L'Africa romana: Atti dell' I Convegno di studio, 16-17 dicembre 1983, Sassari (Italia) [PDF]


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L'Africa romana: Atti dell' I Convegno di studio, 16-17 dicembre 1983, Sassari (Italia) [PDF]

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Zitiervorschau

L'Africa romana Atti del 1 convegno di studi o Sassari 16-17 dicem bre 1983 a cura di Alli/io Mastino

Edizioni Gallizzi

Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari

4. Atti del I convegno di studio su «L'Africa Romana» Sassari, J5- J 7 dicembre J983 a cura di Attilio Mastino

L'Africa romana Atti del I convegno di studio Sassari 16-17 dicembre 1983 a cura di Attilio Mastino

EDIZIONI GAlLiZZI

Questo volume è stato pubblicato coi fondi della ricerca finanziata dal Ministero della Pubblica Istruzione (Università di Sassari) «L'idea di impero universale: il contributo degli imperatori africani del III secolo e la proiezione storica successiva». coordinata dal prof. Sandro Schipani.

© Copyright 1984 Edizioni Gallizzi Via Venezia. S / (079) 276767 / 07100 Sassari

Presentazione

l. Il primo Convegno di studio su: «L'Africa Romana», svoltosi a Sassari il 15-17 dicembre 1983, che insieme abbiamo promosso, e che il collega professor Attilio Mastino ha organizzato sotto tutti i profili, nel quadro delle attività del Dipartimento di Storia delrUniversità di Sassari, ha costituito un'occasione di collaborazione scientifica internazionale che inaugura un programma di lavoro che consideriamo caratterizzi l'attività delle Cattedre di Storia Romana del nostro Ateneo. L'appoggio delrUniversità di Sassari, della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Sassari e del Banco di Sardegna ha reso manifesta la radicata e diffusa consapevolezza del ruolo della Sardegna nel Mediterraneo, delfondamento di esso, e quindi degli orizzonti anche temporali degli studi che a tale ruolo corrispondono. Una consapevolezza che, se certo non intende sminuire il valore costitutivo di Roma per la storia d'Europa, alimentandosi nei complessi scambifra le sponde di questo mare Mediterraneo, al cui centro la Sardegna si trova, altresl chiaramente vuoi sottolineare il significato non eurocentrico di Roma e, nel caso specifico, la ricchezza della sua dimensione africana, che è stata studiata, con una prospettiva di grande apertura ed impegno, anche fra altri da un recente notevole evento scientifico come il Congresso internazionale organizzato dall'Academia Latinitati inter omnes gentes Jovendae, il 13-16 aprile 1977, a Dakar, su: «L'Africa e Roma» (Africa

et Roma. Acta omnium gentium ac nationum conventus Latinis litteris linguaeque fovendae a die XIII ad diem XVI mensis Aprilis a. MDCCCCLXXVII Dacariae habiti, Romae 1979; cfr. G. LOBRANO, L'Africa e Roma, «Labeo», XXIV, l, 1978, pp. 122-124); ma che nello stesso tempo non vuole negare altre identità culturali, con cui alimenta un dialogo costruttivo, come è ad es. in Sardegna sottolineato, con puntuale rigore scientifico, nelle iniziative di ricerca dell'Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo - ISPROM (cfr. Quaderni Mediterranei, l, 1974 -...).

Il Dipartimento di Storia ha accolto nella Collana diretta dal collega professor Manlio Brigaglia il volume degli A tti: la pubblicazione di essi

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Sandro Schipani

era quanto mai opportuna, dato il livello dei contributi dei colleghi con i quali si è intrapreso un colloquio così costruttivo, e che vuole allargarsi anche ad altri studiosi. 2. Gli studi sull'Africa Romana sono stati da tempo avviati nelle Università della nostra isola, per iniziativa dell'Istituto di Storia antica della Facoltà di Lettere dell'Università di Cagliari dai colleghi professori Piero Meloni e Giovanna Sotgiu. L'attenzione di alcuni studiosi sardi si è poi estesa in varie direzioni, da quella della ricerca piti propriamente archeologica a quella storica ed epigrafica e, nell'ambito di tale riflessione scientifica, man mano si è venuti a meglio apprendere che la Sardegna, da un punto di vista culturale periferica in età moderna e contemporanea, svolse nell'antichità un ruolo essenziale, costituendo il ponte attraverso il quale passarono innovazioni e rivoluzioni culturali originatesi nelle province. Con questa sensibilità, negli anni passati sono quindi stati affrontati in particolare lo studio dell'organizzazione municipale e delle istituzioni cittadine di numerosi centri romano-africani e della dislocazione di alcuni reparti militari arruolati in Sardegna e accasermati in Africa. Negli ultimi anni, questo impegno si è anche concretizzato a Sassari nel quadro delle ricerche dell'Istituio/Dipartimento di Storia, ed in particolare il collega Attilio Mastino, con riferimento ad una ricerca su: «L'idea di impero universale ed il contributo degli imperatori africani», ha svolto un lavoro i risultati del quale sono confluiti in una relazione a mio avviso assai interessante: «Orbis, xoup.os, otxovp.ÉJl1]: aspetti spaziali dell'idea di impero universale da Augusto a Teodosio», al III Seminario di Studi Storici «Da Roma alla terza Roma», Roma Campidoglio, 21-23 aprile 1983 (cfr. il volume degli Atti),· ed inoltre ha svolto una prima indagine epigrafica presso musei e siti archeologici della Tunisia, e parzialmente anche dell'Algeria, ha considerato le linee di lavoro emergenti dalle nuove scoperte epigrafiche in Tunisia (ed a questo tema si riferisce il suo contributo in questo volume), ha avviato l'esame dei rapporti tra Africa e Sardegna in età romana (a questo tema dedicherà un prossimo contributo), ed ha così fattivamente instaurato una collaborazione preziosa, la cui importanza per noi desidero sottolineare, con i colleghi della Faculté de Droit e della Faculté des Lettres dellVniversité de Tunis, dell'Institut National d'Archéologie ed d'Art e del Centre d'Etudes, de Recherches et des publications tunjsini, nonché con i colleghi del Centre d'information e de documentation del CNRS «Année épigraphique Fonds Pflaum».

Presentazione

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3. Secondo il programma, i lavori del Convegno si sono articolati in due giorni, con un coinvolgimento altresì degli studenti. A questi in modo particolare è stata dedicata una conferenza di H. Slim: «L'architecture domestique romaine en Afrique Proconsulaire», che tanto li ha appassionati da guadagnare la loro attenta presenza anche alle fasi piu specialistiche dei lavori, che si sono poi svolti con viva discussione dei diversi contributi. Per motivi esclusivamente organizzativi e redazionali, in questo volume di Atti non possono essere pubblicati i numerosi menzionati interventi nella discussione e le repliche; ce ne scusiamo con gli autori ed i lettori. 4. I profili dei lavori del Convegno e degli scritti di questo volume degli Atti, su cui desidero richiamare rattenzione, non coincidono direttamente con gli specifici contenuti, con i singoli argomenti trattati dai partecipanti, in rapporto ai quali mi limito solo a sottolineare senz'altro la ricchezza di contributi originali e di dati nuovi (basti menzionare ad es. per tutti rampia e solida relazione di H. Slim: «Recherches preliminaires sur les amphithéatres romains de Tunisie», od anche le piu circoscritte comunicazioni di N. Ferchiou: «La civitas Thacensium (Thaca)>>, di L. Slim: «A propos d'une cimetiére d'enfants à Thysdrus»; di C. Vismara: «1 materiali africani dello scavo di Castellu», ecc.); e faccio altresì rinvio alrautorevole intervento di Conclusione dei lavori di G. Susini. In considerazione del fatto che, come sopra ho accennato, questa è stata una prima' occasione sassarese di incontro di lavoro sul tema «L'Africa Romana», ritengo infatti piuttosto che sia utile da parte mia evidenziare da un lato le indicazioni, presenti quasi in filigrana nei diversi contributi, e che concorrono nell'identificazione corretta del tema stesso, delle diverse prospetive di cui tener conto; d'altro lato, rimportanza di lavori che facciano il punto sullo stato delle ricerche. Per quanto attiene alle prime, contributi centrali, da tenere programmaticamante presenti, emergono soprattutto dalle relazioni di M. Le Glay, «Les religions de l'Afrique romaine au Ir siècle d'après Apulèe et les inscriptions», e di H. Slim, già menzionata,· ma prospettive da non trascurare sono suggerite anche in altre relazioni e comunicazioni. Le Glay, oltre alla fine rilettura di una serie di elementi particolari ed alla sapiente integrazione dei dati epigrafici con alcuni luoghi di un testo letterario, sottolinea infatti lo compresenza nel Il sec. d. C. di una ormai impostasi «Koinè mediterranéenne culturelle, donc religeuse», e di peculiarità africane, e addirittura subregionali - tripolitane -, dai

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confini sottili, a volte difficili da tracciare, lo cui individuazione mi sembra vada sempre attentamente verificata, ma che non per questo sono assenti. H. Slim, nel ricco svolgimento del suo oggetto di studio - l'anfiteatro, questo monumento «lié aux phénomenes d'urbanisation et de progression de lo romanisation», nella realizzazione e gestione del quale confluiscono «une grande maitrise tecnique et un sens plus élaboré de l'agencement et de l'organisation>>, evergetismo e giochi, «options décoratives et meme de laferveur religieuse» - pone poi l'accento sull'«adhésion massive» in Africa a unitari modelli e valori, sull'acquisizione di tecniche, sulla loro circolazione e scambio, che non elimina varietà ed articolazioni, ed anzi include l'assunzione di tradizioni locali, ma le cui esperienze particolari non possono sfociare in «deductions globales», bensi sono da mettere nella prospettiva della considerazione del contributo che un 'area quale l'Africa romana dà allo studio di un tutto di cui è parte. La permanenza dell'eredità libico-punica, anche se avvolta in forme latine, viene sottolineata da L. Slim, nella menzionata comunicazione che evidenzia l'eccezionalità di un cimitero solo per fanciulli e giovinetti (fino a 15 anni), le peculiarità degli oggetti ritrovati, delle iscrizioni, di ogni caratteristica del luogo, e l'importanza della presenza di una grande dea «Tanit ou ses substituts» che lo inducono a parlare di «une trés lointaine survivence de ce sanctuarie [le tophet] sous forme de cimitière d'enfants». Dalla ricomposizione tutta nuova, e fondata esclusivamente sulla base dei dati archeologici e dei pochissimi epigrafici, della vicenda della piccola città libico-punica di Thaca, N. Ferchiou apre uno spiraglio sul/a «Afrique oubliée», una «autre Afrique», richiamando significativamente l'attenzione sulla «composante berbére» difondo, al di là dell'elemento punico, e di quello romano successivo, e riemergente con i prendono per buone le Ihte di \l'cll\Rlf.:, 186, pp. 135 \gg., al I periodo (da Augmto al 117 d.C.) andrebbero riferite 154 per\one, compre~e quelle ricordate negli epitaffi punici e nelle liste del tempio di Hoter \Ii~kar; al .,econdo periodo (dal 117 al 180) andrebbero riferite 126 per.,one; al terzo periodo (dal 180 alla fine dci III .,ecolo) 233 per!>one. La sproporzione aumenta note\olmente