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Italian Pages 126 Year 1997
LE LETTERE DI GROUCHO MARX. Adelphi Edizioni, Milano 1992. Traduzione di Davide Tortorella. Titolo originale: "The Groucho Letters". Cura editoriale di Giulia Arborio Mella. Copyright 1967 by Groucho Marx. Published by Simon & Schuster.
INDICE.
Nota di copertina. Introduzione. Nel mondo del cinema. Vita privata. Il tasto della televisione. Groucho e altri uomini di lettere. Grrr... come Groucho. Broadway e Hollywood. Per la pubblicazione. Amici lontani. La scena vagamente politica Puntini sulle “i”. Note. Indice dei nomi I film dei fratelli Marx.
NOTA DI COPERTINA.
Fra le amicizie astrali del secolo va annoverata quella fra Groucho Marx e T. S. Eliot. Quando l'attore e il poeta entrarono in contatto, superando l'imbarazzo dovuto all'immensa ammirazione reciproca, Groucho si trovò a scrivere in questi termini a Eliot, che gli aveva appena donato una sua fotografia: “Caro T. S., la sua fotografia è arrivata in ottimo stato e spero che questa lettera la trovi nelle stesse condizioni. Non credevo che lei fosse così bello. Se non le hanno ancora offerto il ruolo di protagonista in qualche film sexy, ciò è da attribuire solo alla stupidità dei responsabili del casting”. Basterà questo piccolo esempio per far capire l'euforia comica in cui Groucho Marx riesce a gettare i suoi lettori, come già i suoi spettatori. Chiunque ami il cinema ha un culto per i fratelli Marx e vorrebbe sentirli parlare sempre. Ma Harpo è muto, così bisogna concentrarsi su Groucho, sulla sua irresistibile parlantina. Ora, per un caso fortunato, quando scriveva lettere nella vita di ogni giorno Groucho era altrettanto comico che sullo schermo. In questo libro, che è ormai un classico, lo vediamo alle prese con interlocutori di ogni genere: non solo T. S. Eliot, ma colleghi del mondo del cinema, giornalisti, produttori, teatranti, agenti, amici. E il riso ci accompagnerà sempre... Questo libro allargherà ancora il vasto club degli amici di Groucho, il quale disse una volta: “Non m'interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri”. Terzo dei cinque fratelli Marx, Julius Henry, detto Groucho, nacque a New York nel 1890 e morì a Hollywood nel 1977. Questa raccolta di lettere apparve negli Stati Uniti nel 1967.
LE LETTERE DI GROUCHO MARX.
INTRODUZIONE.
La prima volta che un editore gli suggerì di raccogliere le sue lettere in un libro, Groucho, che era timido be', insomma, "abbastanza" timido -, non ebbe esitazioni. Rispose con questo telegramma: RICEVUTA VOSTRA LETTERA E IMMEDIATAMENTE BRUCIATA STOP PREFERISCO ESTRANEI NON FICCHINO NASO NELLA MIA POSTA STOP DISCUTEREI PIU' A FONDO MA MIA SEGRETARIA HA APPUNTAMENTO FRA CINQUE MINUTI - CON ME. Dopo uno sporadico carteggio ben presto ridotto al silenzio, i due corrispondenti si dedicarono ciascuno alle proprie attività; nel caso di Groucho, a quel tempo esse consistevano in gite ciclistiche al supermercato e apparizioni settimanali in tivù, nonché nello scrivere lettere, diventare una leggenda e farsi grattare i piedi svago, quest'ultimo, graditissimo da tutti i fratelli Marx (se avesse un significato non saprei dirlo). So soltanto che Groucho passava gran parte del tempo a leggere e ad attaccar discorso con gli estranei, specialmente quelli di sesso femminile. Se erano di sesso femminile, non rimanevano estranei a lungo. (Quando andava al cinema, la sua conversazione con la maschera incominciava spesso con la domanda: “Come butta stasera: spalle in dentro o petti in fuori?”. Quando era in vena di battutacce chiedeva al cameriere, o alla cameriera: “Scusi, ha le zampe di rana?”. Qualunque fosse la risposta, Groucho prendeva un'aria gravemente delusa e diceva: “Risposta sbagliata! Doveva dire: 'No, sono i reumatismi che mi fanno camminare così!'“. La sua riluttanza a pubblicare le lettere era sincera e priva di preconcetti. Fu vinta da due fattori: 1) la proposta che il volume includesse, oltre alle sue lettere, anche quelle scritte a lui: un argomento persuasivo, dal momento che fra i suoi corrispondenti, come dirò più avanti, si annoverano i personaggi di lingua inglese più arguti del mondo. Poi ci fu 2) la missiva ufficiale da Washington, in cui si chiedeva a Groucho di donare le sue carte alla Library of Congress, certo a edificazione dei futuri discepoli che avessero intrapreso uno studio sulla comicità. Molti avrebbero desiderato conoscere la "forma mentis" di un uomo che scrisse al presidente di un club di Hollywood: “Vogliate accogliere le mie dimissioni. Non m'interessa far parte di un club che mi accetta fra i suoi membri”. Ecco, in forma satirica e lapidaria, una delle osservazioni più sottili e rivelatrici dell'odio di sé che l'animale uomo coltiva accanto alle proprie ambizioni sociali. Essendo il più illustre alunno della sua scuola a non aver raggiunto il diploma, Groucho fu naturalmente molto lusingato dalla richiesta della Library of Congress. Dopotutto nelle aule scolastiche era rimasto meno a lungo che nello spettacolo "Fun in Hi Skule", in cui a meno di vent'anni faceva da professore ai suoi fratelli; e sebbene la sua ortografia non fosse palesemente un granché, riuscì a portare una ventata di freschezza nell'insegnamento della geografia. Quando chiedeva a Harpo che forma avesse la terra, Harpo, che non si era ancora dato esclusivamente alla pantomima, rispondeva candido che non lo sapeva. Allora Groucho cercava di aiutarlo. “Che forma hanno i miei polsini?”. “Quadrata” . “Voglio dire i polsini che metto la Domenica - non quelli di tutti i giorni. Allora, che forma ha il mondo?”. “Rotonda la domenica e quadrata nei giorni feriali” ribatteva Harpo, che di lì a poco si votò al silenzio professionale. Come Falstaff, anche Groucho poteva ben dire “non solo di esser spiritoso, ma di suscitare lo spirito negli altri”. Molte lettere indirizzate a lui sono abbondantemente condite di umorismo. Non stupisce che provengano spesso da scrittori professionisti, giacché la maggior parte degli amici di Groucho erano appunto scrittori. Se i fratelli corrispondevano pochissimo fra loro, è perché si separavano di rado, e mai per molto tempo; inoltre Groucho è l'unico membro della famiglia con il bernoccolo epistolare. Quando Chico prendeva in mano la penna, di solito era per firmare assegni a favore dei suoi avversari al tavolo da gioco - tutti molto meno abili di lui, sosteneva: per dimostrarlo, impiegò gran parte della sua gioiosa e spensierata esistenza (e pecunia). Quanto all'eterno fanciullo, il caro Harpo, anche lui come Groucho aveva soprattutto amici scrittori. Eppure si divertiva a fingersi completamente illetterato. Ci conoscevamo ancora da poco (fui chiamato a Hollywood per collaborare alla sceneggiatura di un film dei fratelli Marx) quando mi chiese di insegnargli a scrivere la “J”. Ricordo un'altra occasione in cui lo sorpresi a rispondere, con la solita impertinenza, a una lettera ricevuta cinque anni prima dal commediografo S. N. Behrman.
Si dice che la comicità di Groucho consista nel dire in modo sfacciato e, va da sé, folgorante, quello che noialtri magari pensiamo ma non abbiamo il coraggio di dire. Questo è vero solo in parte. Il punto forte della sua impudenza comica non è l'audacia ma l'intelligenza, e se a volte i proiettili mancano il bersaglio, be'... anche gli assi del baseball a volte ripetono la battuta. Un esempio della sua spassosa insolenza si ebbe durante una cena sontuosa e formale offerta dal suo sponsor televisivo. Gli impiegati avevano comperato al presidente un dono prezioso per celebrare il suo venticinquesimo anniversario nell'azienda, e pregarono Groucho di tenere un discorso. Lui si alzò in piedi, indicò il pacchetto elegantemente incartato, e rivolgendosi al presidente disse: “Charlie, in pegno della loro devozione i tuoi dipendenti ti hanno comperato questo regalo. Io non so che cosa sia, ma se fossi in te non lo aprirei prima di averlo immerso nella vasca da bagno”. Il suo spirito sapeva anche fulminare con grazia. C'era una volta una rivista chiamata “Confidential”, che fu fatta chiudere dal tribunale (o dal Ministero delle poste?); era specializzata in viscidi scandaletti di divi del cinema. E' probabile che alcune storie fossero anche vere, o quasi vere; di solito non lo erano affatto. Cionondimeno il rotocalco era temutissimo dai divi, che ogni volta lo sfogliavano con mani tremanti, per vedere quanto toccava loro della periodica distribuzione di fango. Quando la rivista pubblicò un articolo moderatamente piccante che accusava Groucho di avere un debole per le donne (affermazione che certo lui non ha mai smentito), ne fu irritato, ma non disse nulla. Un paio di mesi più tardi, quando “Confidential” insinuò che il suo quiz era truccato, Groucho ne ebbe abbastanza. Si sedette alla macchina da scrivere e vergò il seguente avvertimento: Gentili signori, se seguiterete a pubblicare notizie calunniose sul mio conto, mi vedrò costretto a disdire il mio abbonamento. Cordiali saluti, Groucho Marx Ecco un uomo spiritoso. ARTHUR SHEEKMAN *** NEL MONDO DEL CINEMA.
A CHICO MARX. marzo l942 Caro Chico, il mio Produttore Cinematografico Preferito è venuto a cena da noi ieri sera, e anno dopo anno mangia in modo sempre più rumoroso. Mentre succhiava le ossa di pollo e le pannocchie di mais (un tragico errore, ora me ne rendo conto) lo hanno sentito in un raggio di chilometri. Molti, pensando a un'incursione aerea, hanno schermato le finestre e smorzato i lumi. Indi ci siamo recati, su sua insistente richiesta, nella galleria del Pantages Theatre, dove lui ha russato dal principio alla fine di due fra i più lunghi lungometraggi mai girati nella storia del sonoro. Ritorna a sintonizzarti qui la settimana prossima per un'altra avvincente puntata del piccolo ciccione dal risucchio implacabile. Nel frattempo, tu controlla sempre i dadi. Groucho LA LUNGA BATTAGLIA CON LA WARNER BROTHERS. [Mentre i fratelli Marx si accingevano a girare "Una notte a Casablanca", la Warner Brothers minacciò di intentare un'azione legale in difesa di "Casablanca", uscito cinque anni prima. Al che Groucho, a nome suo e dei fratelli, formulò a botta calda il seguente dispaccio:] Cari Fratelli Warner, evidentemente ci sono molti modi di conquistare una città e di conservarne il dominio. Per esempio, quando questo film era ancora in fase di progetto non avevo idea che la città di Casablanca appartenesse
esclusivamente alla Warner Brothers. E invece, solo pochi giorni dopo aver pubblicato il nostro annuncio, riceviamo la vostra lunga, ominosa missiva che ci intima di non usare il nome Casablanca. Sembra che nel 1471 Ferdinando Balboa Warner, il vostro bis-bis-bisavolo, mentre cercava una scorciatoia per la città di Burbank capitasse per caso sulle coste dell'Africa e, levando in aria il suo Alpenstock (barattato poi con un centinaio di acri di terra), battezzasse quel luogo Casablanca. Non riesco proprio a capire il vostro comportamento. Anche se intendete rispolverare il vostro film, sono sicuro che col tempo lo spettatore medio imparerà a distinguere Ingrid Bergman da Harpo. Io non so se ci riuscirei, ma di sicuro mi piacerebbe provarci. Voi sostenete di essere i proprietari di Casablanca e vietate a chiunque di usare questo nome senza il vostro permesso. Ma come la mettiamo con “Warner Brothers”? E' vostro anche questo? Probabilmente avete il diritto di usare il nome Warner, ma Fratelli? Professionalmente, noi siamo fratelli da molto più tempo di voi. I Marx Brothers se la sgavettavano in giro per i teatri quando il Vitaphone era ancora un sogno proibito nella mente del suo inventore, e del resto prima di noi ci sono stati altri fratelli: i Fratelli Lumière, i Fratelli Karamazov, Dan Fratelli, un esterno che giocava nel Detroit, e la canzone "Fratello, ti avanza un nichelino?" (che originariamente s'intitolava "Fratelli, vi avanza un nichelino?", ma siccome un nichelino in due era da pidocchi hanno buttato fuori un fratello e preso tutto il malloppo all'altro). E tu, Jack? Credi che il tuo sia un nome originale? Ebbene, non lo è. Si usava molto tempo prima che tu nascessi. Lì per lì mi vengono in mente due Jack: quello di "Jack e la pianta di fagioli" e Jack lo Squartatore, una figura di portata storica veramente incisiva. Quanto a te, Harry, probabilmente firmi i tuoi assegni nella ferma convinzione di essere il primo Harry di tutti i tempi; gli altri sarebbero impostori. Ma io ricordo due Harry che ti hanno preceduto. C'era Harry del faro, di rivoluzionaria memoria, e un Harry Appelbaum che abitava all'angolo fra la Novantatreesima Strada e Lexington Avenue. Purtroppo, Appelbaum non era molto noto. L'ultima volta che ho sentito parlare di lui, vendeva cravatte da Weber e Heilbroner. E veniamo allo studio Burbank. E' così che voi fratelli chiamate la vostra sede, mi pare. Il vecchio Burbank non c'è più, forse vi ricordate di lui. Era un asso del giardinaggio; sua moglie soleva ripetere che Luther aveva dieci pollici verdi. Che donna spiritosa doveva essere! Burbank era il mago che a forza di incrociare frutti e verdure li rendeva talmente scombinati e nevrotici che non sapevano mai se entrare in sala da pranzo sul piatto dei contorni o su quello del dessert. E' solo una congettura, s'intende, ma chissà, forse i discendenti di Burbank non vedono di buon occhio quella fabbrica che si è messa a sfornare pellicole cinematografiche nel territorio della loro città, appropriandosi del nome Burbank e usandolo come copertura. E' perfino possibile che la famiglia Burbank vada più orgogliosa della patata prodotta dal vecchio che non dei vostri "Casablanca" o magari "Gold Diggers of 1931". A quanto pare mi è venuta fuori una bella filippica, ma vi assicuro che non ne avevo l'intenzione. Io "adoro" la Warner. Alcuni dei miei migliori amici sono nella Warner Brothers. E' perfino possibile che io stia commettendo un'ingiustizia nei vostri confronti e che voi, poverini, siate estranei a questo comportamento da botoli ringhiosi. Non mi sorprenderebbe affatto scoprire che i capi del vostro ufficio legale sono all'oscuro di quest'assurda diatriba, giacché io sono in buoni rapporti con molti di loro e si tratta di brave persone con i ricci neri, i completi doppiopetto e un amore per il prossimo che è più saroyaniano di Saroyan. Ho la sensazione che questo tentativo di impedirci di usare il titolo sia stato partorito dalla mente di qualche azzeccagarbugli dal musetto aguzzo, che sta svolgendo un breve apprendistato nel vostro ufficio legale. Lo conosco bene, quel genere: fresco fresco di università, affamato di successo e troppo ambizioso per seguire le naturali leggi della promozione. Questo scellerato causomane ha probabilmente istigato i vostri avvocati (che sono perlopiù brave persone con i ricci neri, i completi doppiopetto, eccetera) a tentare la diffida. Ebbene, non la passerà liscia! Gli daremo battaglia fino all'ultimo appello! Nessun esangue avventuriero legale riuscirà a spargere zizzania fra i Warner e i Marx. Dentro di noi siamo tutti fratelli, e rimarremo in armonia fino a che l'ultima bobina di "Una notte a Casablanca" avrà terminato di svolgersi sul suo rullo. Ossequi, Groucho Marx [Per qualche strana ragione, questa lettera parve sconcertare l'ufficio legale della Warner Brothers che, in tutta serietà, rispose ai fratelli Marx chiedendo lumi sulla trama del loro film. La lettera lasciava intendere che si poteva arrivare ad un accordo. Perciò Groucho replicò:] Cari Warner, sulla trama del film non posso dirvi molto. Io faccio la parte di un Dottore in Teologia che somministra conforti spirituali agli indigeni e, nel part-time, piazza apriscatole e giacche marinare ai selvaggi della Costa d'Oro africana.
Quando incontro Chico per la prima volta lui lavora in un saloon, dove vende spugne ai beoni che non reggono l'alcol. Harpo è un caddie arabo che abita dentro una piccola urna greca un po' fuori mano. All'inizio del film Porridge, zuccherosa indigena, affila un po' di frecce per la caccia. Paul Sbevazza, il nostro eroe, continua ad accendersi due sigarette alla volta. Evidentemente non sa che le sigarette scarseggiano, qui. Ci sono Molti Millimetri di Magnificenza, Acerrimi Contrasti in un'Orgia Lussureggiante di Colore. Colore è un fattorino abissino. L'Orgia, non so se ci siete mai stati, è un piccolo night-club appena fuori città. Potrei dirvi ben altro, ma non voglio guastarvi la sorpresa. Il tutto ha ricevuto l'approvazione dello Hays Office, di “Tuttouncinetto” e dei superstiti dei Moti di Haymarket; e se i tempi sono maturi, questo film potrebbe essere la scintilla che farà scoppiare un nuovo disastro mondiale. Cordialmente, Groucho Marx [Invece di rabbonire gli avvocati, questa lettera parve sconcertarli ancora di più; risposero che continuavano a non capire il succo della vicenda, e che sarebbero stati grati al signor Marx se questi avesse voluto diffondersi maggiormente in particolari. Groucho si disimpegnò come segue:] Cari Fratelli, mi spiace dirlo, ma dall'ultima volta che vi ho scritto, nella trama del nostro ultimo film "Una notte a Casablanca" sono sopraggiunti alcuni cambiamenti. Nella nuova versione io sono Bordello, la fiamma di Humphrey Bogart. Harpo e Chico sono venditori ambulanti di tappeti i quali, stufi di srotolarli, entrano in un monastero così per sport. Ma sono loro a rimanere giocati, perché in quel luogo non si pratica nessuno sport, solo ritiri. Sul porto, a un tiro di sasso dal monastero, c'è un albergo straripante di rubiconde donzelle; molte di loro sono state censurate dallo Hays Office per adescamento. Nella quinta bobina, Gladstone pronuncia un discorso che mette in subbuglio la Camera dei Comuni e il re chiede le sue dimissioni seduta stante. Harpo sposa il detective di un albergo; Chico gestisce un allevamento di struzzi. La ragazza di Humphrey Bogart, Bordello, finisce per diventare una bacall-girl, e morta lì. Come vedete, si tratta proprio di un sunto a grandi linee. Potremo salvarci dall'estinzione soltanto se la pellicola continuerà a scarseggiare. Vostro affezionatissimo Groucho Marx [Dopo questa lettera, i fratelli Marx non ebbero più notizie dall'ufficio legale della Warner Brothers]. A SAM ZOLOTOW, CRITICO TEATRALE DEL “NEW YORK TIMES”. 5 dicembre 1945 Caro Sam, i miei progetti sono ancora in Embrione: non so se ci sei mai stato, è un sobborgo della metropoli delle pie illusioni. Attualmente sono immerso anima e corpo in "Casablanca", un'avventura appassionante. Mi alzo ogni mattina alle sette, sferro alla sveglia un calcio nei cosiddetti e volo allo studio. Mi convocano sempre alle nove del mattino, il che significa cominciare le riprese seduta stante alle tre del pomeriggio. Protestare è inutile: il mondo della celluloide funziona così, e forse è soprattutto per questo che si vedono tante schifezze al cinematografo sotto casa. Tuo Groucho 23 gennaio 1946 Caro Sam Zolotow, oggi, per la prima volta dalla fine di settembre, sono emerso dalla mia tana al General Service Studio e ho visto la luce del giorno. Nelle ultime nove settimane ho condotto un'esistenza che presenta forti rassomiglianze con quella di una comparsa nel numero Ratti & Gatti di Swain. Forse sei troppo giovane per ricordarti di questa chicca, consisteva in sei ratti vestiti da fantini in groppa a sei gatti vestiti da cavalli, che galoppavano freneticamente su una pista in miniatura. Era un numero straordinario. Naturalmente il mio salario è maggiore di quello che Swain dava ai suoi attori; anzi, loro di salario non ne ricevevano affatto. Swain li saldava in formaggio. Ogni ratto riceveva settimanalmente un chilo di cacio da
trappola per topi. Forse non ti sembrerà molto, ora che lo stato è alle prese con un deficit di trecento miliardi di dollari, ma tieni presente che era esentasse. Quei ratti non avevano un agente; conoscevano la propria specie, e preferivano gestirsi da soli. Non dovevano neppure andarselo a comperare il formaggio, se ne stavano lì nel loro camerino e aspettavano che Swain infilasse il salario nell'apposita apertura. Se "Una notte a Casablanca" avrà un esito disastroso, e non vedo perché non dovrebbe, andrò a trovare Swain per chiedergli se gli interessa riesumare il suo numero con me nella parte di uno dei fantini. Tuo Groucho AD ARTHUR SHEEKMAN. 24 giugno 1939 Caro Sheek, sto ancora pensando al tuo exit ferroviario. Il pavimento della Union Station è ancora disseminato di pacchetti e valigie che aspettano il tuo ritorno. In tutti questi anni di toccate e fughe su treni acchiappati all'ultimo secondo, non avevo mai visto una scena come quella dell'altra sera! "Tre pazzi a zonzo" sta procedendo piuttosto rapidamente, considerando che è un nostro film, e finiremo quasi entro il termine stabilito. Credo che sarà molto meglio del previsto, il che non è certo un granché, però penso sul serio che certe scene saranno molto divertenti, anche se devo ammettere, tanto per crearmi un alibi, che i giornalieri non li ho visti quasi mai. Sto diventando troppo vecchio per i giornalieri: le sale di proiezione (quelle che danno a noi, almeno) sono sempre in cima a troppi gradini oppure in una cantina con l'aria condizionata, e io ho deciso di aspettare a vedere il film finché non lo danno al Marquis. Per lo meno, se non mi piace, posso sempre vincere la Chevrolet. Ho sentito dire che al Ritz metteranno in palio una Buick: se è vero, forse il film non lo vedrò affatto. Il nostro programma radiofonico sta acquistando in popolarità e in indice di gradimento. Anche se chiude il 9 luglio, è quasi sicuro che in autunno tornerà alla ribalta in versione un po' rabberciata, probabilmente trasmesso in una sera feriale e ridotto a trenta minuti. Saluti a te e alla bella... non ricordo il suo nome, sai, quella che canta sempre l'inno delle crocerossine. Tuo Groucho 27 ottobre 1939 Cari Sheek e signora, finalmente mi sono curato il raffreddore a White Sulphur Springs, ma appena tornato a casa me ne sono buscato un altro, quindi forse dovrò tornare a White Sulphur Springs e rifare daccapo tutta la trafila. A causa del raffreddore non sono stato a trovare vostra figlia, mi sembrava molto più saggio tenermi alla larga da lei finché non mi fossi completamente ristabilito, il che avverrà probabilmente verso il 28 o 29 di novembre. Comunque ho telefonato alla scuola e mi hanno detto che ci si trova molto bene e che studia con ampio profitto. I ragazzi dello studio ci hanno preparato un'altra bella bufala, e molto probabilmente fra tre o quattro settimane cominceremo a girare. Non che io muoia dalla voglia, ma tanto vale cavarsi subito il dente. L'altro giorno ho visto il nostro ultimo film con un certo disinteresse. Mi rendo conto di valere poco come giudice, ma sono un po' disgustato da questa roba e, uscendo dal cinema, ho giurato che non l'avrei più rivisto. Non la penso altrettanto di tutti i nostri film: "Una notte all'Opera", per esempio, lo guardo sempre con piacere e anche, con minor piacere, "Un giorno alle corse", ma il resto mi disgusta, e in futuro me ne terrò alla larga. Vostro Groucho 12 giugno 1940 Caro Sheek, non riesco più a dormire. Tu ti chiederai: “Perché non riesce a dormire? Ha il denaro, la bellezza, il talento, la forza, e molti denti”; ma il possesso di tutti questi beni non ha niente a che fare con la mia insonnia. Vedo camerati che mi scendono giù per il camino, compagni sotto il letto, quinte colonne negli armadi, uno gnomo barbuto chiamato Sequestro che balla una gavotta sopra la mia scrivania con una signorina di nome
Soprattassa. Sto mettendo da parte una piccola somma per il veleno, che tengo celata in un sacchetto sotto il materasso. Contiamo di iniziare il film il primo di luglio, per quella data sono sicuro che avremo dimenticato tutte le battute così ben rodate durante la tournée. Sono appena tornato dal lago Arrowhead, dove ho passato il tempo a perdere la bussola in barca a vela. Tuo Groucho 1ø luglio 1940 Caro Sheek, ho ricevuto le lettere e l'assegno. Stavolta mi terrò l'assegno e depositerò le lettere: non voglio correre rischi! Il meccanismo umoristico di quest'ultima frase, spero l'avrai notato, consiste semplicemente nell'invertire due parole, uno stratagemma molto divertente per chi lo usa e niente affatto per chi lo subisce, ma pazienza. Hai visto il pezzettino che ho scritto per il “Reader's Digest”? Come articolo non è niente di speciale, ma è un buon annuncio pubblicitario, anche se purtroppo non ricordo che cosa stavo cercando di pubblicizzare. Ho rinunciato all'idea di comperare un Ediphone: facendo alcune indagini ho scoperto che dopo aver blaterato dentro una di quelle macchine è necessario far radere il cilindro con la registrazione. Ho già tanti problemi a radere me stesso, anche con il rasoio elettrico, che se oltre a questo mi tocca pulire un pezzo di metallo dall'aria ostile e sconosciuta, preferisco abbandonare la mia carriera letteraria e raccogliere bottiglie di birra... con la birra dentro! (Dio, che comico! Ma come gli vengono?). Continuano a rinviare "I cowboys del deserto". Ho letto il copione e non posso dargli torto. Se fossero furbi, ci liquiderebbero e ne chiamerebbero altri tre, oppure userebbero tutti quei soldi per aprire un'immensa, goduriosa casa d'appuntamenti. O magari un drive-in con le ragazze fra le fette di pane. Per decorarle basterebbe un velo di maionese! (Ma questo non lo ferma nessuno?). Probabilmente voterò per Wilkie: sono contrarissimo a un terzo mandato. Lo ritengo un uomo intelligente, coraggioso, e anche se io non l'ho ascoltato, mi hanno detto che se l'è cavata egregiamente a "Information, Please". Per avere il mio voto, Roosevelt dovrebbe andare a "Information, Please" e far meglio di Levant. Be', potrei andare avanti così per dei giorni, ma so che sei un uomo molto occupato a giocherellare con quello sturacessi, e non voglio distoglierti dal tuo lavoro. Ricorda, Brockway Hotel, Lake Tahoe, sala da pranzo, secondo tavolo a sinistra, dal 3 al 10 luglio. Presto, presto, presto! Saluti alle tue due donne, Sylvia e Gloria. Tuo Groucho AL FIGLIO ARTHUR. estate 1940 Caro Arthur, ... "I cowboys del deserto" è stato rinviato un'altra volta. Non capisco perché quelli dello studio non si decidono a dire che hanno paura di farlo. Da loro riesco a cavare solo un invito settimanale al reparto sartoria per farmi prendere le misure di un paio di pantaloni da pioniere. Gli sceneggiatori hanno sforbiciato in abbondanza, e a quanto ho capito dovremmo poter girare tutto quanto in tre giorni, e prendere l'Oscar. Irv Brecher dice che passerà alla storia come il più lungo cortometraggio mai realizzato. Be', la cosa non mi sfiora. La mia tattica è: beccati i soldi e al diavolo tutto il resto. Mi ero fatto tingere i capelli per intonarli ai baffi pitturati, ma dalla data prevista per l'inizio delle riprese è passato tanto di quel tempo che la tintura si è scolorita e ora mi toccherà rifare tutto daccapo. Perciò, come vedi, ormai la mia carriera di attore si è ridotta a provare un paio di pantaloni da pioniere una volta alla settimana e a farmi tingere i capelli una volta ogni tre. Che umiliazione per un'ex stella di Broadway... Con amore, Padre AD ARTHUR SHEEKMAN. 5 settembre 1940 Caro Sheek,
sto lavorando come un negro, e non mi piace. Il lavoro ancora ancora lo sopporto; senonché quando lavoro dormo male, ed è l'insonnia, più della fatica, a farmi sentire uno straccio. Ieri sera ho cenato da Chasen's con un Chaplin insolitamente d'ottimo umore. Fra le altre cose mi ha detto di non essere ebreo, ma che gli piacerebbe esserlo. Ha detto di essere scozzese, inglese e gitano, ma credo che non lo sappia bene nemmeno lui. E' molto contento del suo film. Il Breen Office l'ha visionato ieri, senza tagliare neppure uno degli oltre 4000 metri. Lui pensa che sarà un grande successo. E' un tipo molto strano. Per certi versi non ha neppure un barlume di senso dell'umorismo, eppure è affascinante. Mi ha detto che odia gli inglesi, ma spera che vincano la guerra. Odia anche No‰l Coward e rifiuta perfino di andare all'El Capit n, dove danno le sue commedie. Alla fine del pranzo, l'evento più sbalorditivo: ha afferrato il conto (per sei; ammontava a circa 30 dollari) e si è rifiutato di cedermelo. Con mio grande sollievo. Per fortuna sono abbronzato, e non credo che il pallore e il nervosismo fossero visibili sotto la tintarella. E' considerato un avaraccio, ma io l'ho sempre trovato generoso, non solo di denaro, anche di lodi. Gli piaccio moltissimo, dice che invidia il mio scilinguagnolo e che vorrebbe saper parlare altrettanto velocemente sullo schermo. Be', basta con Chaplin e me! La settimana scorsa ho visto "Ladies in Retirement", un giallo inglese molto bello. Non so perché, ma nonostante la migliore resa dei personaggi che io abbia mai visto a teatro, lo spettacolo non ha molto successo: forse Hollywood non ama le commedie con omicidi, oppure il Biltmore è troppo scomodo da raggiungere. All'El Capit n viceversa gli atti unici di Coward vanno a gonfie vele; gli incassi sono interamente devoluti al sussidio bellico per la Gran Bretagna e gli attori recitano tutti gratis. Il cast annovera praticamente tutta la colonia teatrale inglese del luogo. Arthur era arrivato in finale nel torneo tennistico di Santa Monica ma poi ha perso contro Carl Earn, l'atleta dotato del più bizzarro assortimento di colpi che si sia mai visto. Oltre a essere mancino, a forza di schiacciate, tagli ed effetti manda l'avversario nel pallone. Arthur ha perso il primo set 6-0, il secondo 8-6 e il terzo 6-4. Probabilmente l'anno prossimo sarà più bravo di lui. In compenso ha vinto il doppio, in coppia con Earn. Arthur era molto deluso di non poter partecipare ai nazionali di Forest Hills, ma spera di strinare qualche giocatore di livello nazionale al prossimo Southwest fra due settimane. Il Southwest sarà il solito vecchio Southwest: Paul Lucas avrà su il suo berretto; Gilbert Roland verrà eliminato nel primo turno dei singoli e dei doppi; il fior fiore delle fanciulle sfoggerà la pelliccia invernale nella settimana più calda dell'anno e io arriverò alla fine del torneo con un'indigestione acuta da w rstel e nervosismo paterno. Il tuo aff.mo Groucho 10 ottobre 1940 Caro Sheek, abbiamo quasi terminato "I cowboys del deserto". Non l'ho ancora visto montato ma non mi sembra male. Certo, con un argomento meno limitato poteva essere molto meglio; comunque è inutile rivangare. Sto dirigendo le mie ambizioni verso altre mete e discuto con Irving Brecher il progetto di un programma radiofonico un po' come "La famiglia Aldrich", ma più divertente, ci auguriamo. Con questo non intendo dire battute, battute, battute, ma una vicenda di umano interesse, e con un padre picchiatello, che naturalmente sarei io. Lo registreremo non appena sarà scritto. Ci sono perfino due o tre citrulli che sostengono di non vedere l'ora di ascoltarlo. Questa frase, come sai, si presta a varie risposte spiritose, che lascerò tutte a te. Sono un po' stufo di dare le risposte. Nel programma dei miei sogni io vorrei fare solo le domande, le risposte spiritose se le inventi qualche altro disgraziato. Naturalmente non vorrei essere pagato come quelli che fanno le domande, ma che ne parlo a fare, nessuno mi proporrebbe mai qualcosa di così allettante. Inoltre, devo scrivere una commedia per Krasna. Se il progetto radiofonico quaglia, potrei scarrozzarmela a est con mio figlio Arthur, per vedere il tuo "Mister Big" e mangiare storione da Greengrass con uno dei cordiali aborigeni, mettiamo Max Gordon. Lincoln era il mio presidente preferito finché Gordon non lo ha prodotto in collaborazione con Goetz, ma adesso tengo per Martin Van Buren. Starò molto attento a non nominarlo davanti a Gordon, altrimenti l'anno prossimo ci ritroveremo Henry Fonda nella parte di Martin Van Buren al Radio City Music Hall con l'incasso più scarso della storia del cinema. Sono raggiante per il campionato. Ho vinto due dollari a Miriam, cioè, in altre parole, due settimane di paghetta. La paghetta di Miriam sta diventando la mia principale fonte di reddito, e quando lei crescerà e volerà via dal nido, come si suol dire, non so come farò per l'argent de poche. Affettuosi saluti alla tua famiglia dalla mia famiglia e alla tua Broadway, che è anche la mia. Groucho 23 giugno 1941
Caro Sheek, eccomi qui al Teatro 18 in attesa di rigirare alcune scene. Siccome alla preproiezione una parte del dialogo con le tre modelle non era sembrata particolarmente divertente, hanno incaricato un ometto di scrivere alcune battute di rincalzo: con il risultato che sullo schermo queste ultime saranno sei volte meno divertenti. Friggo dall'impazienza: sono le 11 e 45, e all'una Art gioca contro Frank Parker nei quarti di finale del 55esimo torneo annuale di Los Angeles. Probabilmente Parker lo batterà, ma sarà un incontro interessante, e vorrei tanto esserci. Data la consueta tattica dilatoria del cinema, però, mi sa che dovrò abbandonare la speranza di vedere Art sudare sotto il sole di mezzogiorno. Come ti dicevo, abbiamo avuto due preproiezioni: la prima è andata abbastanza bene; poi hanno tolto 270 metri di pellicola, e la seconda è stata una fiasco. Adesso stanno rivedendo la trama (lo fanno con tutti i film, dopo la preproiezione); credono che il pubblico non rida perché non capisce la trama, invece non ride perché non capisce le battute! Comunque questo è il mio congedo, e qualsiasi cosa il futuro abbia in serbo per me sono felice di scampare a questo tipo di film, perché ormai trovo il mio personaggio assolutamente insopportabile. Be', basta parlare di me. Sai già dirmi dove e quando debutterai? Il Bucks County Playhouse mi ha telegrafato per chiedermi di interpretare Sherlock Holmes (nella versione di William Gillette) per una settimana quest'estate. Leggendo il testo mi è parso che non contenesse abbastanza momenti divertenti per essere comico; forse non sarebbe prudente da parte mia recitarlo così com'è, quindi ho rifiutato. A parte ciò, ho al fuoco un paio di braciole radiofoniche. Il cinema non m'interessa più, e a meno di trovare qualcosa di molto entusiasmante, non ho intenzione di farmi rivedere in alcuno di questi studi. Tuo Groucho 25 luglio 1941 Caro Sheek, dopo essere stati estromessi dalla M.G.M., stiamo amministrando i pochi affari che ci restano in una specie di ex granaio di fronte alla Bank of America. E' un posto molto comodo, specialmente per Chico, che deve soltanto attraversare la strada per bloccare gli assegni che ha staccato la sera prima. Qui abbiamo diritto solo a ottanta telefonate al mese, ed è dura starci dentro! Ai vecchi tempi, chiamavo Rachel o lei chiamava me quindici o venti volte al giorno. Era sempre la stessa conversazione; io dicevo: “Sono il dottor Hackenbush. Che c'è di nuovo Rachel?”, e lei rispondeva: “Niente”. E riattaccavamo. Ora, se voglio sapere che c'è di nuovo nel mio ufficio devo venirci di persona o scriverle un biglietto. Venire di persona è il modo più appagante di apprendere che non ha niente da dirmi, tuttavia intorno a questo scalcinato palazzo gli spazi di parcheggio vanno a ruba. A volte mi tocca camminare un chilometro dall'auto all'ufficio, e quando finalmente sono arrivato, ho già scordato che cosa volevo domandarle. Ieri sera sono stato alla gazzarra Pastor-'Bidone' Thompson: biglietti da Ryskind, propaganda del senatore Wheeler. Sono anni che vado alla boxe, ma non ho mai visto due pugili più inconcludenti. Era una bella nottata, c'erano tutte le stelle, compreso Cary Grant, e sul ring due facchini incompetenti si sono brancicati e strapazzati, fra gemiti e scricchiolii, per dieci lunghi, interminabili round. Negli incontri di contorno, otto dilettanti incompetenti hanno fatto finta di prendersi a pugni. Era un anno che non andavo a vedere un match, e non ci tornerò per un bel po' di tempo. Parteciperò all'USO Show, cioè il programma per la vendita delle obbligazioni di guerra trasmesso dalla C.B.S. ogni mercoledì sera alle nove. La data fissata è il 20 agosto e probabilmente arriverò a New York verso il dieci. Conto di fermarmi nella zona per tre settimane, in modo da assistere alla rapida eliminazione di Arthur ai nazionali e a Forest Hills, e poi di corsa in California al mio solito tran tran. Affettuosi saluti a Gloria e alla bambina, fammi avere tue notizie. Tuo Groucho 12 febbraio 1942 Caro Sheek, conduco una vita sregolata e da gran signore - abiti di tweed, pipa di radica, tutto molto in stile Ronald Colman -, ma da un momento all'altro sono in attesa della granata da venti chili che mi sfonderà il tetto annunciando l'arrivo del Mikado. In un certo senso sarebbe una benedizione. L'indifferenza, lo scetticismo e la supponenza che sembrano pervadere l'intera costa si possono curare solo con una bella granatina. Inoltre,
ho investito una fortuna in tendaggi per l'oscuramento, nonché candele, zollette di zucchero, pneumatici, lampade al cherosene e pemmican, e non vorrei aver speso i soldi per niente. E che guai stiamo passando con la servitù! Da queste parti gli schiavi sono ormai edotti (bello, eh, Mencken?) del fatto che le industrie legate alla difesa offrono salari molto più alti, cibo migliore e occasioni sociali certamente più stimolanti di quelle che potrebbero mai avere ciabattando per la mia cucina, e il risultato è che adesso mi ritrovo la cosiddetta domestica settimanale. Se va avanti così entrerò nell'esercito, oppure camperò esclusivamente di cibi in scatola fino alla fine delle ostilità. Non immaginavo che questa guerra si sarebbe permessa di disturbare la mia vita privata, forse dovrò scrivere una lettera al “Times” londinese. Ho ricevuto un'offerta da Berlin (Irving, non Hitler) per la parte di protagonista in un varietà al Music Box, ma questo significherebbe tornare ai baffi neri, cosa che vorrei evitare finché sarà economicamente possibile. In autunno spero di ottenere un buon lavoro alla radio, tanto che mi arrischio a rifiutare le altre offerte che potrebbero pregiudicarlo. Non ti do notizie sulla guerra, poiché immagino che a New York ci siano ancora i giornali. Ieri il giovane Vanderbilt ha giocato il singolo al Tennis Club; non è che colpisca poi la palla meglio di uno senza soldi. Affettuosi saluti a tutti voi il vostro Groucho 17 settembre 1942 Caro Sheek, Max Gordon mi ha scritto che, a giudicare dalle prove, la tua commedia sembra molto buffa, ma lo stesso si può dire di lui. La New Opera Company mi ha proposto di interpretare una cosa di Offenbach intitolata "La vie parisienne": il testo è buono all'incirca come il titolo. L'idea è di una novità unica: un ricco americano va a Parigi. Potresti forse desiderare di meglio? Oh, dimenticavo, poi si mette con una francesina. Nel secondo atto c'è una corsa di cavalli e, anche se mi danno perdente, il mio cavallo vince e la ragazza si rivela estremamente agiata per conto proprio e niente affatto avventuriera. Poi non si capisce bene, ma credo che nell'ultimo atto la ragazza sposi il cavallo e diventi la giumenta più famosa di Antibes. Non credo che accetterò, a meno che non mi diano la parte del cavallo. Bene, ecco i miei piani: per il resto della settimana mi troverai al Gilmore Stadium fra Harry Ruby e la prima base. Se trovi il tempo, leggi "Cross Creek" di Marjorie Rawlings. Affettuosi saluti alle tue due donne, fammi avere notizie. A presto, Groucho P.S. Come sai faccio la campagna per Will Rogers junior. L'altra sera sono andato a una riunione in fondo a West Adams, pronto per tenere il mio solito discorso, e ci ho trovato un politico solo soletto che si stava consumando i tacchi a forza di passeggiare su e giù. Il locale era ermeticamente chiuso, e ho pensato che fosse tutto esaurito. Dopo aver torchiato questa derelitta sentinella e platea, ho appreso che la riunione era stata annullata perché il cinematografo dietro l'angolo dava una serata speciale con ricchi premi, e non sarebbe venuto nessuno. Non avrei mai creduto che un giorno sarei stato snobbato per una pentolaccia. Affettuosi saluti a tutti voi. 16 dicembre 1942 Caro Sheek, conduco un'esistenza quieta e senza peccato. Trascorro buona parte del mio tempo nella galleria del cinema Marquis. I film sono indescrivibilmente vomitevoli. Secondo me gli studios hanno messo a punto una speciale miscela di pellicole create ad hoc per il Marquis, interpretate di solito da Don Ameche o Jeanette MacDonald. Nondimanco, come direbbe Lardner, è un posticino delizioso e tranquillo. E' sempre vuoto, e ci si arriva con meno di un litro di benzina. Gli arredi e la moquette sono nuovi, è nuovo perfino il gestore. Io me ne sto tutto solo nella galleria, alternativamente fumando o dormendo. Per torrida che sia la notte, mi porto sempre appresso il soprabito: ripiegato diventa un ottimo cuscino. Nelle notti fredde, è una calda coperta. Fumare al Marquis costituisce una violazione delle norme antincendio, ma poiché di solito sono l'unico occupante della galleria, la legge non viene mai applicata. Anzi, l'altra sera il gestore, grato delle mie attenzioni, mi ha tirato a lucido l'auto mentre ero su in piccionaia a ronfarmi un intero capolavoro di Jeanette
MacDonald. Frequentando il Marquis non mi aggiorno molto in fatto di cinema, ma vedessi la mia macchina... Affettuosi saluti alle tue due donne e a te. Fammi avere tue notizie. Tuo Groucho 26 gennaio 1943 Caro Sheek, non ho più tue notizie. Forse sei morto. Se non rispondi a questa lettera manderò una corona di fiori nella Quarantottesima. Mio figlio Arthur è tornato e dice che l'hai trattato come un re. Al momento non faccio altro che occhieggiare donzelle, andare in bicicletta, mangiare e abbandonarmi a qualsiasi altro innocente svago mi si presenti. Ho un paio di cosette radiofoniche che bollono in pentola, ma a fuoco talmente lento che dio sa cosa ne sarà di me. Adesso entra il coro di 110 voci che canta l'intero inno della Nona di Beethoven. La mia vita sociale è irrilevante. Gioco agli anagrammi, a biliardo, a pinnacolo e ascolto musica. Fumo come un turco e ho un neo sulla spalla sinistra. Vorrei conoscere vedova socievole, sui 55, scopo allattamento. Lo "Sherlock Holmes" di Kaufman e Hart è fuori questione. Siamo giunti tutti alla stessa conclusione: farà anche ridere, ma alla fine del secondo atto, non essendoci una trama sostanziosa, solo satira, potrebbe diventare terribilmente monotono. George proponeva un varietà, ma questa la tengo come estrema risorsa. Non m'interessa molto sgambettare su un palcoscenico di New York o di qualsiasi altro posto. Ora che la stagione sta per finire, ti sarai rinfrancato riguardo a "Mister Big". A tutt'oggi, i critici hanno preso a trombonate Kaufman, Ferber, Connelly, Ryskind, MacArthur, Kraft, Hammerstein, Romberg, Krasna e praticamente chiunque altro ti piaccia menzionare... perciò come vedi sei in ottima compagnia. Anzi, nella migliore compagnia, poiché se avessi avuto successo saresti in compagnia soltanto di Chodorov e Fields, Dorothy Fields e Benny Fields. Bene, ora devo proprio scappare, nel pomeriggio ho un appuntamento per lo smalto alle unghie dei piedi e la permanente. Affettuosi saluti a te e alle tue due fidanzate. Tuo Groucho A EARL WILSON. 18 ottobre 1949 Caro Earl, ho trovato di un gusto terrificante il tuo accenno al film "Copacabana"; non si denigrano i morti. La verità è che girare "Copacabana" mi ha molto arricchito. Mi ha dato l'opportunità di alzarmi ogni mattina alle sei in punto, mettermi i baffi finti, consumare un pasto di rara perfidia nel ristorante dello studio e ritornare a casa in tempo per mancare la cena. Oltretutto, mi ha dato la possibilità di avere davanti agli occhi il mio produttore per quattordici ore al giorno. Nessun film può vantare altrettanto. Saluti, Groucho A HOWARD HUGHES. 23 gennaio 1951 Caro sig. Hughes: fra i preparativi per l'impegno bellico e il braccio di ferro con Wald e Krasna, immagino che lei sia un uomo discretamente occupato. Tuttavia, mi chiedo se può trovare un momento per far uscire un film girato alcuni anni or sono con Jane Russell, Frank Sinatra e il suo corrispondente. Il nome del film, se la memoria non m'inganna, è "It's Only Money". Io non l'ho mai visto, ma ho saputo che le sue svariate preproiezioni sono state accolte con notevole entusiasmo. Non sono più un giovanotto, sig. Hughes, e se prima che io deponga queste spoglie mortali lei volesse prendere in considerazione l'idea di dischiudere i suoi forzieri per scoccare questo piccolo capolavoro nel cuore del mercato cinematografico americano, si sarebbe guadagnata non solo la mia imperitura gratitudine
ma anche quella degli Stati Uniti, dei venditori americani di popcorn e di tre azionisti della R.K.O. che stanno attualmente cercando di sfuggire alla banca Mellon di Pittsburgh. Cordialmente, Groucho Marx DA IRWIN ALLEN. 13 novembre 1953 Caro Groucho, sono molto preoccupato, ma ormai è troppo tardi per chiederti consiglio, perché domani il re e la regina di Grecia verranno a Hollywood e (Dio li aiuti) pranzeranno alla R.K.O. Essendoti cibato anche tu alla mensa R.K.O., sospetterai, credo, un complotto comunista. Dopo aver consumato il piatto speciale dello chef, che è praticamente la cosa meno edule del mondo, scommetto otto contro cinque che le loro Maestà lasceranno Hollywood in preda al mal di pancia, convinte di essere state avvelenate. In che misura ciò comprometterà le nostre fin qui soddisfacenti relazioni con la Grecia, non oso neppure pensare. Ti starai senz'altro dicendo che dovrei piazzarmi all'ingresso della mensa, tenendomi pronto, non appena entreranno il re e la regina, a sussurrare: “Vostre altezze! Per l'amor di Dio, ordinate fiocchi d'avena! Arrivano in confezioni sigillate e si possono mangiare perfino in questo studio!”. Non credo che funzionerebbe. In primo luogo, i poliziotti presenti potrebbero prendermi per uno squilibrato. Essere tradotto alle carceri sarebbe quanto meno seccante, dal momento che venerdì prossimo devo assistere a una preproiezione che promette bene. In secondo luogo, anche se in genere sono considerato un uomo di mondo, non ho mai avuto troppa fortuna con la società veramente alta. Ricordo con un certo rammarico una mia fiamma che era stata reginetta di bellezza. Una volta, tornando da una settimana di riprese in esterni, non solo non la trovai ad aspettarmi all'aeroporto (come convenuto), ma non trovai ad aspettarmi neppure la Cadillac che le avevo lasciato usare durante la mia assenza. Fu così che dissi addio alla vecchia Cadillac e me ne presi una nuova. Anche di ragazza. Saluti, Irwin A BEN KALMENSON. 15 luglio 1955 Caro sig. Kalmenson, lei non mi conosce, ma io sento parlare di lei da molti anni e so che è considerato uno degli uomini più scaltri e abili dell'industria cinematografica. Le scrivo perché la sorella di mia moglie è sposata con Howard Hawks. Siccome in settembre verrà a stare da noi per un mese, se lei volesse darmi un'idea approssimativa dell'incasso lordo di "La regina delle piramidi" mi aiuterebbe a creare un giusto grado di cordialità. Per esempio, se il film dovesse guadagnare, poniamo, due milioni di dollari, le sarebbe assegnata la migliore fra le camere per gli ospiti. Il trattamento comprende vasca da bagno con doccia, vaso da notte personale, e filetti di manzo acquistati alla macelleria Elgee. Se viceversa il film risultasse in perdita, c'è una stanza sopra il garage che usiamo per conservare pelli di talpa e noci di betel (teniamo sempre una provvista di betel a portata di mano nel caso che ci venga a trovare qualche aborigeno degli Universal Studios). In questa stanza non ci sono servizi igienici, e la sola uscita è una botola. Le daremo da mangiare, s'intende. Nessuno muore di fame in casa mia. Ovviamente non ci saranno i filetti di Elgee, ma riceverà abbastanza cibo per tenere insieme il corpo e l'anima. Un pasto standard, per esempio, sarà composto da trippa ammuffita, interiora di agnello fritte e una fumante tazza di cicoria. Le sarò grato se mi risponderà con tempestività, ho bisogno di tempo per oliare il portello della botola. Ringraziandola in anticipo, mi firmo ossequiosamente suo Groucho Marx ***
VITA PRIVATA.
A IRVING HOFFMAN. 1946 Caro Irving, fra un colpo di fortuna e l'altro, mi sono trastullato con l'idea di sceglierti come padrino per il mio nascituro. Comunque, prima di farti una proposta ufficiale, vorrei esaminare un rendiconto autenticato di tutti i tuoi averi. Non intendo ripetere l'infelice esperienza occorsa ai miei genitori sul finire del secolo scorso. A quell'epoca nella nostra famiglia c'era un certo zio Julius. Era alto un metro e cinquantadue, calzini, buchi e tutto. Aveva una barba marrone appuntita, occhiali spessi, e sul cocuzzolo una pelata tonda come una torta pasqualina. Mia madre, avendo concepito chissà come l'idea che zio Julius fosse ricco, disse a mio padre, il quale non la capiva mai fino in fondo, che prendere zio Julius per padrino sarebbe stata una brillante mossa di strategia adulatoria. Orbene, come succede a tutti prima o poi, nacqui, e prima di poter dire “Prospero” fui chiamato Julius. Nel preciso istante in cui aveva luogo lo storico evento, zio Julius era intento a spillare le carte da sotto il mazzo nel retrobottega di un negozio di sigari sulla Terza Avenue. Quando apprese di essere stato scelto per farmi da padrino, piantò lì ogni cosa, compresi due assi che teneva nella manica in caso di emergenza, e si precipitò nel nostro appartamento. Con parole talmente umide di emozione che gli si velarono gli occhiali, disse di essere sopraffatto dalla bontà del nostro gesto e lasciò intendere che il mio futuro, un futuro roseo, era ormai irrevocabilmente legato al suo. A conclusione del discorso, sempre impossibilitato a vedere attraverso le lenti appannate baciò mio padre, diede un sigaro a mia madre e se ne tornò di corsa alla sua partita di pinnacolo. Due settimane dopo si stabilì a casa nostra, con la valigia di cartone e il resto. Col passare del tempo mia madre cominciò a insospettirsi, e un giorno, dopo aver parlato con mio padre, scoprì che non solo zio Julius a quanto pareva era sprovvisto di fondi, ma che per colmo di sventura doveva a mio padre 34 dollari. Siccome era alto solo un metro e cinquantadue, mio padre si offrì di buttarlo fuori, ma mia madre consigliò prudenza: aveva letto di molti uomini ricchi che dopo esser vissuti poveramente avevano lasciato favolose eredità. Zio Julius rimase con noi fino a quando mi sposai. Nel frattempo aveva occupato la camera più bella della casa e doveva a mio padre 84 dollari. Poco dopo le mie nozze, la mamma riconobbe finalmente che zio Julius era stato un esecrabile errore e ordinò a mio padre di dargli il benservito. Ma con gli anni zio Julius era cresciuto di tre centimetri e mio padre si era ristretto in proporzione, così papà finì per convincere mia madre che la violenza non avrebbe risolto il problema. Poco tempo dopo fu zio Julius stesso a risolvere tutto tirando le cuoia e lasciandomi erede universale. Il suo patrimonio risultò consistere di una boccia numero nove rubata in una sala da biliardo, una scatoletta di pastiglie per il fegato e uno sparato di celluloide. Forse dovrei essere più sentimentale quando rievoco questi fatti, ma fu un duro colpo per tutti noi, e cercherò di fare in modo che non accada più. Bene, Irving, le cose stanno così. Se ti interessa, fammi avere tue notizie al più presto e, ricorda, un rendiconto finanziario aggiornato potrebbe sveltire considerevolmente la faccenda. Saluti, Groucho AL FIGLIO ARTHUR. estate 1940 Caro Art, certo che, per essere un fanatico del tennis, stai conducendo una vita ben dispendiosa; spero solo che tu riesca a mantenerla. Leggo sul giornale che ieri a Saint Louis è piovuto, cosa che ti ha dato modo di consumare sei pasti all'hotel invece dei soliti cinque. Siamo appena tornati dal lago Arrowhead. E' un posto meraviglioso, ci siamo sollazzati in barca a vela. Col vento in poppa, ero Sir Thomas Lipton, Sir Francis Drake e capitan Kidd. Purtroppo, quando ho cercato di virare di bordo per puntare verso casa, ho combinato un gran pasticcio e ho dovuto subire l'umiliazione di essere rimorchiato in porto da un ragazzino con fuoribordo. Miriam ne è stata felice, giacché durante il
viaggio non ha fatto altro che dirmi che non ero capace di manovrare una barca a vela e che tanto prima o poi avrei inevitabilmente finito per farmi rimorchiare da qualcuno. Nonostante le mie inadeguatezze marinare, vorrei passare buona parte dei miei dichinanti anni sulle onde ribollenti. Questa sì che è vita! Niente palline da golf, né caddy, né racchette né ernie del disco. Solo un cuore intrepido, una schiena vigorosa, vento a volontà e uno stomaco d'acciaio. Serrate a babordo, uomini! Yo-ho-ho e una bottiglia di rum! Stasera ascolterò "Pinafore" sul giradischi. Dovremmo iniziare le riprese verso il primo di luglio, perciò nelle prossime otto settimane mi troverai al teatro di posa della M.G.M. Per piacere, porta mi degli impacchi di ghiaccio e mentolo e un condizionatore portatile. Sto aggiornandomi sulle ultime novità cinematografiche. Ho visto "L'isola del diavolo", e mi sono proprio divertito finché la maschera del Marquis, battendomi sulla spalla, non mi ha redarguito dicendo che era vietato fumare. Appena quello si è allontanato ho ricominciato, ma lui è tornato a ribattermi sulla spalla; ma questa volta non si è allontanato, è rimasto lì a braccia conserte, a fissarmi sulla nuca. Allora il mio sigaro si è spento, e piano piano mi sono spento anch'io. Una volta o l'altra spero mi dirai che cosa è successo alla giovane selvaggia nelle ultime quattro bobine. Ieri sera ho visto "Il ponte di Waterloo" al Westwood. E' abbastanza diverso dalla prima versione. Alla M.G.M. che è uno studio più posapiano, la ragazza non diventa passeggiatrice fino alla quarta bobina. Nella versione originale, il film si apriva subito con la signorina che batteva sul ponte di Waterloo. Lo preferivo così: ero potuto andare a casa prima. Non posso più scrivere a quest'ora, dato che per i prossimi tre giorni devo prendere lezioni di ballo. I nostri amici, Arthur Murray e sua moglie, ce le danno gratis, e questa, come puoi immaginare, è l'unica ragione per cui mi piego al loro volere. Con amore, Padre P.S. Sabato sera il circolo del tennis e della pessima cucina di Beverly Hills darà una festa campestre che farà sensazione. Pensa la sorpresa quando ci ritroveremo insieme per vedere tutte le facce nuove che abbiamo salutato solo un'ora prima sul campo da tennis. La cena non sarà servita prima di mezzanotte, perciò ho convenuto con tua madre di pagare per avere il privilegio di degustare i manicaretti stantii di una rosticceria e ascoltare la moglie di Dave, ex ballerina di fila, che canta un pot-pourri di arie tratte da "The Chocolate Soldier". Se va avanti così, potrei seriamente darmi all'alcol. Mi sono chiesto spesso perché la gente beve; la risposta sta cominciando lentamente a palesarmisi. estate 1940 Caro Arthur, be', è stato un successo strepitoso. C'erano novanta persone, una buona orchestra e danze all'aperto intorno alla piscina. Il buffet era stato affidato a Levitoff, il demoniaco principe del pastrami, e gli ospiti mangiavano come avvoltoi e bevevano nello stesso modo. Se non fosse stato per la polizia la festa sarebbe ancora in pieno svolgimento, ma al fatale scoccare delle due sono arrivati gli sbirri, i quali, dando di piglio ai manganelli, hanno annunciato che l'orchestra doveva scegliere fra cessare il fuoco o continuare a suonare in cella. L'aspetto fastidioso della festa è stato il suo successo. Risultato: le ragazze stanno già cominciando a discutere se per la prossima è meglio optare per marsina e cravatta bianca oppure far venire tutti vestiti da minatori. A ogni buon conto, il bar ha realizzato un ottimo profitto. Molti membri, fedeli fino alle midolla, hanno deciso di tracannare a grandi sorsi il deficit del club, e con l'aiuto di alcuni ospiti, generosi quanto basta per sacrificare i reni alla causa, il bilancio è stato risanato. Vedo che sei sparito piuttosto bruscamente dal torneo di Baltimora, dev'essere stato il giorno che hai giocato contro Elwood Cooke. Sono giunto alla conclusione che essere il padre di un giocatore di tennis non è poi così allettante. Centinaia di persone con le quali normalmente non scambierei una parola mi corrono incontro e attaccano subito una lunga e intricata conversazione per spiegarmi perché hai vinto o perso nell'ultimo torneo. Come sai, nutro un profondo interesse per la tua carriera sportiva, ma non al punto di aver voglia di discuterne per dodici ore al giorno. Adesso, quando mi chiedono come ti va in questo o quel torneo, rispondo: “Non lo sa? Ha abbandonato il tennis e si è dato al croquet”. Questo li sconcerta. Per molti il crocché è soltanto una polpettina a buon mercato, e non riescono a capire perché qualcuno dovrebbe aver voglia di starsene in una trattoria economica a tirare polpette. Martedì mattina, appena preso il giornale, sono nervosamente andato a cercare la pagina dello sport e ho letto che sei stato eliminato da Gilbert Carotide. Alcuni attimi più tardi ho scoperto che sei stato eliminato da
Gilbert Parotite. Abbiamo ricevuto il tuo telegramma giovedì mattina alle otto e appreso che ti trovi in un hotel di Seabright, gonfio di parotite, e immagino piuttosto disgustato dell'intero torneo. Be', così è la vita. Nel corso del viaggio incontrerai ogni sorta di piccole, sonore disfatte come questa, e dovrai imparare ad abituartici, o a diventare gradualmente pazzo. Il telegramma dice che dormi sonni tranquilli e che hai un'infermiera che si prende cura di te. Spero che sia carina e che abbia i capelli rossi. Non so perché, ma quando sogno un'infermiera ha sempre i capelli rossi. I capelli rossi ti fanno venire voglia di guarire velocemente, così appena tu torni verticale puoi mettere lei orizzontale. Con amore, Padre estate 1940 Caro Arthur, sono felice di avere tue notizie e di sentire che ti stai rimettendo. Mi fa altresì piacere apprendere che c'è una ricca dama disposta a ospitarti durante la tua convalescenza. Come investe il suo denaro? In gioielli, in obbligazioni o in oro tout court? Una di queste sere, mentre siete avvinghiati al chiaro di luna, potresti indagare in merito. Fallo con discrezione, per l'amor di Dio. Non chiederle di punto in bianco: “Come stai a grana?”, non sarebbe nello stile Marx. Finezza, ci vuole. Be', metto la faccenda nelle tue mani. Con amore, Padre estate 1941 Caro Arthur, Gummo mi dice che il Tommy Riggs Show, che ho sdegnosamente rifiutato, ha un indice Crosley di diciassette. Questo potrà darti un'idea di quanto poco io ne sappia sugli spettatori e su quello che vogliono. Mi sa che ho perso il treno. Pazienza, sono certo che mi proporranno altri programmi. Voglio aver cura della mia salute, e alla morte del prossimo comico radiofonico andrò al funerale travestito da raccattapalle per fare amicizia con lo sponsor, il quale, non foss'altro per salvare le apparenze, non potrà non esserci. In men che non si dica sarò già in onda e farò morire dal ridere col mio affilato umorismo e la mia personalità. Oggi mi sento piuttosto intelligente. Ho appena finito di leggere il “Reader's Digest” di luglio, e adesso so perché la linea ferroviaria tra Boston e il Maine è tornata in auge, perché il Giappone è stanco della guerra in oriente, e il modo migliore di allevare un bambino. La rivista contiene anche un riassunto del libro "Dove corri, Sammy?" di Budd Schulberg, e uno spassoso ritratto che Stephen Leacock ha fatto di un suo zio. Così per questo mese non hai più bisogno di leggere il “Digest”. Nella mia prossima lettera ti racconterò tutto quello del mese prossimo. Oggi speravo di ricevere una tua lettera, e invece ne ho trovata una della Standard Statistics in cui mi si spiega come sbancare la borsa seguendo i loro infallibili consigli; una di un mercante d'arte di Glendale che mi propone un servizio da tavola d'argento massiccio per seimila dollari; e il conto dell'idraulico Tontoloni. Un'altra infornata di posta così, e sfascio la cassetta. Morale, non so se a Cincinnati partecipi a un torneo di tennis o lavori in una fabbrica di birra. I giornali locali non parlano di nessun torneo nella sonnolenta cittadina dell'Ohio. Non ho intenzione di congetturare oltre, e questa è l'ultima lettera che ricevi dal buon vecchio spettro finché non avrò tue notizie, per posta, telegrafo o Alexander Bell. Con amore, Padre estate 1941 Caro Arthur, non riesco a capire perché non ricevi le mie lettere. Forse è perché non ti ho scritto. Comunque, ora che hai rotto il silenzio lo romperò a mia volta, anche se probabilmente non avresti scritto se non avessi avuto bisogno di soldi. Be', ecco uno dei vantaggi di tenere i cordoni della borsa: col tempo e con la paglia i figli finiscono per capire che hai ragione tu. Siccome sono dovuto restare in città per lavorare con Krasna invece di andare in vacanza, tua madre e sua sorella sono partite oggi per una scorribanda in posti caldi e lontani. La destinazione finale non è stata specificata, ma ho la sensazione che finiranno a Las Vegas a giocare alle macchinette.
Miriam e io siamo soli. Stasera vengono a cena Arthur Murray e sua moglie, e domani sera i Krasna. Bertha va in vacanza domani, e sua sorella la sostituirà in cucina per martoriare il mio stomaco nelle prossime due settimane. Gummo è a Catalina, e si illude di catturare un marlin o un pescespada. Ha portato moglie e Bobby, e mi pare di vederli sulla barca, l'amo della canna di Bobby che arpiona il retro dei calzoncini di Gummo, una tipica battuta di pesca marxiana. Avrebbe dovuto parlarne con me, prima. Con amore, Padre autunno 1943 Caro Arthur, stamattina ho ricevuto una tua lettera in cui come al solito ti lamenti di non ricevere praticamente mai posta. Non capisco, ti scrivo almeno tre volte alla settimana. O sei ubriaco tu, o lo sono io, o forse le mie lettere sono talmente poco interessanti che non ricordi neppure di averle ricevute. Ieri sera con Dotty Lamour abbiamo avuto un'anteprima alla base navale di San Diego e ci siamo divertiti moltissimo. Le anteprime sono sempre più divertenti delle normali rappresentazioni. Siccome i giochi non sono ancora fatti, tutti sono a loro agio e il pubblico lo avverte. Domattina partiamo per March Field, dove saremo nuovamente scortati a destra e a manca dagli ufficiali fino a mezzanotte. Ho incontrato il tuo vecchio collaboratore Charlie Isaacs, che sta per essere spedito oltreoceano. Fra breve la leva acciufferà tutti i padri, e così perderemo Artie Stander. Penso che sia di gran lunga il nostro miglior autore e sto cercando di persuaderlo a forarsi i timpani. In che mondo viviamo! Ai capocomici tocca forare i timpani dei loro autori affinché possano continuare a sfornare atroci freddure per la birra Pabst. Che ne dici di una licenza? Non hai mai due minuti liberi per volare qui? Il viaggio te lo pagherei io e potresti stare nella tua vecchia stanza o dormire nella vetrina della panetteria inglese di Canon Drive. Devi proprio aspettare che l'ammiraglio ti dia il permesso di andartene? Perché non vai da lui, come nei film, e gli dici: “Senti un po', vecchio mio, chi manda avanti la baracca qui? Quando dico che voglio andare a Beverly Hills per qualche giorno, non parlo solo perché ho la bocca”. Non permettere a questi vecchi parrucconi di cominciare a tiranneggiarti già all'inizio della guerra. Se appena appena gli dai un po' di confidenza, a questi comandanti e ammiragli, poi non li fermi più. Comunque, vedi che cosa puoi fare. Saluti e baci, Hugo Z. Hackenbush 16 febbraio 1945 Caro Art, tuo padre mi diceva che nelle vostre lettere non mi si nomina mai. Ciò non è insolito; accade a molti cani. Sai, è strano, ma quando vai in giro su quattro gambe invece delle tradizionali due, la gente comincia a sospettare che non capisci niente. Non so se sei mai stato un cane (so che gli assomigli): è una condizione che presenta vantaggi e svantaggi. Come sai, tuo padre e io viviamo sotto lo stesso tetto. Non è un cattivo diavolo, anche se a volte mi molla un calcio, specialmente nei giorni in cui la borsa va giù. Quando mi accarezza affettuosamente, so che le azioni sono in rialzo. Lo osservo molto da vicino, il tuo vecchio, anche se non credo che se ne accorga, ed è proprio un bel tipo. Legge il giornale tutte le mattine, si preoccupa della guerra e di tutti gli altri problemi prospettati dai quotidiani. Fra tuo padre e me in questi giorni ci sono parecchi dissapori. Sai, non vuole ficcarsi in quella sua crapaccia dura che sono diventato maggiorenne e che il sesso è altrettanto importante per me che per lui. C'è una bellissima collie che abita in Palm Drive al 500 e qualcosa, e mi trova una can-nonata. Io sono pazzo di lei, e anche se farmi vedere con una cagna che sta a quell'indirizzo non giova al mio prestigio sociale, cerco di essere di vedute larghe e non troppo dogmatiche. Negli ultimi mesi sono scappato parecchie volte, anche per giorni e giorni! Non è che tuo padre non mi piaccia, ma tengo moltissimo alla mia libertà, e non ho intenzione di rinunciarvi per quei miseri sei-settecento grammi di carne di cavallo che mi schiaffa davanti ogni sera. Forse non andrò nemmeno con lui quando si trasferirà a Westwood. Il giardino è troppo piccolo, ed è circondato da una cancellata d'acciaio alta alta. Sono convinto che se cercassi di scalarla finirei probabilmente sbudellato, perciò non escludo di risolvere la questione restandomene a Beverly Hills e amen, mangerò dai bidoni della spazzatura e vivrò una vita da cani con la mia collie. Be', potrei andare avanti a raccontarti molti altri episodi delle mie avventure sulle colline di Beverly Hills ma non voglio annoiarti. Ti ho scritto per un motivo solo: non volevo che mi giudicassi uno di quei cani del tipo
lontano-dagli-occhi-lontano-dal-cuore. La verità è che mi manchi molto, e se potessi mandarmi un po' di ossi, anche quelli di un muso giallo, te ne sarei molto riconoscente. A proposito, la prossima volta che scriverai a tuo padre, ricordati, acqua in bocca su questa lettera: lui non sa che so scrivere, anzi, mi crede un bietolone fatto e finito. Be', abbi cura di te. Mi braccomando. Il tuo vecchio amico, Duke Marx AD ARTHUR SHEEKMAN. 27 luglio 1942 Caro Sheek, pettegolezzo su signorina * risponde a verità. Cotto come un brocco, sì, e mi sembra anche meraviglioso. Lei è davvero più di quanto io non meriti, ma presto la vedrai e potrai trarre le tue conclusioni da solo. Questa ragazza è stata due anni a Stanford e un anno all'UCLA. L'unico neo dell'idillio è che lei ha 22 anni e io 97. E' un bel gap, questo non si discute. Un giorno, senza batter ciglio, le ho detto la mia età. “Chi se ne importa?” ha risposto lei, e ha continuato a conversare. L'idea di inserirla nella tua commedia è venuta da Max Gordon. E' rimasto talmente colpito dal suo aspetto che mi ha domandato perché non la prendevo in considerazione per "Franklin Street". Al momento è in trattative con la Warner Brothers. Ti racconto tutto questo affinché non pensi che lei mi stia intortando per avere una parte nello spettacolo. Vedrai che quando l'avrai conosciuta te ne renderai conto: non è il tipo che fa certe cose. Quest'ultima frase ti sembrerà proprio scimunita, temo. Mi dispiace di averti fatto una testa così. Trenta minuti con lei ti colpiranno più dei miei sproloqui epistolari. Saluti, Groucho * E' un po' difficile identificare la signorina, poiché il signor Marx ne ha da tempo scordato il nome [A. S.]. AI MEMBRI DEL CLUB DI POKER. 25 marzo 1944 Per: Arthur Sheekman Harry Tugend Irving Brecher Harry Kurnitz Nat Perrin Gentili signori, come sapete, oggigiorno le tasse sono elevate come un occhio di elefante (per coniare una similitudine che ho appena rubato a Oscar Hammerstein), e perciò chi vive da solo non riesce a metter via granché. Scrivo questa lettera a voi perché siete i soci fondatori del nostro club di poker. In queste ultime settimane si è registrato uno scandaloso incremento nell'assenteismo, e invece delle sette facce tristi e ben note che ero ormai giunto a tollerare, è comparso intorno al tavolo verde un certo numero di ceffi depravati e ignoti. E' palese che lo scopo originario delle riunioni del martedì sera era di dare a tutti noi l'opportunità di vederci più o meno regolarmente, approfittandone per fare una partitina a poker. Ma ora che il nostro gruppetto è in avanzato stato di decomposizione, io, per quanto mi riguarda, voglio confessare che il mio scopo nel partecipare al gioco era di raggranellare un minimo settimanale di trenta dollari esentasse. Questa somma era assai importante per me: mi garantiva un focolare e la legna da ardere, mi vestiva e nutriva, e ogni dollaro mi abbisognava disperatamente... ma (per cambiare tempo), per quanto io desideri ardentemente questa somma, non ho intenzione di sciupare i miei martedì sera con un gruppo di estranei rozzi e trasandati. Perciò, gentili signori, a futura riprova della vostra buona fede e come garanzia che sarete presenti tutte le settimane, gradirei un vostro sostanzioso deposito in contanti, oppure, se ciò non è possibile, spero che sarete disposti a darmi in pegno un piccolo gioiello. Nel congedarmi, vorrei dire che noi tutti siamo viandanti solitari in un mondo brulicante di nemici. Abbiamo tutti bisogno di qualcosa di spirituale a cui aggrapparci. Non voglio scivolare nel sentimentalismo, ma credo sinceramente che abbiamo bisogno l'uno dell'altro, proprio come un uomo ha bisogno di una donna e un lupo di un lupanare. La partita del martedì sera non dev'essere abbandonata. Io sento che essa aggiunge qualcosa alle nostre vite.
Come sapete, io vivo solo e le mie tasse sono elevate come un occhio di elefante. Cordiali saluti, Groucho Marx I BAMBINI. 1. Un'ammiratrice. 8 gennaio 1947 Caro Groucho Marx, mio padre ha conosciuto suo fratello Gummo qui a Palm Springs, e lui ha detto che se le scrivevo mi avrebbe sicuramente mandato un autografo. Le sue trasmissioni mi piacciono tanto. Con tutto l'affetto di Marjorie Nedford, 11 anni 15 gennaio 1947 Cara Marjorie, penso che dovresti dire a tuo padre di guardarsi da quel Gummo. Per anni si è spacciato per uno dei fratelli Marx e ci ha rimediato mica male. Attualmente non fa parte dei Marx Brothers più di quanto Chico faccia parte delle Dolly Sisters. Detto fra noi, questo Gummo discende da una dinastia di zingari rumeni; fu abbandonato davanti alla soglia di casa nostra all'età di cinquant'anni, e ormai ce l'abbiamo sul gobbo. Eccoti l'autografo. Ti spedirei anche una ciocca di capelli ma li ho mandati tutti a lavare dal barbiere. Cordialmente, Groucho Marx 2. Sylvia Sheekman. 3 gennaio 1949 Cara Sylvia, finalmente ho terminato l'omino di pan di zenzero. Non avrei voluto mangiarlo, ma era la sua vita contro la mia. L'ultima cosa che ho mangiato è stata il piede, che mi ha preso in contropiede. Tu non ci crederai, Sylvia, ma mentre mi scendeva nell'esofago mi ha dato un calcio. Pensa un po' in che razza di mondo viviamo, non ci si può più fidare nemmeno di un omino di panpepato. Ti auguro un felicissimo 1949 e spero che farai buona provvista di zenzero per il prossimo Natale. Il tuo pseudo zio Groucho 3. Il nipote Andy Marx. 30 luglio 1963 Caro Andy, tua madre mi dice che al campeggio te la stai spassando, e speravo che avessi già trovato il tempo di scrivermi una lettera per raccontarmi quello che fai. Che sugo c'è a essere tuo nonno se non mi mandi tue notizie? Quanto rimarrai ancora lassù? Quando torni, non mancare di darmi un colpo di telefono. Ti inviterò qui a nuotare e a schizzare acqua sui barboncini. Nella speranza che questa mia ti arrivi con il Pony Express, rimango sempre tuo nonno Groucho AD ARTHUR E KATIE MURRAY. 23 maggio 1951
Cari Katie e Arthur, sono considerevolmente rattristato dall'annuncio che il 3 giugno vostra figlia Jane sposerà un oscuro ciarlatano di nome Heimlich. Da molto tempo avevo messo gli occhi su Jane, e mi ero cullato nella speranza che un giorno voi sareste diventati i miei suoceri. Bene, lei ha fatto la sua scelta; una scelta che, ritengo, finirà per rimpiangere. Con me, ogni giorno le avrebbe recato ventiquattr'ore di allegria e risate, con Heimlich avrà una vita di virus, vaccini, bisturi e guanti di gomma. Solo il tempo deciderà se la scelta fu giusta. Per quanto amareggiato, contrariato e deluso, invio a entrambi i miei più sentiti rallegramenti. Baci, Groucho P.S. Un consiglio per Jane: fa' in modo che tutte le sue infermiere siano brutte. AI CONIUGI ACE. 30 luglio 1954 Cari Ace, volevo solo dirvi che mi sono sposato. Groucho A FRED ALLEN. 3 agosto 1954 Caro Freddie, non è male essere di nuovo sposati, a parte il fatto che non riesco a smettere di fare la corte alle sconosciute. Naturalmente prima o poi mi stancherò - intorno all'epoca del mio prossimo divorzio, immagino. Chissà, con un po' di pazienza potrei diventare il nuovo Tommy Manville. Per piacere non far caso a quello che ho appena scritto, sto guardando tantissima televisione estiva e non sono sicuro che non mi abbia mentalmente disturbato. Comunque mi mancate, tu e la creatura in calzamaglia nera, e spero di vedervi in un futuro non troppo lontano. Anche Eden manda i suoi saluti a te, a Portland, e al grande crogiolo chiamato New York. Baci, Groucho DA ARTHUR SHEEKMAN. Cari Groucho e Eden, venti minuti fa ho comprato i giornali inglesi a Santa Margherita; li ho gettati sul sedile davanti e, mentre tornavo a casa su per una di quelle stradine tortuose, mi è caduto l'occhio su Eden che mi sorrideva dalla prima pagina del “Daily Express”. Non posso certo ringraziare voi se non ho avuto un incidente mortale. Il titolo dice: "Groucho sposa la segretaria", e se avessi tenuto gli occhi aperti immagino che non sarei sorpreso. Ma perché tutti questi sotterfugi? Ogni volta che ti ho visto dettare delle lettere alla signorina Eden Hartford non mi è mai venuto il sospetto che la vostra relazione non fosse di natura “strettamente professionale”. E' vero che se le faceva dettare soprattutto sulle tue ginocchia, ma credevo che fosse colpa delle sedie italiane, tanto scomode certe volte. Non credo sia necessario dirti che non c'è coppia al mondo, salvo forse noi stessi, a cui auguriamo una maggiore felicità. La settimana prossima Gloria e io saremo sposati esattamente da vent'anni; e mentre mi accendo la pipa (senza aiuto) e mi infilo da solo le pantofole, sono incline a consentire col filosofo che disse: sposato o scapolo, commetti un errore. Dei due possibili granchi, il matrimonio è il meno insoddisfacente... specialmente per un animale domestico come te, Grouch. Ultimissime da Rapallo: Gloria si è bruciata un dito e poi è riuscita a infilarci dentro delle spine di cactus. E' una pratica molto dolorosa. Sylvia ha fatto amicizia con le ragazze del luogo, e adesso sono tutte molto felici perché la marina italiana (un incrociatore) è in porto. Stasera Sylvia va a ballare con la marina, le ho raccomandato di carpire quanti più segreti militari può.... Il mio problema con il tabacco si è ridimensionato. Come sai, qui lo stato ha il monopolio, e, a parte i Revelation, importa soltanto i Prince Albert, che in americano sta per ravioli secchi.
Saluti a entrambi, Arthur 4 agosto 1954 Caro Sheeks, ho ricevuto la tua lettera e apprendo con piacere che hai finalmente saputo del mio matrimonio. Dici che il titolo era "Groucho sposa la segretaria". Se lei era una segretaria che bisogno ci sarebbe di una moglie? Stasera i Krasna danno una grande festa in nostro onore (personalmente la festa preferisco farmela fare in privato), ma siccome sono entrambi molto ricchi, hanno voluto spendere un'ingente somma di denaro per metterci in mostra. E' una storia vecchia, lo so, ma le donne sembrano sempre molto più felici degli uomini quando un ennesimo gonzo si fa accalappiare. Immagino che per loro questo costituisca il più decisivo dei trionfi, e la riprova del fatto che il maschio è spacciato in partenza. Non so che tipo di esca adoperino, * ma è sicuramente efficace. Se per giunta riesci a trovarne una che sa cucinare, be', ti è andata talmente tonda che dovresti inginocchiarti ogni sera e ringraziare Allah. Eden si è buttata sul casalingo. La settimana scorsa ha fatto una grossa torta al cioccolato di cui aveva trovato la ricetta su “Tuttocucina”. Io ne ho assaggiato un boccone, sono andato in garage, ho preso l'auto e mi sono trasferito al Beverly Wilshire Hotel, dove sono rimasto tre giorni. Per una strana coincidenza, ci sono voluti esattamente tre giorni per esaurire la torta. Ho appena finito il libro di Hecht, che mi è piaciuto da impazzire. Qua e là ci sono alcune cadute ma nel complesso è un'opera straordinaria. Lo so, scrive in modo barocco e a volte è inutilmente volgare, ma si tratta di un vero talento unito a un coraggio da leone. Mi ero dimenticato di quanto coraggio fosse capace, finché non ho letto le ultime cento pagine. Il libro sta vendendo bene e te ne mando una copia a mie spese. Crepi l'avarizia. Ti mando anche un libro di E. B. White, che ritengo il mio scrittore americano preferito. Non credo che esistano due autori più diversi per stile e opinioni, ma devo qualcosa a entrambi. Non credevo di avere gusti così cattolici in fatto di letteratura. Come indubbiamente saprai, i Tugend hanno comperato la casa di Zeppo Marx e signora. E' un bel posto, ma un po' bizzarro; secondo me invece di essere occupato dai Tugend dovrebbe ospitare una coppia come Lupe Velez e Gilbert Roland. Baciatevi per me - tutti e tre - e tu dimmi, hai intenzione di ritornare negli Stati Uniti o vuoi diventare un altro Ezra Pound? Con affetto, Groucho * So bene che tipo di esca. AL DOTTOR SAMUEL SALINGER. 23 aprile 1954 Caro dottore, sono appena ritornato dal deserto. La mia ultimogenita e io abbiamo lasciato Beverly Hills in perfetta salute; lei è tornata col mal di gola e io col raffreddore. Appena guarirò me ne andrò in qualche altra stazione climatica. Sono contento che le sia piaciuta Melinda nello show. Abbiamo ricevuto un bel po' di posta dopo la sua performance, e devo dire che è una bella responsabilità. Bisogna evitare che perda il senso delle proporzioni a furia di essere riconosciuta, a scuola e in altri luoghi pubblici, come una che è apparsa in tivù. Finora si è comportata in modo molto giudizioso, ma se appena dovesse montarsi la testa non le permetterei più di esibirsi. Saluti, Groucho P.S. Lei dice: “Il suo contributo al programma della General Foods con Rodgers e Hammerstein è stato all'altezza della situazione”. Questo è uno degli insulti più espliciti che io abbia mai ricevuto. AD ALEX GOTTLIEB.
17 settembre 1962 Caro Alex, nonostante le molte miglia che ci separano, devo affrontare a malincuore un argomento spiacevole: il mio giardiniere mi ha informato che tu, prima di sloggiare dal giardino dell'Eden per occupare un mal ventilato appartamento nei bassifondi di New York, gli hai dato licenza di piantare quello che va piantato sul pendio prospiciente la mia proprietà. Molte lune sono trascorse e la stagione delle piogge, con gli usati diluvi, sta per inondarci con tant'acqua che Noè (se è qui nei paraggi) ricomincierà a raccoglierne due di ogni specie. Tornando a questo maledetto pendio, vorrei che tu mi scrivessi due righe per autorizzare il giardiniere (che sa leggere solo le istruzioni sui pacchi di sementi) a realizzare immediatamente il progetto. Non ho bisogno di ricordarti che la nostra amicizia è annosa e malcerta e, poiché sono anche amico di tua moglie Polly, mi basterebbe un colpo di telefono per ordinare ai miei legali di schiaffarti una confisca sulla stamberga e, contemporaneamente, di sequestrarti Polly. Ricorda, l'erba è sempre più verde dove il vicino non sei tu. Rispettosi saluti, Groucho Marx l9 settembre 1962 Caro Groucho, a proposito della tua ultima illetterata lettera in cui parli di un pendio dove vuoi far scrivere con i fiori il tuo nome e quello del canale che replica il tuo programma: è arrivata. La tua missiva è stata letta con tosti (e spuma d'aringhe senza colesterolo) apprezzamenti intorno al tavolo della prima colazione, e ha suscitato educati risolini fra i presenti: il mio multimilionario cognato (Billy Rose) e sua sorella, che poi è anche mia moglie e la tua amichetta. Entrambi hanno finto di trovare la tua lettera 1) spassosa 2) comprensibile. Fortunatamente, io non appartenevo a nessuno dei due gruppi. Comunque, secondo la mia interprete tu vuoi che io paghi per mettere delle piante nella mia proprietà. Non ti sembra di andar contro a tutte le regole della truffa? Per passare a un argomento più gradevole, il tuo giardiniere che cosa suggerisce di piantare sulla collina? Quanto costerà? A quanto ammonta la tangente che ti darà? A quanto ammonta la mia tangente sulla tua tangente? Potresti spedirmi un assegno da anticipare al tuo giardiniere? Polly e Billy si uniscono a me nell'inviarti i nostri più affettuosi e cordiali saluti. Il tuo buon vicino di vicinato, Alex A NORMAN KRASNA. 11 aprile 1963 Caro Norman, mi chiedi della mia famiglia. Melinda ha dato fondo a svariate carriere. L'anno scorso, subito dopo aver visto "West Side Story", ha deciso che sarebbe diventata la nuova Natalie Wood. Ma dopo una lunga conversazione con Dee (cioè l'ex di Howard Hawks, sorella di Eden) ha deciso di fare l'indossatrice. Poi, dopo avermi fatto sbatter via duecento dollari in questo progetto, ha preso un'altra decisione. Mi ha detto che adesso che le hanno insegnato come si cammina (secondo me lo sapeva fare abbastanza bene anche anteriormente all'esborso delle 200 cocuzze), abbandonerà la scuola per indossatrici e progetta d'intraprendere una nuova professione. Si chiama assistenza sociale. Non ho la minima idea di che cosa si tratti, ma certamente coinvolgerà il mio portafogli. Eden ha un anno in più dell'anno scorso; oggi è il suo compleanno. E' entrata nella fase in cui si comincia a mentire sull'età. A Phoenix la settimana scorsa all'attore che fa Zwilling ha detto che compiva ventiquattro anni. Fra breve potrò presentarla alla gente come la mia bisnipote. Arthur ha appena venduto un altro racconto a Bob Hope. Giovedì scorso Thornton Wilder ha visto "Elizabeth" a Tucson, e poi è venuto in camerino a dirmi che gli era piaciuta immensamente. Dopo siamo andati a cena insieme. Non ho mai incontrato un uomo della sua età così pieno di joie de vivre. Come tutti gli altri, nemmeno lui ha detto che era una bellissima commedia; questo non lo ha mai detto nessuno. Però ha detto che si è divertito un mondo.
Ho un serio problema. Si tratta di un tizio in pensione che frequenta lo Hillcrest Country Club. Siccome non gioco a carte e il golf mi annoia (tranne che a Palm Springs, dove perfino il golf è relativamente avvincente), che posso fare? Per inciso, adesso quando vado al club mi travesto da donna e pranzo al tavolo delle signore. Melinda si è messa con un giocatore di pallacanestro alto uno e novanta che all'occorrenza mi potrebbe neutralizzare in una sola ripresa, perciò cerco di stare alla larga. Lei ha la sua auto, il suo telefono, la sua camera; l'ultima volta che l'ho vista è stata una mattina di due anni fa, nel garage, quando non riusciva ad avviare il motore. Forse l'anno prossimo venderò la casa, in modo da trascorrere circa otto mesi a New York e gli altri quattro a Palm Springs. Affettuosamente, Groucho A HARPO. 18 settembre 1964 Caro Adolph, ti ricordi quella volta, nel lontano '29, quando ti suggerii di acquistare certe azioni garantendoti che col tempo ti avrebbero elevato allo stesso rango di Andrew Mellon e Diamond Jim Brady? E' stato soltanto pochi mesi prima che tu facessi bancarotta. Ieri ho avuto a pranzo tuo fratello, il dott. Gummo Marx, che tornava dal dentista da cui si era appena fatto limare un po' di denti e, naturalmente, era di umore più inquieto del solito. Non sapendo a quanto ammonta il tuo patrimonio, e non vedendo perché dovrei, mi è difficile elargirti il mio tesoro di saggezza. Posso solo dirti che per quanto mi riguarda, se dovessi investire centomila dollari, sceglierei qualcosa come la AT&T o la Standard Oil del New Jersey. Prendi questo consiglio per quello che vale, ma ricorda, il giorno che striscerai fino alla porta di casa mia per chiedere l'elemosina in nome del vincolo fraterno, non dire che non ti avevo avvertito. Sono felice che le tue condizioni fisiche siano praticamente perfette; vedrai che non aver gettato 100 sacchi nelle sabbie mobili di un luogo imprecisato a est di Indio ti aiuterà a mantenerle tali. Cordiali saluti, Jeffrey T. Spaulding A MINNIE MARX. 16 ottobre 1964 Cara Minnie, ho ricevuto la tua simpatica letterina, anzi, per la verità ne ho ricevute due. Una era color canapa, l'altra color fragola. Ma certo che ti accompagnerò all'altare, il 28 di novembre, da quel prestante giovanotto. E non soltanto sarò al tuo fianco mentre ti sposi, ma ti bacerò prima che possa farlo quel mascalzone. Mi hai giocato un bel tiro: ero sempre stato convinto che avresti finito per sposare un cavallo. Del resto, a pensarci bene, mi rendo conto che non avrebbe funzionato. Tutto il mio affetto a te e a quell'aitante canaglia che sta per portarti via. Saluti, Groucho A BETTY COMDEN. 25 ottobre 1964 Cara Betty, volevo farti sapere quanto ho apprezzato la tua dolce e affettuosa lettera di condoglianze. Ho lavorato con Harpo per quarant'anni, un lasso di tempo molto più lungo della maggior parte dei matrimoni, e la sua morte ha lasciato un grande vuoto nella mia vita. Meritava pienamente tutti i meravigliosi aggettivi che sono stati adoperati per descriverlo. Era una cara persona nel più completo senso della parola. Amava la vita e l'ha vissuta in modo profondo e gioioso, e questo, credo, è il miglior epitaffio che si possa avere.
Saluti alla tua famiglia e un abbraccio a te. Groucho P.S. Che razza di calligrafia, e sì che sono abbastanza vecchio per essere tuo padre! Il gatto di Melinda non avrebbe potuto fare di peggio, ma lui non ti vuole bene come me. A UNO DEI FIDANZATI DI MELINDA. 1965 Caro sig. Janneck, "John mi ha trascinata ieri a casa di sua mamma poi ci ha presentate e ha detto: questa è la mia fiamma. Lei mi ha fatto il terzo grado, io pensavo: adesso grido. Poi ha scosso il capo, mi ha guardato, e dopo ha sospirato: “Povero John, povero John”". (Cantata per la prima volta da Vesta Victoria, intorno al 1910). Ho ricevuto la sua simpatica letterina e, devo dire, la trovo un simpatico omarino. Inoltre ho ricevuto una simpatica letterina da mia figlia Melinda, come ogni bimestre; mi scrive di averla nuovamente cacciata via e di essersi messa con suo padre. Questo tornerà molto utile a Melinda, qualora in futuro desiderasse farsi mozzare le orecchie, cosa che per me comunque non farebbe nessuna differenza; infatti, a giudicare dalla sua attuale acconciatura, non sono nemmeno sicuro che le abbia. Si rende conto che provvedo al suo sostentamento da quasi diciannove anni, e che da tre non so più se ha le orecchie a sventola o ben attaccate alla faccia (che è quella che è), e neppure se sono pulite? Come vanno gli studi all'università? Come va il suo Q.I.? E' sempre basso come il giorno che l'ho conosciuta? Mi chiede se ho visto la regina: sì, ne ho vista una. Durante una partita di gin-rummy, era una regina di picche. Mi ha fatto piacere ricevere la sua lettera, ma per l'amor del cielo non mi scriva più. Sarò a casa alla fine del mese, e non vorrei che qualche sera, mentre quella testa matta di mia figlia è fuori con qualche moroso, lei venisse con la sua chitarra a farmi una serenata sotto la finestra. Non sarebbe facile, dal momento che la mia camera da letto è a piano terra, e ci toccherebbe scavare una buca in modo da permetterle di guardare in su. Saluti alla sua famiglia e al nuovo fidanzato di Melinda, chiunque egli sia. Il suo fedele amico Vecchia Ciabatta. Battuta a macchina da Eden, Groucho P.S. Ho appena indagato. Le orecchie di Melinda sono piccole, graziose e attaccate alla faccia. A HARRY KURNITZ. 12 ottobre 1965 Caro Harry, ... come altri amici, mi sembri preoccupato per la mia inattività professionale. Ti chiedi cosa faccio tutto il santo giorno. Di certo (insinui) devo annoiarmi. E io, per tutta risposta, posso solo dire: come mi conosci poco! Ecco una mia giornata tipo. Balzo giù dal letto alle prime luci dell'alba. Alle sette spaccate faccio colazione con succo di prugna, toast integrale, un zinzino di marmellata d'arance e una tazza di decaffeinato Sanka. Dopo essermi lavato i denti guardo "Woody Woodpecker" e "Capitan Canguro". Dalle nove a mezzogiorno schiaccio un sonnellino. Poi c'è il pranzo. Prendo latte in polvere Metrecal e una fetta di gnamcrostata di mele. Dopo pranzo schiaccio un sonnellino fino alle due; poi guardo "Huckleberry Hound" e, se mia moglie è fuori a fare la spesa, anche "Cause di divorzio". Poi mi lavo i denti e schiaccio un sonnellino fino alle cinque e mezzo. Le cinque e mezzo sono
l'ora che aspetto con maggior trepidazione; noi la chiamiamo l'ora del cocktail. Ci facciamo ciascuno un bicchiere di succo di mirtillo, un po' di mousse di formaggio e un pacchetto di liquirizia Sen Sen. Alle sei consumiamo il pasto principale: yogurt Yami, brandy di mele e una manciata di semi di girasole. Alle sei e mezzo guardiamo Soupy Sales e i suoi amici pazzi che si divertono fra loro con frizzi e lazzi. Alle sette prendiamo due sedie, ci sediamo l'uno di fronte all'altra e ci facciamo il manicure a vicenda. Alle sette e mezzo guardiamo "Colpo grosso al supermercato" e "Previdenza sociale in azione". Poi suoniamo dei vecchi dischi di Lawrence Welk e della sua orchestra metà maschile e metà femminile. Alle otto prendiamo due Seconal, tre aspirine e un goccio di L.S.D. e voliamo nel mondo dei sogni, ansiosi di scoprire quali nuove emozionanti esperienze ci riserba l'indomani. E adesso scusa, ma... devo andare dal dentista. Stai allegro e sbrigati a tornare a casa. Groucho *** IL TASTO DELLA TELEVISIONE.
A FRED ALLEN. 20 marzo 1950 Caro Fred, ebbene, Hooper se n'è andato ma minaccia di tornare a breve termine, questa volta con un metodo di sondaggio ancora più impreciso di quello che ha rifilato alla Nielsen. Comincio a considerarmi il bacio della morte per tutti i settori dell'industria del divertimento. Quando mi sono dato al vaudeville dei tempi d'oro, ha cominciato subito a puzzare di marcio. Al tempo in cui facevo l'attore, i cinematografi tiravano avanti elargendo pietanze, formaggio, cracker e, durante la quaresima, gioielli di scena. Ricordo che una sera sono uscito da un triplo spettacolo al Marquis Theater di Hollywood con un chilo di burro Sugoro, una cassetta di Pepsi-Cola e 12 biglietti per concorrere all'estrazione di una cisterna d'acqua dolce. E ora, sulla radio, stesso effetto. Hooper dice che sono quinto nella classifica nazionale, ma a chi diavolo li fa i sondaggi? Non ho trovato uno che ammetta di possedere ancora una radio, figuriamoci di ascoltarla. Per fortuna i dipendenti del mio sponsor sono in sciopero, così lui non è in grado di sapere se vendo le sue macchine o no. I ricchi, o potenziali acquirenti di auto, sono proprio quelli che hanno la tivù. I meno abbienti, detti anche poveri cristi, restano incollati alle loro radioline, ma purtroppo non sono quelli che comprano le Chrysler o le De Soto station wagon. Perciò ritengo che appena lo sciopero sarà rientrato, la Chrysler Corp. mi chiederà di passare alla televisione. Non sanno che nel giro di pochi mesi ridurrò anche questo nuovo medium agli estremi rantoli. Sarò a New York verso la metà di aprile e spero che potremo pranzare insieme, fosse pure al ristorante automatico Saluti, Groucho 31 marzo 1950 caro groucho non credo sia tu l'aspide che ha scoccato il bacio della morte al vaudeville, al cinema e alla radio. il vaudeville si è suicidato, il cinema aveva finito gli aggettivi e la radio è stata data in pasto ai cretini. attualmente il tuo programma è l'unico di cui parlano i critici e gli ascoltatori che, non vedendo le antenne sui tetti dei vicini attraverso i vetri sporchi, non sanno che esiste la televisione e ascoltano ancora la radio. se vuoi dare alla tivù l'osculo del rigor mortis farai meglio a sbrigarti. dopo gli ultimi spettacoli, i cani del quartiere hanno trascinato i televisori nei cortili e li stanno sotterrando. secondo il giornale “gli omosessuali della capitale sono stimati in numero di cinquemila”: a quanto pare garner è l'unico ricchione che ha lasciato washington. avrai letto della barca nuova di arthur godfrey: quando godfrey non è in onda ci sta sopra. non ti ho salutato ace perché non l'ho ancora visto. fortuna che non gioco a tennis: se per un ace dovessi aspettare tanto a lungo sarei la favola del convento. sta' su con la vita. se gli operai della chrysler otterranno il fondo pensionistico potresti beneficiarne anche tu. fammi sapere quando verrai. saluti
f. allen ottobre 1950 groucho tutte le domeniche dopo la messa facciamo colazione allo stage delicatessen. a quell'ora da max, il proprietario, si accalca una folla variegata: giocatori, bookmaker, fanatici del cream soda e amatori dello storione. chissà che ci faccio io, un gentile, in quel luogo. siccome si ritrovano ogni domenica gli stessi personaggi, si respira un'atmosfera compagnona che nessun deofloral potrebbe domare. quando il salmone fa leccare i baffi e il formaggio si spalma a fiumi, gli avventori, fra uno schioccar di mandibole e un pulirsi le dita unticce sui panciotti, discutono uno degli argomenti che appassionano l'opinione pubblica. ieri all'ippodromo l'aria condizionata non funzionava. c'era un flatulente odorino di selvatico sparso per la sala, ma il fiocco era prelibato e i cuori lieti. il discorso è caduto sul tallulah bankhead show. tutti gli informatori, tutti i bookmaker e ogni altro ceffo presente lo avevano visto. il pranzo si è interrotto. il grasso di pollo veniva scrollato via dai diti per puntarli, il salmone triturato dai denti più aguzzi per far spazio agli encomi. i commessi hanno smesso di scalcare per frammischiare le proprie opinioni a quelle del cuoco, che faceva capolino dalla cucina senza perdere d'occhio una comanda di uova strapazzate e cipolle dorate giuste. un grassone ha posato una bottiglia di amaro medicinale al sedano e, emettendo un rutto effervescente, ha pagato il proprio tributo allo show. un uomo seduto sulla tazza del gabinetto ha spalancato la porta con su scritto signori e aggiunto del suo al plauso generale. tutto il delicatessen era d'accordo: il tallulah show era stato grande. ecco un settore di cui le recensioni non si occupano mai. ti mando questo resoconto per farti conoscere le reazioni dell'uomo della strada. secondo me lo show era eccellente. peccato per i difetti tecnici, e meredith arrancava un po' nella conduzione del quiz, ma nel complesso portland e io lo abbiamo trovato elegante, intelligente e spiritoso. saluti f. a. 13 ottobre 1950 caro groucho ti renderai conto, spero, del disturbo che mi sono preso mettendo in piedi un cosiddetto programma televisivo all'unico scopo di farmi scrivere una lettera da te. io non ho nessuna voglia di lavorare in tele visione! l'altro giorno ho incontrato goody e gli ho detto che non avevo tue notizie. mi hai fatto diventare bugiardo per procura. quello che dici del senatore claghorn è vero, era via per uno spettacolo e non è potuto venire per le prove. la scorsa primavera norman krasna mi ha suggerito di fare "allen's alley" con le marionette. era l'unico modo per usare claghorn. è venuto in aereo da detroit la sera dello spettacolo. il suo finisce questa settimana e forse potrò provare con il cast originale nello show di novembre. il meccanismo del varietà non funziona. ci tocca lavorare in un teatro con il pubblico. le telecamere non possono muoversi, e non si crea quell'atmosfera intima che è così importante in televisione. spero di eliminare il pubblico nel giro di poche puntate, vorrei cercare di realizzare qualcosa di più ambizioso. secondo me è una fortuna che il tuo show si adatti così bene a questo nuovo medium. portland e io abbiamo visto la prima puntata. la regia è buona e che gioia potersi godere dei buoni dialoghi senza doversi sorbire una sfilza di tristi numerini cadenzati da scenette scipite e pause noiose. tutti i nostri spettacoli comici sembrano fatti con lo stampino. la tua mezz'ora dovrebbe portare una ventata di novità, che sarà tanto più apprezzata con il progredire della stagione. se non altro ti risparmi tutti i nostri mal di testa. oggi ho saputo che i nani scarseggiano: “i nani migliori sono tutti impegnati, eccetera”. non ce la farò a sopportarle ancora a lungo, tutte queste grane. nel frattempo, grazie per la lettera e saluti f. allen 7 novembre 1950 Caro Fred, grazie per l'articolo di Goody e il biglietto accluso. L'ho trovato un articolo sensibile e lusinghiero. Aver vissuto in casa mia senza pagare vitto e alloggio lo ha probabilmente influenzato, ma d'altro canto io mi sono sempre considerato una persona meravigliosa e un comico straordinariamente ricercato (la battuta è a portata di lingua). Ho fatto una scorpacciata di te, ieri. Prima ti ho sentito alla radio, nel programma della N.B.C.; secondo me la scenetta su Benny è stata un errore, dal momento che la N.B.C. vuole che il pubblico lo ignori. A parte ciò, tu
e lo show mi siete piaciuti. Poi, indomito, ti ho guardato alla televisione e devo dire che lo spettacolo è enormemente migliorato rispetto ai tuoi virginali esordi. Mi è piaciuto soprattutto Titus Moody, ma l'intero spettacolo era costruito molto meglio del primo. Ti hanno ripreso in primo piano, ti hanno anche dato modo di parlare, e tanto mi basta. Credo che i tuoi problemi televisivi siano risolti e che finirai col rappresentare per la televisione quello che hai rappresentato per la radio: lo strameglio del meglio. A proposito, Portland, la quale, mi dicono, è tua moglie, era poderosamente sexy con quella microgonna. Faresti meglio a tenerla lontana dalla California, lo stato è sovrappopolato di Errol Flynn e, più pateticamente, di me. Il tuo amico e bravo ragazzo al cento per cento Groucho 30 aprile 1951 caro groucho ho parlato con goody stamani, e gli ho lasciato discretamente capire che tu non saresti alieno dall'andarti a prendere qualche risata al tallulah show della prossima domenica. margaret truman ha accettato di venire, e quando me ne sono andato stavano cercando di assicurarsi macarthur. se c'è il generale potremo cavarcela con le battute previste nel copione, ma se macarthur si rifiuta di fare da spalla alla truman mi sa che goody non potrà tenerlo buono in un angolino mentre tu e io facciamo il solletico al pubblico. probabilmente riempiranno d'acqua lo studio e faranno guadare il mac fino al palcoscenico. ti avverto, questo è l'ultimo spettacolo, e dall'atteggiamento del sindacato scrittori arguisco che non hanno intenzione di passarcene più nemmeno mezza. sono stati zitti per tutta la stagione e ho la sensazione che una sola parola di troppo potrebbe dar fuoco alle polveri e causare il pestaggio e l'assassinio di uno degli ospiti e di una spalla. lo dico solo per metterti in guardia. salpeter mi ha appena incastrato in una delle sue solite speculazioni finanziarie, con il solito risultato. se hai dei soldi ti consiglio di lasciarli a casa, credo che s. ne stia progettando un'altra. portland e io ti auguriamo ogni bene e speriamo di vederti presto. Saluti fred allen maggio 1951 Caro Fred, stavo per rispondere alla tua lettera, quando la California del Sud è stata fulminata dalla notizia del tuo imminente arrivo per l'ennesimo assalto all'industria del cinema, questa volta con Ginger Rogers. Be', se proprio devi ballare questo è il ballo giusto. Se vieni da solo non mancare di portare l'attrezzatura da pesca: ho la cantina allagata, e laggiù potremo spassarcela come ai bei tempi, contandocela su e scambiandoci i vermi. Qui il tempo è magnifico. I topinambur sono in fiore, e mi vergogno a dirlo, ma credo che i giovani virgulti non abbiano mai avuto tante topine come quest'anno. Il vino maggiolino sta acquistando or ora la sua piena corposità. A causa del fuso orario, infatti, il vino che là da voi si beve al principio della primavera, qui raggiunge la maturità solo con il solstizio d'inverno. E il raccolto è stato splendido. Il Signore è stato proprio generoso con noi, Fred. Abbiamo abbastanza grano non solo per noi ma anche per il bestiame, e gli aceri buttano sciroppo come se avessero il diavolo in corpo. Mia madre dice che sono blasfemo, ma abbiamo tutti diritto alla nostra battutina, no? L'inverno sarà rigido, infatti proprio ieri ho notato una crescita eccezionalmente cospicua di pelame sul lato sinistro della mia cameriera, e ciò significa che stanno per arrivare i primi temporali. A parte questo non ho niente da dirti. Sai bene che abbiamo nostalgia del tonfare dei tuoi scarponi chiodati sulla nostra trapunta, e possiamo soltanto sperare e pregare che venga presto il giorno in cui Ethan Allen rinuncerà a quello stupido assedio di Fort Ticonderoga e ti rimanderà qui da noi. Comunque ora sono stanco morto e credo che schiaccerò un pisolino. La notte scorsa l'ho passata quasi tutta a sbucciare pannocchie, e la mamma dice che non sbuccio più come una volta. Si vede che sto invecchiando. Mamma dice anche che non invecchio più come una volta. Be', così va il mondo. Con affetto, Groucho P.S. La scrofa è di nuovo incinta. 30 agosto 1951
Caro Fred, è molto difficile tenere una corrispondenza regolare con qualcuno che non è una donna; ecco, se vuoi saperlo, il motivo per cui le mie lettere sono così rare. Se, per esempio, uno corrisponde con una femmina graziosa preferibilmente non troppo vecchia -, c'è sempre la possibilità che in un futuro costui riesca ad accorciare le distanze. La corrispondenza con un uomo invece - un uomo della nostra età, quanto meno - si riduce ben presto a un mutuo catalogo di acciacchi e dolori, e al resoconto delle continue tribolazioni inflitteci dal fisco. Ti prego di non pensare per questo che le tue lettere non siano degne di essere ricevute; la gioia che mi procurano si può paragonare soltanto alla felicità da me provata anni or sono all'arrivo del telegramma che ci scritturava per un anno nel circuito Pantages. Ogni lettera mi è cara come “una gemma di limpido, variegato azzurro”. Questo, se t'interessa, lo scrisse Thomas Gray e si può trovare a pagina 262 delle "Citazioni" di Bartlett. Il mio amico Goody mi dice che sei in partenza per Londra con la turbolenta e prevedibile Tallulah. Avendo viaggiato in lungo e in largo per i sette mari, confido che ti terrai alla larga dagli squali del poker, dagli squali del biliardo e naturalmente, se sarai abbastanza fortunato da precipitare fuori bordo, dagli squali tout court. Mi piacerebbe tanto venire con te. Come ce la spasseremmo, Goody, tu e io! Tre vecchi gallinacci che si scambiano acciacchi e dolori, filano fole di prodezze amorose e dicono peste e corna della televisione. Sì, Fred, quella nave la faremmo rollare dalle risate. Perciò divertiti e porgi i miei rispetti alla duchessa. Groucho 1ø settembre 1951 caro groucho lo so che buttar giù due righe per qualche vecchia ciabattona che speri di circuire nel tuo prossimo viaggio a est ti procura molta più soddisfazione che scrivere a goody o a me. iscritto sul muro del gabinetto maschile del martha washington hotel c'è un vetusto adagio che recita: è meglio sposare una fanciulla e soddisfare la sua curiosità che sposare una vedova e deluderla. quando scrivi ad ace sai che riceverai una risposta. quando scrivi a me sai che la lettera non verrà mai esibita in un processo per qualsivoglia genere di rottura. goody ha levato le ancore la settimana scorsa. qualche giorno dopo ho letto che la queen mary è reduce dalla traversata agostana più agitata della sua storia. se la xamamina non gli ha fatto effetto potremmo aver perso un cittadino. probabilmente goody rimarrà laggiù. portland e io voleremo in europa il 9 settembre. l'ultima che ho sentito alla n.b.c. è che per la prima puntata londinese stanno cercando di scritturare bea lillie, gracie fields e le andrew sisters. sai che novità. sono sempre gli stessi nomi che girano, anno dopo anno. se almeno scritturassero dei talenti inglesi sconosciuti da queste parti, allora sì che avremmo finalmente qualcosa di nuovo. se lo show fa schifo, goody può sempre incolpare il governo laburista. frattanto, spero che tutto vada in modo mediamente eccezionale. salutami harry tugend e irving brecher e l'ex signor hutton. banzai fred allen 18 ottobre 1951 Caro Fred, benché io mi consideri un personaggio enormemente fascinoso, è raro che mi accada di ricevere una lettera che denoti un qualsivoglia interesse nei miei confronti da parte del bel sesso in quanto sesso. Nessuna cravatta, nessun paio di scarpe Johnson & Murphy, nessun costoso sigaretto ha mai gettato ombra nella mia cassetta della posta. Eccoti un breve saggio di quanto si accalca stamani nel mio cestino della carta straccia. La prima busta che ho aperto era di un ciarlatano a piede libero che si fa chiamare dottor Bendricks. Probabilmente mi ha visto in tivù, dato che scrive di essere in grado di trapiantarmi un nuovo apparato di ghiandole atomiche. Questo metodo è da lui chiamato “Alchimie dell'Immunità Naturale”. Dice di essere sicuro che queste nuove ghiandole sistemeranno tutto. Non ho ben capito a che tipo di sistemazione si riferisca, ma certo suona incoraggiante. Purtroppo ignoro chi sia questo Bendricks. E' uno scienziato rispettabile? Comunque io non sono all'altezza. Per il momento ho deciso di affidare la questione al dott. Scholl. Poi c'era una lettera del proprietario di un negozio di liquori a Beverly Hills, profeta iettatorio quant'altri mai. Mi avverte che i prezzi dei liquori stanno andando alle stelle e mi consiglia di mettere da parte 30 o 40 casse di bumba prima che la guerra sia ufficialmente dichiarata. Siccome in questo periodo la mia attività bevitoria giornaliera si limita a un goccetto di sherry da cucina prima di cena, la sua lettera mi ha lasciato piuttosto freddino.
La terza era della Continental Can Company, che mi chiede di inviare una procura per le mie cento azioni, le quali, fra l'altro, da quando le ho comprate sono scese di sette punti. Nella lettera si dà risalto, in modo piuttosto querulo direi, alla mia condizione di azionista in un rampante colosso dell'industria, i cui dirigenti però non sono in grado di proseguire il loro lavoro se io non mi mostro disposto a collaborare inviando la mia procura, e difilato. L'intera azienda, a sentir loro, è già sull'orlo del tracollo. A Wilmington, nel Delaware, migliaia di azionisti in congresso se ne stanno lì in una sala piena di correnti d'aria, impossibilitati a licenziare gli attuali dirigenti senza il conforto morale della mia procura. Poi c'era una lettera della Electric Bond and Share Company (che, casomai l'avessi scordato, è l'equivalente chic di Goldman-Sachs). Nel 1929 questa società assottigliò il mio conto in banca di 38000 dollari. Malauguratamente, a causa di una certa confusione nel reparto contabilità, dopo ventun anni mi ritrovo ancora possessore di mezza azione. Se non hai dimestichezza con gli attuali indici di Wall Street, sappi che un'intera azione si può acquistare per un dollaro e 10 cent. Anche costoro fanno la posta alla mia procura. Ho cercato a più riprese di sbarazzarmi di questo striminzito titoletto; una volta, disperato, glielo spedii addirittura per raccomandata espresso, ma pochi giorni dopo la busta tornò indietro: multata di sei cent, per colmo di sventura. Un'altra volta la stracciai, la maledetta, ma la EB&S non ne rimase minimamente turbata. Mi hanno nei loro registri e a quanto pare sono fermamente intenzionati a tenermici, almeno fino al prossimo crac. Infine c'era una lettera dell'AFRA: mi fanno notare che sono di alcuni mesi in arretrato coi pagamenti, e se non invierò i soldi a breve termine minacciano di far scioperare musicisti, macchinisti, cameramen, elettricisti, guardie giurate e un ex vicepresidente radiofonico che distribuisce biglietti gratis per lo spettacolo di Spade Cooley davanti alla N.B.C. Perciò, Fred, io dico: al diavolo le poste americane! Ti sarei profondamente obbligato se volessi scrivere al tuo deputato per chiedergli di votare contro ogni futuro stanziamento a favore delle poste. Senza fondi, questo mostro finirà presto per schiattare, e io potrò trascorrere i miei ultimi anni a cuor leggero e cestino vuoto. Saluti, Groucho 3 novembre 1951 caro groucho la tua ultima lettera, in cui eccepisci sulla qualità della posta che ricevi dai tuoi ammiratori, ha dovuto aspettare una risposta sinché il problema non fosse esaurientemente macerato, e a macerare una lettera si può andare avanti per settimane. a me pare che il dilemma sorga dall'alto livello del tuo personaggio. tu ti rivolgi a una classe di utenti radiotelevisivi che sanno scrivere. un'audience di alfabetizzati, formata da possessori oltreché di apparecchi radiofonici e televisivi anche di penne e matite e delle cognizioni necessarie per adoperarle, e quindi è fatale che tu riceva posta. se vuoi far cessare le lettere non puoi sperare di riuscirci chiudendo gli uffici postali e il ministero ad essi preposto. senza l'ufficio postale i politici non saprebbero più dove sistemare i loro cognati. il solo modo di fermare questa valanga di posta ammiratoriale è abbassare il livello e adeguarti alle masse analfabete. l'agenzia morris mi ha coinvolto in una serie televisiva. la prima puntata è andata male. si tratta di sceneggiare vecchi raccontini di benchley, thurber, twain, eccetera già apparsi sulle riviste, ma gran parte del materiale che ho visto ha poche probabilità di rivivere fuori dalla pagina stampata. le altre cose che avrebbero potuto funzionare sono state rubate o comperate da compagnie cinematografiche per farne cortometraggi. i programmi a scadenza mensile non hanno uno staff fisso di autori o produttori. è già tanto riuscire a pigliarne al volo qualcuno fra un danny thomas e un jack carson show. il prossimo andrà in onda l'11 novembre, e mi sa che sarà un altro disastro. Saluti, fred allen 27 dicembre 1951 caro groucho appena tornato a new york sono andato nella sala macchine degli autori alla n.b.c. ho sorpreso goody e i suoi allegri compari ad ammonticchiare i loro soldini su un tavolo al centro della stanza. invece di spremersi le meningi, stavano racimolando la cauzione per la star del programma nell'eventualità che durante la settimana le cose dovessero prendere una brutta piega. con la cauzione a portata di mano penso che andranno avanti a sceneggiare con un filino di serenità in più. ho iniziato "the later ego" sull'aereo. spero che tu abbia apprezzato il resoconto della ripetizione di una scena nel film "la madonna delle sette lune", in cui durante il tentato stupro della casta angela l'attore continuava a
dimenticare che nelle scene di seduzione, in base alle norme della censura britannica, il seduttore deve avere almeno un piede sul pavimento. a quanto pare il sesso in inghilterra è un po' come il biliardo. il fattorino del beverly wilshire mi ha detto che il mio show andrà in onda domenica prossima. alla morris nessuno sapeva cosa fosse successo ai miei nastri. da chi quel ragazzo abbia ricevuto l'informazione lo ignoro. forse è lui che sponsorizza la trasmissione, per puro hobby, oppure sa qualcosa. se la guardi mi farà piacere conoscere il tuo giudizio. portland e io ti ringraziamo per l'ospitalità e ti auguriamo un gagliardo anno nuovo. ho ancora una trasmissione il 6 gennaio, dopodiché forse imparerò un mestiere o simili. confido che tutto vada bene. saluti, f. allen 8 gennaio 1952 Caro Fred, sono felice che tu abbia comprato "The Later Ego" e che ti sia piaciuto. La settimana scorsa Tugend e io abbiamo visto la tua trasmissione e l'abbiamo trovata notevolmente migliorata rispetto alle precedenti. La cosa che ho preferito è stata la presa in giro di "Mamma ti ricordo!" Come sicuramente sai, la satira è il tuo forte. Nessuno la fa meglio di te, dovresti puntarci tutto. Per tua norma, sappi che ho scommesso per la vittoria dei Giants sugli Yankees, di Buddy Bear su Joe Louis, e di Landon nelle elezioni presidenziali. Su “Variety” di stamattina leggo che un certo showman si è messo ad assegnare premi. Dato che non potrebbe mai riceverne uno - tranne l'Oscar della noia - si è semplicemente ritirato da solo in una stanza e ne è uscito con l'annunzio che, secondo lui, il miglior comico televisivo è Red Skelton. Personalmente non ho nulla in contrario, ma ricevere un premio da costui è un po' come se il gestore di un chiosco di aranciate proclamasse che Romanoff è un buon ristorante. Spero che tu e Portland stiate bene, e vi auguro uno strepitoso anno nuovo. Groucho 31 luglio 1952 caro groucho nelle ultime settimane sono stato sottoposto a una serqua di vessazioni, inclusa l'ablazione dell'appendice, che forse sarà causa della mia definitiva dipartita. avevo intenzione di scriverti per raccontarti la mia esperienza e come ho scampato parte dell'ondata di calore rimanendo scientemente sotto anestesia per tre ore in più. non ti ho scritto perché mi è arrivata una lettera di harry tugend che dice di essere appena guarito da calcoli, artrite, torcicollo, itterizia ed epatite. sapevo che harry avrebbe parlato delle sue malattie alla prossima riunione della tavola rotonda e il pensiero mi provocava un complesso d'inferiorità. “come posso scrivere a groucho” almanaccavo “della mia fetida faccenduola vermiforme quando harry ha praticamente l'intera anatomia in fase di restauro?”. lo so come la pensate voi californiani. dopo la performance dei malanni di harry, un compaesano, ci tocca l'uomo che viene dall'est col suo straccio di appendice. “qui in california facciamo le cose in grande, eccetera”, mi sembra già di sentirvi. per questo non mi sono più fatto vivo. adesso il mio complesso si è un po' attenuato, e suppongo che al club il trionfo di harry si sia afflosciato. forse è il momento giusto per comunicare con te. dopo tutti questi anni credevo proprio che sarei arrivato al capolinea con tutto il mio equipaggiamento. temo che jesse crawford avesse ragione quando citava il vecchio adagio: “mai fidarsi di un'arancia”. ho cominciato il mio libro. finito un capitolo. speriamo bene. saluti, fred allen 12 giugno 1953 caro groucho sono appena ritornato da boston. è l'unica cosa saggia da fare se per caso ti trovi laggiù. sul giornale locale ho visto due titoli: “groucho marx in ospedale per un piccolo intervento” (qualche disturbo di crescenza, suppongo) e “eden viene a boston per l'operazione”. credevo che dopo il vostro viaggio a new york tu e tua moglie eden foste entrambi esausti. poi ho appreso che si trattava di anthony eden che entrerà nella clinica lahey. ora che so quale eden si trova alle prese con un percolatore a ossigeno, continuo a preoccuparmi per causa tua. trovandomi senza lavoro praticamente da due stagioni, ero riuscito a farmi un po' di pubblicità con un bel collasso più ricovero in ospedale, e dichiarando alla stampa che ho la pressione alle stelle e mi
toccherà smettere di lavorare. ma se tu mi entri nel giro delle malattie, addio sogni di gloria. dovrò tornare a lavorare o trovarmi un morbo che sfondi. ho per le mani un libro nuovo: "enciclopedia delle aberrazioni". ci sono le definizioni dei “rompicollo”, del “filoneismo”, eccetera. ci devono essere un milione di rompicollo nel mondo dello spettacolo. se non potrò più lavorare credo che cercherò di farmi assumere in una clinica psichiatrica come decano dei rompicollo per essere d'aiuto ai novizi. un'altra parola è “afradisiaco”, che sarebbe un membro dell'afra cacciatore di gonnelle. portland e io ti auguriamo ogni bene. spero che abbiano esagerato e che tu torni presto in piena forma come prima. saluti, f. allen 23 giugno 1953 Caro Freddie, devo dire che a chi se ne sta costretto a letto, una lettera del fustaccione di Boston può dare una carica morale e spirituale - e ricordargli che fuori dall'ospedale non ci sono soltanto nemici. Mentre ero incarcerato nell'emporio del taglio netto ho ricevuto parecchia posta, quasi tutta, stranamente, di battisti, metodisti e cattolici. Stamattina, per esempio, un certo Reverendo Pfister mi invia, su istanza di qualcuno, un opuscolo e una medaglietta. L'ultima medaglia l'ho ricevuta qualche anno fa quando sono arrivato secondo in un torneo di tennis femminile a Far Rockaway; questa reliquia di santa Giuditta me l'appenderò al collo. Se non altro, forse mi farà crescere un po' i peli là dove un tempo c'era il vello; me lo ha tosato un barbiere itinerante la notte in cui mi ricoverarono ai Cedri del Libano. Appena entro in camera, senza tanti complimenti, questo figuro mi afferra per i piedi, mi appende a testa in giù e mi pota fino al midollo. Mi ci vedi? Un vecchio tacchino natalizio - probabilmente il momento più inglorioso della mia intera carriera teatrale - penzoloni a mezz'aria mentre si fa spennare da un perfetto estraneo. Oggi sono finalmente emerso dalla palude dell'uovo in camicia e della tapioca, e sto ricominciando pian piano a immagazzinare le forze per qualsiasi cosa il Fato abbia in magazzino per me. Ho letto sul giornale che sei diventato membro della Brandeis University, mentre Sid Perelman è stato promosso ad anziano. “Variety” dice che sei stato bravissimo, ma quando mai non lo sei? I migliori auguri a entrambi, Groucho 5 luglio 1953 caro groucho sono stato in pensiero per la tua operazione. è un po' tardi, lo so, ma la tua descrizione della procedura “l'inguine spennato”, “il midollo potato” e “il tacchino appeso” - mi ha convinto che non sei stato ricoverato ai cedri del libano, bensì in qualche mercato avicolo del circondario. spero che tu ti sia completamente rimesso e che le parti offese abbiano ricuperato il pristino vigore. sid perelman e io abbiamo partecipato alla settimana di festeggiamenti per l'inizio dell'anno accademico della brandeis university, una cosa in cui mi ha tirato dentro sid, organizzata da leonard bernstein. la brandeis esiste soltanto da tre anni, un po' pochini per invitare i vecchi laureati, così leonard ha inventato il cosiddetto “festival dello spasso”. per la nostra serata leonard ha rimorchiato irwin corey, jack gilford, alice pearce, arthur kober, sid e me. ci vuole un bel lavorio mentale per architettare una serata accademica che sfoggi questo po' po' di cast. sid e io abbiamo fatto una tavola rotonda a due sull'evoluzione dell'attore comico, servendoci di scenette per illustrare i vari tipi. il pubblico si è divertito e sid ha esordito con un monologo veramente spassoso. domani partiamo per il maine. ci resteremo circa tre settimane, vicino alla casa del dottor rockwell. mi tocca tornare per il nuovo programma televisivo, che debutta il 18 agosto. portland e io ti auguriamo ogni bene. quando torniamo alla fine del mese ti diamo una voce. tieni duro f. allen 22 luglio 1953 caro sig. marx in data di ieri lei è stato citato nella sala da pranzo di questo albergo. una casalinga ipertiroidea seduta alle mie spalle ha detto: “sembra proprio quella barzelletta di groucho marx”. la barzelletta era quella dell'uomo che recita la preghiera di ringraziamento a bassa voce; un commensale gli fa: “come ha detto, scusi?”, e quello: “non stavo mica parlando con lei”.
tanto per farti sapere che se la tradizione marxiana è coltivata fra i soleggiati declivi della california anche qui sulle rocciose coste del maine teniamo groucho scolpito nei pensieri. questo albergo è una pensione alla buona. la vita all'aria aperta è frenetica. a mezzanotte la guardia notturna fa la ronda scrollando le piante, cosa che nell'estate 1952 ha ostacolato non poco la pratica dell'infrattamento. quassù c'è una cittadina così noiosa che un giorno la marea è calata e non è più tornata indietro. la settimana prossima torniamo per cominciare a preparare il nuovo???? show. omaggi f. allen 30 luglio 1953 Caro Freddie Boy, ho ricevuto la foto di un granchio, suppongo che sia il dottor Rockwell malamente travestito. Ho anche letto il pezzo di Goody su noi due, e pur dubitando che in Madison Avenue si sia mai chiacchierato sulla nostra amicizia, l'ho trovato veramente interessante. La battuta della marea che cala e non torna più indietro è splendida ed è stata accolta con entusiasmo dalla Tavola Rotonda del club. E' la prima battuta pulita che sia stata pronunciata a quella tavola da più di tre anni. Dici che Laurie sta scrivendo un libro definitivo sul vaudeville. Spero che sia più scrupoloso delle sue cose precedenti. Comunque il libro che vorrei farti scrivere dovrebbe essere informativo ma anche umoristico, secondo il tuo stile inconfondibile. Non so come fartelo entrare nella zucca, Fred: tu sei il migliore umorista contemporaneo, eppure te ne strafreghi. Con i milioni di libri che ci sono, belli, brutti e così così, non ce n'è uno di Fred Allen. Te ne ho fatte, di ramanzine sull'argomento, e continuerò a fartene finché non getterai la spugna. Non so niente del tuo show. Sarà in diretta, su nastro o su pellicola? E qui quando lo trasmettono? Mi piacerebbe vederlo. E vedi di farlo bene, perché ho un nuovo 27 pollici che svela tutte le magagne. Le mie vacanze sono quasi finite e fra tre o quattro settimane ricomincerò a rifilare frottole agli acquirenti. Spero che tu stia bene. I miei rispetti a Portland. Groucho 21 agosto 1953 caro groucho abbiamo finalmente partorito la prima puntata senza bisogno dell'ostetrica o del dottor kinsey. harriet van horne e jack o' brien l'hanno stroncata senza pietà, ma finora qui non mi hanno scatenato contro alcun dirigente, perciò credo che forse sopravvivremo. goody mi ha chiamato per dirmi che secondo lui una volta riviste le bucce (sospetto che sia un modo gentile per dire che una cosa è quasi da buttare) lo show dovrebbe rivelarsi una buona occasione. nella prima puntata le interviste sono state tutte ridotte al minimo, e la confusione generale mi innervosiva, il che non mi ha certo aiutato a improvvisare bene. per la verità non è che ci fosse molto spazio per improvvisare. sono rimaste fuori tante di quelle battute che dopo la fine della trasmissione sono andato avanti per due ore a parlare a braccio fra me e me. avevi ragione a proposito della ripresa filmata. in questa trasmissione non si riesce a sostenere nessun intervento comico prolungato. inoltre, mentre nei quiz il comico resta insieme ai concorrenti per tutto il gioco e fra una domanda e l'altra può fare tutto quello che vuole, con questi nuovi talenti io rimango insieme al concorrente soltanto durante la breve intervista; quando comincia il numero io scompaio e devo ricominciare daccapo con il concorrente successivo. domani comunque vedremo la registrazione e capirò un po' meglio che cosa non va. dalle tue parti il programma dovrebbe essere trasmesso fra un paio di settimane. se hai occasione di vedere la prima puntata mi piacerebbe conoscere la tua opinione ed eventuali suggerimenti. se trovassi il tempo di parlare a ruota libera penso che sarei a posto, ma se prende il sopravvento il meccanismo di una scenetta via l'altra sono fritto. spero che tutto vada per il meglio. f. a. (portiere di notte al barthold inn) 4 settembre 1953 Caro Fred,
non ho visto la prima puntata, ma la seconda sì, e per venire subito al punto ti dico qual è il difetto principale: non c'è abbastanza Fred Allen. Bisogna trovare il modo di eliminare quei tre notai che hanno fior di titoloni e non fanno niente. E sono pure brutti. Se vuoi fare un Fred Allen Show, mettici Fred Allen. Non voglio montare in cattedra, figurati. Ne so appena quanto basta per evitare un bagno (peraltro qui ci sarebbe un disperato bisogno di qualche goccia). Ripeto, tu sei stato divertente, ma non c'eri abbastanza. Come ti ho detto l'estate scorsa, la diretta è sempre un handicap. E' un po' come girare un film senza poterlo montare e visionare in anticipo, ma a quanto pare non ci puoi far nulla. Non voglio annoiarti con una lunga lettera, e non aspetto una risposta a breve termine: sarai stanco, nervoso e occupato a cercare di far funzionare la baracca a suon di frustate. Martedì prossimo guarderò un'altra puntata e ti scriverò le mie impressioni. Ossequi a te e a Portland. Groucho 17 marzo 1954 Caro Fred, sarò a New York il 25 marzo. Devo fare la solita illepida ospitata pubblicitaria, questa volta per i Supermercati Generali. Sarà la volta che li degradano a tenenti. Spero di vederti. Scusa la brevità ma nel pomeriggio devo fare delle foto a figura intera per una ditta di calendari e devo correre a spogliarmi. Ossequi a te e alla tua ninfa. Groucho 6 agosto 1954 groucho ho finito da poco di scrivere un libro intitolato "un tran tran per l'oblio". sarà pubblicato a novembre da little, brown and co. pare che l'agenzia morris e tutti i goodson e todman, oltre a non esser riusciti a rimettere insieme humpty dumpty, non siano neppure stati capaci di vendere il nuovo quiz. se non se ne farà nulla, sto pensando di provare a scrivere un'autobiografia e vorrei inserirci parte del materiale sugli anni del vaudeville, come suggerivi tu. potrei lavorarci per tutto l'inverno e quando sarò a buon punto andare a parlare con qualche vecchia gloria. naturalmente se mi mettono i bastoni tra le ruote e finiscono per vendere lo show a qualche scriteriato industriale dovrò accantonare i miei piani letterari. spero comunque di cominciare il libro. portland e io auguriamo ogni bene a tutti i marx, dentro e fuori dalle piscine, dovunque siate. f. allen 16 agosto 1954 Caro Freddie, è un'ironia della sorte, e non depone certo a favore del racket televisivo, il fatto che il suo unico ingegno di prim'ordine stia cercando uno sponsor. Quando sento blaterare quegli idioti nei varietà, nei quiz o nelle altre mezz'ore di scemenze che infestano questo medium, mi sembra impossibile che tu debba essere senza sponsor. L'altra sera ho visto per caso un varietà, non ricordo il titolo, ma ragazzi quanto rumore per nulla! La minima facezia era accolta da un uragano di risate. Una volta era il pubblico a ridere; adesso ridono gli attori al suo posto. Viviamo proprio nell'era del fai da te. Piuttosto che prestarmi a una cosa del genere mi ritiro e metto su un piccolo cappellificio a Danbury, Connecticut. Vedo che Cantor ha iniziato a scrivere un articoletto quotidiano per il Bell Syndicate. L'unico personaggio dello show business che dovrebbe tenere una rubrica comica su un quotidiano è un certo sig. Allen, chissà perché non lo fa. Spero che questa lettera non abbia il tono di chi ti paventa affamato, infreddolito e sul punto di essere cacciato dall'Hotel Mills per non aver saldato il conto. Lo so che non hai bisogno di soldi, Fred, ma non sopporto di vedere tanto talento sprecato. Saluti, Groucho
11 ottobre 1954 Caro Freddie, aspetto pazientemente l'uscita del tuo libro. E' un po' che non ti scrivo perché ho dovuto preparare i canovacci per la prossima stagione. Ho già scritto tutti quelli per il 1954 e sono quasi tutti orrendi. Per dimostrarti quanto sono abile in campo sportivo, ho vinto 100 dollari con i Giants. Un tizio caritatevole, che non vuole morire lasciando tutti i suoi averi in balìa delle tasse di successione, ha scommesso con me 100 dollari contro 50 che il Cleveland avrebbe vinto il campionato. Così ho vinto 100 dollari; 50 li avevo promessi a mia moglie Eden se fosse rimasta a guardare le partite insieme a me. Dopo la prima partita, Eden, che ama il baseball suppergiù come io amo gli zucchini, si è offerta di restituirmi il denaro se la dispensavo dal guardare le altre. Comunque, ho vinto i cento; 50 li ho dati a Eden; degli altri 50 ne ho spesi 40 per far riparare il tubo catodico del televisore (si è fuso il giorno che Dusty Rhodes ha fatto home run). I restanti 10 dollari se ne sono andati per una tintura; la tensione del campionato mi ha fatto venire i capelli bianchi come la neve. Stai leggendo sul “Saturday Evening Post” gli articoli di mio figlio su di me? Non immaginavo di essere tanto sbiellato. Ossequi a te e a Portland. Groucho 22 novembre 1954 Caro Fred, grazie per le recensioni del libro di Arthur. E' stato lodato perfino dal “New Yorker”, con mia gioia e meraviglia. Come ti ho detto, in questo libro mi sembra di far proprio la figura dello sbiellato, ma non di quelli premeditati, come Jack Rose o Coolidge... mi rendo conto ora di essere stato pazzo per tutti questi anni senza saperlo. Be', basta parlare di me. Sono stufo dell'argomento, e lo stesso spero di te. Credo di averti detto quanto mi è piaciuto il tuo libro. Non so se venderà, perché è una cosa un po' particolare, ma dovrebbe comunque spronarti a più alte imprese letterarie. Giovedì scorso ho partecipato alla "Pioggia di Stelle" della Chrysler. Era un'apparizione a sorpresa; dovevo dire una sola battuta, cioè: “Mettiamo qualcosa che piace a tutti”. Betty Grable e Harry James erano su una De Soto, seduti davanti, e io ero nascosto dietro, per terra. Così quando Betty Grable accendeva la radio nel cruscotto io saltavo fuori e con un balzo premevo un altro pulsante - sintonizzandomi sul mio show -, dopodiché proferivo l'immortale battuta: “Mettiamo qualcosa che piace a tutti”. Poco prima dell'inizio il produttore mi ha chiesto se mi dispiaceva eliminare la battuta, perché lo spettacolo era troppo lungo. Io ho baccagliato ostinatamente per un po' e alla fine ho chiesto se potevo dirne mezza: “Mettiamo qualcosa”. Hanno risposto che così non aveva senso; sicché ho detto al diavolo e mi sono riacquattato dietro i sedili. La sorpresona dovevo essere io che salto fuori e irrompo fra i due. Forse non mi sono acquattato abbastanza... oppure il cameraman era ubriaco. Fatto sta che il pubblico mi ha visto fin dall'inizio; e quando sono saltato su a mo' di sorpresa, forse non ho saltato abbastanza o forse ho saltato troppo, perché sono finito in un punto dove la mia faccia è stata bloccata dal parabrezza. Sventuratamente Gummo si è scordato di farsi fare in anticipo il contratto, perciò mi chiedo se vedrò mai i quattro soldi che mi avevano promesso. Mentre ero lì sdraiato dietro i sedili, mi è venuto in mente che in "Cocoanuts" e in "Animal Crackers" avevo quasi novanta pagine di dialoghi. Qui avevo una battuta sola e mi hanno tagliato pure quella. Be', così va il mondo dello spettacolo, suppongo. Ossequi a te e alla camicia bruna. Con affetto, Groucho 26 novembre 1954 caro groucho non ho potuto vedere "pioggia di bielle" su a boston. non c'era neppure un televisore. non che a boston non ce ne siano, ma bisogna conoscere qualcuno. il motivo che ha spinto i sicari della c.b.s. a cercare di guastare il tuo trionfo artistico è evidente. tu sei un gigante della n.b.c. e loro dovevano farti la pelle. mi stupisce che ti sia stato permesso di piazzare la faccia davanti alla telecamera, altro che proferire una battuta. la columbia è un'università e la columbia è la gemma dell'oceano ma la columbia si dedica soprattutto a mettere al tappeto voi stelle della n.b.c.
ho parlato con diversi addetti ai lavori, e mi hanno detto che il libro di arthur sta andando molto bene. io credevo che la pubblicazione su un periodico ostacolasse le vendite, ma un dirigente della little, brown and co. mi ha spiegato che di solito le aiuta. perciò il successo del libro dovrebbe essere assicurato, e anche qualche spicciolo in più per arthur. penso che abbia fatto un magnifico lavoro. è proprio un libro di qualità, e per essere un parente stretto tu ne esci egregiamente. se arthur l'avesse intitolato "vita col padre" lo si sarebbe potuto trasformare in una commedia che avrebbe dato del filo da torcere a lindsay e crouse. hai ragione, un "tran tran per l'oblio" non è un libro per tutti. in casa editrice dicono che venderne 25000 copie sarebbe già grasso che cola. il mio maggiore conforto è che nessuno ha criticato lo stile. penso di iniziare il nuovo libro dopo capodanno. non voglio scrivere l'intera storia del vaudeville, ma una specie di autobiografia in cui potrei infilare una serie di capitoli sul vaudeville, purché il materiale che ho sia abbastanza divertente. prima di poter cominciare sul serio devo sbrigare un altro po' di lavoro. ti farò sapere. goody ha uno spettacolo da propormi. probabilmente te ne ha parlato. si tratta di mettere in scena con i migliori comici disponibili, gag, sketch, monologhi, eccetera inviati dal pubblico. mi sembra un'idea insostenibile. il livello degli autori professionali è già abbastanza basso: affidarsi ai dilettanti per avere dei testi rappresentabili sarebbe, temo, fatale. sicuramente goody pensa che mi manchi un venerdì, ma ricevo materiale da vent'anni e non mi è mai riuscito di scovare un potenziale autore in mezzo a quel selvaggio bombardamento di materiale comico assortito. spero che tutto vada bene. portland, già attrice alle dipendenze di gordon, invia i suoi scarmigliati saluti. fred allen 23 dicembre 1954 Caro Freddie, il Natale è di nuovo alle porte. Anno dopo anno sembra che arrivi sempre più in fretta. Mi parli dei tuoi cumuli di corrispondenza inevasa; questa è una delle ragioni per cui lascio trascorrere lunghi intervalli fra le nostre lettere. Tu sei impegnato, io sono nato stanco e il mondo è pieno di un virus di bassa lega. Un pezzettino di questo virus mi ha attaccato la settimana scorsa e mi ha messo hors de combat. Mentre giaccio a letto con una borsa dell'acqua calda sulle fette, una termocoperta adagiata sul petto villoso e mezza dozzina di antibiotici vari che mi prillano dentro, mi domando dove andremo a finire. Mi domando anche se riuscirò mai a rimettermi abbastanza in sesto per trascinarmi fino alla N.B.C. dentro la De Soto dell'anno scorso, senza servosterzo e senza parabrezza avvolgente, per rifilare un'ennesima frottola al pubblico; ma non me ne importa molto se non ci riuscirò - strano, no? La geriatria è diventata una scienza miracolosa. I medici ti possono allungare la vita di una dozzina d'anni, ma non ti dicono che ne passerai la maggior parte in posizione orizzontale, mentre una specie di sciacallo cogli occhiali spessi e lo scalpo arruffato ti sbircia dentro con un aggeggio che sembra uscito da "Pattuglia spaziale". Anche se non me la sentivo di scrivere non potevo lasciar passare le vacanze senza cercare di tirarti su il morale. Affettuosi saluti a entrambi Groucho 22 febbraio 1955 caro groucho da quando è uscito il mio libro sono stato più occupato dell'omino dei ghiaccioli in una giornata torrida. sono stato in programmi radiofonici, televisivi, librerie, convegni e per finire, con un colpaccio pubblicitario, in un colossal presentato da un medium in una sfera di vetro. non so se questi vecchi trucchi siano ancora buoni a vender libri, ma nell'editoria la prassi sembra accreditata. il primo baggiano frustrato che passa e scrive un libro, deve stare all'erta: deve tenersi a disposizione di ogni damazza zoccolante nei club del libro per dire quattro parole, o per una presentazioncina nei più svariati tipi di libreria. bisogna rispondere alle lettere scritte perlopiù da gente che ama leggere ma non ama comprare libri, da ospedali che malgrado gli scarsi fondi a disposizione vorrebbero il libro per la loro biblioteca, e da mercatini parrocchiali che vogliono mettere all'asta le tue copie autografate per poter offrire un robusto cinto erniario al diacono in via di smosciamento. sei stato tu a magnificarmi le gioie della scrittura. adesso te ne stai beatamente seduto sul tuo cialdoso preferito a far soldi a palate e a conoscere tanta bella gente con il tuo programma, mentre io mi difendo come posso dalla feccia degli intellettuali. l'altro giorno sono stato a philadelphia. quelli del saturday evening post vogliono che scriva la mia autobiografia. a pranzo hibbs ostentava una copia del libro di arthur con tua dedica. ci sto pensando sopra. ho parlato con diverse vecchie glorie del vaudeville, ma la ricerca è troppo costosa. tutti gli intervistati mi hanno
chiesto soldi in prestito. non ho cavato un ragno dal buco, e a tutt'oggi ci ho rimesso un abito, un cappotto e troppi soldi. riponzandoci bene non credo che riuscirei a mettere insieme un libro tutto sul vaudeville. potrei adoperare materiale di altra provenienza per abbellire i capitoli riguardanti le mie esperienze nel varietà di terz'ordine. se sei stufo di tutto e vuoi diventare ricco senza lavorare ti potrei mettere a parte della mia invenzione, che sta spopolando nelle parrocchie nazionali. ho brevettato un pulpito che si può trasformare in banco da tombola. muoviti, entra nell'affare prima che ci mettano su le mani hope e crosby. sto anche lavorando a una maxicerniera lampo per i calzoni di chi ha le braccia corte. la vita è una salita: non mollare la soma. tieni duro, spero che tutto vada bene. il morale è alto. se sei a casa ti chiamo quando torniamo. nel frattempo, a tua disposizione hai f. allen 29 luglio 1955 Caro Fred, mi ha fatto piacere rivederti domenica scorsa, anche se solo su uno schermo televisivo. Ne deduco che ti sei parzialmente ripreso da quel postaccio di spennapolli in cui eri incarcerato, e sono sicuro che una ragione per tornare subito al lavoro è stata il conto che ti hanno rifilato mentre ti allontanavi barcollante dal reparto. A un certo punto dello spettacolo di domenica portavi gli occhiali. Vorrei che li portassi sempre; ti fanno sembrare più giovane di molti anni e conferiscono al tuo volto la stessa soavità che il generale Grant aveva ad Appomattox. Scherzi a parte, ti donano. Ossequi a te e a Porty da un vecchio figuro di nome Groucho 2 agosto 1955 caro groucho grazie mille per il consiglio sugli occhiali. quanto a fotogenia, sembro sempre uno zaino col naso. ho fatto un film insieme a jack benny. io avevo tutti i miei capelli, e anche i denti, le ossa e il sangue. jack aveva un parrucchino che pareva la culatta di un basset hound, sfoggiava denti firmati hillard, le ossa gliele aveva noleggiate un chiropratico e il sangue era preso in prestito da un emofiliaco che aveva avuto un'emorragia improvvisa e si era scordato il secchio. quando il film è uscito jack sembrava un sogno da sala trucco westmore, io invece una povera checca sorpresa nella porta girevole di sloane. dovevo cominciare una serie di gag con la donna che mi scriveva a proposito dei miei occhiali, poi mi riscriveva per dirmi che erano antiquati e di cambiarli. poteva riuscire abbastanza spiritoso per tre o quattro settimane ma in questo show tutto si perde nel guazzabuglio. è difficile far ridere. si può soltanto capire il senso generale del dialogo, ma certe sere le battute sono frizzanti come quelle che uno sente per caso all'obitorio. saluti, f. allen 12 settembre 1955 Caro Fred, e così i Dodgers hanno vinto lo scudetto. Non che me ne importi granché; ma sono stordito dalla rapidità con cui è trascorso un altro anno. Mi sembrano passati solo pochi mesi da quando Durocher era un eroe e Willie Mays era seriamente considerato un potenziale vice di Stevenson. Devo dire che quest'ultimo anno mi ha turbato solo mentalmente e fisicamente. Mentre tu ti godevi la fresca, tonificante arietta autunnale sulle spiagge atlantiche, noi abbiamo avuto una settimana di temperature che di solito si vedono solo sul termometro clinico. Sono andato a Las Vegas in cerca di refrigerio, e là ho visto Lena Horne in un night-club (avevo dimenticato che pezzo di vampona fosse). In ogni modo, mi sono talmente riscaldato a guardarla che son dovuto tornare a Beverly Hills. Sono attualmente coinvolto in un'avventuretta chiamata "Cinquant'anni di show business", titolo piuttosto impreciso. Dovrebbe essere la storia del vaudeville dal 1900 al 1950. In realtà si tratta di una manovra governativa, visto che il fisco si papperà circa 1'85% del mio compenso. La mia perseveranza in queste brillanti operazioni mi sconcerta. Probabilmente è per il gusto della sfida. Anche l'ultima cosa che ho fatto: nel bel mezzo dello spettacolo, uno del pubblico è saltato su e ha dichiarato ad alta voce che quant'è vero dio lui era capace di essere più spiritoso di così. Non ho potuto contraddirlo, perché capivo benissimo il suo
punto di vista. Un giorno mi farò furbo e me ne resterò seduto sulla mia seggiolina, fra la perplessità e lo stupore dei bifolchi. Sono felice che tu stia lavorando sodo, e spero che continuerai a metterti gli occhiali. Ossequi a te e alla tua onorevole moglie, dal vostro onorevole amico Groucho A GOODMAN ACE. 9 agosto 1950 Caro Goody, la nostra amicizia, già a dir poco fragile, ha raggiunto una impasse. Io detesto New York e non ci voglio andare, tu disprezzi Hollywood e rifiuti di venirci. Forse potremmo addivenire a un compromesso e incontrarci una volta all'anno a Kansas City. Potremmo pranzare da Nancy's, e la sera, dopo un pomeriggio alla sala da biliardo di Johnny Kling, cenare al ristorante "kosher" dietro l'Orpheum, dirimpetto all'uscita per gli artisti. Sono lieto che tu (a differenza di “Variety”) abbia apprezzato lo spot televisivo che ho girato per Popsicle. A me non sembrava una meraviglia, ma può esserci molto utile come banco di prova. La settimana scorsa il Friars Club, a corto di celebrità teatrali, ha offerto una cena in onore di Harry Karl. Karl ha i baffi neri, è sposato con Marie McDonald (Il Corpo) e gestisce 112 negozi di calzature. Anche se non sono un membro del club e ho sempre calzato scarpe Johnson & Murphy, mi hanno chiesto di tenere un discorso, ma ho declinato con la scusa che so pochissime barzellette sulle scarpe. Comunque si sono esibiti tutti gli ospiti canonici: Jessel, Danny Thomas, Dean Martin e Jerry Lewis, George Burns, eccetera, e mi dicono che hanno fatto proprio un ottimo spettacolo. Io però ho durato una certa fatica a sentirli. Per qualche ignota ragione, Krasna e io siamo stati collocati a un tavolo occupato da 1) un corpacciuto agente, che continuava a strofinare la gamba contro la mia, nell'illusione che appartenesse alla Stebbins; 2) Eddie Small, che continuava a supplicare Krasna di investire in una produzione indipendente in Italia meridionale; e 3) Artie Stebbins, il quale continuava a insistere con voce da polizza ventennale che non ho più molto tempo davanti a me, e prima che sia troppo tardi perché non stipulo una bella assicurazione per i miei cari e le mie ex mogli? Tutto sommato è stata proprio una seratina coi fiocchi. Non c'era neppure un negozio di scarpe della città che non fosse rappresentato dal suo gestore, e tu ti saresti smascellato dalle risa a sentir fioccare frizzi a base di tacchi e tomaie, di gente presa nei lacci della miseria e, dulcis in fundo: “La donzelletta... siccome suole” . Terminato l'ultimo discorso, quello di Karl, costui è stato omaggiato di un paio di scarpini da bebè e di tre nuove filiali. Gli scarpini hanno fatto arrossire Marie in tutto il corpo. A mezzanotte sono tornato a casa ferrato a dovere, pienamente assicurato, e ho trascorso la nottata sognando a intermittenze una produzione indipendente in Italia meridionale. Saluti e baci, Groucho domenica, 1950 Caro Groucho, avrei risposto prima alla tua lettera, ma non me l'hai scritta. Pazienza. Be', a New York la settimana scorsa le tivù sono rimaste spente per un paio di serate, che hanno coinciso con un fugace ritorno della conversazione. Gli argomenti erano la bomba H e la consorte di Peter Lindstrom. La bomba H non mi suscita il minimo terrore, perché accanto al palazzo in cui viviamo, già proprietà di Hearst, c'è un pilone con una vecchia insegna elettrica che lampeggia in caso di coprifuoco, con la scritta: “Vietato sganciare bombe - W. R. Hearst”. Quanto a Ingrid Bergman, la città è divisa in due fazioni. Qui la considerano la Maria Maddalena dei guitti, e alcuni lapiderebbero non solo la nostra casta diva, ma ogni diva di ogni cast. La mia opinione personale non l'ho ancora formulata. Ho cercato di ridurre la faccenda a un minimo, anche se non tanto comune, denominatore. Che cosa farebbe la mia Chiesa, mi domando, se, mettiamo, Molly Picon fosse fuggita in Inghilterra con Carol Reed? La Seconda Avenue vieterebbe "Lo sposo e la piccola giudia"? Lupowitz e Moskowitz si metterebbero a servire crocchette di pane azzimo listate a lutto? Questi gli interrogativi che mi assillavano quando sono andato a vedere "Stromboli". Quanto al film, le mie opinioni me le tengo per me. Con affetto,
Goody 18 gennaio 1951 Caro Goodman, ho ricevuto la tua lettera: certo hai i tuoi bravi problemi. In cambio di una somma irrisoria ti prometto che non la mostrerò a Wald e Krasna. Dopo averti parlato, Miriam mi ha riferito che non collaborerai alla puntata del "Big Show" a cui interverrò io. Allora ho pregato Gummo di chiamare McConnell e di dirgli che senza te non ci vado. O tu sei un infido mascalzone, oppure certe volte non ricordi più le cose che hai detto. Ho trascorso una mattinata deliziosa. Tanto per cominciare, pioveva. Dopo aver letto le ultime notizie sulla guerra sono andato dal mio avvocato, il quale ha esordito con questa notizia: lo Stato non concorda affatto col tuo corrispondente in merito a certe questioncelle fiscali dei lontani 1946 e 1947, anni in cui ero ancora relativamente giovane. Non sono molti soldi, ma la ciliegina sulla torta è che a tutt'oggi i rimborsi per le dichiarazioni 1948 e 1949 non sono ancora arrivati. Ti enumero queste seccature per dimostrarti che non è necessario avere parenti a Kansas City per essere infelici. Francamente non sono molto turbato e posso anche fare marameo al fisco. In ogni modo, se il 4 febbraio, giorno del tuo arrivo, venendo a bussare a casa mia non ottenessi risposta, puoi sempre provare al carcere federale accanto allo scalo ferroviario. Grazie del vestito per Melinda, ha detto che ti ringrazierà di persona quando vieni. Sempre che tu collabori ancora al "Big Show". In caso contrario i tuoi ringraziamenti cercateli altrove. Il "Big Show" piace a quasi tutti quelli con cui ne parlo, e molti di loro lo trovano, come me, troppo lungo di almeno mezz'ora. Se gli indici di ascolto che ho letto su “Variety” sono affidabili, comincio a pensare che proseguirà anche nella prossima stagione. Di solito le mie previsioni sono esatte; fui io, nel 1929, a dire che non ci sarebbe stato nessun tracollo borsistico. Rimango in attesa del tuo arrivo con un'apprezzabile dose di sangue freddo. Con l'affetto di tutti noi Groucho P.S. Ieri sera da Chasen's ho visto Joe Di Maggio senza la sua tenuta da baseball. Un po' scriteriato, mi pare. E se divampasse una partita in piena notte? Col tempo che perderebbe a mettersi in tenuta, addio partita. [senza data] Groucho, Egregio Signore o Signora, oggi quelli della N.B.C. mi hanno telefonato dicendomi che Gummo, in una lettera, chiede se io figuri o abbia mai figurato tra gli autori del "Big Show". Mi hanno pregato di scriverti di sì - ora come in futuro. Questa perfida frottola del mio ritiro dallo show mi ha già causato parecchie seccature. Adesso ti spiego come le ho dato adito. Avevo bisogno di alcune settimane libere per scrivere il mio film. Finora sono stato assente per due settimane - ho perso un giorno soltanto per rivedere quello che aveva scritto il mio staff di autori. La settimana scorsa ho preso a caso un copione e mi è venuto da vomitare, così ho cominciato a sistemare le battute qua e là e ho aggiustato la scenetta iniziale con Fred e Tallulah. I ragazzi hanno accettato un po' di cambiamenti, ma insistevano che Fred avrebbe VOLUTO dire: “A Miami faceva talmente freddo che per scaldarmi mi sono dovuto infilare in un toast”. Questo, dicevano, è Fred. Questo, mi ha spiegato Fred al telefono, è Fred l'autore. Sicché l'ha fatto diventare una coperta termica di manica larga, ci ha infilato una battuta sulla condizione degli inseriscibanane negli scomparti dei ristoranti automatici, e se l'è cavata splendidamente; era molto contento dello show. La scenetta del battibecco fra Marlene Dietrich e Tallulah Bankhead l'ho eliminata completamente. Sono tornato a casa e ho fatto mattina a scrivere una sfilza di insulti come si deve, poi sono andato a leggerla ai ragazzi. Quelli mi hanno ascoltato con rispettosa apatia e, terminato il mio capolavoro, hanno detto che se la Dietrich si rifiutava di fare la loro scenetta, avrebbero messo una buona parola per la mia. Fortunatamente per loro, la Dietrich era entusiasta di quello che avevano scritto, così è andato in onda e ha ricevuto le più grasse risate di tutto lo show. Il quale show è passato alla storia come uno dei migliori dieci... Per soprammercato, questa settimana ho ricevuto numerose telefonate di congratulazioni, tutte accettate con grande modestia. Secondo un editoriale apparso la settimana scorsa su “Collier's” questo show dimostra che la comicità adulta può rinverdire i fasti della radio. Per me la comicità adulta consiste in una serie di battute da poter ripetere ai sapientoni che frequentano Toots Shor, e non certo nel limitarsi a commentare che perdio Marlene e Tallulah
han baruffato come lavandaie. Quest'opinione, mi spiace riconoscerlo, mi relega in una minoranza oppressa, ma è la mia opinione, e difenderò fino alla morte il mio diritto di esprimerla. La qual cosa, senza dubbio, mi porterà alla tomba. Spero di vedervi presto entrambi, miei cari. Se poi tu riesci a trovare un momento, gradirei due righe, anche per una scusa frettolosa a proposito di Taft o di qualunque cosa tu mi possa aver detto dietro con successivo rimorso di coscienza. Con affetto, Goody aprile 1951 Caro Groucho, per tutta la settimana ho desiderato che fossi qui, avevo bisogno di qualcuno con cui discutere la questione MacArthur. Sul tema, va da sé, ho questionato soprattutto con Jane. Lei legge solo il “Daily News”, e tutto quello che lì ha cinque stelle non può essere una fregatura. Voleva mandare al Presidente un telegramma di esecrazione, ma non sapeva con quante zeta si scrive. Personalmente ritengo che hanno fatto bene a non rinnovargli il contratto, visto che non solo ha reso un pessimo servizio al prodotto, ma continuava a improvvisare anche dopo che lo sponsor gli aveva detto di smetterla. Sarò di nuovo sulla costa per il "Big Show" del 6 maggio, l'ultimo della stagione. E poiché Jane non viene con me, se Shoofly è fuori casa e non ci sono dentro sconosciute con le loro sorelle, mi piacerebbe offrirti la mia amena compagnia per circa una settimana. Altrimenti posso sempre scendere a un hotel di Fairfax Avenue, perciò ti prego di non disturbarti. Comunque mi lascerai venire a guardare la televisione, vero? E' tanto tempo che non vedo più una pubblicità... Finalmente è venuto a trovarmi Harry Ruby, e due mesi fa quando sono stato a Hollywood abbiamo fatto una lunga chiacchierata sui vecchi tempi; che piacere starsene spaparanzati a spettegolare con il buon vecchio Harry, ti saranno fischiate le orecchie perché abbiamo parlato a lungo di te e puoi scommetterci la camicia che ti abbiamo conciato per le feste - ah ah ah, vecchio filibustiere. Posso augurare una felice Pasqua a te, Melinda, Sarah e Mattie? Vi penserò durante il mio primo "seder", al quale sono stato invitato l'altra sera da una gentile signora. Costei dice che domanderemo i quattro "kashos". Vuol dire che io risponderò i cinque De Marcos... Un saluto affettuoso, e stammi bene. Goody 22 ottobre 1951 Caro Goodman, poiché in casa mia c'è una drammatica penuria di pianoforti ho ceduto alle lusinghe di Bob Braun dell'agenzia Morris e ho fatto una delle mie rare apparizioni al "Big Show" del 4 novembre. Il motivo per cui le mie apparizioni sono rare (motivo che non sono solito rivelare) è che nessuno me ne chiede di più frequenti. Abito qui da tanti anni, ma nessuno mi ha mai offerto di intervenire al Lux Show. Capisco che non tutti possano esserne a conoscenza, ma io adopero il sapone Lux da molti anni e non hai idea dei benefici che ha arrecato alla mia carnagione. La mia pelle è vellutata e diafana come quella di una collegiale. Da non credere ai propri occhi. Mi è accaduto spesso di passeggiare lungo lo Hollywood Boulevard e di sentire la gente mormorare: “Guarda la pelle di Groucho Marx! Non credo ai miei occhi. E' vellutata e diafana come quella di una collegiale”. Eppure, nonostante tutto, nessun emissario del Lux Show si è mai messo in contatto con me per offrirmi una scrittura. Alcune settimane fa, ricordo, era di scena una certa diva. Non una cattiva attrice, visto anche il livello attuale, ma, Goody, in confronto alla mia la sua pelle è chiazzata come la tovaglia di un ristorantaccio di terz'ordine! So per certo che non usa il sapone Lux. So senza tema di smentita che usa Brillo, eppure quelli usano lei per il loro show, e lei è talmente svergognata da accettare, malgrado la pelle chiazzata e tutto il resto. Perciò, che diavolo, seguiterò a vivere nella mia umile maniera, riscuotendo pianoforti dalla N.B.C. e racimolando un dollaro qua e uno là. E' la mia emittente, e amo ogni centimetro dei suoi cavi coassiali. Se per caso incontrassi qualcuno del Lux Show, ti prego di non lasciarti sfuggire neppure uno iota di quello che ho scritto. Queste parole sono riservate alle tue orecchie. E già che siamo su quest'ultimo argomento, trovo che anche tu dovresti provare il sapone Lux. Usato con regolarità renderà le tue orecchie vellutate e diafane come quelle di Maxie Rosenbloom. Il tuo affezionato Groucho [senza data]
Caro Groucho, tu sei mio amico, e il semplice fatto di essere troppo occupato o troppo illetterato per scrivere più spesso non costituisce una scusa sufficiente per trascurare un'amicizia inaugurata con: “In virtù dei suoi cinquant'anni di servizio nelle aviolinee le facciamo omaggio di una riproduzione del "San Giovanni decollato"“ - e rinsaldata appena una settimana fa quando, a un simpatico vecchietto di ottant'anni che ti diceva di essersi ritirato dagli affari, hai risposto: “Insomma lei non ha arte né parte!”. Per la radio è iniziata una nuova era. In principio c'era il Crosley, padre della telefonata che domandava all'ascoltatore che cosa avesse ascoltato la sera prima. Poi venne l'Hooper, padre della telefonata che chiedeva all'ascoltatore cosa stesse ascoltando in quel momento. Ora è la volta del Nielsen, padre di Anna Q. Sul “Times” di oggi (domenica) c'è un articolo sulle ricerche di mercato della Nielsen. Leggilo. Mettici una pubblicità prima e una dopo ed ecco pronto un siparietto comico assolutamente irresistibile. Il mio preferito è il paragrafo in cui viene spiegato il modus operandi: “Ogni due settimane la Nielsen invia una cartuccia contenente una bobina di carta o un nastro magnetico a un campione di 1500 famiglie. Al fine di incentivare la massaia a rispettare i termini dell'accordo, due scintillanti monetine da 25 cent scaturiscono ogniqualvolta una nuova cartuccia viene inserita al posto della vecchia, subito rispedita alla Nielsen per la tabulazione. Quando la cartuccia vecchia viene estratta, entra in azione un cicalino che smette di trillare solo quando è stata inserita quella nuova”. Magari la censura ti lasciasse passare questa roba, eh? E senti qui: “I quaranta ispettori della Nielsen coprono una media di novantasei chilometri per famiglia ... Gli ispettori non fanno mai domande; si limitano alla manutenzione degli apparecchi di rilevazione e a prendere nota degli articoli alimentari e farmaceutici presenti nella cucina e nell'armadietto dei medicinali di ogni famiglia testata. Anche se ciò potrà apparire incomprensibile a un profano, il metodo Nielsen prevede una correlazione fra i prodotti allineati sugli scaffali della cucina e del bagno e le preferenze in materia di programmi radiofonici”. Il tuo sponsor ne sarà deliziato. Figurati un ispettore che rovista nell'armadietto dei medicinali in cerca del bicarbonato De Sota. Con affetto, Goody [senza data] Caro Groucho, so che muori dalla voglia di sapere com'è andato il nostro primo show per JELL-O (il trattino sta per la panna montata e le rondelle di banana, suppongo). Un giorno o l'altro scriverò un libro intitolato "I venditori di fumo" e racconterò la mia esperienza con l'agenzia di pubblicità che si occupa di JELL-O. Narrerò di come, durante le due settimane precedenti lo show, nel tentativo di mettermi in contatto con uno qualsiasi dei capi, a ogni segretaria che mi domandava: “Ace chi?” rispondessi: “Ace di "Amos e Andy"“, col risultato di non riuscire, per due settimane, a parlare con nessuno. Dopodiché il giorno del debutto mi chiamano per domandarmi se il nome di Jane sull'insegna davanti al teatro può essere rosso come la scritta JELL-O (non ti racconto storie) e più tardi, un paio d'ore prima dell'apertura dello show, mi tagliano le due seguenti magnifiche battute: “Ogni volta che pronuncio la parola 'lavoro' il fratello di Jane mi proibisce di dire sconcezze in presenza di mia sorella” “Signorina Anderson, prenda carta e penna. Egregio signor Norris - a capo “ieri ho incontrato il nostro cliente e l'ho quasi persuaso. Punto. L'ho invitato a cena a casa mia, virgola, e farò del mio meglio per convincerlo a firmare! Punto esclamativo! Anche a costo di rovinarmi la digestione. “Appendice... (JELL-O non riconosce l'esistenza dell'appendice)”. E varie altre battute troppo comiche per riferirle. Sto seriamente pensando di rinunciare a scrivere per la radio e di trovarmi un lavoro più leggero, come scrivere telegrammi di congratulazioni a Norman Thomas. Hai proprio ragione sul tema uomini e donne: un abisso ci divide, e la chiavata non vale la chiavata, e neppure comprare una maschera di carnevale per spaventarle a morte quando si svegliano la mattina risolve il problema, mio ingenuo amico. Va be' al diavolo. Un ciao a Betty Blythe e alla banda. Con affetto, Goody 23 giugno Caro, caro Groucho,
che piacere ricevere tue notizie. Non avendo ottenuto risposta alcuna alle mie numerose lettere, accompagnate dalle preziose elargizioni d'incenso, caramelle e antigelo che ti ho profuso in tutte queste lune, credevo che mi avessi definitivamente abbandonato, e m'interrogavo sulla tua ubicazione, e sulla tua salute, e sulla tua stessa esistenza... Comunque, la radiosa notizia del tuo arrivo il mese prossimo ha risvegliato in me la speranza di poter presto cenare ancora una volta con Max Gordon... Quanto a me, mi limito a vegetare, consapevole di esser troppo presto diventato un travet della televisione, tanto che mi sono lasciato nuovamente intrappolare in una nuova serie del Perry Como Show. E sì che quest'anno avevo fatto splendidi progetti di starmene lontano, senonché Jane si è intromessa e mi ha detto che era ora di togliermi dalla testa questa bizzarra idea di guadagnare 25000 dollari alla settimana con grandi varietà come gli ultimi sponsorizzati dalla Revlon. Le sue precise parole sono state (ho i testimoni): “Ma devi proprio accettare questi lavori da 25000 dollari alla settimana? Non puoi lavorare anche tu per cinque o seimila dollari, come la gente normale?”. E così son tornato al Como. Qui di caos non ce n'è. Perry mi ha confidato che il dottore gli ha prescritto due regolette semplici semplici: “Non prendertela” e “Non innervosirti”. Funzionano a meraviglia: basta smettere di leggere i giornali... Affettuosi saluti a te, a Melinda, a Eden, a Miriam, e a Eichman quando gli scriverai, Goody Caro comico, accludo alcune battute. Il resto a seguire. Conservami la tua bontà. Il tuo affezionato Autore P.S. Ti dico solo che se leggi queste scenette e ti piacciono, sei il committente più di bocca buona da quando Mosè scrisse i dieci comandamenti dopo quella conferenza lampo con Dio. Se non ti piacciono, non verrò mai più ospite a casa tua. Il nostro produttore parte per la costa domenica sera subito dopo il primo show. (Non sa che potrebbe beccarsi l'estradizione). Vuole conferire con te, e tu puoi fare tutte le sostituzioni che vuoi, eccetto mettere Gummo al tuo posto. ... Buonanotte. Non scrivere, non telegrafare. Ti chiamo io Goody 13 luglio Caro Groucho, sono andato con Fred a vedere il suo primo show. E' stato un successo strepitoso, con l'esecutivo della N.B.C. presente al gran completo. Io ci ho trovato un minuscolo difetto, di cui non ho parlato con nessuno, e a cui peraltro nessuno sembrava far caso. Nei dialoghi di Fred gli ospiti sembrano avere l'unica funzione di porgergli la battuta, mentre solo tu possiedi l'abilità prodigiosa e quasi diabolica di far scaturire a caldo, spontaneamente, una conversazione che, benché esilarante, di per sé non è fatta solo di battute. Probabilmente quest'opinione la condividiamo solo tu, io ed Erskine Johnson, comunque io la penso così. In ogni modo Fred è soddisfatto di tutto quello che fa, e per uno arcistufo come dice di essere lui, ci mette tutto l'entusiasmo di un neofita. Ho letto che hai fatto "Time for Elizabeth" da qualche parte. Com'è andata? Sempre che noi due ci parliamo ancora. Altrimenti è lampante che mi ucciderò; stavo appunto cercando una buona scusa. Mi fermo qui. Ti rinnovo tutto il mio affetto e la mia venerazione, anche se devi averne già in abbondanza a giudicare da certe foto, apparse da queste parti, di te con qualche bambola da schianto. Goody 17 luglio 1953 Caro Goody, bello il tuo articolo sui programmi televisivi dell'estate, soprattutto l'idea di accendere la radio e starla a guardare. Comunque non è per questo che ti scrivo. Ho letto stamani che l'imposta sui sovraprofitti è stata procrastinata di altri sei mesi, la qual cosa mi ha fatto venire in mente che mi devi dieci dollari. In condizioni normali non ti importunerei per chiederti del denaro, ma questa è un'estate dura. Non so se te ne ho mai parlato, ma in concomitanza col caldo canicolare il mio stipendio si riduce a dimensioni microscopiche. Malauguratamente, le mie spese permangono invariate, anzi, aumentano, se è possibile: c'è il cloro da mettere nella piscina, i portaceneri da giardino da mettere nei luoghi strategici e il cibo per gli ospiti dell'ultima ora.
Ovviamente non ti chiedo di farmi un assegno per una cifra sì irrisoria. Basta che tu infili dieci dollari in una busta e li spedisca a Groucho Marx, North Foothill Road, Beverly Hills, California. Ti ripeto l'indirizzo: Groucho Marx, North Foothill Road, Beverly Hills, California. Con tutti i sensi della mia stima, mi firmo il tuo devoto Groucho [senza data] Caro Julius, la rivista per cui tua figlia ha appena cominciato a lavorare mi ha scritto per chiedermi referenze. Ho risposto che conosco Miriam Marx da molti anni, che l'ho sempre trovata alta un metro e sessantasei, e che mi consta possedere tutta l'integrità e potenziale abilità del suo famoso padre, Karl. P.S.: l'hanno assunta. Non ne ho più saputo nulla, ma credo che sia ancora lì. Alla tua lettera di circa un anno fa avrei risposto molto prima, se Jane e io non fossimo stati coinvolti in uno show televisivo - o TV show, come lo chiamiamo noi atlantici, icastico acrostico dell'espressione Tremendo Vaudeville. Comunque è il nostro ultimo medium - lo chiamiamo medium anche se non risuscita lo spirito. Fu scoperto, come forse avrai sentito dire, da un certo Fulton Berle, e ha già rivoluzionato il galateo riducendo la conversazione da salotto a due frasi: “Che c'è in televisione?” e “Buonanotte”. ... Ma continuo a parlarti di noi e non ti ho ancora detto che ogni giorno m'imbatto in tantissime persone rimaste affezionate a quel vecchio medium chiamato radio (anche se noi atlantici la chiamiamo A.M., icastica contrazione di "Amos e Andy", suppongo), e tutte mi dicono di preferire il tuo show a ogni altro. Giuro davanti a Dio. Perciò, come vedi, hai ancora un posto d'onore nei cuori di questi autentici americani. Naturalmente costoro rifiutano la televisione (tv) perché la televisione è limitante. Si può accendere la radio e ascoltare il proprio programma preferito senza smettere di giocare a carte, cucire o leggere un libro, mentre una volta che hai acceso la televisione (tv) devi restartene incollato lì davanti. Naturalmente quest'argomento non è affatto probante, dato che ci è accaduto varie volte la sera di accendere la televisione (tv) e poi andare a teatro, oppure a letto ... Se ho un tono amaro, è perché nessuno vuole comprare il nostro ottimo programma radiofonico, che tanto poco successo riscuote da circa un anno a questa parte. Forse lascerò questo medium e ne proverò un altro. In teatro ci sono stati tanti musical di successo derivati dalle cose più svariate ("Regina", "Gli uomini preferiscono le bionde", eccetera). Sto pensando di trarre un musical da Un americano a Parigi. Saluti, Goody 16 ottobre 1953 Caro Goody, ho visto il Berle Show con Sinatra e Tallulah, e mi è parso ottimo. Poi, dopo aver perso un paio di puntate, ho visto quella con Dagmar, Cooper e la dama parigina; l'ho trovata buona, anche se non come la prima, ma comunque degna di esser vista. Devo dire che hai fatto un lavoro notevole per zio Miltie. Avevo firmato il contratto per fare una comparsata con Caesar e Coca. Fra le clausole che ho preteso - e ottenuto - di inserirvi, c'era quella di poter vedere il materiale con due settimane di anticipo. Loro hanno accettato, ma poi volevano eliminare la clausola e io, che ancora mi lecco le ferite per il mio sketch dell'anno scorso con Tallulah, ho detto nossignori. Così dopo un cospicuo avanti e indietro di telex abbiamo concordemente deciso di rescindere il contratto. La mia fidanzata del 1952 e parte del 1953 si trova a Parigi con sua sorella e il marito di sua sorella (se devo credere alle lettere che mi manda). Sarà la moglie di Gregory Ratoff in un polpettone che verrà girato in Egitto. Questo per darti un quadro direi eloquente del mio status di amante. La ragazza, piuttosto che stare a New York in compagnia dell'uomo che ama, preferisce una particina in un filmetto d'Egitto. Forse ha dimenticato i soldi che ho speso per lei. A Natale, per esempio, le ho comperato sei paia di calze. Qualche tempo dopo, per il suo compleanno, gliele ho fatte rammendare tutte e sei. Queste fanciulle, per noi uomini, sono proprio un'avventura irta di pericoli, eppure bisogna affrontarla. I miei migliori saluti a Jane. Groucho domenica
Mio Ottimo Amico, niente lettera. Stamattina ho chiamato la camera 679 del Waldorf e mi hanno risposto i suoi attuali occupanti: un certo signor John Rodofsky e signora, di Cairo, Illinois. Ho subito intuito che quello non era il loro vero nome, si chiamano sicuramente Smith, ma per non avere problemi col detective dell'albergo si sono registrati come John Rodofsky e signora. Ho chiesto di Groucho Marx, e una voce maschile ha detto “Chi?”, e io ho ripetuto Groucho Marx, e lui ha detto che lì non c'era nessuno con quel nome, e io gli ho risposto che Groucho Marx era lì fino al giorno prima e lui si è tutto eccitato perché, spiega, una volta i fratelli Marx si sono esibiti al varietà di Cairo, Illinois, e il gabinetto, che era proprio accanto al palcoscenico, non aveva porta ma soltanto una tenda appesa davanti. E una sera che Harpo stava eseguendo il suo assolo sul palco qualcuno ha tirato lo sciacquone, e Harpo si è alzato pieno d'imbarazzo, e il pubblico, credendo che avesse finito, lo ha applaudito calorosamente. Altra attrazione dello spettacolo era un uomo che proclamava di sapersi liberare da qualsiasi tipo di legame, ma una sera qualcuno l'ha legato talmente bene che non è più riuscito a sciogliersi, e l'episodio ha ispirato a Olsen e Johnson la gag della camicia di forza. Ma questo Rodofsky mi faceva notare che era stato proprio lui, commerciante di tessuti, a vendere al teatro la tenda del gabinetto... Oggi dopo esserci bene infagottati ce ne andremo a guardare un'altra partita di neveball fra Dodgers e Giants. Ci manchi un bel po'. Affettuosi saluti Goody 16 ottobre 1953 Caro Goody, mi è spiaciuto non poterti raggiungere a New York per la World Series di baseball e mi rincresce ancora di più il successo del Brooklyn. Non credo che avrei potuto sopportarlo per un'altra settimana. Se il Brooklyn vince lo scudetto l'anno prossimo, e non vedo perché non dovrebbe, penso che sarebbe una buona idea dividere in due la squadra degli Yankees e costringerla a giocare contro se stessa. Quella settimana ero al Detroit Athletic Club per tenere un inameno discorsetto a beneficio dei capoccia della De Soto e della Chrysler. Ho fatto tutto quello che si aspettavano da me. Ho visitato lo stabilimento sgranando gli occhi e trasudando zelo, ho ammirato i macchinari, fatto domande e ricevuto risposte per me assolutamente sconcertanti, e sono stato preso a pacche sulle spalle per quattro giorni interi. Cose che capitano a chi ha un alto indice di gradimento. Poi sono stato a Saint Louis dal mio amico Krasna a vedere il suo "Kind Sir". Boyer recita meravigliosamente, e anche la Martin, ma sebbene sia senza dubbio una brava attrice, Abe Lastfogel al suo posto mi provocherebbe lo stesso coinvolgimento emotivo. Registrano il tutto esaurito dovunque, che per un commediografo è certamente il modo migliore di fare il proprio ingresso in una città. I miei migliori saluti a Jane Groucho 14 settembre 1956 Caro Goody, solo due righe per avvisarti che il 28 settembre sarò al Savoy Plaza. Ho una cosetta da discutere con i miei fan dell'ufficio tasse. Sembra che desiderino avere il mio autografo sopra un assegnino. Non mi fermerò a New York per molto, otto o nove giorni al massimo, poi dovrò precipitarmi a verificare la sveltezza e la professionalità con cui l'architetto e i suoi accoliti stanno gettando... non le fondamenta della casa dei miei sogni, ma gli ultimi avanzi del mio conto in banca. Churchill, quand'era muratore, avrebbe potuto far tutto molto più in fretta. Ogni volta che questi fanno andare gli arnesi (a me non capita da anni) mi mandano un conto di mille dollari. Melinda viene a New York con me. Anche lei ha delle faccende da sbrigare. Le faccende consistono in "Pajama Game", "Damn Yankees" e tutti gli altri musical del momento. Affettuosi saluti a entrambi, Groucho [senza data] Caro Groucho,
ieri sera abbiamo assistito in anteprima alla proiezione di quello che sarà il miglior programma comico della prossima stagione televisiva. Dura un quarto d'ora, ed è condotto da un tizio in poltrona che dice cose buffe ma intelligenti, interrompendosi di quando in quando per aspirare lunghe boccate dal suo sigaro dopo che gli ospiti hanno risposto a una domanda; quello di cui non c'è ombra, e di cui non si sente ombra di bisogno, sono le scenette volgari che adesso vanno tanto di moda (anche per dissimulare un brutto testo e delle cattive battute), e benché il tizio abbia avuto da ridire sul mio posto gratis allo stadio di baseball, e mi abbia invitato ad andare a stare da lui VIRGOLETTE quanto voglio, entro limiti ragionevoli CHIUSE LE VIRGOLETTE, e benché io stia preparando per questo nuovo medium un programma (che sarà intitolato appunto "Il medium e il telefono") in cui proporremo quiz telefonici al pubblico a casa, nonostante tutto ciò, insomma, io dico che questo sarà il miglior programma della prossima stagione. E se non credi a me chiedi a mia moglie, che è una specie di Signorina Nathanoiosa (critica tutti quanti e viceversa), la quale, al termine del programma, ha detto: “Va bene, puoi tenere il televisore”. Perché erano mesi che minacciava di buttarci fuori casa, il televisore e me, ma ora che finalmente si è annunciato qualcosa di buono, tutto è andato a posto. Sappi che fu lei, quando la televisione debuttò sul mercato, a dire la stessa cosa che disse quando debuttò l'automobile: “Datevi all'ippica”. Fu così che venne comprato Furia. Congratulazioni: credo che ti abbiano fregato con quel contratto da tre milioni di dollari. Per il mio viaggio a ovest ci sono alcuni problemi. Jane qui ha il suo parrucchiere che conosce i punti esatti dove il grigio necessita i ritocchi, e io ho appena iniziato una lunga serie di visite dentistiche per riattare la mia bocca. Sicché, fra i suoi capelli e i miei denti, le nostre radici sono qui all'est. Ah, dimenticavo, da queste parti la novità televisiva del momento è andare a caccia di uno show tipo quello di Groucho Marx. Non passa settimana senza che un'agenzia o un'emittente mi telefoni per chiedermi di presentare un programma “sai, tipo Groucho Marx”. Ieri uno dell'agenzia Esty: “Che ne direste, tu e Jane, di fare un gioco a quiz per noi? Sai, tipo Groucho Marx”. Io con la massima serietà ho domandato chi doveva essere Groucho, Jane o io? Altrettanto seriamente, mi è stato risposto: “Ma tu, si capisce”. A ogni buon conto ho declinato l'offerta, suggerendo il nome di Fred Allen. A ogni buon conto, l'avevano già chiamato. Affettuosi saluti e ancora congratulazioni per il tuo debutto televisivo, Goody [senza data] Caro Goodman, è stato bello risentire la tua voce, e doppiamente bello non doverti guardare mentre parlavi. Il tuo pezzo su "Lucy ed io" mi è sembrato un vero schianto, e penso che se non ti metti a fare lo scrittore di professione sei matto. Scrivi proprio benino, e se t'interessa credo di poterti trovare un posto di apprendista al “Los Angeles Inquirer”. Come giornale non tira granché, ma per fortuna funziona nei due sensi: il fattorino lo tira sul mio prato e io glielo tiro dietro. Del resto, non sempre lo tira sul prato; solo quando piove. Ma siccome da quando sei partito ha piovuto tutti i giorni, ora mi ritrovo abbonato a quello che incontestabilmente è il giornale più annacquato della California. Nelle ultime settimane ho menato una vita non dissimile da quella dei leggendari commercianti di copra che vivono a Pago Pago. A proposito del mio viaggio a est, ho voltato casacca e deciso di ritornare al Waldorf. Per un'ottima ragione. Io sono un tipo pratico, Goodman, e voglio che tu e Jane sappiate che l'opzione Waldorf non implica il minimo risentimento nei vostri confronti. La mia ammirazione e il mio affetto per voi due hanno per confine solo i sette mari. Ma mettetevi nei miei panni: tutte le volte che noi tre tornavamo dal teatro, tu e tua moglie ve la filavate nella vostra topaia sul tetto del Ritz e io restavo solo come un cane nella hall a cercare invano dentro la mia cassetta della lettere un sia pur remoto contatto con il femminino. Il contenuto della cassetta consisteva invariabilmente in due messaggi: uno di Max Gordon; l'altro della signorina Jinx Falkenburg che mi proponeva uno spettacolo di beneficenza. Niente indicava che, in qualche parte di New York, stesse ad attendermi una bambolina regolarmente corredata di tacchi alti, calze di seta e, va da sé, un bel paio di meloni. Nessun trofeo da cacciare per la gioia delle mie piccole ore. Solingo nella tetraggine della hall, arrancavo verso il cigolio dell'ascensore e, con passo leggermente artritico, claudicavo fino alla mia suite di una stanza sola, dove mi rinfrancavo con un doppio tonico al sedano. Il Waldorf, se non altro, ha personale femminile a ogni piano; e verso mezzanotte perfino questi attempati computer umani, nel porgerti la chiave con fare sospettoso e riluttante, infondono una nota di speranza e femminilità all'ultimo, solitario miglio di corridoio che ti separa dalla tua camera Affettuosi saluti a entrambi Groucho [senza data]
Caro 3.000.000 di dollari, dunque, dall'ultima volta che ci siamo visti tu sei diventato smisuratamente ricco - tocca legno; i Giants sono solo a 4 punti e mezzo dal primo posto - tocca legno; e c'era un regista della M.G.M. che non mi piaceva nemmeno un po' e spero proprio che non ne scritturino mai un altro come lui - legna Wood. Voci trapelate dalla costa pacifica ti stai godendo le vacche grasse secondo il tuo solito stile: magari un berretto nuovo, dicono, un paio di calzoni rigati e un bastone da passeggio (nouveau) - ma sei sempre il solito vecchio Groucho, un metro e settanta di puro acciaio. Quanto a me, sto diventando commediografo. Mi hanno detto che dovrei fare una commedia coi personaggi di "Easy Aces"; a ogni buon conto mi sono messo a ponzarci sopra, ho la scrivania ingombra di abbozzi e appunti sparsi, e se tutto va male dovrei aver scritto qualcosa per la fine dell'estate. Di consiglieri ne ho a iosa, e Jerry Chodorov mi chiama giorno e notte da qualche losca foiba per farmi fretta e accertarsi di avere un buon sipario per il primo atto. Io vorrei farlo di mussola, che ne dici? Nel frattempo per la prima volta nella nostra carriera non abbiamo neanche un cent in entrata. Jane dice che dobbiamo ridimensionare il nostro tenore di vita, e per farlo, aggiunge, dovremo abolire i sigari e la telefonata domenicale a mia madre. Mi ha anche soppresso il “Times”. E tu, che novità? Con affetto, Goody 17 settembre 1957 Caro Goody, che piacere è stato vederti nel New Jersey. Adesso che ci penso, è la prima volta che ti vedo nel New Jersey. Finora c'eravamo visti soltanto nel Missouri, in California e a New York. Comunque non sei cambiato molto, ti ho riconosciuto al volo. Devo dire che sono ancora più gigione di quanto pensassi, poiché, con mia grande sorpresa, mi sono divertito a calcare il palcoscenico. Peccato che tu non abbia visto la commedia la seconda settimana invece della prima: gli attori avevano imparato le battute e finalmente somigliava più a una rappresentazione che a una prova di memoria. Intanto, dato che l'anno prossimo vorrei realizzare la versione cinematografica di "Time for Elizabeth", ne ho rifiutato la trasmissione televisiva. Mi avrebbero dato un sacco di soldi, ma sarebbe stato un suicidio per il film, in base alla teoria che se il pubblico può vedere oggi uno spettacolo gratis, non pagherà domani per vederlo al cinema. La casa sta gradualmente prendendo forma, e intanto io sto perdendo la mia. Quando la vedrai riceverai una sferzata dalla testa ai tranquillanti. Con l'affetto di tutti, cordiali saluti, Ed Davis, Direttore Generale Lavatrici Spumadineve Spa li 29 Mio caro 17,7, sì, Jane e io facciamo uno show televisivo, come hai letto “da qualche parte”. Forse hai letto da qualche parte il giudizio di Harriet Van Horne: “spassoso come il loro show radiofonico, cioè quanto di più spassoso si possa immaginare...” o di Ben Gross: “diverso da tutte le altre trasmissioni in tivù...” o di John Crosby: “molto...”. Lo show è tutto su pellicola. Non è duplicato né per la costa occidentale né per nessun'altra costa, grazie a Dio. Ti spiego perché “grazie a Dio”. Uno sponsor è stato tanto ridicolo da comprare lo show per una sola emissione, ma dopo la pellicola ritorna a noi e noi possiamo rivenderla per gli anni a venire nelle città dove la televisione (tv) è in benedetto ritardo. Perciò continueremo a ricevere assegni anche dopo la fine delle riprese, assegni indirizzati al nostro campo di concentramento (ne abbiamo già decisa l'ubicazione: il Roney Plaza). In realtà potremmo venire il mese prossimo per una breve vacanza -stiamo senza mare da un secolo. La Ziv Company e io siamo associati in questa rendita vitalizia. Probabilmente non arriveremo mai a 17,7, ma io mi accontento anche di uno zero, purché aggiunto in fondo al mio onorario. Il meccanismo è semplice: Jane e io stiamo guardando la televisione a casa nostra, di solito un programma sportivo, un documentario o roba del genere, e commentiamo le immagini con battute comiche. Gli spettatori vedono nel loro schermo quello che stiamo guardando noi, e ogni tanto un'inquadratura di noi due. Naturalmente abbiamo ricevuto molte lettere di protesta - tutte di mia madre - perché non ci riprendono abbastanza.
... Per me sarà un nuovo tipo di scrittura. Dobbiamo stendere battute commisurate al metraggio degli spezzoni. Per esempio, ho bisogno di una battuta di 40 piedi per spiegare cosa sta facendo il tizio che esamina le pecore in Australia, così dico a Jane: “Vedi, esaminano la lana per stabilire se è pronta per la tosatura”. E lei sfrutta i piedi rimanenti per dire la battuta. Che in questo caso risulta essere: “Sì, vogliono controllare che sia pura lana vergine”. Esilarante, vero? E dopo aver scritto battute da 40 piedi, battute da 75 piedi, e perfino battute da 108 piedi, abbiamo un alluce di gradimento di 9,5 e tutto va bene. A parte ciò, il fratello di Jane si è improvvisamente fidanzato, suscitando una certa eccitazione in casa nostra. Non in me però, che con fredda, filosofica calma valuto non tanto l'acquisto di una cognata, quanto l'apprezzabile perdita di un cognato. Con affetto, Goody 1ø giugno 1960 Caro sig. Ace, per piacere non si allarmi, non voglio neanche un soldo. Voglio soltanto il suo affetto. Anche se non muoio dalla voglia di venirci, dovrei essere a New York alla fine di giugno o all'inizio di luglio. Il perché non lo so, salvo che sono sposato a una donna estremamente giovane che è sempre pronta a partire al galoppo per New York, il Sudafrica e tutte le fermate intermedie. L'altro giorno ho scherzosamente annunciato che forse sarei andato a Kansas City per un paio di settimane. Sette minuti dopo lei aveva già fatto le valigie e chiamato il tassì. Ho già registrato quattro puntate per la prossima stagione e prima di partire per l'est conto di essere quasi a metà dell'opera. Fra parentesi, sarà il mio canto del cigno. Non so cosa farò per rimpiazzare lo show, ma ho un sette-ottomila avanzi che si stanno decomponendo in qualche scantinato e penso sia ora di mostrare al pubblico quello che gli ho fatto negli ultimi quattordici anni. Per piacere di' al dott. Schechtel di riscaldarsi i muscoli, perché non sono mai venuto a New York senza che o Eden o il sottoscritto finissimo sull'orlo della polmonite. Abbraccio te e Jane e tutti i vostri soldi, e ti prego di darmi vostre notizie, anche solo con una lettera di venti pagine. Tuo affezionato Groucho [Senza data] Caro Christine, che sollievo sentire il soave timbro della tua voce dall'ospedale dove già ti immaginavo prostrato su un letto di dolore. A quest'ora i dottori avranno estratto anche l'ultimo dei ferri dimenticati e tu, ormai fuori pericolo dalle battutacce tipo Operazione Operazione, sarai entrato in una rapida convalescenza grazie al tuo fisico robusto, che ti sei forgiato facendo a piedi il giro dell'isolato intorno alla casa di Van Johnson. ... L'altra sera io e Jane siamo andati a vedere "Me and Juliet" e ci siamo divertiti da matti. D'ora in poi voglio andare a vedere tutto, e non tollererò intromissioni di Atkinson né di nessun altro critico. Avevi ragione tu su "Me and Juliet" come l'avevo io sui Ritz Brothers. A costo d'incorrere nelle ire di Jane, che vi è a dir poco proclive, ho pregato affinché gli Yankees perdessero una partita, sapendo che ciò avrebbe affrettato la tua guarigione. Cosa può fare di più un uomo per colui che adora? Ti telefonerò una sera di questa settimana, per quanto fremente di orrore al pensiero di apprendere gli intimi dettagli dell'operazione. Confido che tu l'abbia fatta riprendere, e spero di vederla presto uscire per la Grouchilu Productions. Affettuosi saluti a Eden Goody 23 gennaio 1962 Caro Goody, un giorno della settimana scorsa, tornato a casa dopo una giornataccia al club, mi è stato detto che avevi telefonato, e che qualche ora più tardi, al calare delle prime ombre serotine sulla città, avrei risentito la tua voce. Be', si trattava di una vile berta (che poi è un cannone Krupp di terz'ordine). Vennero le ombre serotine, ma non lo squillar del campanello.
Qualche settimana fa ho visto il tuo show. Non lo vedo spesso perché la sera del mercoledì devo fare il mio. In quella puntata, fra gli altri partecipanti, c'era anche Art Linkletter, e come dicono a Kansas City, mi è sembrato “mica malaccio”. Direi anzi eccellente. Il programma mi pare molto migliorato rispetto a prima, e questo, anche se a denti stretti, suppongo di doverlo attribuire parzialmente a te. Ho menzionato Linkletter solo per permetterti di identificare la puntata, dato che vederlo in tivù non è proprio la bomba dell'anno. Non mi riferisco al suo talento; mi sembra un tipo gioviale, avvenente, capace e versatile, ma non c'è programma televisivo in cui prima o poi non faccia la sua apparizione: è in onda la mattina presto, poi lo vedi a mezzogiorno, e ancora nel corso del pomeriggio sino a notte fonda. E quando non fa il presentatore, è comunque occupato a vendere qualcosa in qualche altro programma. Invidio la sua vitalità. Come sai, sto facendo un nuovo show che è esattamente identico al precedente; abbiamo solo sostituito Fenneman con una pimpante sgarzolina che ha un davanzale della sesta misura e saltabecca sul palco con tutto l'orgasmo di una giovine daina inseguita da un attempato banchiere. Purtroppo abbiamo contro "Il dottor Kildare", "My Three Sons" e il pubblico. Se non riusciamo ad adescare qualche spettatore degli altri network, alla fine della stagione sarò di nuovo senza lavoro. Comunque ciò non scoraggerà il mio socio, che mi terra con se, cambierà ancora il nome dello show e lo venderà a qualche nuovo, candido sponsor. Il tuo affezionato Groucho *** GROUCHO E ALTRI UOMINI DI LETTERE.
A E. B. WHITE. 5 aprile 1954 Caro signor White, ho ricevuto il suo biglietto. Sono ormai disposto a riconoscere che lei è un uomo dalla forte predisposizione migratoria. Quando arrivai a New York mi dissero che lei era in Florida. Quando la richiamai mi riferirono che era nel Maine. Ufficialmente sono a New York per il festival di Rodgers e Hammerstein. In realtà ci sono venuto per avere uno scambio di vedute con l'autore di "Charlotte's Web". Alcuni anni fa avevo un appuntamento con lei e Ross. Lui venne ma lei non si fece vedere. E' strano, a New York non ho difficoltà a incontrare Nick Kenny, Toots Shor e altri astri minori, ma lei ha adottato l'ammanto della Garbo e io la considero una figura fantasmatica che vive sospesa in un mondo spiritale. Ossequi, Groucho Marx 12 aprile 1954 Caro signor Marx, prima che la nostra corrispondenza raggiunga l'intensità del carteggio Shaw-Terry, vorrei spiegarle la mia sospensione nel mondo spiritale, che viene talora fraintesa. Ross aveva una teoria: se fosse riuscito a rifilarmi a gente di rango più elevato, sarei potuto diventare più produttivo. (Ross nutriva alcune idee eccezionalmente bacate e le pagava molto care). Comunque ogni tanto mi allentava il guinzaglio, e allora... che esperienze deprimenti per le persone che vi si trovavano coinvolte! Ricordo una sera in cui cercò di rifilarmi a Ginger Rogers; andammo tutti insieme a Chinatown per una notte brava che probabilmente resterà impressa per sempre nella memoria della signorina Rogers come un modello di mortorio da ore piccole. (Un'altra illusione di Ross era quella di intendersene di cucina cinese). Si sta bene qui nel mondo spiritale, e se fa un salto a trovarmi mi piacerebbe offrirle da bere. C'è anche la Garbo. Teniamo domicili separati, per salvare le apparenze. Ossequi, E. B. White 30 settembre 1959
Caro signor Marx, grazie per il libro e per avervi incluso il mio nome, in fondo a quella lista spaventosamente lunga. Thurber dice che è in ordine alfabetico, ma lui è infarcito di ogni sorta di strane informazioni. Lo sto leggendo con piacere, ed è uno dei due libri della mia biblioteca in cui le frasi sembrano pronunciate ad alta voce dall'autore. (L'altro è quello di Fred Allen). Mia moglie e io continuiamo a goderci il suo show, anzi ci sembra più bello che mai ora che la vite americana ha raggiunto la sommità della nostra antenna e lei appare nello schermo sempre più somigliante a Raymond Duncan, il capraio. Continui così, e dica a Melinda che come fattucchiera era deliziosa. Ossequi, E. B. White 13 ottobre 1959 Caro signor White, dato che la sua professione è scrivere, non mi aspetto che lei continui questa corrispondenza, ma dovevo farle sapere quanto mi ha riempito di gioia leggere che il libro le è piaciuto e che lei e sua moglie guardate anche il mio show televisivo. Mi rincresce di assomigliare a Raymond Duncan ai suoi occhi, ma d'altra parte, se questo è vero, dovrà ammettere che anche lui assomiglia a me. Non è facile scrivere neppure un bigliettino a un uomo che ha appena pubblicato un libro sui tranelli della lingua inglese. Capirà, io scrivo a orecchio. Ho provato a scrivere a macchina, ma l'ho trovata troppo poco maneggevole. Poi ho provato a dettare alla mia segretaria, ma dopo qualche mese di vani tentativi mi sono reso conto che era troppo poco maneggevole anche lei. Nella speranza che questi elogi non la imbarazzino troppo, mi firmo cordialmente, suo Groucho Marx A PHYLLIS McGINLEY. 17 settembre 1954 Cara Phyllis, "Questo libro, redatto da Phyllis McGinley, è per me più prezioso di un busto di McKinley". Molte grazie. Groucho 3 marzo 1961 Cara Phyllis, mille scuse! (Una senz'altro). Avevo incaricato la mia segretaria di inviarti una copia del mio libro "Groucho and Me", fiducioso che avrebbe falsificato il mio autografo con la consueta abilità e apposto un'affettuosa e brillante dedica sul risguardo. Ma si è trattenuta dal dentista per tutta la giornata, e l'unico a entrare nell'ufficio è stato il fattorino dell'acqua minerale. Costui ha visto il messaggio sulla scrivania della mia segretaria, e per non farci fare brutta figura ha deciso di spedire lui il libro, di riffe o di raffe. Ha cercato di spedirlo per posta, ma l'ufficio postale era chiuso per l'anniversario di Lincoln; l'unica posta che funzionava era il sistema di riffe o di raffe. Il giorno dopo Raf ha detto alla mia segretaria che “Di Riffe o Di Raffe” non faceva tanti affari da quando Dillinger fu Raffreddato a Chicago. Spero che tu ti sia rimessa in piedi, perlomeno durante il giorno, e che vorrai magari includere questo biglietto fra le pagine del tuo libro, insieme con una rosa pressata. Con affetto, Groucho ALLA MOGLIE DI GOODMAN ACE.
21 novembre 1955 Cara Jane, non ho molto da dire perché ultimamente non ho pensato molto, ma mi è venuto in mente che se tuo marito (il sig. Goody) riuscisse a convincere Simon & Schuster a mettere un piccolo annuncio sui giornali di settore che si pubblicano da queste parti, un sacco di gente potrebbe persuadersi ad acquistare il suo libro. Come sai, è indirizzato soprattutto al mondo dello spettacolo e, come evidentemente non sai, quasi tutto il mondo dello spettacolo abita qui. Il suo ultimo pezzo su No‰l e Mary era splendido, mi pare che migliori di settimana in settimana. Ma tu conosci senza dubbio la mia scarsa attitudine a scrivere lettere da fan. Ho il mio proprio fan club a Brooklyn, composto da due ragazze e un conducente d'autobus. Questi tre non si conoscono fra loro, ma corrispondono regolarmente. Lo scorso Natale hanno fatto una colletta e mi hanno mandato una scatola di candele per la Hanukkah. Spero che tu e tuo marito stiate bene e che il languido parrucchiere che lo ha assunto continui a farla in barba a tutta la concorrenza. Mille affettuosi saluti dal vostro vecchio amico di Florida, Groucho DA JAMES THURBER. 9 aprile 1958 Caro Groucho, sto lavorando ora al Ross numero 9, una lunga e, va da sé, intensa commemorazione della sua amicizia, o comunque tu la voglia chiamare, con l'uomo che lui definiva “quel bastardo dalla lingua sciolta” e “quel tonno senza emozioni”, il compianto miso-Ross e filo-Marx, A. Woollcott. Quello che tengo in animo di fare, cumpa', è di mandarti una copia carbone della versione definitiva o quasi definitiva, nella speranza che possa indurti, sulla scia di qualche emozione, o di tutte le emozioni, o di nessuna, a scrivermi qualcosa su questi due pazzi e memorabili defunti, o su qualsiasi altro argomento ... Vorrei conoscere la tua opinione, e quella di Harpo se è ancora in grado di fischiare e far gesti, su Ross e Woollcott, insieme e singolarmente. Nonostante le vostre origini così così, possedete entrambi un'intelligenza e un talento ben al di sopra della media. Vi sparo questi complimenti per assicurarmi la vostra simpatia e la vostra dedizione. Per me Woollcott era un tale pomposo Gran Maresciallo della propria parata quotidiana che tutti gli uomini volevano mettergli le bucce di banana sotto i piedi, e tutte le signore da lui lusingate e insultate in una frase sola volevano aiutarlo a rialzarsi dopo la caduta. Nel mio articolo parlo anche del famoso Profilo Gibbs, citando a più riprese lo stesso Gibbs. Gibbs non sapeva che quando uscì il Profilo i Lunt disdissero l'abbonamento al “New Yorker”, ma sapeva benissimo che Coward era contro di lui e contro Ross, e anche contro di me, credo perché sfoggiavo la rossa rosa di Ross e non la bianca orchidea di Woollcott. Gibbs fu anche duramente sgridato da Beatrice Kaufman, Edna Ferber e Neysa McMein. A me non importa chi attaccava Ross, io stesso lo attacco qualche volta, così come attaccherei qualsiasi altro esibizionista, o monumento, o fattucchiere. E Woollcott sapeva reagire agli attacchi come nessun altro. Le lettere di quel bastardo dalla lingua sciolta mi dimostrano inconfutabilmente che nella vita lui amava gli scontri, gli attriti e gli insulti, perché gli permettevano di scrivere lettere che vivessero di vita propria, come quelle di Henry James a H. G. Wells, e quelle che probabilmente scaturirono dalle contese letterarie fra Dickens e Thackeray o fra Henley e Stevenson. Scusa, mi sto dilungando troppo, e intanto cade la sera. Affettuosi saluti a te e ai tuoi pari, se ce n'è, e a Dave e Nunnally. Di' a Nunnally che Stanley Walker dichiara che quando aveva bisogno di conforto e rassicurazione Nunnally contava per lui più di chiunque altro al mondo, e a riprova gli spedirò la citazione. Dieci articoli verranno pubblicati sull'“Atlantic”, mentre il libro ne conterrà cinque di più, oltre a sessanta pagine che ho battezzato “fiori di magazzino”. Lettere, prefazioni e cose del genere, concernenti Ross e il “New Yorker”. Affettuosamente, James Thurber P.S. Ho accennato solo di passata alle lettere che quelle vecchie farisee scrissero ad Aleck, poiché non riguardano la vicenda di Ross o del “New Yorker”. Il vecchio Sam Adams ne parla dettagliatamente nel suo "Alexander Woollcott, His Life and His World", ma evita di fare il nome del colpevole, sempre che lo conoscesse - e secondo me lo conosceva. Le voci di corridoio hanno sempre accusato Charlie MacArthur: se
fu lui, allora credo che Adams abbia taciuto per riguardo a Helen Hayes e al suo amore per A. W. Comunque, a mio giudizio, Charlie era un uomo fondamentalmente sensibile e gentile, e se scrisse quelle lettere si identificò a tal punto con quelle signore da non rendersi conto dell'effetto boomerang che poteva suscitare A. W. leggendo il salmo 23 in pubblico. Tutti costoro, compreso Ross, giocavano beffe talmente lunghe ed elaborate che diventavano autentiche fatiche. Pensare che per tutto quel periodo l'esempio da seguire ce l'avevano sotto gli occhi, lo davate tu e i tuoi frères. Per esempio, la casa che non c'era voi non la costruivate apposta per metterci il quadro. Loro sì, ed era questo, in parte, il punto debole della Tavola Rotonda. 5 maggio 1958 Caro Jim, negli ultimi due mesi ho ricevuto due tue lettere e non hai idea di quanto esse abbiano contribuito a elevare la mia posizione sociale a Beverly Hills. Ora sono considerato quasi alla pari di T. S. Eliot, Swinburne e Burt L. Standish. Quanto a Woollcott, ne so molto poco. Le rare volte che ci siamo incontrati, ci siamo scambiati qualche insulto occasionale e via. E' Harpo che dovrebbe poterti dare informazioni sul flaccido Alex; ma Harpo ha definitivamente lasciato Beverly Hills ed è diventato un coltivatore di pompelmi a mezzo servizio in quel di Palm Springs. Gli ho scritto di annotare qualsiasi aneddoto riesca a ricordarsi su Ross e Woollcott. Forse si farà vivo, ma ho i miei bravi dubbi. Eventualmente ti farò sapere. Sarò al Westport Country Playhouse a partire dal 21 luglio con "Time for Elizabeth", e spero che tu e tua moglie (la signora che conserva un caro ricordo delle canzonacce che le cantavo in uno squallido salone di bellezza a Westwood) vorrete essere miei ospiti. Se riuscirai a venire, e a trascinarti dietro anche E. B. White, allora potrò morire felice, sapendo di aver incontrato, anche se solo per breve tempo, il parnaso letterario della nostra epoca. Il tuo ammiratore e leccapiedi a 360 gradi, Groucho 13 maggio 1958 Caro Groucho, grazie, vecchio mio, come direbbe Ross, per la tua lettera e anche per quella di Krasna. E' stato gentile da parte vostra sobbarcarvi questa seccatura per qualcuno che ormai è soltanto l'ombra di ciò che fu. La scorsa notte Helen, l'altra signora Thurber e io ci siamo imbattuti in Sir Cedric e abbiamo rievocato la cena che desti 200 anni fa. Il libro su Ross sta venendo bene. Andy White è lusingato per la citazione e anche Elliott Nugent ha apprezzato la tua lettera, che si trova ora allo Smithsonian Institute. Il 4 giugno Helen e io partiamo per l'Europa sul "Mauritania", perciò perderemo te ed Elizabeth, ahinoi, e mannaggia. Un caro saluto a te, come sempre, e a Melinda, sulla quale Helen mi ha appena letto un articolo. Melinda è un nome incantevole e lei è certamente una ragazza meravigliosa. Mia figlia si chiama Rosemary, ho anche una nipote di nome Sara e un nipote di nome Gregory, anni 3 e 1 rispettivamente, ma mai rispettosamente. Con affetto, Jim DA NUNNALLY JOHNSON. Londra, lunedì 9 ottobre 1961 Caro Grouch, mi ha fatto molto piacere ricevere la tua lettera, e sono felice per il tuo nuovo programma televisivo - se lo sei tu. Avevo proprio bisogno di tirarmi un po' su il morale. Adesso Thurber è ancora vivo, ma potrebbe non esserlo più quando riceverai questa mia. Li abbiamo frequentati spesso, lui e Helen, al principio dell'anno. E' stato qui per quattro o cinque mesi, aspettando che qualcuno gli dicesse se il "Thurber Carnival" sarebbe stato rappresentato o no. Non lo è stato. Jim e io eravamo al “N.Y. Evening Post” insieme, nei lontani anni Venti. A quei tempi certe volte alzava il gomito (di questi tempi anche), e se verso le quattro del mattino il telefono di qualcuno si metteva a squillare, era Thurber. “Joe?” diceva. “Che ti succede, Jamie?”. “Sono proprio io, eh, amico?”. Allora Sayre rispondeva: “Centrato, Jamie, sei proprio tu”. Soddisfatto, Jim concludeva: “Grazie amico, buonanotte”. Tutto qui. Voleva solo essere rassicurato.
Ma nessuno ha dovuto rassicurarlo in questi giorni. Era il più infernale chiacchierone del mondo (vedi, sto già usando l'imperfetto), ma di spirito ne aveva da vendere. Una volta gli chiesi se non vedere gli desse più sicurezza. “Perbacco!” confermò. “Chi interromperebbe mai un cieco?”. Ripeteva spesso di essere l'unico uomo di sua conoscenza a non aver dovuto iniziare una psicoterapia dopo l'insorgere della cecità. La prima volta che lui e Helen uscirono a cena con noi, dopo averci tastati come al solito, mi disse: “E' sempre un po' imbarazzante per un cieco: non potrei obiettivamente dire che non vedo Dorris da molto tempo, ma d'altra parte suonerei sconveniente se dicessi che non tocco tua moglie da molto tempo”. Non insisteva mai sull'argomento, si limitava a scherzarci sopra ogni tanto, come quella volta che durante un'audizione in un teatro londinese una giovane signora, per motivi che ignoro, non si peritò di mettersi il costume direttamente sul palcoscenico. “Quando Helen mi ha detto che c'era una bella ragazza mezza nuda là sopra” fa lui “ho alzato gli occhi al cielo e ho mormorato: Dio, certe volte questo scherzo diventa un po' cattivo”. Comunque usava la sua cecità per commettere un mucchio di nefandezze restando impunito, su questo non ci piove. Per esempio, solo un cieco potrebbe tenermi su a chiacchierare fino alle due o alle tre del mattino. Il fatto è che più beveva e più aveva voglia di chiacchierare. Una notte ebbe il coraggio di proclamarsi il massimo attore vivente, sostenendo che non esisteva parte che lui non fosse in grado d'interpretare. E Ofelia? dissi io. Con un po' di esercizio avrebbe potuto farcela, insistette. (Fu enormemente lusingato quando lo andasti a trovare in camerino a N.Y., e ne parlava spesso. Anche il libro di Harpo gli è piaciuto tantissimo, e ci ha dato l'occasione di rievocare ricordi dei fratelli Marx, di Woollcott eccetera). Era molto risentito col “New Yorker”, e secondo me aveva pienamente ragione. Diceva che continuavano a rifiutargli i pezzi, e il rifiuto non proveniva dal direttore, ma da certi giovani pivelli che gli tenevano per iscritto piccole conferenze sulla comicità e l'umorismo. I redattori importanti del giornale non rispondevano nemmeno alle sue lettere. Questo mi riempie di stupore. Secondo lui era colpa del libro su Ross, che al “New Yorker” non sarebbe piaciuto a nessuno. Oh, be', questa lettera sta cominciando a sembrare un necrologio. Ma tu conosci Jim, e un colpo come questo mi fa venir voglia di parlare di lui. La prossima volta sarò più faceto. Nunnally P.S. Dimenticavo. Helen mi ha raccontato che una volta a un party una gentildonna sbronza disse a Jim di volere un bambino da lui. Jim rispose: “Non lo vorrà mica con l'inseminazione non artificiale!”. A ELAINE DUNDY. 30 settembre 1959 Cara signora Tynan, non sono aduso a scrivere a signore sposate, specialmente quando il marito è un critico teatrale, ma dovevo dire a qualcuno (e perché non a lei dal momento che è l'autrice?) quanto mi sia piaciuto "The Dud Avocado". Mi ha suscitato risolini, singulti e cachinni (fra parentesi, un ottimo nome per un ufficio legale) Se la sua vita è stata davvero così, non riesco a capire come diavolo ha fatto a cavarsela. Ossequi, Groucho Marx 23 ottobre 1959 Caro signor Marx, oggi sono due settimane che porto in giro la sua lettera nella borsetta, e quanta, quanta abilità adopero nell'infilarla in ogni conversazione (“Ehi, indovina chi si è fatto vivo!”) in modo da poterla poi sventolare davanti ai miei amici. Purtroppo sarò presto costretta a toglierla di lì perché si sta spiegazzando, rossettando e tabaccando, e intendo preservarla per i miei nipoti. Un milione di grazie per tutte le cose deliziose che mi ha detto. Non può immaginare quanto piacere mi abbiano fatto. Ho visto praticamente tutti i suoi film almeno quindici volte e sono perfino andata a Parigi per acciuffarne uno che in Inghilterra era stato vietato a causa della sceneggiatura di Ben Hecht. Non è che per caso ha sottomano una sua foto con autografo? Sarebbe magnifico! Adesso sto lavorando a un libro, cioè a una commedia su una ragazza americana che cerca di ammazzare un inglese di mezza età (come nel primo: una vicenda solo "vagamente" autobiografica), e sento che la sua fotografia mi aiuterebbe a trovare il tocco giusto, leggero. Con grande ammirazione, Elaine Tynan
20 novembre 1959 Cara Elaine, sono entusiasta del suo entusiasmo per il mio entusiasmo a proposito del suo libro. Le spedisco una mia foto all'età di sette anni. Probabilmente si chiederà: “Perché quel sigaro?” Ottima domanda. A dir la verità, il sigaro è falso. Anche i baffi lo sono e, per vuotare il sacco fino in fondo, sono falso anch'io. Suo fino a quando John McCarten non scriverà una recensione favorevole di un certo film. Mi firmo il suo abietto Groucho Marx P.S. Spero che il marito sia ignaro. A COLIN WILSON. 23 novembre 1959 Caro signor Wilson, ho appena letto una recensione del suo ultimo libro sul “Los Angeles Times”. Kirsch è un critico piuttosto coriaceo, ma non so quanto ascendente possa avere il nostro foglio locale. Se viene negli States, come minaccia di fare nella sua lettera proveniente da Tetherdown, Trewallock Lane, Gorran Haven, Cornovaglia (anche se dalla sua lettera non avessi cavato nient'altro, l'indirizzo da solo valeva il biglietto d'ingresso), la prego di mettersi in contatto con me. Apprendo con gioia che sta scrivendo un libro su Jack lo Squartatore. E' il mio idolo; ho sempre invidiato la sua attività, ma a causa di una certa inadeguatezza fisica non mi è stato possibile seguirne le orme. Quanto ai punti esclamativi di "Groucho and Me", le assicuro che non ci ho niente a che fare. La colpa è di un correttore di bozze incompetente. La mia punteggiatura non va mai oltre la virgola e il punto; le cose più complicate mi fanno venire le vertigini. Che piacere ricevere una lettera da uno scrittore famoso! Il solo con cui sinora abbia tenuto una corrispondenza è Somerset Maugham, che ha recentemente dichiarato di considerare se stesso un vulcano estinto. Sperando che sia addormentato anche quello su cui dorme lei, mi firmo cordialmente, Groucho Marx AD ALEXANDER KING. 21 marzo 1960 Caro Alex, continuo ad ammirarti nel Jack Paar Show con immutabile stupore. Ho ascoltato alcuni eccellenti conversatori del mio tempo (e, non dimenticarlo, il mio tempo è il tuo tempo, e ce n'è d'avanzo), ma tu sei indubbiamente il miglior improvvisatore che abbia mai ascoltato. Per l'amor di Dio, conservati, e non smettere di fustigare tutto quello che non ti garba. Dato che l'attuale governo è composto prevalentemente di inani teste di rapa, è confortante sentire una voce, isolata ma ferma, che incita a combattere per la libertà. I migliori auguri a te e a tua moglie. Ossequi, Groucho DA LEONARD LYONS DEL “NEW YORK POST”. 26 ottobre 1960 Caro Groucho, ricorderai di certo che quando ti presentai a Brendan Behan all'Algonquin parlasti di "Finnegans Wake". Behan ha detto che all'Algonquin a quell'epoca c'era un uomo che aveva veramente penetrato il senso del libro di Joyce: Thornton Wilder. L'ho riferito a Wilder. Ieri, dopo aver evidentemente svolto alcune ricerche, Wilder mi ha scritto:
“Oggetto: Groucho e "Finnegans Wake". Ho sempre pensato che lui fosse uno dei personaggi. I fratelli Marx non avevano fatto una commedia su Napoleone? Mi pare di ricordarli col tricorno in testa, eccetera. Comunque, alle pagine 8 e 9, durante la visita al museo Wellington di Waterloo, si legge: "This is the three lipoleum Coyne Grouching down in the living detch"“. Wilder una volta cercò di spiegarmi la chiave di "Finnegans Wake", che implica il costante uso dei giochi di parole. Il "three lipoleum Coyne" dev'essere un'allusione ai copricapi napoleonici. E "Grouching" sei tu fatto verbo. Sulla scorta dell'autorità di Thornton Wilder, il massimo studioso mondiale di Joyce, puoi affermare con certezza di essere in "Finnegans Wake". Congratulazioni e "Mazel tov". I miei migliori saluti, Leonard Lyons 4 novembre 1960 Caro Lennie, non vedo perché non dovrei comparire in "Finnegans Wake". Di sicuro non sono meno sconcertato dalla vita di quanto lo fosse Joyce. Insomma, abbandoniamoci a Joyce senza limiti. Rintracciare questo tema in tutto il libro potrebbe essere impresa di una vita, e non sono sicuro di esserne all'altezza. E' possibile che Joyce sia stato negli USA e abbia visto "I'll Say She Is!"? O forse un poliziotto di New York, ritornato in Irlanda per vedere la cara vecchia Mamma Machree, ha incontrato Joyce in qualche torbiera e pazientemente gli ha raccontato che, al Casino Theater di Broadway, all'angolo con la Trentanovesima, c'erano tre giovani ebrei che correvano per il palcoscenico proclamando, al cospetto di un mondo indifferente, di essere tutti Napoleone? Comunque, grazie per la ricerca, e se t'imbatti nel sig. Wilder (mi c'imbattessi io!) ti prego di esprimergli tutto il mio affetto. Se ne rimane un po', serbalo per te. Ossequi, Groucho Marx A PETER LORRE. 5 ottobre 1961 Caro Peter, molto gentile da parte tua spedirmi un libro con la spiegazione dell'"Ulisse" di James Joyce. Adesso mi ci vuole un altro libro con la spiegazione di questo saggio di Stuart Gilbert, il quale, se la memoria non mi falla, è l'autore del celebre ritratto di George Washington esposto al Metropolitan Museum. Mi rendo conto che fra i due c'è una duecentina d'anni di differenza, ma chiunque sia in grado di spiegare Joyce dev'essere molto vecchio e molto saggio. Sei sparito piuttosto misteriosamente l'altra sera, ma credo dipenda dalla vita criminale che meni nei film. Vi abbraccio entrambi. Ossequi, Groucho DA FRANK SULLIVAN. 9 gennaio 1960 Caro Groucho, la tua lettera sul libro di Moose mi ha scaldato il cuore, ed era ora che qualcosa riscaldasse qualcosa in questa città. Il tempo qui è decisamente invernale, ma la cosa non dovrebbe sorprendere nessuno, dato che siamo in inverno. Be', ora tocca a me congratularmi. Sono stato felice di vedere "Groucho and Me" lassù in cima alla classifica dei bestseller sul “Times” e sullo “Herald Tribune” ogni domenica, e mi sono anche divertito molto a leggerlo. Mi ha riscaldato il cuore. Ormai questo cuore dovrebbe essere cotto, sarà meglio che lo tolga dal fuoco. Il ritaglio di “Variety” * che ti accludo mi giunge da Roma, dove quel vessato e svillaneggiato colono che risponde al nome di badrongino Nunnally Johnson se la sta spassando con Ava Gardner, con la scusa di dover fare un film. Comincio a sospettare di aver commesso un errore nel lontano 1931, quando il mondo andava in
bancarotta e io rifiutai il lavoro a Hollywood che mi offriva Winnie Sheehan. Chissà, magari a quest'ora sarei in un paese baciato dal sole, a dirigere Thelma Ritter. Nunnally dice che il ritaglio su Orson Welles non è niente in confronto al titolo adocchiato una volta su un giornale di Hollywood: “H. B. Walthall scritturato per la parte del procuratore distrettuale nell'"Inferno" di Dante”. Siccome la mia tivù è schiattata, ti ascolto alla radio, che non è piacevole come vederti ma è meglio che non sentirti affatto. Ieri sera ho ascoltato il programma con Emma la vecchia giramondo e Max Shulman, e devo dirti che mentalmente ho incitato Max a rispondere “Mikoyan” alla domanda del jackpot. E lui l'ha fatto, e ha sbagliato. Non sapevo di avere facoltà extrasensoriali. Invierò a Max un assegno per il denaro che non ha vinto. Buon Anno Nuovo a te e alla Signora e a Melinda. Tuo Frank * “Orson Welles atteso a Zagabria per interpretare Robert Fulton in "Napoleone ad Austerlitz"“. 25 ottobre 1965 Caro Groucho, non tutte le tue lettere sono alla Library of Congress. Almeno due si trovano alla Cornell University Library nella collezione di manoscritti, lettere di personaggi famosi, incunaboli, scartafacci e scarafaggi donati l'anno scorso dai sigg. E. B. White e F. Sullivan alla loro alma mater. Sei in compagnia di circa 300 missive inviatemi da H. W. Ross, alcune ridevoli, altre sollazzevoli, tutte illuminanti. Avrei potuto contribuire con più epistole grouciane per elevare il livello letterario della Cornell, se da te non ne avessi ricevute solo due in tutto. E nota bene che come corrispondente sei stato più prolifico di Benchley. Di lui ne ho trovata una sola, che accompagnava un assegno della sua compagnia cinematografica per un paio di idee da me fornite, dicendomi Senza Tanti Complimenti dove me le potevo mettere. Se qualche serioso e pio laureando dovesse mai esaminare la lettera di Bench, quelle di Ross o alcune di O'Hara, gli cadrebbe la mascella per terra, cioè dove attualmente si trova il nostro sedere, no? Il tuo fedele amico Frank 1ø novembre 1965 Caro sig. Sullivan, o Frankie boy, come preferisci, stamattina per poco non sono svenuto quando ho aperto la tua lettera e ho scoperto che proveniva dal savio di Saratoga Springs. Non so chi abbia scritto l'indirizzo sulla busta, ma dalla calligrafia credevo fosse qualche seienne ammiratore che non può vivere senza il mio autografo. Per uno che anni fa è stato alle dipendenze di un certo sig. Ross, bastardo rabbioso quant'altri mai, la tua calligrafia si è indubbiamente deteriorata. Se quella busta l'hai indirizzata tu, ti suggerisco di tornare alla Cornell University, dove potrai frequentare un corso d'aggiornamento per indirizzabuste. Qualche anno fa avevo un'amichetta che si guadagnava egregiamente da vivere indirizzando buste per una ditta hollywoodiana di acquisti per corrispondenza. Prendeva cinque dollari a sera per mille buste e riusciva sempre a sbolognarle tutte entro mezzanotte. Il resto del tempo lo passava a letto con svariati amichetti. Guadagnava un centinaio di dollari a notte, cinque sbrigando la corrispondenza e novantacinque sbrigando gli amichetti. Be', la storia è più o meno tutta qui, è stata solo una breve relazione, ma ho serbato alcune buste. Ah, che delitto sciupare la gioventù a indirizzar buste! I miei rispetti a te e a tutti i piccoli Sullivan, se per caso ce n'è qualcuno che scorrazza laggiù nei dintorni. Groucho A JOHN MASON BROWN. 26 giugno 1963 Egregio sig. Brown, sono a metà del suo libro ed è indiscutibilmente la cosa migliore che ho letto quest'anno. Questo vale anche per l'anno scorso. Secondo me lei ha commesso un errore con il titolo. Pubblicitariamente, intendo. L'acquirente standard di libri, come lei m'insegna, non ha studiato il latino, e sono davvero pochi quelli che sanno pronunciare
"dramatis personae" - per non parlare di "corpus delicti". Perciò quando uno entra in libreria, per paura di sbagliare di solito lascia perdere e finisce per comprare l'ultimo bestseller di Hedda Hopper. Non si offenda se le do un consiglio: dal momento che la sua conversazione è così brillante, perché non partecipa al Tonight Show, al Garry Moore Show, allo Hugh Downs's Show e agli altri show televisivi nazionali irradiati da New York? Se vuole che il suo libro si venda (ed eccettuato Proust non mi risultano altri scrittori a cui la cosa ripugni), dovrà proprio darsi una mossa e buttarsi nella mischia come noi comuni mortali. Sarebbe una vera perdita per la letteratura se questo libro non ottenesse il successo di pubblico che merita. Ossequi, Groucho P.S. Come dice Brooks Atkinson, non senza arguzia: “Perché non è il libro del mese?”. 1ø luglio 1963 Caro Groucho, non posso chiamarla “signor”. In questo paese la conosciamo tutti troppo bene per simili formalità. Karl è un'altra faccenda, ma con lui non sono mai stato in confidenza. Il mio sessantatreesimo compleanno cade questa settimana, e anche senza il suo permesso citerò la sua lettera come il regalo più gradito. Accidenti, è una lettera gentile, sensibile e premurosa, una delle migliori da san Paolo in poi, ma con lui non ho mai corrisposto. Naturalmente quello che dice del libro mi lusinga moltissimo. L'editore e io abbiamo discusso parecchio sulla difficoltà del titolo "Dramatis Personae", ma abbiamo pensato, forse con eccessivo ottimismo, che siccome ogni liceale ha dovuto leggere il "Giulio Cesare" e si è imbattuto in queste parole prima dell'elenco dei personaggi, il titolo fosse sufficientemente chiaro. Ho capito che ci eravamo sbagliati alcuni giorni dopo la pubblicazione, quando sono entrato in una libreria del quartiere e mi sono sentito chiedere dal cortese gestore che cosa volesse dire. Il primo titolo che avevo suggerito, "Il John da passeggio", non lo potevamo usare per ovvi motivi (1). Comunque, considerato il genere, il libro sta andando davvero molto bene. Non potrà mai rivaleggiare con Hedda Hopper e non sarà mai un bestseller, ma non è privo di vitalità, e sono soddisfatto. Grazie per i suoi assennatissimi suggerimenti circa le partecipazioni radiofoniche e televisive. Sono già stato allo show di Hugh Downs in tivù e a quello di Martha Deane alla radio, e ne ho altri in programma. Inutile esprimerle la mia confusione nel sentirla parlare di “perdita per la letteratura” e condividere l'opinione di Brooks a proposito del Club del Libro. Le rinnovo la mia più profonda riconoscenza, grazie. Cordialmente John Mason Brown (1) "John" è anche un modo familiare per dire “gabinetto” [N.d.T.] . A LINCOLN SCHUSTER DELLE EDIZIONI SIMON & SCHUSTER. 13 settembre 1963 Caro Lincoln, dove tu abbia pescato quel nome è un mistero fuori dalla mia portata. Non che non sia un bel nome, ma devi ammettere che non c'entra proprio niente col tuo cognome. Non avreste per caso lì da voi il manoscritto originale di "Many Happy Returns", lucido trattato sui misfatti del fisco? Poteva essere il libro dell'anno, se poco dopo la pubblicazione quegli omini di Tokyo non avessero ridotto Pearl Harbor a un macereto. (A dir la verità non so bene cosa sia 'sto macereto, ma è una bella parolona che può conferire anche alla lettera più pedestre - come questa - un tocco di classe). Grazie comunque, anche se non riesci a trovare il manoscritto. Tuo fino alla glaciazione dell'inferno. Groucho 24 settembre 1963 Caro Groucho, in grazia del nostro costante affetto per te e della nostra appassionata devozione per la tua prosa immortale, abbiamo organizzato una spedizione archeologica per disseppellire il manoscritto originale di "Many Happy
Returns". Profondendo tutte le nostre energie abbiamo cercato, Groucho, notte e giorno, per mare e per terra, ma ahinoi! abbiamo raggiunto lo strato roccioso sotto i nostri magazzini solo per scoprire che un cumulo di vecchie pratiche è stato completamente distrutto dal fuoco e dal diluvio pochi anni dopo la pubblicazione del tuo storico volume. Insomma, è stata la volontà di Dio, e ti supplichiamo di perdonarci se non siamo stati in grado di coronare la ricerca. Ci appelliamo alla clemenza della corte. Quanto al nome “Lincoln”, si ricollega alla devozione che fin dalla nascita nutro per il discorso di Gettysburg e per il Proclama di emancipazione; ma c'entra anche la mania della mia infanzia, collezionare le monetine con sopra Lincoln, il che ci ha permesso, in ultima istanza, di finanziare la pubblicazione del tuo immortale capolavoro sull'imposta sul reddito per non parlare della biografia ormai classica di tuo figlio Arthur, "Life with Groucho". Scusa se non abbiamo potuto soddisfare la tua richiesta. Per noi della S&S ogni tuo ghiribizzo è un ordine di comparizione, e a proposito, ti ricordi il telegramma che la famiglia Elman diramò da Mosca dopo la nascita del grande violinista? Diceva: “Mischone compiuto”. Tuo sempre devoto M. Lincoln Schuster A BRYAN HOLME DELLA VIKING PRESS. 30 aprile 1964 Caro Holme, il sig. Hoffman (Irving, cioè) stava probabilmente facendosi un'endovena quando le ha detto che avrei scritto la prefazione per l'antologia di Ronald Searle. Searle è indiscutibilmente un genio, ma se io scrivessi l'introduzione al suo libro cagionerei non soltanto un tracollo nelle vendite, ma anche la rovina di quanto rimane della mia agonizzante carriera. Le mie cognizioni artistiche sono infinitesimali. So che Rembrandt era sordo (no, quello era Beethoven). So che van Gogh un bel giorno avendo un certo appetito si tagliò un orecchio, e che Toulouse-Lautrec camminava sulle ginocchia. E questo è più o meno tutto. Si rivolga al direttore del Museum of Modern Art, o a Peter Arno, o a Whitney Darrow, o a Rube Goldberg. Se c'è qualcosa di quello che ho scritto qui che le può servire per una citazione, lo prenda pure. Ossequi, Groucho Marx P.S. Il libro le verrà restituito in un plico a parte. DA T. S. ELIOT. 26 aprile 1961 Caro Groucho Marx, le scrivo per informarla che il suo ritratto è arrivato, con mia grande gioia, e presto figurerà, debitamente incorniciato, sulla mia parete accanto ad altri amici famosi quali W. B. Yeats e Paul Valéry. Non so se lei desidera veramente una mia fotografia o se me l'ha chiesta per semplice buona creanza, comunque sappia che la riceverà. Ho ordinato una copia di una delle mie migliori, e nella dedica non mancherò di esprimerle tutta la mia gratitudine e fervida ammirazione. Ormai avrà capito che lei è la pin-up che bramo sopra ogni altra. Quanto a me, sarò felice di occupare un posto anche molto più umile nella sua collezione. Fra parentesi, se e quando lei e la signora Marx verrete a Londra, mia moglie e io ci auguriamo di avervi a cena da noi. Cordialissimi saluti T. S. Eliot P.S. Anche a me piacciono i sigari ma non ce ne sono neppure nel mio ritratto. 19 giugno 1961 Caro T. S., la sua fotografia è arrivata in ottimo stato e spero che questa lettera la trovi nelle stesse condizioni. Non credevo che lei fosse così bello. Se non le hanno ancora offerto il ruolo di protagonista in qualche film sexy, ciò è da attribuire solo alla stupidità dei responsabili del casting.
Se verrò a Londra approfitterò sicuramente del suo gentile invito, e se lei viene in California spero che mi permetterà di fare altrettanto. Cordialmente, Groucho Marx 25 gennaio 1963 Caro sig. Eliot, ho letto della sua indisposizione sull'ultimo numero di “Time”. Vorrei farle sapere che tifo per la sua pronta guarigione. In primo luogo in grazia del suo contributo alla letteratura, e inoltre perché non ha mai smesso, neppure nelle circostanze più avverse, di fumare il sigaro. Si spicci a guarire. Ossequi, Groucho Marx 23 febbraio 1963 Caro Groucho Marx, rivolgersi a Groucho Marx chiamandolo “Caro sig. Marx” mi sembrerebbe un'impertinenza maggiore che non rivolgersi a qualsiasi altra celebrità chiamandola con il nome di battesimo. E' in segno di rispetto, caro Groucho, che la chiamo così, e sarei felicissimo di ricevere una lettera di Groucho Marx che cominciasse “Caro T.S.E.”. In ogni modo, le scrivo per ringraziarla della lettera e per dirle che sto guarendo con la rapidità concessami dal rigido clima invernale, e che verso la metà del mese prossimo mia moglie e io contiamo di partire per le Bermude in cerca di tepore e aria buona. Torneremo a Londra in primavera, in tempo per darle il benvenuto, perciò venga, diciamo, verso il principio di maggio. Sua moglie l'accompagnerà? (Ci sembra di avervi visti in Giamaica nell'inverno del 1961, in attesa di salire a bordo di quel battello con il fondo di vetro dal quale eravamo appena fuggiti). Farete meglio a venire con una segretaria, un addetto alle pubbliche relazioni e un paio di detective privati, per proteggervi dalla stampa londinese; ma per quanto numerosi saranno i vostri impegni, confidiamo che ci farete l'onore di pranzare con noi. Cordialissimi saluti, T. S. Eliot P.S. Il suo ritratto incorniciato è appeso sopra il caminetto del mio ufficio, ma devo sempre mostrarlo col dito ai miei visitatori: nessuno la riconosce senza il sigaro e senza gli occhi strabuzzati. Cercherò di procurarle un sigaro degno di lei. 16 maggio 1963 Caro Groucho, avrei dovuto scriverle subito dopo il mio ritorno dalle Bermude per ringraziarla della seconda magnifica fotografia di Groucho, ma dopo essere stato cinque settimane in ospedale alla fine dell'anno, e poi altrettante a casa affidato alle cure di mia moglie, sono stato spedito alle Bermude nella speranza di trovare un clima più mite, e ne sono appena ritornato. Non sono ancora guarito del tutto, ma spero di esserlo al vostro arrivo. Sa già una data precisa? Tranne la fine di giugno e i primi di luglio, in cui saremo nello Yorkshire, resteremo qui per tutta l'estate. Intanto il suo splendido ritratto nuovo è dal corniciaio. Mi piacciono moltissimo tutti e due, e non riesco a decidere quale portare a casa e quale appendere in ufficio. L'ultimo arrivato impressionerà maggiormente i visitatori, specie quelli che voglio impressionare, essendo un Groucho riconoscibile a colpo d'occhio. L'unica soluzione potrebbe essere quella di portarli sempre con me. Non so se riuscirò a offrirle un sigaro pregiato come quello che appare nel suo ritratto, comunque farò del mio meglio. Con gratitudine, il suo ammiratore T. S. 11 giugno 1963 Caro sig. Eliot,
sono un corrispondente alquanto sciatto. Ho di fronte a me la sua lettera del 16 maggio e solo adesso mi accingo a risponderle. Il fatto è che l'uomo propone, eccetera eccetera. Subito dopo aver ricevuto la sua lettera sono stato colpito da una leggera febbre infettiva. Non ne sono ancora uscito, ma ormai tutti i miei piani per le vacanze estive sono saltati. Ho intenzione di visitare Israele nella prima metà di ottobre, quando tutti i turisti saranno rincasati dai loro svariati viaggi. Al ritorno mi fermerò a Londra per venire a trovarla. Spero che si sia completamente rimesso dalla malattia, mi raccomando non si faccia venire nient'altro. Ricordi che in ottobre dobbiamo andare a sbronzarci insieme. Cordialmente, Groucho 24 giugno 1963 Caro Groucho, non tutti i mali vengono per nuocere, infatti credo che in ottobre sarò in condizioni migliori di adesso per sbronzarmi. Beato te che vai in Israele, mi piacerebbe andarci anch'io se il clima invernale è buono: nutro una schietta ammirazione per quel paese. Spero che quando ti vedrò mi racconterai del viaggio e che, nel frattempo, saremo tornati entrambi in piena salute. Uno dei tuoi ritratti è appeso nel mio ufficio e l'altro è a casa sulla mia scrivania. Saluti, T. S. 1ø ottobre 1963 Caro Tom, se questo non è il tuo nome, sono fritto! Ma mi pare di aver letto da qualche parte che ti chiami come Tom Gibbons, un pugile che una volta viveva a Saint Paul. Non immaginavo che avessi settantacinque anni. Il “New York Times” del 29 settembre ti dedica un magnifico omaggio nell'inserto letterario. Se non ricevi il “New York Times” fammelo sapere, ti invierò la mia copia. C'è una tua bellissima fotografia scattata da un certo Gerald Kelly. A giudicare da quella, direi che non hai più di sessant'anni e due settimane. Nell'articolo si parla anche dei molti ritratti che si trovano nel tuo studio. Un nome brillava per la sua assenza; opino che ciò sia dovuto a una disattenzione di Stephen Spender. La mia malattia, che tre mesi fa i miei tre dottori avevano definito senza importanza, è decisamente entrata in voga nel mio organismo. I tre medici, mi spiace dirlo, fanno una vita da nababbi: finora mi hanno spillato ottomila verdoni. Questo solo per spiegarti perché non potrò venire in ottobre. Comunque, entro il maggio prossimo o giù di lì spero di stare abbastanza bene per consumare il pasto gratis che mi stai promettendo da due anni a questa parte. I miei rispetti a te e alla tua adorabile signora, chiunque essa sia. Spero che ti sia rimesso in salute. Con i migliori saluti, Groucho 16 ottobre 1963 Caro Groucho, ho qui davanti la tua lettera del primo ottobre. Al momento non mi sovviene nessun Tom Gibbons, ma se ti aiuta a rammentare il mio nome va benissimo lo stesso. Penso che Stephen Spender volesse soltanto enumerare i dipinti a olio e gli acquerelli, non le fotografie, almeno credo. Comunque ci sono parecchie fotografie di parenti e di amici nel mio studio, ma non mi pare che Stephen ci sia entrato. Mi ha mandato lui l'articolo del “New York Times” e io gli ho dato una mano ricordandogli che possiedo parecchi libri, come avrebbe potuto constatare se si fosse guardato intorno. Nel mio ufficio c'è anche un ritratto importante e bene in vista, che è stato identificato da molti dei miei visitatori oltre che da vari altri amici di entrambi i sessi. Sono spiacente che tu non venga per quest'anno, e ancora più spiacente per la causa che ti tiene lontano. Comunque spero che verrai in primavera, se i tuoi dottori ti lasciano qualche spicciolo per pagare il viaggio. Se non verrai, ho paura che tutti coloro con i quali mi sono vantato di conoscerti (e di darti addirittura del tu) mi prenderanno per un contafrottole. Ci sarà un pasto e una bevuta gratis per te nel maggio prossimo. Intanto,
noi saremo a New York nel mese di dicembre, e se per caso ti capitasse di passare da quelle parti, spero che non esiterai a riscuotere il pasto gratis a mie spese. Sarei felice di conoscerti, dovunque fosse, e orgoglioso di esser visto in tua compagnia. La mia adorabile moglie ti porge i suoi rispetti insieme a me, ma senza aggiungere “chiunque esso sia”: lo sa benissimo. Sono stato io a iniziarla ai film dei fratelli Marx, e ora è una tua ammiratrice sfegatata quanto il sottoscritto. Non molto tempo fa siamo andati a vedere un vostro vecchio film, "I cowboys del deserto", che non conoscevo. Ne è valsa la pena. Sempre tuo Tom P.S. La fotografia non è stata scattata a me, ma a un ritratto a olio dipinto due anni fa. E' molto ben riuscito, e mia moglie ritiene che mi rappresenti in modo estremamente fedele. 1ø novembre 1963 Caro Tom, visto che praticamente sei di antico ceppo americano (no, non voglio dire che sei una sequoia fossile, ma un profugo di Saint Louis), dovresti aver sentito parlare di Tom Gibbons. Per tua edificazione, Tom Gibbons era nativo di Saint Paul, Minnesota, che è solo a un tiro di sasso dal Missouri. Purché il sasso sia dentro un missile, s'intende. Tom fu in passato il campione mondiale dei pesi mediomassimi e Jack Dempsey, benché più pesante di dieci chili, dovette sudare per finire match pari a Shelby, nel Montana. Il nome Tom si adatta a molte cose. C'era un famoso attore ebreo chiamato Thomashevsky. Tutti i gatti maschi si chiamano Tom... a meno che non siano castrati, in quel caso sono neutrali, e i disordini di Saigon hanno appena dimostrato che non c'è più posto per i neutrali. C'è una vecchia filastrocca che inizia “Tom, Tom, il figlio del padron”, eccetera. Il nome di battesimo del terzo presidente degli Stati Uniti fu Tom... caso mai ti fossi scordato di Jefferson. Perciò, quando ti chiamo Tom, vuol dire che sei un misto fra un peso mediomassimo, un gattaccio randagio e il terzo presidente degli Stati Uniti. Ho appena terminato la mia ultima opera, "Memorie di un irresistibile libertino". E' in gran parte autobiografica, e contiene ben poco di fittizio. Dubito che resterà nei secoli, ma se ti senti di umore erotico la notte che lo leggi, potrebbe stimolarti in maniera strabiliante e riaccendere ricordi che non spolveravi da anni. Il sesso, inteso come industria, va a gonfie vele in questo paese come in Inghilterra. E' una cosa a cui tutti sono molto interessati, anche se solo teoricamente. Probabilmente è sempre stato così, ma credo che una volta venisse discusso e praticato in modo più furtivo. Comunque, la nuova generazione di scrittori ha finalmente spalancato al pubblico le porte dei gabinetti e delle camere da letto. Tutta colpa di Havelock Ellis, KrafftEbing e Brill, Jung e Freud (ehi, ecco un bel trio!). Aggiungi, naturalmente, il compianto sig. Kinsey il quale, non accontentandosi dei si dice, trotterellava di casa in casa ficcando il naso là dove gli angeli non hanno mai osato avventurarsi. Comunque m'interesserebbe sentire la tua opinione sul sesso, perciò ti prego, non esitare a confidarti con me. Anche se sono notoriamente inaffidabile, non faccio mai scherzi quando si tratta di questioni tanto importanti. Se mi si presenterà l'occasione di essere a New York in dicembre cercherò indubitabilmente di afferrarla e te lo farò sapere in tempo. I miei rispetti a te e alla signora Tom. Baci, Groucho 3 giugno 1964 Caro Groucho, ti scrivo per dirti che un'automobile della International Car Hire (un servizio di cui facciamo ampio uso) verrà a prendere te e la signora Marx alle 18 e 40 di sabato al Savoy, vi accompagnerà a cena da noi e vi riporterà indietro alla fine della serata. Naturalmente sarete nostri ospiti in tutto; attendiamo con vivo piacere il momento di conoscervi. La tua foto sui giornali e la tua dichiarazione (che sei venuto a Londra anche per conoscermi) ha fatto salire alle stelle le mie quotazioni nel quartiere, soprattutto con l'ortolano qui di fronte. E' evidente che sono diventato anch'io un personaggio importante. Sempre tuo Tom
A GUMMO MARX. giugno 1964 Caro Gummo, ieri sera Eden e io abbiamo cenato con il mio illustre amico di penna, T. S. Eliot. E' stata una serata memorabile. Il poeta ci ha accolti all'ingresso con sua moglie, una piacente signora bionda di mezza età i cui occhi sembravano riempirsi di ammirazione ogni volta che guardava il marito. Veniamo a lui: alto, magro e piuttosto ingobbito, non so se per l'età o per gli acciacchi o per tutt'e due. Ad ogni modo, il sottoscritto si è presentato a casa Eliot coscienziosamente preparato per una serata letteraria. Durante la settimana avevo letto "Assassinio nella cattedrale" due volte, "La terra desolata" tre volte, e casomai si dovesse arrivare a un punto morto nella conversazione, avevo dato una rispolverata a "Re Lear". Be', signor mio, quando ci hanno servito i cocktail c'è stato silenzio per un po' - com'è più o meno inevitabile fra estranei che s'incontrano per la prima volta. Allora, di punto in bianco (e “non con un botto ma con un gemito”) ho buttato là una citazione dalla "Terra desolata". Così, ho pensato, capirà che ho letto qualcosina d'altro oltre alle recensioni dei miei spettacoli. Eliot ha accennato un sorrisetto, come a dire che le sue poesie le conosce da cima a fondo e non ha bisogno di sentirsele recitare da me. Così mi sono buttato su "Re Lear". Ho detto che il re era un vecchio incredibilmente imbecille (e Dio sa se non è vero) e che se fosse stato mio padre sarei scappato di casa a otto anni - invece che aspettare di compirne dieci. Anche questo non è che l'abbia steso. Sembrava più propenso a parlare di "Animal Crackers" e "Una notte all'Opera". Ha citato una battuta, una delle mie, che avevo dimenticato da un pezzo. Ora toccava a me accennare un sorrisetto. Non intendevo permettere a nessuno, neppure al poeta inglese di Saint Louis, di rovinare la mia Serata Letteraria. Ho dichiarato che la tirata iniziale di Re Lear è il culmine dell'idiozia. Figuratevi un po' (dico), un padre prima chiede alle tre figlie: chi di voi ragazze mi ama di più? E poi disereda la più giovane, la dolce e leale Cordelia, perché a differenza delle sorelle malvage si è rifiutata di prestarsi a una sbrodolata complimentosa. E Cordelia, nota bene, era la figlia prediletta! Gli Eliot prestavano educatamente ascolto. La signora Eliot ha difeso Shakespeare; persino Eden, mi spiace dirlo, teneva per Re Lear, anche se dopotutto sono io che la mantengo. (A onor del vero, devo dire che mia moglie, da quando al liceo interpretò "Il cigno" nella parte della Principessa, alberga i sentimenti più calorosi verso ogni genere di regnanti). Tornando a Eliot, mi ha chiesto se ricordavo la scena del tribunale in "Zuppa d'anitra". Per fortuna me l'ero completamente dimenticata. Così finì la Serata Letteraria, ma non per questo Meno Gradevole. Ho scoperto che Eliot e io abbiamo tre cose in comune: 1) la passione per i buoni sigari 2) i gatti 3) un debole per le freddure - un debole che cerco di vincere da molti anni. T. S., viceversa, è uno spudorato, anzi, orgoglioso freddurista. Per esempio il suo Giò, il Gatto Teatrale, “si chiama in realtà Asparagiò”. A proposito di asparagi, la cena comprendeva dell'ottimo, robusto manzo inglese, cucinato benissimo. Inoltre, pur essendoci una specie di maggiordomo, Eliot ha insistito per mescermi il vino personalmente. Era un vino eccellente e nessun maŒtre avrebbe potuto servirlo con più grazia. E' una cara persona e un ospite squisito. Quando gli ho detto che mia figlia Melinda studia le sue poesie alla Beverly High School, ha detto che gli dispiaceva, perché non desidera diventare una lettura obbligatoria. Non siamo rimasti fino a tardi, abbiamo compreso entrambi che lui non se la sentiva di affrontare una lunga serata di conversazione - specialmente la mia. Ti ho detto che lo chiamiamo Tom? (forse perché si chiama così). Naturalmente gli ho chiesto di chiamare Tom anche me, ma solo perché aborro il nome Julius. Tuo Tom Marx DA UNA LETTERA A RUSSELL BAKER. 21 gennaio 1965 ... Sono molto rattristato per la morte di T. S. Eliot. Mia moglie e io abbiamo cenato a casa sua pochi mesi fa e mi ero reso conto che non gli restava più molto da vivere. Era una cara persona, il miglior epitaffio che un uomo possa avere ... ***
GRRR... COME GROUCHO.
A JACK GOULD DEL “NEW YORK TIMES”. 28 dicembre 1949 Caro sig. Gould, sono rimasto veramente colpito dalla sua analisi dello show, non solo per il tono lusinghiero ma anche perché enumera lucidamente molti inconvenienti della radio. Devo dire che da principio mi accinsi al compito di presentatore di un quiz radiofonico con tutto l'entusiasmo di un uomo che deve toccare un serpente morto. In tono piuttosto querulo, feci notare che c'erano già un centinaio di quiz nell'etere e avanzai dubbi sull'opportunità di infliggere il centounesimo a questo tremulo medium. Aggiunsi che i quiz mi nauseavano tutti dal primo all'ultimo e che avrei accettato il lavoro solo ad alcune condizioni: domande non troppo difficili, niente moine ai concorrenti, niente finte risate isteriche con contorno di sciocchezze puerili dalle quali i presentatori di quiz, con poche eccezioni (posso fare nomi), non sanno astenersi. Potrei continuare a lungo ma mi rendo conto che compilare da solo l'edizione domenicale del “Times” non è un'impresa da poco, perciò concludo augurandole un nevoso inverno, una piovosa primavera e una fradicia estate. Ossequi, Groucho Marx A BETTY FORSLING. 6 dicembre 1950 Cara Betty, ho risolto il problema della tivù facendo collegare un telecomando all'orrida scatoletta. Appena echeggia la prima parola della pubblicità, tac, cala il dito sul pulsante e lo stolido imbonitore che abbaia le virtù di Odorono, del dentifricio Lifeguard, dei tappeti Mohawk e dello shampoo Halo è ridotto ad istantaneo oblioso silenzio. Naturalmente sarebbe imbarazzante se il mio sponsor avesse sentore di questo stratagemma, ma a Detroit sono talmente occupati a convertire le automobili in cannoni a cinque posti che credo di poter continuare a rischiare la sorte. Insisto nel dire che dovresti venire sulla costa, non foss'altro per sfuggire alle linee ferroviarie di Long Island. In questo periodo la città è un incanto: la neve artificiale sullo Hollywood Boulevard, le bellezze artificiali sul Sunset Boulevard, e gli studios gravidi di film che non possono uscire. A proposito di film che non possono uscire, ne ho fatto uno due anni fa con Jane Russell, quella dal petto rinomato, e per chissà quale ragione Howard Hughes lo ha relegato negli scantinati. E ora ho firmato un contratto per farne uno con Marie Wilson. A quanto pare dev'esserci qualcosa in me che attrae le titolari di segni sì particolari. Probabilmente un giorno farò un film anche con Mae West, se nel frattempo non sarà morta per curvatura del letto. Spero che tu stia bene e mi adori come sempre. Se vieni ti pago il viaggio, ma non più a ovest di Schenectady: non posso farmi cogliere in flagrante tratta delle bianche. Groucho A EDWIN K. ZITTELL DELLA RIVISTA “LOOK”. 1ø febbraio 1951 Caro sig. Zittell, Leo Rosten scrive cose strabilianti e avvincenti sul conto della signorina Bankhead, ma purtroppo inesatte. Lo so ben io, poiché qualche settimana fa ha parlato anche di me, descrivendomi come uno sbracato pagliaccio pronto a qualsiasi bassezza pur di strappare una risata. In verità io sono uno studente invecchiato che ambisce alla conoscenza e alla solitudine, e conduco vita esemplare e sedentaria in un'atmosfera libresca e claustrale. Conosco molto bene la signorina Bankhead e l'elaborata commedia che interpreta a beneficio della stampa: quella, completamente falsa, della monella spensierata, in frenetico movimento da una festa all'altra, eternamente in rivolta contro la società, di cui schernisce tutte le convenzioni per il puro gusto di disobbedire. Questa non è la vera Tallulah. La Tallulah che conosco io è una ragazzina di provincia, prigioniera di una professione che aborre, la cui maggiore ambizione è di vivere a contatto con la terra; il suo sogno è una
piccola fattoria in capo al mondo, il gorgoglìo dell'acqua di fonte, magari due o tre mucche, qualche gallina che schiamazzi sull'aia, il profumo del fieno appena tagliato, e un compagno ossuto e abbronzato accanto a sé. Se in un futuro non troppo lontano le capitasse di percorrere la A7 fra Little Rock e Van Buren e le venisse voglia di opossum fritto e pane di granturco, si fermi un'oretta alla Trattoria Bankhead. Sì, quella donnina timida e materna china sulla vecchia stufa a legna è proprio l'eccentrica Tallulah di un tempo. E alla cassa potrà vedere l'ombra del fu Groucho Marx. Dica a Leo Rosten, quel suo balordo Boswell, di fare un salto a trovarci. A lui non daremo opossum fritto e pane di granturco, ma friggeremo il numero di “Look” del 13 febbraio e glielo faremo ingoiare parola per parola. Ossequi, Groucho Marx AD ABEL GREEN. 7 giugno 1951 Caro Abel, secondo me la mania del popcorn e degli altri cibi rumorosi ha contribuito ad allontanare molta gente dai cinematografi, e credo che il martellamento pubblicitario a cui sono sottoposti i telespettatori finirà per allontanarne molti dal piccolo schermo. Dove andranno, non lo so. Forse si daranno alla caccia alla volpe o alla soffiatura del vetro, o forse si limiteranno a vagare nottetempo per le strade in cerca di pace e tranquillità. Le mie osservazioni sono necessariamente brevi e cautelose, poiché nella mia professione è estremamente pericoloso offendere lo sponsor; infatti senza la pubblicità un comico è senza lavoro, e senza lavoro non è più un comico. Saluti, Groucho AL PRESIDENTE DELLA CHRYSLER CORPORATION. 1ø dicembre 1954 Caro sig. Colbert, mia madre mi diceva sempre: quando hai qualcosa d'importante da discutere, rivolgiti alla somma autorità. Ogni anno le fabbriche di automobili battono e ribattono sulla potenza sempre maggiore dei motori. Ora, mi rendo conto che è necessario disporre di un motore ragionevolmente potente, ma credo che sarebbe molto più avveduto mettere l'accento sulla sicurezza invece che sulla velocità. E se lo slogan dell'anno prossimo fosse: “Più bella, più rapida e più sicura”? Inoltre, se nel carburatore si potesse installare un dispositivo (mi risulta che esista qualcosa del genere) che elimini la fuoriuscita del monossido di carbonio nelle strade cittadine, credo che la Chrysler Corporation potrebbe conquistarsi un'enorme popolarità, soprattutto nelle grandi città in cui il problema del monossido di carbonio è particolarmente grave. Ogni mattina i quotidiani riportano in prima pagina notizie di incidenti automobilistici mortali. Buona parte di queste disgrazie si potrebbe evitare, se gli automobilisti godessero di un minimo di protezione. Oggigiorno l'automobilista medio è una vittima predestinata; non c'è niente che lo protegga. Le statistiche mostrano che sarebbe molto più al sicuro in un campo di battaglia. Le vostre auto nuove sono belle a vedersi, ma la verità è che tutte le auto nuove sono belle a vedersi e io credo fermamente che la prima azienda automobilistica che comincerà a mettere in risalto la sicurezza in luogo della velocità avrà conquistato molto più della sua fetta di mercato. Cordiali saluti, Groucho Marx A HARRY KURNITZ. 3 febbraio 1956 Caro Harry, ora che pubblichi regolarmente i tuoi articoli su “Holiday”, non c'è più alcun motivo di continuare questa corrispondenza. Il pezzo sul numero di gennaio mi è piaciuto molto, e quello di febbraio lo leggerò appena vado dal dentista.
A proposito, questo mio dentista è un tipo ameno, uno scapolo. Invece di riempire la sala d'attesa di fascicoli del “National Geographic” e articoli sulla tutela del territorio, tiene “Confidential”, “Rave”, “Holiday”, “Fanny Hill”, “Signora squillo” e “Casa chiusa aperta a tutti”. La sua assistente, che ti pulisce i denti prima che il maestro si degni di accedere alla camera degli orrori, è una puttana a mezzo servizio, e la si può vedere adescare clienti fra Burbank, Glendale e Maywood ogni mercoledì, sabato e domenica. Sono i giorni in cui il dentista è assente: è volato a Las Vegas per perdere le somme esorbitanti che ha estratto da me, insieme ai miei denti, oppure sta dando di surf ad Acapulco. Nel complesso la professione dentistica, oltre a essere corrotta, è anche equivoca. Quando spalanchi la ghigna nello studio di un dentista e lui sembra scrutarti fin dentro il gargarozzo, magari non ci sta dando neppure un'occhiata, e cerca piuttosto di valutare (rapidamente) chi ti ha fatto la giacca sportiva e se i gioielli che sfoggi sono buoni al 100% oppure solo placcati e presi in prestito a tua moglie. Io disapprovo cordialmente i dentisti che vanno a Las Vegas, Acapulco o in qualsiasi altro luogo di piacere. Un dentista dovrebbe starsene nel suo studio con la sua puttana a mezzo servizio, i suoi corruschi macchinari, i suoi intarsi e quel dannato abrasivo che ti schiaffa sulle zanne al termine di una trapanatura lunga un giorno. Con affetto, Groucho P.S. Che ne diresti di Knowland presidente? A FRED ALLEN. 4 marzo 1956 Caro Fred, non so a New York, ma qui la primavera è proprio dietro l'angolo. Sono ormai imminenti i premi Emmy, i premi Look, i premi Redbook, i premi Oscar e tutte le varie medaglie e attestati che i divi radiofonici e televisivi continuano a conferirsi l'un l'altro. Una faccenda piuttosto stancante e vagamente disgustosa. Quest'anno prevedo che molti programmi di mezz'ora chiuderanno i battenti per sovraesposizione. Quanto a me, sono sorpreso di esser durato tanto a lungo, credo dipenda dal fatto che nessuno vede il mio programma. Com'era più riposante il music-hall, al confronto! La tivù è la giungla del nostro secolo. Lo sponsor del mio programma adesso manda in onda un filmato pubblicitario in cui si vedono le De Soto che volano nell'aria. In che modo ciò possa promuoverli come veicoli adatti per andarci a fare la spesa al supermercato è al di là della mia comprensione, ma tanto ho un telecomando collegato al mio televisore e non sento non sento e non sento. I miei rispetti alla beniamina dei giocolieri, e abbi cura di te. Saluti, Groucho A GOODMAN ACE. 16 settembre 1960 Caro Goody, ora che il solstizio invernale si sta avvicinando a grandi passi, rieccoti qui a fare dello spirito di patata per gli ortolani di Broccolino; io sto preparando la mia annuale apparizione d'addio per Kintner, Sarnoff, eccetera, e sembra di esser tornati a quando Coolidge era presidente; ah, ragazzi, poterlo avere sottomano adesso! Ho nuovamente deciso di lasciare il Savoy, e per validi motivi. Come sai, l'albergo si trova di fronte al negozio di giocattoli Schwarz, e qualche settimana fa mi sono improvvisamente reso conto che non ho più bisogno di comprare giocattoli. Melinda adesso ha quattordici anni, e credo che ormai si dedichi a un rimpiattino molto più complesso ed eccitante. Ha appena iniziato il liceo di Beverly Hills, la vita comincia lì. Comunque continua a guardare la tivù con religioso fervore. La commedia "Anniversary Waltz" non mi è piaciuta, ma c'è una scena in cui uno dei personaggi, dopo un filmato pubblicitario particolarmente lungo (per la saponetta B.O., mi pare), solleva il piede destro e con un calcio manda in frantumi il televisore. Il cervello di un ragazzo non può non marcire, a forza di assistere sera dopo sera a questa spaventosa processione di sciocchezze, e temo che entro dieci anni avremo una popolazione composta interamente di imbecilli. Glielo manderei io in briciole con un calcio, il televisore di Melinda, ma ce n'è uno in ogni stanza e non ho cuore di distruggere sei apparecchi, due dei quali a colori. Ma non ho voglia di scherzare su questo argomento. Mi turba profondamente vedere che il televisore è diventato parte integrante della sua vita e di quella di tutti i suoi amici.
Quando ero piccolo, noi leggevamo. Continuo a buttare libri nella camera di Melinda e lei continua a ributtarli fuori. Ieri sera ha buttato fuori anche me. Secondo me, l'unica cosa buona della tivù è avermi permesso di guadagnare molto più di quanto non meriti. La tua lettera è assai lunga e spiritosa; e siccome fra due settimane ti vedrò, potremo vuotare i sacchi in santa pace - sacchi a pelo, se andiamo a Central Park. Nel frattempo, arrivederci, so long, skol, prosit, salud, hasta la vista, à bient“t e ciao ciao. (Ciao ciao, se non lo sai, è un saluto italiano. E anche una razza di cani che ti addenta il sedere senza nessuna ragione al mondo). Affettuosamente, Groucho 13 dicembre 1960 Caro sig. A., martedì scorso, quando mi hai chiamato alle nove in punto ora del Pacifico per dirmi che ero davvero bellissimo al Susskind Show, ho immediatamente capito che il programma era stato pessimo. Ogni volta che qualcuno proclama per via interurbana che un anziano comico ha un aspetto incantevole, il comico - se non è proprio completamente rincoglionito - avverte istintivamente che ha fallito la sua missione; al massimo potrà ricavarne una somma piuttosto cospicua che, allo scoccare del 15 aprile, dovrà suo malgrado rimettere all'ufficio tasse. Penso che Susskind abbia commesso un grande errore a farci domande di quel genere. Se ne sta lì sul suo trono, circondato da cinque decrepite glorie del music-hall pronte alle risate più convulse, e comincia a chiederci se troviamo giusto che la Germania ci rifiuti i seicento milioni che quel ministro Anderson è andato a raccogliere laggiù. A metà della domanda il corpo di Durante si è afflosciato, gli occhi si sono fatti vitrei, ed è stato solo grazie al pronto intervento di George Burns che Jimmy non è caduto dalla sedia. Non c'è inizio peggiore per uno spettacolo di varietà che si supporrebbe esilarante - e via di questo passo. Per fortuna devo dire che il regista ha fatto un ottimo lavoro: ogni volta che parlavo la telecamera inquadrava qualcun altro, e questo fatto mi è valso (tra gli altri) l'appellativo di “comico fantasma”. Tanto valeva parlare alla radio. L'ora si fa tarda e i miei famigli mordono il freno. Hanno messo in fresco i vini pregiati, riscaldato l'ambrosia, e posso solo dirti che mi attende una nuova ineffabile serata. Saluti a te e alla monella che abita con te. Groucho A PETE MARTIN DEL “SATURDAY EVENING POST”. 21 dicembre 1960 Caro Pete, domenica scorsa ti ho visto a "Open End", era ora che qualcuno parlasse chiaro riguardo a Freud e ai suoi discepoli. Non ne posso più di queste idiozie. Mi spiego: a) I genitori sono responsabili per tutti i figli fuorviati, i quali odiavano la madre, il padre, o entrambi. b) Tutto il mondo dello spettacolo ha avuto un'infanzia infelice e ha scelto il palcoscenico come forma di compensazione. Prendi il mio caso, per esempio. Io volevo bene a mia madre e a mio padre, erano due persone meravigliose e ci divertivamo molto insieme. Ho cominciato a fare questo lavoro perché il fratello di mia madre, Al Shean, guadagnava 250 dollari alla settimana (sans taxes). Decisi rapidamente che se nel mondo dello spettacolo circolavano tutti questi soldi, una fettina me la sarei presa anch'io. Non dubito che la psicoanalisi abbia fatto del bene a qualcuno. Non ho modo di provarlo, ma non sarei sorpreso se avesse nuociuto a più gente di quanta ne ha aiutata. Se non altro, ha alleggerito un sacco di gente di un bel gruzzolo. Spero che tu stia bene e ti goda le vacanze. Saluti, Groucho Marx DA UNA LETTERA A NORMAN KRASNA. 5 luglio 1961 ... L'altra sera sono andato a vedere "Il balcone", un ennesimo saggio di quel teatro d'avanguardia che sta inquinando le vie secondarie delle principali città. Non so se hai dimestichezza con quest'opera, è stata scritta
da un giovane o vecchio arrabbiato che si chiama Genet. La sua tesi è che il mondo intero è un immenso bordello e che tutti i suoi inquilini sono, in un modo o nell'altro, corrotti. Non è che io voglia discutere quest'idea, ma il linguaggio è in gran parte simbolico. Per esempio, se tu pensi che uno dei personaggi sia un poliziotto, più tardi scopri che è uno strillone. Me ne sono andato alla fine del primo atto ma mi hanno detto che nel secondo la maŒtresse diventa conducente d'autobus. La maŒtresse avrà anche avuto qualcosa di interessante da dire, ma se ne stava sdraiata sul letto con una delle sue ragazze (credo la si possa chiamare anche “impiegata”), e sono andate avanti per una ventina di minuti a sussurrarsi parole che non giungevano fino alla quarta fila - cioè dov'ero ibernato io. Il mattino seguente mi ha telefonato Jim Henaghan per raccontarmi che alla fine dello spettacolo, nell'atrio, il produttore di questa porcata si è avvicinato per chiedergli se gli era piaciuto. Henaghan, che ha una possente voce baritonale, gli ha detto la propria opinione, non solo dello spettacolo ma anche del produttore medesimo. Alla fine è arrivata la polizia che lo ha trascinato nella più vicina gattabuia. Ci sono volute alcune ore prima di ottenere il rilascio su cauzione, e ora Henaghan ha denunciato il produttore, l'autore, il regista e la tenutaria del bordello (la quale, per quel che ne so, è ancora lì a letto con la sua amichetta). Ho chiacchierato con Polly Adler nell'atrio prima che si aprisse il sipario, sperando che mi potesse ragguagliare sulla fedeltà dell'ambientazione, ma lei si è rifiutata di parlare, nel timore che la risposta potesse incriminarla. Ha detto di aver investito un po' di soldi nello spettacolo e che se va bene lei potrebbe riaprire (ma non ha detto che cosa). Questa commedia è giunta al suo secondo anno off Broadway, e sarebbe assurdo se dicessi che non vale una cicca. Per quel che ne so potrebbe essere la più grande pièce mai scritta, ma io non l'ho capita, così come non ho capito "Krapp's Last Tape". Se inverti l'ordine delle parole nel titolo potrai farti un'idea della mia opinione in merito (1). Io sono un tipo all'antica, e mi piacciono "Bye Bye Birdie" e "My Fair Lady"; quest'altra roba la vado a vedere solo per compiacere mia moglie Eden, che adora tutti i tipi di spettacolo. Be', se questo è spettacolo, sono ben felice di venirne fuori... (1). "Krapp" si pronuncia come "crap", “stronzata” [N.d.T.]. A EARL WILSON. 17 gennaio 1962 Caro Oil, sembra che per i giornali si stia fulmineamente avvicinando l'ora della fine. La settimana scorsa l'“Examiner” e il “Mirror” sono finiti nel dimenticatoio, e sempre meno notizie ci giungono dal mondo intorno a noi. Non saprò più che cos'ha fatto Taffy Tuttle a Alice G. Whiz, e senza la tua rubrica non potrò nemmeno essere sicuro di quello che ho fatto io a New York l'ultima volta che ci sono stato. Perfino John Crosby dovrà odiare Hollywood da qualche altra parte del paese. Che tristezza. Prevedo che verrà presto il tempo in cui negli Stati Uniti ci sarà un solo giornale, e sarà pubblicato nei pressi di Emporia nel Kansas o di Pierre nel South Dakota. Se dovessi venire da queste parti, bramoso di sesso o di gioco d'azzardo, io non valgo molto in nessuno dei due, ma sarò felice di accompagnarti. I miei omaggi a te, alla tua b.m. e al Campioncino. Cordialmente, Groucho A ROBERT RUARK. 26 giugno 1963 Caro sig. Ruark, grazie per il suo articolo sui comici osceni. E' una ventata d'aria fresca in un sordido angolo d'America. Va bene la libertà di parola, ma costoro arrivano all'eccesso. E quando dico “eccesso”, intendo proprio il luogo dove molti di loro dovrebbero esibirsi. Cordiali saluti, Groucho Marx *** BROADWAY E HOLLYWOOD.
DA HARRY RUBY. 16 agosto 1923 Caro Groucho, grazie per il cablogramma di auguri. Mi rincresce che tu mi chieda com'è andato il debutto di "Helen of Troy, New York" in provincia; risponderò alla tua domanda appena sarò riuscito a smettere di piangere. Anzitutto, credo che avessimo il diritto di essere ottimisti. Il testo era stato scritto da Kaufman e Connelly, due fra i più brillanti ingegni teatrali di oggi; Bert [Kalmar] e io costituivamo, credo, una certa garanzia per la parte musicale; George Jessel e Rufus LeMaire avevano sborsato un bel po' di quattrini per la produzione; e il cast poteva vantare nomi come Helen Ford, Roy Atwell, Paul Frawley, Queenie Smith e Tom Lewis. Il debutto ha avuto luogo a Fairmont, nel West Virginia. Era la prima volta che uno spettacolo di Broadway debuttava nella ridente cittadina di Fairmont nel West Virginia - e, sospetto, anche l'ultima. Come forse saprai, la trama è imperniata sulle peripezie del presidente di una fabbrica di colletti, Tom Lewis di Troy, New York, un uomo sulla settantina che nelle prime settimane di un nuovo spettacolo ha qualche difficoltà a ricordarsi le battute. Nel secondo atto c'è una scena che dovrebbe essere il momento cruciale della commedia. E' diventata il momento cruciale della serata. Tom presiede una riunione con tre dirigenti della sua ditta. Fanno sforzi infernali per mettersi d'accordo sul nome di un nuovo colletto che sta per essere lanciato sul mercato, ma non riescono a quagliare. Proprio quando sono sul punto di aggiornare la seduta, Tom si alza, e dopo aver chiesto il silenzio dovrebbe dire: “Signori, forse ci sono. Che ne direste di chiamarlo Tamerlano?”. Ma il povero Tom non riusciva a ricordarsi la battuta. Balbettando si è messo a gesticolare e a camminare avanti e indietro. Poi, portatosi al centro della ribalta, si è lanciato di botto in un monologo da vaudeville di quelli che faceva prima del grande salto a Broadway come attore di prosa. Non c'è bisogno di dirti che il monologo di Tom non aveva il benché minimo nesso con la trama della commedia. Gli spettatori in platea erano completamente disorientati. Gli attori sul palcoscenico, idem: muti, paralizzati, sbigottiti. Kalmar, Jessel, LeMaire e io, che sedevamo nell'ultima fila, siamo stati colti dal panico. Corriamo a cercare Kaufman e Connelly, ma non li troviamo da nessuna parte. Allora tutti e quattro attraversiamo la platea a precipizio, passiamo nel retroscena, ci piazziamo dietro una quinta e, con tutto il fiato che abbiamo in gola, ci mettiamo a gridare la battuta a Tom. La cosa ha ulteriormente accresciuto la confusione sua e del pubblico. Non so se Tom abbia sentito quello che gli gridavamo o no, fatto sta che dopo circa dieci minuti di monologo si è improvvisamente interrotto e, volgendosi verso gli sconcertati attori sul palcoscenico, ha detto: “Signori, forse ci sono. Che ne direste di chiamarlo Tamerlano?”. Venti minuti dopo, quando è calato il sipario, l'applauso è stato tutt'altro che scrosciante. Nessuno è stato chiamato alla ribalta. In ogni modo, nei prossimi dieci giorni di tournée cercheremo di approntare lo show per Broadway *. Saremo mai pronti? Chissà. Questo debutto non ha certo sollevato il morale degli attori. E neppure il mio. Comunque, cordiali saluti, Harry * "Helen of Troy, New York", propagandata come “La perfetta commedia musicale”, aprì i battenti la sera del 27 agosto di quello stesso anno (e li richiuse pari pari sei settimane dopo) [H. R.]. AD ARTHUR SHEEKMAN. 4 novembre 1930 Caro Grant, non ti ho scritto per tre motivi. Primo, non sapevo dove sarei andato la settimana dopo; secondo, quattro soprassalti al giorno ti lasciano ben poco tempo per scrivere una lettera, e il terzo e più importante motivo era che non mi veniva in mente niente da dire. E' una vita logorante e priva di soddisfazioni, e se continua ancora per molto sfocerà probabilmente nel suicidio. La mattina mi sveglio, e dopo neanche dieci minuti che mi sono vestito eccomi già al teatro di posa a girare la scena delle ordinazioni. Seguono trenta minuti di Harpo che si arrampica sulla gamba della
Dumont, poi la scena della camicia, e infine tutti in sartoria per quella che mi figuro sia una bella pausa lunga. Non ho nemmeno fatto in tempo a sedermi con il “Morning World” che subito parte la sirena, e allora giù di nuovo a girare la scena delle ordinazioni, e Harpo su di nuovo per la gamba della Dumont. Dopo quattro riprese della stessa scena me ne torno barcollando al mio albergo, mi metto a letto e quando suona la sveglia mi precipito al teatro a rigirare la scena delle ordinazioni. Adesso mi dispiace di averti sollecitato a venire a New York; se no saresti tornato a Chicago e avresti potuto intervistarmi per il “Daily Times”. Non posso più scrivere ora, devo andare, la sirena ha appena cantato e devo scendere a girare la scena delle ordinazioni. Cari saluti da Groucho P.S. Al Palace Theater di Chicago la settimana prossima. giugno 194? Caro Sheek, ho capito che non ci sono novità quando ho letto la tua lettera e l'ho trovata zeppa degli arguti detti di tua figlia. Ho una sincera ammirazione per tua figlia, la considero precoce, graziosa e intelligente, ma se le tue lettere devono consistere soltanto in una cronaca delle sue frasi, non vedo perché non dovrei eliminare l'intermediario e corrispondere direttamente con lei. Bada, non mi sto lamentando: anzi, quello che mi racconti di Sylvia è molto più divertente di quello che mi racconti di te stesso. Una commedia intitolata "Heart of the City", grande successo a Londra e fiasco pauroso a New York, è stata acquistata da Lester Cowan, che ne farà un film con Merle Oberon e Gracie Fields, e se la parte può essere sufficientemente caratterizzata anch'io v'infonderò la mia scintillante personalità. Cari saluti a tutti, Groucho Skowhegan, Maine, 194? Caro Sheek, sto riacquistando gradatamente le forze e tra poco sarò di nuovo in piena forma. Che sciocchezza! Non sono stato affatto ammalato, ma mi sembra che se uno è in villeggiatura una frase come questa in una lettera non guasta mai. Suscita simpatia. In altre parole, fornisce al pubblico un eroe. Qualche tempo fa sull'“American Mercury” ho letto un articolo sugli effetti nocivi del tennis su un uomo di mezza età, perciò ho ceduto a Miriam la mia racchetta per sei dollari (a me ne era costati nove) e sono tornato fra le erbacce dei campi da golf, a cercare di convincermi che m'interessa e che mi sto divertendo. E' un posticino delizioso, qui, ma è abitato principalmente da ottuagenari, e sto cominciando a rimpiangere il cicaleccio dei bambini. Fra i pargoletti che prendono parte alle nostre quattro chiacchiere serali si annoverano William A. Brady (71), sua moglie Grace George, che ne dichiara cinquanta, parla come se ne avesse sessanta ma ne ha settanta, Owen Davis che è un bel sessantacinquenne (sempre che sia possibile essere un bel sessantacinquenne), John B. Hymer, la cui ultima impresa teatrale è una collaborazione con Samuel Shipman (66) in "East Is West" (1909), e un teatrante che ha recitato con Booth e Barrett e ora fa i massaggi a Max Gordon per cinque dollari la settimana. La sera sediamo intorno al caminetto, con niente da bere (tranne che in casa mia), pochissimo da fumare (tranne che in casa mia) e niente da mangiare (tranne quando compro io), e discutiamo sulle sorti del teatro, se è morto, e dove sono finite le tournée di una volta. Brady fa un discorso di tre ore contro il sindacato degli attori, e io un discorso di non oltre cinque minuti in sua difesa. Vorrei fare un discorso più lungo ma devo riscuotere ancora due anni di arretrati e non riesco a metterci abbastanza convinzione. Poi Davis, con voce acuta e tremula, racconta dei bei tempi in cui scriveva "Icebound". A questo punto il fuoco si è quasi spento e Hymer tocca col piede la gamba di Grace George credendo che sia quella di Ruth (tutto ciò avviene sotto il tavolo). Quando l'orologio rintocca le dieci, con un grido ci alziamo tutti in piedi e filiamo a letto con la velocità consentitaci dalle nostre gambette. Davis e Brady vengono trasportati a letto dal teatrante e rianimati il giorno dopo, giusto in tempo per la partita di golf. Come se la spasserebbe qui il vecchio Rockefeller e come me la sto spassando io! E' un gran bel posticino, e puoi raffigurartelo facilmente: immagina tremila George Arliss che scorrazzano avanti e indietro. Scrivimi presto affettuosamente. Tuo Groucho
A IRVING BRECHER New York, 16 dicembre 1940 Caro Brech, oggi è un giorno adatto per scrivere, o per la prima fase di una luna di miele, oppure per quindici granuli d'oppio. Piove una pioggia molto graziosa; non spasmodica come quella californiana, ma profusa e gagliarda, come in quei cinegiornali in cui si vedono gli abitanti seduti sui tetti insieme a mucche, mogli e galline. Non so niente della situazione radiofonica, e suppongo che tu ne sappia all'incirca altrettanto. Lo spettacolo di quella sera mi sembrava buono, ma percepisco una radicata avversione ad accettarmi in ruoli diversi da quello che ho sempre interpretato. La nostra tournée a est è filata via liscia e faticosetta. Ci siamo fermati a Washington per vedere il presidente Roosevelt e lo Spewack Show. Roosevelt era fuori città. Tanto valeva che anche lo Spewack Show fosse fuori città, sebbene avesse i suoi momenti comici. Mercoledì sera ho visto "George Washington Slept Here": molto divertente. I critici dovrebbero vergognarsi di averlo pugnalato. Giovedì sera ho visto "Hellzapoppin'" per la seconda volta. L'ho trovato sempre sudicio e poco divertente come l'anno scorso. Comunque continuano a registrare il tutto esaurito, e sicuramente della mia opinione non sanno che farsene. Venerdì sera, l'Ed Wynn Show. Assolutamente delizioso, un capolavoro di comicità, non una sola frase o battuta sconcia in due ore e mezzo di spettacolo. Sabato sera, "Cabin in the Sky" di Al Lewis. Ben cantato e ben ballato, Ethel Waters in gran forma, bizzarra la trama. Domenica sera al Garden con Morris Ernst: Rangers contro Americans, hockey su ghiaccio, biglietti a due e venti, bel ghiaccio, pista veloce. Stamattina incontro Ira Gershwin nella caffetteria dell'Essex. Aveva tre giornali sotto il braccio e quattro borse sotto gli occhi. Mi ha detto di aver passato una notte insonne. Per l'eccitazione, mica per la preoccupazione. Una circostanza che conoscerai bene anche tu, ormai. Pare che "Lady in the Dark" sia un'ottima commedia. E' la storia psicoanalitica di Moss Hart, probabilmente andrò a Boston per il debutto. Mi do alla bella vita. Sono in prima fila a tutti i maggiori successi. Ceno nei ristoranti migliori e bevo solo vini e liquori pregiati. Tutto ciò mi costa una fortuna, e non so se mi rimarrà abbastanza denaro per tornare sul Pacifico. Sono tre giorni che mia figlia Miriam va in giro vestita da sci. Credeva che a New York ci fosse un clima tipo Svizzera, e si vedeva già sfrecciare giù per ampi, nevosi pendii, come nella réclame delle Alpi. Se non nevica entro due settimane, al ritorno dovrò portarla al lago Arrowhead. Saluti, Groucho DA S. J. PERELMAN. 7 aprile 1943 Caro Groucho, la tua prima trasmissione radiofonica mi ha ricordato che ti dovevo una risposta da molto tempo; e per non abusare della tua pazienza ti ringrazio subito della magnifica doccia di melma che hai riservato a Leo (Sunshine) Fon-a-Row, e delle superrrisate (con tre erre) che mi hai fatto fare al Blue Ribbon Show. Avrai probabilmente già letto la critica di John Hutchens sul “New York Times” di domenica, a riprova che i tuoi fans sono ancora legione. Ho pensato che questa volta li hai proprio stregati, e mi è piaciuta soprattutto l'idea di fare da spalla a te stesso con quei bei giochi di parole. Dalla metà di gennaio ho lavorato a un musical con Ogden Nash e Kurt Weill ("One Touch of Venus") che abbiamo terminato proprio domenica scorsa. Nash e io abbiamo scritto il copione (basato su un racconto di F. Anstey, il direttore di “Punch” nei lontani anni Ottanta), e Ogden ha quasi finito di scrivere i testi per la musica di Weill. E' la storia di un oscuro ed umile barbiere che dà casualmente vita a una statua di Venere, con una serie di spassose conseguenze e salaci complicazioni. Finora i testi e le musiche (ultimati per circa due terzi) sono grandiosi, e stiamo attualmente mercanteggiando con alcune primedonne. Le prove iniziano il primo di agosto. Tutto ciò mentre stavo terminando i testi del varietà, per il quale ho pronti sei sketch su sette; dovrebbe andare in scena in autunno. Inoltre, tanto per rendermi la vita ancora più vertiginosa, nei ritagli di tempo frequento un corso di batteriologia, e se un giorno di questa primavera ti servisse una Wassermann lampo, mandami la bottiglietta. Il primo giugno comincerò ad attaccare manifesti nei gabinetti della metropolitana: “UOMINI: perché farsi cattivo sangue? Rivolgetevi al dott. Morty Perelman, notte e giorno - non più caro degli altri ciarlatani”. Be', ossequi e coccole a te e a tutte le belle ragazze in pista, e mandami notizie. Hai già fatto, o hai ancora in progetto di fare, "The Heart of a City"?
Affettuosamente, Sid 26 giugno 1948 Caro Groucho, la tua lettera è stata un gesto cortese in un mondo insolente (espressione rubata anni fa al Dizionario delle Citazioni; avevo sempre cercato di infilarla da qualche parte). E' stata tanto più incoraggiante in quanto è arrivata in uno di quei momenti di autolesionismo che a volte colgono gli scrittori indipendenti (mai più di otto ore al giorno, comunque). Durante questi rari malumori il soggetto è portato a guardare se stesso dal di fuori, sibilando fra i denti: “Troppo orgoglioso per restare nelle mercerie di tuo padre, eh? L'avevo detto che te ne saresti pentito”. Niente di tutto ciò, si capisce, sarebbe accaduto se fossi rimasto nell'azienda paterna, dove il mio splendido acume mi avrebbe fatto certo diventare il re del percalle. Ecco fra l'altro l'occasione ideale per dirti che dopo il nostro ultimo incontro ho riscosso un considerevole successo mondano lungo tutta la costa cinese, semplicemente dicendo che ti conosco. Per la verità, in un paio di situazioni difficili mi sono preso addirittura la libertà di spacciarmi per te, perciò se venisse a trovarti qualche suddito dell'impero celeste proveniente da Chi-fu o da Macao, con gli occhi a mandorla, una pila di cambiali in mano e la richiesta di onorarle, ti supplico di essere indulgente. I veggenti danno per molto probabile un mio arrivo sulla costa nei prossimi mesi, e conto di bervi un conviviale bicchierino in tua compagnia. Incontriamoci dal barbiere Jerry Rothchild in Beverly Drive, e dopo esserci fatti tagliare i capelli insieme, facciamo un salto da Armstrong Schroeder a mangiare le sue sottili focaccine calde. Ci stai? Assicurandoti sinceramente che la tua lettera mi ha davvero toccato, ti trasmetto anche i più teneri saluti di Laura. Tuo Sid AD ABEL GREEN. 27 luglio 1948 Caro Greeney, mille grazie per la foto di gruppo dei Marx, che è appena arrivata. Devo dire di essere rimasto sbalordito e orripilato dal numero di capelli che ci trascinavamo dietro a quei tempi. Pochi lo sanno, ma ora che il passato si fa remoto, non ho difficoltà a confessare che i Marx da giovani non conobbero mai un grande successo né dal punto di vista sociale né dal punto di vista romantico; prima di ricevere quella foto non avevo mai capito il perché. Adesso è chiaro come la broda in una mensa aziendale. Sono convinto che il trentennale fardello di quegli irsuti materassi ci abbia avvizziti nel corpo e nell'anima. Ora, invece, in un giorno senza smog i nostri scalpi si possono vedere scintillare fin dalle Cedar Rapids. Be', comunque grazie per il pensiero. E' tutto troppo disgustoso per esprimerlo a parole, specialmente quelle con cui dovrei descrivere il nostro aspetto presente. Ossequi, Groucho 10 novembre 1948 Caro Abel, sto lentamente rimettendomi dalla strigliata che abbiamo ricevuto dai critici newyorchesi. A me sembrano, con poche eccezioni, una squallida combriccola. Per esempio, Gibbs del “New Yorker”: “Neanche una battuta in tutto lo show”. O era ciucco o non ha acceso l'apparecchio acustico. Moltissimi giudizi squisitamente personali. Lardner, sullo “Star”, mi sbeffeggia perché non ho scritto una commedia sardonica, sarcastica e amara. Krutch, sul “Nation”, mi rimprovera per essermi discostato dal personaggio che ho sempre interpretato sulle scene e sugli schermi. Gibbs sente perfino il bisogno di tirare in ballo Hollywood. A giudicare dalla furia con cui la maggior parte dei critici si scaglia contro gli autori, si direbbe che presentare una commedia a New York sia reato. Mah, che vadano al diavolo. Ho già due lavori tranquilli, il cinema e la radio, e non gli offrirò mai più l'opportunità di pugnalarmi. Ossequi, Groucho
11 febbraio 1949 Caro Abel, forse è una semplice coincidenza, ma appena te la sei battuta (almeno quello, dal momento che mentre eri qui non te la sei certo sbattuta) il tempo è diventato mite come una recensione su un giornale dove fai pubblicità. Il guaio di voi smidollati dell'est è che venite sempre quando piove o nevica, invece di aspettare la scomparsa dei nubifragi e dei monsoni. Non so perché tu non lasci “Variety” per diventare un pensionato. Con la nuova legislazione la California corrisponde agli indigenti 70 dollari al mese. Puoi integrarli con una dieta a base di arance liofilizzate, che fan metter su pancetta. Volendo, di tanto in tanto puoi variare con una dieta a base di pancetta, che fa metter su arance liofilizzate. Anche il suicidio è più a buon mercato, qui: gli automobilisti californiani fanno fuori una media di tre pedoni al mese. Facci un pensierino. Morire nel west è un passaporto per il paradiso. Groucho AD ABE BURROWS. 18 gennaio 1951 Caro Abe, non so dirti quanto sia felice per il tuo successo come autore. Finalmente! Ho sempre sospettato l'esistenza di un tuo talento segreto, fin da quando battevi i salotti di Hollywood, ed è una soddisfazione vederlo finalmente emergere. Sappiamo bene che non hai voluto seguire il mio consiglio. Ricordi con quanta veemenza ti esortavo a diventare comico di night-club? Se mi avessi ascoltato, a quest'ora saresti il numero uno al Joe's Chez Paree di East Liverpool nell'Ohio, invece di essere l'autore di un pietoso successino di Broadway, "Guys and Dolls", che secondo il settimanale “Variety” la settimana scorsa ha rastrellato la miseria di 46000 dollari. Mi ricordo quando nel 1932 dissi a Truman di restare nel ramo abbigliamento, poteva diventare milionario vendendo camicie e calzoni da fantino. Ma nossignore, lui m'ignorò e preferì dar retta ad altri. Porgi i miei omaggi alla tua bella signora e abbi cura di te. Groucho DA HARRY KURNITZ. 17 febbraio 1951 Lieber Groucho, ieri sera ho visto una pupa che avevamo inseguito entrambi in epoche più intraprendenti, quando cose del genere sembravano questioni di vita o di morte, e per un attimo glorioso un ponte è sembrato levarsi sull'abisso del tempo e ti ho visto com'eri, il giovane di belle speranze, il figlio degli anni Venti, la cui fama echeggiava da Moscowitz & Lupowitz al Café Royal, una distanza di 6 metri e venti centimetri in linea d'aria. Che cosa ci è accaduto? Perché non abbiamo saputo tener vivo il nostro sogno? Vorrei scrivere una tua biografia in questo spirito, ma francamente, Groucho, tu non bevi abbastanza. Se pensi di riuscire a diventare un frignone alcolizzato negli anni che ti restano, fammelo sapere subito, visto che al momento la mia attenzione è reclamata da molta gente che ha già conseguito la qualifica. Nel frattempo sto scrivendo uno show, un musical, nientemeno, basato sul "Modern English Usage" di Fowler. La trama non è il massimo del sentimentale, ma credo che ormai quella roba stia passando di moda. Rodgers & Hammerstein, per esempio, stanno preparando un adattamento musicale del famoso rapporto Smythe, "Impieghi militari dell'energia atomica", e Mike Todd sta lavorando al "Diritto contrattuale per gli studenti del primo anno" di Carver, un testo che ricordo dai tempi dell'università, e che migliorerebbe alquanto con l'acquisizione di alcuni ettari di tette. Quando verrai a N.Y.? Presto, spero. Giù al caffè i tavolini languiscono in tua attesa. A teatro vedo cose divertenti, con qualche alto e basso. In confronto alla cospirazione omosessuale internazionale che domina le scene a N.Y., Londra e Parigi, il Comintern sembra una compagnia girovaga di "The Student Prince". Ieri sera George e Leueen Kaufman ci hanno rimesso la testa. Comunque rimane sempre una grande stagione per lui: ha firmato la splendida regia di "Guys and Dolls". Abe Burrows dice che il suo contributo al testo è stato basilare. Tuttavia un bel successo non gli avrebbe fatto male... e a chi ne farebbe? Kurnitz
A GEORGE S. KAUFMAN. 5 settembre 1951 Caro George, sono nel giro da più di quarant'anni (settanta, per la precisione), prima ragazzo e poi uomo di spettacolo, ma non avevo mai ricevuto nessun biglietto omaggio, o Annie Oakley, come li chiamano quelli del mestiere, tranne quello che mi spedì un mio zio chiamato Julius, il quale purtroppo viveva a Weehawken. Aveva un negozio di scarpe sulla strada principale, e un addetto stampa del posto gli fece omaggio di due inviti per "Agguato ai tropici" con Harry Clay Blaney. In cambio del favore, mio zio promise di appendere la locandina sulla vetrina. Il manifesto ottenne un doppio risultato: non solo faceva pubblicità a "Agguato ai tropici", ma servì anche a nascondere le scarpe che zio Julius appioppava alla buona gente di Weehawken. Grazie ancora, e se mai verrai da queste parti ti allungherò un paio di ingressi per "She Lost It in Campeche", che mi dicono tornerà al Mason Theater. Tuo, Groucho A PHIL SILVERS. 15 novembre 1951 Caro Phil, non ti annoierò narrandoti nei dettagli quanto sia felice per il tuo successo. Te lo sei meritato. Per tanti anni ti sei affannato a un passo dalla celebrità e ora finalmente hai sfondato. La critica ti definisce un grande comico; non poteva succedere a nessuno più simpatico di te. Tuttavia, devo metterti in guardia. Il musical, tu lo sai, non è privo di tentazioni. Intendo trenta o quaranta graziose pupattole alle tue spalle che pigliano a calci il paradiso - spesso con tanto slancio da palesare sezioni della loro anatomia che in altri contesti sono scrupolosamente preservate per il futuro marito. Phil, tienti alla larga da queste accalappiauomini. Se proprio devi sposarti, non sposare una ballerina di fila. Con il trascorrere degli anni, scoprirai che i loro calci perdono gradatamente di slancio, e i loro davanzali si diroccano esattamente come quelli delle ragazze che non hanno mai visto un camerino dal di dentro. Ma allora, mi chiederai tu, che differenza c'è? In qualità di reduce da tre musical di Broadway posso dirti senza indugio che le ballerine di fila sono notoriamente viziate e insolventi. Dovunque tu le porti, ordinano champagne e pollo à la king. Ciò può causare parecchio imbarazzo se siete all'Automat. Comunque, se proprio devi sposarti, ti consiglio di cercare altrove. In una città grande come New York ci sono sicuramente dei fabbricanti di mutande, dei grossisti di formaggi, e vari altri commercianti le cui figlie avranno virtù ben più indispensabili a un grande comico miope di quanto non sia saper pigliare a calci il paradiso. Perciò sta' alla larga da queste corifee. Ciò non significa che tu debba trattarle con disprezzo; ricorda che anche loro sono esseri umani, benché passino la maggior parte della loro veglia ad agitare la pelvi. Perciò quando arrivi in teatro rivolgi loro un cordiale ma dignitoso saluto. Ti concedo anche un lieve, cortese cenno del capo. Strette di mano mai, per nessuna ragione: il minimo contatto fisico può avere conseguenze disastrose. Se non ce ne sono troppe, puoi premurosamente informarti del loro stato di salute. Se ti senti di umore particolarmente magnanimo, puoi perfino conceder loro un breve riepilogo del tuo. Sui convenevoli taglia corto, poi fila nel tuo camerino e, se non scoppia un incendio, non emergerne fintantoché il buttafuori non viene a chiamarti per entrare in scena. Di come ci si comporta in tournée, parleremo in futuro. Capirai, una volta ad Altoona, Sioux City e posticini consimili, dovresti magari modificare il tuo comportamento, ma a giudicare dalle recensioni questo problema non ti si presenterà nell'immediato futuro. Perciò fatti furbo, fa' il furbo, e ricorda... l'Unione fa gli alimenti. Affettuosamente, Groucho A LEO ROSTEN. 14 dicembre 1951 Caro Leo,
"It's Only Money" si chiama ora "Double Dynamite", in omaggio alle tu-sai-cosa di Jane Russell, e debutterà sotto Natale al Paramount di New York. Non mi sorprende che i tuoi figlioli vogliano delle mie foto. A quanto pare tu vivi con la testa tra le nuvole e non hai la più pallida idea di quello che succede nel mondo. Praticamente tutti i bambini vanno pazzi per me, soprattutto le femminucce. Purtroppo, non appena escono dall'adolescenza, si mettono a cercare facsimili di Jeff Chandler e altri mascalzoni che, ne sono certo, non hanno l'ombra della saggezza e del fascino che mi rendono così attraente. Spero che questo risolva tutti i tuoi dubbi. Ossequi, Groucho AD ARTHUR SHEEKMAN. New York, 11 aprile 1952 Caro Sheek, sto per andare allo Yankee Stadium a vedere gli Yankees che massacrano i Brooklyn Dodgers. Siccome il clima è ideale per il baseball, porto con me una gualdrappa, un cappotto di vigogna, due maglioni, una bottiglietta di whisky Old Taylor, un becco di Bunsen e una pinta di sciroppo per la tosse corretto con benzedrina. Sono diventato un habitué del teatro, che trovo un'invenzione magnifica. Non so se ti è mai capitato di andarci, ma hai presente al cinematografo, quando vediamo gli attori che si muovono sullo schermo? Be', Arthur, tu non ci crederai, ma qui a New York sul palcoscenico mettono della gente in carne e ossa! Sì, ci si potrebbe quasi parlare insieme! Che bizzarria. Non credo che questo teatro finirà per soppiantare il cinema, ma è sicuramente una nota nuova nel panorama artistico americano. Per esempio, ieri sera ho visto "I Am a Camera", la pièce di John Van Druten, ed eravamo in prima fila. Julie Harris era la “prima attrice” (credo che in teatro si dica così), e distinguevamo i graffi che aveva sulle gambe. Dapprima abbiamo pensato che fossero legati alla trama, e aspettavamo che se ne chiarisse il significato. Ma Arthur, nella commedia non se ne faceva cenno, e alla fine siamo giunti alla conclusione che si era depilata con troppo vigore, o era stata presa a calci in camerino dal fidanzato. Ora di' la verità, una cosa del genere sarebbe mai potuta succedere al cinema? Pensa: qui si vedono i graffi delle ragazze dal vero! E' stato uno spasso. Fra dieci giorni sarò di nuovo a casa e ti rivelerò cose che ti faranno rizzare i capelli - ammesso che tu ne abbia ancora. Cordiali saluti, Groucho 14 maggio 1957 Caro Sheek, l'elefante bianco che sto costruendo sulla sommità di una collina mi prende gran parte del tempo. Quando mi sono imbarcato in questa dispendiosa follia non avevo idea che mi ci sarebbe voluta una tale marea di tempo e di denaro. In una giornata tipo, lassù ci sono almeno venti operai, tutti indaffaratissimi a nettarsi le unghie e a guardare l'orologio. Lo straordinario scatta circa quindici minuti dopo il loro arrivo la mattina. Sia come sia, un bel giorno tutto questo finirà, e io maledirò l'ora in cui mi sono fatto installare l'aria condizionata; il soffio mi aggredisce da ogni lato della stanza. Sono certo che "My Fair Lady" ha richiesto meno preparativi di quest'Alamo a nord di Dougheny. Ti inviamo tanti cari saluti, e che piacere averti qui (dall'omonima commedia). Affettuosamente, Groucho 11 settembre 1957 Caro sig. Sheekman, mi domando se lo sa o no che quest'estate sono stato in tournée con "Time for Elizabeth". Le piazze sono state: Andover nel New Jersey e Matunuck nel Rhode Island. Come direbbe Martha Raye, “mi sono sprecato”. Di solito il prezzo del biglietto non supera i 4 dollari. Per me l'hanno portato a 5, registrando il tutto esaurito.
In realtà, tenendo conto delle tasse, la differenza è minima. Tuttavia, dopo un anno di rappresentazioni gratis, giova all'ego sapere che c'è gente disposta a separarsi da cinque verdoni per vederti dal “vivo”. (E quando dico “vivo”, intendo quanto lo può essere un uomo della mia età). Poiché terminiamo a Matunuck, Rhode Island, hai perso la tua ultima possibilità di assistere a una grande interpretazione. Ora so cosa provano coloro che non hanno mai visto Sarah Bernhardt - e nota bene che lei aveva una gamba di legno. E tu cosa stai facendo? Le notizie che ho di te sono rare come i denti di una gallina. Di solito non uso quest'espressione, ma caso vuole che nel nostro cortile ci sia una gallina con un dente solo. Del resto anche tu hai sentito parlare di “corpo cont'un dente”, no? Pranzato con George [Kaufman] a N.Y. Per un uomo di cui si vocifera che abbia un piede nella fossa, mi sembra parecchio attivo. Allestisce la commedia di Peter Ustinov che debutta a Boston il 9, dopodiché dirigerà la bufala con cui Max Gordon caricherà prossimamente il pubblico americano. Salutami la tua affascinante moglie e dille che l'ho vista in "Shark Island" non molto tempo fa. Era bravissima. Il tuo affezionato amico, Groucho P.S. Conti di seminare molto grano quest'autunno? DA BROOKS ATKINSON. 25 novembre 1953 Caro Groucho, data la mia invidia per le tue trasmissioni televisive, lasciami almeno dire che seguo il tuo esempio in fatto di abbigliamento. Mia madre mi regala sempre una cravatta per il mio compleanno: oggi è stata la volta di un farfallino. Mia madre dice che a lei quel tipo di farfallino non piace, però siccome nelle fotografie sui giornali tu ne porti uno, ha deciso che dev'essere per forza di gran classe. In verità, ho la sensazione che sia tu ad avermi copiato il farfallino, e non viceversa. Ma i fatti dimostrano che mia madre ti considera un arbitro della moda. Vedi di comportarti con adeguata eleganza, d'ora in poi. Con i migliori auguri, Brooks 8 dicembre 1953 Caro Brooks, forse la nostra discussioncina in materia di televisione ha avuto su di te un effetto civilizzatore. Come ti dissi quella sera a teatro, in televisione non ci sono soltanto rancide barzellette e film segnati dalle intemperie. Se prendi questo mostro a dosi moderate, puoi imparare come toglierti i peli dalle gambe senza usare il rasoio, come render più tenera la carne senza l'aiuto di una betoniera, come irretire la tua fidanzata senza afrodisiaco, qual è la birra che fa più schiuma, quale marca di sigarette non ti farà sicuramente venire il cancro, eccetera eccetera. Oltre a tutto questo, la televisione è un sedativo incomparabile. A quanto pare tua madre è molto più sartorialmente à la page del suo stralunato figliolo, e sa a quali modelli ispirarsi per tenere il passo con la moda. Dato che fai parte di quella minoranza in via di sparizione che si vanta di non possedere un televisore, ti suggerisco di fare un salto a casa di tua madre ogni giovedì alle 8 di sera, sintonizzarti sulla N.B.C., e scoprirlo da te come si veste l'uomo elegante. Ossequi, Groucho A JERRY LEWIS 5 aprile 1954 Caro Jerry, ho letto che ci sono dissapori fra voi ragazzi e che addirittura si prospetta una separazione. Spero che questo non sia vero, perché insieme siete proprio una magnifica coppia, e il mondo dello spettacolo ha bisogno di voi. Non voglio dire con questo che non sareste in grado di cavarvela da soli. Sono certo del contrario. Ma voi due vi completate a vicenda, ed è anche per questo che riscuotete tanto successo.
Sono sicuro che avete avuto gli stessi disaccordi e litigi di tutti i duo, trii e quartetti fin dagli inizi del teatro. Nel fervore di una collaborazione si produce inevitabilmente un certo nervosismo, ed è spesso in momenti come questi che due temperamenti eccitabili si infiammano e vengono ai ferri corti. Può darsi che non ci sia niente di vero nelle voci di una vostra separazione. Comunque, se fra voi permanessero dissapori o risentimenti, finirebbero per ripercuotersi sul vostro lavoro. Perciò, se le cose stanno così, fate in modo di incontrarvi con calma, da soli - e quando dico da soli intendo senza agenti, senza famigliari, senza nessuno tranne voi due; incontratevi da soli e vuotate il sacco. Con affetto, Groucho 28 aprile 1954 Caro Groucho, desidero che tu sappia quanto mi ha commosso ricevere il tuo squisito messaggio. E' davvero gratificante e consolante sapere che un uomo occupato come te ha a cuore i miei problemi tanto da trovare il tempo di scrivermi. Credimi, apprezzo dal profondo il tuo interesse, riconosco la sagacia delle tue parole e ho tutte le intenzioni di seguire il tuo consiglio. Desidero assicurarti che prenderò la giusta decisione. Ti prego di porgere da parte mia i più calorosi saluti alla tua famiglia, e di nuovo mille grazie per la tua lettera. Spero di incontrarti presto, per poterti ringraziare di persona. Nel frattempo, chiudo con “la parola segreta... è grazie”. Cordialmente, Jerry P.S. Sei una cara persona! 14 gennaio 1962 Caro Groucho, grazie per il General Electric Show di stasera. Ne ho tratto un doppio piacere: quello di assistere alla tua interpretazione, si capisce... e quello di sentire i commenti piacevolmente sorpresi degli ospiti che avevo in casa: “E' un ottimo attore”, “E' incredibile”, “Non sapevo che sapesse essere serio”. Be', non è stata affatto una sorpresa per me, né presumibilmente per chiunque faccia teatro, anzi, per chiunque bazzichi il mondo dello spettacolo. E' stato proprio un bello show, e sono rimasto assolutamente soggiogato dal calore della tua recitazione. Con viva cordialità, Jerry 23 gennaio 1962 Caro Jerry, ti ricordi quando, alcuni anni fa, scrissi a te e a Dino una lettera in cui vi supplicavo di non separarvi? Sarebbe stato un disastro per entrambi, dicevo. Da allora tu hai incassato 18 milioni di dollari (netti) e Dino, suppongo, circa lo stesso. Perciò mi asterrò dal darvi altri consigli. Tuttavia, vorrei ringraziarti per la tua lusinghiera lettera. La grande sorpresa della mia performance televisiva di domenica sera in "Time for Elizabeth" è che abbia suscitato tanta sorpresa, benché ottime interpretazioni drammatiche siano già state fomite da Cantor, Benny, Wynn, Berle e, naturalmente, da te. L'altro giorno un vecchio socio dello Hillcrest Country Club mi ha fermato, mi ha puntato in faccia un dito tremante, e con voce rotta dall'emozione ha detto: “Per la prima volta hai fatto qualcosa di buono!”. Credo che la recitazione drammatica sia una faccenda relativamente semplice, e vorrei solo averla scoperta vent'anni fa. Spero che la tua causa con la Paramount faccia effetto. Saluti, Groucho A MAX GORDON. 1ø dicembre 1954 Caro Max,
sono stato alla prima di "Sailor's Delight" allo Huntington Hartford Theater. E' la storia di una sirena, con Eva Gabor, ed è una porcata bella e buona... Per fortuna nel mezzanino c'è un bar, e anche se non sono un beone, dopo il primo atto mi sono diretto alla distilleria e ho cercato di affogare la coscienza nell'alcol. Ogni teatro dovrebbe avere un bar. Dopo lo spettacolo mi sono imbattuto nel vicedirettore e gli ho detto che avrebbero fatto molti soldi se avessero eliminato una parte del cast e assunto due baristi in più. Ho letto che Sir George Kaufman ha messo a segno un altro successo, e la cosa mi riempie di gioia, se non altro perché dimostra che noialtri della vecchia guardia siamo ancora capaci di mandare la palla in meta. Affettuosi saluti da tutti, Groucho A GODDARD LIEBERSON. 9 dicembre 1955 Caro Goddard, sei stato gentile a spedirmi l'incisione del "Mikado". L'ho trovata estremamente interessante e sono sicuro che incasserà pochissimo. Se non vieni nei prossimi mesi, ci vedremo a New York, dove andrò molto a teatro, e mi difenderò in una bega fiscale. Il governo s'è messo in testa che io gli debba un milione di dollari. Io invece sostengo di dovergli solo 3 dollari e 85. Ora ammetto di aver sbagliato a scaricare quei 3 dollari e 85 dalle tasse. Ho detto che si trattava di una deduzione per spese di lavoro, ma era una bugia. La verità è che ho portato undici miei parenti a cena alla caffetteria Ontra di Vine Street. Siccome nessuno di questi parenti ha un lavoro, capisco che il governo abbia legittimamente rifiutato la deduzione. Ma da lì a un milione di dollari ci corre. Prevedo che lo difenderò con le unghie e con i denti (più con le unghie che con i denti, ma solo perché ne ho di più). Spero che tu e Zorina, la tua moglie ballerina, svolazziate insieme in tutta felicità, come la falena e la fiamma della vecchia fiaba. Affettuosi saluti, Groucho 19 giugno 1956 Caro Goddard, be', il mondo si è davvero capovolto! L'ultima volta che ti ho visto a New York, eri l'oscuro vicepresidente di una casa discografica. E ieri non trovo la tua foto nella sezione finanziaria del “New York Sunday Times”? Secondo quest'articolo, adesso sei un presidente, un vicepresidente, un segretario di stato e insomma un vero Poo-Bah. Confido che tutte queste cariche siano accompagnate da un proporzionale aumento di stipendio. Altrimenti sarebbero soltanto vane onorificenze, che finirebbero per farti approdare al sussidio disoccupati. Con affetto, Groucho 20 giugno 1960 Caro God, non avrei mai pensato di poter comunicare con l'Onnipotente. Grazie dei dischi. Concordo con te: se la Columbia Records aveva una seppur remota possibilità di ricavare qualche soldo dall'incisione del "Mikado", con l'omaggio di questa dozzina di copie è andata a carte quarantotto. Chissà perché proprio quarantotto, ma chi sono io per snobbare le frasi fatte? Speravo di essere a New York alla fine del mese, ma Eden si è impegnata le sere a fare la Colombina di qualche scipito e squallido Pierrot in una compagnia di gigioni strapelati. Com'è suo costume, lo farà gratis. Ho letto da qualche parte che anche gli attori girovaghi dell'epoca di Shakespeare hanno cominciato così, ma a quei tempi una pagnotta non costava trentasette centesimi, e con tre centesimi e mezzo un uomo poteva entrare in un bordello e ammazzare la serata facendo solitari. Fammi sapere se intendi sul serio venire sulla costa questo mese. Se sì, ho la seria intenzione di restarci anch'io. I miei rispetti a tutti. Devoti saluti,
Groucho [Per festeggiare il venticinquesimo anniversario di Goddard Lieberson alla Columbia Records, i suoi amici riempirono un album di auguri e commenti, al quale Groucho contribuì con quanto segue:] 8 maggio 1964 E' difficile credere che la Columbia Records celebri il venticinquesimo anniversario dell'alto, smilzo, machiavellico e sinistro sig. Lieberson. In tutti questi anni ho ascoltato molti dischi usciti con il benestare del sig. Lieberson; alcuni di essi così bassamente adescatori che mi stupisco che le autorità postali li abbiano lasciati spedire nei normali canali di distribuzione. Scegliere un brano di successo è un compito difficile, lo ammetto, e posso solo supporre che questo scuriccio e perverso sig. Lieberson sia stato scelto in grazia della sua posizione, che è invariabilmente orizzontale. A quanto pare, gli individui penalmente responsabili di averlo elevato a un così alto ufficio non sono mai stati sfiorati dal dubbio che il fiuto o istinto musicale fosse un requisito necessario. E' tragico pensare che l'arbitro dei destini di una multinazionale mondiale sia incapace di distinguere la sinfonia Jupiter di Mozart da "Perché è un bravo ragazzo". Nonostante le sue ovvie deficienze, posso sinceramente dire che tutti i suoi collaboratori (per non parlare di me) lo amano con il fervore normalmente riservato a uomini del calibro di Stalin, Hitler e Torquemada. Groucho Marx A IRVING BERLIN. 4 aprile 1956 Caro Irving, adesso nel mio show canto anche; preferibilmente canzoni leggere e divertenti. Qualche settimana fa ho fatto "I Love a Piano" con Liberace, e la settimana scorsa "Cuba". So che hai molte canzoni di questo tipo, e se uno di questi giorni potessi distoglierti dal tuo denaro per il tempo necessario a sfogliare il catalogo, magari potresti incaricare uno dei tuoi scagnozzi di spedirmene qualcuna. A quanto pare nei negozi di musica non si trovano. Ho comprato "I Want To Be Lazy" - non c'era altro. Saluti, Groucho 6 aprile 1956 Caro Groucho, la tua lettera mi è stata letta al telefono in Florida. I miei collaboratori hanno scelto alcune canzoni che ti manderanno insieme a un catalogo, così potrai servirti da solo. Se per caso volessi qualcosa che non è nella lista, te la farò preparare. A parte "The Cocoanuts", ti sono ancora grato per aver interpretato "Simple Melody" con Bing Crosby, che l'ha fatta tornare in voga. Vedo spesso il tuo show, tu mi ricordi molto un tizio che venne ad Atlantic City a sentire George Kaufman che leggeva il primo abbozzo di "The Cocoanuts". Sono felice per il tuo successo. Come sempre, Irving 18 aprile 1956 Caro Irving, prima di tutto grazie per le canzoni, il catalogo e l'invito a “servirmi da solo”. Non l'avessi mai fatto! Sfogliandolo, ho trovato una cinquantina di pezzi (di cui ti allego l'elenco) che mi piacerebbe inserire nel mio repertorio. La prossima volta fammi avere il tuo indirizzo in modo che i miei ringraziamenti possano giungerti direttamente, invece di venir filtrati attraverso un cavo telefonico da New York. Con i più calorosi saluti, Groucho
23 aprile 1956 Caro Groucho, francamente, sarei tentato di pagarti perché tu non facessi alcune delle canzoni che hai scelto. Per esempio, "Cohen Owes Me $ 97" non sarebbe accolta nello stesso spirito con cui la scrissi per Belle Baker quando debuttò al Palace molti, molti anni fa. "The Friars Parade" è una brutta canzone scritta appositamente per il Friars Club e di certo non ti si presenterà mai l'occasione di usarla. Ma perché menzionare i singoli titoli? Permettimi di raccontarti con parole mie uno degli aneddoti che preferisco su Groucho Marx: “C'è una canzone che ho scritto durante la prima guerra mondiale intitolata "Stay Down Here Where You Belong", di cui Groucho conosce tutte le parole. Ogni volta che mi vede, quando cerco di atteggiarmi a bravo canzonettista, lui parte lancia in resta e comincia a cantarla. Gli ho chiesto quanti soldi vuole per non farlo più, ma finora non si è lasciato corrompere”. Con affetto, Irving AI LUNT 15 agosto 1956 Cari Alfred e Lynn, avrete notato che ho scritto prima Alfred, perché è il più alto. Credevo di poter accettare il vostro gentile invito, ma impegni imprevisti sono spuntati fuori un po' dappertutto, e per vostra ventura non verrò nel Wisconsin. Non avete idea di quanto siate fortunati: sono un ospite abominevole e mangio come un avvoltoio. Purtroppo la rassomiglianza non si ferma qui. Forse l'estate prossima, quando sarò più vecchio e meno complicato, mi rinnoverete l'invito. Saluti a tutti e due, è stato magnifico vedervi a Broadway. Ossequi, Groucho DA BERGEN EVANS. 25 marzo 1957 Caro signor Marx, apprendo esservi una fioca e tremula possibilità che lei venga a trovarci una di queste domeniche a "The Last Word" per discutere di grammatica e lingua inglese e fustigare i pedanti e malmenare i secchioni e épater le bourgeois e écraser qualsiasi infame possiamo stanare nello spazio di mezz'ora. E lo scopo di questa lettera è di aggiungere la mia supplica personale all'invito che le verrà più ufficialmente rivolto. Il nostro è un programma didattico e (per ora) senza sponsor. Perciò temo che il compenso che le offriranno non sarà rilevante. Non so se ciò potrà influire sulla sua decisione - ne dubito -, ma sono pronto ad aggiungere il mio salario di conduttore alla cifra che le offriranno. Se lei non può venire a New York, probabilmente potremo venire noi a Los Angeles. I magnati della televisione sembrano favorevolmente impressionati da qualcuno che tutt'a un tratto si alza e scompare all'orizzonte con un clangore d'inferno. Cordiali saluti, Bergen Evans 12 aprile 1957 Caro professor Evans, un attore dovrebbe sempre tenere il becco chiuso. Io ho avuto la bella idea di aprire il mio per annunciare che mi sarebbe piaciuto partecipare al suo programma. Poiché si tratta della concorrenza, credevo che la N.B.C. si sarebbe strenuamente opposta. Immagini il mio orrore quando mi hanno detto che non gliene importa granché, dal momento che va in onda a un'ora strana e non lo vede nessuno. Perciò eccomi qui. Al momento non le posso fornire una data precisa. In questo periodo sto costruendo una casa e facendo il mio show, ma prima o poi nei prossimi due mesi ce la farò, e pazienza per la mia reputazione di illetterato. Cordialmente,
Groucho Marx 8 maggio 1957 Caro Prof, ho ricevuto un telegramma da un losco figuro chiamato Weinstein, che sostiene di essere il produttore di "The Last Word". Io avevo sempre creduto che fosse Webster. Ma al momento mi trovo in uno stato d'inoffensiva desuetudine (questa l'ho rubata al presidente Wilson alcuni anni fa, quando scriveva fieri messaggi al Kaiser). Mi pareva di averle detto che sto traslocando dalla mia vecchia casa in una nuova, e finché tutti i più vili intralci non saranno rimossi (bell'affare!) non so dove sarò, né perché. I più cordiali ossequi, Groucho Marx
15 maggio 1957 Caro Groucho, ... uno sponsor è improbabile. Chi, in nome di Dio, sponsorizzerebbe mai il trapassato remoto? E anche se una pubblicità potrebbe darci modo di persuaderti a venire, preferisco rinunciarvi. Soldi pochi, ma seccature ancora meno. Così non mi tocca omogeneizzare ogni concetto fino a renderlo accessibile a qualche direttore creativo, o sentirlo battere i denti nel dubbio che la particella negativa possa nascondere un commento sul partito repubblicano. Bertrand Russell ha accettato l'invito e anche Aldous Huxley sarà nostro ospite. Non dispereremo di vederti finché non ci dirai di farlo, ma non invaderemo più la tua privacy. Cambiare casa è un inferno. Quando diventammo simultaneamente campagnoli e insolventi, eruppi in un tremendo fuoco di Sant'Antonio - e non potevo neppure adoperarlo per accendere il gas! Con i migliori saluti, Bergen Evans 3 marzo 1958 Caro Bergie, un mio amico discretamente erudito ha investigato sulle voci “Fiasco” e “Bidone”. Devo dire che ci sei andato molto più vicino tu con la tua congettura, o supposizione, o quel che era. Partecipare al programma è stato oltremodo divertente, e anche se non avessi ricevuto i soldi o le enciclopedie, l'ora trascorsa insieme a te nel mio appartamento sarebbe valsa il viaggio. Il mio unico rammarico è che l'incontro non sia durato più a lungo. Non vedo perché tu non possa venire qui quest'estate e vedere come vive l'altra metà. Cordialmente, Groucho 7 novembre 1958 Caro Bergie, che cosa è successo al mio programma preferito? Molti qui sono amareggiati della sua scomparsa. Vedi se riesci a ungere qualche ruota (o quel che va unto in una situazione come questa) per farlo ripristinare. E poi, adesso che "The Last Word" non c'è più, dove li getterà John Mason Brown i suoi mozziconi di sigaretta? Mi manca il tuo primo piano, e spero che avrò occasione di rivederti dal vivo quest'estate. Saluti, Groucho 13 febbraio 1959 Caro Groucho, a quanto pare, "The Last Word" è stato resuscitato solo per dare a qualcuno la soddisfazione di accopparlo. Le vie della tivù aggiungono un quarto motivo d'imperscrutabilità ai tre misteri fondamentali che l'autore dei Proverbi non poté penetrare. Delle 13 puntate previste dovremmo registrarne cinque in meno e poi, a quanto
ho capito, il programma sarà cancellato. Faulkner credeva di avere osato il massimo facendo chiavare la sua eroina con una pannocchia di granturco. Non conosceva la tivù. Insieme a milioni di altri, attendo con impazienza "La vita di Groucho Marx". Differisco tuttavia dai suddetti milioni nell'intenzione di acquistarne una copia senza fare la coda in biblioteca. Fammi sapere se un buon vento ti porterà a New York o un vento cattivo a Chicago. Sarò felice di vederti. Ti auguro ogni bene, Bergen Evans 13 aprile 1959 Caro Maestro, per tua conoscenza sarò a New York verso il 10 di giugno, e a Chicago (all'Edgewater Beach Hotel) in luglio. Se desideri rivedere la mia logora carcassa, questa succinta missiva ti edurrà dei miei spostamenti. Se non t'importa di vedermi, basta che mi mandi dieci centesimi in francobolli e un quarto di boccetta di Arpège. Mi pregio di rimanere il suo dev.mo... (Mi piacerebbe che nel tuo programma tu discutessi una volta o l'altra l'inanità di quest'arcaica e servile frase fatta. Riesco a pensare a un solo uso assennato di “mi pregio di rimanere”. Mettiamo che io dia una festa; è tardi, voglio andare a letto, ma fra gli ospiti uno annuncia: “Groucho, mi pregio di rimanere”). Non c'è motivo di proseguire questo discorso, perché debbo scrivere molte lettere a chi vale più di me - e sono milioni. Saluti, Groucho 18 aprile 1959 Caro Groucho, “mi pregio di rimanere” è uno dei detriti dell'epoca in cui i mercanti erano tenuti a mostrare ai clienti la propria inferiorità. Un manuale d'istruzioni per il giovane bottegaio del Settecento lo esorta a “padroneggiare bene l'arte di servire e riverire”. “Mi pregio di rimanere” fa parte del riverire. I sarti inglesi lo usano ancora. E' quello che Max Beerbohm definiva “cadere in ginocchio e agitarti il pugno davanti al naso”. E suppongo che fosse un miglioramento rispetto a “il suo servo umile e devoto”. Quella sì era una firma! Samuel Johnson, in quella meravigliosa e terribile lettera a Chesterfield - dopo aver preso il nobile lord per il sedici e avergli sferrato tre o quattro calci dritto nei sacri ciondoli - si firmava solennemente “Servo umilissimo e devotissimo di Vostra Signoria”. Per trovare un parallelo a questo tipo di umiltà, il mondo ha dovuto aspettare Arthur Godfrey. Stammi bene, Bergen Evans 8 maggio 1959 Caro Bergie, sono felice che tu mi abbia chiarito il significato di detrito. Ho sempre creduto che fosse una parte del cavallo, e difficilmente avrei adoperato questo termine, se non davanti al pubblico di una scuderia del Kentucky. Quando mi hai scritto l'ho cercato sul dizionario, ma ho già dimenticato che cosa significa. Se vogliamo continuare questa corrispondenza, penso che dovresti definirmelo ad ogni lettera. Se non ti vedo a New York arrivederci a Chicago. Mi pregio di rimanere il tuo umile servitore, Groucho De Trito A NORMAN KRASNA. 6 giugno 1957 Caro sig. Krasna, mi spiace di non essere potuto venire al suo party, ma negli anni della decadenza sono diventato un farfallone sociale. Prenda l'altra sera, per esempio. Ho indossato lo smoking (la cosa ha richiesto non pochi armeggi, dato che faccio fatica a entrarci) e sono andato da Romanoff, a una cena molto sontuosa e floreale. Era stata annunciata come uno degli eventi della stagione. Ci sarebbe stato perfino George Raft. Be', per fartela lunga,
c'erano belle donne dappertutto, champagne a fiumi, e alla fine con chi mi sono ritrovato? Con George Raft, appunto. Saluti, Groucho Beverly Hills, 3 settembre 1961 [In copia a Harry Ruby] Caro Norman, sono preoccupato per Harry Ruby. S'è messo a scrivere lettere in versi. Essendo egli un paroliere, la cosa sarebbe ancora comprensibile se si limitasse saggiamente a trattare argomenti come un raggio di luna a maggio, pupe affascinanti per gli amanti, e - perché no, dal momento che è un inguaribile maniaco del baseball - Dizzy Dean e il suo quoziente homerun. Macché; Ruby adesso scrive versi sui versi. Dopo aver premesso che “La poesia è la miglior cosa / per chi non sa scrivere in prosa”, prosegue così: "Se mai sul March o sul Roget io cerco parole per vestire un'armonia le sopracciglia irosamente inarco ed ordino al mio pargolo vai via. Mi passo cinque dita fra i capelli insulto il fato e le mie muse stracche come suppongo un dì facesse Shelley o Baudelaire quand'era nelle secche". Ma questo, Norman, non è tutto. L'autore dell'indimenticabile "Urrà per il capitano Spaulding" ora se ne esce con: "Non è pei morti che i miei occhi piangono ma per i vivi che soli rimangono". E "Il credo che la morte tien per buono è “Questo o quello per me pari sono”; perciò la morte è, non senza ironia, la sola ed unica democrazia". Capisci cosa intendo? I miei rispetti a te e alla famiglia. Groucho P.S. Mi sono allarmato inutilmente. Ieri sera Ruby e io siamo andati alla partita: i suoi strilli per i Dodgers erano prosa al cento per cento. A EDDIE CANTOR. 3 luglio 1957 Caro Eddie, il tuo libro "Take My Life" mi è piaciuto. Nella parte finale ci sono alcune cose -specialmente quelle filosofiche - che ho trovato ben più soddisfacenti della confusione religiosa alimentata giorno dopo giorno da certi insigni ecclesiastici, dannazione. Mi ha fatto pensare - non mi capitava da anni. Mi congratulo. Abbi cura di te. Saluti, Groucho 8 luglio 1957
Caro Julius, la tua reazione a "Take My Life" è quanto mai incoraggiante. Tu non sei l'individuo più accontentabile del mondo, e se ti piace una cosa dev'essere piuttosto bella. Ida e io abbiamo dovuto cenare fuori in diverse occasioni nelle quali il cameriere alla fine mi ha presentato il conto. Naturalmente ho dovuto pagarlo, dal momento che detesto gli scontri in luoghi pubblici che non siano l'Olympic Stadium e lo Hollywood Legion Stadium. Con Ida ricordiamo i felici momenti di Las Vegas, quando tu e io venivamo presentati, ringraziavamo con un inchino e con ciò il conto era sistemato. Orbene, che progetti hai a futura pappatoria? Ida e io dovremo continuare a uscire e sborsare senza sosta oppure puoi organizzare tu il nostro prossimo incontro a Las Vegas? Nell'attesa di una risposta, Ida e io salutiamo te e i tuoi familiari. Affettuosamente, Eddie 3 settembre 1959 Caro Julius, abbiamo due libri tuoi in casa: uno l'ho ricevuto gratis dal tuo editore e uno se l'è comprato Ida (che non sa mai aspettare) da Martindale. Ieri notte sono rimasto sveglio fino a tardi a leggere la sua copia - quella da quattro dollari e undici cent. "Groucho and Me" è divertentissimo, vivace, affettuoso e inconfondibilmente Groucho. Dovrebbe andare a ruba, se il pubblico americano non ha disimparato a leggere o a ridere. Ho solo una critica da fare. Tanto per cominciare con pagina 188, perché devi mentire a proposito del mercato azionario, anche se solo per scherzo? In primis, tutti i miei amici sanno che non ci ho mai avuto a che fare. Come amico di Bernard Baruch, gli ho consigliato di starne fuori. “Bernie,” gli ho detto “le azioni sono troppo alte per te, non vorrei che ti facessi un bernioccolo”. Tornando al Palace (magari potessimo, eh?), non ero io che mi ci esibivo, ma tu e quegli altri tre. Io ero tornato a vederti, e siccome tu cercavi di convincermi a comprare qualcosa, ti risposi (me lo ricordo come fosse ieri): “Groucho, tienti i tuoi consigli per te. Se queste aziende vanno tanto bene, perché vogliono avermi come socio? Perché dovrei comperare le loro quote? Perché non le danno a qualche parente, o a qualcuno con cui siano più in confidenza?”. Ricordo ancora lo scroscio del tuo applauso. Fu udito da tutti gli attori nei camerini, che cominciarono a inchinarsi - lo dedussi sentendoli sbattere la testa contro il muro. Ora, come disse il comico dopo aver appena pronunciato una freddura atroce: “per parlare seriamente”, è un libro strepitoso. Prima della fine della settimana voglio comperarne una mezza dozzina di copie e spedirle agli amici. Per fortuna sono tutti gli ami ci che ho: sei. Congratulazioni e tanti auguri. Con affetto, Eddie DA WALTER KERR. 14 aprile 1958 Caro Groucho Marx, il fatto che ai fratelli Marx vengano dedicate solo sei righe in "Pieces At Eight" è accidentale e ha una duplice motivazione storica: a) si tratta di articoli inerenti a cose viste e scritte negli ultimi sette anni; b) lei e i suoi fratelli, nella vostra intollerabile pigrizia, non avete fatto nulla per alleviare la dolorosa solitudine di quei derelitti che vanno ai teatri di New York durante tutto questo tempo. (Quest'ultima frase non è in ottimo inglese, ma oggi sono nervosetto: ho appena ricevuto la lettera di una liceale che sta leggendo "Amleto" - in inglese - e mi supplica di darle una mano). Certo, i suoi film erano meravigliosi. (Un giorno o l'altro voglio farne incetta e lanciarmi in uno studio approfondito che le gelerà il sangue). Il fatto è che ho cominciato tardi a frequentare i teatri, e vi ho visti tutti insieme soltanto in "Animal Crackers" e in una performance al Chicago Palace in cui Zeppo, per motivi mai chiariti, faceva la sua parte. Perciò mi sento defraudato. A dire il vero, mi sento defraudato praticamente ogni volta che vado a teatro. Neanche stasera ci sono i fratelli Marx. Invidio soprattutto Brooks Atkinson, che può risalire fino a "I'll Say She Is!" (o "Was", o comunque diavolo fosse il titolo giusto). Ma la televisione è proprio necessaria? Quanto ai miei sentimenti personali, per dargliene un'idea, le dirò che di tutte le lettere non richieste della mia vita, subito dopo quelle di mia moglie, la sua è stata la più gradita.
Con devozione, Walter Kerr A DAVID SUSSKIND. 20 febbraio 1964 Caro Dave, corrispondere con te è come scrivere lettere a una miniera di carbone abbandonata, o a un caro estinto. Comunque, anche se preferisci ignorare la corrispondenza, ti interesserà quanto segue. E' appena uscito un libro di Philip Stern intitolato "The Great Treasury Raid", che potrebbe diventare un interessantissimo argomento di conversazione per il tuo programma. Ti suggerisco di invitare Caplin, l'esattore, e un uomo politico texano che consideri la deduzione del 27,5% sul prezzo del petrolio più sacrosanta del Vecchio e del Nuovo Testamento messi insieme. Be', è inutile che te lo dica. Sono certo che lo sai meglio di me quali personaggi mettere in scena. Saluti, Groucho Marx 26 marzo 1964 Caro Groucho, suppongo che la mia pigrizia nel rispondere sia dovuta al disperato complesso d'inferiorità che provo nel corrispondere con te. Tu sei famoso per l'arguzia, e vai alquanto orgoglioso della mole e qualità delle tue lettere, di sapore eminentemente shawiano. (O almeno, così ho letto da qualche parte, forse sul "Chi è?" o sulla “Gazzetta della Polizia”). Ho letto "The Great Treasury Raid" di Philip Stern, e ho proprio intenzione di dedicare una serata agli sgravi e alle iniquità del sistema fiscale. Ogni volta che mi irrito contro questa gravosa struttura, rifletto: quale strada migliore per un giovane di pochi mezzi e di zelo ardente? Sento la mancanza di John F. Kennedy, ma comincio a riconciliarmi con i modi semplici e popolareschi di Lyndon Johnson. Per un breve periodo è parso che cultura, intelletto, raffinatezza e stile stessero per diventare riverite caratteristiche dell'americanità, ma si vede che il destino ha voluto altrimenti. Mi pare degno d'interesse più che passeggero il fatto che il primo uomo di Stato straniero ricevuto dal presidente Johnson, il presidente italiano Segni, sia stato intrattenuto dalla Casa Bianca con una serata di danze rustiche. Insomma, sto saltando di palo in frasca, e senza approdare a niente d'interessante. Ti prego di continuare a guardare "Open End", per varie ragioni: 1) abbiamo urgentissimo bisogno di audience 2) personalmente, mi riempie d'orgoglio e di gioia saperti nostro assiduo spettatore; dirò di più, io ti adoro. I miei migliori saluti, David A SIDNEY SHELDON. 13 luglio 1964 Caro Sidney, ho pranzato con Cooper (o Jackie, come lo chiamiamo noi). E' stato molto gradevole. Ha ordinato salmone freddo con contorno di cetrioli e io ho bevuto vino da un fiasco, in onore della nostra nuova avventura. Poi è partito per Honolulu, e mi ha detto confidenzialmente: “Questa è l'ultima volta che ci vediamo”. A New York sarò piuttosto impegnato in tivù con il Tonight Show, ma credo che troveremo il tempo per fare quattro chiacchiere. Porto con me Melinda e un'amica (sua, non mia). Dal punto di vista finanziario sarà un viaggio rovinoso. A Eden ho dato il permesso di rimanere qui. Lei ha versato due stizzose lacrimucce, io ho risposto con una cinghiata. Stranamente, questo è sembrato orientarla verso il mio punto di vista. Se un uomo non è padrone nel suo castello, può ben appendere i calzoni al chiodo. Spero che i Mets non ti deprimano. Quanto ai Dodgers, chi se ne frega? Non vorrei che fosse trasmesso per radio, ma tifo segretamente per il Philadelphia. E' una signora squadra e io sono stufo dei Dodgers, dei Giants e degli Yankees. E di questa lettera, perciò ti saluto. Con affetto, Groucho Marx
A GARSON KANIN E A SUA MOGLIE RUTH GORDON. 2 ottobre 1965 Cari Gar e Ruth, mi ha fatto molto piacere leggere la recensione di Cecil Smith sul “Los Angeles Times” di stamattina. Avrei voluto spedirvi uno dei soliti banali telegrammi d'auguri, ma siccome i giornali di New York hanno scioperato, non conoscevo la data della prima. Perciò vi prego di far finta che questo sia un telegramma inviato la sera del debutto. Sono certo che sarete entrambi pienamente soddisfatti dei risultati. Sono un po' offeso che non mi abbiate scritturato: avrei potuto fare la parte del nonno della vecchietta. Mia figlia Melinda nidifica al Neighborhood Playhouse, e sono sicuro che se le telefonate, sarà lieta di venire a cena da voi tutte le sere. Saluti a entrambi, spero che avrete un po' di tempo da dedicare a un vecchio comico altrettanto spassoso (per improvvisare un paragone) del compianto Kaiser Guglielmo. Groucho *** PER LA PUBBLICAZIONE.
A THORNTON DELAHANTY DEL “NEW YORK HERALD TRIBUNE”. 14 giugno 1945 Caro Thornton, ho ricevuto la tua decorosa letterina e le tue non troppo decorose domande, alle quali cercherò di rispondere nell'ordine che meritano. La prima, che tocca lo zenit dell'insolenza, è: “Dove siamo stati in tutti questi anni?”, che è di solito la battuta mirante a rimorchiare una donzella, altrimenti detto con stile da posta del cuore: “farsi concedere un appuntamento”. Be', Thorny, vecchio mio, sono stato in vari posti, negli anni scorsi. Mi sono esibito per l'esercito e la marina e per le obbligazioni Morgenthau. Ho perfino cercato diverse volte di andare a Palm Springs, ma finivo sempre la benzina nei paraggi di Azusa. Ad Azusa, se non lo sai, c'è uno spaccio dove puoi comperare cappelli di paglia per i cavalli e anche per le persone. Passiamo alla seconda domanda: “Che cosa si prova a riemergere dall'isolamento?”. Che impudenza! Ma se negli ultimi due anni e mezzo sono stato pubblicamente e spudoratamente radiodiffuso! Con la complicità dell'etere, ho infiammato gli animi per Franklyn Delano Roosevelt, la birra Pabst, gli spinaci della General Foods, il caffè Chase and Sanborn e i frigoriferi Kelvinator. Sono stato visto parecchie volte allo stadio mentre osservavo con disappunto i nostri inetti Stars scivolare graziosamente e inevitabilmente fino al posto che compete loro: il fanalino di coda. Mi si può vedere quasi ogni giorno per le vie di Beverly Hills acquistare insetticidi, apriscatole e rigaglie di bue. La domanda successiva è ancora più impertinente: “E il tuo pubblico? Dov'è andato a finire?”. I nostri ammiratori rimasti in vita stanno temporaneamente segnando il passo, e fissano con occhi ostili Gianni e Pinotto, Danny Kaye e tutti gli altri sfrontatelli del momento che cercano disperatamente di togliere il pane di bocca a tre tesori di comici. Proseguiamo: “Che effetto fa tornare insieme a Chico e Harpo?”. Li ho visti ieri dopo molti anni. Chico non l'ho neppure riconosciuto. Da tre settimane vende schede informative sui cavalli ai concorsi ippici di Pittsburgh, e a forza di star vicino alle acciaierie gli è venuto un colorito marrone. Harpo adesso è biondo platino e parla solo dei suoi punteggi a golf, di sua moglie e dei quattro bambini. E' ricco sfondato, a dimostrazione del fatto che un uomo può fare i milioni limitandosi a tenere il becco chiuso. Non deve neppure farsi la plastica, no, basta che lo tenga chiuso. Poi vuoi sapere che aspetto abbiamo. Siamo bellissimi, di una bellezza vagamente ammuffita e, per dirla con Saroyan, stare insieme è meraviglioso. Ce ne stiamo sul set ad aspettare che la commissione bellica permetta ai produttori indipendenti di far uscire i film, e intanto parliamo e parliamo del solito argomento - è sempre nuovo, e ha molte sfaccettature che ignoravo durante i miei anni verdi e zazzeruti. Il mio ammiratore preferito abita al Willow Grove Park di Philadelphia, e crede di essere il fantasma di Sousa, il direttore di banda; la sera, appena spunta la luna, esce furtivamente da dietro un albero e, con una bacchetta immaginaria, dirige un'immaginaria orchestra.
Non ho consigli da dare ai giovani attori. Alle giovani, combattive attrici, il mio consiglio è quello di continuare a combattere. Se combatti abbastanza a lungo non ti caccerai mai nei guai, e se non ti cacci nei guai non varrai mai molto come attrice. Tuo Groucho L'ARTICOLO DI GROUCHO PER “VARIETY”. [Nel giugno 1947 Groucho scrisse un articolo per “Variety” e lo mandò al direttore Abel Green con il seguente biglietto:] 7 giugno 1947 Caro Abel, credo che questo pezzo sia abbastanza illetterato, perfino per il tuo giornaletto. Saluti, Groucho “Variety”, che si definisce la Bibbia dello spettacolo (mentre in realtà ne è la Babele), ha recentemente pubblicato la notizia che Al Jolson avrebbe percepito un compenso di tre milioni e mezzo di dollari per il film "Al Jolson", sebbene vi appaia soltanto per pochi minuti. Io sono apparso in molti film nel corso degli anni (al momento mi si può vedere in tutta la mia pristina leggiadria in "Copacabana"), ma giuro su una tempia di Shirley Temple che non ho mai beccato niente di neppure lontanamente paragonabile a una simile cifra. Forse questo è il segnale che l'industria dello spettacolo attendeva da tempo: se un film su Jolson può fare dieci milioni di dollari lordi senza Jolson, quanti avrebbe potuto farne senza Evelyn Keyes e William Demarest? Probabilmente gli studios hanno imboccato la strada sbagliata. Forse dovrebbero smetterla di riunire sette o otto star in un film come fanno ora e anzi eliminare tutti gli attori famosi. Mi sembra di vedere la locandina davanti al cinema del mio quartiere. Settimana prossima: "Tutti cacciarono la sposa", senza Olivia de Crawford e Clark Power. Successo assicurato. Sono sicuro che milioni di persone stanno alla larga dai loro Odeon perché detestano i divi che recitano nei film; se avessero la certezza che il taldeitali non mostrerà il suo brutto muso sullo schermo, secondo me sfonderebbero le porte per entrare. Parlo per esperienza personale. Ai miei tempi ho incontrato centinaia di persone che mi dicevano: “Ehi fesso, quand'è che lasci il cinema e ti trovi un lavoro?”, e se questo vale per me, deve certamente valere per altre decine di attori dal talento perfino inferiore al mio. Questo sistema potrebbe essere applicato anche in altri settori. Sono sicuro che molti candidati politici vengono battuti perché al pubblico è stata data l'opportunità di vederli. La prossima grande vittoria politica sarà conseguita dal partito che avrà la furbizia di non presentare nessun capolista. La mia teoria è che ci sono troppe persone e troppe cose. Poniamo che abbiate appena ricevuto dal vostro dentista il biglietto semestrale in cui vi si notifica l'imminente caduta di quasi tutte le vostre zanne, e l'invito a recarvi nel suo mattatoio se non volete trascorrere il resto della vita a biascicar biada. Non vi ci precipitereste forse con molta più solerzia se foste sicuri che quell'assassino in camice bianco non sarà là a ricevervi con lo scalpello in una mano e le pinze nell'altra? E se gli ippodromi non avessero cavalli, pensate quante migliaia di persone potrebbero andare tutti i giorni alle corse e risparmiare milioni di dollari. Anni fa, era in voga una teoria detta Tecnocrazia. Forse la mia si potrebbe chiamare la Teoria dell'Assenza. Togliamo gli attori dai film, togliamo la zucca e le rape dai menù dei ristoranti, togliamo Slaughter e Musial dai Cardinals e togliamo Gromyko dall'ONU. Quanto al matrimonio, conosco centinaia di mariti che sarebbero lietissimi di tornare a casa se non ci fosse nessuna moglie ad aspettarli. Togliamo le mogli dal matrimonio e non ci saranno più divorzi. Ma allora, si chiederà qualcuno, come la mettiamo con la prossima generazione? Guardate, ho già dato un'occhiata alla prossima generazione, e forse è meglio se chiudiamo bottega subito. A GUMMO MARX. marzo 1952 Caro Gummo, non so se è un altro raffreddore in arrivo oppure la mia antica avversione ai discorsi, specialmente se tenuti a una platea di comici. Quelli ridono soltanto (come me) quando hanno pensato a qualcosa di buffo da dire.
Comunque, questo è il mio piccolo contributo ai festeggiamenti per un autentico grand'uomo, George Jessel. Se non mi passa la strizza e marco visita, vorresti prendere il mio posto? Grazie. Il tuo grande fratello Groucho P.S. E non dimenticare, il Grande Fratello ti vede sempre. [Alla lettera era accluso il discorso, che, per inciso, fu poi tenuto da Groucho.] Non avrei mai creduto che un giorno sarei stato costretto a salire su un palco per tessere le lodi di un produttore cinematografico. E' un sintomo inquietante della rapidità con cui le distinzioni di classe stanno andando in malora in tutti gli Stati Uniti. Fortunatamente non considero Jessel soltanto un produttore cinematografico; Jessel è un oratore. Un grande oratore. Georgie ha fatto per Pico Boulevard quello che Patrick Henry ha fatto per le Tredici Colonie. Rimango sempre sbalordito della facilità con cui Jessel manipola la lingua inglese. Ciò è tanto più sbalorditivo se si pensa che egli non conosce il significato di metà delle parole che usa. Nondimeno, George è indiscutibilmente il più implacabile panegirista del nostro tempo. Profonde tutto se stesso senza risparmiarsi. Parla ai matrimoni, ai funerali e ai "bar mitzvah". Parlando con tanta frequenza è naturale che ogni tanto faccia un po' di confusione. Una volta sposò un ragazzo di tredici anni a una donna che era morta da tre giorni. Jessel è la prova vivente che la preparazione universitaria non è un requisito indispensabile al successo. Fin da bambino, è stato un cretino precoce. La sua istruzione è consistita nel guardare da dietro le quinte il numero di Gus Edwards sulla scuola. All'età di quindici anni era puro di costumi come il Breen Office. Proprio così, non era capace di spiegare la differenza fra Diamond Jim Brady e Lillian Russell. Tuttavia, per qualche misterioso motivo, questo argomento lo affascinava. S'immerse nello studio con tutto l'entusiasmo di un potenziale sessuomane, e oggi - appena quarant'anni più tardi - nessuno è più qualificato di lui per spiegare la differenza fra Lillian Russell e Diamond Jim Brady. Ma Jessel ha anche molti altri talenti. E' senza dubbio il più grande cantante stonato dopo Bugsy Siegel. Le sue canzoni contengono più stecche di una sala da biliardo. George è un implacabile nemico della hit parade; è famoso per saper distruggere una canzone di successo in ventiquattr'ore. E l'unico uomo di mia conoscenza che sa prendere una bella canzone d'amore e trasformarla in un allarme antiaereo filtrandola attraverso il naso. Quando Jessel canta, la sua voce ha il suono lamentoso di un micio in ricognizione. E, vorrei aggiungere, quando George Jessel canta, di solito è per la stessa ragione. La carriera di Georgie dovrebbe costituire un modello per ogni giovane americano di sangue caliente. In una professione che, per sua stessa natura, è sottoposta a una smodata quantità di tentazioni, Jessel non ha mai deflesso dalla retta via. Ha condotto la vita rigorosa e austera di un monaco in un convento. Egli non beve, non fuma, e non mastica chewing- gum. Di tanto in tanto manda giù un gallone di whisky per motivi di salute, ma solo se non c'è del brandy a portata di mano. Fra un mese sarà il suo compleanno. Non è un caso che cada in primavera, poiché Georgie è lo spirito stesso della primavera. Un'ora con Jessel vale due settimane in campagna. Per concludere, vorrei sottolineare che ogni giorno otto o dieci famosi comici si riuniscono per pranzo allo Hillcrest Country Club, tutti quanti più che disposti a far comunella, ma quando Jessel parla, gli altri se ne stanno tutti lì con la bocca chiusa! A proposito: che bella idea! A HY GARDNER. 26 ottobre 1953 Caro Hy, vorrei poter scrivere le sette-ottocento parole che mi hai chiesto, ma ne conosco solo seicento. E poi ci sono altre ragioni. Primo, ultimamente ho subìto diverse frustrazioni dal mio albero di avocado. L'avevo piantato nella fervida speranza che un giorno sarebbe stato carico di frutti; ebbene, cinque anni sono passati, e in tutto questo tempo non un solo avocado è mai spuntato dai suoi rami. Affranto, sono andato in un vivaio e ho spiegato la situazione al proprietario. Quando ho finito di vuotare il sacco, quello mi guarda anche più sprezzante del solito e fa: “Non lo sa, signor Marx, che gli avocado si accoppiano, e che se vuole avere frutti deve tenere una femmina e un maschio?”. Be', Hy, mi sono sentito girare la zucca che quasi svenivo. Sapevo che i divi del cinema debbono affrontare una trafila del genere per fare frutti, ma non avevo idea che l'avocado maschio
volesse l'avocado femmina proprio come Lana vuole Lex, Frank vuole Ava e Gianni vuole Pinotto. Ripensandoci, cancella dalla lista Gianni e Pinotto. La natura funziona in modo un po' diverso. Be', per farti breve questa saga minima, ho comperato il secondo albero e adesso ho entrambi i sessi in giardino. I due sono insieme solo da poco tempo e credo sia presto per dirlo, ma finora non ho notato nessuna differenza. Quello che mi sconcerta è che non si guardano mai in faccia. Se ne stanno là con gli occhi fissi davanti a sé, in austero riserbo, senza mai muovere una foglia, senza mai neppure far scricchiolare un rametto. Chissà, forse la mia presenza li imbarazza. Una di queste notti, quando la luna è piena e il tuo corrispondente pure, voglio sgattaiolare là fuori, infilarmi tra i cespugli e rimanere acquattato finché non appurerò con certezza se avrò o non avrò dei piccoli avocado. Saluti, Groucho DA SYLVIA VAUGHN THOMPSON (SYLVIA SHEEKMAN). 30 gennaio 1962 Caro Groucho, anni fa chiesi alla mamma di darmi la tua ricetta del brasato per il mio libro di cucina "Gastronomia in economia", e anni fa lei me la diede. Ora che il libro è una realtà (lo pubblicherà Atheneum) vorrei tanto metterci il tuo brasato. Se sei d'accordo, ti spiacerebbe confermarmi questa ricetta? "Il brasato di Groucho" Fate rosolare la carne in una pentola d'acciaio. Togliete la carne, aggiungete 2 grosse cipolle affettate, mezzo peperone verde, 3 spicchi d'aglio schiacciati, 1 fogliolina d'alloro, da 2 a 2 scatole e mezza di pelati. Rimettete la carne e cuocete a fuoco lento per 4 ore, 4 ore e mezza. La mamma dice che lo servi con contorno di frittelle di patate e pisellini con cipolle. E' vero? Non vorrei travisare i tuoi gusti... Affettuosi saluti, Sylvia 2 febbraio 1962 Cara Sylvia, tua madre mi ha detto che hai scritto un libro di cucina, e vorrei porgerti le mie congratulazioni. Non sono certissimo dei miei dati, ma ho calcolato che questo dovrebbe essere il settemilatrecentonovantaseiesimo libro di cucina sul mercato. Comunque sono certo che il tuo entrerà nella classifica dei best-seller prima che cada la neve. (Voglio dire, prima che cada la neve a Palm Springs il 4 di luglio). Non intendo scoraggiarti, ma soltanto tenerti al corrente dei fatti della vita. Quanto alla ricetta, se devi proprio includerla nel tuo libro, sappi che il suo nome è punta di petto di manzo, ed è lontana dal brasato quanto Eisenhower lo era da Lincoln. Le istruzioni che dai sono esatte, come pure le guarnizioni che le accompagnano. Affettuosi saluti a te, a Gene e alla popolosa famiglia che stai allevando su al nord. Altri affettuosi saluti, Groucho DA KATHRYN MURRAY. 19 novembre 1962 Caro Groucho, Arthur sta ballando la bossa nova e io sto battendo il tempo. Sto anche raccogliendo motti comici di famiglia per un articolo... motti che siano entrati nel lessico familiare. L'unico slogan dei Marx che conosco è di tuo padre: “A quanto mi dai?”. Però, siccome a quel che ricordo fu il tuo Arthur a raccontarcelo, vorrei attribuirlo a lui. Me ne daresti un altro da accreditare a te? Con affetto, Kathryn 21 novembre 1962
Cara Kathryn, quando mio padre andava a teatro con mia madre, aveva l'abitudine di cantare in coro insieme agli attori. Durante uno spettacolo, mia madre disse: “Sam, se vuoi cantare perché non sali sul palcoscenico?”. “No, Minnie,” rispose lui “non lo farei mai senza essere pagato”. Dopo trent'anni di questa partecipazione vocale da spettatore, una sera disse a mia madre: “Sai, Minnie, sono trent'anni che canto in coro e nessuno mi ha ancora pagato”. “Be',” disse lei “non sono una donna ricca, grazie a te, ma se chiudi la bocca ti pagherò io!”. Spero che questo sia abbastanza vicino a quello che cerchi. Saluti, Groucho DA EDDIE CANTOR. 9 gennaio 1964 Caro Julius, da quando non faccio più spettacoli mi sono messo a scribacchiare a tutto spiano. Questo è il quarto anno che ho una rubrica sul giornale del Diners' Club. Vorresti per piacere inviarmi al più presto possibile le due battute che ti hanno guadagnato le più fragorose risate? Gradirei pubblicarle nel mio prossimo articolo. Con riconoscenza, Eddie 14 gennaio 1964 Caro Eddie, brevemente (e rapidamente) le due più fragorose risate che io ricordi (esclusi i miei tre matrimoni) le devo a uno spettacolo di vaudeville intitolato "Ritorno a casa". Una era quando Zeppo usciva dalle quinte annunciando: “Pa', è arrivato l'uomo della spazzatura”, e io rispondevo: “Digli che non ne vogliamo”. L'altra, quando Chico mi stringeva la mano dicendo: “Vorrei congedarmi da tua moglie”, e io: “Chi non vorrebbe?”. Stammi bene. Saluti, Groucho Marx *** AMICI LONTANI.
A HARRY KURNITZ. 3 ottobre 1950 Caro espatriato, mi manchi molto, e se torni ti accoglierò a porte aperte. Manchi soprattutto alla mia Cadillac. Sì, perché tu vivevi sull'unica altura della città, e il mio motore aveva bisogno di questo cimento. Tutto è così cambiato da quando sei partito. La mia vita sessuale si riduce ormai alle lettere di un'anziana fan lesbica che vorrebbe un prestito di 800 dollari; alle telefonate di un famigerato finocchio affetto da pressione bassa cronica (vorrebbe fare del cinema); e al cane di Pincus che ogni notte ulula malinconicamente sotto la mia finestra. E' un vecchio cocker chiamato Jo-Jo, e sta cercando qualcosa. Quello stupido botolo non sa che, anche se lo trovasse, non sarebbe nella mia camera. Come trasfondergli quest'informazione? Problema insolubile. Forse potrà interessarti una rapida carrellata su alcune persone di tua conoscenza. Krasna e Wald hanno rilevato la R.K.O. e tutto il terreno circostante verso est fino a Figueroa Street, e al sindaco Bowron hanno concesso due settimane per lasciare la città. Tre spettacoli musicali, allestiti nell'illusione di bissare "South Pacific", hanno aperto e chiuso nello spazio di un entrechat. Harpo sta facendo una tournée in provincia,
accompagnato da tre diversi tipi di cantanti d'opera, quattro ballerini semivirili e, che tu ci creda o no, una cesta di serpenti. Chico è a New York, convinto di essere italiano, e siccome ha già rimorchiato un gonzor sponsor, quest'autunno lo vedremo e sentiremo in tivù. Stasera vado a cena dai Bogart, con la consueta inquietudine nel cuore. Come sai, Bogey vive in cima a un ripido colle, e quando è alticcio (non mi riferisco al colle) non ci mette né uno né due a sbattere un ospite a fondovalle. Perciò, se non dovessi più ricevere mie notizie e se t'interessasse, con l'aiuto di un elicottero e di un cacciatore indiano potresti imbatterti nel mio corpo in qualche sperduta forra. Sbrigati a tornare prima che io impazzisca e mi sposi di nuovo. Un abbraccio, Groucho Parigi, dicembre 1951 Mio caro Hackenbush, con questa lettera avevo in mente di invitarti a lasciare la radio e la tivù per venire a vivere con me a Parigi. Orbene, mi basavo sulla mia ferma convinzione che ieri sera avrei vinto il primo premio della lotteria, consistente in 23.000.000 di franchi. Be', Hack, per fartela breve, ho perso per un soffio, e ora mi duole doverti informare che ti toccherà fare il viaggio a tue spese. Sono appena tornato dai campi da sci, dove ho trascorso il Natale con Irwin Shaw, i Viertel, Anatole Litvak e altri rifugiati assortiti. Nostra figlia ne ha approfittato per andare a Roma a visitare la casa madre della sua chiesa, ma oggi è tornata con il didietro offeso dai pizzicotti di legioni di degenerati gentiluomini italiani. E' radiosa, felice e in ottima salute. Be', Hack, eccoci qua, separati da uno o due oceani (a seconda che la si prenda da est o da ovest). Parigi è dispendiosa, ma io sono richiestissimo dalle orchestre zigane di tutta la città (provatici, a sopravvivere così, se ti piace la vita dura). Ora devo concludere, è arrivato il proprietario di questa macchina da scrivere, e deve mettersi al lavoro. Con l'affetto di sempre, Kurnitz 7 gennaio 1952 Caro H. K., mi ha colpito il tuo accenno alla sig.na Delaney partita per il Vaticano e pizzicottata cammin facendo nel fondoschiena da una schiera di gentiluomini a zonzo. Costoro si sono spinti molto più in là di quanto abbia mai fatto io, e forse è per questo che la signorina non mi fa mai avere sue notizie. Le ho spedito una lettera verso il 15 dicembre. Ammetto che come lettera d'amore lasciava un po' a desiderare: era decisamente breve, discretamente querula, e insisteva che la sua calligrafia è praticamente indecifrabile. E' rimasta senza risposta. Poi per Natale le ho inviato un telegramma di auguri che ha subìto la stessa sorte. Perciò sospetto che l'Affaire Delaney, ancor prima di cominciare, abbia avuto una fine brusca come sette Martini a stomaco vuoto. Immagino che tu abbia saputo della sparatoria di Wanger. Che delusione. Nel 1951 aspettavamo una guerra mondiale, e abbiamo avuto solo Wanger che spara a un agente. Se a Hollywood va avanti così, ha suggerito qualcuno, il prossimo capo della M.C.A. dovrà essere il sergente York. Il tuo produttore, che a tuo dire mi idolatra, è ovviamente un tipo in gamba. Dagli una pacca sulla spalla per conto mio e auguragli buona fortuna, e che Dio l'assista in qualsiasi professione abbia scelto nella vita. Saluti, Groucho Londra, gennaio 1952 Carissimo Hackenbush, il sole splende oggi a Londra, evento che non sarebbe peregrino celebrare con danze per la strada. Sto andando alla partita di un gioco con la palla che qui chiamano, se non sbaglio, “cricket”, e stasera vedrò John Gielgud & Diana Wynyard in "Molto rumore per nulla". A confrontarla con il teatro londinese, vivo ed eccitante, la nostra vecchia Broadway appare un po' sbiadita. Certo, qui in compenso i costi di produzione e di allestimento sono incredibilmente bassi.
Quanto alla diatriba che oppone la sig.na Delaney al Popolo, vorrei dire due parole per la difesa (o per l'accusa, mah?): abbiamo a che fare con un'incorreggibile farfallona, assolutamente inaffidabile e molto carina. Mi spiace che le tue lettere siano state ignorate. Con questi moderni metodi di studio, non è da escludere che l'imputata non sappia né leggere né scrivere. Spero che quando il tuo programma sarà terminato verrai in Europa, una buona volta. Io conto di finire questo film a fine aprile, dopodiché catapulterò oltremanica la mia Jaguar e via a turisteggiare. Niente è più dolce del pensiero di noi due seduti fianco a fianco, il vento nei patetici residui dei nostri capelli, un canto ("Dr. Hackenbush", naturalmente) nel cuore e orde di graziose francesine che sventolano bandiere di benvenuto mentre noi liberiamo una città dopo l'altra. Con tanto affetto, Kurnitz In mare (dove, se no) a bordo della "Ile de France", 15 nov. 1954 Carissimo Hackenberger, vado a Londra. Per far visita alla regina, dirai tu: ebbene no, la regina se ne stropiccia del sottoscritto. E sì che le ho dato tutte le opportunità del mondo. Voglio soltanto svignarmela da quelle dannate: New York e la mia macchina da scrivere. Credo di aver scritto negli ultimi 12 mesi quanto Carletto Dickens in tutta la vita. Abbiamo debuttato (o almeno credo) accolti da critiche contrastanti, ma le recensioni negative non sono troppo malevole e io mi sento alquanto rinfrancato. Secondo gli Shubert, che pure hanno fama di pessimisti, la stagione è assicurata, e ho lentamente e dolorosamente finito per convincermene anch'io. Naturalmente sto lavorando a un'altra commedia. Parla di un padre che affida il figlio a una nutrice raccomandandole di farne un pilota. Ma la vecchia strega è dura d'orecchi, e indovina un po'? Be', adesso non voglio svelare troppo, ma credimi, è esilarante. Forse andrò a Roma a trovare i tuoi nuovi parenti, la famiglia Hawks, anche se non sarà più tanto divertente senza Bill Faulkner che ci fa scoppiare dalle risate. Te lo dico in confidenza, Grouch: il premio Nobel non gliel'hanno mica dato per ridere. Spero che tu e Eden siate sereni e in buona salute. Spero che tu rimanga il Re della TV per un numero X di anni a venire e che nuoti nell'oro, nell'affetto e nei nipotini, in quest'ordine. Con sempre rinnovato affetto, H. Kurnitz 28 marzo 1955 Caro Harry, ormai avrai cominciato a sospettarlo: come corrispondente non sono all'altezza di Emily Dickinson, ma lei era una donna e io sono un uomo, e le donne hanno più tempo per scrivere lettere perché non sono occupate a dar la caccia alle donne - a meno che, s'intende, non siano lesbiche. (Molti anni fa diedi la caccia a una donna per quasi due anni, finché scoprii che i suoi gusti erano identici ai miei: entrambi andavamo matti per le ragazze). Basti osservare (un mio avvocato cominciava tutte le frasi con questa formula; purtroppo non aveva mai nient'altro da aggiungere. E io nemmeno). Quanto all'avvocato, alla fine è diventato il nostro sindaco e, pur non avendo mai fatto faville, quando c'era lui i treni arrivavano in orario. Ora è appeso a testa in giù a Westwood insieme alla sua innamorata italiana. Per la verità, questa lettera ha ben poco senso. Volevo semplicemente sapere come stai e se hai intenzione di restare per sempre nei Balcani o dove diavolo ti trovi ora. Tornerai, un giorno o l'altro? O seguiterai a vagare di landa in landa senza costrutto? Non immaginavo che la nostra amicizia avrebbe preso questa piega. Pensavo che tu e io e Krasna e Sheekman e Ruby e Nunnally e pochi altri fidi avremmo terminato i nostri giorni in qualche trasandata veranduccia di un polveroso paese dell'Indiana, con un'abbondante scorta di Apple Jack e pipe fatte con le pannocchie, io a pizzicare un banjo per difendermi dai furiosi miagolii del tuo violino, e Sheekman e Nunnally a ballare vecchie danze western. Nelle ultime settimane ho perlustrato l'estremità settentrionale dei Caraibi. Mai dignitario reale fu ricevuto con più genuflessioni, salamelecchi ed esclamazioni di entusiasmo - salvo in Giamaica, dove sono stato tratto in arresto per aver molestato una giovane indigena. Potrei scriverti pagine e pagine sui miei trionfi, ma poiché non ho ancora scoperto dove sei e se questa lettera ti giungerà, taglio corto. Saluti e baci, Groucho
Berlino, dicembre 1955 Mio carissimo Hackenbush, mi sovviene ora che ai vecchi tempi, quando volevi notizie della sig.na Delaney e mi usavi come un John Alden ebreo, ti facevi vivo piuttosto spesso. Be', non è la prima volta che una donna si è interposta fra due uomini, o viceversa. Personalmente, non ti scambierei con cento signorine Delaney, specie se penso a tutte le belle palanche che starai facendo adesso. Bella la vita, eh, per voi imboscati, mentre gli altri vanno in prima linea a tenere a bada l'Orda Rossa in Europa. Visto come stanno le cose qui, il primo impulso è di inginocchiarsi e ringraziare Dio per averci dato un uomo come il senatore Nixon. (Do per scontato che questa lettera sarà aperta dalle autorità durante il tragitto). In realtà questo posto può vantare un certo qual fascino deprimente. Tuttavia, dopo un po' le rovine cominciano ad assomigliarsi tutte, e questo vale doppiamente per le comari crucche. Sono stato varie volte nel settore russo di Berlino, che è altrettanto deprimente, ma almeno ha i manifesti. A proposito, non voglio ferire i sentimenti di Irving Berlin, perciò non dirglielo, ma nella zona russa non ho mai, dico mai, sentito "God Bless America". Incredibile, eh? Sono qui con Carol Reed, "Sir" Carol Reed per te, che sta cucinando un polpettone a base di pirotecnica passione e cupi crimini fra l'Est e l'Ovest. Magari mi guasterò con la sinistra, ma in compenso mi rappacificherò con la Legione. L'ultima nota sulla mia scheda non mi dava ancora per boicottato, ma farò bene a tornare a casa con un'ottima spiegazione del motivo per cui mi sono iscritto all'associazione Giovani Ebrei di Filadelfia. In realtà mi ci sono iscritto perché ero arrazzato da una ragazza di nome Pearl che faceva parte dell'associazione Giovani Ebree, ma vaglielo a spiegare a quelli, adesso. Comunque, se proprio mi tocca andare in prigione, preferisco andarci come Rosso che come maniaco sessuale. Nei ritagli di tempo, alcuni dei quali davvero affilati, ho scritto un lavoro teatrale, e appena avrò finito questa ribollita tornerò a New York per farlo allestire (vedi se puoi fare qualcosa per me, come disse un venerando comico a una vedova bianca di college). Quando i carognoni delle poltronissime omaggio avranno finito di fustigarmi, verrò in California a farmi leccare le ferite. H. Kurnitz Parigi, 29 dicembre 1955 Mio caro Hackenbush, ... per cinquanta cent puoi acquistare il numero di gennaio dello “Holiday Magazine”; dentro, da qualche parte, c'è il mio primo articolo sulle arti cinematografiche, uno spazio mensile che dovrebbe far concorrenza a quello del rev. Norman Vincent Peale su “Look” (Caro dott. Peale, mio marito è un sodomita, e so che dovrei pregare per lui, come lei mi ha consigliato di fare, ma ogni volta che m'inginocchio, be', dottore, come posso ringraziarla? Le auguro un anno buono quanto il suo consiglio). I Krasna hanno dato un ricevimento natalizio a base di cibo cinese; sulla carta sembrava un'idea magnifica, ma purtroppo in cucina c'erano certi zulù di Formosa che avevano sì sentito parlare delle pietanze cinesi, e probabilmente in epoche remote le avevano anche viste, ma sta di fatto che non le avevano mai assaggiate. Dopo Capodanno partiremo insieme, i Krasna, qualche sciacquetta e il sottoscritto, per andare a giocare a golf o a ruzzare sulla neve, non abbiamo ancora deciso cosa. A giudicare dalle premesse, la tranquilla e sonnolenta cittadina di Klosters sembra una propaggine di Burbank, con Irwin Shaw, Zanuck, Hawks, Pete Viertel, Spiegel e altri degni compari - un pensiero vagamente inquietante, che m'indurrà forse a puntare verso la Francia meridionale, un clima più mite e un acconcio campo di golf... Un bacione a te, mio bel Groucho, alla tua Eden e a chiunque fra i miei amici sia riuscito a sopravvivere al VistaVision e al Todd-AO... Con l'affetto di sempre, Harry Londra, 8 gennaio 1956 Carissimo Hackenbush, ora che tua moglie ti ha comperato un vestito nuovo non esiterò a iniziare una corrispondenza, anzi, credo che dovremmo diventare amici di penna, e ti mando questa lettera come “apripista”. Il motivo per cui so del tuo vestito nuovo, Grouch, è che qui a Klosters la nostra ricerca di materiale leggibile si era fatta così disperata che mi sono ridotto a leggere le lettere di tua moglie a sua sorella. Sono lieto di
annunciarti che l'ortografia e la punteggiatura sono al di sopra della media della sua età; che non ha tradito alcun segreto del talamo nuziale, che non ha svelato alcun particolare della tua situazione finanziaria (e, perbacco, che lettura piccante sarebbe di questi tempi!), e insomma si comporta come una giovine ammodo che ha vinto un terno al lotto e non gliene importa se gli altri lo sanno. Per giunta sei zio di un deliziosissimo bambino di circa nove settimane, orgoglio e gioia di H. e D. Hawks. Ha solo nove settimane, Grouch, e gorgoglia! Pensa un po'! Quando io avevo nove settimane conoscevo tutti i quartetti Razumovskij, leggevo e scrivevo in ebraico e sapevo a memoria l'ode di Lenin per la morte di Cicikov. Klosters è carina, in fondo, anche se io non so sciare e non ho la minima intenzione di intraprendere uno sport per il quale, insieme all'equipaggiamento, ti vendono anche la morfina e le stecche per le fratture. Proprio sopra Klosters c'è Davos, il paese della "Montagna incantata". Tutti i sanatori spediscono i loro emissari per le strade e se - Dio ne scampi - tossisci un paio di volte, ti buttano la rete addosso. Hawks e io (e Irwin Shaw) abbiamo dato una festa di Capodanno per l'élite locale, squallido campionario di bifolchi svizzeri coi denti storti. Immagino che tu sia stato da C. Lederer. Avevo ricevuto il suo invito, recapitato fin sulle Alpi Svizzere, e pensavo seriamente di farci un salto per un'ora o due, ma i pantaloni del mio smoking non erano stirati. Hawks vuole che rimanga qui e faccia un altro film con lui, ma io non mi sbilancio finché non saprò cosa succede a New York. Se la commedia chiude, io apro; se la commedia va, io sto fermo. Eccoti il credo e il testamento di quel vecchio filibustiere del tuo amico H. Kurnitz 19 marzo 1956 Caro Harry, ... l'altra sera sono stato a una festa con Bus-Fekete. Pare che fosse amico intimo di Moln r, può parlare di lui per ore. Fra l'altro ha detto che Moln r era molto parsimonioso. “Scendi sempre nel miglior albergo della città,” soleva dire “ma nella camera più a buon mercato. E' molto meglio che avere la camera migliore in un albergo a buon mercato, perché ti dà prestigio e distinzione”. Moln r soggiornava al Plaza della Cinquantanovesima, ma ne usciva da una porta secondaria per andare a pranzare con 89 cent in una rosticceria. Alla fine del pasto, comperava del caffè e una ciambella e se li portava in camera. Erano per la colazione della mattina - il caffè lo scaldava sul fornello elettrico. E' morto poco dopo, lasciando più di centomila dollari in contanti e titoli azionari. La paura fa novanta. Art Buchwald è qui in città e ieri è venuto al club con Krasna. E' estremamente in gamba, e sarà anche una persona meravigliosa, ma ha un modo sconcertante di distogliere lo sguardo quando gli parli, e quando hai finito la sua espressione non registra il minimo mutamento. Alcuni lo fanno per poter pensare una risposta. Lui non ti dà nemmeno quella. Per colpa della tua rubrica mi sono lasciato appioppare un abbonamento annuale a “Holiday”. Comunque non è stata una perdita secca, perché oltre alla tua rubrica c'era un pezzo di E. B. White - credo. (Non ne sono sicuro: sono abbonato a tanta di quella roba che non so mai cosa sto leggendo). Con l'affetto di tutti. un caro saluto, Groucho Londra. 5 settembre 1959 Caro Flywheel, non so se ti ricordi di quando ci esibivamo al Loew's Chickenfat di Far Rockaway, ma in tal caso non avrai certo dimenticato la seconda violinista dell'orchestra (c'era un solo violino: il secondo), e se sei sempre il guitto sentimentale che eri a quei tempi, una lacrima ti spunterà sulla pupilla e dirai in un soffio: “Ah sì, il Loew's Chickenfat!”. E' un ben povero modo di trascorrere la serata, ma è sempre meglio delle basse occupazioni che normalmente si prendono tanta parte del tuo tempo, e quando ti sarai sfregato via quella lacrima avrai sfregato via gli anni, e noi ritorneremo giovani, alti ed eretti (e non solo una volta al mese e nelle feste ebraiche), con gli occhi non ottenebrati dal dolore, dalla frustrazione, dalla miopia e dal Mito del Denaro. Eccomi qui a Londra, troppo vecchio per essere un beatnik e troppo giovane per lo zen. La verità è che non c'entro più, Hackenbush, e la gente comincia ad accorgersene. All'ultimo ballo a cui ho partecipato, il mio carnet è rimasto vuoto per metà. L'altra metà l'ha prenotata Margaret Rutherford.
Ti scrivo per congratularmi del tuo libro e per assicurarti che mi sarei già precipitato a comprarlo se il più vicino libraio che ne ha una copia non stesse a 3000 miglia di distanza, oltremare, perciò non mi resta che chiederti di farmelo mandare dal tuo editore. Per posta aerea. Sto scrivendo delle battute per un film con Yul Brynner finanziato dalla Fondazione Guggenheim. Ho trascorso una piacevole estate 1) sullo yacht di Sam Spiegel 2) a Biarritz e 3) a Deauville, e ora spero di farla finita con questa porcheria di film per potermi rimettere a lavorare su una commedia di cui ho pronti 2 atti. Purtroppo è una commedia in 14 atti, perciò ho ancora molto da fare. Un affettuoso saluto a te, carissimo Hackenbush, e un bacio a Melinda, che ormai dovrebbe essere abbastanza grande per questo tipo di attività. Spediscimi il libro, non vedo l'ora di leggerlo. Sempre tuo, H. Kurnitz Rodi, 21 ottobre 1959 Carissimo Hackenbush, puoi ben chiedertelo: che diavolo ci fa H. Kurnitz a Rodi? Stanley Donen, infaticabile pioniere, mi ha concesso di utilizzare la scala dodecafonica per alcune battute della brillante accoppiata Yul Brynner-Mitzi Gaynor. Lui è un gangster, lei la sua pupa dal cuore d'oro. Quale altro sceneggiatore, dimmi, sarebbe capace di tanta originalità nella trama e nei personaggi? Comunque, l'isola di Rodi si trova proprio all'estremità dell'Europa. Dalle mie finestre vedo la costa della Turchia, e al tramonto le lampade dei minatori dell'Halvah brillano di luce ultraterrena. Quando sono partito, mentre attraversavo a tentoni l'aeroporto di Londra nell'alba arcinebbiosa, una voce ha esclamato “Koynitz!”. Solo tu e un altro al mondo possedete quella particolare inflessione cafona dell'accento etonian-oxfordiano, e infatti era proprio Krasna, en route per la Svizzera con un paio di valigie imbottite di soldi. Mi ha dato un dollaro, ho baciato l'orlo della sua veste e ce ne siamo andati ognuno per la sua strada, come talpe arrancanti verso la luce. Che ne pensi di "Ebrei senza macchina da scrivere", come titolo per la mia autobiografia? Oppure una canzone d'amore: “Credevo che l'Acropoli fosse una rovina, ma poi ho incontrato te”. A gennaio verrò in California, mio diletto, per trascorrere ca. 3 settimane appiccicato a Cary Grant per un nuovo film. Ti sarò assai grato se darai una magnifica festa in mio onore. Nel frattempo e d'ora in poi, invio affettuosi saluti a te e a Eden, e mi firmo il tuo fedele amico e discepolo, H. Kurnitz 18 dicembre 1959 Caro Harry, ho visto il biglietto che hai mandato al mio editore. Ti ringrazio per aver lodato il mio libro, anche se si tratta di una spudorata menzogna. Ma più di tutto mi ha inorridito vedere la tua foto sullo “Hollywood Reporter” martedì scorso. Certo che i tempi sono cambiati. Una volta, quando leggevamo le riviste del settore, potevamo sempre contare sulla foto di qualche pollastrella drappeggiata con poco più di niente; adesso vediamo te, e forse è anche per questo che il cinema va male. Con la sola eccezione di Shakespeare (quand'era vivo, intendo) nessuno è mai corso a teatro per vedere l'autore. Per qualche strana ragione, la stangona tridimensionale che ti sta alle spalle si sta palpando il petto. Forse ha avuto un improvviso attacco di cuore. Se sai dirmi con precisione quando verrai a Hollywood organizzerò una festa, una cosa piccola ma esclusiva, per quei degenerati dei tuoi amici. Ho bisogno della data esatta, perché alla pizzicheria Ontra sono molto pignoli. Vogliono dieci giorni di preavviso per la cena a base di prosciutto e spinaci, ma gli ho detto che siccome ritorni dalla patria dei buongustai forse non ti saresti accontentato. “Be',” ha detto il gerente in tono fiducioso “crede che se ci aggiungiamo delle uova sode a fettine il suo amico sarà più contento?”. Perciò al momento il cibo è in sospeso, e continuerà sicuramente a esserlo anche dopo che lo avrai mangiato. Affettuosamente, Groucho 11 giugno 1963 Caro Harry, come al solito ho ignorato il tuo consiglio e sono andato allo Huntington Hartford Theater per vagliare il tuo fiasco: Tutto ciò che hai detto di Elizabeth Seal è vero. Se penso che questa monella, di cui mi ero follemente
innamorato vedendola in "Irma la douche", è riuscita da sola a sciupare un'intera serata, mi convinco che Shakespeare aveva alzato il gomito quando disse: “The play's the thing”. Sarà pur vero, ma ci vuole anche qualcuno che la reciti! Il tuo vecchio amico Lennie Spiegelglass ha probabilmente ereditato lo scettro di Anne Nichols, visto che ogni anno sfodera una commedia ebraica che incassa da otto a nove milioni di dollari... e finisce sempre al cinema con Rosalind Russell in entrambe le parti. Sono lusingato dalla tua richiesta di diventare un ospite più o meno permanente nel mio tugurietto di Palm Springs. Come sai, si tratta di un tugurietto molto modesto, dove c'è spazio a malapena per i miei tre figli e i miei tre nipotini. Comunque, se sei disposto a dormire in cucina con la testa dentro il forno, forse ci potremo arrangiare, anche se io dovrò trasferirmi in un'altra città. Affettuosamente, Groucho Parigi, 14 ottobre 1964 Carissimo Hackenbush, la prossima settimana sarò all'abbazia di Westminster per un matrimonio (ortodosso), e ieri, mentre mi provavo la marsina, nello specchio triplo della sartoria ho avuto una fuggevole visione di me stesso che mi ha riportato bruscamente indietro negli anni, al tuo ingresso in scena al Walnut Street Theater in "I'll Say She Is!", alla tua briosa disinvoltura nel sistemarti con un colpetto le code della marsina; e una lacrima di plastica, che tengo in serbo per occasioni come questa, mi è sgorgata da un occhio. Hackenbush, ho mormorato, se mai mi dimenticassi di te, Hackenbush, possa la mia destra mano perdere la destrezza. Ricordo distintamente il mio arrivo a Hollywood nel 1938 e la fetta di brasato che mi elargisti (a proposito, a 26 anni di distanza te lo posso dire, le frittelle di patate erano abbiosciate), e come quel misero pezzo di carne mi abbia sostentato durante gli anni delle vacche magre. Attualmente ho un impiego remunerativo (erutto battute per Freddy Kohlmar), e ho scritto una nuova commedia suscettibile di trasformare, nel prossimo autunno, la Quarantaseiesima Strada ovest in una zona sinistrata. Milito con una certa assiduità in un gruppo sovversivo chiamato “Americani in Europa per Johnson”; sabato sera abbiamo tenuto un raduno con la speciale partecipazione di un asino vivo, che purtroppo alle otto se n'è dovuto andare perché doveva esibirsi anche nella "Carmen" all'Opéra. E tu, mio caro filibustiere, continui a ingrassare sulle repliche, o rimesse in onda, o comunque le chiamino nel tuo strambo mondo nuovo? Con affetto, H. K. 27 ottobre 1964 Caro Harry, sarà un piacere riaverti nel nostro piccolo villaggio, anche se riesco a vederti soltanto ogni sei mesi. L'ultima volta fu da Ardie Deutsch, mi pare. Una festa simpatica, ma decisamente troppo bella per te. Io mi sarei divertito di più se quell'attore non avesse continuato a baciarmi ogni volta che entravo nel soggiorno. Se non altro Eden era al sicuro. La campagna politica si è trascinata per tanti di quei mesi che secondo me a nessuno importa più chi vincerà. Comunque, per usare una frase di Criswell, prevedo che sarà la vittoria più schiacciante da quando Roosevelt affrontò Alf Landon. Se non intervengono radicali mutamenti nei miei piani sarò a Londra in aprile, per dare una mano di vernice al mio vecchio gioco a quiz. Eden e io non vediamo l'ora di partire, per motivi differenti. Devi sapere che uno dei lift di Fortnum and Mason è follemente innamorato di me. E un po' inquietante: quando mi fa andare su o giù (nell'ascensore, intendo) chiude repentinamente la porta. Mi vuole tutto per sé. Eden vuole andare a Londra perché è vicino alla Francia. Ha speso 4000 dollari di lezioni private alla Berlitz, e ora dice di non poter fare progressi se non trova qualcuno con cui parlare francese. Quanto alla tua festa di bentornato, sarò felice di offrire le vettovaglie e i beveraggi, ma direi che tu dovresti metterci lo smacchiatore per le lordure canine sui mobili, e occuparti di far accordare il piano. Discuteremo i dettagli dopo il tuo arrivo. Nel frattempo, Beaujolais, Groucho AD ARTHUR SHEEKMAN.
16 dicembre 1954 Caro Sheek, da un po' di tempo a questa parte tengo una corrispondenza con tua figlia. Lei mi ha scritto una lunga lettera piena di brio, io le ho risposto con un biglietto breve e asciutto. Poi lei mi ha scritto una lettera lunga il doppio della prima, così ho dato forfait e le ho inviato una copia di "Guerra e pace". Spero che questo la terrà buona fino a dopo le vacanze. Ho appena letto sul “Reporter” che Irving Berlin ha incassato una percentuale di 1.300.000 dollari per i suoi ultimi due film. Non mi stupisce che continui a cantare "Non c'è business come lo show business". Sicuramente non c'è businessman come Irving Berlin. Lungi da me ogni livore: è un uomo di enorme talento, e vale ogni centesimo che guadagna. Credo che potrebbe saldare da solo il debito britannico, se volesse. Potrei intavolare molti altri argomenti, ma siamo entrambi impegnati, nutriamo pochissimo interesse l'uno per l'altro e, come ho sempre detto, è inutile cercare di tener viva un'amicizia che agonizza da venticinque anni. Affettuosi saluti alla tua Gloria, bella anche se sulla soglia dei 35, e cerca di tornare a casa uno di questi giorni. Il tuo tenero amico Groucho P.S. Ho appena ricevuto il premio “Look”, cioè, detto in soldoni, la rivista si fa pubblicità gratis nel mio programma... Londra 1955 Caro Grouch, a parte il fatto che il Pinewood Studio continua a usare rotoli di asciugamani sporchi nelle toilettes, lavorare per l'azienda di J. Arthur Rank mi piace molto. I dirigenti che ho conosciuto sono cortesi e solleciti. Sembrano ansiosi di evitare le riunioni in cui si discute l'intreccio; forse pensano che a Hollywood chiunque conosca il cinema meglio di loro. La gente mi domanda se nella vita sei divertente come nei film e io - perdonami, te ne prego - dico la verità. Il nostro appartamento è a pochi isolati da Selfridges, dove facciamo frequenti scappate, come se fosse Schwab's. La differenza è che qui incontriamo persone più grandi di Skolsky; forse perché il negozio è più grande. Affettuosi saluti a entrambi, Arthur P.S. Come va l'insonnia? A Parigi mi sono imbattuto in un nuovo tipo di sonnifero. Non è una pillola, è una supposta. L'altro giorno ne ho pestata una e mi si è addormentato il piede. P.P.S. Il Parlamento apre domani, e lo studio ci ha procurato i lasciapassare per assistere alla processione reale, alla quale naturalmente prenderà parte anche la Regina col suo Duca. Tu non ci crederai, ma i lasciapassare consentiranno a Gloria e a me di stazionare in un punto privilegiato del marciapiede e di guardare. Questo dovrebbe dissipare l'assurda diceria secondo la quale sei stato tu a promuovermi dall'oscurità locale a quella mondiale. 15 febbraio 1955 Caro Sheek, il mio primo impulso è stato di rispondere alla tua prima lettera, scritta il 28 gennaio, e di ignorare la seconda, datata 2 febbraio. Probabilmente non te ne rendi conto, ma tu e io abbiamo due concezioni del sottoscritto completamente differenti. Tu mi consideri una specie di decrepito giovialone, una vecchia gazza espansiva che appena apprende una notizia, per frivola che sia, immantinente si precipita a propalarla a tutto il resto del mondo. Io, viceversa, mi considero stoico nel mio mutismo, silenzioso come la Sfinge, una statua cultuale che non rivelerà mai la minima informazione ad alcuno, neppure se incendiassero fascine di legna sotto i suoi piedi nudi. Forse la verità sta in qualche punto fra questi due poli. In ogni caso, con me il tuo segreto è al sicuro come se fosse sepolto in una tomba di cemento mille miglia a sud di Capo Horn. Mio figlio Arthur ha scoperto la sua vena. Questa Domenica Jack Benny gli ha dedicato un'ottima recensione sul “New York Times”. Per me si tratta di una doppia sorpresa: primo, che sia capace di scrivere pur essendo mio figlio, secondo, che qualcuno sappia sostituire la racchetta da tennis con la macchina da scrivere o la
stilografica o la penna d'oca o quello con cui scrivono i figli. E' un caro ragazzo, e sono molto contento per lui, tanto che stasera andrò a casa sua per un pasto gratis. La cucina non è un granché ma la conversazione fa proprio schifo. Io ci vado sempre volentieri perché i miei nipotini - nessuno dei quali, grazie a Dio, mi rassomiglia - mi adorano. Non mi hanno mai visto in tivù, e io gli ho raccomandato di non farlo. Sono due frugoletti deliziosi, mi ricordano due addetti al montacarichi che ho conosciuto qualche anno fa a Lima, Ohio. Ossequi, Groucho P.S. Se mai un giorno ritornassi qui, e volessi andare a cena da qualche parte, ti basterà farmi un fischio e io sarò a casa tua prima che tu possa dire Marvin Meyer (che non è un nome particolarmente lungo). I miei rispetti a te e alla tua piccantissima moglie, e se mai dovesse lasciarti, io mi prenoto. DA NORMAN KRASNA. 1ø febbraio 1955 Caro Hackenbush, ... Harpo mi ha scritto di tastare il terreno per una sua eventuale esibizione all'Olympia con Marceau, il mimo francese, e io gli ho risposto ieri. Sono molto lieti e lusingati, ma non gli rimborsano il viaggio, e sono disposti a dargli soltanto trecento dollari al giorno per tutte le spese. In questo modo lui finirebbe col lavorare soltanto per pagarsi il viaggio e il soggiorno; non so se Susan e Harpo si divertirebbero lo stesso, oppure se per loro è come una serata di routine a Las Vegas. Qui ci sono due modi di prendere la vita e il lavoro: si può mettere l'accento sulla mancanza di carta igienica, oppure ci si può concentrare sugli intingoli - insomma il divertimento è proprio una questione individuale, per non dire genetica. Cosa che probabilmente vale per ogni luogo. Erle e io ripetiamo spesso una storia che abbiamo letto da qualche parte: un uomo lascia la propria città per un'altra; incontra un saggio e gli domanda: “Come sono gli abitanti di questa città? Ho intenzione di stabilirmici”. “E come giudicavi gli abitanti della città che hai lasciato?” ribatte il saggio. “Malvagi, invidiosi e ostili” risponde il viandante. “Allora saranno malvagi, invidiosi e ostili anche in questa città”. Ben detto, mi pare. Comunque Harpo e Susan sono probabilmente le persone più ilari che conosciamo, si divertirebbero un mondo perfino in Russia. A questo proposito devo dire una cosa sulla tua folgorante carriera, che seguo attraverso i giornali. Ti faccio una sincera confessione: il tuo successo è così enorme, e granitico, e semplice (per te), che sei l'unico di mia conoscenza ad aver completamente azzerato la tensione di una carriera teatrale. Magari dal tuo punto di vista le cose appaiono diverse, ma per i tuoi amici, una generazione il cui umorismo è stato influenzato da te più che da chiunque altro, la tua leggendaria popolarità nuoce all'effetto Groucho Marx, e anche se forse il tuo periodo di crisi, mentre lo vivevi, ti pareva un periodo nero, non così è parso a noi, e tutte le Nielsen di questo mondo non ci faranno cambiare idea. Bacia Melinda, stringi la mano ad Arthur, a Miriam, alla bella sig.ra Marx, e tanti saluti da tutti noi. Con affetto, Norman Parigi, 4 giugno 1955 Caro Hackenbush, non so se si ricorda di me *; ho partecipato una volta al suo programma. Sono titolare di una Medaglia al Valor Civile conferitami dal Congresso; ho salvato la vita a quattro persone, fra cui due bambini, tuffandomi dal Golden Gate nel ghiaccio sottostante (che agosto gelido fu quello!) e sfondandolo per raggiungerli; ero anche sul punto di diventare il Milite Ignoto, ma sono rimasto tagliato fuori per colpa di certi loschi maneggi politici. Tutto ciò ha fatto sì che venissi scelto per il suo programma, nel corso del quale ho vinto dodici dollari. Ne avrei potuti vincere molti di più, ma mi è parso che lei mi suggerisse la risposta, e benché mi sembrasse sbagliata, l'ho ripetuta lo stesso, e infatti era sbagliata. Altri titolari di Medaglie al Valor Civile conferite dal Congresso mi riferiscono di aver avuto la stessa esperienza, il che è piuttosto scoraggiante: se scoppiasse un'altra guerra dubito che sarei nuovamente tentato di caricare una mitragliatrice a mani nude... In ogni modo, per venire al dunque, desidero farle sapere che ho preso i suoi dodici dollari e sono andato in Francia, dove mi sono dato al cinema, in qualità di finanziatore. Ho finanziato due musical e una satira sulla religione e ora sono ricco sfondato. Perciò in segno di gratitudine le restituisco i dodici dollari, che troverà, ne sono quasi certo, acclusi in questa busta, nel caso volesse girarli a un altro titolare di Medaglie, eccetera.
Questo è più o meno tutto quello che ho da dirle, dal momento che ho scritto le stesse cose a Harpo, Tugend e Buzzell, e se sono noiose per loro, che le leggono per la prima volta, si figuri per me, che le conoscevo tutte ancora prima di scriverle. C'era una grande idea in quest'ultima frase, ma mi è sfuggita... Con affetto, Norman * Norman Krasna vuol rimproverare al vecchio presentatore di non aver fatto vincere una considerevole somma di denaro al titolare di una Medaglia al Valor Civile che aveva preso parte al suo programma. Groucho rispose che il suo quiz, a differenza di altri, non era truccato, e perciò il denaro in palio spettava soltanto ai concorrenti che davano la risposta esatta [A. S.]. Blonay, Svizzera 3 agosto 1955 Caro Hack, o Groucho, veramente deliziosa, la lettera che mi hai scritto: una giusta dose di sentimento, bilanciata da motti arguti e allusioni letterarie e condita da una grammatica di prim'ordine. Ne sarebbe bastato un pizzico in "Time for Elizabeth" per sortire un cambiamento radicale; intendo un cambiamento radicale nella mia esistenza, dal momento che ora potrei campare sulle royalties invece di star qui a lavorare per un compenso di la da venire. Nunnally mi trasmette bollettini sul tuo conto. Abbiamo bisbocciato insieme nella vecchia capitale; cena al Pré Catalan al bois, che vuol dire “parco”, e poi donnine nude sulla Rive Gauche. Ma Erle e Dorris hanno tenuto gli occhi aperti e i vestiti addosso... So che hai comperato un terreno e stai costruendo una villa adeguata al suo valore. Per dieci minuti abbiamo accarezzato il pensiero di scriverti come per caso che un mio conoscente è stato truffato da un certo architetto Neff, ma abbiamo deciso che era uno scherzo troppo crudele. Metti pure le tubature d'ottone, ma sta' attento alle spese. Per l'amor di Dio, fa' i tuoi calcoli per bene e in anticipo, cambiare idea costa. Abbiamo proprio bisogno di un biliardo nuovo? D'altra parte è il biliardo che probabilmente ti pagherà la casa. (Adesso devo scappar via, finirò questo testo tosto. Testo tosto? Uovo nuovo? "Animal Crackers", '28 circa). Eccomi di nuovo alla macchina da scrivere, è trascorso un giorno, sono le due e trenta del pomeriggio e non ho ancora pranzato. Potresti obiettare che in America un sacco di gente salta il pranzo, ma saltare il pranzo in America non è come saltare il pranzo in Francia. Chi salta in America cosa salta? Salta di gioia! Adesso ordino un sandwich alle lumache. Sto lavorando molto duramente, ma non mi lamento, e penso che il mio film sarà bellissimo. Secondo me si possono fare milioni lavorando fuori dalle major, e se si è in Europa i milioni si possono anche tenere. Con una moglie come Erle, che torna a casa solo se narcotizzata, sono già a metà dell'opera, e l'altra metà consiste nel trovare una sceneggiatura e una star che regga da sola il film. Senti qui: la settimana scorsa ho cenato con gli Olivier, dopo averli visti nel "Macbeth" a Stratford. Sono semplicemente grandiosi, inutile sottolinearlo, e la serata la definirei “memorabile” o “di grande prestigio”, come direbbe il nostro amico Jessel. Spero che gli Sheekman ritornino presto; ci divertiamo un mondo a sparlare di te, e se riuscissi a radunare i Johnson nello stesso salotto alla stessa ora le nostre esistenze sarebbero più complete. Lo so che discutiamo di te anche a casa, ma con l'oceano in mezzo è meglio, e anche più sicuro. Mi accorgo che ti cito più spesso quando siamo lontani, anche se non vorrei che questa condizione diventasse permanente. Grazie per la tua lettera premurosa e toccante; spero che Eden stia bene; che i tuoi figli siano allegri e in buona salute; e per venire a te, venerando maestro, spero che tu sia abbastanza soddisfatto e parsimonioso di tempo, energie ed emozioni. Affettuosi saluti a tutti, Norman 23 gennaio 1956 Caro sig. Krasna, ne è passata di acqua sotto i ponti dall'ultima volta che ti ho scritto. E se questo fosse "Animal Crackers" aggiungerei: “Ne sono passati di ponti sotto l'acqua”. Ma i tempi cambiano e l'umorismo pure, e quello che nel 1930 era oro, nel 1956 diventa soltanto ciarpame. Parecchi amici tuoi reinfiltratisi qui dalla Francia mi hanno raccontato delle tue imprese, dei tuoi successi e delle tue conquiste. Anche facendo la tara alle leggende, ho l'impressione che tu abbia in serbo un gran bel film. Non è proprio come averlo nelle sale, ma almeno è un passo nella giusta direzione. Sento dire che tornerai in maggio, ma solo per poco tempo; che starai via per due anni; che starai via per sempre; e perfino che hai comperato un paio d'ettari di fronte alla tomba di Napoleone e progetti di costruirci una casa.
Personalmente, spero che col tempo questo precipitoso entusiasmo per "la belle France" si smorzi, e che tu finisca per ritornare nel paese dell'iniziativa privata e del fisco che confisca. C'è una remota possibilità che io venga per qualche settimana in giugno. L'ultima volta che mi sono esibito in Europa ho dato soltanto serate uniche, ma non rifarò più questo errore. Se verrò, mi affiderò alle linee aeree e ai taxi locali. Esser sballottato per le strette stradine d'Europa è davvero troppo per la mia fragile costituzione. L'egira verso Palm Springs è in pieno svolgimento. Harpo ha venduto la sua casa e sta costruendo qui. Zeppo idem. Chico va cercando una partita a carte in un punto qualsiasi fra Indio e Twenty Nine Palms. Solo io, ultima roccaforte, ignorando le lusinghe dei miei fratelli, intendo rimanere cittadino di Beverly Hills. E' mia figlia che mi ci trattiene. Ogni giorno che non vedo Melinda è un giorno perduto. Suppongo di essere un padre particolarmente ridicolo, ma so che a sedici anni si sposerà, e fino a quel giorno voglio godere della sua vista il più possibile. Affettuosi saluti da tutti, Groucho 7 dicembre 1959 Caro Kras, “mi chiedo spesso che guadagno n'ebbe / il vinaio a smerciare il suo giulebbe”. Sul supplemento del “Sunday Times” c'è un lungo articolo su Edward Fitzgerald che, come sai e m'insegni, tradusse le fantasticherie di Omar dal mille e rotti fino all'Ottocento. Ho pensato che questa citazione ci avrebbe riportato alla memoria i teneri giorni della nostra imperitura amicizia, gli ozi sulla spiaggia di Ensenada, i tentativi di rimorchiare la ragazza di un tennista su un tram di Frisco, eccetera, eccetera. Bob Dwan ha magistralmente ridotto la nostra commediola (tagliando soprattutto il primo atto) per farla diventare uno speciale televisivo. Non sono sicuro di voler fare ancora tournée estive. Non che non mi piaccia recitare e sentire le risate, ma la senilità (come Hoover) è proprio dietro l'angolo, e quando penso a quei torridi sgabuzzini mellifluamente gabellati dai locandieri per camere da letto, e a quei cessi all'aperto in pieno bosco, dove va tutto benissimo finché non piove, e al fisco che completa l'opera... be', al diavolo. Credo di aver reso l'idea. Ricordo due volte che ti sei adirato moltissimo con me. Fu quando ospitammo nel nostro show due Medaglie al Valor Civile che vinsero meno di un franco svizzero. Per fortuna non prestai orecchio alle tue suppliche, altrimenti a quest'ora sarei a dire falsa testimonianza in qualche tribunale federale. Non so nemmeno come ho fatto a mantenermi retto, visto che discendo da una lunga dinastia di ladri. Pura fortuna, immagino. Stranamente, la sparizione di tutti i più sontuosi giochi a premi ha dato le ali ai piedi del mio. L'ultimo sondaggio Nielsen mi vede trionfare su una rosa di spettacoli come "Playhouse 90", "Big Party" di Goody Ace e "Gli intoccabili". Bob Hope ha dichiarato: “Non avrei mai creduto che un giorno gli unici programmi televisivi 'puliti' sarebbero stati gli incontri di wrestling”. Le indagini sui quiz (altro che indagini, ormai) si riapriranno verso dicembre. Molti presentatori nell'occhio del ciclone hanno dato le dimissioni. A conti fatti credo che sia un provvedimento decisamente igienico, dato che non si limiteranno ai quiz e alle bustarelle; adesso la corte federale sta tartassando gli illeciti pubblicitari. Per darti un'idea della fifa che ha preso tutta la cricca, la settimana scorsa al Ritz tutti i capoccioni televisivi hanno tenuto una riservatissima riunione di quattro ore e mezzo. Alla fine l'unica frase che i loro sorrisi tirati ed esangui sono riusciti ad articolare davanti agli oltre venti cronisti che li attendevano all'uscita è stata: “No comment” . E' inutile che ti dica quanto ci manchi. Abbracciami forte le due piccoline. Se avessi quarant'anni di meno mi metterei in attesa e le sposerei entrambe. Il tuo affezionato, Groucho 21 marzo 1960 Caro Kras, il giorno di san Patrizio è passato e io sono ancora vivo. Mi ricordo di quella volta che mi trovavo all'angolo fra la Quinta Avenue e la Novantatreesima; avevo dieci anni. In mezzo alla parata, dentro un elegante landò, c'era Tom Sharkey. Era reduce dal suo primo combattimento contro Jim Jeffries, che gli aveva sfondato quasi tutte le costole. Quando la carrozza arrivò alla nostra altezza, la parata si arrestò per qualche momento. Allora, con la mia proverbiale arguzia, saltai su: “Ehi, Sharkey, che cosa ti ha fatto Jeffries?”. Lui si sporse fuori dalla carrozza sbraitando: “Vieni un po' qua te, piccolo bastardo, che ti accoppo!”. Nelle sue condizioni (ubriaco e con il torace a brandelli) penso che avrei potuto stenderlo con un pugno ma, come sempre nei momenti critici, prevalse la vigliaccheria. Perciò girai sui tacchi e mi misi a correre a tutta birra verso la nostra topaia nei pressi della Terza Avenue.
Le parate sono meno rissose oggigiorno, e anche gli irlandesi, i quali hanno perso la supremazia nello sport. Tutti i pugili migliori sono negri. Moltissimi assi del baseball ed eroi della pallacanestro sono negri, cubani, messicani o italiani. Anche per gli ebrei, come per gli irlandesi, è in corso il processo di assimilazione. Io vi ho indubbiamente contribuito, sposando una ragazza mormone, una svedese e un'irlandese, tutte povere in canna. Immagino che non ti sia ignoto alcun risvolto dell'attuale sciopero dell'industria cinematografica. Suppongo che i giornali ti vengano quotidianamente ficcati sotto la porta da un Jeeves svizzero, insieme alle paste, al croissant e a un pessimo caffè. Io mi trovo in una fortunata condizione di neutralità: non vengo importunato da alcuna delle fazioni in lotta, probabilmente perché sono in tivù da tanto di quel tempo che nessuno si ricorda più della mia esistenza. Quest'anno non riceverai le royalties dalla nostra comune amica "Elizabeth". Un po' mi dispiace di non riprenderla quest'estate; al pubblico la commedia piace e le risate sono fragorose e costanti, ma non ne posso proprio più dello squallore di quei postacci. Ricordo l'anno scorso a Sacandaga, c'erano 49 gradi di giorno e 48 di notte. La mia camera aveva suppergiù le dimensioni di una scrivania, e la finestra ricordava l'obiettivo del periscopio di un sommergibile. Una notte, disperato, ho cercato di dormire con un pezzo di testa fuori dalla finestra, ma ho dovuto ritirarlo di volata: la stagione delle zanzare era al culmine. Inoltre temevo che qualche cacciatore potesse credermi un gufo e impallinarmi per appendere la mia testa impagliata in salotto. Non è così che un uomo ricco dovrebbe trascorrere gli anni del declino fisico, e neppure un uomo povero, se è per questo. Letteratura: non so se sulle Alpi ricevi il “New Yorker”, e, in tal caso, se stai leggendo i sette pezzi di Sam Behrman su Max Beerbohm. Sono veramente deliziosi, e ho deciso che odio Sheekman perché lui ha conosciuto Beerbohm a Rapallo e io no. Non mi pare di averti detto che il 29 aprile farò scempio del "Mikado" per la Bell Telephone Company. E' la mia vendetta per lo scadentissimo servizio telefonico rifilatomi in tutti questi anni. Mia figlia Melinda farà una delle "Three Little Maids from School". Sa già cantare tutte le parti, quella di Poo-Bah, di Yum-Yum, di Nanki-Poo e di Ko-Ko. Vorrei tanto sapere la mia bene come lei. Ieri sera ha partecipato al mio programma, ballando un ballo impegnativo con Gene Nelson, e devo dire che per la prima volta non sembrava la figlia di Groucho ma una vera professionista. Le hanno offerto un posto di cantante in un night-club per quest'estate, ma siccome ha solo tredici anni e mezzo le ho detto che avrebbe avuto il mio permesso fra una decina d'anni. La storia si ripete. Una volta la madre di Melinda mi ha raccontato che a tredici anni si presentò all'audizione di uno sgargiante night-club di Culver City. Con indosso gli abiti della madre disse di avere diciott'anni, e con sua grande sorpresa fu scritturata come solista. Cantava "Sophisticated Lady" e ballava in una mise che per l'epoca era considerevolmente discinta. Faceva tre spettacoli per sera. Dopo l'iniziale entusiasmo, in capo a poche sere cominciò ad annoiarsi della lunga attesa fra una performance e l'altra, così si comperò un paio di pattini a rotelle, e ingannava il tempo schettinando nei dintorni. Una sera il proprietario, un famigerato mascalzone, la scorse mentre schettinava. Siccome la ragazza gli sembrava familiare, le chiese: “Ma tu non sei quella che canta "Sophisticated Lady" nello show? Quanti anni hai?” “Quasi 14” rispose lei. “Vuoi che gli sbirri mi tolgano la licenza?” esclamò lui. “Devi avere 18 anni per lavorare in questi locali. Sei licenziata! Togliti i vestiti della mamma e vai a casa”. A proposito di minorenni, non mancare di dare a quelle due femminucce un grosso bacione per me. Siccome ti guadagni la vita scrivendo, ho atteso apposta due mesi prima di risponderti: non voglio assillarti con la spada di Damocle di una fitta corrispondenza. La prossima lettera te la spedirò fra tre anni. Il tuo affezionato Groucho P.S. Mercoledì prossimo inizierò la 14esima stagione, che sarà forse il mio canto del cigno. Quest'anno i miei sponsor sono Toni, che produce anche le penne Paper Mate (come fanno non lo so, ma secondo me prendono una molletta, ci versano sopra l'inchiostro, e infine la testano; se scrive sulla margarina, significa che ti arriccerà i capelli in 20 minuti), e le sigarette Old Gold. Sai che pubblicità gli farò, seduto sul mio sgabello, mentre aspiro lunghe boccate da un sigaro pregiato. In ottobre andrò a New York per vedere che cosa resta del teatro americano e ascoltare le lamentele di una mia amica sulla pessima ossigenatura del suo salone di bellezza preferito. Losanna, 24 maggio 1960
Caro Hackenbush, ... Le ultime recensioni sulla tua performance nel "Mikado" sono piuttosto buone, e mostrano che avresti potuto tranquillamente essere più Groucho senza tema di sacrilegio. Io, che mi considero un autentico savoyardo e fui tra coloro che fischiarono la compagnia di Aborn quando volle rimodernare i testi di "I've Got Them on My List", direi che il tuo caratteristico sguardo di striscio è stato creato su misura per Ko-Ko, e il copione e le indicazioni registiche vi si adattano perfettamente. Il tutto mi ricorda un po' la tua iniziale interpretazione della nostra commedia. A La Jolla, dove fosti tanto rispettoso verso te stesso come autore da costringerti nel semplice ruolo di attore, riuscisti a non essere Groucho, ma a costo di rinunciare a ogni altra interessante identità. Inoltre, quel che è peggio, devi sopprimere quello che il pubblico si aspetta da Groucho e chiedergli di accettare uno sconosciuto. Ora, il pubblico è disponibilissimo ad accettare uno sconosciuto, se sconosciuto è, ma con un volto noto ha bisogno di un qualche genere di appiglio. Insomma, Ko-Ko avrebbe potuto contenere più Groucho senza oltraggio alla memoria di Gilbert. Questo, caro amico, per il momento è tutto. Saluti e baci, Norman 13 dicembre 1960 Caro Krasola, pare che il dottor Johnson rispondesse sempre a qualsiasi lettera entro trenta minuti. I tempi sono proprio cambiati; ho qui davanti la tua lettera datata 7 novembre, e oggi è il 13 dicembre. Natale si avvicina a passi da gigante. Ho già ricevuto gli auguri del lattaio, del tecnico della tivù (viene quasi ogni giorno), del portalettere, del giardiniere, del truccatore, dell'addetto stampa e di una dozzina di parenti cenciosi. Ho ricevuto anche la bolletta del gas per il mese di novembre: 48 dollari e mezzo. Non puoi permetterti neppure il suicidio, nel quartiere residenziale di Truesdale. In un plico a parte (è così che si parla nei circoli letterari) ti mando un volume intitolato "Gli anni inquieti" di Arthur M. Schlesinger junior. So che sei molto occupato, ma leggilo ugualmente, non lasciarti scoraggiare dalla mole. Avrebbe potuto intitolarsi "L'èra fascista in America". Ci sono pagine dedicate a padre Coughlin, Gerald K. Smith, Townsend, Huey Long e altri: la cricca dei pazzi sguinzagliati. E' terrificante, ma tu non spaventarti troppo. Volevo spedirtelo per via aerea, ma la mia segretaria ha scoperto che la spesa ammontava a 5 dollari e 30 cent. Siccome il libro costa soltanto 6 dollari abbiamo deciso di spedirtelo via mare, ma la spesa era sempre proibitiva. Sicché abbiamo finito per assoldare un marinaio, già sommozzatore nella Marina Britannica, il quale ha detto che per ottantacinque cent più vitto e alloggio sarebbe stato felice di portarlo fra i denti attraverso l'Atlantico e consegnartelo personalmente in Svizzera. In aggiunta, ti mando un disco che considero fra i più divertenti mai ascoltati. E' scritto e interpretato da Carl Reiner e Mel Brooks. Reiner è una spalla straordinaria e Brooks scriveva per Sid Caesar. Sono una coppia affiatatissima. Sullo Hillcrest Country Club non ho niente di nuovo da raccontarti. Buzzell è tornato dicendo di averne piene le scatole, della gaia Inghilterra. George Burns è ancora lì a rievocare i tempi del Palace, Jessel sta giocando a carte, oppure sta dando la caccia (presumo) a qualche gonnella in Israele. Harpo è tornato a giocare a golf, e nonostante la sua recente malattia, mi stacca di oltre quaranta metri per colpo, perfino sul green. Qualche settimana fa Harpo è andato a Indio per riscuotere il suo primo sussidio di disoccupazione. Non ho capito bene come funziona, ma lui mi ha spiegato che ha diritto a 50 dollari alla settimana per 26 settimane. Quando è entrato nell'ufficio, l'impiegato gli ha chiesto il nome. “Arthur Marx” ha risposto Harpo. “Ha guadagnato denaro quest'anno?”. “Sì,” ha detto Harpo “la settimana scorsa ho lavorato per un giorno”. “Bene,” ha annuito l'impiegato “e che compenso ha ricevuto?”. “Undicimilacinquecento dollari” ha risposto Harpo. Un profondo silenzio è calato dall'altra parte dello sportello. L'uomo l'ha guardato fisso per qualche minuto, poi si è girato ed è scomparso nell'ufficio accanto, evidentemente per riferire al capo. Convinti di avere a che fare con un perfetto svitato, i due tornano indietro insieme. L'impiegato, il cui salario è di 6500 dollari all'anno, e il capufficio, che ne guadagna 9500, hanno fissato Harpo con sospetto. “Ricominciamo da capo” ha esordito il capufficio. “Lei dice di aver lavorato un giorno per un compenso di 11500 dollari?”. Essendo fondamentalmente un mimo, Harpo ha annuito. “E come ha detto di chiamarsi?” insiste l'altro. “Harpo Marx”. Nel cervello del capufficio si è accesa una lampadina. “Capisco. Ma come ha fatto a guadagnare 11500 dollari in un giorno solo?”. “Semplice,” ha risposto Harpo “ho fatto uno spot pubblicitario per la Procter and Gamble”. Auguro a te e a Erle di trascorrere un Natale incantevole, circondati dai vostri quattro pargoli e da un cane o due. Tanti saluti da tutti noi, e se mai ripasserete nei paraggi degli U.S.A. cercate di fermarvi un paio d'ore in California.
Il tuo affezionato Groucho Losanna, 31 gennaio 1961 Caro Hack, questa volta mi sono sforzato di non scriverti: volevo distanziare le nostre lettere per non darti del lavoro in più. Tuttavia, avendo appena terminato di ascoltare il disco di Reiner e Brooks, sento il bisogno urgente di farlo. Ho l'impressione che sia questo il futuro della comicità. Non si tratta né di pura e semplice improvvisazione, né di un testo nato dalla collaborazione di sei autori e recitato parola per parola. E' una propaggine dei vari Sahl, Berman, eccetera., ma di sicuro deve molto anche ai fratelli Marx, che furono tra i primi a emanciparsi dai copioni rigidi. A tutt'oggi, secondo me, il tuo successo televisivo è dovuto all'abilità con cui riesci a dar vita a esilaranti dialoghi estemporanei. Naturalmente per certi personaggi Brooks e Sid Caesar sono intercambiabili; penso che l'invenzione sia di Caesar, ma Brooks è un brillantissimo esecutore, e non va sottovalutata neppure la bravura di Reiner come spalla. Ho sentito questo tipo di botta e risposta in bocca a Danny Kaye e Dore Schary, a proposito di un sindacalista di nome Kaplan, e siamo sullo stesso livello. Ti sono molto grato per il disco. Ho anche quello di Newhart, che trovo altrettanto bravo dei nuovi comici, e forse leggermente meglio. Ma devo esprimerti il mio ringraziamento anche per il libro di Schlesinger. Avevo gli occhi fuori dalle orbite mentre lo leggevo. Dio mio, dietro tutti quei tremendi sommovimenti c'era solo della gente, della comunissima gente. Sono cose che si sanno, eppure quando le leggi in tutta la loro autenticità ne rimani immancabilmente sbalordito. A questo proposito mi vengono in mente due immagini analoghe; quella vignetta del “New Yorker” con il re (che sembra un piccolo Giorgio Quinto) al balcone e la folla che lo guarda dalla piazza mentre, completamente ricoperto di ermellino, sussurra al suo primo ministro: “Sai, sotto porto soltanto le mutande”; e la scena in cui tu annunci al pubblico che temi di esserti dimenticato di vuotare il tegame sotto il frigorifero. Il terrestre e l'umano che s'insinuano fra gli dèi dell'Olimpo. Non vedo Nunnally da un po' di tempo, perciò non ho notizie da darti sul suo conto, so solo che sta collaborando alla sceneggiatura di "Cleopatra". Adesso, pensa un po'! Dopo tutto questo tempo, dopo tutti questi allestimenti, hanno bisogno di una sceneggiatura! Per colmo d'ironia, e Nunnally ne è capace, io scriverei una sceneggiatura molto intima, senza tirare in ballo gli otto acri dell'Antico Egitto. Saluti e baci, Norman 16 maggio 1961 Caro Kras, grazie per le poesie di Fran‡ois Villon, soprattutto quella che hai segnato sul disfacimento di una bella donna. Ho deciso che era un po' troppo terrificante per mostrarla a Eden, ma lei l'ha scovata da sola, e con mio sommo stupore ne è rimasta molto meno depressa di me. Forse le donne ci godono a vedere le altre che invecchiano. Certo, per una donna raggrinzirsi e andare in rovina è molto più duro da sopportare. Un uomo, per vecchio che diventi, può sempre mettersi il papillon e un parrucchino e spacciarsi per Fred Astaire. D'altro canto, Sarah Bernhardt si guadagnava egregiamente la vita ancora sulla soglia dell'ottantina, quando aveva a stento una gamba su cui reggersi. La sera di mercoledì 17 maggio porrò fine alla quattordicennale carriera del più celebre presentatore di quiz al mondo. Nessuna lacrima sarà versata dal sottoscritto. Questo show mi ha miracolato, psicologicamente e finanziariamente, ma fisicamente e mentalmente è sempre stato una sfacchinata. E' strano ritrovarmi senza alcun impegno, dopo quest'ultima puntata. Ho ricevuto numerose offerte di programmi televisivi e anche una commedia di George Axelrod che ho immediatamente rispedito al mittente. Sono troppo vecchio per andare a rintanarmi in un albergo di seconda categoria a New Haven, e per offrire, alle tre del mattino, imbottito di Seconal e Dexamil, il mio debole contributo alla riscrittura del finale del secondo atto e di tutto il terzo. Ci sono due o tre tizi, qui, che vogliono trarre un film da "Time for Elizabeth", ma io non ho intenzione di farne nulla, almeno per il momento. Ogni giorno, al tramonto del sole, afferro la mia fida chitarra, tracanno due generose sorsate di tequila e comincio a berciare: “Tornatene a casa, Gringo!”. Strano quanti stadi comporta la trasformazione in spugna! Io ho cominciato molti anni fa con il succo d'uva, ma quando venne il Proibizionismo il mio gargarozzo fu brillantemente promosso al gin fatto nella vasca da bagno, poi alle riserve di bourbon del governatore Faubus, e di lì alla vodka. Con il whisky irlandese passai un momento critico: a me non piaceva molto, ma la ragazza con cui stavo era un'assidua lettrice di James Joyce. Non avendo io mai capito un'acca di Joyce, decisi che l'unico modo per insinuarmi nelle sue grazie era di bere il
whisky. Dopo che mi ebbe dato il benservito non sapevo più cosa bere, e per un po' di tempo fantasticai di provare l'acido prussico. Come sono approdato alla tequila è una lunga storia, e te la racconterò un'altra volta. Affettuosi saluti a tutti, specialmente alle due bambine. Il tuo affezionato Groucho 5 luglio 1961 Caro Kras, ti invio l'edizione annuale del “Wall Strill Journal”. E' di gran lunga meno spassosa dell'edizione dell'anno scorso, poiché l'anno scorso l'indice Dow Jones segnava 50 punti in meno e, come tutti sappiamo, si ride bene soltanto nelle avversità. A proposito, George Abbott ha scritto una commedia intitolata "Dolci vizi al foro", e ne ho ricevuta un'altra intitolata "Abbastanza giovane per farti furbo!" Se avessi dieci anni di meno forse potrei sobbarcarmi uno di questi impegni, ma sono abbastanza vecchio per farmi furbo. Se è un successo, sei prigioniero di quello che è probabilmente uno dei peggiori climi della terra; se floppa, il suicidio ti appare una prospettiva decisamente allettante. In agosto curerò i testi per uno speciale della DuPont. E' la storia dell'automobile, e il titolo previsto è puro genio: "Andiamo a cento all'ora"; sono sicuro che a qualche vicepresidente del network è valso una promozione. Se non fosse per i sindacati marittimi, a quest'ora sarei in alto mare a vomitare l'anima fino a Pearl Harbor. Hanno in corso una cosiddetta vertenza giurisdizionale, una faccenda molto complicata. Il risultato è che io devo restare qui finché alla nave non viene concesso di salpare. Melinda, che ha quasi quindici anni ed è graziosa quanto il giorno è lungo, pensa che io sia in combutta con gli scioperanti. Ogni sera verso le sei siede a gambe incrociate sul suo letto e piange amaramente. Il suo grido di dolore è: “Fra poco l'estate sarà finita e dovrò tornare al liceo, perché non siamo in viaggio per Honolulu?”. Io ogni mattina le mostro le prime pagine dei giornali e lei ascolta tutti i notiziari radio e tivù, ma finora nulla è valso a convincerla che non sia io l'unico responsabile del blocco. Come disse una volta una donna del Bronx: “Va' a metter su famiglia e vedrai che bell'affare fai”. Ora che ci penso, rimpiango di non esser stato uno scapestrato quando avevo trent'anni. Ci ho provato a 50, ma mi addormentavo continuamente. Nella speranza che questa mia ti giunga, mi firmo il tuo devoto Dottor Hackenbush e la sua pallottola magica Losanna, 26 aprile 1962 Caro Hacklebush, ... abbiamo comperato il terreno per la casa, e tra poco arriverà l'architetto con i disegni preliminari. Bisognerebbe che arrivasse qualcuno anche con i quattrini preliminari, dal momento che questa storia mi costerà il doppio di quanto ho preso per la casa in California. A quanto pare i terreni e gli edifici sono le sole cose che costano più qui che in America. I divorzi, per esempio, sono convenientissimi, e nel mio cantone le donne non hanno neppure il diritto di voto: per questo è il mio cantone. Sarebbe da sciocchi lasciarsi sfuggire l'occasione di divorziare in questo paese. Ne ho discusso con Erle, che di solito ha un fiuto infallibile per le occasioni, ma lei non ne vuole sapere di dividere i suoi soldi con me... Con affetto, Norman P.S. Dettata a una bella segretaria egiziana e spedita senza rileggere, perché starò via cinque giorni. Quando vedrai quanti errori ci sono, capirai quanto è bella la ragazza. P.P.S. Ora la ragazza è in preda a un dilemma. Se scrive una lettera impeccabile, ne dedurrai che è una racchia. Se è tanto vanitosa da commettere trenta errori, tu avrai la certezza che è una bella ragazza, ma anche una pessima segretaria. P.P.P.S. Ha deciso di fare una modica quantità di errori. 31 marzo 1964 Caro Kras,
il dado è tratto e il gioco è fatto. Sono appena uscito barcollando dai Revue Studios i quali, per rinfrescarti la memoria, sono alla Universal. La sceneggiatura di "Time for Elizabeth" dopo la mutilazione dura la bellezza di 46 minuti, ne restano 14 per la pubblicità. Dovrebbe riuscire bene. Staremo a vedere. L'anno scorso, in un folle impulso d'abbandono, tu hai detto: “Fa' quello che vuoi di "Time for Elizabeth"“. Come sai, sono anni che cerco di indurre uno studio a trasformarlo in un film. La reazione era sempre la stessa: “Sì, è divertente, ma dopo l'avvento della tivù i teenager sono gli unici che tengono aperti i cinema, e questo tipo di storia non li interessa”. Ricordo che l'anno scorso Ed Streeter, l'autore di "Il padre della sposa", scrisse un libro intitolato "Il presidente intediato". A parte la battutaccia era una storia molto interessante, ma non gliel'hanno comprato. Parla di un uomo anziano che va in pensione. Se l'episodio televisivo verrà bene, potremo sempre rifilarlo a qualche produttore sprovveduto. Naturalmente nella versione accorciata sono andate perdute parecchie cose, ma credo che la commedia funzioni molto bene anche così. Non ho mai lavorato tanto duramente in vita mia. Abbiamo girato 62 pagine in cinque giorni e mezzo. Ricordo i giorni beati alla M.G.M. e alla Paramount, quando rimediare un ciac entro mezzogiorno era considerato un trionfo. I Revue Studios hanno ritmi molto simili a quelli di un grande magazzino della Quattordicesima. Vorrei scriverti più a lungo, ma questi cinque giorni e mezzo nel tritacarne mi hanno talmente sfinito che mi fermo qui, nell'attesa di recuperare le forze. Dai un bacio per me a tutte le tue ragazze. Il tuo affezionato Groucho 15 marzo 1965 Caro Kras, abbiti i sensi della mia stima (chissà che diavolo significa: secondo me abbiti la stima dei miei sensi avrebbe più... senso). Melinda si è ritirata per sempre dagli atenei. Quando è andata al Tonight Show con Johnny Carson, Ed Sullivan l'ha vista e l'ha scritturata per il suo show del 21 marzo. Il 17 aprile sarà allo Hollywood Palace con me. Ha firmato un contratto con una casa discografica; sta prendendo lezioni di recitazione da Jeff Cory e lezioni di danza da un tipo che ha bisogno di tagliarsi i capelli; e a tutt'oggi mi deve 1200 dollari. Si divertirà per un paio d'anni, e se ha successo, tanto meglio. Se no, ci sarà sempre in giro qualche giovanotto di sangue caliente in cerca di una fanciulla carina e futura erede di 3000 dollari in contanti. Fra parentesi, allo Hollywood Palace ho cantato "Urrà per il Capitano Spaulding" e ho fatto una scena di "Animal Crackers" con Margaret Dumont. Lei era terribilmente nervosa, ma in gamba. Due giorni dopo è morta. Ironia della sorte, la sua ultima esibizione l'ha fatta con me. Domani sera alla Royce Hall della UCLA daranno "Una notte all'Opera", e io ho promesso di dire due parole prima e dopo la proiezione. Continuano a offrirmi parti da protagonista in filmetti, e ruoli umoristicamente definiti “cammei” in film importanti. La settimana scorsa mi ha telefonato un certo agente (ho dimenticato di chiedergli il nome dell'agenzia) e mi ha offerto 20000 dollari per la pubblicità di un nuovo accendisigari in tivù. Gli ho risposto sdegnosamente che 20000 dollari mi servono per le spese spicciole, credendo che avrebbe richiamato l'indomani per farmi un'offerta maggiore. Be', non ha più richiamato. Questo mi è servito di lezione: "sempre" scrivere il nome dell'agenzia e abbandonarsi alla sua mercé. Se necessario, versare anche due lacrime. A proposito di offerte! Un impresario mi ha proposto una tournée di "Time for Elizabeth" in Nord Africa e in Medio Oriente, con gli incassi da devolvere a una loggia! L'offerta batte in comicità tutto quello che abbiamo scritto. Se accetto, pensi che Emily sarebbe troppo giovane per la parte della figlia? Poiché ho intenzione di venirti a trovare in un futuro non troppo lontano, chiuderò qui con un repentino zumparappappero e un ciunga-ciunga-cià. Così si diceva in pieno 1930 nei paraggi della Paramount: e poi ci facciamo beffe dei Beatles! Un bacio a tutte le ragazze, e i miei rispetti a te. Il tuo affezionato Groucho A NUNNALLY JOHNSON.
23 novembre 1959 Caro Lonely, la mia segretaria mi ha appena informato che ti trovi in Sicilia. Lonely, ti supplico, stai molto attento in quel posto zeppo di mafia. Forse ti interesserà sapere che Mackie Messer ha svolto colà il suo apprendistato, perciò occhio. Non voltare le spalle a nessuno. Tu sei un bene prezioso per la middle-class americana e noi non vogliamo che ti succeda niente di male. Naturalmente avrai capito che quando dico “noi” mi riferisco solo a me stesso; non posso prendermi la responsabilità per nessun altro. Arrivederci Roma da voialtri a noiuni. Il tuo affezionato Groucho P.S. Non ti scrivo niente degli scandali più succulenti perché li leggerai già sul “Paris Herald”, il “Roman Delarose”, il “Florence Nightingale” o come diavolo si chiama il giornale a cui sei abbonato. Londra, 17 agosto 1960 Caro Groucho, voglio parlarti del critico più straordinario che tu abbia mai sentito nominare in vita tua. Si chiama Darlington e da circa trent'anni scrive di teatro sul “Daily Telegraph”. La sua rilevanza consiste nell'essere probabilmente l'unico critico onesto mai esistito. L'altro giorno ha dichiarato francamente di non aver capito di che diavolo stessero parlando quei tizi là sul palcoscenico. Tutti questi scrittori d'avanguardia, qui e dovunque nel mondo, dedicano ampio spazio all'incomunicabilità. “Il lavoro di Harold Pinter è un'acuta, simbolica messa in scena dell'incapacità di comunicare propria degli esseri umani”. Questo significa che è assolutamente incomprensibile. Pinter è l'autore del "Guardiano", un grande successo qui a Londra. Io ci sono andato con Christie, che pure fa parte dell'avanguardia e ha scritto una tesi intitolata "Il simbolismo del cordone ombelicale in Amleto", ma alla fine del secondo atto ci siamo dileguati nella nebbia. Sai come fanno questi a scrivere una commedia? Pinter dice alla moglie: “Ho qui un po' di scene mica male, ma sono tutte slegate, e non so che pesci pigliare”. E lei risponde: “Ma sei scemo? Appiccicale insieme e fai diventare tutti barboni: saranno i critici a dirti che cos'avevi in mente”. Ha funzionato a meraviglia. Il sig. Pinter è incapace di scrivere una sola parola che i critici non capiscano perfettamente; ma ha fatto i conti senza Darlington. L'altra sera ha assistito a una nuova cosa di Pinter, e la mattina dopo ha detto le seguenti parole: “Non so che cosa stesse applaudendo il pubblico, non so che cosa stessero facendo quei signori sul palcoscenico, non so perché abbiano portato il vecchio venditore di fiammiferi a casa loro, né perché alla fine l'abbiano lasciato andar via. Suppongo che con un po' di buona volontà avrei potuto rimediare una spiegazione simbolica degli avvenimenti della serata, ma, ahimè, mi ero troppo annoiato per prendermi la briga di farlo”. Ricordiamoci del sig. Darlington. Uno come lui non lo troveremo più. Affettuosi saluti dalla nostra casa alla vostra, Nunnally Roma, 7 febbraio 1961 Caro Groucho, non ho potuto darti notizie prima d'ora perché ero impegnato a coprire di ridicolo Shakespeare e Shaw: ho scritto dei dialoghi per "Cleopatra" della Twentieth Century-Fox, regia di Reuben Mamoulian. Ma ora che sono in panchina posso scriverti e ringraziarti per il disco di Carl Reiner, che è splendido, e per "L'età di Roosevelt", che mi richiederà un po' più di tempo. Hai mai avuto niente a che fare con il sig. Mamoulian? Be', è proprio un bel fenomeno, sissignore. Dopo un paio d'incontri con lui sono riuscito a formulare una previsione esatta per la prima volta nella mia esistenza: ho scommesso con Walter Wanger che non sarebbe mai arrivato al sodo. A lui interessano solo i preparativi; come preparatore non lo batte nessuno. Prove di guardaroba, di parrucchiere, di pedicure. Da' a Reuben qualcosa da preparare e vedrai che faville. Ma ho scommesso due sterline con Wanger che non sarebbe mai arrivato a tradurre in realtà un solo fotogramma. Se gli fai incominciare questo film, ho detto, non ti perdonerà mai fino al giorno della sua morte. Quest'uomo è nato per fare il martire; non martirizzarlo è per lui un'offesa imperdonabile. Il resto è storia. Ma a quel punto io ero già in panchina. E' saltato fuori che non voleva neppure leggere quello che
scrivevo, il che costituiva evidentemente una specie di impasse. Lo scrittore che voleva accanto a sé era Paddy Chayefsky. (D'accordo, non mi aspetto che tu creda a una sola delle mie parole, anche se è la sacrosanta verità). A quanto pare Elizabeth Taylor gli ha detto che Chayefsky era l'uomo ideale per proseguire il lavoro interrotto da Shakespeare, Shaw e me, e il vecchio Reuben non chiedeva raccomandazione migliore. Io francamente non capisco. Non credo che ci sia una gran differenza fra Chayefsky e me, soprattutto quando si tratta di scrivere i dialoghi fra una dea egizia e un dio romano. Siamo entrambi all'altezza del compito, nessuno lo mette in dubbio, anche se il nostro approccio è leggermente diverso. Chayefsky scrive di “gente piccola”, mentre i miei personaggi sono di media statura e un po' tarchiati. La gentuccia di Chayefsky ripete la stessa cosa più e più volte (è pagato un tanto a parola), mentre i miei personaggi medi non si ricordano di dirla neppure una volta. Non ci sono molte altre differenze; dipende soltanto dalle piccole o medie dimensioni del Julius (Groucho) Caesar che si desidera. Diavolo, lo farò delle dimensioni che vogliono. Basta che mi comunichino la taglia e mi ci proverò. (Intanto hanno cominciato col tagliar fuori me). Ora devo andare. Mi stanno aspettando. Godot Londra, 1ø novembre 1961 Caro Groucho, due persone mi hanno detto che il tuo programma è il più degno di raccogliere la successione di Paar, ma per la verità io non ho mai conosciuto nessuno che non ritenessi migliore di Paar. Come puoi immaginare, qui la settimana scorsa è stata altrettanto spaventosa che lì da voi. Ci sono state numerose dimostrazioni davanti all'ambasciata americana (noi abitiamo di fianco) per reclamare che Kennedy tenga giù le zampe dall'ardita piccola Cuba e la smetta di angariare l'ardita piccola Russia e così via, ma molto meno disordine e animosità di quanto riportato dai giornali. Una sera Roxie e io ci siamo uniti alla folla. Ero in piedi sull'erba al lato della strada, intento più o meno alla stessa occupazione di quei giovani leoni e leonesse che stavano lì a guardare, quando a un tratto uno grida: “Arrivano i cosacchi!”. Orbene, io adoro questi personaggi col colbacco che cavalcano in piedi i loro baldi destrieri, perciò mi sono voltato a guardare: due poliziotti se ne venivano tranquillamente verso di noi con le mani dietro la schiena, e non erano neppure a cavallo. Quanto a Roxie, mi ha chiesto: “Posso unirmi a loro?”. Okay, ho detto io. Qualche minuto più tardi è emersa dal gruppo con tre ragazzi, i quali mi hanno assicurato che l'avrebbero protetta. Promessa tosto mantenuta quando sono volati urti e spintoni, dopodiché me l'hanno riconsegnata sana e salva e felice. Non si dà crisi internazionale da cui Roxie non riesca a rimediare un bel ragazzo. Dorris è giù nella confederazione per far visita alla sua famiglia. L'altra mattina, a Dallas, stava facendo colazione alla caffetteria dell'hotel e al tavolo accanto erano sedute tre persone di colore. Quando si sono allontanate, un bianco, che Dorris mi ha descritto come una palla di lardo, le ha detto ad alta voce: “A quanto pare i negri stanno conquistando il paese”. A voce altrettanto alta, Dorris ha ribattuto che secondo lei ognuno era libero di mangiare dove desiderava, purché fosse beneducato e in grado di pagare. Pare che il tizio abbia rimuginato a lungo quest'incomprensibile opinione, fino a scovare la soluzione. “Ma lei da dove viene, signora?” le ha domandato. “Dal Mississippi” ha risposto Dorris. Per la prima volta in vita sua, ha detto, era felice di dire la verità in proposito. Non ha avuto alcun ritegno nel sovvertire completamente la concezione che quel poveretto si era fatto della società umana. Ho appena finito di leggere “Time” di questa settimana, e mi domando quanto tempo ancora impiegheranno i cittadini americani a capire che questa rivista va eletta presidente. Settimana dopo settimana, con una pazienza sconfinata, ci spiega dove Kennedy ha sbagliato, perché l'esercito si è mosso tardi, lentamente e senza una guida precisa, come la Marina avrebbe dovuto affrontare la situazione; e di tanto in tanto distribuisce generose pacche sulle spalle all'indirizzo di questo o quel governo: “Stavolta hai agito bene, Gran Bretagna!”. Per quanto tempo ancora seguiteremo a ignorare quest'intelligenza infallibile? Per quanto mi concerne, non mi sentirò veramente al sicuro finché “Time” non sarà alla Casa Bianca, insediato nella stanza dei bottoni. Non credi che dovremmo parlarne a qualcuno? Con l'affetto di sempre, Nunnally Johnson P.S. Interpretazione del ritaglio accluso *: “Non ho la più pallida idea di che diavolo sia successo sul palcoscenico ieri sera, ma col cavolo che ve lo vengo a confessare a voi”. * Cioè il seguente paragrafo della recensione a "Giorni felici" di Samuel Beckett, apparsa sul “New York Times” e firmata da Howard Taubman: “La cupa trenodia di Beckett è, in un certo suo modo timido e
sommesso, vibrante di bellezza. Egli ha messo a punto un teatro che possiede l'elusività e i reconditi significati della musica. La sua scrittura è parca e allusiva, beffarda e grave, diretta e poetica. Egli sopprime luoghi comuni quali la trama e l'azione; nondimeno, attinge all'essenza dell'emozione”. 17 dicembre 1961 Caro Grouch, certo che ho apprezzato la tua lettera, ma è arrivata proprio mentre Thurber stava precipitando nel baratro, e io ero sopraffatto dalla tristezza. Non che speri in un miglioramento della situazione. Di solito riuscivo a schiarirmi la gola entro mezzogiorno; in questi giorni è tanto se il mio respiro non sembra il rantolo di un moribondo alle tre del pomeriggio. ... Nel frattempo, tutti i miei amici stanno mettendo a segno un successo dopo l'altro (diciamo pure ex amici, quando il successo è travolgente), mentre io continuo a riporre le mie speranze in attori che mi respingono all'ultimo momento. Non ci resta altro da fare che ridere in faccia al successo popolare e commerciale. Chi mai vorrebbe scrivere una porcheria banale e volgare come (il titolo metticelo tu), per quanti soldi possa rastrellare! (Io). Io scrivo per un pubblico molto ristretto (Dorris, Scotty, Roxie e la mia segretaria. Stavo per includere anche Chris, ma mi sono ricordato che lei spregia le mie cose anche più di prima, da quando si accompagna a un poeta locale che porta un orecchino e scrive poesie siffatte: "Il gemito rimane né mai prima uomo Chiusa parentesi)". Chris vive in una grotta di Kensington con due ragazze del Sarah Lawrence che trascorrono qui un anno sabbatico, e quando vengono a farci visita tutte e tre, sempre subito prima dell'ora di pranzo, una rissa divampa istantaneamente nell'atrio di questo condominio. I portieri rifiutano di credere che queste tre giovani spaventapasseri non abbiano sbagliato indirizzo. I conoscenti ci consolano ricordandoci che “è solo una fase passeggera”, ma io sto diventando un po' troppo vecchio per le fasi. La settimana scorsa, nella loro spelonca, hanno dato una festa cui hanno partecipato una quarantina di barbe. Dove li va a pescare, Dio solo lo sa. Prima della fine della serata avevano setacciato il terreno come formiche, mangiando perfino la roba cruda nel frigorifero, e uno, più intraprendente dei suoi colleghi, se l'era filata dopo un'ispezione nelle loro tasche, racimolando secondo me un bottino di quattro penny messi in croce. Come puoi giudicare da solo, tutto ciò non mi mette nel più gaio degli umori. La sola cosa amena che mi viene in mente è un cartello appeso alla porta di una chiesa locale: SIETE STANCHI DI PECCARE? ENTRATE E RIPOSATEVI, e sotto, scritto a matita: Altrimenti chiamate Bayswater 12345. Spero che tu e i tuoi trascorriate un Natale sereno. Ti mando, come sempre, i miei più affettuosi saluti. Nunnally Johnson 29 dicembre 1961 Caro Grouch, il nostro Natale ha avuto proprio qualcosa di dickensiano, con i tre ragazzi e Dorris che ballavano il twist intorno all'albero. Roxie è l'esperta. Scotty lo balla abbastanza bene ma le luci lo bloccano; pare che l'abbia imparato nell'oscurità delle feste (sì, è arrivato a quell'età!). Christie, che si veste come un attaccapanni vecchio, lo balla con disdegno; mi ha detto che nel suo gruppo era considerato obsoleto prima ancora che arrivasse alle orecchie di Elsa Maxwell e Chubby Checker. A dire il vero il suo successore, il Pony, è già in declino. E pensare che solo la settimana scorsa ero giunto a padroneggiare la scozzese! Dorris è molto abile nel movimento rotatorio, ma per quanto mi riguarda è uno sport da seguire in poltrona. Il veglione di Capodanno non promette molto di meglio. I Panama sono andati in Spagna per cambiare aria, mentre i Frank andranno a Parigi per la notte del trentuno. Buon pro gli faccia. Io Notre-Dame e le FoliesBergère le ho già viste, e non so leggere i menù, perciò al diavolo. Mi limiterò a sporgermi dalla finestra, qui in Grosvenor Square, per gridare: Dio vi conservi in allegria, signori! e poi me ne tornerò a letto. Gli amici di Roxie vanno tutti a ballare, mentre Scotty è stato invitato a un'altra festa al buio, quindi sono tutti impegnati. Christie ha un appuntamento con il suo giovanotto, quello con l'orecchino, perciò, per dirla con le immortali parole del Piccolo Tim: che Iddio ci aiuti! Tanti cari saluti a te, a Eden e a Melinda, e un anno migliore a partire da lunedì. Lonely
31 luglio 1963 Caro Grouch, ieri, facendo colazione con il nostro vecchio amico Doug Fairbanks, gli ho chiesto se c'era qualche possibilità di farci menzionare, tu e io, da una delle sue amiche sgualdrine durante il processo del celebre Uomo Vestito di Bianco, il dott. Stephen Ward. Ho chiarito subito che il denaro non c'interessa, vogliamo soltanto venire accusati pubblicamente di aver frequentato una di quelle signorine. Al punto in cui siamo, un sordido scandalo è meglio di niente. Doug mi ha promesso che avrebbe fatto il possibile. La mia vita è sempre meno scevra di complicazioni. L'ultima crisi l'ha innescata Christie, che se n'è volata in Svezia lasciando un biglietto dove annuncia che sposerà un tizio di cui non sono ancora riuscito a decifrare il nome. Lo ha conosciuto l'anno scorso quando è andata a Stoccolma insieme ad altri antinuclearisti per protestare contro la bomba H svedese. Sì, lo so, lo so! Ma questo è irrilevante per un'antinuclearista: quando una vera antinuclearista si figge in capo di protestare contro i test nucleari, non ha importanza se la nazione presa di mira sia una potenza nucleare o no. Dimissioni! Dimissioni! Ma se la sposa, il ragazzo dovrà affrontare qualcosa di molto più casalingo dei test nucleari: i vestiti per terra. Christie non li raccoglie dal giorno in cui è diventata abbastanza grande per capire che il posto ideale per riporli è il pavimento. Ogni volta che lui verrà svegliato nel cuore della notte per una dimostrazione di emergenza, gli ci vorranno 25 minuti buoni per guadare la biancheria. Ma forse agli svedesi piace. Io e Scotty, che adesso è alto 1 e 83, seguiamo assiduamente il baseball, e al diavolo gli Yankees. E anche i San Francisco Giants. Forse mi darò al cricket. Se vai in Israele, ho una giovane amica laggiù che è una tua fervente ammiratrice e ha preso la cittadinanza israeliana, essendo ebrea E sudafricana, oltre che intelligente e carina, e tu potresti fare ben di peggio che servirtene come guida per te e Eden (ho conoscenze dappertutto, io). Ma non so se fai bene a mettermi in contatto con T. S. Eliot, poiché se finora non ho mai letto niente di suo, è improbabile che mi metta in pari entro l'autunno. Metodo per fare un sacco di soldi: scommettere con chiunque che quando si tratta di un grande scrittore, Nunnally Johnson non è riuscito ad arrivare in fondo. Suppongo che questa mia finirà per venirti recapitata in un paesello del New England dove stai recitando in "Time for Elizabeth". In ogni caso, Dorris e io inviamo a entrambi i nostri migliori saluti. Nunnally Johnson P.S. L'altra sera stavo leggendo un libro sulla seconda guerra mondiale. Sembra che Churchill stesse finendo di cenare, quando il duca di Hamilton gli riferì che Rudolph Hess si era paracadutato sul suolo inglese. Churchill rimase ad ascoltarlo per qualche istante e poi disse: “Molto interessante, ma non le dispiacerebbe ritornare più tardi? Adesso proiettiamo un film dei fratelli Marx”. Questa è storia. 12 agosto 1963 Caro Nun, mi è spiaciuto per il povero dott. Ward. Se non altro, quel bastardo ha dato un po' di classe all'Inghilterra. Prima del suo arrivo, nessuno sospettava che la nobiltà britannica fosse tanto dedita ai giochi proibiti. Prevedo che Londra sarà la Parigi del domani. E poi venne la grande rapina al treno. Non immaginavo che all'Inghilterra fosse rimasto tanto denaro. Per fortuna la sterlina non è più quella di una volta. Certo che vivi in un paese davvero eccitante. In questa città, per contro, non c'è niente. 400 reporter inviati qui da ogni parte del mondo, e non fanno altro che ricucinare la solita trita storia di Liz e Burton. L'unica vera novità della settimana scorsa è uscita sulla rubrica mondana di Hedda: Ginger Rogers è considerata una delle migliori giocatrici di tennis dell'industria cinematografica. Ah, sì, diceva anche che Liz sta ingrassando. E ha anche le gambe pelose, ha rivelato un cronista, un gentiluomo di vecchio stampo. Mi dispiace che tua figlia Christie abbia intenzione di sposare un marinaio svedese. Non sapevo neppure che avessero una Marina. Potresti farle notare che le donne non sono ammesse sulle navi da guerra, o almeno, forse lo sono in Svezia, ma sicuramente non nella Marina degli Stati Uniti. Questa regola è stata trasgredita una sola volta, in un film prodotto qualche anno fa dalla M.G.M. Zsa Zsa (o forse Eva) Gabor riusciva a sgattaiolare a bordo con un'uniforme da marinaio. Della storia ricordo soltanto che, fino al momento in cui la pescavano alla toilette mentre si metteva il rossetto, non avevano sospettato neppure per un attimo che fosse una donna! Il resto del film non me lo ricordo, ma il finale sì. Mentre la banda suonava "Anchors Aweigh", le mutandine di pizzo della signorina Gabor garrivano sulla sommità del colombiere. Il film ebbe un successo straordinario. Più tardi qualcuno mi ha detto che era la versione musicale di "Outward Bound". Cari saluti a tutti voi,
Groucho P.S. Ieri notte abbiamo trovato un ratto dietro il frigorifero. *** LA SCENA VAGAMENTE POLITICA.
DA BOOTH TARKINGTON. 30 giugno 1943 Caro signor Marx, non so se lei si ricorda di me, ma una volta venne insieme ai suoi fratelli e mogli e una bambina a farmi visita "senza" Alexander Woollcott, scambiò quattro chiacchiere a proposito di Spinoza e poi scappò via, anche perché quel giorno aveva comprato alcune sgargianti automobili nuove fabbricate a Connersville, Indiana, e desiderava esser visto da tutta Indianapolis mentre le guidava. Vorrei replicare in dettaglio alle sue critiche, al fine di sortire un positivo cambiamento nelle sue trasmissioni radiofoniche del sabato sera. Lei m'informa di aver ricevuto una lettera dall'Associazione per la Politica Repubblicana del Dopoguerra nella quale, a suo dire, è questione del partito repubblicano e della sua politica del dopoguerra. Io non so come o dove lei abbia concepito l'idea che vi si tratti del partito repubblicano e della sua politica del dopoguerra, poiché è fin troppo evidente che dopo aver letto sulla busta “Un Messaggio di Booth Tarkington”, lei se l'è filata senza neppure dare uno sguardo al contenuto. Lei afferma di non essere per il New Deal, né tantomeno repubblicano, comunista o socialista, e vuole che io indovini il suo partito. D'accordo: è la cosa più semplice del mondo. Ne è rimasto uno solo: lei è un proibizionista, di questi tempi comprensibilmente irritato. Però non deve irritarsi con il sottoscritto dal momento che io non albergo in me una sola goccia d'alcol a far data dalle 10 e 23 antimeridiane del 16 gennaio 1912. Per giunta lei afferma di aver “sempre votato per l'uomo e mai per il partito”, cioè se a lei è simpatico qualcuno non le importa chi sono i colleghi che poi le verranno inflitti. Questo mi sembra encomiabile ma incauto, come la sua affermazione che se i repubblicani nominassero qualcuno che lei non approva, voterebbe contro di lui anche se i democratici presentassero Mussolini. A questo punto, relativamente placato, si limita a gridarmi che il governatore Bricker non è altro che un “Warren Harding riverniciato”, evidentemente nell'astuta convinzione che “Un Messaggio di Booth Tarkington” debba essere per forza in favore di Bricker. Con questo procedimento logico giungo alla mia critica nei confronti del suo programma radiofonico del sabato sera, e intendo senz'altro sviscerare questo tema, nella speranza che ciò non interferisca con i suoi sentimenti o con il suo amour propre. Da quando lei iniziò queste esibizioni ne mancammo una sola, che andò in onda mentre eravamo sul treno per Kennebunkport, nel Maine. Mai, neppure una volta, cambiammo programma subito dopo aver sentito annunciare un Messaggio di Groucho Marx, epperò ci sentiamo autorizzati a muoverle quest'appunto. Nelle ultime cinque settimane il territorio compreso fra il Maine e la California è stato incessantemente devastato dai temporali, in particolar modo i sabati sera. Non so se ciò avvenga con la sua connivenza; fatto sta che nel suo programma si introduce un elemento di cui le frange più esigenti del suo pubblico della costa orientale farebbero a meno volentieri. Il rimedio è di un'ovvietà assoluta. Lei persiste nel trasmettere dalla California, mentre a poche centinaia di pertiche da Kennebunkport si trovano amene località dove installare una stazione radio: il Wildes District, Munion-town, Alewives, Prouts Neck e perfino il posto di guardia costiera di Turbat's Creek, tutti in questa contea. Se solo lei adottasse il provvedimento testé suggeritole, noi diverremmo una famiglia meno incompetente, poiché ogni sabato alle 22 e 15 non ci toccherebbe perdere quattro o cinque parole di ogni sua frase. In breve, le mie critiche sono queste: se lei ha levato anche un solo dito contro tutte queste tempeste, la cosa non è giunta ai miei orecchi; inoltre credo che non abbia neppure dato inizio al trasloco nel Maine. In conclusione, chiederò alla mia segretaria di badare a non apporre il mio nome sul retro della busta che contiene questa risposta. Con i miei migliori auguri, mi creda il suo devoto Booth Tarkington
A C. A. ROBINS GOVERNATORE DELL'IDAHO. 28 novembre 1947 Caro gov, grazie per le patate. C'è da credere che lei abbia infilato in ognuna un pezzetto di burro, tanto sono gustose. Mi piacerebbe che tutti i governatori prendessero l'abitudine di inviarmi i prodotti più rinomati del loro Stato. In questa maniera potrei ricevere una De Soto dal Michigan e un quarto di Old Taylor dal Kentucky. Grazie ancora. Cordialmente, suo Groucho Marx A GOODMAN ACE. 25 novembre 1953 Caro Goodman, avevo sempre sentito dire che se ti trattieni abbastanza a lungo a Porto Said finisce per passarti davanti tutto il mondo. E' una maledetta bugia. Tutto il mondo ti passa davanti se hai una camera al quinto piano del Muhleback Hotel, di fronte a uno dei numerosi drugstore di Katz. Il frastuono che può levarsi in una città piccola e corrotta tra l'una del pomeriggio e le 10 del mattino è indescrivibile, almeno da me. Probabilmente Rudyard Kipling lo saprebbe fare, o James T. Farrell. Autobus, tram, mercanti, venditori ambulanti, sirene delle fabbriche, squilli e scampanellii, tutti a pieno regime. Ogni tram ha almeno una ruota a terra, e ogni autobus una gomma a terra. Non mi sono mai sentito tanto vicino a un manicomio, a parte la nostra attuale compagnia. Il frastuono polivocale che si scatena di fronte al drugstore di Katz può mortificare una pasticca di Seconal da cinque grammi. Dopo averle provate tutte, finalmente mi sono trascinato sotto il letto e ho abbracciato la causa della bomba atomica. Be', una cosa l'ho imparata. Per anni ti ho accusato di aver lasciato Kansas City a causa del can can di Pendergast. Ora ho capito. A Kansas City ho fatto colazione con Truman, ci siamo proprio divertiti; lui è stato simpaticissimo. A proposito del suo discorso televisivo della sera prima, ha dichiarato: “Groucho, ho detto la sacrosanta verità, dal principio alla fine”. Era una bugia, naturalmente, ma dal momento che stavo ricevendo un pasto gratis, ero poco incline a discutere con lui. Era circondato da cinque scagnozzi che sembravano esattamente quello che erano, politicanti di Kansas City. Nel bel mezzo di una barzelletta che Truman mi stava raccontando, uno di questi personaggi ha preso il telefono e ha cominciato a parlare. Parlare? Urlava letteralmente nella cornetta. Io non riuscivo a sentire le parole di Truman, e alla fine ho detto: “Harry, ricordati che sei stato Presidente. Perché non lo butti fuori, quello lì? Se mentre io sto raccontando un aneddoto qualcuno si mettesse a gridare, gli chiederei senz'altro di smetterla”. Lui si è proteso verso di me: “Groucho,” ha detto “è spiacevole per me come per te, ma la settimana prossima terremo qui un raduno democratico, e quell'uomo al telefono sta cercando di raccogliere il denaro per finanziarlo”. Sono completamente esausto, e altrettanto spero di te. I miei rispetti alla tua bionda moglie. Groucho AL PRESIDENTE TRUMAN. 15 agosto 1954 Caro Harry, non so se ti ricordi di me, sono quel tizio con i baffi neri, gli occhiali e la calvizie galoppante, il quale, spero, ti fa torcere dalle risa tutti i giovedì sera in tv. Desidero solo unirmi alle migliaia di persone che ti hanno scritto per augurarti una pronta guarigione e molti anni felici in qualità di nostro ex presidente superstite. Oh, dimenticavo che c'è anche Hoover. So che sei occupato nella stesura delle tue memorie e in una dozzina di altri impegni assortiti, ma penso che uno di questi giorni dovresti fare un salto sulla costa occidentale in qualità di privato cittadino. Se vuoi venire io posso ospitarti. Ho la piscina e il biliardo. Io ho una pessima mira, e se tu te la cavi bene con la stecca, potresti forse vincere abbastanza da pagarti le spese.
In ogni modo, sono felice che tu ti sia rimesso, e ho veramente apprezzato il nostro pranzo di Kansas City, anche se qualche tirapiedi in meno schiamazzante alle tue spalle non mi sarebbe dispiaciuto. Cordialmente, Groucho A EDWARD R. MURROW. 21 novembre 1955 Caro Ed, grazie per le incisioni di Churchill. Non sono semplici discorsi, sono storia, ed è emozionante sentire la sua voce. Il giorno in cui il disco è arrivato ho avuto la triste notizia della morte di due amici, che hanno dato entrambi un contributo sostanziale alla causa del liberalismo americano: Sherwood e De Voto. Invece sembra che i padri Coughlin e i McCarthy non muoiano mai. Forse è vero che i buoni muoiono giovani. Ti ascolto ogni giorno alle cinque e, benché non lo credessi possibile, ti trovo ancora meglio del solito. Con la mia stima, il mio affetto, la mia ammirazione, e se vuoi buttarci dentro qualche superlativo a tua scelta, io non ho obiezioni. Tuo Groucho DA JOSEPH N. WELCH. 8 maggio 1957 Caro signor Marx, è stato molto gentile da parte sua pronunciare sul mio conto le frasi che le vengono attribuite nella Guida Tivù di aprile. Può darsi che lei non le abbia pronunciate affatto, e che Dan Jenkins se le sia completamente inventate. In ogni modo, mi ha fatto piacere leggerle. A dire il vero, non è stato necessario assumere personale extra per tenere a bada la folla bramosa di vedermi in televisione o al cinema. Già che le scrivo, mi permetta di dirle che sono un suo ammiratore da lungo tempo, e che ho sempre riso di cuore per l'intelligenza di prim'ordine profusa negli anni da lei e da altri membri della sua famiglia. Dev'essere magnifico essere a) ricco b) intelligente, e c) spiritoso Spero che l'elenco sia nell'ordine giusto. Ossequi Joe Welch 31 maggio 1957 Caro signor Welch, quella frase immortale riportata dalla Guida Tivù di aprile fu, in effetti, pronunciata dal suo corrispondente, che tra parentesi è un suo ardente ammiratore fin dai tempi in cui la vide concedere al senatore McCarthy il permesso di impiccarsi. Mi ha un po' intimidito l'imponente elenco di legulei che compare sull'intestazione della sua lettera. Ce ne saranno almeno quaranta. In tutti questi anni sono stato citato in giudizio da frotte di avvocati per una quantità di reati minori: stupro, furto, malversazione e parcheggio davanti a un idrante, ma nessuno dei documenti legali recapitati a casa mia recava mai più di quattro nomi. Come fate a tirare avanti tutti insieme nell'ufficio? Vi fidate l'uno dell'altro? Oppure ognuno di voi possiede una cassaforte personale? Numerosi come siete, non c'è il rischio che due di voi finiscano in un'aula di tribunale a patrocinare entrambe le parti in causa, e se ne accorgano soltanto quando si ritrovano faccia a faccia davanti al giudice? Tenete le ventiquattr'ore in un deposito comune oppure ognuno sta sempre seduto sulla propria? Un giorno, se mai verrò a Boston, mi piacerebbe dare un'occhiata a questo plotone di talenti legali in azione, o anche in ricreazione.
No, non sono ricco. Sono tuttavia abbastanza ricco per sapere che l'inflazione sta mandando in malora tutte le mie sostanze. Spero che lei sia in buona salute e soddisfatto della squadra di rugby di Harvard. Cordiali saluti, Groucho Marx P.S. Nell'intestazione della sua lettera ho notato il nome JAMES A. BRINK. Be', perlomeno LUI so chi è. 13 giugno 1957 Caro signor Marx, temo che lei abbia frainteso la nostra carta intestata. Tutti i nomi sotto la prima riga appartengono ai nostri testimoni professionali, che bazzicano gli angoli delle strade e intervengono come inopinati testi in tutte le nostre controversie automobilistiche. Quanto alle sue domande, pur nella certezza che siano perlopiù retoriche, gliele elenco qui di seguito con le relative risposte: D. Come fate a tirare avanti tutti insieme nell'ufficio? R. Scaricando un mucchio di lavoro sugli altri e sulle segretarie. D. Vi fidate l'uno dell'altro? R. In tutto e per tutto, tranne che per le questioni di denaro, di proprietà e di donne. D. Ognuno di voi possiede una cassaforte personale? R. Sì, solo che io ho talmente tanti soldi che ne possiedo due. D. Numerosi come siete, non c'è il rischio che due di voi finiscano in un'aula di tribunale a patrocinare entrambe le parti in causa? R. Perbacco se c'è, e ogni tanto qualcuno di noi prende un cliente già in lite con il cliente di un collega di ufficio, e lì son dolori. D. Tenete le ventiquattr'ore in un deposito comune oppure ognuno sta sempre seduto sulla propria? R. Non capisco questa domanda. Io sto seduto dove sta lei, solo che ci sto di più. Ora che si è spinto a scrivermi tanto diffusamente, se mai verrà a Boston senza passare a trovarmi farò tutto il possibile per nuocerle. Adesso che ci penso, forse la cosa peggiore che le può accadere a Boston è di venire a trovarmi e rendere poi il fatto di dominio pubblico. Se in questa nazione un'elettissima schiera di persone sembra nutrire sentimenti favorevoli al mio riguardo, d'altra parte una numerosissima e rumorosissima schiera di bostoniani riteneva e ritiene ancora l'impiccagione una pena troppo mite per me. Ossequi, Joe Welch A GOODMAN ACE. 19 luglio 1960 Caro Goodman, sono stralunato a forza di guardare il congresso. Prima della televisione, nessuno sapeva da che razza di pagliacci fosse governato questo paese. E' impossibile vedere in azione quelle teste di cavolo con i loro buffi cappelli e palloncini senza ricavarne la certezza che faremo la fine di Roma, della Grecia e del vaudeville dei tempi d'oro... Ho letto una dichiarazione molto interessante: il senatore Kerr dell'Oklahoma ha definito Ike Eisenhower “l'unico milite ignoto ancora in vita”. E questo è ancora il miglior complimento che gli si possa fare. Melinda è al campeggio, e la nostra casa è silenziosa come la galleria del Fulton Theater durante le rappresentazioni di "Time for Elizabeth". I miei rispetti a te, a Jane e alla famiglia Anacin tutta. Affettuosamente, Groucho A JAMES RESTON DEL “NEW YORK TIMES”. 16 settembre 1960 Caro James,
di solito non mi permetto tanta familiarità con un esperto di politica, ma siccome leggo religiosamente la sua rubrica (vale a dire con lo zucchetto in testa), sento di doverle un ringraziamento per aver smascherato i due pretendenti al trono. Fino adesso, nei miei viaggi, non ho ancora incontrato nessuno che voglia votare per uno dei due. Credo che sarebbe una gran cosa per il paese se entrambi fossero sconfitti e Coolidge rieletto. In un modo o nell'altro, sono certo che il mondo seguiterà a girare. I miei rispetti a lei e alla sua rubrica. Cordialmente, Groucho Marx A SIDNEY SHELDON. 17 luglio 1964 Caro Sidney, non avrò molto tempo libero durante i cinque giorni del Tonight Show, ma possiamo sicuramente organizzarci in modo da pranzare insieme una o due volte. Quanto al congresso, Eisenhower sa di esser stato un tempo un povero garzone di stalla, e Goldwater ammette che suo nonno era un venditore ambulante polacco. Spero che non vendesse la stessa roba che suo nipote sta smerciando ora. Ho gli occhi iniettati di sangue a forza di guardare quell'arlecchinata lassù al nord. Chiunque l'abbia chiamato il Palazzo delle Vacche aveva certamente talento per gli epiteti descrittivi; la quantità di letame che è stato sparso in quell'auditorium risolverebbe i problemi agricoli di Kruscev per i prossimi dieci anni. Saluti a tutti, e arrivederci alla prossima settimana. Ossequi, Groucho Marx A WILLIAM R. SCRANTON, GOVERNATORE DELLA PENNSYLVANIA. 24 febbraio 1964 Egregio signore, se ha intenzione di fare la sua campagna in altri quartieri ebraici, le suggerisco di imparare l'esatta pronuncia di "mish-mash". "Mash" si pronuncia come se fosse scritto "mosh", non come lo ha pronunciato lei alla tivù. Rispettosi saluti, Groucho Marx *** PUNTINI SULLE “I”.
A “TIME”. 11 aprile 1946 Signori, vedo che svariati miei parenti hanno scritto a “Time”, dichiarando con strilli forsennati di essere cugini di Sam Marx della M.G.M. I fasti della famiglia Marx devono essere definitivamente tramontati, se i suoi membri sentono il bisogno di darsi in pasto alla stampa per rivendicare parentele con chicchessia. Non so loro, ma io sono nato durante l'eruzione di un vulcano in uno staterello bananiero dell'America Centrale. Non ricordo quale; non ricordo nemmeno le banane, ricordo a malapena le bucce. All'età di tre anni, un perfetto estraneo mi collocò come apprendista presso un canestraio in Guatemala. Ben presto imparai a intrecciare con tanta destrezza che, quando mi spuntò il secondo dente, ero già famoso in tutto il villaggio come il panierino del Guatemala. In seguito alla mia cacciata dal Guatemala, incontrai due tizi chiamati, mi pare, Harpo e Chico. Dopo alquanto bisticciare, essi mi convinsero che l'America, ammorbidita da un eccesso di razionamento, poteva lasciarsi persuadere a inghiottire un'altra dose di Casablanca, intitolata questa volta "Una notte a Casablanca".
Be', abbiamo fatto il film, e questo è quanto. Il punto è che Harpo e Chico sono fratelli, ma per me sono due estranei. Quanto a Sam Marx della M.G.M., che ammette con riluttanza di essere loro cugino, be', è un pelino in errore. In verità, si dà il caso che sia il figlio di primo letto di entrambi. Ossequi, Groucho Marx A SIMON & SCHUSTER. 24 marzo 1950 Miei Cari Ragazzi, ho da poco ricevuto un telegramma di congratulazioni per il mio programma radiofonico. Devo dire di sentirmi lusingato per il tono entusiastico; tuttavia, non per ficcare il naso nei vostri affari, ma mi sarebbe d'aiuto sapere se il telegramma è stato un'idea di Simon o di Schuster. E' difficile ringraziare dei soci, perché in una società c'è sempre la possibilità che uno sia la mente e l'altro un babbione, e nel ripartire ugualmente i ringraziamenti potrei verosimilmente offendere il cervello dell'organizzazione. Questo potrebbe sfociare in un grave scisma all'interno della vostra giovane casa editrice. Francamente, non so perché continuino a definire “giovane” la vostra azienda. Mi rendo conto che non c'eravate ancora nei giorni in cui Carrie Nation demoliva i saloon e qualcuno sistemava un cavo sotto l'Atlantico (tra l'altro un posto tremendo per sistemarci un cavo, quando è risaputo che ci sono motel piazzati strategicamente lungo tutto il percorso da Salt Lake City a Bangor). Ma, signori, ammettiamolo. Non siete più dei ragazzini implumi, ormai. Oggi bisogna considerarvi una casa editrice piuttosto attempata e bisbetica, che ha per unica giustificazione della sua esistenza una lunga storia di letteratura da macero; vi dirò, credo sia ora che diventiate adulti e la smettiate di spedire leccate di piedi via cablo a chi vale più di voi. Un orologio Bulova, magari, una cassa di giocattoli, un quarto di bue, ma non solo parole. Mandatemi qualcosa in cui possa affondare i denti: un'attività, ricordatevene signori, che si esercita al meglio con una gentildonna. Affettuosi saluti a entrambi. Sarò al Waldorf a metà aprile, vedete un po' voi. Cordialmente Groucho Marx AD ALLEN GELLMAN DELLA ELGIN OROLOGI. 1951 Caro sig. G, a momenti mi è venuto un colpo cronometrico la settimana scorsa, quando uno dei suoi emissari prezzolati si è presentato qui recando in mano un orologio d'oro massiccio. I miei ex sponsor vendevano benzina, birra e fiocchi d'avena - cose tutt'altro che trascurabili, ma che figura ci farei con una bottiglia di birra legata al polso? L'orologio è una bellezza e sarà per me eterna fonte di gioia, e l'avrei ringraziata prima, ma ho preferito aspettare una settimana, perché volevo essere sicuro che st'aggeggio funzionasse. Ossequi, Groucho Marx A JAMES A. LINEN, EDITORE DI “TIME”. 4 gennaio 1952 Caro sig. Linen, la fotografia sulla copertina di “Time” ha cambiato la mia vita da così a così. Se prima passavo le ore a giocare a golf e a braccare le ragazze, ora inganno il tempo bighellonando intorno alla più grossa edicola di Beverly Hills e vendendo copie del numero del 31 dicembre a prezzi competitivi. Decisamente la foto di copertina non mi rende giustizia (temo che nessun obiettivo sia mai riuscito a catturare la mia intima bellezza), comunque i miei seguaci sono così fanatici che comprano qualsiasi cosa rassomigli anche solo remotamente al sottoscritto. Ieri, nonostante la pioggia, ho fatto 13 dollari. E' una somma esentasse, dal momento che rubo le copie quando il proprietario dell'edicola è a pranzo. La prego, riutilizzi presto la mia foto, e la prossima volta prometto di darle la metà di tutto quello che riesco a tirar su.
Cordialmente, Groucho Marx P.S. Oltre a Henry James, leggo anche il “Saint Louis Sporting News”. A DONALD BUDGE. 28 gennaio 1952 Caro Donald, come hai notato, il mio gioco è talmente prossimo alla perfezione che sarebbe una vera perdita di denaro prendere ulteriori lezioni. Devo dire che invidio le tue vacanze. Non è da tutti guadagnarsi la pagnotta grazie alla semplice presenza di una diciottenne dall'altra parte della rete da tennis, con quel po' po' d'equipaggiamento che ballonzola su e giù. Dato che sei ancora abbastanza giovane per saltare la rete, ti predìco molti pomeriggi felici, specialmente se tua moglie sarà fuori città. Ti auguro di prosperare nella tua nuova impresa. Saluti, Groucho AD ALISTAIR COOKE. 8 luglio 1957 Caro sig. Cooke, nel ricevere la sua prolissa lettera, sono rimasto un po' deluso di non trovarvi alcun accenno ai soldi. Naturalmente io sono un artista e ho la testa nelle nuvole, e sono stato molto felice di essere invitato a partecipare, gratis o giù di lì, a "Meet the Press", a "The Last Word", al City Center Theatre di New York, a due maratone televisive notturne, eccetera. Ma il mio manager, il sig. Gummo Marx, ha per i soldi una passione che sfiora il patologico, ed è per me fonte di costante imbarazzo. Purtuttavia è mio fratello, e a scanso d'irritarlo, devo piegarmi ai suoi desideri. Spero che lei e la sua incantevole moglie siate felici e allegri per quanto il clima lo permette; e che questo biglietto non ponga fine alla nostra fragile amicizia. Saluti, Groucho A HERMAN E. GOODMAN DELLA FRANKLIN CORPORATION. 15 marzo 1961 Caro sig. Goodman, ho scritto a Salwyn Shufro, il mio consulente finanziario (responsabile di avermi lasciato accalappiare dalla Franklin Corporation), per dirgli quanto piacere mi avrebbe fatto perdere i risparmi di una vita grazie a una società che ha per presidente un umorista. Eddie Cantor, il celebre comico (1930-40 circa), mi persuase a investire quarantamila dollari in azioni Goldman-Sachs, che ammontavano, dopo il crac, a non più di dodici dollari. Stevenson fu sconfitto due volte nella corsa per la presidenza, perché continuava a raccontare barzellette ai suoi elettori. Finché la Franklin Corporation è ancora in fase di formazione, suggerisco che tutta la corrispondenza con i suoi azionisti sia austera e scevra di umorismo come i discorsi di Herbert Hoover. Comecchessia, se col tempo la sua azienda dovesse fiorire fino a diventare una holding di successo come la Lehman Brothers Corporation, allora potrà essere spiritoso come Mark Twain, S. J.. Perelman, Robert Benchley e le ultime dichiarazioni rilasciate dai dirigenti della General Electric poco prima di pagare alcune salatissime multe per sfuggire alla galera. Invierò una copia della sua lettera a Shufro e ai miei avvocati; perciò, Herman, stia in guardia. Ossequi, Groucho Marx 24 aprile 1961
Caro sig. Goodman, ho ricevuto il primo rendiconto annuale della Franklin Corporation, e pur non essendo io un esperto lettore di bilanci, il mio consulente finanziario (il quale non ci capisce niente, glielo assicuro) ha annuito con aria soddisfatta. Lei spera, come mi ha scritto, che io non sia uno di quegli azionisti da operetta che se la squagliano non appena ottengono qualche punto di profitto. Per sua norma e regola, io undici anni fa comperai delle Alleghany Privilegiate e soltanto adesso sto terminando di disfarmene. Come nuovo membro della sua famiglia, devo dirle che ha commesso un terribile errore strategico a mandarmi le fotografie di tutti i consiglieri d'amministrazione. Il sig. Roth, l'amministratore delegato, ha un aspetto semplicemente sinistro. Lei, il presidente, ha l'aria del gran lavoratore senza troppo sale in zucca. Nessuno che si chiami Prosswimmer potrà mai far strada nella vita. Quanto al dott. Samuel A. Goldblith, direttore del dipartimento di scienze alimentari al Massachusetts Institute of Technology, sembra che abbia mangiato troppa biada del tipo sbagliato. Ma a questo punto devo interrompermi per rivolgerle una domanda sul conto di Marion Harper junior. Tanto per cominciare, non mi fido di nessun uomo che porti lo stesso nome di sua madre. Ma la cosa di Junior che mi irrita di più è quel sorriso. Di che diavolo sta ridendo? Di avermi risucchiato in questa Corporation? Non è questo il tipo di faccia che ispiri fiducia a un azionista nervoso e agitato. Su George S. Sperti, pollice verso. Chiunque sia presidente di una società chiamata Institutum Divi Thomae dev'essere tenuto d'occhio. Sta cercando di impressionare gli azionisti con la sua conoscenza del latino? E allora perché non legge "Winnie ille Pu"? James L. Sullivan, ne sono convinto, è Paul E. Prosswimmer fotografato da un'altra angolazione. A occhio e croce, mi sembra di aver dato un quadretto piuttosto preciso del vostro gruppo. Spero, per il mio bene, di essermi sbagliato. Per finire, l'avverto, ci vada piano coi miei soldi. Ho una professione estremamente precaria, la cui sopravvivenza dipende da un pubblico volubile. Cordiali saluti, Groucho Marx (in libertà provvisoria) ALLA STANDARD OIL COMPANY OF CALIFORNIA. 27 dicembre 1962 Signori, questo mese, nell'inviarmi il rendiconto, avete trascurato di affrancare la busta a sufficienza. Risultato: ho dovuto girare come una trottola per scovare quattro sonanti cent per il postino. Visto e considerato che sono un nuovo cliente, credo che se nella vostra collettività di cervelli c'era qualche dubbio sull'importo dovuto in francobolli, sarebbe stato più saggio sbagliare per eccesso invece che per difetto. Mi rendo conto che l'amministrazione del vostro colosso implica numerosi rischi. Pertanto non desidero che mi rimborsiate i quattro cent; vi suggerisco piuttosto di comprare con questa somma, della quale mi siete debitori a norma di legge, un pacco di beneficenza da quattro cent per il presidente della vostra compagnia. Distinti saluti, Groucho Marx DALLA RIVISTA “McCALL'S”. 8 aprile 1963 Caro signor Marx, potrebbe mandarci alcune battute sulle automobili per un servizio che stiamo progettando per quest'estate? ... Se lei guida, ci piacerebbe avere una lista degli oggetti che tiene nel cassetto del cruscotto. Ce n'è qualcuno che vorrebbe riporvi, ma non può per motivi di spazio? ... Molte grazie. Cordialmente, Bernice Connor Caporedattrice di “McCall's” 15 aprile 1963
Cara signorina Connor, lei mi domanda che cosa tengo nel cassetto del cruscotto. L'ultima volta che ci ho guardato, c'era un bikini, mezzo sandwich al formaggio senza senape e una lettera: quelli della finanziaria mi ingiungono di pagare i 5000 dollari che mi mancano per saldare l'auto da 5000 dollari, altrimenti prenderanno la faccenda nelle loro mani. In tal caso, avranno il loro bel daffare col guazzabuglio di quel cassetto. Per ogni ulteriore informazione, la prego di rivolgersi ai miei legali: Schrecklichtheit, Schrecklichtheit e Meyer. Ossequi, Groucho Marx A MARJORIE DOBKIN. 17 novembre 1965 Cara signorina Dobkin, vorrei tanto poter accettare il suo cortese invito a prendere il tè con i pasticcini, ma non mi sembra un progetto fattibile, né logico, né assennato. Innanzitutto, mi trovo a circa quattromilacinquecento chilometri di distanza da lei, e inoltre sono legato alla mia segretaria. Si tratta di un legame molto forte, e sacro quasi come il vincolo del matrimonio, e per questo e molti altri motivi sono impossibilitato ad accettare il suo cortese e generoso invito. Inoltre, fuori sta piovendo e io non vado mai a New York quando piove. Mi firmo insinceramente suo, Groucho Marx AL “NEW YORKER”. 28 febbraio 1966 Egregio signore, tutte le settimane, nella breve recensione dedicata alla commedia "The Impossible Years" in scena a Broadway, lei definisce uno degli autori, mio figlio Arthur, “una vecchia gloria della tivù”. Forse lei non lo sa ma la cosa ha avuto un effetto catastrofico sulla mia carriera. Quando il mio agente cerca di piazzarmi al produttore di qualche varietà televisivo (così, giustamente, lei si esprime), quello risponde: Groucho Marx? (Come se dicesse: Sonny Tufts?) Groucho Marx? ripete. Ma non è il padre della vecchia gloria della tivù, Arthur Marx? Credevo che fosse morto. La settimana scorsa, per esempio, ero in predicato per la parte di Noè in un remake di "Verdi pascoli", ma quando il produttore ha scoperto che ero il padre della vecchia gloria televisiva Arthur Marx, ha detto niente da fare, è proprio troppo vecchio. Prenderemo il vero Noè. Perciò, la prego, veda se può fare qualcosa per aiutarmi. In realtà mio figlio è ancora un uomo relativamente giovane; gioca a tennis, soltanto doppi ovviamente, e due volte alla settimana fa sollevamento pesi. Quanto a me, a parte un infartino ogni tanto, come disse una volta Benchley durante un ritrovo di rugbisti di Harvard, mi sento più giovane che mai. Groucho Marx *** NOTE. [Le pagine indicate si riferiscono all'edizione in nero].
INTRODUZIONE. p. 12: "Fun in Hi Skule" (Spasso al liceo). Lo spettacolo di vaudeville che i fratelli Marx misero in scena tra il 1910 e il 1913. NEL MONDO DEL CINEMA. p. 20: "la città di Burbank". Sobborgo di Los Angeles, sede degli studios della Warner Brothers. "il Vitaphone". Il sistema grammofonico sincronico lanciato dalla Warner Brothers nel 1926.
p. 21: "Harry del faro". Gioco di parole fra “Lighthouse Harry” e “Lighthorse Harry”, soprannome di Henry Lee, padre del generale Lee. "Il vecchio Burbank". Luther Burbank (1849-1926), l'orticoltore che creò numerose varietà di piante, tra cui la patata che porta il suo nome. p. 23: "Hays Office". Vedi l'Indice dei nomi: HAYS, Will. p. 28: "di iniziare il film". "I cowboys del deserto". p. 30: "Wilkie". Wendell L. Wilkie, l'avversario repubblicano di F. D. Roosevelt (che si presentava, e fu rieletto, per la terza volta) alle presidenziali del 1940. "Information, Please". Il primo programma radiofonico di quiz, trasmesso dal 1938. "Levant". Oscar Levant, il pianista, tra l'altro, di "Un americano a Parigi". p. 31: "Padre". Da quando Arthur e Miriam cominciarono a studiare lo spagnolo a scuola, chiamarono abitualmente Groucho "padre". "del suo film". "Il grande dittatore". "Breen Office". Vedi l'Indice dei nomi: HAYS, Will. p. 32: "Gilbert Roland". L'attore. p. 33: "una commedia per Krasna". "Time for Elizabeth" (vedi la nota alla p. 209). p. 34: "Martin Van Buren". Presidente degli Stati Uniti dal 1837 al 1841. "Henry Fonda". Interpretò la parte di Lincoln in "Alba di gloria" di John Ford (1939). "Miriam". La secondogenita di Groucho. p. 36: "Rachel". La segretaria dei fratelli Marx. "il dottor Hackenbush". La parte di Groucho in "Un giorno alle corse". p. 37: "Mencken". Henry L. Mencken, giornalista, scrittore e polemista, incluse nel suo "The American Language", studio sull'originalità del linguaggio americano, un brano di un articolo di Groucho Marx. p. 39: "Will Rogers junior". Giornalista e attore, si presentò alle elezioni per il Congresso come candidato democratico. Fu eletto dopo esser partito per la guerra. "Lardner". Vedi l'Indice dei nomi. p. 41: "Dorothy Fields". Musicista, autrice di canzoni, musical e colonne sonore. "Benny Fields". Comico molto popolare negli anni Venti. "Copacabana". Nel cast del film di Alfred Green (1947) comparivano sia Groucho sia Earl Wilson. Groucho vi fece la sua prima comparsa senza i fratelli. p. 42: "Howard Hughes". Hughes fu proprietario della R.K.O. dal 1948 al 1955. "It's Only Money". Il titolo originario di "Double Dynamite (Questi dannati quattrini)", diretto da Irving Cummings nel 1948 e interpretato da Groucho, Jane Russell e Frank Sinatra. Il film uscì solo nel 1951. p. 44: "La regina delle piramidi". Film diretto da Howard Hawks (1955). VITA PRIVATA. p. 47: "il mio nascituro". Melinda, figlia della seconda moglie di Groucho, Kay. p. 50: "Pinafore". Groucho era un appassionato delle operette di Gilbert e Sullivan. p. 56: "Hugo Z. Hackenbush". Vedi la nota alla p. 36. p. 63: "mi sono sposato". Con la terza moglie Eden. p. 64: "Tommy Manville". Erede dell'impero dell'amianto, era noto soprattutto per aver avuto undici mogli, tutte giovani e tutte bionde. p 70: "Elizabeth". La commedia "Time for Elizabeth", scritta a quattro mani da Groucho e Norman Krasna. Nel 1963 Groucho fece una tournée nella parte del protagonista (vedi anche la nota alla p 209). p. 72: "Jeffrey T. Spaulding". La parte interpretata da Groucho in "Animal Crackers". IL TASTO DELLA TELEVISIONE. p. 79: "sulla radio". Groucho condusse per quattordici anni, a partire dal 1947, il programma di quiz "You Bet Your Life", che dal 1950 fu trasmesso dalla N.B.C. anche alla televisione. p. 82: "allen's alley". La trasmissione di Fred Allen. p. 83: "Benny". Jack Benny, il comico della C.B.S. p. 84: "fino al palcoscenico". Allen ironizza sulla famosa dichiarazione di MacArthur, quando nel 1942 dovette abbandonare le Filippine: “I shall return”, “Ritornerò”. p. 85: "l'ennesimo assalto". Groucho allude al film "Matrimoni a sorpresa" (1952), con Ginger Rogers, Fred Allen e Marilyn Monroe. p. 88: "l'ex sig. hutton". Cary Grant, all'epoca già divorziato da Barbara Hutton. p. 90: AFRA. American Federation of Television and Radio Artists.
p. 92: "the later ego". Raccolta di saggi di James Agate. p. 93: "Mamma ti ricordo!". Film di George Stevens (1948). "Landon". Alle presidenziali del 1936 Alf Landon, candidato repubblicano, aveva ottenuto otto voti. p. 94: "tavola rotonda". Il tavolo dello Hillcrest Country Club dove Groucho pranzava con i suoi amici comici di Hollywood (è il club da cui alla fine degli anni Trenta diede temporaneamente le famose dimissioni). L'altra, celebre Tavola Rotonda (vedi la lettera di James Thurber a p 150) era quella dell'Algonquin Hotel di New York, dove si riunivano, soprattutto negli anni Venti, Dorothy Parker Alexander Woollcott, Harold Ross, George e Beatrice Kaufman, Charles MacArthur, Neysa McMein, Edna Ferber e parecchi altri membri dell'intelligencija newyorkese. Prima di trasferirsi in California, nel 1931, Groucho si univa a volte al gruppo per giocare a poker. p. 95: "afra". Vedi la nota alla p. 90. p. 102: "goodson e todman". I produttori televisivi della Goodson and Todman Productions. p. 104: "gli articoli di mio figlio ... del libro di Arthur". "Life with Groucho", di Arthur Marx, uscì nel 1954 da Simon & Schuster e in otto puntate sul “Saturday Evening Post”. Nel 1988 è stato ripubblicato, riveduto e ampliato, col titolo "My Life with Groucho" (Robson Books, London). p. 106: "lindsay e crouse". Gli autori della commedia "Vita col padre", grande successo di Broadway. p. 110: "westmore". La più celebre dinastia di truccatori di Hollywood. p. 111: "Durocher ... Willie Mays". Rispettivamente, allenatore e campione di baseball. "Stevenson". Candidato democratico alla presidenza. p. 112: "kosher". Il cibo kosher (yiddish, dall'ebraico "kasher") è quello conforme alla legislazione ebraica. p. 113: "la consorte di Peter Lindstrom". Ingrid Bergman. p. 114: "Molly Picon". Attrice del repertorio yiddish. Ebbe per molti anni un suo teatro a New York. p. 117: "MacArthur". Nell'aprile del 1951, durante la guerra di Corea, il generale MacArthur fu esonerato da tutte le sue funzioni in Medio Oriente da parte del Presidente Truman p. 118: "seder". La cena pasquale ebraica. "kashos". Le quattro domande che, nel corso della cerimonia del "seder", preludono alla narrazione della storia della Pasqua ebraica. "i cinque De Marcos". Probabile allusione ai cinque fratelli Marx (Chico, Harpo, Groucho, Gummo e Zeppo). p. 119: "Maxie Rosenbloom". Il pugile e attore. p. 120: "Anna Q". Anna Querentia Nilsson, attrice nota soprattutto ai tempi del cinema muto. p. 121: "Amos e Andy". Il titolo di un famoso programma di Goodman Ace, che aveva per protagonisti due falsi negri. p. 122: "Norman Thomas". Pur essendosi candidato a ogni sorta di cariche (Governatore dello Stato di New York, Sindaco di New York City, Presidente degli Stati Uniti), Thomas, socialista, non fu mai eletto Nel 1950 perse anche la guida del Partito. p. 126: "Fulton Berle". Combinazione di Robert Fulton, costruttore del primo battello a vapore, e Milton Berle, attore cinematografico molto popolare in televisione. p. 127: "zio Miltie". Milton Berle (vedi la nota precedente). "Caesar e Coca". I comici Sid Caesar e Coca Imogene. "La mia fidanzata". Eden Hartford, poi terza signora Marx. p. 128: "Olsen e Johnson". Ole Olsen e Chic Johnson, autori e protagonisti di "Hellzapoppin'". p. 129: "Kind Sir". La commedia da cui nel 1958 verrà tratto "Indiscreto" di S. Donen. p. 131: "Signorina Nathanoiosa". Allusione al critico George Jean Nathan. p. 132: "Lucy ed io". "I Love Lucy": serie televisiva con Lucille Ball e Desi Arnaz. p. 133: "Jinx Falkenburg". Indossatrice e attrice in commedie sexy degli anni Quaranta. "Wood". In inglese, “legno”. Allusione a Sam Wood (vedi l'Indice dei nomi). p. 135: "Ed Davis". La parte di Groucho in "Time for Elizabeth" (vedi la nota alla p. 209). 17, 7. Lo "share" ottenuto da Groucho con l'ultima puntata del suo show. p. 137: "il mio canto del cigno". Groucho presenterà il suo show per l'ultimo anno (vedi la nota alla p. 79). p. 138: "Christine". Allusione a Christine Jorgensen, alla ribalta della cronaca per aver affrontato il primo cambiamento di sesso con mezzi chirurgici. "Grouchilu". Allusione agli Studios Desilu, fondati da Desi Arnaz e sua moglie Lucille Ball. p. 139: "devo fare il mio". Groucho condusse anche il To night Show (gli seguì Johnny Carson). GROUCHO E ALTRI UOMINI DI LETTERE. p. 143: "l'autore di Charlotte's Web". White medesimo. p. 144: "grazie per il libro". "Groucho and Me", l'autobiografia di Groucho (Bernard Geis, New York, 1959). p. 145: "Raymond Duncan". Il fratello di Isadora Duncan, che aveva vissuto a lungo in Albania.
p. 147: "No‰l e Mary". No‰l Coward e Mary Martin comparvero insieme in uno spettacolo televisivo della C.B.S. "Hanukkah". Festa ebraica che si celebra per otto giorni nel mese di dicembre. p. 150: "della Tavola Rotonda". Vedi la nota alla p. 94. "Burt L. Standish". Autore di centinaia di libri per ragazzi, tra cui la serie di Frank Merriwell, iniziata nel 1896. "Time for Elizabeth". Vedi la nota alla p. 209. p. 155: "Ben Hecht". Elaine Dundy (pseudonimo di Elaine Tynan) confonde il film "Monkey Business" dei fratelli Marx (1931) con il suo omonimo diretto da Howard Hawks nel 1952 ("Il magnifico scherzo"). Quest'ultimo fu sceneggiato da Ben Hecht (vedi l'Indice dei nomi), che in seguito alle sue dure prese di posizione antibritanniche a proposito della questione palestinese era stato dichiarato dall'Inghilterra "persona non grata". p. 156: "Groucho and Me". Vedi la nota alla p. 144. p. 158: "Mazel tov". In ebraico e yiddish, “congratulazioni”, “buona fortuna”. "una commedia su Napoleone". "I'll Say She Is!", lo spettacolo di vaudeville che i fratelli Marx misero in scena tra il 1923 e il 1925. p. 159: "l'autore del celebre ritratto". Gilbert Stuart 1755-1828). p. 160: "Thelma Ritter". Nota caratterista, sei volte candidata all'Oscar, all'epoca vicina alla sessantina. "Napoleone ad Austerlitz". Nel film di Abel Gance (1961) Welles interpretò effettivamente la parte di Robert Fulton, l'americano inventore del "Nautilus" e del battello a vapore, approdato in Europa per offrire i suoi servigi a Napoleone. p. 165: "Many Happy Returns". Il libro di Groucho pubblicato da Simon & Schuster nel 1941, con disegni di Soglow. p. 166: "il discorso di Gettysburg". Il discorso che Lincoln tenne nel 1863 nel cimitero per i caduti della battaglia di Gettysburg. "Life with Groucho". Vedi la nota alla p. 104. "l'antologia". Raccolta di disegni umoristici. p. 167: "Arno, Darrow, Goldberg". Tre celebri disegnatori umoristici del “New Yorker”. p. 175: "Memorie di un irresistibile libertino". "Memoirs of a Mangy Lover" (Memorie di un amante scalcinato), Bernard Geis, New York, 1964 (trad. it. Rizzoli, Milano, 1975). Raccolta di articoli umoristici di Groucho. p 177: “non con un botto ma con un gemito”. Da "The Hollow Men", 1925: “This is the way the world ends, not with a bang but with a whimper”. p. 178: "il Gatto Teatrale". Asparagus, personaggio dell'"Old Possum's Book of Practical Cats", il libro di poesie per bambini di Eliot dal quale nel 1981 fu tratto il musical "Cats". GRRR... COME GROUCHO. p. 183: "un quiz radiofonico". Vedi la nota alla p. 79. p. 184: "film ... con Jane Russell". Vedi la nota alla p. 42. p. 189: "Knowland". Il senatore della California, uomo di estrema destra. p. 190: "Kintner". Avvocato, come presidente della Federal Trade Commission si batté contro le frodi in commercio e nella pubblicità. "Sarnoff". Daniel Sarnoff, presidente della Radio Corporation of America (R.C.A.). p. 195: "Taffy Tuttle ... Alice G. Whiz". Personaggi dei fumetti. BROADWAY E HOLLYWOOD. p. 204: "George Arliss". Attore di teatro e di cinema, interpretò fra l'altro illustri personaggi storici da vecchi, come Disraeli, Pasteur e Dickens. p 205: "George Washington Slept Here". La commedia da cui nel 1946 fu tratto il film omonimo di W. Keighley ("Mia moglie ha sempre ragione!), con Ann Sheridan e Jack Benny. "Cabin in the Sky". Il musical da cui nel 1943 Minnelli trarrà il film omonimo ("Due cuori in cielo") "Lady in the Dark". Da questa pièce nel 1944 J. Mitchell Leisen trasse il film omonimo ("Le schiave della città"), con Ginger Rogers e Ray Milland. p. 206: "One Touch of Venus". Nel 1948 ne fu tratto il film omonimo di William A. Seiten ("Il bacio di Venere"), con Ava Gardner e Robert Walker. p. 209: "strigliata". Groucho si riferisce alla prima newyorkese di "Time for Elizabeth", la commedia da lui scritta con Norman Krasna. Lo spettacolo chiuse dopo otto repliche soltanto, forse anche perché Groucho,
temendo un lungo e faticoso soggiorno a New York, che non amava, aveva rinunciato alla parte del protagonista. La sosterrà con grande successo in qualche successiva messa in scena (a partire dal 1953) e in alcune tournée estive negli anni Sessanta. p. 211: "Guys and Dolls". "Bulli e pupe", il film di J. Mankiewicz con Marlon Brando, Jean Simmons e Frank Sinatra, uscirà nel 1955. p. 212: "The Student Prince". Il musical da cui nel 1954 Richard Thorpe trarrà il film omonimo ("Il principe studente"), con Ann Blyth e Edmund Purdon. "Guys and Dolls". Vedi la nota alla p. 211. p. 213: "Annie Oakley". Ottima tiratrice (1860-1926), si esibiva al circo forando più volte una carta da gioco lanciata in aria Da qui l'uso del suo nome per designare i biglietti omaggio, che erano punzonati. p. 215: "It's Only Money". Vedi la nota alla p. 42. p. 216: "I Am a Camera". Da questa pièce, ispirata ai racconti berlinesi di Christopher Isherwood, sarà tratto nel 1955 il film omonimo ("La donna... un male necessario"), e nel 1966 il musical "Cabaret", portato sugli schermi da Bob Fosse nel 1972. p. 220: "ogni giovedì". Nel programma "You Bet Your Life" (vedi la nota alla p. 79). p. 221: "la parola segreta". Jerry Lewis allude a un gioco presentato da Groucho, nel quale bisognava scoprire una parola segreta. p. 222: "il General Electric Show". Per due anni Groucho apparve alla televisione nel programma "The General Electric Theater", che mise in onda, tra l'altro, "Time for Elizabeth" (vedi la lettera seguente). p. 224: "Mikado". Vedi la nota alla p. 50. Il "Mikado" fu dato alla televisione per la prima volta nel 1960; Groucho interpretava la parte di Ko-Ko. p. 225: "un vero Poo-Bah". Personaggio del "Mikado". p. 227: "nel mio show". Vedi la nota alla p. 79. p. 234: "La vita di Groucho Marx". "Groucho and Me", l'autobiografia di Groucho (vedi la nota alla p. 144). p. 236: "George Raft". L'attore. p. 237: "Urrà per il Capitano Spaulding". La canzone di "Animal Crackers". p. 239: "Groucho and Me". Vedi la nota alla p. 144. "Bernard Baruch". Alto funzionario della Borsa di New York e consigliere del governo. p. 241: "I'll Say She Is!". Vedi la nota alla p. 158. p. 243: "Jackie Cooper". L'attore. "il Tonight Show". Vedi la nota alla p. 139. PER LA PUBBLICAZIONE. p. 247: "Morgenthau". Il ministro del Tesoro. p. 250: "Copacabana". Vedi la nota alla p. 41. p. 252: "bar mitzvah". La cerimonia mediante la quale i tredicenni ebrei raggiungono la maggiore età religiosa. p. 253: "il Breen Office". Vedi l'Indice dei nomi: HAYS, Will. p. 258: "Ritorno a casa". "Home Again": messo in scena dai frratelli Marx tra il 1914 e il 1919. AMICI LONTANI. p. 262: "Hackenbush". Vedi la nota alla p. 36. p. 263: "orchestre zigane". Kurnitz aveva l'hobby del violino. p. 264: "della sparatoria di Wanger". Nel 1951 WalterWanger (vedi l'Indice dei nomi) sparò a Jennings Lang, l'agente della moglie Joan Bennett. p. 265: "la famiglia Hawks". La cognata di Groucho aveva sposato Howard Hawks. p. 267: "John Alden". Uno dei padri pellegrini sbarcati in America con il Mayflower. L'amico Miles Standish lo incaricò di chiedere la mano di Priscilla Mullens, la quale finì per sposare Alden stesso. Confronta H. W. Longfellow, "The Courtship of Miles Standish", 1858. p. 268: "la Legione". La Legion of Decency, l'agguerrita commissione di censura della chiesa cattolica americana. "venerando comico". Allusione a una scena di "Horse Feathers". p. 269: "al VistaVision e al Todd-AO". Due tappe nello sviluppo del Cinerama. p. 271: "Bus-Fekete". Il commediografo, autore tra l'altro di "Birthday", da cui fu tratto "Il cielo può attendere" di E. Lubitsch. Sia lui sia Moln r ("I ragazzi della via Paal", "L'ufficiale della guardia") erano di origine ungherese.
p. 272: "Flywheel". Kurnitz allude alla trasmissione radiofonica "Flywheel, Shyster and Flywheel", che aveva per protagonisti Groucho e Chico. "del tuo libro". "Groucho and Me" (vedi la nota alla p. 144). p. 275: “The play's the thing”. "Amleto", atto II, scena II, v. 641. p. 276: "I'll Say She Is!" Vedi la nota alla p. 158. p. 277: "Alf Landon". Vedi la nota alla p. 93. p. 285: "il mio film". "La figlia dell'ambasciatore". p. 287: Omar. Omar Khayyam. "Ia nostra commediola". "Time for Elizabeth" (vedi la nota alla p. 209). "come Hoover". Il presidente Hoover, per rassicurare gli americani alla vigilia del crack del '29, disse: “La prosperità è proprio dietro l'angolo”. "nel nostro show". Vedi la lettera a p. 283. p. 290: "Mikado". Vedi le note alle pp. 50 e 224. p. 291: "la 14a stagione". Del programma "You Bet Your Life" (vedi la nota alla p. 79). "prendono una molletta". La Toni, affiliata della Gillettc, produceva confezioni per la permanente f`atta in casa. p. 292: "savoyardo". Krasna apparteneva alla Savoy Company, che faceva tournée teatrali, come la Milton Aborn Company. "a La Jolla". Groucho vi interpretò "Time for Elizabeth" (vedi la nota alla p. 209). p. 293: "ti mando un disco"." The 2000-year-old Man". p. 295: "Dore Schary". Il presidente della M.G.M. p. 296: "presentatore di quiz". Vedi la nota alla p. 79. p. 298: "Dolci vizi al foro". Il titolo italiano del film che fu tratto nel 1966 da "A Funny Thing Happened on the Way to the Forum". p. 305: "L'età di Roosevelt". Di Arthur M. Schlesinger junior. p. 311: "Piccolo Tim". Personaggio del "Cantico di Natale" di Dickens. "Stephen Ward". Uno dei protagonisti dello scandalo Profumo. p. 314: "Outward Bound". Serissima pièce cli Sutton Vane (1923).. LA SCENA VAGAMENTE POLITICA. p. 318: "Warren Harding". Repubblicano, fu eletto presidente nel 1920. p. 320: "Pendergast". Uomo politico di Kansas City, protagonista nel 1939 dell'omonimo scandalo. p. 325: "James A. Brink". Il nome che appare sui furgoni blindati che trasportano valori per le banche degli Stati Uniti. p. 326: "il congresso". Del partito repubblicano. p. 327: "pretendenti al trono". Richard Nixon eJ ohn F. Kennedy. p. 328: "mish-mash". “Guazzabuglio” (dal tedesco "mischmasch"). Groucho si riferisce alla pronuncia yiddish. PUNTINI SULLE “I”. p. 332: "Carrie Nation". Fanatica militante in favore del proibizionismo. *** INDICE DEI NOMI.
ACE, Goodman (Goody). Scrittore, autore di programmi televisivi per Danny Kaye, Milton Berle, eccetera., e del programma di Tallulah Bankhead "The Big Show". Era anche "producer" e regista della sua personale trasmissione radiofonica "Easy Aces". Tra il 1946 e il 1947 fu uno dei dirigenti della C.B.S. ALLEN, Fred. Uno dei migliori comici e umoristi americani dell'epoca. Lavorò nel vaudeville, alla radio, alla televisione e nel cinema, come regista, sceneggiatore e attore. ALLEN, Irwin. "Producer" televisivo e cinematografico. Regista del film "L'inferno ci accusa" (1957), di cui era coautore insieme a Charles Bennett e nel quale recitarono anche i fratelli Marx.
ATKINSON, Brooks. Critico del “New York Times”. BANKHEAD, Tallulah. Attrice. Recitò soprattutto in teatro a partire dagli anni Venti (in Inghilterra e in America) e in seguito, occasionalmente, nel cinema parlato. BENNY, Jack. Attore comico. Aveva un suo programma alla radio, e in seguito alla televisione. Comparve in parecchi film, tra cui "Vogliamo vivere!" di E. Lubitsch e "Mia moglie ha sempre ragione" di W. Keighley. BERLIN, Irving. Autore di centinaia di popolari canzoni, e compositore per musical e film, tra cui "The Cocoanuts", con i fratelli Marx. BERMAN, Pandro S. Dirigente della R.K.O. e poi della M.G.M., fu il "producer" di quasi tutti i film di Ginger Rogers e Fred Astaire, e del film dei fratelli Marx "Room Service" (1938). BLYTHE, Betty. Attrice di teatro e di cinema, muto e sonoro. BRADY, William A. "Producer" teatrale. Iniziò la sua carriera come manager del pugile Jim Corbett. BRECHER, Irving. Sceneggiatore. Gli si devono, tra l'altro le sceneggiature di "Tre pazzi a zonzo" e "I cowboys del deserto". BROWN, John Mason. Critico teatrale, scrittore, direttore per molti anni della “Saturday Review of Literature”. BUDGE, Donald. L'ex campione di tennis che dava lezioni a Groucho. CANTOR, Eddie. Attore di vaudeville, comparve in parecchie commedie musicali di successo degli anni Venti e Trenta. In seguito divenne uno dei comici più noti della radio e della televisione. CHODOROV, Jerome. Commediografo, sceneggiatore e regista teatrale. Scrisse diverse commedie in collaborazione con Joseph Fields. COOKE, Alistair. Giornalista e scrittore inglese, cronista di affari americani per la radio e la televisione. DAVIS, Owen. Autore teatrale che cominciò con commedie destinate a un pubblico molto popolare ("Nellie, the Beautiful Cloak Model") e poi passò a testi più raffinati, tra cui "Icebound". DOBKIN, Marjorie. Insegnante di letteratura inglese al Barnard College. DONEN, Stanley. Il regista, tra l'altro, di "Cantando sotto la pioggia", "Indiscreto", "Sciarada". DUMONT, Margaret. L'attempata signora che Groucho tormenta in numerosi film. Nacque nel 1889 e morì nel 1965, pochi giorni dopo aver partecipato a una trasmissione televisiva con Groucho. Ha recitato, fra l'altro, in "The Cocoanuts", "Animal Crackers", "Zuppa d'anitra", "Una notte all'Opera", "Tre pazzi a zonzo", "Il bazar delle follie". EVANS, Bergen. Scrittore, docente universitario e conduttore di programmi televisivi, tra cui "The Last Word". FERBER, Edna. Romanziera ("Il gigante") e commediografa, collaborò spesso con George S. Kaufman. FLYWHEEL, SHYSTER AND FLYWHEEL. Gli avvocati del programma radiofonico degli anni Trenta che aveva per protagonisti Groucho e Chico. FRANK, Melvin. "Producer", regista e scrittore, collaborò spesso con Norman Panama. GIBBS, Wolcott. Critico teatrale del “New Yorker”. GIFFORD,Jack. Attore teatrale, cinematografico, radiofonico e di music-hall.
GODFREY, Arthur. Comico radiofonico e televisivo degli anni Cinquanta. GOETZ, Ray. Autore di canzoni e "producer" teatrale. GORDON, Max. "Producer" teatrale e cinematografico, collaborò al film dei fratelli Marx "Monkey Business". GOTTLIEB, Alex. Sceneggiatore, "producer" e regista cinematografico. GREEN, Abel. Direttore di “Variety”. HACKENBUSH, Hugo Z. Il personaggio interpretato da Groucho Marx in "Un giorno alle corse". HAMMERSTEIN, Oscar. Vedi RODGERS, Richard. HART, Moss. Drammaturgo newyorkese, collaborò con George S. Kaufman e Irving Berlin. Dalle sue opere furono tratti numerosi film ("Barriera invisibile" di E. Kazan, "Il signore resta a pranzo" di W. Keighley). HAYS, Will (Hays Of fice). Nel 1922 gli studios, temendo che gli scandali di Hollywood potessero danneggiare l'industria cinematografica, crearono una propria commissione di censura, diretta in origine da Will Hays, e dal 1930 da Joseph Breen. Questo evitò al cinema americano il controllo da parte di un organismo federale. HECHT, Ben. Giornalista, romanziere, drammaturgo e sceneggiatore. Fu un attivo sostenitore del sionismo. HOFFA, Portland. Moglie di Fred Allen, a fianco del quale recitava spesso alla radio. HOFFMAN, Irving. Giornalista e critico teatrale dello “Hollywood Reporter”. JESSEL, George. Attore, "producer", autore teatrale e cabaret tista. JOHNSON, Nunnally. Sceneggiatore ("La donna del ritratto" di F. Lang, "Come sposare un milionario" di J. Negulesco), "producer" e regista cinematografico. KALMAR, Bert. Autore, fra l'altro, delle sceneggiature di "Horse Feathers" e di "Zuppa d'anitra", e coautore di testi e musiche di parecchie canzoni dei film dei fratelli Marx. KALMENSON, Ben. Regista della Warner Brothers, di cui fu in seguito direttore. KANIN, Garson. Drammaturgo, regista e sceneggiatore ("La costola di Adamo" di G. Cukor). KAUFMAN, Beatrice. Moglie di George S. Kaufman. KAUFMAN, George S. Giornalista, commediografo e sceneggiatore. Scrisse molte pièces teatrali e commedie musicali, in collaborazione con Moss Hart, Edna Ferber, Ring Lardner e altri; sceneggiò vari film dei fratelli Marx, fra cui "The Cocoanuts", "Animal Crackers", "Una notte all'Opera". KENNY, Nick. Commentatore radiotelevisivo su numerosi giornali. KERR, Walter. Critico teatrale del “New York Herald Tribune”. KOBER, Arthur. Giornalista e sceneggiatore. Teneva rubriche sul “New York Telegraph”, sul “New Yorker”, eccetera. KOHLMAR, Freddy. "Producer" cinematografico: "Il bacio della morte" di H. Hathaway, "Picnic" di J. Logan, "Il fantasma e la signora Muir" di J. Mankiewicz.
KRASNA, Norman. "Producer" (per un periodo con Jerry Wald), regista ("La sbornia di Davide", "La figlia dell'ambasciatore"), critico teatrale, commediografo e sceneggiatore ("Bianco Natale" di M Curtiz, "Facciamo l'amore" di G. Cukor, "Indiscreto" di S. Donen, tratto dalla sua commedia "Kind Sir"). Scrisse con Groucho Marx la commedia "Time for Elizabeth". KURNITZ, Harry. Commediografo, "producer" e sceneggiatore. LARDNER, Ring. Scrittore, giornalista e umorista, collaborò tra l'altro con George S. Kaufman. Era noto per la sua satira del vernacolo americano. LASTFOGEL, Abe. Il direttore dell'agenzia Morris. LEDERER, Charles. Sceneggiatore cinematografico. LEROY, Mervyn. Regista ("Il ponte di Waterloo") e "producer" cinematografico . LIEBERSON, Goddard. Il presidente della Columbia Records. LUNT, Alfred. Con la moglie Lynn Fontanne formò la più celebre coppia di attori di teatro degli anni Quaranta e Cinquanta. Insieme interpretarono molte delle commedie di No‰l Coward. MACARTHUR, Charles. Giornalista, drammaturgo e sceneggiatore, con Ben Hecht sceneggiò fra l'altro "Ventesimo secolo" di H Hawks. Era sposato con l'attrice Helen Hayes. MARX, Arthur. Il primo figlio di Groucho Marx e della prima moglie Ruth. Oltre ai libri sul padre ("Life With Groucho", Simon & Schuster, New York, 1954, ripubblicato, riveduto ed ampliato, col titolo "My Life With Groucho", Robson Books, London, 1988), è autore di altre biografie ("The Nine Lives of Mickey Rooney", 1987), romanzi e commedie di successo. In gioventù fu giocatore di tennis professionista. MARX, Eden. La terza moglie di Groucho. MARX, Melinda. La figlia di Groucho Marx e della seconda moglie Kay. MARX, Minnie. Figlia di Harpo. MARX, Miriam. La seconda figlia di Groucho Marx e della prima moglie Ruth. MCCARTEN, John. Critico del “New Yorker”. MCGINLEY, Phyllis. Nota poetessa di versi leggeri. MCMEIN, Neysa. Pittrice specializzata in ritratti e in copertine di riviste (fra cui il “Saturday Evening Post”). Scrittrice di racconti e giornalista. MORRIS, William. Fondatore dell'agenzia Morris e agente, tra l'altro, dei fratelli Marx. MURRAY, Arthur. Con la moglie Kathryn dirigeva scuole di danza molto note negli Stati Uniti. NASH, Ogden. Prolifico autore di versi leggeri. NICHOLS, Anne. Autrice teatrale, regista e "producer". PEARCE, Alice. Attrice di teatro, cinema e televisione. PERELMAN, J. S. Scrittore e sceneggiatore. Collaborò tra l'altro a due film dei fratelli Marx: "Monkey Business" e "Horse Feathers"
PERRIN, Nat. Scrittore satirico, commediografo e sceneggiatore. Collaborò a "Monkey Business" e "Horse Feathers", e con Arthur Sheekman scrisse "Flywheel, Shyster and Flywheel", la trasmissione radiofonica di Groucho e Chico. REED, Carol. Il regista, tra l'altro, di "Fuggiasco", "Il terzo uomo", "Accadde a Berlino". REINER, Carl. Attore comico, collaborò spesso con Mel Brooks. Nel 1982 diresse il film "Il mistero del cadavere scomparso". RODGERS, Richard. Musicista newyorkese. Con il paroliere Oscar Hammerstein collaborò ad alcuni dei musical più famosi degli anni Quaranta e Cinquanta ("Oklahoma!", "South Pacific", eccetera). ROSE, Jack. Scrittore e "producer". Collaborò ai programmi radiofonici di Bob Hope. ROSS, Harold. Fondatore e direttore del “New Yorker”. ROSTEN, Leo. Giornalista, scrittore e umorista, collaborò al “New Yorker” e a “Look”. Autore, tra l'altro, di "The Joys of Yiddish". RUBY, Harry. Autore di libretti di commedie musicali e sceneggiatore ("Horse Feathers", "Zuppa d'anitra") La sua collaborazione con Bert Kalmar ha ispirato il film "Tre piccole parole" di Richard Thorpe (1950). RYSKIND, Morrie. Scrittore e commediografo. Sceneggiò tra l'altro numerosi film dei fratelli Marx: "The Cocoanuts", "Animal Crackers" (da una sua commedia), "Una notte all'Opera", "Room Service". SHEEKMAN, Arthur. Critico teatrale, scrittore e sceneggiatore. Collaborò, tra l'altro, alla sceneggiatura di "Monkey Business" e di "Zuppa d'anitra" e, con Nat Perrin, scrisse la trasmissione "Flywheel, Shyster and Flywheel". SHELDON, Sidney. Scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico. SHERWOOD, Robert. Scrittore. Sceneggiò fra l'altro "I migliori anni della nostra vita" di W Wyler e "Il fantasma galante" di R. Clair. SKOLSKY, Sidney. Giornalista, scrittore e "producer". SMALL, Eddie. "Producer" ("Testimone d accusa" di B. Wilder). SPEWACK, Sam. Scrittore, sceneggiatore e autore teatrale, spesso in collaborazione con la moglie Bella. SPIEGELGLASS, Lennie. "Producer" e sceneggiatore. SULLIVAN, Frank. Scrittore e giornalista, collaborò anche al “New Yorker”. TARKINGTON, Booth. Romanziere ("L'orgoglio degli Amberson") e commediografo. THALBERG, Irving. Dirigente prima della Universal e poi della M.G.M., marito di Norma Shearer; alla sua figura è ispirato il romanzo di F. S. Fitzgerald "L'ultimo magnate" (1941), da cui E. Kazan trasse "Gli ultimi fuochi" (1976). TUGEND, Harry. Scrittore di music-hall, radio, televisione e cinema. Coautore e regista dei programmi radiofonici di Fred Allen. WALD, Jerry. Giornalista e sceneggiatore, divenne uno dei "producers" più famosi di Hollywood. Negli anni Cinquanta, con Norman Krasna, produsse parecchi film per la R.K.O. WALKER, Stanley Giornalista, collaborò al “New York Herald Tribune” e al “New Yorker”.
WANGER, Walter. "Producer" cinematografico: "The Cocoanuts", "Ombre rosse" di J. Ford, "Cleopatra" di J. Mankiewicz, eccetera. WELCH, Joseph N. L'avvocato a capo della commissione d'inchiesta contro il senatore McCarthy. WHITE, Elwyn B. Letterato, poeta, saggista e collaboratore del “New Yorker”. WOOD, Sam. Regista ( "Una notte all'Opera", "Un giorno alle corse", "Addio Mr. Chips!", "Per chi suona la campana", eccetera.) e sceneggiatore . WOOLCOTT, Alexander. Scrittore e giornalista, fu a lungo critico teatrale del “New York Times”, dello “Herald”, eccetera. Collaborò al “New Yorker”, condusse il programma radiofonico "The Town Crier" e salì anche sul palcoscenico nella parte di se stesso ("The Man Who Came to Dinner" di George S. Kaufman, 1939) *** I FILM DEI FRATELLI MARX.
"The Cocoanuts", 1929, regia di Joseph Santley e Robert Florey, sceneggiatura di Morrie Ryskind dalla commedia musicale di George S. Kaufman, musiche di Irving Berlin. Con Groucho, Harpo, Chico, Zeppo, Margaret Dumont, Mary Eaton, Oscar Shaw, Kay Francis. "Animal Crackers", 1930, regia di Victor Heerman, sceneggiatura di Morrie Ryskind dalla commedia musicale di Morrie Ryskind e George S Kaufman, musiche di Bert Kalmar e Harry Ruby. Con Groucho, Harpo, Chico, Zeppo, Margaret Dumont, Lillian Roth, L.ouis Sorin, Hal Thompson, Robert Greig, Edward Metcalf. "Monkey Business", 1931, regia di Norman McLeod, sceneggiatura di S. J. Perelman, Will B. Johnstone, Arthur Sheekman. Con Groucho, Harpo, Chico, Zeppo, Thelma Todd, Ruth Hall, Harry Woods. "Horse Feathers", 1932, regia di Norman McLeod, sceneggiatura di Bert Kalmar, Harry Ruby, S. J. Perelman e Will B. Johnstone, musiche di Bert Kalmar e Harry Ruby. Con Groucho, Harpo, Chico, Zeppo, Thelma T¢dd, David Landau, Nat Pendleton, Robert Greig. "Duck Soup" ("Zuppa d'anitra" o "La guerra lampo dei fratelli Marx"), 1933, regia di Leo McCarey, sceneggiatura di Bert Kalmar, Harry Ruby, Arthur Sheekman e Nat Perrin, musiche di Bert Kalmar e Harry Ruby. Con Groucho, Harpo, Chico, Zeppo, Margaret Dumont, Raquel Torres, Louis Calhern, Verna Hillie, Leonid Kinsky. "A Night at the Opera" ("Una notte all'Opera"), 1935, regia di Sam Wood, sceneggiatura di George S. Kaufman, Morrie Ryskind e Al Boasberg da un soggetto di James McGuinness, musiche di Nacio Herb Brown, Arthur Freed, Bronislau Kaper, Walter Jurmann e Ned Washington. Con Groucho, Harpo, Chico, Margaret Dumont, Siegfried Rumann, Kitty Carlisle, Allan Jones, Walter Woolf King, Edward Keane. "A Day at the Races" ("Un giorno alle corse"), 1937, regia di Sam Wood, sceneggiatura di Robert Pirosh, George Seaton e George Oppenheimer da un soggetto di Robert Pirosh e George Seaton, musiche di Bronislau Kaper, Walter Jurmann e Gus Kahn. Con Groucho, Harpo, Chico, Margaret Dumont, Siegfried Rumann, Allan Jones, Maureen O'Sullivan, the Crinoline Choir. "Room Service", 1938, regia di William A. Seiter, sceneggiatura di Morrie Ryskind da una commedia di John Murray e Allen Boretz. Con Groucho, Harpo, Chico, Lucille Ball, Ann Miller, Frank Albertson, Donald MacBride. "At the Circus" ("Tre pazzi a zonzo"), 1939, regia di Edward Buzzell, sceneggiatura di Irving Brecher, musiche di Harold Arlen, E. Y. Harburg. Con Groucho, Harpo, Chico, Margaret Dumont, Kenny Baker, Florence Rice, Eve Arden, Nat Pendleton.
"Go West" ("I cowboys del deserto"), 1940, regia di Edward Buzzell, sceneggiatura di Irving Brecher, musiche di Bronislau Kaper, Gus Kahn, Roger Edens, Charles Wakefield Cadman. Con Groucho, Harpo, Chico, John Carroll, Diana Lewis, Walter Woolf King, Robert Barrat, June MacCloy, George Lessey. "The Big Store" ("Il bazar delle follie"), 1941, regia di Charles Riesner, sceneggiatura di Sid Kuller, Hal Fimberg, Ray Golden da un racconto di Nat Perrin, musiche di Hal Borne, Sid Kuller, Ray Golden, Hal Fimberg, Ben Oakland, Artie Shaw, Milton Drake. Con Groucho, Harpo, Chico, Margaret Dumont, Douglass Dumbrille, Tony Martin, Virginia Grey, Henry Armetta, Anna Demetrio. "A Night in Casablanca" ("Una notte a Casablanca"), 1946, regia di Archie Mayo, sceneggiatura di Joseph Fields, Roland Kibbee, Frank Tashlin, musiche di Ted Snyder, Bert Kalmar, Harry Ruby. Con Groucho, Harpo, Chico, Siegfried Rumann, Lisette Verea, Charles Drake, Lois Collier, Dan Seymour. "Love Happy" ("Una notte sui tetti" o "Amore sui tetti"), 1949, regia di David Miller, sceneggiatura di Frank Tashlin, Mac Benoff, Ben Hecht, Harpo Marx. Con Groucho, Harpo, Chico, Ilona Massey, Vera-Ellen, Marion Hutton, Raymond Burr, Bruce Gordon, Melville Cooper, Leon Belasco, Paul Valentine, Eric Blore, Marilyn Monroe.