Green job
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Zitiervorschau

Emilio Luongo

GREEN JOB Lavorare nella green economy

EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO

Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2 0 1 1 via Hoepli 5, 2 0 1 2 1 Milano (Italy) tel. + 3 9 0 2 8 6 4 8 7 1 - fax + 3 9 0 2 8 0 5 2 8 8 6 e-mail [email protected]

www.hoepIi.it Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali

ISBN 9 7 8 - 8 8 - 2 0 3 - 4 5 9 2 - 1

Ristampa: 4

3

2

1

0

2011

2012

2013

2014

2015

Progetto editoriale: Maurizio Vedovati - Servizi editoriali ([email protected]) Realizzazione: Trio - Consulenze editoriali (www.iltrio.it) Impaginazione e copertina: Sara Taglialegne Irtimagine di copertina © iStockphoto.com/eva serrabassa Il presente volume è stato stampato in uno stabilimento certificato Forest Stewardship Council (FSC), Programme for Endorsement of Forest Certification Schemes (PFEC) e Imprim'vert in stabilimenti certificati ISO 1 4 0 0 1 e I S 0 9 0 0 1 composta in parte da fibra riciclata e in parte da fibra certificata FSC ed Ecolabel. Stampa: L.E.G.O. S.p.A., Stabilimento di Lavis (TN) Printed in Itniv

SOMMARIO INTRODUZIONE

CAPITOLO

DI S I M O N E T O G N I

1 1

0

La Green Economy 1.1 La definizione della Green Economy 1 . 1 . 1 La "Green Economy filantropica"

17 17 17

1 . 1 . 2 II "Global Green New Deal": dalla New Economy alla Green Economy 1.2 Le tecnologie verdi

18 20

1 . 2 . 1 La tecnologia eolica

20

1 . 2 . 2 La tecnologia solare termica

24

1 . 2 . 3 La tecnologia solare fotovoltaica

26

1 . 2 . 4 La tecnologia geotermica

27

1 . 2 . 5 La tecnologia delle biomasse

28

1 . 2 . 6 La tecnologia idroelettrica

30

1 . 2 . 7 La tecnologia della cogenerazione e della trigenerazione

31

1 . 2 . 8 La tecnologia del biodiesel

33

1.3 II quadro normativo per le energie prodotte dalle fonti rinnovabili 1 . 3 . 1 L'evoluzione storica 1 . 3 . 2 II mercato dei Certificati verdi (Cv) 1.4 La Green Economy non FER

34 34 36 38

1 . 4 . 1 La bioedilizia

38

1 . 4 . 2 L'efficienza energetica

39

1 . 4 . 3 La bioagricoltura

40

1 . 4 . 4 La tutela dell'ambientg

41

1 . 5 II valore della Green E C o n o m y

CAPITOLO

in

Europa e in Italia

43

0

I Green Job

45

2 . 1 1 Green Job: la definizione

45

2 . 2 1 Green Job: la classifìcazio ne

47

2 . 2 . 1 1 lavori impiegati nel|a produzione di energia da fonti rinnovabili

47

2 . 2 . 2 La filiera dell'eolico 2 . 2 . 3 La filiera del fotovolt aico

47 57

e

solare

2 . 2 . 4 La filiera delle biorriasse 2 . 2 . 5 1 lavori impiegati nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie

62 63

2 . 2 . 6 I lavori impiegati nell'efficienza energetica

63

2 . 2 . 7 Gli esperti della n o r ^ j ^

65

2 . 2 . 8 I lavori verdi nell'ediii z j a

65

2 . 2 . 9 I lavori verdi nei t r a S p o r t i

e nella

mobilità sostenibile

67

2 . 2 . 1 0 1 lavori nel settore della tutela ambientale

68

2 . 2 . 1 1 1 lavori verdi nel settore industriale in senso lato 2 . 2 . 1 2 1 lavori verdi nel s e t t o r e a g r 0 a l i m e n t a r e e

73

della silvicoltura 2 . 3 L'impatto dei Green Job S u l

CAPITOLO

73 m e r c a t o del

lavoro

75

0

I Green Job: i numeri del fenomeno

79

3.1 Scenari al 2 0 2 0 : le variabili normative, tecnologiche. industriali

79

3 . 1 . 1 II c o m p a r t o eolico

84

3 . 1 . 2 II c o m p a r t o solare

86

3 . 1 . 3 1 1 c o m p a r t o delle b i o m a s s e

86

3.2 Gli scenari possibili

87

CAPITOLO

Q

Il Green Job market

89

4 . 1 II presupposto: l'ambiente economico

89

4 . 2 I protagonisti: le aziende, i candidati, il Green Job Market

90

CAPITOLO

0

Green Job: regole e fattori critici 5 . 1 1 fattori critici per chi cerca

95 95

5 . 1 . 1 L'approccio tradizionale e i suoi limiti

95

5 . 1 . 2 Le competenze

98

5 . 1 . 3 Disponibilità geografica: lavorare in condizioni ambientali difficili 5 . 1 . 4 Offerta economica e retribuzioni 5 . 1 . 5 Canali di reclutamento specializzati 5.2 I fattori critici per chi offre

99 99 100 103

5 . 2 . 1 Conoscenza del mercato del lavoro: normativa, sociale, geografica, anagrafica

103

5 . 2 . 2 Comunicazione esterna

104

5 . 2 . 3 Gli annunci di lavoro: Job Title e Job Description

104

5 . 2 . 4 Impiego di canali di reclutamento specializzati

105

5 . 2 . 5 La funzione HR

106

5.3 Le regole per cercare lavoro: i candidati

111

5 . 3 . 1 Studiare il settore

111

5.3.2 Studiare le aziende

112

5 . 3 . 3 Leggere attentamente gli annunci

112

5 . 3 . 4 Qualificare il proprio CV

113

5 . 3 . 5 La motivazione

114

5.4 Le regole per cercare i candidati: le aziende

114

5 . 4 . 1 Flessibilità nella valutazione dei requisiti

115

5 . 4 . 2 Rispetto delle tempistiche dei processi di selezione

115

5 . 4 . 3 La formazione: professionale e training on the job

116

5 . 4 . 4 Politiche retributive delle aziende 5.5 Le regole del settore

116 117

5 . 5 . 1 Fare sistema e generare interesse e partecipazione fattiva nelle politiche occupazionali

117

5 . 5 . 2 Accreditamento di operatori specializzati

118

5 . 5 . 3 La formazione: università, scuole, enti, imprese, associazioni 5 . 5 . 4 Politiche retributive

CAPITOLO

119 120

O

Green Economy e Green Job

123

6.1 Green Job: ne parla Francesco Velluto

123

6.2 Fabio de Vita

125

6.3 Cristina Angelini

128

6 . 4 Enel Green Power - Antonella Lanaro

131

6 . 4 . 1 1 fatti

131

6 . 4 . 2 II trend

131

6 . 4 . 3 L'esperienza di un'azienda leader: Enel Green Power

132

6 . 4 . 4 Scelte di lungo periodo e interlocutori validi

132

6 . 4 . 5 Profili attesi e profili posseduti

133

6 . 4 . 6 Conoscenze multidisciplinari e forte componente relazionale

134

6 . 4 . 7 Mappatura del potenziale, informazione e orientamento

134

6 . 4 . 8 Inizio modulo

135

6 . 4 . 9 Un percorso già avviato

135

6 . 4 . 1 0 Conclusioni

136

6.5 L'esperienza sul campo: Domenico Cerruti

136

6 . 6 Rinnovabili e Green economy: energia per il mondo del lavoro

142

CAPITOLO

O

Green Job 2.0 7.1 II lavoro green in rete: un fenomeno mediático

145 145

7.2 Green blog

146

7.3 Green worker sui social network

146

7.4 I siti e i portali

148

CAPITOLO

O

Il lavoro nella green Economy e le differenze con gli altri fenomeni economici

151

8 . 1 Green Economy e Old Economy

151

8.2 Green Economy e New Economy

15 3

CAPITOLO

0

Economia e lavoro Green

157

9 . 1 Due teorie

157

9 . 2 C e chi dice no!

158

9 . 3 Alla fine del viaggio

160

Dedico questo libro alla mia famiglia per il supporto che mi ha dato e per il tempo che le ho sottratto e in particolare al più "green di tutti", mio figlio Antonio.

INTRODUZIONE DI SIMONE TOGNI

Lo sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale, che negli ultimi anni ha sperimentato tassi di crescita impensabili per le attività tradizionali in un periodo di congiuntura economica sfavorevole quale quello attuale, permetterà di consolidare i risultati attesi dagli studi di settore effettuati, rivoluzionando di fatto completamente l'approccio industriale e produttivo finora seguito, creando di conseguenza ulteriori e positive ripercussioni sui livelli occupazionali. L'assunto che le risorse ambientali siano in via di esaurimento e che quindi ogni tipo di produzione dovrà tendere a un loro minor consumo, ha finalmente portato a una modifica di approccio nella produzione di beni, che sta rendendo, e sempre più renderà, elemento di valutazione commerciale il risultato anche ambientale del prodotto e i suoi risvolti sul mondo del lavoro. Questo percorso si rende necessario alla luce di molti elementi di valutazione, alcuni dei quali reali, altri solo percepiti, altri addirittura inesistenti. In particolare, se si pensa alle questioni relative ai cambiamenti climatici, è possibile farsi una chiara idea di come la scienza, su tali nuovi interrogativi, sia ancora impreparata a dare risposte concrete. Dal punto di vista occupazionale poi, è stata fatta molta confusione rispetto ai reali benefìci e sul fatto che il "costo del lavoro" debba (e in che modo) essere inserito nel costo del prodotto finito. Tale discussione, interessante e rilevante, ha ragione di essere solo in quanto una parte dei costi delle energie rinnovabili viene a essere remunerata al di fuori di schemi puramente di mercato. Se così non fosse, ovviamente, tale costo rientrerebbe, insieme agli altri, a definire il prezzo di offerta del prodotto, in un mercato liberalizzato quale è quello dell'energia elettrica. Alla luce di tutto ciò, è estremamente rilevante analizzare gli elementi che determinano, ancora oggi, la necessità di sostenere tali tecnologie con incentivi, per renderle concorrenziali nel mercato.

Partiamo però considerando che le tecnologie verdi per la produzione di energia elettrica, oltre ai benefici occupazionali richiamati e noti, portano benefìci ambientali, di sviluppo tecnologico, di indipendenza energetica oltre che di stabilizzazione dei prezzi di produzione. II nostro pianeta è un sistema in cui ogni attività, e non solo quelle di origine antropica, determina effetti conseguenti; nel caso specifico, ogni sviluppo tecnologico legato a macchine più o meno impattanti determina, in prospettiva, una riduzione dell'impatto complessivo dell'uomo nel breve periodo, ma sono convinto che nel medio o nel lungo termine potrà addirittura contribuire attivamente a un miglioramento delle condizioni di vita, susseguenti a miglioramenti indotti all'ambiente in cui viviamo, tendendo all'azzeramento degli impatti umani, nel rispetto dello sviluppo e della crescita dell'uomo. E infatti l'uomo, non possiamo dimenticarcelo, che deve essere al centro di ogni azione e che deve essere il beneficiario di ogni intervento a carattere ambientale. L'innovazione tecnologica, ragionevolmente, ci porterà nei prossimi anni a ridurre tale impatto complessivo, anche aumentando i consumi. La crescita della domanda a fronte di un'offerta sostanzialmente costante, quando non in diminuzione, pone con forza la necessità di agire nei settori maggiormente imputabili di consumare risorse. L'intervento dovrà essere diretto sia alla necessaria diminuzione dei consumi, sia alla maggiore efficienza dei sistemi produttivi; ognuno di questi settori, quindi, vedrà nei prossimi anni una crescente domanda di figure professionali adeguate e di lavoro specializzato. Uno dei problemi principali che il mercato si troverà ad affrontare è quello della corretta conoscenza degli elementi di base per effettuare gli interventi adeguati nei giusti settori e per indirizzare gli sforzi al raggiungimento dei risultati attesi, sostenendo la formazione professionale, la qualificazione e la riqualificazione nei settori oggetto di crescita. Per far sì che ciò avvenga, si rende indispensabile un percorso costante e di adeguato livello, utile a far fronte alla preparazione di un'intera generazione che vedrà lo sviluppo dell'economia del futuro, della quale le energie rinnovabili saranno una parte sostanziale, quale campo di lavoro sicuro per i prossimi decenni. Oggi le Fonti Rinnovabili di Energia sono da alcuni considerate costose. Costoro però omettono di calcolare tutta una serie di costi addebitabili alle altre fonti, nonché i benefìci che le rinnovabili generano in termini di occupazione, ambiente, indipendenza energetica, stabilità del costo di produzione, mancanza di perforazioni, di infrastrutture energetiche ecc. Quando si riuscirà ad avere un modello di calcolo corretto di questi tipi d'impatto, potremo finalmente capire quale sia la strada giusta, nonché la più sostenibile anche da un punto di vista sociale. Volendo allargare lo spettro d'esame

del mondo dell'energia in relazione agli aspetti economici, sarebbe necessario estendere l'analisi ai due estremi, ovvero alla fase immediatamente precedente a quella della produzione vera e propria e a quella immediatamente successiva al consumo. In altre parole bisognerebbe studiare l'intero ciclo di vita e valutare tutti gli aspetti connessi, soffermandosi in particolar modo sulle esternalità relative anche alla fonte primaria di energia utilizzata. Una volta stabilito con esattezza e accuratezza il vero costo di produzione delle differenti fonti, un secondo argomento sul quale soffermarsi riguarderebbe gli aspetti connessi alla qualità dell'energia prodotta, valutando per la comunità la cosiddetta "willingness to pay" ovvero la disponibilità a pagare per ottenere condizioni di vita migliori e un contesto ambientale salubre, aspetto che pone le fonti di energia rinnovabili su piani difficilmente comparabili rispetto alle fonti tradizionali. Infatti, così come esiste per ogni tipo di prodotto un costo legato alla qualità del medesimo, analogamente si dovrà arrivare allo stesso risultato sul kWh prodotto dalle differenti fonti, con la conseguente definizione di costi differenti, lasciando la scelta a un consumatore informato. Ciò sarebbe possibile tuttavia, solo dopo aver correttamente contabilizzato tutte le variabili accennate, cosa che consentirebbe di comparare effettivamente, da un punto di vista sociale oltre che economico, le varie fonti di energia. Tale percorso consentirebbe di verificare come i costi esterni della risorsa eolica siano realmente già compresi nei costi effettivi, fattore che attualmente genera un sovraprezzo di tale quota di energia rispetto alle altre e che necessita, come per tutte le energie rinnovabili, del meccanismo di sostegno previsto. E importante notare come negli anni si sia consolidato un elevato grado di accettazione alle fonti rinnovabili da parte delle comunità, i cui abitanti si dicono largamente favorevoli ad ospitare gli impianti. Tale disposizione positiva è figlia anche delle corrette installazioni che le Fonti Rinnovabili hanno garantito in Italia negli ultimi anni. E proprio il repentino progresso associato a questa tecnologia che si è rivelato negli anni come punto di forza verso una decisa affermazione delle Fonti Rinnovabili. Basti pensare come, nell'eolico, negli ultimi dieci anni si siano modificati i parametri strutturali e caratteristici delle macchine, con potenze per aerogeneratore che sono aumentate fino a dieci volte, con l'ottimizzazione degli ingombri e un continuo miglioramento dal punto di vista delle efficienze aerodinamiche e meccaniche. Oppure a come, nel fotovoltaico, in cinque anni si sia almeno dimezzato il costo d'installazio-

ne. Inoltre, il settore della componentistica, che vede l'Italia nelle primissime posizioni a livello mondiale per quanto riguarda il mercato e l'evoluzione tecnologica, ha subito una radicale trasformazione negli anni, con sforzi continui verso una sempre più marcata e competitiva ricerca settoriale. Nessun settore industriale ha prodotto negli ultimi anni un indotto occupazionale comparabile con quello generato dal sistema delle Fonti Rinnovabili di energia. Per focalizzare l'attenzione sull'eolico, uno studio congiunto UIL-ANEV ha stimato al 2 0 2 0 un numero di occupati, tra diretti e indotto, pari a circa 6 7 . 0 0 0 unità, con un tasso di crescita di 5 . 0 0 0 nuovi occupati l'anno, perlopiù in zone ricadenti nel centro-sud Italia, endemicamente e storicamente colpite da problematiche occupazionali. I risultati raggiunti di oltre 2 5 . 0 0 0 addetti del solo settore eolico nel 2 0 0 9 e la considerazione sostanziale che si tratta di posti di lavoro in aree spesso disagiate e in comuni di pochi abitanti che tendevano a scomparire per l'effetto della sempre maggiore partenza dei giovani da tali aree per cercare lavoro nei grandi centri abitati, deve far riflettere a fondo sull'elevato valore che questi posti di lavoro assumono. L'evoluzione tecnologica registrata nel settore ha aperto gli orizzonti a installazioni sempre più ottimizzate e sfide altrettanto stimolanti. La prima di queste riguarda il miglioramento delle performance produttive degli aerogeneratori, che sta permettendo e permetterà in futuro di sfruttare siti ritenuti finora poco produttivi. L'ottimizzazione degli ingombri, che consente il trasporto e l'installazione di turbine con potenze sempre crescenti, il miglioramento delle performance di produzione, con studi mirati sulla componentistica e sui profili aerodinamici, l'introduzione di tecniche all'avanguardia nel settore del trasporto e montaggio di macchinari, con la finalità di abbattere le barriere logistiche presenti in molti siti, sono il manifesto più eloquente di come, anche e soprattutto nel nostro Paese, si possa essere altamente competitivi dal punto di vista economico e tecnico. Inoltre, l'elevato valore che riveste l'attività di servizio, gestione e manutenzione di tali impianti, ha determinato la nascita di realtà specializzate, che hanno creato sistemi di primissimo livello nel monitoraggio, nell'intervento e nella prevenzione dei guasti. Tutti questi settori devono essere oggetto di attenzione da parte delle Istituzioni, con specifici programmi di formazione, utili a fornire a tanti giovani le chiavi d'accesso a un mercato del lavoro globale, quale è quello delle energie pulite. Da segnalare poi che un ulteriore sviluppo si avrà dalle continue evoluzioni tecnologiche, che apriranno scenari sempre più rilevanti. Concludendo, è opportuno ribadire come una forte spinta per la definitiva affermazione delle tecnologie nel settore delle energie rinnovabili, debba

necessariamente provenire dal Legislatore, che ha l'obbligo di fornire tutti gli strumenti previsti da normative comunitarie e nazionali da esso stesso definite volontariamente, che in taluni casi scontano anni di ritardi e rinvìi. E necessario poi fornire stabilità al sistema ed è urgente discutere al più presto una modifica al meccanismo di incentivazione, anche per assicurare alle aziende interessate la certezza dell'investimento. Gli obblighi al 2 0 2 0 si sono materializzati e gli obiettivi sono chiari. Ora è di fondamentale importanza fare in modo di poterli raggiungere. Il nostro Paese si è impegnato a garantire entro il 2 0 2 0 una quota di produzione di rinnovabili pari al 17% di quanto effettivamente consumato. Per quanto riguarda il settore dell'energia elettrica, il dato si traduce in circa il 27%. A questo punto, quindi, urge un piano sul lavoro verde per coniugare tale necessaria crescita con una adeguata sviluppo della forza lavoro disponibile. Se non si comprenderà la necessità di quest'azione e se non si vedrà l'importanza strategica di investire in questo settore in termini di formazione, il nostro Paese perderà l'ultima sfida con il mondo, probabilmente la più importante, dalla quale diffìcilmente ci potremo riprendere. S I M O N E TOGNI

Segretario generale Anev - Associazione Nazionale energia del vento.

CAPITOLO

0

LA GREEN ECONOMY

1.1 La definizione della Green Economy "Siamo ormai alle soglie di una trasformazione globale, l'età dell'economia verde." Ban Ki-Moon, Segretario generale dell'ONU

1.1.1 La "Green Economy

filantropica"

La definizione del contesto economico e industriale è imprescindibile per comprendere il fenomeno dei Green Job, ma l'intento si scontra con una pluralità di accezioni riconducibili, in modo più o meno diretto, alla Green Economy. La più enciclopedica delle definizioni considera l'economia verde come quel fenomeno economico che comprende la generazione di energia verde basata sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili in luogo dei combustibili fossili, combinando l'effetto ambientale con il risparmio energetico grazie all'efficienza energetica. Da questo punto di vista, l'economia verde è in grado non solo di creare nuove tipologie di lavori, ma anche di assicurare una crescita economica reale e sostenibile, e di prevenire l'inquinamento, il riscaldamento globale, l'esaurimento delle risorse (minerarie e idriche) e il degrado ambientale in genere. Di grande fascino è la definizione formulata dal Green Economics Institute dell'Università di Oxford, secondo cui la Green Economy è l'economia del XXI secolo, l'economia di lungo periodo, che ha come obiettivi la natura, l'uomo, la sua sopravvivenza e il suo benessere sul pianeta. Per queste sue caratteristiche, si contrappone all'economia del XX secolo, definita come l'economia di breve periodo, del consumismo di massa, del taylorismo, del fordismo. Il Green Economics Institute sviluppa ulteriormente questi temi, giungendo a parlare di giustizia sociale e

ambientale come parti inseparabili della nuova teoria economica; quest'ultima cerca soluzioni che affrontino contemporaneamente diversi problemi: la povertà, gli attuali cambiamenti climatici, l'instabilità e l'estinzione in massa delle specie viventi. L'economia verde è altresì considerata l'economia della condivisione, che affronta forme nuove di distribuzione, ma anche l'economia dell'agire, come dimostra il fatto che molti governi di tutto il mondo sono tra loro in competizione per diventare sempre più "verdi". La Green Economy rappresenta, in tal senso, una nuova strada per porre fine alla crisi attuale e per impostare su nuove basi l'economia del XXI secolo. Essa sta cambiando la cultura dell'homo oeconomicus, rendendo l'economia più ampia e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. In quest'ottica, il Green Economics Institute fornisce consigli ai governi di tutto il mondo su come affrontare la crisi attuale in tema di economia, clima e biodiversità, così come di povertà e disuguaglianza.

7.7.2 II "Global Green New Deal": dalla New Economy alla Green Economy Altrettanto significativa è la definizione che si può dedurre dal "Global Green New Deal" delI'Unep, che guarda alla Green Economy per rilanciare il mercato globale ormai asfittico e per recuperare migliaia di posti di lavoro. La Green Economy sarebbe, cioè, in grado di mobilitare e reindirizzare l'economia globale verso investimenti in tecnologie pulite e infrastrutture naturali come foreste e terreni, e rappresenterebbe la migliore scommessa per una crescita reale dell'economia e dell'occupazione e per la lotta contro il cambiamento climatico nel XXI secolo. All'interno dello studio delI'Unep è da segnalare l'individuazione dei sei settori prioritari alla base del Global Green New Deal, in grado di generare la più grande transizione in termini di ritorni economici, sostenibilità ambientale e creazione di posti di lavoro: • energia e tecnologie pulite, compreso il riciclaggio; • energia rurale, incluse le energie rinnovabili e sostenibili della biomassa; • agricoltura sostenibile, compresa l'agricoltura biologica; • ecosistema e infrastrutture; • riduzione delle emissioni provenienti dalla deforestazione e dal degrado forestale; • città sostenibili (compresi la pianificazione, il trasporto e la bioedilizia).

Nel suo primo discorso pubblico (4 novembre 2008), il neoeletto Presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, ha affermato: "Ci sono nuove energie da imbrigliare e nuovi lavori da creare... Significa investire 1 5 0 miliardi di dollari per costruire un'economia dell'energia verde che creerà milioni di posti di lavoro...". Coerentemente, Obama ha proposto una serie di misure economiche e imprenditoriali pubbliche e private per dare un netto impulso allo sviluppo delle attività verdi, allo scopo di rilanciare l'economia americana e portare il Paese fuori dallo stato di crisi generato dai mutui subprime. Ancora più interessante è la disamina del Dipartimento delle Politiche comunitarie, nella quale si legge che, finita l'era della "New Economy", siamo ufficialmente entrati in quella della "Green Economy". Quest'ultima si caratterizza per la sua capacità di coniugare l'esigenza di ridurre le emissioni di gas serra con la creazione di nuove opportunità di business. Esiste, infatti, una domanda crescente di beni e servizi sostenibili, che si abbina all'ingente investimento di aziende e istituzioni nella direzione di un'economia sostenibile. Questo fa della Green Economy uno dei pochi comparti sostanzialmente immuni dalla crisi economica: la Green Economy non è una delle scelte possibili, ma è l'unico modello praticabile per lo sviluppo dei prossimi ventanni. Sorge, tuttavia, un dubbio: se, cioè, le definizioni sopra esaminate siano davvero le uniche in grado di inquadrare il fenomeno. Oggi siamo portati a considerare solo gli aspetti positivi della Green Economy, sicuramente non pochi: esistono, però, altri argomenti che conducono a considerazioni di segno diverso, se non opposto. Ci si potrebbe chiedere, infatti, se un "mondo verde" sarebbe per ciò stesso un mondo senza guerre; oppure, quali potrebbero essere le conseguenze geopolitiche di un passaggio dall'energia prodotta da fonti fossili a quella generata da fonti rinnovabili. La fine della dipendenza dai Paesi petro-leader con forte instabilità presenta certamente risvolti positivi, ma è chiaro cosa potrebbe accadere in tali Paesi una volta venuta meno la ricchezza generata dal petrolio? E a vantaggio di chi? Quali saranno i Paesi eco-leader? E come si comporteranno? Quanta disponibilità vi è di tecnologia verde e quanto essa è equamente distribuita? Quanto potrà incidere la diffusione del litio, in particolare per la realizzazione di accumulatori per la mobilità sostenibile, e quanta disponibilità vi è oggi di questo metallo? Cosa accadrebbe in caso di diffusione su grande scala del nucleare? Quali sarebbero i rischi legati a tale sviluppo? Quanta disponibilità certa vi è di uranio? Com'è distribuita? Rispondendo a tali quesiti, probabilmente ci si troverebbe di fronte a

risvolti diversi - dal punto di vista economico, sociale, tecnologico e politico - del fenomeno Green Economy.

1.2 Le tecnologie verdi L'individuazione e la definizione delle tecnologie verdi sono fondamentali ai fini della comprensione del vasto perimetro che include i Green Job, soprattutto per quanto riguarda le professionalità che si affermeranno con le nuove tecnologie, in grado di produrre energia sempre più pulita e in modo più accessibile e di individuare nuovi modi per renderne efficiente e sostenibile l'impiego.

1.2.1 La tecnologia

eolica

Secondo la più classica delle definizioni, l'energia eolica è "l'energia del vento trasformata in energia elettrica, che può essere immagazzinata in batterie oppure riversata nella rete elettrica". Per la produzione di tale energia occorrono dei generatori eolici, che possono essere di diversi modelli e potenza. I generatori ad asse orizzontale, (Figura 1.1) i più diffusi, hanno l'asse del rotore parallelo alla direzione del vento e al terreno.

Figura 1.1 - Generatore ad asse orizzontale.

Questi generatori sono composti da: un involucro che contiene il generatore, il moltiplicatore di giri, il rotore su cui sono montate le pale e un dispositivo di orientamento del generatore in base alla direzione del vento. I generatori ad asse verticale (Figura 1.2), invece, hanno l'asse del rotore perpendicolare alla direzione del vento e al terreno e sono composti da: un albero tubolare mantenuto verticale da stralli, due o tre pale curvate in modo che entrambe le estremità siano collegate all'albero, un basamento che può contenere il generatore elettrico.

Figura 1.2 - Generatore ad asse verticale (foto coutesy of Spintrock4u at en.wikipedia).

I generatori eolici si differenziano anche per la grandezza. Quelli piccoli, con una potenza tra 5 e 1 0 0 kW, hanno un diametro del rotore che varia da 3 a 2 0 metri e un'altezza compresa tra 10 e 2 0 metri. I generatori medi, con una potenza tra 2 5 0 e 8 0 0 KW, hanno un diametro del rotore che

varia da 2 5 a 50 metri e un'altezza compresa tra 2 5 e 5 0 metri. I generatori grandi hanno una potenza da 1 0 0 0 fino a oltre 2 5 0 0 KW, un diametro del rotore da 55 a 7 0 metri e un'altezza che può superare gli 8 0 metri. L'energia eolica è una fonte di energia alternativa e inesauribile, capace di dare buoni risultati - in termini di resa - anche durante la notte, quando non è presente la luce, e in condizioni atmosferiche non ottimali, quindi quando, ad esempio, la resa dei moduli fotovoltaici diminuisce. Per quanto concerne le applicazioni tipiche dell'energia eolica, esistono gli impianti wind farm (fattorie del vento), realizzati sulla terraferma (Figura 1.3) e gli impianti offshore, realizzati in mare (Figura 1.4).

Figura 1.3 - Wind farm su terra ferma.

Vi Figura 1.4 - Un impianto offshore. Come per gli impianti fotovoltaici, anche per gli impianti eolici si possono realizzare, a seconda della necessità, due tipi di sistemi: impianti eolici a isola e impianti eolici integrati con la rete elettrica. Il primo sistema, utile in particolare nelle località lontane dalla rete elettrica. ha bisogno di accumulare l'energia prodotta in batterie per poter fare fronte ai periodi in cui la presenza del vento è scarsa. Gli impianti eolici integrati con la rete elettrica non necessitano di accumulatori di energia, in quanto questa viene immessa nella rete elettrica generale.

1.2.2 La tecnologia solare

termica

Il funzionamento della tecnologia solare termica è piuttosto elementare. Gli impianti sono realizzati con dei collettori solari termici che trasformano l'energia del sole in calore necessario a riscaldare l'acqua sanitaria o come integrazione al riscaldamento. Questo risultato può essere ottenuto in due modi diversi: il primo consiste nel collegare l'impianto solare termico alla caldaia a gas esistente; il secondo, nel caso in cui non si possa usare la caldaia, si ottiene inserendo nel serbatoio una resistenza elettrica di almeno 1 kW con un termostato. Esistono tre diverse tecnologie per trasformare i raggi del sole in calore: a bassa, media e alta temperatura; esse possono pertanto essere classificate in base al rendimento e quindi al materiale con cui vengono costruiti i collettori. Questi ultimi possono essere realizzati in plastica (tipicamente impiegati per scaldare l'acqua delle piscine, per le docce ecc.), in piano vetrato, con tubi sottovuoto. Gli impianti solari termici sono generalmente di due tipi: a circolazione naturale (Figura 1.5) e a circolazione forzata (Figura 1.6).

Figura 1.5 - Impianto termico a circolazione naturale. Schema rielaborato da http:// www.rinnovabili.it/cogenerazione.

A

fredda

Figura 1.6 - Impianto termico a circolazione forzata. Schema rielaborato da http:// www.rinnovabili.it/cogenerazione In un impianto solare termico a circolazione naturale, il fluido che arriva dal collettore solare circola in maniera naturale all'interno di uno scambiatore a camicia installato nel boiler e, una volta ceduto il calore, ritorna al pannello per essere nuovamente scaldato. Lo scambiatore di calore trasferisce il calore all'acqua sanitaria contenuta nella parte interna del boiler, che attraverso la pressione di rete viene inviata alle utenze. In un impianto solare termico a circolazione forzata, il liquido circola attraverso un'elettropompa che lo ferma nel caso in cui la temperatura di mandata dei pannelli risulti inferiore a quella nell'accumulo, ad esempio di notte. Al fine di ottimizzare il rendimento di questa tecnologia, i pannelli solari, impiegati per catturare i raggi solari e trasferirne l'energia al fluido, dovrebbero essere sempre orientati il più possibile perpendicolarmente ai raggi stessi.

1.2.3 La tecnologìa solare

fotovoltaica

La trasformazione dell'energia solare direttamente in energia elettrica, realizzata mediante la cella fotovoltaica, è resa possibile dal fenomeno fisico dell'interazione tra la radiazione luminosa e gli elettroni presenti nei materiali semiconduttori. Concretamente, all'interno del dispositivo si genera un campo elettrico innescato dall'assorbimento della luce solare; questo spinge gli elettroni in direzioni opposte, in modo che un circuito esterno possa raccogliere la corrente così generata. La cella fotovoltaica è costituita da un sottile strato di materiale semiconduttore, molto spesso silicio, opportunamente trattato: tale trattamento è caratterizzato da diversi processi chimici, tra i quali si hanno i cosiddetti "drogaggi". Con l'inserimento, nella struttura cristallina del silicio, di atomi di boro e fosforo, si genera un campo elettrico e si rendono disponibili le cariche necessarie alla formazione della corrente elettrica: questa si crea quando la cella, le cui due facce sono collegate a un utilizzatore, è esposta alla luce. Oltre al silicio di tipo cristallino, ultimamente si nota un forte interesse, da parte di diverse aziende produttrici, per la realizzazione di moduli basati sul silicio amorfo (pannelli solari a film sottile). Con l'amorfo, in realtà, non si può parlare di celle, in quanto si tratta di deposizioni di silicio (appunto allo stato amorfo) su superfici che possono anche essere ampie. I processi di produzione delle celle fotovoltaiche sono diversi; le differenze maggiori si hanno nella formazione dello strato di silicio, denominato "wafer", sul quale vengono eseguiti diversi trattamenti chimici, che porteranno alla creazione della cella vera e propria. Il wafer di monocristallo si produce attraverso la cristallizzazione che si origina immergendo un "seme" di materiale puro nel silicio liquido; questo viene poi estratto e raffreddato lentamente per ottenere un "lingotto" di monocristallo, che verrà drogato mediante l'aggiunta di boro e quindi "affettato" in wafer aventi uno spessore compreso tra i 2 5 0 e i 3 5 0 micrometri. Il wafer di multicristaUo si origina invece dalla fusione e successiva ricristallizzazione del silicio di scarto dell'industria elettronica. Da questa fusione si ottiene un "pane" che viene tagliato verticalmente in lingotti. Rispetto al monocristallo, il wafer di multicristaUo consente efficienze comunque interessanti a costi inferiori. I moduli fotovoltaici oggi più comuni sono costituiti da 48-72 celle collegate in serie e saldate tra loro in modo da formare le stringhe. Si realizza quindi un sandwich avente come parte centrale il piano della cella fotovoltaica e intorno una lastra di vetro dotata di ottima trasmittanza e buona resistenza meccanica; esso viene quindi scaldato in un forno a circa 100 °C in modo da sigillare tra loro i componenti. Infine, il campo fotovoltaico è costituito da un insieme di stringhe collegate tra loro in serie

e in parallelo. Collegando in serie i moduli, la corrente totale del campo si adegua a quella del modulo che genera meno corrente, mentre la tensione globale è data dalla somma della tensione dei singoli moduli fotovoltaici. Mettendo in parallelo più stringhe, la corrente totale del campo fotovoltaico è data dalla somma della corrente in uscita da ogni stringa. La tensione globale del sistema fotovoltaico è invece equivalente alla tensione generata da una singola stringa.

Figura 1.7 - Impianto fotovoltaico a terra.

1.2.4 La tecnologia

geotermica

L'energia geotermica è l'energia prodotta dal calore emanato dalla Terra; il suo sfruttamento richiede una tecnologia piuttosto elementare rispetto a quelle sopra descritte, ma al tempo stesso produce effetti notevoli. Il calore impiegato per la produzione di energia è contenuto nelle rocce più vicine alla superficie terrestre e fuoriesce dai vulcani, dalle sorgenti

termali, dai soffioni e dai geyser, attraverso acqua e vapore. L'acqua o il vapore possono fuoriuscire naturalmente dalle rocce oppure esservi iniettati artificialmente; per far sì che il sistema geotermico sia rinnovabile, è necessaria la presenza di una zona di alimentazione esterna. I sistemi geotermici si dividono in diverse classi, di seguito descritte. •

Sistemi a vapore secco: sono costituiti da vapore che si trova a pressioni e temperature elevate, accompagnato da altri gas o sostanze solubili; in questo caso la forza del vapore, convogliato a una turbina, può essere utilizzata direttamente per la produzione di energia elettrica.



Sistemi a vapore umido: sono costituiti da acqua calda a temperatura superiore al punto di ebollizione e ad alta pressione; l'acqua vaporizza e arriva in superficie sotto forma di una miscela composta da acqua e vapore. Il vapore può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica, mentre l'acqua calda può essere usata in impianti di dissalazione per produrre acque dolci.



Sistemi ad acqua calda: contengono acqua a temperatura inferiore ai 100 °C, utilizzabile, nella maggior parte dei casi, per usi diretti quali il riscaldamento delle abitazioni, delle serre, e per gli impianti industriali.

PR

Figura 1.8 - Operai al lavoro in un impianto geotermico.

1.2.5 La tecnologia delle biomasse Per comprendere la tecnologia della produzione di energia dalle biomasse, occorre definire cosa si intende per biomassa, ovvero qualunque sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici, e soprat-

tutto rinnovabile - nel senso che il periodo necessario per la sua rigenerazione è ragionevolmente breve e il tempo di sfruttamento della sostanza è paragonabile a quello della rigenerazione - e al tempo stesso sostenibile, in quanto la materia prima proviene da pratiche aventi un impatto ambientale trascurabile o nullo. La biomassa utilizzabile a fini energetici consiste in materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili, ovvero trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi; per dare un'idea di questi materiali possiamo fare alcuni riferimenti pratici: • essenze coltivate appositamente, intese come prodotti impiantati e coltivati con lo scopo di essere impiegati per fini energetici; • più comunemente, la materia prima dell'energia da biomassa deriva dalle coltivazioni agricole e della forestazione, compresi i residui delle lavorazioni agricole e della silvicoltura; • utile e diffuso è l'impiego degli scarti dei prodotti agroalimentari destinati all'alimentazione umana o alla zootecnia; • residui dell'industria della lavorazione del legno e della carta purché non trattati con prodotti chimici; • tutti i prodotti organici derivanti dall'attività biologica degli animali e dell'uomo. Quanto alla tecnologia impiegata per trasformare le biomasse in energia, si può fare riferimento a due principali categorie di processi: i processi termochimici e quelli biochimici. I primi comprendono: • la carbonizzazione del legno e di altri materiali vegetali; • la pirolisi, che permette di modificare la materia prima impiegando temperature altissime (fino a 8 0 0 °C); • la Steam Explosion, che si basa sulla separazione dei materiali vegetali nei loro strati e sul relativo impiego; • la combustione diretta; • la gassificazione. Nei processi biochimici rientrano: • l'estrazione di oli vegetali da semi che ne sono ricchi, con la successiva produzione di biodiesel; • la fermentazione alcolica che trasforma i glucidi in etanolo; • la digestione aerobica di microrganismi in presenza di ossigeno; • la digestione anaerobica di microrganismi in assenza di ossigeno.

Attualmente le tecnologie - a eccezione della combustione diretta - richiedono dei pretrattamenti, mirati ad aumentare la resa termica, a sfruttare sino in fondo il materiale disponibile, a migliorarne la praticità di trasporto e di impiego e le caratteristiche di stoccaggio, oppure a ridurre i residui dopo l'utilizzo.

Figura 1.9 - Impianto a biomasse (foto istockphoto.com).

1.2.6 La tecnologia

idroelettrica

L'energia idroelettrica è l'energia elettrica che si ottiene sfruttando la forza dell'acqua generata con un salto o un percorso forzato in forte pendenza: in pratica, l'acqua incontra una turbina in grado di generare elettricità con la forza assorbita dall'urto. È sicuramente una delle forme di energia più diffuse per il semplice motivo che gli impianti idraulici sono realizzabili ovunque esista un flusso d'acqua costante e sufficiente. Nell'ambito delle energie rinnovabili, l'utilizzo della tecnologia idroelettrica sta registrando nuovi motivi d'interesse per ciò che concerne l'idroelettrico in piccola scala. Impianti mini e micro-idro, pur essendo in grado di generare una minore potenza elettrica, presentano notevoli vantaggi sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico: si possono utilizzare corsi d'acqua di modeste dimensioni, gli investimenti richiesti sono contenuti, e ridotto è anche l'impatto ambientale. Volendo stilare una prima classificazione, si

possono distinguere impianti che utilizzano una caduta d'acqua attraverso un dislivello e impianti che sfruttano la velocità delle correnti. Nel primo caso la potenza del sistema dipende da due termini: il salto e la portata; nel secondo essa è determinata dalla velocità stessa della massa d'acqua.

Figura 1.10 - Impianto idroelettrico a valle di una diga: l'acqua percorre i tubi prendendo velocità fino a incontrare le turbine, che trasformano la forza dell'acqua in energia elettrica.

1.2.7 La tecnologia della cogenerazione trigenerazione

e della

La tecnologia della cogenerazione consiste nella produzione congiunta e contemporanea di energia elettrica (o meccanica) e di calore a partire da una singola fonte energetica, attraverso un unico sistema integrato. Più semplicemente, la cogenerazione permette di utilizzare lo stesso combustibile per due impieghi diversi, ottenendo un più efficiente utilizzo dell'energia primaria. I sistemi di cogenerazione sono costituiti da un

motore primario e da un sistema di recupero termico; il motore primario ha lo scopo di convertire il combustibile in energia meccanica che il generatore converte in energia elettrica, mentre il sistema di recupero termico raccoglie e converte l'energia contenuta negli scarichi del motore primario in energia termica utilizzabile. La cogenerazione si realizza mediante piccoli impianti che sono in grado di generare calore ed elettricità per grandi strutture o piccoli centri urbani; dal punto di vista tecnico, vengono impiegati dei motori alternativi o turbogas e delle caldaie; i fumi del turbogas o del motore alternativo vengono convogliati attraverso un condotto nella caldaia a recupero. Gli impieghi sono generalmente i seguenti: acqua calda per scopi di riscaldamento, vapore saturo per utenze industriali. Se, con la cogenerazione, si ottiene la produzione di energia meccanica e termica, con la trigenerazione si ottiene la produzione contemporanea di energia meccanica (elettricità), calore e freddo utilizzando un solo combustibile. Quindi la differenza (valore aggiunto) rispetto alla cogenerazione consiste nel fatto che la rigenerazione applica una tecnologia che produce energia recuperando e convertendo il calore residuo in freddo, sfruttando un evaporatore e una serpentina di raffreddamento che espande il refrigerante per produrre freddo.

Energia elettrica 38 Impianto di cogenerazione

m

^

Perdite

Energia termica

Figura 1.11 - Produzione in cogenerazione. Schema rielaborato da http://www.rinnovabili.it/cogenerazione.

Perdita di calore 13%

30% Combustibile 100%

Trigenerazione

Elettricità 1

Raffreddamento

Calore 55%

>

•Ék

V

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Perdite di trasmissione Figura 1.12 - Produzione in trigenerazione. Schema rielaborato da http://www.rinnovabili.it/cogenerazione.

1.2.8 La tecnologia del biodiesel Il biodiesel è un combustibile ottenuto da fonti rinnovabili, quali oli vegetali e grassi animali: è assimilabile al gasolio derivato dal petrolio, ma da questo si differenzia in modo sostanziale in quanto è un olio vegetale puro e semplice, il risultato di un processo chimico a partire da componenti biologici. Per produrre il biodiesel si utilizzano principalmente olio di colza o di soia, anche se ultimamente è cresciuto l'interesse verso altri materiali, quali senape, olio di palma, alghe, oli vegetali di scarto. Si tratta quindi di un prodotto caratterizzato da una sostenibilità notevole rispetto ai combustibili fossili, e potenzialmente rigenerabile all'infinito. Se questi motivi inducono ad auspicare un aumento dell'impiego del biodiesel e i costi di realizzazione ne rendano talvolta competitivo il prezzo rispetto a

quello del gasolio, l'attuale produzione mondiale dei componenti necessari per la sua lavorazione non è sufficiente a rimpiazzare i combustibili fossili. Inoltre, la crescente richiesta di oli vegetali da destinare alla produzione di biodiesel potrebbe portare, secondo alcuni gruppi ambientalisti, a un massiccio aumento dell'uso di pesticidi e a uno sfruttamento incontrollato del suolo. A creare un ulteriore dubbio sull'impiego e la diffusione del biodiesel contribuisce la valutazione del bilancio energetico: in pratica, un litro di biocombustibile è ben lontano dai 1 5 - 2 0 km/litro che è possibile fare con il diesel normale.

1.3 II quadro normativo per le energie prodotte dalle fonti rinnovabili Contributo di Cosimo D'Ayala Valva (Relationship with the National operators and Institutions regarding wind power plants at Gruppo IVPC - Italian Vento Power Corporation) Sin qui si è cercato di fornire una descrizione di una parte della Green Economy, privilegiando la componente della produzione di energia da fonti rinnovabili, rappresentando gli aspetti tecnici innovativi e i vantaggi per l'ambiente che gli stessi rappresentano. Prima di proseguire nella trattazione, si è scelto di inserire un quadro riepilogativo delle norme che disciplinano, in Europa e in Italia, la produzione di energia da fonti rinnovabili. L'intento è quello di affrontare uno degli aspetti più controversi della Green Economy: un labirinto di leggi e regolamenti talmente complicato da dissuadere le imprese che operano già nel settore e quelle che sono interessate ad avviarsi nello stesso. Il quadro normativo si presenta, infatti, articolato e complesso sia al livello dell'Unione Europea sia sul piano nazionale. Ci troviamo di fronte a oltre 8 0 leggi nazionali e comunitarie, delibere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, sentenze (dalla Corte costituzionale al Consiglio di Stato e ai TAR regionali), circolari e risoluzioni, e a oltre 1 0 0 leggi regionali: di qui la necessità di esporre in maniera sintetica la normativa di riferimento per il settore rinnovabile.

1.3.1 L'evoluzione

storica

Storicamente, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha costituito la pietra miliare della liberalizzazione del mercato dell'energia ben prima del decreto Bersani (d. leg. n. 79/1999). che formalizzò l'apertu-

ra del sistema elettrico italiano. Infatti, le leggi n. 9 e 10 del 1 9 9 1 e poi il provvedimento CIP 6 del 1 9 9 2 hanno permesso a tante realtà imprenditoriali di inserirsi come produttori elettrici, per l'appunto da fonti rinnovabili, nell'allora mercato monopolistico dell'elettricità. Il d. leg. n. 79/1999 sancì tre concetti fondamentali: la liberalizzazione dell'attività di produzione di energia elettrica, l'obbligo di connessione di terzi per il gestore di rete e la priorità nel dispacciamento per le fonti rinnovabili, senza dimenticare l'introduzione del sistema dei Certificati verdi in relazione alla quota d'obbligo (immissione in rete di una percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili da parte di produttori da fonte tradizionale o da importatori, o, in alternativa all'immissione fìsica in rete, acquisto di Certificati verdi per la stessa quantità). In seguito alla pubblicazione del d. leg. n. 79/1999 e in attuazione della direttiva comunitaria 77/2001 (ispirata dall'esigenza di costruire un impianto normativo in grado di fornire gli elementi necessari al raggiungimento delle indicazioni del protocollo di Kyoto), venne emanato il d. leg. n. 3 8 7 / 2 0 0 3 dedicato alla promozione e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che indicava chiaramente le linee di intervento necessarie al raggiungimento degli obiettivi nazionali di produzione di energia pulita nel mercato interno dell'elettricità. Tale decreto, tra le altre cose, predispose la procedura di Autorizzazione unica per gli impianti a fonti rinnovabili, le condizioni economiche per gli impianti che non fossero in regime CIP 6 o non scegliessero la vendita sul mercato libero, la disciplina dello scambio sul posto, la quota minima di elettricità prodotta da Fer (Fonti energetiche rinnovabili) da immettere nel sistema elettrico, e l'introduzione della garanzia d'origine. A seguire tale decreto si sono succeduti il d. m. 2 4 ottobre 2 0 0 5 , la I. n. 2 4 4 / 2 0 0 7 (Legge finanziaria 2 0 0 8 ) e, infine, il d. m. 18 dicembre 2 0 0 8 , solo per citare i principali atti normativi attinenti tali fonti: nel giugno 2 0 1 0 era ancora in corso d'opera la Legge comunitaria per il recepimento della direttiva 28/2009, conosciuta come direttiva 20/20/20. Ad affiancare operativamente la normativa primaria sono preposte le deliberazioni dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg). che regolamenta tutto il settore elettrico e quello del gas. Tra i provvedimenti più recenti dell'Autorità in tema di fonti rinnovabili (soprattutto eolica) vi sono le delibere n. 4 e n. 5 del 2 0 1 0 relative alle attività per migliorare la prevedibilità delle immissioni e alle condizioni di dispacciamento degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. La delibera n. 5/2010 va a disciplinare quattro specifici temi: le modalità per la remunerazione della mancata produzione eolica, i servizi di rete che le unità di produzione eolica devono fornire, le nuove dispo-

sizioni in materia di programmazione delle unità di produzione rilevanti alimentate da fonti rinnovabili non programmabili, e le disposizioni a Terna al fine di migliorare il servizio di dispacciamento in relazione alla produzione da fonti rinnovabili non programmabili. Sempre l'Autorità, sulla base di quanto statuito dal d. leg. n. 387/2003. ha regolamentato le modalità di remunerazione dell'energia prodotta da impianti alimentali da fonte rinnovabile, attraverso la delibera n. 280/2007, riconoscendo nella sostanza il prezzo zonale orario determinatosi sulla Borsa elettrica ai produttori che avessero stipulato con il Gse (Gestore dei Servizi Elettrici) una convenzione per il ritiro dell'energia elettrica prodotta.

1.3.2 II mercato dei Certificati

verdi (Cv)

Le nozioni principali sulla regolamentazione dell'operatività del mercato inerente i Cv sono racchiuse in diversi testi normativi; questi nel corso degli anni hanno subito degli aggiustamenti che molto spesso gli stakeholder afferenti un produttore a fonte rinnovabile ignorano in dettaglio, ma che necessariamente causano l'adozione di opportuni accorgimenti in merito sia ai flussi economici previsti, sia all'operatività. La regolamentazione in materia di Cv ha subito numerose modifiche a partire dalla legge che ne introdusse il meccanismo, ovvero il d. leg. n. 79/1999. a cui seguirono, come già accennato, il d. m. 11/11/99. il d. leg. n. 387/03. il d. m. 24/10/2005. il d. leg. n. 152/2006. la Legge finanziaria 2 0 0 8 . il d. m. 18/12/2008, solo per citare i principali. La Legge finanziaria 2 0 0 8 , in particolare, ha introdotto una serie di importanti novità di carattere generale per il settore delle fonti rinnovabili; per quanto concerne l'eolico, tali "novità" possono essere riassunte come segue: • a partire dal 2 0 0 8 la remunerazione di questa fonte viene fissata al valore di riferimento pari a 1 8 0 , 0 0 €/MWh, rivedibile ogni tre anni; • di conseguenza, a partire da tale data, i Certificati verdi emessi dal Gse sono collocati sul mercato a un prezzo pari alla differenza tra il valore di riferimento e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell'energia elettrica definito dall'Aeeg. registrato nell'anno precedente e comunicato dalla stessa Autorità entro il 31 gennaio di ogni anno, a decorrere, appunto, dal 2 0 0 8 : • l'incentivazione mediante rilascio dei Certificati verdi avrà una durata di 15 anni per gli impianti entrati in esercizio a partire dal 1° gennaio 2 0 0 8 . mentre per quelli entrati in funzione dopo il 1° aprile 1999 e lino al 31 dicembre 2 0 0 7 è prevista una durala di 12 anni: • è stabilito, inoltre, l'incremento della quota d'obbligo di 0 . 7 5 punti

percentuali all'anno per il periodo 2 0 0 7 - 2 0 1 2 , mentre con decreti del Ministro dello Sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'Ambiente sono stabiliti gli ulteriori incrementi della stessa quota per gli anni successivi al 2 0 1 2 fino al 2 0 2 0 , alla luce dei nuovi obblighi comunitari; • sempre a partire dall'anno 2 0 0 8 , il valore unitario di ogni Certificato verde è stato ridotto da 50 MWh ad 1 MWh; • viene ribadito l'obbligo per il Gse di ritirare i Certificati verdi, in scadenza nell'anno, ulteriori rispetto a quelli necessari per assolvere all'obbligo a un prezzo pari al prezzo medio riconosciuto ai Certificati verdi registrato nell'anno precedente dal Gme (Gestore dei mercati energetici). Il d. m. 18 dicembre 2 0 0 8 del Ministero dello Sviluppo economico, "Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell'articolo 2, comma 150, della legge 2 4 dicembre 2 0 0 7 , n. 2 4 4 " ha introdotto ulteriori novità per quanto attiene il mercato dei Certificati verdi: • il riacquisto dei Certificati verdi in eccesso fino all'anno 2 0 1 1 per i quali occorre, entro il 31 marzo 2 0 1 1 , fare specifica richiesta al Gse, il quale provvede al ritiro degli stessi a un prezzo pari al prezzo medio di mercato del triennio precedente all'anno nel quale viene presentata la richiesta di ritiro; • la necessità di presentare, dal 3 0 giugno 2 0 0 9 , a favore del Gse, un'adeguata garanzia per la richiesta di Certificati verdi a preventivo, in termini di energia a valere sulla produzione di altri impianti qualificati già in esercizio, o, in alternativa, sotto forma di fideiussione bancaria. Tale sostanziale novità ha fatto sì che, essendo la richiesta di Cv a preventivo subordinata al rilascio di tale garanzia, il produttore non in grado di ottemperarvi sia costretto alla richiesta di Cv esclusivamente a consuntivo, dovendo necessariamente rivedere i propri piani finanziari in quanto i flussi economici generati dalla vendita di Cv a preventivo non possono più sussistere. È doveroso ricordare che, operativamente parlando, a monte di tutto quanto riguarda i Certificati verdi, la loro commercializzazione e il relativo accredito, sussiste una vasta regolamentazione inerente la qualificazione dell'impianto presso il Gse, necessaria all'ottenimento dei titoli in questione. Tali procedure sono quelle di qualificazione Iafr (Impianto alimentato

a fonti rinnovabili), a cui occorre accostare quelle relative all'Operatività sulla Borsa dei Certificati verdi, predisposte dal Gme.

1.4 La Green Economy non FER 1.4.1 La bioedilizia Definire la bioedilizia esclusivamente come un nuovo modo di scegliere i materiali e le tecnologie di costruzione degli edifici pubblici e privati e dei fabbricati per uso diverso da quello abitativo è limitativo, perché la bioedilizia è sicuramente più di questo. È una soluzione, uno stile, un nuovo modo non solo di edificare, ma soprattutto di vivere le costruzioni e di usarle in modo conveniente, sostenibile, in generale migliore. Per quasi due millenni l'uomo ha scelto di usare, per le proprie attività pubbliche e private, strutture via via più grandi e complesse, la cui costruzione ha da sempre rappresentato un settore importante dell'economia. All'inizio per costruire si impiegava quello che l'ambiente metteva a disposizione: argilla, legno, calce, sabbia, vetro e tanti altri materiali non solo disponibili, ma anche in grado di essere "smaltiti" dall'ambiente stesso. Da alcuni decenni la situazione è decisamente cambiata, i materiali utilizzati nell'edilizia sono il risultato di processi di trasformazione che ne hanno alterato la resa, la resistenza, ma anche la compatibilità con l'ambiente. L'esigenza di realizzare opere sempre più grandi, di costruire in modo più rapido, di soddisfare esigenze di stile oltre che di funzionalità, hanno reso l'edilizia un'attività tra le più invasive per l'ambiente. Ma questa tendenza può e deve essere invertita, in primo luogo partendo dalla scelta dei materiali, che devono essere semplici e naturali, possibilmente di origine vegetale, minerale o animale, e la cui trasformazione comporti un basso impatto sull'ambiente. È evidente, per chi scrive, che l'impiego dei soli materiali naturali è una soluzione estrema, difficilmente praticabile e pericolosa per l'ambiente stesso (si pensi allo sfruttamento del legname e all'estrazione dei minerali dal sottosuolo). Occorre, allora, un mix equilibrato di materiali naturali e non naturali, in grado di essere funzionali e "abbinati" tra loro con tecniche e prodotti innovativi e rispettosi dell'ambiente. Costruire in modo ecosostenibile non significa soltanto usare prodotti e materiali naturali e con un ciclo di vita studiato per non avere un impatto negativo sull'ambiente: bisogna tenere conto anche del fatto che tutte le costruzioni, nel corso del loro impiego, sono destinate a consumare energia per le attività che in esse si svolgono e per garantire l'abitabilità. È

allora necessario prevedere e utilizzare materiali e tecnologie in grado di assicurare alle strutture una migliore efficienza energetica, e in questo il solare rappresenta una soluzione ideale e già piuttosto diffusa. Un edificio ben costruito funziona meglio e quindi è anche conveniente dal punto di vista economico. Occorre stimolare la bioedilizia non solo con interventi impositivi, ma anche con incentivi, perché anche in questo caso - come spesso accade nella Green Economy - quello che conviene e che è naturale costa di più.

7.4.2 L'efficienza

energetica

II piano d'azione adottato dalla Commissione europea ha lo scopo di giungere a una riduzione del 2 0 % del consumo di energia entro il 2 0 2 0 ; esso prevede misure volte ad accrescere l'efficienza energetica di prodotti, edifìci e servizi, a migliorare il rendimento della produzione e della distribuzione di energia, a ridurre l'impatto dei trasporti sul consumo di energia, a favorire il finanziamento e la realizzazione di investimenti nel settore, a promuovere e a rafforzare comportamenti razionali in merito al consumo di energia e a potenziare l'azione internazionale in materia di efficienza energetica. La realizzazione di risparmi energetici significativi come quelli previsti dal piano richiede, da una parte, lo sviluppo di tecniche, prodotti e servizi a basso consumo di energia e, dall'altra, la necessità di modificare i comportamenti in modo da ridurre il consumo di energia mantenendo comunque lo stesso livello di qualità della vita. Prima di tutto occorre individuare quali sono i settori maggiormente energivori, allo scopo di definire politiche mirate a un uso razionale dell'energia. II principio dell'analisi attraverso i flussi energetici è applicabile a sistemi di qualsiasi taglia, e quindi ben si sposa con realtà di livello industriale, così come con la quotidianità dei consumi civili. Sicuramente l'efficienza energetica è un obiettivo primario della politica energetica del settore industriale, in quanto proprio l'industria risulta essere tra le principali voci di consumo. L'efficienza può essere raggiunta attraverso interventi di energy saving, al fine di recuperare parte dell'energia dispersa durante i processi attraverso fumi di scarico e vapore, e di riutilizzarla in altri processi termici o cederla all'esterno per il teleriscaldamento. Anche il settore dei trasporti costituisce un'importante voce di consumo e presenta potenziali margini di miglioramento per il risparmio energetico. Per questo, parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare o sostituire il motore a scoppio, occorre strutturare in maniera differente l'offerta dei trasporti. Infine, i con-

sumi del settore civile sono spesso dovuti a un alto grado di inefficienza energetica delle utenze, per ciò che riguarda sia il fabbisogno termico sia quello elettrico. Come negli altri già citati settori, anche in questo le nuove tecnologie, i nuovi prodotti e, in particolare, nuovi comportamenti più consapevoli e responsabili, potranno contribuire in modo notevole al risultato posto come obiettivo dalla Commissione europea.

1.4.3 La

bioagricoltura

Facendo ricorso a una definizione generale, produrre derrate agricole in modo biologico significa usare la minor quantità possibile di chimica e di meccanica, preferendo l'impiego di sostanze organiche e di tecniche a basso impatto ambientale. In questa sede ci interessa comprendere come questo fenomeno si generi e come esso possa dirsi parte della Green Economy, nel senso che non rappresenta una novità né dal punto di vista tecnologico, né da quello normativo e applicativo. Occorre partire del presupposto che la bioagricoltura è stata per secoli l'unica forma di agricoltura impiegata per la produzione agroalimentare e che solo negli ultimi decenni, caratterizzati dalla forte crescita della popolazione mondiale e del conseguente aumento del fabbisogno alimentare, sono stati introdotti l'agricoltura intensiva e l'impiego di prodotti per aumentare la resa delle colture e preservarle dall'attacco di parassiti e di altre forme di degenerazione. Pochi decenni, ma sufficienti a produrre effetti negativi preoccupanti; di qui l'interesse crescente mostrato dai consumatori per i prodotti provenienti da colture biologiche, ottenute senza l'impiego di sostanze chimiche. Ma quali sono le conseguenze sulla produzione alimentare? Si stima che la produzione biologica abbia mediamente rese inferiori del 2 0 - 4 5 % rispetto a quella convenzionale; questo significa che, per ottenere la stessa quantità di prodotto, occorre sfruttare circa il doppio di terreno in più. Ma con quali conseguenze? In primo luogo, la distruzione di habitat naturali importanti per la biodiversità senza risultati significativi sul piano del fabbisogno alimentare; il problema della fame nel mondo è infatti imputabile non tanto alla scarsa quantità della produzione agricola, quanto piuttosto alla sua iniqua distribuzione. A ciò si aggiunge il fatto che, nei Paesi occidentali, ogni giorno vengono eliminate centinaia di tonnellate di derrate alimentari che potrebbero essere redistribuite; in alternativa, si potrebbe modificare il parametro impiegato per la produzione quantitativa delle derrate, preferendo quella qualitativa, e utilizzando le risorse risparmiate a favore dei Paesi "affamati". Ridurre la bioagricoltura a una "questione di etichette e certificazioni" significa pertanto allontanarsi dalia soluzione del problema. La bioagricoltura è pos-

sibile solo in presenza di "biocultura" dei consumatori e dei governi, ed è parte della Green Economy nella misura in cui può migliorare l'ambiente in cui viviamo, la qualità della nostra vita, generare processi virtuosi e convenienti anche da un punto di vista economico e sociale.

1.4.4 La tutela

dell'ambiente

Si può affermare che la tutela dell'ambiente, del territorio e delle acque rappresenta il contenitore di tutta la Green Economy, o, meglio ancora, il suo scopo ultimo. Più nello specifico, è tutela dell'ambiente tutto il complesso di attività finalizzate alla difesa e al miglioramento dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile. La Green Economy può essere considerata a tutti gli effetti la vittoria, forse anche oltre le aspettative, del movimento ambientalista nato negli anni Sessanta come risposta allo sviluppo industriale e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Ormai anche i governi dei principali Paesi occidentali hanno inserito nelle loro agende i temi ambientali, prendendo in considerazione l'adozione di strategie economiche sostenibili e rispettose dell'ambiente. La tutela dell'ambiente ricomprende tutte le aree già analizzate: • • • •

dell'acqua; dell'aria; del territorio; dell'energia.

La tutela dell'acqua, bene imprescindibile per la vita e per le attività economiche in molteplici ambiti, può essere praticata attraverso la gestione, l'approvvigionamento e l'uso delle risorse idriche. Il tema ha anche risvolti geopolitici, dal momento che ci sono milioni di persone che non hanno accesso all'acqua, mentre, al contrario, nei Paesi sviluppati si assiste a un spreco ingiustificato di tale risorsa. La tutela dell'acqua riguarda anche i sistemi marini, che hanno una rilevanza essenziale per il clima e, di conseguenza, per l'ambiente. Tutte le attività e le misure adottate o adottabili per migliorare la gestione delle acque e dei sistemi marini sono senz'altro green, così come tutti i provvedimenti per la prevenzione dell'inquinamento e la bonifica. Come tutelare le acque? In primo luogo instaurando un uso razionale delle stesse, modificando le abitudini comuni di impiego civile, incrementando il riciclo e/o il recupero delle acque impiegate nei processi industriali, evitando di considerare le acque interne e quelle marine come sversatoi di sostanze inquinanti.

La tutela dell'aria richiede interventi drastici di riduzione dei gas serra che alterano gli equilibri atmosferici, con effetti che già oggi preoccupano gli esperti ma che potrebbero essere devastanti nel prossimo futuro. Il risultato auspicato può essere ottenuto solo introducendo misure in grado di intervenire in tutti gli ambiti della vita e in tutte quelle attività - industriali e civili - che direttamente o indirettamente possono determinare per combustione (prevalentemente) un'alterazione delle componenti gassose degli strati più bassi dell'atmosfera. L'inquinamento dell'aria ha conseguenze dirette sulla salute dell'uomo, ma anche indirette, sul clima. È evidente, come si è visto per l'acqua e come si vedrà per il territorio, che la tutela dell'aria non può essere una responsabilità solo dei governi, e non solo dei Paesi maggiormente industrializzati ma anche di quelli emergenti; essa può essere ottenuta unicamente attraverso una coscienza e una cultura diffuse. La tutela del territorio passa attraverso la presa d'atto che esso è stato modificato, forse in modo irreversibile, e piegato alle esigenze delle attività umane. Occorre sospendere le attività che in modo indiscriminato inquinano il territorio, recuperando le aree che sono state oggetto di uno sfruttamento irrazionale, bonificando i siti oggetti di disastri ambientali o industriali. Decenni di sfruttamento, di interventi, di insediamenti urbani e industriali, la realizzazione di infrastrutture per la mobilità, le attività inquinanti di superficie ma anche del sottosuolo, hanno piegato il territorio alterandone l'equilibrio geologico. Le conseguenze sono notevoli e si avvertono sia sulla salute dell'uomo che sulla sua sicurezza. Il recupero del territorio è sicuramente molto complicato, perché, a differenza di altri ambiti, in questo caso non sarà sufficiente interrompere o modificare le attività considerate responsabili dei danni ambientali, ma occorreranno interventi finalizzati a ripristinare l'equilibrio geologico compromesso e bonificare gli ambienti inquinati. La questione energetica ha un posto di primo piano nell'ambito, più generale, della tutela ambientale. L'energia ottenuta da fonti fossili attraverso la combustione rappresenta ancora la percentuale più alta di tutta la produzione energetica mondiale. La soluzione della questione energetica passa pertanto attraverso la sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili, favorendo la diffusione di tecnologie adeguate con costi sempre più accessibili, ma il primo passo da compiere consiste nella razionalizzazione del consumo dell'energia.

1.5 II valore della Green Economy in Europa e in Italia Quanto vale la Green Economy? Secondo le stime del Rapporto Eurispes, in Italia il valore del nuovo mercato è quantificabile in 10 miliardi di euro, una stima che autorizza a superare il concetto di un fenomeno "culturale" o industriale di nicchia, per arrivare a riconoscere allo stesso un valore superiore a quello di altri settori della nostra economia, questo sia per i volumi generati, sia per i tassi di crescita e per il numero di addetti; un fenomeno che non riguarda solo la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma che comprende altri settori emergenti e non solo, in cui operano moltissime imprese, dall'edilizia ai trasporti, al turismo, all'agricoltura e al riciclaggio dei rifiuti. La dimensione economica del fenomeno è davvero impressionante: 8 1 0 miliardi di euro a livello mondiale, tenendo conto innanzitutto degli investimenti di Stati Uniti, Cina e Germania. Tra il 2 0 0 9 e il 2 0 1 0 sarebbero pari a 112 miliardi di dollari gli investimenti stanziati dall'amministrazione Obama e a 2 2 1 miliardi la somma investita da Pechino, 122 miliardi di euro in Europa e 10 miliardi di euro in Italia (fonte: Banca Mondiale). In Italia cresce la superfìcie impegnata per i prodotti biologici, con una percentuale del 15% sul totale della superficie "bioagricola" europea: un contributo superiore a quello di Gran Bretagna (9%), Germania (11%) e Spagna ( 13%), anche se in questi Paesi il tasso di crescita è stato decisamente superiore al nostro, segno di un impegno più marcato dei governi e di una scelta dei cittadini orientata a un consumo alimentare più consapevole. Per le energie rinnovabili, stando al Rapporto Italia 2 0 1 0 dell'Eurispes, "in Italia, il consumo interno lordo di energia da petrolio greggio e prodotti petroliferi è sceso da 88,1 milioni di toe ( 2 0 0 1 ) a 80,3 milioni di toe (2007), con un'incidenza sui consumi totali, rispettivamente, del 50,8% e del 43,8%. Aumenta, invece, il consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili, superando i 10 milioni di toe a partire dal 2 0 0 3 e toccando una punta massima di 13,1 milioni di toe nel 2 0 0 6 " . Si tratta di un trend molto incoraggiante: "Nel confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia si posiziona al quinto posto per consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili, con un'incidenza del 9% sul dato complessivo europeo". Significativa è anche la diffusione del commercio equo e solidale: "il quadro italiano si caratterizza per la presenza di una significativa varietà

di punti vendita, che vanno dai centri commerciali, ai singoli negozi non specializzati, alle botteghe del mondo". Infine, la finanza etica: "il mercato italiano dei fondi etici, sostenibili e socialmente responsabili, dopo la crescita degli anni 2 0 0 3 - 2 0 0 7 , sta manifestando segnali opposti rispetto al quadro generale europeo e al trend della maggior parte dei Paesi europei, con una flessione del numero di fondi (20 nel 2 0 0 9 contro i 29 del 2 0 0 7 ) e del patrimonio gestito (due miliardi di euro nel 2 0 0 9 contro i 3,2 miliardi di euro del 2 0 0 7 ) e posizionandosi, in entrambi i casi, al nono posto in Europa".

CAPITOLO

0

I GREEN JOB

2.1 I Green Job: la definizione Nell'arco di questi ultimi anni si è parlato, e si parla, di Green Job più dal punto di vista numerico e statistico che da quello contenutistico e qualitativo, ma per comprendere a fondo l'argomento è necessario giungere a una definizione di ciò che si intende per "lavori verdi". Appare, infatti, evidente che per poter stimare il numero degli occupati nella Green Economy è indispensabile capire cosa ne faccia parte a pieno titolo e cosa no, nel senso che occorre definire e delimitare, per quanto possibile, il campo d'azione dei lavori verdi, per favorire un'analisi qualitativa e quantitativa più coerente e meno strumentalizzabile. Nel 2 0 0 8 l'Unep, l'Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella tutela dell'ambiente, li ha definiti come "quelle occupazioni nei settori dell'agricoltura, del manifatturiero, nell'ambito della ricerca e sviluppo, dell'amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale", "decent work in a sustainable low-carbon world". È ormai acquisito e condiviso dagli operatori di settore che i Green Job sono tutti quei "mestieri" che rientrano nei sei settori economici per i quali si ipotizza un impatto occupazionale rilevante: la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili, il settore edile, i trasporti, il settore industriale in senso lato, il settore alimentare, l'agricoltura e la silvicoltura. La vera difficoltà, probabilmente, sta neli'individuare il criterio per definire i lavori verdi, ovvero se fare riferimento al "settore", industry, e quindi accettare come tali solo quelli svolti nel macrosettore della Green Economy, oppure al contenuto delle attività, nel senso che sarebbero da considerare "green" tutte quelle che realmente producono un effetto diretto e immediato sull'ambiente.

La soluzione potrebbe consistere in una sintesi tra i due concetti, individuando una definizione che si ispiri sia al contenuto delle professioni sia al settore industriale al quale le professioni stesse appartengono, in modo tale da non trascurare attività che, pur essendo svolte in settori non propriamente verdi, hanno comunque un contenuto "green". Più nel dettaglio, questi lavori sono quelli che contribuiscono in modo sostanziale al mantenimento o al ripristino della qualità ambientale, in particolare nei settori della produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico, termico, geotermico, biomasse). Per ciascuno di essi è possibile rintracciare attività e quindi professionalità molto diverse tra loro, per la tecnologia impiegata, per il differente grado di intervento umano nei processi, per la diversa competenza richiesta. Sono green anche i lavori nei settori della ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, della produzione di prodotti biologici, dell'efficienza energetica, della corretta gestione dei rifiuti (da intendersi come raccolta, trattamento, smaltimento). Green sono anche i nuovi mestieri dell'edilizia compatibile ed energeticamente efficiente. Tra le professionalità emergenti è possibile annoverare anche quelle della green fìnance, una categoria di professionisti che individuano i progetti da finanziare e gli istituti relativi, e della green law, cioè della normativa che disciplina il settore, che è in forte evoluzione e che presenta una produzione da parte del legislatore "statale" e soprattutto di quello "regionale". I "Green Manager" sono i manager in grado di presidiare attività estremamente complesse e diverse tra loro: finanziarie, legali, tecniche, di business, istituzionali, associative, organizzative in generale. Green Manager sono, ad esempio, i Country Manager di società multinazionali straniere che investono in Italia, dal Business Developer, che tecnicamente sviluppa il business, al Project Manager, che garantisce la realizzazione dei progetti. Si tratta, evidentemente, di professionalità in alcuni casi nuove o, comunque, con caratteristiche specifiche, sia per le competenze sia per la formazione richieste; in altri casi si tratta di mestieri già presenti nel sistema economico ma svolti con modalità o in condizioni totalmente diverse, ovvero adattati alle specifiche esigenze del nuovo contesto. Spesso la linea di confine tra mestieri tradizionali e nuovi mestieri è davvero sottile e solo una classificazione dettagliata può fare chiarezza.

2.2 I Green Job: la classificazione La classificazione dei lavori verdi sarà utile a sgomberare il campo da alcuni equivoci e permetterà una più chiara individuazione di tali attività. Per dare coerenza e continuità con la stessa definizione già sopra riportata, si possono classificare e distinguere, tra i lavori che contribuiscono in modo sostanziale al mantenimento o al ripristino della qualità ambientale: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

la produzione di energia alternativa da fonti rinnovabili: il settore edile: i trasporti: il settore industriale in senso lato: il settore alimentare; l'agricoltura e la silvicoltura.

Tali macro-aree possono, a loro volta, essere suddivise in relazione alle attività specificamente svolte, in particolare in riferimento alla produzione di energia da fonti rinnovabili. In questo caso è fondamentale l'analisi delle filiere.

2.2.1 I lavori impiegati nella produzione da fonti rinnovabili

di energia

Per un'esaustiva classificazione della parte più "verde" di questi lavori, ovvero quella riconducibile alla generazione di energia pulita, è necessario distinguere in relazione alle fonti: eolica, fotovoltaica, idroelettrica, termica, geotermica, biomasse.

2.2.2 La filiera

dell'eolico

Partiamo dall'eolico, perché possiamo affermare che proprio l'eolico ha rappresentato, sin dal suo avvento tecnologico, normativo e industriale, il manifesto della Green Economy e dei lavori verdi, portando alla ribalta non solo il concetto di energia pulita (anche se altre tecnologie e fonti erano già presenti e attive), con le importanti strutture ormai sempre più presenti sul territorio, ma anche il tema delle professioni coinvolte. Partendo dalla filiera tipica dell'eolico, è quindi possibile tracciare una prima classificazione.

Figura 2.1 - Operazione di erection di parte di aerogeneratore.

A) AREA PUBBLICA AMMINISTRATIVA

La Pubblica amministrazione rappresenta una fase essenziale del processo, attraverso le funzioni burocratiche di valutazione della fattibilità e di rilascio delle autorizzazioni delle Regioni, delle Province e dei Comuni. E evidente che, all'interno di quest'area, non è possibile parlare di lavori dal contenuto propriamente "verde": non si sono infatti rese necessarie né nuove figure specializzate, né particolari competenze, ma conoscenze nuove rispetto al tema trattato. Un discorso a parte va fatto per le Agenzie per l'Energia, il cui obiettivo generale è quello di realizzare l'efficienza energetica attraverso la gestione della domanda e lo stimolo dell'offerta, in direzione dell'uso di tecnologie energetiche rinnovabili ed efficienti, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti e diffondendo, tra gli utenti finali, le tecnologie delle energie rinnovabili e i criteri e le tecniche dell'efficienza energetica. Tali strutture organizzano iniziative di aggiornamento professionale e di formazione di tecnici.

B) SVILUPPO DEGLI IMPIANTI

•C

ndividuazione dei siti Sviluppo dei siti Società di consulenza ometr Rilevazioni topografiche

La prima e la seconda fase della parte della filiera che consiste nello sviluppo degli impianti sono rappresentate dall'individuazione e dalla valutazione dei siti potenzialmente idonei per la realizzazione dei parchi eolici.

Figura 2.2 - Parco eolico. Subito dopo aver individuato i siti idonei (sia dal punto di vista delle caratteristiche del territorio, sia da quello delle autorizzazioni) vengono montate stazioni anemometriche per lo studio scientifico del vento e la creazione di un modello numerico dei flussi di vento; il risultato è uno studio di fattibilità tecnico-economico-urbanistica. Le figure professionali coinvolte sono: ingegneri ambientali e civili, geologi e topografi, addetti al montaggio delle torri anemologiche. • Il Project Finance Manager è responsabile della gestione delle operazioni di Project Finance nel settore del rinnovabile. In particolare, cura gli aspetti numerici e contrattuali del progetto, gestisce le fasi di execution con il cliente, la relazione con le banche e il closing delle operazioni finanziarie. • Il Project Developer Eolico presiede gli aspetti legati allo sviluppo di progetti di energia eolica. In particolare, seleziona siti potenziali, conduce trattative con i proprietari terrieri, gestisce i rapporti con gli Enti locali e le Amministrazioni pubbliche per le autorizzazioni necessarie











alla costruzione degli impianti; segue, infine, la predisposizione dei contratti di fornitura per la realizzazione degli impianti. Per i profili ingegneristici, oltre alle conoscenze tecniche tradizionali, sono richieste una preparazione specifica sulle analisi dei flussi del vento, per elaborare i dati che arrivano alle centrali dalla stazione anemologica, e una conoscenza degli aerogeneratori, per essere in grado di fornire consulenza al cliente in fase di scelta della macchina più idonea al sito. In particolare, l'esperto anemologo interviene nella fase preliminare della costruzione di un impianto eolico, e dal risultato delle sue valutazioni dipende l'effettiva realizzazione del progetto. Tra i suoi compiti vi sono: la verifica delle interferenze con aree soggette a vincoli, la valutazione di impatto ambientale e della compatibilità acustica ed elettromagnetica, le simulazioni tridimensionali di inserimento degli aerogeneratori, la pianificazione dei rilievi anemometrici e la valutazione tecnica del progetto delle opere civili ed elettromeccaniche. Generalmente questa figura opera all'interno di società specializzate nei servizi di anemologia e in alcuni casi in grandi aziende multinazionali del settore. Ai geologi viene generalmente affidato il compito di verificare la fattibilità degli impianti rispetto alle caratteristiche geomorfologiche e idromorfologiche; le loro valutazioni sono determinanti per accertare l'impatto degli impianti sui terreni individuati. I topografi si occupano della documentazione grafica dei siti, della fotosimulazione degli impianti sui siti individuati e della verifica dell'impatto visivo degli impianti. Gli addetti al montaggio della stazione anemologica sono squadre di periti elettronici o elettrici, con capacità di montaggio di piccoli circuiti elettronici.

Sono cresciute le esigenze di personale qualificato anche per le società di consulenza. Spesso si tratta di studi tecnici di geometri e ingeneri direttamente coinvolti in questa fase della filiera, che impiegano giovani ingegneri civili e geometri per attività di sopralluogo dei terreni e di valutazione sulla fattibilità degli impianti.

C) PRODUTTORI E OPERATORI DELL'INDOTTO

e

• Produttori di aerogeneratori Produttori di componenti Realizzatori di opere edili Realizzatori di opere elettriche Trasporti Realizzatori di wind farm Società di service e manutenzione

Le prime due fasi di questa parte della filiera dell'eolico consistono nella produzione degli aerogeneratori e dei componenti per la realizzazione di una torre eolica e vedono protagoniste tre tipologie di operatori: 1. aziende che costruiscono gli aerogeneratori; 2. aziende che costruiscono e forniscono componenti degli aerogeneratori (motoriduttori, freni, valvole, materiale elettrico, cuscinetti, sensori, trasduttori, lavorazioni metalliche ecc.); 3. aziende impegnate nel montaggio/assemblaggio delle torri e delle macchine. Le aziende che costruiscono gli aerogeneratori impiegano: • progettisti meccanici: progettano ed eseguono calcoli strutturali di componenti meccanici, conoscono il CAD 3D, il calcolo degli elementi finiti e i più comuni processi di lavorazione dei metalli; collaborano con la produzione per l'industrializzazione dei componenti; • progettisti di componenti specifici per il settore eolico, sia per la parte meccanica sia per la parte elettrica; tali figure provengono spesso dai settori affini della meccanica, dell'elettricità e dell'elettronica.

Le aziende che realizzano le opere civili (strade, piazzole, scavi, edifici e fondazioni) impiegano le figure seguenti. • Esperti di cantiere come i Site Manager/Capocantieri, responsabili della sicurezza ex d. leg. n. 4 9 4 / 1 9 9 6 e in conformità al Pos (Piano operativo di sicurezza) e al Psc (Piano di sicurezza e coordinamento), garanti del rispetto del progetto; essi redigono il giornale di cantiere, verificano e riesaminano la documentazione di ingegneria per familiarizzazione aggiornandola con le modifiche apportate in corso d'opera (copia "rossa" per aggiornamento fine lavori). Supervisionano l'attivitàdi montaggio in cantiere di fornitori e subappaltatori; preparano i verbali di intervento delle attività svolte dai subappaltatori. Raccolgono e mantengono organizzata la documentazione di cantiere (disegni, specifiche, Pos, certificazioni, controlli di qualità). Effettuano la gestione dei rifiuti di cantiere e mantengono aggiornato il registro rifiuti. Al Site Manager viene spesso affidata la gestione delle attività, dei materiali, delle maestranze impiegate. • Maestranze edili, manovratori macchine per movimento terra, trasporti apparecchiature di sollevamento, gru: si tratta certamente di lavori non nuovi, ma ai cui addetti viene richiesto di cimentarsi con apparecchiature diverse e in condizioni particolari. • Specialista civile: coordina e controlla l'attività di progettazione civile affidata a società esterne; garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili dell'impianto e quelle elettriche/elettromeccaniche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai (Stato avanzamento lavori). Il ruolo richiede la laurea in Ingegneria civile o in discipline tecniche, un'esperienza maturata nell'ufficio tecnico di società impiantistiche, nonché esperienza nella gestione dei cantieri. Le aziende impegnate nel montaggio/assemblaggio delle torri e delle macchine impiegano le seguenti figure. •

Project Manager: responsabile per l'installazione delle turbine eoliche. sovrintende a tutte le fasi della realizzazione del parco eolico, dalla stipula del contratto con il cliente alla costruzione del parco stesso (fondazioni, connessione viaria, trasporto materiali ecc.), supporta il cliente fornendo consulenza tecnica, coordina il progetto gestendo le competenze impegnate nella realizzazione dell'opera.



Responsabile della messa in servizio e assistenza: collabora con i Project Manager assicurando lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Recepisce dal Direttore tecnico gli incarichi e gestisce le risorse interne e/o esterne; collabora con il Dt alla selezione di consulenti esterni per servizi di supervisione alla costruzione e all'avviamento; gestisce i reclami dei clienti e le Ne (Non conformità) emerse nelle fasi di avviamento e assistenza ai clienti; partecipa alle riunioni di chiusura commessa. E la figura che programma e coordina tecnicamente le varie attività di verifica/ avviamento impianto, interagendo con fornitori e clienti; esegue interventi mirati interfacciandosi, se necessario, con la progettazione e collaborando nella redazione dei certificati referenti ai collaudi. Apporta migliorie e completamenti alla documentazione di progetto, assicurando il successivo aggiornamento a fine lavori. Competono al ruolo le visite di ispezione e collaudo impianti con stesura dei rapporti di prova, la gestione dei rapporti e il coordinamento con i subfornitori, l'approvazione delle offerte e i contratti di fornitura entro i budget assegnati.



Addetto al montaggio delle turbine eoliche e dei componenti strutturali della turbina e del traliccio/torre eolica: questi addetti lavorano spesso in condizioni critiche dal punto di vista ambientale: operano infatti ad altezze che sfiorano i 1 0 0 m.

Figura 2.3 - Operatori addetti al montaggio.

• Addetto alla manutenzione: si occupa del primo avviamento impianti, del controllo via modem del funzionamento impianti, dell'intervento di risoluzione problemi presso il cliente. Effettua operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle macchine e provvede all'approvvigionamento e al controllo dei componenti acquisiti sul mercato, al loro montaggio e al relativo collaudo. D) SOCIETÀ ENERGETICHE

r

Società energetiche 1 Utilities 1 Società pubbliche tà arivate i

1| | g g | | r

>

A questa sottosezione appartengono aziende che operano principalmente nella produzione, nella vendita e nella distribuzione di energia; sono aziende che hanno una connotazione, molto spesso, mista pubblico-privata, a eccezione dei Trader, che sono prevalentemente società private. Impiegano figure come quelle sotto descritte. • Proposal & Sales Manager: contribuisce alla definizione delle strategie dei piani e degli obiettivi commerciali, riconosce le opportunità di crescita nel mercato di riferimento identificando nuovi clienti, valuta le potenzialità di sviluppo del portafoglio clienti. Communication Specialist: studiano, ideano ed eseguono campagne di comunicazione sia all'interno che all'esterno dell'organizzazione. • Operatori per la borsa dell'energia e Trader: si occupano di analizzare le previsioni e le informazioni sulla produzione e sui prezzi del mercato al fine di: 1) definire le offerte di produzione di energia e di servizi a essa collegati sulla base di vincoli tecnici ed economici predeterminati; 2) gestire il bilanciamento del portafoglio energia con acquisti/vendite in linea. Si interfacciano con coloro che de•

finiscono i vincoli tecnici ed economici all'interno dell'Area Energy Management e con le strutture di supervisione e controllo per le informazioni sulla produzione. Scheda riepilogativa di alcune delle figure impiegate nel settore eolico Settore

Professionalità

Descrizione

1

Addetto all'assemblaggio delle pale eoliche

Addetto al processo di stratificazione dei materiali compositi necessari alla realizzazione delle pale eoliche

2

Addetto al montaggio delle turbine

Addetto al montaggio dei componenti strutturali dell'aerogeneratore, quali torre, eliche, mozzo, navicella, gruppi idraulici, gruppi di trasmissione

3

Business Developer eolico

Sviluppa il business del rinnovabile a livello nazionale, individuando zone nevralgiche nelle quali implementare gli impianti di produzione di energia eolica

Eolico

4

Esperto di anemologia

Stima la velocità e l'intensità del vento; calcola, in relazione ai dati, la produzione attesa dal parco eolico

5

Progettista turbine eoliche

Progetta ed esegue il dimensionamento elettrico della macchina. Inoltre, elabora il PFD e Peti, layout meccanici, sketches (ambiente software per disegni 3D) e calcoli di stress analysis

6

Progettista parco eolico

Progetta le opere edili e stradali del parco eolico, in particolare le aree di base delle torri, le aree di realizzazione delle sottostazioni e degli scavi per il passaggio dei cavi elettrici, le aree di logistica dei componenti (tronchi delle torri e aerogeneratori)

7

Project Manager eolico

Si occupa di garantire l'efficace svolgimento del processo produttivo nel rispetto dei tempi, dei costi e delle

7

specifiche contrattuali. Costituisce l'interfaccia tra i clienti stessi e le varie funzioni aziendali

8

Responsabile della messa in servizio e assistenza

Assicura lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Programma e coordina tecnicamente le varie attività di avviamento e di verifica impianto, interagendo con fornitori e clienti

9

Site Manager eolico

Garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili del parco eolico e le opere elettriche ed elettromeccaniche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai

Eolico

10 Tecnico manutentore elettronico delle turbine eoliche

Implementa azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti elettriche ed elettroniche della turbina; analizza e diagnostica avarie nei sistemi elettronici ed elettrici

11

Implementa azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti meccaniche e idrauliche della turbina

Tecnico manutentore meccanico delle turbine eoliche

2.2.3 La filiera del fotovoltaico

e solare

La filiera del fotovoltaico e solare non si discosta molto da quella dell'eolico: è possibile, infatti, ritrovare in alto tutti gli operatori amministrativi coinvolti nel processo di rilascio delle autorizzazioni, quindi Regioni, Province, Comuni, così come le Agenzie per l'Energia e le Associazioni di settore. Sostanziali differenze si riscontrano invece dalla parte dello sviluppo, perché nel fotovoltaico è presente una distinzione piuttosto marcata tra

le aziende che operano nel business degli impianti medio-grandi e quelle attive nel business degli impianti piccoli, definiti a uso domestico. Esiste, pertanto, una distinzione sostanziale tra gli sviluppatori di impianti di dimensioni medio-grandi, che rievocano molte delle caratteristiche delle omologhe professionalità già incontrate e descritte a proposito dell'eolico, e i devoloper del mercato del fotovoltaico e del solare termico per il mercato a uso domestico. Questi ultimi, pur competenti dal punto di vista tecnico e normativo, sono però in prevalenza figure a carattere commerciale, alle quali viene richiesto di individuare e sviluppare aree di mercato e di implementare nuovi canali di distribuzione in un settore caratterizzato da forte concorrenza. Si può affermare che i fabbisogni di personale e le professionalità impiegate sono simili a quelle utilizzate nell'eolico, anche se sono richieste, ovviamente, differenti competenze, oltre alla conoscenza della tecnologia del fotovoltaico e del solare termico, delle loro applicazioni, del dimensionamento degli impianti, della loro redditività. PRODUTTORI E OPERATORI DELL'INDOTTO

Produttori Produttori di componenti

Realizzatori di impianti Società di Service e manutenzione

Un discorso diverso riguarda la sottosezione dei produttori, sia per la tecnologia impiegata nell'industria del vento (vedi capitolo 1), sia per le applicazioni.

È doveroso sottolineare che in Italia la produzione di pannelli è molto scarsa rispetto alle quantità installate; le figure richieste sono prevalentemente operatori di linea, per i quali è necessario un periodo di formazione su macchinari di assemblaggio a tecnologia innovativa. Nella fase di realizzazione delle opere si collocano gli esperti della progettazione e realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, con competenza nella progettazione e autorizzazione impianti Fer, stazioni MT/AT e di connessione alla rete elettrica nazionale. Vengono impiegate maestranze tipiche delle opere e dei cantieri civili e, anche in questo caso, particolarmente importante è la figura del Site Manager. Molto richiesti sono anche i cablatori e gli addetti all'assemblaggio dei moduli e al montaggio dei componenti; si tratta, nella maggior parte dei casi, di elettricisti di impianti industriali e manutentori elettrici. La filiera si conclude, per gli impianti di media e grande taglia, con la parte giocata dalle Utilities e dal Trading.

Tutt'altro discorso va fatto per le aziende che operano nella vendita di impianti chiavi in mano di uso domestico (kit comprensivi di moduli e componenti per l'installazione). Si tratta di aziende commerciali a tutti gli effetti, che hanno conosciuto una crescita davvero impressionante, tradottasi nella richiesta di figure molto difficili da reperire sul mercato del lavoro, quali i tecnici commerciali fotovoltaici. Essi hanno la responsabilità delle relazioni commerciali con tutte le istituzioni e gli Enti locali, volte al consolidamento delle opportunità di business esistenti e alla tempestiva individuazione di quelle potenziali. La peculiarità delle caratteristiche necessarie e quindi la difficoltà di reperire tali tecnici sul mercato dipende dalle competenze e conoscenze richieste: un solido background tecnico-ingegneristico, espe-

rienza in ambito commerciale in settori affini e conoscenza del settore delle energie rinnovabili dal punto di vista tecnico e normativo. Scheda riepilogativa di alcune delle figure impiegate nel settore solare termico e fotovoltaico Professionalità

Descrizione

1

Addetto al montaggio di impianto fotovoltaico

Addetto al montaggio dei componenti strutturali e di raccordi dell'impianto fotovoltaico

2

Business Developer fotovoltaico

Sviluppa il business del rinnovabile a livello nazionale, individuando zone nevralgiche nelle quali implementare gli impianti di produzione di energia fotovoltaica

3

Progettista impianto fotovoltaico

È incaricato della valutazione del sito per la realizzazione dell'impianto FV di media e grande taglia, esegue lo studio di fattibilità del progetto, lo studio della radiazione solare, il dimensionamento elettrico

4

Progettista impianto solare termico

È incaricato della progettazione di impianti solari termici - tecnologia a concentrazione - , effettua lo studio preliminare e definitivo sulla capacità termica attesa

5

Project Manager fotovoltaico

Garantisce l'efficace svolgimento del processo produttivo nel rispetto dei tempi, dei costi e delle specifiche contrattuali; gestisce la scelta dei pannelli e delle altre componenti dell'impianto FV

6

Responsabile della messa in servizio e assistenza

Assicura lo svolgimento delle attività di messa in servizio e l'assistenza al collaudo dell'impianto. Programma e coordina tecnicamente le varie attività di avviamento e di verifica

Settore

Solare-termico e fotovoltaico

6 7

impianto, interagendo con fornitori e clienti Site Manager fotovoltaico

8 Solare-termico e fotovoltaico

Tecnico

Garantisce la corretta interfaccia tecnica a livello progettuale ed esecutivo tra le opere civili del parco fotovoltaico e le opere elettriche; monitora la corretta esecuzione delle opere civili degli impianti in fase di realizzazione; gestisce e coordina il progetto nel rispetto dei termini contrattuali e verifica il Sai È incaricato di implementare

commerciale di

l'azione commerciale per la vendita

impianti FV

di impianti FV, generalmente a uso domestico; ha competenze tecniche specifiche sulla tecnologia, resa impianti e incentivi

9

Tecnico

Impiegato prevalentemente negli

manutentore

impianti di grandi dimensioni,

elettronico

è chiamato a verificare il

fotovoltaico

corretto funzionamento dei componenti elettrici dell'impianto e alla sostituzione di quelli malfunzionanti

10

Tecnico

Verifica il corretto funzionamento

manutentore

dell'impianto, in particolare della

idraulico solare

componente idraulica

termico 11

12

Tecnico

È addetto all'installazione delle

installatore

stringhe, alla posa in opera degli

impianto

inverter, dei quadri e delle canaline,

fotovoltaico

del cablaggio elettrico

Tecnico installatore impianto solare termico

È addetto all'installazione dell'impianto termico, della caldaia, dei collegamenti con l'impianto a uso domestico

2.2.4 La filiera delle biomasse La filiera delle biomasse è fortemente condizionata dai costi di lavorazione della materia prima, dai costi di trasporto della stessa agli impianti centrali, dalla collocazione sul mercato locale della produzione energetica, termica ed elettrica.

Rientrano in questo settore aziende del settore agricolo e forestale e, a parte un incremento numerico delle attività e degli operatori, si individuano figure specializzate diverse da quelle tradizionalmente impiegate; ne sono un esempio i tecnici agricoli forestali che hanno nuove competenze nello studio del terreno e dei boschi per l'individuazione delle aree da cui "recuperare" la materia prima delle biomasse; da citare poi gli esperti della chimica della materia. Per la parte di sviluppo degli impianti di produzione attraverso la trasformazione della materia prima

si segnalano in particolare figure ingegneristiche in grado di progettare impianti con nuove tecnologie, ma anche figure tecniche come i caldaisti, che si occupano della conduzione e della manutenzione ordinaria e straordinaria di generatori di vapore e impianti: sono difficili da reperire sul mercato anche perché per la loro attività è richiesto il possesso di un particolare Patentino che ne attesta la formazione.

2.2.5 I lavori impiegati nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie Decisamente interessante è la crescita degli investimenti nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie. Tutto il settore della Green Economy, in particolare per i comparti riguardanti la produzione energetica da fonti rinnovabili, la gestione sostenibile dei rifiuti e lo sviluppo di sistemi avanzati, l'Information Technology e le telecomunicazioni, si caratterizza per un'intensa attività di studio e di ricerca di nuovi materiali e tecnologie, alla base di nuove attività industriali e applicazioni. Le ricadute occupazionali non sono ancora particolarmente significative. Questa parte della filiera è fortemente condizionata da fattori esogeni, in particolare economici (investimenti pubblici e privati) e normativi. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di profili ingegneristici, impegnati in Enti pubblici o società partecipate, spesso anche in aziende che nascono come spin off universitari per realizzare prodotti prototipati all'interno dei più attivi dipartimenti Universitari.

2.2.6 I lavori impiegati nell'efficienza

energetica

L'efficienza energetica deve essere intesa come la capacità di sfruttare l'energia per soddisfare fabbisogni civili e industriali. Minori sono i consumi relativi al soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore è l'efficienza energetica. Partendo da questa definizione, è intuibile che l'efficienza energetica non riguarda solo le strutture civili e industriali esistenti, ma anche quelle da realizzarsi: in questo caso si parla di efficienza energetica come sistema di progettazione di impianti e strutture. In questo ambito le professionalità impiegate sono diverse. • Esperti della certificazione energetica/certificatori energetici: professionisti abilitati a rilasciare l'Attestato di Certificazione energetica ( Ace) degli edifici. Tecnici in grado di valutare e quantificare consumi e dispersioni energetiche di un edificio e di catalogarlo secondo

delle specifiche classificazioni (simili a quelle degli elettrodomestici: classe A, B, C ecc.). • Esperti delle tecnologie per la generazione di "energie pulite": professionisti delle tecnologie e degli impianti, in grado di valutare l'opportunità e le modalità di realizzazione di impianti efficienti e redditizi. Scheda riepilogativa di alcune figure professioni dell'efficienza energetica Settore

1

2

Efficienza e risparmio energetico

3

4

Professionalità

Descrizione

Carbon Manager

E chiamato a supportare le imprese e gli enti locali negli obiettivi di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra

Certificatore Energetico

Energy Manager

Mobility Manager

Iscritto in apposito albo regionale, è chiamato a emettere certificati di certificazione energetica (Ace), obbligatori per l'atto di vendita di edifici o parti di essi, e di qualificazione energetica (Aqe) Incaricato della raccolta dei dati inerenti i consumi di energia, del loro studio e dell'individuazione di misure di efficienza e risparmio energetico per i comuni con più di 15.000 abitanti e per gli enti pubblici e i soggetti privati che consumano più di 1000 tep (tonnellate equivalenti petrolio) di energia Figura obbligatoria per le imprese e gli enti con più di 300 dipendenti nella stessa unità o 800 in più sedi, è chiamata a ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti sia durante le ore di lavoro sia da casa al lavoro e viceversa, con strategie che permettano la riduzione dei costi, dell'energia e delle emissioni

2.2.7 Gli esperti della

normativa

Quello della normativa rappresenta sicuramente un aspetto di fondamentale importanza, poiché il settore della Green Economy, in particolare quello della produzione di energia, è segnato da una complessa struttura di norme, a livello sia centrale sia locale. Coloro che operano in questo campo non possono prescindere da una preparazione giuridica; è quindi opportuno, in ogni caso, avvalersi della collaborazione di esperti. Ciò vale, in particolare, per le aziende straniere per le quali il nostro sistema giuridico, "ricco" di leggi, rappresenta una grande criticità. Gli esperti della normativa operano sia come professionisti - molti importanti studi di consulenza legale hanno subito prestato attenzione al fenomeno, inserendo nei propri organici nuovi avvocati ai quali è stato richiesto di dedicarsi al tema in questione - sia all'interno delle aziende; si occupano del processo di autorizzazione, di due diligence, ma anche del contenzioso di diritto privato e di diritto amministrativo.

2.2.8 I lavori verdi

nell'edilizia

Come può generare nuova occupazione verde l'edilizia? Già in passato autorevoli studiosi quali Jochem e Hohmeyer in Germania, oppure il McKinsey Global Institute, seppure in modo diverso, hanno dimostrato che esiste uno stretto legame tra una nuova concezione dell'edilizia e una "buona occupazione". Si stima che dagli edifici venga assorbito circa il 4 0 % di tutta l'energia globale e, in modo direttamente proporzionale, gli edifici emettono gas serra con effetti inquinanti devastanti. Con queste premesse, alle quali va aggiunto il gran numero di lavoratori oggi impiegato nel settore dell'edilizia, è evidente che il Green Building non può essere trascurato nell'ambito di una trattazione sui lavori verdi. Intanto è necessario individuare le aree dell'edilizia ove è possibile parlare di attività verdi, e poi da queste procedere per individuare i relativi "mestieri". La bioedilizia è l'edilizia concepita per realizzare "costruzioni" ecocompatibili per uso sia civile sia industriale. Questo significa, prima di tutto, progettare in modo diverso le strutture, e in particolare scegliere materiali non inquinanti e in grado di garantire alla nuova costruzione una buona autosufficienza energetica. Lo stesso concetto vale anche per la riqualificazione dell'attuale patrimonio immobiliare. L'edilizia e la riqualificazione attuate in modo ecocompatibile hanno un impatto immediato anche sulla ricerca tecnologica dei materiali di

costruzione, dei componenti e della relativa industria: strutture (laterizi e manufatti), coperture, pareti e facciate, finiture e pitture, pavimenti, porte e serramenti, impianti di riscaldamento e illuminazione e altri ancora. È evidente, parlando di mestieri, che non tutti quelli ricollegati alle attività di cui sopra possono essere considerati nuovi o "green" in senso stretto, in particolare nell'industria e nella realizzazione degli immobili: professionisti più spiccatamente green sono invece tutti quegli ingegneri, architetti, Project Manager che hanno rivisto la propria attività ispirandosi alla nuova filosofìa verde. La loro competenza hard non è diversa da quella tradizionalmente intesa; la loro specializzazione è invece sicuramente altra, è verde. Da menzionare sono anche tutti coloro che operano nella realizzazione/ costruzione, nella manutenzione (idraulici, elettricisti), nelle industrie. Si può tranquillamente convenire con l'Unep quando afferma che la bioedilizia stimolerà in modo significativo l'occupazione nel settore, dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo; in Europa e negli Stati Uniti nei prossimi 2 0 anni potrebbero essere riqualificati da 2 a 3,5 milioni di posti di lavoro. Scheda riepilogativa di alcune figure professionali della bioedilizia Settore

Professionalità

Descrizione Studia i materiali più adatti a garantire il minor impatto

^

Esperto dei materiali

ambientale delle opere, ricerca materiali a minor costo di produzione e migliore resa, nonché tutti quei materiali che possano garantire una minore dispersione di calore e di energia

Bioedilizia

Figura chiave della bioedilizia,

2

Progettista dell'edilìzia sostenibile

progetta le opere da realizzare valutandone l'impatto ambientale fino alla dismissione. Individua i materiali più adatti per garantire la salubrità e l'efficienza energetica dell'opera

2.2.9 I lavori verdi nei trasporti e nella sostenibile

mobilità

L'Unione Europea definisce come sistema di trasporto sostenibile quello che: • limita le emissioni e i rifiuti entro la capacità del pianeta di assorbirli, utilizza risorse rinnovabili in quantità pari o inferiore al loro tasso di generazione e impiega risorse non rinnovabili in misura pari o inferiore al tasso di sviluppo dei sostituti rinnovabili, minimizzando l'impatto sull'uso del territorio e la generazione di rumore; • è economicamente accessibile, funziona in maniera efficiente, offre una scelta di varie modalità e sostiene un'economia competitiva, così come uno sviluppo regionale equilibrato; • consente l'accesso di base e le esigenze di sviluppo degli individui, delle imprese e delle società, che devono essere soddisfatte in modo sicuro e compatibile con la salute dell'uomo e dell'ecosistema; promuove l'equità all'interno di una generazione e tra generazioni successive. È indiscutibile che, se la direzione è quella di un trasporto effettuato con mezzi in grado di inquinare sempre meno e di usare combustibili diversi dai derivati del petrolio, si sta parlando dell'industria dei mezzi di trasporto. Questa, a onor del vero, da anni si confronta con la propria responsabilità in termini di impatto ambientale e già molto ha fatto per ridurre gli effetti negativi. Si è assistito alla riqualificazione di tutte quelle professioni che possono metterci a disposizione nuovi mezzi di trasporto efficienti, confortevoli e, quel che più conta, meno inquinanti; Io sforzo è stato apprezzabile e significativo, ma sicuramente è lecito attendersi risultati ancora maggiori e più consistenti dal punto di vista quantitativo. Quanto, invece, alla mobilità sostenibile, essa deve intendersi come sistema di mobilità urbana che consenta a tutti i cittadini e lavoratori il diritto alla mobilità, senza gravare sul sistema sociale in termini di: • inquinamento atmosferico ed emissioni di gas serra; • inquinamento acustico; • congestione dovuta al traffico veicolare; • incidenti/infortuni. Come si ottengono questi risultati e quali sono le conseguenze sull'occupazione?

Esistono già alcune interessanti iniziative, anche in Italia, e altre stanno prendendo piede, come il Pedaggio urbano (accesso a pagamento a strade o a particolari zone urbane), il Park pricing (sosta su strada a pagamento), il Park and ride (agevolazione dell'interscambio tra automobile e mezzo pubblico nelle città); si segnalano inoltre: limitazioni della circolazione veicolare, servizi di car sharing e trasporto a chiamata, promozione del car pooling, costruzione di piste ciclabili e implementazione di servizi di bike sharing, utilizzo di sistemi di Information Technology (Its) per la gestione di flussi veicolari (per esempio, instradamenti ai parcheggi urbani, segnalazione traffico sugli assi stradali, navigazione satellitare ecc.). Sul fronte del lavoro la figura più interessante è quella del responsabile della mobilità: gli Enti pubblici con più di 3 0 0 dipendenti per "unità locale" e le imprese con complessivamente oltre 8 0 0 dipendenti devono individuare un responsabile della mobilità del personale: • il Mobiliti) Manager di azienda ha l'incarico di ottimizzare gli spostamenti sistematici dei dipendenti. L'obiettivo è quello di ridurre l'uso dell'auto privata redigendo il Piano spostamenti casa-lavoro (Pscl), con cui si favoriscono soluzioni di trasporto alternativo, riducendo l'impiego qualitativo e quantitativo dei mezzi di trasporto inquinanti; • il Mobility Manager di area è una figura istituita presso l'Ufficio tecnico del Traffico di ogni Comune (a esclusione dei centri più piccoli); è incaricato di mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le aziende di trasporto locale, di promuovere le iniziative di mobilità di area, di monitorare gli effetti delle misure adottate e coordinare i Pscl delle aziende. "Lavori verdi" potrebbero diventare tutte quelle attività che, grazie alle nuove tecnologie, si svolgeranno da casa, "verdi" per il solo fatto che, rendendo non più necessario l'impiego dei mezzi di trasporto per raggiungere i posti di lavoro, potranno incidere positivamente sulla riduzione delle emissioni dei gas serra.

2.2.10 I lavori nel settore della tutela

ambientale

"Enviromental Green Specialist" - La tutela dell'ambiente: opportunità e ricadute occupazionali L'inquinamento ambientale, oltre a pregiudicare il contesto in cui viviamo, disseminando pericoli per la nostra salute con relativi costi da sostenere, rappresenta anche un costo economico, in quanto non permette di sfrut-

tare al meglio le risorse ambientali disponibili, in particolare in presenza di dismissioni di cantieri, di aziende, ma anche di fabbricati di edilizia privata. Il rapporto "Per combattere la recessione, creare lavoro, vincere la sfida climatica" di Cgil e Legambiente stima in tre miliardi di euro i costi totali delle bonifiche, delle misure di prevenzione, degli interventi ambientali ecc., che si traduce in un pari fatturato per chi opera nel settore e in una richiesta di personale altamente specializzato. Dal punto di vista teorico, è possibile classificare diverse forme di inquinamento: • • • • • • • • • •

atmosferico; idrico; del suolo; fotochimico; acustico; elettrosmog elettromagnetico; luminoso; termico; genetico; radioattivo nucleare.

Si può classificare l'inquinamento anche in base alla causa che lo origina; abbiamo così: • • • • • • •

inquinamento naturale; domestico; architettonico; urbano; agricolo; industriale; biologico.

La normativa in materia è molto complessa a livello sia internazionale che comunitario, perché è difficile disciplinare in modo uniforme un rischio che incide in misura diversa da un Paese all'altro, in relazione al differente grado di sviluppo, di degrado ambientale, di tecnologie disponibili, così come alle diverse misure che ciascun Paese è in grado di adottare in materia. In Italia la tutela dell'ambiente e l'applicazione delle norme che hanno recepito le direttive comunitarie sono affidate all'Arpa (acronimo di Agenzie Regionali per la Prevenzione e Protezione Ambientale, istitu-

ite con Legge n. 61 del 21 gennaio 1994, di conversione del terzo d. leg. 496/93), a cui sono demandate le funzioni di: • controllo del rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti emanati dalle autorità competenti; • supporto tecnico agli enti titolari di funzioni di programmazione e di amministrazione attiva in campo ambientale; • sviluppo di un sistema informativo ambientale che sia di supporto agli enti istituzionali e a disposizione delle formazioni sociali interessate. In Italia si registra una sempre maggiore attenzione per l'ambiente e per le attività finalizzate alla bonifica di siti industriali, luoghi teatro di incidenti che hanno avuto conseguenze profonde sull'ambiente, centrali dismesse, o, più semplicemente, a interventi per rendere maggiormente salubri le attività di soggetti pubblici, privati o aziende, come, ad esempio: 1. • • • • • • • • • • • •

audit ambientali ai fini dell'ottenimento di certificazioni ambientali; analisi chimiche; analisi biologiche; valutazione rischi; progettazione di bonifiche di suoli contaminati; progettazione di opere di risanamento; ripristino di impianti di contenimento; risanamento di scarichi reflui e fumi; bonifiche da amianto; bonifiche da sostanze chimiche e biologiche; bonifiche di serbatoi; bonifiche di aree industriali dismesse; adempimenti legislativi in materia di sicurezza ambientale.

Questo ha determinato la nascita di nuove aziende e di nuove figure professionali, dotate di un mix di competenze e conoscenze innovative nello scenario del "green job market". • La principale figura di riferimento è quella del Tecnico per l'Ambiente professionista, al quale è affidato il compito di gestire le problematiche ambientali pubbliche e aziendali e i relativi risvolti applicativi della disciplina di settore contenuta nel "Codice dell'Ambiente": Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, esso dà attuazione a un'ampia delega conferita al Governo dalla legge n. 3 0 8 del 2 0 0 4 per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale. Per ricoprire il ruolo di Tecnico per l'Ambiente sono richiesti studi

di chimica, scienze ambientali, ingegneria dell'ambiente e campi affini. • Ingegnere chimico ambientale: è il professionista al quale vengono demandate le attività di gestione dei rifiuti e degli scarti della produzione, dell'uso delle acque e degli scarichi, la valutazione di impatto ambientale delle attività, degli impianti tecnologici in campo ambientale ed energetico, degli impianti di smaltimento e della bonifica dei siti inquinati. Opera all'interno di studi di consulenza, in società specializzate in interventi di bonifica e ripristino o in aziende certificate. • Ingegnere per l'ambiente e il territorio: si occupa della progettazione e di seguire l'esecuzione di opere e infrastrutture che impattano in modo significativo sul territorio o, in generale, sull'ambiente. Ha competenze professionali nei settori dell'ambiente, del territorio e delle risorse; è in grado di armonizzare lo sviluppo produttivo con la tutela dell'ambiente, la pianificazione, la gestione e la riorganizzazione del territorio. Opera generalmente all'interno di imprese, enti pubblici e privati, studi professionali preposti alla progettazione, pianificazione, realizzazione e gestione di opere di ingegneria e di sistemi di controllo e monitoraggio del territorio relativi alle materie prime, alle risorse, alle infrastrutture di servizio, alla gestione dei rifiuti, alla valutazione degli impatti e della sostenibilità. • HSE Manager (Health, Safety and Environment): opera all'interno di aziende industriali e/o delle costruzioni e dell'estrazione dell'energia tradizionale. Si occupa di: documenti di valutazione dei rischi aziendali, piani di sicurezza, Dpi (Dispositivi di protezione individuale), procedure di monitoraggio della corretta applicazione dei documenti di valutazione, dei piani sicurezza e dei Dpi; Audit sulla sicurezza; corsi di formazione sulla sicurezza. In particolare, poi, nell'area dei rifiuti si sta assistendo all'aumento del numero delle norme che stabiliscono nuovi adempimenti per la gestione degli impianti, la raccolta, lo smaltimento e il riciclo, e delle norme speciali relative a specifiche tipologie di rifiuti (Raee, pile e accumulatori, cartucce per stampanti). Di qui la richiesta di altre tre figure manageriali specializzate: • Esperto nella gestione di impianti di trattamento dei rifiuti urbani: responsabile dell'impianto, verifica la qualità dei rifiuti in ingresso e del loro trattamento finale. • Esperto di sistemi di accumulo del gas dei rifiuti: gestisce gli impianti

che permettono di "valorizzare i gas" provenienti dal processo di essiccazione, gassificazione e combustione dei rifiuti urbani. • Tecnico commerciale dei prodotti da riciclo: individua i prodotti che possono essere riciclati, gestisce l'approvvigionamento e la successiva commercializzazione presso le aziende di riutilizzo. Scheda riepilogativa di alcune f i g u r e del settore ambiente

Settore

Professionalità

Descrizione Professionista al quale è affidato il compito di gestire

1

, . , Esperto ambientale

Esperto nella gestione di impianti di trattamento dei rifiuti urbani

3

Esperto di sistemi di accumulo del gas dei rifiuti

Ambiente e Rifiuti

. . , Tecnico commerciale dei prodotti da riciclo T

4

5

Esperto per il recupero dei materiali

le problematiche ambientali pubbliche e aziendali e i relativi risvolti applicativi della disciplina di settore Responsabile dell'impianto, verifica la qualità dei rifiuti in ingresso, il loro trattamento, ed è responsabile dell'impatto ambientale delle attività dell'impianto Si occupa della gestione degli impianti di inserimento a griglia, è competente nella corretta classificazione dei rifiuti urbani immessi nel processo di essiccazione, gassificazione e combustione Al tecnico commerciale dei prodotti da riciclo è affidato il compito di individuare i prodotti , . . , . che possono essere riciclati, „ I approwigionameto e la successiva commercializzazione presso le aziende di riutilizzo Verifica la corretta classificazione dei materiali e del loro recupero e successivo stoccaggio

2.2.11 I lavori verdi nel settore industriale in senso lato In realtà, in questo caso non si tratta di una vera e propria categoria di professioni, quanto dell'impatto della coscienza green su amministratori "illuminati" che decidono di gestire le attività delle proprie aziende in modo ecosostenibile. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, si tratta dell'applicazione di norme che impongono a coloro che amministrano le aziende di adottare misure e comportamenti ecocompatibili; si assiste così all'introduzione di figure professionali chiamate a modificare o a migliorare attività con un forte impatto ambientale. Un esempio può essere costituito dal certiflcatore, deputato a promuovere costanti miglioramenti dell'efficienza ambientale delle attività industriali (Emas: Eco-Management and Audit Scheme); questa passa attraverso: la pianificazione a medio e lungo termine, l'aumento delle competenze manageriali, il miglioramento della gestione dei processi interni, la continua ricerca dell'efficienza e dell'efficacia, la formazione degli addetti. Un'altra figura chiave è il Green IT, ovvero l'esperto di Information Technology, in grado di rendere efficienti le reti informatiche, il loro impiego, l'approvvigionamento di energia e il fabbisogno, e i materiali. Vanno ricordati anche il Mobiliti/ Manager, al quale è affidata la responsabilità della pianificazione della mobilità dei dipendenti delle grandi aziende, e i Green Marketer, a cui si richiede una nuova modalità di comunicazione relativa ai propri servizi o prodotti ecofriendly, oppure all'impegno della propria azienda in iniziative ecofriendly. Si potrebbero citare molte altre figure, ma quello che si vuole in realtà evidenziare è la significativa tendenza a rivedere, all'interno delle professioni tipiche impiegate nelle aziende, contenuti e attività in linea con esigenze "green"; a tutti i livelli si richiedono comportamenti rispettosi dell'ambiente.

2.2.12 I lavori verdi nel settore agroalimentare della silvicoltura

e

Parlare dei lavori verdi nel settore agroalimentare è possibile, anzi doveroso. Possibile, perché, come gli altri citati settori, anche quello agroalimentare si inserisce appieno nel concetto di Green Economy. Doveroso, perché l'agricoltura e il settore alimentare sono, da sempre, alla base della piramide economica e sociale. Storicamente essi hanno occupato un importante numero di lavoratori e, anche se oggi le cose sono

cambiate per tutta una serie di motivi economici, sociali e industriali, in particolare per quanto riguarda il settore agricolo, l'alimentare continua a mantenere buoni livelli di occupazione nonostante la crisi economica. I lavori verdi nel settore in questione probabilmente non costituiscono una novità assoluta, ma è pur vero che, anche in questo caso, si sta assistendo a una riqualificazione di molte professionalità, che va di pari passo con un cambiamento culturale, convenzionalmente identificato con l'avvento del bio, che in Italia risale a ormai a oltre 2 0 anni fa. La "bioagricoltura" e la "bioalimentazione" rappresentano una rivoluzione che ha prodotto una nuova cultura e un nuovo modo di concepire il lavoro di numerose figure professionali. • I periti agrari: svolgono una serie di attività che possono spaziare dalla conduzione delle aziende agricole all'assistenza tecnica o alla consulenza nel settore agroalimentare. • I tecnologi della produzione alimentare: specialisti che, nell'ambito delle imprese operanti nel settore agroalimentare e industriale, svolgono le attività connesse sia alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti, sia direttamente alla produzione e al controllo di qualità. • L'agronomo: impegnato in attività gestionali e tecniche nel settore agricolo, forestale e ambientale e nei settori della pesca, dell'industria alimentare e dell'industria del legno, sia in forma dipendente sia come libero professionista. A questi mestieri, considerati in chiave "verde" o, se si vuole, "bio", altri ancora se ne potrebbero aggiungere, in una rilettura che parte dalla formazione professionale e tecnica, con una forte aderenza rispetto alle nuove esigenze dei consumatori, attenti ai prodotti impiegati nell'agricoltura e nella produzione alimentare. Quindi, sebbene sia diffìcile affermare che il settore agroalimentare sarà interessato, a causa del fenomeno green, da un incremento significativo di occupati, si può però dire che ci sono le condizioni per parlare di buona occupazione. Come nell'agroalimentare, così anche nella silvicoltura si registra una nuova tendenza verde; anche in questo caso il cambio culturale è fondamentale quanto l'esigenza di vivere in modo sostenibile nell'ambiente circostante.

Scheda riepilogativa di alcune figure impiegate nella bioagricoltura

Settore

Professionalità

Descrizione

Agricoltore bio

Evoluzione dell'imprenditore agricolo, che nel rispetto dei dettami della normativa bio cura tutti gli aspetti del processo di produzione, raccolta, stoccaggio, trasformazione, vendita dei prodotti bio

Agronomo

Figura trasversale all'interno del settore della bioagricoltura, interviene in modo scientifico-consulenziale a sostegno delle attività delle aziende di settore: di produzione, trasformazione ecc.

Tecnico della qualità

Ha la responsabilità di verificare e garantire la corretta applicazione delle normative bio

Bio agricoltura

1

2.3 L'impatto dei Green Job sul mercato del lavoro E evidente che un fenomeno economico come quello della Green Economy, così vasto da interessare aspetti economici, tecnologici e normativi, non può non avere ripercussioni importanti anche sul mercato del lavoro. Si tratta di un impatto non solo quantitativo - nel capitolo 3 forniremo dei dati a questo proposito - , ma anche qualitativo, in particolare nel nostro Paese e in questo momento storico, tenuto conto del contesto industriale e della contingente fase di crisi ma anche dell'immaturità del settore, molto recente e non ancora metabolizzato. In particolare, si possono esaminare almeno cinque macro-effetti, a cominciare da quello più auspicato, ovvero la creazione di nuove professionalità.

1. La creazione di nuove professionalità. Si tratta di un effetto positivo dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo. Infatti, come già riportato nella classificazione dei lavori verdi, è possibile individuare una serie di nuove professionalità, quali: addetto montaggio di stazioni anemometriche; esperto in normative inerenti al settore delle energie rinnovabili: Green Legai Counsel, esperto di contrattualistica e di due diligence; tecnici di gestione delle centrali di controllo in remoto: esperto progettazione e dimensionamento impianto; tecnico di installazione impianti fotovoltaici, Energy Manager, esperto delle normative ambientali; Green Marketer; promotore finanziario verde-, responsabile della mobilità sostenibile; manager del turismo sostenibile: esperto nel trattamento dei rifiuti. I lavori verdi presentano un denominatore comune: l'ambiente e la riprogrammazione di attività a forte impatto ambientale, al fine di renderle ecosostenibili. Tali professioni richiedono competenze e requisiti particolari in relazione alle tecnologie impiegate sia per la realizzazione degli impianti che per il loro funzionamento. 2. In secondo luogo, alcuni lavori saranno sostituiti, nel passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Da un punto di vista meramente algebrico, se aumenterà la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili a discapito di quella prodotta da "fonti tradizionali", ovvero idrocarburi, ci troveremo di fronte a una riduzione del numero di impiegati in questo settore; parallelalemente, dovrebbe però aumentare il numero di occupati nelle attività per la produzione energetica da fonti rinnovabili (le stime vanno tutte in questa direzione). Ovviamente è difficile sapere se la compensazione sarà equivalente. 3. In terzo luogo, alcuni posti di lavoro possono essere eliminati senza sostituzione diretta. Alcune professionalità non saranno più necessarie, altre termineranno insieme a tecnologie che, superate, non verranno sostituite. 4. Molti posti di lavoro esistenti saranno semplicemente trasformati: in una parola, riqualifìcati. E il caso di tutte quelle professioni che, dal punto vista delle competenze, possono essere impiegate in nuovi ambiti e per le quali si rendono necessari interventi di riqualificazione professionale (aggiornamenti formativi su tecnologie, tecniche di lavoro ecc.).

Rispetto ad altri effetti, quest'ultimo rappresenta anche una preziosa opportunità in questa particolare situazione di crisi, e questo per due motivi: • ci sono aziende che si stanno riconvertendo al settore della nuova economia verde o che già operano in settori affini e che impiegano lavoratori con competenze non molto lontane da quelle richieste per nuovi lavori verdi; • in altri casi è possibile reinserire nel mercato lavoratori disoccupati in possesso di buone competenze. 5. Nuove aziende s t a n n o n a s c e n d o . Si tratta sia di ditte individuali, in particolare di attività di consulenza e tecniche (ad esempio, installatori fotovoltaici), sia di nuove imprese operanti nell'indotto che il nuovo settore sta creando. Scheda riepilogativa di alcune figure trasversali Settore

Professionalità

Descrizione

1

Esperto delle normative dell'energia da fonti rinnovabili

Monitora e analizza l'evoluzione normativa e la regolazione di settore (mercato dell'energia rinnovabile, sistemi di incentivazione, connessione alla rete elettrica nazionale, impatto della fiscalità energetica)

2

HSE Manager delle aziende delle FER

Predispone e implementa i documenti di Valutazione dei rischi, i piani di sicurezza, i Dpi, le procedure di monitoraggio della corretta applicazione dei documenti di Valutazione, dei Piani sicurezza e dei Dpi, l'audit e i corsi di formazione sulla sicurezza

3

Ingegnere per l'ambiente

Professionista impegnato nella pianificazione, nello sviluppo e nella gestione di tutte le opere, gli impianti, le centrali in grado di impattare sul territorio e sull'ambiente

4

Energy Advisor

Brokeraggio e intermediazione. Supporto tecnico, economico e giuridico a operatori sia pubblici che privati

5

Operatore della borsa dell'energia

6

È il consulente che si occupa di analizzare le previsioni e le informazioni sulla produzione e sui prezzi del mercato dell'energia; supporta i propri clienti nella definizione delle offerte di produzione di energia e di servizi a essa collegati

Project Finance

Responsabile della parte finanziaria del

Planner

progetto, sia nella fase preliminare (si interfaccia con istituti di credito e/o finanziatori/committenti) sia in quella esecutiva del progetto (si interfaccia con i clienti)

7

Responsabile

È responsabile della gestione

tecnico

manageriale dell'Ufficio Tecnico, governa il processo di avviamento e pianificazione operativa di nuove commesse, inclusa la gestione degli adempimenti necessari alla stipula di nuovi contratti; gestisce i rapporti con le imprese locali e la PPAA

8

Trader

Figura generalmente impiegata in aziende nel settore Energy/Utilities/ Commodities, si occupa delle operazioni di Trading di pacchetti energetici

CAPITOLO

0

I GREEN JOB: I NUMERI DEL FENOMENO

3.1 Scenari al 2020 : le variabili normative, tecnologiche, industriali Come già detto in precedenza, la quantificazione dei Green Job è strettamente legata alla loro classificazione, a tale scopo si è convenuto di utilizzare un criterio di sintesi tra competenze e industry. L'intento è quello di non allontanarsi dai risultati dei rapporti che sono stati elaborati da importanti enti che hanno studiato il fenomeno della Green Economy e. partendo proprio da queste fonti, si cercherà di dare un'indicazione del numero di occupati nel settore a livello sia europeo sia nazionale, cercando di fornire anche una previsione del possibile scenario al 2 0 2 0 , sebbene quest'ultimo sia fortemente condizionato dallo sviluppo tecnologico e dalla spinta economica dei finanziamenti pubblici e privati. A livello mondiale si stimano oggi in 2,4 milioni le persone direttamente impiegate nel settore delle Fer e in circa due milioni gli occupati nell'indotto. In Europa (EU 2 7) si calcolano circa 8 0 0 . 0 0 0 addetti diretti. e 1,4 milioni di addetti complessivi.

500 » 450 o 400

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0

Figura 3.1 - Occupazione totale per tecnologia in EU27. In Italia l'occupazione "verde", tra posti diretti e indiretti, è di poco superiore alle 1 0 0 . 0 0 0 unità. I comparti delle Fer più importanti sono l'eolico, il solare fotovoltaico e le biomasse con, rispettivamente, circa 1 0 . 0 0 0 , 5 7 0 0 e 2 5 . 0 0 0 addetti. Il resto dell'occupazione verde si distribuisce tra il geotermico, il solare termico, il mini idrico e le altre forme minori di produzione di energia da Fer, che impiegano, tra diretti e indiretti, circa 6 0 . 0 0 0 lavoratori: la quota complessiva degli addetti impiegati nelle Fer rappresenta lo 0 , 0 5 % dell'occupazione totale, con una distribuzione territoriale disomogenea; le prospettive di crescita e le attuali politiche ambientali lasciano tuttavia presagire un'espansione piuttosto sensibile dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Per uniformità rispetto ai numeri che in questo momento vengono individuati per definire il fenomeno da un punto di vista quantitativo, si farà riferimento allo studio Green fobs: towards decent work in a sustainable, low-carbon world, a cura delI'Unep in collaborazione con Ilo (International Labour Organization), Ioe (International Organization of Employers) e Ituc (International Trade Union Confederation). Lo studio si è attestato come uno dei più importanti report sulla Green Economy e sul cambiamento delle professioni nel XXI secolo. A livello globale si contano circa 3 0 0 . 0 0 0 lavoratori occupati nel settore dell'energia eolica e circa 1 7 0 . 0 0 0 nel solare fotovoltaico (PV). Più di 6 0 0 . 0 0 0 persone sono impiegate nel settore del solare termico, di cui la maggior parte in Cina. Quasi 1,2 milioni sono gli occupati stimati nella generazione di energia derivante da biomasse (principalmente biocarbu-

ranti) in soli quattro principali Paesi: Brasile, Stati Uniti, Germania e Cina, ma, data la difficoltà di reperimento delle informazioni in questi Paesi e, soprattutto, di dati con parametri uniformi, le stime devono essere prudenti. Quanto allo scenario europeo, nel Rapporto EmployRES 2 0 0 9 della Commissione europea si stima che gli occupati nel settore delle Fer alla fine del 2 0 0 5 fossero complessivamente circa 1,4 milioni, pari allo 0 , 6 4 % dell'occupazione totale. Di questi, il 4 3 % era impiegato nella produzione di energia e negli investimenti, il 1 4 % nella gestione e manutenzione, e il resto nel comparto dei biocarburanti. Per quanto riguarda la dimensione occupazionale dei principali comparti industriali, quello delle biomasse impiegava 6 4 0 . 0 0 0 addetti, l'eolico 1 8 0 . 0 0 0 . il fotovoltaico 5 5 . 0 0 0 . Con l'eccezione del biogas, le altre tecnologie per le biomasse impiegavano ciascuna più di 1 0 0 . 0 0 0 occupati. La tecnologia più importante, al di fuori delle biomasse, era quella idroelettrica, che da sola era complessivamente responsabile dell'impiego di 2 3 0 . 0 0 0 addetti. Molto interessante è il più recente studio realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, nell'ambito di una convenzione di ricerca con il CNEL dell'agosto del 2 0 1 0 . Esso contiene una previsione degli impatti occupazionali ed economici relativi all'evoluzione della produzione elettrica tra il 2 0 1 0 e il 2 0 2 0 e dei relativi mix tra le varie fonti di energia; un particolare rilievo è dato alle ricadute occupazionali riconducibili alle fonti rinnovabili. Le r i c a d u t e e c o n o m i c h e e occupazionali degli s c e n a r i di produzione e l e t t r i c a al 2 0 2 0 in Italia - R a p p o r t o conclusivo CNEL Comparti di produzione di energia elettrica

Scenario BAU2020

Scenario EU2020

Scenario EU2020 Competitività

Occupazione temporanea (realizzazione degli impianti) Eolico

15.411

30.905

35.219

Mini-idroelettrico

4.298

4.298

4.369

Fotovoltaico

5.651

20.604

24.343

Biomasse solide

1.581

4.634

4.713

Biogas

712

2.137

2.532

Biomasse rifiuti

1.016

2.258

2.434

Geotermoelettrico

0

2.428

2.428

Totale FER

28.669

67.263

76.037

Termoelettrico

2.926

0

0

Totale generale

31.596

67.263

76.037

Occupazione permanente (gestione degli impianti) Eolico

5.388

10.806

10.806

Mini-idroelettrico

1.431

1.431

1.431

Fotovoltaico

1.038

3.785

3.785

Biomasse solide

3.488

10.223

10.223

Biogas

840

2.520

2.520

Biomasse rifiuti

717

1.593

1.593

Geotermoelettrico

0

1.688

1.688

Totale FER

12.902

32.046

32.046

Termoelettrico

6.772

3.457

3.457

Totale generale

19.674

35.503

35.503

Occupazione totale (temporanea e permanente)(*) Eolico

20.799

41.711

46.026

Mini-idroelettrico

5.729

5.729

5.799

Fotovoltaico

6.690

24.389

28.128

Biomasse solide

5.069

14.856

14.936

Biogas

1.552

4.657

5.052

Biomasse rifiuti

1.733

3.851

4.027

Geotermoelettrico

0

4.116

4.116

Totale FER

41.571

99.309

108.084

Termoelettrico

9.698

3.457

3.457

Totale generale

51.270

102.766

111.540

Tabella 3.1 - Nuova occupazione diretta, indiretta e indotta tra il 2010 e il 2020 (occupati)** Fonte: Fondazione Sviluppo Sostenibile * occupati medi annui temporanei (fase di cantiere) tra il 2010 e il 2020 pati permanenti (associati alla gestione) al 2020. ** eventuali mancate quadrature sono dovute agli arrotondamenti

+ occu-

In particolare, sono evidenziati tre scenari possibili: 1. lo scenario Business as usuai, basato sulla conferma delle tendenze recenti mostrate dalle fonti rinnovabili; la nuova occupazione complessiva (diretta, indiretta e indotta) ammonterebbe a circa 5 1 . 3 0 0 unità, di cui 1 9 . 7 0 0 (38% circa) legate ad attività permanenti di gestione e manutenzione dei nuovi impianti (valore relativo all'anno 2 0 2 0 ) e 3 1 . 5 0 0 ( 6 2 % circa) occupate in attività di cantiere, e cioè nella realizzazione degli impianti; 2. lo scenario E U 2 0 2 0 prevede investimenti molto più rilevanti nelle fonti rinnovabili: in questo caso le ricadute occupazionali ammonterebbero a circa 1 0 2 . 8 0 0 unità, di cui 3 5 . 5 0 0 ( 3 5 % circa) impiegate nelle attività permanenti di gestione e manutenzione e 6 7 . 3 0 0 ( 6 5 % circa) legate alle attività di cantiere; 3. Io scenario Competitività, infine, si basa sulle medesime ipotesi dello scenario EU2020, ma considera, rispetto a questo, una ridotta dipendenza dalle importazioni da mercati esteri, e dunque un potenziamento dell'intera filiera produttiva energetica nazionale, soprattutto nel settore delle rinnovabili; in questo caso si ritiene che verranno generati 1 1 1 . 5 0 0 nuovi occupati, di cui 3 5 . 0 0 0 ( 3 2 % circa) impiegati nelle attività permanenti e 7 6 . 0 0 0 (68%) nelle attività di cantiere. 0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

Figura 3.2 - Nuova occupazione 2010-2020 per settori di attività economica nei tre scenari considerati nello Studio. Fonte: Fondazione Sviluppo

Sostenibile

3.7.1 II comparto

eolico

L'European Wind Energy Association (Ewea) ha calcolato che nel 2 0 0 8 , a livello europeo, l'industria eolica impiegava complessivamente circa 1 5 0 . 0 0 0 lavoratori. Numeri analoghi sono stati stimati anche dal Gse (2009), e di questi addetti il 3 7 % è attivo nella produzione e nel funzionamento delle turbine, il 2 2 % nella produzione di componenti, il 16% nello sviluppo, e l'I 1% nella gestione e manutenzione. Sempre per il 2 0 0 8 , i Paesi che occupavano il maggior numero di addetti nel settore erano la Germania ( 8 4 . 0 0 0 , di cui 3 8 . 0 0 0 diretti), la Danimarca ( 2 3 . 5 0 0 diretti), la Spagna ( 2 5 . 0 0 0 diretti), la Francia ( 7 0 0 0 diretti) e il Regno Unito ( 4 0 0 0 diretti). Secondo le proiezioni dell'Ewea, il comparto eolico è destinato a crescere, e per il 2 0 2 0 si stima, in Europa, una disponibilità di nuovi posti di lavoro superiore a 3 3 0 . 0 0 0 unità. In Italia, nel 2 0 0 8 , secondo i dati diffusi dal Gse e dalla Wind Energy Association (2009), nel comparto eolico si contavano 4 4 3 8 addetti diretti, a cui si aggiungevano 1 2 0 occupati indiretti. Secondo il Cnel (2009), l'Enea ( 2 0 0 9 ) e la Commissione europea, questo dato sottostima il livello occupazionale del comparto, il cui valore effettivo, fra addetti diretti e indiretti, ammonterebbe nel 2 0 0 9 a 1 0 . 0 0 0 unità. Invero è aperta una disputa sui numeri, anche se è chiaro che in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, il fenomeno si presenta ancora marginale. Nel nostro Paese, l'occupazione nel comparto eolico è condizionata dalla dislocazione degli impianti di produzione. Presenta valori elevati nelle regioni meridionali e nelle isole, mentre nelle regioni settentrionali i valori sono decisamente inferiori. Il motivo è da ricondursi all'assenza di capacità installata in molte aree del nord e, ove questa sia presente, alla limitata dimensione degli impianti. Nel 2 0 0 8 , tra le regioni settentrionali si segnalavano il Trentino-Alto Adige e la Liguria. La Puglia detiene il primato della produzione superando quota 2 7 % e, insieme alla Sicilia, totalizza quasi il 50% della produzione eolica nazionale. Seguono la Campania e la Sardegna, con quote rispettivamente del 2 0 , 4 % e del 12,7%. Rispetto al totale dell'industria europea dell'energia eolica, il contributo italiano resta comunque trascurabile e nell'ordine dell'1,6%.

LO CN CT)

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