vite. La suggestione continua a modellare e dominare. Niente si cancella tanto facilmente, anche perché crede in un dato insegnamento, ma anche quando per motivi di riflessione non dovesse credervi, resterebbe nel suo inconscio il segno indelebile del ragionamento autosuggestivo. Se poi ha tendenza e desidera credere, il seme del pensiero, sia esso di verità, di superstizione, buono o cattivo, prenderà radice, crescerà nella sua mente e farà da tiranno. Adesso credo che avrete compreso ciò che enunciai all'inizio di questo capitolo, circa le considerazioni psicologiche sull'al di là, valide per tutte le religioni. Ferma restando la verità, la realtà ultima che è Dio e noi creati a immagine e somiglianza, le forme pensate dal Cristiano, dall'Islamico, dal Buddhista, etc. daranno nascita alle visioni corrispondenti alle deità di quella religione. Un Cristiano avrà la visione della SS. Vergine Maria, dei Santi, della Trinità, dell'Arcangelo san Michele, etc, un Musulmano vedrà Allah, il Paradiso di Maometto, l'Indù vedrà gli dèi del suo Pantheon, l'Indiano d'America avrà la visione della Caccia felice, lo Zenista il vuoto del Nirvana... ma attenzione: vi sono visioni e visioni, l'ho già detto, un vedere la icone della SS. Vergine o un vedere realmente quell'anima immacolata che è la madre di Gesù; un vedere l'icone soprasensibile dell'Arcangelo san Michele e un vederlo quale veramente è. Le esperienze del post-mortem dipendono dal contenuto mentale di ogni individuo, dal suo modo di rappresentarsi esseri, cose e spiriti, salvo che sia un liberato, un risvegliato dotato di occhi spirituali senza cataratta. Queste cose le hanno capite assai bene Clemente Alessandrino, Gregorio di Nissa (santo), san Giovanni della Croce, santa Teresa d'Avila, perché dai loro libri traspare la preoccupazione di liberare il devoto di ogni contenuto mentale affinché il nulla, il vuoto interiore sia riempito della Luce di Dio. Niente, niente, niente, e ancora sulla montagna, niente, dice Giovanni della Croce. Vuotarsi per unirsi a Dio. Liberarsi dalle illusioni e dai miraggi della coscienza e subcoscienza equivale a poter contemplare Dio, senza il diaframma dei fantasmi: quei falsi dèi e anime illusorie che i pochi audaci e preparati hanno potuto osservare nelle esperienze dello sdoppiamento o bilocazione effettuata nei diversi piani o dimensioni dello stato intermedio. Mi riferisco all'esperienza non facile, laboriosa chiamata "dormizione iniziatica". Questa consiste nell'esercizio metodico di entrare e uscire dal regno dei morti senza rompere i legami eterei della vita biologica. In questa esperienza che varie volte ho tentato, ora con successo, ora senza risultato, si riduce al minimo la funzionalità dell'organismo, quasi a rasentare la morte, utilizzando determinati ritmi respiratori e comprimendo i due nervi carotidei sui due lati del collo fino a entrare in uno stato in cui si ottiene una trance che interiorizza la coscienza e diviene possibile la percezione extrasensoriale. Chi soffre di disturbi cardio-cerebro circolatori deve astenersi dal procedimento di compressione dei nervi carotidei, ma deve tentare solo attraverso il ritmo respiratorio appropriato(5). Nel corso dell'esperienza dello "stato intermedio" di un defunto, sin dal primo giorno le visioni muteranno in concordanza con la secrezione delle forme pensate di colui che le vede, questo fino a quando si esaurisce automaticamente la loro dinamica. L'esperienza dell'al di là come quella mistica è fatta di realtà e di illusioni o allucinazioni che bisogna saper capire, separare come l'ottone lucido dall'oro. Il giuoco delle illusioni opera sia nel purgatorio, l'inferno e altri mondi similari, eccetto nel paradiso ove si penetra liberi di ogni inganno, quando si tratta dei piani alti ove regna la Trinità con i suoi Veglianti.

1 T. Palamidessi -TECNICHE DI RISVEGLIO INIZIATICO-Edizioni Mediterranee, Roma 1975; cfr. RISVEGLIO E SVILUPPO DEI CENTRI DI FORZA-Quad. 15°di Archeosofia. 5 Tommaso Palamidessi - COME SDOPPIARSI E VIAGGIARE NEI MONDI SOPRASENSIBILI - Quaderno n° 6.

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MONDI E PIANI SECONDO LA COSMOGRAFIA OCCULTA In base all'osservazione permessa dai nostri cinque sensi si conclude che esiste solo il mondo nel quale noi viviamo, ma appena funziona il sesto senso, allora scopriamo che esistono altri mondi con una loro dimensione diversa dalle nostre tre dimensioni. L'enumerazione di questi mondi sale a 14, di cui sette sono detti "superiori". In pratica se ne considerano solo tre. Per farci una idea comprensibile di questi mondi è meglio rifarci all'idea di "piani" o "dimensioni". Abbiamo nella totalità della creazione: a) Il piano fisico composto di materia inerte nella quale non si è manifestato nient'altro. b) Il piano vitale che discendendo nella materia vi fa apparire la vita. c) Il piano mentale il quale apporta le facoltà intellettuali. d) Il piano psichico che fa apparire le profonde possibilità degli altri piani rendendoli capaci di aprirsi alla spiritualizzazione ed al Surmentale e Sopramentale non ancora fissati nella coscienza terrestre che possono corrispondere a un quarto mondo. Tutti gli esseri dei quali ho parlato riferendomi al "Circuito chiuso esistenziale": dèi, demoni combattivi, esseri tormentati, inferni, animali, esseri umani vivono in universi in cui si trova una dose degli elementi dei tre mondi. Il nostro mondo terrestre dove viviamo noi esseri incarnati, esseri mentali per eccellenza, ha la caratteristica dell'interazione incessante dei piani fisici, vitali e mentali. Ma il nostro mondo è differenziato abbastanza nettamente dai mondi degli "dèi" e dei "demoni combattivi" perché possiede per principio essenziale l'evoluzione [la dimensione Tempo. N.d.R.], mentre gli altri mondi sono precedenti o anteriori all'evoluzione. Lo stato umano consente l'evoluzione dell'anima in esclusiva mentre in tutti gli altri stati le anime vi svolgono dei soggiorni statici [dove il Tempo non esiste. Il concetto di Eternità deve essere sostituito dal concetto di NON-TEMPO. N.d.R.]. Gli dèi e i demoni combattivi, appartengono a un solo piano più o meno esclusivo o per lo meno quasi esclusivo, dato che vi è una mescolanza di surmentale, mentale, vitale e fisico sottile, sì da manifestare delle entità distinte.

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IL REGNO DI DIO CONTROLLA IL CIRCUITO CHIUSO ESISTENZIALE Fuori del "Circuito chiuso esistenziale" nel quale siamo racchiusi noi umani e non soltanto noi, vi è il Regno di Dio dove vanno coloro che per meriti personali e l'aiuto di Gesù Cristo, Dio e Maestro di Compassione, vi pervengono quali anime risvegliate e illuminate. Questo Regno di Dio è costituito: 1 ) SS. TRINITÀ: Padre Volontà, Figlio Sapienza e Spirito Santo Amore. 2) I nove cori angelici: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Potenze, Virtù, Principati, Arcangeli, Angeli. 3 ) Le dieci energie divine increate. 4) Sofia o Sapienza Creata. 5) Gesù Cristo, o il Redentore, Maestro di Compassione e Dio-Uomo. 6) Gli Arcangeli santi: Michele, Gabriele e Raffaele. 7) La SS. Vergine Madre di Misericordia, il beato Giuseppe, san Giovanni Battista, i Santi Apostoli. 8) I santi e le sante, i martiri per la fede. 9) La Chiesa Universale sopraterrena, riflesso di quella temporale.

"IL CIRCUITO ESISTENZIALE" ED IL REGNO DI DIO Il divenire del nostro Cosmo è un Circuito chiuso esistenziale, regolato da tre cause fondamentali: la brama o concupiscenza, l'odio e l'ignoranza. La brama è l'imperioso desiderio di vivere, la concupiscenza, l'attaccamento passionale agli esseri e alle cose. L’odio è la collera che avvelena la vita, l'inimicizia e l'avversione. L'ignoranza è il cieco impulso che spinge avanti uomini e donne nel circuito dell'esistenza ove tutto è transitorio, incessante divenire e perire, chiudendo gli occhi alla luce della Saggezza che indica la via per uscire dal circuito per trovare pace, beatitudine e illuminazione in Dio. L'ignoranza o illusione è il desiderio di persistere nell'errore di restare esseri comuni immersi nel peccato, passando attraverso la catena delle nascite e delle morti, delle reincarnazioni e delle trasmigrazioni. Un circuito evoca le idee di movimento circolare su un itinerario stabilito dove il punto d'arrivo coincide con quello di partenza. Il circuito viene detto aperto o chiuso secondo che presenti soluzioni di continuità o meno. Il "Circuito chiuso dell'esistenza" è sotto il dominio delle potenze del male. San Giovanni l'evangelista nella sua prima lettera scrive in proposito: "Sappiamo che siamo da Dio: e tutto il mondo sta sotto il maligno" (I Giovanni, 5:19). Ma se lo spirito del male domina sulla terra da noi abitata e nell'intero Cosmo, quindi su tutto il sistema solare, sappiamo anche che vi è il Regno di Dio fuori del tormentato circuito che vigila per mezzo di Gesù Cristo e dei suoi collaboratori, con lo scopo di salvare coloro che vogliono uscire dalla "Ruota infocata della vita", come assai bene lo definisce l'Apostolo san Giacomo. Il circuito in discussione comprende il di qua e l'al di là, e tutto lo sforzo dell'archeosofo cristiano consiste nel sottrarsi con il lavoro ascetico personale, sorretto dalla grazia divina ed i meriti del Redentore, al risucchio di questa turbina esistenziale ove domina la brama, l'odio e l'ignoranza, col proposito di entrare in orbita nella Luce della Trinità. La lotta contro la concupiscenza, il mondo e il diavolo è una guerra da colossi, ma possibile perché Cristo è con noi fino alla fine dei tempi. Il simbolismo si è sempre interessato della "Ruota infocata della vita" rappresentandola ora con il serpente che si morde la coda secondo gli Ermetisti, ora con i tre animali che si mordono le rispettive code

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per formare un cerchio (un gallo rosso, un serpente verde e un porco nero) secondo i Buddhisti, perché l'avidità, l'odio e l'illusione sono indissolubilmente legati e si condizionano vicendevolmente. L'Io personale di ogni individuo è soggiogato da queste tre cause che lo spingono alla continua ricerca di tutto ciò che non è Dio. L'individuo muore qui sulla terra e rinasce nell'al di là, dove, dopo un certo tempo di espiazione si avvia nuovamente alla rinascita nel nostro pianeta senza vedere il Regno di Dio posto fuori del "Circuito chiuso esistenziale". In questo pauroso e doloroso divenire esistono dei regni i principali dei quali sono sei, precisamente: 1° Il regno degli dèi e dell'Eden. 2° Il regno degli angeli superbi combattivi o Demoni titanici. 3° Il regno degli esseri affamati. 4° Il regno degli inferni e purgatori. 5° Il regno degli animali o bruti. 6° Il regno dell' Umanità.

DIAGRAMMA DEL CIRCUITO DELL’ESISTENZA

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COSMOGRAFIA ARCHEOSOFICA E COSMOGRAFIA SOPRASENSIBILE La descrizione dell'Universo si definisce "cosmografia". La cosmografia, come è compresa dall'esoterismo cristiano, è un soggetto complesso e vasto. Qui potrò sfiorare l'argomento, perché implicherebbe una interpretazione, sia exoterica che esoterica concernente i numerosi stadi di esistenza sensibile nel cosmo o mondo fenomenico: dottrine planetarie in questo mondo e altre in molti cieli o paradisi, e altre in stati di espiazione definiti limbi, purgatori e inferni. La cosmografia archeosofica è la scienza riscoperta, trasmessa da tempi antichissimi ed occultata per precauzione didattica, concernente l’astronomia, la forma, il movimento dei corpi planetari e l'interpretazione dei mondi e sistemi o catene di mondi: alcuni visibili e solidi - i soli conosciuti dalla scienza ufficiale - ed altri invisibili ed eterei, esistenti diciamo così in una quarta dimensione dello spazio, una quinta, una sesta, o enne dimensioni. Forse ancora non sono riuscito a far capire quanto sia importante conoscere, almeno per sommi capi, la topografia del cosmo e la sacralità di esso, perché il cosmo è un mare etereo nel quale, simile a un delfino, il nocchiero in navigazione verso il porto celeste di Dio mantiene la sua rotta incurante delle tempeste, dei venti e delle onde gigantesche mosse dagli spiriti perversi. Il nocchiero, il pesce di Dio, anima e nave a un tempo, deve conoscere tutto di questo cosmo perché è costretto a passare da una regione cosmica all'altra: dalla terra al cielo e dalla terra agli inferi. Egli deve conoscere il mistero riservato ai violenti di Cristo che forzano i cieli e rompono i livelli. Il forzare i cieli è un diritto dell'Iniziato cristiano, incoraggiato e autorizzato a questa forzatura che Gesù enuncia e l'evangelista Matteo trasmette ai posteri con le celebri frasi: "dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora il regno dei cieli si acquista con la forza, ed è preda di coloro che usano la violenza" (Matteo, 11:12). Il che significa che a partire dal momento in cui Gesù parla quel linguaggio, nei cieli, nel cosmo si entra non più secondo la lenta avanzata delle coscienze, ma secondo una forza nuova che proviene da Cristo, morto e risorto con noi, dalla nostra fede in Lui, e dall'azione ascetica. Ogni cristiano preparato può entrare nella dimensione cosmica detta Paradiso con la tecnica del "trasferimento della coscienza", sia da vivo temporaneamente, sia dall'istante del trapasso o nel corso del suo viaggio dopo la morte, purché sappia tenersi sveglio e lucido. Ho detto che l'Iniziato cristiano conosce il mistero riservato ai violenti secondo lo spirito, che forzano i cieli e si fanno protagonisti delle rotture di livello. Egli può comunicare con le zone cosmiche in virtù della struttura stessa dell'Universo che risulta ripartito in tre piani collegati da un asse del tripiano cosmico: terra, cieli, inferni. Ma anche perché fra l'uomo e il Cosmo sussiste un'analogia. Lo schema del tripiano è tale per cui la coscienza del santo iniziato in particolari stati da vivo o da morto può salire e scendere verso il cielo o verso le zone topografiche infernali. Naturalmente nelle regioni infernali e purgatoriali il santo iniziato può andarci per una determinata missione. L'asse del tripiano cosmico passa per un foro attraverso il quale le entità celesti scendono sulla terra e i defunti attraversano con scopi ben precisi. Prima di continuare la trattazione topografica cosmica, è opportuno soffermarci sul simbolismo e la realtà del "Centro" o il luogo di una possibile rottura di livello. Ha avuto carattere di "centro" ogni spazio sacro al quale si è legata una ierofania e che abbia manifestato delle realtà che non sono del nostro mondo, ma arrivano dal Cielo metafisico. Si è pervenuti all'idea di un "centro", perché l'esperienza era stata di uno "spazio sacro", compenetrato da una presenza transumana, appunto spazio sacro, perché sacralizzato da questa presenza. In quel luogo esatto si era manifestato qualcosa di proveniente dall'alto o dal basso. Poi si pensò che quella manifestazione del sacro corrispondesse a una rottura di livello. Il simbolismo del "Centro" ha rapporto con l’espressione scritturale di "porta stretta", interstizio fra due livelli cosmici attraverso il quale il martire, l’eroe, il santo, devono penetrare nell'al di là. La stessa idea si ritrova nei simbolismi primordiali e il legame fra Cielo e Terra conduce al simbolismo della Montagna Cosmica, al Tempio, alla Colonna del Cielo, all'Albero, alla Scala di Giacobbe, al Ponte, etc, etc. La concezione cosmo-teologica dell'apertura centrale attraverso la quale passano in determinate condizioni coloro che devono sperimentare il passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita ha fatto

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nascere l'intuizione di poter stabilire dei "centri secondari", ma efficaci per una comunicazione facile con il divino: le are sacrificali, gli altari per celebrare la Messa. Una concreta immagine del " Centro del Mondo " attraverso il quale è possibile un collegamento fra Terra e Cielo e fra Terra e Inferi, è la "Montagna Cosmica" che fa capo al punto geografico d'Israele: il Golgota. Il Calvario o Golgota è il centro cosmografico per entrare e seguire due vie diametralmente opposte: la via paradisiaca e la via purgatoriale degli inferi. Il Calvario sappiamo che è il luogo nel quale Gesù il Cristo patì come Uomo ed entrò ed uscì. E la zona del tripiano, la Montagna Cosmica dei Cristiani. Per la geografia il punto topografico fuori le porte di Gerusalemme che Giovanni l'Evangelista (19:17) definisce "luogo del cranio", il sacro luogo della Palestina nel quale vidi e toccai il foro ove la tradizione vuole che vi fu infissa la croce del Redentore. Giunsi da Roma in quel punto di Gerusalemme con mia moglie il 6 aprile 1966 dopo il tramonto del sole per essere colpito da un grande segno soprannaturale: la percezione esatta di gocce di caldo sangue che cadevano sul mio indegno capo povero di capelli. Sentivo il sangue di Cristo, cadere misteriosamente, goccia dopo goccia sulla mia testa. Quel battesimo di sangue invisibile, eppur reale, durò per mesi e mesi senza mai darmi requie. Era diventato un martirio. Tutti i momenti mi toccavo il capo che sentivo bagnato, ma ritiravo le dita senza alcuna traccia di sangue. Percepivo solamente lo stillicidio sul capo. Da allora molte cose in me cambiarono, si fece viva la fede che prima era turbata dal razionalismo, mi soffermai sul Mistero del Golgotha, ebbi momenti di grande slancio mistico, ma rimasi ancora il vigliacco ammiratore di Cristo, il pessimo cristiano che non si decide mai a imitare il Signore della Vita Eterna. Oh, potessi avere la certezza di morire con il cuore puro assieme alla mia donna che mi è moglie e compagna nell'ideale archeosofico, in piena lucidità di coscienza! Transitare per la porta stretta del Golgotha! Il Golgota, nome aramaico, derivato dall'ebraico gulgoleth, giustifica la forma di quel monticello trasformato in basilica a diversi piani comprendente oltre al punto della crocifissione, anche il luogo della gloriosa Risurrezione di Gesù. Alcuni scrittori ecclesiastici spiegano il vocabolo con il fatto che ivi era sepolto il teschio di Adamo, secondo la leggenda che ha dato origine alla cappelletta di quel patriarca, proprio lì(1). La leggenda della tomba di Adamo, progenitore dell'umanità, nacque nel III secolo e si diffuse rapidamente fino al punto di costruirvi una cappella. La questione è riportata da Elian J. Finbert nelle "Guides Bleus", Israel, Ed. Hachette 1955 a pp. 347-348. Questo luogo ove fu ritrovato il teschio di Adamo mentre scavavano la buca per interrare la croce di Gesù, ebbe molte disavventure. "Uomini empi riempirono il luogo con molta terra che vi accumularono e vi edificarono una tetra caverna del demonio che chiamano Venere" (Eusebio, Vita Costantini, 26). "Dai tempi di Adriano sulla rupe della Croce si venerava la statua di Venere" (Girolamo, Ep. 58,3). Che il Calvario fosse il centro sacrale della terra ne furono convinti tutti i cristiani dei primi secoli. Ne parla san Cirillo Gerosolimitano (Cat. XIII, 28) e venne in appoggio anche il Salmo 73 (74), 12 : "Dio fece salvezza nel mezzo della terra". Il Golgotha era stato il punto non invaso dalle acque del diluvio universale, dove Adamo era stato creato e sepolto, e sul quale monte il sangue di Cristo era stato versato per tutti. Ovviamente io ho una visione particolare e kabbalistica di Adamo, secondo una creazione metafisica, e su questo presunto Adamo sepolto nel luogo detto Calvario, vi sarebbero da fare delle considerazioni per salvare il valore delle Scritture senza deviare dalle considerazioni cosmogoniche della prima e seconda creazione, la spirituale e la materiale. Sulla sacralità di certi luoghi terrestri troviamo dei riferimenti anche nel Vecchio Testamento, precisamente in Esodo, 3:5, quando Mose si avvicinò al cespuglio ardente e Dio lo chiamò per nome, ma non lo fece accostare. "Non avvicinarti. Togliti i sandali dai piedi: il luogo, infatti, dove tu stai è terra santa". Il soggetto riferito al corpo di Adamo che sarebbe stato seppellito là dove Cristo fu crocifisso, è oggetto frequente dell'iconografia(2). L'albero cosmico con la radice discende fino all'inferno e la sua cima tocca il cielo, i rami simboleggiano i diversi livelli celesti (san Paolo fu innalzato al terzo cielo). La possibile trascendenza dei livelli cosmici è sottolineata da san Massimo il Confessore nel Libro dei Misteri dove scrive: "Oggi sarai meco in paradiso - poi, siccome ciò che è per noi la terra non differisce in nulla per lui dal paradiso, egli apparve di nuovo su questa terra e conversò con i suoi discepoli"(3). I sette Cieli, l'Albero a sette rami, la Scala a sette gradini.

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Dal Golgota erge maestoso nel punto della crocifissione, un grande Albero a 7 rami con i sette Cieli, al terzo dei quali San Paolo fu trasportato quando era in terra. Nel simbolismo dei sette Cieli vi è la Scala per le ascesi celesti, e sempre in rapporto al Centro del Mondo. Giacobbe sogna una scala tanto alta che raggiunge il cielo e per mezzo della quale "gli angeli del Signore salgono e scendono" (Genesi, XXVIII, 12). La pietra sulla quale Giacobbe si addormenta è un bethel situata al centro del mondo, perché quello è il punto di collegamento e di realizzazione fra tutte le regioni del Cosmo. La scala mistica è attestata in molti autori ecclesiastici della tradizione cristiana: il martirio di Santa Perpetua e la leggenda di Sant'Olaf. San Giovanni Climaco ricorre al simbolismo della scala per esprimere le diverse ascensioni spirituali. L'anima per arrivare a Dio deve salire dei "gradini" obbligatori. Nella tradizione islamica Maometto vede una scala che dal "Centro" del mondo, il Tempio di Gerusalemme, sale fino in Cielo, con angeli a destra e sinistra, e per tale scala le anime dei puri, dei giusti, ascendevano fino a Dio. Dante vede nel cielo di Saturno una scala d'oro dove salgono le anime dei beati (Paradiso, XI-XXI). San Giovanni della Croce sintetizza nella scalata difficile le tappe della perfezione ottenuta con sforzi ascetici e spirituali che condurranno in vetta alla Montagna. 1 P.B. Meistermann - Guida di Terra Santa - Firenze, 1925. 2 T. Palamidessi - L'ASCESI ARTISTICA, I COLORI E LA PITTURA - Quaderno n°27. 3 P.G., 9l, 1309 B.

1) IL REGNO DEGLI DEI E DELL'EDEN Il "Regno degli Dèi(1) e dell'Eden" è la regione più elevata del mondo fenomenico, migliore, ma non di assoluta liberazione dalla illusione del "Circuito esistenziale". In lingua ebraica il biblico "Eden" vuol dire "delizia". Nella Genesi di Mosè si parla infatti di Giardino di delizie, creato da Dio. In questo regno di beatitudine furono messi Adamo ed Eva, capostipiti del genere umano, ma disubbidirono, si fecero egoisti e decaddero. Essi interruppero il processo creativo prima del tempo, come lo intralciarono gli angeli ribelli per sé stessi. Secondo la via mistica questo regno è il massimo che si possa raggiungere per un essere disincarnato umano: solo nella via Iniziatica del cristiano è aperta la via oltre l'Eden, perché il Dio-Uomo, vale a dire il Cristo ha inaugurato con la sua passione e risurrezione, una nuova ascesi di superamento dello stato edenico. Gesù ha detto: "Il mio regno non è di questo mondo; voi che mi seguite, non siete di questo mondo". Al "Regno degli dèi e dell'Eden" appartiene una categoria di Angeli decaduti relegati in questo Paradiso esistenziale, perché furono di tiepido amore verso il loro Creatore e disubbidienti alla sua Legge. Essi decaddero prima della creazione dell'Uomo, quando esplose in cielo la battaglia degli angeli ribelli a Dio contro gli angeli fedeli a Lui. Gli dèi non sono dunque gli angeli ribelli per orgoglio e superbia come lo furono i demoni titanici che volevano essere superiori a Dio. Caddero con questi, ma non sono questi. Come sappiamo da Isaia, Ezechiele, san Pietro, san Giovanni Evangelista, Enoch il Patriarca(2) dei quali ho riportato i vari passi pertinenti all'argomento in merito al Regno dei demoni titanici, vi fu una lotta angelica dove gli angeli della superbia violenta furono guidati da Lucifero ed altri ebbero capi angelici sovversivi per causali diverse, cioè appunto la tiepidezza verso il Sommo Amore. Iddio vuole essere amato come Lui ama noi. Quindi, gli dèi sono angeli, cioè creature razionali, create dalla bontà di Dio che si trovano a metà sviluppo fra la natura angelica e quella umana per insufficiente amore e imitazione di Dio, perciò il loro posto non potendo essere né con i futuri uomini della terra (eccetto in caso di maggiore degradazione), né fra le gerarchie angeliche in progressiva perfezione, si trovano nell'Eden. Il "Circuito esistenziale" al quale appartiene anche il "Regno degli dèi", è avvelenato da cinque veleni che si riassumono così: illusione, odio, avidità, invidia, orgoglio. A seconda del prevalere di uno o più veleni, gli esseri che ne sono intossicati, rinascono in uno dei sei regni dell'esistenza. Ora, gli dèi sono gli angeli che, illusi di trovare la loro felicità nel mondo fenomenico, si sono separati dalla sorgente della vera felicità e pienezza della vita in Dio, tuffandosi nelle gioie ed i piaceri effimeri e apportatori nel tempo di dolore, nascita, morte, rinascita, trasmigrazione, che non si addicono né agli angeli e neppure agli uomini.

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Malgrado il "Regno degli dèi" sia un luogo cosmico e uno stato di coscienza espiatori, rispetto agli altri regni, è un paradiso nel quale le anime arrivate alla perfezione relativa andranno dopo la morte. Quindi, questa regione esistenziale soprasensibile, è il soggiorno beato immediatamente superiore a quello umano ove trasmigrano gli esseri umani che hanno fatto del bene sulla terra, oppure non fecero male, amarono Dio con la stessa forza degli dèi, ma non avendo accumulato nuovo bene verso il prossimo, dovranno reincarnarsi per ripetere l'esperienza terrena con lo scopo di perfezionarsi, se lo vorranno e ne saranno capaci. Il mondo è sotto il dominio del maligno, dicono le Sacre Scritture ed il maligno ha gettato nel mondo i cinque veleni dell'illusione, odio, avidità, invidia, orgoglio. Gli dèi hanno assimilato il veleno dell’illusione di avere tutto fuori di Dio nel loro mondo edenico. Il controveleno dell'illusione è la Saggezza della Legge Universale. La vita degli dèi è dedicata ai piaceri estetici, alla musica e alla danza; è incurante della vera natura della vita, tutta dedita ai piaceri personali. Gli dèi sono tanto illusi che non si accorgono dei limiti delle loro esistenze, non si curano delle sofferenze degli altri e della propria transitorietà. Essi ignorano di vivere solo in uno stato di temporanea armonia, che termina non appena svaniscono i meriti morali che li hanno condotti a questo stato di beatitudine. Essi vivono consumando il capitale accumulato delle buone azioni passate, senza arricchirlo di nuovi valori. Sono liberi dal dolore, sono dotati di longevità e bellezza, ma è proprio questa mancanza di sforzi, di sofferenze, di ostacoli a privare le loro esistenze di quell'armonia fatta di impulsi creativi, dell'attività spirituale e del bisogno di conoscere di più. Per tutto questo, alla fine essi tornano a sprofondare negli stati inferiori dell'esistenza, sia che si tratti di dèi che di anime promosse al Paradiso. Il problema della vita non si risolve con la rinascita nei regni celesti, non è questo il programma per il quale si deve lottare, ma quello di uscire dall'esistenza fenomenica e aiutare il prossimo a uscire dal circuito esistenziale in base alla imitazione di Gesù Cristo. Dèi e anime umane non si possono adagiare nella transitoria esistenza paradisiaca, ma devono svolgere un continuo lavoro di ascesi. L'anima incarnata deve darsi da fare con la dinamica dell'apostolato cristiano e di ascesi individuale, se vuole tornare avvantaggiata nel soggiorno degli dèi, e di lì, decollare verso il Regno di Dio, oppure volare via direttamente senza soggiornare nell'Eden. Purtroppo l'amore verso Dio senza l'amore del prossimo non salva dalla "Ruota infuocata della vita" (espressione di san Giacomo), ma neppure l'amore del prossimo, senza amare Iddio, risolve il problema della liberazione dal giogo dell'esistenza. La caduta poi è sempre possibile anche a un santo, se il suo amore si affievolisce per il suo Creatore e Salvatore e per l'Umanità, come accadde agli angeli della tiepidezza, gli dèi dei quali ho scritto. Lo ripeto, il santo è un imitatore di Cristo che, assieme a Cristo, deve volere, giorno dopo giorno, nella sua veglia perenne, la compresenza attiva, eroica con Cristo e in Cristo per la salvezza degli smarriti, dei confusi, dei ritardatari. Poiché non siamo Dio, ma spiriti creati, per irradiare luce e calore dobbiamo restare sempre nella luce e nel calore operante di Cristo. Se il Salvatore non si riposa dopo il prodigio della sua risurrezione, ma opera sempre in aiuto di tutti, così il santo non si riposa, ma lavora con Cristo fino a quando riceverà l'ordine del riposo che solo Cristo può dargli. Nel "Regno degli dèi e dell'Eden" i miti tramandati per sollecitare la nostra salvezza, siano essi biblici o vedici, narrano tutti di un certo albero dell'immortalità e dell'illuminazione che porta fiori e frutti e radici profonde che affondano nella terra del circuito esistenziale. La Genesi lo chiama "Albero della Vita" custodito dai cherubini dalla spada di fuoco che a Oriente del Paradiso stanno all'erta perché nessuno gusti i suoi frutti, eccetto i meritevoli. I Veda ed i Purana dicono che vi è nel regno degli dèi o Deva l'albero Pàrijàta i cui frutti danno l’amrta e il succo del soma che conferisce l'immortalità. Le sue radici si trovano nel territorio degli Asuras o demoni titanici, ma i frutti dalla parte degli dèi. I saggi dell'India senza saperlo (forse) prefigurarono in quell'albero il Dio-Uomo Salvatore, il Gesù annunziato dai profeti d'Israele. Nell'antico Egitto alcune stele, il bassorilievo della tomba n.158 a Tebe e una vignetta del Libro dei Morti, papiro di Ani, illustrano l'albero della vita con i frutti e la fontana di acqua della vita ove due coniugi e un defunto in stato di santità si dissetano nel regno degli dèi. Segno meraviglioso di una concordanza sapienziale. Il 135° Inno del Rig-Veda, X Libro, dice che i frutti dell'albero della vita nutrono i beati che diventano immuni dal destino di reincarnarsi nei mondi del dolore. E’ la vita perfetta che toglie il desiderio di rinascere nella vita mortale. L’Atharvaveda dice che Brahama (Dio Creatore) è padre, madre e figlio a sé stesso ed è l'Albero mediante il quale si fabbricarono le cose e il fondamento dell'universo creato.

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Gli dèi non possono mangiare i frutti dell'albero se non diventano possenti nelle virtù. Qualcuno vi riesce, altri invecchiano, muoiono miseramente, spariscono dal mondo divino per rinascere in un mondo peggiore. Tuttavia anche nel "Regno degli dèi" vi è in un certo modo la divina presenza del Maestro di Compassione Gesù. 1 Il vocabolo dèi era usato nella Bibbia, exc. PS 86, 8: "Nessuno tra gli dèi è pari a te, o Signore". 2 Libro di Enoch, testi scelti e tradotti da P. Bonsirven – Ed. Massimo, Milano 1962 – in La Bibbia Apocrifa.

2) IL REGNO DEI DEMONI TITANICI I custodi e prigionieri del "Regno dei demoni titanici" sono, nel "Circuito esistenziale", quegli angeli ribelli a Dio di cui accennano le Sacre Scritture. Essi si macchiarono di superbia, ribellione, odio, illudendosi di sostituirsi all'Onnipotenza divina. Per questo reato furono precipitati dall'Arcangelo san Michele e dalle legioni angeliche fedeli a Dio, fuori del Regno dei Cieli, assieme al loro capo Lucifero. Gesù, nel Nuovo Testamento, accenna a questi angeli decaduti, quando dice ai suoi discepoli: "Io vedevo Satana cadere dal cielo a guisa di folgore" (Luca, 10:18). San Paolo nella lettera agli Efesini (6:11 e seg.) dopo aver invitato i cristiani a ricoprirsi con l'armatura di Dio, onde fronteggiare gli attacchi del demonio, spiega e avverte che essi non hanno da lottare contro il "sangue e la carne", ma contro i principati e le potestà demoniaci, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti di malvagità nei cieli(1). San Giovanni, l'Apostolo prediletto del Signore, nella sua Apocalisse ripresenta sia pure secondo un linguaggio profetico di escatologia, ciò che avvenne prima della fondazione del mondo: "E seguì in cielo una grande battaglia. Michele con i suoi Angeli combattevano contro il dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e il loro luogo non fu più trovato nel cielo. E fu precipitato quel gran dragone, quell'antico serpente che si chiama diavolo e Satana, il quale seduce tutto il mondo e fu precipitato per terra, e con lui furono precipitati i suoi angeli. E udii una gran voce nel cielo che diceva: - Adesso è compiuta la salute, la potenza e il regno del nostro Dio e la potestà del suo Cristo, poiché fu scacciato l'accusatore dei nostri fratelli il quale li accusava davanti al trono di Dio giorno e notte" (san Giov. Apocalisse, 12:7-10). Il santo Arcangelo Michele (o Mi-ka-el = Chi è come Dio?), vero rappresentante di Dio (angelo di Jahwè) è l'Angelo Custode del popolo d'Israele, ed è la risposta contro il "diavolo" (diabolos = lo "scompaginatore" dell'ordinamento di Dio, il sovvertitore di tutti i valori, il gran titano). La lotta angelica è anche riportata nei manoscritti di Qumran, scoperti nel 1947 (in particolare da 1 QS = "Regola della setta" 3, 13-4, 26; 1 QH = "Rotolo degli Inni"; 1 QM = "Lotta dei figli della luce contro i figli delle tenebre"; CD = "Rotolo di Damasco" 2, 18-21; 3, 4-7) viene rilevato che - come già è scritto in Isaia 45:7 - l'angelo delle tenebre è un angelo creato da Dio. In origine, egli faceva parte dei "figli di Dio" (Genesi, 6: 1). Il profeta Isaia, vissuto nel 740 a.C. a Gerusalemme, quindi assai prima che nascesse in India Gotama Buddha nel 557 a.C. (m. 477 a.C.), rivolgendosi a un re di Babilonia, mette in argomento la tradizione degli angeli ribelli: "Come mai cadesti dal cielo, o Lucifero, figlio della aurora; come sei precipitato a terra, tu dominatore di popoli? Proprio tu che dicevi in cuor tuo: - Salirò al cielo, al di sopra delle stelle di Dio eleverò il mio trono; siederò sul monte del concilio, al vertice del settentrione, salirò sulle altezze delle nubi, mi uguaglierò all'Altissimo -" (Isaia, 14: 12-15). Esplicito e dettagliato è Enoch nel suo Libro ove tratta la caduta degli angeli ed i loro rapporti con gli esseri umani. San Pietro, Apostolo e capo della Chiesa di Cristo, nella II Lettera, 2:4, conferma i concetti già esposti: "Poiché se Dio non perdonò agli Angeli che peccarono, ma cacciatili nel tartaro, li consegnò alle catene dell'inferno per essere tormentati e serbati al giudizio". Quindi i demoni erano dèi o angeli, discesi, precipitati dal loro stato beato per lo smisurato orgoglio e superbia che li ha fatti competere con il Creatore. A questi veleni si sono aggiunti tutti gli altri: l'odio, l'avidità e l'illusione di poter essere come Dio. Ebbri di potenza nel male, danno continuamente la scalata al cielo con tutti i mezzi aizzando filosofi e politici perché sviluppino in loro l'assurda pretesa di farsi " dèi autarchi ", oppressori e persecutori delle genti pacifiche e inermi; spronando alle folli conquiste con le armi per costruire imperi che crollano annegando persone e cose nel sangue degli uccisi.

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I demoni possiedono dei corpi sottili, sono soggetti alla morte e alla rinascita nel mondo degli inferni. Talora si incarnano nei corpi umani e assumono la direzione di un popolo, di una nazione, scatenando le grandi persecuzioni, le guerre, le rivoluzioni, i conflitti di religione. Quando non possono incarnarsi utilizzano certi medium che diventano indemoniati. L'aspirazione dei "demoni titanici" è di distruggere l'opera creativa di Dio e il suo ordine, perciò lavorano di continuo per trascinare nella loro lotta gli uomini predisposti e gli stessi angeli. Lo stesso delitto nei confronti di Gesù fu opera dei demoni titanici, lo ha detto san Paolo, ma Cristo trionfò sui demoni e sulla morte con la Risurrezione (Col. 2:15). La realtà di questi angeli perversi, decaduti e operanti, è ricordata anche nelle tradizioni di altri popoli. In India le Scritture Vediche, Buddhiste, parlano per esempio degli Asura(2), esseri orgogliosi, demoni in lotta con gli dèi o Deva, prigionieri della "Ruota della Vita", il Samsara. Nel mito vedico la lotta degli Asura contro i Deva è motivata specialmente dall’ambrosia che è il succo dei frutti dell'albero Pàrijàta, di cui le radici sono nel regno degli Asura, ma i frutti maturano nel mondo dei Deva. Il mito dice che fra gli dèi vi sono quelli guerrieri che combattono con spade di fuoco contro gli assalti dei Titani, cioè degli Asuras per la difesa dei frutti dell'albero sacro. Questo particolare richiama l'attenzione sulla rivelazione mosaica della Genesi, 3:22-24, che si esprime così: "Poi il Signore Iddio disse: - Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi nella conoscenza del bene e del male. Ora dunque, che egli non stenda la mano e non colga anche dell'albero della vita e ne mangi e viva in eterno -. E il Signore Iddio cacciò l'uomo dal giardino di Eden, affinché coltivasse la terra dalla quale era stato tratto. Cacciò dunque Adamo e pose ad oriente del giardino di delizie i Cherubini e la fiamma della spada guizzante per custodire l'accesso all'albero della vita". E fuor di dubbio l'analogia fra la difesa dei frutti dell'albero della vita nel mito indiano dei Veda e in quello della nostra Genesi biblica. Si tratta di stabilire che cos'è l’Albero della vita per noi Cristiani e l'Albero Pàrijata difeso dai Deva e assalito dagli Asuras, e se vi è identità. Secondo il Purana l'albero in questione al quale i botanici indù hanno dato il nome di Erythrina indica o albero corallo è situato su una delle montagne dell'Est, custodito dai Gandharva, esseri semidivini alati nel terzo cielo del Paradiso. Quindi non è difficile notare l'affinità con il racconto biblico, sia per la custodia dell'Est (oriente), sia per i cherubini che sono alati. L'albero Pàrijata buddhico all'ombra del quale siedono gli dèi, quando è conquistato assicura al vincitore la gioia dell’amrta o del soma, liquore d'Immortalità, simbolo della Conoscenza che libera dalle rinascite. A quest'albero della Vita possono accostarsi coloro che hanno realizzato le qualità dell'amore e della compassione assieme allo slancio di conquista dei titani. Questa lotta che comporta eroismo e sacrificio esige il cuore puro, appunto l'amore e la compassione verso tutti, essa ricorda la frase di Gesù: "Il Regno dei Cieli lo prendono i violenti". "Io sono la via, la vita e la verità". Per tutto questo la dottrina della Chiesa dice che il Cristo e l'Albero della Vita sono la stessa realtà. Non vi è chi non sappia le significative parole del Redentore: "In verità, in verità vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e bevete del suo sangue, non avrete vita in voi. Chi si ciba della mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. La mia carne infatti è veramente cibo e il mio sangue veramente bevanda. Chi si ciba della mia carne e beve il mio sangue sta in me e io in lui. Come il Padre vivente ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi si ciba di me vivrà per me. Questo è il pane che è disceso dal cielo, non come quello che i padri mangiarono e morirono: chi si ciba di questo pane vivrà in eterno". Queste cose egli disse insegnando in una sinagoga a Cafarnao (Giovanni, 6: 53-59). Ma il discorso di Gesù non finisce qui; continua nell’Apocalisse di Giovanni (2: 7): "Chi ha orecchi ascolti quello che lo Spirito dice alle Chiese: - Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio". La meravigliosa leggenda dell'India antica offre altri simbolismi e allegorie di grande importanza: gli Asura vivono in case di fiori, vestiti di seta. Come gli dèi o Deva nascono nei fiori di loto, ma il loro spirito di rivolta decreta la loro disfatta dopo le battaglie per la conquista dell'Albero ed i suoi frutti. Una volta vinti trovano la loro morte. State a sentire quanto è eloquente questo mito! Le loro donne nell'attesa dell'esito delle battaglie, vanno al lago "della Perfetta Purezza" dove possono vedere quale sarà la sorte dei loro mariti secondo i combattimenti e la rinascita di questi ultimi quando muoiono. In generale la rinascita ha luogo nel mondo degli inferni, e le loro donne piangono e gemono attorno al significativo lago della Perfetta Purezza. Fatica vana, combattimenti sterili e disastrosi! Se riflettiamo a ciò che Cristo dice: "Beati i puri di cuore perché essi vedranno Iddio" (Matteo, 5:8).

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Il fatto che nel mito vedico e buddhista la radice dell'Albero Pàrijata si trovi nel territorio degli Asuras, non è casuale. E pure interessante la presenza di Avalokitesvara sotto forma di Bodhisattva o Maestro di Compassione, soccorritore, che per ciascuno dei sei regni della "Ruota della Vita" assume forme diverse. Avalokitesvara è la Compassione Attiva di Dio. Chissà, può darsi che anche i demoni siano salvati dalla Redenzione del Cristo Dio e Uomo, quando sarà ridato loro il libero arbitrio e potranno attraverso l'umiltà, il sacrificio, l'amore e la compassione, risalire fino al Giusto e Misericordioso Iddio. "Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutto a me" (Giovanni, 12:32). Su queste parole del nostro Dio e Maestro di Compassione Gesù, vi è molto da scoprire e da dire. Sarei felice se i lettori leggessero le potenti, drammatiche, toccanti considerazioni che in sette meditazioni ha fatto Kierkegaard(3). 1 Heinrich Schlier - Principati e Potestà nel Nuovo Testamento -Morcelliana 1967 Brescia. 2 Odette Viennot - Le culte de l'Arbre dans l'Inde ancienne - Presse Universitaires de France, Paris 1954 a pag.77,31,47, 82,93, 175. 3 Sòren Kierkegaard - Scuola di Cristianesimo - Ed. Comunità Milano 1950 da pag. 173 a 301.

3) IL REGNO DEGLI ESSERI AFFAMATI Nel mondo fenomenico che l'Archeosofia ha definito "Circuito dell'esistenza", vi è un regno terribile abitato da esseri tremendamente infelici, disperati che si possono chiamare esseri affamati e assetati, qualcosa che, trasferito in un mondo spettrale, ricorda gli orrori dei campi di sterminio durante la persecuzione ebraica e di altri individui inermi e indifesi. Questi spiriti erranti in perenne movimento vagano in un regno squallido raffigurati come creature demoniache con corpi gonfi, torturati dalla sete e dalla fame insaziabili pur essendo in mezzo ad acqua pura e frutti gustosi. Le loro passioni sono esacerbate al massimo e senza possibilità alcuna di appagamento. Vivono fra oggetti immaginari che evocano i loro desideri. Essi ricordano il mitologico Tantalo, precipitato nel Tartaro e immerso in una vasca d'acqua con sopra un albero carico di frutta. In questa situazione, l'infelice quando aveva sete e si abbassava per bere, l'acqua gli sfuggiva, e quando aveva fame non poteva assaggiare i frutti, perché i rami dell'albero si allontanavano quando egli allungava la mano per coglierne. Il Tartaro era il luogo dell'inferno dove gli scellerati espiavano i loro delitti. Vi si rinchiudevano i Giganti, i Titani e gli Dèi scacciati dal cielo. Gli "esseri affamati e assetati", entità e forze di coscienza hanno perduto l'equilibrio interiore ed hanno una male equilibrata sessualità che nei confronti della vita si risolve in una forma di esistenza disarmonica che non ha la forza di realizzare, né una qualunque spiritualizzazione, né un'adeguata incarnazione materiale. Sono questi esseri che spesso vengono nelle sedute spiritiche e ad esse tornano di frequente a causa dei loro desideri insoddisfatti nei luoghi delle precedenti esistenze ai quali sono rimasti legati. L'infelicità di costoro è più insopportabile di quella degli incarnati, perché il corpo in certo qual modo attenua un poco questi desideri e bisogni esasperati con il riposo. Invece in questo regno di espiazione e di rieducazione, essendo senza corpo materiale sono divorati dai desideri che riappaiono di continuo. Queste anime in pena ossessionano gli esseri umani della terra spingendoli all'alcoolismo, alla lussuria, ad ammassare ricchezze. Così colpiti dalla sciagura del desiderio passionale, possono liberarsi soltanto trasformandolo in desiderio di verità e di conoscenza. Gli sventurati non riescono a ingoiare perché il loro esofago produce sofferenze inenarrabili, per cui il cibo non è digeribile e serve solo a gonfiare i loro corpi. Se bevono il liquido sembra fuoco e fa provare un'arsura infuocata. Talora l'acqua sembra un liquido nauseabondo, purulento e infetto da sterco. Questa regione così tormentosa fu intuita dai saggi delle religioni extracristiane per cui nacque l'usanza di aiutare questi esseri deponendo sulle loro tombe cibi e bevande e altri oggetti, affinché l'essere errante se ne appropriasse nutrendosi della controparte vitale, eterica, astrale. Di queste usanze se ne trovano in Romania presso le chiese Orientali Ortodosse dove io stesso con mia moglie nell'estate del 1974 ne osservai i riti. Vidi infatti portare in chiesa delle grosse torte, pani, vino per nutrire i defunti. Per quanto crudele possa sembrare questa espiazione dovuta all'attaccamento ai beni terrestri e talora alla non consapevolezza di essere morti, nessuno è abbandonato. Tutta la cristianità prega per i defunti ignorando

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ove si trovano, e che potrebbero trovarsi proprio fra gli "esseri affamati e assetati", fa celebrare le Messe in suffragio. Gesù stesso, l'Angelo Custode, il Santo protettore vanno a visitarli portando cibi e bevande spirituali, veri doni celesti che non si trasformano in veleno o in fuoco. Questo stato non è eterno ma transitorio, ma la durata varia con la gravità dei reati commessi e con il falso modo di vedere.

4) IL REGNO INFERNALE E PURGATORIALE Siamo arrivati al quarto stato del mondo fenomenico che ho definito "circuito dell'esistenza" al quale possiamo dare i nomi di "inferno e inferni" e "purgatorio e purgatori" per consentire una gamma di espiazioni piuttosto larga. Tuttavia sarei tentato di escludere il termine "inferno" per sostituirlo con uno solo, cioè, "purgatorio". Ne vedremo le ragioni. Sia il purgatorio che l'inferno soprasensibili appartengono al mondo del desiderio, sono regioni inferiori del mondo dell'anima e quindi emozionali. Nel mondo emozionale l'uomo privo del corpo fisico e di quello eterico, soggiorna per giorni, settimane, mesi, anni, talora secoli. Così collocata l'anima passa da uno stato intenso di vibrazioni emozionali ad altri nei quali, attraverso il lavoro di purificazione e l'aiuto di altri trapassati, dei Santi e delle preghiere dei viventi, poco alla volta guadagna un cambiamento, diciamo così un ravvedimento e una spiritualizzazione. In questa regione si vedono degli esseri di ogni specie più o meno intelligenti. Questa regione è visitabile da vivi, purché si abbiano le qualità necessarie. Non mancano molti esempi di Santi e Sante la cui conferma è data dalla letteratura specializzata. Queste visite sono talora rese possibili dagli esperimenti di sdoppiamento o bilocazione nei piani purgatoriali e infernali. Gli esercizi rendono attuabili le esplorazioni e abituano agli stati di coscienza dopo la morte, comprendendoli e rendono possibile l'aiuto ai disincarnati che vi si trovano. Dio permette qualche volta queste esperienze ai viventi a scopo didattico. Passare tali frontiere è una Grazia divina perché, anche se l'immersione nell'oceano emozionale dura breve tempo, essendo ancorati al corpo fisico e al cordone eterico, è di grande ammaestramento. Gli avviati alla via sapienziale dopo essere stati a contatto con le sfere supersensibili ritornano nel corpo fisico, conservando integro il ricordo della vissuta esperienza. Il disincarnato una volta entrato nel nuovo stato si disfà fin dove gli è possibile degli aggregati passionali disordinati fatti di egoismo, gelosia, intemperanza, odio, concupiscenza. Il soggetto si trova in uno stato di semi-coscienza di sogno impregnato di trame dalle alterne vicende penose e piacevoli, a seconda della gravità al peso della sua anima che tende ora verso il basso, ora verso l'alto. Nei casi meno peccaminosi si ha un trasferimento senza svegliarsi da questa semi-letargia, allo stato d'incoscienza che precede la entrata nel mondo superiore animico, dove si trova del refrigerio, un certo riposo e la presenza di consolanti visioni e personaggi buoni, evitando così i terrori ed i travagli del basso mondo emozionale. Le anime che hanno lasciato il corpo passano un periodo intermedio nell'al di là prima di rientrare in un nuovo corpo per continuare l'esperienza di purificazione morale e la trasmutazione dell'Io, questo è chiaro.

4 bis) IL REGNO INFERNALE, QUALE LUOGO COSMICO E STATI DI COSCIENZA DEGLI INDIVIDUI DISINCARNATI Siamo arrivati alla trattazione di ciò che l'insegnamento cristiano definisce con i termini di inferno e purgatorio i quali sono non solo degli stati di coscienza di quei trapassati deceduti con un carico di responsabilità peccaminose, gravissime o lievi, attenuate da una fine edificante religiosa o areligiosa o blasfema, ma si tratta di inferno e purgatorio intesi come località spaziale. Terminata la prova esistenziale nel breve arco dalla nascita alla morte, e avvenuto il giudizio individuale, le anime5 vanno dove la legge di causalità e di giustizia le destina: alla pena eterna (vedremo se lo è); alla purificazione limitata nel tempo. 1 Anima è un termine globale che sottintende il "Corpo causale" dell'anima erotica, dell'anima emotiva e dello spirito umano.

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"L'inferno - è detto nel Catechismo - è il patimento eterno della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene". Tesi religiosa popolare drastica. Chiariremo questo enunciato. L'inferno è la pena assegnata a coloro che sono arrivati al termine della loro esistenza, e sono deceduti, respingendo fino all'ultimo respiro la chiamata di Dio, il pentimento dei loro errori ed i Sacramenti offerti amorosamente dalla Chiesa, Corpo di Cristo. L'inferno esiste questo è certo, ed è secondo un certo modo illusoriamente eterno. Esiste ed è eterno, perché lo ha fatto sapere Gesù quando disse che al Giudizio Universale avrebbe pronunziato come giudice le tremende parole: "Via da me, maledetti, al fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo e per i suoi angeli"6. Ribellarsi a Dio, rifiutare e insultare il suo Amore infinito è colpa gravissima che giustifica l'eternità o la temporaneità dell'inferno in conformità alla durata da parte dell'anima del rifiuto dell'Amore di Dio, della sua Sapienza. L'uomo (e la donna, ovviamente), peccando, compie due mali: a) si allontana da Dio; b) si orienta verso le creature e le cose. Le conseguenze di questi due mali si risolvono in due pene: 1) la pena del danno; 2) la pena del senso. Pena del danno. - Quando l'uomo muore la sua anima che ha respinto l'Amore di Dio rimane dannata, cioè perennemente fissa fuori dall'Amor di Dio. L'uomo prende coscienza di aver perduto per sempre un bene infinito e grande come è Dio stesso, e questa consapevolezza gli procura una pena disperata, quasi infinita. I dannati sono orribilmente torturati dalla conoscenza del male compiuto e non rimediato e ciò che di conseguenza hanno perduto. Pena del senso. - Il castigo rientra nella legge stessa della "dialettica della morale", all'attaccamento morboso al bene mutabile piuttosto che al bene immutabile che è Dio. Il castigo è il restare irretiti nel "circuito dell'esistenza" la cui forza propulsiva che lo fa muovere si riassume nelle tre cause fondamentali: la concupiscenza o brama, nell'odio e nell'ignoranza. Gli insensati peccatori vengono investiti per tutto questo da un fuoco materiale di una speciale natura e altre pene saranno alla base del tormento, specialmente dopo la risurrezione dei corpi al Giudizio Finale(3) che darà origine a un nuovo mondo. La posizione di responsabilità di ogni essere umano è maggiore dopo l'Incarnazione di Dio in Gesù Cristo, perché prima il mondo non conosceva la Verità, ma dopo non ha creduto alla Verità e l'ha respinta. L'hanno respinta gli Ebrei, gli Islamici, i Buddhisti, gli Induisti, i Massoni, i Marxisti: respinta e combattuta ad oltranza. La responsabilità è pure notevole nei cristiani apostati e in quei cristiani che dovrebbero operare nel bene sotto la spinta dell'amore verso Dio e per l'Amore di Dio verso loro, ma agiscono per paura dell'inferno. Il peccatore fugge da Dio e questa fuga ha una velocità di allontanamento proporzionale al grado di gravità del peccato e di attrazione verso di esso. Questa fuga talora non è soltanto indifferenza all'amore di Dio, ma odio e disubbidienza al Signore. L'assurda fuga da Dio è paragonabile in certo qual modo a quel corpo celeste che uscisse dalla sua orbita gravitazionale attorno al sole e proseguisse senza mai fermarsi e con velocità sostenuta andasse verso l'abisso infinito. Ma l'uomo è più che pianeta, è una libera volontà protesa verso l'avidità, l'odio e l'ignoranza o, all'opposto, è libera volontà polarizzata verso l'altruismo, l'amore e la saggezza. L'uomo può essere fermato da Dio con il suo personale intervento e impedirgli con forza di muoversi e lasciarsi andare verso la catastrofe. Questo lo ha fatto incarnandosi, quale divina iniziativa per richiamare coloro che si allontanano, inseguire coloro che fuggono; lo fa con gli arpioni della sua grazia. È questa la parabola del buon pastore alla ricerca della pecora pazza e smarrita. Ma la pecora deve ascoltare la chiamata, fermarsi, tornare indietro, lasciarsi prendere dall'amoroso pastore. L'anima deifuga, dopo la morte del corpo fisico, dopo la separazione definitiva da quel corpo, continua la sua corsa nell'infinito e terrificante abisso infernale, sospinta dalla turba dei demoni reali, e dai demoni immaginari generati dal potere creativo della sua mente malata come le ghiandole secernono gli ormoni. La corsa è senza fine fino al giorno del Giudizio Universale, quando si farà definitiva o verrà risolta negli eoni che seguiranno, su questo non è in mio potere far ipotesi. Ma prima del Giudizio, anche all'Inferno Dio può salvare se in questo folle precipitare fra le grida assordanti e lo sghignazzare diabolico dei macchinatori delle tenebre, il disincarnato pronunzierà a gran voce le parole che santa Caterina da Siena prima di morire disse a Roma nella domenica 29 aprile 1380 sull'ora sesta: "Tu Signore mi chiami ed io vengo a Te; e vengo non per 6

Matteo, 25: 41.

' T. Palamidessi – I GUARDIANI DELLE SOGLIE E IL CAMMINO EVOLUTIVO - Quaderno n° 10.

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i miei meriti, ma per la tua sola misericordia, la quale misericordia io domando da te in virtù del sangue tuo...". Poi santa Caterina spirò dicendo ancora: "Padre nelle tue mani raccomando l'anima mia"7. Allora il grande liberatore interverrà contro il maligno. L'Archeosofìa è convinta che il castigo da parte di Dio non può essere eterno se l'anima ha un attimo di compunzione, di sete di paradiso; il castigo non può essere interminabile, perché niente è fermo, statico, ma tutto è dinamico ed evolutivo nel senso spirituale. Origene bene scrisse quando si espresse come segue (De Principiis, II, 10,6): "vi sono molte altre cose che a noi sfuggono e che sono note soltanto a colui che è medico delle nostre anime. Come per la salute del corpo noi abbiamo bisogno di rimedi severi e piuttosto aspri, in proporzione delle malattie contratte per la nostra intemperanza nel mangiare e nel bere; come in certi casi la qualità della malattia esige l'impiego rigido del ferro per tagliare, e quando il male oltrepassa ogni segno, è necessario che il fuoco consumi i germi profondi della malattia contratta: a maggior ragione si deve pensare che Dio, medico delle nostre anime, volendo estirpare i vizi accumulati dalla moltitudine varia dei nostri peccati e dei nostri delitti, adoperi cure dolorose simili a queste, e che inoltre applichi il supplizio del fuoco a coloro che hanno perduto la salute dell'anima... che questa cura usata dai medici per sollevare le nostre debolezze e restituire la salute per mezzo di cure crudeli, possa essere usata da Dio verso coloro che hanno ceduto e sono caduti nel peccato ci viene insegnato dal fatto del profeta Geremia, che ebbe l'ordine di presentare alle nazioni la "coppa del furore" di Dio, affinché "bevano e diventino come impazzite e vomitino" (Geremia, XXXII, 1-2). E Dio aggiunge questa minaccia: "Chi non beve non sarà purificato". Da questo si deduce che il furore di Dio serve per la purificazione delle anime". Dio non lascia nessuno nella perdizione, e nella condanna eterna dell'inferno, perché data la sua misericordia infinita non persisterà sempre nel suo sdegno contro l'uomo sua creatura fatta a sua immagine e somiglianza. Dio parla così al Profeta Isaia (Is., LVII,16): " .... io non contenderò in eterno e non sarò adirato sempre, altrimenti davanti a me verrebbe meno lo spirito e l'alito vitale che ho creato". Dunque, supporre che esista un purgatorio distinto dall'inferno è discutibile quando le anime dopo la dipartita dal corpo rimangano incatenate all'inferno per tutta l'eternità senza potersi redimere. Sarebbe come perdere di vista alcuni dati fondamentali che riassumo: 1) Dio è Misericordia; 2) Dio è Amore; 3) Dio è Giustizia; 4) Dio ha creato dal nulla l'Umanità a sua immagine e somiglianza, creata e non generata, dotandola di libero arbitrio valido sempre, ed essendo creata non ha l'immunità contro l'errore come Dio che è Sapienza Assoluta e Increata; 5) Dio è Redentore per mezzo del Figlio in unità di Spirito Santo. Se l'Onnipotente Padre non esitò a mandare il suo unigenito Figliuolo nel mondo umano, dominato da Satana e dai suoi angeli perversi, per insegnare e redimere, vuol dire che Dio ha a cuore tutte le anime. Poiché il Figlio non ha esitato fra gli spasimi atroci della crocifissione, gli oltraggi della folla malvagia a dire: “Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno (Luca, 23:34)”. Se Gesù Figlio di Dio, non esitò a discendere nei luoghi inferi della terra per portare ai dannati e ai demoni la buona novella della sua venuta e della remissione dei peccati per quelli che avrebbero creduto in lui, vuol dire che anche l'inferno potrebbe essere non eterno, ma transitorio. Questo concetto mi sembra chiaramente espresso da san Paolo quando rivolgendosi agli Efesini (Efesini, 4:7-10), così disse: "A ognuno di noi, però è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo la Scrittura dice: Ascendendo in alto si portò dietro i prigionieri, diede doni agli uomini. Ora ascese che altro significa se non che anche discese nelle parti inferiori della terra? Colui che discese è proprio colui che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse tutto". Tutta l'ascesi della Chiesa d'Oriente insiste sul concetto di spiritualizzazione deificante, non di espiazione; se nei loro scritti, i cristiani orientali Greci parlano di sofferenze purificatrici, non accennano mai alla soddisfazione penale; non usano neppure il termine di "espiazioni purificatrici", perché le pene sono intese morali, immaginative, piuttosto che di fuoco. Scartando la soddisfazione penale insegnano la liberazione progressiva, dopo la morte, intesa come guarigione. E giusto, perché i peccatori sono dei malati nell'anima, soffrono di un male ostinato: l'ignoranza. Il peccatore è un malato: Cristo lo dice esplicitamente: "Non peccare più, affinché non ti accada di peggio" (Giov., 5:14; 8:11). Fra la morte, la rinascita nei mondi intermedi, la reincarnazione, poi la nuova morte fisica, così avanti fino al giorno del Giudizio finale, l'attesa è creatrice, terapeutica, perché il purgatorio e l'inferno che diversificano soltanto per l'intensità e la drasticità della terapia si sperimentano alternativamente nell'al di là e nel di qua. Chi può dire che i massacri nei campi nazisti, le deportazioni in massa con gli smembramenti 3 T. Palamidessi – I GUARDIANI DELLE SOGLIE E IL CAMMINO EVOLUTIVO – Quaderno n° 10 7 F. S. Attal - L'angelo della pace Santa Caterina da Siena - Ed-Carabba, Lanciano-Roma a p. 351.

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delle famiglie e relative esecuzioni, le guerre con i loro orrori, non sono degli episodi terreni continuazione di episodi infernali e purgatoriali dell'al di là? Chi può dire che le persone dabbene perseguitate dalla sventura in apparenza ingiustamente, non siano i condannati dell'inferno che s'incarnano per chiudere vecchi conti o completano i ritocchi di una terapia inferta dalla legge di equilibrio? Perché per ogni persona è prevedibile - in una certa misura - attraverso l'astrologia, l'indole caratteriologica, le malattie e gli avvenimenti dell'esistenza? E evidente perché è nata con un destino discreto o doloroso che si riallaccia a precedenti vincoli.

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5 ) IL REGNO DEGLI ANIMALI O BRUTI Qualcuno si chiederà il motivo di occuparci del regno animale. Già, perché occuparci delle bestie? E facile rispondere. Perché gli animali hanno un'anima: elementare, infantile di scarso o nullo sviluppo, ma hanno un'anima che sopravvive alla morte del corpo. È dimostrato da numerose(1) esperienze quanto segue: 1) - La bestia subisce come l'uomo l'azione del magnetizzatore, cade nello stato ipnotico, catalettico e sonnambolico. 2) - E sensibile ai fenomeni di telepatia ed affini, vi sono dei casi in cui l'animale funge da percipiente e in altri da agente. 3) - Nel bruto si trova memoria, discorso e giudizio sensitivo. 4) - La sperimentazione elettro-encefalo-grafica sul cervello delle bestie ha dato prova che le reazioni EEG sono identiche a quelle dell'uomo. 5 ) - Vi sono casi eccezionali di animali pensanti e calcolatori con intelligenza e ideazione autonoma fra i cavalli ed i cani. 6) - Vi sono casi di sdoppiamento di animali vivi ed il loro doppio fluidico agisce come i fantasmi dei viventi (persone). 7) - Si sono osservati casi di apparizioni di fantasmi di animali di cui io stesso e altre persone della mia famiglia ne siamo stati i testimoni oculari. 8) - Non sono pochi i casi di senso profetico e previsione di morte negli animali. 9) - Certezza di casi con prove di identificazione di animali defunti. Se non avessimo la ricca messe di osservazioni fatte sulle attività cerebrali degli animali per supporre un'anima in grado di sopravvivere alla dissoluzione del corpo, basterebbero le cronache sui cani che fanno da poliziotti, i cani che salvano bambini e adulti dalla furia delle acque, cavalli che avvertono e chiedono aiuto per salvare il padrone in pericolo, capaci di manifestazioni umane di sentimento e intelligenza. Elefanti che lavorano e capiscono il linguaggio dei padroni, etc. Senza contare l'intuizione che hanno avuto Platone, Pitagora, Leonardo da Vinci, san Francesco d'Assisi sull'anima delle bestie. L'antico Egitto e l'India antica e moderna ammettono non solo la sopravvivenza di queste creature, ma la possibilità che l'anima dell'uomo possa reincarnarsi talvolta in una bestia a scopo espiatorio quando ha sceso la scala dei valori umani fino a raggiungere il livello bruto. Il Libro tibetano dei morti o Bardo Thòdol prevede questa possibilità che condivido non soltanto per via di deduzione. Riporto un pensiero del nostro genio italico Leonardo da Vinci: "Verrà un giorno nel quale gli uomini giudicheranno dell'uccisione di un animale nello stesso modo che essi giudicano, oggi di quella di un uomo". Le leggende che san Francesco d'Assisi predicasse agli uccelli e che gli rispondessero; che sant'Antonio da Padova, predicasse ai pesci e se ne stessero a fior d'acqua ad ascoltarlo, potrebbero non essere leggende, ma fatti veri come l'ammansito lupo di Gubbio diventato fedele amico del Poverello d'Assisi. Chissà con quanto orrore si scoprirà un giorno che sono stati vivisezionati, straziati, torturati per curiosità scientifica, frivolezza della moda, capriccio sadico, fame di carne, milioni e milioni di creature indifese con gli stessi diritti dell'uomo, il diritto alla vita, e che in molti di questi animali vi erano incarnate delle coscienze umane. Quando mi soffermo sul destino delle bestie e dei rapporti fra loro e fra loro e noi, perdo la serenità, perché è orrendo questo regno di paura, persecuzione, capitolazione. Questo brutale destino di istinti incontrollabili e di necessità naturali. Si dice che il Buddha provasse una grande compassione per le bestie e che dopo la sua dipartita abbia mandato un Bodhisattva nel regno degli animali raffigurato con un libro in mano nell'intento di aiutare al risveglio le anime ottenebrate dei nostri fratelli minori. 1 Ernesto Bozzano - Gli animali hanno un'anima? - Pref. di Castone De Boni - Fratelli Bocca, Milano 1952.

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6) IL REGNO UMANO Il pianeta da noi abitato non è un soggiorno di pace o di delizie, ma un vasto carcere ove i custodi e i condannati sono gli uni prigionieri degli altri. Qui si nasce e si muore dopo essere passati per la trafila della fatica, del dolore e della malattia. La Terra non è il regno di Dio, ma il dominio del Maligno, il luogo astronomico di confluenza delle forze del male le cui lontane origini si riannodano al conflitto fra gli angeli ribelli contro gli angeli fedeli al Creatore. Per questa ragione il Messia ha detto chiaro e netto che il suo Regno non è di questo mondo e neppure lo è per coloro che lo imitano e lo seguono. Infatti che cos'è il nostro pianeta se non il rifugio, il campo di concentramento delle anime fallite di precedenti prove di umanizzazione superiore, e perciò destinate ad affrontare una nuova esperienza di purificazione morale e intellettiva? Con la dipartita, l'anima disincarnata può trasmigrare in altri regni peggiori, equivalenti o migliori, quali i paradisi inseriti nel circuito esistenziale. Da questi soggiorni migliori, ma non risolutivi e permanenti, l'Io deve ridiscendere nel mondo umano in vista di un rilancio fallimentare nel Paradiso esistenziale o uscendo da vittorioso dalle sei forme di esistenza per trasferirsi nel vero Paradiso ove i puri di cuore vedranno Iddio8. Uscire dall'attrazione del mondo fenomenico significa aver distrutto ogni traccia di brama, odio e illusione, sostituendo questi veleni con gli opposti che sono: il non attaccamento alla vita esistenziale, l'amore di Dio e l'amore verso il prossimo, la saggezza. La caduta adamica ha segnato il servaggio esistenziale, ma la risalita è cominciata con l'Incarnazione del Verbo in Gesù Cristo, con l'istituzione del battesimo e del nutrimento eucaristico, rafforzata dalla passione, morte e risurrezione del Dio che si è fatto Uomo per poter attrarre tutto a sé una volta sollevato da terra9. La soluzione per ottenere la liberazione è il rifiuto tassativo del mondo e l'imitazione di Cristo, perché senza di Lui non si esce dal circuito. La terra dev'essere abbandonata quando sarà la nostra fine terrena, volontariamente, ma nella terra soltanto si costruisce il futuro spirituale degli individui. La scala dei valori etici procede dall'uomo bruto al superuomo in senso cristico, la cui posizione è superiore a quella dell'angelo. L'ascesi, il raggiungimento dell'Illuminazione, è dipendente dall'iniziativa personale e dall'aiuto di chi ci ama, ossia il Cristo-Dio. Nessuna via è valida al di fuori della Chiesa, né Islamismo, né Buddhismo, né Induismo, nessuna religione. I santi delle religioni non cristiane non sono che santi del "Regno degli dèi". Non basta aver realizzato la morale assoluta, bisogna essere inseriti in Cristo. E Lui il Creatore, è Lui la Via, la Vita e la Verità. I profeti hanno annunziato l'incarnazione del Verbo e Gesù ha dimostrato con i fatti che Lui è il Verbo fatto carne, atteso per la nostra redenzione. Voler raggiungere la liberazione al di fuori di Cristo è un grave errore che si paga di persona con una ben precisa condanna a morte nel senso di rimanere ancorati al mondo fenomenico che è tagliato fuori dal Regno di Dio. Neppure Buddha poté uscire dal circuito chiuso dell'esistenza, ma raggiunse uno degli stati o piani del "Regno degli dèi e dell'Eden" dove sono riuniti i giusti intrappolati che hanno rifiutato Dio assumendo un atteggiamento di presuntuosa autosufficienza. La morale assoluta non salva, cioè non fa uscire dal mondo fenomenico sia esso fisico che metafisico, sia che si tratti di giusti atei o giusti buddhisti. La visione di Dio implica oltre alla purità di cuore l'amore dichiarato verso Dio. Vi sono dei pensatori che sostengono l'omologabilità delle religioni monoteiste, di questi lo fui per errore anch'io, ma da quando il Signore mi ha toccato sono cristiano e basta. Se ho scritto che l'Archeosofia può essere utilizzata da tutte le fedi religiose, questo l'ho detto nel senso di una metodologia e utilizzazione di tecniche somatico-psichiche-spirituali per accelerare una catarsi interiore ma dottrinalmente non è omologabile, perché è l'aspetto profondo del Cristianesimo. Se il Cristo non fosse la rivelazione piena, unica, completa, ma soltanto una fra le tante altre manifestazioni della Verità, anche se la più edificante di tutte, non sarebbe il Cristo. Fra tutte le religioni passate ed esistenti, il Cristianesimo è Verità totale o pretesa da deliranti. Il Cristianesimo o è niente oppure è la realtà. Un Cristianesimo omologabile non è pensabile. Quindi la pretesa di essere nella verità rifiutando Cristo come Dio-Uomo, e non come Uomo-Dio, e rifiutando i Sacramenti che Lui ha istituito, è un errore nel quale cadono molti, ma oltre ad essere un errore è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo consistente nell’impugnare la verità conosciuta. 8 9

Matteo, 5:8. Giovanni, 12: 32.

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Se una religione valesse l'altra, e tutte fossero omologabili, cioè corrispondenti, sarebbe un'impostura Scritturale la notizia che il Cristo prima della risurrezione sia andato a liberare dal limbo i giusti morti nella fede monoteista, fra i quali Abrahamo, prima che Lui, il Cristo discendesse dal suo Regno per incarnarsi e redimerci. L'aspirazione a rendere migliore l'intera umanità, e naturalmente più felice, tramite l'unificazione di tutte le religioni è una onesta aspirazione; lavorare per intercedere con entusiasmo per l'unione di tutte le coscienze nell'amore che santifica del Dio rivelato è un'altra cosa, ma la prima è una sottile tentazione luciferica per far fallire questa unione che è possibile solo nel Corpo Mistico di Lui. Quando anni or sono approfondivo e scrivevo di buddhismo e di yoga tantriko, occultismo e dottrine affini, mi sembrava una madornalità l'affermazione dei teologi che dicevano: "Fuori della Chiesa, senza Cristo, non vi è salvezza". Ho impiegato del tempo a capirlo, ma l'ho capito, per il mio bene e prima di morire, perché è qui che si vince o si crolla spiritualmente, qui nel mondo umano e non altrove. Questo è il campo di battaglia, dopo, nello stato etereo del disincarnato non resta che pensare, ragionare, tormentarsi di non aver fatto ciò che era necessario fare, cioè cooperare con Cristo per amore di Lui, con una cooperazione libera da interessi egoistici. Quindi, volersi salvare, uscire da questo disgraziato regno umano lo ritengo possibile solo e unicamente se, dopo aver ricevuto il sigillo battesimale di Cristo nel nome della SS. Trinità, ci diamo da fare con tutte le potenze della nostra anima per imitare Cristo, testimoniando la nostra fede come fece il santo buon ladrone Dismas crocifisso alla destra del Re degli Universi. Le altre vie sono tentativi, mezze misure destinate a fallire: Zen, Yoga, Parsismo, Islamismo, Occultismo, Teosofia, Antroposofia, Massoneria e dottrine derivate, uccidono l'uomo, non lo salvano. Quel poco di bene che potrebbero fare per il buono che senza dubbio potrebbero avere, è il bene illusorio che incatena sempre più al mondo della concupiscenza, dell'odio e dell'illusione. Poiché, lo ripeto ancora, Gesù ha detto di non essere di questo mondo e chi lo imita non è di questo mondo10, la libertà, la pace, la vera vita è fuori dei sei regni che abbiamo esaminato insieme, è fuori del mondo.

10

Giovanni, 8:13; 15:18-19; 18: 36.

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CHIARIMENTI SUL DESTINO DELL'ALDILÀ L'INFERNO, IL PURGATORIO E IL PARADISO SONO ETERNI? Le tesi inerenti il destino dell'Io disincarnato, ossia dell'entità spirito-anima, sono diverse. Esaminiamo quelle fondamentali: 1) Tesi Cattolica Romana; 2) tesi Ortodossa Orientale; 3) tesi Archeosofica. a) La tesi Cattolica Romana sostiene una prima e una seconda morte. La prima morte consiste nella separazione dell'anima dal corpo fisico che cessa di vivere, mentre l'anima subisce nell'aldilà un primo giudizio immediato di Dio in Gesù Cristo, quale giudice. Da questo processo inappellabile l'anima che ha lasciato il corpo in stato di purezza e meriti riceve il premio della vita eterna nel Paradiso con la prima risurrezione. Se l'anima non è del tutto perfetta, trascorre un periodo di sofferenze e di speranza nel purgatorio, poi viene ammessa nel Paradiso alla visione beatifica di Dio Trinità, della SS. Vergine, dei Santi e degli Angeli. Se l'anima è passata nell'aldilà in stato di peccato mortale, senza pentimenti, allora è destinata all'Inferno (sheol in ebraico e Ades in greco) per tutta l'Eternità condannata alle pene del fuoco. Le anime senza battesimo vanno al Limbo se giuste, innocenti; le altre vanno all'Inferno. Comunque, private della visione di Dio. Alla fine dei tempi quando avverrà improvvisamente il Giudizio Finale ed i corpi dei vivi e dei morti diverranno corpi di risurrezione, e verrà il Cristo Glorioso a giudicare, per i reprobi vi sarà la seconda morte o condanna eterna delle anime rivestite di corpo nella Gehenna o stagno di fuoco inestinguibile. Per gli altri, i giusti, il Cristo riserverà il Regno dei Cieli in Eterno. Questo è tutto. b) La tesi della Chiesa Ortodossa Orientale sostiene le stesse situazioni, ma esclude il purgatorio, ammette l'inferno con le sue sofferenze morali e possibilità di ravvedimento con passaggio al Paradiso, fino al Giudizio Finale. Dopo tale avvenimento, per i reprobi la condanna eterna nella Gehenna e la seconda morte. Per gli Ortodossi Orientali l'Inferno (Ades) funge da purgatorio fino al giorno della Parusia e della risurrezione dei corpi, quindi è uno stato di coscienza terapeutico. Dopo tale Giudizio, l'Inferno è di condanna definitiva. Per il resto le tesi sono come quelle cattoliche. c) La tesi Archeosofica cristiana sostiene: la morte del corpo e primo Giudizio immediato dell'anima da parte di Gesù Cristo con trasferimento nel "Paradiso esistenziale" (non ancora il Regno dei Cieli) se l'anima è premiabile, diversamente se poco o tanto macchiata di peccato sarà destinata a restare nell'inferno purgatoriale per emendarsi, guarire dalle tre infezioni: la concupiscenza, l'odio e l'ignoranza. L'anima vi resterà per breve o per lungo tempo in espiazione, e se non basta, continuerà a soffrire adeguatamente nell'al di qua, attraverso il processo educativo delle vite successive o reincarnazioni, fino al Giudizio Finale. Nell'arco dalla recente morte al giorno del Giudizio Universale, se sarà riuscita a guadagnare la santità, sarà accettata nel "Paradiso esistenziale", se per sua colpa fallirà, verrà condannata con i reprobi, i ribelli irriducibili verso Dio e la morale, alla seconda morte, quella della separazione dello spirito che ritorna a Dio che lo aveva dato, dall'anima risucchiata dalla Gehenna o lago di fuoco eterno. Tale condanna eterna dell'anima mutilata dello spirito sarà inflitta con il corpo della risurrezione. Le anime integre, cioè in possesso dello spirito a immagine e somiglianza di Dio che si trovano nel "Paradiso esistenziale", quindi nel "Circuito dell'esistenza" che hanno superato le ulteriori prove di perfezione nell'aldilà o attraverso qualche reincarnazione, entreranno con il corpo di gloria nel "Regno di Dio", fuori del mondo fenomenico, cioè del "Circuito chiuso dell'esistenza". Subito dopo la morte se l'anima è impura e non riesce a vedere e riconoscere la Luce di Cristo, cadrà in un sonno profondo la cui durata minima è di tre giorni e mezzo o quattro. Poi appena risvegliata da questo sonno, verrà giudicata come sopra ho detto.

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COS'È IL LIMBO LO STATO DI COSCIENZA DEL LIMBO Definizione del Limbo Limbo vuol dire lembo, estremità, orlo, dal latino limbus. Esso è uno stato delle anime e un luogo da esse abitato. Questo vocabolo appare nella teologia dopo Pietro Lombardo (morto nel 1160); prima, era chiamato dagli ebrei sé'ól, tradotto nella versione greca dei Settanta con l'espressione Ades, e nella versione latina con la parola Inferno (Infernus) entrambi per indicare il domicilio dei defunti. Il Limbo è la destinazione di coloro che non avendo meritato l'inferno per mancanza di colpe non possono andare in Paradiso a causa del peccato originale non cancellato. Prima della venuta del Cristo, il Limbo era lo stato e il luogo dei giusti del Vecchio Testamento, i quali, benché purificati delle loro colpe e in grazia, uscendo da questa vita, non potevano entrare nel Paradiso, mancando la Redenzione dell'umanità, cioè la cancellazione del peccato originale. Pertanto i morti prima di Cristo, in stato di santità, erano riuniti nella serena attesa del Redentore, in uno stato tranquillo. Questo stato fu chiamato dai Padri, il Limbo, oppure "seno d'Abramo" (cfr. Luca, 16:22). Seno e Limbo erano la stessa cosa. Ma fu dato il nome del Patriarca, come esempio, modello di padre dei credenti e di fede in Dio. Il vocabolo sé'ól designava nella lingua ebraica sia la dimora dei perversi, la Gehenna, come viene indicata dai Vangeli (Matteo, 5:22; 23:15; 10:28; Marco, 9:42-46; 18:9; Luca, 12:15), sia la dimora dei giusti "seno d'Abramo". In seguito, ma erroneamente "seno d'Abramo" divenne il sinonimo del Paradiso. Trovandosi quest'ultimo al di fuori della terra. Nella liturgia antica dei defunti si supplica Dio di accogliere le anime dei giusti nel "seno d'Abramo". Il Limbo dei ss. Padri cessò come era concepito nel Vecchio Testamento con la discesa in esso di Gesù. In questo stato-luogo le anime senza battesimo hanno il solo tormento, la sete di vedere e conoscere Gesù, perché per il resto sono delle anime pure, avendo conseguito la perfezione morale sotto altre religioni o convinzioni. [Il Limbo è stato dichiarato non esistente dalla Chiesa – da Papa Ratzinger - il 21 aprile 2007. C’è da chiedersi che fine abbiano fatto tutti coloro che vi sono stati rinchiusi! – N.d.R.]. Limbo dei bambini. Secondo la teologia, esiste il Limbo dei bambini, lo stato e il luogo dei bambini non battezzati, deceduti prima dell'uso della ragione e senza aver avuto la remissione del peccato originale. La loro età non ha consentito di fare l'atto di fede e di contrizione (Battesimo di desiderio), perciò rimangono con la colpa di origine. Non ricevendo il Battesimo nella fede della Chiesa, non "rinascono nell'acqua e nello Spirito Santo" (Giovanni, 3:5), e pertanto restano fuori del Regno di Dio. Godranno di una beatitudine naturale. Questo concetto è fondato sulla Giustizia di Dio che non può infliggere a chi non ha peccati personali una punizione qualsiasi. S. Gregorio di Nissa(1) distingue la sorte dei bimbi deceduti senza battesimo da quella degli adulti che hanno rifiutato volontariamente il Battesimo. S. Agostino(2) afferma che il Limbo dei bambini dura eternamente, perché deceduti con il solo peccato originale e quindi fissati per sempre in quello stato. Francamente non sono d'accordo, perché c'è di mezzo la trasmigrazione delle anime, la reincarnazione. Infatti, ritengo che l'anima di un bambino morto senza battesimo può essere l'anima di un peccatore che aveva preso possesso di quel corpicino deceduto, e perciò non può andare al Limbo, destinato alle anime non battezzate, ma perfette, ma dovrà essere trasferita a seconda della gravità, all'inferno o al purgatorio, onde ripassare da questo sulla terra per completare la sua catarsi cristiana. Le condizioni di coscienza del Limbo. Le anime perfette non cristiane non sono turbate dai conflitti della coscienza, per quanto si tratta della morale, delle virtù, ma non hanno la visione beatifica di Dio, ed è questa la sofferenza alla quale le sottopone la legge del contrappasso. Il Limbo raccoglie anime di alta cultura, dotate di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; in possesso delle virtù, ma senza la fede nel Cristo e tagliate fuori dal suo Corpo Mistico. 1 Patrologia Graeca - Ed. LP. Migne, Parigi 1857-66; in 161 voll. 2 S. Agostino - De Anima et eius origine 12:7.

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IL MISTERO DELLA SECONDA MORTE E LA DANNAZIONE ETERNA DELLE ANIME Questo argomento che ho sfiorato confrontando i punti di vista dei tre libri dei morti: cristiano, egiziano e tibetano, viene qui ripreso più in profondità per inquadrare meglio lo schema dell'opera. Sappiamo già dalla Rivelazione del Vecchio e Nuovo Testamento che all'uomo quanto alla donna sono riservate due morti, la prima quando il corpo fisico cessa di vivere e il complesso psichico-spirituale entra nell'aldilà per espiare le proprie colpe nei confronti di Dio e dell'Umanità o, in caso di meriti cristiani per trasferirsi nel "Paradiso esistenziale" in attesa del Giudizio Finale, della risurrezione dei corpi e della Parusia di Cristo nella Gloria, la cui apoteosi sarà nel Regno dei Cieli. La seconda morte è la separazione già menzionata anche da Plutarco di Cheronea, dello spirito che ritorna a Dio che lo ha dato (Ecc., 12:9) dall'anima, figlia adottiva della terra, che ha preferito il mondo materiale fatto di brama, collera e illusione. Non perché il Creatore abbia prodotto il mondo imperfetto, ma perché il mondo è dominato dal maligno (I Giovanni, 5:19), usurpatore, angelo creato prima del mondo e diventato demonio dopo la sua ribellione al Signore. Spirito e anima patetica e anima erotica non possono essere gettati nel fuoco della Gehenna che ha una funzione diversa dall'inferno purgatoriale che gli ebrei chiamano sheol' ed i greci Ades. La seconda morte, dalla quale sono preservati i giusti, i santi, è fissata alla fine dei tempi quando accadrà il Giudizio Finale o Universale, ma si può ammettere per molte persone anche prima del Giudizio Finale a causa della precocità nel male ostinato e della selettività operata dalla giustizia divina. Deduco questo da diverse considerazioni e dalla lettura di alcuni passi Scritturali. Esaminiamoli con i Vangeli alla mano. Dopo la parabola del seminatore (Mc, 4:1-9), terminata da Gesù con la sua tipica espressione per risvegliare meglio l'attenzione degli ascoltatori, "chi ha orecchie da intendere, intenda", gli apostoli si avvicinarono al Cristo per chiedere delle delucidazioni: "Ma quando fu solo, i dodici che erano attorno a lui, lo interrogarono sulle parabole. Ed egli disse loro: - A voi è dato il segreto del regno di Dio, a quelli invece che sono fuori tutto si fa in parabole, affinché guardando guardino e non vedano e ascoltando ascoltino e non odano, perché non si convertano e non sia loro perdonato" (Mc, 4:10-12). Lo stesso discorso allarmante è riportato in maniera più esplicita dal Vangelo secondo Matteo: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ad essi invece non è stato dato. Infatti a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro per via di parabole, perché vedendo non vedono, e udendo non odono, né intendono. E si compie in essi la profezia di Isaia, che dice: - Udrete con le vostre orecchie, e non intenderete: e guarderete con i vostri occhi e non vedrete -. Poiché questo popolo ha un cuore insensibile, ed è duro d'orecchie, ed ha gli occhi chiusi: affinché non vedano con gli occhi, né odano con le orecchie, né comprendano con il cuore, né si convertano, e io li risani” (Mt., 13:10-14). Le parole citate si trovano in Isaia, 6:9. Poi ancora: "Fate attenzione a ciò che ascoltate. Nella misura con cui misurate sarà misurato a voi e a voi che udite sarà dato di più. Poiché a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto (dal diavolo) anche quello che ha (di spiritualità nel cuore)". (Mc, 4:23-25). Un altro passo integrativo è questo: "perché disse pure Isaia: Accecò i loro occhi, e indurì loro il cuore, affinché con gli occhi non vedano e con il cuore non intendano, né si convertano, ed io non li risani" (Gv., 12:39-41). Tutto questo dimostra che vi sono individui che non meritano la grazia salvifica di Dio, perché reprobi, mancanti di fede, di cattiva volontà nel non volerne sapere di sapienza divina. Dio vuole da noi la fede, la speranza e la carità: per lui, un amore totale, diversamente condanna per l'eternità alla seconda morte, e Gesù parlò a una folla di condannati alla seconda morte. Malgrado la tesi archeosofica e della Chiesa d'Oriente che dalla Morte al Giudizio Universale l'inferno è terapeutico per coloro che si ravvedono, ma dopo non lo è più, è logico supporre che taluni individui non beneficeranno di questa grazia, ma sono già condannati all'inferno eterno o alla seconda morte, già da questa vita per le ragioni che abbiamo udito dai Vangeli. Le Sacre Scritture dicono a più riprese: "Chi sarà vincitore non sarà offeso dalla seconda morte" (Apoc, 2:11); "Beato e santo chi ha parte nella prima risurrezione: sopra questi non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui per mille anni". Altrove apprendiamo: "E l'Ades (inferno purgatoriale) e la morte furono gettati nello stagno di fuoco (gehenna). Questa è la seconda morte. E

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chi non fu trovato scritto nel libro della Vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apoc, 20:15). Vale a dire che vi sarà un giorno in cui non vi sarà più la possibilità di riparare né con le morti e le rinascite sulla terra, né con il pernottamento nell'inferno purgatoriale, perché vi sarà solo e unicamente l'eternità della gehenna. In Matteo, 10:28, Gesù dice: "Non temete coloro che uccidono il corpo e non possono uccidere l'anima: ma temete piuttosto colui che può mandare in perdizione e anima e corpo nella gehenna". Il passo è riconfermato da Luca, 12:4-5 in base al quale Origene fa il seguente commento: "Chi cercherà, dice Gesù, di salvare la sua anima la perderà e chi la perderà, la salverà". I martiri cercano di salvare la loro anima; essi la perdono quindi per salvarla. Ma quelli che vogliono salvare la loro anima senza perderla, perdono contemporaneamente il corpo e la loro anima nella gehenna (Mt. 10:28). In merito diciamo alcune parole secondo la capacità della nostra mente: l'uomo animale non accoglie ciò che viene dallo spirito (I Cor. 2:14) e pertanto, non può essere salvato. "Semina un corpo animale, risuscita un corpo spirituale" (I Cor. 15:44). Infine, chi si unisce al Signore non è con lui che un solo spirito. Se dunque colui che si unisce al Signore, l'animale che egli era, si trova trasformato per questa unione nell'uomo spirituale ed è un solo spirito (I Cor. 6:17) con il Signore, noi pure, perdiamo la nostra anima per aderire al Signore ed essere trasformati in un solo spirito con lui" (1). San Paolo nella Lettera agli Ebrei (4:12), aggiunge qualche altra idea ispirata: "la parola di Dio è... più affilata di una spada a due tagli, penetrante fino a dividere anima e spirito". Sulla seconda morte si hanno dei riferimenti su una "corona". E un discorso oltre che mistico, iniziatico. "Sii fedele e ti darò "la corona della vita"." (Apoc., 2:10); "gli fu data una corona ed uscì da vincitore" (Apoc., 6:2). Da san Giacomo apostolo: "Beato l'uomo che sostiene la prova, perché quando l'avrà superata, riceverà la corona della vita che il Signore promise a quelli che lo amavano" (Ep. di Giacomo, 1:12). "Ciascuno... è tentato, attratto e sedotto dalla propria concupiscenza. La concupiscenza poi, una volta concepita, partorisce il peccato, il peccato a sua volta quando è consumato, genera la morte" (Epist. di Giacomo, 1:12-15). La seconda morte consiste dunque nella separazione dello spirito dall'anima a causa dell'abuso di peccato. Il destino dell'anima è di finire nella gehenna, lo stagno di fuoco mentre lo spirito torna a Dio. Come dice l'Ecclesiaste: "... e la polvere torni alla terra com'era prima e lo spirito ritorni a Dio che lo ha dato" (Eccl. 12:7). Chiunque pecca e non si pente, né rimedia ai suoi errori, non importa se in pensieri o in azioni, sarà diviso; una parte del suo complesso psico¬spirituale subirà la sorte degli empi, l'altra che non gli appartiene più ritorna "a Dio che l'ha data". Mentre l'anima e il suo corpo cadranno nell'inferno, lo spirito ritornerà al Creatore che lo ha dato. Ma il giusto non deve temere nulla, egli non sarà diviso, la sua anima se ne va con il suo spirito in perfetta sintonia: anima trasmutata, spiritualizzata, nella beatitudine eterna. Essere divisi è la privazione dello spirito, ciò che senza essere Dio è divino nell'uomo, il resto, la parte propria dell'empio irrecuperabile, cioè l'anima subirà il castigo con il suo corpo. "L'anima che pecca è lei che morrà" (Ezechiele, 18:4). Il Profeta non dice lo "spirito che pecca", appunto perché lo spirito non può peccare dato che Dio lo ha fatto a propria immagine e somiglianza, quindi quando è tagliato in due, quando soccombe per sua colpa alla seconda morte, Dio ritira da lui non solo lo spirito, ma l'immagine, e la somiglianza. Nell'uomo vi sono due immagini e somiglianze; la prima è quella ricevuta all'inizio dalla Divinità, in conformità a quanto è scritto nella Genesi " a immagine e somiglianza di Dio"; la successiva, la seconda, è l'immagine e somiglianza terrestre che ricevette alla sua caduta quando fu cacciato dal Paradiso a causa della sua disubbidienza e del suo peccato, preso dai lacci del tiranno di questo mondo. Ora se l'uomo dopo le prove dolorose delle nascite e delle morti e delle reincarnazioni si mantiene ostinato nel peccato deve perdere l'immagine e la somiglianza di Dio e restare con la sola immagine terrestre. L'immagine di Dio è per l'esattezza l'immagine del Logos, perché è in Lui che il Padre ha creato ogni cosa in unità dello Spirito Santo; egli è l'archetipo dopo il quale tutte le creature sono state fatte a sua immagine. Infatti la Scrittura dice: "Dio dunque fece l'uomo e lo fece a immagine di Dio". Qual è l'immagine di Dio se non il "primogenito avanti ogni creatura" (Col., 1:15), cioè il nostro Redentore? Se vogliamo capire il motivo per il quale l'anima perversa infettata dal demonio e irrecuperabile viene separata dal suo spirito su deliberazione della giustizia divina per essere abbandonata al fuoco della Gehenna, mentre lo spirito incontaminato ritorna a Dio che lo ha dato, dobbiamo rifarci alla "Genesi segreta", e quindi alla prima creazione della terra e dell'uomo-donna metafisici, e alla seconda creazione, quella fisica, dalla quale dipendono le prime coppie umane biologiche.

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Prima di tutto dirò che Dio ha creato lo spirito del mondo, poi l’anima del mondo, quindi l'eros del mondo, e ancora la mente del mondo, l'astrale del mondo, la vitalità del mondo e la materia fisica del mondo. Di questi mondi costituenti il cosmo, l'uomo ha in sé tutti questi mondi, o meglio le monadi di questi. Per questo gli antichi filosofi hanno detto che l'Uomo è un microcosmo, replica del grande cosmo. Questa analogia ebbe grande fortuna nel XII secolo fra i commentatori di Platone e con san Bonaventura da Bagnoregio, il monaco cistercense Guillame de Saint-Thierry, etc. per i quali la Lettera di san Paolo ai Romani, 1:20 prese un grande valore. La fisica moderna ha dimostrato che nella natura tutto è atomico, composto cioè di particelle in movimento. Perciò è lecito supporre per analogia che tutta la creazione è atomica e che vi siano per sapiente deliberazione di Dio, atomi di spirito del mondo e atomi dell'anima del mondo, e atomi di quei mondi che ho già indicato sopra. Ogni atomo o sferula ha delle proprietà sue proprie, quindi fra i diversi mondi o piani vi è un interscambio di pulsazioni. Questi costituenti del macrocosmo (grande cosmo) che si ritrovano nell'uomo hanno le seguenti funzioni: il corpo fisico è il corpo della vitalità, la vitalità del corpo emozionale, il corpo emozionale è il corpo del corpo mentale, il corpo mentale è il corpo del corpo causale e questo dell'eros, anima e spirito. Lo spirito è in certo qual modo il corpo di Dio. Perciò il Cristo ha detto "il Regno di Dio è dentro di voi" (Lc, 17:21), ma ha pure detto ai Farisei del suo tempo e di tutti i tempi presenti e futuri: "io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti" (Mt., 21:42). Il Messia con quelle parole ha voluto significare anche il ritiro di Dio dallo spirito umano la cui anima è morta di peccato (Ezechiele, 18:4), e perciò è stata separata dallo spirito con la seconda morte. Lo spirito personale del dannato viene riassorbito dallo spirito del mondo, perdendo la sua personalità. Quando i genitori si uniscono per dare alla luce un figlio, la madre concepisce una creatura il cui embrione nel quale si è formato il corpo eterico, emozionale, mentale, attira il corpo causale, veicolo dell'eros, dell'anima e dello spirito.

1 Origene – Homélies sur S. Luc – Ed. du Cerfs, Paris 1962 a pag.433

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CICLI ASTRONOMICI, INFLUSSI COSMICI, CORPO CAUSALE E VITA POSTUMA Sentir parlare di astrologia e di sopravvivenza dell'anima può meravigliare o rendere scettico chi non si è addentrato negli studi sistematici delle influenze astrali. Eppure già da molti secoli i lama del Tibet a proposito del Bardo Thòdol, il Libro Tibetano dei Morti utilizzano la loro astrologia per controllare la vita postuma delle persone, per fissare chi deve toccare il cadavere o guidare con la parola l'agonizzante. Nella Palestina l'astrologia era usata dagli asceti dei conventi Esseni di Qumran, nei pressi del Mar Morto per le stesse ragioni ed anche per la ricerca del Messia. E interessante ciò che scrisse lo scomparso Cardinale Jean Danielou, illustre storico ecclesiastico nel suo volume: La foi de toujours et l'homme d'aujourdui - Ed. Beauchesne, Paris 1969: "...recentemente si sono scoperti a Qumran, nei "manoscritti del Mar Morto", due oroscopi del Messia: ciò dimostra che fra gli ebrei dell'epoca era viva la preoccupazione di determinare sotto quale stella sarebbe nato. La storia dei re magi, che in un primo momento potrebbe sembrarci straordinaria, corrisponde invece a un carattere preciso dei costumi del tempo". Prima ancora che apprendessi la notizia che i tibetani usavano e utilizzano al presente l'astrologia per scopi religiosi, funerari e medicali, c'ero arrivato da me per intuito e per delle esperienze, dato che dal 1934 ad oggi ho investigato tutti i settori dell'astrologia. Nell'epoca aurea delle mie sperimentazioni yogiche e di medianità superiore potei sviluppare importanti ricerche sui Perigei lunari (massima vicinanza alla terra), sulla linea Equinoziale (Ariete-Bilancia) e le congiunzioni del Sole e della Luna (Noviluni) e delle opposizioni (Pleniluni) perché favoriscono la dilatazione del doppio eterico rendendo più facile la temporanea dissociazione del fantasma vivente dal suo corpo fisico. Questi studi miravano e dettero buon risultato, almeno per coloro che erano predisposti allo sdoppiamento psico-corporeo e la visita cosciente del mondo eterico, astrale e mentale. Le mie ricerche sulla vita dei santi e dei grandi personaggi attraverso i loro oroscopi di nascita ed i passaggi planetari, Rivoluzioni Solari, Direzioni agli anniversari, hanno confermato che vi è una continuazione d'influenze anche dopo il loro decesso. Con ciò intendo dire che un transito planetario, un'eclisse, l'arco di una Direzione armonico o disarmonico, si fanno sentire alla memoria del defunto. Per un santo o una santa si hanno, per l'anno della beatificazione, canonizzazione, traslazione delle reliquie, ben precise indicazioni astrologiche come se la persona fosse in vita. Le fasi di discredito, dimenticanza del defunto, sono chiaramente indicate dalle quadrature e opposizioni di Saturno, Urano, Plutone nei confronti del Sole e di Giove in correlazione a determinate case astrologiche. I miei studi sui grafici astronomici di nascita di san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cafasso, il santo Curato d'Ars, santa Teresa d'Avila e del Bambino Gesù, san Francesco d'Assisi, santa Caterina da Siena e santa Caterina de' Ricci, etc, mi hanno dato preziose indicazioni, per cui per me è un fatto certo, e sarei lieto che altri studiosi indagassero in tal senso, dico un fatto sicuro che l'influenza degli astri condiziona l'uomo non solo dalla nascita alla morte, ma continua ad agire su lui anche dopo che ha lasciato le spoglie mortali. Per analogia ho indagato sugli oroscopi di criminali giustiziati in stato di rifiuto religioso, ebbene mi risulta un destino di dopo morte funesto che dimostra una continuazione dall'inferno sulla terra all'inferno dell'al di là. La tesi teologica cristiana del limbo, purgatorio, inferno e paradiso è convalidata dall'astrologia. La credibilità o meno di questa mia segnalazione dipende: a) per il materialista di rendersi conto personalmente con l'esperienza astrologica, la statistica, b) Per il credente nella vita postuma la prova è non solo offerta dallo studio metodico dei diversi casi con l'astrologia trascendentale o Iniziatica(1). Solo la personale sperimentazione astrologica farà capire che ho ragione, e prima di me i Lama del Tibet. Del resto, se gli astri influenzano il carattere, le attitudini, una morale, questi astri è evidente che operano sulla sfera psichica e mentale di un individuo, e se ciò accade, come dimostra la ricerca astrologica, l'influsso deve pur continuare anche quando la persona è disincarnata. Perché? Evidentemente perché gli astri ed i settori Zodiacali esercitano con le loro onde invisibili, ma reali, un'influenza sulla struttura biochimica del corpo (da cui le malattie) ed un'altra sulla sfera psichica e dei corpi sottili, diciamo sui corpi sottili che di riflesso operano sulla psiche e lo spirito. Una domanda che può essere formulata con ragione da coloro che per la prima volta sono informati sulla scienza del cielo e il destino dell'anima, è questa: - Su che cosa le influenze planetarie agiscono dal momento che la persona ha cessato di vivere? A questa domanda rispondo: l'uomo vero consiste nell'Io immortale che

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ha per corpo cosmico un veicolo sottile di una particolare sostanza che registra i pensieri, gli stati d'animo e gli avvenimenti più decisivi per l'evoluzione morale personale di tutte le vite passate e dell'ultima, cioè la più recente, quella lasciata da poco(2). In questo corpo causale c'è la registrazione, la scatola nera e bianca dell'Io. Ebbene, gli astri influenzano questo "corpo causale", così chiamato perché è la causa del nostro processo evolutivo; è ad esso che Dio ha affidato il delicato compito di guida personale al diretto comando dell'Io, come ha pure affidato noi stessi all'Angelo custode. Il "corpo causale" è influenzato dagli astri anche dopo la morte, e come in vita per mezzo suo facevano incontrare al vivente le buone e le cattive persone, i buoni e i cattivi consiglieri, allo stesso modo nei 49 giorni di peregrinazione nell'oltretomba, nella vita intermedia fra la morte avvenuta e la successiva destinazione, saranno queste influenze a predisporre gli incontri con le entità vere e con le entità fantomatiche del purgatorio, inferno e paradiso, secondo l'esperienza meritata dal defunto. Quest'ultimo, come riceveva dagli astri la spinta da vivente ai sogni veraci ed a quelli ambigui e bugiardi con i personaggi e le scene oniriche, così gli accadrà nel suo nuovo stato. Il controllo astrologico inerente la vita postuma non si limita ai 49 giorni che racchiudono i momenti critici, ma continua e muta carattere influenzale o per lo meno si trasforma con la successiva reincarnazione. Quest'ultima dovrà effettuarsi sotto posizioni astronomiche similari a quelle della precedente incarnazione in conformità alla legge di premio o espiazione. E evidente che una forte unione con il Signore, un grande pentimento delle proprie colpe, una sete di perfezione e d'amore verso il Creatore e il prossimo daranno all'individuo disincarnato una rinascita sotto buoni influssi, supposto che abbia bisogno di ritornare sulla Terra. I punti di partenza per seguire deduttivamente che cosa capiterà al defunto dopo la morte sono questi: 1) diagramma o carta del cielo calcolata per il giorno, mese, anno, ora e minuti, città di nascita. 2) Carta astronomica dell'anniversario precedente la data di decesso, chiamata in termini di astrologia, Rivoluzione Solare. 3) Carta del cielo dell'istante di morte e transiti lunari. Questi ultimi sono interessanti da osservare perché determinano i giorni critici di sette in sette. 4) L'oroscopo di Rivoluzione Solare calcolato per l'anniversario del defunto, darà ogni anno delle informazioni dell'andamento della sua esistenza soprasensibile. Riprenderò, scendendo sul terreno pratico, questo argomento nel trattato già segnalato L'ASTROLOGIA DEGLI INIZIATI ALLA SAPIENZA dove porterò numerosi esempi di santi e di famosi criminali per far capire come gli astri - fermo restando il libero arbitrio relativo - regolano non solo le stagioni, i terremoti, le maree oceaniche, favoriscono le malattie e le epidemie, ma il premio o il castigo nell'al di là. Indicherò nel trattato già pronto, ma che attende gli ultimi ritocchi un importante studio interpretativo sul famoso Dr. Marcel Petiot, nato il 17 gennaio 1897 ad Auxerre alle ore 3 e ghigliottinato il 25 maggio 1946 di mattino, perché condannato per una serie spaventosa di delitti, traffico di stupefacenti, etc. Questo è uno dei tanti esempi che verranno trattati secondo il profilo psicologico, gli avvenimenti da vivo ed i presunti nella sfera infernale.

----------1 Tommaso Palamidessi - L'ASTROLOGIA DEGLI INIZIATI ALLA SAPIENZA-. 2 La mia insistenza sulla dottrina della reincarnazione, avversata dalla Chiesa popolare, è tassativa, perché ho avuto ricordi di mie passate vite con ritrovamento di oggetti e di luoghi ove vissi.

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I QUARANTANOVE GIORNI DELLO STATO "POST MORTEM" E LORO SIGNIFICATO I fenomeni della vita biologica e quelli dello stato dopo la morte sono in rapporto con certi ritmi, cicli, numeri. Il 7, per esempio, è tante volte ripetuto nella Bibbia e nell'Apocalisse di san Giovanni e si trova nel 7° giorno considerato Santo. Nel Cristianesimo il 7 è altamente simbolico: i 7 doni dello Spirito Santo, i 7 Sacramenti. Il 7 è sacro anche per gli Ebrei: i 7 cieli, i 7 fiumi delle 7 montagne; nella liturgia: i 7 altari, le 7 fonti sacre, i 7 bracci del candelabro, le 7 unzioni di olio, le 7 coppie di animali puri che entrano nell'arca. Per i Babilonesi vi erano le 7 divisioni dell'inferno. Molto significativo è un multiplo di 7, il 49 (7x7). La medicina ha sempre trovato importanti i giorni critici che cadono di 7 in 7 a partire dal momento dell'ammalarsi e quindi del decubito. Il numero 7 giuoca anche nella vita di Gesù. 70 erano i discepoli del Signore (7x10), 70 gli anziani d'Israele, 70 gli anni o settimane d'anni dell'apocalittica, 70 le nazioni della tavola etnologica della Genesi. Nella natura, il numero 7 è il governatore della periodicità nei fenomeni della vita, nella serie degli elementi chimici, le 7 note musicali, i 7 colori in fisica. Il 7 domina il Mistero dei 7 fuochi e dei 49 (7x7) aspetti del Fuoco. Il sette ricorda al cristiano esoterico le 7 zone dell'esperienza dopo la morte nello stato "intermedio", il cui simbolo di ciascuna zona è il manifestarsi, nella diàbasi, di uno dei 7 elementi del complesso principio di coscienza. Sulla sacralità dei numeri vi sono argomenti a non finire, e così vi dovrei accennare che vi sono 7 gradi o mondi dell'illusorio spettacolo della natura nel mondo ove si nasce e si muore per rinascere nuovamente, costituiti di altri 7 globi. Sopra ciascun globo vi sono 7 cerchi di evoluzione o stazioni di esistenza attiva, per un totale di 7x7 = 49. Nello stato dopo la morte, che si può definire con certezza uno stato embrionale nel mondo psichico imparentato con lo stato embrionale fisico, dominato da ritmi numerici analoghi, sono decisivi i 49 giorni. Di questa segreta tradizione Dio ha voluto che fossi informato direttamente nella notte del 2 novembre 1967. La notte in cui noi cristiani preghiamo per i nostri morti. Non saprei se fossero state le ore tre della notte, ma è pur certo che fui condotto in spirito per capire il mistero della morte e dei 49 giorni dello stato intermedio. Vidi passare in un mondo crepuscolare dai colori fluorescenti madreperlacei i processi di gestazione di un embrione psichico, simili nei tempi di maturazione e crescita a quelli fisici. Un ripassare da parte del trapassato (quale principio cosciente, punto di luce, forza pensante) di tutti i 49 stadi di esistenza con gli acquisti di evoluzione e involuzione. Capii in tal modo l'interdipendenza dei due processi embrionali e di crescita, il fisico e quello psichico: l'analogia dei passaggi nei due mondi, di tutte le fasi e forme di struttura organica dall'uovo all'embrione e da questo al feto, con momenti decisivi ogni sette giorni. Una strana tempesta con perturbazione di quell'oceano fluidico scuoteva ogni cosa. "Anche qui”, mi fu detto da un personaggio che mi guidava: "Come da voi nel mondo materiale, la luna perturba a scadenze fisse le sottili energie del nostro regno. Noi qui non siamo immuni dall'azione dei noviluni, dei pleniluni o dei quarti di luna". Di un defunto che stava arrivando al 49° giorno di gestazione ultraterrena notai un cambiamento di attività, di colori, una metamorfosi, e l'esortazione di una sua guida spirituale che suggeriva di reagire con tutte le sue forze all'illusione, e di far presto a svegliarsi alla Luce del Cristo, Signore dei vivi e dei trapassati, perché il secondo mese è conclusivo per la destinazione, cioè per la rinascita in uno dei mondi soprasensibili. "Come sulla terra, prima di nascere passano da 270 a 280 giorni. Poi, quando il tempo dell'esperienza nel nostro mondo è terminata, l'anima si incarna per la nuova prova". Rimasi impressionato di quel sogno che non era stato sogno, ma rapimento nello stato "intermedio", dono di Dio nella notte dei defunti. Consultai alcuni libri di fisiologia, perché non ricordavo o non sapevo il nesso fra i 49 giorni della vita dei defunti ed i 49 giorni della vita intrauterina di una qualsiasi creatura sulla terra. E ne ebbi la conferma. Compresi che si ripete per il trapassato, in certo qual modo, ciò che provò quando era nell'utero di sua madre. Nella vita del concepimento fisico, l'embrione prende il nome di feto alla fine del secondo mese cioè al 49° giorno di gravidanza. Qui il prodotto del concepimento assume la forma completa e caratteristica della specie a cui appartiene. Prima del secondo mese si parla di embrione. Al primo mese l'uovo ha il diametro di circa 2 cm mentre l'embrione, nel suo interno pesa da 1,25 a 2 grammi con una lunghezza di 7-8 mm. Alla fine del 2° mese, più esattamente al 49° giorno (7 settimane) l'embrione ha forma grossolanamente umana, è

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lungo 4 cm, e pesa circa 4 grammi. L'uomo raggiunge le dimensioni di un uovo di gallina, continua la crescita e il perfezionamento dei sistemi fisiologici e anatomici, per arrivare al 9° mese, cioè i 270-280 giorni per venire alla luce della vita terrena. La visione mi dimostrò quanto sia decisivo il 49° giorno per l'anima del defunto. Per analogia trovo conferma nelle spiegazioni scientifiche della fisiologia della maternità. Infatti, per le prime settimane, il materiale di nutrizione viene fornito all'uovo da un rudimentalissimo sistema che sfrutta ancora gli elementi di deposito contenuti nell'uovo (circolazione onfalo-mesenterica). Man mano che l'uovo prende contatto con la mucosa uterina e vi affonda le radici (corion), questo sistema di nutrizione si perfeziona progressivamente. Questo secondo tipo di circolazione si chiama "circolazione corion-allantoidea", ed è transitoria. La sua durata si limita fino a circa la metà del 2° mese, verso il 49° giorno, quando l'uovo nella sua parte connessa alla parete uterina prende la fisionomia della placenta e dà inizio con il simultaneo sviluppo del cordone ombelicale, alla circolazione definitiva cardio-placentare. Il cordone ombelicale che al 2° mese è lungo appena un cm, alla fine del 3° mese raggiunge i 7-8 cm, e al termine della gravidanza è lungo 50 cm all'incirca.

SIMBOLISMO DEL QUARANTANOVE E CINQUANTA Il numero cinquanta ricorda la remissione dei peccati, la servitù e la libertà, questo perché secondo l'antica legge, i debiti venivano rimessi un tempo, dopo cinquanta anni, allo scadere dei quali si rientrava in possesso dei propri beni. Con l'anno del Giubileo e i Salmi penitenziali c'è la promessa di perdono e di penitenza. Anche la legge e lo Spirito Santo hanno un rapporto con il numero 50. Infatti la legge fu data a Mose sul Sinai cinquanta giorni dopo l'uscita di Israele dall'Egitto e lo Spirito Santo per la Pentecoste scese sul monte di Sion sugli Apostoli cinquanta giorni dopo la risurrezione di Cristo, per cui questo numero è chiamato il numero della grazia e si attribuisce allo Spirito Santo. La Pentecoste è una festa ebraica, 7 settimane o 50 giorni dopo la Pasqua, riconosciuta come solennità cristiana perché in quel giorno si inaugurò con un miracolo la comunità diretta dagli Apostoli (Atti, 2:1-14). In base al Levitico (23:15-16): "Dal giorno dopo il sabato, cioè da quando avrete offerto il manipolo da agitare, conterete sette settimane compite. Contate così, fino al giorno dopo il settimo sabato, 50 giorni, offrirete al Signore un'oblazione nuova". Nell'anno in cui morì Gesù, che fu il venerdì 14 nìsàn, vi fu la coincidenza del 15 nìsàn, festa di Pasqua, con il sabato della settimana, e di conseguenza la Pentecoste cadde pure di domenica. Il senso pentecostale si annoda alla missione dello Spirito Santo, promesso più volte da Gesù (Giov., 15:26; Atti, 1:4-5-8) con la manifestazione visibile di lingue di fuoco che diede inizio alla Chiesa. Gli Apostoli incominciarono a predicare e si ebbe la glossolalia, il dono delle lingue, come accadde spesso nella Chiesa dei primi tempi (I Cor., 14). Nella Liturgia la festa della Pentecoste è enunciata nell'antifona del Magnificat dei II Vespri del giorno. Come ha scritto S. Agostino, in quel giorno di letizia si ricorda non solo la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, quasi fosse il dies natalis, ma si ha il coronamento di tutta 1' "economia della salvezza". Il ricordo storico della discesa dello Spirito Santo è commemorato presso gli orientali il lunedì della Pentecoste. Tertulliano faceva della Pentecoste un tempo battesimale, anzi divenne poi il momento più indicato per battezzare i catecumeni che non lo avevano ricevuto durante la veglia pasquale (Ep., 1:2). Da questo simbolismo misterioso deriva pure la decisione per la sorte del defunto, in base al Libro Cristiano dei Morti di risolvere il suo stato dopo la morte con il passaggio a una nuova condizione o fallire la prova se il destino costruito dal defunto è tanto cattivo e temporaneamente irrimediabile.

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IL CORPO DELLA RISURREZIONE LA CREAZIONE UMANA DEL GUARDIANO O LARVA PATOS-MENTALE Come Dio Uno e Trino ha creato l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza spirituale, così l'uomo e la donna, nel corso delle loro numerose reincarnazioni fisiche e in altri mondi, hanno creato un corpo, una immagine, un riflesso di loro stessi con la cooperazione dei due Angeli assegnati da Dio: l'Angelo buono e l'Angelo cattivo, dei quali abbiamo già scritto, riferendoci ad un testo degli Esseni e altri riferimenti scritturali. La creazione fatta dall'uomo è creazione relativa, è più che altro un utilizzare una materia già esistente, plasmandola per fare qualche cosa che gli rassomigli. Dio crea gli spiriti, o meglio le triadi di ogni Ego, ma l'uomo non può fare altro che formare, generare un fantasma, un doppio fantomatico di sé stesso, un ente che riassume il bene ed il male compiuto da lui, specchio della sua libertà, volontà, intelligenza, pensiero, sentimento. Non sappiamo se il "Guardiano", cioè l'altro Ego artificiale, nasce, si forma fin dalla prima incarnazione o nel corso dei ritorni ciclici. Potremmo azzardare l'ipotesi, sperando di averne conferma dalle future esperienze, che la larva patos-mentale (il Guardiano) abbia avuto inizio sin da quando l'Ego divenne padrone di un corpo terrestre. Il Guardiano è una palla di ferro incatenata a un piede che si è costretti a portarsela dietro per sempre. Non si tratta di un ente effimero, ma durevole che può farsi un buono o un cattivo Guardiano prima di diventare alla fine dei tempi, il corpo della risurrezione. Il Santo forgerà il suo Guardiano come se fosse l'immagine di un angelo buono, il Malvagio plasmerà il suo Guardiano come il fantasma di un Demonio. Nel primo caso, l'individuo diventato Santo ha lottato per ascoltare l'Angelo Buono, nel secondo ha dato retta all'Angelo Cattivo, respingendo le ispirazioni del Buono. Tutto quanto esponiamo, non è una ipotesi. L'Ego è creatore nel senso sopra indicato, mai nel senso Divino, perché Dio è Dio e noi siamo dei creati. Questo concetto è importante per non cadere nei concetti discutibili delle filosofie dell'India e loro derivazioni. L'Ego, può con una deliberazione, dar vita a esseri reali come materia, irreali o inesistenti come spirito, sempre legati al loro creatore (l'uomo) sia che esso si trovi incarnato che disincarnato. L'uomo ha una sete di vivere che lo spinge nel mondo fenomenico, uno spirito di conservazione e un attaccamento alla sua persona fisica e psichica che sempre più si consolida come ente, in circostanze favorevoli, e in certi momenti della vita può passare alla forma corporea, si può trasformare in un precipitato autoagente e autoreagente sotto l'impulso dell'Io. L'istinto di conservazione racchiuso nell'ente creato dall'uomo stesso, prende radice nella paura della morte e si presenterà come il "Guardiano o l'Angelo della Porta"(1) . Il Guardiano della Porta è una forma pensiero della personalità che perseguita ovunque il suo proprietario, il suo artefice e schiavo, fino a quando nella fase finale del controllo da parte dell'Ego e dei suoi due Angeli, se dovrà verificarsi la distruzione della personalità nel senso voluto dal Cristo, si modificherà nel sembiante del buon Guardiano della Soglia. Viceversa, nel cattivo Guardiano della Soglia (Porta). I Vangeli narrano di questa esperienza a proposito della Montagna ove avvenne la Trasfigurazione di Gesù, e che noi abbiamo visitato quali pellegrini nell'aprile 1966 (Matteo, 17:2; Marco, 9:13). I contenuti psichici dell'ente personale spingono la coscienza per la legge delle affinità a soddisfare in ogni circostanza favorevole all'egoismo, la sete egoistica e arrivano a oggettivarsi, stimolati dalle forze demoniache, assumendo l'aspetto del mostro minaccioso. Con queste forze, con le potenze inferiori, partecipa il guardiano del Sanctum Regnum. Il "Guardiano della Soglia", favorito dalle forze della natura inferiore tenta a ogni costo di tenere prigioniero della materia l'individuo per impedirgli di ascendere al cielo, ma poiché questo Guardiano è come un Giano bifronte, ne racchiude anche la parte buona che spinge verso il cielo, ne consegue il travaglio della coscienza dibattuta fra il bene e il male, fra cielo e terra. A questo punto è logico chiedersi se Gesù ebbe il "Guardiano della Soglia". Ebbene, sì!. Come uomo Gesù aveva un "Guardiano della Soglia" puro, perfetto, rispondente al solo Angelo dell'Equità e respingente l'Angelo d'Iniquità. Le lotte di Gesù nei momenti di isolamento nel deserto, sul monte della tentazione presso Gerico, lo dimostrano. Come Uomo Cosmico, come Messia volle legarsi al Guardiano dell'umanità, l'inconscio collettivo, penetrarlo per aiutarlo a purificarsi. 1 La Porta, la Soglia, è citata spesso nel Vecchio e Nuovo testamento in Prov., 8:34; Salmo, 84:10; Genesi, 28:17; Matteo, 7:13-14

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DEL GIUDIZIO PARTICOLARE IMMEDIATO DOPO LA MORTE ESISTENZA E QUALITÀ DEL PROCESSO INDIVIDUALE DI UN’ANIMA È verità sicura e cattolica che ogni uomo dopo la morte sarà giudicato da Dio, in un giudizio singolo, la cui sentenza sarà irrevocabile. Ciò è di fede, ma un fatto certo controllato dall'esperienza iniziatica. Prove della Scrittura La Scrittura indica esplicitamente il solo Giudizio Universale alla fine dei tempi. Tuttavia un giudizio immediato, particolare, è sottinteso o accennato in alcuni passi: "Dio nel giorno della morte retribuisce a ciascuno secondo le vie che ha battuto" (Eccl., 11:28). Lo stesso si dice del mendico che appena morto fu portato nel seno di Abramo, di contro al ricco che fu mandato all'inferno (Luca, 16:22). Come il povero Lazzaro è immediatamente trasferito dagli angeli nel seno di Abramo, così il buon ladrone riceve da Cristo in croce la felice novella: "Oggi stesso tu sarai con me in paradiso" (Luca, 23:43). Nell'Apocalisse si fa capire esplicitamente che le opere dei giusti garantiscono una felice vita nell'al di là; e San Giovanni comunica di aver visto con i suoi occhi le anime di coloro che furono giustiziati per Cristo, nella risurrezione prima, ossia nella beatitudine che l'anima conquista senza il corpo; e sui quali è impotente la morte seconda. Una retribuzione così indicata presuppone il Giudizio Particolare. Altri riferimenti al Giudizio Particolare li troviamo in Ebrei, 9:27: "E stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, e che alla morte tenga dietro il giudizio". Naturalmente questa affermazione della epistola di San Paolo agli Ebrei, non esclude la reincarnazione, cioè il ritorno in nuovi corpi per consentire ai reprobi di ravvedersi o di peggiorare la loro condizione liberamente, senza escludere il destino di subire il Giudizio Finale, quando verrà. Il Purgatorio appartiene all'al di là e all'al di qua. Credo che i massacri spaventosi e in apparenza ingiustificabili di milioni e milioni di uomini, vecchi, donne e bambini ebrei e di altre fedi, con le raccapriccianti torture nei campi di sterminio si possano spiegare con le pene del Purgatorio e dell'Inferno nell'al di qua.

QUALE SARÀ IL MODO DEL GIUDIZIO? DOVE AVVERRÀ? È opinione dei teologi che il giudizio sarà spirituale, si svolgerà mentalmente, ed è logico che sia così, perché tutto è mentale nel Cosmo. E l'anima priva del corpo materiale che altro è se non una essenza mentale? Il travaglio, la paura, il terrore del giudizio e di una condanna sono stati di coscienza, immagini soggettive dell'anima. Il luogo del giudizio è nell'anima stessa. Non occorre fare un viaggio per raggiungere Dio. Noi siamo in Dio, siamo sempre in Lui, la vita eterna è essenzialmente uno stato non un luogo "il regno di Dio è dentro di noi". Ma la mente può immaginare di fare un viaggio e incontrare questo o quel personaggio biblico, questo o quel demone, questo o quell'angelo. L'anima può anche spostarsi, perché nel mondo creato tutto si muove secondo la legge di causa ed effetto, secondo la legge della dialettica della natura, ma in qualsiasi punto vada, avrà sempre il dramma dentro di lei perché è una nel tutto e il tutto di questo cosmo è in lei [Cfr. il concetto di Universo Olografico, di David Bohm. N.d.R.]. Tutto ciò che fa parte del cosmo le può essere svelato se lo cerca e lo vuole, ma Dio pur essendo in lei, può anche non vederlo se Dio non vuole donarle la gioia di farsi vedere. Comparire davanti al tribunale di Dio, per l'anima è prendere davanti al Creatore il sentimento di ciò che ha fatto di bene e di male, di ciò che essa è, di ciò che essa vale, di ciò che ha profanato o utilizzato, e di quello che merita e riceverà come sorte giusta secondo la bilancia infallibile della creazione. Il bilancio interiore con i suoi effetti è la sentenza. Ciascuna porta in sé il suo inferno e il suo paradiso o il suo purgatorio. E sarà impresa vana quando si ha un attivo di delitti contro la carità, quella di volersi discolpare e uscire dal gioco ossessivo dello stato "intermedio" della morte. Nello stato dei 49 giorni dopo il trapasso ci si può liberare con un atto di volontà dalle immagini allucinanti del mondo infero e fissarsi nella Luce perpetua di Cristo, purché il bilancio dei pensieri e delle opere di bene superi quelli del male. [Cfr. Fabio Marchesi, La fisica dell’anima. N.d.R.]. Nell'al di là non ci sarà alcun tribunale, perché questa è una metafora tolta al linguaggio sociale terreno, ma l'anima vedrà il tribunale come giuoco o illusione mentale.

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L'unico tribunale è la coscienza che nello stato post mortem oggettivizza in un mondo in cui tutto è mentale. Questo tribunale è sempre attivo, segretamente e ci coglie quando meno ce lo aspettiamo.

IL GIUDIZIO PARTICOLARE SARÀ FATTO DA GESÙ CRISTO PERCHÈ UOMO In diversi passi dei Vangeli si dichiara che Gesù Cristo ha dichiarato che il giudizio è affidato al Figlio: "... il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso al Figlio ogni giudizio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato" (Giovanni, 5:22). E’ chiaro che il Padre non giudica nessuno, perché l'anima se fosse ammessa al giudizio del Padre, per subirlo dovrebbe essere ammessa al Paradiso, cioè alla visione di Dio, il che è impossibile. E lo confermano le anime condannate all'inferno. Il giudice supremo sarà il Cristo in quanto uomo [com]e coloro che morirono e patirono per la sua testimonianza. Sarà, dunque, ammessa alla presenza di Cristo giudice ogni anima che lascia il corpo? No! Perché sarebbe come ammettere al Paradiso e al cospetto del Padre anche chi non lo merita. "Chi vede me, vede Colui che mi ha mandato" (Giov., 12:45). Perciò i giudicandi vedranno l'umanità del Cristo, cioè l'immagine, secondo la legge che regola le immagini del mondo mutevole dei fenomeni. Cristo è la Luce che solo i santi possono vedere, e per un attimo i morenti, purché la sappiano riconoscere e fissarsi in Essa. Il riconoscere la Luce perpetua presuppone un certo esercizio ascetico e mistico fatto in vita o una Grazia speciale di Cristo. Per riconoscere bisogna aver già veduto, e aver visto veramente. Nel Giudizio Gesù Cristo non andrà da ciascun defunto, la sua compresenza in tutti sarà incessante, compresenza di Luce e di immagine. La prima come divinità, la seconda come umanità. La mente può vedere solo immagini per la sua qualità intrinseca, ma Dio può tutto, e può, quando e come vuole, farsi vedere nella coscienza dei defunti per la loro ricompensa. L'anima è introdotta al cospetto di Cristo e ne subisce la sentenza senza che Lui vada a lei, e lei vada a Lui. E’ quindi importante la devozione all'Umanità di Cristo, la sola che l'uomo in quanto uomo può contemplare, devozione al Suo Cuore, al Suo Sangue, versato per tutti. Sangue di Redentore pietoso, disposto sempre a giudicare con amore quelle anime che lo desiderano sempre e che amano l'umanità degli uomini come se fosse l'Umanità di Cristo. Colui che fa il male è istantaneamente ferito dentro, disorganizzato, spogliato, tagliato fuori di comunicazione da Dio, consegnato alla creazione ostile, destinato alla sventura. Operi bene o male, la coscienza è subito trasformata inesorabilmente nella natura della sua propria azione. Dio è amore assoluto e non punisce, siamo noi stessi gli artefici della nostra punizione. Dio è Luce perpetua, ma con la tenebra del peccato impediamo alla sua Luce di renderci sfolgoranti. Dopo la morte l'uomo si trova fissato in ciò che fu e, per innumerevoli cicli, se da vivo non ha imparato le regole della teologia ascetica e mistica, e non le ha vissute, sarà trascinato dalle rappresentazioni terrificanti della sua coscienza, dai rimorsi e dall'accusa dei vizi che nel mondo dei morti appariranno come demoni e personaggi infuriati, amici e parenti lo accoglieranno minacciosi. In questo stato di coscienza allucinante avrà qualche momento di pace, apparizione di angeli, santi, amici, parenti in atteggiamento incoraggiante e di aiuto, per l'affiorare dalla coscienza di quelle tensioni dialettiche che scaturiscono dai buoni pensieri e dalle buone azioni compiute. Può anche apparire Gesù, la Vergine SS. anche se non saranno altro che immagini. Sarà la misericordia divina e della Madonna che proiettano la loro energia luminosa attraverso le tenebre dell'anima. Sarà questo il momento per aderire con tutto il cuore e tutta la mente in uno slancio di amore. L'immediatezza del giudizio particolare è confermata da un raro documento medianico che la Chiesa, sia pure con le sue sane riserve ha pubblicato in traduzione italiana: Il manoscritto del Purgatorio - Elle Di CTorino - Leuman 1962, pag. 55-56. Questo documento fu pubblicato anni or sono dalla Direzione del "Bulletin de Notre-Dame de la Bonne Mort" (Tinchebray - Orne - Francia). Il manoscritto fu consegnato alla suddetta Direzione da un Sacerdote, missionario, e concerne le relazioni di una Religiosa con un'anima del Purgatorio. Ne riporto alcuni brani, perché è la Chiesa Apostolica Romana ad assicurarne la serietà e l'autenticità.

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Alla domanda: "- Ditemi, che cosa avviene all'agonia e dopo? L'anima si trova nella luce o nelle tenebre? Sotto qual forma viene pronunciata la sentenza? Risposta. Come dirvi e descrivervi quel che avviene dopo l'agonia? Non è possibile comprenderlo bene senza esserci passati. Nondimeno cercherò di spiegarvelo meglio che posso. L'anima, nel lasciare il corpo, si trova tutta perduta, tutta investita (se così posso dire) da Dio. Essa si trova in una luce tale che in un batter d'occhio vede tutta la sua vita e, in conseguenza, quel che merita. Lei stessa in questa visione sì chiara, pronunzia la propria sentenza. L'anima non vede il buon Dio, ma è annientata dalla sua presenza. Se è un'anima colpevole come lo ero io e che, per conseguenza, ha meritato il Purgatorio, essa è talmente oppressa sotto il peso dei peccati che le restano da espiare che da sé stessa si sprofonda nel Purgatorio... San Michele è là quando l'anima lascia il corpo; lui solo io ho visto e vedono tutte le anime. Egli è come il testimone e l'esecutore della giustizia divina. Io ho visto anche il mio angelo custode.... - E quando trattasi di un'anima che va direttamente in Cielo? Risposta. Per quest'anima, l'unione cominciata con Gesù continua alla morte: ecco il Cielo, ma l'unione del Cielo è ben più intima di quella della terra". Quindi, dopo la morte il giudizio. Il processo si risolve entro 49 giorni. Ogni 7 giorni all'anima disincarnata accade un fatto importante di questa singolare esperienza. L'antichità cristiana fu dominata dal pensiero della parusia: il ritorno del Cristo, la risurrezione dei morti e il giudizio universale; svanita la figura di questo mondo, si fissa per sempre il destino del cristiano. Fino al sec. VIII il giudizio particolare sembra escluso dai testi primitivi della preghiera. Tuttavia per la teologia era ammesso questo giudizio istantaneo appena trapassati. I primi a occuparsene furono gli scrittori della Scuola Alessandrina. L'anima dopo la separazione dal corpo, secondo Origene e i suoi discepoli, deve affrontare la tremenda lotta contro i demoni, lotta che decide la sua sorte eterna. Da questa lotta nessuno è escluso, neppure i santi. Quanto duri questa lotta, questa prova, non è fissato, ma per un certo periodo, quanto dura il passaggio per i vari stadi (telonìa). Ripeto, per noi archeosofi è di 49 giorni, così pure per i Tibetani e gli antichi Egizi. Quindi il dovere di pregare per le anime dei defunti, affinché Dio abbia pietà di loro e li liberi dalla lotta contro i demoni inculcando loro la necessaria forza. Le liturgie orientali dimostrano questa convinzione. "Quando sarò consegnato ai demoni e a forza mi condurranno nell'inferno, Angelo di Dio, ricordati di me", dice il moribondo all'Angelo custode nell'eucologio greco. "Libera i tuoi operai, o Signore dalla gehenna e dalla amarezza dei tormenti", si legge al "sabato delle anime" nel Pentecostarion. Nell'Ordo commendationis animae il rituale dice: "Possa tu ignorare gli orrori delle tenebre, il crepitio delle fiamme, lo strazio dei tormenti. Si ritiri da te il crudelissimo Satana con i suoi satelliti e nella sua venuta, essendo tu in compagnia degli Angeli, tremi e fugga nell'immenso caos della notte eterna... Siano svergognate tutte le legioni infernali e i ministri di Satana non osino ostacolare il tuo viaggio". La preghiera che ho riportato è una lettera di San Pier Damiani (morto nel 1072), entrata in seguito nella liturgia, ma parole di questo tipo si trovano nei rituali sacramentari mozarabici, gallicani, celtici. Con la concezione orientale si spiega l'offertorio dei defunti (sec. X) di derivazione irlandese: "Signore Gesù Cristo, re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell'inferno, e dal profondo dell'abisso: liberale dalla bocca del leone, affinché non le inghiotta il tartaro e non cadano nel buio: ma il vessillifero S. Michele le conduca a quella luce santa, che una volta promettesti ad Abramo e alla sua discendenza". Nel tratto della Messa e nella colletta "in die obitus", c'è un accenno simile: "Non lasciarla (l'anima) in mano al nemico, e non indugiare a perdonarla". Di origine franca (sec. X) è la bella orazione "Non intres" per assolvere il defunto che in termini positivi parla del giudizio particolare: "Non entrare in giudizio con il tuo servo, o Signore, perché nessun uomo sarà trovato senza colpa davanti a te, se da te non gli venga concessa la remissione di tutti i peccati. Ti supplichiamo perciò affinché la tua rigorosa sentenza non gravi colui che ti viene raccomandato dalla vera preghiera della fede cristiana, ma aiutato dalla grazia tua, meriti di evitare il giudizio e il castigo". Una recente formula del rito della benedizione apostolica "in articulo mortis" riportata dal Rituale Romano tit. VI, c.6, accenna con chiarezza al giudizio "nell'ora della morte": Visitalo (l'infermo) nella tua bontà e per la passione e morte del tuo Unigenito, concedigli clemente il perdono e la remissione di tutti i peccati; affinché la sua anima nell'ora della morte trovi in te il giudice benigno, e purificata da ogni macchia dal sangue dello stesso Figlio tuo meriti di passare alla vita eterna".

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MUTABILITÀ O IMMUTABILITÀ DELLA VOLONTÀ NELLE ANIME DISINCARNATE È opinione di san Tommaso d’Aquino e quindi avallata dalla Chiesa di Roma, che le anime beate dopo la morte hanno la volontà invariabile fissa nel bene, e così pure le anime del purgatorio, mentre le anime dei dannati hanno la volontà fissa nel male. Questo modo di considerare il futuro dei defunti che san Tommaso esprime nel Libro IV, cap. 92, 93, 94 della sua Summa contra Gentiles, non è accettato dall’Archeosofia perché nettamente contrastante con i principii della redenzione cristica, del libero arbitrio e della preghiera liturgica della Chiesa in suffragio delle anime dei defunti. Un valido esponente della Chiesa d'Oriente, Paul Evdokimov(1), scrive: "Escludendo la soddisfazione penale, l'Oriente insegna la purificazione dopo la morte, non come pena da purgare ma come continuazione del destino, purificazione e liberazione progressiva, guarigione. Tra la morte e il Giudizio l'attesa è creatrice: la preghiera dei viventi, le offerte che essi fanno per i defunti, i Sacramenti della Chiesa intervengono e continuano l'opera del Signore". Supporre che le anime nell'al di là siano fisse nella volontà è come ritenere il corpo fisico più importante dell'anima e dello spirito mentre è solo uno strumento valido per esprimere ciò che l'Io psico-spirituale vuole, sia nel bene come nel male. Il corpo è polvere, dice la Scrittura e in polvere ritorna, noi diremmo che il corpo è un composto di elementi chimici e decomponendosi ad essi fa ritorno. Quindi, nel corpo o fuori del corpo l'individuo è coscienza, volontà, memoria, sentimento, almeno fino al giorno del Giudizio. Poi si vedrà. Il pensiero patristico afferma infatti che dalla morte al Giudizio il tempo non è vuoto, statico, fisso nel bene o nel male come erroneamente sostiene san Tommaso d'Aquino, ma dinamico, fino al punto da far scrivere a sant'Ireneo(2) che le anime nell'al di là "maturano". Naturalmente amando Iddio e il prossimo o odiando i due. Naturalmente l'esperienza incarnata ha delle caratteristiche simili, ma non uguali a quelle dell'anima disincarnata. Qui siamo nella terza dimensione, dopo la morte si entra nella quarta dimensione e forse in altre ancora. Nell'al di là i morti hanno una scioltezza nuova e una facilità estrema a spostarsi e percepire i pensieri degli altri esseri, la loro coscienza è perfetta, se non lo fosse la visita di Gesù Cristo agli Inferi, cioè nell'Ades per predicare la buona novella anche a loro, sarebbe non un fatto storico e scritturale, ma una leggenda bugiarda, il che non è. Quasi tutti i Padri orientali sono dello stesso parere(3). Il racconto evangelico della Trasfigurazione dove Mose ed Elia conversavano con Gesù, e la parabola di Lazzaro e del ricco indicano che la vita, passando attraverso la morte, continua in piena coscienza. Di volontà fissa nel male si potrà parlare solo dopo il Giudizio Finale, con la seconda morte che è la perdita per l'anima disincarnata dello spirito che aveva dato Iddio, e che da Lui viene ritirato come dicono le Scritture. Allora, con la sola anima malvagia l'uomo sarà una bestia selvaggia eterna in conflitto con donne e uomini che pur in sembiante umano, perché risorti, saranno una dissocietà selvaggia e torturata dai demoni. In tal caso mancando lo spirito non si possa più parlare di volontà ferma nel male. Quanto all'eternità di queste pene non è possibile dare una definizione, perché la parola "eternità" nella terza dimensione della vita fisica ha un significato diverso che nel mondo dei disincarnati ove il tempo non corrisponde al nostro di incarnati. San Tommaso ricorre alla parabola del ricco epulone, come del resto fanno molti scrittori ecclesiastici, parabola indicata da Luca (16:19-31) per dimostrare che subito dopo la morte c'è la collocazione definitiva nel seno di Abramo per i buoni o nelle pene dell'inferno per i peccatori. Questa citazione ritenuta un esempio costruttivo è invece una dimostrazione contraria alla tesi di san Tommaso. Infatti se la volontà dell'anima peccatrice fosse fissa solamente nel male, il ricco dal suo stato di sofferenza non potrebbe chiedere aiuto di refrigerio ad Abramo, cosa che invece faceva in piena libera volontà. Né quell'anima in pena inveiva, ma chiedeva umilmente misericordia direttamente ad Abramo ed a quel Lazzaro che in vita aveva disprezzato. Neppure è sostenibile la tesi dell'eternità della pena, perché il testo evangelico con la sua parabola non fa allusione al Giudizio Finale, alla risurrezione dei corpi e alla seconda morte nel lago di fuoco o Gehenna. Il testo dice esattamente: "E’ nell'Ades (non Gehenna), essendo nei tormenti...". La Scrittura dice chiaramente che la sentenza eterna sarà pronunziata solo al Giudizio Finale. Ma prima di allora è ancora possibile attraverso la sofferenza, il pentimento, la fede e la speranza nella misericordia di Dio, risolvere in meglio il proprio stato, avviandosi verso la redenzione.

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La Chiesa Romana insiste nella dannazione eterna inflitta a coloro che si ostinano a perseverare nel male fino alla morte. Non siamo d'accordo. L'anima dopo la morte attraversa un periodo di sonno e di incoscienza di tre giorni e mezzo, talora anche sette giorni o un tempo più lungo in altri casi, ma al risveglio poco per volta si renderà conto della sua mutata condizione, e dopo la fase di ansia, rimorsi, sofferenze morali e soggettive, si può anche avviare alla guarigione, e quindi salvarsi. Se poi è necessaria l'esperienza del piano fisico, sappiamo che il disincarnato può rientrare nel regno umano affinché sia realizzabile la massima redentiva di Gesù: "Io ti dico in verità che di là (prigione) non uscirai finché tu non abbia pagato l'ultimo quattrino" (Matteo, 5:26). Ora pagare tutti i debiti significa trovarsi nella posizione fisica e morale del buon ladrone crocifisso accanto a Gesù sul Golgotha, il Gesù che disse a quell'infelice: "In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso".

1 Paul Evdokimov - L'Ortodossia - Il Mulino, Bologna 1965 a pag. 476. 2 Sant’Ireneo di Lyone – Adv. Haer., P.G., 7, 806. 3 Origene - Contro Celso, II, 43; Sant’Ireneo di Lyone – Adv. Haer.; San Giovanni Damasceno – De Fide orth., III, 29.

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Parte Seconda TESTO INTEGRALE

IL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI

Questo quaderno sulla preparazione ed il mistero della morte è dedicato al mio figlio spirituale Renzo Bernardini, stroncato a soli cinquant'anni dopo una lotta disperata per salvarlo da un male inesorabile che gli attaccava il cuore. Per un disegno della Provvidenza Renzo Bernardini era nato a Pisa il 30 marzo 1923 alle ore 16 e in questa città aveva dato vita al "Gruppo archeosofico pisano", ma venne a morire a Roma il 3 aprile 1973 alle ore 22, la città ove ricevette l'Iniziazione e il massimo grado dell'Ordine Iniziatico Loto+Croce; la Città dei Santi Pietro e Paolo, e Paolo era stato il suo nome mistico. Renzo Bernardini era preparato a lasciare la terra e negli ultimi anni aveva lavorato assieme agli amici del suo gruppo per accelerare la sua ascesi, isolandosi spesso con loro sui monti della Toscana. Il 3 aprile, ultimo giorno di vita, assistito dalla moglie Nella fu pienamente consapevole della sua imminente fine.

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QUANDO BISOGNA LEGGERE "IL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI" La lettura rituale per guidare il defunto nell'al di là si deve fare nell'istante in cui muore fino all'ottavo giorno. Nel corso di questi giorni se la coscienza del defunto non è riuscita a raggiungere l'Illuminazione postmortem in Cristo, ma si è addormentata per risvegliarsi come capita di solito dopo tre giorni e mezzo o quattro di svenimento, si insisterà per tenerla desta o svegliarla qualora fosse assopita dandole le istruzioni per ottenere misericordia e la grazia del perdono e dell'accoglienza. Si procederà poi ad una nuova lettura energica e breve per 40 giorni che sono la settima parte dei 9 mesi occorsi per la gestazione dalla fecondazione alla nascita fisica. Questa lettura si farà nei giorni critici che oscillano fra il 7°- 8° giorno dalla morte sino alla copertura dei 40 giorni: 7°, 14°, 21°, 28°, 35°, 42°. Poiché dalle visioni dei santi risulta che alle solennità festive di Dio sulla terra salgono al cielo molte anime che espiavano nel purgatorio, si farà il rito della lettura del Libro Cristiano dei Morti alla mezzanotte dal 24 al 25 Dicembre di ogni anno (Natale), dal 5 al 6 Gennaio (Epifania), Pasqua, 2 Novembre (Festa dei defunti), 1 Novembre (Festa di tutti i Santi). Si farà la lettura all'anniversario di morte del defunto.

COS'È "IL LIBRO CRISTIANO DEI MORTI" Il testo del "Libro Cristiano dei Morti" si rivolge ai defunti, ma è utile ai viventi per far conoscere ciò che accadrà ad essi durante il trapasso e dopo la morte. Il "Libro Cristiano dei Morti" è un breviario vivo perché sarà usato da una persona qualificata - sacerdote o Iniziato - per guidare l'anima del defunto con le facoltà sopranormali perché superi le prove dell'al di là, compatibilmente con il suo grado di perfezione morale conseguita in vita. Le cose che vengono dette in questo libro torneranno chiare ed efficaci alla mente di chi sarà nel difficile momento della morte. Il problema del decesso e dei suoi stati susseguenti ha preoccupato sempre e in tutti i paesi, e lo conferma la vasta letteratura prodotta dal passato a oggi. Il contenuto di questo breviario fa notare quanto sia decisivo ed emozionante il periodo di tempo che intercorre fra la morte fisica di un individuo e la sua nuova entrata nel mondo che aveva abbandonato in precedenza: periodo decisivo, pieno di sorprese e di pericoli, difficilissimo da superare e saturo di conseguenze per l'entità disincarnata. Se il defunto, quale anima staccata per sempre dal suo corpo fisico, lotta senza risultato per stabilire il suo contatto con il nostro mondo terreno, o vi riesce parzialmente, solo in via del tutto eccezionale, perché permesso da Dio, ciò non significa che gli abitanti del pianeta, conoscendo in qual modo regolarsi nei suoi confronti, non possano aiutarlo con efficacia nei momenti di maggiore bisogno e di sconforto. Il morto cristiano e, notate bene, tutti i morti in genere, devono vincere nella vita d'oltretomba, molti ostacoli, ma se non è capace da solo, allora occorre l'aiuto di chi è esperto nel domare le apparizioni allucinanti, illusorie, scaturite dai pensieri e dalle azioni vissute sulla terra. Risulta quindi utilissimo possedere una guida come Il Libro Cristiano dei Morti, e un amico esperto, iniziato ai misteri della morte, che si incarichi di rileggere i diversi e opportuni passi durante il viaggio nell'al di là. Il passaggio dalla vita alla morte e dallo stato ultraterreno a quello di rinascita, la cui durata avrà un certo tempo, lo chiameremo diàbasi. La diabasi segnala i piani astrale e mentale inferiori attraverso i quali l'entità disincarnata dovrà transitare nel suo ciclo evolutivo come pure il corpo o i corpi che detta entità conserva o assume per manifestarsi in detti piani. E per "piani" si devono intendere gli stati di materia e di coscienza.

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Quando si muore per il cristiano si aprono due vie: lo spegnimento alla vita della terra e l'unione con Dio, e questa è la sorte dei Santi; oppure la rinascita, il ritorno alle esperienze sul pianeta che si era abbandonato con le spoglie mortali, quando non si seppe vincere l'errore e non si comprese che tutto è sogno, irreale, e che l'unica realtà è Dio perché a sua immagine e somiglianza. Il libro in questione è la liberazione ottenuta per mezzo della conoscenza nel piano che segue la morte, purché in vita il soggetto sia vissuto in conformità alla Parola di Dio e all'indirizzo indicato da Gesù. La conoscenza senza la carità non apre le vie del Paradiso. Fra i metodi di liberazione, oltre quello della conoscenza, della concentrazione della mente in un solo punto che altro non è se non Dio, vi è la compassione, la devozione. Tre sono le vie per il raggiungimento di tale liberazione: quella della conoscenza, dell'azione e infine quella della devozione. In quanto a importanza sono tutte sullo stesso piano di maggiore o minore efficacia. Il "Libro Cristiano dei Morti" vuole attenersi alla sola via della conoscenza, perché quella dell'azione è solo propria di chi è vivo ed ha un corpo fisico per agire. Per tenerci sul terreno dell'esperienza diremo che appena un cristiano si sente prossimo alla fine, fa chiamare vicino a sé un esperto nell'estrarre il principio cosciente, ma se il morente è stato iniziato all'Archeosofia, preferisce chiamare al suo capezzale il suo istruttore personale, incaricandolo di osservare e controllare sul suo corpo i sintomi agonici e del trapasso e di rileggergli la diàbasi del trapasso, poi di recitargli a morte avvenuta, la diàbasi del confronto con la Realtà o illusioni della legge di causa ed effetto, infine quella della rinascita. Al manifestarsi dei sintomi della morte, si copre con un bianco velo il viso del defunto e si vieta di toccarlo affinché il processo della separazione dell'anima dal corpo si completi e la controparte fisica non sia turbata. Il processo psico-fisico di cui parliamo, normalmente avviene in tre o quattro giorni, anche perché prima di questo tempo è difficile che il morto si accorga di essere tale, cioè di non possedere più il corpo fisico. Quindi il sacerdote si siede accanto al capezzale del defunto, allontana dalla camera mortuaria tutti i parenti e gli amici in lacrime, e fa chiudere finestre e porte per eseguire l'officio funebre nel più assoluto silenzio. Servizio consistente in una mistica salmodia il cui contenuto consente allo spirito del morto di trovare e percorrere il cammino dell'oriente dove risiede il Logos, sfuggendo così, se i frutti delle azioni compiute in vita lo consentono, allo stato intermedio o della diàbasi che è indesiderabile. Il sacerdote dopo aver ordinato allo spirito di abbandonare il cadavere al quale sino a quel momento è stato unito, e l'eventuale attaccamento ai beni materiali terreni, ai parenti, osserva (con le sue doti di chiaroveggente) la sommità del cranio del defunto, nella zona dove per sutura sagittale si uniscono i due parietali. Se il capo del morto non è calvo allora strappa alcuni capelli sopra la suddetta apertura. Un tale processo di notevole importanza giova a stabilire se lo spirito è uscito a perfezione. Se manca il cadavere, allora il sacerdote si concentra mentalmente su di esso, lo visualizza, fissandolo nella mente il più a lungo possibile. Una tale osservazione chiaroveggente dà la certezza dello stato evolutivo del morto e la garanzia che l'anima è uscita dal corpo. Dopo la visualizzazione c'è la chiamata dello spirito e lo svolgimento della cerimonia liberatrice con la lettura per circa un'ora di alcune parti del Libro, adattate al grado evolutivo del trapassato. Nel frattempo un iniziato astrologo traccia l'oroscopo della morte, basato sull'ora e sulle circostanze in cui questa è avvenuta. Ciò serve per conoscere il miglior modo di disporre il cadavere, le persone che possono toccarlo, il modo e il tempo opportuno dei funerali e i tipi di riti da eseguirsi a beneficio del morto. Gli astri regolano la nascita e la morte, come le stagioni e la vegetazione. Non dimentichiamo che anche la nascita di Gesù fu annunziata e coincise con un grande fenomeno astronomico: la stella dei Re Magi. La morte sulla croce coincise con la famosa eclisse di sole. Il corpo esanime si depone su di un lato in posizione raggomitolata o embrionale, simbolo di nascita a nuova vita nell'al di là. Dopo averlo così disposto, lo si colloca in un angolo della camera, badando che non sia quello assegnato al demone dell'abitazione.

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INVOCAZIONE AGLI AIUTATORI INVISIBILI DEI TRAPASSATI Per i sacrosanti misteri dell'umana redenzione, nel nome di Dio Padre Onnipotente (segno di croce), di Dio Figlio Sapiente (segno di croce), di Dio Spirito Santo Amante (segno di croce), vi invoco, o Spiriti di Compassione, Aiutatori invisibili che risiedete nelle dieci direzioni(1) dello spazio metafisico, dotati non soltanto di compassione, ma d'amore, di prescienza e di visione divina, elargitori di protezione a chi ne ha urgente bisogno; vi invoco affinché veniate qui, ove un'anima cristiana sta per lasciare il mondo umano. Venite, o voi che siete i Compassionevoli, i possessori della saggezza della comprensione, dell'amore della compassione, del potere della protezione e delle azioni divine oltre il comprensibile. Venite! O Aiutatori invisibili, venite nel nome della SS. Trinità, perché siete pieni di comprensione poiché una creatura che porta il sigillo di Gesù Cristo (N.N. dire il nome e cognome) è in procinto di passare nel mondo dell'al di là. Essa sta per prendere il suo slancio: abbandona questo mondo infelice ed è carica di miseria. Non ha amici. E’ senza protettori, è senza difensori, senza parenti e senza forze. Ormai si è spenta per lei la luce di questo mondo terreno. Cammina verso l'ignoto e va a disperdersi in una foresta solitaria; entra nel grande silenzio, inseguita e perseguitata dalle forze di causalità; è trascinata dall'immenso Oceano sospinta dal vento dell'espiazione e va nel pauroso divenire. Questa impaurita creatura naviga in una squallida solitudine verso la direzione ove la stabilità non esiste da tempi immemorabili. Essa è ghermita dal Grande Conflitto, è ossessionata dal Grande Spirito d'Afflizione, è atterrita e piena di orrori per i messaggeri del Signore della Morte. La sua destinazione per la legge della causalità è il giro perpetuo della esistenzialità. Non ha più forza ed è arrivato il tempo di camminare nella più completa solitudine. O Voi, Aiutatori invisibili, aiutatela, non lasciate indebolire la potenza della vostra compassione. Non permettete che entri nei miseri stati di esistenza, liberatela per sempre dalla ruota infiammata della vita, dirottate la sua orbita come un astro che viene strappato alla forza di gravità di un sistema planetario tormentoso, dominato dal Maligno e inseritela nell'orbita del Regno di Dio. Questa povera anima (N.N.) è senza protezione. Siate voi i suoi parenti e la sua forza. Proteggetela dalla paurosa e orrida ombra dello stato intermedio del dopo morte. Salvatela dal lungo e stretto transito dello stato intermedio, distoglietela dal grande terrore dei Signori della Morte. Distraetela dall'impetuoso e selvaggio vento dell'espiazione. O Voi, Compassionevoli, Misericordiosi e Sapienti, non lasciate indebolire la forza delle vostre virtù, non dimenticate i vostri antichi voti ma aiutate quest'anima. O Voi, Veglianti, Illuminati, Maestri di Compassione, Santi e Sante di Dio che siete stati creati da Dio Padre Onnipotente, che avete ricevuto la redenzione del Figlio, il Dio fattosi Uomo, che avete ricevuto lo Spirito Santo e conoscete i tormenti dell'ascesi, non permettete alla forza del metodo della vostra compassione di farsi fragile e spegnersi verso quest'anima in pena. Impadronitevi di lei con la forza luminosa della grazia. Non fate vincere le potenze demoniache e non lasciate precipitare questo essere animato nella fornace del destino. E Tu SS. Trinità intervieni in questo giorno solenne a difendere chi fu creato a Tua immagine e somiglianza. O Tu, Madre dolcissima, Immacolata sin dalla Creazione, Madre misericordiosa del Divino Fanciullo, Redentore del mondo, proteggi quest'anima cristiana (dire il nome e cognome). O Tu, castissimo e beato Giuseppe, consolatore dei morenti, assisti quest'anima contro i pericoli dell'al di là, come fosti assistito nell'ultimo istante di vita da Maria e da Gesù. O fedele san Michele, Arcangelo di Dio, soccorri ora, davanti al Supremo Giudice, l'anima di N.N. Non permettere che un'anima cristiana, fortemente travagliata nell'ora della sua fine terrena, sia afferrata dal più acerrimo nemico di Dio e tormentata dalle frodi degli spiriti maligni. Portala con te nella Luce di Dio, nel riposo e la pace eterna, fuori della "ruota infiammata", mossa dalle potenze sataniche, che trascina nel suo giro ogni cosa. O buon Angelo Custode di quest'anima che trapassa intensifica la tua sorveglianza contro il maligno, tienila sveglia ed esorta il suo coraggio e la sua fiducia. Intervenite anche voi, Angeli e Arcangeli, Principati e Virtù, Potenze e Dominazioni, Troni, Cherubini e Serafini. Salvate, intercedete verso l'Altissimo per i meriti del Redentore, perché quest'anima di N.N. sia salva e inserita nel candido Loto della Comunione dei Santi. O Voi Santi protettori di N.N. conducete per mano il Vostro protetto nel gaudio eterno.

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O Voi, santi Arcangeli Gabriele e Raffaele, definiti Nunzio di Dio e Medicina di Dio, guarite, salvate quest'anima pentita, piena di fede, speranza e amore, dalla macina del post-mortem. Così sia. 1 Le dieci direzioni dello spazio metafisico sono: lo Zenit, il Nadir, i quattro punti cardinali e i loro punti intermedi.

L'ASSISTENZA AI MORIBONDI PREPARAZIONE DEL MORITURO Le seguenti modalità hanno lo scopo di preparare alla buona morte una persona ancora capace di pregare assieme alla guida e concentrarsi per l'imminente dipartita. Accesa una candela benedetta, l'accompagnatore al trapasso porge all'infermo da baciare il Crocifisso o l'icona di Cristo e lo colloca in modo ch'egli lo possa guardare e attingerne speranza e conforto. Poi invita i presenti ad ascoltare e pregare insieme quando lo indicherà.

BREVIARIO PER L'ASSISTENZA AI MORIBONDI Attento, fratello cristiano (N.N.), alle tentazioni dell'Angelo d'iniquità. Egli ti vuole togliere la fede. Non ascoltarlo, abbi fiducia nel buon Angelo della Fede, riconferma il tuo Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Prega Gesù, il tuo Dio e Uomo Salvatore. Supplica la SS. Vergine Maria che ti sostenga nella tua fede in questo momento di partenza. Ricordati che la Fede del battezzato è la Fede nella risurrezione. Attento, fratello cristiano! Non ascoltare il demone della disperazione. Ascolta l'Angelo della Speranza, e sarai salvo. Dio è Amore. Spera in Lui e sarai salvato dalla dannazione eterna. Attento, fratello cristiano! Respingi il demone dell'impazienza, e sopporta per amore di Cristo, i patimenti del trapasso. Ascolta il buon Angelo della pazienza. Attento, fratello cristiano! Le tentazioni del demone della vanagloria sono una porta spalancata sull'inferno. Ascolta il buon Angelo dell'Umiltà. Il Cristo ama i cuori e le menti umili. Attento, fratello cristiano! Stai per lasciare tutto e il demone dell'Avarizia ha buon giuoco. Ascolta le ispirazioni dell'Angelo del distacco. Presentati al Signore con le stesse parole dei suoi discepoli: - Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Attento, fratello cristiano! Adesso sarai preso dalla tentazione del sonno, dai suggerimenti di dormire, riposarti per non pregare e cadere nell'incoscienza prima e lo smarrimento dopo nel regno dei morti. Preparati a incontrare Gesù, la SS. Vergine Maria, il casto san Giuseppe, l'Arcangelo san Michele e tutto l'esercito dei santi. Ascolta, dunque il buon Angelo della Veglia perenne. Vigila per non dormire, tieniti pronto a incontrare il Signore, a riconoscere lo splendore della sua chiara Luce nel buio fitto dell'abisso. Il saggio veglia per l'Eternità. L'Apocalisse ripete le parole del Cristo che dice: "Beato colui che veglia". Il momento del trapasso è arrivato silenzioso e vellutato per coglierti di sorpresa. Non dormire, ma chiama, invoca il tuo Signore nella notte fonda. Cristo ti aspetta con il suo smisurato amore, con la sua immensa compassione. Non costringerlo a farsi per te l'inquisitore e il giudice inappellabile. Prega, pentiti veramente per aver assecondato tutta la vita i tre fondamentali ostacoli alla perfezione: la concupiscenza, il mondo, il demonio: i tre ostacoli che ti hanno fatto partecipe, attore e strumento dell'avidità, dell'odio e dell'ignoranza. Non dormire, non dormire, sii vegliante fra i Veglianti del Cielo. Le prime ombre del crepuscolo interiore sono discese. Il tuo respiro sta per finire nell'immobilità glaciale della morte. Fratello cristiano, non dormire! Non distrarti. Prega e fissa gli occhi spirituali nella Luce di Cristo, entra in questa Luce, consustanziati con questa Luce. Come Giacobbe, rimasto solo nella tenebra e vittoriosamente impegnato contro il demone o angelo del sonno, per tutta la notte, vinse trattenendolo fino all'alba, finché vide il volto di Dio senza morirne e fu salvo, così tu, anima cristiana (N.N.), prega e veglia fino all'arrivo del Signore.

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L'OFFICIANTE RECITI VICINO ALL'ORECCHIO DEL MORENTE IL SALMO 129: Dal profondo grido a te, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano attente le tue orecchie alla voce della mia preghiera. Se tieni conto, o Signore, delle colpe, chi o Signore potrà sostenersi? Ma presso di te si trova il perdono e per la tua legge io spero in te, o Signore. L'anima mia confida nella tua parola; l'anima mia spera nel Signore. Dalla veglia del mattino fino alla notte, speri Israele nel Signore. Perché presso il Signore è la misericordia; presso di lui un generoso riscatto. Egli riscatterà Israele da tutte le sue iniquità.

ENTRANDO IL MORIBONDO IN AGONIA SI DARÀ ALL'ANIMA QUESTO COMMIATO È arrivato per te il momento di entrare nella Vita Eterna. Il tuo respiro sta per cessare. Io ti metto di fronte alla Chiara Luce di Cristo. Tu la conoscerai ora nella sua realtà, nel trapasso in cui tutte le cose appaiono libere e trasparenti come il cielo sereno e dove l'intelligenza senza macchia, l'intelligenza pura non ha né circonferenza né centro. In questo istante conosci te stesso per quello che sei in essenza: un Figlio della Luce. Rimani in questo stato. Ora ti pongo a confronto con il Principe degli Arcangeli, san Michele. Stai per varcare la Soglia della morte. Vola via, o anima che porti il sigillo di Cristo, certezza d'immortalità. Fuggi da questo mondo di tenebra e di dolore, nel nome di Dio Onnipotente che ti ha creato; parti da questo regno satanico nel nome del Figlio del Dio Vivente, che per te ha sofferto il martirio del Calvario; vattene al di là del tempo e dello spazio nella Luce perenne, nel nome dello Spirito Santo che è stato infuso in te; nel nome della gloriosa Madre di misericordia e nel nome del purissimo Giuseppe, amico dei morenti, consolatore degli smarriti. Nel nome degli Angeli e degli Arcangeli, dei Troni e delle Dominazioni, dei Principati e delle Potenze, delle Virtù, dei Cherubini e dei Serafini. Nel nome dei Patriarchi e dei Profeti, di san Giovanni Battista, dei santi Apostoli ed Evangelisti, nel nome dei Santi Martiri e Confessori. Nel nome dei santi Monaci ed Eremiti. Nel nome delle sante Vergini, e di tutti i Santi e Sante di Dio nella Comunione eterna del candido fiore di Loto. Oggi, sia il Regno di Dio la tua celeste dimora di pace e di beatitudine nella Luce perpetua del Paradiso. O anima cristiana, vola, vola via nel nome di Cristo nostro Signore, e più non rinascere fra la perduta gente. R. Così sia.

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L'OFFICIANTE AL MORENTE Figlio (o Figlia) della Luce! È già l'ora di partire. La tua grande fatica è compiuta, il tuo soggiorno di dolore sulla terra volge al termine. La tua nascita è servita a purificarti e imparare ad amare Iddio e il prossimo. Ora devi andartene per realizzare la più grande delle conquiste: l'unione illuminante con Gesù che amasti nel mondo e che ti attende davanti al portale del Paradiso. Chi fosti, quel che facesti non ha più importanza se veramente provi pentimento di aver fatto ciò che non dovevi e di non aver compiuto ciò che desideravi. Confida nella infinita misericordia, nella sconfinata compassione, nell'illimitato amore di Dio per le sue creature. La santità che nella vita non realizzasti puoi ottenerla per Grazia straordinaria oggi, in un solo istante, perché Gesù ha lavato con il suo sangue i tuoi peccati ed ha promesso la Vita Eterna a chi crede in Lui. Gesù ha detto: ... chi ama me, sarà amato dal Padre mio, ed io lo amerò, e gli manifesterò me stesso. Chi mi segue non camminerà nella tenebra, ma avrà luce di vita. Perciò distaccati da tutti gli affetti e tieniti pronto(a), sveglio(a), vigile, assorto(a) nel celeste colloquio con il Salvatore. Non distrarti, non dormire, i deificati vegliano in eterno nella Luce della Trinità Santa. Invoca la Vergine Maria, invoca il tuo Angelo Custode buono, chiedi umilmente perdono di non aver fatto di più per imitare Gesù e la Madonna quando ne avevi il tempo. Figlio(a) della Luce (Nome e Cognome)! Non badare a niente altro che alla Chiara Luce perpetua che ti apparirà nel chiarore crepuscolare dell'al di là. Riconoscila come la Luce perenne di Cristo, entra in essa, cammina in essa, non voltarti, non pensare a niente altro che a questa Luce con Fede, Speranza e Amore. Un cuore pentito, una volontà protesa verso la Luce perpetua, un amore infinito e irradiante, ti faranno andare oltre, e non sarai sfiorato neppure dal fuoco del Purgatorio. Prega, prega di continuo, chiama i Santi Apostoli, Pietro e Paolo, Giovanni, Mosè, Elia, San Giuseppe. Prega e chiama in tua difesa i sette Arcangeli, i Santi Martiri, le Vergini, i Confessori e tutte le potenze spirituali di Dio. Invoca lo Spirito Santo, ma non dormire, tieniti sveglio, come il nocchiero di una nave che affonda la prora nel mare della luce divina per dirigersi verso la Pace e la Beatitudine del Riscatto. Ed ora recita con me la nostra professione di fede dicendo il Credo. "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza - discese dal cielo; - e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo. Fu pure crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, e fu sepolto; e il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei Profeti. Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen". Senza distrarti, continua a guardare con gli occhi del tuo spirito la Luce perpetua che non tarderà ad apparirti. Preghiamo! Preghiamo con le stesse parole che Gesù volle insegnarci. Padre nostro, - che sei nei cieli - sia santificato il tuo nome, - venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e - rimetti a noi i nostri debiti - come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e - non ci indurre in tentazione, - ma liberaci dal male. Così sia.

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PREGHIAMO Accogli, o Signore, la tua creatura nel Regno della salvezza, perché spera nel tuo perdono, nel tuo amore, nella tua misericordia. R. Così sia. Libera, o Signore l'anima della tua creatura da tutti i pericoli dell'inferno, dalle tribolazioni dello stato del dopo morte, dai lacci dei castighi. R. Così sia. Libera, o Signore, l'anima della tua creatura, come liberasti scendendo agli inferi prima della risurrezione, coloro che in te speravano. R. Così sia. Ricevi nella tua Luce imperitura, l'anima della tua creatura pentita e lavata dal tuo sangue sacrificale. R. Così sia. A questo punto, con il morituro, si chiameranno per la difesa contro le forze demoniache gli Angeli buoni ispiratori della Fede, della Speranza, della Carità, della Pazienza, dell'Umiltà, del Distacco, del Fervore, dell'Astinenza, della Castità, della Veglia Perenne. Quando il moribondo sta per spirare, e più fervorose saliranno a Dio le preghiere dell'assistente e dei presenti inginocchiati, l'assistente o sacerdote archeosofo che sia o suggerisca o reciti per il morente la seguente preghiera; anche se la persona sembra non dare più segni di conoscenza, gliele suggerisca chinato all'orecchio che dall'esperienza sappiamo essere l'ultimo senso, l'udito, a estinguersi.

PREGHIERA Nelle tue mani, o Signore, raccomando il mio spirito. O Signore Gesù, accogli lo spirito mio. Santa Maria prega per me. Maria, madre di grazia, madre di misericordia, tu proteggimi dall'infernale nemico e accoglimi nell'ora della morte. San Giuseppe, prega per me. San Giuseppe, tu insieme con la beata Vergine tua Sposa, aprimi le porte della divina misericordia. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.

INVOCAZIONE Venite in mio soccorso in questo istante di trapasso, o voi tutti, Santi e Sante del Paradiso, Martiri e Confessori. Salvatemi dal purgatorio, dall'inferno e dal ritorno penoso nel torrente della vita terrena, o voi tutti Patriarchi e Profeti, santi Apostoli ed Evangelisti, santi Monaci ed Eremiti e sante Vergini d'Oriente e d'Occidente. Coprite la mia bruttezza spirituale al cospetto di Dio, o voi sette Arcangeli che state davanti al Trono della SS. Trinità, liberatemi dalla perdizione eterna. Che io entri nella Luce di Cristo che per me sulla croce versò il suo Sangue, o Arcangelo Michele. Non mi abbandonare alla potenza del Principe delle tenebre.

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COMPORTAMENTO DEL DIRETTORE SPIRITUALE PRIMA CHE L'INFERMO ENTRI IN AGONIA

DISCORSO PRELIMINARE SULL'ARTE DEL BEN MORIRE. Fratello cristiano! Tu sei infermo e può darsi vicino alla morte. Dunque, non vi è più tempo da perdere per tentare di salvarti, non dico il corpo, ma l'anima che è il bene più prezioso. Tu però speri di poter vivere abbastanza a lungo e per questo sei distratto e non ti concentri tutto in Colui che deve giudicarti per sempre. Niente di più naturale, è una delle tentazioni del demonio: sperare di non morire per procrastinare la meditazione profonda sulla realtà ultima: la fine dell'esistenza. Fratello cristiano! Ti prego, ascoltami se vuoi ricuperare l'eterna salute: fissa tutta la tua attenzione sopra sei punti fondamentali: Primo: credi, credi ciò che il vero cristiano discepolo di Cristo deve credere per morire nella fede del Messia e nell'obbedienza alla Santa Ecclesia. Secondo: riconosci di aver gravemente offeso Iddio e pentiti. Terzo: proponiti di non più sbagliare, non più peccare e di correggerti se rimanessi in vita. Quarto: perdona per amore di Dio i tuoi debitori e chiedi che siano perdonate a essi le offese fatte. Quinto: restituisci ciò che hai ad essi tolto. Sesto: riconosci che spiritualmente sei perduto e la tua anima può essere salvata soltanto per i meriti della passione di Gesù Cristo. Ringrazia Iddio di tanto dono. Se ti aggrappi per amore e non per paura alla mano destra di Dio; se di tutto cuore prometti queste cose, allora vuol dire che sei nel numero di coloro che si salveranno. Le tentazioni che adesso subirai saranno molto gravi, se cedi ad esse, allora sei perduto, ma se le vinci sarai salvo. Cristo e la sua Ecclesia sono la tua forza. Le gravi tentazioni dei morenti sono sei, come ti dimostrerò, contro le quali l'angelo buono suggerirà sei buone ispirazioni.

TENTAZIONI DEL DEMONIO CONTRO LA FEDE La fede è il punto di appoggio per superare tutte le difficoltà e tutte le incertezze della vita e del momento in cui si muore. E poiché la fede è il fondamento della salvezza, perciò il demonio, nemico di Dio e del genere umano, cerca con tutti i mezzi di allontanare i morenti dalla fede, o tenta di deviarli dalla vera fede con suggerimenti come questi: Tu, sventurato, sei caduto nel grave errore di credere alle menzogne della religione. Ciascuno può fare quello che vuole, tutto è materia, l'inferno non esiste, confessarsi è inutile. Il sacerdote è un uomo qualsiasi senza facoltà e senza utilità alcuna. E’ un vero peccato che non abbia goduto meglio la tua vita. Nessuno è mai tornato a dire la verità sull'altro mondo. A che serve la fede? Eppure, poca scienza non dà la fede, ma tanta scienza può anche darla. Beati quelli che la possiedono senza tanto cercare! Non ascoltare ciò che lo spirito del male o il fantasma del diavolo ti dice. Tieniti fermo nella tua fede. Nessuno può chiamarsi Figlio di Dio senza la fede. Dio non permette che si sia tentati contro la fede, al di sopra delle proprie forze, ma con le tentazioni offre i mezzi per la vittoria. Resta fermo nella fede in Cristo e alla sua Chiesa perché lo Spirito Santo l'assiste per la salvezza del mondo. Prega, concentrati in un punto, non distrarti, e attendi rivolto verso Oriente che l'alba della Luce perpetua appaia in tutta la sua bellezza. Riconoscila e fissati in Essa.

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ISPIRAZIONE DEL BUON ANGELO DELLA FEDE L'angelo della buona ispirazione vigila per aiutarti contro le vili suggestioni diaboliche. S. Paolo disse: senza fede è impossibile piacere a Dio. Come si può amare senza fede nell'amato? Per la fede i santi fecero i più impensati prodigi: S. Pietro camminò sulle acque, S. Giovanni bevve il veleno che gli diedero, senza avvelenarsi. Solo con la fede si resiste alle tentazioni e alle prove del martirio. La fede sostiene al traguardo e fa guardare con sicurezza nel buio del mondo crepuscolare in attesa che l'orizzonte si illumini con i primi raggi del Redentore che attende lo spirito tuo distaccato dal corpo. Fratello nella Luce! Non distrarti, ripeti come puoi il simbolo della fede, guidato dall'angelo buono, e i demoni fuggiranno, sia quelli veri che i fantasmi del diavolo. Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli:- Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; - generato, non creato; - della stessa sostanza; " per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza - discese dal cielo; - e per opera dello Spirito Santo - si è incarnato nel seno della Vergine Maria - e si è fatto uomo. - Fu pure crocifisso per noi, - patì sotto Ponzio Pilato, e fu sepolto; - e il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. - E di nuovo verrà nella gloria, - per giudicare i vivi e i morti: - e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, - e procede dal Padre - e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato: - e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. - E aspetto la risurrezione dei morti - e la vita del mondo che verrà. - Amen. L'angelo buono della Fede ti conduca davanti la Luce perpetua.

TENTAZIONI DEL DEMONIO DELLA DISPERAZIONE Il demonio ghermisce gli ultimi momenti dell'uomo con la disperazione, e questa tentazione è contro la confidenza che l'uomo deve avere verso la divina Provvidenza, è un attentato alla speranza. Quando l'infermo è attanagliato dai suoi dolori, e già intuisce la sua fine come vicina, il diavolo è pronto a presentargli i peccati, anche quelli più dimenticati, e in particolare quelli non confessati, per sprofondarlo nella desolazione della disperazione, dicendogli: Che speri, i tuoi peccati sono tanti, così gravi da non poter essere più perdonato. Hai offeso il prossimo, non sei andato a messa quando era d'obbligo, non hai aiutato i bisognosi, hai sparlato e calunniato la gente con un gusto sadico, hai pensato ad accumulare, guardandoti bene dal dare tutto te stesso ai bisognosi, la lussuria ti ha invaso i sensi e i pensieri, l'invidia ti è sempre stata al fianco, hai perduto la pazienza nelle grandi e piccole cose, scattando irato e insultando la Madonna, i santi, lo stesso Gesù che ha tanto sofferto per salvarti. Che farai quando nel piccolo giudizio e nell'ultimo ti troverai fra quelli di sinistra a ascoltare la sentenza: "Andate al fuoco eterno che, avevo fame e non mi deste da mangiare; avevo sete e non mi deste da bere; fui carcerato e in ospedale e non mi visitaste, e tutto il resto che sai... " . Anche Giacomo afferma che il giudizio sarà senza misericordia per chi sulla terra fu senza misericordia. Ormai sei distrutto, finito, non puoi correre a dare aiuto, le tue azioni sono sterili. Mille e mille considerazioni ti verranno dettate dal demonio, ma tu non le ascolterai, ma nel segreto ti raccoglierai in preghiera. Il passato non conta per chi è pentito. Solo gli uomini raramente perdonano. Dio perdona sempre chi non si dispera. Sant'Agostino è chiaro: ogni peccatore, se dispererà del perdono, perde ogni misericordia perché con la disperazione offende Dio. Figlio della Luce! La fiducia assoluta nel perdono è già il perdono. Mira come una stella del tuo destino, il chiaro fulgore della Luce perpetua, non distrarti, riconoscilo e fallo tuo.

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ISPIRAZIONI DEL BUON ANGELO DELLA SPERANZA Chiunque spera nella riuscita, non lavora e non soffre invano. Ma il demonio della disperazione fa leva su questa virtù cristiana. Il buon angelo dice: Figlio della Luce, perché disperi? Dio è più buono della bontà degli uomini, è infinitamente più misericordioso e pietoso. Qualunque atrocità tu hai commesso nel tuo passato, anche se non hai fatto penitenza e non hai avuto modo di confessarti, non devi disperarti, perché un solo istante di contrizione, di vero pentimento, di vero amore per i vivi e per i morti, un solo sguardo di speranza rivolto alla SS. Vergine Maria e al suo Figliuolo Gesù, ti garantiscono il Paradiso. Il Profeta Ezechiele non ha detto forse: In qualunque ora il peccatore piangerà, in quella stessa ora sarà salvo. E il Salmista: Il cuore contrito e umiliato Dio non lo disprezzerà. Agostino scrisse: Più può la misericordia di Dio che il peccato dell'uomo. Anche se sapessi per sicuro che tu sei tra il numero dei dannati, non dovresti disperare perché con la disperazione nulla si ottiene e si offende di più Iddio e si aggravano i peccati e si aumenta all'infinito l'eterna pena. Non venni a chiamare i giusti, ma i peccatori, ha detto Cristo. La sua crocefissione è stata consumata per i peccatori. Abbi speranza! Altri caddero e si rialzarono per la speranza. San Pietro negò tre volte Cristo, Paolo perseguitò la Chiesa, il ladrone appeso alla croce vicino a Cristo, la Maddalena, la donna adultera, tutti peccarono, ma sperarono e Dio li accolse nella sua Luce. Cancella dalla tua mente ogni idea di disperazione, prega e spera, se non puoi fare delle buone azioni, puoi amare con il cuore tutta l'umanità. La tentazione della sfiducia, la tentazione della disperazione, è un suicidio spirituale. Qualunque sia il peccato commesso, la speranza, dice san Crisostomo è sempre l'ancora di salvezza infallibile.

TENTAZIONI DEL DEMONIO DELL’IMPAZIENZA Il demonio dell'impazienza trova nell'infermo e nel morente buoni appigli per fargli perdere la calma. Lo prepara a una cattiva morte proprio nei momenti più gravi della malattia, dicendogli: Nessuno si cura di te, tu soffri e loro stanno bene, hai sete e non ti portano l'acqua, tu devi far presto e gli altri se la prendono con calma e con comodo. Adesso basta, ho i miei diritti da soddisfare. E tu, cedendo ai consigli del demonio scatti d'impazienza, diventi pieno d'ira, di lamenti, mormori e recrimini; in te si risvegliano la insensibilità al sacrificio degli altri nel sopportarti e nel servirti come possono; in te si ridesta la durezza di cuore e non ti commuovi davanti alle altrui sofferenze. Il demonio ti fa credere che tutti attendono la tua morte per sbarazzarsi di te. Ma l'impazienza è un peccato contro la carità. Tutti i morenti sono afflitti da sofferenze, taluni da gravi dolori, sia per la febbre come per altri disturbi. Chi muore violentemente e attende l'aiuto, porta impazienza o ribellione, e arriva al punto di bestemmiare, di maledire, smaniando come pazzo. All'impazienza si associano tutte le altre cattive inclinazioni che aiutano a perdere il premio più prezioso: il Regno di Dio. San Gerolamo dice: Se non si tollerano pazientemente le malattie e la morte, vuol dire che non si ama Dio. Sii, dunque, paziente, prega Gesù, pensa ai suoi patimenti sulla croce che accettò con paziente rassegnazione. Fissa gli occhi del tuo spirito nella Luce perpetua, e non distrarti per nessuna ragione.

ISPIRAZIONE DEL BUON ANGELO DELLA PAZIENZA Se da una parte, dalla tua sinistra vi è il demonio istigatore, dall'altra il buon angelo della pazienza ti aiuta, e ti dice: Allontana l'impazienza dal tuo animo, poiché con l'impazienza e la ribellione l'anima si perde. La pazienza è la virtù dei forti, essa inclina a sopportare senza tristezza e abbattimento le sofferenze fisiche e morali. Senza la pazienza il merito dei patimenti diventa nullo. Il Regno dei Cieli non accetta i ribelli. Immagina che i tuoi disagi, i tuoi malesseri siano già il purgatorio, dopo il quale avrai il benessere della vita spirituale. San Gregorio Nisseno ci ricorda che Iddio permette le pene temporali per non farci provare le pene dell'eternità. Perciò ripeti con il buon angelo della pazienza: Affliggimi Signore in questa

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vita per donarmi la vita eterna. I mali che mi puniscono sulla terra mi liberano dai mali dell'al di là. Allontana l'impazienza, sii veramente un perfetto Figlio della Luce, dimentica le tue sofferenze, non pretendere nulla, e fissa con gli occhi dello spirito la Luce perpetua. Chi imita Gesù nella pazienza sino alla morte, ha guadagnato il suo posto nel cielo. Salomone affermava: E’ più valoroso l'uomo paziente nell'animo che l'espugnatore di città. Chi si mantiene paziente nei supplizi per amore della perfezione è salvo.

TENTAZIONI DEL DEMONIO DELLA VANAGLORIA Il demonio della vanagloria tenta l'agonizzante con l'arma della compiacenza di sé stesso. Attento, Figlio della Luce! Attento al demonio della vanagloria. Egli è abile e pericoloso. Insinua la micidiale superbia spirituale dannosa ai buoni, ai devoti e ai religiosi. Infatti poiché non ha potuto deviare la tua attenzione da Gesù, la tua fede o farti disperare o renderti impaziente, ti aggredisce con la compiacenza di te: Certo, poiché sei stato fermo nella fede, costante e forte nella speranza, paziente nelle tue sofferenze per l'infermità, poiché hai fatto ogni cosa secondo il volere della Chiesa, non sei come gli altri, ti puoi gloriare perché non hai imitato coloro che dopo aver fatto tanto male, per il solo motivo di essersi pentiti, sono andati in cielo; a te, dirà il demonio della vanagloria, sarà dato un trono più glorioso nel Regno di Dio, migliore degli altri. Ecco la temibile insidia: la superbia spirituale, il compiacimento di te stesso. Ma tu, Figlio della Luce, devi evitare questa superbia, in primo luogo perché con essa diventi simile al diavolo, divenuto da angelo demonio per la sua smisurata superbia. Secondo, perché in questo momento solenne e grave del tuo trapasso, la vanagloria è una bestemmia se presumi di avere diritto a un bene che Dio solo deve decidere se può darti. Infine perché la compiacenza di sé è la via della dannazione nell'al di là, e il ritorno in terra in un corpo, in una famiglia di gente umile, ove tu stesso proverai ad essere schiacciato da altri superbi. Sant'Agostino dice a proposito: L'uomo che si giustifica da sé e si presume giusto cade nell'abisso. Gesù ha detto, e San Marco lo ha scritto: "...se qualcuno vuole essere il primo, dovrà essere l'ultimo di tutti". Sii umile, chiama Gesù in tuo soccorso, invoca la SS. Vergine, fissa le pupille del tuo spirito nella Luce perpetua, e altro non cercare.

ISPIRAZIONI DEL BUON ANGELO DELL'UMILTÀ L'angelo dà la buona ispirazione contro il demonio della vanagloria, dicendoti: Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato davanti ai Santi del Paradiso. Guardati bene di dare ascolto ai cattivi suggerimenti del maligno. E’ genuina superbia il credersi gli artefici della propria fede, della speranza e della pazienza caratteristiche di Dio e dono gratuito di Lui a te. Tieni bene in mente le parole del Signore: Se non diventerete come questo pargolo non entrerete nel Regno dei Cieli. Umiliati e sarai esaltato. Se ti esalti, Dio si allontanerà da te, ma se ti umili nell'intimo del tuo cuore, Dio scenderà in te. Lucifero è il parto della superbia, e la superbia fu causa di ogni peccato. San Bernardo è esplicito: La superbia è fonte di ogni peccato e causa di ogni perdizione. Caccia da te questo vizio, e senza fatica ogni vizio sparirà. Vigila su te stesso in questo momento solenne del trapasso, non essere tentato dalla superbia, perché conduce come una pietra al collo nel fondo dello stagno di fuoco. Rifletti sui tuoi peccati, umiliati in tutto sinceramente, e Dio aprirà le braccia per accoglierti nella sua Luce perpetua. Per la virtù dell'umiltà, Maria santissima fu scelta fra le donne per concepire Gesù e per essere esaltata sopra tutti i cori degli angeli.

TENTAZIONI DEL DEMONIO DELL'AVARIZIA Figlio della Luce! Guardati dalle insidie e dai lacci del demonio dell'avarizia. Egli pilota questo strumento a danno di coloro che si occupano delle cose temporali, che prediligono le ricchezze, gli amici carnali e le mogli carnali o le altre cose della vita. Con questi mezzi, in fin di vita e nello stato "intermedio" dopo il

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sonno, il demonio fa venire il rammarico di dover lasciare ogni cosa e ti fa rivedere come fantasma, tutto ciò che hai lasciato agli altri, e te li fa vedere quando parlano male della tua memoria, sperperando ogni cosa che ti fu cara. Con una ennesima tentazione molto abile risveglierà anche dopo morto la tua gelosia, l'attaccamento alle cose terrene, alla lussuria. Ti dirà: O ingenuo, guarda tutte le cose tue in che mani sono andate a finire. Tutto ciò che guadagnasti con fatica se lo godono gli altri senza fatica. Non ti ricordano neppure, e con la vendita dei tuoi beni si sono fatti dei benefici personali. Hai abbandonato tutto, gli amici, la casa, i tuoi oggetti, i vestiti preferiti, i tuoi libri, il coniuge, la prole. Con simili parole il demonio ti tenta con la tentazione dell'avarizia, e proprio in fin di vita o dopo il trapasso per allontanarti da Dio e dalla tua salvezza con la cupidigia dei beni terreni. Chi si occupa dei beni terreni in punto di morte ha fatto il giuoco subdolo del demonio dell'avarizia, perché in punto di morte conta soltanto la sete di Dio, il pentimento del male commesso, il rammarico del bene non fatto, il distacco da tutto, volontario e senza rimpianti. Figlio della Luce! Non voltarti indietro, non avere attaccamento alcuno, né per le cose, né per le persone. Gesù ha detto: Chi di voi non vuol rinunciare a quanto possiede, non può essere mio discepolo. Disse un altro: Signore, ti seguirò; ma permettimi prima di congedarmi da quelli di casa. E Gesù gli rispose: Nessuno è buono per il Regno di Dio se, dopo aver messo la mano all'aratro, volta indietro lo sguardo11. Presentati al Signore con le stesse parole dei suoi Apostoli: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e t'abbiamo seguito (Luca, 9:62; Marco, 10:28).

ISPIRAZIONE DEL BUON ANGELO CONTRO L'AVARIZIA PROMOTORE DEL DISTACCO La buona [esortazione] dell'angelo contro la tentazione del demonio, è questa: O Figlio della Luce! Non ascoltare le micidiali e mortifere suggestioni del demonio. Egli vuole ingannarti e condurti all'inferno, dal quale per uscirne impiegherai molti eoni. Dimentica ogni cosa temporale, il ricordo di essa non porta pace al cuore e alla mente, non offre salvezza, ma t'incatena alla ruota delle rinascite dolorose. La sete del possesso è opera del demonio dell'avarizia. Non ha forse detto il Signore: Se non rinunci a tutto ciò che possiedi, non potrai essere mio discepolo! Se qualcuno vuol venire a me e non odierà suo padre, sua madre, i figli, i Fratelli e le sorelle, non potrà essere mio discepolo. E a quelli che rinunciano a queste cose dice: Chi rinuncia per me a padre, madre, fratello e sorella, e abbandona la casa e i parenti e la moglie e i figli e i campi per il mio nome, io darò cento per uno e la vita eterna. Cristo uomo era volontariamente povero, egli abbandonò per salvarti la madre carissima e i discepoli. Rifletti quanti santi hanno disprezzato i beni temporali e hanno seguito il Signore anche sacrificando il proprio corpo, respingendo lo stesso spirito di conservazione, nell'attesa della chiamata: Venite benedetti dal Padre mio, possedete il regno per voi preparato fin dalla creazione del mondo. Respingi dunque dal cuore, come veleno d'aspide, il pensiero di ogni cosa temporale, non pensare al tuo corpo. Accetta con gioia la totale liberazione dai vincoli temporali. Dio dice: Beati i poveri di spirito perché loro è il Regno dei Cieli. Metti nelle sue mani tutte le tue ricchezze e abbandonati a lui nella piena fiducia. La tentazione dell'avarizia porta la grettezza, la taccagneria, la spilorceria, la tirchieria, l'avidità, il distacco dall'amore per le creature, separa da Dio. La povertà volontaria conduce al cielo, beatifica l'uomo. Se sei agonizzante e puoi ancora parlare e il tuo intelletto è capace di ragionare, prega Iddio, invocalo per la sua infinita misericordia, per la passione che ha vissuto per te, per tutti. Invoca con slancio la compassionevole Mamma celeste, la gloriosa Vergine Maria, sua mediatrice perenne. Chiama in tuo aiuto tutti gli angeli e in particolare il tuo buon Angelo Custode, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, specialmente quelli o quelle che venerasti quando eri in salute e le loro immagini che adorasti con quelle di Cristo e della Vergine Maria. Poi ripeterai tre volte: Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto (Matteo, 13:44). Io avrò quel tesoro, perché come sta scritto nel Deuteronomio (Deut., 28:12), l'Eterno t'aprirà il suo buon tesoro.

TENTAZIONI DEL DEMONE DEL SONNO NEL MOMENTO DELLA MORTE Dal manoscritto intitolato "Il Libro cristiano dei morti!" Riporto le parole di un Iniziato Loto+Croce che deve leggere accanto a un morente. Queste espressioni possono farti intuire il valore d'aver ottenuto o non conquistato preliminarmente della "Veglia perenne" in vita e in morte.

TESTO Figlio della Luce, stai attento, sei prossimo alla morte! Figlio della Luce, diffida dei consigli di quello spirito perverso che si serve del tuo sopore, della tua sonnolenza e del tuo sonno per sprofondarti nelle tenebre e nell'incoscienza dello Sheol: il demone del sonno vuol farti ridestare nel pauroso abisso di Satana. Egli ti dirà, animato dal suo spirito di menzogna, che hai diritto al riposo, al sonno ristoratore; asseconderà la stanchezza e lo sfinimento per impedirti di pregare e di ascoltare i consigli dell'Angelo Buono che ti vuole sveglio per condurti al Cristo affinché ti conduca alla gloria risplendente del Padre rivestito del manto dello Spirito Santo. Figlio della Luce, ascolta! Porgi il tuo orecchio, non dormire, tieniti desto. Con il sonno si perde il contatto con la vita e non si può padroneggiare il corpo per compiere le buone azioni, rimediare agli errori commessi e cancellare i debiti, almeno con il retto parlare. Con il sonno della morte, l'angelo perverso ha lo strumento per farti sognare ciò che vuole e farti svegliare dove vuole e ove meglio si addice il risveglio per un peccatore preso dai lacci del sonno della morte, là nella Gehenna fra i malvagi spiriti del mondo infero, fra i nemici già defunti e incapaci di perdono ai quali dovrai rendere conto del tuo operato, faccia a faccia. Oppure ti risveglierai nuovamente nella tua casa, vedrai il tuo corpo deformato e mostruoso per la decomposizione, e non saprai di essere un morto. Sarà un risveglio terrificante, un sogno senza fine dal quale non potrai svegliarti che in un altro sogno. Le tue stecchite mani non potranno più accendere la lucerna della notte. Figlio della Luce! Sia Gesù il tuo rifugio. Non dormire, aggrappati al Signore. Il sonno dell'uomo imprudente giova al ladro, e il ladro è protetto nella sua azione dal demonio; il ladro di un'anima è Satana, non scordarlo. San Giovanni Climaco nella sua Scala del Paradiso non ti spiega forse i brutti scherzi del demonio a chi si lascia prendere dai lacci del sonno? Nel sonno vengono i sogni, ove i simboli sono il linguaggio segreto delle forze oscure della natura. Chi sogna può subire l'azione della propria immaginazione, e l'immaginazione guidata dal demonio del sonno è l'allontanamento dalla Luce Perpetua. Veglia e prega con tutte le tue forze il Cristo, fissa la sua Luce e trasfigurati in essa, Vegliante fra i Veglianti.

ISPIRAZIONI DEL BUON ANGELO DELLA VEGLIA PERENNE Contro le insidie del demonio del sonno, ascolta quello che dice il buon angelo della veglia perenne: Figlio della Luce! Non dormire. Il sonno è una grave insidia per chi deve tenersi in piedi, pronto a ricevere il Signore! Non dormire. Colui che deve mirare il fulgore della "Luce Perpetua" e in Essa trovare la Pace, la visione beatifica di Dio, non dorme il sonno della morte. Il tuo Redentore disse ai discepoli confusi dal sonno: "Vegliate e pregate affinché non cadiate in tentazione" (Matteo, 26:41). Le insidie del demonio arrivano con il sonno, quando il controllo della tua volontà è impossibile. Non distrarti, non assopirti, non dormire! Il saggio veglia per l'Eternità perché ha voluto per sé la veglia perenne. Beato colui che veglia, dice Giovanni nell'Apocalisse (Apoc., 16:15). Lascia che in te dorma il corpo, perché la polvere deve ritornare alla polvere, ma tu vigila, tieni bene aperti gli occhi del tuo cuore come si addice ai Figli della Luce. Cristo ti aspetta. Non farti attendere alla chiamata suprema. Le prime ombre del crepuscolo sono discese. Il tuo respiro sta per finire nell'immobilità glaciale della morte. Il momento del trapasso è arrivato silenzioso e vellutato per coglierti di sorpresa. Non dormire, ma chiama, invoca il tuo Signore nella notte fonda. Chiamalo con tutta la tua Fede, con tutta la tua Speranza, con tutto il tuo Amore. Il tuo Signore è la Luce perpetua, è la Chiara Luce che non conobbe principio, è la Luce della tua coscienza. Non dormire, non distrarti, ma riconosci questa Luce Perpetua e falla tua. Questa morte è uno dei gradini della scala di Giacobbe, la scala del Paradiso. Tu dovresti essere già morto a ogni vanità, morto a tutto ciò che non è Cristo. Questo nuovo trapasso ti lancia nell'increato oceano della divinità. Non voltarti. I pavidi son trasmutati in pietra. Non rimpiangere ciò che lasci, cederesti ai lacci del demonio dell'Avarizia. Il saggio ha una sola ricchezza, un solo tesoro da custodire nel forziere del suo cuore: Dio. Ti metto di fronte alla Realtà, alla Luce Perpetua, fissata, contempla la sua bellezza, chiedi la forza per seguirla, per non distogliere gli occhi spirituali dal suo splendore di gloria. Chi riesce a seguirla ha raggiunto la suprema purificazione, quella della più alta meditazione profonda, la condizione estatica dei Santi, l'Illuminazione. La Luce rimane nel cuore dei perfetti. Chi è sul Sentiero della purificazione, ricordi almeno le parole di Gesù: "La luce è ancora per poco tra voi; camminate mentre avete la luce affinché non vi sorprenda la tenebra, perché chi cammina nella tenebra non sa dove va. Mentre avete la luce credete nella luce, affinché diventiate figli della luce. Poi se ne andò e si nascose a loro" (Giovanni, 12:35-36). Se non puoi ancora fermarti nella Luce perpetua, almeno riconoscila e contempla questa Luce. Giacobbe, una volta rimasto solo nella tenebra, si impegnò vittoriosamente contro l'Angelo o il demonio del sonno, per tutta la notte, vincendolo e trattenendolo fino all'alba finché vide il volto di Dio senza morirne (Genesi, 32:24-30) e fu salvo.

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ISTRUZIONI PER IL TRAPASSO AL MOMENTO DELLA MORTE DA LEGGERSI A UN CRISTIANO CHE HA PRATICATO IN VITA L'ASCESI Il testo del "Libro Cristiano dei Morti" è formulato in modo diverso di quello stabilito per una persona di scadente preparazione religiosa e archeosofica cristiana. Il successo della lettura è qui subordinato all'allenamento ascetico e alla vita liturgica e di apostolato vissuti durante la sua esistenza terrena, e l'aver estinto con i propri meriti i debiti contratti in passato. Se questo individuo ha il potere di morire coscientemente, mantenendosi vegliante nella sua coscienza ed è capace di conoscere la splendente Luce eristica della Risurrezione che lo illumina perché si unì ad essa, allora le catene con il mondo fenomenico saranno spezzate e, sorretto anche dalle parole dell'assistente che vigila la sua entrata nell'al di là, ricordandogli la santa dottrina, si risveglierà alla realtà nell'istante stesso in cui riconosce la Luce di Cristo: Luce che deve aver sperimentato nella pratica della meditazione sul cuore invocando il nome di Gesù. Questa Luce che in vita era quella Taborica nel trapasso è la Luce della Risurrezione di Cristo. E’ certo che la lettura del testo sarà più efficace se fatta dall'Istruttore che guidava il defunto quando era vivo. Diversamente bisogna chiamare un fratello istruito in questa stessa Fede.

IL TEMPO DI APPLICAZIONE Il momento giusto per leggere il testo è quando la respirazione è cessata, la forza vitale sarà precipitata nel Centro nervoso o psico-spirituale del Sapere, cioè nel Centro del Cuore e l'Archeosofo sperimenterà la Chiara Luce Cristica della condizione libera dal corpo umano. Lo stato disincarnato è fatto di calma paragonabile alla condizione più elevata della Meditazione profonda quando l'Io è ancora unito al corpo fisico. Il riconoscimento della Chiara Luce si può paragonare alla condizione estatica della coscienza che i nostri Santi e Mistici definiscono "illuminazione". Fuori della Meditazione profonda, a causa della forza derivata dai cinque sensi lo spirito si trova in stato di turbamento costante. La possibilità del trasferimento in Dio è tutta nell'aver vissuto la morale assoluta dei Vangeli e nell'esercizio quotidiano di meditazione profonda detta anche orazione mentale. Se nell'istante supremo del distacco dalla vita corporea il morente realizza questa meditazione, questa idea unica in Cristo, sarà salvo senza sperimentare gli orrori e le sofferenze de purgatorio. Il morente deve restare sveglio e pienamente cosciente come lo fu Gesù sulla croce in attesa della fine terrena. Nelle antiche scuole segrete, il morente era assistito da un Istruttore, abilitato in medicina e dotato di facoltà extrasensoriali. Questi sapeva che la forza psichica quando è spinta lungo i nervi psichici destro e sinistro12 in direzione discendente sorge temporaneamente l'alba dello stato diabasico o intermedio. Le istruzioni si dovevano impartire fino a quando l'energia psichica non si era riversata nei due canali di destra e di sinistra. Perseverando per 20-30 minuti primi, il tempo di durata del respiro interno. Le direttive erano applicate dalle scuole Esseniche prima che la forza vitale si spandesse nel canale sinistro, dopo la traversata del centro onfalico (ombelicale). Il movimento della forza vitale cessa in 20 o 30 minuti con il cessare del respiro. Le scuole segrete quando la respirazione arrivava al punto terminale o di cessazione, giravano il morente sul fianco destro e comprimevano dolcemente il battito delle arterie del collo a destra e a sinistra. Nel caso in cui il morente tendeva ad addormentarsi e gli sopraggiungeva il sonno (assolutamente negativo per l'immediato trasferimento nella Luce di Cristo), l'istruttore si dava da fare per premere dolcemente le arterie con risolutezza, proprio per non fargli perdere coscienza. In tal modo la forza vitale non poteva incanalarsi nel nervo psichico mediano e se ne andava attraverso il Centro Coronale su in cima al cervello. Il confronto vero infatti è in questo punto che dev'essere effettuato. 1

T.Palamidessi - LA COSTITUZIONE OCCULTA DELL'UOMO E DELLA DONNA - Quaderno n°8.

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Anche nel Tibet vi è un modo di procedere analogo alle scuole dei Terapeuti e degli Esseni. Secondo i tibetani se la persona non è distratta, ma cosciente, realizzerà con la lettura del Thòdol l'occasione per trattenere la forza vitale nel nervo mediano, in attesa che esca dall'apertura braminica. Essi ritengono che la forza vitale resti nel nervo centrale fino all'ultimo battito del cuore dopo l'ultima respirazione, e che in tale condizione svanisce la conoscenza. Circa la durata di tale stato non è facile da stabilire, varia da persona a persona. Dipende dalla cattiva o buona costituzione dei canali e della forza vitale. Chi ha avuto una breve esperienza dello stato tranquillo e fermo della meditazione profonda, e per chi ha i nervi calmi, un momento di questo tipo dura parecchio tempo: può durare anche sette giorni, ma per lo più soltanto quattro o cinque. L'istruttore ripeta le parole rivolgendole sempre di più ad alta voce all'orecchio del morente, per compensare la perdita progressiva dell'udito. Se manca la persona qualificata per la lettura del Libro Cristiano dei Morti, allora si incarichi chiunque ma credente e cristiano, purché scandisca bene le parole, e abbia una certa conoscenza della dottrina. Anche nell’Ars Moriendi (XV secolo, ed. Comper, pag.93) è scritto: "Quando una persona deve morire, è necessario che essa abbia accanto a sé un caro amico il quale possa aiutarla e pregare per il bene dell'anima sua".

LA MORTE E LA SUA CRISI La speranza del giusto Cristiano: lo sperare di entrare nella "casa del Signore", come il santo Giobbe vi sperò con incrollabile fermezza, si fonda sulla promessa di Dio e i meriti del Cristo vincitore della morte con la risurrezione. Per Gesù la morte fu solo un passaggio (=pascha) alla risurrezione, e naturalmente il mistero della risurrezione impera su quello della morte. Ma Cristo, dice san Paolo nella I Cor. 15:20, è "primizia di quelli che dormono": la risurrezione del Corpo è la risurrezione delle membra. In lui, che "morendo distrusse la morte e risorgendo ristabilì la vita" (prefazio di Pasqua), "ci rifulge la speranza della beata risurrezione, e mentre siamo afflitti dalla certezza della morte, troviamo consolazione nella promessa della futura immortalità" (prefazio dei defunti). Questo spiega l'attenzione amorosa, la sollecitudine della Chiesa nello stare accanto ai suoi figli, assistendoli negli ultimi momenti della vita, quando è arrivato il momento di perdersi negli abissi dell'al di là, o realizzare il mistero pasquale dell'unione a Cristo, morendo con lui per partecipare con lui alla sua gloria. La lettura del Libro dei Morti cristiano, nella crisi della morte, nel supremo combattimento (= agonia), quando il morente deve vincere sé stesso nel modo più totale, come Cristo vinse a suo tempo e vince ogni giorno per noi, è veramente edificante: "Figlio della Luce Finalmente la tua giornata è compiuta. Hai lottato come hai potuto per tenerti saldo al timone della tua nave, superando le tempeste delle cattive tendenze e puntando con risoluta fermezza verso la stella polare della perfezione spirituale, animica e corporea. Ora devi dimenticare tutto ciò che fosti e dire con l'Apostolo: "Vivo non già io, ma vive in me Cristo"13. E come suo discepolo, incamminati verso di Lui, ricordando a ogni passo del tuo viaggio le sue parole eterne: - Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà luce di vita14. Figlio della Luce! E già l'ora di partire. Non addormentarti. Non assopirti. I giusti vegliano perennemente per contemplare il Signore, amarlo in eterno. Il primo giudizio sta per essere svolto contro la tua persona. Sii forte e incrollabile nel pentimento dei tuoi peccati, mantieniti nella Fede, la Speranza, e la Carità. Dio è Misericordia verso chi è veramente pentito. La Fede è la virtù che in questa preparazione al celeste incontro è la sicura e infallibile strada contro l'infedeltà, la bestemmia, l'accecamento e l'ignoranza colpevole.

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Gal, 2:20. Giov., 8:12.

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La Speranza è la virtù meravigliosa contro la presunzione e la disperazione. La speranza sia il tuo salvacondotto per raggiungere Gesù nel coro dei suoi Angeli. La Carità verso Dio distruggerà in un solo istante il disgusto delle cose spirituali. Figlio della Luce! E già l'ora di partire. La tua grande fatica è stata compiuta, il tuo soggiorno di dolore e di errori sulla terra, volge al termine. La tua nascita è servita a purificarti e imparare ad amare Iddio e il prossimo. Ora devi andartene per sempre solo con te stesso. Perciò stai attento alla "Luce perpetua" che brillerà per te, perché essa è la Luce di Cristo. Riconoscila, fissati in essa con fede, speranza e amore. Non dormire, non assopirti, non distrarti. Riconosci la chiara Luce perpetua. "In questo momento tanto decisivo per la tua salvezza, fissa gli occhi del tuo spirito negli occhi compassionevoli di Gesù nella trepidante attesa di accoglierti fra le sue braccia dopo questa suprema prova di totale distacco dalla vita". Giuseppe, il patrono dei morenti, la soave Vergine Maria: "Venite, santi di Dio, accorrete Angeli del Signore, prendete l'anima e presentatela al cospetto dell'Altissimo". Le preghiere degli agonizzanti non hanno nulla di lugubre. Per questo S. Girolamo faceva cantare sulle tombe dei propri cari l’Alleluia, il canto preferito di Gesù quando era sulla terra. San Giuseppe è stato designato patrono dei morenti, perché la tradizione vuole che il santo uomo spirasse tra le braccia di Gesù e di Maria. Le formule della pietà cristiana ricordano in special modo la Vergine, che nell'ora della morte assiste maternamente i suoi figli, come assisté ai piedi della croce alla morte di Gesù. Le preghiere per raccomandare l'anima suggeriscono a ripetizione al morente il nome confortante e dolcissimo di Maria: "Che la santa Vergine Maria, Madre di Dio, rivolga i suoi sguardi pieni di bontà verso di te". E poi ancora, con tanto affetto, la Chiesa dice al morente: "La clementissima Vergine Maria, Madre di Dio... raccomandi al Figlio suo l'anima di questo suo servo, affinché... non senta i terrori della morte e accompagnato da lei lieto raggiunga la dimora della celeste patria". Il lettore del Libro dei Morti cristiano, confidando che ancora l'orecchio del morente possa udire la parola d'amore di un fratello incarnato e in tutti i casi che per telepatia possa udirlo nel caso fosse già morto, dice: "Figlio della Luce! Ascoltami, tieniti sveglio e vigile. Scruta il luogo ove tu sei e cerca di riconoscere la luce azzurra della Vergine Maria. Non distrarti, confida in Lei, perché Ella è la mamma pietosa dei trapassati, etc. etc". "Figlio della Luce! Resta vegliante fra i veglianti. Il sonno è la condizione degli smarriti. Gesù ha detto nelle ore ineluttabili che precedettero la sua passione e morte: Vegliate e pregate per non cadere in tentazioni. Le tentazioni sono i sogni con il loro giuoco fantasmagorico, con le apparizioni terrificanti diaboliche. Se resti lucido, sveglio, allora i sogni del post mortem non avranno presa, e camminerai con la guida di Maria, di Giuseppe, del tuo Angelo custode verso il Cristo. La Vergine Maria è là ad attenderci, Ella ricorda che in vita pronunciammo il suo nome con la tenerezza filiale: "Santa Maria, madre di Dio, prega per noi ... nell'ora della nostra morte!". E ancora abbiamo detto: "Dopo questo esilio, o nostra Avvocata, mostraci il frutto benedetto del tuo seno". Nel suo vibrante lirismo Jacopone da Todi canta nello Stabat Mater. "O Cristo, quando sarà l'ora di partire di qui concedimi, per intercessione della Madre, di conseguire la palma della vittoria". Alla morte di un religioso i Domenicani intonano il festoso canto della Salve Regina.

TESTO PER UN FRATELLO SPIRITUALMENTE AVANZATO Fratello cristiano! Dopo tante purificazioni, la tua anima giunge ormai a quell'unione calma e duratura che si chiama unione trasformante e che sembra l'ultimo gradino della scala mistica: termine ultimo dell'unione estatica e preparazione immediata alla visione beatifica. Tu stesso con la pratica della perfezione hai guadagnato il Regno di Dio. Ora conoscerai la Realtà, nello stato di trapasso da questo basso mondo a quello della Chiara Luce Perpetua. Trasferisciti! Vai, anima santa del Signore. Affronta la breve salita e guarda felice le due apparizioni reali: una di Gesù e l'altra della SS. Trinità. Ora Gesù stesso ti introduce nell'ultima mansione con duplice visione: una immaginaria e l'altra intellettuale.

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Nella visione immaginaria, vedrai Gesù nella forma di grande bellezza, splendore e maestà, così come apparve dopo risuscitato. Nella visione intellettuale ti sentirai con lo spirito della tua anima una cosa sola con Dio in un godimento spirituale comprensibile solo a te stesso. Non a noi che per te preghiamo ed esultiamo d'amore. Fratello cristiano! Introdotta l'anima tua in questo settimo cielo, ti si mostreranno in una visione intellettuale, le tre persone della SS. Trinità. Vedrai la Trinità in una fiamma, in una fulgidissima nube che viene diritta al tuo spirito. Le tre Persone pur mostrandosi distinte, la tua anima, in una mirabile cognizione che da Loro viene comunicata, intende con assoluta certezza che tutte e tre queste Persone sono una sola potenza, una sola sostanza, una sola scienza, un solo Dio. Figlio della Luce! Gloriosa creatura! Fratello nostro! Ciò che prima era fede, adesso intendi. Tu finalmente vedi pur senza occhi corporali e non è una visione immaginativa. Qui ti si comunicano tutte e tre le divine Persone e ti parlano e ti svelano ciò che Cristo volle dire quando fu sulla terra che assieme al Padre e allo Spirito Santo sarebbe venuto ad abitare nell'anima di chi lo avrebbe amato e ubbidito. Il Giudizio è per te senza demoni, né Angelo Custode d'iniquità. Sarai un dio in Dio, circondato da tutti i Cori Angelici in festa per questo gran giorno. Ti sorriderà la SS. Vergine Maria e san Giuseppe, gli Apostoli, i Martiri e tutti i santi che canteranno per Te il Te Deum. Presiederà al Giudizio immediato lo sfolgorante Arcangelo san Michele in un cielo azzurro, aurato, bianco e color porpora. I tuoi unici avvocati saranno l'Angelo Custode buono e la Vergine Sofia, che diranno al Cristo Glorioso e Giudice: Questo è il Fratello dei Perfetti, questo è un Figlio della Luce, perché ha vissuto le condizioni richieste da Te, o Signore, per diventare tuo Discepolo: Ha rinunziato alla sua famiglia e al mondo. Ha rinunziato a sé stesso. Ha rinunziato al corpo. Ha rinunziato al proprio spirito. Ha rinunziato alla propria anima. Ha rinunziato al proprio eros. Ha rinunziato al cuore. Ha rinunziato alla propria volontà. Ha rinunziato ai beni terreni. Ha rinunziato con la mente e con il cuore a tutti i beni temporali. Si è contentato del necessario. Ha dato a chi gli ha chiesto. Non si è immischiato in affari temporali. Non ha chiesto nulla. Non si è inquietato per l'avvenire. Ha fatto assegnamento su Te solo che sei Iddio Unico. Ha portato la sua croce. Signore! Questo è veramente Figlio della Luce! Perché ti ha seguito nel digiuno. Perché ti ha seguito nella tua preghiera. Perché ti ha seguito nella tua dolcezza. Perché ti ha seguito nella tua umiltà. Perché ti ha seguito nella tua povertà. Perché ti ha seguito nel tuo amore per gli uomini. Perché ti ha seguito nelle tue predicazioni. Perché ti ha seguito nelle tue lotte per il trionfo della Chiesa. Perché ti ha seguito nelle tue sofferenze. Perché ti ha seguito nella tua morte. In lui non vi è più nulla che lo lega alla ruota infuocata della vita: né avidità, né odio, né ignoranza. Te lo consegno perché entri nella tua Gloria Eterna, rivestito nella sua veste di purezza. Figlio della Luce! Il tuo nome è scritto nel Grande Libro dei Santi. Il tuo nome è segnato nel Libro della Vita Eterna. Non rinascerai più, eccetto che tu lo voglia come Maestro di Compassione per aiutare i rimasti.

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ISTRUZIONI DEL SUGGERITORE ALL'ANIMA DEL DEFUNTO DAL 1° AL 7° GIORNO NELL'ALDILÀ DAL MOMENTO DELLA CESSAZIONE DEL SONNO POST-MORTEM Quando la persona muore in stato di peccato, e quindi oppressa dalla legge dell'espiazione, e non ha al suo attivo una vita cristiana ascetica (cosa ordinaria nella gran parte dei cristiani), allora il suggeritore tenta di salvare l'anima entro i sette giorni, contati non dalla data della morte fisica, ma da quella nella quale il morto prende consapevolezza di essere disincarnato e incamminato verso destini sconosciuti. Il risveglio dal sonno del post-mortem, normalmente accade tre giorni e mezzo o quattro dopo il decesso fisico. Le diverse tradizioni, sia l’Indù-Tibetana, sia la nostra Cristiana, sono del parere che dopo la morte avviene un sonno riparatore, uno svenimento di alcuni giorni, generalmente da 3 a 4, dopo i quali cominciano i guai della vita postuma: guai nel senso che il trasferimento nel vero Paradiso o entrata nel Paracosmico (oltre il cosmo), deve avvenire subito nello stesso istante in cui la persona spira. Se ciò non accade, vuol dire che è impreparata e va incontro al destino ordinario dei peccatori. Il trasferimento immediato è dei santi. La storia ecclesiastica riporta diversi casi, uno dei quali si riferisce a santa Caterina de' Ricci, detta la Santa di Prato15. Se viene a mancare l'entrata immediata nel Paradiso reale l'individuo trapassato prima di essere trasferito ai luoghi di pena deve sperimentare i 49 giorni di vita errante con Giudizio e prove di vario genere. In questo frangente l'opera del suggeritore per aprire la mente al defunto, e le preghiere incalzanti a tutti gli spiriti buoni, degli amici, dei parenti e della Chiesa nel corso dei suddetti sette giorni, possono salvare la malcapitata anima. Può accadere che il defunto durante il suo viaggio nello "stato intermedio" si trovi in gravi difficoltà perché incapace di riconoscere, subito dopo la morte, la splendente Luce bianchissima di Gesù Cristo, perché la coscienza del trapassato è ottenebrata dalla cattiva influenza del suo passato peccaminoso. In questo caso si ricorre al seguente rituale.

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Quando Caterina de' Ricci morì alle 2 del mattino del venerdì 2 febbraio 1590, Festa della Purificazione (Caterina in greco significa la pura), in quell'istante, in un altro monastero della città, una santa religiosa che trascorreva la notte in preghiera vide all'improvviso una stupenda processione di Santi e di Sante guidati da Gesù che conducevano una suora con grande gloria. Nel momento culminante della sua visione udì le campane di S. Vincenzo in Prato che suonavano per il trapasso di Sr. Caterina. Comprese quindi chi era la donna perfetta che saliva con Cristo al paradiso. La stessa visione l'ebbe alla medesima ora un figlio spirituale di Caterina, un certo Baccio Verzoni, che si svegliò improvvisamente ed ebbe quella meravigliosa visione. Un'altra testimonianza fu data da una grande santa, Maria Maddalena de' Pazzi, che in una delle sue estasi la contemplò in quel giorno, splendente di gloria fra il coro dei Beati. S. Caterina de' Ricci fece sapere lei stessa della sua liberazione e dell'entrata nella gloria di Dio ad alcune suore del monastero degli Angeli e di quello di S. Marta in Firenze. Cfr. P. Giacinto Bayonne O.P - S. Caterina de' Ricci la Santa di Prato - Prato 1960, Santuario della "Santa di Prato" - a pag. 465.

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SUGGERIMENTI DAL PRIMO AL SETTIMO GIORNO.

IL GIUDIZIO Per sette giorni consecutivi si ripeteranno al defunto le seguenti istruzioni, sempre uguali, perché riassumono tutto ciò che serve all'anima disincarnata che in tutti e sette o almeno in uno di questi giorni essa può ascoltare con l'udito spirituale.

Iconografia Ambiente di luce diffusa tenue. In alto all'orizzonte un iride o arcobaleno a 5 semicerchi progressivi che dall'alto al basso portano i seguenti colori brillanti: azzurro, bianco, giallo, rosso e verde. Nello sfondo dell'iride si vede Sofia, la Sapienza creata sin dall'Eternità vestita di azzurro e di porpora, assisa sopra un trono. Alle sue spalle si allarga una grande croce color verde. Ai lati della Sapienza a destra vi è la SS. Vergine Madre di Misericordia; a sinistra san Giovanni Battista, Padre d'Iniziazione battesimale. Più avanti in basso vi è l'Arcangelo san Michele che impugna con la destra una spada e con la sinistra una sfera che porta il nome di Cristo e una bilancia. Seduto su un trono. Davanti a Lui vi è l'anima del defunto in ginocchio in attesa di Giudizio. A destra del defunto l’Angelo custode buono che tiene un globo nella mano destra, con il monogramma CR, nella sinistra un lungo bastone con una croce. Piedi riccamente calzati. Abbigliato come un diacono con tunica e manipolo. Vestito di bianco. A sinistra l’Angelo accusatore dei pensieri, parole, opere, omissioni. Dietro l'anima imputata vi è il beato protettore e consolatore dei morenti e trapassati, San Giuseppe. A destra vicino all'Angelo custode buono vi sono parenti e amici favorevoli al defunto; a sinistra parenti e amici scontenti. A sinistra all'orizzonte albeggiano cinque colori opachi non brillanti ed i nemici del defunto.

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TESTO DA LEGGERE AL DEFUNTO DAL 1° AL 7° GIORNO IL SUGGERITORE: Anima cristiana (nome e cognome del defunto)! Da alcuni giorni tu dormi, ma ora sei desta. Sei rimasta sospesa sul tuo corpo morto fluttuando come un tenue vapore ed hai dimenticato i miei suggerimenti di restare sveglio, vigile e vegliante come Giacobbe; hai pure dimenticato come ti avevo detto di restare raccolto in preghiera guardando con amore la bianca luce splendente nell'azzurro del Signore, trasferendoti in questa Luce. Ti chiederai che cosa è capitato. Dirai, dove sono? Che devo fare? Dove devo andare? Ascoltami (nome e cognome)! Cerca di riconoscere questo strano paese ove tutto sembra confuso, in rivoluzione, popolato di spiriti avviati per strade diverse e irradiato di luci. Ora sappi che devi presentarti a Dio, ma Lui accoglie i puri di cuore e ad essi soltanto si fa vedere. Sarai interrogato, scrutato nel più intimo della tua coscienza. Se fallisci, dopo 49 giorni di vita errante in questo regno dei trapassati, ritornerai fatalmente, e nel tempo, all'esistenza ove ricomincerai ad espiare le tue manchevolezze, le tue debolezze, i tuoi errori. Fratello cristiano! Guarda in alto all'orizzonte il grande arcobaleno di Dio con i suoi cinque colori: l'azzurro, il bianco, il giallo, il rosso e il verde. Per ora non puoi vedere Dio, ma le sue luci splendenti e terribili. Esse brilleranno ad una ad una, ma non spaventarti, non fuggirle, cerca di capire il linguaggio colorato del Creatore. Tutte le volte che brillerà dal cuore di Dio invisibile un colore, vola via verso questo colore, e sarai salvo. Qui il cielo è di un azzurro cupo. Anima cristiana (N.N.)! Non essere smarrita, cerca di abituarti e tieniti all'erta per fuggire e rifugiarti nel Signore misericordioso e buono. Quando vedrai la bianca luce azzurrina, brillante e quasi accecante, buttati in essa con fede, speranza e amore, perché questa luce perpetua è la luce di Cristo nel suo corpo di gloriosa Risurrezione, è il corpo del vincitore della Morte. Accanto a Lui vi sarà la Madre dello Spazio Celeste, Sofia, la Sapienza creata sin dall'Eternità, nei suoi smaglianti veli color azzurro e porpora. Dal Cuore di Cristo vedrai scaturire e irradiare una luce brillante azzurra: la Luce della Saggezza Eterna. Questa luce t'investirà come Paolo di Tarso sulla via di Damasco. Guarda senza paura perché è la misericordia di Dio che ancora una volta vuole guidarti verso la liberazione eterna. Figlio della Luce! (N.N.) Anche se fosti peccatore, anche se non praticasti l'ascesi del vero discepolo di Cristo, se in un solo istante saprai amare con la potenza d'amore dei Serafini, dalla splendente luce azzurra vedrai uscire la mano destra di Dio. Afferrala forte, forte. Tieniti saldo a quella mano, piangi di pentimento per non averlo amato abbastanza quando eri in vita, ma non volgerti al passato, stringi quella mano di Misericordia, espressione vivente della Grazia. E’ la mano di Colui che venne nel mondo per salvarti, consapevole di dover morire sulla croce per salvarti in cambio di uno slancio d'Amore. E Lui che può cancellare il tuo nome dal "Libro della Morte Eterna" e segnarlo sul "Libro della Vita Eterna" perché lui solo è il Redentore. Fratello cristiano (N.N.) attento! Non avere paura dello splendore terribile di quella luce turchina, abbagliante e folgorante della Sapienza. Abbi fede, prega con fervore. Anche se a stento potrai fissarne la brillantezza vai incontro ad essa, riconoscila per Luce di Gesù Cristo. E allora ti apparirà il Regno di Dio, vedrai la SS. Vergine Madre di Misericordia, san Giuseppe, i cori dei Santi e delle Sante, gli Angeli di Dio. Fratello cristiano (N.N.)! Ascoltami. Sappi che brillerà per te una seconda luce bianca scialba, non abbagliante che ti colpirà in fronte: è la luce delle Entità del Paradiso, cioè degli abitanti dei cieli più alti dell'esistenza, felici, ma soggetti alle leggi del divenire. Riponi la tua fede nella brillante luce della Saggezza che scaturisce dal cuore di Gesù Cristo, non fuggire, non avere paura. Sentirai preferenza per l'opaca luce bianca dei semi-dei. Fuggila! La luce che scaturisce dal cuore di Cristo viene a riceverti nei momenti di smarrimento e di paura in questo regno dell'oltretomba. E’ la luce della grazia. E’ la grazia di Cristo che vuole impedirti di andare nel Paradiso soggiorno beato, ma temporaneo, prima di rientrare nella ruota infiammata della vita terrena. Non ti fare attrarre dalla opaca luce del Paradiso. Non essere debole, non lasciarti accogliere da questa luce opaca dei semi-dei. Se tu vi resterai attaccato, dovrai vagare nella dimora paradisiaca, fra gli angeli guardiani del candido mondo paradisiaco e poi sarai gettato ancora una volta fra i "Sei denti della ruota". Ciò

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sarebbe la fermata sulla via della liberazione che è la santità perfetta e l'uscita dal ciclo delle rinascite felici e dolorose. Non distrarti, non avere paura, concentra con ardore tutto il tuo pensiero su Cristo e ripeti con me: "Signore, Dio mio e Maestro mio! Mentre erro in questo mondo a causa del mio turbamento mentale e della mia mancanza di saggezza, ti supplico resta con me, rivestimi con il manto della tua Saggezza divina. Guidami, o Signore di Compassione, in unità d'Amore con lo Spirito Santo e per la gloria del Padre, guidami sulla strada della Sapienza e della Carità. Mi protegga Sofia, la "Sapienza creata" e mi conceda la sua perla affinché io la porti a Te, o Signore, mi assista la Madre di Misericordia, Maria Santissima. Ch'io mi consustanzi con luce emanata dal Cuore del mio Redentore. Vergine beatissima, madre di Gesù salvatemi non solo dalle insidie dello stato intermedio, ma dallo stesso Paradiso, affinché l'anima mia entri nella Gloria della SS. Trinità". Fratello cristiano! Segnati con la croce, ricordati che sei stato immerso nell'acqua battesimale nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e che sei stato unto con il sacro miron. Anima cristiana (nome e cognome)! Invoca, chiama il Signore, ripeti le sue sante parole di Redentore: Bussate alla mia porta e vi sarà aperto. Ma il santo Arcangelo Michele ti sbarrerà il passo, e ti chiederà: "Hai tu amato il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, e il prossimo tuo come te stesso... hai amato i nemici?" Tu penserai allora di dire: Sì! Ma ecco l'Angelo accusatore dei pensieri che ti impedirà di parlare con la potenza della sua mente, e dirà: tu hai acconsentito, usato negligenza e dato occasione a pensieri di avidità sessuale, di superbia, vanità, diffidenza, presunzione, odio, risentimento, disperazione, sospetti, giudizi temerari, contro la purità, contro la fede, contro la carità. N.N. (nome e cognome) che cosa hai fatto della tua mente? Tu hai avuto premura per le cose del mondo piuttosto che per Iddio e la tua anima. Fratello cristiano! (nome e cognome). Non distrarti, resta fermo nell'amore, anche se postumo verso la SS. Vergine, san Giuseppe, i Santi, e chiedi pietà e intercessione presso Gesù Giudice. L’Angelo della parola ti dirà: N.N. (nome e cognome) tu hai peccato in parole che non si addicono al perfetto discepolo di Cristo. Hai invocato poco rispettosamente il nome di Dio e dei Santi, hai dato consigli non buoni, fatto cattivi discorsi, cagionato discordie, dette delle bugie, cantato canzoni sconvenienti, pronunziato parole sconce, immodeste, disgustose, di scandalo, di ingiuria, di maldicenza, d'imprecazione, di spergiuro, di mormorazione, contro il buon costume, contro la religione. Fratello cristiano! Non scoraggiarti, prega, supplica, resta fisso nell'Amore di chi può aiutarti. L'Angelo accusatore delle opere dirà: N.N. (nome e cognome del defunto)! Quali sono state le tue opere nel soggiorno terreno? Quale messe porti al Signore? Tu hai mancato di rispetto alla Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, di devozione alla S. Messa, ai Sacramenti, all'orazione. Hai fatto, letto, tenuto o sparse poesie o libri cattivi, hai usato male l'ingegno, il tempo, l'impiego, il grado, le sostanze; hai assecondato l'impazienza, la rabbia, i trasporti, le vendette; hai tenuto una vita oziosa, inutile, cattive corrispondenze; hai accondisceso all'avarizia, alla gola, all'intemperanza, alla lussuria, alle pompe, ai divertimenti pericolosi e superflui, all'immodestia nel vestire, nel trattare le persone; hai accondisceso all'impurità di qualunque genere, alle superstizioni, agli umani rispetti, agli scandali; hai danneggiato il prossimo nell'anima non facendo niente per correggerlo, inducendolo al male. Non hai esitato a picchiare, ferire, o negare il nutrimento, l'assistenza ai genitori, ai tuoi cari; hai frodato, rubato, accettato o chiesto compensi illeciti, con liti e tergiversazioni ingiuste, dannose, con differiti o ridotti pagamenti. Hai fatto tante e tante cose contro la legge di Dio, della Santa Chiesa e i doveri del tuo stato. Fratello cristiano! (nome e cognome) Non ascoltare le accuse, non distrarti, prega, supplica la Misericordia di Dio per la passione e morte e risurrezione di Cristo, desidera, ama con tutte le tue forze Iddio e implora il suo perdono. L’Angelo accusatore delle omissioni ti dirà: N.N. (nome e cognome)! Quante omissioni hai commesso nel tuo soggiorno terreno? Non hai santificato la festa, non offerto al Signore le occupazioni della giornata,

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hai dimenticato la sacralità di tutti gli atti, non hai corrisposto ai lumi e alle grazie di Dio; hai trascurato la dottrina cristiana, sia quella ordinaria quanto la straordinaria, le opere di misericordia, le occupazioni di bene, e in particolare l'orazione, la parola di Dio, i Sacramenti o le hai fatte malamente, con distrazione e leggerezza; non hai eseguito le promesse del Battesimo, e le penitenze imposte dal confessore e quelle dettate dalla sana coscienza riparatrice; hai mancato di carità verso il prossimo, di attenzione ai doveri del tuo stato, di obbedienza ai superiori. Poi l'Angelo accusatore delle omissioni ti dirà ancora: Ogni persona che viene al mondo ha dei precisi doveri del proprio stato, sia essa padre, madre, padrone, servo, commerciante, operaio, impiegato, giudice. La tua cecità e sordità hanno superato i limiti della pazienza divina. Che cosa hai fatto per emendarti dei soliti peccati, e per progredire sulla via della perfezione morale e ascetica? Poi verrà l'Angelo della riflessione che dirà a sua volta: N.N. (nome e cognome)! Che cosa hai guadagnato col peccato mortale? Hai perduto la grazia assieme ai meriti raccolti, la morte della tua anima, il servaggio al demonio, la inimicizia di Dio, la sua giustizia disprezzata, la sua santa bontà offesa, la gloria oscurata, il Sangue del suo Gesù profanato, la meravigliosa eredità del cielo perduta, le sue maledizioni da te meritate in vita, in morte e nell'inferno eterno. A questo punto l’Angelo della riflessione con un gesto sostituirà lo scenario con un grande "specchio" nel quale in un contorcimento di vapori e di luci sinistre vedrai tutta la tua vita con le scene di ciò che di male in pensieri, parole e opere hai fatto e le fatali conseguenze procurate al prossimo e a te stesso di cose che potevi fare e non hai fatto. I personaggi si staccheranno dallo specchio come adirati per chiedere vendetta. E l’Angelo ti dirà: ecco i tristi effetti del peccato, che hai commesso per una bassa soddisfazione passeggera o per un vile interesse. L’Angelo custode buono non ti abbandonerà neppure davanti al tribunale di Dio presieduto dall’Arcangelo san Michele. Egli, l'Angelo custode, parlerà in tua difesa attestando i buoni pensieri, le buone parole e le buone azioni che in tutta sincerità hai fatto in vita. E supplicherà per la tua salvezza eterna, la liberazione dalle pene del purgatorio e dell'inferno, sia nel regno ove ti trovi, sia in una eventuale rinascita in un corpo terreno.

(SUGGERIMENTI PER IL 2°GI0RN0 (14°)) Anima cristiana (N.N.)! Non distrarti, non smarrirti, ascolta! Ti apparirà la pura forza dell'acqua simile a una bianca luce. Dal regno del cupo azzurro dell'est, vedrai colorato d'azzurro l'Arcangelo san Michele con le sue due ali d'oro, rivestito di corazza in abbigliamento difensivo di combattente di Dio. Lo vedrai con la spada fiammeggiante impugnata nella mano destra e sorreggente con la sinistra una sfera che porta il nome "Gesù Cristo" sormontata da una bilancia. Ti apparirà pure l'Angelo d'iniquità che ti fu malefico ispiratore, e sul suo volto leggerai l'espressione della tua coscienza di peccatore. Lo vedrai di colore rossigno, saettato di nero e ne proverai orrore. Ma tu non scoraggiarti perché scorgerai il volto rassicurante del tuo Angelo Custode buono, pronto a difenderti e far vedere nello specchio della verità quanto hai lottato con te stesso per reprimere e distruggere l'ira, figlia della superbia, sostituendole con la mansuetudine e l'umiltà. Né deve sgomentarti la bilancia del possente Arcangelo san Michele, severa espressione e interprete della Giustizia di Dio. Accanto a Lui vi è Sofia, archetipo dell'anima del mondo che vuole che tutte le anime siano salve. Attento, Fratello cristiano (N.N.)! Dal cuore dell'arcobaleno vedrai scaturire una luce chiara e bianca. Così abbagliante, brillante e trasparente, che potrai a stento guardarla. Essa si dirigerà su di te. Accanto alla luce della "Saggezza assoluta", simile allo specchio verrà a colpirti una opaca luce grigia affumicata, la cui provenienza deriva dall'inferno. Allora per la potenza sconvolgente e dirompente della collera, resterai sorpreso e sgomento per la bianca luce e vorrai correre e fuggire, ti sentirai affine e attratto da quell'opaca luce affumicata e grigia dell'inferno. Verrai inseguito dai lupi alati e neri dagli occhi di brace che teneva l'Angelo custode d'iniquità. All'improvviso dei galli ti salteranno al viso per accecarti, mentre ti precipiterai atterrito all'inferno. Ma tu non lo fare. Resta fermo al tuo posto. Più in alto dell'Arcangelo della Giustizia vi è Gesù invisibile a chi non ha il cuore puro che attende un tuo ravvedimento sincero, uno slancio d'amore, di speranza e di buona volontà per Lui; di compassione per la sofferenza di tutte le creature. E con lui vi sono il Padre e lo Spirito Santo, ci sono gli Apostoli, gli Evangelisti, i Santi e le Sante di tutti i tempi, i

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Martiri e le celesti gerarchie, che aspettano in te peccatore lo stesso slancio che ebbe sul Golgotha il buon ladrone per accoglierti subito nello splendore del Regno. Prega e attendi che una mano di grazia, la mano destra di Cristo esca dalla cortina di luci celestiali dell'arcobaleno per tirarti fuori da quel mondo di risucchi diabolici e tremendi. Fratello cristiano, prega con me! Prega così con fede e umiltà: Mio Dio, mio unico rifugio, mio Redentore. Dimentica la mia mancanza di saggezza e l'ira, la superbia che mi hanno travolto quando ero in vita. Signore Gesù, salvami, lavami con il tuo sangue, dammi un cuore puro, toglimi dai terrori e dai pericoli di questo viaggio. Tu mi hai dato il sigillo della Cristianità e l'assistenza della Madre Ecclesia per la mia eterna salvazione. Ma io ho peccato contro te e contro il prossimo. Tu sei l'Onnipotente, Tu sei il Salvatore, Tu sei il Misericordioso, Tu sei la Giustizia e ad un tempo il Redentore. Tu hai detto chi crede in me sarà salvo e avrà la Vita eterna: chi ama me, ama il Padre mio. Ebbene, o Signore, io credo in te, amo te, spero in te. Salvami! DOPO QUESTA PREGHIERA IL SUGGERITORE DIRÀ: Credi nella luce azzurra, perché essa è la misericordia di Dio, la sua grazia. Non lasciarti attrarre dal risucchio possente della opaca luce grigia fumosa dell'inferno. Questa strada è stata aperta dalla dinamica della collera violenta. Se cederai al vorace risucchio, precipiterai nei mondi infernali dove patirai una grande espiazione senza sapere se uscirai e quando. Distruggi in te la collera, non guardarti attorno, non farti arrestare sulla via della Liberazione. Non essere debole. Credi nella bianca Luce abbagliante e brillante e rifugiandoti con tutto il tuo cuore in Gesù, supplica, picchia alla porta di Lui, chiamalo con quanta forza hai nell'anima, piangi in ginocchio in questo sterminato deserto della morte, finché vedrai spalancarsi le porte del Cielo e apparire il Re dell'Universo nel suo fulgore eterno di luci bianche, azzurre aurate e di porpora ultrafanica. Prega il tuo buon Angelo custode affinché supplichi anche lui il Redentore per assolverti nel momento più pauroso e tremendo della tua vita, quando non puoi più chiedere l'aiuto dei Sacramenti terreni, né gettarti ai piedi di coloro che hai offeso; Gesù ha detto: Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatto a me. Ora è l'ultima occasione, sei davanti al Giudice e Redentore, soltanto un immenso slancio d'amore per Gesù sarà come se tu lo abbia per tutti coloro che non hai amato. Chiedi, supplica con me: Possa io essere condotto attraverso le imboscate dello stato post-mortem, occultato sotto i mantelli della mansuetudine e dell'umiltà, sul cammino della Saggezza nel perfettissimo stato dell'Illuminato e del Liberato. Così dicendo, con fede umile e profonda, sarai fuso nella luce del cuore dell'Arcangelo san Michele delegato di Cristo e otterrai lo stato incondizionato nel regno della suprema felicità nell'est del mondo adimensionale.

(SUGGERIMENTI PER IL 3° GIORNO (21°)) Fratello cristiano (N.N.), ascoltami senza distrarti. In questo mondo dei trapassati brillerà per te la forma primordiale dell'elemento terra quale luce gialla. In questo istante verrà verso di te dal regno paradisiaco del sud, in tutta la sua gloria e splendore l'Arcangelo HANIEL con le sue due ali colorate di giallo in una aura colorata di giallo. La luce gialla della Saggezza dell'Eguaglianza rappresenterà l'aggregato del tatto, nella sua forma arcaica. L'abbagliante luce gialla sarà appena tollerabile dai tuoi occhi, essa irradierà verso di te. Ma fai attenzione, accanto a questa, ti colpirà il cuore contemporaneamente alla luce della Saggezza, una opaca luce blu-gialla, riflesso del mondo umano. Fratello (N.N.), attento! perché per la forza dell'egoismo, avrai timore, paura della risplendente luce gialla e vorrai fuggirla per correre verso l'opaca luce blu-gialla del mondo umano che ti attrarrà con naturalezza. La tua paura viene dall'orgoglio. Ora lo sai, non puoi sbagliare. Riconosci quindi la splendente luce gialla, come luce dalla Saggezza. Non ragionare su quella luce, rimani in uno stato di ricettività devota, sii umile. Abbi in quella luce fede e devozione intense. Se ti sentirai un tutt'uno con quella gialla, brillante luce della Saggezza dell'Eguaglianza, anche se sulla terra non hai praticato umiltà (opposto dell'orgoglio), fede e preghiera, il

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divino corpo di Luce di Cristo si consustanzierà per sempre con te e otterrai lo stato di cristo nel Cristo. Se non riconoscerai questa Luce come luce della tua intelligenza, sappi almeno che è la Grazia della Misericordia di Dio operante attraverso la Sofia e affidati a lei. Tieniti lontano da quella luce blu-gialla, non abbagliante che arriva dal mondo degli uomini. Sii forte, vigile, non lasciarti attirare. Essa è l'insieme delle tue inclinazioni, è il violento egoismo e orgoglio; se ti lasci prendere dalla bassa nostalgia di questo attaccamento, sarai perduto, scenderai in quel mondo e di nuovo sperimenterai la sofferenza della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte; e non ti è possibile sapere, tranne Dio, quando potrai uscire dalle sabbie melmose della trasmigrazione. Gesù Cristo si è incarnato, da Dio si è fatto Uomo, per toglierti da quel fango. Abbandona l'orgoglio e le predisposizioni al male, non avere più desiderio e attaccamento per quella luce del mondo umano, distogli i tuoi occhi da essa. Fissa la luce giallo-splendente di Cristo attraverso Sofia la Madre cosmica, e con grande volontà prega così: Guidami Arcangelo santo di Dio alla Celeste Sofia, tu che, delegato rappresenti del Figlio di Dio la Saggezza di solidarietà fra tutti gli esseri o la "Saggezza dell'Eguaglianza". Guidami nel momento in cui vago nella trasmigrazione, per colpa della forza dell'egoismo. Mi protegga le spalle la Vergine Santissima Madre di misericordia. Possa io essere condotto con sicurezza attraverso i trabocchetti di questo viaggio e messo nello stato perfettissimo di cristo in Cristo. Così parlando con profonda umiltà nella luce iridescente del cuore dell'Arcangelo Aniele e raggiungerai la santità perfetta del liberato nel Corpo di Beatitudine di Cristo, il senza forma, nel manifestato.

(SUGGERIMENTI PER IL 4° GIORNO (28°)) Fratello cristiano (nome e cognome), ascolta e non distrarti. Ti apparirà la luce rossa brillante che è la forma primordiale dell'elemento fuoco. In questo istante vedrai dal Regno occidentale e rosso della Felicità, Cristo nascosto, con il suo mantello rosso porpora che tiene in mano un fiore di loto, assiso sul trono ornato di pavoni simbolo di immortalità. Vedrai pure la Theodocos, cioè la Divina Madre vestita di bianco con Gesù Bambino che abbraccia la Madre. Ti appariranno pure due Maestri di Pietà: San Paolo con una spada di luce nella destra e con il libro della "Saggezza Perfetta" sopra un loto nella sinistra, e san Giovanni Evangelista "il grande pietoso" con un occhio sopra ciascuna palma di mano per significare la sua attenzione sempre vigile a sollevare coloro che soffrono. Vedrai pure dei Maestri di Pietà femminili: la prima (= canto) che tiene una lira e la seconda (= luce) che regge una lampada accesa. Tutte e due di colore rosso come l'elemento fuoco. La luce rossa della Saggezza di ogni discernimento rappresenta la forma primitiva dell'aggregato delle sensazioni. Essa è smagliante, splendida, scaturisce dal cuore di Gesù, nostro Padre e Madre, il Jesufos ammantato di rosso, Vita e Luce infinita, eternamente regnante nella gloria del paradiso d'Occidente. Questa luce dardeggerà il tuo cuore, ma non sopporterai il suo bagliore. Sii forte, non temere. Questa Luce di Saggezza, sarà accompagnata da una opaca luce rossastra proveniente dalla Regione dei disgraziati, e questa risplenderà pure essa verso il tuo cuore. Non ti fare attrarre, ogni attaccamento alla debolezza devi annullarlo. Sarai atterrito dalla smagliante luce rossa a causa del tuo attaccamento e fuggirai. Essendo affine alla tua evoluzione ti sentirai attratto dalla opaca luce rossastra della "Regione dei disgraziati". La misericordia di Dio è immensa, quindi puoi ancora salvarti. Non spaventarti per l'abbagliante e splendida luce rossa, radiosa e trasparente. Riconoscila come quella della Saggezza, fonditi ad essa e raggiungerai per grazia divina la cancellazione dei tuoi peccati e la Liberazione entrando nelle beatitudini celesti. Se non ti è possibile riconoscerla, allora, Fratello cristiano, pensa con umile fede: Questi raggi di luce rossa brillante sono i raggi della grazia di Gesù, la "Luce senza ostacoli", nella quale grazia è il mio rifugio, è la mia salvezza. Coraggio, abbi fiducia, non fuggire il Signore della Saggezza. Tu porti il sigillo della cristianità, quindi anche se fuggi, la luce ti seguirà ovunque, è inseparabile da te. Non aver paura. Respingi, sii indifferente, non lasciarti attirare dalla opaca luce rossastra della Regione dei disgraziati; è la luce della tua

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peccaminosità, la luce dei tuoi sentimenti attaccati alla terra manifestantesi in te. Guai a te se vi resterai aggrappato, precipiterai nel mondo degli spiriti infelici e soffrirai una fame e una sete insopportabili. Se cadrai nel mondo degli infelici non avrai più il tempo di liberarti. Quando sarai diventato uno "spirito infelice", per te sarà impossibile raggiungere il Regno di Dio per questo post-mortem, e dovrai aspettare la tua successiva rinascita, dopo il terribile passaggio nel "mondo dei disgraziati". Non essere attaccato a nulla, non essere debole, abbandona le tue tendenze abituali fatte d'ignoranza, cupidigia, avarizia, egoismo. Credi nell'abbagliante e brillante luce rossa, e prega assieme a me, tua guida, concentrato nel Salvatore: Mio Dio, in questo mio errare in forza del mio attaccamento nel mondo fenomenico, mi conduca il Salvatore, portatore di Luce nel mondo, sulla via della Saggezza di ogni discernimento e della Carità perfetta. Possa io essere seguito e sorvegliato dalla Theodocos vestita di bianco. Mi assista lo Spirito Santo attraverso le insidie di questo viaggio e avviato per sempre nello stato perfettissimo del Cristo. Mi scortino i Maestri di Pietà nella terra dei perfetti illuminati. Così pregando con concentrata e forte volontà che io sia dissolto nel cuore del Salvatore e della Theodocos Madre di misericordia come in una luce di arcobaleno, possa io diventare un Figlio dell'Altissimo nel cielo delle forme intelligibili.

(SUGGERIMENTI PER IL 5° GIORNO (35°)) Dopo il quinto giorno di permanenza nell'al di là, le visioni dello "stato intermedio" diventano progressivamente sempre meno divine. L'anima del morto precipita a ritmo incalzante nell'oceano di allucinazioni del mondo fenomenico. Svaniscono le buone irradiazioni della natura superiore per essere sostituite dalle luci di natura inferiore. Allora, a mano a mano che si esaurisce il sogno del post-mortem termina anche lo stato intermedio e il defunto si avvia alla vita per nascere nel tempo nel mondo umano, uno dei tanti piani dell'esistenza. Gli avvertimenti dell'istruttore fatti al defunto nei giorni precedenti il quinto dovrebbero garantire la salvezza, tuttavia, malgrado i tentativi di risvegliare alla vita di Dio e provocare alla coscienza del morto il riconoscimento, vi sono delle creature che in conseguenza della legge di causalità portatrice di cattive abitudini e di tendenza alla gelosia, si sentono atterriti dalla luce e dai suoni, e non presi dalla "mano misericordiosa di Dio" arrivano vagando al quinto giorno. Se il morto è uno di questi allora verrà a riceverlo il Conquistatore Onnipossente con i suoi Santi e Angeli e i raggi luminosi della sua grazia e insieme sorgerà per questo incontro la luce sinistra dei demoni prodotti dalla gelosia e dai contagi di causalità. In questo caso le istruzioni chiamando per nome e cognome il defunto, sono queste: Fratello cristiano (nome e cognome), ascolta senza distrarti: nel quinto giorno ti sbarrerà il passo una luce verde, simbolo della purificazione dell'elemento aria. In questo istante dal verde Regno paradisiaco che sta a nord, comparirà per te il Conquistatore Onnipotente di colore verde, egli impugnerà lo scettro a forma di croce con quattro corti rami che simbolizzano l’equilibrio, l’immutabile e l’onnipotenza, seduto su un trono ornato con figure di aquile. Vedrai pure la Donna, Maria Ausiliatrice (la donna che salva), pure di colore verde. Essa porta e abbraccia il Bambino Divino che a sua volta abbraccia la SS. Vergine Madre. Il Conquistatore Onnipotente verrà a brillare su di te assieme ai suoi due Maestri di Pietà: il Portatore di scettro e Colui che dissipa le tenebre seguiti da due Maestri di Pietà femminili: la Portatrice di profumo nella conchiglia e Colei che porta il miele. Entrambe sono di colore verde come la Saggezza di ogni compimento. Vedrai brillare su di te in alone di luce queste sei forme di Saggezza. Sarai colpito al cuore dalla luce verde splendente e abbagliante, irradiante e con cerchietti luminosi. Questa luce è la conoscenza dell'atto, purificatrice della vita peccaminosa. Questa luce scaturirà anche dalla Vergine Madre e ne sarai atterrito. Sii forte, non la temere, rimani in grande e completa rassegnazione imparziale. E’ il potere naturale della tua saggezza personale donata da Dio.

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La brillante e terrificante luce verde sarà accompagnata da un'altra luce verde opaca e cupa, prodotto dei sentimenti di gelosia: essa arriverà dalla Regione degli Angeli ribelli o Titani. La luce di quella regione risplenderà essa pure sopra la tua persona. Rifletti, medita su essa, ma senza attrazione, senza repulsione, nella più totale imparzialità. Non ti attaccare a questa luce; se hai scarsa intelligenza da poterla così considerare, almeno non provare simpatia per essa. Saresti rovinato. Naturalmente alla vista della smagliante irradiazione verde vorrai fuggire, influenzato ancora dall'intensa gelosia di cui porti le tendenze ed il peso dei pensieri, delle parole e delle azioni di gelosia. Questa carica irrompe proprio nel quinto giorno del tuo travaglio post-mortem. Sii saggio e forte, non fuggire la buona luce verde e non lasciarti sedurre dalla cupa e opaca luce verde del Mondo dei Titani. Resta fisso nella contemplazione della magnifica, smagliante, trasparente e radiosa luce verde; riconoscila come saggezza, identificati con essa nella piena rassegnata adesione. Puoi anche pensare: "Ecco la mano destra della grazia divina dell'Onnipotente, di Dio Eterna Saggezza increata che compie tutto". Credi in maniera assoluta, e non scappare. Se tu fuggissi, la luce verde brillante della Saggezza, ti inseguirebbe perché è inseparabile da te che sei cristiano. Quindi non aver paura, e non lasciarti risucchiare dalla Regione dei Titani immersa dalla cupa e opaca luce verde. Questa sarebbe la causalità e il contrappasso della gelosia intensa, venuti ad accoglierti. Se tu dovessi lasciarti attrarre, verresti inghiottito dall'abisso nell'abisso dei Titani a patire la miseria dei litigi e le guerre. Questo è il giuoco per interrompere la tua ascesi di liberazione. Bandisci la debolezza e abbandona le tue tendenze abituali. Concentra con fede tutto il tuo pensiero nella chiarità della luce verde abbagliante della Trinità Onnipotente. In questo atteggiamento interiore assoluto, prega forte così: La mia salvezza è nel Signore Conquistatore Onnipotente delle anime pentite e piene di fede e speranza nella grazia divina. Poiché vado errando per l'intensa forza della gelosia, possa io essere condotto dall'Onnipotente lungo il cammino della Saggezza che compie tutto. Che io sia protetto dalla Divina Madre, colei che salva, la misericordiosa. Possa essere guidato con tutta sicurezza attraverso gli incagli e le imboscate dello "stato intermedio", e condotto nel perfettissimo stato dell'Illuminato e del Libero, per l'opera di Redenzione del Signore Gesù e per la mia fede, speranza e amore. Così pensando in tutta umiltà e fede, entrerai nell'alone di luce dell'arcobaleno nel cuore del Conquistatore Onnipotente per trovarti nello stato d'Illuminazione, nel Corpo di Beatitudine nel Regno del Nord degli atti perfettamente buoni nel piano delle forme intelligibili.

(SUGGERIMENTI PER IL SESTO GIORNO (42°)) Avendo fatto tutti questi confronti, si spera che il morto sia riuscito a riconoscersi in uno di essi e quindi a salvarsi. Tuttavia, alcune creature, essendo legate dalle catene di causa ed effetto a loro sfavore ed anche per la mancanza di esercizio mentre erano in vita di investigazioni archeosofiche e ricerca della pura immagine, pur ricorrendo a questi suggerimenti siano respinte verso la espiazione e la condanna, la grazia non li afferri e spaventate da quei balenii e da quelle luci trasmigrino in basso. Nel sesto giorno compaiono simultaneamente le immagini dell'Arcangelo Michele, della Sofia, della Madre di Misericordia e i santi assistenti dei cinque ordini, risplendendo con le loro luci su di lui simultaneamente, mentre accadrà la stessa cosa nel senso che brilleranno le luci delle sei specie di esistenza. Allora, per produrre il riconoscimento si facciano i seguenti discorsi: Anima cristiana (N.N.), fino a ieri ti sono apparsi i cinque aspetti dello stesso Michele Arcangelo dei cinque Ordini, gli uni dopo gli altri, ma confrontato con queste, non hai capito niente e per l'influenza delle tue cattive tendenze, spaventato e angosciato sei rimasto nel paese dei morti. Se tu avessi riconosciuto in queste cinque luci irradianti dei cinque Ordini della Saggezza lo stato della tua mente, ti saresti liberato entrando nella Celeste Città di Dio, assorbito in un alone di arcobaleno di luce in uno dei cinque aspetti dell'Arcangelo Michele. Ora stai vigile, non distrarti, perché ti verranno incontro le cinque immagini, sintesi delle quattro Saggezze. Riconoscile.

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SETTIMO GIORNO Nel settimo giorno verranno a incontrare il defunto le entità in possesso della sapienza mistica partendosi dai loro regni celesti. Contemporaneamente si aprirà il cammino del mondo bruto prodotto dalla stupidità spirituale e dalle passioni oscuranti. L'officiante dirà: O Figlio della Luce! (nome e cognome) Ascolta senza distrarti. Adesso verranno delle entità in possesso della mistica sapienza. Sappile riconoscere, non sgomentarti se ti appariranno in modo strano. Esse possono condurti per farti rinascere nei loro paradisi celesti. Se fallisci la prova ti puoi considerare temporaneamente perduto nell'esperienza dello stato intermedio di questo settimo giorno dalla tua morte. "Figlio della Luce! (nome e cognome) Prega così, con intensa volontà: O Maestri dell'ordine dei possessori della sapienza mistica, vi prego nel nome della SS. Trinità, nel nome di Cristo e nel nome della SS. Vergine di condurmi sul sentiero della salvezza; da molti giorni sto vagando in questo mondo della trasmigrazione a causa delle mie impetuose tendenze al male. Vi invoco affinché mi salviate conducendomi sulla via degli eroi in possesso della mistica sapienza. Che io sia condotto dalle Sante Madri nei puri regni paradisiaci, protetto alle spalle e liberato dalle paure e dalle tristezze di questa esistenza d'oltretomba." Se la preghiera sarà forte, intensa, il defunto rinascerà nei paradisi celesti, dissolvendosi in una luce di arcobaleno nel cuore delle deità in possesso della mistica sapienza.

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IL TESTO IL GIUDIZIO O PROCESSO PARTICOLARE IMMEDIATO DOPO LA MORTE ISTRUZIONI Fratello cristiano! (dite il suo nome e cognome) Ascoltami! Se tu soffri, sei confuso e atterrito, ciò è dovuto al peso dei tuoi precedenti peccati, alla disubbidienza a Dio, al non aver corrisposto al suo Amore. Pentiti sinceramente e prega con slancio e fermezza il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; chiedi aiuto al tuo Angelo Custode buono, al Santo verso il quale fosti devoto in vita, prega la SS. Vergine Maria, san Giovanni Battista, san Giuseppe, l'Arcangelo san Michele, i santi Apostoli e tutti i santi e le sante. Questa preghiera può salvarti, ma se non avrai fervore di fede, allora verrà l'Angelo custode malvagio, nato simultaneamente con te16 verrà con tempestivo zelo a enumerare le tue cattive azioni e la mancanza tua alle sette opere di misericordia corporale. Ti accuserà che non hai dato da mangiare agli affamati, né da bere agli assetati, e neppure donasti un abito agli ignudi, né alloggiasti i pellegrini senza tetto e non visitasti gli infermi e i carcerati. Quell'Angelo di iniquità con occhi verdastri e sinistri godrà accusandoti di non aver seppellito i morti. Tu, allora tremante di paura e di vergogna, cercherai di mentire per tua sventura, e dirai: - Io sono innocente, non ricordo d'aver mancato, non ho commesso alcuna cattiva azione. Ma il giudizio si farà incalzante perché l’Angelo della Morte, dirà severo: - Vado a consultare lo "specchio" delle tue opere17 e il "Libro del tuo operato". Lo specchio muterà colore e mostrerà le scene peccaminose del tuo passato onde tu trasalirai di vergogna e di tremore. Con voce minacciosa e roca l'Angelo della Morte leggerà sul "Libro della Vita e della Morte" che hai dato sfogo alla superbia e all'avarizia, alla lussuria e all'ira, alla gola, all'invidia e all'accidia. Tu allora dirai che non è vero. Ma i sette demoni dei vizi capitali ti danzeranno attorno famelici e aggressivi per testimoniare che ti sono stati sempre accanto quando peccavi. Capirai a tue spese che la menzogna davanti al tribunale di Dio non ha senso, ma aggraverà la tua situazione. Una voce terribile come tuono in un lampeggiare tremendo di luce bianca e azzurra ti griderà che hai mancato anche alle sette opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Iddio per i vivi e per i morti.

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La personificazione dello spirito o angelo buono nato simultaneamente al soggetto e incaricato di guidare e contare le buone azioni del suo affidato, è per la Chiesa un fatto certo. La Scrittura parla degli Angeli Custodi di Agar, Lot, Tobia, Daniele, Elia. Il Salmista afferma per propria esperienza "aver Iddio mandato il suo Angelo affinché ci custodisca in ogni nostra via, ne sostenga con le sue ali e non permetta che il nostro piede abbia ad inciampare nella pietra, ma possa anche incolume passare sull'aspide e il basilisco" {Salmo 90:11-13). Lo stesso scrissero San Paolo, agli Ebrei, 1:14, e Pietro in Atti, 12:11. La stessa affermazione fa San Giovanni Crisostomo, Homil. XXVI. Origene, Homil. XX in Numer. 3. L'Angelo Custode cattivo è il demone nato simultaneamente al defunto, personificazione della natura inferiore, carnale di un essere. Nel Pastore di Erma, si legge: "Ai fianchi dell'uomo stanno due Angeli: quello della giustizia e quello dell'iniquità". Della stessa opinione sono Origene, Homil. XII in Lucam, San Gregorio Nisseno in Vita Moysi, 1:1, il Venerabile Beda in Comm. Atti Apost. c. XXII, Cassiano in Collazione Vili, c. XVII. Alcuni di questi Padri autorevoli suppongono che vi siano attorno all'uomo tanti demoni quanti sono i suoi vizi, e ciò lo deducono dalle Scritture. 17 II simbolismo dello specchio lo ritroviamo in vari passi scritturali: Giacomo 1:23,1 Cor. 13:12, II Cor. 3:18. [Questo simbolismo sembra la metafora dello schermo di un computer che permette di riprodurre a volontà il video della registrazione di una vita intera. Esiste un HARD DISK universale? N.d.R.]

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Il buon Angelo Custode prenderà la parola per difenderti, per enumerare le buone azioni ed i buoni pensieri che hai fatto. Poi appariranno molte persone sdegnate che ti guarderanno con odio e disprezzo e ti rinfacceranno tutto il male che direttamente e indirettamente hai fatto loro. Ma tu ancora mentirai dicendo di essere innocente, di non ricordare d'averli offesi e costretti a peccare. Lo "specchio" muterà colore e riprodurrà l'episodio da te negato. Dette queste cose osserverà nello Specchio dove è riflesso ogni pensiero, ogni atto buono e cattivo. E ti accorgerai che la tua menzogna sarà valsa a niente. Allora, con furore giustiziere, le furie-carnefici del Signore della Morte ti avvolgeranno una fune al collo e ti trascineranno via. Ti mozzeranno la testa, ti strapperanno il cuore, ti sventreranno gli intestini, ti berranno il sangue, ti addenteranno il cervello, ti divoreranno le carni, ti rosicchieranno le ossa18, ma tu non potrai morire perché sei eterno. Pur ridotto a brandelli, il tuo corpo continuerà a vivere. I supplizi si susseguiranno ai supplizi, il dolore al dolore, la tortura alla tortura. Oh fratello! "Possa tu non apprendere quali orrori vi siano nelle tenebre, che cosa avvenga tra le fiamme, che cosa arda tra le torture! Si allontani da te il terribile Satana con i suoi compagni! Tremi e fugga nel deserto amorfo della notte eterna quando tu, accompagnato dagli Angeli giungerai colà! Signore Gesù Cristo, Re di Gloria! Preserva l'anima di tutti i fedeli defunti dalle punizioni degli inferi e dal mare profondo! Preservala dalla vendetta del leone, affinché l'abisso - tartarus! - non la divori, affinché non precipiti nell'oscurità. Michele, il santo vessillifero, la ponga nella luce eterna, che Tu, un giorno hai promesso ad Abramo e ai suoi discendenti"19. Non spaventarti, non mentire, non lasciarti prendere dal terrore anche nel momento in cui conteranno le pietruzze. Tu sei spirito, non puoi morire, i Signori della Morte sono soltanto tue allucinazioni. Cerca di ricordare che sei nello stato intermedio. Medita sulla contemplazione del Sacro Cuore di Gesù. Se ti senti incapace di meditare, allora valuta obiettivamente, analizza con cura la natura vera di ciò che ti atterrisce. Tu sei un corpo di desiderio, cioè un corpo di tendenze e di pura spiritualità20, neppure una sciabolata ti può ferire. Ciò che ti spaventa non è consistente, e sparirà quando il tuo cuore sarà puro come il cuore di Cristo, perché l'unica Realtà è Dio, la tua anima, gli angeli, le anime dei vivi e dei morti. Tu sei davanti a un Vuoto che è pienezza divina, tu sei al cospetto del Vuoto che non è il Vuoto del nulla, ma un vuoto davanti al quale risaltano la brillantezza del tuo intelletto, perché è lo stato di spirito del secondo corpo divino dell'essenza divina riflessa. Non distrarti, ormai sei sul confine, sulla linea di demarcazione fra gli Illuminati e gli esseri animati21. Se riconoscerai senza distrazioni i quattro divini corpi, sarai libero. Guai a te se ti distrarrai! Non potrai uscirne se non dopo innumerevoli eoni. In un solo istante l'Illuminazione perfetta è ottenuta, in un baleno una grande differenziazione è creata per sottrarti al dolore e beatificarti nella visione di Dio e dei suoi Angeli, nella Comunione dei Santi. Fino a questo momento, tutto questo Mondo intermedio ha potuto risplendere su di te, ma ti sei lasciato distrarre, e non lo hai riconosciuto. Ti sei distratto perché hai avuto paura e sgomento terrifico. Ma la Misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sono ancora immensi verso di te. Se però diverrai distratto nuovamente, la Grazia che scaturisce dalla Compassione di Gesù verrà a mancare, e tu ripiomberai nello stato dove non c'è liberazione immediata. Esercita la prudenza, la vigilanza, sii sveglio, perché anche se non sei riuscito fin qui a fare il riconoscimento - malgrado i ripetuti confronti - tu ancora sei in tempo per realizzarlo e liberarti.

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Le torture simbolizzano il terrore della coscienza, il giudizio è il simbolo del buon genio che insorge contro il malvagio. Dio non odia, non colpisce, il giudice è la coscienza stessa che è rigorosa, imparziale e giusta. Lo specchio rappresenta la memoria di quanto è stato fatto di bene e di male. 19 Messale Romano. 20 II corpo del desiderio, o astrale è come una nube nella quale si entra e si esce senza mutarla. Il corpo del desiderio è il corpo dello stato diabasico o dell'intervallo subito dopo la morte. 21 I Beati, i Santi, i veri Illuminati sono esseri completamente distinti dagli esseri non illuminati, perché trasformati in Cristo, pur distinti da Lui.

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ISTRUZIONI PER L'OFFICIANTE Se capita di rivolgervi a un'anima che non sa meditare ed è illetterata, allora parlate così: Fratello! Se non sai come meditare, agisci ricordando il Divin Maestro Gesù, gli Apostoli, la Vergine SS., la Santa Chiesa, il tuo Padre Spirituale, il tuo Confessore, e prega. Le apparizioni terrificanti, le paure sono una manifestazione della Pietà divina, perché sono la tua medicina. Se hai avuto al momento della tua sacra iniziazione religiosa un nome mistico quando eri sulla terra un essere umano, ricordalo e pronunzialo; ricorda il nome del tuo Direttore Spirituale e riferisci questi mistici nomi al Re Giusto dei Signori della Morte22. Evita l'orrore e il terrore, la paura e lo sgomento, anche se tu precipitassi negli abissi. Tali cadute non ti farebbero male, perché sei spirito, e non materia. Anche quando l'Angelo d'iniquità ti getterà in faccia i tuoi errori, non sgomentarti, non mentire, non temere l'Angelo della Morte, prega che vengano in tuo aiuto la Vergine Santissima, san Giuseppe, gli Apostoli, i santi martiri, invoca il nome di Gesù, e prega così: "Mio Dio vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché siete Bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor vostro, amo il prossimo mio come me stesso, e perdono le offese ricevute. Signore, fate ch'io vi ami sempre più." Non temere le accuse dell'Angelo Custode d'iniquità, né dell'Angelo della Morte, confida solo in Cristo. Il tuo corpo è di essenza mentale non può essere mutilato né morire. Pater noster, qui es in caelis, sanctificetur nomen tuum. Adveniat regnum tuum. Fiat voluntas tua, sicut in caelo, et in terra. Panem nostrum supersubstantialem da nobis hodie. Et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris. Et ne nos inducas in tentationem; Sed libera nos a malo.

22

II nome mistico che viene dato al monaco, alla suora e agli iniziati, quando viene rivelato, stabilisce un rapporto misterioso, arcano tra il defunto e il re della morte, tra il divino e l'umano.

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INDICE Significato della dedica. Presentazione del "Libro Cristiano dei Morti" Prefazione al "Libro Cristiano dei Morti"

p. 4 p. 6 p. 8

Prima Parte Dottrina, fenomenologia degli stati di coscienza durante l'agonia e la morte. Tecniche di risveglio secondo il "Libro Cristiano di Morti".

p. 10

Che cos'è la morte dai punti di Vista della scienza medica e da quelli dell'Archeosofia.

p. 11

"Ars moriendi" sue origini e sviluppi storici.

p. 12

Punti di vista sull'aldilà secondo i tre "Libri dei Morti": egizio, tibetano (Bardo Thòdol) e Cristiano

p. 17

La costituzione dell'Uomo e della Donna invisibili nello stato agonico e del post-mortem

p. 20

La crisi della morte nelle descrizioni dei defunti comunicanti e dei Santi e Mistici.

p. 21

Alcuni casi che illustrano la crisi della morte.

p. 22

Il mistero della morte nella dottrina dei Padri Cristiani

p. 23

Visioni dei morenti e apparizione dei defunti al letto di morte

[Bibliografia NDE]

p. 24

Avventure dell'anima nella vita postuma e l'assistenza religiosa e spirituale per i defunti nel giorno del decesso, al terzo, settimo, trentesimo e quarantesimo giorno. Simbolismo dei giorni esequiali.

p. 27

Lo stato crepuscolare del dopo morte.

p. 29

I destini dell'individuo disincarnato.

p. 33

A chi giova la lettura del Libro Cristiano dei Morti

p. 34

Una eccezionale esperienza durante la veglia funebre accanto al corpo del defunto amico e confratello Renzo Bernardini.

p. 35

Esperienza dell'autore avvenuta il 24 ottobre 1967 dalle ore 24 alle 3 del 25.

p. 37

Altro caso di sdoppiamento

p. 41

Analisi psicologica delle visioni che si presentano a un defunto nello stato intermedio o "diabasico" fra la morte e una nuova nascita.

p. 42

Mondi e Piani secondo la cosmografia occulta.

p. 45

Il Regno di Dio controlla il Circuito esistenziale. "Il Circuito esistenziale" ed il Regno di Dio.

p. 46 p. 46

110

Diagramma del Circuito dell'esistenza.

p. 47

Cosmografia Archeosofica e cosmografia soprasensibile

p. 48

1) Il Regno degli Dei e dell'Eden 2) Il Regno dei demoni titanici. 3) Il Regno degli esseri affamati 4) Il Regno infernale e purgatoriale 4 bis) Il Regno infernale, quale luogo cosmico e stati di coscienza degli individui disincarnati 5) Il Regno degli animali o bruti 6) Il Regno umano

p. 50 p. 52 p. 54 p. 55 p. 55 p. 59 p. 60

Chiarimenti sul destino dell'aldilà. L'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono eterni?

p. 62

Cos'è il Limbo. Lo stato di coscienza del Limbo. Definizione del Limbo Limbo dei bambini - Le condizioni di coscienza del Limbo.

p. 63

Il Mistero della seconda morte e la dannazione eterna delle anime

p. 64

Cicli astronomici, influssi cosmici, corpo causale e vita postuma. I quarantanove giorni dello stato "post-mortem" e loro significato

p. 67 p. 69

Simbolismo del quarantanove e cinquanta

p. 70

Il corpo della resurrezione. La creazione umana del Guardiano o larva patos-mentale.

p. 71

Del giudizio particolare immediato dopo la morte. Esistenza e qualità del processo individuale di un'anima

p. 72

Quale sarà il modo del giudizio? Dove avverrà? Il giudizio particolare sarà fatto da Gesù Cristo perché Uomo Mutabilità e immutabilità della volontà nelle anime disincarnate

p. 72 p. 73 p. 75

Parte Seconda Testo integrale. Il Libro Cristiano dei Morti

p. 77

Quando bisogna leggere il "Libro Cristiano dei Morti". Cos'è il" Libro Cristiano dei Morti". Invocazione agli Aiutatori invisibili dei trapassati.

p. 78 p. 78 p. 80

L'assistenza ai moribondi. Preparazione del morituro Breviario per l'assistenza ai moribondi.

p. 81

L'officiante reciti vicino all'orecchio del morente il Salmo 129 Entrando il moribondo in agonia si darà all'anima questo commiato

p. 82

Comportamento del direttore spirituale prima che l'infermo entri in Agonia. Discorso preliminare sull'arte del ben morire. Tentazioni del Demonio contro la Fede.

p. 85

Ispirazione del buon Angelo della Fede Tentazioni del Demonio della Disperazione

p. 86

111

Ispirazione del buon Angelo della Speranza. Tentazioni del Demonio dell'Impazienza. Ispirazione del buon Angelo della Pazienza.

p. 87

Tentazioni del Demonio della Vanagloria. Ispirazione del buon Angelo dell'Umiltà. Tentazioni del Demonio dell'Avarizia

p. 87

Ispirazione del buon Angelo contro l'Avarizia promotore del distacco

p. 89

Tentazioni del Demonio del Sonno nel momento della morte

p. 90

Ispirazione del buon Angelo della Veglia perenne.

p. 91

Istruzioni per il trapasso al momento della morte da leggersi a un Cristiano che ha praticato in vita l'ascesi.

p. 92

La morte e la sua crisi.

p. 93

Testo per un Fratello spiritualmente avanzato

p. 94

Istruzioni del suggeritore all'anima del defunto dal 1° al 7° giorno nell'aldilà dal momento della cessazione del sonno post-mortem.

p. 96

Suggerimenti dal primo al settimo giorno. Il giudizio. Iconografia.

p. 97

Testo da leggere al defunto dal 1° al 7° giorno

p. 98

Suggerimenti per il 2° giorno (14°)

p.100

Suggerimenti per il 3° giorno (21°)

p.101

Suggerimenti per il 4° giorno (28°)

p.102

Suggerimenti per il 5° giorno (35°)

p.103

Suggerimenti per il 6° giorno (42°)

p. 104

Settimo giorno.

p. 105

Il testo. Il giudizio o processo particolare immediato dopo la morte.

p. 106