154 51 13MB
Italian Pages 476 Year 1985
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Opere 1911-1943 (pubb!ica!oncl•978)
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Opere 1945-1964 {Ptlbb!icatone1,o7o/
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Opere 1965-1975 (pubblica!ond•979)
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ANNA FREUD
OPERE
PAOLO BORINGHIERI
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Trlldu•ionc di Adi Cin•lo tr,~duzion~ dd agio •Ncmn~lilil c p~toJosiQS4).
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NOlt.MALITÀ l PATOLOGIA H~LL'ITÀI>IPAHTILI
che emerge via via; procedere dalla superficie verso il profondo; offrire la persona dell'analista come oggetto di traslazione per far rivivere e interpretare le fantasie e gli atteggiamenti inconsci; analizzare gli impulsi per quanto possibile nello stato di frustrazione cd evitare che siano messi in atto e soddisfatti; aspettarsi sollievo alla tensione non dalla catarsi ma dal.passaggio del materiale dal livello di funzionamento del processo primario a quello del processo secondario; in breve, trasformare il contenuto dell'Es in contenuto dell'lo.
Le tendenze curative Ma anche se l'analisi dei bambini è identica all'analisi degli adulti per quel che riguarda i principi in base ai quali si :~ffronta la situazione, essa ne differisce per quel che riguarda altre condizioni fondamentali della terapia. Secondo un'utile formulazione di Bibring (1937), la psicoanalisi degli adulti deve i suoi successi terapeutici aiLl liberazione di forze specifiche che sono di solito presenti nella struttura della personalità e agiscono spontaneamente verso la guarigione. Queste ~tendenze curativep, come le ha chiamate Bibring, se favorite dal trattamento, si alleano alle finalità dell'analisi. Esse sono rappresentate dalle spinte innate del paziente a completare lo sviluppo, a raggiungere il soddisfacimcnto pulsionale, e a ripetere le esperienze emotive; dal desiderio di essere normale piuttosto che anormale; dalla capacità di assimilare e integrare l'esperienza, e di esteriorizzare sugli oggetti parti della propria personaliU.. Ma proprio sotto questo :~spetto i bambini differiscono dagli adulti, c le differenze non possono non influire sulle reazioni terapcutiche nei due tipi di trattamento. Il nevrotico adulto aspira alla normalità, che contiene per lui la promessa di ottenere piacere nell'attività sessuale e successo nel lavoro, mentre per il paziente infantile la "guarigione" può essere vista sotto l'aspetto spiacevole di doversi adattare a una realtà sgradita e rinunciare all'appagamento immediato dei desideri e al fornaconto secondario. La tendenza a ripetere dell'a· dulto, importante per l'instaurarsi della traslaziOne, è complicata nel bambino dalla sua sete di nuove esperienze c nuovi oggetti. L'assimilazione e l'integrarione, che sono un contributo essenziale nella fase della "rielaborazione", sono controbilanciate nel bambino dalla tendenza, adeguata all'eU, a usare meccanismi opposti, come il diniego, la proiezione, l'isolamento, e la scissione dell'Io. La spinta a ottenere soddisfacimento pulsionalc, che spiega gli impeti dell'Es
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ed è indispensabile per la produzione di materiale in generale, nei bambini è cosi forte da divenire un ostacolo piuttosto che un elemento positivo nell'analisi. In realtà l'aillllisi dei bambini riceverebbe. ben poco aiuto dalle tendenze curative se non fosse per una sola eccezione, che ristabilisce l'equilibrio. Per definizione, e grazie ai processi maturativi, la spinta verso il completamento dello sviluppo è incommensurabilmente più forte nell'individuo immaturo di quanto possa mai essere in seguito. Nell'adulto nevrotico certe quantità di libido e di aggressiviU, assieme ai controinvestimenti che vi si oppongono, sono racchiuse nella sua sintomatologia; la nuova energia pulsionale, appena prodotta, viene costretta nella stessa direzione. Invece la personalità incompleta del bambino si trova in uno stato Ruido. l sintomi che servono alla soluzione di un conRitto a un certo livello di sviluppo si dimostrano inutili c vengono scartati al livello successivo. La libido e l'aggressività sono in movimento costante, e più facilmente che nell'adulto sono incanalabili nelle nuove direzioni aperte dalla terapia analitica. In effetti, se la patologia non è troppo grave, l'analista infantile dopo la conclusione positiva di un tratta· mento si chiederà spesso in che misum il miglioramento può essere considerato frutto dei suoi interventi terapeutici e in che misura invece vada ascritto alla maturazione e all'evoluzione spontanea del bambino. La tecnica
Di fronte a questi problemi essenziali, le tanto discusse differenze di tecnica fra l'analisi degli adulti e quella dei bambini sembrano quasi di secondaria importanza. Naturalmente, a causa della loro immaturità, ci si aspetta che ai bambini manchino molte delle qualità e degli atteggiamenti che negli adulti sono ritenuti indispensabili per portare avanti l'analisi: essi non hanno la capacità di vedere e di comprendere la propria anormalità; di conseguenza non sviluppano lo stesso desiderio di guarire e lo stesso tipo di alleanza terapeutica; di solito il loro Io sì schiera dalla parte delle resistenze; non sono essi stessi a decidere di iniziare, continuare, o completare il trattamento; il loro rapporto con l'analista non è esclusivo, ma include i genitori che devono sostituire o incrementare l'lo e il Super-io del bambino sotto diversi aspetti. Ogni storia di un'analisi infantile coincide più o meno con la storia degli sforzi per superare e controbilanciare queste difficoltà.
,,, La mancanza della libera associazione
Le caratteristiche dei bambini sopra menzionate, per quanto impor· tanti, contribuiscono re1ativamente poco alle diversit~ tecniche fra l'analisi degli adulti e quella dei bambini rispetto a un altro fattore principale: l'incapacità o l'opposizione del bambino a produrre libere associa~oni. I bambini possono riferire sogni e fantasticherie come gli adulti, ma senza la libera associazione non c'è unn via sicura per passare dal contenuto manifesto a quello latente. I bambini possono comunicare verbalmente dopo qualche esitazione iniziale, ma senza la libera associazione ciò non li portll oltre i confini della psiche cosciente. Questo atteggiamento intransigente di honte alla libera associazione si trova in tutti i bambini, sia che non abbiano una sufficiente fiducia nella forza del proprio Io per sospendere la censura, sia che non si fidino abbastanu degli adulti per essere sinceri con loro. A mio parere nel corso degli anni non si è trovato un rimedio a questa lacuna. AI posto della libera associazione si sono introdotti e accettati i giochi con giocattoli, il disegno, la pittura, la drammatizuzione dei giochi della fantasia, l'agire nella traslazione e, in mancanza di meglio, gli analisti infantili hanno cercato di convincersi che queste attività siano un valido sostituto della libera associazione. In realtà però le cose non stanno affatto cosl. Uno svantaggio consiste nel fatto che alcuni di questi comportamenti producono prevalentemente materiale simbolico, e ciò introduce nell'analisi dei b~mbini l'elemento del dubbio, dell'incertezza, dell'arbitrarietà, inseparabile dall'interpretazione simbolica in generale. Un secondo svantaggio consiste nel fatto che sotto la pressione dell'inconscio il bambino agisce invece di parlare, e ciò purtroppo introduce dei limiti nella situazione analitica. Mentre la libertà di associazione verbale accompagnata dalla restrizione della motilità è letteralmente senu limiti, non si può accettare lo stesso principio se entra in gioco l'azione motori3 all'interno della traslazione o fuori di essa. Se il bambino minaccia la propria sicurezza o quella dell'analista, se rischia di d~nneggiare gravemente degli oggetti o cerca di sedurre o di farsi sedurre, l'analista non può fare a meno di ostacolarlo, nonostante le migliori intenzioni di essere permissivo e tollerante, anche se in questo modo potrebbe emergere materiale importantissimo. Le p~role, i pensieri e le fantasie, al pari dei sogni, non incidono sulla realtà, mentre le azioni appartengono a una categoria diversa. Non
,,, serve assicurare ai bambini che durante l'ora di analisi possono liberarsi di qualunque limitazione e, come si invitano gli adulti a parlare liberamente, dir loro che possono "fare tutto ciò che vogliono": il bambino stesso convincer~ ben presto l'analista che tale libertà d'azione non è attuabile e che questa promessa non può essere mantenuta.
C'è un'altra differenza fra le due tecniche, a cui finora non si è prestata attenzione. Mentre la libera associazione sembra liberare in primo luogo le fantasie sessuali del paziente, la liberH d'azione (anche se solo relativa) agisce in modo simile sulle tendenze aggres-
sive. Nella traslazione quindi i bambini mettono in atto prevalentemente la IOio aggressività, o il lato aggressivo della loro pregenitaliU, che li spinge ad attaccare l'analista picchiandolo, sputandogli addosso, prendendolo a calci, provocandolo. Dal punto di vista tecnico ciò crea delle difficoltà, poiché molto spesso si deve impiegare del tempo prezioso cercando di controllare gli eccessi di aggressiviU scatenati inizialmente dalla tolleranza analitica. Sul piano teorico questo legame fra messa in atto e aggressiviU può produrre un'idea sbagliata della proporzione fra libido e aggressività nel bambino. Ora, è incontestabile che la messa in atto che non porta all'interpretazione, o della quale non viene accettata l'interpretazione, non reca alcun beneficio. Benché adeguata all'età in quanto fonna di espressione, e quindi normale, essa non produce maggiore comprensione né cambiamenti. Ma tra gli analisti infantili sono persistite opinioni contrarie, che sono residui del periodo catartico dell'analisi, anche quando erano già state scartate da molto tempo nell'analisi degli adulti. Interpretazione e verbalizzazione E: vero che tanto nei bambini quanto negli adulti il compito dell'analisi è quello d'interpretare il materiale inconscio; questa affermazione va però meglio chiarita e precisata, Naturalmente, anche con i bambini scopo dell'analisi rimane l'allargamento della coscienza, senza il quale non si può aumentare il controllo dell'lo. A questo scopo si deve giungere anche se ostacoli tecnici quali la mancanza di libera associazione e l'intensità della messa in atto ne aumentano le difficoltà. La differenza fra le due tecniche non sta nel fine, ma nel tipo di materiale che si Presta a essere interpretato. Con gli adulti l'analisi tratta per lunghi periodi materiale soggetto alla rimozione secondaria,
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MOaM... ~lT~ E UTO~IA IIE~L'ETl IMfA>rrlLE
cioè deve occuparsi di smantellare le difese contro derivati dell'Es che, in una qualche fase, sono stati rifiutati dalla coscienza. Solo partendo da qui può poi procedere a esaminare elementi soggetti alla rimozione primaria, cioè prcvcrbali, che non hanno mai fatto parte dell'Io organizzato c non possono essere "ricordati N, ma solo rivissuti nella traslazione. Nei bambini più grandi il procedimento è uguale, mentre è differente per quelli molto piccoli, in cui si inverte il rapporto tra elementi del primo e del secondo tipo e anche l'ordine della loro comparsa. L'Io del bambino piccolo ha il compito evolutivo di riuscire da un lato a orientarsi nel mondo esterno e dall'altro di dominare gli stati emotivi caotici che esistono dentro di lui. L'Io ottiene delle vittorie e compie dei progressi quando riesce ad afferrare ed esprimere in pensieri o parole queste impressioni, sottomettendole al processo secondario. Per diversi motivi, nei bambini piccoli che affrontano l'analisi questo sviluppo è ritardato o incompleto. Con loro, il processo interpretativo vero e proprio va di pari passo con la verbalizzazione di numerose tendenze che come tali non sono inaccessibili alla coscienza (cioè soggette ·alla rimozione primaria), però non sono ancora riuscite a entrare a far parte dell'Io, a giungere alla coscienza, e a subire l'elaborazione del processo secondario. L'importanza ddla loro verbalizzazione per il primo sviluppo infantile è stata messa in luce specialmente da Anny Katan (19(}1): ella sottolinea il fatto che il momento della formazione del Super-io dipende, entro certi limiti, dal momento in cui il bambino acquisisce la capaciU di sostituire il pensiero fondato sul processo secondario a quello fondato sul processo primario; che la verbalizzazione è notoriamente il requisito indispensabile per il pensiero di tipo secondario; che la verbalizzazione delle percezioni del mondo esterno precede quella del contenuto del mondo interno; e che qu~sta a sua volta promuove l'esame di realtà e il controllo dell'Io sopra gli impulsi dell'Es. Ifi effetti la comprensione dell'importanza che riveste la "erbalizzazione nello sviluppo non è affatto nuova in psicoanalisi; è già posta in rilievo nella seguente citazione: ucolui che per la prima volta ha lanciato all'avversario una parola ingiuriosa invece che una freccia è stato il fondatore della civiltà n (Freud, 1893, p. 9fl). Mentre la verbalizzazione come parte dell'interpretazione del materiale inconscio rimosso rientra nel procedimento analitico comune a tutte le e~. la verbalizzazione nel senso sopra descritto ha una fun-
,,, zione specifica nell'analisi di tutti i bambini che iniziano il trattamento a un'età molto precoce dello sviluppo, oppure con gravi ritardi, arresti, o deficit dello sviluppo dell'Io.
Le resistenze Per quel che riguarda la resistenza, non si avverò la speranza iniziale cl1e gli analisti infantili avrebbero avuto un compito facile sotto questo aspetto. L'inconscio del bambino non si dimostrò meno rigidamente separato dalla coscienza di quello dell'adulto. Né risultò più
facile che con gli adulti fare emergere alla superficie e portare nella seduta analitica i derivati dell'Es. An:zi, caso mai, le forze che si oppongono all'analisi sono più forti nei bambini che nei pazienti .:~dulti.
Le resistenze nell'analisi degli adulti sono di solito valutate a seconda dei processi interni o delle istanze che le fanno insorgere. L'Io resiste all'analisi per salvaguardare le difese, senza le quali dovrebbe di nuovo affrontare il dispiacere, l'angoscia e il senso di colpa che era riuscito a tenere a bada. Il Super-io sì oppone ai pensieri e alle fantasie che l'analisi autorizza in quanto sono minacce alla sua esistenza. I derivati delle pulsioni, all'interno o fuori deJla traslazione, benché liberati dal processo analitico, agiscono come resistenze contro di esso se premono per essere soddisfatti nell'azione invece di arrestarsi dopo aver contribuito all'introspezione. L'Es come tale resiste al cambiamento poiché è l~to al principio di ripetizione. I bambini condividono con gli adulti tutte queste resistenze legittime, alcune delle quali sono intensificate, variate e ampliate. Essi presentano inoltre diverse difficoltà e diversi ostacoli che sono specifici della situazione interna ed esterna di un individuo in fase evolutiva. 1) Poiché il bambino non intraprende l'analisi di sua libera volontà e non stipula un patto con l'analista, egli non si sente legato da alcuna delle regole analitiche. %) Poiché il bambino non può avere una visione a lunga scadenza di alcuna situazione, il disagio, la tensione, e l'angoscia causati dall'analisi al presente contano per lui assai più dell'idea di un wntaggio futuro. 3) Poiché, conformemente alla sua età, il bambino preferisce agire che parlare, la "messa in atto" domina l'analisi, salvo che per i bambini ossessivi (vedi pp. 784 sg.). 4) Poiché l'Io immaturo del bambino ha un equilibrio instabile
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fra le pressioni provenienti dall'interno e quelle plOvenienti dall'esterno, egli si sente più minacciato dall'analisi che non l'adulto, e si attiene più rigidamente alle proprie difese (vedi p. 783). Ciò vale per tutta l'infanzia, ma si manifesta con particolare intensità all'inizio dell'adolescenza: per tenere a bada l'attività pulsionale che viene aumentando, l'adolescente di solito rafforza le proprie difese, e con esse la resistenza all'analisi. 5) Poiché durante tutto il corso dell'infanzia continuano a operare i metodi di difesa più primitivi accanto a quelli più maturi, le resistenze dell'Io fondate sulle difese sono più numerose che nell'adulto. 6) Poiché di solito l'Io si schiera dalla parte delle resistenze, ogni bambino desidera sfuggire all'analisi nei periodi in cui aumenta la pressione del materiale inconscio, o nei periodi d'intensa traslazione negativa, e l'abbandonerebbe se i genitori non lo sostenessero, induccndolo a continuare. 7) Poiché la tendenza a superare e rifiutare il passato è più forte in alcuni periodi evolutivi che in altri, la resistenza del bambino all'analisi fluttua conformemente a queste. variazioni. Un esempio del genere è la fase di transizione tra il periodo edipico e il periodo di latenza: conformemente alle esigenze dello sviluppo il passato infantile è ora segregato, abbandonato, coperto dall'amnesia; conformemente ai dettami dell'analisi la comunicazione col passato deve essere tenuta aperta. Di qui lo scontro. fra le due esigenze. Per il bambino nevrotico o altrimenti disturbato il bisogno della terapia non diminuisce in quest'epoca, ma diminuisce la sua propensione a sottoporvisi. Lo stesso accade di nuovo durante l'adolescenza, quando l'adolescente ha bisogno di distogliersi dagli oggetti infantili, mentre l'analisi promuove la reviviscenza dei rapporti infantili nella traslazione. Questo fatto è sentito come particolarmente minaccioso dal paziente, e spesso causa l'interruzione repentina del trattamento. 8) Poiché tutti i bambini tendono a estrinsecare i loro conflitti interni sotto forma di lotte con l'ambiente, essi preferiscono cercare soluzioni esterne nell'ambiente, piuttosto che cambiamenti interni. Quando predomina questa difesa il bambino si dimostra totalmente indisponibile all'analisi, e un simile atteggiamento viene spesso frainteso come "traslazione negativa" e interpretato come tale (senza sucçesso). · Nel complesso l'analista infantile deve affrontare molte difficili situazioni che mettono a dura prova la sua abiliU, e soprattutto ri-
2/Al'IIUJSI.IlfF.ua iotTauteri~dell'csse.eum.ono oppaTC, lo conboolo o quelb delb moggiOTanudedi aoim.oli, rclotiYOmente piil brevt'; esso viene mandato nel mondo piil. iocomplno di loro. L'inlluen>a del mondo esterno Teole viene pCTci~ rdor>ata, lo diiFctCMio:ione dell'Io dall'Es viene promossa pJecoc:cmente, i pericoli del mondo esterno aumentano in signl&cato, e il YOlore dell'oggetto, che do solo puà plotegecre OOfltroqunti pericoli esostitul~elavita lntnukrl~ perduto, slaccrcsc.! enoTmcmeote. Qut:tto fottOTe bioloalco pTOCIU(IOS, p. lO>). ~La difeso coobo l'insullieienz:o infonb1e si ,;. flette, con i suoi cll811cTL.. nello fo•m~zione dello Teligione• (1~07, p. 4S4), •E facile SCOpTiTe questo motivo [clelta lotb conbo l'aea•essivit~] nello deboltua dell'uomo e nella •ua dipendcnu daali olt1i; pu6 tueTe indicato mea]io come pouro di perdere l'amore" (lQOQ,p.6ll), "Vedi,ade~96o); Lcvy (>Q6o);$pJiace(•9fi~).
"Vedi le esperienze deD'ultima euerra, q..aado molti disturbi ncvro\iei .eanero ia luce (pur essendo in re:s.\U sorti molto tempo prima) dopo che i bambini vennero scp..rati daDa famÌ11;Ha.
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di trattarli per il disturbo del bambino invece di analizzare il bam-
bino stesso. Studi recenti sulla dipendenza Due recenti saggi sulla teoria del rapporto genitore-infante riassumono la posizione dell'analista a tutt'oggi, quello di Phyllis Grecoacre (tQ{lo), imperniato sul processo della maturazione, e quello di Winnicott (t96o) sugli aspetti e le conseguenze delle cure materne. Insieme, questi due scritti ci danno un quadro compl~o di ciò che avviene nella fase preverbale di totale dipendenza, delle inRuenze interne ed esterne che vi operano, e del modo in cui questi fattori contribuiscono a determinare la nonnaliti e l'anormaliU. futuie. Vi sono molti altii studi analitici, derivati dal lavoro all'interno delle sedute analitiche e fuori di esse, ognuno centrato su un aspetto diverso ddla questione, come: l'empatia tra madre e bambino durante il periodo di totale dipendenza (Winnicott, 1949); il contributo dato dalla fase di dipendenza alla costituzione dell'individuo (James, 1 delb libido do un'immqinc iotem:.1, naturalmente noo ci,; pub aspe!· larc che n lutto si manifesti primQ che si sill stabilita b . dell'lo".
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lln il fenomeao piìl tvdo del ~rivo!~ l"aclfl"""'iviU su s6 stessi~. che Don~ un difetto di maturuione ma uo. mecc~ni•mo di dif= us:otodoll'looottol"cfl'cUoddcon.Ritto.
Paura, senso di colpa, angoscia di evirazione possono naturalmente motivare qualsiasi bambino a essere prudente (cioè pauroso) per quanto riguarda la sua sicurezza fisica. Ma, quando non sono sotto l'influenza di simili motivazioni, i bambini normali sono notevolmente cocciuti e ribelli nelle questioni di salute. Stando alle frequenti lamentele delle madri, essi si comportano come se ritenessero loro diritto mettere in pericolo la propria salute mentre lasciano alla madre il compito di proteggerla e ristabilirla; questo atteggiamento spesso dura fino :~1 termine dell'adolescenza e può rappresentare l'ultimo residuo della simbiosi originaria tra madre e bambino. Altri esempi di linee evolutive Vi sono molti altri esempi di linee evolutive delle quali l'analista conosce ogni tappa e che può descrivere senza difficoltà, sia con una ricostruzione retrospettiva che parte dal quadro dell'adulto, sia con un lavoro fondato sull'indagine analitica longitudinale e l'osservazione del bambino. Ne esporremo due esempi. DA.LL'EGOCENI'IliSMO ALLA SOCIEVOLEZZA. Descrivendo Jo sviluppo del bambino sotto questo particolare profilo, si può delineare una sequenza che si presenta come segue: 1) una visione del mondo estemo orientata in modo egoistico e nareisistico, nella quale gli altri bambini non esistono del tutto o vengono percepiti solo come elementi di disturbo nel rapporto madrebambino e come rivali nell'amore dei genitori; 2) gli altri bambini vengono visti come oggetti inanimati, cioè come giocattoli che possono essere adoperati, maneggiati, scelti e scartati a seconda dell'umore, e dai quali non ci si attende alcuna reazione né positiva né negativa; 3) gli altri bambini sono visti come elementi di aiuto per portare a termine uno scopo desiderato, come giocare, costruire, distruggere, fare qualche marachella cee.; la durata dell'associazione è quindi determinata dillo scopo prefisso e secondaria ad esso; 4) gli altri bambini sono visti come compagni e come oggetti a sé stanti; il bambino può quindi ammirarli, temerli, competere con loro; può amarli o odiarli, identificarsi con i loro sentimenti, conDscere i loro desideri e spesso rispctbrli; può infine dividere con loro il possesso di altre cose su una base di uguaglianza. Nelle prime due fasi il bambino, anche se ben voluto e tollerato dai fratelli maggiori, è per necessità asDCiale, nonostante tutti gli
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sforzi della madre; la vita comunitaria a questo livello può essere sopportata ma non sarà comunque utile. Il terzo stadio rappresenta il livello minimo per la socializzazione sotto forma di accettazione nella comunità familiare dei fratelli maggiori o dell'ingresso in un gruppo di coetanei al giardino d.'infanzia, Ma solo il quarto stadio permette al bambino di stabilire rapporti di camerati~mo, inimicizie e amicizie di qualunque tipo e durata. DAL CORYO AL GIOCATI'OLO E DAL GIOCO AL LAVORO
1) Il gioco da principio è per il bambino un'attività che produce piacere erotico, e coinvolge la bocca, le dita, la vista, l'intera superficie del corpo. Questo gioco si svolge sul corpo stesso del bambino (gioco autocratico) o su quello della madre (di solito in rapporto all'alimentazione) senza una chiara distinzione tra i due, e senza alcun ordine e preferenza sotto questo aspetto. 2) Le propriecl del corpo della madre e di quello del bambino sono trasferite su qualche oggetto morbido, come un pannolino, un cuscino, una coperta, un orsacchiotto, che servono come primo giocattolo del bambino, come oggetto transizionalc (secondo Winnicott, 1953), che viene investito di libido sia narcisistica sia oggettuale. 3) L'attaccamento a uno specifico oggetto transizionale si evolve in seguito in una propensione più generica per giocattoli soffici di vario genere che, in quanto oggetti simbolici, saranno alternativamente vezzeggiati e maltrattati (investiti di libido e di aggressività). Poiché si tratta dì oggetti inanimati e quindi incapaci di ritorsione, il bambino può esprimere verso di loro l'intera gamma della sua ambivalenza. 4) Questi giocattoli morbidi perdono a poco a poco d'importanza, eccetto al momento di andare a letto, quando, fungendo da oggetti transizionali, continuano a facilitare al bambino il passaggio dalla partecipazione attiva al mondo esterno al distacco narcisistico necessario per dormire. Durante il giorno essi vengono a essere sempre più rimpiazzati dai materiali di gioco che, pur non possedendo di per sé lo status di oggetti, servono però alle attività dell'Io e alle fantasie sottostanti. Tali ·attività gratificano direttamente una pulsione parziale, oppure sono investite di energie pulsionali spostate e sublimate. La loro sequenza cronologica è approssimativamente la seguente: a) giocattoli che si prestano ad attività dell'Io come riempire-svuotare, aprire-chiudere, introdurre, pasticciare ecc.; l'interesse per questi gio-
chi deriva dallo spostamento dell'interesse per gli orifizi del corpo e le loro funzioni; b) giocattoli mobili che permettono attività motorie piacevoli; c) materiale da costruzione che offre uguale opportunità di costruire e distruggere (in corrispondenza con le tendenze ambivalenti de11a fase sadico-anale); d) giocattoli che consentono l'espressione di tendenze e atteggiamenti maschili e femminili, e che vengono usati: l) per giochi solitari, II) per essere esibiti all'oggetto edipico (a servizio dell'esibizionismo fallico), III) per inscenare le varie situazioni de] complesso edipico nel gioco di gruppo (purché sia stato raggiunto lo stadio 3 della linea di sviluppo verso la socievolezza). L'espressione della mascolinili può anche spostarsi su attivi~ dell'Io come la ginnastica e l'acrobatismo, nelle quali l'intero corpo del bambino e l'abilità nel servirsene rappresentano, esibiscono e forniscono godimento simbolico derivante dall'attività e dalla padronanza fallica. 5) La soddisfazione diretta o spostata, ricavata dall'attività stessa de] gioco, cede sempre più il posto al piacere per il prodotto finito di questa attività, un piacere che, nella psicologia accademica, è stato descritto come il piacere di completare un compito, di risolvere un problema ecc. Da alcuni autori questo è considerato un requisito indispensabile per un buon rendimento scolastico del bambino (Biihler, 1935). Il modo esatto in cui questo piacere di riuscire si colleghi alla vita istintuale dd bambino rimane tuttora una questione aperta alla nostra riflessione teorica; sembra però che sia indispensabile la presenza attiva di vari fattori, quali l'imitazione e l'identificazione nel primo rapporto madre-bambino, l'influenza dell'ideale dell'Io, la trasformazione della passività in attività come meccanismo di difesa e adattamento, e in-fine la pressione interna verso la maturazione, cioè verso uno sviluppo progressivo. Che il piacere di riuscire, connesso solo secondariamente con i tapporti oggettuali, sia presente in bambini molto piccoli come capacità latente lo dimostrano in modo pratico i successi de] metodo Montessori. In questo metodo, studiato per la scuola materna, il materiale di gioco è scelto in modo da offrire al bambino la possibilità di elevare al massimo l'autostima e la gratificazione attraverso il completa-
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mento di compiti e la soluzione indipendente di problemi; e si può osservare che i bambini rispondono in modo positivo a tali opportuniU. fin quasi dal momento in cui muovono i primi passi. Quando questa fonte di gratificazione non è sufficientemente sostenuta con l'aiuto di espedienti esterni, il piacere che deriva dal successo nel gioco rimane più direttamente connesso con la lode e l'approvazione espressa dal mondo oggettuale, mentre la soddisfazione derivante dal prodotto finito compare solo più tardi, probabilmente come risultato dell'interiorizzazione di fonti esterne di autostima. 6) La capacità di giocare si muta in capacità di lavorare:~S quando siano state raggiunte alcune ulteriori acquisizioni, come le seguenti: a) la capacità di controllare, frenare o modificare gli impulsi a usare determinati materiali in modo aggressivo e distruttivo (cioè di non gettare, disfare, pasticciare, ammucchiare disordinatamente), e a usarli invece in modo positivo e costruttivo (per costruire, pianificare, imparare e, nella vita sociale, condividere); b) la capacità di portare avanti piani prestabiliti tenendo nel minimo conto la mancanza del piacere immediato, le frustrazioni transitorie ecc., c tenendo invece nel massimo conto il piacere del risultato finale; c) la capacità di compiere quindi non solo il passaggio dal piacere pulsionale primitivo al piacere sublimato, con un alto grado di neutralizzazione dell'energia impiegata, ma al tempo stesso di passare dal principio di piacere al principio di realtà, uno sviluppo essenziale per potersi applicare con successo al lavoro durante il periodo di latenza, nell'adolescenza e nella maturità. Vi è inoltre una serie di attività collaterali significative per lo sviluppo della personalità, come i sogni a occhi aperti o fantasticherie, i giochi agonistici e gli hobby. Esse rientrano tutte nella linea evolutiva che va dal corpo al giocattolo e dal gioco al lavoro, e si fondano soprattutto sugli ultimi stadi di questa sequenza. I sogrù a occhi aperti: quando i giocattoli e le attività ad essi connesse passano in secondo piano, i desideri, fino a quel momento realizzati con l'aiuto degli oggetti materiali, e cioè soddisfatti nel gioco, 30 Non cerçhì•mo qui di dale uu de&nitione del lavoro o:>fl tutte le '"" implic:Woai ~liep$icoloaithe,ma.!Oitlllltodidtsaivneiprogresliaellomluppodell·loenel
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Che il mttodo di KaJiare l'eccitomento Jesswle •io dolt. mol$lma importanza per ciu· dic>felost:atocomplusivo della•f=~Cm~alecliun bambino,lohooflerm•to Fretld in O.!lasloril eli Ullllaevro!iinfontile(l914): '"lllattocheilncntrobimbettoabbia-p:odotto ulllldcfec:azionec:omcsegnodell'eccitamentosessuoltvoritenutounap«ulinitlclellaiUa ssivoesidimos~ pi~indincaidentiSar•iinseguitoconladoollllehenonconl'uOPlO'"{p. S54l· '"Secaodoundettopopolale,~ibombinifannoduepassiaVllntieuuoindietro'".
... In effetti, si può dimostrare che tendenze regressive, se esaminate nei p.uticolari, si manifestano in corrispondenza di tutte le acquisizioni importanti del bambino: nelle funzioni dell'Io del controllo della mo-
tilità, dell'esame di realtà., della c:apacit/1 d'integrazione, del linguaggio; nel raggiungimcnto del controllo degli sfinteri; nel processo mentale secondario e nel padroneggiare l'angoscia; negli elementi di adatta-
mento sociale come la tolleranza alla frustrazione, il controllo degli impulsi, l'uso delle buone maniere; nelle esigenze del Super-io, quali l'onestà, la rettitudine nei rapporti con gli altri ecc. Sotto tutti questi
aspetti la capacità di un singolo bambino di funzionare a un livello relativamente elevato non garantisce la stabilità e la continuità di tale livello, anzi, ritorni occasionali a comportamenti più infantili devono essere considerati normali. Per esempiD, i discorsi fantastici e i balbettamenti infantili hanno diritto di esistere nella vita del bambino, accanto ai discorsi razionali e in alternanza con essi. Le abitudini alla pulizia non possono essere acquisite d'un sol colpo, ma presentano fasi alterne di progressi e regressi attraverso un'interminabile serie di successi, ricadute, incidenti. Il gioco costruttivo con i giocattoli si alternerà con momenti di disordine, di distruttività e di gioco erotico col proprio corpo. L'adattamento sociale verrà periodicamente interrotto da ricadute nell'egoismo puro ecc. Di fatto, noi ci sorprendiamo non delle ricadute ma di conquiste e piOgressi occasionali e improvvisi. Simili progressi possono avvenire sul piano dell'alimentazione sotto forma di un improvviso rifiuto del seno col successivo passaggio al bibeiOn, al cucchiaio o alla tazza, e con l'abbandono dei liquidi per i solidi; oppure, in età più avanzata, sotto forma di improvvisa rinuncia a certe manie alimentari. Per quanto riguarda le abitudini, si può avere l'interruzione improvvisa dell'abitudine di succhiare il pollice, l'abbandono di un oggetto transizionale o di certi accorgimenti abituali per il sonno ecc. Per quanto riguarda l'addestramento alla pulizia, si conoscono esempi di passaggi quasi istantanei dall'enuresi e l'encopressia al controllo sfinterico; riguardG all'aggressività, si può assistere alla sua scomparsa quasi istantanea e alla conversione a un comportamento timido, inibito, insicuro. Ma queste trasformazioni, per quanto comode per chi vive con il bambino, sonD viste con diffidenza dallo specialista, che le attribuisce non al normale decorso di uno sviluppo progressivo ma a influenze e ad angosce traumatiche che ne accelerano indebitamente il corso normale. L'esperienza ci insegna che il metodo più lento per piOve ed errori, di progressi e di temporanei regressi è più appropriato a una sana crescita psichica.
... DETEJI.IOI\AMENTO DEL PROCESSO SECONDARIO NELLO STATO DI VEGUA
Benché in pratica si sia riconosciuta l'ubiquiU dei regressi dell'Io nella vita normale del bambino, nella letteratura analitica per molti anni questo argomento non ha trovato un adeguato riconoscimento.
Personalmente, io mi sono interessata al problema molto tempo fa, portandolo negli anni trenta all'attenzione ddla Società psicoanalitica di Vienna con un breve scritto sul deterioramento del processo secondario nella vita di veglia dci bambini. Vi esponevo in breve il concetto che simili deterioramenti si manifestano in diverse situazioni, aventi in comune il fatto che il controllo de1l'lo sulle funzioni psicl1iche si attenua per una ragione o per l'altra, come nei seguenti
casi. a) Nelle analisi dei bambini, come in ogni situazione analitica, si usano delle tecniche allo scopo di permettere al bambino di ridurre le sue difese e i suo{ controlli e di dar più libero sfogo alle fantasie, alle pulsioni, ai processi preconsci e inconsci. In queste condizioni si può osservare come sia il gioco che le espressioni verbali del bambino perdano a poco a poco le caratteristiche del processo secondario, quali Li. logica, la coerenza e la razionalit~. per mettere in evidenza invece le caratteristiche del processo primario, quali la generalizzazione, lo spostamento, la ripetizione, la deformazione e l'esagerazione. Un certo tema centrale che, inizialmente, trova un suo contesto logico in una fantasia o in un gioco, può improvvisamente dilagare su ogni elemento dell'insieme, anche se l'inserimento è forzato e inappropriato; oppure può intensificarsi fino a diventare assurdo. Citiamo qualche esempio dal lavoro analitico passato e presente: un paziente di cinque anni, giocando con i pezzi del "piccolo mondo~, aveva inscenato il tema della ulotta" in modo assai timido e moderato facendo litigare fra loro i bambolotti della famiglia; ma, man mano che il gioco procedeva, l'elemento della lotta sfuggi al controllo, passando dalle persone agli oggetti inanimati, finché, al momento culminante, tutti i mobili vi furono coinvolti, e il lavandino di cucina si impegnò in un selvaggio "corpo a corpo" con il tavolo e la credenza. Parimenti, il disegno di una battaglia fatto da un bambino può contenere per esempio uno o due cannoni piazzati in posizione corretta; ma nei successivi disegni i cannoni aumenteranno di numero e verranno piazzati dappertutto, finché l'intera nave, perfino nelle parti sott'acqua, ne risulteli disseminata. 29 Elementi quali il "Cib,natu,.lmC'IItc,haancheunar•tleredifC'IISivochequivienelraso:urato.
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mordere, che in un primo momento compaiono in una fantasia attribuiti ad animali selvaggi come la tigre o il coccodrillo, possono poi abbandonare la posizione in cui erano "legati" da una rappresentazione simbolica c, una volta liberi dal controllo dell'Io, possono irrompere dappertutto, in un'orgia di morsi reciproci fra persone e cose. b) Si possono osservare manifestazioni quasi identiche anche al di fuori del contesto analitico; per esempio nel comportamento normale del bambino al momento di andare a letto, cioè nel periodo di passaggio dalla veglia al sonno, quando anche il bambino più ragionevole e meglio adattato incomincia ad agitarsi, a piagnucolare, a dire sciocchezze, ad avvinghiarsi alle persone e a esigere le attenzioni fisiche che soleva ricevere quando era molto più piccolo. Anche qui ciò eh~ soprattutto colpisce è il disordine crescente nei processi di pensiero, la perse>:erazionc di singole parole o frasi, la !abilità affettiva generale che si manifesta negli sbalzi di umore quasi istantanei da] riso al pianto. Chi studia la regressionc può raramente trovare un quadro più convincente dell'Io che gradatamente si deteriora e viene meno in una funzione dopo l'altra, finché in ultimo tutte le sue funzioni sono sospese e sopravviene il sonno. c) In realtà, il mio primo incontro con queste manifestazioni era avvenuto molto prima, quando ero ancora a scuola. Mi ricordo benissimo che facevo parte di una sesta classe le cui allieve erano sottoposte a un eccessivo sforzo, in quanto l'orario scolastico comprendeva una serie ininterrotta di materie difficili senza intervalli sufficienti. Mentre al principio della mattina eravamo tutte estremamente attente e ragionevoli, questo atteggiamento invariabilmente si deteriorava alla quinta o alla sesta ora di lezione, quando Perfino le più insignificanti parole monnorate da qualcuno producevano scoppi irrefrenabili di risa e comportamenti i~controllati. L'insegnante che aveva la sfortuna di fare lezione in queste ore non poteva che definire indignato le ragazze dell'intera classe "un branco di stupide oche". Io mi rendevo conto che eravamo stanche, e mi sorprendeva che ciò ci rendesse sciocche, ·ma a quel tempo non potevo altro che imprimermi nella memoria questo fatto in vista di una spiegazione futura. ALTRE R.ECRESSIONI DELL'IO SOTro TENSIONE Anche se le mie COn· sidcrazioni non suscitarono a quel tempo nella Società psicoanalitica di Vienru che poco o nessun interesse (e rimasero inedite), questo tema è stato in seguito ripreso da diversi analisti. Dopo aver osservato
... il comportamento dei bambini nella scuola materna, Emst Kris ha introdotto il concetto e il termine "tasso di regressione". Egli ha dimostrato con esempi che, più il bambino è piccolo, più breve è il periodo durante il quale le sue prestazioni si mantengono a livello ottimale. Questo spiega un fatto ben noto sul piano pratico agli insegnanti di scuola materna, cioè perché i loro allievi funzionino meno bene alla 6ne che non al principio della mattinata: queste regressioni riguardano l'utilizzazione del materiale di gioco (ritorno dal livello del gioco costruttivo sotto il controllo dell'Io al livello del gioco disordinato, aggressivo e distruttivo dominato dagli impulsi); le relazioni sociali (ritorno da un rapporto di cameratismo e di considerazione per l'altro all'egoismo e alla litigiosit~); e la tolleranza alla frustrazione (diminuzione del eontrollo dell'Io sugli impulsi con conseguente aumento della pressione delle pulsioni). Diverse pubblicazioni hanno messo in evidenza altre situazioni generatrici di tensione, oltre alla stanchezza, come fattori determinanti di una regressione del funzionamento, sebbene in questi casi la regressione dell'Io si accompagni di solito con una simultanea regressione delle pulsioni, o ne costituisca la preparazione o la conseguenza. In questi scritti si faceva riferimento, da una parte, all'influenza del dolore lisico, della febbre e dei disagi corporei di ogni genere, e si metteva in evidenza che, per quanto riguarda le abiludi'ni alimentari e il sonno, l'educazione alla pulizia, il gioco e l'adattamento generale, i bambini malati devono essere eomiderati e trattati eome bambini potenzialmente regrediti, il cui adeguato funzionamento è ridotto o sospeso (A. Freud, L'influsso della malattia lisica sulla vita psichica dei bambino, 1930). D'altra parte, dal1940 in poi si è incominciato a prestare molta attenzione all'effetto corrispondente del dolore psichico nelle situazioni traumatiche, negli stati di angoscia e soprattutto nelle situazioni dolorose causate dalla separazione di un bambino piccolo dai suoi primi oggetti d'amore (angoscia di separazione). Gravi regressioni libidichc e dell'Io che ne conseguono sono state ampiamente· osservate negli asili del tempo di guerra, in altri istituti residenziali, in ospedali ecc,30 ì. necessario annotare una caratteristica peculiare della regressione dell'lo, indipendente dai vari fattori causali. In contrasto con la regressione delle pulsioni, i movimenti regressivi a livello dell'Io non JOVcdi a quCIIo proposito A. Freud e Budinsh•m, Bambini piccoli ÌQ tempo di SJJCfta c &mbiQi senza famirlia (>94Ù &wlby . RRI>ertson (•9s8), Spitz (>9H· 1946)ealtri.
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., riconducono a posizioni precedentemente stabilite, dal momento che non esistono punti di fissazione. Essi invece ripcrcorrono a ritroso, passo per passo, la linea seguita precedentemente in senso progressivo. Lo dimostra il dato clinico che, nella regressione dell'Io, è sempre invariabilmente l'acquisizione più recente che viene per-
duta per prima.' 1
•
LE REGP.ESSION1 DELL'IO COME RISULTATO OELL'ATnVIT~ DI DIFESA
Un altro tipo d'indebolimento de1le funzioni dell'Io merita di essere considerato come "regressione", sebbene non sia di solito incluso in questa categoria.
Man mano che l'Io del bambino cresce e sviluppa le-sue funzioni, una maggiore consapevolezza del mondo esterno e interno lo mette a contatto con molti aspetti spiacevoli e penosi; il predominio crescente del principio di realt.il riduce l'ambito del pensiero operante secondo il principio del soddisfacimento del desiderio; i progressi della memoria lo portano a ricordare non solo cose piacevoli ma anche fatti paurosi e penosi; la funzione sintetica prepara il terreno ai conflitti tra le istanze interne ecc. L'affiusso di dispiacere e di angoscia che ne deriva è più di quanto un essere umano possa sopportare senza aiuto; perciò viene respinto dai meccanismi di difesa che entrano in azione per proteggere l'Io. In tal modo, il diniego interferisce accuratamente con la percezione del mondo esterno, escludendone i lati spiacevoli. La rimozione svolge la stessa funzione per il mondo interno, ritirando l'investimento cosciente dalle cose spiacevoli. Le formazioni reattive sostituiscono a ciò che è spiacevole e indesiderato il suo contraiio. Tutti e tre i meccanismi interferiscono con la memoria, cioè con il suo funzionamento imparziale, che dovrebbe essere indipendente dal fatto che una cosa sia spiacevole o piacevole. La proierione contrasta la funzione sintetica, eliminando dall'immagine della personalitll gli clementi ansiogeni e attribuendoli al mondo esterno. In breve, mentre le forze della maturazione e dell'adattamento lottano per raggiungere un'efficienza sempre maggiore delle funzioni dell'Io fedeli al principio di realtà, le difese contro ciò che è spiacevole agiscono in senso opposto e, a loro volta, rendono inefficienti le funzioni dell'Io. Anche in questa sfera, perciò, continui mo"V~i l~ osservuioni 1ulla pcrdib del linauagsio, Pl'OPUA:tlotrrmdo alle tioee evolutive (vedi ap. 3), che cl d.anno un'idea del modo in cui b
r>=onaliU!slobaletc~fisme patologiJ.
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IS!f;QMTOLOCIA ADULTA
L'omosessualità 'favorita o prevenuta dalle normali posizioni evolutive In base a quanto si è detto, sembra preferibile pensare non in termini di stadi infantili precursori dell'omosessualità adulta, ma in termini d'influenze evolutive che promuovono lo sviluppo omosessuale o lo prevengono. Tale modo di pensare si fonda sull'assunto che, durante la crescita del bambino, le inclinazioni omosessuali gareggiano e si alternano regolarmente con la normale eterosessualità, e che le due tendenze si servono a turno delle varie posizioni libidiche attraverso le quali passa il bambino. Da questo punto di vista, si può dire in sintesi che lo sviluppo omosessuale è favorito dai seguenti fattori: 1) Le tendenze bisessuali che sono considerate parte integrante della costituzione innata. Esse conferiscono a tutti gli individui caratteristiche psicologiche non solo del proprio· sesso ma· anche del sesso opposto, quindi permettono loro di assumere come oggetto d'amore, o di offrirsi come oggetto d'amore, non solo al sesso opposto ma anche al proprio sesso. Questa bisessualità innata si intensifica nel periodo preedipico grazie all'identificazione sia con il padre che con. la madre e rimane la base costituzionale per ogni suècessiva inclinazio"ne omosessuale. 2.) Il narcisismo primario e secondario dell'individuo, cioè l'investimento libidico del proprio Sé. Nella misura in cui la scelta oggettuale nella tarda infanzia segue questo originario schema narcisistico, i partner vengono scelti in modo che siano il più possibile identici al Sé, compresa l'identità sessuale. Questi rapporti omosessuali o, più propriamente parlando, narcisistici, sono caratteristici del periodo di latenza e di certi stadi preadolescenziali e adolescenziali. 3) L'attaccamento anaclitico all'oggetto del bambino piccolo, per il quale il sesso è di secondaria importanza. Questo è soprattutto significativo per l'omosessualità femminile, poiché la bambina può rimanere fissata a tale stadio come a uno stadio "omosessuale~. 4) La libidizzazione dell'ano e le comuni tendenze passive dello stadio anale, che forniscono la normale base fisica per l'identificazione femminile del maschictto. s) L'invidia del pene, che fornisce il presupposto normale per l'identificazione maschile della bambina. 6) La sopravvalut:lzione del pene nella fase fallica, che rende dif-
6cile o impossibile al maschietto accettare un oggetto d'amore "evirato". 7) Il complesso edipico negativo, che rappresenta una normale fase "omosessuale" nella vita sia dei maschi che delle femmine. In contrasto con i fattori elencati sopra, che spingono un individuo all'omosessualili., vi sono altre influenze che agiscono in direzione opposta, e proteggono una persona dall'adottare questa particolare soluzione sessuale. 1) La tendenza eterosessuale e quella omosessuale competono quantitativamente l'una con l'altra durante tutta l'infanzia. Tutto ciò che favorisce l'cterosessualit~, limita l'omosCssualità in misura corrispondente. Ad esempio, l'aumento dell'eterosessualità connesso con l'ingresso del bambino nella fase fallica e il complesso edipico positivo fa diminuire automaticamente le inclinazioni omosessuali rimaste come residui della passività anale. Una simile diminuzione dell'omosessualità si verifica in certi stadi adolescenziali per l'inftusso della virilità genitale che spinge il ragazzo verso la sceltn di un oggetto eterosessuale. z) La stessa intensità della paura di evirazione che induce alcuni maschi a evitare le donne e a diventare omosessuali, agisce in altri come una forza contraria al complesso edipico negativo e come una barriera contro l'omosessualità. Dal momento che per essere appagati i desideri passivo-femminili nei confronti de] padre presuppongono l'accettazione dell'evirazione, vengono evitati ad ogni costo da tali bambini. Questo spesso dà luogo a una pseudovirilità eccessivamente accentuata come reazione all'angoscia di evirazione, e a un'aggressività sessuale verso le donne, che tende a negare la possibilità dell'evirazione e la presenza di qualsiasi desiderio femminile, e di conseguenza blocca la via ad ogni aperta manifestazione omosessuale. 3) Mentre la regressione indifesa all'analità promuove atteggiamenti omosessuali passivo-femminili nel maschio, le formazioni reattive contro l'analiU, specialmente il disgusto, bloccano in modo efficace la via all'omosessualità, o perlomeno alla sua manifestazione aperta. Nell'analisi dell'adulto uomini di questo tipo appaiono come Nomosessuali mancati". 4) Infine, la "tendenza a completare lo sviluppo" e la "ragionevolezza biologica" (Bibring, 1936) che inducono gli individui a preferire la normalità all'anormalità possono essere considerate fattori importanti a sfavore dell'omosessualiU. Nel complesso, l'equilibrio tra eterosessualit~ e omosessualità du-
rante tutta l'infanzia è cosl precario, e la bilancia pende così facil· mente in una direzione o nell'altra a causa delle più svariate inB.uenze, che è ancora valido affermare che "la decisione sul comportamento sessuale definitivo avviene solo dopo la puberU." (Freud, U)O$, pp. 459 sg. e nota aggiunta ncli914). Altre perveisioni e assuefazioni come categorie diagnostiche nell'infanzia Altre categorie diagnostiche che non possono essere usate senza modificazioni per i bambini sono le perversioni come il travestitismo, il feticismo c le assuefazioni morbose. In queste, come nel caso di tutte le perversioni, la ragione è ovvia. Poiché la sessualiU infantile in quanto tale è per definizione perversa polimorfa, classificare certi suoi aspetti specifici come perversi signi· fica, nella migliore delle ipotesi, fare un uso impreciso del termine, quando questo non implica addirittura un totale fraintendimento dello sviluppo della pulsione sessuale. Invece di valutare come per· versi certi fenomeni dell'infanzia, come perfino alcuni analisti ten· dono a fare, dobbiamo in questi casi rifonnulare il problema diagnostico e indagare quali tendenze parziali, o in quali condizioni alcune tendenze parziali abbiano probabiliU di sopravvivere all'infanzia, cioè quando si debba considerarle precorritrici di una vera e propria perversione adulta. Per quanto riguarda il comportamento manifesto, alcuni quadri clinici di bambini sono identici a quelli dei pervertiti adulti. Tuttavia questa palese somiglianza non implica necessariamente una corri· sPendente identità metapsicologica. Con gli adulti, la diagnosi di perversione significa che il primato genitale non si è mai stabilito o non è stato mantenuto, cioè che nell'atto sessuale stesso le componenti pregenitali non sono state ridotte al ruolo di fattori puramente preliminari o concomitanti. Una simile definizione è necessariamente infondata se viene applicata prima della maturiH, cioè in un'età in cui non entrano ancora in gioco i veri rapporti sessuali e in cui viene data per scontata l'equivalenza delle zone pregenitali con le zone ge. nitali stesse. Pertanto, gli individui che non hanno ancora raggiunto l'adolescenza non sono pervertiti nel senso in cui questo tennine viene usato per gli adulti, e si devono usare punti di vista diversi per valutarne la sìntomatologia. L'esperienza clinica ci induce a spiegare questa sintomatologia
fondandosi sulle deviazioni dalla norma evolutiva in due direzioni principali, quella cronologica e quella quantitativa. La cronologia è disturbata se le specifiche zone del corpo che forniscono la stimolazione erotica non seguono l'ordine temporale che corrisponde alla sequenza normale dello sviluppo libidico. A parte le ben note regressioni in epoche successive, ognuna di queste zone può conservare per un periodo insolitamente prolungato il suo ruolo di fonte di piacere, senza scomparire in favore di quelle che le subentrano in base alle leggi della maturazione. Sotto questo aspetto, l'erotismo cutaneo del bambino è un esempio istruttivo. Al principio della vita le carezze, gli abbracci, i vezzeggiamenti erotizzano le varie parti del corpo del bambino, aiutandolo a costruire una sana immagine corporea e un sano Io corporeo, aumentando l'investimento della libido narcisistiea, e al tempo stesso promuovendo lo sviluppo dell'amore oggettuale in quanto cementano il legame tra madre e bambino. Non vi è dubbio che, in questo periodo, la superficie cutanea assolva nel suo ruolo di zona erogena svariate funzioni nella crescita del bambino. D'altra parte, queste funzioni normalmente diventano superflue dopo la prima infanzia. L'erotismo cutaneo muta d'aspetto se la sua gratificazione rimane il principale interesse del bambino anche dopo che ha raggiunto le fasi arnie e fallica. Allora la pelle può restare la fonte della stimolazione erotica, mentre i fenomeni di scarica dell'eccitamento sessuale si sono trasformati secondo il corso dell'evoluzione e hanno raggiunto livelli differenti. Un bambino nella fase edipica, per esempio, può bramare il contatto cutaneo con la madre ma, se gratificato nella realtà o nella fantasia, può scaricare il suo eccitamento nella masturbazione fallica, similmente a un pervertito adulto che scarichi l'eccitamento proveniente da fonti cxtragenitali attraverso il canale dell'orgasmo genitale. E proprio questa discrepanza tra fonte della stimolazione e via di scarico dell'eccitamento crea la parvenza di perversione in certi casi infantili.5 2 Per quanto riguarda l'aspetto quantitativo, cioè le deviazioni dalla normale intensità delle pulsioni parziali, si tratta ovviamente di una comune "variante della normalità" nell'ambito della natura perversa "Questa çifcost.nu ~ sbt. molto çflinamente illustrato nell'•n•lisi di un ba"'!tino tntlloto da lsabel f'oret, pres$0 t.. Hompstcad Cb~d-Thtropy Clinie, dai due anni e "'1020 fino ai quattro anni e mezzo. In questo o;aSD fu PN$ibile rio:ollepre la bramosi.:> di eAere aa:ar=.ato a on'inftuenu sedutti"ll dell'amlticate, ~ all'inctinuione di sua modJevcnoquestopartio:obretonlattolisio:oo:olfi,lio.
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polimorfa del bambino. In ogni momento dell'infanzia, ognuna delle tendenze parziali della sessualità infantile, od ogni aspetto parziale dell'aggressiviU, possono avere intensiU insolita e dominare il quadro io modo eccessivo o esclusivo. Questo può dipendere dalla costituzione innata. L'esperienza clinica dimostra, per esempio, che tendenze orali insolitamente intense si trovano spesso nei figli dei tossicomani, degli alcolizzati, o di maniaco-depressivi. ~ anche noto che i figli di genitori ossessivi dimostrano tendenze anali eccessivamente intense e vigorose, sebbene in questi casi le caratteristiche innate vengano invariabilmente rafforzate dal modo in cui gli adulti ossessivi affrontano l'educazione alla pulizia anale. Naturalmente, l'aumento dell'intensiU di una pulsione parziale può anche essere dovuto esclusivamente a inHuenze ambientali, quali un generale atteggiamento errato dci genitori, seduzione, mancanza di controllo e di guida ecc. Perlopiù la sovraintcnsificazione di una pulsione parziale dipende dall'interazione di fattori esterni e fattori interni quali la relativa debolezza dell'Io o del Super-io nel controllare le pulsioni o, al contrario, l'eccessiva severità del Super-io che si esprime in un'esagerata attiviU di difesa. Un esempio comune di quest'ultima costellazione sono i bambini in fase fallica che vivono nel terrore delle proprie tendenze passivo-femminili, insufficientemente rimosse. Per proteggersi dalle paure di evirazione che, nel loro caso, sono acutizzate dai desideri di evirazione, essi intensificano apertamente tutte le tendenze di tipo opposto, con il risultato di apparire aggressivamente ''irili e di assumere con frequenza l'atteggiamento tipico degli esibizionisti fallici. Tuttavia, nonostante questa identità comportamentale, permane l'importante differenza che, mentre il loro tipo di esibizionismo è un espediente dell'Io che funge da rassicurazione e da difesa, il tipo adulto è una parte genuina dell'attività pulsionale perversa mirante a procurare soddisfacimento sessuale. Assuefazioni Anche nelle assuefazioni morbose è l'aumento quantitativo di tendenze altrimenti normali che determina l'impressione di un comportamento "perverso". I bambini spesso' sono disordinatamente golosi di dolci, in modo apparentemente simile a quello in cui gli adulti sono dediti all'alcool e alle droghe. Essi hanno una brama irresistibile di dole~ e la soddisfazione del desiderio serve loro da antidoto contro l'angoscia, la privazione, la frustrazione, la depressione ccc., come avviene per gli adulti e, sempre come gli adulti, essi ricorrono a tutti
...
i mezzi, anche alla menzogna o al furto, per assicurarsi il possesso della sostanza desiderata. Ma, nonostante tutte queste somiglianze,
la costellazione mctapsicologica che sta alla base di questa manifestazione è diversa nei due casi. L'amore del bambino per i dolci è un'espiC5Sione relativamente semplice, diretta, di una pulsione parziale,
ed è radicata in desideri insoddisfatti o eccessivamente stimolati della fase orale, desideri che sono divenuti eccessivi e, con la loro intensit~, dominano le sue espressioni libidiche. Più avanti questi desideli sono generalmente spostati dai dolci ad altri oggetti più o meno innocui: in alcuni casi essi trovano sbocco nella tendenza a bere troppa acqua; in altri nella tendenza a mangiare eccessivamente, alla ghiottonetia, o forse nel fumo. Sul piano libidico tali desideri si esprimono nella preferenza per rapporti oggettuali che hanno un particolare carattere di sostegno e di conforto. Nessuna di queste manifestazioni rientra di per sé nella categoria delle assuefazioni morbose o tossicomanie. Una vera tossicomania nel significato adulto del termine è una struttura più complessa, nclla quale l'azione delle tendenze passivofemminili c autodistruttive si accompagna ai desideri orali. Per l'adulto dedito alla droga la sostanza bramata rappresenta non solo un oggetto o una materia buona, che fornisce aiuto e forza, come il dolce per il bambino, ma una cosa che è al tempo stesso percepita come lesiva, annullante, indebolente, evirante, castrante, come sono effettivamente l'alcool e le droghe. E proprio la fusione delle due pulsioni opposte, il desiderio di forza e debolezza, l'attività e la passivit~, la mascolinità e la femminilit~. lega l'adulto drog:~to all'oggetto del suo vizio in un modo che non ha confronto con ciò che accade nella bramosia più benigna ed evolutivamente più positiva dc] bambino. Travestitismo I fattori di economia della libido contribuiscono anche a deformare e ingigantire talune altre tendenze comuni a tutti i bambini e a creare quindi il fenomeno del tmvestitismo, che non è raro nell'infanzia. A questo proposito, l'aumento di energia si riferisce al lato maschile o a quello femminile della natura del bambino. L'interesse per i vestiti ad::Jtti all'altro sesso o agli adulti di entrambi i sessi è un tratto molto comune nell'infanzia. Il gioco molto popolare di "travestirsi" dà ai bambini l'opportunit~ di immaginarsi nel ruolo del padre o della madre, del fratello o della sorella, o di mimare nel gioco qualcuna delle occupazioni che simboleggiano il ruolo dei genitori. Un ombrello, un bastone da passeggio o il cappello del pa-
s/STAOIJ'ai1 pUçU~SOal ~ILU.
PSIC:OI'A1'01.0CIA
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essere ricollegata alb madre. Partendo invece dall'esperienza clinica con i b~mbini, è ugualmente evidente elle il numero di feticci nell'infanzia è molto più grande di quello dei veri feticisti in età successiva, e ciò significa che molti fenomeni di feticismo infantile sono legati a particolari fasi evolutive e scompaiono quando i particolari bisogni dell'Es e dell'lo da essi soddisfatti siano stati superati. Come abbiamo ricordato prima nel caso del travestitismo, le forme che sono più vicine alla perversione adulta e perciò più atte a perdurare sono quelle in cui sono coinvolti soprattutto fattori non riguardanti l'Io e le difese, ma i bisogni pulsionali, cioè quelle che, fin da principio, sono accompagnate da indubbi segni di eccitamento sessuale e servono come via di scarica principale intorno alla quale si organizza l'intera vita sessuale del bambino. Descrizioni di casi simili non mancano nella letteratura.57 Previsione del risultato finale Dati i molti elementi implicati, non è possibile prevedere con precisione il destino ulteriore di una tendenza parziale che sia deviata dalla norma in uno dei modi descritti. Rimane aperto il problema se questa tendenza riprenderà alla fine il corso normale sottomettendosi al primato genitale, o se rimarrà invcee indipendente, divenendo quindi il nucleo di una vera perversione. Non vi è alcuna cettezza sul suo destino ultimo prima dell'adolescenza, e anche allora il risultato dipenderà da varie influenze, come le seguenti: - se la pulsione genitale che si instaura nella pubertà è forte o debole, cioè capace o incapace di dominare le tendenze pregenitali; - se le quantità di libido rimaste a punti di fimzione pregenitali "Vedi Mclitt:o Sporli"i (196)). Uo ulteriore uempio ~ il CI.IO di un bambino d1 qu1ttro anni n[erito d• A. Freud e O.nl\ in Un espetimento di educozione di iVUPpo h9s>).Eraorfano,•lle.,to.enuun!O$Iitutom•ttrno,ewcova.oddisluicmeinfonne co.ttc di ruzicme e marturbo~ae, ae]l'a\Otoerotilmo e in ouctti fetiNtio;i. ~g~ado 'uccbiava, b SI/l passioneet.lno 1li astii!J;Imoni o i tovl&lioli di 9•1\elb, ebe&uethi•.,.. b>Ciando]iapperioiloroa:>nci... Pcrunpc:riododiparccchiescttim•neegli lr.ltl~itows]ioli oiba.,..aliniii$Oiidas}ialtl'ibambinio:omcaltrettantileti.motri•, secondo l'espressione di EWior (19SJ) . .,ln•occ di cibre i numOJOiissimi •in&oli autori, ~lenco qui uno serie di •impo~i eta· ~ole roto11d~ 11elle qu~li ~stato tr:attato questo 31'110n'IC11.to: lqJ6 Congrc:sso inttrnnionale di psieanolhi, Morienbo.d: "U terio dei risultati IOJapoutici della p$ÌC'OIIn..aiisi~ (Cio•er, Feni~hel, Strachcy, BOfalcr, Nuni>c11, E, Bibrini!). Per i $i11110li entributi wli Symp01ium h9J7l. 19S> Societl psieo.DJ!itiea americano, Con•C~no inVOJnale, Ncw Yorlc: "U tccniel psinalitico tn.diziona\c c le sue oarionti~ (Orr, Grecnocre, Alexandcr, Wc~!). Per un rosoconto della ll\'0\a ro!Dncb, vedi Zetul (19SJ). Per le sinaolc relazioni, vedi P;u.el(•9f.fll). 19$J Socit~ l>$ieanalitia~ amOJicon..a, Con'o'CIIDO annuale, Lo.s ~les: ~P.itoanalisi e p!Ìelt~>.pia di11amiea" (E, Bibri!\i, Gill, Ale11andcr, Fromm-Rckbmann, RliEST!l.Uo[>Ji'tODBCLIPS1CHIATA1
passionati psicologi, o un equivalente: capaci di recepire le complessit:i del pensiew psicoanalitico. Le varie nevrosi, d'altra parte, anche se osservate in modo macrGscopico, forniscono all'osservatore impressioni di un tipo diverso. Gli spostamenti dell'angoscia e le manovre elusive del fobico, il gioco ingegnoso fra impulso e difesa nella sintomatologia dell'ossessivo, la crudele e autocritica severiH del Super-io nei pazienti depressi e suicidi, non possono mancare di esemplificare i meccanismi psichici funzionanti in piena forza. Ciò che colpisce qui, in contrasto con le psicosi, è il potere dell'Io di tenere a freno gli impulsi, di controllare, di erigere barriere difensive, di fungere da intermediario fra le neces· sità interne e quelle esterne, o almeno, ove non sia conseguito un equilibrio permanente in una struttura del carattere, di restare collegato con le altre istanze interne in lotte incessanti. Non è forse un'esagerazione dire cl1e la prolungata contemplazione dei conflitti nevrotici crea nell'osservatore il desiderio di entrare nel campo di bat· taglia della psiche nel ruolo di agente terapeutico. Se accade questo, lo psichiatra ha fatto il primo passo verso l'acquisizione di un'impostazione analitica rispetto alla dinamica della psiche. Il fatto che sia il contatto con le nevrosi e non con le psicosi a promuovere questa importante evoluzione, contiene un'indicazione significativa per l'addeslr:nnento dei candidati psicoanalisti, un'indi. cazione che finora non è stata presa seriamente in considerazione dalle commissioni didattiche ufficiali. Nelle condizioni attuali, i fu· turi analisti iniziano perlopiù il loro addestramento dopo vari anni di lavoro solo con pazienti psicotici, e perciò spesso con un entusiasmo psicologico già smorzato e con preconcetti falsi. Ci sono ovviamente molti concetti essenziali per il pensiero psicoanalitico che le nevrosi, non meno delle psicosi, non esemplificano apertamente. I segreti sentieri fra corpo e mente, ad esempio, benché si rendano evidenti nelle manifestazioni psicosomatiche e nella sin· tomatologia isterica, restano invisibili in quanto tali nei pazienti adulti a meno che rion siano riportati in superficie da un minuzioso lavoro analitico. D'altra parte, queste stesse interazioni fra soma e psiche possono essere mostrate in natura con molte delle loro implicazioni normali e patologiche se si possono osservare i bambini nei primi mesi o nel primo anno di vita per scopi esemplificativi, In questa prima e~. si può dimostrare che ogni turbnmento emotivo, sia esso causato da frustrazione, privazione, angoscia, come pure ogni cambia· mento d'affetto nel bambino (o nella mndre) hanno ripercussioni vi-
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sibili sul piano fisico, cioè turbano l'alimentazione, il sonno, i processi di evacuazione del bambino, esattamente come si può dimostrare che ogni disturbo fisico, sia esso intestinale, bronchiale, infettivo ecc. produce uno stato psichico angoscioso, o di collera o d'infelicità, rendendo il bambino piccolo incline al distacco emotivo e a perdite rcgressive di vantaggi evolutivi recentemente acquisiti. Impressioni di questo tipo, se si offrono allo psichiatra in addestramento, non saranno facilmente dimenticate in 'futuro. La differenza fra i processi primario e secondario del pensiero e fra il funzionamento secondo il principio di piacere o il principio di realtà, è riconosciuta dagli analisti durante l'interpretazione dei sogni e il chiarimento delle fantasie. Per coloro che non sono impegnati in quel tipo di lavoro, questi concetti teorici possono diventare realtà pratiche quando osservano i bambini normali nel secondò anno di l'ita il cui comportamento oscilla di momento in momento dall'appagamento del desiderio guidato dall'impulso all'azione assennata e ragionevole in funzione dell'esplofazione e dell'adattamento alle realtà dell'ambiente. La totale dipendenza degli esseri umani dai loro oggetti d'amore, come si rivela agli analisti con i fenomeni della traslazione, può dimostrarsi pienamente agli osservatori attraverso le varie forme di stonforto dovuto a separazione nei bambini piccoli se questi sono osservati nel reparto pediatrico di un ospedale generale, in una casa residenziale per bambini abbandonati ecc. Le manifestazioni del complesso edipico e del complesso di evirazione sono visibili in qualunque scuola materna ove siano concessi abbastanza spazio e libertà al gioco e all'espressione della fantasia. La battaglia condotta più tardi per liberarsi dagli oggetti infantili è ampiamente esemplificata dalla ribellione aperta degli adolescenti verso i loro genitori o, in condizioni di gruppo, nei confronti dei sostituti dei genitori responsabili di loro. Generalmente, gli psichiatri non trov::mo difficoltà ad accettare la nozione degli stadi infantili della sessualit.!a pregenitale poiché l'esistenza di questi è loro comprovata dalla ricomparsa di tali stadi nelle varie perversioni che riguardano l'uso della bocca, dell'ano, del fallo, come nella fellatio, nell'esibizionismo, nella sodomia, nel feticismo, nelle pratiche omosessuali, nel travestitismo ecc. Similmente, gli psichiatri che frequentano i tribunali, dove incontrano casi di non riuscito adattamento sociale, riconosceranno più facilmente le immense lotte interne contro il soddisfacimento pulsionale e per il
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une alle altre, ampliate e sistemate nella struttura grammaticale cor· retta di un linguaggio. La lingua della psicoanalisi- se ci è consentito proseguire oltre con la metafora - è, allora, la psicologia, normale e anormale, che è il prodotto della sua tecnica e sta alla base della sua applicazione, cioè la teoria metapsicologica. Secondo questa teoria, non si ha un quadro completo di un essere umano o di un'azione umana, o di un fenomeno umano in generale se non è presa in considerazione una varieU di aspetti. Per costruire, ad esempio, l'immagine esatta di una persona in conformit/1 con le richieste metapsicologiche, l'individuo è visto da un lato come un prodotto e una particella dell'ambiente in cui è nato e, d'altro lato, almeno in età adulta, come un sistema psicologico quasi chiuso, cioè come una struttura psicologica a sé·stante. In quanto struttura ultima, ogni sua parte deve eSSere valutata dal punto di vista dello sviluppo. Le pulsioni sessuali e aggressive come pure le relazioni oggettuali di un individuo devono essere seguite at· traverso gli stadi consecutivi della sua crescita. Il suo Io deve essere esaminato secondo lo status dei suoi apparati, delle sue funzioni, della sua organizzazione difensiva; il Super-io secondo i suoi aspetti negativi e positivi, le relazioni oggettuali e altre fonti da cui è deri· vato. Poiché la divisione della personalità è compiuta secondo zone o parti, ognuna delle quali ha un proprio modo di funzionamento e persegue fini propri, i conseguenti scontri fra appagamento pulsionale, adattamento alla realtà e perseguimcnto di ideali sono considerati inevitabili. I conflitti particolari che sorgono da essi devono essere descritti minuziosamente poiché la forma, il contenuto e l'intensità determinano o la salute mentale di un individuo oppure, nei casi sfavorevoli, il tipo, l'ampiezza e la gravità della sua patologia. I conflitti sono anche descritti secondo la potenza relativa delle forze psichiche che vi sono coinvolte, e secondo le qualità mentali della coscienza, del preconscio o dell'inconscio legate ad essi. Conclusione Resta ancora senza risposta la domanda se c attraverso quali tappe, lo psichiatra in addestramento passed., dopo il primo incontro con i dati analitici manifesti, a questo tipo di pensiero, naturale per gli analisti, che combina gli aspetti genetico, dinamico, strutturale, quantitativo e adattivo. Indubbiamente, alcuni si accontenteranno
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primo anno di vita, con lo scopo di modificare terapeuticamente l'inRusso dei primi :iccadìmenti. La scoperta di Freud che ogni nevrosi dell'adulto è preceduta da una nevrosi infantile e che va prima analizzata questa per poter arrivare all'altra, è stata parafrasata da altri come segue: ogni nevrosi infantile nel periodo edipico è preceduta da interazioni decisive fra il lattante e la madre nei primi giorni e mesi di vita, ed è questa fase arcaica, preverbale, che deve essere riattivata nella traslazione e analizzata prima che la successiva nevrosi infantile possa essere accostata efficacemente. Questa opinione è oggi sostenuta da molti analisti che per altri aspetti hanno vedute ampiamente divergenti. 6 Essa è stata descritta sistematicamente - ed è interessante rilevarlo - non da un membro di uno dei settori più indipendenti e rivoluzionari, ma da Jeanne Lampi· de Groot. In un suo scritto recente sugli ostacoli che si frappongono alla guarigione analitica {196-]), l'autrice ripercorre la lista di difficoltà citate da Freud, riferendo ognuna di esse a qualche accadimento verificatosi durante la primissima interazione madre-lattante: la reazione terapeutica negativa (masochistica) di alcuni pazienti che hanno bisogno di autopunizioni, alla upaura primitiva delle proprie pulsioni aggressive e alla distruzione delle loro fantasie di onnipotenza~ dirette contro la madre; l'incapacità di imbrigliare i moti pulsionali, ai modi di scarica pulsionale iniziati quando l'Io è impotente di fronte alle pulsioni e "fortemente dipendente dall'appoggio della madre~; lo sviluppo irregolare e deformato dell'Io, ai fallimenti nel rapporto della coppia originaria fra bambino e madre; i problemi bi~essuali, alla paura del lattante di fondersi con una madre dominante, una paura della passivit~ che più tardi, nella fase fallica, acquista un significato sessuale. Qualunque tentativo di condurre l'analisi dal periodo verbale al periodo preverbale dello sviluppo comporta sia innovazioni pratiche e tecniche sia anche implicazioni teoriche, molte delle quali sono controverse. Ciò che colpisce anzitutto l'osservatore è un cambiamento nel tipo di materiale p~ichico con cui l'analisi ha a che fare. Anziché espi rare le disarmonie fra le varie istanze all'interno di una personaliti strutturata, l'analista si interessa degli avvenimenti che portano dallo stato caotico, indifferenziato all'iniziale costruirsi della struttura psichica. Ciò significa nndare al di lil dell'area del conRitto intrapsichico, •Vcdi,adesempio,Spitz,Winnicott,Klein,Ro~enlcldcaltri.
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da sempre obiettivo proprio della psicoanalisi, e addentrarsi nell'area più oscura dell'interazione fra dobzione innata e inBuenza ambientale. Lo scopo implicito è di annullare o mitigare l'effetto delle forze stesse sulle quali sono basati i primi elementi dello sviluppo della personaliU. Gli analisti che operano per questo fine ci assicurano che può essere raggiunto. Essi sono entusiasti delle nuove prospettive terapeutiche che vedono dischiudersi di fronte a loro. Jeanne Lampi-de Croot confessa, nel suo saggio, di essere "tutt'altro che ottimista" nei cui in cui il danno fatto durante l'iniziale interazione madrebambino sia stato massicdo. Io stessa non posso fare a meno di essere dubbiosa circa il tentare di penetrare nell'area della rimozione primaria, cioè di trattare processi che, per natura, sono totalmente diversi dai risultati delle manovre difensive dell'Io che ci sono familiari. Per quanto riguarda la tecnica, è evidente che occorrono metodi diversi per accostarsi alle primissime fasi anziché a quelle più tarde. Jeanne Lampi-de Croot menziona modi di comunicazione non verbali" che diventano inevitabili. Altri parlano di "tacita comunione" fra analista e paziente, o usano espressioni diverse per mettere in risalto n bisogno di una comprensione intuitiva da parte dell'analista dei segni e segnali del paziente, la sua empatia ecc. In ogni caso, non c'è dubbio che né la memoria né la rievocazione verbale raggiungono la profonditi dell'esperienza postnatale, preverbale. Perciò il ricordare lascia il posto alla ripetizione, la comunicazione verbale alla messa in atto. Questo spiega l'aumentato significato della comunicazione per il tramite della traslazione in molte analisi che si conducono oggi, dove le interpretazioni della traslazione sono considerate le uniche terapeuticamente efficaci e dove ai fenomeni di traslazione è data, di necessità, la preferenza sulla memoria, l'asso· ciazione libera e i sogni, come unica via reale verso l'inconscio. In effetti, questo ruolo centrale e unico conferito !llla traslazione nel processo psicoanalitico, con esclusione di tutte le altre vie di comunicazione, è. attualmente, uno dei punti di controversia nel mondo analitico. Vi è poi la questione se la traslazione abbia veramente n potere di trasportare il paziente indietro nel tempo fino all'inizio deJia vita, Molti sono convinti che sia cosi. Altri, me compresa, obiettano che una cosa è aspettarsi che fantasie precostituite, e con un riferimento oggettuale, ritornino dalla rimozione e siano reindirizzate dal mondo interno all'estemo (cioè alla persona dell'a·
nalista), e totalmente diversa è l'aspettativa, quasi magica, che il paziente in aru~lisi cambi riportandosi allo stato prepsicologico, indifferenziato e non strutturato, nel quale non esistevano divisioni fra corpo e psiche o fra il Sé e l'oggetto. Anche l'argomento che sia la qualiU. della situazione ana1itica stessa a promuovere queste profonde regressioni non è necessariamente persuasivo. Per molti riguardi, il rapporto madre-bambino e il rapporto analista-paziente sono più dissimili che simili. Caratteristico del primo è il bisogno del bambino piccolo di un partner sempre presente, esclusivo, costantemente disponibile, devoto e confortante, mentre il secondo è caratterizzato dall'esistenza di rivali, da limiti di tempo, richieste di puntualità e cooperazione, scatenamento d'angoscia, rifiuto di rassicurazione, frustrazione di desideri, da gratificaziOni minime nella migliore delle ipotesi. Tutto considerato, resta aperta la questione se, di fatto, la risperimentazione della vita dopo la nascita avvenga, o non avvenga, nella psiche del paziente. Un altro punto controverso riguarda la parte svolta dall'Io all'interno del processo analitico. Nel procedimento classico, che ho descritto prima, questa parte è considerata decisiva sotto vari riguardi: per il patto iniziale con l'analista; per la disponibilit:\ del paziente a ridurre o sospendere le difese e perciò a favorire l'emergere di materiale dall'inconscio; perché egli accetti l'introspezione; perché assimili il risultato delle interpretazioni entro la propria organizzazione e cosi via. Inoltre, il fine stesso dell'analisi si innesta sul concetto di un Io mediatore che è aiutato ad abbandonare le strutture difensive costruite nella vita infantile su premesse sbagliate e a rimpiazzarle con soluzioni più adeguate e razionali. Forse non è mai stato detto in modo esplicito che queste considerazioni cessano di essere valide quando l'analisi mira a penetrare negli strati pre-lo, quando il potere di una traslazione quasì.([elirante è destinato a portare il paziente molto al di là dei confini del funzio-namento dell'Io 6no a fargli rivivere l'esperienza emotiva primaria. Ciò che ci si aspetta dall'Io in tali circostanze alterate è non soltanto un annullamento retroattivo dei propri movimenti sbagliati ma anche l'annullamento dell'effetto dei processi stessi che hanno portato alla sua formazione. Più importanti di queste considerazioni prevalentemente tecniche, mi sembrano due assunti teorici che esse implicano. Il primo di questi è una revisione della distinzione fra caratteristiche ereditate e C:J.ratteristiche acquisite. Secondo Freud (1937),
l)lfFIicguione dd htto cloe molti clinici dei bambini solountipodil:t.ltt.mento,cioi:unapsiootenpiaunavoltaallasettimana. •VedianchcHedySchwan_OnLyillll(manoscrittoinedito). 'VcdiMklu.ds(•9H).
lornisc:~no
Le reazioni antisociali, come le esplosioni aggressive, possono essere segno di disgregazione o d'insufficiente fusioné tra libido e aggressi· viU; di un insufficiente controllo delle pulsioni in un carattere im· pulsivo; di una violenta reazione difensiva contro inclinazioni sotto· stanti passivo.femminili in bambini che aspirano manifestamente alla mascoliniU. In breve, i sintomi manifesti possono essere identici in quanto all'apparenza, ma possono differenziarsi ampiamente rispetto al significato latente e alla rilevanza patologica. A seconda di quest'ul· tima, essi possono richiedere tipi molto diversi di trattamento terapeutico. Idealmente, la soluzione per l'analista clinico nel campo dei bam· bini è una classificazione dei sintomi che comprenda, da un lato, la considerazione dei vari aspetti metapsicologici e, d'altro lato, man· tenga collegamenti con le categorie diagnostiche di uso comune e le indicazioni di esse. Tuttavia, è ovvio che nessun sistema complesso di questa specie si presta all'applicazione rapida e quasi automatica a cui i diagnostici sono abituati finché restano all'interno del modello fenomenologico. Ciò che occorre per rendere proficua una tale nuova classificazione della sintomatologia. è, già a livello diagnostico, un'in· dagine approfondita della personalità del bambino che consenta di designare con precisione la rilevanza di ciascun sintomo in quanto allivello evolutivo, alla struttura, al significato dinamico ecc. I. Sintornatologia propriamente detta Come sopra indicato, per un primo tentativo di ordinare il rnate· riale clinico sembra utile separare i sintomi, nel senso più stretto del termine, da altri segni di disturbo e dalle altre ragioni per le quali il bambino è sottoposto a diagnosi e a trattamento. In questo campo ristretto diventa. più possibile osservare la gamma rilevante dei processi patologici e metterli in correlazione con le varie forme di ma· lattie mentali che corrispondono ad essi. 1. Sintomi derivanti dalla oTiginaria. non differenziazione fra processi somatici e psicologici: la psicosomatica
A1l'inizio della vita, ptima che i processi somatici e psicologici siano separati gli uni dagli altri, le eccitazioni corporee quali la fame, il freddo, la sofferenza ecc., sono scaricate altrettanto facilmente at· traverso le vie ment.::Jli nella forma del dispiacere, dell'angoscia, della
rabbia, della collera, quanto le affiizioni mentali di ogni genere sono scaricate tramite disturbi della superficie del corpo, dell'alimenta· zione, digestione, evacuazione, della respirazione ecc. Tali reazioni "psicosomatiche" hanno una determinazione evolutiva in questo periodo della vita. :!!: importante per gli avvenimenti posteriori quali sbocchi fisici particoLJri siano preferiti dall'individuo poiché questa scelta dà luogo a un'aumentata sensibiliUI e vulnerabilità nel sistema organico interessato, cioè la pelle, il sistema respiratorio, il sistema intestinale, il ritmo del sonno ecc. · Normalmente, questo facile accesso dalla psiche al corpo (e viceversa) diminuisce con l'avanzare dello sviluppo dell'Io e l'aprirsi di nuove vie, puramente psichiche, di scarica per mezzo dell'azione, del pensiero, del linguaggio. Ove tale accesso resti più libero del consueto, d'altra parte, è giustificata direttamente la gamma della sintomatoJogia psicosomatica: asme, eczemi, coliti ulcerative, dolori alla testa, emicranie ecc. Esso è altresl responsabile della cosiddetta ~compiacenza somatica" che in una formazione sintomatica isterica posterior~ e più complessa, facilita la conversione dei processi mentali in manifestazioni fisiche con significato simbolico. 2. Sintomi derivanti da formQzioni di compromesso fra Es e lo: sintomatologia nevrotica
Poiché l'addestramento analitico basilare ha luogo ne11'area della teoria e della terapia delle nevrosi, gli analisti si sentono più preparati a comprendere la struttura specifica de1la sintomatologia nevrotica. Di fatto, per quanto riguarda le nevrosi, il termine "sintOJ:?O" è divenuto sinonimo della concezione di un Io che funge da intermediario e che trova soluzioni alle collisioni fra i derivati pulsionali da un lato e le altre richieste, razionali o morali deJI'individuo, d'altro lato. Il complesso itinerario deJia formazione sintomatica lungo una linea di compromesso pericolo-angoscia-regressione-difesa ci è ormai · noto. Le strutture sintomatiche che ne derivano possono dimostrarsi non in sintonia con l'Io e continuare a produrre sofferenza e disagio psichico, oppure possono essere accettate in quanto sintoniche con l'Io e divenire parte del carattere dell'individuo. Quest'ultimo esito dipende largamente da fattori economici, cioè dal mutevole grado in cui gli clementi de1l'Es, dell'Io e del Super-io sono incorporati nel risultato sintomatico finale. Dipende anche dalla disposizione dell'Io a
essere deformato esso stesso accogliendo la manifestazione patologica all'interno della sua struttura. Quest'ultima soluzione nominata, di non trattare i sintomi come corpi estranei, è quella spesso adottata dai bambini. Poiché fonnazioni di compromesso di questo genere esistono solo se si sono stabiliti i confini fra l'Es e l'lo, l'inconscio e il conscio, non ci aspettiamo di trovare sintomi nevrotici nella personalità non strutturata, cioè nella prima infanzia. La fonnazione sintomatica nevrotica non si presenta finché l'lo non sia diviso dall'Es, ma non necessariamente anche finché l'Io e il Super·io siano diventati due istanze indipendenti. I primi conflitti Es-Io, e con essi i primi sin· tomi nevrotici come soluzioni dei conflitti, si producono quando l'Io è sottoposto alla pressione dell'ambiente, cioè quando è minacciato non da sentimenti di colpa che sorgono intemamente dal Super-io, ma dai pericoli che sorgono dal mondo oggettuale come la perdita d'amore, il rifiuto, la punizione. Le manifestazioni nevrotiche di questa fase sono di natura isterica in quanto le aree corporee interessate hanno un valore orale o oraleaggressivo e il sintomo denota una difesa primitiva contro questi rappresentanti pulsionali (atfezionc di un singolo arto, disturbi motori, . vari dolori c sofferenze persistenti, manie e avversità riguardo al cibo, vomito ecc.). Esse sono di natura ossessiva se costituiscono difese contro le tendenze sadico-anali (prima comparsa di coazioni alla pu· lizia, all'ordine, alla ripetitività, all'evitare i toccamenh). Con l'emergere e la dissoluzione delle tendenze fallico-edipiche e del Super-io come fonte indipendente di colpa, questi sintomi isolati si organizzano in sintomi che formano le nevrosi infantili conosciute, cioè le marcate fobie (degli animali, della separazione, del medico, del dentista, del gabinetto, della scuola ecc.) come pure delle vere nevrosi osscssive, comprendenti il dubitare, il ripetere, i rituali, i cerimoniali dell'ora di coricarsi, il rimuginare, le azioni coatte. Ap· paiono in questo periodo inibizioni paralizzanti, restrizioni dell'Io e tendemc autolesive come difese caratterali contro l'aggressiviU. 3· Sintomi derivanti dall'irruzione di derivati dell'Es nell'Io
La sintomatologia nevrotica si verifica solo se resta intatto il con· fine fra l'Es e l'Io. Questo può essere insufficiente per una varietà di ragioni: l'Io può essere costituzionalmente debole, oppure le ten· denze dell'Es possono essere costituzionalmente aumentate d'inten· siU.; il danno può essere stato fatto all'Io da avvenimenti traumatici
che l'hanno reso inattivo; o da alterazioni detenninate dalla fase che l'hanno reso tale; o da alterazioni, detenninate dalla fase, dell'equilibrio interno. In ogni caso, il risultato sad un'incapacità di controllare il contenuto dell'Es e l'entrata di elementi dell'Es nell'organizzazione dell'lo, con conseguenze disgreganti per quest'ultimo. Se gli elementi che fanno irruzione siano parte del funzionamento del processo primario e prendano il posto del pensiero del processo secondario altrimenti caratteristico dell'lo, i sintomi manifesti corri· spendenti come i disturbi del pensiero e del linguaggio, le identificazioni mancate, i deliri ecc., sono significativi per una diagnosi differenziale fra nevrosi e psicosi; benché solo parzialmente in evidenza, essi sono un contrassegno degli stati limite fra due categorie diagno.. stiche. Ove gli elementi che fanno irruzione provengano dall'area delle pulsioni, i sintomi che ne risultano consistono in una messa in atto non difesa (o difesa senza successo) di derivati pulsionali con trascuranza delle considerazioni di realtà che è caratteristica di certi tipi di delinquenza e di criminalità. La combinazione delle due infiltrazioni dell'Es produce quegli infausti tipi di comportamento anormale che da un lato portano l'individuo oltre i limiti di ciò che è legalmente pennesso e, d'altro lato, lo carattedaano come malato mentale e per questa ragione lo assol· vono dalla responsabiliU delle sue azioni. 4· Sintomi derivanti da cambiamenti nell'economia libidica o nella direzione dell'investimento Benché qualunque formazione di sintomi implichi turbamenti pa· tologici dclla dinamica e degli aspetti strutturali della personalità, questi possono essere secondari alle alterazioni ncll'economia della libido e nella direzione del suo impiego. Ove ad esempio sia indebitamente aumentato l'investimento narci· sistico del Sé, i risultati sintomatici corrispondenti sono l'egocentri· smo, l'egoismo; la sopravvalutazione del Sé, in casi estremi la mega· Iomania. Se tale investimento è indebitamente diminuito, i sintomi sono la negligenza rispetto al proprio corpo, l'autodiscredito, i scn· timenti d'inferioriU, gli stati depressivi, la spersonalizzazione (nel· l'infanzia). La direzione dell'investimento può essere alterata sotto tre riguardi con una corrispondente sintomatologia. La libido narcisistica può spostarsi dalla psiche di un individuo al suo corpo, dove l'aumentato
investimento di parti speci6che del corpo crea sintomi ipocondriaci. La libido oggettuale può essere ritirata dal mondo esterno, trasformata in libido narcisistica e impiegata interamente nell'investimento del Sé. O, invece, tutta la libido narcisistica può aggiungersi" alla ]i. bido oggettuale esistente e concentrarsi su un oggetto d'amore esterno con una conseguente sua sopravvalutazione o, in casi estremi, un completo abbandono emotivo ad esso. 5· Sintomi derivanti da cambiamenti nella qualiU o direzione dell'aggressiviU Rilevanti sotto questo aspetto per la sintomatologia sono i cambiamenti d'intensità come pure i frequenti cambiamenti di direzione della meta, dalla psiche al corpo, dal Sé all'oggetto e viceversa. I primi, i cambiamenti quantitativi, sono principalmente prodotti dalle stravaganze interne all'organizzazione della difesa, nell'infanzia dalla mutevole qu~litii dei meccanismi di difesa impiegati, da quelli più primitivi a quelli più altamente sofisticati. Questi sono decisivi per la disponibilità o non disponibilità dei contributi aggressivi necessali al funzionamento dell'Io e alle "sublimazioni. Alcune delle manifestazioni sintomatiche che ne risultano sono le inibizioni e gli insuccessi nel gioco, nell'apprendimento e nel lavoro. Il tipo di difesa usato contro l'aggressività è anche responsabile delle oscillazioni fra il comportamento autolesionista, che corrisponde all'aggressività volta verso il Sé, e le esplosioni aggressivo-distruttive contro gli oggetti animati e inanimati nell'ambiente circostante. 6. Sintomi derivanti dalle regressioni non difese Nel nostro lavoro con i bambini ci siamo abituati a porre la massima attenzione a un tipo di manifestazione patologica che uguaglia uno stadio preliminare di formazione sintomatica nevrotica, ma che risulta inutile per quanto riguarda le nevrosi infantili. Il punto d'origine è la fase fallica, la causa precipitante sono il pericolo e l'angoscia che nascono dai complessi edipico e di evirazione, seguiti dalla regressione a punti di fissazione orale e anale. Mentre nella formazione di sintomi nevrotici tali regressioni sono respinte dall'Io e fronteggiate dalle difese, in questi casi esse sono actettate e trattate come sintoniche con l'Io; cioè non danno origine ad a1tri conftitti. Il risultato è un peggioramento di tutti gli aspetti della personalità (dell'attività pulsionale come pure del funzionamento dell'Io). I quadri clinici che corrispondono a questo sono
l'infantilismo e una forma di pseudodebilitil, accompagnati da sintomi comportamentali quali la Jamenfositil, l'aggrapparsi, la dipendenza prolungata, i tratti passivo-femminili nei maschi, l'inelficienza ecc. 7· Sintomi derivanti da cause organicl1e L'enumerazione precedente lascia per ultimi quei disturbi della funzione psichica che hanno un'origine organica quali un danno cerebrale dovuto a influenze prenatali, a lesione nel parto, a processi infiammatori successivi o a incidenti traumatici. Tutta una gamma di sintomi è attribuibile a cause quali il ritardo in tappe evolutive importanti, difficoltà: nella locomozione, difficolU di linguaggio, una qualità: scarsa delle funzioni intellettuali, interferenza sulla concentrazione, piattezza o labilità dell'affetto, distraibilità ccc. Molti di questi sintomi hanno una stretta somiglianza con il risultato delle inibizioni, delle formazioni di compromesso, o di qualunque altra delle categorie descritte sopra, c la diagnosi corretta è difficile nei casi in cui gli esami neurologici si dimostrano inconcludenti. Senza dubbio, si verificano errori nella diagnosi differenziale in ambedue le direzioni, o perché si sminuisce ingiustificatamente l'importanza del danno mentale o di quello organico, o perché si trascura la combinazione fra i due fattori. · Dovrebbero qui essere incluse anche quelle manifestazioni sintomatiche o quelle deviazioni dalla norma che sono conseguenza diretta o indiretta di menomazioni fisiche, siano esse congenite o acquisite. e ormai risaputo che ove manchi la vista, lo sviluppo dell'Io è abbandonato alla confusione, l'equilibrio fra autoerotismo e relazione oggettuale_ è disturbato, l'aggressività è inibita, la passiviU favorita ecc. Quando sia assente o molto difettoso l'udito, non solo lo sviluppo del linguaggio ma anche il pensiero del processo secondario e, con esso, un più elevato sviluppo della personalitil sono ostacolati. La mancanza di un arto, la spasticitil comportano una psicopatologia Propria che necessita di un'ulteriore esplorazione. II. Altri .segni di disturbo e altre ragioni di segnalazione clinica di un bambino Come si è detto prima, non tutte le manifestazioni che inducono a 11na visita clinica del bambino sono prove di una vera patologia, né fanno tutte parte di quadri clinici riconosciuti. Vi sono altri disturbi,
stati di irritabilità e disfunzioni e, conseguentemente, altre ragioni di segnalazione, Ciò che tutte hanno in comune è che rappresentano interferenze sui processi normali, su una crescita e uno sviluppo adeguati, su un comportamento ragionevole, sulla soddisfazione e il godimento della vita, sull'adattamento alle condizioni e alle richieste ambientali. Poiché le cause sono diffuse, e una medesima manifestazione aperta può essere dovuta a una variet~ di costellazioni sottostanti, appare giustificato il tentativo di impostare la loro classificazione partendo da un diverso angolo visuale. Il metodo adottato prima consisteva nel seguire certi processi psichici che si svolgevano nel profondo fino alle loro varie espressioni alla superficie della psiche. Il procedimento appliC3to a ciò che segue è l'opposto, e precisamente quello di partire dai segni di disturbo in supe~ficie e, da qui, risalire ai collegamenti con qunlunque C3mbiamento radicale, coinvol~imento o fallimento possa esserne responsabile. 1.
Pnure e angosce
Il numero di bambini che sono inviati alle cliniche consultoriali perché sofferenti di paure e angosce di ogni genere e intensità giustifica di per sé il tentativo di classificare queste manifestazioni in quanto tnli, cioè a prescindere dal ruolo attivo che svolgono nella formazione di tutta una serie di sindromi cliniche. ~ ben noto agli analisti, naturalmente, che l'angoscia, sperimentata dall'Io, si accompagna regolarmente allo sviluppo infantile, causata da un lato dall'inermità e impotenza dell'essere immaturo, e d'altro lato dallo strutturarsi, dal più elevato sviluppo e dalla tensione crescente che ne deriva fra le istanze interne. La sua assenza nel quadro è considerata segno negativo più che la sua presenza. Tuttavia, benché l'angoscia sia normale e il disturbo in molti casi non sia altro che un'esacerbazione quantitativa delle reazioni prevedibni, gli stati d'angoscia rimangono una delle cause più comuni e potenti di sofferenza nell'infanzia. Per giungere a una loro comprensione, queste manifestazioni devono essere considerate da punti di vista diversi. Ad esempio, si può tentare una loro classificazione (ed è stata tentata) dal punto di vista evolutivo creando una sequenza cronologica secondo la quale le comuni paure e angosce sono assegnate alle varie fasi pulsionali nelle quali insorgono e, connessi ad esse, ai pericoli esterni e interni ai quali sono rivolte. Si è fatta altresl una classificazione sotto l'aspetto
delle vicende dinamiche, cioè rispetto alle difese impiegate per tenere sotto controllo la paura e l'angoscia, e ai fattori economici che determinano il successo o il fallimento di questi meccanismi per tenervi testa. Ciò che più frequentemente banno fatto gli autori analitici è stato, senza dubbio, di esplorare il ruolo svolto dai vari tipi di angoscia nel conOitto strutturale e la responsabiliU che deve essere ascritta ad essi per le oscillazioni fra salute e malattia mentale, poiché è su loro istigazione che sono posti in opera i meccanismi difensivi dell'Io e, al loro seguito, i compromessi dell'Io con l'Es. Ovviamente, è compito del diagnostico esplorare ognuna di queste \'ie con maggiore precisione di particolari.
a)
CRONOLOGIA. OEUE PAURE E ANGOSCE
Quando il clinico arriva a ordinare le paure e le angosce manifeste del bambino secondo gli stadi evolutivi nei quali esse si presentano e secondo i pericoli rappresentati da questi stadi, molti degli aumenti quantitativi di esse possono intendersi come dovuti a bisogni evolutivi insoddisfatti o a ingiusti6cabili interferenze evolutive (vedi Nagera, 1Q66). Gli stadi iniziali dello sviluppo dell'Io vengono a essere correlati, da questo punto di vista, con le cosiddette paure arcaiche del bambino nei primi mesi di vita. Queste sono inevitabili 6nché l'Io non ha risorse proprie per far fronte sia agli stimoli massivi che provengono dall'ambiente sia alle tensioni ugualmente disturbanti nel mondo interno. Queste paure aumentan·o d'intensit~ e di grado quando l'Io di un bambino è eccezionalmente sensibile o quando la madre è eccezionalmente incapace di dare al bambino il conforto e la ra~icurazione a cui ba diritto in questo stadio. Se lo sviluppo dell'Io è lento, le paure arcaiche permangono oltre la prima infanzia. La loro indebita persistenza e preminenza può essere considerata come indice diagnostico di ritardo o di arresto nell'area del funzionamento dell'Io.Lo stadio simbiotico, cioè la fase dell'unità biologica fra bambino e madre, è rilevante per il risvegliarsi dell'angoscia di separazione, cioè della paura della perdita d'oggetto, ogniqualvolta tale unità sia minacciata. L'angoscia di separazione diventa oppressiva se il bambino in tenera età esperimenta separazioni reali dalla madre, o se la madre non dà affidamento in altri modi come oggetto stabile. L'angoscia di separazione può prolungarsi indebitamente, c questo
indica diagnosticament~ una fissazione alla fase simbiotica o un arresto in essa.~ Quando gli oggetti parentali diventano rappresentativi dell'esigenza di controllo delle pulsioni, la difficolt~ del bambino di conformarcisi suscita la paura del rifiuto da parte dell'oggetto e la paura della perdita dell'amore dell'oggetto. Queste paure, in quanto tali, sono segni dell'inizio di un adattamento morale e di stadi preliminari positivi di sviluppo del Supcr-io; la loro assenza indica un'insufficienza evolutiva sotto questi riguardi. Esse diventano eccessive per ragioni ambientali, se i genitori commettono errori o nella scelta del momento o nella severiti delle loro richieste. Ma anche quando non si possa addossare la responsabiliti all'ambiente sotto questo riguardo, l'ipersensibiliti dell'Io o l'eccessiva dipendenza dall'essere amati può provocare lo stesso risultato per ragioni interne. Il raggiungimento della fase fallica da parte del bambino maschio, che in sé è un evento auspicato, comunemente si rivela allo stesso tempo in una paura accresciuta per l'integrit~ del proprio organo sessuale, cioè nell'angoscia di evirazione. I frequenti inasprimenti di questa corrispondono direttamente alle tendenze del complesso edipico e dipendono dalle difese e dalle formazioni di compromesso che l'lo impiega per farvi fronte. L'angoscia di evirazione rappresenta una minaccia specifica allo sviluppo a causa delle regressioni pulsionali a cui dà inizio e per l'ulteriore funzione che svolgono rispetto alla nevrosi e alla formazione del carattere. I primi passi del bambino dalla famiglia alla .comunità e la sua nuova dipendenza dalle opinioni dei suoi pari danno luogo a una paura aggiuntiva che è quella della disapprovazione sociale, sperimcnt:Jta particolarmente nella scuola. A seconda dello sviluppo strutturale del singolo bambino, cioè con l'affermarsi dell'indipendenza e dell'autorità del Supcr-io (in qualunque momento· ciò accada), il passaggio dall'angoscia al sentimento di colpa è il passo finale in questa cronologia delle paure infantili. Evidentemente, una simile cronologia· delle paure e delle angosce è utile come strumento diagnostico poiché l'osservazione del di· sturbo che si presenta porta direttamente alla corrispondente fase dello sviluppo in cui è radicata l'inquietudine psichica del bambino. •Ci.IOIIopouN:diperdLiod'ogettonelb.to:rdainfonziacheoimonifestonocomedifi. coltlcblseparoroido&Jioggettiporentoli,speciolroentedolb.roadre.Benchtfeoammololic:omeoteidontic:i,ossisooodivusisottol'aspcttodinamiooestrutturole,sono~dovati
aunrihtointeroodell'aggrcssiYitledeidesideridimortcdircttloontroigenitori.
Essa non serve tuttavia al diagnostico per altri riguardi, poiché non comprende un'angoscia importante che non trae origine né in una fase particolare né ha le caratteristiche di qualcuna di queste fasi, ma persiste per tutto il periodo dello sviluppo e riappare ogni volta nella vita posteriore, non per ragioni di fissazione o regressione ma ogniqualvolta sia turbato l'equilibrio strutturale interno. Questa angoscia denota la preoccupazione dell'Io per l'integrità della propria organizzazione, a qualunque livello; essa è dovuta a ragioni economiche, cioè alla distribuzione ineguale dell'energia fra l'Es e l'lo; e acquista intensità ogniqualvolta la forza dei derivati pulsionali aumenti o la forza dell'Io diminuisca per qualche ragione. Contrariamente ad altre angosce, questa paura deJJ'Es non è influenzata favorevolmente dall'alleviamento della pressione esterna. Con grande disappunto dei genitori, essa è aumentata più che diminuita da un'eccessiva indulgenza nell'educazione o dal nichilismo educativo. Quando la paura dell'Es sia più evidente del normale, suscita il sospetto diagnostico che vi sia uno stato borderline o prepsicotico. b)
CONTENUTO MANIFESTO E CONTENUTO LATENTE DELLE PAURE E
Mentre nei casi descritti, relativamente all'infanzia, l'affetto d'angoscia è manifesto e si pone direttamente all'attenzione del clinico, il significato latente della paura è oscurato dal fatto che quasi ogni tipo di angoscia può trovare un'espressione simbolica in quasi ogni rappresentazione psichica, o può rimanere oscillante e separato. !. tuttavia possibile, nella maggior pade dei casi, correlare paura e simbolo come segue: - paure arcaiche: del buio, del rumore, degli estranei, della solitudine ecc.; - angoscia di separazione: dell'annientamento, del morire di fame, della solitudine, dell'impotenza ecc.; - paura della pi:rdita d'amore: della punizione, del rifiuto, dell'abban· dono, dei terremoti, dei temporali con lampi e tuoni, della morte ecc.; - angoscia di evirazione: di operazioni, di mutilazione, del medico, del dentista, della malattia, della povert~, dci ladri, delle streghe, dei fantasmi ecc. Nell'insieme, questi simboli sono anche interscambiabili e, di per sé,· sono una guida insufficiente alla diagnosi.
c)
DIFESA CONTRO L'ANGOSCIA, ASSENZA Dl DlFESA, SUO RUOLO
Per quanto riguarda una classificazione dei vari destini deJie angosce, Io studio dei casi infantili è più produttivo che quello dei casi adulti poiché i moti difensivi contro l'angoscia sono più spesso incompleti, cioè parzialmente fallimentari. Ciò consente che entrambi i lati siano visibili sulla superficie cosciente, da una parte l'espressione manifesta dell'affetto d'angoscia, d'altra parte i tentativi de1l'Io di fronteggiare le situazioni di pericolo e le loro conseguenze affettive per mezzo della negazione o dell'evitamento, dello spostamento o della proiezione, della rimozione, della formazione reattiva o di ogni altro meccanismo di d.ifesa o manovra difensiva disponibile, o della combinazione di vari meccanismi insieme. Vi è anche la possibilità che la difesa contro l'angoscia manchi del tutto, o che sia totalmente infruttuosa, nel qual caso l'affetto regna supremo sotto forma di stati di panico e di floridi attacchi d'angoscia. 7 Che questi si verifichino è un fatto indicativo che l'Io del bambino non è riuscito ad acquisire l'importante capaciU. di ridurre l'angoscia panica nociva a segnale d'angoscia strutturalmente utile, cioè all'importo d'angoscia molto minore che è necessario per mettere in moto la difesa. Il panico e gli attacchi d'angoscia sono non soltanto estremamente penosi per la personalità totale del bambino; essi sono in effetti realmente nocivi per l'Io che ne è travolto. Simili a veri avvenimenti traumatici, essi mettono temporaneamente l'lo fuori azione e costituiscono in tal modo una ffiinaccia alla stabilità dell'organizzazione dell'lo. La classificazione dell'angoscia a seconda dell'attività difensiva fornisce anche indizi per prevedere la direzione nella quale si pone il corso ulteriore del bambino: verso un adattamento più o meno normale, verso la formazione di un carattere sociale o asociale, verso la formazione di sintomi o uno sviluppo caratterale di tipo isterico, fobico, ossessivo, paranoide ecc., 2.
Ritardi o fallimenti nello sviluppo
~attualmente risaputo che l'eU. evolutiva di un bambino non coincide necessariamente con la sua età cronologica e che sotto questo
TE..,.ATLVO DI Cl.ASSI,.CAZID:&. •o88;weressionenell',8n;vtdianche IX!inquenu; Cruppo; Socializzazione Adotto C. P~ 63> AddQ; fonte dell', uns11.;incon· troll.ata, Sn. 119!: inibioione dell', s68, 810: libc.-azione dell', •H, 6so, >05>: lotta ct~lturale contro 1', 794: meSSI in attoe,nell'analisiinfaotile,76S.79•: meta dell', 111); modo di tratbre l', 9SO: nei lnmbini. "'7JU.: nei bam· bini oi primi passi, lll"'l·l Mi ciechi, I076:neigruppidibambinipirxoli. 514; nel bombino, IOSS!I·l nd bambino e n~ll"adulto, 78J; ntll'adoleseea"I:O, 6o, oooosg.,I004Sfl.;llellanerrosio=i. va,9)8;nellavitadi1fUppodcibambini piccoli, fl4: nel rappolto padrcDrlio, >6J: 0/IBCtli simboliçi investiti di, 819; O&BCIIO dell', 1114: orale, 406: pndita dell', 6o6, 6o8; prodotti del corpo investiti di, 81~; p:roic:zione dell', 857: 5: turbolenta, 776: volutazionc dell', 864 'l·l v.aria>.ioni qu~ntita· ti•e dell', 907: verbole, 461, n;-41; versoaliadulti,s4osg.,56on.;virile, (IO>: vcdiaaeheldentificozione:AniO. scia; Colle.. ; Comportamento; Crudelli; Fanbsia: Libido; Madre; Morte; Rela· zioni oa;etluoli; Sodismo; SC$So; S•·i-
'""'
Agorafobia,84>,870,911 Airhhom A., 40, 74, us·•7. zu, all9, 4S>,468,6o4n.,6>9SS.,64>,770n., 88>,886,8s.•o•6 Aleolinno, 907511., 918, IOISii· Alcolizzoto, 88, 97 Ale .. nder F., 191, 918n. Alimentazione, >97""301, HOSJ., 44)·47, t68,8os. B•s'l.,8>9, 8w,90>,o>J: abit11dini ri•petto all', Ilei bambini in campo di eonoerrtramento, H•·n: ntoregolazione dell', d.a parte del bombino, 438, 44•. 445, 447; come sto•ira del· !"eccitamento ftS!Uale, 61•; difficolU nell',ost:disordininell',>97-o9;di· lturbideii",>)0,140,>8}.411,4•0. 433"47. ~49, sls, 6o,, 6o6, 694-96, ,o6,,68, 111. a.J,.., Bn.B77SK·· >o6o;I,>O(I4,>097:disturbidell',vilti evolutivamente, 1001; disturbi nel'fOtici dell', 4J411., 419'47: disltnbi orpnici dell',414'1·:eaurasivili,44)Sfl.;cma· Jtllrbnione, S40·S•: metodicoraripcrl', 4Jli-3Q.S>o;~iooll'atteuiamento
dell'odultovenoileibo,8o7,8>1-14; piacnr:ncll',Jo.t;prauinoi!Nlerelati"' all',llelleistituzioni,>0911·JPIOilt:ISi improvvisi nell', 8n: u>.ionale, P>S$01· rio all', a. ..,•. 877;ritorno a model!i precedenti di,l36, h8; su ric>biosta e .a orario fisso, 8o•'l·· 8u, 874,881: vedi and1e Autwlimenl;l>.ionc: Cibo: Fase orale Allattomento al wno, 290. ao8, )20, 4H. 440,877;eolbiberon,8oz,8o6,8u,
,,
Alleanza tflfllpculic:a, 641o44, >011,10>6: ncll'ona!ìsiinfonti!e,6sz, IIO(I,nn Alle~mrnto, 174'1·· 4H·57, 66osg.; apo plica•ione di scope.rte p;~ir:oanalitiçhc all',48>,so8:cono$Ctn"I:Opsicoonolitico opplioot.aall', 617,705, 7u: eanolisi
infantile, 66J; quondo mOJICI. il padre, Jsssg.;..ediencheEducnione Allonbnomcnto, 1>9, ~osg. MAUontanoniN,8oJ;vedianehe Famijlio AlpertAup>to,810,QJ1,H48n. Altruìsmo,440,1n6 Ambi~;~~te, 769, 78o, 788, 79Sse., 1Q88oo, 815, 8>4, 8oo, 84o, 84~. BsB, 88Q, 907,917, u61; adattamento all', 4H !g.; rome ntensionedella famiclia,4SSJ o:on8itti interni i11H11Sibni 1098; ed crcdit~. 494; 6CS~ibile, 4S7; intera· zionefnln8uenu:innatee,7DS;In!Cffercnzedell',sullasviluppo, 10l6·J•, 1D8asg.,1c88,uco;Mnarcisistico•,aoo; ~nollll31c•, 988, lD17; primi o:ontra1ti tra bambino e, 881-84; ttraJ>Cutio:o, QQS Ambivalenza, 66, 181, :teo, •s•. >78, J61,4>4.4>7,SCO,SIJ,S49,Ssfi,s6o n., S70,61HJ,7Q1,1QJ,SOQ,8n, B1s,8•9,B66.870,876se.,9,.,o•J; chepnpctuaio:ontlitti,9l8;oonRitlo di, &.n. 867,872,1095,1097, uso; ncioonfrontidcillC'Iil01i,10Q>;nella IIC\10;duratade11',>7>;eanalisite••· peutiCI, 170-llo; c materiote incan~eio, >70-74; problc:mi dell', a69-lio; re.idui trasbtivinonri!Oltine\1',279;ri.,..litl. con i fratelli nell', 117; sottomiSo;eeon-
Vol. .1,pp. 397-'7S6
Vol. J,pp. 7S7·tt72
1176 Ritto intnpsithic.l, 919-~7: e c.lntenuto inc.ln1Cio,6sl;ecuree=ive,66z;e dedu•ionì tt.ute dol rompo•tamento, 778; e diktti evlutivi, I02S.Jo; e di$hPbi evolutivi, 91011-: cd edua:jone, 70·8); c ICIIÌIOJi, vedi Genitori; e interv:ollo trz csplo1ione dclh malattia c ini•io deltnttzmento, 6o6; e lo xbie· nto .Wla parte dcUc rtsistcnzc, 783, 788: elementi wzpeutici e catero•ic diagnostiche nell', 02S.)o; c moncanza di cosbnra o&Scltualc, 79>; c 0('\'JOSi infant:o1e,917,911·zs,oz8, noo; eoswvozioncdirelta,?10,?18-&o;cpediatria,70s;epJo61odia,rnosticonei diversi momenti dell', 86J; e ;rlsultzti dell', h sa .• 6sz, 66Jss~ 91111'-: XGpo dell', 664; $CUOIO inslcsc di, v~di Klein Melanie; 1t81JÌ\a da 0113\isi otll'adolescenzo, 04011'-, 04711'-: sele:zionedeiwiper1',41o-IS;SOCJ10nell', npg., 1lt: status dc1J', 1105, 1115; lllumenlidel1',78i;lec:nicadeii',JS-3l, 781, u1o-16, ll41);1eonicakleiniana di,4o8-IO;Iecnithtlllllencll',pc:rdare liberosloiOOiprocessipreco~~sc:icin ~o, 68
cons; vedi anc~e Analisi simultanea di aenitori e 6gli; Resistenu; Terapiz;Ttaslnione Anolìsi simultaneo di genitori e 6gli, 706
•·
Analista didattico: come figura autoritaria, 178;Nme figurare:ale,o76; romeislan"" siudiante, •76•1-: come ouetto d'identi6cazione,>78Sf. Analista inFontile, 11-fOi alleato del b>mbino contro i 5mitori, 40,47: alle.to dell'lo """"'io del b:lmbino, ~1; analisi penonzle dell', 6s8, " " ' attepiamento dell', rispc:Uo olia tcrminz:ione delJ'on.alisi, 6s8·6>; autori\:1. dell', 49; che ca"'bio un sintODio eslnneo all'lo, 43'11-.~7;theinNs-a;iaicon8ittiper
nsol•CJh,9as;eheottimedaiaenitorii1 raecontodcllalllllbttia,sosg.,s6,6o; ehe promette lo euro, )8q., 47: che si ali:~ =mivamente al bombino, 6s8~;eheJirendeutileeindispen.a
bile, 4115., 47; che si IO'llituisce all'lo ideale del bambino, 77; come lo ousiliario,7QJ,011,QJO;comenuo•oogaetto, 67-69, 11. 19oss.; come ouetto di esteriorizzazione, 702-94: come ocaetto di \h>bziOntlibidicae IUJOSSÌVI, 791sg.; come pericoloso tenbtorc, 64 sg.; come pc:nollll "reo\c~ nella vita del bambino, 661; e bambino mabto, mune, ~oo: contenuto monifesto e bteate delle, 108o; coordinat..allacrescentestruttllfaZ.ionedellapeuonolitl, 8$?1f-,876,878q.;çronoloclade11e, 1078-Bo: dei bambini in ampo di con;cdisturbidel!10nno,6Qr, 8,6: e formnionc sintomatica, 767, Bs6,86o,lo7•:cfrustrazioni,61$;C funrioni dell'lo, 4>4'1-: cii mangiare, 446; e interJ>ICiazionc, nell'analisi in· fantile, 6~4; e intcrpret:rz.ionc simbolica, n8;eintcMntoebirureieo,141;ele1'mi oacttuali infant~i. 640•41: c malottia6sic:a,14Jifil.:eregrusione,64$, 8)6-)9: c ribellione, IJOSJ.: c sanitl, 85o:esopo,W!dilnC1.1bi;esprn~ione
simboliadell',oo8o;etendenzeconlfo· fobieh.c, 86on., 867q.; e tollenrnra della frustrazione, 867: evibmento dell', c soddisfaei.mnto pulsiona!c, uo: flui· t ... nte,87,87a:fobico,7n:indifcs;r, 6;Q;infantilc,1054:istcriad',l;s,87>, >099; mafli.fat..oioue in supcricie di, 6;6; molllle, ~cdi Supcr-io(angoseia del); multipla, 41; flclb puhcsU, 6aqsg.; ndlc varie f = di nevrosi, 418og.; ncll"infonzio, sro: nevrotia, 4•8, 4J5, 4QO;nuOYlltWiiode1\',6oo;oucttuale, nase., 228;pcr lasolutedcll'oqetto, 1h,•l7se-;perl'intctlritldcllopropsia organi>:zazione, 1o8o: pcrsirtcntc pertuttoilpetiododello.wiluppo,,o8o; preco«,6o);reole,I88--9•.19J-95,>0),
Vol. 1,pp. 1-396
~~~. uBq., 130, 141·46, 148, >5J, 151, z61; scgru~le d', 1o8r: ses:sualizzaz.ione dcii", 948: lpc»lab, 842: tipi di, come moti•ididifosa, >87-QS, ~JO, >44· 46: tipo di, .... lut:rz.ionc ilo bose al, 857 se.;tollenrnuall',7•9,16o,867,IOSJ; trasformatainaggressionc,on;vedia• che Evirazione, anliOSCÌI di: Fobia; Ouetto; Paun; Pericolo, situuione di; Ptrhioni;SePJrazione,angosciadi Ancoscia pul&ionole, IQOSS., >QJ-95, >JO, •4•. •48: nella puborU, 149-63 Animalc(i), 114511.; come amico c prolettore, 198-WJ: oomc •imboli, soo; crudeltl verso tli, 46o; nperimmti sulli,no;f:aoWiesuili,s6z:fobicdceli, W!di Zoofobia: interesse pez ili, H?: pauradcsli,vediZoofobia;ricercbeiU81i, 485: vedi anche Fafltlllio; ldenti~c:a zionc;PiccoloHans Anna 0.,1045 Anne,vediBambini inouer.. z>one Annientamento, trauma sperimentato to• me, 7n:W!dianchel'llura Annullamento retroattioa, 8;6, 870, 1116 Allo, 1071 manipobo;ione dell', 681-84: W!