I Cesari [PDF]

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I

CESARI

DELL' IMPERATORE GIULIANO,

Dalla Tipografia di Commercio:

LIBRARY

OF THE UNIVERSITY Of llMNOis

2a2UAcogni religioso :

lettore, se

non

venisse

opportunamente

dichiarato.

Fu

Giuliano, siccome per

de' suoi d'

fatti

ingegno

animo

,

si

acutissimo

istrutto

la

storia

comprova, principe e

altissimo

di

profondamente

nell'arte

governare , e valentissimo a un tempo in quella della guerra , amator grande della giustizia e del bene degli uomini, atto, per le eminenti quadifficile di

lità

sue e per

le

sue virtù

,

a restituii

li re

all'

terno

Imperio

y

buon ordine nelF

il

in-

e presso le nazioni straniere la

pristina gloria e potenza

,

se egli fosse

vivuto più a lungo. Ne certamente nella tanta serie de' Cesari che o il precedettero

,

o

gli

successero

,

troverassi

andato innanzi vuoi nella capacità | vuoi in volontà risoluta, giacche poco più che di queste possiamo noi ragionare avuto riguardo al brevissimo tempo in cui regnò. E gli uomini che si sono fatti a contanto più siderare questo principe detrovarlo giustamente hanno potuto che uè gno di ammirazione , quanto dosuoi alla nascita né alle cure de' vette egli F avviamento felice per cui di

leggieri chi gli

sia

j

,

si

trasse agli abiti

nimi

virtuosi

e

magna-

osservarono

che in esso lui si passata avendo la più parte della età sua, e quella singolarmente nella quale l'uomo dee formarsi, nell'avvilimento e nel terrore. Conciossiachè la storia narra come il padre suo, e il suo :

maggior fratello ; e tutti i parenti suoi furono dall' imperatore Costanzo tratl*

63 a perire per la sola ragione

,

die

un

siccome fu colui , vede un nemico in chiunque possa succedergli ed è noto che la famiglia di Giuliano per ragione di sangue era chiamata al trono di Costantino qualunque volta mancati fossero i discendenti di lui. La sola tenera età di Giuliano la pietà di e dicesi anche più Eusebia , moglie cfi Costanzo, salvò dalla strage comune lui e per alcun tempo anche Gallo; ma egli dovette comprare la propria salvezza primieramente con aspra prigione in un despota

crudele

,

;

,

9

castello, poi colla relegazione in

una

piccola città dell'Asia, e per sopra ppiù,

per temperare le sospizioni delFImperadore , fu costretto a farsi cherico. Finalmente la fortuna il levò dalla oscurità, poiché, andando di male in peggio le cose dell' Imperio , la necessità costrinse lo zio che dianzi lo avea proscritto, a dichiararlo Cesare. Se non che spedito al governo delle j

Gallie , minacciate dai Barbari e saccheggiate dai ministri dell' Imperadore,

64 gli

.

si

torità

Fu

negarono truppe, denari e l'auopportuna. in questa



disastrosa situazione

che Giuliano incominciò a dimostrare di che forza d animo egli fosse pieno imperciocché in pochi mesi riordinata, mercè le più insistenti sue cure, l'interna amministrazione, potè procac7

:

ciarsi la fiducia de' Galli

provincie

Germani. il

dell'

Si vide così in lui

capitano valente e

sto ed

umano.

particolarità

Gallie,

,

e salvare le

Imperio dal

E

il

furore

magistrato giu-

muovono

del procedere

quando

si

dei

ad un tratto a stupore le

suo

consideri

la

nelle lotta

continua ch'egli ebbe a sostenere contro la mancanza d' ogni conveniente sussidio, e la malignità di chi, dovendolo per officio secondare in tutte cose , attraversava le sue operazioni ; siccome muove a dispettò la condotta che seco lui tenne Costanzo , che quanto di salutare e di grande Giuliano avea fatto per la salvezza e la gloria dell' Imperio , gli fu volto a celpa , ^ si venne a richiamarlo dal

65 governo meritato

in ,

cui

egli

per trarlo

aveva nelle

ben



insidie

cfi

ima Corte perfida e sanguinaria. L'esercito però non consentì a tanto affronto

y

e

sollevatosi

contro Y iniquo ordi-

lo costrinse ad assumere

ne , di Augusto

il

titolo

ponendolo nella dura necessità di scegliere tra la morte e la guerra j e ad ogni altra considerazioni? preferendo la salvezza dell' Imperio vacillante troppo manifestamente sotto y

,

i

crudeli capricci "di

un tiranno mac-

chiato di sangue, e diffamato per ogni genere di violenze e di rapine.

La marcia di Giuliano fatta attraverso dei paesi de' Barbari per recarsi dalle Gallie neirillirio, vien riguardata generalmente come un capo d' opera, unico nella storia. Costanzo in quel tempo

era morto; e per fortuna l'avvenimento di Giuliano al trono non ebbe a costare una stilla di sangue ; ben riempì tutti di grande speranza ; smentì. Im•riè per parte sua egli la perciocché in sedici mesi di regno egli assicurò le frontiere dell' Imperio e j

66 la giustizia é fiorir dappertutto alla clemenza; Corte come economo ]a nel Campo severo co' magistrati da lungo tempo avvezzi alle coacussioni nemico dei delatori ; d' ogni maniera perelonatore generoso degl insulti , e di tale animo , che udendo accusarsi uno di portar abiti di porpora , risero bati per legge de' passati imperadori sotto pena di morte al solo principe,, jiè mancare a colui amai più per pareggiarsi al sovrano se non che gli sti* valetti rossi, ordinò che gli si recassero i suoi. Per tale maniera ove sotto Costanzo tutto era confusione , arbitrio^ depredazione, fanatismo, persecuzione , crudeltà , egli stabilì V or* dine, la tranquillità, V osservanza delle

feee

;

;

7

leggi

,

la tolleranza, la libertà.

^imamente

E

mas-,

furor delle sette, che da tanti anni avea riempiuto ogni angolo il

di scandali e di macelsuo primo sguardo fu costretto già presagiva a dileguarsi. E tutto che un nuov' ordine sarebbe dato alle pubbliche cose , oiide richiamare la dell'

li

,

Imperio

al

,

forza e la

dignità dell'Imperio air an-

Per

compiere la quale impresa y non rilui più che di abbassare la potenza de' Persiani , i soli nemici che allora Y Imperio avesse con forte esercito andò ad attaccarli. L antica storia ha pochi esempi delle grandi cose da lui operate nel primo aprir la campagna. Ma sul punto di rovesciare, come Alessandro , la potenza persiana spinto dall' ardor della pugna contro i nemici senza essere armato d' altro che dello scudo , il giavellotto di un persiano il ferisce. Egli morì in seno della vittoria , come Epaminonda , tranquillamente conversando to' filosofi che F aveano accompagnato a quella impresale ricusando d' esercitare il diritto più lusinghiero per un quello re che non può vivere più di nominarsi un successore. I Persiani lungi dal vantarsi della sua morte y r attribuirono al tradimento de' Romani: con che furono qertamente ingiusti , non essendo essa stata che P effetto tica fortuna.

magnanima manendo a

e bella

,

7

,--

:

68 un semplice

di

accidente di guerra

;

ma

con ciò manifestarono la stima che conceputa aveano per questo principe , quantunque loro nemico. La pace vergognosa che dopo la morte di lui i

Romani

sottoscrissero

,

e le

calamità

poscia sopraggiunte all'Imperio

presso

i

posteri

giormente

non avea

Ma

in

il

esaltato

,

anche

hanno mag-

merito di Giuliano. Egli

allora che trentadue anni.

mezzo

a sì belle qualità

di

che Giuliano fu adorno, egli ebbe un gran torto. Nato nel seno della religione cristiana che Costantino avea adottata per sua , per quella della sua famiglia e dell' Imperio , declinò da essa , e se ne fece nemico , proposto essendosi di rilevare in luogo di quella 1' antica. Al quale intendimento., fosse effetto del naturale suo umanissimo fosse finezza d' ingegno , né forza usò egli, né violenza, né rigore di pene; ,

,

ma i

scaltrissimo artifizio ?

di far valere

modesti principii, pe quali

la religione

cristiana nei tre secoli antecedenti tro-

vato uvea persuasio&e in tanta

molti-

,

6^ tùdine

uòmini ;' voglio- dire la semde costumi T la povertà de' suoi

d'

7

plicità

ministri

,

la tanto predicata

massima

,

e nel confronto della general corruttela

singolarmente le

vanità

solo

e

pensiero

preziosa gì'

,

di

essendo

sprezzare

della

interessi il

Cielo

terra delle

cure de' Cristiani. Ed egli lì colpiva con q&est'arma acerbamente, nel tempo in cui , per le istituzioni di Costantino ? V ecclesiastica gerarchia trovavasi solennemente onorata della partecipazione della pubblica autorità , e per ogni genere di munificenza chiamata alla fortuna stessa dell' Imperio. Per la qua! cosa , nìuno dee meravigliarsi della mala fama in cui è caduto il nome di Giuliano , stata essendo comune opinione che a struggimento -della cristiana religione ben più formidabile attentato fu questo suo, che tutti insieme quelii^che la fierezza de' passati persecutori avesse in addietro posto in opera. Giuliano poi nel

medesimo tempo opponeva sotto le forme dell'antica religione, che qua!

7° era tenuta dai popoli giustamente avea perduto ogoi credi te, un sistema di deismo simbolico , fatto così che la snaturava in gran parte , associandola ad un ascetismo non mai conosciuto, e che facilmente si concepisce adottato da lui , mescendo le visioni platoniche alle stoiche rigidezze, quasi volesse conciliare insieme i due culti ehè allora dividevano l'Imperio. Quindi per avventura nacque e quel continuo suo sacrificare v onde più che pontefice , fu detto struggitore d armenti , quel teologizzar suo sì frequente-.,

di

mille

sciagure.

da

Giuliano

riguardati

nella loro massa materiale, furono per essolui erroneamente attribuiti alla religione invece che alle

che

umane

passioni,

abusavano. Egli fece allora un cattivo confronto tra i Cristiani e i Pagani. I primi empivano tutto di sottili questioni , ed invocavano a sostegno delle medesime la forza del Sovrano; i secondi non aveano della

religione

avute mai querele, né discordie simili.quali Giuliano erasi abai

I filosofi

'

'79

bandonato da questa differenza noti hvne esaminata ne varii suoi rispetti traevano un argomento che non po,

teva

non confortare

giovine principe

il

nelF avversione già conceputa

per

1'

uomo

di Stato

ciò

:

che

poiché turba

F ordine pubblico è sempre sospetto. E un' altra considerazione potè forse

come uomo

clie

la

che

potessero

propria della sacriiizii

di Stato:

interpretarsi

sostenersi

e

,

umana

dalla

superbia opinione. Quella colla

non chiedeva che convito per chi li of-

inoltre

religione

feriva

di

ed era, religione antica non avea dog^

lai

vanità

nelF animo

queste

tutte

a

unirsi

Giuliano

lieto

?

,

comandati



;

e

i

ministri

non alzavansi a giudici delle coscienze, né formavano casta separata

suoi

7

per interessi dal rimanente de cittadini 7 né invocavano titolo per cui cagionar potessero turbamento negli or* clini politici o fossero in pretensione ?

di avervi

parte.

E

quantunque pure

Giuliano avesse osservato , che talora Costantino e Costanza si erauo posti

8o Chiesa

alla testa degli affari della

,

es-

primo dichiarato in faccia degli stessi Padri Niceni d essere fuori dei templi vescovo , com' erano essi dentro i medesimi e che Costanzo si sendosi

il

7

;

era condotto nelle questioni dell'arianesimo quasi intendesse di applicare alle cose della religione cristiana i dide' quali

ritti

?

1

nella

massimo della Imperadore romano

tefice

mai

esito

che potè

qualità

di

religione

ponantica

era investito;

avuto avea

il

loro

il

in-

tervento facilmente persuadergli ? che tali misure non avrebbero mai rimediato agi' incovenienti che il colpivano. Da tutto ciò possiamo dun-

que presumere

essere egli stato

fatala

niente tratto ad abbapdonare la relifione in cui fu da prima educato. ii quale risoluzione su& potè egli forse

anco sperare che non avrebbe fatto meraviglia per Y esempio ancor recente che dato n' avea Costantino; in ciò solo stando fra entrambi agli occhi del mondo la differenza , che (iQstpntino,, dichiarandosi

per

la

nuovs

religióne, cercò contro titori

un appoggio

suoi

ne' Cristiani

Si compe,

i

quali

numero nelF Impedomandavano la libertà del loro

erano già rio, e

i

in

gran

culto, ed invece egli volle fortificarsi sul trono ed assicurarsi il reggimento della Repubblica quale intendeva stabilirlo a salda conservazione della me-

desima, col partito, adora più numeroso, de' Pagani, che domandavano la restaurazione

del

culto

sotto

i

cui

auspizii l'Imperio era nato e cresciuto.

Questa politica

mischiò nello spifermezza indocile di un' anima stoica , e forse ali orror profondo che conceputo avea per le azioni sanguinarie di Costantino , e al non meno profondo disprezzo che, conforme al modo suo di vedere , gì' inspirava la conversione di quel principe. E non è certamente a dubitare, che non si ripetesse anche allora ciò che veggiamo essersi riferito di poi; cioè, che tormentato dai rimorsi delle stragi fatte della moglie , di un figlio , di un suocero , di un cognato e di un nisi

rito di Giuliano alla

m potè

;

purgazione domivenisse negata: che per-

Costantino

cercasse

ne' misterii della religione allora

nante ciò

,

si

e gli

accostasse

a'

soltanto

Cristiani

per la speranza di trovarla presso i medesimi. A ciò appunto sembra alludere Giuliano ove verso il fine de' Cesari parla di Costantino gliuolo di lui

,

d'essere qui ripetute sacre della riferite.

discreto

Il

e

religione

che posto

lettore

fa

dire

al

fi-

troppo indegne

parole %

se alle cose più

nostra

voglionsi

in chiaro

facilmente

,

ogni

compren-

che il giudizio di Giuliano sòl fondamentale del cristianesimo 3 di cui per disgrazia sua non conobbe né la santità 5 ne la efficacia, ove le derà.,

rito

lo accompagnino non può aversi che per Y effetto di una mente pregiudicata. Il che tmkzsi

debite disposizioni

inamente importava avvertire.

,

L Tu m* poeti e bolo.

hai

87 ?

Ainco*

fatto

de' retori

Ora

a

modo

incominciami

la

novella.

Giuliano.

E

tu

m

?

ascolta,

dei

un bel pream-

fecola tL

tua

88 1

Quirino invita gli Dei e Cesari

ad un

Al ai

dunque lendo Romolo i

Saturnali

,

ì

convito.

a sapere,

che vo-

in Cielo

celebrare

egli

invitò

tutti gli

Dei ed insieme anche i Cesari. Erano stati preparati pe' Numi i nella suprema regione dei letti Cielo

:

Splendido Olimpo

>

albergo degli Dei. (

E

Odiss.

)

fama che dopo Ercole sia colà salito Quirino: col qual nome, se dee darsi mente ai responsi divini } vuoisi ap « sai essere

,

I

CESARI.

INTRODUZIONE.

Giuliano»

erchè , correndo ora i Saturne dà campo il Dio agli scherzi 9 e nulla intanto io m* ho resente di giocoso e di lepido che mi metta a pensar isognerà E meco alcun poco onde presso te Jl

nali

,

;

,

\

amico mio., non rendermi ridicolo ^on freddure e scipitezze.

84 1/ Amico*

Oli! chi v'ha sì grosso d'ingeo Cesare e sì smemorato.., il quale creder possa che a scherzar con diletto giovi l' avervi pensato? lo ho stimato sempre,, che lo scherzare altro in fine non sìa che un dar posa allo spinto , e

gno

,

}

sollevarsi dalle cure,

Giuliano,

Ben

dici tu

mi veggo

io:

;

ma

in altro caso

perciocché non

pizzicare in falso nissuno

ischerzare

servirmi

,

so

né per

de' motti

al-

da veContuttociò poiché bisógna assolutamente ser-

trui, nò in ramente far

line dir cose ridere.

,

85 vire alla legge (i), vuoi tu che a conto di scherzo ti narri una novella nella quale v* ha molte cose non indegne d' essere udite ?

1/ Amico.

Anzi; e m'avrai

uditore vopoiché io non fui solito mai sprezzar gioconde novelle. E in questo gusto sono pienamente d'accordo con te e col tuo, o, per meglio dire, col nostro Piatone che egli di molte gravi cose trattò novellando. glioso:

:

(i) E probabile che Giuliano qui per legge rn~* tenda consuetudine, usanza; ma è certo che gli Ateniesi aveano una legge per la quale era vietato fare

ne' Saturnali, e in certi altri giorni festivi* cosa la non convenisse ali allegrezza della solennità,

quale

3

,

86 Giuliano.

^u

dici vero.

1/ Amico.

Ma phe novella è codesta tua che mi proferisci? Giuliano.

Non è una di quelle che Esopo $ infinse ma Y hai a ritener di Mercurio che da lui propriamente ;

:

io l'appresi.

Sia poi finzione

comprende o o un misto dell' Una e

eh' essa la

P

sia

ciò

verità

dell' altra

cosa stessa il chiarirà.