La Somma Teologica. La vita di Cristo [Vol. 25] [PDF]


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Zitiervorschau

S. TOMMASO D'AQUINO

LA SOMMA TEOLOGICA TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI TESTO LATINO DELV EDIZIONE LEONINA

xxv LA VITA DI CRISTO (III. qq. 27-45)

CASA EDITRICE ADRIANO SALANI

Nihil obstat Fr. Ludovicus Merlini O. P. Doct. S. Theologiae Fr. Albertus Boccanegra O. P. Doct. Philosophiae et Lect. S. Theologiae Imprimi potest Fr. Leonardus Magrini O. P. Prior Provincialis S. Marci et Sardiniae Florentiae dìe XXIV Junii MCMLXX IMPRIMATUR Faesulis die XXVII Junii MCMLXX t Antonius Bagnoli Episc.

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI (é)

MCMLXX - Casa Editrice Adriano Sa/ani S.p.A.

Tip. Poliglotta Univ. Gregoriana, Roma - MCMLXX - Printed in Italy

LA VITA DI CRISTO (III, qq. 27-45)

Nihil obsta.t Fr. Ludovicus Merlini O. P. Doct. S. Theologiae Fr. A!benus Boccanegra O. P. Doct. Philosophiae et Lect. S. Theologiae

Imprimi potest Fr. Leonardus Magrini O. P. Prior Provincialis S. Marci et Sardinìae Florentìae die XXIV l'unii MCMLXX IMPRIMATUR Faesulis die XXVII Junii MCMLXX t Antonius Bagnoli Episc.

TUTTI l DIRITTI SONO RISERVATI (è) MCMLXX

- Casa Editrice Adriano Salani S.p.A.

Tip. Poliglotta Univ. Gregoriana, Roma • MCMLXX • Printed in Italy

LA VITA DI CRISTO (III, qq. 27-45)

LA VITA DI CRISTO (III, qq. 27-45) TRADUZIONE dì Mons. Italo Volpi INTRODUZIONE E NOTE del P. Guglielmo Di Agresti, O. P. (qq. 27-33) e de) P. Tito S. Centi, O. P. (qq. 34-45)

INTRODUZIONE

I - Il sottotitolo del volume XXV promette più di quanto effettivamente contiene. Per l'esattezza dobbiamo dire che contiene solo la metà. L'altra metà della Vita di Cristo è .infatti contenuta nel volume successivo, che prenderà un tito.lo più particolareggiato : Passione e gloria del Redentore. La colpa di questo smembramento non ricade sull'Autore, il quale non aveva previsto l'edizione bilingue della sua Opera, oon tutte le complicazioni che essa comporta. Per lui le qq. 2759 formano un blocco unico: per noi invece dalla q. 46 alla fin.e è stato necessario un volume distinto. Ma i nostri. lettori capiranno bene, se non sono stati fuorviati dal razionalismo, il quale oggi ha preso le vesti della demitizzazione, che anche la passione, la morte, la resurrezione e l'ascensione di Cristo sono partii integranti della sua vita. L'unità di questo trattato è assicurata anche dal simbolismo dei numeri. L'Autore dedica alla vita di Cristo trentatré questioni: numero che ricorda gli anni del Redentore divino .secondo la tradizione. Non si pensi però a un racconto crono, logico degli avvenimenti. Abbiamo invece una vita del Signo. ~ analizzata teologicamente secondo uno schema generico, .che potrebbe adattarsi alla vita di qualsiasi figlio di Adamo : I II III IV

-

Entrata nel mondo (qq. 27-39); Comportamento e iniziative (qq. 40-45); Uscita da questo mondo (qq. 46-52); Destino ultra. terreno (qq. 53-59).

. Abbiamo indicato qui, in qualche modo, le quattro stagioni dell'esistenza umana; e su codesto schema. il Dottore Angelico imbastisce le sue più belle meditazioni sulla vita di Cristo, ,~ooogliendo sui vari problemi la voce della tradizione. Da ~on teologo egli cerca di scoprire le ragioni di convenienza

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LA VITA DI CRISTO

che sen1brano giustificare ogni passo del Redentore e ogni suo atteggiamento : ne ricerca. le cause e ne valuta le conseguenze. 2 - Nelle questioni relative all'entrata di Cristo nel mondo occupa il primo posto in ordine espositivo il concepimento éli Cristo. 1\Ia non si può parlare del concepimento, senza rivolgere lo sguardo alla madre. « Lungamente S. Tommaso contempla da principio la }fa.dre di Gesù. Visibilmente la Vergine,. o, come lui dice invariabilmente, la Beata Vergine, lo trattiene, si sente bene che Maria cattiva il suo sguardo per la bellezza personale e la purezza incomparabile che le deriva dalla. sua ma.ternità divina» (SYNAVE ·p., Vie de JesuB, t. I, in Somme Frane., t. I> p. 9). Abbiamo affidato a un mariologo questa prima parte, nella speranza che i nostri lettori potranno trovare nella sua introduzione e nelle sue note una illustrazione aggiornata del pensiero di S. To1nmaso. Pei· il resto abbiamo poco da aggiungere alle brevi note poste in calce ai vari articoli.

I Fonti del trattato.

3 - AHa base della riflessione teologica troviamo sempre il testo biblico, senza quelle discriminazioni che sono la prerogativa dei moderni razionalisti. Per S. Tommaso tutto quello che è nei libri canonici ha l'identico grado di certezza, perché come tutti i buoni cristiani crede nell'ispirazione divina. Né sì scandalizza delle discrepanze, le quali non sono in grado di compromettere la verità e tanto meno la veracità degli evangelisti : «Non è lecito pensare che nel Vangelo, o in qualsiasi altro libro ispil"ato ci sia.no delle affermazioni false, o che i loro scrittori abbiano detto delle menzogne: poiché così verrebbe distrutta la certezza della fede, che si appoggia sull'autorità della. sacra Scrittura.. Il fatto che nel Vangelo e negli altri libri santi vengano riferite diversamente le parole dei vari })ersonaggi, non è una menzogna. Dioo infatti S. Agostino: " Questo problema non deve preoccupare colui il quale ritiene che la conoscenza della verità risulta dalle idee, quale che siano le parole con le quali viene presentata. ". E aggiunge: '' Da. ciò appare evidente che non dobbiamo accusa.re nessuno di menzogna, se più individui nel ricordare cose viste

INTRODUZIONE 0 udite, non le esprimono ~le"» (li-II, q. 110,

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tutti allo stesso modo e con le stesse a. 3, ad 1). · L'Autore della Somma non ha nessuna intenzione di nascondersi le difficoltà ; ma per risolve'rle non si adatta al comodo sistema di dichiarare contraddittorie le fonti scritturistiche. Sulla scia dei Santi Padri egli cerca la concordanza ·dei testi nelle mille possibilità del concreto svolgimento dei fatti. E in genere raggiunge cosi dei risultati soddisfacenti; . eccetto il caso in cui le fonti patristiche siano sta.te realmente inquina.te, a sua. insaputa, dalle stravaganze degli apocrifi. 4, - Tra i Padri l'Aquinate' dà un posto preminente a B: Agostino, citato qui spesso con particolare larghezza. Sapono ben a distanza gli altri antichi esegeti c:r;istiani : S. Gio.vanni Crisostomo, S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Gregorio Ma.po, S. Beda il Venerabile. Di Origene pare che I' Autore citi qtti direttamente le sole omelie sul vangelo di S. Luca, tra,:dotte in latino da ·S. Girolamo. ·· ·. Gli altri Padri, da S. Gregorio N azianzeno e S. Basilio a. .S. Giovanni Damasceno hanno fornito ben poche idoo nella compilazione del trattato che 8tiamo esaminando. Lo pseudo,Dionigi ha invece esercitato un influsso determinante in una ·.questione particolare, con le stra.va.ganze descritte nell'Epi.stola a Policarpo. 8. Tommaso ha creduto che codesta com posizione appartenesse realmente a un testimone oculare, cioè a quel Dionigi che S. Paolo convertì ad Atene nel suo celebre discorso all'Areopago (Atti, l 7, 34). E quindi, per quanto il prodigio narrato potesse sembra.re strano, ha. ritenuto di doverlo accettare come autentico (cfr. q. 44, a.. 2). Le citazioni tratte· dai Padri sono davvero sovrabbondanti in questi 94 articoli. Cosicché il Gaetano sente il dovere di scrivere nel suo commento: «Qui, come in mille altri luoghi, nota. come I'Autore non ha voluto arrogarsi nulla della dottrina. dei Santi Dottori; ma pur avendo la possibilità di far ·passare tutto sotto ·il proprio nome, ha preferito attribuire l~ singole affermazioni ad altrettanti Dottori» (Comm. in 111, q. 44, a.. 3)'. Ci sembra. che il Dottore Angelico adottando il metodo di riferire abbondantemente le parole dei Padri abbia. voluto insegnarci non tanto l'umiltà, come pensava il Gaetano, quanto piuttosto il sistema. più valido nello studio della teologia.. E in questo il suo programma si rivela perfetta.mente conforme a.Jle più recenti disposizioni della S. Madre Chiesa . . . .«Nell'insegna.mento della· teologia. dogmatica », prescrive il decreto Optatam totiu8 del Vaticano II, «prima venga.no pro1

IO

LA VITA DI CRISTO

posti gli stessi temi biblici ; si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chiesa orientale ed Occidentale nella fedele trasmissione èd enucleazione delle singole verità rivelate 1) (Opt. totius, n. 16,. Dopo tutto, quindi, la Somma Teologica, persino in queste parti meno esplorate, rivela una modernità. per molti insospettata.

II La demitizzazione.

5 - ~·Ia a. sentire cert.i novatori, ben altro sarebbe l'aggiorna1nonto che il contatto col mondo moderno impone a.Ila. teologia. Le grandi linee per codesto aggiornamento non andrebbero ricerca.te nei decreti del Concilio ecumenico più recente, ma nelle opere di Rudolf Bultmann e in quelle dei suoi seguaci. È innegabile che il programma vasto e radicale di de1nitizzazione proposto da questi teologi protestanti ha avuto un forte contraccolpo anche in campo cattolico, non già con l'accettazione dei suoi presupposti dottri~ali di schietta marca 111.terana., ma con una ricrudescenza sempre più audace della critica razionalista, che non spera. davvero di salvare l'inerranza della. sacra Scrittura. Si sa che Bultmann dà per scontate le tesi più radièali di codesta critica. A suo parere nelle fonti bibliche si possono distinguere varie stratificazioni, con scarsa probabilità. di giungere alle autentiche parole di Gesù. La realtà storica di Gesù sarebbe quasi del tutto soffocata dal mito del Messia e dalla. leggenda (cfr. A. VoGTLE, « Rivelazione e Mito », in Problemi e Orie~tamenti di Teol. Domni., Milano, 1957, I, pp. 858 ss.). I risultati della critica raziona.lista. sono da.ti per certi, in base al metodo scientifico dell' Histoire ; ma. essi non devono intaccare la fede del credente, il qua.le ha. ,dei fatti biblici una precomprensione esistenziale, che nel mondo umano forma la vera storia, la Geschiekte. Si tratta di due mondi che non sono intercomunicabili : due compartimenti stagno che costringono ad avvicinare codesta. idea, infarcita. di tutta. la. pittoresca bardatura nella filosofia esistenzialista., a.Ila. vecchia teoria della doppia verità, contro la. qua.le S. Tommaso ebbe da lottare per tutta la vita. Pensiamo che non ci sia un solo teologo cattolico il qua.le non condanni codeste tesi come inconciliabili con la. fede cristiana; ma non sono pochi quelli i qua.li allarga.no più del-

I~TRODUZIONE

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l'onesto l'applicazione del metodo della storia delle forme (Formengesckickte), che ha avuto Bultmann tra i suoi fondatori, tt· ohe ha condotto codesto studioso a una ricostruzione assai negativa delle origini del cristianesimo, anche se poi cerca di ricostruirle su altre basi. · È inutile dire che gli episodi presi di mira sono quelli che ~83entano uno speciale carattere miracoloso. Voci sempre 'lJiù insistenti s'insinuano contro la storicità del. Vangelo delfiÌlfanzia : non già contro le stranezze del Protovangelo di iSiaromo, ma contro i racconti di S. Matteo e di S. Luca. E ;:0011 i pretesi risultati della critica razionalista ormai vecchi :.;li almeno cinquant'anni ci vengono ammanniti come l'ultimo ~rovato dell'esegesi c~ttolica. \f, Ora, è evidente che S. Tommaso non si presta in nessun ~odo a una demitizzazione di questo genere, anche se circo~tta a déi particolari, che a prima vista sembrano di minore importanza. Nonostante la sua propensione a disc~tere la ~zionalità e l'opportunità di quanto la Scrittura ci narra, ~.ègli non trova nessuna difficoltà ad affermare lesistenza di :fatti prodigiosi nella vita del Figlio di Dio incarnato, una rVOlta accettato il principio che i miracoli sono realmente pos. aibili. · · A tutto rigore gli stessi esegeti cattolici più spinti non inten~dono escludere l'esistenza del miracolo;· ma pensano che nel: l'infanzia del Salvatore esso non sia ben documentato ; perché ,nel vangelo dell'infanzia abbiamo un genere letterario storico.'.'&'ftistico-midra.shico: una specie di pio romanzo per illustrare 'la dignità del Messia redentore. Ma tutto sta a dimostrare 'èhe effettivamente gli evangelisti intendevano escludere la realtà storica di quanto ci nana.no ; perché se questo non risulta dalle loro parole, una critica esterna non potrà che denunziare una menzogna o comunque un errore. E allora non viene compromessa la verità di questo o di quell'altro p&rticolare, ma la verità di tutta la rivelazione del Vecchio e del Nuovo Testamento (cfr. 11-11, q. 110, a. 3, ad 1). Ora, una dimostrazione davvero persuasiva dell'intenzione letteraria suddetta nel caso degli evangelisti è un'impresa disperat.a. Prima di tutto perché S. Luca almeno dichiara espressamente di voler narrare fatti realmente accaduti. E poi dobbiamo tener presente che il Vangelo per venti secoli è stato letto e commentato dai più alti ingegni, senza che nessuno abbia sospettato codesto intento misterioso. S. Tommaso nella aua Catena .Aurea ha raccolto con amore tutte le voci della tradizione patris.tica, che nel secolo XIII era possibile ascol-

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LA VITA DI CRISTO

tare in Oceidente: nessuna di eesa accenna sia pure in modo vago, a un genere letterario sui generis, per risolvere le difficoltà, non poche o non piccole, in cui gli esegeti si sono imbattuti anche in pieno 1nedioev6. 6 - Né si dica che gli studi moderni son tali da non potersi assolutamente pretendere niente di simile negli autori antichi, i qua.li sono legati aUa tosi insostenibile dell'ispirazione «verbale>); poiché la posizione di quegli antichi studiosi non è cosi ingenua co1ne si vorrebbe far credere. D'altra parte è certo che S. Tommaso almeno sapeva ben distinguere i vari generi letterari dei libri ispirati (cfr. SPICQ C., EBquisse d'une kistoire de l' Exégèse Latine au M oyen Age; Parigi, 1944, p. 245 ss.). Ma egli ::!a anche dirci con tutta chiarezza e fermezza, che il genere letterario deve derivare formalmente dall'intenzione deU'agiografo, e non dalle preoccupazioni degli esegeti (ibid. p. 350 s.). E dopo tutto è necessario distinguere la condizione privilegiata del Nuovo Testamento. S. Tommaso non manca di notarlo nel co1nmento alle prime parolè dell'Epistola agli Ebre-i: «Dopo aver Dio in antico a più riprese e in molte maniere parlato ai nostri padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi tempi parlò a noi per mezzo del Figlio suo» (Ebr. 1, 1 s.). L'Aquinate spiega: «Si riferisce anche ai diversi modi di parlare; poiché talora parlava in modo piano, talora in modo oscuro; né c'è un qualsiasi modo di parlare nel quale la Scrittura del Vocchio Testamento non si sia espressa» (In llebr., c. I, lect. 1 ). E continua dopo alcuni capoversi : «Sebbene quindi sia Dio a parlare nel Nuovo come nel Vecchio Testamento, tuttavia a noi egli parla in maniera più perfetta; poiché là egli parla.va mediante rivelazioni alle menti umane, qui rriediante l'incarnazione deJ },iglio. Il Vecchio Testamento è stato dato ai padri che guardavano a Dio di lontano; il Nuovo in vece è stato dato a noi, cioè agli Apostoli, che abbiano potuto vederlo di pei~sona » (ibid. ). 1 - Naturahnente noi respingiamo l'applicazione della storia delle forme ai prhnì capitoli di S. Matteo e di S. Luca non per la sola. ragione che codesta teoria non quadra ·col pensiero di S. Tommaso. Esistono altri motivi che la massa degli esegeti e degli apologisti cattolici ha ritenuto validi fino a quindici o venti anni or sono. E tra codesti esegeti troviamo nomi grandissimi, co1ninciando da queHi venerabili di Didon, Lagrange, De Grandmaison, Delatte, Prat, per giungere al nostro Abate Ricciot.t,i. Le loro ricostruzioni ci sembrano tut.tora assai più verosimili di tutte quelle tentate da.i

INTRODUZIONE

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modernissimi esegeti, convertiti quasi improvvisamente all'applicazione .della teoria dei generi letterari al Nuovo Testamento. D'altra parte non ci sono fatti nuovi che giustifichino una revisione del giudizio espresso autorevolmente dai grandi esegeti cattolici della prima metà del secolo XX sulle arbitrarie ricostruzioni condotte col metodo razionalista. Anzi, l'unico fatto nuovo, la scoperta dei manoscritti di Qumran, dice qualche cosa che rende più che mai verosimile un particolare tanto avversato dalla critica razionalista, cioè il voto di verginità degli sposi nazaretani Giuseppe e Maria. Se, come sembra, quei documenti risalgono agli anni che immediatamente precedettero lera cristiana, risulta confermato quanto già si sapeva intorno agli Esseni, e cioè che all'epoca in cui nacque Gesù non era. davvero inconcepibile in Israele l'esistenza di anime elette, capaci di apprezzare il celibato. E quindi il ca.so dei due vergini sposi di Nazareth è assai meno stra.no di quanto potesse sembrare alla. critica. liberale (cfr. LAURENTIN R., Structure et Théologie de Luc I-II, Parigi, 1957, I, pp. 176-188) . . Ma. nonostante questo gli esegeti recenti, compresi alcuni cattolici, continua.no a sottilizza.re aITa.mpica.ndosi sugli specchi, per dare a.Ile parole della Vergine: «Non conosco uomo», delle interpretazioni sofistica.te fino all'inverosimile (cfr. ORTENSIO DA SPINETOLI, Maria nella tradizione biblica, Bologna, 1967, pp. 86 ss.). Troppo ci sarebbe da. dire su molti altri particolari della. vita del Redentore, nega.ti con tanto accanimento da.I razionalismo in nome della. critica. E non è qui il ca.so d'insistere, perché la. batta.glia. si combatte non sul terreno della. teologia dogmatica, bensì su quello dell'esegesi. Noi non possiamo fa.re altro che augurarci la presenza. del buon senso tomistico in tutte queste ricerche ; buon senso che consiste soprattutto nel non accettare delle pure ipotesi lettera.rie per dei fatti inoppugnabili. L'origine del cristianesimo non si perde nella preistoria. ; ma. risa.le a. una delle epoche più evolute della civiltà grecolatina.. Pretendere di spiegare la più grande rivoluzione spirituale che si è operata. nel mondo con l'oscura origine di pie leggende è una. cosa. priva. di senso comune. «Consultiamo la. storia. umana a tutte le sue tappe», scrive il P. Benoit, «e constateremo che all'origine di tutti i grandi movimenti di pensiero e d'azione c'è un iniziatore, una forte personalità che ha dato l'abbrivo ... Che dire allora, se da questi movimenti

LA VITA DI CRISTO

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umani si passa a una religione la cui novità t.rascendente ha sollevato contro i suoi adepti l'ostilità del giudaismo, l'odio del paganesimo, le persecuzioni dell'Impero Roma.no, e che tuttavia ha conquistato il mondo 1 Come spiegare questa epopea forn1idabile dello spirito, se non si mette alla sua origine né Gesù, né i suoi testimoni diretti, ma una folla anonima e inafiorrabile, che avrebbe costruito a poco a poco la sua leggenda a forza d'invenzioni e di prestiti 1 Una tale genesi del cristianesimo non sarebbe soltanto un'impostura, ma un non senso« (Exégèse et Théologie, Pa.rigi, 1961, I, p. 53).

P.

TITO

s.

CENTI

o. P.

INTRODUZIONE ALLA MARIOLOGIA I Un'epoca di devozione mariana • Alcuni segni in S. Tommaso.

8 - II secolo XI aveva segnato nella storia della pietà mariana una svolta tanto grande da caratterizzare l'epoca successiva. La figura di Maria non costituiva più «solamente il tipo e l'ese1nplare della Chiesa 1>, ma ne diventava la regina, la madre, la 1nedia.trice e come tale entrava dappertutto; sembra vederla cotnparire ad ogni ist.ante, sperimentarne la benefica presenza nella vit.a di ogni giorno. 1 L'ordine domenicano venne a trovarsi fin dalla fondazione in un simile movimento, non solo, ma contribuì grandemente ad accrescerlo, sì che l'an1biente in cui il giovane Tommaso d'Aquino fu fonnato e visse ne era letteralmente impregnato. Basti pensare alla cronistoria di Gerardo de Frachet,2 redatta tra il 1256-1260 - e perciò vivente il Santo - su testimonianze pervenut.e da tutte le parti dell'ordine. 3 Integrata con le altre fonti primit.ive, essa fa percepire quale importanza. LAURE~TIN',

1

Cfr. R.

1

Vitae F'l'atrum, a cura. di A. Ferma, Bologna, 1963.

Compenr&ttutto in questi ultimi anni. L'obiezione affermava che pena del peooato origi· Da.le sono ll fom.Jte (come rfbelUone delle fone inferiori alla ragione>. la morte ed ~ PGn&lità corporali: S. Tommaso risponde che a Maria fu tolto il fomite come ne Tnaztone a.I peooa.to, mentre le rimasero le altre penalità, fra cui la morte, perché non cllnano a.I Peccato, tanto che lo stesso Cristo mori. Ma alcuni teologi moderni, ~do dall'affermazione che la morte è conseguenza del peccato, 11 quale non fu : n tto da Marta. negano ohe essa sia morta. La Bolla dogmatica dell'Assunzione in erma. 80lo ohe • al termine della sua vita terrena fu asEilunta. alla glorfa del cielo non":_ma e corpo• (Munittcentisstmus Deus, A.AS, XLII [19501, pp. 767-770>. ma alma. b~lle oiò sia avvenuto mediante la morte e 111. risurrezione (cfr. per la ricchis· L.a:omurrixeuJ tema G. BESUTTI, ln Marianum XX (19581, re.so. III·IV, pp. 116~119). &JJerto. • Com.pendio, pp. 190-195). Quindi abbiamo ancora una volta un :problema GOV·LAGR.A.NGE (• •••

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LA SOMMA TEOWGICA, III, q. 27, aa. 3.4

non ci sono impurità, come dice Dionigi. La seconda purificazione fu opet·ata in lei dallo Spirito Santo mediante il concepimento di Cristo. E allora essa fu liberata totalmente dal fomite.

ARTICOLO 4 Se dalla santificazione nel seno materno la Beata Vergine sia stata preservata da ogni peccato attuale. 1

SEMBRA che la Beata Vergine dalla sua santificazione nel seno materno non sia stata preservata da ogni peccato attuale. Infatti : 1. Dopo la prima santificazione rimase nella Vergine, come si è detto, il fomite del peccato. Ma il moto del fomite, anche se previene la ragione, è un peccato veniale, sia pur «leggerissimo»., come afferma S. Agostino. Dunque nella Beata Vergine ci fu qualche peccato veniale. 2. A commento delle parole evangPliche: «A te pure una spada trapasserà l'anima », S. Agostino scrive che la Beat.a Vergine «nella morte dcl Signore dubitò, sopraffatta dallo stupore ». Ma dubitare in materia di fede è peccato. Dunque la Beata Vergine non fu immune da ogni peccato. 3. S. Giovanni Crisostomo cosl commenta le parole evangeliche, «Ecco tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e desiderano di parlarti)), «Evidentemente lo facevano solo per vanagloria». E sulle altre parole, «Non hanno più vino», osserva: «Voleva farsi bella ai loro occhi e mettersi in vista per mezzo del Figlio : forse era spinta da qualche sentimento umano, come i fratelli di lui, quando gli dicevano : " Mostrati al mondo ,, ». - E poco dopo aggiunge: ({Non aveva ancora di lui l'opinione giusta». Ma tutto questo è peccato. Dunque la Beata Vergine non fu preservata immune da ogni peccato. IN CONTR..UtIO: S. Agostino scrive : «Per l'onore di Cristo, non voglio far questioni di sorta sulla Santa Vergine Maria, quando si tratta di peccati. Sappiamo infatti che a lei, per aver meritato di concepire e di partorire colui che fu senza peccato, fu conferita la grazia in misura maggiore per trionfare del peccato in modo assoluto ». RISPONDO: Quelli che Dio sceglie a un compito speciale, li prepara e li dispone in modo che siano idonei ai loro doveri,

l La risposta a questo articolo, che resta uno dei plÌl belli. è di fede. con una definizione data nella sesta. sessione del Concilio di Trento, 13 gennaio 1547, nel Decreto sulla oiustittcaeione, can. 23 : t Se qualcuno dica che l'uomo. un.a. volta giusti· flcato, non possa peccare né perdere la grazia e che, perciò, colui che cade e pecca non eia stato mai vera.mente giustitlcato: o al contrario. che si possano per tutta la. vita evita.re tutti i .peccati ven.iall, e e n o n p e r e J1 e e i a l e p r i v l l e g i o

LA SANTIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE

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_ Aiiam vero purgationem operatus est in ea Spiritus Sanctus mediante conooptione Christi, quae fuit opus Spiritus Sancti. Et secundum hoc potest dici quod purgavit eam totaliter a fomite.

ARTICULUS 4 Utrum per sanctificationem in utero fuerit Beata Virgo praeservata ab omni peccato actuali.

a Seni., d. 3, q. 1, a.. 2, qoo. 2. 3; d. 13, q. 1, a. 2, qc. 1 ; 4, d. 6, q. 1, a.. 1, qo. 2: Compend. Th.eol., c. 224; Ezpoa. Orat. Domin., ad petlt. S; Ezpos. Saltd. Ànuelk. : Jn Mallh., e. 12, An QUARTUM s10 PROOEDITUR. Videtur quod per sanctifìcatio. nem in utero non fuerit Beata Virgo praeservata ab omni peccato actuali. Quia, ut dictum est [a. praec.], post primam sanctificationem fomes peccati remansit in Virgine. Motus autem fomitis, etiam si rationem praeveniat, est peccatum veniale, licet « levissimum »: ut Augustinus dicit, in libro De Trin. [MAG., 2 Sent., d. 24]. Ergo in Beata Virgine fuit aliquod peccatum veniale. 2. PRAETEREA, super illud Luc. 2, 35, «Tuam ipsius animam pertransibit gladius », dicit Augustinus, in libro De Qitaest. Novi et Veteris Test. [q. 73], quod Beata Virgo «in morte Domini stupore quodam dubitavit ». Sed dubitaro de fide est peccatum. Ergo Beata Virgo non fuit praeservata immunis ab omni peccato. 3. PRAETEREA, Chrysostomus, Super Matth. [homil. 44], exponens illud, « Ecce mater tua et fratres tui foris stant quaerentes te» [12, 47], dicit: « Manifostum est quoniam solum ex vana gloria hoc faciebant ». Et Ioan. 2, 3, super illud, « Vinum non habent », dicit idem Chrysostomus [homil. 21] quod « volebat illis ponere gratiam, et seipsam clariorem facere per Filium : et fortassis quid humanum patiebatur, quemadmodum et fratres eius dicentes. Manifesta teipsum mundo ». Et post panca subdit : « N ondum enim quam oportebat de eo opinionem habebat ». Quod totum constat esse peccatum. Ergo Beata Virgo non fuit praeservata immunis ab omni peccato. S~n CONTRA EST quod Augustinus dicit, in libro De Natura et Gratza [c. 36]: «De sancta Virgine Maria, propter honorem Christi, nullam prorsus, cum de peccatis agitur, habere volo quaestionem. lnde enim scimus quod ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum ex omni parte peccatum, quod concipere et parere meruit eum quem constat nullum habuisse peccatum ». • RBSPONDEO DIOENDUM quod illos quos Deus ad aliquid eligit, ~ta p~aeparat et disponit ut ad id ad quod eliguntur inveniantur idonei: secundum illud 2 Oor. 3, 6: « Idoneos nos fecit ministros di D i o • o o m e 1 a. e b i e s a t i e n e d e 11 a. b e a t a. V e r g l n e • sia. sco=cato • (DENz.-S., 1573). A ciò fa eco il Vaticano II nella Costituzione Lumen lii item, a. VIII. n. 56, De Beata Maria Virgine, ove sl parla. dell'uso di chiama.re arta: • ti;ltta santa e immune da ormJ.maccb.1& di peooato ...

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 27, a. 4

secondo l'affermazione di S. Paolo: «Ci ha resi idonei ad essere ministri del nuovo Testamento ». Ma la Beata Vergine fu eletta ad essere la madre di Dio. Nessun dubbio, quindi, che Dio con la sua grazia l'abbia fatta idonea a ciò, secondo le parole dell' Angelo : «Tu hai trovato grazia presso Dio : ecco, tu concepirai, ecc. •· Ora, -non sarebbe stata degna madre di Dio, se avesse talvolta peccato. Sia perché l'onore dei genitori ridonda sui figli, come dice la Scrittura : «Onore dei figli è il loro padre» ; e all'opposto quindi la colpa della madre sarebbe ricaduta sul Figlio. Sia perché aveva un,affinità singolare con Cristo, che da lei prese il corpo. Ora, S. Paolo afferma: «Quale accordo tra Cristo e Belial ? ». - Sia perché in lei ha abitato in modo del tutto singolare, non solo nell'anima ma anche nel corpo, il Figlio di Dio, che è «la Sapienza di Dio», di cui sta scritto : «La sapienza non entra in un'anima cattiva né abita in corpo soggetto al peccato ». Dobbiamo perciò affermare in senso assoluto che la Beata Vergine non ha commesso nessun peccato attuale né mortale né veniale, cosi da avverare le .f;larole dei Cantici : «Sei tutta bella, amica mia, e macchia non c è in te, ecc. ». 1 SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: l. Nella Beata Vergine dopo la santificazione nel seno materno rimase il fomite, ma inoperante, cosi da non prorompere in nessun moto disordinato, che prevenisse la ragione. E sebbene a questo mirasse già la sua grazia, questa non sarebbe bastata: altrimenti la grazia santificante avrebbe eliminato dalla sua sensibilità ogni movimento antecedente alla ragione e allora essa contro quanto si è detto sopra, non avrebbe avuto il fomite. Perciò dobbiamo affermare che la paralisi completa del fomite era opera in lei della divina provvidenza, la quale non gli permetteva nessun moto disordinato. 2. La profezia di Simeone da Origene e da altri Dottori viene riferita al dolore, che la Beata Vergine ha sofferto nella passione di Cristo. S. Ambrogio dice che la spada significa« la conoscenza di Maria, non ignara del mistero celeste. Viva, infatti, forte, e più tagliente d'una spada a doppio taglio è ]a parola di Dio ». Per alcuni però la spada sarebbe il dubbio. Non però il dubbio dell'incredulità, ma quello della meraviglia e della ricerca. Dice infatti S. Basilio, che «la Beata Vergine ai piedi della croce non 1 DI grande Importanza è in questo articolo U sottinteso principio generale di con-venlenza che potremmo formulare nei termini seguenti : • Quelli che Dio sceglie a un

compito speciale, li prepara e li dispone in modo che siano idonei alle loro man· stoni •. Eeso viene ripetuto nella risposta alla prima obiezione dell'articolo seguente. La vocazione e, conscguentemonte, la misura di grazia vanno viste nella luce unita.ria del piano di Dio : il disegno di Dio su Maria è la sua elezione a Madre del F1glio UntgP.nlto. La ma pienezza di grazia va. misurata, quindi, dalle esigenze che tale elezione comporta nella sua attuazione storica. Tale principio spiega perché Maria dovette eBBere esente dal J)Elccatc e piena di grazia : l) l'onore o il disonore dci genitori si ritlette sui figli; 2) esiste un'affinità tra madre e figlio, tra Ma.ria e Cristo, per la carne da lei ricevuta.; 3) peroM, infine, Il Figlio di Dio abitò In modo speciale non solo nella ma anima., ma anche nel sno corpo.

LA SANTIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE

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novi Testamenti ». Beata autem Virgo fuit electa divinitus ut 08eet mater Dei. Et ideo non est dubitandum quod Deus per suam gratiam eam ad hoc idoneam reddidit: secundum quod Angelus ad eam dicit [Luc. I, 30, 31], « Invenisti gratiam apud Deum : ecce, concipies, et.e. ». Non autem fuisset idonea mater Dei, si peccasset aliquando. Tum quia honor parentum redundat in prolem : secundum illud Prov. 17, 6, «Gloria filiorum pa.tres eorum ». Unde et, per oppositum, ignominia matris ad Filium redundasset. -Tum etiam quia singularem affinitatem habuit ad Christum, qui ab ea carnem accepit. Dicitur autem 2 Oor. 6, 115 : e Quae convcntio Christi ad Belial ? ». - Tum etiam quia singulari modo Dei Filius, qui est «Dei Sapientia » [1 ad Oor. I, 24], in ipsa habitavit : non solum in anima, sed in utero. Dicitur autem Sap. I, 4: «In malevolam animam non intrabit Sapientia: nec habitabit in corpore subdito peccatis ». Et ideo simpliciter fatendum est quod Beata Virgo nullum actuale peccatum commisit, ·nec mortale nec veniale : ut sic impleatur quod dicitur Oant. 4, 7 : « Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te, etc. ». AD PRIMUM ERGO DICENDUM quod in Beata Virgine, post sanctificationem in utero, remansit quidem fomes, sed ligatus : ne scilicet prorumperet in aliquem motum inordinatum, qui rationem praeveniret. Et licet ad hoc operaretur gratia sancti:ficationis, non tamen ad hoc sufficiebat : alioquin, virtute illius gratiae hoc ei fuisset praestitum ut nullus motus posset esse in sensualitate eius non ratione praeventus, et sic fomitem non habuisset, quod est contra supra [a. praec.] dieta. Unde oportet d~cere quod complementum illius ligationis fuit ex divina providentia, quae non perm.ittebat aliquem motum inordinatum ex fomite provenire. An SECUNDUM DIOENDUM quod illud verbum Simeonis Origenes, et quidam alii Doctores, exponunt de dolore quem passa est in Christi passione. Ambrosius autem per gladium dicit [2 Expos. in Luc., ad 2, 35] signifi.cari « prudentiam Mariae, non ignaram mysterii caelestis. Vivum enim est verbum Dei et validum, acutius omni gladio ancipiti » [Hebr. 4, 12]. Quidam vero gladium dubitationem intelligunt. Quae tamen non est intelligenda dubitatio infidelitatis : sed admirationis et discussionis. Dicit enim Basilius, in Epistola Ad Optimum [ep. 260], In Maria cl fu, dunque, impèccanza, o assenza di peccato. e impeccabilità, per Privilegio speciale. Ciò suppono tre cose : uno stato di carità iniziale grandias:lmo, la oontennazlone in grazia e un'aBBistenza speciale della. Provvidenza su di lei, mu · strata da 8. Tommaso con quella inoperabllità del fomite, per cui si stabiliva nella lllla. anima e nel suo corpo un perfetto equilibrio, una subordinazione delle potenze Interiori alla ragione ed una sempre attuale disponibilità di questa ad ogni minimo fnftll88o della· grazia. In questo contesto, che non rende Marta puramente passiva. aotto un sovrabbonda.re di grazia, si comprende la sua progressiva. a.ccettazlone sog· aettlva della redenzione, che le permise - lungo il corso dell'intera. vita- di a.ppro· Priaret in mleu.re. sempre maggiore la redenzione oggettiva..

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 27, aa. 4-5

perdeva nulla di vist~, e, ripensando .alla te~t~monianza di GaI;>riel~, all'ineffabile messagg10 della concez10ne divina, alla straordinaria. manifestazione dei miracoli, era ondeggiante » : da una parte lo vedeva soffrire cose indegne, dall'altra considerava le sue mera-



.

. t omo e' and a t o f uon. di viglie. 3. Nelle paroI e 01•tate S . 1ovanm Cnsos strada. A meno che non s'intenda che il sentimento di vanagloria ripreso dal Signore non era in lei, ma nell'opinione che se ne po· te vano fare gli altri.

ARTICOLO 5 Se la Beata Vergine dalla santificazione nel seno materno abbia ricevuto la pienezza della grazia.1

SEMBRA che la Beata Vergine dalla santificazione nel seno materno non abbia ricevuto la pienezza di grazia ossia la perfezione. Infatti: I. La pienezza di grazia è privilegio di Cristo, secondo il testo evang'elico: ). R1sP0Nno : S. Agostino sembra mostrare qualche incertezza sulla santificazione dei due profeti nel seno materno. Scrive infatti ·che l'esultanza di Giovanni nel seno materno «poteva significare il grande avvenimento t>, che una donna era madre di Dio, «per farlo conoscere ai grandi, senza che lo conoscesse il bambino. Il Vangelo infatti non dice : " Credette il bambino nel seno di lei ", ma " esultò '', e questo non è solo dei bambini, ma anche degli animali. Però era un fatto straordinario che esultasse nel seno. Allora diciamo che, come tutti i miracoli è stato un miracolo compiuto da Dio nel bambino e non un atto umano del bambino stesso. Sebbene tra i miracoli della potenza divina ci può essere anche questo che quel bambino abbia ricevuto con tale anticipo l'uso della ragione e della volontà da poter conoscere, credere e assentire nelle viscere materne, mentre gli altri devono aspettare l'età per farlo t>. · Ma siccome il Vangelo dice espressamente di Giovanni che « sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre ' ; e di Geremia si legge : «Prima che tu uscissi dal sono, ti ho santificato», dobbiamo affermare che ossi furono santificati nel seno materno, sebbene non avessero allora l'uso del libero arbitrio (e di questo discute S. Agostino), come non l'hanno subito i bambini santificati da] battesimo. Né è da credere che siano stati santificati nel seno materno altri di cui la Scrittura non parla. Poiché i privilegi di grazia, che vengono dati ad alcuni fuori della legge comune sono destinati al bene del prossimo, secondo l'affermazione di S. Paolo: «La manifestazione dello Spirito è data a ciascuno per l'utilità comune»; ora, non proverebbe nessuna utilità dalla santificazione di alcuni nel seno materno, se ciò non fosse conosciuto dalla Chiesa.. 1 E sebbene sia impossibile indovinare la ragione delle decisioni di Dio, perché cioè conferisca la grazia a questo e non a quello, tuttavia sembra che Giovanni e Geremia siano stati santificati nel seno materno a prefigurare la santificazione che Christo avrebbe compiuto. Primo, -per mezzo della sua passione, secondo le parole di S. Paolo : « Gesu per santificare con il suo sangue il popolo pati fuori della porta ». Ebbene, Geremia rappresenta la passione di Cristo, perché l'ha preannunziata nella maniera più esplicita con parole e con simboli, e l'ha perfettamente prefigurata con le sue sofferenze personali. - Secondo. per mezzo del battesimo: t Ma siete stati lavati e siete stati santificati». Ebbene, Giovanni 1

Il campo di tali P.tlvilegiati si restringe di molto. ed includervi anche

s.

Giu·

LA SANTIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE

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a.

PRAETEREA, lob de seipso dicit, lob 31, 18: «Ab infantia crevit mecum miseratio, et de utero egressa est mecum ». Et tamen propter hoc non dicimus eum sancti:ficatum in utero. Ergo etiam neque Ioannem Baptistam et Ieremiam cogimur dicere sanctifi.catos in utero. SED CONTRA EST quod de Ieremia dicitur, Ierem. l, 5 : «Antequam exires de ventre, sanctificavi te&. Et de Ioanne Baptista dicitur, Luc. 1, 15 : stato pin volte affrontato dall'autorità eoolesia.stica, dapprima confermando l'appellativo generico di • sempre vergine • ; e poi, in maniera sempre più precisa, distinguendo una verginità prima, durante e dopo il parto, per cui rimane verità di feik che Ma.ria fu vergine• prima, durante e dopo la nascita• del Figlio (Conc. Trident., efr. DENZ.-S., 1880, e i molti altri canoni ivi riportati). Questo che sembrava un dato de:flnitivamentc acquisito è stato in questi ultimi anni argomento di vivaci discussioni. Pur accettando, infatti, come dottrina definita la perpetua verginità di Maria. non sarebbe esclusa, scrive un autore moderno. •una evoluzione del pensiero di Maria sulla verginità. C'è stata in lei ••. un'evoluzione all'interno della sua santità immacolata.. Gli esegeti contemporanei ammettono che Marta abbia potuto modificare il suo apprezzamento della verginità, passando dalla verginità intesa secondo r Antico Testa.mento alla verginità specUlcamente cristiana. Ma ciò equivale a rivoluzionare tutta una lunga tradizione teo1of1ica e può apparen· temente urtare la sensibilità cristiana ... Una lmpa.rzi&lc esegesi seritturistica e una. maggiore conoscenza della mentalità del giudaismo palestinese hanno orientato eem· pre più le ricerche verso un certo aspetto della verginità. di Maria : esse, lUDIP da.I minimizzarla, mettono a.I contra.rio meglio in risalto n suo vero significato cristiano •••

QUAESTIO 28

De virginitate Matris Dei in quatuor articulos divisa.

DEINDE considerandum est de virginitate Matris Dei. Et circa hoc quaeruntur quatuor. Primo: utrum fuerit virgo in concipiendo. Secundo: utrum fuerit virgo in partu. Tertio: utrum permanserit virgo post partum. Quarto : utrum votum virginitatis emiserit.

ARTICULUS l Utrnm Mater Dei fuerit virgo in concipiendo Christum. a.. 2, Qo. 1 ; 4, d. 30. Q. 2. a.. 3 ; 4 Cont. Gent., e. 45 ; Compend. Theol., o. 221 ; In Isaiam, c. 7 : In Malth., c. 1 : In Ioan., o. 2, lcct. 1.

3 Sml., d. 13, Q. 3,

An PRIMUM sic PROCEDITUR. Videtur quod Mater Dei non fuerit virgo in concipiendo Christum. Nulla enim proles quae habet patrem et matrem, ex virgine matre conci pitur. Sed Christus non solum dicitur habere matrem, sed etiam patrem : dicitur enim Luc. 2, 33: « Erant pater et mater eius mirantes super his qua.e dicebantur de illo ». Et infra eodem dicit [v. 48] : «Ecce, ego et pater tuus dolentes quaerebamus te ». Ergo Christus non est conceptus ex virgine matre. 2. PRAE_TEBEA, Matth. 1, 1 88. probatur quod Christus fuerit filius Abrahae et David, per hoc quod Ioseph ex David descendit. Qua.e quidem probatio nulla videtur esse si Ioseph pater Christi Il problema s'incentra t11tto sull'interpretazione del testo : • Come avverrà ciò, poiché io non conosco uomo f ., (Le. I, 34) • (SORILLEBEEOKX, Maria Madre della Redenzione, pp. 63-6').

n Problema può essere visto nella ;;ma realtà, cioè nella verginità di fatto, fisica (e su Questo le decisioni del magistero non potranno mai mutare) e nella sua realtà BPirltuale e rellglosa (e sotto tale aspetto può esserci stata in Maria un'evoluzione del peneiero). - San Tommaso nei primi tre articoli espone il primo aspetto; nel Quarto, ove tra.tta del voto di verginità, espone il secondo. Ivi accenneremo a oiò che in questi ultimi tempi i mariologi hanno aggiunto. 1 n senso dol titolo è chiaro : Maria eoncepl verginalmente 'l Fu questo uno dei . Prlm.1 Problemi, che. in ordine cronologico. na.cq uero intorno alla. maternità di Maria. Alcuni giudei o giudaizzanti, infatti, nel sce. II. propugnarono il contrario, sostenendo senza. fondamento - che Gesù era. Figlio illegittimo Cefr. KLAUSENER, Jesus of tze:ardh. 'ra.nsltlted /rom the originai Hebrew by Il. Dauby, 1925) ; l'affermazione, come testlm.onia s. Epifanio (Haer. 30.14.2 .• MG 41, 429), tu ripresa da divcl'8e anti· ohe sette ereticali, cioè dagJi Ebionitl, dagli gnostici Ccrinto e Carpocrate, e da. altre ::.=ntl. ossia. dagli .Anabattisti e da molti razionalisti. Tuttavia, malgrado qualche ca. voce, pOsslamo dire ehe esiste concordanza piena su questo punto tra. le 41 v~nfeeeioni cristiane. Da parte cattolica. si possono citare più di una trentina 41 ntt. solenni o ordinari, del magistero ecclesiastico.

N

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LA soMMA TEOLOGICA, III, q. 28, a. 1

Dunque la madre di Cristo lo ha concepito con il seme di Giuseppe. E cosi non è stata. vergine n~l conceJ?in;iento. 3. S. Paolo dice che « Dw mandò 11 suo Figlio fatto da donna (ex muliere) ». Ma questo termine« mulier »fa pensare normalmente a una donna che si è unita ad un uomo. Dunque Cristo non fu concepito da una J)ladre vergine. 4. I viventi che appartengono ad una medesima specie, vengono generati ad una stessa man~era, perché la ~cnerazione è spccifi~ata dal suo termine come ogru moto. Ma Cristo era della medesima specie degli altri . uo~ini! com~ dichia:a I' Apo~tolo : « Divenne uguale agli uominl e s1 d1mo~tro ~omo 1_n. tutto 11 suo comp?rtamento ». Poiché, dunque, gh altri uom1ru vengono generati per l'unione tra uomo e donna, anche Cristo è stato generato alla stessa maniera. Quindi non fn concepito da una madre vergine. 5. Ogni forma naturale ha una determinata materia, senza la quale non può esistere. Ma la materia della forma umana è il seme deiruomo e della donna. Se dunque il corpo di Cristo non fosse stato concepito da codesto seme no:ò. sarebbe un vero corpo umano : il che è inammissibile. Dunque non fu concepito da una madre vergine .1 IN CONTRARIO : Isaia ha predetto : « Ecco, una vergine concepirà ».1 RISPONDO : Dobbiamo assolutamente credere che la Madre di Cristo ha concepito .in ~odo v:ergin!1le, perché ~a dottrina c~ntraria è l'eresia degli :Ebmn1t1 e d1 Cennto, che ritenevano Cristo un puro uomo, nato dall'u~ione ~ei ~ue s~ssi. Del concepime~to verg1n~~Je di Cristo s1 possono addurre quattro ragioni di convenienza. Primo, perché fosse salvata la dignità del Padre celeste che mandava suo Figlio nel mondo. Infatti, essendo Cristo vero e naturale figlio di Dio, non era conveniente che avesse altro padre, e che una prerogativa di Dio fosse comunicata ad altri. Secondo, perché questo conveniva alle proprietà personali del Figlio che è stato mandato nel mondo. Egli infatti è il Verbo di Dio. Ora, il verbo viene concepito senza alterazione o corruzione della mente anzi un'alterazione di questo genere impedisce la concezione del' verbo mentale. Poiché dunque la carne fu assunta per esser carne del Verbo ~i Dio, era conveniente che anch'essa fosse concepita senza corruz10ne della madre. Una terza ragione di convenienza è fornita dalla dignità della natura umana di Cristo, nella quale non doveva esserci posto per il peccato, perché per mezzo di essa veniva tolto il peccato del mondo, secondo le parole del Vangelo : «Ecco l'agnello di Dio», cioè l'innocente, « che toglie il peccato del mondo ». Ma non era possibile che da una natura corrotta dall'atto coniugale nascesse una carne imDlune dal peccato d'origine. Infatti S. Agostino seri ve che nel Dlatrimonio di Maria e di Giuseppe « mancò soltanto t Delle cinque obiezioni tre sono desunte dalla Scrittura e due dal campo filosofico. Per la prima, imperniata 1ml nome di padre dato a. Giuseppe, vedi la lezionè

LA VERGINITÀ DELLA MADRE DI DIO

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non fuisset. Ergo videtur quod mater Christi eum ex semine Ioseph conceperit. Et ita non videtur fuisse virgo in concipiendo. 3. PBAETEREA, dicitur Gal,at. 4, 4 : «Misit Deus Filium suum fa.ctum ex muliere ». Mulier autem, consueto modo loquendi, dicitur quae est viro cognita. Ergo Christus non fuit conooptus ex virgine matre. 4. PRAETEREA, eorum quae sunt eiusdem speciei, est idem mo· dus generationis : quia generatio rccipit speciem a termino, sicut et ceteri motus. Sed Christus fuit eiusdem speciei cum aliis hominibus : secundum illud Philipp. 2, 'l : « In similitndinem hominum factus, et habitn inventus ut homo». Cum ergo alii homines generentur ex commixtione maris et fominae, videtur qnod etiam Christns simili modo fuerit generatus. Et ita non videtnr fuisse conceptus ex virgine matre. 5. PRAETEREA, quaelibet forma naturalis habet materiam sibi determinatam, extra quam esse non potest. Materia autem formae humanae videtur esse semen maris et feminae. Si ergo corpus Christi non fuerit conceptum ex semine maris et fominae, non vere fuisset corpus humanum: quod est inconveniens. Videtur igitur non fnisse conceptus ex virgine matre. SED CONTRA EST quod dicitur Isaiae 7, 14: «Ecce, Virgo concipiet t. REBPONDEO DICENDUM quod simpliciter confì.tendum est matrem Christi virginem concepisse: contrarinm enim pertinet ad haeresim Ebionitarum et Cerinthi, qui Christum purum hominem arbitrantur, et de ntroque sexu eum natum putaverunt. Quod Christus sit conceptus ex virgine, conveniens est propter quatuor. Primo, propter mittentis Patrie dignitatem conservandam. ,Cum enim Christus sit verus et naturalis Dei Filius, non fuit conveniens quod alium patrem haberet quam Denm : ne Dei dignitas transforretur ad alium. Secundo, hoc fuit conveniens proprietati ipsius Filii, qui mittitur. Qui quidem est Verbum Dei. Verbum autem absque omni corruptione cordis concipitur : quinimmo cordis corruptio perfecti verbi conceptionem non patitnr. Quia igitur caro sic fuit a Verbo Dei assnmpta ut esset caro Verbi Dei, conveniens fuit quod etiam ipsa sine corruptione matris conciperetur. Tertio, hoc fuit conveniens dignitati humanitatis Christi, in qua locum peccatum habere non debuit, per qnam peccatum mundi ~ollebatur, secundum illud Ioan. l, 29 : «Ecce, Agnus Dei», scilicet 1nnocens, «qui tollit peccatum mundi~>. Non poterat antem esse 9uod _in natura iam corrupta ex concubitu caro nasceretur sine 1nfect10ne originalis peccati. Unde Augustinus dicit, _in libro 1 De ~·una versione elro-einaitica che sembrerebbe appoggiarla, U. HOLZMEIBTER, De sancto Olle'ph Quaationes biblicae. Roma. 1945, p. 39). 1

Questa: profezia di Isaia è stata sempre una delle • pit1 importanti • in campo ~rlolo~eo ed addotta da.ll'evangeUsta. Matteo. 1, 23. Cfr. F. CEUPPENS, De Mario· di i:_..~uca, Torino, 1951, 2• ed., pp. 18-38. - Recentemente alcuni hanno cercato ""'".vretare la verginità di Maria in un inaooetta.blle senso puramente splrltuale.

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 27, a. 1

l'atto coniugale ; perché non avrebbe potuto compiersi senza una certa concupiscenza carnale derivante dal peccato, e che volle esclusa nel proprio concepimento colui che non avrebbe avuto alcun peccato». La quarta ragione di convenienza è nel fine stesso dell'incarnazione di Cristo, che era di far rinascere gli uomini a figli di Dio t non da. volontà di carne, né da volontà di uomo, ma da Dio », cioè con la potenza di Dio. Ora il modello di quest'opera doveva apparire nel concepimento stesso di Cristo. Ecco perché S. Agostino seri ve : « Con veni va che per insigne miracolo il nostro ca po nascesse secondo la carne da una vergine, a indicare che le sue membra sarebbero nate secondo lo spirito da una vergine Chiesa ». • SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTl : 1. Stando a S. Beda t Giuseppe viene chiamato padre del Salvatore, non perché lo fosse veramente, come pensavano i Fotiniani, ma perché, a salvaguardare il buon nome di Maria, passasse come padre agli occhi della gente». Nel Vangelo infatti si legge: «Figlio di Giuseppe, come lo credevano ». Oppure, come spiega. S. Agostino, Giuseppe viene detto padre di Cristo per la stessa ragione per cui è detto « sposo di Maria, senza unione carnale, ma in forza del solo matrimonio: molto più congiunto a Cristo che se lo avesse adottato. Né è vero che Giuseppe non doveva essere chiamato padre di Cristo per il motivo che non lo aveva generato, perché sarebbe padre anche di un estraneo, che non fosse nato dalla sua moglie e fosse stato da lui adottato ». 2. Come osserva S. Girolamo, « sebbene Giuseppe non sia padre del Signor nostro Salvatore, la genealogia di Cristo è condotta fino a Giuseppe,>, primo perché «non è consuetudine delle Scritture tessere le genealogie rifacendosi alle donne. - Poi, perché Ma-ria e Giuseppe erano della stessa tribù. Perciò Giuseppe era obbligato dalla legge per ragioni di parentela a prendersela in moglie». - Ancora, come dice S. Agostino, «la genealogia doveva discendere fino a Giuseppe, perché in tale matrimonio non soffrisse alcuna minorazione il sesso maschile, che è il più nobile, mentre nulla soffriva la verità, essendo Giuseppe e Maria della stirpe di David ». 3. Come spiega la GloBsa, S. Paolo« adopera alla maniera ebraica il nome mulier al posto di femina. Perché ruso ebraico chiama m.1ilieres tutte le donne, non solo quelle che hanno perduto la verginità ». 4. La ragione addotta vale per le cose che vengono all'esistenza per via naturale, perché la natura, fissa ad un determinato effetto, ha pure un modo immutabile di produrlo. Ma la potenza soprannaturale di Dio estendendosi ad infiniti oggetti, come non si restringe ~ un so]o effetto, cosi non ha limiti nel modo di produrlo. Per01ò, se la potenza divina poté formare il primo uomo «dal tacendo di Gesù nato dal matrimonio di Giuseppe e di Maria, li dono 1.1UPremo di Dio all'umanità. Ciò oltre a contraddire n Vangelo, ofiende la. fede dei credenti

LA VERGINITÀ DELl..A MADRE DI DIO

Nuptiis et

Oo'}Cup~scentia. [c. I~):

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« ~olus nuptialis con~u~itus ibi

non fuit &, scilicet in matnmomo Manae et Ioseph : «qu1a in carne peccati fieri non poterat sine ulla carnis concupiscentia, quae accidit ex peccato, sine qua concipi voluit qui futurus erat sine peccato &. Quarto, propter i psum finem .incai:natio~s Christi, qui ad hoc fuit ut homines renascerentur in filios Dei, «non ex voluntate ca.rnis neque ex voluntate viri, sed ex Deo » [Ioan. I, 13], idest ex D~i virtute. Cuius rei exemplar apparere debuit in ipsa conce tione Christi. Unde Augustinus, in libro De Sancta Virginitate [c:6]: « Oportebat caput nostrum, insigni miraculo, secundum cor~ pus nasci de virgine, ut signifì.caret membra sua de virgine Ecclesia secundum spiritum nascitura ». An PRIMUM ERGO DIOENDUM quod, sicut Beda dicit, Super Luc. [1 .Exposit.,_ ad 2, 33]; ~ pater Salvato~s ~ppellatur Ioseph, non quod vere, iuxta Phot1manos, pater fuerit e1 : sed quod, ad famam Ma.riae consel'Vandam, pater sit ab hominibus existimatus ». Unde et Luc. 3, 23 dicitur: « Ut putabatur, fì.lius Ioseph ». Vel, sicut Augustinus dicit, in libro De Bono Coniugali [2 De Oonsensu .Evang., c. I], eo modo pater Christi dicitur Ioseph quo et e vir Mariae intelligitur, sine commixtione carnis, ipsa copulatione coniugii : multo videlicet coniunctius quam si esset aliunde adoptatus. Neque enim propterea non erat appellandus Ioseph pater Christi quia non eum concumbendo genuerat : quandoquidem pater esset etiam ei quem, non ex sua coniuge procreatum, aliunde a.doptasset ». AD SEOUNDUM DICENDUM quod, sicut Hieronymus dicit, Super Matth. [1 Oomment. ad I, 18], « cum Ioseph non sit pater Domini Salvatoris, ordo generationis eius usque ad Ioseph deducitur », primo quidem, quia « non est consuetudinis Scripturarum ut mulierum in generationibus ordo texatur ». - f. Deinde, ex una tribu fuit Maria et Ioseph. Unde ex lege eam accipere cogebatur ut propinquam ». - Et, ut Augustinus dicit, in libro 1 De Nuptiis et Ooncupiscentia [c. 11 ], «fuit generationum series usque ad Ioseph ~rducenda, ne in illo coniugio virili sexui, utique potimi, fìeret Imuria : cum veritati nihil deperiret, quia ex semine Da vid et Ioseph erat et Maria l>. An TERTIUM DICENDUM quod, sicut Glossa [ord.] dicit ibidem, «'1f!'ulierem pro /emina. posuit, more locutionis Hebraeorum. Usus emm Hebraeae locutionis mulieres dicit, non virginitate corruptas, sed feminas ». An QUARTUM DICENDUM quod ratio illa habet locum in his quae aroced~nt in esse per viam naturae : eo qf!-od natura, .sicut est eterminata. ad unum effectum, ita est etiam determinata ad :;,num ~ff~ctum, ita est etiam determinata ad unum modum pro. uce~di 1µum. Sed cum virtus supernaturalis divina possit in infinita_, s10ut non est determinata ad unum effectum, ita non est ~eterm~nata ad modum producendi quemcumque effectum. Et ideo mcut virtute divina fieri potuit ut primus homo « de limo terrae & (Cltr. l.G.u.or, 'La conooption virginale du Christ •, in Gregorianum 49 (1968), p. 640es.

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 28, aa. 1-2

fango della terra », poteva anche formare il corpo di Cristo da una vergine senza il seme virile.' 5. Secondo il Filosofo, il seme delruomo non ha funzione di materia nella concezione fisica, ma soltanto di principio attivo mentre la donna somministra la materia. Perciò mancando nella concezione del corpo di Cristo il seme maschile, non gli venne a mancare la dovuta materia. Amesso però che il seme maschile sia materia per la concezione del feto, certamente non conserva la stessa forma, ma subisce delle trasformazioni. Ora, sebbene la natura non possa dare una determinata forma se non a una determinata materia, Dio con la sua potenza infinita può dare a qualunque materia qualunque forma. Per cui, come trasformò il fango della terra nel corpo di Adamo, cosi poté trasformare nel corpo di Cristo la materia somministrata dalla madre, anche supposto che non fosse materia sufficiente a una concezione naturale.

ARTICOLO 2 Se la Madre di Cristo sia stata vergine ne) parto. 1

SEMBRA che la Madre di Cristo non sia stata vergine nel parto. Infatti : l. Dice S. Ambrogio : «Colui che ha santificato il seno di una. altra per farne nascere un profeta, ha pure aperto il seno di sua. madre per uscirne immacolato ». Ma non si può aprire un seno senza sacrificarne la verginità. Dunque la madre di Cristo non fu vergine nel parto. 2. Nel mistero di Cristo non ci doveva essere nulla che potesse far sembrare immaginario il suo corpo. Ma passare attraverso una. porta chiusa non è proprio di un corpo vero, bensi di un corpo fantastico, perché due corpi non possono compenetrarsi. Dunque non doveva il corpo di Cristo uscire dal seno materno senza aprirlo. E cosi non conveniva che la madre rimanesse vergine nel parto. 1

Si noti. in particolare, questo quarto argomento di convenienza, che fa di Maria

un simbolo della Chiesa : tale dottrina è stata ripresa e sviluppata nel Vaticano I I (cfr. Lu.men Gentium, c. VIII, nn. 63·65).

Non c'è oggi nessuna difficoltà nell'ammettere che una donna possa concepire restando flsicamente vergine, purché riceva lo sperma virile. Nel caso di Maria l'elemento miracoloso sta proprio nell'assenza di tale seme maschile. Ciò non può essere spiegato, se non facendo ricorso a.Ila • potenza divina •, che « poté formare U corpo di Cristo da una vergine senza U seme virile•, ossia operando 8Ull'elemento genetico materno - come dirà nella risposta alla successiva obiezione - . senza per quost.o menomare in qualche modo la natura umana del Cristo. Sulla natura di tale mira.colo, cfr. quanto diremo nella q. 33, a. 4. 1 Non sono manca.ti i negatori di questo privilegio, fin da.I tempo di Tertulliano. T&li negazioni però furono dettate da motivi diversi : per certi antichi sorittori ed

LA VERGINITÀ DELLA MADRE DI DIO

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formaretur [Gen. 2, 7], ita etiam fieri potuit ut divina virtute corpus Christi formaretur de virgine absque virili semine. An QUINTUM DIOENDUM quod, secundum Philosophum, in libro 1 De Generat. Animal. [cc. 2, 20 ; 2, c. 4; 4, c. I], semen maris non est sicut materia in conceptione animalis, sed solum sicut agens: sola autem femina materiam subministrat in conceptu. Unde por hoc quod semen maris dofuit in conceptione corporis Christi, non sequitur quod defuerit ei debita materia. Si tamen semon maris esset materia fotus concepti in animalibus, manifestum tamen est quod non est materia pormanons in eadom forma, sed materia transmutata. Et quamvis virtus naturalis non possit transmutare ad certam formam nisi determinatam matoriam, virtus tamen divina, quao est infinita, potest transmutare om.nem matoriam in quamcumque formam. Unde, sicut transmutavit limum torrao in corpus Adae, ita in corpus Christi transmutaro potuit matoriam a matre ministratam, etiam si non esset sufficiens materia ad naturalom conceptum.

ARTICULUS 2 Utrum Mater Christi :fuerit virgo in partu. i Sent .• d. 30, q. 2, a. 3; Compend. Theol., c. 225; In Mattk., e.l.

AD SEOUNDUM sic PROOEDITUR. Videtur quod mater Christi non fuerit virgo in partu. Dicit enim Ambrosius, Super Lw. [2 Exposit., ad 2, 23]: Qui vulvam sanctifì.carit alionam ut nasceretur propheta, hic est qui aperuit matris suao vulvam ut imma·cniatus exiret ». Sed aportio vulvao virginitatom excludit. Ergo mater Christi non fuit virgo in partu. 2. PRAETEREA, nihil in mysterio Christi esse dobuit per quod corpus eius phantasticum appareret. Sod hoc non videtur vero corpori, sed phantastico convenire, ut possit por clausa transire: eo quod duo corpora simul esse non possunt. Non igitur debuit ex ma.tris utero clauso corpus Christi prodire. Et ita non decuit quod esset virgo in partu. apologisti cattolici un parto verginale sembra.va ava.lla.re l'eresia dei doceti, che attribuiva. al Cristo un corpo solo apparente (efr. 2• o 3• ob.); per molti protestanti è motivo determinante il silenzio della Scrittura a riguardo ; per molti razionalisti Invece la negazione deriva dall'affermata tmpoBSibiJità dcl miracolo. Altri invece hanno cercato di dare una spiegazione razionale dcl fatto (cfr. A. M1T· TBBER, Dogma und Biologie der heilige Familie, Vienna, 1952). o si sono abbandonati a veri e propri voli di fantasia. San Tommaso rigetta ogni spiegazione naturale dell"evento (•tatto è stato compiuto miracolosamente, per virth divina•. ad 3), escludendo anche U ri:JOrso a quelle proprietà del corpo glorificato (agilità e sottilità). ahe Permisero a.I Cristo risorto di entra.re nel cenacolo a porte chiuse: Gesù che naaoo iton è Gesù risorto. Il fatto rimane, quindi, essenzialmente miracoloso, inepfegablle, :;:n Possiamo andare - nel nostro sforzo di comprensione - al di là dell'immagine del rt&ci da ean Bernardo: •Come la stella emette U suo raggio senza perdere nulla tnJa Bno splendore, coel la Vergine diede alla luoo U Figlio senza perdere nulla della. lntenltà • {Omei. 2 Super • M"88tul est•, ML. 83, '10).

LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 28, a. 2

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3. Come scrive S. Gregorio, il Signore, entrando dai suoi discepoli a porte chiuse dopo la resurrezione, «dimostrò che il suo corpo aveva la medesima. natura e un nuovo stato di gloria»: questo vuol dire che passare attraverso le porte chiuse è proprio di un corpo glorioso. Ma il corpo dì Cristo nel suo concepimento non era glorioso, bensi passibile, «somigliante alla carne del peccato », come si esprime lApostolo. Dunque esso non usci dal seno della Vergine senza aprirlo. IN CONTRARIO : In un sermone del Concilio di Efeso si legge : e La natura non conosce verginità dopo il parto. La grazia invece ha fatto di una. donna una partoriente e una madre, senza violarne la verbinità ». Dunque la madre di Cristo fu vergine anche nel parto. RISPONDO: Senza alcun dubbio dobbiamo affermare che la madre di Cristo è stata vergine anche nel parto, perché il Profeta non dice solo : « Ecco, una vergine concepirà », ma aggiunge : «e partorirà un figlio». E ciò era conveniente per tre ragioni. Primo, perché si addiceva alla proprietà personale del Verbo di Dio che nasceva. Infatti il Verbo mentale non solo viene concepito senza alterazione della mente, ma anche esce da essa senza corromperla. Perciò, a dimostrare che quel corpo apparteneva allo stesso Verbo di Dio, era con veniente che nascesse dal seno incorrotto della Vergine. Ecco come si esprime in proposito un sermone del Concilio di Efeso : « La donna che dà alla luce una carne comune, perde la verginità. Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio serba la verginità, rivelandosi cosi come Verbo. Del resto neppure il nostro verbo mentale corrompe la mente quando viene espresso ; quindi il Verbo sostanziale che è Dio, volendo nascere, non viola la verginità ». Secondo, era con veniente da parte del fine dell'incarnazione di Cristo. Infatti egli è venuto a togliere la nostra corruzione. Non era perciò opportuno che nascendo corrompesse la verginità di sua madre. Dice infatti S. Agostino : «Non era giusto che violasse l'integrità con la sua nascita colui che veni va a sanare la corruzione ». Terzo, era conveniente che colui il quale aveva comandato di onorare i genitori, nascendo non menomasse l'onore di sua madre. 1 SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: l. s. Ambrogio si esprime in quella maniera nel commentare la legge, citata dalrEvangelista : «Ogni primogenito maschio che apra il seno materno, sarà consacrato al Signore». Ora, come spiega S. Beda, l'evangelista «usa 1

Questo dogma mariano resta uno dei Più discussi nell'ambito eteseo delle diverse confessioni cristiano. Molti infatti si domandano : dire che Maria nella generazione del Figlio n0n abbia. subito modifiche nell'anima. e nel corpo, che lo abbia. partorito senza. dolore. non costituisco forse uno dei tanti eccessi incontrollati di pietà mariana. 1 Da. quindici secoli tuttavia la. dottrina. cattolica su questo punto è ferma. ed lrrevereiblle. Sl noti che Pio XII, nella. Bolla Muni/lcentissimus Deus ha stabilito la realtà fisica. della. Assunzione partendo proprio dal miracolo fisico della integrità verginale: •Era necessario che colei che neJ parto aveva conservato Ulesa. la vergi· nltà,. conservasse anche il BUo corpo senza. corruzione dopo la morte ••• •·

LA VERGINITÀ DELLA MADHE DI DIO

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3 PRAETEREA, sicut Gregorius dicit, in Homilia Octt1varum

Pas~/iae, per ho~ quod,. ianuis claus!s, ad discipulos post_ resur-

rectionem intraVJt Dom1nus, « ostend1t corpus suum esse e1usdem naturae et alte.rius gloriae »: et sic per clausa transire videtur ad gloriam corpo!'Ìs pertinere. S~d. corpus Christi. in_ ~ua .conceptio~e non fuit glonosum, sed. l?ass1 bile, habens « s1m1htu~1~em car~s peccati», ut Apostolus dic1t, Rom. 8, 3. Non ergo exivit per V1rinis uterum clausum. g SED coNTBA est, quod in quodam sermone Ephesini Concilii [P. III c. 9, Theodoti Ancyrani serm. I] dicitur : «Natura post partu~ nescit ulterius virginem. Gratia vero et parientem ostendit, et matrem focit, et virginitati non nocuit ». Fuit ergo mater Christi virgo etiam in part u. RESPONDEO DICENDUM quod absque omni dubio asserendum est matrem Christi etiam in partu virginem fuisse : nam Propheta non solum dicit, .« Ecce, virgo concipiet » ; sed addit, «et pariet filium » [Isai. 7, 14]. Et hoc quidem conveniens fuit propter tria. Primo quidem, quia hoc competebat proprietati eius qui nascebatur, quod est Verbum Dei. Nam verbum non solum in corde absque corruptione concipitur, sed etiam absque corruptione ex corde procedit. Unde, ut ostenderetur quod illud corpus esset ipsius Verbi Dei, conveniens fuit ut de incorrupto virginis utero nasceretur. Unde in sermone quodam Ephesini Concilii [loco cit.] legitur : « Quae parit carnem puram, a virginitate cessat. Sed quia natum est carne Verbum, Deus custodit virginitatem, seipsum ostendens per hoc Verbum. N eque enim nostrum verbum, cum paritur, corrumpit mentem : neque Deus Verbum substantiale, partum eligens, peremit virginitatem ». Secundo, hoc est conveniens quantum ad effectum incarnationis Christi. Nam ad hoc venit ut nostram corruptionem tolleret. Unde non fuit conveniens ut virginitatem matris nascendo corrumperet. Unde Augustinus dicit, in quodam Sermone De Nativitate Domini [serm. 121] : « Fas non erat ut per eius adventum violaretur integritas, qui venerat sanare corrupta ». Tertio fuit conveniens, ne matris honorem nascendo diminueret qui parentes praeceperat honorandos. AD. PRIMUM ERGO DICENDUM quod Ambrosius dicit hoc exponens illud quod Evangelista de lege induxit, « Omne masculinum

=lire

La dimcoltà maggiore sembra nascere dal silen:do della Scrittura, cui tentano di le fantasiose narrazioni apocrife (vedi intervento di un'ostetrica. a conferma , verginità). l\t:a qui è opportuno ricordare che • la verginità corporale, come 1 7 o n e corporale della Vergine, non sono oggetto di tradizfone storfoo., cosioohé non è stata t.raameesa alcuna relazione, né per via di Scrittura n6 per via ora.le. 8!.i.!:tta di ntiateri, dove l'intuizione della fede scopre :Implicazioni nel corpo d la.ztone ; di qui la nostra ionoranza sulle modalità concrete. Come ci sfugge 0 rmtno 0 deU' ABSUil.zione, cosi ci sfuggo la manjera del parto verginale. Costituisce ftal ~di metodo uscire dali' praevenit conceptio P?r Spiritum Sanctum, ex quo factum est ut ulterius non convenrrent. AD SECUNDUM DICENDUM quod, sicut Augustinus dicit, in libro 1 De Nuptiis et Ooncupiscentia [c. Il], « coniux vocatur Mater Dei ex prima desponsationis :fide, quam concubitu non cognoverat, nec fue~t cogniturus ». Ut enim Ambrosius dicit, Super Luc. [2 ExP, perché nessuno del suo seme sederà sul trono di David ;. Di Cristo invece sta scritto : «Sederà sul trono di David ». Dunque Cristo non era della stirpe di Jeconia. Conseguentemente neppure della stirpe di David, perché S. Matteo fa derivare la genealogia .di Cristo da David attraverso Jeconia. IN CONTRARIO : S. Paolo afferma : « [Cristo] è nato dalla stirpe di David secondo la carne ». RISPONDO = Come risulta dal Vangelo, Cristo viene chiamato a titolo speciale figlio di due antichi Padri, cioè di Abramo e di David. Le ragioni sono molteplici. La prima è che a loro in modo speciale fu promesso il Messia. Infatti ad Abramo fu detto : « Tutte le genti della terra saranno benedette nel tuo seme » ; e lApostolo riferisce a Cristo tale profezia scrivendo : «Le promesse furono fatte ad Abramo e al suo seme. E non dice "ai suoi semi ", come si si trattasse di molti, ma dice " al tuo seme ", perché si tratta di uno solo, che è Cristo ».1 A David poi è stato 1

Nel corpo dell'articolo si prende in esame la derivazione di Cristo non eolo da David, ma. anche da A bramo, perché di entrambi Cristo è detto • figlio a titolo speciale•. Il valore della promessa, sul quale l'Autore imbastisce il primo argomento. è stato arricchito in questi ultimi tempi con la precisazione apportata. dal Concilio Vaticano II alla. nozione di • popolo di Dio • (cfr., Lumen Gentium, c. 2). 'e Abramo oooupa un poeto speciale nella storia della salvezza.. La sua. vocazione non costituisce solo la. fase iniziale dcl disegno di Dio, ma :ne .Ossa già gli orienta.·

MATERIA DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

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ditur miraculum ex materia conceptus, sed magis ex modo conceptionis et partus: quia scilicet virgo concepit et peperit Deum. AD TERTIUM DICENDUM quod, sicut supra [q. 15, a. 1, ad 2] dictum est, corpus Christi fuit in Adam secundum corpulentam substantiam, quia scilicet ipsa materia corporalis corporis Christi derivata est ab Adam: non autem fuit ibi secundum seminalem rationem, quia non est concepta ex virili semine. Et ideo non contraxit originale peccatum sicut et ceteri, qui ab Adam per via.m virilis seminis derivantur.

ARTICULUS 2 Utrum Christus sumpserit carnem de semine David • .&d Ileb., c. 7, loot. 3.

AD SECUNDUM SIO PROCEDITUR. Videtur quod Christus non sumpserit carnem de semine David. Matthaeus enim, genealogiam Christi texens [c. I], eam ad Ioseph perduxit. Ioseph autem non fuit pater Christi, ut supra [q. 28, a. I, ad I, 2] ostensum est. Non ergo videtur quod Christus de genere David descenderit. ·2. PRAETEREA, Aaron fuit de tribu Levi: ut patet Exod. 6, 16 ss. Maria autcm, mater Christi, cognata dicitur Elisabeth, qua.e est « fìlia Aaron »: ut patet Luc. I, 5, 36. Cum ergo David de tribu Iuda fuerit, ut patet Matth. I, 3 ss., videtur quod Christus de semine David non descenderit. 3. PRAETEREA, Ierem. 22, 30 dicitur de Iechonia : « Scribe virum istum sterilem : nec enim erit de semine eius vir qui sedeat super solium David ». Sed de Christo dicitur Isaiae 9, 7 : «Super solium David sedebit ». Ergo Christus non fuit de semine Iechon1ae. Et per consequens nec de genere David: quia Matthaeus a David per Iechoniam seriem generationis perducit [I, 6-11]. SED CONTRA EST quod dicitur Rom. I, 3: «Qui factus est ei ex semine David secundum carnem ». RESPoNDEO DICENDU'M quod Christus specialiter duorum antiquorum Patrum :filius dicitur esse, Abrahae scilicet. et David, ut patet Matth. l, 1. Cuius est multiplex ratio. Prima quidem, quia ad hos specialiter de Christo repromissio facta est. Dictum est enim Abrahae, Gen. 22, 18 : « Benedicentur in semine tuo omnes gentes terrae »: quod Apostolus de Christo exponit, dicens, Galat. 3! 16: « Abrahae dictae sunt promissiones, et semini eius. Non dicit " et semini bus ", quasi in multis : sed, quasi in uno, " et Semini tuo ", qui est Christus ». Ad David autem dictum est lii.enti fonda.mentali .... La vocazione di Abramo è di essere padre. Secondo la tra.dizione sacerdotale. il cambiamento del nome (Àbram che diventa Abraham) attesta questo orientamento, giacché U nuovo nome è interpretato « padre di moltitudini • (Gen. 17, .5). Il destino di Abramo è di avere delle ripercussioni grandissime. Ed il :iatrla.rca, poiché Dio non gli nasconde ciò che sta per fare, prende a suo compito intercedere per le città. condanna.te (Gen. 18, 16·33); la. sua paternità stenderà

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, a. 2

detto : « Il frutto del tuo ventre collocherò sul tuo trono ». Cosicché le folle dei Giudei, tributando a Cristo onori regali, lo acclamarono con le parole : « Osanna al Figlio di Da vid t. 1 La seconda ragione è che Cristo sarebbe stato re, profeta. e sacerdote. Ora, Abramo fu sacerdote, come risulta dall'ordine che Dio gli dette : « Prendi una vacca di tre anni, ecc. ». Fu inoltre profeta, come attesta la Genesi : «È profeta e pregherà per te ». David poi fu re e profeta. La terza ragione è che in Abramo cominciò per la prima volta la circoncisione; e in David si è manifestata con più evidenza lelezione di Dio, secondo quelle parole : « Il Signore si è .cercato un uomo secondo il suo cuore ». Perciò Cristo vien chiamato in modo specialissimo figlio dell'uno e dell'altro per far capire che è la salvezza e dei Circoncisi e degli eletti tra i Gentili. SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: l. Era questa robiezione del manicheo Fausto volendo egli prova1e che Cristo non è fi]lio di David, perché non è stato concepito per opera di Giuseppe, col quale si chiude la genealogia di Matteo. Contro questo argome:µto S. Agostino risponde : « Siccome secondo il medesimo Evangelista Giuseppe era sposo di Maria, la madre di Cristo era vergine e Cristo discendeva dalla stirpe di David, che cosa rimane da pensare, se non che Maria apparteneva alla stirpe di David e che essa con ragione viene chiamata sposa di Giuseppe per l'unione degli animi e non per l'unione carnale, e che la genealogia è stata protratta fino a Giuseppe soprattutto per la superiore dignità maschile ? Cosi in conclusione noi crediamo che anche Maria fosse della famiglia di David ; perché crediamo alle scritture le quali attestano ambedue le cose: che Cristo è della stirpe di David secondo la carne e che Maria è sua madre, non per l'unione carnale con il proprio sposo, ma rimanendo vergine ». Come infatti scrive S. Girolamo, «Giuseppe era della medesima tribù di Maria e perciò la legge l'obbligava a prendersela in moglie come parente. Per questo anche vengono censiti insieme in Betlem, in quanto appartenevano a un'unica stirpe ». 2. A questa difficoltà S. Gregorio Nazianzeno risponde che per volontà divina sono state unite insieme una famiglia regale e una famiglia sacerdotale, affinché Cristo, che è re e sacerdote, nascesse secondo la carne da ambedue. Anche Aronne, che fu il primo ancora la sua intluenza, l'irraggiamento sarà universale. " Per la tua posterità saranno benedette tutte le nazioni" (Gen. 22, 18). Meditando quest'oracolo, la tradì· zione giudaica gli riconoscerà un senso profondo : " Dio gli ha promeseo con giuramento di benedire tutte le na:doni nella sua discendenza." (Jì:ccli. H, 21) .... Quale però è in definitiva la vera posterità di Abramo i È Gesù Cristo, 11 figlio di Abramo (Matt. 1, 1) ; tra I discendenti del patriarca, egli è il solo a cui co:rrisponde in pieno l'eredità deUa promessa.: egli è la discendenza per antonomasia logie è : .a.ntica questione, trattata fln da.I secolo III, ma la cui risoluzione certa non è ta ancora e forse non sarà mal raggiunta, salvo che dal razionalisti, I quali come ~davanti a dlftlooltà., negano ogni valore storico al testi' (G. R10010TTI. Vita. Orlalo, Città del Vaticano, 1951, n. 239, nota 2).

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LA. SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, a. 3

generazioni, computati gli estremi. Essi dunque non descrivono bene la genealogia di Cristo. 4. Nell'antico Testamento si legge che Ioram generò Ocozia; a questo successe Ioas, suo figlio ; a lui successe il figlio Amasia ; poi regnò il figlio di questi Azaria, che viene chiamato Ozia, e a lui successe il figlio Joatam. Invece S. Matteo dice che« Joram generò Ozia». Dunque egli, omettendo i tre re intermedi. non descrive bene la genealogia di Cristo. 5. Tutti quelli che entrano nella genealogia di Cristo hanno avuto padre e madre, e molti di essi anche fratelli. Ora, S. Matteo nella geneologia di Cristo ricorda tre madri soltanto: Tamar, Rut e la moglie di Uria. I fratelli poi li nomina per Giuda e per Jeconia, oltre ai fratelli Fares e Zaram. Di tutti questi tace S. Luca. Dunque gli Evangelisti non hanno ben descritto la genealogia di Cristo. IN CONTRARIO : basta l'autorità della Scrittura. RISPONDO : Come afferma S. Paolo, « tutta la Scrittura è ispirata da Dio ». Ora, Dio fa le cose con ordine perfetto : «Le cose che vengono da Dio sono ordinate». Dunque la genealogia di Cristo è stata descritta dagli Evangelisti con il debito ordine. 1 SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTl = 1. Isaia, come ritiene S. Girolamo, parla della generazione della divinità di Cristo. Invece S. Matteo descrive la genealogia di Cristo secondo la sua umanità, non intendendo di spiegare il modo dell'incarnazione che è inesprimibile, ma elencando i patriarchi da cui Cristo discese secondo la carne. 2. A questa obiezione, mossa da Giuliano r Apostata, sono state date diverse risposte. Alcuni, come scrive S. Gregorio Nazianzeno, ritengono che i due Evangelisti indichino con nomi diversi una medesima persona, che li portava tutti e due. - Questa però è . una posizione inaccettabile, poiché S. Matteo ricorda uno dei figli di David, cioè Salomone, e S. Luca un altro, cioè Natan, che secondo il Libro dei Re erano fratelli. Altri pensano che S. Matteo abbia trasmesso la vera genealogia di Cristo, e S. Luca quella putativa, tanto che incomincia con le parole: «figlio, come si credeva, di Giuseppe». Infatti tra i Giudei c'era chi riteneva che, a causa dei peccati dei re di Giuda, Cristo dovesse nascere da David, non attraverso i re, ma attraverso una serie di uomini privati. Secondo altri S. Matteo elenca i padri carnali di Cristo, e S. Luca i padri spirituali, cioè quei giusti che possono considerarsi padri per la loro somiglianza nell'onestà. Nel libro Questioni del Nuovo e del Vecchio Testamento si risponde che S. Luca non dichiara Giuseppe figlio di Eli, ma tutti e due contemporanei di Cristo e discendenti di David in maniera diversa.

1

S. Tommaso, pur a.:f!ermando che la. genealogia. è stata scritta. • oon debito ordì· ne•, ben manifesta. le difDcoltà esewetlehe ohe essa pone: eoal. p. es•• in rispoata a.ila

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computato. Videtur ergo quod inconvenienter generationem Christi describant. 4. PRAETEREA, 4 Reg. 8, 24 legitur quod Ioram genuit Ochoziam ; cui successit Ioas, filius eius [ibid. c. 11] ; huic autem successit filius eius Amasias [ibid. 12, 21] ; postea regnavit filins eius Azarias [ibid. 14, 21], qui appellatur Ozias [2 Paralip. 26, 1] ; cui successit Ioathan, filius eius [4 Re 15, 7]. Matthaeus autem dicit quod « Ioram genuit Oziam ». Ergo videtur inconvenienter generationem Christi describere, tres reges in medio praetermittens. 5. PRAETEREA, omnes qui in Christi generatione describuntur patres habuerunt et matres, et plurimi etiam ex eis fratres habuerunt. Matthaeus autem in generatione Christi tres tantum matres nominat, scilicet Thamar, Ruth et uxorem Uriae. Fratres autem nominat Iudae et Iechoniae: et iterum Phares et Zaram. Quorum nihil posuit Lucas. Ergo videntur Evangelistae inconvenienter genealogiam Christi descripsisse. SED CONTRA EST auctoritas Scripturae. REsPONDEO DICENDUM: quod, sicut dicitur 2 Tim. 3, 16, « omnis Scriptura sacra est divinitus inspirata». Quae autem divinitus fiunt, ordinatissime fiunt : secundum illud Rom. 13, 1 : « Quae a Deo sunt, ordinata sunt ». Unde convenienti ordine genealogia Christi est ab Evangelistis descripta. AD PRIMUM ERGO DICENDUM: quod, sicut Hieronymus dicit, Super Matth. [l Oomment., ad c. l], Isaias loquitur de generatione divinitatis Christi. Matthaeus autem enarrat generationem Christi secundum humanitatem: non quidem explicans modum incamationis, quia hoc etiam est ineffabile ; sed enumerat patres ex quibus Christus secundum carnem processit. AD SECUNDUM: DICENDUM quod ad hanc obiectionem, quam movit Iulianus Apostata, diversimode ab aliquibus respondetur. Quidam enim, ut Gregorius N azianzenus dicit, dicunt eosdem esse quos uterque Evangelista enumerat, sed sub diversis nominibus, quasi binomios. - Sed hoc stare non potest: quia Matthaeus ponit unum flliorum David, scilicet Salomonem, Lucas autem ponit alium, scilicet Nathan, quos secundum historiam libri Regum [2, 5, 14] constat fratres fuisse. Unde alil dixerunt quod Matthaeus veram genealogiam Christi tradidit; Lucas autem putativam, unde incoepit, « ut putabatur, filius Ioseph ». Erant enim aliqui ex Iudaeis qui, propter peccata re~um !uda, credebant Christum ex David non per reges, sed per aliam eius stirpem hominum privatorum, esse nasciturum. Alii vero dixerunt quod Matthaeus posuit patres carnales : Lucas autem posuit patres spirituales, scilicet iustos viros, qui dicuntur pa.tres propter similitudinem honestatis. In libro vero De Quaest. Nov. et Vet. Test. [q. 56], respondetur quo~ non est intelligendum quod Ioseph a Luca dicatur esse filius Heli: sed quia Heli et Ioseph fuerunt tempore Christi diversiaeoonda obbiezione elenca otto possibill soluzioni date da diversi autori e conclude eolo con un'opinione t più veroalmlle •·

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Cosicché Cristo come lo «si credeva figlio cli Giuseppe• era pare « figlio di Eli » : Qioè per la medesima ragione che Io faceva chie.mare figlio di Giuseppe, si r,oteva dire figlio di Eli e di tutti i discendenti di David ; ossia 1 Evangelista si esprimerebbe come fa., r Apostolo quando dice che e da essi », dai Giudei, e è uscito Cristo secondo la carne ». S. Agostino in vece prospetta tre possibili spiegazioni : «Si presentano tre casi, tra cui gli Evangelisti hanno scelto. Può darsi che mentre un Evangelista indica il padre carnale di Giuseppe, l'altro indichi il suo avo materno o qualche altro suo antenato. Oppure può darsi che mentre uno era il padre naturale di Giuseppe, l'altro ne fosse quello adottivo. - Oppure, secondo l'uso ebraico, essendo uno dei due morto senza figli, laltro come parente ne abbia preso in isposa la vedova e abbia dato al morto il figlio da lui generato ». E anche questa è una specie di adozione legale, come dice lo stesso S. Agostino. Quest'ultima spiegazione e quella più verosimile, ed è accettata anche S. Girolamo e da Eusebio di Cesarea, il quale dice di averla desunta dallo storiografo Giulio Africano. Dicono infatti costoro che Natan e Melchi in tempi diversi hanno avuto un figlio per ciascuno da una medesima moglie, di nome Esta. L'ebbe prima per ·moglie Natan, il quale discendeva da Salomone e mori lasciando un figlio di nome Giacobbe; ma dopo la morte di Natan, poiché la legge non vietava a una vedova di passare ad altre nozze, Melchi che discendeva da Natan e che quindi apparteneva alla stessa tribù, ma non alla stessa famiglia di Natan, sposò la vedova di Natan ed ebbe da lei anch'egli un figlio, di nome Eli, e cosi Giacobbe ed Eli sono fratelli uterini di due padri di versi. Giacobbe poi a norma di legge avrebbe sposato la vedova di suo fratello Eli, morto senza figli, e avrebbe generato Giuseppe, che era figlio suo naturale, ma per legge era figlio di Eli. Perciò S. Matteo dice che« Giacobbe generò Giuseppe», mentre Luca, che traccia la genealogia legale, non parla mai di generazione. E sebbene il Damascano dica. che la Beata Vergine Maria era parente di Giuseppe per la linea di Eli, perché discendeva da Melchi, tuttavia bisogna ritenere che in qualche modo fosse in linea anche con Salomone attraverso gli ascendenti elencati da S. Matteo, il quale descrive la genealogia carnale di Cristo; specialmente se pensiamo che a detta di S. Ambrogio Cristo discende « dalla stirpe di J e conia ». 3. Secondo S. Agostino, « S. Matteo intendeva presentare Cristo come re, S. Luca come sacerdote. Perciò nella genealogia di S. Matteo il Signore nostro Gesù Cristo si carica dei nostri peccati » ; poiché nella sua origine carnale egli ha assunto «una carne somigliante a quella del peccato». «Invece nella genealogia di S. Luca si esprime la nostra liberazione dai peccati», che Cristo compi con i! suo sacrificio. « Per questo S. Matteo elenca le generazioni in bnea discendente, e S. Luca in linea ascendente •· - Conseguentemente « S. Matteo discende da David passando per Salomone, con

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mode a David descendentes. Unde de Christo dicitur quod « putabatur filius Ioseph », et quod ipse etiam Christus « fuit Heli filius » :. quasi diceret quod Christus, ea ratione qua dicitur filius Ioseph, potest dici filius Heli, et omnium eorum qui ex stirpe David descendunt ; sicut Apostolus dicit, Rom. 9, 5, « Ex quibus », scilicet Iudaeis, « Christus est secundum carnem ». Augustinus vero, in libro 2 De Quaest. Eva.n.g. [q. 5], tripliciter solvit, dicens: « Tres causae occurrunt, quarum aliquam Evangelista secutus est. Aut enim unus Evangelista patrem Ioseph a quo genitus est, nominavit : alter vero vel avum maternum, vel aliquem de cognatis maioribus posuit. -Aut unus erat loseph naturalis pater: et alter eum adoptaverat. -Aut, more Iudaeorum, cum sine filiis unus decessisset, eius uxorem propinquus accipiens, filium quem genuit propinquo mortuo deputa vit » : quod etiam quoddam genus adoptfonis legalis est, ut ipse Augustinus dicit, in 2 De Oonsensu Evang. [2 Retract., c. 7]. Et haec ultima causa est verior: quam etiam Hieronymus, Super MaUh. [1 Oomment., ad 1, 16], ponit; et Eusebius Caesariensis, in 1 Ecclesiastica Historia [c. 7], ab Africano Historiographo [Epist. aiJ, Aristid., De Oonsensu Evangel.] traditum asserit. Dicunt enim quod Mathan et Melchi diversis temporibus de una eademque u.xore, Estha nomine, singulos filios procrearunt. Quia Mathan, qui per Salomonem descendit, uxorem eam primum ceperat, et, relicto filio uno, Iacob nomine, defunctus est; post cuius obitum, quoniam lex viduam alii viro non vetat nubere, Melchi, qui per N athan genus ducit, cum esset ex eadem tribu sed non ex eodem genere, relictam Mathan accepit uxorem, ex qua et ipse suscepit filium, nomine Heli ; et sic ex diverso patrum genere efficiuntur lacob et Heli uterini fratres. Quorum alter, idest lacob, fratris sui Beli, sine liberis defuncti, ex mandato legis accipiens uxorem, genuit Ioseph, natura quidem generis suum filium : secundum vero legis praeceptum, Heli e:fficitur filius. Et ideo Matthaeus dicit, e lacob genuit Ioseph »: sed Lucas, quia legalem generationem describit, nullum nominat aliquem genuisse. Et quamvis Damascenus dicat [4 De Fide Orth., c. 14] quod Beata Virgo Maria loseph attinebat secundum illam originem qua pater eius dicitur Heli, quia dicit eam ex Melchi descendisse : tamen credendum est quod etiam ex Salomone originem duxerit, eecundum aliquem modum, per illos patres quos enumerat Matthaeus, qui carnalem Christi generationem dicitur enarrare ; praesertim cum Ambrosius dicat [3 Exposit. in Luc., ad 3, 23 ss.] Christum « de semine Iechoniae » descendisse. AD TERTIUM DICENDUM quod,. sicut Augustinus dicit, in libro 2 De Oonsensu Evang. [c. 4], « Matthaeus regiam in Christo insti·tu.erat insinuare personam : Lucas autem sacerdotalem. Unde in generationibus Matthaei signifìcatur nostrorum susceptio peccato~.m a Domino Iesu Christo » : inquantum scilicet per carnis onginem «similitudinem carnis peccati• [Ad Rom., 8, 3] assumpsit. e In generationibus autem Lucae signifìcatur nostrorum ablutio

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, a. S

la cui madre David ha peccato : S. Luca ascende allo stesso David passando per Natan, che è il nome del profeta di cui Dio si servi per farglieli espiare ». - Ecco perché a. 4

ARTICOLO 4 Se )a materia de] corpo di Cristo dovesse essere assunta da una donna. SEMBRA che la materia del corpo di Cristo non dovesse essere assunta da una donna. Infatti : 1. Il sesso maschile è più nobile del sesso femminile. Ma c'era tutta la convenienza che Cristo assumesse ciò che è perfetto nella natura umana. Dunque egli non doveva assumere la carne da una donna, ma piuttosto dall'uomo, come da una costola dell'uomo fu formata Eva. 2. Chiunque vien concepito da una donna, rimane chiuso nel suo seno. Ma Dio che « riempie il cielo e la terra », non può chiu. dersi nel piccolo seno di una donna. Dunque non doveva essere concepito da una donna. 3. Quelli che vengono concepiti da una donna, contraggono una certa impurità, secondo le parole di Giobbe : « Come può essere giusto un uomo in faccia a Dio ed esser mondo chi nasce da una donna ~ ». Ma in Cristo non ci doveva essere alcuna impurità, essendo egli « la Sapienza di Dio », di cui si legge che « nulla di macchiato penetra in essa ». Dunque Cristo non doveva assumere il corpo da una donna. IN CONTRARIO: S. Paolo afferma: «Dio mandò il suo Figlio, fatto da donna ». RISPONDO : Per quanto fosse possibile al Figlio di Dio assumere carne umana da qualunque materia, a suo piacere, tuttavia era convenientissimo che l'assumesse da una donna. 1 Primo, perché in tal modo è stata nobilitata tutta la natura umana. Di qui le parole di S. Agostino : « La liberazione dell'umanità aveva da manifestarsi in ambedue i sessi. Se dunque era opportuno che assumesse un uomo, perché è il sesso più nobile, con veni va che la liberazione del sesso femminile si mostrasse nel fatto che quel· l'uomo è nato da una donna ». Secondo, perché ciò dà risalto alla verità dell'incarnazione. Per cui S. Ambrogio scrive: «Trovi molte cose naturali e altre soprannaturali. Secondo le leggi della natura Cristo è stato nell'utero»,

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La posiziono della donna nella Sacra. Scrittura è stata rivalutata in questi ultimi decenni. soprattutto per quei che riguarda la dottrina del Vecchio Testamento (efr. E. KoFFMAnN, •Donna• in Dizionario dt Teolooia Biblica. Brescia, 1965, p. H2). Malgrado tutto, la donna non riu"'cl a trovare nell'Antico Testamento la sua dignità sovrana, come ci testimonia ancora. la preghiera giudaica : « Sii benedetto, Signore Dio, che non mi hai fatto né pagano, nfl donna, nt· ignorante • ; mentre la donna doveva accontenta.rei di ripetere : « Sil lodato, o Signore, che mi hai creato Fecondo la tua volontà •. 8. Tommaso nella. rleposta sembra voglia. richiamarsi a un principio generale, messo in luce soprattutto dai padri greci: •Ciò che non ~ stato assunto [dal Verbo) non viene redento. (GREGORIO NA.ZIA.NZENO, Epist. 101, Ad Oleàoni'Um. MG. 37, 181).

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ARTICULUS 4 Utrum materia corporis Christi dehuerit esse assumpta de {emina.

a Sent., d. 12, q. 3, a. 2, Qo. 2 ; Compend. Theol •• e. 221. An QUARTUM sic PRoCEDITUB.. Videtur quod materia corporis Christi non debuit esse assumpta de fomina. Sexus enim masculinus est nobilior quam sexus femininus. Scd maxime decuit ut Christus assumeret id quod est perfectum in humana natura. Ergo non videtur quod debuerit de femina carnem assumere, sed magis de viro : sicut Heva de costa viri formata est [Gen. 2, 21, 22]. 2. PRAETEREA, quicumque ex fomina concipitur, utero feminae includitur. Sed Deo, qui « caelum et terram implet », ut dicitur Ierem. 23, 24, non competit ut parvo feminae utero includatur. Ergo videtur quod non debuit concipi de femina. 3. PRAETEREA, illi qui concipiuntur ex femina, quandam immunditiam patiuntur: ut dicitur lob 25, 4 : « Nunquid iustificari potest homo comparatus Deo ~ aut apparere mundus natus de muliere ~ ». Sed in Christo nulla immunditia esse debuit: ipse enim est «Dei Sapientia » [1 Oor. 1, 24], de qua dicitur, Sap. 7, 25, quod «nihil inquinatum in illam incurrit ». Ergo non videtur quod debuerit camem assumpsisse de foinina. SED CONTRA EST quod dicitur Galat. 4, 4 : « Misit Deus Filium suum factum ex muliere ». RESPONDEO DIOENDUM quod, licet Filius Dei carnem humanam assumere potuerit de quacumque materia voluisset, convenientissimum tamen fuit ut de femina carnem acciperet. Primo quidem, quia per hoc tota humana natura nobilitata est. Unde Augustinus dicit, in libro Octogintatrium Quaest. [q. 11] : «Hominis liberatio in utroque sexu debuit apparere. Ergo, quia virum oportebat suscipere, qui sexus honorabilior est, conveniens erat ut feminei sexus liberatio hinc appareret quia ille vir de femina natus est ». Secundo, quia per hoc veritas incamationis adstruitur. Unde Ambrosius dicit, in libro De Incarnatione [c. 6] : «Multa secundum lt vero infatti che diretta.mente fu assunto il sesso maschile ; però il sesso femminile fu chiamato a prestare la materia di codesta assunzione. Neesuna creatura. ha contratto un rapporto cosl diretto e immediato col Verbo fatto uomo come Maria, la quale lo ha rivestito di carne nel suo seno, raggiungendo perciò una ineguagliabile superiorità su tutti gli eBBeri per l'eccezionalità del frutto di redenzione in lei operata. La. grandezza della donna viene efi'cttivamcnte solo da Cristo e questo nel giorno dell'annunciazione, in cui Maria riunl in sé Il desiderio tutto femminile della fecon· dità e nello BteBBo tempo iniziò e consacrò l'aspirazione alla verltinità, fino allora respinta per l'obbrobrio della. sterilità. • In Maria s'incarna. l'ideale della donna, giacché eSBa ha dato i nata.li al principe della vita. Ma mentre la donna di quaggià l'lsebia di limitare la sua ammirazione alla vita corporale che ha dato al più bello del figli degli uomini, Gesù ha. rivelato che vi i> una maternità spirituale, frutto PGrtato con la vergtnitA dalla fede (Ltre. 11. 28 88.). Attraverso Maria la donna può diventare simbolo dell'anima credente• (LEON-DUFòUR, • Femme •, in Vocabulaire de IAl'ol. bibl•• 358). ed in tal modo prende posto nella. storia del cristianesimo.

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LA SOl\lMA TEOLOGICA, III, q. 131, a. 4

cioè in un corpo femminile ; « ma al di là delle leggi di natura una vergine lo ha concepito e una vergine lo ha partorito affinché tu lo credessi Dio, vedendolo cambiare la natura; e lo credessi uomo, perché nato da donna secondo le leggi naturali». E S. Agostino scrive : «Se Dio onnipotente non avesse prodotto nell'utero materno ruomo assunto, ma lo avesse formato in qualunque altro modo, presentandolo improvvisamente, non avrebbe forse confermato l'errore di chi nega che egli abbia assunto un vero uomo, e non avrebbe eliminato l'aspetto misericordioso di quello che ha compiuto in modo miracoloso~ Invece il mediatore t.ra Dio e l'uomo con l'unire in una sola persona le due nature è comparso in modo da sublimare le cose ordinarie con straordinari prodigi, e ha temperato questi con cose ordinarie ». Terzo, perché vengono cosi a completarsi i modi diversi della. generazione umana. Infatti Adamo fu plasmato « dal fango della terra &, senza intervento di uomo e di donna ; Eva· fu tratta dall'uomo senza il concorso della donna ; gli alt.ri uomini nascono dal concorso tra uomo e donna. Rimaneva dunque un quarto modo riservato a Cristo : di nascere da una donna, senza il concorso dell'uomo. 1 SOLUZIONE DELLE DIFFIOOLTÀ: l. II sesso maschile è più nobile di quello femminile, e perciò Cristo assunse la natura umana nel sesso maschile. Ma perché il sesso femminile non fosse esposto a.I disprezzo, era bene che egli assumesse la carne da una donna. Di qui le parole di S. Agostino: «Uomini non mancate di stima verso voi stessi : il Figlio di Dio ha assunto un uomo. Donne, non mancate di stima verso voi stesse : il Figlio di Dio è nato da una donna &. 2. Contro Fausto, che avanzava questa obbiezione, S. Agostino risponde : «La fede cattolica, che crede in Cristo, Figlio di Dio, nato da una Vergine secondo la carne, certamente non intende chiudere il Figlio di Dio nel seno di una donna, cosi da escludere la sua presenza altrove, come se avesse abbandonato il governo del cielo e della terra, e si fosse allontanato dal Padre. Piuttosto voi, o Manichei, non capite nulla di tutto questo, con quella vostra testa, che non sa pensare se non cose materiali». E altrove ribadisce il concetto : «Sono uomini capaci soltanto di rappresentarsi dei corpi, nessuno dei quali può essere tutto in ogni luogo, perché necessariamente distribuisce in più posti le sue innumerevoli parti. Ben diversa è la natura dell'anima da quella del corpo. Quanto più dunque la natura di Dio, che è il Creatore delranima e del corpo! Egli sa essere tutto dovunque senza esser contenuto in nessun luogo: sa venire senza abbandonare il luogo dov'era, sa andarsene senza abbandonare il luogo che prima occupava». 3. Nella concezione di un uomo da parte d'una donna non c'è nulla di impuro, se si considera come opera di Dio: «Non chiamare profano ciò che Dio ha creato &, si legge nel testo sacro. C'è tuttavia una qualche impurità a causa del peccato, in quanto il concepimento si compie per l'unione tra uomo e donna accom-

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naturam invenies, et ultra naturam. Secundum conditionem etenim naturae in utero», feminei scilicet corporis, « fuit; sed supra conditionem virgo conoopit, virgo generavit : ut crederes quia Deus erat, qui innovabat naturam ; et homo erat, qui secundum naturam nascebatur ex homine ». Et Augustinus dicit, in Epistola Ad Volusianum [ep. 137, c. 3]: «Si omnipotens Deus hominem, ubicumque formatum, non ex materno utero crearet, sed repentinum inferret aspectibus, nonne opinionem confirmaret crroris; nec hominem verum suscepisse ullo modo crederetur; et, dum omnia mirabiliter facit, auferret quod misericorditer fecit ? Nunc vero ita inter Deum ot hominem mediator apparuit ut, in unitate personae copulans utramque naturam, et solita sublimaret insolitis, et insolita solitis temperaret ». Tertio, quia per hunc modum completur omnis di versitas generationis humanae. Nam primus homo productus est «ex limo terrae » [Gen. 2, 7], sine viro et femina ; Heva vero producta est ex viro sine fomina [ibid., vv. 21, 22]; ceteri vero homines producuntur ex viro et femina. Unde hoc quartum quasi Christo proprium relinquehatur, ut producerotur ex femina sine viro. An PRIMUM ERGO DICENDUM quod sexus masculinus est nobilior quam fomineus : ideo humanam naturam in masculino. sexu assumpsit. Ne tamen sexus fomininus contemneretur, congruum fuit ut carnem assumeret de femina. Unde Augustinus dicit, in libro De Agone Christiano [c. 11] : . « Noli te vos i psos contemnere, viri : Filius Dei virum suscepit. N olite vos ipsas contemnere, feminae : Filius Dei natus est ex femina ». An SECUNDUM DICENDUM quod, sicut Augustinus dicit, 23 libro Contra Faustum [c. 10], qui hac obiectione utebatur: Non plane, inquit, « Catholica :fides, quae Christum, Dei Filium, natum secundum carnem crodit ex virgine, ullo modo eundem Dei Filium sic in utero mulieris includit quasi extra non sit, quasi caeli et terrae administrationem deseruerit, quasi a Patre recesserit. Sed vos, Manichaei, corde illo quo nihil potestis nisi corporalia phantasmata cogitare, ista omnino non capitis ». Ut enim dicit in Epistola Ad Volusianum [ep. 137, c. 2], « hominum iste sensus est nihil nisi corpora valentium cogitare, quorum nullum potest esse ubique totum, quoniam per innumerabiles partes aliud alibi habeat necesse est. Longe aliud est natura animae quam corporis. Quanto magia Dei, qui Creator est animae et corporis ! N ovit ubique totus esse, et nullo contìneri loco ; novit venire, non recedendo uhi erat ; novit abire, non deserendo quo venerat ». An TERTIUM DICENDUM quod in conceptione viri ex femina non ·est aliquid immundum inquantum est opus Dei: unde dicitur Àct. 10, 15: « Quod Deus creavit, tu ne commune dixeris •, idest i1!1mundum. Est tamen aliqua ibi immunditia ex peccato provemens, prout cum libidine aliquis concipitur ex commixtione maris 1

In tutte queste l'ngomentazioni, nota giu.qtamente A. Hofl'mann, S. Tommaso

:tnette in risalto le vie della. divina sapienza. che pone una. donna. come tra.mite d'unlo· ne tra Cristo ed i patriarchi (Cfr. Die deutsck Thomas·.A.uslJQbe, voi. 26,. p. 586).

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pagnata dalla, libidine. Questo però non è il caso di Cristo, come si è visto sopra. Poeto anche che ci fosse una qualche impurità, essa non avreb· be potuto colpire ~I Verbo~ Dio, c~e è aSBolutamen,te immutabile. Di qui le parole di S. Agostino : « Dio, Creatore dell uomo, domanda : Che cosa ti turba nella mia nascita 1 Non sono stato concepito per impulso di libidine. Ho fatto io la madre, da cui sarei nato. Se i raggi del sole possono asciugare la melma delle fogne senza imbrattarsi molto più lo splendore dell'eterna luce può purificare tutto ciò che irradia, senza esserne macchiato ».

ARTICOLO 5 Se )a carne di Cristo sia stata concepita eon il più puro sangue della Vergine.i

SEMBRA ohe la carne di Cristo non sia stata concepita con il più puro sangue della Vergine. Infatti : l. In unfli colletta si dice che Dio « ha voluto che il suo Verbo dalla Vergitle assumesse la carne ». Ma la carne non è il sangue. Dunque il corpo di Cristo non è stato preso dal sangue della Vergine. 2. Come Eva fu formata miracolosamente dal corpo di Adamo, cosi il corpo di Cristo fu formato miracolosamente dalla Vergine. Ma Eva non si dice che è stata formata dal sangue di Adamo, bensi dalla sua carne e dalle sue ossa, come si esprime la Bibbia: «Ora si cbe questa è ossa delle mie ossa e carne della mia car. ne ! ». Dullque neppure il corpo di Cristo doveva essere formato dal sangue della Vergine, ma dalle sue carni e dalle sue ossa. 3. II corpo di Cristo era della medesima specie del corpo degli altri u 0 rnjni. Ma il corpo degli altri uomini non si forma dal sangue più puro, bensi dal seme della donna e dal sangue mestruale. punque neppure il corpo di Cristo è stato concepito dal sangue piÌI puro della Vergine. 1 n quesito trova la eua. giustificazione nell'ambiente eeolastlco del secolo XIII. I teologi J.a.tilli più antichi, a cominciare da S. lf'ulgcnzio (ormai confuso con S. Ago~ stino) s. Beda il Venerabile, S. Bernardo ed altri, avevano semplicemente afl'erm.ato ehe il'Cristo •aveva a eé unito la carne• presa dalla Vergine. La controversia iniziò quando Pietro Lombardo accettò nelle Senlent!e l'opinione del Damasceno, citato da s. 1'ommaso nel sed contra. Secondo codesta opinione l'elemento materiale oft'erto dalla Vergil'.le sarebbe stato il eangne e non la carne. •Parola rustica ed inconve· niente ... parola insolente e barbara •, gridò subito Gualtiero da 8. Vittore. Qualche l)ltro scolastico antico, seguendo le teorie di Galeno, sosteneva che Maria avesse concePlto mediante il eeme femminilo (l' Angellco riporta tale dottrina nella terza obbie~lone e la respinge), il quale sarebbe stato animato dall'anima della Ver· gine :fino al momento della fecondazione e, successiva.mente, avrebbe viesuto di vita propria con l'infusione dell'anima del Cristo. Coel Pietro di Capua e Pietro di Poi· tiera, i qutÙi ei erano avvicinati, senza una giustificazione BCientifica convincente. alla moderJla genetica.

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et feminae. Quod tamen in Christo non fuit: ut supra [q. 28, a. l] ostensum est. Si tamen aliqua ibi esset immunditia, ex ea non inquinaretur Dei Verbum, quod nullo modo est mutabile. Unde Augustinus dicit in libro Contra Quinque Haere,/Jes [c. 5] : « Dicit Deus, Creator homlnis : Quid est quod te permovet in mea nati vitate ~ Non sum libidinis conceptus cupiditate. Ego matrem de qua nascerer, feci. Si solis radius cloacarum sordes siccare novit, eis inquinari non novit: multo magis Splendor lucis aeternae, quocumque radiaverit mandare potest, ipse pollui non potest &.

ARTICULUS 5 Utrmn caro Christi fuerit concepta ex purissimis sanguin.ibus Virginis.

a Beni.,

d. 3. q. 5, a. t.

AD QUINTUM s10 PROCEDITUR. Videtur quod caro Christi non fuerit conoopta ex purissim.is sanguinibus Virginis. Dicitur enim in Collecta [In festo Annuntiat. B. M. V.] quod Deus « Verbum suum de Virgine carnem sumere voluit ». Sed caro differt a san. guine. Ergo corpus Christi non est sumptum de sanguine Virginis. 2. PRAETEREA, sicut mulier formata est miraculose de viro, ita corpus Christi miraculose formatum est de Virgine. Sed mulier non dicitur esse formata de sanguine viri, sed ma·gis de carne et ossibus eius: secundum illud quod dicitur Gen. 2, 23: «Hoc nunc os ex ossibus meis, et caro de carne mea ». Ergo videtur quod nec etiam corpus Christi formari debuerit de sanguine Virginis, eed de carnibus et ossibus eius. 3. PRAETEREA, corpus Christi fuit eiusdem Rpeciei cum corpori· bus aliorum hominum. Scd corpora aliorum hominum non for· mantur ex purissimo sanguine, sed cx semine et sanguine menstruo. Ergo videtur quod nec etiam corpus Christi fuerit conceptum ex purissimis sanguinibus Virginia. Ma col prevalere della. flloeofla. aristotelica, la. teoria del sangue prese il sopravvento e rlnuyJe dominante, anche se priva di fondamento, fino a certi autori moderni (efr. A. PL.Ess1s, Manuale mariologiae dogmaticae, Pontehatea.u HH2, V~:~). Tale teoria, Però, Presentava delle difficoltà, per il fatto che la. natura di tale sangue era poeta nel nutrimento assimilato non con un procesBo chimico, ma trasformato per quattro 11f'adi di coltura direttamente in sangue. Se tale sangue, come ritiene anche 8. Tom· maso (ad 1) sulla. scia di Aristotele, • non i> ancora parte in atto del corpo •, come salvare la tra.smisslone del peccato originale 'I Come affermare che nel Cristo vi sia veramente la natura di Adamo 'I Quale fondamento fisico poteva più essere invoca.to per la maternità di Maria 'I Ammesso, infatti, che la Vergine abbia partecipato alla senerazlone del Figlio non col seme materno ma col sangue, ed essendo questo ridu· ciblle a nutrimento e Perciò a elemento estrinseco al corpo materno, non si distrugge la maternità 'I - Già Alberto Magno (efr. KoROSAK, Mariologia S. Alberti, pp. 91·95) e Poi 8. Tomma.so ricorsero al principio aristotelico dell'atto e della potenza : • li 88.n.gue è tutto il corpo in potenza •, dirà quest'uJtimo, quindi la Vergine non diede ~e in atto. ma in potenza, cioè sangue •, il quale • fu raccolto nel suo utero e. ormato in feto per opera dello Spirito Santo• (ad 1·3).

10 •

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IN CONTRARIO : Il Damasceno dichiara che « il Figlio di Dio con il casto e purissimo sangue della Vergine si costruì un corpo animato dall'anima razionale». RISPONDO : Come abbiamo già notato, nel concepimento di Cristo fu naturale nascere da una donna, ma fu una cosa sopranna. turale nascere da una vergine. Ora, è legge naturale che nella generazione la donna somministri la materia e l'uomo ne sia invece il principio attivo, come dimostra il Filosofo. Ma la donna che concepisce dietro il concorso dell'uomo non è vergine. Perciò il carattere soprannaturale della generazione di Cristo implica che in essa il principio attivo sia stata la virtù preternaturale di Dio; mentre il suo aspetto naturale implica che la materia con cui è stato concepito il suo corpo sia uguale alla materia che le altre donne somministrano per il concepimento della prole. Ebbene, secondo il Filosofo, questa materia è il sangue della donna, elaborato però dalla madre, per renderlo atto al concepimento. Tale quindi fu la materia con cui fu concepito il corpo di Cristo. 1 SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ. : l. La Beata Vergine, avendo la stessa natura delle altre donne, aveva conseguentemente la medesima carne e le medesime ossa. Ma la carne e le ossa nelle altre donne, essendo parti in atto del loro corpo, ne costituiscono l'integrità e non possono quindi essere sottratte, senza che il corpo· resti distrutto o minorato. Ora, Cristo, venuto a reintegrare le cose corrotte, non doveva far subire all'integrità di sua madre nessuna corruzione o minorazione. Perciò il corpo di Cristo non doveva essere formato con la carne e con le ossa della Vergine, bensi col sangue, il quale non è ancora parte in atto del corpo, ma è tutto il corpo in potenza, come si esprime Aristotele. E quando si dice che Cristo ha preso la carne della Vergine, non si vuol dire che la materia del suo corpo fosse carne in atto, ma carne in potenza, cioè sangue. 2. Come si è detto nella Prima Parte, Adamo, poiché era desti· nato ad essere il principio dell'umanità, possedeva nel suo organismo della carne e delle ossa, che non appartenevano alla sua integrità personale, ma alla sua funzione di principio dell'umanità. Da questi elementi fu formata la donna, senza menomazione per l'uomo. Invece nel corpo della Vergine non c'era nulla di simile con cui potesse formarsi il corpo di Cristo, senza compromettere il corpo della madre. 3. Il seme della donna non è atto alla generazione, ma è un seme imperfetto, la cui imperfezione è conseguente all'imperfezione della potenza generativa della donna. Perciò tale seme non è materia necessaria per il concepimento, come insegna il Filosofo.

1 Nonostante la parte caduca evidentissima nella ingenua spiegazione tJsiologloa., il fatto della maternita divina di Maria è salvo con tutte le sue consegueme, peroM ess\l' ha dato a Gesù tutto quello che •le altre donne somministrano per il concePi· mento della prole •.

MATERIA DEL CONCEPIM&.'l\TTO DI CRISTO

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SED CONTRA EST quod Damascenus dicit, in 3 libro [De Fide Ortk., c. 2], quod « Filius Dei construxit sibi ipsi ex castis et pnrissimis sanguinibus Virginia carnem animatam anima rationali •· RESPONDEO DICENDUM quod, sicut supra [a. praec.] dictum est, in conceptione Christi fuit secundum conditionem naturae quod est natus ex femina, sed supra conditionem naturae quod est natus ex virgine. Habet autem hoc naturalis conditio, quod in generatione animalis femina materiam ministret, ex parte autem maris si~ a~tivum principium in ~eneratione: sicut probat Philoeophus, in libro 1 De Generat. Ani.mal. [cc. 2, 20; 2, c. 4; 4, c. l]. Femina autem quae ex mare concipit, non est virgo. Et ideo ad supematuralem modum generationis Christi pertinet quod acti vum principium in generatione illa fuerit virtus supernaturalis divina : eed ad naturalem modum generationis eius pertinet quod materia de qua corpus eius conceptum est, sit conformis materiae quam aliae feminae subministrant ad conceptionem prolis. Haec autem materia, secundum Philosophum, in libro 1 De Generat. Animal. [c. 19], est sanguis mulieris, non quicumque, sed perductus ad quandam ampliorcm digestionem per virtutem generativam matris, ut sit materia apta ad conceptum. Et ideo ex tali materia fuit corpus Christi conceptum. AD PRIMUM ERGO DICENDUM quod, cum Beata Virgo fuerit eiusdem naturae cum aliis feminis, consequens est quod habuerit carnem et ossa eiusdem naturae. Carnea autem et ossa in aliis feminis sunt actuales corporis partes, ex quibus constituitur integritas corporis : et ideo subtrahi non possunt sine corruptione corporis vel deminutione. Christus autem, qui venerat corrupta reparare, nullam corruptionem aut deminutionem integritati matris eius inferre debuit. Et idoo non debuit corpus Christi formari de carne vel ossibus Virginia, sed de sanguine, qui nondum est actu pars, sed est potenti& totum, ut dicitur in libro 1 De Generat. Anim.al. [c. 19 ; cfr. 3 De Partibus Animal., c. 5]. Et ideo dicitur carnem de Virgine sumpsisse, non quod materia corporis fuerit actu caro, sed sanguis, qui est potentia caro. AD SECUNDUM DICENDUM quod, sicut in Prima Parte [q. 92, a. 3, ad 2] dictum est, Adam, quia institutus erat ut principium quodda:r:n humanae naturae, habebat in suo corpora aliquid carnis et oss1s quod non pertinebat ad integritatem personalem ipsius, sed solum inquantum erat naturae humanae principium. Et de tali formata est mulier, absque viri detrimento. Sed nihil tale fuit in corp?re Virginia,. ex quo corpus Ch1isti posset formaci sine corru pt10ne materni corporis. AD TERTIUM DIOENDUM quod semen feminae non est generationi aptu!ll, sed est quiddam imperfectum in genere seminis, quod non potu1t .Produci ad perfectum seminis complemcntum, propter imperfect10nem virtutis fomineae. Et ideo tale semen non est materia 1u~ ~e 1?-ecessitate requiratur ~d conceptum: sicut .Philosophus c1t, in libro I De Generat. Animal. [cc. 19 ss.]. Et ideo in con-

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Quindi nella concezione di Cristo esso fu escluso : soprattutto perché sebbene ~mperfetto come seme, t°:ttavia si produce, al pari di quello maschile, con una certa concupiscenza. Ora, nella concezione verginale la concupiscenza era esclusa. Ecco perché il Damasceno afferma che il corpo di Cristo è stato concepito in maniera t non seminale ». . Il sangue poi che le donne perdono tutti i mesi nella mestruazione, ha una certa impurità naturale, come le altre cose superflue che la natura elimina come superflue. Ora, il concepimento non si compie con questo sangue mestruale corrotto, che la natura espelle : questo anzi costituisce Io spurgo di quel sangue puro, preparato per il concepimento, e che è più puro e più perfetto dell'altro sangue. È vero però che esso nella concezione degli altri uomini porta il marchio della libidine, in quanto a seguito dell'unione sessuale codesto sangue affiuisce dove avviene la generazione. Ma questo non avvenne nel concepimento di Cristo, perché esso si è raccolto nell'utero della Vergine e trasformato in feto per opera dello Spirito Santo. Ecco perché si dice che il corpo ~ Cristo tè stato formato dal più casto e puro sangue della Vergine».

ARTICOLO 6 Se il corpo di Cristo sia stato determinatamente presente in Adamo e negli aJtri patriarchi .1

SEMBRA che il corpo di Cristo sia stato determinatamente presente in Adamo e negli altri patriarchi. Infatti: l. S. Agostino afferma che la carne di Cristo era in Adamo e in Abramo « secondo la sua sostanza materiale )). Ma la sostanza materialo è una quantità determinata. Dunque la carne di Cristo era quantitativamente. in Adamo, in Abramo e negli altri patriarchi. 2. L'Apostolo scrive, che « Cristo fu fatto dal seme di David secondo la carne». Ma il seme di David era in lui una parte determinata. Dunque Cristo era in Da vid determinatamente, e cosi pure negli altri patriarchi. 3. Cristo appartiene al genere umano in quanto assunse la carne dal genere umano. Ora, se la sua carne non fosse stata determinatamente presente in Adamo, non apparterrebbe in nessun modo al genere umano che ne discende ; ma piuttosto alle altre cose da cui viene desunta la materia della sua carne. Quindi la carne di Cristo era determinatamente in Adamo e negli altri patriarchi. 1

Il quesito. come nota U P. Ceuppens

(De

Mat"iologia Biblica, Mariologia Biblica

et S. Thomas. p. 223). non ha nessun legame con la Scrittura ; ma è nato da.ll'errore di alcuni. che ritenevano U corpo di Cristo formato da una determinata porzione

MATERIA DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

149

ceptione Christi non fuit: praesertim quia, licet sit imperfectum in genere seminis, tamen cum quadam concupiscentia resolvitur, sicut et semen maris ; in ilio autem conceptu virginali concupiscentia locum habere non potuit. Et ideo Damascenus dicit [3 De Fide Ortk., c. 2] quod corpus Christi « non seminaliter » conceptum est. Sanguis autem menstruus, quem fominae per singulos menses emittunt, impuritatem quandam naturalem habet corruptionis: sicut et ceterae superfluitates, quibus natura non indiget, sed eas expellit. Ex tali autem menstruo corruptionem habente, quod natura repudiat, non formatur conceptus : sed hoc est purgamentum quoddam illius puri sanguinis qui digestione quadam est praeparatus ad conceptum, quasi purior et perfectior alio sanguine. Habet tamen impuritatem libidinis in conceptione aliorum hominum: inquantum ex ipsa commixtione maris et feminae talis sanguis ad locum generationi congruum attrahitur. Sed hoc in conceptione Christi non fuit : quia operatione Spiritus Sancti talis sanguis in utero ·Virginia adunatus est et formatus in prolem. Et ideo dicitur corpus Christi « ex castissimis et purissimis sanguinibus Virginia formatum ».

ARTICULUS 6 Utrum corpus Christi fuerit secundum aliquid s:ignatum in Adam et in aliis Patribus. 3 Sent., d. 3, q. 4,

a. 2.

AD SEXTUM SIO PROOEDITUR. Videtur quod corpus Christi fuerit secundum aliquid signatum in Adam et in aliis patribus. Dicit enim Augustinus, 10 Super Gen. ad litt. [c. 20], quod caro Christi fuit in Adam et Abraham « secundum corpulentam substantiam ». Sed corpulenta substantia est quiddam signatum. Ergo caro Christi fuit in Adam et Abraham et in aliis patribus secundum aliquid signatum. 2. PRAETEREA, Rom. I, 3 dicitur quod Christus « factus est ex semine David secundum camem ». Sed semen David fuit aliquid signatum in ipso. Ergo Christus fuit in David secundum aliquid sìgnatum : et eadem ratione in aliis patribus . . 3. PRAETEREA, Christus ad humanum genus affinitatem habet inquant~m ex humano genere carnem assumpsit. Sed si caro illa non fuit secundum aliquid signatum in Adam, nullam videtur habere affinitatem ad humanum genus, quod ex Adam derivatur : se~ magis ad alias ree, unde materia camis eius assumpta est. V1detur ergo quod caro Christi fuerit in Adam et aliis patribus secundum aliquid signatum. del corpo di Adamo e del euooeeeivi patriarchi, trasmessa in maniera incorrotta dal · l'uno a.ll'altro tino a Maria, la quale con essa avrebbe formato il corpo Innocente del Figlio.

150

LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, a. 6

IN CONTRARIO : S. Agostino afferma che gli altri uomini furono presenti in Adamo e in Abramo in tutti quei modi in cui c'è stato Cristo : non però viceversa. Ora, gli altri uomini erano in Adamo e in Abramo, non per la materia determinata del loro corpo, ma per la loro origine, come si è visto nella Prima Parte. Dunque neppure Cristo fu presente cosi in Adamo, in Abramo e negli altri patriarchi. RISPONDO : Come si è qetto sopra, materia del corpo di Cristo non furono la carne e le ossa della Beata Vergine, né alcuna cosa parto in atto del corpo di lei, ma il suo sangue, che è corpo in potenza. In vece quanto la Beata Vergine prese dai suoi genitori era parto attuale del suo corpo. Perciò nulla di quanto la Beata Vergine aveva ricevuto dai genitori poteva essere materia del corpo di Cristo. Dunque il corpo di Cristo non era in Adamo e negli altri patriarchi come quantità determinata, cosi da poter indicare in essi una determinata parte materiale come «la materia da cui si sarebbe formato il corpo di Cristo»; ma c'era originativamente, alla pari della carne degli altri uomini : Infatti il corpo di Cristo ha relazione con Adamo e con gli altri patriarchi mediante il corpo di sua madre. Quindi esso non era nei patriarchi in maniera diversa da come c'era il corpo di sua madre, il quale non fu presente in essi quantitativamente, ossia come i corpi degli altri uomini, secondo le spiegazioni date nella Prima Parte. 1 SoLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ = I. Quando si dice che Cristo era in Adamo« secondo la sua sostanza materiale&, non bisogna intendere che il corpo di Cristo fosse in Adamo una vera sostanza corporea, ma che la sostanza materiale del corpo di Cristo, ossia la materia che prese dalla Vergine, era in Adamo come nel suo principio attivo e non come nel suo principio materiale : poiché la virtù generativa di Adamo e degli altri suoi discendenti fino alla Beata Vergine preparò codesta materia al concepimento del eorpo di Cristo. Però tale materia non diventò corpo di Cristo sotto l'influsso genetico del seme trasmesso da Adamo. Perciò si dice che Cristo fu originalmente in Adamo secondo la sua sostanza materiale, ma non secondo il seme. 2. Sebbene il corpo di Cristo non fosse in Adamo e negli altri patriarchi secondo il seme, tuttavia il corpo della Beata Vergine, concepito per seme maschile, fu in Adamo e negli altri patriarchi anche seminalmente. Ecco perché si può dire che, mediante la Beata Vergine, Cristo secondo la carne discende dal seme di David. 1 1 La rispo::rta di S. Tommaso è strettamente connessa con la soluzione da lui data. all'articolo precedente. Posto con Aristotele il principio che la materia da cui ha avuto orJgine il corpo di Cristo era il sangne, il quale conteneva detto corpo In potenza e non in atto, è evidente che non si pub riscontrare una particella determinata. in Adamo o negli altri patriarchi la quale sia scl"Vita a costituire n corpo di Cristo. L'appartenenza di G1>,sù ad Adamo avviene mediante il corpo della madre, escludendo una determinata materia e riducendo tutto ad un motivo di origine, nel senso cioè che la materia presa dalla Vergine deriva da. Adamo come da. un principio attivo e non gia come da un principio materiale. ' La. ditncoltà nasce dal prendere troppo materialmente il testo della Scrittura. : « Il Cristo fu fatto dal seme di David secondo la carne • (Rom. 1, 3). È chiaro però

MATERIA DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

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SED CONTRA EST quod Augustinus dicit, 10 Super Gen. ad litt. [cc. 19, 20]: Quocumque modo Christus fuit in Adam et Abraham, alii homines ibi fuerunt : sed non convertitur. Alii autem homines non fuerunt in Adam et Abraham secundum aliquam materiam signatam, sed solum secundum originem: ut in Prima Parte [q. 119, a. l ; a. 2, ad 4] habitum est. Ergo neque Christus fuit in Adam et Abraham sccundum aliquid signatum: et, eadem ratione, nec in aliis patribus. RESPONDEO DIOENDUM quod, sicut supra [a. 5, ad l] dictum est, materia corporis Christi non fuit caro et os Beatae Virginis, nec aliquid quod fuerit actu pars corporis eius, sed sanguis, qui est potentia caro. Quidql,lid autem fuit in Beata Virgine a parentibus acceptum, fuit actu pars corporis Beatae Virginis. Unde illud quod fuit in Beata Virgine a parentibus acceptum, non fuit materia corporis Christi. Et ideo dicendum est quod corpus Christi non fuit in Adam et aliis patribus secundum aliquid signatum, ita scilicet quod aliqua pars corporis Adae, vel alicuius alterius, posset designari determinate, ut diceretur quod ex hac materia formabitur corpus Christi » : sed fuit ibi secundum originem, sicut et caro aliorum hominum. Corpus cnim Christi habet relationem ad Adam et alias patres mediante corpore matris eius. U ndc nullo alio modo fuit in patribus corpus Christi quam corpus matris eius, quod non fuit in patribus secundum materiam signatam : sicut nec corpora aliorum hominum, ut in Prima Parte [loco cit. in S. c.] dictum est. AD PRIMUM ERGO DIOENDUM quod, cum dicitur Christus fuisse in Adam « secundum corpulentam substantiam », non est intclligendum hoc modo, quod corpus Christi in Adam fuerit quaedam corpulenta substantia : sed quia corpulenta substantia corporis Christi, idest materia quam sumpsit ex Virgine, fuit in Adam sicut in principio activo, non autem sicut in principio materiali ; qnia scilicet per virtutem generativam Adae, et aliornm ab Adam descendentium usque ad Beatam Virginem, faotum est ut illa materia taliter praepararetur ad conceptum corporis Christi. Non autem fnit materia illa formata in corpus Christi per virtutem seminis ab Adam derivatam. Et ideo Christus dicitur fuisse in Adam originaliter secundum corpulentam substantiam : non autem secundum seminalem rationem. AD SEOUNDUH DIOENDUM quod, quamvis corpus Christi non fuerit in Adam et in aliis patribus secundum seminalem rationem, corpus tamen Beatae Virginia, quod ex semine maris est conceptum, fuit in Adam et in aliis patribus secundnm rationem seminalem. Et ideo, mediante Beata Virgine, Christus secundum carnem dicitur esse ex semine David per modum originis. che U termine seme qui non va preeo in senso stretto : non ei tratta. cioè di seme ftsico, perché il Cristo fu concepito in maniera verginale ; ma U termine va preso in senso lato, ciò in quanto eigniftca. la posterità (ctr. Gen. 9, 9 : 15, 5; Vuc. 1, 5S ; Mare. 12, 22 ~ Ginv. 7, 42}, per ~ui Gesù, secondo la sua natura umana ricevuta da Maria, fa veramente parte della discendenza di Adamo o di Davide in forza dell'ori· g).ne.

152

LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, aa. 6-7

3. Cristo appartiene al genere umano per l'uguaglianza nella specie. Ora, l'uguaglianza nella specie non dipende dalla materia remota, ma dalla materia prossima e dal principio attivo, che genera un individuo della medesima specie. Perciò l'appartenenza di Cristo al genere umano è efficacemente assicurata dal fatto che il corpo di Cristo è stato formato dal sangue della Vergine, il quale per via d'origine derivava da Adamo e dagli altri patriarchi. Per tale affinità non ha importanza, secondo le spiegazioni date nella Prima Parte, l'origine della materia di quel sangue, come non fha nella generazione degli altri uomini.

ARTICOLO 7 Se Ja came di Cristo negli .antiehi patriarchi sia stata ·macchiata dal peccato.

SEMBRA che la carne di Cristo negli antichi patriarchi non sia stata macchiata dal peccato. Infatti : 1. La Scrittura afferma che nella Sapienza divina « non penetra nulla di macchiato ». Ma Cristo è «la sapienza di Dio &, come dichiara S. Paolo. Dunque la carne di Cristo non fu mai macchiata dal peccato. 2. S. Giovanni Damasceno asserisce che Cristo «assunse le primizie della nostr.a natura ». Ma la carne umana nello stato primitivo non era macchiata dal peccato. Dunque la carne di Cristo non era inquinata cosi, né in Adamo, né negli altri patriarchi. 3. S. Agostino afferma che «la natura umana ebbe sempre assieme alle ferite la medicina del peccato». Ma ciò che è infetto non può essere un rimedio, avendo piuttosto bisogno esso stesso di medicina. Dunque nella natura umana c'è sempre stato qualche cosa di preservato da cui poi si formò il corpo di Cristo. IN CONTRARIO: Il corpo di Cristo si riporta ad Adamo e agli altri patriarchi solo mediante il corpo della Beata Vergine, dalla quale egli ha preso carne. Ma il corpo della Beat.a Vergine è stato t.ut.to concepito nel peccato originale, come si è detto sopra; e quindi fu soggetto al peccato anche nella sua preesistenza nei patriarchi. Dunque la carne di Cristo secondo la sua presenza nei patriarchi fu soggetta al ;eeccato. RISPONDO : Quando si dice che Cristo o la sua carne preesisteva in Adamo e negli altri patriarchi, paragoniamo Cristo o la sua carne con Adamo e con gli altri patriarchi. Ma è chiaro che altra era la condizione dei patriarchi e altra quella di Cristo : i patriarchi infatti erano soggetti al peccato, Cristo invece ne era del tutto immune. Due sono quindi i modi di sbagliare in questo confronto. II primo consiste nell'attribuire a Cristo o alla sua came

MATERIA D.EL CONCEPIMENTO DI CRISTO

I 53

AD TERTIUM DICENDUM quod Christus habet affinitatem ad humanum genm1 secundum similitudìnem speciei. Similitudo autem speciei attenditur, non secundum materiam remotam, sed secundum materiam proximam, et secundum principium activum, quod generat sibi simile in specie. Sic igitur affinitas Christi ad humanum genus sufficienter conservatur per hoc quod corpus Christi formatum est ex sanguinibus Virginis, derivatis secundum originem ab Adam et aliis patribus. Nec refort ad hanc affinitatem undecumque materia illorum sanguinum sumpta fuerit: sicut nec hoc refert in generatione aliorum hominum, sicut in Prima Parte [q. 119, a. 2, ad 3] dictum est.

ARTICULUS 7 Utrum caro Christi io antiquis patribus peccato infeeta fuerit. A. seq., ad 2 ;

a 8ent.•

d. 3, q. 4, a. 1 : part. 2, Ex:pos. lltt. ; In lsaiam, c. 11 : In I oan .• o. 3, loot. 5.

AD SEPTIMUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod caro Christi in antiquis patribus peccato infocta non fuerit. Dicitur enim Sap. 7, 25 quod in divinam Sapientiam « nihil inquinatum incurrit ». Christus autem est «Dei Sapientia •: ut dicitur 1 ad Oor. 1, 24. Ergo caro Christi nunquam peccato inquinata fuit. 2. PRAETEREA, Damascenus dicit, in 3 libro [De Fide Orth., cc. 2, l I], quod Christus « primitias nostrae naturae assum psit ». Sed in primo statu caro humana non erat peccato infecta. Ergo caro Christi non fuit infecta nec in Adam nec in aliis patribus. 3. PRAETEREA, Augustinus dicit, 10 Super Gen. ad litt. [c. 20], quod «natura humana semper habuit, cum vulnere, vulneris medicinam ». Sed id quod est infectum, non potest esse vulneris medicina, sed magia ipsum indiget medicina. Ergo sempcr in natura humana fuit aliquid non infoctum, ex quo postmodum est corpus Christi formatum. SED CONTRA EST quod corpus Christi non refert.ur ad Adam et ad alios patres nisi mediante corpore Beatae Virginis, de qua ca.rnem assumpsit. Sed corpus Beatae Virginis totum fuit in originali conceptum, ut supra [q. 14, a. 3, ad I] dictum est: et ita etiam, secundum quod fuit in patribus, fuit peccato obnoxium. Ergo caro Christi, secundum quod fuit in patribus, fuit peccato obnoxia. RESPONDEO DICENDUM quod, cum dicimus Christum, vel eius oarn,,m, fuisse in Adam et in aliis patribus, comparamus ipsum, vel carnem eius: ad Adam et ad alias patres. Manifestum est a.utem quod alia fuit conditio patrum, et alia Christi: nam patres ~uerunt subiecti peccato, Christus autem fuit omnino a peccato 1mmunis. Dupliciter ergo in hac comparatione errare contingit. Uno modo, ut attribuamus Christo, vel carni eius, conditionem

154

LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 31, aa. 7-8

la medesima condizione dei patriarchi : dicendo, p. es., che Cristo peccò in Adamo, perché in qualche modo era presente in lui. Ciò è falso : perché Cristo non preesisteva in Adamo in modo da essere raggiungibile dal suo peccato; poiché non discendeva da lui secondo la legge della concupiscenza, né per via seminale, come si è detto sopra. Il secondo modo di sbagliare consiste nell'attribuire la condizione cli Cristo o della sua carne a elementi che preesistevano in atto nei patriarchi : dicendo, p. es., con qualche autore, che siccome la carne di Cristo non era in lui soggetta al peccato, cosi anche nel corpo di Adamo e degli altri patriarchi c'era una particella non soggetta al peccato, da cui poi si sarebbe formato il corpo di Cristo. Ora, questo è impossibile. Primo, perché la carne di Cristo, come sopra abbiamo visto, non preesisteva in Adamo e negli altri patriarchi, come materia quantitativa distinta, cosi da poter distinguere dal resto del corpo ciò che è puro da ciò che è impuro. Secondo, perché la carne umana macchia cosi di peccato per il suo concepimento accompagnato dalla concupiscenza ; e quindi come si estende a tutto il corpo dell'uomo il concepimento, cosi si estende a tutto il corpo anche l'inquinamento dcl peccato. Perciò la carne degli antichi patriarchi era totalmente soggetta al peccato, né c'era in essi una particella immune dal peccato, da cui in seguito sarebbe stato formato il corpo di Cristo. · SoLuzioNE DELLE DIFincoLTÀ : I. Cristo assunse una carne umana non infetta dal peccato, ma completamente pura. Quindi « nella sapienza di Dio non si riscontra nulla di macchiato ». 2. Si dice che CTisto ha assunto le primizie della nostra natura per la somiglianza delle due condizioni : assunse cioè una carne non macchiata dal peccato, com'era la carne dell'uomo prima della sua caduta. Ma ciò non significa che la carne umana si sia trasmessa pura, cioè immune dal peccato fino alla formazione del corpo di Cristo. 3. Nella natura umana prima di Cristo c'erano in atto le ferite, cioè l'infezione del peccato originale. La medicina invece non c'era in atto, ma solo in potenza, in quanto da quei patriarchi sarebbe nata la carne di Cristo. •

ARTICOLO 8 Se Cristo ahbia pagato le decime in Abramo.1

SEMBRA che in Abramo Cristo abbia pagato le decime. 1. L'Apostolo dice che cimato in Abramo. il suo saoerdozill non sarebbe secondo l'ordine di Mclcbisedech, ciò che è contro l'aperta ~ione della Scrittura. Perciò si deve dire che il Criflto non fu decimato, come vI. nei lombi di Abramo, (CEUPPENEI, Marìolooia Biblica, p. 224).

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LA SOMMA TEOLOGICA, Hl, q. 31, a. 8

discendere da lui non solo secondo la sostanza materiale, ma anche secondo il seme virile che trasmette il peccato originale. Tutti quindi pagarono le decime in Abramo, cioè furono rappresentati da lui come bisognosi d'essere risanati da Cristo. Invece Cristo soltanto fu presente in Abramo cosi da discendere da lui non secondo il seme virile, ma solo secondo la sostanza materiale. Perciò egli non fu in A bramo come bisognoso di guarigione, ma piuttosto come «medicina del peccato». Dunque non offri le decime nei lombi di Abramo. SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ : l. E cosi anche la prima difficoltà è risolta. 2. La Beata Vergine, essendo stata concepita in peccato originale, era presente in Abramo come bisognosa di guarigione. Quindi pagò in lui le decime, discendendo da lui secondo il seme virile. Ciò non avvenne invece per il corpo di Cristo, come si è detto. 3. Si può dire che la carne di Cristo fu soggetta al peccato nei patriarchi nello stato in cui si trovava in essi, che perciò pagarono le decime. Non già nello stato in cui si trovò realmente in Cristo, che non le pagò. 4. Il sacerdozio levitico si trasmetteva secondo l'origine carnale. Perciò esso in Abramo non era meno sublime che in Levi. Il fatto quindi che Abramo offre le decime a Melchisedech come a suo superiore indica che il sacerdozio di Melchisedech, in quanto è figura di Cristo supera il sacerdozio levitico. Invece il sacerdozio di Cristo non dipende dalla discendenza carnale, ma dalla grazia soprannaturale. Ecco perché può darsi che un padre come inferiore offra le decime a un sacerdote, mentre suo figlio, se è pontefice, è superiore a quel sacerdote, non per la sua origine carnale, ma per la grazia spirituale ricevuta da Cristo.

MATERIA DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

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derivarentur non solum secundum «corpulentam substantiam », eed etiam secundum «rationem seminalem », per quam originale oontrahitur. Et ideo omnes in Abraham sunt decimati, idest. praefi.gurati indigere curatione quae est per Christum. Solus autem Christus sic fuit in Abraham ut ab eo derivaretur non secundum rationem seminalem, sed secundum corpulentam substantiam. Et ideo non fuit in Abraham sicut curatione indigene : sed magis sicut « vulneris medicina •· Et ideo non f uit in lumbis Abrahae decimatus. Et per hoc patet responsio ad primum. AD SECUNDUM DICENDUM quod, quia Beata Virgo fuit in originali concepta, fuit in Abraham sicut curatione indigene. Et ideo fuit ibi decimata, velut inde descendens secundum seminalem rationem. De corpore autem Christi non est sic, ut dictum est [in corp.]. AD TERTIUM DICENDUM quod caro Christi dicitur fuisse in antiquis patribus peccato obnoxia, secundum qualitatem quam habuit in ipsis parentibus, qui fuerunt decimati. Non autem secundum qualitatem quam habet prout est actu in Christo, qui non est decimatus. AD QUARTUM DICENDUM, quod sacerdotium Leviticum secundum carnis originem derivabatur. Unde non minus fuit in Abraham quam in Levi. Unde per hoc quod Abraham decimàs dedit Melchisedec tanquam maiori, ostenditur saccrdotium Melchisedec. inquantum gerit fi.guram Christi, esse maius sacerdotio Levitico. Sacerdotium autem Christi non sequitur carnis originem, sed gratiam spiritualem. Et ideo potest esse quod pater dedit decimas alieni sacerdoti tanquam minor maiori, et tamen fi.lius eius, si sit pontifex, est maior illo sacerdote, non propter carnis originem, sed propter gratiam spiritualem, quam habet a Christo.

QUESTIONE 32

Il principio attivo del concepimento di Cristo.i · Passiamo ora a parlare del principio attivo nel concepimento di Cristo. Risponderemo a quattro domande : 1. Se lo Spirito Santo sia stato il principio attivo del concepimento di Cristo; ·2. Se si possa dire che Cristo è stato concepito di Spirito Santo; 3. Se si possa dire che lo Spirito Santo è padre di Cristo secondo la carne ; 4. Se la Beata Vergine in qualche modo sia stata principio attivo nel con?epimento di Cristo.

ARTICOLO 1 Se si dehha attribuire allo Spirito Santo l'opera del concepimento di Cristo.

SEMBRA che nou si debba attribuire allo Spirito Santo l'opera del concepimento di Cristo. Infatti : l. S. Agostino afferma che Altissimo poi è il Padre, di cui il Figlio è la Virtù. 2. La missione si riferisce alla persona che s'incarna e che viene mandata dal Padre, mentre il concepimento si riferisce al corpo che è stato assunto e che viene formato per opera dello Spirito Santo. Perciò, sebbene la missione e il concepimento in concreto siano la stessa cosa, data la diversità dei loro aspetti, la missione si attribuisce al Padre, il concepimento allo Spirito Santo, e l'assunzione della carne al Figlio. 3. Il testo citato, come dice S. Agostino, «si può intendere in due modi. Primo, nel senso la casa di Cristo è la Chiesa da lui edificata con il proprio sangue. Secondo, può dirsi sua casa anche il suo corpo, come si dice suo tempio. Ché essendo esso opera dello Spirito Santo, è anche opera del Figlio di Dio, per la loro unità di natura e di volontà.&.

ARTICOLO 2 Se Cristo si debba dire coneepito di Spirito Santo. SEMBRA che Cristo non si debba dire concepito di Spirito Santo. Infatti : l. Il testo di S. Paolo : «Da lui (ex ipso) e per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose» viene cosi commentato da S. Agostino : « Osservate che non dice " de ipso ", ma " ex ipso ". Perché cielo e terra sono stati fatti da lui, avendoli egli creati; ma non di lui, perché non Ii ha fatti della sua stessa sostanza». Ma lo Spirito Santo non ha plasmato iJ corpo di Cristo con la propria sostanza. Dunque Cristo non si deve dire concepito di Spirito Santo.

IL PRINCIPIO ATTIVO DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

165

AD PRIMUM ERGO DIOENDUM quod opus conceptionis commune quidem est toti Trinitati, secundum tamen modum aliquem attribuitur singulis Personis. Nam Patri attribuitur auctoritas respe· ctu personae Filii, qui per huiusmodi conceptionem sibi assumpsit; Filio autem attribuitur ipsa carnis assumptio; sed Spiritui Sancto attribuitur formatio corporis quod assumitur a Filio. N am Spiritus Sanctus est Spiritus Filii : secundum illud Galat. 4, 6 : « Misit Deus Spiritum Filii sui ». Sicut autem virtus animae quae est in semine, per spiritum qui in semine concluditur, format corpus in generatione aliorum hominum ; ita Virtus Dei, quae est ipse Filius, secundum illud 1 ad Oor. I, 24, « Christum Dei Virtutem », per Spiritum Sanctum corpus formavit quod assumpsit. Et hoc etiam verba Angeli demonstrant dicentis [Luc. I, 35] : « Spiritus Sanctus euperveniet in te », quasi ad praeparandam et formandam materiam corporis Christi ; « et Virtus Altissimi », idest Christus, « obumbrabit tibi », « idest, corpus humanitatis in te accipiet incorporeum lumen divinitatis, umbra enim a lumine formatur et corpore t, ut Gregorius dicit, 18 Moral. [c. 20]. « Altissimus » autem intelligitur Pater, cuius Virlus est Filius. AD SECUNDUM DICENDUM quod missio refertur ad personam assumentem, quae a Patre mittitur : sed conceptio refertur ad corpus assum ptum, quod operatione Spiritus Sancti formatur. Et ideo, licet missio et conceptio sint idem subiecto, quia tamen differunt ratione, missio attribuitur Patri, efficere autem conceptio.. nem Spiritui Sancto : sed carnem assumere Fili o attribuitur. AD TERTIUM DIOENDUM quod, sicut Augustinus dicit, in libro De Quaest. Vet. et Nov. Test. [q. 52], «quaestio ista gemina ratione potest intelligi. Primo enim domus Christi Ecclesia est, quam aedifìcavit sibi sanguine suo. Deinde potest et corpus eius dici domus eius = sicut dicitur templum eius. Factum autem Spiritus Sancti Filii Dei est, propter naturae et voluntatis unitatem ».

ARTICULUS 2 Utrum Christus deheat dici eonooptus de Spiritu Sancto.

a Seni.,

d. 4, q. 1, a. 1, qo. 4 ; In Matth •• o. 1.

AD SEOUNDUM SIC PROCEDITUB. Videtur quod Christus non debeat dici conceptus de Spiritu Sancto. Quia super illud Rom. 11, 36, «Ex ipso et per ipsum et in ipso sunt omnia&, dicit Glossa [ord.] Angustini : « Attendendnm quod non ait " de ipso ", sed " ex ipso ". Ex ipso enim caelum sunt et terra : quia fecit ea. Non autem de ipso : quia non de substantia sua». Sed Spiritue San~tu.s non formavit corpus Christi de substantia sua. Ergo Christus non debet dici conceptu.s de Spiritu Sancto.

166

LA

S.O~L\fA

TEOLOGICA, III, q. 32, a. 2

2. Il principio attivo della concezione si comporta come il seme nella generazione. Ma lo Spirito Santo non ebbe le parti del seme nella concezione di Cristo. Scrive infatti S. Girolamo : « Noi non diciamo, come pensavano alcuni scellerati che lo Spirito Santo abbia fatto le veci del seme, ma diciamo che il corpo di Cristo è stato prodotto», o formato, «dalla pot.enza del creatore». Dunque non si deve dire che Cristo è stato concepito di Spirito Santo. 3. Di due cose non se ne fa una sola, se non mescolandole insieme in qualche modo. Ma il corpo di Cristo è stato formato dalla Vergine Maria. Se dunque Cristo si dice concepito di Spirito Santo, bisogna ammettere che lo Spirito Santo si sia mescolato alla materia somministrata dalla Vergine, il che è falso. Dunque Cristo non si deve dire concepito di Spirito Santo. IN CONTRARIO: Nel Vangelo si legge: «Prima che venissero a stare insieme fu riscontrato che Maria aveva concepito di Spirito Santo». RISPONDO : Il concepimento non riguarda soltanto il corpo di Cristo, ma Cristo stesso in ragione del suo corpo. Ora, Io Spirito Santo ha con Cristo due diversi rapporti. Con il Figlio stesso di Dio, che è stato concepito, ha rapporto .di consustanzialità; con il suo corpo ha invece rapporto di causa efficiente. Ebbene, la preposizione di [de] indica ambedue i rapporti, come quando diciamo che uno ha tutto «di suo padre ». Possiamo quindi dire giustamente che Cristo è stato concepito di Spirito Santo, riferendo la causalità efficiente dello Spirito Santo al corpo assunto, e la consustanzialità alla persona assumente. 1 SoLUzioNE DELLE DIFF!COLTÀ.: l. Il corpo di Cristo, non essendo consustanziale allo Spirito Santo, non si può dire propriamente concepito di Spirito Santo, ma piuttosto «per opera dello Spirito Santo» («ex Spiritu Sancto »). Di qui le parole di S. Ambrogio : « Ciò che viene da qualcuno [ex aliquo] viene o dalla sua sost.anza o dalla sua potenza: dalla sostanza, come il Figlio che procede dal Padre ; dalla potenza, come tutte le cose vengono da Dio e come Maria ebbe il bambino nel suo seno dallo Spirito Santo ». 2. In questo punto sembra che ci sia una certa discordanza tra S. Girolamo e altri dottori, i quali affermano che lo Spirito Santo nella concezione ha fatto le veci del seme. Dice infatti il Crisostomo: «All'Unigenito di Dio, che stava per entrare nella Vergine, fece strada lo Spirito Santo, perché Cristo nascesse cosi nella santità secondo il corpo, operando la divinità al posto del seme ». E il Damasceno seri ve : « La Sapienza e la Virtù di Dio scese su di lei, come seme divino». Ma le cose si possono conciliare con facilità. Considerando nel seme la virtù attiva, il Crisostomo e il Damasceno paragonano al seme lo Spirito Santo, oppure il Figlio, che è «la Virtù del1' Altissimo ». Considerando invece nel seme la sostanza materiale, 1

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza. col latino comprende che la Prevo· eizione de non corrieponde all'italiano di; poich6 quest'uitima non indica mai una. dipendenza causale, oseia non regge ma.I un complemento d'agente, come vuole qui

IL PRINCIPIO ATTIVO DEL CONCEPIMENTO DI CRISTO

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2. PRAETEREA, principium activum de quo aliquid concipitur, se habet sicut semen in generatione. Sed Spiritus Sanctus non se habuit sicut semen in conceptione Christi. Dicit enim Hieronymus in Exposit. Catholicae Fidei : : sicut Ambrosius dicit, in libro 2 De Spiritu Sancto [c. 5] : « Quod ex aliquo est, aut ex substantia aut ex potestate eius est: ex substantia, sicut Filius, qui a Patre est ; ex potestate, sicut ex Deo omnia, quo modo et in utero habuit Maria ex Spiritu Sancto ». . AD SECUNDUM DICENDUM quod super hoc videtur esse quaedam 8.I'atorla, egli dice, durante la. quale il sangue fluisce verso l'utero : cosa questa. che comporta movimento e perciò del tempo ; ma essa non è la generazione. Quando ; la materia si un\ nel luogo della generazione•, si ebbe la trasformazione del sangue n carne in un istante, nel quale istante • U corpo di Cristo fu perfetta.mente formato e .unito al Verbo •. La generazione è cosl avvenuta. Segue poi un iegolare procetiso di crescita. nel seno della madre, « aumentando flno alla quantità perfetta •. Le due addotte da S. Tommaso a sostegno della sua tesi erano già sta.te accolte da do di Cremona (vedi op. cit., ibld.).

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LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 33, a. 1

2. Per la formazione del corpo di Cristo era richiesto un moto locale con cui il sangue purissimo della Vergine affiuisse nel luogo proprio della generazione. Ora, nessun corpo si muove localmente in un istante ; perché, come insegna Aristotele, il tempo del moto si divide secondo la divisione del soggetto mobile. Perciò il corpo di Cristo non fu f armato in un istante. 3. Il corpo di Cristo è stato formato dal purissimo sangue della Vergine, come abbiamo visto. Ora, quella materia non poté essere nello stesso istante sangue e carne ; perché in tale i potesi la materia sarebbe esistita sotto due forme. Perciò l'ultimo istante in cui essa era sangue fu diverso dal primo istante in cui era carne. Ma tra due istanti c'è sempre un tempo intermedio. Dunque il corpo di Cristo non fu formato in un istante, ma durante il decorso di un dato tempo. 4. Come richiede un determinato tempo nel suo atto la facoltà. di aumentare, cosi lo richiede la facoltà di generare : ambedue infatti sono facoltà naturali dell'anima vegetativa. Ora, il corpo di Cristo si sviluppò in un determinato tempo, cotne il corpo degli altri uomini. Il Vangelo dice infatti di lui che « cresceva in età e in sapienza». Dunque, per lo stesso motivo, sembra che la formazione del suo corpo, la quale appartiene alla facoltà generati va, non sia avvenuta in un istante, ma nel tempo richiesto per tutti gli altri uomini. IN CONTRARIO : S. Gregorio afferma: «All'annuncio delfangelo e con la venuta dello Spirito Santo, subito il Verbo si trovò nel seno, e fatto carne ». RISPONDO : Nel concepimento del corpo di Cristo vanno considerate tre cose : primo, il flusso locale del sangue verso il luogo della generazione ; secondo, la formazione del corpo da tale materia; terzo, raumento fino alla quantità perfetta. Il concepimento consiste nel secondo momento: infatti il primo prepara il concepimento, e il terzo lo segue. 1 La prima fase non poté verificarsi in un istante : perché ciò sarebbe contro la nozione stessa del moto locale, in cui le parti subentrano in un determinato luogo successivamente. - Cosi pure la terza fase deve attuarsi in maniera 1Juccessi va : sia perché non ci può essere aumento senza moto locale; sia perché essa è effetto dell'anima che opera nel corpo già formato, e l'anima opera solo nel tempo. Ma la formazione del corpo, nella quale principalmente consiste il concepimento, avvenne in un istante, e ciò per due ragioni. Primo, per il potere infinito della causa agente, cioè dello Spirito Santo, per opera del quale, come è stato detto sopra, il corpo di Cristo fu formato. Infatti quanto più una causa è efficace, tanto più rapidamente dispone la materia. Per cui la causa che ha potere infinito può in un istante disporre la materia a ricevere la forma. Second_o, tenuto conto della persona del Figlio, di cui veniva formato il corpo. Infatti non era giusto che assumesse un corpo non formato perfettamente. Ora, se il concepimento avesse pre-

MODO ED ORDINE DEL coNCEPI)lENTO DI CRISTO

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2. PBAETEREA, ad formationetn corporis Christi requirebatur motus Iocalis, quo purissimi sanguines de corpore Virginis ad locum congruum generationi pervenirent. Nullum autem corpus potest moveri Iocaliter in instanti: eo quod tempus motus dividitur seoundum divisionem mobilis, ut probatur in 6 Physic. [c. 4, lect. 6). Ergo corpus Christi non fuit in instanti formatura. 3. PBAETEREA, corpus Christi formatura ?St ex purissimis sanguinibus Virginis, ut supra [q. 31, a. 5] hab1tum est. Non autem otuit esse materia illa in eodem instanti sanguis et caro: quia ~o materia simul fuisset sub duabus formis. Ergo aliud fuit instans in quo ultimo fuit sanguis, et aliud in quo primo fuit caro formata. Sed inter quaelibet duo instantia est tempus medium. Ergo corpus Christi non fuit in instanti formatura, sed per aliquod tempus. 4. PBAETEREA, sicut potentia augmentativa requirit determina.tum tem pus in suo actu, ita etiam virtus generati va : utraque enim est potentia naturalis ad vegetabilem animam pertinens. Sed corpus Christi fuit determinato tempora augmentatum, sicut et aliorum hominum corpora: dicitur enim Luc. 2, 52, quod «proficiebat aetate et sapientia ». Ergo videtur quod, pari ratione, formatio corporis eius, quae pertinet ad vim generativam, non fuerit in instanti, sed determinato tempore quo aliorum hominum corpora formantur. SED CONTRA EST quod Gregorius dicit, 18 Moral. [c. 52]: « Angelo nuntiante, et Spiritu adveniente, mox Verbum in utero, mox intra uterum Verbum caro ». RESPONDEO DICENDUM quod in conceptiorie corporis Christi tria est considerare : primo q uidem, motum localem sanguinis ad locum generationis ; secundo, formationem corporis ex tali materia ; tertio, augmentum quo perducitur ad quantitatem perfectam. In quorum medio ratio conceptionis consistit : nam primum est conceptioni praeambulum ; tertium autem conceptionem consequitur. Primum autem non potuit esse in instanti : quia hoc est contra i psam rationem motus localis corporis cuiuscumque, cuius partes successive subintrant locum. - Similiter et tertium oportet esse snccessivum. Tum quia augmentum non est sine motu locali. Tum etiam quia procedit ex virtute animae iam in corpore formato operantis, quae non operatur nisi in tempo re. Sed ipsa formatio corporis, in qua principaliter ratio conceptionis C