Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis
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Zitiervorschau

Premessa U11a settimana ··prima,··· di morire· Padre.· Tòmas··'Tyn O.P. mi consegnò glf ultimi dischetti 'di ;questo prbfQrtdo e p'odèroso studio di riì:étafisifa. '.Nell' occasiohe mi dissè, .· the. gli era·. distato fodlfo: di.eci arini'di lavoro. ' .: In realtà si trattava di dièCianni'.df rifa.gli di tempo, perché Padre Tomas era un religioso domenicanO, e come ,talè era impegnato in inolte incombenze • relative alla .·.comunità . e alla: consacta.Zfone religiosa; era sacerdote; e iri questa veste svolgeva 111.l'ampia opera di apostolato, soprattutfo di'istruzione e di direzione spirituale; infine, erà anchè professore dì filù'sofia è 'teolbgia, e questa era la mansione dii. dedicava grati parte' della sua giorn'a:ta, dato che insegnava per molte ore· settimanali è scriveva scrupolosamente gli appunti di tutte lé lezioni. ,. ' Padre Tyn era un prodigio di attività: metodico, intenso e'serèno. Era innamorato délla filosofia; Soprattutto della tnetafisidi. Se capitava di avèrlo ' vicino durante i pasti, il discorso -cadeva inevitabilmente su qualche problema filosofico; Sorretto · da una straordinaria memoria e da: una: conoscenza' approfondita delle lingue antiche (ebraico, latino e greco)- e di,alrtieiio quattro lingue moderrtè/èhe. parlava cofrentemeiite, potevà discutere sulle 'teorie filosofico-teologiche di moltissimi autori, che spesso citava· nella lingua: originale. ·· · · · ·-. _ Naturàlmente·:si distingueva: nella: conoscenza della dottrina del suo maestro, San Tommaso; di .cui nofiisolò portava il 'nom'e;·ma ne aveva ànche la struttura-mèll.tale, Ia•visione organica e sistematica dèl sa:père e:soprattutto il culto•appa:ssiOnato·per la Verità.< · Padre Tomas era riuscito a penetrare il mistero della Verità che aveva cercato iiicéssa:Iltemente, che aveva amato come l'unico bene e che aveva distribuito a piene mani, senza parzialità e ipocrisie, in modo mite, e pieno di misericordia e di buoni frutti. Anzi, la sua vita era un segno visibile della Verità che egli continuava a cercare anche dopo averla trovata, ritenendola più preziosa della salute, della bellezza e di tutto l'oro del mondo, e che rendeva· partecipe a tutti invitando senza tregua alla mensa della sapienza che egli sapeva imbandire con ricche vivande. L'intimo rapporto, direi la familiarità, che aveva stabilito con la Verità lo rendeva imperturbabile di fronte agli avvenimenti umani, positivi o negativi, personali o. comunitan. Quando lo si informava di un fatto insolito esclamava: «Ah sì?», e la cosa non sembrava impres,sionarlo più di tanto.

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Rimaneva del suo umore abituale, ovvero gioviale, sorridente, sempre estremamente rispettoso e" quasi ossequiente di fronte a chi, a qualunque titolo, gli parlava. Insegnava con passione e non badava alla cattedra su cui sedeva. Spesso le sue. erano lezioni infor:mali, per persone semplic~ e non 4ottè, ' e .mm.' di rado accadeva che ' gli venissero rivolte. obiezioni insipienti. Le accoglieva .con un. sorriso dolce e rispondeva: «Sì, èvero, lei ha ragione; ma, vede, c'è questo altro aspetto ... ».'. E lo spiegava con pazieJ.JZfl. . . . . · Que.l sorriso···.· "clolce" •. che risplendeva :i;iei. suoi occhi. azzurri gliel'avevo · riyisto à Neckargemiind, 'in. ·Germania, presso la sùa famiglia, Jn qµell'inconfro avvenlJ.tQ una :settimana prima della, sua mor,t:e, quando mi.consegnò i dischetti dfquestoHbro. Sapeva che)a sua malattia era grave' «'e perciò - mi ciisse sorridendo - ho chiesto di fare la confessione genera~e, perché il: buqn Dio perdoni i miei peccatacci. Debbo essere pronto se mi.chiama; ho chiesto. anche di ricevere l'unzione.degli.infermi o, éome si diceva una volta, l'estrema ,, unzione». · «I'.a iln · deserto; ' L'oasi: una vigorosa' trattazione di metafisica; il desertò: ikpensiero· 1filosofico contemporaneo; .così poco fiducioso nellafotzadella ragfone, così piatto ..· . .,.. Questa: impressione, questa immagine debbono in realtà venire corrette,. ·limate, limitate; anche se non· distrutte. Nel pensiero odìèrrto pur operano ancora - almeno nel mondo cattolico, ed anche se hort numerose . .:: voci metafisicamente impegnate. iMa·anche ilpensiero contemporaneo dialtri orientamenti non è del tuttò piatto; esso svòlge, con maggiore· o minore efficacia (questo dipende dal valore dei singoli pensatori e delle singole scuole) un compito di chiarificazione del linguaggio, di comprensione dei modi e dei limiti dell'interpretazione, di logica del· discorso scientifico;· esso - iri misura crescente '- si reinterroga sulle possibilità e sui:limitidel giudizio niorale, e di conseguenza ·anche sul fondamento di tale giudizio. < · Per i'primi aspetti, il pensiero filosofico - uso le parole auliche-di uri filosòfo del passatò, Benedetto Croce~ «adempie al suo ufficio», anche se non sotto ogni aspetto di tale suo «ùfficio». La riflessione sulle ·strutture delsapere, .e del linguaggio, prosegue per sempre la riflessione antica: delfilosofo sulla conoscenza; · Per l'ultimo aspetto - quello riguatdan.te la morale - il travaglio del pensatore contemporaneo;' che si domanda se (e; se sì, in che modo e per quali vie) abbia un senso un disèorso sulla morale e su valori ; fotersoggettivamèhte imponenti; si rinvia implicitamente a questioni che porta:ri-0, ·una volta affrontate adegrtatamente, anche a reinterrogarsi sul fondainentb assoluto non solo del dovere· morale, ma anche della rerutàuman~, e della realtàfiriitairi·generale. . '. Per questa via è sperabile ~he si approdi pòi à: riconsiderare i veti otniai secolari contro là stessà possibilità logica ·e· gnoseolbgica di svolgere un dis'còrso meta:fisieo: si tratta di'veti di Òrigine humiana, o kantiana, '' o' . posithristica, .. oppure . di origine fideistica, ipersòprannaturalistica. SuquèSti ultimi, tornerò fra tiri momento: Nel frattempo, vorrei osservare come· il pensiero. dmtemporaneo dà· l'immagiriè rion df uh deserto, ma di uria superficie a bassa vegetazione, .con piante da regime atmosferico freddo, ina anche còn qualche· albero· che tenta.di svettare verso l'alto. Né va dimenticato che èàppemi'. di ieri ·quell'orientamento' esistenzialistj(:!b che in larga p'arte 'fifiutò'un'àpettura pOsitiva e costruttiva alla trascendenza, ma

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pur sottolineò - ed efficacemente - l'inevitabile radicazione ontologica delle scelte umane{ditutte le' scelte umane). Anche qui: sono stati individuati sentieri - neppure troppo stretti - i quali si vorrebbe' che non fossero però heideggetianamente . .. , , ·· interrotti (Holzwege). A non interromperli .concorrn l'adre. Tyn; 'con la sua possente opera: ques.ta dunque ·.non si colloca propria.mente .in .un deserto, anche se, certo, non in una foresta adre Tyn ~ stato aiutato, nel mantenere;. fede· all'antico jmpegnq del pensiero metafisico, . dalla tradizioné '.:e.del . suo . grçil).de Ordine, qhlello domenicano, che no:n·; ha rqai jntermesso ,una., viva ,fedeltà all'insegnamento dei su,oi mae$tri insigni, - primo ~J:i;a tutti )San Tommaso d'Aquino:-:- qu:anto a fiducia nella ràgio;ne; :ad· attenzione costr:uttiva alla metafisica, .. a gusto per .•la.·.• riflessione. filosofica articolata e sottile. · ·· ·. · ·. ·.. Tutte disposìzioni e qualità che nell'opera di :Padre Tyn .rifulgoiio. SLbadi; . non si. tratta di obbedienza fideistica; ex:trateoretica (l'obbe'1ie11za al .suo Ordine), ma.,di .adesione alle esigenze .della teoresi più rigorosa ~ ,razionale .. È .la fiducia anche• nella .ragione (oltre che la persuasione profonda di fede) ciò che. porta manifest1lffiente Pad.re Tyn.. a .;procedere :come .procede, ,ed a condividereJa tradizione del suo Ordine, ,Ques(ultima poi. Io .aiuta e lo sostiene psicologicamente (inteilectUs humanus luminis siccf ·est; diceva Leibniz), ma non lo condlziona e rion 10 neèessita/rùtta la: sua opera, così vigorosamente-impegnata in un lavoro .di ru}alisL e>:Cli sistemazioni concettuali, ,è .(!d~tante ,e implacabile, e.rappresenta '1a prova. di un .atteggiarnénto. profondamenJ~ ~a.dieato. nella p~rsoJ.l~ità originaria di Padre TY:n ...· . ·..... ·.· : . , - · ;, • .. · . ...·.· .· · .} .· · ·.· Il lettore co:ntemporarteo~ r;ion ·più abitji~to ,a: qu,~s.tò rno);; : '·Padre-, ·Tyn. ricorda ._,qui Kant, . Lutero, il fideismo «pseu'c1~soprannaturalistico» (basti pensare - aggiungerei -'. alle còt'rénti-che"auspicàno -' o auspièàvano ·~ la ·«deellenizzazione del Cristianesimo»; che 'considerano troppo eurocentrico un filosofare che sfrutta le categorie elaborate della tradizione, e via dicendo)> ··-, Contrb':: tale «pséudosoprannaturalismo» egli obbietta: «Per parlaref·diinqué 'adeguatamente del ·diVino in noi; occorre prima parlaté dell'umano •in-;noi; e non pensi· di onorare il Creatore e Redentqre·•chi disprezza; fa' natùra da Lui plasmata- e salvata [... ]. Distruggere· la natura non: è esaltare la grazia, ma piuttosto toglierle .ilsoggetto·di'realizzazione e calpestare la sua sublime dignità di di:mo gratuito esseniial:in'.ente divino. Se non c'è una natura non ha nemmeno senso parlare di qualcosa di-soprannaturale. Qui· come altrove;'.mapiÙ'ancora che altrove, la distinzioneè sorgente di ordine · e di sapienza» .. ,. Fiducia .anéhe nella ragione, dunqùe. E fiducia~ nella ragione metafisica, in particolare. Che cosa· la ragione metafisica possa e debba dire, nellàVisione di Padre Tyn, lo si vedrà leggendo il libro. In questa .sede. rileverò . soltanto che la , sua riflessìòne .si _muove all'interno della prospettiva aristotélico~tomistica;-: : con una partecipazione -propositiva .specifica a quéll'orièntaniento ·;che sottolinea e sfrutta speculativamente la trascendenza ·dell'essere rispetto all'essenza di un ente finito, la reale distinzione tra esistenza ed essenza limitata, e la-dipendenza causale dell'essere particolare (esistenza) da un principio efficiente esterno. Padre Tyn svolge uno sforzo - complesso, articolato - di realizzare una fondazione teorica del nesso tra analogia e partecipazione, con una particolare attenzione alla diVisione dell'ente in sostanziale e accidentale. Si tratta di una strada, e di uno sforzo, che il dibattito metafisico di orientamento teistico hanno percorso nel nostro secolo in diverse occasioni, ed al quale Padre Tyn apporta ora un notevole contributo. Inutile ricordare al lettore che esistono anche altri percorsi a tal proposito. Nell'Università Cattolica del Sacro Cuore, alla cui scuola filosofica appartengo, in questo secondo dopoguerra si sono battute soprattutto altre strade, che hanno avuto in Gustavo Bontadini e in Sofia Vanni Rovighi i loro leader. Ma sono sicuro che entrambi

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questi grandi·Maestri, ·da·poco scomparsi, avrebbero guardato con interesse l'opera che qui presento.·Sempre.l'Università CattoliCa·di Milano ha promosso da una decina d'anni un attivo Centro di Metafisica, che dirigo insieme con Giovanni Reale, e che, soprattutto grazie all'impulso di quest'ultimo (oltre che a quello di altri valorosi colleghi), sostiene, favorisce, attua ricerche di metafisica, muoventisi secondo una pluralità:.di direzioni, ma sempre all'interno di un orizzonte teistico. .• . ·. . •. . . , Non è un male che ci sianp diverse lineedi approfondimento e di dibattite>'_ su di _un ,t,erreno vitale, difficile e. delicato,. come. quello metafisico._, . . ....•..... _ " . . , ·'" __ , : :... ,:_ È anche quest'insieme diricerçhe che concorre a r~ndern .meno solitarie,. meno situate nel de~erto, op~r~. _come. quella di Padr~. Tyn: Noto in aggiunta che - con.altro inquadramento,·. con altri:esiti - la stessadttà di Bologna in cui da u,ltimo (m In.armonia con>Aristotelé,;seppure su unJivellofilosofico·benpiù elaborato, il Pensatore moravo ribadisce energicariierite fa: piiorità della forma, concepita quale momento principale dell'essenza pi lin soggetto limitato, rispetto alresistenza..• L'ente'; finito ;,·,vi~11e creativamente realizzato. a .partire dal s110°coritenuto :costitutivo;,(ii partire daL suo: esser soggetto. di tal. o· tall' altra essenza), alla quale viene,. compositivainente ·e - perciò• logicamente:·-seconda:rfamente .:. . '·''•' . ·e,-.,. u_.::_..~ 1FJ;,,;;i•1.-· aggiunta l'esistenza. Per poter. ·esser ·-chiamato all'essere :·corne:.".·q11aJcqsa> •di ontologicàinente comp'osto.o(ente··:_quél.le. complesso.•;di- essellza·•ed esistenza), cL deve_. prima - essere . un' soggettoi: essenzialnieJ:lte strutturato. Se non ci fosse, non ci sarebbe niente cui donare : ... ···;·. -: .-··-=·--:-·;···. -·.-: ---··---- '":::-,·-;,

11RESENfAZibNE, ·.e . . .

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l'.esistenia1.5;l:La p'él.rt'ecipaziorie.Jimitativa, fa quale assicura all'ente finito' la··similitudirie con. la, sua' fonte trascendente in linea essenz.iale, :Yiene'..anteposta:alla.partecipazione compositiva in cui si forttla iJa; sostanza.· essenzialmentè •determinata con la .sua esistenza. La posizione di Tomas Tyn si oppone radicalmente:ad ognLtipo di esistenzialismo,.•compreso. quello tomistico, riabilitando senza una traccia di .esitazione il modo di pensare ~he negli ultimi deèenni sò~eva essere criticato con troppa leggerezi;a so.tto lo stigma di un insano ·~essenzialismo". ··. · · ·:'·Sul versante dell'analogia 'la· 'gerarèhia . dei nessi partecipativi vigenti all'interno dell'ente reale vanno rispettati pienamente.L'ente, oggetto. proprio della scienza metafisica; si svela alla nostra ragione :à.e~lél. sua ultimità;:nella sua radicalità:• al .d1 là di esso non sLdà più niente. Ne ·segue che nessuna diffèrenza, neppure quella massima, può essere assoluta..Deve rimanere nell'ambito dell'ente sottostando alle sue . esigenze ... Gli enti .coesistenti in una pluralità non si estraneano a vicenda a tal .punto da differenziarsi in una maniera incomparabile. Al contrario, la loro comparabilità viene in ogni .caso mantenuta,, non escluso il caso del rapporto fra creatura e il Creatore. La . pos.sibilità :di comparabilità riguardante tutti · gli enti a prescindere dal .loro statuto ontologico significa che la loro diversità non toglie una certa parità-identità che li lega assieme e che forma una base 1>olida .per il concepimèrito del concetto analogo di,ente ..Le singole.realtà sono vicendevolmente simili, differiscono in modo da rion intaccare Faute:à.ticità, la proprialità deUoro esser ente e quindi non si pongono mai fuori dell'unità-identità garantita dalla loro sussunzione:: sotto una. strùttura trascendentale .. Certo, 1a radicalità ultima della dimensione entitativa pone difficoltà non lievi. L'ente portà'.in. sé•·l'.aspetto identitario e l'aspetto differen?:iale in quanto tale. Nella prospettiva categoriale siamo in grado di distinguere le dimensfoni'ontologiche.per.cui vari enti sono identici da una parte·e differenti dall'.altra.parte.•c:OgnUuomò.: è identico ad altri uomini quanto all'essér·uomo e differente da essi quanto all'esser tale uomo, ossia' quanto.alla sua individualità incommunicabile. Se passiamo al livello trascendentale proprio dell'ente, la suddetta possibilità di distinzione di vari dimensioni della realtà svanisce. L'ente in quanto ente si dispiega in una pluralità· trascendéntal~ ed è. identico e :15 -~Vi. è; dunque una certa .. precedenza strutturale di fondazione; secondo ragione, dell'essenza sull'essere nell'ambito della stessa attuazione entitativa. Il contenuto. essenziale è già determinato indipendentemente dall'essere che fo porrà, e, ciò totalmente, h:i atto. .di esistere. E qui .il fondamento di una certa precedenza· delle verità .di. ragione (per usare·.il vocabolario -leibniziano)· sulle verità:di .fatto: ùna rosa ·sarebbe una pianta ·comunque, anéhe ·se di fatto, all'infuori della Mente creatrice, nessuna ro.sa, e . persiiio·...ness'i.uia. pianta, esistesse" (Tomas TYN, op. cit., p. 552).

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diverso solo. per se stesso, mai per.un altro da sé. Sia l'identità che la diversità scaturiscono dalle proprie risorse dell'ente in quanto è tale, non in quantq · sedimentato in strutture particolari e . perciò vicendevolmente ben distinguibili· quali fondamenti rispettivL,di .· ' · ·. identità e di differenza. La ratio analoga di ente ·.va· colta simultaneamente come parzialmente. identica, e parzialmente 'diversa, senza', cadere in,· una contraddizione• squalificante. Y Per questo motivo . l'analogia rappresenta uno dei problemi più ardui della metafisica aristotelico.,tomista... .Tomas- .· Tyn, possiede ·tutte,. le disposizioni· intellettuali necessarie per entrare, con.sicurezza su questo èampo di battaglia in cui si scontrano da secoli i-giganti del pensiero occidentale. In questa lotta..estenuante non teme di opporsL con audacia: alle visioni più autorevoli. Secondo ·lui non··. è , l'analogia proporzionale, bensì l'analogia·. attributiva che tiene. primato. assoluto .nella riflessione metafisica dell'ente~ Siccome l'analogia manifesta l'ordtne ontologièo sul livello logico; -!'.esito del. lavow ·di. Tomas T:Yn non poteva esser diverso.. Vanalogia .di,.attribuzione. sì fonda sulla partecipazione limitativa essenziale),, mentre l'analogia di proporzionalità traspone nel .pensiero fa struttura partecipativa.. compositiva. i Vantecedehza del soggetto fornito dLuna•sua essenza rispetto alla•sua esistenza spiega Ja priorità logica dell'analogia. attributiva, Nonost~p;ite ciò Tomas Tyn .riesce ad evitaré·squilibri teorici in• cui troppo·spesso cadono autori çhe arrivano• alle propriè conclusioni per mezzo di una forte polemica·con tesL.opposte. Non;dimentica·.di accentuare.• Ia complementarità di ambedue itipi di analogie, nonché di ambedue le strutture partecipàtive16 • ·Il grande .merito dLTomas Tyn :consiste nell'orientare la nostra: 'attenzione verso quello stile idi far!fifosofadn cui :non si bada àlla moda, bensì alle ·esigenze . più:'. profonde provenienti, .'dalla realtà stessa. Se a suo tempo ,'iLitomismo esistenziale rispondeva alle sfide del pensierp regolato dalle:leggi:che dominano lo sviluppo della filosofia 'moderna, la .filosòfia di:Tomas Tyn non soffre :di• tale· condizionamento,·' Vesistenzialis:rtlò •moderno chiude gli occhi.davanti. alle verità·filosoficainente~Jevidenziabili. e incontrovertibilmente fondabili nel principio di•. non 'contraddizione~ Il lor ·,~,i.

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In Met., VI, lecL 5, n. 591. In actu signato è l'atto dell'ente in quanto significato dall'intelletto: la conoscenza significata (N.d.C.). , 42 In actu esercito è l'atto dell'ente in. quanto esercitato nella realtà: la conoscenza esercitata (N.d.C.); 43, Cfr. De. Verit., .1, i •.c.: "Illud autem quod primo intellectus concipit q1iasi notissimum et in quo omnes conceptiqnes resolvit, est ens, ut Avicenna dicitcin principio Metaphysicae suae" Oib. I, cap. IX).-• 44 Cfr.. o. SPENGLER, Der Untergang des Abendlandes, Miinchen (DTV), 1980 (6 ed.), pp. 47oss. Secondo l'A. il declino della metafisica segna il passaggio da cultura a pura civilizzazione. 40 41

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che la scienza detta positiva si sostituisca alla prima filosofia4s: «Et quia ad illam scientiam pertinet consìderatio entis communis, ad quam pertinet consideratio entis · primi, ideo ad aliam scientiam quam ad naturalem pertinet consideratio entis communis; ·et eius etiam erit considerare huiusmodi principia communia. Physica .enim est quaedam pars philosophiae: sed non prima, quae- considerat ens commune et ea quae smit entis in quantum huiusmodi»4 6 • Proprio a causa dell'universalità della. sapienza metafisica sL verifica una situazione apparentemente paradossale e cioè; che il rifiuto stesso della metafisica sistematica è profondamente metafisico secondo la sua natura, solo che si tratta questa volta· di una metafisica decisamente errata e fuorviante.

3. Necessità del conoscere metafisico Il_ conoscere discdrsiyo (r~:#onale),. che ~.prqprio dell'uomo, è uri

colio~cere' medii'ifo: Tale',' mediazione COÌl(l~cii;jva ,' presente' in ,ogni inferenz~ (!O_QSi~te

pell'.in· :; 1s G. M. MANSER, Das Wesen des Thomismus, p. 252. .. _ "'. ··. 16. Cfr. In Met. ·IV, lect. -1; n. 546: "Subst;mtia est hoc pdimim~hiter .omnia entia [... ] cònsideratio (philosophi) primo et principaliter de substantiis est" 77Cfr.Met.,Z11,1036a·26. . '•·: · 18Cfr.Ibidem,:1037,a:10-20. · .;,.· ·

INTRODUZIONE

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convenienza, delle sostanze separate79 e, in ultima analisi, alla reale necessità di una Sostanza assolutamente prima, priva non solo di inaterialità; ma anche di qualsivoglia potenzialità. La sempre sorprendente meraviglia della Tazionalità sapienziale è proprio questa: . a quali eccelsi . risultati si arriva partendo da oggetti apparenteinente tanto . umili - la sua stessa universalità porta l'impronta del· divino e qui sta anche la ragione più profonda della sua piena e limpida umanità. Ciò d'altronde non desta sorpresa, perché l'eseinplato non può essere debitamente conosciuto se non alla luce del suo Esemplare - l'umano non può essere adeguatamente afferrato se non alla Iute del sub Archetipo divino. · . · .· È questo fatto dell'imprescindibile legame dell'umano al divino che occorre tenere ben presente contro le ~· oggi purtroppo assai diffuse "- mistificazioni di un preteso umanesimo ateo di stile féuerbachiano8°: nori è l'uomo. che proietta in Dio i suoi immodesti dèsideri; ma: è piuttosto in quelfa caricatura umana chianià.ta antropologia materialistica o ."scientifica" che l'uomo talvolta, 11ei niorriéntiparticolatmei1te infelid della suà storià, tende a proiettare la maledizione del peccato · · originale, il · suo ripiegamento iriimanentistieo su. 'se . stesso;. l'oblio della sua vera .e tanto responsabilizzante dignità. ·

5. Pcirtè~~p~one e anal~gia 8. La metafisica, teoria dell'ente, si trova.tra due poli di tensione che ne costituiscono la grandezza, ma nel contempo, come spesso accade, costituiscop.o un pericolo. D.a un lato.~ssa procede dall'ente materiale,. concre,to, speri~~ntabile con i !iensi, dall'altro non si ferma, .a esso, .a,I1zi1. già dalle>: stesso. Jnizio d,ella sua .considerazione soJleva, ~a pretesa di non vederlo nella sua. sensibile .concretezza, bensìneJia ,sua caratteristica, di ente .ut sic, ,di cui nulla c'è di.più un~yersale, nulla di più astratto. Porre la ratio entis al d,i là.dell'ente concre.to costituisce la tentazione razionalistica, spesso .colorata di 79 Cfr. In Met., VII, lect. 11, n. :is.26, . . . . 8? ':B.H. tevy, La par1Jar~edczl vòlto umano, Venezia (Marsilio), l977 (trad. dal fÌ'aricese La 'barbarie' au. visage humain);. pp. 137~139; iridica come unica

possibilità di opposizione alla barbarie là via della.' inetafiska, dell'arte e della mòrale; ''Particolarmente la prima; proprio nella sua ·formà più oggettiva e asttàtta, è molto adatta allo scopo. :La stoltezza: nel senso formale· dellacparola (cfr. 11-11, 46) si concretizza in tutte le forme del riduttivismo, soprattutto ed emblematicamente in quello marxistico. Questa filosofia alla rovescia, questo amor. insipientiae, tenta sistematicamente di ricondurre.il più alto alpiù basso il divino all'umano e l'umano al bestiale> Tale vantato abbrutimento non dovrebbe però essere scambiato con la modestia; giacché l'uòmo, abdicando alla sua · grandezza,>.>rinuncia anche alla ·sua bia.attinèriza all;aspetto esistenziale dell'ente; all'attuazione, dell'essenza, .dalla parte , dell'actus essendi partecipato, -.';''.

Ogni sana'filosofia dovrebbe far suo illoghion del Salvatore sul ~Iiova et vetera proferre .de thesauro suo~. (Mt13,52). 8 2 Cfr. Lo studio fondamentale allo scopo della· nostra .ricerca di :L. B. GEIGER, La participation dans la philosophie de St. Thomas d'Aquin,: Paris (Vrin), 1953 (2 ed.), p. 496. . 81

INTRODUZIONE

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proporzionalmente ricevuto in essa. D'altra parte consta con uguale limpidità che la partecipazione limitativa, facendo dipendere essenza da essenza, stia alla base della semplice proporzione o attribuzione, mentre la composizione che assimila soggetti esistenti per sé diversi nella comunanza dell'esistere relativamente e proporzionalmente identico, a sua volta dia origine all'analogia di proporzionalità. Rileggere l'analogia in chiave della partecipazione agevola non poco la retta comprensione del rapporto tra attribuzione e proporzionalità e nel contempo permette di cogliere la natura accidentale dei derivati per partecipazione anche là dove la partecipazione costituisce un'essenza (per imitazione) o qualcosa di intrinseco a essa (per composizione)83. 10. La teoria della partecipazione costituisce uno dei migliori rimedi all'equivoco kantiano rispetto alla derivazione qelle categorie84; Il disprezzo del carattere induttivo .della dottrina aristotelica considerata «rapsodica», perché priva d'un principio di deduzione concettuale, suppone che solo l'univocità del concetto sìa razionale, non invece l'analogicità del reale. Se al contrario il conoscere stesso si fa analogico per rimanere all'altezza di un ente strutturalmente differenziato secondo le sue partecipazioni, l'approccio aristotelico risulta non solo profondamente razionale, ma anche il solo possibile. Negare l'analogia significa dissociare l'univocità concettualè dal reale relegando quest'ultimo nell'ambito dell'inintelligibile, dell'equivoco, dell'irrazionale. 11. Quest'ultimo processo si verifica spesso lungo la storia della filosofia insegnandoci quanto le sorti della metafisica siano legate a quelle dell'analogia entis, sicché, dissolta l'una, cade anche l'altra e viceversa. Studieremo dunque la parteeipazione e l'analogia anzitutto sotto l'aspetto storico, per poi approfondirla sistematicamente in una seconda parte che, sebbene consista in un'analisi meramente filosofica, si propone tuttavia di servire da base in vista di un possibile approccio a quell'articulus stantis et cadentis theologiae, che è la questione del rapporto tra I' ordine naturale degli enti e l'ordine soprannaturale inteso come participatio divinae naturae e

8 3 Qui l'Autore anticipa sinteticamente la tesi fondamentale che svilupperà in quest'opera (N.d.C.). 84 Cfr. I. KANT, Kritk der reinen Vernunft, Transz. Logli logica dovrà accontentarsi· di pure esemplificazioni, che, per quanto possano essere opportune e convenienti, riguardano pur sempre un dato che non appartiene all'astrazione, ma alla realtà stessa delle cose, non certo a quelfa' sensibile, ma a quella che fonda l'intelligibilità oggèttiyir4~gli stessi sensibilì e. che pefdò st~sso non· potrà. essere c;he d,i ,ordine essenzialmente. immaterial~'. «P~rciò ancJ:ie noi {e nel 8s Cfr. Met., Z 1, 1028 b 2-4: Tito on?'Tuto esti tis e usìa (=che cos'è l'ente? È la sostanza). Si noti l'affermazione categorica dell'identità tra le due domande.

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contesto Aristotele parla decisamente da metafisico) dobbiamo massimamente e in primo luogo e quasi esclusivamente dirigere la nostra indagine a ciò che è l'ente in questo senso (ossia nel senso della sostanza)»86. 2. L'impresa esige ovviamente non poco coraggio intellettuale che si ridùce semplicemente a questo: -lasciare la metafisica essere se stessa senzà imporlè'degli schemi alieni e proporle --'cosa che non avviene mai senza una certa violenza sacrilega nei riguardi della sapienza - come modelli di pretesa scientificità quelli desunti arbitrariamente da altre discipline (matematica, fisica, ètC...). Occorre farla decisamente finita con i distorcinienti soggettivistici che si sbarazzano ,un po' troppo in fretta della prima e più alta disciplina della ragione umana per_ il motiv() assai. discutibile, anzi, evidentemente falso; che essa non è suscettibile di uno sviluppo lineare caratteristico delle altre scienze.Ma dov'è mai detto che.tale uniforme progrnssismo, uno dei miti illuministici ,più ridicoli, ma anche più tenaci; ,perché più acriticamente acc~ttati, debba far pesare le sue pretese totalitaristiche (c'è nello stesso kantjsmo, una indelebile e poco piacevole nota _di giacobinismo ..~ntellettuale) in tutti, proprio in, tutti, gli ambiti della razionalità teoretica? Ma, si obietterà, la metafisica non ha dawero, lungo i secoli, approdato da nessuna parte. Sia permesso tuttavia di sollevare una domanda: e chi ha mai il diritto di prescriverle che debba approdare da qualche altra parte. fuori di.. sé>s-~essa? ._L'immanentismo potrà, sì, tentare di metterla in catene, ma essa rimarrà pur sempre ciò che è: la sc;ienza libera e sovrana, fine a se stessa87; Ma il più grande "scandalo" sta neLs110 carattere perennemente aporetico, nel suo essere continuamente un :'campo di lotta"88 . -Pare assai strano questo Ì:ÌII1provero di cqntinua. ricerca (cosa che in sé dovrebbe piuttosto essere stimata lcx!evole) proprio nella :bqcca di chi sentenzia sul fissismo di una _dtsciplina già chiusa, che sa già tutto, in cui nulla più c'è da scoptjre, mentre vanta il dinamismo del più recente, ~sprit critiqu~ con le sue infinite aperture .. La veri,tà è che non contro)a prima filosofia,. ma piuttosto contro .il criticismo dev'essere rivolta l'accusa della "ratio otjosa" (raisonparesseuse), di quella debolezza intellettuale che, mentre si fregia dei su()i dubbi 86 Ibidem,

6-7 (trad. dell',A.). ,., , _ ·-. -. _.. •. Quando, nella Sl}a Critica; della ragion pura [(A VIII_:IX). - 'ed. vV, Weischedd,'Werke, Bd TI, Dapnstadt(Wfas. Buchges.) 197i, p. 11; ti-3;d)tàliana G. Gentile ·e G. Lombardò~Radice (Laterza) 1981, p. !)], Kaht éitava le Metamorfosi di .Ovidio avrebbe dovuto ricordare' che E2uba non era mai più regina di quando esclamava: "Nunc trahor exul, inops'', ma forse, per capirlo, è necessaria :una certa dose di sensibilità "naturaliter christiana". ~8Jbidem, B XV, ed. Weischedel, p. 24. 87

ASfEUO STORICO

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artificiosi,>non_- riesc_e a :sostenere:i -limiti reali della propria soggettività(e sarebbero: poi questi i grandi scopritori della «finitezza dello spirito mnano» !) davanti a quell'.ente che in sé, obiettivamente, èla:1piùiritelligibiletra tutte le cose (janeròtatapanton =le-cose-più manifeste) 8 9~ Già da -troppo tempo si. va ripetendo, _che lo studio - delrente-' è-- priyo di senso _(meaningless), perché - oggetto di interminabili controversie - di fatto non è l'ente né lei studio dell'ente che perde il suo significato,. ma piuttosto coloro che continuano a chiamarsL filosofi hanno perso il coraggio delle rispettive controversie; Così la riproposizione in chiave metafisica :della domanda _riguardante- l'usìa, può solo ritemprare il vacillante coraggio -intellettuale, il. quale fa- sempre· l;>ene ad attingere alla freschezza della_ consapevolezza platonica, profondamente convinta che !'.ente non potrà mai non essere,oggetto di lotte spirituali, ma anche che: esso, e quasi esdusivamente esso, vale Ja pena di- una battaglia, anzi, di una «battaglia diGiganti»9°. 3._Ci si può rendere agevolmente conto di quanto il logos tes usìas (='=discorso della sostanza) sia legato alla -ricerca sapienziale prendendo in considerazione il fatto semplice e allo stesso tempo incontrovertibile che la sostanza si pone alla stessa origine della filosofia., Una certa impostazione storicistica :potrà anche insorgere contro questa affermazione; rimane sempre il fatto che; appena.:si volge lo, sguardo dai termini,. per la loro natura mutevoli, contingenti e "storici'', alla realtà delle cose, non si potrà rifiutare l'assenso- alla profonda verità dell'intuizione aristotelica che individua, al dLlà di ogni suo "matetjalismo", nell'insistenza .presocratica :sul principio (archè) _-un~inconfondibile -affermazione della sostanzialità._ nei suoi tratti piùilità. · ·· ·

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op. cit., p. 142, 596 a 6-7. Cfr. 507 b 5-7, ·Theaet., 185 b~ 186 a (è l'anima che percepisce l'universale); Parm., 132 e O'idea è immutabile e :; i 12s Cfr. E. ZELLER,

universale), · · ·. 126 Cfr. Resp., 509 e 511 e (parabola della .linea) e ibidem 514 a~519 d (mito della caverna). · ,:;, 127.Non•nelsenso morale, ma.nel senso di cercàre le essenze (N.d.C.). 128 Resp., 533 c 7-d 3.

Metafisica della sostanza

62

, L'essenza appare in questa prospettiva come la fonte di conoscenza, .. eppure originariamente essa non appartiene , al conoscere, ma 'all'essere, perché il co~oscere nella sua natura più intima· dipende dall'essere reale dell'oggetto e :non viceversa. Prima di fondare- il conoscere, 1'eidos fonda più profondamente ancora l'essere reale, dal quale ogni conoscere dipende: «Dunque l'idea è l'essenza ontologica», scrive.molto giustamente Giovanni Reale129, «e non il concetto logico; l'idea riporta sul piano dell'essere e non del pensare; -.meglio ancora, diremo che· ridea non solo è l'essere, ma è il fondo o la radice.dell'essere: èla nuova arché, il nuovo principio di tutte le cose che sono». ..... Certo, l'essenza è anche il contenuto: concettuale, ma prima di tuttQ è la determinazione ultima dell'essere di tutte le cose. E non c'è da meravigliarsi per il fatto .che Platone iniziò la via della scoperta dell'essenza partendo dal conoscere (e addirittura·dal nominare le cose), perché quel .che è primario .rispetto all'uomo (conoscere) è derivato rispetto .all'ordine obiettivo dellè cose, in modo tale che la natura stessa della conoscenza in una corretta'analisi filosofica rinvia necessariamente .al .di· là di se stessa, alle cose, alla realtà esterna considerata, per usare la metafora del sole.cara a Platone, come uno "splendore" di intelligibilità, a ciò che in un modo ben appropriato viene chiamato Ja ''verità ontologica" delle cose. L'idea è quindi primariamente l'essenza; -il fondamento. dell'essere. delle cose, in quanto è la determinazione dell'esistere in,questo o quell'altro modo proprio di ogni singola realtà. Ma tale determinazione non giunge fino all'individualità delle cose, perché .questa -risulta ben poco determinata in sé e scarsamente adatta a determinare qualsiasi, altra cosa; cosicché, nell'indagine platonica; l'essenza sLcolloca in maniera estremamente. significativa. al. livello ,della. specie:che··è· determinat~ rispetto :. al;· genere e ·all'essere comune · a ;.tutti,; gli' enti, .é~:artche determinante.rispetto al. partièolare .contingente .e che quindi :è .un universale13°, e allo stesso tempoJ'universale più determinato· e, più vicino al §_ensibile, concreto, al quale dà consistenza e conoscibilità131 ., Come_ vi è una.indeterminatezza-del genereinqu~to;rispetto alla specie, esso· è più povero· di· :contenutoi ·cioè di differenze, ·così :vi ,è · 129

St~ritidellafllo;ofid. anticà; voi. II, p.

4o.

, ... ·~-

·...

.

In questo senso le idee sono chiamate anche usidi'otttos'on~ o e~tiri 'on, l'essente in sé o l'essere in sé delle cose. Cfr. E. ZELLER, op. cit., p. 143 con riferimento.innota 1'a.Phaed. 65 d. 78 d, Parm, 62 a, Resp;'507'b e Phileb; 15 a ss., dove, siccome.di!ogni classe (specie) di cose esiste solo ,una solajdea (Paritz. 132 a-c, Resp. 493 e 507 b), le essenze sono chiamate anche enàdes Ci monàdes, come tinità perfettamente, ultimamente, definite. 131 La specie è un restringimento del genere e nel contempo è' la determinazione ,intellegibile che per. noi è la più vicina al. concreto .sensibile (N.d.C.). 13°

LA FONDAZIONE DELLA METAFISICA

anche una indeterminatezza dell'individuo che; sempre rispetto alla specie, manca di stabilità e perciò di necessità intrinseca. Platone ha anticipato così urià verità che troverà la sua espressione sistematica nella differenza tta l'astrazione formale; dove il più astratto è anche il più'.determinato, e astrazione totalel3 2 , dove invece il più:astratto è qµel; che .c'è dio.più comune, .e soprattutto nella .distinzione tra potenzialità · ontologica e formale 133 che sono entrambe• fonti di indeterminatezza: la prima in quanto spezza l'unità dell' actus esséndi (ogni ente finito, dotato. di potenzialità, è moltiplicabile quaiJ.to all'ésistenza:e quindi concepibile come sussunto, assieme ad altri enti· simili,. in un genere più :comune dal .quale deriva); la secondain quanto spezza l'unit~ dell'essenza Oa materialità dei corpi non.permette a un solo individuo di esprimere tutta la ricchezza ontologica della: forma che costituisèe la sua essenza ela sua specie). ;· L'universalità dell'essenza· costituisce un passo decisivo verso la scoperta della sostanza in quanto sarà lessenza così concepita che darà alla sostanza singola la sua determinatezza formale~; con un 'po~. di accento patetico (non del tutto fuori luogo in questo contesto) si potrebbe' dire che l'essenza è iL cuore e l'anima della sostanza. Il nominalismo, distruggendo questo centro delressere sostanziale, che è d'essenza universale specifica;..non. potrà·' non dissolvere ·l'unità sostanziale nelle sue altre componenti slegate l'una:dall'altra e messe in oppo.Sizioneirriducibile l'una contro l'altra. · L'essere tornerà· alla J'.iDJelletto mnago che partecip~ 1 dell'intelletto ,.an~elico); la. ~~C:o1Jqa invece si; rifi:f~!lce ,ad. un 8-Pggetto çhe p9ssiede µna fqrrµa che partecipc,i. di una fw:ma superior~ (N,d.C.)'. . , ...• . 141 Iri quéSto J?enodo I'A. intende dire ~e per );'latoné: ho~. si, d.à tiri so~gettci che possegga una forma (idea), ma l'idea è ùna forma' sussistente alla: ·quale il sensibile partecipa (N.d.C.). _;, 14 2 ",Wesentlich ist fiir Pia.ton dabei offenbar die Analogie, .·die es .erlaubt verschiederie., abbildhafte, Strukturen untereinander·,.zu .• vèrbiriden .und. das Verhiiltnis zwischen Abbild und Urbild zu:C:erfassen~~· K.GEISER,·;P[atons ungeschriebene Lehre, .stuttiart (Klett); 1968 (2•. eèL);·p, 305 .. 143 L'A. spiegherà successivamente la natura di questo ·.tipo . di .·analogia (N.d.C.). , .· 144 L'aporia è spiegata bene in COPEESTONrop, cit:;:l/1, pp. 204;214 ..

LA FONDAZIONE DELLA METAFISICA

··: iL sensibile 'rimane un semplice. non"'"essere,. e l'essere partecipato dall'idea.non raggiunge mai il singolo stesso nella sua singolarità" nia si Jerma . alla species infima (àtomon eidos) al di..Jà della ..·quale:cessa• la detei;minatezza·non solo. dell'uno, ma . .ancJ:ie quell~:::deLnumero.1 e ·inizia l'ambito. dell'infinito14s/;dell'individuale ii:lcohos(!ibile e ontologicamente inconsistente. .... ·. •(·

:;:,9;·L'idea platonica.si presenta, nei riguardi del sensibile; t1on solo comela pienezza di essere rispetto alnon~essere che è non in'sé,.ma solo; per partecipazione; bensì anche. :come l'unità opposta. al molteplice.·· L'inconfondibile: eredità parmenidea è ·_tuttaV:ia::,ripresa solo in parte, anzi, in maniera tale che Platone stesso è ben consapevole .del fatto che la. sua dottrina equivalga .a ·una vera e propria•,«utcisione di Parnienide» 146 , la quale consiste nella relatività dell'.unità eidetica: l'idea è una, sì, ma solo rispetto a un particolare contenutç> speeifico e non in assoluto~ sicché; data la reale distinzione delle specie, ne• risulta· un' altrettanto reale molteplicità delle idee. L~essere platonico poi è'molteplice non accidentalmente,' in maniera secondari.a 1e derivata, ma •primariamente, «originariamente,, cioè strutturalmente» 14?. ·~·... i... : · 1.a·:grandezza. di- Platone consiste :'proprio nella; partenza dalla realfa della .differenziazione delle cose iri base al loro limite (peras) con l'esigenza di unificazione che. ·porta ·alla valutazione dell'uno. come più reale .e intelligibile.senza togliere nulla al moltepliceinteso come un dato fondamentale e imprescindibile. La scoperta della partecip_azione e dell'analogia avviene appunto .qui, dove si prende atto della dipendenza del molteplice dall'uno, dipenden:fache, invece di vanificare dialètticamente il dipendente a favore del suo punto di riferime:r;ito, .al contrario lo>fonda, gli conferisce fintelligibilità :e spessore ontologico.'éJI :molteplice non esiste alloril"controJ'uno e nonostante l'uno, mà grazie all'uno e a'causa dell'uno. Inoltre :ciò èhe è uno sotto :un aspetto, l'idea rispetto.•ai sensibili, .può essere e .di fatto è molteplice,;sotto un altro aspetto, quellO delle idee nelle reciproche differenze e relazioni tra loro. L'unità .si verifica quindi a livellLdiversi: ogni idea specifica è un uno tj.spetto ai singoli :Sensibili, ma, dato che· .vi sono delle idee comunLnon solo ai sensibili, bensì anche. ad' •altre idee-specie; bisognaiulteriormente anùnèttere•quelle.idee che diffondono la loro partecipazione tanto sul mondo sensibile .quanto· su quelJo ideale. Idee di equesto tipo non rappresentano una specie, ma sono superiom 145 Infinito non nel senso perfettivo, come diciamo che Dio è infinito, nia nel senso del non-finito ossia del non-compiuto e quindi del non-perfetto (N;d.G;). 146 Cfr. Sophistes, 258 b ss. 147 Così osserva, con molto acume, G. REALE, op. cit., Il, p. 55.

Metafisica della sostanza

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ad essa: e quindi,~'analogiche" .per natura. Platone stesso descrive una simile struttura ··nel. Symposion 148 dove si risale nell'ambito del "bello". da singoli corpi belli e ciò che è comune alla bellezza corporea (quindi dal singolo all'idea-specie), ma poLsi passa ulteriormente alla bellezza delle anime e da qui a quella della conoscenza (quindi da specie inferiore a specie •superiore) e infine ci si accorge che il bello costituisce un vero «alto mare di bellezza» (to polypèlagos [...] tu kalù) 149 in quanto in qualche modo pervade tutto l'ambito del reale; iLche tuttavia non è possibile se non in dipendenza :da una Bellezza suprema in tutto l'ambito (universale e analogico) del bello in sé e per sé, eterno e uguale a sé nell'unità della sua forma iso. :.. , 10. Nessun dubbio,quindi che vi sono delleidee di diverso grado di universalità (ad es. quelle esprimenti un'essenza sola .e,;quelle esprimenti proprietà comuni a più essenze), il .che - ripropone ovviamente una gerarchia di -idee, la quale a sua volta. dipende da un'idea _sommamente· e· in qualche. modo · assolutamente una; cosicché Platone.,arriva anch'egli ·ad un ·ASsoluto che però . . non annienta più. i suoi ··inferiori, •ma,. distinto· e indipendente, da essi, conferisce loro un riflesso della sua realtà e della sua .verità. L'idea suprema avrà . in •modo i sign~ficativo le caratteristiche .del ~ene in quantoèl'attributo del bene è.al di là di tutti gli altri e quindi si-presta ottim·amente:aforidare ed esprimere la trascendenza dell'ASsoluto1s1• L'ascesa.al Bene inizia dall'analogia, per sé di proporzione, tra il mondo sensibile e quello intelligibile, mapresto si-. configura come una. somiglianza .. di •relazioni e per conseguenza .come. vera proporzionalità in quanto; .come nelrambito sensibile la luce solare causa sia la capacità di vedere che la visibilità obiettiva delle cose, cosìih .quello intelligibile l'illuminazione intellettiva .conferisce sia l'intelligenza all'intelletto .che l'intelligibilità alla realtà. E come la debolezza della· luce· solare diminuisce la visibilità e•. la visione .dei sensibili,· similmente l'intelligenza è ferma in sé.e .si volge ·a ciò che risplende di verità e di essere, mentre comincia , a esitare e: a comportarsi irrazionalmente se.attende ·alle' cose miste è inutevoli. ·' Ciò che d~Ja verità, all'intelligibile e l'intelligenza: all'intelligente è l'idea del Bene (agathù idea). La conoscenza: e la verità, finte.lligenza el'essere.sono belli;·malaloro causa comune dev'essere ancora più bella. Comè poiil sole comunica ai sensibili.non solo la visibilità; ma anche la generazione, la crescita e il nutrimènto,· così pure:I1Idea del Bene; vero Sole intelligibile, . elargisce alle . realtà_ .ideali nèl foto . -, 1.4~

209 e 211 b. 21ò d4.;1· ISO 211b1-2.

_,149

s Cfr. Resp;;.508 a-509 b.

1 1

LA FONDAZIÒNE DELLA METAFISICA

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insieme .non solo l'intelligibilità, ma· l'essere stesso· e l'essenza (to èinai.te kaiten usìan) senza che il Bene si identifichi con l'essere, ma rimane ben.aldisopl'a dell'essere (epèkeina tes usìas) quanto alla sUa'-::dignità e potenza; La suprema dualità, quella dell'essere e· del conoscere,~si trova così ricondotta ,all'ultima unità suprema e trascendente nel Bene. Il fondamento della trascendenza e dell'unità è:ancora l'universalità. 'i ·Platone non. intuì ancora la còestensione dei trascendentali, perèhé ' il conoscere gli appare posto davanti e quindi distinto dall'essere e per conseguenza la stessa verità, per quanto sia fondata nell'essere, non: coinciderà simpliciter con esso, ma ciò che sarà comune al vero e all'essere, e quindi al di là di entrambi e causa·di entrambi, sarà il Bene supremo. La teoria platonica della p~ecipazione giunge al suo vertice in un tesfo 1s2 di cui non si apprezzerà inai .abbastanza la profondità· e Ja virtualità speculativa, iifjq'uanto questa fase, decisamente nuova della dottrina delle idee, infrangendo il limite posto dal divieto parmenideo secondo cui il nOn""essere non è; porta all~ scoperta: ;· a) di un movimento spirituale che pervade il mondo ideale ·Oà cui quiete è perciò ben diversa da un banale immobilismo); · b) délla trascendenza dell'essere rispetto ai generi, tesi in cui si intravede già la, distinzione reale tra· l'essere e l'essenza . delle cose.finite (questo filosofema,. tanto caro a S. Tommaso S< d'Aquino, fu elaborata partendo dall'.aristotelismo,ma non senza far ricorso alla partecipazione platonica); · c) .della comunanza dei generi, o meglio: delle' relazioni ~·.:.'·reciproche tra le idee gerarchicamente . ordinate, teoria"" nella quale appare la presenza dell'essere.in tutte le differenze,. ma anche _delle differenze nell'essere, il che apre indiscutibilmente la strada.alla:partecipazione per composiziòne .(entitativa) e quindi ;all'analogia di proporziònalità basata sù 'Un.· ordine ~analogicò di ·. ; proporzionetfa i soggetti partecipanti153. · .••',i Per dimostrare la presenza del movimento. nella ·sfera dell'essere ideale che pienamente è 'secondo la proporzione e la misura della su.a specie, Platone parte dalla conoscenza, in cuiintravede un'attività, così che Tessere, fa. quanto conosciuto, subisce qualcosa ed è perciò mossois4. Trattandosi tuttavia di. un :q:move:re ed essere mosso sefondo.:pura intenzionalità, è chiaro che il moto in questione non è quello fisico sic et simpliciter, ma è un agire:-patire intenzionale, che fonda un· moto, sì, ma non transitivo, bensì immanente, e Platone, Sophistes 248 a-259 c. L'A spiegherà la:differenza . tra•l'analogia di proporzione e quella di proporzionalità nel prosieguo dell'opera: (N.d.C.); 154 Cfr. Soph., 248 e-249 a. 15 2

• 153

70

Metafisica della sostanza

benché ,non abbia né, esplicitato né adeguatamente spiegato la distinzione. in questione, ile ha tuttavia chiaramente .postulato la necessità1ss. In questo e solo in questo senso ilmoto.{kinesis),1avita (zoè), l'anima{psychè} e l'intelligenza ffrònesis) spettano (parèinaz) a ciò che in ogni modo è (topantelòs,ont:z), che di conseguenza non può. essere . concepito come sempli~mente immobile nella sua maestà e santità, ma privo di ragione; All'essère nella ,sua più alta perfezione spetta ;perciò l'intelligenza riflessiva di :sé, cosicché il mondO-ideale,non è· solo una gerarchia di intelligibili, ma dLrealtà intellettivamente .conosciute e,conoscenti, il che. lo·1riempie di una ritalità ·spirituale della :quale quella, fisica (transitiva) è solo· 'un pallido riflesso. 11. Se .è verb' che .J'attività razionale (nus) non si verifica senza moto, rimane pur sempre ugualmente vero.che essa è altretta~to inconcepibile senza . la·. quiete e .. ciò a. causa ; deL. suo caratterè relazionale che stabilisce .delle somiglianze.tra le cose, le .qua,li, per essere valide sul piano conoscitivo,. suppongono la quiete e, sotto questo aspetto; escludono il.cambiamento 1~ 6 •. •Nasce èosì un'aporia dialettica: da un lato il rapporto soggetto'coggetto che costituisce la conoscenza è .un atto e·quindiin un certo qual modo ."movimento"; dall'altro lato, affinché la rappresentazfone dell'oggetto (relazioni di somiglianza tra le cose) possaavere validità epistemica, è neèessario che il soggetto .colgaJo statd .obiettivo delle cose. così coine è, cioè _. · · immobile. · . Sia notato pet ~nciso, ma l'.o,sser\razione è tutt'altro .che priva di inte:i;esse speculativo, che fa •suddetta aporia è suscettibile di una soluzione.in.base alla distinzione tra l'eserci:z;io dell'atto cognitivo (actio immanens) e laspe.cificazione, ex parte obiecti, delmedesimo, il che equivale·. a uno.. sdoppiamento sul· piano della conoscenza, per analogia alla dualità entitativa :della quiddità e cieLsuOatto, di. una «essenza» ed «esistenza»>intenzionali157;Di fatto, Platone stesso: non si accontenta della.contraddizione apparente;>- dall' «essere predicato di» 182 • In entrambi i casi ·Si tratta di concetti' legati ad altri concetti (dei predicati ai rispettivi soggetti) che manifestano legami analoghi tra le realtà rappresentate corrispondenti· ai concetti in questione e, come i concetti manifestano le cose reali, così i.. legami concettuali nella predicazione e nel giudizio/ esprimono legami reali. Anzi, solo qui appare la verità o falsità della conoscenza, perché la mente umana ··nella semplice apprensione (formulazione del concetto in assoluto) non· coglie il rapporto di corrispondenza tra concetto e realtà; " mentre. · nel concepire delle relazioni : concettuali implicitamente concepisce i concetti così·collegati come confrontati con la realtà delle cose rappresentate in essL Difatto la verità sta nell'essere, e non nell'essenza, e l'essere (aggiunto al :contenuto essenziale) ·si manifesta neL confronto183. Ora la divisione della relazione in «essere in qualcosa» e «essere predicato di qualcosa» potrebbe far pensare alla 'distinzione tra rapporti reali e rapporti concettualL Nulla sarebbe più erroneo e fuorviante. Nella dottrina aristoteljca sia J' «essere in» ·:che I'«èssere predicato· di» 1s4 costituiscono. . rapporti .. che , analogicamente. , appartengono sìa all'ambit.o concettuale che al campo dell'entità reale. · ·. È proprio quLche. ·Aristotele scopre la sostanzialità come sussistenza individuale. Nel platonismo il sussistente è l'éidos. dal quale il singolo individuo dipende come l'esemplato dall'esemplare; ma · Platone stesso: afferma che I'eidos ha nel •singoJo individuo sensibile una presenza reale (parusia). Se così è1Bs, il·sihgolo deve esserci p'rirha deiridea, affinché l'idea possa essere ricevuta in- esso. L'effetto appartiene alla causa dalla quale dipende e non viceversa, cosicché, .se l'idea appartiene realmente al singolo, occorre pensare il singolo sotto un aspetto sotto· il quale si sottrae alla dipendenza dall'idea; occorre pensarlo .sùssistente, soggetto ·di•. essere e di predicazione. Ora .l'idea, l'essenza, appartiene· al singolo in quanto ·è ricevuta in esso senza· farne .tuttavia· parte, mentre le· proprietà 1 8~

Cfr. Cat., 1.a 20-24. . .··., • ,. :, i • . .• '· Cioè confrontandojl mio giudizio su una cosa con la cosa;Stessa,.io posso coritrolJaresècolgolaveritàdiquestacosa(:N.d.C.). . · · · . . . . . . . . l84 i."'esse're hi" si riferisce all'essenza:: per esempio la ragione·~ nell'Ùomo; l'"essere 'predièatò di" si riferisce aWesistenia 'di 'un· soggetto predieata nel giudizio:·per esempio.il sole esiste (N;d.C;);' · . 185 Iri queste parole e in quelle che seguono;l'A confuta Platone dall'interno fa~endo. implicito riferimento alla critica,:. aristotelica, -la quale consiste nell'osservare che ciò che sussiste è l'individuo concreto e non l'idea dell'individuo. Però gli storici hanno osservato che qui Aristotele non ha capito la dignità.dell'idea-in·Platone, idea che.non•è. quellà che·:.Ci faèè:iamo noi conoscendo k cose;; ma è un principio ohtolc:igico •·e, potremmo dire divino, dell'esistenza stessa delle cose (N.d.C,) .. .18 3

LA FONDAZIONE DELLAMETAFISICA

77

dell'essenza non sono aggiunte ad essa e ricevute in essa, ma fanno parte-:del suo stesso· contenuto· (ad es. nell'umanità è compresa la razionalità come: appartenente al suo stesso contenuto .eidetico, mentre fa razionalità del singolo uomo è una qualità ricewta in esso): L'appartenenza per legame all'essenza è descritta da Aristotele eome·l'«esseré 'predicato di», mentre l'appartenenza per ricezione n~l soggetto è espressa col termine «essere in» . .:n 'Ora come :la razionalità fa parte sia del concetto che dell'essenza rèale dell'umanità, così la facoltà razionale appartiene· al singolo uomo sia secondo il legame intenzionale, logico, del soggetto e del predicato sia secondo reale. iilesione di una qualità al suo soggetto. Con la distinzione dei due rapporti in questione lo Stagirita fonda altre distinzioni di fondamentale importanza pet la costituzione della sostanza - la differenza tra accidenti predicabili (propri) e predieamehtali1B6 e quella tta:l'essenza e il soggetto - 'infatti, le proprietà fanno parte,. dell'essenza, gli accidenti-prèdlcamenti ineriscono a:lla sostanza intesa come.soggetto. ' ;'.'.''Lit·· sostanza··assume così ,una '··duplice dimensione: quella éssènziale costituente e quella supposizionale187 · terminante. L'essenza fa parte della sostanza, ma •non è ricevuta in essa (a differenza di Platone, Aristotele non ammette la separazione c1ella forma-essenza dal sostrato concreto) 188 , la sostanza a sua volta non fa parte dh1essun'altra realtà 'né può essere ricevuta in· un altro soggetto; Sarà questo il fondàménto della differenziazione tra la sostanza prima è sècònda189. .

Essere in.sé ~}:I

.

. .'~.14. In ogni ~~te sostanziale, la cui caratteristica è e rimane sempre qù.ellà &: essere in sé, occorre considerare ria 'sua .. singolarità

indivldù.àleche' gli. ,dà l'lmità numeriça ossia l~ideritità con sé~ ma iiiche distiq.ziQne .da Ògni altro ente sostanziale .., Nel contempo però rimanè' lln fatto innegabile che gli individµi cfella stess~ specie

la

: 18 6 L'accidente predicabile è una proprietà. estrinseca all'essenza: per esempfo il coforè·della pèlle rispettò alla' nàtura·uìnana; l;àccidente predieamentale è timi proprietà che esiste accidentalmente in uil•soggetto: per .esempio il.colore della ,, pelle in un dato individuo uniano (N.d.G.). ·; .J~7Riferiment6 al soggetto (N.d,C.).. .. . .. . . 188 Platone coricepiSce delle . essenze sùssistenti; fovece Aristotele pone l'essenza come forma di un soggetj:o singolo sussistente (N.d.C.). 189 La sostanza prima in Aristotele è il soggetto singolo; la so1>tanza seconda è l'essenza specifica (N.d.C.).

Metafisica della sostanza

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sono in virtù della loro entità (e non già accidentalmente per qualche proprietà aggiunta), simili l'uno .con l'altro. Gli enti sono perciò singoli, ma allo stesso tempo dotati di qualcosa di comune che permette di definirlL come "tali" determinati enti. La comunanza tuttavia non è dovuta a qualcos'altro ,al di fuori dell'ente stesso, a un'idea. trascendente, come; pensava Platone, ma· all'ente stesso, il che, lungi dall'attenuare la . problematica platonica. del singolo sensibile e dell'universale intelligibile, la ripropone in una dimensione ancora più radicale: infatti, il problema è come l'universale.· e il singolo, apparentemente .• contrapposti, possano coincidere nell'unità di questo determinato ente sussistente. Arist.otele affronta questa domanda, assolutamente fondaméntale nella teoria della sostanza, iniziando dalla conoscenza.della realtà. Il reale che è, proprio in quanto re1).le;,i;empre, qua,lco&a di singolo, si sottrae: pella . SUcinio.manif~sta ilpei.:cpé di un.};I~t~r;rninate> rapp()rtO trgyeµte e la sua proprietà nell'ambit9,çlel reale: çiò ;11011 sorprende s~ si ·P~nsa che il senso coglie jl fatto ,d~ll'apparteJ1en~a,in concr~todi ql:lesto attributo .a· questa realtà s.en..za .coglierne ,il.· nesso q1µsale, il c:h~ ..si spiega prendendo in considen1.zio11e çhe jl singolo, oggetto del ,senso, costituisce iL termine,. di. tale ,appa,:i;t.enenza (çiò •;a cui 1'.attributo c conviene a tale sussistente), cosi.cc.µé la. ragione ,causale del;rappor:to c:he si verifica nelll} J:~altà concreta ,non. può essere cercata nella singolarità dell'ente, bensì nel costitutivo della ,:sua taleità1 9°, che può essere colto solo dall'intelletto astraente. · Viene ribadita dunque l'istanza platonica secondo la quale l'intelligibilità non deriva dal sensibile, bensì dal suo costitutivo ideale: «Mentre il sentire avviene necessariamente secondo•Lsingo}i, la scienza consiste nel conoscere l'universale» 19 1 • Dato però che l'universale non esiste separatamente dal singolo e per così dire "prima" :ai esso, anche l'intelletto lo possiede' solo nellà ctjnoscénza dell'ente individuale; che, come tale, è oggetto dei sensi;. sieclié l'intelletto dowà ricavate l'universale dal concreto: e l'intelligibile dal sensibile, e eiò' fa sorgere la domanda, su come 'awehga: 'U:n simile ' '• passaggfo riel ptocesS'o della conoscenza. ' Il realismo epistemologico di Arist()tele poggia sulla evidenza del principio di non-:-coJ]tradgJzicme (si tratta, ovvjaruentE! di un fondamento :teorico' fodirétto in quantèda certezza. di conoscere la realtà Si ,come_;p.resupposto deÌla COilOScenza, stessa, COS~: da essere direttamente indimostrabile come lo- sono 'gli •stessi primi È pensabile .sia l'affermazione th«;! ·la negaiiòne, ·ma ncìn è princìpi). : . ..-::· .. . . .. . ·.: . '.i ...

pone ~,··

~9° .Esser tale; ossia r esse~za specifica ò' an~h~ indhiduale (N.d. C) ..· 191

Post. Anal., A 31, 87 b 37-;39.