Individuo e Insurrezione: Stirner e le Culture della Rivolta [PDF]

ATTI DEL CONVEGNO promosso dalla Libera Associazione di Studi Anarchici (Firenze 12-13 dicembre 1992)

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Italian Pages 245 Year 1993

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Table of contents :
Giorgio Penro - Max Stirner: la rivolta esistenziale
Roberto Escobar - Gerarchia, ironia, rivolta da Stirner a Camus
Ferruccio Andolfi - L'essenza umana: Stirner e i suoi contemporanei
Marco Cossutta - Stirner e i moderni
Enrico Ferri - Dimensioni della rivolta in Max Stirner
Carmine Mangone - L'individuo e il governo sociale della 'mancanza'
Dibattito 12.12.1992
Franco Di Sabantonio - Stirner e l'anarchismo
Antimo Negri - Marx e Engels leggono Stirner
Alfredo Maria Bonanno - Individualismo e comunismo. Una realtà e due falsi problemi
Guido Durante - La scuola in fiamme
Dibattito 13.12.1992
Fabio Bazzani - Stirner come segno della cesura nel paradigma della ragione moderna
Massimo Passamani - L'utilizzazione reciproca: relazionalità e rivolta in Max Stirner
Pier Leone Mario Porcu - Il naufragio dell'esistere
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Individuo e Insurrezione: Stirner e le Culture della Rivolta [PDF]

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Zitiervorschau

Errata-Corrige A pag. 127 (riga 1911) si legga Alfredo Salemi in luogo di Alfredo Balenio. A pag. 129, nel dibattito del 12.12.1992, vanno aggi.unti i seguenti interventi:

Marco Cossutta

Interessante, anzi molto stimolante, per me, l'ultimo intervento, anche perché, assieme a degli altri richiami, ha richiamato quelli che dove­ vano essere in questo simposio i cosiddetti professori, ma li ha ri­ portati a quello che è un piano più concreto. Cioè, utilizziamo Stirner non come elemento per dotte disquisizioni accademiche, magari fina­ lizzate a scontri concorsuali per aumentare i centimetri di pubblica­ zioni, piuttosto comprendiamo la sua portata, non saprei ... sovversiva è un termine che non vuole dare nessun giudizio, non vuole legarsi al dibattito su rivoluzione e rivolta e via discorrendo Quindi Stirner come autore centrale su cui costruire, o per lo meno riflettere per la costruzione delle basi di una convivenza astatuale, libera d al do minio. Mi pare, se non ho inteso male, che questo potrebbe essere ad esempio lo stimolo lanciato dallUltimo intervento . Bene, ma a me pare che non sia l'unico autore a cui rivolgersi per indi­ viduare una prospettiva di oonvivenza astatuale, non basata sul domi­ nio dell'uomo sull'uomo . A me è caro ricordare, ad esempio, un altro autore che mi pare, con tutti i limiti di un suo inquadramento storio­ grafioo (come voi avete capito io non sono un filosofo puro, uso i ter­ mini in maniera tematica, t:ransepocale, non moderno di stamani: Aristotele, politica, definizione del rapporto politico contrapposto al rapporto dispotico. Ad esempio, tanto per lanciare una sorta di provo­ cazione, chi mi conosce, i più sono fortunati perché non mi conoscono, sanno che io tendo tematicamente a legare l'aharchismo a quello che potrebbe essere una riflessione politica classica, ma non è il caso qui di mettermi in croce.) e culturale che non è mai stato citmo potrebbe essere tal Bakunin. Mi pare che Bakunin dia del.i.e indicazioni sulla possibilità di convivenza non dispotica e astatualc che non siano proprio identiche ulle indicazioni di Stirner. Lancio una provocazione, e qua poi smetto, forse perché Bakunin era anar­ chico, magari Stirner non completamente, eoco. Questo potrebbe essere un argomento di riflessione e però non voglio portare via il pan di bocca, domani a Di Sabantonio. .

,

Pier Leone Mario Porcu. Ho seguito questo intervento n.iolto attentamente, mi è sembrato un intervento sottile, nel senso che io ritengo che nessuno di noi, a questo

punto, si potrebbe dire anarchico, ma se s'intende il fatto che anar­ clùco è quello che si soontra tutti i giorni con l'autorità, non cerca di piantarne di sue e demolisoo tutte le autorità, be' indubbiamente Stir­ ner ha fatto questa operazione, ma non solo lui, lba fatta anche uno che si clùamava Eraclito.

Ora qui si incontrano due concetti, che secondo me sono molto impor­

tanti, del movimento anarchico. E su questa linea del movimento, dove qui mi riallaccio ad Eraclito, bisogna inserire anche Giacomo Leopardi, bisogna inserire un sacco di pensatori, che hanno fatto i percorsi solitari, non oon i cingolati della ragione, non si sono nascosti dietro le trasparenze delle società per formiche. Qua qualcuno ha citato Marx; Marx era, secondo

me,

un cattivo filosofo e cattivo anche

rispetto alla sua stessa socialità, visto che la voleva alienata, cioè non proprietaria di sé. Massimo Passamani Io vorrei fare alcune o66ervazioni e temo di non essere breve.

Mi permetto di cominciare citando tre passi di Stirner, tratti dagli

Scn'tti rninon: edizione Pàtron, e precisamente dalla risposta che l'autore de L'unioo aveva dato ai suoi tre primi recensori, vale a dire,

oome è stato più volte ricordato oggi, Feuerbach, Hess e Szeliga.

11.L 'umeo non ha alcuno contenuto, è l'assenza stessa di determinazio­

ne; attra verso di te soltanto acquista contenuto e determinazione,. «È un oontenuto che non può esistere per la seconda volta, e per oonse­ guenza non può neppure essere espresso. Infatt:J.· se potesse essere espresso, realmente e completamente espresso, ollora esisterebbe per la seconda volta, esisterebbe neU' 'espressione''· Ancora: «L'unico deve essere soltanto l'ultima morente espressione (predicato) di te e di me; deve essere soltanto queU'espressione che si trasformo. in ciò che s'intende: una espressione che 11on è più tale, un 'espressione che amm utolisce, che è muta>. Quindi Stirner, come viene sottolineato in maniera estremamente clùara in questi passi, ritiene che l'unioo non sia un concetto, in quanto è una frase priva di sviluppo concettuale; sostanzialmente è

una non frase, in quanto è impensabile, quindi indicibile, o per dirla altrimenti, è l'ultima frase, è quella frase che dovrebbe permettere di porre fine al dominio di tutte le frasi. Infatti dice: cNeU'unico la scienza può aprirsi come vita>. Qui Stirner evidenzia il fatto che l'unicità può rivelarsi solamente nella prassi, non può essere concettualizzata, da essa non si può derivare alcun sistema filosofioo ooncettuale.

È un paradosso notare che su questo termine unico, che

avrebbe dovuto, nell'intenzione dell'autore, porre fine al dominio delle frasi, sono state scritte, dal 1844 ad oggi, qualcosa oome tremila opere, e noi abbiamo organizzato un oonvegno di studi per dibattere di questo.

È effettivamente un paradosso. Però io ritengo che non solo

studiare Stirner, ma interessarsi anche alle varie interpretazioni che del suo pensiero sono state date, non sia, per usare un termine di II

Bonanno, un'operazione soolastica, ma abbia una sua utilità. Penso sezva per capire come la lotta concreta e fattiva per la

che

realizzazione di se stessi, quindi per la realizzazione di rapporti con

gli

altri, intesi in termini reciprocitari e dunque an-archici, venga

continuamente travisata. Rispetto a

Limioo

sono state affermate le cose più diverse. Come è

stato rioordato precedentemente, di Sti.rner è stato detto che

è

uno

stoioo; altri hanno detto che è un epicureo, nel senso che propone una

ritirata dal mondo, o mantiene nei suoi oonfronti un atteggiamento

comunque di indiHerenza; altri anoora, e qui si apre tutto un filone esegetico del pensiero stirneriano, sostanzialmente ne distruggono il portato sovversivo, cioè la reale volontà di Stirner di rivoltarsi, di so)Je..

varsi e quindi, come giustamente ha ricordato Ferri, di trasformare, come oonseguenza ineluttabile della propria sollevazione, l'esistente a

misura del proprio egoismo individuale. Moses Hess lo faceva un ripropositore, anoorché originale dal punto

vista filosofico, del sistema borghese; a più riprese sottolinea come sia che un nome diverso per chia­

di

l'unione degli egoisti in realtà non mare

la società capitalistica. Questa operazione attueranno Marx

Engels ne rato

L'idtJOlogia tedesca,

coloro

che

ne

hanno

dato

un'interpretazione

esistenzialistica (oppure esistenziale-ontologica, Giorgio Penzo), e

ed

e lo stesso prooedimento, !hanno ope­

mi riferisco ovviamente

riguarda la Francia, Paterson per quanto

come

in

chiave

la chiama

a H. Arvon per quanto

riguarda l'Inghilterra

e

appunto al simpatioo Penzo per quanto riguarda l'Italia.

Non

pochi

ne

hanno fatto un precursore del nazionalsocialismo,

riproponendo quel metodo già inaugurato con L'idtJOlogia tedesca.

Dopo la pubblicazione del cSan Mlil> i mar.x:isti si sono resi conto che

Marx e Engels avevano dedicato più di trecento pagine alla critica di

un pensatore nei confronti del quale erano stati fino

a

quel momento,

se non apertamente entusiasti, comunque di atteggiamento di simpatia. Imparando dai maestri come si liquida un pensatore scomodo, essi hanno attuato quella che potrebbe essere definita, e qualcuno giustamente lha definita, una reductio ad hitlerum,

etodo

m

cioè il

di squalifica.re un pensatore semplicemente sostenendo,

arbitrariamente, i suoi presunti collegamenti, legami teorici

con

l'ideologia fascista e nazista.. Questi studiosi citano, continuamente, i soliti richiami di Mussolini a Stirner, che in realtà sono due e

risalgono uno al 1914 e uno al 1919 e quindi si collocano prima della marcia su Roma, e per quanto riguarda la Germania rispolverano qualche riferimento da parte di Eckart. Comunque, nel complesso, o

lo si fa sostenitore degli interessi della borghesia, quindi gli si attri­ buisce il ruolo a lui poco congeniale di difensore dell'ordine capitalistico,

oppure

lo

si fa un

simpatico

ed

estremamente

consequenziale filosofo, ma sostanzialmente paranoico, o meglio, un pensatore che porta le proprie premesse a degli esiti evidentemente

ed

che

sono

intenzionalmente paradossali. Mi riferisco alle

pagine estremamente significative, per certi aspetti, m

che ha dedicato a

Sti.rner, in Italia, Roberto Cal asso (in particolare al suo scritto Un bar­ baro artificiale). Secondo Calasso l'intento di Stimer è un grande para­ dosso, quello di dimostrare 1'8Sburdità della filosofia in quanto tale. Lo stesso disoorso lo faceva 'un criminale nazista' come Carl Schmitt il quale dioeva: Stimer a considerarlo nell'insieme è paranoico, schizo­ frenico, un malato grave, uno smargiasso, però sa una cosa molto im­ portante, sa che l'io non è un oggetto del pensiero. Quindi anche da questa parte gli sono arrivati dei riconoscimenti. Schmitt vede in Stir­ ner addirittura un precursore del panismo 'dannunziano'. Ma perché ricordare tutti questi riferimenti bibliografici? Perché, secondo me, hanno il loro peso. Stirner, o lo si interpreta in chiave filosofica, o, se lo si interpreta in chiave politica, si mettono in evidenza i suoi legami con il nazismo, e squalificando il pensiero di Stirner, mi riferisco ai marxisti, si cerca. di squalificare in toto il pensiero anarchico. Stirner piocolo borghese, Stirner precursore degli anarchici, anarchici piccoli borghesi. Prima di me il professore Bazzani ha sottolineato come la rivolta stir­ neriana non abbia un contenuto politico, bensì teoretico, e il fatto che Stirner quando si decide a proporci dei modelli 'politici', cade sostan­ zialmente in ingenuità disarmanti (usava questo termine). In realtà i ;passi del L'unico in cui Stirner presenta la ribellione come trasformazione materiale dell'esistente non sono pochi e sono sicura­ mente inconfutabili. Ho in mente la parte nella quale Stirner invita letteralmente i contadini a fare lega contro i proprietari terrieri, e in cui sostanzialmente avverte i padroni che d'ora in poi non avranno più braccia umane da sfruttare. Stirner sostiene che se gli sfruttati diventassero realmente egoisti, nessuno sarebbe disposto a lavorare, diciamo sottopaga, vale a dire, senza una consapevole ed effettiva valorizzazione del proprio lavoro. Tant'è che qualcuno lo ha considerato, un precursore del sindacalismo rivoluzionario. Oppure il passo che è stato letto, per cui non ci possono essere contestaziorù, sulla differenza tra rivolta e rivoluzione. Ma tanti altri, alcuni che partono proprio dall'esperienza personale, perché Stirner dice che l'unico in realtà è il «chi, il costui della :frase>, quindi Stirner stesso . Di qui il paradosso di definirsi individualisti stirneriani, o addirittura. quello di considerare Stirner il teo rico dell'individualismo. Stirner, a quanto mi risulta, nomina una volta, forse due, il termine individuali­ sta nella sua opera. Egli parla di individuo proprietario, questa entità non concettuale, questo singolo in carne ed ossa, questa goccia nel secchio dice Stirner, questo uomo insigllificante, che vuole relazionare con gli altri senza mediazioni - mediazione che per Stirner è sempre gerarchia;· infatti in un passo estremamente preciso definisce lo Stato il mediatore per ec.cellenz a -. Per quanto riguarda le argomentazioni che Stirner deriva dall'espe­ rienza personale, in un passo estremamente chiaro ed estremamente significativo egli afferma che la cosiddetta concorrenza borghese è in realtà il contrario della concorrenza, vale a dire una concessione feuIV

dale, quindi vassalo laggi. organizzato e strutturato dallo Stato. Infatti. partendo dalla sua impossibilità di insegnare nelle università, peréh:é gli era stata negata la facultas doren.di, Stirner mette bene in evidenza oome non siano gli individui a oonoorrere; infatti egli potrebbe, tran­ quillamente sapere molto di più di un qualsiasi altro professore di diritto, poniamo, però il fatto che è sprovvisto di una laurea, gli imper disoe di insegnare, cioè di accordarsi su basi volontarie, quindi oontrattualistiche, oon altri individui che gli rioonoscono il ruolo di insegnante. Tutto questo all'interno dello Stato non è possibile, per cui affermare la propria unicità, quindi l'esclusività del echi, del oostui della frase>, significa necessariamente sollevarsi ed abbattere lo Stato. Ma questa sollevazione per non trasformarsi in rivoluzione, - e la rivoluzione che Stimer ha davanti agli occhi è la rivoluzione francese e il cittadino di cui parla è il cittadino franoese, nato dalla rivoluzione dell'89, questo dobbiamo sempre tenerlo presente - e quindi - e qui è estremamente ironioo e preciso - in riforma dell'esistente, deve anche portare ad un abbandono della prospettiva statale. Una sollevazione che significa sostanzialmente negare la oentralità dello Stato e rioon­ durre a se stessi la oentralità. Cioè oonsiderare se stessi il centro del proprio mondo, quel mondo che Stimer definisce rom.e proprietà. Quindi l'abbandono dell'ordine della dipendenza, per la creazione della reciprocità. L'abbandono della oomunità, oome struttura di mer diazione, per il raggiungimento dell'unilateralità che è sempre reci­ proca.. Quindi l'abbandono dell'essere-già-riuniti, utilizza questo ter­ mine, per l'unione. Questo è un pensiero estremamente importante, perché, a mio avviso, pone le basi e lui non lha fatto in maniera ingenua, ma in maniera estremamente chiara - dell'associazionismo enti.autoritario, che è fondato, appunto, sul oontratto, un oontratto liberamente accettato, un oontratto che può essere sciolto nel momento in cui non si rivela più utile, o addirittura venisse a rivelarsi oome dannoso, nei oonfronti dell'individuo che si unisce, che si unisce semplicemente per moltipli­ care le sue capacità. Su questo noi dovremmo discutere, però, a mio avviso, è oomunque importante tenere presente l'interpretazione che ne è stata data in questi oentocinquant'anin quasi, perché serve per capire i meccanismi ideologici oon cui si nega oontinuamente l'impatto sovversivo di alcuni pensatori e quindi viene recuperata, a livello soolastioo, la rivolta oon­ creta, quella, oome diceva l'amioo Pier Leone, che ognuno di noi po1ta avanti quotidi anamente. Comunque domani ci sarà la possibilità di riprendere, per il momento mi limito qua -

A pag. 207, nota 17, si legga Jossiah Wamm in luogo di /ossiah Wo.mm. A pag. 212, nota 30, si legga: kiche la solitudine- . - è un rapporto al quale gli altri partecipano nella forma dell'assenza, in luogo di kiche .

V

.

la solitudine ...- è un rapporto al. quale p srteaipano nella forma dell'assenza. A pag. 223 (riga 2a) si legga pesare in luogo di pensare. A pag. 226 (riga 28a) si legga risiede in luogo di risponde. -

VI

INDMDUOE INSURREZIONE Stirner e le culture della rivolta

ATTI DEL CONVEGNO promosso dalla Libera Associazione di Studi Anarchici (Firenze 12 - 13 dicembre 1992)

Editrice IL PICCHIO

Nota dei curatori seguire l'ordine cron ologico nel convegno. Le relazioni susseguiti sono si oome ti n dei vari interve la dopo deregistrazione, o ci sono autori dagli riviste tutte state sono state oonsegnate direttamente dagli autori stessi in dattiloS(,ntto. Per i dibattiti, invece, è stata fatta la deregistrazione da parte nostra, riportando fedelmente quanto detto, anche se per alcuni interventi non è stato possibile mantenere lo stile dell'oratore, e la stesura finale non è stata rivista dagli oratori stessi.

Nel

pubblicare gli atti abbiamo scelto di

A cura di Elio Xerri e Vincenzo Talerioo

Editrice IL PICCHIO Via Mascarella, 24/B - 40126 Bologna tele fax 051-266445 No copyright

I testi pubblicati possono essere liberamente tradotti o riprodotti purché sia indicata la fonte d'origine.

La tiratura limitata di questa opera, esclude ogni attività di lucro Riprodotto per conto della

Libera Associazione di Studi Anarchici di Bologna

dalla Libreria Underground c. p. 61-95100 Catania

settembre 1993

4

Nota introduttiva. Gli eventi di questi anni di fine secolo sembra che abbiano fatto piazza pulita anche di tutti quei deterministici modelli interpretativi della società e della storia del domi­ nio. Le contraddizioni sociali sembra che non producano più la storia, perché non hanno più un fine a cui appro­ dare. Sembra non esserci più possibilità di un rivolgi­ mento e di una gestione alternativa dell'esistente. La massificazione dei modelli di vita ( « la piccola borghesia ha ereditato il mondo, essa è la forma in cui l'umanità è sopravvissuta al nichilismo> 1) rende l'identità individuale un'imitazione di ruoli e modelli precostituiti, in cui la libertà non ha valore né senso. L'integrazione sistemica e la sua legittimità sono date dall'aver sposato ognuno, in cambio delle 'piccole comodità domestiche", le sorti del sistema stesso. Ma questo sistema, che si presenta come il codice della razionalità tecnologica, è pur sempre, para­ frasando Stimer, un prodotto mal fatto dell'uomo alienato. Allora la rivolta, a partire da quell'unico soggetto capace di attuarla, che è qualunque individuo, ridiventa il necessa­ rio punto di partenza per riconsiderare le possibilità della affermazione di sé e dei propri rapporti, della libertà, al di là della marginalità come ambito precostituito dal sistema, in cui è relegata. Max Stimer è l'autore che più di ogni altro può offrirci, in merito, gli strumenti critici e l'opportunità di riflettere sull'esistenza di ognuno di noi, destrutturando l'impero concettuale metafisico e religioso («il sacro>) che ancora oggi 'forma' la cultura dentro la quale siamo impiglia.ti. Come Libera Associazione di Studi Anarchièi, nell'orga­ nizzare questo convegno di studi, ci eravamo proposto l'obiettivo di discutere e approfondire la visione critica di due categorie: l'individuo e l'insurrezione, proprio a partire dalle dimensioni della rivolta nel pensiero di Stimer. Le Giorgio Agamben, La comunità che viene, Ed. Einaudi, Torino 1990, pag. 42

1

5

relazioni e

il

dibattito svoltesi in queste due giornate rag­

giungono appieno detto obiettivo. Le analisi e gli spunti critici proposti dai relatori (che hanno stimolato un proficuo dibattito anche sulle cli.verse concezioni e interpretazioni del pensiero e del movimento anarchico) offrono l'opportunità di addentrarci nel pen­ siero filosofico stirneriano, mettendoci in guardia, nel contempo, contro il rischio

di

una sacralizzazione di que­

sto, come dell'individuo o della stessa rivolta. Bisogna - come

è

stato sostenuto nel dibattito - rove­

sciare il libro e la vita: chi si addentra nella filosofia stirne­ riana, non può farlo come chi intraprende la lettura di un libro alla ricerca di una rivelazione che rimodellerà le proprie visioni della vita e i propri comportamenti. Così facendo, in Stirner troverà un demolitore delle certezze e delle costruzioni filosofiche e ideologiche del pensiero moderno, un «grumo cli puro nichilismm. Spesso, con la critica all'ideologia viene coniata una nuova ideologia, e la sacralizzazione del pensiero, anche del pensiero critico, porta alla pontificazione di nuove sette, di nuovi archismi. Allora,

è

rimettendosi in gioco, riconsiderando se stessi e

la propria vita, che anche la lettura di Stirner anche

di

e

forse

questi atti - può fornire validi strumenti per una

critica radicale, che pone l'unicità di se stessi come nuovo soggetto della propria autoliberazione, all'interno della quale le dimensioni della rivolta e l'insurrezione assumono concretezza storica. Vincenzo Talerico

6

Giorgio Penzo Max Stirner: la rivolta esistenziale 1. Nella collana dei classici di :filosofia è uscita presso la casa e ditrice Mursia una nuova edizione dell'opera di Max Stirner, L 'Um"co e la sua proprietà.1• Si tratta senza dubbio di

un

avvenimento culturale, se si pensa che questa

collana economica è· progettata non solo per gli

studiosi

del pensiero :filosofico in generale e in particolare per gli studenti universitari, ma pure per quelli delle scuole medie superiori. Il riproporre a un vasto pubblico quest'opera ha innanzitutto lo scopo

di

mettere in luce nella cultura con­

temporanea l'importanza fondamentale di tale scritto, che a mio avviso può dirsi nel senso nietzscheano del termine, appunto per la sua continua attualità. Dalla seconda metà dell'Ottocento il pensiero di Stirner

è

presente in modo particolare nelle problematiche del ni­ chilismo, dell'anarchismo e del marxismo. Quando si parla dell'aspetto anarchico del nichilismo, quello storico­ sociale, ci si richiama da una parte al nichilismo russo che sorge verso la metà dell' Ottocento come reazione al dispo­ tismo zarista. E' sufficiente fare i nomi di J. Turgenev, di L. Tolstoj e di F. Dostoevskij.

E

dall'altra ci

si richiama ai

noti teorici dell'anarchismo presenti sempre nello stesso periodo, come P. J. Proudhon e i due grandi spiriti liber­ tari russi M.

Bakunin e P. K.ropotkin.

Per quanto riguarda il rapporto con Marx ed Engels si può constatare come essi abbiano riconosciuto subito in Stir­ ner un pensatore quanto mai originale, anche se ovvia­ mente pericoloso per le loro problematiche. Non si deve

1 MAX STIRNER, L Unico e la sua proprietà, a cura di G. Penzo, Mursia, Milano, 1990. Sul pensiero di Stirner, Cfr. G. PENZO, Max Stimer. La rivolta esistenziale, Marietti; Genova, 1992 (terza ed); P. CIARAVOLO, Max Stimer. Per una teoria dell' Uniro, Cadmo, Ro­ ma, 1982; R. ESCOBAR, Nel cerchio magiro. Stimer: la politica dalla gerarchia alla reciprocità, F. Angeli, Milano, 1986; A. LAGANÀ, Scritti su Stimer, Il Paniere, Verona, 1988. 7

Giorgio Penzo

dimenticare che essi sono a tal punto colpiti dall'opera L 'Unico e la sua proprietà, appena pubblicata, da scrivere assieme, dal novembre del 1 845 fino all'estate del 1 846, quell'ampia opera critica che porta il titolo di San Max. Si tratta di una risposta polemica ancora più ampia della stessa opera di Stirne:r2. A riguardo si può pure sottoli­ neare che San Max non si esaurisce soltanto in una pole­ mica più o meno accesa nei confronti del filosofare di Stirner, ma si rivela anche preziosa per comprendere lo svolgimento interno delle stesse problematiche di Marx e di Engels. Alcuni tratti del pensiero filosofico di Stirner sono stati messi in luce lentamente e con fatica. E ciò anche perché l'impostazione filosofica di fondo di Stirner è, come quella di Nietzsche, non solo al di fuori ma pure in forte polemica con la tradizione del pensiero occidentale. Sotto l'angolo visivo filosofico, Stirner viene posto per lo più tra i rappre­ sentanti della sinistra hegeliana oppure viene visto come precursore di un nichilismo esistenziale quanto mai radi­ cale. In fondo, egli viene considerato come rappresentante di un umanesimo del tutto negativo. Proiettato nell'ambito del pensiero occidentale, egli viene definito come I' anti­ Socrate per eccellenza. Ritengo a riguardo che il limitarsi a sottolineare la critica radicale al pensiero occidentale che Stirner opera prima di Nietzsche non sia sufficiente per chiarire l'apporto originale del pensiero stirneriano.

2 Questa critica si trova nell'opera Ll.deologia tedesca. che si compone

di due parti chiamati libri. Nel primo libro, che non è solo il più am­ pio ma pure il più importante, si parla di Feuerbach e del concilio di Lipsia A quest'ultimo sono dedicati i due capitoli 'San Bruno' (Bruno Bauer) e 'San Max' (Max Stirner). Il secondo libro è costituito da una critica al socialismo tedesco nei suoi vari profeti. La denominazione 'Concilio di Lipsia' che in origine doveva essere il titolo dell'opera, trova la sua ragione nel fatto che B. Bauer e M. Stirner vengono con­ siderati in modo burlesco come i santi padri della chiesa Nella sua forma integrale Ll.deologia tedesca appare solo nel 1927 in Russia e dal 1932 entra a far parte dell'edizione critica. L'edizione italiana a cu­ ra di C. Luporini è del 1958 (K. MARX, F. ENGELS, L'ideologia. te­ desca., Editori Riuniti, Roma, 1958). Luporini sottolinea tra l'altro l'importanz a di Stirner per comprendere lo svolgimento dello stesso pensiero di Marx. 8

Giorgio Penzo 2. Max Stirner, pseudonimo per Johann Caspar Schmidt, nasce a Bayreuth il 25 ottobre 1806 e muore a Berlino il 25 giugno 1856. La ragione di questo pseudonimo consi­

ste nel fatto che il filosofo aveva una fronte (ted. Stirn) molto alta (max.ima-Max), come si può constatare dall'unico disegno che Engels ci ha lasciato di Stirner. Lo scritto, L 'unico e la. sua proprietà. (Der Einzige und sein

Eigentum), pur portando la data del 1845, esce a Lipsia nel novembre del 1844, anno L'editore è

O.

in cui nasce Nietzsche.

Wigand che per le sue tendenze anticon­

formiste viene privilegiato dai pensatori della sinistra hegeliana. Poco si conosce della vita di Stirner. Egli dedica la sua opera alla seconda moglie Marie Dahnhardt, che presto lo abbandonerà, lasciandolo nella più completa solitudine e miseria. Muore a Berlino a soli 49 anni in una squallida stanzetta, oppresso dai debiti e abbandonato da tutti i suoi amici. Solo B. Bauer accompagnerà la salma dell'ormai ignoto pensatore. Per quanto riguarda la sua carriera scolastica e universita­ ria si sa che Stirner è dal 1818 al 1826 allievo del liceo classico di Bayrnuth e che dal 1826 al 1833 studia nelle università di Berlino, di Erlangen e di Konigsberg. Tra i corsi seguiti, vi sono quelli presso Hegel e Schleiermacher. Non conosce il dottorato ma solo una facultas docendi

limitata, che non è valida per l'insegnamento statale. Della sua attività didattica è noto soltanto che egli insegna a Berlino in un istituto femminile dal 1839 al 1844, cioè fino alla pubblicazione della sua opera fondamentale. Dal 1842 scrive diversi articoli in giornali e riviste, e pubblica

pure delle traduzioni. Si può ancora ricordare, anche se non

è rilevante per capire la sua problematica, l'opera

storica che Stirner scrive dopo il fallimento dei moti rivo­ luzionari in Europa del 1848 e il conseguente trionfo della reazione. Queste brevi notizie si leggono nell'unica biografia di Stir­ ner dal titolo Max Stirner. Sein Lehen und sein Werk che esce a Berlino nel 1898. L'autore è il poeta anarchico J. H.

9

Giorgio Penzo Mackay

(1864-1933)3.

Questi era riuscito con passione e

pazienza a mettere assieme alcuni frammenti biografici dell'inf�lice filosofo ormai del tutto dimenticato. Mackay ha soprattutto il grande merito di essere riuscito a racco­

di Stirner pubblicati in riviste e giornali. 1898 la prima edizione degli Scritti minori di

gliere alcuni saggi Esce così nel

Stirner1.

Si tratta di saggi di fondamentale importanza, tra

i quali il più significativo porta il titolo di «Rezensenten Stirners». Sono risposte critiche che Stirner dà, sempre nel

1845,

ad alcuni pensatori che egli stesso aveva chiamato

in causa nella sua opera, come F. Szeliga, M. Hess e in modo particolare L. Feuerbach. Se la vita di Stirner non è stata accarezzata da particolare

fortuna, altrettanto si deve dire del destino della sua opera L 'unico. Appena esce, viene posta subito sotto sequestro dal governo della Sassonia per il suo carattere quanto mai anarchico Poco dopo viene revocato il mandato di cen­ .

sura, perché lopera è giudicata troppo assurda per essere presa sul serio. Dopo aver suscitato al suo apparire un interesse sensazionale che dura solo un anno circa, lopera scompare per qualche tempo. A partire dal

1882,

anno

della seconda edizione presso Wigand, il nome di Stirner riappare

con

sempre maggior insistenza nel mondo cultu­

rale tedesco. Ma solo nel

1893,

quando

L'unico

esce in

edizione economica presso Reda.m, il pensiero di Stimer diventa accessibile a

un

vasto pubblico. Da allora inco­

mincia la sua popolarità. Si può così constatare come all'inizio del secolo la fama

di

Stimer si convalidi sempre

più. Già nei primi anni del Novecento compaiono le prime traduzioni, che in breve si possono leggere in tutte le prin­ cipali lingue del mondo. Nel

1 902

appare la prima tradu­

zione italiana.

H. MACKAY, Max Stirner. Sein Leben und sein Weik; Berlin 1898. La seconda edizione del 1910 è arricchita di una breve appen­ dice sulla rerezione degli studi stirneriani dal 1898 al 1909. 4 J. H. MACKAY (a cura di), Max Stimer Schrilten w1d seine Entg