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Italian Pages 764 [762] Year 1972
MYSTERIUM SALUTIS Nuovo corso di dogmatic.1 mmc ttologia della storia ddla sal\'t:ZZt1Rl·R
1'1/1.l.IJA
QLTRINIA~A
- BRESCIA
L'EVENTO SALVIFICO NELLA COMUNITÀ DI GESÙ CRISTO
'1111 l.1 , olfobort1zio11e di WOLfGANG BEINERT . YVES CONGAR llEJNRICll FRIES
NOTKER T'UGLISTER . PIERO ROSSANO
IJEJNRICH SCIJLIER . OTTO SEMMELROTH
parft
I
ft'comlt1 t•dizione
QUERINIAN1\. BRESCIA
Titolo originale dell'opera: MYSTERIUM SALUTIS Grundriss heilsgeschichtlicher Dogmatik Benziger Verlag - Einsiedeln 1967
© ©
1972 by Benzigcr Verlag - Einsiedeln r972 by Editrice Queriniana - Brescia
Con apprrmazione ecclesiastica
SOMMARIO
7 Collaboratori 9 Prefazione 1
x Introduzione
23 Strutture dell'ecclesiologia veterotestamentaria (Notker Fi.iglister) Forme di apparizione dell'Ekklesia veterotestamentaria - Il rapporto d'Israele con Dio - Missione d'Israele - Il singolo nel tutto - Osservazioni metodologiche conclusive.
IIJ Ecclesiologia del Nuovo Testamento (Heinrich Schlier) L'impostazione del problema - La Chiesa secondo Matteo - La negli scritti lucani - La Chiesa secondo il vangelo di Giovanni - La secondo le lettere giovannee Le cara~teristiche essenziali della secondo le lettere paoline -- La Chiesa nelle lettere pastorali - La nella lettera agli Ebrei - La Chiesa nella prima lettera di Pietro Chiesa nell'Apocalisse di Giovanni - Sguardo retrospettivo.
Chiesa Chiesa Chiesa Chiesa - La
267 Mutamenti dell'immagine della Chiesa ed evoluzione storico-dogmatica (Heinrich Fries) Avvertenza preliminare - L'arco dei primi tre secoli: la Chiesa come mistero - La Chiesa dopo la svolta costantiniana: la Chiesa come impero La Chiesa nell'evo moderno: la Chiesa posta in questione; la Chiesa nelle confessioni - Illuminismo, romanticismo, restaurazione. Chiesa come istituzione e società - Il concilio Vaticano I - Alla ricerca della totalità.
347 Il nuovo popolo di Dio come sacramento della salvezza (Wolfgang
Beinert-Otto Semmelroth} Il senso della Chiesa -
La Chiesa come sacramento di salvezza.
439 Proprietà essenziali della Chiesa (Yves Corigar-Piero Rossano} La Chiesa è una Chiesa è apostolica.
La Chiesa è santa -
La Chiesa è cattolica -
La
COLLABORA TOR I
WoLFGANG Bi-:1NER1·
Nato nel 1933, dr. 1eol., docente universitario di dogmatica e storia del dogma nell'Università di ReJlensburg. YvEs CoNGAR o.P. Nato nel r 904. dr. tcol .. professore di teologia fondamentale e ecclesiologia nelle Facohà teologiche di Le Saulchoir. HEINRICH FRIES
Nato nel 191 r, dr. teol.. professore di teologia fondamentale e direttore dell'Istituto Ecumenico nella F,
FORME DI APPARIZIONE DELL'EKKLESIA VETEl\OTESTAMENTARIA
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Ìe». 36 Il «resto» infatti non è l'ultima cosa; esso, come «ceppo», deve diventare una «semenza santa» (ls. 6,r3; Esdr. 9,2; d. Is. 37.JI s.; Ier. 23,3). :E pertanto «la cellula del Nuovo, che è in~ieme il vero Antico, il popolo di Dio, il 'popolo dei santi dell'Altissimo' (cf. Dan. 7,18.27), la Chiesa diveniente».37 Anche se manca il termine - che sarà usato solo in Rom. 9-x x a proposito degli Israeliti che sono giunti alla fede in Cristo 38 - , essa, in quanto «piccolo gregge» (Luc. 12,32), è, ·per la sua essenza e per la sua missione, il «santo resto» nel vero senso della parola.39 d. La diaspora Il «resto», come abbiamo visto, si compone dei salvati nel giudizio e attraverso il giudizio. Ma salvati a quale fine? Dalla catastrofe del crollo, che ha distrutto dapprima il Regno del Nord, Israele (734 e 721 a.C.) e poi quello del Sud, Giuda (597 e 586 a.C.), r.ell'esistenza dell'esilio. Dal giorno della deportazionè, nonostante i parziali ritorni dei Giudei - molti rimasero in esilio e le dieci tribù del nord deportate non ritornarono mai - , Israele è più o meno nella dispersione o, secondo l'espressione dei Settanta, nella diaspora. 40 Il concetto designa «gli Ebrei che vivono nella dispersione, cioè fuori dalla Palestina» eacerdotale (a,2 >S.; N11m. 29,1) designa il convegno liturgico dci giorni di festa. I{)
o·; q'hal ;ahu:h I lxx°ì..T)uloc x'Jplou: N11111. 27,17; 31,16; Ps. 7.p; cf. N11m. 20,.i.. L RosT, up. cit., 83. 61 Cf. N. A. DAHt, op. cii., 69: «Nella Legge essi (i Giudei) avevano la rivela·
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zione presente di Dio ... ». 70 Cf. ad es. anche Ps. 22,23·J.7: i «fratelli», che partecipano al sacrificio di rin· graziamcnto, durante il quale vengono annunciate e celebrate le grandi gesta di Dio, rappresentano la «comunità».
ECCLESIOLOGIA VETEROTESTAMENTARIA
f. La città santa Da Jahvé non è fondata ed eletta soltanto la «comunità»; da lui traggono origine anche il tempio, Sion e Gerusalemme - i tre concetti vengono usati sempre più come sinonimi - luogo della presenza di Dio e della sua rivelazione e quindi luogo dell'agire benefico di Dio percettibile specialmente nel culto.71 «C'è soltanto un' 'assemblea di Jahvé', che un tempo si raccoglieva nel Sinai ed ora a Gerusalemme. Tutte le feste, persino la pasqua, possono essere celebrate soltanto là, come feste templari di tutto il popolo. Israele è il popolo di Dio che si raccoglie attorno ad un unico tempio». 72 Già lo scritto sacerdotale concepisce la tenda-santuario sinaitica, che costituisce il punto centrale e di raccolta della «comunità», ad analogia del tempio di Sion. Anche nel progetto ideale del nuovo popolo delle dodici tribù, concepito esso pure da Ezechiele al tempo dell'esilio (Ez. 40-48), il santuario di Sion, e quindi di Gerusalemme, appare come l'unico centro portante. Come centro del popolo di Israele, il monte Sion già assai presto può essere considerato addirittura come il punto terminale dell'intera storia israelitica (cf. Ex. I 5,r-18; Ps. 78 come pure, più tardi, l'opera storica del cronista incentrata per intero su Davide-Salomone e il culto del tempio). A partire dall'esilio poi, Israele e Gerusalemme coincidono; «Israele» (o Giuda), dall'epoca del ritorno, è ridotto a Gerusalemme e alla sua periferia pii1 prossima. Il «resto», di conseguenza, viene identificato con i reduci dall'esilio (Esdr. 9,8.13.15; Neem. 1,2 s.), cosicché il Sion rimane in realtà il «resto» lasciato da Dio (cf. Is. 1 ,8 s. ), o viene trasformato nell'ottica profetico-escatologica: «La nuova creazione del resto da parte di Jahvé avverrà in Gerusalemme '' Su quanto segue si veda spcc. G. FDl-IRER, 'Zion-Jcrusalcm im A T', in ThW VII (1964) 292 318; E. LOHH, 'Zion-Jerusalem im na,·hbibiischen Judentum', Ivi. ~18325. Cf. ancht" J. ScHRFINER, Sio11-/erusalem, ]"hwes Konigssitz = «StANT» v11, J\liinchen 1963; K. I.. ScHMIDT, 'Jerusiilem als l'rbild und Abhild'. Eranus-]ahrbuch XVIII (1950) 207-2.18. 71 N. A. DAIIL, Das
·•
Volk Coltes, 23. Cf. G. FoHRt;R, op. cii., 304: Di fronte
alla perdita completa della sovramtà politica, si formò «in e attorno a Gerusalemme una comunità che era essenzialmente una mmunità dcl culle> e, più tardi, dcl 1cmpio». Similmente C. M. Voc;T, Stu.dic wr 1111cbexiliscben Gemeinde (nota 31 ), 89: dopo l'esilio, il popolo di Dio si schiera. come il solo popolo legittimo dell'alleanza, «attorno al temp;o tli Gerusalemme. Cht è stato infcdck al rnl!o gcrnsolimitano vient· riget1 (tr. it. Teologi.i dell'AT, Paitkia, Brescia): «Israele ha ripu· diatn l'apparato s1a1ak, e con esso la monard1ia, con notevole farilità e senza apra· renti crisi interiori. !:' ciò dipese dal fatto che la forma starale in qu:mlll ial,·, 1wr lsrnt·k, cm un rivestimento estraneo. lsrack infolli, già molco tl'mpo prima della sua costimzionc i11 stato, appartcncv;\ a Jah\'é e, già allora, si st·rHiva 'popolo di Jahvé'. Per tra i due Testamenti: angeli di Dio l' IO"
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ECC:LF.SIOLOC.IA VFTF.RCJTESTAMENTARIA
Questa regalità universale e onnicomprensiva di Dio, che si estende in modo particolare su Israele, è anzitutto un /atto presente. Si fonda sulla virtù salvifica redentrice di Jahvé, che dcl resto viene vista e descritta in analogia con l'azione creatrice. Jahvé è «re» d'Israele in quanto suo «creatore» e «redentore» (ls. 43,15; 44,6): dal momento dell'uscita dall'Egitto Israele è divenuto «territorio (o regione) del suo dominio» (Ps. i14,2). Così dal momento dcl primo esodo Jahvé è re d'Israele in modo specialissimo: «Jahvé è re per sempre e in eterno» (Rx. 15,18), dice la chiusura della cantata ·pasquale che celebra la vittoria di Jabvé sui nemici suoi e di Israele. È in questo modo che il racconto dell'esodo presenta addirittura «la fondazione storica della regalità di Dio»; con il prodigio del mare dei giunchi Jahvé «si è creato il suo popolo e il suo regno; in quel momento egli è diventato re d'Israele».to7 lsraele, a sua volta, a differenza dci popoli pagani, accettò e accetta volontariamente su di sé questo dominio di Dio riconoscendo Jahvé quale suo Dio e Signore e sottomettendosi alla sua volontà. Questo concetto è di grande importanza sp,.cialmente per il giudaismo rahbinico, nel quale «si dice che il patria1·r:a del popolo, Abramo, rese Dio re della terra, in quanto egli per primo ha riconosciuto l'unico Dio come re e signore, oppure si dice che Israele, quindi il popolo come tale, al Mar Rosso e al monte Sinai 'accolse su di sé il giogo della regalità di Dio', in quanto Io riconobbe come vero Dio e ne accettò la Tora».tos Dove ciò accade, la snvranità di Dio diviene realià già nel presente. Si tratta inoltre sempre più di una decisione di fede individuale e personale, in virttt della quale il singolo può dire di Jahvé e a Jahvé: «Tu se il mio re e il mio Dio•> (Ps. 5,3; 84,4), cosicché il «regno di Dio)), anche sotto questo profìlo, non è ~antl,
nel suo «regno» (111cJJrJtilriL p~r fUÌ il cido si presenl;t t·on1c della sovranità di Dio Il(!// Xlll.lr; d. /Q1\f Xlt,t s.·1. R. Set INACKENllt'R\;, Gu//t'' I frrrscbaf: 1111. 24-27 (>pcc. 24.21), conh· pur6,4; 97,9), rt' di t1111i ; popnli (l's. ~.;.; s. l)b,10; 99,2) e quindi giudice uniwrsalc (Ps. 96,q; 9ì,ll; 98,9). -' 1 Cf. nd es. l.\a». :--1
ront'l'Jli~ra l''-1nu: l
OSSERVAZlONI METODOLOGICHE CONCLUSIVE
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tribù, santo resto, diaspora, comunità cultuale, città santa, come il regno di Davide e i .separati regni d'Israele e di Giuda e, infine, anche come regno di Dio. Tutte queste diverse realizzazioni sono una unica e medesima complessa realtà, come rileva l'analisi esegetica, sempre più condizionate dal tempo e dalle situazioni e, perciò, da un punto di vista storico, accidentali e contingenti: sono debitrici, sia della loro origine che della loro organizzazione, a dei presupposti e a delle costellazioni sociali e storiche pienamente determinate. Cosl il concetto di «popolo di Dio» e la formazione della «confederazione delle tribù» sono radicati ·nel nomadismo,. mentre il «regno» - s-i tratti di quello di Davide o di quello delle «due case di Israele e Giuda» - ha come sua precondizione la formazione dello stato essa pure, a sua volta, condizionata storicamente. Il «resto» e la «diaspora», invece, presuppongono la situazione dell'esilio, mentre il concetto di «comunità cultuale» e di «città santa» rimane debitore della restaurazione postesilica di Israele in quanto comunità religiosa, come pure, almeno in parte, delle speranze escatologiche che vi scaturiscono. Dio, da un punto di vista teologico, può rigettare e distruggere le singole forme e, al loro posto, crearne di ·nuove. Ciò che, ad onta di tutte le trasformazioni e di tutti i cambiamenti, rimane è l'Israele di Dio, che è certamente sempre una realtà intrastorica contingente ma che in!iieme possiede un nucleo essenziale che trascende le accidentalità del tempo e dello spazio. Nonostante queste forme di apparizione contingenti e alternantisi nel corso della storia, sarebbe sbagliato parlare di una continua evol11zione ascendente e progressiva dell'Ekklesia veterotestamentaria. '.\!ella contingenza delle forme si può piuttosto scoprire una sorprendente continuità della realtà essenziale in esse contenuta. Sia j] «r1.:gno di Davide» e la «comunità cultuale» che il «resto» e la «diaspora» rimangono sempre il popolo di Dio visto come conf edcrazionc delle l ribì1; in fondo e nel senso pit1 vero si tratta del «regno» (ci o('. della signoria) di Dio. Infatti in t uttc le forme di realizzazione di hracle, che a prima vista si presentano così disparate, per una vi,iorw più esa: ta si tra tra unicamente di aspetti diversi e di com po·· nen:i di· 110'unica e medesima realtà complessa, e soltanto tutti gli :1spc:ti e le componenti insieme riescono in quakhe modo a rendt:rc ragione di questa realtà. La Chiesa perciò, secondo la testimonianza
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ECCLF.SIOJ.OG!A VETEROTESTAMENTARIA
del NT, in quanto proprietà di Dio, partner dell'alleanza e santuario ( cf. sopra 2: «Rapporto d'Israele con Dio»), rimane tutto ciò che viene detto di Israele: il popolo di Dio che come fraternità peregrina attraversa i tempi e gli spazi, l'unione pluralistica delle dodici tribù con la sua precaria unità, il resto sopravvissuto che diventerà il seme del nuovo popolo onnicomprensivo, la diaspora vivente nell'esilio di questo mondo, la quale, raggruppata in comunità locali, si raccoglie per il servizio religioso nelle singole case, ma anche l'Ekklesia o comunità cultuale che abbraccia tutti i credenti e nel cui seno Dio diviene presente producendo la salvezza, la città santa, che già ora dona a tutti maternamente rifugio e patria, e infine, almeno allusivamente, anche il regno del Messia davidico, attraverso il quale la sovranità di Dio si impone e realizza. 2 · Nessuna dj queste comp_onenti può mancare, infatti soltanto esse, nel loro insieme, rendono· la Chièsa quello che devç essere, se vuole rendere ragione della sua essenza e della sua mis~ione.· Ci sono quindi pure qui, come nèl popolo di Dio· neotestamentario, delle «costanti stabili», ma non «esiste una forma della chiesa - nemmeno quella del Nuovo Testamento - che rispecchi perfettamente ed esaustivamente l'essenza della Chiesa. Solo se, nel mutare delle forme, percepiamo come distinta l'essenza immutabile, ma sempre presente nella Chiesa, noi riusciamo a cogliere la Chiesa reale». 3 Ma appunto, questa essenza non si pub ridurre in una formula o addirittura costringere in una definizione.~ Al contrario, è proprio un tale progetto a nascondere in sé un pericolo cui, come dimostra la storia della Chiesa e dei dogmi, l'ecclesiologia minaccia ~continua mente di soccombere sia nella prassi che nella teoria; il pericolo cioè che. mediante l'eliminazione delle altre forme di apparizione, assieme ai loro clementi strnllurali costitutivi per il tutto, si assolutizzi uno degli aspetti. Ciò accade, a che ':iene designato come la «giustizia maggiore», che è pi\1 grande di quella degli scribi e dci farisei, 5,20, e di rni si !Jarla ad es., in Mt 5-7; 10,18, ccc. Disccpolato signifìca -:iusti;.-ia», 6,:p,. Fsso è «fare Li volontà dcl Padre mio che l.· H'.:Ì cicli», ì,21.; 12,50, «ascoltare e mettere in pratica le par0L">> Lli Ce,;ù, 7,24, «fare opete bm>th::», 5,r6, «produrre frutti»,
1-;CCl.ESIOl.U» di l11i, 1("~ 1. l' cil'1 nell'ora tklla sua passione si concretizzerà nl' Ila fuga, 1wl ri nncgamenh, e ne: tradimento. poiché anche m quel 11101.1c11«1 i dodiu rappresentano i d: ccpoli di (;est1. «1\lrn111» duhit:rno anche di lronte :ti Rinrto, 28,r7. 11 disccpolato 1 lt'lh' i1·Jlc11z ,rn,dmcntc· dcli:1cato ;tnchv lll lle sue dt liolcnc um;1nc . 0
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finora abbiamo visto che al regno ll1!:1i n:np~1110 presi, rnstrl'.lti .la Dio; ma chi di :ssi sia 11tile le
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l\HA~~. ufi. ~·ir .. 24I< .11 ,;cpukn1. come il risuscitato dai morti; ad esse egli poco dop•· ,,j farà incontro, 28, 1 ss. Il significato della resurrezione viene appena accennato: riguardn a Gesti essa rappn:senta l'ingresso nelL gloria dcl Ser\'11 di Dio. che è il «diletto fìglio» cli Dio. r ì. 5. R1 guardo ai «Santi :·~t \:n\·~11n~i1.innc stn1it::1..1.Hlll~.
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El.:CJ.~;SIOUJGIA
NEOTESTAMENTARIA
tutto dà vita e respiro», che non ha mai mancato di «rendersi testi-moniamrn» e non «è lontano da ognuno di noi», «nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo», cf. Act. 14,15 ss.; 17,24-28. È lui che tutti gli uomini intendono, cercano e onorano, senza saperlo, quando adorano degli dei, costruiscono templi e altari e fanno dci sacrifici, d. Act. r4,11ss.; 17,22ss.; 19,29ss.; 28,6, ecc. Ed è precisamente il Dio che si è rivelato per la prima volta in Israele. Egli è il Dio d'Israele e dei suoi padri. E lo è in modo tale che questa sua rivelazione è ricca di promesse e prefigurazioni per Gesù, d. ad es. Act. 3 ,22 ss. Da Dio la storia della salvezza d'Israele è orientata verso la meta, ancora nascosta ma reale, che è Gesì1, d. ad es. Act. 13 ,1 6 ss. Tutti i profeti e Mosè hanno in realtà annunciato un 'unica .:osa, appunto questo Gesù che è il Cristo: «Ed egli. cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro cièl che (sta scritto) su di lui in tutte le Scritture», è detto del risorto Gesù in Le. 24,27; cf. 24,45; e del suo apostolo scrive la conclusione degli Aci. 28,23: «Ed egli spiegava loro il regno di Dio dandogli testimonianza e cerG1va di persuaderli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai profeti. E ciò durò dalla mattina alla sera». Cf. anche 8,w ss.; 10,4,; 1,,,2ss.; 17,11; 26,6, ccc. Ma con Gesti la promessa di rivelazione di Dio aJ Israele ha già sempre presente anche lll Chies essere dornmcntato dal fatto che il Ri. ~orto appllre in Gerusalemme e lega provvisoriamente gli apostoli ,1 questa città. Qui verrà effllso lo Spirito. A Gerusalemme si rifr risce anche la Chiesa pagano-cristiana ... », scri\'e a ragione I I. Con 1dmann. Da ultimo, e i;i maniera ddìnitiva. Dio ,;i rivela in G1·~:i1. E 1111· ,lianll' qucsia rivelazione I.\ NEOTESTAMENTARI/\
I0,20) riferisce un detto di c~sù rivolto ai suoi discepoli secondo il yualc, quando si troveranno in giudizio. non dovranno prcoccu· parsi di come difendersi. «Poiché lo Spirito Santo in quell'ora vi insegnerà cosa dovrete dire». La formulazione di Mt. è un po' diversa: «Poiché non siete voi che parlerete, i: lo Spirito del Padrl' vostro che parlerà in voi». Lo Spirito Santo dona la parola giusl:l della testimonianza. E ciò vale, pur con tutti.: le distinzioni, soltanto per la parola della missione e della predicazione. Una presen tazione paradignrntica si ha nel racconto della pentecoste. In Act r ,8 si prometteva: «Ma voi riceverete una forza, quella dello Spi· rito Samo che discenderà su di voi. Voi sarete allora miei testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino ai confini della terra». E Act. 2,4 rift'.riscc: «Tutti furono allora riempiti di Spirito santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi». 11 La lingua dello Spirito - eccc1 che cosa per Le. è contenuto in questo evento escaLologico, d. !lct 2,17 è insieme lingua miracolosa e miracolo linguistico. Ma il rapporto Spirito-lingua viene espresso anche in altri modi, ad es. 4,8: «Allora Pietro, ripieno di Spirito Santo, disse loro ... » oppun.: Act. 4,3 '3: «l~ con grande potenza (11qaÀ.n ii 1Jvri1tELÌ gli apostoli rendevano ìestimoni:rnza della resurrezione del Signore.: Gesù». 111 !le!. 9,'3 1 si parla della nrx.p6.xkqcnc; -coli &.yfo•J r.'.m'.oµr.1.-.oç in· rap · porto con la missione apostolica. J\.fo del rnpporto plh\yye1Òtl.t --- d1l:hiar;11·c (l)('ll' i11 2(>,21:
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La parola, in mi si esprime lo Spirito santo, è msteme parola di
Dio e dell'uomo. Che tale parola venga ora designata in molti modi negli Aci .. facendo così emergere la pienezza delle istanze che pone. lo accen-· niamo soltanto. Significativo per il nostro contesto è forse il fatto che la predicazione apostolica è: un 7ta.ppr1nc ;1pl'st11 lica, mn anche, c:onll: mostra 11,19 -;:;., 111cdi,1111c L1 pre1liLa1i'-111c ;li ;i!rnni 111en1bri dcli.i 1·orn11nità di ( ;l'rusakmmc, 111 e~!lio. e m IL: comuni1:ì ad opera Lk·i singoli carisma• ici, C1daiir•. _1J,·;.8 s,7.11 127.)5). ln ogni caso con xÀ.cicnc; "'tOÙ èi.p-rov s'intende un'azione cultuale che, pur ancora connessa con un banchetto, è già un gesto cultuale auto aomo. Essa rappresenta una continuazione del convito con il RisorTO e quindi una continuazione dell'ultima cena con il Gesù rerrcnn. E inserita nel OLaÀ.Éyrr:ri)a.i, cf_ Aci 20,7 o O!lLÀ.Ei:v, d. Aci_ 20.1. I. C per essa che hi comunità si raccoglie, d. Act. 20,ì; 4J rrovarw espressamente le preghiere (comuni) con mi si conclude la celebrC;.
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LA CHIESA SECONDO LUCA
5,32; r1,r6 s.; 19,6 meritano di essere ricordati. 2) Tra questi membri delle comunità, che hanno ricevuto lo Spirito, emergono singoli carismatici. Le. non riflette sulla differenza di questi carismatici dagli altri membri delle comunità, non conosce ad es. la distinzione paolina tra essere nello Spirito cd esistenza nello Spirito, cf. ad es. Rom. 8,r ss. Egli ne ricorda solo l'attività servendosi di alcuni nomi. Essi sono -:tpoçriji:m, come ad es. Agabo, Act. r 1,27 ss.; 21,10 s. o i gruppi di Antiochi.l
ECCl.ESIOt.ot;t.\ SF.• JTf.!;TA:l.11'.~TARI \
pohuo della Chiesa. Lo Spirito, come sta scritto, «glorificherà» Gesù, manifesterà la Doxa di Gesù, 16,14, e Gesù sarà «glorificato» pro-· prio nei discepoli. 17 ,1 o. Coloro che aderiscono a Gcsit rifletteranno il suo splendore e la sua potenza. Così il disccpolato nel tempo del Gesù terreno e in quello del ( ;\orifìcato è la schiera cui Gesù si rivela, 14,22. Così essa avrà nel suo seno il nome di Dio, nel quale egli l'ha sempre custodita, 17,12. Così essa sta sotto la sua parola dalla quale riceve luce e vita, I 7 ,2. ih.8. La Chics;t per Giovanni è la Chiesa sotto la parola. È la parola \.:hc ne svela il presente e il futuro, 14,29; 15,20 s-;.; 16,r.13.14.p s. Essa quindi è anche la Chiesa sotto il suo comandamento - il comandamento dell'amore e sotto il suo modello normativo, l 3, ~4 s.; 13,15; "I5,r2 ecc. Sta sotto la sua destinazione, 15,16 e la wa chiamata alla sequela, 1,4). È sorretta dalla sua preghiera, i7,9, che ne chiede la santificazione nella verità, 17 ,16, e la preservazione t~al male, r7,15, e quindi che rimanga nel nome di Dio, 17,u, e sia una cosa sola come lo sono il Padre e il figlio, 17,12.21, lo rag,µiunga e ne veda la gloria, 17 ,24. Essa è il luogo in cui le preghiere nel nome suo vengono esaudite, I..J.,l); I5,16; 16,23 s. 26. Per lui e in lui le è già preparata «la dimora» e le è dischiusa la via che porta ad essa, r 4, r ss.; T 7 ,24. I discepoli di Gesù saranno la dimora sua e del }ladre, q,2 3. Così L"ssa, il discq1olato dei discepoli, che egli per volere di Dio, 6,39, ha sempre custodito, 17,12, riceverà la sua pace, i4,27; i6,3 3, senza timore, t~ sar:ì colmata della sua gioia pcrfL·tta, pcrmanc11tc e tranquilla. 15,11; 16,20 ss.; 17,13. Questi discepoli e quindi anche i membri della Chiesa, fond;1lf11:
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consuetudine rnn Gesti, mentre Pietro è colui che ha ldl'aggiunta di lo. 21, Pietro viene presentato come il pt·srnwrc di uomini, che accoglie ndla rete indiLKc:rabilc della Chiesa i _-rc,lenti. 21,11, e come il pastore dc:gli agnl·lli L' dcllL' pecore incaricaw da Gcsi:1, 2 e, 1_5 ss .. d1c ama Gesi1 l' diviene man:rf', cf. t).)6:
21,18s.22.
~i accl'llna in .1.2 i discepoli. rhe vdall'i11iù1 sono nm ( ;csli», l' quindi anche ma sono l·on lui e in '(lll''''' "''..:l'l' Lllll l.'OllSCJ'V;JIHJ l"(l()\I' Stil> «l'l«>rdu» 1·io rhc d.ill'iniziu (· .l\'\'C:1uto in lui in virtì1 dello Spirito. ( :1»:1 .mdw Ce,ì1. 'l:cn11du \ .1 1, p:1i> identificarsi rnn 1.1 comuni1i1 l' dir .. clll' il s110 , tll"ù·r,· e \'L:dc.:rl' immediato c ,1,similato a cp1l·ll1• ,·11" la Ch1l·"1 _\,~111lll' :1dla l i-adi1io111'. \11,·fi,_. 1: nil1u ,lt-lLi ( :hi1·,a. '" si prc~u 1111 o 2.,;;: ,,Non ~ 11·1 ,·"11L11' .!.imento nuov l·hl· \'Ì scrivo e che \'OÌ avc:c: ricevuto !i11 ,l.i!!'i1111i" J·: .:n •omandarnenw antico ... "· Cf anche 2 .8.14.) 1; '. r \ I 11 ... /, · 1rn11ando : J l Ju I •ltllOQ:._SÌ ddi_1:_!~~.,ò __ :--_:,_~::'.10~!_9'-, , 11, , ,. "f!llÌ proh:1hili1:1 1Hi11 i:· am:o:·:1 11!1 titolu 111inistci;1:, .. 111:1 ;:;L: •. k .. i·'.·1;;zirn1' dl'1L1 'lll appare come Cesù >emprc presente, d,110 ri-;t'rf.pxiic;, come la Parola della vira; ma nnche da 2.7 ~ .. in ,-ui il «nuovo» cPmandamento non è altro clic Ii Èv-:o):r1 -;-;a.ì,rx·.ci. iì•J dxE•E ri-:i:'rir;xi;:::, cd inlìrn:' purL' da 3, 1 i. do\'c si parla dcl1;1 lJ.';Yµla "tWV òq>i}a.À.µwv, la concupiscenza che eleva il suo sguardo, lo sguardo che ricerca se stesso. È ancora Caratteristica fondamentale della natura deJ mondo ii aÀ.rx~O'llELrl "tOÙ Bt'.ou, un primitivo mettersi in vista, l'ostentare i propri mezzi e le proprie ricchezze. E questo mondo, nelle sue intenzioni, non ha ricevuto il suo essere da Dio, ma vive di se stesso, quindi di ciò che è passeggero. Nel suo complesso è posto «nel maligno», in quanto è dominato da esso, 5,19. Il male, si potrebbe dire, è la ~ua situazione. In quanto ricerca se stesso, esso è o-xo-rt'.rx, poiché si irretisce ed acceca nell'egoismo colmo di odio, 1 ,5 s.;-·2,9-1 I. Diviene così comi)rcnsibile perché il cosmo,--Che non ha conosciuto Dio, non conO.~ca i figli di Dio, 3,r ,.e non li ascolti, 4,6, e perché ess(>li~ «rimanei:dm> così nella moE_~.L che fa parte della tenebra e dcl male, 3,13 ss. Il contrasto tra i membri della . s.: \'{' Sc:11•(,.\!;1' ' 1 , in ZT!,K. 60 (19(~~) 178·102 ric..11' (,>n(l':fll,'.!,.
LA CllJESA
si:co:-;oo
PAOLO
capo emerge che questa destinazione di Cristo alla Chiesa implica una preminenza di Cristo e una subordinazione della Chiesa nei suoi confronti. Questa supremazia di Cristo sul suo corpo, la Chiesa, però non è soltanto quella del suo dominio su di essa, ma come capo del corpo Crist~che colui dal quale e in vista del quale il corpo «cresce», Eph. 4,15 s. Cristo è il fondamento imperituro della Chiesa e il suo fine permanente. Come suo corpo essa procede sempre da lui e compare sempre dopo di lui Egli è l'origine e la fine del suo dinamismo interiore. Egli è la sua tipxiJ. il suo «principio», Col. 1, 18, che qui indica la slabilc energia interiore. Ma dicendo che Cristo è il capo del corpo, non si è ancora messo in luce l'altro aspetto, cioè che il corpo sulla terra permette di raggiungere il capo in cielo. Noi tutti, dice Eph. 4,13 ss., non desideriamo altro che raggiungere l'«uomo perfetto», che è Cristo. cioè ci lasciamo trasformare nel suo corpo, nella Chiesa, in vista di lui. Ma in questo, alla fine, diviene chiaro che il capo ha anche tracciato nel suo corpo la slrada per raggiungerlo. Il rapporto di Cristo con la Chiesa e della Chiesa con Cristo, espresso èL concetto di Chiesa come CO!:Q.9.. di Cristo, è toccato ancora una volta in Fph. là dove Cristo, capo del corpo, viene presentato comc_~l?.~.-C. (1ucsto COfl!~~!Ee sposa ~li Cri.?_to, Eph. 5, 2 t ss. Sotto questo aspetto si propone un nuovo ronf ronto tra I due. Solo che ora chiarame_nte l~-.C~~~'.l__Jncqntra Cris_to i1~-~!.!E,l__: