IT 101 Riflessioni Che Cambiano Il Tuo Modo Di Pensare Brianna West [PDF]

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101 RIFLESSIONI che

CAMBIANO il tuo

MODO di

PENSARE BRIANNA WIEST

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«Se ci sforzassimo di considerare i problemi come mattoni per costruire una vita migliore, usciremmo finalmente dal labirinto della sofferenza e faremmo una scoperta meravigliosa: la felicità»

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BRIANNA WIEST (classe 1992) è un'autrice, poetessa e giornalista americana. È seguitissima su Instagram, Twitter e TikTok e collabora con numerose testate, tra cui Forbes, Usa Today e The Huffington Post. I suoi motivanti articoli sulla spiritualità e sull'intelligenza emotiva hanno conquistato migliaia di lettori in tutto il mondo: 101 riflessioni che cambiano il tuo modo di pensare è diventato un fenomeno del passaparola, raggiungendo in pochi mesi i primi posti in classifica e ricevendo ottime recensioni.

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Alzi la mano chi non ha mai dovuto superare un momento difficile o la fine di una storia d'amore, chi non si è mai sentito scoraggiato, demotivato o insicuro, chi non si è mai chiesto come smettere di crearsi problemi e poter finalmente raggiungere la felicità. La soluzione è più semplice di quanto si potrebbe credere: secondo la seguitissima giornalista Brianna Wiest, il trucco è ribaltare la prospettiva, imparando a vedere le difficoltà e gli ostacoli come opportunità di crescita e di conoscenza di sé. Solo così si riesce a trasformare la sofferenza in un'occasione per migliorarsi e prendere in mano la propria vita, rivoluzionandola giorno dopo giorno. Con la voce amichevole di chi ci è passato, Brianna parla delle insicurezze e dei dubbi di ciascuno di noi: in questo viaggio alla scoperta del potere della mente, ci svela i comportamenti inconsci che ci impediscono di realizzarci, ci insegna a coltivare l'intelligenza emotiva, ci invita a superare i nostri limiti e a trarre il meglio dalle cose semplici e inaspettate. Nell'estate del 2021, 101 riflessioni che cambiano il tuo modo di pensare è diventato un successo internazionale del passaparola, conquistando migliaia di lettrici e lettori in tutto il mondo: un libro ricco di suggerimenti e spunti, consigliato come lettura imprescindibile da testate come Pbrbes e Cosmopolitan.

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INDICE Introduzione

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1. 8 modi in cui il tuo inconscio ti impedisce di vivere la vita dei tuoi sogni 2. La psicologia della routine quotidiana 3. 10 cose che le persone emotivamente intelligenti non fanno 4. Come tornare estranei dopo essersi amati 5. 16 caratteristiche di una persona socialmente intelligente 6. Se hai paura, vuoi dire che sei sulla buona strada 7. I sentimenti che vuoi reprimere stanno cercando di dirti qualcosa 8. Non tutte le parti di te ti rappresentano 9. 20 segnali che stai andando meglio di quello che credi 10. Come smettere di porre un limite alla felicità (e perché lo facciamo) 11. La felicità dell'eccellenza 12. Fra il sapere e il fare c'è di mezzo il mare: perché evitiamo di fare ciò che è meglio per noi, e come smettere di farlo 13. 101 cose a cui vale la pena di pensare anziché tormentarsi inutilmente 14. Quali illusioni devi abbandonare dopo i vent'anni 15. Se pensi di non sapere cosa stai facendo della tua vita, leggi qui 16. 8 distorsioni cognitive che influenzano la tua visione della vita 17. Cosa non fanno le persone emotivamente forti 18. 10 cose da imparare sulle emozioni 19. Cosa condiziona il modo in cui ti vedi allo specchio (senza che tu te ne renda conto) 20. Gli obiettivi da porci per apprezzare quello che abbiamo invece di rincorrere quello che ci manca 21. 102 trucchi che ti aiuteranno a neutralizzare i pensieri irrazionali 22. Lo zen e l'arte della creatività 23. Un giorno ogni cosa ti sarà utile: come fanno le persone motivate a diventare la versione migliore di se stesse 24. Come capire se l'ostacolo alla tua felicità sei proprio tu 25. Come imparare a sbloccarsi e a rendere proficue le abitudini in 3 semplici mosse 26. La domanda fondamentale che devi porti se non vuoi più elemosinare l'amore 27. I mantra per non dimenticare che la vita è qui e ora 28. 16 domande che ti faranno capire chi sei (e qual è la tua strada) 29. I segnali inequivocabili che ti rivelano che hai fatto molti più passi avanti di quanto credi 30. Come capire se l'unico problema della tua vita è il modo in cui la giudichi 31. Quando discuti, lo fai in maniera intelligente? 7 modi di comportarsi durante una lite 32. Come capire se la tua crisi emotiva in realtà è un punto di svolta 33. Puoi smettere di preoccuparti per come appare la tua vita e iniziare a pensare a come ti fa sentire 34. I motivi per non fossilizzarti nella tua zona di comfort 35. I 6 pilastri dell'autostima: quello che conta non è come ti senti, ma di cosa pensi di essere capace

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36. Perché dovresti ringraziare le persone che ti hanno fatto soffrire 37. Non cercare a tutti i costi un senso alla tua vita 38. Come fare un detox mentale (senza ritirarti in un eremo) 39. 12 segnali che indicano che il tuo vero problema nella vita è che passi troppo tempo a pensare a come viverla 40. Perché la logica aiuta a vivere meglio (in un mondo ossessionato dalla passione) 41. Cosa devi sapere su te stesso prima di poter realizzare i tuoi sogni 42. 10 cose che puoi fare per prenderti cura della tua salute emotiva 43. Come si misura una vita felice 44. Come imparare ad ascoltare la tua voce interiore 45. 33 situazioni e sensazioni che non hanno ancora un nome 46. Come diventare il tuo peggior nemico (senza neanche rendertene conto) 47. Cosa succederebbe se potessimo vedere l'anima delle persone 48. 16 motivi per cui non hai ancora l'amore che vorresti 49. Anno nuovo, vita nuova (istruzioni per farlo davvero) 50. Come abbandonare gli idoli che non ci appartengono 51. Come disinnamorarsi dell'idea che abbiamo di qualcuno 52. Perché ci creiamo problemi anche quando non esistono 53. Perché l'anima ha bisogno del corpo? 54. L'importanza del dolce far niente 55. Qual è il tuo tipo di attaccamento? Ecco perché hai il cuore a pezzi 56. Quando le emozioni represse tornano a galla 57. 50 pensieri liberatori da 50 persone comuni 58. Hai solo vent'anni: non è troppo tardi per ricominciare da zero 59. 17 preconcetti sulla tua vita che ti impediscono di viverla appieno 60. Come essere all'altezza della vita dei tuoi sogni 61. Cose che vorremmo ricevere dagli altri (ma che non siamo disposti a dare) 62. Non devi amare te stesso per meritare di essere amato 63. Se non hai ancora trovato la persona giusta, fatti queste 30 domande 64. Houston, abbiamo un problema: l'onestà è diventata un tabù 65. 7 buoni motivi per soffrire (o dell'importanza del dolore per la crescita personale) 66. Perché ci ostiniamo a volere ciò che non fa per noi 67. I vent'anni sono troppo brevi per sprecare tempo con queste 20 cose 68. Sii felice delle tue scelte, e non avrai bisogno dell'approvazione degli altri: questo e altri 11 segreti per diventare una persona appagata 69. Cose che può sapere solo chi ha perso un amore 70. La felicità è una cosa semplice 71. Se credi che la tua vita non abbia una direzione, ecco 18 piccoli promemoria 72. L'arte della consapevolezza, o come smettere di odiare te stesso 73. 10 domande da farti quando non sai quale sarà la tua prossima mossa 74. Il segreto per mollare la presa è capire che in realtà non abbiamo già più niente in mano 75. La tua vita non è un romanzo, ma una raccolta di racconti 76. La coscienza del mondo si sta risvegliando: ecco i segnali 77. Perché diamo tanta importanza alla sofferenza? 78. La solitudine è una ricchezza (se sai come usarla) 79. Come liberare le generazioni future dal fardello dell'ansia 80. L'intelligenza emotiva spiegata a chi non la capisce: perché è necessario soffrire

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81. Ogni volta che ti relazioni con un'altra persona, ti relazioni con te stesso 82. Come rendere una relazione più profonda e intima in 15 mosse 83. Anche se credi di non meritarlo, devi darti il permesso di essere felice 84. Come imparare a pensare con la tua testa in 8 mosse 85. Perché scegliamo di amare chi non ci ricambia 86. Non pensavo fosse amore, invece lo è 87. Come imparare a domare i propri demoni interiori 88. Perché ci opponiamo al pensiero positivo 89. La filosofia della non-resistenza: come imparare a seguire la corrente senza diventare uno zerbino 90. Quando ti sembra di meritare il peggio, dedicati il meglio 91. Quando il pensiero si fa distorto: le 15 trappole più diffuse 92. 101 cose più importanti del tuo aspetto fisico 93. 7 principi zen da mettere in pratica ogni giorno 94. 6 segnali che la tua socialità gode di buona salute 95. Il presente è tutto ciò che hai 96. Impara l'arte della mindfulness (e non metterla da parte) 97. La differenza fra ciò che senti e ciò che credi di sentire 98. Il potere dei pensieri negativi 99. Come guarire dall'ansia 100. Smetti di inseguire la felicità 101. Guida alla metamorfosi: come cambiare idea, sentimenti, percezione di sé o modo di vivere

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INTRODUZIONE Come spiega il professor Yuval Noah Harari nel libro Sapiens. Da animali a dèi, c'è stato un tempo in cui l'Homo sapiens non era l'unica specie di essere umano ad aggirarsi sulla Terra. Anzi, è probabile che ne esistessero addirittura altre sei, fra cui l'Homo nean-derthalensis, l'Homo soloensis e l'Homo erectus. Perché l'Homo sapiens è sopravvissuto fino a oggi, mentre gli altri hanno interrotto la loro ascesa sulla scala dell'evoluzione? Dobbiamo ringraziare la sua (cioè la nostra) corteccia prefrontale, di cui conserviamo tuttora la struttura ossea. La capacità di pensare in modo complesso ci ha permesso di organizzare, coltivare, apprendere, insegnare, istruire e tramandare conoscenze che ci hanno consentito di plasmare il mondo adattandolo alle nostre esigenze. È grazie all'immaginazione che siamo stati in grado di trasformare il pianeta e renderlo come lo conosciamo oggi. In questo senso, l'idea che sia il pensiero a modellare la realtà non è solo un concetto astratto, ma un vero e proprio dato evolutivo. Con il pensiero e il linguaggio, infatti, abbiamo potuto creare un mondo all'interno delle nostre menti e, nel bene e nel male, ci siamo evoluti fino alla società odierna. I grandi maestri, gli artisti, gli insegnanti, gli innovatori e gli inventori - e in generale tutte le persone felici - sono giunti alla stessa conclusione: per cambiare in meglio la propria esistenza, per prima cosa è necessario cambiare la propria mente. Come ricorda Ryan Holiday in The Obstacle Is thè Way, sono stati proprio loro a tramandarci verità senza tempo: il pensiero è il primo passo verso il cambiamento; siamo noi i padroni della nostra mente; gli ostacoli che incontriamo lungo il percorso sono essi stessi il percorso. Spesso capiamo di dover cambiare radicalmente il nostro modo di pensare solo quando raggiungiamo il picco (o l'abisso) del nostro malessere. Questa consapevolezza, tuttavia, crea anche possibilità che non si sarebbero mai presentate se non fossimo stati forzati a imparare qualcosa di nuovo. Del resto, cosa ha spinto i nostri antenati a sviluppare l'agricoltura o la medicina? La risposta è semplice: l'istinto di sopravvivenza. Gli elementi che stanno alla base del nostro mondo sono nati per far fronte a paure e bisogni primari. Se ci sforzassimo di considerare i «problemi» non più come crepe nell'edificio della nostra esistenza, ma come spiragli di consapevolezza e mattoni per costruire una vita migliore, usciremmo finalmente dal labirinto della sofferenza e faremmo una scoperta meravigliosa: la felicità. La missione dell'essere umano è una sola: imparare a pensare. Da qui apprendiamo come amare, condividere, coesistere, comprendere, donare, creare. Credo che il nostro dovere fondamentale sia realizzare il nostro potenziale - per il nostro bene e per quello del prossimo.

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Tutto ciò che scrivo nasce da un'idea che mi ha cambiato la vita. Perché è proprio così: sono le idee a cambiare la vita. Ed è stata proprio questa prima idea a rivoluzionare la mia. Brìanna Wiest, luglio 2016

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1 Otto MODI in cui il tuo INCONSCIO ti IMPEDISCE di vivere la VITA dei tuoi SOGNI Ogni generazione manifesta una propria «monocultura»: una forma di governo o un sistema di convinzioni che vengono accettati inconsciamente come verità assoluta. Non è difficile, per esempio, intuire quale fosse la monocultura dominante nella Germania degli anni Trenta o nell'America del 1776. A quei tempi e in quei luoghi, a nessuno sarebbe venuto in mente di mettere in dubbio cosa fosse giusto o sbagliato anche se, con il senno di poi, in alcuni casi sarebbe stato meglio farlo. Sviluppare uno sguardo oggettivo sugli effetti della monocultura prevalente, però, è un altro paio di maniche. Quando un'idea viene assimilata come «verità assoluta», è difficile coglierne la natura culturale e soggettiva. Senza neanche accorgercene, tutti noi abbiamo interiorizzato una versione ben precisa di ciò che è considerato «normale» e «ideale», finendo per adattarci a un modello che non corrisponde ai nostri desideri: da qui deriva gran parte del nostro malessere. Qualsiasi monocultura tende ad appropriarsi degli aspetti che danno maggior significato all'esistenza umana (il patriottismo, la religione, il senso di sé), ed è possibile individuare diversi modi in cui il sistema nel quale viviamo ci condiziona nel profondo, tanto che siamo noi stessi a metterci i bastoni fra le ruote non appena cerchiamo di uscire dai suoi ingranaggi. Eccone otto esempi fra i più comuni. 01 I Credi che per realizzarti sia necessario capire cosa vuoi davvero e poi cercare di ottenerlo, ma in realtà la tua struttura psicologica non ti permette di prevedere cosa ti renderebbe felice. Come spiega Daniel Gilbert in Stumbling on Happiness, il cervello umano è in grado di percepire solo ciò che conosce già: quando pensi di sapere cosa vuoi dal futuro, in realtà stai solo cercando di riprodurre una soluzione o un ideale che ha funzionato nel passato. E quando le cose non vanno come vorresti, ti abbatti e senti di aver fallito solo perché la situazione non corrisponde esattamente alle tue aspettative. È però probabile che la realtà sia migliore di come l'avevi immaginata, ma in un modo nuovo e sconosciuto, che il tuo cervello etichetta come «sbagliato». Morale della favola: vivere il presente non è un'utopia riservata ai maestri zen e agli illuminati; anzi, è l'unico modo per non lasciarsi sopraffare dalle illusioni. Solo così il tuo cervello imparerà a capire davvero. 02 I Pensi che il successo sia un «punto di arrivo», quindi potrai considerarti davvero felice solo quando riuscirai a scattare l'istantanea perfetta della tua vita. Tendiamo a convincerci che un momento isolato della nostra vita possa rappresentarla nel suo complesso. Siamo talmente abituati a credere che il successo sia un

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punto d'arrivo (un traguardo in cui abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi) da usare lo stesso parametro per il presente: potremo dirci felici solo se gli affari andranno a gonfie vele o se il nostro discorso di presentazione farà colpo sugli ascoltatori. Dimentichiamo che ogni cosa è transitoria, e che un singolo istante non potrà mai racchiudere in sé tutte le sfaccettature dell'insieme. Non dobbiamo «arrivare» da nessuna parte. È inutile affannarsi lungo la strada, perché in fondo ci attende una sola, inevitabile meta: la morte. Il successo non consiste nel realizzare i nostri obiettivi, ma nel crescere mentre ci impegniamo per realizzarli. 03 I Pensi che seguire l'istinto significhi cercare solo la felicità ed evitare a tutti i costi la paura e il dolore. Se stai pensando di fare qualcosa che ami davvero e che ti coinvolge anima e corpo, è naturale provare paura e dolore: quando ti esponi, ti rendi vulnerabile. Non farti frenare dai sentimenti negativi: sono soltanto segnali del fatto che stai intraprendendo una strada che ti spaventa, e che quindi vale la pena di percorrere. Se non desiderassi davvero farlo, non proveresti alcuna emozione. Paura = interesse. 04 I Tendi a creare drammi e problemi inutili perché hai paura di vivere appieno la vita. Andare in crisi senza un reale motivo è una vera e propria strategia di evitamento, un modello di comportamento messo in atto per proteggere se stessi e fuggire dalle proprie paure. Pensi di provare rabbia o tristezza per un problema di cui tu stesso sei artefice, ma non è così: in realtà, dietro al tuo desiderio di creare complicazioni si nasconde semplicemente la paura di lasciarti andare e vivere la vita che vorresti. 05 I Ritieni che per cambiare le tue convinzioni sia necessario adottare una nuova linea di pensiero, anziché creare situazioni che le confermino. Una convinzione è un pensiero in cui credi perché un'esperienza vissuta lo ha reso evidente. Se vuoi cambiare la tua vita, devi cambiare le tue convinzioni. Se vuoi cambiare le tue convinzioni, prendi coraggio e vivi esperienze che le rendano inconfutabili ai tuoi occhi. Non il contrario. 06 I Consideri i problemi come ostacoli che ti impediscono di raggiungere i tuoi obiettivi, mentre invece ti indicano il cammino. L'imperatore e filosofo Marco Aurelio scrisse: «Un impedimento all'azione è uno stimolo all'azione. L'ostacolo sulla via diventa esso stesso la via.» Ovvero: incappare in un problema ti obbliga a fare qualcosa per risolverlo. Questo ti conduce inevitabilmente a pensare e a comportarti in modo diverso, a fare scelte inusuali. Il problema diventa un catalizzatore che ti permette di realizzare la vita che hai sempre desiderato: una bella spintarella che ti farà uscire dalla tua zona di comfort! 07 I Sei convinto che il tuo passato definisca chi sei oggi e, peggio ancora, che sia una realtà immutabile. In verità, la percezione che hai di te stesso cambia insieme a te. Le esperienze vissute nel passato hanno molteplici sfaccettature e sei tu a decidere quali far prevalere: un determinato ricordo, una sensazione, un'emozione, i fatti nudi e crudi... è ciò che provi in quel momento a farti compiere la scelta. In molti rimangono prigionieri del proprio passato, lasciando che li incaselli o li perseguiti, semplicemente

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perché non sono consapevoli del fatto che è proprio il passato ad averli condotti fino a qui, alla vita che desideravano. Questo non vuoi dire minimizzare eventi dolorosi e traumatici o far finta che non siano mai accaduti; significa piuttosto accettare quei momenti e riuscire a collocarli nella cronologia della propria evoluzione personale. 08 I Ti lamenti, ti accanisci o tenti in tutti i modi di cambiare gli altri, le situazioni e le cose, ma arrabbiarsi significa riconoscersi. Il più delle volte ci alteriamo quando identifichiamo nell'altro un aspetto di noi stessi che non riusciamo ad accettare. A un certo punto della tua vita sei stato indotto a credere che alcuni tuoi comportamenti (in particolare quelli dettati dall'inconscio) non fossero accettabili, quindi li hai repressi e hai fatto di tutto per tenerli a bada. In fin dei conti, però, non si può dire che questi comportamenti ti dispiacciano. Perciò, quando riconosci in un'altra persona un atteggiamento che tu hai dovuto imbrigliare, perdi le staffe: non perché lo disapprovi, ma perché devi lottare contro il desiderio di assecondarlo. Gli aspetti che amiamo negli altri sono quelli che amiamo in noi stessi. Gli aspetti che odiamo negli altri sono quelli che non riusciamo a vedere in noi stessi.

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2 La PSICOLOGIA della ROUTINE QUOTIDIANA Le persone di maggior successo nella storia - i grandi maestri, coloro che vengono considerati geni assoluti nel proprio campo e nella propria arte - hanno una cosa in comune, oltre al talento: una routine rigida e specifica. Quando una cosa viene definita «di routine» si tende a etichettarla come noiosa, l'opposto di ciò che è considerato desiderabile. Ci è stato inculcato che la felicità deriva dall'incessante ricerca di qualcosa di più, di nuovo, di sorprendente. Ma avere una routine non significa solo rimanere seduti alla scrivania dell'ufficio cinque giorni su sette: la tua routine potrebbe essere visitare un posto nuovo ogni mese. O, paradossalmente, non avere alcuna routine. Il punto non è cosa tu faccia nella tua routine, ma cosa fa la routine per te: infonde sicurezza e stabilità al tuo subconscio tramite azioni ripetute e risultati prevedibili. Non importa com'è la tua quotidianità: importa solo che tu stabilisca una routine e che ti impegni a seguirla. L'abitudine plasma l'umore, e l'umore nutre la personalità. Senza contare che essere preda della propria impulsività è un ottimo modo per far accadere tutto ciò che non si vuole. Non sono le gratificazioni temporanee a generare una felicità autentica: sono necessari costanza e spirito di sacrificio. Tuttavia, c'è un modo per alleviare questa fatica: integrare nella propria vita una serie di norme che diventino talmente consuete da non pesare più. Ecco perché avere una routine è così importante (e perché le persone felici tendono ad averne una e a seguirla scrupolosamente). 01 I Le abitudini influenzano il tuo umore, e l'umore è la lente attraverso cui vivi la vita. Si pensa che l'umore vari a seconda delle preoccupazioni, dei fattori di stress o degli avvenimenti che ci capitano nel corso della giornata. Ma non è così. Lo psicologo americano Robert Thayer sosteneva che l'umore è dettato dalle abitudini, per esempio da quanto dormiamo e ci muoviamo, da cosa ci passa per la testa e quanto spesso. Insomma, non è un pensiero isolato a mandarci in tilt, ma la ripetizione di quel pensiero che ne consolida l'effetto e ci convince che sia valido. 02 I Impara a lasciare che siano le decisioni consapevoli a dettare il corso della tua giornata, non le tue paure o i tuoi impulsi. Una mente impulsiva è un campo minato. Senza disciplina, con-centrazione, punti fermi e autocontrollo sei come una banderuola al vento, ed è facile che tu finisca per desiderare qualcosa che non vuoi veramente. Stasera voglio andare a bere con gli amici, invece di prepararmi per la presentazione di domani: sul momento sembra un'idea allettante, ma sul lungo periodo potrebbe rivelarsi disa-strosa. Non vale la pena di mandare all'aria un'importante riunione di lavoro per una serata alcolica. Crearsi una

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routine significa imparare a mettersi al volante delle proprie giornate prendendo decisioni consapevoli, e lasciarsi alle spalle tutto ciò che non conta davvero. 03 I La felicità non sta in quante cose fai, ma in come le fai. Fare tante cose non è necessariamente un bene. Non si raggiunge la felicità sperimentando di continuo, ma sperimentando ciò che si ha già in maniera sempre nuova. La società in cui viviamo non fa che ripeterci che il «fare» dev'essere il motore di ogni singola decisione, e così ci ritroviamo paralizzati dal terrore di essere infelici perché non «facciamo» abbastanza. 04 I Quando organizzi le tue attività quotidiane secondo una routine regolare, disattivi la reazione di «attacco o fuga» perché non devi più affrontare l'ignoto. Questo è il motivo principale per cui molte persone temono il cambiamento, mentre chi vive seguendo una routine consolidata ne ricava un gran senso di benessere: disinnescare la paura dell'ignoto permette di godersi appieno le cose. 05 I Da bambini, avere una routine ci da sicurezza. Da adulti, ci da uno scopo. Potrebbe apparire strano, ma questi due sentimenti si somigliano, perché sono entrambi generati dalla paura dell'ignoto; quando eravamo piccoli non sapevamo distinguere la destra dalla sinistra, figuriamoci rispondere a domande del tipo: Perché sono vivo?, oppure: Questa cosa che non ho mai fatto prima sarà spaventosa o dolorosa? Ora che siamo adulti possiamo trarre conforto dalla routine perché abbiamo gli strumenti per dire: «So affrontare questa situazione perché l'ho già fatto in precedenza.» presa.

06 I La routine da un senso di appagamento perché conferma una decisione già

Poniamo che tu abbia deciso di pubblicare un libro, e che ti impegni a scrivere tre pagine ogni sera per tutto il tempo necessario a completare la stesura: ogni volta che lo fai riaffermi non solo la tua scelta di iniziare l'opera, ma anche la tua capacità di portarla a termine. Non c'è modo migliore di sentirsi appagati. 07 I Grazie alla routine, il corpo trova la sua regolarità e la strada verso il flow. Cos'è il flow? Probabilmente lo sai già, ma - come spiega Mihàly Csfkszentmihàlyi in Flow. Psicologia dell'esperienza ottimale - «essere nel flow» significa essere completamente assorbiti da quello che si sta facendo, così presenti nell'azione che ogni pensiero si dissolve. Allenando il tuo corpo a rispondere a determinati segnali (ore 7: Mi sveglio; ore 20: Inizio a scrivere...) riuscirai a entrare e restare nel flow con naturalezza, grazie alla forza dell'abitudine. 08 I Quando non ci diamo una routine, insegniamo a noi stessi che la paura è un campanello d'allarme, invece di concentrarci sul risultato. L'assenza di routine è terreno fertile per la procrastinazione. Senza una routine, nella nostra vita si aprono spiragli in cui l'inconscio si insinua dicendo: «Be', ora ti meriti proprio una pausa», anche se in realtà sei in ritardo con una consegna. Se invece per te fare una pausa a quell'ora è un'abitudine consolidata, potrai concedertela con serenità perché lo fai sempre.

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3 Dieci COSE che le PERSONE EMOTIVAMENTE INTELLIGENTI non fanno L'intelligenza emotiva è una prerogativa dell'essere umano, la più potente e forse la più sottovalutata. Siamo convinti che le azioni quotidiane debbano essere fondate su una base logica e razionale, eppure, a ben guardare, arriviamo alle stesse conclusioni sia dopo lunghe elucubrazioni sia dopo un battito di ciglia - come ricorda Malcolm Gladwell nel libro In un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo. I nostri politici tendono a ignorare il lato umano delle questioni sociali, e penso sia superfluo citare i dati sui divorzi per sottolineare che non siamo in grado di sceglierci il partner giusto (né, del resto, di portare avanti una lunga relazione). Molti sono convinti che la cosa più intelligente da fare sia annullare del tutto le emozioni per trasformarsi in macchine efficienti, prodotti esemplari del nostro tempo. In pratica, veri e pro-pri robot: ingranaggi ben oliati e digitalizzati del consumismo, che agiscono in modo altamente produttivo. E così ci condanniamo all'infelicità. Le persone che invece hanno piena consapevolezza di ciò che provano sanno come esprimere, elaborare, scandagliare e governare l'esperienza emotiva perché sono sedute nella cabina di pilotaggio. Tengono saldo il volante delle proprie esistenze, che vivono fino in fondo: ecco perché dovremmo prenderle a modello. Vediamo quindi cosa non fanno per essere emotivamente intelligenti. 01 I Non danno per scontato che il modo in cui vivono emotivamente una situazione corrisponda alla realtà dei fatti o al risultato sperato. Sono consapevoli che le loro emozioni sono risposte personali a ciò che accade, e non strumenti di misurazione scientifica della realtà. Accettano che tali reazioni siano intimamente legate al loro vissuto anziché alla realtà oggettiva. 02 I Non gettano le loro fondamenta emotive nel mondo esterno. Se le nostre emozioni non sono determinate dalle altre persone, significa che sono una nostra responsabilità. Capire che siamo alla base di ciò che ci accade significa sfuggire alla trappola dell'ac-cettazione passiva, cioè credere che sia l'universo ad averci fatto un torto, e dunque aspettarci che sia l'universo a porvi rimedio. 03 I Non sono certe di sapere cosa le renderà davvero felici. Il nostro sistema di riferimento nel presente si basa su quanto ci è successo nel passato, quindi non abbiamo strumenti validi per capire cosa ci renderà davvero felici nel futuro; piuttosto, tendiamo a metterci al riparo da esperienze passate che non ci sono piaciute. Se invece accettassimo che ogni esperienza racchiude in sé aspetti positivi e negativi, saremmo molto più aperti nei confronti di qualsiasi situazione la vita ci presenti.

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04 I Non pensano che avere paura significhi essere sulla stra da sbagliata. L'indifferenza è un avvertimento, un segnale che sei sulla strada sbagliata. Avere paura, invece, vuoi dire che hai a cuore qualcosa e stai camminando nella giusta direzione per perseguirla, ma le tue vecchie convinzioni o i tuoi traumi irrisolti si mettono di traverso (o meglio, chiedono di essere guariti per poter proseguire). 05 I Non avvertono l'esigenza di essere felici a tutti i costi, perché sanno che la felicità è una scelta. Credere che la felicità sia un ininterrotto stato di gioia è un'illusione. Le persone emotivamente intelligenti si prendono il tempo per elaborare le emozioni e le esperienze. Si sentono libere di vivere appieno i sentimenti che provano, istante per istante. Ed è proprio in questo abbandonarsi al loro sentire che trovano appagamento. 06 I Non permettono che gli altri decidano per loro. Sono consapevoli che la società può condizionarci con pensieri, convinzioni e mentalità che non ci appartengono. Per superare questi condizionamenti, prendono atto delle proprie posizioni, riflettono sulle proprie origini e decidono consapevolmente se un sistema di riferimento faccia o meno al caso loro.quali persone far entrare nella propria vita e nei propri cuori. Sono gentili con tutti, ma si aprono con pochi. 07 I Non sfoggiano un autocontrollo ferreo. Le persone emotivamente intelligenti non arginano i sentimenti e non li reprimono al punto da non provare più nulla. Tuttavia, sono in grado di modulare la reazione emotiva in funzione del contesto in cui si trovano. Non annullano le emozioni: le gestiscono in maniera efficiente. 08 I Sanno che un'emozione non uccide. Hanno sviluppato abbastanza resistenza e consapevolezza da sapere che anche le situazioni peggiori non dureranno per sempre. 09 I Selezionano le amicizie. Sono consapevoli che intimità e fiducia si costruiscono con il tempo e l'impegno, dunque bisogna scegliere con chi intraprendere il viaggio. Questo non significa essere diffidenti, ma solo attenti a quali persone far entrare nella propria vita e nei propri cuori. Sono gentili con tutti, ma si aprono con pochi. 10 I Non confondono un brutto momento con una brutta vita. Sanno cos'è l'estrapolazione, il meccanismo psicologico che proietta il presente nel prossimo futuro, facendoci credere che il brutto momento che stiamo vivendo sia sempre esistito e sempre esisterà. Invece si tratta solo dell'ennesima esperienza di vita transitoria. Le persone emotivamente intelligenti ne sono consapevoli, quindi si concedono di avere una «brutta giornata»: sanno di essere umani. Ed è in quest'assenza di resistenza che trovano la serenità.

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4 COME tornare ESTRANEI dopo ESSERSI AMATI Quando ci innamoriamo, una persona che prima era quasi sconosciuta diventa il centro del nostro universo; una volta che la storia d'amore finisce, però, la rispediamo nell'anonimato da cui era venuta. Impariamo a dimenticare. Ci forziamo a dimenticare. Cerchiamo diversi stratagemmi per colmare la sua assenza. Le dinamiche che si innescano al termine di una relazione sono più rivelatorie della relazione stessa: la sofferenza è una maestra molto più severa della felicità. Ma si può davvero tornare a essere due perfetti sconosciuti? In realtà non si può cancellare ciò che si è vissuto insieme. Forse possiamo solo trasformare questa persona nella nostra mente: non è più quella che conosceva a menadito le nostre preoccupazioni quotidiane, che ci vedeva senza vestiti, che sapeva cosa ci avrebbe fatto piangere e quanto profondamente la amassimo. Quando le nostre vite ruotano intorno a qualcuno, non è possibile sradicarlo di netto, anche se ne rimane solo un pallido ricordo. Qualcosa resta sempre: i vostri posti, le vostre battute, le vostre canzoni. È successo a ciascuno di noi: al supermercato, all'improvviso iniziano a trasmettere nelle casse una delle vostre canzoni del cuore, ed è in quel momento che ci sentiamo di nuovo nell'orbita di quella persona. E forse non abbiamo mai smesso di ruotare intorno a lei. È possibile dimenticare la data del compleanno di qualcuno che abbiamo amato, o le prime volte vissute insieme, che siano di natura sessuale o meno? Gli anniversari tornano davvero a essere giorni qualsiasi sul calendario? Le promesse che vi siete fatti perdono significato e valore dopo che vi siete lasciati, oppure vanno seppellite solo perché non c'è altra scelta? La nostra mente ci impone di andare avanti e il nostro cuore può solo cercare di obbedire. Mi piace pensare che, in qualche modo, una persona si ama per sempre, oppure significa che non la si è mai amata davvero. Una volta che scatta la scintilla, la chimica di entrambi subisce un cambiamento permanente. Penso che alcune ferite siano così difficili da rimarginare che non possiamo rischiare di farle riaprire. Non posso credere che cancelliamo una persona che abbiamo amato perché non ci importa più di lei. L'amore non è un bene di consumo. Mi chiedo (e in fondo lo penso) se a volte non siamo costretti a rinunciarvi per necessità. Ognuno di noi è al centro del suo piccolo universo. Quando la nostra galassia incontra quella di un'altra persona, basta una breve interazione a cambiarci per sempre. Certe collisioni ci distruggono, ci trasformano, modificano la nostra traiettoria. Ci fondiamo e poi ci separiamo, sopraffatti dall'idea di perdere ciò che credevamo di sapere. In ogni caso, espandersi è inevitabile. Quando una storia finisce, si scoprono cose nuove sull'amore, sul suo potere, sul dolore lancinante che è in grado di causare uno spazio vuoto nel cuore e nel letto. Quel vuoto sarà mai di nuovo riempito dalla persona

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che l'ha provocato? Difficile rispondere. Quel vuoto potrà mai essere colmato da un'altra persona, o apparterrà sempre a chi c'era prima? Ancora più difficile dirlo. All'inizio siamo tutti estranei. Ma le scelte che facciamo in amore appaiono spesso inevitabili: alcune persone ci sembrano irrazionalmente irresistibili, altre sono anime affini. Ecco perché compagni di banco, compagni di vita, ma anche vicini di casa, amici di famiglia, cugini, fratelli e sorelle trovano naturalmente un posto speciale nel nostro cuore, come se fossimo nati per stare insieme a loro. Certo, è una bella sensazione, ma non è questa la forma di affetto che desideriamo con tutte le nostre forze. Tutti noi aspettiamo che un altro universo arrivi a collidere con il nostro, a trasformarci laddove noi non riusciamo a farlo da soli. Sappiamo che dopo la tempesta torna la quiete, certo, ma sappiamo anche che, dopo lo sconvolgimento che l'amore ha portato nel nostro ciclo, le stelle non saranno più le stesse. All'inizio siamo tutti estranei, ma tendiamo a dimenticare che raramente scegliamo chi torna a esserlo.

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5 16 CARATTERISTICHE di una persona SOCIALMENTE INTELLIGENTE Forse non ti sei mai chiesto quali siano le caratteristiche che rendono una persona socialmente intelligente. Ma di certo ti è capitato di incontrare una persona socialmente inetta che ti ha messo a disagio, nel peggiore dei casi anche in senso fisico. Le buone maniere sono un segno di intelligenza sociale e culturale. Eppure, sembra che oggi essere beneducati sia fuori moda, come se appiattisse la personalità in favore di un comportamento uniforme e disciplinato. Certo, vogliamo avere interazioni sociali che siano reciprocamente gradevoli, ma non è necessario reprimere le nostre reazioni limitandoci ad annuire e a dispensare sorrisi di circostanza. Le due cose non si escludono a vicenda. Le persone socialmente intelligenti pensano e si comportano in una maniera che va oltre i confini imposti dal «culturalmente accettabile». Comunicano con gli altri e li mettono a proprio agio senza sacrificare se stessi o le loro opinioni. Solo così possiamo creare connessioni autentiche con chi ci sta intorno, assecondando una funzione che il nostro cervello è programmato a desiderare, che ci appaga e ci fa crescere. Ecco le caratteristiche fondamentali delle persone socialmente intelligenti. 01 I Non cercano a tutti i costi di scatenare una reazione emotiva nell'interlocutore. Non puntano a sbalordire chi hanno di fronte ingigantendo i pro-pri traguardi, né al contrario elemosinano commiserazione enfatizzando le proprie disgrazie. Di solito questo stratagemma viene adottato quando l'argomento di conversazione di per sé non susciterebbe reazioni emotive particolarmente forti: l'interlocutore si sente quindi a disagio e obbligato a fingere. 02 I Non esprimono giudizi netti e insindacabili su persone, temi politici o idee. Sapete qual è il modo più veloce per passare da stupidi? Dire cose del tipo: «Questa idea è sbagliata.» Magari lo è per te, ma se esiste dev'essere sembrata giusta a qualcun altro. Le persone intelligenti dicono invece: «Io non capisco questa idea e non sono d'accordo.» Esprimere opinioni in termini assoluti significa non essere in grado di percepire le tante prospettive che esistono su una determinata persona o idea. Rivela chiusura mentale e scarsa lungimiranza. 03 I Non cercano di smentire subito le critiche che ricevono, né rispondono con reazioni emotive violente, arroccandosi nelle loro posizioni e chiudendosi a riccio. È difficilissimo cercare di avere una relazione matura con le persone che, alla minima critica, attaccano chi ha osato mettere in dubbio il loro comportamento, peggiorando così la situazione. Le persone socialmente intelligenti ascoltano le critiche

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prima di controbattere: avere una reazione emotiva «di pancia», senza prima riflettere, significa solo mettersi sulla difensiva. 04 I Non confondono l'opinione che hanno di qualcuno con un dato di fatto inoppugnabile. Le persone socialmente intelligenti non esprimono giudizi del tipò: «Quello è un idiota», come se si trattasse di una verità assoluta. Dicono invece: «Con quella persona ho vissuto un'esperienza negativa che mi ha messo profondamente a disagio.» 05 I Non giudicano gli altri basandosi su comportamenti isolati. Non sentenziano «tu fai sempre così» o «tu non fai mai così» per avvalorare la propria tesi. Le loro argomentazioni iniziano con «io credo che...», non con «tu sei...». Queste espressioni fanno sì che l'interlocutore non si senta minacciato e di conseguenza sia più bendisposto a cogliere il punto di vista dell'altro, intavolando una conversazione fruttuosa. 06 I Parlano chiaro. Vanno al nocciolo della questione, senza girarci troppo intorno. Si esprimono con calma, in maniera semplice, concisa e misurata. Si concentrano sul veicolare un messaggio anziché suscitare una reazione nell'interlocutore. 07 I Riconoscono quando è il caso di fare un passo indietro. In altre parole, sanno che il mondo non gira intorno a loro. Sono in grado di ascoltare un'altra persona senza sentirsi chiamati in causa. Sono capaci di accantonare il loro punto di vista per provare a comprendere quello altrui, senza pensare che tutto vada interpretato attraverso la loro sensibilità individuale. 08 I Non rinfacciano agli altri la loro ignoranza. Quando accusi qualcuno di essere nel torto, stai sollecitando una reazione difensiva: l'interlocutore alzerà una barriera che difficilmente lo metterà in condizione di considerare il tuo punto di vista. Prova invece a esordire con un'affermazione positiva («Interessante. Non ci avevo mai pensato da questa prospettiva...»), e solo in seguito presentare la tua opinione («Di recente ho imparato che...»), sempre coinvolgendo l'altra persona nella conversazione («E quindi cosa ne pensi?»). In questo modo creerai un terreno fertile per un dibattito più aperto, dove potersi confrontare anziché chiudersi sulle proprie posizioni iniziali. 09 I Danno valore ai sentimenti altrui. Valorizzare i sentimenti degli altri significa accettarli senza usare la logica per sminuirli, smontarli o cambiarli. (Un esempio tra rutti: «Oggi sono triste.» «E perché mai? Non ti manca niente!») È fondamentale chiarire che ciò che vale per i sentimenti non vale necessariamente anche per le idee. Ci sono moltissime idee che non hanno bisogno, né meritano, di essere valorizzate, ma i sentimenti vanno sempre riconosciuti e rispettati. Dare valore all'emotività di una persona significa dare valore alla persona stessa, anche se al posto suo non proveremmo le stesse sensazioni. Significa attribuire valore all'individualità altrui anche quando è diversa dalla nostra.

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10 I Riconoscono, nel loro «lato oscuro», le caratteristiche, i comportamenti e le inclinazioni che trovano sgradevoli nelle altre persone. 11 disprezzo verso un politico incapace potrebbe essere una proiezione del proprio timore di essere poco intelligenti o qualificati. Trovare insopportabile l'atteggiamento passivo di un amico potrebbe essere indice della propria inclinazione a sottomettersi alla volontà altrui. Non è sempre facile come fare due più due, ma una reazione emotiva forte è la spia inequivocabile di una correlazione. Se davvero provassi un senso di rifiuto per qualcosa, te ne allontaneresti e basta. 11 I Non discutono con le persone che cercano solo la lite e non il dialogo. Hai presente quando, durante una discussione, qualcuno inizia a tirare fuori argomentazioni improbabili o a usare una logica discutibile solo per avere l'ultima parola? Le persone socialmente intelligenti sanno che non tutti vogliono davvero dialogare, crescere, imparare dagli altri e creare connessioni, quindi sanno bene quando interrompere le comunicazioni. 12 I Ascoltano per capire, non per rispondere. Quando ascoltano un'altra persona si concentrano su quello che sta dicendo, non pensano già a cosa risponderanno. È la cosiddetta metapratica conversazionale del «mantenere lo spazio». 13 I Prima di postare qualcosa online, si chiedono se lo mostrerebbero a un genitore, a un bambino o a un datore di lavoro. Molto probabilmente, qualsiasi cosa tu decida di postare ti sembrerà inutile e obsoleta nel giro di qualche mese. A parte questo, se pubblichi un contenuto di cui non ti senti sicuro significa che non sei onesto con te stesso, ma lo fai solo pensando di compiacere gli altri. 14 I Non si considerano i detentori della verità. Non dicono: «Hai torto», ma: «Penso che tu abbia torto.» 15 I Non «avvelenano il pozzo» e non ricorrono a fallacie ad hominetn solo per avere la meglio in una discussione. «Avvelenare il pozzo» vuoi dire attaccare l'interlocutore sul piano personale per distogliere l'attenzione dalla sua argomentazione (possibilmente valida) perché non si è in grado di smontarla. Per esempio, se un goloso di cioccolata dicesse: «Non penso che i bambini dovrebbero mangiare dolci tutti i giorni», una persona socialmente intelligente non risponderebbe: «Da che pulpito viene la predica», ma riuscirebbe a comprendere il valore oggettivo dell'affermazione a prescindere da chi la esprime. In genere, peraltro, proprio chi è toccato direttamente da una determinata questione riesce a capirne davvero l'importanza (anche se a prima vista potrebbe sembrare ipocrita). 16 I Sanno che la prima regola è stare bene con se stessi. Il segreto delle persone socialmente intelligenti sta nell'aver capito che il modo in cui ci si relaziona con gli altri è lo specchio del modo in cui ci si relaziona con se stessi.

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6 Se HAI PAURA, vuoi dire che SEI sulla BUONA STRADA Quando andiamo incontro a un cambiamento, sentirsi a disagio o sulle spine è del tutto normale. Purtroppo, spesso confondiamo queste sensazioni con l'infelicità, e dunque cerchiamo di evitarle. Invece dobbiamo resistere e stringere i denti se vogliamo aprirci a nuovi orizzonti di comprensione, spezzare le catene dell'abitudine e costruire un cambiamento reale. Questo tipo di malessere è quindi un segnale molto utile. Ecco alcuni effetti indesiderati che ti fanno capire che sei sulla buona strada. 01 I Ti sembra di rivivere le crisi della tua infanzia. Ti pare di essere tornato bambino e di avere a che fare con gli stessi problemi di allora. Questo non significa che tu non li abbia superati, ma solo che stai diventando consapevole di ciò che pensi e senti. In questo modo puoi intervenire con cognizione di causa e cambiare davvero le cose. 02 I Ti senti perso e disorientato. Sentirti perso è la prova del fatto che ti senti più radicato nel momento presente, che vivi la realtà per quello che è, anziché per come ti piacerebbe o immaginavi che fosse. Ci vuole un po' per abituarsi a questa sensazione, e all'inizio ti sembrerà di aver smarrito la via, quando invece è vero il contrario. 03 I L'emisfero sinistro ti sembra offuscato. Quando inizi ad affidarti più spesso all'emisfero destro del cervello (segui le tue intuizioni, impari a gestire le emozioni, dai spazio alla creatività), potresti avere l'impressione che le funzioni dell'emisfero sinistro siano offuscate. Concentrarti, organizzarti o tenere a mente piccoli dettagli potrebbe risultarti più difficile. 04 I Avverti improvvise ed eccessive ondate di rabbia o tristezza, così intense da non poterle ignorare. Le emozioni irrompono con forza quando è arrivato il momento di affrontarle. Sta a noi imparare a riconciliarci con queste sensazioni, smettere di opporvi resistenza e prenderne piena coscienza. Così facendo, saremo noi a governare loro, e non il contrario. 05 I Dormi poco o troppo, a orari inusuali e irregolari. Ti accorgi di aver bisogno di dormire molto di più o molto di meno, ti svegli nel cuore della notte con un pensiero fisso, ti senti sovraccarico di energia o completamente svuotato, senza mezze misure.

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vita.

06 I Qualcosa di importante sta cambiando o è appena cambiato nella tua

Può trattarsi di un trasloco improvviso, un divorzio, un licenziamento, un guasto irreparabile alla tua auto... 07 I Senti un forte bisogno di stare per conto tuo. L'idea di uscire con gli amici nel weekend ha perso ogni attrattiva e i problemi degli altri ti prosciugano le energie, anziché destare il tuo interesse: questo significa che fi stai ricalibrando. 08 i Fai sogni vividi e intensi che ricordi quasi sempre nel dettaglio. I sogni sono il mezzo tramite cui il tuo subconscio cerca di stabilire una comunicazione con te (o di proiettare un'immagine della tua esperienza), quindi è chiaro che la tua mente sta cercando di dirti qualcosa. Non hai mai sognato così tanto e così intensamente. 09 I Hai ridimensionato la tua cerchia di amicizie; non sopporti più le persone negative. Il problema delle persone negative è che raramente sono consapevoli di esserlo. Non te la senti di avere un confronto diretto con loro, e hai ancora meno voglia di frequentarle, quindi tendi a prendere le distanze. 10 I La vita che un tempo sognavi ti sembra inafferrabile. Ciò di cui non ti rendi conto è che stai costruendo una realtà ancora migliore di quella che avevi immaginato, più in armonia con la persona che sei davvero - e non con quella che avevi fantasticato di essere. 11 I Ti sembra che i tuoi stessi pensieri siano i tuoi peggiori nemici. Stai iniziando a prendere consapevolezza del fatto che sono i pensieri a modellare la tua vita. Devi indagare a fondo la tua mente e spingerti fino a volerne assumere il controllo per capire di averlo sempre avuto. 12 I Ti sembra di non sapere più chi sei veramente. Le illusioni su chi credevi di essere si stanno dissolvendo. È una fase delicata, in cui non hai più certezze; sei in evoluzione. Tuttavia, sappi che quando si cambia in peggio non si prova incertezza, ma rabbia e chiusura. Metterti in discussione è un segnale che stai cambiando in meglio. 13 I Sei consapevole della strada che hai ancora da fare. Ciò significa che conosci la tua meta. Finalmente sai chi sei e chi vuoi diventare. 14 I Hai intuizioni che ti mettono a disagio: ti accorgi se qualcuno sta fingendo, se una relazione non ha futuro o se stai per perdere il lavoro. In genere, l'ansia «irrazionale» proviene da presagi del subconscio che decidi di ignorare perché ti sembrano privi di fondamento logico.

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15 I Vuoi far sentire la tua voce. Arrabbiarti perché ti hanno messo i piedi in testa o ti sei fatto influenzare troppo dagli altri significa che riesci a pensare con la tua testa e ad amarti, mettendoti al primo posto. 16 I Prendi coscienza di essere il solo responsabile della tua felicità e della tua vita. Essere emotivamente autonomi può sembrare terrificante, perché se fai un passo falso non puoi dare la colpa a nessun altro. Al contempo, è l'unico modo per essere davvero liberi. Il gioco vale la candela, credimi.

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7 I SENTIMENTI che vuoi REPRIMERE stanno cercando di DIRTI QUALCOSA L'intelligenza emotiva non ci trasforma in santoni imperturbabili che non provano mai sensazioni «negative». Non significa esercitare un controllo ferreo sui propri pensieri e sull'effetto che avranno su di noi, né reagire con placido distacco a qualsiasi situazione. Essere davvero dotati di intelligenza emotiva vuoi dire vivere appieno ogni sensazione. Senza limiti o eccezioni. Con una consapevolezza: la cosa peggiore che porrebbe accadere, alla fin fine, è pur sempre solo una sensazione che, come tutte le altre, passerà. Proprio così, una sensazione! Prova a immaginare il peggior scenario possibile e a pensare alla sensazione che ti trasmette. Come ti fa sentire e quali preoccupazioni suscita in te, e di conseguenza che ripercussioni ha sulle tue emozioni. Paura: un nodo allo stomaco, il cuore in gola, gli spilli nel petto. I morsi della fame. L'autostima sotto i piedi. La sensazione di non valere niente, di non appartenere a nessuno e a nessun posto. (Interessante, peraltro, notare che le sensazioni fisiche vanno e vengono, mentre nella nostra testa concepiamo la sofferenza come uno stato di assedio prolungato...) Cerchiamo di sfuggire alle emozioni perché ci è stato insegnato che hanno vita propria. E che, se ci lasciamo coinvolgere, ci travolgeranno. Siamo in grado di provare un impeto di entusiasmo che duri più di qualche minuto? E quanto dura invece la rabbia? Quanto durano tensione, depressione, tristezza? Permangono più a lungo, non è così? Settimane, mesi, a volte anni. La spiegazione è che non si tratta di emozioni, bensì di sintomi. Abbi un attimo di pazienza, ne parleremo a breve. È cruciale capire che la sofferenza è il rifiuto di accettare le cose come stanno. Da un punto di vista etimologico, la parola viene da un composto latino che significa letteralmente «portare su di sé», ossia «tollerare, sopportare, resistere a qualcosa di penoso». Guarire le proprie ferite vuoi dire concedersi di provare queste sensazioni: dissotterrare traumi, figuracce, lutti, e lasciare campo libero alle emozioni a cui, nel momento in cui abbiamo vissuto certe esperienze, abbiamo sbarrato la strada. Dobbiamo filtrare ed elaborare ciò che abbiamo dovuto reprimere per andare avanti, forse anche per sopravvivere. Tutti abbiamo paura di provare sentimenti troppo intensi. È quello che ci è stato insegnato: non amare troppo, o ci resterai male; non essere troppo intelligente, o verrai bullizzato; non mostrare di avere paura, o passerai per debole. Ci hanno insegnato a modellare il nostro comportamento sulle aspettative altrui. Da piccoli, i nostri genitori ci hanno messo in punizione quando facevamo i capricci, perché la nostra esperienza emotiva li metteva a disagio (non c'è da stupirsi se reagiamo così ancora oggi).

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Cosa voglio dire con questo? Che non sei tu ad aver paura di provare emozioni troppo forti: sono gli altri a definire eccessive e melodrammatiche le tue reazioni, a farti sentire sbagliato. Sono gli altri che non sanno come gestirle, che vogliono tenerti al guin zaglio. Sono gli altri a non volere che tu provi e mostri emozioni. Non tu. La tua impassibilità non è assenza di emozioni, anzi. Ne provi troppe tutte insieme perché non hai mai imparato a elaborarle. Essere desensibilizzati non vuoi dire essere neutrali: non significa non sentire nulla, ma sentire tutto. La tua tristezza che dice: «Non ho ancora superato quella cosa.» Il tuo senso di colpa che insiste: «Ho paura di aver fatto un torto a qualcuno.» La tua vergogna che ti sussurra: «Temo di non piacere a qualcuno.» Se ti senti in ansia è perché opponi resistenza e tenti spasmo-dicamente di tenere tutto sotto controllo, quando in realtà cominci a capire che è impossibile. Sei stanco di combattere contro la persona che sei davvero, contro chi vorresti essere. Sei irritato perché hai represso la rabbia troppo a lungo. Sei depresso (escludendo eventuali fattori biologici) perché le sensazioni finora soffocate stanno tornando a galla, e sei straziato dalla fatica di non farle riemergere. Arrivare alla conclusione che non puoi continuare così, che stai perdendo un'occasione, sentirti fuori strada, bloccato e disorientato, significa che stai diventando consapevole del fatto che le tue emozioni vanno bene così come sono. Devi solo imparare ad accettarle e a capire cosa vogliono dirti. Se avanzi lungo la strada per raggiungere una meta e ti imbatti in un cartello stradale che punta nella direzione opposta, che senso ha provare a cambiare il verso della freccia? Allo stesso modo, non ha senso cercare di intervenire sulle emozioni, ma bisogna farlo sulle azioni. Reprimere le emozioni che accompagnano le esperienze, negarci il tempo per elaborarle o forzare uno stato emotivo sono solo ostacoli che ci poniamo da soli nel cammino verso la pace interiore. Le tue emozioni non hanno nulla che non va. Ma devi ascoltarle sul serio. Non basta accettarle in modo superficiale: devi esplorare a fondo i tuoi istinti, decodificarne il significato più nascosto e il messaggio che vogliono comunicarti. Non esiste un'emozione che non valga la pena di essere provata. Cercare di cambiarle, di catalogarle in giuste o sbagliate, buone o cattive, legittime o meno, è solo una perdita di tempo ed energie. La verità è che temi di sentire qualcosa che non vorresti. Le emozioni che ti spaventano di più sono quelle che ti indicano la via. Il timore di seguirle nasconde la paura che gli altri non accettino la nuova versione di te. Quando decidi che l'opinione degli altri è più importante della tua, accetti di passare la vita a combattere i tuoi istinti nel tentativo di assimilare i bisogni egoistici di chi ti circonda. Nel frattempo, ti fai sfuggire un mondo: ascoltare, lasciarsi andare, concedere, seguire, percepire, sentire, fare esperienze... a modo tuo. La tristezza non ti ucciderà. E, di per sé, neanche la depressione. Ecco cosa ti ucciderà: fare muro contro muro. Ignorare il problema. Cercare una scappatoia anziché affrontarlo. Negarlo, soffocarlo. Nasconderlo nell'angolo più recondito del tuo subconscio, dove metterà radici e ti controllerà a tua insaputa. Non è detto che ti spingerà al suicidio o che distruggerà tutto il bello che potrebbe capitarti (anche se non è da escludere), ma ti ucciderà nel senso che ti porterà via la capacità di vivere appieno. Puoi lasciarti andare e sperimentare liberamente le tue emozioni, oppure puoi intorpidirti fino a non sentire più nulla. Non puoi decidere quali emozioni provare. Puoi seguire il loro flusso o nuotare controcorrente. La scelta è nelle tue mani.

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8 NON TUTTE le PARTI di te ti RAPPRESENTANO Immagina di tirare fuori dal tuo corpo tutti gli organi interni e di disporli in fila su un tavolo. Ascolta il battito del tuo cuore. Lo guarderesti dicendo: «Quello sono io»? No. Penseresti piuttosto: Quello è il mio cuore. Ora ascolta il tuo respiro. Senti come lavora insieme al cuore, entrambi in movimento costante, anche se spesso non ci facciamo neanche caso. Non diresti mai: «Io sono il mio respiro», ma: «Io respiro.» Adesso pensa al tuo fegato. Ai reni. Alle ossa e al sangue. Pensa alle tue gambe, alle dita, ai capelli, al cervello. Osservali da un punto di vista oggettivo. Sono pezzi, ingranaggi di un meccanismo più grande. Quasi tutti possono essere rimossi e sostituiti, e sicuramente hanno tutti una data di scadenza. Analizzandoli in maniera ancora più approfondita, vedresti che sono composti a loro volta da parti più piccole, le cellule, di cui non diresti mai: «Sono io!» Diresti piuttosto: «Sono mie.» Ora rimettiamo insieme i pezzi. Perché non riusciamo più a vederli allo stesso modo? L'energia si concentra in maniera preponderante nel petto, in gola e nella testa. Tutto si raccoglie al tuo centro. Non provi emo-Eioni nelle gambe o nelle braccia, ma nel cuore. Gli organi - con i quali tendiamo a non identificarci - e l'energià - che invece percepiamo come la nostra vera essenza - coesistono nello stesso spazio. Se eliminassimo l'energia, cosa rimarrebbe di noi? Cosa esiste in nostra assenza? Ci hai mai pensato? Intendo dire, ci hai mai pensato davvero? Hai mai provato a soppesare ogni singola parte del tuo corpo cercando di individuare quelle che non esprimono la tua identità? Hai mai ragionato su ciò che da vita ai tuoi organi, che li collega a te? Hai mai pensato alla differenza fra ciò che consideri tuo e ciò che sei tu? Sapere chi sei ti da un fondamento, ti imprime una traiettoria. È anche vero che, quando diamo un nome e un significato a ciò che amiamo e reputiamo importante, creiamo aspettative. E poi siamo obbligati a sforzarci per mantenere le cose entro quei parametri. Se sforiamo, ci sembra di aver fallito. Ne soffriamo. Ci convinciamo di poter applicare un'idea statica a una creatura dinamica e in continua evoluzione come l'essere umano. Ci torturiamo quando non siamo all'altezza delle aspettative che noi stessi abbiamo creato. 27

Credo che a volte ci fossilizziamo sul contenitore perché non ci piace il contenuto. Ci sembra più importante fare bella figura con gli altri che lavorare su noi stessi, avere un certo titolo sul biglietto da visita anziché pensare all'appagamento che ci da il nostro mestiere, chiedere: «Giuri solennemente di amarmi per l'eternità?», invece di concentrarci sull'amore che riceviamo nei piccoli gesti di ogni giorno. Troviamo maggiore conforto nell'idea che ci costruiamo della realtà piuttosto che nella realtà vera e propria. Pensiamo a noi stessi come a un corpo perché ci risparmia una domanda scomoda: cos'altro potremmo essere? E se questo interrogativo fosse solo l'inizio del ragionamento? Se ci liberasse da sovrastrutture e sofferenze inutili? Se guarire noi stessi non significasse cambiare atteggiamento, opinione o acconciatura, ma spostare il baricentro della nostra presenza, coscienza, energia? Aggiustare una parte non significa aggiustare il tutto. Per cambiare davvero la tua vita devi chiederti quali pezzi di te non sono parte integrante della tua identità. L'insieme è dove tutto inizia e finisce, l'unica cosa che conta, che si trasforma ed evolve, facendo scoccare la scintilla che ti porta a interrogarti sui singoli elementi. Non ti chiedo di studiare la teoria. Ti chiedo di cercare la risposta dentro di te.

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9 20 SEGNALI che stai andando MEGLIO di QUELLO che CREDI 01 I Questo mese hai pagato le bollette e magari ti sei anche potuto permettere qualche spesa extra. Non importa quanto ti sia dispiaciuto separarti da quei soldi: l'unica cosa che conta è che tu sia riuscito a pagare ciò che dovevi e a cavartela autonomamente. 02 I Ti metti in dubbio. Metti in dubbio la tua vita. A volte ti senti triste. Significa che stai crescendo. Che sai essere obiettivo e hai coscienza di te stesso. Le persone intelligenti tornano a casa la sera e si chiedono: E se ci fosse un modo migliore di fare quello che ho fatto oggi? 03 I Hai un lavoro. Non importa per quante ore a settimana o quale sia il tuo stipendio: guadagni i soldi che ti servono a portare il pane in tavola, ad avere un tetto sulla testa e qualche vestito da metterti. Forse non sarà il lavoro dei tuoi sogni, ma conta il fatto che stai dando la priorità alla tua indipendenza e ti stai assumendo le tue responsabilità. 04 I Trovi il tempo per fare le cose che ti piacciono, anche se «le cose che ti piacciono» sono rilassarti sul divano, ordinare una cena da asporto e guardare una serie tv. 05 I Non hai paura di dover andare a letto senza cena. In frigo e in dispensa hai abbastanza cibo da poter addirittura scegliere fra diverse opzioni. 06 I Puoi permetterti di mangiare per il gusto di farlo, non solo perché altrimenti moriresti di fame. 07 I Puoi dire di avere un amico fidato, forse anche due. Vorremmo avere tantissimi amici, ma alla fine ci rendiamo conto che circondarsi di una tribù di persone non significa per forza vivere un senso di intimità, acccttazione, solidarietà o gioia. Tutto ciò che ci serve è avere pochi amici veri, che ci conoscono e ci vogliono bene così come siamo. 08 I Stamattina hai potuto comprare il biglietto della metro, prendere un caffè al bar o fare benzina. Le piccole comodità (e necessità) di ogni giorno per te non sono mai in dubbio.

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09 I Non sei la stessa persona di un anno fa. Stai imparando e stai cambiando; sei consapevole dei passi che, nel bene e nel male, hai fatto per arrivare fin qui. 10 I Hai tempo e risorse per fare altro oltre lo stretto indispensabile. Sei stato a un concerto, hai comprato un libro, hai fatto una gita in una città vicina; non sei costretto a lavorare tutto il giorno per sopravvivere. 11 I Hai il guardaroba pieno. Hai berretto, sciarpa e guanti pesanti in caso di bufera, vestiti leggeri per affrontare l'afa estiva e un abito da cerimonia. Hai ciò che ti serve per proteggerti e farti bello in diverse circostanze. 12 I Senti che nella tua vita c'è qualcosa che non va. Il primo passo, il più importante, è riconoscerlo. Sai ammettere a te stesso che qualcosa non funziona, anche se ancora non sai come aggiustarlo. 13 I Se potessi parlare con il te stesso del passato, saresti in grado di dirgli: «Ce l'abbiamo fatta, ne siamo usciti vivi anche stavolta.» Capita spesso che le persone continuino a covare i traumi del passato, portandosi dentro il vecchio sé. Se ne vuoi la prova, vedi come reagisci provando a dire al te stesso del passato: «Andrà tutto bene.» 14 I Hai uno spazio tutto tuo. Se hai una casa o un appartamento a tua disposizione, buon per te; ma in realtà basta che tu abbia una stanza, un angolino, una scrivania dove puoi fare le tue cose e riposarti quando ne hai voglia: un piccolo mondo che sei tu a governare e dove decidi chi entra e chi esce. È uno dei pochi aspetti della vita su cui abbiamo effettivamente il controllo. 15 I Hai qualche ex. Aver avuto relazioni è più importante del fatto che tu o il tuo partner a un certo punto abbiate deciso di non portarle avanti. Ti sei aperto alla possibilità che là fuori ci sia qualcosa, qualcuno di più adatto a te. 16 I Hai un interesse. Che si tratti di scoprire come vivere una vita più felice o avere relazioni o rapporti più soddisfacenti, di leggere romanzi, andare al cinema, dedicarti all'antropologia o all'astrofisica, c'è qualcosa che ti incuriosisce abbastanza da esplorarlo. 17 I Sai prenderti cura di te. Sai di quante ore di sonno hai bisogno per stare bene, con chi confidarti quando hai un problema di cuore, cosa fare per svagarti o quando ti senti poco bene. 18 I Stai lavorando per raggiungere un obiettivo. Anche se sei esausto e la meta ti sembra lontanissima, hai un sogno da realizzare, per quanto vago e mutevole. 19 I Non hai idee irremovibili sul futuro. Il segreto delle persone felici ed equilibrate è la capacità di adattarsi a qualsiasi situazione, immergendosi nel presente senza sprecare tempo ed energie in pianificazioni intricate da perseguire a tutti i costi. 20 I Ne hai già passate di cotte e di crude. Puoi guardare i tuoi problemi attuali e metterli a confronto con quelli del passato che ti sembravano insormontabili. La tua stessa

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esperienza ti conforta e ti da speranza. La vita non diventa più facile, ma tu diventi più capace di affrontarla.

10 Come SMETTERE di porre un LIMITE alla FELICITÀ (e perché lo facciamo) La maggior parte delle persone non vuole davvero essere felice, altrimenti lo sarebbe. Solo che non se ne rende conto. Quando vogliamo ottenere qualcosa, il nostro cervello è programmato per raggiungere l'obiettivo a qualsiasi costo - o quasi: i superpoteri che ci regala l'adrenalina in caso di emergenza sono un ottimo esempio di questo fenomeno. Ma cos'è che desideriamo davvero? Spesso e volentieri siamo alla ricerca di conforto, di familiarità. La lista di motivi per cui la felicità ci spaventa è lunga, ma molti hanno a che fare con l'idea che per essere felici sia necessario sacrificare le proprie ambizioni. Non ci piace pensare che la felicità sia una scelta, perché a quel punto la responsabilità sarebbe nelle nostre mani. Ecco perché ci autocommiseriamo: per rimandare il momento in cui dovremo agire, per urlare al mondo intero che siamo vittime di un'ingiustizia - come se, lamentandoci a voce sempre più alta, alla fine qualcuno potesse venire a salvarci. La felicità non è una semplice ondata di emozioni positive, non deriva solo dal fatto che le cose siano andate come volevamo. Perlomeno, non sul lungo periodo. La felicità autentica è il frutto di una pratica attenta, intenzionale e quotidiana, che inizia con un semplice gesto: sceglierla. Ognuno di noi ha una soglia di tolleranza alla felicità. Un «limite massimo», come l'ha definito lo psicologo statunitense Gay Hendricks nel libro The Big Leap: Conquer Your Hidden Fear and Take Life to thè Next Level. Si tratta di quanto benessere ci permettiamo di provare. Altri psicologi l'hanno chiamata «felicità di base», ovvero la quota di felicità con cui siamo nati e a cui tendiamo naturalmente a tornare - anche quando gli eventi della vita ce ne allontanano. Perché non riusciamo a far aumentare la nostra felicità di base, se per un periodo siamo più felici? È a causa del limite massimo che ci siamo imposti e con cui ci sentiamo a nostro agio. Se ce ne allontaniamo, iniziamo a sabotarci in maniera inconscia. Siamo programmati a cercare ciò che conosciamo. Quindi, anche se crediamo di essere alla ricerca della felicità, di fatto ci limitiamo a replicare schemi noti e a proiettarli sull'effettiva realtà delle cose. Ma questi sono solo alcuni degli ostacoli psicologici che seminiamo sul nostro stesso cammino verso la soddisfazione emotiva. Eccone altri. 31

01 I Ci sembra che sia possibile essere felici solo per un certo periodo di tempo. Superato il nostro limite massimo di felicità, iniziamo ad autosa-botarci per poter tornare a un luogo sicuro, alle sensazioni familiari. Quante volte ci siamo sentiti dire che dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort? Anche se è una frase trita e ritrita, è fondamentale metterla in pratica per evadere dal recinto in cui ci siamo rinchiusi ed espandere i nostri orizzonti di felicità. 02 I Percepiamo una soglia invisibile di «simpatia» che abbiamo paura di oltrepassare. Vogliamo avere abbastanza successo da essere ammirati, ma non così tanto da suscitare invidia. La maggior parte delle cose che facciamo nasconde il nostro sforzo di «guadagnarci» l'amore degli altri. Dove c'è un vuoto d'amore nascono desideri, sogni e ambizioni. Per questo, spesso le persone con più carenze affettive hanno maggiore successo: il loro desiderio inappagato di essere accettate, amate e comprese è - nel bene e nel male - il motore della loro riuscita. Ci siamo posti un limite oltre cui pensiamo che verremo ridicolizzati e giudicati negativamente, e una volta superato ci imponiamo di fermarci, o perlomeno minimizziamo i traguardi raggiunti e ci sminuiamo nel tentativo di compiacere gli altri. (No, non pensiamo che il successo e i beni materiali siano più importanti dell'amore, ma crediamo che ci servano per farci amare.) 03 I Spesso preferiamo il conforto di ciò che ci è familiare all'indeterminatezza dell'ignoto. Anche quando l'ignoto è oggettivamente meglio. Se riformuliamo il concetto di felicità in termini di desideri innati dell'essere umano (trovare conforto, provare un senso di appartenenza, avere uno scopo...), possiamo scegliere di cercare conforto in ciò che si allinea con il nostro essere. 04 I Abbiamo paura che per essere felici dovremo rinunciare alle nostre ambizioni. La felicità è essenzialmente una forma di acccttazione. Significa raggiungere l'obiettivo, tagliare il traguardo, provare l'ebbrezza di avercela fatta. Se decidiamo di vivere ogni giorno in quest'ottica, non siamo più costantemente pervasi dall'adrenalina della competizione, e il nostro subconscio cerca di convincerci che essere felici e accettarsi equivale ad arrendersi. In realtà è vero il contrario: la strada per una vita migliore non è lastricata di sofferenza, ma di piccoli momenti di gioia e gratitudine, di buoni propositi e obiettivi raggiunti. 05 I Una volta capito cosa dobbiamo fare, esitiamo a farlo: nello spazio fra la comprensione e l'azione può insinuarsi la sofferenza.

Nella stragrande maggioranza dei casi, il problema non è sapere chi siamo o cosa dovremmo fare. È la contrapposizione fra ciò che è giusto e ciò che è facile, fra ciò che è meglio nel lungo periodo e ciò che invece ci darà subito soddisfazione. Sentiamo cosa ci dice l'istinto, ma non gli diamo retta. La culla del malessere si trova nello spazio vuoto fra la presa di coscienza e l'azione. Siamo culturalmente inclini a procrastinare e fin troppo abituati a evitare i problemi. Nella nostra testa ci diciamo che stiamo solo prendendo tempo per riflettere, ma in realtà stiamo aumentando il nostro malessere per sentirlo più 32

chiaramente e a fondo (e può anche essere utile, ma così ci procuriamo una sofferenza che non sarebbe necessaria). 06 I Crediamo che non provare emozioni ci metta al riparo dalla sofferenza. Siamo tutti spaventati all'idea di perdere le persone e le cose che amiamo. Per eliminare il problema alla radice, alcuni si impediscono di affezionarsi o di lasciarsi andare a desideri ed emozioni. Tanto ogni cosa è transitoria e destinata a finire, no? Certo, questo è in parte vero, ma è innegabile che sia la morte a dare significato alla vita. È proprio la possibilità di perdere ciò che abbiamo a renderlo così sacro, prezioso e speciale. Quello che conta non è soffrire, ma per cosa decidiamo di soffrire. Sei libero di scegliere: puoi imbavagliare ogni emozione, anche positiva, pur di non provare dolore, o puoi vivere appieno e piangere disperatamente quando sarà il momento di farlo - sapendo che almeno ne sarà valsa la pena. 07 I Non sappiamo come «allenare» la felicità, né perché serva farlo. Allenarti a essere felice è fondamentale per superare il tuo limite, per aumentare la tua felicità di base e per accettare i cambiamenti positivi, anziché respingerli perché

non ti sono familiari. Per farlo, devi concederti il tempo di ascoltare le tue emozioni. Lasciale scorrere liberamente, rifletti sulle cose per cui sei grato e concentrati il più possibile su questa sensazione. Aspira alla positività e sentirai cadere le barriere che ti eri imposto. 08 I Pensiamo che la felicità sia una risposta emotiva a una serie di circostanze, mentre invece è una scelta, un cambio di prospettiva, una presa di coscienza. Molte persone sono convinte che la felicità sia generata dalle circostanze. In effetti, come biasimarle? Se così fosse, sarebbe una bella scorciatoia emotiva. E, tutto sommato, è anche un ragionamento logico e relativamente facile da mettere in pratica, quindi perché non difenderlo con le unghie e con i denti? Be', perché in realtà non funziona così. Questa convinzione si basa sul presupposto che la felicità abbia una sala d'attesa, mentre ormai sappiamo che va coltivata con costanza, a meno di non voler trascorrere la vita a fare i salti mortali da un picco emotivo all'altro. Alcuni dei paesi più poveri al mondo sono statisticamente i più felici. Alcune delle persone più serene e nobili d'animo che hanno onorato il mondo con la loro presenza sono morte senza il becco di un quat trino. Quello che conta davvero è avere e dare obiettivi, senso di appartenenza, amore: cose che si possono provare e coltivare dentro di sé, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche ed economiche. 09 I Molti non sanno che la felicità di base non è immutabile e che «Sono fatto così» non è una sentenza a vita. Non so quante volte ho sentito fare affermazioni del tipo: «Sono ansioso, non posso farci nulla», oppure: «Ho una terribile fobia di questo e quest'altro, è più forte di me.» Ma non è vero: ognuno ha il potere di decidere quali caratteristiche fanno parte integrante della sua personalità. L'ansia e la paura non sono tratti caratteriali, ma comportamenti appresi. Sono reazioni incontrollate del nostro ego. Sono campanelli d'allarme che arrivano dal nostro io più profondo per avvertirci che qualcosa non va, ma spesso non facciamo nulla per prendere in mano la situazione (adducendo come scusa che tanto non possiamo farci niente). 10 I Crediamo che sia necessario soffrire per meritarci la felicità.

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Se siamo felici senza aver prima sofferto, ci sembra di non essercelo «guadagnato» e che quindi quella felicità non ci appartenga davvero. Inoltre, ci terrorizza l'idea che possano capitarci cose belle senza preavviso e senza che facciamo nulla per farle succedere, perché ciò significa che potrebbe accadere anche con le cose brutte. 11 I Pensiamo che sia meglio fasciarci la testa prima di rompercela. Preoccuparsi senza motivo è un tratto caratteristico della cultura occidentale, ed è anche un pratico espediente per non pensare al fatto che oscilliamo costantemente fra due estremi: o ce ne freghiamo di tutto e di tutti, oppure diventiamo tanto ossessivi da sfiorare l'autodistruzione. Spesso ci immaginiamo il peggior scenario possibile e proviamo ad anticipare tutto ciò che potrebbe andare storto, in modo da essere pronti ad affrontare qualsiasi situazione. Oppure facciamo una lista mentale di tutte le critiche che potrebbero muoverci, così da non essere mai colti alla sprovvista o sorpresi da un insulto. E invece non possiamo prepararci proprio a nulla. I problemi arrivano quasi sempre quando meno ce li aspettiamo. Ed è impossibile sapere cosa pensino davvero gli altri. Non saremo mai pronti ad affrontare le nostre paure più irrazionali, perché non sono reali e dunque sono imprevedibili per natura. Fasciarsi la testa prima di rompersela è del tutto inutile. Così facendo non ci proteggiamo dal dolore, anzi: ce ne infliggiamo ancora di più.

12 I Crediamo che chi è felice sia ingenuo e vulnerabile. Troviamo molti modi per prendercela con le persone felici. Pensiamo che siano sprovvedute, poco informate, scollegate dalla realtà... insomma, delle povere illuse. In verità, chi esprime certi giudizi non è capace di controllare la negatività nella propria vita e scarica così la propria frustrazione. Non sono le persone felici a essere ingenue e fragili, ma chi non si assume la responsabilità di provare a migliorare la propria vita. È vero: chi è felice rischia di perdere tutto, ma chi è infelice rischia di non aver mai avuto niente.

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11 La FELICITÀ dell'ECCELLENZA Nel libro Non si abbandona mai la battaglia, il politico e militare statunitense Eric Greitens sostiene che esistono tre tipi principali di felicità: la prima proviene dal piacere, la seconda dalla grazia e la terza dall'eccellenza. Proprio come i colori primari, queste tre felicità si combinano per creare tutte le sfumature dello spettro. La felicità che viene dal piacere è basata sui sensi. È un pasto abbondante quando si ha fame, è l'odore dell'aria dopo la pioggia, è svegliarsi al calduccio nel proprio letto quando fuori fa freddo. La felicità che trae origine da uno stato di grazia consiste nella riconoscenza. È vedere la persona che ami dormire accanto a te nel letto e sussurrare: «Grazie.» È prendere atto di ciò che si ha. È parlare con qualcuno o qualcosa di più grande di noi, con umiltà e meraviglia. Poi c'è la felicità scaturita dall'eccellenza, che deriva dal perseguire qualcosa di ambizioso. Non si sprigiona nel momento in cui arriviamo in cima alla montagna e alziamo le braccia al cielo cantando vittoria: si sviluppa durante la scalata, mentre ne apprezziamo la fatica. Viene dall'impegno profuso nel raggiungere uno scopo. È la determinazione che marchia a fuoco l'identità, che forma il carattere, che incanala l'energia verso un obiettivo più grande rispetto ai tanti desideri fugaci che ogni giorno ci balenano in mente. Quando non si hanno a disposizione i colori primari, creare le altre sfumature diventa impossibile (senza il giallo, per esempio, non avremmo il verde). Allo stesso modo, se non si provano le felicità primarie, è impossibile provarne altre. Non sono sostituibili o intercambiabili. Sono tutte e tre necessarie. Ma a volte ci ostiniamo a volerne fare a meno. Per esempio, si tende a bere in eccesso per cercare il piacere quando non si persegue l'eccellenza. Ma i vizi non sono e non saranno mai la soluzione. Puoi usare interi barattoli di vernice rossa, ma non riuscirai mai a creare il blu. Il solo piacere non ti farà mai sentire completo. La felicità che proviene dall'eccellenza è il prodotto della resilienza emotiva. Non per nulla, si trova in cima alla piramide dei bisogni di Maslow. È misurata, intenzionale e continua. Spesso non la si cerca perché costa fatica e non da una gratificazione im-

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mediata. Se cominci ad allenarti per una maratona, all'inizio ti mancherà il fiato e ti verranno i conati di vomito. Ma dopo qualche tempo subentreranno benessere ed euforia. Svilupperai la disciplina che serve per arrivare fino in fondo. Inizierai a immaginare i traguardi futuri. Ti innamorerai della fatica. Le tre tipologie di felicità sono diverse fra loro, ma hanno una cosa in comune: sono influenzate dal contesto. Una persona che non mangia da tre giorni, infatti, sarà più incline a ricercare la felicità derivata dal piacere rispetto a qualcuno che non ha problemi a procurarsi vitto e alloggio. Allo stesso modo, chi non ha mai provato l'ebbrezza di lavorare a testa bassa per un obiettivo - non seguendo una passione passeggera, ma impegnandosi con costanza e spirito di abnegazione - non sa cosa significhi sentire la profonda soddisfazione di tagliare il traguardo dopo uno sforzo prolungato. Spesso non siamo in grado di vedere tutte le sfumature di gioia e complessità che tingono le nostre vite; questo accade perché ci manca qualcosa di fondamentale. Vogliamo fare gli scrittori, ma non riusciamo a imporci di stare seduti a scrivere per quattro ore al giorno, tutti i giorni, per anni e anni. Vogliamo essere leggende, geni, maestri assoluti, ma non abbiamo la disciplina per dedicarci anima e corpo a una materia. Essere felici non significa solo provare un'emozione che ci travolga i sensi; vuoi dire essere in pace con noi stessi, avere la consapevolezza che stiamo diventando la persona che desideriamo essere, che siamo destinati a essere. Ecco cosa ci dona la felicità dell'eccellenza: non un successo, ma un'identità. Un senso di autorealizzazione che ci portiamo dietro in qualsiasi altro aspetto della nostra vita. Un pigmento in technicolor che accende tutto lo spettro cromatico.

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12 Fra il SAPERE e il FARE c'è di mezzo il MARE: perché evitiamo di fare ciò che È MEGLIO per NOI, e come SMETTERE di FARLO Gli antichi greci la definivano akrasia, i buddisti zen la chiamano resistenza al cambiamento, noi la conosciamo come procrastinazione, per i guru della produttività su internet si tratta di un blocco. Nel libro The Knowing-Doing Gap, Jeffrey Pfeffer e Robert Sutton parlano di «divario fra il sapere e il fare»: quello che succede quando sappiamo benissimo quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma scegliamo comunque di fare tutf altro. Sembrerebbe una questione di semplice buonsenso: sappiamo che per vivere meglio dovremmo dedicare più tempo alla stesura del nostro romanzo, mangiare cibi più sani, svegliarci prima, comunicare in modo più diretto e onesto. Ma il nocciolo della questione non è tanto capire cosa è giusto per noi, quanto piuttosto perché scegliamo di non farlo. Capire di quale tessuto sia composta la nostra resistenza è l'unico modo per allentarne le maglie. Troviamo sempre mille ragioni per autosabotarci, e nella maggior parte dei casi sono riconducibili al concetto di comodità. Innovazione, cultura, ricchezza, successo: la società moderna ci ha inculcato questi valori, convincendoci che avere una «bella vita» significa avere una vita comoda, o quantomeno illudersi di essere al riparo dal dolore e dall'incertezza. In quanto esseri umani siamo psicologicamente programmati per cercare la sicurezza, che nelle nostre teste è sinonimo di sopravvivenza. Ha quindi senso che, in parallelo, applichiamo questo stesso parametro anche alle nostre vite intellettuali ed emotive. Per superare il blocco della resistenza al cambiamento è necessario modificare la propria percezione di comfort. Prendere in considerazione l'alternativa. Spostare l'attenzione sulle sensazioni negative che deriveranno dal non compiere una certa azione. Se non prendi in mano la situazione, il divario fra il sapere e il fare ti renderà l'ombra della persona che volevi diventare. Divorerà dall'interno le tue relazioni più intime, ti impedirà di avere la disciplina per portare a termine un progetto degno di questo 37

nome. Rimarrai bloccato in uno stato di indecisione febbrile (Lo faccio o non lo faccio? A quale istinto devo dar retta?). Basta: devi assumere il controllo di te stesso. Inizia a essere lungimirante. A pensare all'alternativa. A come sarà il tuo futuro se non farai quello che devi. Quando ripenserai all'anno appena trascorso, come lo valuterai? Cos'avrai fatto? Quante ore avrai sprecato? Se fossi obbligato a rivivere la giornata di oggi - o una tua giornata tipo - tutti i giorni fino alla fine della tua vita, cosa ne sarebbe di te? Quali obiettivi raggiungeresti? Saresti felice? Quali relazioni avresti coltivato? Ti guarderesti indietro pensando: Cavolo, ho perso l'occasione di stare con l'amore della mia vita perché non mi sentivo pronto? E tutte le ore che avresti potuto passare a suonare, scrivere, dipingere o fare ciò che ami, come le hai impiegate, invece? Non siamo mai davvero pronti ad affrontare gli eventi importanti. Aspettare e sperare di diventarlo serve solo ad ampliare il divario fra idea e azione. Non dico che sia facile lavorarci sopra, impegnarci a rendere più elastici i margini della nostra tolleranza al cambiamento, mostrarci vulnerabili nei confronti di chi amiamo; ma passare tutta la vita a rimandare è davvero tanto meglio? Quando perdiamo tempo, l'ansia si insinua in noi e mette radici. Quando evitiamo di affrontare un problema, la paura e la resistenza si consolidano. La verità è che tendiamo a ingigantire le cose nella nostra testa, convincendoci che siano troppo difficili e faticose. Al contrario, impegnarsi in qualcosa può darci piacere, gratificazione, e aiutarci a esprimere chi siamo davvero. Fai un piccolo passo alla volta e vedrai che è proprio così. Rispetto all'immobilità della procrastinazione, il conforto dell'azione è incomparabile. Fare una cosa in modo diverso per pensare in modo diverso è molto più semplice del contrario: inizia facendo un piccolo cambiamento oggi stesso, poi prendi lo slancio da lì. E ricordati di ringraziare la misteriosa forza inconscia che sa che là fuori ti aspetta qualcosa di grandioso, quella stessa forza che ti sprona a stare bene con poco.

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13 101 COSE a cui vale la pena di PENSARE anziché TORMENTARSI INUTILMENTE 01 I Che sensazione proverai vivendo la vita che desideri. Dove vivrai, che vestiti indosserai, cosa comprerai al super-mercato, quanti soldi riuscirai a mettere da parte, di quale aspetto del tuo lavoro sarai più fiero. Come passerai i fine settimana, di che colore saranno le tue lenzuola, cosa fotograferai. 02 I Gli aspetti di te stesso su cui lavorerai per migliorarti, non perché non piacciano a qualcun altro, ma perché non piacciono a te. 03 I II fatto che a volte amarsi significa ammettere di non piacersi, e quindi impegnarsi per cambiare in meglio. 04 I Una lista delle cose che si sono rivelate ottime per la tua vita e delle sensazioni che hanno suscitato in te. 05 I I parametri attraverso cui valuterai l'anno appena tra scorso. Quanti libri avrai letto, quanti progetti avrai portato a termine, quante relazioni avrai coltivato, come avrai trascorso le tue giornate.

06 I Le cose del tuo passato che pensavi di non riuscire a superare, e quanto ti sembrano insignificanti adesso. 07 I Cosa creerai oggi, cosa mangerai e con chi stabilirai un contatto umano. (Sono queste le cose che porti con te.) 08 I Come migliorare il tuo apprendimento e integrarlo nella vita di tutti i giorni. (Fare più esperienze visive, ascoltare con maggiore attenzione o cercare di sperimentare di più.)

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09 I La consapevolezza che non è necessario essere straordinariamente belli, talentuosi o ricchi per provare le sensazioni che danno profondità alla vita: amore, conoscenza, vicinanza, senso di appartenenza... 10 I II fatto che, pur essendo particelle infinitesimali nell'immensità dell'universo, ognuno di noi è parte essenziale e imprescindibile del tessuto umano. 11 I Saper coniugare correttamente i verbi in una lingua straniera che conosci abbastanza bene da poter fare conversazione. 12 I Le persone a cui stamattina hai rivolto un sorriso, quelle a cui scrivi ogni giorno, i familiari a cui dovresti far visita più spesso, tutti i contatti umani che dai per scontati ma che in realtà sono preziosi. 13 I Cosa ricorderai di questo periodo della tua vita fra vent'anni. Quando ti guarderai indietro, cosa ti pentirai di non aver fatto? Cosa penserai di aver trascurato? Cosa avresti dovuto apprezzare di più? 14 I II fatto che, in una vita intera, le giornate memorabili si contano sulle dita di una mano. 15 I II fatto che, molto probabilmente, fra vent'anni non ricorderai la giornata appena trascorsa. 16 I Tutto ciò che non ti piaceva del tuo partner, ora che non ti senti più emotivamente obbligato a mentire in proposito. 17 I Una lista di cose belle che hai fatto per te stesso di recente. 18 I Alcune strategie per migliorare la tua qualità di vita, come rinegoziare la rata del mutuo, imparare a cucinare un piatto speciale o sistemare il guardaroba. 19 I Le dinamiche ricorrenti che hanno portato le tue relazioni passate al fallimento, e quanta responsabilità hai in merito. 20 I Cosa, a livello inconscio, ti lega ai «problemi» che non riesci a superare. Nessuno si aggrappa a qualcosa che non gli da nulla in cambio o che non lo fa sentire «sicuro». 21 I L'idea che il tuo problema più grande non sia tanto il problema in sé, quanto piuttosto la percezione che ne hai; o il fatto che ti stai concentrando eccessivamente sul tuo malessere anziché sul trovare soluzioni. 22 I I tuoi fallimenti e le strategie che puoi attuare per migliorarti, non solo per te stesso, ma anche per le persone che ti vogliono bene e fanno affidamento su di te.

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23 I In che modo la tua situazione attuale - forse non desiderata o non pianificata - potrebbe diventare una strada alternativa verso il tuo obiettivo iniziale, anche se ora fai fatica a inquadrarla come tale. 24 I II fatto di essere mortali. 25 I Come apprezzare le cose che hai finché ci sono, e approfittarne pienamente. 26 I Come appare la tua vita agli occhi degli altri. Non significa che devi prendere come metro di giudizio il sentire altrui, ma che è importante avere nuove prospettive. 27 I I successi che hai raggiunto. 28 I Gli aggettivi con cui vorresti essere ricordato. Che tipo di impressione vuoi lasciare di te? Come vorresti che ti considerassero? Gentile, intelligente, generoso, responsabile, pragmatico? 29 I II modo in cui potresti essere definito a questo punto della tua vita, basandoti sul tuo comportamento e sulle tue relazioni, e se questa definizione ti rispecchia. realtà.

30 I II modo in cui le tue convinzioni stanno modellando la tua visione della

31 I Quali alternative esistono ai tuoi schemi di pensiero; che visione avresti della realtà se ti liberassi dei tuoi pregiudizi. 32 I I dettagli del lavoro di cui ti stai occupando in questo momento. 33 I Come potresti incanalare più tempo, attenzione ed energia nel suddetto lavoro, anziché in altre attività che non li meritano. 34 I Come puoi aiutare un'altra persona, anche con piccole cose: trovare il tempo per sederti a fare due chiacchiere con un vecchio amico, offrire la cena a qualcuno, condividere un articolo o una citazione che ti hanno colpito e fatto riflettere. 35 I Le motivazioni e i desideri altrui. 36 I II fatto che il tuo modo di pensare non potrà mai coincidere con quello delle altre persone e che le difficoltà a interagire con gli altri derivano da questa mancanza di comprensione reciproca.

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37 11 comportamenti ricorrenti della gente che conosci, e cosa ti rivelano della loro personalità. 38 I II fatto che tendiamo a identificare le persone basandoci sulle esperienze emotive che abbiamo condiviso, anziché sui loro comportamenti ricorrenti. In verità siamo ciò che facciamo. 39 I Cosa sceglieresti di dire al mondo intero se avessi a disposizione una sola frase. 40 I Cosa ti diresti se potessi parlare alla versione più giovane di te stesso. 41 I Quanti anni servono per imparare a suonare gli strumenti che danno vita alla tua canzone preferita. Pensa a quanta energia e creatività sono necessarie per inventare una semplice melodia; figuriamoci un capolavoro che ti commuove nel profondo. 42 I Da dove viene ciò che mangi. 43 I Qual è il tuo grande obiettivo. Se non hai la più pallida idea di come impiegare il limitato e prezioso tempo che ti è concesso su questa Terra, è probabile che non combinerai granché. 44 I Cosa metteresti in uno scatolone, se domani dovessi trasferirti in un luogo lontano e potessi portare solo quello. 45 I Non avere email non lette nella tua casella di posta elettronica. 46 I L'amore del tuo animale domestico. 47 I I modi in cui puoi affrontare ed esprìmere adeguatamente la sofferenza, anziché cercare a tutti i costi di evitarla perché i sentimenti ti spaventano.

48 I I colpi di scena. Quanto sono complessi e contraddittori i tuoi personaggi preferiti nei libri che hai amato di più. 49 I A chi saresti felice di dedicare la vita, se i tuoi interessi e desideri non fossero più l'unica priorità. 50 i Come giudicherai in futuro la situazione in cui ti trovi adesso, e cosa dirai ripensandoci. 51 I n tuo prossimo viaggio, che tu l'abbia già prenotato o meno. Cos'hai intenzione di fare, fotografare, esplorare, e con chi.

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52 I Le nottate più brutte della tua vita. Ripensandoci, cosa faresti diversamente? Se potessi tornare indietro nel tempo e rivivere quei momenti, cosa consiglieresti alla persona che eri? 53 I Le nottate più belle della tua vita. Non solo cosa stavi fa cendo e con chi, ma anche cosa pensavi e cosa ti sembrava più importante. 54 I II fatto che nella vita è tutto difficile. Lo è portare avanti una relazione così come stare soli. È difficile gestire la pressione di dover fare sempre al meglio un lavoro che ami e in cui sei emotivamente coinvolto, ma lo è anche non essere professionalmente realizzati a una certa età. Tutto è difficile: devi pensare per cosa vale la pena di lottare.

sforzo.

55 I Le cose per cui vale la pena di lottare. Ciò per cui sei pronto a fare uno

56 I Ciò che trovi esteticamente gradevole. Non solo gli spazi in cui vorresti vivere e lavorare, ma quelli che ti fanno sentire in armonia con te stesso. 57 I Le azioni, le scelte e i comportamenti che, secondo te, avrebbero potuto salvare i tuoi genitori. 58 I La tua paura più profonda e viscerale. 59 I Cosa rivela la tua paura più profonda e viscerale sul tuo desiderio più profondo e viscerale. 60 I Le piccole meraviglie di ogni giorno. L'odore della pioggia che entra dalle finestre spalancate durante gli acquazzoni estivi, la tua maglietta preferita, le canzoni che cantavi da bambino e il cibo che ti piace di più.

61 I Le tue storie personali. Le esperienze singolari e meravigliose che hai vissuto e come potresti condividerle con gli altri. 62 I Cosa ti spronerà ad andare avanti quando la paura non sarà più l'unico motore della tua vita. 63 I Cosa vorrai fare quando la paura non sarà più un'opzione. 64 I Cosa significa «abbastanza» per te. Stabilisci quanto denaro, quanto amore, quanto lavoro siano soddisfacenti per te, altrimenti sarai perennemente in cerca di qualcosa «di più». 65 I I momenti che hai sempre sognato. Organizzare una festa di compleanno con tutte le persone a te più care, partire per la Thailandia, perdere dieci chili, saldare tutti i tuoi debiti, ristrutturare una casa. 66 I Cosa faresti se ogni mese avessi un bonus di mille euro da spendere. 43

67 I Cosa potresti fare concretamente per portare la tua vita nella direzione che hai sempre desiderato: cercare occasioni di networking, andare a trovare un amico in una città vicina o uscire più spesso la sera. 68 I La sensazione del sole sulla pelle. 69 I L'odore della primavera nell'aria. 70 I Concentrarti su come potresti impiegare i tuoi minuti, anziché pensare in termini di ore o di giorni. 71 I Quanto le norme culturali, le aspettative e le opinioni degli altri hanno contribuito a costruire la percezione che hai di te stesso. 72 I Quanto le norme culturali, le aspettative e le opinioni degli altri contribuiscono a consolidare la percezione che hai di te stesso. 73 I Chi sei quando non hai nessuno intorno. 74 I Cosa pensavi che avresti fatto da grande quando eri bambino, e in che modo quella proiezione influenza la tua vita. 75 I Come cambierebbe il tuo comportamento se lo spaziotempo in cui viviamo fosse un'illusione olografica sotto il tuo controllo. 76 I Come cambierebbe il tuo comportamento se il tuo destino dipendesse esclusivamente da ciò che pensi e fai. 77 I Le teorie su cui si basavano le filosofie antiche, e quale sembra esserti più congeniale. 78 I La melodia di una canzone che non è ancora stata scritta. 79 I II fatto che per avere una vita diversa bisogna pensare in modo diverso, e per pensare in modo diverso bisogna leggere cose diverse. 80 I Quali libri e articoli leggeresti se non ti basassi su ciò che gli altri considerano «buona» letteratura, ma solo sui tuoi gusti personali. 81 I Quale musica ascolteresti se non ti basassi su ciò che gli altri considerano «buona» musica, ma solo sui tuoi gusti personali. 82 I Cosa trovi davvero eccitante. 83 I Le qualità che ammiri di più nelle altre persone (e cioè gli aspetti di te stesso che preferisci). 44

84 I Le qualità che disprezzi di più nelle altre persone (e cioè gli aspetti di te stesso che nascondi o reprimi). 85 I In quali modi l'amore potrebbe salvarti la vita, se ne avesse il potere (e ce l'ha). 86 I II fatto che l'universo sia infinito e che noi esseri umani siamo infinitesimali, eppure talmente interconnessi da essere il riflesso e il prolungamento dell'universo stesso. 87 I II fatto che le domande più complesse abbiano spesso una risposta semplice. 88 I Cosa ti fa stare bene. Tendiamo a concentrarci sui campanelli d'allarme, ma non sappiamo riconoscere i segnali (più discreti) che ci dicono quando qualcosa va bene. 89 I II fatto che ogni avvenimento importante della tua vita sia il frutto di una catena di casualità. 90 I Uno o più mantra che ti supportino nella convinzione che il futuro sarà diverso, e che troverai un modo per renderlo tale. 91 I II fatto che l'amore, quello autentico e profondo, è in grado di modificare l'asse di rotazione del tuo mondo e di cambiare tutto per sempre. 92 I Come difendersi e imparare a lottare per se stessi. Trovare nuovi modi per comunicare pensieri ed emozioni senza che gli interlocutori si mettano sulla difensiva e cerchino lo scontro, quando invece si potrebbe sfruttare l'occasione per approfondire un argomento o una connessione interpersonale. 93 I Quale sarebbe lo scopo della tua vita se i tuoi bisogni primari fossero soddisfatti. 94 I Le persone che fanno affidamento su di te, e la disperazione che proverebbero se tu sparissi dalle loro vite. 95 I Dove sarai fra cinque anni, di questo passo. 96 I Gli insegnamenti più importanti che hai appreso finora. 97 I E come li hai appresi. 98 I Quante persone si addormentano piangendo perché vorrebbero quello che hai tu: un lavoro, un amore, una casa, un'istruzione, un amico...

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99 I Quante volte ti sei addormentato piangendo perché avresti voluto quello che hai ora: un lavoro, un amore, una casa, un'istruzione, un amico... 100 I Come fare per ricordarselo sempre ed esserne grati.

101 I Come sei al tuo massimo. Quando ti senti realizzato e profondamente te stesso, cosa pensi? Per cosa provi gratitudine? Chi ami? Il primo passo per diventare la persona che vorresti essere è capire chi sia questa persona. Il resto verrà da sé.

14 Quali ILLUSIONI devi ABBANDONARE dopo i VENTANNI 01 I Sono destinato a grandi cose. Le persone straordinarie sono una rarità. Accettarlo non significa sminuire il proprio potenziale, ma smettere di illudersi e di crearsi false aspettative sul futuro. Ci appassioniamo alle storie di successo che ribaltano ogni statistica, come se il lieto fine fosse il risultato automatico del duro lavoro su di sé e al di fuori di sé. Ma non è così. Le vere domande da porsi sono: siamo pronti a rimboccarci le maniche anche se non ci sarà nessuno ad applaudirci? Vale sempre la pena di impegnarsi, anche se poi l'impegno non verrà riconosciuto? Preferiamo circondarci dell'amore di una cerchia ristretta di persone o essere ammirati da tanti sconosciuti? Essere straordinari, in fondo, significa anche riuscire a vedere quanto sia eccezionale l'ordinario. 02 I Ho ancora tutta la vita davanti. C'è chi non arriva a compiere trent'anni. C'è chi non supera i cinquanta e chi non sa se riuscirà a festeggiare l'anno nuovo. Tieni pure un teschio sulla tua scrivania, se serve a mettertelo bene in testa: nessuno pensa di morire giovane, ma la decisione non spetta a noi. 03 I I miei difetti sono perdonabili, i miei pregi sono inestimabili. È tanto comune quanto infantile pensare che le proprie lacune non siano poi così gravi, e che le proprie abilità siano invece straordinarie. Ma se non prendi atto delle tue scelte sbagliate e dei tuoi errori di giudizio, è probabile che li ripeterai; se vivi e ti comporti come se ogni cosa ti fosse dovuta, perché credi di essere una spanna sopra gli altri, non proverai mai davvero a migliorarti. 04 I Posso essere letteralmente chiunque io decida di essere. Se non hai il QI di un ingegnere aerospaziale, non diventerai un ingegnere aerospaziale. Se sei scoordinato, non sarai mai un ballerino professionista. A volte volere non è potere.

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Non puoi essere chiunque tu voglia, ma se ti impegni seriamente e non ti arrendi, e se le circostanze in cui sei nato sono favorevoli, forse riuscirai a fare un lavoro che unisca le tue capacità ai tuoi interessi. E, ciliegina sulla torta, saprai esserne grato sempre, anche nei giorni difficili. 05 I La razionalità è più forte del dolore. Non puoi dire al dolore di essere ragionevole. Non puoi prevederlo, evitarlo o fare finta di non sentirlo. A meno che tu non voglia vivere con il freno a mano tirato ed essere solo l'ombra della persona che sei destinato a essere. 06 I L'amore è un dono che si riceve dagli altri. È impossibile trasferire un'emozione da una persona all'altra; il che è interessante, se consideriamo che gli esseri umani trascorrono le proprie esistenze nel tentativo di farsi amare. Questo accade perché, quando pensiamo di essere amati, ci autorizziamo a nostra volta a dare amore. È un gioco psicologico, per cui ci affidiamo agli altri per sbloccare un sentimento che in realtà è già dentro di noi. (Se credi che l'amore esista ovunque tranne che nella tua mente e nel tuo cuore, non lo avrai mai.) 07 I Quando «è destino», lo sento forte e chiaro dentro di me. L'intensità di un'esperienza (o di un sentimento verso qualcuno) non c'entra niente con il destino. Molte persone si convincono di essere destinate a eccellere nel loro campo, ma in realtà non hanno il talento o la dedizione necessari per affermarsi; ci si sposa pensando che durerà per sempre, ma questo non significa che non si possa comunque divorziare, un giorno. A volte ci si separa. A volte si perde il lavoro o si viene umiliati, delusi. È del tutto normale. Come faccio a saperlo? Be', perché sono cose che capitano, incidenti di percorso. Dimentica il futuro idilliaco che immagini per te stesso. Non si concretizzerà mai, e ciò ti porterà ulteriore frustrazione, impedendoti di goderti quello che hai. Pensaci bene: l'unica destinazione certa nella vita è la sua stessa fine. Tanto vale fare la strada con calma. 08 I Se lavoro su me stesso, non soffrirò più. Se lavori su te stesso, riuscirai a canalizzare la tua sofferenza verso un obiettivo. 09 I Posso controllare ciò che pensano le altre persone. Sei tu a decidere come trattare gli altri, ma non puoi controllare i loro pensieri. Abbandona l'idea che a un dato comportamento corrisponda in automatico una certa risposta, se non vuoi passare la vita a fare la marionetta. Questa illusione può solo allontanarti dalla persona che vorresti essere e dalla vita che vorresti vivere. E a che prò? Gli altri continueranno comunque a giudicarti, criticarti, disapprovarti, amarti, ammirarti, invidiarti e desiderarti secondo il loro insindacabile giudizio personale. 10 I II duro lavoro è una garanzia di successo. Se lavori a testa bassa per raggiungere un unico obiettivo, è molto probabile che tu finisca per rimanere profondamente deluso. Quando ti impegni in qualcosa, ciò che

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conta è come ti fa sentire e diventare, non cosa ti farà ottenere (anche perché il risultato non dipende da te). 11 I Quando le cose cambieranno, cambierà anche la mia mentalità. Molti sono convinti che, se e quando la loro vita cambierà, magicamente si trasformerà anche il loro modo di pensare. Quando qualcuno si innamorerà di noi, ci convinceremo di essere degni di amore. Quando avremo più soldi, riusciremo a gestire meglio le spese. Ho una cattiva notizia: in realtà, succede esattamente il contrario - ovvero, è cambiando mentalità e gestendo meglio le spese che arriveremo ad avere più soldi. La mente non è creatura, ma creatrice. 12 I Le altre persone sono responsabili del mio umore. A parte l'ambito strettamente domestico, non hai voce in capitolo su quello che ti viene detto (in faccia o alle spalle). Il mondo è bello perché è vario, infatti là fuori è pieno di persone con la propria opinione e visione delle cose - alcune delle quali troverai senza dubbio offensive. Sentiti libero di presumere che gli altri ruotino attorno a te e che ogni pensiero non perfettamente allineato al tuo sia un oltraggio alla tua persona, ma sappi che così facendo avrai una vita infernale. Se vuoi che gli altri ti parlino e ti trattino in modo diverso, devi avere la volontà di spiegare, insegnare e condividere. Chiudendosi a riccio non si va da nessuna parte. 13 I L'intelligenza emotiva consiste nell'imperturbabilità assoluta; l'autostima nel credere di essere perfetti in tutto e per tutto; la felicità nell'assenza di problemi. L'intelligenza emotiva consiste nel sapere come provare, esprimere e interpretare i propri sentimenti in maniera produttiva; l'autostima nel credere di essere degni di amare ed essere amati anche se non si è perfetti; la felicità nel riuscire a gestire i problemi e vederli per quello che sono davvero: opportunità. 14 I La persona giusta arriverà al momento giusto. L'amore della tua vita arriverà in un momento del tutto imprevisto. Stesso discorso per l'offerta di lavoro che attendevi da sempre, per l'annuncio della casa dei tuoi sogni, per la nascita di un figlio, per la decisione di licenziarti e scrivere un romanzo, o per quando ti ammalerai o perderai un genitore o morirai. Se aspetti di sentirti pronto a fare le cose, aspetterai per sempre, e nel frattempo ti perderai il meglio della vita. 15 I Posso rimandare il momento in cui sarò felice, o metterlo da parte come i risparmi in banca. Le persone tendono a posticipare la propria felicità per paura di esporsi. Vanno in cerca di problemi, ostacoli e contrattempi che possano tenerla in standby. Ma la felicità non si può mettere da parte: va vissuta nel momento in cui c'è, oppure è persa per sempre. Tutto qui. La felicità è per sua natura un fenomeno transitorio; puoi solo decidere di coglierla e godertela finché c'è. 16 I L'ansia e i pensieri negativi sono emozioni fastidiose che devo solo imparare a evitare. L'ansia è un motore indispensabile della sopravvivenza (la tua e quella dell'umanità intera). Se provi un'ansia eccessiva e debilitante, forse hai cercato di reprimerla troppo a lungo, oppure stai evitando di affrontare una questione importante. Il potere del pensiero

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negativo è proprio questo: funge da campanello d'allarme quando qualcosa non va, e dobbiamo trovare un modo di por-vi rimedio. 17 I Dare la priorità unicamente ai miei bisogni è la chiave per essere felice. A dispetto di quanto si legge su internet, l'autosufficienza è solo un precursore della felicità. È vero, è fondamentale, ma l'essere umano ha bisogno di connettersi con gli altri per sentirsi pienamente realizzato. Impegno, sacrificio, perseveranza nel difendere le persone che amiamo e le idee che abbiamo a cuore: ecco il senso della vita. Soddisfare i propri bisogni è il primo passo, non la destinazione finale.

15 Se pensi di NON SAPERE cosa STAI FACENDO della tua VITA, LEGGI qui Chiedi a un adulto qual è la sua principale fonte di stress: con ogni probabilità, la sua risposta avrà a che fare con il senso di incertezza. Se condensata in una sola frase, la sua preoccupazione suonerebbe così: «Non ho idea di cosa sto facendo della mia vita.» Quante volte l'hai sentito dire? (E quante volte sei stato tu stesso a dirlo?) Sarebbe impossibile contarle. Ma ecco il segreto: l'idea che tutti dovremmo sapere perfettamente cosa facciamo e dove stiamo andando è un'enorme e clamorosa balla che la società ci ha propinato fin dall'infanzia, e che non ci permette di crescere. Nessuno di noi, nessuno, sa cosa sta facendo. Non siamo in grado di dare un quadro preciso della nostra situazione - o almeno non ancora. Non sappiamo dove saremo fra cinque anni, e illuderci di poterlo prevedere non significa essere responsabili o ambiziosi, ma piuttosto impedire al nostro inconscio di guidarci, rimanendo bloccati sulla strada che un tempo ritenevamo fosse quella giusta per noi. Ma tu non hai debiti nei confronti di chi eri una volta. Non sei tenuto a essere chi pensavi saresti stato. L'unica persona a cui devi qualcosa è l'adulto che sei oggi. Sai perché non hai le cose che un tempo credevi di desiderare? Sai perché non sei la persona che un tempo pensavi di voler diventare? Semplice: perché non lo vuoi più. O quantomeno non con la stessa determinazione. Altrimenti avresti quelle cose e sa resti quella persona. Se ti angosci su quale strada far prendere alla tua vita, significa che ti trovi in un limbo: hai capito che i tuoi desideri sono cambiati, ma non sai ancora cosa vuoi adesso. Pianificare il futuro riempie quel buco allo stomaco. Placa la tua agitazione illudendoti di avere un percorso ben tracciato di fronte a te, che le decisioni siano già state tutte prese, che non hai più alcuna responsabilità su ciò che vuoi e su chi devi diventare. Invece è importante continuare ad avere fame. A stomaco pieno, molliamo il colpo. Quando ci sentiamo arrivati, smettiamo di crescere. Cominciamo a spegnerci.

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Quindi lasciamoci pure alle spalle questa idea di «sapere cosa fare della nostra vita». Chiediamoci piuttosto: Cosa farò oggi? A chi voglio bene? Quali attività mi incuriosiscono? Cosa farei oggi se fossi pienamente libero di scegliere? E se i social non esistessero? Quali piani ho per il fine settimana? Cosa voglio? è una domanda da ripetersi ogni giorno. Ciò che conta per te, ciò che è vero per te, farà sempre parte della tua vita: non sparirà mai del tutto, ti accompagnerà fino alla fine. I luoghi in cui deciderai di rimanere, le persone che sceglierai di avere ac canto, le decisioni che prenderai: queste sono le verità autentiche che avranno sempre la meglio su tutto il resto. Ascoltarle significa chiedersi: Cosa voglio adesso?

16 8 DISTORSIONI COGNITIVE che influenzano la tua VISIONE della VITA Prima la buona notizia: è probabile che la tua vita sia diversa da come la immagini. Purtroppo, però, questa è anche la cattiva notizia. Per citare un premio Nobel, lo psicologo israeliano Daniel Kahneman: «La sicurezza che si ha nelle proprie convinzioni non misura la qualità delle prove empiriche, ma la coerenza della storia che la mente è riuscita a fabbricare.» Le esperienze, le speranze, i desideri e le paure non sono l'unico materiale con cui fabbrichiamo le nostre storie. Esistono distorsioni psicologiche che non ci permettono di vedere la realtà per quello che è. In un certo senso, la nostra visione d'insieme è un collage di esperienze oggettive e soggettive. Le persone che non lo capiscono credono invece che la loro soggettività corrisponda a un dato di fatto. Quindi la nostra incapacità di coesistere pacificamente non deriva da una disfunzione sociale intrinseca, ma dalla mancata comprensione di un aspetto fondamentale dei corpi che abitiamo. Già nell'antica Grecia i filosofi si interessavano a questo fenomeno, che oggi viene generalmente chiamato «realismo ingenuo»: la tendenza a credere che vediamo il mondo per com'è davvero e che le nostre impressioni soggettive corrispondano a una visione oggettiva della realtà. Lo psicologo David McRaney lo sintetizza così: «Le ricerche dell'ultimo secolo suggeriscono che, in quanto esseri umani, crediamo ancora in una forma di realismo ingenuo. Siamo convinti di poter fare completo affidamento sui nostri pensieri e sulle nostre sensazioni, sebbene i dati che provengono dall'esterno non siano precisi. Ormai, però, sappiamo che non è possibile conoscere la realtà in maniera pienamente oggettiva, né valutare il grado di invenzione della realtà soggettiva, in quanto abbiamo esperienza diretta solo di quanto esce dalla nostra testa. Tutto quello che ci è successo da quando siamo nati è accaduto all'interno del nostro cranio.» Arriviamo al dunque: da quali distorsioni cognitive ci facciamo influenzare? La psicologia ne ha identificate e descritte in quantità, ma ciò non toglie che ognuno di noi possa crearne di proprie - anzi, nella maggior parte dei casi è esattamente così. In realtà, però, derivano sempre da una combinazione delle distorsioni descritte qui di seguito.

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01 I Proiezione. Facciamo esperienza del mondo unicamente attraverso i nostri sensi (e la nostra psiche), dunque è inevitabile proiettare preferenze e percezioni personali sulla realtà dei fatti - e interpretarla di conseguenza. Detto altrimenti: il mondo non è com'è, ma come siamo. Le altre persone ci sembrano normali e convenzionali perché noi ci sentiamo strani e fuori posto. Diamo per scontato che gli altri pensino esattamente come noi, perché conosciamo soltanto il nostro modo di raccontarci e comprendere il mondo. 02 I Estrapolazione. È quello che accade quando isoliamo un singolo momento e lo proiettiamo sul resto della nostra vita. Facciamo supposizioni basate sulle circostanze in cui ci troviamo e su cosa «dicono» di noi, e inìziamo a convincerci che le cose non cambieranno mai: per questo le tragedie ci sembrano insormontabili e pensiamo che la felicità sia effimera come una farfalla. Abbiamo paura che la felicita duri troppo poco, quindi ce la lasciamo sfuggire; temiamo che la sofferenza duri per sempre, così finiamo per crearla. 03 I Ancoraggio. Tendiamo a rimanere aggrappati alle informazioni che riceviamo per prime. Un esempio su tutti: la nostra visione del mondo finisce per coincidere con quella dei nostri genitori, piuttosto che con le nostre convinzioni più profonde e intime. O ancora: quando si negoziano i diritti di un libro, il primo offerente crea un «ventaglio di possibilità». Se sappiamo che altri tre autori hanno ricevuto grossomodo lo stesso compenso per la pubblicazione del loro romanzo, iniziamo a pensare che sia possibile anche per noi. 04 I Negatività. Ci fermiamo a guardare gli incidenti stradali, prestiamo sempre più attenzione alle brutte notizie e, nostro malgrado, ci appassioniamo alle storie drammatiche e autodistruttive degli altri: questo non significa che siamo morbosi o masochisti, ma che abbiamo una capacità di attenzione selettiva. Poiché ci sembra che gli eventi tragici siano più importanti e seri, tendiamo a dar loro la priorità. In parte, questa attrazione deriva dall'aura di mistero da cui sono avvolti (non riusciamo a capire il senso della negatività da un punto di vista esistenziale, dunque ne siamo affascinati). 05 I Immobilismo. Fa coppia con l'ancoraggio e consiste nel continuare a credere che qualcosa sia vero solo perché all'inizio abbiamo creduto che lo fosse. In altre parole, è una forma di resistenza a ricevere nuove informazioni, anche se sono più utili e accurate. 06 I Illusione dello schema. Succede quando iniziamo a immaginarci schemi ricorrenti in eventi del tutto casuali, solo perché il nostro inconscio ci influenza in questo senso. Per esempio, se vogliamo comprare una certa auto, ci sembra di vederla ovunque; oppure, quando indossiamo un cappotto rosso, ci pare che quel giorno tutti si siano messi una giacca dello stesso colore. Il nostro subconscio ha bisogno di essere rassicurato, quindi cerca conferme nella ripetizione immaginaria di uno schema che però siamo gli unici a vedere. 07 I Ricerca di conferma.

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È una delle distorsioni cognitive più note: si verifica quando prendiamo in considerazione solo le informazioni che corroborano una nostra convinzione, o che confermano un nostro pregiudizio su un'idea o un argomento. In questo modo ci chiudiamo in noi stessi, ci trinceriamo nella nostra visione del mondo. E ci diamo ragione da soli. 08 I Razionalizzazione della scelta. Quando facciamo volontariamente una scelta, cerchiamo di vederne solo gli aspetti positivi e di ignorarne i difetti; se, invece, qualcun altro ci impone quella stessa decisione dall'alto, il nostro atteggiamento è ben diverso. Per questo diamo tanta importanza alla nostra libertà di scelta: è fondamentale per determinare la nostra reazione alle conseguenze che ne deriveranno.

17 Cosa NON FANNO le PERSONE emotivamente FORTI 01 I Non cercano di attribuire un significato a ogni emozione. Non danno un valore a tutti i loro sentimenti. Sanno che convincersi di una cosa non la rende più vera. 02 I Non si fanno spaventare dall'idea di non avere ragione. Capiscono che nutrire una convinzione sbagliata o un'idea infondata non incide sul loro valore in quanto individui. 03 I Non usano la logica per reprimere le loro emozioni. Sanno riconoscere e valorizzare i propri sentimenti. Non pensano che ci siano emozioni giuste e sbagliate. 04 I Non proiettano un significato soggettivo su qualsiasi cosa. In particolare, non pensano che tutto ciò che vedono o sentono sia in qualche modo riferito a loro. Non si mettono a confronto con le altre persone - semplicemente perché vedere gli altri solo come metro di paragone è senza dubbio poco intelligente (o, peggio ancora, egoista). 05 I Non hanno bisogno di mostrare i muscoli. Non sentono la necessità di mostrare un'immagine ritoccata di sé, presentandosi come invincibili. Sono perlopiù pacifici e tranquilli, come solo le persone davvero sicure di sé sanno essere. 06 I Non cercano di evitare la sofferenza a ogni costo, anche se ne hanno paura come tutti.

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Preferiscono affrontare la sofferenza, se serve ad abbandonare una cattiva abitudine. Sanno risalire alla radice di un problema, anziché scappare dai sintomi che provoca. Riconoscono che il vero malessere sta nel fuggire dal dolore, non nel dolore in sé. pregi.

07 I Non evidenziano i difetti di qualcuno per cercare di metterne in ombra i

Davanti al successo di un'altra persona, non sentono il bisogno di spostare l'attenzione sui suoi fallimenti passati. 08 I Non si lamentano (troppo). Le persone si lamentano perché vogliono che il loro dolore venga confermato e riconosciuto dagli altri. Anche se non risolve il problema, resta comunque una forma di autoaffermazione. 09 I Non estremizzano le esperienze. Le persone che passano da zero a cento e si immaginano continuamente scenari catastrofici non hanno fiducia nelle proprie capacità di risolvere problemi inaspettati e, preparandosi sempre al peggio, si perdono il meglio. 10 I Non hanno un catalogo mentale di ciò che è «giusto» e «sbagliato». Sono consapevoli che i concetti di «giusto» e «sbagliato» sono soggettivi, e che pensare che esista un codice di condotta universale è il modo migliore per rimanere immancabilmente delusi. 11 I Non sputano sentenze. Specie quando si tratta di dare consigli agli amici, non partono dal presupposto di avere sempre ragione: sanno che un problema può avere molte soluzioni possibili, oltre a quella che ritengono ideale. 12 I Non traggono conclusioni generali dalle proprie esperienze soggettive. Non emettono giudizi insindacabili sulla specie umana basandosi sulla minuscola porzione di realtà di cui hanno un'esperienza diretta. 13 I Non cambiano personalità a seconda di chi hanno intorno. Tutti abbiamo paura di essere rifiutati, ma pochi di noi sanno quanto sia bello essere accettati per quello che siamo, senza condizioni. 14 I Non diventano aggressivi quando devono farsi valere. Anche se sembra una contraddizione, mostrarsi aggressivi o mettersi sulla difensiva è un sintomo di insicurezza. Le persone che sono in pace con se stesse, invece, sono capaci di farsi rispettare senza doversi imporre. 15 I Non pensano che la loro vita sarà sempre com'è adesso. Sono consapevoli che i sentimenti, piacevoli o meno, sono tutti temporanei. In questo modo riescono a concentrarsi meglio sugli aspetti positivi e a superare quelli negativi.

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18 10 COSE da IMPARARE sulle EMOZIONI 01 I Gli effetti a lungo termine degli abusi psicologici possono essere gravi quanto quelli degli abusi fisici. Spesso la violenza psicologica non viene presa sul serio perché non lascia segni visibili. Ma quando si parla di effetti a lungo termine, non è rilevante se gli abusi siano stati di natura fisica o emotiva - come dimostra lo studio del ricercatore clinico Joseph Spinazzola. Al pari della violenza fisica, infatti, anche quella psicologica - che può manifestarsi sotto molteplici forme: mania di controllo, minacce, umiliazioni, insulti, critiche, urla... -spoglia la vittima della propria autostima, del proprio valore, del senso di sé. 02 I Le emozioni durano più a lungo degli eventi che le hanno suscitate. Se non siamo in pace con il nostro passato, continuiamo a riciclare emozioni già vissute proiettandole sulle situazioni che stiamo vivendo attualmente. A meno che non decidiamo di curare le nostre ferite, ne saremo per sempre condizionati. Per non parlare del fatto che le nostre fobie e ansie quotidiane sono tutte riconducibi-li a una causa precisa, che è necessario affrontare e risolvere perché non generi altri strascichi. 03 I Le persone creative sono depresse per una ragione. Come ha dichiarato anche il giornalista William Lee Adams in un suo articolo, quando proviamo emozioni negative si intensifica l'attività della corteccia frontale destra (e di altre zone del nostro cervello, per esempio l'amigdala), ovvero la stessa area che si attiva quando si fa un lavoro creativo o si cerca di dare un significato astratto alla realtà concreta dell'esperienza.

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04 I Se hai paura non significa che vuoi scappare, ma che sei interessato. Che tu ci creda o no, l'emozione più intimamente legata alla paura è l'interesse. Si dice che la paura abbia due facce invisibili: una è pronta alla fuga, l'altra è piena di curiosità. In questo senso, nulla è «spaventoso» in termini assoluti: se qualcosa ci intimorisce, significa che una parte di noi vorrebbe saperne di più, che vogliamo esserne coinvolti, che farà parte del nostro percorso. 05 I Non esiste solo la felicità. Tutte le emozioni sono preziose, e ci fa bene provarle. I sentimenti negativi fanno bene. Essere solo ed esclusivamente felici (o comunque provare un'unica emozione per tanto tempo) è un segno di pessima salute mentale. Non siamo strumenti monocorde. Non siamo stati progettati per essere sempre felici. Ascolta il tuo corpo. Le sensazioni negative ti parlano, ti dicono che qualcosa non va. Non devi concentrarti sulla sensazione in sé, ma sul problema che ti sta indicando. 06 I Le emozioni sanno «prevedere il futuro»: puoi fidarti del tuo istinto. Uno studio di Leonard Lee, Andrew Stephen e Michel Pham, tre ricercatori della Columbia University, ha dimostrato che chi si fida delle proprie emozioni è capace di prevedere eventi futuri. La comunicazione costante con il proprio inconscio, infatti, apre una sorta di «finestra» su questo pozzo di informazioni altrimenti insondabile. 07 I II dolore sociale ci rimane più impresso di quello fisico; per questo, alcuni studiosi lo ritengono quasi più dannoso. Quando il dolore fisico non è strettamente legato a fattori psicologici, o non ci ha costretto a rielaborare e ricalibrare i nostri istinti strutturali, siamo in grado di rimuoverlo. Al contrario, il nostro cervello è programmato per trattenere il ricordo di emozioni o umiliazioni sociali come il rifiuto, poiché abbiamo un bisogno ancestrale di appartenere alla «tribù».

08 I Lo stress è forse l'emozione più pericolosa in assoluto (specialmente quando dura troppo a lungo), eppure viene spesso trascurato. Il relax non è un lusso da concedersi ogni tanto, ma una necessità imprescindibile. Lo stress ci debilita dalla testa ai piedi ed è collegato a tutte le principali cause di morte nel mondo: incidenti, tumori, malattie cardiovascolari, suicidio. 09 I I social non ci avvicinano emotivamente, anzi, ci allontanano. Vedere frammenti delle vite altrui ci fa costruire un puzzle mentale che non ha nulla a che fare con la realtà. I social generano in noi uno spiccato senso di ansia e inadeguatezza (ci chiediamo di continuo: Siamo all'altezza di ciò che gli altri si aspettano da noi?), tanto che finiamo per ritenere più importante il tempo passato davanti allo schermo piuttosto che a tu per tu con un altro essere umano. Invece abbiamo bisogno di intimità fisica (che sia di natura romantica o platonica) per sopravvivere. E i social ce ne stanno privando. 10 I «Non è possibile scegliere di reprimere solo alcune emozioni. Quando decidiamo di reprimere le emozioni dolorose, reprimiamo anche la gioia, la gratitudine, la felicità.»

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Secondo Brené Brown, autrice del libro Osare in grande, è impossibile anestetizzarsi a una singola esperienza: si finisce per anestetizzarsi a tutto. Non si può scansare la tristezza senza voltare le spalle anche alla felicità. È più sano concedersi di provare l'intera gamma delle emozioni, che siano piacevoli o meno.

19 Cosa CONDIZIONA il modo in cui ti VEDI allo SPECCHIO (senza che tu te ne renda conto) 01 I II rapporto che i tuoi genitori avevano con il proprio corpo e il modo in cui parlavano del loro aspetto fisico (e di quello degli altri), anche quando eri molto piccolo o pensavano che non li stessi ascoltando. Non per nulla il mio motto preferito è: «II modo in cui parliamo ai nostri figli diventa la voce della loro coscienza.» 02 persona.

I Pensare che le foto ritoccate rappresentino fedelmente l'aspetto di una

03 I Le prime relazioni intime - se la persona con cui le hai condivise ha saputo o meno apprezzare l'assoluta bellezza del tuo corpo. Spesso le insicurezze sul proprio aspetto fisico nascono da queste prime esperienze, specie se negative. 04 I II modo in cui giudichi le persone. Ciò che dici degli altri (specialmente sul piano fisico) rivela molte più cose su di te che su di loro. 05 I II modo in cui i tuoi amici trattano il proprio corpo. Senza rendercene conto, tendiamo ad assorbire e a imitare il comportamento del gruppo di persone che ci circonda. 06 I Quello che leggi, vedi e ascolti sui media. Libri, riviste, blog e serie tv contribuiscono a formare il tuo stereotipo di «normalità» e «bellezza ideale», generalmente basato sull'aspetto dei tuoi personaggi (veri o immaginar!) preferiti.

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07 I Le tue origini e il posto in cui sei nato. Il cibo è un aspetto fondamentale per tutte le culture e il perno attorno a cui ruota la socialità. La componente emotiva dell'alimentazione (la cosiddetta «fame nervosa») può presentarsi già durante l'infanzia e i commenti dei familiari, per quanto animati da buone intenzioni, possono causare ferite molto profonde. 08 I Aver vissuto o meno una relazione che andasse oltre l'attrazione fisica. È difficile credere che un rapporto possa funzionare a prescindere dal rapporto fisico, finché non ti capita. A quel punto capisci davvero che l'amore va oltre le apparenze. 09 I Pensare che fare sport significhi solo inseguire un ideale di corpo perfetto, anziché dedicarsi a una disciplina che permette di raggiungere un benessere generale.

10 I Avere o meno amici sinceri. Se nella vita hai solo relazioni di comodo - se accanto a te non hai nessuno che ti apprezza per la persona che sei, e non perché gli torni utile -, concentrerai tutte le tue energie sulla cura del corpo, in modo da sfoggiare un aspetto fisico socialmente accettabile. 11 I Ricevere apprezzamenti molesti per strada. Anche se nelle intenzioni vorrebbero essere complimenti (per quanto non lo siano affatto), questo tipo di commenti presuppone che il tuo corpo non sia altro che un oggetto. 12 I Non sapere che esistono vari tipi di corporatura, che le cellule di grasso non si perdono ma si restringono, e che i concetti di grosso/piccolo e pesante/leggero variano da persona a persona. Se giudichi il tuo corpo mettendolo a confronto con quello degli altri, non sarai mai abbastanza. 13 I Etichettare i cibi come «buoni» o «cattivi» a seconda di come ti faranno apparire o sentire. Questo atteggiamento distorce l'idea di ciò che è davvero importante e salutare per il tuo corpo. 14 I Non passare abbastanza tempo all'aria aperta. Il sole è un toccasana per il nostro organismo: la sua energia ci alimenta proprio come il cibo che mangiamo. Privarci di questa fonte di luce e calore significa privarci del buonumore e di tante altre cose che ci servono per funzionare al meglio. 15 I Credere di non avere altre doti che dimostrino il tuo valore. Se ritieni di non avere niente di meglio da offrire al mondo, è inevitabile che ti fissi sull'aspetto più superficiale e visibile.

16 I Un amore non corrisposto. Se una persona non è interessata a noi, è più facile pensare che non ci trovi esteticamente attraenti. Ma è altrettanto vero che, se qualcuno ci ama solo con dieci chili in meno, è meglio perderlo che trovarlo. 17 I Unirsi a chi punta costantemente i riflettori sui corpi del le celebrità. Che si stiano «rimettendo in forma» dopo una gravidanza o che stiano semplicemente perdendo e prendendo peso come tutti noi, le persone famose subiscono veri e propri processi

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mediatici. È vero, anche questo fa parte del loro lavoro (ed è una cosa tremenda), ma cerca di non essere l'ennesimo spettatore di questo triste spettacolo. Usa il tuo metro di giudizio personale per valutare te stesso. 18 I Dimenticare che i nostri corpi sono nati per ridere, giocare, saltare, abbracciare e amare, e che per fare tutto ciò non serve avere le ossa sporgenti.

20 Gli OBIETTIVI da porci per APPREZZARE quello che abbiamo invece di RINCORRERE quello che ci manca Raggiungere un traguardo è come piantare una bandierina lungo il sentiero della nostra crescita personale, ma non è garanzia di appagamento emotivo. Questo malinteso ci porta, all'inizio di ogni nuovo anno, a stilare una lista di buoni propositi per cambia re quello che non ci piace della nostra vita. E se invece ci ponessimo come obiettivo quello di apprezzare ciò che abbiamo già, invece di rincorrere quello che ci manca? E se, facendolo, ci accorgessimo che non ci manca nulla? Prendi in considerazione questo pensiero e prova a metterlo in pratica. Ecco qualche idea per iniziare. 01 I Riprendi il filo da dove l'avevi interrotto. Finisci di leggere i libri che hai sul comodino. Cucina usando quello che hai in dispensa. Indossa i vestiti che hai nell'armadio creando nuovi abbinamenti. Scusati sinceramente con le persone a cui hai fatto un torto. Chiama un vecchio amico che non senti da tanto. Realizza un progetto che hai in mente da tempo. Cerca nuove strade. 02 I Prova ad apprezzare le persone per come sono, e non per come vorresti che fossero. Non è una tua responsabilità giudicare chi si merita il tuo amore e la tua gentilezza e chi no. Non è una tua responsabilità risolvere i problemi degli altri. L'unica cosa che puoi fare è dimostrare il tuo affetto nel modo che ritieni appropriato. Non sei il padrone di nessuno. 03 I Dedica più tempo agli amici che hai già, invece di cercarne sempre di nuovi. Smetti di collezionare persone come se, raggiunto un certo numero, potessi sentirti automaticamente amato. Pensa invece a quanto saresti fortunato ad avere anche solo un amico vero. Un dono così raro e prezioso non capita a tutti.

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04 I Prendi nota ogni giorno di una cosa che il tuo corpo ti ha permesso di fare. Guardare la tua serie preferita, ascoltare i rumori della città mentre vai al lavoro, stare davanti allo schermo del computer, abbracciare qualcuno: concentrati su quello che il tuo corpo ti consente di fare, e non sul suo aspetto. 05 I Impara ad amare le piccole cose. Cucinare e apprezzare il cibo semplice, stare all'aria aperta o in compagnia di un amico, fare due passi, guardare il sole sorgere, farsi una bella dormita dopo una giornata di lavoro. 06 I Scrivi un diario annotando una o due frasi al giorno per un anno intero. Alzi la mano chi è mai riuscito a trovare il tempo e le energie per tenere un diario per più di una settimana, annotando minuziosamente ogni dettaglio della propria vita. Certo, è impegnativo, ma ci da anche l'opportunità di ripercorrere il passato, di riconoscere i nostri progressi e i nostri errori. Per sfruttare questa possibilità senza perderci ore, fai così: ogni sera, prima di andare a letto, scrivi una frase che riassuma la giornata appena trascorsa. Vedrai che dopo un anno sarai contento di averlo fatto. 07 I Anche se non è il lavoro ideale, mettici tutto te stesso. Realizzarsi professionalmente non significa perseguire a tutti i costi il lavoro dei propri sogni. Significa dare un senso a quello che già si fa, giorno dopo giorno. 08 I Crea le tue tradizioni personali. Plasma con la tua personalità i giorni più speciali dell'anno in modo che diventino lo specchio di chi sei, di ciò che ami e di come vuoi celebrare la vita. 09 I Fai un «detox delle spese» e usa solo ciò che hai già per un certo periodo di tempo. In questo modo imparerai una doppia lezione: da un lato l'arte di sacrificare la gratificazione immediata in favore di un obiettivo a lungo termine, e dall'altro la consapevolezza che hai già tutto ciò che ti serve (anche se non ti sembrava). 10 I Trova una «casa» ai tuoi oggetti per creare un ambiente sereno. Fai una cernita delle cose che hai e scarta tutto ciò che non ti sembra più utile o bello. Poi assegna una «casa» a quello che rimane e la sera, quando non lo utilizzi più, rimettilo al suo posto. In questo modo sarà molto più facile creare (e mantenere) un ambiente ordinato e sereno. 11 I Non vivere al di sopra dei tuoi mezzi, o finirai sempre per spendere tutti i tuoi soldi, anche se ne guadagnerai di più. Se hai l'abitudine di dare fondo a tutte le tue entrate (invece di investirle o metterle da parte), nel tuo portafogli non rimarrà comunque nulla, a prescindere da quanto denaro guadagni. Se invece impari a vivere secondo le tue possibilità economiche, riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi. 12 I Chiama i tuoi genitori. Non tutti hanno il privilegio di poterlo fare. 13 I Aspira a essere una persona che cerca di dare un senso alle cose, e non una persona che ha bisogno delle cose per darsi un senso. Inseguì la gentilezza, non il successo. Per vivere bene non è necessario accumulare denaro, ma comportarsi in modo intelligente, compassionevole e comprensivo.

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14 I Fai le cose importanti di prima mattina. Dedica le tue energie a ciò che conta di più per te. Ti aiuterà a farlo meglio e a definire le tue priorità. 15 I Butta via quello che non ti serve più. Impara a partire dalle piccole cose per superare le grandi: se ti liberi degli oggetti che ti ricordano eventi spiacevoli, sarà più facile superare e lasciarsi alle spalle anche le emozioni e i pensieri più negativi. 16 I Fai le cose assecondando i tuoi tempi. Se ti senti in affanno, significa che ti stai imponendo ritmi troppo frenetici. Prenderti un po' di tempo per rilassarti deve diventare una priorità. Ricordati di respirare profondamente e di vivere appieno il presente, concentrandoti su quello che stai facendo in quell'istante. È meglio fare poche cose per bene che tante cose di fretta.

21 102 TRUCCHI che ti aiuteranno a NEUTRALIZZARE i PENSIERI IRRAZIONALI 01 I Distingui ciò che accade al di fuori della tua testa da ciò che accade dentro la tua testa. 02 I Impara la differenza fra essere onesto e dire la verità. Esprimere in modo onesto ciò che provi è diverso dal dire tutta la verità sui tuoi sentimenti: l'onestà è temporanea, mentre la verità è un concetto più profondo e immutabile. 03 I Non ostinarti a camminare nel bosco nel cuore della not te: rischi di sbagliare strada. Quando ci si trova in un momento di crisi, è normale avere la tentazione di compiere cambiamenti radicali. Invece non esiste momento più sbagliato. Non prendere decisioni affrettate quando sei in preda a un'emozione. Aspetta di calmarti e di recuperare un po' di lucidità. 04 I Puoi usare il fuoco per appiccare un incendio e bruciare la tua casa, oppure puoi usarlo per cucinare e scaldarti durante l'inverno. La tua mente è come il fuoco: fanne buon uso.

05 I Sii consapevole che l'ansia è generata dalla vergogna. L'idea di essere sbagliato o di fare cose sbagliate produce una scarica di adrenalina che dovrebbe spingerti a risolvere il problema. Ma in realtà non c'è nessun

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problema da risolvere, perché la sensazione di panico che provi deriva soltanto dalla visione distorta che hai di te stesso. 06 I Se ti senti in un'impasse, metti per iscritto una breve storia della tua vita. Inizia con «mi chiamo...», poi continua raccontando dove vivi, che lavoro fai, i risultati che hai raggiunto, le persone con cui trascorri le giornate, i tuoi progetti e le cose di cui vai fiero. 07 I Ricordati che i pensieri sono illusioni, ma non per que sto sono meno potenti. Fai una lista delle preoccupazioni che ti hanno tormentato in passato ed elenca quelle che si sono effettivamente avverate. Prendi coscienza di quanto tempo hai sprecato cercando di prepararti ad affrontare situazioni che non si sono mai verificate o problemi che esistevano solo nella tua testa. 08 I Fai esercizi di visualizzazione. Elabora soluzioni concrete alle tue paure. Dimostra a te stesso che sarai in grado di sopravvivere se perderai il lavoro o se verrai lasciato dal partner. Fai un elenco delle preoccupazioni che più ti tormentano, immagina che si avverino e poi elabora un dettagliato piano d'emergenza per ognuna di esse. 09 I Smettila di arrovellarti. Fai qualcosa di manuale: cucina, pulisci casa, esci a fare una passeggiata. 10 I Cerca di superare il pensiero dicotomico. In genere, chi è pieno di preoccupazioni tende a vedere tutto o bianco o nero. Non riesce a scorgere le mille sfaccettature e le opportunità che la vita offre ogni giorno, perché si fissa sulla punta dell'iceberg della realtà. 11 I Esercitati ad assecondare il malessere. Vivi pienamente le emozioni negative, senza tentare di opporvi resistenza. 12 I Sposta l'obiettivo. Non puntare a sentirti sempre al massimo, ma a essere in grado di esprimere tutta la gamma delle emozioni, senza reprimerle o soffrire troppo. 13 I Quando un pensiero ti turba, poniti queste domande: È davvero così? Posso affermare con assoluta certezza che è realmente così? Nella stragrande maggioranza dei casi, almeno una delle due risposte sarà no. 14 I Rimboccati le maniche. Se hai tempo da perdere in un turbinio di pensieri irrazionali, significa che hai bisogno di concentrarti su un nuovo obiettivo, di lavorare a un nuovo progetto, di impegnarti per raggiungere un nuovo traguardo. Vivi la tua vita, invece di pensare a come viverla. 15 I Ricordati che chiunque, in ogni parte del mondo, talvolta si abbandona a pensieri strani, sbagliati, inquietanti e scollegati dalla realtà. Non sei l'unico e non sei neanche malato (o almeno, è improbabile che tu lo sia). Devi solo imparare a non lasciarti sopraffare dalla tua stessa mente. 16 I Dare di matto per un problema significa che non è poi così grave. Depressione, rabbia, frustrazione, tristezza... queste sono le reazioni che ti fanno capire se c'è

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davvero qualcosa che non va. Smetti di valutare la gravita di un problema in base a quanto sei nel panico, e cerca di capire come raggiungere il tuo equilibrio emotivo. I tuoi comportamenti e le tue sensazioni ti indicheranno cosa va bene per te e cosa invece devi cambiare. 17 I Quando senti che stai per perdere il controllo, di' a voce alta: «Sto avendo un attacco di panico. In questo momento i miei pensieri sono del tutto irrazionali.» Ti aiuterà a riprendere contatto con la realtà. 18 I Individua le tue zone di comfort e, di tanto in tanto, facci ritorno. Superare i propri limiti è un processo lento e graduale. Cerca di procedere con calma: la fretta potrebbe portarti ad avere un crollo nervoso. 19 I Prova a te stesso che hai torto. Dimostrati che i tuoi pensieri irrazionali non hanno alcun fondamento nella realtà. Se sei convinto di avere un male incurabile, vai dal medico e fatti prescrivere esami e accertamenti. Se vuoi sapere che opinione ha una persona su di te, chiediglielo direttamente. Non c'è ragione di macerare nel dubbio quando puoi ottenere una risposta chiara. 20 I Non fidarti ciecamente di te stesso. Concediti la possibilità di avere torto. Accetta l'idea di non sapere rutto. E rifletti su questo: se le tue emozioni sono generate da pensieri irrazionali, potrebbero essere completamente infondate. 21 I Fidati del tuo istinto. Anche se all'inizio la prospettiva di innamorarti di nuovo o di fare carriera nel lavoro dei tuoi sogni potrebbe farti paura, se è ciò che vuoi davvero sentirai che è la cosa giusta per te. Fidati del tuo istinto. 22 I Individua le situazioni che ti mettono a disagio e parti da lì per lavorare su te stesso. Devi imparare a pensare, a vedere e ad agire in modo diverso. Devi imparare ad aprirti al nuovo, altrimenti rimarrai chiuso per sempre nel tuo bozzolo. 23 I Lasciati sedurre dall'ignoto: ciò che ti accadrà sarà quasi sempre meglio di quanto immaginavi - e sicuramente immaginavi il peggio, perché ti lasci condizionare dai pensieri negativi su te stesso e sul tuo futuro. 24 I Accetta i tuoi difetti. Invece di provare a nascondere le parti o gli aspetti di te che non ti piacciono, impara a parlarne senza vergogna e senza condannarti. 25 I Ricordati che sei composto da tre strati: l'identità, il senso di vergogna e la persona che sei veramente. L'identità è lo strato più esterno, è l'idea di te che proietti verso gli altri. Il senso di vergogna, invece, è lo schermo dietro il quale cerchi di nascondere la persona che sei davvero (i pensieri irrazionali proliferano proprio in questo spazio). Cerca di colmare il divario fra l'immagine che il mondo si è fatto di te e la persona che sai di essere. 26 I Fai esercizi di respirazione profonda. Se in passato ci hai già provato e non ha funzionato, questo consiglio può risultare irritante, lo so. Ma vale la pena di ritentare, perché quando vai nel panico, respirare profondamente è una delle soluzioni non farmacologiche più efficaci in assoluto.

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27 I Apriti al nuovo. Se non ti senti a tuo agio nel fare qualcosa, significa che ti stai spingendo oltre i confini di ciò che ti è noto e familiare. Sei costretto a guardarti sotto una luce diversa. Apriti a possibilità che normalmente non prenderesti in considerazione, ad aspetti sconosciuti di te stesso. 28 I Esercita il pensiero razionale. Ragionare in maniera razionale non è un processo automatico del tuo cervello: devi fare allenamento. 29 I Parte dell'esercizio consiste nel gestire i pensieri irrazionali che si insinuano nella tua mente: fai una valutazio-ne oggettiva della situazione, chiediti se ha un senso e uno scopo e, in caso negativo, ridici sopra. 30 I Spesso i pensieri irrazionali sono il frutto di paure profonde che non hai ancora confessato a te stesso o che non hai ancora imparato a gestire. Ritagliati un momento di tranquillità e rifletti onestamente su ciò che ti spaventa. 31 I Traccia una linea fra quello che puoi controllare e quello che è al di fuori del tuo controllo. Per esempio: hai il controllo sull'impegno che metti nel tuo lavoro, ma non puoi controllare il giudizio dei tuoi superiori. Hai il controllo sugli abiti che scegli di indossare ogni giorno, ma non puoi controllare cosa ne pensano gli altri. 32 I Non illuderti di sapere cosa pensano le altre persone. 33 I Non illuderti di sapere cosa ti riserva il futuro.

34 I Ricordati che la percezione che hai di te è una costruzione mentale, nonché la base del tuo benessere emotivo e psicologico. Se credi di essere abbastanza forte da affrontare e superare il dolore di una perdita, lo sarai. Se pensi di essere degno di essere amato, lo sarai. 35 I Ridefinisci la percezione che hai di te basandoti su aspetti che non siano materiali o superficiali. Invece di pensare a te stesso come a una persona affascinante e di successo, pensati resiliente, affamato di nuove esperienze e capace di dimostrare affetto. 36 I Impara a guardare ogni tua giornata con gli occhi che avrai nel futuro. 37 I Pensa alla persona che eri due o cinque anni fa. Cerca di ricordare come vivevi, come trascorrevi le giornate. Ti salteranno subito agli occhi le cose per cui avresti dovuto dimostrare più gratitudine. Prova ad applicare la stessa prospettiva al presente. 38 I A volte il modo migliore per superare una situazione difficile è cercare di dimenticarla. Non è necessario analizzare e rimuginare su ogni cosa fino allo sfinimento. 39 I II modo migliore per dimenticare è riempire la propria vita di cose nuove ed entusiasmanti. Cose inaspettate che non sapevi esistessero e che non avresti mai immaginato potessero piacerti.

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40 I Accetta il fatto che i pensieri irrazionali, così come l'ansia, la tristezza o qualsiasi altra emozione, faranno sempre parte della tua vita. Avere pensieri di questo tipo non significa che hai fatto un passo indietro, che sei sulla strada sbagliata o che c'è qualcosa che non va in te. 41 I Sappi che ansia e creatività sono collegate. È uno dei meccanismi più elementari dell'evoluzione umana: quando abbiamo paura, diventiamo creativi per trovare una soluzione a ciò che ci spaventa. Impara a considerare le tue paure come opportunità per migliorare, non come una condanna alla sofferenza. 42 I Ricordati sempre che sei tu a decidere quali pensieri avere: quando ti sembra di non avere il controllo sulla tua mente, è perché hai deciso di convincerti che è così. 43 i «Scegli di non essere offeso e non ti sentirai offeso. Non sentirti ferito e non sarai stato ferito.» (Marco Aurelio) 44 I Esci a guardare le stelle e a bere un bicchiere di vino. 45 I Prova a tenere un bullet Journal. Risfogliandolo, riuscirai a individuare i tuoi schemi di comportamento, in particolare quelli autodistruttivi. 46 I Immagina di parlare con la versione più anziana e saggia di te stesso, ovvero con la persona che vorresti essere in futuro. In questo modo entri in comunicazione con il tuo inconscio. Nelle tue scelte, lasciati guidare dalla persona che speri di diventare. 47 I Fatti una bella risata. 48 I Prima di chiedere consiglio a qualcuno in merito a una tua preoccupazione, domandati cosa vorresti sentirti dire. Così capirai cosa rispondere a te stesso. 49 I Confidati con le altre persone e chiedi loro di confessarti le loro ansie più assurde. Scoprirai di essere in buona compagnia! 50 I Lavora sulla tua muscolatura mentale. Allena la mente come alleni il corpo. Lavora sulla concentrazione, sul ragionamento, sull'immaginazione: è il regalo più grande che puoi fare a te stesso. 51 I Sii grato per il fatto che tieni così tanto a te stesso da riuscire a preoccuparti anche per ciò che ti circonda. Non è da tutti. 52 I Ricordati che ciò di cui hai paura è l'altra faccia di ciò che ami. Più hai paura, più c'è amore. Impara a vedere oltre la negatività. 53 I Concediti la possibilità di stare bene. Quando ci sentiamo amati, ci amiamo. È come se solo un'altra persona fosse in grado di premere l'interruttore mentale che ci da

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il permesso di sentirci felici, orgogliosi, eccitati e soddisfatti. Il trucco sta nell'imparare a farlo da soli. 54 I Mantieni puliti e in ordine gli spazi in cui vivi. 55 I Se ne senti l'esigenza, recita mantra, preghiere o frasi motivazionali allo specchio. Qualsiasi cosa ti aiuti ad avere un atteggiamento positivo e ottimista va bene. 56 I Lasciati assorbire da argomenti e attività che ti interessano, e non solo dai tuoi problemi. 57 I Se non ci riesci, significa che non ti conosci ancora abba stanza. Non è un problema: prendine atto e inizia il tuo viaggio alla scoperta di te stesso.

58 I Allenati a essere felice. Non sono gli eventi esterni a darti un senso di realizzazione o benessere, ma le tue reazioni a questi eventi. Se sei abituato a pensare con una mentalità di scarsità sarai per sempre infelice, qualsiasi cosa ti accada. 59 I Sorprenditi. Organizza un viaggio, frequenta la persona sbagliata, fatti un tatuaggio, cerca lavoro in un nuovo settore: dimostra a te stesso che ci sono parti di te ancora tutte da scoprire. 60 I Impara ad accettarti in tutto e per tutto. Scegli di amare la tua casa, il tuo corpo, il tuo lavoro, anche quando ti sembra difficile. Costruisci la tua vita a partire dalle fondamenta della gratitudine, guardando al futuro con ottimismo, senza scappare dalle tue paure. 61 I Scegli bene le persone di cui circondarti. Le tue compagnie hanno una notevole influenza su di te, quindi sceglile con attenzione. 62 I Ritagliati un po' di tempo solo per te, specialmente quan do non ne hai voglia. Sei il tuo primo e ultimo amico, l'unico che avrai davvero fino alla fine. Se non ti piace passare il tempo con te stesso, perché dovrebbe piacere agli altri? 63 I Ridefinisci il concetto di «successo». A volte avere successo significa riuscire a dormire abbastanza. O fare ciò che ritieni giusto per te anche se gli altri lo considerano stupido. A volte significa riuscire ad arrivare alla fine della giornata o del mese. Ridimensiona le tue aspettative. 64 esplicito.

I Metti per iscritto le tue paure descrivendole in modo dettagliato ed

65 I Esponiti volontariamente a immagini o argomenti spaventosi (potrebbe anche peggiorare le cose, ma tentar non nuoce).

66 I Sogna in grande. Se ti sembra di essere rimasto chiuso in un vicolo cieco, prova a visualizzare un futuro migliore del presente. Avere un traguardo da raggiungere, o 65

una persona per cui migliorarsi, scioglierà le tue piccole ossessioni irrazionali come neve al sole. 67 I Ricordati che rinunciare a un sogno non significa rinunciare al futuro. 68 I Ricordati che perdere l'amore non significa perdere la vita. 69 I Crea una routine adatta a te, che comprenda abbastanza tempo per dormire e rilassarti e una percentuale realistica di «cose che devi fare» e «cose che vuoi fare». 70 I Dai valore a te stesso. Scegli di credere che la vita che hai è più che sufficiente. 71 I Dedica una serata (o più di una) a ripercorrere il tuo passato. Pensa a tutta la sofferenza e alla tristezza che hai dovuto sopportare. Fa' sì che tornino a galla e che ti investano. Solo così potrai lasciarle andare una volta per tutte. dolore.

72 I Nelle tue scelte, fatti guidare dalla gioia più che dal desiderio di evitare il

73 I Pensa alla tua vita e ai muri che hai eretto per evitare soffrire, poi cerca di capire se queste paure hanno un fondamento nella realtà. Rifletti su queste domande: tendi a vedere solo i tuoi difetti per giocare d'anticipo sulle critiche che potrebbero esserti mosse dagli altri? Tendi a scegliere partner anaffettivi per non doverti aprire alla vulnerabilità dell'amore? 74 I Elabora un piano per vivere la vita dei tuoi sogni; non perché quella attuale non vada bene, ma perché sei innamorato della persona che desideri diventare. 75 I Scegli con attenzione in cosa credere, su chi investire le tue energie, cosa fare nel tuo tempo libero e di quali oggetti circondarti. 76 I Ripeti con me: «Devo creare connessioni con le altre persone. Devo creare connessioni con le altre persone. Devo creare connessioni con le altre persone.» 77 I Crea una vision board con immagini che ti ispirano. Visualizzare i proprì obiettivi è il primo passo per raggiungerli. 78 I Ricordati che non sei arrabbiato per qualcosa che hai perso, ma per qualcosa che avresti potuto avere. Rimpiangi quello che avresti potuto fare, non quello che hai fatto. 79 I Dedica un po' di tempo ad aiutare gli altri. Fai volontariato in un centro di accoglienza o in un doposcuola, dona qualcosa di tuo in beneficenza. Rendi la tua vita più piena e non occuparti solo del tuo benessere. 80 I Dai un nuovo significato alla parola «felicità»: non è la sensazione che provi quando ottieni esattamente quello che volevi, ma quando lavori ogni giorno per raggiungere un obiettivo che ti sta a cuore.

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81 I Punta sempre a migliorarti, ma senza essere ossessionato dal risultato. Migliorarsi non significa raggiungere la perfezione. 82 I Lasciati amare per come sei. Spesso sei tu il giudice più severo di te stesso.

83 I Non giudicare gli altri. Ricordati che ciascuno di noi ha la propria dignità, la propria storia, le proprie ragioni dietro ogni comportamento. Più sarai bendisposto nei confronti degli altri, più lo diventerai nei confronti di te stesso. 84 I Se hai una fervida immaginazione, sfruttala per dedicar ti a un'attività creativa. Componi una canzone e registrala sul tuo smartphone, solo per te. 85 I Oppure fai quello che fanno le persone sagge e sfrutta l'iperattività della tua mente per immaginare scenari favorevoli anziché catastrofici. Poi cerca nuove strade per fare in modo che si avverino. 86 I Elimina dalla tua testa l'idea che le cose ti vengano date o tolte dall'alto. Sei tu l'artefice. Sei tu a decidere. 87 I Chiedi aiuto solo quando ne hai davvero bisogno. Se ti fai consigliare su ogni minima difficoltà, finirai per non trovare nessuno che ti dia una mano nel momento in cui ti servirà davvero. 88 I Smetti di pensare che essere triste o fragile faccia di te una persona indegna di essere amata. Mostrarsi vulnerabili non danneggia una relazione, anzi, la rende più solida (se ti comporti in modo sincero). 89 I Pensare ai bambini che muoiono di fame non serve ad alleviare le tue sofferenze. Smettila di paragonare il tuo dolore al loro. 90 I È molto più utile ripensare al tuo passato: probabilmente hai attraversato momenti ben più difficili di questo. Se ce l'hai fatta allora, ce la farai anche stavolta. 91 I Leggi tanto e leggi libri che stimolano il tuo interesse. L'opinione degli altri ci insegna a pensare in modo diverso.

92 I Fai un pisolino. Dico sul serio: avvolgiti in una coperta e mettiti a dormire per venti minuti. È un modo davvero efficace per resettare il cervello. 93 I Sappi che avere paura significa trovarsi di fronte a qualcosa di potente e degno di essere vissuto. Più forte è la paura, più grande è la soddisfazione. 94 I «L'ostacolo sulla via diventa esso stesso la via.» (Marco Aurelio) 95 I Impara a far sì che ciò che non ti piace della tua vita illumini il cammino verso ciò che amerai in futuro.

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96 I Mettiti alla prova ogni volta che puoi, cercando di esplorare possibilità a cui non avevi mai pensato. Lascia che la tua mente continui a sperimentare e a crescere. 97 I Nessuno può pensare a te quanto e come lo fai tu. Sono tutti troppo impegnati a pensare a se stessi. 98 I Ricordati che perdere tutto significa essere liberi. Quando ti trovi a dover ricominciare da zero, hai l'occasione di fare scelte migliori. Se non ti piaci, puoi lavorare su te stesso e imparare ad amarti. Non rimanere impalato davanti ai cartelli che ti indicano la strada. Tracciane una tutta tua. 99 I «Passerà anche questa.»

100 I Impegnati, porca miseria! Impegnati sul serio, con tutte le tue forze. Metti anima e corpo nel tuo lavoro. Sii gentile con gli altri anche quando non se lo meritano. Se investi le tue energie in ciò che conta davvero, non te ne rimarranno molte da sprecare in inutili preoccupazioni. 101 I Impara a rilassarti. Apprendi l'arte del dolce far niente. 102 I Abbi fiducia: le cose miglioreranno, è solo questione di tempo. Non perché il tempo guarisce tutte le ferite, ma perché sei destinato a crescere. Scoprirai che puoi farcela. Scoprirai che la quarta rottura sentimentale non farà male come la prima. La vita non diventa più semplice. Sei tu che diventi più intelligente.

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22 Lo ZEN

e l'arte

della CREATIVITÀ Esprimersi in modo creativo è un istinto naturale dell'essere umano, proprio come mangiare, parlare, camminare e pensare. È da sempre una priorità innata: i nostri antenati, per esempio, comunicavano incidendo immagini e storie sulla pietra. Oggi, invece, lo consideriamo una sorta di lusso: chi può permettersi di essere creativo è un privilegiato. In realtà, si tratta di un'esigenza che accomuna tutto il genere umano. Certo, dalle pietre siamo passati ai pixel, ma è rimasto il desiderio di lasciare un'impronta, un segno, di dare forme tangibili a concetti astratti, di modellare, costruire, raccontare. Non sorprende, allora, che uno dei processi creativi più efficaci sia ispirato all'arte dello zen: meditazione, mindfulness, intuizione, assenza di resistenza e di giudizio. Non ho iniziato a scrivere perché mi piaceva. Ho iniziato a scrivere perché ho capito che sarebbe stata la mia via d'uscita da un profondo dolore. Mi sono presto resa conto, però, che non potevo certo passare la vita a crearmi problemi o a peggiorare quelli esistenti solo per avere stimoli. Desideravo scrivere ed essere creativa per il puro piacere di farlo. Perché sono viva, respiro e ne sono capace. Ho imparato che non mi serve un motivo per esprimermi. In quanto essere umano, al pari di tutte le altre persone al mondo, ho il diritto di far sentire la mia voce. Ma prima di raggiungere questa consapevolezza, ho percorso tutte le strade possibili: ho provato a impormi una routine, come fanno i grandi autori, e a seguire corsi di scrittura creativa; ho tentato di impormi uno schema o, al contrario, di perdermi nel flusso, di perlustrare gli angoli più oscuri del mio inconscio; ho cercato di costringermi a 69

scrivere anche quando non ne avevo voglia. Ma nessuna di queste strategie si è rivelata utile. Cercavo una regola laddove non ne esiste nessuna, quindi non facevo progressi. La creatività non è un'onda, non segue il flusso delle maree. È una presenza costante che si manifesta nelle maniere più impensabili: dai vestiti che scegliamo di indossare alle frasi che pronunciamo fino al modo in cui organizziamo la scrivania in ufficio. Il segreto sta nell'immaginare la scrittura (o la pittura, o il canto, o qualsiasi altra attività creativa) come un atto naturale, al pari della respirazione. Quando respiriamo, lo facciamo e basta, senza rendercene conto: assorbiamo qualcosa che sta al di fuori di noi e lo trasformiamo mentre ci attraversa. Se cerchiamo di farlo in modo consapevole, il respiro diventa teso, affannato, frammentato, difficoltoso. Allo stesso modo, qualsiasi processo creativo tende a incepparsi quando vogliamo raggiungere un risultato a tutti i costi. Per questo è fondamentale essere totalmente concentrati nel momento presente e concedersi di creare senza costrizioni o aspettative, facendo fuoriuscire ciò che ci attraversa con naturalezza, come aria dai polmoni. Quando decidi di seguire un percorso che hai già tracciato nella tua mente, in realtà significa che stai cercando di ripercorrere i passi di un'altra persona, che la tua ispirazione ti sta portando a ricreare una tua versione di una creazione altrui che ti ha colpito. L'ispirazione che arriva dal tuo inconscio è rara, perché per permetterle di emergere dovresti metterti completamente a nudo, renderti vulnerabile, mostrare una parte intima di te stesso, qualcosa di veramente autentico. Ecco perché il processo creativo è lacerante. Ed ecco perché in genere cerchiamo il conforto di una struttura: per mettere un argine. Ecco perché cerchiamo ispirazione nell'emulazione. Ecco perché vogliamo ricevere complimenti per la nostra arte. Secondo la filosofia zen, la creatività germoglia quando si impara a praticarla senza esprimere giudizi. Allo stesso modo, la via per la pace intcriore consiste nell'osservare i propri pensieri e sentimenti in maniera obiettiva. Non sempre avrai voglia di mostrare al mondo tutto quello che crei. Va bene così. Nemmeno i più grandi artisti sono sempre stati prolifici, né hanno sempre pubblicato o condiviso le loro opere con gli altri. Ma se consideri l'inattività come una mancanza, una sconfitta o un fallimento, stai di nuovo esprimendo un giudizio autoreferenziale. Non esiste un'unità di misura della creatività. E anche se è un'estensione, un'impressione e un'espressione di te stesso, non ti definisce. Sei libero di non divulgare la sacralità del tuo io più profondo. Se riesci a esprimere questo concetto e a farlo tuo, senza giudizi e immergendoti nel presente, ti sentirai libero di essere onesto e di aprirti a te stesso. Più sarai a tuo agio con il tuo io profondo, più sarai capace di creare in modo pacifico. Perché lo vuoi. Ogni volta che lo vuoi.

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23 Un giorno OGNI COSA ti sarà UTILE: come fanno le PERSONE MOTIVATE a diventare la VERSIONE MIGLIORE

di se stesse

Sai qual è la scelta più liberatoria che possiamo fare? Credere che tutto ciò che ci circonda e ci succede può aiutarci nel nostro viaggio. Se vuoi capire cosa c'è dietro la tua visione della vita, chiediti che senso ha per te. Non dev'essere una domanda filosofica su cui arrovellarti quando non hai nulla di meglio a cui pensare. In realtà la risposta ti accompagna ogni giorno, perché sta alla base del modo in cui ragioni e ti comporti. Hai due possibilità: quando ti succede qualcosa di brutto, puoi vederli come una vittima degli eventi oppure come una persona a cui è stata data l'occasione di cambiare, crescere, osservare le cose da una nuova prospettiva e ampliare i propri orizzonti. Quando provi emozioni negative, puoi viverle come sofferenze che ti vengono inflitte, oppure puoi scegliere di considerarle segnali preziosi. Quando guardi il mondo, puoi vederlo attraverso il filtro delle tue emozioni, oppure interpretarlo in quanto proiezione dei tuoi sentimenti. Quando ci rendiamo conto che la nostra sofferenza ha uno scopo, smette di toglierci il sonno: non è più un problema, ma un'opportunità. E non proviamo più dolore. La differenza fra questo tipo di mentalità (intrinseca) e il suo opposto (estrinseca) sta nel credere o meno che siamo noi a creare le esperienze e non sono le esperienze a essere create per noi, e dunque a esserci imposte da una forza superiore. Fin dall'infanzia ci insegnano che questa è una verità indiscutibile, e per una ragione ben precisa: la società vuole convincerci (e autoconvincersi) che possiamo dare il massimo solo quando siamo stimolati da una motivazione esterna. È così che funziona il capitalismo: i potenti si tengono ben stretti alle loro poltrone, mentre la gente comune 71

rimane sottomessa e indifesa. Chi si adegua al ruolo di vittima rinuncia al proprio potere, sacrifica tutte le sue energie per idee, sogni e prodotti che gli vengono propinati dall'alto. Chi può assicurarci che esista un piano già scritto per ognuno di noi, e che dobbiamo affrontare determinati ostacoli per crescere e farne parte? Nessuno lo saprà mai per certo. Siamo destinati ad affrontare atroci sofferenze. Basta sfogliare un qualsiasi libro di storia: riuscire ad avere una vita felice è tutt'al-tro che una garanzia. Se desideriamo che la nostra vita abbia un senso, dobbiamo darglielo noi. Se vogliamo trovare la pace, dobbiamo comprendere e accogliere l'utilità del dolore. Puoi crogiolarti nella sofferenza fino alla fine dei tuoi giorni, oppure puoi trarre il giusto insegnamento dalle lezioni più difficili e diventare una persona migliore. Scegli tu quale persona vuoi essere.

24 Come CAPIRE se l'OSTACOLO alla tua FELICITÀ sei PROPRIO TU 01 I L'unico problema nella tua vita è come la giudichi. Sii onesto, hai già tutto quello che potresti desiderare e di cui hai bisogno. L'infelicità che provi deriva dal fatto che non sai apprezzarlo (ricordati che la gratitudine non è un istinto naturale, ma un'abitudine che va appresa e allenata). 02 I La soluzione alla maggior parte dei tuoi problemi è cambiare prospettiva. Per esempio, se uno dei tuoi problemi è che ti fai influenzare dall'opinione altrui, si risolverebbe prendendo coscienza di un semplice concetto: gli altri proiettano su di te l'opinione che hanno di loro stessi.

03 I Sei mentalmente pigro. Sai che dovresti essere più lucido e fecalizzato sui tuoi obiettivi, ma non fai niente per cambiare le cose. Sai che dovresti meditare e allenare la concentrazio-ne per distogliere il tuo cervello dai pensieri negativi, ma preferisci andare in palestra. Sei pigro negli ambiti più importanti della vita, ed è questo il tuo problema. 04 I Hai raggiunto obiettivi che pensavi ti avrebbero reso felice e li hai immediatamente declassati da «grandi conquiste» a semplici «spunte sulla lista». Quando tagli u traguardo, dici subito: «Anche questa è fatta», invece che: «Ho un motivo in più per essere felice.»

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05 I Non sai tenerti stretta la felicità. Tutti noi abbiamo un tetto massimo di felicità che ci concediamo di provare. Per superare questo limite dobbiamo esercitarci consapevolmente a lasciarci andare, altrimenti torneremo sempre al punto di partenza. 06 I Preferisci stare comodo piuttosto che avere il coraggio di cambiare. La prospettiva di essere moderatamente infelice per tutta la vita ti sembra comunque meno spaventosa rispetto all'incertezza del cambiamento. 07 I Scegli consapevolmente di passare il tuo tempo con le persone «sbagliate». E con questo aggettivo intendo persone a cui non importa nulla di te, o che ti inducono a comportarti in un modo che va contro gli obiettivi che vorresti raggiungere. In altre parole, tirano fuori il peggio di te, eppure continui a frequentarle. 08 I Non riesci a cambiare l'immagine che hai di te. Riesci a pensare a te stesso solo nel modo in cui lo facevi tre, cinque o dieci anni fa, perché quella è l'immagine che gli altri hanno dite. 09 I Scegli di fare quello che pensi sia giusto, e non quello che è giusto. Sei fedele all'idea che ti sei fatto delle cose e non a come sono davvero.

10 I Non chiedi mai scusa. Né a te stesso né agli altri. L'idea di essere nel torto non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello, e sei troppo orgoglioso per ammettere di non aver sempre fatto del tuo meglio. Eppure, chiedere scusa è il primo passo per diventare la versione migliore di se stessi. 11 I Non hai ancora preso in mano la tua vita: stai aspettando che qualcuno arrivi a cambiartela. Spesso non facciamo altro che lamentarci perché crediamo che qualcuno ci sentirà e correrà in nostro aiuto, risolvendo tutti i nostri problemi. 12 I Credi che la felicità non sia un modo di essere, ma che si ottenga dopo aver raggiunto determinati obiettivi. Credi che solo alcune persone possano essere davvero felici perché le circostanze glielo consentono, ma se scegliessi di cercare la felicità nel momento presente, capiresti che non è così. 13 I Sei convinto che la felicità sia un continuo stato di be nessere, quando in realtà sta alla base del nostro modo di percepire il mondo. Ciò significa che hai la capacità di elaborare qualsiasi emozione in maniera salutare, potendo contare su una base di felicità intrinseca. 14 I Accetti passivamente i precetti che ti vengono propinati, anche se ti sembrano sbagliati. Ti affidi ciecamente a un dogma, a un insegnamento o a una religione solo perché ti sono stati impartiti quando eri piccolo, e non perché li trovi utili o in sintonia con la persona che sei diventato. 15 I La tua vita è bella e lo sai, ma non la apprezzi abbastan za. Il segreto sta proprio nel renderti conto della tua fortuna ed esserne grato in ogni momento.

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25 Come IMPARARE a SBLOCCARSI

e a RENDERE PROFICUE le ABITUDINI

in 3 semplici MOSSE

La ricetta per il successo prevede un pizzico di ingegno e tanta forza di volontà. Se vogliamo eccellere in qualcosa, dobbiamo trovare un modo produttivo per far fruttare il nostro talento. In molti sanno scrivere bene, ma solo in pochi sanno scrivere bene e hanno la disciplina per farlo ogni giorno. Il discrimine fra una persona eccezionale e una persona qualunque sta proprio in questo mix di profondo autocontrollo, disciplina ferrea e incrollabile dedizione. Il talento è una variabile pressoché innata, mentre l'autocontrollo va sviluppato ed esercitato. Spesso però si crede il contrario, ovvero che il talento possa essere affinato, mentre la volontà di metterlo a frutto venga da sé. Le nostre menti hanno una capacità di autocontrollo limitata: siamo in grado di tenere a bada i nostri impulsi e desideri solo per un breve periodo di tempo. Possiamo esercitarci a prolungarlo, ma rimane comunque uno stallo momentaneo. Le persone che hanno chiaro questo concetto organizzano il proprio tempo in maniera efficiente: eliminano le elucubrazioni inutili, riducono al minimo le distrazioni e le attività superflue e si concentrano su ciò che devono fare. Con il tempo, diventa qualcosa di automatico. Negli anni Sessanta, gli psicologi Hervé Abdi, Michel Fayol e Patrick Lemaire hanno individuato i tre stadi specifici che dobbiamo attraversare per acquisire questa capacità: Fase cognitiva: è il momento in cui abbiamo un primo approccio intellettuale con il lavoro da svolgere, in cui procediamo per tentativi e impariamo nuove strategie dai nostri sbagli. 74

Fase associativa: è ancora richiesto un impegno cosciente, ma lo sforzo mentale è meno intenso rispetto all'inizio. Alcuni aspetti iniziano a diventare naturali, anche se commettiamo ancora errori. Fase autonoma: mettiamo il pilota automatico, o meglio, «entriamo nel flusso». Non ci sforziamo più per mantenere la con-centrazione, ma procediamo in modo meccanico. Nel passaggio dalla penultima fase all'ultima, può capitare di incappare in un momento di sconforto. Ci dedichiamo al nostro lavoro con costanza e impegno, ma abbiamo la sensazione che le nostre capacità non siano all'altezza di ciò che speravamo di ottenere: è quello che il conduttore radiofonico Ira Glass chiama «gap creativo», ed è il punto in cui la maggior parte delle persone getta la spugna. Per dirla con le sue parole: «All'inizio, per almeno un paio d'anni, le cose che fai non sono un granché. Si capisce che punti in alto, che hai un certo potenziale, ma che ancora non ci siamo. Ed è il tuo stesso buon gusto a fregarti: sei il primo a essere insoddisfatto e a dirti che quello che hai creato fa schifo. Molte persone non riescono a superare questa fase e si arrendono. Ma se sei ancora alle prime armi, sappi che è normale e che l'unica cosa da fare è insistere, continuare a lavorarci sopra. Se vuoi scrivere, per esempio, imponiti scadenze settimanali. Il divario fra ambizione e risultato va riempito con una certa quantità di lavoro. Io ci ho messo una vita a capirlo. E forse anche tu avrai bisogno di un po' di tempo per fartelo entrare in testa. È normale. Dovrai combattere contro te stesso.» La differenza fra una persona perseverante, che insiste finché non è soddisfatta del risultato, e una persona che si da per vinta non sta nel suo talento, per quanto possa essere eccezionale: sta nella capacità di rimboccarsi le maniche e impegnarsi a crescere, anche se spesso non è facile. Se ti sembra di non avere la forza di volontà o le capacità per superare questa fase di stallo, significa che forse ti stai impuntando su qualcosa che non fa per te. Se invece pensi di volerlo e poterlo fare, devi eliminare le distrazioni, lavorare sul tuo autocontrollo e andare avanti a testa bassa. Superare un blocco significa prendere coscienza che esisteva solo nella tua mente. È stato soltanto un pit stop in cui hai verificato la tua motivazione e ti sei chiesto: Sono davvero qui per questo?

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26 La DOMANDA FONDAMENTALE che devi porti se NON VUOI PIÙ elemosinare L'AMORE Come farsi amare: sembra che non riusciamo a pensare ad altro. Ne parliamo in rutti i modi possibili e immaginabili: come ottenere un appuntamento galante, come essere più seducenti, come trovare un fidanzato o una fidanzata, come farsi rispettare e ammirare, come convincere qualcuno a impegnarsi, a sposarci, a chiederci un secondo appuntamento. Cerchiamo continuamente nuove strategie per manipolare gli altri, per «estorcere» l'amore di qualcuno. Insomma, parliamo tanto di come farci dare amore, ma non parliamo quasi mai di come darne. Ci convinciamo che dobbiamo prima riceverlo per poterne dimostrare a nostra volta. Come se amare senza essere ricambiati fosse una debolezza. Come se nessuna persona sana di mente potrebbe pensare di essere affettuosa e amorevole nei confronti di qualcuno senza ricevere nulla in cambio. Come se l'amore fosse una forma di devozione, e non significasse invece essere forti, onesti, sinceri, e a volte avere il coraggio di andarsene. Non puoi obbligare nessuno ad amarti. Questa è la regola fondamentale. L'amore non si ottiene. Non puoi guadagnartelo con il sudore della fronte. Non esiste al di fuori di te. Quando un'altra persona non vuole esprimere affetto, amore e rispetto nei tuoi confronti, hai due possibilità: puoi intestardirti a voler cambiare questo fatto (e rimanere bloccato in una situazione sgradevole), oppure puoi scegliere di continuare a donare amore (e riuscire così ad andare avanti). Quando soffri perché hai perso l'amore, significa che il tuo cuore si sta chiudendo. Quando soffri perché hai perso l'amore di una persona in particolare, significa che stai cercando di manipolare quella persona, di convincerla a vederti sotto un'altra luce o a pensarti

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in modo diverso. Non si tratta di assenza d'amore, ma di illusione e negazione della realtà. Finirai per convincerti che non ti meriti di essere amato per come sei. Ma non è così. Nessuno può rubarti l'amore e nessuno può regalartelo. Non è un oggetto che ricevi e puoi tenere con te: è un'esperienza condivisa, che richiede un contributo reciproco, onesto e volontario da entrambe le parti coinvolte. Nessuno è tenuto a darti amore. Se continui a vivere con questa convinzione, sei destinato a non viverlo mai. Se invece metti amore in ogni ambito della tua vita, sarai capace di scorgerlo ovunque. Lo troverai nello scambio di sguardi con uno sconosciuto in metropolitana, nell'avventura di un'estate, nella relazione lunga sei anni che pensavi sarebbe durata per sempre. Ogni sfumatura dell'amore ha una sua dignità. Il dolore per la perdita di un amore si trasforma nella sorprendente scoperta che esiste qualcosa di più importante di una promessa fatta sull'altare. Non ti serve sapere che durerà per sempre. Scoprirai che la vita è fatta di tante piccole storie d'amore, ognuna delle quali ti insegnerà a essere più affettuoso, generoso, autentico, consapevole; ad andartene quando è il momento, a rispettarti e ad ascoltare il tuo istinto. Quando hai la tentazione di piangerti addosso perché non ti senti abbastanza amato, fermati un attimo e chiediti onestamente: E io sto amando abbastanza?

27 IMANTRA per NON DIMENTICARE che la VITA è QUI e ORA Vivere appieno il presente è la cosa più semplice e significativa che possiamo fare, ma spesso finisce in fondo alla lista delle priorità. Sappiamo che rimanere nel qui e ora è fondamentale, ma è molto più facile a dirsi che a farsi. In un mondo che reclama tutte le nostre attenzioni, dobbiamo ricordare a noi stessi di fare la cosa più importante di tutte: rimanere concentrati sul presente. Tutto ciò che hai sempre sognato e desiderato, per cui hai lavorato duramente, per cui hai pregato e che hai atteso a lungo di ottenere, nasce in questo preciso istante. Fanne buon uso. Ecco quindici brevi mantra che puoi ripeterti quando hai bisogno di tornare con i piedi per terra e riconnetterti con il presente. E ricordati sempre che la vita è una successione di attimi, e qual-siasi altra idea è un'illusione che ti impedisce di viverla. 01 I Esiste solo quello che ho di fronte in questo momento. 02 I II potenziale non realizzato si trasforma in sofferenza. 03 I L'ordinario può diventare straordinario, dipende solo da me. 04 I Un passo dopo l'altro, ogni cosa è possibile. 05 I Tutto ciò che ho è il momento presente. 06 I Nella vita dei miei sogni, come trascorrerei la giornata di oggi?

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oggi?

07 I Se avessi a fianco la persona dei miei sogni, come trascorrerei la giornata di 08 i Comincia dal punto in cui ti trovi, usa ciò che hai, fai quello che puoi. 09 I Cosa voglio e cosa devo assolutamente fare entro la giornata di oggi? 10 I Ogni giorno della mia vita è importante. Come passerò quello di oggi? 11 I Se potessi esprimere il mio pieno potenziale, cosa farei oggi? 12 I Sto davvero facendo del mio meglio in questo momento? 13 I Se non mi sentissi stanco e demotivato, cosa farei oggi? 14 I Rimani con i piedi per terra. 15 I Io sono qui e ora.

28 16 DOMANDE che ti faranno CAPIRE CHI SEI (e qual è la tua strada) Capire chi sei non significa scoprire qualcosa di nuovo, ma mettere in ordine le tessere che avevi già a disposizione. Non è il frutto di un'epifania inaspettata, ma una presa di coscienza a cui si arriva dopo una lista interminabile di esempi, momenti isolati, episodi privi di importanza e incontri casuali che però, a un certo punto, finiscono per incastrarsi in un puzzle perfetto. Il vero sforzo che dobbiamo fare è riconoscere ciò che già sappiamo essere vero. Lo scopo di qualsiasi dottrina psicologica (religiosa o meno) non è farti il lavaggio del cervello, ma fornirti gli strumenti necessari per guardare dentro di te e per trovare le risposte in modo autonomo. Ti insegna a fare domande, a fornire esempi, a riflettere sulle questioni e, una volta acquisita maggiore consapevolezza, a entrare in contatto con il tuo inconscio, con le tue intuizioni, con la parte essenziale di te. Devo essere sincera: le risposte a queste domande mi hanno letteralmente cambiato la vita, e per questo voglio condividerle con tutti voi. Quindi, eccole qua: le sedici domande più importanti che potrai mai porre a te stesso. 01 I Per cosa e per chi vale la pena di soffrire? 02 I Per quale causa ti batteresti se non ti importasse del giudizio degli altri?

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03 I Che cosa faresti se non ti importasse del giudizio degli altri? 04 I Sulla base delle tue abitudini quotidiane, se continui a comportarti come fai oggi, dove sarai fra cinque anni? Fra dieci? E fra venti? 05 I Chi è la persona che ammiri di più al mondo, e perché? 06 I Qual è il tuo segreto inconfessabile? 07 I Pensa ad alcune situazioni o emozioni che pensavi non avresti mai superato. Perché ti sembravano così insormontabili? E come hai fatto invece a lasciartele alle spalle? 08 I Di cosa vai più fiero nella tua vita? 09 I Se qualcuno ti rivelasse il futuro, cosa dovrebbe dirti per farti pensare: È troppo bello per essere vero? 10 I C'è qualcuno nel tuo passato di cui stai ancora cercando l'approvazione? 11 I Se non dovessi lavorare, come passeresti le tue giornate? 12 I Quali sono le cinque attività a cui non potresti mai rinunciare nella tua routine quotidiana (a parte mangiare e dormire)? 13 I Quali sono le cinque attività che vorresti facessero parte della tua routine quotidiana, invece? 14 I Se fossi davvero convinto di non avere il controllo su qualcosa, riusciresti a rassegnarti e ad accettarlo? Quali situazioni ti causano frustrazione perché non riesci a controllarle? Cosa ti spinge a pensare o sperare di poter cambiare questo fatto? 15 i Immagina di fare un giro di perlustrazione della tua casa e di toccare ogni singolo oggetto in tuo possesso: quanti di questi ti trasmettono felicità o serenità? E perché tieni in casa quelli che invece non ti fanno provare sensazioni positive? 16 I Qual è la caratteristica che odi di più nelle altre persone? Qual è la caratteristica che ami di più nelle altre persone? Che cosa odi di più in te stesso? Che cosa ami di più in te stesso? (Pensaci su e ti accorgerai di quanto le domande siano correlate.)

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29 I SEGNALI inequivocabili che ti RIVELANO che hai fatto molti più PASSI AVANTI di quanto credi Quando ci si trova su un sentiero accidentato e ogni passo richiede la massima concentrazione, è difficile rendersi conto della strada già percorsa. Sarà capitato di sicuro anche a te che un conoscente, incontrandoti, abbia fatto un commento del tipo: «Sei cambiato tantissimo dall'ultima volta che ti ho visto», mentre tu non noti alcun cambiamento perché ti vedi tutti i giorni. È piuttosto normale, ma è anche il frutto di una mentalità che si concentra sulle cose ancora da fare piuttosto che riflettere su quanto è già stato fatto: per questo molto spesso è difficile riconoscere i propri meriti. Per aiutarti a prenderne atto, prova a vedere se riesci a scorgere questi segnali. 01 I Sei riuscito a ottenere qualcosa che tempo fa consideravi irraggiungibile, quasi un sogno a occhi aperti. La sobrietà, la laurea, un partner, un lavoro che ti rende felice... 02 I Tendi a dimenticare quanto hai sofferto perché ormai non ci pensi quasi più. Tutto ciò che ti è successo in passato sembra appartenere a una vita precedente. 03 I In ambito sentimentale, ciò che ti attrae di più in un'altra persona sono i tratti caratteriali, e non l'aspetto fisico. Il tuo «tipo ideale» in amore non si basa più esclusivamente sull'attrazione sessuale.

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04 I Gli argomenti di conversazione con i tuoi amici non si limitano ai pettegolezzi. Hai smesso di parlare solo di te o di fare gossip, perché hai capito che si tratta di un atteggiamento assolutamente egocentrico. 05 I Speravi non accadesse mai, ma è successo il peggio e sei riuscito a superarlo. Hai perso la persona senza cui credevi di non poter vivere e sei sopravvissuto. Sei stato licenziato e hai trovato un altro lavoro. Insomma, stai cominciando a capire che «sentirsi al sicuro» non significa avere certezze, ma andare avanti con fiducia, consapevole che se cadi saprai rialzarti. 06 I Hai elaborato un tuo sistema di convinzioni, oppure hai messo in discussione tutto ciò in cui avevi sempre creduto. Non credi più ciecamente a nulla che non sia in perfetta sintonia con la persona che sei diventato. 07 I Scegli con maggiore attenzione le persone con cui passi il tuo tempo. Hai superato la «fase della comitiva»: ora per te è più importante avere pochi amici, ma buoni. 08 I Non cambi nulla di come sei (personalità, opinioni, vestiti) a seconda delle persone con cui ti trovi. 09 I Non incolpi più gli altri per i tuoi problemi. Hai smesso di lamentarti senza fare nulla, in attesa che qualcuno nell'universo ti sentisse e accorresse in tuo aiuto. 10 I Non sei più sulla stessa lunghezza d'onda dei tuoi vecchi amici, ma non hai perso del tutto i contatti e sai riconoscere il ruolo che hanno avuto nella tua vita. 11 I Non hai più la smania di essere come tutti gli altri, non hai più voglia di essere «normale» né ti interessa essere «figo», perché sai che i più fighi della scuola non fanno poi molta strada. 12 I Riesci a parlare tranquillamente di problemi che un tempo ti sembravano insormontabili. Non solo: ora puoi raccontare anche come hai fatto a superarli. 13 I Spesso ti concedi una pausa per goderti la vita, invece di passare spasmodicamente da un obiettivo all'altro. 14 I Quando ti dicono che «le cose stanno così», fai fatica ad accettarlo. Sei molto più propenso a credere che esista un modo di vivere diverso, migliore, più rispettoso, o che almeno valga la pena di provarci. 15 I Se incontrassi la versione più giovane di te stesso e gli raccontassi la tua vita attuale, non crederebbe alle sue orecchie.

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30 Come CAPIRE

se l'unico PROBLEMA della tua VITA è il MODO in cui la GIUDICHI

01 I Passi più tempo a pensare alla tua vita che a viverla. Passi più tempo ad analizzare minuziosamente i tuoi problemi che a elaborare soluzioni, più tempo a sognare a occhi aperti che a chiederti perché hai bisogno di rifugiarti in un mondo di fantasia, più tempo a escogitare nuovi piani d'azione che a concludere progetti già iniziati. Confondi la riflessione con l'esperienza: davvero ti sorprendi se ti senti insoddisfatto? 02 I Non provi più gioia per le piccole cose che un tempo ti riempivano di meraviglia. Pensi che una passeggiata nella natura sia noiosa, che giocare sia solo una cosa da bambini. Se la luce che filtra attraverso una finestra, il sorriso di un passante per strada, una bella giornata di primavera, leggere un buon libro sotto le coperte e tutte le piccole gioie quotidiane non hanno più la magia di un tempo, non significa che l'hanno persa: sei tu che scegli di non vederla più perché dai la priorità ad altro. 03 I Hai ottenuto qualcosa che credevi di volere, ma non ti ha reso felice come speravi e ora stai già rincorrendo altro. Cerca di risintonizzarti sul sentimento che provavi quando desideravi ciò che hai raggiunto più di qualsiasi altra cosa al mondo. Dai una forma concreta a questo pensiero. Puoi essere fiero di quello che hai ottenuto.

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04 I Se incontrassi la versione più giovane di te stesso e gli raccontassi dove sei arrivato, stenterebbe a crederci. Sii onesto: non avresti mai sognato di avere la vita che hai ora, né immaginato che i momenti più difficili e apparentemente insuperabili sarebbero invece diventati punti di svolta e di crescita personale. 05 I Credi che il denaro sia un semplice mezzo per adempiere ai tuoi obblighi, ma non vedi le opportunità che ti offre. Pensi: I soldi mi servono perché devo pagare le bollette, e non: Grazie ai soldi posso pagare le bollette, e con i miei guadagni sono in grado di permettermi un tetto sulla testa, cibo e vestiti senza dover chiedere niente a nessuno. Se non apprezzi ìl denaro per ciò che ti permette di fare, ti sembrerà di non averne mai abbastanza. 06 I Pensi di non avere abbastanza amici. La tua unità di misura per le relazioni umane è la quantità, e non la qualità. Senti il vuoto intorno a te, ma in realtà è dentro di te. 07 I Dipendi troppo dai tuoi amici, oppure li scarichi senza mezzi termini. Tendi a trascurare le tue amicizie o, al contrario, credi che il tuo benessere e la tua felicità dipendano esclusivamente dalla presenza dei tuoi amici. Tendi a essere troppo appiccicoso, oppure a tagliarli fuori dalla tua vita quando non sono all'altezza del ruolo impossibile da te imposto (e così torni al punto di partenza, pensando di non avere abbastanza amici). 08 I Quando racconti la tua vita, lo fai in terza persona. Prima di prendere una decisione, ripercorri le tappe della tua vita e le riporti come se appartenessero a un'altra persona: «Si è laureata, ha trovato lavoro, ha sposato Tizio dopo essersi lasciata con il fidanzato storico... e tutto è bene quel che finisce bene.» Questa specie di dissociazione si verifica quando la tua felicità è legata all'opinione degli altri, e non a ciò che pensi e vuoi davvero. 09 I I tuoi obiettivi sono astratti e non concreti. Punti ad avere successo o ad avere una certa somma sul conto in banca, piuttosto che ad apprezzare ciò che fai ogni giorno o a risparmiare una certa somma anziché spenderla in cose frivole. Le idee sono solo nella tua testa. Le azioni, invece, portano a risultati concreti. 10 I Dai per scontato di avere tutto il tempo del mondo. Ci sono cose che tendi a rimandare (fare pace con un genitore, scrivere un libro, trovare un nuovo lavoro) e ti giustifichi ripetendoti: Sono ancora giovane, ho tutto il tempo del mondo. Se la tua attitudine è questa, significa che per te quelle cose non sono una priorità. Ricordati che non hai tutta la vita davanti, o perlomeno non puoi sapere quanto ti resta da vivere. Non voglio dire che devi precipitarti a fare tutto oggi stesso, ma questo pensiero dovrebbe almeno spronarti a compiere il primo passo. 11 I Un sentimento negativo ti rovina l'intera giornata.

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Credi che provare una sensazione spiacevole sia sbagliato. In realtà, provare emozioni negative fa parte dell'essere umano. Tutto ha una sua funzione - anche l'ansia, il dolore e la depressione. Sono campanelli d'allarme, comunicazioni, risposte e precauzioni che ci tengono letteralmente in vita. Se non cominci a vederla così, continuerai a pensare che solo quando provi sensazioni positive puoi permetterti di fare qualunque cosa. Poi non stupirti se ti senti bloccato. 12 I Pensi che avere paura sia un segnale di stop. È vero il contrario: quando hai paura, significa che devi farlo. Quando provi rabbia o indifferenza, invece, fermati. 13 I Aspetti di avere l'ispirazione o la giusta motivazione prima di intraprendere un nuovo progetto. I perdenti restano in attesa che la motivazione gli piova dal cielo; gli inconcludenti aspettano di essere folgorati dall'ispirazione. Non pensare che siano le uniche cose in grado di spronarti. Quando fanno capolino, accoglile con gioia, ma non illuderti che si manifestino ogni giorno. Devi imparare ad agire anche in loro assenza, a trovare la forza di andare avanti grazie alla determinazione e alla volontà. 14 I Tendi a fantasticare e a perderti nei tuoi pensieri. Anziché affrontare i problemi con coraggio e a viso aperto, sogni spesso a occhi aperti e ti rifugi in scenari di fantasia che ti consolano e ti danno un senso di benessere. 15 I Rimandi la felicità alla prossima volta. Sei in treno, stai andando al lavoro e pensi a quant'è bello il sole che sorge o a quant'è avvincente il libro che tieni in borsa, ma invece di ammirare l'alba o metterti a leggere, decidi di controllare per l'ennesima volta le notifiche sul telefono. Quando una sensazione di meraviglia germoglia nel tuo cuore, la soffochi subito per paura che cresca e prosperi. Lasci che sia l'insoddisfazione a spronarti: se in un ambito della tua vita hai successo o stai provando sensazioni positive, devi autopunirti per compensare.

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31 Quando DISCUTI, lo fai in MANIERA INTELLIGENTE? 7 MODI di COMPORTARSI durante una LITE Diciamo le cose come stanno: assumere un tono polemico è un riflesso incondizionato, non una scelta consapevole. Quando ci sentiamo minacciati, il nostro istinto ci porta a reagire in tre modi: o tentiamo di fuggire, o ci paralizziamo, oppure partiamo all'attacco. Con il passare del tempo, la maggior parte di noi capisce che essere in balia delle proprie reazioni è sfiancante, se non distruttivo. Solo a quel punto diventiamo consapevoli e decidiamo di prendere in mano la situazione. Ciò non significa che avere discussioni (anche animate) non abbia la sua importanza. Spesso le provochiamo perché vogliamo comunicare le nostre emozioni e opinioni su una causa che ci sta a cuore. Una persona che sa portare avanti una discussione in modo intelligente avrà una padronanza invidiabile delle sue relazioni sociali (sul lavoro, in amore, in ogni circostanza). Il primo passo in questa direzione, però, sta proprio nell'evitare di porsi con un atteggiamento polemico. Qui di seguito propongo una classifica dei modi più comuni - alcuni più sciocchi di altri - con cui le persone cercano di avere la meglio sul proprio interlocutore. Piccola avvertenza: nella maggior parte dei casi non funzionano. Anzi, di solito il discorso si conclude con grande frustrazione reciproca, poiché il vero nocciolo della questione non è nemmeno stato sfiorato.

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Ricorrere agli insulti. Eviti qualsiasi argomentazione e parti in quarta offendendo il tuo interlocutore.

Attaccare ad hominem. Metti in dubbio l'autorevolezza del tuo interlocutore o gli rivolgi attacchi di natura personale, senza affrontare l'argomento della polemica. Per esempio, se un fumatore dice: «Fumare fa male», rispondi aggressivamente: «Da che pulpito viene la predica... proprio tu che fumi come un turco?», senza prendere atto della verità oggettiva espressa dal suo commento. «Non è quello che hai detto, è il modo in cui l'hai detto.» Critichi il tono o il modo in cui è stata pronunciata una frase per distogliere l'attenzione dalla validità dell'argomentazione in sé. Giocare al bastian contrario. Sostieni la tesi opposta rispetto a quanto espresso dall'altra persona senza argomentare in alcun modo, unicamente per il gusto di farlo e per spirito di contraddizione.1 Avanzare una controargomentazione. Contraddici la tesi dell'interlocutore, portando esempi e prove pratiche a sostegno della tua. Trovare l'errore. Individuata una falla nella logica della tesi altrui, spieghi dove si trova l'errore, citando frasi usate dall'interlocutore stesso per risultare più convincente. Confutare l'argomentazione centrale di una tesi. Contesti una tesi esponendo le tue ragioni in maniera logica e fondata (basandoti

su ricerche o esperienze personali).

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32 Come CAPIRE se la tua CRISI EMOTIVA in realtà è un PUNTO di SVOLTA 01 I Hai sviluppato uno spirito critico. Non credi più che tutto sia come sembra e hai preso coscienza del fatto che le cose che ti hanno insegnato da piccolo possono essere messe in discussione. Stai esplorando nuovi orizzonti filosofici, spirituali e politici, e stai scoprendo di avere ancora tanto da imparare. 02 I Hai capito la differenza fra pensieri positivi ed emozioni positive. Ti hanno sempre detto di «pensare positivo» e tu ci hai provato, con l'unico risultato di crearti aspettative irrealistìche che, quando non si sono avverate, ti hanno reso ancora più infelice. Hai finalmente compreso la differenza tra un modo di pensare che ti permette di goderti il presente e un modo di pensare che ti rende artificialmente felice perché crea false aspettative. 03 I Inizi a riconoscere alcuni schemi. Stai cominciando a intuire che gli elementi ricorrenti nella tua vita (relazioni sentimentali, lavori, idee, emozioni) sono il frutto delle tue convinzioni in merito. Sono schemi che si ripetono e, se riuscissi a trovare il modo di modificarli, potresti finalmente essere in grado di controllarli. 04 I Provi una rabbia irrazionale.

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La rabbia può essere un'emozione positiva quando capisci che non ce l'hai con il mondo, ma con te stesso. Di solito, la lampadina si accende appena prima di un cambiamento. Le sorelle minori della rabbia (l'insoddisfazione, la gelosia, la frustrazione, l'autocommiserazione) sono sgradevoli, ma non abbastanza potenti da spronarti ad agire. La rabbia sì, eccome. Ti accende un fuoco dentro che è capace di trasformarti. 05 I Cominci a chiederti: Ma è davvero tutto qui? In testa ti frullano pensieri del tipo: Siamo davvero venuti al mondo solo per dormire, mangiare, lavorare e poi morire? È davvero tutto qui, o esiste invece un significato più profondo?

06 I Hai avuto un'idea di successo, hai trovato l'amore della tua vita, hai tutto ciò che desideri, e all'improvviso ti senti paralizzato. Be', sappi che questa sensazione si chiama «resistenza», ed è un caso da manuale. La felicità che proviamo è direttamente proporzionale alla paura. In realtà non vuoi opporre resistenza alla tua nuova vita, ma sei ben consapevole di ciò che hai (e pertanto provi una sana dose di paura di perderlo). 07 I Non capisci le ragioni del tuo stato d'animo. Non hai motivo di sentirti in ansia o depresso, però lo sei. Le tue fobie non hanno alcun fondamento nella realtà, eppure ti tormentano. Non capisci bene perché provi certe sensazioni, ma hai la consapevolezza di avere ancora molto su cui lavorare. 08 I Non sei sicuro di chi sei. Hai preso coscienza del fatto che finora hai costruito la tua personalità sulla base dell'opinione altrui (reale o percepita), e che esiste un divario fra ciò che pensi di volere e ciò che vuoi davvero. 09 I Provi le stesse paure e sensazioni di quando eri piccolo. Quando tutto torna a galla, capisci che i pensieri, le idee, le convinzioni e le emozioni che avevi cercato di nascondere stavano pilotando la tua vita. Solo che non te ne rendevi conto. 10 I Hai il terrore di perdere qualcuno o qualcosa. In particolare, sei terrorizzato all'idea di perdere quella persona o cosa che pensi ti salverà (anche solo emotivamente). In verità, questa sensazione emerge quando inizi a intuire che niente e nessuno può salvarti. Non hai paura di subire una perdita, dunque, ma di essere costretto ad accettare la situazione senza sentirti pronto a farlo. 11 I Stai mollando la presa su ciò che va lasciato andare. Non è che stai rinunciando ai tuoi sogni. O alla tua storia d'amore. Ma stai rinunciando all'idea irrealistica che te ne eri fatto. Stai rinunciando a ciò che non è giusto per te. Stai imparando che «mollare la presa» a volte non è un gesto di resa, ma di sana consapevolezza. 12 I Hai deciso di non essere più vittima della tua stessa mente. La maggior parte delle persone non sa che avere una «crisi emotiva» significa essere arrivati a un punto di svolta. Qualsiasi tormento intcriore è il segno inequivocabile

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che qualcosa bolle in pentola, che le cose stanno cambiando. Altrimenti sarebbe tutto «normale». E chi vuole essere normale, quando invece può essere felice?

33 Puoi SMETTERE di PREOCCUPARTI per come APPARE la tua VITA e iniziare a PENSARE a come TI FA SENTIRE Fai questo esercizio: prova a contare quante volte ti sei sentito davvero felice dopo aver ottenuto qualcosa che pensavi di volere. Cos'è successo quando ti sei messo insieme alla persona che corteggiavi da mesi? E quando sei stato assunto per fare il lavoro dei tuoi sogni? E quando hai avuto il tanto sospirato aumento? Di sicuro la tua vita è cambiata, ma non sempre in meglio. Ora fai un elenco di tutte le persone imperfette che conosci e che sono state amate, hanno avuto partner e amici che stravedevano per loro e hanno ricoperto incarichi importanti sul lavoro. Pensa a tutte le persone che conosci e che, pur non rientrando nei canoni di bellezza o «normalità», sono riuscite a far avverare i loro sogni. In questo modo avrai la prova concreta che non hai bisogno di raggiungere la perfezione per meritare la felicità. Chiediti come ti comporteresti se non esistessero i social e nessuno potesse mettere il naso nella tua vita. Cosa sceglieresti di fare il prossimo weekend? E stasera? Come cambierebbero le tue ambizioni professionali? Quanti selfie in meno scatteresti? Quali persone frequenteresti, dove vivresti se la voce interiore che insistentemente ti chiede: «Ma cosa penseranno gli altri?» fosse messa a tacere per sempre? Domandati cosa faresti se i soldi non fossero un problema e potessi scegliere senza doverti preoccupare del denaro. È un esercizio piuttosto classico, che però non fa quasi nessuno (perché viene considerato troppo irrealistico). Ma non è questo il punto.

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Sappiamo tutti che non è possibile disporre di fondi illimitati, quindi l'esercizio non serve a capire cosa faresti concretamente in questo scenario improbabile, ma a scoprire i tuoi desideri più profondi e a capire come incorporarli nella vita quotidiana. Andresti in vacanza in luoghi esotici, continueresti comunque a fare il tuo lavoro? In questo modo crei una gerarchla di priorità (dai più valore al relax, alla realizzazione personale o ad altro?) che potrebbe aiutarti a capire meglio chi sei. Non fare foto per provare agli altri che hai un aspetto fisico invidiabile o che sei andato a cena in un ristorante stellato, ma per avere un ricordo tangibile di un bel momento. Crea una cartella sul tuo telefono e chiamala proprio così, ISTANTI FELICI. Quando ti senti bene, ti stai divertendo o ti senti folgorato da un'illumina-zione, scatta una foto. Non importa se non è degna del tuo feed di Instagram. Quando, dopo un po' di tempo, scorrerai quelle immagini, rivivrai le stesse emozioni. E ti accorgerai che c'è una grande differenza tra catturare i momenti che sono importanti per te e crearli appositamente perché vengano visti dagli altri. Gli altri mi giudicano. Cosa penseranno gli altri di me? E chi sono questi «altri»? Dai un volto alle persone da cui ti senti perennemente osservato. Nella maggior parte dei casi, queste persone sono in realtà una platea senza volto che esiste solo nella tua testa. Detto altrimenti, gli altri sono te, la proiezione di te stesso. Sei tu il tuo giudice più spietato. Il primo passo per uscire da questa mentalità sta proprio nel capire che «gli altri» di cui ti preoccupi tanto non esistono. Ora pensa ai motivi che scatenano la tua gelosia. In genere, le cose (e le persone) per cui proviamo invidia o gelosia sono proprio quelle di cui non ci sentiamo all'altezza perché manca qualcosa dentro di noi. Quando vediamo una persona di bell'aspetto, non proviamo invidia perché vorremmo essere belli come lei, ma perché ci manca una capacità fondamentale: quella di amare noi stessi così come siamo. Allo stesso modo, siamo invidiosi di un autore di successo non perché vorremmo essere apprezzati come lui, ma perché sappiamo che non stiamo lavorando abbastanza da poter aspirare ad arrivare al suo livello. Quando aspetti un ospite, non metterti a pulire casa da cima a fondo. A meno che non sia ridotta a un porcile, non perdere tempo ad allestire una scenografia perfetta. Non dico di non dare una rassettata generale, ma non è necessario fingere di vivere in una rivista di architettura. Lascia che le persone ti vedano per come sei. Accoglile in maniera spontanea. E l'unico modo per creare rapporti solidi e sinceri. Riconsidera il modo in cui trascorri le feste comandate. Vuoi davvero passarle in compagnia di parenti che incontri una volta l'anno, con cui non hai alcun tipo di rapporto al di fuori del pranzo di Natale, e che anzi sei vagamente infelice di rivedere? Le giornate di festa dovrebbero essere dedicate alle persone che ami trecentosessantacinque giorni l'anno, per ricoprirle di regali e mangiare insieme cibo delizioso. Non alle persone che ti senti moralmente obbligato a tollerare in un paio di occasioni particolari (e che ti fanno sentire emotivamente represso). Butta via gli oggetti che hanno esaurito la loro funzione e che non hanno più un valore sentimentale. Fare questa selezione è fondamentale perché le cose di cui ci circondiamo finiscono per definire la nostra identità, specialmente se le abbiamo acquistate con l'intenzione di essere «originali». Gli oggetti che abbiamo danno forma alle esperienze che viviamo. Sono quello che vediamo quotidianamente e dunque plasmano ciò che sentiamo. Sono le tessere di un puzzle Con cui ci ricostruiamo giorno dopo giorno. Intendiamoci: l'obiettivo non è vivere in una casa vuota, ma riempirla solo

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di cose che abbiano Una funzione e un senso. È arrivato il momento di fare questo passo. Cambierà radicalmente la tua vita (e non mi sembra poco). Poniti questa domanda: Se fossi certo che nessuno mi giudicherebbe, quali sarebbero i miei valori più autentici? Una volta rimossi tutti i filtri sociali che ti imponi, da quali pensieri ti senti attratto naturalmente? Crediamo che portare allo scoperto i nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri pregiudizi più reconditi sia segno di debolezza e ignoranza, ma in realtà è vero il contrario. Fare finta che il problema non esista lo è. Poniti questa domanda: Se dovessi dire una sola frase a tutte le persone del mondo, quale sarebbe? Qualche spunto: «Andrà tutto bene», «Smettila di preoccuparti così tanto», «Cerca di vedere il lato positivo delle persone», «Seguimi sui social». Sappi che quello che diresti in realtà è quello che vorresti sentirti dire, è quello che cerchi disperatamente di comunicare a te stesso. Scegli di credere in questo concetto: per meritarti qualcosa devi solo esseme grato. Sei tu a decidere su che base si misura la tua auto-stima. Sei tu a scegliere se ti meriti o meno di avere qualcosa. Quindi, sei libero di decidere se le persone che si meritano ciò che hanno sono coloro che lo sanno apprezzare. Niente di più, niente di meno. Renditi conto che non sei una persona realizzata solo se hai risolto ogni tuo problema. Non sei bravo solo se raggiungi la perfezione in tutto. Né se sei meglio di qualcun altro. Puoi avere tutto, ma non tutto insieme. Sii grato per questo: da un lato significa che hai l'occasione di apprezzare ciò che hai in questo momento, e dall'altro sai che puoi sempre migliorarti e raggiungere nuovi obiettivi. Parti dal presupposto che tutto va come deve andare. In genere, le persone che vogliono fare sfoggio di una vita apparentemente perfetta hanno perso il contatto con le loro emozioni. E l'hanno perso perché non vogliono mai provare dolore. Ma fare pace con se stessi significa accettare che ogni cosa va come deve andare. Ogni singola cosa che accade nella tua vita può avere tre funzioni: mostrare una parte di te, guarire una parte di te o farti scoprire una nuova parte di te. Una volta adottata questa prospettiva, non hai più nulla da temere. Infine, poniti questa domanda: Se al mondo fossero tutti ciechi, quante persone mi ammirerebbero? Immagina una vita dove il senso della vista non conta nulla. Dove ciò che si vede sono i sentimenti: quelli che senti tu e quelli che susciti negli altri. In questo universo parallelo, che tipo di persona sei? È forse per questo motivo che hai bisogno di creare una vita che faccia colpo sugli altri, ma che non ti appartiene più?

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34 I MOTIVI per NON FOSSILIZZARTI nella tua ZONA di COMFORT 01 I II cervello umano non conosce la differenza fra «buono» e «cattivo», sa solo distinguere tra ciò che conosce e ciò che non conosce. Un esempio abbastanza elementare: i criminali non pensano mai che le loro azioni siano «sbagliate», anzi, credono che siano giustificate. Anche noi facciamo cose che sappiamo essere oggettivamente sbagliate, ma che ci fanno stare bene. 02 I Ciò che pensi di volere è ciò che già conosci. Siamo del tutto incapaci di prevedere l'esito di un'azione o situazione sconosciuta. Per questo, invece di aspirare a fare «meglio» in assoluto, aspiriamo a fare «meglio di quello che abbiamo già fatto», anche se in pratica si tratta della soluzione a un problema che non avevamo bisogno di ricreare. 03 Provare un «senso familiare di malessere» equivale a rimanere nella propria zona di comfort. Per questo spesso ci ritroviamo impantanati in un punto morto ma ci rifiutiamo di cercare una via d'uscita, anche se sappiamo che sarebbe la cosa migliore da fare.

04 I Niente è certo a questo mondo. Cerchiamo un senso di sicurezza in ogni ambito della nostra vita, convincendoci che ci proteggerà da cambiamenti spaventosi, ma

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in realtà viviamo in un mondo dove nulla è certo e immutabile. I nostri corpi sono fatti per modificarsi, gli oggetti che possediamo sono beni temporanei (possiamo smarrirli, romperli...). Non riusciamo ad accettare la natura transitoria del tutto, e quindi ci ostiniamo a ricercare consolazione in ciò che ci è familiare. 05 I L'unico modo di crescere è mettere un piede nell'ignoto. È per questa ragione che, prima di compiere un grande passo, spesso abbiamo un momento di crisi profonda. La vita ci offre possibilità migliori di quanto avremmo mai potuto sperare: tutto sta nel rendersene conto. 06 I Cambiarne solo quando farlo diventa l'opzione meno difficile. Prima che ciò accada, passa un lungo periodo in cui ci aggrappiamo all'idea che la strada vecchia sia comunque meno difficile di quella nuova. L'universo suggerisce dolcemente cosa fare all'orecchio delle persone che sanno ascoltarlo; non aspettare che si spazientisca e ti urli in faccia. 07 I In genere, le persone tendono a manifestare due tipi di mentalità: nomade o sedentaria. La società occidentale ha un orientamento sedentario: ci poniamo obiettivi di stabilità (comprare casa, sposarsi, trovare un lavoro fisso...), ma dobbiamo fare i conti con il fatto che siamo naturalmente portati a evolverci, cambiare, ampliare i nostri orizzonti. Le persone che hanno una mentalità nomade riescono ad apprezzare ciò che hanno nel momento presente proprio perché non provano un attaccamento morboso. 08 I Nulla è davvero sicuro; esistono solo cose o situazioni che ci danno un senso di sicurezza. Non è facile accettarlo, ma la sicurezza non esiste, ed è per questo che le «cose sicure» non durano nel tempo, e che le persone più felici sono quelle che riescono a stare bene anche quando la situazione non è perfettamente stabile. La sicurezza è un'idea: scegli tu su cosa basarla.

09 I Essere vivi non significa avere certezze, ma buttarsi. Essenzialmente, sentirsi sicuri si basa sull'avere certezze. Allora puoi scegliere di essere certo solo di ciò che ti è già familiare, oppure di essere certo che starai bene qualsiasi cosa accada (indovina quale scelta ti fa vivere meglio?). La vita è un mare: chi la ama, si tuffa.

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35 16 PILASTRI dell’AUTOSTIMA: quello che CONTA non è COME ti SENTI, ma di COSA pensi di ESSERE CAPACE Tendiamo a credere che l'autostima sia una condizione stabile, uno stato mentale che ci regala una riserva inesauribile di pensieri positivi e incoraggianti e ci rende impermeabili a qualsiasi dubbio o sentimento spiacevole. Tuttavia, l'autostima e l'autocelebra-zione sono separate da una linea sottilissima. Per dirla con le parole dell'attrice americana Anna Deavere Smith, l'autostima è il motore del nostro benessere. Se crediamo di avere le capacità per affrontare qualsiasi scoglio, sviluppiamo la sensazione che davvero andrà tutto bene, perché faremo di tutto affinchè sia così. «Avere autostima significa che possiamo tracciare il nostro sentiero e percorrerlo. Non camminiamo in completa solitudine, ma siamo noi a decidere dove andare e quale passo tenere. Se inciampiamo, l'autostima ci aiuta a rimetterci in piedi e a proseguire il cammino.» Avere autostima non significa essere sicuri che gli altri abbiano una buona opinione di noi, ma essere sicuri di saper gestire la nostra vita. Un effetto collaterale dell'autostima è che annulla la necessità di rivaleggiare con gli altri. Al contrario, quando ci sembra di non avere il controllo sulla nostra vita (o non ci piace la direzione che ha preso), tendiamo a fare confronti e a dirci che «anche a Tizio e a Caio le cose non vanno molto meglio» per placare la sensazione di fallimento che sentiamo dentro di noi. Nel libro I sei pilastri dell'autostima, lo psicologo Nathaniel Branden individuava gli strumenti necessari per sviluppare un sano concetto di sé. In particolare, faceva notare

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che le strade per arrivarci sono due: da un lato, l'approccio «ottimista» (Io sono ricco, io sono bello, io sono una persona di successo), che però serve solo a raggirare se stessi; dall'altro, l'unica vera strada per ottenere un risultato onesto, e cioè rimboccarsi le maniche e procedere un passo alla volta. Secondo la sua analisi, l'autostima si basa su due elementi fondamentali: il senso di efficacia, ovvero «sentirsi sicuri di saper fronteggiare le sfide quotidiane», e il rispetto di sé, ovvero «essere consapevoli di meritare la felicità». Branden scriveva che l'autostima non è un'emozione fluttuante e mutevole, ma una disposizione continuativa a sperimentare un senso di efficacia e rispetto per se stessi, che va quindi costruita nel tempo e non si materializza con uno schiocco di dita. È radicata nella realtà oggettiva e non è generata dagli elogi immeritati (che provengano dagli altri o da noi stessi). Qui di seguito sintetizzo le sei pratiche, o i sei «pilastri», che Branden proponeva come fondamenta dell'autostima. Sono la prova che sentirsi sicuri di sé non significa fare una scelta, ma farne tante, di contìnuo, con impegno e costanza. Consapevolezza. Vivere consapevolmente significa non essere la marionetta dei tuoi preconcetti e desideri inconsci. I tuoi lati oscuri escono finalmente alla luce del sole. Sei in grado di capire quello che succede intorno a te e, grazie a tale consapevolezza, sei in grado di fare scelte informate. Acccttazione di sé. Non senti il bisogno di lodare continuamente il tuo aspetto o la tua intelligenza e sai che ogni essere umano ha i suoi pregi e i suoi difetti. Accettarsi significa proprio questo. Vedersi a figura intera, senza giudicare o condannare nessuna parte di sé. Senso di responsabilità. Pensi che la felicità sia nelle tue mani. Capisci perfettamente il significato della frase: «La colpa non è tua, ma il problema sì.» Hai il pieno controllo della tua vita, perché non deleghi agli altri le responsabilità. Autoaffermazione. Sai far sentire la tua voce senza metterti sulla difensiva. Mettersi sulla difensiva è sintomo di debolezza. Essere assertivi è sinonimo di sicurezza in se stessi. Darsi uno scopo. Vivi la tua vita concentrandoti sul presente e con intenzione. Riconosci che il tuo scopo consiste nell'essere dove ti trovi e fare quello che fai. In questo modo dai un senso preciso a ogni tua giornata, in quanto ciò che fai deriva direttamente dalla tua volontà, e non dall'attesa che qualcun altro decida per te. Integrità personale. Hai stabilito quali sono i tuoi valori, la tua etica, il tuo senso di responsabilità. Hai sviluppato un codice di condotta personale, anziché aderire pigramente a quello che ti è stato inculcato. Sei in grado di riflettere oggettivamente sulle tue scelte, anche in circo-

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stanze difficili. E ti è evidente l'importanza della frase: «La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.»

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Perché dovresti RINGRAZIARE le PERSONE che ti hanno fatto SOFFRIRE 01 I Se qualcuno ti ha ferito profondamente, significa che lo hai amato altrettanto profondamente. Solo chi occupa un posto speciale nel tuo cuore riesce davvero a ferirti. L'importanza che ha avuto quella persona nella tua vita è sacra, a prescindere da come sia andata a finire la vostra storia. Significa che hai amato qualcuno con tutto te stesso e, anche se hai pagato un caro prezzo, ne è valsa la pena. 02 I Le relazioni difficili spesso ti spronano a migliorare. Quando sei disperato, impari a prenderti cura di te stesso. Quando ti senti usato, capisci quanto vali. Quando sei vittima di abusi, diventi più empatico. Quando ti sembra di non avere vie d'uscita, capisci che c'è sempre un'opzione. Quando accetti i torti che ti sono stati fatti, ti rendi finalmente conto che nessuno ha davvero il pieno controllo su di te, ma anche che se rinunci all'idea di ottenere l'impossibile, puoi trovare quello che cercavi fin dall'inizio: un senso di pace. 03 I Le sensazioni passano, gli insegnamenti restano. Alcune relazioni possono esserti sembrate del tutto insopportabili, sul momento, ma le emozioni negative che ti hanno suscitato sono destinate a scomparire. La saggezza, la tolleranza e la capacità di comprensione che ti avranno insegnato, quelle invece le porterai con te per tutta la vita. Il fine in questo caso giustifica i mezzi: cerca di essere riconoscente per ciò che hai appreso e accettalo pienamente.

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04 I Le persone che ti hanno ferito hanno un ruolo ben preciso nella tua vita: sono insegnanti e catalizzatori. Per dirla con le parole della scrittrice C. JoyBell C., quando ci sembra di esplodere, dobbiamo immaginare di essere stelle che stanno sì collassando, ma solo perché si stanno trasformando in bellissime supernove. Spesso la sofferenza ci insegna ad apprezzare davvero ciò che abbiamo, e l'odio ci insegna a capire davvero chi siamo. A volte bisogna aprire uno squarcio per far entrare la luce. 05 I La colpa non è tua, ma il problema sì, e solo tu puoi scegliere come reagire. Hai tutto il diritto di infuriarti, lamentarti e odiare qualcuno con tutto te stesso, ma hai anche il diritto di scegliere la pace. Ringraziare qualcuno che ti ha ferito significa perdonarlo, e perdonarlo significa rendersi conto che oltre il risentimento c'è la saggezza. Chi riesce a trarre il giusto insegnamento dal dolore ha capito che per diventare una «supernova» è necessario accettare il dolore e trasformarlo in energia, e non tenerlo dentro di sé come un peso morto. 06 I Di solito, le persone che hanno attraversato periodi difficili sono quelle più equilibrate, gentili e felici. Attraversare le difficoltà non significa essersele buttate alle spalle. Le persone che lo hanno fatto hanno accettato i loro sentimenti, hanno imparato la dolorosa lezione e sono cresciute. Sono più empatiche verso gli altri e hanno coscienza di sé. Sono più attente a chi lasciano entrare nelle loro vite. Hanno preso in mano la loro esistenza, sono riconoscenti per ciò che hanno e accettano le loro mancanze. 07 I II dolore ti ha insegnato che meriti di meglio. Una relazione che ti ha fatto soffrire non ti ha davvero fatto del male, anzi,. ha messo in evidenza ferite già esistenti e trascurate che ti impedivano di aprire il tuo cuore. Ecco cosa succede quando riusciamo a superare il dolore di una brutta esperienza o di una relazione sbagliata: finalmente capiamo che ci meritiamo di meglio, e scegliamo di meglio; ci rendiamo conto che abbiamo detto tanti «sì» ingenui e ci siamo affidati ciecamente alla per sona sbagliata. Finalmente ci appare chiaro che siamo noi a scegliere cosa vogliamo nella vita e, dopo aver patito sulla nostra pelle, sappiamo di meritare qualcosa di più. 08 I Fare pace con il passato significa saper dire: «Grazie per l'esperienza.» Per riuscire a superare qualsiasi situazione o difficoltà, devi essere in grado di riconoscere che ha avuto un suo scopo e che in qualche modo ti ha reso una persona migliore, altrimenti continuerai a rimuginare sugli effetti negativi e a covare rancore. Accettare pienamente la tua vita in ogni suo aspetto significa provare gratitudine per tutto (gli alti e i bassi, i giorni belli e quelli brutti), con la consapevolezza che la felicità è una brava maestra, ma la sofferenza lo è di più.

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37 NON CERCARE a tutti i costi un SENSO alla tua VITA Quello che dovresti fare è riflettere sulle tue emozioni: cercare di capire come funziona il meccanismo dei tuoi pensieri; risalire alla radice delle tue convinzioni più profonde e accertarti che siano in sintonia con la persona che sei oggi; stilare una lista delle cose che contano nella tua vita (e delle cose di cui in realtà non ti importa niente); chiederti cosa ti manca e perché. Quello che non dovresti fare, invece, è cercare di dare per forza un senso alla tua vita, perché significherebbe che il percorso ti viene imposto da una forza esterna, mentre sei tu che devi tracciarlo; significherebbe distorcere la tua vita attuale per adattarla alla persona che eri un tempo. Attenzione: usare la logica ed essere consapevoli non equivale a «cercare per forza un senso». Usare la logica è un approccio metodico, che utilizza i dati oggettivi per cercare di realizzare i nostri desideri più autentici; la consapevolezza, invece, si concentra sul risultato delle azioni, riflettendo sul motivo per cui le cose sono andate in un certo modo. Ci sono domande a cui forse non esiste risposta. O magari esiste, ma genera ancora più domande. Oppure la soluzione arriverà solo fra molti anni, dopo aver fatto esperienze, vissuto, sbagliato. Le cose migliori non hanno una spiegazione o un senso - o perlomeno, non all'inizio.

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L'amore non è logico. E nemmeno i momenti di grazia, la gioia e la bellezza. Certo, puoi comunque avere un approccio logico a queste emozioni, ma per poterne godere appieno devi guardarle da un altro punto di vista. Ogni cosa al mondo è unica e misteriosa, e la magia sta proprio in questo. Ogni cosa ha un'origine sconosciuta e un finale che possiamo solo immaginare: non possiamo fare altro che vivere fino in fondo e stare a vedere cosa succede. Sprechiamo gran parte delle nostre esistenze a cercare buoni motivi per amare, invece che nuovi modi per dimostrare amore; a inventarci giustificazioni complicate per essere felici, quando potremmo semplicemente trovare la felicità nelle piccole cose. Usiamo la logica come scudo, anziché come arma per conquistare il benessere. Nella vita, alcune cose sono da subito chiare come il sole. Gli effetti di determinate azioni sono interamente nelle tue mani. Ti troverai a vivere situazioni che sono il risultato delle tue scelte, mentre altre volte ti sembrerà di vivere in un incubo (ma anche questo si dimostrerà importante per la tua crescita personale). A volte le ragioni per cui si è verificato un certo evento sono palesi; altre lo diventeranno solo a distanza di anni; altre ancora non lo saranno mai, ma ciò non toglie che quel qualcosa sia accaduto. Il senso è proprio questo: sperimentare l'indeterminatezza e la confusione. Ci sono semi che hanno bisogno dell'incertezza per germogliare. Forse non saprai mai se «era destino» che tu vivessi nella città in cui abiti, ma ci rimani perché l'hai scelto. Allo stesso modo, non saprai mai se una persona era destinata a te, finché non provate a stare insieme. Altrimenti continuerai a cercare conforto in ciò che ti è già familiare, anche se sai che non va bene per te, solo perché hai troppa paura di fare un passo verso l'ignoto, verso un'esperienza nuova. Magari migliore, sicuramente sconosciuta, inedita e diversa da ciò che pensavi di desiderare un tempo. Non significa che in questo ci sia qualcosa di sbagliato: semplicemente non te l'aspettavi. O non ti conoscevi abbastanza per aspettartelo. Cercare di dare a tutti i costi un senso alla tua vita significa che stai provando a raccontarti una storia che ormai non ti piace più, ad accontentare una persona che ormai non sei più, a dare una risposta a qualcuno che ormai non esiste più. Per avere le idee chiare bisogna fare, non pensare di fare. Per vivere bene bisogna mettersi a lavorare con gli strumenti che abbiamo a disposizione - anche se talvolta non possiamo sceglierli - e accettare che sono sempre utili a qualcosa, specialmente quando non ce ne rendiamo conto.

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38 Come fare un DETOX MENTALE (senza ritirarti in un eremo) Abbiamo ancora tanto da imparare su come prenderci cura del nostro corpo, ma ancora di più su come prenderci cura della nostra mente. Il cervello costruisce l'esperienza che facciamo del mondo, ma esistono innumerevoli fattori in grado di alterare e influenzare la nostra prospettiva e di cui non siamo consapevoli, sebbene siano sotto il nostro controllo. Ecco alcuni suggerimenti per disintossicare la mente e ripartire da zero quando ne sentì il bisogno. 01 I Viaggia e assorbì nuove culture. Metti in discussione il tuo concetto di «normalità». Ti farà capire quanti comportamenti, valori e preconcetti sono determinati dall'ambiente esterno in cui ti trovi a vivere (e come fare a cambiare prospettiva). 02 I Trova soluzioni pratiche ai problemi emotivi. Le persone danno per scontato che per superare un'emozione negativa sia necessario sostituirla con una positiva. Secondo questo ragionamento, se sei giù per qualche motivo, un'iniezione di euforia basterà a cancellare la tristezza. In realtà le emozioni negative sono inviti all'azione, che però decidiamo di ignorare con un sacco di belle scuse. Disintossicare la tua mente significa smettere di cercare momenti di ebbrezza emotiva e impegnarti a trovare, invece, soluzioni concrete ai problemi. 03 I Le tossine emotive sono generate dalla resistenza mentale.

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Anziché provare a creare a tavolino una determinata esperienza emotiva (del tipo: Se faccio questo e poi quest'altro, mi sentirò in un certo modo), esercitati ad accettare integralmente ciò che provi in un dato momento. La resistenza mentale anestetizza per qualche istante il disagio emotivo, ma non lo cancella - anzi, lo consolida. 04 I Riconosci le tue catene. I problemi che credi siano di fronte a te in realtà sono dietro di te, sono crepe nelle tue fondamenta che ti impediscono di andare avanti. È inutile cercare di smantellare i sintomi: vai alla radice e identificane le cause. 05 I Mettiti in auto e guida senza una meta. Attraversa quartieri a cui non avevi mai prestato attenzione. Osserva come vivono le altre persone; guardale tornare dal lavoro, rientrare nelle loro case. Sarà un po' come contemplare la vastità del mare: capirai che sei solo un granello di sabbia. E che esiste un intero universo di cose che non conosci finché non ti ci imbatti. 06 I Riorganizza la disposizione dell'arredamento. Il tuo cervello costruisce l'esperienza attraverso i segnali e gli stimoli provenienti dagli oggetti che ti circondano. Se viene inconsciamente e costantemente bombardato da input negativi generati dall'ambiente in cui vivi, prova a cambiare qualcosa: influirà sul modo in cui pensi, e dunque sul tuo umore.

07 I Butta fuori tutto. Metti per iscritto i pensieri più strani e sgradevoli che ti passano per la testa o le preoccupazioni più assurde che ti assillano. Ti sentirai più leggero. 08 I Rivaluta la tua presenza sui social. Per molte persone, l'idea di essere offline è inimmaginabile (e indesiderabile); ma, d'altro canto, essere costantemente bombardati da immagini o post che hanno un impatto negativo sulla nostra salute mentale non ci fa bene. Quindi, per prima cosa elimina dal tuo feed tutto quello che non vuoi più vedere, poi inizia a seguire profili, gruppi e organizzazioni che hanno un effetto positivo su di te e sulla tua salute mentale. 09 I Presta attenzione ai tuoi movimenti inconsapevoli. Quando cammini, non pensi consciamente di alzare un piede, poggiarlo, alzare l'altro e così via; lo fai e basta, in modo automatico, perché la tua mente ha dato l'ordine: «Ora andiamo lì.» Al mattino, prova a impartirti lo stesso ordine e affronta ciò che ti aspetta durante la giornata. 10 I Pulisci il tuo spazio emotivo: che sensazioni ti comunica no gli oggetti che ti circondano? Hai comprato quei vestiti per fingere di essere una persona che in realtà non sei? E quei soprammobili che hai acquistato quando stavi attraversando un brutto periodo ti piacciono davvero? Impara a buttare via quello che non vuoi più, in base a come ti fa sentire. 11 I Visualizza la tua posizione. Prepara una tabella a tre co lonne: a sinistra riporta i traguardi raggiunti, nel mezzo quello che stai facendo ora, e a destra le attività attuali che ti aiuteranno a realizzare i tuoi desideri futuri. Ti servirà a farti un quadro generale della situazione e a sollevarti dall'ansia che spesso ti assale quando ti perdi nei dettagli.

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12 I Quando senti di stare per cadere in un circolo di pensieri tossici, cambia posizione. In questo modo, il tuo corpo riceve lo stimolo di una nuova esperienza e si rifocalizza sul momento presente. Accavalla le gambe, raddrizza la schiena, alzati in piedi... Sono tutte cose che puoi fare facilmente, anche senza muoverti dal tuo ufficio.

13 I Fai stretching ai muscoli del cervello. Leggi un libro su un tema che trovi stimolante. Se hai una teoria su qualcosa, interessati alle ricerche e agli artìcoli già esistenti sull'argomento. Lasciati guidare da ciò che ti incuriosisce e scopri la bellezza di imparare cose nuove. Rischi solo di diventare più consapevole del mondo che ti circonda. 14 I Rifletti sul fatto che essere connesso ti disconnette dalla realtà. Se la maggior parte dei tuoi contatti umani avviene virtualmente (fatta eccezione per i casi di forza maggiore, come le relazioni a distanza) e non ti ricordi più quando è stata l'ultima volta in cui sei stato a tu per tu con qualcuno senza essere interrotto da una notìfica o una telefonata, è giunto il momento di rivedere le tue priorità: passare troppo tempo davanti agli schermi piuttosto che davanti alle persone è un'eccellente tecnica per crearsi uno stile di vita ansiogeno e insostenibile. 15 I Cerca di capire cosa nascondi dietro la tua dipendenza. Quasi tutti noi soffriamo di qualche forma di dipendenza: qualcosa di cui vorremmo fare a meno, ma a cui non riusciamo a rinunciare. La dipendenza è una forma di dissociazione da se stessi: hai paura di non riuscire ad affrontare i tuoi problemi, quindi nascondi la testa sotto la sabbia. 16 I «Abbastanza» non è il contrario di «perfetto». Se vuoi provare un autentico sollievo mentale ed emotivo, impara a pensare che «abbastanza» è abbastanza. 17 I Ricordati che la tua vita non è una messinscena che allestisci per gli altri. Pensa a quante energie e risorse mentali investiamo nello sforzo di costruire una vita che sia «abbastanza», se vista da fuori: un po' più piacevole, un po' più lodevole, un po' meglio di quella degli altri. Nel fare questo, otteniamo il risultato contrario: alla fine ci risulta impossibile goderci un'esperienza di autentica felicità (che consiste nell'accettare che la vita è fatta di piccole e semplici cose, e che va bene così), perché ci affanniamo troppo ad allestire una scenografia e a recitare la parte di un personaggio che non ci appartiene. 18 I Fai una lista delle cose che non sopporti nelle altre persone. Fatto? Bene, sappi che sono le stesse cose che devi cambiare di te stesso o della tua vita (ma opponi resistenza anche solo all'idea di farlo davvero). Fai attenzione, perché spesso le cose che sembrano superficiali in realtà nascondono ben altro. Per esempio, se detesti la vicina di casa impiccio-na perché insiste neH'invitarti a pranzo, vuoi dire che segretamente anche tu «inviti a pranzo» le persone. Cosa significa? La vicina, in realtà, ha un disperato bisogno di amore e attenzioni, e anche tu ti senti così, ma cerchi di negarlo anche a te stesso perché pensi che sia imbarazzante. La lista sarà una cartina al tornasole di ciò che

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non va nella tua vita. Questo è fondamentale, perché capire davvero il problema significa essere sulla buona strada per risolverlo. Se non sai cosa fare, non sai quale sia il problema. E se non sai quale sia il problema, c'è una parte di te che sta alzando un muro per non vederlo.

39 12 SEGNALI che indicano che il tuo VERO PROBLEMA nella vita è che passi troppo TEMPO a PENSARE a come viverla

L'inattività è terreno fertile per l'ansia. Siamo nati per realizzare il nostro potenziale, non per analizzarlo al microscopio. Rimuginare compulsivamente è un sintomo del fatto che l'introspezione è diventata un modo per evitare di affrontare i tuoi problemi. La va-lutazione critica serve a semplificarti la vita, non il contrario. Ecco i segnali che ti indicano che stai vivendo solo nella tua testa. 01 I I tuoi obiettivi sono risultati, non azioni. Ti innamori delle idee, e non del lavoro che sarà necessario per realizzarle. Quando pensi alla vita dei tuoi sogni, immagini che effetto farà vista da fuori, e non come sarà viverla concretamente, giorno dopo giorno. 02 I Ti perdi in fantasticherie. Piuttosto che affrontare i problemi, preferisci sognare a occhi aperti e rifugiarti in scenari fantasiosi che ti donano un temporaneo senso di benessere. 03 I Le tue aspirazioni sono astratte. Vorresti aiutare le persone o difendere i più deboli, ma concretamente non sai come farlo e alla fine non fai nulla per incorporare questo obiettivo nella tua quotidianità, nelle situazioni che ti trovi a vivere, con le persone con cui interagisci.

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04 I Per risolvere la maggior parte dei tuoi problemi basterebbero piccoli cambiamenti, ma ti rifiuti categoricamente di metterli in pratica. Questo è il classico segnale che stai rimuginando eccessivamente sulla natura dei tuoi problemi, invece di trovare un modo per risolverli. Sviscerare i problemi è utile solo se ti apre la strada verso una soluzione; poi non ti resta che agire. 05 I Sei sempre impegnato, ma non concludi mai niente. Il lavoro sembra non finire mai: le ore passano e non sai neanche come le hai impiegate, sei perennemente sotto stress e senti che il cervello ti sta per esplodere, come se fossi impe gnato in un'attività che richiede uno sforzo intenso ma che non ha fine. 06 I Cerchi di negarti ciò che desideri di più. Anziché impegnarti davvero per ottenere quello che vuoi, ti sei convinto che non te lo meriti, o che non ce la farai mai, o che ottenerlo significa correre il rischio di perderlo (e nella tua testa è meglio non averlo mai avuto che averlo solo per un po'). 07 I Quando parli con le altre persone, l'unico argomento di conversazione sono le antipatie e le avversioni che avete in comune. Questo significa che: a) non stai facendo abbastanza cose interessanti e positive; b) sei così profondamente insicuro che godi nel constatare che qualcuno è al tuo livello (esprimere giudizi = bisogno di sentirsi superiori = avere un complesso d'inferiorità). 08 I La maggior parte dei tuoi problemi deriva dalla paura di essere giudicato o escluso. Se questa paura è una presenza ingombrante nella tua vita, significa che hai costruito gran parte della tua identità sulla base dei gusti e delle opinioni del le altre persone. Per questo fai fatica a trovare la determinazione per agire: ci pensi e ci ripensi, cambi idea un paio di volte e poi (forse) solo alla fine ti decidi (sempre cautamente, con l'ansia che gli altri avranno qualcosa da ridire al riguardo). 09 I Se ti fermassi a riflettere, riusciresti facilmente a elenca re dieci cose per cui sei riconoscente. Non hai problemi perché ti manca qualcosa, ma perché non apprezzi quello che hai già. La gratitudine ti spinge a fare di più, a dare di più. Le emozioni positive ti mettono in movimento, facendoti uscire dalla palude delle elucubrazioni inutili. 10 I Vuoi cambiare qualcosa nella tua vita, ma ti concentri sulla demolizione del passato anziché sulla costruzione di qualcosa di nuovo. Detto altrimenti, cerchi conforto nell'analizzare ossessivamente ogni singolo aspetto della tua vita perché così pensi di trovare una spiegazione a tutto, quando in realtà la complessità è figlia dell'insicurezza, e a sua volta l'insicurezza nasce dall'incapacità di accettare la realtà così com'è, pura e semplice. 11 I Preferisci optare per la soluzione più rapida, piuttosto che riformulare la domanda. Quando qualcosa non ti riesce, passi una quantità esagerata di tempo a chiederti perché hai fallito, invece di imparare la lezione, farne tesoro e andare avanti per la tua strada. Rimani bloccato in un limbo: hai capito dove hai sbagliato, ma non sei disposto a capire come fare la cosa giusta.

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12 I Fantastichi spesso su ciò che vorresti fare, ma non lo con cretizzi mai. Ti sei convinto che la vita comincerà quando tutte le tessere del puzzle saranno al loro posto e gli astri saranno allineati, ma non è così. La vita comincia quando agisci.

40 Perché la LOGICA aiuta a VIVERE MEGLIO (in un mondo ossessionato dalla passione) I giovani credono che la risposta a tutto, la chiave per una vita piena di gioia, successo e serenità, sia una sola: la passione. Un argomento su cui, devo ammettere, molte persone più brillanti di me hanno già versato fiumi di inchiostro. Da bambini ci hanno ripetuto: «Puoi diventare chi vuoi», e: «Volere è potere.» Ma il segreto non è avere passione: è avere un obiettivo e perseguirlo con passione. La passione è il mezzo di trasporto, non la bussola; è la scintilla che accende la fiamma, ma solo la determinazione tiene acceso il fuoco per tutta la notte. Questo non vuoi dire accontentarsi di una vita tiepida: significa prendere la passione e unirla alla logica per raggiungere gli obiettivi desiderati. La capacità di giudicare obiettivamente le nostre vite - e di interpretare emozioni, eventi e scelte tenendo i piedi per terra -non è solo positiva: è essenziale. Per lavorare bene insieme, cuore e cervello devono prima funzionare separatamente. Ecco perché. 0l I La passione ti sprona a inseguire quello che desideri. Eppure, la vera domanda non è: Cosa voglio?, ma: Cosa voglio più di tutto il resto? È fondamentale assegnare una gerarchla ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni (che spesso sono in conflitto fra loro). Uno dei motivi principali per cui non facciamo quello che diciamo di voler fare è proprio questo: in realtà c'è sempre qualcos'altro che vogliamo un pochino di più. E finiamo per non concludere un bel niente, perché rincorriamo a perdifiato il desiderio del momento anziché darci priorità precise.

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Facciamo un esempio: mi piacerebbe tanto prendermi un altro giorno di vacanza, ma vorrei anche mettere da parte i soldi per la pensione e continuare a lavorare al mio progetto professionale. Quindi decido di concentrarmi su questi ultimi aspetti, così più in là potrò concedermi con maggiore serenità un po' di riposo. Visto com'è facile? Farsi guidare unicamente dalle emozioni ci rende incapaci di focalizzarci sulle priorità, perciò finiamo per prendere decisioni sull'onda dell'entusiasmo - un parametro del tutto inaffidabile, in quanto genera un benessere momentaneo, e a volte il prezzo da pagare è troppo alto in termini di conseguenze rispetto al desiderio iniziale. 02 I Le relazioni fondate solo sulla passione sono legate a sentimenti passeggeri; le relazioni basate sulla logica puntano a un obiettivo. E questo obiettivo è l'amore e non l'attaccamento, o la paura di rimanere soli, o la sicurezza economica, o l'appagamento dell'ego. Ci hanno insegnato che l'amore è un «sentimento che ci fa stare bene». Ma non è solo l'amore di natura romantica a farci stare bene: ci sono tante cose che possono farci bene, se le facciamo con una persona importante per noi. Ciò che fa funzionare davvero una relazione è l'impegno comune a fondarla su basi più stabili di un sentimento transitorio. Se sei convinto che la passione e l'amore siano la stessa cosa, ta-glierai la corda non appena sentirai affievolirsi l'attrazione fisica nei confronti del partner; o, peggio ancora, gli darai la colpa di aver sabotato la relazione, concentrandoti solo sulle sue mancanze e sui suoi difetti. La sintomatologia è la seguente: domandarsi di continuo se amiamo o meno una persona, se dovremmo impegnarci di più nel rapporto oppure mollare il colpo, se è meglio aspettare e vedere cosa succede oppure accettare che l'amore non è sempre rose e fiori. Personalmente, ho passato anni a tormentarmi con queste domande (e a iniziare e chiudere un gran numero di relazioni), finché non mi è apparso finalmente chiaro che la passione e l'amore non sono la stessa cosa. 03 I La logica consente di avere uno sguardo oggettivo; la passione, invece, è soggettiva e totalizzante. Quando le persone mostrano un'autentica passione per qualcosa, quella cosa diventa indiscutibile, gigantesca e parecchio ingombrante. Non ci sono buonsenso o ragione che tengano davanti a un tale torrente di emozioni, e quando si incrocia (o si scontra) con la passione di qualcun altro, quest'ultima viene addirittura vissuta come un affronto personale. Ma ricordati che, a prescindere da quanto sia bruciante il tuo sentimento, è solamente uno fra i tanti al mondo, ognuno dei quali è diverso dall'altro. Non significa che ti sbagli, o che gli altri si sbaglino, ma che non riesci a concepire che possa esistere un'altra verità oltre alla tua, poiché sei accecato dalla passione: una forza distruttiva, quando non riesce a trovare sbocco nella realtà. I 04 I La logica ti supporta nel prendere le decisioni che ti aiuteranno a diventare la persona che vuoi essere; la passione ti supporta nel prendere le decisioni per la persona che sei già, o che eri. Le passioni sono così travolgenti perché, essenzialmente, sono la risposta a una domanda che non sapevi nemmeno di volerti porre. Sono la soluzione a un problema con cui combatti da sempre. Sono la prova del nove di un'operazione che non sapevi di dover fare. Sono rivelatone, per chi le sperimenta. Sono una forma di liberazione. Ti fanno stare bene, ti danno una sensazione familiare, come se stessi tornando a casa, e sono una sorta di antidoto.

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Uno dei segnali più evidenti che stai maturando come persona è la sensazione di non sapere dove stai andando. Se lo sapessi, significherebbe che stai girando in tondo, percorrendo lo stesso sentiero. Se vivi nel passato, senti quella scarica di emozioni: stai cercando di dimostrare qualcosa a qualcuno, forse persine a te stesso. 05 I La favola della passione ti racconta che per vivere al massimo devi realizzare tutti i tuoi sogni; la logica, invece, che per vivere al massimo devi realizzare il tuo potenziale. Se vivi secondo il paradigma della passione, ti convinci che la tua esistenza non sia abbastanza soddisfacente perché non raggiungerai mai il tuo ideale. La logica, invece, ti invita a valutare i motivi per cui nutrì certi desideri e a riflettere sulla tua reale motivazione a perseguirli (nella maggior parte dei casi, si giunge alla conclusione che non ne vale la pena). Piuttosto che sognare di realizzare tutti i tuoi desideri, la logica ti incita a realizzare il tuo potenziale, che alla fine ti porterà a raggiungere obiettivi che, se ti fossi affidato alla passione, avresti potuto solo sognare. 06 I La passione nasce dall'attaccamento; la logica lo contrasta. La passione è una forma di attaccamento a un'idea o, più spesso, a una specifica sensazione. È il desiderio di continuare a provare quell'emozione e di fare tutto ciò che è in nostro potere per ricreare le condizioni adatte a sperimentarla ancora e ancora. Quando immaginiamo una vita piena di passione, immaginiamo di trascorrere il nostro tempo solo con determinate persone, a fare ciò che ci piace. Ma questo scenario non è solo poco plausibile: è praticamente impossibile. La logica ci dice che, se anche fai un lavoro che adori, ci saranno giornate difficili da affrontare; che, se anche stai con l'amore della tua vita, non sempre sarà tutto rose e fiori (sono in tanti a credere a questa favoletta). Se la relazione si basa sull'idea Io darò il massimo anche quando il gioco si farà duro, allora poggerà su solide fondamenta, disporrà degli strumenti giusti e svilupperà le capacità di resistere nel tempo. Solo con questa consapevolezza le difficoltà iniziali si dissolveranno. 07 I La gratitudine nasce dalla logica; una vita felice nasce dalla gratitudine. C'è una ragione per cui dobbiamo ricordare a noi stessi di essere riconoscenti (per esempio, stilando una lista di cose per cui siamo grati), ed è perché la gratitudine non è un riflesso incondizionato, ma uno sforzo cosciente - sebbene tutti noi abbiamo almeno una ragione per provarla. Coltivare il senso di gratitudine, non sedersi ad aspettare che la soddisfazione per la nostra vita ci piova dal cielo, scegliere di concentrarsi sulle ragioni oggettive per cui ci sentiamo fortunati e orgogliosi sono le uniche strategie per essere felici. Così facendo, infatti, mettiamo in moto un circolo virtuoso capace di farci cercare (e trovare) sempre più motivi per essere grati alla vita. E, come tutti sanno, chi cerca trova. 08 I La logica ha gli strumenti per smantellare le emozioni negative. La passione cerca di sostituirle o soffocarle. Grazie alla logica, possiamo superare le emozioni irrazionali, insensate o dolorose e diventare più consapevoli di noi stessi: risalendo alle radici o alle cause di un problema e decifrandone l'utilità effettiva alla nostra crescita, abbiamo gli strumenti per capire se sia il caso di ascoltarle e agire di conseguenza. La passione, invece, tende a sostituire un'emozione con un'altra: una scarica di adrenalina per risollevarsi da un momento di tristezza, una sensazione nuova per scacciare

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quella vecchia. Sono soluzioni simili a voler spostare il mare raccogliendo l'acqua con le mani, insomma. Sviluppare una mentalità limpida e determinata placa la «mente scimmia»: i buddisti chiamano così il chiacchiericcio irrazionale e involontario di pensieri che invade la nostra mente, influenzando (se non determinando) il nostro stato emotivo. La logica ci aiuta a mettere in sintonia cuore e cervello; la passione crede che siano un'unica entità. 09 I II bisogno di «seguire il cuore» nelle scelte d'amore o in campo lavorativo nasce da un vuoto intcriore. Le cose profonde, autentiche e fatte con amore sono raramente (per non dire mai) impetuose o emotivamente instabili. Potremmo definirle pacifiche, desiderabili, incantevoli e talvolta potenti, ma non sono animate dalla smania irrefrenabile che è tipica della passione e che in genere è un tentativo di riempire un vuoto, fuggire da un problema, nascondersi da una verità. Chi cerca a tutti i costi la passione nella vita privata rivela una mancanza di amor proprio. Chi invece la cerca in ambito lavorativo nasconde un'insoddisfazione profonda per il suo quotidiano. Chi cerca di scaldarsi al fuoco della passione ha bisogno di conso larsi, distrarsi e scappare dal mostro che tutti noi temiamo di più: noi stessi. 10 I Nessuno ha mai ottenuto niente solo perché lo desiderava intensamente. Anche se ci mettessi tutta la passione del mondo, non è detto che tu sia la persona giusta per quel posto di lavoro. O quella relazione, o quella promozione o quell'appartamento o quel che è. «Avere passione» non è una qualifica o un merito in sé. La persona giusta per quel posto di lavoro è quella che ha le capacità tecniche per svolgerlo. Una relazione è «giusta» solo se entrambe le persone coinvolte sono convinte che lo sia. La promozione spetta di diritto a chi ha lavorato con maggior impegno; l'appartamento alla persona che ha le referenze migliori. Spesso ci concentriamo su quanto desideriamo qualcosa per compensare il fatto che non siamo la persona giusta per ottenerla. agire.

11 I Se vuoi una vita degna di essere vissuta, devi agire, non pensare a come

Se vuoi cambiare la tua vita, devi cambiare il modo in cui ti comporti. Abbiamo una concezione molto astratta di cosa serva per essere felici: pensare in modo lucido, avere una mentalità positiva, circondarsi di persone care, lavorare per raggiungere un obiettivo. Ma queste cose funzionano solo se ci si crede davvero, mentre la maggior parte delle persone finge di farlo, come se dovesse (e potesse) imbrogliare anche se stessa. L'alternativa è rimboccarsi le maniche. Affrontare il problema di petto e lavorarci con impegno, senza risparmiarsi, sudando sette camicie. Per questo la gente si tira indietro: non vuole essere responsabile dei propri fallimenti: se non ci provi nemmeno, non puoi sbagliare, no? La sicurezza di sé si costruisce partendo dai fatti, l'ottimismo si basa sui fatti, le relazioni soddisfacenti si sostengono con i fatti; un lavoro riesce bene quando lo fai bene, e non quando pensi alla ragione per cui dovresti farlo (e ti convinci che sia la stessa cosa). 12 I La passione è una scappatoia. Per pagarti l'università all'estero sei costretto a chiedere un prestito, poi aggiungici anche un master di prestigio per studiare ciò che «ami». Ma sappi fin da ora che non potrai

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avere una casa tua, sposarti, avere figli o scegliere il lavoro dei tuoi sogni, perché ti sei indebitato fino al collo. Ecco dove ti porta la passione. Ti sei innamorata perdutamente di un uomo che ti maltratta e ti fa rivivere gli abusi che hai subito durante l'infanzia. Quando la Storia finisce, ti disperi perché eri convinta che fosse l'amore della tua vita, altrimenti non proveresti un dolore così grande. Questa relazione tossica ti ha portata a trascurare gli amici, a perdere il lavoro e soprattutto la tua identità. Ecco dove ti porta la passione. O meglio: ecco dove ti porta la passione quando non è unita alla logica. Ecco gli effetti distruttivi che possono avere le emozioni quando sono lasciate allo stato brado e non addomesticate da razionalità e buonsenso. Ecco cosa può succedere quando ti lasci trasportare ciecamente dai sentimenti anziché fermarti a riflettere sulla loro origine. Ecco cosa accade quando credi che sia possibile neutralizzare l'inevitabile sofferenza dell'animo umano usando come antidoti momentanei sprazzi di felicità. La passione è una scappatoia, uno stratagemma, è fumo negli occhi. Può reggere il peso di un sogno, ma non della realtà.

41 Cosa DEVI SAPERE

su te stesso prima di poter REALIZZARE i tuoi SOGNI

Cari Gustav Jung diceva: «Prendi coscienza dell'inconscio, o sarà lui a guidare la tua vita. E tu lo chiamerai destino.» Ci hanno insegnato che, per costruire la vita dei nostri sogni, dobbiamo prima immaginare che aspetto avrà. Titoli anziché ruoli, istantanee anziché realtà, concetti anziché responsabilità e routine quotidiane. È arrivato il momento di smantellare l'egotistica ossessione occidentale per la «vita dei sogni» e guardare bene le singole tessere di cui è composta: cosa ci serve davvero per esistere nel modo in cui vorremmo? Ecco ciò che devi sapere su te stesso per scegliere la vita che desideri, e non la vita che credi di desiderare. Come vuoi che si svolga una tua giornata tipo? Ci è stato detto di scegliere la vita che vogliamo in base a ciò che pensiamo di voler essere, ma l'unico criterio valido per prendere questa decisione consiste nel pensare a cosa significherebbe assumere un certo ruolo da un punto di vista concreto. In effetti, difficilmente prendiamo in considerazione la routine quotidiana che si cela dietro un'esistenza serena e appagante. Invece dì fare affermazioni vaghe del tipo: «Voglio aiutare il prossimo», inizia a chiederti in che modo metterlo in pratica e che genere di compiti dovresti svolgere tìsicamente. Sulla carta è tutto molto nobile e idilliaco, ma

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considerare i dettagli veri e propri di una professione ti costringè a guardare in faccia la realtà dei fatti. Quando ti fermi a considerare come sarà la tua routine quotidiana (Con quanta burocrazia avrò a che fare? Quanto tempo passerò al computer? Quanto tempo libero mi potrò permettere?), allora saprai davvero gettare le fondamenta per una vita soddisfacente. Che tipo di persona vuoi essere? (E non: con quale titolo voglio essere chiamato?) Non si tratta di scegliere la targhetta da mettere sulla porta del tuo ufficio, ma il tipo di persona che vuoi diventare. Alla fin fine, non fa differenza che tu sia un insegnante, o uno studente, un editore o un muratore. Ciò che conta è il tipo di persona che vuoi essere mentre svolgi il tuo lavoro, qualsiasi esso sia. Sei empatico e comprensivo? Ti piace parlare con le persone? Sei iperattivo dal momento in cui apri gli occhi a quello in cui li chiudi? Ti distrai facilmente? Sei attento ai particolari? Hai una ferrea disciplina? Non è ciò che fai a definire chi sei, ma il modo in cui lo fai. Per cosa vuoi essere ricordato? Cosa vuoi che si dica di te al tuo funerale? Che indossavi una taglia 38 e avevi un lavoro prestigiosissimo che non ti ha lasciato il tempo di coltivare alcun tipo di relazione umana significativa? O forse che eri una persona affettuosa e di buon cuore, che amava il suo lavoro, ma amava ancora di più i suoi cari? Ogni giorno dovremmo ricordare a noi stessi che il nostro tempo su questa terra è limitato: anche se è spaventoso pensare al fatto che presto o tardi moriremo, non c'è modo più efficace per darsi una bella scrollata e smettere di piangersi addosso. Ciò che da un senso alla tua vita, alla fine dei conti, è l'impatto che hai su quella degli altri, anche nelle piccole cose: il modo in cui ti poni verso le persone nelle tue interazioni quotidiane, o il tuo spirito risoluto e avventuroso. Ecco cosa verrà ricordato di te. Ecco cosa rimarrà quando non potrai più raccontare chi sei in prima persona. Che cosa ti riesce facilmente? Tendiamo a pensare che le cose più difficili siano anche le più significative, profonde e importanti. Se abbiamo la fortuna di svolgere un lavoro che ci piace, non ci costa fatica e per di più siamo pure retribuiti, ci sembra quasi di rubare i soldi. Crediamo che per avere qualcosa di bello sia necessario soffrire, ma non è così. Individuare i nostri punti di forza e sfruttarli in nostro favore è del tutto legittimo, per non dire proficuo. Pensi che la vita sia originata da una forza superiore? O che sia totalmente frutto del caso? Quali sono le tue convinzioni (anche inconsapevoli) in merito? Non è questione di aver torto, ragione, o di essere completamente fuori di testa: l'importante è avere ben chiaro in cosa crediamo e che abbia un senso e uno scopo nella nostra vita. Tutto il resto viene di conseguenza. Se crediamo che il destino sia nelle nostre mani, lo prenderemo in mano. Se pensiamo che tutto sia già deciso, ci rassegneremo a essere vittime, a piangerci addosso, in attesa che le cose si risolvano da sole o che un'entità superiore ci venga a salvare. Se è così che vuoi vivere, la scelta è tua, ma a occhio direi che la maggior parte delle persone vuole avere il controllo della propria vita e delle proprie scelte. Ma la liberazione parte con una domanda: perché pensi di essere

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qui? Qual è il senso di tutto? Rifletti sulle risposte che ti vengono dal cuore, e poi cerca di vivere alla loro altezza. Perché fai il lavoro che fai? Perché ti fa sentire bene? Perché ti fa guadagnare bene? Perché ti permette di arrivare alla fine del mese? Non c'è una risposta giusta o sbagliata. Devi solo capire dove sta la tua motivazione più forte. Anche se il lavoro che fai ti basta giusto a mettere insieme i soldi per pagare le bollette, puoi sempre cercare di portare avanti in parallelo un tuo progetto personale con lo scopo di incrementare le entrate, in futuro. Gli obiettivi a lungo termine e le necessità stringenti della sopravvivenza, d'altronde, sono gli incentivi più stimolanti e concreti su cui fondare le tue ambizioni e sono la vera ragione per cui fai quello che fai; non cercare di negarlo, appigliandoti a qualche arcana volontà superiore. Usa invece questa consapevolezza come energia per impegnarti in qualcosa di positivo dal punto di vista emotivo-mentale-spirituale. Quando sogni a occhi aperti, come vedi te stesso? E come ti considerano le altre persone? I temi che ricorrono nelle tue fantasie rivelano cosa cerchi dalle altre persone nei diversi ambiti della tua vita. E un fattore inconscio e indefinito: la proiezione di una tua mancanza interiore, reale o percepita. Per questo, quando sogni a occhi aperti, cerchi un rinforzo positivo dagli altri proprio su ciò di cui ti senti in difetto. Immagini che gli altri ti ammirino per la tua bellezza? Per la tua creatività? Per il tuo talento o successo? Per la tua ricchezza? Una volta capito cosa vuoi dagli altri, capirai cosa vuoi da te stesso. Cosa detesti nelle altre persone? Se c'è qualche aspetto o comportamento che detesti nelle altre persone, puoi stare sicuro che in qualche misura fa parte anche di te, solo che non ne sei ancora consapevole. E se la semplice idea ti fa esclamare scandalizzato: «No, non è vero!», significa solo che stai mettendo in atto una negazione. Se pensarci ti fa arrabbiare, significa che in fondo in fondo sai che ho ragione. Se davvero credessi che è impossibile, non perderesti le staffe. Quindi parti da ciò che vorresti cambiare negli altri per cercare di migliorare te stesso. Sarà un'autentica liberazione. E sarà una tessera fondamentale per andare a comporre il puzzle della vita-che-vuoi, perché ti permetterà di recuperare tutte le energie che prima usavi per evitare di affrontare i tuoi problemi in tutti i modi possibili e immaginabili. Per cosa vale la pena di soffrire? La vita è dura. È difficile vivere con la persona sbagliata, ed è difficile portare avanti una relazione giusta. È difficile essere depressi e in bolletta, ed è difficile realizzare i propri sogni. È difficile sentirsi apatici e bloccati in una situazione stagnante. Tutto è difficile, ma devi scegliere tu per cosa vale la pena lottare. Non puoi scegliere se soffrire o meno, ma puoi scegliere la ragione per cui farlo. Cosa controlla la tua vita? La ricerca della felicità? Il passato? La storia d'amore che avrebbe potuto essere quella della tua vita ma che invece non si è concretizzata? I complessi sul tuo corpo? Le fobie? La solitudine? La mancanza di autostima? Tutti noi abbiamo qualcosa che ci domina, ci guida e ci controlla a livello viscerale. È uno schema di comportamento che

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prima o poi riaffiora sempre e non smette di assillarci. È qualcosa che prima desideri follemente e da cui poi fuggì a gambe levate, solo per sbatterci di nuovo il muso. Devi sbrigarti a capire cos'è, poiché definisce gran parte della tua esistenza. Non significa che tu debba per forza recidere questi legacci, ma che devi imparare a sfruttarli in tuo favore. Il segreto sta nel trovare la goccia di speranza ed empatia nel mare della sofferenza esistenziale. Tutto succede per una ragione. Non devi per forza capire quale sia questa ragione, ma devi capire che c'è.

42 10 COSE che puoi fare per PRENDERTI CURA della tua SALUTE EMOTIVA Apparentemente non facciamo altro che preoccuparci per la nostra salute, ma tendiamo a dimenticare l'esistenza di quella emotiva (che non è la stessa cosa della salute mentale). Parliamo con disinvoltura dei nostri ricorrenti mal di testa, ma non ci chiediamo se siano la manifestazione fisica di un problema più profondo. Non li associamo alla persona che crediamo di essere. Sapendo che le nostre emozioni sono il risultato di chi e come siamo, in un disperato tentativo di mantenere intatta l'idea che ci siamo fatti della nostra identità, cerchiamo di nasconderci. Ma la causa del problema sta proprio lì: quando sopprimiamo e ignoriamo alcune parti di noi, queste sono destinate a diventare mostri silenziosi, insidiosi, prepotenti (in psicologia hanno un nome: lati oscuri). Ci vorrebbero almeno altri tre libri per spiegare come fare a raggiungere la salute emotiva; per il momento dovrai accontentarti di una lista di dieci caratteristiche tipiche delle persone emotivamente sane. Probabilmente non esiste in natura un individuo in grado di incarnarle tutte insieme, ma vale la pena provare a trame ispirazione. 01 I Le persone emotivamente sane sanno ascoltare il proprio dolore. Lo stress e il malessere emotivo sono segnali che qualcosa non va, e che devi trovare al più presto una soluzione. Ci spingono a cercare nuove strade, a vivere in un modo che sia

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più in sintonia con la persona che vogliamo essere. La vera difficoltà sta nel superare il primo istinto che ci dice di ignorarli. 02 I Sanno osservare i propri pensieri in modo oggettivo, senza lasciarsi coinvolgere. Non sei quello che pensi. Non sei quello che provi. Sei un essere che osserva, reagisce, elabora, crea e sperimenta. Questo vuoi dire che non puoi controllare pensieri ed emozioni, ma puoi fare in modo che non controllino te. Scegli tu quali pensieri avere. Scegli tu cosa lasciar entrare nel tuo cervello (e se un pensiero o un'emozione mettono radici, fai attenzione: stai cercando di comunicare un messaggio a te stesso). 03 I Sono capaci di riconoscere in se stesse gli aspetti che non amano nelle altre persone. Lo ripeterò per chi si è distratto guardando fuori dalla finestra durante la scorsa lezione: ciò che amiamo negli altri è ciò che amiamo in noi stessi. Ciò che odiamo negli altri è ciò che cerchiamo di sopprimere in noi stessi. Ogni volta che ti capita di provare un moto di stizza o insofferenza per il comportamento di qualcuno, fai uno sforzo di autoidentificazione: è un prezioso strumento di crescita personale e una bussola infallibile che ti guiderà verso una vita più serena. Non sarai più in balia dei comportamenti altrui, dato che in realtà non ti avevano mai davvero provocato rabbia... ma solo messo davanti a una verità scomoda. 04 I Sono in grado di capire la differenza fra amare qualcuno (o qualcosa) e amare l'idea di qualcuno (o qualcosa); sono consapevoli delle ragioni che le spingono a desiderare qualcuno (o qualcosa), e non solo che lo vogliono e basta. Certe idee risolvono problemi che esistono solo nelle nostre teste. Se crediamo di non meritare l'amore, per colmare questo vuoto abbiamo bisogno di crearci l'idea di un partner amorevole e premuroso che ci ripeta ogni giorno quanto siamo perfetti. Se non siamo coscienti del fatto che desideriamo quel tipo di storia d'amore per tappare una falla dentro di noi, ci convinciamo di essere gli ultimi dei romantici, alla disperata ricerca dell'amore come unica sorgente di felicità. In realtà, le persone consapevoli di cosa si cela dietro ai propri desideri fanno scelte più lucide e sincere, perché non sono basate sull'urgenza di risolvere un problema. 05 I Sanno quando è arrivato il momento di chiudere un'amicizia. A volte è difficile rendersi conto del discrimine fra «mi impegno a mantenere un rapporto con una persona anche quando non è tutto rose e fiori» ed «è arrivato il momento di allontanarsi da qualcuno che non è più una forza positiva nella mia vita». Spesso ci sentiamo quasi moralmente obbligati a rimanere amici di persone con cui in realtà non vorremmo più avere alcun legame. Chi è emotivamente sano invece è capace di riconoscere le persone tos-siche, invidiose o così prese dai loro problemi che non possono fare a meno di riversarli anche sugli altri. Anche queste persone hanno bisogno di affetto e compagnia, no? Certo. Ma non deve essere per forza la tua. Nella maggior parte dei casi, andarsene è la cosa più salutare da fare. 06 I Hanno uno stile di vita minimalista e realistico. Le persone emotivamente sane sono consapevoli che nessun acquisto può davvero dar loro il vero benessere - o meglio, che il brivido dura solo un momento. Si sono sottratti alle folli corse consumistiche e hanno imparato ad apprezzare i piaceri di una vita

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semplice. Non sprecano risorse, non ingombrano i loro spazi di oggetti inutili. Le loro scelte sono consapevoli e premeditate, fatte con gratitudine e buonsenso. 07 I Sanno stare soli. La solitudine mette le cose in prospettiva. Quando non sei in mezzo alla gente, non devi pesare le parole e valutarne l'effetto sugli altri; sei libero di essere te stesso, senza remore. Per questo stare soli è una sensazione profondamente rilassante che le persone emotivamente sane amano praticare spesso. Quando non devi ridimensionare e adattare le tue emozioni ai tuoi interlocutori, puoi permetterti di goderne fino in fondo. 08 I Si concedono di provare emozioni. Il nocciolo centrale di ogni problema emotivo è la nostra convinzione che sia sbagliato. Non è il problema in sé a essere dannoso, ma è l'opporre resistenza all'idea di averlo che ci frega. Le persone emotivamente sane hanno un'abilità strepitosa: si concedono di provare appieno tutte le emozioni, senza censurarsi. Sanno che di qualunque natura siano le emozioni non soccomberanno a esse. Sanno anche che è necessario prendersi del tempo per elaborarle. Sanno che, al contrario di quanto si creda, non significa perdere il controllo, ma anzi imboccare la strada per diventare centrate, risolte e presenti nel momento. 09 I Non attribuiscono a un risultato l'etichetta di «buono» o «cattivo». Se decidi di credere che un determinato risultato è quello giusto, stai implicitamente catalogando ogni altro esito possibile come sbagliato. Bisogna andare oltre questa concezione manichea. Alcune cose vanno come volevamo andassero, altre no. Anche questo è un dono. 10 I Apprezzano il valore e lo scopo di ogni esperienza. Qualsiasi cosa tu faccia o ti succeda non ha senso in funzione di quello che ti permette di ottenere, ma della persona che sei diventato vivendo quell'esperienza. Crescere, maturare: ecco il senso della vita. Sia le esperienze belle sia quelle brutte ci fanno crescere (e in realtà il concetto di «brutto» ci è stato inculcato in contrapposizione a quello di «giusto»). Ciò che è importante non è fare le cose giuste, ma diventare una persona migliore, e ogni singola esperienza (bella, brutta, terribile, meravigliosa, incomprensibile, incasinata, grandiosa) ti aiuta a farlo. La scrittrice Johanna de Silentio ha detto: «L'unico modo di fallire è non provarci nemmeno.»

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43 Come si MISURA una VITA FELICE Il nostro metro di giudizio per valutare se una vita è felice è basato sulla capacità di camminare su una traiettoria prestabilita, su quanto siamo in grado di seguire un programma arbitrario e soggettivo che abbiamo stabilito nel passato. Si tratta di un'unità di misura culturale e sociale destinata a cambiare nel tempo. Oggi una vita di successo coincide con la realizzazione personale, ma ci sono stati periodi nella storia in cui il metro di giudizio più importante era la devozione religiosa o il numero di figli. Non siamo progettati per essere egoisti. Anzi, l'eccessiva autorefe-renzialità ci appare come sintomo di un disturbo mentale. Ogni gesto, anche il più meccanico, ci sembra acquisire senso solo se inserito in un quadro più grande. Eppure, tendiamo a fecalizzarci sul piacere personale. Ma quando ci concentriamo troppo sul nostro ombelico piuttosto che sul senso di collettività e condivisione, non raggiungiamo il risultato sperato: una vita animata solo dalle nostre passioni ci fa sentire vuoti, stressati, esausti, intrappolati in un circolo vizioso dove ciò che abbiamo ottenuto non ci appare più così desiderabile. Niente è come sembra. Nessuno si siede a riflettere sulla propria vita e conclude dicendosi: Oh, sì, ogni cosa è andata secondo i miei piani. È inutile forzare la realtà su binari immaginari che ci eravamo costruiti in testa o manipolare ciò che è al di fuori del nostro potere per illuderci di avere tutto sotto controllo. Eppure, il metro di giudizio che adoperiamo si basa sul nostro sistema di valori più ancestrale: l'istinto di sopravvivenza, che vuole sesso, piacere, fama, stima e attenzioni. Vogliamo tutto e subito, vogliamo braccare la preda, vogliamo prendere e arraffare senza pietà. Siamo diventati bravi a travestire queste pulsioni, a metterle in giacca e cravatta, a farle

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sembrare civilizzate: noi, persone rispettabili che andiamo in ufficio, facciamo la spesa al supermercato e abbiamo un account su Tinder. Dopo aver catturato una preda o essersela lasciata sfuggire, gli animali non sentono il bisogno di fare un debriefing. Se non riescono ad accoppiarsi con un potenziale partner, non pensano alle implicazioni psicologiche del rifiuto. Non cercano di trovare un senso alla loro vita o di «puntare più in alto». Vivono seguendo l'istinto e non hanno alcun desiderio di trascendere il loro stato naturale. Gli animali non danno un voto o un giudizio alle loro esistenze, quindi non hanno l'ambizione di essere migliori, di fare di più. Noi invece sì. Eppure, se crediamo che la nostra vita per essere bella debba apparire patinata e senza difetti, non abbiamo capito proprio niente. E siamo condannati all'insoddisfazione. Non siamo stati programmati per essere più di quello che siamo. Tra i nostri obiettivi non c'è quello di andare oltre l'umano, ma quello di trovare la nostra dimensione al suo interno. I saggi ci insegnano che il disordine e la semplicità della vita quotidiana sono il nostro habitat naturale, e che la smania di un «di più» esterno è un meccanismo dell'ego. Non è nulla di trascendentale, anzi, è una tecnica di evitamento. Come si misura, dunque, una vita felice? Pensa, per esempio, a quanti e quali cambiamenti vuoi ancora fare, e capirai in proporzione quanto margine di miglioramento sia possibile. Altre unità di misura su cui riflettere: la tua capacità di metterti in discussione, di uscire dalla zona di comfort e di cambiare idea, la serie di convinzioni che hai adottato e poi abbandonato, la famiglia che ti sei scelto. O ancora: il numero di tazzine di caffè che hanno accompagnato conversazioni importanti, divertenti, difficili. La profondità della tua empatia. Le lunghe passeggiate in solitudine, le pagine di diario che hai scritto in vari momenti della tua vita. L'evoluzio ne della tua filosofia di vita. Il modo in cui è cambiato il tuo approccio verso le altre persone. O ancora: i giorni che hai lavorato a testa bassa anche se ormai il fuoco della passione aveva smesso di ardere. Perché ricorda: una vita felice non è fatta di passione, ma di determinazione. La passione è la scintilla che fa avviare il motore, la determinazione invece è il carburante che lo tiene acceso. O ancora: le relazioni che hai avuto il coraggio di chiudere. Rimanere è più facile che andarsene. Accontentarsi è rassicurante. Ma sapere che là fuori c'è qualcuno di più adatto a te, anche se non ha ancora un volto, è liberatorio. Una bella vita si misura dalle volte che sei rimasto incantato a guardare i raggi del sole che filtravano dalla finestra della tua camera da letto sulle lenzuola. Oppure dai passi in avanti che hai compiuto o pianifichi di compiere nella tua crescita personale. Si misura dalle cose che hai perso e dal fatto che hai imparato a non sviluppare più un attaccamento morboso nei loro confronti. Si misura dai momenti in cui ti sentivi allo stremo delle forze e invece hai saputo trovare dentro di te un altro oceano di risorse. Una bella vita non si misura da quello che fai, ma dalla persona che sei. Non da quante persone hai amato, ma da quanto profondamente. Non dai progetti che sono andati in porto esattamente come avevi immaginato, ma dai momenti di pura magia che hai vissuto quando ti sei fatto portare dal vento. Non si misura dai successi, ma da ciò che hai saputo imparare dagli insuccessi. Tutti questi frammenti, queste rivelazioni e prese di coscienza, ti rendono più forte e ti danno la capacità di immaginare un futuro più radioso. Nella vita non è importante il risultato della somma, ma il valore dei singoli addendi.

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Come IMPARARE ad ASCOLTARE la tua VOCE INTERIORE La tua voce intcriore prova a comunicare con te, ma difficilmente si esprime in maniera comprensibile. Non parla la tua lingua. Non usa la logica. Non ha alcuna intenzione di sottostare ai tuoi piani. Ma trova comunque il modo di farsi sentire: devi solo imparare a riconoscerla. Le sensazioni che trasmette la tua voce intcriore non hanno una giustificazione. Sai che ami qualcuno non perché pensi razionalmente che sia una persona affascinante, intelligente o interessante, ma perché lo sai e basta. Sai che vuoi vivere in un certo posto o fare un certo tipo di lavoro non perché va di moda o perché tutti te lo consigliano, ma perché te lo senti dentro. Quando non ci sono un fondamento logico o una spiegazione razionale, allora si sprigiona la magia. Le cose «giuste» lo sono e basta, mentre le illusioni, le paure, le forzature richiedono un lavoro di elaborazione e riflessione. Se fai una scelta che necessita di una lista infinita di «però» e «perché» per stare in piedi, non stai ascoltando davvero te stesso. Qui sta il segreto più importante di tutti: se la vocina interiore ti stesse dicendo che qualcosa non ti interessa, o che stai sbagliando strada, rimarrebbe in silenzio. Considera le persone per cui non provi attrazione fisica o le professioni per cui non hai alcuna vocazione: sprecheresti tempo a pensarci? No. Non ti attraversano neanche l'anticamera del cervello (perché ricorda: il contrario dell'amore è l'indifferenza, non l'odio).

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Non c'è differenza fra le cose che ti fanno soffrire e le cose che ti piacciono; in entrambi i casi, ne trai un insegnamento: devi sperimentarle per imparare. Le illusioni necessitano di una giustificazione. Le mezze verità devono essere spiegate. Le cose vere, autentiche, più belle e «giuste», non hanno bisogno di niente. Qualsiasi cosa succeda nella tua vita, è una lezione da cui imparare qualcosa. Devi smettere di trovare scuse che tengano in piedi le tue illusioni: solo così riuscirai a capire la lingua della tua voce interiore e sceglierai di ascoltarla lasciandoti andare.

45 33 SITUAZIONI e SENSAZIONI che NON hanno ancora un NOME 01 I I giochi di chiaroscuro dei raggi del sole che filtrano fra i rami e le foglie degli alberi. 02 I Guardare un film o una serie tv con gli amici e trovare un personaggio che si comporta esattamente come te e/o uno di loro. Individuare degli archetipi e riderci sopra tutti insieme. 03 I Sentire la propria pelle a contatto con quella di un'altra persona. 04 I L'ondata di benessere (intenso ma destinato a durare poco) che ti avvolge quando pensi di cambiare la tua vita in un modo semplice ed esteticamente gradevole. E la convinzione che poi tutto sarà diverso. 05 I L'incapacità di comprendere che siamo incapaci di comprendere ciò che ancora non conosciamo. 06 I Sentirsi ripetere una frase cento volte e capirla sul serio solo quando diventa la risposta a un problema che abbiamo in quel momento.

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07 I II fatto che l'età è solo una questione anagrafica che non ha nulla a che vedere con la capacità di relazionarsi, l'intelligenza o le abilità. 08 I Educare i propri figli con un pugno di ferro, pensando che umiliare, punire, sgridare e opprimere dei bambini possa magicamente trasformarli in buoni membri della società. 09 I II desiderio di vivere il sesso come un'esperienza fisica e spirituale che vada oltre alla semplice corsa verso il traguardo dell'orgasmo. 10 I La preparazione mentale (per esempio, ripetere tra sé e sé delle battute o un discorso) che devi fare prima di affrontare una situazione sociale in cui devi recitare un «ruolo». 11 I II momento di pace assoluta prima di addormentarsi. 12 I Non solo avere l'arroganza di credere di sapere tutto di un'altra persona, ma comportarsi in modo tale che questa nostra convinzione soffochi il suo potenziale. 13 I Quando sei felice e ti senti leggero come un palloncino pieno di elio. 14 I Quando sai che una storia d'amore è destinata a finire presto. 15 I Quando sai che una storia d'amore è destinata a durare a lungo. 16 I Le persone che sanno essere divertenti senza essere ciniche. 17 I Le persone che sanno essere profonde senza essere pesanti. 18 I La frustrazione che si prova quando qualcuno è arrabbiato o triste senza un motivo apparente o perché ha frainteso una situazione. 19 I I pensieri assurdi, bizzarri, spaventosi e imbarazzanti che ti passano talvolta per la testa e che ti fanno paura perché credi di essere il solo al mondo ad averne (quando in realtà capita a tutti). 20 I L'arte di decifrare le intenzioni di una persona mettendo insieme gli «indizi». 21 I La sgradevole sensazione di paralisi psicologica che si prova quando siamo consapevoli che qualcosa non va, ma non sappiamo ancora come uscirne. 22 I II conforto che danno le piccole certezze. 23 I La serenità assoluta che deriva dallo sfatare le illusioni.

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24 I Realizzare che l'idea di «trovare il proprio scopo nella vita» è solo un meccanismo dell'ego, impossibile da pianificare a tavolino. 25 I Smettere di suddividere la propria esistenza in base agli anni scolastici. 26 I Lo spazio fra le gocce di pioggia. 27 I Un corso di studi il cui scopo sia insegnare discipline non tradizionalmente accademiche ma che occupano la stragrande maggioranza delle nostre vite, come: l'amore, i rapporti umani, l'incertezza, la fede, la genitorialità, il lavoro, l'amicizia, l'autostima... 28 I Essere innamorato di qualcuno che un tempo ti sembrava di conoscere, e che in fondo ti sembra di conoscere ancora. 29 I Quando sei sazio e felice dopo una bella scorpacciata. 30 I Ricordare un avvenimento del passato con affetto e nostalgia, sebbene mentre lo vivevi non fosse poi così straordinario; e accettare questa sensazione per quello che è, senza cercare di contrastarla o interpretarla. 31 I La sensazione di provare un sentimento. casa».

32 I Quando una persona o un oggetto ti donano la sensazione di essere «a 33 I La certezza che tutto va come deve andare.

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46 Come DIVENTARE il tuo PEGGIOR NEMICO

(senza neanche rendertene conto) Lasciati guidare dall'illusione di essere diverso da tutti gli altri. Convinciti di essere in perenne competizione con il resto del mondo, e che sei bravo solo se sei il migliore. Che la tua visione soggettiva sia l'unica possibile e giusta. Appaga il tuo desiderio di contatto umano scorrendo le bacheche dei social network per ore e ore. Vivi nell'attesa infinita che qualcuno ti insegni ad amare; mettigli in mano la completa responsabilità del tuo benessere; usalo come capro espiatorio quando ti sembra che non sia all'altezza delle tue aspettative irrealistiche. Ripeti a te stesso che non sei abbastanza, che da solo non ce la puoi fare, che prima o poi arriverà qualcuno a salvarti. Illuditi che sposarsi voglia dire essere felici, che ottenere un certo titolo professionale equivalga ad avere successo, che essere religiosi significhi essere buoni, che avere soldi in banca sia sinonimo di sicurezza. Affidati ciecamente alle autorità e lascia che ti insegnino ad avere paura. Non lasciarti mai andare; concediti di provare una manciata di emozioni socialmente accettabili, e basta. Se la tua vita sembra perfetta, vista da fuori, non osare lamentarti. Segui gli schemi di comportamento imposti dalle altre persone. Cercane l'approvazione a tutti i costi. E persuaditi che quella sensazione di sicurezza intorpidita si chiami felicità. Odia te stesso perché tieni ancora a una persona a cui non dovresti tenere affatto. Vergognati fino a spazzare via qualsiasi altro sentimento. Per giorni, mesi o anni controlla morbosamente i suoi post e le sue foto sui social, alla ricerca di un appiglio anche minimo

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che possa giustificare le sensazioni che stai cercando di annientare. Costruisci una gabbia mentale in cui cercare di far coesistere cuore e cervello. Fai in modo che l'affetto e l'amore che provavi si trasformino in veleno. Convinciti che il confine fra il «bene» e il «male» si trovi tra le religioni, le razze, i credo, le nazioni, e non nei cuori degli esseri umani. Sottovaluta la capacità universale di affogare nella sua stessa stupidità. Scegli di non vedere la bellezza e l'umanità nelle persone che hai condannato perché nate con un corredo genetico diverso dal tuo e una visione del mondo diversa dalla tua in ragione del contesto in cui sono cresciute. Non prendere mai in considerazione il fatto che il contesto in cui sei cresciuto tu possa averti influenzato. Identificati completamente con i tuoi pensieri e le tue emozioni anziché esserne uno spettatore oggettivo. Non ascoltare la tua voce intcriore. Non realizzare mai che due terzi delle tue affermazioni e idee sono frutto di influenze esterne; accettale e interiorizzale senza battere ciglio, anche se non ti rendono felice e ti fanno sentire chiuso in te stesso e senza speranza. Fai un'accurata selezione delle persone a cui concedere la tua I empatia. Decidi secondo il tuo insindacabile giudizio chi è meritevole e chi no. Giudica gli altri secondo un rigido schema di ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Non pensare che ogni singolo |l essere umano meriti amore e rispetto incondizionatamente; in questo modo ti assicuri di non riservare neanche a te stesso questo atto di benevolenza. Sii il peggior nemico di te stesso, così nessun altro potrà farti '. concorrenza. Preparati sempre al peggio, così non verrai mai colto di sorpresa. Accetta di vivere la vita che un'altra persona ha stabilito per te. Non pensare che si possa cambiare davvero. Non credere a nulla che non puoi toccare con mano o vedere con i tuoi occhi. Soffoca ogni aspirazione alternativa. Vai avanti grazie a sprazzi di benessere temporanei, che derivano dall'approvazione e dall'attenzione delle altre persone. Lascia che il tuo passato influenzi la tua autostima, lascia che condizioni il tuo presente. Permetti agli altri di spolparti fino all'osso e illuditi che questo faccia di te una persona forte. Accontentati per paura di scegliere e illuditi che questo faccia di te una persona di buonsenso. Attacca briga con gli altri per non dover affrontare te stesso. Resisti e rigetta il cambiamento finché qualsiasi cosa e qualsiasi persona non diventano intollerabili. Non sforzarti di capire che la tua mente è in grado di proteggerti. Non renderti mai conto che se non sei tu a scegliere le tessere del puzzle della tua vita, alla fine vivrai una vita che non ti sei mai scelto.

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Cosa SUCCEDEREBBE se potessimo VEDERE l'ANIMA delle persone Se le persone potessero vedere ciò che hai dentro e non il tuo corpo, cosa vedrebbero? Quale sarebbe la prima cosa che salterebbe all'occhio? Cosa avresti paura di mostrare? Su chi faresti colpo? Chi ameresti? Cosa sistemeresti del tuo aspetto quando passi davanti allo specchio? Che lavoro faresti? Quali sarebbero i tuoi obiettivi, come ti miglioreresti se il tuo stipendio o ciò che indossi o il tuo biglietto da visita non influenzassero più il giudizio che gli altri hanno di te? Andresti comunque in palestra, nei negozi di vestiti, in libreria, in chiesa? Di quali persone subiresti il fascino? Chi sarebbe il tuo «tipo»? Vorresti che fosse alto, bruno e muscoloso, o piuttosto preferiresti che fosse creativo, gentile e consapevole? Chi sarebbero i nostri idoli? Cosa sarebbero? Quanti dei nostri politici considereremmo ancora in grado di governare? Chi raggiungerebbe la fama? Chi verrebbe osannato? Ci troveremmo a ristrutturare il nostro sistema di valori per dare la priorità alle cose che ci assicurano serenità e soddisfano i nostri bisogni, anziché cercare sempre «di meglio»? Cosa faremmo con il nostro denaro se non lo spendessimo per comprare nuovi soprammobili, nuovi vestiti, nuovi cosmetici per convincere gli altri che siamo diversi da quelli che siamo? Come definiremmo il successo? Chi ci sembrerebbe più realizzata: una persona che accumula oggetti inutili o una che è in grado di fare cambiamenti positivi e brillare di 123

luce propria? E se la nostra priorità fosse proprio quella di diventare luminosi? La nostra vita non sarebbe forse un viaggio carico di positività, gioia, armonia e sincerità? E se le persone non ci sembrassero «cattive», ma «bloccate»? Se riuscissimo a vedere il carico di sofferenza che si portano dietro, o che c'è un motivo per cui sono rigide e negative nei confronti del mondo? E se non ne fossero minimamente consapevoli? E se non avessimo paura della diversità? Cosa succederebbe se capissimo che i nostri corpi non avevano bisogno d'altro che di essere connessi tra loro, e che hanno sofferto per averli considerati sbagliati, diversi, strani, non abbastanza? Cosa succederebbe se accettassimo il desiderio di giocare con il nostro individualismo, ma alla fine capissimo che ognuno di noi è un campo di energia? E cosa faremmo se comprendessimo che facciamo tutti parte dello stesso campo di energia? Se finalmente realizzassimo che in fondo non siamo poi così diversi l'uno dall'altro?

48 16 MOTIVI per cui NON HAI ANCORA l’AMORE che vorresti 01 1 Deleghi a un'altra persona la responsabilità di dissotterrare, creare e attivare l'amore sepolto in te. Ti aspetti che un'altra persona si occupi di tutto quello che credi di non saper fare (perché così ti è stato inculcato). Ogni volta che pensi, speri, immagini, sogni in maniera ossessiva che qualcuno ti faccia provare un'emozione, sappi che si tratta di qualcosa che stai negando a te stesso. 02 I Le tue storie d'amore non sono mai state all'altezza della tua immaginazione, poiché niente succede come ce l'eravamo figurato. Quando ci aggrappiamo a un'idea utopistica dell'amore, di come dovrebbe essere, lo facciamo per placare un'insicurezza, per salvarci dalla realtà o per provare il nostro valore. In realtà, l'amore non va mai come deve andare perché non ha regole prestabilite. Inseguire un'immagine irrealistica dell'amore non ci da nulla, anzi ci distrae dal provare sensazioni autentiche. 03 I Sei convinto che amare voglia dire provare un benessere costante, quando invece significa stabilire una sintonia ininterrotta con il corpo, la mente e l'anima di un'altra persona.

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Amare significa trovare ogni giorno piccoli modi concreti e premurosi per dimostrarlo. L'attrazione e la compatibilita sono variabili importanti su cui non hai alcun controllo, ma puoi scegliere di amare e apprezzare qualcuno a prescindere (mentre invece convincersi che l'amore debba darti quello che ti manca è la causa di tante rotture e divorzi). 04 I Non sai che l'amore è una lente d'ingrandimento. L'amore amplifica ciò che è già presente nella tua vita. Se ti senti instabile, disorientato e insicuro, per esempio, lo diventerai ancora di più. L'amore non è tutta la tua vita: è la strada lungo la quale scegli di camminare con qualcuno (e lo specchio con cui scegli di guardare te stesso). 05 I Attendi che l'amore sbocci quando il terreno sarà fertile; ovvero, ritieni che quando le circostanze saranno favorevoli si innescherà una reazione chimica tale per cui nascerà una storia d'amore sincera e duratura. Gli ormoni e le aspettative sono i semi dell'amore, da cui non nascerà nulla se non vengono coltivati dimostrando stima e rispetto reciproci.

06 I Cerchi di renderti attraente per l'altro sesso (o per il tuo stesso sesso), anziché essere autentico e attrarre un potenziale partner per la persona che sei realmente. È triste pensare a quante ragazzine (e ragazzini) venga inculcata l'idea che sia necessario avere un certo aspetto per essere attraenti. Imporre uno standard di bellezza è tanto ridicolo quanto pericoloso: intrappola il nostro vero io e ci convince che dobbiamo mettere una maschera per «essere abbastanza» da ricevere l'approvazione degli altri. Salvo poi ritrovarci a piangere da soli nella nostra stanza, chiedendoci perché non riusciamo a trovare qualcuno che ci ami per quelli che siamo... 07 I Non sai ancora bene cosa vuoi dalla vita, perché le tue intenzioni e aspirazioni sono ancora troppo influenzate dall'opinione degli altri. Non sai essere onesto con te stesso perché la verità che è dentro di te ti spaventa troppo. Finché andrai avanti così, vivrai la tua vita attraverso il filtro dello sguardo e del giudizio altrui, che ti piaccia o meno. 08 I Dai la colpa agli altri perché non capisci che ogni volta che ti relazioni con qualcuno, lo fai con te stesso. L'amore non fa schifo. La gente non fa schifo. Sei tu che fai schifo. Le relazioni ti insegnano lezioni di valore inestimabile, sono in grado di guarire ferite apparentemente insanabili, di fare luce sulle parti più oscure e irrisolte dentro di te. Ti sei mai chiesto come mai sbatti sempre il muso contro gli stessi problemi, metti in atto gli stessi schemi di comportamento e provi gli stessi tormenti? Semplice: perché è tutto dentro di te. 09 I Allo stesso modo, non sei consapevole che le emozioni negative ti danno l'occasione di rimarginare le ferite, anzi cerchi di evitarle come la peste perché non vuoi più «stare male». I nostri sentimenti sono un mezzo di comunicazione con noi stessi. Guarire significa chiudere una ferita e riaprire gli occhi sulla bontà delle persone, sulla speranza

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per il futuro, sulla possibilità di amare di nuovo. Provare «emozioni negative» non è il segnale che qualcuno ci sta facendo un torto, ma che noi lo stiamo facendo a noi stessi: sbagliando a interpretare una situazione, prendendo la strada sbagliata, lasciandoci influenzare dalle esperienze passate o dalle nostre convinzioni ormai fossilizzate. 10 I Non sai come far collaborare testa e cuore usando i sentimenti come una mappa e la razionalità come una bussola. Ci vengono date due tavole della legge in contraddizione fra loro: da un lato ci viene suggerito di buttare il cuore oltre l'ostacolo senza badare alla logica, e dall'altro di non agire d'istinto ma di scegliere il nostro partner secondo parametri razionali. La realtà sta nel mezzo: finché pensi che l'uso del cervello precluda l'uso del cuore e viceversa, ti sentirai dannatamente perso. Per farla breve: il cuore ti dirà cosa fare; la mente ti dirà come farlo. Ognuno deve fare il lavoro per cui è più competente. 11 I Non sai ascoltare il bambino che è in te. Se vuoi sapere chi sei davvero, immagina di parlare a te stesso come se fossi un bambino. Che cosa diresti? Come lo faresti felice? Si tratta di un espediente molto efficace per capire le tue reali necessità e mancanze, in particolare per coloro che sono in cerca dell'amore. Per quanto possa sembrare strano, amare se stessi significa imparare a riconoscere, ascoltare, rispettare e amare il bambino che è in te, ovvero la tua identità più autentica. 12 I Ti aspetti che l'amore cambi la tua vita. Desideri che l'amore ti dia tutto ciò che credi di non poter dare a te stesso: stabilità, sicurezza, speranza, felicità. Se ti basi su questa aspettativa, poni il concetto di amore al di fuori di te quando in realtà noi esseri umani siamo in grado di vedere, creare o provare al di fuori di noi solo ciò che è già dentro di noi. 13 I Non capisci che ciò che ami di più negli altri è ciò che ami di più in te. Più sei pronto ad accogliere la tua stessa gioia, più apprezzerai gli altri. Più guarisci dalla tua ansia, meno sarai propenso a incolpare gli altri del tuo malessere e a costringerli a prendersi cura di te. Amare una persona significa anche riuscire a verbalizzare le caratteristiche che apprezziamo in lei, perché sono simili alle caratteristiche che apprezziamo in noi stessi. 14 I Non solo pensi che gli altri abbiano la responsabilità di renderti felice, ma che ci sia qualcosa di sbagliato in loro se non lo fanno. Per questo senti la necessità di manipolare, cambiare o giudicare negativamente le persone: hai l'impressione che ti facciano un torto e che non siano all'altezza delle tue esigenze (quando in realtà stai proiettando su di loro delle aspettative impossibili). 15 I Hai dimenticato cosa voglia dire essere gentili, ma la gentilezza è il filo con cui si tesse l'amore. Le persone che si amano follemente sono crudeli le une con le altre. Si rivedono così tanto nel proprio partner da non poterlo sopportare e reagiscono con violenza, come se stessero rifiutando se stessi. Per questo le fondamenta di una relazione felice (e di una

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vita felice) sono fatte di gentilezza senza riserve. Mostrare gentilezza significa amare, anzi, metterlo in pratica con i fatti anziché con i sentimenti e le aspettative. 16 I Cerchi la risposta al di fuori della domanda. Ripeti dopo di me almeno una decina di volte: l'amore che desideri è dentro di te. Quello che cerchi nelle altre persone è ciò che neghi a te stesso. Quello che ti fa arrabbiare è ciò che non riesci ad accettare e guarire in te stesso. Quello che ti da gioia e speranza è ciò che già hai dentro di te. Trovare un partner con cui amplificare e condividere ogni emozione è un viaggio che inizia da te. Ci hanno insegnato che per amare gli altri bisogna prima amare se stessi, ma non ci hanno mai detto che per farlo bisogna dare a se stessi quello che vorremmo ci dessero gli altri.

49 ANNO NUOVO, VITA NUOVA (istruzioni per farlo davvero) Vogliamo cambiare la nostra vita. Vogliamo un nuovo partner, un fisico migliore, un aumento di stipendio, un conto in banca più florido. Vogliamo cambiare status, vogliamo una casa nuova. È facile aggrapparsi a un aspetto esteriore della nostra vita che non ci piace e decidere che è quello il motivo per cui non stiamo bene. E poi, quando arriva l'ora di appendere alla parete un nuovo calendario, ci sembra il momento propizio per voltare pagina, ripartire da zero. Ci viene naturale pensare: Anno nuovo, vita nuova. In verità, non è possibile lasciarci alle spalle noi stessi: anche se l'anno nuovo ci appare come una pagina ancora bianca, ma carica di belle speranze, ci portiamo comunque dietro il nostro bagaglio emotivo, il nostro carattere, le nostre insicurezze, speranze e convinzioni. I buoni propositi cadono presto nel dimenticatoio perché non basta dare una tinteggiata alle pareti per risolvere un problema strutturale. Vogliamo cambiare la nostra vita. Vogliamo cambiare la vita degli altri. Vogliamo lottare contro le ingiustizie. Insomma, vogliamo rivoluzionare il mondo intero. Ma non abbiamo la benché minima intenzione di cambiare noi stessi (e non intendo la nostra immagine, o l'immagine che gli altri hanno di noi: intendo proprio noi stessi), anche se è l'unica cosa che possiamo davvero cambiare. Anzi, che dovremmo cambiare. Ci siamo fatti questa idea infondata e paralizzante che dobbiamo sistemare le cose che abbiamo, e non il modo in cui le vediamo e le persone che siamo. Se questo mondo è un labirinto di specchi, invece di spaccarli a uno a uno, cercando di ricomporre la nostra 127

immagine come crediamo di volere, dovremmo imparare ad abbandonare l'idea che il nostro riflesso sia l'unica cosa importante. Ma non ne siamo capaci, e così continuiamo a trascinarci dietro le emozioni che ci angosciano, gli schemi di comportamento negativi e anche gli stessi buoni propositi mai messi in atto, anno dopo anno. Se solo riuscissimo a cambiare prospettiva, tutto il resto si trasformerebbe da sé, esattamente come avremmo sempre desiderato. Otterremmo l'amore, il benessere, il «successo». Ma questa volta non sarebbero legati a doppio filo alla nostra autostima. L'idea di poterli perdere, un giorno, non ci farà più pensare di essere un fallimento, perché saremmo consapevoli che tutto è in mano nostra (l'uomo non conquista la cima della montagna, ma se stesso). Quindi, ecco alcune dritte. Quando avverti un problema nella tua vita, significa che c'è un problema nel modo in cui pensi, reagisci o rispondi. Se ti sembra di non ricevere abbastanza, significa che non stai dando abbastanza. Gli atteggiamenti e i comportamenti che ti fanno rabbia sono lo specchio delle parti di te che non sopporti. Quindi, se ti manca qualcosa, comincia a dare senza risparmiarti. Se avverti tensione, guarda dentro di te. Se desideri più attenzioni, sii il primo a darne. Se vuoi amore, ama. Dai agli altri esattamente ciò che vorresti ricevere. Se il tuo obiettivo è lasciarti qualcosa alle spalle, comincia a dedicarti a un progetto nuovo. Se non capisci, fai una domanda. Se non ti piace una cosa, dillo. Se vuoi fare un grosso cambiamento, comincia da uno piccolo. Se vuoi qualcosa, chiedila. Se ami qualcuno, diglielo. Se trovi attraente un certo comportamento, fallo tuo. Se ti piace qualcosa, goditelo. Se ti comporti in modo compulsivo, chiediti il perché. Smetti di provare a tagliare le spese, di metterti a dieta, di evitare quella persona, di prendertela con chi ami: risali alla radice e sradica il problema una volta per tutte. Se ti manca qualcuno, chiamalo: soffrire in silenzio non ha alcun senso. Far sapere a una persona quanto è importante per te, a prescindere se sia reciproco o meno, è un gesto nobile e un atto di umiltà. Se ti sembra che nella tua vita manchi una parte importante (per esempio, una persona che non è più al tuo fianco), ricostruiscila dalle fondamenta. È inutile smantellarla e riassemblarla con gli stessi pezzi di prima. Quindi fai un bel respiro e parti con il realizzare qualcosa di nuovo, altrimenti quel vuoto abissale dove prima c'era quel qualcuno continuerà a torturarti. Devi andare avanti e progettare qualcosa di meraviglioso, di autentico. Se vuoi essere capito, spiegati. C'è una devastante carenza di persone che sono disposte a dare spiegazioni con gentilezza, pazienza, completezza. Se vuoi essere felice, scegli di esserlo. Scegli di essere consapevolmente e costantemente grato per qualcosa. Scegli di immergerti nella gioia, nella serenità e nella bellezza. E se non riesci a fare queste scelte, scegli di capire cosa ti ferma: la salute, le circostanze, la mentalità? Cerca un aiuto. Chiedilo. Credere di non avere scelta equivale ad arrendersi (non lo fare!). Scegli di cambiare. Abitudini, lavoro, città, routine, prospettiva. È inutile macerare nelle proprie frustrazioni. Anche nel peggiore degli scenari possibili, lamentarsi, angosciarsi e avere un atteggiamento negativo non ti sarà d'aiuto. Mai. Neanche un po'.

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Tutto ciò che fai, vedi e senti non è una conseguenza di chi sei, ma di come sei. Ognuno di noi realizza ciò in cui crede. Vede quello che vuole vedere. E riceve quello che da.

50 Come ABBANDONARE gli IDOLI che non ci APPARTENGONO

In molti, nella moderna società occidentale, hanno un solo e unico faro: il proprio commercialista. È piuttosto comune che a guidarci non siano le nostre inclinazioni e i nostri desideri, le filosofie che sentiamo affini al nostro spirito o le nostre convinzioni più autenti-che e intime. Con le idee non si pagano l'affitto o le bollette, quindi non devono essere poi così importanti, o no? Un commercialista, invece, sa dirti con precisione come dovresti vivere, cosa puoi permetterti e cosa no, se quest'anno potrai comprare i regali di Natale o se hai i soldi sufficienti per mandare a scuola i tuoi figli. La qualità della nostra vita non è decretata da cosa o da quanto facciamo, ma da come appariamo e dal denaro che guadagniamo. Non è tutta colpa nostra. La monocultura dominante, i modelli di comportamento, le convinzioni comuni che abbiamo interiorizzato senza accorgercene ci ripetono che se la ricchezza, la bellezza e gli oggetti che possediamo non ci rendono felici significa solo una cosa: che non ne abbiamo abbastanza. Lì per lì può anche sembrare un discorso sensato. Ma chiunque potrebbe dire che vedere uno zero in più sul saldo del conto corrente o accumulare gli oggetti più disparati (ovvero la rappresentazione materiale del valore che ci si attribuisce) ha un effetto solo su ciò che ci circonda, non sulla capacità di apprezzarlo, considerarlo importante, goderselo, desiderarlo, ricavarne gioia.

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E non lo dico solo io. Sono innumerevoli gli studi condotti in merito che confermano questo fatto: gli oggetti che acquistiamo possono riempire le nostre case, ma non potranno mai riempire il nostro vuoto intcriore. Eppure, siamo schiavi del consumismo, giustifichiamo la nostra fede nel sistema ripetendo a pappagallo i discorsi che ci sono stati inculcati. Ci ostiniamo a credere che comprando cose acquisiremo anche la capacità di essere consapevoli, di vivere appieno, di provare emozioni. Siamo convinti che la felicità non possa esistere senza i soldi (e non solo: che sia direttamente proporzionale alla morale e all'istruzione, oltre che a un generale senso di benessere), quindi ci trasformiamo in criceti che si affannano a correre senza sosta sulla ruota e non ci rendiamo conto che così facendo rischiamo di trascorrere tutta la vita nella nostra gabbietta. Forse il termine non ti è noto, ma la malattia del nostro tempo ha un nome: effetto Diderot. L'espressione deriva da un saggio di Denis Diderot intitolato Rimpianti sopra la mia vecchia vestaglia: il celebre filosofo illuminista racconta di aver vissuto una vita semplice e felice finché un amico non gli ha regalato una magnifica e costosa vestaglia rossa per rimpiazzare la sua, vecchia e logora. Una volta indossato il lussuoso regalo, l'uomo ha iniziato a sentirsi fuori posto nel suo stesso appartamento, che improvvisamente gli appariva piccolo e misero. Ha iniziato a desiderare nuovi mobili, nuovi quadri e un nuovo guardaroba, così che nulla stonasse con la sua splendida vestaglia. E così ha finito per indebitarsi e dover sgobbare senza sosta, solo per potersi permettere di mantenere gli standard di sfarzo a cui ormai si era abituato: una schiavitù senza via d'uscita. Tutti noi siamo costantemente sommersi da un mare di pubblicità e «storie a lieto fine» che parlano di lusso e materialismo, il che rende quasi impossibile fare un passo indietro e guardare alla nostra società con sguardo oggettivo: è una fatica che non fa quasi nessuno. Credo che il dio più venerato al mondo sia il denaro. Credo che scegliamo di avere una fede cieca e assoluta in sistemi politici e sociali creati per mantenere lo status quo e alimentare l'ego dei potenti. Credo che chi ci controlla davvero lo faccia senza che ce ne accorgiamo: ha il suo tornaconto a far sì che noi corriamo sulla ruota, con lo sguardo fisso su uno schermo luminoso e la convinzione che stiamo avanzando verso un obiettivo (che in realtà è un miraggio). E noi, che non riusciamo a vedere oltre le sbarre della nostra gabbietta, continuiamo ad affannarci, senza capire che con le nostre instancabili zampette stiamo foraggiando il loro monopolio. A causa di questa mentalità preconfezionata (che evidentemente non è pensata per il nostro bene), crediamo anche di sapere cosa sia buono e giusto: andare all'università, essere persone «perbene», disporre di molti soldi, avere un bell'aspetto, andare in palestra, fare carriera, comprare una casa. In questo modo stimoliamo i nostri sensi, i nostri istinti e il nostro ego. Ma perché non ci fermiamo a riflettere davvero su cosa sia «buono» e «giusto» per noi? Quanto spesso mettiamo in discussione la nostra fiducia in un sistema che ci ha convinto che le nostre vite così come sono, con le nostre piccole gioie inferiori, non sono abbastanza? La prossima volta che sarai tentato di fare una scelta perché pensi che ti renderà una persona «perbene», fermati a pensare che il kamikaze che si fa esplodere in nome del suo dio è convinto che la sua azione sia «giusta» perché lo renderà martire e gli aprirà le porte del paradiso. E la prossima volta che penserai che avere una laurea significhi

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possedere educazione e competenze, togliti il prosciutto dagli occhi e guardati intorno: sembra che nessuno sappia (fare) nulla, eppure tutti inseguono quel pezzo di carta a ogni costo. Non importa quanto siano alte le tasse università-rie e quanto basso l'interesse per la materia che si decide di studiare: tutti vogliono accaparrarsi una laurea e sedere sugli allori per il resto della loro vita, convinti di sapere già tutto. A volte guardo le persone che hanno qualche anno in più di me e mi chiedo com'è possibile che il rispetto per chi ha più esperienza di noi si sia trasformato nella malsana ammirazione per chi ha deciso che può accomodarsi per bene sulla propria poltrona, mettere i paraocchi e non spostarsi di un millimetro dai propri pregiudizi. Regaliamo lauree inutili come se fossero caramelle (in verità non le regaliamo: le facciamo pagare care, molto care) e liquidiamo la chiusura mentale con un'alzata di spalle, perché tanto «si è sempre fatto così». Non sto certo dicendo che l'istruzione non sia importante; anzi, è fondamentale. Il problema è che, come società, siamo incapaci di trasmettere un'educazione degna di questo nome. Sogno un mondo in cui, terminata l'università, i neolaureati non usino il loro titolo a mo' di grimaldello per aprire la porta di servizio di qualche grande azienda senz'anima; sogno un mondo in cui il percorso di studi fornisca ai giovani gli strumenti per avere una visione d'insieme e orientarsi nel presente e nel passato, per capire qual è il loro talento e sfruttarlo al meglio, per mettere in discussione qualsiasi preconcetto in maniera oggettiva, per scegliere la vita che desiderano, e non la vita che è stata decisa da altri per loro. Platone, Cartesio, Beethoven, Lincoln, Rockefeller, Nietzsche, Disney, Jobs, Zuckerberg e innumerevoli altri (e altre) sono individui geniali che hanno rivoluzionato il mondo e la società, eppure nessuno di loro potrebbe essere definito un accademico. Viene da chiedersi, a questo punto, se parte del loro successo sia dovuta al fatto di non essere stati condizionati su ciò che era «giusto» fare. Hanno potuto pensare liberamente, senza che nessuno plasmasse le loro idee. Non hanno mai dovuto cambiare le loro opinioni per prendere un bel voto a un esame. Non sono stati costretti a fare un collage di pensieri altrui e chiamarlo «tesi di laurea». Nel dialogo La Repubblica, Platone (in una metafora ormai diventata celebre con il nome di «mito della caverna») immagina che alcuni uomini siano tenuti prigionieri in una grotta, incatenati in modo tale da non potersi muovere, lo sguardo fisso sul muro di fronte. Alle loro spalle è acceso un fuoco, e altri uomini muovono alcuni oggetti davanti alle fiamme, proiettando ombre sulla parete e convincendoli che quelle ombre siano la realtà. Vedere quella fonte di luce, capire che esiste, è la vera conoscenza. Non abbiamo bisogno di guardarla direttamente per comprenderla. Dobbiamo solo scoprire cosa si nasconde dietro le illusioni per capirne il senso. Non sono le nostre false speranze e aspettative a rappresentare un pericolo, ma quelle degli altri, quando le prendiamo per buone, le facciamo nostre, le rendiamo pilastri delle nostre vite insoddisfacenti. E non le mettiamo in dubbio. Mai. Nessuna scoperta straordinaria e nessun capolavoro sono nati dallo status quo. Tendiamo a pensare che ciò che è comunemente accettato sia anche giusto, ma in realtà rimanere nel seminato significa essere sotto il controllo degli altri (nel bene e nel male). Le nostre vite non dovrebbero essere governate da un dio che non ci appartiene. Non dobbiamo inginocchiarci all'altare del denaro, delle false speranze, dei business pian.

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Non siamo costretti a piegarci ai loro standard di bellezza, ad ascoltare i loro giudizi su ciò che è giusto o sbagliato, o su chi dovremmo essere. La sfida di questa generazione (e del secolo, forse) è riuscire ad accettarsi così com'è in una società che vorrebbe l'esatto contrario. Dobbiamo dissolvere le illusioni e le aspettative, specialmente se non vengono da noi stessi, e ritrovare la bellezza di essere gentili e la gioia dell'umiltà. Dobbiamo perdonare tutto e tutti, con la consapevolezza che l'unico modo per reinventare la nostra società non è distruggerla, ma plasmarne una più efficiente.

51 Come DISINNAMORARSI dell lDEA che abbiamo di QUALCUNO Quando una relazione sentimentale finisce, in genere le cose possono andare in due modi. In un primo caso, la storia finisce, ne inizi un'altra che è più appagante della precedente... e vissero tutti felici e contenti. Oppure la storia finisce, ne inizi un'altra, ma tu stai ancora pensando all'ex e la sua mancanza diventa ingombrante quanto la sua presenza. Dicono che sia fisiologico non riuscire a dimenticare qualcuno che abbiamo amato profondamente. Alla fine di una relazione, rimaniamo attaccati all'idea della persona e del futuro che avevamo immaginato insieme a lei. Dicono che non riuscire a lasciarci una relazione alle spalle sia la prova di quanto fossimo coinvolti, ma io non credo sia vero. Vivere con un fantasma, aggrapparsi a un ricordo idealizzato per riempire un vuoto o un'insicurezza, significa solo che stiamo usando l'idea che ci eravamo fatti per riparare la ferita dentro di noi. Proviamo un piacere masochista nel soffrire per amore. Preferiamo struggerci nella malinconia di ciò che sarebbe potuto accadere, piuttosto che essere grati per il presente. Proviamo nostalgia per una persona e per una vita che non abbiamo mai vissuto,

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ma che stiamo creando a posteriori nella nostra mente, immaginando una realtà parallela in cui crogiolarci. È facile rimpiazzare le cose a cui non abbiamo attribuito un significato esistenziale, che non ci servono per dare un senso alla nostra identità. Più difficile il contrario: se non riesci a toglierti dalla testa una persona, non devi interpretarlo come il segno inequivocabile che eravate destinati a stare insieme, ma piuttosto come il segno che non sei capace di stare bene con te stesso. Hai mai sentito parlare di amore incondizionato? Significa amare qualcuno senza chiedergli nulla in cambio. È un sentimento che non ha pretese. Ed è quello che diciamo di volere, eppure riusciamo a malapena a pensarci, figuriamoci a metterlo in pratica. Quando ci piace qualcuno, ci illudiamo di poter provare un «benessere passivo» anche solo standogli accanto. E l'esistenza stessa di «tipi» e «standard» in ambito sentimentale ci rivela che in realtà stiamo facendo i provini per trovare qualcuno che sappia recitare un determinato ruolo. Se poi questa persona rompe gli schemi che noi gli avevamo imposto, ecco che ci si spezza il cuore. È come se all'improvviso il giocattolo si fosse rotto, e finiamo per dare la colpa al giocattolo stesso. Non riusciamo a staccarci da quella storia che sembrava così perfetta sulla carta e ci tormentiamo chiedendoci: Perché non ha funzionato? Perché? Continuare ad amare una persona che in realtà non conosciamo più è come innamorarsi del protagonista di un libro (so che sembra un esempio stupido, ma succede). Insomma, è una storia che non si concretizzerà mai perché quel personaggio appartiene a un mondo parallelo. È un sentimento statico, un ricordo, una frase già scritta e mandata in stampa: non si può più cambiare. Un'amica una volta mi ha detto che il segreto per trovare l'amore non è ostinarsi a cercarlo al di fuori di sé, ma guarire le proprie ferite e colmare le proprie mancanze in modo da poterlo riconoscere e accogliere. Le domande da porsi sono quindi queste: Da cosa penso che mi guarirà l'amore? Quando avrò questa persona al mio fianco, in che modo mi sentirò meglio? Cosa avrò bisogno di sentirmi dire? Su quali aspetti vorrò essere rassicurato? Quale sarà il suo ruolo nel mio film? In che modo soddisferà il mio ego? Vale per tutte le relazioni umane: confondiamo l'affetto sincero e il vero amore con la sensazione di leggerezza, felicità e farfalle nello stomaco che ci investe per qualche settimana (o qualche mese), quando in realtà stiamo solo alimentando il nostro ego. Ed ecco perché le storie non durano. Ecco perché ci aggrappiamo disperatamente alle fantasie che ci siamo costruiti sul passato e sul futuro: l'idea di avere qualcuno al nostro fianco che ci salva da noi stessi. E quando ci ostiniamo a stringere fra le mani i frammenti di una persona, i sogni che ci abbiamo ricamato sopra e che ci distraggono dal presente, ci ritroviamo con una manciata di ricordi che trasformiamo nella nostra unica ragione di vita; una responsabilità che mettiamo nelle mani di chi pensavamo ci avrebbe amato abbastanza da farci amare noi stessi. Se non stiamo attenti, questa persona idealizzata finirà per diventare una parte inscindibile di noi. Finiremo per pensare che sia l'unica parte buona, l'unica parte sana, l'amore della nostra vita.

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52 PERCHÉ ci creiamo PROBLEMI anche quando NON ESISTONO Se ci fermiamo a osservare le nostre vite, ci accorgiamo che spesso i problemi per cui soffriamo di più sono quelli che ci creiamo da soli. È più forte di noi: abbiamo una pulsione irresistibile a metterci nei guai. Di continuo. Ci riempiamo la testa di preoccupazioni inutili, scegliamo di rimanere in situazioni che non ci piacciono, rifiutiamo categoricamente di accettarci, scegliamo di non scegliere, quando in realtà è tutto in mano nostra: decidiamo noi come reagire, quando è il momento di cambiare, quali pensieri avere per la testa. Affermare che non abbiamo scelta è solo l'ennesimo sintomo del nostro masochismo. E allora perché lo facciamo? Qui casca l'asino: ci creiamo problemi perché in fondo ci piacciono. Altrimenti non continueremmo a farlo. Forse crediamo di meritarceli, forse ci sembra che diano un senso alla nostra vita, o che ci rendano più interessanti... insomma, ogni scusa è buona. E poi, se siamo noi stessi gli artefici dei nostri problemi, significa che possiamo anche risolverli, no? È come se allestissimo uno spettacolo a lieto fine: siamo consapevoli che la sfangheremo anche questa volta, ma ci sentiamo obbligati a inserire la scena in cui soffriamo per poi uscirne vincitori dicendo: «Ce l'ho fatta, ho superato l'ostacolo, sono forte!» Ci creiamo problemi perché solo così ci pare di meritarci la felicità. Più soffriamo, più ne vale la pena (o così abbiamo deciso).

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Dentro di noi, sappiamo già quali battaglie vinceremo e quali perderemo. E sappiamo ancora meglio che preoccuparsi o agitarsi non ha alcun senso. Se c'è una soluzione al problema, bene: si può risolvere. Se invece non c'è, farsi prendere dall'angoscia o dall'ansia non cambierà le cose. In entrambi i casi, l'ansia è solo un sottofondo inutile. Il punto è che proviamo piacere nel preoccuparci e nell'agitar-ci. Altrimenti perché sceglieremmo di farlo in continuazione? Evidentemente è un modo per riempire un vuoto che la modernità ci ha scavato dentro. Ma che senso ha? Proviamo a pensarla così: se a tutto c'è già una risposta, cosa ci resta da fare? Se ogni problema ha una soluzione, su cosa dobbiamo riflettere, su cosa dobbiamo lavorare, per cosa dovremmo emozionarci? O ancora, abbiamo davvero bisogno di trovare una risposta a tutto? Non potremmo smettere di affannarci e accontentarci di ciò che abbiamo? Quale forza dentro di noi ci rende così irrequieti, incapaci di trovare pace? I problemi che ci inventiamo sono un'ottima scusa per non affrontare le situazioni fuori dal nostro controllo. Ce li creiamo proprio su misura: sappiamo già di poterli risolvere, in qualche modo, e li usiamo come scudi per proteggerci da ciò che potrebbe spez zarci il cuore e distruggerci in mille pezzi. II problema non sono i problemi in sé, ma capire cosa stanno cercando di dirci... e che cosa ci stanno chiedendo di risolvere davvero.

53 Perché l'ANIMA ha BISOGNO del CORPO? Un giorno, mentre camminavo per tornare a casa, ho deciso di fare una strada diversa dal solito e mi sono imbattuta in un piccolo cimitero dietro una chiesa. L'ho attraversato lentamente e mi sono fermata a leggere i nomi e le date sulle lapidi: soldati caduti in bat taglia, bambini piccoli, mogli devote, padri, sorelle, mariti... a ricordare le loro vite rimaneva solo il nome su una lapide. E a quel punto mi sono chiesta: Perché mai un'anima ha bisogno di un corpo? Cos'ha di speciale un corpo? Perché un'anima decide di caricarsi addosso questo fardello pesante, effimero, fragile e grezzo? Ero lì, in piedi, di fronte alla tomba di due sposi morti alla fine del Diciannovesimo secolo e mentre guardavo la lapide e immaginavo i loro corpi riposare in pace a pochi centimetri l'uno dall'altro, ho finalmente capito: un'anima non può accarezzare. Immaginiamo l'anima come un campo energetico in grado di moltiplicare all'infinito la scintilla di vita scoccata dal nostro corpo. Ma un'anima non può toccare. Non può vedere la luce; è essa Stessa luce. Non sa cosa significhi il contatto con la pelle di un'altra persona. Non può stringere la mano di qualcuno o passargli le dita fra i capelli, non è capace di provare il fuoco del desiderio o l'estasi della passione. Questi sono i sintomi di una pazzia che chiamiamo amore, amore carnale. È impulsivo, animalesco, estremo. Ci fa l'effetto di una droga. Può essere addomesticato fino a diventare un sentimento più calmo e profondo, oppure bruciare in una sola vampata e poi spegnersi.

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Se fossimo solo anime, non sapremmo distinguere l'inizio dalla fine, né potremmo provare l'intero spettro delle emozioni umane. Un essere del tutto spirituale non è in grado di sorprendersi, perché non sa cosa significa essere confuso o all'oscuro di qualcosa. Non può sciogliersi nel calore di un abbraccio, tremare di tenerezza baciando un neonato sulla fronte, sentire le farfalle nello stomaco respirando il profumo della persona amata. Quando ti immergi nella lettura di un libro che ti avvince, l'anima non può provare l'emozione degli occhi che scorrono da una riga all'altra, la sensazione di immedesimarsi nella storia, la pressione dei polpastrelli sulla copertina ormai sgualcita, odorare il profumo della carta. L'anima non sa quanto siano piacevoli le prime giornate di freddo pungente in autunno. Non ha mai sentito il calore del sole estivo sulla schiena mentre sei steso sulla sabbia. Non sa cosa si prova a tuffare le mani nel mare e sentire l'acqua che scorre fra le dita. Non può indossare la tua maglietta preferita né mangiare l'impasto dei biscotti direttamente dalla ciotola, né sudare, respirare, piangere o ballare. Non sa quanto è confortante un semplice abbraccio di tua madre o della persona che ami. Il nostro corpo ha grandi responsabilità. A lui affidiamo il compito di cercare e creare. Una volta ottenuto qualcosa, non lo vogliamo più. Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è inventare, lottare, cambiare. La nostra anima non deve pagare le bollette, fare la spesa, preparare il pranzo, chiamare il medico, lavare i piatti, organizzare una cena con un amico. Non fa bagni caldi per rilassarsi, non mette in ordine la casa, non ha commissioni da sbrigare, non fa lunghe passeggiate per riflettere. Il nostro corpo ha il potere di apprendere. Di percepire la magia della realizzazione. Ha le capacità per mettere insieme le tessere del puzzle. Può perdersi per ritrovarsi. Soffrire per poi guarire. E se le nostre abitudini, ciò da cui vogliamo evadere per sentirci «migliori», non fossero poi la cosa più terribile del mondo? E se invece fossimo nati proprio per vivere la vita di tutti i giorni? E se il senso di tutto stesse proprio in questo? E se le sensazioni che proviamo nei banali istanti quotidiani fossero invece piene di significato, anzi, fossero il significato stesso? Se per guarire bisogna riconoscere e accettare il dolore per quello che è, forse per vivere bisogna riconoscere e accettare la vita per quello che è. A volte basta esprimere a voce alta le nostre ansie, frustrazioni e paure affinchè si dissolvano come neve al sole. A cosa serve elaborare un lutto, piangere per la scomparsa di qualcuno o qualcosa e vivere nel presente, se non a diventare più consapevoli? È tutto qui: bisogna imparare a riconoscere che per essere felici basterebbe questo. La sofferenza vera, quella a cui è impossibile sottrarsi, ci colpisce quando cerchiamo di evitare qualcosa che sta di fronte a noi. Qualcosa che ci perseguiterà finché non lo guarderemo in faccia e decideremo di prenderne atto, anche se non ne siamo contenti. Anzi, tutto il contrario. L'anima ha bisogno del corpo perché vuole fare esperienza del mondo, e quel corpo lotterà contro se stesso finché non diventerà consapevole. Consapevole che deve fare ciò per cui è nato. Consapevole che ha diritto ad avere esigenze e provare sensazioni, anche quando sembrano provenire dal luogo più oscuro di noi stessi. Non siamo stati concepiti per superare i limiti che ci rendono umani. Finiremmo per ignorare la funzione stessa del nostro corpo. Potremmo scegliere di essere soltanto felici, invece scegliamo di sperimentare tutte le emozioni possibili. Forse, e dico forse,

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invece di credere che la vita sia un percorso lineare, una strada spianata verso la felicità, siamo noi stessi a decidere dove andare. Paghiamo le bollette, laviamo i piatti, prepariamo la cena, e nel mentre ci chiediamo: Qual è il senso? Forse non c'è un senso, o meglio: non c'è un senso nascosto. Vivere significa sentire. E noi continuiamo a cercare un significato più profondo solo perché vogliamo credere che ci sia.

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L'IMPORTANZA del dolce FAR NIENTE Siamo abituati a collegare l'immobilità con l'inattività, e l'inattività con il fallimento. Ci hanno addestrati a essere sempre oberati di lavoro e a credere che, se perdiamo di vista l'obiettivo anche solo per un momento, allora non siamo altro che fannulloni. Questa mentalità ci rende incapaci di stare soli con noi stessi. Abbiamo il diritto di esistere solo se abbiamo uno scopo, se ci rendiamo utili a qualcuno o qualcosa. Quasi ci ribelliamo all'idea di rimanere soli con noi stessi. La prova? Fariss Samarrai, un ricercatore dell'Università della Virginia, ha condotto un esperimento che ha dato risultati sconcertanti: ha chiesto a oltre settecento persone di sedersi in una stanza e di rimanere sole con i propri pensieri per un tempo compreso fra i sei e i quindici minuti. Ha poi messo a disposizione un pulsante che, se premuto, avrebbe dato loro una leggera scossa elettrica, ma avrebbe anche messo fine all'isolamento. Il 67 per cento degli uomini e il 25 per cento delle donne hanno scelto di prendere la scossa piuttosto che rimanere seduti a riflettere. Tuttavia, fermarsi è un imperativo psicologico. Non siamo stati progettati per muoverci di continuo, e se viviamo per un lungo periodo nell'iperattività ne paghiamo le conseguenze. Quando la nostra identità coincide con lo stacanovismo, perdiamo di vista chi siamo veramente. Sommersi dal lavoro, smettiamo di vivere davvero.

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01 I Non fare niente è fondamentale per il nostro benessere psicologico, ed è essenziale per avere uno stile di vita felice, sereno ed equilibrato. L'idea di dover essere sempre impegnati è del tutto culturale (e del tutto malata). Ci hai mai fatto caso? Ci sembra di fare qualcosa solo quando questo «qualcosa» può essere misurato dalle altre persone. 02 I Quando il cervello è in modalità «dolce far niente», in realtà sta facendo una cosa molto importante: si sta ricaricando e rigenerando; sta sfruttando questa tregua per compiere operazioni inconsce o per integrare ed elaborare le esperienze vissute. A riposo, le reti neurali elaborano le esperienze, consolidano i ricordi, stabilizzano quanto appreso, regolano umore e concentrazione, e dunque ci rendono più produttivi ed efficienti nel nostro lavoro. 03 I L'essere umano non è stato concepito per consumare energia ininterrottamente. Voler essere produttivi a ogni costo sortisce l'effetto contrario. Nell'articolo Relax! You'll Be More Productive, sulla correlazione fra produttività e riposo, il giornalista Tony Schwartz cita uno studio in cui, dati alla mano, riferisce che la mancanza di sonno e di tempo libero sia un indicatore infallibile per prevedere un burnout. Riporta anche uno studio di Harvard in cui si è stimato che la privazione del sonno e la conseguente perdita di produttività coli stano alle aziende americane ben 63,2 miliardi di dollari. 04 I Quando non ci concediamo il tempo di riflettere, prendere consapevolezza e riconciliarci con quello che proviamo, stiamo lasciando carta bianca ai sentimenti. La psicoioga e scrittrice Stephanie Brown dice: «Esiste la convinzione diffusa che fermarsi a pensare ed esplorare le proprie emozioni sia solo un intralcio, una perdita di tempo, ma in realtà è vero il contrario. Chiedetelo a qualsiasi psicoterapeuta: soffocare le sensazioni negative le rende più forti e le trasforma in pensieri intrusivi, ai quali le persone tentano di sfuggire buttandosi a capofitto nei loro impegni, creando così un circolo vizioso.» 05 I Quando ci riposiamo e smettiamo di affannarci, stimoliamo al massimo la nostra creatività; quando smettiamo di pensare ai nostri impegni e ci distraiamo con altro, spesso veniamo folgorati dall'ispirazione. Innumerevoli studi confermano che le persone profondamente creative, capaci di cambiare il mondo con le loro idee rivoluzionarie e originali, riescono a scrollarsi di dosso qualsiasi tipo di imposizione e a far vagare la mente in libertà, invece di concentrarsi a tutti i costi su un singolo problema. Albert Einstein lo definiva «il dono sacro della mente intuitiva» (mentre raffigurava il pensiero razionale come un «servo fedele»). 06 I Staccare la spina ogni tanto aumenta la produttività e ci permette di perseguire efficacemente l'obiettivo, mantenendo uno stile di vita più sano e felice. Se costringi la tua mente a concentrarsi troppo e troppo intensamente, lo stress a cui ti sottoponi è tale da accorciarti e peggiorarti la vita. Si finisce per trascurare gli altri aspetti importanti (la salute fisica e mentale, la famiglia, il partner) e non è improbabile che, una volta oltrepassato il limite della sopportazione, ci si arrenda senza portare a termine il progetto che era costato un simile dispendio di tempo ed energie.

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07 I II dolce far niente aiuta a diventare più consapevoli (a vivere nel presente). Essere più consapevoli del presente riduce lo stress, migliora la memoria, attenua la reattività emotiva, favorisce la soddisfazione nelle relazioni, la flessibilità cognitiva, l'empatia, la compassione, abbassa ansia e depressione, aumenta la qualità generale della vita. 08 I Concedersi uno stacco non significa sottrarre tempo prezioso al nostro dovere. Significa solo che siamo esseri umani. Il vignettista Tim Kreider, nell'articolo The «Busy» Trap, dice: «Starsene senza far nulla non significa andare in vacanza, concedersi un capriccio o un vizio; è una necessità imprescindibile del cervello, così come la vitamina D è indispensabile al corpo. Se ce ne priviamo, le ripercussioni sulla nostra salute mentale sono gravi tanto quanto il rachitismo. Quando ci prendiamo del tempo per noi stessi, ci concediamo lo spazio e il silenzio necessari per fare un passo indietro e guardare il quadro della nostra vita nel suo insieme; solo così riusciamo a vedere collegamenti inaspettati e a trovare nuove ispirazioni. Paradossalmente, riposare è l'unico modo per lavorare bene.»

55 Qual è il tuo TIPO di ATTACCAMENTO? Ecco PERCHÉ hai il CUORE a PEZZI La nostra visione del mondo prende forma durante l'infanzia, e la maggior parte dei problemi che ci affliggono durante l'età adulta nasce proprio in questa prima fase della nostra vita. Nulla di più vero, specialmente per quanto riguarda le relazioni sentimentali. Sono infatti il prolungamento e il riflesso dei legami che abbiamo instaurato in famiglia e del modo in cui i nostri genitori si relazionavano con le altre persone. Molti di noi passano tutta la vita a replicare le dinamiche che hanno sperimentato nell'infanzia, spesso con uno spirito autolesionista. Di seguito i quattro principali stili di attaccamento che sviluppiamo da bambini e che possono aiutarci a comprendere le nostre difficoltà relazionali in età adulta. Attaccamento sicuro. Se il tuo stile di attaccamento è sicuro, almeno uno dei tuoi genitori è stato in grado di sintonizzarsi completamente sui tuoi bisogni quando eri bambino. Questa risonanza emotiva ti ha insegnato ad avere fiducia negli altri, ragione per cui riesci a relazionarti facilmente con le persone; l'idea di essere rifiutato o ignorato non ti spaventa e non ti fa reagire in modo esagerato. Tuttavia, tendi ad accontentarti. Sei disposto a mandare avanti un rapporto sba gliato per troppo tempo solo perché tutto sommato ti sembra «sufficiente», e allo stesso

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tempo esiti a impegnarti al cento per cento con la persona giusta perché percepisci un livello di rischio più alto. Insomma, ti piace stare comodo, e preferisci sentirti al sicuro piuttosto che assecondare i desideri del tuo cuore. Dovresti provare ad aprirti al fatto che l'amore fa paura, specialmente quello che vale la pena di essere vissuto. Prenditi il tempo che ti serve, ma non giocare al ribasso. Attaccamento evitante. Se manifesti questo stile di attaccamento, hai avuto genitori emotivamente distanti e non sintonizzati sui tuoi bisogni. Sei diventato un «adulto in miniatura» fin da piccolo e hai imparato molto presto a non chiedere aiuto e a non far trapelare il tuo malessere (specialmente in presenza degli adulti). Attribuisci un'importanza fondamentale, quasi patologica, alla tua indipendenza. Te la cavi da solo in tutto e per tutto e ti piace essere completamente autonomo. È probabile che i tuoi genitori ti abbiano punito quando ti mostravi debole o sofferente, o che ti abbiano rimproverato quando piangevi o comunicavi il tuo disagio perché lo trovavano «scomodo». Per questo tendi a boicottare l'intimità nelle relazioni e non riesci mai a lasciarti andare davvero con un'altra persona. Se hai problemi a gestire le relazioni, è perché tendi ad associare l'imperfezione al rifiuto. Pensi che mostrarti in maniera completa e sincera sia troppo pericoloso, perché ti porterà a ricevere tanti «no» e numerose porte in faccia. Anche se probabilmente tendi a essere fin troppo tollerante con i difetti altrui, non riesci ad accettare di averne a tua volta. Esercitati ad aprire qualche spiraglio nei confronti degli altri (puoi cominciare con gli amici, se lo trovi più semplice) e scoprirai una cosa fantastica: anche se sei te stesso, non verrai rifiutato dal resto del mondo. Una volta presa confidenza con questo concetto e sviluppata una maggiore fiducia nei confronti delle persone, diventerà sempre più semplice condividere l'intimità con qualcuno. Attaccamento ansioso. Se i tuoi genitori non hanno saputo sintonizzarsi con regolarità sui tuoi bisogni quando eri bambino, potresti aver sviluppato uno stile di attaccamento ansioso. A volte sei stato coccolato e hai ricevuto grandi dimostrazioni di affetto, altre volte sei stato soffocato di attenzioni, altre ancora sei stato ignorato o trattato con freddezza. Probabilmente sei diventato un adulto indeciso e sospettoso, perché non sai mai che tipo di reazione o trattamento aspettarti dagli altri. Fai molta fatica a fidarti, ma allo stesso tempo tendi ad affezionarti troppo, aggrappandoti disperatamente anche solo all'idea di avere una persona accanto. Ti spaventa tutto ciò che non conosci e reputi «sicuro», quindi preferisci tenerti stretto chi ti sta vicino, anche quando non fa per te, piuttosto che affrontare l'ignoto. I tuoi problemi in ambito sentimentale derivano dal fatto che passi troppo tempo a cercare di leggere nel pensiero del tuo partner, a fare supposizioni, proiezioni e pronostici, a fasciarti la testa per proteggerti da eventuali sofferenze future, o perché hai il terrore di non trovare un altro amore se chiudi questa storia. In ogni caso, segui più la mente che l'istinto, e sei guidato da ciò che vuoi evitare, non da ciò che vuoi ottenere. Per avere più soddisfazioni, devi capire che l'ansia e l'urgenza che senti sono solo ed esclusivamente nella tua testa. Cerca di dare una priorità e una direzione ai tuoi pensieri, separa la realtà dalle tue paure, e circondati di persone affettuose e affidabili. Attaccamento disorganizzato. Se hai sviluppato una forma di attaccamento disorganizzato, significa che i tuoi genitori (o chi per loro) sono stati violenti e aggressivi nei tuoi confronti quand'eri bambino, e forse ti hanno persine messo in pericolo di vita. Saresti voluto scappare, ma dipendevi dai

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tuoi carnefici. Forse non sei riuscito a staccarti completamente da quel contesto spaventoso fino all'età adulta. Le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di te sono le stesse che ti hanno terrorizzato e maltrattato; per sopravvivere, hai dovuto imparare a dissociarti da te stesso. I problemi relazionali che potresti riscontrare sono legati al fatto che la tua bussola interiore è fuori uso. Non riesci a scegliere un partner per cui provare davvero qualcosa e non ti lasci guidare dal tuo istinto perché sei stato obbligato a dubitare di te stesso fin da piccolo. Certo, soffrivi, ma per non soccombere dovevi convincerti che non era vero, che andava tutto bene. Se vuoi uscirne, non ci sono scorciatoie: dovrai fare un enorme lavoro emotivo e psicologico su te stesso. Dovrai disseppellire i traumi irrisolti e prendere in mano la penna per riscrivere la storia della tua vita. Dovrai aggiustare la tua bussola interiore e imparare a fidarti di te stesso.

56 Quando le EMOZIONI REPRESSE TORNANO a galla In fondo siamo tutti d'accordo: la repressione è la strategia di autoregolazione emotiva meno efficace. Eppure, la mettiamo in pratica quasi tutti. Ignoriamo i nostri sentimenti o decidiamo che sono «sbagliati», senza pensare che le emozioni ci servono per sopravvivere e orientarci nel mondo. Questo succede perché, purtroppo, quasi nessuno sa cosa sia l'intelligenza emotiva. Piuttosto che affrontare l'ignoto o qualcosa che ci spaventa, gli voltiamo le spalle. Nel 1987, Daniel Wenger ha condotto uno studio rivoluzionario dal titolo Suppressing thè White Bears, sulla repressione delle emozioni e su quanto sia pericoloso il conseguente «effetto boomerang». L'esperimento ha coinvolto due gruppi di persone: al primo è stato chiesto di non pensare assolutamente a un orso bianco, mentre il secondo gruppo è stato lasciato libero di pensare a qualsiasi cosa (compreso l'orso bianco). Ebbene, i membri del primo gruppo non riuscivano a smettere di pensare all'orso bianco, molto più dei membri dell'altro gruppo. Come dice il proverbio: «Tutto ciò a cui resisti, persiste.» Non puoi scappare per sempre dalle tue emozioni. Non puoi negarle, screditarle o sopprimerle. Certo, puoi provare a ignorarle, ma troveranno sempre il modo per bussare di nuovo alla tua por ta. Ecco alcuni esempi. 01 I La percezione che hai di te oscilla fra la megalomania e il disprezzo più totale; un giorno ti senti un dio in Terra, l'altro ti sembra di non valere niente.

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02 I Le situazioni sociali ti mettono ansia perché ritieni di non poterti presentare così come sei, quindi ti prepari a recitare un ruolo per non essere giudicato negativamente. 03 I Hai una mentalità catastrofista. Basta la critica di un collega per farti precipitare in una profonda crisi esistenziale e distruggere la tua autostima; è sufficiente un litigio con il tuo partner per mettere totalmente in discussione la vostra relazione. 04 I Esisti solo se ti paragoni agli altri. Pensi di essere attraente solo se sei più attraente di un'altra persona; ritieni di essere simpatico solo se sei il più simpatico della compagnia. 05 I Non sopporti l'idea di avere torto: per te, sbagliare significa perdere credibilità come persona. 06 I Esplodi in accessi di rabbia sproporzionati e improvvisi.

07 I Ti lamenti di continuo, anche quando non è proprio il caso di farlo. Questo atteggiamento rivela il desiderio inconscio di mostrare agli altri che stai male. 08 I Sei perennemente indeciso. Non ti fidi dei tuoi stessi ragionamenti, delle tue opinioni o delle tue scelte, quindi continui a rimuginarci sopra. 09 I Tendi a procrastinare, quindi sei regolarmente fuori sincrono con te stesso. Sei troppo impegnato a reprimere le tue emozioni per riuscire a essere nel flow. 10 I Preferisci sentirti superiore agli altri piuttosto che provare empatia. 11 I Se una persona ha successo, ti focali/zi sui suoi difetti anziché esprimere ammirazione o prenderne atto. 12 I Le tue relazioni finiscono tutte allo stesso modo e vai sempre in ansia per le stesse cose. Anche se pensi che il tempo sistemerà tutto, in realtà continui a riprodurre sempre gli stessi schemi. 13 I Provi rancore verso la persona che ritieni responsabile della tua sofferenza, dei tuoi insuccessi, della tua mancanza di determinazione. 14 I Ti senti chiuso, incapace di aprire il tuo cuore. 15 I Soffri dell'effetto spotlight: credi di avere un riflettore puntato addosso e gli occhi di tutti fissi su ogni tua scelta. Ti svelo un segreto: in realtà nessuno ti sta guardando, nessuno aspetta nell'ombra in attesa che tu faccia un passo falso. 16 I Hai paura di andare avanti, anche se lo desideri. Forse sei mentalmente pronto a fare un passo avanti e lasciarti alle spalle il passato, ma finché non ti decidi ad affrontare ed elaborare le tue emozioni, non ti muoverai di un millimetro.

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50 PENSIERI LIBERATORI da 50 PERSONE comuni La vita è un susseguirsi di rivelazioni. Sarà capitato anche a te di leggere un libro e venire folgorato da una frase in particolare. A quel punto cominci a ripetertela in testa, finché non ti rendi conto che risponde a tutte le domande che ti assillavano (e anche a quelle a cui non avevi ancora pensato). Un pensiero è davvero liberatorio quando non ha bisogno di ulteriori prove: sai già che è vero perché l'hai vissuto sulla tua pelle. La sua funzione non è risolvere il problema, ma farti capire perché ce l'hai. Ogni pensiero che ti attraversa la mente può continuare a farti girare in tondo oppure può spezzare il cerchio. Alcuni circoli mentali sono virtuosi, altri viziosi. Alcuni vanno preservati, altri eliminati. Alcuni devono essere cambiati e ne sei consapevole, altri devono essere cambiati ma ancora non te ne rendi conto. O non sai come farlo. A mio parere, la nostra vita migliora solo quando ci troviamo (o veniamo messi) in situazioni che ci fanno chiedere se esista una verità più grande. Chi si adagia sugli allori crede di non avere più bisogno di continuare a leggere, studiare, farsi domande: smette di crescere, ha deciso che non gli serve più. Un'amara, inconfutabile verità: gli esseri umani oppongono strenua resistenza al cambiamento finché non diventa l'opzione più facile. So che il mio successo è direttamente proporzionale alla mia sofferenza. Lo so perché ci sono passata. È così che ho sviluppato la mia teoria. A questo punto della mia vita, il pensiero più liberatorio che io abbia mai avuto è questo: non cambierei una virgola del mio passato. Ogni esperienza ha svolto la sua funzione, e anche i momenti più bui, le

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persone peggiori e i comportamenti più autodistruttivi hanno avuto uno scopo: farmi arrivare fino a qui. No, non sono pazza. Sono il prodotto delle cose che mi sono successe. Ci è voluto un po' per accettarlo, ma è così: le mie reazioni, le mie azioni, i miei comportamenti sono stati quelli di una persona perfettamente normale e sana di mente. Ho sofferto, ed è giusto così. Se avessi ingoiato il rospo e continuato a sorridere non sarebbe cambiato nulla. Avrei vissuto una vita non mia, mi sarei affannata a correre su binari imposti da altri. E avrei finito per ammalarmi sul serio. Non avere le cose sotto controllo e sentirmi uno schifo è stato fondamentale per fare uno scatto in avanti. Ho smesso di soffrire perché sentivo che qualcosa non andava o che mi mancava, anche se non sapevo cosa. Non è incredibile? Come facciamo a sapere quando c'è qualcosa di sbagliato, anche se non abbiamo la minima idea di ciò che sarebbe giusto? Niente di ciò che esiste di buono al mondo è nato tutto d'un colpo: i veri cambiamenti sono il prodotto di mille piccole trasformazioni. E le persone non fanno eccezione alla regola. Ecco perché ho deciso di stilare una lista di pensieri liberatori, di rivelazioni che generano rivoluzioni. Ho chiesto a quarantanove persone diverse (un paio piuttosto note) di dirmi il loro pensiero liberatorio preferito e ho aggiunto anche il mio. Spero che questi di pensieri ti siano d'ispirazione. 01 I «Decido io cosa pensare.» 02 I «Non devo scusarmi con le persone perché non sono d'accordo con loro.» 03 I «Puoi avere tutto ciò che desideri, ma non tutto insieme. Credi che non sia giusto? Prova a immaginare di realizzare tutti i tuoi sogni nello stesso momento: non riusciresti a goderteli davvero.» 04 I «Sei libero di scegliere la tua famiglia. Sei libero di scegliere la tua religione. Puoi scegliere chi essere ogni giorno e non sei tenuto a essere la stessa persona di ieri. Non esisti per compiacere gli altri.» 05 I «Non è la vita a decidere per me, sono io a decidere per la mia vita. Questo momento non rappresenta tutta la mia vita, ma è solo uno tra tanti.» I 06 I «Ciò che percepisco è una proiezione di me stesso. Se voglio cambiare la mia vita, devo cambiare me stesso.»

tutto.»

07 I «Non sono obbligato ad accettare niente. Non sono obbligato a cambiare 08 I «La libertà è uno stato mentale.»

09 I «Non avrai mai la certezza di avere qualcosa per sempre, ma se pensi solo a come tenertela stretta anziché a godertela finché puoi, sarà come non averla mai avuta.»

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10 I «Non esiste solo l'amore romantico: l'amore vale la pena di essere vissuto in tutte le sue declinazioni. Non esiste solo la felicità: tutte le emozioni valgono la pena di essere sperimentate. Se qualcosa non è perfetto, non significa che sia un fallimento. È la vita. Siamo nati per questo. Siamo fatti per questo.» 11 I «Io valgo. Io merito di essere felice, di essere gentile con me stesso, di essere amato.» 12 I «Supererò le mie difficoltà di oggi così come ho superato quelle di ieri che mi sembravano insormontabili. È uno dei pensieri che mi conforta di più: paragonare i problemi del presente con quelli del passato, e sapere che se ce l'ho fatta una volta, posso farcela di nuovo.» 13 I «Ricorderai gli istanti, non gli anni.» 14 I «Quello che sto facendo ora è esattamente ciò che devo fare.» 15 I «Niente dura per sempre, neanche i momenti peggiori.» 16 I «Posso cambiare la mia esperienza decidendo di assumere un altro punto di vista. Non ho il controllo su cosa accade intorno a me, ma sono io a decidere come vederlo e che tipo di reazione mi suscita. La mia responsabilità finisce qui.» 17 I «Ai funerali, nessuno piange perché il mondo ha perso una persona di bell'aspetto. Si piangono le anime, i cuori, insomma, le persone. Non aspettare che sia troppo tardi: inizia a creare qualcosa che sopravviva al tuo corpo.» 18 I «Nessuno ti ama sulla base di uno schema in cui ti incasella paragonandoti agli altri. Puoi essere la persona più bella, magra e ricca del mondo, ma ciò non significa che sarai anche la più amata. Né che sarai più felice. Mi ripeto queste parole ogni volta che inizio a preoccuparmi più per il mio aspetto che per la mia personalità.» 19 I «II presente è tutto ciò che esiste. So che l'espressione "vivere nel presente" è diventata una frase fatta, ma racchiude una grande verità. Scegli di ascoltarla. Falla davvero tua.» 20 I «Per superare qualsiasi ostacolo devi accettare che ciò che accade, accade per una ragione; ciò che rimane, rimane per una ragione; ciò che fa male, fa male per una ragione. Cercare di ignorare o contrastare gli effetti di un problema non ne risolverà le cause.» 21 I «Ciò su cui ti concentri, si espande.» 22 I «Passerà anche questa.» 23 I «Ho sempre agito quando ho sentito l'urgenza di farlo. Non ho mai rimuginato troppo sulle cose che poi si sono rivelate giuste: basta aprirsi per accoglierle.»

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24 I «Le difficoltà che ho attraversato mi hanno reso la persona che sono oggi. Le difficoltà che sto attraversando mi renderanno la persona che sarò domani. Sono io a scegliere dove incanalare le mie energie per creare il me stesso del futuro. Decido io. Non gli eventi esterni o le altre persone.» 25 I «Non dimenticarlo mai: il mondo non è fuori di te, ma dentro di te. Quando ti succede qualcosa, interiorizza quell'esperienza. La creazione ti suggerisce come assumere il tuo legittimo ruolo di cocreatore. La tua anima metabolizza le esperienze esattamente come il tuo corpo metabolizza il cibo.» (Deepak Chopra) 26 I «C'è sempre una via d'uscita, anche quando non sembra. Ci saranno altri posti di lavoro, progetti da mettere in cantiere, appartamenti disponibili, voli in partenza per la città dei miei sogni. Troverò i soldi, il lavoro, l'amore... c'è sempre una strada! Niente può bloccarmi, se non la mia stessa mente.» 27 I «Non si arriva mai in cima. Non ti sveglierai una mattina dicendoti: Sono arrivato, finalmente ce l'ho fatta! La felicità si trova nei piccoli dettagli di ogni giorno, nel sapersi godere il viaggio. È sempre stato così e sempre lo sarà.»

28 I «Siamo nati per crescere. Crescere significa darsi lo spazio per fare più esperienze, per vedere più cose, per essere più consapevoli. Lo scopo della vita è espandere il campo della propria percezione.» 29 I «Le cose peggiori che mi sono successe nella vita mi hanno dato gli insegnamenti più importanti: mi hanno permesso di godermi momenti incredibili, così meravigliosi da farmi rimanere a bocca aperta.» 30 I «II vero fallimento è smettere di provarci.» 31 I «Non devo caricarmi dei problemi degli altri per poterli aiutare a risolverli.» 32 I «Non devo essere amato da tutti per essere considerato degno di amore.» 33 I «II presente è l'unico tempo possibile. Se non stai vivendo nel presente, significa che non stai vivendo affatto.» 34 I «Sei tu a decidere come ti tratteranno gli altri. Nella vita si ottiene quello che si ha il coraggio di chiedere.» 35 I «L'unico rimpianto della mia vita è di non essermela goduta di più.» 36 I «Quel che deve succedere, succederà. Io devo solo essere pronto ad accoglierlo.» 37 I «Prendi la vita con più leggerezza, perché nessuno di noi ne uscirà vivo.»

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38 I «Non ho il potere di cambiare gli altri. Un passo alla volta, cerco di capire come migliorare me stesso anziché puntare il dito sui difetti degli altri.» 39 I «La vera saggezza consiste nel prendere atto che non esistono certezze. Un tempo eravamo convinti che la Terra fosse piatta, no? Basta una nuova scoperta per cambiare il mondo. Chissà, magari un giorno scopriremo di essere robot in una realtà virtuale tipo Matrix o che so io... insomma, essere saggi significa imparare a essere, non imparare a dare un senso a ogni cosa.» 40 I «Un giorno ho comprato un biglietto del treno e sono partito per un viaggio. Essere autonomo mi ha fatto capire che non devo rendere conto a niente e nessuno. Lavoro duramente per poter essere libero di vivere come voglio.»

41 I «Io sono infinito. La gente chiede: "Cosa faresti se fossi immortale?" E io ribatto: "Be', se credi che la tua anima sia eterna, anche tu lo sei... quindi cosa stai facendo?"» 42 I «Anche se hai abbandonato la speranza, se non hai più fiducia, se non credi più nell'amore, non significa che hai perso tutto per sempre.» 43 I «Io sono amore, io sono luce. Tutto il resto non conta. Niente mi obbliga a essere altro, a dovermi trasformare. Sono amore, sono luce: sono io a decidere se vivere secondo la mia natura, o se lasciare che la paura mi paralizzi.» 44 I «Ogni volta che entri in una biblioteca, tutto lo scibile umano è a tua disposizione. Allo stesso modo, ogni volta che inizi una nuova giornata hai a disposizione un mondo di possibilità. Sta a te decidere se vedere solo un mucchio di libri. Sta a te decidere se vedere solo un giorno come un altro.» 45 I «La mia prossima scelta potrebbe essere quella decisiva.» 46 I «Se scelgo consapevolmente di non essere triste o arrabbiato, di non perdere tempo a provare quelle sensazioni, non mi sentirò triste o arrabbiato. Se non mi sento triste o arrabbiato, non sarò stato ferito. Marco Aurelio ha detto qualcosa di simile, ma preferisco la mia versione.» 47 I «Nelle piccole cose si nasconde una grande felicità. Leggere un buon libro, mangiare un frutto appena colto, dormire sotto il piumone, stringere la mano alla persona amata. Nel nostro mondo sottosopra tendiamo ad attribuire poco valore a questo genere di cose, ma ti sfido a trovare una fonte di gioia più pura.» 48 I «Ci prendiamo sul serio: decisamente troppo sul serio. Fra un paio di secoli nessuno si ricorderà più di noi né di chi ci circonda. Non lo trovo un pensiero deprimente, ma assolutamente liberatorio. Fai del tuo meglio e goditela più che puoi. Ama chi vuoi e vivi come vuoi.»

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49 I «Non sono obbligato a rispecchiare l'opinione che gli altri si sono fatti di me. Solo io so quello che è meglio per me.»

50 I «Alla fine starai bene. Non ci devi credere perché lo dico io, ma perché davvero finisce sempre così, anche se per arrivarci facciamo una marea di cazzate.» (Cheryl Strayed)

58 Hai solo VENT'ANNI non è TROPPO TARDI per RICOMINCIARE da ZERO Quando hai vent'anni, credi che sia arrivato il momento di costruire, accumulare, migliorarti. Vuoi dare al mondo l'impressione di avere una vita perfetta, mostrare a tutti che sei un adulto funzionale, che hai ottenuto rutto quello che ci si aspettava da te. Questo pensiero ti aiuta a placare la tua ansia. Ma ti svelo un segreto: a vent'anni è anche arrivato il momento di alleggerirsi. Di liberarsi dalle zavorre inutili. Da quella storia d'amore che ormai è una minestra riscaldata, dagli amici con cui non hai più nulla in comune, dai pregiudizi a cui ti sei aggrappato per dare una direzione alla tua vita. Solo così puoi creare lo spazio per ricominciare da zero. Molti attendono i vent'anni con trepidazione, ed è proprio per questo che possono apparire deludenti e difficili. Ci eravamo fatti l'idea che sarebbero stati gli anni più felici, invece sono rutti in salita. A dirla tutta, spesso e volentieri le persone più tristi sono quelle con un bell'appartamento, con un gruppo di amici apparentemente affiatato, con un lavoro dignitoso in un settore che si avvicina al loro percorso di studi, perché hanno passato la vita a costruire castelli in aria e non hanno mai imparato a vivere le emozioni. Ricorda: avere vent'anni non significa solo costruire, ma anche demolire. Fare scelte avventurose. Prendere decisioni spiazzanti. Liberarsi delle maschere che ti sei messo addosso. Così nasce la magia. Una magia spaventosa ma bellissima, che spalanca un mondo di possibilità sconosciute ed eccitanti. Pensaci: stai diventando la persona che

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sarai per il resto della tua esistenza. Come vuoi che sia la tua vita? Vuoi continuare ad avere paura? Per quanti anni ancora ti lascerai sopraffare dai tuoi demoni? Hai solo vent'anni. Non è troppo tardi per ricominciare da zero. Anzi, ti svelo un altro segreto: potrai ricominciare ogni volta che lo desideri. Non significa fare scelte eclatanti: non devi per forza tagliare i ponti con qualcuno, trasferirti in una nuova città o distruggere tutto quello che hai costruito; ma devi smettere di avere paura. Spero che deciderai di trascorrere parte del tuo tempo libero ad approfondire qualcosa che ti sarà utile per il lavoro che sogni di fare, un giorno. Spero che riuscirai ad accettare il fatto che il tuo corpo non è più quello di quando andavi alle superiori, e neanche il tuo cervello. Spero che, ogni volta che ti viene il dubbio, ti chiederai: Cosa voglio davvero, adesso? Spero che imparerai che nella vita esiste solo un modo per andare avanti, e cioè mettere un piede davanti all'altro, cercando di compiere i passi giusti. Le persone infelici non sono afflitte da qualche circostanza particolarmente triste, ma dal fatto che hanno deciso di rassegnare le dimissioni dalla vita, mettendo il loro potere decisionale in mano agli altri. Per esempio, invece di lavorare sulla propria personalità e fare in modo di attrarre la persona giusta, si aspettano che arrivi già pronta e confezionata. Allo stesso modo, invece di perfezionarsi e diventare i candidati ideali per il lavoro dei loro sogni, aspettano che l'offerta giusta piova dal cielo, oppure che la situazione economica mondiale migliori. Vuoi davvero un nuovo inizio? Dai un colpo di spugna a tutti i preconcetti su «come avere una vita perfetta» che hai accumulato negli anni. Non giocare al chiaroveggente, non fare proiezioni e supposizioni, non provare a leggere nel pensiero degli altri. Non fare solo scelte dettate dal buonsenso. Ascolta la voce del tuo inconscio che ti dice cos'è giusto per te. Attenzione: non significa che devi lasciarti guidare dai tuoi impulsi, dalla tua pigrizia, dalle tue paure (anzi, probabilmente sono questi istinti ad averti portato alla situazione in cui ti trovi). Ma se fai silenzio e tendi l'orecchio, a metà fra il buonsenso e l'istinto sentirai una voce calma e risoluta che ti indicherà la strada da percorrere. Ascoltala. E agisci di conseguenza. Decidi di vivere, non di startene seduto ad aspettare che succeda qualcosa. Non puoi cambiare vita a forza di pensare, anzi, è un atteggiamento che finirà per paralizzarti. Se nel profondo del tuo cuore sentì di aver bisogno di ripartire da zero, la domanda non è se lo farai o meno, ma quando.

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59 17 PRECONCETTI sulla tua vita che ti impediscono di VIVERLA APPIENO 01 I Se lavori duramente, il successo è garantito. Non succede spesso che le persone riescano a coronare i propri sogni esattamente come se li erano immaginati. Invece di procedere con i paraocchi verso un obiettivo che vuoi raggiungere senza scendere a compromessi, impara a goderti il viaggio che ti porterà a tagliare il traguardo, anche se non sarà proprio quello che desideravi. A volte il successo è frutto del caso o del destino. La tua responsabilità è solo una: metterci tutto te stesso, a prescindere dal risultato. 02 I Se desideri qualcosa con tutto te stesso, ti spetta di diritto. Nessuno ha mai ottenuto niente solo perché lo voleva con tutte le sue forze. Per ottenere qualcosa devi fare sacrifici, lavorare a testa bassa, diventare competente, non perdere la speranza quando riceverai qualche porta in faccia, e resistere. 03 I Tu sei speciale, sei l'eccezione che conferma la regola, quindi puoi permetterti di non spalmarti la crema solare, né mettere soldi da parte, né preoccuparti del tuo fondo pensione, né trattare le persone con gentilezza. Sei superiore a tutto. 04 I Nella tua testa, sei una celebrità: hai lo sguardo di tutti puntato addosso e le persone sono lì a giudicarti. L'effetto spotlight è senz'altro stato acuito dalla

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sovraesposizione ai social media, ma chiariamo una volta per tutte un concetto: nessuno al mondo è interessato a te quanto tu lo sei a te stesso. A nessuno importa se vai a fare la spesa senza trucco o con un maglione sformato. A nessuno importa davvero cosa fai della tua vita, quindi smetti di comportati come se fosse così. 05 I Se stai facendo qualcosa nel modo giusto, vedrai risultati immediati. Se stai facendo qualcosa nel modo giusto, vedrai risultati soddisfacenti solo se continui a farlo con costanza, e per un bel po' di tempo. 06 I Essere sempre impegnati è un buon segno. Le persone che si sentono perennemente indaffarate sono quelle che non riescono a tenere a bada lo stress. Chi ha davvero tanti impegni li svolge in maniera efficiente perché non ha altra scelta. 07 I Bisogna aspettare il «momento giusto» per iniziare a scrivere. O per sposarsi, o per fare un figlio, o per perseguire la vita dei propri sogni. Se cerchi una scusa per rimandare il momento in cui fare qualcosa che ti spaventa, ne troverai sempre una. 08 I Essere adulti è difficile. La vita è piena di ostacoli, di momenti che spezzano il cuore e che mettono alla prova. Imparare a comportarsi da adulti, tuttavia, non dovrebbe rientrare fra questi. 09 I Tutto ciò che fai ha uno scopo profondo. Il tuo unico scopo i è vivere pienamente il momento presente e impegnarti in quello che stai facendo. Per stare al mondo non devi per forza rivoluzionarlo. 10 I Se non fai un lavoro che ami, significa che non ti sei impegnato abbastanza per ottenerlo. Ognuno di noi può trovare un modo per farsi piacere il proprio lavoro, anche se ci saranno inevitabilmente giornate no (come in tutte le cose); tuttavia, nessuno di noi ha il privilegio e la garanzia di poter fare un lavoro che rispecchi esattamente i propri interessi e le proprie inclinazioni naturali. 11 I Se fai qualcosa senza volerlo, sei automaticamente sollevato da ogni responsabilità. Secondo questo ragionamento, se ferisci i sentimenti di qualcuno senza rendertene conto, significa che non l'hai fatto davvero; se non ti accorgi che stai perdendo tempo, non l'hai perso; se spendi soldi solo per «cose necessarie», non li spendi veramente. In pratica, se non sei cosciente delle conseguenze delle tue azioni, allora non contano. 12 I II tuo partner ha la responsabilità di farti sentire bene. E se non lo fa, ti chiedi se la vostra storia abbia un senso o valga la pena continuarla. 13 I Per accettare qualcosa, devi esserne felice o comunque non provare sentimenti negativi. Puoi accogliere un fatto o una situazione (ovvero prendere atto che sono reali) anche se ti fanno stare male o non ti piacciono. Non sei obbligato a farti piacere qualsiasi cosa, ma se vuoi preservare un briciolo di sanità mentale, ti consiglio di praticare l'arte dell'accettazione. 14 I Sei sicuro che le persone si ricordino ancora di quell'episodio imbarazzante di cinque anni fa. Invece no, perché sono troppo occupate a rimuginare su loro stesse, esatta-

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mente come fai tu. Tu ricordi quella cosa imbarazzante che ha fatto Tizio cinque anni fa? Non credo proprio. 15 I Per poter essere definito intelligente, devi avere sempre ragione. In realtà le persone davvero intelligenti sono più aperte della media all'idea di non avere sempre ragione (ed è così che ampliano i loro orizzonti), ma a prescindere da ciò: non devi essere infallibile, brillante e pure bellissimo per essere degno di stare al mondo e di essere amato. 16 I Le tue paure definiscono la tua identità. Quando parli dite dici: «Sono una persona ansiosa», e non: «A volte soffro di episodi di ansia.» Ti identifichi con i tuoi problemi, il che probabilmente non ti aiuta a risolverli. 17 I Sei felice solo quando le circostanze te lo permettono. In realtà sei felice solo quando scegli di concentrarti sugli aspetti positivi della vita, di affrontare e risolvere quelli negativi, di costruire rapporti umani significativi, di rafforzare la tua autostima e ampliare i tuoi orizzonti. Non puoi scegliere che emozioni provare, ma puoi decidere quali pensieri fare. Se non accetti questa idea, ti condanni a trascorrere una vita di infelicità.

60 Come ESSERE all’ALTEZZA detta VITA dei tuoi SOGNI Ci hanno fatto credere che al mondo esiste una certa quota di felicità, e che dobbiamo spartircela. Fin da bambini veniamo messi in competizione l'uno contro l'altro in una corsa per il primo premio. Questo tipo di mentalità influenza le nostre interazioni di ogni giorno, per non parlare del fatto che sta alla base del culto egocentrico da social media che noi stessi alimentiamo. Ci hanno insegnato che nella vita esistono due categorie: le persone di successo e i falliti. Le persone che sfondano e quelle che affondano. E tu, tu devi assolutamente sfondare. Stai attento, ti hanno detto, perché i premi vengono distribuiti fino a esaurimento scorte, quindi dovrai lottare con le unghie e con i denti per accaparrarti quello che vuoi. Ci convinciamo che la felicità e il successo siano benedizioni che riceviamo dall'esterno: il manager di un'azienda che ci assume, una persona amata che si impegna a rimanere con noi «finché morte non ci separi». Per forza poi sentiamo di non avere il controllo sulle nostre vite. Per forza poi soffriamo tanto proprio a causa di ciò che credevamo di desiderare. «Volere» è il verbo più brutto che ci sia. Ti tiene in scacco, limitando la tua esperienza al fatto che «ti manca qualcosa». Respinge quanto c'è di positivo nella vita. Ci hai mai fatto caso? Quando smetti di desiderare spasmodicamente qualcosa, è molto più probabile che tu la ottenga. Se sposti la levetta della tua mentalità da «mi manca questo e 152

quest'altro» a «ho già tutto ciò che mi serve», crei un campo magnetico naturale. L'accettazione è la fonte da cui sgorga l'abbondanza. I tuoi desideri più autentici non hanno bisogno di un foglietto illustrativo o di un piano d'azione. Siamo tentati di appiccicarci sopra tante etichette, di scrivere un manuale d'istruzioni, di sviscerarli a fondo, ma in realtà non ce n'è alcun bisogno: sono la parte più pura ed essenziale di noi. Per questo finiamo per ingolfarci: le fantasie che ci eravamo costruiti non evolvono al nostro stesso ritmo, per cui si crea uno sfasamento fra immaginazione e realtà, fra idee ormai superate e desideri attuali. Come si fa a lasciarsi alle spalle le idee del passato? Nessuno insegna a farlo, ma è fondamentale apprenderlo. Solo così riuscirai a liberarti dalla gabbia in cui ti senti rinchiuso. Solo così riuscirai a smettere di fare a pugni con una versione di te che non ti corrisponde più, e potrai cominciare a costruire qualcosa di nuovo. Solo così sarai finalmente all'altezza della vita dei tuoi sogni, quella che desideri dal profondo del cuore, e non della vita che gli altri vogliono importi. Troverai sempre un modo per pagare l'affitto, ma non troverai mai un modo per obbligare qualcuno ad amarti. La vita che desideri con le persone che desideri si costruisce giorno dopo giorno, un mese di affitto alla volta, una lavastoviglie alla volta, una lavatrice alla volta, bolletta dopo bolletta. Gli adulti non fanno queste cose per gioco, le fanno (le faccia-ino) perché sono sinonimi di autonomia. Perché significano che siamo in grado di mantenerci da soli. Che abbiamo deciso di mettere al primo posto la nostra libertà e tranquillità d'animo. Se senti che è ora di andarsene, vattene. Non ci sono giustificazioni per rimanere con qualcuno che non ti vuole bene o non ti accetta. In un modo o nell'altro riuscirai a sopravvivere. Ci saranno sempre ore di straordinario, lavoretti per arrotondare, stanze in affìtto o in condivisione con persone gentili e generose. Ma attenzione: certe occasioni si presentano solo alle persone che decidono di dare la priorità alla propria salute mentale, anche se inizialmente significherà fare qualche sacrificio. Per aggiudicartele, devi prendere consapevolezza del fatto che meriti il tuo spazio, che meriti di decidere con la tua testa cos'è accettabile o meno per te. Questo non vuoi dire che sarai sempre felice, contento e sereno. La vita non funziona così. Esiste solo un modo per superare il dolore: accoglierlo pienamente. Soffriamo davvero solo quando cerchiamo di evitare l'inevitabile. Arrendersi a questa consapevolezza non significa sventolare bandiera bianca, ma smettere di raccontarsi bugie. Se accettiamo di soffrire, accettiamo di essere sinceri, imperfetti, meravigliosi, tormentati, caleidoscopici e pieni di speranza. Accettiamo di diventare noi stessi e superiamo il nostro limite più paralizzante: l'incapacità di essere noi stessi. Impara a dare la giusta importanza alla mancanza, al vuoto. Non sei tenuto a riempire ogni singolo minuto della tua vita. Avere un'agenda traboccante di impegni non è sinonimo di successo. Vivere per lavorare anziché lavorare per vivere non è un merito. Non puoi dare valore al tuo tempo solo se lo stai impiegando in attività che gli altri considererebbero «produttive». Anche non fare nulla è altrettanto importante. Le rivelazioni più illuminanti arrivano nei momenti in cui rimani in silenzio con te stesso. Avere una vita straripante di persone, impegni, idee e creatività non sarebbe così meraviglioso e significativo, se non fosse controbilanciato da momenti di solitudine e tregua mentale. Non puoi concentrarti sulle singole azioni dimenticando il contesto.

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L'elemento principale di una foto, il soggetto di un'opera d'arte non esisterebbero senza lo spazio che le incornicia. Purtroppo, devo darti una brutta notizia: nessuno busserà alla tua porta per consegnarti la felicità. Però ce n'è anche una bella: nessuno potrà togliertela o rubartela. Sì, hai ragione, è un concetto trito e ritrito e l'avrai già sentito mille volte. Eppure, anche se lo sapevi già, cos'hai fatto finora per agguantare la tua felicità? Sei ancora in cerca di qualcosa che finalmente ti soddisfi. Sei ancora lì ad aspettare che le cose accadano, invece di assecondare il tuo istinto naturale ed evolverti, espanderti, creare, illuminare. Nutriamo desideri e facciamo tentativi, ma nella direzione opposta a quella in cui dovremmo andare. Percepiamo il tempo in maniera lineare, ma non è così. Tutto accade nello stesso momento. Sei tu a richiamare nel presente le esperienze di cui hai bisogno, la persona di cui hai bisogno. Non sei né ricco né povero. Non perdi né ricevi nulla. Sei sempre stato e sempre sarai. Questa è la formula che fa scattare l'incantesimo. L'assoluta felicità è noiosa. E anche l'assoluta bellezza. Le persone con un sorriso da copertina e una vita convenzionalmente perfetta non incuriosiscono nessuno. Le persone interessanti sono quelle che si interessano a tutto. Che hanno un aspetto particolare e affascinante. Che sanno raccontare storie, che sono vulcani di idee e hanno una filosofia di vita armoniosa. Tu preferiresti stare con qualcuno che ti fa una sfuriata solo perché a suo avviso hai insinuato che sia grasso? Oppure con qualcuno che dice: «Avere un po' di ciccia addosso non mi definisce come persona. E anche se fossi grasso... chissenefrega?» Amare non significa sforzarsi di avere un certo aspetto, di comportarsi in un certo modo, di avere un certo stile di vita. Se saprai prestargli ascolto, l'universo ti sussurrerà dolcemente all'orecchio i suoi suggerimenti, altrimenti ti afferrerà per le spalle e ti urlerà in faccia. E se ignori i segnali che cerca di darti il tuo corpo, puoi stare certo che ti si rivolterà contro. Le emozioni cosiddette negative non devono essere scacciate. Non le puoi considerare alla stregua di seccature da schivare. Sono parte di te, o di qualcosa più grande di te, e stanno suonando un campanello d'allarme. Non puoi mettere a tacere la tua voce interiore. Se provi a tapparle la bocca, troverà un altro modo per uscire all'esterno e farsi sentire, urlando a pieni polmoni. Impara a darle retta quando ancora ti parla sottovoce, dentro di te. Sai qual è la cosa più assurda e ironica della vita? Che avrai tanto più successo quanto più seguirai le tue naturali inclinazioni. Ci carichiamo di tante responsabilità superflue, quando in realtà dovremmo assolverne una sola: assecondare ciò che ci rende felici, che ci regala la pace interiore. Le persone che amano il proprio lavoro sono (senza eccezioni) le più brave nel loro campo, molto di più di quelle che si vantano di «lavorare sodo». Quando sei animato dalla passione, hai un qualcosa in più di speciale che ti distingue da tutti gli altri, è come se potessi attingere da un serbatoio di energia invisibile a tutti gli altri. Inoltre, ricorda: la tua identità non deve essere per forza coerente. La storia della tua vita non deve filare liscia come la sceneggiatura di un film. Non devi impacchettare e infiocchettare la tua personalità per farti accettare dagli altri. Smetti di vivere nell'ottica di scrivere un'autobiografia impeccabile e lineare. Sei libero di fare quello che vuoi, anche le esperienze più disparate che non c'entrano nulla fra loro. Non sei legato mani e piedi a un unico obiettivo, a un unico talento, a un unico amore. Puoi cimentarti in tanti settori professionali, imparando nuove abilità e facendo

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esperienze diverse ogni volta. Puoi coltivare più di una passione senza per forza avere lacune in altre aree della tua vita. Puoi scegliere di non vedere la tua vita come un romanzo, ma come una raccolta di racconti. Pensi davvero che sia il caso di soffocare i tuoi istinti più autentici e spegnere la tua fiamma vitale solo per facilitare il compito alle persone grette e limitate che vogliono incasellarti a forza in uno stereotipo? No. Nessuno ti obbliga a vivere per far piacere agli altri. Spesso e volentieri neanche tu sai cosa sia meglio per te. Provare a predire il futuro non è affatto una garanzia che i tuoi desideri si avverino. È solo un modo per restringere le tue prospettive, per aggrapparsi a un'idea e rimanere lì appesi. A un certo punto non ci interessa neanche più quale fosse questa idea, l'importante è non mollare la presa: solo così abbiamo l'impressione di essere nel giusto, di avere il pieno controllo della situazione, di sapere che stiamo andando nella direzione voluta. Sai, nessuno nella storia dell'umanità si è mai guardato indietro dicendosi soddisfatto: Ah, sì, è andato tutto proprio come avevo progettato. In molti, invece, si dicono: Be', sapevo che ero destinato a questo tipo di vita, ma devo ammettere che non mi aspettavo certi colpi di scena. A dirla tutta, le cose andranno addirittura meglio di come avevi sperato e immaginato. Nella tua ignoranza, tuttavia, non potrai fare a meno di pensare che sta andando tutto storto. Ti sembrerà che la vita (o un dio, o il destino, o qualunque sia l'entità in cui credi o non credi) stia passando con un carrarmato sopra le tue speranze e i tuoi progetti. Ma abbi fede: alla fine tutto andrà bene, anzi, meglio di quanto credi di meritare. Sii all'altezza dei tuoi sogni. Nessuno al mondo ha mai ottenuto qualcosa solo perché lo desiderava con tutto se stesso. La tua vita prenderà la piega che tu credi di meritare, quindi convinciti di meritare tanto.

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61 COSE che vorremmo RICEVERE dagli ALTRI (ma che non siamo disposti a dare) 01 I Ci aspettiamo che gli altri siano onesti con noi e facciano capire chiaramente le loro intenzioni (specialmente da un punto di vista sentimentale), ma quante volte noi stessi lanciamo segnali contraddittori? Quante persone abbiamo illuso o tenuto in sospeso perché ci faceva comodo? 02 I Quando qualcuno non si comporta in maniera gentile, lo giudichiamo severamente. Insegniamo ai bambini a essere gentili punendoli quando non lo sono. Pretendiamo che gli altri siano disponibili e affettuosi quando noi siamo i primi a essere chiusi e distanti. 03 I Se interessiamo a qualcuno, ci aspettiamo che faccia la pri ma mossa. È snervante aspettare che l'altro ci chieda finalmente di uscire a cena o si dichiari con un gesto romantico, ma saremmo disposti a farlo noi per primi? Quand'è stata l'ultima volta che hai preso coraggio e sei uscito allo scoperto? Anzi, hai mai chiesto esplicitamente un appuntamento a qualcuno (intendo un vero appuntamento)? Insomma, sei pronto a fare quello che vorresti che gli altri facessero?

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04 I Ci sembra assurdo che non tutti abbiano a cuore le nostre stesse cause, ma ci da fastidio quando gli altri manifestano pubblicamente le proprie convinzioni (con cui magari non siamo d'accordo). 05 I Diamo per scontato che gli altri si debbano fidare ciecamente di noi, ma a noi sembra sempre di avere ottime ragioni per non fidarci degli altri. 06 I A volte non chiediamo esplicitamente aiuto ma giudi chiamo comunque egoista e maleducato chi non ci da supporto o una mano. Eppure, siamo onesti: quanto spesso riusciamo ad anticipare desideri ed esigenze dei nostri cari ancor prima che li esprimano? 07 I Quando qualcuno esprìme un giudizio su un aspetto della nostra vita senza conoscerci bene lo definiamo insensibile e limitato. Ma non facciamo lo stesso anche noi, tutti i giorni, quando spettegoliamo con colleghi e amici? Se qualcuno spara sentenze su di noi ci offendiamo: Se solo sapessero tutta la storia, pensiamo, allora non parlerebbero così, tanto per dar fiato alla bocca... tuttavia, anche noi andiamo in giro a sparare sentenze senza sapere rutta la storia, tanto per dar fiato alla bocca. 08 ! Siamo i primi a consigliare di chiudere un rapporto se non funziona più, di smettere di pensare al passato... ma quante volte predichiamo bene e razzoliamo male? Saliamo in cattedra quando si tratta di risolvere i problemi degli altri; tuttavia quando siamo noi a sbagliare non ci aspettiamo di essere bacchettati, ma consolati.

09 I In teoria, affermiamo che tutte le religioni vanno rispettate e accettate. In pratica, se qualcuno non condivide la nostra fede o il nostro sistema di valori, diciamo che «non è in grado di capire». Abbiamo un bel dire che tutte le convinzioni religiose sono valide, ma sotto sotto pensiamo che le nostre siano un po' più vere e un po' più giuste. 10 I Pensiamo che le persone che giudicano gli altri in maniera superficiale siano inqualificabili, eppure le stiamo giudicando in maniera superficiale... per lo stesso motivo. 11 I Quando abbiamo bisogno di farci una risata non esitiamo a fare battute perfide a spese degli altri, ma ci aspettiamo che gli altri non si permettano di fare facile umorismo su di noi. 12 I Quando gli altri sono in crisi non ne capiamo a fondo le ragioni, eppure quando siamo noi a essere in crisi ci pare una mancanza di empatia se gli altri non ci consolano e non ci ricoprono di attenzioni. 13 I Ci aspettiamo che un nostro discorsetto motivazionale sia sufficiente affinchè gli altri cambino le loro cattive abitudini con uno schiocco di dita (che inizino a mangiare sano, che smettano di fumare, che pongano fine a una relazione tossica, che si licenzino su due piedi). Ma guardati allo specchio e dimmi se ti è mai bastata la predica di un amico o di un genitore per farti cambiare vita. 157

14 I Quando una persona parla a voce alta al telefono in un luogo pubblico, o arriva in ritardo a un appuntamento, o ha i capelli in disordine, o fa qualcosa che riteniamo stupido, non esitiamo un istante a giudicarla male e spazientirci. Tuttavia, se siamo noi a essere stanchi e stressati non ci pensiamo due volte a sbraitare al telefono mentre siamo in fila alle casse del supermercato o a far perdere tempo al barista con richieste assurde. Se ridiamo sguaiatamente e chiacchieriamo ad alto volume mentre siamo a pranzo con gli amici non c'è problema, ma se i decibel sono degli altri allora ci danno fastidio. 15 I Esigiamo la più totale onestà dagli altri, ma se la loro opinione sincera non ci piace, la bolliamo come una meschinità. Inoltre, quando tocca a noi essere onesti, evitiamo in tutti i modi di esserlo finché non è proprio inevitabile. 16 I Pretendiamo che gli altri ci dimostrino amore incondizionato per cercare di compensare il fatto che non siamo in grado di dimostrarlo a noi stessi.

62 Non devi AMARE TE STESSO per MERITARE di ESSERE AMATO Quando ti dicono che devi imparare a volerti bene per poter amare un'altra persona, significa questo: se vuoi stare con qualcuno solo perché sotto sotto sei convinto che una relazione ti guarirà dai traumi del passato, darà un senso alla tua vita e ti farà stare meglio, finirai immancabilmente per scegliere la persona sbagliata e non troverai mai quello che cerchi. Il messaggio che viene recepito, tuttavia, è un altro: se non ami senza riserve ogni aspetto della tua personalità e della tua esistenza, allora non sei pronto per avere una storia e non sei degno di trovare l'amore della tua vita. Detta così sembrerebbe che se non hai nessuno al tuo fianco in pratica è colpa tua: non sei abbastanza maturo, non hai saputo lavorare su te stesso, insomma ti meriti di stare solo. Secondo quest'ottica, devi precluderti l'amore finché non ti senti qualificato al cento per cento; come se in quanto esseri umani fossimo in grado di evolvere e maturare solo individualmente, e una volta in coppia potessimo tirare i remi in barca. C'è però una pecca nel ragionamento: l'amore della tua vita non arriverà quando sei pronto, ma quando meno te l'aspetti. Succede sempre così. E se in quel momento gli chiuderai la porta in faccia perché pensi di non essere abbastanza preparato e maturo, sappi che stai rinunciando a un'opportunità di crescita preziosa come poche. L'amore è una lente d'ingrandimento sui tuoi punti forti e sui tuoi punti deboli. Stare con la persona giusta ti incoraggia ad affrontare le tue lacune e le tue paure, ti rende 158

una persona migliore. Stare con la persona giusta ti aiuterà ad amare te stesso. Dicono che l'amore ti stravolge, ed è proprio così. Nell'attesa, impara a mettere a frutto il tuo tempo. Goditi la tua indipendenza e la compagnia di te stesso, fai tutto quello che non potresti fare se fossi in coppia, coltiva le tue passioni personali. Ma non ti fossilizzare sull'idea di non essere autorizzato ad amare finché non ami tutto di te, di non meritarti la dolcezza altrui se non sei sempre tenero con te stesso, e soprattutto non pensare che l'amore arriverà solo quando sarai pronto ad accoglierlo. E vero, il modo in cui tratti te stesso influenza e determina il modo in cui gli altri si relazionano a te, ma essere una persona completa, appagata, matura, amata e amorevole non significa mirare all'autosufficienza e all'isolamento, ma avere la capacità di farti valere, esigere rispetto, scegliere l'amore e non smettere mai di crescere e farti domande anche quando la persona dei tuoi sogni è finalmente al tuo fianco. Amare significa anche lasciarsi amare.

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Se non hai ancora TROVATO la PERSONA GIUSTA, fatti queste 30 DOMANDE 01 I Credo che l'amore sia un premio per aver lavorato bene su me stesso? O forse è la naturale evoluzione di un sentimento quando sono abbastanza forte da aprire il mio cuore a un'altra persona? 02 I Cosa significa per me la parola «amore»? Significa provare un'ondata di benessere? Non sentirmi mai solo? Trovare consolazione? Camminare verso una destinazione ben precisa? 03 I Come potrei soddisfare queste esigenze senza una persona accanto (che magari ancora non conosco) che mi giuri fedeltà eterna finché morte non ci separi? 04 I Se l'amore della mia vita fosse lo specchio di tutti i miei traumi irrisolti, di tutti i miei difetti, di tutte le mie insicurezze, vorrei davvero starci insieme? 05 I Cerco di creare relazioni basate sull'empatia oppure pro vo a impormi a ogni costo? Cerco lo scambio o la prevaricazione? Le discussioni con gli altri sono uno spazio per confrontarsi e crescere, oppure un modo come un altro per mettere alla prova le mie capacità di persuasione? Voglio solo sentirmi dire: «Hai ragione»?

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06 I Passo più tempo a rimuginare sulla mia vita sentimenta le o a viverla? Ho elaborato una strategia per cercare l'amore di cui sento disperatamente la mancanza? 07 I E se elaborassi una strategia, in cosa consisterebbe? Cosa farei? Quali terreni sonderei? E dove andrei? 08 I Quale prospettiva mi mette più a disagio: cercare l'amore online, accettare un appuntamento combinato dagli amici, buttarmi un po' di più nella mischia oppure passare i prossimi anni (o anche più tempo) in solitudine? 09 I Ammetto di essere alla ricerca dell'amore? Fare finta che mi stia bene essere single potrebbe precludermi tante occasioni di essere presentato a qualcuno. 10 I Cosa mi rende felice, oltre all'affetto delle altre persone? 11 I Se oggi decidessi di prendere in mano la mia situazione sentimentale, invece di aspettare di essere travolto da un destino che forse non arriverà mai, cosa farei? 12 I Penso che le grandi storie d'amore capitino per caso oppure che debbano essere costruite e consolidate nel tempo 13 I Sono convinto che solo le persone più belle, ricche, intelligenti e talentuose di me meritino di essere amate? 14 I Mi sono mai chiesto se le persone che ho intorno e che hanno relazioni soddisfacenti siano davvero migliori di me in termini di bellezza, ricchezza o intelligenza?

15 I E se me lo chiedessi, quale sarebbe la risposta onesta? 16 I Quanto mi sorprenderebbe scoprire che le relazioni fra esseri umani non sono semplicemente qualcosa che ci fa star bene, ma il collante senza cui questo nostro mondo cadrebbe in mille pezzi? E quanto mi sorprenderebbe capire che investire tempo ed energie per costruirle e prendersene cura è un'attività nobile e utile che realizza il mio potenziale umano? 17 I E se scoprissi che anche le persone che hanno una famiglia da pubblicità, che sono circondate da innumerevoli amici, che possono sbandierare una relazione sentimentale apparentemente perfetta, a volte si sentono le persone più sole al mondo, perché la qualità dei rapporti umani non equivale alla quantità? 18 I Sono consapevole di ciò che cerco in una relazione a lungo termine? 19 I Sono disposto a farmi sentire se le mie esigenze non vengono soddisfatte, o preferisco ingoiare il rospo per risultare più accomodante nei confronti del mio partner?

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20 I Se la relazione dei miei sogni naufragasse, quale sarebbe il mio piano B? 21 I Sono conscio del fatto che uno dei segreti per far funzionare una relazione è avere la consapevolezza che, se finisse, riuscirei comunque ad andare avanti e a stare bene? 22 I È possibile che io in questo momento sia solo non perché sono sbagliato e nessuno mi vuole, ma perché devo compiere un viaggio nella solitudine per scoprire aspetti profondi e mistici? 23 I Se sapessi che l'amore sta per irrompere nella mia vita e che questo periodo di solitudine sta per finire, come trascorrerei le mie serate? Come impiegherei il mio tempo e le mie energie? Spenderei ore a scorrere la bacheca di Facebook oppure scriverei il mio primo libro? Uscirei con gli amici o mi chiuderei in casa a rodermi di invidia nei confronti di chi è fidanzato? Imparerei a meditare o mi attaccherei alla bottìglia ogni volta che mi sento un po' giù? 24 I Parto dal presupposto che gli altri mi facciano un favore a volermi bene e a impiegare il loro tempo con me? 25 I Mi è mai passato per l'anticamera del cervello che forse anche loro hanno bisogno di affetto? 26 I Penso mai a quale potrebbe essere il mio contributo in un rapporto, anziché il contrario? 27 I Sono pronto a trascorrere il resto dei miei giorni al fianco di un altro essere umano per crescere insieme e come individui, oppure la mia idea di amore consiste nel cercare di compiacere a vita un'altra persona e mettere sempre i suoi desideri al primo posto? 28 I Sono disposto a lasciarmi alle spalle ogni preconcetto sull'amore (come arriverà, come sarà, chi sarà)? (Altrimenti non si va da nessuna parte.) 29 I Per cosa sono disposto a soffrire in questa vita? Si soffre per le proprie paure, per i propri pensieri, per il proprio lavoro... ma se l'unica cosa per cui valga la pena di soffrire fosse l'amore? Sono pronto a buttare il cuore oltre l'ostacolo, prendere qualche batosta, e poi raggiungere quello che pensavo fosse il traguardo (stare insieme alla persona amata e desiderata) per poi scoprire che quello era solo il riscaldamento prima della maratona? 30 I Sono pronto a lasciare che l'amore faccia divampare un incendio dentro di me e mi trasformi nella persona che sono destinata a essere?

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64 Houston, abbiamo un PROBLEMA: l'ONESTÀ è diventata un TABÙ Siamo soffocati da una cultura, e dunque da persone, che disprezzano l'onestà a tal punto da aver disimparato le regole basilari della convivenza civile. Se un'opinione non combacia perfettamente con la nostra la etichettiamo subito come «offensiva» e decidiamo che non ha diritto di essere espressa; peraltro, troviamo giusto censurare il capezzolo di una donna o una parolaccia in quanto «offensivi», ma non battiamo ciglio di fronte al costante bombardamento con immagini di guerra, carestie, delitti... Siamo diventati gli integerrimi agenti di polizia delle parole e siamo pronti a scandalizzarci nei confronti di chiunque esprima idee che non ci piacciono. La società in cui siamo cresciuti ci ha insegnato a trascurare i nostri bisogni per mettere gli altri al primo posto (anche se in realtà è un atteggiamento ipocrita e disonesto che ci porta inevitabilmente a covare rancore). Siamo tutti inconsapevolmente malati di una solitudine abissale, che cerchiamo di tamponare con i libri o la musica, in cui troviamo le parole che noi non riusciamo a esprimere. Soffriamo di ansia e depressione, ci sentiamo isolati, instabili, spaventati, falliti, proprio perché siamo costretti a mostrare al mondo un'immagine impeccabile. Negare e censurare gli aspetti «brutti» della vita li rende tali. Nessuno di noi è onesto nel presentarsi agli altri, quindi nessuno di noi riesce a essere

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amato per la persona che è. Siamo solo gusci, e in quanto tali siamo destinati ad andare in frantumi al primo colpo. Gran parte delle nostre relazioni si basa sul fatto che continuiamo a soddisfare una serie di aspettative (di cui a volte siamo a conoscenza, a volte no). In questo senso la paura della sincerità e del cambiamento è la paura di non essere più accettati, desiderati o stimati dalle persone che dicono di volerci bene. «Fare quello che vogliamo» e «mettere i nostri bisogni al primo posto» sono considerati sinonimi di egoismo e insensibilità nei confronti degli altri. Ci è stato insegnato che compiacere gli altri ci rende felici. Ma sei sicuro di volere che nella tua vita ci sia qualcuno che in realtà non vorresti ci fosse? Dovremmo davvero sorprenderci se siamo tutti un po' persi, in difficoltà e scollegati da noi stessi, se fin da piccoli ci hanno spinti a sacrificare il nostro istinto e le nostre inclinazioni naturali per blandire l'ego altrui? Credo proprio di no. Quando ci viene detta la verità, la prendiamo come una cattiveria perché ormai siamo abituati a sentirci dire esclusivamente quello che ci fa comodo. Vogliamo essere vezzeggiati, tranquillizzati, assecondati. La sincerità ci sembra crudele perché se gli altri non ci danno ragione allora ci stanno facendo un torto o un'offesa; ci sentiamo rifiutati, sgraditi, inadeguati (perché solo l'approvazione esterna ci fa stare bene). Ricordatelo sempre: le persone che amano salire in cattedra e criticare il modo in cui scegli di vivere la tua vita in realtà odiano la propria (perché l'hanno lasciata decidere agli altri). Hanno dato retta a chi li ha criticati a loro volta, e ora hanno il vuoto dentro. Se ascolti bene, anche le loro parole sono completamente vuote. Nel profondo di tutti noi, senza eccezione, risplende una luce. Se conoscessimo la vera storia di ogni persona, se fossimo capaci di metterci nei suoi panni anche solo per un giorno, sarebbe impossibile non provare empatia, sarebbe impossibile non sentire un amore incondizionato. Ma che genere di fratellanza ci dovremmo aspettare da una società disonesta, fondata su immagini di facciata? Come possiamo sperare nella parità se ognuno di noi è stato istruito a sentirsi perennemente inferiore? Se vogliamo creare una società basata sull'uguaglianza, dobbiamo capire che nel profondo siamo tutti uguali. E per fare ciò, dobbiamo essere onesti. L'unico modo per cambiare rotta e aprire anche le menti più ottuse è parlare con franchezza delle nostre percezioni e dei nostri pregiudizi sull'identità di genere, sulla razza, sull'umanità stessa, altrimenti finiamo sempre per discutere di questi argomenti solo con chi già sappiamo essere fondamentalmente d'accordo con noi, invece di provare a comprendere il punto di vista di chi non lo è. Vogliamo essere la voce del cambiamento, oppure continuare a pomparci di egosteroidi? Perché accettiamo di subire la pressione dell'altruismo a tutti i costi? Perché dovremmo sacrificarci per gli altri, se non ci viene dal cuore? Perché coltiviamo solo la gentilezza «di circostanza» che possiamo far pesare agli altri, ma non è sincera? Fingere non serve a nulla. L'ipocrisia è uno dei mali peggiori al mondo. È un generatore di rancore, ostilità, odio per se stessi, intolleranza e pregiudizi. : Quando un amico ci vuole così bene da correre il rischio di ferire i nostri sentimenti per metterci di fronte a una verità scomoda o invisibile ai nostri occhi, ci sta facendo un regalo raro. Quando riusciamo a dire certi «no» a noi stessi, in realtà ci stiamo facendo

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un grande piacere. Spesso le cose più preziose della nostra vita, quelle per cui finiamo per essere immensamente grati, sono le più difficili, le più travolgenti, quelle che ci mettono davvero alla prova e da cui veniamo trasformati dalla testa ai piedi. E quindi: quando vuoi dire di no, fallo. Quando vedi un amico in difficoltà, incapace di compiere una scelta che gli cambierebbe la vita, sii gentile e comprensivo, ma parlagli in maniera schietta, invece di spettegolarne con tutti tranne che con il diretto interessato. Quando ti senti un ospite indesiderato a casa tua, è ora di levare le tende. Ricordati che in un modo o nell'altro riuscirai sempre a mettere insieme i soldi per pagare l'affitto, ma non riuscirai mai a obbligare qualcuno ad amarti. Butta fuori quello che hai dentro prima che cominci a ristagnare e marcire. Di' «ti voglio bene» e «ti amo» alle persone a cui vuoi bene e che ami. E se non è così, devi smettere di mentire e lasciarle libere di trovare qualcuno che provi quei sentimenti per loro. Calati negli abissi del tuo inconscio con una torcia e scopri ciò che ignoravi di te stesso: le fratture mai saldate, le ferite ancora aperte, ma anche la luce, la passione, l'amore. E il desiderio di fare grandi cose. Asseconda le tue inclinazioni più intime, anziché cercare di allinearti alle aspettative altrui. Alzati in piedi e dichiaralo al mondo: «Questo sono io, e se non vi vado bene crocifiggetemi.» Quante icone religiose, quanti idoli pop, quanti politici di spicco hanno fatto affermazioni simili (anche se poi i loro stessi sostenitori e adepti sono stati i primi a piantare i chiodi sulla croce)? Dai agli altri ciò che ti manca. E cioè: anche se non tutti ti amano, non significa che nessuno ti ama. Anche se non sei la persona più bella del reame, non importa. L'unico vero ostacolo nella vita è la paura, quindi la libertà autentica è solo dentro di te. Tutti sof friamo. E non tutti usciamo da un periodo di sofferenza come una farfalla da un bozzolo, trasformati dalla potenza dell'illuminazio-ne. Non tutti hanno il coraggio di essere onesti, ma tutti ne abbiamo la capacità. E sai qual è l'ironia in tutto questo? Che l'amore, la passione, l'approvazione di cui siamo tanto affamati sono già insiti in noi, e la chiave per potervi accedere è una: l'onestà. Apri la serratura. Spalanca la porta.

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65 7 buoni MOTIVI per SOFFRIRE (o dell'importanza del DOLORE per la CRESCITA personale) Perché siamo destinati a soffrire? Non sono certo la prima a chiedermelo. Innumerevoli poeti, pensatori e filosofi si sono interrogati sulla questione. Il poeta persiano Rumi scriveva che la ferita è il luogo da cui penetra la luce. La psichiatra svizzera Elisabeth Kùbler-Ross sosteneva che tutte le persone sensibili, affettuose e comprensive per diventare così hanno vissuto momenti di sofferenza, prostrazione e difficoltà. Khalil Gibran diceva che il dolore marchia a fuoco gli animi delle persone straordinarie; Fèdor Dostoevskij che la sofferenza è la matrice di un'intelligenza profonda e di un cuore sconfinato. L'autrice C. JoyBell C. paragona gli esseri umani sofferenti a stelle che stanno collassando, ma solo per trasformarsi in bellissime supernove. La sofferenza non serve a diventare grandi, come il latte materno, ma a suo modo ci svezza. È così che cresciamo da un punto di vista intellettuale, sentimentale, spirituale. Se la filosofia non ti basta, pensa alla tua esperienza: alle volte in cui il dolore è stato parte inevitabile del processo, alle cose che hai dovuto perdere per poterne accogliere di nuove, alle vicende strazianti senza cui non saresti diventato la persona che sei ora. In tanti hanno affrontato l'argomento senza riuscire a dame una definizione: il catalizzatore che innesca la reazione chimica, il fondale dell'abisso che devi toccare per poterti dare la spinta e tornare in superficie. Quel tormento da cui è nata la tua vita com'è

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oggi, in tutto il suo splendore, ma che non vorresti mai e poi mai rivivere. La sofferenza è metamorfosi, è il buio grazie al quale riusciamo a vedere la luce. Sono profondamente convinta che se riuscissimo a comprendere la necessità del dolore saremmo meglio equipaggiati a sopportarlo, o anche ad ascoltare i suoi suggerimenti prima che sia troppo tardi. Ecco qua, allora, sette buoni motivi per soffrire. 01 I Soffrire è necessario solo finché non capiamo che non lo è, ma ci mettiamo sempre un sacco di tempo per rendercene conto. Sicuramente l'hai già sentito dire, ma dolore e sofferenza non sono la stessa cosa. In realtà noi esseri umani amiamo il dolore. Del resto, l'espressione che assumiamo durante un orgasmo è la stessa di quando veniamo torturati. Piangere è catartico. E la sensazione fisiologica del dolore è un prezioso strumento di sopravvivenza. Ma soffrire no, non ci piace per niente. Soffriamo quando opponiamo resistenza al dolore. Un dolore non si sceglie (per fortuna). Ma abbiamo facoltà di scegliere per quale motivo soffrire, il che è una fortuna ancora più grande: significa che la decisione spetta a noi. 02 I Gli esseri umani pensano di essere alla ricerca della felicità, ma in realtà desiderano conforto e familiarità. Siamo letteralmente incapaci di prevedere ciò che ci renderà infelici. Il motivo? Tutto ciò che sappiamo è ciò che abbiamo già conosciuto. Tuttavia, viviamo in una società ossessionata dalla pianificazione, che ci martella finché non decidiamo a tavolino la nostra idea di felicità ed elaboriamo una sorta di piano militare per raggiungerla. Per piegarci a questo meccanismo, siamo costretti a riciclare le esperienze del passato: in questo modo non facciamo ricorso alla felicità, ma al conforto di qualcosa che ci e già noto. Finché qualcuno o qualcosa non ci caccerà dalla nostra comfort zone, tuttavia, non faremo mai un passo in avanti e rimarremo sempre aggrappati a fantasie ormai superate che non corrispondono più ai nostri desideri. 03 I La sofferenza ci insegna che cercare di cambiare il mondo intorno a noi per essere felici è come cercare di cambiare l'immagine proiettata su uno schermo anziché il proiettore stesso. L'autrice Byron Katie l'ha saputo dire meglio di me: «Per avere un'immagine più chiara, dobbiamo trovare il granello di polvere che offusca la lente e pulirlo. Ecco come porre fine alla sofferenza e avere un assaggio di paradiso sulla Terra.» Fino a quando non raggiungiamo il culmine della disperazione non ci viene in mente che forse il problema è dentro di noi, e non fuori. La nostra mente è la lente attraverso cui percepiamo il mondo. Devi metterla a fuoco per poter cambiare la tua vita, non il contrario. 04 I Spesso la sofferenza ci porta a un crollo emotivo, ma non sappiamo ancora che da quelle macerie riemergeremo più forti di prima. Attraverso la sofferenza, impariamo che a volte (a dire il vero la maggior parte delle volte) ci sembra di non sapere cosa sia meglio per noi; eppure, in qualche modo misterioso, il nostro inconscio lo sa eccome! Non dico che sia frutto di un intervento divino, ma nella mia vita mi è capitato spesso di sapere istintivamente quando fosse il momento giusto per fare una scelta che mi avrebbe stravolto e spezzato il cuore per poter poi raggiungere un obiettivo più alto, anche se non avevo ancora ben chiaro quale fosse.

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05 I La capacità di provare gioia dev'essere controbilanciata dalla capacità di provare dolore. Tutto nasce dalla dualità ed esiste grazie a essa. Non vale solo per il mondo estemo, ma anche per le nostre vite. Senza oscurità non saremmo in grado di vedere la luce, il nostro equilibrio emotivo è perennemente in bilico fra yin e yang e siamo noi stessi l'ago della bilancia. Sta a noi, e solo a noi, stabilire la prospettiva con cui interpretare la realtà che circonda. 06 I II dolore è un segnale di allarme; la sofferenza è quello che ne deriva quando non lo ascoltiamo. Si tratta di una verità fisiologica inconfutabile, ma vale anche per la nostra esperienza mentale ed emotiva. Ammettiamolo: in un certo senso proviamo piacere nel crearci problemi da soli e infliggerci dolore, perché sotto sotto siamo (erroneamente) convinti di essere brutte persone e per questo meritiamo una punizione. È solo trovandoci faccia a faccia con la sofferenza che ci rendiamo conto di due cose: primo, siamo i carnefici di noi stessi; secondo, soffrire non serve a nulla se non ad aiutarci a capire che dobbiamo smettere di farlo e che non ce lo meritiamo. Solo così potremo riconnetterci con la nostra vera identità e i nostri desideri più autentici. 07 I Se saprai prestargli ascolto, l'universo ti sussurrerà dolcemente all'orecchio i suoi suggerimenti, ma se non gli dai retta te li urlerà in faccia. Nessuna esperienza traumatica è isolata. Nessuna sofferenza mette una singola radice nel terreno. C'è sempre uno schema ricorrente. C'è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. Arriva sempre il momento in cui il velo si squarcia e finalmente ci fa vedere la luce, la realtà che è sempre stata di fronte a noi ma che fino ad allora era immersa nel buio. Quando il cuore si spezza, la verità si ricompone. Non è meraviglioso vivere in un corpo che ti permette di esplorare l'oscurità, ma che ti avverte quando ti stai spingendo troppo oltre? Non è incredibile che nessuno ce l'abbia mai detto, o l'abbia fatto quando ormai era troppo tardi?

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66 Perché ci OSTINIAMO a VOLERE ciò che NON FA per NOI Un tempo mi chiedevo come si fa a lasciar andar qualcosa o qualcuno che ti sta facendo morire dentro, quando ti sembra che proprio il lasciarlo andare ti farebbe morire dentro. Come si fa a capire che le cose vanno come devono andare oppure, se voglio davvero qualcosa, devo andare a prendermelo? Credo che ci aggrappiamo disperatamente alle persone che non sono destinate a noi proprio perché nel nostro cuore sappiamo che è così. Andiamo in cerca dell'amore dove sappiamo che non ne troveremo; tentiamo in ogni modo di dare un senso a ciò che non ne ha, costruendo fragili castelli di carte, perché sappiamo che se smettessimo di rimuginarci, di discuterne fino alla nausea, di passare al setaccio ogni minimo dettaglio per l'ennesima volta, allora dovremmo arrenderci e dire: «Basta, è finita.» Quando tutto ciò che hai è un'idea che ti sei fatto, finirai per rimanervi aggrappato come a un salvagente in mare aperto. Lasciare la presa su qualcosa o qualcuno non significa dargli il permesso di andarsene dalle nostre vite, o dire a voce alta che non ci ama più, o fare le valigie e sparire sbattendosi la porta alle spalle: significa prendere atto che è già successo. Non so se credo nel destino, ma so per certo che se una cosa è destinata a noi non abbiamo bisogno di aggrapparci mentalmente ed emotivamente come polipi per costringerla a rimanere. Le cose migliori non accadono quando le forziamo, non nascono dagli ultimatum, non ci tormentano di dubbi e incertezze per mesi o anni.

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So per esperienza che la disperazione che si prova per aver perso qualcuno non è direttamente proporzionale all'amore che si provava per quella persona. E che cercare di imporre a ogni costo la propria volontà non significa dimostrare di essere forti. E so anche che non si soffre per amore: si soffre perché non riusciamo a scollarci dal quadretto che ci eravamo fatti nella nostra testa, ma che non ha riscontro nella realtà. Non troveremo mai il vero amore se non abbandoniamo le nostre aspettative. E lo stesso vale per la felicità. Niente su questa Terra è destinato a durare in eterno. Possiamo continuare a illuderci del contrario, oppure accettare che alla fine perderemo tutto. Quindi non dovremmo avere paura di perdere ciò che possediamo, ma domandarci cosa significa averlo. Le persone, le esperienze, le emozioni, le cose materiali: non dobbiamo spuntarle come se fossero voci di una lista della spesa, ma viverle a fondo e saperle lasciare andare quando arriva il momento. Alcuni amori esauriscono tutto ciò che potevano darci nel giro di un mese. Altri continuano ad arricchirci per una vita intera: entrambi hanno la loro importanza. Quando ci imbattiamo in qualcosa di destinato a noi, è come se dentro ci si accendesse una luce. Può essere un'esperienza impegnativa, gioiosa, esaltante, straziante, ma accadrà naturalmente, come respirare: se è destino non ci dobbiamo sforzare.

67 I VENT'ANNI sono troppo BREVI per sprecare TEMPO con queste 20 COSE 01 I Lasciarti dire che sei troppo giovane per essere capace di fare qualcosa. Piatone iniziò a dedicarsi alla vita politica prima dei vent'anni. Per non parlare di giganti come Steve Jobs e Mark Zuckerberg, che a meno di trent'anni avevano già rivoluzionato la cultura mondiale. E se avessero dato retta a chi diceva loro: «Ma cosa ne puoi sapere tu, alla tua età?», cosa sarebbe successo? 02 I Discutere con chi non ha alcuna intenzione di comprendere il tuo punto di vista, ma vuole solo avere ragione. Non sei tenuto a portare avanti una conversazione con chi vuole solo alimentare il suo ego. L'unica responsabilità che hai è verso te stesso: fai un passo indietro, smetti di avere discussioni frustranti con coloro che non ascoltano per capire meglio un altro punto di vista, ma per rispondere a tono; che non parlano per essere ascoltati, ma per attaccare. 03 I Sprecare tempo ed energie a dare consigli ad amici che non hanno alcuna intenzione di risolvere i propri problemi. È piuttosto frustrante trovarsi di fronte una persona cara che sta passando un brutto momento e accorgersi che non ha la benché minima intenzione di prendere decisioni sensate,

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di agire secondo una logica o anche solo di ascoltare i consigli che ti ha chiesto. Alla fine, per non litigare, sei costretto a fingere, ad annuire ipocritamente mentre si sfoga per l'ennesima volta per lo stesso motivo. Sappi che a lungo termine finirai per non poterne più di accumulare rancore e archivierai l'amicizia. 04 I Rendere conto delle tue scelte alle persone per cui sei un semplice figurante. Quando le persone ti fanno una testa così con le loro opinioni su quello che dovresti (e non dovresti) fare, ti criticano perché secondo loro sei «sulla strada sbagliata» o vogliono sempre mettere bocca sulle tue scelte, significa una cosa sola: hanno paura che tu li faccia sfigurare, che tu non segua il copione da loro prestabilito. Con che faccia, pensano, presenterò questa persona agli amici, ai parenti, ai colleghi? Ricordatelo bene quando decidi a chi dare spazio nella tua vita. 05 I Rimanere in contatto con persone che non ti piacciono solo perché ti senti obbligato, perché ti fa comodo, perché altrimenti ti sentiresti in colpa, perché hai paura di essere giudicato male se inizi a esprimere la tua opinione sincera. Non devi sprecare la tua vita a farti in quattro per compiacere persone che non si sognerebbero mai di fare lo stesso per te. 06 I Aggrapparsi a un amore ormai finito perché hai paura di non trovare di meglio o che nessuno ti farà mai più battere il cuore allo stesso modo. I grandi amori, in genere, fanno questo: ti aprono in due, ti mostrano chi sei, ti insegnano qualcosa di nuovo, e poi ti lasciano di nuovo camminare solo sulle tue gambe verso altri obiettivi ancora più grandi, verso una felicità ancora sconosciuta. Non permettere che paure irrazionali ti paralizzino. 07 I Mangiare cibo che non ti piace davvero, partecipare a eventi che non ti interessano, diventare f ollower di persone che ti irritano, accumulare vestiti per occasioni che non arriveranno mai, mettere in pausa la tua vita per aspettare una persona che non vorrà mai impegnarsi con te. fi incredibile quanto tempo prezioso sprechiamo a correre dietro e poi ad aggrapparci disperatamente a cose che non ci interessano, e anzi ci distolgono dal perseguire gli obiettivi che ci danno gioia, hanno uno scopo e un significato. 08 I Non prenderti il tempo per riflettere e capire cosa vuoi davvero, anche se in questo momento significa solo diventare consapevole del fatto che non ne sei ancora sicuro e che ti va bene così. Fai attenzione: non devi lasciare che la tua paura di non trovare un porto sicuro non ti permetta di navigare. Continuerai a correre come un criceto sulla ruota se non ti prendi il tempo di riflettere, soppesare i prò e i contro, dialogare con il tuo io più profondo, ascoltare quella voce che ti implora di seguire il tuo istinto per diventare la persona che sei destinato a essere, anche solo per un giorno, un'ora, un anno. 09 I Trascurare le ferite del passato. Solo tu puoi liberarti da ciò che ti ha segnato durante l'infanzia: le sovrastrutture, i modelli, le ferite. Fallo ora, finché sei ancora duttile e plasmabile; altrimenti, prima o poi il tuo autocontrollo ti abbandonerà e sarai costretto a demolire con fatica i muri eretti dai traumi irrisolti.

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10 I Giudicare le persone perché fanno cose (che trovi) sbagliate. Ricorda che ogni azione ha uno scopo. Non è importante essere sempre perfetti, ma vivere esperienze che ci fanno crescere, ci insegnano qualcosa di nuovo e ci trasformano.

Quello che a te sembra un matrimonio assolutamente improbabile potrebbe essere esattamente ciò di cui una persona ha bisogno. Non puoi sapere se ci sia lo zampino del fato o del destino nella nascita di un bambino i cui genitori giudichi giovani e impreparati. Ti potrebbe sembrare che qualcuno passi la giornata a guardare fuori dalla finestra, quando in realtà sta scrivendo un romanzo che diventerà un classico della letteratura, oppure sta elaborando una teoria filosofica rivoluzionaria. So che è difficile da capire, ma tutto conta, perché tutto ci aiuta a crescere ed evolverci. 11 I Non impegnarti a vivere secondo le tue possibilità economiche (qualsiasi esse siano). Non importa se guadagni un sacco di soldi o se raggranelli pochi spiccioli al mese, che tu stia facendo investimenti oculati o sbagliati, che il tuo conto in banca sia pieno di banconote oppure di ragnatele, che tu abbia debiti o crediti: se non hai ancora sviluppato la mentalità di vivere secondo i tuoi mezzi, sarai sempre tormentato dagli stessi problemi finanziari ovunque tu vada, qualsiasi cosa tu faccia. 12 I Rimandare le cose che vorresti davvero fare a quando sarà il «momento giusto». Se cerchi un motivo per non fare qualcosa, stai pur certo che lo troverai sempre. Se cerchi un modo per farlo, stai pur certo che lo troverai sempre. 13 I Tagliare i ponti con le persone per motivi futili: non sai mai se un giorno quel contatto ti sarebbe potuto tornare utile. Questo periodo della tua vita è straripante di occasioni e pieno di possibili casi di serendipità, quindi fai tesoro di ogni persona che incontri. Se proprio vuoi prendere le distanze da qualcuno, impara a chiuderti dietro la porta con grazia, così non la troverai sprangata se avrai bisogno di bussarvi di nuovo, in futuro. 14 I Rassegnarti a fare un lavoro che ti rende infelice. Non dico che accadrà domani. Non ti posso promettere che troverai il lavoro dei tuoi sogni fra una settimana, fra un mese, fra tre o sei. Ma di una cosa sono sicura: le persone che realizzano i pro-pri sogni e obiettivi si trovano al posto giusto e al momento giusto perché si sanno mettere in gioco. Quindi, diventa artefice del tuo destino, buttati nella mischia, e abbi fiducia: il fato (o qualcosa che gli somiglia molto) farà il resto (sembra uno slogan motivazionale da quattro soldi, lo so, ma funziona davvero così). 15 I Accontentarti di avere una relazione sentimentale me diocre solo perché hai segretamente paura di non trovare nulla di meglio. Più o meno funziona come per un lavoro che non ti piace: doveva essere un impiego temporaneo, ma in realtà sei ancora lì e lo odi come il primo giorno. Lo stesso vale per le relazioni: si va avanti per inerzia, ci si sposa per inerzia...

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16 I Non sperimentare con i capelli, il trucco o lo stile perché hai paura dei cambiamenti. Se giochi con il tuo aspetto ottieni due risultati: uno, prendi maggiore confidenza con il tuo corpo (notizia flash: dovrai portartelo dietro per tutta la vita, quindi tanto vale andarci d'accordo); due, inizi ad abituarti all'idea che il tuo fisico è in continuo mutamento (seconda notizia flash: d'ora in poi sarà sempre così). Alcuni cambiamenti saranno voluti, altri no. Non ti fossilizzare sul tuo aspetto attuale, perché è inevitabilmente destinato a trasformarsi quando crescerai e invecchierai. 17 I Non imparare a chiedere «scusa» o a dire «grazie», e quindi non essere capace di riconoscere che potevi comportarti diversamente o che sei riconoscente per qualcosa. Ai tuoi genitori. Ai tuoi ex. Ai tuoi insegnanti. Agli estranei, agli amici, alla famiglia, alle persone che conoscevi. Ma soprattutto: a te stesso. 18 I Non farti un piatto di pasta con gli amici alle quattro del mattino. Almeno una volta, mangia la pizza della sera prima per colazione, bacia uno sconosciuto, dai il tuo numero di telefono alla persona con cui ti sei scambiato sguardi per rutta la sera al bar, parti per un viaggio in macchina con il tuo migliore amico senza pianificare nulla... insomma, fai tutte le esperienze vagamente irresponsabili ma tutto sommato prive di conseguenze che sei tentato di fare ma per cui non hai ancora trovato il coraggio. Lo dico seriamente: falle. 19 I Aspettare che un intervento esterno sistemi i tuoi problemi interiori. Speri che il tuo nuovo lavoro, il tuo partner, l'aumento di stipendio, l'appartamento in centro che sognavi dissolveranno ogni tuo malessere o trauma irrisolto come neve al sole. Non funziona così: questi sentimenti negativi ti seguiranno anno dopo anno, finché non li affronti come si deve. 20 I Avere un unico obiettivo: la felicità. La vita non è solo essere felici e contenti. Le esperienze più importanti, anzi, hanno ben poco a che vedere con la felicità. Per diventare la persona che devi essere attraverserai un caleidoscopio fatto di sofferenza, angoscia, allegria, panico, paura, amore. Non ricorderai i giorni «tranquilli», in cui era «tutto okay». Ricorderai i momenti di gioia più assoluta, le fitte di dolore più insopportabili e tutte le esperienze che ti hanno modellato e cam biato e fatto sentire vivo. Smettila di vivere con il freno a mano tirato per paura di essere te stesso.

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68 Sii FELICE delle tue SCELTE, e non avrai BISOGNO dell’APPROVAZIONE degli altri: questo e altri 11 SEGRETI per DIVENTARE una PERSONA APPAGATA A volte ci sembra di sentirci appagati solo quando ci abbandoniamo al consumismo più sfrenato. In realtà, (quasi) tutti noi siamo alla costante ricerca di soddisfazione; per questo gli individui più furbi e spregiudicati hanno capito come fare leva sulla nostra co mune volontà frustrata di vivere una vita ricca di significato per spingerci a spendere soldi (e guadagnarne molti di più). A un certo punto ci siamo persi per strada, e abbiamo cominciato a credere che la felicità sia legata a quello che abbiamo, e non a quello che facciamo. Ci siamo convinti che l'unico modo per riempire la voragine dentro di noi fosse circondarci di oggetti. Ma naturalmente non basta. L'unico genuino appagamento deriva dalla realizzazione di sé. Quando capisci davvero cosa vuoi dalla vita, non ti resta che farlo. Non hai più scelta. Vedrai cadere le sovrastrutture inutili costruite negli anni, i pregiudizi, le convinzioni inculcate dall'alto. Rimarrai solo con la semplice, umile consapevolezza di ciò che puoi e vuoi offrire al mondo ogni giorno, e con l'amore che risvegli sul tuo cammino. 011 II vero successo è innamorarsi del percorso, non della meta. Non sognare solo la destinazione. Trova gioia e ispirazione in ogni tappa del tuo viaggio, nel lavoro quotidiano, nelle tue abitudini e nelle piccole cose comuni. La vita che

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desideri si nasconde dietro i gesti che fai tutti i giorni. È inutile confezionare una quarta di copertina perfetta se non ti impegni prima a scrivere il romanzo. 02 I Ignora il giudizio degli altri sulle scelte che ti rendono felice. Non ti aspettare di ricevere pacche sulle spalle per aver deciso di lasciare il tuo posto sicuro per fare un lavoro che ami ma che gode di meno prestigio sociale. La nostra società è in grado di comprendere e apprezzare unicamente una certa tipologia di felicità «addomesticata», quella che non deriva da una realizzazione di sé autentica perché metterebbe in evidenza le frustrazioni di chi ci circonda. Non lasciare che i demoni che spadroneggiano nelle esistenze altrui si impossessino anche della tua. Non permettere alle paure degli altri di invadere anche te. 03 I L'amore e il successo non sono risorse non rinnovabili. Non si esauriscono: ce n'è abbastanza per tutti. Questa convinzione si instilla in noi fin dalle scuole elementari, quando ci accorgiamo che alcune persone sono ammirate da tutti, altre emarginate; alcune sono felici, altre no. È lì che scatta quella competizione immaginaria con gli altri a cui prenderemo parte per tutta la vita. Sappi che il successo di un altro non lo toglie a te; che se qualcuno riceve un premio o viene corteggiato, non significa che tu invece non sia degno delle stesse attenzioni. Non pensare di valere qualcosa solo se vali più degli altri. 04 I Sii felice delle tue scelte, e non avrai bisogno dell'approvazione degli altri. Quando sei felice di ciò che hai scelto di fare, non hai bisogno di segnali di rinforzo esterni. Inoltre, per ironia della sorte, se sei visibilmente felice di ciò che hai scelto, gli altri ti daranno tutta l'approvazione che cercavi. 05 I L'obiettivo finale è questo: capire che le cose più semplici sono le più straordinarie. Se il tuo unico obiettivo è avere in mano qualcosa di tangibile (i soldi, un contratto di pubblicazione, un titolo professionale...), significa che non hai ancora capito quale sia per davvero. Questi risultati sono semplici spunte su una lista, i prodotti del modo in cui vivi, ma non sono la piena realizzazione di te stesso. Scrivere un libro, per esempio, è un mezzo per esprimere la tua realizzazione, ma non la rappresenta in toto. C'è una bella differenza fra una radio e un'onda sonora. 06 I Non «devi», «puoi». Si tratta di uno spostamento di prospettiva apparentemente impercettibile, eppure cambia tutto. Le persone davvero appagate lo sanno bene: ogni cosa che ci capita è un'opportunità da sperimentare. Non devi andare al lavoro; hai l'opportunità di farlo. Non devi svegliarti presto; hai l'opportunità di farlo. Smetti di vedere ogni gesto come un obbligo e inizia ad accoglierlo come una risorsa: ne trarrai il meglio, invece di cercare di fuggire dalle tue responsabilità. 07 I Chi va piano va sano e va lontano. È una frase che si dice spesso, eppure non se ne coglie il significato profondo. Le cose più autentiche e meglio riuscite sono quelle che non richiedono uno sforzo

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eccessivo. Prenditi il tuo tempo e metti amore in ciò che fai: i risultati non tarderanno e gli altri se ne accorgeranno. da te.

08 I Sei l'artefice di ogni aspetto della tua vita. Tutto ciò che sei viene alimentato

Riflettici bene: ogni piccolo gesto che fai alimenta una parte di te. La tua mania di controllo, la passione per il tuo lavoro, il risentimento nei confronti di tua sorella, il tuo atteggiamento sottomesso nelle relazioni sentimentali. Sei tu che dai da mangiare a tutte queste bestioline dentro di te. Ti sei mai chiesto se davvero valga la pena di sfamarle tutte? 09 I II problema non è imparare ad ascoltare se stessi, ma scegliere bene a quale parte di sé prestare orecchio, Molte persone trovano impossibile dare retta al proprio istinto perché non riescono a capire cosa dica. O peggio ancora: in passato l'hanno seguito in maniera avventata, con conseguenze cata-strofiche. La ragione è questa: dentro di te non esiste una sola voce e, a seconda di quale ascolti, otterrai risultati diversi. Il tuo istinto immediato potrebbe portarti a richiuderti su te stesso anziché espanderti. Oppure essere guidato da una voce impaurita o ferita. Quindi devi chiederti: da dove viene questa reazione, qual è la sua causa, e quali saranno le conseguenze a lungo termine? 10 I Avere ragione non ti da il diritto di giudicare gli altri. Anche se una persona si comporta male e avresti la possibilità di demolirla da un punto di vista psicologico ed emotivo, ciò non ti da il diritto di farlo. Togliti la divisa, perché non sei la polizia dell'universo. Invece di attaccare gli altri per i pregiudizi che hai su di loro, chiediti per quale motivo hai tanta paura dei pregiudizi che gli altri potrebbero avere su di te. 11 I II tuo cuore sa come medicare le proprie ferite: lasciaglielo fare. Come si suoi dire: il primo passo per risolvere un problema (psicologico, emotivo) è ammetterlo. Spesso, infatti, ci ficchiamo in situazioni che ci obbligano ad affrontare le questioni aperte. Non perché siamo masochisti, ma perché in cuor nostro vogliamo affrontare il problema per risolverlo e poi lasciarcelo finalmente alle spalle. Fidati del tuo istinto. Ne sa una più del diavolo! 12 I Non puoi essere chiunque tu voglia, ma, se sei molto fortunato e lavori con impegno, puoi avere il privilegio di essere te stesso. Non è un po' il sogno di tutti, alla fin fine? Tanto più si hanno ambizioni megalomani, in genere del tutto scollegate da una va-lutazione onesta delle proprie capacità e del proprio carattere, quanto più si soffre di un complesso di inferiorità. È difficile da credere, ma le persone che fanno cose straordinarie le considerano normali. Forse proprio per questo riescono a integrarle nella loro routine e a realizzarle. Sono determinate e perseveranti perché guidate da un motore infallibile: ciò che fanno è perfettamente in linea con ciò che sono. Aprire gli occhi su noi stessi è un privilegio tanto incredibile quanto arduo da mettere in pratica. Ed è un privilegio ancora più grande avere a fianco qualcuno che ci

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ama per quello che siamo, avere un lavoro che ci impegna e una vita che ci soddisfa, anche se finora non abbiamo fatto altro che criticarli.

69 COSE che può sapere solo chi ha PERSO un AMORE Chi ha perso un amore sa che non si può perdere davvero l'amore di un'altra persona, poiché in realtà non lo si è mai avuto. Possiamo vivere sulla nostra pelle l'amore che qualcuno ci offre, ma non lo possediamo: chi dice il contrario è un povero illuso. Chi ha perso un amore sa che sta proprio lì l'inghippo: convincersi che l'altra persona sia in grado di portarci via un pezzo di noi quando se ne va, credere che la nostra salvezza dipenda proprio da quella persona perché siamo convinti che la salvezza arrivi da qualcuno al di fuori di noi (quando invece solo noi stessi possiamo salvarci). Chi ha perso un amore sa che a volte si perdono cose che in realtà non si sono mai avute, si mette fine a relazioni mai realmente iniziate con persone che non hanno avuto il tempo, il modo o la voglia di realizzare i sogni e i piani che avevate fatto insieme. Sa che si può piangere al funerale di una persona che è esistita solo nella mente. Chi ha perso un amore sa cosa significa riempire il letto di cuscini per non sentire il vuoto di fianco a sé, e allo stesso modo riempire la propria vita di impegni di lavoro e di appuntamenti con persone insignificanti e passare ore a provare una tristezza indicibile (e sa che accoglierla e viverla è terapeutico). Sa cosa significa credere che non si amerà mai qualcun altro quanto abbiamo amato quella persona. Sa che tutto appare improvvisamente illogico, insensato, ingiusto, immorale e sbagliato. 176

Sa che non sempre è possibile rimanere con la persona che ami di più al mondo per una vita intera, ma che a volte è possibile passare una vita intera a cercare di accettarlo. E, cosa più importante, sa che superare una rottura non è una scelta consapevole, ma ciò che accade quando smetti di provarci. Quando smetti di sforzarti di non pensare più a qualcuno e inizi a pensare a te stesso, allora lo dimentichi davvero. Sa cosa significa ripensare alle cose che non credevi di riuscire a superare, e realizzare che anche il dolore più devastante si attenua con il tempo, si addolcisce con la comprensione e si lascia andare con la consapevolezza. Sa che riuscire a venir fuori dalle macerie della disperazione significa acquisire una forza straordinaria. Chi ha perso un amore tiene in grande considerazione i sentimenti altrui. Sa cosa si prova quando sul cuore passa un carrarma-to. Quando si innamorano di nuovo, queste persone sono delicate e quasi timide nel dimostrarlo, tanto che il loro atteggiamento esitante potrebbe essere scambiato per indifferenza; ma non è così, anzi. Hanno solo maturato un grande rispetto per gli altri e una profonda comprensione del cuore umano: di quanto possa amare intensamente, di quanto facilmente si possa spezzare. Chi ha perso un amore sa come ci si sente ad avere una morsa che stringe il petto, la gola, le gambe. Sa che l'angoscia può spingerti fino all'orlo del precipizio, quando ti sembra di non avere altra scelta. Sa che incontrare un'anima gemella non significa (quasi mai) vivere per sempre felici e contenti. Significa provare un amore che ti accende una luce dentro, che illumina ogni parte di te, anche la più recondita. Un'anima gemella ti mostra chi sei davvero, nel profondo. Ed è questo il bello. Sa che la mancanza di una persona è sempre e comunque superiore all'amore che provavi quando era accanto a te. Sa che non c'è altra scelta se non vivere nel momento presente, nel qui e ora, perché altrimenti si cadrebbe in un loop ossessivo: Ma com'è potuto accadere? E ora cosa faccio? Dove sarà adesso, con chi? Mi ha mai amato davvero? Chi ha perso un amore sa apprezzare ciò che ha. Sa che forse non esiste in natura un dolore più lancinante di vedere con i propri occhi che la persona che ami è innamorata di qualcun altro. O, per essere più precisi, di vedere con i propri occhi che la persona che pensavi appartenesse a te ormai appartiene a qualcun altro. Tanto semplice quanto atroce. Sa che anche se provavi un oceano sterminato d'amore, può finire all'improvviso in una minuscola goccia. Sa che immagini continuamente scenari in cui incontri la persona che hai perso. Sa che compri vestiti pensando a questa persona, che ripassi mentalmente le battute che dirai per fare colpo, che vai dal parrucchiere e ti iscrivi in palestra nell'illusione che se e quando la rivedrai, si innamorerà di nuovo di te. E sa quello che si prova quando ti capita di incontrarla per strada con il nuovo partner, una persona che può sembrati meglio o peggio di te, ma che comunque non sei tu. Proprio da quell'ondata di dolore che toglie il fiato si impara una lezione fondamentale: che l'amore che qualcuno ha provato per te non può essere intaccato dall'amore che ora prova per un'altra persona. L'amore non si esaurisce, non vale per un solo giro di giostra.

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E una volta capito questo, tutto diventa chiaro. Chi ha perso l'amore sa cosa significa convivere con il fantasma di ciò che sarebbe potuto succedere e di ciò che sarebbe dovuto succedere e di ciò che forse potrebbe ancora succedere. Sa che cammini per strada e ti chiedi incessantemente cosa direbbe quella persona, cosa penserebbe, se fosse al tuo fianco. Sa che sei seduto al bar con i tuoi amici e all'improvviso perdi il filo della conversazione, ti senti scollegato da tutto e da tutti, e riesci solo a pensare a cosa direbbe quella persona se fosse lì. Sa che quando sei in fila alla cassa del supermercato e trasmettono la vostra canzone alla radio, di colpo tutti i ricordi della vostra storia tornano ad affollarti la mente, e cominci a pensare che di sicuro sta facendo le stesse cose che faceva con te, ma con qualcun altro. Sa cosa si prova a essere consapevoli del fatto che nel mondo si aggira una persona che ora ti è estranea, ma che un tempo ti conosceva dalla punta dei piedi alla punta dei capelli. Sa che nella vita si cerca ciò di cui si ha bisogno in quel preciso momento, anche se è doloroso e richiede una metamorfosi. Sa che non è possibile perdere davvero l'amore. Sa che il senso dell'amore sta nell'averle provato, nell'essere cresciuti insieme, nell'aver preso e donato, nell'aver imparato e ampliato i propri orizzonti. Il senso dell'amore non è possederlo per sempre, ma viverlo finché ti permette di realizzare le tue potenzialità. Sa che quando rimani solo, ti chiedi: E adesso che ne farò di tutto questo amore che mi resta? E che la risposta giusta è questa: riversalo su di te.

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70 La FELICITÀ è una cosa SEMPLICE Sappi che non è obbligatorio spendere soldi per essere felici. Le cose che non costano niente sono quelle per cui vale la pena vivere. Certo, puoi mettere mano al portafogli e acquistare oggetti o prenotare viaggi, ma nessuna somma di denaro può comprare l'esperienza che ne trarrai. Non è importante ciò che fai, ma le emozioni che provi mentre lo fai. Condurre una vita piena di significato non significa bombardare i tuoi sensi di novità, ma imparare ad apprezzare le cose più semplici e apparentemente banali del tuo quotidiano per goderne appieno. Scopri il piacere della lettura, qualsiasi cosa tu ami leggere; scopri il piacere di parlare con le persone, anche quando sono diverse da te: imparerai una lezione straordinaria che arricchirà la tua permanenza su questa Terra, e cioè che non esiste una sola, monolitica verità, ma molteplici punti di vista che possono coesistere. Scopri il piacere di cucinare e mangiare cibi semplici. Scopri il piacere di esplorare campi e boschi, di fare campeggio, di camminare nella natura, di accendere un fuoco, di ammirare l'alba e il tramonto. Scopri il piacere di scrivere a lume di candela in una serata estiva di pioggia. Scopri il piacere di dormire tra lenzuola fresche di bucato, di lavare i piatti con cura, di fare un bagno caldo e di guidare a lungo senza una meta precisa. Impara ad abbassare il tiro delle tue esigenze e dei tuoi desideri. Impara a respirare profondamente. Ad assaporare il cibo, a fare un buon sonno ristoratore. Quando ridi, ridi a crepapelle, finché non ti manca il fiato e ti viene mal di pancia. Quando ti arrabbi, arrabbiati sul serio, butta tutto fuori. È controproducente 179

cercare di tenersi dentro le emozioni negative: troveranno un altro modo, ben peggiore e debilitante, per ripresentarsi nella tua vita. Ricordati che la rabbia e la tristezza non possono controllarti, a meno che tu non cerchi ostinatamente di opporvi resistenza: allora si pianteranno lì in un angolo della tua coscienza e metteranno radici. Impara a mollare la presa sui pensieri negativi: se ne andranno alla deriva e verranno di nuovo inghiottiti dal nulla da dove sono venuti. Fai ciò che ti riesce spontaneo. Lasciati guidare dall'istinto. Trova un amore che sia così: naturale. Dicono che il successo arriva solo a chi lavora come un mulo per raggiungere l'obiettivo, ma è una bugia. Ci diciamo così solo perché altrimenti ci sembrerebbe troppo facile, ma è solo un modo per crearci un problema laddove non esiste. Se una cosa va forzata, probabilmente non funzionerà. Scegli di avere attorno a te solo oggetti che abbiano una funzione pratica o un valore sentimentale. Quando sei nel tuo spazio e tutto ciò che puoi vedere, toccare e usare ti trasmette un senso di sicurezza, importanza, praticità, gioia... allora la tua vita quotidiana si svolge in un regno di benessere. Quando non sei sommerso dal disordine, quando possiedi oggetti nella misura in cui riesci a tenerli puliti e in ordine, allora tutto sembra trovare un suo posto e un suo perché. La complessità è la scelta più facile. Spesso ci perdiamo nella moltitudine di pensieri e paure che ci affolla la mente, e lasciamo che prendano il comando di ogni nostro gesto. La semplicità è più difficile: ci chiede di ragionare in maniera lucida. È la meta in fondo a un arduo e lungo cammino verso una percezione purificata da ogni ombra di condizionamento esterno o pensiero negativo. Ma una volta raggiunta, sarà tua per sempre. Sei libero di accumulare oggetti per il resto della tua vita, ma sappi che ognuno di essi diventerà obsoleto e consunto, si romperà, dovrà essere riparato o sostituito o buttato nella spazzatura. Ma la tua capacità di apprezzarne il valore e l'utilità, quella, non te la potrà togliere mai nessuno. Ed è questo il bello di scegliere una vita fondata sulla semplicità: l'ordinario diventa straordinario. Alla gente piace tanto parlare delle cose che secondo loro li renderanno finalmente felici. E chi non è alla ricerca della felicità, anche se forse non la chiama proprio con questo nome? Stabilità, amore, denaro. La psicologia della felicità ha avuto un successo straordinario negli ultimi venticinque anni perché viviamo in una società fondata sul mito di un benessere radicale e privo di restrizioni: emancipazione dalla religione, libertà di scelta, democrazia. Eppure, siamo davvero più felici così? Con le nostre belle case arredate secondo le tendenze del momento, le nostre aziende, le nostre relazioni sentimentali che naufragano l'una dopo l'altra perché non sono mai all'altezza delle nostre aspettative irrealistiche? No, e la ragione è semplice: abbiamo cambiato tutto, tranne il nostro modo di pensare, che è alla base delle nostre percezioni. I nostri orizzonti sono ampi tanto quanto la nostra capacità di percepirli. La nostra vita cresce nella misura in cui cresce la nostra capacità di espanderci. Le nostre esperienze sono il nostro riflesso. E ricordatelo bene: non hai tutta l'eternità per cambiare le cose, per prendere in mano la situazione. I giorni passano in fretta, e così le settimane, i mesi, gli anni, e se non cambi ora ti troverai sempre a cercare la luce negli altri, o nel denaro, o in questa o quell'altra cosa. Credimi, è più semplice cercare la luce dentro di sé, proprio perché è l'unica cosa giusta da fare. Se ti sembra di non vederla, è perché sei tu stesso la luce: devi solo sfrondare tutto il superfluo che le impedisce di brillare con forza.

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71 Se CREDI che la tua VITA non abbia una DIREZIONE, ecco 18 piccoli PROMEMORIA 01 I Nessuno sa veramente cosa sta facendo. Alcune persone sembrano avere un'idea più definita del loro percorso, ma in realtà nessuno di noi è in grado di sapere con certezza come andrà la sua vita o di farne un riassunto mentre la sta ancora vivendo. È ancora troppo presto. 02 I Sei tu a decidere il tuo percorso. Quando ti senti perso non significa che hai smarrito la strada, ma è probabile che tu abbia momentaneamente mollato la presa sul volante della tua vita e che ti rifiuti di arrenderti al corso degli eventi. Per ritrovare te stesso devi accettare la realtà dei fatti e continuare a scrivere la tua storia a parole tue. 03 I J.K. Rowling non sapeva che sarebbe diventata una delle autrici più famose al mondo: stava solo scrivendo un racconto per i suoi figli. Steve Jobs non sapeva di essere un pioniere che avrebbe rivoluzionato il modo in cui l'umanità interagisce con la tecnologia: era solo un nerd che assemblava computer in un garage. Magari anche tu stai facendo qualcosa di straordinario senza rendertene conto. anni.

04 I Non sei in grado di prevedere o pianificare ciò che succederà fra cinque

05 I Ma se sei davvero convinto di poterlo fare, sogna in grande e impegnati per realizzarlo.

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06 I Pianificare la tua vita (o avere le idee chiare su dove stai andando) non è sinonimo di ambizione: è uno stratagemma che usi per tranquillizzarti. Concentrati piuttosto su ciò che vuoi fare ogni singolo giorno della tua vita. Ne vale la pena. È la scelta più nobile. È la scelta che ti porterà dove vuoi arrivare. 07 I Non devi niente alla persona che eri in passato. Non sei tenuto a essere la persona che pensavi di voler diventare qualche anno fa. 08 I Devi però tutto alla persona che sei ora. Chiediti cosa vuoi davvero, cosa ti piace, cosa ti attira, quali sono le tue esigenze e cosa ti meriti. 09 I Sai per quale motivo non hai le cose che un tempo desi deravi così ardentemente? Perché ormai non le vuoi più. O perlomeno non abbastanza. 10 I È normale vivere una fase intermedia fra il momento in cui prendi consapevolezza di ciò che non vuoi più e quello in cui ti concedi di desiderare qualcosa di diverso. 11 I Datti il permesso di desiderare qualcosa di nuovo. 12 I Se vuoi cambiare la tua vita, smetti di piangerti addosso perché ti senti perso, e fai un passo (anche un solo passo) verso una direzione positiva di qualsiasi tipo. È molto più difficile cambiare comportamento con il pensiero, anziché cambiare il pensiero con il comportamento. 13 I La vita rappresentata sui social è sempre migliore di quanto sia in realtà. 14 I A nessuno interessa ciò che posti sui social quanto a te. 15 I La cultura dei social media ci ha reso ancora più ossessio nati dal «prossimo traguardo». Se ti sembra di non avere una direzione, forse stai solo subendo la pressione di dover avere per forza un qualche obiettivo grandioso che impressioni i tuoi follower. 16 I Non devi per forza mietere successi per considerarti un essere umano degno di questo nome. Le persone davvero straordinarie sono, per l'appunto, eccezioni alla regola. Ciò non significa che tu non possa comunque vivere una vita appagante, piena di amore, di gioia e di riconoscenza per le meraviglie del mondo. 17 I La vita che fai è lo specchio del modo in cui la vedi. Se ti sentì disorientato o non sai cosa stai facendo, devi solo imparare a cambiare prospettiva. Problema risolto. 18 I Smetti di chiederti: Cosa sto facendo della mia vita?, e inizia a domandarti: Cosa farò della giornata di oggi?

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72 L’arte della CONSAPEVOLEZZA, o come SMETTERE di ODIARE TE STESSO Ogni forma di odio è odio verso se stessi. Tutto torna indietro come un boomerang. Ripensa a queste due brevi frasi, quando ti sembrerà di avere un groviglio inestricabile nel petto e ti sentirai senza speranza, senza appello, senza via d'uscita. Ogni cosa è un riflesso di te stesso perché in pratica non c'è altro: la realtà esiste nella misura in cui il tuo grado di consapevolezza ti permette di percepirla. Per parafrasare Anais Nin: le cose non sono come sembrano, ma come sei tu. Un fiore è solo una porzione di materia che vibra nel vuoto, a meno che tu non sia lì ad ammirarlo, sfiorarlo e annusarlo. La sua bellezza, la sua stessa presenza, dipendono a te. Non sei nel mondo, è il mondo a essere dentro di te. Lo so, sembra un afo risma astruso, ma non è così. Riflette una verità più grande, più profonda e più autentica. È in questi minuscoli momenti di illu-minazione che la nostra percezione empirica rivela i suoi limiti, e capiamo che quando sentiamo che qualcosa è incomprensibile, pesante, «sbagliato» e «negativo», il problema non è là fuori, ma qua dentro. La consapevolezza è l'antidoto a quasi tutti i veleni che prima ci sembravano mortali. Il semplice fatto di sapere che la tua mente è una primadonna egocentrica a cui piace torturarti, con vincendoti che le azioni e le parole delle altre persone siano contro di te, dovrebbe essere abbastanza per metterla a tacere per sempre. Per apprendere l'arte di imparare a essere, devi prima di tutto togliere le etichette di «buono» e «cattivo», di «giusto» e «sbagliato» che incolli su ciò che senti, ciò che vedi e ciò

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che ti mostrano gli altri. Anche le esperienze più pesanti e difficili hanno una funzione nella tua vita e ti aiuteranno ad aprirti a una verità nuova che altrimenti non saresti mai stato in grado di comprendere. Ecco alcune riflessioni da prendere in considerazione quando vedi tutto nero e non riesci a trovare una via d'uscita. 01 I Le tue azioni contano più dell'opinione degli altri. Quando vieni risucchiato in una spirale di disperazione, spesso senti di perdere completamente il controllo di come ti vedono gli altri. Non sto a dirti che in realtà questa impressione è solo un meccanismo con cui cerchiamo di monitorare la nostra stessa immagine, ma (per ipotesi) facciamo finta che sia vero, perché il punto è un altro, e cioè che qualsiasi cosa dicano gli altri non sarà mai più importante e vera del tuo comportamento e del tuo modo di essere. Il potere è nelle tue mani. Sei tu a decidere. L'opinione che gli altri hanno di te non è un problema tuo, ma loro: lascia che se lo risolvano da soli. Tu, invece, puoi scegliere quanto lasciarti influenzare dalla percezione degli altri. 02 I Quello che pensi che gli altri pensino di te è molto più rivelatorio di ciò che pensano davvero. Quando raggiungi la consapevolezza che farti ossessivamente la domanda Cosa penseranno gli altri di me? è come correre una maratona infinita che non potrai mai vincere, inizi a comprendere che l'opinione che hai di te diventa l'opinione che gli altri hanno di te. Curioso, non è vero? 03 I Le tue reazioni contano più delle azioni altrui. Sei tu a scegliere come reagire. Le tue opinioni, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, le tue emozioni, il tuo umore non devono dipendere da quello che dicono (o non dicono) o credono (o non credono) le altre persone di te, o dalle tue supposizioni in merito. Ecco una verità scomoda: non saprai mai per certo o per davvero quello che gli altri pensano, raccontano o immaginano di te, e ti dirò di più, non sono affari tuoi. Continueranno a farlo, che tu ne venga a conoscenza o meno, e non puoi fare nulla per cambiarlo. L'unico aspetto su cui puoi intervenire è la misura in cui decidi di censurare te stesso in base all'ipotetico giudizio altrui. Loro sono liberi di dire quello che vogliono. E tu sei libero di reagire come vuoi. 04 I Quando si parla di relazioni, sesso, amore, aspetto fisico o attrazione, le persone con cui vale la pena di avere un rapporto (in tutti i sensi) non sono i giudici severi che immagini nella tua testa. Nella storia dell'umanità non è mai successo che una grande storia d'amore sia sbocciata solo perché qualcuno ha pensato di un altro: Questi addominali sono davvero scolpiti alla perfezione. Se ti ostini a elemosinare conferme da una persona che non ha alcuna intenzione di dartene, stai perdendo l'occasione di lasciarti amare da un'altra per cui sei assolutamente perfetto. 05 I È normale provare imbarazzo quando ripensi a com'eri qualche anno fa (anzi, è un buon segno). Significa che hai fatto progressi (ma non devi vergognartene all'infinito, beninteso). E un segnale positivo. Se ti guardi alle spalle e ti chiedi: Ma come potevo comportarmi a quel modo?, significa che ora non lo faresti più, che sei maturato. Ti

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auguro di non arrivare mai al punto in cui ti guardi alle spalle e dici: «Wow, avevo già capito proprio tutto!», perché significherebbe che hai smesso di crescere. E quindi di vivere. 06 I Esistono problemi che interessano ogni aspetto della tua vita, e poi esistono i sintomi di quei problemi, che ciclicamente tornano a presentarsi. Quando avverte un malessere, la maggior parte di noi si limita a curare i sintomi. Per esempio: perdere peso non risolverà i tuoi problemi di autostima, anche se tu sei straconvinto che una dieta farà il miracolo. Certo, dimagrire ti permetterà di entrare nella taglia di pantaloni che percepisci come «quella giusta», ma non ti insegnerà ad amare il tuo corpo. Continuerai a tormentarti di sensi di colpa se solo salti la palestra per un giorno o mangi una pizza. E inutile sistemare la facciata di una casa se le fondamenta sono marce. Non dico che rimetterle in sesto sia un lavoro facile o piacevole; sto solo dicendo che è necessario e prima o poi sarai obbligato a farlo. Puoi scegliere di iniziare ora di tua volontà o essere costretto a correre ai ripari quando sarà troppo tardi. 07 I Sappi che almeno un altro milione di persone sta provando le stesse paure, preoccupazioni, paranoie e insicurezze che ti stanno torturando in questo istante. Il problema è che l'odio per se stessi è un isolante naturale. Tu diventi «quello diverso» e gli altri sono «le persone normali pronte a giudicarti». Be', mi dispiace dare al tuo ego questa notizia sconcertante, ma tieniti forte: in linea generale (a parte le rarissime eccezioni), tutto ciò che fai è già stato fatto, da qualche parte nello spaziotempo. La condizione umana è per sua stessa natura universale. Se ci isoliamo e iniziamo a convincerci che siamo unici (e soli) al mondo, la sofferenza diventa insopportabile. Interessante, no? 08 I Ti interessa davvero l'opinione di una sola persona (o due al massimo). E in genere sono proprio le due persone al mondo da cui ci sentiamo rifiutati o giudicati severamente, per un motivo o per l'altro. È come se la nostra missione nella vita fosse fare una buona impressione su di loro. Come se chiunque ci vedesse in un momento di défaillance potesse poi andare a riferirlo a queste, persone; ecco perché ci sforziamo di essere sempre perfetti e di piacere a tutti. In genere si tratta di quasi-amanti, di genitori vagamente anaffettivi, di capi ufficio su cui tentiamo di fare colpo da anni. Ci concentriamo su di loro perché siamo fisiologicamente incapaci di preoccuparci di più di una manciata di persone alla volta, anche se ci sembra di essere ossessionati da cosa penserà «la gente» di noi. La prossima volta che sei tormentato da questo pensiero, prova a visualizzare un volto preciso fra la folla: vedrai che appartiene a una persona che ti è fin troppo familiare. 09 I Nessuno pensa a te tanto quanto lo fai tu. Gli altri sono troppo occupati a pensare a se stessi. Passiamo una quantità sconcertante di tempo a cercare di mettere a tacere la voce dentro di noi che ci vuole convincere che quella persona ci odia, o che quell'altra pensa male di noi. Ci sfugge però un aspetto fondamentale, e cioè che non siamo nella testa degli altri. Possiamo fare previsioni o ipotesi, per quanto ragionevoli, ma saranno sempre pesantemente influenzate dal nostro giudizio. Ogni sin gola persona è al centro del proprio mondo come tu lo sei del tuo.

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10 I La posta in gioco è troppo alta... ... per sprecare il tempo a preoccuparti di mille questioni insigni ficanti e passeggere che ti distolgono dalle gioie della vita. 11 I Ti fai prendere dal panico perché senti di dover assecondare le aspettative di qualcun altro. Se non ti importasse di compiacere una certa persona, se non avessi bisogno della sua autorizzazione per stare bene, semplicemente te ne fregheresti. Invece ti preoccupi perennemente dell'opinione che questo qualcuno ha di te, (anche) perché senti che così come sei non vai bene e ti fai in quattro per essere all'altezza delle aspettative altrui. Da un punto di vista meno superficiale, significa che hai esternalizzato il tuo valore e la tua autostima, e dunque la tua stabilità mentale, legandola a doppio filo a un'altra persona; finché non riprenderai in mano ciò che è tuo di diritto, non sarai mai autentico. 12 I Se vuoi vivere in maniera meno superficiale, devi concentrarti su questioni più profonde. Ti rivelo la soluzione più genuina, l'antidoto più efficace e il segreto dei segreti per superare finalmente il dilemma: Imparerò mai a stare bene con me stesso? Trova qualcosa che sia più importante del modo in cui ti vedono le altre persone. Se davvero credi che tutto ciò che puoi offrire alla società siano un fisico scolpito, uno stile di vita patinato, un conto in banca milionario o la benevolenza di chi ti circonda, be', non stai facendo abbastanza. Per forza poi ti prende l'ansia! Una vita trascorsa a rincorrere l'approvazione altrui è una vita priva di senso. Quando prendi consapevolezza del fatto che la tua sostanza è infinitamente più significativa della tua apparenza, che la tua vita è più importante dell'idea che ti sei fatto di te, allora l'opinione degli altri diventa di colpo e del tutto superflua. Non te ne importerà più nulla perché sarai troppo concentrato sull'unica cosa che conta: te stesso e ciò che di buono puoi offrire al mondo.

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73 10 DOMANDE da farti quando NON SAI quale sarà la tua PROSSIMA MOSSA 01 I Se la vita dei tuoi sogni fosse realtà, come si svolgerebbe la tua giornata di domani? Quando immagini la vita che desideri, pensa a come sarebbe una tua giornata tipo. Cosa faresti domani, per esempio? Quali sarebbero le differenze rispetto a ciò che fai normalmente? C'è almeno una cosa che potresti iniziare a mettere in pratica oggi stesso? 02 I Se i social media non esistessero, faresti le stesse cose? Penseresti ancora che il tuo guardaroba è inadeguato, che il posto dove vivi è orrendo, che il tuo appartamento è arredato male? Che scelte faresti se non ti sembrasse di essere costantemente sottoposto allo scrutinio di una massa di persone senza volto che ti osservano da dietro uno schermo? Cambierebbero le tue priorità? Cosa faresti? Chi saresti? 03 I Se nessuno sapesse come spenderai il resto della tua vita, cosa sceglieresti di fare? Se la tua vita non fosse uno spettacolo a uso e consumo degli altri, se le tue azioni fossero pura mente funzionali a se stesse, come passeresti il tuo tempo? Quali sarebbero i tuoi interessi? Cosa ti entusiasmerebbe? 04 I Se fossi morto ieri, quale sarebbe il tuo rimpianto più grande? Di solito ci si chiede: E se morissi domani? Io però ti propongo di immaginare di essere già morto. Cosa rimpiangeresti di più? Cosa avresti voluto fare, dire, vedere di diverso?

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05 I Quali sono le cinque cose più importanti per te? Che tu te ne renda conto o meno, la tua vita si basa sulle poche cose di cui ti importa veramente. E quando non è così, avvertirai una sensazione di disallineamento (se va bene) o di deragliamento (se va male). Per essere appagato devi vivere in sintonia con i tuoi valori. 06 I C'è qualcosa verso cui provi un'inspiegabile, impercetti bile attrazione? C'è qualcosa che ti da un benessere inesplicabile? Cosa ti piace, anche se non capisci bene per quale motivo? Presta attenzione a questi segnali. Ti rivelano chi sei davvero. La tua mente razionale reagisce sulla base di ciò che pensi ti debba piacere; le tue emozioni reagiscono sulla base di ciò che fa realmente vibrare una corda dentro di te. 07 ! Se sapessi che nessuno ti giudica, come impiegheresti le tue giornate? Se fossi sicuro di ricevere solo parole di approvazione per il tuo lavoro, per la tua vita, per le tue scelte, come ti comporteresti? 08 I Qual è la tua difficoltà più grande, ora come ora? Sembra controintuitivo, ma le questioni che ci tormentano di più sono in realtà indicatori lampeggianti della strada che dovremmo imboccare. Se senti che il tuo problema maggiore sia non avere un partner, dovresti provare a fare qualcosa per cambiare la tua situazione sentimentale, e così via. 09 I Quali sono i lati positivi della tua vita attuale? Ecco il mantra che dovrebbe accompagnare qualsiasi cambiamento di rilievo: «Comincia dal punto in cui ti trovi, usa ciò che hai, fai quello che puoi.» Non c'è altro modo per ottenere dei risultati.

10 I Immagina di dover rivivere all'infinito la giornata di domani. Come vorresti che fosse? Oppure: immagina di dover rivivere all'infinito la giornata di oggi. Dove ti porterebbe? Cosa ti permetterebbe di fare? Ti sei realizzato professionalmente? Ti sei preso del tempo per occuparti delle persone a cui vuoi bene? Hai scritto il tuo libro, suonato uno strumento, o speso il tuo denaro in maniera oculata? Hai indossato i vestiti che ti rappresentano? Ti sei goduto lo spettacolo del sole che sorge? Hai mangiato in maniera sana e nutriente? La vita è fatta di giorni. Non di come ti immagini che siano, o come li vorresti: le tue abitudini diventano le tue impostazioni predefinite. Se vuoi darti una smossa e capire se davvero ti vanno bene così, immagina di non poterle cambiare mai più.

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74 II SEGRETO per MOLLARE la PRESA è CAPIRE che in realtà non abbiamo già PIÙ NIENTE in mano C'è del buono in ogni cosa. Tutto ciò che ci succede ha un ruolo ben preciso nelle nostre vite. Il male assoluto non esiste. Lo so, lo so, pensi che stavolta l'abbia sparata grossa. Che ti stia raccontando una favoletta senza senso e senza alcun fondamento reale. Però pensaci bene: cosa intendiamo quando diciamo che le cose vanno male? Significa che abbiamo deciso che «non sono giuste» (o che qualcuno l'ha deciso per noi). E cos'è un'emozione «negativa»? Viviamo tante emozioni: perché sentiamo il bisogno di dividerle in buone e cattive? Alcune ci confermano che siamo sulla strada giusta, altre invece ci indicano dove, quando e perché sbagliamo. Quindi per quale motivo le prime sarebbero migliori delle altre? Anzi, a ben guardare, non sono proprio le seconde a essere più importanti? Siamo noi stessi a trasformare in negativo le emozioni quando cerchiamo di contrastarle a ogni costo. Quando invece di ascoltarci, di permettere alle sensazioni di venire a galla, anche se non sono piacevoli, tentiamo di ricacciarle indietro. Se le lasciassimo affiorare, sapremmo di dover rimarginare certe nostre ferite, o che stiamo imboccando una strada sbagliata. Invece le ignoriamo, e per farsi sentire loro diventano «cattive».

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Tutto considerato, le nozioni di buono e cattivo sono solo valori che assegniamo in maniera soggettiva. Sono diverse per ogni persona, famiglia, cultura, nazione e razza. Ciò che è giusto per me può essere sbagliato per il mio vicino di casa; ciò che io accolgo come una buona notizia potrebbe sembrare una vera tragedia a un'altra persona. Basti pensare al fatto che la storia non viene insegnata nello stesso modo in tutte le aule scolastiche del mondo. Quando riesci a definire cosa sia «buono» per te, allora inizi a sciogliere le tue catene. Non esiste una singola esperienza al mondo (nemmeno la più dura da superare) che non possa essere letta positivamente, se impari a capire la funzione che ha nella tua vita e cosa ti sta mostrando sul tuo cammino. Amare qualcuno incondizionatamente è un fatto raro. In genere ci innamoriamo di una persona solo se risponde a determinate caratteristiche. E se a un certo punto smette di farlo, i nostri sentimenti iniziano a vacillare. Ecco perché le relazioni sentimentali più travolgenti a un certo punto diventano così difficili: quella persona sembrava incarnare perfettamente tutti i nostri desideri e soddisfare ogni nostra esigenza, ma a un certo punto non è più così (perché, guarda un po', è un essere umano anche lei). Non ce ne capacitiamo: perché non fa più esattamente quello che voglio e di cui ho bisogno? Come può farmi questo? Ho una notizia shock per te: questo non è vero amore, ma la versione diluita, per principianti. Se vuoi andare oltre, devi smettere di valutare il tuo partner alla luce di quello che fa per te, e iniziare ad amarlo per la sua individualità e per la sua presenza nella tua vita. Siamo proprio incontentabili. Proclamiamo di volere amore incondizionato e felicità, ma non facciamo nulla per ottenerli. Li vogliamo solo quando arriva qualcuno nelle nostre vite. Perché? Perché in questo modo possiamo scaricare su un'altra persona la responsabilità di renderci e mantenerci felici. Se vuoi sentirti centrato e padrone di te stesso, devi primo mollare la presa e spalancare la porta a tutto. Lascia entrare l'amore e il dolore, vivi intensamente gli alti e i bassi. Non ti fossilizzare sulle intenzioni. Sii... e basta. Scoprirai che anche le sofferenze più profonde si dissolveranno come neve al sole. Nel Tao si dice che la morbidezza e la flessibilità sono le compagne della vita. Ci hai mai pensato? I nostri corpi si irrigidiscono dopo la morte. Gli alberi si induriscono dopo essere stati abbattuti. La morte è sinonimo di rigidità, la vita di flessuosità. Quando i nostri cuori diventano di pietra significa che abbiamo alzato un muro per tentare di arginare le emozioni più pure e selvagge. Per sbloccarci, dobbiamo smantellarlo. Gli alberi abbattuti vengono fatti a pezzi con le accette. I cadaveri marciscono. Nulla rimane rigido a lungo. Il nostro cervello è dotato di un meccanismo molto scaltro: si concentra sul dolore più intenso e attutisce tutti gli altri. Ci costringe ad affrontare la parte più difficile per prima. Quindi, anche se ci sembra di trascurare gli altri problemi della nostra vita concentrandoci solo su uno di essi, in realtà stiamo facendo la cosa giusta: ci stiamo aprendo. Ecco perché lasciare andare la presa, in realtà, significa accettare che non abbiamo già più niente in mano. Possiamo scegliere di perderci nel labirinto di specchi in cui ci aggiriamo quando pensiamo di esercitare un controllo maniacale su tutto, oppure di scoprire la gioia del caos, anche se all'inizio ne saremo sopraffatti. Ma sappi che non durerà per sempre. Durerà solo finché ci ostiniamo a volerci mettere di traverso. A voler

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lottare contro il corso I naturale delle cose. A voler controllare l'incontrollabile. A non accettare che siamo aggrappati a qualcosa (o qualcuno) che abbiamo già perso.

75 La tua VITA non è un ROMANZO, ma una RACCOLTA di RACCONTI La persona che sarai in futuro non deve per forza assomigliare alla persona che eri in passato. Spesso siamo noi il più grande ostacolo alla nostra crescita, perché rimaniamo aggrappati ai desideri e ai progetti di chi eravamo prima. Non riusciamo a scrivere un nuovo capitolo della nostra storia senza che sia per forza una continuazione logica di tutti i precedenti. Me ne sono resa conto quando ho riflettuto sul mio comportamento (e sul comportamento delle persone in generale) e ho individuato le seguenti tre tendenze autolesioniste. Prima: ci creiamo problemi che non esistono. Come se le nostre vite avessero senso solo nella misura in cui dobbiamo superare un'avversità. La felicità è una scelta consapevole, altrimenti decidiamo di vivere nella realtà che il nostro inconscio pensa di meritare. E quello che pensiamo di meritare si basa sulle opinioni che gli altri hanno di noi. Seconda: se qualcosa ci sembra troppo bello per essere vero, lo evitiamo come la peste. Tendiamo a distruggere (mentalmente o in altro modo) la perfezione. Terza: ogni volta che dobbiamo compiere una scelta, facciamo «il riassunto delle puntate precedenti» per vedere se la storia fila. «Si è laureato, ha iniziato a lavorare nel posto Tale a ventiduc anni...» Come se le nostre decisioni fossero accettabili solo se suo nano bene e fanno una bella figura nel curriculum della nostra esistenza, e non se sono 191

giuste per noi in quel preciso momento. Ma queste sinossi hanno come protagonista un personaggio che ormai non esiste più. Non sempre le storie filano lisce, non sempre le traiettorie sono lineari. Se dentro di te coesistono verità inconciliabili, accettale. Sono tutte valide. E ricordati che non ha senso schivare le cose belle solo perché, a un certo punto della storia, hai deciso che il tuo personaggio non se le merita. In questo modo stai scappando dalla felicità. La tua vita non è una retrospettiva nostalgica con una commovente colonna sonora di violini. Non è un flashback in bianco e nero. La vita è cangiante, vivida, brutale e imprevedibile. Non la puoi riassumere con un grafico o tracciare su una mappa. L'unica trama possibile è quella del presente, del qui e ora. Non ci rendiamo neanche conto di quanto spesso compiamo scelte sulla base di convinzioni obsolete in cui non crediamo più ma a cui continuiamo ad aggrapparci. I nostri limiti sono determinati dalla stima che abbiamo di noi stessi, e le nostre esperienze si fermano alle soglie di questi limiti, e la nostra vita è una somma di tali esperienze. La tua vita non è un romanzo, ma un libro composto da tanti f racconti a se stanti che non devono per forza seguire un ordine, cronologico (o logico). La voce narrante può cambiare. Alcuni racconti possono essere brevissimi, altri lunghi centinaia di pagine, rarefatti, confusi, entusiasmanti... come desideri tu. L'importante è che tu capisca di esserne l'unico autore, e che ti lasci alle spalle i vecchi capitoli per poterne scrivere di nuovi.

76 La COSCIENZA del MONDO si'sta RISVEGLIANDO: ecco i SEGNALI

Esiste una teoria sociologica secondo cui il progresso dell'umanità non è lineare ma ciclico. Le civiltà sorgono e tramontano, e l'intelligenza collettiva si sviluppa e poi decresce secondo la stessa dinamica. Non serve riaprire i libri di scuola o essere esperti antropologi per capire che gli esseri umani hanno momenti di spettacolare evoluzione seguiti da fasi di decadenza altrettanto catastrofica. Questa teoria non nasce dal nulla. Fin dall'antichità si è creduto che la Terra subisse l'influenza della sua stessa orbita di rivoluzione verso l'equinozio. Ogni volta che il nostro pianeta raggiunge il punto più vicino al Sole, ovvero il fulcro energetico dell'universo, ci approssimiamo al momento del risveglio. In questo periodo storico stiamo procedendo verso la luce. Ma mettiamo da parte la mitologia e guardiamo cosa sta succedendo nel mondo oggi. La nostra coscienza collettiva sta ampliando i propri orizzonti. Nel bene e nel male, siamo più consapevoli di ciò che accade nel mondo, ci sforziamo di conoscere noi stessi, stiamo imparando a lavorare sulle nostre emozioni e costruirò le nostre vite sulle fondamenta dei valori in cui crediamo dawe ro, e non dei dogmi che ci vengono imposti dall'alto. Qualunque sia la causa di questo risveglio, ecco qualche effetto tangibile.

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01 I Le persone iniziano a capire che il potere è ne mani. Autodeterminazione, individualità, autonorr sono considerate le basi di una vita piena e appagant

02 I La psicologia positiva, l'intelligenza emotiva, le sui tipi di personalità e altri strumenti utili per ; fondire la conoscenza di se stessi stanno diven sempre più popolari. La psicologia positiva è sulla dell'onda da circa quindici anni, ormai, e l'interesse pe di personalità (Big Pive, Myers-Briggs, enneagrammi, anche astrologia) è il segnale che abbiamo fame di conosi (di noi stessi). I Sulle prime pagine dei giornali si parla spesso di a menti relativi alla giustizia sociale e chi non pensa tutti gli esseri umani siano uguali viene bollato «ignorante». Di certo non è la prima volta nella stori cui l'umanità si ribella alle catene dell'oppressione, ma l'aiuto della tecnologia, la diffusione delle idee di ug glianza e accoglienza ha fatto sì che diventassero «il nuovo normale». 03

Yoga e meditazione sono ormai pratiche comuni anc in Occidente. Fino a qualche decennio fa sarebbero ste classificate come attività da fricchettoni, mentre oggi ovai i que si tengono lezioni di voga e la scienza ha dimostrato ci la meditazione è in grado di trasformare il nostro cervello. 04

05 I Le conoscenze di dominio pubblico sono sconfinate. Un tempo le uniche nozioni sempre a disposizione erano quelli che si ricordavano a memoria; oggi è possibile accedere a conoscenze illimitate con un semplice clic. La rete ci offre Top portunità di consumare una quantità incredibile di articoli e idee sempre nuovi. Impariamo sempre di più e sempre più velocemente. 06 I C'è un rinnovato interesse verso l'alimentazione biologica e i rimedi omeopatici. Ci siamo improvvisamente resi conto che il cibo che mangiamo è geneticamente modificato nonché contaminato da antibiotici, pesticidi e centinaia di altri prodotti chimici. 07 I Tutti possono far sentire la loro voce. Mentre prima le notizie venivano filtrate da una élite di persone selezionate, oggi chiunque può dire la propria e condividere il suo punto di vista. Nel bene e nel male, tutti possono trovare un modo per comunicare pubblicamente la loro opinione (anche se talvolta ne faremmo volentieri a meno). Dal punto di vista della libertà di opinione si tratta di un enorme passo avanti. 08 I Le persone stanno mettendo in dubbio il sistema e pensano con le loro teste. Certo, non tutte le conversazioni in merito sono costruttive, ma almeno si discute anziché accettare tutto per oro colato. Dimostriamo uno scetticismo sempre più forte nei confronti della monocultura dominante, e a ragione. 09 I Stiamo insieme a una persona perché siamo compatibili, non perché siamo obbligati. Ormai sposarsi e procreare sono scelte, non doveri. Ora vogliamo compagni che siano compatibili con il nostro stile di vita, vogliamo decidere se e quando fare figli, vogliamo famiglie felici e non tradizionali. 10 I Parliamo onestamente e pubblicamente di questioni che finora venivano tenute nascoste per pudore, come depressione e violenze sessuali. Stiamo lentamente

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lavando via il marchio d'infamia e la vergogna con cui prima venivano bollate le malattie mentali e gli abusi. Siamo individui più empatici e tendiamo la mano a chi ha bisogno d'aiuto: condividiamo, ci immedesimiamo, insegniamo e guariamo insieme a loro. 11 I II mondo del lavoro così com'è non funziona più. Siamo consapevoli che lavorare troppo non ci fa bene, ma allo stesso tempo sappiamo anche che la ragione per cui siamo schiavi del capitalismo è la nostra stessa sopravvivenza. Si inizia a parlare di orari ridotti, di lavoro freelance e di equilibrio fra vita privata e lavoro, anche se il modello vigente è ancora lontano dall'essere smantellato. 12 I Siamo persone più intuitive. Non solo: più empatiche, più curiose, più informate, più tolleranti nei confronti di chi è diverso da noi. 13 I Abbiamo riscoperto il valore dell'energia femminile. Siamo consapevoli che le donne sono state oppresse per millenni, e che questo squilibrio di potere è visibile in ogni ambito della vita e della società. 14 I Stiamo infrangendo gli stereotipi di genere. Il nostro aspetto fisico non ci condiziona più nell'espressione del genere sessuale. Sta diventando sempre più accettabile scoprire chi siamo davvero anziché accettare passivamente il ruolo che la società ci ha assegnato. 15 I Siamo consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni sul clima. Finora abbiamo trattato la Terra come un oggetto usa-e-getta, non come una creatura vivente. 16 I Affrontiamo gli effetti delle emozioni che abbiamo a lungo represso. Con ogni probabilità, negli ultimi cinque anni un tuo amico o un tuo parente ha attraversato un cambiamento radicale e profondo che ha trasformato la sua vita e la sua persona. O forse l'hai fatto tu stesso. In ogni caso, il punto non è essere fieri di aver affrontato un periodo difficile ed esserne usciti, ma essere fieri di aver affrontato un periodo difficile e aver risvegliato una parte più profonda di noi stessi.

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77 PERCHÉ diamo tanta IMPORTANZA alla SOFFERENZA? La sofferenza è un male necessario. Ma la sua inevitabilità non la rende un evento che, quando si presenta, sappiamo come affrontare. E non significa nemmeno che dobbiamo subirla passivamente. Anzi, punta il dito sulle nostre carenze; è un segnale che ci indica che dobbiamo fare di più, cambiare qualcosa. Questo significa che siamo noi a controllarla. La coltiviamo e la sperimentiamo perché siamo noi stessi a permetterlo. O meglio, perché lasciamo che le parti irrisolte dentro di noi prendano il sopravvento. Se non ne diventiamo consapevoli, continuando a credere che la sua origine (e dunque soluzione) sia al di fuori di noi, inizieremo a credere che ce la meritiamo. Ma da dove arriva questa convinzione? In genere ha molto a che vedere con le emozioni represse. A un certo punto iniziarne a nascondere sotto il tappeto tutte le sensazioni che non riusciamo ad accettare o a gestire, e su questo cumulo di macerie costruiamo la nostra identità. Per esempio, se siamo condizionati dal dualismo giusto/sbagliato (per esempio, un amico che ci fa una sfuriata sta proiettando al di fuori di sé un malessere inferiore; oppure un'occasione mancata in genere prelude a una migliore, e così via), significa che siamo anche condizionati dall'idea di non essere «abbastanza». Dobbiamo capire che ci stiamo dando la zappa sui piedi.

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Viviamo intrappolati nelle gabbie mentali che ci hanno costruito attorno, e siamo incapaci di piegarne le sbarre. Non appena ci troviamo in una situazione che sollecita un ricordo negativo o pizzica una corda stonata, non ci concediamo il tempo di fermarci ad analizzare la situazione in modo oggettivo: diamo la colpa alla circostanza estemporanea che ha aggravato il problema preesistente. Non possiamo lasciare che la nostra sofferenza ci detti il copione del nostro dialogo intcriore. Non possiamo lasciare che i pensieri involontari e compulsivi prendano il sopravvento. Ogni volta che permettiamo che ciò accada, permettiamo che quell'emozione avveleni la nostra coscienza e si concretizzi nell'unica esperienza possibile: proiettando il passato sul presente. Per un attimo devi provare a dissociarti da te stesso e realizzare che ciò che ti succede non ha un riscontro nei fatti, ma è una mera proiezione soggettiva e temporanea delle tue convinzioni; nel caso specifico, della convinzione che devi per forza soffrire. Ma, fai bene attenzione, il contrario del dolore non è la gioia, ma l'accettazione. Cercare di opporre resistenza equivale a gettare benzina sul fuoco. Ti fa fare un passo indietro, ti riporta al momento in cui hai deciso di soffocare quell'emozione. Non stai smantellando la gabbia, stai aggiungendo ulteriori sbarre. Lo so: è difficile credere che ci meritiamo di essere felici. Per questo troviamo sempre nuovi e creativi metodi per attrarre e infliggerci una qualche sofferenza. È una dicotomia naturale, umana, ma è possibile superarla. Se vuoi continuare a credere che sia impossibile, continuerai anche a soffrire. Se ti sembra che la sofferenza sia una medaglia al valore, un certificato di umanità, fai pure come credi. Ma la realtà è che la nostra umanità non si cela in ciò che ci distrugge, ma in ciò che ci ricostruisce. Come disse Marco Aurelio: «Scegli di non essere offeso e non ti sentirai offeso. Non sentirti ferito e non sarai stato ferito.»

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78 La SOLITUDINE è una RICCHEZZA (se sai come usarla) La solitudine è solo un'idea. È l'idea che sia possibile disconnettersi dagli altri. È la convinzione che, senza interagire con altre persone, siamo incapaci di capire chi siamo e di stare bene con noi stessi. A ben guardare non ci interessa tanto l'interazione con gli altri in sé e per sé, quanto la percezione di noi stessi che deriva dal modo in cui veniamo trattati. Non è importante quante persone abbiamo intomo e quante ci dimostrano affetto, ma cosa significa per noi la loro presenza e come influisce sulla nostra visione del mondo. La compagnia degli altri ci sembra un modo naturale di connetterci e consolidare la nostra identità, ma c'è la possibilità di dipendere dalla loro approvazione, dalla loro acccttazione. A volte ci si sente più soli in una stanza piena di gente che in silenzio nella propria camera, in completa solitudine. Siamo soli in quanto individui autonomi o in quanto consapevoli di essere individui autonomi. La solitudine che sentiamo è quella che scegliamo di provare. È fondamentale riuscire a superare l'idea che stare soli equivalga a sentirsi soli: il tempo che passi in compagnia di te stesso è sacro e inestimabile. È il tempo che inizia quando smetti di lavorare e cominci a essere. Quando smetti di definire te stesso in 197

funzione del ruolo che reciti nella vita delle altre persone, e nella tua. Quando smetti di guardare a te stesso esclusivamente come membro della società. Quando smetti di paragonarti agli altri. Solo a quel punto incominci a pensare con la tua testa, sebbene la tua visione del mondo sarà ancora filtrata dal giudizio altrui. Non solo inizierai a sentire la tua voce, ma prenderai consapevolezza del fatto che sei una persona con una sua mentalità unica e individuale. A quel punto comunicherai con te stesso in una lingua che ti sembrerà più profonda, comprensibile, trasparente. Aldous Huxley diceva che siamo esseri dotati di linguaggio, intelligenza, intuizione ed empatia, eppure non saremo mai capaci di comunicare qualcosa a un'altra persona come vorremmo. L'essenza sostanziale di ogni pensiero e sentimento è per sua natura incomunicabile, rinchiusa nella camera blindata della nostra anima e del nostro corpo. La vita è una sentenza inappellabile da scontare in una cella di isolamento. Potrebbe sembrare terribile, invece è meraviglioso. Essere solo ti mostra chi sei quando smetti di indossare una maschera per gli altri. Esisti unicamente per te stesso. Smetti di comportarti come vorrebbe la società per soddisfare un certo standard, e inizi ad agire per sopravvivere, per sentirti vivo, per essere umano. Neanche ti immagini quante delle tue abitudini quotidiane siano dettate dall'esigenza di comportarti in maniera «accettabile» agli occhi del mondo, e di quanto questo scollamento fra dovere e volere ti porti ad allontanarti dal vero te stesso. La solitudine è un esercizio fondamentale. Ti radica al presente e ti aiuta a sfuggire dal rumore delle ambizioni e dei desideri futili. Per questo è tanto liberatoria quanto esasperante: ti mette davanti allo specchio e ti mostra con precisione cosa significhi essere umani, nel bene e nel male. Ti costringe a guardare il quadro d'insieme, a scorgere i ragionamenti nascosti, le cose come stanno. L'unico momento in cui riusciamo a vedere l'immagine per intero è quando facciamo qualche passo indietro per contemplarla.

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79 Come LIBERARE

le GENERAZIONI FUTURE

dal fardello dell’ANSIA

Molte persone non si rendono conto di esercitare un controllo sulle proprie emozioni perché sono talmente occupate in altri pensieri ossessivi che non hanno tempo per provare emozioni. Trascorrono le giornate a preoccuparsi che i loro incubi diventino realtà. A contare i soldi che dovrebbero guadagnare per essere considerate «persone di successo». A mangiare porzioni sempre più piccole per non mettere su neanche un etto. A ogni singola parola che dovrebbero dire e a ogni minimo gesto che dovrebbero fare per risultare più simpatici agli altri. A pensare compulsivamente cosa postare sui loro social, o all'arredamento della loro casa. Usano la paura come strumento di autodisciplina. Tutti questi pensieri non vengono interpretati come mezzi di controllo emotivo, poiché attingono alla sfera fisica e mentale delle nostre vite. Eppure, usiamo gli aspetti concreti e fisici delle nostre vite per controllare le emozioni, non il contrario. Ci convinciamo che se troveremo «l'anima gemella» non avremo mai più il cuore spezzato; che se saremo attraenti, verremo rispettati; che se le altre persone ci dimostreranno affetto, saremo in grado di dimostrarlo a noi stessi. Chiunque abbia difficoltà a gestire le emozioni e i pensieri irrazionali può confermarlo: l'ansia e il panico sono spesso scatenati dalla paura di provare ansia e panico, proprio come un cane che si morde la coda.

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Non ci rifiutiamo coscientemente di provare certe emozioni, ma troviamo altri modi per aggirarle. Nel tentativo disperato di tenere tutto sotto controllo, di ridurre ogni tipo di rischio e di evitare qualsiasi tipo di sentimento negativo anche solo per un minuto, finiamo per vivere a metà. Ci frammentiamo, esprimendo solo una parte di noi alla volta. Questo tipo di dissociazione inizia già durante l'infanzia, quando veniamo puniti per aver espresso emozioni «negative». I bambini non sanno gestire i meccanismi dell'autoregolazione emotiva. Semplicemente è un concetto che non hanno ancora scoperto e che andrebbe loro spiegato, così come si spiegano loro tante altre cose: come funziona il loro corpo, come si sta a tavola come si dimostra rispetto agli altri. Ma non succede quasi mai. Al contrario, da bambini impariamo presto che piangere o arrabbiarci verrà considerato un capriccio da punire, e così iniziamo a mettere in atto il ciclo della repressione. Ci viene insegnato che nostri genitori ci vorranno bene solo se «faremo i bravi», e quindi cerchiamo di tenerci dentro le emozioni negative che temiamo non verranno bene accolte. Così sviluppiamo la paura di non essere amati. Madre Natura ci ha programmato per ricercare l'affetto e le attenzioni dei nostri genitori. E se non arrivano naturalmente, ci comportiamo in modo tale da forzarli. E nel farlo, purtroppo, perdiamo una parte cruciale di noi stessi. E alla fine eccoci qua: adulti ansiosi, ipercritici, apprensivi, incapaci di gestire i rapporti con gli altri. Adulti che vogliono avere il controllo su tutto. Adulti che evitano di provare emozioni per non doverle gestire. Per crescere una nuova generazione che non sia tormentati) dall'ansia come la nostra, dobbiamo essere adulti che accettano l'ansia. Dobbiamo essere la loro voce della ragione. La nostra voce (specialmente se la sentiranno nei momenti in cui saranno più vulnerabili e spaventati) diventerà quella della loro coscienza, un giorno. Per crescere una futura generazione di adulti migliori dobbiamo iniziare a esserlo noi: più affettuosi, comprensivi, accoglienti. I bambini non ascoltano le parole, ma seguono gli esempi. Se vogliamo che il mondo cambi, dobbiamo cambiare noi. Se vogliamo essere modelli da seguire, dobbiamo mostrare loro che sappiamo affrontare e gestire le nostre emozioni. E ora, proprio in questo momento, hai il privilegio straordinario di imparare a farlo. Pensi di non avere l'intelligenza emotiva per superare l'ansia?'Bene, hai l'occasione di partire da zero e costruirla in maniera consapevole, tassello dopo tassello. Hai il potenziale per offrire un dono inestimabile ai tuoi figli, ai tuoi nipoti, e ai loro figli dopo di loro: la conoscenza di sé. Ma per farlo, devi prima regalarlo a te stesso (e non è sempre così?).

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80 L’INTELLIGENZA EMOTIVA spiegata a chi non la capisce: perché è NECESSARIO SOFFRIRE Sfatiamo questo mito psicologico una volta per tutte: il piacere non è un antidoto al dolore. Piacere e dolore sono due facce della stessa medaglia. Da un punto di vista puramente biologico, i centri di attivazione di entrambe le sensazioni si trovano infatti nella medesima zona del cervello. La reazione chimica della gioia, dunque, è parente stretta di quella che si scatena con il dolore. Come sosteneva il filosofo Alan Watts, questo è il prezzo da pagare se vogliamo ampliare gli orizzonti delle nostre percezioni. In parole povere: non è possibile diventare più sensibili a una singola emozione senza aumentare nel complesso la nostra ricettività (anche «in negativo»). A volte si dice che, senza le giornate di pioggia, non saremmo in grado di apprezzare il bel tempo. Alzo la posta: senza le giornate di pioggia, quelle di sole non esisterebbero proprio. Si chiama dualità. Viviamo in un mondo basato sulla dualità. Esistiamo grazie alla dualità. Non è solo un modo di dire, ma un concetto di fondamentale importanza. Pensiamo a com'è fatto il nostro corpo: due polmoni, un cuore con due ventricoli, due gonadi. Questi organi funzionano perché sono doppi, sono divisi in due parti uguali e separate. Lo stesso vale per la natura, che procede per cicli di creazione e distruzione, come del resto la vita umana. È importante capire che facciamo parte dell'anatomia dell'universo.

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Non può esistere il bene senza il male, l'euforia senza la tristezza, la vita senza il dolore. Il problema non è l'esistenza del dolore: è l'incapacità di capire che ha una sua funzione. Crediamo che la felicità sia uno stato di benessere continuo, ma non è così. Le persone felici non «stanno bene» sempre: hanno capito come lasciarsi guidare dalle proprie emozioni negative, anziché trovarle paralizzanti. Non chiederti quanto sei felice, ma perché lo sei. Pensaci bene: una vita animata da generosità e nobili sentimenti genera benessere tanto quanto una vita guidata da avidità ed egoismo. Eppure, è meglio percorrere la prima strada. Perché? Non si tratta di un giudizio morale, ma del fatto che l'avidità e l'egoismo sono i segni distintivi delle persone che rincorrono i momenti di euforia per scalzare la sofferenza. Fondare la propria esistenza sulla ricerca di significato, lavorare verso un obiettivo, costruirsi un'ideologia virtuosa sono invece i tratti delle persone che hanno accettato l'esistenza del dolore e hanno deciso di usarlo per dare un senso alle proprie vite, anziché tentare inutilmente di chiuderlo fuori. Certo, è più difficile. Ma sul lungo periodo ne vale la pena. Il dolore ci è utile. È una forza imprescindibile, preziosa. La sofferenza prende il sopravvento solo quando non la ascoltiamo. Immagina di mettere la mano su una stufa rovente. Brucia, vero? Be', la sensazione che provi è il segnale d'allarme che sta lanciando il tuo corpo affinchè tu allontani la mano prima di provocarti un'ustione grave. Lo stesso vale per le nostre reazioni emotive: eccetto il fatto che, mentre le conseguenze di poggiare una mano su una fonte di calore ustionante sono palesi, le ripercussioni psicologiche non lo sono altrettanto. Per questo interpretiamo il dolore come l'antagonista del nostro benessere, anziché capire che ne è una componente fondamentale. Come si fa a cambiare prospettiva? Prima cosa: rendersi conto che in realtà non vogliamo davvero evitare il dolore. Già che ci siamo, dovremmo realizzare che in generale c'è una bella differenza fra quello che crediamo di volere e quello che vogliamo veramente (e infatti dietro gran parte delle persone che reputiamo di successo si nascondono individui vuoti e insoddisfatti). Seconda cosa: non cercare di evitare il dolore, ma concentrarsi sul raggiungimento di un pH emotivo neutro. Potremmo anche definirla una modifica degli standard di riferimento. In genere evitiamo di lavorare sulla nostra recettività mentale/emotiva per paura di non essere più capaci di sentire quella «botta» di felicità temporanea innescata da fenomeni esterni. Ci sembra di rinunciare alla promessa di euforia che attribuiamo ai nostri sogni e alle nostre speranze. Ma è solo un'illusione. La vera felicità non deriva dalle nostre aspettative gonfiate, ma dalla capacità di modificare la propria prospettiva. Per dirla nella maniera più semplice possibile, trovare pace significa questo: smettere di oscillare fra due estremi. Uscendo da una mentalità di pura sopravvivenza, iniziarne a vivere davvero: finalmente abbiamo smesso di essere ossessionati dal futuro, e siamo capaci di goderci ogni giorno come viene. Quando smetti di correre verso il traguardo illusorio di una felicità impossibile, ti rendi conto che in realtà stavi solo scappando da te stesso. E capisci anche che è solo grazie al dolore se sei arrivato a questa consapevolezza. Soffrire ha acceso le luci lungo la strada: ti ha finalmente mostrato il cammino.

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81 Ogni volta che ti RELAZIONI con un'ALTRA PERSONA, ti relazioni con TE STESSO Gli esseri umani sono l'unica specie (per quanto ne sappiamo, almeno) ad avere una relazione con se stessi, ma soprattutto sono l'unica specie ad avere una relazione con se stessi attraverso gli altri. Ovvero: la nostra percezione di cosa pensa chi ci circonda ha un'influenza notevole sul modo in cui vediamo noi stessi. Qual è la ragione che ci spinge a scegliere un amante, un compagno, un amico? Il senso di familiarità, l'impressione di capirsi a un livello viscerale, di ritrovarsi in un altro essere umano e soprattutto di riuscire a cambiare la narrazione di noi stessi quando ci rendiamo conto che qualcuno ci vuole bene, ci accetta e ci approva sempre e comunque, senza condizioni. E dunque anche noi possiamo concederci di fare lo stesso (è un meccanismo di sopravvivenza potentissimo). Spesso le relazioni interpersonali più significative sono quelle in cui ci possiamo rispecchiare completamente, in quanto svolgono appieno la loro funzione basilare: mostrarci a noi stessi. Ce ne accorgiamo in particolare quando viviamo un rapporto travolgente e tormentato, per esempio, ma vale per ogni tipo di relazione sociale. Perché tutti i problemi che vanno oltre la pura e semplice sopravvivenza ruotano intorno al cardine di come ci relazioniamo con le altre persone. E quindi come ci relazioniamo con noi stessi.

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In genere, le relazioni più felici sono quelle in cui adottiamo la narrazione dell'altro, o meglio, la nostra visione di ciò che pensiamo che pensino di noi (un po' contorto, lo so). Ci sentiamo amati quando ci sentiamo compresi, quando riteniamo che i pensieri dell'altro siano in linea con ciò che abbiamo bisogno di sentire e credere, quando qualcuno esprime la sua stima nei nostri confronti attraverso i gesti e le dimostrazioni d'affetto. Per questo non riusciamo ad accontentarci dell'approvazione del primo che passa, ma abbiamo bisogno di riceverla da determinate persone a cui abbiamo attribuito questo potere. Persone con cui abbiamo già stabilito una connessione fisica o psicologica. Persone che abbiamo scelto come partner, come nostri simili, come anime affini. Ed ecco la ragione per cui «impara ad amare te stesso prima di amare gli altri» è il consiglio più diffuso, più incomprensibile eppure più valido che ci sia in circolazione. Non significa semplicemente guardarsi allo specchio e dire: «Dio, quanto mi amo», ma essere abbastanza stabile sulle proprie gambe da non doversi aggrappare a (o alla tua percezione di) ciò che pensano gli altri. Questo è anche il motivo per cui certe persone e situazioni sono in grado di ferirci tanto profondamente: perché ci identifichiamo con loro. L'odio per gli altri è odio per noi stessi. Non ci dobbiamo stupire se, quando finisce un amore, il cuore ci va in mille pezzi. Ma ricorda: non è possibile perdere una persona, ma è possibile perdere noi stessi nell'idea che ce n'eravamo fatti. Noi ci vediamo solo attraverso gli occhi degli altri, nel bene e nel male; dunque, se sentiamo che i loro occhi si spostano su un'altra persona, perdiamo la nostra identità e stabilità. La realizzazione più liberatoria a cui si possa arrivare è questa: siamo particelle di un'unica, grande energia luminosa e ci riflettiamo gli uni negli altri per scoprire e capire nuove parti di noi, ma noi stessi siamo fonti di luce. Ogni volta che ci relazioniamo con un altro essere umano ci relazioniamo con noi stessi; ogni persona che ti fa sentire «a casa» quando lo vedi, in realtà riaccoglie te stesso. Questa è la meta di ogni viaggio: fare ritorno a te stesso. Prima lo capisci, meno ti affannerai a cercare negli altri qualcosa che non puoi trovare. Se devi colmare un vuoto interiore, è inutile cercare di incastrarci dentro un'altra persona e aspettarti che combaci perfettamente. Prima lo capisci, prima sarai capace di non lasciarti influenzare negativamente dal comportamento degli altri: il tuo umore, la tua visione del mondo non dipenderanno più da loro. Tu non dipendi da nessuno. Le relazioni umane non esistono per renderti felice, ma per renderti consapevole. Quando comprenderai che è tutto in mano tua, la vita diventerà improvvisamente più semplice.

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82 Come rendere una RELAZIONE più PROFONDA e INTIMA in 15 MOSSE 01 I Trascorrete una domenica insieme. Non un sabato sera in un locale affollato, dove dovete urlare per parlarvi e la lingua è più sciolta grazie ai drink. State insieme il mattino dopo, piuttosto, senza avere nulla di preciso in programma se non smaltire i postumi della sbronza. Fate colazione con calma e con i capelli spettinati. Conoscetevi meglio senza sentire l'obbligo di dovervi intrattenere a vicenda.

02 I State in silenzio. Fate un lungo viaggio in macchina e lasciate che ci siano momenti di silenzio. Se una persona vi accoglie nei suoi silenzi, vi accoglie nella parte più intima di sé. 03 I Quando siete in difficoltà, siate presenti l'uno per l'altro. Vi siete promessi che ci sarete sempre l'uno per l'altro, qual-siasi cosa accada? Mettetevi alla prova. Siate vulnerabili, consolatevi e confortatevi a vicenda. Promettetevi che ci sarete sempre e onorate l'impegno. 04 I Prestatevi reciproca attenzione. Ascoltatevi quando parlate. Non interrompetevi, non controllate le notifiche sul telefono, non distraetevi guardandovi

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intorno. Fecalizzate tutte le vostre energie sull'altro. Non esiste nulla di più prezioso, sacro e raro di qualcuno che ci dona la sua completa attenzione. 05 I Discutete dei massimi sistemi. Parlate di ciò in cui credete. Delle vostre teorie sull'esistenza o sul destino. Non fossilizzatevi sulle conversazioni spicciole del quotidiano. 06 I Leggete i rispettivi libri preferiti. Scambiatevi i vostri due libri preferiti: intendo dire proprio le copie fisiche, con le sottolineature e le orecchie e le pagine consunte per il troppo amore. E un modo per condividere qualcosa che vi ha toccato il cuore e aperto la mente. 07 I Fate qualcosa di concreto insieme. Mettete su una piccola attività, scrivete un racconto a quattro mani, dipingete. Fate volontariato all'estero, costruite un tavolino, tinteggiate la cucina. Insomma, unite le vostre forze per una buona causa. 08 I Fate attenzione ai particolari. Notate le vostre idiosincrasie. Annotatevi mentalmente il gelato preferito dell'altro o quale pizza prende di solito, così potrete sorprendervi a vicenda. Non tutti abbiamo una naturale predisposizione a ricordare i dettagli, quindi fate questo sforzo. È una forma di attenzione che sarà apprezzata più di quanto crediate. 09 I Partecipate ai rispettivi riti religiosi o alle rispettive usan ze ed esperienze spirituali. Se volete davvero capirvi a fondo, andate a messa insieme una domenica, oppure mostrate all'altro la vostra pratica di meditazione, oppure discutete della vostra fede. Lasciatevi guidare in territori che altrimenti rimarrebbero inesplorati. Incontrare una nuova cultura, tradizioni sconosciute, stili di vita lontani dal vostro, imparando a coesistere in armonia, è un'esperienza straordinaria.

10 I Fate una gita fuori porta. Non è necessario organizzare un viaggio esotico o costoso, basta una gita in una città vicina dove non siete mai stati, oppure fare un'escursione. Pianificatela in anticipo, così avrete una giornata speciale da aspettare con impazienza. 11 I Presentatevi gli amici. Anche se i vostri rispettivi amici hanno ben poco in comune, organizzate un aperitivo tutti insieme. Sarà un bel momento di condivisione e potrete riunire tutte le persone a cui tenete intorno allo stesso tavolo. 12 I Siate presenti nei momenti importanti. Addii al nubilato, vernissage, lauree, traslochi: andate. Non perché vi sentite in obbligo, ma perché quando si vuole bene a una persona si desidera supportarla in ogni occasione. 13 I Ritagliatevi un po' di tempo da trascorrere insieme. Con il passare degli anni, rimanere a parlare fino alle tre di notte diventa poco fattibile (bisogna lavorare, fare la spesa, prendersi cura dei propri genitori...). Organizzate le vostre agende fitte di impegni in modo da trascorrere un po' di tempo di qualità insieme. Non si è mai troppo vecchi per un pigiama party. 206

14 Raccontatevi delle vostre famiglie e della vostra infanzia. Incontrare i parenti di un amico o di un partner non sarà mai come sentirsi raccontare i retroscena, le vecchie storie, i piccoli episodi imbarazzanti del passato. Non intendo diro che sia necessario lavare i panni sporchi in pubblico, ma semplicemente che non si conosce davvero qualcuno fino a che non si capisce da dove viene. 15 Siate voi stessi senza filtri. Non fate giri di parole inutili, non cercate di adattare le vostre opinioni a quelle dell'altro, non presentate solo la parte di voi che trovate «accettabile». Se una persona non è pronta a prendersi tutto il pacchetto, allora non fa per voi. Inoltre, quando si è sinceri, gli altri lo percepiscono e riescono ad aprirsi più facilmente.

83 Anche se CREDI di NON MERITARLO, devi DARTI il PERMESSO di ESSERE FELICE Le grandi cose sono la somma di tante piccole cose. Allo stesso modo, le grandi vite sono la somma di tanti momenti che spesso ci passano sotto il naso senza che neanche ce ne accorgiamo: siamo così occupati a pensare al romanzo della nostra esistenza nel suo insieme che ci dimentichiamo di vivere un paragrafo alla volta. È come se volessimo scrivere il nostro elogio funebre. Ci laureiamo, ci sposiamo e desideriamo che tutti gli episodi che vanno a comporre la trama della nostra vita siano perfettamente coreogra-fati, così i posteri penseranno che la nostra storia sia stata appassionante ed esemplare. Questo, però, in realtà interessa solo a noi. Verremo ricordati per le persone che eravamo nella vita di tutti i giorni, per l'amore che siamo stati in grado di dimostrare, per come vivevamo. Tutto il resto (i risultati che ci hanno reso orgogliosi, le tappe che ci erano parse fondamentali) non conterà più, e forse non ha mai davvero avuto importanza. I momenti passano inosservati perché siamo distratti. Distratti da quella singola persona che cerchiamo disperatamente nella folla, con gli occhi pieni di paura e di speranza, anche se sappiamo che è impossibile scorgerla. Bramiamo l'approvazione di quella singola persona in tutto ciò che facciamo: quando scriviamo, compiamo scelte, 207

prendiamo il treno, ci addormentiamo. Ci comportiamo come se l'avessimo sempre al nostro fianco, e dentro di noi ci raccontiamo le nostre vite con la sua voce e con la sua testa, anche se non possiamo essere assolutamente certi di cosa direbbe, proverebbe o penserebbe. Abbiamo sempre qualche incombenza da sbrigare, ci imponiamo una lista infinita di cose da fare ma evitiamo accuratamente di includere ciò che ci renderebbe davvero felici. Non intendo quello che dobbiamo fare per lavoro, o per potercene vantare con gli amici, o perché è una nostra responsabilità: quello che ci renderebbe davvero felici. Abbiamo l'impressione che la felicità arriverà solo dopo la prossima promozione, dopo il prossimo trasloco, dopo questa relazione che non ci soddisfa più. Eppure, non arriva mai. Non la scegliamo perché in fondo in fondo pensiamo di non meritarcela. Continuiamo a cercarla, a raccontare a noi stessi la nostra versione della storia, a vivere come se avessimo un tempo infinito a disposizione per realizzare le nostre ambizioni, le nostre fantasie. Ma la verità è che se non ci fermiamo oggi stesso, passeremo l'intera esistenza a sperare che arriverà un domani migliore (spoiler: non arriverà mai). Rimarranno solo sogni a occhi aperti. Visioni, speranze, problemi che non esistono. Il passato e il futuro sono solo pensieri, pensieri che formuliamo nel momento presente. E cioè il momento che ci sta sfuggendo tra le dita. Il domani non ci cambia. Il lavoro non ci cambia. E neanche le relazioni con gli altri. I nostri problemi si evolvono insieme alle circostanze. Le nostre vicissitudini sono il riflesso delle nostre mancanze interiori. Le persone che odiamo sono lo specchio delle nostre insicurezze. Tutto va e viene, ma continueremo a imbatterci negli stessi problemi e a detestare lo stesso tipo di persone finché campiamo, se non prendiamo coscienza del fatto che non ce l'abbiamo con loro, ma con le parti di noi stessi che ci rifiutiamo di accettare. Dobbiamo smettere di vivere pensando a come ci ricorderanno gli altri. Dobbiamo smettere di scrivere la nostra vita come se fosse un romanzo che deve piacere a tutti. Per accontentare gli altri ci defraudiamo dell'emozione più bella: fare quello che ci rende felici. E per questo è fondamentale capire che essere felici è una nostra scelta e una nostra responsabilità. Non saremo felici domani, o se faremo un altro lavoro, o se cambieremo fidanzato, o se traslocheremo. La felicità è qui e ora. Il nostro lavoro consiste nel rimuovere i blocchi che ci ostruiscono la strada. L'unico cambiamento che dobbiamo fare è dentro di noi. I milioni di istanti che passano sotto silenzio sono in realtà l'unica cosa che conta davvero. Non è importante avere un lavoro, ma vivere la vita che desideriamo. Non è importante avere una laurea, ma capire finalmente cosa significa non sentirsi soli. Non è importante avere una relazione sentimentale, ma esserne parte. E non è importante costruire una vita-spettacolo per fare bella figura con gli altri, ma vivere una vita fatta di piccoli momenti da apprezzare uno per uno. Al nostro funerale non sentiremo cosa diranno di noi. Approfittiamo del presente.

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84 Come IMPARARE a PENSARE con la TUA TESTA in 8 MOSSE La maggior parte dei pensieri che ci vengono in mente nel corso di una giornata non sono originali e non nascono dal nulla. I nostri cervelli sono come software: cercano quello che viene detto loro di cercare, credono in ciò che viene detto loro di credere e sono ripetitivi. Poche persone sono consapevoli di quanto il proprio modo di ragionare sia condizionato e condizionabile. Per questo tendiamo a credere che le nostre idee e le nostre emozioni siano parti integranti della nostra identità (e le difendiamo come tali, con le unghie e con i denti). Imparare a pensare in maniera autonoma è una scelta deliberata e poco diffusa. Ecco una piccola guida in otto passi a cui fare riferimento quando ti trovi a dover esprimere un'opinione. 01 I Identifica l'origine del tuo pensiero. Sforzati di ricordare la prima volta che ti ha attraversato la mente. Per esempio, da piccolo hai sentito dire da uno dei tuoi genitori che l'aborto è un omicidio. Ascoltare un'affermazione del genere da bambini è piuttosto scioccante. Inevitabilmente, ti segna. Spesso, quando esplori l'origine di una tua idea, di un tuo

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pensiero, di una tua convinzione, scopri che non sono nati da un tuo convincimento, ma da una fonte esterna. 02 I Cerca di capire se le tue argomentazioni sono fondate sulle emozioni o sulla ragione. Quali sono le argomentazioni a favore della tua tesi? Se hanno una componente emotiva, sono emozioni che hai provato tu o qualcun altro? In caso contrario, quali sono i fatti reali da cui è scaturita la tua convinzione? 03 I Fatti questa domanda: cui prodest? Ovvero: chi trae beneficio da questa idea? Giova solo a te o a tutta l'umanità? 04 I Prendi in considerazione la tesi diametralmente opposta. È cruciale, eppure pochissime persone sono in grado di controbattere idee contrarie alle proprie senza andare su tutte le furie (questo è il rischio che si corre a identificarsi completamente con i propri pensieri). In ogni caso, prenditi il tempo per studiare le ragioni di chi ha opinioni diverse dalle tue, cercando di non farti influenzare dal tuo giudizio personale. 05 I Riconosci la componente soggettiva delle tue opinioni. A meno che tu non sia un esperto di uno specifico argomento, se una certa opinione sollecita in te una reazione emotiva forte vuoi dire che si basa su una componente soggettiva (che dunque non ti permette di essere razionale). Solo chi ha dedicato una vita intera allo studio specialistico di una determinata questione può davvero comprenderla in ogni sua sfaccettatura e dunque argomentare la sua tesi in maniera esaustiva e convincente. A meno che tu non abbia conseguito un dottorato di ricerca su quell'argomento, ti conviene essere un po' più aperto mentalmente. 06 I Informati. Se davvero nutri una passione per un certo argomento, informati, studia e assicurati che le tue idee non siano campate in aria. Trova un paio di giornali e riviste affidabili, consulta fonti credibili e rimani aggiornato sugli ultimi sviluppi in merito alla questione che ti interessa. 07 I Chiediti cosa succederebbe nel mondo se tutti la pensasero come te. È il modo più rapido per capire se un'idea ha come unico beneficiario il tuo ego. 08 I Chiudi gli occhi e visualizza la versione migliore di te stesso: se non avesse una convinzione così radicata su un dato argomento, cosa ne penserebbe? Immagina cosa diresti su una certa questione se fossi la migliore versione possibile di te stesso. È un buon modo per capire come aggiustare il tiro.

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85 Perché SCEGLIAMO di AMARE CHI non ci RICAMBIA Avere una relazione appagante non significa vivere un amore da film romantico oppure avere la garanzia di essere amati in eterno. Non significa che ogni tuo minimo desiderio diventa un ordine. Non significa sentirsi finalmente completi o avere le farfalle nello stomaco e la testa fra le nuvole per il resto della vita. Non significa che l'universo ti abbia fatto trovare qualcuno per dirti: «Ecco qua, tutto sommato ti meriti di stare al mondo, e il fatto che questa persona ti ami ne è la prova.» Il senso di una relazione è vedere se stessi a figura intera. Scoprire parti di sé di cui non eravamo a conoscenza. Il senso di una relazione è di distruggerci, di condurci all'esasperazione e alla gioia più assolute, in modo tale che possiamo capire cosa ci fa arrabbiare, cosa ci esalta, cosa ci manca. Il senso di una relazione non è guarirci, ripararci, completarci o accontentarci; piuttosto, è quello di mettere il dito nelle ferite aperte e nelle fratture scomposte, e soprattutto di dimostrarci che solo noi possiamo medicarle e ricomporle. Scegliamo di amare chi non ci ricambia per provare a noi stessi che siamo degni di essere amati. Scegliamo queste persone perché rappresentano le parti di noi che noi stessi non amiamo: altrimenti perché mai dovremmo perdere tempo con qualcuno che non corrisponde i nostri sentimenti? Le scegliamo perché solo con loro siamo in grado di 211

stabilire una connessione profonda, tale da risvegliare e illuminare gli angoli più reconditi del nostro essere; solo loro possono lasciarci soli con noi stessi e costringerci a risolvere i nostri problemi con le nostre forze. Non lottiamo contro la natura dell'amore, ma contro ciò per cui è progettato. Il nostro tumulto intcriore deriva dal fatto che nessuno ci ha mai rivelato che l'amore continuerà a ridurci il cuore a brandelli, e che saremo noi stessi a lasciarglielo fare, ancora e ancora e ancora. La persona che avremo al nostro fianco per la maggior parte della vita è quella che arriva dopo che il nostro cuore è stato spezzato. Il grande amore germoglia quando pensiamo che ormai non c'è più speranza. Capita quando non ce l'aspettiamo più, quando ormai abbiamo sgomberato le macerie con rassegnazione, quando finalmente abbiamo imparato cosa significa amare noi stessi. È in quel preciso momento che realizziamo una cosa fondamentale: amare significa condividere ciò che già si ha, non aspettarsi che qualcun altro sopperisca alle nostre mancanze. È in quel preciso momento che realizziamo un'altra cosa fondamentale: quanto sia stato cruciale amare senza essere ricambiati. Non era destino. A te spetta il compito di capirlo.

86 NON PENSAVO fosse AMORE, invece LO E Gran parte della tensione che poi diventa attrito e che infine si trasforma in una frattura insanabile fra due persone nasce dalla nostra percezione dell'amore, dalle nostre aspettative, e da ciò che pensiamo di meritare o meno. Per molte persone non è questione di essere innamorate o meno, ma del modo in cui vivono l'amore. Il problema è l'intensità del sentimento. È quel microscopico dubbio che secondo loro non dovrebbe neanche sfiorarli, se fosse amore vero. Per esempio, è la preoccupazione di essere troppo giovani; è l'idea che potrebbero sempre trovare qualcuno di meglio, tutto sommato, magari con meno problemi; che là fuori il mare è pieno di pesci; che in fondo il loro ex non era poi così male; che la distanza è un problema insormontabile; che hanno paura di impegnarsi; che la persona è giusta ma il momento è sbagliato; che hanno altro a cui pensare; che sono troppo attratti dalle nuove esperienze. Ci siamo passati tutti. Tutti ci siamo trovati intrappolati, incapaci di decidere fra le due alternative: buttarsi a capofitto in una storia d'amore o salpare verso nuovi lidi. Non riusciamo a capire che, quando si tratta di questioni di cuore, non esiste una soluzione che duri per tutta la vita. Non puoi metterlo in mano a qualcuno e dirgli: «Okay, ora ripara i danni.» Devi prendere coscienza del fatto che spesso il problema

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è che ce ne andiamo anche se amiamo l'altra persona, e litighiamo anche se amiamo l'altra persona, e ci comportiamo male anche se amiamo l'altra persona, ma ciò non significa che non la amiamo abbastanza, quanto piuttosto che siamo esseri complessi e contraddirteli. E che non sempre chiodo scaccia chiodo. Cercare di dimenticare una persona con un nuovo amore non risolve il problema, anche se può camuffarlo per un breve periodo. E possibile amare più di una persona alla volta, è possibile provare più di un sentimento alla volta, ma non sempre è possibile stabilire una convivenza pacifica. L'amore cresce, e ti fa crescere da dentro. Ti permette di evolvere, ma non ti trasforma magicamente in una persona nuova di zecca. E quindi non sempre è all'altezza delle nostre irrealistiche aspettative. Alcune persone amano in silenzio. Altre amano senza neanche rendersene conto, perché il loro amore è soffocato dalla paura, ricacciato indietro dalla negazione, o trasformato in rabbia e delusione. A volte amare significa non riuscire più a guardare una persona con gli stessi occhi dopo che ci ha lasciato, a volte significa continuare ad amarla nonostante tutto, e in genere significa che non riusciamo a confessarle nessuna delle due cose. A volte l'amore assume la forma di una punizione, quella che ci hanno in-flitto i nostri genitori obbligandoci a compiacerli, senza comprendere che non si può cambiare una persona facendola vergognare per quello che è. Senza capire che la rabbia è un meccanismo dell'ego, non dell'amore. Nessuno ha il potere di completarci, anche se troviamo una persona del tutto compatibile con la nostra personalità e le nostre esigenze. Riempire gli spazi vuoti dentro di noi è una nostra responsabilità. A volte l'amore è incompreso e incomprensibile. Ma possiamo sfruttare questa incomprensione per ampliare i nostri orizzonti ed evolverci. Possiamo prendere l'amore e gli altri demoni e usarli per trasformare noi stessi e le nostre vite. Alla fine, capirai che la tua vera forza è nata dall'amore, e non dal dolore per averlo perso. Dall'amore che hai trovato in te stesso, non dall'amore che qual-cun altro ti ha negato. L'amore genera amore, e noi dobbiamo lasciargli fare il suo corso. Anche quando siamo noi a dover fare il primo passo. A doverlo dimostrare a noi stessi. A volte ci innamoriamo di una persona proprio perché è in grado di illuminare i nostri lati più oscuri e nascosti. A volte ci innamoriamo di una persona anche se sappiamo che ci farà del male. A volte è l'unico modo che abbiamo per fare conoscenza con la nostra essenza più profonda. E anche se non riusciamo a capirlo, a volte è il modo più onesto ed entusiasmante di amare noi stessi.

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87 Come IMPARARE a DOMARE i propri DEMONI INTERIORI Un tempo ero convinta che domare i propri demoni ulteriori volesse dire sbarazzarsene per sempre. Credevo che quella vocina che mi ripeteva «non vali abbastanza» si sarebbe finalmente zittita quando fossi riuscita a capire che era il prodotto della mia men te. Però i nostri demoni sanno benissimo quali siano i nostri punti deboli. Sanno colpire i nervi scoperti. Ci sussurrano all'orecchio che le altre persone pensano male di noi per questo e quell'altro motivo. Ci fanno credere che la prospettiva degli altri corrisponda alla realtà dei fatti, quando in realtà non è che l'estensione della loro soggettività, così com'è per noi. Credevo davvero che i miei demoni intcriori si sarebbero dis-solti come neve al sole non appena avessi smesso di sezionare ogni singolo aspetto della mia vita e mi fossi lasciata andare, vivendo le mie emozioni e i miei pensieri in maniera naturale e spontanea, senza più identificarmi con essi. Ma poi ho realizzato che è un lavoro di squadra. Non bisogna affrontare la questione con rassegnazione ma nemmeno sottostimarla. Bisogna prenderne atto, capirla a fondo e poi trovare un nuovo modo per coltivarla. Perché il modo in cui pensiamo va coltivato, e in questo senso è una nostra scelta e possiamo cambiarlo. In caso contrario, rimarremo alla mercé del comportamento delle altre persone e dei nostri mostri irrazionali che ci vogliono impedire di vivere secondo la nostra reale

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volontà. Presi fra questi due fuochi, saremo soffocati dall'ansia e dalla depressione: qualcosa dentro di noi prova disperatamente a uscire, ma due forze uguali e contrarie glielo impediscono. L'antidoto è la consapevolezza. Quando sai che un tuo pensiero nasce dall'irrazionalità e dalla paura hai già fatto il primo passo per metterlo a tacere. Quando scopri che non solo non devi ascoltare quella voce, ma che quella voce non sei tu, non sei più costretto a obbedirle. Inizierai a capire che dubitare di se stessi è umano, così come avere timori irrazionali: non sei uno scherzo della natura. Anzi, quello che provi è del tutto fisiologico. Ma se vuoi andare oltre, devi fare tu il primo passo e cominciare a scegliere. Scegli ciò che consumi, come trascorri le tue giornate, a cosa dedichi il tuo tempo, a chi dai più importanza. Non siamo tenuti a mantenere le nostre impostazioni di fabbrica per tutta la vita. Se continuiamo a detestarci, ci convinceremo che ce lo meritiamo. Diventerà reale. Crescere non significa credere che un giorno riusciremo ad accettarci completamente, senza essere mai attraversati da un'ombra di dubbio su noi stessi. Non significa credere che un giorno non ci importerà un bel niente di ciò che pensano gli altri. Siamo esseri umani. Siamo tutti programmati allo stesso modo. Il nodo della questione è un altro: vogliamo davvero lasciare che i nostri demoni inferiori si mettano di traverso sulla strada che porta alla felicità? La scelta spetta a noi. Ci importerà sempre e sentiremo sempre le loro voci. Possiamo solo decidere di non lasciarci in fluenzare e vivere come se non ci fossero.

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Perché ci OPPONIAMO al

PENSIERO POSITIVO

La gente pensa che i libri di autoaiuto e la psicologia positiva siano una mezza truffa per il semplice motivo che quel tipo di cambiamento sembra impraticabile, privo di attinenza con la vita concreta. Eppure, il pensiero positivo sembrerebbe essere un concetto elementare, quindi perché si fatica ad accettarlo? Be', la risposta è semplice (o forse no): esiste un enorme pregiudizio inconscio nei confronti del pensiero positivo, perché siamo troppo abituati a rinforzare le nostre credenze negative. Prima di potersi assestare su un modo di pensare positivo, è necessario attraversare e superare un periodo di rabbia e incredulità. Ma non solo. 01 I Ci sembra ingenuo. Tendiamo a pensare che essere negativi equivalga a essere profondi. Chi si mostra privo di entusiasmo e indifferente viene ammirato (proprio come a scuola, no? I ragazzini più popolari erano quelli che se ne fregavano di tutto e di tutti). 02 I Tendiamo a cercare conferme delle nostre credenze negative.

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Per loro stessa natura, le nostre credenze personali si fondano su «ciò che l'esperienza ci ha insegnato». Tuttavia, non si tratta di un metro di giudizio affidabile, poiché inconsciamente non facciamo altro che cercare conferme a riprova delle idee negative che formuliamo di continuo. 03 I Proviamo un'attrazione innata verso il lato oscuro delle cose perché sfugge alla nostra comprensione. Non riusciamo a capire il senso o la ragione per cui esistono il dolore o le disgrazie. Proprio per questo ci sembrano insondabili e misteriosi, e dunque degni della nostra attenzione. Siamo affascinati dall'intensità dell'enigma, dunque finiamo per alimentarlo.

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La FILOSOFIA della NON-RESISTENZA: come IMPARARE a SEGUIRE la CORRENTE senza DIVENTARE uno ZERBINO La riscoperta della filosofia zen in Occidente a partire dagli anni Cinquanta (un movimento ispirato in gran parte dall'opera di Alan Watts) rispetta pienamente lo spirito degli antichi insegnamenti originali, ovvero: una pratica che si integra con il nostro stile di vita. Eppure, abbiamo travisato una parte cruciale della sua essenza. Noi occidentali siamo riusciti a interpretare la spiritualità solo attraverso la prospettiva dell'ego, perché non sappiamo fare altro. Prendiamo per esempio il concetto di non-resistenza. Secondo la più comune interpretazione, significa lasciare andare aspettative e speranze sul futuro (la causa di ogni male secondo i taoisti). Eppure, non lo abbiamo compreso fino in fondo. Pensiamo sia una resa dell'ego; che «lasciare andare» equivalga a mollare il timone della nostra esistenza e accettare passivamente tutto quello che viene, anche le cose più terribili. Ed ecco che molte persone si fanno un'idea sbagliata della spiritualità, convincendosi che sia un atteggiamento passivo e fondamentalmente fatalista.

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In verità, la filosofia della non-resistenza è fondata sulla ricerca del difficile equilibrio fra ciò che nella vita può essere controllato e ciò che è al di fuori del nostro controllo. Metaforicamente, dobbiamo imparare a navigare nella stessa direzione della corrente, non ad andarle contro. Non significa sventolare bandiera bianca e lasciare andare il timone, ma imparare a manovrarlo con maggiore abilità a nostro favore. La tradizione zen non impone di sacrificare il nostro ego (questo è l'ennesimo stereotipo occidentale). Anzi, l'ego svolge un ruolo assolutamente fondamentale. Tutto sta nel riconoscerlo e accettarlo, anziché lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla mancanza di consapevolezza. In questo caso specifico, dobbiamo comprendere che il cammino verso la non-resistenza non ci chiede di abbandonarci agli eventi, ma di imparare a esercitare in maniera più efficiente il nostro controllo e di capire che la corrente in cui nuotiamo è più forte di noi. A noi la scelta: possiamo scegliere di remare contro, o di lasciarci trasportare.

90 Quando ti SEMBRA di meritare il PEGGIO, dedicati il MEGLIO Crediamo che essere crudeli con noi stessi sia una tattica di auto-conservazione. Ci concentriamo sui nostri difetti per istinto di sopravvivenza. Siamo sempre all'erta perché non vogliamo prestare il fianco agli altri. Ci preoccupiamo che possano individuare i nostri punti deboli e usarli contro di noi. Questo atteggiamento difensivo, però, non ci rende più forti, anzi: aggredirci da soli non ci salva dagli attacchi esterni. L'unico risultato è che ci siamo fatti del male prima che ce ne potessero fare gli altri. Smetti di credere di aver bisogno del permesso o dell'approvazione altrui per stare bene con te stesso o per valere qualcosa. Smetti di basare la tua autostima sul trattamento che ti riservano le persone. Se non si prendono cura di te, devi farlo tu stesso. Anche se (e soprattutto se) ti sembra di non meritarlo. Quando cerchiamo di battere gli altri sul tempo e rivolgiamo a noi stessi i peggiori insulti, non sviluppiamo gli anticerpi a essi. Anzi, a forza di ripeterceli, ci convinciamo che siano veri. Per non parlare del fatto che è impossibile stabilire se qualcuno avrà mai 217

la grazia di concederci la sua approvazione o di tessere le nostre lodi. E quando cerchiamo conferme, in realtà cerchiamo proprio quella irraggiungibile certezza che non riusciamo a trovare dentro di noi. Tuttavia, devi sapere che le critiche che ti muovono le persone, specialmente le più accanite, scaturiscono dalle loro lacune e insicurezze. Vuoi davvero continuare a basare la tua autostima sulla fragilità altrui, o pensi sia meglio iniziare a costruirla sulle fondamenta delle tue convinzioni più autentiche, anche se forse ci vorrà tanto tempo? Per quanto mi riguarda, ho sempre saputo che la ragione per cui mi mettevo i bastoni fra le ruote da sola non era la mia scarsa fiducia in me stessa, ma mi autosabotavo per paura di essere ferita dagli altri. Se vuoi guarire il rapporto che hai con te stesso e raggiungere una forma di appagamento, devi dare una nuova voce al narratore della tua vita: immagina che a raccontarla sia qualcuno che ti vuole bene (e dovresti essere tu il primo a volertene). Per fare un esempio concreto: oggi non ero per nulla soddisfatta del capitolo che avevo scritto e mi flagellavo ripetendomi che ero un'incapace completa. Stavo per mandare un messaggio di sos all'amica che in genere sa come incoraggiarmi quando mi perdo in un bicchier d'acqua, ma poi mi sono detta: Ehi, perché non sono in grado di consolare me stessa nel modo in cui lei lo farebbe? Perché devo aspettare che qualcun altro mi rivolga le parole che ho bisogno di sentirmi dire? Il suo supporto è inestimabile, ma perché attribuisco più valore alla sua opinione che alla mia? Bisogna cambiare prospettiva. È una scelta ben precisa. Significa decidere di cercare aiuto, di cambiare città, di chiudere una relazione, di ritrovare un'amicizia. Significa iniziare a nutrirti adeguatamente e a dormire un numero sufficiente di ore per notte. Significa ricordare a te stesso continuamente, con dolcezza, che starai bene: non perché sei un povero illuso, non perché lo dicono tutti, ma perché è così. Staremo tutti bene. Non devi crederlo perché te lo ripetono gli altri, ma perché hai trovato in te stesso le risorse per farlo.

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91 Quando il PENSIERO si fa DISTORTO: le 15 TRAPPOLE più diffuse Ragionare correttamente significa ragionare oggettivamente, basandosi sulla realtà dei fatti. Il cervello umano è stato programmato per l'autoaffermazione: per questo va alla ricerca di conferme di ciò in cui vuole credere. A meno che l'inconscio non sia cristallino, è in questo modo che nascono le nostre certezze più granitiche. Se siamo cresciuti con la convinzione di essere emarginati sociali, troveremo sempre riscontro del fatto che gli altri ci escludono. Come accade per la maggior parte delle cose in natura, i ragionamenti distorti seguono alcuni schemi riconoscibili. Forse ti consolerà sapere che, quando ti senti preso nelle spire dell'ansia, della sofferenza o dell'ossessione, non sei per niente solo. Anzi, esiste addirittura una nomenclatura specifica per quello che provi. Nel 1981 Matthew McKay, Martha Davis e Patrick Fanning, nel volume Thoughts and Feelings: Taking Contrai of Your Moods and Your Life, hanno classificato gli errori di ragionamento più

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comuni e il modo in cui tendono a manifestarsi. Eccone quindici che sicuramente riconoscerai. 01 I Visione selettiva. Avere una prospettiva limitata significa mettere un filtro alla nostra visione della realtà. Per esempio, quando isoli i dettagli negativi di una situazione e li ingigantisci, mentre ne ignori del tutto gli aspetti positivi. Astrarre un singolo elemento e lasciare che determini l'intero complesso significa fare una distinzione fra esperienze «positive» e «negative». In entrambi i casi, tendi a sovradimensionarle rispetto alla realtà oggettiva dei fatti. 02 I Polarizzazione («tutto o niente»). La quintessenza del pensiero distorto è la tendenza a categorizzare il mondo attraverso dicotomie estreme. Una cosa è giusta o sbagliata, buona o cattiva, senza vie di mezzo. Non esistono sfumature o compromessi, specialmente nella percezione di te stesso: oscilli fra la sensazione di essere un dio in terra e reputarti un fallimento completo. 03 I Ipergeneralizzazione. Tendi a saltare a una conclusione definitiva sulla base di una singola esperienza o circostanza. Se ti capita qualcosa di brutto, per paura di viverlo nuovamente ti comporti come se dovesse accadere di sicuro una seconda volta, così sarai «pronto psicologicamente». Chi è vittima di questa trappola mentale in genere fa un grande uso degli avverbi «sempre» e «mai» quando illustra un problema, e rischia di vivere una vita di restrizioni nel tentativo di scansare le esperienze negative. 04 I Telepatia. Credi di sapere già cosa pensino e quali sentimenti provino le altre persone, in special modo riguardo la tua persona. In genere, tuttavia, si tratta solo di tue proiezioni che attribuisci esternamente. Il tuo cervello conosce solo quello che gli è familiare, quindi tendi a credere che gli altri reagiscano esattamente come faresti tu o pensino esattamente quello che pensi tu. 05 I Pensiero catastrofico. Sei certo che si verificherà il peggior scenario possibile. Qualsiasi circostanza, anche innocua, di venta presagio di sventura. Significa che non hai fiducia in te stesso e non credi di avere la capacità di adattarti ai cambiamenti. Prefigurando costantemente il peggio, ti illudi di essere preparato a qualsiasi evenienza. 06 I Personalizzazione. Prendi sul personale ogni avvenimento. Pensi che qualsiasi cosa dicano o pensino le persone sia riferita a te, nel bene e nel male. Sei incapace di realizzare che esiste un mondo al di fuori di te. Un ulteriore sintomo di questo atteggiamento è la tendenza a mettersi a confronto con gli altri, come se l'intelligenza o la bellezza di un'altra persona togliesse qualcosa alle tue. Ogni esperienza, ogni conversazione diventa una conferma o una smentita del tuo valore. 07 I Anomalie di controllo. Ne esistono di due tipi: o percepisci una pressione di controllo esterna, e cioè ti vedi come la vittima inerme di un destino crudele; o sei soffocato da una sensazione di controllo interiore, e quindi ti senti responsabile della felicità (o infelicità) di chi ti circonda. Entrambi sono sintomi del fatto che non riesci a esercitare un controllo salutare e produttivo sulla tua vita.

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08 I Sindrome del giudice. Credi di conoscere perfettamente la differenza fra giusto e sbagliato; l'unico problema è che gli altri non sono d'accordo con te. Non riesci a capire che non esiste una verità univoca: se hai trovato conferma delle tue opinioni nella tua personale esperienza, allora pensi che debba essere così per tutti. Se solo gli altri ti dessero retta, il mondo sarebbe un posto migliore... o no? 09 I Colpevolizzazione. È una parente stretta della proiezione. Neirincolpare gli altri, scarichi su di loro la responsabilità della tua sofferenza. Oppure fai l'opposto: ti addossi la colpa di qualsiasi problema. In ogni caso, si tratta di una ripartizione iniqua delle responsabilità.

10 I Doverizzazione. Fin da piccolo hai stilato un elenco di regole categoriche in merito a ciò che le persone dovrebbero o non dovrebbero fare. Ti sono state imposte dalla società, dall'ambiente culturale in cui sei cresciuto, dalla famiglia, dalla scuola, dalla religione, e tu le hai interiorizzate. Fai di tutto per rispettarle e il fatto che le persone possano infrangerle con tanta disinvoltura ti manda fuori di testa. Poiché credi che queste regole siano indiscutibili, ti senti in una posizione di superiorità morale e ritieni di avere il diritto di giudicare chi ti circonda. 11 I Ragionamento emotivo. Se provi un'emozione significa che deve essere vera, quindi un fatto incontrovertibile. Se ti senti annoiato, rifiutato, stupido, frustrato (anche solo per un momento) allora pensi che debba essere così per sempre. Gran parte del nostro conflitto interiore deriva dall'incapacità di armonizzare emozioni e ragionamento. 12 I Fallacia del cambiamento. Ti aspetti che le altre persone cambino, anzi, che debbano cambiare il loro modo di essere per adattarsi ai tuoi bisogni e alle tue speranze: ne va della tua felicità (o così credi). Di conseguenza finisci per esercitare una pressione sugli altri che va a corrodere la relazione che hai con loro. Ti basi sull'assunto che il tuo benessere dipenda dalle azioni delle persone, quando in realtà dipende dalle centinaia di decisioni piccole e grandi che prendi nella tua vita. 13 I Etichettamento e generalizzazione. Assegni un'etichetta rigida e globale all'umanità intera basandoti su alcune caratteristiche che hai riscontrato nelle tue conoscenze più intime. Questo tipo di atteggiamento crea una visione del mondo stereotipata e monodimensionale. Etichettare te stesso in maniera drastica ti impedisce di avere autostima; farlo con gli altri ti impedisce di instaurare relazioni serene e prive di pregiudizi. 14 I Sindrome del primo della classe. Hai la sensazione di essere perennemente sul banco degli imputati, costretto a provare che le tue opinioni, azioni e scelte sono corrette. Non accetti l'idea di sbagliare o essere nel torto. La tua necessità di avere sempre ragione ti porta a essere chiuso mentalmente e sulla difensiva, incapace di prendere in considerazione idee diverse dalle tue. 15 I Fallacia della ricompensa divina. Pensi che qualcuno lassù stia annotando su un librone contabile tutte le tue buone e cattive azioni. Credi che i tuoi sacrifici, la tua 221

condotta, le tue rinunce verranno un giorno ripagati, anche se non esiste un fondamento logico a tale aspettativa. Cerchi di fare sempre «la cosa giusta», anche quando non vorresti. Il risultato? Finisci per sentirti fisicamente ed emotivamente svuotato, perché non esiste una vera ricompensa al sacrificio e alla negazione di sé.

92 101 COSE più importanti del tuo ASPETTO FISICO 01 I Sei generoso e gentile con gli altri anche se non te ne viene in tasca nulla. 02 I Dopo la tua morte, nessuno si ricorderà la taglia che indossavi. 03 I Ciò che hai dentro di te è molto più reale del corpo che lo contiene. 04 I II giudizio di un'altra persona sul tuo aspetto fisico non sortisce alcun effetto concreto su quest'ultimo. 05 I La capacità di accettare che alcune cose non fanno per te. 06 I La capacità di lottare per le cose che invece fanno per te. 07 I Non esprimi né formuli giudizi sul corpo degli altri.

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08 I Accetti le altre persone per quello che sono.

09 I Sei consapevole che il tuo corpo ti permette di fare tante cose, fra cui aiutare gli altri. 10 I Le tue papille gustative ti consentono di assaporare il tuo cibo preferito tutte le volte che lo desideri. 11 I Niente a questo mondo è permanente, men che meno il corpo. Siamo in viaggio. L'auto deve funzionare per portarti dove vuoi andare. Gli altri possono giudicarti quanto vogliono, ma sono affari loro, non tuoi. 12 I Sai che ciò di cui hai realmente bisogno, nel profondo del tuo cuore, è essere amato e apprezzato dalle altre persone, incondizionatamente. Magari non da tutte le altre persone al mondo, anzi, forse da pochi eletti, ma comunque da qualcuno. La nostra capacità di dare il meglio di noi stessi è molto più importante dell'aspetto che abbiamo nel farlo. 13 I LA PIZZA. E ho detto tutto. 14 I Cerchi di stare bene nei tuoi panni anche quando il tuo corpo non ha l'aspetto che vorresti. Quando sei a disagio elabora un modo per sentirti bene con te stesso. Sappi che in ogni caso non sei tenuto a compiacere nessuno né a soddisfare i canoni estetici di chicchessia. 15 I La tua mente ti serve per capire le altre persone; il tuo corpo per dimostrare loro che le hai capite. 16 I Ti prendi cura dei tuoi animali domestici. 17 I Sei in grado di pagare da solo le tue bollette. 18 I Possiedi un vero e proprio atlante interiore e se segui le rotte che ti indica scoprirai luoghi che la tua mente razionale non è in grado di concepire.

19 I II miracolo della vita: due persone possono concepire una vita umana nuova di zecca. Incredibile, vero? 20 I Puoi nuotare, correre, piangere, urlare, ballare, galleggiare in acqua e sentirti libero e leggero. 21 I La tua bocca può sussurrare parole dolci alle persone che ami... 22 I ... e se vuoi, può anche baciarle. 23 I Sei capace di migliorare e cambiare.

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24 I Sei in grado di prendere decisioni con la tua testa. 25 I Sei una persona coscienziosa. 26 I Sai lasciarti andare e divertirti come se non ci fosse un domani. 27 I Puoi smettere di essere ossessionato dal modo in cui vorresti apparire e iniziare ad apprezzare il modo in cui sei. 28 I La bellezza non è quantificabile. 29 I II cibo non è tuo nemico. 30 I Lo stereotipo di bellezza ci è stato inculcato subdolamente foto dopo foto, commento dopo commento, aspettativa dopo aspettativa. 31 I Non sei obbligato ad accettare una definizione circoscritta e limitante della bellezza. 32 I Sei consapevole che chi ti circonda ti vorrà più bene se tu ne vorrai a te stesso. 33 I Sai che volerti bene significa anche non trovare gradevoli alcune parti di te, di tanto in tanto. 34 I Puoi imparare a pensare con la tua testa facendo nuove esperienze, apprendendo cose nuove e seguendo il tuo istinto. 35 I Sei in grado di scegliere da solo, e lo fai. 36 I Sai come difenderti quando subire in silenzio non è più un'opzione praticabile. 37 I Sai difendere gli altri quando subire in silenzio non è più un'opzione praticabile. 38 I Sei consapevole che solo le persone dalla mentalità ristretta avvertono il bisogno di fare commenti sull'aspetto fisco altrui. Riconosci che le osservazioni taglienti di questi individui scaturiscono direttamente dalle loro profonde insicurezze; invece di prendertela con loro, ricambia con un gesto d'amore (è evidente che ne hanno un gran bisogno). 39 I II tuo corpo ti permette di leggere i tuoi libri preferiti (nonché queste parole).

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40 I II tuo corpo ti fa fare ciò che ami: le gambe ti portano in giro, le braccia ti permettono di stringere le persone che ami. 41 I Sai di non sapere quali cose meravigliose ti attendono dietro l'angolo, e anche se l'ignoto fa paura, non devi averne. È il mistero che avvolge il futuro a rendere così magiche le cose che capitano. 42 I Sei in grado di essere onesto con te stesso per quanto riguarda te stesso. 43 I Sei in grado di essere onesto con le altre persone per quanto riguarda te stesso. 44 I Puoi giocare con i tuoi bambini (o nipotini, o figli di amici...) e dimostrare loro il tuo affetto anche fisicamente. 45 I A volte senti il petto scoppiare per la felicità e la gioia. 46 I A volte invece provi tristezza e sofferenza, ma sai come trame il giusto insegnamento. 47 I La sferzata di benessere che ti inonda quando ti rendi conto che tutta quella serie di cose che ti sembrava fossero andate storte in realtà ti hanno condotto al posto giusto nel momento giusto, superando ogni tua più rosea aspettativa. (Se non ti è ancora successo, abbi fede: succederà.) 48 I Sei capace di provare empatia anche se talvolta viene oscurata da tutto il resto. 49 I Hai due occhi per perderti nello sguardo delle persone che ami, due mani per stringerle forte, una bocca per parlare con loro, e tante farfalle nello stomaco che svolazzando ti informano su chi è la tua anima gemella. Oltre a un cervello che ti permette di capire se il sentimento è reciproco. 50 I Sei bravo nel tuo lavoro. 51 I Rimani fedele alle cose in cui credi davvero. 52 I Sai perseguire con tenacia i tuoi obiettivi. 53 I Sai ridere di te stesso. 54 I Ammetti onestamente i tuoi difetti, e ciò che fai alla luce (non a dispetto) di essi. 55 I I piccoli gesti di gentilezza e coraggio che compi ogni giorno, perché alla fin fine il nostro unico scopo a questo mondo potrebbe essere racchiuso proprio lì.

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56 I Ti prendi il tempo di fare le cose che desideri fare, e non le cose che gli altri si aspettano che tu faccia. 57 I Cerchi di non giudicare gli altri per le loro imperfezioni e di non fargliele notare. 58 I Hai il dono dell'udito per ascoltare la musica che ami. 59 I E se non ce l'hai, possiedi comunque la capacità di percepire le vibrazioni della musica che non riesci a sentire. 60 I Anche se non sei dotato di tutti e cinque i sensi, o se non hai le capacità di fare qualcosa, o se ti manca un talento particolare, non significa che vali meno come persona; significa anzi che hai una marcia in più per superare una sfida che gli altri non devono neanche prendere in considerazione. 61 I Sai che inseguire la bellezza fisica a tutti i costi è una perdita di tempo. Alla fine, i muscoli diventeranno meno tonici, ci verranno le rughe, invecchieremo tutti, senza distinzione. 62 I Sei cosciente del fatto che, nella maggior parte dei casi, non è possibile fare un'equivalenza fra salute e bellezza. 63 I Sei cosciente del fatto che non hai alcun diritto di giudicare la salute di chicchessia sulla base del suo aspetto fisico. 64 I Puoi usare il tuo corpo per fare le cose che ti danno più gioia: scrivere, danzare, cantare o qualsiasi altra cosa ami. 65 I Puoi usare il tuo corpo per fare sesso: del buon sesso selvaggio consensuale, perché lo vuoi, con chi vuoi, e per nessun'altra ragione al mondo. 66 I II tuo corpo non è a uso e consumo degli altri. Non fargli mai niente che non provenga da un tuo desiderio, solo per compiacere qualcuno. 67 I Non è colpa tua se la società ha una visione distorta della bellezza, hai però la responsabilità di metterla in discussione, anche per il tuo bene. 68 I Sai cosa dire alle persone a cui vuoi bene per consolarle quando sono in difficoltà. 69 I Sai tacere quando le persone a cui vuoi bene sono in difficoltà e hanno solo bisogno che tu sia li per loro.

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70 I Sai come elaborare il lutto per le cose che inevitabilmente sono destinate a finire. 71 I Sai come goderti le cose che inevitabilmente sono destinate a finire. 72 I Dai in beneficenza gli oggetti di cui non hai più bisogno a chi invece ne ha necessità. 73 I Scegli di non fare tue le parole crudeli e taglienti che ti hanno rivolto in passato. 74 I Spendi nel modo in cui desideri i soldi che guadagni con il tuo lavoro. 75 I Dici alle persone che ami che le ami, o lo fai capire loro in altri modi, ogni giorno. Non darle per scontate. Non sai mai cosa potrebbe succedere domani. 76 I Sei in grado di fare sacrifici quando necessario. 77 I Quando torni nella casa dove hai trascorso l'infanzia, ti senti invadere da un calore indescrivibile, riconosci gli odori familiari e gli oggetti del passato, e sei in grado di riportare alla mente ricordi di vita e di persone che altrimenti avresti dimenticato. 78 I Sai spalancare le porte all'amore. Anche se fa paura. 79 I Sei una persona onesta. Ci si può fidare della tua parola, delle tue promesse, del tuo lavoro, del tuo cuore. 80 I Sei capace di mettere da parte il tuo ego e chiedere scusa quando necessario. 81 I Le tue scuse sono sincere e provengono dal cuore. 82 I Sai prenderti cura di te stesso quando ne hai più bisogno. 83 I Confezioni regalini fatti con le tue mani, lasci bigliettini affettuosi e scrivi lettere per strappare un sorriso o un momento di tenerezza a chi vuoi bene. 84 I Non hai un complesso di superiorità: vedi sinceramente ogni persona come tua pari. 85 I Hai smesso di chiedere scusa per il tuo aspetto. 86 I Sei consapevole del fatto che le capacità della tua mente sono illimitate se scegli di esercitarle.

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87 I Allenti le redini della tua razionalità quando capisci che è richiesto un intervento della tua parte più emotiva. 88 I La tua vita è piena di piccole cose che ti riempiono di gioia. 89 I Hai il coraggio di mettere da parte l'orgoglio e tendere un ramoscello d'ulivo quando sei in lite con qualcuno e nessuno dei due vuole fare il primo passo per fare pace. 90 I Sei capace di gioire per il successo altrui. 91 I Non sei capace di gioire per le disgrazie altrui. 92 I Capisci quando qualcuno ti guarda in quel modo inconfondibile che significa «ti amo» e riconosci di essere fortunato ad aver provato questa sensazione anche una sola volta nella vita. 93 I Stai spendendo il tuo tempo e le tue energie per costruire qualcosa di significativo, non solo per dare a te stesso momenti di felicità effimera. 94 I Sei consapevole che per aiutare gli altri devi prima aiutare te stesso. 95 I Capisci che gli ultimi due punti si contraddicono un po', eppure sono entrambi necessari. 96 I Ti concedi di dormire abbastanza perché sai quanto riposare sia importante. 97 I E, già che ci siamo, mangi abbastanza verdure (so che sembro tua madre, ma è importante per stare bene). 98 I Apprezzi le sensazioni che provi nei confronti del tuo corpo. 99 I Hai trovato la forza di perdonare chi ha sparato sentenze crudeli sul tuo aspetto fisico: sei consapevole del fatto che le sue parole sono probabilmente il frutto di una sofferenza a te sconosciuta, e che le persone possono tirare fuori il peggio di sé quando sono ferite. 100 I Hai trovato la forza di perdonare te stesso per aver sparato sentenze crudeli sul tuo aspetto fisico. 101 I Grazie a questa forza, sei capace di incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Come me in questo preciso momento.

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93 7 PRINCIPI ZEN da METTERE in PRATICA ogni giorno Siamo scettici nei confronti delle grandi scuole di pensiero (religiose o filosofiche) perché crediamo che i loro insegnamenti non siano spendibili nella vita reale di tutti i giorni. Preferiamo fidarci delle riviste e dei blog che parlano di psicologia spicciola e della monocultura imperante. Ci sembrano soluzioni più pratiche perché possiamo verificare se dicono cose vere, applicandole ai nostri problemi quotidiani. Spesso, però, non consideriamo le fonti, le intenzioni, o le conseguenze a lungo termine di ciò in cui crediamo. Se obbediamo ciecamente e acriticamente a ciò che ci viene detto di fare, rischiamo di trasformarci in vittime del consumismo, del nostro ego, di sedicenti santoni o di persone che ci vogliono tenere sotto controllo. Pur essendo profondamente influenzato dagli insegnamenti buddisti, lo zen può essere definito come l'arte della consapevolezza di sé. Non è prescrittivo: non ti dirà mai cosa dovresti provare o credere, come dovresti essere o comportarti. Ti chiede tuttavia di essere cosciente della tua esperienza, pienamente immerso in essa. Per questo motivo i principi

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dello zen sono universali e validi in qualsiasi cosa tu creda, qualsiasi sia il tuo stile di vita. Ecco dunque sette antichi capisaldi della filosofia zen (e come applicarli oggi).

01 I La tua mente è l'artefice della tua esperienza. La corrente filosofica Yogàcara sostiene che sono le nostre percezioni mentali a creare le nostre esperienze. Dobbiamo quindi prendere atto del fatto che, a prescindere dal nostro umore, siamo in grado di sperimentare il mondo in modo differente grazie a un semplice cambio di prospettiva. Ci hanno fatto credere che non possiamo scegliere quali pensieri formulare, invece possiamo eccome. Non sei tenuto a esplorare fino all'esasperazione ogni singola paura o emozione negativa che provi. 02 I II concetto che hai di te stesso è un'illusione (e un costrutto). «La persona che sei» è un'essenza, una forma di energia. Non c'è altro. Ecco perché non riesci a definirti in maniera granitica una volta per tutte. Ecco perché non riesci a capirti fino in fondo. Non sei solo le definizioni che ti hanno assegnato gli altri, i tuoi titoli di studio, le tue abitudini, i ruoli che ricopri, il lavoro che fai. Tuttavia, la maggior parte di noi riesce a vedersi solo nei termini in cui si immagina di essere visto dagli altri (scrittore, insegnante, madre, studente, atleta, «brava persona»...). Molti problemi che ci affliggono sono nati proprio così: perché abbiamo cercato di manipolare la nostra identità, di immortalare o ingigantire il nostro ego, di cambiare o influenzare l'immagine che gli altri (pensiamo) hanno di noi e, quindi, il modo in cui cre diamo di dover stare al mondo, e in cui vediamo noi stessi. Padroneggiare la percezione di sé significa essere consapevoli che possiamo giocare con l'illusione di chi siamo e cosa facciamo senza tuttavia essere le marionette di noi stessi. 03 I Non devi credere in niente. Devi solo seguire l'istinto che ti rivela cosa è giusto e vero per te in questo preciso momento. Quando sei ciecamente fedele a determinate convinzioni e non osi mai metterle in dubbio, rischi di dare più valore e importanza alle voci di chi te le ha inculcate anziché fidarti dei tuoi stessi pensieri e istinti. È inevitabile che tu finisca per sentirti disorientato e confuso, invischiato in una lotta costante fra ciò che pensi sia giusto e ciò che ritieni vero. Se non assecondi le verità che senti dentro di te, non stai vivendo la tua vita. Concediti lo spazio di crescere formulando pensieri e opinioni che vanno oltre i confini di ciò che hai sempre creduto finora. 04 I II non-attaccamento è il sentiero che conduce alla felicità. Se pensi: Io non voglio essere indifferente a ciò che succede nella mia vita, è un buon punto di partenza perché il nocciolo della questione sta proprio lì, e consiste nel capire che ogni cosa che accade ha uno scopo ben preciso. Gli eventi «negativi» ti fanno crescere e ti mostrano come guarire e aprirti ancora di più agli eventi «positivi». Facile, no? 05 I «Essere» è più importante di «fare». Esistono numerose vie per raggiungere uno stato meditativo profondo, fra cui una pratica sottovalutata: starsene seduti, zitti e fermi. L'arte di non fare un bel niente è complessa e profonda. Placa le onde dei tuoi pensieri, lascia affiorare le cose importanti,

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ti permette di riconnetterti con te stesso e di staccarti finalmente dalle responsabilità e dalle incombenze della vita quotidiana. Per dirla in breve: tu non sei ciò che fai. Sei. Semplicemente. Non devi per forza fare meditazione, ma sappi che è fondamentale prenderti il tempo per rilassarti, recuperare le energie e riflettere. 06 I Puoi diventare un osservatore oggettivo della tua mente e della tua via. Non solo puoi scegliere cosa pensare, ma hai anche la facoltà di attribuire una gerarchia ai tuoi pensieri, se sviluppi la capacità di guardarli oggettivamente. Non per nulla, durante le pratiche di meditazione guidata, si apprende a esaminare i propri pensieri con gli occhi di un osservatore esterno. In questo modo si impara a distaccarsene, a non immedesimarsi in essi. Non sei le tue emozioni. Sei la persona che le sente dentro di sé, che decide quali sono importanti per lei e che le usa per prendere decisioni. 07 I Tutto è uno, e anche tu ne fai parte. La realtà a cui tutti faremo ritorno, alla fine, è una sola: questo è il concetto alla base dell'illuminazione. L'illusione della separazione è la causa della nostra sofferenza. Attraverso l'individualismo impariamo importanti lezioni. Ma alla fine torneremo tutti, senza eccezioni, al nostro stato naturale: l'unione con il tutto.

94 6 SEGNALI che la tua SOCIALITÀ gode di BUONA SALUTE In un mondo in cui le persone estroverse sono considerate la norma, mentre gli introversi sono considerati i rappresentanti di una subcultura sovversiva e devono fornire continue spiegazioni e giustificazioni per i propri comportamenti, parrebbe proprio che abbiamo perso la misura di cosa significhi mostrare una salutare socialità. Non andare d'accordo con tutti, amare la propria compagnia o preferire vedere pochi amici alla volta anziché uscire in comitiva non sono segnali di disfunzione sociale. Usiamo con troppa disinvoltura termini estremi, oserei dire clinici, come «asocialità» o «fobia sociale». Sarebbe il caso di pensarci due volte. Ecco alcuni modi per assicurarti che la tua sensibilità sociale rientri nei canoni della normalità.

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01 I Provi ansia quando ti trovi in una situazione che non ti è familiare. Provare ansia significa essere abbastanza perspicace da intuire le reazioni e le sensazioni di chi ti circonda. Se non la tieni sotto controllo, ha il potere di paralizzarti anziché di aumentare la tua consapevolezza. Ma non solo è una sensazione normale; può addirittura essere un segno di spiccata intelligenza. 02 I Ami la solitudine perché ti arricchisce emotivamente. Sei tu che decidi quando ritagliarti momenti in cui stare da solo, e non lo fai soltanto perché temi di essere antipatico o sgradito. 03 I Gradisci la compagnia di pochi amici selezionati. Non tutti al mondo ti possono essere simpatici. Affermare il contrario significa negare e sopprimere la parte di te che invece non è d'accordo e, come ormai sappiamo bene, dissociarsi da se stessi non è mai una buona idea. Possiamo provare affetto sincero verso poche persone selezionate di cui desideriamo davvero la compagnia. Non di più. 04 I Quando ti invitano a fare qualcosa e non ne hai voglia, declini gentilmente l'offerta. Non accetti gli inviti solo perché ti senti obbligato o sotto pressione. Sai dire di no alle persone che non hai voglia di vedere e alle attività che non desideri fare, anziché sacrificare il tuo benessere psicologico o emotivo. 05 I Rifletti sulle situazioni perché le tue sensazioni iniziali potrebbero essere infondate, non per alimentare la tua ansia o le tue paranoie. Esamini le situazioni e le analizzi nel dettaglio per essere più consapevole di te stesso, non per ricamarci sopra e tirare conclusioni campate in aria o fabbricare prove inesistenti a supporto delle tue fobie (Mi ha guardato in maniera strana... forse ce l'ha con me, anzi, di sicuro mi odia). 06 I Temi che la tua ansia nell'affrontare la socialità sia anormale. Credere di essere scherzi della natura perché si soffre di ansia sociale è quanto di più normale esista al mondo. Non significa «avere un grosso problema», ma essere consapevoli di se stessi e imparare a gestirlo se il disagio c'è.

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95 II PRESENTE è TUTTO CIÒ che HAI In quanto persona che trascorre gran parte del proprio tempo a rimuginare sulle cose (già, proprio un gran bel vizio mi sono scelta, lo so, ma mal comune...) sono riuscita risalire all'origine di tutti i miei problemi: non riesco ad accettare il fatto che alcune volte nella vita si debbano provare sensazioni spiacevoli. Non so godermi i momenti belli senza che siano in qualche modo inquinati dalla consapevolezza che sono destinati a finire e ne arriveranno inevitabilmente di brutti. Devo imparare a rassegnarmi e andare oltre, perché è un problema per cui non esiste soluzione. La vita è così. E purtroppo la società in cui viviamo non ci aiuta a cambiare questo tipo di mentalità, anzi. Vivo la mia esistenza come se mi trovassi in una sala d'attesa, dopo la quale entrerò finalmente in una fase nuova e desiderabile della vita. Ma la verità, per quanto sia indigesta, è che se si inizia a temporeggiare, si finirà per rimanere bloccati in quella stanza. Sono migliorata sotto questo aspetto, è vero, ma ogni tanto mi ritrovo ancora a far

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fronte a questa sensazione subdola e paralizzante. Per questo mi affascina e mi piace studiarla a fondo. Nasce dall'illusione che arriverà il giorno in cui saremo per sempre felici e contenti. Crediamo che una volta superati gli ostacoli e sconfitti gli antagonisti, potremo finalmente goderci il nostro lieto fine. Ma non funziona così. La vita non è un percorso lineare, ma a zigzag. Le giornate di pioggia si alternano alle giornate di sole, e talvolta il ciclo rimane grigio per un tempo indefinito. A volte ci sembra di aver fatto talmente tanti passi indietro che ci chiediamo come abbiamo potuto lasciare che accadesse; a volte invece ci sembra persino impossibile che abbiamo mai potuto provare tristezza. L'importante è non lasciarsi paralizzare dal pensiero di muoversi (sia in avanti sia all'indietro). Se stiamo fermi per paura firmiamo la nostra stessa condanna a morte. La vita è una sequenza di «qui e ora» che accumulandosi ci sospingono in avanti e ci portano più in alto, permettendoci di vedere oltre e ampliando così gli orizzonti della nostra consapevolezza. Sono tutto ciò che abbiamo. Dobbiamo apprezzare ciò che viviamo sulla nostra pelle nel momento presente, altrimenti smettiamo di esistere, moriamo dentro. Le cose succedono e noi le guardiamo passare senza agire perché abbiamo troppa paura che se muoviamo un solo muscolo faremo uno sbaglio e cadremo all'indietro, ancora più lontani da quella luce in fondo al tunnel che desidereremmo tanto raggiungere. Abbiamo permesso che qualche brutta esperienza condizionasse la nostra intera vita. Non siamo riusciti a spuntare tutte le voci della lista che avevamo stilato, e quindi ci siamo convinti che non potremo mai essere felici. Ma la felicità non è il risultato di un processo mentale che decidiamo a tavolino e che si verifica solo in presenza di determinate circostanze. È un'esperienza. Un'emozione. Che puoi provare qui e ora. Inoltre, la società in cui viviamo non ci aiuta a liberarci dalle nostre gabbie mentali, anzi, semmai rende ancora più difficile evaderne. Non solo ci è stato ripetuto che le nostre sofferenze ci condurranno immancabilmente a un lieto fine, ma anche che la felicità va programmata. Non vorrei essere troppo millennial (non riesco a credere che sto per fare questo esempio), ma pensiamo ai post su Tumblr o alle bacheche di Pinterest. Sono tavolozze di immagini che ci ispirano, a cui aspiriamo, che speriamo di ricreare. Ed è molto bello guardarle e decidere che la nostra vita dovrebbe assomigliare a quelle immagini. Ma quanti di noi si impegnano a far sì che accada? Basterebbe partire da qualcosa di semplice, che so: prepararsi una tazza di té fumante e sedersi vicino a una finestra a leggere un libro mentre un raggio di sole ci illumina. Eppure, non lo facciamo. Ci lamentiamo di non avere le vite dei nostri sogni, ma non alziamo un dito per realizzarle. Il presente è tutto ciò che abbiamo. Dobbiamo scegliere adesso. Dobbiamo scegliere l'adesso. Immergersi nella nostra realtà straziante e meravigliosa, in ciò che vediamo e tocchiamo, abbracciare il caos e gli splendidi scismi che ci portano a fare la guerra e fare l'amore e fare la pace, creare l'armonia e la metamorfosi. Vivere giornate di una tristezza così devastante che troviamo appena la forza di respirare, per poi renderci conto che far entrare e uscire l'aria dai polmoni è l'unica cosa che conta. Forse dobbiamo avere il coraggio di voltare pagina e lasciare che il presente sia abbastanza. Capire finalmente che le piccole cose del quotidiano sono banali e noiose se noi siamo banali e noiosi. La vita è piena di misteri e avventure in territori sconosciuti, se solo osiamo uscire

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dal sentiero battuto e addentrarci nel bosco selvaggio, dove il futuro non è un problema del presente.

96 IMPARA l'arte della MINDFULNESS (e non metterla da parte) II mondo è pieno di bellissime testimonianze sull'importanza della mindfulness: un'antica pratica che si concentra sulla consapevolezza del qui e ora e che sembrerebbe essere l'antidoto alla nostra perpetua insoddisfazione. I suoi insegnamenti fondamentali sono due: vivere nel presente ed essere coscienti delle proprie sensazioni. Questo genere di consapevolezza, a mio parere, non offre soltanto una soluzione al problema di fondo della condizione umana, ma ne rappresenta la frontiera finale, il confine a cui tutti noi giungiamo prima o poi: possiamo arrivarci accogliendo ogni momento scientemente o lasciando che ci passi accanto senza che neanche ce ne accorgiamo.

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In genere si parla dell'importanza della mindfulness come strumento per consolidare la coscienza del presente e immergersi nella propria esperienza. In questo senso, è fondamentale. Ma è altrettanto fondamentale rendersi conto che per metterla in pratica bisogna apprendere a superare i limiti della propria mente. La cultura e l'epoca in cui ci troviamo sono ossessionate dall'avere un'opinione e un pensiero su ogni cosa. Certo, la ragione gioca un ruolo fondamentale per la nostra crescita, ma talvolta soffoca l'istinto, i desideri e i piaceri per fare spazio ad aspettative e «normalità». Quando proviamo a rinchiudere in un barattolo minuscolo un materiale fluido, imprevedibile ed espiosivo come l'animo umano, siamo destinati a soffrirne atrocemente. Nonostante tutta la tecnologia che ci circonda e che crea contatti digitali tra le persone, la nostra capacità di stabilire una connessione a livello umano è spaventosamente regredita. Le discussioni si muovono su binari che si concentrano su ciò che siamo capaci di fare, non su ciò che siamo capaci di essere. Abbiamo tagliato i ponti con le religioni, pensando che la fede fosse espressione d'ignoranza anziché di profondità spirituale. Non attribuiamo alcuna importanza alla realtà dell'esistenza umana, o perlomeno alla parte di noi che è aperta a interpretazione: sia perché temiamo di esplorare un territorio sconosciuto, sia perché non ci offre alcun appiglio sicuro o certezza assodata, quindi preferiamo fare gli gnorri e non affrontarla. Diventiamo quello che pensiamo. E, a giudicare da quello che siamo diventati, passiamo troppo tempo a pensare a cose inutili. Non ci concediamo il tempo di respirare, di esplorare l'incertezza e il disagio, di rischiare. L'ignoto ci riserva sorprese meravigliose che la nostra mente razionale non riesce nemmeno a concepire. Rimuginiamo senza sosta (limitandoci a un'elaborazione eccessiva e incessante che esclude una lucida meditazione); cerchiamo di addomesticare la realtà appiccicando etichette, creando categorie, inventando definizioni. Ci abituiamo a ciò che ci è familiare e scartiamo tutto il resto. Se qualcuno o qualcosa non è come noi, lo tagliamo fuori, ce ne laviamo le mani convincendoci che sia inferiore a noi. Sono gli altri quelli sbagliati, e noi quelli giusti, quindi siamo migliori. La monocultura in cui siamo immersi alimenta questo tipo di mentalità e funziona alla grande perché siamo disposti a contribuire al suo gioco crudele. Ci piace pensare che gli altri non siano alla nostra altezza e che quindi siamo autorizzati a trattarli a pesci in faccia. Ma così fa cendo ci rinchiudiamo in una prigione dorata. Inevitabilmenh' finiamo per cadere nella trappola in cui pensavamo che non saremmo mai caduti, perché siamo esseri umani. Ricorda: non esiste territorio più insidioso di una mente che non permette all'anima di vacillare. Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a non mettersi a urlare e fare i capricci in mezzo alla strada perché è importante che fin da piccoli imparino a gestire ed elaborare le proprie emozioni, non perché temiamo il giudizio dei passanti. Dobbiamo diventare consapevoli di ciò che compriamo, delle pagine web che visitiamo, dei pollici alzati che seminiamo online, in particolar modo quando finiamo per fare del male a qualcuno con il nostro comportamento (anche se non ce ne rendiamo conto). Dobbiamo smettere di affibbiare etichette alle persone. Dobbiamo abituarci a sentirci a disagio al pensiero che il futuro sia incerto, perché una sola cosa è certa: continuerà a esserlo. Dobbiamo capire che le rivoluzioni partono dai piccoli cambiamenti. Dalle singole persone. Dobbiamo uscire dalla gabbia della razionalità a tutti i costi ed entrare nei nostri cuori. Forse non capiremo mai il segreto dell'essere umani. Ma non per questo dobbiamo affannarci a capire tutto il resto per cercare di colmare il vuoto che ci lascia dentro questo mistero insolubile.

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97 La DIFFERENZA fra CIÒ che SENTI e CIÒ che CREDI di SENTIRE Ricordi l'ultima volta che qualcosa ha scatenato in te una forte reazione emotiva? In quella circostanza ti eri forse preso il tempo di assorbire ed elaborare quell'esperienza prima di analizzarne gli effetti sul tuo corpo? No, probabilmente no. Del resto, se qualcuno ti chiede: «Come ti fa sentire questa cosa?», fondamentalmente ti sta domandando cosa ne pensi. Le emozioni sono semplici eppure subdole. Se le esaminiamo da un punto di vista squisitamente biologico, possiamo riconoscerle in quanto sensazioni fisiche e

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suddividerle in due categorie: chiusura e apertura. La maniera in cui scegliamo di interpretare questo senso di tensione o di sollievo è la matrice dei pensieri che finiranno per alimentare le nostre emozioni più estreme, travolgenti, devastanti, intense. Ovvero: siamo noi gli artefici delle nostre emozioni. Siamo noi ad attribuire un certo significato alle nostre sensazioni. Questo significa che c'è una bella differenza fra ciò che proviamo e ciò che crediamo di provare. È il meccanismo alla base della mentalità del linciaggio e del condizionamento sociale, fra le altre cose. Ed è anche il motivo per cui può capitare di sentirci intrappolati in un circolo vizioso e apparentemente inevitabile di sofferenza intcriore. Ma dobbiamo ricordare a noi stessi che le emozioni non sono strutturalmente progettate per durare in eterno. Sono i nostri schemi cognitivi a renderle ricorrenti e ossessive, o a impedirci di imboccare la strada che porta a metterle finalmente a tacere. L'educazione che riceviamo ci impone un codice comportamentale per ogni singolo aspetto della nostra vita. Cultura, religione e famiglia ci impongono una serie di precetti che ci indicano chiaramente cosa sia giusto e cosa sbagliato. Il nostro egocentrismo e i nostri desideri insopprimibili di sopravvivenza, superiorità, amore e acccttazione fanno il resto del lavoro. Dentro di noi si forma così un ecosistema mentale di azioni e reazioni. Io le definisco «emozioni mentali» e le metto al primo posto nella lista delle ragioni per cui soffriamo, pur essendo creature altamente evolute. Non siamo più spinti dalla necessità di procurarci il cibo o dal desiderio di accoppiarci; ora a controllarci sono i nostri pensieri. Per esempio, ci troviamo a rimuginare sul fatto che qualcuno non ci ama, e ci chiediamo cosa significhi; a quel punto il nostro inconscio si adopera a cercare conferme nella realtà (e chi cerca trova); questo meccanismo ripetitivo crea una convinzione, e quella convinzione plasma le nostre vite. Ci è stato insegnato che l'unica vita degna di essere vissuta è una vita piena di emozioni. Un'esistenza traboccante d'amore, o bruciante di passione, o straziata da sofferenze da cui usciremo eroici vincitori. Crediamo di dover avere per forza un'opinione su tutto per sapere chi siamo; peggio ancora, crediamo di dover avere per forza una reazione emotiva potente per avere voce in capitolo. Solo in questo modo pensiamo di contare qualcosa, di meritare un posto nel mondo. La prossima volta che ti sentirai con le spalle al muro, fai un respiro profondo e osserva oggettivamente le reazioni del tuo corpo. Forse sentirai una stretta al petto o un leggero male allo stomaco. Un po' di stress, insomma. Tutto qui. Non c'è altro. Quella sensazione che ti sembrava potesse ucciderti non ha alcun potere reale su di te. Se provi a osservarti di nuovo dopo un'ora o un giorno, ti accorgerai che non c'è più nulla. È tutto passato. Arriverai alla consapevolezza che anche le «sensazioni di pancia», le tue intuizioni, non sono ondate emotive gigantesche capaci di travolgerti: sono piccole increspature che devi osservare con attenzione. A volte non sopportiamo l'idea che dentro di noi ci sia solo silenzio. Per questo facciamo un gran fracasso per distrarci. Ma il caos che noi stessi abbiamo creato a un certo punto diventa sfiancante. A quel punto non ci resta che smettere di fare rumore e restare in ascolto. Lasciare che i sentimenti fluiscano. Senza sovrastrutture.

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È lì che capirai un segreto fondamentale: anche quando le tue emozioni ti urlano il peggio del peggio («Sei un fallimento», «Devi cambiare tutto»), la voce dentro di te ti parlerà con dolcezza, con amore, nell'interesse di aiutarti a risolvere i tuoi problemi. Capirai anche che non hai un'avversione naturale alle tue emozioni. Avere emozioni (anche «negative») è salutare, sebbene ti sia forse stato insegnato il contrario. Devi saperti godere la tristezza, il dolore e tutto il resto al momento giusto, nella giusta misura. Significa che ti stai dando il permesso di vivere appieno. Non sono i nostri pensieri a creare le nostre vite, ma il fatto che li usiamo come bisturi per sviscerare il significato delle nostre emozioni e decidere a tavolino ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, buono e cattivo. Ma queste categorie non esistono in natura: siamo noi a farle diventare gli strumenti della nostra orchestra e a creare la nostra personale sinfonia.

98 II POTERE dei PENSIERI NEGATIVI Se vuoi essere emotivamente libero, è essenziale che tu comprenda che qualsiasi problema tu creda di avere non è il tuo vero problema. Il problema è che non sei capace di pensare correttamente al tuo problema. Lo so, sembra l'ennesima frase da guru. Ma credimi, non puoi permetterti di ignorare la questione. Non è un consiglio che vale solo in certe situazioni, per determinate persone, in alcune circostanze. Non è una massima di saggezza con cui con-

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solarti alla fine di una giornata difficile. E non è qualcosa che puoi permetterti di applicare all'ultimo secondo, quando hai esaurito tutte le altre opzioni. Vivere un'esperienza significa imparare a pensare in un modo diverso. Se non ti impegni a farlo, ti areni. Più facciamo esperienze, più diventiamo capaci di vedere il mondo attraverso una serie variegata di lenti, di ampliare i nostri orizzonti e le nostre prospettive, di considerare possibilità che prima avremmo giudicato inconcepibili. La vera educazione non consiste nell'imparare a cosa pensare, ma nell'imparare a pensare. Trovare nuove strategie per ignorare i propri pensieri negativi non significa esercitare un potere, ma dissociarsi da se stessi. I pensieri negativi sono importanti tanto quanto quelli positivi. Invece di esserne spaventati, possiamo apprendere a vederli come indicazioni, o almeno (assegnando una gerarchia di significato) decidere cosa conta di più per noi, e quanto. Ed è proprio qui che si nasconde il potere dei pensieri negativi. I filosofi stoici praticavano la visualizzazione negativa immaginando il peggior scenario possibile e preparandosi all'evenienza. Imparare a pensare significa affinare l'arte della consapevolezza di essere responsabili delle proprie scelte, poiché siamo noi a scegliere a cosa attribuire importanza e per cosa provare emozione nelle nostre vite. E se non prendi queste decisioni consapevolmente, finirai per trascorrere la tua vita intrappolato nei circoli viziosi emotivi che sei stato condizionato a creare fin dalla più giovane età. La soluzione non è concentrarsi esclusivamente sulla positività (come ci vorrebbe far credere la psicologia pop da social network), ma piuttosto fare leva sui nostri lati oscuri per far scoccare la scintilla del cambiamento e ispirare un'evoluzione inferiore. Per conquistare la libertà emotiva e la pace inferiore devi sapere come comportarti quando quei pensieri e sentimenti negativi iniziano a strisciarti dentro. Perché non è una questione di se, ma di quando. Come spiega il saggista Jonah Lehrer, la regolazione delle nostre emozioni passa attraverso il pensiero. Grazie alla corteccia prefrontale siamo in grado di concepire la nostra mente, ovvero i nostri cervelli pensano a se stessi: gli psicologi la chiamano metacognizione. Sappiamo quando siamo arrabbiati perché ogni stato emotivo si presenta con un certo grado di autocoscienza, in modo tale da lasciarci lo spazio di capire perché stiamo provando quella sensazione. Altrimenti non sapremmo che abbiamo paura perché un leone sta correndo verso di noi, e quindi non ce la daremmo a gambe. E se non ci facesse capire che dobbiamo scappare il più in fretta possibile, quale sarebbe lo scopo di avere paura? Ancora più importante: se un'emozione non ha senso, ovvero se l'amigdala sta rispondendo a un istinto di cosiddetta «awersione alle perdite», può essere ignorata. La corteccia prefrontale decide deliberatamente di ignorare il cervello emotivo, se reputa che la sollecitazione sia priva di fondamento. Ciò significa che qualsiasi problema pensi di avere nella tua vita non è il tuo vero problema. Il tuo vero problema è che lo vedi come un problema, anziché come un campanello d'allarme a cui rifiuti di rispondere, o come il risultato di una tua proiezione errata, di una distorsione cognitiva, di pensieri irrazionali che hanno generato emozioni altrettanto irrazionali e che ora prendono il sopravvento.

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Il problema è che vedi il problema come un problema anziché come una falla nella tua comprensione, nella tua messa a fuoco, nella tua percezione. Per sintetizzare: il problema non è il problema. È il modo in cui pensi al tuo problema. Se vuoi essere libero, devi assolutamente rivedere la maniera in cui pensi ai tuoi sentimenti. La differenza fra essere paralizzati dall'ansia e provare un salutare senso di paura mentre si fa qualcosa di nuovo e coraggioso è la capacità di discernimento, che va allenata come un muscolo. La differenza fra le persone che trasformano gli ostacoli in occasioni e le persone che rimangono schiacciate sotto il peso dei loro stessi dubbi è la conoscenza e la consapevolezza. Quando avvertiamo malessere siamo obbligati a trovare nuove soluzioni che altrimenti non avremmo mai immaginato. Ecco perché la sofferenza è cruciale per l'evoluzione dell'essere umano. L'ostacolo sulla via diventa esso stesso la via. Qualsiasi stupido è capace di godersi gli aspetti positivi della vita, ma solo pochi eletti sanno come trarre gli insegnamenti più profondi dai momenti più difficili.

99 Come GUARIRE dall’ANSIA 01 I II contrario della dipendenza da una sostanza non è la disintossicazione, ma la connessione. Lo stesso principio vale per l'ansia. Soffrire d'ansia significa aver perso il contatto con il qui e ora, con le altre persone, con se stessi. In genere, da tutti e tre. Ristabilisci una connessione con la tua vita.. 02 I Concediti di dare voce ai tuoi desideri più autentici. Non si scappa: che si tratti di una nuova storia d'amore, di un lavoro migliore, di un aumento di stipendio, di ricevere il giusto riconoscimento per ciò che fai, impara a riconoscere i tuoi veri desideri e ad

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accettarli, anche se pensi che gli altri li giudicherebbero superficiali o egoisti o chissà cos'altro. 03 I Se non riesci a capire quali sono i tuoi desideri più autentici, pensa alle tue paure più grandi. Se le superassi, cosa ci sarebbe dall'altra parte? Ecco: quello è ciò che vuoi davvero. 04 I Sii grato per il tuo malessere. Vuoi sapere una cosa triste e bizzarra? Le persone felici sono sazie. Si sentono arrivate. Se invece hai la percezione che qualcosa non va, significa che sei a un passo da qualcosa di nuovo e meraviglioso: ma sta a te decidere di muoverti per raggiungerlo. 05 I I tuoi nuovi migliori amici saranno organizzazione e produttività. Attenzione, non significa che ogni giorno tu debba stilare una lista infinita di attività. Ma al termine di ogni giornata dovresti andare a dormire con la serena consapevolezza che hai fatto almeno una cosa (giusto una!) che ha contribuito al tuo benessere. 06 I La migliore terapia per l'ansia irrazionale è l'azione concreta. In genere le preoccupazioni insensate che ti affollano la mente sono proiezioni gonfiate di problemi reali che però eviti accuratamente di affrontare. 07 I Devi partire dal punto in cui ti trovi, usare quello che hai e fare ciò che puoi. Qualsiasi altro approccio è solo un modo per fuggire dai tuoi problemi e perdere la speranza nella tua vita (e in te stesso). Se vuoi cambiare davvero, devi evolverti. Tutto il resto è un'illusione che ti allontanerà dalla strada da percorrere. 08 I Sforzati di ricucire i rapporti con almeno una persona di cui ti fidi e con cui hai una buona sintonia. Se hai perso i contatti, è ora di cominciare a ristabilirli. Ti aiuterà a creare relazioni emotivamente salutari. Avere bisogno d'amore non è un sintomo di debolezza. 09 I Procurati un quaderno dove buttare giù i tuoi sfoghi e pensieri più aggrovigliati quando hai una giornata «no». Scrivi tutto quello che ti passa per la testa: i pensieri più beceri, crudeli, imbarazzanti, velenosi, senza nessuna censura. Falli uscire dalla gabbia. Provare per credere: una volta messi per iscritto, sarà come esserti tolto un peso. 10 I Quando sei in ansia o nel panico, c'è una sola cosa da fare: consolarti. In quello stato non sei in grado di pensare lucidamente né tantomeno dovresti prendere decisioni importanti sulla tua vita. Cerca di trovare un modo per confortarti (mangiare qualcosa di buono, fare un bagno caldo, parlare al telefono con un amico, praticare uno sport...) ed esci da quel campo magnetico nefasto il prima possibile. 11 I Trova un modo per vivere nel presente, anche se ti sembra una prospettiva noiosa, impossibile o terrificante. Soffrire d'ansia è un campanello d'allarme: ci informa che siamo impantanati nel passato o eccessivamente proiettati nel futuro, e che questo nostro dislocamento temporale ci impedisce di fare le scelte giuste nel presente.

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12 I Rimuovi gli ostacoli che ti impediscono di perseguire i tuoi obiettivi. Per dirlo con le parole dell'autrice Cheryl Strayed: «I veri cambiamenti avvengono a un livello gestuale. Cominciano da una persona che fa una singola cosa diversa da come l'aveva fatta fino ad allora.» 13 I Leggi. Se pensi che non ti piaccia leggere, sappi che non è vero. È solo che finora non hai letto le cose giuste. Le tue letture di oggi condizioneranno la persona che sarai domani. Leggi articoli e saggi online sulle tecniche di gestione delle emozioni, per esempio: troverai conforto nell'accorger-ti di quante persone condividono le tue stesse difficoltà. Leggi di argomenti su cui non sai ancora nulla, che non capisci, che ti spaventano e ti affascinano. Insomma, leggi! 14 I Sappi che hai il potere di cambiare le tue sensazioni. Stampatelo bene in testa: Voglio cambiare il modo in cui questa cosa/persona mi fa sentire, quindi mi concentrerò su un altro aspetto per modificare il mio atteggiamento. 15 I Se ti ostini a pensare che non è possibile «scegliere» di essere felici, o decidere di provare certi sentimenti o ragionare in un certo modo, ti stai condannando a una vita di sofferenza e forse dovresti smettere di leggere ora queste righe se non vuoi sentirti dire che invece è l'unico modo che hai per salvare te stesso. 16 I L'ansia non scomparirà mai del tutto dalla tua vita. La paura è un'emozione naturale. Se la tua vita ti sta a cuore e se hai la benché minima idea di ciò che accade nel mondo, sai benissimo che oggettivamente c'è parecchio di cui essere spaventati o ansiosi. L'obiettivo non è sradicare completamente quelle sensazioni, ma allenare il muscolo mentale che ti spinge a scegliere di essere felice nonostante siano presenti, anziché lasciartene paralizzare. Tutto qui. 17 I Per alcuni, allenare quel muscolo significa semplicemente cambiare prospettiva. Per altri ci vorranno anni di terapia psicologica o farmacologica, di lavoro costante su se stessi, di olio di gomito. È la sfida più importante della nostra vita ed è l'unica promessa fatta a noi stessi che dovremmo davvero rispettare. Se devi scegliere una sola cosa per cui lottare, che sia questa. 18 I II problema non è il problema. Il vero problema è il tuo atteggiamento nei confronti del problema. Se qualcosa va storto il tuo sistema di orientamento interno si inceppa. Ma ciò non significa che stai andando incontro a una vita fatta di sofferenze. Significa anzi che nel profondo del tuo cuore sai che esiste un modo migliore per vivere, che c'è un'alternativa, che sai ciò che vuoi, anche se ne sei terribilmente spaventato. 19 I Scegli l'amore. So che sembra il consiglio di una zia sentimentale, ma non lasciarti scappare le persone che ti illuminano il cuore, le passioni che ti accendono un fuoco dentro (anche se non ti pagano l'affitto) e i tuoi desideri più autentici. Devi scegliere l'amore anche quando ti fa paura. (Ricorda che paura e amore vanno sempre a braccetto: se qualcosa ti spaventa è perché la ami.)

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20 I Impara a esprimere il dolore al momento giusto. Non significa che puoi permetterti di lasciarti andare a comportamenti estremi o autolesionistici, ma che devi imparare a riconoscere quando qualcosa ti fa soffrire, comunicarlo in maniera chiara alle altre persone e gestirlo nel momento in cui si presenta. 21 I Trova il bandolo della matassa nel groviglio delle emozioni tossiche che si è formato dentro di te. Per esempio: se non accetti l'idea che il tuo ex ti abbia fatto soffrire come un cane e non elabori quel dolore, sarai ossessionato dall'idea che la persona nuova con cui ti stai frequentando possa farti altrettanto male e finirai per non vederla più per paura di soffrire di nuovo, ricreando dunque con le tue mani la situazione che temevi. Cercare di sciogliere quel groviglio di emozioni significa vederle, sentirle, accettarle. A volte la vita è brutale, ingiusta e indicibilmente orrenda. (Come disse un certo Oscar Wilde: «Siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.») 22 I Separa le tue sensazioni fisiche dal significato che gli attribuisci. Quando sei davvero agitato, chiediti: Quali sono i miei sintomi fisici oggettivi in questo preciso istante? Se sci onesto con te stesso, scoprirai che in realtà stai provando so lo un po' di tensione o di malessere generale. Il resto è tutto nella tua testa. 23 I Non ti fidare ciecamente del tuo istinto. Ci è stato ripetuto che bisogna fidarsi della propria pancia, ma io credo sia una vera e propria follia, considerando che le nostre reazioni più istintive in genere scaturiscono da pensieri irrazionali o traumi passati. Se ti affidi ciecamente alle sensazioni del momento, preparati a un viaggio su una strada molto dissestata. Sei tu a dover stabilire una gerarchla e comportarti di conseguenza. 24 I Per mettere le cose in prospettiva, pensa al te stesso del futuro. Non sei sicuro di volere dei figli? Immaginati a settantacinque anni: vorresti avere una famiglia numerosa intorno a te, o pensi che staresti meglio da solo? Immagina la tua vita fra tre anni. Sarai felice di aver chiuso quella relazione, di aver speso tutti i tuoi risparmi in stupidate, di aver passato tutto il tuo tempo libero davanti alla tv invece di scrivere quel romanzo che sognavi o metterti in proprio o imparare a suonare uno strumento? Immagina la tua vita dal punto di vista della persona che speri di diventare. Metterai tutto nella giusta prospettiva.

100 SMETTI di INSEGUIRE la FELICITÀ II filosofo Alan Watts ci ha insegnato che il desiderio di sicurezza e la sensazione di insicurezza sono due facce della stessa medaglia: «Trattenere il respiro significa rimanere senza fiato.» La filosofia buddista zen tradizionale esprime lo stesso concetto: desiderare l'appagamento significa non possederlo; la felicità non è qualcosa che si possa trovare, ma qualcosa che si diventa.

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Sono pensieri interessanti, no? Certo, ad alcuni sembreranno le ennesime massime di saggezza senza alcun fondamento pratico. In realtà sono la perfetta spiegazione dell'insensatezza che si cela dietro alla famosa «ricerca della felicità». Per usare le parole del medico e divulgatore Andrew Weil: l'idea che gli esseri umani siano destinati a una felicità ininterrotta è «squisitamente moderna, squisitamente americana, squisitamente distruttiva». Il desiderio di vivere per sempre felici e contenti è il vero motore del consumismo, nonché la nostra più grande consolazione al pensiero della nostra mortalità. Ci fa andare avanti a braccetto con la paura esistenziale della morte e della sofferenza: è la ragione per cui abbiamo plasmato e strutturato la società contempcra nea. La nostra frustrazione collettiva è il nostro motore: la ricerca della felicità non si può e non si deve mai fermare. E la ragione di questo si cela nel meccanismo dell'adattamento edenico: detto in parole povere, gli esseri umani hanno la tendenza a adattarsi a qualsiasi nuova circostanza. Cambiamo, ci riassestiamo, ci acclimatiamo e poi non ci basta più: vogliamo cambiare di nuovo. In psicologia si parla anche di «felicità di base», ovvero lo standard di «neutralità» a cui ritorniamo naturalmente dopo un evento che in qualche modo ha destabilizzato le nostre esistenze. Inseguire la felicità significa essere tenuti in vita unicamente dai momenti «positivi», anziché cercare di innalzare il nostro standard di felicità di base. Motivarsi con la speranza di raggiungere un benessere continuativo non è solo un atteggiamento tossico, è una missione impossibile. Se vuoi essere felice, devi smettere di sforzarti di esserlo. La felicità è una conseguenza naturale di altre azioni: arriva quando ti metti alla prova, quando fai qualcosa di significativo, di bello, di importante. È molto più saggio trascorrere la propria vita ad approfondire le proprie conoscenze o ad affinare il proprio modo di pensare, anziché rincorrere transitori momenti di euforia. È molto più saggio abbracciare il malessere che accompagna i grandi cambiamenti e le trasformazioni profonde. È molto più saggio buttare la bilancia dalla finestra invece che usarla per raggiungere un equilibrio malato e utopistico. È molto più saggio lanciarsi in imprese difficili che ti fanno sentire vulnerabile e spaventato anziché evitarle perché preferisci il conforto effimero di ciò che già conosci. Perché una cosa è certa: fuggire dalla sofferenza equivale a fuggire dalla felicità. Sono due forze opposte con la medesima funzione. Se cerchi di anestetizzarti al dolore, finirai per non sentire più niente. Finirai per correre dietro all'illusione di una felicità vuota che non può riempirti il cuore. Sarai solo l'ombra della persona che eri destinato a diventare.

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Guida alla METAMORFOSI:

come CAMBIARE IDEA, SENTIMENTI,

PERCEZIONE di SÉ o MODO di VIVERE Che si tratti della semplice decisione di diventare una persona più gentile e comprensiva con gli altri, o dell'accettazione totale (e liberatoria) di essere l'unico responsabile della propria felicità, cercare di venire a patti con il mondo è un lavoro impegnativo e a tempo pieno. Attraversiamo continui cambiamenti e stravolgimenti nella vita, in poche parole: siamo creature destinate alla metamorfosi. Non è importante il 245

punto di partenza o di arrivo, ma il fatto che qualsiasi mutamento psicologico ed emotivo degno di questo nome tende a verificarsi in determinate circostanze e situazioni di difficoltà. Se vuoi qualche consiglio su come affrontare una metamorfosi, eccone alcuni. 01 I Se è stata una relazione sentimentale a scatenare una ri voluzione in te, sappi che probabilmente ha già fatto il suo corso. Spesso rimaniamo saldamente aggrappati alla persona che ha svolto il ruolo di catalizzatore della nostra «presa di coscienza». Crediamo che un grande amore debba per forza coincidere con l'amore eterno, ma non è così. 02 I Non provare rabbia nei confronti delle tue convinzioni passate e dei limiti mentali che sei riuscito a superare. Cambiare significa costruire il nuovo, non distruggere il vecchio. Non c'è alcun motivo di stare lì a rimuginare su quanto tu sia stato stupido a non capire prima certe cose. L'unica cosa che conta è che tu alla fine ci sia arrivato. 03 I Quando metti in dubbio la tua stessa identità e sei guida to dal desiderio bruciante di ampliare i tuoi orizzonti, vuoi dire che hai finalmente capito che tu (e solo tu) sei responsabile della tua vita. Non esiste niente e nessuno a cui delegare: devi rimboccarti le maniche e lavorare ogni giorno per trovare un briciolo di conforto in questo mondo brutale ed effimero. Non c'è denaro, amore o successo che possa farlo al posto tuo. Trova la tua pace; il resto verrà da sé. 04 I «Amare se stessi» è un'azione, non un'emozione. Quando pensiamo all'amore romantico, pensiamo al bombardamento ormonale, alle farfalle nello stomaco, alle palpitazioni. In realtà, amare qualcuno significa impegnarsi ogni giorno concretamente a far sì che il suo benessere sia importante quanto il nostro. Ecco, amare se stessi vuoi dire questo. Volersi bene sta nei gesti che facciamo: quando sappiamo difendere la nostra opinione, quando troviamo il coraggio di andare avanti o di mollare, quando troviamo la felicità nonostante la natura instabile e fuggente di tutto ciò che ci circonda. 05 I Non devi avere una risposta a tutto. E mai ce l'avrai. Non conta essere sicuri di qualcosa, conta averci provato. Nessuno è mai riuscito a dissipare le nebbie del mistero da cui proveniamo e in cui inevitabilmente torneremo, eppure la vita di molte persone (e la società e la cultura in cui siamo immersi) è plasmata e condizionata da precetti che si affannano a voler spiegare questo mistero. Non abbiamo che congetture: possiamo solo dire che alcune ci portano a vivere in un mondo più felice, pacifico e a misura d'uomo, altre meno. Nessuno ha la verità in tasca. Ma qualcuno ha la volontà di impegnarsi affinchè possiamo vivere nella migliore versione possibile della realtà che abbiamo a disposizione.

06 I Non sei tenuto a credere a niente e nessuno, ma dovresti essere capace di ascoltare i tuoi pensieri più autentici ed essere abbastanza oggettivo da rivolgerti rispettosamente alle persone intorno a te. E se qualcuno cerca di farti pressione affinchè tu creda in qualcosa, e c'è anche una sola cellula del tuo corpo che non è convinta, sappi che la tua bussola interiore ti sta dicendo che è la strada sbagliata.

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07 I Le avversità che hai superato sono i mattoni della tua identità. Quando abbiamo un problema, il malessere che genera in noi ci spinge ad agire in un modo che prima non avremmo mai preso in considerazione. Ci spaventa, perché non sappiamo cosa ci aspetta. Ma sappi che i momenti più difficili della vita sono i trampolini di lancio per la persona che diventerai. Ogni sfida ti trasforma. La sofferenza è il territorio di confine che devi attraversare per arrivare a una vita migliore di quanto avresti mai potuto sognare. Credimi: un giorno ti guarderai indietro e sarai grato del fatto che le cose non siano andate secondo i tuoi piani. Sarai grato alle tue avversità, perché avranno costruito la persona che sei diventato.

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