Dio e natura: saggi storici sul rapporto tra cristianesimo e scienza 882211406X, 9788822114068 [PDF]


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Italian Pages 339 Year 1994

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Copertina......Page 1
Frontespizio......Page 5
ISBN......Page 6
INDICE......Page 7
AVVERTENZA......Page 10
INTRODUZIONE......Page 11
I. LA SCIENZA E LA CHIESA DELLE ORIGINI......Page 31
II. SCIENZA E TEOLOGIA NEL MEDIOEVO......Page 69
III. I COPERNICANI E LE CHIESE......Page 105
IV. GALILEO E LA CHIESA......Page 153
V. IL CATTOLICESIMO E LE ORIGINI DELLA SCIENZA MODERNA......Page 183
VI. LA TEOLOGIA RIFORMATA E LA CONCEZIONE MECCANICISTICA DELLA NATURA......Page 225
VII. PURITANESIMO, SEPARATISMO E SCIENZA......Page 257
VIII. L'ASCESA DELLA SCIENZA E IL DECLINO DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO: SAGGIO SU KEPLERO, DESCARTES E NEWTON......Page 291
GUIDA A ULTERIORI LETTURE......Page 317
INDICE DEI NOMI......Page 329
IV di copertina......Page 339
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Dio e natura: saggi storici sul rapporto tra cristianesimo e scienza
 882211406X, 9788822114068 [PDF]

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LA NUOVA ITALIA

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natura

Saggi storici sul rapporto tra cristianesimo e scienza a cura di David C. Lindberg e Ronald L. Numbers

Titolo originale:

God and Nature. Historical Essays on the Encounter between Christianity and Science (London-Berkeley-Los Angeles, University of

California Press) © Copyright 1986 by The Regents of the University of California

Traduzione e aggiornamenti bibliografici a cura di Paolo Lombardi © Copyright 1994 by La Nuova Italia Editrice, Scandicci (Firenze) Prima edizione: maggio 1994 Fotocomposizione: Saffe, Firenze Stampa: SAT, San Giustino (Perugia) Progetto grafico e coperta: C.D.&V., Firenze L'editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre una por­ zione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riprodu­ zione vanno inoltrate all'Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere a Stampa (AJDROS), via delle Erbe, 2 - 20121 Milano, tel. 02/86463091, fax 02/89020865. e natura : saggi storici sul rapporto ira cristianesimo e scienza. - (Idee; 8) - ISBN 88-221-1406-X L Cristianesimo - Rapporti con la scienza I. Lindberg, David C. II. Numbers, Ronald 261.55

Dio

INDICE

David C. Lindberg e Ronald L. Numbers Introduzione

IX

David C. Lindberg La scienza e la Chiesa delle origini

1

Atene e Gerusalemme, p. 8 La Chiesa e la scienza na­ turale, p. 18 Praticanti della scienza, p. 24 Conclu­ sioni , p. 34 -

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-

Edward Grant Scienza e teologia nel Medioevo

39

La scienza ancella della teologia, p. 40 La rivolta delle ancelle: la sfida della filosofia naturale alla teologia, p. 42 L ' influsso della teologia sulla scienza, p . 4-7 L'impatto della scienza sulla teologia, p. 56 La teologia fu di im­ pedimento alla ricerca scientifica?, p. 69 -

-

-

-

v

INDICE

Rohert S. Westman I copernicani e le Chiese

75

Il successo di Copernico , p. 77 - Le prime reazioni pro­ testanti: il circolo di Melantone e l' «interpretazione di Wit­ tenberg» , p. 84 Le prime reazioni cattoliche e il Conci­ lio di Trento, p. 91 - La teoria copernicana e l'esegesi della Bibbia, p. 97 I gesuiti, p. 1 03 - Cosmologie coperni­ cane, p. 1 0 7 Galileo: un riformatore cattolico progres­ sista, p. 1 12 - Conclusione , p. 122 -

-

-

William R. Shea Galileo e la Chiesa

1 23

Un'epoca di ortodossie soffocanti , p. 124 La sfida ese­ getica di Galileo, p. 129 La concezione scientifica gali­ leiana, p. 135 - Lo scontro e la condanna, p. 138 -

-

William B. Ashworth ]r. Il cattolicesimo e le origini della scienza moderna

1 53

Le diverse esperienze scientifiche dei cattolici , p. 155 La scienza e la Chiesa istituzionale, p . 1 73 - La scienza all'interno degli ordini religiosi , p. 182 -

Gary B. Deason La teologia riformata e la concezione meccanicistica della natura

1 95

Dall'aristotelismo alla fùosofia meccanica, p. 195 Giu­ stificazione e sovranità assoluta nel pensiero protestante, p. 204 - Dio e il mondo della natura, p. 208 La so­ vranità divina e la passività della natura, p. 2 12 Con­ clusione, p. 223 -

-

-

Charles Wehster Puritanesimo , separatismo e scienza

227

Definizioni , p. 228 - I puritani e la rivoluzione scientifi­ ca, p. 2 31 La scienza e il mutamento sociale, p. 235 Le divisioni settarie all'interno della scienza inglese, p. 2 3 7 -

-

VI

INDICE

- Il puritanesimo fu antiscientifico? , p. 240 - L'etica pro­ testante e la scienza, p. 244 - La purezza originaria della Scrittura, p. 246 - Edificazione, p. 25 1 - I puritani al potere, p . 253 - Conclusione, p. 259

Richard Wesifall L' ascesa e il declino del cristianesimo ortodosso : saggio su Keplero, Descartes e Newton

261

Giovanni Keplero: u n cosmologo cristiano, p . 262 René Descartes: uno scettico renitente, p. 269 - Isaac Newton: un nemico dell'irrazionalità, p. 2 76 Conclusione, p. 284 -

-

Guida a ulteriori letture

287

Indice dei nomi

299

VII

AVVERTENZA

Nella presente edizione non sono stati tradotti i capitoli 9-18 dell'edizione inglese . Di conseguenza anche nell'lntrodl.lzione e nella «Guida a ulteriori letture» risultano tagliate le parti relative. Tra parentesi quadre nelle note sono stati indicati gli inserti del traduttore. Delle citazioni è stata fornita, qualora non esistesse un'edizione italiana an­ che parziale (comunque controllata sull'originale), la traduzione diretta dalla lingua originale.

VIII

INTRODUZIONE David C. Lindberg e Ronald L. Numbers

Gli storici hanno discusso per più di un secolo la relazione storica esistente tra scienza e cristianesimo, che alcuni hanno concepito co­ me una rivalità capitale, altri come un'alleanza, mentre altri hanno ritenuto che né ••scontro» né «concordia» fossero termini adatti a descrivere tale relazione . I «termini della questione•• , secondo l'espressione di Donald Fleming, furono impostati verso la metà del XIX secolo da due americani, John William Draper ( 1 8 1 1 - 1 882) e Andrew Dickson White ( 1 83 2- 1 9 1 8) , le cui opere sottolinearo­ no con forza lo «Scontro» o cclotta» tra la scienza e il cristianesimo . Nato in Inghilterra, figlio di un sacerdote metodista, Draper emigrò negli Stati Uniti nel 1 832 , laureandosi quattro anni dopo in medicina, per poi ottenere una cattedra alla New York Uni­ versity, dove insegnava chimica e fisiologia. Nella sua carriera, si lasciò alle spalle la fede paterna a favore di un teismo raziona­ lista. Poco dopo la metà del secolo, Draper si volse alle questioni storiche , redigendo in successione una Storia del progresso intellet­ tuale europeo ( 1 862) in due volumi , e una Storia della guerra civile ame­ ricana 1 ( 1 867- 70) in tre tomi . 1 Cfr. D. Fleming, fohn William Draper and the Religion of Science, Phil­ adelphia, Univ. of Pennsylvania Press, 1 950.

IX

INTRODUZIONE

All ' inizio degli anni settanta, Edward L. Youmans, il primo divulgatore scientifico americano , richiese a Draper una Storia dello scontro tra religione e scienza (1874) come contributo alla sua «Inter­ national Scientific Series» scientifica internazionale di testi scritti da scienziati di grande statura. Stimolato dalle recenti prese di posizione romane che proclamavano l'infallibilità papale e che in­ nalzavano la «rivelazione» al di sopra dei «saperi umani» , Dra­ per accolse volentieri l ' occasione di fustigare la Chiesa cattolica per la sua presunta ostilità di vecchia data nei confronti della scien­ za. Benché il titolo della sua opera evocasse un ' indagine dei rap­ porti tra la religione e la scienza, la disputa mossa da Draper era in realtà indirizzata quasi solo al cattolicesimo romano , che , sin da quando aveva raggiunto il potere temporale nel IV secolo, ave­ va ostentato un' «acredine aspra e capitale» verso la scienza. Con un linguaggio studiatamente ad effetto, Draper accusava il Vati­ cano di avere le mani cclorde di sangue» 2 della persecuzione de­ gli scienziati e di altri dissidenti . Altri organismi religiosi ricevevano qualche parca lode. Gli stu­ diosi dell 'Islam, sosteneva Draper, avevano gettato le basi di di­ verse discipline; la Chiesa ortodossa greca aveva, generalmente parlando, accettato la scienza con favore ; i protestanti avevano coltivato uno «stretto rapporto amichevole» , guastato solo da al­ cune «incomprensioni» occasionali. In effetti, Draper concepiva la Riforma protestante , con la sua insistenza sull' interpretazione personale delle Scritture , come la «sorella gemella» della scienza. Se C alvino aveva mandato al rogo Michele Serveto, ciò era do­ vuto al fatto che «egli era mosso , non dai principi riformati , ma da quelli cattolici, da cui non era stato capace di affrancarsi com­ pletamente». E, se alcuni pastori protestanti dell'Ottocento ac­ cusavano con astio gli scienziati di empietà, era per quello stesso motivo che si comportavano così 3• Per Draper, la lezione da trarre dalla storia non poteva essere più lampante: 2 J . W . Draper, History of the Conflict hetween Religion and Science, New York, D. Appleton & Co. , 18 74, pp. X-Xl, - 3 3 5 , 364; J . R . Moore, The Post­ Darwinian Controversies: A Study of the Protestant Struggle to Come to Terms with Darwin in Great Britain andAmerica, 1870-1900, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 1979, pp. 20-29. 3 J . W . Draper, History ojthe Conflict hetween Religion and Science, cit . , pp. X-Xl, 1 02 , 363-364.

x

INTRODUZIONE

La religione deve deporre quell' atteggiamento imperioso e tirannico che ha mantenuto tanto a lungo contro la scienza. La libertà di pensiero de­ ve essere totale. L 'uomo di Chiesa deve restare entro i limiti del ruolo che ha scelto, cessando di spadroneggiare sulla testa del filosofo, il qua­ le, ben cosciente della propria forza e della purezza delle proprie inten­ zioni , non tollererà più una simile ingerenza 4•

Non c'è da meravigliarsi del fatto che il racconto 'di Draper di ccteologi feroci» a caccia dei pionieri della scienza con ccuna Bibbia in una mano e una torcia accesa nell ' altra» , come un critico ha descritto la sua ricostruzione, attraesse una vasta gamma di let­ tori . La Storia dello scontro vendette più copie di qualsiasi altro li­ bro uscito nella cclnternational Scientific Series», ebbe almeno cin­ quanta ristampe e dieci traduzioni, tra cui una versione spagno­ la che finì all ' Indice. Draper, con umiltà, previde che il suo libro sarebbe stato solo ccil proemio, o il precursore, di un ' intera lette­ ratura, che le vicissitudini e le esigenze dei nostri tempi avrebbe­ ro evocato» . In questo caso la sua capacità di prevedere il futuro si dimostrò più puntuale della sua conoscenza del passato; non passò quasi anno, verso la fine del XIX secolo , che non vedesse la pubblicazione di qualche nuova opera che riecheggiava - o attaccava - le tesi di Draper 5 • Lo studio storico sui rapporti tra scienza e religione di gran lunga più influente dopo quello di Draper fu l ' opera di White , Storia della lotta della scienza con la teologia nella Cristianità (1896) . White , storico educato nella fede episcopale , teneva una cattedra all' Università del Michigan, e fece parte del senato dello stato di New York, prima di diventare il primo rettore della Cornell Uni­ versity. White aveva iniziato la sua attività di saggista in materia di scienza e religione nel quadro di uno sforzo teso a discreditare i suoi critici nelle file religiose , che vedevano di malocchio i fondi concessi alla sua università appena fondata, a Ithaca, e cui spia­ ceva il suo spirito inflessibilmente laico , spirito espresso dal desi­ derio dichiarato di White di creare ccun rifugio per la scienza ave la verità possa essere ricercata per se stessa, e non forzata

4 s

pp.

lvi . , p. 367 . lvi p . rx ; D. Fleming, fohn William Dro.per o.nd the ReligùJn oj &imce, cit. , 129- 134-;J.R. Moore, The Post-Do.rwinian Controversus, cit. , pp. 28, 46.

XI

INTRODUZIONE

o censurata per adeguarsi alla rivelazione» 6• Per quasi tre decen­ ni - dal 1 869, quando tenne la sua prima conferenza su cci cam­ pi di battaglia della scienza», fino al 1 896 , quando pubblicò il suo saggio storico in due tomi - , White intraprese una guerra senza quartiere contro i denigratori della scienza. Assorbendo del tutto la retorica marziale onnipresente nell' età vittoriana, egli descris­ se con accenti drammatici non un mero scontro, ma una guerra totale : «una guerra di durata più lunga, fatta di battaglie più fe­ roci , di assedi più ostinati, di una strategia più sottile che in tutte le guerre, fugaci al confronto, mosse da Cesare, da Napoleone o da Moltke» 7• Sulla scorta delle proprie ricerche storiche, White giungeva all a conclusione che in tutta la storia moderna , ogni ostacolo frapposto alla scienza nel sup­ posto interesse della religione, per quanto coscienziosamente tale osta­ colo sia stato elevato, ha prodotto il più diretto pericolo tanto alla scien­ za che alla religione e invariabilmente ; e, d ' altra parte, ogni libera in­ vestigazione scientifica, per quanto questa in taluni periodi possa esser sembrata pericolosa alla religione, ha invariabilmente portato i più grandi vantaggi tanto alla religione che alla scienza 8•

Benché White indirizzasse i suoi primi strali alla «religione» e al «clericalismo» , alla fine egli tracciò una netta linea di demar­ cazione tra la teologia, che compiva asserzioni dogmatiche sul mon­ do, e che scorgeva nella Bibbia un testo scientifico, e la religione, che consisteva nel riconoscimento di un «potere universale» , e in una vita vissuta moralmente. La religione , in questa accezione, ha spesso favorito la scienza, mentre la teologia l'ha ostacolata 9• 6 B. Mazlish, Prefazione a A . D . White, A History of tke Waifare of Sci­ ence witk Religion in Ckristendom, abridged ed. , New York, The Free Press, 1 965 , p . 1 3 . Su White, cfr. anche G . C . Altschuler, Andrew D. White Educator, Historian, Diplomai, lthaca (N. Y . ) , Comell Univ. Press, 1 979. 7 A.D. White, A History oJ tke Waifare of Science witk Religion in Ckristen­ dom, New York, D. Appleton and Co. , 1876, p. 7 ; J.R. Moore, Tke Post­ Darwinian Controversies, cit. , pp. 29-40 . 8 A . D . White, A History oJ tke Waifare of Science witk Religion in Ckristen­ dom, cit. , p. 8 [ci t. in Storia della lotta della scienza con la teologia nella Cristianità, tr. di G. Peron i , Torino, Unione Tipografico-editrice, 1 902, p. 5 ) . 9 A . D . White, Storia della lotta del la scienza , cit. , p. 5 . Nel primo riassunto delle sue idee che fu pubblicato («First of the Course of Scientific Lectures

XII

INTRODUZIONE

Il testo di White , a quanto pare , non vendette così tante copie quante quello di Draper, ma alla lunga dimostrò di avere un mag­ giore ascendente , in parte, forse, a causa dell 'urtante anti­ cattolicesimo di Draper, che ne rendeva datata l ' opera, e a causa dell' imponente documentazione di White, che dava l 'impressio­ ne di un solido bagaglio culturale 1 0 • In pieno xx secolo, un linguaggio marziale dominava ancora le discussioni su scienza e religione, soprattutto negli anni venti, quando i fondamentalisti tutti citazioni bibliche cercarono di ban­ dire l 'insegnamento della teoria evolutiva dalle scuole statali 1 1 • Ancora nel 1 955, il grande storico della scienza di Harvard, George Sarton , lodava di nuovo White - e suggeriva che la sua tesi ve­ nisse ampliata fino a comprendere le culture non-cristiane 1 2 • Ancora più tardi, nel 1 965 , lo storico Bruce Mazlish , introdu­ cendo un' edizione ridotta della Storia della lotta, osservava che quel libro meritava sempre un «enorme rispetto e di continuare a es- Prof. White on "The Battle-Fields of Science"» , New York Daily Tribune, 1 8 Dee. 1 869, p. 4), White faceva cenno più volte ai rapporti tra religione e scienza; nel 1 8 76 (A. D . White, Storia della lotta della scienza, cit. , p. 1 47), faceva riferimento alla «lunga lotta tra il clericalismo e la scienza»; infine nel 1 896 dette alla sua opera il titolo di Lotta della scienza con la teologia. 10 J . R . Moore, The Post-Darwinian Controversies, cit. , p. 36; G . C . Altschu­ ler, Educator, Historian, Diplomat, cit . , p. 208 . Per un giudizio critico sulla cultura di White, cfr. O. Zi:ickler, Geschichte der Beziehungen zwischen Theologie und Naturwissenscha.ft, mit hesonderer Riicksicht auf &hopjungeschichte, 2 voli. , Gu­ tersloh, C. Bertelsmann, 1 8 7 7 , 1 879; T. Dwight, «Dr. Andrew D. White' s Warfare of Science», Boston Medicai and SurgicalJournal, 1 25, 1 891 , pp. 122-1 23; J .J . W alsh, The Popes and Science: The History of the Papal Relations to Science during the Middle Ages and Down to Our Own Time, New York, Fordham Univ. Press, 1 908 . Devo a Ronnie Schoepflin l'aver richiamato la mia attenzione sulle osservazioni di Dwight. 11 C fr. , ad esempio, M . Shipley, The War on Modero &ience: A Short His­ tory of the Fundamentalists Attack on Evolution and Modemism, New York, A.A. Knopf, 1 92 7 . 12 G . Sarton , «lntroductory Essay» , i n J . Needham (ed . ) , Science, Reli­ gion and Reality, New York , G . Braziller, 1 955, pp. 3-2 2 . Per una concezio­ ne meno negativa, cfr. il saggio di C. Singer contenuto nel medesimo libro, «Historical Relations of Religion and Science», pp. 89- 1 52 , poi ripubblicato a sé stante come Religion and Science Considered in Their Historical Relations, New York, R. McBride, s . d . Il testo curato da Needham apparve per la prima volta nel 1 925.

XIII

INTRODUZIONE

ser letto» . Secondo Mazlish , White aveva dimostrato il proprio punto di vista «al di là di ogni ragionevole dubbio» 13 • Giudizi del genere , tuttavia, tralasciavano la montante certez­ za del fatto che la visione di White era scaturita da uno sguardo deformato dall'ostilità. Un certo numero di studiosi, tra cui Alfred N . Whitehead e Michael Foster, avevano preso , a partire dagli anni venti e trenta, a sdrammatizzare lo scontro tra scienza e cri­ stianesimo . In effetti, Whitehead e Foster si erano persuasi che il cristianesimo, lungi dal costituire un ostacolo per la scienza, l'avesse in realtà favorita, in quanto dava per scontato il fatto che la natura operasse secondo un ordine regolare e metodico - un postulato essenziale della scienza moderna 1 4 • Per molti studiosi, l' esempio più stringente dei servigi resi dalla religione alla scienza era dato dall' Inghilterra del Seicento, ove un gran numero di puritani, a quanto pareva, si era dedicato con passione alla scienza. L' asserzione classica di questa tesi apparve in un testo del 1 938 redatto dal sociologo Robert K. Merton , il quale riteneva che il puritanesimo avesse contribuito alla nascita della scienza moderna per avere apprestato un sistema di valori atti a dare alla scienza un riconoscimento ufficiale. Dal momento che il rapporto tra puritanesimo e scienza è stato spesso rappre­ sentato come un modello in scala della relazione più grande tra scienza e cristianesimo, le argomentazioni a favore e contro me­ ritano più di un cenno fugace . Secondo Merton, gli studiosi medievali tenevano in spregio l'in­ dagine della natura, a causa dell' «ascetismo monastico e del sen­ timento della temporaneità e della conseguente mancanza di va­ lore della materia» . Nel migliore dei casi , costoro ritenevano pri­ va di utilità la scienza naturale ; nel peggiore , la identificavano con la magia nera, giudicandola affatto illecita. Al contrario la 13 B. Mazlish, Prefazione, cit . , pp. 9, 1 8 . 14 A.N. Whitehead, Scùnce and the Modero World, New York, Macmillan, 1 925 [ trad . it. La scienza e il mondo moderno, Milano, Bompiani , 1 945 ) ; M . B . Foster, «The Christian Doctrine of Creation and the Rise of Modem Nat­ ura! Science» , Mind, 43 , 1 934, pp. 446-468; Id. , «Christian Theology and Modem Science of Nature», Mind, 44, 1 935, pp. 439-466; 45 , 1 936, pp. 1 -2 7 . Per una nuova asserzione di questa tesi , cfr. E . K.lareen, Religious Origins ofModero &ience: Belief in Creation in Seventeenth-Century Thought, Grand Rapids ( Mi. ) , Wm . B. Eerdmans, 1 977 .

XIV

INTRODUZIONE

Riforma protestante, per il tramite dell 'etica puritana, concede­ va un valore positivo all ' impresa scientifica. Quando concepiva la scienza naturale come un' occupazione «Socialmente accettabi­ le» e > , programma che Copernico cercò di conciliare con il postulato secondo cui la Terra era un pianeta. Gli uomini di Wittenberg, tuttavia, con l 'eccezione - degna di nota - di Rheticus, si rifiutarono di seguire Copernico nel ribal­ tare la tradizionale gerarchia dei saperi . Al contrario , Reinhold e il suo folto gruppo di discepoli accettarono le riserve fisiche e bibliche di Melantone nei confronti della teoria copernicana. Nella 87

ROBERT S. WESTMAN

disposizione che veniva prevalendo tra i riformati, Copernico ve­ niva visto non come un rivoluzionario, ma come un riformatore moderato ( simile a Melantone ) , che tornava a un antico , origi­ nario sapere pre-tolemaico . Se Melantone e Reinhold concepirono Copernico come un ri­ formatore moderato, Rheticus intui il carattere radicale della sua riforma. Tornato a Wittenberg come neofita entusiasta, Rheti­ cus descrisse Copernico come un contemplatore platonico del Buo­ no e del Bello - benché sotto forma dell ' armonia presente nei moti dei pianeti. «II mio maestro», scrisse Rheticus di C opernico, era influenzato in particolar modo dall' aver compreso che la causa prin­ cipale di tutte le incertezze astronomiche era dovuta al fatto che i fonda­ tori di questa scienza (senza offesa per il divino Tolomeo, padre dell' a­ stronomia) foggiarono le loro teorie e i loro procedimenti per la corre­ zione del moto dei corpi celesti, ma con poca attenzione alla norma che ci rammenta che l 'ordine e i movimenti delle sfere celesti sono concordi in un sistema assoluto. Noi paghiamo a questi grandi uomini l'onore che è loro dovuto; nondimeno, vorremmo che costoro, nello stabilire l'ar­ monia dei moti celesti, avessero imitato il musicista, che, allorché una corda si è allentata o stretta, con gran cura e abilità regola e accomoda i toni di tutte le altre corde, finché tutte assieme hanno prodotto l 'armo­ nia richiesta, senza alcuna dissonanza udibile 2 1 •

In modo ancora più entusiasta di C opernico, Rheticus levava in alto «la simmetria straordinaria e la connessione dei moti e delle sfere, siccome le sostiene l ' assunzione delle ipotesi precedenti» , richiamandosi alla concordanza analogica delle armonie musi­ cali, al numero sei come numero sacro nelle profezie pitagori­ che , all 'armonia dell 'ordine politico al cui interno l ' imperato­ re, simile a un Sole nei cieli, «non ha bisogno di precipitarsi di città in città per compiere i doveri impostigli da Dio» , e anco­ ra agli orologiai che cercano di evitare l ' inserimento di rotelle superflue nei loro meccanismi . L'unificazione di ipotesi in pre­ cedenza separate , compiuta da Copernico, aveva un effetto libe­ ratorio, quasi intossicante su Rheticus, che quest 'ultimo espri­ meva quasi come una rivelazione personale che poteva esser com21

cit.

'

G. Rheticus, Narratio prima, in E. Rosen, Three Copemican Treatises, 1 38 .

p.

88

l COPERNICANI E LE CHIESE

presa appieno solamente tramite una rappresentazione visiva di quelle idee . Tra la cauta adesione di Melantone alla riforma di Copernico e l' abbraccio totale delle tesi centrali della cosmologia copernica­ na compiuto da Rheticus , si dispiegava l 'intera gamma delle opi­ nioni della prima generazione di protestanti . Generalmente par­ lando, l'interpretazione di Wittenberg fu dominante fino agli anni ottanta del secolo , mentre l 'immagine di Rheticus rimase per lo più ignorata nei pubblici dibattiti. Verso la fine degli anni set­ tanta, tuttavia, esistevano segni dell' emergere di un pluralismo cosmologico tra gli astronomi protestanti 22 • Un nobile danese, Tycho Brahe ( 1 546- 1 60 1 ) aveva fondato un fantastico castello adi­ bito a osservatorio sulla nebbiosa isola di Hveen , presso Copena­ ghen , dove dette l' avvio a un'importante riforma dell ' astrono­ mia osservativa, e dove avanzò, all' inizio degli anni ottanta, una nuova cosmologia, nella quale tutti i pianeti ruotavano intorno al Sole , e quest'ultimo attorno a una Terra immobile e centrale. Questo sistema, detto «tychonico» o geoeliocentrico , impiegava orbite eliocentriche simili a quelle di C opernico per. i pianeti, fa­ cendo intersecare l 'orbita di Marte con quella del Sole , mentre conservava la fisica aristotelica per la Terra; e tuttavia, da un al­ tro importante punto di vista (Fig. 2 , p . 90) , Tycho si allonta­ nava da Aristotele, per il fatto di abrogare le sfere solide cele­ sti 23 • Nel 1 600, l 'inglese William Gilbert ( 1 540- 1 603) avanzò l'i22 Cfr. R . S . Westman, ccThree Responses to the Copernican Theory: Johannes Praetorius, Tycho Brahe and Michael Maestlin» , in Id . (ed . ) , The Copernìcan Achìevement, cit . , pp. 285-345 ; O . Gingerich, «Copernicus and Ty­ cho» , Scìentìfic Amerìcan , 229 , 6, 1 973 , pp. 86- 1 0 1 . Gingerich e io abbiamo da allora corretto alcune delle nostre tesi riguardo la prova delle opinioni di Tycho su Copernico: cfr. O. Gingerich, R . S . Westman, «A Reattribu­ tion of the Tychonic Annotations in Copies of Copemicus' De revolutìonìbus», JouT1Ull jor the Hìstory of the Astronomy, 1 2 , 1 98 1 , pp. 53-54. 23 Nel -1 588, lo stesso anno in cui Tycho dette alle stampe il suo siste­ ma, Nicholas Reymers Baer propose un sistema senza orbite che si interse­ cassero, tale da far ruotare i pianeti tanto attorno al Sole quanto attorno alla Terra, mentre quest'ultima ruotava sul proprio asse al centro dell' uni­ verso (Fundamentum astronomìcum, Strasburgo). Ne derivò una furiosa dispu­ ta su chi per primo avesse proposto la sua riforma astronomica. Per ulterio­ ri dettagli, cfr. J . L. E . Dreyer, Tycho Brahe, New York, Dover, 1 963 2 , pp. 1 83-185.

89

ROBERT S. WESTMAN

Fig. 2. Il sistema geo-eliocentrico di Tycho Brahe, tratto do.lla sua opera De Mundi aetherei recentioribus phaenomenis (Uraniborg, 1588).

90

I COPERNICANI E LE CHIESE

potesi che la Terra possedesse un' anima magnetica da cui deri­ vava la sua rotazione giornaliera sul proprio asse ; egli tuttavia rimase reticente riguardo la sistemazione dei moti di Mercurio e di Venere 2�. Lungo tutta la seconda metà del XVI secolo , il libro di Coper­ nico fu letto con ampiezza e talvolta studiato sia nei paesi cattoli­ ci sia in quelli protestanti 25, e tuttavia, in paragone al vasto nu­ mero di coloro che erano al corrente delle tesi di fondo del De re­ volutionibus, erano relativamente pochi coloro che avevano fatto proprie le sue proposte radicali, e che sarebbe possibile denomi­ nare a buon diritto, in questa accezione del termine, «Copernicani». Per la precisione, è possibile identificare solamente dieci coperni­ cani tra il 1 543 e il 1 600 ; tra di loro, sette erano protestanti e gli altri cattolici. Quattro erano tedeschi (Rheticus, Michael Maesdin, Christopher Rothmann e Keplero) ; Italiani e Inglesi contribui­ rono con due nomi ciascuno (Galileo e Giordano Bruno; Thomas Digges e Thomas Harriot) , e Spagnoli e Olandesi non ne dettero che uno ciascuno (Diego de Zufiiga ; Simon Stevin) . Ma è tempo di prendere in esame in modo più ravvicinato la reazione cattolica .

• LE PRIME REAZIONI CATTOLICHE E IL C ONCILIO DI TRENTO

Il De revolutionibus fu pubblicato in un periodo in cui due possenti movimenti socio-religiosi erano in rotta di avvicinamento , il pri24 Gulielmi Gilberti Colcenstrensis, De Tlllgl nete Tlllgl neticisque corporibus, Londini, excudebat Petrus Short, VI , 3, p. 2 1 5 . [Benché i sistemi tolemai­ co e copernicano spiegassero entrambi i fenomeni relativi ai moti dei piane­ ti, tra di loro esisteva una differenza, data dalle orbite di Mercurio e Vene­ re; difatti, poiché Tolomeo riponeva questi pianeti all ' interno dell'orbita del Sole, solo a fatica poteva spiegare il rapporto tra moto retrogrado di questi pianeti, e loro elongazione dal Sole, mentre nel sistema di Copernico, che poneva le orbite di Venere e di Mercurio all'interno di quella terrestre, questa spiegazione era molto più naturale. Su tutta la questione, cfr. A . C . Crom­ bie, Da S. Agostino a Galileo, Milano, Feltrinelli, 1 982 2 , p. 74, 358-361 ; T. Kuhn, La rivoluzione copernicana, cit. , pp. 220-22 1 ; I. B. Cohen, La nascita di una nuova fisica, Milano, Il Saggiatore, 1 974, pp. 57-59. N . d . T . ] . 25 O . Gingerich, aThe Great Copernicus' Chase», American Scholo.r, 49, 1 979, pp. 8 1 -88 .

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mo dei quali fu la Riforma protestante e la sua irruzione nelle università tedesche, evento di particolare importanza per noi . Il secondo movimento fu la riforma interna della Chiesa cattolica, la Controriforma, sorta in parte dalla necessità di dare una ri­ sposta alla sfida protestante e m parte dalla necessità per il papa­ to di confermare la sua autorità in un territorio ove troppo a lun­ go si era cercato di evitare la riforma. Nel 1 545 Paolo m ( 1 534- 1 549), dedicatario del De revolutionibus, radunò un Concilio nella città imperiale di Trento, sita in Italia, Concilio che era de­ stinato a chiudersi solo nel 1 563 , l ' anno precedente alla nascita di Galileo. Un elenco delle corruzioni interne alla Chiesa può dare solo un ' idea alla necessità impellente profonda di una riforma: cardinali, vescovi e sacerdoti perpetuamente lontani dalle loro dio­ cesi ; una formazione ecclesiastica disuguale e livelli di istruzione minimi tra i titolari delle parrocchie ; la concessione sfrenata di privilegi e di dispense; il latifondo ecclesiastico , e ancora una tol­ leranza dell 'etilismo, del concubinato e della caccia diffuse tra il clero 26• È del tutto naturale che il problema più pressante che il Concilio si trovò a affrontare fosse quello della necessità di da­ re al fedele qualche senso di certezza, restaurando la disciplina ecclesiastica e apprestando una teologia fortemente strutturata. Benché infine fossero messe in opera riforme sostanziali, le nuo­ ve iniziative produssero un'atmosfera di controllo ossessivo, nonché infinite chiarificazioni dottrinali da parte di concili, di sinodi e di teologi; sospetti di eterodossia; un' inclinazione à. rimedi im­ placabili e legalistici in zone di conflitto sociale - clima cui an­ che i protestanti dettero il loro contributo 27 • A Trento, il problema dell' autorità si affacciò in molti modi, non ultimo quello dell ' autenticità della Bibbia cattolica, la Vul­ gata , la traduzione latina approntata da Girolamo nel IV secolo . Dopo un notevole dibattito , ci si accordò sul fatto chè la Vulga­ ta, assieme alle opere dei Padri della Chiesa, doveva essere l ' au­ torità ultima in ogni questione di fede e disciplina. La Vulgata 26

C fr. «The Beginnings of the Catholic Reform in Rome under Pau! in H. Jedin , J . Dolan (eds . ) , History of the Church, 10 voll . , London , Burns and Oates, 1 965-80 , v , pp. 456-462 . 27 Cfr. J . Delumeau, Il Cattolicesimo dal XVI al XVIII secolo, Milano, Mur­ sia, 1 976, p. 1 68.

III» ,

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era il testo privo di ogni macchia; tutte le questioni ermeneuti­ che dovevano essere riferite alla tradizione esegetica patristica. Tutto ciò che sembrava erroneo quanto a linguaggio doveva es­ sere attribuito ai copisti, senza avere nessuna influenza sul signi­ ficato di fondo del testo . A Trento non fu proibita la traduzione e la lettura in volgare per uso privato, come invece fecero gli Indici del 1 559 e del 1 564 28. Benché si stesse imponendo la tesi triden­ tina a proposito dell ' ermeneutica biblica, quest 'ultima celava un 'annosa battaglia tra due gruppi , che attraversò con vivacità tutto il corso del Concilio 29. Un gruppo era formato dagli uma­ nisti spagnoli di orientamento liberale, provenienti soprattutto dal­ l ' Università di Salamanca, il secondo da Scolastici maggiormente conservatori . Dopo il Concilio, la discussione contin�ò a Sala­ manca, condotta dal frate agostiniano e poeta Luis de Le6n ( 1 52 7 - 1 59 1 ) . Frà Luis, di discendenza ebraica 30 , era l 'ultimo esponente della celebre scuola filosofica e teologica di Salaman­ ca 3 1 . La sua cerchia guardava con favore all' impiego dell'ebrai­ co e del greco nell'interpretazione di passaggi difficili della Vul­ gata. Il secondo gruppo, ben più numeroso e maggioritario, si op­ poneva all ' impiego dell'ebraico; gli anti-ebraisti sostenevano che gli Ebrei avevano corrotto i testi originali delle Scritture, che l'ebraico era fastidioso da studiare , e che doveva esser bandito dagli studi biblici , e ancora che l ' esegesi filologica avrebbe condotto solo al­ la controversia e all ' erosione dell' autorità della Chiesa 3 2 . Gli 28 29

lvi , p. 43 . Cfr. l ' ottimo studio di S . M . Iglesias, ccEl decreto tridentino sobre la Vulgata y su interpretacion por los te6logos del siglo XVI», Estudios Blblicos, 5, 1 946 , pp . 145- 1 69 . 3 ° Cfr. M . del Pinta Llorente, Estudws y polemicas sobre Fray Luis de Ledn, Madrid, Viuda de Gaio Saez, 1 956, p. 69. 31 Tra i suoi docenti , vi furono il grande teologo Melchior Cano (1 509?-1 560) e il filosofo-teologo Domingo de Soto ( 1 494- 1 560); cfr L . G . A . Getino, Vida y procesos del Maestro Fr. Luis de Ledn, Salamanca, Calatrava, 1 90 7 , pp. 34-35. 3 2 celo penso che si raggiungerebbe un risultato molto più consistente», scrisse un conservatore presente a Trento, «Se ci liberassimo dei vecchi dub­ bi e imponessimo un silenzio perenne, in modo da non andar dicendo che " Qui il testo ebraico dice una cosa, e quello greco un'altra" , cosa che non fa che indebolire e rendere inefficace l'autorità della Vulgata . . » (S. M . Igle­ sias, «El decreto tridentino sobre la Vulgata y su interpretaci6n por los te6lo­ gos del siglo XVI» , cit. , p. 1 65). .

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ebraisti ritenevano che la Vulgata non fosse una traduzione sem­ pre perfetta, e che spesso riuscisse modesta in confronto ai testi originali ; oltre a ciò, esistevano buoni motivi per avere fiducia negli antichi codici ebraici , giacché né Cristo né Girolamo né Ago­ stino avevano mai incolpato gli Ebrei di aver corrotto l'Antico Testamento. Le argomentazioni di Frà Luis erano solide, ma il clima poli­ tico stabilitosi dopo il concilio di Trento non lo favoriva. Il pro­ blema non era il letteralismo biblico , ma il monopolio della Sco­ lastica sulla discussione teologica. L ' impiego di lingue altre dal latino era ritenuto una minaccia per l ' unicità del significato scrit­ turale, piuttosto che un mezzo di difesa di tale unicità. Allorché lo stesso Luis approntò una versione spagnola e un commentario al Cantico di Salomone, fu messo in carcere per cinque anni dall ' In­ quisizione di Valladolid 33 • Benché la sentenza fosse alla fine ro­ vesciata dall 'Offlzio Supremo dell' Inquisizione a Madrid, il clima di conformismo linguistico nel quale Luis si trovò a essere imputa­ to fu ben colto dall' inciso fatto nel 1 5 76 da uno dei suoi primi accusatori, Frà Leon de Castro : «La congregazione generale ritie­ ne che non si possa fare alcun mutamento che non sia in accordo con l 'edizione latina della Vulgata, che si tratti di una sola frase , di una sola conclusioncella o di una clausola, di una sola parola o di una espressione , di una sola sillaba o di uno iota . . » 3 4 • La teoria di Copernico non fu discussa al Concilio di Trento; in effetti, né questioni di fùosofia naturale e neppure la riforma del calendario furono soggetti principali di dibattito al Conci­ lio 35 • Oggi, tuttavia, grazie a recenti scoperte, si sa che verso l'i­ nizio del C oncilio, vi fu una certa reazione meditata all' interno di alcuni circoli curiali romani. L ' anno dopo la pubblicazione del De revolutionibus, un domenicano fiorentino astronomo e teologo , Giovanni Maria Tolosani ( 1 470/ 1 - 1 549), compose una vasta opera .

33 L.G.A. Getino, Vida y procesos del Maestro Fr. Luis de LeOn, cit . , pp. 528-563 . 34 S . M . Iglesias, «El decreto tridentino sobre la Vulgata y su interpreta­ don por los te6logos del siglo XVI» , cit. , p. 165. 3 5 Quest'affermazione si basa su un attento studio degli indici del Con­ cilium Tridentinum: Dio.riorum, Actorum, Epistularium, Tractatuum, ed. Stepha­ nus Ehses et al. , 13 voli . , Freiburg im Breisgau , Herder, 1 961 -76.

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apologetica intitolata De veritate S. Scnpturae 36• Questo trattato , concluso nel 1 544 e rimasto tuttavia inedito, era dedicato in mo­ do precipuo a certe tematiche in procinto di essere discusse a Tren­ to. Tra il 1 544 e il 1 547 , Tolosani vi aggiunse una serie di opu­ scoli consacrati ad argomenti quali il potere papale e l 'autorità dei concili, Io scontro tra cattolici ed eretici, la giustificazione per la fede e le opere, la dignità e il dovere dei cardinali e la struttura della Chiesa. Tolosani era però anche un astronomo di una certa bravura, autore di un trattato De co"ectione Calendarii e parteci­ pante al C oncilio lateranense v ( 1 5 1 5) , ove la riforma del calen­ dario era stato uno degli argomenti principali 37• In qualche mo­ do, Tolosani era riuscito a ottenere una copia del De revolutioni­ bus, del quale scrisse , nel suo quarto opusculum, un ' ampia critica del libro 1 38• Si tratta di un 'operetta degna di nota. In primo luogo , in contrasto con l' interpretazione di Wittenberg, Tolosa­ ni evitava temi squisitamente astronomici e tecnici, e non faceva cenno al punto equante; in secondo luogo , la teoria di C opernico veniva qui a contraddire i principi di fondo della filosofia natura­ le aristotelica; e, in terzo luogo , il domenicano Tolosani decide­ va di collocare il De revolutionibus all' interno della gerarchia tomi­ stica dei saperi , presentando la teoria copernicana come una vio­ lazione dei principi classificativi di tale gerarchia: Copernico difatti è dotto in fatto di matematica e astronomia, ma as­ sai carente per quanto riguarda la fisica e la dialettica, e ancora si dimo­ stra insufficientemente versato anche in materia biblica, dal momento che contraddice alcuni principi di quelle scienze, non senza il pericolo di mancanza di fede tanto per sé quanto per i suoi lettori [ . . . ] . Inoltre, la scienza inferiore riceve la dimostrazione dei propri principi da quella 56 Firenze, Biblioteca Nazionale, MS. Conv. Soppr. ] . 1 . 25 , con la pro­ venienza dal monastero di S . Marco. 37 Cfr. D. Marzi, La questione della riforma del caùndario nel Quinto Concilio Lateranense (1515-1 7), Firenze, G . Camesecchi e Figli , 1 896. 38 De coelo supremo immobi/4 et terra infima stabili ceterisque coelis et elemmtis in­ termediis "11Wbilibus. Il testo completo di quest 'operetta è stato pubblicato da E. Garin, «Alle origini della polemica anticopemicana», in Id. , Rinascite e rivoluzioni, Bari, Laterza, 1 976, pp. 284-295 , cui si riferiscono tutte le cita­ zioni. Cfr. anche il giudizio di E. Rosen sulla scoperta di E . Garin : «Was Copemicus' Revolutions approved by the Pope? » , ]o urnal ojthe History oj ldeas, 36, 1 975, pp. 531 -542 .

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superiore ; pertanto, tutte le scienze sono connesse le une alle altre, in modo tale che la scienza inferiore ha bisogno di quella di rango superio­ re, e si sostengono a vicenda. Difatti , un astronomo non può dirsi com­ pleto, a meno che non abbia in precedenza appreso la fisica, dal mo­ mento che l' astronomia postula i corpi naturali celesti e i loro moti na­ turali . Né un uomo può diventare un astronomo completo e un filosofo, a meno che non abbia appreso a distinguere, dialetticamente, nelle di­ spute , tra il vero e il falso, e non abbia nozione dei tipi di argomentazio­ ne, cosa che si esige nella medicina, nella filosofia, nella teologia e nelle restanti scienze. Perciò, il suddetto Copernico, poiché non conosce la fisica e la dialettica, non c'è proprio da stupirsi se si inganna a questo proposito, e prende il vero per il falso a causa della mancanza di cono­ scenza di quelle scienze. Si convochino uomini dotti in tutte le scienze perché leggano il primo libro di Copernico, quello relativo al moto ter­ restre e all' immobilità del firmamento ; subito essi troveranno che le sue argomentazioni non hanno alcun vigore, e son facilissime da dissolvere. È difatti una cosa sciocca contrastare la tesi accolta da un tempo lun­ ghissimo e per le ragioni più forti , a meno che colui che impugna tale tesi non si avvalga di ragionamenti ancora più forti e di dimostrazioni incontrovertibili, e possa dissolvere in modo completo le ragioni contra­ rie; cosa che Copernico non fa mai :!9 ,

Si scorge qui la possibilità di sfruttare la status ambiguo dell ' a­ stronomia come scienza mista, di mezzo . A differenza di Osian­ der, che aveva cercato di proteggere Copernico sottolineando la separazione tra la parte matematica e quella fisica dell ' astronomia, Tolosani portava allo scoperto la dipendenza dell' astronomia - per quanto riguarda la verità delle sue conclusioni - dalle discipline di rango più alto della fisica e della teologia, scienze superiori al­ l ' astronomia grazie al loro oggetto sublime, alla tradizione, e al­ la loro capacità dimostrativa di raggiungere conclusioni necessa­ rie . Il rifiuto del De revolutionibus in quanto testo incoerente con un' interpretazione decisamente conservatrice di Aristotele, che rifiutava perfino di far cenno al concetto tomista di «forza im­ pressa» , era del tutto in accordo con l' orientamento che stava per avere il sopravvento a Trento circa l 'ermeneutica dei passi biblici . Tolosani concludeva il suo trattatello con quest'interessante ri­ velazione : «II Maestro del Sacro e Apostolico Palazzo aveva avu39 Jo. Mariae de Tolosanis, Opusculum qutJrtum De coelo supremo Garin , Rinascite e n'voluzioni, cit . , p . 288 .

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. . .

, in E.

l

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to in animo di condannare il libro , ma dapprima per la sua ma­ lattia, poi impedito dalla morte, non poté compiere questo dise­ gno . In seguito fui io a prendermi la briga di portare questo sco­ po a compimento, per difendere la verità a vantaggio comune della santa Chiesa» 40• Il ccMaestro del Sacro Palazzo» era Bartolomeo Spina, potente amico di Tolosani, che fu presente alle sessioni di apertura del Concilio di Trento , ma che morì all' inizio del 1 54 7 41 • Per quanto affilata fosse la critica anti-copernicana di Tolosani, non esiste tuttavia alcuna prova che essa ricevesse un esame serio da parte del nuovo Maestro o dal papa stesso . Il ma­ noscritto inedito di Tolosani , scritto nello spirito tridentino , fu verosimilmente riposto nella biblioteca del convento domenica­ no di S. Marco, a Firenze, in attesa che qualche continuatore lo mettesse a frutto. Conseguenza fu che gli astronomi e i filosofi cattolici del XVI secolo operarono senza divieti formali da parte della Congregazione dell' Indice o dell' Inquisizione .

• LA TEORIA COPERNICANA E L'ESEGESI DELLA BIBBIA I riformatori protestanti concordavano nel mettere in rilievo il senso piano, grammaticale, quale centro dell' interpretazione della Bibbia, rendendola in tal modo agibile per qualunque tipo di let­ tore . Un aiuto suppletivo veniva talvolta desunto da letture spi­ rituali o allegoriche, e tuttavia il senso letterale, di fatto, restava pur sempre centrale. Senonché, il letteralismo dei riformatori era duplice; da un lato, essi pensavano che il testo biblico fosse lette­ rale tanto a livello di diretto riferimento linguistico (termini mes­ si in relazione a personaggi e avvenimenti esistiti), quanto nel senso che l 'intera storia era realmente accaduta; le storie individuali narrate nelle Scritture dovevano esser concepite in un intreccio formato da un unico «tessuto narrativo». Q.testo fatto implicava che le storie vetere-testamentarie poste in apertura dei sacri testi fossero ag­ ganciate , dal punto di vista dell ' interpretazione , a quelle neo40

lvi, p. 295 . 41 Spina presentò alcuni articoli sul battesimo e sulla giustificazione

(Concilium Tridentinum, xn , 676, 725); alla sua morte gli successe il domeni­ cano bolognese Egidio Fuscararo (cfr. ivi, v , 728n . ) .

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testamentarie, indicando le prime come cctipi» o ccfigure» delle se­ conde . Lutero e C alvino erano concordi sul fatto che vi era un motivo unico , una tematica principale a unire tutte le storie con­ tenute nella Bibbia: la vita e il sacerdozio di Cristo 42 Sebbene i protestanti rifiutassero il richiamo dei cattolici alle interpretazioni allegoriche e anagogiche delle Scritture come abuso illegittimo del senso piano , tanto gli esegeti cattolici quanto quel­ li riformati avevano nel loro arsenale un modulo ermeneutico cui far ricorso : il ccprincipio dell 'accomodamento» . Uno degli scopi di questo procedimento esegetico era dissolvere le tensioni tra il linguaggio popolare, strettamente legato ali' esperienza delle per­ cezioni immediate , e il linguaggio specialistico dei gruppi intel­ lettuali . La necessità dei riti o dei riferimenti antropomorfici a Dio, concepito come un uomo in carne e ossa, li riportava a una classe di espressioni che poteva richiamare con facilità il ccprinci­ pio dell ' accomodamento» 43 • Nel XVII e XVIII secolo, i missiona­ ri gesuiti in Cina innescarono una polemica circa l ' accomoda­ mento, quando permisero ai conversi cinesi di pregare Confu­ cio , di adorare gli antenati e di rivolgersi a Dio come a Tien (il cielo) H . Come i missionari gesuiti , i seguaci cinquecenteschi di C opernico fecero uso della facoltà dell ' accomodamento; per co­ storo , tuttavia, la questione non stava in un sistema estraneo di valori di una società straniera, ma nella gerarchia dei saperi so­ stenuta nelle università e in cui la teologia occupava il rango più alto . Prima di esaminare più a fondo questa materia, è bene passa­ re brevemente in rassegna quattro classi particolari di passi bi­ blici che erano di qualche peso per la questione coper�icana cenni all 'immobilità della Terra, moto del Sole rispetto all 'oriz.•

i2

C fr. H . Frei, The Eclipse of Biblica! Narrative: A Study in Eighteenth and Nineteenth Century Hermeneutics, New Haven, Yale Univ. Press, 1 974, pp. 1 -37. i3 Sul problema dell 'accomodamento, cfr. K. Scholder, Ursprunge und Prohkme der Bihklkritik im 1 7. jahrhundert, Munich, Kaiser, 1 966, pp. 56-78; A. Funkenstein, «The Dialectical Preparation for Scientific Revolutions: On the Role of Hypothetical Reasoning in the Emergence of Copernican Astro­ nomy and Galilean Mechanics», in R. S. Westman (ed.), The Copemican Achieve­ ment, cit . , pp. 1 95- 1 9 7 . ii C fr. J . Bettray, D ie Akkomoda.tionsmethork rks P. Matteo Ricci S. I. in China, Roma, Universitas Gre �oriana, 1955, p. 278.

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zonte terrestre, stabilità del Sole e moto della Terra. I sosteni­ tori tanto protestanti che cattolici del geocentrismo erano soli­ ti citare versetti biblici appartenenti alle prime due categorie e interpretarli come riferimenti letterali al mondo fisico, come è il caso di Salmi 92 , 1 , «[Il Signore] Ha consolidato la terra, che non vacilli» ; o di Ecclesiaste 1 ,4 : «Passa una generazione e ne succede un ' altra, e la Terra sussiste sempre» ; Ecclesiaste 1 , 5 : «Sorge il Sole e tramonta e s' affretta al suo posto, donde s i leva ancora•• ; e Salmi 1 03 , 1 9 : «E fece la Luna per segnare i tempi : il Sole conosce l 'ora del suo tramonto•• 45• L'interpretazione let­ terale di questi passi scaturiva, per i protestanti e per i cattolici, da fonti differenti ; per protestanti dello stampo di Melantone, essa proveniva da una fede incrollabile nell 'esattezza estrema del si­ gnificato grammaticale del testo biblico ; per cattolici come Talo­ sani , il senso letterale era reso legittimo dal (preteso unanime) richiamo all ' autorità degli interpreti antichi. In entrambi i casi, i sostenitori del geocentrismo trascuravano i versetti della classe terza e quarta. I copernicani avevano a propria disposizione una doppia stra­ tegia ermeneutica. La prima, che potremmo defmire «dell' acco­ modamento assoluto•• , sosteneva che i versetti di tutte le quattro classi erano stati accomodati al linguaggio umano. 1 Il merito di questa posizione era che essa traeva una netta linea di demarca­ zione tra l 'esegesi biblica e la filosofia naturale, di modo che i principi e i metodi dell'una non potevano trovarsi mescolati con quelli dell' altra; inoltre, essa seguiva le interpretazioni figurali moderate richiamate dai riformatori . Assai più pericolosa era la seconda strategia, che potremmo definire «dell ' accomodamento parziale•• , e che prevedeva che l 'interprete fornisse un' interpre­ tazione letterale, eliostatica o comunque relativa al moto della Terra ,1tanto di Gs 1 0 , 1 2-3 , quanto di Gb 9 , 6 , accomodando poi tale interpre­ tazione ai versetti solitamente ritenuti favorevoli al geocentrismo. Nel Libro di Giosuè si dice : > 13• Né Keplero si limitò alla sola immagine della Trinità, ma ne perseguì le implicazioni fino ai risvolti ultimi , intagliandone un meraviglioso gioiello sfaccettato , ciascuna delle cui sfaccettature rifletteva lo splendore della dottrina cristiana. Nella creazione, chiariva Keplero , Dio ha espresso la differenza tra la linea retta e quella curva, l ' immagine della creatura e quella di Dio . Tutte

1 1 Epitome Copernicanae astronomiae, in Gesammelte Werke, cit . , lvi , pp. 287-288 . 13 lvi, p . 292 .

12

267

vn, p.

258.

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le figure rettilinee sono necessariamente imperfette ; dal momen­ to che partecipano delle tre dimensioni, partecipano anche della materia. In quanto possono essere descritte tramite il movimen­ to dei punti , delle linee e dei piani, tali figure sono logicamente posteriori ai punti e allo spazio in cui si muovono i punti 14• La linea curva, invece, si comporta altrimenti; una sfera non viene generata dall a rotazione di un cerchio, proprio perché la sfera viene prima del cerchio . In confronto alle altre figure , si può dire che la sfera non sia passibile di generazione , in quanto non viene pro­ dotta da tali figure , ma preesiste a esse, quale prodotto di un pro­ cesso affatto differente, nel quale il punto centrale diffonde se stesso in tutte le direzioni . Perciò la sfera-, che è l' effusione di un punto, istituisce lo spazio che le altre figure , in quanto sono prodotte dal movimento finito dei punti, assumono. Inoltre una sfera possie­ de una forma immateriale, essendo libera da una solidità inter­ na; essa si differenzia da un globo, ossia da una sfera riempita da un corpo solido 15 • Dunque l a sfera rappresentava per Keplero ben più della for­ ma dell' universo . In qualità di immagine del divino , essa costi­ tuiva la forma che ogni essere che aspiri alla perfezione deve as­ sumere , nella misura delle proprie capacità. I corpi , pur essendo limitati dalle proprie superfici, si espandono nondimeno in senso sferico , a guisa di sostituzione, grazie alle facoltà di cui sono do­ tati. L ' anima - e per Keplero ogni essere era fornito di anima ­ fuoriesce dalla sua dimora puntiforme, sia nell' atto di cogliere le cose esterne che la circondano secondo una disposizione sferica, sia nell' atto di reggere il proprio corpo, che pure è situato attor­ no a essa 16• Inevitabilmente, Keplero estendeva la medesima analogia anche alla luce , in quanto questa era uno dei principali poteri intrinseci al corpo: Perché dunque meravigliarsi , se quel principio che regola tutta la bel­ lezza del mondo, e che il divino Mosè introduce subito il primo giorno della creazione nella materia appena appena creata, per così dire, quale strumento di Dio a dar forma e vita a tutte le cose - perché meravi1•

lvi,

p.

50.

15 lvi, pp. 50-5 1 . 16 Harmonice mundi, in Gesammelte Werlce, cit . , VI, p . 2 7 5 .

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L'ASCESA DELLA SCIENZA E IL DECUNO DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO

gliarsi , dico, se questo principio e questa sostanza eccellentissima che pervade tutto l'intero mondo materiale, questa scaturigine di tutte le fa­ coltà animali e questo ponte tra il mondo fisico e quello intelligibile si è mutato in quelle stesse leggi dalle quali il mondo doveva essere ordi­ nato? Perciò il Sole è un certo corp o in cui si ritrova quella facoltà di comunicare se stesso a tutte le cose, e che noi chiamiamo luce , e a cui per questa ragione è stato dato un luogo mediano e centrale nell 'univer­ so, proprio perché potesse in eterno diffondere se stesso in ugual misura in tutto il mondo. Tutti gli altri esseri che sono partecipi della luce imi­ tano il Sole 1 7 •

Tuttavia Keplero poteva innalzare ancora di più l ' immagine trinitaria; un punto, il centro della sfera, non è visibile, e si rive­ la soltanto quando si rovescia verso l ' esterno, in tutte le direzio­ ni . La superficie è la sua immagine, l ' itinerario verso il centro . Chi scorge la superficie, scorge anche il centro , e solo così può scorgerlo 18 • Quest' immagine spiega senz' altro il motivo per cui Keplero insisteva sul fatto che la luce non è costituita dai raggi che sgorgano dai punti luminosi e illuminati; i raggi, infatti , so­ no soltanto le linee del movimento. La luce in sé è la superficie sferica formata dal loro moto uniforme , superficie che rimanda al Figlio nella sfera della Trinità. Pertanto , nell ' ottica come in gran parte della sua scienza, la concezione della natura ricondu­ ceva Keplero non tanto al teismo, quanto al nucleo stesso del V an­ gelo. Gesù aveva detto : cclo sono la luce del mondo».

• RENÉ DESCARTES: U N O SCETTICO RENITENTE C on Descartes ( 1 596- 1 650), che fu attivo una generazione dopo Keplero, si incontra un uomo diverso, diverso soprattutto nel grado di esaltazione spirituale . Nondimeno , Descartes non fu meno at­ taccato al cristianesimo ; ostentatamente rimandò sempre al giu­ dizio della Chiesa in questioni di fede, ed escluse in modo espii1 7 Paralipomma, in Gesammelte Werke, cit. , I I , p. 1 9 , cit. in W. Pauli, «The lnfluence of Archetypal ldeas on the Scientific Theories of Kepler», in C . G . Jung, W . Pauli , The lnterpretation of Nature and the Psyche, New York, Pan­ theon, 1955, pp. 1 69- 1 70 . 1 8 Epitome Copernicanae astronomim, in Gesammelte Werke, VII , p. 5 1 .

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cito la propria fede religiosa dal procedimento del dubbio siste­ matico . Egli preferì introdurre Le Monde come una fantasticheria capace di dare un contributo alla comprensione delle leggi all 'o­ pera nella natura, ccsenza sminuire il miracolo della creazione» 19, e tolse di mezzo il libro dopo la condanna di Galileo , sebbene ri­ siedesse ben oltre il raggio d ' azione del Santo Uffizio . Quando finalmente dette alle stampe la sua opera di filosofia naturale , i Principia, non soltanto la ritoccò allo scopo di sostenere l ' immo­ bilità della Terra, ma dette ancora una volta forte rilievo alla pro­ pria deferenza verso la Chiesa. L' opera si concludeva con un' as­ serzione generale circa il grado di certezza raggiunto, rivendicando almeno una certezza morale, e spingendosi fino ad asserire che alcune delle proprie dimostrazioni conseguivano una certezza as­ soluta e che la propria descrizione dei fenomeni generali della na­ tura era la sola possibile . ccTuttavia» , concludeva, ccpoiché non voglio fidarmi troppo di me stesso, io non asserisco nulla qui , e sottometto tutte le mie opinioni al giudizio dei più saggi ed al­ l'autorità della Chiesa>• 20• Esaminare qui le motivazioni cartesia­ ne sarebbe andare fuori del tema proposto ; senza dubbio, tutta­ via, tali motivazioni erano complesse e traevano origine da più che una mera pietà. Nondimeno resta il fatto che Descartes pose una grande attenzione nel mantenersi nel favore della Chiesa e fu molto sollecito nel non fare apparire la propria filosofia come un attacco , tanto totale quanto parziale, al cristianesimo . Oltre a ciò , Descartes non si limitò al ruolo passivo di colui che non ha intenzione di recare offesa; dedicò le Meditazioni alla Facoltà di Teologia della Sorbona, come dimostrazione delle due dottrine essenziali da cui dipende la fede cristiana: l ' esistenza di Dio e l 'immaterialità dell ' anima 2 1 • Né questo fu un gesto me­ ramente esteriore, giacché queste due dottrine erano tanto essen­ ziali per la filosofia cartesiana quanto lo erano per il cristianesi­ mo. Al di fuori dell ' esistenza divina, l 'epistemologia cartesiana non può restar salda, e proprio quest 'epistemologia, l'esibizione della certezza assoluta destinata a salvare la filosofia dal pantano dello scetticismo in cui essa aveva smarrito la propria direzione , 19 20

21

Cartesio, Opere filosofiche, 4 voli . , Bari-Roma, 1 986, lvi, m, p. 36 5 lvi, n , pp . 3 - 7 . .

270

1,

p. 320.

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era la pietra angolare su cui Descartes si riprometteva di rifonda­ re l 'impresa filosofica. È possibile tradurre in termini più prosai­ ci la fase finale del dubbio sistematico cartesiano , il timore che uno spirito malvagio lo ingannasse , come la finitezza irriducibile delle facoltà dell 'uomo : E se noi vogliam fingere che un Dio onnipossente non è autore del nostro essere , e che noi sussistiamo per noi stessi o con qualche altro mezzo, pel fatto di supporre questo autore meno potente , noi avremo sempre tanto più motivo di credere che non siamo così perfetti, da non poter essere continuamente ingannati 2 2 ,

osservava Descartes nei Principi della filosofia. Solamente andan­ do oltre i limiti umani, per rifarsi a un' autorità che , per defini­ zione , è infinita, egli poteva riscontrare la certezza assoluta che ricercava. Tanto garante delle facoltà umane, all ' atto del loro uso corretto, quanto autore delle verità eterne che le facoltà impiega­ te a quel modo potevano cogliere, Dio era il saldo fondamento su cui si basava l'epistemologia cartesiana. Allo stesso modo, Dio era essenziale per mantenere la creazione nel proprio essere, giac­ ché dal punto di vista cartesiano essa era priva di ogni capacità di mantenere se stessa nell'esistenza da un istante all ' altro 23 • L' immaterialità dell' anima, che ne implicava l 'immortalità, era una conseguenza del suo dualismo, e in quanto tale era non me­ no essenziale alla sua intera filosofia di quanto lo fosse l 'esistenza di Dio . Può forse sembrare che io voglia giungere alla conclusione che il rapporto di Descartes con il cristianesimo fosse pressoché iden­ tico a quello di Keplero - semmai, meno turgido di cambiamento, dacché Descartes non mise mai in questione la confessione cri­ stiana nella quale era stato allevato. Le cose , tuttavia, non stava­ no così. Per come la vedo io, Descartes rappresentò un movimento ideale verso un ordine nuovo e differente ; e se egli mantenne sot­ to uno stretto controllo le conseguenze che egli stesso ne avrebbe tratto, ulteriori conclusioni implicite restavano a disposizione delle deduzioni delle generazioni a venire . 22

23

lvi, m , p. 23 . Cartesio, Meditazioni metafisiche, in Opere filosofiche, cit . ,

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n, p.

46 .

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Prendiamo in esame per prima cosa il procedimento di dub­ bio sistematico , e, assieme , le obiezioni mosse alle Meditazioni dal gesuita Bourdin (le obiezioni settime) 24• A uno sguardo superficia­ le , le eccezioni mosse da Bourdin erano viziose; esse concepiva­ no il dubbio sistematico come uno scetticismo perenne , laddove Descartes piuttosto intendeva tale dubbio come procedimento tem­ poraneo con il quale togliere di mezzo una volta per tutte lo scet­ ticismo . Nondimeno, dobbiamo chiederci se Bourdin avesse avuto qualche motivo per questo timore lampante . Il dubbio sistemati­ co non era un processo capace di auto-limitarsi; esso si era con­ cluso solamente nell ' attimo in cui Descartes riuscì a trovare una proposizione di cui non poteva più dubitare e, a partire da que­ sta, a rifondare una struttura gnoseologica. Lo stesso Descartes escluse il dominio della fede dal processo di indagine . Se mai è esistita una posizione di equilibrio precario , fu senz ' altro questa, ove tutti i temi di importanza minore venivano riesaminati men­ tre la questione riconosciuta come della massima importanza, e proprio per questo più bisognosa di un solido fondamento, resta­ va fuori dal discorso . Descartes poteva legittimare il proprio mo­ do di procedere ritenendo la rivelazione un dominio autonomo della conoscenza, dipendente immediatamente dal Dio della ve­ rità. Come aveva capito Bourdin , le verità di fede non potevano essere separate una volta per tutte dalla ricerca di dimostrazioni stringenti , una volta che tale ricerca avesse preso le mosse . La sola ragione naturale era capace di stabilire se una presunta rive­ lazione proviene davvero da Dio; dunque toccava alla ragione na­ turale anche spiegare quest 'ultima. Quelle che l' età precedente aveva accettato con prontezza quali verità sovrarazionali - le tre persone della Trinità, che non sono che un 'unica divinità, o l ' i­ postasi della natura umana e divina in Gesù Cristo - potevano a buon diritto apparire contrarie alla ragione in un 'età di dubbio sistematico . Direi che Bourdin aveva ragione nel temere che nes­ sun corpo di verità accettate potesse restare a lungo immune da un simile spirito indagatore . È possibile andare ancora oltre. Il nuovo punto di partenza nel-

2• Opere .filosofiche, cit. , zioni.

n, pp.

4 1 3-522 , con le note di Descartes alle obie­

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l' ambito della filosofia naturale incarnata da Descartes aveva ri­ mosso il fondamento stesso su cui si basava con fermezza l 'unità kepleriana di cristianesimo e scienza. Descartes rifiutava il con­ ' cetto di un universo ordinato e prendeva l ' avvio, come aveva dichiarato in modo esplicito , da ccii più confuso e ingarbugliato caos che i poeti possano descrivere» per dimostrare come la necessità naturale, regolata dalle leggi del movimento , doveva produrre un mondo simile al nostro 25 • Nulla, forse, illustra meglio la diffe­ renza esistente tra i due uomini , della loro discussione sui fiocchi di neve . Keplero ricusava di credere che la forma esagonale del fiocco di neve , ccquesta figura ordinata» , potesse essere prodotta casualmente 26• Descartes chiariva invece come essa risultasse di necessità dalle gocce d ' acqua ravvicinate che congelavano assie­ me 27 • Il mondo cartesiano, che si estendeva indefinitamente in tutte le direzioni , privo di una propria struttura interna eccezion fatta per il modello ripetuto all 'infinito dei vortici (conseguenza necessaria, questi ultimi , del movimento in un pieno}, universo perennemente in movimento poiché i soli si raggrumavano e mo­ rivano, e i vortici sparivano, esigeva dunque di essere sostentato nell' essere e di venire regolato da Dio. D ' altro canto, esso non mostrava alcun segno di una pianificazione intelligente . Des­ cartes sosteneva che la conoscenza delle cause finali va ben oltre le capacità umane ; l' umanità non può comprendere gli scopi di­ vini 28• E , in effetti , l ' impossibilità di conoscere le cause finali aveva una radice più profonda; nel mondo cartesiano non esisto­ no cause finali. Allo stesso modo, non ci sono tracce di un Dio trino . La filo­ sofia cartesiana era teistica, in quanto esigeva l 'esistenza di Dio , ma è difficile trovarla specificamente cristiana in qualche senso . Il Dio di Descartes era il Dio dei filosofi, necessario per richia­ mare il mondo all ' essere e a mantenerlo tale ; non il Dio redento­ re dell 'umanità con il proprio sangue. Tutto il movente del pen­ siero cartesiano costituisce un 'esemplificazione della caratteristi25

Il Mondo, VI , in opere filosofiche, cit. , 1 , p . 1 45 . De nive sexangula, i n Gesammelte Werke, cit . , IV, p . 275. 27 Le meteore, i n René Descartes, Opere scientifiche, a cura di E. Lojacono, 2 voll . , Torino, Utet, 1 983 , II, pp. 434-443 . 28 Opere filosofiche, cit. , I I , p . 52. 26

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ca riscontrata da Hiibner in Keplero; ossia, egli dava forte rilie­ vo a Dio nell' aspetto di creatore , a spese del Dio redentore . Que­ sto movente aveva conseguenze nel campo della sua filosofia eti­ ca, e i teologi avevano qualche motivo per accusarlo di pelagia­ nesimo (la dottrina teologica secondo cui l 'uomo può giungere da solo alla salvazione , senza l ' aiuto della grazia divina) 29• Se Dio non si rivelava a Descartes nella struttura ordinata del­ l 'universo , si rivelava nella regolarità ordinata dei fenomeni, e da ciò poteva provenire un riconoscimento della legge naturale, ma non un sentimento di adorazione e stupore religioso . Questo sentimento di stupore ripugnava a Descartes; uno degli scopi della sua fùosofia naturale era l' abolizione dello stupore, tramite la chia­ rificazione della necessità fisica di tali presunte meraviglie: Per natura siamo più disposti - osservava Descartes nell' Introdu­ zione alle Meteore - ad ammirare le cose che son sopra di noi che quelle che si trovano alla nostra altezza o sotto di noi . Nonostante le nubi su­ perino appena le cime di qualche montagna e per quanto, anche spesso, se ne vedano alcune più basse delle guglie dei nostri campanili , tutta­ via, per il solo fatto che per guardarle bisogna volgere gli occhi al cielo, le immaginiamo tanto alte che persino i poeti e i pittori ne fan materia per costruire il trono di Dio e fingono che lassù Egli usi le sue mani per aprire e chiudere le porte dei venti, per versare la rugiada sui fiori e per scagliare folgori sulle rocce. Ciò mi fa sperare che , se riuscirò qui a spiegare la natura delle nubi in tal modo che non rimanga più nessun motivo di stupore né per quello che si vede né per ciò che ne consegue, si crederà facilmente che sia possibile, nello stesso modo, scoprire le cause di tutto quello che v'è di più ammirabile al di sopra della Terra 30• Le Meteore continuavano quindi con la spiegazione di tutti questi oggetti (nubi, venti, rugiada, fulmine e altre cose) , spiegazioni che richiedevano soltanto la necessità fisica - il tutto inteso, co­ me sosteneva Descartes nella conclusione, a rimuovere tutto ciò che costituisce «oggetto di stupore>> riguardo ai fenomeni cele­ sti 3 1 • Né Descartes muoveva obiezioni tanto allo stupore in sé ,

29 Cfr. le Obiezioni seconde e la risposta di Descartes nelle Meditazioni me­ tafisiche, in Opere filosofiche, cit . , n, pp . 1 1 5- 1 40. 3 0 Le meteore, discorso p ri m o, in Opere scientifiche, cit. , n , pp. 359-360. 31 lvi, p. 508 .

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quanto al concetto di Dio che tale stupore implicava. Il Dio car­ tesiano, il Dio dei filosofi, non si abbassava a produrre meravi­ glie da baraccone producendo una serie ininterrotta di meravi­ glie . Eternamente immutabile , Egli si rivelava, piuttosto, nelle leggi immutabili da Lui promulgate : Noi conosciamo anche che è una perfezione in Dio non solamente di essere immutabile nella sua natura, ma anche di agire in un modo che egli non cambia mai ; talmente che, oltre i cambiamenti che vedia­ mo nel mondo, e quelli cui crediamo, perché Dio li ha rivelati , e che sappiamo accadere od essere accaduti nella natura senza alcun cambia­ mento da parte del Creatore, non ne dobbiamo supporre altri nelle sue opere, per paura di attribuirgli incostanza 32 •

Ne Il Mondo, Descartes delineava con brevità il significato di una simile concezione di Dio ; come puntualizzava, si trattava di una supposizione che nel mondo così descritto ccDio non farà mai miracoli, e che le intelligenze o anime ragionevoli che in seguito potremo supporvi, non turberanno in nessun modo il corso ordi­ nario della natura» 33 • In effetti , il tema dei miracoli mostra che tutta la pretesa sot­ tomissione alla Chiesa non poteva trattenere Descartes dal mani­ polare , sotto sotto , il cristianesimo , per allinearlo ai dettati della filosofia naturale. A prima vista, il concetto stesso di miracolo , la persuasione che Dio non fosse stato in grado di creare il mon­ do secondo la propria volontà, urtava Descartes, e spesso egli si spingeva a dare spiegazioni naturalistiche dei presunti miracoli, cosa che ovviamente aveva, ai suoi occhi , l ' effetto di privarli del­ la loro miracolosità. Le meraviglie di cui le Meteore davano una spiegazione includevano eventi simili; Descartes ritraeva, ad esem­ pio , il modo in cui le esalazioni potevano venire compresse e ad­ densate all' interno della materia con la densità del sangue, del latte, del ferro , della pietra, o della materia in putrefazione che · genera gli insetti ; «leggiamo infatti spesso , tra i prodigi , di piog­ ge di ferro , di sangue, di locuste o di simili cose» 3.. . Se il cenno

32 Principi, II, 36, in Opere filosofiche, cit . , 33 Opere filosofiche, cit . , r , p . 1 54. 34 Opere scientifiche, ci t. , II, p . 457 .

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m, p.

91.

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a Mosè non era stato abbastanza esplicito , Descartes aveva già spiegato che la manna era una sorta di esalazione 35• La spiega­ zione dell ' arcobaleno lo condusse ancora oltre ; egli espose come una fontana i cui olii fossero provvisti ciascuno di un potere di rifrazione diverso fosse capace di produrre arcobaleni di grandezze differenti, tanto che, fondendo questi ultimi in un'unica, grande fontana, diventava possibile riempire gran parte del cielo di co­ lore. Chiudendo allora certi getti, era possibile far sparire alcune parti dell' arcobaleno, fino a che le restanti porzioni non avessero preso «la forma di una croce, o di una colonna, o di qualsiasi al­ tro oggetto capace di destare meraviglia. Confesso perÒ» , conti­ nuava Descartes, «che sarebbe necessaria abilità e larghezza di mezzi per poter adattare queste fontane , e far sì che i liquidi si levino tanto in alto che queste figure possano essere viste da mol­ to lontano da una massa di gente senza che se ne scoprano gli artifici>> 36• C iò significava esporre un miracolo basilare del V ec­ chio Testamento e uno basilare nella formazione del cristianesi­ mo, come spettacoli allestiti deliberatamente per influenzare la massa. I filosofi, capaci di comprendere le argomentazioni meta­ fisiche, non sollecitavano un simile gioco di prestigio. Esistevano miracoli lasciati intatti da una spiegazione del genere? Restava intatto il miracolo maggiore di tutti, l 'incarnazione? Descartes non si pose mai questa domanda. Ma quanta strada poteva per­ correre nella direzione cartesiana il pensiero religioso , prima che qualcuno se la ponesse?

• ISAAC NEWTON: UN NEMICO DELL'IRRAZIONALITA In effetti, non passò molto tempo che qualcuno se la pose . Prima della fine del secolo , un gran numero di persone aveva iniziato a mettere in dubbio la divinità di Gesù Cristo, e tra di loro lsaac Newton ( 1 642- 1 727). Questa conclusione, tuttavia, non potreb35 lvi, n , p . 445 . Tanto per la manna quanto per i miracoli egiziani, Descartes si richiamava ai passi del commento conimbricense a Aristotele, benché il carattere di tale commento fosse assai differente dal suo. Cfr. E . Gilson, lndex scolastico-cartésien, Paris, Vrin, 1 9792 , pp. 1 66 , 234. 36 Opere scientifiche, cit . , n , p . 486.

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be essere tratta dalle opere edite di Newton, ove s1 mcontrano ben note espressioni di fede religiosa, meno frequenti di quelle di Keplero, ma non meno ardenti .