Il grande racconto dell'evoluzione umana
 8815247343, 9788815247346 [PDF]

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Zitiervorschau

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... e a mia madre

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I

Giorgio Manzi

Il grande racconto dell'evoluzione umana

Società editrice il Mulino

I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet: www.mulino.it

ISBN

978-88-15-24734-6

Copyright © 2013 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 dalla Litosei, via Rossini IO, Rastignano (Bo) www.litosei.com Stampato su carta Symbol Freelife Satin di Fedrigoni S.p.A. prodotta nel pieno rispetto del patrimonio boschivo Legatorialeb srl, Villanova di Castenaso (Bo) \vww.legatorialeb.it

Indice

Prologo

I.

Il.

III.

IV.

p.

9

Il posto dell'uomo

15

1. Per una Storia Naturale

15 19

2. L'adozione del... cranio 3. Un «creazionista» ispirato

25

4. Evoluzione e adattamento

29

L'errore di Lamarck

37

1. C'era una volta una giraffa

37 43 47

2. Selezione naturale 3. Come nasce un'idea 4. La scelta sessuale

54

Una nuova biologia

61

1. L'abate che (quasi) fondò la genetica

61 64

2. Genotipo e fenotipo 3. Ortodossia, sviluppi ed eresie 4. Una X nel ciclo dell'azoto

71

Il pianeta delle scimmie

87

1. Identikit tassonomico

2. 3. 4. 5. 6. 7.

I primi della classe Un modo di vedere il mondo Saltano e si arrampicano Proscimmie e scimmfe Aplorrine, cioè noi Antropomorfe: ossa e denti

80

87 92 97 104 110 116 124

6

V.

VI.

Indice

Sulle tracce dell'antenato

p. 135

1. «L'uomo e le scimie» 2. Neandert(h)al 3. Alla ricerca dell'anello mancante 4. Si aprono le porte dell'Africa 5. Lucy, la star 6. Fine di un paradigma

135 139 143 147 152 160

Storie assai lontane

169

1. Misurare il tempo profondo 2. Tutto in un anno 3. Teorie sull'origine dei primati 4. Scimmie del Paleogene 5. Scialuppe del tempo 6. Un passaggio cruciale 7. L'epoca d'oro delle antropomorfe

169 175 182 186 192 197 202

VII. Origini africane 1. Una scienza interdisciplinare 2. Specie, tribù e coalescenze 3. Radici o «esperimenti»? 4. Bipedi, quasi come noi

5. Australopithecus 6. Lucy e le sue sorelle

VIII. Il bivio adattativo 1. Australopitecine «robuste» 2. Compare il genere Homo 3. Facciamo ordine 4. In Africa, ancora per un po' 5. La metafora del fiume

213 213 218 226 237 245 251 259 259 264 273 281 290

Indice

IX.

Diffondersi, diffondersi ... 1. 2. 3. 4. 5. 6.

X.

Estremo Oriente Alle porte dell'Eurasia, e oltre Primi europei Lo strano caso dell'uomo di Ceprano Uomini del «tempo di mezzo» Neanderthal: DNA e molto altro

7

p. 299

299 306 315 322 328 335

Homo sapiens

349

1. 2. 3. 4. 5.

349 356 363 371 375

Entra in scena Homo sapiens La rivoluzione ontogenetica Il destino dei Neanderthal (e non solo) Razze, no grazie Il colore della pelle

Bibliografia

385

Indice analitico

421

Crediti iconografici

429

Prologo

I

n principio era la scimmia. Anzi, una miriade di scimmie. Poi, intorno a 4 milioni di anni fa, abbiamo la comparsa dei primi Australopithecus. Ci sono peraltro resti fossili antichi quasi il doppio, che potrebbero indicare l'esistenza di ominidi bipedi, forse nostri antenati, che arrivano fino a 7 milioni di anni fa. In ogni caso, ci troviamo in un'epoca non distante da quella in cui vengono collocate le radici della nostra linea evolutiva in base ai calcoli del cosiddetto «orologio molecolare» (ne riparleremo), attraverso i quali possiamo stimare fra 5 e 6 milioni di anni fa (in seguito useremo la notazione «Ma» per milioni di anni fa e «ka» per migliaia di anni fa) l'epoca della separazione dall'antenato che abbiamo avuto in comune con le scimmie antropomorfe africane. Nei milioni di anni successivi, specie del genere Australopithecus e di altre forme affini si adattarono e diversificarono ai limiti delle foreste e nelle savane dell'Africa orientale e meridionale. Erano simili a degli scimpanzé, ma avevano insolite caratteristiche dentarie (come la riduzione dei denti canini) e, soprattutto, erano bipedi: fra i vari adattamenti, questo di certo è stato determinante per i successivi sviluppi dell'evoluzione umana. Solo in seguito iµizierà quel progressivo sviluppo della scatola cranica e del cervello che si è accompagnato ai progressi tecnologici degli uomini del Paleolitico e allo sviluppo delle proprietà intellettive, comportamentali e culturali che sono proprie degli esseri umani. Con la comparsa di creature che possiamo definire umane - Homo quindi, anche se non ancora Homo sapiens (che in seguito abbrevieremo in H. sapiens, e analogamente faremo per tutti i nomi di genere usati più di frequente) - abbiamo i protagonisti della prima grande diffusione geografica dell'evoluzione umana. Intorno a 1 milione e mezzo di anni fa, incontriamo anche fuori dall'originaria culla africana uomini dal cervello relativamente piccolo ma dalle gambe buone, con in mano manufatti ancora primordiali. Li incontriamo quando si sono ormai già disseminati in gran parte dell'Africa, nel Vicino e nel Medio Oriente, fino a raggiungere i lembi più orientali del continente asiatico e poi a disperdersi verso le latitudini più settentrionali di buona parte dell'Europa. A seguito di una diffusione geografica

10

Prologo

tanto vasta e in ambienti così differenti tra loro, i nostri antenati si differenziarono in varietà geografiche e anche in specie distinte. Da questa variabilità emersero forme umane con storie e destini differenti, compresi i Neanderthal, padroni delle terre a nord del Mediterraneo per centinaia di millenni. Compresi noi stessi, uomini dalle mani abili e dal grande cervello globulare; cioè noi H. sapiens. Intorno a 200 mila anni fa fecero dunque la comparsa sulla scena anche i più antichi rappresentanti della nostra specie, dapprima in Africa (di nuovo!) e poi via via negli altri continenti. Questi uomini di aspetto moderno si resero quasi subito protagonisti di manifestazioni sorprendenti e mai viste in precedenza, caratterizzandosi per la rapida successione della loro evoluzione culturale. I graffiti rimasti ancor oggi impressi sulle pareti rocciose delle caverne franco-cantabriche, nei ripari sotto roccia del Sahara centrale e in tanti altri luoghi in giro per il mondo rappresentano bene queste nuove capacità e sono i presupposti di quel sistema di rappresentazioni simboliche che, decine di migliaia di anni dopo, è davanti ai vostri occhi, sotto forma di linguaggio scritto. Il nostro racconto inizia proprio con una riga (di linguaggio scritto): una riga importante, però, una riga che contiene una predizione. Sì, una sorta di predizione; o, per dirla meglio, l'ipotesi scientifica che nelle prossime pagine proveremo a vedere se e in che misura si sia potuta avverare. Eccola: « ... luce si farà sulle origini dell'uomo e la sua storia». Fu Charles Darwin (ne riparleremo diffusamente) a buttarla lì come per caso, nel 1859, in fondo a una delle ultime pagine di un libro che doveva cambiare radicalmente il corso delle scienze biologiche e del pensiero scientifico in generale: On the Origin o/ Species, ossia «L'origine delle specie». In questo libro, che ha segnato una vera e propria rivoluzione culturale, Darwin spende dunque per la nostra specie una sola riga. Passerà più di un decennio quando dedicherà un intero trattato in due volumi al tema dell'origine dell'uomo, ma qui ... appena una riga. Il giorno dopo, però, quando tutte le 1.250 copie del libro erano andate esaurite, un solo argomento martellava insistentemente le coscienze e riempiva le cronache: la derivazione degli uomini (e delle donne) dalle scimmie, cioè la nostra parentela con i «bruti». La natura di noi esseri umani come specie rappresentava allora, come oggi, il bersaglio grosso e, pertanto, andava trattato facendo uso di competenze specifiche e prudenza, combinando capacità di analisi e sensibilità antropologica. L'idea dell'evoluzione biologica non darebbe fastidio se riguardasse solo i fringuelli e le tartarughe, i coleotteri e le

Prologo

11

querce, o tante altre creature, piante o animali che siano. Il problema siamo noi, il problema è H. sapiens. In effetti, il nostro racconto rischia quasi di confondersi con quello di un mito delle origini. Una raccolta di scritti di paleoantropologia, la scienza delle nostre origini, può ricordare il racconto evocativo di un passato che non c'è più. Il racconto delle origini non di un popolo, ma di tutti gli esseri umani. Argomento e compito delicati quelli della paleoantropologia, dunque: un po' scienza e un po' «narrativa». Non basta però raccontare, è necessario avere in mano dati concreti, proporre modelli e saperli mettere alla prova di nuove evidenze. Bisogna insomma poggiare i piedi su un terreno solido, usare tutte le strategie e le tecniche del metodo scientifico e infine, solo allora, iniziare a narrare. Questo fa la paleoantropologia e questo faremo noi nelle prossime pagine. D'altra parte la domanda sta lì, antica come noi stessi: chi siamo e da dove veniamo? In fondo è per questo che ho deciso di riprendere in mano il lavoro di molti anni, in modo da provare a raccontare questa storia per intero. Il risultato spero sia utile per comprendere meglio la nostra natura e il nostro divenire come creature viventi. Il mio intento è infatti quello di disegnare un profilo, certamente incompleto, dell'umanità in quanto specie animale. Una fra le tante; non dimenticando né le sue prerogative né le sue grandi responsabilità di dominatrice del pianeta. Partiremo dagli albori dell'antropologia come scienza, senza andare troppo indietro nel tempo, per incontrare nel '700 la visione quasi profetica di Buffon e le trattazioni analitiche di Blumenbach. Era il secolo dei Lumi e si mettevano le fondamenta anche per quella scienza che, sotto il nome di «Antropologia», prese presto il significato di «storia naturale dell'uomo». Incroceremo queste vicende con l'incalzante idea di evoluzione, così come si fece strada attraverso l'opera di uomini quali Linneo e Darwin, Mendel, Mayr e Gould. Con le loro storie attraverseremo anche gli ultimi due secoli e parleremo a lungo di evoluzione, che è un fatto, e di selezione naturale: la teoria che spiega il fatto. Ne vedremo l'incerto apparire e il divenire sempre più solido, basato ormai su un formidabile corpo di conoscenze. Durante questo percorso daremo più che un'occhiata al mondo dei primati: lemuri, scimmie e scimmie antropomorfe. Sono il nostro contesto biologico, quello di cui noi stessi siamo parte. La prospettiva che adotteremo si baserà sull'osservazione delle caratteristiche anatomiche, innanzi tutto quelle scheletriche e dentarie, ma cercheremo anche di trarre da ossa e denti, antichi e attuali, alcune considerazioni

12

Prologo

interessanti sul piano funzionale, ecologico ed evolutivo. Cercheremo di conoscere qualcosa in più di loro, anche per comprendere meglio noi stessi. Un accenno a parte meritano i manufatti dei nostri antenati e in particolare quelli artistici, magari con funzioni magico-religiose, a cui andrebbe dedicato un libro a sé. Nell'ultimo inserto illustrato ci siamo limitati a una essenziale campionatura di realizzazioni comunemente raccolte nella denominazione «arte preistorica», oggetti cioè che rivelano una sorta di «intenzionalità artistica», le cui prime manifestazioni si collocano non molto tempo dopo la comparsa della nostra specie, Homo sapiens, svariate decine di migliaia di anni fa. Non sfuggirà come nella rappresentazione della fauna lussureggiante, nel senso della spazialità o nella riproduzione del corpo umano, i nostri antenati diano prova di una consapevolezza tecnica matura e di aver acquisito le strutture del linguaggio simbolico-astratto, padroneggiando con grande abilità procedimenti espressivi complessi (tridimensionalità, effetti di prospettiva, stilizzazione, uso del colore, resa del movimento, capacità di sfruttare ai propri fini le asperità della roccia ... ). Rozzi o raffinati, che cosa celebravano, che cosa propiziavano gli artisti preistorici? La caccia, come nei meravigliosi pannelli di Lascaux, la nascita e la fertilità, come nelle turgide ed eccessive statuette femminili che chiamiamo «Veneri paleolitiche»? L'individualità, come nelle impronte di mani ribadite a centinaia nella grotta di Gargas? Certo è che la forza di irradiamento di queste opere e l'emozione che trasmettono ne hanno fatto un riferimento per tanta arte contemporanea. Per questo abbiamo voluto accostare alcune opere di artisti contemporanei ai manufatti preistorici: libere associazioni visive che testimoniano di un dialogo affascinante e ininterrotto. Concluderemo con una lunga incursione nel tempo profondo: prima attraverso la narrazione di alcuni episodi chiave della ricerca paleoantropologica e poi descrivendo le scoperte, le ricerche e le interpretazioni più recenti. Scopriremo così che, grazie al lavoro appassionato di cacciatori di fossili e di ricercatori di varia formazione scientifica, dagli scavi e dalle analisi di laboratorio si è nel tempo venuta a ricomporre un'affollata galleria di antenati della nostra specie. E scopriremo che buona parte della variabilità della specie umana, anche se di certo non tutta, è da mettere in relazione agli ad~fta~e_nti che sono stati acquisiti nell'incessante confronto con ambienti'd1versi, un confronto avvenuto nel corso della storia delle differenti popolazioni e, più indietro, nel tempo profondo, delle varie specie che ci hanno preceduto. Vediamo allora di capire meglio tutto questo e, dunque, iniziamo.

·Capitolo j ·

Dove in pieno secolo dei Lumi nasce l'antropologia, che si attrezza con un metodo di lavoro e si candida a rappresentare la «Storia Naturale dell'uomo», mentre c'è chi propone una classificazione delle creature viventi e, inconsapevolmente, svela le genealogie del!' evoluzione.

A

ntropologia come Storia naturale dell'uomo. Secondo molte storiografie del pensiero scientifico dobbiamo questa espressione e la fondazione stessa dell' antropologia come scienza moderna a Georges-Louis Ledere conte di Buffon, nato in Borgogna nel 1707 e morto a Parigi ottant'anni dopo, nel 1788. Nel corso di quasi mezzo secolo, a partire dal 1749, Buffon realizza un'opera colossale e di grande influenza sul pensiero filosofico e scientifico dei decenni a venire. Stiamo parlando dei 36 volumi della sua Histoire Naturelle (Storia Naturale, appunto) Générale et Particulière, dei quali uno è dedicato monograficamente all'uomo.

1. Per una Storia Naturale Per Buffon e' è continuità tra le forme viventi. La descrizione della loro diversità diviene la decifrazione di un processo storico, l'identificazione di una catena di cause ed effetti, la narrazione di una storia della natura alla quale l'uomo non è estraneo. Buffon accetta come normale il cambiamento nel corso del tempo e intuisce la grande antichità della Terra. Da un momento, per l'epoca quasi fantastico, in cui il pianeta si è distaccato dal Sole, dopo il raffreddamento della superficie del globo e dopo la formazione delle prime molecole organiche, si sarebbe avuta una storia della vita tutta da indagare per i naturalisti di là da venire. Abbiamo dunque una continuità verticale (nel tempo), ma anche una continuità orizzontale di relazioni tra le forme viventi, come risultato della loro storia e della loro comune natura.

16

Capitolo 1

Se pensiamo che ci troviamo a metà del '700 è davvero sorprendente. Buffon vede realtà dinamiche nel corso del tempo, e si inserisce a pieno titolo nella lista degli «anticipatori» del pensiero evoluzionistico, che solo nel secolo successivo troverà un'impostazione più lucida e una teoria solida con Darwin e gli altri. E nel quadro della storia naturale che si va dipingendo, l'uomo appare come primus inter pares. Sembra quasi un presagio per le generazioni a venire, richiamato non molti anni fa dall'efficace titolo di uno dei libri del mio collega Robert Foley, Another Unique Species (1987), un ossimoro che potremmo parafrasare così: una specie unica fra le tante. Insomma, siamo speciali, ma un po' come sono speciali tutti gli esseri viventi, ciascuno con le sue proprie specialità. In pieno secolo dei Lumi, dunque, Buffon colloca senza problemi l'uomo fra gli altri animali. Qualcosa di simile stava facendo in quegli stessi anni Linneo, che si era dato il compito

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