Mozart, la vita e l'opera [PDF]

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Zitiervorschau

GRANDI TASCABILI ECONOMICI un modo nuovo di intendere i tascabili. volumi eleganti. curati nel contenuto e nella veste tipogra­ fica. di grande formato ma al prezzo più economi­ co. una collana per offrire al pubblico più vasto i grandi libri che non tramontano.

Enrico Stinchelli MOZART, la vita e l'opera Genio musicale ineguagliabile. precocissimo e sbalorditivo. Mozart rimane ancora oggi il compo­ sitore in assoluto più celebrato dalla letteratura e dalla cinematografia (si ricordi il bel film di Milos Forman , A madeus . che fece conoscere al grande pubblico vizi privati e virtù eccezionali di questo giovane antipatico e vanitoso. amante delle donne e dei bei vestiti, invidioso dei colleghi, irriverente fino all'eccesso. eppure dotato di un talento asso­ lutamente unico. di una scrittura ordinatissima, di una memoria prodigiosa). Queste pagine ne rico­ struiscono la vita e l'opera: l'infanzia. la prima edu­ cazione. i viaggi, i capolavori immortali, come Le nozze

di Figaro. Don Giouanni. Così fan

tutte. Se­

guono il catalogo completo delle opere. un'accu­ rata bibliografia. un'ampia scelta discografica. una lista dei più importanti nastri incisi dalla

RAI

e

un'appendice dedicata ai film realizzati su Mozart. «Non so scrivere poeticamente; non sono poeta. Non so distribuire con arte le frasi, in modo che rendano luce e ombra; non sono pittore. Non so nemmeno esprimere i miei sentimenti e i miei pensieri con cenni o con pantomine; non sono danzatore. Ma sì, Io posso con i suoni, sono mu­ sicista.»

(da

una

lettera

di

Mozart

al

padre,

Mannheim, 8 novembre 1777). Enrico Stinchelli ha compiuto i suoi studi a Roma. Parigi e Yienna. Dal 1981 collabora con la

RAI,

co­

me autore e conduttore di programmi a larga diffu­ sione popolare («Foyer». «Il club dell'opera». «La Barcaccia». «Operaquiz» su Raitre).

Distribuzione

A.

Pieroni- Milano (n. 389)

-

Grandi Tascabili Economici 389

Prima edizione: aprile 1996 Grandi Tascabili Economici Newton Divisione della Newton & Compton editori s.r.L © 1986 Newton Compton editori s.r.l. Roma, Casella postale 6214 ISBN 88-8183-369-7 Stampato su cana Libra Cream della Cartiera di Kajaani distribuita dalla Fennocana s.r.l., Milano Copenina stampata su canoncino Fine An Board della Cartiera di Aanekoski

Enrico Stinchelli

Mozart la vita e l'opera

Grandi Tascabili Economici Newton

INTRODUZIONE

I luoghi in cui Mozart nacque visse e creò i suoi capolavori sono per­ fettamente organizzati a ricevere lo studioso, il musicofilo di pas�aggio o il semplice turista, quest'ultimo spinto d�l suo perverso voyeun�mo a scrutare ogni angolo della casa natale, a fiutare come un bracco Il mo­ bilio, a osservare con sguardo stupito i quadri appesi alle pareti o i ma­ noscritti esposti in vetrina, come in un negozio. Per raggiungere la Fi­ garohaus a Vienna, quinta residenza di Mozart nella capitale dopo i suo matrimonio con Konstanze Weber, basta prendere come punto d1 riferimento lo Steffl, lo splendido Duomo di S. Stefano che è il cuore della Innere Stadt. I gotici pinnacoli della più grande chiesa della città sono già visibili percorrendo la Kiirtnerstrasse, il corso di questo enor­ me paesone: dietro le vetrine dei Café-Konditoreien Heiner, Lehmann o Aida, in un trionfo di Sachertorten e Guglhupfe fanno spicco le famt­ gerate echte Mozart Kugeln, le autentiche palle di Mozart in cioccolata. E il primo omaggio al genio di Salisburgo offerto dalla città di Vienna ai suoi visitatori; vi sono confezioni di varia grandezza, da un minimo di due Kugeln fino ai cofanetti, bastevoli per un anno. La casa in cui Mozart scrisse Le nozze di Figaro è dietro al Duomo, in Schulerstrasse: il musicista vi soggiornò dal 29 settembre 1784 al 24 aprile 1787. Bisognava pur scegliere una casa da far visitare ai turisti. Negli ultimi dieci anni di vita, trascorsi a Vienna, Mozart abitò in ben tredici posti diversi, in un calando che lo portò al modestissimo primo piano della Rauhensteingasse n. 970, nell'ottobre del 1790. Oculata­ mente le autorità viennesi offrono agli occhi del mondo la signorile di­ mora degli anni felici di Mozart, quando il giovane artista era idolatra­ to dai ricchi abbonati dei concerti pianistici e conteso dagli aristocrati­ ci organizzatori di accademie musicali. Moltissimi manoscritti mozartiani sono custoditi alla Stadtbiblio­ thek, presso il vecchio municipio della città: un musicologo potrà co­ modamente stupire al cospetto di quelle partiturt! scritte in bella calli­ grafia, senza errori o sbavature, risultato d'una mente superiore e sen­ za possibili termini di raffronto. Ma nessuno potrà mai «confortare di pianto» alcuna lapide funeraria o urna contenente i resti di Mozart: com'è noto il suo corpo venne gettato in una Massengrab, una fossa co­ m�ne del cimitero di S. Marco, senza nemmeno una croce che segnas­ se Il punto esatto. Crediamo sia la più grande vergogna dell'Austria,



8

ENRICO STINCHELLI

invano riscattata da omaggi postumi quali le succitate Mozart Kugeln o le esecuzioni del Festival di Salisburgo. Già, Salisburgo . . . La città natale di Mozart fu detestata cordialmente dal suo più illu­ stre figliolo parimenti ricambiato dalla massima autorità del tempo, l'arcivescovo Hyeronimus von Colloredo. Nella città vecchia, sulla riva sinistra del Salzach, è meta di continui pellegrinaggi il museo di Ge­ treidegasse, allestito nella angusta Burgerhaus in cui nacque il musici­ sta . A poca distanza le campane della residenza arcivescovile intonano malamente un tema del Flauto magico mentre al centro della grande Mozartplatz giganteggia la bronzea effige del musicista, decisamente tetra, quasi una statua del Commendatore. Questa strana sensazione di seriosità e artifizio attorno al caso Mozart rimane, anzi accresce nel visitare il Mozarteum e la Festspielhaus, rispettivamente sedi del con­ servatorio con annesso centro di studi e grande auditorium riservato al festival, ufficialmente attivo dal 1920 . Il piccolo padiglione in cui Mo­ zart compose il Flauto magico, trasportato presso il Capuziner-Berg vi­ cino Salisburgo ne11874 fa lo stesso, terrificante effetto della Porziun­ cola ad Assisi o della Santa Casa a Loreto: case da ho"or-movie, attor­ no alle quali sembrano sempre volteggiare nottole e spiriti-folletti. La riconoscenza è una virtù volta al futuro piuttosto che al passato e tale riflessione non trova conferma solo in ciò che oggi la terra di Mo­ zart ha predisposto per onorarne la memoria, ma anche nel suo succes­ so subito dopo la morte . Il secolo romantico relegò il musicista di Sali­ sburgo nel limbo dei classici, categoria equivoca e riduttiva, appro­ priandosi tra i tanti capolavori delle sole Nozze di Figaro, Don Giovanni e Flauto magico, opere naturalmente adattabili alle più varie e stram­ palate interpretazioni. I paesi tedeschi le rappresentarono con più fre­ quenza, com'è ovvio, mentre il resto dell'Europa musicale continuò a ignorare la produzione mozartiana eccezion fatta per lo schietto ap­ prezzamento dell'Inghilterra, qualche vago interessamento francese e le sporadiche esecuzioni italiane, tutte imperniate sulle interpolazioni di bravura dei maggiori vocalisti. La musica pura di Mozart, dai contor­ ni apollinei artatamente definiti dagli esegeti romantici, non rientrava nei nuovi orientamenti ottocenteschi: i soggetti delle opere erano con­ siderati frivoli e artificiosi, mancavano di vera passionalità, di impeto drammatico, di vita; la stessa musica veniva giudicata da taluni fredda e senza introspezione psicologica dei personaggi; le sonate pianistiche andavano bene come training per i principianti, non di più. Quella che noi definiamo musica pura, musica fatta di musica, vale a dire lo straor­ dinario ed eterno fascino delle pagine di Mozart è dovuto a null'altro che al suo animo fanciullo, provvisto della divina scintilla del genio. Faremo più volte riferimento nel corso del libro al principio di arte fan­ ciulla, liberando questo termine dalle confusionarie accuse di frivolez­ za, affettazione, superficialità, retaggio del secolo romantico e della sua tragica coda veristica. L'essere infantile di Mozart, i suoi compor­ tamenti a tratti scanzonati e irriverenti, non pregiudicano affatto la se-

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INTRODUZIONE

?

rietà e l'impegno con cui affront l� cor: nposizione� l'atto cre� tiv� restò scisso, a sé. E ciò v�llte �r qualstast arttsta del gento, come nle.vo esat· tamente Goethe: «W'umr �ll1l� dm:umig verbundenem Ernst und Sptel kann wahre Kunst entspll'fiiTil�teiTil» ��ll (@arole @lfi �JPXQ)llcQl» � fill �ovane Mozart, «dopo averlo sott©�U© a tutte le fP)IT'©\'f® filllii1�!lilcrufu>fili». A dire il ve­ ro il verdetto del w�lffifi@ insegnante es @l®Iill@ �©!iTiiilnlTiil mione deli' Acca­ demia Filarmonic® IID©llìl ffu del pari entu�fi�U®� ��®il Uermine di meno di un'ora ha esso �lfo !Ml@Clart portato il suOJ ��iimru®rruto [una melodia antifonaria con tre voci superiori composte iiil �Ufill® Mservato] il quale riguardo alle circostanze di esso lui è giudicato sufficiente». Ciò di-

MOZART IN ITALIA

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mostra lo scarso entus iasmo di Moza rt per i l contr appun tismo anti­ co palestriniano , di cui era ormai l 'unico valent e depos itario Padre M �rtini ma anche la sopran naturale capacità di adegua rvisi facilme nte. n viaggio in Italia continuò attraver so la Toscan a. A Firenze Wolfgang suonò in duo col violinist a Nardini, intrecciò una grande amici­ zia col coetaneo Thomas Linsley (rara avis in questa infanzia mozar­ tiana popolata di adulti) e rivide con grande piacere il castrato Man­ zuoli che pregò di cantare nell'opera commiss ionatagli a M ilano. Ad aprile i Mozart giunsero a Roma. Ovviamen te vennero ospitati dalle più importanti famiglie cardinaliz ie, Orsini e Pallavicin i in te­ sta, pilastri dell'ormai decrepito Stato Pontificio. La caput mundi contava allora non più di 1 40.000 anime e suscitava interesse da parte dei celebri visitatori stranieri per le sole vestigia del glorioso passato. A Roma Mozart scrisse due sinfonie in re maggiore, K 97 e K 95, ol­ tre a trascrivere a memoria il Miserere di Allegri, ascoltato alla Cap­ pella Sistina. Una vera prodezza. La successiva tappa napoletana sconcertò padre e figlio per la ca­ fonaggine e il sudiciume non solo degli abitanti ma dello stesso re, «grossolanamente napoletano» - scrisse Mozart alla sorella nel giu­ gno 1 770. La regina riscattò in parte tanta vergogna mostrandosi assai gentile e coprendo di complimenti il giovane Wolfgang. In maggio egli fece la conoscenza di Jommelli, Paisiello, di Majo, Caffaro e vari altri maestri della scuola napoletana, nonché un gruppo di ottimi cantan­ ti, tra i quali la famosa de Amicis. Nel mese di giugno iniziò il viaggio di ritorno verso M ilano, un susse­ guirsi di acclamazioni e riconoscimenti che culminarono con la nomi­ na di Wolfgang a Cavaliere dello Speron d'oro. I l titolo venne confe­ rito 1'8 luglio da papa Clemente x1v e, in precedenza, un simile onore era toccato ai soli Orlando di Lasso e Gluck . I noltre Bologna e Vero­ na lo elessero membro delle rispettive Accademie Filarmoniche, no­ mina che potevano vantare pochi altri insigni maestri. Tali titoli inor­ goglirono tanto il genitore quanto per nulla il figlio. Wolfgang non darà mai peso alle onorificenze ricevute (come al denaro, del resto): i l titolo di Cavaliere verrà apposto i n poche partiture e comparirà, per fini comici, nelle lettere «buffonesche»: Ritter von Sauschwanz �avalier Codadiscroja. La sosta bolognese (agosto-ottobre 1 770) fu Importante perché consentì a Wolfgang di studiare a fondo con Pa­ dre Martini, sia il contrappunto che il genere sacro. Ne nacquero va­ rie composizioni di carattere liturgico, tra cui spiccano il Miserere a 3 voci, K 85, e l'antifona Quaerite primum regnum Dei K 86, costruiti secondo lo schema dell'antico «contrappunto osservato» caro al dot­ to maestro ma, i n vero, poco sentito da Mozart. =

Mia cara mamma, non posso scriverti molto perché le dita mi dolgono dal tanto

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MOZA RT. LA VITA E L'OPERA

scrivere recitativi. Che la mamma preghi per me che l'opera vada bene [ . . . ) (da Milano il 20 ottobre 1770.)

L 'opera in questione, commissionatagli mesi prima a Milano, era Mitridate re del Ponto, libretto del poeta Vittorio Cigna Santi dalla tragedia di Racine. Recitativi e pezzi chiusi furono completati in due mesi e, il 26 dicembre 1 770, l'opera andò trionfalmente in scena al teatro Ducale. Mozart appagò i gusti dei cantanti (due soprani, un sopranista ca­ strato, un contraltista castrato) e del pubblico inserendo in partitura una versione ridotta delle tradizionali, estenuanti arie con da capo: scrisse, cioè, delle ariette con ripresa variata. I virtuosismi, rigorosa­ mente d'obbligo, erano piccole e grandi cadenze, note tenute e pas­ saggi melismatici di vario genere affidati alla bravura e alla fantasia degli interpreti . Da sottolineare la pregevole fattura dei recitativi e la partecipazione sinfonica all'azione drammatica della ricca orchestra. I l trionfo fu assoluto. Si dovette bissare l'aria in sol minore della pri­ madonna, Antonia Bernasconi (Aspasia), tra le grida dei milanesi di «Viva il maestrino! >> e, a coronamento del tutto, fu dato l'incarico a Mozart di comporre una nuova opera per il carnevale del 1 773. Il 28 marzo 1 77 1 , passando per Venezia, Padova e Verona, i Mo­ zart giunsero nuovamente a Salisburgo. Salisburgo e secondo viaggio in Italia: marzo 1771

-

dicembre 1771

Nei mesi trascorsi a casa, Wolfgang scrisse parecchie delle compo­ sizioni commissionategli in Italia. Per tutta la sua breve esistenza sa­ rà così: non comporrà che su ordinazione e quelle poche opere scritte per se stesso manterranno comunque, l'impronta inconfondibile del­ la sua genialità. A quel periodo risalgono alcuni lavori liturgici, Regi­ na coeli K 108, tre sonate da chiesa per due violini e continuo, K 6769, una Litania Lauretana K 109 più tre sinfonie in quattro tempi K 73, K 75, K IlO. Regina coeli è la terza delle quattro antifone consen­ rire rra il sabaro Santo e il sabato di Pentecoste: Mozart sottolineò dunque il carattere festoso del b rano arricchendo con le trombe l'or­ chestra e disponendo uno schema tripartito, tipo ouverture italiana. La Litania Lauretana, tratta delle iscrizioni della Santa Casa di Lore­ to, presenta ugualmente caratteri di italianità nella spigliata e vivace trattazione dei temi, con momenti di intima dolcezza nell'arioso del Soncta Maria o nell A gnus Dei finale. Di gran lunga più importante risultò l'oratorio richiestogli a Pado­ va, La Betu/ia liberata K 1 18, su testo del Metastasio. Un lavoro ispi­ rato ad H asse ed Eberlin, con qualche concessione al virtuosismo vo­ cale di gusto italiano. La vicenda biblica di Giuditta e Oloferne ab­ bastanza scialba nel libretto del Metastasio, viene trattata dal g{ova­ ne Mozan con sublime nonchalance, utilizzando efficaci recitativi '

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MOZART IN ITALIA

accompagnati e magnifiche arie in stile concer tante, oltre a cori ispi­ rati a Gluck . Una sinfon ia tripart ita, in re minor e, sinteti zza dram­ maticamente lo spirito dell'intero orator io mentr e la conclu sione è affidata a una salmodia religiosa tra Giudit ta e la massa corale del popolo. . . . . . fi . s1a f 1m ortiSsima con era stretti suoi 1 e o Salisburg per L 'antipatia in Leopold Mozart che nel figlio. Wolfgang dimostrava di essersi uniformato in modo impressiona nte al carattere, al modo di parlare, persino alla calligrafia del genitore ed entrambi non vedevano l'ora di ripartire. Il secondo viaggio in Italia ebbe inizio il 1 3 agosto 1 77 1 . A Milano, il 1 7 ottobre, andò in scena la serenata teatrale in due atti Ascanio in A lba, su libretto di Giuseppe Parini, composta da Mozart in un mese e mezzo circa, in occasione delle nozze tra l 'arciduca Ferdinando e Maria Beatrice d 'Este. L 'opera risultò piacevolissima, mirabilmente interpretata dall 'amico Manzuoli (Ascanio), dal soprano Girelli Aguilar (Silvia) e dal tenore Tibaldi (Aceste). Anche in questo caso, data l 'occasione festosa e l 'assenza di un vero e proprio ritmo dram­ matico, Mozart puntò tutto sui lunghi recitativi accompagnati e sulle arie virtuosistiche, con particolare attenzione a sfruttare le capacità del Manzuoli, noto per i suoi fiati portentosi e per la bellezza del suo registro grave. Da menzionare i piacevoli coretti, cinque dei quali in forma pantomimica. Durante il soggiorno milanese Mozart scrisse la sinfonia in fa mag­ giore K 112 e il divertimento in mi bemolle maggiore perfiati K 113, in cui usò per la prima volta i clarinetti. L 'arciduca Ferdinando avrebbe volentieri assunto presso la sua corte il giovane Mozart ma, a quanto pare, il progetto venne ostaco­ lato dalla stessa Maestà I mperiale Maria Teresa, madre dell'arcidu­ ca, che non considerava quei musici vaganti degni d'un simile incari­ co. Piuttosto delusi dalla mancata nomina, Leopold e figlio fecero ri­ torno a Salisburgo il 1 5 dicembre 1 77 1 ; vi resteranno per altri dieci mesi. .

Salisburgo: dicembre 1771

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ottobre 1772

I l fatto più importante di quei mesi fu il cambio al vertice della cor­ te arcivescovile. Morto il buon Sigismund von Schrattenbach fu no­ minato nuovo arcivescovo l'antipatico conte Hieronymus di Collore­ do, uomo tristeme�lte noto a tutti i salisburghesi per la testardaggine , . e l ecc�ss1va seventa. con cui metteva in atto le sue idee pseudo­ . nf�rmiste. Per l 'insediamento del nuovo principe-arcivescovo (29 apnle 1 772) Mozart scrisse la serenata drammatica Il sogno di Scipio­ ne K_ 126, su un modesto libretto del Metastasio. L'opera ne venne fuon puramente decorativa, con pompose arie da melodramma se-

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MOZART. LA VITA E L'OPERA

rio, assolutamente priva d'una caratterizzazione psicologica dei per­ sonaggi. Mozart compose arie molto lunghe e ricche di melismi, trat­ tando con particolare attenzione l 'orchestra e il magico coro degli Eroi Beati, forse il miglior momento del lungo e tedioso sogno fatto da Scipione il giovane. Successivamente venne ufficializzata la posizione a corte di Mo­ zart : Konzertmeister, con 1 50 fiorini annui di stipendio. I l padre re­ stava irrimediabilmente vice-Kapellmeister. Prima del terzo e ultimo viaggio in Italia Mozart scrisse molta mu­ sica. Le otto sinfonie, K 1 14-134, e i quattro divertimenti, K 131 , K 136, K 137, K 138, dimostrano un netto miglioramento rispetto alla produzione precedente, che peccava di impersonalità: Mozart va ma­ turando uno stile estremamente vario e gradevole, tipico del ricco e moderno sinfonismo haydniano e ormai lontano dai sorpassati mo­ delli italiani. Altre composizioni di quel periodo: le Litaniae de vene­ rabili altaris sacramento K 125, molto ispirate, il Regina coeli K 127, due sonate da chiesa per organo e archi, tre carizoni tedesche, e una sonata per pianoforte a quattro mani, K 381 , scritta per se stesso e la sorella Nannerl. Vorremmo ricordare che le sonate da chiesa, o sona­ te dell 'Epistola venivano inserite nel corso della celebrazione liturgi­ ca tra il Gloria e il Credo, dopo l 'Epistola, e prima della lettura del Vangelo. Si richiedevano dunque tempi molto brevi e Mozart vi si at­ tenne con scrupolo, anche se con scarso entusiasmo, concentrando l'intera mini-sonata in non più di tre minuti. Ultimo viaggio in ltaUa: ottobre 1772

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marzo 1773

I l 24 ottobre 1 772 partenza per l 'ultimo viaggio in Italia. L 'arcive­ scovo Colloredo non concederà in futuro agevolazioni di sorta ai Mozart, suoi dipendenti, e impedirà loro di spostarsi dalla corte. P ri­ ma di giungere a M ilano per la preparazione della nuova opera, L u­ cio Si/la, padre e figlio soggiornarono a Bolzano, «buco da porci» scrisse W olfgang alla sorella. Qui fu composto il primo dei sei quar­ tetti, K 155-160, che vennero completati durante le varie tappe del viaggio e il bellissimo mottetto tripartito Exultate, jubilate K 1 65, scritto per la flessibile ugola del castrato Rauzzini, futuro interprete del Lucio Si/la. I quartetti composti dal diciassettenne Mozart costituiscono un de­ gnissimo preambolo alle più grandi creazioni di questo genere; baste­ rebbe ascoltare il solare primo tempo del quartetto in sol maggiore, K 156, o il successivo adagio in mi minore, di grande espressione. Ma è scorrendo i pentagramrni di tutto il gruppo che troviamo molteplici motivi d'interesse: atteggiamenti malinconici e giocosi, accenti lirici e buffi, svolgimenti densi di significati e chiuse spiritose, all'insegna dello humour e dell'imprevedibilità più tipicamente mozartiana.

MOZART IN ITA LIA

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Dal 4 novembre a pochi giorni dalla prima dell'opera, 26 d�cem_b�e 1 772, Mozart lavorò con impegno al nuovo . �elodramma, Il cui li­ _ bretto di Giovanni de Gamerra, era stato revisionato dal Metastas1o. All'ultimo momento venne a mancare la partecipazione del !enore Cardani quale protagonista e il sostit� to, B �ssano M_or�nom � �o!� era in grado di eseguire decentemente 1 grandi passaggi vutuosistiCI. La parte di Silla venne così priv� ta di _sove�chie fioritu�e e, parados­ salmente, ridotta a due sole ane. Gh altn personaggi, soprattutto Giunia (prima interprete Anna de Amicis), sono caratterizzati al con­ trario da formidabili colorature (arie n. 4, 1 1 , 1 6), nel pieno rispetto delle convenzioni italiane. Per la prima volta Mozart sentì la necessi­ tà di approfondire la psicologia dei protagonisti conferendo accenti preromantici alle figure di Giunia e Cecilia (il castrato Venanzio Rauzzini), derivanti da personaggi analoghi del genere larmoyant di Paisiello o Piccioni. Sulla grande scena dei due amanti presso la tom­ ba di Mario spira, inequivocabilmente, il vento dello «Sturm und Drang», il movimento rop1antico che aveva interessato la Germania nel 1 770 e che nel 1 774 giunse al culmine della sua parabola con la Lénore del Biirger e i Dolori del giovane Werther di Goethe. Non per nulla Mozart specificò in una sua lettera che, per impersonare Lucio Silla, «fiero terror dell'Asia», occorreva non solo un ottimo cantante ma un «vero» attore: è la rivoluzione romantica che spazza via il con­ cetto di opera-concerto, giudicato un collage di recitativi e arie senza sentimento, alla ricerca di ragioni più interiori, profonde, umane. Il dram­ ma musicale sarà, da allora, l'assillo dei paesi anglosassoni. Nonostante il successo dell 'opera e i vari tentativi operati da Leo­ pold per piazzare Wolfgang presso l'arciduca di Toscana a Firenze, ogni speranza di affrancarsi dal giogo salisburghese fallì. I due fecero ritorno a casa il 1 3 marzo 1 773. f u la fine dell'epoca dei grandi viag­ gi : l'enfant prodige Wolferl è ormai adulto, o meglio dovrebbe esser­ lo secondo le convenzioni umane. Alberto Savinio centrò con straor­ dinario acume questa strana condizione di Mozart, uscito dai suoi anni di vita naturale per entrare negli anni di vita innaturale. Scrisse Savinio nel 1 94 1 : I l resto della sua vita è una lunga, una triste appendice, un errore della natura che nel progresso degli anni diventa sempre più compassionevole, finché in ultimo si mani­ festa nel ritratto che di lui dipinse il suo cognato Joseph Lange ed è conservato al mu­ seo mozartiano di Salisburgo; nel quale ritratto Mozart appare come un fanciullo ri­ masto nelle proporzioni del fanciullo, ma ((gonfiatO)) di vita adulta, e triste, malato di questa immissione estranea che gli mette in faccia come un eczema, come una tumefa­ _ Zione di scarlattina. [ . . . I la vita dell'artista è un miracoloso prolungamento dell'infan­ zia. E sa l'artista, sappiamo noi che d'infanzia viviamo, quanto grave, quanto profon­ da è l'anima dell'infanzia; se comparata soprattutto all'anima dell'adulto se compa­ rata all'anima del vecchio, di certi vecchi, di coloro che come Voltaire � ono vecchi e la � ui vita n�� è se no� un perfezionamento, un affinamento della senilità. [ . . . ] Il ca­ so d1 Mozart e 11 caso smgolare, l'unico caso di fanciullo prodigio che non si è spento �Ilo spegnersi del fanciullo: perché in Mozart non si è mai spento il fanciullo. Rimane 11 fenomeno della sua straordinaria maturità musicale ma come abbiamo veduto la ' maturità del musico non implica anche la maturità deÌI'uomo.

ADOLESCENZA Dl MOZART

Salisburgo, Vienna: marzo 1773

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dicembre 1774

A Salisburgo i Mozart cambiano casa. Dal vecchio appartamento in Getreidegasse si spostano in uno più confortevole e consono al lo­ ro prestigio, sito nella Hannibalplatz (oggi Makartplatz). Siamo nella primavera del 1 773 : tra l'aprile e l'ottobre di quell'an­ no, Wolfgang compose sei sinfonie, K 162, 181 , 184, K 199, nelle quali viene mantenuto lo schema tripartito della tipica sinfonia italia­ na ma permeato di uno spirito diverso, lontano dalle galanterie roco­ cò e più vicino allo stile vario ed espressivo di Franz Joseph Haydn. A riguardo basti considerare la bellissima sinfonia in sol minore K /83, che sembra anticipare la più celebre sinfonia K 550 ( 1 788), nella stessa tonalità. Il sol minore in Mozart, manifestatosi nella sinfonia K /83 per la prima volta, è stato esaminato da molti studiosi, tutti concordi nell 'abbinare questa tonalità all'idea di sconforto, di tri­ stezza dell'autore. Così anche risulta l'aria di Pamina Ach, ich fuhl's (Flauto magico) o certi momenti della sinfonia K 550 o del quintetto K 516, sempre in sol minore. Nelle tonalità nùnori di Mozart noi vedia­ mo piuttosto i «bronci» passeggeri del fanciullo: malinconie di breve durata, pronte a cedere il passo agli allegri più autenticamente mozar­ tiani. Le indicazioni di allegro o allegro molto, s'intende, sono pura­ mente convenzionali: un allegro può esprimere un senso infinito di tri­ stezza, la ricerca d'una impossibile felicità. Del maggio 1 773 è il concertone per due violini e orchestra K 190, un pezzo brillante costruito sul modello del concerto grosso, con i due solisti che si esibiscono in u n bel dialogo assieme all'oboe e al violoncello. È il vero e proprio esordio di Mozart nel genere del con­ certo, dato che i precedenti lavori per pianoforte e orchestra (K 3 7, 39, 40, 41 e K /07 n. 1-3) furono in realtà, dei pasticci, cioè trascrizio­ ni di movimenti di sonate d'altri autori, come per esempio Raupach, Johann Christian Bach, Schobert. In tal modo Mozart si era formato un piccolo repertorio per le tournées concertistiche. A Salisburgo Mozart compose ancora due divertimenti per fiati, K 166, K /86, e la Missa in honorem Sanctis simae Trinitatis K 1 67 (giu­ gno 1 773). Si tratta di una Missa solemnis dal sontuoso organico or­ chestrale, con trombe e timpani, concepita secondo lo schema della Missa brevis imposta dall'arcivescovo Colloredo: stringata nei tempi

ADOLESCENZA DI MOZART

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e brillante nei contenuti. Mozart dovette eliminare quindi tutti i passi solistici e unì in un sol blocco Gloria e Credo; tuttavia poté inserire notevoli passaggi contrappuntistici neli'Et vitam venturi, un omag­ gio al solido magistero di Padre Martini. Nell'estate del 1 773, ottenuta una vacanza dall 'arcivescovo, Leo­ pold Mozart tornò con il figlio a Vienna. La sua idea �issa e�a d i �tte­ . nere un incarico a corte per Wolfgang ma puntuale giUnse tl dm1ego dell'imperatrice Maria Teresa. Nella capitale il giovane musicista po­ té comunque accumulare nuove, preziose esperienze: il contatto con le musiche di Haydn, Gassmann, Vanhall, Wagenseil, dell'applaudi­ tissimo Salieri e ancora Gluck, Anfossi, Galuppi, Piccioni, fu uno stimolo molto proficuo per il diciottenne Mozart. Egli si cimentò nella composizione di sei quartetti per archi, K 168/69-/ 70- 1 71-1 72-1 73, in cui si avvicinò in modo marchiano allo stile contrappuntistico di Fux e dell'op. 1 7 e op. 20 di Haydn. Questi lavo­ ri, pubblicati nel l 772, furono un geniale « ritorno all'antico» di papà Haydn: smessi i panni galanti egli volle sfruttare nuovamente la vec­ chia mise polifonica, aggiustando sui suoi nuovi quartetti (soprattut­ to i Sonnenquartette op. 20) uno stile contrappuntistico che potrem­ mo definire «al quadrato», non più rigido e austero ma piuttosto di­ vertito, giocoso. Con la capacità d'assimilazione e di sintesi che ben conosciamo, Mozart imitò le fughe e le variazioni sciorinate da Haydn fino a citare addirittura alcuni temi dell'op . 1 7 : ad esempio, nell'andante del quartetto K 1 68, si ode distintamente uno dei temi della fuga composta da Haydn per il quinto quartetto op. 1 7 . Dopo l'in flusso esercitato dai grandi italiani, Boccherini e Sam­ martini, nel primo quartetto K 80 e nei sei successivi, K 155-156-157158-/59-160, Mozart guarda ora ai suoi prestigiosi connazionali . In futuro le posizioni si ribalteranno e sarà il vecchio maestro di Rohrau a trarre ispirazione dai capolavori di Mozart . Tra le composizioni di quel periodo dobbiamo ancora ricordare la serenata K l 85, con un movimento di concerto per violino, destinata a una festa dell'Università di Salisburgo o, sembra, a un matrimonio in casa Andretter, amici salisburghesi; le sei variazioni per pianoforte su un tema di Sa/ieri K l 80, un divertimento in re maggiore K 205 e un incantevole serenata in otto tempi, K 203 , due dei quali concepiti come concerto per violino. Verso la fine di settembre del 1 77 3 , dopo l'esecuzione a corte della � essa Poter Dominicus K 66, i Mozart lasciano Vienna. Wolfgang nmarrà a Salisburgo fino all'inverno del 1 774. Sono mesi e mesi di i �tensa attività compositiva, quasi frenetica se non conoscessimo la ncchezza della vena mozartiana e l'innata spontaneità della sua scrit­ tura. Procedendo per ordine nell'esame di tale vasta produzione vi sono da s�gnalare le quattro sinfonie, K 201-202-200-121, composte tra l'apnle del 1 774 e la fine dell'anno successivo. La migliore è la prima,

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in la maggiore, dove un 'accurata strumentazione evidenzia i singoli timbri della piccola orchestra formata da due oboi, due corni e gli ar­ chi . Splendido l'andante in sordina come pure il finale, che presenta una coda assai sviluppata. Del dicembre 1 773 è il primo concerto per pianoforte K l 75, originale di Mozart. Egli mostrò di amarlo molto, eseguendolo a Monaco, Mannheim e più volte a Vienna. Nel 1 782 cambierà il vecchio finale, ricco di sviluppi polifonici, con un più spi­ gliato e umoristico rondò, K 382, una serie di eleganti variazioni vici­ ne ai gusti del pubblico viennese. Anche in questo caso Mozart sembrò uniformarsi al tipo di concer­ to che accoglieva i maggiori consensi nella capitale austriaca, quello galante di Johann Christian Bach o di Wagenseil soprattutto, ma con una diversa, più ricca elaborazione strumentale e un dialogo meno ri­ gido tra solo e orchestra. 11 4 giugno 1 774 venne completato il concerto per fagotto K 191 , commissionato dal virtuoso di Monaco Thaddeus von Diirnitz e con­ cepito su misura per il borbottante strumento a fiato, con i passaggi virtuosistici di sbalzo ripresi dalla vocalità barocca. Nello stesso periodo venne scritto il quintetto per archi K l 74, ispi­ rato al modello di Michael Haydn. Da notare nel primo movimento il bel dialogo concertante tra violino e viola principali e le notl·voli comb,nazioni polif ·n1che dell'ampio finale, in cui sembra quasi che Mozart si comp·accia d'esibire tutta la sua perizia contrappuntistica. Nel genere sacro si aggiunse la seconda Litania Lauretana K 195 e due Messe brevi, K 192-194, dove alla profondità espressiva di alcuni passaggi si uniscono elementi melismatici, di gusto teatrale. Dalla stesura di queste Messe (la prima di 290 battute, la seconda di 457) e da una lettera del 4 settembre 1 776 indirizzata a Padre Martini, scrit­ ta da Wolfgang sotto dettatura del padre, possiamo capire quanto erano mal sopportate le idee riformiste del Colloredo riguardo la struttura d'una Messa cantata. [ . . ] la nostra Musica. da c�iesa è �sai differente di quella d'Italia, e sempre più, che una Messa con tutto Il Kyne, Giona, Credo, la sonata all'Epistola, l'Offertorio o sia Moueuo, Sanctus e Agnus Dei ed anche la più solenne, quando dice la Messa il Princi­ pe stesso non ha da durare che al più longo 3 quarti d'ora. Ci vuole uno Studio parti­ colare per questa sorte di compositione, e che deve però essere una Messa con tutti Stromenti. Trombe di guerra, Tympani etc . . [ . . . ) . .

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Da queste parole traspare evidente la difficoltà di aderire ai detta­ mi ��tegorici del Colloredo e la voglia di evadere, appena possibile, dali msopportabile corte. Monaco: dicembre 1774 - aprile 1775

Un'occasione venne inaspettatamente offerta nell'autunno del 1 774, quando su richiesta inoltrata all'arcivescovo da Massimiliano

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Wolfgang ricevette l 'incarico di scrivere un'opera per Monaco. L� prima era fissata per il 1 3 gennaio 1 77 5 . 1 1 soggetto, del noto librettista gluckiano Ranieri de' Calzabigi, era stato musicato l'anno precedente da Pasquale Anfossi, La finta giar­ diniera, ossia la giardiniera per amore, una tipica commedia a sog­ getto fatta di intrighi, servette astute, agnizioni, vecchi podestà con mai sopite velleità amorose e immancabile lieto fine, con gli amanti che coronano il loro sogno d'amore. Giunto a Monaco con il padre il 9 dicembre 1 774, M ozart ha quasi terminato il lavoro. Ha il tempo di visitare la città e la vivace corte di Massim iliano m poi, il 1 3 gennaio, l 'opera va in scena. Sia lode a Dio! La mia opera è andata in scena ieri 1 3 , è piaciuta così, che io non riu· sci rei a descrivere il baccano a mamma. [ . . . ] Dopo ogni Aria, strepito 'f':lventoso e battimani, e grida di «Viva Maestro» [ . . . ] (Lettera alla sorella, Monaco 14 gennaio 1 775.)

Della Finta giardiniera non è giunto a noi l'autografo dell'intero atto 1 , né il libretto originale: ciò ha dato luogo alle varianti e agli as­ soggettamenti più incredibili, autentiche «inconvenienze teatrali» . Per molto tempo si è adottato il dialogo parlato, stile Singspiel, con il quale l'opera venne rappresentata dalla compagnia ambulante del Bohm, nel 1 779; va anche ricordato che la Neue Mozart-A usgabe ha pubblicato nel 1 978 la presunta versione originale del libretto italia­ no. Su questa strapazzata parti tura influirono molto l'opera dell'An­ fossi e soprattutto la Cecchina di Piccioni; Mozart non riuscì però a dare un taglio omogeneo ai 28 pezzi complessivi e ai caratteri dei vari personaggi . Alle tipiche ariette buffe e patetiche e ai duetti da vaude­ ville si aggiunge, come fulmine a ciel sereno, l 'aria di furore d 'Armi­ da Vorrei punirti, indegno n. 13 , destinata alla bravura del primo in­ terprete, il contraltista castrato Tommaso Consoli. Vorremmo sotto­ lineare la reminiscenza cimarosiana nell'aria del Podestà, Dentro il mio petto n. 3, con il tenore che gioca con i professori d'orchestra ti­ rando in ballo viole, timpani, contrabbasso e trombe, proprio come il noto Maestro di cappella. Quel che colpisce positivamente in questa nuova operina comica è il �erseguimento d'un ideale connubio sinfonico, voci-orchestra, che �vmcola progressivamente l'opera mozartiana dai vecchi legami con Il melodramma italiano. Nella Finta giardiniera (ma è una caratteri­ stica di tutte le opere mozartiane successive) « voce e orchestra, sem­ br� che tutto canti )), come giustamente rilevarono Wyzewa e Saint Fmx. Qu�sto nuovo respiro sinfonico che anima le opere di M ozart ne mette m luce la grande modernità. Dell'ot�imo successo riportato a Monaco dovette prenderne atto Io stesso arcivescovo Colloredo, il quale concesse malvolentieri ai Mo­ zart un prolungamento della licenza. Così W �lfgang rimase un altro mese e mezzo nel gaio capoluogo bavarese, SI godette un po' di carnevale e poté esser presente a tutte le

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repliche dell'opera, non tralasciando di scrivere nuove musiche: la piccola messa in do maggiore K 220, detta messa dei passeri, sei sona­ te per pianoforte K 279-284 dedicate al barone von Dtirnitz, già com­ mittente del Concerto per fagotto, e l'offertorio Misericordias Domi­ ni K 222, che prova i continui miglioramenti nel difficile terreno con­ trappuntistico. La Messa K 220 reca il sottotitolo dei passeri per le fi­ gurazioni dei violini nel Credo e denuncia una certa frettolosità, qua­ si fosse stata scritta controvoglia. Le sei sonate pianistiche guardano a Johann Christian Bach e a Haydn, ma risultano abbastanza disu­ guali fra loro. L'ultima, in re maggiore K 284, è molto più lunga e brillante delle altre. Il dato comune a tutte è l'eleganza e la noncha­ lance con cui Mozart si muove tra i pentagrammi del pianoforte, for­ te anche della sua enorme esperienza come esecutore . Salisburgo: marzo 1775

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settembre 1777

Il 7 marzo i Mozart tornarono a Salisburgo e subito Wolfgang eb­ be incarico da Colloredo di scrivere un'opera per l'imminente visita a corte (23 aprile) dell'arciduca Massimiliano, già principe elettore di Colonia e figlio minore dell'imperatrice. In tale occasione Mozart concepì l'opera in due atti Il re pastore K 208, su libretto del Metasta­ sio: l 'ultima opera seria prima del grandioso Idomeneo. Anche stavolta il libretto non valeva gran che: troppa staticità nei personaggi, troppo torpore psicologico, troppe situazioni convenzio­ nali rendevano Il re pastore una tipica opera-concerto vecchio stile. Mozart non venne affatto stimolato dal testo metastasiano e si ac­ contentò di inanellare una sfilza di arie ad alto contenuto virtuosisti­ co, senza tralasciare una trattazione molto ricca e varia dell'orche­ stra. Anzi : l'orchestra nel Re pastore canta ancor più che nella Finta giardiniera. Basti considerare la struttura quasi da concerto di molte arie e l'intervento, in due di esse, di strumenti solisti: lo splendido rondò di Aminta (primo interprete il contraltista castrato Tommaso Consoli), L 'amerò, sarò costante, che si avvale del violino concertan­ te in gara, con la voce e l'aria con flauto di Alessandro, di carattere erOICO. Il lungo periodo salisburghese, dal marzo del 1 775 alla fine del 1 777, vide il ventenne Mozart comporre una serie di capolavori, in ogm genere. Cominciando dalla musica di consumo: serenate, divertimenti e cassazioni, generi ricreativi, senza altre pretese se non quelle di ac­ compagnare come si è già detto banchetti, matrimoni, festicciole en plein air o eventi dello stesso tipo. Mozart conseguì, in questo genere, risultati di assoluta grandezza. Tra le serenate (Mozart ne scrisse tre, K 204-239-250) fa spicco la Haffner, in re maggiore K 250, composta nel giugno del 1 776 per le nozze di Elisabeth Haffner, figlia dell'amato borgomastro di Sali-

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c;hurgo. Consta di otto tempi e l'organico ?rchestrale è formato d� flauti, oboi, fagotti, corni, trombe e archi. La voce che emerge e quella del violino soli� t� , la v_oce. di Mozar� , c�e c�m grazia_ e splend'!­ re melodico senza pan nemp1e di se. l adagw, d mmuetto e Il rond6 fi­ nale. La serenata K 204 e la piccola serenata notturna K 239 per due orchestre d'archi e timpani, non raggiungono le altezze della Haffner ma sprizzano ugualmente da ogni nota gioia di far musica. Da ricordare ancora i molti divertimenti composti per allietare le feste presso la corte salisburghese: sette divertimenti per fiati (K 213240-252-188-253-270-289), compreso il divertimento in do maggiore K 188 per cinque trombe, flauti e timpani e i tre divertimenti per ar­ chi, K 247-251 -287, che sono senz'altro i più riusciti. Data l 'origina­ ria destinazione di questi brani, feste in giardino o riunioni conviviali notturne sotto la tiepida luce delle lanterne colorate, il musicologo Alfred Einstein fece notare giustamente come queste musiche siano ancor più belle se ascoltate «da lontano», dietro le quinte, come ac­ cade per esempio in talune opere liriche. M igliore di tutti è il diverti­ mento in si bemolle maggiore K 287, la Serenata Lodron n. 2, com­ missionato dalla contessa Antonia Lodron: è una composizione che vede in perfetto equilibrio le varie sezioni, con il violino che ancora una volta svolge una magnifica funzione solistica. Il violino per Mozart fu il primo amore, la voce della musica che sentì, ancora in culla, cantare le scale e gli arpeggi del padre e che sempre predilesse, fino al dominio successivo del pianoforte. Giunse quindi il momento di cimentarsi nella composizione di alcuni concer­ ti per violino e orchestra: tra il 1 4 aprile del 1 775 e il 20 dicembre del­ lo stesso anno, mosso da un'ispirazione veramente straordinaria, ne scrisse cinque (K 207-21 1 -216-218-219), uno migliore dell'altro. I n es­ si si nota subito con quanta attenzione Mozart abbia studiato e assi­ milato le partiture per violino di Tartini, Locatelli, Geminiani, tutte nel repertorio del padre, nonché le pagine più espressive di Nardini, Boccherini, Pugnani, Ferrari, J . Ch . Bach, musicisti della generazio­ ne più recente conosciuti durante i viaggi in Italia: sotto questi influs­ si e dietro ciò che, parafrasando Dante, «il cor gli dittava dentro», Mozart cercò e ottenne nei suoi concerti violinistici la perfetta fusio­ ne tra espressione e virtuosismo . � ei tempi estremi prevale il carattere brillante, giocoso, a volte ad­ . dmttura strafottente, con una varietà di spunti melodici che si con­ centra nei rondò conclusivi; il secondo movimento è invece l'oasi consacrata al puro lirismo, a quella serena cantabilità fonte di incom­ p �rabili emozioni. Senza entrare nell' analisi approfondita di ognuno �� questi ci �que gioielli , ricordiamo l'incantevole adagio del concerto t� s?l �ag?t�r� K 2_16 e l'eleganza virtuosistica dei due allegri, un tur­ bmJO uresistibile d1 me: odie e ritmi frizzanti . I rondò del concerto in re maggiore K 218 e del K 219, nell.1 stessa tonalità, sono quanto di più autenticamente mozartiano sia dato d'ascoltare: variazioni re'

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pentine di ritmo. ripresa di temi tra un movimento e l'altro (K 218), inserimento di inaspettati adagi o di passaggi «alld turca» (K 219), virtuosismo gaio e leggero. Dai concerti per violino passiamo ai quattro concerti per pianofor­ te e orchestra, K 238-242-246-27l , composti tra il gennaio del 1 776 e lo stesso mese dell'anno successivo. È la prima serie di concerti dedi­ cati ad alcune nobili dilettanti salisburghesi laddove il termine dilet­ tante, nella sua settecentesca accezione, voleva dire: ottima pianista o, in ogni caso, ottima solista del proprio strumento, non professio­ nista. Oggi la parola dilettante è usata in senso dispregiativo e signifi­ ca inetto, incapace, orecchiante, ha perso il suo bel senso latino di de­ /ectare, dar diletto. In questi concerti Mozart si allontana dallo stile galante di Johann Christian Bach per ricercare nel pianoforte nuove possibilità tecniche ed espressive. Naturalmente tale ricerca viene subordinata alle singo­ le capacità delle dedicatarie per le quali, come per i cantanti d'opera, ogni pezzo era fatto su misura. Il concerto K 238 fu scritto probabil­ mente per la stessa Nannerl: il pianoforte scivola tranquillamente su un velluto orchestrale steso a meraviglia dal genio di Mozart, soprat­ tutto nell'andante con i violini in sordina e i pizzicati dei contrabbas­ si. Le cadenze originali per i tre movimenti furono rinvenute presso il convento di S. Pietro a Salisburgo dal musicologo B. Paumgartner, autore d'una fondamentale biografia su Mozart. Il concerto per tre pianoforti, in mi bemolle maggiore K 242, (Mo­ zart ne fece anche una riduzione per due pianoforti) venne scritto per la sorella del conte d'Arco, contessa Lodron, e le sue gentili figliole: certamente non furono eccelse virtuose data la relativa facilità d'ese­ cuzione ma l'adagio, con quel magico fluttuare delle note creato dai pianoforti, dai violini e dagli oboi concertanti, è un vero capolavoro. Il concerto in do maggiore K 246 venne dedicato alla contessa von Li.itzow e anche'esso trova il suo acme nell'andante, in fa maggiore, tranquillo e carezzevole come la brezza marina. Un discorso a parte merita il concerto in mi bemolle maggiore K 271 , scritto per la famosa pianista francese Mademoiselle Jeunehom­ me, «Jenomy», così la chiamava Mozart. Che la suddetta fosse un'eccezionale virtuosa lo si può dedurre dalla ricchezza e dalla poli­ valenza di questo straordinario concerto, arcobaleno che congiunge miracolosamente Mozart a Beethoven. Il pianoforte entra in scena fin dalla seconda battuta dell'allegro, senza la canonica introduzione orchestrale e domina con vigore tutto il movimento fino alla sontuo­ sa cadenza. Nell'andantino in do minore, giustamente comparato a un grande recitativo d'opera, il dialogo solista-orchestra raggiunge un'intimità senza raffronti, una pagina scritta col cuore. II rondò fi­ nale, che ricorda l'aria di Monostatos (Flauto magico) e persino la cavatina di Figaro di Rossini, è il tripudio della fantasia e della gioia di comporre: vorremmo segnalare alla vostra attenzione il geniale

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tempo di minuet to �he entra nel rondò , inaspe ttato ospite, gettan do com e un'om bra e !P)«»fi �f>olv endosi , su una melodi a liberat oria dei l rtiano raggiun ge in questo concerto violin i. Il sublime lfl@Em �� !Iìiil«lu le sue vette più alt®a Nella «prigione » �@)lfi�lb1lillrr[Slffi� IMI«»�il'fe �@mpose, tra il 1 775 e il 1 777, circa un centinaio �n ©jp)®IT'®a [ . . . ] ho da comporre t ciò ch'è la mia unica gioi� ® ��n©Iiù®. ((lL,®UU®Ira al padre del �O ot­ tobre 1777.)

Non abbiamo parlato ancor� �®llll� liTiill.lmifii �® '\'f�ll® IProfana compo­ sta in quel periodo feco�@fi��filiTiil©il il® M® © il® [!IT'gcdlfi �cene da inserirsi in opere altrui, scrn��® �1ID n!ID�:mìi�© cdlfi �!ID�!ID�n �miei. Mozart compose quattro arie, K 209Jc2J](fJ),�2$�$ 2$�i) {P)®IT' w�a compagnia teatrale italiana attiva a Salisburg© ® cdl1ID® �liTi�, K 272-2 l 7, rispettivamente per la pianista-cantante Dlill�©lffi�Uc e il castrato contralto Francesco Fortini. Questi pezzi, manco a dirlo, furono un piacevole esercizio all'opera: vi si ritrovano le atmosfer& }P)IT'©!P)!in® cdl®ll �fi��n>iel tedesco (K 2 l 7, Voi avete un cor fedele), �®llili)©!P)®IT'� OO!Iìiilfl©� !ID�IpXQ)ll�na (K 256, Clarice cara mia sposa), deii"©}P)®IT'® �!ii� Wf, 1!J!J0 ({))f!iJilfbJfl@j�lice), un ventaglio di situazioni in cui !MI©?t.®!i� �fi �il® �®lilli119'IT'® IPJ®IT'if'®��mmente a suo agio. Anche la produzii©!ID® �®©!i� si arricchì di W\ID©'\'f® IPJ�ll'ltiture: sei Messe K 220-257-258-255J�2�1�2'15, di buona fatturiDI) ll� /Loaania K 243, gli offertorii Venite p@jpJfJIJU(J f]( 260 e A lma Dei cre(JJa@fl� f]( 277, il graduale Sancta Maria K 27�0 ® ll® @Uo sonate da chiesa fPJBfl @llf$(1Jno, due violini e basso, K 212-224=22!J�l�fl�244-245-274-263D 1ID!ID nrm�fi®me di lavori ligi alle tradizioni litur�©IID® ®1ID�rurll��heo dest�nn®ttii M ®©©©mpagnare le sa­ cre funzioni presso �� OOIT'�® �®Jlii�\b)lill!f��o UJIID ©®ffil!ID© particolare meri­ ta la Litania K 243, lilì»®!i® ® illi� il® �� ©©!ITiìl® fill �©il© di un'aquila. M o­ zart vi concentrò il megllii© cdl@IliliD �1ID® IPJ®�® ©©llìtrappuntistica, inse­ rendo persino una doppia fu�® !ID®ll lnJ0[3flf1fl112 � magnifici passaggi orno­ fonici nell'Hostia Sancta, quasi una sfida alla semplicità richiesta dali 'arcivescovo Colloredo. Ricche e fiorite lf; &IffitS �olistiche, alcune delle quali con strulii1ilw� ©lQ)bligati; fastosa la ��lTIID!Iìil®l Iillt azione, straor­ dinaria la varietà d&fi �fiffil�@llii �®mpi che rendon© mruunllrt®nime questo ca­ polavoro mozartiarm© !ID®ll �WlilliT �©.OOndiscendendo alle reiterate ri­ chieste di dedicarwfi �ll©l!IliiDfi !OO�©IT'fia l quattro concerti scV"iiaun IPXSIT nll ��ll'ùfi© �mrnnoo �©�o rimasti celebri per i loro manoscritti, illeggia�rfi�fi @l� illJITil� �® @lfi ��rrdoniche provo­ cazioni in cui ritroviamo il Mozart burU�ITìl®a llilil©ll'ùiioo�ui di vario colore per il K 495, indicazioni a margine tipo ©!ID® IDll �llfi��oo !ID©!ID !P)©tt;llil ; & ©lfifffficoltà, ma con le relative soddisfazi©IIDfia

Vienna, 1 784-17�g DiJQ!)®\f� composizioni

L 'attività di Mo�rrn JID�ll �lliJ© w.>IT'fiilliil© �rrfioo© �fi®Uilmese fu frenetica: lezioni, partecipazioilllfi � ©©Uiltt;';@!f�fl ® �tt;;�®!IDìlll®0 U!ID\'fllti e cene dai nobili e dai grossi imprenditoiTfi ©l�lllliD �!P)fiR�ll®ll �IT'IT©tl.?2ate fuori porta e go­ liardiche riunioni convivi�lln �©!ID �llfi @!ITIDD©U a Non v'era limite alla sua forza nel godere come nel creare: Mozart componeva di solito nelle ore notturne, dormiva molto poco e alle IO d�! m�uino era di nuovo in giro a dare lezioUiln ifilUil© ir�l primo pomeriggio� liD!IDOOITa un po' di tem­ po dedicato alla �IT®�fi©!ID®Il IJ)Oi il concerto. .

Mozart partì alla volta di Praga verso la metà di settembre del 1 787, portando con sé gran parte del lavoro finito : l'ouverture, ecce­ zionale sintesi di questo dramma giocoso, venne scritta il 28 ottobre, il giorno precedente la prima al teatro nazionale. Tutto si risolse in un nuovo trionfo. La compagnia del Bondini assegnò cosi le parti dell'opera: Don Giovanni fu l'ottimo basso-6aritono Luigi Bassi, Le­ porello il buffo Felice Ponziani, il tenore Antonio Baglioni cantò Don Ottavio, il soprano Teresa Saporiti fu i> onna Anna, il soprano Caterina Micelli Donna Elvira, Caterina BoQdini cantò Zerlina men-

DON GIOVA N N I , LE UlTIME SINFONIE

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tre i ruoli di Masetto e del Commendatore vennero affidati a Giusep­ pe Lolli. Il 29 andò in scena l a mia opera Don Giovanni e col più grande successo. Ieri fu ese­ guita per la quarta volta (e precisamente a mio beneficio . ) Penso di partire di qui il 1 2 o il 1 3. (lettera ai barone von Jacquin, Praga 4 novembre 1 787 .)

Mozart si trattenne dunque altre due settimane. Per Josepha Du­ schek compose la difficile scena Bella mia fiamma K 528, dalla Cere­ re placata di D. M. Scarcone e due Lieder, Des kleinen Friedrichs Ge­ burtstag K 529 e Das Traumbild K 530, partiture in cui spira la mor­ bida brezza del parco di villa Bertramka, la bellissima dimora in cui venne ospitato il musicista di Salisburgo . Mentre la carrozza dei Mozart giungeva a Vienna Gluck moriva all 'età di settantatré anni ; dal 1 779 aveva praticamente smesso di comporre. Mozart fu quindi nominato da Giuseppe 11 Kammermusikus, con lo stipendio di ottocento fiorini d 'oro. L 'incarico consisteva nel for­ nire, su ordinazione, musiche per le feste e gli Opernbiille organizzati dalla corte: Controdanze, Liindler, Minuetti e A llemande varie. La­ voretti di ordinaria amminist razione per Mozart . Egli era ben più preoccupato dalla ripresa del Don Giovanni a Vienna, fissata per il 7 maggio di quell 'anno, il 1 788 . I nsieme a Da Ponte apportò alcune modifiche alla parti tura: sostituì l 'aria di Don Ottavio Il mio tesoro intanto con Dalla sua pace, incluse la virtuosistica Mi tradì quell'al­ ma ingrata per Caterina Cavalieri e il duetto Per queste tue manine per la coppia Zerlina-Leporello, in più soppresse il finale lieto. Nonostante tanta dovizia vocale l 'opera non piacque. Le quindici repliche, caldeggiate da Da Ponte, non convinsero i viennesi , sempre più distanti dagli sconvolgenti messaggi mozartiani. Giuseppe 1 1 , da quel che ci tramanqano le Memorie di Da Ponte, disse: « L'opera è divina; è forse più bella del Figaro, ma non è cibo per i denti dei miei viennesi» . Tale giudizio non influì affatto sui teatri tedeschi : l'opera di Mozart fu giudicata unica e insuperabile man mano che veniva co­ nosciuta, da Bonn ad Amburgo, da Lipsia a Berlino. Nel 1 805 trion­ fò a Parigi, il 1 7 ottobre 1 8 1 4 alla Scala di Milano, nel 1 8 1 7 a Londra e nel 1 826 a New York. Il mondo intero diede da quel momento il giusto tributo di popolarità e successo al capolavoro mozartiano. Le tre ultime sinfonie: giugno-agosto 1788

Tra il 26 giugno e il I O agosto 1 788 nacquero i tre ultimi lavori sin­ fonici di Mozart , K 543-550-55 1 , un trittico considerato inscindibile per lo slancio creativo che segnò quell'estate. Come già per la precedente sinfonia in re maggiore K 504 anche la K 543 . i n mi hemolle maggiore. ha 11n incipit e-rave . dagli accenti iera-

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MOZART. LA VITA E L'OPERA

tici che, anche in virtù della tonalità di base, molti hanno giudicato >. The Mozart Companion, a cura di H. c. R. LANDON e D. MITCHELL, London, 1956 (11 ediz. 1975).

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E. VALENTI N, Muzun: eine Bildbiographie, Miinchen, 1959. A. HUTCHINGS, Mozan: the Man, the Musician, London, 1976.

Autografi L

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« magra>> i cinema hanno dovuto riaffiggere il consunto e i mpoi\ erato aHbo «posti in piedi»: stipate in ogni ord111c di pn, l l , le platee di tulla I talia (ma il �uccesso viene registrato ovunque) hanno addirillura applaudito il fina­ le del film di Forman, quando il misero fagouo contenente le spoglie di Moz.art vie­ ne calato nella fossa comune. Finale, ne conveniamo tuili, banale quanto mai e leg­ germente «strappacore». La colonna sonora del film è andata a ruba in tuili i ne­ gozi, i giornali si sono prodigati in servizi e interviste: la storia di Mozart, raccon­ tata da Milos Forman, ha affascinato schiere di persone, non importa se appassio­ nate di musica seria o no, colte o ignoranti. Molti ipotizzano un rilancio del cinema all'insegna dei grandi musicisti : già si sta girando un film su Beethoven e suo nipo­ te. Il mito di Mozart si presta come pochi altri al gioco cinematografico; vi sono pa­ recchi elementi che contribuiscono a fare del genio di Salisburgo un perfello ogget­ to di culto. Il bambino prodigio, la creatura terrena scelta da Dio (Amadeus) per dare la musica agli uomini, la sua natura infantile e ingenua, l'anticonformismo e . l'amore per la libertà, la breve esistenza: sono questioni ben note che Forman ha ri­ preso e gestito