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Italian Pages 160 Year 2012
Pocket Dall’Italia di Giolitti alle due guerre mondiali, dal crollo del Muro di Berlino all’ascesa del leader russo Putin: un’articolata panoramica su fatti, avvenimenti e personaggi del Novecento. Un secolo denso di episodi storici, politici ed economici che hanno profondamente segnato l’assetto delle nazioni e il futuro stesso dell’umanità.
STORIA DEL NOVECENTO EUROPA E ITALIA AGLI INIZI ’900 – LA PRIMA GUERRA MONDIALE – DALLA RIVOLUZIONE RUSSA ALLA NASCITA DELL’URSS – L’ITALIA FASCISTA – L’UNIONE SOVIETICA E LO STALINISMO – L’ASCESA DEL NAZISMO – LA SECONDA GUERRA MONDIALE – IL DOPOGUERRA E LA GUERRA FREDDA – LA RIVOLUZIONE CINESE – LA FINE DEL COLONIALISMO – L’ITALIA DAL DOPOGUERRA ALLA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA – SUD DEL MONDO E MEDIO ORIENTE – LA CADUTA DEI REGIMI COMUNISTI – CRISI DI FINE SECOLO E NUOVE EGEMONIE
SETTORE DIZIONARI E OPERE DI BASE Testi: Fabio Amoroso, Giuseppe Baudo, Marco Campari, Stefano Fumagalli, Sonia Maffi, Walter Panetta, Romano Solbiati, Cristina Vitali e Banca dati De Agostini tratti dal volume Tutto Storia De Agostini Revisione: Alessandro Frigerio Copertina: Marco Santini ISBN 978-88-418-7880-4 © De Agostini Libri S.p.A., Novara - 2012 Redazione: Corso della Vittoria 91, 28100 Novara www.deagostini.it Prima edizione, settembre 2012 Prima edizione elettronica, settembre 2012 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le copie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org
L
a storia del XX secolo è storia di utopie e disillusioni, di guerre e rivoluzioni, di dittature sanguinarie e faticose conquiste – o riconquiste – dei diritti civili... Le vicissitudini di quello che da alcuni studiosi è stato definito il “secolo breve”, ancorandolo a due episodi estremamente condizionanti e simbolici come lo scoppio del primo conflitto mondiale e il crollo del Muro di Berlino (ma secondo altri la svolta conclusiva è da ricercarsi nell’attentato a New York dell’11 settembre 2001), sono l’oggetto di questo volume di sintesi, che intende offrire un’articolata panoramica sugli sviluppi dei grandi episodi storici, politici ed economici che hanno segnato il passato più recente dell’umanità. Un’opera capace di rispondere alle esigenze di ripasso e memorizzazione degli studenti, al fine di agevolare, attraverso molteplici chiavi di accesso, la comprensione delle grandi svolte belliche, dei più significativi movimenti partitici e dei principali interpreti della storia del Novecento. La narrazione, suddivisa in brevi capitoli monografici, è intercalata da approfondimenti dedicati a singoli episodi o a particolari aspetti culturali e sociali, la cui rilevanza viene così messa in evidenza nella connessione rispetto a una prospettiva mondiale. Gli schemi riassuntivi, le domande di verifica alla fine di ogni capitolo e un’agile cronologia completano le caratteristiche di quest’opera originale ed efficace, destinata a stimolare la conoscenza e a fornire le basi di una salda cultura storica scolastica e personale.
Guida alla consultazione Sintesi introduttiva al capitolo
Titolo di paragrafo
Titolo di sottoparagrafo
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
6 Il mondo comunista
da Kruscëv alla stagnazione
La collettivizzazione forzata dell’agricoltura e lo sviluppo accelerato dell’industria pesante, il tutto nell’ambito di una gestione economica centralizzata, provocarono nei Paesi del blocco sovietico una crescita incontrollata degli apparati statali. La volontà di difendere il sistema dalle opposizioni interne e da eventuali attacchi esterni (periodo della guerra fredda) intensificò il sistema di repressione poliziesca, già radicato nei regimi fin dalle loro origini. Da Stalin a Brežnev, passando per Kruscëv, che attraverso la denuncia del “culto della personalità” e la destalinizzazione cercò di abbandonare i metodi più oppressivi del sistema, la storia dell’URSS (e dei suoi alleati) è cronaca di ricorrenti crisi politico-economiche, di repressioni (a Budapest nel 1956, a Praga nel 1968) e del fallimento sociale del comunismo. In Cina, Mao instaurò una pesante dittatura: alla sua morte il potere passò nelle mani dell’ala oltranzista del PCC che soffocò ogni possibilità di rinnovamento.
La politica estera di Kruscev
Rivolte e crisi in Europa orientale Manifestazioni anticomuniste nella RDT
Sciopero represso dall’esercito
L’URSS dal 1945 a Kruscëv La via per la ricostruzione post-bellica in URSS era tutta in salita. Stalin impose duri sacrifici alla popolazione, controllata in modo assillante dalla polizia segreta, e sfruttò le economie dei Paesi comunisti a proprio vantaggio. Le nuove classi dirigenti comuniste in Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria e Romania furono sottoposte a periodiche epurazioni attraverso arresti e processi-farsa, che spesso si conclusero con la condanna a morte degli imputati (Laszlo Rajk in Ungheria nel 1949, Rudolf Slansky e Vlado Clementis in Cecoslovacchia nel 1952). Alla morte di Stalin (5 marzo 1953) in Unione Sovietica il potere passò nelle mani di una direzione collettiva il cui esponente principale divenne ben presto Nikita Sergeevic Kruscëv, eletto segretario del Partito Comunista nel settembre del 1953). Kruscëv avviò un processo di destalinizzazione: attenuò la politica del terrore e cercò di migliorare il tenore di vita della popolazione. Nel corso del XX congresso del PCUS, tenutosi nel marzo 1956, Kruscëv presentò due rapporti. Il primo, pubblico,
La ricostruzione in URSS: pesanti sacrifici Processi-farsa nei Paesi comunisti
L’avvento di Kruscëv
Insurrezione antisovietica
Il XX congresso del PCUS condanna la figura di Stalin 113
Testo principale con parole e concetti chiave evudenziati in nero
ammetteva la coesistenza competitiva e pacifi ca di capitalismo e comunismo; il secondo, segreto, demoliva la politica e la figura di Stalin denunciandone i crimini e i metodi dittatoriali. In questo modo il leader sovietico riuscì a estromettere dagli apparati dello Stato buona parte della vecchia nomenklatura staliniana. In politica estera Kruscëv riallacciò i rapporti con la Iugoslavia di Tito e avviò una politica di assistenza economica e militare nei confronti dei nuovi Stati indipendenti africani e asiatici.
La morte di Stalin e l’avvio della destalinizzazione suscitarono aspettative di aperture democratiche in alcuni Paesi del blocco sovietico. Il 17 giugno 1953 gli operai di Berlino Est insorsero invocando un miglioramento delle condizioni di vita. La rivolta fu però sedata dalle truppe sovietiche. ■ La rivolta di Poznan in Polonia Manifestazioni più ampie si ebbero in Polonia nel 1956. Il 28 giugno, nel centro industriale di Poznan un vasto sciopero indetto per rivendicare miglioramenti salariali degenerò in rivolta contro l’URSS. Dopo una prima repressione, le proteste non accennarono a diminuire. In ottobre, per dare un segnale di svolta, Kruscëv si recò a Varsavia dove Waldislaw Gomulka, leader comunista arrestato nel 1952 su ordine di Stalin, fu posto alla guida del partito e del Paese. Pur ribadendo l’amicizia con Mosca, il regime polacco instaurò un corso più moderato. Vi fu un rasserenamento nei rapporti con la Chiesa cattolica: il primate, cardinale Stefan Wyszynsky, fu liberato dopo tre anni di carcere. ■ La rivoluzione ungherese L’ottobre del 1956 fu caratterizzato da una vera rivoluzione in Ungheria dove, fin dall’estate, l’opposizione si era concentrata intorno agli intellettuali del Circolo Petöfi. Le richieste di studenti e operai per una svolta democratica sfociarono il 23 ottobre in una insurrezione antisovietica a Budapest che in breve tempo si estese a tutto il Paese. Imre Nagy, esponente dell’ala riformista del partito comunista, fu nominato capo del governo rivoluzionario, facendo sue le richieste di indipendenza dall’URSS e di avvio di un processo democratico aperto al pluripartitismo.
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Note a margine per la rapida individuazione dei temi principali
Il volume è composto di 21 capitoli suddivisi in due grandi sezioni: dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale e dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale di fine secolo. Obiettivo dell’opera è di favorire al massimo sia una conoscenza sintetica della storia del Novecento nelle sue principali scansioni temporali, sia l’individuazione di singole informazioni specifiche. Si tratta dunque di un volume a carattere didattico, il cui scopo è quello di fissare nella memoria le nozioni basilari della storia; uno strumento di ripasso che non pretende sforzi aggiuntivi da parte di chi abbia condotto la propria preparazione su altri testi.
Guida alla consultazione
Schema riassuntivo del capitolo
Schede di approfondimento 6 - Il mondo comunista da Kruscëv alla stagnazione
FIDEL CASTRO E IL COMUNISMO A CUBA Fidel Castro fu il principale artefice del- pia riforma agraria, la guerriglia contro la guerriglia che portò all’instaurazione il regime. Nel gennaio 1959 i ribelli endel regime comunista cubano. Contrario trarono a L’Avana. Castro prese il poteal corrotto regime di Fulgencio Batista, re e per risollevare l’economia adottò nel 1953 tentò un assalto alla caserma provvedimenti che colpirono gli interesMoncada di Santiago de Cuba: il piano si americani: gli USA risposero con sanfallì e Castro fu arrestato. Amnistiato nel zioni economiche. Il leader cubano, al1955 si trasferì prima negli Stati Uniti e lora, nazionalizzò i beni di tutte le imprepoi in Messico. se americane sul suo territorio: iniziò coCon un’ottantina di uomini sbarcò a Cu- sì la lunga era comunista (nel 1961 nacba il 2 dicembre 1956: dopo aspri com- que il Partido Unico de la Revolucion Sobattimenti, Fidel e pochi superstiti (tra cialista). Nel 1962 Castro accettò di incui il fratello Raul e il medico argenti- stallare missili nucleari sovietici nell’isono Che Guevara) si installò nella Sierra la, generando tensioni tra USA e URSS. Maestra da dove diresse, con l’appoggio Nel 2008 Fidel Castro ha ceduto il potedel popolo cui aveva promesso un’am- re al fratello Raul.
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO L’URSS DAL 1945 A KRUSCËV
Epurazioni tra le classi dirigenti dei Paesi dell’Europa orientale. Morte di Stalin (1953). Avvento di Kruscëv e XX congresso del PCUS (1956) che denuncia i crimini staliniani. Riavvicinamento alla Iugoslavia.
RIVOLTE E CRISI IN EUROPA ORIENTALE
Rivolta operaia a Berlino Est (1953). Rivolta operaia a Poznan, in Polonia (1956). Rivoluzione in Ungheria (ottobre 1956) soffocata dall’Armata Rossa; condanna a morte di I. Nagy. Costruzione del Muro di Berlino (1961). Le truppe del Patto di Varsavia reprimono (agosto 1968) la “primavera” di Praga avviata da A. Dubcek.
L’URSS DA BREŽNEV A CERNENKO
Politica repressiva e conservatrice di Brežnev (1964-82). Persecuzione dei dissidenti, stagnazione e immobilismo. Installazione dei missili in Europa, sostegno a gruppi guerriglieri nel Terzo Mondo e invasione dell’Afghanistan (1979). J. Andropov e K. Cernenko confermano la politica brezneviana.
LA CINA DA MAO A DENG XIAOPING
Conquista del Tibet (1950). Fallisce la politica maoista del “grande balzo in avanti” (1958-59) per uno sviluppo a tappe forzate del Paese. “Rivoluzione culturale” (1966) per riaffermare la leadership di Mao. Dal 1976 potere a Deng Xiaoping.
La Cina da Mao a Deng Xiaoping Nel 1950 la Cina conquistò militarmente il Tibet, attuando una sistematica politica di snazionalizzazione e di persecuzione religiosa nei confronti del popolo tibetano. Con l’URSS la Cina giunse invece a una rottura ideologica nel 1962: Mao condannò l’opera di destalinizzazione e accusò Kruscëv di “revisionismo”. Sul piano interno Mao Tse-tung impose l’organizzazione di cooperative contadine e di comuni popolari che avrebbero dovuto condurre al “grande balzo in avanti” nell’ambito di un piano di sviluppo a tappe forzate (1958-1959). Il fallimento di questo progetto, accompagnato dalla recessione economica e da drammatiche carestie, costrinse Mao allo smantellamento delle comuni: nel 1965 la sua politica fu messa in minoranza dai sostenitori delle riforme (i cosiddetti “pragmatisti”). Per riaffermare la propria leadership Mao avviò quindi la “rivoluzione culturale”, una mobilitazione delle masse giovanili e dei lavoratori all’insegna dell’egualitarismo: il movimento, che assunse forme violente e paramilitari (Guardie rosse) finì col paralizzare la vita del Paese e creò forti tensioni nel partito. Nel 1969 Mao riconquistò la maggioranza nel PCC. La lotta per la leadership si scatenò nuovamente nel 1976 con la morte di Mao: i suoi principali collaboratori (la “banda dei quattro”) furono arrestati. Il potere passò quindi a Deng Xiaoping.
Conquista del Tibet Rottura con l’URSS
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quando morì Stalin? Chi fu il suo successo-
5 Quando fu costruito il Muro di Berlino e per-
2 Quali rivelazioni furono fatte nel corso del
6 Quali
3 Chi fu posto alla guida della Polonia dopo la
7 Come si caratterizzò la politica di Brežnev
4 Cosa accadde in Ungheria nell’ottobre del
8 Perché Mao avviò la “rivoluzione culturale”?
re? 113b
XX congresso del PCUS? 114a
Il ”grande balzo in avanti”
rivolta di Poznan? 114c
1956? Chi era Imre Nagy? 114b-115a
ché? 115a
misure furono adottate da Dubcek durante la “primavera” di Praga? 115b rispetto a quella di Kruscëv? 116a-c 117c
Le polemiche con i pragmatisti e la “rivoluzione culturale”
Morte di Mao e potere a Deng Xiaoping 117
118
Domande di verifica
I capitoli sono strutturati in modo da favorire approcci con la materia a differenti livelli e si articolano nelle seguenti parti: una sintesi introduttiva, che inquadra in poche righe l’argomento trattato; il testo principale, suddiviso in paragrafi e in sottoparagrafi e corredato di note a margine per individuare i concetti che è particolarmente utile ricordare; una o più schede di approfondimento, che trattano argomenti collaterali rispetto agli sviluppi storici principali; uno schema riassuntivo finale dove sono esposti gli elementi fondamentali del capitolo; le domande di verifica per controllare autonomamente la propria preparazione (i numeri e le lettere in neretto rimandano alle pagina e alla parte di questa in cui trovare le risposte: alta “a”, centrale “c” o bassa “b”).
Guida alla consultazione
Il lettore e lo studente, in particolare, possono dunque, a seconda delle preferenze, prendere le mosse dalla sola lettura delle sintesi introduttive, o dallo studio degli schemi riassuntivi in coda a ogni capitolo; qualcuno troverà utile, non solo in fase di ripasso, scorrere velocemente le note a margine, altri si faranno invece coinvolgere nell’argomento a partire dalle schede di approfondimento. La cronologia finale offre un sintetico quadro generale della storia del XX secolo e rappresenta un prezioso strumento per la comprensione dei contenuti e per un orientamento nella sequenza temporale degli eventi. L’indice permette di reperire velocemente qualsiasi informazione e fa sì che ci si possa servire dell’opera come di un’enciclopedia.
Sommario dal 1900 alla fine della seconda guerra mondiale , 1 L Italia giolittiana La crisi alla fine del XIX secolo Il disegno politico giolittiano La politica interna La politica estera
11 11 12 14 15
2 Il mondo alla vigilia della Prima guerra mondiale 17 La Gran Bretagna di Edoardo VII La Francia tra radicali e conservatori La Germania guglielmina Spinte centrifughe nell’Impero asburgico La Russia dal 1894 a Stolypin Gli Stati Uniti e l’età progressista Le tensioni tra le potenze
3 La Prima guerra mondiale Lo scoppio del conflitto Il primo anno di guerra L’Italia dalla neutralità all’intervento Il 1915 Il 1916 Il 1917: l’intervento USA e il ritiro russo Il 1918: l’ultimo anno di guerra I trattati di pace
17 18 18 19 19 20 21 25 25 26 27 28 29 30 31 32
4 La Russia dalla rivoluzione 35 alla nascita dell’URSS La Rivoluzione di Febbraio La Rivoluzione d’Ottobre I socialisti europei e la Terza Internazionale Dalla guerra civile alla morte di Lenin
35 36 37 38
5 La situazione europea nel primo dopoguerra L’Italia dalla “vittoria mutilata” a Giolitti La Gran Bretagna e la questione irlandese La Francia La Germania di Weimar L’Austria e l’Ungheria
6 America e Asia tra le due guerre I Paesi industrializzati e la crisi del 1929 Gli Stati Uniti da Harding al New Deal L’America Latina Medio Oriente, Turchia e India Il Giappone degli zaibatsu La Cina dalla caduta dell’Impero alla “lunga marcia”
41 41 43 44 44 45 47 47 48 49 50 51 52
7 L’Italia fascista
55 Dalla fondazione dei Fasci al 1922 55 Il fascismo al potere 57 Lo Stato fascista 58
8 L’Unione Sovietica e lo stalinismo
61
Stalin e il “socialismo in un solo Paese” Il regime stalinista
61 62
9 L’ascesa del nazismo
65
La crisi della repubblica di Weimar Il nazismo al potere
65 66
10 Verso la guerra La diplomazia negli anni ’20 Le crisi degli anni ’30
69 69 70
Sommario
11 La Seconda guerra mondiale 73 Il 1939 e il 1940: guerra in Europa Il 1941: la guerra diventa mondiale Il 1942: la svolta Il 1943: il crollo del fascismo Il 1944: la riconquista dell’Europa Il 1945: la fine del conflitto
73 74 76 77 79 80
DALLA GUERRA FREDDA AL NUOVO ORDINE MONDIALE 1 Il dopoguerra e la guerra fredda Il nuovo assetto internazionale La guerra fredda La ricostruzione in Occidente La divisione della Germania Le “democrazie popolari” nell’Est europeo Dalla NATO al Patto di Varsavia
2 La rivoluzione cinese Il fronte antigiapponese La guerra civile e la conquista del potere
85 85 86 87 87 88 88 91 91 92
3 La fine del colonialismo, la nascita del Terzo Mondo 95 L’indipendenza dell’India La nascita di Israele La guerra d’Indocina La crisi di Suez Nuove tensioni arabo-israeliane La decolonizzazione in Africa
95 96 96 97 98 99
4 USA e mondo occidentale dagli anni ’50 agli anni ’80 101 Gli Stati Uniti da Truman a Reagan 101 L’Europa occidentale 104
5 L’Italia dal dopoguerra alla fine 107 della prima Repubblica Dal 1945 al 1948 Gli anni ’50 e il centrismo
8
107 109
Il centrosinistra e gli anni ’60 Gli anni ’70 e il terrorismo Dagli anni ’80 a Tangentopoli
109 110 111
6 Il mondo comunista da Kruscëv alla stagnazione 113 L’URSS dal 1945 a Kruscëv Rivolte e crisi in Europa orientale L’URSS da Breznev a Cernenko La Cina da Mao a Deng Xiaoping
113 114 116 117
7 Sud del Mondo e Medio Oriente dagli anni ’60 agli anni ’90 119 L’America Latina L’Iran dallo shah agli ayatollah Il Medio Oriente Il Sudafrica dall’apartheid a Mandela
119 121 122 123
8 Scienza e tecnica nella seconda 125 metà del XX secolo Scienza e tecnica 125 Verso la società postindustriale 129
9 La caduta dei regimi comunisti
Gorbacëv e la perestrojka Il crollo dei regimi comunisti in Europa La fine dell’URSS
10 Crisi di fine secolo e nuove egemonie
131 131 132 134 137 137 139
La guerra civile nell’ex Iugoslavia L’Italia dell’alternanza Gli USA tra concertazione e unilateralismo Il Giappone e l’Asia orientale L’ascesa della Cina Il subcontinente indiano La deriva dell’Africa
140 141 142 143 143
Cronologia
145
Indice
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DAL 1900 ALLA fine DeLLA seconDA guerrA monDiALe
1 L’Italia giolittiana La crisi autoritaria vissuta dall'Italia negli ultimi anni del XIX secolo fu superata dalla svolta impressa dai governi di Giovanni Giolitti tra il 1903 e il 1914, in una fase storica decisiva che vide anche il decollo industriale del Paese. I gabinetti presieduti dallo statista piemontese (dopo quello del 1892-93, seguirono i mandati del 1903-05, 1906-09, 1911-14) furono caratterizzati da una svolta liberale e da larghe aperture verso le esigenze delle classi sociali più deboli, ma anche da un’assoluta mancanza di scrupoli nella gestione delle tornate elettorali. Fondamentale l’ammodernamento delle istituzioni e l’adozione di un atteggiamento non più repressivo nei confronti delle opposizioni, coinvolte nella vita politica al fine di aumentare la base sociale dello Stato. Il conflitto per la conquista della Libia e l’introduzione del suffragio universale maschile segnarono gli ultimi anni dell’età giolittiana.
La crisi alla fine del XIX secolo Negli ultimi cinque anni del XIX secolo l’Italia visse un periodo di profonda crisi sociale e politica. Nel marzo 1896 Antonio Di Rudinì ricevette l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Stipulata la pace con il negus Menelik, dopo la disfatta del corpo di spedizione italiano ad Adua, in Etiopia, egli tentò di avviare una politica di controllo delle tensioni sociali all’interno del Paese. Tuttavia, nel maggio 1898 a Milano scoppiarono tumulti contro il carovita: il generale Fiorenzo Bava Beccaris fece aprire il fuoco sulla folla provocando più di 80 vittime. Gli esponenti socialisti Filippo Turati e Leonida Bissolati furono arrestati e con loro anche il cattolico don Davide Albertario. Di Rudinì, travolto dalle critiche, fu costretto a dimettersi. Lo sostituì il generale Luigi Pelloux (1898-1900), che nel 1899 presentò alcuni progetti di legge tesi a restringere le libertà garantite dallo Statuto albertino, che suscitarono però la forte opposizione dell’estrema sinistra. Alle elezioni del giugno 1900 socialisti, radicali e repubblicani conquistarono 95 seggi, sconfessando così la politica di Pelloux. Il sovrano affidò quindi il governo a Giuseppe Saracco. Il 29 luglio 1900 re Umberto I fu ucciso a Monza da un anarchico, Gaetano Bresci, per vendicare i morti dei moti di Milano del 1898. Al trono salì quindi il figlio di Umberto I, Vittorio Emanuele III (1900-1946).
Il governo Di Rudinì
1898: tumulti a Milano
La svolta autoritaria di Pelloux
L’assassinio di Umberto I
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Il disegno politico giolittiano: collaborazione e riforme Nel periodo che va dall'inizio del XX secolo fino allo scoppio della Prima guerra mondiale il grande protagonista della vita politica nazionale fu Giovanni Giolitti. Egli conL’età giolittiana servò il potere fino al 1914, con pochissime interruzioni. La sua opera di statista fu fondamentale nel consolidare lo Stato liberale e nel riformare le strutture sociali del Paese, estendendo al tempo stesso la partecipazione di nuovi strati sociali rimasti fino a quel momento estranei rispetto ai grandi processi risorgimentali. Dopo un governo Zanardelli, di cui fu ministro degli interni, Giolitti ottenne il suo secondo incarico (il primo risaliva al 1892) nel dicembre 1903. Nel corso di questo e dei successivi mandati (1906-09, 1911-14) Giolitti operò al fine di accogliere nel programma di governo le istanze , Apertura alle istanze delle opposizioni e per attrarre nell orbita dell’azione delle opposizioni legale, e quindi della collaborazione, i rappresentanti delle opposizioni più sensibili alle realizzazioni pratiche, isolando gli intransigenti (socialisti massimalisti, anarchici, repubblicani). Due ulteriori elementi nella sua strategia politica furono la capacità di creare solide maggioranze parlamentari, ottenute però anche attraverso l’uso spregiudicato dei mezzi a sua disposizione in materia di elezioni e di favori concessi a GIolITTI: la foRmaZIone dI uno sTaTIsTa Giovanni Giolitti (Mondovì 1842-Cavour mocrazia, ma la gelosia dei notabili nei 1928), dopo essersi laureato in legge nel confronti dell'uomo nuovo senza neppu1860 percorse la carriera burocratica di- re un’apparenza di passato “patriottico” e venendo consigliere di Stato. Deputato di le apprensioni suscitate tra i conservatoCuneo (1882) per la sinistra costituziona- ri dal movimento dei Fasci Siciliani, fronle, si mise subito in luce partecipando atti- teggiati dal governo senza sufficiente fervamente a varie commissioni parlamentari mezza lo circondarono di una rete di tee combattendo “la finanza allegra” del mi- naci ostilità. nistro Magliani finché, divenuto egli stes- Quando scoppiò lo scandalo della Banca so ministro del Tesoro con Crispi (marzo Romana, accusato di averne avuto parte 1889-dicembre 1890), poté lavorare al pa- in qualche modo, Giolitti fu costretto a dareggio del bilancio e al riordinamento della re le dimissioni e la sua carriera parve definitivamente spezzata (novembre 1893). contabilità dello Stato. Presidente del Consiglio dopo la cadu- Ritornato invece a responsabilità goverta del governo Di Rudinì (maggio 1892), native come ministro dell’Interno del gasi presentò alla Camera con un program- binetto Zanardelli (1901-03), dominò la ma insolitamente aperto alla compren- politica italiana fino alla vigilia della Prima sione delle esigenze di una moderna de- guerra mondiale.
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1 - L’Italia giolittiana
candidati o deputati governativi, e l’abilità nel farsi da parte nei momenti difficili cedendo la direzione del governo a uomini a lui fedeli, per poi riassumerla pochi mesi dopo in condizioni politiche più favorevoli. Dimessosi nel marzo del 1905 gli successe Alessandro Fortis, già ministro dell’Agricoltura con Peloux ma ora politicamente vicino a Giolitti, che riuscì a nazionalizzare le ferrovie nonostante la forte opposizione dei ferrovieri che, qualificati come pubblici ufficiali dal nuovo ordinamento, si vedevano negare il diritto di sciopero. Giolitti tornò quindi al governo dal 1906 al 1909, attuando fondamentali passi nello sviluppo della legislazione sociale, con la fondazione di un Consiglio superiore del lavoro (1906) di cui erano membri anche rappresentanti dei sindacati, di un Commissariato dell’emigrazione per l’assistenza agli emigrati, nonché con l’introduzione di un nuovo atteggiamento della forza pubblica e dei tribunali nei riguardi delle organizzazioni operaie e delle manifestazioni per migliorare le condizioni di lavoro. n Il coinvolgimento di socialisti e cattolici Di fronte a questo atteggiamento pragmatico e sostanzialmente imparziale rispetto al nascente conflitto tra capitale e lavoro, nel Partito Socialista Italiano si delineò una corrente disposta ad accettare il metodo democratico per ottenere la soddisfazione delle aspirazioni delle masse. Ma la progressiva prevalenza dell’ala rivoluzionaria all’interno del partito indusse Giolitti a modificare i suoi progetti. Si orientò allora verso i cattolici, favorendo una lenta conciliazione tra Stato e Chiesa che portò al superamento del Non expedit, cioè la proibizione papale che impediva ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche. Giolitti spostò le sue attenzioni soprattutto nei confronti dei cattolici intransigenti, peraltro già attivi nelle amministrazioni degli enti locali e di istituzioni sociali pubbliche, riuscendo a ottenere che l’elettorato cattolico sensibile alle direttive della gerarchia ecclesiastica sostenesse candidati liberali contro candidati socialisti, previo loro impegno a rispettare le istituzioni religiose e a non riaprire la questione romana con la Santa Sede. Il risultato fu sancito ufficialmente dal cosiddetto patto Gentiloni (dal nome del presidente dell’Unione elettorale cattolica) stipulato in vista delle elezioni politiche del 1913, le prime a suffragio universale: l’accordo portò all’elezione di 228 deputati giolittiani.
Il governo Fortis Nazionalizzazione delle ferrovie
Legislazione sociale
Il difficile dialogo con i socialisti
Il patto Gentiloni (1913)
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La politica interna
Provvedimenti per il Mezzogiorno
Riforme strutturali Il suffragio universale maschile
L’esito del disegno politico giolittiano si manifestò innanzitutto nella sostanziale neutralità nei conflitti di lavoro, a cui lo statista piemontese rimase sempre fedele nonostante le molte proteste conservatrici, cui seguì il riconoscimento delle organizzazioni sindacali e una vasta opera di legislazione sociale che favorirono lo sviluppo di un’élite operaia privilegiata e più pronta alla collaborazione. Aiutato, quindi, dall’imponente espansione economica che tranquillizzava i ceti abbienti e imprenditoriali, si avviò sulla strada di ampie riforme, sia nei confronti di aree specifiche del Paese sia di portata strutturale. Tra le prime, alcuni provvedimenti a favore del Mezzogiorno, come la legge speciale per la Basilicata (1904) per la creazione di infrastrutture e la fornitura di acqua potabile, e una serie di iniziative per lo sviluppo economico della Calabria e della Sicilia (1906). Di carattere più decisamente strutturale furono invece la nazionalizzazione delle imprese assicuratrici (1912), la conversione della rendita (cioè degli interessi sui titoli del debito pubblico) dal 5 al 3,5% (1906) e l’introduzione del suffragio universale maschile (1912), in virtù del quale gli elettori politici salirono al 24%, per passare al 29% nel 1919, aprendo così alle masse una prima via di partecipazione politica alla vita dello Stato.
lo sVIluPPo IndusTRIale e lo sTaTo Sostenuto fino al 1907 dalla favorevole spetto alle tradizionali industrie di consucongiuntura internazionale, lo svilup- mo, sviluppandosi anche grazie alla scelpo economico dell'Italia giolittiana rin- ta protezionistica attuata nel 1887. saldò il “triangolo industriale” fra Milano, Decisivo fu l’intervento statale, che soTorino e Genova (in piena espansione stenne apertamente alcuni settori, corispettivamente nei settori siderurgico, me la siderurgia, tramite le commesse e metalmeccanico e siderurgico cantieri- gli investimenti delle grandi banche. Alstico) e contribuì a creare un’articolata la statalizzazione della gestione dei telearea industriale in Val Padana. Il processo foni (1903) seguì, nel 1905, quella deldi industrializzazione fu caratterizzato da le ferrovie, che favorì indirettamente l’inun progressivo inserimento dell’Italia nel dustria meccanica, produttrice di gran mercato mondiale degli scambi, dal mol- parte del materiale rotabile. Nell'industria tiplicarsi delle società per azioni a capita- manifatturiera si assistette invece a una le anonimo e da legami sempre più stret- perdita di importanza relativa dei settoti fra industria e finanza, che consen- ri tradizionali (in particolare quello tessitirono forti investimenti e una crescen- le) e, in generale, meno attrezzati sotto il te concentrazione industriale. L’industria profilo tecnologico, di fronte all'emergepesante accrebbe la sua importanza ri- re delle più moderne produzioni.
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1 - L’Italia giolittiana
Tali iniziative non furono però esenti da battute d’arresto e forti critiche. Nel 1909, l’opposizione a una riforma tributaria indusse Giolitti alle dimissioni, che però tornò al potere nel 1911 dopo i due brevi governi di Sonnino e Luzzatti. Ma a lungo andare l’inserzione delle nuove forze popolari non consentì più al governo il tradizionale controllo delle elezioni e della Camera. L’avanzata dei socialisti, l’accentuato antiliberalismo dei nazionalisti e la presenza dei cattolici Crisi della intimorì la maggioranza dei deputati “ministeriali” che pre- maggioranza sero a sollecitare una politica più conservatrice. La solida giolittiana maggioranza parlamentare su cui Giolitti aveva contato fino ad allora venne meno, inducendolo alle dimissioni nel marzo 1914.
La politica estera Giolitti, pur senza venir meno ai vincoli imposti dalla Triplice Alleanza con la Germania e l’Austria-Ungheria, aprì il dialogo nei confronti di Francia, Inghilterra e Russia. Uno stato di tensione latente con l’Austria, la nascita del feno- Tensioni meno irredentista (che rivendicava l’italianità di Trento con l’Austria e Trieste) e il consolidarsi del movimento nazionalista (1910) accentuarono tuttavia le ambiguità della politica estera giolittiana in questi anni. n La guerra di Libia Il passaggio del Marocco sotto il protettorato francese, che lasciava la Libia come unico territorio della costa mediterranea africana non sottoposto a regime coloniale, indusse nel settembre del 1911 Giolitti (che agì con l’appoggio del re e scavalcando il parlamento) a entrare in guerra contro l’Impero Ottomano. A favore del conflitto giocarono da un lato le pressioni I motivi della guerra economiche, dato che tutta la regione era già da tempo sotto influenza italiana, dall’altro una singolare convergenza delle più diverse forze politiche e sociali: dagli ambienti cattolici ai nazionalisti, da esponenti della borghesia, che vi individuavano una fonte di ricchezza, a numerosi rappresentanti della sinistra, che vedevano nell’emigrazione in Libia una valvola di sfogo ai problemi dell’emigrazione oltreoceano, fino ai sindacalisti rivoluzionari. Il corpo di spedizione italiano occupò rapidamente le città della costa, ma la resistenza turca e la guerriglia araba verranno stroncate con difficoltà solo negli anni successivi. L’Impero 1912: fine ufficiale Ottomano cedette la Libia all’Italia nell’ottobre 1912. delle ostilità 15
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO La crisi aLLa fine XiX secoLo
Tensioni sociali sfociano nei tumulti di Milano del 1898 e in governi (Pelloux, Saracco) che mirano a restringere le libertà. Uccisione a Monza di re Umberto, gli succede Vittorio Emanuele III.
iL disegno poLitico
Giolitti, che conserva il potere quasi ininterrottamente tra il 1903 e il 1914, mira a riformare le strutture sociali del Paese estendendo la partecipazione a nuovi strati sociali, ma isolando le frange estreme delle opposizioni. Dialogo con i socialisti e coinvolgimento dei cattolici nelle elezioni (patto Gentiloni, 1913).
deL
gioLittiano
La poLitica interna
Atteggiamento neutrale nei conflitti di lavoro. Provvedimenti per il Mezzogiorno, riforme strutturali (nazionalizzazione delle assicurazioni) e suffragio universale maschile (1912).
La poLitica estera
L’irredentismo e la nascita del nazionalismo suscitano costanti tensioni con l’Austria. Guerra coloniale contro l’Impero ottomano per la conquista della Libia (1911); è scatenata da pressioni politiche ed economiche.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quanti governi guidò Giovanni Giolitti fino al
5 Quali
2 Quale
6 In che anno fu introdotto il suffragio univer-
1914? 11a
atteggiamento assunse Giolitti nei confronti delle opposizioni? 12c
3 Elenca alcune novità introdotte nell’ambito della legislazione sociale. 13a
4 Il patto Gentiloni segnò una svolta politica nei confronti dei socialisti o dei cattolici? 13b
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provvedimenti varò Giolitti a favore del Mezzogiorno? 14a sale? Il diritto di voto fu esteso anche alle donne? 14c
7 Durante l’età giolittiana l'Italia faceva parte della Triplice Alleanza? 15c
8 Quali forze politiche e sociali appoggiarono la conquista della Libia nel 1911? 15b
2 Il mondo alla vigilia della Prima guerra mondiale
All’inizio del XX secolo la politica imperialistica delle grandi potenze e le nuove rivendicazioni nazionalistiche acuirono le tensioni in Europa, Asia e Africa. Le conquiste coloniali, l’espansione industriale e il crescente potere dei grandi gruppi capitalistici fecero da volano a una corsa agli armamenti che interessò, con modalità diverse, tutti i Paesi industrializzati. Un ruolo di primo piano svolsero da un lato la Germania (che, giunta per ultima sul palcoscenico internazionale, nutriva ambizioni da grande potenza), e dall’altro l’Inghilterra e la Francia. Tutti i contrasti che videro coinvolte questi tre Paesi si risolsero con il successo politico di Parigi e Londra e lo scacco diplomatico di Berlino: il susseguirsi delle sconfitte alimentò i rancori della classe dirigente tedesca, che si sentiva sempre più isolata in Europa. Trascorso il primo decennio del secolo, un’altro focolaio di crisi si aprì con lo sgretolamento dell’Impero ottomano, avviato in seguito alla Guerra italo-turca per la Libia e a due conflitti che ridisegnarono gli equilibri nella penisola balcanica.
La Gran Bretagna di Edoardo VII In Gran Bretagna nel 1901 salì al trono Edoardo VII, il cui regno sarebbe durato fino al 1910. Questo decennio fu caratterizzato fino al 1905 da governi di stampo conservatore, seguiti quindi dai governi liberali di Henry Campbell-Bannerman (1905-08) e di Herbert Henry Asquith (1908-16), i quali vararono importanti riforme sociali (progressività delle imposte, pensioni di vecchiaia e assicurazioni sociali, riduzione dell’orario di lavoro) e militari. Di fronte allo sviluppo industriale tedesco e statunitense, l’economia inglese entrò in una crisi che fece sentire i suoi effetti sulle masse di lavoratori, i cui interessi trovarono tutela, a partire dal 1906, nel Partito Laburista, che proprio in quell’anno fece la sua comparsa sulla scena politica britannica. Sul piano internazionale la Gran Bretagna continuò a perseguire una politica imperialista e stipulò una serie di trattati in funzione antitedesca: l’Entente cordiale con la Francia nel 1904 e un’alleanza con la Russia nel 1907.
La svolta liberale del 1905
Rallentamento dell’economia
Accordi antitedeschi 17
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Alla morte di Edoardo VII salì al trono Giorgio V (1910): Limitazione del i primi anni del suo regno furono caratterizzati dall’intropotere della Camera duzione di una legge sul parlamento che riduceva i poteri dei Lord della Camera dei Lord (1911), che si era opposta alla riforma fiscale, e dalla concessione dell’Home Rule, cioè l’autogoverno all’Irlanda (1912).
La Francia tra radicali e conservatori Chiuso l’affaire Dreyfus nel 1899 (ma la totale riabilitazione dell’ufficiale di origine ebraica si sarebbe avuta solo nel Politica repubblicana 1906), si diffuse in Francia un forte spirito repubblicano e anticlericale e anticlericale. Durante il gabinetto presieduto dal radicale Émile Combes (1902-05) si giunse alla rottura delle relazioni con la Santa Sede e alla separazione tra Stato e Chiesa (1905). Questo processo di laicizzazione ottenne anche l’appoggio dei diversi gruppi socialisti che, dopo il Congresso di Amsterdam della Seconda Internazionale (1904), si erano fusi in un unico partito (SFIO), guidato da Jean Jaurès. I successivi governi, presieduti dal radicale moderato 1906-1911: riforme Georges Clemenceau tra il 1906 e il 1909 e dal socialista e agitazioni operaie moderato Aristide Briand dal 1909 al 1911, continuarono nella politica riformatrice ma dovettero affrontare anche numerose agitazioni operaie coordinate dai sindacalisti rivoluzionari e dalla principale organizzazione sindacale, la Confédération Générale du Travail (CGT). Nel 1913 le divisioni nella sinistra portarono alla presidenAvvio di una politica za della repubblica il conservatore Raymond Poincaré di riarmo (1913-20), artefice di una politica di riarmo in funzione antitedesca.
La Germania guglielmina Blocco di potere
Politica di potenza
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In Germania la finanza, l’industria, gli junker (cioè i grandi proprietari terrieri) e le classi dirigenti costituivano un forte blocco di potere le cui ambizioni egemoniche erano favorite dallo straordinario sviluppo industriale vissuto dal Paese negli ultimi decenni e dalla crescita della popolazione (da 40 a 67 milioni tra il 1871 e il 1914). L’imperatore Guglielmo II (insediatosi nel 1888, rimase al potere fino al 1918) aveva avviato una politica da grande potenza, tesa a imporre la Germania sul panorama mondiale. Controllati dal governo tutti i partiti di destra e di centro, parzialmente orientato su posizioni pangermaniste
2 - Il mondo alla vigilia della Prima guerra mondiale
anche il principale partito di opposizione, quello socialdemocratico, la Germania tra il 1900 e il 1914 procedette a un deciso potenziamento della flotta (avviato dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz) e dell’esercito. L’attiva politica coloniale tedesca portò a una alterazione degli equilibri mondiali e Attrito a un conseguente attrito con la Gran Bretagna. con la Gran Bretagna
Spinte centrifughe nell’Impero asburgico Nell’Impero asburgico di Francesco Giuseppe, la divisione amministrativa tra Impero d’Austria e Regno d’Ungheria (introdotta nel 1867), fu sottoposta nel primo decennio del XX secolo alle crescenti tensioni suscitate dalle spinte centrifughe delle minoranze etniche. Al limitato sviluppo industriale e al predominante orientamento agricolo del Paese, cristallizzato in un assetto sociale sostanzialmente conservatore ma dotato di una efficiente macchina amministrativa, si sovrappose la questione delle nazionalità, in particolare quelle italiana (presente in La questione Trentino, in Venezia Giulia, in Istria e lungo la costa della delle nazionalità Dalmazia) e slava (in Boemia e nei territori balcanici) che rivendicavano forme di autonomia o di completa indipendenza. Nel 1907 l’introduzione del suffragio universale portò a una prevalenza degli elementi slavi all’interno del parlamento austriaco. Si prospettò così l’ipotesi di una evoluzione trialistica dell’impero, suddiviso in tre entità, austriaca, L’ipotesi trialistica ungherese e slava, unite sotto un unico monarca. Tale ipotesi, caldeggiata da Francesco Ferdinando, erede di Francesco Giuseppe, fu però osteggiata dagli Ungheresi e dagli indipendentisti croati e serbi.
La Russia dal 1894 a Stolypin In Russia il nuovo zar Nicola II (1894-1917) restò ancorato a metodi di governo arretrati e conservatori. Nel Paese, tre milioni di operai e la gran parte dei contadini vivevano ai limiti della sussistenza. Nel 1898 nacque il Partito Operaio Socialdemocratico che nel 1903, ai congressi di Bruxelles e Londra, si divise in bolscevichi (la maggioranza), seguaci di Lenin, sostenitore di un partito elitario che guidasse il proletariato alla rivoluzione in tempi brevi, e menscevichi (la minoranza), guidati da Martov, favorevoli a un governo democratico che precedesse la rivoluzione.
Arretratezza economica Le correnti nel Partito Socialdemocratico
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
n La rivoluzione del 1905 e la Duma L’economia russa, incentrata sulle grandi proprietà terriere nobiliari, conobbe nei primi anni del secolo un avvio di sviluppo industriale, ma quasi esclusivamente nelle due principali città, Mosca e San Pietroburgo. Fu proprio a San Pietroburgo che nel 1905 una manifestazione per chiedere allo zar libertà e partecipazione politica si risolse in una La domenica strage: l’esercito sparò sulla folla (domenica di sangue, 22 di sangue gennaio) causando numerose vittime. Seguirono scioperi, sommosse popolari, ammutinamenti (celebre quello della corazzata Potëmkin a Odessa) e la nascita dei primi consigli operai, i soviet. Lo zar, che assecondando parzialmente le rivendicazioni degli insorti promise una Costituzione e concesse Nasce la Duma l’elezione di una Duma (cioè un’assemblea a carattere consultivo), auspicava però per un ritorno a un governo di tipo autocratico. Ordinato lo scioglimento dei soviet, Arresti e repressione procedette all’arresto dei rivoltosi e fece sopprimere una successiva manifestazione di protesta scoppiata a Mosca (dicembre 1905). Scioglimenti della Duma
Riforma agraria
n Le riforme di Stolypin Negli anni successivi la Duma fu più volte sciolta anticipatamente dallo zar, a causa della forte presenza delle opposizioni, fino all’elezione di una terza Duma, più vicina ai voleri del sovrano, nel 1907. Un tentativo riformatore fu avviato dal governo del primo ministro Pëtr Stolypin, che varò una riforma agraria per favorire la piccola proprietà (1906-10); avversato dai grandi proprietari terrieri per le misure a favore dei contadini e dalla sinistra per le sue misure repressive, fu assassinato nel 1911 da un rivoluzionario.
Gli Stati Uniti e l’età progressista Espansione economica
Legislazione antitrust 20
Gli Stati Uniti erano il Paese più progredito, al centro di un’espansione economica che coinvolgeva tanto i comparti agricolo e industriale (già nel 1914 circolavano circa due milioni di automobili) quanto quello finanziario. Pur da schieramenti diversi, prima Theodore Roosevelt (1858-1919), presidente repubblicano dal 1901 al 1908, poi Woodrow Wilson, presidente democratico alla Casa Bianca dal 1912 al 1920, si impegnarono per favorire i ceti medi contro i grandi gruppi industriali. Theodore Roosevelt avviò una legislazione antitrust, intro-
2 - Il mondo alla vigilia della Prima guerra mondiale La riVoLuZionE MEssiCana Nel novembre 1910 in Messico scoppiò una rivoluzione guidata dal liberale Francisco Madero contro la dittatura di Porfirio Díaz. La guerriglia si accese un po’ dovunque: nelle province settentrionali si imposero le figure di Francisco (“Pancho”) Villa, Pablo González e Venustiano Carranza; nelle zone meridionali, Emiliano Zapata. Dopo una serie di scontri sanguinosi, il 21 maggio 1911 i rappresentanti governativi firmarono la resa: il giorno 25 Díaz si dimise e partì per l’esilio. Madero entrò da trionfatore nella capitale e fu eletto presidente della Repubblica. Ma questa soluzione, sostanzialmente moderata, venne contestata dagli elementi più radicali della rivoluzione: Villa al Nord e Zapata al Sud continuarono la
lotta armata con i loro eserciti di contadini. Il nuovo conflitto favorì però la rivincita dei conservatori: con un colpo di Stato, nel febbraio 1913 il generale Victoriano Huerta depose Madero e restaurò un regime reazionario. Villa, Zapata e Carranza riorganizzarono le loro forze e, nonostante l’appoggio statunitense al regime, nel luglio 1914 ebbero la meglio, insediando al potere Carranza. Ma ancora una volta Villa e Zapata si rifiutarono di deporre le armi, accusando Carranza di tendenze controrivoluzionarie, e ciò nonostante questi introducesse nel 1917 una costituzione progressista e una carta del lavoro tra le più avanzate dell’epoca. L’ala radicale della rivoluzione fu stroncata definitivamente con l’assassinio di Zapata nel 1919.
ducendo una legislazione sulle ferrovie e le banche, e promulgando nuove leggi sull’immigrazione e la protezione dell’ambiente. In politica estera la sua presidenza coincise con l’assunzione da parte degli Stati Uniti di un ruolo di potenza mondiale, che si manifestò in un rigido controllo della situazione in Estremo Oriente e in America Centrale, Interventi anche attraverso interventi militari diretti. in America Centrale Wilson diede inizio alla cosiddetta “età progressista”, ristabilendo la libertà d’iniziativa, riducendo le tariffe doganali e introducendo l’imposta progressiva sul reddito. In politica estera continuò l’interventismo nei confronti dei Paesi dell’America Centrale, in particolare durante le diverse fasi della rivoluzione messicana.
Le tensioni tra le potenze Gli anni compresi tra il 1900 e lo scoppio della Prima guerra mondiale furono caratterizzati da un progressivo incremento delle situazioni di tensione tra le grandi potenze, determinate dal combinarsi di più elementi: ambizioni imperialistiche per creare zone di predominio economico, Imperialismo, vocazioni colonialistiche dettate da esigenze geopolitiche colonialismo, o di prestigio nazionale, spinte di tipo indipendentistico nazionalismo da parte di popoli oppressi che intendevano conquistare una propria identità nazionale. 21
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La debolezza della Cina La rivolta dei boxer
La Guerra russogiapponese
La prima crisi marocchina
Nasce la Triplice Intesa La seconda crisi marocchina
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n Il conflitto in Cina e la guerra russo-giapponese A cavallo tra i due secoli le mire delle potenze imperialistiche erano tutte puntate sulla Cina, che nel 1895 aveva ceduto Corea e Formosa al Giappone e nel 1897 Port Arthur alla Russia. Nel 1900 la setta segreta dei boxer, protetta dall’imperatrice vedova Tzü-hsi, insorse contro gli Occidentali attaccandone le legazioni (giugno). La rivolta fu sedata da una spedizione militare internazionale: alla Cina fu imposta una pesante indennità e la concessione di nuove basi agli Occidentali (agli Italiani andò Tient Sin). Intanto, tra Giappone e Russia erano sorti contrasti sulle aree d’influenza in Estremo Oriente. I Giapponesi miravano alla Manciuria, i Russi alla penisola coreana. Ne seguì una guerra (1904-05) in cui i Giapponesi prima conquistarono la base russa di Port Arthur poi annientarono la flotta zarista nella battaglia di Tsushima. Il 5 settembre 1905 si arrivò alla Pace di Portsmouth che sancì il pieno successo del Giappone: Tokyo ottenne parte della Manciuria e la Corea. n Le due crisi marocchine In Europa, Francia e Inghilterra, poste di fronte all’imperialismo tedesco, nell’aprile del 1904 firmarono un’alleanza (Entente Cordiale) che lasciava mano libera alla Francia sul Marocco, territorio su cui tuttavia nutriva ambizioni anche la Germania. Scoppiò allora la prima crisi marocchina: Guglielmo II, infatti, si recò a Tangeri (marzo 1905) dichiarando che la Germania si sarebbe fatta tutrice dell’indipendenza marocchina. Nella seguente Conferenza di Algeciras (gennaio-aprile 1906), la diplomazia tedesca si ritrovò isolata e la Francia riuscì a mantenere il Marocco nella propria sfera d’influenza. Nel gioco delle alleanze, intanto, lo zar si era avvicinato all’Inghilterra dopo un’iniziale simpatia per la Germania. Il 31 agosto 1907 Russia e Inghilterra firmarono un’alleanza, che combinandosi all’Entente cordiale e a un precedente trattato franco-russo, dava vita alla Triplice Intesa: la Germania era accerchiata. Nel luglio 1911 scoppiò la seconda crisi marocchina: alla Francia che, ignorando le clausole degli accordi di Algeciras, aveva occupato Fez, Meknes e Rabat, Guglielmo II rispose facendo attraccare la cannoniera Panther nella baia di Agadir. L’Inghilterra prese subito le difese di Parigi; nel novembre la Germania fu costretta a rinunciare al Marocco in cambio di una parte del Congo Francese.
2 - Il mondo alla vigilia della Prima guerra mondiale La quEstionE BaLCaniCa DaL 1830 aL 1913 La decadenza dell’lmpero ottomano fu al- la Macedonia fu spartita tra Bulgaria, Grel’origine della cosiddetta “questione bal- cia e Serbia. La Bulgaria ebbe anche la canica”, ossia il problema dell’assetto del- Tracia, conquistando così un accesso sul la parte europea dell’lmpero (coinciden- Mar Egeo. Alla Grecia andò Creta. Sorse anche un nuovo Stato, l’Albania, voluto da te con i Balcani). Le mire espansionistiche di Russia e Au- Italia e Austria per impedire alla Serbia lo stria si intrecciarono con le richieste di sbocco sul mare. indipendenza dei popoli cristiani sotto il La seconda guerra balcanica, scoppiata dominio ottomano. La Grecia divenne in- per disaccordi tra Serbia e Bulgaria suldipendente nel 1830, serbia e romania la spartizione della Macedonia, terminò nel 1856, la Bulgaria nel 1878. Le due con la disfatta dei Bulgari. Con la Pace guerre balcaniche eliminarono di fatto di Bucarest (agosto 1913) una parte di tutti i possedimenti turchi in Europa. Al Tracia tornò alla Turchia, per consentirle termine della Prima guerra balcanica, la il controllo degli stretti, la Dobrugia mePace di Londra (30 maggio 1913) sancì la ridionale andò alla Romania, gran parvittoria di Greci, Serbi, Bulgari e Montene- te della Macedonia fu spartita tra Serbia grini sulla Turchia. Per effetto dell’accordo e Grecia.
n Le guerre balcaniche Nei Balcani si accentuarono le tensioni tra Austria e Russia. Vienna, che nel 1867 aveva occupato la Bosnia-Erzegovina, ne proclamò l’annessione nel luglio 1908: il momento era propizio perché la Turchia, cui apparteneva la Bosnia, era scossa dalla rivolta dei Giovani Turchi contro la politica retriva del sultano. Sulla scia di questi eventi la Bulgaria si proclamò indipendente. Tali sviluppi provocarono però le proteste della Serbia che, legata alla Russia, ambiva a creare un regno “grande-serbo” con tutte le popolazioni slave del sud, comprese quelle presenti entro i confini dell’Impero austro-ungarico. Intervenne allora la Germania minacciando lo zar di appoggiare l’Austria-Ungheria in caso di conflitto sulla questione bosniaca. Nel 1911 scoppiò anche la Guerra italo-turca per la Libia, dei cui effetti, nel 1912, approfittarono Serbi, Bulgari, Montenegrini e Greci per attaccare la Turchia e spartirsi la Macedonia (Prima guerra balcanica, conclusa con la Pace di Londra, 30 maggio 1913). La Turchia perdeva così tutti i suoi possedimenti europei. Poco dopo però, la Bulgaria attaccò la Serbia, non soddisfatta dell’accordo (Seconda guerra balcanica); immediatamente Turchia, Grecia e Romania si allearono alla Serbia e la Bulgaria fu sconfitta. Una nuova pace fu firmata a Bucarest nell’agosto 1913.
Contrasti tra Austria e Russia
Le ambizioni della Serbia
Prima guerra balcanica Seconda guerra balcanica
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO La Gran BretaGna
Svolta liberale nel 1905 e riforme sociali. Crisi economica e nascita del Partito Laburista (1906). Politica estera imperialista e accordi in funzione antitedesca con Francia e Russia. Autogoverno dell’Irlanda (Home Rule, 1912).
La Francia
Politica repubblicana e anticlericale (1902-05). Governi radicali e socialisti di Clemenceau e Briand (1906-11). Riarmo dell’esercito in funzione antitedesca.
La Germania
Straordinario sviluppo industriale sostenuto da un blocco di potere formato da finanza, industria e junker. Guglielmo II avvia una politica estere da grande potenza: incremento della flotta e dell’esercito, conquiste coloniali.
L’impero asBurGico
Spinte centrifughe suscitate dalle minoranze etniche (italiana e slava) che reclamano autonomia o completa indipendenza. Fallisce l’ipotesi di dividere lo Stato in tre entità (austriaca, ungherese, slava).
La russia
Governo arretrato e conservatore; nascita delle correnti menscevica e bolscevica nel Partito Socialdemocratico (1903). Nel 1905 rivoluzione per richiedere libertà e partecipazione politica: lo zar promette una Costituzione e concede la creazione di un’assemblea consultiva (Duma). Riforme agrarie del ministro Stolypin (1906-10).
GLi stati uniti
Grande espansione agricola, industriale e finanziaria. Legislazione antitrust introdotta da T. Roosevelt. Con la presidenza di W. Wilson (1912) si avvia l’“età progressista”: libertà d’iniziativa e imposte progressive. Politica estera interventista in America Centrale.
tensioni tra Le potenze
Intervento delle potenze europee in Cina per sedare la rivolta dei boxer (1900). Guerra russo-giapponese (1904-05) che sancisce la supremazia di Tokyo in Estremo Oriente. Crisi tra Francia e Germania per il controllo del Marocco (1906 e 1911). Le Guerre balcaniche (1912-13) contribuiscono alla crisi dell’Impero ottomano.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quali riforme avviarono i governi liberali in-
5 Da chi fu avversata la politica del ministro
2 Quale blocco di potere sosteneva lo svilup-
6 Quale presidenza statunitense avvio la co-
3 In quali aree erano più forti le tensioni etni-
7 Quando scoppiò la rivoluzione messicana e
glesi? 17c
po tedesco? 18b
che e nazionalistiche all’interno dell’Impero asburgico? 19c
4 Quali furono gli esiti della rivoluzione scoppiata in Russia nel 1905? 20a
24
russo Stolypin? 20c
siddetta “età progressista”? 21c quanto duro? 21a
8 Elenca le principali crisi internazionali che
coinvolsero le grandi potenze tra il 1900 e il 1913. 22-23
3 La Prima guerra mondiale Il 28 luglio 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale: uno scontro di proporzioni inaudite che provocò quasi 10 milioni di vittime. Le cause del conflitto furono molteplici. Sul piano culturale esse sono legate allo sviluppo delle correnti di pensiero nazionaliste, dell’irrazionalismo e dell’esaltazione della violenza come fattore di cambiamento della storia. A ciò si aggiunse la progressiva usura di delicati equilibri politici incrinati dalla competizione coloniale e marittima di Germania, Inghilterra e Francia, sostenuta dai governi e dalle rispettive élites finanziarie. Ulteriori elementi di rottura furono la persistente tensione franco-tedesca (originata dagli esiti del conflitto del 1870) e la rivalità austro-russa nei Balcani. Occorre infine ricordare le spinte centrifughe delle minoranze etniche negli imperi asburgico e ottomano e la rinascita del nazionalismo arabo. Anche gran parte dei movimenti socialisti, tradizionalmente su posizioni pacifiste, videro nel conflitto un’occasione di riscatto e rivoluzione sociale.
Lo scoppio del conflitto La Prima guerra mondiale fu innescata formalmente dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando (erede al trono dell’Impero austro-ungarico) e di sua moglie Sofia a Sarajevo, il 28 giugno 1914, da parte di uno studente bosniaco affiliato a una organizzazione politica che propugnava l’annessione della Bosnia al vicino Stato serbo. L’Austria attribuì immediatamente la responsabilità alla Serbia e ai suoi servizi segreti, inviando un duro ultimatum (23 luglio) scaduto il quale le truppe dell’esercito asburgico passarono all’attacco (28 luglio). In questo modo si attivarono le clausole delle alleanze che legavano tra loro le principali potenze europee, cioè la Triplice Alleanza, composta da Germania, Austria e Italia, e la Triplice Intesa, formata da Inghilterra, Francia e Russia. Tradizionalmente alleata della Serbia, la Russia intervenne in suo favore mobilitando l’esercito il 30 luglio contro l’Austria. Conseguentemente la Germania dichiarò guerra allo zar (1° agosto). A questo punto, osservando i patti dell’Intesa, la Francia mobilitò il proprio esercito, ricevendo prima un ultimatum dalla Germania, quindi, il 3 agosto, una formale dichiarazione di guerra. Il giorno stesso l’Italia dichiarò invece la sua neutralità.
L’attentato a Francesco Ferdinando
I meccanismi delle alleanze
La neutralità dell’Italia 25
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Il primo anno di guerra
Il piano Schlieffen
L’intervento della Gran Bretagna
Controffensiva francese sulla Marna La guerra di posizione
Pesanti sconfitte russe
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Lo stato maggiore tedesco, contando sulla forza d’urto del proprio esercito, riteneva di poter concludere il conflitto in pochi mesi. Gli strateghi agivano osservando le direttive del cosiddetto piano Schlieffen (elaborato intorno al 1905) che mirava a schiacciare Francia e Russia tenendo fuori dal conflitto la Gran Bretagna. Come previsto dal piano, le truppe tedesche mossero prima contro la Francia attraverso il Belgio (3 agosto), violandone così la neutralità. Ciò provocò però, contrariamente alle speranze di Berlino, l’immediato intervento della Gran Bretagna (4 agosto). Il conflitto assunse rapidamente una dimensione mondiale: la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Russia, della Serbia alla Germania (6 agosto), del Giappone (deciso a occupare le basi tedesche in Estremo Oriente) alla Germania (23 agosto) e l’entrata in guerra dell’Impero ottomano al fianco degli Imperi centrali definirono gli schieramenti contrapposti in questa prima fase. n Il fronte occidentale La lotta si fece cruenta sul fronte occidentale. Invaso il Belgio, infatti, i Tedeschi, comandati dal generale Helmuth von Moltke, presero Liegi e quindi Bruxelles (20 agosto). Il 3 settembre von Moltke minacciò Parigi, ma i Francesi, guidati dal generale Joseph Joffre, contrattaccarono e con la Battaglia della Marna (6-12 settembre) respinsero il nemico sulla Somme. Moltke allora fu sostituito dal generale Falkenhayn. A questo punto le speranze di un rapido successo potevano considerarsi fallite: iniziò una logorante guerra di posizione su un fronte che dai Vosgi toccava il Mare del Nord (780 km). n Gli altri fronti A oriente, intanto, dopo l’invasione russa della Prussia orientale, i Tedeschi (comandati dai generali Paul von Hindenburg ed Erich Ludendorff) respinsero il nemico nelle battaglie di Tannenberg (27-30 agosto) e dei Laghi Masuri (9-14 settembre). In Serbia, gli Austriaci conquistarono Belgrado il 2 novembre, per perderla il 16 dicembre. Truppe anglo-francesi penetrarono nei possedimenti tedeschi in Africa. Infine, al largo delle isole Falkland, Inglesi e Tedeschi diedero vita alla prima battaglia navale della guerra (8 dicembre): i Britannici ebbero la meglio.
3 - La Prima guerra mondiale
L’Italia dalla neutralità all’intervento Le dimissioni di Giolitti nel gennaio 1914 avevano aperto la strada al governo conservatore di Antonio Salandra, che nel mese di giugno represse con forza le agitazioni antimilitariste verificatesi durante la cosiddetta “settimana rossa” (7-14 giugno), che assunse carattere insurrezionale in particolare nelle Marche e in Romagna. Dopo l’attentato di Sarajevo l’Italia poté proclamare la neutralità interpretando alla lettera la Triplice Alleanza, che era di fatto un patto difensivo. Del resto, i rapporti con Vienna non erano affatto buoni sia per la questione delle terre irredente (il Trentino, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia in cui la maggioranza italiana reclamava l’annessione alla madrepatria) sia per contrasti nei Balcani. Nel Paese il dibattito sull’opportunità di un intervento fu subito molto vivace. All’inizio del conflitto i neutralisti sembravano la grande maggioranza (liberali giolittiani, socialisti, cattolici e alcuni esponenti dell’industria, che nella neutralità vedevano un migliore tornaconto politico ed economico). Un piccolo gruppo di accesi interventisti (democratici di spirito mazziniano, sindacalisti rivoluzionari, liberali antigiolittiani e nazionalisti di destra), riuscì, però, a portare il Paese in guerra con l’appoggio del re. NeuTrAlisTi e iNTerveNTisTi La decisione di far entrare in guerra l’Italia fu presa da Salandra e dal re, scavalcando il Parlamento e i sentimenti di gran parte dell’opinione pubblica italiana, col sostegno esterno di un agguerrito e composito schieramento interventista. I neutralisti (liberali giolittiani, esponenti moderati, imprenditori di grandi gruppi industriali, cattolici e socalisti) erano fondamentalmente divisi sugli orientamenti di fondo e non seppero opporsi alle scelte del presidente del Consiglio e del suo ministro degli Esteri, Sidney Sonnino, che potevano contare sull’appoggio del “Corriere della Sera” di Luigi Albertini e di potenti gruppi industriali come l’Ansaldo di Genova. Il PSI si trovò isolato nell’opposizione al governo. Nelle file degli interventisti, accomunati dall’antigiolittismo e dall’antisocialismo,
La “settimana rossa”
La nazione divisa tra neutralità e interventismo
confluironmo studenti universitari e intellettuali, quali il futurista Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D’Annunzio. Posizioni particolarmente accese a favore dell’intervento espresse “Il popolo d’Italia”, quotidiano fondato da Benito Mussolini nel novembre 1914 dopo la sua espulsione dal PSI. E per la guerra a fianco dell’Intesa furono anche alcuni dirigenti del sindacalismo rivoluzionario. Poco influente sul governo fu invece il cosiddetto “interventismo democratico” di uomini di diverso orientamento politico ma con comuni ideali risorgimentali, tra i quali il socialista riformista Leonida Bissolati, lo storico socialista Gaetano Salvemini, l’ex leader della Democrazia Cristiana Romolo Murri, il socialista irredentista Cesare Battisti e i repubblicani Eugenio Chiesa e Luigi De Andreis.
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Larghe promesse di concessioni territoriali
n Il Patto di Londra Dopo vari negoziati con l’Austria, abbandonati in via pressoché definitiva nel dicembre 1914, il passo decisivo in direzione dell’intervento fu la firma di un accordo segreto, il Patto di Londra (26 aprile 1915). L’accordo prevedeva l’ingresso dell’Italia in guerra al fianco dell’Intesa con la promessa di ottenere, finite le ostilità, il Trentino, il Tirolo Cisalpino (abitato da una maggioranza tedesca), Trieste, Gorizia, l’Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume, la Dalmazia, Valona e il protettorato sull’Albania, le isole del Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia e altri compensi coloniali minori.
n La campagna interventista In breve fu organizzata una campagna senza precedenti in favore della guerra: il poeta Gabriele D’Annunzio e l’ex soD’Annunzio cialista Benito Mussolini – che, espulso dal Partito Socialista e Mussolini Italiano e allontanato dalla direzione dell’“Avanti!” per il suo interventisti interventismo, aveva fondato un altro quotidiano, “Il popolo d’Italia” – ebbero in essa un ruolo fondamentale. Dopo le manifestazioni di piazza delle “radiose giornate di maggio” Le “radiose giornate in appoggio a un intervento ormai già deciso (la Triplice Alleanza era stata denunciata da Sonnino il 3 maggio), l’Italia di maggio” entrò in guerra contro l’Austria il 24 maggio 1915.
Il 1915
La guerra sottomarina
Lo sterminio degli Armeni
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Durante il 1915 una serie di offensive alleate sul fronte occidentale portò qualche risultato (nelle regioni francesi dello Champagne e Artois). Sul fronte orientale i Russi, sconfitti a nord sul Niemen (27 febbraio), conquistarono a sud la fortezza di Przemysl (21 marzo) che persero però il 3 giugno. Nel mese di agosto, infine, i Tedeschi costrinsero i Russi a lasciare Polonia, Lituania e Curlandia. La Germania avviò tra aprile e maggio la guerra sottomarina dichiarando zona di guerra le acque territoriali inglesi. Il 7 maggio, affondando il piroscafo inglese Lusitania, i Tedeschi provocarono la morte di 128 cittadini americani. Una ulteriore estensione delle ostilità si registrò il 14 ottobre, quando la Bulgaria si schierò a fianco di Germania e Austria-Ungheria. L’Impero ottomano colse invece il pretesto del conflitto per mettere in atto lo sterminio degli Armeni (oltre un milione di vittime), una popolazione di religione cristiana insediata nell’Anatolia sudorientale.
3 - La Prima guerra mondiale lo sTerMiNio DeGli ArMeNi Nel corso della sua lunga storia il popolo armeno cercò più volte di costituirsi in Stato nazionale. Il Paese fu defintivamente annesso all’impero ottomano nel 1473. Seguirono quindi smembramenti territoriali con l’annessione della parte nordorientale della Grande Armenia dapprima all’impero persiano (1606) poi alla Russia, formando la base territoriale dello Stato odierno. La sorte peggiore toccò agli Armeni rimasti sotto il dominio ottomano; questi dopo il 1860 si ribellarono ripetutamente chiedendo condizioni meno oppressive; il governo del sultano rispose
con orribili massacri (1894-1896) che suscitarono lo sdegno, purtroppo infruttuoso, dell’Europa. La situazione non migliorò con l’avvento al potere dei Giovani Turchi nel 1908: questi infatti, nel loro nazionalismo esasperato, vollero distruggere la nazione armena, ritenuta simpatizzante della vicina Russia; le stragi del 1909 e soprattutto quelle messe in atto a partire dal 1915 raggiunsero lo scopo: centinaia di migliaia di Armeni furono deportati verso le regioni centrali dell’Anatolia e massacrati o lasciati morire di stenti lungo la strada, in vere e proprie “marce della morte”.
n Le prime quattro battaglie dell’Isonzo Sul fronte italiano il generale Luigi Cadorna occupò tra il 24 e il 25 maggio una serie di posizioni in Trentino e sull’Isonzo. Nonostante le pesanti perdite, le prime quattro Pesanti perdite offensive italiane sull’Isonzo (tra giugno e dicembre), non registrarono rilevanti successi a causa del controllo austriaco delle teste di ponte di Tolmino e Gorizia.
Il 1916 Per scardinare il fronte francese, che aveva il suo perno nella fortezza di Verdun, lo Stato Maggiore tedesco lanciò nel corso del 1916 una serie di vigorose offensive (21 febbraio-24 giugno) senza tuttavia conseguire risultati apprezzabili; la sola battaglia di Verdun causò circa 600 000 morti. Gli alleati risposero con una controffensiva sul fronte del fiume Somme, dove impegarono per la prima volta i carri armati, ma senza ottenere importanti successi. Il 31 maggio fu combattuta la battaglia navale dello Jütland tra la flotta tedesca e quella inglese, che aveva posto il blocco al Mare del Nord: le perdite furono elevate per entrambi i contendenti e l’esito rimase incerto, tuttavia la flotta tedesca da quel momento non lasciò più i porti del Baltico. Il 27 agosto la Romania entrò in guerra al fianco dell’Intesa; lo stesso giorno l’Italia dichiarò guerra alla Germania. Sul fronte orientale proprio la Romania cedette di schianto a un’avanzata degli Austro-Ungarici che il 6 dicembre entrarono a Bucarest.
La battaglia di Verdun
La battaglia dello Jütland
Crollo della Romania
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale le TrAsForMAzioNi sociAli iMposTe DAl coNFliTTo Tramontata rapidamente l’ipotesi di una Tensioni rivoluzionarie, scontri di classe, guera breve, la durata stessa e gli inau- attese messianiche (il mito dell’“ultima diti costi umani del conflitto provocarono guerra” combattuta dall’umanità), la conprofondi mutamenti nella società e nella tinua mobilitazione da parte degli Stati accorciarono sensibilmente le distanze economia europee. Nella vita politica si affermarono come tra società e istituzioni politiche. protagoniste le masse popolari, chia- Nel contempo gli Stati accentuarono formate a sostenere lo sforzo bellico e non temente i loro legami con le grandi inpiù disposte con la pace a tornare in un dustrie e l’intera sfera economica, sottoruolo puramente subalterno. Le donne, poste alla pressante richiesta di produper la prima volta, furono avviate in mo- zione bellica; il liberismo di stampo cado massiccio nelle fabbriche, negli uffi- pitalista introdotto nella seconda metà ci e in campagna per rimpiazzare gli uo- del XIX secolo apparve definitivamente superato. mini al fonte.
n La Strafexpedition In Trentino, dopo l’inutile quinta battaglia dell’Isonzo (21 marzo), gli Austriaci lanciarono la cosiddetta StrafexpediSfondamento tion (“spedizione punitiva”) contro l’Italia (15 maggio). austriaco Sfondarono ad Asiago ma, contenuti in Valsugana e sul Pasubio, cedettero al successivo contrattacco italiano (sesta Contrattacco italiano battaglia dell’Isonzo, 4-7 agosto) che portò alla conquista del monte Sabotino, del monte Podgora, di Oslavia, del monte San Michele e di Gorizia. Altre tre offensive italiane scatenate nell’autunno (settima, ottava e nona battaglia dell’Isonzo) ottennero scarsi risultati strategici.
Il 1917: l’intervento USA e il ritiro russo Nel 1917 gli Stati Uniti entrarono nel conflitto (6 aprile) Aprile 1917: gli Stati per reazione alla guerra sottomarina a oltranza dichiarata dai Tedeschi (febbraio) nei confronti di tutte le navi dirette Uniti in guerra verso l’Inghilterra. L’intervento statunitense, all’insegna dell’obiettivo di una pace “democratica”, ebbe, oltre al significativo peso militare anche un importante valore di propaganda per le forze dell’Intesa. Ad alimentare invece l’ottimismo di Germania e Austria furono la disgregazione del fronte russo accelerata dalla rivoluzione d’Ottobre e la vittoriosa offensiva di Caporetto sul fronte italiano. n Gli effetti della rivoluzione in Russia La crisi politica in cui versava la Russia precipitò con le sommosse di Pietrogrado (la cosiddetta rivoluzione di Febbraio) e con l’abdicazione dello zar Nicola II. Il governo 30
3 - La Prima guerra mondiale
provvisorio continuò tuttavia il conflitto e lanciò un’effimera offensiva in estate. Il 7 novembre (25 ottobre secondo Effimera offensiva il calendario giuliano) trionfò l’insurrezione bolscevica a estiva Pietrogrado. Poco dopo il nuovo governo sovietico chiese alla Germania l’armistizio, che verrà perfezionato attraverso i negoziati di pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918) con cui la Russia rinunciava a Polonia orientale, Estonia, Pace di Brest-Litovsk Lettonia, Lituania, Finlandia e Transcaucasia e riconosceva l’indipendenza dell’Ucraina. n Da Caporetto alla linea del Piave Ma era l’Italia il nuovo fronte caldo. Gli Italiani, dopo la decima battaglia dell’Isonzo (maggio-giugno 1917), conquistarono l’Ortigara (giugno) e tra agosto e ottobre l’altipiano di Bainsizza (Venezia Giulia). In quei mesi si registrarono anche i primi episodi di diserzione e di ammutinamento (non solo nell’esercito italiano), come sintomo della ribellione dei soldati alle carneficine al fronte. Il 1° agosto prese posizione anche papa Benedetto XV, protestando, in un’accorata nota alle potenze belligeranti, Benedetto XV e l’inutile strage contro «l’inutile strage». Il 24 ottobre gli Austroungarici sferrarono un contrattacco in seguito al quale le linee italiane vennero sfondate a Caporetto (1° novembre). L’esercito italiano si ritirò attestandosi sulla linea del fiume Piave. Il generale Cadorna Caporetto fu sostituito da Armando Diaz.
Il 1918: l’ultimo anno di guerra Nel mesi di marzo le truppe tedesche penetrarono per 50 chilometri nelle linee alleate nel settore francese di Amiens. Parigi era ormai a tiro delle artiglierie. Si istituì allora un comando supremo unico, affidato al generale Ferdinand Foch, per fronteggiare la situazione. Già in aprile gli Anglo-Francesi tornarono al successo: il 9 fu respinta un’offensiva tedesca volta alla conquista di Dunkerque e Calais; dopo una terza offensiva, iniziata il 27 maggio, che portò i Tedeschi sulla Marna, gli Alleati contrattaccarono (18 agosto-26 settembre) fino a riottenere il controllo su tutta la Francia e il Belgio. Intanto in Germania e in Austria si susseguivano episodi di rivolta nell’esercito e nella popolazione civile. Tra ottobre e novembre tumulti rivoluzionari di carattere socialista scoppiarono a Berlino, Monaco, Vienna, Praga, Budapest, mettendo in gravi difficoltà gli imperi tedesco e austriaco.
L’offensiva tedesca in Francia
I decisivi attacchi alleati
Tensioni sociali e tumulti 31
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Abdicazione di Guglielmo II Abdicazione di Carlo d’Asburgo
Armistizio di Villa Giusti
In Germania il governo socialdemocratico annunciò l’abdicazione di Guglielmo II (9 novembre) e aprì le trattative di pace. L’11 novembre fu firmato l’armistizio di Compiègne tra la Germania e le potenze dell’Intesa. L’imperatore Carlo d’Asburgo (1916-1918) abdicò l’11 novembre: in Austria fu proclamata la Repubblica. Ad analogo esito giunsero la Polonia, la Cecoslovacchia e l’Ungheria. n Vittorio Veneto Il 29 ottobre le truppe italiane sfondarono le linee austriache a Vittorio Veneto e avanzarono in Cadore; il 3 novembre entrarono a Trento e a Trieste. Le ostilità cessarono il 4 novembre, dopo la firma dell’armistizio di Villa Giusti (3 novembre).
I trattati di pace
Wilson e i 14 punti La Conferenza di Pace
Il trattato di pace con la Germania
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Il conflitto aveva causato più di 10 milioni di vittime e prostrato le economie degli Stati. Occorreva porre rimedio alle ragioni profonde della guerra. Il presidente americano Woodrow Wilson l’8 gennaio 1918 aveva fissato in 14 punti le premesse per la futura pace. Per definire il nuovo assetto mondiale dopo la guerra si tenne una Conferenza di Pace a Parigi (inaugurata il 18 gennaio 1919). Vi parteciparono i rappresentanti delle 27 nazioni vincitrici, ma il potere decisionale venne suddiviso tra Inghilterra (rappresentata da Lloyd George), Stati Uniti (Wilson), Francia (Clemenceau) e Italia (Orlando). Poco dopo Orlando abbandonò i lavori per dissapori sull’assegnazione della città di Fiume all’Italia. La pace con la Germania fu siglata a Versailles (28 giugno 1919) con un trattato che imponeva condizioni pesantissime: il Paese perdeva 75 000 chilometri quadrati di territorio (7 milioni di abitanti) e tutte le colonie, affidate con mandati alle potenze vincitrici. L’Alsazia e la Lorena erano cedute alla Francia; la Posnania e una parte della Prussia Orientale alla Polonia. Vi furono le cessioni, tramite plebisciti, dello Schleswig settentrionale alla Danimarca, dell’Eupen-Malmedy al Belgio, dell’Alta Slesia alla Polonia. Fu stabilita l’occupazione alleata della riva sinistra del Reno per quindici anni. Plebisciti avrebbero avuto luogo nella Saar, nello Schleswig, in Alta Slesia e nella Prussia Orientale. Danzica diveniva città libera. Quasi del tutto smilitarizzata, la Germania restava in balia delle potenze che le imposero una pesantissima penale.
3 - La Prima guerra mondiale lA socieTà Delle NAzioNi Nata come strumento di prevenzione di nuovi conflitti, la Società delle Nazioni fu costituita durante la Conferenza di pace a Versailles (1919). La sua attività iniziò ufficialmente il 10 gennaio 1920 con la ratifica del trattato di pace con la Germania, nel quale il suo statuto era stato incorporato. Con sede a Ginevra, l’organizzazione si componeva di un’Assemblea degli Stati membri, di un Consiglio e di un Segretariato permanente. Del Consiglio facevano parte cinque membri permanenti (gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia, l’Italia e il Giappone) e quattro tempo-
ranei eletti dall’assemblea ogni tre anni. Nonostante la Società delle Nazioni fosse nata per esplicita proposta del presidente americano Wilson (era l’ultimo dei suoi 14 punti), gli Stati Uniti non vi aderirono per il prevalere della corrente isolazionista al termine del conflitto. La Germania e l’URSS ottennero solo più tardi un seggio permanente in consiglio, i cui membri elettivi salirono fino a 11. Gli Stati aderenti si impegnarono a rispettare l’integrità territoriale e l’indipendenza politica degli altri Stati membri e a non ricorrere alla guerra, prevedendo sanzioni economiche contro i trasgressori.
Con l’Austria fu stretta la Pace di Saint-Germain (Parigi) il 10 settembre 1919. Essa riconosceva la frontiera del Brennero all’Italia (che annetteva così il Trentino e il Tirolo meridionale) e la formazione dei nuovi Stati di Cecoslovacchia, Polonia e Iugoslavia cui andavano molti territori austriaci. Vietava inoltre un’eventuale fusione con la Germania (Anschluss). L’Austria, nel 1919, era ridotta a un ottavo dei suoi possedimenti precedenti. Le condizioni di pace per l’Ungheria furono stabilite con il Trattato del Trianon (4 giugno 1920) per cui essa (repubblica dal novembre 1918) passava da 20 a 8 milioni di abitanti perdendo territori a vantaggio di Cecoslovacchia, Iugoslavia e Romania. Il 27 novembre 1919, fu siglato il Trattato di Neuilly con la Bulgaria che cedette la Tracia alla Grecia, la Dobrugia alla Romania e la Macedonia alla Iugoslavia. La sconfitta provocò la dissoluzione dell’Impero ottomano. La nuova Turchia, con cui fu stipulata la Pace di Sèvres (10 agosto 1920), rinunciava a tutti i territori non turchi appartenuti all’ex impero (Arabia, Armenia, Siria, Libano, Palestina, Iraq, Tracia). La Francia e ancor di più la Gran Bretagna conseguirono una posizione dominante nel Medio Oriente. Accogliendo le proposte americane, il 28 aprile 1919 fu costituita la Società delle Nazioni, organismo internazionale finalizzato al mantenimento della pace. Gli Imperi Centrali, l’Impero ottomano e la Russia degli zar scomparvero, sostituiti da nuove entità nazionali.
Il trattato di pace con l’Austria
Il trattato di pace con l’Ungheria
Bulgaria Turchia
Nasce la Società delle Nazioni
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Lo scoppio deL confLitto e iL primo anno di guerra
Assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo (28 giugno 1914), ultimatum austriaco alla Serbia. Si attivano le clausole delle alleanze: entrano in guerra anche Russia, Germania e Francia. La Germania invade il Belgio provocando l’intervento della Gran Bretagna. Il Giappone dichiara guerra alla Germania, l’Impero ottomano si schiera al fianco di quest’ultima. Battaglia della Marna sul fonte occidentale. Battaglie di Tannenberg e Laghi Masuri sul fronte orientale.
L’itaLia daLLa neutraLità aLL'intervento
Nel 1914 l’Italia proclama la neutralità, ma una minoranza di nazionalisti, liberali e antigiolittiani, appoggiati dalla corona, portano il Paese all’intervento contro l’Austria. Patto di Londra con l’Intesa e campagna interventista del “maggio radioso”.
iL 1915
Offensive dell’Intesa in Francia, ma il fronte si stabilizza in una guerra di posizione. La Germania scatena la guerra sottomarina. L’Impero ottomano procede alla deportazione e allo sterminio degli Armeni. Battaglie dell’Isonzo sul fronte italiano.
iL 1916
Battaglia di Verdun e della Somme, scontro navale nello Jütland. Strafexpedition austriaca contro l’Italia; contrattacco e conquista di Gorizia.
iL 1917
Aprile 1917: gli Stati Uniti entrano in guerra contro gli Imperi centrali. Rivoluzione di febbraio (menscevica) in Russia e abdicazione dello zar; rivoluzione d’ottobre (bolscevica): la Russia abbandona il conflitto. Sfondamento austroungarico a Caporetto (24 ottobre) e ritirata dell’esercito italiano sulla linea del Piave.
iL 1918
Offensive tedesche in prossimità di Parigi e contrattacchi dell’Intesa. Tensioni sociali e tumulti in Germania e Austria. Le truppe italiane sfondano a Vittorio Veneto (29 ottobre). Firma degli armistizi (3-11 novembre) e fine del conflitto.
i trattati di pace
Conferenza di pace a Parigi sulla base dei 14 punti di Wilson. Pesanti clausole punitive contro la Germania. Dissoluzione dell’Impero asburgico. Nasce la Società delle Nazioni.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Perché
l’attentato di Sarajevo provoca lo scoppio della guerra? 25c
5 Perché l’Impero ottomano avviò il massa-
2 Quali vantaggi territoriali per l’Italia preve-
6 Tre eventi politico-militari caratterizzarono
3 Chi furono i principali artefici della campa-
7 Quale
4 In quale anno la Germania avvio la campa-
8 Dove fu convocata la conferenza di pace?
deva il Patto di Londra? 28a
gna interventista in Italia? 28c
gna sottomarina dichiarando zona di guerra le acque territoriali inglesi? 28b
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cro delle popolazioni armene? 29a il 1917. Quali? 30b-31ac
battaglia segnò la conclusione del conflitto sul fronte italiano? 32a Quali i suoi principali effetti? 9b
4 La Russia dalla rivoluzione alla nascita dell’URSS
In Russia, lo stato di arretratezza delle campagne, la presenza di grandi latifondi appartenenti alla nobiltà e lo scarso sviluppo dell’industria impedirono la formazione di un ceto borghese-imprenditoriale e contribuirono a mantenere le masse ai limiti della sussistenza. Le elevate perdite umane nei primi due anni del conflitto mondiale e la drastica riduzione del tenore di vita suscitarono un’ulteriore esasperazione. Nel marzo del 1917 (febbraio, secondo il calendario giuliano) in seguito a violenti tumulti la dinastia zarista fu abbattuta e sostituita da un governo liberal-democratico che promise riforme sociali. Approfittando della debolezza del nuovo governo, che aveva deciso di continuare il conflitto contro gli imperi centrali, Lenin, il leader bolscevico teorico della rivoluzione del proletariato, riuscì a radicalizzare la crisi e nel novembre (ottobre) 1917 mise in atto un colpo di Stato che portò i bolscevichi al potere. Morto Lenin, fu Stalin, forte dei metodi dittatoriali e polizieschi ereditati dal predecessore, a porre le basi per lo sviluppo del nuovo Stato sovietico.
La Rivoluzione di Febbraio In Russia nel 1916 le sconfitte di guerra generarono un forte risentimento nella popolazione. Il 10 marzo 1917 (25 febbraio, secondo il calendario giuliano allora in vigore nel Paese) a Pietrogrado si tenne un grande sciopero contro il governo cui si unirono anche i militari chiamati a soffocarlo; gli insorti attaccarono la fortezza dei santi Pietro e Paolo e liberarono i prigionieri politici. Lo zar Nicola II decise quindi di aggiornare la Duma (in cui il blocco liberale era rappresentato dal Partito dei Cadetti), che rispose eleggendo un Comitato (governo) provvisorio proprio mentre contemporaneamente si costituiva il soviet (consiglio) degli Operai e dei Soldati, espressione diretta delle masse popolari. Il 15 marzo 1917, accordatisi soviet e Comitato, fu varato un governo di orientamento liberale presieduto dal principe Georgij E. L’vov di cui faceva parte anche Aleksandr Fëdorovic Kerenskij (1881-1970), appartenente all’ala moderata del movimento socialista rivoluzionario.
Crisi sociale causata dalla guerra
Governo e Soviet
Il Governo L’vov
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Abdicazione dello zar
Lenin e le Tesi di aprile
Fine dei poteri costituiti
Radicalizzazione della crisi
Appello ai soviet contro Kornilov
La sera stessa lo zar abdicò; benché non ufficialmente abolita, da questo momento la monarchia cessò di svolgere un qualsiasi ruolo nelle vicende russe. Numerosi soviet si formarono in tutto il Paese, ponendosi come potere parallelo al governo provvisorio. In seguito a questi avvenimenti fece ritorno dal suo esilio svizzero Lenin (16 aprile), leader dei bolscevichi, che nel manifesto intitolato Tesi di aprile propose la cessazione immediata della guerra, la nazionalizzazione delle banche e della terra e il passaggio del potere ai soviet (cioè la rivoluzione proletaria), in opposizione all’orientamento dei menscevichi che invece appoggiavano la continuazione del conflitto e l’instaurazione di un governo democratico borghese, premessa del socialismo. n I governi di Kerenskij Tra marzo e ottobre si succedettero tre governi provvisori (il primo presieduto da L’vov, gli altri da Kerenskij). La loro azione fu però molto incerta. Ogni potere costituito risultava messo in discussione: nelle campagne i contadini si impadronivano delle terre dei grandi proprietari; nell’esercito i soviet di soldati si contrapponevano all’autorità degli ufficiali, ostacolando la continuazione dell’attività bellica; gli operai richiedevano il controllo sulla produzione industriale; infine, Polonia, Finlandia, Ucraina, Lettonia, Estonia e Bielorussia rivendicavano l’indipendenza nazionale. I bolscevichi si posero alla testa di queste richieste, spingendo verso una radicalizzazione della crisi. Il sanguinoso fallimento di un’offensiva dell’esercito provocò, a luglio, un’insurrezione a Pietrogrado, cui Kerenskij rispose ponendo fuori legge i soviet e costringendo Lenin alla fuga in Finlandia. Ma di fronte a un tentativo controrivoluzionario organizzato dal generale Kornilov (settembre) Kerenskij dovette proprio fare appello ai soviet per fermare l’esercito in marcia su Pietrogrado.
La Rivoluzione d’Ottobre Lenin, rientrato un’altra volta in patria, organizzò i bolscevichi al fine di preparare un colpo di Stato per conquistare il potere. Furono formati un ufficio politico e un Comitato Militare Rivoluzionario capeggiato da Lev Davidovic Trotzkij (1879-1940) che fissarono l’azione per il 7 novembre 1917 (25 ottobre del calendario giuliano). I bolscevichi s’impossessarono dei punti strategici della città 36
4 - La Russia dalla rivoluzione alla nascita dell’URSS I SOVIET I soviet erano i consigli rappresentativi dei lavoratori costituiti in Russia a partire dalla rivoluzione del 1905. Nel 1917, durante le rivoluzioni di febbraio e di ottobre, si costituirono soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, che divennero una sorta di contropotere rispetto ai governi provvisori. Secondo l'indicazione leniniana «tutto il potere ai soviet», dopo la rivoluzione bolscevica rappresentarono la struttura fondamentale del nuovo Stato “sovietico”: esso era articolato (attraverso successivi livelli di elezione) in soviet locali,
di distretto, di provincia e panrusso, che eleggeva infine i membri del Comitato Centrale Esecutivo. La costituzione del 1936 avrebbe rivisto questo sistema, introducendo l'elezione diretta a tutti i livelli; il Comitato Centrale Esecutivo fu trasformato in Soviet Supremo, eletto a suffragio universale ogni cinque anni e diviso in due camere (Soviet dell’Unione e Soviet delle Nazionalità). Tuttavia la potenzialità democratica dei soviet fu svuotata dal monopolio dell’effettivo potere politico del Partito Comunista.
di Pietrogrado quasi senza spargimento di sangue, quindi assaltarono il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio. I ministri furono arrestati, Kerenskij fuggì. L’8 novembre, il congresso panrusso dei soviet, a maggioranza bolscevica, proclamò la Repubblica Sovietica, governata da un consiglio dei commissari del popolo presieduto da Lenin. I primi decreti riguardarono l’abolizione della proprietà privata delle terre, la loro distribuzione ai contadini, la smobilitazione dell’esercito e l’apertura di trattative di pace con la Germania (sfociate poi nella pace di Brest-Litovsk), il controllo operaio sulle fabbriche e la nazionalizzazione delle banche, mentre il Partito dei Cadetti fu messo fuori legge. Sciolta l’Assemblea Costituente, eletta prima dell’insurrezione dell’ottobre e in cui i bolscevichi erano in minoranza, la capitale fu trasferita a Mosca (28 febbraio 1918). Nel mese di luglio 1918 il V Congresso panrusso dei soviet proclamò la costituzione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Venivano così gettate le fondamenta dell’URSS.
I bolscevichi conquistano il potere
Primi decreti
La Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa
I socialisti europei e la Terza Internazionale Di fronte alla rivoluzione proletaria in Russia, i Paesi occidentali reagirono contrastando militarmente la diffusione di quello che venne definito il “pericolo rosso”. Nei partiti socialisti europei, invece, si venne progressivamente consumando una scissione tra i riformisti, che con37
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Riformisti e comunisti
La Terza Internazionale
sideravano possibile raggiungere il socialismo attraverso una politica di riforme e di confronto parlamentare, anche con l’assunzione diretta di responsabilità di governo, e i comunisti, intransigenti sostenitori della rivoluzione proletaria mondiale. Nel marzo 1919 Lenin promosse l’istituzione della Terza Internazionale (o Comintern) che riuniva tutti i partiti comunisti nell’ottica di creare un “partito comunista unitario mondiale”. Il suo scopo era quello di combattere il riformismo socialista e porre le basi per diffondere la rivoluzione anche negli altri Paesi. Poiché i rappresentanti nazionali erano in proporzione agli iscritti ai singoli partiti, l’URSS ebbe sempre la preponderanza anche numerica nella Terza Internazionale, che, soprattutto dopo il 1921, fu subordinata agli interessi sovietici, giustificati ideologicamente con la necessità di difendere il Paese del “socialismo”.
Dalla guerra civile alla morte di Lenin La guerra civile
L’Armata Rossa
La guerra contro la Polonia
Le difficoltà economiche
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Sul fronte interno Lenin dovette affrontare la guerra civile contro l’esercito “bianco” (contrario cioè alla svolta rivoluzionaria). Guidate dai generali Kolcak, Denikin, Judenic e Vrangel, le formazioni bianche, attestate sul fiume Don e forti anche di alcune legioni di disertori e prigionieri cecoslovacchi di stanza in Siberia, contesero a lungo al potere sovietico il controllo su una parte consistente della Russia; in loro aiuto giunsero contingenti militari inviati dai Paesi occidentali. Per scongiurare la restaurazione della monarchia, i bolscevichi sterminarono lo zar e tutta la sua famiglia (Ekaterinburg, 16 luglio 1918). Rotte le relazioni diplomatiche con gli Occidentali, allestirono l’Armata Rossa (comandata da Trotzkij) e potenziarono la polizia politica (Ceka). Nel 1920, ritiratisi i contingenti occidentali, i “bianchi” persero molte posizioni e cedettero definitivamente durante la guerra combattuta nello stesso anno dai bolscevichi contro la Polonia (il conflitto, scatenato dalle ambizioni polacche sull’Ucraina, spense ogni pretesa sovietica di estendere la rivoluzione al resto d’Europa). La Pace di Riga (marzo 1921) consegnò alla Polonia ampie zone della Russia Bianca e dell’Ucraina. Nell’estate del 1918 il governo bolscevico aveva varato una politica economica nota come “comunismo di guerra”, basata su razionamenti, requisizioni e nazionalizzazioni forzate. Ma il Paese, prostrato dal collettivismo e dalla crisi
4 - La Russia dalla rivoluzione alla nascita dell’URSS
economica scoppiata in seguito alla guerra civile, andò incontro a una carestia che provocò milioni di morti (1921). Contemporaneamente il governo sovietico limitò le libertà e centralizzò il potere, suscitando scioperi e rivolte, alcune delle quali represse nel sangue. Nel marzo 1921 nella base La rivolta militare di Kronstadt, presso Leningrado, i marinai che ave- di Kronstadt vano partecipato alla rivoluzione insorsero rivendicando maggiore democrazia; contro di loro intervenne l’esercito, sedando in pochi giorni l’ammutinamento. n La stabilizzazione del regime I comunisti assunsero quindi definitivamente il monopolio del potere: dopo la guerra civile le organizzazioni di menscevichi, anarchici e socialrivoluzionari furono soppresse. Il Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), per cementare l’unità politica, vietò le correnti interne (monolitismo). Fu inoltre varata dal governo la Nuova Politica Economica (NEP, 1921) che ridusse La Nuova Politica la tassazione e aprì temporaneamente all’iniziativa privata, Economica nel tentativo di arginare la grave crisi economica. Con essa furono favoriti la piccola e media impresa, il commercio e gli scambi tra città e campagna. Il 30 dicembre 1922 la Russia dei soviet assunse ufficialmente la denominazione di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Due anni dopo, una nuova costituzione affidò il potere al Congresso dei soviet dell’Unione, anche se di fatto il controllo sullo stato veniva esercitato in modo totalitario dal Partito Comunista. Il 21 gennaio 1924 Lenin morì e fu sostituito da una direzio- Morte di Lenin ne collegiale di Trotzkij, Kamenev, Zinov’ev e Stalin.
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO La RivoLuzione
Marzo 1917: scioperi contro il governo e rivoluzione di stampo moderato guidata da L’vov e Kerenskij; abdicazione dello zar. Il governo provvisorio è contrastato dai controrivoluzionari e dai bolscevichi.
La RivoLuzione d’ottobRe
Novembre 1917: colpo di Stato bolscevico guidato da Lenin a Pietrogrado. Viene proclamata la Repubblica Sovietica (cioè dei soviet). Abolizione della proprietà privata e avvio delle trattative di pace con la Germania.
i sociaListi euRopei e La teRza inteRnazionaLe
Scissioni nei partiti socialisti europei tra ala riformista e ala massimalista (filosovietica). Lenin fonda la Terza Internazionale per riunire tutti i partiti comunisti e diffondere la rivoluzione negli altri Paesi.
daLLa gueRRa civiLe aLLa moRte di Lenin
Guerra civile tra le truppe russe fedeli allo zar (“bianchi”), aiutate dalle potenze occidentali, e l’Armata Rossa di Trotzkij. Uccisione dello zar e di tutta la sua famiglia (16 luglio 1918). Nasce la polizia politica (Ceka). Rivolta a Kronstadt (marzo 1921). Varo della NEP (Nuova Politica Economica) per arginare la crisi. Morte di Lenin (21 gennaio 1924).
di FebbRaio
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quali furono le cause scatenanti della Rivo-
5 Cosa
2 Qual era l’orientamento politico di L’vov e
6 Cos’era la Terza Internazionale? Quali obiet-
3 Quale posizione assunsero i soviet di fronte
7 Con quale Paese confinante la Russia bol-
4 Quale luogo simbolo fu conquistato dai bol-
8 Quali furono i primi provvedimenti assunti
luzione di Febbraio? 35c Kerenskij? 35b
alla Rivoluzione di Febbraio? 36ac
scevichi durante la cosiddetta Rivoluzione d'Ottobre? 37c
40
37a
si intende con il termine “soviet”?
tivi aveva? 38a
scevica entrò in guerra nel 1920? 38b dal governo bolscevico? 37c-39c
5 La situazione europea
nel primo dopoguerra
La conclusione della Prima guerra mondiale segnò anche la fine di quell’egemonia europea che aveva raggiunto il culmine all’inizio del XX secolo. La leadership dei Paesi industrializzati passò infatti agli Stati Uniti. Nel 1919, dopo la fine delle ostilità, le economie dei Paesi coinvolti nel conflitto stentavano a riprendersi, tanto più che la guerra aveva provocato la morte di milioni di giovani vite e modificato la geografia politica dell’Europa. I trattati di pace siglati dopo la conferenza di Parigi, invece di risolvere i contenziosi riuscirono a provocare il malcontento di vincitori e vinti. In Italia, il mancato accoglimento delle pretese sulla Dalmazia e sui Balcani suscitò il mito della “vittoria mutilata”; la Francia temeva una possibile ripresa dell’imperialismo tedesco; l’Inghilterra osservava il lento declino del suo prestigio internazionale. Le clausole della Pace di Versailles suscitarono un forte risentimento soprattutto in Germania, dove furono interpretate come un diktat volto a marginalizzare il ruolo del Paese tra le grandi potenze.
L’Italia dalla “vittoria mutilata” a Giolitti Il dopoguerra italiano presentava con particolare accentuazione i problemi e le tensioni degli altri Paesi europei, usciti come l’Italia dalla guerra spossati, delusi, ansiosi: i reduci stentavano a riadattarsi alla vita civile, la riconversione delle industrie di guerra in industrie di pace era ardua, il bilancio era appesantito dai debiti di guerra e dall’onere del prezzo politico del pane. Le istituzioni, monarchia, governo, Parlamento, polizia, amministrazione pubblica, avevano perduto prestigio e fiducia. Dopo il conflitto mondiale, a causa delle ridotte ricompense territoriali ottenute in Istria e Dalmazia, si diffuse in Italia il mito della “vittoria mutilata” che indusse Gabriele D’Annunzio a occupare, alla guida di un gruppo di volontari, la città di Fiume (12 settembre 1919). Intanto, la situazione interna si complicava anche per gli effetti di una pesante crisi economica. La piccola e media borghesia, a causa della forte inflazione, vedeva dissolvere i propri risparmi. I contadini (piccoli proprietari e braccianti) erano costretti a lavorare duramente per modesti com-
I problemi del dopoguerra
La “vittoria mutilata” e l’impresa fiumana La crisi economica
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale Il “BIennIo rosso” e lA nAscItA del PArtIto comunIstA ItAlIAno Sull’onda emotiva suscitata dal bolscevi- agosto). I presupposti per avviare la rismo in Russia, la direzione del PSI passò voluzione proletaria c’erano, ma i sociaall’ala massimalista rivoluzionaria, guida- listi, di concerto con i sindacati, non si ti da Giacinto Menotti Serrati (1919). In assunsero la responsabilità di innescaquell’anno i lavoratori iniziarono un’on- re il processo. Fu così che il presidente data di scioperi contro il carovita che del consiglio Giolitti risolse la situazione culminò, in estate, in saccheggi diffu- proponendo un piano di “controllo opesi e nell’occupazione delle terre incol- raio” sulle aziende: progetto approvato, te del Meridione da parte dei contadini. ma mai attuato. Nel 1920 gravi episodi di protesta si ve- Qualche mese più tardi (gennaio 1921) rificarono nelle fabbriche. Dopo il rifiuto al Congresso di Livorno l’estrema sinidei proprietari di concedere aumenti sa- stra socialista guidata da Antonio Gramlariali, i metallurgici (aderenti al sindaca- sci e Amadeo Bordiga fondò il Partito to FIOM) occuparono gli stabilimenti (30 Comunista d’Italia.
Nasce il Partito Popolare I Fasci di combattimento
La crisi dell’establishment liberale
Successo di socialisti e popolari 42
pensi. Gli operai, organizzati nei sindacati, erano riusciti a strappare miglioramenti salariali. I grandi gruppi industriali si erano invece rafforzati sul piano finanziario. I vecchi partiti si stavano logorando a tutto vantaggio di nuove formazioni che si ponevano su posizioni critiche rispetto al sistema economico-sociale. Di fronte alla continua ascesa socialista – nonostante le tensioni interne tra riformisti, massimalisti e comunisti, sfociate nella nascita del Partito Comunista d’Italia nel 1921 –, la Chiesa acconsentì nel 1919 alla fondazione di un partito cattolico democratico, il Partito Popolare Italiano (PPI), guidato da Don Luigi Sturzo. Ad esso aderirono i piccoli proprietari contadini che auspicavano la ridistribuzione delle terre. Nel marzo 1919, con la fondazione dei Fasci di combattimento a opera di Benito Mussolini (ex socialista e direttore de “Il popolo d’Italia”), che incarnavano il malcontento della piccola-borghesia e il risentimento degli ex combattenti, compariva un movimento destinato a diventare in breve tempo il protagonista del panorama politico italiano. L’Italia liberale entrò così in piena crisi. Al governo Orlando, caduto nel giugno 1919 per non aver ottenuto i risultati sperati alla Conferenza di pace di Versailles, fece seguito un gabinetto presieduto da Francesco Saverio Nitti (giugno 1919-giugno 1920), forte di una più larga partecipazione di cattolici e socialisti riformisti ma assillato, oltre che dalla questione di Fiume, da agitazioni operaie e contadine (occupazione delle terre). Alle elezioni del novembre 1919 i liberali persero la maggioranza, scalzati dal grande successo di socialisti e popolari.
5 - La situazione europea nel primo dopoguerra
n L’ultimo governo Giolitti Nel 1920 Giolitti fu richiamato al potere (giugno 1920luglio 1921), coinvolgendo nella maggioranza liberali e democratici, cattolici e socialisti riformisti. Lasciò sfogare le agitazioni rivoluzionarie come l’occupazione delle fabbriche a Torino (1920) e l’occupazione contadina di terre demaniali nel Sud, ma tollerò anche le violenze antisocialiste di squadre fasciste, cui venivano contrapposte “guardie rosse” e “avanguardie” di giovani cattolici. In politica estera Giolitti stipulò il Trattato di Rapallo con la Il Trattato di Rapallo Iugoslavia, riconoscendo Fiume come “Città libera” (1920; un successivo compromesso nel 1924 assegnerà la città all’Italia e il territorio circostante alla Iugoslavia). Le elezioni del 1921 delusero però le speranze di Giolitti di assicurarsi una maggioranza con nazionalisti e fascisti: socialisti e popolari infatti erano ritornati alla Camera con la stessa forza e le stesse esigenze.
La Gran Bretagna e la questione irlandese In Inghilterra il liberale Lloyd George ottenne una netta affermazione alle elezioni del dicembre 1918, a cui per la prima volta parteciparono le donne. L’economia inglese, però, non si riprese facilmente. Al primo ministro toccò La crisi economica affrontare difficili questioni sociali e scioperi dei lavoratori. Nel 1921 l’Irlanda divenne autonoma (ma solo nel 1937 avrebbe ottenuto l’indipendenza), fatta eccezione per le contee settentrionali dell’Ulster che rimasero parte integrante del Regno Unito. Il Partito laburista prese per la prima volta il potere a se- I laburisti al potere guito delle elezioni del dicembre 1923; il primo ministro Ramsay MacDonald fronteggiò la difficile situazione sociale creatasi nel Paese, ma il suo governo durò meno di un anno. Tra il 1924 e il 1929 il potere passò ai conservatori, I conservatori con il primo ministro Stanley Baldwin. Nel 1926 si verificò un’ondata di scioperi causata dalla disoccupazione (un milione i senza lavoro). Le elezioni del 1929 riportarono MacDonald al governo. Per contrastare la crisi fu creata una serie di governi di unità nazionale e avviata una politica protezionistica (1931-32). Per quanto riguarda i rapporti con le colonie, questi furono regolamentati dallo Statuto di Westminster (1931) che riconosceva l’indipendenza dei dominions nell’ambito del Commonwealth, cioè la federazione di Stati sovrani che comprendeva i Paesi più avanzati. 43
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La Francia Moderati e radicali
Il fronte popolare
In Francia, dopo una serie di governi moderati (Briand, Millerand, Poincaré), nel 1924 salirono al potere socialisti e radicali. Nel 1926 per fronteggiare il crollo della moneta e il pesante deficit pubblico, Raymond Poincaré formò un governo di unione nazionale tra tutte le forze non di sinistra, che mise in atto drastiche misure economiche ma garantì un notevole sviluppo. Al governo Poincaré seguì una fase di instabilità politica che, tuttavia, non manifestò i suoi effetti sull’economia. La Francia superò con relativa facilità la crisi del 1929 (i suoi effetti si sentirono solo nel 1931). L’instabilità politica dei primi anni ’30, caratterizzati da un succedersi di governi radicali e conservatori di breve durata, portò a un rafforzarsi delle destre che il 6 febbraio 1934 tentarono un colpo di mano. Si formò per reazione un fronte popolare composto da comunisti, socialisti e radicali che vinse le elezioni del 1936. Il governo fu allora affidato a Léon Blum che avviò importanti riforme sociali (settimana lavorativa di 40 ore, nazionalizzazione della Banca di Francia) avversate però dai grandi gruppi industriali.
La Germania di Weimar
Moti spartachisti
La Repubblica di Weimar
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Dopo la fuga dell’imperatore Guglielmo II in Olanda (10 novembre 1918), si formò in Germania un governo repubblicano composto da socialdemocratici moderati e indipendenti. Il 30 dicembre Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht fondarono il Partito Comunista Tedesco con lo scopo di attuare la rivoluzione proletaria. Il tentativo insurrezionale a Berlino, il cosiddetto moto spartachista, fallì e il 15 gennaio 1919 i due esponenti comunisti furono assassinati a opera di alcuni ufficiali dell’esercito. Le elezioni per l’Assemblea costituente (19 gennaio) diedero la maggioranza relativa al partito socialdemocratico (30% dei voti); il socialdemocratico Friedrich Ebert fu nominato presidente della repubblica, mentre il governo fu composto da una coalizione di socialdemocratici, cattolici e liberali. Il 6 febbraio seguente l’assise si riunì a Weimar (da qui il nome dato alla Repubblica) approntando una costituzione (11 aprile 1919) che trasformava la Germania in Repubblica federale, affidando al presidente rilevanti poteri (nomina del cancelliere, sospensione delle garanzie costituzionali in casi eccezionali).
5 - La situazione europea nel primo dopoguerra
Nel Paese, sull’onda dell’indignazione suscitata dalle pesanti condizioni di pace imposte a Versailles, si era intanto diffusa una forte ondata di nazionalismo con caratteristiche antiparlamentari e anticomuniste: il 5 gennaio 1919 era nato il Partito Operaio Tedesco (cui nel luglio aderì l’ex caporale Adolf Hitler) che nell’agosto del 1920 si trasformò in Partito Nazionalsocialista Operaio Tedesco (di cui Hitler assunse poi il controllo). Figlio del solidarismo nazionale e di primitive pulsioni razziali, il Partito Nazionalsocialista si diede come obiettivo la revisione del trattato di pace. La questione delle riparazioni di guerra provocò aspre tensioni tra il 1921 e il 1923. Fissate nell’astronomica cifra di 132 miliardi di marchi oro, esse suscitarono lo sgomento di tutti i partiti politici. Di fronte alla riluttanza tedesca a pagare, i Francesi invasero la Ruhr (1923) determinando la resistenza passiva dei lavoratori e il crollo del marco tedesco. Nel 1923 il rapporto dollaro-marco era 1 a 4 200 000 000 000. Nell’agosto del 1923 il governo fu affidato al leader del Partito Popolare Gustav Stresemann, che pose fine al contenzioso con la Francia, ridimensionò i comunisti e colpì l’estrema destra: represse infatti la rivolta comunista di Amburgo (23 ottobre) e un tentativo di putsch dei nazionalsocialisti a Monaco (8-9 novembre) che lo accusavano di cedimento verso la Francia. In ambito economico introdusse il Rentenmark, una moneta garantita da un’ipoteca sui beni industriali e agricoli tedeschi. Ma tra il 1929 e il 1932 lo scoppio della crisi economica mondiale annullò i benefici di questa stabilizzazione e riaccese le tensioni sociali.
Hitler e i nazionalsocialisti
Le riparazioni di guerra
Il crollo del marco
Il putsch di Monaco
L’Austria e l’Ungheria L’Austria si costituì in Repubblica federale guidata dai cristianosociali (giugno 1920). Tra il 1922 e il 1929 il governo del cancelliere Ignaz Seipel non esitò a reprimere con la forza i conflitti sociali e le manifestazioni socialiste (1927); la vita politica si radicalizzò anche per la presenza di milizie di destra e l’ascesa del movimento nazionalsocialista. In Ungheria, dopo la breve parentesi della rivoluzione comunista di Bela Kun (marzo-agosto 1919), fu instaurato un regime autoritario di destra guidato dall’ammiraglio Miklós Horthy.
Repubblica federale in Austria
Regime di Miklós Horty in Ungheria
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO L’ItaLIa daLLa “vIttorIa GIoLIttI
In Paese esce spossato dal conflitto e ritiene di non avere ottenuto i compensi territoriali promessi (“vittoria mutilata”). D’Annunzio marcia su Fiume (1919). Crisi economica e “biennio rosso” con scioperi e occupazioni di terre. Nascono i Fasci di combattimento. Ultimo governo Giolitti e Trattato di Rapallo su Fiume (1920).
La Gran BretaGna
L’Irlanda ottiene l’autonomia (1921). Crisi economica e primo governo laburista (1923) di R. MacDonald. Alternanza di potere tra laburisti e conservatori. Politica protezionistica a partire dal 1931.
La FrancIa
Drastiche misure economiche per fronteggiare l’instabilità economica. Alternanza di governi radicali e conservatori nei primi anni ’30. Tentato colpo di mano della destra nel 1934 e risposta delle sinistre che si coalizzano nel 1936 nel fronte popolare, vincendo le elezioni.
La GermanIa dI WeImar
Tentata rivoluzione di stampo bolscevico nel 1919 a Berlino. Nascita della Repubblica di Weimar ma forte ondata nazionalista contro le condizioni di pace di Versailles. Nascita del Partito Nazionalsocialista (1920) e fallito colpo di Stato di Hitler a Monaco (1923). Profonda crisi economica e crollo della valuta.
L’austrIa e L’unGherIa
L’Austria diventa una Repubblica federale; radicalizzazione della vita politica. In Ungheria, a un breve governo rivoluzionario di stampo bolscevico (1919) segue la presa di potere di M. Horty.
mutILata” a
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quali erano i principali problemi dell’Italia
5 Quale politica economica avvio la Gran Bre-
2 Cosa
6 In che anno il fronte popolare vinse le ele-
nell’immediato dopoguerra? 41c 41b
si intende per “vittoria mutilata”?
tagna tra il 1931 e il 1932? 43b zioni in Francia? 44c
3 Da
7 Quale
4 Quali governi si succedettero tra il 1919 e il
8 Quale leader tedesco cercò di normalizzare
cosa fu caratterizzato il cosiddetto “biennio rosso”? 42a 1921? 42b-43a
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forma istituzionale assunse la Germania dopo la guerra? 44b la politica e l’economia tedesche? 45c
6 America e Asia
tra le due guerre
L’ascesa degli Stati Uniti, il consolidamento del comunismo sovietico, la comparsa del comunismo in Cina, il rafforzarsi dell’apparato militare e delle pretese imperialistiche giapponesi caratterizzarono la situazione mondiale nel primo dopoguerra. Dopo il conflitto gli Stati Uniti assursero al ruolo di potenza mondiale: il decisivo intervento del 1917, gli ingenti prestiti accordati alle potenze dell’Intesa per far fronte alle spese belliche e la decisa espansione manifatturiera portarono la democrazia americana a influenzare significativamente l’economia mondiale. Repentini successi industriali e dure fasi di recessione, spesso frutto di esasperate speculazioni e sovrapproduzioni, ebbero le proprie origini oltreoceano. Con la “diplomazia del dollaro” gli USA arrivarono a esportare i propri interessi in molti Stati dei continenti prima controllati dagli Europei. In Asia, intanto, il Giappone, fortemente militarizzato e in una fase di sviluppo economico, puntava con sempre maggiore decisione a imporre la propria supremazia sull’estremo oriente, scontrandosi con la Cina. Quest’ultima vide crescere il ruolo del partito nazionalista e di quello comunista.
I Paesi industrializzati e la crisi del 1929 Gli Stati Uniti trainavano l’economia dei Paesi più industria- La supremazia lizzati influenzandone gli equilibri finanziari e monetari. statunitense Accantonato rapidamente il “wilsonismo”, che auspicava una sorta di cooperazione economica mondiale, la potenza americana si chiuse temporaneamente in una politica isolazionista e di protezionismo doganale. Nei Paesi occidentali presto si rinsaldò il connubio tra la grande industria e i vertici dello Stato, mentre le rivalità e la concorrenza internazionale andavano riacutizzandosi. Gli Stati Uniti, con ingenti prestiti, favorirono il processo di ricostruzione in Europa, mentre ormai la maggior parte della produzione industriale mondiale si concentrava sul loro territorio: conseguentemente, a ogni fase di espansione o ristagno dell’economia statunitense ne corrispondeva una analoga negli altri Paesi industrializzati. Nei primi anni ’20 gli Stati Uniti furono alla guida di una forte ripresa. Nel 1922, dopo una breve fase negativa, la politi47
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La crisi economica e finanziaria
I rimedi alla crisi
ca repubblicana suscitò un clima di fiducia nei grossi trust da cui partì l’impulso per una nuova fase di espansione. Lo sviluppo economico durò fino al 1929, quando una terribile crisi, generata da difficoltà dell’agricoltura statunitense, dalla mancanza di liquidità e dai prezzi artificiosamente alti delle azioni industriali, provocò il crollo della Borsa a New York (24 ottobre 1929, il “giovedì nero" di Wall Street). Gli effetti si diffusero in tutto il mondo e sarebbero durati per diversi anni. Crollarono i prezzi delle merci, crollò la produzione, chiusero molte aziende e si registrarono licenziamenti di massa. L’esigenza di porre rimedio alla recessione internazionale indusse molti Stati a mettere in atto misure economiche come il protezionismo doganale, i tagli alla spesa pubblica e un più diretto controllo dell’apparato statale sull’economia (dirigismo).
Gli Stati Uniti da Harding al New Deal
L’isolazionismo
I “ruggenti” anni '20
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Negli Stati Uniti, il 1921 segnò l’elezione alla presidenza del repubblicano Warren Gamaliel Harding (1921-23). Contrario al wilsonismo, Harding inaugurò un periodo di isolazionismo politico (già in precedenza era stata abbandonata la Società delle Nazioni) ed economico (furono alzate le tariffe doganali, limitato al minimo l’intervento statale, favorendo così le strategie dei grandi trust, e posti severi limiti all’immigrazione). Il suo successore, il repubblicano Calvin Coolidge (192328), conservò la stessa linea politica mentre nel Paese l’economia era in espansione (quel decennio sarebbe passato alla storia come i “ruggenti anni ’20”). Gli Stati Uniti erano in una posizione di forza nei confronti l’Europa: creditori per 10 miliardi di dollari, chiesero la restituzione dei prestiti (ottenendo parziale soddisfazione). La crescente fiducia nel sistema generò nel Paese un’ondata di nazionalismo e il blocco dell’immigrazione. Il proibizionismo (1920-33), suscitato da motivazioni prevalentemente morali (il consumo di alcol non doveva essere tollerato in una società moderna e industrializzata) vietò la produzione e la vendita di alcoolici. La produzione industriale di beni di consumo di massa favorì i grandi gruppi industriali, che assorbirono migliaia di piccole aziende impossibilitate a fare fronte alla concorrenza. La prosperità fece diminuire il numero degli iscritti al Partito Socialista Americano (IWW) da 5 a 3 milioni.
6 - America e Asia tra le due guerre I PRIncIPALI PRovvedImentI deL new deAL La politica di riforma attuata dal presi- è posto sotto il controllo di una commisdente americano Franklin Delano Roo- sione federale. Politica agricola: sussisevelt tra il 1933 e il 1938 si concen- di governativi agli agricoltori per la ridutrò soprattutto su interventi tesi a allevia- zione della produzione; facilitazioni banre la disoccupazione, a rilanciare il pro- carie per i piccoli proprietari. Politica incesso produttivo e a introdurre corretti- dustriale: legge per il permesso alle asvi nel sistema finanziario ed economico. sociazioni imprenditoriali di stipulare acQuesti i punti principali. Lavori pubbli- cordi su produzione e prezzi soggetti ad ci: interventi straordinari che produsse- approvazione presidenziale; libertà di ro 4 milioni di posti di lavoro. Assisten- organizzazione sindacale e contrattazioza sociale: interventi eccezionali a favo- ne collettiva. Pianificazione: nasce l’Enre di disoccupati, malati, giovani; istitu- te per lo sviluppo della valle del Tenneszione di un sistema previdenziale e pen- see che interessa sette Stati meridionasionistico federale. Riforma del sistema li; detiene speciali poteri di governo per finanziario: le banche sono poste sot- la realizzazione e lo sfruttamento di opeto l’autorità dei governatori della Fede- re pubbliche e di promozione di iniziatiral Reserve System; il mercato azionario ve industriali pubbliche.
Nel 1929, durante la presidenza del repubblicano Herbert Hoover (1928-32), scoppiò la grande crisi economica. Fu il democratico Franklin Delano Roosevelt, presidente dal 1933 fino alla morte, a risollevare il Paese. Egli avviò, attraverso il National Recovery Act (16 giugno), un nuovo corso Roosevelt politico ed economico: il cosiddetto New Deal. Furono po- e il New Deal tenziati i lavori pubblici, sostenuti i prezzi agricoli, sviluppata l’assistenza sociale, sottoposti a controllo gli istituti finanziari e regolamentati i rapporti tra padronato e operai. Una seconda fase fu avviata nel 1935 con il Social Security Act, che istituiva il sussidio di disoccupazione e la pensione di vecchiaia per i lavoratori. Critiche si levarono invece dagli ambienti liberali per l’eccessivo interventismo statale.
L’America Latina Nei Paesi del Centro e Sudamerica, prima sotto il controllo inglese, si affermò la “diplomazia del dollaro” americana. I La “diplomazia capitali statunitensi iniziarono ad affluire in modo massic- del dollaro” cio tra le due guerre, sviluppando di conseguenza un significativo controllo economico del continente. L’ingerenza americana nei fatti interni dei Paesi sudamericani arrivò spesso all’intervento armato. In Brasile, Argentina, Cile e Messico si diffuse un principio di industrializzazione. In Messico, conclusa la rivoluzione, nel 1917 fu emanata una Costituzione che prevedeva la riforma agraria. Tra il 1920 e 49
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La riforma agraria in Messico
il 1928, i presidenti Álvaro Obregón prima e Plutarco Elías poi, attuarono la riforma, posero un argine al potere delle compagnie private straniere e praticarono una politica anticlericale. Tra il 1934 e il 1940 il presidente Lázaro Cárdenas impresse rapide trasformazioni democratiche. In Brasile, repubblica dal 1890, nel 1930 fu eletto presidente Getulio Vargas che concesse il voto alle donne e avviò una politica di industrializzazione. Nel 1937 Vargas sciolse La deriva autoritaria il parlamento e i partiti, instaurando un regime simile al del Brasile fascismo, basato su una costituzione autoritaria, centralista e corporativa.
Medio Oriente, Turchia e India Nel dopoguerra si consumò il declino dell’Impero britannico, solo apparentemente rafforzato dai mandati ottenuti sugli ex territori ottomani in Medio Oriente. Alla Gran Bretagna fu infatti assegnata l’amministrazione della Mesopotamia, suddivisa in due regni, quello della Transgiordania e quello dell’Iraq (solo formalmente autonomi) e garantita una forma di influenza sulla Persia (divenuta Iran nel 1935). Tensioni in Palestina Anche la Palestina fu sottoposta a mandato britannico, nel 1920, ma subito scoppiarono i primi contrasti tra Arabi ed I mandati britannici sui territori ex ottomani
IL SIonISmo Il movimento per la ricostruzione di uno Stato ebraico in Palestina fu avviato da theodor Herzl (1860-1904), che nel 1896 pubblicò l'opera Lo Stato ebraico e convocò a Basilea il primo congresso sionista (1897), da cui uscì la richiesta di costituire in Palestina per gli Ebrei un «focolare nazionale garantito dal diritto pubblico internazionale». Negli anni seguenti non mancarono però polemiche e divisioni tra i rigidi sostenitori della scelta di insediamento in Palestina (“Sionisti di Sion”, dal nome di una delle colline su cui sorge Gerusalemme) e quanti rimanevano invece possibilisti, accetando anche altre località geografiche come meta dell’emmigrazione ebraica. Nel primo decennio del XX secolo il sionismo si diffuse come forza di massa e alimentò una crescente immigrazione in
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Palestina. Nel 1917, in seguito alle pressioni del successore di Herzl alla testa dell'Organizzazione Sionistica Mondiale, chaim weizmann, e grazie ai servigi resi dagli Ebrei durante la Prima guerra mondiale con la costituzione di una legione ebraica, la Gran Bretagna sottoscrisse la “dichiarazione Balfour” accettando formalmente la proposta sionista. Nel primo dopoguerra, con l'assegnazione della Palestina alla Gran Bretagna come mandato, gli Inglesi si trovarono a collaborare direttamente con l’Agenzia ebraica sorta allo scopo di facilitare l’immigrazione nella regione. Tra le due guerre mondiali si ebbero però i primi scontri tra immigrati ebrei e residenti arabi, suscitati anche dalla costituzione di corpi militari di difesa ebraica e di gruppi terroristici.
6 - America e Asia tra le due guerre
Ebrei; nel 1917, infatti, il governo inglese si era impegnato, attraverso la dichiarazione Balfour, a favorire la creazione di uno stato ebraico (sulla scia della dottrina sionista diffusa da Theodor Herzl a partire dal 1896) ma contemporaneamente si era impegnato nel sostenere la nascita di uno Stato arabo indipendente che comprendesse anche la Palestina. L’intensificarsi della colonizzazione ebraica avviò una lunga serie di attentati terroristici tra le due etnie. L’Egitto fu dichiarato indipendente nel 1922, sotto la mo- L’indipendenza narchia di re Fuad, ma di fatto nell’ambito di una stretta dell’Egitto tutela britannica. n La Turchia di Atatürk In Turchia, dove l’occupazione di vaste porzioni di territorio da parte di truppe alleate favorì il sorgere del movimento nazionale turco, si assistette, tra il 1920 e il 1922, a una guerra vittoriosa contro la Grecia per la riconquista dei territori anatolici e, quindi, nel 1923, alla proclamazione della repubblica, con Mustafà Kemal Atatürk come presidente. Tra il 1925 e il 1928 la Turchia avviò quindi una serie di riforme sociali e politiche che trasformarono il Paese in uno Stato laico e moderno. Alla morte di Atatürk (nel 1938), il suo successore, Ismet Inönü, democratizzò ulteriormente il Paese.
La proclamazione della repubblica Riforme sociali e politiche
n L’India britannica In India, la mancata attuazione di una forma di autogoverno avviò una stagione di agitazioni antibritanniche, alla Agitazioni cui testa si pose Mohandas Karamchand Gandhi, detto il indipendentistiche Mahatma (“grande anima”), fautore di una lotta per l’indipendenza fondata sulla non violenza, sulla disobbedienza civile e sul boicottaggio delle merci inglesi. Nel corso degli anni ’30 l’amministrazione britannica assumerà un atteggiamento ambivalente rispetto a queste rivendicazioni, alternando repressione a parziali aperture.
Il Giappone degli zaibatsu Negli anni ’20 il Giappone visse un periodo politico contrastato, fatto di aperture liberali (suffragio universale maschile) e di chiusure improvvise (limitazione delle libertà di parola e di associazione). Furono però gli zaibatsu (gruppi industriali e finanziari) ad accrescere enormemente la propria potenza. Essi si allearono con l’esercito maturando la convinzione che soltanto la creazione di un vasto impe51
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Hirohito imperatore Occupazione della Manciuria L'attacco alla Cina
ro sul continente asiatico avrebbe consentito al Paese di rafforzare la propria potenza economica e politica. Alla fine della Prima guerra mondiale il Paese aveva ottenuto la conferma della propria influenza in Cina e nell’area del Pacifico. L’imperatore Hirohito, succeduto al padre Yoshihto nel 1926 tentò quindi di consolifare i sogni imperialistici giapponesi. Nel 1931 l’esercito giapponese occupò la Manciuria: essa divenne nominalmente indipendente (ma di fatto uno Stato fantoccio) con il nome di Manciukuò. Nel 1937 il Giappone attaccò in forze la Cina, conquistando in poco tempo le città di Shanghai e Nanchino; a Pechino fu quindi instaurato un governo filo-giapponese. Tra il 1936 e il 1939 venne maturando l’alleanza giapponese con l’Italia e la Germania, il cosiddetto Patto anti-Comintern (1936-37).
La Cina dalla caduta dell’Impero alla “lunga marcia” La Cina vide assurgere a ruolo di leader nazionale Sun Yat-sen, che si pose l’obiettivo di modernizzare il proprio La caduta Paese fondando un partito nazionalista. Nel 1911 una dura dell’Impero crisi portò alla caduta dell’Impero, fu proclamata la Repubblica e nel gennaio del 1912 Sun Yat-sen fu proclamato presidente: osteggiato dai conservatori, dovette lasciare la carica, mentre si faceva pesante l’influenza giapponese su Pechino. Il partito nazionalista Sun Yat-sen riorganizzò il partito nazionalista, ora Kuomintang (KMT), e nel 1921 fu eletto presidente di un nuovo governo, costituito a Canton in funzione antipechinese.
Il Partito Comunista
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n Dalla fondazione del PCC alla fine della collaborazione con il KMT Nel 1921 fu fondato il Partito Comunista Cinese (PCC) che nel 1924 decise di confluire nel Kuomintang per contrastare l’influenza giapponese sul governo di Pechino. Sun Yat-sen, che si era andato avvicinando all’URSS (molti suoi sostenitori si rifacevano agli ideali della Rivoluzione d’Ottobre), consentì al PCC di mantenere la propria identità e di organizzare un’armata rivoluzionaria grazie agli aiuti di Mosca. Il rapporto tra i due partiti si incrinò con la morte di Sun Yat-sen (1925) e l’insediamento di Chang Kai-shek (18871975) alla guida del Kuomintang. Nell’estate del 1926
6 - America e Asia tra le due guerre
Chang Kai-shek avviò la guerra contro il governo di Pechino per riunificare il Paese, ottenendo una serie di importanti successi ma dimostrando di voler estromettere dal potere gli “alleati” comunisti. Tra il marzo e l’aprile del 1927 Chang Kai-shek ordinò la repressione delle insurrezioni comuniste a Shanghai, Canton e Nanchino; il 28 giugno 1928 conquistò Pechino. n La guerra civile I contrasti tra nazionalisti e comunisti precipitarono il paese nella guerra civile, mentre la pressione giapponese si faceva più forte: nel 1931 le truppe del Sol Levante invasero la Manciuria e la regione di Shangai (1932), instaurando lo stato fantoccio del Manciukuò. Nel partito comunista cinese stava intanto emergendo la figura di Mao Tse-tung, deciso a guidare il riscatto delle masse popolari contadine. Sfuggito ai nazionalisti insieme al capo militare Chu Te e ad alcune unità dell’armata rivoluzionaria, fondò nella regione centromeridionale dello Kiang-shi una repubblica di stampo sovietico (1931). Chang Kai-shek decise di annientare il movimento comunista e avviò una serie di cinque campagne militari. Per sfuggire all’accerchiamento delle truppe nazionaliste nel 1934 Mao avviò la “lunga marcia”, che in un anno portò le forze comuniste dallo dal Kiang-shi alla regione dello Shensi, a oltre 10 000 chilometri di distanza. La capitale della Cina comunista fu posta a Yenan e Mao confermato presidente del PCC (1935). Nel 1937 l’attacco giapponese alla Cina sancì la temporanea sospensione della guerra civile tra nazionalisti e comunisti al fine di stabilire un fronte comune contro il nemico esterno.
Guerra contro il governo di Pechino Contrasti tra nazionalisti e comunisti
Mao Tse-tung
La “lunga marcia”
Sospensione della guerra civile
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO I PaesI IndustrIalIzzatI 1929
Connubio tra grande industria e vertici dello Stato. Contributo statunitense alla ricostruzione in Europa. Il crollo di Wall Street (24 ottobre 1929) provoca contraccolpi finanziari in tutto il mondo. In risposta si attuano politiche protezionistiche, tagli alla spesa e dirigismo sull’economia.
GlI statI unItI
Politica isolazionista di Harding e Coolidge; espansione economica e “ruggenti anni ’20”. Alla crisi iniziata nel 1929 il presidente F. D. Roosevelt risponde con il New Deal (1933-38) per alleviare la disoccupazione, rilanciare il sistema produttivo e regolamentare il sistema economico-finanziario.
l’amerIca latIna
Progressivo controllo economico statunitense sul continente. In Messico vengono attuate riforme agrarie e introdotte trasformazioni democratiche. Rapida industrializzazione in Brasile e svolta autoritaria di G. Vargas nel 1937.
medIo orIente, turchIa e IndIa
La Gran Bretagna ottiene l’amministrazione sui territori ex ottomani (Transgiordania, Iraq e Persia). Prime tensioni in Palestina dopo la dichiarazione Balfour e con l’intensificarsi della colonizzazione ebraica. In Turchia Atatürk proclama la repubblica. In India prime agitazioni antibritanniche guidate da Gandhi.
Il GIaPPone
Rafforzamento politico ed economico (forte condizionamento degli zaibatsu e dell’esercito). Ambizioni imperialistiche: occupazione della Manciuria (1931) e attacco alla Cina (1937).
la cIna
Caduto l’impero viene proclamata la repubblica (1912) presieduta da Sun-Yatsen. Condizionamento giapponese sul governo cinese e nascita di un governo nazionalista contrapposto. I contrasti tra nazionalisti e comunisti sfociano nella guerra civile; “lunga marcia” di Mao per sottrarsi all’accerchiamento nazionalista. Temporanea sospensione della guerra civile di fronte all’invasione giapponese (1937).
e la crIsI del
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quale nazione emerse alla guida dei Paesi industrializzati dopo la Prima guerra mondiale? 47c
2 Descrivi le cause e gli effetti del crollo della borsa di Wall Street nel 1929. 48a
3 Quale politica avviò il presidente Roosevelt per rispondere alla crisi economica? 49ac
4 Cosa si intende per “diplomazia del dollaro”? 49b
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5 Su quali territori ex ottomani la Gran Bretagna ottenne il controllo? 50c-51a
6 Cos’è
il sionismo? Cosa prevedeva la dichiarazione Balfour 50b-51a
7 Come si chiamava la concentrazione di potere industriale e finanziario in Giappone? Quale politica favorì? 51b-52a
8 Quali
fazioni erano coinvolte nella guerra civile in Cina? 53
7 L’Italia fascista Il fascismo è stato l’elemento caratterizzante della storia italiana dagli anni immediatamente successivi alla fine della Prima guerra mondiale fino al 1945. Fondato da Benito Mussolini, già esponente socialista espulso dal partito per le sue posizioni interventiste e propugnatore di vaghe idee su un nuovo assetto sociale estraneo al conflitto di classe, il movimento fascista si caratterizzò per lo spirito fortemente nazionalista e per un attivismo che si proponeva come alternativo alla debolezza dei governi liberali. Capace di intercettare gli umori di ampi strati della borghesia, preoccupati dal sovversivismo socialista e sindacale dell’immediato dopoguerra, si trasformò da movimento rivoluzionario dominato dalle formazioni squadriste in partito d’ordine. Con la marcia su Roma, nell’ottobre del 1922, le istituzioni e la monarchia cedettero alle pressioni delle camice nere e Mussolini fu incaricato di formare il governo. Da quel momento il regime si sarebbe progressivamente consolidato, prima attraverso le intimidazioni durante la campagna elettorale del 1924, conclusesi con l’assassinio Matteotti, poi con una completa svolta autoritaria a partire dal 1925, che comportò l’abolizione dei partiti, la censura sulla stampa, il divieto di sciopero e l’istituzione di una polizia politica segreta. Grazie a uno spregiudicato impiego della propaganda, negli anni ’30 il regime riuscì a veicolare nei suoi confronti anche un diffuso consenso.
Dalla fondazione dei Fasci al 1922 Nel 1919 Mussolini fondò a Milano i Fasci di combattimento, una formazione politica che raccoglieva interventisti rivoluzionari, ex combattenti (soprattutto arditi), futuristi, repubblicani e anarcosindacalisti, accomunati dalla richiesta di una politica estera più “dinamica” e da istanze di rinnovamento sociale. Immaginato da Mussolini come polo di riferimento per la sinistra interventista, nei mesi successivi il movimento apparve però vitale solo a Milano, dove alle elezioni del 1919 subì comunque una bruciante sconfitta. Mussolini non scomparve tuttavia dalla scena politica, grazie al sostegno portato all’impresa di D’Annunzio a Fiume e alla ripresa di parole d’ordine nazionalistiche di facile presa nell’atmosfera della “vittoria mutilata”. Il fascismo rivoluzionario delle origini si trasformava intanto in una formazione impegnata a ripristinare l’ordine sociale turbato
La nascita del fascismo
Il sostegno a D’Annunzio
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
dal sovversivismo socialista: nelle campagne dell’Emilia e della Bassa Padana si sviluppò un fascismo agrario, finanziaLe Squadre d'Azione to dai proprietari terrieri, basato su Squadre d’Azione che realizzavano spedizioni punitive nei confronti delle organizzazioni politiche sindacali e delle cooperative socialiste e popolari. Anche i ceti medi cittadini colpiti dall’incertezza del dopoguerra individuarono nel fascismo lo strumento adatto per riprendere nella società italiana quel ruolo che le vicende del “biennio rosso” avevano fatto perdere Atteggiamento loro. Per parte sua, lo Stato liberale si limitò a cercare di ambiguo dello Stato incanalare nell’ambito istituzionale il movimento fascista, liberale nella speranza di limitarne le manifestazioni violente e contenerne la spinta eversiva. Mussolini giocò abilmente su questo tentativo di recupero legalitario del movimento (ad esempio, proclamando ufficialmente l’accettazione della monarchia), tanto che L'ingresso nell’aprile del 1921 fu eletto in Parlamento con altri 34 dein Parlamento putati, inseriti da Giolitti nelle liste dei “blocchi nazionali” varate per contrastare l’ascesa dei socialisti e dei popolari. Stipulato un trattato di pacificazione con le sinistre (3 agosto 1921) per la cessazione delle violenze squadriste, e cambiato nome al movimento (che ormai contava circa 300 000 iscritti) in Partito Nazionale Fascista (durante il Congresso di Roma del novembre 1921), Mussolini dedicò i suoi sforzi alla conquista del potere, cercando un recupero legalitario del movimento. Caduto il governo Giolitti (giugno 1921), perché le recenti elezioni non avevano dato la maggioranza sperata allo statista piemontese, il regime liberale appariva in piena crisi. Il governo fu affidato I governi Bonomi prima a Ivanoe Bonomi e poi a Luigi Facta, stretto collae Facta boratore di Giolitti. Sulla scia dell’esaurimento dei moti operai anche le sinistre erano profondamente divise tra socialisti massimalisti, comunisti e socialisti unitari. Il congresso di Napoli
Mussolini capo del governo 56
n La marcia su Roma I fascisti ruppero quindi gli indugi e al congresso di Napoli (24 ottobre 1922) Mussolini diede il via alla marcia su Roma per reclamare responsabilità di governo. Provenienti da tutta Italia, le squadre fasciste, organizzate dai “quadrumviri” Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Carlo Maria De Vecchi, si diressero il 28 ottobre verso la capitale con l’intenzione di far cadere il governo Facta. Il re rifiutò di firmare il decreto per lo Stato d’assedio e la pressione sulle istituzioni si concretizzò nella nomina di Mussolini a capo del governo, il 30 ottobre 1922.
7 - L’Italia fascista
Il fascismo al potere Mussolini formò un governo di coalizione con popolari, nazionalisti, democratico-sociali, esponenti delle forze armate e indipendenti; per mantenere i contatti tra il suo partito e il governo, istituì il Gran Consiglio del Fascismo (dicembre 1922), un organo che aveva lo scopo di proporre le leggi costituzionali, di formare la lista dei candidati designati alla Camera e di definire le cariche nel partito. Mussolini riuscì a dimostrare di saper normalizzare la situazione mantenendo il controllo sulle Squadre d’Azione e inserendo gli organismi fascisti nella struttura dello Stato. Fuso il PNF con i partiti nazionalisti, creata una forza di polizia di parte trasformando le Squadre d’Azione in Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale (1923) e fatta approvare una nuova legge elettorale maggioritaria (legge Acerbo), il cosiddetto “listone” fascista (comprendente alcuni dei maggiori nomi della classe dirigente liberale) ottenne alle elezioni del 1924 un clamoroso successo. La campagna elettorale e le operazioni di voto si tennero però in un clima di violenza, denunciato alla Camera da Giacomo Matteotti, segretario del PSU (Partito Socialista Unitario, nato nel 1922 per iniziativa di Filippo Turati, espulso dal PSI con altri riformisti). Per questa sua denuncia Matteotti fu rapito e ucciso da sicari fascisti il 10 giugno 1924. Le opposizioni protestarono ritirandosi dall’assemblea e dando vita alla secessione dell’Aventino. La vicenda si chiuse il 3 gennaio 1925: Mussolini, ormai certo di avere in pugno il Parlamento, assunse alla Camera la responsaLa secessione deLL’aventino Il termine “Aventino” fu la denominazione assunta dalle opposizioni antifasciste che disertarono le sedute parlamentari all'indomani del rapimento del deputato socialista riformista Giacomo Matteotti (giugno 1924), invocando lo scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e il ristabilimento dell’autorità della legge. L’intenzione degli aventiniani era quella di indebolire il governo fascista impedendone l’attività parlamentare e costringerlo così alle dimissioni. Non tutti gli esponenti dell’antifascismo si dimostrarono però d’accordo:
Il Gran Consiglio del Fascismo
Le elezioni del 1924 e il delitto Matteotti
Il discorso del 3 gennaio 1925
i comunisti si dissociarono dall'Aventino considerandolo una rinuncia alla lotta contro il regime. Nonostante una vivace campagna della stampa dell’opposizione e nonostante le difficoltà di Mussolini dopo la scoperta dell'assassinio di Matteotti (il corpo del deputato sarà rinvenuto due mesi dopo il rapimento), l’indifferenza del re Vittorio Emanuele III, l’irresolutezza degli aventiniani e il miglioramento della situazione economica consentirono al governo di riprendere in mano la situazione e di eliminare in breve ogni opposizione.
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La svolta autoritaria
bilità dell’accaduto, liquidando sostanzialmente se non formalmente le libertà statutarie e avviando quella svolta autoritaria che doveva liberarlo definitivamente delle opposizioni. Furono progressivamente introdotte leggi che attribuivano ampi poteri al capo del governo e che privavano il Parlamento delle sue funzioni. Molti oppositori, tra cui Don Sturzo, Nitti ed esponenti di sinistra lasciarono l’Italia minacciati dalle intimidazioni del regime.
Lo Stato fascista Cancellazione delle A partire dal 1926 furono soppressi i giornali antifascisti, libertà fondamentali sciolti i partiti, vietato lo sciopero e riconosciuto il solo sindacato fascista; furono anche istituite apposite località di confino per gli oppositori. I parlamentari non fascisti vennero privati del mandato. Fu anche creata una polizia politica (OVRA, Opera Vigilanza e Repressione Antifascismo) e istituito un tribunale speciale per la difesa dello Stato, con esponenti della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) come collegio giudicante. Fu restaurata la pena di morte. Il consolidamento del regime e la creazione dello Stato Sopravvivenza totalitario non comportarono l’annullamento dello Statuformale dello to albertino, che formalmente rimase in vigore, bensì un Statuto albertino progressivo svuotamento delle funzioni del Parlamento: il capo del governo rispondeva del suo operato esclusivamente al re e il potere legislativo era esercitato di norma dal governo. iL corporativisMo Il corporativismo è una dottrina che si propone di organizzare la collettività attraverso associazioni rappresentative degli interessi professionali (corporazioni) e di eliminare, attenuare o neutralizzare per mezzo dell’intervento dello Stato i conflitti sociali. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX si era sviluppato un corporativismo di ispirazione cattolica, caratterizzato da un forte spirito solidarista e interclassista e da un fondamentale rifiuto dell’individualismo delle dottrine liberali. Tra gli anni ’20 e ’40, all’interno del regime fascista si affermò invece un corpora-
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tivismo “dirigista”, i cui principi generali vennero enunciati nel 1927 dalla Carta del lavoro e istituzionalizzati tra il 1934, con la creazione delle corporazioni (che raggruppavano imprenditori e lavoratori delle diverse categorie), e il 1939, con l’istituzione della camera dei Fasci e delle corporazioni. Il corporativismo fascista fornì l’esempio (opposto a quello della tradizione cattolica, secondo cui rappresentava potenzialmente una forma di anti-Stato) di associazioni professionali strettamente subordinate allo Stato e capaci al tempo stesso di farsi strumento di controllo politico.
7 - L’Italia fascista
Mussolini accentuò la struttura autoritaria delle istituzioni emarginando anche i “ras” fascisti e gli squadristi della prima ora e riducendo il ruolo politico del Partito Nazionale Fascista. La società civile fu controllata in ogni sua manifestazione e le forme di opposizione drasticamente represse, anche se, con il passare del tempo e il con il consolidamento del regi- La propaganda me crebbe in modo significativo il consenso, mobilitato da e il consenso un amplissimo ed efficiente apparato di propaganda. La soluzione dell’annosa questione romana attraverso i Patti Lateranensi (firmati l’11 febbraio 1929, riconoscevano I Patti Lateranensi alla Santa Sede lo Stato della Città del Vaticano, regolavano i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa e stabilivano una convenzione finanziaria) avvicinò al fascismo molti cattolici, anche se i rapporti con la Santa Sede furono spesso difficili. n La politica economica In economia, al liberismo durato fino al 1925 successe l’interventismo statale a sostegno dell’industria. Nel 1927 venne rivalutata la lira (fu fissata a quota 90 la parità con una sterlina) e dopo la crisi del 1929 si avviarono grandi opere pubbliche. Per sostenere le imprese nacquero L’IMI e l’IRI l’Istituto Mobiliare Italiano (IMI, 1931,) e l’Istituto di Ricostruzione Industriale (IRI 1933). Dal 1934 fu avviata una politica economica autarchica, tesa a raggiungere una crescente indipendenza rispetto all’estero, riducendo le importazioni e aumentando le esportazioni. L’ideologia fascista si consolidò in senso nazionalista, corporativo, ma anche ruralista e familista (con piani di boni- Piani di bonifica fica e una politica di espansione demografica): nell’esaltazione della novità dell’uomo fascista e della sua sintesi vitale attivista e volitiva furono così travasati i valori tradizionali della società borghese. n I primi passi in politica estera Nel corso degli anni ’20 Mussolini perseguì una politica estera piuttosto cauta e di impostazione filobritannica. Nel 1924 il Patto di Roma con la Iugoslavia portò Fiume Il Patto di Roma all’Italia mentre nel 1927 Mussolini impose sull’Albania una sorta di protettorato politico-economico. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 l’Italia avviò L'area danubianoun’azione diplomatica antifrancese nell’area danubiano- balcanica balcanica, appoggiando il revisionismo di Austria e Ungheria (sfociato nel 1934 nel cosiddetto Patto a Tre). 59
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Dalla fonDazione 1922
1919: Mussolini fonda a Milano i Fasci di combattimento, composti da ex combattenti, futuristi e anarcosindacalisti; caratterizzati inizialmente per un forte nazionalismo e ambizioni di rinnovamento sociale, si trasformano in formazioni per ripristinare l’ordine (spedizioni punitive) contro le spinte sovversive di sinistra. Nel 1921 Mussolini viene eletto in Parlamento. Brevi governi di Giolitti, Bonomi e Facta. 28 ottobre 1922 marcia su Roma delle squadre fasciste; il re non firma lo Stato d’assedio e sceglie di affidare a Mussolini l’incarico di formare il governo.
il fascismo al potere
Mussolini forma inizialmente un governo di coalizione con popolari e indipendenti. Creazione del Gran Consiglio del Fascismo e delle Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale. Le elezioni del 1924 si tengono in un clima di violenza; rapimento e assassinio di Matteotti ma successo elettorale fascista. 1925: svolta autoritaria e leggi che attribuiscono ampi poteri al capo del governo.
lo stato fascista
Dal 1926 soppressione dei giornali antifascisti, scioglimento dei partiti e divieto di sciopero; svuotamento delle prerogative del Parlamento e istituzione della polizia politica. Ampia mobilitazione propagandistica a favore del regime e progressivo consenso da parte degli Italiani. Firma dei Patti Lateranensi con la Santa sede (1929). Forte interventismo statale in economia: istituzione delle corporazioni (1927), creazione di IMI e IRI, piani di bonifica e autarchia. In politica estera: Fiume viene assegnata all’Italia (1924), forte influenza politica sull’Albania (1927), politica revisionista nell’area danubiano-balcanica (Austria e Ungheria) in funzione antifrancese.
Dei fasci al
DOMANDE DI VERIFICA 1 Dove nacque il fascismo? Chi vi aderì inizial-
5 Chi vinse le elezioni del 1924? Chi contestò
2 Quali trasformazioni subì il fascismo? Da chi
6 Cosa si intende per secessione dell’Aventi-
3 Perché
il regime liberale era in profonda crisi? 56c
7 Quali furono le prime iniziative autoritarie
4 Quale opzione rifiutò il re di fronte alla mar-
8 In quale area l’Italia svolse un’azione revi-
mente? 55c
era sostenuto? 56a
cia su Roma? 56b
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il clima di violenza in cui si svolsero? 57c no? 57b
messe a punto dal regime? 58ac sionista negli anni ’20? 59b
8 L’Unione Sovietica e lo stalinismo
Morto Lenin, all’interno del partito comunista sovietico si sviluppò un’aspra lotta per la successione. Su tutti emerse Stalin, che nel giro di pochi anni riuscì a liquidare i principali fautori della rivoluzione d’ottobre e a imporre il proprio potere personale. Forte dei metodi dittatoriali e polizieschi ereditati dal suo predecessore, Stalin accantonò le ambizioni di esportare la rivoluzione nel resto del mondo e concentrò tutti i suoi sforzi nel porre le basi di un poderoso sviluppo economico del nuovo Stato sovietico. Avviò quindi una collettivizzazione forzata dell’agricoltura, che comportò lo sterminio della classe dei piccoli proprietari, i kulaki, e un processo di industrializzazione accelerata basata sui cosiddetti “piani quinquennali”, che davano la preminenza assoluta all’industria pesante. Per consolidare la propria dittatura, negli anni ’30 lanciò una campagna di epurazione contro i “nemici del popolo”, nel partito, nell’amministrazione statale e nell’esercito. Gli oppositori furono eliminati fisicamente o rinchiusi nei campi di lavoro forzato, i gulag.
Stalin e il “socialismo in un solo Paese” Con la morte di Lenin nel 1924 la guida dell’Unione Sovietica fu assunta da una direzione collegiale composta da Trotzkij, Kamenev, Zinov’ev e Stalin. Nel PCUS iniziarono però forti contrasti che portarono al potere il georgiano Iosif Vissarionovic Stalin (1857-1953), già assistente di Lenin e segretario del comitato centrale. Nato a Gori, in Georgia, nel 1879, in gioventù Stalin era stato istruito in un seminario ortodosso, ma ben presto si era dedicato all’attività rivoluzionaria e fu più volte arrestato dalla polizia. Eletto nel 1912 nel Comitato Centrale del partito bolscevico, aveva poi svolto un ruolo secondario durante la Rivoluzione d’Ottobre. Nel nuovo governo sovietico insediatosi nel 1917 era quindi stato nominato commissario del popolo alle nazionalità. Tra il 1922, quando ormai le condizioni di salute di Lenin si erano aggravate, e il 1924 assunse progressivamente il controllo dell’apparato del partito. Nel 1924 conquistò la segreteria generale del partito, prevalendo su Trotzkij,
Temporanea direzione collegiale
La formazione di Stalin
Il controllo sul partito
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
L’alleanza con Bucharin
il suo avversario più forte, grazie a un’alleanza di potere con Zinov’ev, presidente del Comintern, e con Kamenev, vicepresidente del consiglio. Nel 1925, quando Zinov’ev e Kamenev passarono dalla parte di Trotzkij, Stalin si alleò con la corrente di “destra” del partito incarnata da Nikolaj Bucharin, convinto sostenitore della Nuova Politica Economica (NEP, varata da Lenin nel 1921). In opposizione alla tesi trotzkista della “rivoluzione mondiale permanente”, Stalin si fece così sostenitore della strategia del socialismo “in un solo Paese”, cioè della possibilità di costruire il socialismo in Unione Sovietica anche senza il diffondersi della rivoluzione nel mondo; il movimento comunista internazionale doveva quindi porsi come obiettivo primario la difesa del nuovo Stato sovietico.
Il regime stalinista
Il consolidamento del regime Il primo piano quinquennale
Lo sterminio dei kulaki
La supremazia dell'industria pesante
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Espulso Trotzkij dal partito nel 1927 (e dall’Unione Sovietica nel 1929), tra il 1928 e il 1929 Stalin sconfisse anche Bucharin e i suoi compagni, imponendo una brusca accelerazione al processo rivoluzionario interno e, contemporaneamente, al consolidamento del regime e del proprio potere personale. Abbandonata la politica di alleanza con i contadini stabilita dalla NEP, varò il primo “piano quinquennale” (1928-32), che prevedeva l’industrializzazione accelerata del Paese e la collettivizzazione forzata delle terre. Furono istituiti i sovchoz, aziende agricole coltivate direttamente da dipendenti e funzionari statali, e fattorie cooperative, i kolchoz, in cui i membri potevano disporre di piccoli appezzamenti per uso personale. La resistenza dei contadini a entrare in queste fattorie fu vinta con la massima brutalità, specialmente nei confronti dei contadini piccoli proprietari, i kulaki: centinaia di migliaia di contadini furono incarcerati, milioni furono deportati, innumerevoli quelli passati per le armi. Di conseguenza si registrò un crollo della produzione agricola (solo negli anni ’50 si ritornò agli indici precedenti la Prima guerra mondiale). Tra il 1932 e il 1933 una carestia provocò, soprattutto in Ucraina, la morte di circa 5 milioni di persone. In campo industriale il primo piano quinquennale portò alla nazionalizzazione del 99% delle fabbriche. Con il piano successivo (1933-1937) l’URSS fu dotata di imponenti apparati industriali nei settori minerario, energetico e dei macchinari, gestiti da uffici di pianificazione centralizzata
8 - L’Unione Sovietica e lo stalinismo IL sIsTema repressIvo sovIeTIco Se già dal 1923 al 1929 Stalin usò mezzi dittatoriali e polizieschi per rafforzare il potere nelle proprie mani, dopo i successi dei piani quinquennali (e conquistato l’appoggio di milioni di comunisti sovietici che vedevano in lui il “capo infallibile”) intraprese una strategia del terrore contro gli avversari politici. Nel 1934 fu emanato un decreto per cui l’intera famiglia di un “nemico del popolo” (oppositore del regime) poteva essere arrestata. Sempre nello stesso anno, dopo l’assassinio del segretario del partito di Leningra-
do, Kirov, polizia e tribunali ebbero la facoltà di agire al di fuori della legalità. Nel 1935 fu nominata una commissione per annientare i “nemici” interni al partito. Zinov’ev, Kamenev e Radek furono fucilati dopo confessioni estorte con la tortura. Nel 1937 fu ordinata un’epurazione nell’esercito. Nel 1938 Stalin fece arrestare e condannare Bucharin. Nel 1940 un sicario uccise Trotzkij a Città del Messico, dove si era rifugiato. I protagonisti della Rivoluzione d’Ottobre erano stati completamente annientati.
secondo criteri esasperatamente accentrati. In questi anni la produzione industriale crebbe del 121%. Un terzo piano quinquennale, destinato a sfociare nella realizzazione effettiva del comunismo, non potè essere varato a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Per sostenere lo sforzo di modernizzazione, che andava trasformando radicalmente la struttura sociale del Paese, l’URSS strinse una serie di patti di amicizia e di non aggressione con le potenze occidentali (adesione alla Società delle Nazioni nel 1934), mentre all’interno si accentuò il carattere personalistico (culto della personalità) e repressivo del sistema di potere stalinista: tra il 1936 e il 1939 ogni forma di opposizione e di dissenso, reale o potenziale, venne cancellata assieme a tutti i vecchi esponenti bolscevichi e a gran parte dei quadri dell’industria di Stato e dell’esercito (le cosiddette “purghe” staliniane). Nei campi di lavoro forzato, i gulag (acronimo di Glavnoye Upravleniye Lagerej, Amministrazione generale dei campi di lavoro), già istituiti nel 1919 e riservati inizialmente ai contadini che si opponevano alla collettivizzazione forzata delle campagne, furono rinchiusi decine di milioni di oppositori politici e di membri di gruppi etnici sospetti.
Aperture internazionali
Eliminazione di ogni opposizione
I gulag
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Stali e il “SocialiSmo
Morto Lenin nel 1924 Stalin riesce a imporsi progressivamente alla guida del Partito Comunista, alleandosi con Zino’ev e Kamenev e prevalendo su Trotzkij. Nel 1925 si allea con la corrente di “destra” del partito (Bucharin). Svolta politica staliniana: dalla teoria trotzkista della “rivoluzione mondiale permanente” alla strategia del “socialismo in un solo Paese”, cioè solo in URSS.
il regime StaliniSta
Tra il 1928 e il 1929 Stalin assume tutti i poteri. Primo piano quinquennale: industrializzazione accelerata e collettivizzazione delle terre; sterminio dei kulaki, i piccoli proprietari terrieri che si oppongono al collettivismo. Una carestia provoca milioni di morti in Ucraina. Carattere personalistico della dittatura staliniana (culto della personalità). Eliminazione fisica di ogni forma di opposizione e di dissenso (“purghe”) nel partito e nell’esercito (1936-39). Creazione dei campi di lavoro forzato (gulag) in cui vengono rinchiusi milioni di oppositori e gruppi etnici ritenuti ostili.
in un Solo PaeSe”
DOMANDE DI VERIFICA 1 Con la morte di Lenin il potere passò subito
5 Chi erano i kulaki? A quale sorte andarono
2 Quale fu il principale rivale di Stalin dopo la
6 Quale
3 Cosa si intende per “socialismo in un solo
7 L’URSS
4 Cosa prevedeva il primo “piano quinquen-
8 Cosa erano i gulag? A chi erano riservati?
a Stalin? 61c
morte di Lenin? 61b Paese”? 62a nale”? 62c
64
incontro? 62b
atteggiamento assunse Stalin nei confronti delle opposizioni? 63c 63c 63b
aderì alla Società delle Nazioni?
9 L’ascesa del nazismo Sul finire degli anni ’20 i tentativi di stabilizzare politicamente ed economicamente la repubblica di Weimar furono parzialmente vanificati dalla crisi scatenata dal crollo di Wall Street del 1929, i cui effetti, in termini di recessione economica e disoccupazione, si fecero sentire rapidamente su tutto il continente europeo. In Germania l’esasperazione di ampi strati della popolazione fu sfruttata abilmente dal partito nazionalsocialista. Dopo il fallito putsch di Monaco del 1923, Hitler aveva esposto nell’opera Mein Kampf (1925-27) le sue teorie: promuovere una rinascita spirituale tedesca basata sulla revisione del trattato di Versailles, fondare il Terzo Reich unificando tutti i territori europei con popolazioni tedesche (Grande Germania), superiorità della razza ariano-germanica e lotta all’ebraismo, inteso come capro espiatorio dei mali della società (da esso, secondo la concezione nazista, si erano generati il marxismo, il liberalismo e la democrazia). Nominato cancelliere nel 1933, Hitler procedette in tempi rapidi allo scioglimento dei partiti (tranne quello nazionalsocialista), alla creazione di un forte apparato poliziesco e, attraverso una capillare opera di propaganda, all’organizzazione di un vasto consenso popolare attorno alla nuova ideologia. Nel 1935 venne introdotta la legislazione antisemita, mentre l’economia del Paese fu sottomessa alle esigenze di riarmo.
La crisi della repubblica di Weimar Fallito il golpe del 1923 che lo aveva visto coinvolto, Adolf Hitler era stato arrestato; dopo aver scontato pochi mesi di detenzione, tornò all’attività politica per fare del Partito Nazionalsocialista Operaio (NSDAP), di cui era il capo o führer, una forza legale. Nel frattempo la Repubblica di Weimar tentava di conso- Successi lidarsi. Gustav Stresemann, titolare del dicastero degli in politica estera esteri dal 1923 al 1926, guidò la politica della Germania verso la collaborazione internazionale (Trattato di Locarno, 1925) e all’ingresso nella Società delle Nazioni. Sul piano strettamente economico gli Stati Uniti, per consentire alla Germania di pagare l’indennità di guerra (132 miliardi di marchi oro), offrirono ingenti prestiti attraverso il piano Dawes (1924). L’industria tedesca riprese così fiato. Il piano Dawes Il 28 febbraio 1925 morì il presidente Ebert (eletto nel 1919 a Weimar): gli successe il conservatore Hindenburg. 65
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La crisi del 1929 favorisce i nazisti
1930: successo elettorale della NSDAP
Hitler cancelliere
Ma proprio mentre il Paese sembrava aver imboccato la via della ripresa, lo scoppio della crisi economica mondiale del 1929 annullò gli effetti positivi dei piani per il pagamento delle riparazioni e riaccese le tensioni sociali, facendo salire i disoccupati a oltre sei milioni. L’esasperazione suscitata in vasti strati della popolazione fu sfruttata politicamente dai nazionalsocialisti. Il partito nazista fece breccia soprattutto nella classe media. Alle elezioni del 1930 ottenne 107 seggi divenendo il secondo partito del Paese. Da allora ampliò la sua base elettorale tra i lavoratori industriali e gli impiegati statali grazie all’abile sfruttamento dei mezzi di comunicazione e propaganda, ma anche intimorendo gli avversari con la violenza delle SA (Sturmabteilungen), le cosiddette “camicie brune”, formazioni di tipo paramilitare create nel 1921 da Hitler. Alle elezioni del luglio 1932, con 230 deputati la NSDAP divenne il più forte partito del Reichstag. Il 30 gennaio 1933 il presidente Hindenburg offrì a Hitler il cancellierato: finiva la Repubblica di Weimar.
Il nazismo al potere
La dittatura del partito unico
La “notte dei lunghi coltelli”
Razzismo e antisemitismo
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Il leader nazionalsocialista guidò fino alle elezioni del marzo 1933 un governo di coalizione conservatore. Il 14 luglio 1933, chiesti e ottenuti dal Parlamento tutti i poteri, il governo emanò una legge che faceva del Partito Nazionalsocialista l’unico partito della Germania: iniziò così la dittatura nazista. Fu quindi costituito un forte apparato poliziesco, con la Gestapo (Geheime Staats-Polizei, polizia di Stato segreta) e le SS (Schutzstaffeln, guardia personale di Hitler), che si affiancarono alle SA. Quando le SA pretesero di sostituire l’esercito nazionale, costituendo di fatto un potere autonomo sottratto al controllo dello Stato, Hitler ne fece liquidare i capi (il 30 giugno 1934, la cosiddetta “notte dei lunghi coltelli”). Il 2 agosto 1934 Hindenburg morì e Hitler fu proclamato cancelliere e presidente del Terzo Reich (dopo quello di Ottone il grande, nel X secolo, e l’impero tedesco proclamato nel 1871). Prese così il via la definitiva nazificazione del Paese e l’identificazione della Germania con il nazismo. Il nucleo centrale dell’ideologia era costituito dal concetto di superiorità della razza ariana, che avrebbe dovuto dominare il mondo e asservire gli appartenenti ad altre razze. Il razzismo si tradusse quindi nelle Leggi di Norimberga (1935) che riducevano i diritti civili, vietavano i matrimoni tra ebrei e non
9 - L’ascesa del nazismo L’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO E LA PROPAGANDA Fin dal 1933 il nazismo eliminò le auto- ebrei o perché non in linea con le direttinomie regionali e provinciali. L’ammini- ve del partito, dovettero abbandonare la strazione statale, a tutti i livelli, fu sotto- Germania. Il partito era diviso in regioni posta al controllo del partito, sotto la di- geografiche con a capo un Gauleiter. Nel rezione di Rudolph Hess (fino al 1941) e 1944 i membri della NSDAP sarebbero arrivati a superare gli 8 000 000. poi di Martin Bormann. Tutti i tedeschi, uomini e donne, furono In aggiunta al clima di intimidazione ininquadrati in organizzazioni che faceva- staurato nel Paese, il regime fece largo no capo al partito. Particolare attenzione uso delle nuove forme di propaganda fu riservata all’indottrinamento dei giova- e di controllo dell’opinione pubblica, coni, realizzato attraverso la Gioventù hitle- me la radio, il cinematografo o le riunioni annuali del partito a Norimberga, ocriana (Hitler-Jügend). Anche la cultura fu asservita al potere e casione di grandiose scenografie che asmoltissimi intellettuali e scienziati, perché sumevano un significato liturgico.
ebrei e avviavano la persecuzione antisemita. Un’accelerazione della campagna antiebraica si ebbe con la “notte dei La “notte cristalli”: tra il 9 e il 10 novembre 1938, dopo l’assassinio dei cristalli” di un diplomatico tedesco a Parigi per mano di un cittadino di origini ebraiche, in tutta la Germania vi furono devastazioni di proprietà ebraiche, assalti a sinagoghe e uccisioni. Nello stesso anno Hitler iniziò a esprimersi sull’esigenza di trovare una soluzione definitiva (la “soluzione finale”) al problema ebraico. Altro aspetto determinante dell’ideologia nazionalsocia- Il Führerprinzip lista era il führerprinzip (principio del führer), secondo cui la suprema istanza dello Stato era la volontà stessa di Hitler, a cui tutto, compresa la legge scritta, doveva essere subordinato. La stampa e la cultura venne messa sotto controllo dal ministro della propaganda Joseph Goebbels. Furono stabiliti concordati con la chiesa cattolica e con le chiese protestanti. Gli oppositori furono internati nei campi di concentramento. L’economia del Paese fu posta al servizio dello Stato che procedette a un forte riarmo in vista della conquista dello “spazio vitale” nei territori orientali. n L’alterazione del quadro internazionale In ambito internazionale, l’avvento del nazismo segnò una prima crisi degli equilibri europei: nel 1933 la Germania si ritirò dalla Società delle Nazioni; nel 1934 Hitler favorì un tentativo di colpo di Stato filonazista in Austria (che fallì, Fallito colpo ma in cui rimase ucciso il cancelliere austriaco Engelbert di Stato in Austria Dollfuss). 67
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO La crisi deLLa repubbLica Weimar
Negli anni ’20 in politica estera Streseman avvia forme di collaborazione internazionale. Il piano Dawes consente una ripresa della produzione industriale in Germania. Ma la crisi del 1929 porta alla ribalta il Partito Nazionalsocialista e le sua camice brune, che si macchiano di violenze contro gli avversari politici. Con le elezioni del 1932 i nazisti diventano il partito più forte del Reichstag. Il 30 gennaio 1933 Hitler è nominato cancelliere.
iL nazismo aL potere
Poco dopo la sua nomina a cancelliere Hitler vara una legge che fa del Partito Nazionalsocialista l’unico partito della Germania. Istituzione della Gestapo e delle SS. Eliminazione delle opposizioni interne al partito (“notte dei lunghi coltelli”). I principi ideologici del nazismo sono: concetto di superiorità della razza ariana (applicato attraverso norme antisemite: leggi di Norimberga, 1935); incarnazione della volontà dello Stato nella figura di Hitler. Riarmo dell’esercito e creazione dei primi campi di concentramento. In politica estera: ritiro dalla Società delle Nazioni (1933) e fallito colpo di Stato filonazista in Austria (1934).
di
DOMANDE DI VERIFICA 1 Chi
fu l’artefice del consolidamento della Repubblica di Weimar negli anni ’20? 65b
5 Quale contrasto fu all’origine della “notte
2 Chi sfruttò la crisi del 1929 e le tensioni
6 Cosa erano le leggi di Norimberga? Contro
3 In che anno Hitler fu nominato cancelliere?
7 Cosa indicava, nell’ideologia nazista, il co-
4 Quali erano le due organizzazioni alla base
8 In quale Stato europeo fu tentato un colpo
sociali suscitate nel Paese? 66a 66c
dell’apparato poliziesco nazista? 66c
68
dei lunghi coltelli” nel 1934? 66b chi erano rivolte? 67a
siddetto Führerprinzip? 67c di Stato filonazista? 9b
10 Verso la guerra I tentativi di distensione internazionale degli anni ’20 (il cosiddetto “spirito di Locarno”) lasciarono il posto, nel decennio successivo, a un clima politico che attraverso rapide accelerazioni suscitate da Germania e Italia avrebbe condotto allo scoppio del secondo conflitto mondiale. Tra il 1934 e il 1939 si assistette a un concatenarsi di crisi internazionali in cui si intrecciarono ambizioni nazionalistiche, richieste di revisioni delle frontiere stabilite dal trattato di pace di Versailles, rivendicazioni di tipo coloniale e aspri confronti ideologici. È possibile seguire questa progressione attraverso la sequenza delle date e degli avvenimenti: la guerra d’Etiopia, che tra il 1935 e il 1936 appagò le ambizioni imperiali di Mussolini obbligandolo però a stringere sempre di più l’amicizia con Hitler per evitare l'isolamento; la rimilitarizzazione della Renania, che nel 1936, violando le clausole di Versailles, di fatto diede il via libera al revisionismo tedesco; la guerra civile spagnola, che tra il 1936 e il 1939 si trasformò in un banco di prova del futuro conflitto mondiale; l’Anschluss e la questione dei Sudeti, che tra il 1938 e il 1939 segnarono l’abbandono di gran parte dell’Europa centrale alle mire naziste.
La diplomazia negli anni ’20 Se all’inizio degli anni ’20 la diplomazia europea operò al fine di isolare la Germania, nel 1925 vi fu un miglioramento dei rapporti internazionali sancito dagli accordi di Locarno (16 ottobre) firmati da Francia, Gran Bretagna, Italia, Germania, Polonia e Belgio: con essi Berlino riconosceva i contenuti della Pace di Versailles venendo accolta nella Società delle Nazioni. Si diffuse allora nel mondo il cosiddetto “spirito di Locarno”, un nuovo clima internazionale di fiducia reciproca, presto suggellato dal Patto di Parigi (o Patto Briand-Kellog, dai nomi del ministro degli esteri francese e del segretario di Stato americano; 27 agosto 1928) che prevedeva il rifiuto della guerra e al quale aderirono via via 57 Stati. L’Italia fascista fino al 1924 cercò l’amicizia inglese e francese per trarre vantaggi nei Balcani (il 27 gennaio 1924 il Patto di Roma con la Iugoslavia sancì l’annessione di Fiume). Dal 1925 Mussolini iniziò invece a rivendicare una revisione dei trattati di pace, ritenuti penalizzanti, e a tentare di ritagliarsi un ruolo di prestigio nel contesto internazionale.
Alla ricerca della stabilità Lo “spirito di Locarno”
La svolta revisionista dell’Italia 69
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale il totalitarismo Il concetto di totalitarismo riprende l’espressione “Stato totalitario” con cui si designava sotto il fascismo lo Stato corporativo. Con esso si definiscono i regimi antidemocratici sviluppatisi nel corso del XX secolo (Nazismo, Fascismo e Comunismo), caratterizzati dalla mancanza di controllo delle istituzioni rappresentative sul governo, dall’assenza di libertà di stampa e associazione, e dalla martellante mobilitazione ideologica delle masse attraverso una costante opera di pro-
paganda politica. In sostanza, nello Stato totalitario esiste una sola volontà politica riconosciuta alla quale occorre conformarsi. Tutte le opposizioni sono eliminate anche violentemente dall’apparato poliziesco del regime. Inoltre, in esso vige la completa deresponsabilizzazione etica degli individui nell’esecuzione delle direttive del potere, mentre è portata all’estremo la contrapposizione frontale ai principi del pluralismo democratico liberale.
Le crisi degli anni ’30 Il patto a quattro Giappone e Germania escono dalla SDN Il “fronte” di Stresa
Nel 1933 un patto a quattro proposto da Mussolini a Germania, Francia e Inghilterra per una revisione pacifica dei trattati seguiti alla Prima guerra mondiale non andò in porto, a causa di resistenze francesi e tedesche. Poco dopo la Germania e il Giappone, che intanto aveva aggredito la Cina, si ritirarono dalla Società delle Nazioni (seguite dall’Italia nel 1937). La rinascita della potenza tedesca iniziò ad allarmare le diplomazie europee, che attraverso la Conferenza di Stresa (aprile 1935), tra Italia, Gran Bretagna e Francia, cercarono di riaffermare lo spirito di Locarno, tutelando l’integrità dell’Austria (minacciata dal fallito putsch nazista del 1934) e l’intangibilità dello status quo in Europa.
Mussolini si avvicina a Hitler
n La guerra d’Etiopia L’Italia fascista, intanto, stava avviando una nuova politica coloniale. Nell’ottobre del 1935 Mussolini (ottenuto il consenso francese in cambio della promessa di proteggere l’Austria dalla Germania) conquistò l’Etiopia (maggio 1936) nel corso di una breve campagna militare. La Società delle Nazioni condannò l’occupazione e applicò all’Italia blande sanzioni economiche. Per contrastare l’isolamento internazionale Mussolini si avvicinò a Hitler.
Mancata reazione della Francia
n La rimiltarizzazione della Renania Nel marzo 1936, violando le clausole di Versailles, Hitler procedette all’occupazione militare della riva sinistra del Reno. L’iniziativa suscitò condanne internazionali, ma la Francia, direttamente interessata, decise di non reagire, perdendo di fatto la sua credibilità presso gli Alleati.
Una breve campagna militare
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10 - Verso la guerra
n La guerra civile spagnola La Repubblica spagnola, proclamata nel 1931, si trovò quasi subito in balia di partiti caratterizzati da una forte connotazione estremista. La destra governò nel 1934-35 reprimendo duramente alcuni scioperi. Un Fronte popolare composto da repubblicani, socialisti e comunisti, vinse invece le elezioni del 1936. Ma le posizioni anticlericali del nuovo governo suscitarono le proteste della coalizione sconfitta. Nel luglio 1936, dopo l’uccisione del leader di destra José Calvo Sotelo ad opera di simpatizzanti socialisti, le truppe del generale Francisco Franco di stanza nel Marocco Spagnolo insorsero. In breve la rivolta si estese a tutto il Paese dando inizio alla guerra civile tra franchisti e repubblicani. L’Italia inviò a Franco divisioni di volontari fascisti, la Germania massicci aiuti militari; l’URSS offrì invece il proprio sostegno ai repubblicani, coadiuvati da brigate internazionali di volontari. La sproporzione di forze a favore dei militari insorti e i profondi contrasti tra comunisti e socialisti portarono Franco alla vittoria (marzo 1939). L’alleanza tra Germania e Italia ne uscì rafforzata (con il perfezionamento dell’Asse Roma-Berlino, esteso nel 1937 al Giappone), mentre la Francia era accerchiata da un blocco totalitario. n L’Anschluss e la conferenza di Monaco La deboli reazioni delle potenze occidentali e la politica di distensione (appeasement) praticata dalla Gran Bretagna del primo ministro Chamberlain indussero Hitler a occupare l’Austria (Anschluss, 12 marzo 1938). Ancora una volta le diplomazie europee non reagirono. Pochi mesi dopo la Germania aprì una crisi internazionale per la questione dei Sudeti, in Cecoslovacchia, dove viveva una forte minoranza tedesca. Per risolverla, Mussolini, pressato da Chamberlain, indisse la Conferenza di Monaco (29-30 settembre 1938), cui partecipò anche la Francia, ma da cui fu esclusa la diretta interessata, cioè la Cecoslovacchia: le richieste di Hitler furono soddisfatte. La Germania ebbe i Sudeti (1° ottobre), Polonia e Ungheria altre piccole porzioni di territori cecoslovacco. Meno di sei mesi dopo (marzo 1939) Hitler infranse gli accordi di Monaco e occupò Praga costituendo il protettorato di Boemia e Moravia; la Slovacchia nominalmente indipendente, divenne un satellite della Germania. L’Italia approfittò della situazione per occupare l’Albania (7 aprile 1939).
Radicalismo dei partiti spagnoli
L’insurrezione nel Marocco spagnolo L’intervento di Italia e Germania
Vittoria di Franco
Occupazione dell'Austria La questione dei Sudeti
Hitler occupa Praga
Mussolini occupa l’Albania 71
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
n Danzica e il patto tedesco-sovietico Nel marzo 1939 Hitler sollevò anche la questione di Danzica (dichiarata città libera dal trattato di Versailles ma rivendicata dalla Germania), e del corridoio polacco che isolava la Prussia orientale. Francia e Gran Bretagna decisero di appoggiare la Polonia, mobilitando gli eserciti. Intanto, i ministri degli esteri italiano e tedesco avevano firmato il Patto d’acciaio (22 maggio 1939) con cui le due potenze si promettevano aiuto reciproco in caso di guerra. Invano Francia e Inghilterra tentarono di trovare una linea comune con l’URSS per isolare Hitler. Stalin, temendo le ambizioni tedesche sull’est europeo, siglò con Hitler un trattato di non aggressione (23 agosto) e un accordo per la spartizione della Polonia.
SCHEMA RIASSUNTIVO La dipLomazia ’20
Nel 1925 gli accordi di Locarno suscitano un clima di fiducia internazionale, ma negli anni successivi l’Italia avvia una politica estera di tipo revisionista.
Le crisi degLi anni ’30
Germania e Giappone (e poi l’Italia nel 1937) abbandonano la Società delle Nazioni. Con la conferenza di Stresa (1935) si tenta di rilanciare lo “spirito di Locarno”. Ottobre 1936: l’Italia attacca l’Etiopia. Marzo 1936: la Germania rimilitarizza la Renania. Luglio 1936: scoppia la guerra civile in Spagna; Italia e Germania appoggiano i nazionalisti, l’URSS i repubblicani. Marzo 1938: Hitler occupa l’Austria (Anschluss). Settembre 1938: la conferenza di Monaco assegna i Sudeti alla Germania. Marzo 1939: Hitler occupa Praga. Aprile 1939: Mussolini occupa l’Albania. Agosto 1939: La Germania rivendica Danzica e stringe con l’URSS un patto di non aggressione e un accordo per la spartizione della Polonia.
negLi anni
DOMANDE DI VERIFICA 1 Cosa
si intende per “spirito di Locarno”?
5 Quali furono le cause scatenanti della guer-
2 Quali erano gli elementi caratterizzanti del
6 Cosa si definisce con il termine Anschluss?
3 Quali Stati abbandonarono la Società delle
7 Come fu risolta la questione dei Sudeti? Chi
4 Quali effetti provocò la guerra d’Etiopia nei
8 Perché Hitler rivendicava la città di Danzi-
69c
totalitarismo? 70a
Nazioni negli anni ’30? 70c
rapporti tra Italia e Germania? 70b
72
ra civile spagnola? 71a 71c
ne uscì vincitore? 71b ca? 72a
11 La Seconda
guerra mondiale
Il secondo conflitto mondiale fu uno scontro totale, giocato sui fronti dell’Europa, del Nordafrica, dell’Unione Sovietica e dell’Estremo Oriente, che coinvolse per la prima volta in modo massiccio anche la popolazione civile. Germania, Italia e Giappone, uniti nell’Asse Roma-Berlino-Tokyo, sarebbero uscite distrutte dal conflitto, frustrando le ambizioni nazifasciste di creare un nuovo ordine internazionale (contenute nel “patto tripartito” sottoscritto il 27 settembre 1940). In Europa Orientale e nei territori occupati dalla truppe naziste, il conflitto assunse anche i caratteri di un vero e proprio genocidio: Hitler, sostenendo che la razza tedesca (ariana) dovesse sfruttare e poi eliminare quelle ritenute inferiori, rappresentate soprattutto dagli Ebrei, ordinò l’internamento di milioni di persone in campi di concentramento e di sterminio dotati di camere a gas e forni crematori; morirono così oltre 5 milioni di Ebrei. La guerra si concluse con la conquista sovietica di Berlino nei primi giorni del maggio 1945 e con lo sgancio di due bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki (agosto 1945). Americani, Sovietici e Inglesi definirono quindi il nuovo assetto mondiale.
Il 1939 e il 1940: guerra in Europa Il conflitto ebbe inizio il 1° settembre 1939 con l’attacco tedesco alla Polonia; il 3 settembre Francia e Inghilterra di- Attacco alla Polonia chiararono guerra alla Germania; il 5 settembre Stati Uniti e Giappone proclamarono la neutralità. L’Italia si dichiarò invece “non belligerante”. Nei primi mesi di guerra, approfittando dell’atteggiamento attendistico di Parigi e Londra (che speravano in una soluzione pacifica), Hitler, spartita la Polonia con l’Unione Sovietica, occupò anche la Danimarca e la Norvegia (aprile Espansione tedesca 1940). Da parte sua l’URSS dichiarò guerra alla Finlandia e sovietica in Europa riuscendo a piegarla nel marzo 1940 e occupando poi nel giugno successivo Lituania, Estonia e Lettonia. n L’attacco alla Francia Il fronte occidentale, dove era affluito un corpo di spedizione britannico, rimase inattivo per otto mesi in quella che fu chiamata la “strana guerra”, fino al 10 maggio 1940, La “strana guerra” 73
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
La caduta di Parigi Il governo di Vichy L’Italia attacca la Francia
quando in poco più di un mese la Germania, utilizzando al meglio le forze corazzate e violando la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, invase la Francia. Di fronte alla disfatta, al governo di Parigi restavano due alternative: fuggire e continuare la lotta dal Nordafrica oppure trovare un accordo con gli occupanti (come proposto dal maresciallo Pétain). Prevalse la seconda ipotesi (collaborazionismo). Parigi cadde il 14 giugno, l’armistizio con la Germania fu firmato il 22 giugno: tre quinti del Paese finirono in mano tedesca; Pétain formò un governo filo-nazista nel sud, a Vichy. Il generale De Gaulle, avverso a Pétain, si rifugiò in Inghilterra da dove coordinò la resistenza. Mussolini, convinto che il conflitto fosse ormai al termine, volle sfruttare il successo tedesco e il 10 giugno dichiarò guerra alla Francia, che il 24 concesse l’armistizio. n La battaglia d’Inghilterra Le mire tedesche si spostarono quindi verso l’Inghilterra (dove dal 10 maggio 1940 era primo ministro il conservatore Winston Churchill), che fu sottoposta a una serie di massicci attacchi aerei. Gli Inglesi, tuttavia, aiutati dai primi radar e da un’efficiente aviazione, vinsero la battaglia d’Inghilterra costringendo Hitler ad accantonare i suoi piani (17 settembre).
L’Italia attacca la Grecia
n Mediterraneo e Balcani Contemporaneamente, l’Italia attaccò gli Inglesi in Africa, senza però andare oltre alcuni successi iniziali. Il 28 ottobre Mussolini, per bilanciare i successi di Hitler, ordinò l’attacco alla Grecia: ma sarà l’appoggio militare tedesco a determinare la vittoria (aprile 1941), accompagnata dalla contemporanea occupazione della Iugoslavia. Nel Mediterraneo, la marina italiana, infine, subì ingenti perdite a seguito dell’attacco inglese alla base di Taranto (13 novembre 1940).
Il 1941: la guerra diventa mondiale Nel corso del 1941 Hitler, nonostante il patto di non agHitler invade l’URSS gressione con Stalin, mosse contro l’URSS attaccandola il 22 giugno con più di 3 milioni di soldati (operazione Barbarossa). Dopo i primi successi nel corso dell’estate e dell’autunno, cui contribuirono anche truppe romene, ungheresi, slovacche, finlandesi e un corpo di spedizione italiano (CSIR), i Sovietici si riorganizzarono e in dicembre 74
11 - La Seconda guerra mondiale le AlteRnAtive di HitleR nel 1941 Uscito sconfitto dalla Battaglia d’Inghilterra nel settembre del 1940, Hitler all’inizio del 1941 controllava però gran parte dell’Europa continentale. Per sconfiggere la Gran Bretagna gli si presentavano due alternative. La prima, consisteva nell’eliminare Londra dal conflitto colpendola nel cuore del suo impero e privandola delle risorse di materie prime (soprattutto petrolio), con un’azione a tenaglia in Medio Oriente e in Africa settentrionale: tale impresa avrebbe richiesto due anni di tempo, consentendo ad americani e sovietici di portare avanti il loro riarmo e di costi-
tuire una temibile potenziale minaccia; inoltre, il rifiuto del generale Franco, capo di Stato spagnolo, di entrare in guerra escludeva la possibilità di eliminare la Gran Bretagna dal Mediterraneo con l’occupazione di Gibilterra, Baleari e Marocco spagnolo. La seconda alternativa consisteva nell’eliminare prima l’URSS, di cui la cattiva prova contro la Finlandia aveva rivelato l’intrinseca debolezza, per poi riversare in Africa e in Asia le forze tedesche con le spalle ormai coperte. Fu così che Hitler decise di lanciare l’attacco all’Unione Sovietica nel giugno del 1941.
bloccarono i Tedeschi nei pressi di Mosca e di Leningrado. L’URSS, nonostante la passata alleanza con la Germania e nonostante il carattere totalitario del suo regime, fu subito trattata come un’alleata dalla Gran Bretagna e ammessa dagli Stati Uniti ai benefici delle legge Affitti e Prestiti (marzo 1941), legge che attribuiva al presidente statunitense la possibilità di concedere aiuti economici a tutti i Paesi la cui difesa fosse ritenuta vitale per la sicurezza degli USA. In tal modo gli Stati Uniti attenuarono la loro neutralità trasformandola in non belligeranza. Quando Roosevelt e Churchill firmarono la Carta atlantica (agosto 1941) contro i regimi fascisti, impegnandosi a collaborare alla sconfitta della Germania, gli Stati Uniti erano ormai già schierati con gli anglo-francesi. Mentre l’opinione pubblica americana si divideva sull’opportunità dell’intervento, il Paese venne definitivamente trascinato in guerra dal Giappone.
L’URSS diventa alleata di Gran Bretagna e USA
Progressivo coinvolgimento degli USA
n L’attacco giapponese a Pearl Harbor Dopo lunghi contrasti per la questione della penetrazione nipponica nel Sud-Est asiatico, Tokyo e Washington non erano infatti riusciti a ricomporre diplomaticamente i loro contrasti. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò senza preavviso la flotta americana all'ancora a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Nel giro di poche settimane i Rapidi successi Giapponesi sbarcano quindi nelle Filippine, in Thailandia giapponesi e occuparono Hong Kong. Anche Germania e Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti. Il conflitto assunse così una dimensione mondiale. 75
Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Il 1942: la svolta Il 1942 rappresentò l’anno della svolta. Germania, Italia e Giappone estesero al massimo le loro conquiste ma a partire da giugno tre battaglie fondamentali su tre fronti diversi, nell’Oceano Pacifico, in Africa settentrionale e in Unione Sovietica, segnarono un’inversione di rotta nelle sorti del conflitto.
La battaglia delle Midway
Avanzata dell’Asse Le battaglie di El-Alamein Sbarco americano in Africa
Avanzata tedesca verso il Caucaso
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n Il fronte del Pacifico Nel Pacifico, dopo i grandiosi successi iniziali (Indie orientali olandesi, Singapore, Birmania e Giava), l’avanzata giapponese fu bloccata dagli Stati Uniti con due grandi battaglie aeronavali, del Mar dei Coralli (4-8 maggio 1942) e delle isole Midway (4-6 giugno). Nel corso di quest’ultimo scontro le forze giapponesi dell’ammiraglio Yamamoto, che intendevano occupare l’atollo di Midway, vicino alle isole Hawaii, furono pesantemente sconfitte dalla flotta americana, che pose così fine all’espansione giapponese verso est. Nel mese di agosto i marines americani sbarcarono a Guadalcanal, nelle isole Salomone. n L’Africa settentrionale In Africa settentrionale, nella primavera del 1941 l’arrivo dell’Africa Korps al comando del generale Erwin Rommel aveva consentito alle truppe italo-tedesche di contrattaccare, senza tuttavia riuscire a conquistare la piazzaforte di Tobruk. L’offensiva dell’Asse riprese nel maggio 1942, portando le truppe fino alle porte di Alessandria d’Egitto, ma la tenace resistenza inglese ne arrestò l’avanzata a El-Alamein. In autunno, il generale inglese Bernard Law Montgomery iniziò la controffensiva e nel novembre 1942 (seconda battaglia di El-Alamein) le truppe italo-tedesche furono costrette a ripiegare. Intanto, un corpo di spedizione anglo-americano sbarcava in Marocco e in Algeria (8 novembre), raggiungendo i confini della Tunisia, occupata da truppe dell’Asse. n La battaglia di Stalingrado Tra la primavera e l’estate del 1942 l’attività sul fronte orientale aveva visto le truppe tedesche occupare la penisola di Crimea e Sebastopoli, quindi puntare verso il Caucaso e il fiume Don (raggiunto il 4 luglio); nel mese di agosto erano stati raggiunti i bacini industriali del Donec, del basso Don e del Caucaso occidentale. Il Volga venne raggiunto, a nord
11 - La Seconda guerra mondiale lA tRAGediA dell’ARMiR L’Armata Italiana in Russia (ARMIR) fu impegnata sul fronte sovietico meridionale tra il 1942 e il 1943. Costituita nel giugno del 1942 da Mussolini contro il parere dei militari, e comandata del generale italo Gariboldi, incorporò il corpo di spedizione già inviato nell’agosto del 1941 (CSIR) e fu dotata di mezzi e armi antiquati e insufficienti. Comprendeva il corpo d’armata alpino (divisioni Tridentina, Julia e Cuneense), il secondo corpo d’armata (divisioni Cosseria, Ravenna e Sforzesca), il XXXV corpo d’armata (ex CSIR, con le divisioni Celere, Duca d’Aosta, Pasubio e Torino) e la divisione Vicenza nelle retrovie.
Le truppe italiane, schierate lungo il corso del fiume don, furono investite dall’offensiva sovietica del dicembre 1942. Mentre le divisioni di fanteria poterono ritirarsi entro i primi di gennaio del 1943, il corpo d’armata alpino ricevette l’ordine di ripiegare solo a metà gennaio, quando era ormai completamente accerchiato. Dovette quindi aprirsi la strada della ritirata combattendo, marciando per centinaia di chilometri nel gelido inverno russo. Su 230 000 uomini, di cui 7000 ufficiali, le perdite ammontarono complessivamente a 84 300 uomini tra caduti e dispersi; di questi, più di 50 000 morirono nei campi di prigionia sovietici.
e a sud, tra settembre e ottobre, provocando l’accerchiamento della città industriale di Stalingrado, che tuttavia resistette alla forte pressione nazista. La grande controffensiva sovietica scatenata sul finire dell’anno lungo tutto il fronte meridionale provocò un capovolgimento fondamentale nello sviluppo di tutta la guerra. I Russi sfondarono le linee tedesche a nord e a sud di Stalingrado, oltrepassando il Don e accerchiando a loro volta l’armata del generale Friederich von Paulus a Stalingrado. La disfatta dell’Asse coinvolse anche l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), forte di 230 000 uomini male attrezzati, schierati lungo la linea del Don.
Assedio tedesco a Stalingrado Controffensiva sovietica Sfondamento sul Don
Il 1943: il crollo del fascismo Sul fronte africano, nei primi mesi dell’anno le truppe italo-tedesche, abbandonata Tripoli, si ritirarono in Tunisia. Attaccate a nord dagli Americani provenienti dall’Algeria e a sud dagli Inglesi, le forze dell’Asse in Africa settentrionale si arresero nel corso del mese di maggio. Intanto, mentre le forze russe, dopo la vittoria a Stalingrado, rompevano il fronte in più punti avanzando verso occidente, gli Alleati misero a punto i loro piani d’azione nel corso di una serie di conferenze, prima a Casablanca (14-27 gennaio), quindi a Mosca (19 ottobre-1° novembre) e a Teheran (28 novembre-1° dicembre). A Casablanca venne deciso, tra l’altro, lo sbarco in Sicilia.
Resa dell’Asse in Nordafrica
Le conferenze alleate
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
Lo sbarco in Sicilia La seduta del Gran Consiglio del Fascismo Primo governo Badoglio L’armistizio
L’occupazione di Roma
Nasce la RSI
n L’Italia dal 25 luglio all’8 settembre Le sconfitte e i disagi provocati dalla guerra avevano generato in Italia un forte risentimento contro il regime. Nei giorni dello sbarco alleato in Sicilia (10 luglio 1943), il re maturò la decisione di liquidare Mussolini in accordo con i vertici del partito fascista. Nella notte tra il 24 e 25 luglio il duce fu messo in minoranza dal Gran Consiglio del Fascismo in seguito a un ordine del giorno che rimetteva il potere nelle mani del sovrano. Il re fece arrestare Mussolini e nominò il maresciallo Pietro Badoglio capo di un governo incaricato di aprire trattative di armistizio con gli Alleati. Mentre Hitler si apprestava a imporre con la forza il controllo tedesco sull’Italia, Badoglio l’8 settembre annunciò l’armistizio senza dare direttive precise all’esercito che si disgregò. Il 9 settembre la famiglia reale e Badoglio lasciarono Roma per sfuggire ai Tedeschi e mettersi sotto la protezione alleata a Brindisi: terminò così il governo dei 45 giorni seguito alla caduta di Mussolini. Le truppe tedesche occuparono quindi Roma, dove popolo e militari sbandati resistettero due giorni prima di capitolare (fu uno dei primi episodi della Resistenza italiana). Mentre nell’Italia settentrionale Mussolini (liberato dai paracadutisti tedeschi dalla prigionia sul Gran Sasso) fondava, sotto la tutela nazista, la Repubblica Sociale Italiana (RSI, 23 settembre), il governo italiano, affidato ancora a Badoglio, dichiarò guerra alla Germania (13 ottobre).
lA ReSiStenzA in itAliA Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia si trovò spaccata in due. Nel Regno del Sud, grazie al riconoscimento espresso dall’URSS (13 marzo 1944) e alla svolta di Salerno impressa al PCl da Togliatti su indicazione di Stalin (27 marzo), nacque una convergenza momentanea tra i partiti antifascisti e la Corona (che accettò di mettere in discussione il futuro della monarchia), a sostegno di un nuovo governo Badoglio. Il centro-nord, invece, era in mano tedesca fino oltre Roma. Liberato il 12 settembre 1943 dalla prigionia sul Gran Sasso, Mussolini costituì la Repubblica Sociale Italiana a Salò. Contro i nazifascisti si avviò la guerriglia partigiana, cui aderiro-
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no civili e reparti sbandati dell’esercito. Le formazioni partigiane (spesso caratterizzate da una forte connotazione politica: quasi la metà erano guidate dal Partito Comunista) furono coordinate da Comitati di liberazione nazionale (CLN), composti da esponenti dei partiti antifascisti e sottoposti all’autorità del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI). Alle azioni partigiane (operazioni di sabotaggio, uccisioni di gerarchi fascisti, costituzione di repubbliche temporanee in Ossola e Monferrato) i Tedeschi risposero con fucilazioni di massa (tristemente noti gli episodi delle Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944, e di Marzabotto, 29 settembre-1° ottobre 1944).
11 - La Seconda guerra mondiale
Nelle regioni della Venezia Giulia e dell’Istria, il crollo delle istituzioni fasciste portò a ondate di violenza da parte dei partigiani iugoslavi nei confronti delle minoranze italiane; numerose furono le persone uccise e gettate in profonde cavità carsiche, le foibe. Analoghi atti di violenza contro gli Le foibe Italiani si ripeteranno nella primavera del 1945. Sul piano militare, dopo lo sbarco in Sicilia, la marcia della V armata americana del generale Mark W. Clark e dell’VIII armata britannica del generale Montgomery procedette abbastanza rapidamente fino all’autunno, quando si arrestò Stallo lungo lungo la linea Gustav, approntata dai Tedeschi attraverso la linea Gustav l’Appennino, e incardinata nella posizione strategica di Cassino.
Il 1944: la riconquista dell’Europa Le disfatte in Africa, Russia e Italia dimostrarono che la potenza nazi-fascista era prossima alla sconfitta. Churchill, Roosevelt e Stalin, alla conferenza di Teheran avevano stabilito di aprire un fronte che colpisse direttamente il cuore dell’Europa. n Lo sbarco in Normandia Si progettò quindi lo sbarco in Normandia (operazione Operazione Overlord Overlord) che avvenne il 6 giugno 1944. Gli Anglo-americani sbarcarono sulle coste francesi con 350 000 uomini, mettendo in campo 6500 aerei e circa 6400 navi. Nel mese di agosto truppe alleate sbarcarono anche nel sud della Sbarco nel sud Francia, nei pressi di Cannes. Gli alleati e il generale De della Francia Gaulle entrarono a Parigi il 26 agosto. n Gli altri fronti I Tedeschi erano ormai impegnati a oriente dai Russi e sui fronti meridionale e occidentale dagli Anglo-Americani. Hitler, che il 20 luglio 1944 era sfuggito a un attentato organizzato da alcuni ufficiali della Wehrmacht, ordinò una strenua resistenza. A oriente, l’Armata Rossa varcò il 10 ottobre i confini del Reich, portando la guerra in territorio germanico. In Italia, nel mese di maggio gli Alleati scatenarono l’offensiva su Cassino, sbloccando così un lungo stallo e facendo il loro ingresso a Roma il 4 giugno. L’offensiva, coadiuvata dalle forze partigiane, condusse anche alla liberazione di Firenze (22 agosto), bloccandosi però lungo la linea difensiva tedesca allestita tra Pisa e Rimini (linea gotica).
Attentato a Hitler L’Armata Rossa entra in Germania
Gli Alleati a Roma
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale lA SHOAH Con il termine ebraico di Shoah (che significa “catastrofe”) viene identificato il genocidio degli ebrei europei messo in atto dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. Subito dopo l’occupazione della Polonia i Tedeschi concentrarono la popolazione ebraica nei ghetti mentre gruppi operativi delle SS, gli Einsatzgruppen, procedettero a massacri su larga scala. Tuttavia, la “soluzione finale”, cioè il programma di sterminio di tutti gli ebrei europei, divenne pienamente operativa dopo l’invasione dell’URSS nel giugno 1941: nelle immediate retrovie del fronte gli Einsatzgruppen rastrellavano e uccidevano sul posto gli Ebrei, mentre nel resto dell’Europa venne organizzata la deportazione di massa degli ebrei verso i
campi di sterminio. Affidati direttamente alle SS, questi campi furono utilizzati per eliminare, attraverso camere a gas, i reclusi, oltre che per mettere in atto sperimentazioni pseudoscientifiche su esseri umani. Tra i campi di concentramento e di sterminio più famigerati ci furono quelli di Auschwitz, Buchenwald, Dachau e Mauthausen. In Italia funzionò come centro di smistamento il campo di Fossoli, mentre l’unico campo di sterminio fu la risiera di San Sabba a Trieste. Le grandi comunità ebraiche dell’Europa orientale subirono le conseguenze più tragiche. In molti Paesi (e con particolare determinazione in Croazia, in Ungheria e in Romania) i governi collaborarono attivamente con i nazisti alla “soluzione finale”.
Offensive americane Nel Pacifico gli Americani avevano avviato fin dal mese di nel Pacifico gennaio un’offensiva in Birmania, estesa poi a giugno alle isole Marianne. Gli Americani avevano ormai conquistato il dominio del mare e dell’aria: nella seconda metà del 1944 vinsero i Giapponesi anche nelle battaglie navali delle Filippine e del golfo di Leyte.
Il 1945: la fine del conflitto La conferenza di Jalta
La divisione dell’Europa in sfere d’influenza
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L’ultimo anno di guerra si aprì con la Conferenza di Jalta, tenutasi in Crimea dal 4 all’11 febbraio. Roosevelt, Stalin e Churchill decisero l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), riservandosi però il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, e stabilirono la divisione della Germania in quattro zone di occupazione e lo spostamento verso occidente dei confini sovietici; i tre leader si impegnarono a indire elezioni democratiche nei Paesi liberati. Per il suo andamento complessivo, la conferenza assurse tuttavia a simbolo della divisione dell’Europa in sfere d’influenza e del cedimento di Roosevelt alle mire di Stalin. Sul piano militare, il lancio delle V2 su Londra (l’unica “arma segreta” di Hitler effettivamente realizzata), l’ultima controffensiva tedesca nelle Ardenne (tra dicembre 1944 e gennaio 1945) e l’impiego da parte dei Giapponesi dei
11 - La Seconda guerra mondiale
piloti suicidi (kamikaze) contro le navi americane non riuscirono a modificare le sorti del conflitto, ormai decise dalla schiacciante superiorità in uomini e mezzi di Americani, Britannici e Sovietici. n La fine della guerra in Europa In Italia, le truppe alleate attestate sul Serchio rimasero inattive fino a febbraio. Ai primi di aprile iniziò l’offensiva finale. Tra il 25 e il 26 aprile lo sbandamento delle truppe tedesche e alcuni episodi di insurrezione partigiana portarono alla liberazione Paese, mentre Mussolini fu catturato e fucilato dai partigiani a Dongo, presso Como (28 aprile 1945), insieme ad altri gerarchi. Le truppe americane provenienti da occidente e quelle sovietiche provenienti da oriente si incontrarono in Germania, a Torgau, il 25 aprile, sulle sponde del fiume Elba. Il 30 aprile 1945, a Berlino, mentre le truppe sovietiche avanzavano casa per casa, Hitler si suicidò all’interno del suo bunker. La Germania si arrese senza condizioni a Reims il 7 maggio seguente. n Le bombe atomiche sul Giappone I Giapponesi erano in lenta ritirata su tutti i fronti. Ma per gli Stati Uniti, nonostante la metodica avanzata (Iwo Jima e Manila, febbraio; Okinawa, maggio) le operazioni militari si rivelarono più lunghe e sanguinose del previsto. Il 26 luglio gli Alleati, riuniti nella conferenza di Potsdam per decidere i criteri dei trattati di pace con la Germania e i suoi alleati, intimarono al Giappone la resa incondizionata o la distruzione totale. Il 6 agosto 1945 il presidente Harry Truman (1945-1953), succeduto a Roosevelt, fece sganciare la prima bomba atomica della storia su Hiroshima, causando 90 000 vittime. L’8 agosto l’Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone. Il 9 agosto un altro ordigno nucleare statunitense colpì Nagasaki. Il Giappone acconsentì a intraprendere trattative di pace, accettando quindi la resa, firmata ufficialmente a Tokyo, a bordo della corazzata americana Missouri, il 1° settembre 1945.
La liberazione del nord Italia Uccisione di Mussolini
Suicidio di Hitler e resa tedesca
Lenta avanzata americana
Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki
Resa del Giappone
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Dal 1900 alla fine della Seconda guerra mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Il 1939 e Il 1940:
1° settembre 1939: la Germania attacca la Polonia; due settimane dopo anche l’URSS attacca la Polonia. Nei primi mesi del 1940 Hitler occupa Danimarca e Norvegia, Stalin la Finlandia e le repubbliche baltiche. Maggio 1940: attacco tedesco alla Francia. Estate 1940: battaglia d’Inghilterra. Dopo aver contribuito alla caduta della Francia (giugno 1940), l’Italia attacca la Grecia (ottobre 1940).
Il 1941: la guerra
22 giugno 1941: la Germania attacca l’URSS. Con la legge Affitti e Prestiti gli USA forniscono aiuti a Gran Bretagna e URSS. 7 dicembre 1941: attacco giapponese a Pearl Harbor, anche gli USA sono coinvolti direttamente nel conflitto.
la guerra In europa
dIventa mondIale
Il 1942: la svolta
Massima espansione delle conquiste dell’Asse, ma nella seconda metà dell’anno si ha un’inversione nelle sorti del conflitto. Maggio-giugno: sconfitte giapponesi nella battaglie del Mar dei Coralli e delle Midway. Autunno: sconfitta italo-tedesche in Africa settentrionale e sbarco americano in Marocco. Dicembre: controffensiva russa a Stalingrado.
Il 1943: Il crollo
Maggio: resa dell’Asse in Nordafrica. Gli Alleati si incontrano a Casablanca, Mosca e Teheran per mettere a punto i piani d’azione. 10 luglio: sbarco alleato in Sicilia. 25 luglio: caduta del fascismo e governo Badoglio. Settembre: armistizio con gli Alleati; creazione della RSI. Inizia l’attività della Resistenza.
del fascIsmo
Il 1944: la rIconquIsta dell'europa
Giugno: gli Americani liberano Roma; sbarco alleato in Normandia. Ottobre: l’Armata Rossa entra in Germania. Offensive americane nel teatro del Pacifico: Birmania, isole Marianne e Filippine.
Il 1945: la fIne
Febbraio: conferenza di Jalta per il riassetto dell’Europa. 25 aprile: l’Italia è liberata; Mussolini è arrestato e ucciso (28 aprile). 30 aprile: suicidio di Hitler e successiva resa tedesca (7 maggio). 6-9 agosto. bombe atomiche sul Hiroshima e Nagasaki; resa del Giappone (1° settembre).
del conflItto
DOMANDE DI VERIFICA 1 Di quali Paesi violò la neutralità la Germania per attaccare la Francia? 74a
2 Perché
Mussolini decise di attaccare la Grecia? 74c
3 Cosa si definisce con il termine di “operazione Barbarossa”? 74b
4 Quale
Paese introdusse la legge Affitti e Prestiti e perché? 75c
82
5 Che cos’era l’ARMIR? A quali sorti andò in-
contro nell’inverno tra il 1942 e il 1943? 77a
6 A cosa sono legate, in Italia, le date del 25 luglio e dell’8 settembre 1943? 78ac
7 Cosa
si intende con il termine ebraico Shoah? 80a
8 Di quale organizzazione internazionale furono messe le basi a Jalta? 80c
dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
1 Il dopoguerra
e la guerra fredda
Dopo la Seconda guerra mondiale, che aveva causato grandi perdite in termini di vite umane (50 milioni di vittime) e gettato l’economia dei Paesi che l’avevano combattuta in una profonda crisi, s’impose la necessità di organizzare un nuovo assetto internazionale. Inevitabilmente questa fase di transizione suscitò contrasti tra le potenze vincitrici. La divisione in sfere d’influenza, stabilita durante le conferenze di Jalta e Potsdam finì con il trascinare il mondo occidentale (guidato dagli USA) e il gruppo dei Paesi comunisti (con in testa l’URSS) in un confronto ideologico e strategico che avrebbe preso il nome di “guerra fredda”. In Europa, la Germania, occupata da Americani, Inglesi e Francesi da un lato e dai Sovietici dall’altro, si vide precludere ogni possibilità di unificazione, mentre gli Stati Uniti vararono un massiccio piano di aiuti economici verso i Paesi alleati. Nacquero anche nuovi organismi internazionali, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), deputati alla salvaguardia della pace. I contrasti tra USA e URSS rischiarono di portare a un nuovo conflitto mondiale nel 1950, quando la Corea del Nord, spalleggiata da URSS e Cina, invase la Corea del Sud, sotto tutela statunitense; ne seguì un conflitto concluso nel 1953.
Il nuovo assetto internazionale Poco dopo la fine della guerra, concretizzando un progetto del 1941, fu varato lo statuto definitivo dell’ONU (Orga- Nasce l’ONU nizzazione delle Nazioni Unite, San Francisco, 26 giugno 1945), istituita per salvaguardare la pace, la libertà e la democrazia nel mondo. Essa, tuttavia, dimostrò subito una certa debolezza non riuscendo a risolvere i crescenti contrasti tra USA e URSS, i due grandi vincitori del conflitto. n Gli accordi di pace Le prime spaccature tra le due superpotenze emersero già durante le trattative per gli accordi di pace con Italia, Bulgaria, Romania e Ungheria, Paesi ex-alleati della Germania. I trattati tra i quattro vincitori della guerra e gli sconfitti, a eccezione della Germania, furono avviati nell’estate del Conferenza di Parigi 1946 e firmati il 10 febbraio 1947 a Parigi. 85
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Perdite territoriali italiane La questione di Trieste
L’area di influenza sovietica in Europa orientale Spostamento della Polonia a occidente
Governo di occupazione in Giappone
I vincitori conservano gli imperi coloniali
Sul confine occidentale l’Italia cedette Briga e Tenda alla Francia. Più ampie le perdite sul confine orientale, con la cessione di Zara, Fiume e dell’Istria alla Iugoslavia. Trieste, rivendicata dagli Iugoslavi, fu organizzata in un territorio libero diviso in due zone (la zona A anglo-americana, la B iugoslava); nel 1954 la zona A sarebbe stata affidata all’Italia. Il trattato impose anche la restituzione delle colonie (Libia ed Etiopia), di Rodi e del Dodecaneso (queste ultime a vantaggio della Grecia). Bulgaria, Romania, Ungheria e Finlandia, occupate dall’Armata Rossa, si piegarono a trattati rispondenti alle esigenze di Mosca. L’URSS ottenne il controllo sui Paesi baltici, inglobò la Carelia (a spese della Finlandia) e ottenne dalla Polonia le regioni di Bielorussia e Ucraina, provocando così lo spostamento della Polonia verso occidente e la conseguente annessione, da parte di quest’ultima, di vasti territori tedeschi (Pomerania, Slesia e parte della Prussia Orientale). Tali modifiche di confine causarono l’espulsione di milioni di cittadini tedeschi verso occidente. In Asia, il Giappone perse tutti i possedimenti cinesi, Formosa, Sahalin e la Corea, e fu sottoposto al controllo politico-militare statunitense. Il governo di occupazione retto dal generale americano Douglas MacArthur varò una nuova costituzione (1946) e intervenne a fondo nel settore economico (scioglimento dei maggiori gruppi monopolistici, gli zaibatsu; riforme agrarie). La responsabilità di governo fu di nuovo affidata ai Giapponesi nel 1951. Negli altri territori dell’Estremo Oriente le potenze vincitrici mantennero sostanzialmente il controllo sui rispettivi imperi coloniali.
La guerra fredda
La cortina di ferro
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La struttura bipolare delle relazioni internazionali si consolidò rapidamente attorno a USA e URSS, raggruppando attorno ai due poli le potenze minori. Il peggioramento dei rapporti tra Mosca e Washington e la totale antiteticità tra i rispettivi sistemi economici e sociali, portò a una fase di aperta tensione. Winston Churchill, in un discorso tenuto a Fulton nel marzo del 1946 disse, a proposito della creazione del blocco di Stati comunisti nel Vecchio Continente, che una “cortina di ferro” era calata a dividere l’Europa. Si avviava così un contrasto che avrebbe assunto dimensioni globali tra mondo comunista e mondo liberaldemocratico occidentale.
1 - Il dopoguerra e la guerra fredda
La ricostruzione in Occidente Di fronte a un’Europa devastata dalla guerra, gli Stati Uniti restavano l’unica potenza mondiale in grado di fare affidamento su una fiorente economia. Per contrastare la diffusione delle tendenze comuniste e filo-sovietiche e dimostrare l’efficienza del sistema liberale, Washington programmò un piano di aiuti diretto ai Paesi inclusi nella propria sfera d’influenza (in particolare quelli dell’Europa occidentale). Grazie alla pianificazione dell’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), istituito nel 1943 sotto l’egida dell’ONU, ma in realtà controllato dagli USA, vennero inviati in Europa capitali, materie prime e generi alimentari: il presidente americano Truman fece di questa condotta lo strumento per sostenere una guerra ideologica contro il totalitarismo comunista. A una prima fase (1945-46), ne seguì una seconda, culminata nel piano Marshall (avviato nel giugno 1947), un progetto di grandi aiuti economici rivolti indistintamente a tutti i Paesi europei. Con esso gli Americani speravano di allargare la propria influenza anche ai Paesi dell’Est europeo, ma tali ambizioni naufragarono per l’ostilità sovietica, che decise di rispondere con una sua struttura di cooperazione economica, il Comecon.
Supremazia economica statunitense
L’UNRRA
Il piano Marshall
La divisione della Germania In base agli accordi tra le potenze la Germania, divisa in quattro zone di occupazione (a occidente gli eserciti Le quattro zone francese, inglese e statunitense, a oriente l’Armata Ros- di occupazione sa) avrebbe dovuto essere denazificata, demilitarizzata, democratizzata e sottoposta a un processo di riforma dell’assetto economico. Ciò avvenne in un clima di contrasti crescenti tra Est e Ovest (Stati Uniti e Unione Sovietica collaborarono solo durante il processo di Norimberga contro i criminali di guerra nazisti, tra il novembre 1945 e l’ottobre 1946). Anche la capitale, Berlino, fu divisa in quattro zone di occupazione. Le tensioni si acuirono quando nel giugno 1948 l’URSS bloccò ogni accesso terrestre e fluviale alla città, con Il blocco di Berlino lo scopo di estromettere gli ex alleati occidentali, che tuttavia ricorsero a un imponente ponte aereo per i rifornimenti; il blocco a Berlino fu quindi tolto nel maggio 1949. I contrasti con Mosca accelerarono la nascita di uno Stato tedesco occidentale: Americani, Inglesi e Francesi stabiliro87
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
La nascita delle due Germanie
no di federare gli undici lander tedeschi da essi controllati in uno Stato indipendente filoccidentale: nacque così la Repubblica Federale Tedesca (RFT, maggio 1949). La risposta sovietica si concretò nel varo di uno Stato tedescocomunista a Est, nell’ottobre dello stesso 1949: la Repubblica Democratica Tedesca (RDT).
Le “democrazie popolari” nell’Est europeo
Colpo di Stato a Praga La Iugoslavia di Tito
L’Unione Sovietica uscì dalla guerra stremata; in condizioni anche peggiori versavano i Paesi dell’Est europeo occupati dall’Armata Rossa. In URSS la ricostruzione fu attuata a tappe forzate. Stalin, mentre si preoccupava di rifondare la struttura economica interna, intervenne in politica estera per favorire l’istituzione di “democrazie popolari” (cioè regimi comunisti a partito unico) nelle nazioni sotto la sua sfera di influenza: tra il 1946 e il 1947 i comunisti ottennero i posti chiave nei governi di Polonia, Ungheria e Romania. In Cecoslovacchia il regime comunista si insediò invece nel 1948 a seguito di un colpo di Stato. In Iugoslavia, dove il potere era nelle mani di Tito (leader della resistenza antinazista), il passaggio al comunismo avvenne in modo autonomo da Mosca. Nel 1948, la volontà di Tito nel perseguire una via nazionale al socialismo rispetto all’URSS ne provocò l’espulsione dal Cominform, la struttura che coordinava i partiti comunisti europei.
Dalla NATO al Patto di Varsavia Gli accordi tra i Paesi occidentali
Il Patto atlantico e la NATO
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Nel marzo del 1948 Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo sottoscrissero il Patto di Bruxelles per garantirsi reciproca assistenza militare. La relativa struttura organizzativa, l’Unione Europea Occidentale (UEO), voluta formalmente per opporsi a un’eventuale rinascita tedesca, aveva tuttavia come obiettivo anche quello di arginare l’espansionismo sovietico. L’anno seguente i Paesi dell’UEO avviarono trattative con gli Stati Uniti per consolidare militarmente le democrazie occidentali contro la minaccia dell’URSS. Il 4 aprile 1949 fu quindi firmato a Washington il Patto atlantico, da cui ebbe origine la sua struttura politico-militare, la NATO (North Atlantic Treaty Organization). Vi aderirono, oltre ai Paesi dell’UEO, Stati Uniti, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia. Nel 1951 ne entrarono a far parte Turchia e Grecia, nel 1954 la Repubblica Federale Tedesca.
1 - Il dopoguerra e la guerra fredda
Nel maggio 1949, allo scopo di favorire l’integrazione politica e sociale fra gli Stati dell’Europa occidentale, fu costituito il Consiglio d’Europa. Nell’aprile del 1951 l’istituzione della CECA (la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), cui aderirono Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, oltre a creare uno strumento per il controllo della produzione e dei prezzi del carbone e dell’acciaio, diede ulteriore consistenza alla prospettiva europeistica. Di fronte alle iniziative occidentali, nel 1949 l’URSS promosse l’istituzione di uno strumento di pianificazione economica comunitaria, il Comecon, con i Paesi dell’Europa orientale (negli anni seguenti vi aderirono anche Mongolia, Cuba e Vietnam). Gli obiettivi di difesa, cooperazione e mutua assistenza militare sfociarono invece nel Patto di Varsavia, istituito nel maggio 1955 tra Unione Sovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica tedesca, Romania, Bulgaria, Ungheria e Albania. Uno dei primi effetti di questo clima di crescente contrapposizione tra i due blocchi si registrò nel 1950 con lo scoppio della guerra di Corea, che alimentò la psicosi di un’imminente conflitto mondiale. L’Occidente provvide quindi a potenziare la NATO. Nel timore di un attacco sovietico fu inoltre avviato il riarmo della Repubblica Federale Tedesca con l’istituzione della CED (Comunità Europea di Difesa), sotto comando americano e con partecipazione tedesca (27 maggio 1952). lA guerrA Di coreA In seguito agli accordi intercorsi tra le grandi potenze dopo la Seconda guerra mondiale, la Corea era stata divisa in due zone d’influenza: quella a nord del 38° parallelo assegnata alla sfera sovietica, quella a sud agli Stati Uniti. A nord fu varato un esecutivo guidato dal comunista Kim II Sung, a sud un gabinetto nazionalista affidato a Syngman Ree. Tra le due zone, per effetto della guerra fredda, si instaurarono forti tensioni: tanto più che nessuna delle due parti era disposta ad accettare la divisione del Paese. Il 25 giugno 1950 le truppe nordcoreane sfondarono la linea del 38° parallelo avanzando in profondità verso Seoul, ca-
Il Consiglio d’Europa e la CECA
Il Comecon Il Patto di Varsavia
La guerra di Corea
La CED
pitale della Corea del Sud. Per fronteggiare i Nordcoreani l’ONU organizzò quindi un corpo di spedizione, composto prevalentemente da truppe statunitensi e affidato al comando del generale Douglas MacArthur. Al contrattacco statunitense fece seguito la decisione cinese di inviare volontari al fianco dei Nordcoreani; nel gennaio del 1951 Seoul fu conquistata dalle truppe cinesi e nordcoreane. Il generale MacArthur propose di ricorrere alla bomba atomica contro la Cina, ma dovette scontrarsi con il veto di Truman. I negoziati di tregua, avviati nel luglio 1951, condussero all’armistizio (1953) e al ristabilimento del confine al 38° parallelo.
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Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Il nuovo assetto InternazIonale
Viene varato lo statuto definitivo dell’ONU (giugno 1945). Trattato di pace di Parigi con gli ex alleati della Germania (1947): l’Italia perde Briga e Tenda a occidente e Zara, Fiume e l’Istria a oriente; Trieste divisa in due zone. L’URSS controlla i Paesi Baltici. Spostamento a occidente della Polonia. Governo di occupazione statunitense (affidato al generale MacArthur) in Giappone.
la guerra fredda
La totale antiteticità dei sistemi economico-politici di USA e URSS e la divisione dell’Europa in sfere di influenza fa calare sull’Europa una “cortina di ferro”.
la rIcostruzIone In occIdente
Vasto piano di aiuti statunitensi attraverso l’UNRRA e il piano Marshall (1947), rivolto anche ai Paesi dell’Europa orientale, che rifiutano e istituiscono una loro struttura di cooperazione, il Comecon (1949).
la dIvIsIone della germanIa
La Germania e Berlino divise in quattro zone di occupazione (americana, inglese, francese e sovietica). Processo di Norimberga (novembre 1945-ottobre 1946). Blocco sovietico di Berlino (giugno 1948-maggio 1949). Divisione della Germania: nel 1949 nascono la Repubblica Federale Tedesca (RFT) e la Repubblica Democratica Tedesca (RDT).
le “democrazIe popolarI"
In Polonia, Ungheria e Romania i partiti comunisti fedeli all’URSS conquistano i posti chiave nei governi. Colpo di Stato comunista in Cecoslovacchia (1948). In Iugoslavia Tito segue una via al socialismo autonoma rispetto all’URSS.
dalla nato varsavIa
Nasce l’UEO (Unione Europea Occidentale (1948). Con il Patto atlantico e la NATO (1949) gli USA si impegnano a consolidare politicamente e militarmente le democrazie europee. Iniziative per l’integrazione europea: nascono il Consiglio d’Europa (1949) e la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, 1951). I Paesi dell’Europa orientale istituiscono un accordo militare, il Patto di Varsavia (1955). La guerra di Corea (1950-53) suscita la psicosi di un nuovo conflitto mondiale.
al patto dI
DOMANDE DI VERIFICA 1 Dove furono firmati gli accordi di pace tra
5 In quante zone di occupazione era divisa la
2 Quali
perdite territoriali subì l’Italia? Che sorte fu riservata a Trieste? 86a
6 Cosa si intende per “democrazie popolari”?
3 Cosa si intende con il termine di “guerra
7 Quali scopi si proponevano il Patto atlantico
4 Quali strutture di aiuto economico crearono
8 Quale
vincitori e vinti in Europa? 85b
fredda”? 86b
gli Stati Uniti a favore dell’Europa? 78ac
90
Germania? 87c 88ac
e la NATO? 88b 89c
fu la risposta sovietica alla NATO?
2 La rivoluzione cinese Nell’arco di tempo compreso tra il 1921 e il 1949, la Cina fu protagonista di un deciso processo di risveglio dopo secoli di torpore durante i quali gli occidentali le avevano imposto la propria influenza. II Paese assistette alla progressiva ascesa del Partito Comunista (PCC) in cui emerse con sempre maggior evidenza la figura di Mao Tse-tung. Prima incluso nel partito nazionalista, poi a esso contrapposto, il PCC intraprese dal giorno della sua fondazione la conquista del potere assoluto: tale obiettivo (dittatura del partito unico) venne raggiunto da Mao e dai suoi collaboratori nel 1949, al termine della guerra contro i Giapponesi e dopo una lunga guerra civile contro il partito nazionalista del Kuomintang. La cosiddetta rivoluzione popolare portò la Cina, che intanto era entrata a far parte delle grandi potenze mondiali, a stringere legami di collaborazione e amicizia con I’Unione Sovietica, seppure nell’ambito di una specifica via nazionale al comunismo.
Il fronte antigiapponese Nel 1937 l’invasione giapponese della Cina aveva favorito la creazione di un fronte unico tra il Partito Comunista Cinese di Mao e i nazionalisti (Kuomintang) di Chang Kaishek per combattere l’esercito del Sol Levante. Nella prima fase del conflitto (1937-41) i Giapponesi erano riusciti a controllare gran parte delle regioni costiere (dal 1939) e le principali vie di comunicazione verso l’interno. Il Giappone era riuscito a conquistare le città più importanti (tra cui Pechino) e a insediare un governo fantoccio a Nanchino (1939). Nel 1940 l’occupazione si era estesa alle regioni settentrionali del Paese a est del Fiume Giallo, a gran parte della valle dello Yang-Tze e alle coste meridionali con Canton. Chang Kai-shek si era ritirato nell’interno, trasferendo la capitale a Chungking.
Alleanza tra comunisti e nazionalisti Conquiste giapponesi
n La Cina nella Seconda guerra mondiale Con l’attacco giapponese a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) il conflitto si allargò e si inserì, con la dichiarazione di guerra alle potenze dell’Asse, nella Seconda guerra mondiale. Durante questa fase, mentre Chang Kai-shek, aiutato dagli Alleati, manteneva sotto il proprio controllo le regioni I nazionalisti sudoccidentali del Paese, i Giapponesi vedevano erodere nel sudovest 91
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
I comunisti a nordovest
le proprie posizioni e i comunisti (provvisoriamente rappacificati con Chang Kai-shek) mantenevano le loro basi nel nordovest e stimolavano un’incessante guerriglia alle spalle dei Giapponesi. Il crollo di questi ultimi, nel 1945, segnò inevitabilmente la ripresa della lotta armata tra nazionalisti e comunisti.
La guerra civile e la conquista del potere Il confronto tra nazionalisti e comunisti si risolse nel giro di pochi anni. Alla fine della Seconda guerra mondiale i comunisti controllavano un’area con 160 milioni di abitanti, avevano un esercito di un milione di uomini e 2 milioni di miliziani: erano ormai pronti a un governo di coalizione Il Kuomintang rifiuta con il Kuomintang. Chang Kai-shek, forte dell’appoggio l’accordo con Mao: politico e finanziario degli Stati Uniti, sabotò però ogni la guerra civile progetto. Anzi, nel 1946, avviò una nuova campagna di annientamento contro il Partito Comunista Cinese, che sfociò nella guerra civile. Nel primo anno di scontri (fino alla Iniziali vittorie primavera del 1947), i nazionalisti ebbero il sopravvento, nazionaliste in seguito iniziò il loro tracollo. Nel frattempo Mao, per unificare la rivoluzione militare a quella sociale, varò leggi di riforma agraria (maggio 1946settembre 1947) di orientamento comunista. Successi comunisti Dal 1948 i comunisti iniziarono a raccogliere successi militari; nel febbraio 1949 si impadronirono di Tientsin e Pechino. Poco dopo conquistarono la capitale nazionalista Nanchino, Shanghai e Canton (rispettivamente in aprile, Nasce la Repubblica maggio e ottobre). Il 1° ottobre 1949, a Pechino, Mao proPopolare Cinese clamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, con lo stesso Mao alla presidenza e Chou En-lai primo ministro. La Cina nazionalista Nel dicembre dello stesso anno Chang Kai-shek fuggì a a Formosa Formosa dove creò un governo nazionalista sotto la protezione degli Stati Uniti. Il leader del Partito Comunista Cinese, attraverso la dittatura del partito unico, procedeva intanto a consolidare le basi del potere, conducendo una serie di riforme strutturali di carattere primario (diritto familiare, riforma agraria, avvio dell’industrializzazione).
Prudenza sovietica 92
n L’atteggiamento di URSS e USA Singolare fu l’atteggiamento delle due maggiori potenze mondiali. L’Unione Sovietica di Stalin, nonostante le affinità ideologiche, rimandò sino all’ultimo momento il riconoscimento del nuovo regime di Mao. Infatti, l’URSS in
2 - La rivoluzione cinese il maoismo L’esperienza comunista cinese fu alquanto differente da quella sovietica, che fin dagli esordi aveva fatto del potenziamento del settore industriale il suo orientamento primario. Mao Tse-tung, infatti, operò una profonda reinterpretazione della dottrina marxista rivalutando l’apporto delle classi contadine, determinanti nelle realtà dei Paesi in via di sviluppo rispetto al debole proletariato urbano. Il cosiddetto “maoismo” evidenziò in particolare la necessità di pianificare una crescita più equilibrata tra agricoltura e industria e di tenere costantemente vivo lo spirito rivoluzionario per impedire il ricostituirsi dei privilegi tradizionali cinesi e della stratificazione in classi.
In sostanza, Mao Tse-tung fu un accanito sostenitore della “rivoluzione permanente”, condotta attraverso feroci repressioni contro i nemici di classe (ma anche nei confronti dei principali rivali politici) e per mezzo di un’asfissiante propaganda ideologica. Finché Mao restò in vita, le sue idee continuarono a suscitare un certo interesse; furono però accantonate poco dopo la sua morte avvenuta nel 1976. Lontano dalla Cina, con le sue componenti egualitaristiche e antiburocratiche, il maoismo influenzò numerosi movimenti extra-parlamentari e la “nuova sinistra” negli anni ’60 e ’70, nonché esperienze guerrigliere nel Terzo Mondo (Sendero Luminoso, in Perú).
un primo momento aveva considerato la Cina come inclusa nella sfera di influenza statunitense. Per questo, nei mesi immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, l’URSS aveva mantenuto un atteggiamento prudente nei confronti del Partito Comunista Cinese, invitandolo a trattare con il Kuomintang per formare un governo di coalizione. Visto l’evolvere della situazione, Mosca fu però la prima a riconoscere la Repubblica Popolare quando venne istituita. Il 14 febbraio 1950, i due Paesi strinsero un accordo di amicizia e collaborazione di durata trentennale. Del resto, le divisioni provocate dalla guerra fredda face- Gli USA e l’appoggio vano sentire il loro peso anche in queste vicende. Gli Stati a Chang Kai-shek Uniti avevano appoggiato il fronte nazionalista di Chang Kai-shek, ma non senza molte perplessità e indecisioni. Con la nascita della Repubblica Popolare Cinese, Washington e i suoi alleati continuarono a considerare il governo di Chang Kai-shek a Taiwan come il solo legittimo rappresentante della Cina. Con Pechino, anzi, vi fu una guerra di fatto quando, durante il conflitto coreano, un gran numero di volontari cinesi si schierò a fianco dei Nordcoreani, influendo decisamente sugli sviluppi bellici.
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Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Il fronte antIgIapponese
Nel 1937 l’invasione giapponese favorisce la creazione di un fronte unito tra Partito Comunista Cinese (PCC), che controlla la zona nordovest della Cina, e partito nazionalista (Kuomintang), che controlla i territori di sudovest. Alla fine della Seconda guerra mondiale riprendono le ostilità tra le due fazioni.
la guerra cIvIle e la
Nel 1946 Chang Kai-shek (Kuomintang) avvia una campagna militare contro il PCC, guidato da Mao Tse-tung. Iniziali successi nazionalisti e successivo contrattacco comunista. Il 1° ottobre 1949 Mao proclama a Pechino la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Nascita di un governo nazionalista a Formosa. Dittatura del partito unico in Cina e declinazione in chiave rurale della dottrina marxista (maoismo). Accordo di amicizia Cina-URSS (1950).
conquIsta del potere
DOMANDE DI VERIFICA 1 Cosa suscitò l’invasione giapponese nelle due fazioni in lotta in Cina? 91a
2 Da chi era sostenuto Chang Kai-shek durante la Seconda guerra mondiale? 91b
3 Dove si trovavano le basi del PCC?
92a
4 Subito dopo la fine della Seconda guerra
mondiale fu tentato un accordo tra Kuomintang e PCC? 92c
94
5 Quando scoppiò la guerra civile?
92c
6 Quali riforme avviò Mao dopo la conquista del potere? 92b
7 In cosa si differenziava l'ideologia comunista cinese da quella sovietica? 93a
8 Quali posizioni assunsero URSS e USA di fronte alla nascita della Repubblica Popolare Cinese? 92b-93
3 La fine del colonialismo,
la nascita del Terzo Mondo
A partire dagli anni ’50 ebbe inizio quel processo storico noto come decolonizzazione: con esso numerose regioni dei continenti extra-europei conseguirono l’indipendenza abbandonando l’umiliante status di colonie. Non si trattò di un processo indolore: al contrario, spesso sfociò in crisi e guerre sanguinose. I nuovi Stati (tra i quali India, Vietnam, Tunisia, Algeria) ebbero fin dall’inizio un’esistenza difficile: quasi nessuno di essi poteva contare su élite locali che avessero maturato significative esperienze politiche o nel campo dell’amministrazione pubblica. Un tentativo di alcune tra queste formazioni statali di elaborare una visione strategica comune si ebbe con la Conferenza di Bandung (aprile 1955), dove convennero rappresentanti di 29 Paesi afro-asiatici (tra i quali anche Cina e Giappone). Dopo il mondo occidentale, basato sulla democrazia e sull’economia di mercato, e il mondo socialista, dove la dittatura del partito unico controllava attraverso lo Stato tutti i mezzi di produzione, si affacciava sul palcoscenico della storia anche il Terzo Mondo, caratterizzato da un preoccupante grado di sottosviluppo economico e sociale.
L’indipendenza dell’India Nei possedimenti inglesi in Asia la decolonizzazione avvenne in maniera pacifica. Tra il 1942 e il 1943 Gandhi aveva portato avanti una politica di disobbedienza civile nei confronti dell’amministrazione britannica. Si erano sviluppate anche le prime tensioni tra etnie e religioni diverse: la Lega musulmana indiana aveva chiesto la formazione di uno Stato indiano musulmano indipendente. Nel 1947 venne ufficialmente proclamata l’indipendenza dell’India e la formazione di due Stati: l’Unione Indiana, popolata da indù, e il Pakistan, musulmano (diviso in una parte occidentale e in una orientale, alle due estremità della penisola indiana). Il trasferimento di grandi masse di individui fra i due Stati provocò però molte tensioni e violenti scontri etnici che causarono la morte di più di un milione di persone. In questo clima si inserì l’assassinio di Gandhi, avvenuto nel 1948 a opera di un fanatico indù.
Il ruolo di Gandhi
Indipendenza di India e Pakistan
Assassinio di Gandhi
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Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Il partito del Congresso
Guerre per il Kashmir Il Bangladesh
Negli anni successivi l’eredità di Gandhi fu assunta dal Partito del Congresso Indiano, d’ispirazione laico-socialista e neutralista. Protagonisti alla guida del Paese furono il successore del Mahatma, Jawaharlal Nehru, la figlia di Nehru, Indira Gandhi (1964-1984), e il figlio di lei, Rajiv Gandhi (1984-1991), ambedue questi ultimi caduti vittime della violenza politica prodotta dalla collisione tra il centralismo di Delhi e le istanze autonomistiche locali, in particolare delle minoranze sikh e tamil. Sul piano internazionale, i contrasti tra India e Pakistan per il controllo del Kashmir sfociarono in due conflitti, nel 1948 e nel 1965, mentre nel 1971 il Pakistan orientale ottenne l’indipendenza con il nome di Bangladesh.
La nascita di Israele
Ostilità della Lega Araba La risoluzione ONU del 1947
1948: nasce Israele
Dopo la tragedia della shoah durante la Seconda guerra mondiale la corrente sionista aveva chiesto alle istituzioni internazionali la creazione di uno Stato ebraico in Palestina, contrastata però dalla Lega Araba, l’alleanza politico-economica tra i Paesi arabi istituita nel marzo del 1945 a Il Cairo. In un crescendo di scontri armati tra Arabi ed Ebrei, e di attentati terroristici antinglesi da parte di formazioni clandestine ebraiche, l’ONU votò il 29 novembre 1947 la spartizione della Palestina e la creazione di uno Stato indipendente ebraico e di uno arabo; Gerusalemme sarebbe dovuta rimanere sotto l’amministrazione dell’ONU. Nel 1948 le forze britanniche si ritirarono dalla regione e un governo provvisorio, presieduto da Ben Gurion, proclamò, il 14 maggio, la nascita dello Stato di Israele.
n La prima guerra arabo-israeliana Contemporaneamente scoppiò la prima guerra arabo-israeliana: gli eserciti della Lega Araba (egiziani, giordani, iracheni, siriani e libanesi) attaccarono e invasero il nuovo Successo di Israele Stato ebraico, che tuttavia, nel febbraio 1949, riuscì a recontro la Lega Araba spingere le truppe arabe e a consolidare i confini del nuovo Stato, allargandoli rispetto al piano di spartizione ONU.
La guerra d’Indocina Mentre il mondo era impegnato nella ricostruzione postbellica e le democrazie occidentali fronteggiavano i regimi comunisti, a partire dal 1954, terminata da poco la guerra in Corea, la scena internazionale fu dominata da un’escala96
3 - La fine del colonialismo, la nascita del Terzo Mondo
tion militare in Indocina (Vietnam), dove le aspirazioni anticolonialiste si unirono al confronto imposto dalla guerra fredda. Nella regione, controllata da decenni dai Francesi, i guerriglieri comunisti vietminh agli ordini del generale Giap avevano avviato nel 1946 una guerriglia strisciante. Nel 1954 i guerriglieri conquistarono la piazzaforte di DienBien-Phu (7 maggio 1954). Alla fine di giugno i Francesi erano in rotta: si giunse così a un armistizio tra le parti in guerra, siglato durante la Conferenza di Ginevra (21 luglio 1954). Con esso si stabilì la divisione del Vietnam in due parti lungo la linea del 17° parallelo: il Nord fu affidato alla sfera d’influenza sovietica, il Sud a quella americana. Anche Laos e Cambogia ottennero l’indipendenza in quello stesso anno. L’accordo di Ginevra prevedeva che il Vietnam venisse riunificato dopo libere elezioni indette per il 1956, ma gli Stati Uniti, temendo una vittoria comunista, rifiutarono l’intesa e favorirono l’insediamento di un governo filoccidentale nel Sud (1955), guidato da Ngô Dinh Diem. La tensione tra Vietnam del Nord e Vietnam del Sud passò da uno stato di guerriglia latente a un vero e proprio conflitto, con il coinvolgimento degli Stati Uniti a partire dal 1960. La ricerca di forme di solidarietà tra i nuovi Stati sorti dal movimento di decolonizzazione si manifestò tra il 18 e il 24 aprile 1955 con la conferenza svoltasi nella città indonesiana di Bandung, cui parteciparono 29 Paesi afro-asiatici, oltre a Cina, Indonesia, India ed Egitto. Furono poste le basi del movimento dei Paesi “non allineati” che, oltre a scegliere una collocazione equidistante tra i blocchi della guerra fredda, intendeva costruire una personalità internazionale autonoma dei Paesi di recente indipendenza.
Guerriglia comunista Sconfitta francese Divisione del Vietnam
Nuove tensioni tra Vietnam del Nord e Vietnam del Sud
La conferenza di Bandung
La crisi di Suez Nel corso degli anni ’50 l’Egitto (formalmente indipendente dal 1922) assunse un atteggiamento di sfida nei confronti degli interessi economici di Francia e Inghilterra. Il 22-23 luglio 1952 un colpo di Stato causò la caduta di re Faruk. A coordinare il golpe furono il capo di stato maggiore Mohammed Naguib e il colonnello Gamal Abdel Nasser. Quest’ultimo, una volta estromesso Naguib, concentrò tutto il potere nelle proprie mani, dopo che nel Paese era stata proclamata la Repubblica (18 giugno 1953). Nel 1956 la politica nazionalista di Nasser portò a forti tensioni internazionali. Progettata la realizzazione di una
Il rovesciamento di re Faruk Nasser proclama la Repubblica
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Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
La diga di Assuan
Nazionalizzazione del canale di Suez Francia, Inghilterra e Israele contro l’Egitto La seconda guerra arabo-israeliana USA e URSS risolvono la crisi
grande diga nei pressi di Assuan, il leader egiziano si mise subito al lavoro per reperire all’estero i capitali necessari alla realizzazione dell’opera; il tentativo non ebbe successo. Di fronte al boicottaggio americano di un progetto elaborato dagli Occidentali in aiuto dell’Egitto, Nasser, il 26 luglio 1956, decretò la nazionalizzazione della Compagnia Internazionale del canale di Suez. La diga di Assuan sarebbe così stata finanziata coi proventi derivanti dal pagamento dei transiti nell’istmo. Francesi e Inglesi, ostili tanto alla nazionalizzazione del canale quanto alla politica panaraba nasseriana, si accordarono con Israele – nei cui confronti il leader egiziano praticava una politica di aperta ostilità – per un intervento militare: tra il 29 e 30 ottobre 1956 le truppe israeliane marciarono su Gaza e il Sinai (seconda guerra arabo-israeliana); il giorno seguente gli Anglo-Francesi distrussero gli aeroporti egiziani, il 5 novembre sbarcarono a Porto Said. Sennonché, la condanna americana dell’intervento armato e le contemporanee pressioni dell’URSS indussero i tre Paesi aggressori a cessare le ostilità. Già il 22 dicembre tutte le truppe anglo-francesi abbandonavano la zona del canale. Per Francia e Gran Bretagna fu una dura sconfitta diplomatica: ormai, non potevano far altro che constatare la propria debolezza di fronte a Stati Uniti e Unione Sovietica; anche Israele fu costretto a ritirarsi.
Nuove tensioni arabo-israeliane
La guerra dei Sei giorni
Al Fatah e OLP 98
Dopo lo scontro del 1956 gli Stati arabi continuarono a non riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele. La situazione si fece nuovamente critica nel 1967. Armato dall’URSS, il leader egiziano Nasser diede ordine di bloccare nel golfo di Aqaba le navi preposte al rifornimento di Israele. A giugno gli Israeliani scatenarono quindi un’offensiva che portò all’occupazione di Gaza, Sharm el Sheikh e Sinai, a ottenere il controllo della Cisgiordania, e a controllare la parte giordana di Gerusalemme e le alture del Golan. Per Israele, al termine della guerra, durata solo sei giorni (510 giugno 1967, terza guerra arabo-israeliana) la vittoria fu totale. I rapporti di forza nella regione erano mutati e nei territori palestinesi si diffondeva un movimento militare antisraeliano (Al Fatah), nato in seno all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e guidato da Yasser Arafat.
3 - La fine del colonialismo, la nascita del Terzo Mondo
La decolonizzazione in Africa Il processo si sviluppò in un arco di tempo compreso tra il 1947 e il 1975. I domini coloniali di Francia e Inghilterra andarono in frantumi dando luogo alla formazione di nuovi Stati che vennero definiti con il termine di Terzo Mondo Nascita (ponendosi così accanto ai “mondi” occidentale e comu- del Terzo Mondo nista). Occorre però sottolineare che, ben presto, la definizione di Terzo Mondo assunse un significato fortemente negativo: sottosviluppo economico e status di neutralità erano gli elementi distintivi delle nuove entità nazionali. n Il Nordafrica In Africa, la Tunisia, forse il Paese più evoluto, ottenne l’indipendenza dalla Francia il 20 marzo 1956. Il 25 luglio 1957, dopo la deposizione del re Sidi el-Amin, fu proclamata la Repubblica Tunisina. Tra il 1949 e il 1951 la Libia divenne una monarchia indipendente con re Idris as-Sanusi. Nel 1969 un golpe militare condusse al potere Muhamar Gheddafi, che in breve tempo instaurò un regime autoritario sostenitore di organizzazioni terroristiche e fonte di tensione e crisi in tutta l’area nordafricana e mediorientale. Nel 1956 conseguì l’indipendenza anche il Marocco, dandosi un ordinamento monarchico costituzionale. Fu però in Algeria, considerata dalla Francia come un territorio metropolitano, che si registrarono gli episodi più violenti. Tra il 1954 e il 1955 iniziò la guerra di liberazione da parte del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) guidato da Mohammed Ben Bella. La repressione delle truppe francesi raggiunse il culmine tra il 1956 e il 1957 (battaglia di Algeri). Sarà il presidente De Gaulle ad aprire le trattative di pace che nel 1962 portarono alla definitiva indipendenza dell’ex colonia.
Tunisia
Libia
Marocco Il dramma algerino
n L’Africa subsahariana Le colonie britanniche africane conseguirono l’indipendenza tra il 1957 e il 1965. La Nigeria ottenne l’indipenden- Nigeria e Kenya za nel 1960, mentre il Kenya la raggiunse nel 1963 dopo un’intensa lotta tra coloni e indigeni. Il Sudafrica si staccò invece dal Commonwealth nel 1961, Sudafrica continuando a perseguire la politica razzista dell’apartheid. Nel giugno 1960 la Francia dovette riconoscere anche l’indipendenza del Madagascar (dopo numerose insurrezioni Madagascar e un decennale stato d’assedio). 99
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Congo, Ruanda e Burundi
Il Belgio concesse l’indipendenza ai territori del proprio impero (Congo, Ruanda e Burundi) tra il 1960 e il 1962, non senza sanguinosi contrasti. Il Portogallo, impegnato a fronteggiare militarmente le Angola, Mozambico guerre di liberazione in Angola, Mozambico e Guinea-Bissau, cedette solo tra il 1974 e il 1975. e Guinea-Bissau
SCHEMA RIASSUNTIVO L’indipendenza deLL’india
Disobbedienza civile di Gandhi contro i Britannici (1942-43). Indipendenza dell’India (1947): nascono l’Unione Indiana (indù) e il Pakistan (musulmano); guerre per il Kashmir (1948 e 1965). Il Bangladesh ottiene l’indipendenza (1971).
La nascita di israeLe
Scontri tra Arabi ed Ebrei; azioni terroristiche ebraiche contro gli inglesi in Palestina. L’ONU vota la spartizione della Palestina in due Stati, uno arabo e uno israeliano. 14 maggio 1948: nasce Israele. Gli Stati della Lega Araba si oppongono e scatenano la prima guerra arabo-israeliana (1948-49); vittoria degli Israeliani.
La guerra d’indocina
Sconfitta francese a Dien-Bien-Phu (1954) contro i guerriglieri comunisti vietminh; nascita di Vietnam del Nord (filosovietico) e Vietnam del Sud (filoamericano). Conferenza di Bandung dei Paesi “non allineati” (1955).
La crisi di suez arabo-israeLiane
Colpo di Stato di Nasser in Egitto (1952). Nazionalizzazione del canale di Suez e intervento militare di Francia, Inghilterra (ottobre 1956); contemporeneo intervento di Israele su Gaza e Sinai (seconda guerra arabo-israeliana). Guerra dei Sei giorni (terza guerra arabo-israeliana, 1967) tra Israele ed Egitto. Nascita di OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e Al Fatah.
La decoLonizzazione in africa
Indipendenza di Tunisia (1956), Libia (1949-51), Marocco (1956), Algeria (1962) e di numerosi Paesi dell’Africa Subsahariana (ex colonie di Belgio e Portogallo).
e nuove tensioni
DOMANDE DI VERIFICA 1 Tra il 1947 e il 1971 nel subcontinente indiano si formarono tre nuovi Stati. Quali? 95b-96a
2 Cosa prevedeva la dichiarazione ONU del 1947 in merito alla Palestina? 96c
3 Perché
scoppio la prima guerrea araboisraeliana? 96b
4 Quale nazione europea fu sconfitta in Indocina nel 1954? 97a
100
5 Cosa si intendeva con il termine di Paesi “non allineati”? 97c
6 Quale
leader africano innescò la crisi di Suez e perché? 97b-98a
7 Con quale altro nome è nota la terza guerra arabo-israeliana? 98b
8 In quale Paese nordafricano la decolonizzazione fu più traumatica e violenta? 99c
4 USA e mondo occidentale dagli anni ’50 agli anni ’80
A partire dagli anni ’50 gli Stati Uniti, superpotenza egemone in un mondo caratterizzato dall’aspra contrapposizione bipolare con il blocco sovietico, rafforzarono la propria leadership militare, economica, politica e culturale sull’Occidente. Essi soli, contando su ingenti risorse economiche e industriali, poterono varare cospicui piani di aiuti per finanziare la ricostruzione post-bellica nei Paesi devastati dall’ultimo conflitto e fronteggiare l’URSS nelle diverse fasi della “guerra fredda”. I presidenti Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Carter e Reagan furono i protagonisti di questo importante periodo di storia americana. L’Europa occidentale, per porre fine ai suoi secolari particolarismi nazionali, maturò esigenze di maggiore integrazione; oltre agli organismi di tutela militare nati subito dopo il conflitto e la creazione della CECA, che abbozzò una prima intesa di collaborazione economica in Occidente, nel 1957 fu istituita la CEE (Comunità Economica Europea) destinata a porre le basi della futura Unione Europea.
Gli Stati Uniti da Truman a Reagan Morto Roosevelt nel 1945, la carica di presidente fino alle nuove elezioni toccò al vicepresidente Harry S. Truman. Esponente democratico, Truman, grazie anche all’appoggio dei sindacati, vinse poi le elezioni presidenziali del 1948: durante il suo mandato fece approvare leggi in favore dei lavoratori e gestì la guerra fredda, che raggiunse una fase critica con il conflitto di Corea, aggravando ulteriormente le tensioni con l’URSS. Fu in questo clima che negli Stati Uniti, tra il 1950 e il 1954, ebbe inizio una forte campagna anticomunista (“maccartismo”) guidata dal senatore Joseph McCarthy, che denunciò la presenza di simpatizzanti comunisti e di agenti filosovietici ai vertici dell’amministrazione (in quegli anni erano state effettivamente scoperte reti spionistiche nel dipartimento della guerra statunitense). Il “maccartismo”, che coinvolse spesso con accuse infondate e persecutorie anche intellettuali ed esponenti del mondo dello spettacolo, iniziò a declinare quando fu oggetto di una mozione di censura da parte del senato americano (1954).
Truman e la guerra fredda
Il “maccartismo” e il pericolo comunista
101
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Politica riformista
Gli insuccessi in politica estera
La crisi dei missili a Cuba Il coinvolgimento in Vietnam L’assassinio di Kennedy
La presidenza Johnson Nixon, guerra in Vietnam e accordi con l’URSS 102
n I due mandati di Eisenhower (1953-60) L’orientamento conservatore e filorepubblicano dell’opinione pubblica fece sì che alle elezioni del 4 novembre 1952 trionfasse il generale Dwight D. Eisenhower. Nel 1956 Eisenhower fu rieletto alla Casa Bianca. Durante il suo secondo mandato prese misure contro la segregazione razziale, si dimostrò favorevole al contenimento delle spese militari e avviò un piano di aiuti economici e militari nei confronti dei Paesi del Medio Oriente. n John Fitzgerald Kennedy e le tensioni internazionali nei primi anni ’60 Alle elezioni del 1960, John Fitzgerald Kennedy, candidato democratico, vinse di misura contro il repubblicano Richard Nixon. Il suo obiettivo era quello di rilanciare il progresso economico, culturale e civile del “sogno americano”. Ma il suo mandato fu caratterizzato soprattutto dalle tensioni internazionali. In Europa dovette assistere alla costruzione del Muro di Berlino (1961), voluto dall’URSS per impedire ai Tedeschi dell’est di fuggire a ovest. In America Latina, dopo aver varato un piano di aiuti, osteggiò il regime comunista di Fidel Castro a Cuba (la cui dittatura era stata instaurata nel 1959), rischiando di provocare un conflitto atomico con l’URSS, che aveva progettato di installare nell’isola delle basi missilistiche (1962); solo un accordo in extremis fece rientrare l’allarme. Una decisione gravida di conseguenze fu il progressivo impegno militare in Vietnam, dove era iniziata una guerra civile tra comunisti del nord e filo-occidentali del sud. Sul fronte interno agì per favorire l’integrazione della popolazione di colore e l’estensione dei diritti civili, alimentando però forti contrasti. Kennedy fu assassinato a Dallas il 22 novembre 1963: le responsabilità dell’attentato non furono mai pienamente accertate. n Richard Nixon e la “distensione” La presidenza passò allora al vicepresidente Lyndon B. Johnson che da un lato operò in senso riformistico, dall’altro dovette gestire il crescente coinvolgimento americano in Vietnam. Questa guerra travolse Johnson che nel 1969 non si presentò alle elezioni. Gli succedette Richard Nixon, che risolse il nodo Vietnam (nel 1973 ordinò il ritiro delle truppe americane; la guerra terminò nel 1975 con la capitolazione del sud). Nixon inaugurò poi un periodo di distensione con l’URSS (accordo SALT 1, per la limitazio-
4 - USA e mondo occidentale dagli anni ’50 agli anni ’80 La GUERRa DEL VIETNaM Alla divisione in Vietnam del Nord e Vietnam del Sud dopo la fine del dominio coloniale francese era seguito l’avvio di una guerriglia rurale comunista (vietcong), con l’appoggio nordvietnamita, contro il governo del Sud. Il timore che una vittoria comunista avrebbe comportato la perdita di tutta l’Asia sudorientale indusse gli Stati Uniti a intervenire direttamente a favore dei Sudvietnamiti. A partire dal 1964 massicci bombardamenti aerei statunitensi tentarono di impedire ogni attività produttiva nel Vietnam del Nord e ogni possibilità di aiuto ai vietcong, costantemente riforniti di armi e mezzi da Cina e Unione Sovietica.
Nel gennaio 1968 l’offensiva del Nixon: vietcong dai successi Tet mise in crisi il dispositivo bellico statuiniziale al Watergate nitense, dimostrando all’opinione pubblica americana i pesanti costi, soprattutto in termini di vite umane, del conflitto. Nel 1970 Il nuovo presidente Richard Carter Nixon da un lato inasprì la presidente guerra con nuovi bombardamenti, dall’altro operò per una progressiva riduzione del contingente americano. Un tentativo di accordo di pace fu avviato nel 1973. Nel 1975 il crollo dell’esercito sudvietnamita e l’occupazione della capitale Saigon da parte dei Nordvietnamiti posero fine al conflitto: Nord e Sud furono Reagan unificati nella Repubblica Socialista del Vietnam. e la reaganomics
ne delle armi nucleari, maggio 1972). Rieletto nel 1972, al culmine della sua fama dovette dimettersi (agosto 1974), per aver favorito un’azione di spionaggio politico contro Lo scandalo il partito democratico (scandalo Watergate). Watergate n Da Jimmy Carter a Ronald Reagan Gerard Ford gli succedette per due anni e nel 1976 fu Jimmy Carter, democratico, a salire i gradini della Casa Bianca. In politica estera Carter portò Egitto e Israele a siglare la Pace di Camp David (1978) e concluse la normalizzazione dei rapporti con la Cina (1979). Il suo prestigio precipitò nel settembre 1980, quando, in seguito al colpo di Stato dell’ayatollah Khomeini in Iran ordinò un fallimentare blitz per liberare il personale americano prigioniero nell’ambasciata di Teheran (aprile 1980). Dal 1981 al 1988 fu presidente il repubblicano Ronald Reagan. In politica interna, Reagan si impegnò per favorire l’economia, restringendo l’intervento pubblico, riducendo le tasse e incentivando la libera iniziativa (la cosiddetta reaganomics). In politica estera, in un primo momento risolse di mantenere un atteggiamento di aperta contrapposizione all’URSS (progetto di scudo stellare, installazione degli euromissili, sostegno alla guerriglia anticomunista in Afghanistan). La corsa al riarmo si rivelò non sostenibile dall’economia sovietica e ciò consentì di aprire la strada ai proficui colloqui con Gorbacëv che avrebbero condotto alla fine della guerra fredda.
Carter e gli accordi di Camp David
Reagan e la reganomics Corsa al riarmo
103
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale IL GIappoNE TERza poTENza MoNDIaLE Nonostante la sconfitta nel secondo con- che. I gruppi monopolistici degli zaibatflitto mondiale, a partire dagli anni ’50 il su furono eliminati, ma gli industriali ebGiappone riuscì a conquistare il ruolo di bero facoltà di riunirsi sotto altra veste legrande potenza economica. A rendere gale, tornando presto a ricoprire un ruopossibile tale successo contribuirono in lo fondamentale. modo determinante gli aiuti americani; gli Firmata la pace definitiva con gli USA nel Stati Uniti, infatti, vollero fare dell’ex-ne- 1951, il Paese conobbe un’espansione economica senza precedenti, incentivamico un valido e fedele alleato. Sotto la gestione del generale statuni- ta anche dalla Guerra di Corea che fece tense MacArthur (1945-51), a Tokyo fu destinare ingenti commesse sull’industria imposta una costituzione di tipo occi- e portò il Giappone a divenire la terza podentale. La forma di governo divenne tenza economica mondiale già negli anquella monarchica costituzionale a re- ni ’60. Tra il 1950 e il 1960 le redini del gime parlamentare. Vennero attuate im- governo furono quasi sempre in mano a portanti riforme agrarie ed economi- coalizioni liberaldemocratiche.
L’Europa occidentale Se gli anni ’50 furono scanditi dai ritmi della ricostruzione, gli anni ’60 furono segnati dalla progressiva diffusione del benessere, che subirà tuttavia una battuta d’arresto nel decennio successivo con la crisi petrolifera; solo negli anni ’80 si avrà una ripresa. n La Gran Bretagna dai laburisti alla Thatcher Nel Regno Unito i laburisti vinsero le elezioni del 1945 con un programma di nazionalizzazione di importanti settori economici (Banca d’Inghilterra, ferrovie, miniere di carboIl welfare state ne) e di sviluppo del welfare state (sicurezza sociale, sanità pubblica, pensioni ecc.). Governi conservatori Dal 1951 al 1966 tornarono al potere i conservatori (governi Churchill, Eden e MacMillan), che non smantellarono le nazionalizzazioni e avviarono la decolonizzazione. I laburisti e la I successivi governi di stampo laburista (Wilson, Heath questione dell’Ulster e Callaghan) furono segnati nel 1970 dallo scoppio della drammatica insurrezione dell’Irlanda del Nord (Ulster) a opera delle minoranze cattoliche, destinata a protrarsi per un ventennio, e da una forte crisi economica. Margaret Thatacher Nel 1979, con un programma teso a porre fine alle gravi agitazioni sociali, divenne primo ministro la conservatrice Margaret Thatcher che avviò una politica all’insegna del neoliberismo, del rigore economico e della riduzione dello stato sociale che portò ad aspri contrasti con il sindacato. Nel 1982 la “lady di ferro” (così definita per i 104
4 - USA e mondo occidentale dagli anni ’50 agli anni ’80
suoi atteggiamenti intransigenti) condusse il Paese in una La guerra guerra vittoriosa contro l’Argentina che aveva occupato le delle Falkland isole Falkland. La sua posizione fortemente antieuropeista provocò fratture all’interno del suo stesso partito; nel 1990 Margaret Thatcher si dimise lasciando la responsabilità del governo a John Major. n La Francia gollista Negli anni ’60 la Francia, guidata dal generale De Gaulle, coltivò ambizioni di grande potenza dotandosi di armamenti nucleari e uscendo dagli organismi militari della NATO. Nella primavera del 1968 un’ondata di agitazioni studentesche e operaie sembrò minare la fiducia nel presidente, che fu tuttavia riconfermata nelle elezioni di giugno. De Gaulle si dimise però nel 1969 in seguito all’esito negativo di alcuni referendum sulla riforma regionale e del Senato. Gli succedette il gollista Georges Pompidou, in carica fino al 1974, che ne continuò la politica, così come Valéry Giscard d’Estaing, all’Eliseo fino al 1981. In quell’anno fu eletto presidente il socialista François Mitterrand.
Ambizioni da grande potenza
Da Pompidou a Mitterand
n La Germania occidentale Nella Repubblica Federale Tedesca dal 1950 al 1980 si verificò il passaggio del potere dalle mani dei cattolici (Adenauer e Erhard) a quelle dei socialdemocratici della SPD. Willy Willy Brandt Brandt, cancelliere socialdemocratico da 1969, mise in atto una politica di apertura verso i Paesi europei del blocco sovietico (Ostpolitik). Il suo successore, il socialdemocratico Helmut Schmidt, cancelliere dal 1974 al 1982, ne continuò Helmut Schmidt l’indirizzo, affrontando tuttavia gravi tensioni sociali (terrorismo di matrice comunista) ed economiche. Nel 1982 i democristiani, in alleanza con i liberali, ripreseHelmut Kohl ro il governo con Helmut Kohl. n Le tappe dell’unificazione europea e la caduta dei regimi in Portogallo, Grecia e Spagna Per rafforzare i legami di cooperazione economica e politica tra gli Stati dell’Europa occidentale, il 25 marzo 1957 Francia, Germania, Italia e Benelux siglarono il Trattato di Roma, costitutivo della CEE (Comunità Economica Europea), e l’EURATOM (Comunità Europea per l’Energia Atomica). Più tardi nacquero il Consiglio d’Europa (1974), il Sistema Monetario Europeo, SME (1979) e il primo Il Parlamento Parlamento Europeo (giugno 1979). Con l’ingresso nella Europeo CEE di Gran Bretagna (1971), Danimarca e Irlanda (1972), 105
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Caduta dei regimi in Portogallo, Grecia e Spagna
Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986), i membri della Comunità formarono l’Europa dei 12. Altra organizzazione di cooperazione europea fu l’EFTA, nata nel 1960 su iniziativa inglese per favorire gli scambi commerciali tra i Paesi fuori del Mercato Comune Europeo. Negli anni ’70 il processo di integrazione europea fu agevolato anche dalla caduta dei regimi autoritari in Portogallo (1974) e Grecia (1975). In Spagna, dopo la morte di Franco (1975) re Juan Carlos guidò la transizione verso la democrazia e nel 1977 furono indette le prime elezioni libere.
SCHEMA RIASSUNTIVO Gli Stati Uniti reaGan
Presidenze di H. Truman (1945-53): fase di massima tensione nella guerra fredda, guerra di Corea, campagna anticomunista contro gli intellettuali (“maccartismo”). Presidenze D. Eisenhower (1953-61): politica antisegregazionista e riduzione spese militari. Presidenza J. F. Kennedy (1961-63): estensione diritti civili, crisi dei missili a Cuba (1962) e progressivo coinvolgimento nella guerra in Vietnam. Presidenza Johnson (1963-69): incremento bombardamenti sul Vietnam: Presidenze Nixon (1969-74): distensione con l’URSS e fine del conflitto in Vietnam. Presidenza J. Carter (1976-80): accordi di Camp David e rapporti di amicizia con la Cina. Presidenze R. Reagan (198-88): libera iniziativa economica (reaganomics), riarmo e installazione euromissili.
l’eUropa occidentale
Gran Bretagna: alternanza di governi laburisti e conservatori (anni ’50-’70), welfare state. Crisi economica fine anni ’70 ed elezione di M. Thatcher: neoliberismo, rigore economico e conflitto con l’Argentina per le Falkland (1982). Francia: ambizioni da grande potenza (anni ’60). Germania occidentale: governi socialdemocratici (1969-82) e Ostpolitik; dal 1982 al potere i democristiani di H. Kohl. Crollo regimi in Portogallo, Grecia e Spagna (1974-75). Primo parlamento europeo (1979).
da trUman a
DOMANDE DI VERIFICA 1 Perché Joseph McCarthy avviò una campa-
5 Cosa
2 Quale politica svolse Eisenhower durante i
6 Quale leader inglese avviò una politica simi-
3 Quali crisi internazionali dovette affrontare
7 Come
4 Come
8 In Spagna, chi guidò la fase di transizione
gna anticomunista in USA? 101b suoi due mandati? 102a Kennedy? 102c
si sviluppò la guerra del Vietnam? Quale presidente USA avviò i primi accordi per la pace? 102b-103a
106
si intendeva, durante la presidenza Reagan, con il termine reaganomics? 103b le alla reaganomics? 104b
si chiamava la politica di apertura verso l’est del cancelliere Brandt? 105c verso la democrazia dopo la morte di Franco? 106a
5 L’Italia dal dopoguerra alla
fine della prima Repubblica
In Italia la ricostruzione fu completata in breve tempo grazie agli aiuti alleati. Il referendum istituzionale del 1946 diede la vittoria alla Repubblica, portando sulla scena politica grandi partiti di massa come la Democrazia Cristiana (DC) e il Partito Comunista Italiano (PCI). Fondamentali furono le scelte del democristiano Alcide De Gasperi (presidente del consiglio dal 1945 al 1953), che consentirono all’Italia di avviare la modernizzazione e di ancorarsi saldamente al blocco delle democrazie liberali occidentali. Durante gli anni ’50 e ’60 si assistette al boom economico e al tentativo di allargare la base sociale dei governi, sempre saldamente in mano alla DC, con l’apertura a forze della sinistra (centrosinistra). La fase di sviluppo si interruppe tra la fine dagli anni ’60 e gli anni ’70, sulla scia di ricorrenti crisi sociali e di sanguinosi fenomeni terroristici (di matrice comunista e neofascista). Gli anni ’80, con la nascita dei primi governi a guida non democristiana segnarono una parziale cesura con il passato, resa ben più evidente dal crollo del Muro di Berlino e, nei primi anni ’90, dalla scandalo di Tangentopoli, che condusse alla crisi dei partiti tradizionali.
Dal 1945 al 1948 Subito dopo la liberazione, al governo Bonomi subentrò un gabinetto presieduto da Ferruccio Parri, esponente del Partito d’Azione, forza politica fondata nel 1942 da uomini di ispirazione liberal-democratica e socialista. Insediatosi il 19 giugno 1945, l’esecutivo (sostenuto da DC, PLI, PSIUP, PCI e Pd’A) si dimise in dicembre per le eccessive aperture a sinistra. L’incarico fu quindi affidato al democristiano Alcide De Gasperi, che, esclusi dalla maggioranza gli esponenti del Partito d’Azione, pose fine all’epurazione antifascista. Nel giugno 1946 si svolsero le elezioni per l’Assemblea Costituente e il referendum sul futuro assetto dello Stato: DC, PSIUP e PCI raccolsero più del 70% dei voti. Il referendum sancì la sconfitta della monarchia (10 719 284 voti) a vantaggio della repubblica (12 717 223). Nel 1946, per la prima volta, votarono anche le donne. Frutto del lavoro dell’Assemblea Costituente fu la Costi-
I governi Bonomi e Parri
De Gasperi al governo Elezioni e referendum istituzionale
107
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale Economia E Lavoro nEL dopoguErra Nel dopoguerra l’economia italiana ver- L’industria, però, non si sviluppò uniforsava in gravissime difficoltà; grazie però memente nel Paese: tra il nord progrediai provvedimenti adottati nel 1947 dal to e il sud arretrato vi era un divario che ministro del bilancio Luigi Einaudi i dan- convinse molti giovani meridionali a emini vennero riparati (soprattutto ponendo grare nelle regioni industrializzate settenfine alla spirale inflattiva con un restringi- trionali o in altri Paesi d’Europa in cerca di lavoro. mento del credito alle industrie). Già alla fine del 1948 la produzione in- Nonostante le disparità, il sistema tenne dustriale aveva raggiunto l’89% di quel- per quasi tutti gli anni ’60, poi, a causa di la del 1938 e negli anni ’50 imboccò la una grave crisi petrolifera, del crescenstrada di un deciso sviluppo, crescendo te costo del lavoro, della spesa pubblica del 9% ogni dodici mesi. In questo pe- male indirizzata, iniziò una fase di recesriodo il reddito nazionale aumentò di un sione. Negli anni ’80 si registrò una riprequarto (ma i salari restarono bassi), si svi- sa dell’espansione economica, ma l’ineffilupparono le industrie siderurgiche, mec- cienza del sistema politico da un lato e la caniche, chimiche e petrolifere (si parlò congiuntura internazionale negativa daldi “boom economico”, soprattutto in me- l’altro provocarono una nuova crisi nei primi anni ’90. rito all’aumentato benessere).
1948, entra in vigore tuzione della Repubblica Italiana in vigore dal 1° gennaio la Costituzione 1948: un documento ispirato all’antifascismo, ai principi liberali e ai diritti sociali, e in cui, nell’organizzazione dello Stato, prevalgono gli aspetti di equilibrio e garanzia. Scissione socialista Nel clima di tensione generato dalla “guerra fredda”, il Partito Socialista (PSIUP) visse la scissione della frazione ostile ai comunisti, guidata da Giuseppe Saragat, che costituì il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), mentre tra la DC (fedele alle democrazie occidentali) e il PCI (strettamente legato al blocco sovietico) aumentava lo scontro: Fine della nel maggio 1947 De Gasperi liquidò l’alleanza con le sinicollaborazione stre guidando un governo sostenuto da DC, repubblicani con le sinistre (PRI) e liberali (PLI). La DC vince le elezioni del 1948
Sconfitta del Fronte popolare 108
n Le elezioni del 1948 Con le elezioni del 18 aprile 1948 si chiuse definitivamente l’esperienza dell’unità delle forze politiche antifasciste realizzatasi durante la Resistenza. Gli Stati Uniti offrirono al governo guidato dalla Democrazia Cristiana appoggio politico e supporto economico, mentre gli apparati ecclesiastici si mobilitarono in un imponente sforzo propagandistico contro il Fronte popolare dei comunisti e dei socialisti. La DC ottenne il 48,5% dei voti, PCI e PSI coalizzati nel Fronte popolare solo il 31%. Il Movimento Sociale Italiano MSI), erede del fascismo, fondato nel 1946, ottenne il 2% dei voti. Il responso delle urne per il primo Parlamento repubbli-
5 - L’Italia dal dopoguerra alla fine della prima Repubblica
cano sancì così la svolta attuata da De Gasperi nel corso dell’anno precedente. In seguito, De Gasperi, rinunciando a un governo monopartitico, varò un esecutivo di coalizione con PRI, PLI e PSDI. Iniziava l’era del centrismo. Il centrismo
Gli anni ’50 e il centrismo In economia De Gasperi scelse un orientamento liberista, senza tuttavia escludere l’intervento dello Stato nelle grandi scelte del Paese, cercando di favorire lo sviluppo economico-industriale del sud (Cassa per il Mezzogiorno e legge per la riforma agraria nel 1950). In politica estera il suo ruolo fu determinante nell’adesione al Patto atlantico e si caratterizzò per un forte impegno europeistico. Per le elezioni del 1953, le forze di centro, nel tentativo di arginare le sinistre e garantire stabilità all’esecutivo, vararono una riforma elettorale (chiamata “legge truffa” dalle opposizioni): i partiti alleati che avessero ottenuto più del 50% dei voti avrebbero avuto diritto al 65% dei seggi alla Camera. Ma in quella tornata elettorale l’alleanza delle forze di centro mancò l’obiettivo: la DC scese al 40,1%, le sinistre si rafforzarono e De Gasperi uscì di scena (morì poco dopo, nel 1954). Il decennio degli anni ’50 vide l’alternanza di governi monocolore democristiani o di coalizione centrista in un periodo di relativa stabilità politica che favorì l’economia. L’Italia si trasformò da Paese prevalentemente agricolo in Paese industriale: furono gli anni del cosiddetto “boom economico”.
Iniziative per il Mezzogiorno Europeismo Fallita riforma elettorale
L’uscita di scena di De Gasperi Stabilità e sviluppo economico
Il centrosinistra e gli anni ’60 La progressiva crescita numerica di una forte classe operaia, l’ascesa al soglio pontificio di un pontefice rinnovatore come Giovanni XXIII (1958-1963) e il temporaneo calo di intensità della guerra fredda indussero la DC a proporre all’ala più moderata della sinistra, il PSI (resosi autonomo dal vincolo ideologico con i comunisti), l’ingresso nella maggioranza per ampliarne la base sociale. Scoppiarono forti polemiche tra moderati di centro e di destra: la reazione dei conservatori si concretizzò nel governo Tambroni, sostenuto da missini ed ex-monarchici, che venne travolto nel 1960 da un’ondata di manifestazioni popolari. Nel 1962 il progetto politico voluto dai democristiani Amintore Fanfani e Aldo Moro prese forma nel primo governo
I cambiamenti della società Il centrosinistra
1962: il PSI appoggia il governo 109
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Opposizione al centrosinistra
di centrosinistra (DC, PSDI, PRI, con l’astensione del PSI) sulla base di un programma di riforme (nazionalizzazione dell’energia elettrica, scuola media unica obbligatoria): vi furono dissensi sia nell’ala del PSI ostile alla DC (che uscì dal partito ridando vita al PSIUP) sia tra esponenti conservatori (il generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo progettò un colpo di Stato antidemocratico, il cosiddetto piano Solo, che però rimase sulla carta).
n Il 1968 e la contestazione La formula del centrosinistra si trovò a fronteggiare un crescete clima di conflittualità economica e sociale. Nel corso degli anni ’60, sulla scia di analoghe contestazioni nate negli Stati Uniti, si sviluppò un movimento di protesta giovanile contro le ideologie sociali dominanti. La contestazione Inizialmente prese piede in ambito scolastico, come constudentesca trapposizione all’autoritarismo e al nozionismo, per sfociare poi su posizioni di sostegno alle lotte operaie e in confusi aneliti rivoluzionari marxisti, vicini alle esperienze Svolta rivoluzionaria del castrismo e del maoismo. Nel 1968-69 un’ondata di imponenti manifestazioni studentesche scosse il Paese. La contestazione del ’68 favorì una riorganizzazione scolastica, del lavoro, e una profonda rivoluzione nei costumi. Ma alcune sue schegge impazzite posero i germi del futuro terrorismo.
Gli anni ’70 e il terrorismo Crisi economica Berlinguer e il “compromesso storico”
L’estremismo di destra e le stragi
110
Nei primi anni ’70 la crisi petrolifera mondiale innescò un periodo di forte inflazione, accompagnata da un calo della produzione industriale e dal costante incremento della spesa pubblica. Il PCI, tramite il suo segretario Enrico Berlinguer, propose l’idea del “compromesso storico”, cioè una collaborazione di emergenza tra le grandi forze popolari, il cui esito si sarebbe manifestato in una serie di governi di “solidarietà nazionale” appoggiati dal PCI per far fronte alle tensioni sociali e alla minaccia terrorista. n Gli anni di piombo e delle stragi Gli anni ’70 sono passati alla storia come gli anni di piombo. Si svilupparono un estremismo di destra (spesso in rapporti poco chiari con apparati dello Stato), al quale è in parte riconducibile la catena di attentati iniziati con la strage di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969, 12 vittime) e culminata con la strage della stazione di Bolo-
5 - L’Italia dal dopoguerra alla fine della prima Repubblica iL compromESSo STorico Prese il nome di “compromesso storico” la strategia politica elaborata dal segretario del PCI Enrico Berlinguer nell’autunno del 1973 sulla spinta dei timori (acuiti dal recente colpo di Stato militare in Cile) per le sorti delle istituzioni democratiche italiane, scosse dalla cosiddetta “strategia della tensione”, cioè un presunto progetto per destabilizzare la situazione politica e impedire la crescita delle forze di sinistra. Il compromesso storico doveva consistere in una solida col-
laborazione tra i maggiori partiti popolari (DC, PSI e PCI) nel perseguire una politica di rinnovamento socio-economico, tale da originare un ampio moto di consenso e scongiurare qualsiasi pericolo reazionario. La strategia del compromesso storico ebbe concreta attuazione solo nell’appoggio esterno fornito dal PCI al governo monocolore democristiano guidato da giulio andreotti (governo di “solidarietà nazionale”) tra il 1978 e il 1979.
gna (2 agosto 1980, 83 morti), e un estremismo di sinistra, cui aderirono reduci del movimento studentesco delusi dalla politica del PCI. L’organizzazione terroristica più sanguinaria fu quella delle Il terrorismo Brigate Rosse. Macchiatasi di numerosi omicidi, compì di sinistra l’azione più clamorosa nel 1978: il 16 marzo le BR rapirono lo statista democristiano Aldo Moro, artefice dell’accordo Rapimento Moro tra DC e PCI, massacrando gli uomini della scorta. Dopo 55 giorni di prigionia, Moro fu ucciso e il suo corpo fatto ritrovare nel centro di Roma (9 maggio). La linea politica di Moro fu abbandonata.
Dagli anni ’80 a Tangentopoli Negli anni ’80, con la fine della ”solidarietà nazionale” e l’arretramento elettorale del PCI si aprì la formula dei governi pentapartito (DC-PSI-PRI-PLI-PSDI), con l’importante partecipazione del PSI e il venir meno di una posizione egemonica della DC. Tra il 1981 e il 1982 il repubblicano Giovanni Spadolini fu il primo presidente del consiglio non democristiano. Bettino Craxi, leader del PSI dal 1976, ostile all’apertura ai comunisti, fu invece il primo presidente del consiglio socialista (1983-87); gli succedettero i democristiani Giovanni Goria (1987-88), Ciriaco De Mita (1988-89) e Giulio Andreotti (1989-92). A fronte di un progressivo svuotarsi dell’ondata terroristica, sul finire degli anni ’80 si svilupparono fenomeni di corruzione politica e di pesante ingerenza dei partiti nella vita economica e sociale del Paese. La riduzione dell’inflazione, ampie ristrutturazioni industriali e la ripresa degli investimenti diedero invece slancio all’economia.
Craxi primo socialista al governo
Ingerenza dei partiti
Slancio economico 111
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Scandalo di Tangentopoli
La nascita di nuove forze politiche
n La fine della prima Repubblica Nel 1992 scoppiò lo scandalo di Tangentopoli, che svelò la rete di corruzione del mondo politico. I principali leader (tra cui il socialista Bettino Craxi e il democristiano Arnaldo Forlani) e i partiti di governo ne furono travolti; le istituzioni sembrarono vacillare e si parlò di “fine” della prima Repubblica. Si affermarono nuove forze politiche (Forza Italia, fondata nel 1993 dall’imprenditore Silvio Berlusconi) o che negli anni passati avevano rivestito ruoli secondari (la Lega Nord, federalista, fondata nel 1981 da Umberto Bossi).
SCHEMA RIASSUNTIVO Dal 1945 al 1948
Referendum istituzionale (1946) e vittoria della Repubblica; il 1° gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione. Le elezioni del 18 aprile 1948 segnano il successo della DC di De Gasperi e la definitiva svolta “occidentale” del Paese.
Gli anni ’50 e il centrismo
Stagione di riforme, stabilità politica e sviluppo economico (inizia il cosiddetto “boom”); impegno europeistico di De Gasperi e adesione al Patto atlantico.
il centrosinistra e Gli anni ’60
Apertura della DC (con Fanfani e Moro) verso il PSI, al fine di ampliare la base sociale dei governi. Nel 1962 viene varato il primo governo di centrosinistra. Crescente clima di conflittualità economica e sociale; contestazione giovanile (1968).
e il terrorismo
Crisi petrolifera, inflazione e governi di “solidarietà nazionale” appoggiati dal PCI. Terrorismo di destra (attentati dinamitardi) e di sinistra (Brigate Rosse, che nel 1978 rapiscono e uccidono A. Moro).
DaGli anni ’80 a tanGentopoli
Governi di pentapartito e presidenti del Consiglio non DC (Spadolini, Craxi). Nel 1992 scoppia lo scandalo di Tangentopoli e compaiono nuove forze politiche.
Gli anni ’70
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quale
esponente democristiano governò l’Italia dal 1945 al 1953? 107b-109c
5 Chi furono gli artefici dei primi governi di
2 Quale esito ebbe il referendum istituzionale
6 Quali erano gli obiettivi del movimento stu-
3 Come si chiamava e da chi era composta la
7 Cos’era il “compromesso storico”? Chi ne
del 1946? 107b
coalizione di sinistra sconfitta alle elezioni del 1948? 108b
4 Cosa
si intendeva con il termine “centrismo”? 109c
112
centrosinistra? 109b
dentesco? Che sviluppo anno avuto? 110c elaborò la strategia? 111a
8 Quando
scoppia Tangentopoli? In quegli anni prendono piede due nuove forze politiche, quali? 112a
6 Il mondo comunista
da Kruscëv alla stagnazione
La collettivizzazione forzata dell’agricoltura e lo sviluppo accelerato dell’industria pesante, il tutto nell’ambito di una gestione economica centralizzata, provocarono nei Paesi del blocco sovietico una crescita incontrollata degli apparati statali. La volontà di difendere il sistema dalle opposizioni interne e da eventuali attacchi esterni (periodo della guerra fredda) intensificò il sistema di repressione poliziesca, già radicato nei regimi fin dalle loro origini. Da Stalin a Brežnev, passando per Kruscëv, che attraverso la denuncia del “culto della personalità” e la destalinizzazione cercò di abbandonare i metodi più oppressivi del sistema, la storia dell’URSS (e dei suoi alleati) è cronaca di ricorrenti crisi politico-economiche, di repressioni (a Budapest nel 1956, a Praga nel 1968) e del fallimento sociale del comunismo. In Cina, Mao instaurò una pesante dittatura: alla sua morte il potere passò nelle mani dell’ala oltranzista del PCC che soffocò ogni possibilità di rinnovamento.
L’URSS dal 1945 a Kruscëv La via per la ricostruzione post-bellica in URSS era tutta in salita. Stalin impose duri sacrifici alla popolazione, controllata in modo assillante dalla polizia segreta, e sfruttò le economie dei Paesi comunisti a proprio vantaggio. Le nuove classi dirigenti comuniste in Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria e Romania furono sottoposte a periodiche epurazioni attraverso arresti e processi-farsa, che spesso si conclusero con la condanna a morte degli imputati (László Rajk in Ungheria nel 1949, Rudolf Slansky e Vlado Clementis in Cecoslovacchia nel 1952). Alla morte di Stalin (5 marzo 1953) in Unione Sovietica il potere passò nelle mani di una direzione collettiva il cui esponente principale divenne ben presto Nikita Sergeevic Kruscëv, eletto segretario del Partito Comunista nel settembre del 1953). Kruscëv avviò un processo di destalinizzazione: attenuò la politica del terrore e cercò di migliorare il tenore di vita della popolazione. Nel corso del XX congresso del PCUS, tenutosi nel marzo 1956, Kruscëv presentò due rapporti. Il primo, pubblico,
La ricostruzione in URSS: pesanti sacrifici Processi-farsa nei Paesi comunisti
L’avvento di Kruscëv
Il XX congresso del PCUS condanna la figura di Stalin 113
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
La politica estera di Kruscëv
ammetteva la coesistenza competitiva e pacifica di capitalismo e comunismo; il secondo, segreto, demoliva la politica e la figura di Stalin denunciandone i crimini e i metodi dittatoriali. In questo modo il leader sovietico riuscì a estromettere dagli apparati dello Stato buona parte della vecchia nomenklatura staliniana. In politica estera Kruscëv riallacciò i rapporti con la Iugoslavia di Tito e avviò una politica di assistenza economica e militare nei confronti dei nuovi Stati indipendenti africani e asiatici.
Rivolte e crisi in Europa orientale Manifestazioni anticomuniste nella RDT
Sciopero represso dall’esercito
Insurrezione antisovietica
114
La morte di Stalin e l’avvio della destalinizzazione suscitarono aspettative di aperture democratiche in alcuni Paesi del blocco sovietico. Il 17 giugno 1953 gli operai di Berlino Est insorsero invocando un miglioramento delle condizioni di vita. La rivolta fu però sedata dalle truppe sovietiche. n La rivolta di Poznan in Polonia Manifestazioni più ampie si ebbero in Polonia nel 1956. Il 28 giugno, nel centro industriale di Poznan un vasto sciopero indetto per rivendicare miglioramenti salariali degenerò in rivolta contro l’URSS. Dopo una prima repressione, le proteste non accennarono a diminuire. In ottobre, per dare un segnale di svolta, Kruscëv si recò a Varsavia dove Waldislaw Gomulka, leader comunista arrestato nel 1952 su ordine di Stalin, fu posto alla guida del partito e del Paese. Pur ribadendo l’amicizia con Mosca, il regime polacco instaurò un corso più moderato. Vi fu un rasserenamento nei rapporti con la Chiesa cattolica: il primate, cardinale Stefan Wyszynsky, fu liberato dopo tre anni di carcere. n La rivoluzione ungherese L’ottobre del 1956 fu caratterizzato da una vera rivoluzione in Ungheria dove, fin dall’estate, l’opposizione si era concentrata intorno agli intellettuali del Circolo Petöfi. Le richieste di studenti e operai per una svolta democratica sfociarono il 23 ottobre in una insurrezione antisovietica a Budapest che in breve tempo si estese a tutto il Paese. Imre Nagy, esponente dell’ala riformista del partito comunista, fu nominato capo del governo rivoluzionario, facendo sue le richieste di indipendenza dall’URSS e di avvio di un processo democratico aperto al pluripartitismo.
6 - Il mondo comunista da Kruscëv alla stagnazione
Il 4 novembre, nel timore che gli avvenimenti ungheresi si ripercuotessero sul sistema di potere del Patto di Varsavia, l’URSS fece intervenire le truppe stroncando ogni resistenza. Nagy e i suoi collaboratori furono arrestati e condannati a morte. Il governo fu affidato al segretario del partito comunista Janos Kádár che dopo una prima fase repressiva avvio una politica moderatamente riformista.
Definitiva repressione sovietica e condanna a morte di Nagy
n Il Muro di Berlino Nonostante un certo ammorbidimento del regime della Repubblica Democratica Tedesca dopo la rivolta operaia del 1953, molti Tedeschi orientali cominciarono a fuggire Fuga da Berlino Est verso la Repubblica Federale Tedesca. Per bloccare questo esodo, che si inseriva in un contemporaneo aggravarsi delle relazioni tra USA e URSS, il governo di Berlino Est il 13 agosto 1961 decise di innalzare un muro per dividere il Costruzione settore orientale della città da quello occidentale. Da quel del Muro momento il Muro di Berlino sarebbe divenuto il simbolo della guerra fredda e della divisione dell’Europa. Sotto la presidenza di Walter Ulbricht (1960-71) la RDT iniziò un poderoso processo d’industrializzazione. Nonostante ciò, le fughe di cittadini non si fermarono mai, e durante la successiva presidenza di Erich Honecker (avviata nel 1971) toccarono nuovi picchi. n La “primavera” di Praga In Cecoslovacchia la destalinizzazione non aveva scalfito il sistema di potere comunista, che per tutti gli anni ’50 si dimostrò refrattario a qualsiasi concessione democratica. Nei primi anni ’60 la crisi economica acuì la tensione: intellettuali ed esponenti moderati del partito chiesero una svolta riformista in campo economico e politico, che si concretizzò con l’ascesa di Alexander Dubcek alla guida del partito nel gennaio 1968. Nel giro di pochi mesi (durante la cosiddetta “primavera” di Praga) furono adottate misure favorevoli alla libertà di espressione e di stampa, vennero riabilitate le vittime dello stalinismo e posti in discussione gli aspetti più rigidi e autoritari del Partito Comunista in nome di un “socialismo dal volto umano”. Il processo di liberalizzazione ebbe un entusiastico appoggio popolare, ma provocò la preoccupata reazione dell’URSS e degli altri regimi dell’Est europeo, culminata nell’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia il 21 agosto 1968 e nella successiva deposizione di Dubcek.
Urgenza di riforme 1968: Dubcek al potere
Il socialismo dal volto umano
Invasione sovietica 115
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
L’URSS da Brežnev a Cernenko Fallimento della politica estera di Kruscev
Politica repressiva e conservatrice di Brežnev
Stagnazione e immobilismo
Installazione dei missili in Europa Confronto militare con gli USA Invasione dell'Afghanistan
Andropov e Cernenko
116
I tentativi di distensione avviati da Kruscëv con gli Stati Uniti furono in parte vanificati dalle crisi provocate dall’intervento dell’Armata Rossa a Budapest, dalla costruzione del Muro di Berlino e dalla progettata installazioni di missili sovietici a Cuba. I risultati economici negativi e l’ostilità di una parte del partito furono all’origine della deposizione di Kruscëv da parte del Comitato Centrale del PCUS nell’ottobre del 1964 Il potere passò quindi a una direzione collegiale in cui presto acquistò peso la figura di Leonid Brežnev. Il gruppo di potere raccoltosi intorno al nuovo leader interruppe il processo di destalinizzazione avviato da Kruscëv: fu posta fine alla politica del “disgelo”, mentre riprese forza il culto della ortodossia e del monolitismo e la persecuzione dei dissidenti. Quando nel 1977 Brežnev riprese anche la carica di capo dello Stato, la sua salute era già minata, tanto che negli ultimi anni di vita fu spesso impossibilitato a seguire direttamente gli affari di Stato. Tale combinazione di impedimento fisico e di conservatorismo politico-ideologico caratterizzò questa era della storia sovietica come un’epoca di stagnazione e di immobilismo, in cui proliferò una diffusa corruzione. n La corsa agli armamenti In politica estera proseguì la corsa agli armamenti (schieramento di missili in Europa, 1979) che finì per militarizzare gran parte dell’economia comprimendo in modo drammatico i livelli di benessere interni. Brežnev puntò inoltre ad accreditare l’immagine dell’URSS come potenza antagonista degli USA in appoggio alle guerriglie e ai regimi marxisti del Terzo Mondo (Angola, Mozambico, Etiopia) e del Medio Oriente (nel dicembre 1979 le truppe sovietiche invasero l’Afghanistan a sostegno del locale governo comunista). Nei rapporti con i Paesi dell’Europa orientale Brežnev teorizzò la politica della “sovranità limitata”, rivendicando il diritto dell’URSS a intervenire nelle loro vicende interne in difesa del modello sovietico di socialismo (invasione della Cecoslovacchia nell’agosto 1968). Alla morte di Brežnev, avvenuta nel 1982, le due brevi parentesi presidenziali di Jurij Andropov (1982-84) e di Kostantin Cernenko (1984-85) confermarono la situazione di stagnazione politica e di crisi economica vissuta dal Paese, ormai stremato dal peso delle spese militari.
6 - Il mondo comunista da Kruscëv alla stagnazione
FIDEL CASTRO E IL COMUNISMO A CUBA Fidel Castro fu il principale artefice del- pia riforma agraria, la guerriglia contro la guerriglia che portò all’instaurazione il regime. Nel gennaio 1959 i ribelli endel regime comunista cubano. Contrario trarono a L’Avana. Castro prese il poteal corrotto regime di Fulgencio Batista, re e per risollevare l’economia adottò nel 1953 tentò un assalto alla caserma provvedimenti che colpirono gli interesMoncada di Santiago de Cuba: il piano si americani: gli USA risposero con sanfallì e Castro fu arrestato. Amnistiato nel zioni economiche. Il leader cubano, al1955 si trasferì prima negli Stati Uniti e lora, nazionalizzò i beni di tutte le imprese americane sul suo territorio: iniziò copoi in Messico. Con un’ottantina di uomini sbarcò a Cu- sì la lunga era comunista (nel 1961 nacba il 2 dicembre 1956: dopo aspri com- que il Partido Unico de la Revolucion Sobattimenti, Fidel e pochi superstiti (tra cialista). Nel 1962 Castro accettò di incui il fratello Raul e il medico argenti- stallare missili nucleari sovietici nell’isono Che Guevara) si installò nella Sierra la, generando tensioni tra USA e URSS. Maestra da dove diresse, con l’appoggio Nel 2008 Fidel Castro ha ceduto il potedel popolo cui aveva promesso un’am- re al fratello Raul.
La Cina da Mao a Deng Xiaoping Nel 1950 la Cina conquistò militarmente il Tibet, attuando una sistematica politica di snazionalizzazione e di persecuzione religiosa nei confronti del popolo tibetano. Con l’URSS la Cina giunse invece a una rottura ideologica nel 1962: Mao condannò l’opera di destalinizzazione e accusò Kruscëv di “revisionismo”. Sul piano interno Mao Tse-tung impose l’organizzazione di cooperative contadine e di comuni popolari che avrebbero dovuto condurre al “grande balzo in avanti” nell’ambito di un piano di sviluppo a tappe forzate (1958-59). Il fallimento di questo progetto, accompagnato dalla recessione economica e da drammatiche carestie, costrinse Mao allo smantellamento delle comuni: nel 1965 la sua politica fu messa in minoranza dai sostenitori delle riforme (i cosiddetti “pragmatisti”). Per riaffermare la propria leadership Mao avviò quindi la “rivoluzione culturale”, una mobilitazione delle masse giovanili e dei lavoratori all’insegna dell’egualitarismo: il movimento, che assunse forme violente e paramilitari (Guardie rosse) finì col paralizzare la vita del Paese e creò forti tensioni nel partito. Nel 1969 Mao riconquistò la maggioranza nel PCC. La lotta per la leadership si scatenò nuovamente nel 1976 con la morte di Mao: i suoi principali collaboratori (la “banda dei quattro”) furono arrestati. Il potere passò quindi a Deng Xiaoping.
Conquista del Tibet Rottura con l’URSS
Il ”grande balzo in avanti”
Le polemiche con i pragmatisti e la “rivoluzione culturale”
Morte di Mao e potere a Deng Xiaoping 117
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO L’URSS daL 1945 a KRUScëv
Epurazioni tra le classi dirigenti dei Paesi dell’Europa orientale. Morte di Stalin (1953). Avvento di Kruscëv e XX congresso del PCUS (1956) che denuncia i crimini staliniani. Riavvicinamento alla Iugoslavia.
RivoLte e cRiSi in eURopa oRientaLe
Rivolta operaia a Berlino Est (1953). Rivolta operaia a Poznan, in Polonia (1956). Rivoluzione in Ungheria (ottobre 1956) soffocata dall’Armata Rossa; condanna a morte di I. Nagy. Costruzione del Muro di Berlino (1961). Le truppe del Patto di Varsavia reprimono (agosto 1968) la “primavera” di Praga avviata da A. Dubcek.
L’URSS da BRežnev a ceRnenKo
Politica repressiva e conservatrice di Brežnev (1964-82). Persecuzione dei dissidenti, stagnazione e immobilismo. Installazione dei missili in Europa, sostegno a gruppi guerriglieri nel Terzo Mondo e invasione dell’Afghanistan (1979). J. Andropov e K. Cernenko confermano la politica brezneviana.
La cina da Mao a deng Xiaoping
Conquista del Tibet (1950). Fallisce la politica maoista del “grande balzo in avanti” (1958-59) per uno sviluppo a tappe forzate del Paese. “Rivoluzione culturale” (1966) per riaffermare la leadership di Mao. Dal 1976 potere a Deng Xiaoping.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quando morì Stalin? Chi fu il suo successo-
5 Quando fu costruito il Muro di Berlino e per-
2 Quali rivelazioni furono fatte nel corso del
6 Quali
3 Chi fu posto alla guida della Polonia dopo la
7 Come si caratterizzò la politica di Brežnev
4 Cosa accadde in Ungheria nell’ottobre del
8 Perché Mao avviò la “rivoluzione culturale”?
re? 113b
XX congresso del PCUS? 114a rivolta di Poznan? 114c
1956? Chi era Imre Nagy? 114b-115a
118
ché? 115a
misure furono adottate da Dubcek durante la “primavera” di Praga? 115b rispetto a quella di Kruscëv? 116ac 117c
7 Sud del Mondo
e Medio Oriente dagli anni ’60 agli anni ’90
Nell’ultimo quarantennio del XX secolo si registrarono squilibri, tensioni e conflitti in diverse aree del Mondo solo in parte interessate dalla contrapposizione provocata dalla guerra fredda. America Latina, Medio Oriente, Sudafrica e Cambogia furono teatro di drammatiche vicende legate a crisi economiche e sociali, ma anche a complesse instabilità istituzionali che in alcuni casi diedero luogo a colpi di Stato di natura militare (Argentina, Brasile, Cile) o a carattere religioso (Iran). In Medio Oriente, alla tradizionale tensione tra Israele e Paesi arabi (parzialmente attenuata dagli accordi con Egitto e OLP) si aggiunsero anche i problemi legati all’espansionismo iracheno e al nascente fondamentalismo della nuova repubblica islamica iraniana.
L’America Latina Nel corso degli anni ’60 e ’70 la lotta politica nei Paesi dell’America Latina vide opporsi movimenti nazionalisti, antistatunitensi e rivoluzionari, a blocchi reazionari sostenuti dalle forze armate e dall’appoggio politico, finanziario e spesso militare statunitense. All’endemica tensione sociale, spesso sfociata in forme di lotta armata guerrigliera (in Salvador, Nicaragua, Uruguay e Perú), e ai fenomeni di repressione violenta delle opposizioni, si aggiunsero i disastrosi andamenti delle economie nazionali, con tassi di inflazione incontenibili e una crescita esponenziale del debito estero. Solo negli anni ’80 si potè assistere a un progressivo ritorno alla pacificazione sociale, con la caduta delle dittature militari, continuata nel decennio successivo con l’avvio di processi di ricostruzione economica ispirata ai principi dell’economia di mercato.
Movimenti rivoluzionari e colpi di Stato
Stabilizzazione negli anni ’80
n L’Argentina da Perón a Menem In Argentina nel 1946 fu eletto presidente il colonnello Juan Domingo Perón, fondatore del movimento “giu- Perón e il stizialista”, che nazionalizzò la banca centrale e le società “giustizialismo” 119
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
straniere, attuando anche numerose riforme sociali. Nel 1955, dopo una fase di accentuata involuzione autoritaria, il regime peronista venne abbattuto da un golpe militare Instabilità che aprì la strada a una lunga stagione di instabilità istituistituzionale zionale. Nel 1976 (dopo una breve parentesi che nel 1973 aveva riportato al governo Perón e quindi, dopo la sua morte, La dittatura militare la moglie Isabelita) i militari tornarono al potere aprendo e il dramma una fase di dura repressione, con l’uso della tortura e il dei desaparecidos sequestro e l’eliminazione fisica degli oppositori (desaparecidos). Nel 1982 il Paese fu sconfitto nel giro di poche settimane nella guerra contro la Gran Bretagna per il posGuerra delle Falkland sesso delle isole Falkland, rivendicate dall’Argentina. Nel 1983 un ampio movimento popolare mise sotto accusa la giunta militare per la violazione dei diritti umani. Le libere 1983: ritorno elezioni presidenziali portarono alla vittoria il radicale Raul alla democrazia Alfonsin. Al termine del suo mandato, nel 1989, vinse le elezioni presidenziali l’esponente peronista Carlos Menem, che varò una politica di risanamento finanziario e concesse l’amnistia agli esponenti del regime militare. Nel 1998 l’Argentina attraversò un periodo di forte recessione economica associata a un deteriorarsi del quadro politico.
Dal riformismo alla dittatura militare
1989: svolta democratica
Governo democristiano La svolta a sinistra di Allende 120
n Il Brasile, tra riformismo e giunte militari In Brasile, dopo la fine del regime autoritario di Getulio Vargas (1954), seguì un decennio caratterizzato da governi riformisti, che però trascinarono il Paese in una pesante crisi economico-finanziaria. Nel 1964 un golpe militare condusse alla cosiddetta dittatura dei gorillas, che favorì l’intervento economico straniero. Si ebbe una fase di intenso sviluppo industriale, caratterizzato però da gravi squilibri: per questo motivo, negli anni ’80, si registrarono forti tensioni sociali. Nel 1989 le libere elezioni dopo la fine della dittatura assegnarono il potere ai partiti conservatori, che non riuscirono però ad arginare la difficile situazione economica; un parziale risanamento si ebbe negli anni ’90 con l’afflusso di capitali stranieri. n Il Cile da Allende alla fine del regime di Pinochet Il Cile, dopo un governo democristiano che fallì nel tentativo di nazionalizzare le risorse economiche minerarie in mano agli stranieri (1964-70), salì al potere nel 1970 il leader della sinistra Salvador Allende. Fautore di “socialismo nelle libertà”, Allende avviò un corso di riforme che
7 - Sud del Mondo e Medio Oriente dagli anni ’60 agli anni ’90 la cambogia La Cambogia è stata a lungo un’area politicamente instabile del Sud-Est Asiatico. Base dei Nordvietnamiti durante la guerra tra Nord e Sud Vietnam, invasa dai Sudvietnamiti nel 1970, duramente colpita dalla lotta tra il principe Norodom Sihanouk e il generale Lon Noi (che uscì vincitore), e dalla successiva lotta tra Lon Noi e i Khmer rossi di Pol Pot, che vi instaurarono un regime comunista (1975), la Cambogia dopo anni di isolamento è
stata occupata nel 1978 dall’esercito del Vietnam, poi ritiratosi dopo contrasti con la Cina nel 1989. Nel 1993 fu ripristinata la monarchia e varato un governo di unità nazionale, guidato da Hun Sen (ex comunista) e Norodom Ranariddh. Nel 1997 la destituzione di quest’ultimo a opera di Hun Sen ha scatenato una guerra civile, terminata nel 1998 con la resa delle ultime bande di Khmer rossi.
sembrò preludere all’instaurazione di una democrazia popolare di stampo marxista. Nel 1973 un colpo di Stato militare rovesciò il governo di Allende (che perse la vita durante il golpe) e portò alla dittatura di Augusto Pinochet. Ai primi anni di soppressione delle libertà democratiche (scioglimento di Camera e Senato, durissima repressione nei confronti degli oppositori), seguì un parziale ripristino dei diritti civili nel 1988. Nel 1989, in seguito a consultazioni democratiche, fu eletto alla presidenza il democristiano Patricio Aylwin. Nel 1993 il potere passò a una coalizione di centrosinistra.
Il colpo di Stato di Pinochet
1989: elezioni democratiche
L’Iran dallo shah agli ayatollah In Iran, lo shah Muhammad Reza Pahlavi tentò negli anni ’60 di attuare alcuni progetti modernizzatori. La sua opera incontrò però l’ostilità dei settori più conservatori della classe politico-religiosa del Paese. Tra questi l’ayatollah Khomeini, che, arrestato nel 1963, partì per l’esilio prima in Iraq e poi a Parigi, da dove continuò la sua campagna contro il governo. Da lì assistette al crollo della monarchia in seguito alle manifestazioni popolari organizzate dai suoi seguaci. Nel febbraio del 1979 Khomeini fece ritorno in patria diventando la massima autorità politica e proclamando l’Iran repubblica islamica (1° aprile 1979). L’Iran ebbe una nuova costituzione teocratica che fece dell’ayatollah il leader religioso a vita del Paese. Khomeini avviò l’eliminazione fisica delle opposizioni politiche, accentuando i caratteri repressivi del suo governo. Nel 1980 l’Iran fu coinvolto in un sanguinoso conflitto contro l’Iraq, che intendeva affermare la propria egemonia nel-
Il modernismo dello shah e l’ostilità dei conservatori Khomeini a Parigi Crolla la monarchia
L’Iran repubblica islamica
La guerra con l’Iraq 121
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Morte di Khomeini Moderate riforme
la regione. La guerra si concluse nel 1988 senza significativi risultati per entrambi i contendenti. Nel 1989, morto Khomeini, si sono succeduti alla guida spirituale del Paese Ali Khamenei e a quella politica Hashemi Rafsanjani (1989-97), che negli anni ’90, in una situazione di grave crisi economica, avviò moderate riforme sociali, senza tuttavia far venir meno la repressione nei confronti degli oppositori.
Il Medio Oriente Superata la stagione della decolonizzazione, in Medio Oriente le tensioni della guerra fredda si saldarono a ricorrenti spinte nazionaliste, a contrasti etnici e religiosi e alla questione israelo-palestinese. In Iraq, un colpo di Stato militare fu indotto da Abd al-Karim Kassem (1958) che consolidò il regime legandosi a Mosca; un ulteriore golpe (1963) aprì la strada al partito Baath e poi a Saddam Hussein (1979). In Siria si impose invece il potere personale del generale Assad (alla guida del Paese dal 1970). La Giordania e l’OLP In Giordania, dove regnava il debole re Hussein, pose la propria base l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), nata nel 1964 con l’obiettivo di fondare uno Stato arabo in Palestina e guidata dal 1969 da Yasser Arafat. Hussein, temendo la crescente influenza del movimento, lo costrinse con la forza a lasciare il Paese nel settembre del 1970 (“settembre nero”). Nazionalismo e questione israelo-palestinese
n La questione arabo-israeliana: dalla Guerra del Kippur all’assassinio di Rabin L’Egitto di Sadat L’Egitto, nei primi anni di presidenza di Anwar Sadat (1970-81), con l’appoggio sovietico e della Siria, attaccò Quarta guerra arabo- lo Stato di Israele (6 ottobre 1973, Guerra del Kippur). israeliana Dopo le iniziali vittorie, gli Egiziani furono costretti alla resa: il 22 ottobre all’ONU fu raggiunto un accordo per la sospensione delle ostilità. Essendo impossibile per l’economia egiziana sostenere il peso di una continua campagna di riarmo, nel 1977 Sadat si recò a Gerusalemme intavolando colloqui di pace. Grazie alla mediazione degli USA, nel settembre 1978 Sadat e il Accordi presidente israeliano Menahem Begin si incontrarono a di Camp David Camp David e nel marzo 1979 firmarono gli accordi di pace di Washington. Il dialogo con Israele costò a Sadat l’accusa di tradimento da parte del mondo arabo: nel 1981 il presiL’assassinio di Sadat dente egiziano fu ucciso da estremisti islamici. 122
7 - Sud del Mondo e Medio Oriente dagli anni ’60 agli anni ’90
Gli accordi di Camp David non portarono però alla pace. Nuove crisi politico-militari si sono avute tra lo Stato ebraico e il Libano (ripetutamente invaso per la presenza di formazioni terroristiche palestinesi nel suo territorio), tra Israele e la Siria (per il suo intervento in Libano a favore delle milizie islamiche) e tra Israele e OLP. Nel 1993 Arafat e il capo del governo israeliano Yitzhak Rabin concordarono un piano per il graduale abbandono dei territori palestinesi occupati dall’esercito israeliano e la conseguente formazione in essi di un governo indipendente palestinese. Per questi accordi Rabin e Arafat ricevettero il premio Nobel per la pace nel 1994. II 4 novembre 1995 Rabin venne assassinato da un ebreo ultranazionalista contrario alle concessioni ai Palestinesi.
Invasioni israeliane del Libano
Gli accordi OLP-Israele del 1993
L’assassinio di Rabin
n La Prima guerra del Golfo Un momento di gravi tensioni in ambito medio-orientale fu rappresentato dalla Prima guerra del Golfo Persico. Nell’agosto del 1990 il dittatore iracheno Saddam Hus- Saddam Hussein sein occupò il Kuwait in nome di antiche controversie invade il Kuwait postcoloniali. All’aggressione si oppose una coalizione di 29 Paesi, sotto l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti, Intervento dell’ONU che nel gennaio 1991 avviò una campagna militare contro il dittatore iracheno (operazione Desert Storm). Dopo una serie di bombardamenti aerei, l’offensiva terrestre ebbe ragione in pochi giorni delle forze irachene in Kuwait.
Il Sudafrica dall’apartheid a Mandela Quando nel 1948 il potere in Sudafrica passò al Partito Nazionale dei discendenti dei coloni olandesi (afrikaner), nel Paese venne attuata una politica di separazione razziale (apartheid). Questa prevedeva la divisione di tutti gli ambienti di convivenza tra i bianchi e gli altri gruppi etnici. Negli anni ’50 vennero introdotte leggi apertamente razziste. L’apartheid fu condannata dall’ONU nel 1962: i Paesi aderenti furono invitati a boicottare economicamente il Sudafrica e a rompere le relazioni diplomatiche. Le popolazioni nere, nel frattempo, si organizzarono in una opposizione guidata dal National African Congress (ANC). La politica dell’apartheid fu allentata solo negli anni ’80 in seguito alle pressioni internazionali. Nel 1994, grazie al presidente Frederik De Klerk e al leader dell’ANC Nelson Mandela, si tennero le prime elezioni libere e multietniche, vinte dallo stesso ANC e da Mandela, eletto presidente del Paese.
L’apartheid Condanna dell’ONU
L’ANC 1994: prime elezioni libere e vittoria di Mandela 123
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO L’AmericA LAtinA
Argentina: presidenza di J. D. Perón (1946-55) seguita da periodi di instabilità istituzionale; colpo di Stato militare (1976), sconfitta nella Guerra delle Falkland (1982); ritorno alla democrazia nel 1983; recessione economica nel 1998. Brasile: al regime autoritario di G. Vargas segue (1954) instabilità e dittatura militare (1964): libere elezioni nel 1989. Cile: governi democristiani seguiti dall’ascesa della sinistra di S. Allende (1970); colpo di Stato di A. Pinochet (1973); ritorno alla democrazie nel 1989.
L’irAn dALLo shah
Fallite riforme modernizzatrici di Reza Pahlavi negli anni ’60. Crollo della monarchia e instaurazione di una Repubblica islamica (1979) guidata da Khomeini. Conflitto con l’Iraq (1980-88). Crisi economica negli anni ’90.
AgLi ayatollah
iL medio oriente
Quarta guerra arabo-israeliana (Guerra del Kippur) nel 1973. Accordi di pace tra Begin e Sadat (1979). Tensioni e crisi tra Israele, Libano e Siria (anni ’80). Tentato accordo tra OLP (Arafat) e Israele (Rabin) nel 1993; uccisione di Rabin (1995). Prima guerra del Golfo: il dittatore iracheno S. Hussein attacca il Kuwait (agosto 1990) ma una coalizione internazionale ne ripristina la sovranità (gennaio 1991).
iL SudAfricA dALL’apartheid A mAndeLA
Politica di segregazione razziale e di negazione dei diritti alle popolazioni di colore. L’ONU condanna l’apartheid nel 1962; boicottaggio del Sudafrica. Nel 1994 le prime elezioni libere e multietniche, vinte da N. Mandela.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quale conflitto provocò la crisi della giunta
5 Da chi fu osteggiato il piano di riforme di
2 Quando il Brasile uscì dalla lunga spirale di
6 Quale leader egiziano fu ucciso dagli estre-
militare argentina nel 1982? 120a
governi autoritari e di stampo militare? 120b
3 Chi rovesciò il governo di Allende in Cile nel 1973? 121a
4 Chi era il leader dei Khmer rossi in Cambogia? 121a
124
Reza Pahlavi in Iran? 121c
misti islamici? Perché? 122b
7 Da chi fu scatenata la Prima guerra del Golfo? 123c
8 Come si chiama il partito che fa capo a Nelson Mandela? 123b
8 Scienza e tecnica
nella seconda metà del XX secolo
Molto più dei primi cinquanta anni, la seconda metà del XX secolo è stata caratterizzata da importanti progressi tecnico-scientifici e da decisivi cambiamenti nell’assetto delle economie mondiali. L’industrializzazione (diffusasi tra gli anni ’80 e ’90 anche in aree prima ritenute marginali), accanto a indubbi vantaggi ha causato anche numerosi problemi: particolarmente grave il fenomeno dell’inquinamento (l’accumularsi sulla Terra dei prodotti di scarto – solidi, liquidi e gassosi – dei cicli produttivi) che ha prodotto significativi danni all’ambiente. Le conseguenze non sono mai state prese seriamente in considerazione e solo sul finire del secolo, sull’onda emotiva generata da alcune catastrofi ambientali (basti ricordare l’incidente alla centrale atomica di Cernobyl, nell’aprile 1986), si è sviluppata nelle classi dirigenti e nell’opinione pubblica una maggiore sensibilità ecologica. I progressi della scienza hanno portato l’uomo alla scoperta di nuove frontiere e all’esplorazione dello spazio cosmico, mentre con il passare degli anni la medicina, nonostante il mutamento del quadro delle malattie, ha compiuto importanti passi in avanti.
Scienza e tecnica Una nuova rivoluzione nel mondo dell’industria si è prodotta grazie agli incredibili progressi conseguiti da una scienza all’avanguardia: la cibernetica. Tesa a creare un’in- Dalla cibernetica telligenza artificiale, nacque ufficialmente in Germania all’informatica negli anni ’40 per poi svilupparsi negli Stati Uniti. Dalla cibernetica si è sviluppata dagli anni ’60-’70 l’informatica (contrazione del termine “informazione automatica”) vera madre degli elaboratori elettronici (computers), con il cui ausilio è stato possibile compiere, a partire dagli anni ’80, passi prima inimmaginabili per agevolare la vita quotidiana e ogni ramo dell’attività umana (si pensi all’automazione L’automazione di molti apparati industriali che prima necessitavano della presenza umana). L’elaborazione e la trasmissione delle informazioni, codificate e inviate sotto forma di dati analogici e digitali 125
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Rivoluzione informatica
ll primo satellite artificiale
Il primo uomo nello spazio
L’uomo sulla Luna
(cioè numerici), hanno generato una vera e propria “rivoluzione informatica”, che pone una serie di problemi, alcuni simili a quelli vissuti in seguito alla rivoluzione industriale (possibile incremento della disoccupazione) e altri completamente nuovi (controllo dei dati e tutela della privacy dei cittadini). n La conquista dello spazio Dagli anni ’50 USA e URSS si impegnarono in una spettacolare gara alla conquista dello spazio. Il primo satellite artificiale fu lo Sputnik sovietico (4 ottobre 1957). Sempre sovietico fu il primo mezzo costruito dall’uomo mai atterrato sulla Luna, il Lunik II (12 settembre 1959). L’URSS confermò la propria leadership a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 mandando per la prima un uomo nel cosmo: Jurij Gagarin fu il primo astronauta della storia a orbitare intorno alla Terra (12 aprile 1961). Gli Americani, che per tutto questo periodo erano stati costretti a rincorrere l’URSS, nel 1969 stupirono il mondo riuscendo a far atterrare gli astronauti Neil Armstrong e Edwin Aldrin sulla Luna (21 luglio). Da quella data la competizione tra le superpotenze portò a un moltiplicarsi di missioni spaziali (missioni Vicking, Voyager ecc.) destinate all’osservazione ravvicinata dei pianeti del Sistema Solare, in particolare Marte e Venere, mentre sono stati posti nell’orbita terrestre numerosi satelliti con mansioni pacifiche (telecomunicazioni, meteorologia) o belliche (spionaggio).
n Medicina e biologia Queste due branche della scienza hanno compiuto nel corso del secolo progressi enormi: grazie all’impegno di grandi scienziati molte malattie sono state sconfitte, passi Ricerche sui tumori avanti sono stati fatti nello studio dei tumori e di altre patologie considerate fino a qualche anno prima incurabili. L’effetto di tali conquiste ha consentito di allungare fin Elevata aspettativa oltre la soglia dei 70 anni l’aspettativa di vita degli individui di vita nei Paesi più avanzati. A partire dagli anni ’50 gli studi sul DNA consentirono una migliore conoscenza sulla struttura del materiale genetico e sulla la trasmissione dei caratteri. A partire dagli anni ’80 Studi sul patrimonio la possibilità di ottenere grandi quantità di DNA aprì nuovi genetico orizzonti sia per la conoscenza del patrimonio genetico umano sia per l’analisi del patrimonio di organismi estinti, con la possibilità di individuare terapie genetiche per combattere le malattie. 126
8 - Scienza e tecnica nella seconda metà del XX secolo le mAlAttIe Nel XX Secolo Le trasformazioni socio-economiche dei paesi industrializzati nel corso del XX secolo hanno radicalmente mutato il quadro delle malattie. Molte di esse (come il colera e la difterite) sono scomparse o hanno ridotto al minimo i propri effetti negativi. Se nell’Italia della fine del XIX secolo le principali cause di morte erano legate alle malattie gastroenteriche (oltre 300 morti l’anno ogni 100 000 abitanti), alla bronchite (250), alla polmonite (230), alla tubercolosi (200) ecc., nell’Italia di cento anni dopo prevalevano invece le malattie del sistema cardiocircolatorio (oltre 400) e i tumori (circa 240). Nuove malattie sono inoltre comparse
nel mondo industrializzato, come diretta conseguenza dell’inquinamento (allergie e tumori). Un caso clamoroso – anche per i suoi risvolti sulla psicologia sociale e sul costume – è rappresentato dalla Sindrome Immuno-Deficitaria Acquisita, o AIDS, diagnosticata per la prima volta nel 1981. Di natura virale, essa può essere contratta per via sessuale o attraverso il contatto con il sangue di un ammalato, e ha colpito particolarmente i Paesi extraeuropei; negli ultimi anni, si è molto diffusa anche nel mondo occidentale. Gli scienziati sono al lavoro per trovare una cura efficace.
n La tecnologia applicata agli armamenti Il settore in cui la scienza e la tecnica mostrarono il loro volto più terrificante fu quello dello sviluppo delle armi. A partire dagli anni della guerra fredda USA e URSS investirono ingenti risorse economiche per potenziare i propri arsenali bellici con micidiali armi nucleari, sviluppate direttamente a partire dalle bombe atomiche lanciate sul Giappone nel 1945. Testate nucleari furono installate dalle due superpotenze sui propri territori e in quelli dei Paesi alleati, in un pericoloso equilibrio strategico definito con il nome di “equilibrio del terrore”. Tuttavia, proprio il timore di un conflitto nucleare che si sarebbe rivelato catastrofico per l’umanità intera ha impedito che le tensioni Est-Ovest (si pensi alla guerra di Corea e alla crisi dei missili a Cuba) degenerassero fino al punto di non ritorno.
Armi dagli effetti devastanti Le testate nucleari Equilibrio del terrore
n Energia nucleare, inquinamento ed ecologia La possibilità di ricavare energia dall’atomo ha generato L’energia atomica anche un impiego civile, cioè non militare, della fissione nucleare. Tra gli anni ’60 e ’70 le ricorrenti crisi petrolifere indussero molti Paesi industrializzati a dotarsi di centrali elettronucleari che, oltre a svincolare dalla sudditanza rispetto alle forniture petrolifere provenienti da una parte dal mondo arabo, garantivano costi di produzione del- Centrali l’energia elettrica decisamente inferiori a quelli generati elettronucleari da centrali a combustibile fossile. Gli aspetti relativi alla sicurezza delle centrali elettronucleari emersero prepoten127
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
L’incidente di Cernobyl
Salvaguardia dell’ambiente
Nuova sensibilità ecologica
temente il 26 aprile 1986, quando a Cernobyl (Ucraina), un’avaria al reattore di una centrale provocò la fuoriuscita nell’atmosfera di una nube radioattiva: una vasta area circostante fu contaminata (le vittime furono 65) e buona parte dell’Europa risentì degli effetti del disastro. Per alcune settimane i governi europei dovettero emanare disposizioni che proibivano la vendita di verdure e la somministrazione di latte fresco a gestanti e bambini. L’incidente di Cernobyl indusse le classi dirigenti dei Paesi più industrializzati a prendere in seria considerazione il problema della salvaguardia dell’ambiente. Non solo le centrali nucleari, ma anche la normale attività industriale rischiavano infatti di provocare danni irreparabili. L’industrializzazione mostrò dunque il proprio duplice volto: da un lato la capacità di produrre beni ormai indispensabili per l’umanità, dall’altro l’inquinamento, cioè l’accumularsi nell’ambiente delle sostanze di scarto (solide, liquide e gassose) generate dagli stessi processi produttivi. A partire dagli anni ’80 nei Paesi occidentali si diffuse quindi una più ampia coscienza ecologista, che si concentrò sull’esigenza di mettere un limite al produttivismo e al consumismo, di fermare la distruzione di risorse non rinnovabili e di arrestare l’inquinamento dell’ambiente, ponendo tali problemi in un orizzonte nazionale e internazionale. Da quel momento l’ecologismo iniziò a ispirare direttamente alcuni gruppi politici in molti Paesi europei.
cRISI Dell’IDeA DI “PRoGReSSo” Una trasformazione, se non addirittura una vera e propria crisi, ha subito il concetto di “progresso”, secondo il quale l’umanità procede da stadi inferiori verso gradi più elevati perfezionandosi costantemente nelle relazioni sociali, nelle condizioni di vita, nel livello culturale. Tale concetto era stato introdotto con il Rinascimento, con l’esaltava le capacità di avanzamento delle conoscenze tramite la ragione e lo studio scientifico. Nel XVIII secolo le continue scoperte scientifiche avevano portato l’Illuminismo a farne una legge costante della storia. Tale concezione si era poi appoggiata nel XIX secolo sulle teorie dell’evoluzionismo, per penetrare poi pro-
128
fondamente nel marxismo, che vide nell’evoluzione delle forze produttive la possibilità di instaurare una nuova società egualitaria. Nella seconda metà del XX secolo si è invece assistito a una crisi dell’idea di progresso: le teorie evolutive sono state ricondotte al ristretto ambito scientifico, mentre il progresso tecnologico ha cominciato a mostrare il proprio potenziale distruttivo, e quello economico il suo carattere fortemente sperequativo, finendo per rendere preferibile, soprattutto nel campo delle scienze sociali ed economiche, l’impiego dei concetti di modernizzazione in luogo di progresso e di sottosviluppo in luogo di decadenza.
8 - Scienza e tecnica nella seconda metà del XX secolo
Il vertice mondiale di Rio de Janeiro, svoltosi nel 1992, rappresentò un’importante occasione per rendere più efficace la lotta contro i fattori inquinanti, responsabili del rischio di collasso degli ecosistemi. L’obiettivo del risanamento ambientale del pianeta è stato inserito all’interno di un più vasto progetto, noto come “Agenda 21”, che stabilisce una strettissima interrelazione tra più fattori, tra cui il controllo dell’inquinamento atmosferico e della crescita demografica, nonché lo sviluppo di una economia sostenibile, attribuendo loro un ruolo di primo piano nella generale lotta contro il dissesto ambientale. Il problema dell’emissione dei gas, da alcuni studiosi ritenuti responsabili di significative variazioni climatiche (effetto serra, riscaldamento del pianeta), è considerato quello di maggiore importanza per il futuro del pianeta.
Il vertice di Rio de Janeiro
Il progetto “Agenda 21”
Effetto serra
Verso la società postindustriale Nel secondo dopoguerra l’Europa completò la sua industrializzazione prendendo esempio dal modello americano. I Paesi del Terzo Mondo ebbero solo limitatissime occasioni di crescita industriale, se si escludono gli impianti dipendenti dalle grandi multinazionali occidentali. Solo dagli anni ’70, in alcuni Paesi del Sud-Est asiatico (Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong) il processo industriale ha avuto inizio, sviluppandosi tuttavia con una celerità impressionante grazie al potente stimolo offerto dal basso costo del lavoro. Negli ultimi due decenni del XX secolo le potenze più avanzate, invece, si sono avviate verso una fase di postindustrializzazione, in cui l’automazione degli impianti riduce al minimo l’esigenza dell’intervento umano. Dopo la caduta dei regimi comunisti, l’economia di mercato si è affermata ormai su tutto il pianeta (globalizzazione). Molti studiosi identificano in essa un sistema economico mondiale integrato e, tuttavia, caratterizzato da apporti ineguali tra Paesi postindustrializzati, Paesi industrializzati, Paesi del Terzo Mondo produttori di materie prime in via di sviluppo e Paesi poveri, privi di risorse umane e naturali significative e relegati all’ultimo gradino della “piramide”. La fine del mondo bipolare e la globalizzazione sono alla base anche dei fenomeni di emigrazione verificatisi nell’ultimo decennio del XX secolo.
L’espansione industriale nel Sud-Est asiatico La fase postindustriale L’economia di mercato, sistema economico mondiale integrato
Emigrazione
129
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Scienza e tecnica
La cibernetica, nata negli anni ’40, pone le basi dell’informatica, che si sviluppa negli anni ’60 e ’70 (computers), dando il via a una “rivoluzione” paragonabile a quella industriale del XIX secolo. Tappe della conquista dello spazio: lancio del primo satellite artificiale (Sputnik, 1957), primo uomo a orbitare intorno alla terra (J. Gagarin, 1961), primi uomini sulla Luna (N. Armstrong e E. Aldrin, 1969). In medicina e biologia studi sui tumori e sul patrimonio genetico; diminuzione delle malattie tradizionali e incremento di malattie legate a inquinamento. Le crisi petrolifere degli anni ’70 hanno favorito la diffusione di centrali elettronucleari, i cui problemi di sicurezza si sono resi manifesti in seguito all’incidente di Cernobyl (1986). Crescita dell’inquinamento e nuova consapevolezza ambientalista a partire dagli ultimi due decenni del XX secolo.
VerSo la Società
Intensa industrializzazione del Sud-Est asiatico negli ultimi due decenni del XX secolo grazie ai bassi costi di manodopera. Postindustrializzazione nei Paesi occidentali. Progressiva affermazione dell’economia di mercato e della globalizzazione. Flussi migratori verso i Paesi industrializzati nell’ultimo decennio del secolo.
poStinduStriale
DOMANDE DI VERIFICA 1 Da
cosa deriva il termine “informatica”? 125b
5 Quali sono le nuove malattie del mondo in-
2 Quali problemi pone la “rivoluzione informa-
6 Quali furono gli effetti dell’incidente di Cer-
3 Quale Paese lanciò il primo uomo in orbita
7 Cosa
4 Quali tipi di terapie sono rese possibili dagli
8 Come
tica”? 126a
nello spazio? 126c
studi sul DNA? 126b
130
dustrializzato? 127a
nobyl sulla popolazione? 128a 129a
prevede il progetto “Agenda 21”?
viene definita l’economia che si è diffusa nel mondo dopo il crollo dei regimi comunisti? 129b
9 La caduta
dei regimi comunisti
Negli anni ’80 la stagnazione politica in cui versavano l’URSS e i Paesi del blocco comunista sfociò in una profonda crisi destinata a stravolgere l’equilibrio europeo del secondo dopoguerra. II modello economico sovietico aveva mostrato tutti i suoi limiti, incapace di evolversi e di sostenere le spese per il mantenimento di apparati statali e militari eccessivamente sviluppati. II peso della grave crisi economica ricadeva sulle popolazioni – già provate dalla mancanza delle libertà fondamentali –, compromettendo la fiducia nell’ideologia comunista. La situazione richiedeva interventi immediati che però i dirigenti comunisti non seppero adottare. Nel 1985 in URSS Michail Gorbacëv, appena eletto segretario del PCUS, inaugurò una politica di graduali riforme democratiche ed economiche per tentare di risollevare le sorti del Paese. Le innovazioni introdotte dal leader dello Stato-guida del blocco comunista ebbero un effetto dirompente: nel giro di pochi anni l’esigenza di libertà politiche, civili e religiose nei Paesi dell’Est divenne irresistibile. Alla fine del 1989 la pressione popolare portò alla capitolazione dei regimi comunisti in Europa; nel 1991 l’URSS si dissolse.
Gorbacëv e la perestroijka Dopo la morte di Cernenko, l’11 marzo 1985 fu eletto segretario del PCUS Michail Gorbacëv che impose una radicale svolta al Paese. Cardini di questa svolta erano la perestroijka (“ristrutturazione”), che dall’economia (con l’obiettivo di renderla più efficiente dando autonomia alle imprese e al mercato) si estese alla politica per affermare il primato delle istituzioni elettive sul partito, e la glasnost (“trasparenza”), che aprì la via alla libertà di stampa e pose fine alla repressione del dissenso. In politica estera, il riconoscimento dell’arretratezza del sistema economico-sociale sovietico spinse Gorbacëv all’abbandono del ruolo di superpotenza imperiale dell’URSS. L’adesione al disarmo e alla distensione (trattato per l’eliminazione degli euromissili, ritiro dall’Afghanistan nel 1989 e firma del trattato START nel 1991), determinarono un avvicinamento all’Europa e agli Stati Uniti.
Gorbacëv avvia la perestroijka
La glasnost Distensione in politica estera
131
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Il crollo dei regimi comunisti in Europa La politica di non ingerenza e di non intervento avviata da Gorbacëv consentì contemporaneamente ai Paesi dell’Est europeo di scegliere il proprio destino, e ciò porto nel 1989 al crollo di una serie di regimi comunisti. n La Polonia di Solidarnosc La Polonia fu tra le prime nazioni dell’Europa orientale ad attuare parziali riforme di tipo democratico. Già nel 1980 il Gli scioperi nel 1980 Paese era stato percorso da ondate di scioperi di cui furono protagonisti i lavoratori dei cantieri della città di Danzica. Guidati dal sindacalista cattolico Lech Walesa, essi per priNasce Solidarnosc, mi nel mondo sovietico diedero vita a un sindacato indisindacato pendente dal partito comunista (POUP) che chiamarono indipendente Solidarnosc (estate 1980). Il governo polacco lo riconobbe il 31 agosto 1980 con gli accordi di Danzica. Ma poco tempo dopo (13 dicembre 1981) il sindacato fu Repressione messo fuori legge dal nuovo segretario del POUP, il generale di Jaruzelski Wojciech Jaruzelski, per evitare l’invasione della Polonia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Solidarnosc, la cui attività si svolse negli anni seguenti nelle forme della semiclandestinità, venne riabilitato nel 1987. Esso fu il principale interlocutore del governo nel processo concordato di riforma (“tavola rotonda”) e partecipò alle Solidarnosc elezioni del giugno 1989 diventando il primo partito del diventa partito Paese. Il 12 settembre la Polonia nominò il primo presidente del consiglio non comunista nei Paesi del Patto di Varsavia: Tadeusz Mazowiecki. Il 29 dicembre 1989 il ParNasce lamento votò l’abolizione del ruolo dirigente del POUP e la Repubblica proclamò la Repubblica, alla cui presidenza fu eletto nel 1990 Lech Walesa.
Esponenti riformisti al governo
Introduzione del multipartitismo 132
n Finisce l’Ungheria di Kádár L’Ungheria negli anni ’80 era il Paese più avanzato del blocco comunista per via della politica di caute aperture economico seguita dal regime di Janos Kádár. Dopo le sue dimissioni, nel 1988, alla guida del partito (PCU) e del governo si imposero esponenti riformisti: il 21 febbraio 1989 il Comitato Centrale del PCU adottò un progetto di nuova costituzione in cui il partito rinunciava al ruolo direttivo e legava il futuro del Paese a libere elezioni. Tali propositi divennero realtà il 18 ottobre seguente quando il Parlamento introdusse il multipartitismo e modificò radicalmente la costituzione. Il 23 ottobre 1989 fu proclamata la Repubblica.
9 - La caduta dei regimi comunisti
n La caduta del muro di Berlino e la riunificazione della Germania La democratizzazione dell’Ungheria aveva indotto nel maggio del 1989 il governo di Budapest ad annunciare lo smantellamento della “cortina di ferro” al confine con l’Austria. Appresa la notizia, nell’estate i Tedeschi orientali fuggirono a migliaia delusi dalla politica del presidente Erich Honecker: attraverso l’Ungheria si diressero verso l’Austria, oppure si rifugiarono nelle ambasciate tedesche federali di Budapest e Praga, sperando di raggiungere l’Ovest. Nella Repubblica Democratica Tedesca la popolazione scese in piazza. Nel settembre 1989 la città di Lipsia divenne la culla della “rivoluzione tranquilla”: lungo i suoi viali si snodavano continui cortei di protesta contro il regime. Invano Honecker sperò di ottenere l’appoggio di Gorbacëv: il leader sovietico negò ogni aiuto alla vecchia guardia comunista. Gli eventi precipitarono il 18 ottobre, quando Honecker fu estromesso dalla guida del partito comunista (SED) e dello Stato da Egon Krenz, membro del politburo forte dell’appoggio di Gorbacëv. Visto che l’esodo non accennava a diminuire, la sera del 9 novembre venne annunciata l’apertura del Muro di Berlino. A più di 28 anni dalla sua costruzione crollava il simbolo della divisione dell’Europa e della guerre fredda. Sempre in novembre, dopo le dimissioni di Willy Stoph, primo ministro dal 1964, il riformatore Hans Modrow fu incaricato di creare un nuovo governo, ma ormai la popolazione invocava l’unificazione con la Germania Ovest. Le prime libere elezioni (marzo 1990) segnarono la vittoria dei democristiani. Il cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Helmut Kohl, bruciò le tappe dell’integrazione tra i due Stati trattando direttamente con il governo della RDT (assicurando contemporaneamente i confini della Polonia e accordandosi con Mosca per la permanenza della Germania nella NATO). La Germania fu riunificata ufficialmente il 3 ottobre 1990.
Fuga dei Tedeschi dell’Est attraverso l’Ungheria
Manifestazioni a Lipsia
Sostegno di Gorbacëv ai riformisti L’apertura del Muro
1990: la riunificazione
n La “rivoluzione di velluto” a Praga In Cecoslovacchia nel 1988, nonostante alcune timide aperture verso l’esterno (accordi con la CEE e con la Santa Sede, avvio di relazioni diplomatiche con Israele), era cresciuto Dissenso in il dissenso di intellettuali e semplici cittadini nei confronti Cecoslovacchia del regime. Nel 1989 l’opposizione si rese più manifesta. Nel mese di novembre, dopo imponenti manifestazioni e uno sciopero generale il regime si dissolse: Gustav Husák 133
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Dimissioni dei vertici e l’intero vertice del partito comunista si dimisero. Il 28 del partito dicembre 1989 Alexander Dubcek, l’uomo che aveva promosso la “primavera” di Praga del 1968, fu nominato presidente dell’Assemblea Federale; il giorno seguente Václav Havel, scrittore e drammaturgo più volte incarcerato dal regime, già leader del movimento Charta 77 per il rispetto dei diritti umani in Europa dell’Est, divenne presidente della Repubblica. n La fine di Ceausescu in Romania La rivoluzione più sanguinosa avvenne in Romania dove dal 1967 il potere era in mano al dittatore Nicolae Ceausescu, responsabile di una profonda crisi economica e di perseRivolta a Timisoara cuzioni nei confronti delle minoranze ungheresi. La rivolta scoppiò nella città di Timisoara: il 16 dicembre migliaia di manifestanti che intendevano esprimere solidarietà al dissidente e padre calvinista Lázló Tökés, furono affrontati Ceausescu dall’esercito che sparò provocando numerose vittime. Il processato e fucilato 22 dicembre la rivolta si estese a Bucarest: Ceausescu e la moglie furono arrestati, sommariamente processati e fucilati il 25 dicembre.
Dimissioni di Zivkov
Tavola rotonda con le opposizioni L’Albania da Alia a Berisha
n Bulgaria e Albania La Bulgaria aveva (dal 1971) nel capo dello Stato Todor Zivkov un incrollabile baluardo del comunismo. Nonostante la sua intransigenza, egli fu costretto alle dimissioni dal partito il 10 novembre 1989 a causa del crescente dissenso interno e delle pressioni dell’URSS. Venne sostituito alla segreteria del partito da Petar Mladenov, ex ministro degli esteri vicino a Gorbacëv. Nel 1990 si avviò una tavola rotonda fra governo e opposizioni per porre le basi del superamento del comunismo. L’ultimo bastione comunista restava l’Albania. Nel 1990 il presidente Ramiz Alia, sulla spinta delle proteste popolari, aprì al pluripartitismo e a libere elezioni. Nel 1992 salì al potere Sali Berisha, già oppositore del regime.
La fine dell’URSS Riforme incerte e resistenze interne
134
La politica di Gorbacëv non riuscì a impedire che in URSS la situazione interna si facesse sempre più difficile. Le incertezze delle riforme economiche e le resistenze dell’apparato burocratico e dei conservatori precipitarono il Paese in una grave crisi economica che riacutizzò le spinte indipendentistiche e i conflitti etnici fino ad allora repressi. Gor-
9 - La caduta dei regimi comunisti PECHINO: Il dramma dI PIazza TIEN aN mEN In piazza Tien An Men a Pechino, tra sempre difensore del diritto all’istruzione, l’aprile e il maggio 1989, il popolo ci- e un mese prima della visita di Gorbacëv nese, deciso a imprimere una svolta al- nella capitale cinese, 3000 studenti ocla politica del governo comunista, si rese cuparono piazza Tien An Men. A essi in protagonista di una grande manifestazio- breve si unirono professori, intellettuali e ne per la democrazia e la libertà. A da- gente comune, rivendicando riforme dere il via alla protesta furono gli studenti mocratiche. Tra il 4 e il 5 giugno l’eserciuniversitari, oppressi dal regime che, to- to disperse i dimostranti attaccandoli con gliendo loro ogni libertà di studio, li man- i carri armati. Vi furono migliaia di vittiteneva in uno stato di perenne isolamen- me e ondate di arresti seguiti da condanne a morte. La violenta repressione coto dal resto del mondo. Il 18 aprile, dopo la morte dell’ex segreta- stò alla Cina l’isolamento politico fino a rio del partito comunista Hu Yaobang, da metà anni ’90.
bacëv si attivò per eliminare il monopolio politico-sociale del PCUS (riforme costituzionali nel 1988 e nel 1990; elezione a parziale suffragio diretto e multipartitico del Congresso dei Deputati del Popolo nel 1989; elezione dello stesso Gorbacëv a presidente dell’URSS con ampi poteri nel 1990) e la direzione del partito sull’economia. Negoziò inoltre con le Repubbliche un nuovo trattato dell’Unione che avrebbe fatto dell’URSS una Confederazione di Stati Sovrani, così da impedirne la disgregazione, come preannunciavano le secessioni delle repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), della Georgia e della Moldavia. Proprio alla vigilia della firma del trattato gli elementi più intransigenti del PCUS e del governo misero in atto un colpo di Stato (19 agosto 1991) che portò all’arresto di Gorbacëv. La resistenza popolare, animata dal presidente della repubblica russa, il radicale Boris Eltsyn, il rifiuto dei militari di sparare sui civili e l’opposizione dello stesso Gorbacëv (sequestrato dai golpisti in Crimea) fecero fallire il putsch, determinando così il crollo definitivo del regime comunista e della stessa URSS. Il PCUS venne sciolto e Gorbacëv dovette dimettersi per il fallimento del suo piano per una Confederazione di Stati Sovrani. Nel dicembre del 1991 le singole Repubbliche decisero la soppressione dell’URSS e si unirono nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Fuori dall’Europa il comunismo resisteva in Cina, a Cuba e in pochi Paesi del Terzo Mondo.
Riforme costituzionali
Secessioni delle repubbliche baltiche Fallito colpo di Stato nel 1991
Dimissioni di Gorbacëv Nasce la CSI
135
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
SCHEMA RIASSUNTIVO Gorbacëv e la perestroijka
Eletto segretario del PCUS (1985) Gorbacëv avvia la perestroijka (“ristrutturazione”), per aprire all’economia di mercato e ridurre l’ingerenza del partito, e la glasnost (“trasparenza”), per introdurre la libertà di stampa e porre fine alla repressione de dissenso. Politica estera di disarmo e ritiro dall’Afghanistan (1989).
Il crollo deI reGImI comunIstI In europa
Polonia: nel 1980 era nato il sindacato libero Solidarnosc guidato da L. Walesa, messo fuori legge nel 1981 e riabilitato nel 1987; nel giugno 1989 Solidarnosc vince le elezioni. Ungheria: dimissioni di J. Kádár nel 1988, varo di una nuova costituzione e proclamazione della Repubblica (ottobre 1989). Germania Est: fuga di cittadini tedesco orientali (primavera 1989); “rivoluzione tranquilla” a Lipsia; 9 novembre 1989 annuncio apertura del Muro di Berlino; il 3 ottobre 1990 la Germania è ufficialmente riunificata. Cecoslovacchia: opposizione degli intellettuali, “rivoluzione di velluto” e dimissioni del vertice comunista. Romania: rivolta a Timisoara e a Bucarest, N. Ceausescu viene arrestato e fucilato (25 dicembre 1989). Bulgaria e Albania: proteste e dissenso portano al superamento del comunismo nel 1990.
la fIne dell’urss
Alle parziali riforme di Gorbacëv sono ostili i conservatori. Avvio di un nuovo trattato dell’Unione per impedire le spinte indipendentistiche delle nazionalità. Fallisce il colpo di Stato dell’ala intransigente del PCUS (agosto 1991) grazie all’opposizione di B. Eltsyn. Dicembre 1991: fine dell’URSS e nascita della Comunità degli Stati Indipendenti.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quali
furono le svolte impresse da Gorbacëv in politica interna e in politica estera? 131cb
5 Quando crollò ufficialmente il Muro di Berli-
2 Chi guidava il sindacato che intaccò la dit-
portato al governo Dubcek e Havel nel dicembre 1989? 133b
tatura del partito unico in Polonia? 132a
no? 133c
6 Come è stata definita la rivoluzione che ha
3 Perché nel 1981 Jaruzelski mise fuori legge
7 Quale fu l’esito della protesta degli studenti
4 Attraverso quale Paese fuggivano i cittadini
8 Perché Gorbacëv tentò di varare un nuovo
Solidarnosc? 132c
della Germania Est? 133a
136
cinesi del maggio 1989? 135a trattato dell’Unione? 135c
10 Crisi di fine secolo
e nuove egemonie
La fine del mondo comunista e del rigido bipolarismo che avevano caratterizzato il secondo dopoguerra hanno liberato spinte centrifughe e nazionalistiche prima soltanto latenti. Nei Balcani si è assistito alla dissoluzione della Repubblica Federale di Iugoslavia sulla scia di tensioni separatiste ed etniche, cui non si sono rivelati estranei contrasti di tipo religioso (nel caso della Bosnia-Erzegovina). L’indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia, dichiarata tra il 1991 e il 1992, è stata seguita da una sanguinosa guerra civile con la Serbia per la difesa delle rispettive enclave etniche nelle regioni vicine; negli anni successivi, non senza traumi e interventi di ONU e NATO, anche Kosovo e Montenegro si sono resi indipendenti. In Italia nell’ultimo decennio del XX secolo si è assistito alla novità dell’alternanza di governo tra coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Gli Stati Uniti, con le presidenze di George Bush e Bill Clinton, hanno dovuto gestire la nuova supremazia e la nascita di nuovi focolai di tensione. Clinton, in particolare, ha messo in atto una politica estera di interventismo militare nell’ambito di una egemonia concertata con le altre potenze regionali. Il regime cinese, infine, nonostante la chiusura sul tema dei diritti umani, ha aperto con grande successo all’economia di mercato.
La guerra civile nell’ex Iugoslavia Il crollo del Muro di Berlino e la fine del monopolio politico comunista nell’area balcanica acuirono le tensioni di stampo separatista e nazionalista in Iugoslavia. Solo Tito, grazie al proprio carisma, era riuscito a tenere unita la Repubblica Federativa Socialista di Iugoslavia, formata da un mosaico eterogeneo di popoli. Alla sua morte (1980), le diverse Con la morte di Tito repubbliche federate avevano visto emergere forti spinte crescono le forze separatiste. Durante la seconda metà degli anni ’80 le forze centrifughe centrifughe crebbero costantemente d’intensità. I vuoti prodotti dal crollo dei regimi comunisti in Europa orientale e la dissoluzione dell’URSS (tradizionale alleata della Serbia) avviarono un processo di riassetto geopolitico di tutta l’area, suscitando un “effetto domino” in cui alle tensioni nazionali si sommarono antiche controversie territoriali e conflittualità di stampo religioso (tipico il 137
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
IL POST-COMUNISMO NELL’EUROPA DELL’EST Chi pensava che la caduta del comuni- rette eredi dei vecchi partiti comunisti. smo significasse l’immediata fine delle In Polonia, ad esempio, alle elezioni predifficoltà nei Paesi satelliti e nella stessa sidenziali del novembre 1995 il candiex-URSS, fu parzialmente smentito. No- dato ex-comunista Alexander Kwesnienostante gli sforzi compiuti per tentare ski ottenne il 51,43 % dei voti, sconfigdi risollevare le vessate economie, nel- gendo così la concorrenza di Walesa. Ad la maggior parte degli Stati queste ulti- analoghi, ma temporanei successi, anme hanno stentarono a riprendersi ne- darono incontro gli ex-comunisti confluigli anni immediatamente successivi alla ti nel partito socialista ungherese e quelcaduta del Muro. II persistere della cri- li di Ion Iliescu in Romania. Ultimo episosi economica e la disoccupazione con- dio di transizione guidata da un ex è la vinsero in alcuni casi una parte dell’opi- Russia, dove il presidente Vladimir Putin nione pubblica cresciuta nel comunismo (eletto nel 2000) vanta un passato come a ridare fiducia a formazioni politiche di- funzionario del KGB.
caso della presenza musulmana in Bosnia-Erzegovina). Per porre un argine alle tensioni interne, e volendo scongiurare una guerra civile che sembrava sempre più vicina, nel 1991 il presidente della Bosnia-Erzegovina, Alia Izetbegovic, propose la trasformazione della federazione in una comunità di Stati sovrani. Tale proposta non fu presa in considerazione dal governo della Serbia, osteggiata dal leader dei comunisti locali, Slobodan Milosevic. Slovenia, Croazia, Mancando l’accordo, le repubbliche iugoslave di Slovenia Bosnia e Macedonia e Croazia proclamarono unilateralmente l’indipendenza proclamano (1991) e, nel marzo 1992, un referendum popolare sancì l’indipendenza una analoga decisione da parte della Bosnia-Erzegovina e della Macedonia. Fallite proposte di trasformazione
n Guerra civile in Croazia e Bosnia-Erzegovina Mentre la Slovenia conseguì l’obiettivo indipendentista in modo quasi del tutto indolore, diversamente accadde per Intervento Croazia e Bosnia. Qui, infatti, intervenne l’esercito federale dell’esercito federale iugoslavo di Belgrado (città al tempo stesso capitale della fein Croazia e Bosnia derazione e della Serbia), giustificando l’attacco militare con la difesa delle minoranze serbe presenti nelle due regioni. Ne seguì una guerra civile di gravi proporzioni, caratterizzata da episodi di “pulizia etnica”. Dopo un intervento militare della NATO, il conflitto fu risolto sul finire del 1995 quando, Gli accordi di Dayton in seguito agli accordi di Dayton, mediati dal presidente americano Clinton e poi sottoscritti a Parigi dai tre leader in lotta (14 dicembre 1995), le ostilità terminarono ufficialmente. Dal conflitto uscì particolarmente provata la capitale bosniaca Sarajevo, assediata a lungo dalle forze serbe. 138
10 - Crisi di fine secolo e nuove egemonie
n Il conflitto in Kosovo Terminata la guerra civile in Bosnia-Erzegovina si aprì il fronte del Kosovo (1998-99), una regione a statuto speciale all’interno della Serbia e con una forte presenza albanese, dove alla guerriglia indipendentista locale si contrappose Guerriglia albanese l’esercito serbo. L’intervento della NATO per porre fine a nuovi episodi di “pulizia etnica” nei confronti degli albanesi portò al ritiro delle truppe serbe e alla fuga della popola- Espulsione della zione di origine serba, mentre il controllo del Paese venne popolazione serba assunto dalla comunità albanese (il Kosovo ha proclamato l’indipendenza nel 2008).
L’Italia dell’alternanza Tra il 1992 e il 1993 lo scandalo di Tangentopoli svelò la rete dei finanziamenti occulti ai partiti e la corruzione Gli effetti di del mondo politico, travolgendo e cancellando le principali Tangentopoli formazioni partitiche di governo e i suoi leader. n Il primo governo di centrodestra Scomparsi anche il PCI (diventato Partito Democratico della Sinistra nel 1991) e il MSI (trasformatosi in Alleanza Nazionale nel 1994), alle elezioni del 27 marzo 1994 si presentarono un polo di centrodestra (Polo delle Libertà: Lega Nord, Forza Italia e AN) e uno di centrosinistra (Progressisti: con a capo il PDS), che portarono a una semplificazione del quadro politico introducendo una forma di bipolarismo. Vinsero i primi raccogliendo il 46,4% dei voti alla Camera. Si insediò così un governo guidato dall’imprenditore Silvio Berlusconi, caduto pochi mesi dopo per la defezione della Lega Nord, cui seguì un esecutivo tecnico diretto da Lamberto Dini. n I governi di centrosinistra Il 21 aprile 1996 un coalizione di centrosinistra, l’Ulivo, con a capo il cattolico Romano Prodi, riportò nelle elezioni politiche la vittoria sul centrodestra, dando così vita al fenomeno dell’alternanza di governo tra le due coalizioni. Prodi condusse con successo l’Italia nei parametri di Maastricht, permettendo l’ingresso del Paese nella zona dell’euro, ma, messo in minoranza sulla legge finanziaria alla Camera dei deputati, si dimise nell’ottobre 1998. Gli subentrò il segretario dei Democratici di Sinistra, Massimo D’Alema, sotto il quale l’Italia prese parte nel 1999 all’intervento militare della NATO in Kosovo, per difendere
Bipolarismo 1994: governo Berlusconi Governo Dini
1996: primo governo Prodi
Governo D’Alema e intervento in Kosovo 139
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Governo Amato
la popolazione albanese dall’offensiva dell’esercito serbo. D’Alema si dimise a sua volta dopo la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali dell’aprile 2000, facendo posto a un governo guidato da Giuliano Amato.
Gli USA tra concertazione e unilateralismo Nuovi equilibri mondiali Il multipolarismo Il fondamentalismo islamico
La presidenza Bush La presidenza Clinton Interventismo militare L’egemonia concertata
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Terminata la guerra fredda, il mondo ha assistito al costituirsi di nuovi equilibri. Gli Stati Uniti si sono trovati a condividere la leadership economica con le nazioni asiatiche ed europee. Dal bipolarismo politico-militare USA-URSS si è passati al multipolarismo: accanto alla potenza americana, infatti, sono sorte anche molte potenze regionali potenzialmente in grado di mettere in discussione gli equilibri geopolitici. Un altro problema che ha iniziato a presentarsi nell’ultimo decennio del XX secolo è stata la crescente minaccia del fondamentalismo islamico, in contrapposizione all’Occidente e per l’instaurazione di società modellate sull’originario messaggio dell’Islam. Tale fenomeno ha assunto inizialmente connotazioni terroristiche in Algeria, Egitto, Sudan e Afghanistan. n Da George Bush a Bill Clinton Rimasti l’unica superpotenza dopo il crollo dell’URSS, gli Stati Uniti si sono trovati ad affrontare l’impegnativo compito di ridefinire il proprio ruolo in un contesto internazionale fortemente instabile e in rapido cambiamento. Se si esclude un breve periodo sul finire della presidenza del repubblicano George Bush (1988-1992), principale artefice, insieme all’ONU, dell’intervento militare per la liberazione del Kuwait, la sfida interessò l’intera amministrazione del democratico Bill Clinton, che, nel corso del suo duplice mandato (1992-2000), elaborò una strategia egemonica a più livelli. Infatti, mentre da un lato questa si tradusse nell’asserzione della supremazia degli Stati Uniti in campo militare, attestata da un forte interventismo in politica estera (ex Iugoslavia, Somalia, Haiti), da un altro lato tale posizione egemonica fu temperata dalla ricerca sistematica di una concertazione con le altre potenze (firma del Trattato START con la Russia per la riduzione dei grandi arsenali strategici e accordi OLP-Israele del 1993) e con le organizzazioni internazionali relativamente ai problemi di portata generale in campo sociosanitario, ambientale o economico. Soprattutto in quest’ultimo ambito, l’amministrazione Clinton conseguì risultati importanti sia a livello
10 - Crisi di fine secolo e nuove egemonie
regionale, rinsaldando i vincoli con Canada e Messico me- L’accordo NAFTA diante il NAFTA (Accordo di libero scambio dell’America del Nord, 1994), sia a livello internazionale, incentivando, grazie a una lunga fase d’espansione economica del Paese, il rapido diffondersi su scala planetaria dell’economia di mercato, fenomeno divenuto noto col nome di globalizzazione. Non mancarono, tuttavia, aspetti contraddittori nella Aspetti politica clintoniana, come l’adesione, nel 1997, ai principi contraddittori ispiratori del protocollo di Kyoto sulla riduzione di emissione di gas serra nell’atmosfera e il rifiuto, invece, l’anno seguente, di sottoscrivere lo statuto di Roma istitutivo di una Corte penale internazionale incaricata di perseguire i crimini di guerra e contro l’umanità. n Dal crollo della borsa americana all’insediamento di George Walker Bush Le avvisaglie di una crisi del modello di egemonia americana maturata negli anni ’90 si manifestarono dapprima marginalmente, con le contestazioni nel 1999 da parte del nascente movimento no global in occasione del vertice di Seattle dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), poi in modo dirompente con il crollo della borsa di Wall Street del 10 marzo 2000, preludio della recessione economica d’inizio secolo. Nell’autunno del 2000 la battaglia elettorale fu vinta di misura dal repubblicano George Walker Bush, figlio del predecessore di Clinton. Bush fin dai primi mesi di mandato intraprese una revisione della politica clintoniana in senso unilateralista, ridimensionando gli impegni derivanti dal protocollo di Kyoto e riprendendo il progetto reaganiano di scudo stellare.
Movimento no global Crollo della borsa George Walker Bush alla Casa Bianca
Il Giappone e l’Asia orientale Asceso negli anni ’80 al rango di seconda potenza indu- Il Giappone striale del mondo, in seguito al declino dell’URSS, il Giap- negli anni ’80 pone fu tra i promotori, nel 1989, insieme con Stati Uniti e Australia, dell’APEC (Cooperazione Economica Asia-Pacifico), organizzazione destinata a raggruppare nel decennio seguente 21 Stati della regione (tra gli altri Russia, Cina, Indonesia, Canada, Perú, Messico e Nuova Zelanda). Nel 1989 morì l’imperatore Hirohito, cui succedette il figlio Morte di Hirohito Akihito. Nei primi anni ’90, pur mantenendo un netto primato economico in Estremo Oriente e nel Sud-Est asiatico, il Paese del Sol Levante entrò in una crisi insieme economi141
Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Ristagno di fine secolo
ca e politica. La prima si manifestò nel rallentamento del ritmi di crescita, preludio di una lunga fase di ristagno. La seconda fu conseguente all’appannarsi dell’immagine del Declino Partito Partito Liberaldemocratico, al potere da un quarantennio, Liberaldemocratico colpito da accuse di corruzione. Ad appesantire la situazione contribuì la crisi finanziaria, legata a manovre speculative, abbattutasi nel 1997 sui mercati emergenti dell’Asia orientale, in vario modo agganciati all’economia nipponica: da quelli di Hong Kong, Taipei, e Seoul a quelli di Singapore, Bangkok e Manila. Crollo della dittatura La crisi finanziaria che colpì l’Estremo Oriente sul finire del in Indonesia XX secolo esercitò un forte impatto in Indonesia, decretando il crollo della più che trentennale dittatura del generale Suharto (1975-98) e rinfocolando spinte centrifughe in varie parti dell’arcipelago (Timor Est). Vietnam Appena lambito dalla crisi di fine XX secolo, il Vietnam beneficiò del normalizzarsi della situazione cambogiana dopo la scomparsa di Pol Pot (1998), impegnandosi in un imponente sforzo industriale.
L’ascesa della Cina Superate le convulsioni del 1989 culminate nella strage di piazza Tien An Men, il gruppo dirigente comunista cinese dimostrò un’inattesa tenuta politica abbinata a una buona capacità di adattamento di fronte alle sfide poste dal mutato scenario internazionale prodotto dalla fine dell’URSS e dall’affermarsi del mercato globale. La chiave di volta di tali esiti risiede nella graduale trasformazione delle maggiori concentrazioni urbane e industriali del Paese in “zone Apertura economiche speciali”, aperte all’economia di mercato e agli all’economia investimenti esteri, dove ai singoli non solo è riconosciuta la di mercato libertà d’iniziativa ma è altresì consentito d’arricchirsi. L’efficacia di questa originale versione di regime socialista trovò conferma nella fase di passaggio alla Cina dell’ex coloHong Kong e Macao nia britannica di Hong Kong, avvenuta nel 1997, e di quella alla Cina portoghese di Macao, avvenuta nel 1999, che si realizzò senza scosse grazie alla concessione da parte di Pechino ai due territori di ampie autonomie. Tale processo ha ottenuto il suo coronamento nel 2001 con l’ingresso a pieno titolo della Repubblica Popolare Cinese nell’Organizzazione L’ingresso nel WTO Mondiale del Commercio (WTO). Molto di tale nuovo ruolo della Cina si deve alla leadership postmaoista, rappresentata per un ventennio da Deng Xiaoping, poi da Jian Zeming (1997-2002). Tenuta politica del regime
142
10 - Crisi di fine secolo e nuove egemonie
Il subcontinente indiano Al declino della dinastia Gandhi e del predominio del Partito del Congresso subentrò negli anni ’90 un decennio d’instabilità politica, virtualmente chiuso nel 1999 con l’affermazione dei nazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (BJP) di Atal Bahari Vajpaye. Più tormentata è stata la vicenda del Pakistan, contrassegnata fin dal 1977 dall’alternarsi di governi civili e colpi di Stato militari, l’ultimo dei quali compiuto nel 1999 dal generale Parvez Musharraf. Due gli elementi di tensione politica: i numerosi attentati dei gruppi islamici radicali e la contesa con l’India per il controllo del Kashmir, causa di ricorrenti scontri armati (1948, 1965, 1999-2001).
Instabilità politica in India
Pakistan: golpe di Musharraf
La deriva dell’Africa Nell’ultimo decennio del XX secolo, salvo eccezioni, il ricambio dei gruppi dirigenti africani è avvenuto ancora per lo più attraverso vie extraistituzionali e in forme violente. Il susseguirsi di colpi di Stato, di dittature, di guerre civili, religiose o etniche (in alcuni casi al limite del genocidio, come in Burundi e in Ruanda negli anni ’60 e ancora nel 1994) hanno scandito le vicende africane del periodo successivo all’indipendenza. A condizionare il panorama ha contribuito la presenza dell’Islam, all’origine di una complessa frontiera che, mentre isola in parte dal resto del continente il Nordafrica, attraversa l’Africa orientale e quella del Sahel concorrendo a intaccare la precaria coesione interna di importanti Paesi. È il caso della Nigeria, il più popoloso Stato africano, già teatro della guerra secessionista del Biafra (1966-69) e lacerata negli anni ’90 da conflitti etnici a sfondo religioso nelle regioni musulmane settentrionali e centrali. È ancora il caso del Sudan, dove nell’ultimo decennio del XX secolo le élite musulmane del nord hanno imposto un’islamizzazione forzata condotta dall’esercito e dalle milizie religiose. Ulteriore esempio di conflitto a valenza religiosa è quello che tra il 1998 e il 2000 ha contrapposto l’Etiopia, a maggioranza cristiano-copta, all’Eritrea, a maggioranza musulmana. Conflitti interetnici legati alla povertà e al controllo paracoloniale delle risorse, si sono prodotti in Liberia (1989-97), Sierra Leone (1989-98) e Angola (1999). Il caso più emblematico della crisi in cui versa l’Africa è quello dell’ex Zaire, divenuto Repubblica democratica del
Conflitti in Ruanda e Burundi Il ruolo dell'Islam
Conflitti etnicoreligiosi in Nigeria Sudan
Guerra tra Etiopia ed Eritrea
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Dalla guerra fredda al nuovo ordine mondiale
Il Congo Prima guerra “mondiale” africana
Congo dopo l’abbattimento della trentennale dittatura del maresciallo Mobutu Sese Seiko (1995-1997), deflagrato dal 1998-1999 in quella che è stata definita la Prima guerra “mondiale” africana e che ha visto coinvolte truppe di almeno cinque Paesi (Angola, Ruanda, Uganda, Zambia e Zimbabwe) e ha provocato oltre 2 milioni di morti.
SCHEMA RIASSUNTIVO La guerra civiLe
Proclamazione dell’indipendenza di Slovenia, Croazia (1991) e Bosnia-Erzegovina (1992): intervento serbo in Croazia e Bosnia-Erzegovina; pulizia etnica, assedio di Sarajevo e intervento NATO (1995). Conflitto serbo-albanese in Kosovo (199899) e nuovo intervento NATO.
L’itaLia deLL’aLternanza
Scomparsa dei vecchi partiti e semplificazione del quadro politico con un polo di centrodestra, che con S. Berlusconi vince le elezioni del 1994, e uno di centrosinistra, che sale al governo con R. Prodi nel 1996. Ingresso dell’Italia nella zona euro.
gLi usa tra
G. Bush interviene militarmente per liberare il Kuwait (1991). B. Clinton avvia una politica di interventismo militare (ex Iugoslavia, Somalia, Haiti) e concertazione (accordi per riduzione arsenali con la Russia e trattative OLP-Israele). Nascita movimento no global.
neLL’ex iugosLavia
concertazione e uniLateraLismo
iL giappone e La cina
Ristagno economico e crisi politica in Giappone nell’ultimo decennio del XX secolo. Ascesa della potenza cinese con apertura alla libera iniziativa economica; le ex colonie di Hong Kong e Macao tornano a Pechino (1997 e 1999).
iL subcontinente indiano e L’africa
Declino del Partito del Congresso in India nell’ultimo decennio del XX secolo. Colpo di Stato di P. Musharraf in Pakistan (1999). Genocidio in Burundi e Ruanda (1994); conflitti etnico-religiosi in Nigeria, Sudan ed Etiopia.
DOMANDE DI VERIFICA 1 Quali tensioni interne minavano la Iugosla-
5 Cosa si intende con il termine “multipolari-
2 Chi si oppose all’ipotesi di trasformare la
6 Quale tipo di politica mise in atto Bill Clinton
via prima della sua dissoluzione? 137b
Iugoslavia in una comunità di Stati sovrani? 138c
3 In quali regioni dell’ex Iugoslavia la guerra civile fu più cruenta? 138b-139a
4 Chi erano i leader delle due coalizioni che si alternarono al governo in Italia? 139b
144
smo”? 140a
durante i suoi due mandati? 140cb
7 Chi tra Cina e Giappone andò incontro a un ristagno economico nell’ultimo decennio del XX secolo? 142
8 Quale ruolo ha svolto l’islam nelle crisi del continente africano? 143c
CRONOLOGIA
Cronologia
1900 Italia: assassinio di re Umberto I; sale al trono Vittorio Emanuele III. Rivolta dei boxer in Cina. 1901 Italia: governo Zanardelli (1901-03). Theodore Roosevelt è eletto presidente degli Stati Uniti (1901-09). 1903 Italia: governo Giolitti (1903-05). Viene eletto papa Pio X (1903-14). Il Partito Socialdemocratico russo si divide tra menscevichi (riformisti) e bolscevichi (rivoluzionari). 1904 Primo sciopero generale in Italia. Entente cordiale tra Gran Bretagna e Francia. Guerra russo-giapponese per il controllo di Corea e Manciuria. 1905 Nazionalizzazione delle ferrovie in Italia. Rivoluzione in Russia. Guerra russo-giapponese: la pace di Portsmouth sancisce la vittoria del Giappone. Prima crisi marocchina: contrasto franco-tedesco. 1906 Italia: governo Giolitti (1906-09). Conferenza di Algeciras in Marocco. Definitiva riabilitazione di Dreyfus in Francia. In Russia viene convocato il primo parlamento elettivo (Duma); riforme agrarie di Stolypin (1906-10). 1908 L’Austria annette la Bosnia-Erzegovina. La Bulgaria diventa indipendente. Rivolta dei Giovani Turchi nell’impero ottomano. 1909 Italia: governo Sonnino (1909-10). William Taft è eletto presidente degli Stati Uniti (1909-13). 1910 Italia: nasce il movimento nazionalista. Scoppia la rivoluzione messicana. 1911 Italia: governo Giolitti (1911-14); guerra contro l’Impero ottomano per la Libia (1911-12). Seconda crisi franco-tedesca per il Marocco. 1912 Introduzione del suffragio universale maschile in Italia. Prima guerra balcanica; indipendenza dell’Albania. 1913 Patto Gentiloni per la partecipazione dei cattolici italiani alle elezioni. Seconda guerra balcanica; sconfitta della Bulgaria. Thomas Woodrow Wilson è presidente degli Stati Uniti (1913-20). 146
Cronologia
Scioperi della “settimana rossa” in Italia. Benedetto XV eletto papa. 1914 Governo Salandra (1914-16). Assassinio a Sarajevo di Francesco Ferdinando (28 giugno); scoppia la Prima guerra mondiale (28 luglio); vittorie tedesche a Tanneberg, stallo sul fronte francese della Marna. Intervento degli Stati Uniti in Messico. L’Italia entra in guerra a fianco di Francia e Gran Bretagna (maggio); 1915 prime quattro battaglie dell’Isonzo. La Germania intensifica la guerra sottomarina. Italia: governo Boselli di “unione nazionale” (1916-17). 1916 Battaglia navale anglo-tedesca dello Jütland; offensiva tedesca a Verdun. Muore Francesco Giuseppe, gli succede Carlo I. Rivolta nazionalista in Irlanda. Intervento degli Stati Uniti nel conflitto (6 aprile). 1917 Disfatta di Caporetto (24 ottobre); governo Orlando (1917-19). Rivoluzione di febbraio e rivoluzione d’ottobre in Russia; i bolscevichi di Lenin al potere; la Russia si ritirerà dal conflitto (18 marzo 1918). Dichiarazione Balfour sulla creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Il presidente americano Wilson enuncia i 14 punti. Battaglia di Vittorio Veneto e fine della guerra (4 novembre). Dissoluzione dell’Austria-Ungheria; rivoluzione a Berlino.
1918
Italia: fondazione dei fasci di combattimento. Governo Nitti (1919-20). 1919 Inizia il “biennio rosso”. D’Annunzio occupa Fiume. Nasce la Società delle Nazioni. Trattato di pace di Versailles. Repubblica dei soviet in Ungheria. Campagna di disobbedienza civile di Gandhi in India. Italia: governo Giolitti (1920-21); trattato italo-iugoslavo di Rapallo; 1920 D’Annunzio deve abbandonare Fiume. Scioperi e violenze fasciste. Warren Harding è eletto presidente degli Stati Uniti (1920-22). Italia: governo Bonomi (1921-22). Nascono il Partito Comunista d’Ita- 1921 lia e il Partito Nazionale Fascista. La Gran Bretagna riconosce l’autonomia dell’Irlanda. Repressione dell’insurrezione dei marinai russi di Kronstadt. Fondazione del Partito Comunista Cinese. Italia: governo Facta. Pio XI eletto papa (1922-39). Marcia su Roma 1922 (28 ottobre) e governo Mussolini. Indipendenza dell’Egitto. 147
Cronologia
1923 Italia: nasce il Gran Consiglio del Fascismo; riforma Gentile dell’istruzione. Fallisce il putsch di Monaco di Hitler; governo Streseman in Germania. Mustafà Kemal Atatürk proclamazione la Repubblica turca. 1924 Italia: delitto Matteotti e secessione dell’Aventino. Governi conservatori di Stanley Baldwin in Gran Bretagna (1924-29). Morte di Lenin: Stalin e Trotzkij si contendono il potere. Calvin Coolidge è presidente degli Stati Uniti (1924-29). 1925 Italia: il fascismo riduce progressivamente le garanzie costituzionali. Conferenza di Locarno a tutela dei confini stabiliti a Versailles. 1926 Italia: varo delle “leggi fascistissime”, abolizione delle libertà politiche. Hirohito imperatore del Giappone (1926-89). Rottura tra nazionalisti e comunisti in Cina. 1927 Italia: il Gran Consiglio del Fascismo emana la Carta del Lavoro. I nazionalisti cinesi reprimono le forze comuniste a Shangai. 1928 L’URSS vara il primo piano quinquennale. Guerra civile tra comunisti e nazionalisti in Cina. 1929 Patti Lateranensi tra Italia e Santa Sede (11 febbraio). Herbert Hoover presidente degli Stati Uniti (1929-32). Crollo della borsa a Wall Street (21-29 ottobre). 1930 Crisi economica in Germania; successo elettorale nazionalsocialista. Getulio Vargas prende il potere in Brasile. 1931 Italia: entra in vigore il nuovo codice penale (Codice Rocco). In Spagna è proclamata la repubblica. Il Giappone invade la Manciuria. 1932 Salazar primo ministro in Portogallo. Franklin Delano Roosevelt è presidente degli Stati Uniti (1932-45). 1933 Hitler diventa cancelliere (30 gennaio) in Germania. Il presidente americano Roosevelt lancia il New Deal. 1934 Assassinio del cancelliere austriaco Dolfuss. In URSS Stalin avvia epurazioni nel partito e nell’esercito. Lunga marcia di Mao per rompere l’accerchiamento nazionalista in Cina. 1935 Introduzione delle leggi razziali in Germania; avvio del riarmo tedesco. L’Italia attacca l’Etiopia; la Società delle Nazioni adotta sanzioni. 148
Cronologia
L’Italia occupa l’Etiopia e proclama l’impero (9 maggio). Asse Roma-Berlino; rimilitarizzazione tedesca della Renania. Vittoria del Fronte popolare in Francia. Inizia la guerra civile spagnola (18 luglio).
1936
Sostegno militare di Italia e Germania alle truppe franchiste in Spagna. 1937 Inizia la guerra cino-giapponese. In Italia è introdotta la legislazione antiebraica. 1938 Annessione dell’Austria alla Germania; in seguito alla conferenza di Monaco Hitler annette i Sudeti. Patto d’acciaio tra Italia e Germania (22 maggio). 1939 Patto di non aggressione tra Germania e URSS; truppe tedesche invadono la Polonia (1° settembre), scoppia la Seconda guerra mondiale. La Germania occupa Danimarca, Norvegia e Francia. 1940 L’Italia entra in guerra a fianco della Germania (10 giugno); le truppe italiane attaccano la Francia (20 giugno) e la Grecia (28 ottobre). Governo collaborazionista filogiapponese a Nanchino. Invasione tedesca dell’URSS (22 giugno). 1941 Attacco giapponese alla base statunitense di Pearl Harbor (7 dicembre). Battaglie di El-Alamein in Nordafrica; assedio tedesco a Stalingrado. I nazisti varano il piano per lo sterminio sistematico degli Ebrei.
1942
Resa tedesca a Stalingrado, ritirata dell’ARMIR. Resa delle truppe del- 1943 l’Asse in Nordafrica. Sbarco americano in Sicilia (10 luglio). Caduta del fascismo in Italia (25 luglio) e armistizio con gli alleati (8 settembre); nasce la RSI (23 settembre). Conferenza di Teheran (ottobre) tra Churchill, Stalin e Roosevelt. Gli Alleati liberano Roma (4 giugno). Sbarco alleato in Normandia (6 giu- 1944 gno). Vittorie americane nel Pacifico (Isole Marshall, Guam, Filippine). Conferenza di Jalta (4-11 febbraio). Liberazione dell’Italia (25 aprile) e 1945 morte di Mussolini (28 aprile). I Russi occupano Berlino (28 aprile), suicidio di Hitler e resa della Germania. Harry Truman presidente degli Stati Uniti (1945-53). Bombe atomiche USA sul Giappone (6-9 agosto); resa giapponese. Primo governo De Gasperi in Italia. Italia: è proclamata la Repubblica (2 giugno); secondo governo De Gasperi. 1946 La “cortina di ferro” cala sull’Europa orientale. 149
Cronologia
1947 Firma del trattato di pace di Parigi. I comunisti conquistano il potere in Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Indipendenza di India e Pakistan. 1948 Italia: entra in vigore la Costituzione; successo della DC alle elezioni politiche (18 aprile); nuovo governo De Gasperi (1948-53), stagione centrista. Gli Stati Uniti avviano il piano Marshall. Blocco sovietico di Berlino. Nascita dello Stato di Israele (14 maggio) e prima Guerra arabo-israeliana. 1949 Adesione italiana al Patto Atlantico. Divisione della Germania in Repubblica Federale Tedesca (RFT) e Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Mao tse-tung proclama la Repubblica Popolare Cinese (1° ottobre). 1950 Italia: viene istituita la Cassa per il Mezzogiorno. Scoppia la guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud. Campagna anticomunista negli Stati Uniti (“maccartismo”). 1951 Istituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). Indipendenza della Libia. 1952 Epurazioni ai vertici dello Stato in Cecoslovacchia e Ungheria. Dwight Eisenhower è presidente degli Stati Uniti (1953-60). 1953 Muore Stalin, gli succederà Chruscëv (1955-64). Repressione della rivolta operaia a Berlino Est (17 giugno). 1954 Accordo italo-iugoslavo per il territorio di Trieste. Nasser prende il potere in Egitto (1954-70). Inizia la guerra di liberazione in Algeria. Sconfitta francese in Indocina a Dien Bien Phu. 1955 Istituzione del Patto di Varsavia (14 maggio). Conferenza di Bandung tra i Paesi non allineati. Colpo di Stato in Argentina e caduta di Perón. 1956 Denuncia dei crimini staliniani al XX congresso del PCUS; rivolta in Polonia; rivoluzione a Budapest (ottobre) soffocata dall’Armata Rossa. Crisi di Suez e Seconda guerra arabo-israeliana. 1957 A Roma viene istituito il Mercato Comune Europeo Battaglia di Algeri. 1958 Muore papa Pio XII, gli succede Giovanni XXIII. Quinta repubblica in Francia: Charles De Gaulle presidente. In Cina Mao avvia il “grande balzo in avanti”. 150
Cronologia
Rivoluzione cubana: Fidel Castro conquista il potere (gennaio).
1959
Italia: crisi del governo Tambroni; governo Fanfani. John Fitzgerald Kennedy è presidente degli Stati Uniti (1960-1963)
1960
Italia: si avvia la stagione del centrosinistra. Fallito sbarco di esuli cubani alla Baia dei Porci a Cuba. Costruzione del muro di Berlino (13 agosto).
1961
Italia: governo Fanfani, nazionalizzazione dell’industria elettrica. Indipendenza dell’Algeria. Crisi dei missili a Cuba. Rottura tra Cina e URSS.
1962
Italia: governo di centrosinistra di Aldo Moro. 1963 A Dallas (22 novembre) è assassinato il presidente americano Kennedy; gli succede Lyndon Johnson (1963-68). Vittoria elettorale dei laburisti in Gran Bretagna. Leonid Brežnev è segretario del PCUS (1964-82). Nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Cresce l’impegno militare statunitense in Vietnam.
1964
Rivoluzione culturale in Cina.
1965
In Germania Federale Willy Brandt avvia il dialogo con l’Est (Ostpolitik). Indira Gandhi è primo ministro in India.
1966
Colpo di Stato militare in Grecia (21 aprile). Terza guerra arabo-israeliana (Guerra dei Sei giorni, 5-10 giugno).
1967
Movimenti di protesta studentesca in tutti i Paesi occidentali. 1968 Intervento del Patto di Varsavia (21 agosto) contro la “primavera” di Praga di Alexander Dubcek. Richard Nixon è il nuovo presidente degli Stati Uniti (1968-74). Italia: “autunno caldo” e strage di piazza Fontana. Incidenti tra cattolici e protestanti in Irlanda. Colpo di Stato del colonnello Gheddafi in Libia.
1969
Italia: viene approvato lo Statuto dei lavoratori. Successo elettorale dei conservatori in Gran Bretagna.
1970
Nasce il Bangladesh.
1971
Strage di atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco.
1972 151
Cronologia
1973 Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca entrano nella CEE. Quarta guerra arabo-israeliana (Guerra del Kippur 6 ottobre). Colpo di Stato militare di Pinochet in Cile e morte di Allende. 1974 Italia: crisi economica e “anni di piombo”. Cade la dittatura militare in Grecia Gerald Ford è presidente degli Stati Uniti (1974-76). Accordo USA-URSS per la limitazione delle armi strategiche. 1975 In Spagna muore Franco e si avvia la transizione alla democrazia. Indipendenza di Angola e Mozambico dal Portogallo. Fine della guerra del Vietnam. 1976 Jimmy Carter è il nuovo presidente degli Stati Uniti (1976-81) Morte di Mao in Cina, gli succede Den Xiaoping. 1977 Ondata di atti terroristici di sinistra in Italia e Germania. Guerra civile in Libano. 1978 Italia: le Brigate Rosse rapiscono e uccidono Aldo Moro. Muore papa Paolo VI, gli succede Giovanni Paolo I e poi Giovanni Paolo II. Accordi di Camp David tra Egitto e Israele. 1979 Eletto il primo parlamento europeo. Vittoria dei conservatori in Gran Bretagna, governo di Margaret Thatcher. Rivoluzione islamica in Iran. Invasione sovietica dell’Afghanistan. 1980 Scioperi guidati dal sindacato Solidarnosc in Polonia. Scoppia la guerra Iran-Iraq. Ronald Reagan è eletto presidente degli Stati Uniti (1980-88). 1981 Italia: governo Spadolini (1981-82) il primo a guida non DC dal dopoguerra; avvio della formula del pentapartito. Estremisti islamici uccidono il presidente egiziano Sadat. 1982 Guerra delle Falkland: l’Argentina è sconfitta dalla Gran Bretagna. Governo democristiano di Helmut Kohl (1982-98) in Germania Ovest. Morte di Brežnev in URSS, gli succede Andropov. 1983 Italia: governo Craxi (1983-87). Installazione degli euromissili. Cade la dittatura militare in Argentina. 1984 Nuovo concordato tra Italia e Santa Sede (18 febbraio). In URSS muore Andropov e gli succede Cernenko. Assassinio del primo ministro Indira Gandhi in India. 152
Cronologia
Gorbacëv è eletto segretario del partito (1985-91) in URSS. Ritorno della democrazia in Brasile.
1985
Avvio della perestrojka in URSS. Bombardamento statunitense su Tripoli. Cade il regime di Marcos nelle Filippine.
1986
Italia: vittoria del referendum contro le centrali nucleari. Inizia l’intifadah palestinese nei territori occupati da Israele. Accordo USA-URSS per il disarmo.
1987
Fine della guerra Iran-Iraq. I sovietici iniziano il ritiro dall’Afghanistan. George Bush è eletto presidente degli Stati Uniti (1988-92).
1988
In Cina, a Pechino, grandi manifestazioni studentesche in piazza Tien An 1989 Men e sanguinosa repressione da parte del regime (4-5 giugno). Caduta del Muro di Berlino (9 novembre) e crollo dei regimi comunisti in Europa Orientale; rivolta in Romania e uccisione di Ceausescu. Intervento militare statunitense a Panama. Finisce la dittatura di Pinochet in Cile. In Giappone muore l’imperatore Hirohito, gli succede Akihito. Riunificazione della Germania. L’Iraq di Saddam Hussein invade il Kuwait (agosto).
1990
Dimissioni di Gorbacëv e dissoluzione dell’URSS; nasce la Comunità degli 1991 Stati Indipendenti (CSI). Indipendenza dei Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), di Slovenia e Croazia. Prima guerra del Golfo: liberazione del Kuwait (gennaio). Abolizione dell’apartheid in Sudafrica. Italia: scoppia lo scandalo di Tangentopoli; stragi di mafia con l’uccisione 1992 dei giudici Falcone e Borsellino. Guerre civile in Bosnia-Erzegovina. In Russia Boris Eltsyn avvia la transizione all’economia di mercato. Bill Clinton è il nuovo presidente degli Stati Uniti (1992-2000). Attentati di matrice islamica in Algeria ed Egitto. Accordi Israele-OLP tra Rabin e Arafat. Scoppio del conflitto in Cecenia.
1993
Italia: nascita di nuove formazioni politiche e primo governo Berlusconi. Genocidio etnico-religioso in Burundi e Ruanda. Nelson Mandela è eletto presidente del Sudafrica.
1994
153
Cronologia
1995 Italia: governo Dini (1995-96). Intervento NATO in Bosnia-Erzegovina; gli accordi di Dayton pongono fine alla guerra civile. Uccisione di Yitzhak Rabin (4 novembre) in Israele. 1996 Italia: governo Prodi (1996-98). I talebani conquistano il potere in Afghanistan. 1997 L’Italia aderisce all’euro. Governo Blair in Gran Bretagna (1998-2007). La colonia britannica di Hong Kong passa alla Cina. 1998 Guerra civile in Kosovo e intervento della NATO. Governo Schroeder in Germania (1998-2005). In Venezuela sale al potere il populista Hugo Chavez. Conflitto tra Etiopia ed Eritrea. 1999 Bombardamenti NATO sulla Serbia. Nuova fase della guerra tra Russia e Cecenia. Colpo di Stato del generale Parvez Musharraf in Pakistan. 2000 Governo Amato (2000-01). Il leader serbo Miloševic abbandona il potere. Vladimir Putin è il nuovo presidente della Russia. George W. Bush è il nuovo presidente degli Stati Uniti (2000-08).
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Glossario
INDICE
155
Indice
I numeri in corsivo indicano la pagina in cui la voce compare all’interno di una scheda di approfondimento
A Acciaio, Patto d’ 72 Acerbo, Giacomo 57 Adenauer, Konrad 105 Adua, battaglia di 11 Affitti e Prestiti, legge 75 Afghanistan, invasione dell’ 116 Afrikaner 123 “Agenda 21” 129 Akihito 141 Al Fatah 98 Albertario, Davide 11 Albertini, Luigi 27 Aldrin, Edwin 126 Alfonsin, Raul 120 Algeciras, Conferenza di 22 Alia, Ramiz 134 Allende, Salvador 120, 121 Amato, Giuliano 140 Andreotti, Giulio 111, 111 Andropov, Jurij 116 Anschluss 33, 69, 71 Anti-Comintern, Patto 52 Apartheid 99, 123 Arafat, Yasser 98, 122, 123 Ardenne, battaglie delle 80 Armeni 28, 29 ARMIR (Armata Italiana in Russia) 77, 77 Armstrong, Neil 126 Assad, Hafiz al- 122 Asse Roma-Berlino 71, 76 Asse Roma-Berlino-Tokyo 73 Atatürk, Mustafà Kemal 51 Aventino, secessione dell’ 57, 57 Aylwin, Patricio 121 B Badoglio, Pietro 78 Balbo, Italo 56
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Baldwin, Stanley 43 Balfour, dichiarazione 50, 51 Banca Romana, scandalo 12 Bandung, Conferenza di 95, 97 Barbarossa, operazione 74 Batista, Fulgencio 117 Battisti, Cesare 27 Bava Beccaris, Fiorenzo 11 Begin, Menahem 122 Ben Bella, Mohammed 99 Ben Gurion, David 96 Benedetto XV 31 Berisha, Sali 134 Berlinguer, Enrico 110, 111 Berlino, Muro di 102, 107, 115, 133, 137 Berlusconi, Silvio 112, 139 Bianchi, Cesare 56 “Biennio rosso” 42, 56 Bissolati, Leonida 11, 27 Blum, Léon 44 Bolscevichi 19 Bonomi, Ivanoe 55, 107 Bordiga, Amadeo 42 Bormann, Martin 67 Bosnia-Erzegovina, guerra civile in 138 Bossi, Umberto 112 Boxer, rivolta dei 22 Brandt, Willy 105 Bresci, Gaetano 11 Brest-Litovsk, pace di 31, 37 Brežnev, Leonid 113, 116 Briand, Aristide 18, 44 Briand-Kellog, Patto 69 Brigate Rosse 111 Bucharin, Nikolaj 62 Bush, George 137, 140 Bush, George W. 141 C Cadorna, Luigi 31 Callaghan, Leonard 104 Calvo Sotelo, José 71 Camp David, accordi di 122 Campbell-Bannerman, Henry 17 Caporetto, battaglia di 30, 31 Cárdenas, Lázaro 50
Carranza, Venustiano 21 Carter, Jimmy 101, 103 Casablanca, conferenza di 77 Castro, Fidel 102, 117 Castro, Raul 117 Ceausescu, Nicolae 134 CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) 89 CED (Comunità Europea di Difesa) 89 CEE (Comunità Economica Europea) 105, 133 Cernenko, Kostantin 116, 131 Cernobyl 125, 128 Chamberlain, Arthur N. 71 Chang Kai-shek 52, 53, 91, 92, 93 Chiesa, Eugenio 27 Chou En-lai 92 Churchill, Winston 74, 76, 79, 80, 86, 104 Cibernetica 125 Clark, Mark W. 79 Clemenceau, Georges 18, 32 Clementis, Vlado 113 Clinton, Bill 137, 138, 140, 141 Combes, Émile 18 Comecon 89 Cominform 88 Comintern 38, 62 Compiègne, armistizio di 32 Compromesso storico 110, 111 Coolidge, Calvin 48 Coralli, battaglia del Mar dei 76 Corea, guerra di 89, 89, 93, 101, 104 Corporativismo 58 Carta atlantica 75 Craxi, Bettino 111, 112 Crispi, Francesco 12 Croazia, guerra civile in 138 D D’Alema, Massimo 139, 140 D’Annunzio, Gabriele 27, 28, 41, 55 Danzica, questione di 72 Dawes, piano 65 Dayton, accordi di 138
Indice
De Andreis, Luigi 27 De Bono, Emilio 56 De Gasperi, Alcide 107, 108, 109 De Gaulle, Charles 74, 79, 99, 105 De Klerk, Frederik 123 De Lorenzo, Giovanni 110 De Mita, Ciriaco 111 De Vecchi, Carlo Maria 56 Deng Xiaoping 117, 142 Denikin, generale 38 Desaparecidos 120 Desert Storm, operazione 123 Diaz, Armando 31 Díaz, Porfirio 21 Diem, Ngô Dinh 97 Dien-Bien-Pu 97 Dini, Lamberto 139 Dolfuss, Engelbert 67 Dreyfus, affaire 18 Dubcek, Alexander 115, 134 Duma 20, 35 E Ebert, Friedrich 44, 65 Eden, Anthony 104 Edoardo VII 17, 18 Einaudi, Luigi 108 Eisenhower, Dwight D. 101, 102 El-Alamein, battaglie di 76 Elías, Plutarco 50 Eltsy, Boris 135 Entente cordiale 17, 22 Erhard, Ludwig 105 Etiopia, guerra d’ 69, 70 EURATOM (Comunità Europea per l’Energia Atomica) 105 F Facta, Luigi 55 Falkenhayn, Erich von 26 Falkland, battaglia delle (1914) 26 Falkland, guerra delle (1982) 105, 120 Fanfani, Amintore 109 Faruk 97 Fasci di combattimento 42, 55
Fiume, questione di 41, 42, 43, 55, 59, 69 FLN (Fronte di Liberazione Nazionale algerino) 99 Foch, Ferdinand 31 Ford, Gerald 103 Forlani, Arnaldo 112 Fortis, Alessandro 12 Francesco Ferdinando 19, 25 Francesco Giuseppe 19 Franco, Francisco 71, 106 Fuad I 51 G Gagarin, Jurij 126 Gandhi, Indira 96 Gandhi, Mohandas K. 51, 95 Gandhi, Rajiv 96 Gariboldi, Italo 77 Gentiloni, patto 13 Gheddafi, Muhamar 99 Giap, Vo Nguyen 97 Ginevra, Conferenza di 97 Giolitti, Giovanni 11, 12, 12, 13, 14, 15, 17, 42, 43, 56 Giorgio V 19 Giovani Turchi 23 Giovanni XXIII 109 Giscard d’Estaing, Valéry 105 Glasnost 131 Globalizzazione 129 Goebbels, Joseph 67 Gomulka, Wladislaw 114 González, Pablo 21 Gorbacëv, Michail 103, 131, 132, 133, 134, 135, 135 Goria, Giovanni 111 Gramsci, Antonio 42 Gran Consiglio del Fascismo 57, 78 Guerra civile spagnola 69, 71 Guerra dei Sei giorni vedi Terza guerra arabo-israeliana Guerre balcaniche 23, 23 Guevara de la Serna, Ernesto Che 117 Guglielmo II 18, 22, 32, 44 Gulag 61, 63 Gustav, linea 79
H Harding, Warren G. 48 Havel, Václav 134 Heath, Edward 104 Herzl, Theodor 50, 51 Hess, Rudolph 67 Hindenburg, Paul von 26, 65, 66 Hirohito 52, 141 Hiroshima 73, 81 Hitler, Adolf 45, 65, 66, 67, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 78, 79, 80, 81 Home Rule 18 Honecker, Erich 115, 133 Horty, Miklós 45 Hu Yao-bang 135 Huerta, Victoriano 21 Hun Sen 121 Husák, Gustav 133 Hussein ibn Talal 122 Hussein, Saddam 122, 123 I Idris as-Sanusi 99 Iliescu, Ion 138 IMI vedi Istituto Mobiliare Italiano (IMI) Indocina, guerra d’ 96 Informatica 125 Inönü, Ismet 51 IRI vedi Istituto di Ricostruzione Industriale (IRI) Irredentismo 15, 27 Isonzo, battaglie dell’ 29, 30, 31 Istituto di Ricostruzione Industriale (IRI) 59 Istituto Mobiliare Italiano (IMI) 59 Iwo Jima, battaglia di 81 Izetbegovic, Alia 138 J Jalta, Conferenza di 80, 85 Jaruzelski, Wojciech 132 Jaurès, Jean 18 Jian Zeming 142 Joffre, Joseph 26 Johnson, Lyndon B. 101, 102 Juan Carlos 106
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Indice
Judenic, generale 38 Junker 18 Jütland, battaglia dello 29 K Kádár, Janos 115, 132 Kamenev 39, 61, 62, 63 Kamikaze 81 Karim Kassem, Abd al- 122 Kashmir, guerre per il 96, 143 Kennedy, John F. 101, 102 Kerenskij, Aleksandr F. 35, 36, 37 Khamenei, Ali 122 Khmer rossi 121 Khomeini, Ruhollah M. 103, 121, 122 Kim Il Sung 89 Kippur, guerra del vedi Quarta guerra arabo-israeliana Kirov 63 Kohl, Helmut 133 Kolcak, generale 38 Kornilov, Lavr G. 36 Kosovo, conflitto in 139 Krenz, Egon 133 Kronstadt, rivolta di 39 Kruscëv, Nikita S. 113, 114, 116, 117 Kulaki 61 Kun, Bela 45 Kwesnieski, Alexander 138 Kyoto, protocollo di 141 L L’vov, Georgij E. 35, 36 Lega Aaraba 96 Lenin 19, 35, 36, 37, 38, 39, 61, 62 Leyte, battaglia del golfo di 80 Libia, guerra di 11, 15, 23 Liebknecht, Karl 44 Lloyd George, David 32, 43 Locarno, Trattato di 65, 69 Lon Noi 121 Londra, Patto di 28 Ludendorff, Erich 26 “Lunga marcia” 52, 53 Luxemburg, Rosa 44 Luzzatti, Luigi 15
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M MacArthur, Douglas 86, 89, 104 “Maccartismo” 101 MacDonald, Ramsay 43 MacMillan, Harold 104 Madero, Francisco 21 Magliani, Agostino 12 Mahatma vedi Gandhi, Mohandas K. Major, John 105 Mandela, Nelson 123 Mao Tse-tung 53, 91, 92, 93, 117 Marinetti, Filippo Tommaso 27 Marshall, piano 87 Martov 19 Masuri, Laghi, battaglia dei 26 Matteotti, Giacomo 55, 57, 57 Mazowiecki, Tadeusz 132 McCarthy, Joseph 101 Menelik, negus 11 Menem, Carlos 120 Menotti Serrati, Giacinto 42 Menscevichi 19 Midway, battaglia delle 76 Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale (MVSN) 57, 58 Millerand, Alexandre 44 Milosevic, Slobodan 138 Mitterand, François 105 Mladenov, Petar 134 Mobutu Sese Seiko 144 Modrow, Hans 133 Moltke, Helmuth von 26 Monaco, Conferenza di 71 Monaco, putsch di 45, 65 Montgomery, Bernard L. 76, 77 Moro, Aldo 109, 111 Moto spartachista 44 Murri, Romolo 27 Musharraf, Parvez 143 Mussolini, Benito 27, 28, 42, 55, 57, 57, 59, 69, 70, 71, 74, 77, 78, 78, 81 MVSN vedi Milizie Volontarie per la Sicurezza Nazionale (MVSN)
N Nagasaki 73, 81 Naguib, Mohammed 97 Nagy, Imre 114, 115 Nasser, Gamal A. 97, 98 NATO (North Atlantic Treaty Organization) 88, 139 Nehru, Jawaharlal 96 NEP (Nuova Politica Economica) 39, 62 Neuilly, Trattato di 33 New Deal 48, 49, 49 Nicola II 19, 30, 35 Nitti, Francesco S. 42, 58 Nixon, Richard 102, 103 Non expedit 13 Norimberga, Leggi di 66 Norimberga, processo di 87 Normandia, sbarco in 79 Nuova Politica Economica vedi NEP O Obregón, Álvaro 50 Okinawa, battaglia di 81 OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) 98, 119, 122, 123, 140 ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) 80, 85, 96, 122, 123 Opera Vigilanza e Repressione Antifascismo (OVRA) 58 Orlando, Vittorio Emanuele 32, 42 Ostpolitik 105 Ottone il grande 66 OVRA vedi Opera Vigilanza e Repressione Antifascismo (OVRA) P Parigi, Conferenza di Pace di (1919) 32, 41 Parigi, Conferenza di Pace di (1946-47) 85 Parri, Ferruccio 107 Patti Lateranensi 59 Patto a Quattro 70 Patto a Tre 59 Patto altantico 88, 109
Indice
Patto tedesco-sovietico 72 Paulus, Friederich von 77 Pearl Harbor 75, 91 Pelloux, Luigi 11 Perestroijka 131 Perón, Isabelita 120 Perón, Juan D. 119, 120 Pétain, Philippe 74 Pinochet, Augusto 120, 121 Poincaré, Raymond 18, 44 Pol Pot 121, 142 Pompidou, Georges 105 Potsdam, conferenza di 85 Poznan, rivolta di 114 Praga, “primavera” di 115, 134 Praga, “rivoluzione di velluto” 133 Prima guerra arabo-israeliana 96 Prima guerra mondiale 12, 21, 25-33, 52 Prodi, Romano 139 Proibizionismo 48 Putin, Vladimir 138 Q Quarta guerra arabo-israeliana 122 R Rabin, Yitzhak 123 Radek 63 Rafsanjani, Hashemi 122 Rajk, László 113 Ranariddh, Norodom 121 Rapallo, Trattato di 43 Reagan, Ronald 101, 103 Repubblica Sociale Italiana (RSI) 78, 78 Reza Pahlavi, Muhammad 121 Riga, Pace di 38 Rio de Janeiro, vertice di 129 “Rivoluzione culturale” 117 Rivoluzione messicana 21 Roma, marcia su 55, 56 Roma, Patto di 69 Roma, Trattato di 105 Rommel, Erwin 76 Roosevelt, Franklin D. 49, 75, 79, 80, 81, 101
Roosevelt, Theodore 20 RSI vedi Repubblica Sociale Italiana (RSI) Rudinì, Antonio di 11, 12 S SA (Sturmabteilungen) 66 Sadat, Anwer 122 Saint-Germain, Pace di 33 Salandra, Antonio 27 SALT 1, accordo 102 Salvemini, Gaetano 27 Saracco, Giuseppe 11 Saragat, Giuseppe 108 Schlieffen, piano 26 Schmidt, Helmut 105 Seconda guerra araboisraeliana 98 Seconda guerra mondiale 63, 73-81, 85, 91, 92 Seconda Internazionale 18 Seipel, Ignaz 45 Sendero Luminoso 93 “Settimana rossa” 27 Sèvres, Pace di 33 Shoah 80, 96 Sidi el-Amin 99 Sihanouk, Norodom 121 Sionismo 50 Slansky, Rudolf 113 SME (Sistema Monetario Europeo) 105 Società delle Nazioni 33, 63, 67, 69, 70 Solidarnosc 132 “Soluzione finale” 67, 80 Somme, battaglie della 29 Sonnino, Sidney 15, 27 Soviet 20, 35, 36, 37 Spadolini, Giovanni 111 Sputnik 126 SS (Schutzstaffeln) 66 Stalin 35, 61, 62, 63, 63, 72, 78, 79, 80, 92, 113, 114 Stalingrado, battaglia di 76, 77 START, trattato 131, 140 Statuto albertino 11, 58 Stolypin, Pëtr 20 Stoph, Willy 133
Strafexpedition 30 Stresa, Conferenza di 70 Stresemann, Gustav 45, 65 Sturzo, Luigi 42, 58 Sudeti 69, 71 Suez, crisi di 97-98 Suharto 142 Sun Yat-sen 52 Syngman Ree 89 T Tambroni, Fernando 109 Tangentopoli 107, 112 Tannenberg, battaglia di 26 Teheran, conferenza di 77, 79 Terapie genetiche 126 Terza guerra arabo-israeliana 98 Terza Internazionale vedi Comintern Tet, offensiva del 103 Thatcher, Margaret 104, 105 Tien An Men, strage di 135, 142 Tirpiz, Alfred von 19 Tito 88, 114, 137 Togliatti, Palmiro 78 Tökés, László 134 Trianon, Trattato del 33 Triplice Alleanza 15 Triplice Intesa 22 Trotzkij, Lev D. 36, 38, 39, 61, 62, 63 Truman, Harry 81, 89, 101 Tsushima, battaglia di 22 Turati, Filippo 11, 57 Tzü-hsi 22 U UEO (Unione Europea Occidentale) 88 Ulbricht, Walter 115 Umberto I 11 Ungheria, rivoluzione d’ 114-115, 116 V Vajpaye, Atal Bahari 143 Vargas, Getulio 50, 120
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Indice
Varsavia, Patto di 88, 89, 115, 132 Verdun, battaglia di 29 Versailles, trattato di 32, 42, 45, 65, 69, 70 Vietcong 103 Vietnam, guerra del 102, 103 Villa Giusti, Armistizio di 32 Villa, Francisco “Pancho” 21 “Vittoria mutilata” 55 Vittorio Emanuele III 11, 56, 57, 78
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Vittorio Veneto, battaglia di 32 Vrangel, Petr 38 W Walesa, Lech 132, 138 Watergate, scandalo 103 Weizmann, Chaim 50 Westminster, Statuto di 43 Wilson, Harold 104 Wilson, Woodrow 20, 21, 32, 33
Wyszynsky, Stefan 114 Y Yamamoto, Isoroku 76 Z Zaibatsu 51, 86, 104 Zanardelli, Giuseppe 12 Zapata, Emiliano 21 Zinov’ev 39, 61, 62, 63 Zivkov, Todor 134
Pocket · INTRODUZIONE AI CAPITOLI PER INQUADRARE I DIVERSI ARGOMENTI · NOTE A MARGINE PER L’IMMEDIATA INDIVIDUAZIONE DEI TEMI PRINCIPALI · RIQUADRI DI APPROFONDIMENTO SU ARGOMENTI COLLATERALI · SCHEMI RIASSUNTIVI PER UNA SINTESI DELLA TRATTAZIONE · TEST PER L’AUTOVERIFICA DEI LIVELLI DI APPRENDIMENTO · CRONOLOGIA STORICA · INDICE ANALITICO PER REPERIRE VELOCEMENTE LE INFORMAZIONI
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