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LE SOCIETÀ Le società sono disciplinate dal libro V del Codice Civile, il “Libro del Lavoro”. Le società sono organizzazioni di persone e di mezzi create dall’autonomia privata per l’esercizio in comune di un’attività produttiva. Art. 2247: contratto di società: Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili. Tuttavia è oggi possibile per le SRL e per le SPA la costituzione di società da parte di una sola persona, con atto unilaterale e quindi non contrattuale. In generale, le società sono enti associativi a base contrattuale con 3 elementi fondamentali: 1) Conferimenti dei soci 2) Esercizio in comune di un’attività economica (scopo-mezzo) 3) Scopo di divisione degli utili (scopo-fine) 1) I conferimenti sono le prestazioni cui le parti del contratto di società si obbligano. Sono i contributi dei soci per la formazione del patrimonio iniziale della società, dotando la stessa del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’attività d’impresa. Con il conferimento ogni socio destina stabilmente parte della propria ricchezza personale all’attività comune e si espone al rischio d’impresa. L’Art. 2247 stabilisce che i conferimenti possono esser costituiti sia da beni che da servizi. Può costituire oggetto di conferimento ogni entità economicamente valutabile che le parti ritengono utile o necessaria per lo svolgimento dell’attività d’impresa. Il patrimonio sociale è il complesso dei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno a capo della società. Inizialmente è costituito dai conferimenti dei soci, e nel tempo subisce variazioni. La differenza positiva fra attività e passività (che emerge dal bilancio annuale di esercizio) viene detta patrimonio netto. Il patrimonio sociale ha una fondamentale funzione di garanzia: 1) Garanzia principale, se per le obbligazioni sociali rispondono anche i soci col proprio patrimonio. 2) Garanzia esclusiva, se si tratta di un tipo di società nel quale per le obbligazioni sociali risponde solo la società col proprio patrimonio. Il capitale sociale nominale è una cifra che esprime il valore in denaro dei conferimenti risultanti dall’atto costitutivo della società. Esso rimane invariato nel tempo (valore storico), a meno di riduzione o aumento del capitale sociale con modifica dell’atto costitutivo. Svolge due funzioni fondamentali: 1) Funzione vincolistica, poiché il capitale sociale è una frazione del patrimonio netto che non è distribuibile tra i socie quindi è sempre destinato all’attività sociale ( capitale reale). 2) Funzione organizzativa; per le società di capitali, esso funge da base di misurazione di alcune fondamentali situazioni soggettive dei soci (diritto al voto, diritto agli utili ecc..).
I diritti sono attribuiti in misura proporzionale alla parte di capitale sociale sottoscritto. 2) L’esercizio in comune di attività economica è il secondo carattere della nozione di società. È il cosiddetto scopo-mezzo del contratto di società ed oggetto sociale si definisce la specifica attività economica che i soci si propongono di svolgere. L’oggetto sociale deve essere determinato nell’atto costitutivo e può essere modificato successivamente solo con appropriate modifiche dell’atto costitutivo. L’oggetto sociale deve consistere nello svolgimento di un’attività di impresa. È vietata la costituzione di società di mero godimento. Deve ritenersi ancora non consentita la costituzione di società tra professionisti. 3) Lo scopo-fine delle società è il terzo carattere menzionato dall’art. 2247 in merito al contratto di società. Tuttavia questo articolo enuncia solo uno dei possibili scopi del contratto di società, cioè quello della divisione degli utili. Possiamo avere in realtà: a) Scopo di lucro, quello perseguito da società di persone e di capitali, che sono costituite per svolgere attività d’impresa con terzi allo scopo di conseguire utili (lucro oggettivo), destinati ad essere suddivisi tra i soci (lucro soggettivo). b) Scopo mutualistico, come quello delle società cooperative, cioè procurare ad soci un vantaggio patrimoniale diretto (risparmio di spesa o maggiore remunerazione). c) Scopo consortile. I TIPI DI SOCIETÀ. L’ordinamento giuridico prevede 8 tipi di società: 1) Società semplice 2) Società in nome collettivo (SNC) 3) Società in accomandita semplice (SAS) 4) Società per azioni (SPA) 5) Società in accomandita per azioni (SAPA) 6) Società a responsabilità limitata (SRL) 7) Società cooperativa 8) Mutue assicuratrici
Società di persone Società di capitali
Esistono altre distinzioni: In base allo scopo istituzionale perseguibile, abbiamo: 1) Società lucrative 2) Società mutualistiche 3) Società consortili In base alla natura dell’attività esercitabile (solo per le soc. lucrative) abbiamo: 1) Società semplice (Art. 2249), utilizzabile solo per l’esercizio di attività non commerciale. 2) Società commerciali, che sono tutte le altre società lucrative, che sono sempre soggette ad iscrizione nel registro delle imprese con effetti di pubblicità legale. In base al regime di responsabilità per le obbligazioni sociali, abbiamo: 1) Società dove per le obbligazioni sociali rispondono sia il patrimonio sociale, sia i singoli soci personalmente ed illimitatamente (in modo inderogabile o con possibilità di deroga), come la società semplice e la SNC. 2) Società nelle quali coesistono soci a responsabilità illimitata e soci a responsabilità limitata, come la SAS e la SAPA.
3) Società dove per le obbligazioni sociali risponde solo la società col proprio patrimonio, come la SPA, la SRL e le società cooperative. In base alla personalità giuridica, abbiamo: 1) Società che hanno personalità giuridica, cioè le società di capitali e le società cooperative. 2) Società prive di personalità giuridica, cioè le società di persone. Nelle società di capitali, poiché dotate di personalità giuridica: 1) Devono avere un’organizzazione di tipo corporativo, basata quindi su di una pluralità di organi. 2) Il funzionamento degli organi sociali è dominato dal principio maggioritario. 3) Il singolo socio non ha poteri diretti di controllo e amministrazione. La partecipazione sociale è quindi liberamente trasferibile (di regola). Rilievo ai mezzi apportati. Nelle società di persone, poiché prive di personalità giuridica: 1) Non è prevista un’organizzazione con una pluralità di organi. 2) Ogni socio a responsabilità illimitata ha potere di amministrare la società, e serve il consenso di TUTTI i soci per le modificazioni dell’atto costitutivo. 3) Il singolo socio a resp. illimitata ha diritto di amministrazione e di rappresentanza della società. Per questo la partecipazione sociale è di regola trasferibile solo con il consenso degli altri soci. Rilievo alla persona del socio. Alle società di capitali è riconosciuta la capacità giuridica. Per questo, queste società sono trattate dalla legge come soggetti di diritto formalmente distinti dalle persone dei soci. Queste società godono quindi di una piena e perfetta autonomia patrimoniale. Infatti, i beni conferiti dai soci diventano beni di proprietà della società. Per questo, sul patrimonio sociale, non possono soddisfarsi i creditori personali dei soci. Allo stesso tempo, i creditori sociali non possono soddisfarsi sul patrimonio personale dei soci. Delle obbligazioni sociali risponde solo la società con il proprio patrimonio. Alle società di persone non è riconosciuta la capacità giuridica. Esse godono però di una autonomia patrimoniale imperfetta. Infatti: 1) I creditori personali dei soci non possono aggredire il patrimonio della società per soddisfarsi. Finchè dura la società, possono solo far valere i propri diritti sugli utili spettanti al proprio debitore, e compiere atti conservativi sulla quota allo stesso spettante nella liquidazione della società. 2) I creditori della società non possono aggredire direttamente il patrimonio personale dei soci illimitatamente responsabili. Essi devono prima tentare di soddisfarsi sul patrimonio sociale, e solo DOPO aver infruttuosamente escusso il patrimonio della società potranno agire nei confronti dei soci. Si dice che la responsabilità di questi soci è una responsabilità sussidiaria (beneficio di escussione) rispetto a quella della società. Anche se prive di personalità giuridica, le società di persone sono soggetti di diritto distinti dalle persone dei soci. Ne consegue che: 1) I beni sociali sono di proprietà della società; 2) Le obbligazioni sociali non sono obbligazioni personali, bensì obbligazioni della società, a cui si aggiunge a titolo di garanzia la responsabilità di tutti o parte dei soci; 3) L’imprenditore è la società. La scelta di un determinato tipo di società non è condizione essenziale di validità per la costituzione della società stessa. Se l’attività non è commerciale, si applica la disciplina della società semplice.
Quando l’attività è commerciale, si applica la disciplina della società in nome collettivo. Società semplice e SNC costituiscono i regimi residuali dell’attività societaria. LE SOCIETÁ DI PERSONE Esistono 3 tipologie di società di persone: 1) Società semplice, che è disciplinata dagli artt. 2251-2290. Essa può esercitare solo attività non commerciale. 2) Società in nome collettivo, disciplinata dagli artt. 2291-2312, che può esercitare sia attività commerciale che non. Essa è SEMPRE soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese con effetti di pubblicità legale. Tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e non è ammesso patto contrario. 3) Società in accomandita semplice, disciplinata dagli artt. 2313-2324, che è costituita da due categorie di soci: Soci accomandatari, che rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali. Soci accomandanti, che rispondono limitatamente alla quota conferita. La società semplice è scarsamente diffusa, ma è il prototipo normativo delle società di persone, in quanto la sua disciplina è applicabile anche agli altri 2 tipi di società di persone. SOCIETÁ SEMPLICE e SNC. L’art. 2251 afferma che il contratto di società semplice non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti. Anche per la società semplice è oggi prevista l’iscrizione nel registro delle imprese nella sezione speciale, attribuendogli efficacia di pubblicità legale. La costituzione della SS è caratterizzata da una massima semplicità, in quanto il contratto può essere concluso anche verbalmente, o può risultare da comportamenti concludenti (società di fatto). Per quanto riguarda la costituzione delle SNC, valgono le regole delle SS; esistono tuttavia articoli che disciplinano l’iscrizione della società nel registro delle imprese. L’iscrizione delle SNC è condizione di regolarità della società, ma non è condizione di esistenza della stessa. L’omessa registrazione comporta che i rapporti fra società e terzi sono regolati sotto alcuni aspetti (meno favorevoli per gli soci) dalla disciplina della SS. Bisogna distinguere quindi tra: 1) SNC regolare, cioè quella iscritta nel registro delle imprese. Essa è interamente disciplinata dalle norme sulla SNC stessa. 2) SNC irregolare, cioè quella NON iscritta nel registro delle imprese, sia perché le parti non hanno provveduto a redigere l’atto costitutivo (società di fatto), sia perché l’atto costitutivo, anche se redatto, non è stato registrato (società irregolare in senso proprio). A queste si applica la disciplina della SNC irregolare. Ai fini della registrazione e della regolarità della società, l’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico o per scrittura privata autenticata. L’atto costitutivo deve inoltre contenere altre indicazioni: 1) Le generalità dei soci; soci possono essere anche altre società. 2) La ragione sociale, che deve essere costituita dal nome di uno o più soci con l’indicazione del rapporto sociale. 3) I soci che hanno l’amministrazione e la rappresentanza della società. 4) La sede della società, ed eventuali sedi secondarie. 5) L’oggetto sociale. 6) I conferimenti di ciascun socio, il loro valore ed il criterio di valutazione. 7) Le prestazioni a cui sono obbligati i soci d’opera.
8) I criteri di ripartizione degli utili e le quote di ciascun socio. 9) La durata della società. Per la costituzione di una società di persone non è necessario l’atto scritto. Il contratto di società si può perfezionare anche per fatti concludenti (una forma di manifestazione tacita della volontà negoziale), dando così origine alla società di fatto. Se l’attività esercitata dalla società di fatto non è commerciale, essa è regolata dalle norme della SS. Se l’attività non è commerciale, è regolata dalle norme della SNC irregolare, con la conseguenza che tutti i soci risponderanno personalmente ed illimitatamente delle obbligazioni sociali. Una società di fatto commerciale è esposta al fallimento, ed il fallimento della società comporta anche il fallimento di tutti i soci: Sia dei soci noti al momento della dichiarazione di fallimento (soci palesi). Sia dei soci la cui esistenza è successivamente scoperta (soci occulti). La prova dell’esistenza dei soci occulti può basarsi anche su presunzioni rivelatrici degli elementi essenziali del contratto di società nei soli rapporti interni, purchè gli indizi siano univoci e concordanti. L’esteriorizzazione della qualità di socio non è quindi necessaria, e l’aver tenuta nascosta ai terzi la propria partecipazione ad una società di fatto non esonera il socio da responsabilità per le obbligazioni sociali e dal fallimento. La società con soci occulti è diversa dalla società occulta. È società occulta la società costituita con l’espressa e concorde volontà dei soci di non rilevarne l’esistenza all’esterno. La società occulta può essere una società di fatto, ma può risultare anche da un atto scritto tenuto segreto dai soci. Essa è caratterizzata da un’attività d’impresa svolta per conto dell’impresa, ma senza spenderne il nome. La società esiste nei rapporti interni tra i soci, ma non viene esteriorizzata; di conseguenza, nei rapporti esterni, l’impresa si presenta come un’impresa individuale di uno dei soci, o addirittura di un terzo, che opera prestando il proprio nome. Lo scopo della società occulta è quello di limitare la responsabilità della società nei confronti dei terzi al patrimonio, in genere molto modesto, del solo gestore. La nuova riforma del diritto fallimentare (d.lgs del 2006) sostiene che la mancata esteriorizzazione della società non impedisce ai terzi di invocare la responsabilità anche della società occulta e degli altri soci, ove l’esistenza della stessa venga successivamente scoperta. È sufficiente che i terzi provino a posteriori l’esistenza del contratto di società e che gli atti posti in essere dal “gestore” siano riferibili a tale società non esteriorizzata. Quindi, dichiarato fallito l’imprenditore individuale, il fallimento viene esteso anche alla società e ai soci occulti, dopo aver acquisito la prova che esiste una società fra il fallito e gli altri soggetti interessati. Nel caso di socio occulto di società palese l’attività d’impresa è svolta in nome della società. La responsabilità d’impresa è della società, e la partecipazione alla società è sufficiente per fondare la responsabilità ed il fallimento sia dei soci palesi, sia di quelli occulti. Nel caso di società occulta l’attività d’impresa non è svolta in nome della società, e quindi gli atti d’impresa non sono ad essa formalmente imputabili. Chi opera nei confronti di terzi agisce in nome proprio, sia pure nell’interesse di una società di cui potrebbe essere socio; agisce come mandatario senza rappresentanza della società occulta. Quindi, gli atti di impresa ed i suoi effetti sono formalmente imputabili a lui e non alla società. La società apparente è una società ancorché non esistente dei rapporti tra i presunti soci, ma che si considera esistente all’esterno quando due o più persone operano in modo da generare nei terzi la ragionevole convinzione che essi agiscano come soci, ritenendo effettivamente esistente la società.
I Conferimenti. Con la costituzione della società il socio assume l’obbligo di effettuare i conferimenti determinati nel contratto sociale. Nelle società di persone può esser conferita ogni entità (beni e servizi) suscettibili di valutazione economica ed utile per il conseguimento dell’oggetto sociale. Può costituire un bene conferibile qualsiasi prestazione di dare, fare e anche di non fare. Oltre ai conferimenti in denaro abbiamo: 1) Conferimento di beni in proprietà, regolato dalle norme sulla vendita (art. 2254). Il socio deve garantire per evizione e per vizi. Il passaggio della proprietà del bene alla società avviene con la stipulazione del contratto di società se si tratta di cosa determinata, mentre se si tratta di cose individuate solo nel genere, il trasferimento della proprietà avviene solo in seguito alla loro specificazione. 2) Conferimento di beni in godimento. Il socio assume il rischio del bene, e può essere escluso se il bene perisce per causa non imputabile agli amministratori. Il bene in godimento resta di proprietà del socio, e la società ne può godere. Il socio ha diritto alla restituzione del bene al termine della società nello stato in cui si trova. 3) Conferimento di crediti. Il socio che conferisce crediti risponde nei confronti della società dell’insolvenza del debitore ceduto nei limiti del suo conferimento. 4) Conferimento d’opera, quando cioè un socio si obbliga a prestare la propria attività lavorativa a favore della società. Il socio d’opera NON è un lavoratore subordinato. Il compenso per il suo lavoro è rappresentato dalla partecipazione ai guadagni della società. Gli altri soci possono escludere il socio d’opera per la sopravvenuta inidoneità a svolgere l’opera conferita. I conferimenti dei soci formano il patrimonio iniziale della società, che diventa proprietaria dei beni conferiti dai soci. Il capitale sociale è invece il valore in danaro dei conferimenti. Nella SS non è prevista alcuna disciplina del capitale sociale, probabilmente perché la SS non è obbligata alla tenuta delle scritture contabili ed alla redazione annuale del bilancio. Nelle SNC è invece presente una disciplina frammentaria del capitale sociale, che afferma che l’atto costitutivo deve indicare non solo i conferimenti dei soci, ma anche il valore ad essi attribuiti e il modo di valutazione. Ci sono due norme poste a tutela dell’integrità del capitale sociale: 1) Art. 2303, che vieta la ripartizione fra i soci degli utili fittizi, di quegli utili cioè non ancora realmente conseguiti. 2) Art. 2306, che vieta agli amministratori di rimborsare ai soci i conferimenti eseguiti o di liberarli dall’obbligo di conferimento, in assenza di una delibera di riduzione del capitale sociale. I creditori sociali possono opporsi alla riduzione del capitale. N.B.: Tutti i soci hanno diritto a partecipare agli utili e partecipano alle perdite della gestione sociale. L’unico limite posto all’autonomia privata è il divieto di patto leonino. È infatti nullo ogni patto con il quale uno o più soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite (art. 2265). Esistono dei criteri legali di ripartizione degli utili e delle perdite (se il contratto nulla dispone): 1) Le parti spettanti ai soci nei guadagni e nelle perdite sono proporzionali ai conferimenti. 2) Se i conferimenti non son stati valutati, le parti si presumono uguali. 3) Se nulla è disposto in contrario, la stessa quota dei guadagni vale anche per le perdite.
4) La parte spettante al socio d’opera, se non definita dal contratto, è fissata dal giudice secondo un criterio di equità. Nella SS il diritto del socio di percepire la sua parte di utili si ha con l’approvazione del rendiconto. Nella SNC serve invece il bilancio di esercizio per accertare gli utili e le perdite. Il bilancio deve essere predisposto dai soci amministratori, e la sua approvazione compete a tutti i soci, e deve avvenire per maggioranza, calcolata secondo la partecipazione di ciascun socio agli utili. Le perdite incidono direttamente su valore della singola partecipazione sociale riducendola proporzionalmente, con la conseguenza che, in sede di liquidazione, il socio si vedrà rimborsare una somma inferiore al valore originario del conferimento. La RESPONSABILITÁ dei soci. Nelle SS e nelle SNC delle obbligazioni sociali risponde innanzitutto la società col proprio patrimonio (garanzia primaria, ma non esclusiva), e poi anche i singoli soci, personalmente ed illimitatamente. Nella SS la responsabilità di tutti i soci è derogabile. Infatti la responsabilità dei soci non investiti del potere di rappresentanza della società può essere esclusa o limitata da appositi patti sociali. NON può esser comunque esclusa la responsabilità di tutti i soci. Nella SNC la responsabilità illimitata e solidale di tutti i soci è inderogabile. L’eventuale patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi. In entrambe le società la responsabilità per le obbligazioni sociali è estesa anche ai nuovi soci. Lo scioglimento del rapporto sociale non fa venir meno la responsabilità personale del socio per le obbligazioni sociali anteriori al verificarsi questo evento. Nelle SS e nelle SNC i soci sono responsabili in solido tra loro, ma sono responsabili in via sussidiaria rispetto alla società in quanto godono del beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale. I creditori sociali sono tenuti a tentare di soddisfarsi prima sul patrimonio della società, poi sul patrimonio personale dei soci. Nella SS e nella SNC IRR. (art. 2268) il creditore sociale può rivolgersi direttamente al socio illimitatamente responsabile e sarà questo a dover invocare la preventiva escussione del patrimonio sociale, indicando i beni sui quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi. Il beneficio di escussione opera in via di eccezione e il socio è tenuto a pagare se non riesce a provare che nel patrimonio sociale esistono beni sufficienti e prontamente e agevolmente aggredibili dal creditore istante. Nella SNC REG. il beneficio di escussione opera automaticamente. I creditori sociali non possono pretendere il pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale (Art.2304) N.B.: Il patrimonio della società è insensibile alle obbligazioni personali dei soci, ed intangibile da parte dei creditori di questi ultimi (autonomia patrimoniale). Il creditore personale del socio non può in alcun caso aggredire direttamente il patrimonio sociale per soddisfarsi. Esiste inoltre il divieto di compensazione, poiché il creditore personale non può compensare il suo credito verso il socio con il suo debito in essere con la società. Il creditore personale del socio può però: 1) Far valere i suoi diritti sugli utili spettanti al socio-debitore. 2) Compiere atti conservativi sulla quota al socio-debitore spettante nella liquidazione della società.
3) Solo nella SS e nella SNC IRR, il creditore personale del socio può chiedere la liquidazione della quota del suo debitore, dopo aver provato che gli altri beni del debitore sono insufficienti a soddisfare i suoi crediti. È una causa di esclusione di diritto del socio, e quindi la società sarà tenuta a versargli entro 3 mesi una somma di denaro corrispondente al valore attuale della quota. 4) Nelle SNC REG, il creditore personale del socio non può chiedere la liquidazione della quota del socio-debitore, finchè dura la società. Tale divieto dura fino alla scadenza della società fissata dall’atto costitutivo. L’AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÁ. L’amministrazione della società è l’attività di gestione dell’impresa sociale. Il potere di amministrare è il potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale. L’art. 2257 afferma che ogni socio illimitatamente responsabile è amministratore della società, anche se nell’atto costitutivo si può disporre diversamente. È necessario distinguere tra 2 tipologie di amministrazioni: 1) Amministrazione disgiuntiva (Art.2257), quando l’amministrazione della società spetta a ciascuno dei soci disgiuntamente dagli altri. Ogni amministratore può agire senza chiedere il consenso agli altri soci. È tuttavia riconosciuto il diritto di opposizione a ciascuno degli altri soci amministratori, che devono opporsi prima che l’operazione sia compiuta. L’opposizione viene votata dai soci (amm. e non) e si decide in base ad una maggioranza per quote di interesse (e non per teste). Possibilità di una clausola di arbitraggio. 2) Amministrazione congiuntiva (Art. 2258), che deve essere espressamente decisa nell’atto costitutivo, dato che nel silenzio la regola è l’amministrazione disgiuntiva. Con questa amministrazione è necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni sociali. L’atto costitutivo può prevedere invece la decisione per maggioranza. I singoli amministratori non possono compiere da soli alcun atto, salvo che vi sia urgenza di evitare un danno alla società. Gli amministratori sono anche investiti del potere di rappresentanza della società (potere di firma). Il potere di rappresentanza (Art. 2266) è il potere di agire nei confronti dei terzi in nome della società, acquistando diritti e contraendo obbligazioni. Questo potere riguarda quindi l’attività amministrativa esterna della società. Diverso è il potere di gestione, che è il potere di decidere il compimento degli atti sociali e riguarda l’amministrazione interna della società. Se nulla è stabilito nell’atto costitutivo, la rappresentanza della società spetta a ogni socio amministratore. Nel caso di amministrazione disgiunta ogni amministratore può decidere da solo (firma disgiunta). Nel caso di amministrazione congiunta, le decisioni vanno prese con il parere di tutti gli amministratori (unanimità o maggioranza) (firma congiunta). Secondo il modello legale, non c’è distinzione tra atti di ordinaria e straordinaria amministrazione. La rappresentanza non è solo sostanziale, ma è anche processuale, in quanto la società piò agire e può essere convenuta in giudizio in persona dei soci amministratori che ne hanno la rappresentanza. L’atto costitutivo può disporre diversamente sul potere di gestione e rappresentanza. Le limitazioni del potere di rappresentanza degli amministratori non sono opponibili ai terzi se non sono iscritte nel registro delle imprese o se non si provi che i terzi ne hanno avuto effettiva conoscenza (nella SNC REG.)
Nella SNC IRR. i patti modificativi del potere di rappresentanza non sono opponibili ai terzi, a meno che non si provi che questi ne erano a conoscenza. Di regola, ogni socio illimitatamente responsabile è anche amministratore. L’atto costitutivo può però riservare l’amministrazione solo ad alcuni soci, individuando così: 1) Soci amministratori 2) Soci non amministratori I soci amministratori possono essere nominati direttamente nell’atto costitutivo o con atto separato. Sembra esser sufficiente la nomina per maggioranza per quota di interessi. L’art. 2259 pone l’attenzione sulla revoca degli amministratori: 1) La revoca degli amministratori nominati nell’atto costitutivo comporta una modifica di quest’ultimo, e deve quindi esser decisa all’unanimità. Inoltre serve una giusta causa. 2) La revoca degli amministratori nominato con atto separato segue invece le norme del mandato. È quindi revocabile anche senza giusta causa. Serve la maggioranza. I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati in genere dalle norme sul mandato: Gli amministratori sono investiti per legge del potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale. Non possono compiere atti di modificazione del contratto sociale. Gli amministratori hanno anche numerosi doveri. Nella SNC devono tenere le scritture contabili e redigere il bilancio d’esercizio. Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società, con il conseguente obbligo di risarcire i danni alla stessa arrecati, a meno che non provino di essere esenti da colpa. Gli amministratori avranno diritto al compenso per il loro ufficio, che può anche consistere in una maggiore partecipazione agli utili. Ai soci non amministratori sono riconosciuti ampi poteri di informazione e controllo (Art. 2261): 1) Diritto di avere dagli amministratori notizie sullo svolgimento degli affari sociali. 2) Diritto di consultare le scritture contabili della società. 3) Diritto di ottenere il rendiconto al termine di ogni anno. Nella SNC (e non nella SS) incombe su TUTTI i soci il divieto di concorrenza, cioè l’obbligo di non esercitare per conto proprio o altrui un’attività concorrente con quella della società, ed inoltre di non partecipare come socio illimitatamente responsabile in un’altra società concorrente (Art. 2301). Nelle SS e nelle SNC l’atto costitutivo può essere modificato soltanto con il consenso di tutti i soci, se non è convenuto diversamente (Art. 2252). È necessario il consenso di tutti i soci per il trasferimento della quota sociale sia tra vivi che a causa di morte (rapporto fiduciario personale tra i soci). Nella SS e nella SNC REG, le modifiche dell’atto costitutivo sono soggette a pubblicità legale, e finché non son state iscritte, non sono opponibili ai terzi. Nella SNC IRR, le modificazioni dell’atto costitutivo devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei, e non sono opponibili a coloro che le hanno senza colpa ignorate. La regola per le modifiche dell’atto costitutivo è l’unanimità, ma si può decidere anche per un criterio di maggioranza, basta che si rispetti la buona fede e la parità di trattamento fra i soci.
Lo scioglimento del singolo rapporto sociale. Il singolo socio può cessare di far parte della società per: 1) Morte 2) Recesso 3) Esclusione Il venir meno di uno o più soci non comporta lo scioglimento della società. Il venir meno della pluralità dei soci causa lo scioglimento della società solo se la pluralità non è ricostituita in 6 mesi. La MORTE del socio. (Art. 2284) Se muore un socio, i soci superstiti sono obbligati a liquidare la quota del socio defunto ai suoi eredi in 6 mesi. I soci superstiti non sono tenuti a subire il subingresso degli eredi in società. I soci superstiti possono decidere: 1) Lo scioglimento anticipato della società; in tal caso gli eredi non hanno più diritto alla liquidazione della quota nei 6 mesi, ma devono attendere la conclusione della fase di liquidazione della società, per partecipare alla divisione dell’attivo residuo dopo l’estinzione dei debiti sociali. 2) La continuazione della società con gli eredi del defunto; è necessario il consenso dei soci superstiti e degli eredi, a meno di una clausola di continuazione. Il RECESSO del socio. (Art. 2285) Il recesso è lo scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio. 1) Se la società è a tempo indeterminato, ogni socio può recedere liberamente. Il socio deve comunicare il recesso con un preavviso di 3 mesi. 2) Se la società è a tempo determinato, il recesso è ammesso solo se sussiste giusta causa. Il recesso per giusta causa ha effetto immediato. Giusta causa: Impedimento concreto che non consente la prosecuzione della società stessa. L’ESCLUSIONE del socio (Art. 2286 e 2288) Abbiamo due tipi di esclusione: 1) Esclusione di diritto (Art. 2288) È escluso di diritto: Il socio dichiarato fallito. Il socio il cui creditore personale abbia ottenuto la liquidazione della sua quota. 2) Esclusione facoltativa (Art. 2286) Gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contratto sociale. Interdizione, Inabilitazione del socio o la sua condanna ad una pena che comporti l’interdizione dai pubblici uffici Sopravvenuta impossibilità di esecuzione del conferimento per causa non imputabile al socio. L’esclusione di un socio è deliberata per maggioranza calcolata per test ed ha effetto dopo 30 giorni dalla data di comunicazione. Quando il rapporto sociale si scioglie limitatamente ad un socio, questo ha diritto ad una somma di denaro che rappresenti il valore della quota. Il valore della quota è determinato in base alla situazione patrimoniale, attribuendo ai beni il loro valore effettivo e tenendo conto dell’avviamento.
Il pagamento della quota deve avvenire entro 6 mesi. Il socio uscente e i suoi eredi continuano a rispondere ai terzi per le obbligazioni sociali precedenti allo scioglimento della quota. Lo scioglimento della società. (Art. 2272) Le cause di scioglimento della società sono definite dal codice civile, art. 2272: 1) Il decorso del termine fissato nell’atto costitutivo. È possibile la proroga della durata della società (anche tacita). 2) Il conseguimento dell’oggetto sociale o la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo. N.B: Sopravvenuta, perché l’oggetto sociale deve essere lecito e possibile al momento della stipula del contratto 3) Mutuo consenso/dissenso dei soci attivi nella compagine sociale. (Volontà di tutti i soci). 4) Mancanza di pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi non viene ricostituita. 5) Clausole interne al contratto sociale non individuabili da noi ex-ante. La proroga della società può quindi essere: 1) Tacita. La proroga tacita modifica la caratteristica di determinatezza della società, trasformandola in una società a tempo indeterminato. Essa è conseguente alla volontà dei soci di proseguire la società. 2) Espressa, tramite atto deliberativo. È possibile, anche se non espressa nel codice civile. Con la proroga espressa non c’è una modifica strutturale della società, che continua ad avere un termine finale di operatività. Verificatasi una causa di scioglimento della società, essa entra in stato di liquidazione, attraverso il procedimento di liquidazione. Esso è volto al soddisfacimento dei creditori sociali e alla distribuzione fra i soci dell’eventuale residuo attivo. I poteri degli amministratori subiscono forti limitazioni, in quanto possono porre in essere solo attività urgenti, propedeutiche alla liquidazione. Se gli amministratori compiono atti non urgenti, essi risponderanno in proprio di ciò che hanno prodotto. Il processo di liquidazione inizia con la nomina di uno o più liquidatori, che richiede il consenso di tutti i soci (se non è pattuito diversamente nell’atto costitutivo). In caso di disaccordo tra i soci, i liquidatori sono nominati dal presidente del Tribunale competente. I liquidatori possono essere revocati, sia per volontà unanime di tutti i soci, sia per giusta causa, quando cioè viene meno il rapporto fiduciario con i soci. I liquidatori prendono il posto degli amministratori, che devono presentare loro il bilancio. Devono redigere insieme l’inventario, dal quale risulterà lo stato attivo e passivo del patrimonio sociale. I liquidatori possono svolgere solo le funzioni liquidatorie, come ad esempio transazioni, vendita di beni, compromessi ecc.. I liquidatori sono anche i rappresentanti legali della società in sede di giudizio. Per provvedere al pagamento dei creditori sociali, i liquidatori possono richiedere ai soci i versamenti ancora dovuti o anche nuovi conferimenti. Sui liquidatori incombe un duplice divieto: 1) Divieto di intraprendere nuove operazioni, non in rapporto con l’attività di liquidazione. Rispondono personalmente e solidalmente di questi nuovi atti. 2) Divieto di ripartire tra i soci i beni sociali finchè i creditori sociali non siano stati soddisfatti. Estinti tutti i debiti sociali, si ha la ripartizione dell’eventuale attivo patrimoniale residuo, che può avvenire in denaro oppure in natura, attraverso i beni della società. Il saldo attivo di liquidazione è usato innanzitutto per rimborsare il valore nominale dei conferimenti, e l’eventuale eccedenza viene ripartita pro-quota ai soci.
Nelle SNC i liquidatori devono redigere il bilancio finale di liquidazione ed il piano di riparto. Con l’approvazione del bilancio, i liquidatori sono liberati di fronte ai soci e il procedimento di liquidazione ha termine. Nella SNC IRR la chiusura del procedimento di liquidazione determina l’estinzione della società. Nella SNC REG e nella SS, i liquidatori, approvato il bilancio finale di liquidazione, devono chiedere la cancellazione della società dal registro delle imprese La cancellazione può anche essere disposta d’ufficio. Con la cancellazione dal registro delle imprese, la società si estingue. La società cancellata che ha crediti verso terzi non può tentarne il recupero (non ha più legittimazione attiva). Stesso discorso vale per i creditori della società (legittimazione passiva). I creditori insoddisfatti della società cancellata possono comunque agire nei confronti dei soci che restano personalmente ed illimitatamente responsabili per le obbligazioni sociali insoddisfatte. Possono anche agire nei confronti dei liquidatori se presente colpa o dolo di questi. I creditori della SNC possono inoltre chiedere il fallimento della società entro un anno dalla cancellazione della società dal registro delle imprese. LA SOCIETÁ IN ACCOMANDITA SEMPLICE (SAS) La società in accomandita semplice (SAS) è disciplinata dagli artt. 2313-2324 del codice civile. Essa è una società di persone con la presenza di due categorie di soci: 1) Soci accomandatari, che al pari sei soci della SNC rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni sociali. 2) Soci accomandanti, che rispondono limitatamente alla quota conferita, e sono obbligati solo nei confronti della società ad eseguire i conferimenti promessi. L’amministrazione della società compete ai soli soci accomandatari, mentre i soci accomandanti sono esclusi dalla direzione dell’impresa sociale. La SAS è l’unica forma di società di persone che consente l’esercizio in comune di un’impresa commerciale con limitazione del rischio e non esposizione a fallimento personale per alcuni soci (gli accomandanti). Si corre il pericolo di abuso, in quanto, servendosi di un accomandatario di paglia nullatenente, i soci accomandanti potrebbero cumulare i vantaggi della società di persone (esercizio personale e diretto del potere di direzione dell’impresa) con quelli della società di capitali (beneficio della responsabilità limitata). La costituzione della SAS ricalca le norme vigenti per la SNC. L’atto costitutivo dovrà indicare quali sono i soci accomandatari e quali quelli accomandanti. Anche l’atto costitutivo delle SAS è soggetto a registrazione nel registro delle imprese. Si ha una divergenza con le norme della SNC in merito alla formazione della ragione sociale, che nella SAS deve essere formata col nome di almeno uno dei soci accomandatari e con l’indicazione del tipo sociale. Non possono essere inseriti nella ragione sociale i nomi degli accomandanti. L’accomandante il quale consente che il suo nome sia compreso nella ragione sociale risponde ai terzi illimitatamente e solidalmente con gli accomandatari per le obbligazioni sociali. L’accomandante perde quindi il beneficio della responsabilità limitata, e lo perde per tutte le obbligazioni sociali e nei confronti di qualsiasi creditore sociale. L’amministrazione della società può essere conferita solo agli accomandatari, che hanno gli stessi diritti ed obblighi dei soci della SNC.
L’art. 2320 (divieto di immistione) stabilisce che gli accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere affari in nome della società, se non in forza di procura speciale per i singoli affari. L’accomandante che viola il divieto di immistione risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tutte le obbligazioni sociali. Egli può inoltre essere escluso dalla società con decisione a maggioranza degli altri soci. Gli accomandanti hanno comunque dei diritti e dei poteri: 1) Diritto di concorrere (in posizione NON paritetica) con gli accomandatari alla nomina e alla revoca degli amministratori. È infatti necessaria l’unanimità degli accomandatari e la maggioranza degli accomandanti. 2) Possono trattare e concludere affari in nome della società in forza di una procura speciale per i singoli affari. 3) Possono prestare la loro opera all’interno della società sotto la direzione degli amministratori (non in maniera autonoma ed indipendente). 4) Possono dare autorizzazioni e pareri per determinate operazioni (previste nell’atto costitutivo), nonché fare atti di ispezioni e di controllo. 5) Hanno il diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e di controllarne l’esattezza. 6) Hanno il diritto di concorrere all’approvazione del bilancio. 7) Non sono tenuti a restituire gli utili fittizi riscossi, se in buona fede. Per il trasferimento della partecipazione sociale: 1) Per i soci accomandatari, se l’atto costitutivo non dispone diversamente, il trasferimento per atto fra vivi della loro quota può avvenire solo col consenso di TUTTI gli altri soci. 2) Per i soci accomandanti, la loro quota è trasferibile per atto tra vivi solo dietro consenso dei soci (accomandanti e accomandatari) che rappresentano la maggioranza del capitale sociale. La loro quota è liberamente trasferibile per causa di morte, senza che sia necessario alcun consenso. La SAS si può sciogliere se viene meno la duplicità dei soci accomandanti e accomandatari. La SAS si scioglie quando rimangono solo soci accomandatari o soci accomandanti, se nel termine di 6 mesi non vi sia provveduto. Sono valide anche le altre cause di scioglimento della SNC. Se vengono meno tutti gli accomandatari, gli accomandanti devono nominare un amministratore provvisorio, che deve svolgere i soli atti di ordinaria amministrazione. Egli non diventa socio accomandatario e quindi non risponde illimitatamente per le obbligazioni sociali. Entro 6 mesi va trovato un nuovo socio accomandatario. Per il procedimento di liquidazione ed estinzione della SAS valgono le norme dettate per le SNC. La SAS può essere, come la SNC, irregolare, qualora l’atto costitutivo non sia stato iscritto nel registro delle imprese. L’omessa registrazione non impedisce la nascita della società, né annulla la distinzione tra accomandanti e accomandatari. Infatti, anche nella SAS IRR i soci accomandanti rispondono limitatamente alla loro quota, salvo che abbiano partecipato alle operazioni speciali. La SAS IRR è disciplinata dall’art. 2297, inerente alle SNC IRR.
SOCIETÁ PER AZIONI (SPA) (Art. 2325 e seguenti) La società per azioni forma con la SAPA e la SRL la categoria delle società di capitali. È una società di capitali nella quale: 1) Per le obbligazioni sociali risponde solo la società con il suo patrimonio. (≠ SAPA) 2) La partecipazione sociale è rappresentata da azioni. (≠ SRL) La SPA è il tipo di società più importante nella realtà economica, poiché è la forma di società prescelta dalle imprese di media e grande dimensione. I suoi caratteri essenziali sono: 1) Personalità giuridica. La SPA è dotata di personalità giuridica, e per questo è tratta come soggetto di diritto distinto dalle persone dei soci. Di conseguenza gode di una autonomia patrimoniale piena e perfetta 2) Responsabilità limitata dei soci. Nella SPA tutti i soci non assumono alcuna responsabilità personale, neppure sussidiaria, per le obbligazioni sociali. Per queste risponde solo la società con il proprio patrimonio. I soci sono solo obbligati ad eseguire i conferimenti promessi. I creditori sociali possono soddisfarsi solo sul patrimonio sociale. 3) Organizzazione corporativa. La SPA ha un’organizzazione basata sulla necessaria presenza di 3 distinti organi: A) Assemblea B) Organo di gestione (organo amministrativo) C) Organo di controllo interno Il funzionamento dell’assemblea è dominato dal principio maggioritario ed il peso di ogni socio in assemblea è proporzionato alla quota di capitale sottoscritto ed al numero di azioni possedute. Il potere decisionale in assemblea è nelle mani di coloro che detengono la maggioranza del capitale (e che quindi rischiano di più). In assemblea vengono prese solo le decisioni di maggior rilievo, mentre la normale gestione dell’impresa è svolta dagli amministratori. 4) Le quote di partecipazione dei soci sono rappresentate da azioni, cioè da partecipazioni di tipo omogeneo e standardizzato. Le azioni sono partecipazioni di ugual valore e che conferiscono ai possessori uguali diritti. Le azioni sono liberamente trasferibili e la loro circolazione è soggetta alla disciplina dei titoli di credito. Le grandi imprese scelgono le SPA perché c’è una limitazione del rischio individuale dei soci (assicurata dalla responsabilità limitata) e possibilità di pronta mobilitazione dell’investimento (assicurata dai titoli azionari). Ci troviamo di fronte a due categorie di azionisti: 1) Azionisti imprenditori, che sono i soci che assumono l’iniziativa economica e sono animati da uno spirito imprenditoriale. 2) Azionisti risparmiatori, che sono piccoli azionisti animati dal solo intento di investire fruttuosamente i propri risparmi.
Nelle SPA con azioni diffuse tra il pubblico si ha il dominio della società da parte di gruppi minoritari di controllo. Con le riforme successive al 1942 si ha: 1) Un freno al proliferare di minisocietà per azioni con capitale irrisorio. 2) Specifica disciplina per le azioni quotate in borsa 3) Riforma organica della disciplina delle società di capitali. La costituzione delle SPA. La costituzione di una SPA si articola in due fasi essenziali: 1) Stipulazione dell’atto costitutivo. 2) Iscrizione dell’atto costitutivo nel registro delle imprese. Solo con l’iscrizione nel registro delle imprese la SPA acquista personalità giuridica e viene ad esistenza. A sua volta, la stipulazione dell’atto costitutivo può avvenire secondo due diversi procedimenti: 1) Stipulazione simultanea, quando l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che assumono l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori). Essi provvedono anche all’integrale sottoscrizione del capitale sociale iniziale. 2) Stipulazione per pubblica sottoscrizione, quando la stipulazione dell’atto costitutivo si ha al termine di un procedimento che consente la raccolta fra il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che assumono l’iniziativa (promotori). La SPA può essere costituita sia per contratto, sia per atto unilaterale, quando c’è un solo socio fondatore. L’atto costitutivo deve comunque essere redatto per atto pubblico, pena la nullità della società. L’atto costitutivo deve contenere: 1) Le generalità dei soci, dei promotori e il numero delle azioni da loro possedute. 2) La denominazione, il comune della sede della società e le eventuali sedi secondarie. La denominazione sociale deve contenere l’indicazione di SPA e non deve essere simile o uguale a quella di altra società concorrente, per non ingenerare confusione. 3) L’oggetto sociale, cioè il tipo di attività economica che la società vuole svolgere. 4) L’ammontare del capitale sottoscritto e versato. 5) Il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le modalità di emissione e circolazione. 6) Il valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in natura. 7) Le norme di ripartizione degli utili. 8) I benefici eventuali di promotori e soci fondatori. 9) Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando quali hanno la rappresentanza della società. 10) Il numero di componenti del collegio sindacale. 11) La nomina dei primi amministratori e sindaci e del soggetto incaricato di effettuare la revisione legale dei conti. 12) L’importo globale delle spese per la costituzione poste a carico della società. 13) La durata della società (anche a tempo indeterminato). A volte oltre all’atto costitutivo, si redige anche uno statuto, contenente le regole di funzionamento della società. Lo statuto si considera parte integrante dell’atto costitutivo.
Gli art. 2327 e 2329 ci forniscono delle condizioni per la costituzione: 1) Il capitale minimo deve essere di 120 mila euro. 2) Deve esser sottoscritto tutto il capitale sociale. 3) Devono esser rispettate le norme sui conferimenti; in particolare il versamento del 25% dei conferimenti in denaro (100% se formata con atto unilaterale). 4) Devono sussistere le necessarie autorizzazioni e condizioni richieste dalle leggi speciali. La seconda fase della costituzione di una SPA è l’iscrizione nel registro delle imprese. Il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo presso l’ufficio del registro delle imprese competente, allegando i documenti comprovanti l’osservanza delle condizioni richieste. Se il notaio non provvede, sono gli amministratori a doverlo fare. Se nemmeno loro lo fanno, ogni socio può provvedere, a spese della società. Il notaio dovrà svolgere un controllo di legalità formale e sostanziale, volto ad accertare la conformità alla legge della società costituenda. Dovrà rifiutare di chiedere l’iscrizione se l’atto costitutivo contiene clausole contrastanti con l’ordine pubblico, il buon costume o con norme imperative della disciplina delle SPA. Se invece tutto è conforme, il notaio deposita l’atto costitutivo. L’ufficio del registro dovrà verificare solo la regolarità formale della documentazione ricevuta. Con l’iscrizione nel registro delle imprese, la società acquista personalità giuridica e viene ad esistenza. Non esistono SPA irregolari!!! Per le eventuali operazioni compiute dopo la stipulazione del contratto, ma prima dell’iscrizione nel registro delle imprese, sono illimitatamente e solidalmente responsabili verso i terzi coloro che hanno agito. È da escludersi ogni responsabilità della società ancora non venuta ad esistenza. Prima dell’iscrizione nel registro delle imprese è vietata l’emissione delle azioni, ed esse non possono formare oggetto di offerta al pubblico (eccezione quando la costituzione della società avviene per pubblica sottoscrizione). Per la nullità, dobbiamo distinguere prima e dopo dell’iscrizione: 1) Prima della registrazione c’è solo un contratto di società, che per il momento produce effetti solo tra le parti contraenti. Tale contratto può essere dichiarato nullo nei casi previsti dalla disciplina generale dei contratti (art. 1418). 2) Dopo l’iscrizione della società nel registro delle imprese, viene ad esistenza un’organizzazione di persone e di mezzi che creano rapporti con i terzi. La sanzione deve colpire quindi la società-organizzazione, e può consistere solo nello scioglimento della società. La SPA (iscritta) può essere dichiarata nulla solo nei 3 casi previsti dall’art. 2332: 1) Mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico. 2) Illiceità dell’oggetto sociale. 3) Mancanza nell’atto costitutivo (o nello statuto) di ogni indicazione riguardante la denominazione sociale, o i conferimenti, o l’ammontare del capitale sociale, o l’oggetto sociale. La dichiarazione di nullità della SPA (iscritta) non pregiudica l’efficacia di TUTTI gli atti compiuti (sia coi terzi, sia tra soci) in nome della società dopo l’iscrizione nel registro delle imprese. Inoltre i soci non sono liberati dall’obbligo dei conferimenti fino a quando non sono soddisfatti i creditori sociali.
Quindi, la dichiarazione di nullità della società non tocca l’attività già svolta, ma opera solo per il futuro come causa di scioglimento della società. I liquidatori sono nominati direttamente dal tribunale con la sentenza di nullità. Per il resto, si applica il comune procedimento di liquidazione delle SPA valide. Infine, mentre la nullità di un contratto è insanabile, la nullità della società iscritta NON può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel registro delle imprese. L’azione di nullità (sia per il contratto, che per la società) è imprescrittibile, e può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può esser rilevata di ufficio dal giudice. SPA UNIPERSONALE La riforma del 2003: 1) Ha consentito la costituzione di SPA con atto unilaterale di un unico socio fondatore. 2) Ha affermato che anche nelle SPA unipersonali, per le obbligazioni sociali risponde di regola solo la società col suo patrimonio, salvo alcune eccezioni. L’unico socio fondatore risponde in solido con coloro che hanno agito, per le operazioni compiute in nome della società prima dell’iscrizione nel registro delle imprese. La limitazione di responsabilità dell’unico socio fondatore è circoscritta alle obbligazioni sorte dopo l’acquisto di personalità giuridica da parte della società. L’unico socio è tenuto a versare integralmente, al momento della sottoscrizione, i conferimenti in denaro. Se viene meno la pluralità dei soci, i versamenti ancora dovuti devono essere effettuati entro 90 giorni. Negli atti e nella corrispondenza va indicato se la società ha un unico socio. I suoi dati anagrafici devono essere iscritti nel registro delle imprese a cura degli amministratori. L’unico socio non incorre in responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali, e quindi anche la SPA può essere usata per l’esercizio sostanzialmente individuale di attività d’impresa, senza che ciò determini di per sé la perdita del beneficio di responsabilità limitata. Esistono tuttavia 2 eccezioni che comportano la responsabilità illimitata dell’unico socio: 1) L’unico socio risponde illimitatamente quando non sia osservata la disciplina dell’integrale liberazione dei conferimenti. 2) L’unico socio risponde illimitatamente fino a quando non sia stata attuata la specifica pubblicità dettata per le SPA unipersonali. La riforma del 2003 prevede anche un altro strumento per limitare il rischio di impresa: quello dei patrimoni destinati ad uno specifico affare. La società resta unica, ma al suo interno sono individuati uno o più patrimoni separati che rispondono solo delle obbligazioni relative a predeterminate e specifiche operazioni economiche. Esistono due modelli differenti di patrimoni destinati: 1) La SPA può costituire uno o più patrimoni ciascuno dei quali destinato in via esclusiva ad uno specifico affare, entro il limite del 10% del proprio patrimonio. 2) La SPA può stipulare con terzi un contratto di finanziamento di uno specifico affare, pattuendo che al rimborso totale o parziale del finanziamento siano destinati i proventi dell’affare stesso.
Modello 1: La costituzione di un patrimonio destinato avviene con apposita deliberazione adottata dall’organo amministrativo della società a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Bisogna permettere l’identificazione dell’affare, dei beni e dei rapporti giuridici compresi nel patrimonio destinato. La deliberazione va verbalizzata da un notaio ed è soggetta ad iscrizione nel registro delle imprese. Inizia a produrre effetti entro 60 giorni. Dopo i 60 giorni si producono gli effetti della separazione patrimoniale, e quindi, i creditori sociali non possono più far valere alcun diritto sul patrimonio destinato alla specifico affare. Contemporaneamente per le obbligazioni contratte per realizzare lo specifico affare risponde la società nei limiti del patrimonio destinato (di regola). Sussiste comunque la responsabilità illimitata della società per le obbligazioni derivanti da fatto illecito. Per ogni patrimonio destinato vanno tenuti separati libri e scritture contabili. Realizzato l’affare o se lo stesso è divenuto impossibile, anche per fallimento della società, gli amministratori redigono un rendiconto finale. Se rimangono creditori insoddisfatti possono chiedere la liquidazione del patrimonio destinato. Modello 2: La società stipula un contratto di finanziamento di uno specifico affare con previsione che al rimborso totale o parziale del finanziamento sono destinati, in via esclusiva, i proventi dell’affare stesso. Il contratto deve indicare gli elementi essenziali dell’operazione. Il patrimonio destinato è costituito dai proventi dell’affare, dai relativi frutti, e dagli investimento eventualmente effettuati in attesa del rimborso del finanziamento. Delle obbligazioni nei confronti del finanziatore risponde esclusivamente il patrimonio destinato. I CONFERIMENTI delle SPA I conferimenti costituiscono i contributi dei cosi alla formazione del patrimonio iniziale della società, la cui funzione essenziale è quella di dotare la società stessa del capitale di rischio iniziale per lo svolgimento dell’attività d’impresa. Il valore in denaro del complesso dei conferimenti promessi dai soci costituisce il capitale sociale nominale della società, che ha funzione vincolistica ed organizzativa. Nelle SPA i conferimenti hanno una specifica disciplina, con 2 finalità: 1) Garantire che i conferimenti promessi dai soci vengano effettivamente acquisiti dalla società. 2) Garantire che il valore assegnato dai soci ai conferimenti sia veritiero (per evitare che il valore totale dei conferimenti sia inferiore all’ammontare globale del capitale sociale). I Conferimenti in denaro. (Art. 2342) Nelle SPA i conferimenti vanno effettuati in denaro, se l’atto costitutivo non dispone diversamente.
È obbligatorio il versamento immediato presso una banca di almeno il 25% dei conferimenti in denaro (o l’intero ammontare se si tratta di SPA unipersonale). Costituita la società, gli amministratori possono chiedere in ogni momento ai soci i versamenti ancora dovuti, senza rispettare eventuali termini stabili nell’atto costitutivo. Dal titolo azionario devono risultare i versamenti ancora dovuti, e in caso di trasferimento di azioni, l’obbligo di versamento dei conferimenti residui grava sia sul socio attuale (acquirente delle azioni), sia sull’alienante (AZIONI NON LIBERATE). La responsabilità dell’alienante è limitata nel tempo ed è sussidiaria, in quanto permane per 3 anni e la società deve prima richiedere il pagamento al nuovo socio. Il socio che non ha ancora pagato il versamento richiesto non può esercitare il diritto al voto. La società può inoltre procedere alla vendita coattiva delle azioni del socio moroso, prima offrendole agli altri soci, poi vendendole normalmente. Se la vendita non ha frutti, gli amministratori possono dichiarare decaduto il socio. Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della società e questa rimetterle in circolazione entro l’esercizio. Se non lo fa, la società deve annullare le azioni rimaste invendute riducendo il capitale sociale dell’ammontare corrispondente. I Conferimenti diversi dal denaro. Nelle SPA non tutte le entità economiche sono conferibili. (≠ società di persone) Infatti non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni d’opera o di servizi. Esse possono formare oggetto solo di prestazioni accessorie, diverse dai conferimenti. Per i conferimenti diversi dal denaro valgono le disposizione per le società di persone, salvo che le azioni corrispondenti a tali conferimenti devono essere integralmente liberate al momento della sottoscrizione. Quindi sono precluse le cose generiche, future o altrui. È invece ammissibile il conferimento di diritti di godimento, dato che la società acquista col consenso del conferente l’effettiva disponibilità del bene ed è in grado di trarne tutte le utilità. Resta conferibile ogni prestazione di dare suscettibile di valutazione economica oggettiva e di immediata messa a disposizione della società (es. diritto di brevetto ecc..) I conferimenti diversi dal denaro (in natura e di crediti) devono essere assoggettati ad uno specifico procedimento di valutazione (art. 2343), per assicurare una valutazione oggettiva e veritiera di tali conferimenti ed evitare che agli stessi venga complessivamente assegnato un valore nominale superiore a quello reale. Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare una “relazione di stima” effettuata da un esperto disegnato dal tribunale. Essa deve attestare che il valore dei conferimenti è almeno pari a quello ad essi attribuito. Gli amministratori dovranno poi controllare le valutazioni contenute nella relazione di stima e in caso procedere alla revisione della stima stessa. Se dalla revisione risulta che il valore dei beni o dei crediti conferiti è inferiore di oltre un quinto rispetto al valore per cui avviene il conferimento, la società deve ridurre proporzionalmente il capitale sociale e annullare le azioni che risultano scoperte. Il socio però può versare la differenza in denaro, oppure recedere dalla società. Il procedimento di stima può essere omesso ove il valore del conferimento risulti in modo attendibile già da altre circostanze (Es. titoli quotati nel mercato dei capitali...) Oltre l’obbligo di conferimenti, l’atto costitutivo può prevedere l’obbligo dei soci di eseguire prestazioni accessorie non consistenti in denaro, determinandone contenuto, durata, modalità e compenso.
Le prestazioni accessorie costituiscono uno strumento utile per vincolare i soci ad effettuare a favore della società prestazioni che NON possono formare oggetto di conferimento. Le azioni con prestazioni accessorie devono essere nominative e non sono trasferibili senza il consenso degli amministratori. Tali obblighi possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci.
Capitolo 14: LE AZIONI.
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella società per azioni. Sono quote di partecipazione omogenee e standardizzate, liberamente trasferibili e di regola rappresentate da documenti, detti titoli azionari, che circolano secondo la disciplina dei titoli di credito. Nelle SPA il capitale sociale sottoscritto è diviso in un numero di parti di identico ammontare, ciascuna delle quali costituisce un’azione ed attribuisce identici diritti nella società e verso la società. La singola azione è indivisibile. Se ciascun socio diventa titolare di più azioni, queste restano distinte ed autonome. Le azioni devono avere uguale valore, devono rappresentare un’identica frazione del capitale sociale nominale. Il valore nominale di un’azione è la parte di capitale sociale da essa rappresentata espressa in euro. Il valore nominale delle azioni è insensibile alle vicende patrimoniali della società, e può essere modificato solo con una modifica dell’atto costitutivo, originando un frazionamento o un raggruppamento delle azioni. La riforma societaria del 2003 ha previsto la possibilità di emettere azioni senza indicazione del valore nominale. Tuttavia, se alle azioni è attribuito un valore nominale, tale valore deve riferirsi a tutte le azioni emesse dalla società, non essendo possibile la coesistenza di azioni con e senza valore nominale. Valore di emissione: le azioni non possono essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro valore nominale, per evitare che il capitale realmente conferito dai soci sia inferiore a quello dichiarato. È tuttavia possibile l’emissione di azioni per somma superiore al valore nominale (emissione con sovrapprezzo). Valore di bilancio: è il valore che si ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero di azioni. Varia nel tempo ed è accertabile dal bilancio di esercizio. (Valore reale). Valore di mercato: è il valore che risulta giornalmente dai listini ufficiali. Indica il prezzo di scambio delle azioni in quel determinato giorno. Pacchetto azionario: Indica una quota percentuale significativa di una società. Con il suo possesso, un’azionista gode di particolar poteri amministrativi e di controllo. Il valore di mercato del pacchetto azionario è maggiore di quello risultante dalla somma del valore di ogni singola azione. Ogni azione costituisce una partecipazione sociale ed attribuisce al suo titolare un complesso unitario di diritti e poteri di natura amministrativa, patrimoniale e amministrativo-patrimoniale. L’acquisto di una partecipazione sociale, non comporta solo l’acquisto della qualità di socio, ma anche dei diritti sociali, come il diritto di voto, agli utili ecc.. Uguaglianza dei diritti: Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti. Si tratta di un’uguaglianza relativa ed oggettiva.
È relativa (e non assoluta) perché è possibile creare categorie di azioni fornite di diritti diversi (da qui deriva dalla distinzione tra azioni ordinarie e speciali). È oggettiva (e non soggettiva) perché uguali sono i diritti che ogni azione attribuisce, non i diritti di cui ciascun azionista globalmente dispone. Si ha quindi una disuguaglianza soggettiva degli azionisti, che però è perfettamente legittima e giusta, poiché così chi ha più conferito e più rischia ha più potere e può imporre la propria volontà alla minoranza (che rischia di meno). Quando entrano in gioco interessi pubblici di particolare rilievo vengono riconosciuti allo Stato diversi poteri, come ad esempio il potere di veto. L’uguaglianza di diritti deve sussistere solo all’interno di ciascuna categoria di azione in quanto è consentito alle SPA di creare categorie diverse di azioni. Esistono quindi: 1) Azioni ordinarie, che attribuiscono ai soci i normali diritti di partecipazione previsti dalla legge. 2) Azioni speciali, che forniscono diritti diversi da quelli tipici previsti dalla legge. Le azioni speciali possono essere create con lo statuto o con successiva modificazione dello stesso. Se esistono categorie diverse di azioni le deliberazioni dell’assemblea generale, che pregiudicano i diritti di una categoria specifica, devono essere approvate anche dall’assemblea speciale della categoria interessata. Le società NON possono emettere azioni a voto plurimo, azioni cioè che attribuiscono ciascuna più di un voto. È invece possibile l’emissione di azioni senza diritto di voto. Esistono azioni a voto limitato quando l’atto costitutivo pone limiti all’esercizio del diritto di voto. Esistono azioni a voto condizionato, quando i soci in possesso di tali azioni possono votare solo in seguito al verificarsi di particolari condizioni. Azioni senza voto, a voto limitato, e a voto condizionato non possono superare complessivamente la metà del capitale sociale. Le azioni privilegiate sono azioni che attribuiscono ai loro titolari un diritto di preferenza nella distribuzione degli utili e/o nel rimborso del capitale al momento dello scioglimento della società. Le azioni correlate sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati dell’attività sociale di un determinato settore. Le azioni di risparmio sono azioni poste a tutela dei piccoli risparmiatori, che perseguono l’intento di investire i propri risparmi, più che di partecipare ad un’attività economica. Le azioni di risparmio possono essere solo da SPA le cui azioni ordinarie sono quotate in mercati regolamentati italiani o dell’UE. Esse sono prive del diritto di voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie. Non si contano per il calcolo del quorum. Esse possono essere emesse al portatore, assicurando così l’anonimato. Esse sono privilegiate patrimonialmente, e l’atto costitutivo indica tali privilegi. Per esse è prevista un’organizzazione di gruppo per la tutela degli interessi comuni. Consiste in un’assemblea speciale e in un rappresentante comune.
Le azioni a favore dei prestatori di lavoro sono azioni la cui emissione avviene in caso di assegnazione straordinaria di utili ai dipendenti della società per un ammontare corrispondente agli utili stessi. (Azioni gratuite e azioni a pagamento). Gli strumenti finanziari partecipativi hanno la finalità di consentire l’acquisizione, da parte di soci o di terzi, di apporti patrimoniali che non possono formare oggetto di conferimento e che perciò non sono imputabili al capitale sociale, quali le prestazioni d’opera o di servizi. Essi non sono parti del capitale sociale, anche se incrementano il patrimonio sociale. Essi non attribuiscono a chi li possiede la qualità di azionista. Essi possono essere forniti di diritti amministrativi e patrimoniali, ad esclusione del diritto di voto nell’assemblea generale degli azionisti. Possono essere dotati di voto su argomenti specifici. Per la loro disciplina è riconosciuto molto spazio all’autonomia statutaria. La CIRCOLAZIONE delle azioni. I titoli azionari sono i documenti che rappresentano le quote di partecipazione nella SPA e ne consentono il trasferimento secondo le regole proprie dei titoli di credito. La loro emissione è normale ma non essenziale nelle SPA non quotate in borsa. Infatti, lo statuto può escludere l’emissione di titolari azionari, e in questo caso la qualità di socio è provata dall’iscrizione nel libro dei soci. Nelle SPA quotate, ci si basa su di un sistema di circolazione fondato su semplici registrazioni contabili con soppressione materiale dei titoli. Le azioni rientrano nei titoli di credito causali, cioè titoli di credito emessi in base ad un determinato rapporto causale. Per il codice civile le azioni possono essere nominative o al portatore, a scelta dell’azionista; tuttavia, leggi successive hanno introdotto il principio della nominatività obbligatoria dei titoli azionari (per fini fiscali). A questo principio fanno eccezione solo le azioni di risparmio. Così come previsto per i titoli di credito al portatore, le azioni al portatore si trasferiscono con la consegna del titolo. Le azioni possono essere costituite in usufrutto, in pegno e possono formare oggetto di misure cautelari ed esecutive (sequestro, pignoramento ecc...). (Art. 2352). È previsto che il diritto di voto spetta al creditore pignoratizio o all’usufruttuario. Essi non devono comunque ledere gli interessi del socio, pena il risarcimento del danno. Nel caso di sequestro delle azioni, il voto è esercitato dal custode. Gli altri diritti amministrativi spettano disgiuntamente sia al socio sia al creditore pignoratizio o all’usufruttuario. In caso di sequestro, sono esercitati dal custode. Il diritto di opzione spetta invece al socio e solo ad esso sono attribuite le nuove azioni sottoscritte. In caso di aumento gratuito del capitale, il pegno, l’usufrutto e il sequestro si estendono alle azioni di nuova emissione. In caso di pegno, è il socio che deve provvedere al versamento delle somme dovute sulle azioni non liberate. In mancanza, il creditore pignoratizio può far vendere le azioni da una banca.
In caso di usufrutto, è l’usufruttuario che deve provvedere al versamento, salvo il suo diritto alla restituzione di tale somma al termine dell’usufrutto. Capitolo 16: L’ASSEMBLEA La SPA si caratterizza per la necessaria presenza di 3 organi distinti, ciascuno investito per legge di proprie specifiche funzioni e competenze: 1) Assemblea dei soci, organo con funzioni esclusivamente deliberative, le cui competenze sono circoscritte alle decisioni di maggior rilievo nella vita sociale. 2) Organo amministrativo, che ha la funzione della gestione dell’impresa sociale e gode di ampi poteri decisionali. Gli amministratori hanno la rappresentanza legale della società e a loro spetta l’attuazione delle deliberazioni dell’assemblea. 3) Organo di controllo interno, con funzioni di controllo sull’amministrazione della società. Con la riforma societaria del 2003 si è affiancato un organo di controllo esterno alla società (un revisore o società di revisione) a cui è affidata la revisione legale dei conti. Questo organo si affianca quindi ai 2 organi previsti dal codice civile del 1942 in materia di amministrazione e controllo. Quindi in questo modello organizzativo, detto sistema tradizionale, troviamo: Organo amministrativo, composto da un amministratore unico o da un consiglio di amministrazione. Collegio sindacale (organo di controllo interno). Revisore contabile o società di revisione (organo di controllo esterno). La riforma del 2003 ha affiancato al sistema tradizionale 2 sistemi alternativi: 1) Il sistema dualistico, che prevede un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. 2) Il sistema monistico, che prevede un consiglio di amministrazione e un comitato per il controllo sulla gestione. In caso di diversa previsione statutaria, si applica il sistema tradizionale. L’ASSEMBLEA. L’assemblea è l’organo composto dalle persone dei soci. La sua funzione è quella di formare la volontà della società nelle materie riservate alla sua competenza dalla legge o dall’atto costitutivo. L’assemblea è un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario. La volontà espressa dai soci riuniti in assemblea (maggioranza di capitale) vale come volontà della società e vincola TUTTI i soci, anche se assenti o contrari. L’assemblea, a seconda dell’oggetto delle deliberazioni, si distingue in: 1) Assemblea ordinaria 2) Assemblea straordinaria Le competenze dell’assemblea ordinaria sono cambiate in seguito alla riforma del 2003, e cambiano in base al tipo di sistema adottato:
Per le società che adottano il sistema tradizionale o quello monistico, l’art. 2364 stabilisce che l’assemblea ordinaria: 1) Approva il bilancio. 2) Nomina e revoca gli amministratori, i sindaci, il presidente del collegio sindacale, e quando previsto, anche il revisore legale dei conti. 3) Determina il compenso di amministratori e sindaci. 4) Delibera sulla responsabilità degli amministratori e dei sindaci. 5) Delibera sugli altri soggetti di competenza dell’assemblea. 6) Approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari. L’assemblea ordinaria non può invece decidere su operazioni attinenti alla gestione dell’impresa, in quando questa spetta esclusivamente agli amministratori. L’assemblea in sede straordinaria delibera (Art. 2365): 1) Sulle modificazioni dello statuto. 2) Sulla nomina, sulla sostituzione e sui poteri dei liquidatori. 3) Su ogni altra materia espressamente attribuita dalla legge alla sua competenza. Diversi sono poi i quorum costitutivi e deliberativi richiesti per le 2 assemblee. C’è inoltre la possibilità di assemblee in seconda convocazione, con quorum inferiori. L’assemblea è unica e generale qualora la società abbia emesso solo azioni ordinarie. Se la SPA ha emesso diverse categorie di azioni, all’assemblea generale si affiancano assemblee speciali di categoria. A queste si applica la disciplina delle assemblee straordinarie. La convocazione dell’assemblea è decisa dall’organo amministrativo, i quali possono convocarla tutte le volte che lo ritengono necessario. Gli amministratori hanno tuttavia l’obbligo di convocazione dell’assemblea in determinati casi: 1) Almeno una volta l’anno, entro un termine di 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio. 2) Quando è richiesta da soci che rappresentano il decimo del capitale sociale. In caso gli amministratori e i sindaci non provvedano, la convocazione dell’assemblea è ordinata con decreto del tribunale. (Richiesta della minoranza). La convocazione dell’assemblea deve essere disposta dal collegio sindacale tutte le volte che la convocazione sia obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto. Il collegio sindacale può inoltre convocare l’assemblea, dopo aver avvisato il presidente del CDA, quando ravvisa fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessità di provvedere. L’assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società (se non disposto diversamente). L’avviso di convocazione deve contenere la data, l’ora, il luogo e l’ordine del giorno. Assemblea totalitaria: pur in assenza di convocazione, l’assemblea è regolarmente costituita quando è rappresentato l’intero capitale sociale, e partecipa all’assemblea la maggioranza dei componenti degli organi di amministrazione e controllo. Essa può deliberare su ogni argomento, ma ognuno può opporsi alla discussione se non si ritiene abbastanza informato, non facendo deliberare.
Una volta costituita, l’assemblea è presieduta dalla persona indicata nello statuto. Il presidente è assistito da un segretario, che redige il verbale dell’assemblea (al suo posto può esserci un notaio). Il presidente assicura che l’assemblea si svolgi in modo ordinato e rispettando le norme vigenti. Il presidente verifica la regolarità della costituzione dell’assemblea, accerta l’identità e la legittimazione dei presenti, regola il suo svolgimento e accerta i risultati delle votazioni, dandone indicazione nel verbale. I soci intervenuti che rappresentano il terzo del capitale in assemblea possono chiedere il rinvio dell’assemblea di non oltre 5 giorni. Le delibere assembleari vanno verbalizzate in verbale, redatto dal segretario o dal notaio. I verbali vanno trascritti nel libro delle adunanze e delle deliberazioni assembleari. Il verbale deve indicare la data, l’identità dei partecipanti, il capitale rappresentato, le modalità e i risultati delle votazioni. Il verbale va redatto senza ritardo all’assemblea. Quorum costitutivo: Parte del capitale sociale che deve essere rappresentata in assemblea affinché questa sia regolarmente costituita. Quorum deliberativo: Parte del capitale sociale che si deve esprime favorevole ad una determinata deliberazione affinché questa sia approvata. Per l’assemblea ordinaria in prima convocazione: Quorum costitutivo: Almeno la metà del capitale sociale con diritto di voto. Quorum deliberativo: Maggioranza assoluta delle azioni votanti. Per l’assemblea ordinaria in seconda convocazione: Quorum costitutivo: Nessuno. Quorum deliberativo: Maggioranza delle azioni votanti. Per le società che NON fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, assemblea straordinaria in prima convocazione: Quorum costitutivo: Nessuno. Quorum deliberativo: Intero capitale sociale con diritto di voto. In seconda convocazione: Quorum costitutivo: Un terzo del capitale sociale. Quorum deliberativo: Due terzi del capitale sociale rappresentato in assemblea. N.B.: per alcune decisioni di particolare importanza, può essere richiesto anche in seconda convocazione di quorum maggiori. Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, l’assemblea straordinaria: Quorum costitutivo(1° convocazione): Metà del capitale sociale Quorum costitutivo (2° convocazione): Un terzo del capitale sociale Quorum deliberativo: Due terzi del capitale sociale rappresentato in assemblea. Lo statuto può modificare solo in aumento le maggioranze necessarie per i quorum.
Lo statuto può convocare assemblee successive, sia ordinarie che straordinarie, alle quali si applica la disciplina della seconda convocazione. Per le società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio è possibile avere un’assemblea in convocazione unica direttamente con le maggioranze più basse. Diritto di intervento: Possono intervenire in assemblea (oltre a sindaci, amministratori ecc...) coloro che hanno diritto di voto (soci, e non soci... cfr. usufruttuario!). Il diritto di intervento non compete agli azionisti senza diritto di voto. Lo statuto può consentire l’intervento all’assemblea mediante mezzi di telecomunicazione o l’espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica. Gli azionisti possono partecipare all’assemblea sia personalmente, sia a mezzo di rappresentante. La partecipazione a mezzo rappresentante (tramite delega) è regolata dall’art. 2372 e da norme speciali del TUF. L’istituto della rappresentanza in assemblea consente la partecipazione indiretta di piccoli azionisti alla vita della società. Coloro ai quali spetta il diritto di voto possono farsi rappresentare in assemblea (facoltà che può essere limitata o esclusa nelle società che non fanno ricorso al capitale di rischio). La delega deve essere conferita per iscritto e deve contenere il nome del rappresentante (no emissione in bianco). La deroga è sempre revocabile. Nelle società non quotate, la rappresentanza non può essere conferita ad una serie di soggetti che subiscono l’influenza del gruppo di comando (divieti soggettivi); in queste stesse società vigono limitazioni riguardanti il numero dei soci che una persona può rappresentare (non più di venti). La rappresentanza può essere conferita solo per singole assemblee. Nelle società quotate: 1) Si può conferire la delega anche in via elettronica. 2) La società è tenuta a designare un soggetto al quale gli azionisti possono conferire senza spese la propria delega con istruzioni di voto. 3) Non ci sono più divieti soggettivi né limitazioni numeriche. 4) Il rappresentante deve comunicare al socio le circostanze da cui deriva una sua condizione di conflitto di interessi. Alcuni soggetti sono considerati in ogni caso in conflitto di interessi, come i membri degli organi amministrativi, i dipendenti, soggetti controllanti o controllati dalla società. 5) Presenza di due istituti (sollecitazione e raccolta delle deleghe). La sollecitazione è la richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta da soggetti, detti promotori, a più di 200 azionisti su specifiche proposte di voto. Il promotore diffonde un prospetto e un modulo di delega, volte a far prendere all’azionista una decisione consapevole. La raccolta delle deleghe è la richiesta di conferimento di deleghe di voto effettuata dalle associazioni di azionisti esclusivamente nei confronti dei propri associati. La Consob stabilisce regole di trasparenza e correttezza per lo svolgimento della sollecitazione e della raccolta delle deleghe.
La delega deve contenere le istruzioni di voto ed è revocabile fino al giorno prima dell’assemblea.
Con l’esercizio del diritto di voto, il socio concorre alla formazione della volontà sociale in proporzione al numero di azioni possedute. Il socio può votare senza arrecare danno (anche potenziale) al patrimonio della società. L’art. 2373 disciplina il conflitto di interessi del socio. Versa in conflitto di interessi l’azionista che in una determinata delibera ha un interesse personale contrastante con l’interesse della società. In questo caso il socio è libero di votare, ma la delibera approvata con il suo voto determinante è impugnabile qualora possa recare danno alla società. La delibera adottata col voto del socio in conflitto di interessi è annullabile se: 1) Il suo voto è determinante (prova di resistenza). 2) La delibera può recare danno alla società (danno potenziale). L’art. 2373 individua due ipotesi di conflitto di interesse: 1) Vieta ai soci amministratori di votare nelle delibere riguardanti la loro responsabilità. 2) Vieta, nel sistema dualistico, ai soci componenti del consiglio di gestione di votare nelle deliberazioni riguardanti nomina, revoca e responsabilità dei consiglieri di sorveglianza. La minoranza potrebbe subire abusi dalla maggioranza. L’art. 2373 non è invocabile, in quanto non viene arrecato danno alla società. Si affianca quindi ai principi di correttezza e buona fede anche la possibilità di annullare la delibera quando la stessa è ispirata dal solo scopo di danneggiare singoli soci. I sindacati di voto (PATTI PARASOCIALI) sono accordi con i quali alcuni soci si impegnano a concordare preventivamente il modo in cui votare in assemblea. I sindacati di voto possono avere carattere occasionale o permanente, possono essere a tempo determinato o indeterminato, possono riguardare tutte le delibere assembleari o soltanto alcune. Essi danno un indirizzo unitario all’azione dei singoli soci sindacati. L’accordo di sindacato consente una migliore difesa dei comuni interessi quando è stipulato fra soci di minoranza. Il sindacato di voto, essendo un patto parasociale, è produttivo di effetti solo fra le parti, e non nei confronti della società. Nelle società non quotate i sindacati di voto (e anche i sindacati di blocco) non possono avere durata superiore ai 5 anni, ma sono rinnovabili alla scadenza. I patti parasociali sono soggetti ad un particolare regime di pubblicità. L’invalidità delle delibere assembleari può essere determinata dalla violazione delle norme che regolano il procedimento assembleare o da vizi che riguardano il contenuto della delibera. È necessario distinguere tra: 1) Delibere annullabili. L’annullabilità è la regola per le delibere assembleari invalide. Sono annullabili tutte le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o dello statuto. Le cause di annullabilità della delibera sono: a. Partecipazione all’assemblea di persone non legittimate, ma solo se tale partecipazione è stata determinante per la costituzione dell’assemblea.
b. Invalidità dei singoli voti o il loro errato conteggio, solo se determinanti per il raggiungimento della maggioranza. c. Incompletezza o inesattezza del verbale, quando è impedito l’accertamento del contenuto, degli effetti, e della validità della delibera. L’impugnativa può essere proposta solo da soggetti legittimati, come soci assenti, dissenzienti o astenuti, amministratori, consiglio di sorveglianza e collegio sindacale. I soci favorevoli alla delibera sono possono proporre l’impugnativa. Legittimati sono gli azionisti con diritto di voto che rappresentano l’uno per mille del capitale sociale (o 5 per cento). L’impugnativa o l’azione di risarcimento danni devono essere proposte entro 90 giorni. L’azione di annullamento è proposta davanti al tribunale del luogo dove la società ha sede. L’annullamento ha effetto per tutti i soci ed obbliga gli amministratori a prendere i provvedimenti conseguenti sotto la propria responsabilità. Sono fatti salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi. La delibera può essere sostituita con una conforme alla legge, e in questo caso non si annulla. La deliberazione è invece nulla solo in 3 casi individuati dall’art. 2379: 1) Mancata convocazione dell’assemblea 2) Mancanza del verbale 3) Impossibilità o illiceità dell’oggetto. La nullità delle delibere assembleari può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può essere rilevata di ufficio dal giudice. Il termine di decadenza è di 3 anni. Anche la dichiarazione di nullità non pregiudica i diritti acquisiti in buona fede da terzi ed essa non può essere dichiarata se la delibera è sostituita con una conforme alla legge.