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APRILE 2017
Photoshop: creatività con immagini e testi E N I Z A G A MMAGAZINE
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Cronaca di una giornata di scatti in studio: la nostra masterclass per i lettori più fedeli
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Confrontiamo le migliori alternative a Photoshop
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Untitled-1 1
2/28/17 1:32 PM
LA F
OTO DEL
MESE
Scatto di Fabrizio Di Silvestro
Nato nel 1967 e da sempre appassionato di paesaggi, si dedica al genere del ritratto con grande interesse. Approfondisce temi legati alla fotografia in workshop didattici
Cascate in Val ClareA In una cornice naturale fatta di alberi, foglie e rocce l’autore di questa immagine coglie la bellezza di una delle cascate che in un unico salto precipitano in val Clarea, tributaria della principale valle di Susa, nel comune di Giaglione (TO). Ottima la composizione. Molto espressivi luce e cromatismi. Fotocamera Nikon D750 Obiettivo EF s 24-12 mm Lunghezza focale 38 mm Esposizione 1 Diaframma F 16 ISO 64 Senza Flash
LA FOTO DEL MESE Questa è una rivista di fotografia. I nostri migliori collaboratori sono i lettori: ogni mese scegliamo una immagine che secondo i nostri esperti merita di essere valorizzata al massimo. E quale migliore posizione della controcopertina? Nel prossimo numero vorresti esserci tu? Carica le tue foto all’indirizzo:
www.spreafotografia.it/ nphotography 1) Controlla la loro dimensione: il lato maggiore dovrà essere composto da minimo 2.480 pixel, che corrispondono a 21 cm a 300dpi. 2) Anche il formato di salvataggio delle immagini è molto importante. Salvare in JPEG va benissimo: controlla però che la qualità sia al livello massimo!
N Photography Sommario 100% nikon 100% indipendente
3Controcopertina 6Foto storica
Scopri la foto scelta dalla redazione
Sveliamo i retroscena di una famosa fotografia d’autore: gli “Untitled film stills” di Cindy Sherman
8Arte&cultura Ci trovi anche su
Google edicola
Gli eventi, le mostre e i libri più interessanti del momento. Alimenta la tua passione per la fotografia!
16Intervista
Andiamo alla ricerca del significato più profondo della fotografia, con Paola Mattioli e i suoi ritratti
numero 61
APRILE 2017
24Nikon vintage
Dopo la F vennero le Nikkormat: un glorioso modello mid-level, accessibile a tutte le tasche
26Cover story
Anche con la tua macchina da principiante puoi ottenere scatti memorabili: vediamo, situazione per situazione, tutti i trucchi di cui avrai bisogno per foto da professionista
O IL PROOSESSIM CE IL NUMER
14 aprile
36Lettura portfolio 46Storytelling
I vostri scatti migliori, al vaglio dei nostri esperti di imaging
Giò Tarantini ci ha inviato una magnifica serie dopo il suo viaggio in Birmania
48Analisi tecnica
Consigli e spunti per migliorare ai nostri fortunati lettori selezionati
26
16 insieme 52Tutti appassionatamente La cronaca della nostra masterclass dedicata ai lettori più fedeli
ordine 58Metti nell’immagine
La prima puntata della nuova serie di Michael Freeman, dedicata alla creatività
51 Accademia Sprea Fotografia La nostra sezione dedicata a tutorial, trucchi e approfondimenti dei maestri
64Scrittura creativa 66Una marcia in più 68L’artedellamporapido 70Unostilllifeperfetto
Un semplice tutorial per scoprire come creare divertenti immagini con testo
Basta un flash per aggiungere ai tuoi ritratti la giusta intensità drammatica
Usa un flash a sincro rapido
Scatta una foto pubblicitaria a una fotogenica bottiglia di whisky
tutto 72Cambia con il flash
Allestisci un piccolo set utilizzando luci professionali
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Le schede Lexar raggiungono velocità e capacità sbalorditive
94Listino prezzi
Tutte le Nikon in commercio con le informazioni salienti: specifiche tecniche, prezzi e una guida all’acquisto
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Proteggi il tuo corredo
Alcune robuste soluzioni per difendere la tua preziosa attrezzatura: le migliori valigie rigide sul mercato
89Lowepro Fastpack
Un magnifico zaino da fotografia disponibile in due versioni, con una capienza davvero sorprendente e tutta la sicurezza di cui avrai bisogno
ECO-Tank 80Supertest: photoeditor 89Epson ET3600 Scopriamo le migliori alternative al pacchetto fotografia di Adobe, da AlienSkin Exposur 2 a CaptureOne Pro 10
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La versione Action dello stativo snodabile Joby GorillaPod è universale, adattabile a tutte le superfici e in grado di soddisfare ogni esigenza
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e attese compatte di fascia alta Nikon DL a quanto pare non vedranno mai la luce. A poche settimane da quella che, secondo gli annunci di fine 2016, avrebbe dovuto essere la data del lancio mondiale, i portavoce dell’headquarter di Nikon hanno diffuso una nota in cui si legge che la commercializzazione dei tre modelli Nikon DL18-50 f/1.8-2.8, DL24-85 f/1.82.8 e DL24-500 f/2.8-5.6 è stata cancellata. A quasi un anno di distanza dall’anteprima di una gamma di fotocamere premium che, sulla carta, sembrava davvero interessante, i problemi tecnici legati all’ingegnerizzazione dei componenti elettronici digitali pare abbiano convinto il produttore nipponico a sospendere il progetto. Il comunicato Nikon non lascia spazio a interpretazioni o dubbi: “Nikon Corporation annuncia che la vendita della serie di fotocamere
DL è cancellata. I problemi legati allo sviluppo del circuito integrato per l’elaborazione delle immagini dedicato a questi apparecchi ci obbliga a ritardare a tempo indeterminato la produzione di queste fotocamere. Nonostante il duro lavoro svolto finora, è stato deciso che le vendite della serie DL saranno annullate. [...] Ci scusiamo con tutte le persone che avranno ripercussioni negative da questa decisione, soprattutto con quei clienti che hanno atteso così tanto la disponibilità sul mercato delle Nikon DL”. Il consistente incremento nei costi di progettazione e produzione avrebbe costretto Nikon a un considerevole appesantimento del prezzo di vendita che avrebbe reso inesorabilmente poco competitivi questi, peraltro interessanti, apparecchi con sensore da 1 pollice in un mercato sempre più orientato alle mirrorless. ■
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Un microfono direzionale compatto, leggero e preciso, con la garanzia di qualità RODE
L’annuncio di Nikon riguardante le camere mirrorless della serie DL
a cura di Mauro Fabbri
Abbiamo provato la nuova entry-level: è la migliore sul mercato?
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91Il fatto del mese
il mensile dedicato alla cultura, alle curiosità e ai tech-gossip dell'affascinante mondo Nikon
❱ il fatto del mese
Le Nikon DL purtroppo non arriveranno mai...
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Route 66, una strada e un mito Carlo Pinasco: «4.800 km di workshop, fotografando le attrazioni senza tempo che offre l’antica strada che collega le due grandi coste americane»
School Travel 93Nikon e workshop
Le iniziative e gli eventi più interessanti tra quelli organizzati ad aprile
posta 96Ladi NPhotography
Il nostro Mauro risponde ai vostri quesiti tecnici più stuzzicanti
«La Route 66, antica strada che collega le due grandi coste americane, sa regalare alla vista e all’obiettivo del viaggiatore spunti fotografici eccezionali. Anche se posso dire di conoscerla a fondo avendola percorsa già sei volte anche quest’anno - racconta Carlo Pinasco - il tempo speso per pianificare con cura le tappe, le varie soste fotografiche e per fare in modo che il gruppo arrivi nel posto giusto al momento giusto non è stato poco. So per esperienza, però, che è stato tempo ben speso. Siamo in sei, più due master, Fabio Blanco e io. Alcuni di noi partono da Milano, altri da Roma. In Usa ci attendono due comodi van da sette posti ciascuno e li usiamo per esplorare la parte urbana della Route 66. La sera siamo sulla riva del lago a fotografare lo splendido skyline notturno della città. Al mattino dopo partiamo per la lunga cavalcata che ci porterà a Los Angeles, dall’altra parte dell’America. La percorreremo alla ricerca dei reperti storici e dei personaggi che abitano la provincia americana, dormiremo nei tipici motel, ci fermeremo nelle stazioni di servizio per fotografare quelle storiche e fare rifornimento in quelle moderne. Conosco con precisione i punti più interessanti, ma la luce cambia di continuo ed è sempre possibile trovare nuove occasioni fotografiche. In media, in una giornata tipica dedichiamo almeno tre, quattro ore alla fotografia, il resto alla guida. La Route 66, che molti pensano sia una strada scomparsa, è viva e vitale come non mai. Lungo di essa sono innumerevoli i segni di un’epoca storica, i paesi, le attrazioni che negli anni fra le due guerre e fino ai mitici Anni 60 hanno creato il mito del sogno americano. Ripeteremo l’esperienza: il programma è disponibile sul nostro sito web e le iscrizioni sono già aperte. www.fotografiaeviaggi.com». ■ www.nikonschool.it/life/amatrice.php N
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FOTO STORICA
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1977-1980
Untitled Film Stills Cindy Sherman Un’istantanea presa per le strade di una grande città americana, probabilmente New York. La signora, appartenente alla middle class , pare non prestare attenzione al fotografo che la inquadra dal basso. Sembra un fermo-immagine cinematografico, parte di un racconto più ampio. Siamo certi di avere decodificato l’immagine. Invece no. Quello che stiamo vedendo è un lavoro a noi contemporaneo, di Cindy Sherman. Un autoritratto, o meglio la rappresentazione dello stereotipo che la società americana ha della donna negli Anni 50-60 del XX secolo, prima della contestazione giovanile e delle rivendicazioni femministe. Non si tratta dell’unico autoritratto di Cindy Sherman, ma di uno degli infiniti "selfie" da lei messi in scena nell’arco della sua carriera. Cindy Sherman ha deciso di analizzare l’immaginario sociale della donna attraverso le più varie presentazioni di se stessa, di volta in volta cambiando lo stile, l’identità, mostrando infine come una donna e un volto siano manipolabili all’interno di un medesimo cliché. Ogni fotografia del progetto è significativa, ma è vedendo il lavoro nel suo complesso, composto da 69 immagini, che se ne comprende appieno il significato.
Cindy Sherman (1954) è tra le fotografe contemporanee più conosciute. Ha iniziato a interessarsi alla fotografia ancora al college e presto si è unita ad altri artisti costituendo, nel 1974, Hallwalls, un centro per l’arte e gli artisti. I suoi progetti sono sempre lavori seriali che la vedono allo stesso tempo fotografa e fotografata. N
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ARTE &C U LT U R A EDITORIALE
In immagine veritas
Fino all'11 giugno 2017 Museo del Violino Piazza Guglielmo Marconi 26100, Cremona Ingresso: 8 euro E-mail: [email protected]
CREMONA
Settant'anni di Magnum
L'agenzia festeggia il suo settantesimo compleanno, celebrando la sua storia attraverso il rapporto con la rivista americana LIFE
Recentemente la Photographers’ Gallery di Londra ha promosso un singolare programma di eventi dal nome di Conspiracy Week che riguarda l’utilizzo, da parte dei cospirazionisti, dell’immagine come elemento a sostegno della veridicità delle loro teorie. L’iniziativa inglese mi ha dato modo di riflettere riguardo al nostro istintivo atteggiamento di attribuire alla fotografia l’ideale valore di sigillo di attendibilità riguardo a un fatto e quanto questa abbia la capacità di modificare la nostra percezione dell’accaduto, argomento troppo poco affrontato soprattutto nell’era di internet. Lo spazio londinese ha in questo senso organizzato tre mostre (Divisive Moment, Selachimorpha e Fauxtography) e una serie di talk, con l’intento di dare delle risposte e stimolare considerazioni sulla crescente difficoltà che s’incontra nel discernere tra fatto e finzione. Esempio emblematico è sicuramente la celebre fotografia di Neil Armstrong che scattò al collega Buzz Aldrin sulla Luna, diventata l’immagine simbolica dell’allunaggio e allo stesso tempo della teoria del complotto lunare, secondo la quale la missione lunare non venne mai compiuta se non in uno studio cinematografico hollywoodiano. La fotografia in questo caso, nonostante non sia la prova inequivocabile della teoria complottista, ha senza dubbio aiutato a dare forza alla teoria acquisendo credibilità agli occhi di molti, senza tenere conto della manipolazione a cui una fotografia può essere soggetta. Denis Curti
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© Eve Arnold/Magnum Photos
L’
esposizione, per la prima volta in assoluto, intende analizzare il rapporto fra la celebre rivista americana Life e l’agenzia fotografica Magnum Photos, e in particolare i reportage realizzati dai fotografi membri dell’agenzia che vennero pubblicati sul magazine, fortunato settimanale creato nel 1936 da Henry Luce, già editore di Time. Life con i suoi contenuti editoriali, ma soprattutto grazie al suo contenuto iconografico, contribuì a creare un’identità e una cultura nazionale americana. La dimensione del fenomeno delle grandi riviste illustrate richiese alle agenzie fotografiche nuovi modelli. Robert Capa, David Seymour, Henri Cartier-Bresson e George Rodger, tutti con una notevole esperienza “sul campo”, diedero dunque vita a Magnum, ideata allo scopo di tutelare i lavori dei fotografi. La mostra, curata da Marco Minuz, è pertanto un viaggio all’interno di nove reportage fotografici realizzati da grandi maestri che vennero editati dalla rivista americana ed ebbero grande diffusione e al contempo
grande impatto sull’opinione pubblica. In esposizione gli splendidi ritratti di Marilyn Monroe e Salvador Dalì scattati da Philippe Halsman, gli storici reportage di Warner Bischof e Dennis Stock, solo per citarne alcuni. Come afferma lo stesso curatore, la mostra «LIFE MAGNUM, attraverso la forza comunicativa delle immagini che riunisce, conduce a riflettere sulla fotografia e sulle sue implicazioni, sul rapporto con la carta stampata, sulle trasformazioni tecnologiche avvenute nel mondo della comunicazione e sull'impatto che questi reportage ebbero nella nostra coscienza civile». ■
© Philippe Halsman/ Magnum Photos "Dali Atomicus." 1948
in collaborazione con FESTIVAL E APPUNTAMENTI Fino al 1 maggio 2017 Icônes, Robert Doisneau Forte di Bard 11020, Valle d’Aosta
Denver
bergamo
uno degli autori contemporanei più rappresentativi della sottocultura dei millennials. Ryan McGinley è stato tra i primi, tra la fine degli anni Novanta e gli inizi dei Duemila, a utilizzare la fotografia diaristica e vernacolare sulla base dell’esperienza di Nan Goldin, Wolfgang Tillmans e Larry Clark, come strumento di messa in scena della quotidianità, impiegando il colore nel suo valore psicologico e spirituale. Al Museum of Contemporary Art (MCA) di Denver, dall’11 febbraio, è possibile ammirare, oltre ai suoi primi esperimenti con il mezzo, il suo lavoro The Kids Were Alright , serie nella quale McGinley ha documentato da vicino McGinley, Fireworks, 2002 ogni singolo visitatore che sia passato nella sua casa o nel suo studio in un arco di tempo di quattro anni. ■
cura di M. Cristina Rodeschini e Mario Cresci, la mostra offre una panoramica completa della poetica dell’artista, dalle origini del suo lavoro fino a oggi, evidenziandone l’attualità della ricerca nel contesto delle tendenze artistiche contemporanee. Il percorso espositivo attraversa la produzione dell’artista dalle prime sperimentazioni sulle geometrie alle indagini di carattere antropologico sulla cultura lucana della fine degli anni Sessanta, ai progetti dedicati alla ricerca della scrittura fotografica e all’equivocità della percezione, in un percorso espositivo articolato in dodici sezioni capace di mettere in risalto analogie formali e correlazioni concettuali fra le diverse opere, privilegiando, così, uno sviluppo non necessariamente cronologico della sua produzione e poetica. ■
Amsterdam
Roma
William Eggleston. Los Amos W
Letizia Battaglia. Per pura passione N
Ryan McGinley: The Kids Were Alright È Museum of Contemporary Art 1485 Delgany St., CO 80202, Denver, Stati Uniti
Fino al 31 maggio Berenice Abbott MAN Via Sebastiano Stata 27, 08100, Nuoro Fino all’11 giugno Henri Cartier-Bresson. Fotografo Palazzo Ducale Piazza Matteotti 9 Genova Fino al 28 maggio Evaristo Fusar, I Grandi Reportage Museo dell’arte fabbrile e delle coltellerie Via Maestri del Lavoro d’Italia 1, Maniago Fino al 2 aprile 2017 Artico. Ultima Frontiera Casa dei Tre Oci, Fond. Delle Zitelle 43 Giudecca- Venezia Fino al 2 aprile 2017 The Show Boogie Blow Your Mind Magazzini Fotografici Largo Proprio d’Avellino 4, Napoli Fino al 21 maggio 2017 L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin Camera – Centro Italiano della Fotografia Via delle Rosine 18, Torino Fino al 30 aprile 2017 Donnavventura Donne in Azione. Centro Diagnostico Italiano (CDI) Via Sait Bon 20, Milano Fino al 27 aprile 2017 Ralph Gibson – Close Up Associazione Culturale Baricentro Via Pola 6 , Milano
illiam Eggleston è stato il pioniere del colore, legittimando il suo utilizzo all’interno della fotografia d’autore già dalla seconda metà degli anni Sessanta. Al Foam di Amsterdam, dal 17 marzo, è possibile ammirare Los Amos, uno dei lavori più importanti e complessi dell’autore statunitense, scattato tra il 1966 e 1974. La serie è composta da una raccolta di scatti che Eggleston fece nei suoi numerosi viaggi attraverso i paesi del sud degli Stati Uniti. Partendo da Memphis e il delta del Mississippi, passando per New Orleans, Las Vegas e Santa Monica, Eggleston riportò più di 2200 immagini, per lo più andate perdute, dove elesse l’America di tutti i giorni come suo soggetto prediletto e continua William Eggleston, En Raute ta New fonte d’ispiraOrleans, 1971-1974, from the series zione. ■ Las Alamos, 1965-1974 Fino al 7 giugno 2017 Foam, Keizersgracht 609 1017 DS Amsterdam
Mario Cresci. La fotografia del No, 1964 - 2016 A
Fino al 17 aprile 2017 GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso, 53 - Bergamo
ata a Palermo nel 1935 e conosc i u ta i n t u t to i l mondo per le sue foto di mafia, Letizia Battaglia è stata ed è tuttora uno dei più straordinari e acuti testimoni visivi della vita e della società italiana, in particolare della Sicilia. Riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea per il valore civile ed etico del suo lavoro, Letizia Battaglia non è solo la “fotografa della mafia” ma anche, per il suo lavoro artistico e come fotoreporter nella redazione del quotidiano L’Ora, la prima donna e fotografa europea a ricevere il prestigioso The W. Eugene Smith Award a New York nel 1985. La mostra, articolata in due macro aree, vuole esplorare a 360 gradi tutti gli aspetti della poliedrica, coraggiosa, infaticabile personalità di Letizia Battaglia e restituire la complessità dei suoi interessi tra fotografia, editoria, teatro sperimentale, politica. ■ Fino al 17 aprile 2017 MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo Via Guido Reni, 4A - Roma
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ARTE &C U LT U R A Musei italiani
Musei nel mondo
Osservatorio Fondazione Prada
Thmphoto, Museum of photography Salonicco
Indirizzo: Galleria Vittorio Emanuele II Orario: lun.-ven. 14-20 Sabato e Domenica 10-20 Tel: 02 5666 2611 E-mail: [email protected] Web: www.fondazioneprada.org
O
sservatorio Fondazione Prada, inaugurato a Milano lo scorso 21 dicembre 2016, è un luogo di esplorazione e indagine delle tendenze e delle espressioni della fotografia contemporanea, della costante evoluzione del medium e delle sue connessioni con altre discipline e realtà creative. In un momento storico in cui la fotografia è parte integrante del globale flusso di comunicazione digitale, Fondazione Prada, attraverso le attività di Osservatorio, si interroga su quali siano le implicazioni culturali e sociali della produzione fotografica attuale e della sua ricezione. Si estende così il
repertorio di modalità e strumenti con i quali la Fondazione interpreta e si relaziona con il presente. Ospitato al quinto e sesto piano di uno degli edifici centrali, Osservatorio si trova al di sopra dell’ottagono, al livello della cupola in vetro e ferro che copre la Galleria realizzata da Giuseppe Mengoni tra il 1865 e il 1867. Gli ambienti, ricostruiti nel secondo dopoguerra a seguito dei bombardamenti che hanno colpito il centro di Milano nel 1943, sono stati sottoposti a un restauro che ha reso disponibile una superficie espositiva di 800 m2 sviluppata su due livelli. ■
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Il Gioco delle Perle di Venezia In Favola di Venezia Corto Maltese viene spinto dal misterioso Baron Corvo a ricercare un magico smeraldo. Parte così una caccia al tesoro che oggi, quarant'anni dopo, Gianni Berengo Gardin ha deciso di ripercorrere, facendosi guidare dal fotografo Marco D’Anna e lo scrittore Marco Steiner. Un libro d’immagini come perle, legate da un leggero filo di parole. n Titolo: Il Gioco delle Perle di Venezia Autore: Fotografie di Gianni Berengo Gardin Testi di Marco D’Anna, Hugo Pratt e Marco Steiner Uscita: 2016 Prezzo: 35 euro Editore: Rizzoli & Lizard Pagine: 176
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Fino al 19 settembre 2017 Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Piazza Piero Siena 1, Bolzano
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Indirizzo: Navarchou Votsi 3, 54624 Salonicco Orario: da martedì a domenica, dalle 11 alle 19 Tel: +30 23.10.56.67.16 Email: [email protected] Web: www.thmphoto.gr
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l museo di fotografia di Salonicco è l’unico spazio pubblico e statale in tutta la Grecia che si dedica esclusivamente all’arte fotografica ed è sotto la supervisione del Ministero della Cultura greco. Fondato nel 1998, si tratta di un faro luminoso per tutti i naviganti che vogliono scoprire l’universo fotografico del Paese; non a caso l’edificio è situato dal 2001 nel grande porto cittadino, all’interno di un vec-
chio magazzino per la raccolta delle merci, come un simbolico approdo di scambio e confronto per tutti gli appassionati del genere. Tra le moltissime esposizioni presentate si possono scoprire grandi maestri del calibro di Arthur Tress, a cui è stata dedicata una splendida retrospettiva, e il mitico Duane Michals, solo per citarne alcuni. Lo spazio può vantare anche una piattaforma dedicata a corsi e workshop: tra portfolio reviews curate da esperti e lezioni di tecnica fotografica, il Thmphoto si offre come punto di riferimento assoluto per chi, in Grecia, desidera imparare qualcosa in ambito fotografico e migliorarsi dal punto di vista professionale. ■
La forza della fotografia. Opere della collezione Museion
useion propone un viaggio attraverso oltre cento opere di trenta artisti dagli anni ’60 ai giorni nostri. I lavori, selezionati tra gli oltre 500 dalle raccolte Museion, sono entrati a far parte della collezione in occasione di mostre o appartengono a due importanti prestiti a lungo termine, l’Archivio di Nuova Scrittura di Paolo della Grazia e la Collezione Enea Righi. La messa in scena di sestessi e del proprio corpo, l’identità, la condivisione della vita intima e privata sono alcuni dei temi proposti dalla nuova mostra. Le tematiche – di grande attualità nell’epoca dei selfie e della comunicazione digitale - sono trattate alla luce di opere di artisti di fama internazionale e di diverse generazioni, da Wolfgang Tillmans a Vanessa Beecroft, da Gilbert & George a Valie Export, da Michael Fliri a Nico Vascellari. Una speciale sezione nella collezione studio, a cura di Andreas Hapkemeyer, è dedicata alla fotografia politica nel senso più ampio del termine. Dalla “Forza della fotografia” emerge quanto la fotografia rappresenti la fluidità tra generi e media, tipica dell’arte di oggi. In questo senso, completano l’esposizione diversi video e sculture, in dialogo con le opere fotografiche. n
ARTE &C U LT U R A SCUOLE
CORSI
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti
Wedding Photography. Workshop sulla fotografia di matrimonio
LA SCUOLA. Il Master in Photography and Visual Design è un percorso di studi della durata di un anno in collaborazione con la Fondazione FORMA per la Fotografia. Si tratta di un Master accademico di I livello che unisce studi teorici a workshop e progetti pratici. Le attività del corso sono integrate da progetti che simulano incarichi reali, tenuti in collaborazione con una rete d’imprese ed enti partner. La seconda parte dell’anno è dedicata a un periodo di stage presso aziende selezionate o istituzioni come case editrici, uffici editoriali, agenzie fotografiche, archivi fotografici, musei, gallerie d'arte o studi fotografici che possano aiutare gli studenti a entrare nel mondo del lavoro. La coniugazione di tutti questi diversi aspetti e approcci rappresenta l'insieme degli strumenti attraverso cui il master prepara professionisti in grado di inserirsi nel mondo della fotografia, dell'arte e della comunicazione nazionale e internazionale. i corsi. L’elenco dei corsi riflette la diversificazione delle figure da formare che operano all’interno dell’ambiente fotografico. Si passa da corsi prettamente tecnici come Tecnica fotografica, Computer Graphic, Fotografia in motion, Studio fotografico, Photoshop e Stampa digitale a corsi teorici e specifici, quali Teoria dell’immagine, Storia della Fotografia, Marketing culturale, Progettazione e Allestimenti (Mostra Fotografica) e Sistema della Fotografia (Agenzie, collezionismo, mercati). L’offerta didattica è arricchita da incontri con artisti e professionisti del settore (per esempio Martin Parr, Gerry Badger) e workshop di breve durata su diversi temi come Produz i o n e e d i t o r i a l e, Fotografia e archivio, Reportage, Fotografia e arte pubblica. ■
Sede Didattica: Istituto Italiano di Fotografia Via E. Caviglia 3, Milano Quando: 7-8-9 aprile 2017 Web: www.istitutoitalianodifotografia.it Tel: 02 58105598 E-mail: [email protected]
Sede Didattica: Via C. Darwin 20, Milano Partenza: Gennaio e Ottobre Durata: 1 anno Lingua: italiano Titolo: Master accademico di I livello Crediti: 60 CF Web: www.naba.it
L
a fotografia di matrimonio è complessa e articolata. Si passa dal ritratto alla foto di still life in pochi minuti. Un fotografo di matrimonio deve sapersi muovere in un mare di concorrenza, proporsi ai clienti con proposte credibili e competitive, avere un sito e del materiale da mostrare agli sposi. La preparazione richiesta per essere dei professionisti di livello è a 360° e non comprende solo
l’abilità tecnica ed espressiva. Questo workshop ha lo scopo di affrontare tutti gli aspetti della fotografia di matrimonio, da quelli commerciali, agli aspetti prettamente fotografici, con riferimento a grandi fotografi di matrimonio italiani e stranieri, fino ad arrivare al flusso di lavoro (ottimizzare la selezione degli scatti, postproduzione con Lightroom e Photoshop, impaginazione di un foto album...). ■
WORKSHOP
Workshop con Michael Ackerman M
ichael Ackerman condividerà il proprio approccio alla fotografia visionario e impulsivo. Il suo metodo abbandona la tradizione, non è una semplice cronaca di eventi. Il ritmo delle sue fotografie è molto più vicino al cinema rispetto alla tradizionale fotografia documentaria: le immagini sono usate in sequenza. Il risultato è una composizione che non bada al luogo o al momento in cui sono state scattate, ma cerca di svelare la verità più emotiva e spirituale del soggetto. Lo scopo di questo laboratorio è ciascuno a immergersi più a fondo nel territorio che stiamo esplorando in quanto fotografi. Esiste un reale bisogno che ci spinge a fare il nostro lavoro, dedicarci molto tempo, esplorare, scavare, indagare. ■ Sede Didattica: Centro Phos Via Gianbattista Vico 1, Torino Quando: 31 marzo – 2 aprile Costo: 480 euro E-mail: [email protected] Web: www.phosfotografia.com
Il libro illustrato
The Americans di Robert Frank Nel 1955 Robert Frank concorre su invito di Walker Evans a una borsa Guggenheim che gli permette, tra il 1955 e il 1956, di attraversare quarantotto Stati, insieme alla moglie e ai due figli su una vecchia Ford. Nessun editore americano dimostra grande interesse per il lavoro e così decide di pubblicare Les Americains in Francia con Robert Delpire Cancellati, fa scrivere l’introduzione, un vero e proprio poema beat, all’amico Jack Kerouac. L’impatto del libro sul mondo fotografico è enorme: segna il punto di non ritorno di una nuova concezione di fotolibro, considerato come lo strumento più adeguato per esprimere le potenzialità della fotografia.
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Gli Americani. Fotografie di Robert Frank. Milano. Il Saggiatore. 1959. Testi raccolti e presentati da Alain Bosquet e Raffaele Crovi. Edizione italiana identica alla francese. The Americans. Photographs Robert Frank. Introduction by Jack Kerouac. New York. Grove Press Inc. 1959. 190x215 mm. 180pp. 83 fotografie b/n. Cartonato con sovraccoperta.
in collaborazione con FORMAT International Photography Festival Dal 24/3 al 23/4/2017 Market Place, Derby, UK Tel: +44 1332 290606 E-mail: [email protected] Web: www.formatfestival.com
EVENTI – derby UK
La fotografia contemporanea del FORMAT Festival di Derby
FESTIVAL E APPUNTAMENTI Dal 20 aprile al 20 giugno 2017 Photofestival 2017 Milano www.milanophotofestival.it Dal 1 aprile al 30 aprile Le Mois de la Photo du Grand Paris 2017 Parigi www.moisdelaphotodugrandparis.com Dal 19 al 23 aprile KINO DER KUNST Monaco, Germania www.kinoderkunst.de Dal 21 al 23 aprile Art Brussel 2017 Brussel www.artbrussel.be
CONTEST e WORKSHOP
Dal 24 marzo al 23 aprile una serie di mostre, conferenze e workshop animano uno dei festival più importanti d’Inghilterra.
I
l FORMAT International Photography Festival, inaugurato nel 2004, negli anni si è consolidato come uno dei momenti più rilevanti per conoscere le nuove tendenze della fotografia. Ogni anno il festival arricchisce la sua offerta proponendo al suo pubblico una varia selezione di mostre, open calls, residenze d’artista e con-
Dal 7 al 9 aprile 2017 Workshop sulla costa dei Trabocchi. Suggestioni Naturalistiche www.truelens.it
ferenze, riuscendo ad attirare più di centomila visitatori. Il loro vasto programma culturale spazia dalle grandi opere concettuali, ai progetti partecipati e documentari, fino ad affrontare tutte le problematiche che possono sorgere tra le categorizzazioni, dall’utilizzo dello smartphone all’archiviazione. Lo scopo degli organizzatori, infatti, è quello di concentrarsi su ciò che accade nel presente con un occhio rivolto ai grandi maestri del passato. Il festival si presenta come un vivace luogo di sperimentazioni e confronto soprattutto con alcuni dei professionisti più
noti del momento. Negli anni sono stati affrontati diversi temi dai quali sono nati importanti dibattiti e variazioni del tema. Il festival si articola su una struttura in quattro sezioni come FOCUS, di cui fanno parte il circuito delle mostre, EXPOSURE, l’esposizione dei partecipanti all’open call di giovani talenti, FLASH, circuito di eventi e conferenze e l’ultima DEVELOPMENT luogo di workshop, masterclass e talk. Anche quest’anno alla guida e all’ideazione di FORMAT troviamo Louise Clements, con l’organizzazione di QUOD e dell’Università di Derby. ■
22 e 23 aprile 2017 Produrre un’idea: come realizzare un progetto dalla A alla Z Fondazione Fotografia Modena www.fondazionefotografia.org Dal 27 al 30 aprile Workshop fotografico in Camargue, nel regno dei fenicotteri rosa Francia www.fotografiaeviaggi.com 23 aprile 2017 Tekking fotografico nelle Alpi Liguri e alle Cascate dell’Arroscia www.fotografiaeviaggi.com
L'oggetto storico
IL Primo telefono con fotocamera Il primo cellulare con fotocamera incorporata fu lo Sharp J-SH04, che ha radicalmente cambiato non solo il modo di fotografare ma anche la nostra interazione e il nostro approccio alla vita di tutti i giorni. Distribuito inizialmente solo in Giappone, venne introdotto sul mercato nel 2000 con una fotocamera da 110,000 pixel e un display da 256 colori. È stato definito il primo al mondo nel suo genere, ma il cellulare Samsung SCHV200 equipaggiato con una fotocamera VGA venne realizzato
22 e 23 aprile 2017 Workshop: lavorare per il National Geographic, Castellanza www.archiviofotografico.org
in Corea del Sud parecchi mesi prima. Soltanto un mese dopo venne realizzato il flip phone J-SH05. Certamente non poteva trasmettere un'immagine "a distanza", ma sicuramente è stato il punto di partenza degli odierni telefoni cellulari con fotocamera.
29 e 30 aprile Masterclass Video: Direttore della fotografia, Cesena www.foto-corsi.it Dal 6 al 9 aprile Workshop avanzato fotografia di matrimonio, Torino www.flaviobandiera.com
ARTE &C U LT U R A Personaggi da ricordare
Accadde IN aprile
L’uomo della fotografia artistica italiana
Nasce Robert Doisneau
La missione di Giuseppe, fratello gemello del pittore Emanuele Cavalli, è stata affermare il linguaggio artistico della fotografia italiana
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iuseppe Cavalli n a sce a Lucera, in p rov i n c i a d i Fo g g i a , n e l 1904. LauGiuseppe Cavalli reatosi all’Università La Sapienza di Roma in Giurisprudenza, grazie al fratello Emanuele Cavalli, pittore esponente del circolo romano, si avvicinò all’arte facendo della fotografia il suo linguaggio privilegiato. Grande sostenitore delle idee in campo artistico del filosofo Benedetto Croce, nel 1947 ha fondato insieme a Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender e Luigi Veronesi il primo gruppo fotografico amatoriale di fotografia artistica in Italia, dal nome La Bussola . Nel manifesto del programma del gruppo Cavalli scrisse: «Noi crediamo alla fotografia come arte... Chi dicesse che la fotografia artistica deve sol-
tanto documentare i nostri tempi...Commetterebbe lo stesso sorprendente errore di un critico d'arte o letterario che volesse imporre a pittori o poeti l'obbligo di trarre ispirazione da cose o da avvenimenti determinati e solo da quelli, dimenticando, con siffatta curiosa pretesa, l'assioma fondamentale che in arte il soggetto non ha nessuna importanza... Il documento non è arte; e se lo è, lo è indipendentemente dalla sua natura di documento... Adoprarsi per la divulgazione di queste idee, affinché si giunga a diffondere tra i fotografi un credo estetico valido è il compito che si prefiggono i componenti del gruppo La Bussola». Nel 1954, trasferitosi a Senigallia, in provincia di Ancona, Cavalli diede vita all’Associazione Fotografica MISA nella quale mossero i primi passi come fotografi Ferruccio Ferroni, Piergiorgio Branzi ma soprattutto Mario Giacomelli. n
LO SCATTO CHE HA CAMBIATO LA STORIA
Scopri di più nel nostro speciale Scatti storici. Prenotalo sul sito www.sprea. it/grandimaestri Iwo Jima, 1945. La conquista americana del monte giapponese Suribachi durante la Seconda Guerra Mondiale. La fotografia diventata un'icona ha fatto vincere all'autore il premio Pulitzer. "Flag Raising on Iwo Jima" (Foto di Joe Rosenthal. Ap Photo)
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1 aprile 1994. Grande maestro della fotografia, Robert Doisneau è il rappresentante più famoso della cosiddetta "fotografia umanista", ossia quel tipo di sensibilità visiva che pone l'accento sulla condizione disagiata dell'uomo nella società. Nasce il 14 aprile del 1912 a Gentilly, un sobborgo di Parigi. Il luogo di nascita segnerà profondamente la sua estetica e il suo modo di guardare le cose. Diplomatosi incisore litografo alla scuola di Estienne decide di abbandonare la strada appena intrapresa per gettarsi nella realtà viva e cruda delle
periferie, dimensione che all'epoca nessuno considerava. Sceglie poi di utilizzare un mezzo d'espressione al tempo ancora guardato con un certo sospetto: la fotografia. Di fronte a un quadro simile, in cui nella cultura ufficiale dominava l'ostilità e l'incomprensione per questo genere di produzione artistica, Doisneau, spinto dalla sua voglia di guardare le cose da un punto di vista non convenzionale e profondamente convinto del valore documentale e artistico dello scatto, contribuì a imporlo come mezzo di massa. ■
L’omicidio di Martin Luther King 4 aprile 1968. Nato nel 1929, Martin Luther King era un pastore protestante statunitense di colore noto per l’impegno nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili agli afroamericani. Grande uomo del Novecento, il suo nome è passato alla storia. Più volte arrestato, egli continuò a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati. È tra i leader che diedero vita a una serie di dimostrazioni pacifiche che scossero l’America, tra cui la marcia
su Washington del 1963 – vi parteciparono 250mila persone –. In questa occasione, egli pronunciò il suo famoso discorso: «Io ho un sogno [...] che i miei quattro bambini vivranno un giorno in un Paese in cui non verranno giudicati dal colore della loro pelle, ma solo per le loro qualità». Morì assassinato con un colpo di fucile sparatogli alla testa mentre si trovava sul balcone al secondo piano dell’hotel Lorraine a Memphis. ■
L a d i m e n s i o n e s o c i o l o g i c a d e ll o s g u a r d o
Paola Mattioli
tra immagine
e impegno
Corpi, volti, occhi, mani: particolari per raccontare la meraviglia dell’esistente, l’uomo e il suo mondo. È questa la fotografia? Scopriamolo seguendo l’opera di un’autrice alle prese con la storia e il presente [16] N
Paola Mattioli
Statuine/1 Milano, 1985 N
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tra immagine e impegno
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ffervescente, vulcanica. Sempre attiva e alle prese con nuove idee e progetti. Paola Mattioli è questo e, al contempo, è una fotografa riflessiva e dotata di grande rigore metodologico. Allieva del filosofo Enzo Paci, ha imparato il mestiere da Ugo Mulas. È conosciuta per i suoi ritratti ricchi di storia e per la voglia di misurarsi con temi sociali e politici. La fotografia le consente di mantenere viva l’indagine sul vedere e la partecipazione al mondo, investigando, come fa dagli anni Settanta, il ritratto, la moda e l’ambiente operaio nelle grandi fabbriche del Nord, grazie a uno sguardo che ben poco ha del reportage classico, ma che si alimenta di leggerezza e di rigore, di dubbio e di approfondimento. Il risultato fotografico offre l’occasione per arricchire la lettura e la conoscenza della contemporaneità.
Come sei arrivata nello studio di Ugo Mulas? «Stavo preparando un esame all’Università Statale di Milano e dovevo preparare una tesina. La fotografia mi interessava molto e pensai subito a Ugo Mulas, di cui avevo un contatto. In breve, da quell’idea iniziale per l’esame sono diventata una giovanissima assistente. Era il 1967. Grazie a lui ho imparato a non considerare le immagini solo per quel che rappresentano e a riconoscere il valore del progetto». Che cosa ti affascina e che cosa cerchi nella fotografia? «Cerco questo: che il mio punto di vista cambi per ogni lavoro che intraprendo, infischiandomene - un po’ spavaldamente - della riconoscibilità. Poi, quando mi dicono di cogliere la mia impronta sono molto contenta perché non è lasciata intenzionalmente. Uso la fotografia per raccontare storie attraverso altre storie, per affrontare temi che mi appaiono punti di snodo del pensiero e dell’immagine del contemporaneo. È un percorso fatto di incontri e di scambi, di scritture, di costellazioni di senso, di rimandi alle autrici e agli autori che vuoi avere come compagni di viaggio. L’autore è uno, ma all’immagine partecipano in molti».
Il progetto per te rimane fondamentale per dare valore all’opera? «Sì, assolutamente. E questo non vuol dire essere bloccata su un binario; anzi, avere un progetto significa anche poterlo rompere e fargli prendere una nuova direzione. Il progetto ti può riservare anche delle radiose sorprese. Hai la possibilità di rimodellarlo, con coraggio. Senza un progetto, vado nel panico. Per esempio, un lavoro che giunge subito dopo quello su Giuseppe Ungaretti, il mio primo libro del 1973, è Cellophane. Fino al 1979 mi sono concentrata su quest’opera che si è rivelata molto lunga e laboriosa. Un processo fatto di idee, attese, prove, tentativi, intuizioni. Mi interessava sperimentare con un materiale che costringeva a un gioco di apertura e di chiusura verso l’esistente. I fogli di plastica opaca impedivano una visione completa, confondendo l’esserci con il non esserci». Mi parli di Statuine? «Siamo nel 1985. Questo lavoro l’ho discusso a lungo con il mio marito di allora, Aldo Mondino. Lui mi ha anche fatto da scenografo. L’idea principale è che se tu metti una base a un corpo o togli l’attacco del collo, il soggetto
Paola Mattioli Paola Mattioli ha studiato filosofia e si è laureata con una tesi sul linguaggio fotografico. Da trent’anni prosegue il suo impegno nella politica delle donne. Nel 1974, la prima mostra: Immagini del no alla galleria Il Diaframma di Milano. Tra le personali e collettive,
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si ricordano Donne allo specchio (1977), Cellophane (1979), Ritratti (1985), Statuine (1987), Regine d’Africa (2004), Consiglio di Amministrazione (2006), Alfabeti (2007), Sguardi nella città (2011), Donne Donne Donne (2012), Zoom - Fotografia Italiana (2015), Ieri oggi Milano (2015). Il suo primo libro (Scheiwiller,
In alto, Eclissi / 2 e, a sinistra, Eclissi / 5, 1999
1972) ospita una serie di ritratti dedicati a Giuseppe Ungaretti. Seguono: Ci vediamo mercoledì (1978), Donne irritanti (1995), Tre storie (2003), Regine d’Africa (2004), Fabbrico (2006), Dalmine (2008), Una sottile distanza (2008), Mémoires d’Afrique (2013).
Paola Mattioli A sinistra Cellophane/13, e in basso Cellophane/14, 1979
«Nella fotografia cerco questo: che il mio punto di vista cambi per ogni lavoro che intraprendo»
Paola Mattioli e Aldo Mondino, Mondino torero, Milano, 1990
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tra immagine e impegno Nella pagina a fianco Paola Mattioli in collaborazione con Gaia Vicamini, Libreria delle Donne di Milano
A sinistra, Dalmine/32, scoppio: prima e, in basso, Dalmine /32, scoppio: dopo (Dalmine, 2006)
appare come una scultura. E lo sguardo non ti intercetta più, in qualche modo. Ho utilizzato il velluto nero perché mangia la luce, l’assorbe, e tutto il resto, invece, la rimanda. Facevo un taglio nel velluto e facevo uscire la testa del soggetto. Il resto, per contrasto, si staccava e usciva con forza. È uno dei lavori più apprezzati». Con il progetto Dalmine investighi il mondo del lavoro nell’industria pesante.
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«Ho atteso tanto prima di fotografare le fabbriche. Sono stata invitata dal sindacato della FIOM. Quando entri ti sembra di varcare la porta di una cattedrale. Rimani incredulo. Per la dimensione, per le attività, per il rumore. A intervalli – non hai bene la percezione del tempo – c’è uno scoppio tremendo con una vibrazione che attraversa lo spazio e i corpi. Una deflagrazione incredibile. Le prime volte ti atterrisce. Rimani bloccato. Per
raccontarla, ho pensato di tenere fermi il cavalletto e l’apertura del diaframma e di fotografare il prima e il durante. E la cifra del libro, insieme ai ritratti degli operai, è proprio legata alle deflagrazioni rese con uno scoppio di luce. Quel lavoro l’ho voluto realizzare anche perché, in quegli anni, si diceva che gli operai non esistessero più. La mia è stata una scelta politica». a cura di Giovanni Pelloso
Paola Mattioli
cento ritratti per La Libreria delle donne
La Libreria delle Donne esiste a Milano dal 1975. È un centro di incontri di moltissime donne (e uomini) e si distingue per essere una realtà composita e in movimento: oltre a vendere libri è autrice di pubblicazioni in proprio e di due riviste trimestrali (Via Dogana e Aspirina), organizza riunioni, discussioni politiche, proiezioni di film (www.libreriadelledonne.it). «Con questo progetto sto rispondendo a un desiderio del sito della Libreria delle Donne di Milano: raccontare con le immagini, sulla loro pagina web, le molte riunioni che si svolgono in Libreria. Ho pensato di mettermi al centro della riunione - le partecipanti di solito si sie-
dono in cerchio - per intercettare le espressioni che intercorrono tra loro durante la discussione; non è facile per chi è fotografata cercare di immaginare che io non ci sia, né per me rendermi trasparente, ma in questo modo - e con l’impaginazione che si allinea all’altezza degli occhi - mi sembra di poter rendere la circolarità del discorso. Questa immagine è una prima prova del lavoro (da sinistra: Clara Jourdan, Valeria Spirolazzi, Luisa Muraro, Laura Milani, Luisa Carnevale, Stefania Giannotti, Laura Giordano e Laura Minguzzi) che alla fine si comporrà di un centinaio di ritratti realizzati durante le varie riunioni; collabora al progetto, sia per la ripresa che per la postproduzione, Gaia Vicamini, studentessa di Comunicazione all’Università».
«Ho voluto realizzare il lavoro Dalmine perché in quegli anni si diceva che gli operai non esistessero più. È stata una scelta politica» Qui a lato, Faccia a faccia/2, Milano, 1977, Diane Bond
Qui sotto Paola Mattioli, Consiglio di Amministrazione (dettaglio), 2004
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tra immagine e impegno
a tu per tu con Paola Mattioli
«Uso la nikon dai tempi di mulas» «Tante volte il punto di ripresa ti costringe a stare in strani posti, magari in mezzo alla strada – qua mi pare fossi in Costa Azzurra nel 2008 per un servizio di moda insieme a Nicola Belluzzi allora assistente, oggi affermato fotografo –; la valigetta di metallo contiene l’attrezzatura, ma anche una piccola dotazione di “cartoleria”: cartoncino, forbici e colla per attaccare le polaroid una dopo l’altra e cominciare a vedere che aspetto prende il lavoro, una specie di pre-impaginazione»
stesso. Non posso lasciarmi sfuggire quest’occasione”. Fermai l’auto, scesi e iniziai a scattare».
Da quando usi Nikon? «Da Mulas, quindi dall’inizio. Lui usava Nikon e Hasselblad, ma andava in giro soprattutto con la Nikon, allora l’ho comprata. Mi ricordo che ero molto spaventata… Mi dicevo: “Adesso cosa fotografo, cosa faccio? Ce l’ho e devo usarla”. Questa macchina fotografica è ancora con me. Una Nikon F con il Photomic. L’ho usata per parecchio tempo. Poi l’ho sostituita con una più leggerina. Le mie macchine le ho molto amate e le ho, anche, molto usate. I miei obiettivi amatissimi sono il 105mm per il ritratto; al posto del normale Mulas usava il 55mm macro, per quella sua capacità di esprimere il dettaglio. È un obiettivo bello duro. Posseggo anche un 20mm che molto recentemente mi è stato indispensabile. In generale, non amo le deformazioni del 20mm e anche Mulas lo usava sempre in asse, in modo che non ci si rendesse conto del grandangolo spinto». Hai anche delle ottiche intermedie? «Sì, ho un 24mm e un 35mm. Ho anche un obiettivo PC 28mm. Mi era servito, in particolare, per un lavoro. Sono state rare le occasioni di fotografare l’architettura. Solo in questi frangenti uso il decentrabile». Il soggetto più leggero che hai fotografato? «Passando in autostrada, vicino al Monferrato, ho visto delle folate di vento che lasciavano delle tracce sui campi coltivati. Era uno spettacolo magnifico. Mi sono detta: “Il vento permette di fotografare se [22]N
Raccontami della foto del consiglio di amministrazione (a pag. 20, ndr). «Avevo fatto un catalogo per un’azienda e alla fine mi chiesero una fotografia del Cda. Sono un po’ negata con le foto di gruppo perché mi sembrano sempre quelle della scuola. Ho pensato a un appoggio per le braccia per far da base all’immagine stessa. Mi ero fatta tagliare una mensola nera piccola, perché se avessi utilizzato una vera scrivania il soggetto rischiava di allontanarsi troppo. Ho pensato di interpretare il tavolo del consiglio di amministrazione lasciando libere le persone di intervenire. Non volevo avere delle espressioni troppo fredde o formali. Ho poi montato i fotogrammi in un’unica striscia».
«L’immagine qui a destra nasce in occasione di un autoritratto sul tema delle donne allo specchio. Lo scatto iniziale non era mosso. L’ho stampato, ritagliato e appeso con un filo bianco in casa. Il bagliore di luce è dato dal riflesso sulla carta argentea. Mi piaceva, grazie al collage, rimarcare il concetto che l’obiettivo dà luce. Poi, in un giorno di vento, l’ho visto muoversi e ho voluto fotografare questo movimento. È diventato il mio portafortuna»
Paola Mattioli
Autoritratto/6, 1977 N
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nikon VINTAGE
1965: la rivoluzione Nikkormat
Dopo un primo tentativo con le Nikkorex, la Nippon Kogaku offrì una macchina in grado di soddisfare le esigenze di amatori e appassionati
L’
avvento della Nikon F, nel 1959, aveva rivoluzionato il mondo della fotografia, stabilendo una volta per tutte il primato degli apparecchi reflex su quelli a telemetro. Questa gloriosa macchina, solida e compatta, era tutto quello che un fotografo dell’epoca poteva volere: ne furono prodotti oltre un milione di esemplari nel corso di 15 anni, dal ’59 al ’74. Ma ben presto i vertici della Nippon Kogaku si resero conto che una simile macchina non era in grado di intercettare le necessità di tutti quei fotoamatori che non erano in grado di sostenere la considerevole spesa necessaria a comprarla. Fu così che vennero introdotti sul mercato i vari modelli di Nikkorex: la prima fu la 35, che montava un obiettivo 50 mm f/2.5 con otturatore centrale, in produzione dal ’60 al ’62. Seguì la Nikkorex 35-2, che introdusse un nuovo otturatore (di produzione Seikosha, mentre quello del 35 era un Citizen). Intanto, nel 1963 era stata lanciata sul mercato la Nikkorex Zoom 35: fu la prima reflex ad avere un obiettivo zoom di serie, il 43-86 mm f/3.5, anch’esso non intercambiabile. Infine, dal ’62 al ’66 venne prodotta la Nikkorex F, pensata per essere la
Nikkormat EL 35 mm, la prima Nikon con otturatore elettronico
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seconda macchina dei fortunati possessori di una Nikon F, realizzata da Mamiya. Benché la serie Nikkorex non incontrò il successo sperato in termini commerciali, va riconosciuto a quest’ultimo modello, la Nikkorex F, il merito di aver introdotto per la prima volta l’otturatore Copal, che permise di abbattere i costi di produzione delle reflex. Inoltre, il modello F aveva ottiche intercambiabili, e fu la prima reflex – a eccezione della Nikon F – a poter supportare praticamente tutte le ottiche Nikon. Il progetto di arricchire la flotta Nikon con un’offerta economica e di qualità non cessò con le Nikkorex, che uscirono di produzione alla fine degli Anni 60. Già nel 1965, infatti, il mercato conobbe una reflex molto solida ed economica, che garantiva prestazioni di alto livello: la Nikkormat FT, prima di una serie a cui avrebbe arriso un successo commerciale davvero sorprendente. Questo modello nacque per sostituire la Nikon S a telemetro, uscita di produzione, e per ospitare un esposimetro TTL che, con ogni probabilità, non poteva essere supportato dalla Nikkorex F. La sua introduzione colmò il vuoto lasciato dalle Nikko-
rex, permettendo ad amatori e appassionati che non facevano della fotografia una professione di comprare una reflex Nikon a un prezzo accessibile. Parliamo di macchine di eccezionale qualità costruttiva – tenerne una in mano dà ancora oggi una sensazione di grande solidità – progettate per unire robustezza e impeccabile precisione meccanica, tanto che non sono pochi i modelli che sopravvivono, funzionanti, ancora oggi (basta pensare che il distributore italiano dell’epoca le vendeva con garanzia a vita). La Nikkormat FT era disponibile sia in versione nera sia in versione cromata. Tra le sue specifiche vantava tempi di posa da 1 s a 1/1000 s (più la modalità posa B), sincro a 1/125, autoscatto, esposimetro TTL, pulsante per la profondità di campo e blocco dello specchio. S’impose piuttosto rapidamente come perfetta fotocamera di media fascia, e i modelli che la seguirono – sempre per la serie Nikkormat – non fecero che migliorarne le
specifiche e i risultati commerciali: nel ’67 fu presentata la FTn (che introduceva una scala dei tempi nel mirino e la lettura semispot), che rimase in produzione fino al 1975; in quell’anno apparve poi la FT2, che tra le varie migliorie vantava la slitta portaflash. Per la serie Nikkormat furono poi presentate la FS, priva di esposimetro e prodotta in parallelo al modello FT, e la Nikkormat EL (1972), la prima Nikon con otturatore elettronico (a cui nel ’76 si affiancò la ELW). Pur offrendo meno possibilità della più costosa Nikon F, le macchine della serie Nikkormat riuscirono nell’intento di garantire l’accesso al “sistema Nikon” a centinaia di migliaia di persone che fino a quel momento avevano solo potuto sognare di farvi parte, senza doversi sobbarcare il notevole costo della iconica e gloriosa Nikon F.
Qui sopra, a sinistra: Nikkormat FS con obiettivo NIKKOR-H 50mm. A destra: una Nikkormat FTn con obiettivo NIKKOR-P 105 mm
a cura di Walter Scolari ”Occorre raggiungere un equilibrio vitale tra il peso di una macchina fotografica e la sua forza”. Una pubblicità del 1976 reclamizza la Nikkormat FT2
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Scatti da professionista...
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...con una Nikon economica Qual è il limite oltre il quale non può andare una camera entry-level? La risposta non è scontata: rimarrai sorpreso
C
osa spinge un fotografo professionista a spendere migliaia di euro per una macchina come la D5? Beh, solo per citare tre motivi, l'ammiraglia di casa Nikon ha la velocità delle luce, la robustezza di un carro armato e controlli delle impostazioni semplici e intuitivi. Ma se ci limitiamo a valutare le macchine in base alla pura e semplice capacità di acquisire un'immagine, le prestazioni di una camera entry-level come la D3400 non sono poi così lontane. Entrambe, in modalità Manuale, ti consentono di impostare apertura, tempo di posa e sensibilità ISO. Entrambe supportano qualunque obiettivo professionale
Nikkor. Entrambe, infine, possono scattare in RAW, offrendo la miglior qualità d'immagine possibile. Le macchine amatoriali, poi, hanno anche qualche vantaggio accessorio da non sottovalutare: le dimensioni ridotte e il minor peso incoraggiano a portarsele appresso tutto il giorno; inoltre, sebbene il sensore full-frame di un’ammiraglia FX dia risultati migliori a sensibilità elevate, il piccolo sensore di una entry-level DX ha normalmente una risoluzione più elevata, che significa foto più grandi. In effetti, la D3400 da 24,2 MP è un passo avanti persino rispetto alla D500 da 20,9 MP, la migliore della gamma DX Nikon. Natu-
ralmente, da una reflex di fascia economica non puoi aspettarti un autofocus pronto e una cadenza di scatto come quella delle migliori macchine professionali, progettati per soddisfare i fotografi di sport o naturalistici. Ma con i giusti trucchetti anche la Nikon più economica può permetterti di catturare il momento perfetto. Abbiamo compilato questa guida per aiutarti superare le limitazioni, spesso solo percepite, di lavorare con un'attrezzatura per principianti. Velocizzare l’autofocus, riempire il formato, sfocare lo sfondo, minimizzare il disturbo… Sono molte le cose che puoi fare per produrre fotografie di qualità professionale. N
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COVER STORY
Cogli l'attimo fuggente Nessuna macchina è troppo "lenta" per catturare immagini di grande impatto fatte di movimenti rapidi
Q
uando parliamo di qualità d’immagine, la differenza di prestazioni tra una reflex amatoriale e un modello professionale non è enorme come si potrebbe pensare. Anche in termini di pura risoluzione, le Nikon basilari come la D3400 e la D5600 superano le professionali D500 e D5. Ci sono ovviamente moltissime ragioni per le quali la D5 ha un prezzo circa 13 volte superiore alla D3400, prima fra tutte la qualità costruttiva: le Nikon di alto livello hanno scocche robustissime, autofocus istantanei e precisi, cadenze di ripresa incredibili. La D5, ad esempio, vanta ben 153 punti AF, 99 dei quali sono i più precisi punti AF a croce; può arrivare a scattare 14 fotogrammi al secondo (fps); se dotata di una scheda di memoria veloce XQD, può registrare fino a 200 file RAW a 14 bit di alta qualità, prima di rallentare. Il confronto con la D3400 è impietoso: 11 punti AF, solo uno dei quali a croce; frequenza di 5 fps e possibilità di registrare 17 file RAW, prima di rallentare.
Pensa velocemente È chiaro che una Nikon entry-level non può tenere il passo contro macchine di fascia molto superiore, nel caso di riprese di azioni dai ritmi elevati. Tuttavia esistono accorgimenti per aumentare la prontezza con cui macchine come la D3400 mettono a fuoco un soggetto che si muove velocemente. Per cominciare, seleziona il punto AF central. Otterrai un doppio vantaggio: il primo deriva dal fatto che il punto centrale è più preciso, il secondo sta nella riduzione delle opzioni per la macchina, che la aiuterà a stabilire più rapidamente la corretta messa a fuoco. Puoi anche ridurre la “ricerca” della messa a fuoco sul soggetto che il sistema AF deve fare, mettendo preventivamente a fuoco il punto in cui si troverà il soggetto nel momento in cui scatterai la foto, anche se questo non è sempre un buon metodo. In alternativa - se il soggetto è prevedibile e ripetitivo, come le biciclette o le auto che inanellano giri di pista - puoi mettere a fuoco un punto preciso, poi passare alla messa a fuoco manuale e bloccare l’impostazione. Non dovendo attivare il sistema AF, la risposta della fotocamera sarà ancora più rapida. Anche con una Nikon reflex base ci sono vari modi di usare i punti AF. Se il soggetto è in movimento, devi tenerlo al centro del mirino e tracciarlo con AF continuo automatico, preoccupandoti della composizione solo in postproduzione, croppando l'immagine. In caso di soggetti fermi, se la loro
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Per le gare veloci in circuito, metti a fuoco preventivamente sulla pista, poi passa alla messa a fuoco manuale per bloccare la misura
posizione non corrisponde ad alcuno dei punti AF, puoi adottare la tecnica “messa a fuoco e ricomposizione”: seleziona AF singolo (AF-S); scegli manualmente il punto AF centrale e fallo coincidere con il soggetto; premi a metà il pulsante di scatto per attivare l’autofocus e, quando sei a fuoco, tieni premuto a metà il tasto per bloccare l’impostazione mentre correggi l’inquadratura. Per quanto riguarda la frequenza, la cosa migliore per cogliere il momento decisivo è anticipare il culmine dell’azione, anziché sparare a raffica e pregare, sia che scatti a 5 sia che scatti a 14 fps.
Che cOS'è Il buffer Il buffer di una fotocamera è il luogo dove vengono temporaneamente alloggiati i file, prima di essere salvati su una scheda di memoria. Se vengono scattate molte foto in sequenza e il buffer riceve più foto di quante riesca a trasferirne sulla scheda, la fotocamera rallenta. Qui i modelli professionali dimostrano la loro netta superiorità su quelli amatoriali: il buffer della D5 può accogliere fino a 200 file RAW di qualità massima, laddove la D5600 si ferma a 11. Con macchine amatoriali, il trucco è scattare raffiche molto brevi, anziché tenere premuto il pulsante. Considera anche la possibilità di impostare la qualità d’immagine in JPEG invece di NEF, perché il buffer può ospitare un numero maggiore di file piccoli.
foto da professionista
Come fare una foto come questa
con una reflex amatoriale
TRE TRUCCHI Per lo sport e l’azione 1 Usa un tempo di posa breve Lavora in Priorità di Tempi, impostando il tempo di posa più breve possibile e gli ISO in Auto, perché in questo modo la macchina regolerà automaticamente apertura e sensibilità per l’esposizione corretta.
2 Scatta a raffica Scatta a raffiche brevi, in modo che il buffer non si riempia, rallentando di conseguenza la macchina. Cerca di anticipare il momento dello scatto: la tattica "spara e prega" non funziona granché!
3 Anticipa il momento Studia il soggetto e impara a predirne la mossa successiva, così potrai pre-focheggiare l’ottica alla giusta distanza, ridurre il tempo di reazione della macchina e cogliere il momento decisivo. N
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tecnica
Trasforma i limiti in opportunità Una macchina da principiante e l'ottica più economica in commercio non ti impediscono certo di scattare splendide foto di paesaggio e natura
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li zoom standard 18-55 mm del kit DX sono obiettivi senza fronzoli, la cui lunghezza focale equivale alla gamma 27-70 mm su una macchina full-frame FX (considerando il fattore d’ingrandimento 1,5x). Moderatamente largo e moderatamente lungo, dà alle foto un’aria naturale che, contrariamente ai super grandangoli o ai super tele, non attira l’attenzione verso l’ottica che è stata usata. Detto questo, è facile cadere nello sconforto di fronte a un panorama molto ampio o a un interno spettacolare se l’obiettivo non è abbastanza largo per abbracciare tutta la scena. D'altronde anche un soggetto sportivo o naturalistico che sia piuttosto distante apparirà misero nell'inquadratura, usando un obiettivo di questa lunghezza.
Fuori la creatività La soluzione è interpretare queste restrizioni determinate dalla lunghezza focale come opportunità per fotografie creative. Ad esempio, non è indispensabile un 300 o un 400 mm per scattare foto sportive. Invece della foto di un calciatore che riempia tutto il formato, perché non allargare tutto lo zoom e mostrare tutto il campo, con gli spalti e i calciatori come piccoli soldatini nel contesto dello stadio? Se non puoi avvicinarti abbastanza ad animali e uccelli per paura di spaventarli, puoi provare a scattare una foto più ampia del loro ambiente. Se la tua macchina, come la D5600, è dotata di SnapBridge, che permette di controllarla con uno smartphone, avrai
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Che cOS'è La diffrazione Perché dovresti evitare diaframmi troppo chiusi
Quando scatti un paesaggio (o qualunque altro soggetto) dove vuoi che tutto sia più a fuoco possibile, potresti cadere nella tentazione di chiudere molto il diaframma per aumentare la profondità di campo (vedi la pagina a fianco per saperne di più). È meglio invece evitare i valori del diaframma più elevati, perché questi ridurrebbero la nitidezza a causa di un fenomeno noto come diffrazione; f/13 o f/16 rappresenta normalmente un buon compromesso. Tutti gli obiettivi risentono di questo inconveniente, anche quelli professionali da migliaia di euro.
a disposizione anche il comando remoto, che può darti maggiori opportunità. E se anche questo non funziona, rimane sempre la possibilità di tagliare la foto in postproduzione. Il sensore da 24 MP acquisisce un'enorme quantità di informazioni quindi, a meno che tu non voglia
Se non puoi “zoomare” abbastanza per riempire il fotogramma con un soggetto naturalistico, devi far avvicinare il soggetto all’obiettivo. In alternativa, puoi scattare un ritratto “ambientato”
stampare oltre il formato A3, potrai intervenire con tagli molto rilevanti, conservando una buona nitidezza. Anche per la fotografia di paesaggi l'idea migliore è quella di trasformare i limiti in opportunità, per sfruttare al massimo il tuo obiettivo standard. L'importante è essere consapevole del fatto che non puoi infilare in un’unica inquadratura del 18-55 quello che potrebbe fare un super grandangolo di 10 mm. Prova a fare il contrario: una veduta stretta, alla lunghezza focale più lunga, per isolare pattern e forme interessanti nella scena. Se un fotogramma non basta per riprendere un panorama molto ampio, puoi fare più foto e unirle dopo in postproduzione. Non sei obbligato a scattare un panorama orizzontale: prova con uno verticale per enfatizzare l’altezza degli alberi e le montagne, oppure unisci in postproduzione uno scatto orizzontale e uno verticale per una foto molto ampia che non sia un rettangolo allungato. Questo tipo di scatti richiede costanza: esposizione, messa a fuoco e bilanciamento del bianco devono essere manuali, affinché i fotogrammi abbiano le medesime impostazioni. Usa un treppiede, in modo che anche il livello di nitidezza sia costante e prevedi un terzo di sovrapposizione tra un fotogramma e l’altro. Usa Lightroom o Photoshop (File>Automatizza>Photomerge) per unire le foto senza interruzioni.
Come fare una foto come questa
con un obiettivo standard
TRE TRUCCHI Per i paesaggi 1 Usa un treppiede Per spremere tutta la nitidezza di cui un'ottica base è capace, metti la macchina sul treppiede e scatta con un comando a distanza, l’autoscatto o lo scatto ritardato. Se la macchina può bloccare in alto lo specchio, fallo.
2 Sfrutta lo zoom La focale più lunga dello zoom è sufficiente per isolare nella scena parti curiose, escludendo un cielo monotono o il primo piano, e permettendo di dare risalto a pattern e strutture morfologiche interessanti.
3 Il diaframma ideale Nelle scene distanti, non ti devi preoccupare troppo della profondità di campo, quindi imposta un’apertura intorno a f/8, anziché f/13 o f/16, perché sarà più vicino all’apertura ideale (vedi il box nella pagina seguente).
COVER STORY
La giusta nitidezza, la giusta sfocatura Anche con un obiettivo non particolarmente costoso puoi ottenere quel minimo di profondità di campo che serve per scattare ottimi ritratti e foto con più livelli di fuoco
U
n altro limite stringente degli obiettivi del kit sta nella loro apertura massima. Il 18-55 mm f/3.5-5.6, normalmente abbinato alla D3400, ha un'apertura massima variabile - f/3.5 a 18 mm dello zoom e f/5.6 a 55 mm. Se la paragoni ai due obiettivi che più frequentemente arricchiscono il corredo base - il 50 mm f/1.8 e l’85 mm f/1.8 - ti accorgi che a 55 mm è più “lenta” di oltre tre stop. Questo non significa che sia tre volte più lenta nel mettere a fuoco, bensì che quando l’obiettivo è usato al suo diaframma più largo, la minore apertura fa entrare meno luce e conseguentemente occorre una velocità dell’otturatore più lenta per una esposizione corretta. La minore velocità dell’otturatore può comportare immagini mosse, perché la macchina o il soggetto si sono mossi durante lo scatto. Ci sono vari modi per aggirare questa perdita di luce, ma devi far fronte a un altro serio problema legato alla minore apertura massima: con un obiettivo da principiante è molto difficile sfocare lo sfondo. La profondità di campo è una misura di quanta parte di una foto sia nitida, dal punto più vicino a quello più lontano, e varia a seconda della fotocamera usata e soprattutto dell’apertura del diaframma. Minore è l’apertura, maggiore è la profondità di campo, e viceversa. Questo è uno dei motivi per i quali i ritrattisti usano obiettivi luminosi (che hanno una grande apertura massima) con i quali ottengono una ridottissima profondità di campo: gli occhi del soggetto sono nitidissimi mentre quello che c’è prima e dopo è meravigliosamente sfocato.
cOSa significa "Chiudere" Trova il diaframma ideale “Chiudere” significa stringere l’apertura del diaframma impostando sulla macchina un numero f/ più alto. Tutti gli obiettivi hanno un diaframma ideale - al quale danno la resa migliore in termini di nitidezza - e probabilmente la tua ottica del kit dà i risultati migliori intorno a f/8; questo significa che dovrai darti ancora più da fare per ottenere quel “look minima profondità di campo”, ma in questa sezione ti abbiamo spiegato tutte le tecniche possibili.
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Imposta il diaframma tutto aperto, avvicinati molto a un oggetto in primo piano e metti a fuoco perfettamente il soggetto dietro di esso, che si troverà tra un primissimo piano confuso e lo sfondo lontano e sfocato
Sfrutta la sfocatura Anche se non puoi avere la minima profondità di campo e la morbida sfocatura di un 85 mm f/1.4 (che costa 1.900 euro), ci sono alcune cose che puoi fare per ottenere un look soddisfacente con l’economico obiettivo del kit. Per prima cosa fa’ in modo che ci sia una notevole distanza
tra il soggetto e lo sfondo, di modo che quest’ultimo si trovi ben oltre il limite della profondità di campo. Per massimizzare l’effetto, dovresti scattare verso uno sfondo “pulito” senza elementi di distrazione e usare lo zoom alla sua massima lunghezza focale. Più vicino metti a fuoco, più ridotta sarà la profondità di campo: quindi avvicinati al soggetto. Tocco finale: includi nell’inquadratura qualcosa di vicinissimo all’obiettivo per avere un primissimo piano molto sfocato e far “saltare fuori” il soggetto dall’immagine (guarda la foto qui sopra). I fotografi naturalisti ricorrono spesso a questa tecnica scattando attraverso l’erba o altra vegetazione, ma lo stesso approccio si può adottare anche nel ritratto o nella fotografia d’azione. Ovviamente, quando la profondità di campo è poca, non ci sono margini d’errore nella messa a fuoco: per non sbagliare scegli un punto AF, sovrapponilo al particolare più importante (gli occhi, in un ritratto) e controlla la nitidezza ingrandendo l’immagine sul monitor LCD posteriore.
Come fare una foto come questa
con un obiettivo standard
TRE trucchi Per i ritratti 1 Massima lunghezza focale Porta lo zoom alla massima lunghezza focale, perché l’angolo visuale più stretto ti farà inquadrare il soggetto contro una porzione minore dello sfondo sfocato.
2 Tieni lo sfondo lontano Crea una notevole distanza tra il soggetto e lo sfondo, in modo che quest’ultimo si trovi ben oltre il limite della profondità di campo; più lo sfondo è lontano, più sarà sfocato.
3 Vai vicino Avvicinati al soggetto, perché più vicino metti a fuoco, più si riduce la profondità di campo. Di conseguenza sarà più sfocato anche lo sfondo.
N
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C'è poca luce? Alza gli ISO e usa il treppiede Anche se non raggiungerai i 3 milioni della D5, stando attento a un paio di cose potrai portare a casa ottimi scatti notturni anche con la tua Nikon entry level
C
ome abbiamo visto nelle pagine precedenti, la bassa luminosità dell’obiettivo del kit restringe la scelta dei tempi di posa. Questo è particolarmente evidente quando c’è poca luce, condizione nella quale potresti non riuscire a impostare un tempo di posa sufficiente a evitare il “mosso”; lasciamo stare, per ora, il “congelamento” di un soggetto in movimento. Questo non vuol dire che devi smettere di fotografare: devi solo aumentare gli ISO sulla macchina. Gli ISO amplificano
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il segnale dal sensore: più il loro valore è elevato, meno luce occorre per un’esposizione corretta, per cui puoi usare tempi di posa più corti. I guai di alzare gli ISO sono l’aumento del disturbo, i viraggi del colore e la riduzione della gamma dinamica (l’estensione dei toni, dalle ombre alle luci, che la fotocamera può registrare). Il disturbo è simile alla grana visibile nelle pellicole ad alta sensibilità, ma è molto meno piacevole esteticamente. Le reflex Nikon digitali sono
rinomate per le loro prestazioni a sensibilità elevate; la qualità dell’immagine precipita solo a impostazioni veramente elevate, alle quali dovrai ricorrere solo in caso di emergenza. Certo, in momenti unici e irripetibili è meglio avere una foto nitida con il disturbo, che non avere la foto. E ti rimane sempre la possibilità di attivare in macchina la riduzione del disturbo nel Menù Ripresa, anche se l’ammorbidimento che ne risulta riduce il livello di dettaglio dell'immagine.
foto da professionista
Come fare una foto come questa
con una reflex amatoriale
TRE trucchi Per foto con poca luce 1 Stressa gli ISO Alza la sensibilità ISO e apri il diaframma per avere il tempo di posa più rapido. 2 Trova un sostegno Se stai scattando con un tempo di posa lento, usa un treppiede o un monopiede, oppure appoggiati a qualcosa di solido e attiva il VR, nel caso che l’obiettivo ne sia dotato. 3 Riduci il disturbo Se stai scattando in JPEG, ha senso attivare la Riduzione disturbo; se invece stai scattando in RAW, puoi applicare la riduzione in post.
Nella fotografia notturna, nulla può sostituire un treppiede: permette di impostare bassi ISO, diaframmi intermedi e scatti da remoto per risultati nitidissimi.
Che cOSa significa "VR" Come fermare il tremore
La Riduzione di Vibrazione (VR) del 18-55 mm Nikkor VR può offrire tre o quattro stop di stabilizzazione. In altre parole, dovresti essere in grado di ottenere risultati nitidi tenendo la macchina in mano e scattando con tempi di posa tre o quattro volte più lenti di quelli consigliati. La regola è usare un tempo di posa che corrisponde alla lunghezza focale, quindi 1/40 s per un 40 mm su un corpo full-frame FX, oppure 1/60 s su una macchina DX, considerando il fattore d’ingrandimento di 1,5x. Con il VR dovresti ottenere risultati nitidi a circa 1/5 s (FX) o 1/8 s (DX).
Rallenta Se il soggetto non si muove, l’alternativa ovvia a scattare tenendo la macchina in mano è metterla sul treppiede. Questo ti rende libero di scegliere un’impostazione di ISO più bassa e di mettere a fuoco manualmente, se dovessi accorgerti che la tua Nikon fatica a focheggiare al buio. È il caso di usare Live View invece del mirino, perché il monitor retroilluminato ti permette di vedere letteralmente al buio, mentre il pulsante d’ingrandimento in riproduzione, permettendoti di ingrandire i dettagli, facilita una messa a fuoco manuale molto precisa. Un’altra via che potresti percorrere è scattare tenendo in mano la macchina, con ISO bassi e tempo di posa lento, per sfruttare creativamente il motion blur che ne deriva. Questo metodo trae vantag-
gio anche dal lampeggiare di un flash (con sincronizzazione lenta) che somma nella stessa inquadratura il soggetto “congelato” dal flash al motion blur, in un effetto molto dinamico. Per ottenere questo risultato devi scattare in Priorità di diaframma o in Manuale e sollevare manualmente il flash incorporato premendo l’apposito bottone sulla macchina. Tieni schiacciato questo bottone e ruota la ghiera di comando fino a quando hai selezionato Sincro sui tempi lenti o
Sincro sui tempi lenti + Sincro sulla seconda tendina. Quest'ultima selezione farà partire il flash alla fine dell’esposizione ed è utile in particolare se stai fotografando soggetti in movimento, perché qualunque motion blur registrato durante la lunga esposizione apparirà dietro al soggetto illuminato dal flash, invece che davanti ad esso (il che risulterebbe fastidioso). L’inconveniente consiste nel fatto che è più difficile prevedere dove si troverà il soggetto nell’inquadratura nell’istante del lampo. N
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letturaportfolio
Andrea Cavaliere
Adolfo Dal Bianco
Ivan Fontana
Aurelio Negroni
Cesare Maiandi Cristina Elisabetta Fantone
Manuela Contadini
Davide Collu
Daniele Ferretti
Francesco Pepe
Salvatore Russo
Enrico Luzi
Matteo
Tiziano Valeno
le foto dei lettori
Carlotta Ricci
Mattia Bonavida
Saverio Bernardeschi
Alberto Francesco Castoldi
Gian Luca Partengo
Vincenzo Rana
Daniele Bandini
Maurizio Buccieri
Martina Saccomani
Gabriele Giardini
Pietro Zangaro
Stefania Grasso
Il protagonista sei tu E siamo noi la tua prima vetrina per farti conoscere
Alessio Polimeni
Maurizio Maddo
Roberto Riservato
Paolo Bombardelli
La prima grande soddisfazione di chiunque ami la fotografia è quella di vedere pubblicate le proprie foto. Per questo abbiamo deciso di dare ampio spazio alle immagini che i lettori ci inviano ogni giorno sul nostro sito www. spreafotografia.it/nphotography: dalla controcopertina (dove inseriamo la foto migliore del mese) a questo collage di foto che vuole premiare altri lettori, passando attraverso la lettura del Portfolio, lo Storytelling e l’Analisi Tecnica dove i nostri esperti, oltre a valorizzare il tuo lavoro, lo commentano e ti danno i consigli giusti per migliorare. Questo giornale è anche tuo. N
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lettura portfolio
Ercolano
Autore: Carmine Nicki Annunziata Classe 1988. Appassionato di cinema, videogame e tecnologia, ama la fotografia paesaggistica, le lunghe esposizioni e stare da solo in un luogo a studiare come catturare al meglio quello che vede e che sente.
Il nostro giudizio La prospettiva centrale è l’elemento visivo che dona ritmo e movimento all’intera composizione. In tal modo, il sito
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archeologico di Ercolano, l’antica città seppellita sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango durante l’eruzione del Vesuvio del 79, assume caratteristiche di monumentalità davvero incisive. A questo risultato espressivo contribuiscono, da un lato, il punto di vista piuttosto basso e, dall’altro, il controluce particolarmente scenografico. La scena rappresentata appare del tutto leggibile, chiara e tersa grazie all’ottima modulazione della luce.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D7000 Obiettivo EF s 10-20 mm Lunghezza focale 10 mm Esposizione 1/400 Diaframma F 13 ISO 200 Senza Flash
Raggio di sole su Ranzanico
Autore: Massimiliano Gerini
Appassionato di fotografia dagli Anni ’80, predilige paesaggistica e ritratti, ed è interessato alla fotografia macro. Sogna di riutilizzare “vecchie signore fotocamere analogiche” con un dorso digitale.
Il nostro giudizio Un raggio di sole intenso squarcia il cielo di una tranquilla giornata invernale nel comune montano di Ranzanico (BG). Così Massimiliano Gerini rivela ai nostri
le foto dei lettori
Abbandoni nella natura
Autore: Pietro D’Ambrosio
Classe ’82, si avvicina alla fotografia circa 10 anni fa. Il genere fotografico che lo appassiona è il paesaggio ed è affascinato dallo stile “minimale”.
Il nostro giudizio Onirica e surreale, questa fotografia si distingue per la capacità di mettere insieme pochi ed essenziali elementi con armonia compositiva ed equilibrio formale. Spicca, in questa originale
visione di Pietro D’Ambrosio, la delicatezza dei colori e delle tonalità che conduce lo spettatore a immaginari sognati e irreali. La leggera foschia accentua con sostanziale espressività questo effetto dolce e velato della rappresentazione. Molto interessante appare la disposizione dei soggetti nell’inquadratura, lungo la prospettiva del taglio diagonale. Ottimo lavoro!
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D7100 Obiettivo EF s 11-16 mm Lunghezza focale 15 mm Esposizione 1/200 Diaframma F 9 ISO 250 Senza Flash
occhi la visione del paesaggio che si apre dinanzi a lui. Il controluce è l’elemento espressivo caratterizzante che dona alla fotografia una dimensione “apocalittica”. La profondità di campo ben accentuata (ottenuta grazie a una limitata apertura di diaframma: F11) pone su livelli distinti la montagna, dietro la quale il sole fa capolino, e il paese situato a mezza costa su di un terrazzo naturale. Ottima la modulazione e il controllo degli alti toni di luce.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D3000 Obiettivo EF s 11-20 mm Lunghezza focale 11 mm Esposizione 1/500 Diaframma F 11 ISO 100 Senza Flash
N
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Notte sull’altopiano del Renon
Autore: David Cestari
Paesaggi e ritratti sono la sua passione fin da quando aveva dieci anni, età in cui ha scoperto la Nikon EM di suo padre, il suo primo vero maestro. Ha sempre cercato di migliorare il suo modo di fotografare.
Il nostro giudizio Lontano dalle più comuni rappresentazioni di un territorio ad alta vocazione turistica come l’Altopiano del Renon, David Cestari decide di scattare di notte e con lunghi tempi di esposizione. La sagoma del monte
Pescherecci a riposo
Autore: Calogero Marino
Nato a Palermo nel 1976, ha sempre avuto una passione per le foto. Il suo genere fotografico preferito è la ritrattistica e i paesaggi ma non trascura la fotografia di strada.
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che a nord-est sovrasta il capoluogo atesino Bolzano, è colto in un paesaggio molto suggestivo, sullo sfondo di un cielo stellato e lievemente schiarito dalle luci dei centri abitati. In primo piano campeggia la scia di un corpo in movimento che, seppur non sia chiaramente identificabile, conferisce ritmo e mistero alla fotografia.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D5500 Obiettivo EF s 35 mm Lunghezza focale 35 mm Esposizione 10 Diaframma F 1,8 ISO 500 Senza Flash
Il nostro giudizio Netta e sintetica la visione di Calogero Marino si focalizza su una porzione ben definita di uno spazio. Si tratta, infatti, di un “close up” (una visione chiusa e ravvicinata su un soggetto o un gruppo di soggetti) sulle barche di un porto. La perfetta modulazione della luce dura del pieno giorno dona vivacità ai colori, rendendoli saturi e accesi. La tonalità dominante è l’azzurro cielo, in perfetta sintonia
con il tema trattato. Ottima la resa dell’appiattimento dei piani che si ottiene con un’apertura maggiore del diaframma.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D Obiettivo Non specificato Lunghezza focale NS Esposizione NS Diaframma NS ISO NS Senza Flash
le foto dei lettori
What your eyes can see
Autore: Claudia Corona
Nata a Monza nel 1976, il genere fotografico che predilige è la Street photography. Per questo ama viaggiare e trovarsi in mezzo alla gente per cogliere attimi imperdibili.
Il nostro giudizio L’immagine che Claudia Corona propone alla nostra rubrica risponde perfettamente alla descrizione che l’autrice fa di se stessa. Il suo amore per la Street photography, infatti, è assolutamente deducibile in questa
immagine, in cui il soggetto è colto di sorpresa, durante un momento del quotidiano, con spontaneità e naturalezza. L’espressione solare della donna ritratta arricchisce l’immagine e la impreziosisce. L’unico accorgimento è di tipo compositivo: stringere il campo sul soggetto renderebbe più incisivo il contenuto della fotografia, evitando la sua dispersione su uno sfondo anonimo che non aggiunge altre informazioni. Ottimo l’uso dei colori!
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D3000 Obiettivo EF s 55-200 mm Lunghezza focale 300 mm Esposizione 1/800 Diaframma F 11 ISO 1600 Senza Flash
originale N
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lettura portfolio
Paesaggio invernale
Autore: Silvio Bongianino La fotografia gli è sempre piaciuta, ma solo da un paio di anni è divenuta una vera passione. Gli piace fotografare i paesaggi, perché ama stare a contatto con la natura. Non disdegna la food photography.
Il nostro giudizio Come nel primo frame di un film fantasy, questa immagine sembra proiettare lo spettatore nello scenario di una fiaba. Questo risultato espressivo è frutto di una buona capacità di Silvio Bongianino di ricreare una certa atmosfera tramite l’armonia della composizione, la giusta scelta dell’angolo di campo (ampio e altamente descrittivo ma non grandangolare) e la perfetta modulazione di colori tenui e pastello. La scena, a ben guardare, si divide in livelli narrativi e piani prospettici: il paese, la valle, le montagne e il cielo. Perfetta rappresentazione fotografica.
Dati EXIF
Fotocamera NiKon D5500 Obiettivo EF s 18-200 mm Lunghezza focale 80 mm Esposizione 1/160 Diaframma F 5,3 ISO 200 Senza Flash
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le foto dei lettori
Passaggio obbligato
Autore: Paolo Sfrizzo originale
Nato nel 1954, è da sempre appassionato di fotografia, sin da giovane, e di sviluppo in bianco e nero. Preferisce fotografare paesaggi e natura.
Il nostro giudizio L’estrema e docile eleganza di un uccello acquatico (molto probabilmente un airone o una gabbianella) è il centro espressivo, e tematico, di questa fotografia. Il soggetto è colto in volo mentre sovra-
Presto arriverà al rifugio
Autore: Renato Sandel
La sua avventura da fotoamatore inizia a fine Anni ‘0. Ha poi approfondito l’uso degli strumenti fotografici maturando uno stile, in particolar modo nella fotografia paesaggistica e naturalistica.
Il nostro giudizio Sin dal primo sguardo, questa immagine risulta essere intensa ed emotiva. L’idea alla base dello scatto è chiaramente quella di voler esprimere la
sta gli alti fusti dei canneti che nascono e prolificano in particolare nelle zone umide e paludose. L’alta definizione descrittiva del soggetto, in contrapposizione con uno sfondo naturale offuscato e poco contrastato, valorizza l’interpretazione personale della scena. Di fatti, e nonostante il soggetto, questa immagine non è del tutto associabile alla fotografia naturalistica, proprio in virtù dell’approccio poetico ed emotivo dell’autore.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D40 Obiettivo EF s 18-200 mm Lunghezza focale 200 mm Esposizione 1/1600 Diaframma F 5.6 ISO 200 Senza Flash
fatica e il sentimento che solo chi ha la passione per la montagna e il trekking può comprendere. La composizione è ben equilibrata perché rende perfettamente leggibile la narrazione della fotografia. A tale risultato l’autore arriva grazie al punto di vista dal basso verso l’alto (che esprime il concetto dell’arrivo e della “scalata”) e dal cromatismo cupo e tetro dovuto alle condizioni atmosferiche. Ottimo lavoro!
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D2X Obiettivo EF s 18-55 mm Lunghezza focale 55 mm Esposizione 1/640 Diaframma F 16 ISO 200 Senza Flash
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lettura portfolio
Sfere Volanti
Autore: Stefano Stel
Sin da giovane è appassionato di fotografia. Il genere a cui s’ispira maggiormente è il paesaggio. Ama gli shoot in still life e altri generi da studio come “liquid photography”, “macro photography”.
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Il nostro giudizio Da subito, questa fotografia colpisce per l’audacia tecnica con cui è stata realizzata. Un tempo d’esposizione molto breve (1/350 sec) e un diaframma piuttosto chiuso ( F 10) hanno permesso a Stefano Stel di fermare il movimento di risalita di una goccia caduta in una quantità d’acqua maggiore. Di sicuro sarà servito il sostegno di un cavalletto che ha evitato il micro mosso, molto spesso causato dai movimenti della
fotocamera. Dal punto di vista compositivo tutto appare perfettamente in ordine. Anche la scelta monocromatica delle tonalità risulta funzionale all’espressività dell’immagine.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D5100 Obiettivo EF s 70-300 mm Lunghezza focale 185 mm Esposizione 1/350 Diaframma F 10 ISO 500 Senza Flash
le foto dei lettori
San Tomè
Autore: Alessandro Riboli Classe 1966, il suo genere fotografico preferito è il paesaggio. Inizia l’avventura fotografica a 16 anni con una vecchia compatta a pellicola. Ama essere aggiornato sulle novità e ultimamente sperimenta l’uso del flash.
Il nostro giudizio Con una forte propensione alla suspense, Alessandro Riboli riesce a restituire un’atmosfera e un immaginario fiabesco. Nel buio della notte (e grazie a un lungo tempo di esposizione) ritrae la Rotonda di San Tomè (edificio ecclesiale a pianta circolare in stile romanico risalente al XII secolo, dedicato a San Tommaso, del comune di Almenno San Bartolomeo, BG), mentre in alto, nel cielo, fa capolino un’eclissi di luna. Ottima l’idea di una rappresentazione oscura e tetra, tuttavia un’apertura, seppur leggera, delle luci, faciliterebbe la lettura dell’immagine.
Dati EXIF originale
Fotocamera NikonD700 Obiettivo EF s 35-175 mm Lunghezza focale 175 mm Esposizione 1 Diaframma F 10 ISO 200 Senza Flash
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re dovrà essere composto da minimo 2.480 pixel, che corrispondono a 21cm a 300dpi.
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Scoprendo il Myanmar
storytelling
Giò ha saputo rivelare un Paese autentico e magico con scatti fedeli, fantasiosi, onirici
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a fotografia di viaggio è il mezzo o il fine? Spesso mi sono posto questa domanda e l’ho posta a tantissimi fotografi che mi mostravano orgogliosamente il risultato fotografico di viaggi in posti esotici e lontani. La partenza è uguale per tutti, l’idea è solo quella di fare bellissime foto di posti altrettanto belli, luoghi da raccontare cercando sempre di farlo in maniera diversa e personale. L’attenzione è totale sulle fotografie, su dove e come farle, sulla tecnica e sull’attrezzatura da portare; poi al ritorno, mostrando le foto e raccontandole, ci si rende conto di quante cose abbia-
mo dovuto imparare per poter fotografare. Abbiamo dovuto parlare con le persone facendoci raccontare la loro quotidianità, abbiamo dovuto studiare la storia dei posti, capire cosa era bello e originale ed entrare in empatia con il luogo, abbiamo dovuto documentarci, alzarci all’alba o stare svegli tutta la notte per poter vedere una realtà differente dalla quotidianità turistica. Solo al ritorno ci rendiamo conto di quanto la fotografia ci ha obbligati a imparare sul posto che abbiamo visitato, e allora ritorna in mente la domanda: “la fotografia di viaggio è il mezzo o il fine?”.
Fotografo: Giò Tarantini Dove: Birmania
IN VIAGGIO
La fotostoria che abbiamo scelto questo mese è un bellissimo racconto di viaggio fatto da Giò Tarantini, rivelatosi capace di usare la fotografia per trasmetterci le stesse emozioni che è andato faticosamente a ricercare in Birmania. Le immagini si limitano a essere un racconto appassionato, con il grande pregio di mostrarci qualcosa che va oltre alla visita superficiale di un luogo. Se lo sai catturare, lo sguardo di una persona che ha molto vissuto è capace di raccontare più di mille parole
Il Progetto: scattare fotografie di viaggio che superino la dimensione del classico reportage, svelando il mistero dietro a luoghi e volti
fotocamera: Nikon D810 OTTICHE: 70-200 mm f2.8 35 mm f1.4 14-24 mm
vuoi mandarci le tue immagini? caricale su www.spreafotografia.it/nphotography - corredate da un breve testo
interpre tare franco fontana
Nella colonna qui a destra: in alto: a volte è meglio togliere che aggiungere. Pochi elementi di grande impatto Al centro: un delicato gioco cromatico trasforma un lavoro duro in un’elegante danza In basso: tutta la potenza del controluce all’alba per entrare nel sogno Qui sotto: una macchia di colore nel bianco totale. La solitudine e la ricerca di se stessi
Punto di forza delle fotografie è l’essere riuscito a entrare in sintonia con i soggetti fotografati e allo stesso tempo mantenere un rispettoso distacco che ha permesso di avvolgere il tutto in un’atmosfera calda e romantica. La Birmania è un Paese difficile dal punto di vista politico ed economico, ma Giò non ha banalmente cercato di denunciare la situazione, ha voluto invece trasmetterci la grande serenità e la pace di un popolo legato alla natura e alle piccole cose quotidiane, apparentemente incurante di come il mondo stia cambiando. Tecnicamente la scelta delle luci calde e del controluce ci predispone nello stato d’animo giusto per poter ammirare questi scatti, in cui l’elemento umano è sempre presente, protagonista anche dove manca. Tutto il lavoro sembra riuscire a documentare la cultura di un Paese attraverso le singole persone, sintesi perfetta che sembra farci vivere anche quello che c’è al di fuori dell’inquadratura. Dal punto di vista compositivo, di questo reportage apprezziamo molto i fotogrammi pieni che obbligano a guardare l’immagine a lungo e con attenzione e il buon distacco presente fra il soggetto principale e lo sfondo, contrasto creato sia tramite il banale effetto sfuocato, sia tramite il più elegante uso dei colori e delle luci.
Ora tocca a voi
Nelle pagine dedicate allo Storytelling vogliamo premiare i lavori di quei lettori che, usando la propria Nikon, sono stati in grado di raccontare con efficacia e originalità una storia attraverso le immagini. Se anche tu vuoi vedere i tuoi storytelling pubblicati su NPhotography registrati sul sito www.spreafotografia.it. N
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analisitecnica [48] N
Magic Ball
Autore: Mauro Monachino Bell’idea, ma la postproduzione è un po’ cupa “Datemi una sfera e vi rovescerò il mondo”: parafrasando scherzosamente Archimede, si può introdurre questa simpatica immagine di Mauro Monachino che si è divertito a fare un po’ di paesaggi usando una semplice sfera di vetro per giocare con la realtà. In questo scatto in particolare è chiara l’intenzione di miniaturizzare il paesaggio
ritratto sullo sfondo fuori fuoco, rinchiudendolo dentro alla sfera posta al centro dell’immagine. Un modo per fare il verso alle classiche palle di neve delle bancarelle di souvenir e che potrebbe essere lo spunto anche per una serie di scatti. Da rivedere la post-produzione che è un po’ troppo cupa e non valorizza del tutto il potenziale dell’immagine.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon Coolpix P300 Lunghezza focale 24 mm (equivalente) Modalità Manuale Diaframma F5 1/6 sec ISO 160
Alone
Autore: Daniele Bandini Attenzione ai dettagli Daniele ha realizzato uno di quegli scatti che sul profilo Instagram giusto raccolgono migliaia di like. Scherzando, si potrebbe parlare anche di una foto un po’ “hipster”: fatto sta che l’immagine è assolutamente ben costruita e per questo merita il nostro commento. In primis la composizione, perfetta per esaltare la prospettiva e sfruttare in pieno il 16 millimetri con tutte le linee dell’immagine che portano al centro, alla fine della passerella, dove si trova il soggetto, un ragazzo di spalle. Ma a rendere la foto speciale è l’idea di sfruttare una lunga esposizione per creare un effetto surreale, quasi un cielo di nuvole che contrasta con gli scogli e si fonde nell’orizzonte. Il risultato è che quello che presumiamo essere un pontile sul mare diventa un posto misterioso, una scaletta nel cielo con gli scogli che diventano le cime di montagne. Davvero una bella idea. Passando alle poche note dolenti, una sembra senza dubbio la postproduzione che poteva essere fatta con un po’ più di cura per i particolari.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D600 Lunghezza focale 16 mm Modalità Manuale Diaframma F8 30 sec ISO 800
analisi tecnica
N.Y. Skyscrapers Autore: Felice Miccadei Peccato per quelle bandiere Felice ci ha mandato questa suggestiva immagine di architettura scattata tra i grattacieli della Grande Mela. Sebbene non si tratti certamente di una foto di tipo tecnico bensì creativo, Felice ha realizzato una bella immagine giocando con i palazzi come se fossero dei mattoncini del Lego per costruire una geometria disegnata attraverso il pieno delle sagome dei grattacieli e il vuoto del cielo. Il tutto condito bene da un bianco e nero delicato e quasi etereo che contribuisce al senso dell’immagine. Ci piacciono un po’ meno le bandiere che interrompono la rigida divisione geometrica degli spazi e rendono questo luogo surreale abitato, il che forse poteva essere evitato. Ovviamente è solo un punto di vista soggettivo.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D700 Lunghezza focale 16 mm Modalità Priorità di tempi Diaframma F13 1/125 sec ISO 200
African smile
Autore: Silvia Berardo Più cura per l’esposizione
A tu per tu con i nostri ESPERTi
Qui scegliamo alcune foto dei nostri lettori notevoli per l’idea, la composizione o la tecnica, ma che presentano qualche problemino. Poi, le sottoponiamo al giudizio dei nostri professionisti. Carica le tue foto su spreafotografia.it per poter entrare anche tu in questa selezione!
Un viaggio in Africa è l’occasione per fare un po’ di ritratti ai suoi bellissimi abitanti e al loro sorriso smagliante. Deve essere andata così anche a Silvia che ci ha presentato questo splendido scatto “rubato” di una ragazza sorridente avvolta dal suo velo nel bel mezzo di un villaggio. Dello scatto ci piacciono la composizione, il colpo d’occhio che ha permesso a Silvia di fermare il momento giusto - ossia il sorriso - e il “movimento” che dà alla fotografia il telo che si muove nel vento a mo’ di panneggio rinascimentale. A non permettere il salto di qualità però, è l’aver scelto di affidarsi all’esposizione automatica della fotocamera che, come noto, ragiona in termini di sicurezza (ossia portarsi a casa la fotografia): il risultato sono luci piatte, con poco contrasto e nessuna valorizzazione del soggetto e del contesto. A giudicare dal file che Silvia ci ha inviato, anche il passaggio in Photoshop CC 2017 non è servito a migliorare molto la situazione. Il consiglio è dunque quello di sperimentare l’esposizione manuale o almeno semiautomatica e, se avanza tempo, migliorare anche un po’ le proprie competenze in materia di postproduzione.
Dati EXIF
Fotocamera Nikon D7200 Lunghezza focale 80 mm Modalità Program Diaframma F5.6 1/500 sec ISO 100
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Stefano Bertocci
Davide Sclafani
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Marco Barone
Massimiliano Coniglio
Egidio Amelio
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la parola agli esperti ditography N
insieme 52 Tutti
La masterclass di Accademia Sprea per i lettori più fedeli
Sono ricominciati i corsi dell’Accademia di Spreafotografia! Scopri di più su www.spreafotografia.it/accademia
58Metti ordine nell’immagine
La prima puntata di una nuova serie a cura di Michael Freeman, dedicata allo sviluppo e alla messa in pratica della creatività in fotografia. Cominciamo dalla composizione
68L’arte del lampo rapido
Impara a congelare il movimento con l’impostazione Auto FP di un flash a sincronizzazione rapida: un semplice tutorial per foto d’azione, su una pista da corsa campestre
70Uno still life perfetto
Una bottiglia di whisky e un bicchiere sono tutto ciò di cui hai bisogno per questo semplice progetto fotografico: scopri come fare fotografie degne di una pubblicità
ACCADEMIA SPREA FOTOGRAFIA
Tutti insieme, appassionatamente
Presso gli M8 Studios di Cernusco sul Naviglio, Accademia Sprea ha scaldato i motori in attesa dei nuovi corsi con un workshop-premio per i nostri lettori più fedeli. Cronaca di una giornata passata a imparare come si lavora su un set professionale, divertendosi
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osa succede quando metti in uno studio di posa professionale due fotografi, quattro modelle, una make up artist, i nostri lettori più fedeli e tutto lo staff redazionale? Semplice, succede che si passa una giornata memorabile, a lavorare su diversi set costruiti ad hoc per ampliare la conoscenza tecnica, naturalmente all’insegna del divertimento e della passione per la fotografia. È quello che è accaduto alla fine di dicembre agli M8 Studios, dove i nostri abbonati premium hanno potuto toccare con mano cosa significa lavorare su un set vero e proprio con luci continue, flash e macchine del vento, naturalmente sotto la guida di due professionisti come Vincenzo dell’Aversano e Amedeo Francesco Novelli, ambassa-
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dor italiano di Sony. L’obiettivo dichiarato di questo primo Master, prologo dei corsi 2017 dell’Accademia Sprea, come detto, era innanzitutto quello di premiare quei lettori che hanno scelto di abbonarsi almeno a due delle nostre riviste, regalando loro una giornata da protagonisti, ricca di spunti creativi da memorizzare e di cui fare tesoro per future occasioni, ma anche un’occasione per far pratica in un contesto professionale. Passione glamour Sfruttando un’area di posa di quasi 200 metri quadrati, Vincenzo e Amedeo hanno cercato di passare ai partecipanti il maggior numero di informazioni possibili per affinare la propria conoscenza tecnica, con lo scopo
di far capire innanzitutto l’importanza degli elementi creativi, ossia di quei piccoli trucchi che permettono di trasformare una foto “qualsiasi” in qualcosa di originale e che non si trovano nei manuali. Per farlo, hanno messo a punto diversi set, alcuni ambientati nell’ampio limbo (100 metri quadri) messo loro a disposizione dagli M8 Studios, altri sfruttando alcuni elementi scenici come un vecchio pianoforte, un grande divano a “L” e una bellissima Harley Davidson. Naturalmente, a ognuno di questi allestimenti corrispondeva un esercizio tecnico preciso, scelto per lavorare essenzialmente sulla gestione del movimento e sulla composizione: due fattori chiave per realizzare ritratti creativi e immagini glamour. Vediamoli più da vicino.
t u t t i insieme, appassionatamen t e
Il primo set | Via col vento: wind machine e due veli di tulle Per iniziare, abbiamo deciso di partire con un vero e proprio classico della fotografia di moda
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a giornata è cominciata con uno degli apparecchi più tradizionali della fotografia di moda: la wind machine, meglio nota come macchina del vento, utilizzata in abbinamento a due semplici veli di tulle. L’obiettivo dell’esercizio era quello di provare a creare una fotografia “diversa”
dal classico ritratto di studio, imparando a gestire i veli in movimento, controllabili solo parzialmente dai fotografi. Posizione e potenza della wind machine a parte, infatti, variando messa a fuoco e diaframmi si ottengono immagini molto diverse tra loro, lasciando così al fotografo l’onere di
scegliere quella che meglio si adatta alla propria visione. Una tecnica semplice su cui si è lavorato anche senza l’ausilio della macchina del vento, lanciando letteralmente in aria i veli e chiedendo ai partecipanti di congelarne la caduta a piacimento all’interno di ciascuna inquadratura.
In alto, lo scatto del nostro lettore Luca De Gennaro. Qui sopra e a destra, le foto del backstage
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Il secondo set | Salta che ti passa: ritrarre una modella in volo Un limbo e luci continue per realizzare una composizione originale di un soggetto e della sua ombra
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empre per imparare a gestire il movimento è stato allestito un secondo set, utilizzando due Arry (luci continue) che illuminavano la modella mentre saltava, proiettando l’ombra sul limbo e chiedendo ai partecipanti di realizzare una composizione che giocasse proprio tra le due figure nella fase di salto. Un esercizio finalizzato alla scelta dei tempi ma anche alla prontezza e al colpo d’occhio, fattori chiave anche in studio sebbene si tenda spesso a credere erroneamente il contrario. Come per gli altri set, anche questo ha permesso di spiegare come gestire al meglio l’illuminazione e i concetti di potenza, direzione e geometria.
In alto, la foto di Tiziano Tremolada. Qui, lo stesso soggetto ripreso da un’angolazione diversa. A sinistra, un momento di pausa per le modelle
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TUTT I I NS I EME , APPASS I ONATAMENTE
Il terzo set | Ritratto glamour, sensuale ma con gusto Un esercizio più complicato di quanto si possa pensare, con un allestimento professionale
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er la sessione dedicata al ritratto abbiamo chiesto alla modella di indossare un outfit particolarmente sexy e ricco di quei dettagli propri del genere glamour che, come noto, cammina lungo un crinale sottile a metà tra la fotografia di nudo e quella di moda e dove l’attenzione per accessori e particolari aiuta a realizzare immagini che hanno lo scopo di esaltare la bellezza e la sensualità senza però svelare nudità. Un esercizio molto più complesso di quello che si crede per il quale è stato necessario utilizzare uno schema luci basato su quattro differenti luci continue, due che illuminavano direttamente modella e set, una posta in alto, sopra la scena e una posta sullo sfondo, indispensabile per conferire maggiore profondità all’immagine.
Nella foto in apertura, il ritratto scattato dalla nostra lettrice Michela De Tomi. Qui a fianco, lo scatto di Rinaldo Bellini; a destra quello di Luca De Gennaro
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Il quarto set | tutti in sella Uno scatto dal sapore Anni 80
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on l’ausilio di una bellissima Harley Davidson e della wind machine ci siamo poi divertiti a realizzare un classico degli Anni 80, chiedendo alle modelle di posare in sella a questo mito motoristico a stelle e strisce vestite solo con completi di lingerie e vertiginosi tacchi a spillo, simulando un’improbabile corsa on the road che lasciava liberi i partecipanti di scegliere come gestire il set in termini di tagli e inquadrature. Il risultato sono state foto davvero interessanti e molto diverse tra loro dove la moto è stata più o meno protagonista dell’immagine a seconda delle scelte compositive.
In alto, i volantini dell’Accademia Sprea Fotografia. A destra la foto scattata da Tiziano Tremolada. In basso, il backstage
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TUTT I I NS I EME , APPASS I ONATAMENTE
Il quinto set | Colpo di scena Un pianoforte come elemento scenografico
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tilizzando un vecchio pianoforte a mezza coda abbiamo poi sperimentato situazioni più teatrali con il duplice scopo di spiegare come gestire le pose e, soprattutto, le luci forti e tagliate di un’illuminazione di tipo scenico. Per questo abbiamo messo in campo un fondale scuro, color grigio antracite e luci direzionate dall’alto verso il basso come se fossero attaccate a un’americana (la struttura di alluminio che si usa per agganciare i fari durante i concerti e sui palcoscenici). Una situazione di questo tipo permette infatti di imparare a confrontarsi con contrasti forti, contorni duri e marcati che richiedono esperienza per essere gestiti al meglio.
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ACCADEMIA SPREA FOTOGRAFIA M I C H A E L F R E E M A N Michael Freeman è un fotografo britannico autore di numerosi manuali fotografici di grande successo editi anche in Italia. È specializzato in viaggi, architettura e arte orientale. Ha collaborato con la rivista dello Smithsonian Institute e con molti editori internazionali.
PERCORSI CREATIVI
Metti ordine nell’immagine Cominciamo un percorso per capire che cosa significa essere creativi in fotografia
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no dei quesiti più inflazionati nei seminari e nei workshop di fotografia è “Come faccio a essere creativo?” spesso accompagnato dall’altrettanto diffuso “Come faccio a sviluppare uno stile?”. Non sono domande dalla facile risposta: secondo una certa corrente di pensiero, una risposta non c’è (“o ce l’hai di tuo, oppure niente”). Ma la creatività, in fotografia come in ogni altra arte – la pittura, la scrittura o la poesia - non è semplicemente una dote innata: può essere allenata ed esercitata, ed esistono molti modi differenti di averla. Sentirne il bisogno è già un buon inizio; il passo successivo, perché accada, comporta l’essere pratici. In quest’ambito è molto facile blaterare e parlare del nulla, perciò a NPhotography, l’idea di quest’anno è di indicarti alcuni specifici percorsi, ognuno dei quali costituisca una iniezione di creatività.
La composizione è regina Bisogna convenire sul fatto che la capacità di comporre sia il primo dei talenti che un fotografo deve avere. Qui non c’entrano la qualità della luce, o i colori, né quali siano i paletti entro i quali muoversi: sto parlando di qualcosa che sta dentro di te; il tuo occhio, la tua valutazione e, naturalmente, quello che fai con la macchina e l’obiettivo affinché tutto “funzioni”. Per la composizione ci sono infinite ricette, ma prova il suggerimento seguente, che è più un modo di pensare alla composizione piuttosto che l’adesione a un particolare stile: va’ direttamente al nocciolo di ciò che riguarda la composizione e crea una sorta di ordine nel caos della vita visibile. Quello che vediamo davanti alla macchina fotografica è un po’ disordinato, spesso molto disordinato. Caotico. Questo è il motivo per il quale le foto casuali, scattate senza riflettere, tendono a essere disordinate e mediocri. Mettere ordine in una scena significa pensare a come tutti gli elementi visivi si accosteranno all’interno di una cornice rettangolare.
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Una bandiera strappata che sventola lascia intravedere un gruppo di uomini tibetani. L’imprevedibilità dei suoi movimenti ha comportato l’esecuzione di 35 scatti in otto minuti, prima di riuscire a cogliere ciò che volevo
Il modo per riuscire a farlo è smettere di pensare ai soggetti che hai di fronte come a qualcosa di reale e trattarli invece come forme grafiche definite dal loro contorno, dalla luminosità o dal colore. Questi sono gli elementi visivi nei quali, in fotografia, è convertito il mondo e, se riesci a trattarli come sagome piatte spostabili all’interno dell’inquadratura, dovrebbe essere più facile la loro riorganizzazione. Perché farlo? Perché rende l’immagine chiara e ordinata, anziché confusa e trasandata e, soprattutto, la rende tua. Immagina, ad esempio, di avere una scena di strada con molte persone che stanno facendo
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cose differenti. Se riesci a dare a ognuna di loro il proprio spazio nell’inquadratura separandole l’una dall’altra, hai già organizzato la fotografia. Ci sono tre cose basilari perché il “seghetto alternativo” lavori per te: cambia la lunghezza focale dell’obiettivo, usa i piedi e/o semplicemente aspetta. Passare da un grandangolo a un teleobiettivo significa escludere alcuni degli elementi visivi; passare a un grandangolo da un teleobiettivo significa aggiungerne. Cambiare il punto di vista muovendosi cambia la relazione tra le cose; aspettare il momento in cui una cosa si sistema all’interno o accanto
Smetti di pensare ai soggetti che hai di fronte come a qualcosa di reale e trattali invece come forme grafiche definite dal contorno, dalla luce o dal colore a un’altra completa lo schema. Può capitare che tu debba fare due o addirittura tutte e tre queste operazioni insieme. Non è un metodo universale e non tutti fanno attenzione a queste cose. È solo una strada; ma sicuramente funziona. N
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Sposta il tuo punto di vista Ecco un caso in cui mettere ordine in una scena complessa significa imparare a cambiare posizione e visuale...
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uello che ha attirato il mio sguardo verso questo monastero tibetano è stata la complessità dell’ingresso coloratissimo e assolato, da cui il desiderio di riempire il fotogramma con quello che pareva un mosaico multicolore. Esso è diventato il centro nodale della foto, ma strutturarne gli elementi ha richiesto un po’ di fatica, perché le immagini così “affollate” di elementi hanno bisogno di maggiore attenzione per trovare una composizione che li valorizzi. La soluzione ovvia per riempire il fotogramma era indietreggiare e servirsi dell’effetto di compressione dei piani che un teleobiettivo produce - 170 mm su uno zoom 70-200 mm - ma questo ha comportato uno spostamento laterale del punto di vista, in modo che l’avvicinamento dei quattro elementi visivi della struttura le desse un senso: il primo piano della struttura ornamentale sotto il tetto, la bassa parete di fronte a essa, lo sfondo e l’ingresso. Come si vede nell’illustrazione, cambiare la posizione della macchina provoca lo spostamento degli elementi secondo la parallasse, ma il cardine rimane la figura in basso; è una silhouette, meglio riconoscibile quando riuscirò a coglierne il profilo. In un’inquadratura così piena, la figura si deve stagliare contro una parte chiara e pulita della scena. In questo tipo di situazioni non ci sono garanzie - l’uomo può muoversi in una posizione utile per la composizione, oppure no - ma aspettare è importante per cogliere l’occasione.
Sebbene il mosaico di colori e particolari, tutti perfettamente a fuoco, confonda la reale struttura fisica della scena (in parte punto nodale dell’immagine), ci sono quattro “unità” da considerare: l’ingresso dietro, le strutture in piedi sulla sinistra, il muro e i gradini in primo piano, e l’uomo. Il movimento di un paio di metri in qualsiasi direzione controlla la loro reciproca relazione, ma la posizione dell’uomo è affidata al caso
Metti l’azione dove vuoi Succede che tu sappia esattamente dove, nella scena, vorresti che vada a infilarsi un soggetto in movimento, spesso perché hai visto un “buco“ e la speranza fa parte del gioco, poiché l’universo non sempre dispone le cose come noi vorremmo. In questo esempio ero in un pascolo Mandari, nel Sudan del Sud, dove per una parte dell’anno giovanotti e ragazzi vivono con il bestiame lontani dai loro villaggi. I bovini hanno un ruolo importante, sotto il
profilo sia economico sia culturale e sono apprezzati per le loro corna. C’erano parecchie occasioni fotografiche e a un certo punto ho visto questo ragazzo che stava slegando un vitello; ho capito che lo stava conducendo da qualche altra parte e il mio sguardo lo ha preceduto per cercare delle possibilità. Alla mia sinistra, vicino a me, c’era un toro con un bel paio di corna, sebbene la sua testa fosse girata a sinistra e le corna non formassero ancora una cornice: forse si
Quello che speravo accadesse, cioè che il ragazzo camminasse dietro le grandi corna (sopra). Quello che è successo, cioè che il ragazzo camminasse come previsto e che il toro girasse la testa (sotto). La foto finale, con il ragazzo incorniciato dalle corna
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sarebbe voltato al passaggio del ragazzo e in tal caso l’avrebbero formata. Due tipi di aspettativa, quindi: dell’azione in sé e di come le linee e le forme si sarebbero composte nell’inquadratura. Per trarne vantaggio, sarei dovuto essere nella posizione giusta, perciò mi sono mosso in avanti e a destra, ho portato la focale a 120 mm e ho impostato l’apertura a f/8 per avere sufficiente profondità di campo.
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Individua i movimenti salienti e inseguili fino al momento giusto
Un esempio di come accostare varie azioni, per spiegare questa teoria
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n tipo di situazioni più fluide, che richiedono una serie d’incastri, è quando le “unità” si muovono in modo indipendente; l’unica possibilità di controllo è servirsi della previsione per muovere la macchina come loro si muovono. Queste foto sono state scattate in una piantagione di tè dello Sri Lanka alla fine del turno del mattino, quando le lavoratrici pesano i sacchi di foglie per poi trasferirli nei sacchi più grandi che un autocarro raccoglierà. Nel reportage, l’obiettivo è di riempire ogni foto con il maggior numero possibile d’informazioni su quello che succede: in questo modo, basterà una sola foto invece di una sequenza.
Adatta i pezzi uno all’altro In questa situazione succedono essenzialmente tre cose. La prima è che le raccoglitrici pesano le loro ceste sul gancio della bilancia, che in quel momento è sostenuta da due donne. In altre parole, il culmine dell’azione è quando le due donne con la bilancia alzano completamente le braccia, e quello è il momento di scattare. Dopo, ogni raccoglitrice vuota la propria cesta su un mucchio di foglie, mentre un altro momento saliente è quando le foglie rotolano fuori. Infine, le foglie sono infilate in grandi sacchi per essere caricate sull’autocarro (non visibile nella foto). Quest’azione non ha un momento culminante, ma il movimento delle braccia e le posture dei corpi hanno, più di altri, una valenza graficamente dinamica. L’obiettivo è di comprendere in una sola foto tutte queste concomitanze,
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risultato non facile da ottenere poiché, per cominciare, il momento del sollevamento della bilancia e quello dello svuotamento della cesta coincidono solo occasionalmente. Con tutto quest’andirivieni nella scena, isolare queste due operazioni e il riempimento dei sacchi ha richiesto un po’ di acrobazie per trovare la posizione giusta della macchina. Questo, nello shooting, è il momento dell’adattamento degli elementi. La scelta ovvia è stata di usare un 24 mm da questa posizione, in modo che le tre azioni fossero in sequenza dallo sfondo al primo piano, e di usare un’apertura di f/16 che avrebbe assicurato la profondità di campo sufficiente a tenere tutto a fuoco. Se stai fotografando “attraverso” una scena come questa, è sensato utilizzare una o due delle “unità” in primo piano come elementi della cornice: possono essere sul bordo sinistro o destro o su entrambi e inserirsi nell’inquadratura come le quinte nel palcoscenico. Di fatto, due donne simultaneamente infilavano le foglie nei sacchi e io mi sono trovato a fronteggiare quattro “unità attive”. L’impostazione della sensibilità a 500 ISO ha consentito un tempo di posa tra 1/160 e 1/200 s, appena sufficienti. Un’attività apparentemente quotidiana e normale può diventare, per la fotocamera, un’operazione molto intensa. In conclusione, la perfezione è improbabile, ma il tentativo di raggiungerla porta con sé piccoli incastri e inaspettate combinazioni di forme. Nei nove minuti che ci sono voluti per queste operazioni di pesatura e trasferimento, ho scattato in tutto 93 foto.
Il fotogramma che ho scelto aveva, per me, la migliore combinazione di azioni. La base era l’operazione di pesatura nel fondo, che doveva essere “letta” chiaramente. Dopodiché ho cercato una buona azione di svuotamento, a metà campo, e due figure graficamente forti vicino alla macchina, a sinistra e a destra
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Illustrati schematicamente qui, c’erano quattro eventi simultanei e, sebbene fossero azioni collegate, non esisteva alcuna coordinazione visiva. A volte si mescolavano, a volte uno copriva l’altro; fotografarli ha significato essere consapevoli delle quattro “unità” e di come si muovevano l’una in relazione all’altra nell’inquadratura
Alcuni di noi trattano l’inquadratura come un’operazione leggermente diversa dalla composizione; è una questione puramente personale. Altrettanto personale è la decisione di comprendere tutti gli elementi perfettamente all’interno dell’inquadratura, oppure “entrare” tagliando corpi e teste, come ho fatto qui, in modo che chi guarda si senta spinto nel cuore dell’azione
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accademia sprea fotografia
Corso di “scrittura creativa” Photoshop prevede uno strumento semplice e divertente che ti permette di avvolgere un ritratto con le tue poesie preferite
Missione
● Creare un ritratto con il testo
Tempo necessario ● 30 minuti
Livello di difficoltà ● Facile ● Intermedio ● Difficile
Cosa serve
● Photoshop
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hi si occupa di grafica lo sa: accostare testo e immagini in un’unica soluzione creativa non è facile, a meno che non ci si voglia limitare alla soluzione “box nero + testo bianco”, buona per tutte le stagioni. Ma di idee originali ce ne sono a decine: scopriamone una singolare e divertente,
e che richiede solo la padronanza di strumenti base di Photoshop. Infatti, puoi far aderire il testo a un ritratto e far sì che l’immagine “invada” il testo. Una volta imparata questa tecnica puoi applicarla a qualunque ritratto, per creare una cartolina d’auguri o una foto motivazionale di uno dei tuoi idoli.
scri t t ur a cre at i va
Passo a passo | Parole, parole, parole...
Quick Tip Se hai problemi con le pieghe ai bordi, fa’ in modo che il box del carattere sia più grande dell’immagine.
1 Sfuoca la foto Apri il tuo ritratto e vai a Filtro>Controllo sfocatura. Imposta il Raggio a 20 px e premi OK. Vai a File>Salva con nome e salvalo come PSD. Useremo quest’immagine più tardi per mappare la deformazione del testo (in modo che aderisca al volto). Nella Storia clicca Apri per tornare all’originale pulito.
2 Scrivi il testo Scegli lo strumento Testo e traccia un box che copra tutta la foto. Copia e incolla o scrivi il tuo testo. Togli tutti gli “a capo”. Seleziona tutto il testo (Ctrl/Cmd+A) e naviga alla linguetta Paragrafo. Da Giustificazione imposta Spaziatura parole 80%, Interlinea 80%.
3 Muovi e rasterizza Copia e incolla il testo formattato fino a quando copre l’intera foto. Seleziona il Livello testo, vai a Filtro>Distorsione>Muovi. Nel box che appare, premi Rasterizza. Scegli le impostazioni di default e premi OK. Quando appare un’altra finestra, doppio clic sull’immagine sfocata salvata in precedenza.
4 Copia il livello Tieni premuto Ctrl/Cmd e clicca sul livello di testo rasterizzato, per selezionare il testo. Vedrai le “formiche” disporsi sullo schermo seguendo il testo. Accertati di non aver spuntato la visibilità del livello. Poi va a Modifica>Copia elementi uniti. Questo copia la selezione nel clipboard del computer.
Tutto sta nel formato Riduci l’interlinea del corpo del testo, in modo che ci sia pochissima aria tra le righe del testo. Non è una cosa fondamentale, ma un testo fitto dà una resa del volto più fedele. Per il carattere, scegli anche un corpo relativamente piccolo.
5 Crea un nuovo documento Fa’ un nuovo documento e incollaci il materiale copiato. Il documento avrà le dimensioni della selezione che hai copiato. Fa’ diventare nero lo sfondo, doppio clic sul livello sfondo e premi OK per sbloccare il livello. Ora premi Ctrl/Cmd+I per invertire il colore da bianco a nero.
6 Salva come JPEG Come per magia, il tuo ritratto apparirà sotto il testo deformato. Aggiungi un Livello di regolazione Valori tonali per aumentare il contrasto nell’immagine finale, abbassa le Luci e alza il Nero se necessario. Poi salva. Vai a File>Salva con nome… e scegli JPEG. N
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Una marcia in più alle tue foto Usa un flash separato per aggiungere un po’ di intensità
Missione
● Creare un’illuminazione
drammatica laterale con il flash
Tempo necessario ● 30 minuti
Livello di difficoltà ● Facile ● Intermedio ● Difficile
Cosa serve
● Nikon reflex ● Flash portatile e trigger
wireless ● Diffusore ● Cartoncino nero
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illuminazione laterale è una condizione che si verifica molto spesso, anche non intenzionalmente, e spesso viene sfruttata con molti vari scopi creativi: ad esempio, se qualcuno sta in piedi vicino alla finestra, guarda in macchina e la luce è radente sul volto; oppure se mettiamo un flash su un lato in modo che solo metà del volto sia illuminata, mentre l’altra rimane in ombra. In questo servizio approfondiamo lo stesso concetto, cambian-
do un po’ le posizioni per ottenere un risultato più drammatico. La modella sarà un po’ più lontana dalla luce e più vicina alla macchina, e il risultato sarà che il suo volto risulterà più in ombra, con una luce più netta e dura sul profilo. Questa foto (come vedi qui sopra) enfatizza le magnifiche forme e le curve create dal piacevole mix di luce laterale e controluce. Non si tratta di un progetto complicato: tutto sta nell’allestimento del set.
una marcia in più alle tue foto
Passo a passo | Lavora sui fianchi con luci e ombrello Scatta da dietro Quando sei soddisfatto delle foto fatte con questa luce, prova a scattare da dietro la modella; non sarà facile riuscirci, ma otterrai uno scatto in forte controluce, con un po’ di “flare” sulla luce dello sfondo. 1 Monta il flash Piazza la luce a un paio di metri dalla macchina, orientata verso la destra dell’inquadratura. Non ha importanza quale tipo di luce usi; noi abbiamo usato un solo Speedlight puntato contro un ombrello argentato per diffondere la luce; lo abbiamo impostato a ¼ della potenza.
2 Rimani al buio Lo sfondo deve essere scuro affinché il volto della modella possa risaltare. Abbiamo fatto stare la nostra modella davanti a un pannello di legno bianco, che ha ammorbidito l’effetto della forte luce intorno al bordo del suo volto. Per lo sfondo abbiamo usato un tessuto nero.
3 Metti in posa la modella A questo punto abbiamo chiesto alla modella di stare proprio davanti alla luce e di guardarla. Per l’effetto di luce laterale, falla spostare un passo o due verso la macchina. Abbiamo fatto spostare la modella a un metro dall’ombrello, per indurire la luce sul profilo del viso.
4 Aggiungi una bandiera Per impedire alla luce di raggiungere lo sfondo, abbiamo messo bandiera tra la luce e lo sfondo. È sufficiente un semplice cartone nero per bloccare la luce; assicurati solo che non sia riflettente sull’altro lato, perché altrimenti rifletterebbe luce sul fondo.
5 Lavora in manuale Quando la modella è a posto, imposta la macchina in modalità manuale, scegli il tempo del sincro flash (1/200 s nel nostro caso) e la sensibilità 100 ISO. La nostra apertura a f/5.6 ha assicurato una perfetta messa a fuoco dal naso alla spalla della modella con il 70-200 mm.
6 Avvolgi con la luce Adesso puoi variare la qualità della luce senza bisogno di cambiare niente. Sposta indietro la modella verso la luce e vedrai che la luce avvolge di più il suo volto; avvicinandola invece alla macchina e allontanandola dalla luce, il profilo avrà un bordo più duro. N
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accademia sprea fotografia
Missione
● Illuminare un atleta
con un flash in modalità Auto FP
Tempo necessario ● 30 minuti
Livello di difficoltà ● Facile ● Intermedio ● Difficile
Cosa serve
●N ikon reflex ●F lash portatile ●S tativo ●T rigger wireless
[68]N
L’arte del lampo rapido
Impara a congelare il movimento con l’impostazione Auto FP di un flash a sincronizzazione rapida
P
robabilmente è successo anche a te: sollevi il flash incorporato e il tempo di posa rimane inchiodato a 1/200 s. Colleghi un flash esterno e il risultato non cambia. La velocità di sincronizzazione del flash (il tempo di posa più rapido durante il quale il sensore della macchina sarà completamente esposto alla luce del flash) è tipicamente 1/200 s o 1/250 s e non c’è la possibilità di impostare un tempo più breve, a meno di passare alla modalità Manuale; tuttavia, facendolo, metà fotogramma sarà nera e metà esposta.
Questo dipende dal fatto che il ritardo nell’apertura tra la prima e la seconda tendina dell’otturatore è così breve, che è visibile solo una parte del sensore quando scatta il flash. Come aggirare l’ostacolo? Usando un flash esterno Nikon Auto FP (flash a Piano Focale Automatico) che, anziché un solo lampo, ne emette molti in una frazione di secondo, esponendo così l’intero fotogramma. Ovviamente il flash ha meno tempo per la ricarica ed è quindi meno luminoso di un flash completamente carico, ma è l’ideale per i ritratti sportivi e in azione.
flash rapido
Passo a passo | Dai luce all’azione
Posa breve Riducendo il tempo di posa si scurisce lo sfondo ma, fino a un certo punto, la luminosità del soggetto illuminato dal flash non cambia, dato che non cambia la potenza del flash. Se nella tua foto lo sfondo è troppo chiaro, aumenta la velocità dell’otturatore fino a quando lo sfondo diventa scuro, senza perdita d’informazioni.
1 Accendi la luce Attacca allo speedlight (flash esterno) il trigger wireless compatibile TTL (attraverso l’obiettivo); attacca il trasmettitore alla fotocamera. Sistema il flash esterno e il suo trigger su uno stativo e accendi l’attrezzatura in quest’ordine: flash esterno, trigger del flash esterno, trigger della fotocamera e infine fotocamera.
2 Imposta Auto FP Per impostare la Nikon su Auto FP apri il Menù, scendi fino al Menù Personalizzazioni (quello con l’icona della matita), vai a Bracketing/Flash (e) e scegli Tempo sincro flash (e1). Imposta 1/250 s Auto FP e premi OK: la macchina è pronta a scattare in modalità Auto FP.
3 Fai un giro di prova Metti i modelli in posizione, pronti a saltare. Il nostro atleta saltava due ostacoli e noi volevamo fotografare il secondo. Ci siamo messi per terra a sinistra del circuito e abbiamo sistemato lo stativo con il flash a sinistra della macchina, per illuminare il soggetto dalla sua destra.
4 Apri il diaframma Per evitare il “mosso”, il tempo di posa deve essere breve: a questo scopo, passa all’esposizione Manuale sulla macchina e imposta un diaframma aperto come f/2.8 o f/4. La poca profondità di campo risultante favorirà lo stagliarsi dell’atleta sul fondo.
Quick Tip
5 Imposta un tempo di posa rapido Rimani a 100 ISO, a meno che la foto non sia chiaramente sottoesposta: in tal caso alzali a 200 o 400. Ora imposta un tempo di posa rapido. Noi siamo partiti da 1/320 s; lo sfondo appariva ancora troppo chiaro per un look naturale, quindi siamo passati a 1/640 per scurirlo.
6 Rifinisci l’opera Bloccate le impostazioni e sincronizzato il flash, scatena la creatività nella composizione. Inclina la macchina per aumentare il dinamismo. Se stai fotografando un corridore, lascia lo spazio negativo sul lato del fotogramma verso il quale sta correndo, cioé: la linea dell’orizzonte deve scendere in quella direzione.
Se l’esposizione del flash è ancora scura, prova a unire due o tre speedlight in modalità Auto FP per illuminare di più la scena. In alternativa, sul flash passa da TTL a Manuale e regola tu stesso la potenza. N
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accademia sprea fotografia
Missione
● Imparare le basi della
fotografia di still-life
Tempo necessario ● Un’ora
Livello di difficoltà ● Facile ● Intermedio ● Difficile
Cosa serve
● Nikon reflex ● Obiettivo standard ● Due luci - Treppiede ● Tenda della doccia ● Cartoncino dorato
e argentato ● Forbici
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Uno still-life perfetto
Prova a immortalare una bottiglia di whisky da pubblicità
T
i sei mai chiesto come fanno le foto pubblicitarie di prodotti che appaiono su poster e riviste ad apparire così perfette, eppure naturali? L’elemento fondamentale è molto semplice: l’illuminazione. In quest’articolo ci esercitiamo con uno dei materiali più problematici da illuminare: il vetro. Il vetro ha una straordinaria capacità di produrre riflessi, siano essi graditi o no: è quindi un ottimo banco di prova per capire come funzionano. Abbiamo usato una bottiglia e un bicchiere di whisky per un classico still-life dall’eleganza senza tempo.
Rimarrai sorpreso dal capire come sia facile allestire e scattare una foto come questa a casa propria. Non c’è bisogno di nulla di speciale: bastano un paio di luci (che potrebbero essere lampade da tavolo piuttosto che luci fotografiche da studio) e un paio di diffusori (che puoi rimediare tra i comuni oggetti domestici). Abbiamo usato anche una mattonella d’ardesia, sulla quale abbiamo disposto il nostro prodotto per renderlo ancora più desiderabile. Infine abbiamo aggiunto un paio di trucchetti, per dare alla foto un “look” ancora più professionale…
U n o s t i l l- l i f e p e r f e t t o
Passo a passo | Prepara la scena e bilancia le luci Quick Tip
1 Allestisci la scena Disponi gli oggetti in una scenografia accattivante. Abbiamo messo i nostri oggetti su una piastrella di ardesia, ma anche il legno va benissimo. Abbiamo allestito la scena davanti al bancone di un vecchio bar, ma tu puoi metterti davanti al camino, a una finestra o (in mancanza di altre opzioni) usare uno sfondo stampato.
2 Usa il treppiede Mettendo la macchina sul treppiede, avrai le mani libere per muovere i pannelli riflettenti o cambiare leggermente la disposizione degli oggetti nella composizione. Non è molto importante l’ottica che usi: per questa foto un 18-55 mm andrà benissimo. La foto finale è stata scattata alla focale 55 mm.
3 Allestisci le luci Noi abbiamo messo due speedlight in due softbox a sinistra della bottiglia, per creare un riflesso sul bordo curvo. I softbox coprono una superficie abbastanza ampia, illuminando la parte sinistra del primo piano. Per ammorbidire e diffondere maggiormente la luce, abbiamo appeso una tenda per la doccia davanti alle luci.
4 Dai vita alla bottiglia Bisogna far “vivere” il whisky: a questo scopo, un cartoncino color oro o argento è perfetto. Taglialo seguendo la forma della bottiglia e mettilo in piedi dietro di essa, orientandolo in modo che formi un angolo di circa 45° con la luce. Regola l’orientamento finché, guardando dalla macchina, vedi il whisky luminoso.
Se vuoi mettere dei cubetti di ghiaccio nel vetro, scatta velocemente. Il ghiaccio fa appannare il vetro e si scioglie molto rapidamente. In commercio si trovano dei meravigliosi (e cari) cubetti di acrilico, che però non galleggiano. Esistono anche galleggianti, ma non sono molto fotogenici.
Finzioni Se hai una sola bottiglia di whisky (dalla quale non puoi prelevare il contenuto, perché il livello scenderebbe e l’effetto sarebbe orribile), puoi mettere nei bicchieri del tè leggero, che in fotografia assomiglia molto al whisky.
5 Bilancia l’illuminazione Per poter lavorare a f/6.3, in modo da sfocare lo sfondo, abbiamo impostato gli speedlight a ¼ della potenza. A 100 ISO, abbiamo abbassato il tempo di posa da 1/200 s (tempo di default della sincronizzazione flash) a 1/30 s, tempo necessario affinché, a f/6.3, la luce ambiente illumini moderatamente lo sfondo.
6 Rischiara l’etichetta A questo punto non rimane che rischiarare l’etichetta nella parte in ombra. Ricava dal cartoncino dorato un rettangolo un po’ più alto dell’etichetta; tenendolo verticale dal lato opposto alla luce, orientalo come se fosse uno specchio e fa’ in modo che l’etichetta “veda” la luce. Controlla sempre solo dalla macchina. N
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accademia sprea fotografia
Cambia tutto con il flash Allestisci un piccolo set utilizzando luci professionali
L
a nitidezza e chiarezza che si raggiungono con i flash da studio sono semplicemente irraggiungibili in qualunque altro modo: basta guardare la foto qui sotto, con lo straordinario livello di dettaglio nei tatuaggi della modella. Per chi si accosta alla fotografia da amatore, i tentativi per arrivare a questi livelli possono essere scoraggianti. Ma l’uso dei flash da studio non ha nulla di misterioso: occorre solo unire alcuni principi dell’illuminazione alle tecniche base di fotografia. Non è indispensabile disporre di uno studio: basta una stanza sufficiente-
Missione
● Prendere confidenza
con i flash da studio
Tempo necessario ● Un’ora
Livello di difficoltà ● Facile ● Intermedio ● Difficile
Cosa serve
● Nikon reflex ● Kit di flash da studio
con due teste, ombrelli o softbox
[72] N
mente grande. Quel che è indispensabile, sì, è un piccolo kit di flash, che offre parecchi vantaggi. In primo luogo il controllo dell’esposizione, perché la potenza dei flash comporta impostazioni di ISO bassi e, quindi, minor disturbo. La regolazione della potenza, poi, significa anche un pieno controllo della profondità di campo, attraverso la regolazione dell’apertura del diaframma. Infine il tipo di luce emessa, facilmente modificabile con gli accessori compresi nel kit, permette regolazioni molto fini, che si possono controllare grazie alla lampada pilota.
flash da studio
Passo a passo | Impara le basi dell’illuminazione professionale Softbox o ombrello?
1 Monta l’attrezzatura Un kit classico comprende due torce, stativi e accessori. Il flash è innescato da un cavo sincro o da un trigger wireless. Dopo aver montato le torce sugli stativi, collega il cavo sincro a una torcia e attiva la fotocellula sull’altra, in modo che “parta” quando rileva il lampo della prima.
2 Regola la potenza Le torce permettono di regolare la potenza. In questa Elinchrom la scala va da 2 a 6, con incrementi progressivi di uno stop. Per regolare la potenza puoi modificare la distanza della luce dal soggetto, ma l’intensità della luce si modifica con il quadrato della distanza: dimezzandola, si quadruplica l’intensità.
3 Scegli e monta un accessorio Sui flash da studio è possibile montare una grande varietà di accessori e diffusori: i più comuni sono i softbox e gli ombrelli. La luce pilota delle torce non contribuisce all’esposizione, ma ti permette di vedere quale sarà il risultato della luce del flash e qual è l’effetto delle tue modifiche sugli accessori.
4 Prova esposizioni differenti In modalità Manuale, imposta 100 ISO, diaframma f/8 e il più breve tempo di posa sincro col flash (di solito 1/200 s). Fa’ una foto di prova: se è troppo chiara, abbassa la potenza del flash, chiudi il diaframma o allontana la luce. Se è troppo scura, fa’ il contrario.
E n t ra m b i d i f fo n d o n o e ammorbidiscono il fascio luminoso di un flash da studio ed entrambi sono indicati per il ritratto. Ci sono però delle differenze: nelle foto sotto, osserva come cambiano le ombre tra l’ombrello (sinistra) e il softbox (destra). L’ombra creata dall’ombrello non è profonda come quella del softbox e questo dipende dal fatto che gli ombrelli mandano luce dappertuto, luce che è rimbalzata dalle superfici intorno al soggetto. I ritrattisti tendono a preferire i softbox, perché l’espansione della luce è minore e c’è più controllo sulle ombre; inoltre si riflettono gradevolmente nelle pupille. Entrambi hanno un prezzo che va dai 25 ai 150 euro, a seconda di marca, modello e qualità: val la pena di spendere qualcosina in più.
Quick Tip
5 Equilibra le luci Se ci sono due luci, tutto sta nel rapporto tra loro. Accendi una luce - un softbox dall’alto, nel nostro caso - ed esponi per quella: è la luce principale. Spegnila e accendi l’altra - un ombrello dal basso, qui - e sottoesponi uno stop o due: questa è la luce di “riempimento”.
6 Brucia le alte luci Con solo due luci possiamo fare un ritratto in “high-key” (toni molto luminosi). Qui un softbox illumina il volto, mentre l’ombrello è orientato verso il fondo. La potenza dell’ombrello è più alta di quella del softbox, quindi sovraespone lo sfondo. La luce riflessa dal fondo disegna il profilo luminoso della guancia.
Per i primi piani, come la nostra foto principale, avvicina molto le luci al soggetto in modo che siano appena fuori dall’inquadratura. Relativamente al volto, questo aumenta la loro dimensione e ammorbidisce le ombre. N
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i nostri test
Proteggi il tuo corredo Le migliori valigie rigide per tenere al sicuro la tua attrezzatura
D
opo aver speso un occhio per la tua attrezzatura fotografica, è una buona idea custodire il corredo adeguatamente. Una borsa a tracolla o uno zaino offrono una protezione sufficiente contro piccoli urti e colpetti, ma per resistere a trattamenti più brutali (come quelli legati agli spostamenti in aereo), ci vuole qualcosa di più robusto. Le valigie rigide offrono all’attrezzatura la miglior protezione possibile, pur rimanendo relativamente comode. Queste valigie sono per la maggior parte impermeabili fino almeno a un metro, quindi possono resistere a un acquazzone o a una caduta in acqua. Sono anche garantite indeformabili, il che, in parole povere, significa che dovrebbero sopportare il peso di un uomo e superare qualunque urto o botta senza subire danni permanenti. Le valigie rigide sono meno flessibili delle borse, in tutti i sensi, perciò dovresti valutare bene il modello più adatto, prima di comprarne una. Queste sei proposte coprono un po’ tutta la gamma disponibile in termini di prezzi ed esigenze dei consumatori.
4 cose da tenere d’occhio
Controlla queste specifiche prima dell’acquisto DUE RUOTE FANNO COMODO La maggior parte delle valigie di dimensioni utili pesa più di 4 chili, prima di essere riempite dall’attrezzatura. Se prevedi di fare lunghi tratti a piedi con la tua valigia fotografica, scegline una con le ruote. . Divisione interna L’imbottitura standard è costituita da un semplice blocco di schiuma suddiviso in piccoli cubetti. Devi estrarre progressivamente i cubetti, ricavando vani nei quali inserire ogni elemento. Una volta “scavata”, è impossibile riconfigurare l’imbottitura com’era prima. Per essere sicuro, disponi su un tavolo quello che vuoi portare con te.
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Attento alla pressione Le valigie impermeabili sono anche a tenuta d’aria. Per evitare i problemi legati alla pressurizzazione - come la deformazione ad alta quota - una valigia a tenuta d’aria dovrebbe essere dotata di una valvola per la pressione. sicurezza contro i ladri Lo scopo delle valigie rigide è difendere il tuo prezioso corredo: non solo contro urti e sballottamenti, ma anche contro i malintenzionati. Gli occhielli per i lucchetti sono una caratteristica indispensabile. La chiusura in due fasi, poi, può evitarti tragiche aperture accidentali.
Calumet WT3434 Watertight Hard Case € 199
Lowepro Hardside 300 Photo € 199,95 (Amazon)
La WT3434 non è piccola (misura all’interno 58 x 44 x 22cm) e non monta le ruote che faciliterebbero il trasporto dei suoi 8,2 kg. Nemmeno la massiccia maniglia con rivestimento in gomma allevia il peso e le due maniglie aggiunte sui lati indicano che è meglio portarla con due mani, o con l’aiuto di un amico. All’interno c’è spazio per un’attrezzatura seria, compreso un super-tele, il tutto “affogato” nella schiuma ritagliata. Il coperchio ha quattro ganci, anziché i soliti due, per assicurare la perfetta tenuta della guarnizione in neoprene. È costruita con materiali eccellenti ed è molto robusta.
La Hardside 300 Photo è classificata IP67, il che significa che la tenuta stagna è garantita fino a 30 minuti sotto un metro d’acqua. Lowepro usa un polimero ABS per il guscio esterno che dà l’impressione di essere più fragile dei materiali con i quali sono costruite altre valigie. Anziché dalla solita schiuma a dadini, l’interno è occupato da una borsa morbida con divisori imbottiti, staccabile e dotata di spallacci, nella quale trovano posto un corpo con obiettivo e altri quattro-sei obiettivi. La forma relativamente sottile la rende più adatta a obiettivi di piccolo diametro. Le misure interne sono 40x24x11,8cm: quelle esterne sono ridotte, tanto che per molte compagnie aeree vale come bagaglio a mano.
Pro Prezzo ottimo, considerate le dimensioni. Estremamente robusta. Contro Molto pesante, soprattutto se piena. Giudizio Ottima protezione per un’attrezzatura professionale, ma per queste dimensioni è meglio una versione con le ruote.
Pro Zaino interno staccabile; abbastanza leggera e compatta. Contro Alcune concorrenti sembrano lievemente più robuste; lo spazio tra i divisori è un po’ sacrificato per un’attrezzatura FX. Giudizio Una proposta interessante, soprattutto per amatori.
Punteggio finale
Punteggio finale
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Photography Il migliore
del test
N
Photography
Va l igie fo t ogr a fiche rigide
miglior
Qualità prezzo
Peli 1525 Air Case
Peli iM2620 Storm Case
Vanguard Supreme 40F
Vanguard VGP-13
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La leggerezza non è la qualità di spicco delle valigie rigide, perciò la Peli 1525 da 3,2 kg è una piacevole sorpresa, ed è molto più leggera della Peli iM2620 da 6,6 kg. Per arrivare a questo risultato non è stato sacrificato lo spazio: l’interno misura, infatti, 52,1 x 28,7 x 17,1 cm e ospita comodamente un corredo completo. La robustezza è assicurata da una struttura a nido d’ape e dall’impiego di un polimero molto leggero. Sottoposta a severi maltrattamenti, la Air flette leggermente più della Storm Case convenzionale, pur rimanendo resistente in modo tranquillizzante. Vale la pena di citare le protezioni in acciaio intorno agli occhielli per i lucchetti e la maniglia rivestita in gomma.
In confronto alla leggera Air questa, a 6,6 kg, rientra nella categoria delle valigie pesanti; è però dotata di ruote e di maniglia telescopica. La robustezza accomuna tutte le valigie e vale anche per la maniglia e le ruote. La iM2620 Storm è relativamente profonda (25,4 cm all’interno) e un 24-70mm f/2.8 ci sta in piedi. I 50,8 cm di lunghezza e i 35,6 cm di larghezza ne fanno una valigia spaziosa ma non ingombrante. Come quasi tutte le valigie Peli, è possibile scegliere l’interno: con la schiuma a cubetti è il più economico, ma ne esiste anche una versione con l’interno staccabile e divisori imbottiti e componibili. È disponibile anche una borsa a scomparti che s’inserisce nel coperchio (€ 76,00). Le chiusure push-pull sono standard.
La Supreme 40F è in grado di mantenere asciutto il tuo corredo fino a cinque metri sott’acqua anche se, con tutta quella schiuma, ci si domanda come faccia la valigia ad affondare così tanto. Resiste anche a temperature da - 40°a + 95° e sopporta un peso di 120 kg. Le dimensioni interne (43 x 29,5 x 17,5 cm) possono accogliere un corpo full-frame e tre o quattro obiettivi; pesa 4,4 kg. La schiuma interna è tagliata in forma esagonale, ma è disponibile un interno a scomparti imbottiti. Nonostante il prezzo conveniente, è dotata tra l’altro di una maniglia comoda e di piedini in gomma anti-scivolo. La robustezza è eccellente e paragonabile a quella delle Calumet e delle Peli.
Le dimensioni interne della VGP-13 (44,5 x 31 x 15 cm) sono solo di poco inferiori a quelle della 1525 Air ma, con la schiuma, pesa solo 3,3 kg. Va detto che se la Air risparmia peso senza compromessi, questa valigia non è altrettanto impenetrabile. È costruita su un telaio in lega di alluminio rinforzato intorno a pannelli di plastica. Anche se i pannelli tendono a flettere in misura maggiore delle valigie convenzionali, la VGP-13 è uscita perfettamente indenne dalle sollecitazioni sopportate nel test. L’aspetto della valigia è più “normale” dei design funzionali. È venduta con l’interno in schiuma e con i divisori componibili; mancano solo l’impermeabilità e lo spazio per un corredo completo.
Pro Leggera ma robustissima; formato abbastanza pratico. Contro Piuttosto cara, date le misure; troppo sottile perché molti obiettivi possano essere alloggiati in verticale. Giudizio Ha diversi pregi, specie se sei interessato alla leggerezza.
Pro Spazio per un ampio corredo professionale; comoda da spostare grazie alle maniglie e alle ruote. Contro La profondità è sprecata con le ottiche corte e con i corpi piccoli. Giudizio È il massimo per le Nikon grandi; il peso si scarica sulle ruote.
Pro Molto robusta; dimensioni interne ed esterne e peso pratici; prezzo buono date le caratteristiche. Contro Non adatta a obiettivi molto lunghi. Giudizio La valigia ideale per un corredo medio, a un prezzo piuttosto contenuto.
Pro Leggera, compatta ed elegante; corredata da due soluzioni per l’interno. Contro Non è progettata per resistere a gravi maltrattamenti. Giudizio Leggera ed economica ma adatta a molte circostanze.
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€ 316,48
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i nostri test
Caratteristiche Formato sensore DX CMOS (EXPEED 4) 24.2 megapixel Fattore d’ingrandimento 1.5x Memorizzazione Slot singolo per SD/SDHC/SDXC Mirino Reflex con obiettivo singolo a pentaspecchio copertura 95% Risoluzione Video Full HD (1920x1080) a 60, 50, 30, 25, o 24p Sensibilità ISO 100-25600 Punti AF Selezionabili tra 39 punti (9 punti a croce) Frequenza dei fotogrammi Fino a 5 fps (11 RAW/100 JPEG) Monitor LCD TFT 7,5 cm diagonale, angolo di visione da circa 170°, touchscreen, angolazione variabile Tempo di posa Da 1/4000 a 30 sec; posa B; posa T Peso 465 g (solo corpo, con batteria e scheda di memoria) Dimensioni 124x97x70 mm Alimentazione Una batteria ricaricabile Li-ion EN-EL14a, 820 scatti Prezzo ufficiale di lancio 819 € con micro SD 8GB
Nikon D5600
Una raffinata entry-level La nuova Nikon formato DX offre connettività e praticità
L
a D5600 è l’ultima reflex digitale nella gamma Nikon D5xxx. A livello di offerta, si pone sul gradino tra la nuova entry-level D3400 e le superiori D7200 e D500, ma è l’unica Nikon DX a poter vantare il monitor LCD ad angolazione variabile, caratteristica che agevola notevolmente l’uso della macchina in posizioni difficili. Tecnicamente occupa il posto della D5500, ma Nikon ha l’abitudine di mantenere in vendita il modello vecchio anche dopo l’uscita di quello nuovo, e infatti le due macchine appaiono entrambe su Nikonstore.it. Detto questo, non c’è molto da
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decidere tra le due e la D5600 rappresenta un buon aggiornamento delle caratteristiche della macchina precedente. Tra le differenze più significative, da notare sicuramente l’aggiunta della tecnologia Nikon SnapBridge per il trasferimento delle immagini (su cui ci dilungheremo più avanti). Sotto tanti punti di vista, la Nikon D5600 eredita molto del modello predecessore. Ha sempre un sensore DX da 24,2 megapixel senza filtro anti-alias per massimizzare il suo potenziale di cattura del dettaglio ed è dotata dello stesso processore EXPEED 4. Ha la stessa gamma di sensibilità (100-25600 ISO) e
la stessa frequenza massima di ripresa (5 fps), che la rende adatta alla foto d’azione. Superficialmente non è molto diversa dalla più economica D3400, ma possiede caratteristiche migliori. A differenza della D3400, ha un sistema per la pulizia del sensore e il flash incorporato è più potente. La D5600 ha anche un’ottima modalità video in Time Lapse, che fin qui era rimasta una prerogativa di modelli Nikon più avanzati. Naturalmente è inclusa anche la modalità video normale e, sebbene non possa filmare in 4K, può “girare” in full HD fino a 60/50 fps. In realtà, può registrare in 4K
usando il Time Lapse: devi solo stabilire l’intervallo tra gli scatti e la durata della ripresa. Il sistema autofocus a 39 punti non è il migliore di Nikon, ma è un gran passo in avanti rispetto a quello a 11 punti della D3400. Un altro punto a favore della D5600 rispetto alla D3400 sta nei file RAW. La D3400 scatta solo file RAW a 12 bit, mentre la D5600 - come tutte le altre macchine della gamma Nikon - cattura file RAW a 14 bit, di qualità potenzialmente superiore.
Qualità costruttiva e praticità d’uso Tutte le caratteristiche del-
Nikon D5600 AF-P AUTOFOCUS Il nuovo obiettivo AF-P trasforma le prestazioni dell’AF in Live View: è molto più veloce e morbido, in confronto al kit composto con la vecchia combinazione macchina-obiettivo, ciò che aumenta l’utilità del display ad angolazione variabile
TOUCHSCREEN È possibile usare il touchscreen per cambiare le impostazioni, stabilire il punto a fuoco in Live View, e scorrere le immagini in modalità Riproduzione
La NIkon D3400 è disponibile anche in questa colorazione rossa
TASTO LIVE VIEW Live View è attivato da questo tasto intorno alla ghiera delle modalità. Lo specchio si alza, l’otturatore si apre e puoi comporre le foto sullo schermo posteriore
la D5600 sono rinchiuse in un corpo compatto, al quale la batteria dà autonomia per 820 scatti. La D5600 è in vendita configurata in vari kit che comprendono l’AF-P 18-55 mm che abbiamo provato in questo test, il 18-140 mm AF-S e un kit con due obiettivi AF-P: il 18-55 mm e il nuovo tele-zoom 70-300 mm. Prendere in mano la D5600 per la prima volta è un’esperienza sorprendente: per essere una reflex è inaspettatamente piccola e leggera, quasi più vicina a una mirrorless. Togliendo l’obiettivo e notando la profondità dell’alloggiamento dello specchio, però, tutti i dubbi svaniscono e ci si rende conto di aver ein mano una reflex con un corpo sottile, anche più della D3400, ma che offre un’impugnatura profonda e ben scolpita, garantendo un’ottima presa. La scocca è di plastica, anziché metallo, tuttavia appare robusta e ben costruita, con i comandi piacevoli al tatto. Alcuni bottoni sono stranamente piccoli e le icone sono di difficile lettura, ma questo non ne impedisce l’
La D5600 ha una serie di modalità Effetti speciali: Visione notturna, Super vivace, Pop, Foto disegno, Effetto toy camera, Effetto miniatura (foto sotto), Selezione colore, Silhouette, High key e Low key. Non puoi cambiare le impostazioni degli effetti ma ti puoi divertire applicandoli
utilizzo. Anche lo zoom AF-P 18-55 mm dà una buona sensazione, considerato che è un obiettivo economico da kit. L’unico fastidio è che, per estrarlo per l’uso, occorre premere un bottone sul barilotto e poi ruotarlo, ripetendo poi l’operazione al contrario per riporre la
macchina. Certamente questo riduce l’ingombro della combinazione macchina-obiettivo e ne facilita il trasporto e lo stivaggio. Il mirino ottico adotta l’economico pentaspecchio, anziché il pentaprisma delle Nikon più costose, ma l’immagine nel
N
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i nostri test
Il bilanciamento del bianco automatico della D5600 produce colori leggermente freddi con la luce giorno, ma passando al preset Sole diretto le cose vanno a posto (sopra). La resa del colore di default è buona ma, se vuoi una maggiore vivacità, la trovi con l’effetto Pop (destra).
mirino è brillante, nitida e chiara e, ovviamente, assolutamente priva di ritardo, contrariamente a un mirino elettronico. Puoi vedere solo il 95% della scena, quindi l’immagine avrà un leggero margine sui lati, che puoi sempre tagliare dopo. Questo accade normalmente con tutti gli economici mirini pentaspecchio e non solamente con quello della D5600. Il piccolo schermo è veramente impressionante, in parte grazie alla sua risoluzione e in parte perché Nikon ha trovato lo spazio per alloggiare sul retro di una macchina così compatta uno schermo da 7,5 cm pienamente orientato. Gli schermi ad angolazione variabile non sono molto diffusi sulle reflex digitali, forse perché molti fotografi preferiscono servirsi del mirino e non sfruttano appieno la flessibilità del Live View. Una spiegazione possibile è che la modalità Live View su una reflex digi-
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tale costringe al passaggio dal normale sensore dedicato autofocus a un sistema più lento, basato sul contrasto, e che usa il sensore d’immagine. Alcuni costruttori hanno introdotto autofocus ibridi più veloci a rilevamento di fase sul chip ma Nikon non è tra questi. Bisogna dire che questo non è così importante nel caso della D5600, grazie ai miglioramenti che il nuovo AF-P 18-55 mm ha determinato nelle prestazioni di Live View: non è ancora veloce come una mirrorless, tuttavia la velocità e la prontezza dell’autofocus di Live View sono sorprendenti. Funziona bene anche il touchscreen: basta toccare un oggetto sulla scena perché la macchina lo metta a fuoco e scatti la foto nello stesso momento. Il touchscreen è utile per svariati scopi: premendo il bottone “i” sul retro della fotocamera si aprono le finestre delle
impostazioni, dopodiché basta toccare l’opzione che si vuole cambiare. In modalità Riproduzione si possono scorrere e ingrandire le foto con due dita. Non sei comunque obbligato a usare il touchsreen se non vuoi, se piove o se indossi i guanti, perché puoi fare qualunque cosa usando i comandi nel modo tradizionale.
Ti serve SnapBridge? SnapBridge è una delle nuove tecnologie chiave di Nikon e sebbene il principio che ne sta alla base è davvero innovativo, presenta ancora qualche problema pratico. L’app SnapBridge usa una tecnologia Bluetooth a bassa energia per mantenere continuamente attiva la connessione con la fotocamera e trasferire automaticamente allo smartphone le foto da 2 MP a bassa risoluzione, subito dopo lo scatto. Solo per trasferire foto ad alta risoluzione, o per il
controllo remoto della fotocamera, passa al Wi-Fi, perché il suo uso prolungato esaurirebbe la batteria. Il problema con le connessioni Wi-Fi è che spesso devi collegare manualmente il dispositivo smart alla rete Wi-Fi della fotocamera ogni volta che vuoi usarlo; se lo facesse la app in autonomia sarebbe un notevole risparmio di tempo. Tutto questo ha funzionato bene con lo smartphone Android su cui l’abbiamo provato, anche se più lentamente del previsto. Quando sull’app passavamo a una modalità che richiedeva di connettersi al Wi-Fi, lo smartphone lanciava da remoto il Wi-Fi della fotocamera e la connetteva senza che noi facessimo alcuna operazione. Le cose cambiano se hai un iPhone o un iPad; il sistema operativo Apple impedisce a qualsiasi app di cambiare le impostazioni di rete - è un’elementare misu-
Nikon D5600
Errore del colore D5600
-1,4 3,1
D3400 D5500
-5,6
D7200
4,5
-6 -4 -2 0
2
4 6
La resa del colore della D5600 è la più vicina a neutro tra queste quattro macchine, sebbene essa sia influenzata anche dal tuo bilanciamento del bianco, Picture Control e scelte di processo RAW.
Rapporto segnale-disturbo RAW* 50 40 30 20
25600
6400
1600
400
*Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate
Decibel 100
10
Tutte le quattro fotocamere presentano livelli di disturbo simili. I risultati a sensibilità elevate lasciano pensare che la riduzione del disturbo in-camera sia più aggressiva della conversione di default in Nikon Capture.
Gamma dinamica RAW* 14
ra di sicurezza che ti obbliga a farlo manualmente. Il risultato è che, se usi SnapBridge su un dispositivo Apple, devi entrare nelle impostazioni del Wi-Fi del dispositivo ogni volta che ti serve il Wi-Fi. Questo è un notevole inconveniente e, da un certo profilo, è peggiore del vecchio sistema solo Wi-Fi. Non sappiamo se il problema è risolvibile in qualche modo, o se si tratta di un inconveniente connaturato ai dispositivi Apple. Lo stesso problema non si presenta con la D3400, essendo solo Bluetooth. Comunque sia, la D5600 è un’ottima macchina, al di là dei problemi che può presentare nell’utilizzo con SnapBridge.
12 10 8 *Immagini convertite in TIFF prima di essere analizzate 25600
6400
4
1600
6
400
Dai nostri test di laboratorio emerge come non vi siano in concreto differenze nella qualità d’immagine tra D5600, D5500, D3400 e D7200, il che non deve sorprendere, perché tutte condividono lo stesso sensore APS-C da 24 megapixel senza filtro anti-alias. L’autofocus, il bilanciamento del bianco e il sistema di esposizione della D5600 funzionano bene. Il sistema Nikon D-Lighting può essere efficace in scene molto contrastate, con zone d’ombra e luce in una giornata di sole: funziona diminuendo l’esposizione in modo che siano catturate le parti più chiare e lasciando che il software della macchina recuperi informazioni nelle ombre. Qualche volta però può produrre un alone intorno agli oggetti contro un cielo intenso e brillante, quindi va usato prestando attenzione. Il bilanciamento del bianco
automatico nelle nostre riprese esterne ci ha dato un risultato un po’ “freddo”, specialmente con la luce calda del sole basso. La semplice soluzione consiste nel passare al preset Sole diretto, oppure scattare in RAW e regolare il bilanciamento del bianco in seguito. La gamma dinamica della macchina in condizioni reali è buona; i file RAW della D5600 contengono molte informazioni nelle ombre e qualche informazione extra nelle alte luci, che si può recuperare in post-produzione, nel caso in cui servissero. Anche la resa dei dettagli fini è molto buona e, a differenza di molti obiettivi in kit attuali, il nuovo AF-P 18-55 mm si mantiene nitido fino ai bordi, anche alla focale lunga dello zoom. La D5600 è un’ottima entry-level: versatile, semplice da usare, e in grado di assicurare elevatissime performance di ripresa.
Valori di esposizione
Prestazioni
100
Il touchscreen ad angolazione variabile facilita molto le riprese da un punto di vista molto basso e la qualità dei file RAW 14 bit della D5600 permette un gran lavoro in post con Lightroom per esaltare i colori e le informazioni nel cielo e nelle ombre di una giornata grigia e coperta
Di nuovo, i risultati sono simili. i tracciati della D5600 e della D3400 sono lievemente inferiori a quelli della D5500 e della D7200, ma può essere dovuto a modifiche nel software di conversione Nikon.
Il giudizio Caratteristiche Qualità costruttiva Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale La D5600 è piccola, leggera e relativamente non invasiva, ma la qualità d’immagine è sbalorditiva e il touchscreen ad angolazione variabile la rende estremamente versatile. SnapBridge, però, ha un po’ deluso. N
[79]
i nostri test
ottiche macro
Post produzione: i rivali di Photoshop Per interventi creativi, Adobe è una scelta obbligata?
I
l Piano Fotografia di Adobe Creative Cloud, che comprende Photoshop e Lightroom, costituisce oggi una proposta talmente accattivante che non dobbiamo chiederci se Photoshop sia il migliore, bensì se ci sia qualcuno tra i suoi concorrenti in grado di distogliere parte del pubblico da quella che sembra una scelta scontata. Adobe propone fra l’altro un rapporto qualità/prezzo eccezionale: in cambio di 12,19 € al mese, hai i più celebrati programmi di manipolazione e catalogazione d’immagini (Photoshop CC, Lightroom CC e Bridge CC), compresi tutti gli aggiornamenti, le versioni per dispositivi mobili e i vantaggi della condivisione in Creative Cloud. I prodotti Adobe non sono però la perfezione assoluta e anzi ci sono alcune lacune: ecco perché abbiamo cercato delle alternative.
Si può risparmiare? Primo punto, ci sono programmi che fanno le stesse cose e costano meno? Questa richiesta è soddisfatta da un paio di candidati, cioè Serif
I concorrenti ACDSee Ultimate 10
129,95 €
Adobe Photoshop Elements 15
101,26 €
Alien Skin Exposure X2 Ing
199 €
Corel PaintShop Pro X9
62,99 €
Cyberlink PhotoDirector 8 Ultra
59,99 €
DxO Optics Pro 11 Elite
199,00 €
Phase One Capture One Pro 10
279,00 €
Serif Affinity Photo 1.5
39,99 €
i nostri test Affinity Photo e Corel PaintShop Pro. Per meno della metà di un abbonamento annuale al Piano Fotografia Adobe, meritano di essere presi in considerazione.
fornisce correzioni ottiche e conversioni RAW di alta qualità, e Phase One Capture One Pro, che può produrre una nitidezza e una chiarezza davvero soddisfacenti.
Qualcosa di più facile? Un difetto comunemente attribuito a Photoshop è di non essere molto intuitivo. In realtà, capiti alcuni aspetti tecnici di base, può essere più diretto di altri cosiddetti “software per principianti”. In ogni caso, sia Photoshop Elements sia Corel PaintShop Pro sono progettati per non-esperti e potrebbero fornire ai principianti una facile iniziazione all’elaborazione delle immagini.
Una qualità migliore? Adobe Camera Raw, il motore RAW di Photoshop, è certamente potente, ma le sue conversioni non sono le più nitide, né quelle con meno rumore. Due forti rivali sono DxO Optics Pro, che
Il flusso di lavoro? Non tutti sono ammiratori del flusso di lavoro Adobe: Photoshop parte dal presupposto che tu sappia esattamente cosa vuoi fare e sappia anche esattamente come fare per arrivare al risultato. Molti preferiscono invece sfogliare una serie di “look” differenti per le proprie foto, trovarne uno che piace e lavora-
“
re al contrario, con regolazioni manuali. Alien Skin Exposure X2, l’outsider in questa selezione, non è molto conosciuto, tuttavia si è rapidamente evoluto: se prima era un interessante plug-in specializzato in effetti analogici, oggi è diventato una veloce e potente applicazione di fotoritocco a sé stante.
Un altro approccio? Abbiamo provato un’ampia gamma di strumenti per l’elaborazione delle immagini e ci siamo ritrovati a paragonare programmi che non fanno esattamente le stesse cose. Alcuni
Abbiamo provato un’ampia gamma di strumenti per l’elaborazione delle immagini. La nostra valutazione tiene conto di quanto siano convincenti come alternative al Piano Fotografia di Adobe
Che cosa ci deve essere… Un programma che comprenda tutto velocizza il flusso di lavoro
Strumenti di regolazione Capture One mostra per esempio gli strumenti in linguette separate; altri programmi usano invece palette impilate. Ricordati che gli strumenti non distruttivi ti permettono di cambiare le impostazioni in un secondo tempo, opzione che in certe situazioni si rivela utilissima.
sono relativamente specializzati ma eccezionalmente buoni, mentre altri non sono necessariamente i più potenti, ma vantano un proprio originale approccio che potrebbe essere molto interessante. La nostra valutazione tiene conto di quanto questi programmi di photo-editing siano dunque convincenti come alternative al Piano Fotografia di Adobe.
Se ce ne volessero due? Morale: questi programmi possono sostituire l’offerta di Adobe? Forse sì, forse no. Potresti scoprire che, per disporre di tutte le operatività che vuoi provare, hai bisogno di due o più programmi, adattando il tuo modo di lavorare. Sarebbe bello dire che c’è un’unica, perfetta soluzione per ognuno di noi, ma nella tua ricerca per l’estrema qualità fotografica sei tu l’unico a poter decidere.
Correzione di obiettivi e prospettiva I programmi migliori sono in grado di correggere automaticamente le aberrazioni dell’ottica e alcuni possono anche correggere la distorsione prospettica.
Cartelle e raccolte Alcuni programmi ti fanno semplicemente sfogliare le cartelle nel tuo hard disk, mentre altri permettono una ricerca più approfondita, grazie a un sistema di catalogazione guidato da un database. Un sistema più efficace e rapido.
I consigli dell’esperto Modifica non-distruttiva Sono regolazioni che non cambiano la foto sottostante, ma solo il modo in cui appare. Il vantaggio è che puoi ritornarci in un secondo tempo e cambiare o togliere le regolazioni, ma non accettano il lavoro sui livelli o le lavorazioni più complesse. Modifiche pixel-based È il modo tradizionale di elaborare le immagini digitali, che avviene modificando in modo permanente i pixel. È difficile tornare indietro, ma permette manipolazioni molto più complesse e fotomontaggi con i livelli e inserimenti.
[82]N
Filtri e bandierine Se hai la possibilità di contrassegnare le foto con bandierine, etichette colorate o stellette, puoi filtrare rapidamente una grande raccolta d’immagini, lasciando apparire solo le foto che vuoi.
Finestra principale È lo spazio nel quale vedi gli effetti delle modifiche sull’immagine. I software migliori aggiornano l’immagine in tempo reale, mentre sposti i cursori: il che aiuta davvero tanto.
Browser Normalmente i programmi mostrano solo la foto sulla quale stai lavorando, ma può essere molto utile avere la possibilità di sfogliare altre foto nella stessa cartella o raccolta, potendole vedere accanto all’immagine principale.
I RI VA L I DI PHO T OSHOP
ACDSee Ultimate 10
€ 129,95 (Amazon.it)
Adobe Photoshop Elements 15
€ 101,26
Non offre molto di nuovo e costa parecchio
Adatto ai principianti, limitato in alcune funzioni
ACDSee Ultimate 10 è considerato un organizzatore e un elaboratore d’immagini digitali tutto-in-uno, quindi a prima vista sembra un diretto concorrente di Adobe Lightroom. Ci sono comunque importanti differenze. Primo punto, può lavorare come browser di cartelle come Adobe Bridge, assegnando punteggi, tag, etichette e raccolte. L’operatività offre la procedura in batch (raggruppata) e modelli di metadati per aggiungere automaticamente parole chiave e informazioni sul diritto d’autore (copyright) a tutte le foto di una stessa sessione. Per creare le Smart Collections o usare la vista Photos Timeline del programma, devi importare le foto nel catalogo immagini di Ultimate 10. La seconda differenza consiste nel fatto che Ultimate 10 dispone in più di una modalità di modifiche pixel-based con maggiori possibilità di regolazioni rispetto a Lightroom, anche se le correzioni della geometria, il bilanciamento del bianco, le curve del tono e altre regolazioni sono presenti in entrambi. La grande differenza è che Ultimate 10 accetta i livelli, perciò è possibile creare immagini composte con livelli, maschere e metodi di fusione. Non è Photoshop, ma è probabilmente abbastanza potente per un principiante e accetta i plug-in di Photoshop per aggiungere effetti difficili da ottenere con
Photoshop Elements è costituito da Elaborazione e Organizzazione. Devi importare, taggare, organizzare e cercare le foto in Organizzazione (dove puoi anche sistemare piccole magagne), mentre Elaborazione è l’ambiente per lavorazioni più avanzate. Quando salvi una foto in Elaborazione, è automaticamente aggiunta al catalogo di Organizzazione, che è anche touchscreen; la ricerca comprende la combinazione del riconoscimento dei volti, dei luoghi, degli eventi e dei soggetti preferiti. Gli Smart Tag possono taggare automaticamente soggetti comuni come tramonti, compleanni e gatti. Elaborazione ha tre procedure operative: Veloce per modifiche molto semplici, Modifica Guidata che illustra in modo interattivo i passaggi effetti più complessi, ed Esperti, un mini-Photoshop adatto a coloro che desiderano un pieno controllo. Elements 15 ha cinque nuove Modifiche Guidate (Foto-Testo, Pittura fotografica, Collage di effetti, Sfocatura panoramica e Crea Cornice) che portano il totale delle modifiche a 45; sono uno dei punti di forza di Elements, perché non si limita a produrre il risultato finale, ma ti insegna a usare gli strumenti necessari e la logica che li governa. Elaborazione è molto flessibile e ha più strumenti in comune con
gli strumenti dei quali è dotato.
Le prestazioni
Ultimate 10 tiene il passo con Adobe, con conversione RAW incorporata, correzione della distorsione e della prospettiva dell’ottica e strumenti per la Chiarezza e l’eliminazione della foschia. I risultati sono buoni: nei file RAW recupera informazioni dalle alte luci bruciate e ha molte regolazioni per toni e colori, tra i quali gli strumenti Light EQ per regolare settori specifici all’interno dell’intera scala tonale. Piattaforma: PC (ACDSee Pro 3 per Mac) Requisiti: Windows 7 o successivi, 2GB RAM (raccomandati 6 GB), 2GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: sì Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: sì Preset di effetti: sì Plug-in: sì
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Potente, ma costoso e non all’altezza della combinazione Lightroom/Photoshop.
Photoshop: una volta imparato a usare Elements, ti sentirai a tuo agio con Photoshop.
Le prestazioni
È facile creare livelli, effetti, selezioni e inserimenti. Mancano alcuni strumenti fondamentali di Photoshop - soprattutto le Curve - ma è possibile creare effetti complessi. Il problema maggiore è la versione semplificata di Camera Raw di cui è dotato, priva di correzioni ottiche, regolazioni tonali, filtri gradienti e radiali e altro. Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 7 o successivi, Mac OSX 10.10 o successivi, 4GB RAM, 5GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: sì Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: no Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: sì Preset di effetti: sì Plug-in: sì
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Va bene per chi teme Photoshop, ma le caratteristiche sono molto limitate.
N
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i nostri test
Alien Skin Exposure X2
€ 199 (alienskin.com)
Corel PaintShop Pro X9
€ 62,99
Perfetto per chi ama l’effetto pellicola. Solo in inglese
Economico , deludente per i file RAW. Però si evolve
Puoi usare Exposure X2 come un plug-in per Photoshop o Lightroom, ma funziona anche come applicazione autonoma, con un browser incorporato e la capacità di aggiungere parole chiave, assegnare rating e codici colore, rinominare una serie di foto e cercarle filtrandole sulla base di vari criteri differenti. Il grande numero di effetti analogici, retro, low-fi e cinematografici che formano la spina dorsale del software può essere applicato grazie a un clic dai preset raggruppati in categorie su un pannello verticale sulla sinistra dello schermo. Sono applicati in modo non-distruttivo, perciò puoi tornare sui tuoi passi in qualsiasi momento. Con una semplice scorciatoia da tastiera, puoi anche esportare un nuovo file, modificato, accanto all’originale. Per le occasioni in cui c’è bisogno di un controllo maggiore, i primi risultati immediati sono confermati in back-up da strumenti specializzati. Gli effetti sono costruiti con modifiche che comprendono la regolazione di toni e colori, infiltrazioni di luce, texture e simulazioni di pellicole. Questi strumenti possono essere combinati in molti modi e possono essere applicati a pennello in aree circoscritte. L’ambiente del browser integrato è intuitivo e non ha la complessa catalogazione di Lightroom. Puoi inviare le immagini a Photoshop e salvarle nella
PaintShop Pro è un’alternativa indipendente che unisce un approccio per principianti tutto-in-uno a una buona capacità di elaborazione. PaintShop Pro è diviso in tre moduli differenti: Gestione comprende un browser per le foto, Regolazione ha strumenti per migliorare le foto, Ritocco e Ripristino consente modifiche più complesse; in quest’ultimo si trova l’intera gamma di strumenti, simili a quelli di Photoshop, tra i quali quelli per creare i livelli, i gruppi, le maschere e molte regolazioni dell’immagine. Non è solo un software per modificare le immagini, perché offre anche effetti da applicare al testo e strumenti per i web designer (disegno e modifica di oggetti vettoriali) che non sono direttamente utili ai fotografi. Con PaintShop Pro, Corel punta non solo a un pubblico di principianti (grazie alla visita guidata del programma), ma anche a un’utenza professionale. Quest’ultima versione offre l’anteprima in tempo reale di dieci tra le più comuni modifiche, compreso Esecuzione automatica di correzioni fotografiche di base, Regolazione del Bilanciamento del Bianco e controlli su Chiarezza e Schiarimento. Questo è un miglioramento rispetto alle vecchie anteprime di dialogo, nelle quali si doveva applicare l’effetto all’immagine, prima di vedere il risultato.
[84] N
stessa cartella.
Le prestazioni
Exposure X2 ha una grande libreria di effetti “d’atmosfera” per la pellicola, e molti strumenti per il miglioramento delle immagini. Può modificare i valori tonali, le curve e il colore come Photoshop ma, se stai cercando l’ispirazione e l’originalità, il primo approccio agli effetti è più accattivante. Ottieni subito il risultato voluto, come probabilmente otterresti anche con Photoshop, ma con un procedimento lungo e complesso. Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 8 64-bit o successivo, Mac OSX 10.10 o successivo Browsing: sì Catalogazione: no Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: no Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: no Preset di effetti: sì Plug-in: no
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Offre una vasta raccolta di effetti, ha un browser semplice ed efficaci regolazioni.
Le prestazioni
Gli effetti istantanei in Regolazione sono buoni ma i loro parametri non possono essere modificati, quindi bisogna usarli così come sono. La sezione Camera Raw è molto primitiva, con i soli controlli elementari su colore e tono. PaintShop Pro X9 è economico, ma se vuoi degli strumenti per lavorare i file RAW, devi spendere un po’ di più e comprare PaintShop Pro X9 Ultimate (80 Euro) che comprende il buon processore RAW Corel AfterShot.
Piattaforma: solo PC Requisiti: Windows 2 o successivo, 2GB RAM, 1GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: sì Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: sì Preset di effetti: sì Plug-in: sì
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
La povera sezione RAW rende X9 Ultimate più adatto a un fotoamatore evoluto.
I RI VA L I DI PHO T OSHOP
Cyberlink PhotoDirector 8 Ultra
€ 59,99
DxO Optics Pro 11 Elite
€ 199
Simile a Lightroom, con alcuni strumenti interessanti
Perfezione ad alto prezzo, con qualche complicazione
Di primo acchito PhotoDirector 8 Ultra sembra simile a Lightroom, con strumenti integrati per la catalogazione delle foto, il miglioramento delle immagini non-distruttivo e una serie di preset di effetti alla quale puoi aggiungere i tuoi. Aggiunge però una modalità Modifica, per regolazioni pixel-based troppo complesse per un processo non-distruttivo, e un modulo Livelli per sovrapporre immagini e testo in montaggi più elaborati. Come Lightroom, adotta un catalogo delle immagini in stile database per favorire l’organizzazione flessibile e la ricerca veloce, ma questo comporta la necessità di “importare” le foto prima di poterci lavorare, pur rimanendo queste nella loro posizione nell’hard disk. Puoi sfogliare le foto per cartella e creare raccolte d’immagini correlate o Smart Collection basate su criteri come parole chiave, data di esecuzione e regolazioni applicate. Si seleziona un’immagine qualsiasi in Libreria, poi si passa ai moduli Regolazioni, Modifiche, Livelli, Presentazione o Stampa, secondo quello vuoi fare.
DxO Optics Pro usa i profili di correzione ottica sviluppati in laboratorio per un sempre maggior numero di combinazioni fotocamera-obiettivo. Il software riconosce l’attrezzatura leggendo i dati EXIF dell’immagine e automaticamente le associa un profilo che corregge la distorsione dell’obiettivo, la vignettatura, l’aberrazione cromatica e persino la caduta di nitidezza ai bordi. Se il software non ha già il profilo adatto, controlla sul sito DxO e ti propone di scaricarlo, cosa che avviene in brevissimo tempo; lavora sia i JPEG sia i RAW direttamente dalla macchina e la qualità delle conversioni RAW è impressionante quanto le correzioni ottiche. La riduzione del rumore di default è già migliore di quello di Adobe Camera Raw e la riduzione PRIME, più lenta, è di qualità ancora superiore. Le versioni precedenti di Optics Pro offrivano anche la correzione della prospettiva, che ora è stata distaccata nel software separato ViewPoint 2; FilmPack 5 contiene gli effetti della pellicola analogica ed entrambi si integrano completamente con Optics Pro.
Le prestazioni
PhotoDirector è potente e facile da usare e i suoi strumenti di modifica corrispondono esattamente a quelli di Lightroom. I preset di cui è dotato sono buoni ed è facile modificarli
o crearne di propri. Anche gli strumenti pixel-based sono buoni e hanno procedure intelligenti, come alcune tavole con immagini su livelli per fornirti una base per composizioni più complesse. Altri interessanti strumenti sono: Cattura Immagini e Crea Immagini da Esposizioni Multiple da video; Scambia, per avere tutti con gli occhi aperti e sorridenti; Abbellimento di Viso e Corpo. Il suo difetto principale è che l’ambiente di lavoro chiuso impedisce di mandare le foto a un altro software o a un plug-in. Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 7 o successivo, Mac OSX 10.8 o successivo, 2GB RAM, 1GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: sì Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: sì Preset di effetti: sì Plug-in: no
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
È agile, veloce, facile e moderno, ma non può comunicare con un software esterno.
Le prestazioni
Le conversioni di default di Optics Pro sono accurate piuttosto che sovraccariche ma, se stai cercando un “look” particolare, hai a disposizione un
gran numero di preset. Considerando puramente la qualità dell’immagine RAW, rivaleggia alla pari con Capture One Pro, me se ti piace l’immagine ricca e intensa, Capture One ha qualcosa in più. I controlli Smart Lighting di DxO per bilanciare le alte luci e le ombre sono efficaci ma complicati e per correggere la prospettiva ti devi probabilmente comprare ViewPoint 2. Il difetto più grave è l’assenza di regolazioni localizzate, per le quali hai bisogno di Photoshop o di un programma simile che le preveda. Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 7 o successivo, Mac OSX 10.10 o successivo, 4GB RAM, 2GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: no Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: no Livelli e maschere: no Preset di effetti: sì Plug-in: no
Il giudizio Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Eccellente ma specializzato, ha bisogno di ViewPoint 2 per esprimere il suo potenziale.
N
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i nostri test
N
Photography Il migliore
del test
Phase One Capture One Pro 10 € 279 (phaseone.com)
Serif Affinity Photo 1.5 € 39,99
Bellissimo ma anche molto caro, supera Lightroom
Potente e veloce, è un ottimo sostituto di Photoshop
La società danese Phase One produce anche fotocamere di medio formato di altissimo livello e l’attenzione alla qualità professionale dell’immagine si riflette anche nel suo software. Capture One è stato tradizionalmente usato dai fotografi come software per l’acquisizione delle immagini direttamente su hard disk, controllando la macchina dal computer, applicando regolazioni ed eseguendo la selezione del materiale. La versione 10 converte i file RAW ed è un ottimo strumento di elaborazione per i file JPEG. Il suo database per la catalogazione e alcuni strumenti per le correzioni localizzate ne fanno un temibile rivale di Adobe Lightroom. La versione 10 ha un nuovo motore di elaborazione che incrementa le prestazioni per navigare, zoomare, fare panoramiche e regolare le immagini in modo più rapido. Offre un pieno controllo della nitidezza, dall’Acquisizione all’Output, grazie anche a nuovi strumenti creativi per la correzione della diffrazione e la gestione degli aloni.
dovresti lavorare molto, ed ha una straordinaria capacità di rendere i dettagli più fini. Il flusso di lavoro basato su linguette sembra complicato all’inizio, ma è efficiente, logico e facilmente personalizzabile grazie alla possibilità di raggruppare gli strumenti più usati in un’unica linguetta. Le regolazioni locali sui livelli sono efficaci quanto quelle di Lightroom ma più facili da gestire. Capture One non ha strumenti pixel-based, ma puoi usare Photoshop o un’altra applicazione esterna. Non supporta alcun plug-in.
Affinity Photo è stato progettato nel corso di cinque anni come un concorrente a livello professionale di Photoshop e offre esattamente le stesse funzioni, con velocissime anteprime in real-time. È il programma più economico del test, ma questo è dovuto alla competitività dei prezzi di Serif che non ne diminuisce le capacità. Non è un programma tutto-in-uno che cataloga e modifica; ha un piccolo browser, ma se cerchi strumenti per filtrare, cercare e catalogare, devi guardare da un’altra parte. Le normali regolazioni sull’immagine avvengono mediante i livelli di regolazione, come Photoshop, così come le maschere e i metodi di fusione, dei quali vedi l’anteprima navigando nel menù. Oltre a questo, c’è un’ampia gamma di filtri ed effetti stile Photoshop, filtri per “re-illuminare” le foto, unire le riprese panoramiche, rimuovere la foschia, aggiungere effetti prospettici e di blur, strumenti per selezionare e mascherare e altro ancora.
Senza dubbio si tratta di un’applicazione adatta a un uso professionale. Offre il trattamento completo dei file in CMYK a 32 bit per coloro che ne hanno bisogno, con pennelli e strumenti di testo e vettoriali. Non è come abbiamo detto un programma per fotografi inesperti e non ha effettini da un clic; pensalo piuttosto come un Photoshop reinventato, un diretto concorrente del portabandiera di Adobe, ma molto più economico. Anzi: nel rapporto qualità/prezzo potremmo definirlo inarrivabile.
Le prestazioni
Il giudizio
Le prestazioni
Il giudizio
La qualità delle conversioni RAW di Capture One è un passo avanti rispetto a quella di Adobe Camera Raw, con una resa migliore di nitidezza e rumore. Restituisce immagini di vivida intensità, per raggiungere la quale con altri software
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Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 7 o successivo, Mac OSX 10.10.5 o successivo, 8GB RAM, 10GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: sì Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: no Preset di effetti: sì Plug-in: no
Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Molto caro ma straordinario: meriterebbe più delle nostre 5 stelle, se fosse possibile.
Affinity Photo è veloce, agile ed efficace, pur non essendo completo in alcuni ambiti. Lo spazio Mappatura Toni Persona offre strumenti simili, ma non eguaglia la finezza di Adobe Camera Raw; è comunque possibile usare plug-in esterni.
Piattaforma: PC e Mac Requisiti: Windows 7 o successivo, Mac OSX 10.7.5 o successivo, 2GB RAM, 2GB di spazio su disco rigido Browsing: sì Catalogazione: no Processo RAW: sì Correzioni obiettivi: sì Regolazioni localizzate: sì Livelli e maschere: no Preset di effetti: no Plug-in: sì
Caratteristiche Facilità d’uso Prestazioni Rapporto qualità/prezzo
Punteggio finale
Un’ottima alternativa a Photoshop, con un eccellente rapporto qualità/prezzo.
I RI VA L I DI PHO T OSHOP N
Photography Il migliore
del test
Caratteristiche/ punteggio finale
ADCSEE Ultimate 10
ADOBE Photoshop Elements 15
ALIEN SKIN Exposure X2
COREL PaintShop Pro X9
CYBERLINK PhotoDirector 8
DXO Optics Pro 11
PHASE ONE Capture One Pro 10
SERIF Affinity Photo 1.5
Web
www.acdsee.com
www.adobe.com
www.alienskin.com
www.corel.com
www.cyberlink.com
www.cyberlink.com
www.phaseone.com
www.phaseone.com
Catalogo/Browser
Sì
Sì
Browser
Sì
Sì
Browser
Sì
Browser
Processo Raw
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Livelli
Sì
Sì
No
Sì
Sì
No
No
Sì
Plu-in
Sì
Sì
No
Sì
No
No
No
Sì
Prezzo
€ 129,95
€ 101,26
€ 199
€ 62,99
€ 59,99
€ 199,00
€ 279,00
€ 39,99
Caratteristiche Qualità costruttiva Qualità d’immagine Rapporto qualità/prezzo punteggio finale
Da segnalare anche
Il migliore
Serif Affinity Photo 1.5 € 39,99 Pregi: Potente, veloce, eccezionale rapporto qualità/prezzo Difetti: Non è all-in-one e il browser è molto modesto Giudizio: Un’autentica alternativa a Photoshop, senza compromessi .
Phase One Capture One Pro 10 € 279 (phaseone.com) Pregi: Qualità eccezionale, strumenti potenti, regolazioni localizzate precise. Difetti: Non supporta i plug-in, non può lavorare sui pixel, né sui livelli, è molto costoso. Giudizio: È l’essenza di acquisizione, qualità e controllo professionale d’immagini.
Capture One non è per tutti; non ha effetti speciali come quelli di Alien Skin Exposure X2 e non può creare immagini composte in un colpo solo, come fa la versione completa di Adobe Photoshop CC. Se tuttavia il tuo fine è di ricavare la migliore qualità possibile da una singola immagine, allora è insupera-
bile. Molti di noi sono alla costante ricerca della qualità, sia con una nuova fotocamera sia con nuovi più costosi obiettivi, ma il software che usiamo è un terzo fattore che spesso trascuriamo. Adobe Camera Raw, il software di conversione cui ricorrono automaticamente tutti i fotografi, va bene ma Capture One è molto migliore; l’abbiamo giudicato tale per la sua potenza, controllo e l’assoluta qualità dei suoi output, ad una importante condizione: non è un pacchetto completo, come la suite Piano Fotografia di Adobe, e avrai comunque bisogno di un software pixel-based; a questo scopo, Affinity Photo è una eccellente possibilità.
Alien Skin Exposure X2 solo in inglese € 199 Pregi: Bellissimi effetti analogici modificabili e a portata di un clic Difetti: Non supporta i plug-in, non può lavorare sui livelli, quindi i fotomontaggi sono esclusi Giudizio: Ispirazione immediata e “anima”, unite a strumenti pratici e comuni
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Fotocamere/Obiettivi/Accessori
Nikon Coolpix A300
Compagna d’avventura Una macchina digitale che si adatta a ogni tipo di attività: dal trekking al viaggio, dagli eventi sportivi al tempo libero
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eggera, dinamica e sempre connessa agli smart device grazie alla tecnologia wireless Snapbridge, questa Coolpix possiede un sensore di immagine da 20,1 megapixel che garantisce immagini chiare anche in condizioni di scarsa luce e un sistema di riduzione vibrazioni VR avanzato che riduce al minimo le oscillazioni della fotocamera. Con un corpo di 20,1 mm di profondità e dal peso molto ridotto - solo 119 g - è semplice da utilizzare e dispone di uno zoom ottico Nikkor 8x, estendibile a Dynamic Fine Zoom 16x con un angolo di campo grandangolare da 25 mm a 200 mm (equivalente al formato 35 mm). Al monitor LCD da 6,7 cm (diagonale) e 230 k punti è stato applicato un rivestimento antiriflesso e una funzione di regolazione luminosità a 5 livelli capace di adattarsi a tutte le condizioni di luce.
Zoom
Estendibile a Dynamic Fine Zoom 16x, con un angolo di campo grandangolare da 25 mm a 200 mm (equivalente al formato 35 mm)
Ritratto Intelligente
Consente di ottenere automaticamente sempre ritratti perfetti. Verifica occhi aperti e avvisa se rileva un soggetto con gli occhi chiusi mentre viene scattata la foto
La batteria ricaricabile Li-ion EN-EL19 integrata, che si ricarica totalmente in solo 2 ore e 40 minuti, può durare fino a 240 scatti e 45 minuti di video per carica. Nell’ampia gamma di funzioni di scatto presenti nella fotocamera, spicca quella
Joby GorillaPod Action Tripod
Il treppiede per ogni situazione Flessibile e snodabile, la versione Action Tripod del GorillaPod è praticamente universale
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ortatile e leggerissimo, il GorillaPod è un prodotto capace di adattarsi a qualsiasi situazione. È universale, perché riesce ad attaccarsi a molte superfici ed è compatibile con la maggior parte delle videocamere attualmente in commercio. Dal peso ridotto, solo 191 grammi, e dalle piccole dimensioni, è facilmente trasportabile ovunque e il suo design innovativo, costituito dalle prese in gomma, garantisce stabilità sulle superfici più complesse e irregolari, azzerando
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il pericolo di cadute e di riprese fuori asse. La struttura in plastica in policarbonato - ABS è progettata appositamente per resistere al frequente logoramento quotidiano e i gommini di presa dello smartphone preservano il device mobile da cadute e scivolamenti involontari.
del Ritratto Intelligente, che rileva automaticamente il soggetto, il sorriso e le espressioni del volto, verifica se gli occhi sono aperti o chiusi prima di scattare e ritocca istantaneamente l’immagine.
Fotocamere/Obiettivi/Accessori
LOWEPRO Fastpack
Libertà e comfort in uno zaino Viaggiare non è mai stato così semplice per i fotografi sempre in movimento: ecco la gamma smart Fastpack, comoda e capiente
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CradleFit
La tasca contiene un tablet da 11” o 15” in tutta sicurezza
a nuova serie di zaini, pensata appositamente per il viaggiatore moderno e dinamico, ha come parole d’ordine leggerezza e versatilità. Grazie ai suoi tre compartimenti personalizzabili, l’attrezzatura fotografica può essere organizzata al meglio, ottimizzando così lo spazio per incastrare gli oggetti nelle posizioni più comode, sempre al sicuro. Fastpack è dotato di un sistema di fissaggio al trolley e di due opzioni d’accesso: una rapida sul fianco, dove può essere inserita la fotocamera, e una completa sul dorso. La copertura AllWeather garantisce la totale riparazione da agenti atmosferici come pioggia, neve, sabbia e polvere. La tasca CradleFit è stata ideata appositamente per contenere un tablet in tutta sicurezza, mentre la tasca interna con cerniera è lo spazio ideale per auricolari, penne, chiavi, smartphone e piccoli
Andiamo a scoprire nel dettaglio la capienza dei due zaini della serie Fastpack. La versione 150 AW II può contenere una reflex, 1-2 obiettivi extra, un laptop da 11”, un tablet e numerosi effetti personali. La versione 250 AW II può contenere una reflex di grandi dimensioni - per esempio una Nikon D810 - 2-3 obiettivi extra con flash, un laptop da 15”, un tablet e vari oggetti personali.
oggetti personali; le piccole tasche laterali sono elastiche e possono contenere una borraccia o addirittura un treppiedi. La cintura in vita, imbottita e rimovibile, è utile per fissare lo zaino al corpo e distribuire meglio il peso. Disponibile in due versioni, con le capienze 150 AW II e 250 AW II.
EPSON ECOTANK ET-3600
Addio cartucce! Multifunzione 3-in-1 rapida e ultra conveniente, ideale per i piccoli uffici
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apace di stampare ben 11.000 pagine senza necessità di ricarica, la EcoTank ET-3600 si presenta con una novità assoluta: i serbatoi di inchiostro che sostituiscono definitivamente le cartucce. Quattro flaconi da 70 ml sono già inclusi nel prodotto e hanno una durata che può arrivare fino a due anni di utilizzo. Stampa, scansione e copia sono le tre funzioni principali di questo versatile prodotto che è anche in grado di stampare su fronte/retro, dimez-
zando il consumo di carta.La velocità di stampa di 13 pagine al minuto in bianco e nero e 7,3 pagine al minuto a colori, consente di accelerare notevolmente il flusso di lavoro e la qualità è garantita dall’inchiostro nero a pigmenti, utile per stampare documenti aziendali. EcoTank ET-3600 vanta un’ampia gamma di soluzioni di connettività: da WiFi Direct a Epson Connect, che consente di stampare da qualsiasi parte del mondo direttamente da
smartphone, tablet o computer portatile, fino al supporto dell’app gratuita Epson iPrint che permette la condivisione e la stampa di file da Box, Dropbox, Evernote, Google Drive o Microsoft OneDrive. La tecnologia avanzata Epson Micro Piezo, che garantisce un accurato posizionamento delle gocce d'inchiostro sulle superfici stampate, effettua stampe di altissima qualità e riproduce sfumature omogenee anche a velocità elevate. N
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Fotocamere/Obiettivi/Accessori
Aculon A210
Uno sguardo oltre Un binocolo senza alcuna distorsione per prestazioni superiori
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er gli amanti delle attività all’aperto arriva un binocolo affidabile, multifunzione e di buonissima qualità. Con le sue lenti a rivestimento multistrato e una vasta scelta di lenti frontali di grande diametro, Aculon A210 assicura immagini molto luminose e un ampio campo visivo. Gli obiettivi con oculare asferico garantiscono grandi esperienze visive, elimi-
Scheda tecnica
Ingrandimento | 10x Diametro obiettivo | 50 mm Campo visivo angolare (reale/gradi) | 6,5 Campo visivo angolare (apparente/gradi) | 59,3 Campo visivo a 1000 m | 114 m Peso | 900 g Distanza minima di messa a fuoco | 7 mm Distanza di accomodamento occhio | 11,8 mm Pupilla d’uscita | 5 mm
nando la distorsione su tutta la superficie della lente. Le conchiglie oculari sono realizzate in gomma, per facilitare il posizionamento dell’occhio, e questo rivestimento garantisce resistenza agli urti e una presa salda e stabile. Tutte le ottiche sono realizzate in materiale Eco-Friendly e quindi prive di elementi tossici come arsenico o piombo. Adattabile al treppiedi, indispensabile per una visione ferma e stabile, è dotato di una cinghia da tracolla e di una comoda borsa porta binocolo.
Lexar Professional 3500x CFast 2.0 Con una velocità di lettura fino a 5252 MB/s, questa scheda di memoria può contenere video 4K di grandi dimensioni, anche con videocamere di qualità professionale. Grazie all’alta velocità di trasferimento dei file, accelera notevolmente il flusso di lavoro. È dotata del software Image Rescue, che può recuperare documenti danneggiati o smarriti. Disponibile nelle capacità 32, 64, 128, 256 e 512 GB.
VideoMic GO
Un microfono di alta qualità
Lexar Compact Flash Professional 1066x
Direzionale e preciso, resiste alle vibrazioni
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ensato appositamente per videocamere prive di batterie, robusto nonostante i 73 g di peso e con ABS rinforzato, il microfono VideMic GO si presenta con un audio pulito e direzionale. Facile da usare, riesce a ridurre notevolmente i suoni circostanti, perché riesce a isolare il soggetto da fastidiosi rumori di fondo, urti e vibrazioni grazie
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al supporto elastico Rycote Lyre incorporato. Il Lyre è composto da un unico pezzo di materiale termoplastico capace di resistere nel tempo senza piegarsi o rompersi, risultando di gran lunga superiore ai supporti elastici tradizionali. L’aggancio shoe-mount integrato ha una filettatura da 3/8” e l’uscita del mini jack misura 3.5 mm; il filtro anti vento è incluso nella confezione.
Con una velocità di lettura fino a 160 MB/s e velocità di scrittura fino a 155 MB/s, è lo strumento ideale per trasferire file di alta qualità e video di lunga durata e di alta qualità (full HD 1080p, 3D e 4K). Il software Image Rescue - incluso nel prodotto - è indispensabile per recuperare i file in caso di smarrimento o danneggiamento. Disponibile nelle capacità 16, 32, 64, 128 e 256 GB.
il mensile dedicato alla cultura, alle curiosità e ai tech-gossip dell'affascinante mondo Nikon
❱ il fatto del mese
Le Nikon DL purtroppo non arriveranno mai...
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e attese compatte di fascia alta Nikon DL a quanto pare non vedranno mai la luce. A poche settimane da quella che, secondo gli annunci di fine 2016, avrebbe dovuto essere la data del lancio mondiale, i portavoce dell’headquarter di Nikon hanno diffuso una nota in cui si legge che la commercializzazione dei tre modelli Nikon DL18-50 f/1.8-2.8, DL24-85 f/1.82.8 e DL24-500 f/2.8-5.6 è stata cancellata. A quasi un anno di distanza dall’anteprima di una gamma di fotocamere premium che, sulla carta, sembrava davvero interessante, i problemi tecnici legati all’ingegnerizzazione dei componenti elettronici digitali pare abbiano convinto il produttore nipponico a sospendere il progetto. Il comunicato Nikon non lascia spazio a interpretazioni o dubbi: “Nikon Corporation annuncia che la vendita della serie di fotocamere
DL è cancellata. I problemi legati allo sviluppo del circuito integrato per l’elaborazione delle immagini dedicato a questi apparecchi ci obbliga a ritardare a tempo indeterminato la produzione di queste fotocamere. Nonostante il duro lavoro svolto finora, è stato deciso che le vendite della serie DL saranno annullate. [...] Ci scusiamo con tutte le persone che avranno ripercussioni negative da questa decisione, soprattutto con quei clienti che hanno atteso così tanto la disponibilità sul mercato delle Nikon DL”. Il consistente incremento nei costi di progettazione e produzione avrebbe costretto Nikon a un considerevole appesantimento del prezzo di vendita che avrebbe reso inesorabilmente poco competitivi questi, peraltro interessanti, apparecchi con sensore da 1 pollice in un mercato sempre più orientato alle mirrorless. ■
a cura di Mauro Fabbri
Route 66, una strada e un mito Carlo Pinasco: «4.800 km di workshop, fotografando le attrazioni senza tempo che offre l’antica strada che collega le due grandi coste americane»
«La Route 66, antica strada che collega le due grandi coste americane, sa regalare alla vista e all’obiettivo del viaggiatore spunti fotografici eccezionali. Anche se posso dire di conoscerla a fondo avendola percorsa già sei volte anche quest’anno - racconta Carlo Pinasco - il tempo speso per pianificare con cura le tappe, le varie soste fotografiche e per fare in modo che il gruppo arrivi nel posto giusto al momento giusto non è stato poco. So per esperienza, però, che è stato tempo ben speso. Siamo in sei, più due master, Fabio Blanco e io. Alcuni di noi partono da Milano, altri da Roma. In Usa ci attendono due comodi van da sette posti ciascuno e li usiamo per esplorare la parte urbana della Route 66. La sera siamo sulla riva del lago a fotografare lo splendido skyline notturno della città. Al mattino dopo partiamo per la lunga cavalcata che ci porterà a Los Angeles, dall’altra parte dell’America. La percorreremo alla ricerca dei reperti storici e dei personaggi che abitano la provincia americana, dormiremo nei tipici motel, ci fermeremo nelle stazioni di servizio per fotografare quelle storiche e fare rifornimento in quelle moderne. Conosco con precisione i punti più interessanti, ma la luce cambia di continuo ed è sempre possibile trovare nuove occasioni fotografiche. In media, in una giornata tipica dedichiamo almeno tre, quattro ore alla fotografia, il resto alla guida. La Route 66, che molti pensano sia una strada scomparsa, è viva e vitale come non mai. Lungo di essa sono innumerevoli i segni di un’epoca storica, i paesi, le attrazioni che negli anni fra le due guerre e fino ai mitici Anni 60 hanno creato il mito del sogno americano. Ripeteremo l’esperienza: il programma è disponibile sul nostro sito web e le iscrizioni sono già aperte. www.fotografiaeviaggi.com». ■ N
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MONDO N Photography
il guru digitale Hai un dubbio tecnico? Desideri un chiarimento? Chiedilo ai Guru digitali! scrivi a:
[email protected]
Ogni mese i nostri super esperti risponderanno alle domande più stuzzicanti
25° Community Contest: Low Key Grande successo per il più recente contest fotografico che ha coinvolto la community nikonista italiana e che si è appena concluso (al momento in cui scriviamo attendiamo la proclamazione dei vincitori). La fotografia è una miscela di scienza e arte, questo probabilmente è il motivo per cui risulta diffusamente apprezzata. La fotografia si basa sulla luce, mezzo per creare l’atmosfera in un’immagine. Il contest, dal titolo Low Key, ha messo alla prova i fotografi sfidandoli a creare un’immagine, scattata in studio o all’aria aperta, dai toni scuri e a gestire la luce in modo da ottenere un’illuminazione selettiva del soggetto aumentandone in maniera ceativa il contrasto. ■
Nikon e Mini Countryman insieme “on the road”
Valentino Bertolini GM Sales & Marketing di Nital S.p.A.
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iamo felici di annunciare l’inaugurazione di una emozionante collaborazione con Mini per la creazione di contenuti e su una serie di iniziative che vedranno coinvolta la nuova serie di action camera KeyMission insieme a Mini» ha dichiarato Valentino Bertolini, General Manager Sales & Marketing di Nital. «Attraverso una raccolta di esperienze di vita vissuta documentate dalla KeyMission 360 a bordo della nuova Mini Countryman, la partnership ha l’obiettivo di ispirare e incoraggiare lo spirito di esplorazione e la condivisione di queste esperienze in coinvolgenti dettagli a 360 gradi. Le action camera KeyMission e la Mini incarnano lo spirito di avventura e la voglia di vivere la vita al massimo. I marchi condividono inoltre la passione per la narrazione di storie. La Nikon KeyMission 360, in grado di riprendere eccezionali e coinvolgenti video a trecentosessantagradi, ha ridefinito il mercato del video a mano libera andando oltre il semplice brivido momentaneo per esplorare avventure cariche di significato - prosegue Bertolini. Nel viaggio alla ricerca di avventure, la MINI Countryman consente di raccontare nuove storie, muovendosi fuori dai sentieri battuti, mentre la KeyMission 360 è la compagna ideale per documentarle con una stupefacente qualità video 4K UHD. Mini è protagonista delle sequenze immersive realizzate con Key Mission a partire dai video realizzati per i media fino ad arrivare alle cam-
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pagne per i social network e i punti vendita. Utilizzando la KeyMission 360 è stato possibile presentare nuove prospettive ed esperienze coinvolgenti ai clienti prima ancora che le automobili siano fisicamente disponibili in concessionaria, mentre l’eccezionale innovazione ottica e di immagine della KeyMission 360 immortala le performance delle automobili in una maniera di grande impatto. Le esperienze autentiche, fuori dai sentieri battuti, diventano sempre più significative per le persone e in Mini abbiamo trovato il partner ideale con cui condividere valori quali autenticità ed entusiasmo per le esperienze e le avventure nel mondo. Siamo entusiasti di questa partnership e, nello spirito più vero dell’esplorazione e dell’avventura, collaboreremo a stretto contatto per scoprire sempre nuove storie e condividerle in immagini dai dettagli coinvolgenti». ■
❱ Sguardi Luca Sciortino: 23mila Km dall’Europa all’Asia
Luca Sciortino ci ha proposto il suo viaggio dalla Scozia in Giappone, un diario per immagini di un itinerario senza prendere aerei lungo 23 mila chilometri.«Nel luglio 2016 ho terminato la mia Fellowship all’università di Leeds. Per dedicarmi alla ricerca e all’insegnamento avevo preso un’aspettativa di un intero anno da Panorama, così avevo ancora a disposizione alcuni mesi liberi. Ho deciso quindi di partire per un lunghissimo viaggio dall’isola di Skye, in Scozia, fino a Tokyo, in Giappone. Le domande che ispiravano il mio viaggio avevano una forte venatura filosofica. Volevo capire come cambiavano le culture lungo il continente euro-asiatico. Che cosa c’è di costante attraverso migliaia e migliaia di chilometri? Quando comincia l’Asia e quando finisce l’Europa? La fotografia è stata cruciale per comunicare le risposte parziali che trovavo lungo la mia rotta. La mia regola era non prendere aerei e viaggiare attraverso il Kazakhstan e la Mongolia evitando gran parte dei treni transiberiani. Ho attraversato Scozia, Inghilterra, Francia, Slovenia, Ungheria, Ucraina, Russia Caucasica, Kazakhstan, Siberia del Sud, Mongolia, Deserto del Gobi, Cina, Giappone. Mentre i paesaggi e i volti umani che incontravo cambiavano, io fotografavo gesti simili. Penso che sarà la scrittura a rivelare i miei pensieri e le mie emozioni. Ma sono le mie fotografie a raccontare, in un linguaggio universale, quel sorprendente e vasto paesaggio naturale e umano lungo la mezza circonferenza del globo che ho percorso». ■ www.nikonschool.it/sguardi/107/scozia-giappone-calabria-campania.php
Nikon School Travel e workshop Le affascinanti proposte didattiche di questo mese: si va dall’Uganda - i suoi luoghi e i suoi volti magici - alla Valle d’Aosta, tra paesaggi montani e castelli medievali, passando per un workshop in Alto Adige e una proposta formativa adatta ai fotografi di livello intermedio In Uganda tra varietà paesaggistica e i gorilla di montagna
Valle d’Aosta
a cura di Franco Cappellari 29 aprile - 1 maggio Un tour fotografico all’interno di una fra le regioni più belle e caratteristiche d’Italia. Da Courmayeur ad Aosta, passando per la SkyWay che porterà i partecipanti a quasi 3500 metri di altitudine, si arriverà a visitare il Forte di Bard, il castello di Fenis e le altre massicce fortezze. Non mancherà una parte dedicata alla fotografia naturalistica, con la tappa a Introd, zona ricca di flora e fauna che convivono in perfetta armonia.
A cura di Davide Pianezze 19-28 maggio www.nikonschool.it/travel Nel 2012 la celebre guida turistica Lonely Planet ha riconosciuto all’Uganda il titolo di “miglior paese al mondo da visitare”. Non è difficile immaginare il motivo di questo prestigioso riconoscimento: diversità di ambienti, innumerevoli e antiche tradizioni locali, ricchezza di flora e fauna sono solo alcune delle eccellenze ugandesi. Con i suoi paesaggi incontaminati fatti di savane, laghi, la (presunta) sorgente del Nilo, giungla pluviale e i ghiacciai della catena mon-
tuosa Ruwenzori, questo viaggio porterà i partecipanti a scoprire la straordinaria biodiversità della flora e della fauna presenti. Sotto la guida esperta e professionale di Davide Pianezze, che si dedica a viaggi fotografici dal 2005, ci sarà la possibilità di andare a incontrare da vicino i gorilla di montagna, specie rarissima che abita la foresta di Bwindi, quasi impenetrabile per via della sua fittissima vegetazione. Nove giorni dedicati allo sviluppo di un portfolio fotografico unico e irripetibile, che contiene numerosi tipi di fotografia differenti: dal reportage paesaggistico alla fotografia naturalistica, fino al racconto delle popolazioni locali e del loro stile di vita.
Corso di fotografia intermedio
Parco Nazionale TRE cime
2-3 settembre a cura di pixcube.it Un viaggio fotografico in Alta Pusteria (Alto Adige), nel mezzo della sublime bellezza naturale del Parco istituito nel 1981: con un’estensione di quasi 12 mila ettari, quest’area si sviluppa tra le Dolomiti occidentali fra i comuni di Dobbiaco, Sesto e San Candido. I paesaggi mozzafiato, composti da cime e montagne conosciute in tutto il mondo (come le Tre Cime di Lavaredo) sono l’ideale per i fotografi che amano scattare con elementi di verticalità.
11 maggio - 15 giugno a cura di Ivana Porta 5 lezioni in aula, da 3 ore ciascuna, e un’uscita pratica di 4 ore pensate per i fotografi già in possesso di nozioni base che desiderano perfezionare le tecniche e approfondire le proprie capacità espressive e visive. Il corso si propone di stimolare gli impulsi creativi e di aumentare le potenzialità di sviluppo di uno stile personale in quattro diversi ambiti tecnici: i ritratti, il reportage, il paesaggio e la tecnica di scatto, attraverso un approccio che alterna momenti didattici a esperienze pratiche. N
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tecnica
Listino prezzi
Non sei sicuro di quale sia la Nikon che fa per te? Ecco tutte quelle a disposizione oggi € 495
Nikon 1 J5, 10-30mm, Lexar microSD 16GB Una compatta che piace a chi usa la reflex, la J5 vanta la risoluzione più elevata tra le Nikon 1 (20,8 Mp) e una discreta gamma di sensibilità. La ghiera superiore commuta l’esposizione da automatica a manuale e, vero pregio, può scattare in RAW.
Sensore Processore Mirino Sensibilità ISO AF LCD Frequenza fot. Scheda memoria
20,8 Mp, CX (5232x3488) EXPEED 5A N/A 200-12800 171 rilev contrasto (105 rilev. fase) 7,5 cm touchscreen basculante 60 fps micro SD/HC/XC
€ 750
Nikon 1 AW1, 11-27.5mm
NIKOn 1 COMPATTE
Adatta agli spiriti avventurosi, la AW1 è resistente agli urti, all’acqua fino alla profondità di 15 metri e persino a temperature fino a -10° C. Per tenere il ritmo di uno stile di vita attivo, incorpora una bussola, un altimetro, un profondimetro e il GPS.
Sensore Processore Mirino Sensibilità ISO AF LCD Frequenza fot. Scheda memoria
14,2 Mp, CX (4608x3072) EXPEED 3A N/A 160-6400 135 rilev. contrasto (73 rilev. fase) 7,5 cm 15 fps (60 fps blocco autofocus) SD/HC/XC
€ 770
Nikon 1 V3, 10-30mm l’ammiraglia DELLE NIKON 1 aggiunge un touchscreen alla confortevole ergonomia della precedente V2, oltre a importanti aggiornamenti al sensore, al processore e al sistema autofocus. È dotata di Wi-Fi integrato, ma il mirino elettronico è un optional.
Sensore
18,4 Mp, CX (5232x3488)
Processore
EXPEED 4A
Mirino
Elettronico
Sensibilità ISO
200-12800
AF LCD Frequenza fot. Scheda memoria
171 rilev contrasto (105 rilev. fase) 7,5 cm touchscreen angolaz. variabile 20 fps (60 fps blocco autofocus) SD/HC/XC
€ 660
Nikon D3300 Sul solco tracciato dalla D3200, la D3300 conserva la guida allo scatto interattiva e migliora le prestazioni grazie a un più recente processore EXPEED 4, a una più veloce frequenza di scatto continuo e a una maggiore potenzialità con luce scarsa. Ha anche una nuova funzione “Panoramica semplificata”.
Sensore Processore Mirino Sensibilità ISO AF LCD Frequenza fot. Scheda memoria
24,2 Mp, DX (6000x4000) EXPEED 4 Pentaspecchio, 0,85x, 95% 100-12800 (25600 espansa) 11 punti (1 a croce) 7,5 cm LCD TFT 5 fps (11 fps RAW/100JPEG) SD/HC/XC
€ 629
NIKON D3400
REFLEX PER PRINCIPIANTI
UN IMPORTANTE MIGLIORAMENTO GENERALE in molte sezioni significative per rendere semplice e accessibile la creazione di immagini di alta qualità. La D3400 offre prestazioni elevate anche in condizioni di scarsa illuminazione grazie alla sensibilità da 100 a 25.600 ISO.
Sensore Processore Mirino Sensibilità ISO AF LCD Frequenza fot. Scheda memoria
24,2Mp, DX (6000x4000) EXPEED 4 Pentaspecchio, 0,85x, 95% 100-25600 11 punti (1 a croce) 7,5 cm LCD TFT 5 fps (11 fps RAW/100JPEG) SD/HC/XC
€ 740
D5300 + AF-P DX 18-55 f/3.5-5.6G VR Notevolmente migliorata rispetto alla precedente D5200, questa fotocamera utilizza un processore di nuova generazione, oltre a incorporare Wi-Fi e GPS in una scocca rinforzata con fibra di carbonio. Come nella D3300, manca il filtro passa-basso per sfruttare al massimo il potenziale della nitidezza d’immagine.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
24,2 Mp, DX (6000x4000) EXPEED 4 Pentaspecchio, 0,82x, 95% 100-12800 (25600 espansa) 39 punti (9 a croce) 8,1 cm angolaz. variabile 5 fps (13 fps RAW/100JPEG) SD/HC/XC
€ 1.020
Nikon D5500 IL SENSORE E IL PROCESSORE hanno le stesse caratteristiche di quelli della D5300 e anche la costruzione segue lo stesso stile monoscocca. La miglioria più evidente della nuova D5500 è che il display LCD è ad angolazione variabile. Non ha però il GPS incorporato della D5300.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
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24,2 Mp, DX (6000x4000) EXPEED 4 Pentaspecchio, 0,82x, 95% 100-12800 (25600 espansa) 39 punti (9 a croce) 8,1 cm touchscreen angolaz. variabile 5 fps (13 fps RAW/100JPEG) SD/HC/XC
LISTINO PREZZI € 1.090
Nikon D5600 Tecnologia, ergonomia e connettività per la D5600, una reflex con sistema AF a 39 punti per chi cerca prestazioni di livello in una macchina semplice ed efficiente. La connettività SnapBridge consente di sincronizzare le foto con smartphone e tablet per il social sharing in tempo reale e di trasferire su cloud foto e video.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem
24,2 Mp, DX (6000x4000) EXPEED 4 Pentaspecchio, 0,82x, 95% 100-25600 39 punti (9 a croce) 8,1 cm touchscreen angolaz. variabile 5 fps (13 fps RAW/100JPEG) SD/HC/XC
€ 1.200
Nikon D7200 Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
24,2 Mp, DX (6000x4000)
reflex semipro
Direttamente derivata dalla D7100, la D7200 ha un autofocus migliore con poca luce, un buffer di memoria più grande, un processore aggiornato, connettività Wi-Fi e NFC incorporate, oltre a funzioni per la fotografia con scie di luce e la ripresa di film accelerati uniformi.
Sensore
EXPEED 4 Pentaprisma, 0,94x, 100% 100-25600 (102400 espansa) 51 punti (15 a croce) 8 cm LCD TFT 6 fps, 7 rid. (11-27 RAW/100JPEG) 2x SD/HC/XC
€ 1.700
Nikon D610 + SD 8GB la FOTOGRAFIA FULL-FRAME INCOMINCIA QUI con la più abbordabile tra le fotocamere Nikon FX. Può scattare raffiche di 6 fotogrammi al secondo, oppure più silenziosamente (ma anche più lentamente) in modo continuo. Il corpo è tropicalizzato e l’otturatore è stato aggiornato.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
24,3 Mp, FX (6016x4016) EXPEED 3 Pentaprisma, 0,7x, 100% 100-6400(50-25600 espansa) 39 punti (9 a croce) 8 cm LCD TFT 6 fps (14-26 RAW/51JPEG) 2x SD/HC/XC
€ 2.190
Nikon D750 La D750 è facile da usare, pur essendo un corpo full-frame semi-professionale. Inserita nella gamma di recente, ha il monitor LCD basculante e il Wi-Fi incorporato. Il totale dei pixel è a metà tra i 16,2 Mp della Df / D4s e i 36,3 Mp della D810.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
24,3 Mp,FX (6016x4016) EXPEED 4 Pentaprisma, 0,7x, 100% 100-12800 (50-51200 espansa) 51 punti (15 a croce) 8 cm basculante 6,5 fps (15-33 RAW/87JPEG)
2x SD/HC/XC
€ 2.349
Nikon D500 Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
20,9 Mp, DX (5568x3712)
reflex semipro
La Nikon semi-professionale in formato DX è sotto molti aspetti una macchina da sogno. Ha un autofocus veloce ed efficace, scatta a 10 fps, un buffer di 200 scatti RAW, esposimetro e bilanciamento del bianco di prim’ordine. Considerato il prezzo, potrebbe essere la miglior Nikon reflex digitale.
Sensore
EXPEED 5 Pentaprisma, 1x, 100% 100-51200 (50-1640000 espansa) 153 punti (99 a croce, 15 disp selez.) 8 cm touchscreen inclinabile 10 fps (200 RAW/200JPEG) 1x XQD, 1x SD/HC/XC
€ 2.990
Nikon Df, Lexar SD 16GB UN DESIGN ICONICO UNITO ALL’ECCELLENZA high-tech di questa meraviglia rètro. La Df è sorprendentemente compatta per essere una full-frame, ma le ghiere accessibili direttamente rendono tutti i comandi facilmente utilizzabili. Inspiegabilmente non può registrare i video.
Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
16,2 Mp, FX (4928x3280) EXPEED 3 Pentaprisma, 0,7x, 100% 100-6400 (50-25600 espansa) 39 punti (9 a croce) 8 cm 4 fps, 5 fps f.to DX (16-25 RAW/56 JPEG) 1x CF 1xSD/HC/XC
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Nikon D810, Lexar pro 8GB Sensore Processore Mirino Sensibilità AF LCD Frequenza fot. Scheda mem.
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Nikon D5, LEXAR 32GB Capace di scattare 12 fotogrammi al secondo, e con un buffer di 200 file RAW, la nuova portabandiera si avvale di un autofocus a 153 punti. Il numero dei pixel è salito a 20,8 Mp e la sensibilità a uno stupefacente 3.300.000 ISO.
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regina dell’alta risoluzione, la D810 schiera 36,3 milioni di pixel e, a differenza della più vecchia D800E, non ha il filtro passa-basso ottico. Il processore è di più recente generazione e la gamma delle sensibilità è più ampia. Esiste anche un modello particolare D810A per la fotografia astronomica (€ 3.989,00).
8 cm touchscreen 12fps, (200 RAW/200 JPEG) 2xXQD (o versione 2x CF)
N
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I vostri dubbi
risponde Mauro
Se hai curiosità e domande sul ‘tuo’ mondo Nikon, scrivi a Mauro: [email protected] Potremmo avere la necessità di modificare le tue domande per esigenze di spazio o chiarezza. Puoi anche scriverci a: NPhotography - Sprea S.p.A. Via Torino 51 - 20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
« Ciao Mauro,
amo fotografare durante i viaggi o le escursioni in montagna e vorrei aggiungere al mio corredo una fotocamera che mi consenta di viaggiare veramente leggero e che mi ponga pochi limiti al momento dello scatto. Preferisco le fotocamere che si governano coi pulsanti a quelle che ti impongono di intervenire sulle regolazioni tramite il menù, e amo le lunghe focali. Ti elenco la mia attrezzatura: Nikon D700, zoom Nikkor 24-70, Sigma macro 150; Nikon D5300, Tamron 11-18, Nikkor 18-105, Nikkor 70-300; Nikon Coolpix 7100. Nel mio ultimo viaggio ho usato la 700 col 24-70 e la 5300 col Sigma 150 o, per le foto di animali, col 70-300. Ma pur contento della qualità dell’attrezzatura, ho perso degli scatti per la stanchezza e/o per cambiare l’ottica. Per non parlare della polvere che entra quando si è costretti a cambiare ottica all’aria aperta. La 7100 è valida e leggera ma carente come grandangolo e soprattutto come tele. Ho valutato di abbinare il Tamron 16-300 alla 5300 ma mi rincresce di compare un’ottica che copre esattamente le focali che già possiedo e che mi offre una qualità inferiore. Il peso non sarebbe certo piuma e finirei col portarmi altre ottiche per usi specifici. Avevo pensato alla Nikon DL 24-500 ma sulla rete si legge che la produzione è stata annullata dopo vari ritardi. Ho pensato alle Coolpix P900 o A900, col tele ci saremmo, ma ho paura di restare deluso dalla qualità delle immagini e dalla possibilità di intervenire manualmente sulle regolazioni. Che cosa mi consigli, eventualmente anche fuori dal mondo Nikon, ma restando nei costi previsti per la Dl 24-500? Grazie sin d’ora per quanto potrai indicarmi. Pieno apprezzamento perNPhotography che leggo con attenzione dal primo numero. Riciao. Daniele
»
Ciao Daniele, premesso che in viaggio e soprattutto in montagna le fotocamere sono sempre soggette alle sollecitazioni e alle intemperie, una Coolpix P900 secondo me non sarebbe risolutiva, anche perché avrebbe un ingombro molto simile alla D5300. Piuttosto, dovresti pensare a quali sono le tue priorità, se il peso o la qualità dello strumento. Utilizzare un’ottica estrema, come il Tamron, potrebbe essere una buona alternativa, anche se mi orienterei su Nikon e il 18-200mm Vr che grazie allo stabilizzatore ti potrebbe risolvere molti problemi, senza rinunciare troppo alla qualità ottica. Oppure, se il peso del corredo è veramente un problema, ti consiglierei un corpo Fuji Xt1 o Xt2. Fuji possiede ottiche veramente interessanti, luminose e molto leggere, ottime per viaggi ed escursioni, ma non così versatili come un 18-200mm. Buona luce. Mauro
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« Gentilissima Redazione
di Nphotography, vorrei sottoporre un breve quesito che mi si pone sui dati exif dei file delle fotografie digitali. Fino a che punto, di fronte ad un file digitale elaborato congruamente con Photoshop - quindi usando livelli, filtrazioni di contrasto, sharpening, livelli di regolazione, plug-in e comunque tutti quegli interventi che a parere del fotografo sono necessari - i dati exif (quindi i dati macchina, diaframma, tempo di esposizione e quant’altro) individuano la foto in esame vincolando la lettura e il giudizio della stessa foto? A mio parere dopo queste elaborazioni i dati exif sono scemati fortemente nell’importanza del giudizio della foto, poichè rappresentano lo stato iniziale allo scatto. Su questo aspetto desidererei ricevere il vostro parere. Nel ringraziare porgo cortesi saluti. Armando
»
Buongiorno Armando, spero di rispondere correttamente alla sua domanda. I dati Exif vengono registrati al momento dello scatto: tempi e diaframmi, colore e tanto altro. Molti fotografi usano i programmi di fotoritocco per “salvare” immagini che andrebbero cestinate. La fotografia è un modo di descrivere un soggetto e quindi, secondo me, per avere un metro di valutazione esatto, si dovrebbe sapere prima come descrivere il soggetto e progettando l’immagine si potrebbe arrivare alla conclusione che la postproduzione è parte integrante dell’intero processo creativo. Se scatti un reportage l’ideale sarebbe postprodurre poco, perché stai riportando la realtà (molte giurie vogliono i file RAW). In fotografia naturalistica si vedono immagini molto finte e artificiose, colorate all’inverosimile, addirittura collage di animali, ma tutto è lecito, dipende da cosa si è progettato. Secondo il mio parere, nelle normali immagini la postproduzione è da intendere come un semplice sviluppo del “negativo”, quindi leggera. Buona luce. Mauro
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