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Nr. 3750/2003 R.G. notizie di reato/Mod. 21
PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI CATANZARO Avviso all’indagato della conclusione delle indagini preliminari - art. 415 bis c.p.p. -
Il Pubblico Ministero, visti gli atti del procedimento di cui in epigrafe nei confronti di: 1. TUFANO Vincenzo, nato a Napoli il 3.10.1935, con domicilio eletto alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza, difeso di fiducia dagli Avvocati Nicola Cantafora del Foro di Catanzaro e Gaetano Basile del Foro di Potenza; 2. BONOMI Gaetano, nato a Napoli il 23.7.1946, con domicilio eletto alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza, difeso di fiducia dagli Avvocati Antonio Molinari e Rocco Liccione del Foro di Potenza; 3. GENOVESE Felicia, nata a Potenza il 11.9.1955, con domicilio eletto in Potenza alla via Due Torri n. 21, difesa di fiducia dagli Avvocati Antonio Russo del Foro di Locri e Giancarlo Pittelli del Foro di Catanzaro; 4. CANNIZZARO Michele, nato a Laganadi (RC) il 19.3.1948, con domicilio eletto in Potenza alla via Due Torri n. 21, difeso di fiducia dagli Avvocati Angela Pignatari del Foro di Potenza e Giancarlo Pittelli del Foro di Catanzaro; 5. CHIECO Giuseppe, nato a Bari il 28.10.1946, con domicilio eletto in Matera alla via Tortorella n. 3, difeso di fiducia dagli Avvocati Nicola Cantafora ed Ermenegildo Massimo Scuteri entrambi del Foro di Catanzaro; 6. GRANESE Iside, nata a Nusco (AV) il 28.2.1939, con domicilio eletto presso lo studio Pittelli in Catanzaro al corso Mazzini n. 269, difesa di fiducia dagli Avvocati Giancarlo Pittelli del Foro di Catanzaro e Gaetano Pecorella quest’ultimo con studio in Roma alla via Poli n. 29; 7. CARUSO Attilio, nato a Platì (RC) il 12.5.1944, con domicilio eletto in Matera alla via Cappuccini n. 8/B, difeso di fiducia dagli Avvocati Arturo Frojo e Gerardo Maria Cantore entrambi del Foro di Napoli; 8. BUCCICO Emilio Nicola, nato a Matera il 28.12.1940, con domicilio eletto in Matera alla via IV Novembre n. 25, difeso di fiducia dagli Avvocati Giuseppe Iannello del Foro di Catanzaro e Giuseppe Frigo del Foro di Brescia; 9. GENTILI Pietro, nato a Bari il 10.2.1943, con domicilio eletto in Policoro (MT) alla via San Giusto n. 19, difeso di fiducia dall’Avv. Francesco Mele del Foro di Matera; 10. VITALE Vincenzo, nato a Rotondella (MT) il 14.10.1940, residente a Policoro (MT) alla via Del Lido n. 26, difeso di fiducia dagli Avvocati Aldo Casalinuovo del Foro di Catanzaro e Paola Severino del Foro di Roma; 1
11. VITALE Marco, nato a Matera il 29.3.1967, con domicilio eletto presso lo studio Laviola in Policoro (MT) alla via Siris n. 183, difeso di fiducia dagli Avvocati Aldo Casalinuovo del Foro di Catanzaro e Riccardo Laviola del Foro di Matera; 12. BUBBICO Filippo, nato a Montescaglioso (MT) il 26.2.1954, con domicilio eletto presso lo studio Petrucci in Roma alla via Premuda, difeso di fiducia dagli Avvocati Donato Pace del Foro di Potenza e Luca Petrucci del Foro di Roma; 13. MARIOTTI Arnaldo, nato a Cappelle Sul Tavo (PE) il 8.2.1947, residente a San Salvo (CH) alla Piazza A. De Gasperi n. 9, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 14. GOTI Massimo, nato ad Arezzo il 18.6.1941, residente a Roma alla via S. Teodoro n. 18 int. 10, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 15. BARBIERI Vincenzo, nato a Roma il 23.8.1949, ivi residente alla via M. Musco n. 77, difeso di fiducia dall’Avv. Vincenzo Ioppoli del Foro di Catanzaro; 16. FASANO Luisa, nata a Potenza il 29.7.1970, con domicilio eletto presso lo studio Pace in Potenza alla via Nazario Sauro n. 102, difesa di fiducia dagli Avvocati Antonio Donato Pace del Foro di Potenza e Fabio Viglione del Foro di Roma; 17. LABRIOLA Giuseppe, nato a Tursi (MT) il 23.7.1953, con domicilio eletto in Tursi (MT) alla via Roma n. 244, difeso di fiducia dagli Avvocati Nicola Rocca del Foro di Matera ed Aldo Casalinuovo del Foro di Catanzaro; 18. DE FILIPPO Vito, nato a S. Arcangelo (PZ) il 27.8.1963, con domicilio eletto presso lo studio Ferrara in Potenza al Corso 18 agosto 1928, difeso di fiducia dagli Avvocati Domenico Antonio Ferrara del Foro di Potenza e Fabio Viglione del Foro di Roma; 19. SPITZ Elisabetta, nata a Roma il 22.1.1953, con domicilio eletto presso lo studio Olivo in Roma alla via Eleonora Duse n. 35, difesa di fiducia dall’Avv. Riccardo Olivo del Foro di Roma; 20. PEPE Giuseppe, nato a Gravina in Puglia (BA) il 31.1.1946, con domicilio eletto in Gravina in Puglia (BA) alla via Di Vittorio n. 43, difeso di fiducia dall’Avv. Annalisa Pepe del Foro di Roma; 21. VICECONTE Felice, nato a Bari il 4.4.1954, con domicilio eletto in Francavilla in Sinni (PZ) alla via Roma n. 136, difeso di fiducia dall’Avv. Francesco Viceconte del Foro di Roma; 22. LOPATRIELLO Nicolino, nato a Rotondella (MT) il 7.10.1957, con domicilio eletto in Policoro (MT) alla via Sinfisi n. 43, difeso di fiducia dagli Avvocati Piermaria Lista del Foro di Matera e Filippo Vinci del Foro di Matera; 23. MONTESANO Nicola, nato a Policoro (MT) il 25.6.1975, con domicilio eletto presso lo studio Di Pierri in Policoro (MT) alla via Siris n. 8, difeso di fiducia dall’Avv. Gianni Di Pierri del Foro di Matera; 24. VITA Michele, nato a Satriano di Lucania (PZ) il 13.11.1952, con domicilio eletto in Potenza alla c/da Piani del Mattino n. 8/D, difeso di fiducia dall’Avv. Federico Massa del Foro di Lecce; 25. DE LUCA Claudia, nata a Napoli il 12.6.1971, ivi residente alla via Del Rione Sirignano n. 6, difesa d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 26. CENCI Daniele, nato a Perugia il 22.1.1968, ivi residente al Viale Pellini Pompeo n. 23, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 2
27. SANTARSIERO Vito, nato a Potenza il 2.3.1955, ivi residente c/da Macchia Marcone, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 28. MAURO Vincenzo, nato a Salerno il 5.9.1948, residente a Potenza al Viale G. Marconi n. 42, domiciliato c/o la Questura di Messina, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 29. CETOLA Massimo, nato a Roma il 17.7.1946, ivi residente alla via Giulia n. 81, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 30. GARELLI Emanuele, nato a Cuneo il 12.4.1949, residente ad Ameno (NO) alla via Fratelli Neri n. 2, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 31. IMPROTA Nicola, nato a Teverola (CE) il 21.8.1949, residente a Potenza alla via Livorno n. 120, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 32. POLIGNANO Pietro Giuseppe, nato a Putignano (BA) il 5.12.1959, residente a Palermo alla via Vittorio Emanuele n. 475, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; 33. COSTANZO Biagio, nato a Lagonegro (PZ) il 17.5.1969, residente ad Episcopia alla via Ing. Bruno n. 133, difeso d’ufficio dall’Avv. Nicola Marcella del Foro di Catanzaro, con studio a Catanzaro Lido alla via Eraclea n. 2, tel. 0961*31963; TUFANO Vincenzo, BONOMI Gaetano, GENOVESE Felicia, CANNIZZARO Michele, CHIECO Giuseppe, GRANESE Iside, BUCCICO Emilio Nicola, GENTILI Pietro, BARBIERI Vincenzo, FASANO Luisa, LABRIOLA Giuseppe, a) in ordine al reato p. e p. dall’art. 416, commi 1-2-5, cod.pen. perché si associavano tra loro – TUFANO quale Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza, BONOMI quale Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza, GENOVESE quale Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza e per un periodo anche quale Procuratore della Repubblica Vicario presso il Tribunale di Potenza, nonché Procuratore della Repubblica FF, CANNIZZARO quale marito della GENOVESE e Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, CHIECO quale Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, GRANESE quale Presidente del Tribunale di Matera, BUCCICO quale Avvocato componente del Consiglio Superiore della Magistratura e successivamente quale Senatore della Repubblica, GENTILI quale Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Potenza, BARBIERI quale Capo della Direzione Generale Magistrati presso il Ministero della Giustizia, FASANO quale Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Potenza, LABRIOLA quale Avvocato Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Matera, ed altri per cui non si procede in questa sede, al fine di commettere più delitti, ed in particolare quelli di 3
corruzione e corruzione in atti giudiziari, come indicato nei capi che seguono, con le loro condotte, occultando anche i legami tra di loro e soprattutto tenendo segrete le finalità e gli scopi del sodalizio criminoso, svolgevano attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali (Ordine Giudiziario, Consiglio Superiore della Magistratura e Ministero della Giustizia, in particolare attraverso attività di ostacolo, pressioni e delegittimazione di magistrati in servizio presso la Procura della Repubblica di Potenza e l’Ufficio del Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Potenza, impegnati in indagini difficili e complesse che avevano ad oggetto in particolare, per reati gravi contro la pubblica amministrazione ed altro, settori dei cd. colletti bianchi) e di amministrazioni pubbliche (attraverso la delegittimazione ed il tentativo di condizionamento della Polizia Giudiziaria delegata ad indagini preliminari delicate e complesse, in particolare nei confronti di appartenenti alla Polizia di Stato, alla Polizia Municipale ed all’Arma dei Carabinieri ed altresì attraverso il condizionamento di persone informate sui fatti), nonché attraverso il condizionamento di amministrazioni pubbliche (quali la Regione Basilicata, il Comune di Potenza e l’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza). Tale sodalizio diveniva punto di riferimento di politici (anche di opposti schieramenti), amministratori pubblici, avvocati, imprenditori e faccendieri vari che avevano necessità di interventi illeciti per il condizionamento, in loro favore e di persone di cui erano referenti, dell’attività giudiziaria che si svolgeva presso gli uffici giudiziari di Potenza e Matera. Sodalizio che operava con distribuzione di ruoli ed avvalendosi in modo servente agli interessi associativi di mezzi e strutture pubbliche. I pubblici ufficiali, partecipanti al sodalizio, asservivano, pertanto, in modo stabile, la loro funzione ad interessi di privati, ricevendo utilità varie, quali incarichi in ruoli di vertice all’interno dell’Ordine Giudiziario, incarichi presso la Commissione Parlamentare Antimafia, la disponibilità diretta dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, la promessa di assunzione di parenti presso strutture pubbliche, interventi indebiti presso il Consiglio Superiore della Magistratura ed il Ministero della Giustizia, il consolidamento di posizioni di prestigio e di influenza dominante all’interno dei gruppi di potere, in primo luogo politici (con rilevanti componenti massoniche), operanti in Basilicata ed in Roma, condotte di favore da parte di appartenenti alle forze dell’ordine, nonché divenendo interlocutori privilegiati di esponenti di primo piano della Camera Penale degli Avvocati di Potenza e Matera. Atti di ufficio di mercimonio che si concretizzavano, in particolare, con comportamenti contrari ai doveri di fedeltà (attraverso la violazione sistematica di norme giuridiche), di obbedienza (attraverso l’asservimento di funzioni pubbliche, anche di rilevanza costituzionale, per il perseguimento di interessi personali e di gruppo), di segretezza (attraverso la diffusione tra i sodali ed i beneficiari delle condotte illecite di notizie coperte da segretezza e riservatezza), di imparzialità (attraverso le coperture fornite ai sodali ed ai magistrati che non creavano “problemi” agli interessi dei centri di potere, anche occulti, protetti dal sodalizio, ed ostacolando l’attività giudiziaria compiuta da magistrati che esercitavano le funzioni in ossequio ai principi di uguaglianza alla legge ed all’obbligatorietà 4
dell’azione penale), di onestà (piegando le loro funzioni, attraverso il mercimonio delle stesse, in favore di centri di potere extragiudiziari) e di vigilanza (offrendo coperture a magistrati e pubblici ufficiali collusi ed esercitando, in violazione di legge, asseriti poteri di vigilanza per contrastare magistrati e pubblici ufficiali che agivano per l’interesse pubblico in modo conforme a legge). Condotte illecite concretizzatesi non solo attraverso fatti di mercimonio dei doveri dell’ufficio per atti formali (provvedimenti giudiziari ed amministrativi), ma anche attraverso il sistematico e generalizzato favoritismo in violazione anche del principio costituzionale del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione ed asservimento dei beni pubblici protetti ad interessi privatistici di singoli e di gruppi. Ed in particolare, sodalizio che ha operato anche con le seguenti condotte: TUFANO e BONOMI, avvinti da solidi legami anche di natura personale, collocati ai vertici degli uffici giudiziari requirenti di Potenza, esercitavano indebita attività d’interferenza nei confronti del Procuratore della Repubblica di Potenza Giuseppe GALANTE, dei Sostituti Procuratori della Repubblica Vincenzo MONTEMURRO ed Henry John WOODCOCK, dei Giudici per le indagini preliminari Alberto IANNUZZI e Rocco PAVESE, nonché garantivano illecita copertura, attraverso l’omissione della dovuta attività di vigilanza, ad appartenenti del medesimo sodalizio, quale il Sostituto Procuratore della Repubblica della DDA di Potenza, nonché Procuratore della Repubblica Vicario, Felicia GENOVESE; condizionavano procedimenti penali in cui risultavano interessati Avvocati a loro “vicini”; condizionavano la polizia giudiziaria impegnata in indagini delicate e complesse soprattutto per reati contro la pubblica amministrazione ed anche al fine di dirigere le loro attività contro Magistrati della Procura della Repubblica di Potenza e di loro collaboratori; GENOVESE e CANNIZZARO garantivano l’esito di procedimenti penali di loro interesse e delle persone di cui erano garanti (in particolare quelli nel settore della sanità, cd. processo PANIO in primo luogo) ed offrivano utilità varie attraverso il ruolo del dott. CANNIZZARO all’interno della più grande azienda ospedaliera della Basilicata; BUCCICO, in particolare quale Avvocato e Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, quale controprestazione di interventi giudiziari in suo favore e/o di persone a lui comunque riconducibili, garantiva il suo intervento presso pratiche (disciplinari, para-disciplinari incarichi direttivi e semi-direttivi ed altre ancora) innanzi al Consiglio Superiore della Magistratura che riguardavano sodali ed altri magistrati (tra cui il TUFANO ed il CHIECO), nonché incarichi presso Organi Costituzionali ed il consolidamento di posizioni negli ambienti politici e professionali della Basilicata. Il BUCCICO garantiva, in particolare, interventi di favore presso il CSM nei confronti del Presidente del Tribunale di Matera, Iside GRANESE, con riferimento ad un debito che questa aveva con la Banca Popolare del Materano, Istituto Bancario più volte patrocinato dallo stesso studio legale BUCCICO; prometteva e faceva avere, inoltre, al Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, Felicia GENOVESE, 5
l’incarico di Consulente presso la Commissione Parlamentare Antimafia (quale controprestazione del suo asservimento agli interessi illeciti dello stesso BUCCICO); GRANESE, quale Presidente del Tribunale di Matera, al fine di assicurare l’impunità a CARUSO Attilio, Presidente della Banca Popolare del Materano, per alcuni fatti illeciti commessi nella gestione del Consorzio Anthill (in particolare la turbata libertà degli incanti durante la gara UMTS) e della ILM srl, compiva condotte finalizzate all’ottenimento dell’illegittimo fallimento del predetto Consorzio; la GRANESE risultava Giudice in diverse cause nella quali era convenuta la Banca Popolare del Materano nello stesso periodo in cui il Presidente del Tribunale aveva contratto un rapporto di mutuo, a condizioni di eccezionale favore, con il predetto Istituto Bancario; LABRIOLA, nel suo ruolo di Avvocato ed anche Presidente della Camera Penale di Matera, assumeva il ruolo (anche in virtù dei suoi legami di tipo massonico) di condizionamento di processi, unitamente al BUCCICO, nel distretto giudiziario di Potenza, in particolare nella vicenda relativa ai cd. brogli di Scanzano Jonico; CHIECO, quale Procuratore della Repubblica di Matera, garantiva l’esito favorevole di taluni procedimenti presso la Procura della Repubblica di Matera anche attraverso i legami con l’Avv. BUCCICO e l’Avv. LABRIOLA (con particolare riferimento ai fascicoli procedimentali in cui risultavano interessati Michele Francesco ZITO, Carlo GAUDIANO e l’Avv. Beatrice Maria GENCHI, ed in generale tutti quelli che riguardavano persone con le quali intratteneva rapporti di interesse o persone offese che potevano danneggiare persone a lui vicine); GENTILI, quale alto Ufficiale dell’Arma responsabile dell’aliquota Carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Potenza, unitamente alla FASANO dirigente della Squadra Mobile della Questura di Potenza, rappresentavano i punti di riferimento del sodalizio nell’ambito della polizia giudiziaria: in modo tale da dirigere attività di ostacolo nei confronti di altri appartenenti alla polizia giudiziaria che prestavano doverosamente il loro lavoro nel perseguimento della giustizia, carpire in modo indebito informazioni riservate, divulgare notizie coperte da segreto investigativo, condizionare avvocati e persone informate sui fatti; BARBIERI rappresentava uno dei punti di riferimento presso il Ministero della Giustizia al fine di indirizzare attività di accertamento ispettivo di tipo strumentale, nonché attività di indebita pressione e condizionamento, nei riguardi di magistrati impegnati in procedimenti delicati e complessi presso gli uffici giudiziari di Potenza, e di offrire, contestualmente, garanzie di “coperture” istituzionali ai magistrati del sodalizio e di quelli a loro a qualsiasi titolo collegati che pure a fronte di nefandezze varie non subivano accertamenti altrettanto pervasivi dagli organi istituzionali di vigilanza. Sodalizio criminoso che ha operato, in particolare, nelle vicende di seguito elencate: 1) la c.d. vicenda PANIO nella quale centrale è il ruolo del PM GENOVESE, la quale non solo non si astiene dalla trattazione del procedimento n. 4271/01 R.G.N.R., nonostante un evidente interesse riconducibile al marito e sodale dott. CANNIZZARO, ma anche, al fine 6
di perseguire il controllo illecito delle notizie di reato all’interno della Procura della Repubblica di Potenza, si fa nominare Procuratore Vicario e coordinatore delle indagini riguardanti la pubblica amministrazione, pur essendo nota la riconducibilità alla stessa ed alla sua famiglia del centro di fiosikinesiterapia “Camillo Genovese”, convenzionato con l’ASL; incompatibilità accentuatasi dopo la nomina del CANNIZZARO a Direttore Generale dell’ASL 2 San Carlo; addirittura, per un periodo, svolge le funzioni di Procuratore della Repubblica facente funzioni in tal modo avendo il controllo di tutte le notizie di reato e dell’intera posta in ricezione presso l’Ufficio di Procura, quindi venendo a conoscenza di ogni eventuale notizia su fatti aventi ad oggetto il settore della sanità, ed in particolare quello relativo all’azienda ospedaliera San Carlo, oltre ovviamente a tutti i reati afferenti la pubblica amministrazione. In merito alla “vicenda Panio” si evidenzia che: - Il dott. PANIO, in data 15.10.2001, presentava presso il Comando CC di Matera, indirizzandola alla Procura di Matera, una denuncia relativa ad alcuni abusi che sarebbero stati commessi dalla Giunta Regionale della Basilicata presieduta da Filippo BUBBICO, che aveva provveduto al suo licenziamento senza un giustificato motivo. Da questa denuncia scaturiva un procedimento penale il cui fascicolo veniva affidato alla dr.ssa GENOVESE (P.P. 4271/01, mod.21). Tra i soggetti denunciati vi erano il Presidente pro-Tempore della Regione Basilicata (Filippo BUBBICO), l’Assessore Regionale alla Sanità (Vito DE FILIPPO), oltre al subentrato D.G. dell’ASL 1 di Venosa; - Il P.M. GENOVESE, trascorsi due anni ed otto mesi dall’iscrizione nel registro del procedimento penale (avvenuta il 22.10.01), inoltrava al G.I.P. richiesta di archiviazione in data 29.6.04; - La dr.ssa Genovese, in data 23.7.04, in seguito alla presentazione, da parte del marito (CANNIZZARO Michele), della domanda di partecipazione al concorso per la nomina a Direttore Generale dell’A.O. San Carlo di Potenza, faceva istanza al Procuratore Capo di Potenza affinché fosse autorizzata ad astenersi dal trattare procedimenti già iscritti a carico di componenti della Giunta lucana, dovendo la procedura per l’espletamento del sopra menzionato concorso concludersi con un provvedimento della Giunta stessa (per come si indicherà in seguito la stessa si asterrà da tutti i procedimenti penali riguardanti la giunta regionale tranne che del P.P. 4271/01 – inerente la vicenda PANIO e nel quale risultavano indagati Bubbico Filippo + altri); - Il 14.10.2004 il Procuratore Capo dr. Galante autorizzava la suddetta richiesta della dr.ssa GENOVESE; - Il dott. PANIO, il 29.04.05, presentava “atto di opposizione alla richiesta di archiviazione e richiesta di prosecuzione delle indagini” al GIP di Potenza; - Il 23.6.2005, la dr.ssa Genovese, in seguito all’istanza di opposizione all’archiviazione del dott. Panio (della quale ne era venuta a conoscenza perché ancora in possesso del fascicolo) ed alla conseguente fissazione dell’udienza, scriveva al Procuratore Generale dr TUFANO, lamentandosi delle calunnie, a suo dire, indicate dal Panio nella sua opposizione, laddove lo stesso ricollegava la scelta della GENOVESE di richiedere l’archiviazione del fascicolo alla nomina del marito della stessa presso l’ASL San Carlo; - Il G.I.P. dr. IANNUZZI, a seguito dell’opposizione del dott. Panio, fissava l’udienza camerale per il 5.10.2005. A seguito di tale udienza respingeva la richiesta di archiviazione e rimandava gli atti al PM richiedendo ulteriori indagini. A seguito delle ulteriori indagini, delegate ai Carabinieri di Potenza, il dr. GALANTE (che nel frattempo si era autoassegnato il fascicolo) riproponeva la richiesta di archiviazione rifacendosi alla precedente richiesta formulata dalla dr.ssa GENOVESE. A seguito di tale nuova richiesta di archiviazione il GIP IANNUZZI disponeva al PM di formulare imputazione coatta a 7
carico dei soggetti indagati, ravvisando a carico degli stessi gli estremi per essere rinviati a giudizio. Emergeva quanto segue: Il dott. Michele CANNIZZARO, marito della dr.ssa GENOVESE, presentava la domanda di partecipazione al concorso per la nomina a Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza in data 22.7.2004. La domanda di astensione della dr.ssa Genovese dalla trattazione di procedimenti penali che vedevano coinvolti componenti della Giunta Regionale lucana è datata 23.7.2004. La delibera di G.R. per la nomina del D.G. dell’A.O. S. Carlo di PZ è datata 31.7.2004 ed all’interno di essa alcuni dati sono inseriti a penna, ovvero, il nome del dott. CANNIZZARO, parte delle motivazioni in base alle quali la scelta ricade sullo stesso, che l’Assessore Cataldo Collazzo si allontana poco prima della votazione. Il bando di concorso, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata, prevedeva che i partecipanti non si trovassero in alcuna delle condizioni di incompatibilità di cui al comma 9 dell’art. 3 del D. Lgs. 502/92, a norma del quale “la carica di Direttore Generale è incompatibile con l’esistenza di rapporti, anche in regime convenzionale con l’unità sanitaria locale presso cui sono esercitate le funzioni o di rapporti economici o di consulenza con strutture che svolgono attività concorrenziali con la stessa”. Il 29.11.2004 la Giunta Regionale si riuniva nuovamente per prendere atto della variazione di incarichi nell’ambito della struttura sanitaria di fisiokinesiterapia “Genovese Camillo”, presso cui il dott. Michele CANNIZZARO ricopriva la carica di responsabile sanitario, prima che vi subentrasse il dr. Riccardo Fuzio, con decorrenza (secondo quanto scritto nella delibera di Giunta) 21.7.04. Nella medesima delibera è riportato che il sig. Salvatore Spadaro (amministratore unico della struttura sanitaria Genovese Camillo) aveva comunicato – con nota 78/07/04 del 23.7.2004, acquisita al prot. n. 193757/72E del 6.9.2004 del Dipartimento Sicurezza e Solidarietà Sociale – che, con decorrenza 22.7.2004, il dott. Michele CANNIZZARO aveva ceduto le sue quote societarie al sig. Camillo Cannizzaro (figlio), giusto atto avente Rep. 1289 registrato a Potenza in data 26.7.04, al n. 1752/1. In data 30.8.2004 la dr.ssa GENOVESE, facendo seguito alla nota n.989/04 del 23.07.2004, con la quale richiedeva di astenersi da tutti i procedimenti penali riguardanti la Giunta Regionale, riservandosi di indicarli compiutamente, comunicava al Procuratore della Repubblica che, a seguito di apposita ricerca nella sua segreteria, erano stati rinvenuti i fascicoli inerenti i procedimenti penali nn. 763/2004 -21, 3469/02 -21, 895/2003 -44, 1117/02 -21, che venivano trasmessi allo stesso Procuratore. Con la nota sopra indicata la dr.ssa GENOVESE trasmetteva, a suo dire, tutti i fascicoli che riguardavano la Giunta Regionale Basilicata. La suddetta nota veniva depositata in data 30.08.2004. Il dr. GALANTE apponeva in calce alla stessa nota il visto con il quale riteneva fondate le ragioni esposte ed autorizzava l’astensione della dr.ssa Genovese, con provvedimento datato 14.10.2004. Per quanto suindicato si pone in evidenza che tra i fascicoli trasmessi dalla dr.ssa GENOVESE, con la sua richiesta di astensione, non vi è quello inerente il P.P.4271/01 - 21, riguardante la cosiddetta “vicenda Panio”. A seguito degli atti della richiesta di archiviazione da parte della dr.ssa GENOVESE, il dott. Panio, in data 29.4.2005, integrata con nota datata 20.5.2005, denunciava la concomitanza della suddetta richiesta di archiviazione con la nomina a Direttore Generale dell’A.O. San Carlo di Potenza del dott. CANNIZZARO Michele, marito della GENOVESE, con nota datata 23.06.2005, indirizzata al Procuratore Generale di Potenza, dr. TUFANO, (protocollata presso la Procura Generale al n.4858 del 23.06.2005); la stessa 8
dr.ssa GENOVESE esponeva la sua ricostruzione dei fatti in merito a quanto denunciato dal Panio, chiedendone, laddove lo stesso Procuratore Generale ne avesse ravvisato gli estremi di reato, “non esclusa quella di calunnia a mio danno”, la trasmissione alla Procura di Catanzaro, ex art.11 c.p.p.. Il dott. Panio, con nota datata 2.5.2005, trasmetteva il suo atto di opposizione alla richiesta di archiviazione al Procuratore Generale della Repubblica di Potenza. Lo stesso, con nota del 26.05.2005, protocollo 4130, richiedeva al G.I.P. competente, dr. IANNUZZI, copia della richiesta di archiviazione in oggetto e la comunicazione delle determinazioni a seguito della opposizione. Con nota datata 9.6.2005 l’Ufficio del G.I.P. trasmetteva alla Procura Generale copie della richiesta di archiviazione e del decreto di fissazione dell’udienza a seguito dell’opposizione alla stessa. Il Procuratore Generale, in data 23.6.2005 (stessa data della nota della dr.ssa GENOVESE) trasmetteva, con nota 4869, ai sensi dell’art.11 c.p.p., l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal Panio, nonché copia della nota nr.4858 prot., inviata a quell’Ufficio dalla dr.ssa GENOVESE. Allegata a tale nota vi è anche un provvedimento del Procuratore Generale, datato 23.6.2005, con il quale quest’ultimo, ritenendo di non dover procedere all’avocazione, in quanto nella richiesta del Panio non era indicata una richiesta in tal senso e rilevando la competenza ex art.11 c.p.p., disponeva la trasmissione degli atti alla Procura di Catanzaro. Inoltre, rilevante risulta la lettura della nota datata 23.6.2005, della dr.ssa Genovese, indirizzata esclusivamente al Procuratore Generale della Repubblica di Potenza e protocollata presso quell’Ufficio al n. 4858 del 23.6.2005. Infatti, con tale nota, la dr.ssa GENOVESE scrive: “Nella mia qualità di titolare del procedimento penale 4271/2001 -21 a carico di Pinto Michele ed altri, avendo appreso dalla consultazione del RE.GE, effettuata dalla mia segreteria, che nel procedimento suddetto, inviato al GIP con richiesta di archiviazione, è stata fissata udienza a seguito di opposizione della parte offesa, ho avuto modo di prendere visione del fascicolo e dell’atto di opposizione, presentato dal denunziante Panio Giuseppe ed ho rivelato quanto segue……..OMISSIS”. Quanto sopra indicato, oltre a riscontrare in maniera inconfutabile la circostanza sopra indicata circa la mancata astensione da parte della dr.ssa Genovese nel procedimento penale in oggetto, a differenza di quanto avvenuto per gli altri procedimenti, avvenuta con nota del 23.7.2004, integrata dalla nota del 30.8.2004, fa emergere ulteriori condotte poste in essere dalla dr.ssa Genovese. Infatti, la stessa giustifica la visione di atti che diversamente non avrebbe potuto vedere (vedi atto di opposizione del Panio) con il fatto di essere titolare del procedimento. Analoga giustificazione viene data per la consultazione al RE.GE effettuata dalla sua segreteria. A tal proposito, si precisa che il magistrato se si fosse astenuto anche nel P.P.4271/01 -21, non avrebbe potuto essere a conoscenza dell’opposizione del Panio e, conseguentemente, non avrebbe potuto formulare la sua “nota di chiarimenti” indirizzata al Procuratore Generale, sopra in parte riportata, salvo non fosse stato lo stesso P.G. o il suo ufficio a comunicare alla dr.ssa Genovese il contenuto dell’atto di opposizione del Panio, di cui lo stesso ufficio era venuto a conoscenza in data 2.5.2005, in quanto trasmesso dal Panio stesso. Sempre in merito all’astensione della dr.ssa GENOVESE si evidenzia che quest’ultima trasmette il fascicolo inerente il P.P.4271/01 -21 al dr. GALANTE solo in data 15.11.2005. Anche in tal caso emerge un certo ritardo nella trasmissione degli atti, dal momento che già in data 23.6.2005 la GENOVESE era venuta a conoscenza dell’atto di opposizione del dott. Panio. 9
Con riferimento alle modalità operative del sodalizio si riporta anche stralcio di conversazione telefonica intervenuta tra gli esponenti politici lucani Lacorazza e Curcio, nel corso della quale i due interlocutori dicevano: …………………………….omissis…………………………………………………………………. LACORAZZA: Noi tentammo di fare un accordo… per lavorare sull’operazione al San Carlo su MARRA con DE FILIPPO. Il pezzo della Margherita, Margiotta non lo fece passare per altre vicende, proponendo e mettendo sul piatto Cannizzaro. Noi in grande CURCIO: Ah… l’hanno… LACORAZZA: Difficoltà… CURCIO: Ah, l’hanno proposto… questa Margherita Cannizzaro?... LACORAZZA: CHIURAZZI l’ha proposto… Margiotta e Chiurazzi in giunta Regionale… ………………………………omissis……………………………………………………………….. Da quanto emerge la nomina di CANNIZZARO sembra essere stata proposta ed avallata proprio dal CHIURAZZI e dal MARGIOTTA (esponente di primo piano della margherita, oggi partito democratico, marito della dr.ssa FASANO punto di riferimento del sodalizio nell’ambito della polizia giudiziaria); proprio il CHIURAZZI è uno dei due soli soggetti (l’altro è BUBBICO) appartenenti alla giunta regionale che ha nominato il marito ad essere indagati nel P.P. 4271/01 – 21 (vicenda PANIO), per il quale la stessa aveva richiesto l’archiviazione. Inoltre, dall’esame delle conversazioni telefoniche intercettate sull’utenza intestata al Centro FKT “Genovese Camillo S.r.l.” , si è avuto modo di rilevare che il centro è gestito, di fatto, dal nipote di CANNIZZARO Michele, SPADARO Michele, che, a sua volta, è anche il sindaco del Comune di Laganadi (RC), ove è nato il predetto CANNIZZARO (risultato anche nel passato in rapporti con persone vicine all’organizzazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, nonché già iscritto alla loggia massonica “Mario Pagano). Ne deriva anche che CANNIZZARO Michele, nonostante ricopra l’incarico di Direttore Generale dell’AO San Carlo, carica incompatibile con altre attività di natura privatistica, continuava ad occuparsi del Centro fisioterapico che, tra l’altro, risulta convenzionato con il S.S.N.. A riscontro di tale circostanza, dalle conversazioni in esame emerge che il predetto dott. CANNIZZARO si sia informato su alcuni problemi sorti nella pratica relativa alle convenzioni di cui il centro beneficia, stipulate con la Regione Basilicata e che abbia dato direttive su come predisporre la contabilità relativa alle prestazioni convenzionate fornite dal centro. In una conversazione telefonica è addirittura la dr.ssa GENOVESE ad accertarsi dell’intestazione di una fattura inerente un acquisto di libri per il Centro FKT. Inoltre, le due utenze cellulari in uso rispettivamente al dott. CANNIZZARO ed alla dr.ssa GENOVESE risultano intestate al centro Genovese Camillo S.r.l.. Il conflitto di interessi evidente scaturisce dai rapporti in convenzione tra il Centro Genovese e la ASL di Potenza. Del resto il CANNIZZARO, per poter partecipare al concorso per Direttore Generale dell’AO San Carlo di Potenza aveva ceduto le sue quote, detenute fino ad allora nel centro, a CANNIZZARO Camillo, proprio perché incompatibile. Tale cessione appare meramente formale. E’ da dire che il ruolo della GENOVESE presso la Procura della Repubblica di Potenza serviva anche per iniziative giudiziarie, mercimonio delle funzioni pubbliche alle quali era preposta, nei confronti dei professionisti concorrenti con il marito (quale ad esempio la vicenda SILLETTI). All’interno del sodalizio i legami risultano consolidati anche da una matrice di tipo massonico, come si evince dall’avvenuta appartenenza a logge massoniche del dott. CANNIZZARO, dell’Avv. LABRIOLA e del MARUGGI (Direttore Generale della Banca Popolare del Materano), risultato essere vicino al BUCCICO ed al CARUSO, presidente 10
pro-tempore della Banca Popolare del Materano, corruttore del Presidente del Tribunale di Matera, dr.ssa GRANESE. Con riferimento alla stessa vicenda PANIO si riporta quanto riferito da Don Marcello COZZI: Don Marcello COZZI – Penso 2000-2001... 2000-2001. Dico questo, anche perché chi mi riferisce questo mi riferisce anche un altro fatto. Mi riferisce che, parlando, mi dice: “Guarda non sono poche le cose strane che sono accadute nell’ufficio della Squadra Mobile in questi ultimi anni”. Per esempio, in riferimento al caso di Elisa CLAPS, vengono mandati tre poliziotti a casa di RESTIVO per prendere… per fare una perquisizione. Questi tre poliziotti non vengono fatti entrare a casa, si telefona alla dottoressa GENOVESE, si chiede… l’ispettore GRIMALDI il Capo della Mobile… Maresciallo MUSARDO – Da chi vengono mandati questi tre poliziotti a casa di RESTIVO? Don Marcello COZZI – Dal Capo della Mobile… Maresciallo MUSARDO – Di iniziativa o su delega della Procura? Don Marcello COZZI – Di iniziativa, di iniziativa per una perquisizione. Ovviamente lì nel frattempo, da quello che mi viene detto, l’avvocato MARINELLI (che è l’avvocato della famiglia RESTIVO) viene avvisato e telefona a casa di RESTIVO e dice: “Arrivano tre poliziotti, non li fate entrare se non hanno il mandato di perquisizione…” Intanto i tre poliziotti non vengono fatti entrare, telefonano in Questura (poi probabilmente le cose non sono avvenute così, però io riferisco quello che mi è stato detto) telefonano in Questura e il Capo della Mobile dice: “Ora io telefono alla dottoressa GENOVESE…” Fatto sta che questi tre staranno lì un paio di ore, un’ora, due ore, tre ore, il mandato di perquisizione non arriverà mai e loro faranno marcia indietro. Questi tre mi risultano essere l’ispettore EUFEMIA, un certo SERRA (se ricordo bene), un certo DI BENEDETTO o BENEDETTO (adesso non ricordo bene), ma erano tre persone. Mi viene detto: “Guarda non ti meravigliare più di tanto sul fatto…” Maresciallo MUSARDO – Questo che periodo è più o meno? Don Marcello COZZI – Quando è scomparsa Elisa CLAPS, il ’93… nel ’93. Allora io dico: “Ma questi tre oggi sarebbero disposti a parlare, a dire questo fatto, a dire che hanno aspettato tre ore, due ore e il mandato non è mai arrivato?” Mi viene detto: “Probabilmente l’ispettore EUFEMIA sì, probabilmente uno degli altri due che non so se è SERRA o DI BENEDETTO no, perché…”, mi dicono, “…è calabrese, è uno che parla poco; l’altro invece no non parlerà mai”. Perché? Perché porta un segreto lui che è collegato al Capo della Mobile GRIMALDI. Qual è questo segreto? Maresciallo MUSARDO – Sta parlando di Luigi GRIMALDI? Don Marcello COZZI – Sì, Luigi GRIMALDI… Maresciallo MUSARDO – Della Squadra Mobile… Don Marcello COZZI – Quest’altro, il terzo, anni prima gli era stato riferito che avevano visto entrare il dottore CANNIZZARO a casa di Bruno POLIMENI che all’epoca viveva a Bucaletto ed era, se non mi sbaglio, legato ad una cosca calabrese e quindi soggiorno obbligato. Quando lui torna in Questura con questa notizia, parla con il Capo della Mobile Luigi GRIMALDI e lui deve verbalizzare questa notizia. Il Capo della Mobile dice a questo – non so se un ispettore comunque un poliziotto – dice: “No, lascia stare, è un’esagerazione, non diamogli troppa enfasi…” Quindi sembrerebbe quasi esserci stata una intesa non esplicita, mai verbalizzata tra il Capo della Mobile e questo. Questo si portava un segreto dentro che riguardava il Capo della Mobile. Il fatto, ripeto, che avevano riferito dell’ingresso del dottor CANNIZZARO nel fabbricato – nel prefabbricato all’epoca abitava a Bucaletto – di Bruno POLIMENI e il Capo della Mobile ha detto: “Lascia stare…” Anche perché mi viene detto: “Perché che vuoi? Non poteva dire sì, sì, fallo, perché la moglie di Luigi GRIMALDI all’epoca lavorava come segretaria nel centro di Fiosiochinesiterapia di Michele CANNIZZARO”. Quindi questo, ripeto, io su questo poi mi riservo di dire anche chi mi ha riferito questa cosa, però voi capite, io non faccio l’investigatore per cui le cose che mi vengono a dire le dicono in confidenza 11
al prete. Ora, c’è chi dice: “Ti autorizzo a fare anche il mio nome…” C’è chi invece dice: “No, per il momento io voglio aiutare tutta questa baracca a sbrogliare certe cose, però per il momento… se poi nel caso in cui dovesse essere davvero una cosa che bisogna fare, io ti do l’autorizzazione a fare il mio nome”. Tutto qui. Maresciallo MUSARDO – Solo una precisazione e poi per me potrebbe anche bastare. Riguardo al Capo della Squadra Mobile Luigi GRIMALDI, sa se successivamente lo stesso ha in qualche maniera avuto qualche altro rapporto con il dottor CANNIZZARO? Ovvero, lei può confermare il fatto che attualmente sia un Dirigente dell’ASL San Carlo? Don Marcello COZZI – Sì, sì. Devo dire questo. Proprio oggi l’ho incontrato… Maresciallo MUSARDO – Sì… Don Marcello COZZI – …proprio oggi l’ho incontrato a prendere l’autobus, che è l’autobus che di solito prendono gli impiegati dell’Ospedale San Carlo. La settimana scorsa io l’ho incontrato nel corridoio dell’Ospedale San Carlo proprio nel reparto della Direzione Amministrativa. Quindi Luigi GRIMALDI oggi lavora all’Ospedale San Carlo. Maresciallo MUSARDO – E’ un dato certo? Don Marcello COZZI – E’ un dato certo. Mi viene anche detto che all’epoca c’era un rapporto di estrema confidenza fra Luigi GRIMALDI e la famiglia CANNIZZARO, perché quando telefonava a casa della GENOVESE si davano del “tu” e chiamava i figli per nome. Quindi assolutamente sì, assolutamente sì. Dovrei aggiungere anche un’altra cosa… Maresciallo MUSARDO – Prego……..OMISSIS”. Il dr. GRIMALDI, già appartenente alla Polizia di Stato, ha prestato servizio presso la Squadra Mobile della Questura di Potenza e, successivamente, è stato assunto presso l’Ospedale San Carlo di Potenza, ed è risultato in stretti rapporti con i coniugi GENOVESE/CANNIZZARO. Si riportano alcune conversazioni telefoniche intercettate sull’utenza cellulare in uso alla dr.ssa FASANO, dalle quali emerge che Luigi GRIMALDI: - era stato dirigente della Squadra Mobile di Potenza all’epoca delle indagini sulla scomparsa di Elisa CLAPS; - era, poi, stato trasferito alla Sezione di P.G. di Salerno ed, una volta congedatosi dalla Polizia di Stato aveva lavorato come Dirigente dell’Università di Salerno; - attualmente ricopre la carica di Dirigente del settore amministrativo dell’Ospedale San Carlo di Potenza; - tale vicenda sarebbe stata oggetto di un’interrogazione parlamentare. Chiamata intercorsa in data 5.6.2007 alle ore 18.40.21 avente numero di progressivo 3434 numero chiamate 3346908468 in uso a Giancarlo numero chiamato 3281508556 in uso a Fasano Luisa. F: FASANO Luisa; G: Giancarlo. ^^^^^^^^^^^^^^^ F: pronto?…. G: Luisa….. F: dimmi tutto bello… G: ascolta ciao un’interrogazione parlamentare…ci sono degli elementi che mi dovresti fornire tu….. F: si… G: perché riguardano il tuo precedesessore….che secondo…notizie del settimanale “Controsenso”… F: si…. G: dovrebbe poi lavorare per l’ASL….in quanto assunto…. F: a Grimaldi si….ma è predecessore parliamo dei tempi di Elisa Claps….93… G: esatto, esatto…. 12
F: si, si…. G: qundi mi serve sapere questo quando è stato alla Mobile, da quando a quando…. F: te lo dico leggendo semplicemete il quadretto….perché altro non so dirti…e poi vediamooo….adesso vengo da te….hum…. G: ..inc… F: perché ti posso dire questo che èstato…inc…dal 93 al 94 i tempi de…della scomparsa di Elisa Claps….poi fu trasferito alla sezione di P.G. di Salerno e dopo poco uscì dall’amministrazione entrando a lavoarare per l’Univerità da Dirigente….e quindi è dal 94 fuori dall’amministrazione G: questo si…. F: però credo……che dobbiamo chiedere cioè non abbiamo notizie noi io ti posso dire leggendo il quadretto il 94 è stato dirigente qua….altro non sono notizie che so darti io le so….(cade la linea)…. Chiamata intercorsa in data 5.6.2007 alle ore 18.41.54 avente numero di progressivo 3435 numero chiamate 3346908468 in uso a Giancarlo numero chiamato 3281508556 in uso a Fasano Luisa. F: FASANO Luisa; G: Giancarlo. ^^^^^^^^^^^^^^^ F: caduta la linea….stavo dicendo questo te lo posso dire oggettivo il resto delle notizie senso che io non so quando è uscito bene dall’amministrazione….cioè lo so così….
sono informali nel
G: eh va bene poi un’altra cosa che interessa la Mobile….eh..per il fatto di Elisa Claps non è mai stata chiusa laaa…cosa…...quindi i fatti nuovi F: no è stata chiusa l’indagine…. G: di Elisa Claps? F: si fu chiu… è stata archiviata da Salerno…adesso noi abbiamo tentato di riaprire l’indagini di fatto non ci sono elementi nuovi che ai sensi del codice di procedura penale ti permette la riapertura delle indagini….. G: mi devi fare…mi devi fare una re…e allora una nota anche su questo F: si, si la stiamo preparando già comunque a prescindere per lo SCO…. G: eh maa…. F: ma è un’interrogazione parlamentare? G: serve per un’interrogazione parlamentare… F: e va bene allora lo deve decidere..lo scrive il Questore…tanto io la sto preparando… G: …inc….preparare le note per poi portargliele….poi lui.. F: si, si…. G: se la vede… F: a dir la verita…. G: ..inc…vari elementi hai capito? F: eh lo so…no già per il capo della Polizia stava scrivendo lui una nota…quindi è già pronta….eh…ti faccio avere tutto…. G: ok… F: ciao… G: poi tu non hai avuto nessuna delega cose per quanto riguarda Catanzaro…. F: delega?…no… G: he…Catanzaro quindi non ha interessato la Procu…hem la Mobile di…hem noi come struttura? F: no… G: ok…. F: sta sentendo delle persone…per esempio sarà sentito come persona informata dei fatti il buon Di Tolla….ma cioè l’indagine è la loro noi non abbiamo niente… G: no…inc…. mi chiede se noi abbiamo assunto iniziative etc. F: no assolutamente no….. G: va bene ok F: ci vediamo tra cinque minuti…ciao, ciao… G: ciao.
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Da una conversazione intercettata nell’ambito del P.P.1265/05 mod.21 della Procura di Potenza si desume che il GRIMALDI rivestirebbe l’incarico di dirigente dell’Economato del San Carlo al posto di tale PERGOLA, ancora in servizio. LN 432 PROGRESSIVO 1286
DATA 24/03/2007 12.17.32
VERSO Entrante
IMPORTANTE !
DURATA 00:02:09
CHIAMANTE +393351447258 CHIAMATO +393356225432
INTESTATARIO
UTENTE TASSINARI Ugo
INTESTATARIO GENOVESE CAMILLO S.R.L.
INTERLOCUTORE CANNIZZARO Michele
SINTESI CANNIZZARO Michele viene chiamato da TASSINARI il quale riferisce che i suoi colleghi (giornalisti) lo stanno chiamando per l'articolo riguardante GRIMALDI dell'economato che è uscito su Controsenso. TASSINARI chiede se il GRIMALDI dell'Economato è l'ex capo della Squadra Mobile. CANNIZZARO conferma e ribatte dicendo che a lui non interessa in quanto la valutazione la deve fare sulla correttezza e la trasparenza degli atti. CANNIZZARO aggiunge che il suo obbligo istituzionale è quello di verificare la legittimità degli atti ed ogni ufficio effettua le istruttorie. TASSINARI in seguito domanda se PERGOLA è ancora in servizio e CANNIZZARO conferma aggiungendo che comunque ha fatto domanda di pensione. sd
Circa le modalità operative del sodalizio criminoso rilevante appare quanto segnalato dal dott. Carlo GAUDIANO circa la gestione delle nomine nelle ASL da parte dell’ex Presidente della Regione, Filippo BUBBICO. Dalle dichiarazioni emergono elementi di contatto con la “vicenda PANIO”, laddove il procedimento penale che ha interessato presso la Procura della Repubblica di Matera il dott. GAUDIANO (3368/02 – 21) è lo stesso del quale si trova traccia tra gli atti del fascicolo n.4271/01 – 21, della Procura di Potenza (vicenda PANIO). Si evidenzia, altresì, che da intercettazioni telefoniche emergono indicazioni del dott. CANNIZZARO in favore di pazienti già a lui segnalati da politici ed amministratori della Regione, per i quali lo stesso si prodiga al fine di “raccomandare” i malati dagli stessi segnalati. Emergono anche i contatti telefonici tra il dott. CANNIZZARO ed il Sen. BUCCICO e l’oggetto del contatto con il predetto parlamentare sarebbe esplicitato da una successiva conversazione tra il dott. CANNIZZARO ed un medico presso l’A.O. San Carlo di Potenza, al quale il CANNIZZARO dice che per la paziente DI MARZIO aveva chiamato il Sen. BUCCICO; pertanto sarebbe dovuto andare a trovarla per riferirle di tale interessamento. Altra condotta centrale nella realizzazione del programma criminoso del sodalizio è la vicenda dei cd. brogli di Scanzano Jonico, che riguarda in particolare i sodali GENOVESE, LABRIOLA e BUCCICO. Sul punto riferiva il dr. IANNUZZI:: “……..OMISSIS. PROCURATORE – Le risultano rapporti piuttosto stretti tra la dottoressa GENOVESSE e l’avvocato attuale Senatore BUCCICO? IANNUZZI Alberto – Ma, diciamo che personalmente non so adesso, nel senso che non ho avuto modo di verificarlo direttamente, anche se mi hanno riferito insomma che sì che ci sono dei rapporti piuttosto stretti, diciamo molto cordiali, non so poi se travalicano insomma poi quelli che possono essere i normali rapporti. So soltanto per esempio che, una cosa che si dice ma ovviamente ripeto questo poi dovrà essere verificata, che per esempio la campagna elettorale dell’avvocato BUCCICO, attuale Senatore BUCCICO, sia stata sponsorizzata anche dal dottor CANNIZZARO, diciamo nella sua veste di Direttore Generale dell’Ospedale San Carlo. Ripeto, però è un fatto che mi ha riferito più di qualcuno, ma non… PROCURATORE – Indagini che coinvolgono ovviamente quest’aria di riferimento delle persone di cui stiamo parlando, quindi sanità, dottore CANNIZZARO, insomma vicende che lei ha visto nel procedimento PANIO persona offesa, anche in altri, è emerso qualcosa che potesse avvincere le 14
persone da vincoli di natura massonica? Cioè che la Massoneria possa essere un collante tra alcune di queste persone? IANNUZZI Alberto – Beh, insomma, su questa domanda praticamente non saprei… nel senso che… PROCURATORE – No, magari è uscito in qualche intercettazione, in qualche… IANNUZZI Alberto – Ricorre spesso questo fatto insomma della Massoneria, insomma di questo. So per esempio che il dottor CANNIZZARO è iscritto alla Loggia Massonica, però francamente non so… Una delle chiavi, diciamo una delle letture della vicenda di Elisa CLAPS, per cui appunto ad un certo punto il dottor CANNIZZARO, almeno da quello che alcuni dicono, sembrerebbe è intervenuto per aiutare il padre di Danilo RESTIVO che era il principale… colui che veniva sospettato, insomma, fosse proprio questo tipo di legame insomma. Ovviamente… però, diciamo, che di ufficialmente verificabile non sono in grado di riferirle niente. MARESCIALLO – Dottore mi scusi, alla vicenda Scanzano si ricorda in particolare se quello di cui lei ha riferito si riferiva per caso all’indagine relativa ai cosiddetti brogli elettorali, quindi da quello che si è letto nei documenti quell’attività che fu fatta per favorire in qualche maniera tale DI LORENZO nelle elezioni regionali, ecc.? Si ricorda se in quel fascicolo emerge qualche soggetto particolare per il quale poi non è stata approfondita l’indagine o cosa? IANNUZZI Alberto – Allora, diciamo, che per quanto riguarda questa vicenda dei brogli di Scanzano io non me ne sono occupato direttamente, quindi non sono in grado di poter dare un contributo qualificato. Però un po’ di tempo fa uscì un articolo in cui si ipotizzava insomma la mancata iscrizione dell’avvocato Giuseppe LABRIOLA, che è attualmente credo anche il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Matera. Però nell’appunto, nel registro degli indagati… ma, ripeto, questa è una notizia giornalistica che io ho avuto modo di acquisire. Su cui, tra l’altro, credo che abbia più possibilità di interloquire il collega PAVESE insomma che si è occupato insomma di questa vicenda. La mia è una conoscenza non qualificata…..OMISSIS”. In merito sempre a tale vicenda riferiva il dr. MONTEMURRO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza: “……………OMISSIS. Così come nell’ottica delle – chiedo scusa adesso ritorno alla mancata iscrizione del CAPPIELLO – in tale ottica avevo evidenziato all’Ispettorato, nel tentativo di difendermi da quelli che poi sono gli attacchi quotidiani del Procuratore Generale, un articolo di stampa apparso sul “Corriere della Sera” che in relazione ad una vicenda inerente un’indagine della dottoressa GENOVESE nei confronti del Sindaco di Scanzano Ionico, ipotizzava – articolo del “Corriere della Sera” – ipotizzava una presunta omessa iscrizione da parte della stessa dottoressa GENOVESE. Presunta omessa iscrizione che avrebbe dovuto riguardare sicuramente un cancelliere della Corte d’Appello di Potenza, presunta mancata iscrizione che avrebbe dovuto riguardare anche alcuni appartenenti al Foro materano, alcuni avvocati appartenenti al Foro materano. Tra l’altro dico questo perché su questa vicenda sono stato più volte, almeno in un paio di occasioni, presente in Ufficio unitamente alla dottoressa GENOVESE e al dottore GALANTE, su questa vicenda il dottor GALANTE ha più volte invitato la dottoressa GENOVESE, anche con una certa urgenza, a provvedere all’aggiornamento di queste iscrizioni. Essendo pubblicamente notorio – poi arriveremo anche agli aspetti televisivi – che il dottor CANNIZZARO partecipa in prima fila, probabilmente nella veste istituzionale di Direttore Generale del San Carlo, a convegni politici dell’asse di sinistra della politica regionale ed essendo altresì abbastanza notorio che il recente incarico della dottoressa GENOVESE è fatto assolutamente ascrivibile a quota AN – essendo questo a me noto anche per altre circostanze – avevo evidenziato all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia se chi (quindi la dottoressa GENOVESE e il dottor TUFANO) accusano me di illeciti disciplinari di reato, forse non dovessero verificare – e quindi in questo caso pongo lo stesso interrogativo a lei – chi fossero i soggetti a cui si riferisce il Corriere della Sera nel pubblicamente denunciare la mancata 15
iscrizione, rispetto poi a chi sono i soggetti che hanno consentito la nomina della dottoressa GENOVESE a componente non esterno ma interno della Commissione Parlamentare Antimafia, il che restringe di molto, per quanto è notorio, il campo rispetto alla stessa presenza del Senatore BUCCICO in quel consesso…….OMISSIS”. Lo stesso dr. MONTEMURRO, in data 24.05.2007, in merito alla medesima vicenda, riferiva quanto segue: “…………OMISSIS. ADR: Come ho già specificato nella relazione per l’ispettorato del Ministero della Giustizia consegnata anche al dott. de Magistris, in almeno due occasioni sono stato presente a colloqui tra il dott. Galante e la d.ssa GENOVESE in cui, nell’ambito di riunioni interne all’ufficio della DDA, lo stesso dott. Galante sollecitava la d.ssa GENOVESE a voler provvedere all’aggiornamento delle iscrizioni nell’ambito del procedimento relativo ai cosiddetti “Brogli elettorali di Scanzano”. Per il contesto argomentativo ho avuto la possibilità di desumenti che tale argomento avesse già formato oggetto di precedenti colloqui tra il dott. Galante e la d.ssa GENOVESE. Tale argomento peraltro di pubblico dominio a seguito di un articolo del Corriere della Sera. ADR: Non mi risulta che successivamente alla pubblicazione del citato articolo, il Procuratore Generale abbia richiesto chiarimenti a questo ufficio così come invece sistematicamente è avvenuto ogni qualvolta vi sono stati articoli riguardanti la mia persona e quella del dott. Woodcock. ……OMISSIS”. Il dr. PAVESE, G.I.P. presso il Tribunale di Potenza, in merito a tale vicenda, in data 30.3.2007, riferiva quanto segue: « ……omissis……P.M. dott. DE MAGISTRIS – Vogliamo parlare dei procedimenti adesso di cui si è occupato lei? PAVESE Rocco – Allora, c’è questo scenario. Sia all’epoca, ma maggiormente ex post, io ho posto l’attenzione sul procedimento cosiddetto dei “brogli di Scanzano”. Ora io mi occupai di uno stralcio di questo procedimento perché, in effetti, questo procedimento consta della riunione di numerosi sub-procedimenti. Uno di questi, per ragioni di assegnazione automatica - numerica, lo trattai io ed è precisamente quello in cui il PM, che era la dottoressa GENOVESE, chiese il sequestro dei seggi elettorali… e c’erano delle intercettazioni in atto, anche ambientali, nei locali dei seggi, poi c’erano delle intercettazioni telefoniche… no? Allora, in quei giorni, cioè nella primavera del 2005, quando si svolsero le elezioni amministrative, io seguii questa vicenda che, da un punto di vista giudiziario, sfociò in una richiesta di sequestro dei seggi. Io ricordo che strutturai il provvedimento nel senso che doveva essere eseguito, accolsi la tesi accusatoria… – perché c’erano evidenti, non solo fumus dei reati ipotizzati, ma anche gravi indizi di pilotamento delle lezioni – …e accolsi questa richiesta di sequestro disponendo un sequestro con l’accortezza che venisse eseguito alle ore 15:00, cioè immediatamente dopo la chiusura dei seggi, per non influenzare lo svolgimento delle operazioni elettorali e la libera determinazioni degli elettori. E così avvenne. Successivamente questo provvedimento – che ebbe una risonanza anche a livello nazionale, mi ricordo che il Corriere della Sera ne parlò con un certo rilievo – questo procedimento fu riunito ad un altro, per così dire principale, che spettava, tabellarmente parlando, alla dottoressa ROMANIELLO, il che sfociò poi in una misura ben più importante che fu la misura personale. Ora io ricordo che la misura personale non coinvolse coloro che avevano, come dire, preso parte attivamente alla designazione di presidenti di seggio compiacenti. Perché lì c’erano delle intercettazioni, che io ricordo bene, in cui era coinvolto anche un cancelliere della locale – parlo di Potenza – Corte di Appello e in cui si diceva:”Nomina questo, nomina quell’altro”, si facevano dei nomi, dei cognomi. Naturalmente mi sembrò anomalo, singolare, non è un procedimento mio quindi maggiori ragguagli potranno certamente essere forniti alla signoria vostra dalla collega Gerardina ROMANIELLO che fu l’estensore del 16
provvedimento. Ma insomma, da quello che io so e ne sono certo, non ci fu richiesta cautelare assolutamente a carico di coloro che avevano svolto, secondo me, una frazione della condotta complessiva, una frazione importante, perché insomma avere dei presidenti di seggio compiacenti mi pare che fosse un elemento fondamentale per poter arrivare a un risultato elettorale utile. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Lei si è fatto un’idea del perché è accaduto questo? PAVESE Rocco – Beh, certamente. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ce la può esternare visto che fa parte anche dell’indagine nostra? PAVESE Rocco – Certamente è un atto di riguardo. P.M. dott. DE MAGISTRIS – In particolare poi introduco – le dico anche questo – un tema sul quale stiamo investigando, sui rapporti in particolare tra la GENOVESE e il marito CANNIZZARO con alcuni esponenti anche importanti sia della politica che dell’avvocatura. Mi riferisco all’avvocato BUCCICO, all’avvocato LABRIOLA e altri. PAVESE Rocco – Si, perché pare che uno degli interlocutori fosse proprio l’avvocato LABRIOLA che notoriamente è assai vicino, in Matera, ma in tutta la Basilicata, alla figura dell’avvocato BUCCICO che è notoriamente un esponente di AN molto importante. È chiaro che io intesi questo fatto come lo avrebbe inteso un quisque de populo, cioè come un atto di riguardo nei favori di un livello politico amministrativo, del notabilato di un livello superiore che non era il caso di toccare. Questo è… senza volere fare particolari illazioni mi pare che sia proprio in re ipsa. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Oltre ad un ambito politico si può parlare anche o le consta di un ambito di legami massonici tra alcune di queste persone? PAVESE Rocco – Se ne parla, se ne parla molto, è un tema ricorrente in Basilicata e certamente io devo dire che esaminando tutte le vicende Lucane – come funziona o come non funziona la giustizia, come funziona l’amministrazione o come non funziona l’amministrazione della politica – devo dire che queste voci hanno certamente un fondo di verosimiglianza, forte verosimiglianza, perché sembra che chi ha degli agganci riesce a risolvere i propri problemi, chi non ha agganci, pur avendo ragione da vendere, non li risolve. Naturalmente questa che ho appena fatto è una riflessione generale, poi in dettaglio io non sono in grado di… Si potrebbe dire che la vicenda “Iena”, ad osservare freddamente il dettaglio, è uno dei casi in cui questi legami, queste amicizie, queste vicinanze, si sono poi estrinsecate in condotte concrete, perché ci fu all’unisono una reazione della stampa, reazione della stampa contro la magistratura che procedeva, sia inquirente che anche giudicante. Si potrebbe dire questo. Si può dire che anche sulla vicenda dei brogli elettorali di Scanzano si colpì una frazione soltanto di coloro che avevano preso parte a questa più ampia vicenda illecita, forse quella che non si poteva non colpire, devo ritenere…….omissis……….. Riferiva, quindi, in data 12.5.2007, la dr.ssa ROMANIELLO, G.I.P. presso il Tribunale di Potenza, che si era occupata, nell’ambito delle sue funzioni, della vicenda cosiddetta “brogli di Scanzano” emettendo nell’ambito della stessa misura cautelare personale a carico di numerosi soggetti: “….OMISSIS. P.M. dott. DE MAGISTRIS – ……………..OMISSIS. A noi risulta, in particolare, che lei si è occupata, quale GIP, di una vicenda che ha portato anche alla emissione di una ordinanza di custodia cautelare riguardante i cosiddetti brogli nel Comune di Scanzano Ionico. Ci vuole illustrare un po’ questo? Il PM dovrebbe essere stata la dottoressa GENOVESE. ROMANIELLO Gerardina – Sì, unitamente al Procuratore GALANTE. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Unitamente al Procuratore GALANTE. Ricorda un po’ la vicenda? Ovviamente a noi non interessa la ricostruzione del fatto, anche perché abbiamo disposto ed abbiamo acquisito una serie di atti, ci interessa sapere più che altro se lei ha rilevato delle anomalie o dei fatti curiosi, particolari, che possono essere interesse di questo ufficio, che non hanno magari 17
formato oggetto di un approfondimento investigativo dovuto o che dalle intercettazioni sono risultati dei fatti che poi hanno avuto un inusuale sviluppo o un’assenza di sviluppo investigativo. ROMANIELLO Gerardina – Dunque, diciamo che di quel procedimento sui brogli elettorali io ho curato la parte relativa all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, la parte immediatamente precedente era stata curata dal dottor PAVESE che emise un provvedimento di sequestro preventivo delle schede elettorali. La vicenda riguardante il Sindaco ALTIERI riguardava più procedimenti. Dopo il sequestro questi procedimenti furono riuniti e quindi ci fu questa richiesta di misura cautelare nel maggio 2005 a carico, se non erro, di quindici, venti persone: scrutatori, presidenti di seggio e, appunto, il Sindaco, il vice Sindaco e alcuni componenti della Giunta di Scanzano Ionico. Diciamo che nelle intercettazioni erano coinvolti, erano state intercettate telefonate del Sindaco ALTIERI con un funzionario della Corte D’Appello di Potenza (Eugenia LO NIGRO) e che a sua volta aveva parlato con un avvocato del foro di Matera (LABRIOLA), e anche contatti telefonici tra ALTIERI e LABRIOLA. La misura cautelare non riguardava nè l’avvocato LABRIOLA nè questo funzionario. Negli atti, diciamo, come esposizione della richiesta, neppure il pubblico ministero aveva evidenziato aspetti di liceità penale attinenti, diciamo, a queste due persone. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Erano iscritte al modello 21 queste due persone? ROMANIELLO Gerardina – Guardi, che io ricordi, diciamo che questo aspetto immediatamente io non l’ho rilevato, per un motivo, diciamo per più motivi. Uno di questi è che le telefonate tra ALTIERI e la dottoressa LO NIGRO riguardavano segnalazioni per la nomina di presidente di seggio. L’accusa per ALTIERI era di broglio elettorale. Poi l’avvocato LABRIOLA, dopo l’emissione dell’ordinanza lui difese non mi ricordo chi, o uno o più indagati, quando lo vidi rimasi sorpresa perché, diciamo, anche per ragioni di opportunità – a prescindere dalla rilevanza penale del suo comportamento – rimasi sorpresa forse in relazione all’accettazione del mandato difensivo. Elementi di liceità io non ne ho immediatamente rilevati perché altrimenti li avrei segnalati, quantomeno insomma avrei scritto qualcosa, nella mia ordinanza avrei evidenziato questi aspetti. D’altra parte l’indagine non era neanche conclusa. Diciamo che lì per lì, in quel momento, si poteva anche pensare che si fosse trattato di una semplice segnalazione. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Dopo l’ordinanza su questi aspetti riguardanti LO NIGRO e LABRIOLA ci sono stati sviluppi investigativi che lei sappia? ROMANIELLO Gerardina – Guardi, che io so no, perché praticamente la vicenda con l’emissione dell’ordinanza e gli interrogatori di garanzia, poi non mi è più giunto insomma nessuna richiesta se no forse qualche richiesta di proroga. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi lei, appunto, non ha avuto più richieste…? ROMANIELLO Gerardina – No, no, no, richieste in quel senso no. P.M. dott. DE MAGISTRIS – …che abbiano interessato l’ufficio GIP? ROMANIELLO Gerardina – No, la richiesta di misura cautelare riguardava varie persone. Io per alcuni scrutatori non accolsi la richiesta perché non emergevano dagli atti una diretta partecipazione o una consapevolezza per quanto riguarda i brogli. Vi era anche una richiesta di misura cautelare per il consigliere DI LORENZO, però anche per quella posizione, diciamo, gli indizi di reato da me valutati, non portavano… e infatti rigettai, feci il rigetto anche per… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Erano numerose le conversazioni telefoniche che riguardavano l’avvocato LABRIOLA? ROMANIELLO Gerardina – Mah, penso… guardi… così, a memoria, un tre o quattro, però se vuole nell’ordinanza… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Si va bene, poi su questo… ROMANIELLO Gerardina – Diciamo che per l’avvocato LABRIOLA e per Eugenia LO NIGRO almeno io, in quel momento, non ho rilevato elementi che potessero portare una dimostrazione della loro consapevolezza e della loro partecipazione, perché…OMISSIS”. 18
Il dr. GALANTE, in sede di interrogatorio, riscontrava le sollecitazioni che egli avrebbe effettuato nei confronti della dr.ssa GENOVESE finalizzate all’aggiornamento delle iscrizioni degli indagati nel procedimento penale relativo ai cosiddetti “brogli di Scanzano”. Emergeva la circostanza secondo la quale la dr.ssa GENOVESE non ha mai riferito al dr. GALANTE circa la posizione dell’avv. LABRIOLA. Circostanza questa che conferma, ulteriormente, la volontà da parte della GENOVESE di voler “occultare” la posizione dell’Avv. LABRIOLA, tenuto, altresì, conto del fatto che le indagini, sarebbero state interamente condotte dalla medesima. Il dr. GALANTE riferiva quanto di seguito riportato: “………OMISSIS. M.llo MUSARDO – Perfetto. Allora, dottore GALANTE, ora cambiamo argomento. Noi vorremmo capire, per quello che è a sua conoscenza naturalmente, perché non sappiamo se lo ha seguito lei quel tipo procedimento penale… GALANTE Giuseppe – Scanzano. M.llo MUSARDO – Scanzano Ionico, i brogli elettorali di Scanzano Ionico. Per quello che è a sua conoscenza, ci riferisce eventuali anomalie che ha notato in questo procedimento penale? Ovvero relativamente a – da quello che è potuto emergere – mancate iscrizioni di alcuni soggetti nel registro degli indagati, se è di sua conoscenza chi fossero questi soggetti, perché non sono stati iscritti e se in qualche maniera lei ha sollecitato il magistrato delegato (la dottoressa GENOVESE) a questa iscrizione. GALANTE Giuseppe – Dunque, io posso riferire gli eventi che attengono al procedimento cosiddetto “Brogli di Scanzano Ionico” sino al 6 marzo del 2006. Fu la data in cui – apro questa piccola parentesi – occasionalmente ebbi a scoprire che il Consigliere Regionale di AN, si chiama DI LORENZO, aveva sposato la figlia di una mia cugina. Non lo sapevo! Siete padroni di credermi, il Procuratore Generale è padrone di credermi, io lo affermo, io non conoscevo questa circostanza. Era accaduto che la sera – ricordo perfettamente la data, del 6 marzo – mi abbia telefonato mia cugina che vive a Mottola in provincia di Bari, dopo venti anni che non ci sentivamo – i rapporti erano, per così dire, rotti – e con uno stato di apprensione mi chiedeva notizie in ordine al genero. Dico: “Scusa – si chiama Isa, Isabella – Isa ma chi è tuo genero?”. “Come non lo sai? E’ il marito di mia figlia, di Titti e cioè il Consigliere Regionale di AN”. “Lo sto apprendendo in questo momento. Ora tu sai perfettamente che non sono venuto né al matrimonio di tua figlia, non so alcunché di questa situazione, va bene apprendo che il Consigliere Regionale DI LORENZO è il marito di tua figlia. Naturalmente non ti posso dire nulla in ordine al procedimento”. Cercai di tranquillizzarla. M.llo MUSARDO – Perché all’epoca già era venuto fuori, insomma… era stata eseguita la misura cautelare. GALANTE Giuseppe – Certo. Alchè, il giorno dopo, io rappresentai per iscritto questa situazione al Procuratore Generale il quale, dopo una interlocutoria, una missiva interlocutoria, accolse la mia astensione e nominò al mio posto il dottor Francesco BASENTINI che da quel momento in poi ha condotto il procedimento insieme alla dottoressa GENOVESE. M.llo MUSARDO – La GENOVESE era delegata anche? GALANTE Giuseppe – Era delegata già dal primo momento e ha svolto , sostanzialmente , tutte le indagini, sia quelle di carattere tecnico, intercettazioni telefoniche in particolare, sia quelle di carattere testimoniale, di assunzioni di informazioni e di acquisizioni documentali. Gli arresti furono fatti, mi pare, nell’aprile del 2005 quando io, coincidenza volle, ero fuori per un viaggio, ero negli Stati Uniti. Cosa accadeva? Molto dopo, cioè credo nella seconda parte del 2005, io poi… Vabbè gli arresti furono fatti…, ovviamente gli atti a rilevanza esterna del procedimento portano la mia firma ovviamente, oltre quella della dottoressa GENOVESE, però le indagini sono state svolte sostanzialmente e prevalentemente da lei. La dottoressa GENOVESE poi, dopo gli arresti, dopo 19
tutto il clamore che ne venne fuori, mi portò a conoscenza che vi erano delle particolari intercettazioni telefoniche nel novero di tutto il materiale intercettativo e alcune intercettazioni telefoniche riguardavano un funzionario della Corte di Appello di Potenza, la dottoressa Eugenia LO NIGRO, peraltro di Matera, che aveva interloquito con l’allora Sindaco ALTIERI di Scanzano Ionico in ordine alla attribuzione… M.llo MUSARDO – Che è stato poi arrestato. GALANTE Giuseppe – Che noi abbiamo arrestato insieme ad altri. In ordine alle attribuzioni delle cariche di Presidente, Segretario, in questo o in quel seggio, vi sono tre quattro intercettazioni abbastanza, diciamo, problematiche, ecco, diciamo così. E in quel momento – ma credo che siamo quasi alla fine del 2005 perché prima io non avevo preso visione delle intercettazioni telefoniche o perché non erano state ancora sbobinate o perché non mi ricordo se queste erano nella richiesta di ordinanza cautelare, non lo so dire veramente perché non me lo ricordo, sinceramente non me lo ricordo – in quel momento presi visione di questo materiale e prospettai alla dottoressa GENOVESE la opportunità che la posizione della dottoressa LO NIGRO era da valutare. M.llo MUSARDO – Mi scusi se la interrompo dottor GALANTE, ma era solo questa dottoressa LO NIGRO o c’erano anche degli avvocati? GALANTE Giuseppe – Della questione dell’avvocato LABRIOLA io sinceramente ho appreso dalla stampa, non ho memoria né visiva né memoria tecnica della presenza o di intercettazioni o di interventi dell’avvocato LABRIOLA in questo procedimento. M.llo MUSARDO – Perché non gli furono riferiti dalla dottoressa GENOVESE, presumo, eventuali…? Se ci sono, comunque non le sono stati riferiti dalla dottoressa GENOVESE? GALANTE Giuseppe – Credo proprio di no. Ma stiamo parlando dell’avvocato LABRIOLA? M.llo MUSARDO – Sì. GALANTE Giuseppe – Oh. M.llo MUSARDO – Lei può dire con estrema certezza di aver, in qualche maniera, avvicinato il brogliaccio, trascrizioni e riscontrare stasera che non vi erano intercettazioni dell’avvocato LABRIOLA che potessero indurre all’eventuale iscrizione dello stesso? GALANTE Giuseppe – Che io abbia visto i brogliacci, no, assolutamente. M.llo MUSARDO – Lei non ha cognizione tecnica di tutte le intercettazioni che sono state fatte? GALANTE Giuseppe – No, assolutamente no. Io ho cognizione soltanto delle intercettazioni con la dottoressa LO NIGRO perché – le spiego perché – perché la dottoressa GENOVESE mi portò… M.llo MUSARDO – Gliela portò in visione. GALANTE Giuseppe – Ma non il brogliaccio, mi portò la trascrizione, quelle tre, quattro telefonate. M.llo MUSARDO – Non le pose in visione nessun’altra intercettazione? GALANTE Giuseppe – No, per l’avvocato LABRIOLA sono ragionevolmente certo di no, tanto è vero che io ho appreso di questa posizione, diciamo così, dell’avvocato LABRIOLA – che non so neanche tecnicamente quale sia, in che cosa sia consistita – credo dagli organi di stampa, in particolare, debbo dire, in quel giornalaccio che si stampa a Matera “Il Resto” di cui è giornalista o cronista tale PICCENNA che io ho già querelato sei sette volte presso il vostro ufficio. M.llo MUSARDO – Quindi comunque in ogni caso la dottoressa GENOVESE di queste eventuali intercettazioni, se vi sono, non gliene parlò. GALANTE Giuseppe – Di quelle dell’avvocato LABRIOLA… M.llo MUSARDO – Di quelle lì parlo io. GALANTE Giuseppe – Credo proprio di no, credo proprio di no. Della dottoressa LO NIGRO sì. M.llo MUSARDO – Del fascicolo comunque lei ha cognizione soltanto di quello che praticamente le diceva la dottoressa GENOVESE? GALANTE Giuseppe – Sicuramente. M.llo MUSARDO – Era lei ad aver condotto le indagini, quindi… 20
GALANTE Giuseppe – Sì, sì, ha fatto tutto lei. Mi ricordo che in una occasione però facemmo insieme una cosa, venne il consulente tecnico – credo dalla provincia di Salerno se non vado errato – le demmo un incarico di verificare tutte le schede elettorali e a quell’atto istruttorio partecipai personalmente anche io. Però questo qualche giorno prima della mia uscita dal processo. M.llo MUSARDO – Ho capito. GALANTE Giuseppe – Ecco, in ordine alla dottoressa LO NIGRO, questa è la domanda che lei mi ha fatto, io chiesi alla dottoressa GENOVESE – e l’ho detto non una sola volta ma anche in altre occasioni successive – di valutare la posizione della dottoressa LO NIGRO. Cioè, capisca, io – non è che avevo soltanto il procedimento di Scanzano – io, una volta che il procedimento, il fascicolo materialmente era nella disponibilità della dottoressa GENOVESE, una volta che io ero venuto a conoscenza di questa particolare problematica posizione della funzionaria della Corte di Appello, una volta che io abbia detto e abbia ripetuto più volte alla dottoressa GENOVESE: “Guarda, verifichiamo bene perché le telefonate non mi sembrano troppo…, sono da valutare”, è finita lì, poi me ne sono uscito dal procedimento e non so cosa… M.llo MUSARDO – Non sa se la dottoressa GENOVESE aveva provveduto alla iscrizione della… GALANTE Giuseppe – No, no, non lo so perché dopo il 7 marzo, dopo il provvedimento del Procuratore Generale, mi sono rifiutato di prendere… E’ accaduto soltanto – ecco questo devo dirlo – è accaduto soltanto che in una delle tante riunioni della DDA tra me, la dottoressa GENOVESE e il dottor BASENTINI, due sostituti parlassero tra di loro, naturalmente in mia presenza come capo dell’ufficio, di problemi DDA e del problema di Scanzano perché era un procedimento DDA, in ordine alla destinazione che questo procedimento doveva avere, si parlava della possibile trasmissione per competenza a Matera, sì o no, dell’articolo 7, tutte questioni di ordine giuridico, nelle quali però io non interloquivo, mi limitavo ad ascoltare senza esprimere alcun punto di vista perché ero fuori dal procedimento, anche come Procuratore Distrettuale……..OMISSIS”. Dall’ordinanza di custodia cautelare applicata a carico di ALTIERI Mario + 14 e dalla lettura delle conversazioni telefoniche riportate emerge che l’avv. LABRIOLA, coordinatore provinciale di Matera del partito di alleanza nazionale (lo stesso partito di appartenenza del sodale BUCCICO) e la sig.ra Eugenia LONIGRO impiegata alla Corte di Appello di Potenza, partecipano, unitamente all’ALTIERI, alla condotta per la nomina “pilotata” dei Presidenti di Sezione per i seggi del Comune di Scanzano Jonico per le elezioni regionali del 2005. Né l’avv. LABRIOLA, né la Sig.ra LONIGRO risultano iscritti dal PM dr.ssa GENOVESE nel registro degli indagati nell’ambito del procedimento penale 985/04, mod.21. A fronte di tale condotta di favore da parte della dr.ssa GENOVESE nei confronti dei sodali LABRIOLA e BUCCICO, il PM ottiene, quale, controprestazione la nomina a consulente presso la Commissione Parlamentare Antimafia (poi revocatagli a seguito del decreto di perquisizione eseguito dalla Procura della Repubblica di Catanzaro ed al suo coinvolgimento nell’inchiesta cd. Toghe Lucane). Sempre in merito a tale vicenda si segnala quanto riferito, altresì, dal dr. MONTEMURRO, il quale, in data 4.4.2007, dichiarava: “….OMISSIS. M.llo MUSARDO – Lei prima ha parlato di mancata iscrizione. Il procedimento penale qual’era? Quello dei brogli di Scanzano? MONTEMURRO Vincenzo – Sì. M.llo MUSARDO – La mancata iscrizione di alcuni avvocati. A chi si riferiva? Conosce qualche nominativo in particolare che non sarebbe stato iscritto? MONTEMURRO Vincenzo – Guardi, io personalmente – ho qui l’articolo di stampa a cui mi riferisco – io personalmente il collegamento non sono in grado di farlo. Ho appreso dalla lettura di alcuni giornali e solo in questa ottica mi permetto di evidenziare anche il collegamento con la 21
nomina della commissione parlamentare. Un testimone oculare riferisce nell’ambito della vicenda brogli elettorali – e lo riferisce poi la Stampa – di un incontro che si verifica presso la stanza, l’ufficio della dottoressa GENOVESE, tra gli avvocati LABRIOLA e BUCCICO. M.llo MUSARDO – E lei ha idea, per conoscenza, se l’avvocato LABRIOLA per caso è presente in quella lista dove c’è il dottor CANNIZZARO? MONTEMURRO Vincenzo – Guardi, adesso… M.llo MUSARDO – Mi riferisco alla lista dei massoni. MONTEMURRO Vincenzo – Sì, forse sì, però non lo ricordo con… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi i rapporti GENOVESE-BUCCICO anche sono rapporti stretti? MONTEMURRO Vincenzo – Sì…….OMISSIS”. Le condotte illecite della dr.ssa GENOVESE trovavano la copertura istituzionale del dr. TUFANO, il quale non esercitava adeguate iniziative di vigilanza nei confronti della sua sodale, pur in presenza di fondati motivi per approfondire determinate circostanze emerse nella conduzione di alcune indagini. Rilevante con riferimento all’omessa vigilanza del dr. TUFANO è anche la vicenda relativa all’utilizzo indebito di autovettura di Stato da parte della dr.ssa GENOVESE. Tale comportamento omissivo è in evidente contrasto con quanto, invece, fatto, dal medesimo Procuratore Generale, con illecita solerzia, nei confronti di altri magistrati (MONTEMURRO, WOODCOCK e IANNUZZI) per i quali ha intrapreso numerose iniziative, muovendo diversi rilievi, anche su input provenienti dalla stampa (notizie di stampa che utilizza solo nel caso in cui deve assumere iniziative di tipo disciplinare e/o paradisciplinare nei confronti dei magistrati che sono titolari di procedimenti che hanno ad oggetto persone ed ambienti collegati al sodalizio criminoso). Il LABRIOLA all’interno del sodalizio aveva anche il ruolo di ostacolare – anche nella sua precipua qualità di Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Matera – tutti quegli avvocati che, in qualche modo, ponevano difficoltà e davano fastidi agli interessi garantiti dal sodalizio (così come rappresentato anche dagli Avvocati STALFIERI e GENCHI). Altra modalità illecita operativa del sodalizio criminoso è quella finalizzata a condizionare ed ostacolare l’operato di appartenenti alla polizia giudiziaria delegati in indagini preliminari delicate e complesse da parte della Procura della Repubblica di Potenza. Sul punto, in particolare, si evidenzia quanto riferito dal dr. MONTEMURRO circa le dichiarazioni rese, in sede dibattimentale, innanzi al Tribunale di Catanzaro, dal brigadiere La Vecchia dei Carabinieri di Tricarico (PZ) e dal Colonnello Rotondi, all’epoca dei fatti, Comandante provinciale dei Carabinieri di Potenza. I predetti appartenenti all’Arma dei Carabinieri procedevano a delegittimare l’operato del predetto Magistrato e quello degli Ispettori della Polizia di Stato in servizio presso la Squadra Mobile di Potenza che, più direttamente, si erano impegnati nelle indagini relative a due fatti delittuosi assai rilevanti: la scomparsa di Elisa CLAPS ed il duplice omicidio GIANFREDISANTARSIERO, vicende in cui erano risultati coinvolti la dr.ssa GENOVESE ed il marito dott. CANNIZZARO. Gli appartenenti alla polizia di Stato in questione, MENNUTI e PACE, sarebbero stati entrambi trasferiti ad altro ufficio dopo che la stessa dr.ssa GENOVESE aveva fatto “pervenire” i verbali di udienza in questione nelle mani del Questore di Potenza. In tale attività la dr.ssa GENOVESE otteneva l’avallo del dr. TUFANO nella sua qualità di Procuratore Generale. 22
Il PACE ed il MENNUTI dovevano essere esautorati dalla dr.ssa GENOVESE, con l’ausilio del Questore dr. MAURO, in quanto avevano rilevato la sostituzione della richiesta di intercettazione telefonica a seguito dell’omicidio dei coniugi GIANFREDI – SANTARSIERO, richiesta effettuata dalla dr.ssa GENOVESE con l’eliminazione del nominativo di MARTINELLI Marco (persona vicina ai coniugi GENOVESECANNIZZARO), nonché in quanto avevano individuato la strategia di delegittimazione messa in atto nell’interesse della GENOVESE dal brigadiere LAVECCHIA e dal Colonnello ROTONDI, che puntavano anche ad intimidire Don Marcello COZZI, persona informata sui fatti su vicende in cui era interessata la dr.ssa GENOVESE (in particolare, il gravissimo fatto delittuoso relativo alla scomparsa di Elisa CLAPS). Colonnello ROTONDI il quale risulta in rapporti particolarmente stretti anche con altri sodali, quali il dr. BARBIERI ed il dr. TUFANO. Con riferimento al trasferimento del vice-commissario MENNUTI ed al tentativo di depotenziamento della Squadra Mobile di Potenza, attraverso l’allontanamento dei suoi uomini più validi, tra i quali lo stesso MENNUTI, che collaboravano con il dr. MONTEMURRO in indagini delicate ed importanti, si evidenzia il contenuto di una conversazione telefonica intercettata tra la dr.ssa FASANO (sodale della dr.ssa GENOVESE) ed un uomo non meglio identificato, in data 10.5.2007, e di un ulteriore conversazione tra la stessa dr.ssa FASANO e l’ex dirigente della Squadra Mobile di Potenza, Leopoldo Quinto, in data 25.5.2007. Dal contenuto intercettivo emerge anche il ruolo del Questore MAURO il quale avrebbe, almeno fino ad un certo punto, appoggiato un progetto del Procuratore Generale dr. TUFANO, relativo proprio alla vicenda che ha visto coinvolto il MENNUTI, nonché il dr. WOODCOCK e l’Ispettore Pasquale DI TOLLA della Polizia di Stato (collaboratore di quest’ultimo in importanti e delicate indagini preliminari), contro i quali lo stesso avrebbe dovuto rendere testimonianza a Catanzaro. La Dr.ssa FASANO precisa, inoltre, al suo interlocutore quanto segue: U:cioè voglio dire, la battaglia di due anni si risolve... si risolve insomma con ah ritorniamo a a due anni e mezzo fa... F:eh si... U:con tutti i casini... F:si eh... U:questo è stato male, è stato assente, l'ha preso per il culo... ………………………………………………..omissis………………………………………………………. F:Quello è bravo, il problema è che quello è bravo, quindi figurati non è... però cacchio a prevedè... cioè questo lo cacci dalla porta e rientra dalla finestra non ci sta ...(inc.)... U:si va bè però, quello sarà diabolico però è questo che... F:il Questore è tremendo... U:è una banderuola no eh eh voglio dì... F:è tremendo, è tremendo guarda, ormai io lo riesco a prevedere ma... U:no no... non c'è più niente fìda fare no ma non c'è più niente da fà allora... F:è assurdo, se ne deve solo andare... U:allora eh... evitiamo pure di discuterne perchè a sto punto questo... F:infatti io per questo oggi non ho detto niente que... dice bè... ...(inc.)... U:a sto punto voglio dire non non si salva allora... F:premiato (fonetico), gli ha ridato il telefonino di servizio...
……………………………………..omissis………………………………………………… Facendo riferimento esplicito ad una “guerra” condotta negli ultimi due anni, verosimilmente oltre che dalla stessa, dalla dr.ssa GENOVESE e dal dr. TUFANO, che a causa della retromarcia del Questore si era risolta, in un nulla di fatto, con il reintegro del MENNUTI. ……………………………………………….omissis……………………………………….
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F:si-si-si-si... cioè, quello va da TUFANO e non mi dice che ci va, non mi dice cosa fa, poi, si metta bella e venga a pranzo con me... e io, buon viso e cattivo gioco, tanto gia sapevo tutto dal Procuratore Generale, però, per dirti cioè eh eh piglio e vado, come se niente fosse, ho detto ormai, buon viso e cattivo gioco... che devi fa? Se gli dici qualcosa quello ti caccia non è che... cioè, se ti metti di traverso è la fine, a me conviene se-sapere tuttoquello che succede, per cui dico si si e poi faccio come dico io...
……………………………………………….omissis………………………………………. F:cioè è una cosa guarda ed io ci sto sempre, che poi la mia forza è quella,tutto mi viene riferito, tutto vedo, tutto incastro...
……………………………………………….omissis………………………………………. Dalla medesima conversazione emerge l’interesse della dr.ssa FASANO per la posizione del dr. MONTEMURRO, per il quale lei si attende il trasferimento. La dr.ssa FASANO fa, infine, riferimento all’Ispettore DI TOLLA, il quale è stato stretto collaboratore in delicate indagini di polizia giudiziaria del dr. WOODCOCK: ……………………………………………….omissis………………………………………. F:No! E' assurdo, infatti mi diceva pure il mio vicario, diceva guarda ormai tu hai la polizia privata nella polizia, una Squadra Mobile in cui c'hai Di Tolla(fonetico) incontollabile(fonetico) difficile da controllare, perchè comunque lui gli dà carta bianca... perchè il Questore... U:ah... F:dà carta bianca a Di Tolla(fonetico) poi ti piazza Mennuti, poi ti piglia queste due e io c'ho la polizia nella polizia...
……………………………………………….omissis………………………………………. Dalle conversazioni sopra riportate si conferma il programma criminoso del sodalizio contro magistrati ed appartenenti alla polizia giudiziaria impegnati in delicate attività investigative, ed in particolare in questo caso contro il MENNUTI e la Squadra Mobile di Potenza, nonché nei confronti del dr. WOODCOCK (in sintonia con quanto condotto, in particolare contro quest’ultimo dal dr. TUFANO). Con riguardo all’attività di intimidazione messa in atto nei confronti di Don Marcello COZZI impegnato concretamente a contribuire non solo ad un generico ed importante percorso di legalità, ma anche ad offrire un doveroso ausilio all’autorità giudiziaria ed alle forze dell’ordine con riferimento a fatti inquietanti che hanno visto anche il coinvolgimento di settori deviati delle Istituzioni (quali la vicenda della scomparsa di Elisa CLAPS, nonché del duplice omicidio dei cd. fidanzatini di Poliporo, Marirosa ANDREOTTA e Luca ORIOLI, ed altresì gravi fatti di usura verificatisi in Basilicata in cui emergeva anche il nominativo del dott. CANIZZARO), si evidenzia quanto segue. Don Marcello COZZI era venuto a conoscenza di fatti attinenti la scomparsa di Elisa CLAPS, per i quali aveva rilasciato un’intervista ad un giornale senza specificare né i fatti nè le fonti, ma facendo solo riferimento a “fatti nuovi”; lo stesso, nel corso delle sue dichiarazioni specifica che nel medesimo periodo si era fatto autorizzare a recarsi in carcere al fine di parlare con tale CAPPIELLO Gennaro (collaboratore di giustizia). Di tale circostanza, secondo quanto dallo stesso indicato, era anche a conoscenza la dr.ssa GENOVESE. A seguito di tale articolo veniva convocato dal dr. GALANTE e presso l’ufficio di questi trovava anche la dr.ssa GENOVESE, la quale gli aveva contestato il fatto che, nell’intervista, avesse detto che vi erano fatti nuovi e che tali fatti gli erano stati riferiti dal CAPPIELLO, con cui il sacerdote aveva avuto un colloquio nel carcere di Paliano. Tali fatti, come riferito da Don COZZI, non gli erano però stati riferiti dal CAPIELLO. Tali nuovi fatti gli erano stati riferiti da altra persona. Dalle dichiarazioni di Don COZZI si rileva che l’articolo che la GENOVESE gli pose in visione, in quella circostanza, era lo stesso mostratogli dal Lavecchia, con il quale si era incontrato pochi giorni dopo l’incontro con la GENOVESE, dietro pressante richiesta da parte dello stesso LAVECCHIA. La GENOVESE non esita, quindi, a convocare Don Cozzi ed esercitare pressioni su di lui su 24
fatti e circostanze dai quali si sarebbe dovuta astenere per le investigazioni in corso innanzi alla Procura della Repubblica di Salerno (evidente era l’interesse della dr.ssa GENEVOSE di apprendere fatti con riguardo alla vicenda di Elisa CLAPS). Il COZZI mette in evidenza anche il ruolo del dr. TUFANO, del dr. MAURO e della dr.ssa FASANO nel garantire il consolidamento di “gruppi di potere” che operano in Basilicata, anche grazie alle radicate collusioni con ambienti istituzionali deputati ad attività di controllo (quali magistratura e forze dell’ordine). Don Marcello COZZI evidenzia pure la circostanza che la dolosa sottovalutazione delle sue denunce nel settore dell’usura era dovuta anche al fatto che la dr.ssa FASANO, ai vertici della Questura di Potenza ed in stretti rapporti con il Questore ed i vertici della Procura Generale di Potenza, è la moglie dell’On. MARGIOTTA, legato al dott. CANNIZZARO anche per aver “sponsorizzato” la nomina di questi a direttore generale dell’ASL San Carlo. Riferiva Don Marcello Cozzi: “COZZI Marcello – ……..OMISSIS. Se devo ancora dire la sensazione riguardante il mio operato, la mia attività, qui devo dire che sempre più terra bruciata ho intorno da parte delle istituzioni. Quando io dico istituzioni, dico, per carità, senza voler accusare nessuno, ma sono delle sensazioni. Vengo ostacolato da sempre in questo dal Prefetto di questa città, per certo io sono anche stato dal sottosegretario Ettore Dosato a chiedere se era lecito o illecito quello che ha fatto il Prefetto ultimamente. Noi abbiamo qui una situazione di usura che è dilagante, non è grande criminalità, è una usura dilagante, sistematicamente lui deve smentire quello che io dico a proposito dell’usura, sistematicamente il Prefetto di Potenza… P.M. dott. De MAGISTRIS – L’attuale Prefetto? COZZI Marcello – L’attuale Prefetto, Mauriello, sistematicamente mi richiama all’ordine ogni qual volta faccio presente che in questa regione ci sono stati clan e ci sono affiliati con tanto di nome e cognome alla ndrangheta, lui ha fastidio, non vuole assolutamente che qui si parli di mafia. Ma l’ultima è la più grossa, perché l’ufficio del commissario antiracket e antiusura – fecero questa campagna di informazione contro l’usura e il racket – manda i tabulati delle persone che telefonano al numero verde, li manda a tutte le prefetture, magari loro sono i loro tramiti e ci possono aiutare. Lui mi chiama, intanto mi dice una cosa – questo accade nel gennaio scorso, tralascio tanti altri particolari perché non finiremo più – lui mi dice: “Tu in questi anni parli di usura ma non ci hai mai dato una segnalazione, non ci hai mai fatto una segnalazione”. Io dico al Prefetto: “No, io le segnalazioni le ho fatte, le ho fatte e referenti ne abbiamo”. Io non sono un investigatore e non posso neanche tradire la fiducia delle persone che vengono da me, per cui io ho un referente, un conoscente, ho costruito un rapporto di amicizia con chi di dovere alla Polizia, con chi di dovere coi i Carabinieri, con chi di dovere alla Guardia di Finanza, non vado ai vertici, con questi cerchiamo di intersere delle relazioni anche di collaborazione. Lui dice: “No, tu devi andare ai vertici”. “Ma io non ci posso andare ai vertici perché – gli spiego – io non faccio il magistrato”. “Ora lei mi deve dire – mi dice – chi sono le persone con cui lei si rapporta nella Polizia, nella Guardia di Finanza”. “Io questi nomi – dico a lui – non glieli dico”. “No, lei mi deve dire questi nomi, perché allora vuol dire che sono loro che non fanno il loro dovere”. Allora io cerco di fargli capire che non sono investigatore, se c’è una persona che mi dice Tizio e Caio, io dico all’amico che ho in Polizia o nei Carabinieri, dico: “Guarda, verifica se questo Tizio e Caio è un nome che ti è noto”. “E allora se lei non fa questi nomi vuol dire che lei si inventa tutto”. Siamo a questi livelli con il Prefetto! Io dico al Prefetto: “Io ho un data base che ho raccolto in questi anni di attività, ho un elenco di circa trecento nomi che abbiamo raccolto in tutte le storie che sono circa settecento ascoltate in questi anni, lo abbiamo fatto appositamente per capire se qualche nome lo troviamo in più storie, lì dove noi 25
riscontriamo che in più storie troviamo questi nomi, ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va”. Punto. Una settimana dopo c’è stata l’inaugurazione dell’anno giudiziario e durante la relazione il Procuratore Generale TUFANO dice a chiare lettere: “C’è chi in questa terra semina allarme inutilmente riguardo alla presenza dell’usura, per favore qualcuno ascolti questa persona… – senza mai fare il mio nome ma era evidente e chiaro – …anche perché una fonte autorevole mi dice che questo non fa segnalazioni”. Io lo so chi era questa fonte autorevole, perché anche altre volte è successo. Stessa trafila. Posso anche passarci sopra, posso anche pensare che questo rientra in un rapporto istituzionale che non condivide il mio operato, però poi quando io, una settimana dopo, vengo chiamato dal Questore di questa città su questi fatti e il Questore mi dice, in maniera molto forte: “Dobbiamo collaborare, lei è uno che si prodiga, lei deve collaborare con noi…”, io lì faccio presente e lo dico anche apposta: “Io alcuni nomi eccellenti che da sempre girano come noti usurai, anche collegati a certe organizzazioni criminali… – io lo dico a lui appositamente – …io li vado a fare a quattrocento chilometri da qui perché qui non mi fido più di nessuno”. E lì lo dico anche perché dico: “Se questo è in buona fede incassa, se non è in buona fede è bene che lo sappia, è bene che sappia che io so alcuni nomi perché è vero, perché è vero”. Mi riferivo, per esempio a TANCREDI, mi riferivo a tanti personaggi che sono collegati ad onorevoli, insomma… Lui fa: “Ma io le metto intorno una squadra, persone fidate, persone fidate, persone fidate”. Entra nella stanza, fra queste persone fidate, anche la dottoressa FASANO, il capo della mobile. Quando entra la dottoressa FASANO, il capo della mobile, mi cadono le braccia – ancora una volta volevo fidarmi del Questore – perché tra questi nomi eccellenti ci sta un amico intimo del marito della dottoressa FASANO che è l’onorevole Margiotta. Ora io dico, ma come faccio io a dire alla dottoressa FASANO certi nomi quando so che poi al congresso della Margherita, introduzione dell’onorevole Margiotta dice: “Chi più di me vi può dire che in Basilicata non c’è criminalità organizzata”. Se ero lì io avrei risposto: “Ma perché chi più di te? Perché sei un magistrato? Cosa vuol dire: chi più di te?” Allora devo pensare che tua moglie ti viene a dire tutto quello che accade in quell’ufficio. Non finisce lì, perché la cosa che io dico a chiare lettere, che mi ha fatto saltare sulla sedia, è quando poi facciamo questo colloquio con la dottoressa FASANO, c’era anche l’ispettore Di Tolla che mi guarda come per dire: “Non ci fare caso”, cioè noi ci guardiamo e ci capiamo soltanto con gli occhi, io non lo conosco, non lo conosco se non di vista, però capisco che cosa mi vuole dire. Dottoressa FASANO: “Poi dobbiamo collaborare, lei ci deve mettere a disposizione il suo data base, noi dobbiamo conoscere, dobbiamo capire…”. Poi io – non so se questo lo posso dire, però lo dico – una settimana dopo inizio a verbalizzare, no, avevo già iniziato a verbalizzare, in quel periodo avevo già cominciato a verbalizzare con MONTEMURRO, perché oltre a questo anche MONTEMURRO mi chiama: “Guarda qui è meglio che verbalizzi tutto, in modo tale che tu sei a posto, nessuno ti può accusare che ti inventi le cose, viene a fare nomi e cognomi”. Io una settimana prima inizio a verbalizzare con MONTEMURRO, una settimana dopo mi chiama il Questore e quindi ho questo incontro con la FASANO. Dopo un po’ di tempo mi chiama MONTEMURRO e mi dice: “Non dovrei fartelo vedere, però ti faccio vedere un fascicolo che mi è arrivato dalla Questura”. Apre la cartella, una relazione fatta dalla FASANO. Cosa era successo? Era successo che in quell’elenco che dal commissariato del governo di persone che telefonano al numero verde mandano alle prefetture da dirottare alle fondazioni, il Prefetto prende tre persone, le segnala alla Questura dicendo: “Ascoltate queste persone”. Già questo è un fatto che politicamente è sbagliatissimo, perché già le persone non denunciano, telefonano al numero verde, vengono alla fondazione, non vanno a denunciare appunto perché hanno timore per tanti altri motivi… va bene. Che fa questo? Manda in Prefettura i nominativi, coincidenza vuole, fortunatamente, che questi tre nominativi sono di tre persone che noi 26
stavamo già ascoltando, perché lo stesso elenco lo manda anche a noi in contemporanea, sono tre persone che hanno soltanto problemi di sopraindebitamento, non ci stanno tracce di strani rapporti con usura, non c’è niente di questo, solo che li ascolta la dottoressa FASANO, li ascolta, racconta in breve la loro storia di indebitamento e alla fine scrive: “Pertanto – adesso non ricordo bene il dettaglio – c’è da ritenere che tutto quello che dice don Marcello COZZI sull’usura in questa regione sia falso”. Ora io dico se è professionale un modo del genere! Siccome purtroppo devo incominciare a pensare che aldilà della scarsa professionalità di tanta gente qui ci sia anche altro, io vi dico anche questo, perché sappiate che probabilmente non c’è soltanto scarsa professionalità, ma probabilmente il tentativo di voler delegittimare il lavoro che si sta facendo. In più – ultima cosa perché poi ce ne sono tantissime e rischio di perdermi – in questo ultimo periodo capita… (agli inizi del mese di dicembre), c’è in corso al Tribunale di Potenza il processo sui Basilischi, per noi, è un processo importante perché se a questi signori viene dato il 416 bis è importante come segno che si dà in questo momento particolare, invece se non viene riconosciuto qui crolla tutto il castello che si sta facendo, tutta questa battaglia che si sta facendo in questa regione. E quindi ora che facciamo? Chiamiamo alla mobilitazione i cittadini e diciamo: “Venite in aula in Tribunale, stiamo dietro il PM che ha bisogno di sentire la gente comune perché lì ci saranno tutti loro e bisogna finirla con questa storia che i processi vengono svolti con l’assenza di tutti, che se li fanno tra di loro”. Noi arriviamo lì – era un bel gruppetto, una trentina di persone – il primo giorno quando finisce la sua arringa MONTEMURRO, quei signori erano tutti a piede libero, ci notano tutti quanti, mi notano tutti quanti, l’udienza successiva Giovanni COSENTINO chiede di fare delle dichiarazioni spontanee, il giudice glielo concede e lui parte in quarta dicendo: “Questo processo si sta trasformando in un processo politico, un processo politico perché qui in aula ci stanno persone che parlano di mafia, non sanno niente, non capiscono niente”. Da premettere che io avevo incontrato Giovanni COSENTINO qui, era venuto a chiedermi che voleva redimersi, voleva che io lo riabilitassi e io dissi a Giovanni COSENTINO: “Facciamo finire il processo e poi vediamo, in qualunque modo vada il processo io sono qui a tua disposizione, non c’è nessun problema”. Però gli dissi all’epoca: “Tu però devi anche…, insomma ci sono ragazzi che continuano a dirmi che tu gli vai a smerciare roba…” ……………………………………..OMISSIS…………………………………….. COZZI Marcello – Io dico: “Giovà ci sono ragazzi che mi dicono che tu ancora vai smerciando roba”. E lui mi dice:“E chi sono questi infami?”, in maniera molto… e io già là capisco che questo di redimersi non è che aveva molta voglia. Dico: “Tu non ti preoccupare, però facciamo andare avanti il processo, quando finirà io sono qui, qualunque esito avrà il processo”. Quindi io lo conoscevo Giovanni COSENTINO, lui era venuto qui da me a chiedere di essere aiutato. In aula lui attacca me, è chiaro, lui qui mi disse: “Dobbiamo finirla con l’antimafia qui in Basilicata, qui l’antimafia fa campare giusto due o tre persone, qui dobbiamo smantellarla l’antimafia, però ce la faremo”. E’ la sparata di un imbecille e va bene, oggi, se io la devo leggere in altro modo, con tutta la paranoia che mi è venuta la leggo in altro modo, no? E va bene. In aula lui spara queste cose: “C’è chi parla di mafia, questo è un processo politico, qui e lì”. Il giudice sospende l’udienza per dieci minuti, il tempo che io esco dall’aula, sono lì all’ingresso, partono Giovanni COSENTINO, Riccardo MARTUCCI, Saverio RIVIEZZI, ma me ne dicono tantissime, ma tantissime, ma…, si mettono a gridare. Poi io che faccio? C’erano dei ragazzi con me, quelli che lavorano con me, dico loro: “Guardate, sta diventando imbarazzante, io non voglio creare elementi di disturbo, non mi piacciono queste situazioni, andiamocene”. Loro ci passano a fianco, insomma si era creata davvero una situazione insostenibile, anche di minacce. Io esco dal Tribunale, telefono subito al Questore: “E’ successo questo, che faccio?”. “Vieni subito a denunciare perché domani 27
viene il comitato per la sicurezza, io porto subito la cosa in evidenza al comitato”. Io vado a denunciare, vado dal Questore, il Questore chiama la FASANO, la FASANO chiama l’ispettore Brucella, se non mi sbaglio, era l’una meno un quarto: “E’ successo questo, io faccio questa denuncia…”, dico anche chi sono i testimoni presenti, perché poi COSENTINO e company anche per le scale mi hanno seguito, quindi c’erano testimoni, persone che erano con me e io faccio notare questo. Questo è successo a dicembre. Gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, nessuno ha chiamato questi testimoni, ma non solo, malelingue, dico soltanto malelingue perché poi nel comitato del giorno dopo, non si è risolto un bel niente, perché qualcuno in comitato avrebbe detto: “Lasciatelo stare”. P.M. dott. De MAGISTRIS – Chi lo avrebbe detto? COZZI Marcello – Il Prefetto, no? Come al solito avrebbe sminuito ancora una volta. Fatto sta che alle successive udienze io comunque ci sarei tornato. Quindi vado dal Questore e dico: “Dottò io ci vado in udienza, non voglio creare un’altra volta disturbo, è antipatico”. E lui manda in udienza tutta la Squadra Mobile con il capo in testa, quindi fanno l’ingresso del capo della Squadra Mobile che arriva in aula e si mette a salutare gli avvocati di quelle persone che erano in gabbia, quindi il segnale che si dà in certi frangenti, che poi non so che tipo di segnale è, però fatto sta che lì è evidente che questi signori, vari RIVIEZZI, COSENTINO, tentano di avvicinarsi a me, però io ogni volta che vedo che uno di loro parte verso di me, io mi avvicino vicino ad uno della Polizia e così, tutta la mattinata così. Alle udienze successive io mi sarei aspettato la stessa presenza, perché poi comunque abbiamo continuato ad andarci, perché lì non possiamo noi fermarci. E’ inutile dire che non ci stava nessuno. Io non sono più libero di uscire in mezzo alla strada perché una volta che l’ho fatto in quel periodo sono stato avvicinato da amici di questi signori. Non posso dire che non mi sento tutelato, però devo dire che per me – ecco usiamo questo eufemismo – è molto imbarazzante camminare liberamente in mezzo a queste strade, “molto imbarazzante”, ecco uso questo eufemismo. Un po’ di anni prima era capitato che pure i CASSOTTA, i fratelli CASSOTTA chiesero di me mentre erano in carcere a Melfi perché io avevo avuto qualcosa da ridire su di loro, insomma ebbero parole non molto educate nei miei confronti, ne parlai con MONTEMURRO e subito mi mandò dall’ispettore Mennuti e io lì feci una denuncia di questo fatto e non uscì niente fuori, nessuno ha mai fatto niente di questa vicenda, né la stampa, né i giornalisti, nessuno, neanche i miei collaboratori, nessuno ha saputo niente, qualcuno se ne è accorto perché c’era qualche pattuglia che ogni tanto veniva, però nessuno ha mai sentito niente. Solamente che – questo l’ho annotato perché sono cose che uno poi a leggerle dopo… – solamente che capita che quando il Colonnello Polignano dei Carabinieri, un anno fa penso o due estati fa non mi ricordo, va via da Potenza a fa la sua conferenza stampa, in piena conferenza stampa, per dire che in Basilicata non c’è mafia, lui dice: “E non andate dietro a quello che dice don Marcello COZZI che si inventa di essere stato minacciato”. Io ai Carabinieri non ho mai fatto nessun tipo di denuncia di questo genere. Ora tu perché devi dire una cosa del genere? Ora io finisco qui…….OMISSIS”. Altra attività messa in atto da appartenenti al sodalizio criminoso (soprattutto il dr. TUFANO, il dr. BONOMI e la dr.ssa FASANO) è quella relativa all’allontanamento di appartenenti alla Polizia Municipale dalle indagini che stava espletando il dr. WOODCOCK, utilizzando, in particolare, il Sindaco di Potenza, Vito SANTARSIERO (strettamente collegato al MARGIOTTA), il quale, con diverse e reiterate note richiedeva, insistentemente, il rientro presso il comando degli appartenenti alla polizia municipale “distaccati” presso la Procura di Potenza, che, in realtà, erano semplicemente delegati per attività di polizia giudiziaria. 28
Con riferimento, quindi, ai collegamenti tra i sodali ed ambienti politici lucani e nazionali si evidenziano i rapporti tra il dr. BONOMI ed il Sottosegretario allo sviluppo economico, già presidente della giunta regionale, Filippo BUBBICO, esponente di primo piano del partito democratico. In particolare, il dr. BONOMI, partecipava al congresso del partito dei democratici di sinistra, nel quale si doveva procedere all’elezione del nuovo segretario regionale, circostanza che avveniva quasi in concomitanza con l’imputazione coatta della cd. “vicenda PANIO” che aveva riguardato proprio il BUBBICO. Il sodalizio – attraverso in particolare i suoi organizzatori TUFANO, BONOMI, FASANO e GENOVESE – mira in modo precipuo ad ostacolare l’attività di due Pubblici Ministeri della Procura della Repubblica di Potenza (dr. MONTEMURRO e dr. WOODCOCK). Dal contenuto delle intercettazioni telefoniche si evidenzia anche un rapporto stretto all’interno del sodalizio tra la dr.ssa FASANO ed i vertici della Procura Generale (dr. TUFANO e dr. BONOMI). La FASANO, nelle intercettazioni, oltre ad augurarsi il trasferimento del dr. MONTEMURRO, si occupa anche della vicenda dell’Ispettore DI TOLLA. L’Isp. DI TOLLA, il Magg. SENATORE e l’Ag. DE FELICE (questi ultimi due addetti alla polizia municipale di Potenza) riferiscono di pressioni subite da parte della Procura Generale finalizzate al loro allentamento dalle indagini in corso dirette dal dr. WOODCOCK. Questo avviene, in particolare, attraverso le continue richieste di rientro in sede formulate dal sindaco SANTARSIERO, compulsate da esponenti di primo piano dell’attuale partito democratico (MARGIOTTA), rivolte direttamente dal dr. TUFANO e dal dr. BONOMI, ed anche attraverso la segnalazione dell’illegittimo utilizzo della polizia municipale da parte del dr. WOODCOCK, evidenziando la mancata autorizzazione, per la polizia giudiziaria in questione, delle necessarie autorizzazioni a prestare il loro servizio presso la Procura della Repubblica. Per quanto riguarda il DI TOLLA, l’attività di ostacolo interviene, invece, attraverso il promuovimento, nei suoi confronti, di azioni disciplinari, in quanto avrebbe portato al macero materiale di risulta, vicenda sorta su segnalazione al Questore formulata dal dr. TUFANO. Si evidenzia che i tre appartenenti alla polizia giudiziaria avevano partecipato ad indagini, tra l’altro in corso nel momento in cui venivano fatti oggetto delle attenzioni della Procura Generale, nei confronti di personaggi, quali il sodale dr. BARBIERI, Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, il cd. Savoiagate, nonché nei confronti della sodale FASANO (moglie del MARGIOTTA). Con riferimento all’attività messa in atto ai danni del dr. MONTEMURRO, da parte dei sodali prima indicati, si evidenziano varie conversazioni telefoniche intercettate tra la dr.ssa FASANO ed il dr. BONOMI, che si interessano congiuntamente di produrre attività di ostacolo nei confronti del dr. MONTEMURRO e di suoi collaboratori, quale il vicecommissario MENNUTI. Il legame tra la FASANO ed il BONOMI emerge ancora da altra conversazione telefonica nel corso della quale i due discutono di un’indagine ancora in corso da parte della Procura della Repubblica di Potenza ed in particolare da parte del dr. WOODCOCK e riguardante la massoneria. La FASANO informa illecitamente il BONOMI dell’attività delegata dal predetto magistrato e fanno riferimento ad una fuga di notizie relativa alla stessa indagine, riconducendola ad una richiesta inviata a tutte le Questure d’Italia dalla stessa FASANO. Il BONOMI dimostra di avere cognizione dell’indagine. Inoltre i due dimostrano di essere contenti di un documento durissimo fatto dagli avvocati (a dimostrazione della colleganza dei sodali con taluni avvocati operanti in Basilicata ed espressione di quei centri di potere nei quali sono compiutamente inseriti i sodali).
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Dalle intercettazioni telefoniche emerge anche che il dr. BONOMI aspira a divenire Procuratore della Repubblica di Potenza in maniera tale da garantirsi, in tutti gli uffici requirenti di Potenza, il controllo totale delle illecite attività del sodalizio. Da una conversazione telefonica emerge l’interesse del dr. BONOMI e della dr.ssa FASANO per il dr. WOODCOOCK, ed in particolare per delle foto che dovrebbero essere pubblicate sul giornale “Chi”. A tal proposito si segnala che nello stesso periodo la dr.ssa FASANO è impegnata in delicate indagini delegate da quest’ultimo. In altre conversazioni, la FASANO rivela illegalmente al BONOMI attività perquisizione che avrebbe svolto il giorno dopo, specificando che il giorno successivo ne sarebbe stato avvisato formalmente. Nel corso delle medesime conversazioni i due si compiacciono di articoli redatti da Nino Grasso (impegnato a sostenere le ragioni di appartenenti al sodalizio criminoso). Nello stesso tempo i sodali, ed in particolare il dr. TUFANO, esercitano attività di “copertura” in favore della dr.ssa GENOVESE, nonostante avesse consumato condotte dalla chiara valenza quanto meno disciplinare (come evidenziato, poi, dalla stessa relazione ispettiva dell’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia solo a seguito dell’esecuzione dei decreti di perquisizione eseguiti da quest’ufficio anche nei confronti della dr.ssa GENOVESE). Riferisce il dr. IANNUZZI: “…….OMISSIS. PROCURATORE – Voleva aggiungere qualcosa dottore? IANNUZZI Alberto – Avrei cose da… Per esempio, a Potenza c’è un – vabbè questo non so se può rilevare ma – c’è un giornale “Nuova Basilicata” si chiama, che assume posizioni piuttosto singolari insomma su alcune vicende che hanno visto… e che pare, non so se il direttore o qualcuno di questo genere, è anche… ha un incarico presso l’Ospedale San Carlo di Potenza e che quindi le posizioni che assume sono, diciamo, spiccatamente favorevoli insomma rispetto per esempio al dottor CANNIZZARO. Nonostante, per esempio, quando ci fu la sua nomina come direttore generale ci sia stato un fondo estremamente critico in cui si parlava di ingombrante presenza con delle illazioni insomma piuttosto pesanti, e che evidentemente insomma furono modificate e dopo un po’ di tempo forse, non lo so, per questo incarico che fu dato al… Ed è un giornale questo tra l’altro che fu utilizzato per attaccarmi ma per diciamo l’inchiesta “IENA 2” insomma, nella quale furono pubblicate addirittura delle lettere dell’avvocato BARDI dal carcere, cosa che non si è mai visto insomma. Durante la detenzione di BARDI al carcere questo giornale pubblicò delle lettere che ovviamente mi accusavano per una serie di cose che io tra l’altro non ho mai commesso. ………………………………….omissis…………………………………………. IANNUZZI Alberto – E non lo so se… la cosa anche che mi colpisce in questa vicenda insomma, non so se è il caso, se lei ritiene che possa essere rilevante… PROCURATORE – Prego vediamo… IANNUZZI Alberto – Anche per via di quella, diciamo, quello che ho avuto modo di leggere sui giornali di questa vicenda… ovviamente ho una conoscenza di tipo giornalistico. Qui si parla appunto di questo comitato d’affari, insomma qualcosa che va al di là delle singole responsabilità individuali, ma che accomuna tutte queste persone. E io ritengo insomma che… PROCURATORE – Questo ci interessa sicuramente… IANNUZZI Alberto – …la diciamo… forse, forse, è un’ipotesi che ovviamente… la dottoressa GENOVESE insomma la cosa che mi colpisce è che è stata invischiata in vicende piuttosto gravi insomma, non riguardano fatti di piccoli abusi d’ufficio, ma insomma fatti… i più gravi che insomma sono accaduti in Basilicata, o lei o il marito insomma. Mi, diciamo, stupisce il fatto che non abbia avuto mai diciamo nessun problema nel senso che… lo dico questo anche perché essendo io magari interessato, essendo oggetto di segnalazioni varie per fatti che attendono l’esercizio delle mie funzioni… 30
………………………………….omissis…………………………………………. IANNUZZI Alberto – Per esempio io sono stato, diciamo, ancora diciamo ancora deve essere definito, spero insomma che finisca quanto presto, procedimento disciplinare che è scaturito da un provvedimento che ho adottato, che è qualcosa veramente anomala, nel senso che per un presunto difetto di motivazione per alcune posizioni nell’ordinanza emessa nell’ambito del procedimento “IENA 2”. Cioè, siccome il Tribunale del Riesame aveva annullato alcune misure perché non avrei motivato la loro posizione, ma poi dimostrerò… PROCURATORE – Vabbè questo poi… Mi colpisce il dato che non ci siano state iniziative… IANNUZZI Alberto – Ma dico, come mai io sono stato così bersagliato e adesso magari se il fatto magari che ho fatto l’intervista al giornale e mi accusano e mi vogliono sottoporre ad ispezione, procedimento disciplinare e poi, diciamo, per fatti così gravi… PROCURATORE – Ma, per esempio, le risulta che segnalazioni su profili di eventuale rilevanza disciplinare, per esempio, siano stati fatti dagli organi di vigilanza interna dell’Autorità Giudiziaria nei confronti della dottoressa GENOVESE? Cioè mi riferisco, per quanto lei può sapere, mi riferisco per esempio al Procuratore della Repubblica o al Procuratore Generale o di altre Autorità. IANNUZZI Alberto – Che io sappia no. Per esempio credo proprio di no, anche perché insomma… PROCURATORE – I rapporti, per quanto lei sappia, tra la dottoressa GENOVESE e il Procurare Generale dottor TUFANO? IANNUZZI Alberto – Sono sin troppo cordiali, ma che è un fatto normale insomma nel senso… però credo che la cordialità vada al di là di quella che è la fisiologia dei rapporti tra colleghi. PROCURATORE – Cioè, può essere più preciso? IANNUZZI Alberto – Per esempio io, veniamo al dunque, io sono stato… il dottor TUFANO ha fatto una vera e propria segnalazione nei miei confronti, dopo che io avevo arrestato alcune persone tra le quali Vittorio Emanuele di Savoia, accusandomi di aver deciso in troppo pochi giorni (c’ho qui la segnalazione)… PROCURATORE – Ce la può lasciare questa, sì? IANNUZZI Alberto – Sì, sì. La cosa veramente, che tra l’altro l’ha ripetuta anche in occasione dell’audizione al CSM, dove testualmente si dice nell’articolo di giornale che (c’ho anche qui l’articolo di giornale): . Che è una cosa assolutamente falsa, tanto è vero che nella segnalazione che aveva fatto in precedenza avevo calcolato esattamente il tempo in 17 giorni e X ore insomma, arriviamo a questo punto insomma, no? Sono dei rilievi ovviamente… PROCURATORE – Ma è usuale questo atteggiamento di vigilanza del Procuratore Generale nei confronti dell’Ufficio GIP, per esempio? IANNUZZI Alberto – No, diciamo che si è manifestato nei miei confronti perché soprattutto dopo la vicenda di “IENA 2”, che ha un po’ segnato si può dire storicamente proprio il momento di spaccatura all’interno degli uffici giudiziari… PROCURATORE – Perché? IANNUZZI Alberto – Perché diciamo quel provvedimento, che era forse il provvedimento più delicato, più importante, al di là di questi ultimi, andava a colpire un centro di potere politico, economico, poi c’era diciamo coinvolto un avvocato, poi c’erano i politici, amministratori, insomma era una vicenda piuttosto grave insomma, o perlomeno lasciava intravedere, avrebbe consentito appunto di far emergere tutti questi legami tra politica, economia e così via insomma. Che cosa è successo poi in realtà? Che le proteste… come dire? …c’è stato uno sciopero di oltre un mesi degli avvocati, uno sciopero proclamato la prima volta per cinque giorni dal segretario della Camera Penale. Allora BARDI era il Presidente della Camera Penale, fu arrestato alle 5:00 del mattino, così dice il provvedimento, alle ore 7:00 c’è un comunicato ANSA in cui il segretario della Camera Penale preannuncia uno sciopero di cinque giorni per l’arresto dell’avvocato BARDI. Come si fa a 31
prendere in giro così? Io ovviamente ho ritenuto, ma non credo che siano illazioni, che loro fossero già a conoscenza di questo... PROCURATORE – Lei quando dice - torniamo a quella riflessione sua di prima - “…ha provocato una demarcazione, una spaccatura”, cioè in che senso all’interno della magistratura? IANNUZZI Alberto – Una spaccatura diciamo tra avvocati innanzitutto, perché questo qua ha provocato oltre un mese di sciopero… PROCURATORE – Tra i magistrati? IANNUZZI Alberto – Io direi anche tra i magistrati, nel senso che ecco, per esempio, soprattutto per alcuni magistrati in particolare, per esempio, il Procuratore Generale, il quale è diventato una sorta di punto di riferimento non dico di tutti gli avvocati ma di alcuni avvocati e soprattutto gli avvocati che contano. Per cui ogni volta che c’era da prendere qualche iniziativa andavano sempre dal Procuratore Generale. Mi stupì veramente una delibera della Camera Penale che, ovviamente, tradiva questo rapporto stretto con il dottore TUFANO, che fu adottata all’indomani della vicenda della “SAVOIAGATE”. Che cosa era successo? Che a seguito di una serie di attacchi diciamo il CSM, cinque consiglieri del CSM (mi pare di MD), decisero di aprire, chiedere l’apertura di una pratica a tutela per il collega Woodcock e stigmatizzarono gli atteggiamenti del dottor TUFANO. La Camera Penale, che è insomma sostanzialmente un’associazione privata, una corporazione, fece un comunicato estremamente duro nei confronti del CSM, che è un organo costituzionale, dicendo: . Questi fatti qua sono chiaramente indicativi di un… PROCURATORE – Ritornando una attimo indietro invece alla riflessione iniziale dei rapporti particolarmente cordiali tra il Procuratore Generale TUFANO e la dottoressa GENOVESE. Li possiamo in qualche modo concretizzare in qualcosa? IANNUZZI Alberto – E… PROCURATORE – A lei non risulta, lo abbiamo detto, ecco iniziative nei confronti della GENOVESE a fronte di una serie di fatti invece seri come stiamo narrando? Non le risulta che vi sia stata alcun tipo di segnalazione? IANNUZZI Alberto – A me, ripeto, io non so se siano avvenute… PROCURATORE – A lei non risultano… IANNUZZI Alberto – A me non risultano, anche perché poi tra l’altro tra di noi se ne parla, insomma. Quindi se ci fosse stata una segnalazione del genere… Però io, ripeto, non me la sento di confermarlo o meno perché… PROCURATORE – E quindi quando lei parla di rapporti molto cordiali? IANNUZZI Alberto – Di rapporti molto cordiali nel senso che così… io sono stato anche in consiglio insieme insomma c’era… ma, ripeto, questo è un aspetto così molto… poco significativo, nel senso che ci possono essere rapporti cordiali con tutti. Però non… era la sostanza, il fatto che non ci sia stato… cioè il fatto che il Procuratore Generale faccia una segnalazione in cui chiama in causa il GIP – cioè il Procuratore Generale è quello che sorveglia diciamo i Pubblici Ministeri – faccia segnalazione al GIP con delle motivazioni in riferimento a fatti, insomma, francamente di scarso rilievo… PROCURATORE – Il consiglio giudiziario… IANNUZZI Alberto – …e non lo faccia per quei fatti così gravi… PROCURATORE – Visto che lei è stato, come mi stava dicendo, in consiglio giudiziario, in che anni? IANNUZZI Alberto – Sono stato… allora io attualmente sono supplente e poi sono stato diversi anni fa, però mi pare che non c’era il dottor TUFANO… PROCURATORE – Quindi diversi anni fa. Si è mai discusso all’interno del consiglio giudiziario di vicende riguardanti la dottoressa GENOVESE, sui fatti di cui stiamo parlando? 32
IANNUZZI Alberto – Assolutamente, nel senso che sembrava un argomento quasi tabù. Anzi spesso, il collega PAVESE insomma potrà confermare, mi ha detto che durante le sedute del consiglio giudiziario il dottor TUFANO sembrava molto preoccupato di lanciare i suoi… diciamo di esprimere rilievi critici soprattutto nella vicenda “IENA 2”. Ovviamente non lo poteva fare davanti a me per… giudicarlo e anche per la vicenda CAPPIELLO. Cioè questi erano… come dire? …i due ritornelli ricorrenti. Però, ripeto, io non sono stato testimone diretto ma ne ho appreso de relata. PROCURATORE – Vediamo se posso in qualche modo sintetizzare. Quando lei parla di schieramenti all’interno della magistratura potentina si riferisce soprattutto a quest’asse, mi dica se ho compreso bene o ho compreso male, TUFANO–GENOVESE? IANNUZZI Alberto – Beh… sì, diciamo loro erano più… come dire? …c’era una maggiore vicinanza tra di loro insomma. Questo però, ripeto, è un capitolo che potrà approfondire il dottor PAVESE. Però mi colpiva il fatto insomma di quest’accanimento nei miei confronti. Per esempio lui mi ha accusato di essere troppo appiattito sulle posizione dei due Pubblici Ministeri, uno in particolare il dottor Woodcock, di accogliere le sue richieste ecc., ecc. e di usare la tecnica del copia e incolla, cosa che per la verità non ho mai usato, mi basta confrontare gli atti. Vabbè questo l’ho scritto già… PROCURATORE – Vabbè, l’avete già……..omissis Successivamente il dr. IANNUZZI esponeva: “Il dr.TUFANO ha continuat o an che n ei giorni scorsi ad assumere nei conf ront i dello scriv ente un atteggi ament o ingiustificatam ente “ostil e”. Per comprender e ciò occorre fare un passo indi etro, evi d enziand o che in passato il Procu ratore Generale di Poten za, n ell’occuparsi dello scrivent e, ha dedi cato particolare attenzion e soprattutto, se non esclusivamente, a quei procedim enti, che hann o visto il coinvolgim ento di person e che ricopri vano in carichi di g rande riliev o pubblico, nei confronti dei qual i l’ esponente si è limitato ad appli care la l egg e con lo st esso rigore adop erato n ei conf ronti dell e person e “ comuni”, in ossequio al princi pio costituzionale per cui tutti i cittadini sono ugu ali davanti alla l egg e, sen za di stinzi oni di condi zioni personali e sociali. Non risulta, invece, ch e analoga attenzione il dr. TUFANO abbia manifestato in altre vicend e giudiziarie e nei conf ronti di altri col leghi, ai quali potevano essere mo ssi, in misura maggiore, gli stessi rilievi formulati allo scrivente. All’uopo, a titolo meram ente esemplifi cativo e non esau stivo, si menzi onano l e ordinan ze emesse da alt ro magi st rato dell’Uffici o GI P 1 nei procedim enti denominati: 1) “Basili schi”, in cui la richi esta di applicazion e della cust odia caut elare i n carcere, nei confronti di 83 person e, v enn e accolta con l’ adozion e di ordinanza d el tutto conforme, ridim ensi onata n otevolmente dal Tri bunal e del Ri esam e, ed emessa per di più a di stanza di un anno e due m esi dalla ri chi esta, tanto da determinare dopo pochi giorni l a revoca, da parte dello stesso GIP, di molt e delle misu re cautel ari appl icat e n ei conf ronti di el ementi apparten enti all a c.d. crim inalità organ izzata tradizion ale (i delinqu enti di cui il dr. TUFANO parla n ell’aud izion e, aventi spessore di verso d a quell o di molti destinatari dell’ ordinanza cautel ar e adottata n el procedim ento cd. “I ena 2”, che invece int eressava anche personaggi apparten enti all’imprenditoria, al mon do politico- amminist rativo, ovvero alla c.d. crimin alità dei “coll etti bianchi”);
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Consta allo scrivente che la collega, che attualmente presta servizio in altra sede, ha avuto buoni rapporti personali con il dr. TUFANO e soprattutto con altro magistrato della Procura Generale. 33
2) SILLETTI + altri, in cui l’ordinanza ricopiava ed accogli eva integralment e la richiesta del P.M., disponendo l’applicazion e di ben 52 misure cautel ari nei conf ronti di al cuni f unzionari della Region e Basi licat a e d ell’ASL di Pot enza, m edi ci, fisi oterapi sti e ufficiali dell’ Anag raf e, quasi tutte annullat e, o comunqu e f ort em ente ridim ensionat e (l’impi anto accu sat ori o ipoti zzava l’ esi sten za d i un’associazi one a delinqu ere, cap eggiat a dal titolare d i un cent ro di fi sioterapia, diretto concorrent e con quello d ella fami glia della dr. ssa GENOVESE, di cui si parlerà in seguito); 3)“No smoking”, nell’ambito della quale vennero sottoposti a custodia cautelare in carcere oltre 80 persone, per reati legati al contrabbando di sigarette, con una motivazione che ricopiava la richiesta del P.M.: quasi tutte le misure cautelari vennero annullate dal Tribunale del riesame”. “Del tutto anomala è l’attenzione ch e il dr. TUFANO ha dedicato e continua a dedicare al sottoscritto giudice, attrav erso la formulazione di rilievi, di intrinseca scarsa con sistenza e d el tu tto privi di fondamento. A fron te di ciò, si registra l’inerzia nell’assumere iniziative rispetto ad altre situazioni oggettivamente ben più gravi, che – a quanto consta all’esponente - non sono state oggetto di segnalazione da pa rte dell’Alto Magistra to Requi ren te, malgrado abbiano visto coinvolti mag istra ti requirenti, so ttoposti al suo potere di sorv eglianza, ed avuto una grandissima eco, dapprima a livello locale e successivamen te nazionale, sì da rendere estremamen te improbabile che il PG non ne abbia avuto conoscenza. La più eclatante è quella che si riferisce alla dr.ssa Felicia GENOVESE, già indagata dalla Procura della Repubblica di Salerno per i rea ti di associazione di stampo mafioso e co rruzion e, unitamente al coniuge d r. Michele CANNIZZARO, indagato anch e quale mandante d el duplice omicidio di stampo mafioso nei confron ti dei coniugi Santa rsiero Patrizia e Gianfredi Giusepp e, nonch é coinvolto nella vicenda della scomparsa di una giovane ragazza poten tina, Elisa Claps, avvenuta nel settembre del 1993. Non è certamente compito dello scri vente en tra re nel merito della valutazione di fatti così gravi e deli cati, risp etto ai quali peral tro l’A.G. di Salerno ha di sposto l’archiviazione; comunque sia, alcun i dei fatti che sono emersi nel corso dell’indagine, anche a carico del dr. CANN IZZARO, iscri tto ad una l oggia massonica, erano di una porta ta tale da giustifica re - ad avviso del sottoscri tto - la dovero sa segnalazione da pa rte del d r. TUF ANO di quei fatti, con ogni evidenza suscettibili di valutazione sotto il profilo dell’eventuale incompatibilità di sede o di ufficio, essendo emersi in occasione d el procedimen to penale, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 2 comma 2 del R.D. n. 511/1946, così come novel lato dal D.L.vo n.109/2006 ( cfr. circola re del CSM n. 13682 del 5 ottob re 1995). Invero, è sta to accerta to ch e: 1) il dr. CANN IZZARO aveva rapporti di frequen tazioni con Gianfredi Giusep pe, esponen te di spi cco d ella locale criminalità organizza ta, dedito all’usura e ad altri traffici illeciti; 2) il giorno prima d ell’omicidio il dr. CANNIZZARO avev a avuto un incontro nell’abitazione del Gianfredi e, nonostante ciò, le indagini erano state condotte dalla moglie, dr.ssa GENOVESE, che 34
soltanto a distanza di sei mesi dal grave fatto di sangue si astenn e dalla trattazione del pro cedimen to; 3) a seguito della manifestazion e della volontà di collaborare con la giustizia da parte di Cappiello Gennaro, principale fonte di accu sa del dr. CANNIZZARO, il difensore ch e sino ad allora lo aveva assisti to, avv. Sergio Lapenna, unitamente all’avv. Pervito Bardi, o rganizzarono un p ranzo con i coniugi GENOVESE-CANN IZZARO, l e cui finalità erano intuibili, tanto da indu rre il maggiore dei Ca ra binieri, Savino Paternò, che era sta to invita to a pa rtecipa rvi, a decli nare l’invito; 4) nel maggio d el 1992, a seguito di a ccertamenti effettu ati all’interno di un’abitazion e calabrese di pertinenza del CANN IZZARO, i Carabinieri d ella stazione di Calanna riscon tra rono l a presenza di alcuni elemen ti legati all’ambiente d ella criminalità calabrese, tra cui il figlio di una persona con sidera ta capo mandamento . Nonostante la gravità ed il clamore susci tato da qu esti fatti, non risulta che il d r. TUFANO, così a ttento a stigma tizzare p resun te violazioni di legge da parte d ello scrivente giudice 2, abbia intrapreso alcuna iniziativa isti tuzionale nei co nfronti della d r.ssa GENOVESE, in servizio presso la Procu ra della Repubblica di Potenza d a moltissimi anni e titola re di un in carico estremamente delica to, essendo addetta alla trattazione d ei procedimen ti di competenza della DDA e di alcuni fascicoli rela tivi a rea ti con tro la pubblica amministrazione, oltre a ricop rire il ruolo di Procura to re vica rio, come tale prepo sta all’organizzazio ne dell’Ufficio in assenza del Procu ra tore capo ed investita di com piti delicatissimi. Anzi, l’unica preoccupazione esp ressa dal dr. TUFANO rispetto a tale gravissima vicenda è sta ta sempre e soltan to quella di stigmatizzare le accu se mosse dal collaborato re di giustizia, spesso anche in occa sioni ufficiali, quali le riunioni del Consi glio Giudiziario (all’uopo può essere sen tito quale persona informata il dr. Rocco Pavese, componente per molti anni del Consiglio Giudiziario), senza preoccuparsi di verifica re se i fatti sopramenzionati po tessero avere un fondamento, ed omettendo sopra ttutto di segnalare una palese situazione di incompatibilità ambien tale. C’è da chi edersi, infatti, come sia possibile che un pubblico ministero si possa occupare di procedimen ti di mafia, pur essendo coniugata con una persona che, oltre ad esser iscri tta ad una loggia m assonica, ha avuto con tatti con elementi lega ti alla n’drangheta calabrese, ha frequenta to un importante esponen te d ella criminalità locale (il Gianfredi), con il quale si è incontra to il giorno prima che costui fosse trucida to in un agguato di stampo mafioso ? Lo st eso dr. Pav ese, coll ega dell ’Uffici o GIP, mi ha riferito che il dr. TUFANO a margine delle riuni oni del Consiglio Giudi ziario ha espresso valutazion i molto critiche sui provvedimenti da me adottati,
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Al punto da calcolare addirittura i tempi necessari per fotocopiare l’ordinanza cautelare emessa nei confronti di Vittorio Emanuele di Savoia, nel tentativo di far emergere presunte irregolarità e la falsa attestazione dell’orario di deposito del provvedimento, smentita dalle conclusioni dell’indagine svolta dalla Procura di Catanzaro. 35
parti colarm ente n elle vicende processuali conv enzi onalm ente denomin at e “Iena 2” e “Savoiagate”. Del resto un’analoga si tuazione di incompatibilità, relativamente a i procedimen ti aven ti ad oggetto rea ti contro la pubblica amministrazione, in pa rti colare quell i in cui ri sultava coinvolta la Regione Basilica ta, sembrava emergere già prima che il marito della dr.ssa GENOVESE fosse nominato diretto re g enerale d ell’Azienda Ospedaliera S. Carlo, av endo co stei interessi nella so cietà familiare “GENOVESE Camillo s.r.l.”, importan te Centro sanita rio convenzionato con la Regione Basilicata, intesta ta al padre defunto, e successivamen te gesti ta dal marito, dr. Michele CANN IZZARO. Iden tica inerzia da parte del dr. TUFANO è stata registrata in relazione ad un delica tissimo p rocedi mento penale, da cui è scatu rita nei giorni scorsi l’azion e disciplinare nei confron ti della GENOVESE, sfociata nell’applicazione in via cautela re della sanzion e del tra sferimen to ad altra sede, su richiesta del Ministro della Giustizia, a dimostrazion e della particola re gra vità della condo tta a ccertata. I fatti sono stati già ampiamente riferi ti nella relazione allegata alla presente, oltre ch e richiama ti nella deposizione resa alla S.V. Ciò ch e è importan te segnalare è che anco ra u na volta, nonostante il clamore mediatico su scita to dalla vicenda (v. articoli di gio rnale di cu i all’all. 1 alla relazione del dott. Ian nuzzi), soprattu tto in relazione alle pesanti illazioni sollevate dal denunciante circa la connession e tra la richiesta di archiviazione avanzata dalla dr.ssa GENOVESE e la nomina del coniuge quale diretto re gen erale dell’aziend a ospedaliera S. Ca rlo di Potenza, nonché la necessità che la stessa si asten esse dalla trattazione del p rocedimento, non risulta che il dr. TUFANO, che aveva un preciso potere-dovere di far luce sulla vicenda, nell’ambito di quelle che erano le sue prerogativ e istituzionali di titolare del potere d i sorveglianza, abbia svolto le opportune verifiche ed effettua to le necessa rie a cquisizioni, finalizzate ad accerta re la corretta gestione del pro cedimen to, sopra ttu tto in presen za dell’illazione pesantissima, sollevata dal dr. PANIO, volta ad accredita re l’ipotesi dell’esistenza di un patto di scambio, sino a ventilare la gravi ssima ipotesi delittuosa della corruzione in atti giudiziari. Ma il dr. TUFANO andava oltre, perch é, dimostrando di essere animato da un ingiustificato pregiud izio in merito alla fondatezza dell’ipotesi adombra ta dal dr. PAN IO, sconfessa to dagli esi ti delle iniziative ispettive e disciplinari in traprese nei conf ronti d ella dr.ssa GENOVESE, non solo non prend eva alcuna iniziativa, nei termini testè menzionati, ma faceva p rop ria u na nota a firma di quest’ultima, in cui, nel ten ta tivo di difendersi dalle pesan ti illazioni avanzate da l denunciante, definiva le a ccuse esp resse dal dr. PANIO d el tu tto calunniose. (Il riferimento del dott. IANNUZZI è alla nota datata 23.06.2005, protocollata p resso la P ro cura Generale a cui e ra diretta esclusivamente al n.4858, di cui si è detto in precedenza. ndr)
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A margin e di tal e vicend a si regi st rava un episodio piuttosto inqui etante, che v edeva com e protagoni sta il sostituto della Procu ra Gen eral e di Potenza dr. Gaetano Bonomi, il qual e, a distan za di qual che giorno dall a ri chi est a d i rinvio a giud izio (giugno 2006), formu lata an che nei confronti del sen. Filippo BUBBICO, attualmente sottosegretario all e Infrastruttu re e all’ep oca dei f atti presi dent e dell a Giu nta Regi onal e, veniva ri preso dal local e TG3 a fi anco del sen. BUBBICO durante il congresso d ei DS, in cui occorreva n ominare il coordin atore regi onale. Il com portament o d el dr. Bonomi ap pariva a dir poco in opportun o e tal e da gettare discredito sul prestigio dell’ordin e giudiziario, poi ché si verifi cava n el corso di un a manifestazi one squi sitam ente politica, esprim endo un atteggi ament o di “coll aterali smo” nei conf ronti di un influente uomo politico, imputat o nell’ambito di un procediment o particolarm ente deli cato e di grande risonanza pubblica. Anche qui, malgrad o l’epi sodio si a stato riportato in un articolo, apparso su un’i mportante rivi sta nazionale (Microm ega), non risulta che si a stata m ai intrapresa da parte del dr. TUFANO alcun a iniziativa n ei conf ronti del dr. Bonomi , peraltro non est ran eo ad alt re iniziative di rette a del egittimare lo scrivente. Il dr. Bonomi, infatti, quale magist rato della Procura Gen eral e, in due distinte occasioni ha espresso parere fav orevole in rel azion e alle istan ze di ricu sazion e del sottoscritto giudi ce, una dell e quali proposta dall’avv. Pier Vito Bardi (il m ed esim o che parteci pò all’in contro con i coniug i GENOVESE- CANNIZZARO dopo il “pentimento” di Genn aro Cappi ello) e l’altra dal Sindaco di Campi one d’Itali a, Robert o Salmoi raghi. Al rigu ardo, colpi sce l a motiv azion e espressa a sostegn o del p arere, l addov e si consideri che l e i stanze sono stat e ritenut e dall a Cort e di Appell o palesem ent e inammissibi li.In particolare, desta perplessità il parere favorevole all’accoglim ento dell ’istan za presentata dall’avv. Bardi, parti colarm ente vicin o agli ambi enti della Procu ra General e, poich é implicava il riconoscim ento in capo all’i mputato-indagat o del la possibilit à di scegli ersi il giudice, dal mom ento che faceva scaturi re l’incom patibilit à del giu dice n ella t rattazion e del p rocedi mento dalla proposizi one da part e dell’indagato di un atto di citazi one civi le nei confronti del giudi ce st esso (v. all. 10 alla relazion e del dott. Iannuzzi). Né è un caso che lo stesso avv . Bardi, a carico del qual e pendono procedim enti pen ali per gravi ipot esi delittuose, abbia p resent ato, nel corso del procedim ento in cui fu propost a l’istanza di ri cusazion e, un esposto, depositandolo n egli uffici della Procu ra Generale, com e se l’int erl ocutore istit uzional e fosse il P.G. e non i l President e del Tri bunal e o dell a Corte di Appell o. Ancor più capzioso era il secondo parere, mi rante a stigmatizzare l e dichiarazioni rese alla stampa dall o scrivent e a seguito dell’ arresto d i Vittorio Emanu ele di Savoi a, dichiarazioni che avevano qu ale unico scopo quello di dif endere la solidità dell’impi anto accusatori o, pur senza mai entrare nel merito d el p rocedimento, n onch é di respingere gl i attacch i denig ratori che piovev ano d a più parti, nell’esercizi o di un diritt o riconosciuto al magi strato d alla Costituzi one e dall e circol ari del C.S.M. (v. rel azion e di cui all’ all. 4 alla relazi one d el dott. Iannuzzi). La Corte di App ello evid enzi ò la m anifest a infondat ezza della di chiarazion e di ricu sazion e, ril evan do, tra l’altro, che “…il GIP dott. Iannuzzi si è 37
limitato ad una gen erica illu strazion e di un’attività d’in dagin e, culm inat a nell’adozion e di un provvedimento rest rittivo già emesso. Si è trattato, insomma, di un’inf orm azi one diretta tramite gli org ani di st ampa all a pubblica opini one, p er f orni re el em enti di conoscenza relativi ad un’indagine che…pare abbia avuto vasta rison anza e diffusi one. E’ quindi da escludere, nel la m aniera più t assati va, che il giudi ce Iannuzzi abbi a anticipato il proprio convin ciment o sull e su ccessive f asi e sugli svilupp i processuali dell’in dagin e preliminare a carico di Salmoiraghi…In definitiv a è da escludere che i l dott. Iannuzzi abbia int eso, si a pu re in mani era implicita, antici pare il proprio giud izio i n merito ad una eventual e ist anza de libertat e del Salm oiraghi all’ esito dell e prospettazioni dif ensive”. Particol are non t rascu rabi le, in quan to sintomati co della fin alità d i delegittimare lo scrivente GIP, è qu ello per cui il parere del PG, ch e avrebbe dovuto riman ere ri serv ato quanto men o sin o alla comuni cazion e d ell a deci sion e agli int eressati, venn e reso p ubblico all’ esterno dell’ Uffici o d i prov eni enza p rima dell a suddetta comu nicazi one, malgrado – a quanto è dato di sapere – l’intenzi one del collegio della Cort e di Appello f osse stat a correttament e qu ella di ri spettarn e la ri servat ezza. Tal e ci rcostanza pot rà essere verificata attraverso l’esam e del president e, dr. Angel o Vaccaro. Anch e qui l’evident e infondatezza d elle t esi sostenut e dal d r. Bonomi e l a sudd etta ci rcostanza appaiono indi cative dell’assun zion e di un atteggiam ento ostile nei conf ronti dell o scrivente, peralt ro in una fase del procedimento particolarment e deli cata, laddove l’accoglim ento d ell a richi esta di ri cusazion e avrebbe comportato la del egittimazi one d ell o scriv ente. Né risulta essere sta ta mai esperi ta alcuna indagine ed intrapresa qualsivoglia iniziativa volta a chiarire i motivi della mancata iscrizione d ell’avv. LABRIOLA, presidente del con siglio dell’Ordin e degli avvocati di Matera e seg retario provinciale di Matera di AN, nel registro degli indagati in relazione a l procedimen to, assegna to alla dr.ssa GENOVESE, avente ad oggetto i brogli elettorali commessi nel Comune di Scanzano Jonico, essendo stata adombra ta l’ipotesi che la tale mancata iscrizione sia collega ta alla proposta di nomina della dr.ssa GENOVESE, quale consulen te d ella Commissione An timafia, da parte del sen. Emilio BUCCICO, sena tore eletto n elle liste di AN in Basilicata, presso il cui studio l’avv. LABRIOLA ha collaborato per molti anni (v. l’articolo pubbli cato su “Il Resto”, di cui all’all. 5 all a rel azion e del dott. Iannuzzi). A fronte di tal e inerzi a, si regist ra, invece, un particolare “attivi smo” oltre che nei confronti di al cuni pubblici mini steri, an che, in mani era del tutto anomala, del sottoscritto, attivi smo che si è manif estat o soprattutt o nell’ambito del procedim ento cd. “Savoi agate”. Signifi cativa è l’indagine, svolta dal Procuratore General e, al fin e d i verifi care la regol arit à dei t empi di esecuzion e dell e ordinan ze caut elari em esse dal sottoscritto. Tal e indagine è stata appresa dall ’espon ente attraverso la l ettura dell’articolo apparso sul giornal e l ocale “Il Quotidi ano”, che riportava, in m aniera virgol ettata, alcuni brani contenuti n el verbal e di audizi one del dr. Wood cock e d el dr. Galante al P rocu rat ore Gen erale di Pot enza, a su a volt a delegato dall’Ispettorato Generale del Min istero (cf r. all. 6 all a relazione del 38
dott. Iannuzzi). Nell’arti col o si attri buisce al dr. TUFANO la formulazion e di un interrogativo, ch e, se fosse stato ri portato in quei termini nell a nota person ale in diri zzat a al dr. Arcibaldo Mil ler, capo dell’I sp ettorato General e del Mini stero d ella Giu stizia, pot rebbe rivesti re carattere penal ment e rilevante, l addove il P.G. di Potenza si chi ede “come si a st ato possibil e approntare, nel breve lasso di tempo corso tra le 21.15 e la parten za degli automezzi, le copi e occorrenti per l’ esecuzione di alm eno 26 ordinanze (olt re 54.000 pagine). Trattasi di operazion e che ri chiede più fotocopi atri ci per vari giorni (per con segnare la sola docum entazi one ri chi est a dall’i spettorat o la Procura ha imp iegato di eci giorni)”. Trattasi con evidenza di illazion i piuttosto p esanti, che, pu r chiam ando in causa di rettam ente il P.M., sottintendono l’i potesi che qu est o GIP abbi a potuto attestare il f also nell’indi cazi one del l’orario di d eposito dell’ordin anza original e e dell e copi e da notificare ai destinat ari dell e misu re cautel ari. Tal e illazi one è pri va d i qualsi vogli a fondamento, ove si con sid eri che il dr. TUFANO, il qual e prima di segnalare il fatto avrebbe d ovuto compi ere l e necessarie verifi che, tralasci a di considerare che l e ordin an ze da esegui re eran o state tutte consegn ate e deposit ate dall a cancelleria dell’Uffi cio GIP alla segreteria d el PM alle ore 21.15 del 15.6.2006, in numero corri spon dent e a quello d ei destin atari dell e mi sure st esse, per cui il lasso di t empo n el qual e sono stat e fatte le copie dell’ordin anza in qu esti one non è quell o compreso tra l e 21.15 del 15.6.2006 e “l a part enza degli aut om ezzi ”, bensì quell o precedente all e 21.15 del 15.6.2006, compreso nell ’arco d ella stessa giornata del 15.6.2006, utilizzata evid entem ente per stampare e per fotocopiare l e ordinanze in esame. Tal e vi cenda, volta a chiarire nei d ettagli ed a sciogli ere tutti i dubbi soll evati dal dr. TUFANO, appare an ch’essa sintomati ca dell’intento da part e di qu est’ultim o di voler a tutti i costi rinveni re n ella gestion e del procedimento d ell e irregolarità, da segnal are agli organi superi ori ed è stat a chiarita n ei suoi termini esatti nel la rich iesta di archiviazion e avanzata al GIP dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro in data 16.4.2006 (cf r. all. 7 alla rel azi one d el dott. Iannuzzi). Peralt ro, ci si chi ede com e sia stat o possibil e che un atto così ri servato, trasm esso dal Procuratore Gen erale al Capo d ell’Ispettorato del Minist ero della Giu stizia, possa essere finito in man o ai giorn alisti. A qu esto punto, n on può sfuggi re che le iniziative del dr. TUFANO, laddov e esprimono rilievi criti ci anche n ei conf ronti del sottoscritto GIP e stigmatizzano l e modalità di eserci zio d ell a funzion e giurisdi zional e, semp re in relazi one a vi cende giu diziari e contraddistinte dal comun e denominatore del coinvolgim ento di personalità di rili evo pubblico e da prese posizi one e polemi che proveni enti da alcuni espon enti del mondo politi co (per av ere un’idea soltanto in relazione alla vicenda sfociata nell ’arrest o di Vittori o Emanuele di Savoi a, v. all. 8 alla relazion e del dott. Iannuzzi), costituiscono una vera e propria an omalia, già evidenziat a da al cuni compon enti d el CSM, olt re che dagli org ani di informazi one, in quanto si risolvon o in una impropri a interf eren za nell’esercizi o di una funzion e che istituzional ment e comp et e ad alt ri organi . Invero, il Procuratore General e è titolare d el pot ere-dov ere di sorveglianza sui m agi strati del pu bbli co ministero, e non anche nei conf ronti di coloro che, com e l’espon ente, svolg ono funzi oni giudicanti. Tale prin cipio è espressi one di una regol a 39
organ izzativa fondament ale, che di sci plin a la riparti zion e dell e funzi oni di controllo demandate agli organi superi ori , ed è stato conf erm ato dall’ art. 6 del D.L.vo n. 106/2006, d opo essere stato più volt e ribadit o dal CS M (v. d a ultimo la ri solu zion e in data 24 f ebbraio 2 005, di cui all’al l. 12 all a rel azion e d el dott. Iannuzzi), con ri ferim ento alla previgente normativa di cui agli artt. 14 e 16 del R.D.Lgs n. 511/1946; è noto, inf atti, che l a suddivi sion e dell e comp etenze tra il Presi dente della Cort e ed il Procu ratore Generale si basa sulle fun zioni svolte d ai magi strati sottoposti all a loro sorveglianza al momento d ell’ effettuazione degli accert amenti o di quando questi si rendan o necessari, e comport a la preclu sion e di qual siasi attivit à di accertam ento n ei conf ronti degli uffi ci e d ei magist rati non sottoposti alla loro sorvegli anza ai sen si dell e citat e norm e. Nella condotta in esame, p ertant o, il dr. TUFANO ha agito in viol azion e della norma regolat rice dell a comp eten za, quella di cui all’ art. 6 del D.L.vo n. 106/2006, che è norma di legge, viol azi one ch e si verifi ca tutte le volt e in cui – com e nel caso di sp eci e – l’atto venga emanat o da un organo diverso da quello avente la pot est à di provvedere ovvero da un soggetto ch e non è legittimato ad agi re. In particolare, tal e ultima ipotesi ricorre quando i l pubblico funzionari o, pur aven do una legi ttimazione generi ca ad agi re com e organ o stat ale, tuttavia non ha la l egit timazion e sp eci fica a disporre in ordin e ad un determin ato oggetto o nei confronti di det ermin ati soggetti. Particol arment e signi ficativa, in quant o anal ogicament e appl icabile all a fattispeci e in esam e, è la pronun zia dell a S.C. di Cassazion e sez. VI, del 26 giugno 2003, n. 35127, che h a statuito che “Integra il reato di cui all’art. 323 c.p., la con dotta di un m agist rato dell a Procu ra Gen eral e d ell a Repu bbli ca presso la Cort e d’Ap pell o, che incari cato dal di rigent e dell’uffi cio di sv olgere una indagin e am ministrativa di retta ad acqui si re informazioni su di un’istan za di rim essi one del p rocesso, con duca una vera e p rop ria ind agin e prelimin are, senza essere l egittimat o, nei conf ronti di u n magist rato d ello st esso di stretto dell a cort e di appell o, in tal modo cagion ando inten zional ment e un danno ingiusto”. Tali iniziative son o stat e conn otate, sotto il profilo psi colog ico, dal l’intento di arrecare un d anno all o scrivente, post o ch e la vicenda t est é rif erita non costituisce af fatto un episodio i solato, ma è soltanto una dell e tant e vi cende, al punto da potersi in seri re all’int ern o d i una vera e propri a escal ation d i iniziative e prese di posizion e, anche ri sal enti nel tem po, i cui prodromi vanno fatti ri sali re n egli sviluppi del procedim ento n. 1916/2000, di comp etenza dell a DDA, meglio noto come “IENA 2”, che portò all’adozi on e di misu re cautelari n ei conf ronti, tra gl i altri, dell’al lora presidente dell a cam era penal e di Basilicat a, avv. Bardi Piervito, e d ell’on. Blasi di Forza Italia, nonch é di amminist ratori pu bbli ci, funzionari e imp rendit ori. Da tal e epoca il Procu rat ore Gen erale non perde occasi one per esprim ere le proprie valutazion i criti che, oltre ch e n ei conf ronti dei magi strati d ella Procu ra di Potenza che chiesero l’ appli cazi one dell e misu re cautel ari (ci ò ch e gli è consentito, qual e org ano titolare del pot ere di sorveglianza su t ali uffici), anche nei riguardi dei giu dici appart enenti all a sezion e GIP, ma in parti colare del sottoscritto, reo – a su o dire – di autorizzare con troppa facilità le intercettazioni tel efoni che ri chieste dal P.M., di f are un u so eccessivo d ella custodia cautelare, reiterando l’accu sa di essere tropp o 40
appiattito sull e posi zioni d el P.M. e in al cuni casi di lim itarmi a ri copi arn e le ri chieste. Particolarmen te grav e e sin tomatica dell’inten to di danneg giare ingiustamente lo scrivente è la segnalazione in data 23.6.2006, fatta dal dr. TUFANO subito dopo l’a rresto di Vittorio Emanuele di Savoia (v. all. 9 alla relazione del dott. Iannuzzi), nella quale lo stesso evidenziava aspetti di possibile valenza disciplinare, facendo riferimen to ad alcuni articoli apparsi su due quotidiani a diffusione nazionale, che si sono occupati d ella vicenda, vale a dire “La Repubblica” e “L’Unità ” (ma numerosi son o stati quelli che hann o dedi cato ampi o sp azi o alla vi cend a, tra cui si indi can o a titol o esemplifi cativ o, Il Corriere della sera, La Stampa, Il Giornal e, Libero ecc.). Tali rili evi, privi di fondamento e l esivi della reputazi one dello scrivente, hanno provocat o un’isp ezi one mini st eri ale, che tra l ’altro, ha cost retto lo scriv ente anch e a rinviare il godim en to dell e f eri e, gi à concesse dal President e del Tri bunal e (cfr. all. 10 alla rel azion e del dott. Iannuzzi). La segnalazione in esam e costi tuisce un’iniziativa parti colarmen te grave ed anomala, sia perché rapp resen ta un’indebita interferen za nell’esercizio di un potere istitu zionalmente riconosciuto a l Presiden te della Corte di Appello, il quale, a differenza del dr. TUFANO, non ha mai formulato alcun rilievo di qualsivoglia natura nei confronti del sottoscritto magistrato, così com e il Presidente del Tribunal e (cfr. rapporto del p residente del Tribunal e sulla nomina a magist rato di cassazione, di cui all’all. 9 alla rel azion e del dott. Iannuzzi), sia perché la segnalazione non è diretta – come avrebbe dovuto essere - ai predetti organi, pur essendo ti to lari del potere di sorv eglianza nei confron ti del so tto scritto giudice e del consegu ente po tere d i apprezzamen to e di iniziativa discipl inare o pa radisciplinare, b ensì alla Presidenza della Repubblica, al Ministro della Giustizia, al Consiglio Superio re della Magi stratu ra ed al Procu rato re General e presso la Corte di Ca ssazione. Tale modalità di esercizio del potere d i segnalazione – ripetesi, non riconosci uto al Procura to re Generale nei confronti d ei magistra ti con funzioni giudicanti - deno ta in maniera evidente la volontà di scavalcare gli organi isti tuzionalmente preposti allo svolgimento delle funzi oni di sorv eglianza, creando i presuppo sti per un in terven to disci plinare o ispettivo, co sa ch e effettivamente si è v erifica ta. L’inten to di arrecare un p regiudizi o all o scriv ente si ri cava d allo stesso t enore della segnal azi one, l addove il d r. TUFANO scrive: “...si reputa necessario, sin da questo mom ento, far conoscere alcuni prelimin ari aspetti ev entualm ente m eritevoli d i apprezzam ento di sciplinare o paradisciplin are”, aggiungen do successivam ente “S empre ai fini della eventual e evidenzi azion e di aspett i valutabili sotto p rofili disciplinari, qu esto Uffi cio si accing e an che ad accertare: se e qu ante conversazi oni intercettat e e contenute n ella richi esta e nell a ordinan za di mi su re cautel ari e ri port ate int egralment e in virgol ettati di stam pa si ano st rettam ente funzi onali all e valutazion i cautel ari piuttosto che (se percepite dai massmed ia att rav erso la richi esta o la ordinanza) gratuitament e l esiv e dell a ri servat ezza e della on orabilit à dell e p erson e coinvolte, speci e se non i ndagate o addi rittura totalm ent e 41
est ran ee alla vicend a e del tutto i rril evan ti ai fini decisori.” Attraverso tal e ultima osservazi one, il Procu ratore Generale finisce per vulnerare un princi pio basilare, che atti ene all’ esercizio della fun zion e giu risdizion ale, avendo la sezion e disciplinare del CSM e le sezi oni unite dell a Cassazion e affermato in più occasioni ch e “I provv edim enti giudiziari posson o richi edere l’indi cazi one di fatti o di situazioni riguardanti soggetti diversi da quelli int eressati al processo, i quali p ossono risu ltare dann eggi ati dall a diffusion e di notizi e l esive d ella l oro riservatezza o identità personal e, s e non del loro onore. Tale lesion e deve, tuttavia, considerarsi lecit a ed autori zzata qu alora si a necessari a al provvedim ento e per l’espli cazione d el potere giuri sdi zional e. Peralt ro, l a n ecessità o men o dell’indi cazi one d el fatto relativo a t erzi costituisce ogg etto di una valutazi one che non pu ò essere com piuta se non dal magi strato ch e deve em ettere il provv edim ento e non può essere sindacata in sede di sciplin are in base al prin cipi o costituzional e della indipenden za d el giu dice, sog getto solt anto all a l egge” (cfr. sent enza del 26.11.199 9/14.2.2000 – all. 11 alla relazion e d el dott. Iannuzzi). Fatto sta che lo scrivent e è stato destinatario di ben du e ispezioni di sposte dal Mini st ero della Gi ustizia (pri mi giorni d el mese d i luglio 2006 e m arzo 2007), sia di un ’azion e di scip linare ( cfr. atto di incolpazion e del 19.7.2006 all. 12 all a rel azi one d el dott. Iannuzzi), conclu sasi n ei giorni scorsi con la ordinanza di non diversi proced ere, scaturita non dalla vi cenda dell’ arresto del Di Savoia o del Corona, ma dal procedimento “Iena 2”, “ripescato” a di stanza di poco m eno di due anni dall’esecuzi one delle misu re cautel ari ordinate dall’ espon ente, con l’addebito di non aver moti vato l’ordin anza con riferim ento all a posizi one d i alcuni dei destinatari dell e mi sure (moti vazion e man cante o apparent e). E’ evidente il danno Procu rato allo scrivente attrav erso le condotte abusive ascrivibili al dr. TUFANO nei termini ampiamente sopra illustra ti, che hanno avuto gravi ripercussioni so tto il profilo dell’immagine professionale e del disagio personale, ripercuo tendo si anche sull’organizzazione del p roprio lavoro, atteso ch e tali rilievi hanno comportato la so ttoposizio ne a verifiche i spettive, l a formulazione di proposte di trasf eri mento e di esercizio di azioni disciplinari, con tutte le consegu enze che ne sono derivate. La con sap evol ezza di abu sare d el proprio ruolo i stituzion ale al solo fin e d i danneggi are l o scrivente ri sulta evi dente lad dove si con sideri che i l Procu ratore Gen erale, pu r non essendo t itolare del p otere di sorveglianza nei conf ronti del sottoscritto, ha formulato a carico dello scrivente rilievi , privi di fondamento ed attinenti esclu siv amente al l’esercizio della funzi on e giurisdizion ale, p eraltro nell’ ambito di p rocedim enti a carico di personaggi pubblici particolarment e influ enti (uno per tutti Vittori o Emanul ele d i Savoia). Ciò ha fatto, richi amando espressament e l a norma che disciplin a tale p otere, esercit ato strum entalm ente al fine di provocare inizi ative degli ispettori mini steriali, d el Mini stro della Giusti zia e del CSM, ben consapevol e che il richiamo alla fun zion e istituzional e di vigilanza avrebbe avuto degli effetti ed un peso ben div erso dalla mera denunci a. Tutto ciò – sia ben chiaro – vi en e evi den ziato dallo scrivente giudi ce, nell a consapevol ezza che doverosament e gli organi istituzi onali, investiti dell e segn alazioni del dr. TUFANO, hann o svolto le verifich e n ecessari e, al fin e 42
di chiari re l a fondatezza dei rili evi segn alati, p erv en endo tuttavi a all’accertam ento d ell’assoluta infondat ezza degli addebiti contestati. La con sapevolezza di abusare dell a funzi one nei confronti di questo giu dice si desum e dalla stessa p rem essa, contenuta nella segn alazione in dat a 23.6.2006, laddove il dr. TUFANO così esordi sce: “I fatti oggetto della not a indagine in corso presso gli uffici giudizi ari di Potenza a carico di SAVOI A Vittorio Emanuel e + alt ri e i cont enuti dell a consegu ente copi osi ssim a campagna massm edi a hanno imm ediat amente attivat o questo Uffi cio in ordin e a quant o di sua d overosa sp ettanza sul pian o dell a sorveglian za sui magist rati requirenti (art. 16 R.D.L. 31/5/1946 n. 511 e art. 6 D.L.vo 20/2/06 n. 106)”. E’ evidente - ammesso che vi fossero dei dubbi - che il dr. TUFANO, il quale si è mosso, non sulla base di iniziative intraprese da terzi, ma soltanto sulla scorta di notizi e apprese da giornali e tel evisi oni, era pi enam ente con sapevole che il potere di vigilan za poteva esser e esercitato direttam ente soltanto n ei conf ronti del P.M., aven dolo afferm ato nella p rem essa. Perciò, assum endo tale inizi ativa, ha interf erit o nell’esercizi o del potere di controllo riconosciut o innanzitutto al capo dell’Uffi cio, val e a di re al Presi dent e del Tribun ale, e di sorvegli anza, istituzional ment e dev oluto al Presidente della Corte di Appell o, titolari di uffici direttivi giudicanti, che pure hanno avuto modo di leggere i giornali e di ascolt are la tel evi sion e, senza per questo ri scontrare situazioni tali da a giustificare l a f ormul azion e di rili evi n ei conf ronti del sottoscritto, pu r avendone il potere. E, si badi bene, ch e il dr. TUFANO si è rapportato direttam ent e al President e della Repubbli ca, al Mini stro, al CS M ed al P.G. presso l a Cassazion e, senza interloqui re, così come sarebbe stato doveroso, con g li organi p reposti i stituzionalm ent e alla vigilan za n ei conf ronti del giudice, scavalcandoli compl etam ente. Ai fini della v alutazi one dell e condotte poste in essere dal Procu ratore Generale, che – non bisogna dim enticarlo – è anche il magist rato requirent e di ran go più el evato nel dist retto giudizi ario dell a Basilicata, va messa i n risalto l’assonan za, a volt e an che sotto i l profil o terminol ogico, fra i rili evi e gli argom enti espressi d al dr. TUFANO e quelli cont enuti nel cosi ddett o “libro bian co”, scritto da alcuni avvocat i, conten ente un a serie di accuse, per null a disint eressat e, formul ate n ei conf ronti di quei m agist rati ch e hanno osato “ alzare il tiro” al di là della pi ccola delin quen za di strada, successivam ente al l’arrest o dell’ avvocat o Bardi, asson anza che sembrerebb e esp ression e di un’anom ala alleanza tra du e organi che persegu on o istituzional ment e finalità diverse. Tale assonanza, peraltro, ha avut o modo di manifestarsi in numerose occasioni, tanto da far assurgere il Procu ratore Generale, non tanto a pal adino dei com uni cittadini, qu anto a punto d i riferim ento costante degli avvocati pen ali sti, in parti colar modo di un not o ed autorev ol e rappresentant e del foro l ocal e e dello stesso avv. Piervit o Bardi, che – è ben e ricord arl o – è a giudi zio p er un a seri e num erosa di reati, alcuni dei quali all arm anti, quali il f avoreggiam ento mafioso, la bancarotta fallimentare fraudol enta, la calunnia, l a ri cettazion e, la fal sità in atti pubblici, ecc. Peralt ro, a riprova dell’ esi stenza di t ale anom ala alleanza si richi ama il contenuto della nota d el direttivo dell a Cam era pen ale d i Basilicata in data 8 luglio 2006, in cui si manifest a “massima solidari età al P.G. TUFANO, nei confronti del qual e, nei giorni scorsi, cinqu e con sigli eri 43
del CSM dell a corrente ‘magi stratura democratica’, avevan o chiesto di veri ficarn e l’op erato”. Nel comuni cato si d efini sce “grav ement e inopportuna” l’inizi ativa d ei cinqu e consiglieri del Csm”, au spicandosi “l a cessazi one di ogni indebita ingeren za n ell o svolgiment o del deli cato com pito assegn ato a TUFANO”. La notizi a non m erita commenti e lascia senza fi ato (cfr. all. 12). Vi è da aggiungere, altresì, che la camera p enal e in questi one, alla qual e sono i scritte p oche p erson e, non è nemm eno rappresentativa d ell a categ oria, essend o stat a creata in P otenza un’altra camera penal e, presi eduta dall’ avv. Ivan Russo, all a qual e son o iscritti molti più avvocati. Particolarmen te dimostra tiva dell a gravità dell’abuso è la circostanza che il dr. TUFANO, pur essendo pa rticola rmente attivo e solerte nel segnalare presunte violazioni dello scrivente GIP, rivelatesi del tu tto infondate, non ha segnalato fatti oggettivamente molto più gravi, che hanno avuto grande ri sonanza media tica, ascrivibili a magistrati requi renti, pu r essendo co sto ro soggetti alla sua vigilanza, tra i quali quello ampiamente sopra illustrato probabilmente è soltan to quello più noto (v. articoli di giornal e, di cui all’all. 13 alla relazion e del dott. Iannuzzi ). Peralt ro, al d r. TUFANO sem bra essere sfuggita un’altra ci rcost anza, rel ativa al processo attualm ente pendent e in dibattiment o, per il qu ale l o scriv ente di spose l’im putazion e coatta, a carico d ei compon enti dell a Giunta Regi onal e presiedut a all’ epoca dal sottosegret ari o BUBBICO Filippo, la cu i delicatezza è di tutta evid enza, t enuto con to dei profili di connession e con i l procedimento a carico di al cuni magi strati indagati presso l a Procu ra d i Catanzaro: invero, sembra (il condizion al e è d’obbligo solo per la d eli catezza della ci rcost anza, che inv este anche, m a non soltanto, l a p rivacy dell e person e coinvolte) che il presi dent e del coll egi o, dr. D aniel e Cen ci, gi à destin atari o di una segn alazione a f irma del lo scrivente di retta al President e del Tri bunal e (cfr. all. 14 alla rel azion e del dott. Iannuzzi) e, ciò nonostant e, compon ente del coll egio e co-esten sore dell e ordinan ze emess e dal Tribun ale del ri esame n ella vicenda “Iena 2”, da cui è scaturit a l’incolpazion e disciplinare a carico del sot toscritto (cf r. all. 15), intrattenga da tempo una relazi one sentim entale con il P.M. del processo, dr.ssa Claudia D e Luca, la stessa ch e regi strò, ad insaput a dell’int erlocut ore, un colloquio con il dr. Gal ante, relativo ad una conversazi one con cernent e il processo suddetto (la ci rcost anza è stata già accertat a e valutata in sede ispettiv a, nell ’ambito dell’indagine amministrativa ch e h a portat o a richi edere il trasf erimento del d r. Gal ante). Tale relazi one sentimentale, spesso ogg etto di “battute” salaci da parte di al cuni avvocati del foro di Potenza, può essere conf ermata, tra gl i altri, dai colleghi Ferdinando Esposito, Rocco Pav ese e d al capitano dei Carabini eri Pasqual e Zach eo e, pur costituendo un fatto di per sè del tutto legittimo, non lo è più nel momento in cui gli int eressati si t rov ano a sv olgere nell’ ambito dell o st esso procedimento fun zion e di stinte, rapp resentando ri spettivament e l’organ o accu sat ori o e quell o giudicant e, finendo per comprom ettere, per via di tale rel azion e, l’immagin e di terzi età e di indi pend enza, che costitui scono val ori essen ziali ed intrin seci all’ esercizi o dell a funzione giu risdizion ale. L’“accanim ento” del dr. TUFANO n ei riguardi d el sottoscritto, peraltro, non sem bra subi re battute di arresto, com e comprovato da due episod i 44
veri ficati si nei giorni scorsi. Mi è stat o riferito, infatti, che in occasion e della d efini zion e di un delicato processo di crim inalità organizzata a carico Riviezzi Saverio + 13, il cui coll egio era presi eduto dall o scrivente (cf r. all. 16 all a rel azi one del dott. Iannu zzi), il dr. TUFANO ha chi est o ad uno d ei compon enti del collegi o, il dr. Dani el e Cen ci, di rif eri rgli sui tem pi di definizi one del p rocesso, stigmati zzando l a circostanza che tal e processo era durato più a lungo di un altro, ri spet to al quale nei gi orni scorsi era apparso sul quotidiano “La Stam pa” un articol o, in cui si addebit ava al d r. TUFANO di “non aver mosso un dito” i n relazi one al processo cosidd etto “Basili schi ”, che si trascina da m olti an ni (cfr. all. 17 alla rel azi one del dott. Iannuzzi), al punto da ri chiedere al P residente del Tribun ale d i interp ellare an che lo scrivente, p er chi ari re i l tenore delle aff erm azion i riportate sul qu otidiano, peralt ro attribuite g enericament e ai m agist rat i sentiti dal P.M. di Catanzaro. Ancora più sintomati co dell’intento di arrecare un danno al sottoscritto è l’epi sodio v erif icat osi nell a seduta d el Consiglio Giudiziario in dat a 9 maggio u.s., in occasi one dell’ esame dell a prati ca relativ a al parere ci rca la nomina a magi strato di cassazi one del sottoscritto, che si t rascin ava d a diversi mesi e che era ormai matura per la defini zion e, essendo stati acqui siti tutti i rapporti, largament e positivi, ed i provvedim enti da valutare. Malgrado ciò il d r. TUFANO, compon ente di diritto del Con sigli o Giudiziario, gi à sostituito in altre sedut e da altri magi strati dell a Procu ra Generale, ha chiesto che il sottoscritto venisse interpell ato, al fine d i comunicare l’ev entual e presentazi one di d enunce o qu erel e n ei conf ronti d ei suoi conf ronti, motiv ando t ale iniziat iva come diretta a valut are l a possibilità di asten ersi n ell a part ecip azi one alla d elibera (cf r. all. 18 all a rel azion e del dott. Iannuzzi). All o scriven te tal e ini ziativa ap pare a dir poco prov ocatori a, essend o alqu anto singol are la pretesa, avanzata da chi si ritien e possibil e destinatario di un a d enu ncia, di essere informato in m erito alla presentazione di una denun cia a suo cari co da parte dell o stesso denunci ante (un a sorta di informazion e di garanzia in forma pri vata), per cui non è da escludere che l a ri chi est a fosse final izzata a ritardare l a deci sion e da parte del Con sigli o Gi udiziario, in rel azion e ad una prog ression e di carriera, da cui derivano import anti eff etti economi ci e giuridi ci. Riferiva, quindi, il dr. Rocco PAVESE: “Facendo seguito alle mie precedenti dichiarazioni rese al dott. De Magistris, e richiesto sul punto dalla S.V., preciso quanto segue. Nell’ambito della pratica pendente presso il Consiglio Giudiziario di Potenza, relativa al parere per la nomina del dott. Vincenzo MONTEMURRO a magistrato di Tribunale, il dott. TUFANO ebbe a verbalizzare osservazioni a carico del suddetto magistrato in valutazione, a fronte delle quali ritenni doveroso verbalizzare, a mia volta, una serie di osservazioni. Le mie osservazioni furono verbalizzate nella seduta del 18.1.06 (il relativo verbale è stato da me consegnato in copia al dott. De Magistris in occasione dell’esame avvenuto in Catanzaro il 30.3.07); quelle del dott. TUFANO, ma non posso ricordare con assoluta esattezza, una o due sedute prima. Preciso che il sistema di verbalizzazione in uso presso il Consiglio giudiziario di Potenza è di tipo manuale e riassuntivo, e che non è prevista alcuna forma di stenotipia e/o fonoregistrazione. 45
A prescindere da quanto verbalizzato, ricordo che il dott. TUFANO aveva un atteggiamento chiaramente critico verso il dott. MONTEMURRO, e che la ‘gestione’ del pentito Cappiello da parte di esso MONTEMURRO aveva una parte importante in tale atteggiamento. Più specificamente il dott. TUFANO ebbe ad esporre rilievi critici sulla tardiva iscrizione del pentito Cappiello Gennaro, nel registro notizie di reato. Infatti nell’ambito del P.P. 931/99 Procura di Potenza, sorto su denuncia del dott. Michele CANNIZZARO, a seguito della intrapresa collaborazione di Cappiello, l’indagato (appunto Cappiello) non era stato iscritto compiutamente se non nel giugno 2004. Più esattamente preciso che detto procedimento, a me noto per avervi svolto funzioni di G.U.P. era stato iscritto a carico di Cappiello Gennaro da identificare. Sul punto ritenni doveroso verbalizzare le mie osservazioni facendo rilevare che tale tardiva iscrizione era da attribuirsi al dott. Galante; ciò mi constava avendo cognizione del fascicolo, da me definito con sentenza del 28.04.2006, dichiarativa di incompetenza in favore della Procura di Salerno. Copia di detta sentenza esibisco e consegno in questa sede. Le vicende processuali relative a Cappiello Gennaro sono piuttosto complicate. Ritengo necessario a riguardo osservare che nella primavera del 2004, pressoché in coincidenza con la formale iscrizione nel Proc.931/99, sorse, ovvero ebbe sviluppi, altro procedimento, che vedeva Cappiello indagato quale mandante dell’omicidio Gianfredi – Santarsiero. In tale procedimento, di cui non ricordo il numero, Cappiello fu attinto da misura cautelare custodiale nel luglio 2004, adottata dal G.I.P. Dott. Alberto Iannuzzi. Tale procedimento fu successivamente trasferito alla Procura di Salerno, giusta provvedimento della Procura Generale della Cassazione in data 10.02.2005. Mi consta, da notizie di stampa, che all’esito del dibattimento la Corte di Assise di Salerno ha assolto il Cappiello. Personalmente non ritengo che la gestione del pentito Cappiello sia stata efficace da parte della Procura di Potenza. Ciò per il suddetto ritardo nell’iscrizione e più in generale per l’evidente comprensibile imbarazzo che le dichiarazioni del medesimo devono aver creato all’ufficio, atteso che nell’ufficio stesso prestava servizio una collega (la d.ssa GENOVESE) a cui carico il Cappiello aveva mosso gravi accuse. Ricordo inoltre che il dott. TUFANO accennò (non credo che ciò sia stato verbalizzato) a un qualche ruolo di depistaggio o qualcosa del genere da parte di tale Bonadies, agente della Polizia di Stato in servizio a Potenza, nipote del Gianfredi, il quale intervenne sul luogo del delitto nell’immediatezza, e che per primo avrebbe accennato alla presenza del dott. CANNIZZARO a casa delle vittime la sera prima dell’omicidio. L’atteggiamento complessivo del dott. TUFANO era di evidente critica al dott. MONTEMURRO, e di presa di posizione a favore della d.ssa GENOVESE e del coniuge CANNIZZARO, facendo intuire che egli ipotizzava una sorta di accanimento a carico degli stessi. In quel periodo (gennaio 2006) la questione Cappiello formava oggetto di ampia attenzione sui mass media locali, essendo stata diffusa la notizia di un procedimento derivante da un presunto proposito omicidiario del Cappiello a danno della d.ssa GENOVESE. La cosa ebbe risonanza pubblica anche perché furono adottate, presumo dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Potenza, misure visibili presso l’abitazione della d.ssa GENOVESE (divieto di sosta per un tratto della strada e presidio permanente di una pattuglia di forze di polizia). Ignoro gli sviluppi di tale procedimento…….OMISSIS” Dall’esame degli atti del Consiglio Giudiziario di Potenza si evinceva l’attività di ostacolo del dr. TUFANO nei confronti del dr. MONTEMURRO. Nella adunanza del 18.1.2006, interveniva il dr. Pavese il quale osservava: “In relazione alle circostanze segnalate per iscritto dal Procuratore Generale ed alla discussione che ne è seguita, relativamente al parere per la nomina del dott. MONTEMURRO a magistrato di appello, pongo l’attenzione ad alcune considerazioni. 46
In questa situazione appare ingiustificato una particolare acribia nei confronti del dottor MONTEMURRO, che peraltro ha curato procedimenti che non ignorano esiti positivi per la pubblica accusa. Posso ricordare in proposito (trattasi di condanne irrevocabili): il proc. 2512/01 RGNR (c.d. “Magna Grecia”), in materia di criminalità organizzata nella zona jonica; il proc. 1574/94 (c.d. “epilogo”) in materia di criminalità organizzata in Matera e provincia; il proc. 2041/94 (c.d. “Penelope”) in materia di criminalità organizzata tra Melfi e Potenza (da notare che qui la condanna è stata inflitta dalla Corte d’Assise di Appello su gravame del dott. MONTEMURRO); il proc. 1529/97 in una fattispecie di sequestro di persona seguita da omicidio della vittima”. In riferimento a quanto segnalato dal dr. Iannuzzi, relativamente alla posizione dell’avv. Bardi e del fatto che lui, unitamente ad altri indagati “eccellenti” nell’ambito del P.P.1916/00 cd. “Iene”, facessero direttamente riferimento al Procuratore Generale, con il quale i PP.MM. Woodcock e Montemnurro intrattennero copiosissima corrispondenza, è riscontrato da quanto emerge dalla lettura della documentazione acquisita. In particolare, tale carteggio riguardante la corrispondenza tra la Procura Generale e i predetti PP.MM. consta di numerose richieste di avocazione delle indagini, molte delle quali presentate al Procuratore Generale dall’avv. Pace Donato, del Foro di Potenza. Il P.G., dalla corrispondenza acquisita, risulta aver dato sempre corso a quanto previsto dall’art.412 c.p.p., formulando specifiche e ripetute richieste di notizie in merito a tali “personaggi”, arrivando in alcuni casi ad uno scontro epistolare con il dr. Galante. Riferiva ancora il dr. PAVESE: “ …..omissis………. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Visto che trattiamo di Consiglio Giudiziario, potremmo introdurre adesso, magari poi sviluppiamo su altri argomenti, questo dato. A noi risulta che c’è stata una certa attività di “sensibilità” del Procuratore Generale TUFANO nei confronti di alcuni magistrati del distretto, in particolare abbiamo ascoltato oggi dal dottore IANNUZZI, ma potremmo anche dire dal dottore WOODCOCK e altri magistrati. Le risulta, visto che fa parte del Consiglio Giudiziario, segnalazioni, rilievi, appunti o attenzioni, per esempio, del Procuratore Generale TUFANO nei confronti della dottoressa GENOVESE, visto che è stata coinvolta direttamente o indirettamente in alcune vicende piuttosto delicate? PAVESE Rocco – Attenzioni particolari io non ne ho rilevate, devo rilevare che insomma sono sempre, come dire, unanimi, questo sì. P.M. dott. DE MAGISTRIS – No, dico rilievi nel senso disciplinari. PAVESE Rocco – No, no, no. P.M. dott. DE MAGISTRIS – In questo senso, cioè segnalazioni di appunto, contestazioni da parte di TUFANO? PAVESE Rocco – No, no, no. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Anzi mi di capire che i rapporti sono molto stretti. PAVESE Rocco – Piena unanimità. Laddove i rapporti… Invece c’è stato l’inverso, cioè una particolare attenzione del dottore TUFANO verso certe problematiche, il che ha suscitato anche delle discussioni in Consiglio Giudiziario, pacate ma ci sono state. Ci sono poi state tutta una serie di riflessioni del Procuratore Generale a margine del Consiglio Giudiziario, che mi sembra doveroso portare alla sua conoscenza, alla sua attenzione. E cioè una sistematica attenzione, ho rilevato in questi due anni di attività nel Consiglio Giudiziario, attenzione critica in senso negativo ben inteso, verso il procedimento “Iena”, il 1916/00 RGNR DDA Potenza, a proposito del quale e a proposito dei provvedimenti ivi adottati, il Procuratore Generale ha sempre manifestato aperti sferri su una serie di critiche, critiche che hanno investito l’operato dei pubblici ministeri e anche l’operato del dottore 47
IANNUZZI, quale GIP che ha adottato il provvedimento. Devo aggiungere che questa attenzione critica verso il procedimento “Iena”, io credo che si sia poi estesa anche alla persona del dottor MONTEMURRO che era uno dei pubblici ministeri, l’altro era il dottor WOODCOCK, che si è occupato del procedimento “Iena” , cosiddetto “Iena” , in realtà 1916/00 RGNR. Perché dico questo? Perché quando si trattò di deliberare sul parere per la nomina del dottor MONTEMURRO a magistrato di appello, il dottor TUFANO espresse dei rilievi anche per iscritto a riguardo, lamentando che le statistiche del dottor MONTEMURRO erano inverosimili perché risultava un numero eccessivo di udienze, lamentando una serie di inefficienze professionali del medesimo. A riguardo io ritenni doveroso mettere a verbale una serie di considerazioni, che ho in copia qui e che posso porre alla sua attenzione, in cui rilevavo… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Diamo atto che lei le esibisce e dopo le acquisiremo. PAVESE Rocco – … rilevavo che non mi sembrava equo una particolare attenzione negativa, un particolare spirito critico verso il dottor MONTEMURRO… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Le faccio questa domanda perché ho sentito stamattina il dottore WOODCOCK e il dottore IANNUZZI. Vi siete dati una spiegazione del motivo per il quale c’è stata in questi anni e nei mesi un’attenzione particolare nei confronti di alcuni magistrati che, mi pare di capire, sono stati particolarmente sovra esposti in indagini delicate? Parliamo di “Iena” , “Iene 2” , quindi il dottore IANNUZZI, il dottore WOODCOCK. Vi siete fatto una idea? Ne avete discusso? PAVESE Rocco – Sì, se n’è parlato fra me e il dottore IANNUZZI che operiamo nello stesso ufficio e con il quale ci sono rapporti di colleganza molto stretti perché abbiamo un percorso professionale simile, perché prima di venire in Tribunale siamo stati insieme presso l’ufficio del Tribunale di Sorveglianza di Potenza, dal quale poi entrambi siamo scappati, ma qui si aprirebbe un altro capitolo, però ne rimane una traccia a verbale. E quindi sono dieci anni che siamo insieme con il dottore IANNUZZI e c’è una particolare, non lo nascondo, consonanza professionale, anche amicizia. E se ne è parlato, certo che se ne è parlato. Che dire? A noi sembra, a me personalmente, sembra una reazione di parte della magistratura a carico di magistrati che fanno il loro dovere, che perseguono senza guardare in faccia qualunque indagato. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quando lei parla di una parte della magistratura, è in grado di dare qualche riferimento di persona, per comprendere i collegamenti tra schieramento… Abbiamo parlato del dottor TUFANO, per esempio. PAVESE Rocco – Nel distretto di Potenza direi che particolarmente il dottor TUFANO si è sbilanciato, si è esposto, si è messo in una posizione di aperto rilievo critico in occasione del Consiglio Giudiziario, in occasione di colloquio a margine del Consiglio Giudiziario, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma c’è anche una condotta di consonanza con altri ambienti extragiudiziari in questa attività? PAVESE Rocco – Beh, a me pare evidente in modo assoluto, una consonanza con parte della avvocatura. Perché? Perché dal procedimento “Iena”, il 1916/00, a quel procedimento, seguirono una serie di polemiche molto virulente, anche in virtù della stampa locale che praticamente si schierò pressoché unanimemente, sia pure con alcune diversità di accenti, contro la magistratura che procedeva e a sfavore, genericamente parlando, alla classe politica. In realtà non è che la classe politica lucana era tutta sotto accusa in quel procedimento; c’erano singole persone che erano indagate; c’erano singoli “colletti bianchi” che erano indagati; c’erano imprenditori che erano indagati; c’erano anche delinquenti di strada; c’era e c’è MARTORANO Renato che è un noto pregiudicato di Potenza, forse il più importante esponente della mafia lucana, vicino alla ‘ndrangheta, che ha una condanna per 48
416 bis passata in giudicato ed emergevano chiaramente dei collegamenti tra il signor MARTORANO, tra suoi accoliti, con colletti bianchi, con imprenditori. Insomma il nucleo accusatore, detto in termini molto sintetici, era questo. Ne seguirono polemiche virulente. Si disse che la magistratura voleva mettere sotto accusa la Basilicata, voleva infangare il buon nome della Basilicata e così via, secondo un cliché che la sua signoria vostra può bene immaginare. Successivamente, a distanza di alcuni mesi, gli avvocati elaborarono – ma una parte degli avvocati, intendiamoci, adesso dettaglierò anche questa affermazione – il cosiddetto “libro bianco” contro la magistratura, che è un insieme, a mio parere, di falsità anche, di illazioni, di insinuazioni, di affermazioni offensive su di noi, affermazioni offensive sull’ufficio del GIP che, a loro dire, ricopierebbe integralmente, senza vaglio critico, le richieste del pubblico ministero. E in tutta questa massa di accuse, di cose gravi contro il mio ufficio, io vedo chiaramente la mano dell’avvocato Pier Vito BARDI, che fu attinto da misura cautelare in quella vicenda, vedo chiaramente la mano dell’avvocato Francesca SASSANO, che ha chiari motivi di risentimento nei confronti del dottor WOODCOCK e anche del sottoscritto, perché la suddetta è stata condannata, in sede di giudizio abbreviato chiesto ovviamente dalla medesima, dal sottoscritto per una vicenda di bancarotta fraudolenta e il PM, nell’occasione, era il dottore Henry WOODCOCK. Perché riconosco la mano di costoro? Perché i continui riferimenti a vicende processuali in cui essi sono stati protagonisti, il riferimento a presunti nostri errori, rappresentano, a mio modo di vedere, un collegamento inequivocabile con le loro persone, quali autori principali del “libro bianco”. Devo aggiungere che l’avvocatura non è univoca su questo, tanto è vero che a Potenza – recentemente direi un anno, un anno e mezzo fa – è stata fondata un’altra Camera Penale. A Potenza ci sono praticamente, per quello che mi risulta, due Camere Penali, la vecchia Camera Penale che era quella in cui figura eminente era proprio l’avvocato Pier Vito BARDI e che sostanzialmente scrisse questo libro bianco, ma recentemente è stata fondata e istituita una nuova Camera Penale il cui promotore è l’avvocato Ivan RUSSO che ha preso atteggiamenti certamente non così virulenti, cioè ognuno rispetta il ruolo dell’altro, da questi professionisti io non ho mai colto nessun attacco personale contro la categoria dei magistrati, fermo restando che molti di loro fanno appello, ci criticheranno anche ferocemente nei loro appelli, ma insomma c’è un rapporto di reciproco rispetto con questi professionisti. Quindi io, il discorso della contrapposizione tra avvocatura e magistratura, lo vorrei ridurre in realtà a contrapposizione tra alcuni pochi avvocati – e particolarmente i due che ho citato prima, nonché alcuni professionisti a loro vicini – e parte della magistratura, parte della magistratura. Quindi non è che c’è un conflitto tra l’avvocatura e la magistratura. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Certo, è chiaro. PAVESE Rocco – Questo deve essere assolutamente chiaro. In questo scenario è evidente che il Procuratore Generale (il dottor TUFANO), ha preso più volte e anche pubblicamente…, o per lo meno in tal modo inequivocabilmente si ponevano e potevano essere interpretate le sue affermazioni a favore, ripeto, degli avvocati contro i magistrati, naturalmente non tutti i magistrati, il dottor WOODCOCK e il dottor IANNUZZI in particolare, ma anche il dottor MONTEMURRO. Devo aggiungere che nei miei confronti il dottor TUFANO non ha mai mosso critiche, io però mi sono sempre sentito in dovere, per amore di verità e anche per ristabilire fatti storici a mio parere incontrovertibili, di replicare garbatamente – sia in Consiglio Giudiziario, in una occasione, ripeto, per iscritto (e questo lo esibirò), sia nei colloqui a margine dello stesso Consiglio Giudiziario, numerosi colloqui a margine del Consiglio Giudiziario – di replicare queste affermazioni facendogli notare che non ero assolutamente d’accordo e facendogli anche notare – vorrei che anche questo lei conoscesse – che in Basilicata in realtà esistono numerosi altri e secondo me più gravi 49
problemi giudiziari. Il dottor TUFANO ha ritenuto rimuovere rilievi gravi al dottor IANNUZZI e non sta a me sindacarne la giustezza. Io rilevo, come fatto storico, che ciò è avvenuto, però non ha mai ritenuto, per esempio, di prendere in considerazione il fenomeno, anch’esso ascrivibile “all’attività dei giudicanti”, dei processi che non vengono celebrati. Perché noi a Potenza abbiamo – secondo me, ma che è sotto gli occhi di tutti, lo ho anche messo a verbale al Consiglio Giudiziario – un gravissimo problema dei giudizi dibattimentali collegiali che durano un tempo assolutamente spropositato. Citerò l’esempio, ma è solo un esempio, del cosiddetto processo “Basilischi” in cui la misura cautelare che coinvolgeva decine di persone, fu eseguita il 22 Aprile 99, il rinvio a giudizio che concerneva una cinquantina di imputati fu fatto esattamente, se non vado errato, sette anni fa, il 30 o il 29 Marzo 2000, il dibattimento non è ancora finito. Il dibattimento non è ancora finito, a mio parere con dei danni anche erariali gravissimi, perché spese di traduzione, spese di verbalizzazione, spese di videoconferenza e comunque oneri per i gratuiti patrocini e così via. Insomma poi inevitabilmente, alla fine, a prescindere dal merito processuale, del quale non mi posso e non mi voglio occupare, ci saranno degli indennizzi per eccessiva durata del processo ai sensi della legge Pinto. E questo è un problema che è sotto gli occhi di tutti e con il quale però io rilevo, constato, non viene adottato nessun provvedimento. Non viene adottato nessun provvedimento e io questo l’ho scritto al Consiglio Giudiziario, l’ho verbalizzato. Questa cosa non ha attirato gli strali di nessuna Camera Penale, nessun avvocato se ne lamenta, il che devo ritenere che questo faccia comodo, il dottor TUFANO questo non lo ha mai rilevato. Eppure che si combatta la criminalità facendo i processi e condannando si dà il caso i colpevoli, dovrebbe essere un interesse collettivo innanzitutto della magistratura. Quindi questo devo rilevare, c’è una attenzione di tipo unilaterale. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma questo contraddistingue solo TUFANO o, per esempio, anche gli altri vertici degli uffici giudiziari? Il Presidente della Corte d’Appello, il Presidente del Tribunale? PAVESE Rocco – Il Presidente della Corte d’Appello ha sempre tenuto un atteggiamento di calma, di buon senso, ha evitato toni polemici e assolutamente non ha dato… come dire…, critiche da lui io non ne ho mai sentite. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma questo atteggiamento che lei ha descritto in modo molto preciso, connota TUFANO, se ho capito bene. PAVESE Rocco – Sì, sì, sì. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Va bene, andiamo avanti. PAVESE Rocco – Questo lo posso affermare a chiare lettere. Purtroppo i vertici del Tribunale da anni in pratica, per una serie di vicissitudini e di sfortune personali, non ci sono, perché nel 2002 andò in pensione il presidente Stella, poi è subentrato… poi il dottor CALLISTO purtroppo si è ammalato (che aveva preso il suo posto), si è ammalato ed è deceduto, è scomparso due anni fa, poi abbiamo avuto una reggenza da parte del dottor MARRESE che era il Presidente della Sezione Penale che poi sei, sette mesi fa se n’è andato in pensione, da sei mesi c’è il nuovo Presidente il quale, ritengo – di fronte ad una massa di problemi anche del civile, una massa enorme di problemi – non è che ha potuto raddrizzare una situazione organizzativa generale problematica…….omissis………… Riferiva ancora il dr. PAVESE: “Facendo seguito all e dichiarazi oni rese alla S.V. in data 3 0.3.07, riteng o necessario portare a Sua conoscenza ulteriori ci rcostan ze (da m e apprese per avervi direttam ente assi stito) che mi sembran o ril evanti nell’ ambito dell e vicende di cui al p rocedi mento. 50
In particolare, d evo segnalare che persist e l’att eggiam ento d i evi dent e ostilità del Procu ratore general e di Potenza, dott. Vin cen zo TUFANO, nei conf ronti dei magi strati Hen ry John Woodcock, Albert o Iannuzzi e Vincenzo MONTEMURRO. Durante l e riunioni del Consi glio giudiziario, del qu ale facci o part e com e compon ente eff ettivo (rectius n ei colloqui a margine dello stesso, trattan dosi di questi oni non oggetto di deli berazi one), il dott. TUFANO è solito esp rim ere continui comm enti all e condot te tenute dai sudd etti magist rati, che egli non n omina m ai e che t uttavia son o inequivocabi lment e riconoscibil i. Il tono u sato d al dott. TUFANO è di critica radicale ed ossessiva, arti colat a sui segu enti leit-moti v: - i metodi di indagine del dott. Wood cock sarebbero spregiudi cati e non immuni da aspetti ill egali (in un a recente seduta, egli ha alluso addirittu ra ad un arresto, non m eglio preci sato, di sposto dal d ott. Wood cock in assenza d el titolo cu stodial e) ; - il medesimo dott. Woodcock intratt errebbe rapporti pri vilegiati con alcuni gi orn alisti, e ci ò sarebbe la ragione dell’ attenzi one m edi atica riservata all e vi cend e lucane (an cora senza alcun nom e d ei giornali sti, ma con allu sioni di n atura personal e alla conduttri ce del prog ramm a ‘ Chi l’ha visto’, non ché al ‘ Corri ere della Sera’, asseritament e destinatario d i notizie riservate); - il dott. Iannuzzi sarebbe ‘ appiattito’ sull e posizioni del dott. Woodcock, nonché aut ore d i p rovvedim enti caut elari abnormi, in qu anto adottati a carico di p ersone innocenti (il rif eriment o è costant ement e volto al proc. 1916/00 RGN R, c.d. ‘Iena 2’); - anche il dott. MONTEMURRO intratterrebbe rapporti privilegiati con alcuni giornali sti e con don Marcello Cozzi (non n ominato, ma anch’ egl i perf ettam ente riconoscibile), con i quali il suddetto p.m. organ izzerebbe ‘tram e’ o qual cosa del gen ere (le all usioni rivolt e al sacerdote si est endono an ch e alle modalità di fi nanziam ento dell’ associazion e ‘Libera’-sezione di Poten za, presieduta appunto da don Cozzi). Il tutto è accompagn ato dal la ripetuta affermazion e secondo cui l e iniziative e le critiche di esso d ott. TUFANO sarebbero l a m era est rinsecazi one dei suoi poteri-doveri i stituzionali. In una occasion e, poi, siff atto atteggi amento del dott. TUFANO si è est rinsecato n ell’am bito della trattazion e di una pratica. Nell a sedut a del 9.5.07, il dott. TUFANO -essendo fi ssato all’o.d.g. il parere per l a nomina del dott. Iannuzzi a magi strato di cassazion e - ha verbali zzat o, in via preliminare, un a richiesta al P resi dente della Corte, con si stent e nell’interpellare il dott. Iannuzzi sul la circostanza se il ri petut o Iannuzzi avesse querelato o denunci ato esso TUFANO; ci ò al fine di valutare, in caso positivo, una propria astension e dalla pratica. E con l a anticipazion e, fatta però verbalm ente, che in caso di propri a part ecip azion e all a trattazion e egl i av rebbe manif estato ri lievi critici, a carico d el magi strato in valutazi one, sulle note vi cende (qui il dott. TUFANO ha fatto espresso riferim ento all’arresto, da part e del dott. Iannuzzi, di person e poi destin atari e di archiviazion e). L’iniziativa (a cui è seguito un rinvio del la pratica) e le parol e u sate dal P.G. mi sono sembrat e un evidente atto di malanim o nei conf ronti d el 51
dott. Iannuzzi (si mile a qu anto avvenuto in occasion e d el parere reso n ei conf ronti del dott. MONTEMU RRO per la n omina a magi strato d i appell o; sul punto mi riporto alla copia del verbal e depositato all a S.V. il 30.3.07)”. Il dr. TUFANO interveniva in Consiglio Giudiziario anche contro il dr. IANNUZZI, in merito alla nomina del predetto a magistrato di Cassazione. Significative sono le dichiarazioni del PAVESE con riguardo anche all’attività di ostacolo del dr. TUFANO nei confronti dei Pubblici Ministeri dr. WOODCOCK e dr. MONTEMURRO, nonché dei rapporti tra il TUFANO ed una delle due camere penali di Potenza, quella in cui elemento di primo piano è l’avv. Piervito BARDI, destinatario di ordinanza di custodia cautelare nell’ambito del P.P.1916/00, denominato “Iena”. Riferiva il dr. Henry John Woodcock: “WOODCOCK Henry John – Devo dire che io leggo sui giornali, ma rimango ancora esterrefatto, forse perché io ho un’idea ancora romantica della magistratura, leggo sui giornali. Quindi, per carità, non voglio assolutamente poi essere frainteso, ci mancherebbe altro essere poi accusato di diffamazione o ancor peggio di calunnia, ma io leggo sui giornali, sui quotidiani nazionali, cioè sul giornale la Stampa e sul quotidiano Repubblica, che ho portato anche appresso, che il Procuratore Generale di Potenza, che è il dottore Vincenzo TUFANO, sentito avanti al Consiglio Superiore della Magistratura, se non mi ricordo male lunedì scorso, 19 credo di marzo, avrebbe – e sottolineo avrebbe, perché il verbale credo che fosse anche segretato anche se poi è stato pubblicato quasi integralmente o meglio per larghi brani sul giornale – avrebbe addirittura affermato che io mi servirei di strutture, questo è il temine virgolettato, di “strutture parallele”, facendo riferimento addirittura ad un gruppo di vigili urbani e di agenti della polizia stradale. Cioè addirittura – cosa che francamente, conoscendo anche l’intelligenza e la statura professionale del collega dottor TUFANO mi sembra veramente strano che abbia mai potuto dire e concepire una cosa di questo genere – avrebbe definito degli onesti pubblici ufficiali dipendenti dell’amministrazione comunale e della polizia di stato (cioè i vigili urbani e gli agenti della polizia stradale), come una “struttura parallela”. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E lei come se lo spiega, a questo proposito, questa… WOODCOCK Henry John – Non so se lo abbia… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Allora facciamo una ipotesi, visto che me lo sta dicendo, lei evidentemente ipotizza che possa essere vero in qualche modo. WOODCOCK Henry John – No, io ipotizzo, l’ho letto sul giornale. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Se fosse vera una cosa di queste… Allora ragioniamo in questi termini, se fosse vera una cosa di queste, lei mi sa dare una spiegazione del perché? WOODCOCK Henry John – Io francamente una spiegazione l’ho cercata, ho tentato appunto di trovarla, per la verità, tante volte. Perché questa, è inutile negarlo, non è che sia la prima, spero che sia l’ultima, ma non la prima “manifestazione” di un atteggiamento critico che il Procuratore Generale ha avuto nei miei – nei nostri, ma a me poi non interessa, nei confronti degli altri sono affari loro – ma ha avuto nei miei confronti, perlomeno per quello che leggo sui giornali. Devo fare una premessa. Io dal punto di vista strettamente personale ed interpersonale, proprio con il Procuratore Generale TUFANO ho sempre avuto buoni rapporti, anzi diciamo ottimi rapporti, fra l’altro veniamo dalla stessa città, cioè da Napoli, siamo espressione in qualche modo della stessa cultura, diciamo così, TUFANO è sicuramente appunto uomo intelligente e giuridicamente colto e io lo consideravo, per la verità, anche uomo dalla statura magistratuale elevata. E’ evidente che leggere sui giornali 52
che lui definisce dei poveretti – perché voglio dire, insomma, è gente che lavora e che per quattro soldi che lo stato gli dà sacrificano spesso le loro famiglie per svolgere una attività investigativa che hanno dimostrato e che continuano a dimostrare ad oggi di aver svolto egregiamente – che li abbia definiti come delle “strutture parallele”, se li ha definiti come delle “strutture parallele”, per me è un grosso dolore. E i motivi che lo abbiano spinto a dire – se ha detto una cosa di questo genere – io non li so. Posso dire anche – io sempre ormai parlo per quello che leggo sui giornali – che sulla stessa Stampa, credo che sia un articolo del 18 marzo ultimo scorso, addirittura sull’articolo di Stampa, c’è anche scritta una cosa che a me sorprende ancor di più. E cioè che sarebbe stato addirittura il Procuratore Generale a sollecitare il Prefetto di Potenza – parlo del luglio ultimo scorso, cioè della vicenda riguardante, per intenderci, l’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia – sarebbe stato addirittura il Procuratore TUFANO a sollecitare, ad indicare (non so in quali termini, se formalmente, informalmente, per iscritto, per telefono) il Prefetto di Potenza a porre, mi permetto di dire la famosa questione – perché è diventata famosa anche perché è veramente una barzelletta – della password che alcuni giornalisti avrebbero avuto della Procura della Repubblica di Potenza. L’ho letto sul giornale la Stampa del 18 marzo. Ci sono degli articoli di stampa, invece, se non mi ricordo male, del luglio ultimo scorso, che diffusamente parlano di questo intervento del Prefetto e poi del Ministro AMATO e poi del Ministro MASTELLA, che poi ha evidentemente investito, credo, l’autorità giudiziaria di Catanzaro sull’esistenza di questa fantomatica password che è veramente una barzelletta; ed è una barzelletta sia che si faccia riferimento ad una password in senso stretto, sia che si faccia riferimento a qualsivoglia altro strumento informatico, vedi pen-drive o vedi appunto CD, perlomeno per ciò che mi riguarda. Il mio ufficio è sempre stato trattato come un sacrario, dal mio ufficio non è mai uscita né una carta, né una notizia, neppure quanto – perché questo poi, tra l’altro, è il caso di cui si parla – neppure quando gli atti erano perfettamente depositati. Perché, per quanto riguarda la questione del “Savoiagate” cosiddetto, di Vittorio Emanuele di Savoia e delle notizie di stampa, erano comunque e sempre, tengo a sottolinearlo, notizie di stampa successive alla notifica dell’ordinanza e al deposito degli atti. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma c’erano motivi di contrasto tra lei e il dottor TUFANO ? WOODCOCK Henry John – Ma non c’è nessun… P.M. dott. DE MAGISTRIS – O ci sono stati fatti che abbiano potuto…? WOODCOCK Henry John – Ci sono stati dei fatti, ma non di contrasto. Perché io ho fatto quella precisazione, a cui tengo, prioritaria? Dal punto di vista personale con me il Procuratore TUFANO… – con gli altri due Sostituti io ho avuto sicuramente meno occasione e meno consuetudine, con gli altri tre Sostituti, che sono LIBUORI, ROCA e BONOVI – con TUFANO ci sono sempre stati, dal punto di vista personale, ottimi rapporti che io pensavo anche – e per questo sono ancora più dispiaciuto quando poi leggo questo tipo di articoli – che io pensavo essere anche di reciproca stima e considerazione professionale. Si sono verificati dei fatti, che sono fatti storici che io posso sottoporre alla vostra attenzione, che sono dei dati. Ora ovviamente io non posso sapere, come il discorso aristotelico della premessa maggiore e della premessa minore e della conclusione. Ci sono dei fatti, delle circostanze che, perlomeno secondo me – alcuni dei quali, tra l’altro, sono stati già oggetto della cognizione dell’autorità giudiziaria di Catanzaro e proprio appunto della sua cognizione, cioè della cognizione del dottor Luigi DE MAGISTRIS, altri invece no – che sono fatti che io considero meritevoli, almeno entro certi limiti, di un approfondimento. Mi spiego. C’è, in particolare, un procedimento penale, o meglio due procedimenti penali (perché uno nasce dall’altro), in cui si sono verificati a margine, non nel procedimento in senso stretto specificamente considerato, ma a margine, dei fatti che meritano, secondo me, 53
un approfondimento. Qualche tempo fa – se non mi ricordo male nel novembre ultimo scorso, dovrebbe essere il novembre 2006 – è stata escussa e sentita come testimone nel processo GENTILI, cioè nel processo a carico del colonnello GENTILI, è stata sentita la collega Mariangela MAGARIELLO, già in servizio presso la Procura della Repubblica di Potenza. Ed è stata sentita la dottoressa MAGARIELLO nel processo a carico di GENTILI celebrato per il reato di favoreggiamento, perché il reato di favoreggiamento contestato al Colonnello GENTILI, nel procedimento penale iscritto a carico del colonnello GENTILI, nasce (come favoreggiamento appunto) da un procedimento, diciamo così, presupposto, che riguardava alcuni Carabinieri e un Magistrato in servizio alla Procura di Trani. Ora, in questo procedimento penale, quello originario – quello cioè istruito originariamente dalla collega Mariangela MAGARIELLO a carico appunto di Raiola, Pesarini, Lovino + altri – la collega Mariangela MAGARIELLO fece, espletò delle operazioni di intercettazioni telefoniche. Parlo di cose di cui probabilmente lei si ricorda perché questo fascicolo, come lei ricorderà, è transitato anche per il suo ufficio, per la Procura di Catanzaro, perché io lo trasmisi e poi in parte mi fu restituito. Credo che fosse il 1097/03, credo, o meglio, prima aveva un altro numero, credo il 5077/03, poi è venuto a Catanzaro, poi ha preso…, insomma comunque adesso, quando è stato definito credo che fosse il 1097/03. Ora, in queste intercettazioni telefoniche, gli interlocutori delle intercettazioni stesse – che erano due… erano Carabinieri, prevalentemente il Raiola Pesarini e il Lovino – tra le tante cose che dicevano, facevano anche riferimento a questo famigerato Colonnello GENTILI, allora responsabile della Sezione Polizia Giudiziaria dei Carabinieri, il quale, secondo quello che dicevano questi signori, avrebbe in qualche modo attivato le sue amicizie presso il Procuratore Generale di Potenza, presso lo stesso Procuratore Generale della Repubblica di Potenza, in qualche modo per dare una mano a questi Carabinieri indagati dalla collega MAGARIELO, per ottenere una “definizione” fausta di questo procedimento. Propalazioni, quelle del Raiola e del Lovino – questa però è chiaramente una mia idea – palesemente millantatorie, non tanto perché il GENTILI non fosse capace di intercedere nel loro interesse, quanto perché, lo devo dire ad onor del vero, sia il Procuratore Generale di Potenza, il dottor TUFANO, sia il dottore GALANTE non sono proprio i tipi da farsi coinvolgere in cose di questo genere. Questo lo devo dire ad onore del vero, però questa ovviamente è una mia idea. Cioè questi due signori, Raiola Pesarini e Lovino, in queste conversazioni concitate, siccome sapevano di essere indagati e siccome sapevano di dover essere interrogati, praticamente dicevano: “Abbiamo chiamato il capo, GENTILI, il generale GIANNATTASIO, GIANNATTASIO ha parlato con questo, con quell’altro…”. Ma l’impressione netta che si ha, sentendo e guardando queste telefonate, che io poi ho guardato perché sono stato coodelegato – quando la collega è andata in maternità il fascicolo è passato a me e poi sono stato io ad iscrivere il colonnello GENTILI in questo procedimento e poi istruire il suo procedimento, quindi ho guardato queste intercettazioni – in realtà il respiro e il carattere millantatorio di queste propalazioni a me perlomeno – so che non me ne devo occupare io perché se ne è già occupata l’autorità di Catanzaro – ma mi sembra piuttosto evidente. Non è questa però la cosa che secondo me dovrebbe essere in qualche modo analizzata più diffusamente, ma è quella appunto che mentre la collega MAGARIELLO faceva le intercettazioni telefoniche (parliamo del marzo 2002, quindi febbraio, marzo, aprile 2002), ci fu una indagine amministrativa interna della Procura Generale. E cioè a seguito di una iniziativa – che tutt’ora dopo cinque anni io non mi riesco a spiegare – del collega BASENTINI che andò in Procura Generale a fare una serie di dichiarazioni che coinvolgevano un po’ tutti i Sostituti Procuratori e il Procuratore, il Procuratore – nell’esercizio della funzione di vigilanza, di sorveglianza che, per carità, legittimamente gli appartiene – in realtà fece una sorta di indagine di istruttoria amministrativa e chiamò tutti 54
noi Sostituti. Ora, la collega MAGARIELLO, in sede dibattimentale, ovviamente dopo sollecitazioni con le contestazioni dei verbali di sommarie informazioni, ma soprattutto escusso a sommarie informazioni – in particolare da lei, cioè dal dottor DE MAGISTRIS in un verbale di sommarie informazioni di cui ho anche la disponibilità – in realtà, diciamo, ha detto delle cose che, secondo me, andrebbero quantomeno, approfondite, ma io non voglio fare nessuna considerazione che non appartiene alla mia sfera. Precisazione fondamentale. Nel corso dell’udienza dibattimentale, gli avvocati e il pubblico ministero hanno dato il loro consenso alla acquisizione – e quindi alla allegazione al verbale stesso – dei verbali di sommarie informazioni resi dalla dottoressa MAGARIELLO, sia avanti al dottor DE MAGISTRIS, sia davanti alla autorità giudiziaria di Potenza, nonché il verbale di sommarie informazioni, se non ricordo male, del maresciallo VIGNOLA. Quindi, questi atti (parlo dei verbali di sommarie informazioni), formano in tutto e per tutto parte integrante di questo verbale di udienza del mese di novembre, se non ricordo male, ultimo scorso 2006. Ora, nel verbale di sommarie informazioni rese in particolare davanti a lei, cioè al dottor DE MAGISTRIS, la collega MAGARIELLO dice una cosa che a me, appunto, sembra in qualche modo significativa. Cioè lei dice che nel corso di questa indagine amministrativa coeva, contemporanea alle intercettazioni telefoniche che lei stava facendo nel processo a carico di Raiola Pesarini + altri, il Sostituto Procuratore ROCA e poi anche il Procuratore Generale TUFANO, intervenuto poi, appunto, nel corso della audizione, si soffermarono – comunque le fecero delle domande, adesso non ricordo bene le parole del verbale della MAGARIELLO – ma comunque fu toccato anche l’argomento riguardante questo procedimento che era ancora in corso, non solo che era ancora in corso, ma le cui intercettazioni erano appunto contestuali. Questo, voglio dire, è un dato… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma lei questo perché lo mette in correlazione poi all’audizione di TUFANO? WOODCOCK Henry John – All’audizione di TUFANO in che senso? P.M. dott. DE MAGISTRIS – Cioè, voglio dire, siamo partiti dal punto… WOODCOCK Henry John – No, io non lego… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Non c’è una correlazione? WOODCOCK Henry John – Che sia chiaro, io non lo metto in correlazione… Siccome lei mi ha chiesto, il motivo per il quale secondo lei TUFANO parla davanti al CS, o meglio parla, il motivo per il quale i giornali riferiscono appunto che TUFANO parla di strutture parallele, io ho dato una risposta secca, fondamentale e ho detto: “Non lo so”. Ecco, diciamo, questo non lo so. E cioè, posso dire, è possibile che TUFANO, titolare della sua funzione di Procuratore Generale – e quindi in qualche modo titolare di una funzione di sorveglianza, vigilanza, vertice di un organo sovraordinato non gerarchicamente ma amministrativamente alla Procura della Repubblica – non condivida il mio metodo investigativo, non condivida, diciamo, la direzione dell’ufficio da parte del Procuratore GALANTE e la gestione del Procuratore GALANTE e dei suoi Sostituti. Potrebbe essere questo. Poi mi ha chiesto, appunto, ancora se, diciamo… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi non c’è una correlazione tra le due cose? WOODCOCK Henry John – Non c’è una correlazione… Ecco, non c’è una correlazione… Quello che… adesso non voglio, per carità… Questa correlazione io non so se c’è o meno, io stavo solamente proponendo e formulando… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Alcune letture… WOODCOCK Henry John - …dei fatti, fino ad arrivare poi… P.M. dott. DE MAGISTRIS – I rapporti tra TUFANO e GALANTE? WOODCOCK Henry John – Vorrei solo finire questa cosa, perché in questo procedimento poi c’è un’altra cosa, ecco perché poi ci colleghiamo, la mia è solo una rappresentazione 55
storica. Quindi la dottoressa MAGARIELLO viene sentita da TUFANO e da ROCA anche su vicende riguardanti un procedimento in corso. Secondo me, a questo punto per voi – ovviamente se ritenete perché ci mancherebbe altro – potrebbe essere utile acquisire il verbale di audizione della MAGARIELLO per vedere se questo argomento è stato verbalizzato o meno. Perché, voglio dire, sicuramente c’è il fatto storico rappresentato dalle dichiarazioni dibattimentali rese innanzi a lei, dottor DE MAGISTRIS, della MAGARIELLO che dice: “A me mi furono fatte queste domande”, bisogna vedere se poi queste domande sono state verbalizzate e in che termini sono state verbalizzate. Tra l’altro, nello stesso frangente, cioè siccome fu sentita la MAGARIELLO ma fui sentito anche io, francamente anche a me furono poste delle domande – che io lo devo dire sinceramente, a cui io poi risposi, perché io poi sono una persona garbata e ispiro la mia attività al rispetto istituzionale – però mi furono fatte dallo stesso Procuratore TUFANO in persona delle domande che a me in quel momento, io non posso negare, anche se ero molto più giovane, avevo molti meno anni di funzione, ma mi lasciarono francamente un po’ perplesso. Perché a me, per esempio, TUFANO chiese, non nel merito, ma mi chiese di un interrogatorio, anzi di un verbale di sommarie informazioni che io e la dottoressa SANTUCCI (coodelegata nel procedimento a carico di Nardelli Mauro + altri), di un verbale di sommarie informazioni che io avevo fatto all’avvocato SASSANO Francesca. Cioè, in realtà, appunto, tra le propalazioni che il collega BASENTINI aveva evidentemente inteso fare al Procuratore Generale, non penso io, mi fu dato atto – adesso, chiaramente, a distanza di cinque anni non posso ricordare la “contestazione” – ma mi fu detto, tipo: il suo collega BASENTINI, tra le tante cose che ha detto (perché poi ne aveva dette tante altre), ha detto pure che l’avvocatessa SASSANI si era lamentata con lui (dottor BASENTINI, e non si capisce poi perché con lui, appunto, perché l’aveva usato come una sorta di confessore), comunque si era lamentata con lui di essere stata sentita dal dottor WOODCOCK e dalla dottoressa SANTUCCI che, a fronte della opposizione da parte della stessa avvocato SASSANI, del segreto professionale ex articolo 200, i due Sostituti cioè, il dottor WOODCOCK e la dottoressa SANTUCCI, avevano ritenuto – sempre ai sensi dell’articolo 200 e tra l’altro nella più assoluta adesione di un orientamento tra l’altro stigmatizzato in una sentenza della Corte Costituzionale – “avevano ritenuto”, di farla rispondere ugualmente trattandosi di domande che non attenevano al suo ministero difensivo. Orbene, che in un verbale “amministrativo” di una audizione di una istruttoria amministrativa, mi sia stato chiesto del perché io avessi interpretato l’articolo 200 in un modo invece che in un altro, a me, io lo devo dire sinceramente, mi lasciò alquanto perplesso, avendo io una idea diversa, appunto, dei rapporti istituzionali. Probabilmente sarà più corretta quella del Procuratore TUFANO, ma insomma io un’idea diversa dei rapporti tra la Procura Generale e la Procura della Repubblica, ho un’idea probabilmente diversa della funzione ispettiva di sorveglianza. E cioè ritengo appunto che l’interpretazione giurisdizionale e giudiziaria della norma giuridica dell’articolo 200 e cioè la ragione del merito del perché io abbia ritenuto, nell’esercizio della mia funzione giurisdizionale, di far sentire, di “far parlare” la SASSANO, sia una scelta giurisdizionale, soprattutto in pendenza del procedimento, di cui non mi può essere chiesta ragione, soprattutto non mi si possa chiederne ragione nel corso di una indagine amministrativa. Tra l’altro poi l’avvocatessa SASSANO, appunto successivamente, sulla base poi di una consulenza tecnica depositata qualche mese dopo, fu anche indagata, apro e chiudo parentesi, è stata anche processata e condannata in primo e secondo grado. In questo stesso processo, o meglio… no scusi, non in questo stesso processo, nel processo GENTILI – e quindi voglio chiudere in qualche modo il cerchio per dare e offrire una rappresentazione la più completa possibile dei rapporti tra la Procura della Repubblica, la Procura Generale, me e il Procuratore Generale, ma ripeto questo è un fatto, è un dato storico che io rappresento a 56
lei e poi è chiaro che dovranno essere fatti i relativi accertamenti – nel processo GENTILI si è verificato un altro fatto sicuramente particolare, sempre a margine del procedimento stesso, il procedimento GENTILI, lo ripeto, nato dal procedimento a carico di Raiola Pesarini + altri. Parlo in particolare della nomina dell’avvocato difensore del GENTILI stesso. Un giorno venne nel mio ufficio lo stesso Colonnello GENTILI con l’avvocato Donatello CIMADOMO, vennero entrambi nel mio ufficio o meglio nella mia segreteria, prima nella mia segreteria e poi sulla soglia del mio ufficio, con l’avviso di conclusione indagini che io avevo fatto notificare al colonnello GENTILI (per il reato di favoreggiamento, lo ripeto) e mi dissero entrambi (sia l’indagato sia in particolare l’avvocato, Donatello CIMADOMO che è un avvocato noto del Foro di Cosenza), mi disse l’avvocato: “Sono stato investito dal colonnello GENTILI, mi ha incaricato della sua difesa, questo è l’avviso di conclusioni delle indagini, adesso vedrò, selezionerò gli atti da fotocopiare”. Dopodiché io non ho più visto l’avvocato CIMADOMO. Sottolineo che questo discorso fu fatto nella mia segreteria, quindi se voi, ovviamente se lo ritenete importante, oltre a convocare ovviamente la fonte originaria che è l’avvocato CIMADOMO, c’era presente l’allora mia assistente signora Angela SANTANGELO, che era presente perché ovviamente la disponibilità degli atti era nella mia segretaria. Ripeto, non vidi più l’avvocato CIMADOMO. Tra l’altro ci fu la richiesta di rinvio a giudizio che invece poi fu dichiarata nulla perché era un reato per cui si doveva procedere con decreto di citazione. Comunque in ogni caso il GENTILI, appresi dai fatti, nei fatti constatai che il colonnello GENTILI era difeso, il ministero difensivo fu assunto dall’avvocato Donato PACE, avvocato per carità non anziano, ma insomma avvocato affermato, principe, diciamo così, del foro di Potenza, conosciuto e affermato come tale. Per la verità alla cosa non ci feci caso più di tanto perché francamente uno ha tante cose a cui pensare, comunque non ci feci caso più di tanto. Finché…, adesso non mi ricordo quando, ma insomma teniamo presente che credo che l’avviso al colonnello GENTILI io l’ho fatto e l’ho fatto notificare credo nel 2005, all’inizio del 2005, forse appunto marzo, aprile, adesso non me lo ricordo, marzo o aprile 2005, poi c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio, l’udienza preliminare, la declaratoria di nullità e quindi il decreto di citazione, quindi il decreto di citazione è della fine del 2005, il tutto si deve esser consumato nel 2005. Comunque, ad un certo punto l’avvocato CIMADOMO, in una occasione, appunto nel mio ufficio, parlando di tutt’altro, mi disse una cosa che io vi rappresento e poi, non è che lascia il tempo che trova, è chiaro che sarà l’avvocato CIMADOMO che dovrà chiarirla più di quanto non possa fare io, perché io, come si sul dire, relata refero. Mi disse: “Dottore, sa, poi lei si ricorda che io ero stato investito del ministero difensivo dal colonnello GENTILI…”. E dissi: “Sì”, io per la verità non lo ricordavo neanche. Disse: “…che venni nella sua segreteria con l’avviso, con il Colonnello, che dovevo fare gli atti”. Ho detto: “Sì, sì”. Successe – se non ricordo male, lui mi disse quello stesso giorno – successe una cosa che, mi disse l’avvocato, che io francamente ho considerato molto incresciosa, che mi ha turbato molto. Quello stesso giorno, dopo essere venuti al quarto piano nel suo ufficio, lui e GENTILI, il GENTILI andò in Procura Generale. GENTILI aveva ottimi rapporti in particolare con alcuni magistrati della Procura Generale e questo non è un mistero, ma non c’è nulla da dire; in particolare con il Sostituto ROCA e con il Sostituto BONOMI c’era proprio una consuetudine, ma ripeto non c’è nulla di strano, ci mancherebbe altro, il colonnello GENTILI era responsabile della Sezione della Polizia Giudiziaria, il collega ROCA e il collega BONOMI due magistrati in servizio alla Procura di Potenza. Quindi mi disse che era andato a salutare in Procura Generale i magistrati della Procura Generale e poi – sempre l’avvocato CIMADOMO – mi disse che nella stessa mattinata ad un certo punto era stato chiamato sul telefono cellulare e gli era stato chiesto, comunque avevano fatto appuntamento dopo una mezz’oretta, un’oretta, 57
adesso non mi ricordo quanto tempo, al terzo piano, cioè al piano della Procura Generale e che in quella occasione si era avvicinato, se non ricordo male, il collega ROCA con il GENTILI – adesso io non posso essere più preciso perché fu un discorso che poi si è consumato ed esaurito nel giro di pochi minuti e un po’ di tempo fa, comunque credo che fossero al terzo piano, adesso non so se vicino alla porta di ROCA, erano comunque al terzo piano – e che il collega ROCA disse all’avvocato CIMADOMO: “Guardi avvocato, ci dispiace, ma questo processo, questo di GENTILI, non è un processo per cui lei è adatto, non perché non è bravo… – mi disse CIMADOMO – …perché anzi… – disse ROCA – …lei tecnicamente è uno dei migliori avvocati di Potenza…” Ed effettivamente è così, l’avvocato CIMADOMO è allievo del professore Dalia, credo che sia ricercatore di procedura penale, è obiettivamente un ragazzo, è un giovane avvocato particolarmente attrezzato e preparato. E mi disse CIMADOMO, dopo che ROCA aveva fatto tutto questo discorso e disse: “Non è per la sua preparazione tecnica, ma lei per questo processo non è adatto, ci vuole un avvocato più anziano, un avvocato più in grado…”. Ed è questo francamente il particolare che più mi dispiace, perché non so se queste siano cose rilevanti o non rilevanti, non significative – non lo devo stabilire io se lo siano ed entro che limiti lo siano – ma sono cose che a me, lo dico sinceramente, mi hanno profondamente colpito e addolorato, proprio per i rapporti umani che io pensavo di avere con quell’ufficio giudiziario. Disse: “Guardi, non è per la sua preparazione o non preparazione tecnica, qui ci vuole un avvocato che è in grado di contrapporsi, di… – mi pare che usò il termine – …di urlare… – adesso non mi ricordo se usò il termine di urlo, di scontro, ma insomma – …di contrapporsi al dottor Woodcock, al Pubblico Ministero che ha istruito questo procedimento, sa si tratta di un processo delicato, il colonnello GENTILI, responsabile della sezione…”. Tra l’atro – io apro e chiudo sempre parentesi – il colonnello GENTILI è stato il titolare forse delle mie indagini più rilevanti; il colonnello GENTILI è quello che ha istruito il processo a carico dei dirigenti dell’INAIL, a carico di imprenditori accusati di tangenti che poi hanno anche patteggiato; il colonnello GENTILI è quello che ha istruito il procedimento di associazione a delinquere e di falso a carico dei titolari di un istituto scolastico potentino. Cioè io avevo con la Sezione di Polizia Giudiziaria e i Carabinieri sicuramente un feeling investigativo particolare. Comunque l’avvocato CIMADOMO mi fece tutto questo discorso e mi disse: “Praticamente io sono stato “allontanato” dalla difesa, cioè praticamente mi hanno detto, mi disse ROCA con GENTILI al terzo piano: abbiamo convenuto che non sei tu l’avvocato adatto per fare questo processo, per urlare… – per scontrarsi per contrapporsi, adesso il termine non me lo ricordo – …al dottor Woodcock, ci vuole un avvocato più anziano di tipo diverso…”, avvocato che poi, evidentemente, è stato scelto ed individuato nell’avvocato PACE. Ora, che sia ben chiaro, io non so e non credo affatto che l’avvocato PACE sappia e sia a conoscenza di questo… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo processo che fine ha fatto? WOODCOCK Henry John – E’ ancora in dibattimento. Questo preludio e questo preambolo perché l’avvocato PACE è persona seria e per bene, quindi io non credo affatto che sia parte, forse è stato messo a parte dopo, ma con l’avvocato PACE non ho mai parlato di questa vicenda. Devo solo precisare che di questa vicenda, cioè questa “confessione”, l’avvocato CIMADOMO oltre a farla a me direttamente, l’ha fatta anche al collega dottore MONTEMURRO con il quale l’avvocato CIMADOMO ha un rapporto credo di buona conoscenza, di amicizia, a me non riguarda. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Dottore una domanda sola e poi, per quanto mi riguarda, abbiamo concluso. I rapporti tra il Procuratore GALANTE e il Procuratore TUFANO. WOODCOCK Henry John – I rapporti fra il Procuratore GALANTE e il dottor TUFANO. Guardi, in realtà è difficile, questa è una domanda a cui è veramente difficile 58
rispondere. Perché in realtà, secondo me, all’origine di tutti questi problemi che innegabilmente sono sotto gli occhi di tutti e che sono sui giornali, sono proprio legati al fatto che tra questi due signori e illustri signori, vertici appunto, di questi due uffici, uno sovraordinato all’altro, non c’è stato mai un rapporto. Nel senso appunto che, probabilmente, se si fosse instaurato fin dall’inizio un rapporto, ma anche di cordialità istituzionale… È chiaro che sono perfettamente convinto che ognuno debba fare il suo lavoro, cioè che il Procuratore della Repubblica debba fare il suo lavoro con i suoi Sostituti e che il Procuratore Generale debba fare il suo lavoro con i suoi Sostituti, però io, quel che dico, che se ci fosse stato, secondo me, fin dall’inizio, un rapporto proprio umano diverso, un rapporto anche di cordialità diversa, forse non si sarebbe arrivati a questo punto. E probabilmente la spiegazione è molto più semplice, molto più banale e molto meno “drammatica” di come possa apparire. Probabilmente il problema è stato proprio un problema caratteriale, nel senso che si tratta di due persone – appunto, secondo me, ovviamente come tutti – con i loro caratteri. TUFANO da una parte l’uomo all’antica, un magistrato all’antica, che tiene ad alcune cose in maniera particolare. Dall’altra parte il Procuratore GALANTE, anche lui non è un uomo estroverso… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Aldilà di queste cose caratteriali, c’è stato qualche caso in cui il Procuratore della Repubblica vi ha rappresentato – a lei o ad altri Sostituti – di una ingerenza, per esempio, in fascicoli, del Procuratore Generale? WOODCOCK Henry John – Di una ingerenza, io non so se definirla o meno ingerenza, ma di iniziative che io non ho condiviso, sono stato io stesso testimone. Prima ho fatto, appunto, l’esempio del procedimento 1916/00 modello 21, cosiddetto “Iene”, che è un procedimento, purtroppo, che è un po’ stato il pomo della discordia nell’ambito giudiziario, non solo giudiziario, ma anche proprio cittadino, nel sociale della città di Potenza, perché poi è un processo le cui misure cautelari sono state in buona parte annullate, in cui il riesame ha praticamente censurato una buona parte delle ordinanze, salvo qualcuna. Ora, per esempio, faccio un esempio, in questo procedimento, all’indomani dell’esecuzione delle misure cautelari, quindi già ad un domani dell’esecuzione delle misure cautelari, io ricordo perfettamente che il Procuratore Generale fece una nota, fece una richiesta in cui formulava all’ufficio della Procura – e ovviamente al Procuratore della Repubblica come vertice dell’ufficio della Procura – una serie di richieste alle quali io, se fossi stato il Procuratore della Repubblica, non avrei risposto o meglio avrei risposto con una risposta di tipo interlocutorio. Ovvero, se tra l’altro anche prima che il Tribunale del Riesame in qualche modo travolgesse una parte dell’impianto investigativo… Perché i procedimenti, ci sono procedimenti che vanno bene, male, benino, malino. Insomma quel procedimento nel merito, è stato sicuramente un procedimento che è stato censurato dal Tribunale del Riesame, che adesso, tra l’altro, in parte è stato definito con alcune richieste di archiviazione e adesso è pronta una richiesta di rinvio a giudizio per quelli che sono rimasti. Tanto premesso, se ancor prima della celebrazione del riesame, cioè all’indomani dell’esecuzione delle misure, la Procura Generale formula una serie di quesiti, che io adesso non mi ricordo perfettamente, ma chiede: “Perché a Tizio hai mandato l’avviso di garanzia e a Caio no? Perché quindi sul giornale a Tizio risulta che hai mandato l’avviso di garanzia?”, e cioè appunto delle domande che in qualche modo esorbitano la funzione, quella che secondo me è una funzione ispettiva e di sorveglianza – perché io adesso non voglio fare il sofista – ma che è una funzione ed è l’espressione di una attività squisitamente amministrativa… Attenzione: cioè di fronte ad un fatto di rilevanza, diciamo così, paradisciplinare, attinente cioè ad un rapporto che si incardina nell’alveo di un rapporto o di una relazione di tipo amministrativo, legittimamente il Procuratore Generale può e deve intervenire nell’esercizio della sua funzione e del suo potere ispettivo e di sorveglianza. Aldilà di queste ipotesi, almeno a mio 59
modestissimo avviso, le ipotesi di “ingerenza” del Procuratore Generale e della Procura Generale in ambito giurisdizionale, perlomeno e soprattutto sulla base del vecchio ordinamento giudiziario, erano solo ipotesi tipiche e tipicamente previste, vedi (faccio un esempio tra tutti): istituto della vocazione. P.M. dott. DE MAGISTIS – Va bene, è chiaro. WOODCOCK Henry John – E’ un esempio. Allora, se il Procuratore Generale a me chiede e mi fa una domanda (a me, al Procuratore) che non riguarda questo rapporto amministrativo, ma riguarda in qualche modo il meglio di una scelta investigativa… Perché se io mando l’avviso di garanzia a x e non ritengo di mandarlo ad y anche se quello sta nella rubrica del capo di imputazione dell’ordinanza che mi hanno notificato e io mando a uno l’avviso e all’altro no, questa è una scelta giurisdizionale che non può e non deve investire i rapporti tra il Procuratore Generale ed il Procuratore della Repubblica, perché può darsi che io non glielo abbia mandato perché è sottesa a questa scelta una strategia, per esempio, investigativa, di stimolazione… P.M. dott. DE MAGISTRIS – E’ chiaro, è chiaro. WOODCOCK Henry John - …rispetto alla quale io non devo poter dare una spiegazione, nell’ambito giurisdizionale, al Procuratore Generale. In quella occasione – chiudo e concludo – il Procuratore GALANTE e anche il collega MONTEMURRO, che era con me delegato, non mi diedero, diciamo, retta e mentre io volevo fare una risposta garbata, educata istituzionalmente e non è che volevo negargli quello che lui aveva chiesto, volevo appunto semplicemente dirgli: “Se è possibile che la signoria vostra, la sua eccellenza vostra, spieghi le ragioni per le quali…”. Voglio dire, volevo in qualche modo… Invece in quella occasione e anche poi in tutte le altre, gli fu data ampia spiegazione. Devo dire che da questo punto di vista, perlomeno fino ad un certo punto, tutte le domande, le istanze che il Procuratore Generale ha fatto alla Procura della Repubblica sono state evase, dopodiché credo che poi il Procuratore della Repubblica, da un certo punto in poi alcune istanze ha cominciato a non evaderle più. Ma insomma che tra i due ci fosse una frizione è stato, ad un certo punto – civilisticamente, si direbbe – fatto notorio. Cioè il discorso di questo attrito ormai attuale tra il Procuratore Generale e il Procuratore GALANTE è un fatto che oltre ad imperversare su tutti i quotidiani, è un fatto che è oggetto anche di riunioni della Procura insomma………OMISSIS. WOODCOCK Henry John – No, io non è che voglio rilasciare nessuna dichiarazione, io devo però dire che ho appreso dal giornale la Stampa del 18 marzo 2007, cioè di qualche giorno fa, una cosa che per la verità mi ha lasciato quasi sorpreso come il paradosso, la barzelletta della password. E cioè ho appreso, c’è scritto su questo giornale che praticamente – cosa che per la verità io non immaginavo neanche – che a sollecitare questa brillante iniziativa del Prefetto di Potenza sul punto della password, è stato appunto il Procuratore Generale. Io adesso ovviamente questo non posso sapere se è vero o non è vero, però io credo che questo doverosamente dovevo rappresentarlo. Le pagine dei giornali… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Facciamo così: l’ufficio acquisisce il materiale che viene depositato del dottore WOODCOCK che fa parte integrale del presente verbale. WOODCOCK Henry John – Che sono: - articolo di giornale sulle strutture parallele. Ancora… io poi questo me lo ero dimenticato. Credo che anche qui c’è un procedimento pendente, perché non è l’unica, ma insomma è una querela che io ho recentemente fatto alla Procura di Catanzaro. Qualche mese fa si è verificata una cosa veramente grave e questa io non posso non sottolinearla. Praticamente sui due maggiori quotidiani locali, cioè sul Quotidiano e sulla Gazzetta del Mezzogiorno, ad un certo punto io al bar, la mattina, mentre sfogliavo questi giornali, ho praticamente appreso che su questi giornali 60
– attenzione – era finito il contenuto dei verbali di audizione mio e del Procuratore della Repubblica GALANTE che il Procuratore Generale, su delega dell’ispettorato, aveva assunto nel mese di luglio. Non solo, oltre a finire parte del contenuto letterale di questi due verbali, era finito anche il contenuto di una relazione che il Procuratore Generale – sempre prima dell’estate, nell’estate ultima scorsa cioè quando c’è stata l’ispezione – aveva mandato all’ispettorato, che si riferiva all’utilizzazione delle fotocopiatrici da parte mia, dei vigili urbani, al tempo in cui erano state fatte queste fotocopie. Una cosa sulla quale io ho fatto una ampia e diffusa querela che ho trasmesso. Ora, voglio dire, questo è un fatto gravissimo – mi permetto di sottolinearlo ancora che è un fatto gravissimo – perché in realtà come e in che termini siano usciti questi due verbali di audizione e questa relazione ispettiva indirizzata – cioè sottoscritta direttamente dal Procuratore TUFANO – indirizzata al dottor MILLER, cioè al capo dell’ispettorato, è una cosa che, mi permetto di dire, inquietante. Perché i due verbali di audizione sono stati assunti – tra l’altro segretati ritengo, perché erano due verbali riservati il mio e quello del Procuratore GALANTE – e mandati direttamente all’ispettorato. Allo stesso modo la relazione del dottore TUFANO era indirizzata direttamente al Capo dell’Ispettorato. Come i due giornalisti locali, Rivelli ed Amendolara, si siano impossessati di questi due atti riservati, francamente io ho chiesto all’autorità giudiziaria di Catanzaro di accertarlo e non ho dubbi che lo stia facendo. Dunque questi sono gli atti. Li elenco velocemente. Allora sono: - Articoli di giornale riguardanti la rivelazione delle audizioni, le mie audizioni e quelle del Procuratore e la relazione ispettiva, più una copia della mia querela, che è una querela che tra l’altro io ho trasmesso anche al Ministero della Giustizia, al Consiglio Superiore della Magistratura; - Articoli di giornale della Stampa e della Repubblica del 20 marzo 2007 nei quali si fa riferimento a queste “strutture parallele”, espressione che avrebbe usato il Procuratore Generale; - Vicenda riguardante la password. A questo proposito io ho portato e vorrei allegare, sia gli articoli di giornale del luglio del 2007, quelli cioè in cui si faceva riferimento e si dava atto dell’esistenza di questa fantomatica e – mi permetto di dire io – ridicola password, sia la pagina della Stampa (qua non è venuta la data, ma è il 18, poi lo possiamo scrivere, perché questa è la Stampa del 18 marzo 2007), in cui c’è scritto testualmente: . Ripeto, leggo il giornale, io non so se né il Procuratore Generale, né il Prefetto, né il Ministro AMATO, né chi per loro, si siano mai sognati di dire una cosa di questo genere, se abbiano parlato di password, di drive-pen. Quello che è sicuro è che ha offeso e offende gravemente la mia dignità di magistrato, perché dal mio ufficio non è mai uscita né una carta, né una notizia. Dopodiché abbiamo: - Il verbale di udienza, ricordavo bene, del 27 novembre 2006 a cui sono allegati, formando parte integrante dello stesso: 1) verbale di assunzione sommarie informazioni innanzi al dottor DE MAGISTRIS di Mariangela MAGARIELLO il 19 maggio 2003; 2) sommarie informazioni MAGARIELLO Mariangela davanti al dottore WOODCOCK 16.3.2004; 3) Mariangela MAGARIELLO 16.11.2004 dottore WOODCOCK; 4) interrogatorio di VIGNOLA Domenico del 5.3.2004 sempre avanti al dottore WOODCOCK. 61
- ………………………………………..OMISSIS………………………….. Poi ci sono alcune intercettazioni – direte voi se è opportuno che io le produca o meno – ci sono alcune di quelle intercettazioni che io ho qualificato come millantatorie, cioè alcune di quelle intercettazioni del procedimento 1097/03… no, questo non è il 1097/03, questo è il procedimento originario, quello a carico di Raiola Pesarini + altri, in cui si fa riferimento – lo dico ancora – in forma millantatoria, al Procuratore Generale. Tengo a precisare che queste fanno parte del fascicolo del Pubblico Ministero e cioè che non sono state prodotte o meglio, delle stesse non è stata chiesta la trascrizione nel dibattimento, fanno parte del Pubblico Ministero, sono state depositate, quindi estensibili. Un’ultima cosa volevo dire – e concludo – per i rapporti tra la Procura Generale e la Procura della Repubblica ed in particolare tra me e la Procura Generale. Un’ultima considerazione la devo fare per correttezza. C’è un ultimo ulteriore episodio che riguarda nel complesso questa vicenda, che francamente a me ha lasciato un po’ perplesso. Ma poi ripeto – io adesso non voglio allungare e rubare troppo del vostro tempo – è chiaro che queste sono vicende che devono essere approfondite sentendo l’avvocato CIMADOMO e il padre dell’avvocato CIMADORO che anche lui fu scosso da questa vicenda, così come la vicenda che sto rappresentando deve essere ovviamente approfondita sentendo il collega Luigi SPINA. Il collega Luigi SPINA questa estate… Cioè il collega Luigi SPINA è membro del Tribunale del Riesame di Potenza, collega bravo, esperto e serio, il quale mi disse – credo questa estate, subito prima o subito dopo le vacanze, sicuramente dopo lo svolgimento del Tribunale del Riesame di Vittorio Emanuele – mi disse: “Sai Henry… (noi siamo dello stesso concorso, abbiamo ottimi rapporti) – dopo il riesame e contestualmente, mentre la Procura Generale era stata delegata dall’ispettorato e dal CSM a svolgere una ispezione nei miei confronti per il procedimento di Vittorio Emanuele – …mi è accaduto che il Procuratore TUFANO mi ha chiamato sul cellulare due o tre volte, mi ha chiamato nel suo ufficio. Io poi ci sono andato – mi dice Luigi SPINA – anche io con TUFANO ho ottimi rapporti, mi ha chiamato nel suo ufficio, c’erano lui e il dottor ROCA e in buona sostanza avevano già l’ordinanza del riesame…”, l’ordinanza cioè con la quale il Riesame aveva confermato gli indizi per Vittorio Emanuele per l’associazione a delinquere e soprattutto aveva affermato il principio della competenza territoriale a Potenza per l’associazione a delinquere – “…e sai, con questa ordinanza alla mano mi dissero: ma spiegaci un po’ i passaggi…”, no spiegaci, forse spiegaci non è il termine esatto, perché non è il tipo di termine che probabilmente è stato usato. Insomma chiamarono nell’ufficio di TUFANO, Luigi SPINA, membro del Collegio del Riesame, per chiedergli, definiamole spiegazioni, per chiedergli di esemplificare, di rappresentare alcuni passaggi dell’ordinanza stessa. Ora, il motivo per il quale due magistrati dell’esperienza e del livello culturale… – e lo dico sinceramente, sia il Procuratore TUFANO, sia il collega ROCA sono (e l’ho constatato io ascoltandoli e leggendone negli atti) sono due ottimi giuristi – …perché il collega TUFANO e il collega ROCA abbiano ritenuto addirittura di convocare nel loro ufficio un membro del Tribunale del Riesame, diciamo, per confrontarsi con lui sui passaggi dell’ordinanza estesa dal giudice SPINA riguardante Vittorio Emanuele di Savoia, francamente io questo non me lo riesco a spiegare! Credo che TUFANO abbia detto: “Devo rispondere all’ispettorato, dimmi qualcosa così io faccio più presto”. Però, siccome non è un’ordinanza di seicento pagine, ma di dieci, venti, trenta pagine, io penso che se la sarebbero potuta leggere anche loro e penso pure che chiamare e convocare nel loro ufficio il giudice del Tribunale del Riesame francamente è una cosa che a me lascia un po’ perplesso!”. Riferiva ancora il dr. Woodcock: “……OMISSIS. 62
ADR: Con riferimento alla questione riguardante l’utilizzo della polizia municipale di Potenza come polizia giudiziaria da me delegata per le indagini – argomento questo da me già accennato nel precedente verbale di sommarie informazioni reso innanzi al dott. Luigi de Magistris – posso solo aggiungere e ribadire ancora una volta che la suddetta forza di polizia (delegata in particolare per l’espletamento delle indagini nell’ambito dei procedimenti 153/03 mod.21, 648/05 mod.21, 2298/05 mod.21, di cui si sono diffusamente occupati sia gli organi di stampa che altri organi istituzionali) risulta da me regolarmente e formalmente delegata ex art.109 cost., 55, 2° comma c.p.p. e 267, 4° comma c.p.p. (norma quest’ultima specificamente riferita alle operazioni tecniche di intercettazione); a tal riguardo non posso che far integrale riferimento alle note ed al carteggio intrattenuto sul punto tra il Sindaco di Potenza, il Procuratore della Repubblica ed il sottoscritto (e alla copiosa documentazione in particolare allegata alle note che ho redatto sul punto, trasmettendole al Procuratore della Repubblica che ha a su/a volta risposto al Sindaco di Potenza. Sul punto desidero solo aggiungere e ribadire di aver parlato e di aver interloquito con i due comandati succedutisi nel tempo della Polizia Municipale di Potenza; in particolare ho parlato sia personalmente sia alla presenza del Procuratore della Repubblica con il Dott. Franco Solimeno; ancora l’originaria attività investigativa del procedimento 153/03 è scaturita proprio da una informativa sottoscritta dal comandante Salvatore Monserrati, il quale peraltro poche settimane fa ha partecipato personalmente ad una riunione investigativa avvenuta in Procura con tutte le altre forze di polizia coodelegate (Squadra Mobile di Potenza, Polizia Stradale di Potenza e le Sezioni di P.G. dei Carabinieri e della Polizia ala sede). Preciso ancora che la Polizia Municipale di Potenza è stata, unitamente alle altre forze di polizia coodelegate, destinataria (oltre che di decine e decine di deleghe, in particolare contenute nel corpo dei numerosi decreti esecutivi delle operazioni di intercettazione, tutti regolarmente versati agli atti) degli ordini di esecuzione delle numerose ordinanze di custodia cautelare eseguite nell’ambito dei suddetti procedimenti, compresa quella eseguita nei confronti di Savoia Vittorio Emanuele – esecuzioni che hanno, peraltro, avuto ampia risonanza mediatica. (A tal riguardo produco nr.4 ordini di esecuzione di OCC del GIP di Potenza, regolarmente ritirate dalla Polizia Municipale). A tal proposito aggiungo che la d.ssa Maria Carmela Senatore (Vice Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Potenza) e l’agente Michele De Felice, mi hanno riferito che sugli ordini di servizio del Corpo della Polizia Municipale, regolarmente sottoscritti dal comandante della Polizia Municipale, il loro servizio risulta regolarmente annotato, e in particolare la d.ssa Maria Carmela Senatore risulta destinata ad “accertamenti di P.G.” e l’agente De Felice risulta “a disposizione del Magg. Senatore”, e ciò a comprova della piena ed assoluta legittimità del servizio dai medesimi svolto, nonché della altrettanto piena consapevolezza del servizio in questione da parte del comandante. In proposito desidero ancora aggiungere che, sempre per quanto riferitomi dal suddetto personale, negli archivi del Corpo di Polizia Municipale risultano custoditi e conservati anche atti inerenti ai suddetti procedimenti, e ciò ad assoluta ed ulteriore comprova del pieno coinvolgimento del Corpo di Polizia Municipale nell’inchiesta in esame. Aggiungo ancora che la d.ssa Senatore mi ha riferito di alcuni colloqui avvenuti nel tempo sia con il comandante Monserrati sia con il comandate Solimeno, colloqui nel merito dei quali io non ho ritenuto neppure di entrare nello specifico, sui quali evidentemente la d.ssa Senatore e l’agente de Felice potranno riferire più diffusamente. Sempre sul punto mi riservo di trasmettere alla Procura della Repubblica di Catanzaro le copie di alcuni articoli di giornale aventi ad oggetto la suddetta questione, emblematici, a mio avviso, del contesto e della situazione generale. A tal riguardo codesta A.G. e la polizia giudiziaria delegata potrà acquisire agli atti di questo Ufficio le informative redatte con la collaborazione della Polizia Municipale dalle quali, tra l’altro, è scaturita anche la 63
trasmissione di atti alla Procura della Repubblica di Catanzaro ex art.11 c.p.p., in particolare, se non ricordo male, nel settembre 2005 e nel novembre 2006. ADR: confermo che le notizie apparse sulla stampa corrispondono a verità e che effettivamente qualche giorno fa, la sezione disciplinare del CSM, disattendendo alla richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura Generale della Cassazione ha disposto nei mie confronti il dibattimento disciplinare in relazione ad una vicenda scaturita da un esposto presentato alla Procura Generale di Potenza sottoscritto dall’avv. Piervito Bardi, nella sua qualità di presidente della Camera Penale; l’intera documentazione risulta custodita (oltre che ovviamente negli uffici della Procura Generale della Cassazione ovvero della sezione disciplina del CSM, uffici presso i quali risulta versata anche la documentazione prodotta da me e dalla mia difesa) negli uffici della Procura Generale presso la Corte di Appello di Potenza, ufficio presso il quale io stesso ho provveduto ad estrarre documentazione. A tal riguardo preciso che il P.G. dott. TUFANO, a seguito della presentazione del suddetto esposto provvide, nell’esercizio del suo potere di sorveglianza di cui all’art.16 R.D.L.vo nr.511 del 1946, ad escutere Piervito Bardi, Luigi Pisati e Sergio La Penna, i primi due non direttamente coinvolti nella vicenda oggetto dell’esposto; ricordo che il Procuratore della Repubblica, evidentemente su richiesta del P.G., mi chiese una memoria sul punto e che lo stesso Procuratore della Repubblica provvide poi ad inoltrare la mia memoria con un suo scritto al P.G.. Sul punto preciso che ho provveduto a redigere sulla questione una memoria difensiva che ho prodotto al Sig. Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione in sede di interrogatorio. A tal riguardo desidero produrre in questa sede sia la richiesta di archiviazione formulata dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro in relazione alla nota vicenda della “password” e più in generale in relazione alla vicenda della esecuzione dell’OCC nei confronti di Vittorio Emanuele di Savoia + altri; produco inoltre copia di una nota a mia firma redatta in data 26.09.2006, già trasmessa al Procuratore di Catanzaro, al CSM e all’Ispettorato Generale del Ministero……..OMISSIS”. Riferiva il dr. Vincenzo MONTEMURRO: “MONTEMURRO Vincenzo – Arriviamo anche a quello. Anche a momenti antecedenti alla nomina del dottor CANNIZZARO alla carica di Direttore Generale del San Carlo. Nel senso che il dottor CANNIZZARO, prima di assumere questa carica, era… ora io non conosco le formule interne societarie del centro di fisioterapia CAMILLO-GENOVESE s.r.l., non lo so, però certo è che in assoluto, pubblicamente, senza poter essere in alcun modo smentito, questo centro di fisioterapia, che è un centro tra l’altro non solo all’avanguardia ma assolutamente molto ben organizzato, era organizzato e diretto dal dottor Michele CANNIZZARO. Atteso che il centro di fisioterapia è convenzionato con la regione Basilicata, e non sono moltissimi i centri di quel tipo convenzionati con la regione Basilicata, una situazione di presunta incompatibilità alla trattazione di determinati procedimenti, a mio modo di vedere, forse era sicuramente antecedente persino alla più eclatante situazione ascrivibile alla Direzione Generale dell’Ospedale San Carlo. Questo anche per gli inevitabili sviluppi e per l’inevitabile percezione che la società civile potesse avere di alcune vicende giudiziarie. Ho già rappresentato all’Ispettorato che sono stato personalmente involontario protagonista della seguente situazione. Unitamente al collega SETOLA, nell’ambito di un procedimento che nasceva da una serie di indagini avviate dal collega e rispetto al quale poi abbiamo assunto la codelega, abbiamo richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo di un parallelo centro di fisioterapia: il centro di fisioterapia SILLETTI. Il giorno dopo l’esecuzione del sequestro preventivo e la relativa pubblicità, l’affidamento del centro all’Assessore alla Sanità pro-tempore ed altro, ho ricevuto nel mio Ufficio una lettera anonima nella quale venivo di fatto additato quale braccio armato della dottoressa 64
GENOVESE. Nel senso che il centro SILLETTI era oggettivamente uno dei pochi centri della città di Potenza e della provincia di Potenza che fosse in grado di, in qualche modo, contrapporsi tanto come servizi quanto come prestazioni al centro CAMILLO– GENOVESE. Fatto sta che evidentemente questo tipo di attività che unitamente al collega SETOLA, avevamo posto in essere, è stata così interpretata. Io mi sono permesso di evidenziare all’ispettorato appunto che questo tipo di contenuto di lettera anonima, a mio modo di vedere, era esattamente rappresentativa della inopportunità che una famiglia che gestisce questo tipo di attività pubbliche poi rivesta, in uno dei suoi massimi componenti, anche il ruolo di addetto ad un Ufficio Requirente. Così come avevo evidenziato all’Ispettorato Generale, nell’ottica di un più ampio discorso che a loro facevo e che faccio anche a lei inerenti i rapporti tra la dottoressa GENOVESE e il Procuratore TUFANO, facendole innanzitutto una premessa. A me i rapporti tra la dottoressa GENOVESE e il Procuratore Generale TUFANO non mi interessano, mi interessano solo nella parte in cui rispetto a fatti pubblici il presunto insuccesso del dottor MONTEMURRO viene evidenziato, viene sovraesposto e cominciano dall’indomani dell’essersi verificato una serie di richieste di chiarimenti od altro. Situazioni di questo tipo ascrivibili alla dottoressa GENOVESE è una richiesta che spesso, in particolare nei momenti successivi all’esecuzione della misura custodiale del procedimento cosiddetto “Iena 2”, noi per circa due mesi, unitamente al collega Woodcock, il nostro lavoro è consistito nello scrivere al Procuratore Generale deduzioni e determinazioni, stranamente però non ci arriva mai una deduzione, una determinazione, che riguarda MARTURANO Renato o altri imputati per 416 bis pure arrestati in quell’indagine, ma inerisce sempre il settore imprenditoriale e politico. Ci siamo visti arrivare… P.M. dott. DE MAGISTRIS – In particolare quali? MONTEMURRO Vincenzo – Beh, un po’ tutta l’imprenditoria potentina, in particolare l’allora governatore BUBBICO, in particolare l’allora Sindaco SANTARSIERO, in particolare i vari appartenenti al Parlamento, all’Onorevole BLASI ed altri. Tenga presente che già all’indomani (l’esecuzione di questa misura cautelare era nella notte tra il 23 e il 24 novembre 2004) il Procuratore Generale – e lì forse abbiamo anche sbagliato a non opporci a questo tipo di valutazione così penetrante – il Procuratore Generale ci chiedeva notizia su quante informazioni di garanzia avessimo notificato, sui nominativi delle persone a cui avessimo notificato le informazioni di garanzia, sui tempi dell’esecuzione delle… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo per iscritto l’ha chiesto? MONTEMURRO Vincenzo – Per iscritto, è uno dei documenti che poi le consegnerò. Sui tempi dell’esecuzione delle informazioni di garanzia e ci chiedeva altresì il perché – una frase più o meno testuale – il perché le informazioni di garanzia fossero state eseguite contestualmente all’esecuzione della ordinanza di custodia cautelare in carcere, ancora così si esprimeva il Procuratore Generale, così ingenerando nella collettività lucana, l’equivalenza che i soggetti solo colpiti da informazione di garanzia dovessero in qualche modo rispondere degli stessi reati dei soggetti attinti da misura custodiale in carcere. Chiaramente le informazioni di garanzia riguardavano solo ed esclusivamente i politici. Ritengo che le motivazioni che ci avevano indotti a quella forma che ritenevamo di garanzia e di cautela processuale, fossero esattamente le opposte di quelle che ci venivano contestate, atteso che successivamente per l’unico che non è stato raggiunto da informazione di garanzia e che era un altro consigliere regionale la cui posizione era assolutamente sfumata, allorquando - con la pubblicità dell’ordinanza e delle intercettazioni - allorquando ha appreso in qualche modo di rivestire un ruolo in 65
questa indagine, attraverso la stampa, lo stesso Procuratore Generale ci ha contestato del perché questa persona avesse saputo del suo ruolo dalla stampa. Quando invece andavamo a spiegare che forse l’informazione di garanzia aveva proprio quella funzione di garanzia di evitare che poiché i nomi dei politici erano stati riportati nell’ordinanza di custodia cautelare dopo mezzora che chiunque avesse letto quell’ordinanza avrebbe scoperto dall’ordinanza della presenza dei politici, questa giustificazione nei nostri confronti non è stata sufficiente. È tra l’altro pendente nei mie confronti procedimento disciplinare per una presunta ritardata iscrizione del collaboratore di giustizia CAPPIELLO Gennaro nel registro degli indagati. Ho rappresentato al Ministero che il Procuratore Generale, in atti ufficiali che ho prodotto al Ministero e che produco alla Signoria Vostra, fa propria la tesi della dottoressa GENOVESE, accettandola in maniera assolutamente acritica e basandosi sempre sul contenuto di questi benedetti verbali del procedimento monocratico innanzi al Tribunale di Catanzaro, verbali che conoscono – per quello che è stata la relazione che io ho fatto al Procuratore – che sono basati sua una ricostruzione (i documenti saranno posti alla sua attenzione) una ricostruzione dei fatti assolutamente falsa e destituita di fondamento. Le faccio un esempio perché lei già conosce questa situazione. Innanzi al Tribunale Monocratico di Catanzaro LA VECCHIA e ROTONDI per consolidare il ruolo di complotto in danno della dottoressa GENOVESE e dottor CANNIZZARO, ordito da appartenenti alla Procura della Repubblica di Potenza e da appartenenti alla Squadra Mobile di Potenza, inserisce, in maniera maliziosa e falsa, addirittura la famosa questione del memoriale Riviezzi. Tant’è che presso lo stesso Ispettorato, nel dare atto della storia di quel memoriale, ho espressamente riportato una parte della sua richiesta di archiviazione in cui inserisce questo fatto in una ben più ampia vicenda e soprattutto una delle affermazioni che lei ha utilizzato per affermare che forse inopportunamente si attribuiva la qualifica di bravo, bello e buono ad alcuno ed altrettanto inopportunamente di non bello, non bravo e non buono ad altri. Così come nell’ottica delle – chiedo scusa adesso ritorno alla mancata iscrizione del CAPPIELLO – in tale ottica avevo evidenziato all’Ispettorato, nel tentativo di difendermi da quelli che poi sono gli attacchi quotidiani del Procuratore Generale, un articolo di stampa apparso sul “Corriere della Sera” che in relazione ad una vicenda inerente un’indagine della dottoressa GENOVESE nei confronti del Sindaco di Scanzano Ionico, ipotetizzava – articolo del “Corriere della Sera” – ipotizzava una presunta omessa iscrizione da parte della stessa dottoressa GENOVESE. Presunta omessa iscrizione che avrebbe dovuto riguardare sicuramente un cancelliere della Corte d’Appello di Potenza, presunta mancata iscrizione che avrebbe dovuto riguardare anche alcuni appartenenti al Foro materano, alcuni avvocati appartenenti al Foro materano. Tra l’altro dico questo perché su questa vicenda sono stato più volte, almeno in un paio di occasioni, presente in Ufficio unitamente alla dottoressa GENOVESE e al dottore GALANTE, su questa vicenda il dottor GALANTE ha più volte invitato la dottoressa GENOVESE, anche con una certa urgenza, a provvedere all’aggiornamento di queste iscrizioni. Essendo pubblicamente notorio – poi arriveremo anche agli aspetti televisivi – che il dottor CANNIZZARO partecipa in prima fila, probabilmente nella veste istituzionale di Direttore Generale del San Carlo, a convegni politici dell’asse di sinistra della politica regionale ed essendo altresì abbastanza notorio che il recente incarico della dottoressa GENOVESE è fatto assolutamente ascrivibile a quota AN – essendo questo a me noto anche per altre circostanze – avevo evidenziato all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia se chi (quindi la dottoressa GENOVESE e il dottor TUFANO) accusano 66
me di illeciti disciplinari di reato, forse non dovessero verificare – e quindi in questo caso pongo lo stesso interrogativo a lei – chi fossero i soggetti a cui si riferisce il Corriere della Sera nel pubblicamente denunciare la mancata iscrizione, rispetto poi a chi sono i soggetti che hanno consentito la nomina della dottoressa GENOVESE a componente non esterno ma interno della Commissione Parlamentare Antimafia, il che restringe di molto, per quanto è notorio, il campo rispetto alla stessa presenza del Senatore BUCCICO in quel consesso. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Le volevo fare due domande. Quando cominciano gli attacchi – come li vogliamo chiamare – una certa attenzione nei suoi confronti, da parte del Procuratore Generale? In occasione di “Iena 2”? MONTEMURRO Vincenzo – Assolutamente a partire da “Iena 2”. A partire da lì si scatenano, cioè da lì è quotidiano, anche se, devo dire che avevano avuto dei momenti, ma abbastanza isolati, già di estrinsecazione in relazione ad un piccolo incidente diplomatico che aveva riguardato una richiesta di intercettazioni per la cattura di un latitante. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma lei si è fatto una ragione del perché, in occasione di “Iena 2”, nei suoi confronti e nei confronti del dottor WOODCOCK, vi sia stata questa iniziativa che, se ho capito bene, è stata massiccia tanto da “costringervi” per due mesi a scrivere, rispondere alla Procura Generale? Cioè, si è fatto un’idea? Ci ha ragionato? MONTEMURRO Vincenzo – Un’idea, devo dire che io personalmente… Allora, chiaramente l’idea della attenzione che il Procuratore Generale rivolgeva a determinate istanze, era abbastanza comprensibile sulla base di quello che io ho detto. Cioè, poiché noi abbiamo arrestato 51 persone e abbiamo inviato 15…, ecco, avrei anche compreso e poiché il Tribunale del Riesame, rispetto al quale lui si appoggia, aveva ritenuto di scarcerare 40 persone, avrei potuto comprendere del perché il Procuratore Generale richiedesse notizie su tutti e 40 i soggetti. Fatto sta che il Procuratore Generale richiedeva notizie solo su determinati soggetti… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo lo ha spiegato bene. MONTEMURRO Vincenzo – …e solo su determinate difese – adesso arriviamo all’altro aspetto – solo sugli assistiti di determinati avvocati del Foro di Potenza. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Cioè? MONTEMURRO Vincenzo – E cioè facenti capo, in maniera diretta e/o indiretta attraverso Sostituti, all’avvocato Donato PACE. Questa situazione, del resto… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Le risultano rapporti tra il dottor TUFANO e l’avvocato PACE? MONTEMURRO Vincenzo – Allora, questa situazione, tra l’altro, mi vede personalmente protagonista di una vicenda assai significativa. Nel senso che tra l’altro – come a lei ben noto – nei vari procedimenti penali pendenti presso il suo ufficio, sono assistito di fiducia dall’avvocato Donatello CIMADOMO che, tra l’altro, è anche mio amico personale di vecchia data e rispetto al quale sono stato anche suo testimone di nozze. L’avvocato Donatello CIMADOMO in più di una occasione mi ha riferito…, la vicenda è descritta in ogni suo particolare nel memoriale all’Ispettorato… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Che lei mi lascia. MONTEMURRO Vincenzo - …che io le lascerò, al quale mi riporto anche per il dettaglio. Sostanzialmente la vicenda è che l’avvocato CIMADOMO era stato già nominato, se pur informalmente, però, attenzione, perché anche su questo avrei da dire la mia. Perché, per esempio, uno dei momenti di maggior attacco della Procura Generale alla attività di “Iena 2”, aveva riguardato l’arresto del Presidente della Camera Penale, avvocato BARDI Pier Vito. La Procura Generale era l’ufficio che, unitamente alla Camera Penale e unitamente agli avvocati, asseriva il concetto che non fosse necessaria la formalità della nomina scritta 67
per assumere il ruolo di difensore di un indagato. E in questo caso, per quello che le vado a dire, mi va benissimo, però se deve valere per l’avvocato BARDI deve valere anche per l’avvocato CIMADOMO. Quindi, benché l’avvocato CIMADOMO fosse stato solo telefonicamente investito della nomina da parte del Tenente Colonnello, dell’allora Tenente Colonnello… P.M. dott. DE MAGISTRIS – GENTILI. MONTEMURRO Vincenzo – …GENTILI, nel momento in cui si riunisce con il dottor TUFANO e con il dottor ROCA, all’uscita da questo incontro, il dottor ROCA e il Tenente Colonnello GENTILI invitano l’avvocato CIMADOMO, del quale elogiano le capacità tecniche, a farsi una ragione della mancata formalizzazione della nomina, atteso che – riferisce a me l’avvocato CIMADOMO – atteso che il Procuratore Generale aveva consigliato al GENTILI di nominare ben altro difensore, ancora una volta da identificarsi nell’avvocato Donato PACE, perché in quel momento era l’unica persona in grado di fare la guerra alla Procura e in particolare al dottor WOODCOCK. Tenga presente che successivamente al deposito, nei momenti precedenti al deposito del verbale presso l’Ispettorato – quindi nel momento in cui stilavo il verbale ed acquisivo anche documentazione – ho rivolto una istanza scritta al collega WOODCOCK affinché potessi prendere visione di alcuni verbali pubblici di una udienza dibattimentale presso il Tribunale di Potenza in cui si è verificato che proprio nel procedimento del GENTILI, la dottoressa MAGARIELLO, all’epoca Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Potenza, era stata sottoposta – nell’ambito di una, a questo punto io devo dire, “apparente” verifica ex poteri disciplinari o di sorveglianza da parte del Procuratore Generale – ad un vero e proprio interrogatorio circa il contenuto di alcune intercettazioni che riguardavano proprio il Tenente Colonnello GENTILI, Tenente Colonnello GENTILI più volte prorogato alla giuda della Sezione Carabinieri della Procura della Repubblica. Del resto, che ci fossero dei momenti di accesa conflittualità tra il nostro ufficio e la Procura della Repubblica, soprattutto… P.M. dott. DE MAGISTRIS – La Procura Generale. MONTEMURRO Vincenzo - …e la Procura Generale, soprattutto quando sono state rese pubbliche alcune intercettazioni telefoniche, ciò è apparso abbastanza chiaro. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Dottore, vorrei tornare un attimo adesso indietro invece su…, se mi può dire qualcosa in più sui rapporti TUFANO-GENOVESE. Lei ha fatto il ragionamento che, mentre nei confronti suoi o anche ritengo del dottor WOODCOCK – visto che parlavano di “Iena 2” – c’era una richiesta particolarmente pressante di chiarimenti e di informazioni, mi pare di capire che questo non avveniva sostanzialmente per i procedimenti o per gli – lei li ha chiamati – “insuccessi procedimentali”… MONTEMURRO Vincenzo – “Presunti insuccessi”. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Presunti, che poi insuccessi è un temine assolutamente non proprio. MONTEMURRO Vincenzo – Uso quel termine dato che, nei nostri confronti, è stato usato dal Procuratore Generale… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ah ecco, perciò lei lo ha usato. MONTEMURRO Vincenzo – Lo uso casualmente. Per indicare una debacle il Procuratore Generale, in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario ha parlato, rispetto a “Iene 2”, di dilettanti dell’antimafia. Rispetto ad analoghi procedimenti, le faccio un esempio… 68
P.M. dott. DE MAGISTRIS – Forse perché non c’erano politici ed imprenditori? MONTEMURRO Vincenzo – Beh, le faccio un esempio concreto. Forse perché non c’erano politici ed imprenditori di un certo colore politico. Perché, per esempio, sempre nel procedimento ALTIERI, allorquando il Tribunale della Libertà… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Parliamo dei brogli di Scanzano? MONTEMURRO Vincenzo – Dei brogli di Scanzano, allorquando il Tribunale della Libertà afferma la incompetenza territoriale della Procura della Repubblica di Potenza-Direzione Distrettuale Antimafia, trasferendo buona parte di quel processo alla Procura della Repubblica di Matera, per quello che mi ha riferito il dottor GALANTE, nessuno ha richiesto informazioni, come invece avviene quotidianamente allorché, per esempio, è il dottor WOODCOCK a vedersi “tacciato” – anche questa è una espressione assolutamente impropria ma utilizzata con il dovuto rispetto, ma con il dovuto senso di retorica – viene tacciato dal Tribunale del Riesame di incompetenza territoriale rispetto ad alcuni suoi procedimenti. E poi – questo lo affermo, è la mia convinzione – qui stiamo parlando anche di reati, atteso che io ritengo che siano configurabili estremi di reati nelle telefonate che l’avvocatessa Maria DELFINO del Foro di Matera ha ricevuto numerose, pressanti e reiterate da parte di appartenenti alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Potenza – e mi riferisco a magistrati, non a personale amministrativo, non ne conosco le generalità perché non me le ha riferite, comunque uno o entrambi i Sostituti Procuratori Generali – affinché si presentasse spontaneamente, quindi non a seguito di un eventuale rituale invito, affinché si presentasse spontaneamente a denunciare il sottoscritto per averla illecitamente sottoposta ad intercettazione telefonica nel mentre svolgeva il proprio mandato defensionale. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Dove ci sarebbero queste intercettazioni? In quale fascicolo? MONTEMURRO Vincenzo – Allora, questo è il fascicolo – che poi è quello che le riferivo anche prima come motivo dei possibili contrasti con la Procura Generale – questo è il fascicolo che riguarda appunto la latitanza di SCARCIA Antonio. Durante la latitanza di SCARCIA Antonio, SCARCIA Antonio – e non il suo avvocato – venne effettivamente sottoposto ad intercettazione telefonica, nell’ambito della quale SCARCIA Antonio parla anche con il suo legale. Ma l’unico telefono sottoposto ad intercettazione era quello del latitante SCARCIA Antonio. Questa notizia è pervenuta ad uno o ad entrambi i Sostituti della Procura Generale, i quali hanno iniziato a chiamare telefonicamente l’avvocatessa DELFINO. Quando il fatto mi è stato riferito io ho detto alla avvocatessa DELFINO: “Ma, scusami, il vero problema lì non è che… – insomma poveretta mi chiedeva anche spiegazioni – …il vero problema non è se sia vero o no che tu sei stata sottoposta ad intercettazioni, perché tutti sappiamo che non è vero, il vero problema è del perché uno o due Sostituti Procuratori Generali, se hanno qualcosa da chiederti, non ti convocano nelle forme di legge”. Cioè perché insistevano affinché si presentasse spontaneamente. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Il numero del procedimento lei lo sa? MONTEMURRO Vincenzo – No, in questo momento no. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Va bene, poi lo recuperiamo. MONTEMURRO Vincenzo – Ma è facilmente recuperabile. Lei ha riferito di questa situazione all’avvocato Nicola CATALDO, presso il cui studio collabora, tanto da indurre l’avvocato CATALDO a palarne prima con il dottore GALANTE e poi successivamente con me, riferendomi esattamente questa frase, dice: “Scusa, ma perché la Procura Generale ce l’ha con te, tanto da addirittura fare questo tipo di pressioni?”. 69
P.M. dott. DE MAGISTRIS – I rapporti sono stretti, comunque, anche sul piano personale, tra il dottore TUFANO e la dottoressa GENOVESE? MONTEMURRO Vincenzo – Allora, guardi, io le posso fare un esempio, le faccio un esempio che probabilmente le rende una idea. Io ritengo che, per le considerazioni anche in parte critiche che io sono andato a muovere con il documento all’Ispettorato, io ritengo che la dottoressa GENOVESE – io almeno per un senso di moralità la vedo così – la dottoressa GENOVESE debba moltissimo al dottor GALANTE da un punto di vista morale. Nel senso che… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Al dottor GALANTE o al dottor TUFANO? MONTEMURRO Vincenzo – Al dottor GALANTE. Debba moltissimo perché, voglio dire, lei era stata estromessa con un provvedimento del dottor Cornetta (opportuno) dalla Direzione Distrettuale, faceva il Sostituto assolutamente ordinario. Quando arriva il dottor GALANTE, a seguito chiaramente di provvedimenti di archiviazione ed altro, non solo, viene riproposta in DDA con un provvedimento che, non il dottor MONTEMURRO, ma sei Sostituti hanno impugnato davanti al CSM; non il dottor MONTEMURRO, sei sostituti che hanno addirittura messo in rilievo anche momenti di capacità professionale evidenziando che, a seguito di uno dei più grossi maxi processi (il cosiddetto processo “Siris” della Costa ionica), laddove non fu – rispetto alle richieste del PM di udienza che era la dottoressa GENOVESE – laddove non fu accettata la tesi del 416 bis, non ci fu appello. L’appello non ci fu – lo dice in maniera larvata, io ve lo confermo – l’appello non ci fu, perché la dottoressa GENOVESE doveva andare in ferie. Questo a me consta personalmente perché fui invitato dal dottor GALANTE a redigere, a cinque giorni dalla scadenza, l’appello, perché la dottoressa GENOVESE era in ferie. Io mi sono rifiutato e ho riproposto al dottor GALANTE dicendo: “Io non sono in grado, in un processo che è durato tre anni, un processo di criminalità organizzata, di fare in cinque giorni un appello, te lo piangi tu e il tuo Sostituto, visto che l’hai mandato in ferie”. Questo è. Allora, questo, la nomina a Procuratore Vicario, quindi moralmente veramente gli doveva la sua rinascita, era morta e lui l’ha resuscitata. Nonostante tutto questo, quando cominciano gli screzi GALANTE-TUFANO, lei parteggia per TUFANO. Ecco la connessione a cui volevo arrivare. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E sì, perché poi si incrinano i rapporti con GALANTE. MONTEMURRO Vincenzo – Certo. Lei parteggia per TUFANO portando a TUFANO una serie di atti – io gliene posso indicare con certezza almeno due – lasciando scivolare nelle mani, prima del Questore di Potenza e poi del Procuratore Generale, i famosi verbali delle udienze di Catanzaro e così determinando nel Questore provvedimenti di allontanamento di validi ed indipendenti – come li definisco – ufficiali di Polizia Giudiziaria, gli unici che avevano osato indagare su di lei e sul marito, lasciandolo poi scivolare anche nelle mani del Procuratore Generale che ipotizza nei miei confronti anche il reato penale rispetto alla presunta tardiva iscrizione. Praticamente è un fatto notorio – lo potete chiedere a tutti i Sostituti dell’ufficio di Procura – nel momento in cui si incrinano i rapporti tra GALANTE e TUFANO, l’alter ego, anche istituzionale dell’ufficio, diventa la dottoressa GENOVESE. Quando poi lei… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Il secondo episodio? Lei diceva almeno due episodi. Uno è questo…? MONTEMURRO Vincenzo – Uno è questo. L’altro è… Noi siamo ancora nelle fasi che precedono la richiesta di archiviazione di “Iena 2”, siamo nelle fasi immediatamente successive – forse o il giorno dopo o al massimo due o tre giorni dopo – alla pubblicità che il provvedimento del dottor IANNUZZI di imputazione 70
coatta aveva avuto rispetto alle vicende della giunta regionale. Beh, insomma, io penso che l’intera, almeno la parte della magistratura che questi fatti era in grado di capire da un punto di vista tecnico giuridico, sia rimasta abbastanza stupita dalla presenza, ancora una volta, in prima fila, non in un convegno pubblico, ma in una vera e propria riunione di partito – ossia nella riunione in cui i democratici di sinistra eleggevano il proprio segretario (non ricordo se provinciale o regionale) – del dottor BONOMI presente a fianco all’allora Presidente della Regione BUBBICO. Quindi questo è un po’ il contesto generale. Così come bisognerebbe verificare, nei vari momenti della storia temporale e processuale del nostro ufficio, come mai la dottoressa GENOVESE – che alla fine, anche giustamente, rifiutava le applicazioni presso il Tribunale di Lagonegro in quanto facente parte della DDA, situazione questa che determinò addirittura una consultazione del CSM che poi si espresse in questi sensi – a me risulta che qualche procedimento contro la pubblica amministrazione lo abbia trattato in regime di procedimento ordinario. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Di questa cosa se ne è occupato pure il Consiglio Giudiziario credo? MONTEMURRO Vincenzo – Infatti. Per non parlare – qui è detto – della mia vicenda personale al Consiglio Giudiziario e di quelli che sono… P.M. dott. DE MAGISTRIS - Senta, dottore, siccome lei, ormai sta da quanto a Potenza…? MONTEMURRO Vincenzo – Nove anni. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ha una esperienza molto ampia di processi anche molto delicati e vedo – da quello che sta dicendo – è anche molto puntuale nella descrizione dei fatti. Le dico che l’ufficio di Procura sta lavorando per cercare di comprendere se dietro a fatti che possono apparire isolati o singoli, ci possa stare invece qualcosa che li unisce, cioè qualcosa che collega una serie di vicende riconducendole a dei personaggi che tirano un po’ le fila di tutto questo discorso. Lei qualcosa l’ha già detta, in modo molto preciso, nel momento in cui io le ho fatto la domanda dei rapporti tra il Procuratore Generale ed alcuni avvocati. Lei può aggiungere qualcosa sotto questo profilo? Cioè ritenere che vi siano… Anche perché stiamo notando che un collante, per esempio, è l’appartenenza a logge massoniche, che noi abbiamo riscontrato, comunque comitati di affari… MONTEMURRO Vincenzo – Io lì posso solo… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Concludo la domanda… Quindi che ci possa stare… Siccome sia lei e altri colleghi avete fatto indagini e fate indagini molto delicate, avete potuto ragionare su questo aspetto? Cioè se ci possa stare, appunto, una qualche forma di regia, una qualche forma di collegamento palese o occulto tra alcuni personaggi? Non so se è chiara la domanda. MONTEMURRO Vincenzo – E’ assolutamente chiara. E’ chiara ed è intonsa di tutta la sua drammaticità la sua domanda. Ora, aldilà degli episodi che io ho citato, episodi che hanno una loro oggettività, quello che può essere la valutazione, è una sola. E’ chiaro che nel momento in cui alcuni giornali pubblicano alcune iscrizioni massoniche, se non altro – ma le ripeto, senza voler con questo affermare… – se non altro sorgono dei sospetti, io continuo a dire, sorgono dei sospetti sull’opportunità che la dottoressa GENOVESE, in particolare, rivesta quel ruolo all’interno del nostro ufficio. Perché, avendo gestito malamente – come dicono TUFANO e la GENOVESE – il collaboratore di giustizia CAPPIELLO, nel momento in cui è stata pubblicata la lista della massoneria e in quei nominativi, oltre al dottor CANNIZZARO, c’erano anche appartenenti alla famiglia RESTIVO, beh, chiaramente la mia mente storica di conoscenze degli atti processuali – senza voler esprimere nessun giudizio perché sono stati atti che non ho trattato io in 71
quanto devoluti alla competenza della Procura della Repubblica di Salerno – però questo fatto mi è saltato all’occhio per evidenziare che probabilmente questa situazione doveva esser venuta anche al CAPPIELLO nel momento in cui affermava che alcune vicende relative alla gestione processuale della vicenda CLAPS – affermava e sulla base di queste affermazioni veniva trasmesso a Salerno il relativo procedimento – erano da attribuire ad una sponda giudiziaria che rappresentava la dottoressa GENOVESE, anche per il mondo della massoneria. M.llo MUSARDO – Lei prima ha parlato di mancata iscrizione. Il procedimento penale qual’era? Quello dei brogli di Scanzano? MONTEMURRO Vincenzo – Sì. M.llo MUSARDO – La mancata iscrizione di alcuni avvocati. A chi si riferiva? Conosce qualche nominativo in particolare che non sarebbe stato iscritto? MONTEMURRO Vincenzo – Guardi, io personalmente – ho qui l’articolo di stampa a cui mi riferisco – io personalmente il collegamento non sono in grado di farlo. Ho appreso dalla lettura di alcuni giornali e solo in questa ottica mi permetto di evidenziare anche il collegamento con la nomina della commissione parlamentare. Un testimone oculare riferisce nell’ambito della vicenda brogli elettorali – e lo riferisce poi la Stampa – di un incontro che si verifica presso la stanza, l’ufficio della dottoressa GENOVESE, tra gli avvocati LABRIOLA e BUCCICO……….OMISSIS”. A supporto e precisazione delle dichiarazioni rese, il dr. MONTEMURRO produceva una relazione, indirizzata all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia, con la quale ricostruiva le dichiarazioni rese in sede dibattimentale, innanzi al Tribunale di Catanzaro, dal brigadiere La Vecchia dei Carabinieri di Tricarico (PZ) e dal Colonnello Rotondi, all’epoca dei fatti narrati, Comandante provinciale dei Carabinieri di Potenza. In particolare, il Magistrato ha ripercorso i passaggi di molte indagini condotte dal suo Ufficio e dalla Squadra Mobile di Potenza. Evidenziava il dr. MONTEMURRO: “…….OMISSIS. Il complotto, quello vero, invece, emerge dalle vicende di questi giorni, atteso che il Lavecchia Domenico oltre ad aver dichiarato il falso al Tribunale di Catanzaro a compendio di una incredibile quanto inquietante testimonianza per la quale si era preparato con premeditazione e con atti acquisiti attraverso chissà quale fonti, risulta particolarmente impegnato ed interessato a condurre attività “investigative” extraterritoriali. A questo va aggiunto inoltre che il citato Lavecchia Domenico di recente si è reso responsabile di reiterate pressioni sul conto di Don Marcello Cozzi ( responsabile del centro anti-usura e presidente del C.E.S.T.R.I.M), perché rivelasse a lui i contenuti dei colloqui avuti dallo stesso nel carcere di Paliano con il Cappiello Gennaro e ancora perché rivelasse in quale contesto inserire le nuove iniziative “giudiziarie” della famiglia Claps presso la Procura di Salerno……….OMISSIS”. Il MONTEMURRO attraverso il riferimento a fatti e documenti, richiama l’attenzione sulle dichiarazioni dei predetti appartenenti all’Arma, che avrebbero tentato di delegittimare il suo operato e quello degli appartenenti alla Polizia di Stato in servizio presso la Squadra Mobile di Potenza che, più direttamente, si erano impegnati nelle indagini relative ai due fatti delittuosi sopra indicati, in cui era coinvolta la dr.ssa GENOVESE ed il marito. Gli ispettori (poi divenuti vicecommissari) in questione, Mennuti e Pace, sarebbero stati entrambi trasferiti ad altro ufficio dopo che la stessa dr.ssa GENOVESE aveva fatto “pervenire” i verbali 72
di udienza in questione nelle mani del Questore di Potenza. In particolare lo stesso scrive: “……OMISSIS. Si tratta di fatti (quelli raccontati dai testi) risultati totalmente infondati, falsi e calunniosi nonchè risalenti nel tempo (addirittura nel 1997) il cui riutilizzo (amplificato dalla sede e udienza nella quale sono stati raccontati) appare chiaramente strumentale, fuorviante e senz’altro finalizzato a produrre effetti devastanti sulla struttura della Squadra Mobile di Potenza e addirittura sulla dignità e sulla professionalità degli esponenti chiamati in causa. Non vi è chi non veda, infatti, anche alla luce delle circostanze in cui questi fatti sono stati portati a conoscenza del Sig. Questore di Potenza e del Procuratore Generale, come l’interesse perseguito da chi ha consegnato i documenti testimoniali in questione (rectius la dott. GENOVESE ) non sia quello di perseguire realmente ufficiali di PG responsabili di gravi abusi o peggio di delitti ma piuttosto quello di delegittimarli, infangarli per allontanarli dalle loro funzioni, dalle loro conoscenze e soprattutto dalle loro attività professionali, svolte sempre al servizio dello Stato democratico, dei suoi cittadini e nell’interesse esclusivo della Repubblica e non del potente di turno….OMISSIS”. Nell’ultima parte della sua relazione il dr. MONTEMURRO illustra il comportamento del dr. TUFANO sempre pronto a fare continui rilievi nei confronti suoi e del dr. Woodcock e completamente omissivo nei confronti della dr.ssa GENOVESE: “In relazione, ancora, a quello che nel verbale di audizione da me definita come “percezione” di una attenzione negativa nei confronti della mia persona da parte del Dott. TUFANO, sono in grado di specificare che, a fare data dal 24.11.2004, data dell’esecuzione delle misura cautelari nell’ambito del proc. cd. IENA 2, sono stato continuamente tempestato di richieste di chiarimenti e di richieste di dati al fine di dedurre su esposti allo stesso PG presentati da avvocati del foro di Potenza, i quali, per instaurata consuetudine, rivolgono allo stesso PG ogni e qualsivoglia doglianza, anche di carattere procedimentale, che riguarda il mio operato di Sostituto Procuratore, richiedendo, per esempio, allo stesso di valutare se in determinati procedimenti io abbia ritualmente operato la qualificazione giuridica dei fatti. A tal fine, intendo specificare che simili doglianze provengono sempre ed esclusivamente dai medesimi difensori che, sulla base di quanto vado ad esplicitare, costituiscono un “gruppo affiatato” con i rappresentanti della Procura Generale (cfr. allegato documento. n. 8 allegato alla relazione del dott. MONTEMURRO). Per quanto riferitomi dal Procuratore Galante, invero, tali richieste non hanno minimente interessato le attività processuali della Dott. GENOVESE anche in ipotesi di presunti “insuccessi” giudiziari. In particolare, si appalesa emblematico il contenuto dell’articolo apparso su IL CORRIERE DELLA SERA del 6.3.2006 dal titolo “si ricandida il Sindaco arrestato per brogli” (cfr. allegato documento nr. 7 allegato alla relazione del dott. MONTEMURRO), che con riferimento all’indagine sui brogli elettorali nel Comune di Scanzano sull’arresto del Sindaco Altieri, evidenziava una serie di omissioni nella iscrizione delle notizie di reato relative ad avvocati del forod i Matera e a funzionari di cancelleria in servizio presso la Corte di Appello di Potenza. Stante l’ostinazione e la pervicacia del Dott. TUFANO, nel perseguire la mia presunta omissione nell’iscrizione del nome di un collaboratore di giustizia nel registro delle notizie di reato, mi chiedo come non sia possibile procedere anche nei confronti delle dott. GENOVESE. Mi chiedo altresì se eventualmente individuati i beneficiari di tale omessa iscrizione, anche con riferimento alla relativa appartenenza politica, non sia il caso di verificare le modalità 73
attraverso le quali la dott. GENOVESE ha conseguito la nomina a consulente della Commissione parlamentare antimafia. Su tale specifico argomento, ancora, ho almeno in due occasioni partecipato ad incontri in ufficio tra il dott. Galante e la dott.ssa GENOVESE in cui il primo invitava la seconda a procedere all’aggiornamento dell’iscrizione delle notizie di reato nel relativo procedimento. Un’ulteriore considerazione: è singolare che il dott. TUFANO accusi altri (tra i quali il sottoscritto) di scarsa cultura quando – solo per citare un episodio banale – è stato proprio costui ad incidere sulla libera determinazione di un cittadino nella scelta del difensore di fiducia nell’ambito di un procedimento penale per fatti di competenza dell’Autorità giudiziaria di Potenza. Il sottoscritto intende riferirsi ad un episodio avvenuto qualche tempo fa e del quale si offrono i seguenti particolari per evidenziare il contesto dei fatti del sottoscritto ora denunciati e, anche, l’animo e l’intento che hanno mosso e muovono il PG TUFANO nel riferire in merito al lavoro della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Potenza. L’ accaduto che Pietro Gentili, tenente colonnello dei Carabinieri ora in congedo, raggiunto da avviso di conclusione delle indagini ex art. 415 bis c.p.p., abbia creduto di telefonare, mentre si stava recando a Potenza per prendere copia degli atti del fascicolo del P. M., all’Avv. Donatello Cimadomo del Foro di Potenza (che è anche il difensore di fiducia del sottoscritto, nell’ambito di indagini della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Catanzaro proprio su denuncia del dott. TUFANO), ottenendo da questi l’assenso per essere assistito nella difesa tecnica. Incontratisi nella stanza del dott. Molestino Roca, Sostituto Procuratore Generale di Potenza, il Gentili ha confermato, alla presenza del citato magistrato, di voler essere assistito dall’Avv. Cimadomo. Va sottolineato che le indagini nei confronti di Gentili erano state condotte, nella loro interezza, dalla dott.ssa Magariello, già Sostituto presso la Procura di Potenza, e che il fascicolo, contenente indagini già effettuate e giunte al “capoilinea” erano state ereditate dal dott. Woodcock, che firmava l’avviso ex art. 415 c.p.p. Il Gentili, pertanto, nell’informare brevemente l’avv. Cimadomo del merito dei fatti, si allontanava dicendo che, prima di andare presso la segreteria del dott. Woodcock per estrarre copia delgli atti, intendeva porgere i suoi saluti al dott. TUFANO, lasciando così la stanza del dott. Roca e dando all’avv. Cimadomo appuntamento di li a poco per procedere all’adempimento della copia. Senonchè, quando anche l’avv. Cimadomo è ritornato nella stanza del dott. Roca, trovandovi anche il Gentili, si vedeva rappresentare dal Sostituto, in evidente imbarazzo, che l’ex militare, altrettanto imbarazzato, aveva ottenuto il “ consiglio del dott. TUFANO di rivolgersi ad altro legale, individuato nella persona dell’avv. Donato Pace del Foro di Potenza (poi effettivamente nominato) “tecnicamente non si discute”, la difesa di Gentili doveva concretizzarsi in un “attacco“ alla Procura poiché si trattava di “andare contro” il dott. Woodcock (che, si ripete, non aveva condotto le indagini) “reo” di aver voluto perseguire ingiustificatamente l’ex militare; la scelta, a detta del dott. Roca, che comunque manifestava stima nei confronti dell’avv. Cimadomo, si concretizzava – a suo avviso – proprio nell’opportunità di “tutelare” il citato avvocato, di “tenerlo fuori”, onde evitare di esporlo ad una “guerra”. Il dott. TUFANO, in sostanza, aveva individuato nell’avv. Donato Pace la persona adatta a “combattere”. Riprendendo l’attestazione di stima del dott. TUFANO, il Gentili ringraziava comunque l’avv. Cimadomo per la disponibilità e, rappresentando una difficoltà legata all’imbarazzo della situazione derivante dal procedimento pendente nonché uno stato d’animo non felice, 74
chiedeva al predetto avvocato di accompagnarlo, sia pure informalmente, presso la segreteria del dott. Woodcock. Occorre, infine, rimarcare, che il Gentili è ora responsabile della sicurezza del villaggio MARINAGRI di Policoro (MT), in relazione al quale pendono indagini della Procura di Catanzaro, anche nei confronti del dott. Chieco, Procuratore della Repubblica di Matera, del quale però il dott. TUFANO – secondo quando riportato da quotidiano IL GIORNALE del 23 marzo 2007 pagina 8 – ha speso parole di elogio. Se queste le premesse, è davvero difficile, se non intollerabile, che il dott. TUFANO dispensi lezioni in materia di “cultura giuridica e di rispetto delle regole”. E su queste premesse occorre ponderare le dichiarazioni del dott. TUFANO – quelle riportate da IL GIORNALE e quelle trasmesse dai TG – per evidenziare eventuali profili di responsabilità anche in capo a costui. In definitiva, per usare ancora parole proprio del dott. TUFANO, una vera e propria “guerra tra magistrati”, guerra però nella quale è valido combattente proprio il Procuratore Generale di Potenza, il quale – sempre riprendendo le parole a lui attribuite della giornalista Anna Maria Greco – non si comporta come il dott. Galante, Procuratore Capo di Potenza (che “non ascolta nessuno […] non riceve neppure gli avvocati)”, ma ascolta bene e si prodiga affinché altri, come il Gentili, vadano da avvocati da lui indicati. Appartengono alle stesse modalità di operato le pressanti e reiterate telefonate che l’avv. Maria Delfino del foro di Matera ha ricevuto da magistrati in servizio presso la Procura Generale di Potenza affinché si presentasse spontaneamente per denunciare di essere stata illegittimamente sottoposta ad intercettazione nel proc. n. ___ così come inerente la ricerca del latitante SCARCIA Antonio. Tale episodio, che ha costituito oggetto di più inviti, sempre seguiti dalla ricerca di una presentazione spontanea in luogo di una formale convocazione (che evidentemente non poteva avere luogo in assenza di elementi giustificativi) è stato personalmente riferito a me dall’avv. Delfino ed ancora al Procuratore Galante dall’avv. Nicola Cataldo del foro di Matera presso il cui studio legale l’avv. Delfino collabora. Non può nemmeno sottacersi la seguente circostanza: i rilievi di “mala gestio” delle funzioni di PM addebitata al sottoscritto dal dott. TUFANO – rilievi ripetutamente espressi anche attraverso quelle infelici espressioni riportate dal quotidiano IL GIORANALE (ad es., “polizia privata”, “disinvoltura” nella conduzione delle indagini, ecc.) – appaiono di grande stonatura se rapportati al “silenzio” dello stesso PG in relazione alla vicenda che, anche nella sede giudiziaria di Catanzaro, interessa allo stato la dott. GENOVESE. Queste le premesse: - il Procuratore GALANTE – a parere del dott. TUFANO – è “capo” assente e, pertanto, non persona adatta a reggere l’Ufficio di Procura; - il Procuratore GALANTE – sempre a parere del dott. TUFANO – non riesce a “tenere a bada” il sottoscritto ed il dott. Woodcock; - il Procuratore GALANTE, infine, non riesce – sempre secondo il PG – ad evitare che vi sia tanta disinvoltura nella conduzione delle indagini da parte del sottoscritto e del dott. Woodcock; - il Procuratore GALANTE – conseguentemente – non ha adottato alcuna iniziativa nei confronti dei suoi “vice” all’indomani degli insuccessi investigativi, “conditi” di spreco di soldi spesi per le intercettazioni telefoniche, anche a danno di chi poi è stato giudicato estraneo ai fatti oggetto di indagine. Queste, di contro, le considerazioni del sottoscritto: 75
la dott. GENOVESE è vicario dell’Ufficio di Procura tanto biasimato dal PG, il quale non sembra però dare particolare rilevanza – se non proprio alcuna rilevanza – a tale importante dato; - la dott. GENOVESE non ha certo mancato di chiedere – ed ottenere – misure cautelari poi annullate dal Tribunale del Riesame, non ultima la decisione di questi giorni (passata quasi inosservata agli occhi della stampa locale, ma questo è un dato al quale il sottoscritto è abituato, a fronte di attacchi sistematici e analitici allorquando le indagini sono condotte dal sottoscritto medesimo); - la dott. GENOVESE è stata la titolare delle indagini relative ai “brogli” elettorali del Comune di Scanzano (MT), nel corso delle quali pure sono state arrestate persone estranee ai fatti (eppure la stampa ha elogiato la dott. GENOVESE per la iniziativa investigativa). Trascrivo altresì alcuni passi del parere del Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Potenza per la mia nomina a Magistrato di Corte di Appello, in cui è dato ancora una volta evidenziarsi un particolare accanimento del PG TUFANO nei miei confronti che, per espressa definizione del dott. Pavese, componente dello stesso Consiglio, si traduce “in una ingiustificata e particolare acribia nei confronti del dott. MONTEMURRO”:….OMISSIS Riferiva ancora il MONTEMURRO: Nell’esercizio delle funzioni di Procuratore della Repubblica ff, sono altresì venuto a conoscenza di una missiva del Sig. Questore di Potenza “impropriamente” indirizzata al Sig. Procuratore Generale della Corte di Appello, nella stessa missiva infatti il Sig. Questore lamentava la scarsa corrispondenza ai dettami della L.626 dei locali adibiti a centro intercettazioni di questo Ufficio e richiedeva al Sig. Procuratore Generale un immediato intervento al fine di tutelare la salute degli appartenenti alla Polizia di Stato impiegati in indagini del dott. WOODCOCK. Il Sig. Procuratore Generale trasmetteva a questo Ufficio la stessa missiva riconoscendo, e non poteva essere altrimenti, al solo Procuratore della Repubblica la qualifica di datore di lavoro rilevante ai sensi della sopra indicata legge 626: ciò nonostante, sebbene quindi avesse riconosciuto che la questione era di esclusiva pertinenza del Procuratore della Repubblica, nella medesima lettera di trasmissione della nota del Questore richiedeva altresì di essere informato sulle iniziative assunte a riguardo, al fine di notiziare delle stesse il Sig. Questore. Non è la prima volta che atti di esclusiva competenza del Sig. Procuratore della Repubblica vengono fatti transitare soprattutto da avvocati, ma anche da appartenenti ad organi istituzionali, attraverso il vaglio del Procuratore Generale presso la Corte di Appello”. Con riferimento al controllo illecito di talune notizie di reato da parte della dr.ssa GENEVOSE, quale Procuratore della Repubblica Vicario e/o facente funzioni si evidenzia quanto emerso dall’esame della copia dei fascicoli n. 560/06 e n.02/07. Il proc. pen. 560/06, dalla lettura della copertina, risultava relativo ad “Anonimo relativo a presunte inerzie della d.ssa Felicia GENOVESE, magistrato della Procura della Repubblica di Potenza, nella trattazione di procedimento penale”. Il suddetto fascicolo veniva iscritto al n. 419/2006 – Procura Potenza, “riguardante presunti peculati commessi da Sabino Altobello ai danni della Regione Basilicata”. Poiché in tale fascicolo venivano rilevate condotte imputabili alla dr.ssa GENOVESE veniva trasmesso per competenza, ex art.11 c.p.p., dal dr. GALANTE alla Procura della Repubblica di Catanzaro. Dall’esame della scheda di iscrizione, datata 13.9.2006, è emerso che in calce alla stessa risulta esserci il timbro “IL PROC. REP. VICARIO d.ssa Felicia GENOVESE”. Inoltre, da una nota datata 13.9.2006 (stessa data della scheda di iscrizione), presente all’interno del fascicolo redatta dal cancelliere B3 Anna Rosa Mancino, assistente della d.ssa GENOVESE ed a questa indirizzata, veniva -
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comunicato che allo stato non vi erano altri procedimenti penali iscritti a carico di Altobello Sabino e/o amministratori della Provincia di Potenza a lei delegati. Tale richiesta era stata verosimilmente dettata, - da quanto si legge all’interno dell’esposto anonimo da cui traeva origine il fascicolo, ovvero: “…….OMISSIS. Le indagini sono nelle mani della Guardia di Finanza e le indagini sono affidate alla d.ssa GENOVESE (magistrato di Potenza) che dovrebbe indagare (ma non indaga) e mantiene parcheggiata l’inchiesta con tutto il suo fascicolo)….OMISSIS”, - dalla circostanza che la d.ssa GENOVESE, nonostante l’esposto riguardasse anche lei, aveva avuto conoscenza di quanto denunciato ed aveva provveduto anche a preparare la giustificazione a quanto indicato in denuncia. Il proc. pen. 02/07 riguarda un esposto anonimo per presunte irregolarità per l’espletamento di gare di appalto per il servizio di pulizia bandito da ASL della Basilicata. Nel corpo dell’esposto si fa chiaro riferimento ad alcuni direttori generali delle ASL lucane, al governatore BUBBICO ed anche a Salvatore MARGIOTTA (marito della sodale FASANO). Per quanto detto in precedenza, relativamente ai collegamenti tra il Sottosegretario di Stato BUBBICO, l’On. MARGIOTTA, il dott. CANNIZZARO e la dr.ssa GENOVESE, sono evidenti le ragioni che ritenevano quanto meno inopportuno che detto esposto potesse essere letto dalla GENOVESE, tenuto conto che sulla busta con la quale era stato recapitato vi era anche il nome, il cognome e l’indirizzo del possibile denunciante. Altra attività messa in atto dal sodalizio è stata quella relativa ad intervenire sui difensori, come nel caso del mandato difensivo dell’avv. Donatello CIMADOMO, del Foro di Potenza, dapprima ricevuto e successivamente revocato da parte del sodale Gentili dopo che quest’ultimo aveva avuto un colloquio con il Procuratore Generale dr. TUFANO. Riferiva l’Avv. CIMADOMO: “ADR: Sono l’avv. Cimadomo Donatello avvocato del Foro di Potenza, confermo le generalità sopra indicate. Per quanto attiene alla data del fatto del quale mi chiedete, si puo’ agevolmente ricavare dalla richiesta di copie atti che il Ten. Col. Gentili compilò nella segreteria del dott. Woodcock alla presenza della sig. Santangelo, all’epoca assistente del citato magistrato. Quel giorno il Col. Gentili che era già in congedo, mi telefonò sul cellulare, dicendomi che gli era arrivato un avviso di conclusione delle indagini, riferendomi che stava per raggiungere Potenza e mi chiedeva di incontrarci in quanto necessitava della mia assistenza tecnica. Lo stesso aggiunse che avremmo approfonditamente parlato nella stanza del dott. Roca, Sost. Proc. presso la Procura Generale. Preciso che quanto riferisco atterrà esclusivamente al contenuto di quella parte della conversazione estranea al rapporto professionale che sa pure per breve mi ha legato al Ten. Col. Gentili. Con riguardo a ciò che egli mi ha riferito in merito al fatto che gli veniva contestato intendo ovviamente opporre il segreto professionale. ADR: Nella stanza del dott. Roca il Col. Gentili mi riferì alla presenza dello steso, alcuni particolari del fatto che gli veniva contestato con l’avviso della conclusione delle indagini. Quindi convenimmo immediatamente che era opportuno estrarre copia degli atti ed invitai il Col. Gentili ad accompagnarmi presso la segreteria del dott. Woodcock, firmatario dell’avviso notificatogli, per l’adempimento formale di estrazione delle copie. Il Col. Gentili, sempre alla presenza del dott. Roca mi disse che avrebbe voluto prima andare a salutare il Procuratore Generale TUFANO e mi invitò pertanto a rivederci qualche attimo più tardi, non ricordo se mezz’ora o di più. Di lì a poco dopo essermi allontanato dalla stanza del dott. Roca, per sbrigare altre faccende, ritornai nel predetto 77
luogo ove già vi erano il citato Colonnello ed il Sostituto Roca. Non appena raggiunsi costoro il sostituto Roca, mostrò un evidente imbarazzo e alla presenza del Col. Gentili disse che il Procuratore Generale TUFANO, aveva consigliato all’ex militare di rivolgersi all’avv. Donato Pace, dicendo che “se pure Cimadomo tecnicamente” non si discute era necessario che la difesa fosse affidata ad un avvocato capace di afe “la guerra” alla Procura ed andare contro il dott. Woodcock”. Ripeto: il dott. Roca in evidente imbarazzo, in considerazione dei nostri buoni rapporti personali, riferì di un colloquio avvenuto tra il Col. Gentili ed il Procuratore Generale TUFANO ed aggiunse che in definitiva il cambio di difesa mi avrebbe tenuto fuori da una lotta e che dunque alla fine era una forma di riguardo nei miei confronti. Aggiungo che sempre alla presenza del col. Gentili il Sostituto Roca evidenziò che l’ex militare era preoccupato per la vicenda processuale che lo riguardava ed era anche imbarazzato di doversi recare presso la segreteria di Procura nelle vesti di indagato per estrarre copia degli atti. Il Sostituto Roca mi chiese quindi la cortesia, di accompagnare il col. Gentili nella segreteria del dott. Woodcock per prendere visione degli atti ed estrarne copia. Sebbene io fossi rimasto a dir poco perplesso di quanto mi era stato rappresentato in merito alla scelta del difensore ritenni opportuno accogliere la richiesta appena descritta per non dare l’impressione di essere particolarmente risentito e confidando nella estraneità del dott. Roca nella scelta operata dal col. Gentili acconsentii ad accompagnare l’ex militare per un atto di riguardo nei confronti del sostituto Procuratore generale. Mi diressi dunque in compagnia del col. Gentili nella segreteria del dott. Wodcock dove il colonnello Gentili chiese alla sig. Santangelo, assistente del dott. Wodcock, di ottenere copia degli atti del procedimento che lo riguardava. Rappresentai al Col. Gentili che non avendo io depositato formale atto di nomina come difensore non potevo assolutamente aiutarlo nella consultazione degli atti come dallo stesso richiestomi e alla richiesta del colonnello circa gli atti da fotocopiare risposi che a mio avviso era opportuno che lui facesse la copia integrale del fascicolo. A questo punto lui compilò la richiesta e la consegnò alla sig. Santangelo e non so dirvi e quando lo stesso ritirò le copie degli atti in quanto mi allontanai. ADR: Non ricordo perfettamente ma mi pare che ad un certo punto dott. Il Bonomi entrò nella stanza del dott. Roca ma non intervenne nella discussione sopra riferita. ADR: Ho riferito di tale episodio sia al dott. Woodcock e sia al dott. MONTEMURRO, nonché ad altre persone tra cui mio padre. ADR: Dopo che si è saputo di questo accadimento perché in parte uscito sui giornali, il Sostituto Roca si è mostrato un po’ risentito nei miei confronti. ADR: Sono a conoscenza della profonda amicizia che lega il Col. Gentili al Dott. Roca e l’interessamento dello stesso e del TUFANO nei confronti del Col. Gentili credo derivi da tali rapporti. ADR: In definitiva posso ragionevolmente credere che effettivamente il sostituto Roca non è intervenuto nella scelta di Gentili di non continuare a servirsi della mia assistenza e che tale convincimento nello stesso Gentili sia avvenuto solo dopo il colloquio che lo stesso dice di aver avuto con il dott. TUFANO. Ciò anche in considerazione del fatto che se il dott. Roca avesse avuto fare dei rilievi, li avrebbe fatti durante il primo incontro o avrebbe quantomeno suggerito l’assistenza dell’avv. Pace prima che il Gentili chiamasse me”. Circa l’attività messa in atto dal sodale dr. BONOMI contro il dr. MONTEMURRO si evidenzia anche la vicenda degli avvocati DELFINO Maria Lourdes Anna e 78
CATALDO Nicola, circa la richiesta da parte di uno o entrambi i Sostituti Procuratori Generali della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza, rivolta all’avv. DELFINO, affinché si recasse da loro per rendere spontanee dichiarazioni in merito alla circostanza secondo la quale la stessa sarebbe stata sottoposta ad intercettazione telefonica illegale durante l’esplicazione del suo mandato difensivo. Tale vicenda è da ricollegarsi alla circostanza secondo la quale, nel P.P.1916/00, denominato “IENA 2”, l’avv. Piervito BARDI del Foro di Potenza, veniva tratto in arresto a seguito di conversazioni telefoniche intercettate tra lo stesso e tale MARTORANO Renato. La tesi della difesa del BARDI punterà, poi, sul fatto che tali conversazioni erano intrattenute tra difensore e assistito, motivo per il quale sarebbe venuta meno l’ipotesi accusatoria nei suoi confronti. Riferiva l’Avv. DELFINO: “ADR: In riferimento a quanto mi chiedete, premetto che nella primavera del 1999, sono state eseguite varie OCC per il procedimento BASILISCHI, tra i destinatari dell’OCC vi era tale SCARCIA Antonio, per il quale non fu possibile eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in quanto resosi irreperibile. Successivamente lo stesso mi nominò quale suo difensore e la nomina mi pervenne attraverso lettera raccomandata. Successivamente lo stesso SCARCIA Antonio mi contattò più volte sulla mia utenza cellulare. Ad un certo punto proposi istanza di riesame ed il Tribunale del Riesame di Potenza annullò l’OCC nei suoi confronti. Lo stesso in ogni caso rimase irreperibile. Nel corso di una conversazione telefonica lo stesso mi comunicò che nonostante l’OCC BASILISCHI era stata annullata lui non rientrava in quanto sapeva di essere destinatario di altra OCC. Vi furono varie conversazioni telefoniche con il mio assistito. Durante questo periodo di irreperibilità dello SCARCIA notavo di essere osservata dai CC di Policoro, senza curarmi più di tanto di tale situazione, anche se immaginavo fosse dovuta al mio rapporto professionale con lo SCARCIA. Una mattina uscita presto di casa, fui contattata da mia madre in quanto ero richiesta dai CC di Policoro. Mi recai in caserma per chiedere spiegazioni e parlando con il M.llo SERIO seppi di alcune telefonate dalle quali sarebbero emerse delle minacce dello SCARCIA Antonio nei miei confronti e quindi avevano predisposto un servizio finalizzato a tutelare la mia persona. Comunque non diedi peso all’accaduto in quanto non mi sentivo lesa in alcun modo, anzi mi ritenevo più tutelata. Successivamente lo SCARCIA fu catturato. Il tutto si svolse regolarmente fino a qualche tempo fa, quando all’interno del Palazzo di Giustizia di Potenza, per il clima che vi era in quel periodo, parlo di fine dello scorso anno, si sentiva parlare insistentemente di intercettazioni a carico di alcuni avvocati ed in particolare ricordo di un episodio relativo ad un intercettazione in una stanza della Procura di Potenza dove durante una pausa di un’udienza erano stati intercettati alcuni avvocati di cui non ricordo il nome. ADR: Ricordo con chiarezza nello stesso periodo in più di un occasione sono stata avvicinata dai Sostituti Procuratori Generali BONOMI e ROCA, il più delle volte durante le sospensioni dei processi o durante la mia permanenza presso il Palazzo di Giustizia, i quali mi hanno invitata informalmente più volte a presentarmi da loro per rendere delle dichiarazioni relative al fatto che io fossi stata intercettata quando svolgevo il mio mandato difensivo a favore dello SCARCIA Antonio. Io in tutte le occasioni ho risposto sia al dott. ROCA che al dott. BONOMI che non ritenevo di dover fare tali dichiarazioni, in quanto oltre ad essere passati molti anni dagli accadimenti, non mi sentivo lesa da tali fatti. ADR: non so come mai il dott. ROCA ed il dott. BONOMI siano venuti a conoscenza di tale circostanza, credo che vi fosse qualche voce di corridoio 79
ADR: Durante qualche pausa dei processi ho potuto riferire di tale circostanza al dott. MONTEMURRO. ADR: Ho parlato di tali circostanze anche con il mio collega di studio, Avv. Nicola CATALDO, al quale ho relazionato l’accaduto. Lui mi rispose di valutare la situazione, ma anche a lui riferii che non mi sentivo lesa e non vedevo il motivo di rendere dichiarazioni al dott. ROCA e BONOMI, che se avessero voluto sentirmi mi potevano convocare ufficialmente e che non volevo entrare nelle loro diatribe di Palazzo”. (cfr. all.to n. 19 all’informativa di polizia giudiziaria n.17036/G.T.ECO del 01.06.2007) Riferiva l’avv. CATALDO Nicola: “ADR: Da circa un anno è venuta fuori la circostanza di cui mi chiedete relativa a queste intercettazioni telefoniche a cui sarebbe stata sottoposta l’avv. DELFINO, mia collaboratrice di studio, a seguito di una richiesta verbale alla stessa formulata dal Sostituto Procuratore Generale della Repubblica di Potenza, dott. BONOMI, il quale non so bene in che occasioni, verosimilmente durante qualche pausa di qualche udienza o a seguito di incontri presso il Palazzo di Giustizia di Potenza, ebbe a chiedere alla d.ssa DELFINO di recarsi presso gli uffici della Procura Generale al fine di rendere dichiarazioni in merito a tale circostanza. Voglio premettere che i fatti si riferiscono ai tempi dell’esecuzione di un OCC a carico di SCARCIA Antonio, che però si era reso irreperibile. In tale periodo l’avv. DELFINO, aveva notato movimenti insoliti dei CC di Policoro intorno alla sua persona. La stessa chiese lumi in merito agli stessi CC con i quali aveva e credo che abbia buoni rapporti. Il Cap. PATERNO’ all’epoca comandante della Compagnia di Policoro ed il M.llo SERIO sempre dei CC di Policoro, le dissero che la stessa era stata sottoposta ad una più attenta vigilanza in quanto da alcune intercettazioni era emersa una certa insistenza dello SCARCIA Antonio relativa a delle richieste dallo stesso formulatele. Successivamente io seppi che probabilmente l’acredine cui si riferivano i CC era relativa ad una richiesta dello SCARCIA Antonio di copia dell’OCC Basilischi che la stessa si era rifiutata di dargli per ovvie ragioni, che io condividevo. In merito alla vicenda più specifica ovvero sul dubbio se la stessa fosse stata veramente posta sotto intercettazione, io riferì alla stessa che tale ipotesi poteva anche avere un fondamento, se connessa alla ricerca del latitante SCARCIA Antonio, eventualità che sarebbe stata legittima solo se i telefoni posti sotto controllo eventualmente fossero i suoi personali e non quelli del mio studio dove la stessa collabora, ipotesi per la quale io avrei sicuramente presentato denuncia. In merito avanzai anche l’ipotesi che i PM che potevano aver eventualmente richiesto tale attività potevano essere o GALANTE, ma ne dubitavo perché non faceva tali attività o il dott. MONTEMURRO. Ma ripeto fu una ipotesi a cui non demmo neanche peso in quanto non ci sentivamo lesi in alcun diritto. C’è il fatto però che da circa un anno a questa parte, ci sono state queste richieste, da quello che mi ha riferito l’avv. DELFINO, da parte del Sost. P.G. BONOMI, che a me, secondo quanto ho anche detto alla stessa sono sembrate molto insolite. La stessa mi riferì di tale circostanza, anche al fine di avere un consiglio da me. Io le dissi che se l’avessero invitata formalmente sarebbe dovuta andare e non si doveva sottrarre al suo dovere, altrimenti senza invito formale poteva anche evitare. La stessa avv. DELFINO concordava con me su questa circostanza. ADR: Probabilmente ho avuto occasione di parlare con il dott. MONTEMURRO di tale circostanza, verosimilmente esternando anche a lui il fatto che ritenevo insolita la richiesta del Sost. P.G. BONOMI. 80
ADR: non ho idea di chi sia stato il primo informatore del Sost. P.G. BONOMI in merito a tale circostanza, ma credo che l’abbia saputo da voci di corridoio che circolavano nel Palazzo di Giustizia di Potenza. ADR: ripeto rimasi meravigliato che il Sost. P.G. BONOMI ed in generale la Procura Generale si interessasse di questa circostanza, tra l’altro datata nel tempo. ADR: l’ultima richiesta, che io sappia, pervenuta all’avv. DELFINO da parte del Sost. P.G. BONOMI è di circa 3 mesi fa”. Determinante per il rafforzamento delle finalità illecite del sodalizio è anche la capacità di condizionamento di appartenenti all’Arma dei Carabinieri, attraverso i rapporti del dr. TUFANO e del dr. BONOMI con i vertici del predetto Corpo in Basilicata. In particolare, la vicenda che ha visto contrapposti i vertici dell’Arma dei Carabinieri di Potenza, soprattutto il Gen. GARELLI, comandante regionale protempore ed il Col. IMPROTA, capo di stato maggiore pro-tempore, al Procuratore della Repubblica di Potenza, dr. GALANTE ed alcuni suoi Sostituti, con particolare riferimento agli eventi accaduti nel corso dell’inchiesta amministrativa disposta dal Ministro della Giustizia e svolta dal Sostituto Procuratore Generale, dr. BONOMI. Da attività investigativa svolta dal dr. WOODCOCK, Sostituto Procuratore della Repubblica di Potenza, nei confronti di PESSOLANO Nicola (noto imprenditore nel settore degli autoveicoli di Potenza), per i delitti di estorsione ed usura, erano emersi frequenti contatti tra quest’ultimo e personaggi delle Istituzioni, tra i quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri in servizio a Potenza. Emergevano, tra l’altro, episodi di cessione di beni e servizi; in particolare, cessione, in comodato d’uso, di autovetture e riparazione gratuita delle stesse, effettuate dal PESSOLANO a favore di appartenenti alle forze dell’ordine, in particolare ad alti Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. La polizia giudiziaria delegata relazionava sull’attività svolta circa alcune condotte poste in essere dal Col. CC IMPROTA Nicola e dal Ten.Col. CC POLIGNANO Pietro Giuseppe, rispettivamente Capo di Stato Maggiore presso il Comando Regionale dei Carabinieri di Potenza e Comandante Provinciale dei Carabinieri di Potenza. Dall’esame delle conversazioni telefoniche emergeva che i predetti ufficiali avevano beneficiato, più volte, dei servigi del predetto PESSOLANO, verosimilmente in maniera gratuita. Dalla medesima attività emergeva, altresì, che gli stessi ufficiali, all’atto dell’arresto del PESSOLANO, venivano sollecitati con richieste di intervento, per la sua posizione processuale, sia dall’indagato, che dai suoi familiari, tanto che i citati ufficiali ed, in particolare, il Ten. Col. POLIGNANO sarebbe stato intenzionato a fargli visita in carcere. Dalla medesima attività tecnica affiorava, altresì, che ad un certo punto, gli stessi ufficiali risultavano avere la quasi certezza di essere sottoposti ad intercettazione telefonica, tanto da rivolgere, in numerosissime occasioni, pesanti apprezzamenti nei confronti del personale addetto all’ascolto delle loro utenze. Le conversazioni telefoniche che consentivano di ricostruire il quadro dei rapporti tra la Procura Generale di Potenza ed i vertici dell’Arma in Basilicata, venivano captate sulle utenze in uso al Ten. Col. POLIGNANO Pietro ed in uso al Col. IMPROTA Nicola. Nell’informativa di reato relativa all’imprenditore PESSOLANO emergeva che: ”….omissis….nell’ambito dei rapporti da lui intrattenuti (PESSOLANO, n.d.r.) con autorevoli personalità del mondo istituzionale potentino e lucano, frequentava assiduamente proprio l’IMPROTA ed il POLIGNANO. Con costoro, infatti, il 81
PESSOLANO intratteneva cordiali e assidue relazioni essendo amico personale e commensale abituale degli stessi….omissis”. Le conversazioni telefoniche rilevanti, con particolare riguardo al ruolo del sodale BONOMI, sono afferenti ai seguenti fatti: • Nota n. 55/6-4 del 22.6.2005, a firma del Gen. GARELLI, Comandante della Regione Carabinieri Basilicata, relativa allo stato dei rapporti tra l’Arma dei Carabinieri di Potenza ed alcuni magistrati della Procura della Repubblica, inviata in data 22.6.2005 al Sostituto Procuratore Generale della Procura Generale di Potenza, dr. Bonomi. I motivi di doglianza esternati dal Comandante Regionale dei Carabinieri attengono ad alcuni episodi che avrebbero incrinato “le relazioni tra l’Arma dei Carabinieri e la locale magistratura”. In particolare, si fa riferimento ad una vicenda che ha visto coinvolto il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Potenza, Ten. Col. Pietro Giuseppe POLIGNANO, indagato dalla Procura di Potenza perché “non avrebbe inoltrato alla Procura della Repubblica di Potenza, mediante apposita , un processo verbale dal quale si evinceva la commissione di un reato da parte di altro ufficiale dell’Arma, la cui procedibilità era d’ufficio”…Nel corso dell’interrogatorio (svoltosi il 16 giugno 2005) la dott.ssa Piccininni ha chiesto al Ten. Col. Polignano di specificare se egli avesse mai impartito precise disposizioni – di avere, cioè, ordinato – all’ufficiale dipendente – uno dei due estensori del verbale – di non avvisare la Procura della Repubblica perché . Atteso che l’iscrizione a modello 21 del Ten. Col. POLIGNANO risalirebbe a novembre del 2004, il Gen. GARELLI si meravigliava del fatto che si fosse dovuto attendere la proroga della data del termine delle indagini preliminari “…per porgli alcune semplici domande…atteso che non parrebbe esserci stata necessità di chissà quale attività probatoria od investigativa in merito…”. Invero “…vi è un’ulteriore – e ben più grave – considerazione che non posso esimermi dal far rilevare…Non è un segreto che il Ten. Col. POLIGNANO avesse presentato la propria candidatura a ricoprire l’incarico di della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza…E’ palese che l’essere sottoposto ad indagini avrebbe rappresentato un elemento di sicura esclusione in sede di riunione collegiale decisiva, talchè il Ten. Col. POLIGNANO, al fine di non subire l’onta di una tale esclusione, si è visto costretto ad esprimere la propria rinuncia formale al concorso di che trattasi, cosa che ha formalizzato il 23 maggio 2005…”. Altro episodio citato, tra gli altri, dal Gen. GARELLI al punto 3 lett. G della sua nota riguarda il Sostituto Procuratore, dr. WOODCOCK. Ed infatti: “…Nel corso del mese di marzo 2005, al Ten. Salvatore Luciano, Comandante del N.O.R. della Compagnia CC di Potenza, era in modo inusuale richiesto da parte del Sost. Proc. dott. Woodcock di fornire alcune informazioni sul fascicolo processuale nr. 4393/04 Mod. 21, in carico al Sost. Proc. dott.ssa De Luca, per il quale quel Comando stava svolgendo indagini…L’ufficiale, ovviamente, non forniva le informazioni richieste e consigliava a quel magistrato di rivolgersi direttamente alla sua collega…” • Una relazione a firma del Procuratore della Repubblica di Potenza, dr. GALANTE, datata 15.07.2005 ed inviata al Procuratore Generale della Repubblica di Potenza e, per conoscenza, al C.S.M., al Ministro della Giustizia ed al Comandante Generale dei Carabinieri, con la quale 82
controdeduce, punto per punto, alla nota del Gen. GARELLI prima riportata. Il dr. GALANTE, in merito al punto 3, lett. G della citata nota, richiama “…la esauriente relazione dei Sostituti chiamati in causa dall’esponente, dottori Henry Woodcock e Claudia De Luca…Le affermazioni dei due Sostituti sarebbero state bastevoli a troncare di netto l’episodio…la documentazione allegata e gli accertamenti che ho ritenuto di svolgere personalmente nel fascicolo aperto presso il mio Ufficio confermano che la vicenda ha avuto uno svolgimento fisiologico, assolutamente opposto a quello rappresentato dal Generale Garelli…”. Il dr. Woodcock ha querelato il Gen. Garelli, con atto del 15.7.2005, ritenendo diffamatorie le considerazioni espresse dall’ufficiale dell’Arma nella nota inviata al Procuratore Generale, dr. BONOMI. In merito alla descritta vicenda, di cui si fa riferimento al punto 3, lett. G della nota del Gen. GARELLI, il dr. Woodcock nella relazione inviata al Procuratore della Repubblica, dr. GALANTE in data 28.6.2005 precisa: “…In data 27.6.2005 si presentavano presso l’ufficio dello scrivente …il tenente Salvatore Luciano, unitamente al maresciallo Fausto Iannaccone (entrambi in servizio presso la Compagnia CC di Potenza), i quali chiedevano di avere un colloquio riservato coni l sottoscritto su una vicenda – a loro dire – delicata…Il tenente Salvatore Luciano, immediatamente, rappresentava che la visita sua e del maresciallo F. Iannaccone era legata alla necessità di chiarire una vicenda riguardante una nota che il Comandante della Regione Basilicata dei CC, generale Emanuele Garelli, aveva inviato al Procuratore Generale di Potenza;… al riguardo entrambi i menzionati militari, nel loro racconto, facevano riferimento, in modo evidente, all’episodio descritto alla lettera g) del punto n. 3) della segnalazione a firma del generale E. Garelli, trasmessa dalla S.V al sottoscritto in data 24.6.2005…In particolare. A tal proposito, sia il tenente Salvatore Luciano che il maresciallo Iannaccone sottolineavano che la rappresentazione e lo svolgimento della vicenda in esame…era stata completamente travisata e, addirittura, dall’autore della segnalazione medesima; anzi, a tal riguardo, proprio il Luciano sottolineava che…la segnalazione in esame non era altro che l’espressione delle tensioni e del disappunto maturato da alcuni ufficiali dei Carabinieri nei confronti della Procura della Repubblica di Potenza, scaturito…da talune vicende giudiziarie riguardanti alcuni ufficiali dei CC in servizio in Basilicata…. Il dr. GALANTE svolgeva personalmente ulteriori
indagini costituendo un fascicolo (n. 768/05-45), in relazione al quale escuteva a S.I.T. i due ufficiali dei Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza, Ten. LUCIANO e Cap. ANGIULLI. Il primo, sentito dal Dr. GALANTE in data 4.7.2005 riferisce: “…Informalmente sono venuto a conoscenza di una nota che il Comandante di Regione avrebbe inviato recentemente alla Procura in ordine ai rapporti intercorrenti tra detto Ufficio e l’Arma dei CC…Ai fini della ricostruzione dei fatti attinenti alle indagini sul Centro Disturbi Alimentari dell’Ospedale S. Carlo riferisco quanto segue: nel dicembre 2004 la d.ssa De Luca ha conferito al NOR delega all’espletamento di dette indagini nell’ambito del pron. N. 4393/04-21. Nel corso delle indagini abbiamo verificato che alcune persone da noi sentite erano già state sentite dalla Guardia di Finanza sulla stessa vicenda o su circostanze analoghe. Stante questa situazione il m.llo Iannaccone mi riferì di aver chiesto al m.llo Iula della Guardia di Finanza se anche loro stessero svolgendo indagini sulla vicenda…Tutto ciò accadeva nel mese di marzo 2005 quando il m.llo Iula ebbe modo di riferire ancora al m.llo Iannaccone di portarsi un certo giorno dal dott. Woodcock per motivi di indagini. A quell’incontro mi portai io personalmente e ricordo che nell’occasione il dott. Woodcock mi chiese se anche noi Carabinieri stessimo svolgendo indagini sulla vicenda del Centro del S. Carlo. Alla domanda del dott. Woodcock mi limitai a rispondere che, a mio parere, sarebbe stato opportuno che lui si rapportasse direttamente alla d.ssa De Luca per conto della quale 83
stavamo svolgendo indagini. Di tale incontro con il dott. Woodcock, al quale diedi un taglio di assoluta normalità, io non feci cenno ad alcuno, tanto meno alla mia gerarchia…Posso presumere che la nota inoltrata dal Comando Regione sia l portato di uno stato di disagio o di tensione esistente tra l’Arma e la Procura a causa di altre situazioni che vedono indagati altri Ufficiali dell’Arma…” . Il secondo, sentito in data 7.7.2005 riferisce: “…so in maniera informale e generica della esistenza di una nota trasmessa dal Generale Garelli alla Procura Generale della Repubblica di Potenza; di tanto io ed altri ufficiali siamo stati notiziati dal Comandante Provinciale Tenente Colonnello Polignano dopo la trasmissione della nota medesima…nei primissimi giorni di maggio 2005 ho interpellato il Tenente Luciano…per chiedergli di ragguagliarmi in ordine alle indagini in corso e alle attività in genere del Nucleo Operativo…Non ricordo con assoluta certezza, ma mi sembra di no, se il Tenente Luciano mi abbia riferito, altresì, che le indagini per conto del dott. Woodcock erano in corso di svolgimento da parte della Guardia di Finanza…Non ricordo se il Tenente Luciano nel riferirmi la richiesta del dott. Woodcock l’abbia qualificata con l’aggettivo ; è più possibile che abbia usato il termine , e dico questo perchè tale termine è più appartenente al lessico del mio collega…preciso altresì che il Tenente Luciano mi riferì che alla domanda del dott. Woodcock ebbe a rispondere che ove lui avesse inteso ottenere quella informazione avrebbe dovuto rivolgersi alla Dott.ssa De Luca con ciò implicitamente facendogli capire che le indagini dei carabinieri effettivamente erano in corso…Accadde però che in data 27.05.2005, se ben ricordo, si sia tenuta una riunione convocata dal Generale Garelli degli ufficiali della sede del Comando Provinciale; in quella occasione il Generale ci rappresentò il suo convincimento che le indagini dei carabinieri segnassero il passo e che ciò fosse la risultante di un rapporto non buono tra l’Arma e la Procura della Repubblica di Potenza…Nel corso della riunione del 27.05.2005 il Generale Garelli chiese ai comandanti della sede provinciale una relazione sull’argomento rapporti tra l’Arma e la Procura della Repubblica di Potenza. Sull’argomento specifico affermo che il Tenente Luciano, tra le altre cose, ebbe a formalizzare l’episodio che aveva formato oggetto delle sue dichiarazioni orali a me del precedente mese di maggio; detta relazione da me visionata e fatta mia, è stata da me subito inviata al Comandante Provinciale; ciò è accaduto dopo la festa dell’arma, credo intorno al 09-10/06 di quest’anno allorquando il Comandante Provinciale chiese formalmente ai comandanti di sede di approntare la relazione di cui aveva parlato il Generale nella riunione del 27 maggio…Nella riunione del 27.05.2005 sopra citata il Generale Garelli non palesò il suo intento di informare della questione la Procura Generale di Potenza. Aggiungo che sempre in quella riunione del 27.05.2005 il Generale Garelli ci chiese il nostro parere in ordine ala possibilità di parlare della questione, o per meglio dire, il Generale usò l’espressione , con la Procura della Repubblica ovvero con la Procura Generale…”
Il Ministero della Giustizia, ricevuta la relazione del dr. GALANTE, delegava il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza, nella veste del facente funzioni, Sostituto Procuratore Generale, dr. Gaetano BONOMI, già in servizio all’Ispettorato del Ministero della Giustizia, a svolgere le indagini del caso. Dalla disamina delle intercettazioni si evince che l’interlocutore principale degli alti ufficiali dei Carabinieri coinvolti nella vicenda è stato il dr. BONOMI, attesa anche la temporanea assenza del Procuratore Generale, dr. TUFANO. In particolare, è emerso che il BONOMI, incaricato dell’istruttoria e, quindi, dell’accertamento sui fatti con particolare riferimento a quanto affermato dal Gen. GARELLI e quanto risultante dall’istruttoria successiva del dr. GALANTE, si sia adoperato, unitamente al Col. IMPROTA ed al Ten. Col. POLIGNANO, per “aggiustare” la versione fornita dai due ufficiali dei CC che non avevano confermato al Procuratore della Repubblica alcune delle lamentele formulate dal proprio Comandante Regionale nella nota di doglianza. Dalle conversazioni 84
emergono precise ingerenze dei vertici dell’Arma di Potenza, in relazione all’ audizione dei due testi avanti al Sostituto Procuratore Generale, finalizzate a modificare il contenuto delle dichiarazioni già rese al Procuratore Galante, nonché taluni commenti sul dr. Bonomi il quale tenderebbe ad acuire lo scontro con la Procura tanto da “gettar fuoco” piuttosto che acqua sulla vicenda. Dalle telefonate esaminate emerge, inoltre, che l’obiettivo del dr. BONOMI non sarebbe stato solo quello di salvaguardare gli Ufficiali dell’Arma ai quali era collegato, quanto piuttosto di screditare la Procura della Repubblica di Potenza, nella persona del suo Capo, il dr. Galante, e di alcuni Sostituti al fine di poter ottenere, nel futuro, l’incarico di Procuratore della Repubblica (obiettivo non raggiunto tenuto anche conto del coinvolgimento in fatti penali del dr. BONOMI). A tal proposito, emergeva che il Gen. CETOLA (Comandante Interregionale protempore dei Carabinieri), interveniva a Potenza per tentare di dirimere la problematica sorta con i due ufficiali inferiori dell’Arma escussi dal dr. GALANTE. Ciò in quanto gli stessi avevano fornito al Procuratore della Repubblica una versione dei fatti divergente da quella relazionata dal Gen. GARELLI alla Procura Generale. Difatti, il Gen. Cetola, in una conversazione telefonica, riferiva al suo interlocutore, Col. IMPROTA, quella che era la volontà del BONOMI, ovvero, di “…gettare fuoco anziché acqua….”. Il Col. IMPROTA ribadiva nell’ambito della stessa conversazione che era in atto un aspro contrasto tra il BONOMI e la Procura della Repubblica ed, in particolare con alcuni dei magistrati coinvolti, ovvero, il dr. GALANTE, il dr. WOODCOCK ed il dr. MONTEMURRO. Ancora, dalle conversazioni telefoniche emergono ulteriori elementi dell’evoluzione nella vicenda dei rapporti intercorsi fra i vertici dell’Arma ed il Sostituto Procuratore Generale Dr. Bonomi indirizzati soprattutto a delegittimare i magistrati della Procura della Repubblica sopra indicati, attraverso la strumentalizzazione capziosa dei contenuti delle relazioni di servizio dalle quali è, poi, scaturita la segnalazione del Gen. Garelli alla Procura Generale, ed i successivi tentativi di far modificare ai due ufficiali dell’Arma le dichiarazioni già rese al Dr. Galante, nell’ambito della sua istruttoria, al fine di creare una versione dei fatti a loro più confacente e, quindi, favorire, di conseguenza, le ambizioni del BONOMI interessato a ricoprire l’incarico occupato dal Procuratore Galante. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso ad IMPROTA si comprende che il dr. BONOMI chiede al Col. IMPROTA di fornire della documentazione a sostegno di quanto segnalato dal Generale GARELLI, rivelando, seppure non richiesto, la circostanza di essere stato delegato dal Ministero della Giustizia a compiere accertamenti, sia sulla relazione inviata dal Generale GARELLI che sulla risposta pervenuta dal dr. GALANTE. Infatti, come anche rivelato dalle successive conversazioni intercettate, il dr. GALANTE aveva interrogato il Ten. Luciano ed il Cap. ANGIULLI, i quali avevano fornito dichiarazioni divergenti con la relazione del Generale GARELLI; sulla base di questi e di ulteriori elementi il dr. GALANTE aveva deciso di inviare una relazione sui fatti emersi, tra gli altri, al Ministero della Giustizia che, successivamente, aveva delegato per gli accertamenti la Procura Generale di Potenza. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in 85
uso a GARELLI Emanuele, avvenuta in data 1.8.2005 alle ore 17.26, emerge che il Col. IMPROTA ed il Ten. Col. POLIGNANO, in data 1.8.2005, si recavano dal dr. BONOMI il quale comunicava loro che prima di iniziare “..una certa attività…” avrebbe voluto parlare con il Generale GARELLI che, in quel momento, però, si trovava in licenza a Milano e non poteva rientrare. Lo stesso Generale GARELLI, infatti, contatterà telefonicamente il dr. BONOMI per parlargli in merito ad una relazione che era stata inviata al Ministero della Giustizia, facendo riferimento a quella trasmessa dal dr. GALANTE. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso a tale VINCENZO, avvenuta in data 3.8.2005 alle ore 12.19, emerge un riferimento alla circostanza relativa alla presentazione da parte del Ten. Col. POLIGNANO della domanda per partecipare alla selezione per la scelta del nuovo responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Carabinieri – presso la Procura della Repubblica di Potenza (in sostituzione del Col. GENTILI). Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso al Generale CETOLA avvenuta in data 05.08.2005 alle ore 16.49, emerge che il Generale CETOLA, Comandante Interregionale dei Carabinieri, contatta il Col. IMPROTA, riferendogli della relazione a lui pervenuta, con la quale il dr. GALANTE, dopo aver interrogato il Ten. LUCIANO ed il Cap. ANGIULLI, avrebbe rilevato che gli accertamenti da lui esperiti “confermano che la vicenda ha avuto uno svolgimento fisiologico, assolutamente opposto a quello rappresentato dal Generale Garelli“. Lo stesso Generale manifesta l’urgente bisogno di incontrare il dr. TUFANO, il dr. BONOMI, nonché i due ufficiali che avevano reso le dichiarazioni al dr. GALANTE ed il Magg. ZOLLI. Infatti, lo stesso riferisce di essere in possesso della documentazione dalla quale emergerebbe che i due ufficiali avrebbero detto che i fatti non si sarebbero svolti come relazionato dal Generale GARELLI alla Procura Generale. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in uscita dall’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 05.08.2005 alle ore 17.11, tra il Generale GARELLI ed il Col. IMPROTA sembra emergere che il Generale CETOLA avrebbe ricevuto la relazione del dr. GALANTE dalla quale risulterebbe che “…quello che hanno scritto loro…” sarebbe stato smentito dal Ten. LUCIANO e dal Cap. ANGIULLI. Lo stesso Generale GARELLI chiede al Col. IMPROTA di convocare i due ufficiali in questione per conoscere il contenuto delle propalazioni fatte al dr. GALANTE. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza in uso a GARELLI Emanuele, avvenuta in data 05.08.2005 alle ore 18.29, emerge che il Col. IMPROTA si trova nell’ufficio del dr. BONOMI e discute degli ultimi eventi, in particolare, della relazione del dr. GALANTE. Il dr. BONOMI, parlando al telefono con il Gen. GARELLI, riferisce dell’opportunità che il Col. IMPROTA gli richieda la copia di alcuni atti, facendo riferimento alla documentazione redatta dal dr. GALANTE (“e... e il quale mi richiederà per suo... per suo conto una copia di tutte queste... queste dichiarazioni…”), in modo da consentire loro di predisporre delle controdeduzioni e “…non essere al buio…”, rimanendo d’accordo, comunque, che il successivo martedì si sarebbe recato da lui il Gen. CETOLA. Il dr. BONOMI, 86
avrebbe, quindi, fornito al Col. IMPROTA, copia della documentazione a lui giunta dal Ministero della Giustizia attinente alla relazione inviata allo stesso Ministero dal dr. GALANTE, per consentire di conoscere gli addebiti a loro mossi. La circostanza della consegna della suddetta documentazione ai predetti ufficiali da parte del dr. BONOMI emerge ancora più chiaramente dalla lettura delle ulteriori conversazioni di seguito riportate. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso al generale CETOLA avvenuta in data 05.08.2005 alle ore 20.53, emerge che il Col. IMPROTA chiama il Gen. CETOLA per avvisarlo che il Procuratore Generale, dr. TUFANO, da lui incontrato in occasione della manifestazione nel corso della quale gli era stata conferita la cittadinanza onoraria del Comune di Pietragalla, sarebbe stato assente all’incontro in Procura Generale perché in ferie. TUFANO avrebbe raccomandato ad IMPROTA di far riferire al Gen. CETOLA che non aveva ancora letto le carte ma che, successivamente, “….sarebbe stato parte attiva….”, nel senso che anche lui avrebbe espresso la sua opinione “….posso anche e... diciamo esprimere la mia…”. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso al generale CETOLA, avvenuta in data 06.08.2005 alle ore 09.39, il Col. IMPROTA comunica al Gen. CETOLA che “poi ieri sera io.. mi sono messo sotto per tutta la serata l'eccellenza Bonomo…” e che il medesimo, nella stessa mattinata, gli avrebbe consegnato tutta la documentazione attinente la relazione del dr. GALANTE, incluse le dichiarazioni rese a quest’ultimo dal Ten. LUCIANO e dal Cap. ANGIULLI. Lo stesso Gen. CETOLA riferisce di esserne già in possesso e chiede al Col. IMPROTA, che tipo fosse il dr. BONOMI e cosa pensasse della situazione che li vedeva coinvolti. Il Col. IMPROTA riferisce testualmente che “…... e... la vede... perchè dobbiamo irrobustire e... proprio per le dichiarazioni di cui io ignoravo, perchè come vi dicevo... non c'ero e non mi sono interessato di queste cose qua... e... di irrobustire la cosa proprio perchè il tutto è stato... diciamo e... buttato giù da questa presentazione dei due ufficiali a Woodcock e allo stesso Galante ……”, facendo emergere la circostanza che sarebbe stata intenzione del dr. BONOMI irrobustire il quadro accusatorio nei confronti dei magistrati della Procura della Repubblica di Potenza. Ciò anche alla luce delle dichiarazioni rese dal Ten. LUCIANO e Cap. ANGIULLI al dr. GALANTE, che avrebbero ridimensionato quanto indicato nella relazione del Gen. GARELLI. Il Gen. CETOLA esterna, altresì, al Col. IMPROTA tutto il suo disappunto riguardo l’invio da parte del Gen. GARELLI della relazione alla Procura Generale dalla quale era nata tutta la vicenda. Infatti, lo stesso, testualmente, riferisce “……Va bene! Garelli, insomma questo, gliel'ho detto da subito appena ho letto quel Ris che ha fatto e quindi mi sono reso conto di quello che aveva fatto, gli avevo detto subito che aveva fatto una cosa inopportuna, perchè se lui mi avesse chiesto prima a me glielo avrei detto che non era proprio il caso di mettere per iscritto quelle cose che ha messo e poi in quel modo così... e... e... pesante e gli ho detto: " stai accorto, perchè vedrai che si ritorce contro di te" e infatti si sta ritorcendo perchè naturalmente leggendo quelle cose, ma tu vuoi che il Procuratore e i sostituti non lo attacchino adesso e.... e......” Alla fine della stessa conversazione il Gen. CETOLA chiede al Col. IMPROTA se il dr. BONOMI fosse ben disposto nei loro confronti, ricevendo una risposta 87
positiva, con la significativa precisazione che quest’ultimo non sarebbe stato dalla parte del Procuratore GALANTE. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso a CARAMIA Giovanni avvenuta in data 06.08.2005 alle ore 09.40, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO contatta il maresciallo CARAMIA chiedendogli di vedersi immediatamente in quanto “era successo un casino”, riferendosi alla situazione in esame. Il Maresciallo CARAMIA chiede se sono cose “…sfavorevoli a loro…” ricevendo risposta affermativa ed aggiungendo che c’è qualcuno “….sotto di loro…che ha fatto il voltafaccia…” alludendo al Ten. LUCIANO ed al Cap. ANGIULLI, per i quali lo stesso si ripropone di fare immediatamente una proposta di allontanamento. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 06.08.2005 alle ore 11.19, emerge che il dr. BONOMI ha fornito agli Ufficiali dei Carabinieri chiamati in causa dalla relazione del dr. GALANTE tutti gli atti inerenti la stessa, in modo da permettere loro di “…tessere…sta tela…”. Infatti, il Col. IMPROTA riferisce al Gen. GARELLI di avere avuto copia di tutti gli atti e che sta provvedendo a farglieli recapitare. Questo emerge da quanto di seguito riportato: I: Anche se... ho fatto il mio (...) ma gl'ho detto " ma scusate, ma noi come dobbiamo lavorare qua, se noi non c'abbiamo su che cosa dobbiamo tessere sta tela e... e... Nico! Parliamo così! G.: Muh, muh! I.: a mezze parole, qua dobbiamo incardinare le cose come si deve G.: Muh, muh! I.: E mi sono fatto dare la copia degli atti Lo stesso Col. IMPROTA, inoltre, comunica al Gen. GARELLI che troverà delle belle sorprese da parte “….di quei due …imbecilli…”, facendo espresso riferimento al Ten. LUCIANO ed al Cap. ANGIULLI. Sempre il Col. IMPROTA, inoltre, aggiunge, avendo letto tutti gli atti, che se vi fossero altre storie dovrebbe rispondere il Ten. Col. POLIGNANO non loro. A tal proposito la relazione inviata alla Procura Generale da parte del Gen. GARELLI era basata anche sulla relazione del Ten. Col. POLIGNANO. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola, avvenuta in data 06.08.2005 alle ore 12.36, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO riferisce al Col. IMPROTA che, letti gli atti, ci sarebbe “….tra le pieghe…” la possibilità di trovare “una bella formula che possa stoppare un pochettino questo contrattacco del procuratore..”. Tale conversazione, oltre a confermare la consegna della documentazione attinente la relazione del dr. GALANTE, da parte del dr. BONOMI ai Carabinieri, si incentra sul fatto che il Cap. ANGIULLI avrebbe fatto delle affermazioni innanzi al dr. GALANTE in contrasto con la relazione del Gen. GARELLI. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica in uso a IMPROTA Nicola ed in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro, avvenuta in data 06.08.2005 alle ore 17.59, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO è in possesso della documentazione consegnata in 88
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mattinata dal dr. BONOMI al Col. IMPROTA. Il POLIGNANO riferisce ad IMPROTA che, essendo in ufficio intento a “riparare un pò questa...questa matassa”, avrebbe bisogno di venire ufficialmente in possesso degli atti che sta esaminando, attraverso la trasmissione ufficiale degli stessi da parte del Comando Regionale (Col. IMPROTA). Il Ten. Col. POLIGNANO riferisce al Col. IMPROTA che in questa occasione, più che in altre, devono essere molto cauti e formali. Il Col. IMPROTA lo rassicura dicendogli che gli avrebbe mandato ufficialmente tutta la documentazione in oggetto attraverso una lettera retrodatata. Le trascrizioni integrali delle conversazioni telefoniche rispettivamente in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 08.08.2005 alle ore 16.45, e della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 08.08.2005 alle ore 16.49, intercorse tra il Gen. GARELLI ed il Col. IMPROTA, fanno emergere la volontà degli interlocutori di sanzionare disciplinarmente i due ufficiali inferiori per aver reso le dichiarazioni al dr. Galante contrastanti con la relazione del Gen. Garelli. I due interlocutori, infatti, ed in particolare il Gen. GARELLI sarebbe determinato a procedere nei confronti degli stessi con “….una punizione che gli lasci il ricordo…”, trovando il pieno assenso del Col. IMPROTA. Gli interlocutori si rammaricano del fatto che la Procura della Repubblica fosse venuta a conoscenza della relazione redatta dal Gen. GARELLI diretta alla Procura Generale, che aveva consentito al dr. GALANTE, tramite l’escussione dei due ufficiali, di predisporre una controrelazione. Il Gen. GARELLI si ripromette di “…dover strapazzare questi qui…” facendo, verosimilmente, riferimento al Ten. LUCIANO ed al Cap. ANGIULLI, il primo dei quali ha informato dell’esistenza della relazione del Gen. GARELLI il dr. WOODCOCK che, a sua volta, aveva riportato l’accaduto al Procuratore dr. GALANTE. Gli interlocutori concordano anche sul fatto che devono mettere in evidenza che i due ufficiali sono persone non affidabili, dando cenno del fatto che il Gen. CETOLA, proprio per tale motivo l’indomani vuole incontrarli. La conversazione prosegue sull’esigenza di una strategia comune da adottare nel tentativo di contrastare le accuse mosse nei loro confronti dal Procuratore dr. GALANTE. Dalla stessa conversazione emerge, altresì, che il dr. BONOMI, avrebbe invitato il Ten Col. POLIGNANO a ripresentare la domanda per partecipare al concorso per l’assegnazione del posto di responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Potenza. Inoltre, sarebbe stato lo stesso BONOMI, delegato dal Ministero della Giustizia, a compiere gli accertamenti sia sulla relazione del Gen. GARELLI che su quella di risposta del dr. GALANTE: a consegnare la documentazione inerente la seconda ai diretti interessati; a mostrarsi benevolo nei confronti dei Carabinieri ed “agguerrito” contro la Procura della Repubblica ed, in particolare, contro il dr. GALANTE ed alcuni dei suoi Sostituti (dott.ri MONTEMURRO e WOODCOCK); ad aver suggerito al Ten. Col. POLIGNANO le “….altre cose da preparare…”. Da ciò si evince che sarebbe stato il dr. BONOMI che avrebbe indicato agli stessi Carabinieri chiamati in causa cosa portare alla sua attenzione, al fine di orientare, a 89
loro favore, le sue valutazioni, cercando, in tale maniera, di “riparare il danno” causato dalle dichiarazioni del Ten. LUCIANO e del Cap. ANGIULLI rese al dr. GALANTE. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza in uso a BONOMI Gaetano, avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 10.06, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO ed il Col. IMPROTA contattano il dr. BONOMI e gli comunicano che il Gen. CETOLA si sta recando da lui. Nella medesima conversazione il dr. BONOMI chiede al Col. IMPROTA se “…hanno parlato…..”. Il Col. IMPROTA gli riferisce che “……abbiamo parlato, abbiamo stabilito una linea... che poi il signor Generale e…..“. Il dr. BONOMI appare concorde su tale circostanza. Il Col. IMPROTA, inoltre, gli riferisce che dovranno andare a rivedere tutte le posizioni ed, a tal proposito, il dr. BONOMI gli chiede se “….avevano concordato qualcosa di immediato……”. Il Col. IMPROTA risponde affermativamente aggiungendo che lo stesso Gen. CETOLA ha dato “…le indicazioni che dovranno seguire…”; Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 10.13, emerge che il Col. IMPROTA ed il Gen. GARELLI discutono dell’incontro che il Gen. CETOLA ha avuto a Potenza con il Ten. LUCIANO ed il Cap. ANGIULLI. Il Col. IMPROTA riferisce che “….circola parecchia aria nuova….”, facendo verosimilmente riferimento ad un eventuale trasferimento dei due ufficiali monitorati dal Gen. CETOLA il quale, a suo dire “…..ha sistemato bene il Capitano...”: Dalla medesima conversazione emerge, altresì, che ai due ufficiali sarebbe stato consigliato, a seguito del colloquio in questione, di andare “….dal procuratore Generale a deporre….subito di corsa….”. Gli stessi interlocutori fanno riferimento alla circostanza secondo la quale il dr. GALANTE avrebbe interrogato i due ufficiali non avendone la prerogativa, alludendo, altresì, alla circostanza che quest’ultimo avrebbe travisato il senso delle loro dichiarazioni. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza in uso a IMPROTA Nicola ed in uscita dall’utenza in uso a generale CETOLA avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 11.20, emerge che al termine del colloquio con il Sostituto Procuratore Generale di Potenza, dr. BONOMI, il Gen. CETOLA chiama il Col. IMPROTA riferendogli che il loro obiettivo, a questo punto, sarebbe stato quello di “smorzare” i toni della vicenda. In tal senso, si ripropone di riportare questo suo intendimento al predetto magistrato. Nello stesso tempo, però, riferisce che il dr. BONOMI ha intenzione di “…buttare fuoco……invece che acqua…”. Lo stesso dr. BONOMI sentirà i due ufficiali (Ten. LUCIANO e Cap. ANGIULLI) in modo che confermino la relazione del Gen. GARELLI, contro “…quello che dice…….il Procuratore…” (dr. GALANTE). Il Gen. CETOLA afferma, inoltre, che dopo l’escussione dei predetti due ufficiali, a suo parere, il dr. BONOMI dovrebbe riferire al Ministero cercando di ridimensionare l’accaduto, riconducendolo a delle incomprensioni, ciò al fine di evitare di “….fare morti e feriti….”, anche se ha dei dubbi che tali siano le reali intenzioni del dott. BONOMI. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza in uso a 90
BONOMI Gaetano avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 12.34, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO contatta telefonicamente il dr. BONOMI, riferendogli che il Col. IMPROTA lo ha informato delle prossime audizioni del Ten. LUCIANO, Cap. ANGIULLI e Magg. ZOLLI. Il Ten. Col. POLIGNANO chiede al dr. BONOMI di anticipare l’audizione del Magg. ZOLLI, che per tale motivo viene fissata per il pomeriggio della stessa giornata, in quanto l’ufficiale in questione si era recato a Potenza solo per l’incontro con il Gen. CETOLA. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza n. in uso a CARAMIA Giovanni avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 13.36, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO ed il Mar. CARAMIA, discutono del fatto che il dr. BONOMI, dopo la visita del Gen. CETOLA, inizia le audizioni degli ufficiali e sottufficiali coinvolti nella vicenda (ANGIULLI, LUCIANO, ZOLLI, IANNACONE), per i primi due dei quali, gli interlocutori evocano provvedimenti disciplinari e di impiego. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza in uso a IMPROTA Nicola ed in uscita dall’utenza in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 09.08.2005 alle ore 16.42, tra il Gen. CETOLA ed il Col. IMPROTA, emerge che il primo, dopo aver incontrato il dr. BONOMI, si reca presso il Comando Provinciale dei Carabinieri in visita ispettiva. Nella stessa mattinata il Col. IMPROTA si sarebbe recato presso l’ufficio del dr. BONOMI con il quale avrebbe predisposto il calendario delle audizioni da effettuare agli appartenenti all’Arma dei Carabinieri indicati in precedenza, con particolare riferimento al Cap. ANGIULLI ed al Ten. LUCIANO. Il dr. BONOMI avrebbe espresso la volontà di concludere lui stesso tutti gli accertamenti, prima di andare in ferie, in quanto non voleva che vi provvedesse il suo sostituto, dallo stesso definito “…un altro dottore…”, secondo quanto riferito dal Col. IMPROTA. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a tale VINCENZO avvenuta in data 10.08.2005 alle ore 09.33, il Ten. Col. POLIGNANO riferisce al suo interlocutore il vero motivo della visita del Gen. CETOLA a Potenza: P.: si, lui è venuto ufficialmente per visitarmi il provinciale, però ufficiosamente per l'inchiesta amministrativa interna perchè ha sentito due - tre Ufficiali, poi ha avuto un colloquio con il Procuratore Generale, insomma sai, eh eh,
Dalla medesima conversazione emerge la vicinanza tra il Ten. Col. POLIGNANO, il Procuratore Generale di Potenza, dr. TUFANO ed il suo sostituto anziano (dr. BONOMI) “…..a livelli di baci in bocca…”: P.: con il Procuratore Generale e col sostituto anziano io sono in ottimi rapporti, maaa, V.: ma il problema P: ma quasi a livelli di baci in bocca, insomma .
Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 10.08.2005 alle ore 12.36, tra il Col. IMPROTA ed il Gen. GARELLI, emerge che le audizioni del dr. BONOMI sono finalizzate a “…..chiarire che loro sono stati intimiditi….”. Inoltre, emerge la volontà del dr. BONOMI di “……fare sul serio, nel senso che...gli voglia proprio far la guerra, no?....”, come chiesto dal Gen. GARELLI e confermato dal Col. IMPROTA. I due interlocutori sono preoccupati che tutto vada per il meglio, 91
ripromettendosi, il Col. IMPROTA, di fare una telefonata al dr. BONOMI per sincerarsi di ciò. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza in uso a CARAMIA Giovanni avvenuta in data 11.08.2005 alle ore 19.46, tra il Ten. Col. POLIGNANO ed il Mar. CARAMIA, emerge che l’ufficiale dell’Arma, a seguito della vicenda, potrebbe essere trasferito. Di tale possibilità, il POLIGNANO avrebbe informato il dr. BONOMI, il quale si era offerto di interessare il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri affinché fosse scongiurato l’eventuale trasferimento. Il Ten. Col. POLIGNANO si raccomanda di non far trapelare che fosse stato lui a sollecitare un magistrato (BONOMI) per scongiurare il suo trasferimento. Relativamente alla sua incompatibilità a ricoprire il ruolo di Comandante Provinciale dei Carabinieri di Potenza, a causa degli attriti con il Procuratore della Repubblica di Potenza, dr. GALANTE, riporta l’intenzione del dr. BONOMI di informare il Comando Generale dei Carabinieri, che entro l’anno (2005) se ne sarebbero andati “….più loro che noi…”, facendo riferimento, verosimilmente, ai magistrati della Procura di Potenza, con particolare riferimento “…al tizio….” (verosimilmente il dr. GALANTE). A dire ancora del POLIGNANO, il Gen. GARELLI, prima di andare via perché trasferito ad altro incarico, si sarebbe occupato della vicenda legata agli “…altri di sotto..”, facendo verosimilmente riferimento al Cap. ANGIULLI ed al Ten. LUCIANO. Il suo interlocutore, a tal proposito, avrebbe fatto rilevare che, probabilmente, non sarebbe stato il caso che procedesse il Gen. GARELLI, in quanto coinvolto nella vicenda (la relazione in contrasto con le dichiarazioni rese dai due ufficiali al dr. GALANTE, l’aveva scritta lui) e che, pertanto, siffatto provvedimento avrebbe potuto essere interpretato come un atto di ritorsione. Infine, viene ribadito che mentre il Gen. CETOLA avrebbe voluto “buttare acqua sul fuoco”, dopo aver comunque operato nel senso concordato con la Procura Generale, il dr. BONOMI era di tutt’altro avviso. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza in uso a BONOMI Gaetano, avvenuta in data 12.08.2005 alle ore 10.21, emerge che il Col. IMPROTA, dall’ufficio del dr. BONOMI telefona al Gen. CETOLA. Nel corso della conversazione il dr. BONOMI ed il Gen. CETOLA concordano le modalità di svolgimento degli accertamenti delegati alla Procura Generale, tanto che il BONOMI riferisce al Gen. CETOLA che quanto indicato nell’appunto che gli aveva dato continuava ad andare abbastanza bene. Inoltre, il dr. BONOMI riferisce al Gen. CETOLA, di aver redatto già una bozza dell’esito degli accertamenti condotti nell’ambito dell’inchiesta amministrativa, riferendo, tra l’altro, che ne avrebbe fornito copia informale al Col. IMPROTA. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 12.08.2005 alle ore 10.44, tra il Gen. GARELLI ed il Col. IMPROTA, emerge che il primo chiede notizie circa l’andamento dell’inchiesta amministrativa condotta dal dr. BONOMI, soffermandosi, in particolare, su “…l’interrogatorio dei due….”, intendendo il Cap. ANGIULLI ed il Ten. LUCIANO. Il Col. IMPROTA, a tale richiesta, risponde che era andato tutto bene. A questo punto il Gen. GARELLI chiede se gli stessi avessero ritrattato quello che 92
avevano detto (al dr. GALANTE) ricevendo risposta affermativa dal Col. IMPROTA, che aggiunge di stare tranquillo. Il Gen. GARELLI, inoltre, sollecita il Col. IMPROTA ad esaminare le posizioni disciplinari dei due ufficiali in questione (Cap. ANGIULLI e Ten. LUCIANO). Il Col. IMPROTA risponde di aver già avviato tale pratica. La trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in uscita dall’utenza telefonica in uso al generale CETOLA, avvenuta in data 13.08.2005 alle ore 13.02, risulta essere significativa in ordine alle dinamiche che hanno determinato il nuovo cambio di versione del Cap. ANGIULLI e Ten. LUCIANO. Il Col. IMPROTA comunica al Gen. CETOLA che il Tenente (LUCIANO) ha “chiaramente messo per iscritto che lui non..., assolutamente si dissociava da quando riferito….. dal magistrato…” , facendo riferimento alla relazione redatta dal dr. GALANTE. In merito a quanto riferito, invece, dal capitano ANGIULLI, il Col. IMPROTA riferisce che “……..Il capitano si è mantenuto un poco più vago ma in effetti ha fatto capire che c’è stata la quella e... oppressione diciamo psicologica quindi lui..., ha dichiarato quelle cose ….”. A tal riguardo, nelle conversazioni in precedenza indicate sarebbe emerso che il Gen. CETOLA avrebbe pesantemente richiamato i due ufficiali, anzi a dire dello stesso Col. IMPROTA, aveva “…sistemato bene il Capitano...” e riferendosi sempre al colloquio del Gen. CETOLA con i due ufficiali riferisce: “……I quale li ha fatto proprio... non ti dico come...”. Nella conversazione sottostante pare consacrarsi il fatto che i due testi abbiano assecondato le direttive del Gen. CETOLA tese a far emergere “…i cattivi comportamenti della Procura…”. Ed infatti il Col. IMPROTA afferma che tutto stava andando secondo le indicazioni impartite dal Generale: “……Eh secondo indicazioni sue signor Generale ….”. Inoltre, anche il Gen. CETOLA riferisce al Col. IMPROTA che, nonostante la loro ritrattazione, i due dovranno essere perseguiti disciplinarmente, ricevendo in risposta che la pratica è gia avviata. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza telefonica numero in uso CARAMIA Giovanni avvenuta in data 14.08.2005 alle ore 09.42, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO, il Col. IMPROTA ed il Mar. CARAMIA, hanno predisposto una relazione da sottoporre al Gen. GARELLI, anche in vista della sua audizione innanzi al dott. BONOMI. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza in uso CARAMIA Giovanni avvenuta in data 16.08.2005 alle ore 09.26, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO, si ripropone di “…fare le pratiche disciplinari a carico di ANGIULLI, LUCIANO e IANNACCONE……”. Nella stessa conversazione i due interlocutori fanno nuovamente riferimento alla relazione in corso di preparazione in vista del rientro in servizio del Gen. GARELLI. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza in uso a tale FAUSTO avvenuta in data 16.08.2005 alle ore 12.34, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO riferisce al suo interlocutore della volontà del dr. BONOMI di contattare il Comando Generale dell’Arma al fine di evitare di essere trasferito. Il dr. BONOMI gli avrebbe detto che se lui se ne fosse andato “…tutto il castello….sarebbe crollato…”, facendo evidentemente riferimento all’inchiesta 93
amministrativa in corso che vedeva contrapposti i Carabinieri alla Procura della Repubblica di Potenza. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza in uso a tale DE MASI avvenuta in data 17.08.2005 alle ore 12.09, emerge che il Col. IMPROTA, trovandosi presso la Procura Generale di Potenza, nell’ufficio del dr. BONOMI, chiede al suo interlocutore di farsi portare della documentazione, anche fotografica, in quanto utile a ciò che sta facendo. Tale documentazione fotografica riguarderebbe, tra gli altri, anche il dr. GALANTE ed il dr. MONTEMURRO. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita sull’utenza in uso a GARELLI Emanuele avvenuta in data 22.08.2005 alle ore 18.47, emerge che il Gen. GARELLI comunica al Ten. Col. POLIGNANO che il rapporto disciplinare a carico dei due ufficiali, ovvero, il Ten. LUCIANO ed il Cap. ANGIULLI, andrebbe modificato in quanto ci sarebbero da aggiungere ulteriori contestazioni a loro carico. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso a GARELLI Emanuele, avvenuta in data 22.08.2005 alle ore 18.47, emerge che il Gen. GARELLI, sempre in riferimento al procedimento disciplinare a carico dei due ufficiali più volte indicati, fa riferimento al fatto che il Ten. LUCIANO sarebbe andato dal dr. WOODCOCK e gli avrebbe riferito di una riunione, specificando di esserne venuto a conoscenza attraverso personale del Comando Regionale. A tal proposito, il Gen. GARELLI chiede di individuare anche l’autore di questa fuga di notizia e “mandarlo via”. Pertanto, emergerebbe la volontà dei due interlocutori di voler perseguire anche quanti, dall’interno del Comando Regionale, avrebbero fornito al Ten. LUCIANO l’informazione in oggetto: G.: e.... che ci... che... nel... nel malloppone, no, che ci ha dato P.: Si nella... G.: la Procura Generale, a un certo punto il Woodcock dice che si è presentato da lui Luciano parlandogli di questa riunione P.: Eh!, eh!, eh!, va bene signor Generale, visto che lo devo rifare quello, me lo guardo bene e controllo pure gl'altri dettagli G.: Esatto, si, si, quin... quindi c'è anche da fargli questa domanda qua, tutto P.: Va benissimo G.:quello che hai saputo, da chi l'hai saputo perchè c'è anche da mandare via quello che gliel'ha detto, di qua! P.: Va benissimo, d'accordo!
Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in entrata sull’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in uscita dall’utenza telefonica in uso a tale ANGIULLI avvenuta in data 31.08.2005 alle ore 19.54, emerge che il Cap. ANGIULLI contatta telefonicamente il Ten. Col. POLIGNANO, suo comandante diretto, per riferirgli del suo trasferimento alla Compagnia di Imperia. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a tale PACO avvenuta in data 01.09.2005 alle ore 08.49, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO parlando con il suo interlocutore sostiene di non 94
aver condiviso la relazione inviata dal Gen. GARELLI alla Procura Generale di Potenza che ha poi innescato la vicenda in esame. Dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza telefonica mobile in uso a POLIGNANO Pietro ed in entrata sull’utenza telefonica in uso a voce maschile da identificare avvenuta in data 01.09.2005 alle ore 17.14, emerge che il Ten. Col. POLIGNANO riferisce al suo interlocutore che alla direzione della Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri presso la Procura della Repubblica di Potenza sarebbe stato, verosimilmente, nominato, il Magg. ZOLLI, con il placet sia del dr. TUFANO che del dr. BONOMI. Inoltre, riferisce al suo interlocutore che il dr. GALANTE non sarebbe rimasto a lungo a Potenza. Il Magg. ZOLLI sarebbe stato convocato con urgenza a Potenza, benché fosse in licenza, per essere sentito dal dr. BONOMI. Si evidenziano, altresì, ulteriori contatti che sono significativi dei rapporti tra il dr. BONOMI ed il Col. CC IMPROTA. Tanto emerge dalla trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’utenza in uso a IMPROTA Nicola ed in entrata sull’utenza in uso a BONOMI Gaetano, avvenuta in data 29.08.2005 alle ore 10.51, laddove l’alto ufficiale dei Carabinieri, venuto a conoscenza di ulteriori indagini sul suo conto da parte del dr. WOODCOCK, nell’ambito del procedimento penale riguardante il già citato PESSOLANO, contatta il dr. BONOMI, per lamentarsi di tale situazione. Il dr. BONOMI gli consiglia di rivolgersi al dr. TUFANO, aggiungendo, con riferimento alla predetta indagine di “….fargli fare il loro mestiere e poi voi farete il vostro. E' chiaro?” . Il Col. IMPROTA, inoltre, si lamenta del fatto che l’indagine del dr. WOODCOCK sarebbe un atto di ritorsione nei suoi confronti, considerati i rapporti tra l’Arma e la Procura di Potenza. IMPROTA aggiunge che WOODCOCK starebbe creando dei problemi anche a suo genero per via di una procedura fallimentare. Il dr. BONOMI suggerisce di parlarne di persona, in quanto i telefoni potevano essere sotto controllo, rivolgendo all’eventuale personale delle forze di polizia in ascolto, un saluto “…agli amici vicini e lontani…”. Infine, lo stesso magistrato riferisce al suo interlocutore che avrebbe potuto trovare il dr. TUFANO in ufficio. In merito si mette in evidenza quanto dichiarato da DI TOLLA Pasquale, che all’epoca conduceva le indagini in questione: Dopo circa 20 giorni dall’attivazione delle operazioni tecniche sono emerse numerose conversazioni telefoniche tra i predetti ufficiali (Polignano e Improta) ed il Sostituto Procuratore Generale dott. Bonomi Gaetano. Preciso che dette conversazioni telefoniche sono state trascritte da me, dall’assistente Taddei, nonché dalla d.ssa Senatore e Agente De Felice, e trasmesse ex art.11 c.p.p., ovvero senza che sia stata fatta alcuna attività investigativa. In particolare tra le predette conversazioni ricordo in particolare di una. Ovvero nel mentre era in corso da parte nostra su delega del dott. Woodcock l’escussione ex art.351 c.p.p. degli autisti dei predetti colonnelli, al fine di verificare se gli stesi quando prendevano in prestito o noleggio le autovetture dal Pessolano, pagavano o meno, il Colonnello Improta telefonò al predetto Bonomi lamentandosi di questa nostra attività d’indagine. il predetto dott. Bonomi, non ricordo bene le parole, la conversazione è stata trascritta, rispose “fategli fare il loro lavoro che poi dopo voi farete il vostro”. Voglio precisare che da quello che ricordo, la maggior parte delle conversazioni aveva ad oggetto “problemi” che vi erano stati tra l’Arma dei Carabinieri e la Procura della Repubblica, anche se non posso riferire compiutamente in merito, in quanto come già detto ai sensi dell’art.11 c.p.p. non approfondimmo tali emergenze. 95
Difatti, le lamentele che il Col. IMPROTA fa al BONOMI sono relative proprio alle indagini condotte dal DI TOLLA e dirette dal dr. WOODCOCK, che vedevano coinvolti gli alti ufficiali in oggetto. Riferiva il Ten. Salvatore LUCIANO,: ADR: Ho prestato servizio quale comandante del N.O.R.M. dei Carabinieri presso la Compagnia di Potenza dal settembre del 2003 al 09.01.2006. ADR: Ricordo che fin dal primo momento quando arrivai a Potenza vi era una situazione abbastanza delicata relativa al comportamento di un ufficiale dell’Arma, il Col. PERILLO Gennaro, il quale, anche quando era in divisa, andava nei bar ad ubriacarsi ed a creare disordine e disagio per l’Arma dei Carabinieri. In più di una occasione sono stato io stesso a dover andare a recuperare il predetto ufficiale dai bar in quanto i proprietari degli stessi chiamavano perché lo stesso per lo stato di ubriachezza poteva creare danno a se stesso ed agli altri. Ad un certo punto di iniziativa provvidi ad escutere il proprietario di un bar a Potenza, dove era solito recarsi il PERRILLO, in quanto si trovava di fronte al Comando dei Carabinieri. Redatto l’atto lo trasmisi gerarchicamente al mio superiore diretto, il Cap. ANGIULLI, comandante della Compagnia di Potenza. Lo stesso ANGIULLI trasmetteva gli atti a sua volta al Comando Provinciale ed in particolare al Ten. Col. POLIGNANO. Preciso che anche altri militari dell’Arma dei Carabinieri avevano redatto e trasmesso per scala gerarchica alcune relazioni riguardanti il comportamento del PERILLO Gennaro. Successivamente lo stesso PERILLO venne denunciato per violenza sessuale in quanto aveva palpato la cuoca della mensa della caserma. A seguito di tale ultimo evento essendosi incardinato procedimento penale sia presso la procura militare che presso la procura Ordinaria di Potenza, venne trasmessa tutta la documentazione relativa al PERILLO, tra la quale anche il SIT da me redatto alla stessa Procura. Da qui nacque il procedimento penale per omissione di atti di ufficio a carico di alcuni ufficiali dell’Arma in quanto non avevano provveduto ad inviare immediatamente in Procura la notizia di reato relativa al PERILLO. In tale procedimento penale venne indagato il Ten. Col. POLIGNANO che come comandante provinciale al quale noi avevamo inviato i documenti relativi al PERILLO non aveva provveduto a trasmetterli in Procura. Io in merito a tale procedimento penale venni sentito a sommarie informazioni dalla d.ssa PICCINNINI alla quale ricostruì tutti i fatti così come indicati. ADR: A seguito di tale atto il Ten. Col. POLIGNANO venne a sapere della sua iscrizione nel registro degli indagati, pertanto chiede di essere sentito dalla d.ssa PICCININNI contestando davanti a quest’ultima che sarei dovuto essere io a trasmettere gli atti in Procura e non lui. Successivamente fui sentito presso la procura Generale presso la Corte di Cassazione di Roma per via di un procedimento disciplinare incardinato a carico della d.ssa PICCININNI che scaturiva, credo, proprio da tali vicende. Alla d.ssa PICCININNI, da quanto ho avuto modo di capire, veniva contestato il fatto, lamentato dal POLIGNANO, di avere tenuto aperta la posizione a carico del POLIGNANO per troppo tempo, in tal modo danneggiandolo. La d.ssa PICCININNI si giustificò che tale lungo lasso di tempo era da ricondurre alla mia prolungata assenza dal servizio per malattia, in quanto doveva procedere, alla mia escussione. Io confermai innanzi alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione in Roma tale circostanza. ADR: Presumo che i motivi di risentimento del POLIGNANO contro la Procura della Repubblica di Potenza siano da ricondurre a tale episodio. ADR: Tra maggio e giugno del 2005, venimmo convocati, se non ricordo male, presso il Comando Regione di Potenza dove si tenne una riunione cui partecipò, oltre al sottoscritto, il Cap. ANGIULLI, il Magg. ZOLLI, il Ten. Col. POLIGNANO e se non ricordo male anche il Gen. GARELLI. Si era soliti essere convocati presso il Comando 96
Regione per il cosiddetto “rapporto ufficiali”, ovvero riunioni operative nel corso delle quali si provvedeva al coordinamento delle attività in corso. In tale occasione oltre a discutere di fatti riguardanti il servizio ci fu richiesto se vi fossero delle situazioni o accadimenti ritenuti anomali da parte della Procura della Repubblica di Potenza. In merito io feci presente che avevo in corso molte attività d’indagine con il dott. WOODCOCK, motivo per il quale ogni mattina mi recavo da lui per il coordinamento investigativo relativo a tali attività. Una mattina nel parlare lo stesso mi chiese se stessimo svolgendo delle indagini sul dipartimento alimentare del San Carlo di Potenza, io risposi affermativamente, aggiungendo che però non potevo aggiungere altro e che altre notizie potevano essere richieste alla d.ssa DE LUCA, titolare del procedimento. Finì tutto lì’. Di tale episodio mi venne richiesto, dalla scala gerarchica di fare una relazione. Io credendo che la stessa servisse come atto interno al reparto, provvidi a redigerla ed a trasmetterla al mio superiore, Cap. ANGIULLI, il quale la trasmise al Ten. Col. POLIGNANO. Non sapevo a cosa servisse tale relazione e ripeto che credevo fosse solo un atto interno, anche se poi per quanto accaduto ho saputo che la stessa è stata trasmessa con apposita relazione del Gen. GARELLI alla Procura Generale di Potenza. Se solo avessi intuito l’utilizzo che si voleva fare della mia relazione non l’avrei mai redatta. ADR: Io ho sempre avuto ottimi rapporti sia con la Procura di Potenza che con tutti i magistrati in servizio presso la stessa e non ho mai avuto motivi di astio o risentimento nei confronti di alcuno degli stessi, i miei rapporti con i medesimi sono stati sempre improntati al massimo rispetto e reciproca stima. ADR: Quando venni a sapere per voci che giravano all’interno degli uffici del Comando Regionale di Potenza, dell’invio della relazione da parte del Gen. GARELLI e dell’utilizzo che lo stesso aveva fatto della stessa rimasi molto contrariato ed allo stesso tempo amareggiato. Ripeto io sapevo, per quanto ci era stato detto, che la relazione che avevo fatto doveva rimanere un atto interno da inviare alla scala gerarchica. ADR: Preciso che una mattina mentre mi trovavo in Procura ebbi modo di rilevare posata su una scrivania della segreteria di un Pubblico Ministero, una richiesta di chiarimenti da parte della Procura Generale di Potenza relativa proprio a questa relazione del Gen. Garelli della quale avevo sentito parlare. Trovandomi molto imbarazzato e amareggiato per tale accadimento, trovandomi nell’ufficio del dott. WOODCOCK per altri fatti, mi sentì in dovere come persona a chiarire gli accadimenti relativi a tale relazione con il dott. WOODCOCK, con il quale ripeto avevo un rapporto di reciproca fiducia e stima. Sentivo di dovermi chiarire con lo stesso magistrato anche perché avevo notato il suo atteggiamento un po’ cambiato nei miei confronti. Preciso a tal proposito che lo stesso era già a conoscenza della suddetta relazione. Ritenni giusto a questo punto chiarire con lo stesso gli accadimenti. Riferii al predetto magistrato che per me il fatto era risultato molto increscioso e che ero molto amareggiato per l’accaduto, in quanto non era mia intenzione andare a ledere il rapporto di stima e fiducia tra di noi, riferendo che in qualche maniera l’accaduto era frutto di fraintendimenti, relativi all’utilizzo che si sarebbe dovuto fare della mia relazione. Mi scusai personalmente per quanto accaduto. Da subito il dott. WOODCOOCK dimostrò di aver capito i fatti rinnovandoci la sua stima nei nostri confronti. ADR: A tale incontro con il dott. WOODCOCK partecipò anche il maresciallo IANNACCONE. 97
ADR: Successivamente fui convocato dal Procuratore, dott. GALANTE, il quale mi escusse a sommarie informazioni, chiedendomi di ricostruire i fatti di cui alla richiesta del dott. WOODCOCK di notizie circa il procedimento penale di cui vi ho prima indicato. Inoltre lo stesso Procuratore della Repubblica mi chiese se fossi a conoscenza delle motivazioni per le quali il Gen. GARELLI aveva redatto la relazione contro la Procura della Repubblica di Potenza ed alcuni magistrati che vi facevano servizio. Io ricostruii i fatti così come prima vi ho indicato specificando che in qualche maniera era stata interpretata in maniera errata la mia relazione in quanto io non avevo nulla da lamentare sul comportamento del dott. WOODCOCK e dei magistrati in servizio a Potenza, io avevo solo provveduto ad esporre i fatti. Ripeto i miei rapporti con il dott. WOODCOCK erano ottimi. A questo punto si dà atto che i verbalizzanti procedono alla lettura delle dichiarazioni rese dal Ten. LUCIANO Salvatore innanzi al dott. GALANTE Giuseppe. Lo stesso in merito dichiara: “confermo integralmente quanto già dichiarato al dott. GALANTE”. Pertanto le suddette dichiarazioni si intendono qui integralmente richiamate. ADR: Successivamente mi pare nel mese di Agosto del 2005 fui convocato presso il Comando Regione dove mi venne detto che ci voleva parlare il Comandante Interregionale dell’epoca, Gen. CETOLA. Fu convocato, oltre al sottoscritto anche il Cap. ANGIULLI, il Magg. ZOLLI ed il M.llo IANNACCONE. In tale sede, con colloqui privati, il Gen. CETOLA alla presenza del Col. IMPROTA, mi chiese di ricostruire tutta la vicenda con particolare riferimento a quanto da me dichiarato al dott. GALANTE e del motivo per il quale mi ero recato da WODCOOCK. Quindi, in particolare mi veniva contestato di essere andati dal dott. WOODCOOCK a parlare male del Gen. GARELLI. Io riferii di essere andato dal dott. WOODCOOCK, come ero solito fare sempre e di non aver parlato male del Gen. GARELLI, esponendogli solo l’uso distorto, per quello che constava a me personalmente, che era stato fatto della mia relazione, in quanto non mi era stato specificato l’uso che se ne doveva fare, ovvero essendo io a conoscenza del fatto che la stessa doveva rimanere un atto interno all’Arma. Aggiungo che ricordo chiaramente, che ad un certo punto essendo mareggiato per tali accadimento, dissi ai miei superiori che se intendevano punirmi in caso avessi commesso delle violazioni, di farlo e basta. ADR: Nella stessa sede mi fu contestato che non sarei dovuto andare dal dott. WOODCOCK. ADR: Non ricordo se nella stessa sede mi fu anticipato che saremmo stati sentiti dal dott. BONOMI. Fatto sta che di lì a breve fummo convocati attraverso i nostri superiori dallo stesso. A me lo comunicò formalmente il Cap. ANGIULLI al quale era stato comunicato dal Comando Provinciale. Io mi recai dal dott. BONOMI unitamente al M.llo IANNACCONE. ADR: L’escussione del dott. BONOMI fu incentrata su quanto accaduto con il dott. WOODCOCK. In particolare lo stesso, senza farmi prendere contezza dell’atto, ovvero farmelo leggere, mi riferì che il dott. WOODCOCK in una sua relazione aveva scritto che io sarei andato da lui e gli avrei riferito che il Gen. GARELLI non doveva prendere quell’iniziativa sbagliata e mi chiede se ciò corrispondesse al vero. Io dissi che non era vero ciò. Inoltre lo stesso mi chiese se corrispondeva al vero la circostanza secondo la quale io avrei chiesto scusa per l’Arma dei Carabinieri. Anche in questo caso io risposi che non era vero. A questo punto intendo specificare le circostanze appena indicate. Infatti io riferii al dott. WOODCOOCK che in qualche maniera era 98
stata la mia di relazione ad essere stata travisata e male interpretata dai miei superiori in quanto io non avevo alcun motivo per lamentarmi del comportamento del dott. WOODCOOCK. Io potevo non condividere l’iniziativa del Gen. GARELLI ma il mio colloquio con WOODCOOCK non era stato incentrato su tale circostanza. Io non ero d’accordo su quanto fatto dal Gen. GARELLI, tanto che se avessi saputo che lo stesso avrebbe fatto l’uso che poi ha fatto della mia relazione non l’avrei mai redatta, ma non lo riferii al dott. WOODCOOCK. Allo stesso ripeto mi scusai solo personalmente per l’accaduto in quanto non era ciò che io volevo accadesse essendo utilizzata in maniera difforme alla mia volontà la mia relazione. A questo punto si dà atto che i verbalizzanti procedono alla lettura delle relazione redatta in data 28.06.2005 dal dott. WOODCOOCK indicate. Lo stesso in merito dichiara: “quanto relazionato dal dott. WOODCOCK corrisponde al vero, infatti noi esprimemmo allo stesso magistrato, come peraltro già indicato la nostra amarezza per l’accaduto e per l’uso che era stato fatto della mia relazione” ADR: Successivamente venne attivato nei miei confronti un procedimento disciplinare su iniziativa del Ten. Col. POLIGNANO il quale mi contestò i fatti relativi al procedimento penale istruito dalla d.ssa PICCININNI nel quale lo stesso poi venne indagato, che vi consegno in copia. Inoltre fu attivata nei miei confronti anche la procedura per il trasferimento. Infatti fui trasferito a Napoli. ADR: L’aria presso il Comando di Potenza era divenuta irrespirabile, motivo per il quale fui anche contento di essere trasferito, in quanto per via di tali accadimenti non ce la facevo più a stare in quel posto. Aggiungo inoltre che oltre al procedimento disciplinare con la richiesata dell’applicazione della sanzione della consegna di rigore, il ten. Col. POLIGNANO nella redazione delle mie note caratteristiche mi abbassò la valutazione relativa all’aggettivazione di tre voci della valutazione. ADR: A suo dire anche per le contestazioni che mi ha fatto io avrei tradito la scala gerarchica. Ma ciò io presumo derivi da un suo risentimento nei miei confronti per i fatti di cui vi ho appena detto. ADR: Ricordo di essere stato convocato dal Ten. Col. POLIGNANO il quale mi chiese dell’oggetto della mia escussione da parte del dott. GALANTE. Io riferì di essere stato escusso ma che non potevo riferire nel merito in quanto vincolato al segreto istruttorio. ADR: Sono a conoscenza che il Ten. Col. POLIGNANO aveva fatto domanda per andare alla Sezione di Polizia Giudiziaria presso la procura di Potenza, ma che poi a seguito credo di tali vicende, ed in particolare della sua iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda relativa al Ten. Col. PERILLO, abbia ritirato la domanda. Questo potrebbe essere un motivo di risentimento nutrito dal ten. Col. POLIGNANO contro al Procura di Potenza. ADR: Il posto presso la Sezione di P.G. presso la Procura fù poi assegnato al Magg. ZOLLI. ADR: Per quanto indicato nello stesso periodo si era diffusa la voce che io fossi un “traditore” dell’Arma dei Carabinieri in quanto ero andato a riferire notizie riservate al dott. WOODCOCK ed particolare della relazione del Gen. GARELLI. Di tale circostanza ho avuto anche conferma dalla lettura della stampa. A supporto delle dichiarazioni rese il Tenente LUCIANO forniva della documentazione dalla quale emergeva l’avvio del procedimento disciplinare a suo carico da parte del Ten. Col. POLIGNANO 99
Riferiva il Cap. CC Angiulli Antonio: ADR: Ho prestato servizio quale comandante della Compagnia dei Carabinieri di Potenza dall’ottobre del 2003 al settembre del 2005, con l’interruzione di un periodo di missione a Sarajevo dal 17.11.2004 al 07.04.2005, con rientro effettivo in servizio il 28.04.2005. ADR: Alla fine del mese di maggio del 2005, dopo poco tempo dal mio ritorno dalla missione all’estero, ricordo che fu convocata presso il comando regionale dei Carabinieri di Potenza una riunione straordinaria su input del Comandante Regionale, Gen. GARELLI. A tale riunione ricordo che parteciparono, oltre al sottoscritto, il Gen. GARELLI, il Col. IMPROTA, il Ten. Col. POLIGNANO, il Magg. ZOLLI, il Ten. MILONE ed il Ten. LUCIANO. In tale sede il Gen. GARELLI ci comunicò che le indagini in quel momento stavano segnando il passo e che i reparti alla sede non stavano ottenendo risultati, invitandoci a darci da fare. Ad un certo punto, non ricordo se il Ten. Col. POLIGNANO od il Col. IMPROTA o altri, cercarono di giustificare la mancanza di risultati da parte dei reparti ovvero la mancanza di indagini di rilievo a pregiudizi da parte della Procura della Repubblica di Potenza. Quindi vengono citati alcuni episodi. A questo punto il Gen. GARELLI o IMPROTA, non ricordo di preciso chi dei due, ci chiesero come si volesse agire relativamente a questo problema, se aprendo uno scontro frontale con la Procura della Repubblica, ovvero avvisando di tali accadimenti la scala gerarchica anche al fine di giustificare la mancanza di risultati operativi. All’unanimità si decise di limitarsi ad informare la scala gerarchica. Quindi il Gen. GARELLI, chiese a ciascuno di redigere una relazione con la quale rappresentare i “rapporti con la Procura della Repubblica”. In parole povere si giunse alla decisione di redigere delle relazioni che sarebbero dovute rimanere interne all’Arma. ADR: Inizialmente, fui titubante relativamente a tale richiesta ed attesi. Verso la metà di Giugno del 2005, la relazione richiesta fu sollecitata più volte dal Comandante Regionale al Comandante Provinciale ed a sua volta a me, tanto che fui costretto a redigerla. La mia relazione era il risultato di alcuni fatti riferitimi dal Ten. LUCIANO e dei quali, tra l’altro non avevo neanche una conoscenza diretta per via del mio periodo di assenza per la missione all’estero. Alla relazione in questione diedi la classifica di “riservato” in quanto credevo che la sua divulgazione avrebbe potuto recare nocumento alle Istituzioni, palesando un potenziale conflitto tra l’Arma dei Carabinieri e la Procura della Repubblica, anche perché, come da accordi raggiunti nel corso della riunione di cui vi ho detto in precedenza, la relazione sarebbe dovuta rimanere un atto interno. Quindi consegnai tale relazione al Ten. Col. POLIGNANO, che a quanto mi fu detto la fece sua e la trasmise al Gen. GARELLI. Successivamente appresi che il Gen. GARELLI aveva redatto una relazione contenente, fra le altre, alcune delle notizie da me riferite con la relazione in questione, alla Procura Generale di Potenza, il Ministero della Giustizia, il CSM, quindi facendo delle informazioni richieste un uso diverso da quanto inizialmente dichiarato. Per tale motivo sentii venir meno la mia fiducia verso la mia gerarchia in quanto il documento mi era stato richiesto per uno scopo e poi utilizzato per un altro totalmente diverso. ADR: In tale contesto venne fuori uno scontro istituzionale tra la Procura della Repubblica di Potenza e l’Arma dei Carabinieri dello stesso capoluogo, ed iniziarono a circolare delle voci relative all’ambizione da parte del dott. BONOMI, Vice Procuratore Generale di ricoprire l’incarico di Procuratore Capo al posto del dott. GALANTE.
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ADR: In quel periodo vi era una certa tensione tra alcuni esponenti dell’Arma dei Carabinieri e la Procura della Repubblica, presumibilmente dovuta ad alcuni episodi ed indagini in essere presso il predetto ufficio giudiziario che avevano interessato alcuni nostri ufficiali ed in particolare il Ten. Col. PERILLO ed il Ten. Col. POLIGNANO per la vicenda relativa al comportamento del primo tra i due ufficiali che era solito ubriacarsi anche quando era in divisa creando problemi sia per se stesso che per gli altri e sia per una indagine cha aveva visto coinvolto un noto imprenditore potentino, tale PESSOLANO, dalla quale erano emersi non chiari rapporti tra quest’ultimo ed altri ufficiali dell’Arma, tra i quali lo stesso POLIGNANO ed il Col. IMPROTA. ADR: Oggi ritengo di poter affermare ragionevolmente che forse il motivo per il quale la Procura di Potenza non ci assegnava deleghe di indagine di un certo rilievo era dovuto ad una mancanza di fiducia della stessa nei confronti di alcuni ufficiali posti ai vertici dell’Arma a Potenza. ADR: Nei primi del mese di luglio del 2005 ricordo che fui convocato dal dott. GALANTE il quale mi escusse proprio sulla relazione fatta dal gen. GARELLI chiedendomi dei chiarimenti in merito ad alcuni punti indicati nella stessa. Io riferii di non essere a conoscenza di alcuni episodi in quanto assente da Potenza, per altri riferii anche che mi ero sentito in qualche maniera tradito nella mia dignità di uomo ed ufficiale dalla mia scala gerarchica. A questo punto si dà atto che viene letto al Cap. ANGIULLI Antonio il verbale delle dichiarazioni rese al dott. GALANTE Giuseppe in data 07.07.2005. Lo stesso in merito dichiara: “confermo nella sua interezza quanto dichiarato al dott. GALANTE Giuseppe in tale sede”. Pertanto si dà atto che dichiarazioni rese dal Cap. ANGIULLI al dott. GALANTE si ritengono integralmente richiamate nel presente atto. ADR: Ricordo che a seguito della mia escussione da parte del dott. Galante mi fu richiesto dal Ten. Col. POLIGNANO di riferire circa la mia escussione con una relazione, chiedendomi di riferirgli sul contenuto delle mie dichiarazioni. Quindi provvidi a redigere una relazione nella quale però indicavo in maniera assolutamente generica l’argomento dell’escussione, non entrando nei particolari relativi alla mie dichiarazioni. Successivamente lo stesso mi chiese nuovamente una relazione chiedendomi il contenuto esatto delle mie dichiarazioni al dott. GALANTE. In questa seconda circostanza opposi il segreto istruttorio. Dopo qualche tempo, ovvero qualche giorno prima che venisse a Potenza il Comandante Interregionale, Gen. CETOLA, il Ten. Col. POLIGNANO mi convocò e mi chiese se veramente credevo che loro non avrebbero saputo cosa avevo detto al GALANTE. Ai primi del mese di Agosto del 2005 venne a Potenza il Gen. CETOLA, il quale mi convocò presso gli uffici del Comando Regione, dove alla presenza del Col. IMPROTA mi contestò “la mancanza di lealtà nei confronti della scala gerarchica”, accusa assai pesante per un militare, in quanto avevo riferito al dott. GALANTE il mio stato d’animo, cioè il fatto di essermi sentito tradito dai miei superiori. Lo stesso Gen. CETOLA mi riferì nel corso dello stesso incontro che di lì a breve sarei stato sentito dal dott. BONOMI presso la Procura Generale, per chiarire alcuni punti. In particolare lo stesso Gen. CETOLA riconduceva la mia mancanza di lealtà ad una frattura che avrei creato all’interno della scala gerarchica per aver palesato una diversità d’intenti.
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ADR: In sede di escussione da parte del dott. BONOMI mi venne richiesto da questi se c’era unità d’intenti con i miei superiori ovvero se io condividessi quanto relazionato dal Gen. GARELLI. Io risposi che mi era stato richiesto di relazionare su alcuni fatti, io, ubbidendo ad un ordine legittimo lo avevo fatto, e che non era mia competenza l’uso che i superiori avevano fatto delle informazioni fornitegli. ADR: Dal comportamento tenuto dal Col. IMPROTA è mia impressione che sperava in una mia ritrattazione. ADR: Non mi è stato indicato direttamente di ritrattare o cosa dire al dott. BONOMI, posso però riferire che in quel periodo la pressione che si era creata sulla mia persona era molto forte. In particolare tale pressione era resa evidente dalla continua richiesta di notizie sul contenuto delle mie dichiarazioni al dott. GALANTE da parte del Ten. Col. POLIGNANO, ma anche dal fatto di essere stato convocato a rapporto sull’argomento dal Comandante Interregionale, Gen. CETOLA che sia era recato fino a Potenza per tale situazione. ADR: Ho avuto la netta impressione che sia il Gen. CETOLA che il dott. BONOMI erano a conoscenza di quanto io avessi dichiarato al dott. GALANTE. ADR: Il 19.08.2005 fui convocato dal Ten. Col. POLIGNANO il quale mi comunicò che il Comando Regionale, quindi IMPROTA o GARELLI, avevano fatto pressioni affinché fosse avviato nei miei confronti un procedimento disciplinare e che di conseguenza lui mi aveva fatto rapporto con la richiesta di attribuzione della punizione della consegna di rigore. Di lì a qualche giorno ebbi comunicazione del mio trasferimento alla Compagnia di Imperia. ADR: Dopo tali accadimenti non ho avuto più notizie del procedimento disciplinare a mio carico, che fù avviato con la constatazione degli addebiti da parte del Ten. Col. POLIGNANO a cui non seguì mai però la formale contestazione degli addebiti. Presumo, quindi, che sia stato archiviato. ADR:, Ritengo che il mio trasferimento alla Compagnia di Imperia sia stato verosimilmente determinato dagli eventi in questione o causa diretta degli stessi. Infatti solitamente il Comando Generale è solito preavvisare telefonicamente gli ufficiali in corso di trasferimento nei mesi precedenti ad Agosto, di solito infatti in caso di movimento la comunicazione viene data nei mesi di maggio – giugno. ADR: Il mio trasferimento ad Imperia anche se non previsto per me è stato comunque ben accetto in quanto non gradivo rimanere ulteriormente a Potenza per la situazione che si era venuta a creare con la Procura e sia per le mille difficoltà che ho incontrato nell’espletamento della mia attività di servizio, in quanto ogni qualvolta si iniziava un’attività sembrava si andasse a ledere l’interesse di qualcuno in una realtà nella quale avevano notevole importanze aderenze e cointeressenze di vario tipo. ADR: Le pressione che si erano venute a creare ed una più razionale valutazione dei fatti da parte mia mi spinsero ad “addolcire” davanti al dott. BONOMI le espressioni utilizzate con il dott. GALANTE nel corso dell’escussione. ADR: Ho sempre avuto buoni rapporti con molti dei magistrati in servizio presso la Procura della Repubblica di Potenza, comunque con nessuno ho avuto mai motivi di astio e/o risentimento.
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Appare di tutto rilievo la circostanza scatenante della vicenda che prende spunto da una relazione presentata dalla più alta carica dell’Arma dei Carabinieri della Basilicata, Gen. Emanuele Garelli, indirizzata, in modo irrituale, alla Procura Generale – S. E. Dr. Gaetano Bonomi - nella quale vengono rappresentate doglianze relative ai rapporti intercorrenti fra l’Arma dei Carabinieri di Potenza e la Procura della Repubblica di Potenza ed in particolare con il Capo dr. Galante ed i Sostituti Woodcook, Montemurro e Piccininni. E’ opportuno evidenziare che l’irritualità rilevata non appare fine a se stessa ma atta a determinare la rimozione dall’incarico del Procuratore della Repubblica titolare e quindi un avvicendamento a suo favore, al quale sembra mirare il Sost. Procuratore Generale Dr. BONOMI. Si delineano una serie di azioni fra le quali assumono particolare rilievo l’interscambio fra i soggetti di informazioni, documenti, atti, alcuni dei quali sicuramente tutelati dal segreto (atti investigativi di procedimenti penali), indirizzati ad ottenere dichiarazioni di pubblici ufficiali divergenti dalla realtà dei fatti. E’ di tutto rilievo la pressione psicologica da parte dei vertici dell’Arma sopra indicati finalizzata a modificare le dichiarazioni rese, in sede procedimentale, dagli Ufficiali Ten. Luciano e Cap. Angiulli raccolte dal Procuratore Galante e che andavano in senso inverso a quanto affermato dal Generale Garelli nella sua relazione. In ciò avvalendosi attraverso varie azioni del potere di coazione, potenzialmente idoneo a coartare la libertà di azione e autodeterminazione, derivante dalla carica rivestita. Preminenti sono i ruoli svolti dal Ten. Col. Polignano e dal Col. Improta, assumendo gli altri, ed in particolare il Gen. Cetola, un ruolo strumentale all’intendimento dei principali autori. In tal senso si evidenzia che l’intendimento del Gen. Cetola, ad un certo punto, appare orientato a comporre i rapporti fra l’Arma e la Procura della Repubblica. Non appare così definibile il comportamento del Gen. Garelli per via della sua posizione di Comandante Regionale interlocutore istituzionale e quindi responsabile degli atti prodotti (relazione indirizzata al Dr. Bonomi) e superiore gerarchico degli ufficiali Ten. Luciano e Cap. Angiulli e che manifesta e determina la richiesta di provvedimenti disciplinari. La posizione assunta dal dr. BONOMI traspare da più atti fra i quali emerge l’accordo con i vertici dell’Arma teso a determinare la ritrattazione nel senso più favorevole ai suoi obiettivi, delle dichiarazioni rese dagli Ufficiali al Dr. Galante. Il BONOMI, tra l’altro, propala gli stessi atti e documenti pervenuti dalla Procura della Repubblica di Potenza e, quindi, posseduti in ragione del proprio ufficio, coperti dal segreto investigativo, e tra l’altro, inseriti nel procedimento penale iscritto presso la Procura della Repubblica di Potenza. Tale condotta è anche relativa ad atti pervenuti dal Ministero della Giustizia in ragione di apposita delega alla sua persona, finalizzata all’accertamento dei fatti relativi al procedimento amministrativo. Tali documenti sono stati utilizzati al fine di precostituire testimonianze ed atti finalizzati ad indirizzare gli accertamenti ad una soluzione confacente gli obiettivi che dovevano favorire la rimozione del Procuratore Galante. Altresì, emerge chiaro l’interessamento del dr. BONOMI a ricoprire l’incarico di Procuratore della Repubblica di Potenza Riferiva il maresciallo CC PAGANO Antonio: “ADR: Ho prestato servizio quale componente della Sezione di P.G. – aliquota CC – presso la Procura della Repubblica di Potenza dal 2001 al settembre 2004, anche se effettivamente il 103
mio trasferimento dalla Sezione di P.G. è avvenuto nei primi mesi del 2005. Dal Settembre 2004 sino a tale data sono stato assente per motivi di salute. Ufficialmente il mio trasferimento fu fatto in quanto in sovra organico. All’epoca la pratica amministrativa del mio trasferimento fu seguita dal Comando Regionale dei CC Basilicata tramite il Comando Provinciale ed in particolare dal T. Colonnello POLIGNANO. Voglio inoltre precisare che il Comando Generale dell’Arma chiese il recupero di un’ unità in servizio presso la Sezione di P.G. di Potenza. Quindi attivò il Comando Regionale che fece seguire la pratica al Comando Provinciale. Inizialmente non mi spiegai il motivo del mio trasferimento, pertanto feci un accesso agli atti. Da tale accesso ebbi modo di rilevare che la scelta su chi trasferire fu fatta dal Procuratore Generale TUFANO su proposta del Colonnello GENTILI. In particolare il Procuratore Generale TUFANO motivò il mio trasferimento in quanto ultimo arrivato. Tale circostanza non corrispondeva al vero e io la riferii al Proc. Generale TUFANO. Questi a seguito della mia comunicazione specificò formalmente che come ultimo arrivato doveva intendersi quello per il quale ci fosse stata l’assegnazione a seguito dell’ultimo concorso. Risultando, anche considerando quest’ultimo parametro, non ultimo arrivato, risegnalai la discrasia. A seguito di ciò il P.G. TUFANO indicò un nuovo parametro e cioè che per ultimo arrivato doveva intendersi quello per il quale era stata fatta per ultimo la determinazione da parte del Comando Generale. Da tali accadimenti capii che comunque c’era la volontà di trasferirmi dalla Sezione di P.G.. In merito a tale vicenda dal 2005 pende un ricorso al T.A.R. Basilicata da me promosso. Appresi che il mio nome per il trasferimento fosse stato fatto dal Col. GENTILI da un’annotazione che rilevai posta in calce su uno dei documenti acquisiti presso la Procura Generale. ADR: Storicamente voglio rappresentare alcuni episodi precedenti al mio allontanamento dalla Sez. di P.G. . A tal proposito preciso che ero assegnato dal febbraio 2004 alla Dottoressa PICCININNI, magistrato in servizio presso la Procura di Potenza. Con la stessa stavo seguendo dal maggio 2004 una delicata e complessa indagine che era sorta a seguito di alcuni fatti reato commessi dal T.Col. CC PERILLO. Da tali fatti l’indagine si allargò sino ad accertare fatti reato nei confronti di altri ufficiali dell’Arma della Regione CC Basilicata, tra i quali il Col. IMPROTA , il Gen. GiANNATTASIO, il Gen. GARELLI, il T.Col. POLIGNANO e il Cappellano militare Don Rocco SMALDONE. I fatti riguardavano l’utilizzo in maniera gratuita della mensa di servizio senza averne diritto, l’occupazione di ambienti destinati ad uffici che invece erano utilizzati come alloggio del Gen. GIANNATTASIO e giustificati come foresteria. In particolare lo stesso Generale utilizzava tutte le utenze a servizio dell’appartamento giustificandole, grazie ad attestazioni di ufficiali dipendenti, come utenze di servizio. Altro fatto reato fu l’utilizzo improprio di autovetture di servizio. Al fine di accertare tali fatti reato acquisimmo numerosa documentazione presso gli uffici dell’Arma e sentimmo diversi militari. A tal proposito preciso che il Col. IMPROTA, a seguito di alcuni degli episodi a lui addebitati, fu condannato anche in appello per aver utilizzato l’autovettura di servizio per scopi privati e personali. Nel corso delle indagini più volte il mio responsabile di Sezione Col. GENTILI Pietro chiedeva particolari circa il proprio coinvolgimento o quello di altri ufficiali. Di tali episodi rendevo edotto il magistrato con il quale collaboravo che mi invitava per il futuro qualora si fossero ripetuti a segnalarglieli formalmente. A tal proposito voglio precisare che ebbi indicazione precisa e formale da parte della Dott.ssa PICCININNI di non riferire nulla ai miei superiori. Il Col. GENTILI, avuta risposta negativa da parte mia, iniziò una azione diffamatoria nei miei confronti andando a riferire continuamente alla Dott.ssa PiCCININNI che ero uno sfaticato e professionalmente non preparato con l’intento di farmi allontanare dal predetto magistrato. Infatti lo stesso GENTILI le propose in mia sostituzione due altri ufficiali di P.G. L’opera di diffamazione da parte del GENTILI era tanto più forte quanto più si andava 104
avanti nelle indagini. Gli episodi appena narrati mi sono stati riferiti direttamente dalla Dott.ssa PICCININNI. Cito tre episodi, ovvero: in una occasione ebbi modo di rilevare che venivano prese le impronte digitali al Col. GENTILI in merito ad una segnalazione fatta da un vigilantes del palazzo di giustizia relativa al fatto di aver trovato aperta la porta dell’ufficio della Dott.ssa PICCININNI. Successivamente lo stesso vigilantes mi riferì che a seguito di quell’episodio venne allontanato da quella sede di servizio; ulteriore episodio fu quello relativo alla scomparsa per qualche ora del fascicolo riguardante l’indagine sui Carabinieri di cui sopra, da me istruito. In proposito preciso che cercai tale fascicolo su richiesta della Dott.ssa PICCININNI ,ma non lo trovai salvo poi rinvenirlo dopo qualche ora nello stesso posto dove precedentemente non c’era; ultimo episodio è quello relativo alla sparizione della chiave della cassaforte della Dott.ssa PICCININNI dove era custodito il fascicolo del P.M. riguardante le stesse indagini. Preciso che per ben tre volte il Col. GENTILI ha cercato di allontanarmi dalla Sez. di P.G.. La seconda e terza volta in merito era concorde anche il P.G. TUFANO, anche se la seconda volta non fui trasferito perché vi si oppose Galante. ADR: per quanto è in mia conoscenza il Col. Gentili si rapportava direttamente con il P.G. Tufano. ADR: cito inoltre un altro fatto. Nel corso delle indagini fui avvicinato dal Ten. Col. Perillo il quale mi disse di voler rendere dichiarazioni alla Dott.ssa Piccininni, chiedendomi come poteva fare, visto che lui era a conoscenza delle indagini a suo carico solo in maniera ufficiosa. Io gli proposi di chiedere una certificazione ex art. 335 CPP, in base alla quale chiedere di rendere spontanee dichiarazioni . In merito preciso che il giorno dopo il Col. GENTILI si presentò nell’ufficio della Dott.ssa Piccininni riferendole che il PERILLO voleva rendere dichiarazioni, che aveva un dossier che avrebbe consegnato. Unica condizione era quella che non doveva partecipare alla verbalizzazione il sottoscritto. La d.ssa PICCININNI chiese le motivazioni di tale circostanza, e lo stesso riferì che era una precisa volontà della parte riferitagli dai suoi avvocati, Avv. CHIRIACO e BARDI Giuseppe. La d.ssa PICCININNI, chiese di tale circostanza ai predetti avvocati che negarono di aver mai avanzato una simile richiesta al Col. GENTILI. Pertanto messi sull’allarme da tale accadimenti decidemmo di sentire il PERILLO immediatamente ed in maniera riservata,. Tutte le cautele da noi messe in atto all’arrivo del PERILLO in Procura servirono a poco, rilevato che nel corso dell’esecuzione dell’atto fui contattato telefonicamente da collega del Comando provinciale che mi chiedeva se stessimo interrogando il PERILLO. Comunicai l’accaduto alla d.ssa PICCININI che interruppe l’atto e lo rimandò ad altra data. Decidemmo in proposito con lo stesso magistrato di eseguire l’atto fuori dagli uffici della Procura, dove a questo punto risultava chiaramente fossimo monitorati. L’atto fu eseguito presso la Stazione CC di Vaglio di Basilicata. In merito riferisco che una sera passando dagli uffici della Sezione di P.G., per consegnare le chiavi dell’autovettura di servizio ebbi modo di vedere il Col. GENTILI a colloquio con il Ten. Col. PERILLO. Accortisi della mia presenza interruppero la conversazione visibilmente sorpresi, ed in tale momento vidi che il GENTILI sventolava in mano una busta gialla. Siccome il giorno dopo sarebbe stata eseguita misura cautelare proprio al carico del PERRILLO, notiziai di ciò la d.ssa PICCININNI. In merito a tale episodio preciso che il PERILLO riferì che quella sera stavano parlando di situazioni relative all’indagine in corso sullo stesso e che il GENTILI gli stava comunicando che era arrivato il mio trasferimento, contenuto nella busta gialla che aveva in mano, e che da quel momento dell’indagine se ne sarebbe occupato lui. In merito ancora preciso che mi risulta che il GENTILI è stato trattenuto in servizio per ben due anni dopo aver raggiunto il limite massimo di età, su richiesta presumo del P.G. 105
TUFANO. Prima di andare in pensione, il 29.09.2004 il GENTILI avanzò al Procuratore Generale TUFANO, al dott. GALANTE ed al Comandante della Regione una mia violazione ai doveri d’ufficio, anche relativamente alla relazione di servizio da me redatta e relativa all’episodio della presenza del PERILLO nel suo ufficio. Preciso che il GENTILI all’epoca non avrebbe potuto essere a conoscenza di tale relazione in quanto ancora coperta dal segreto istruttorio. Per una migliore ricostruzione del fatto mi rifaccio alla denuncia da me presentata alla Procura Militare di Napoli che vi consegno in copia. A seguito di tale comunicazione il Procuratore ed il P.G. comunicarono che gli episodi segnalati esulavano dalla propria competenza e rientravano in quella dei CC. Gli stessi specificarono di voler essere edotti delle determinazioni adottate e sullo stato della pratica di trasferimento. A seguito di tali accadimenti mi fu fatto procedimento disciplinare conclusosi con l’irrogazione della sanzione. Quando la d.ssa PICCININNI chiese al Gen. GARELLI di trattenermi ancora in servizio almeno fino alla conclusione delle indagini, lo stesso le rispose che il giorno prima, alla festa della Polizia, il PG TUFANO non gli aveva stretto neanche la mano ed aveva ulteriormente sollecitato il mio trasferimento. Preciso che all’epoca io non conoscevo nemmeno di vista il PG TUFANO. ADR: Dopo qualche tempo seppi della relazione del Gen. GARELLI contro alcuni magistrati della Procura di Potenza, tra i quali la d.ssa PICCININNI. In merito, da colloqui con il Ten. LUCIANO, seppi che alcune loro affermazioni erano state travisate ed utilizzate per muovere accuse pretestuose, tra gli altri alla d.ssa PICCININNI. In particolare il LUCIANO mi negò di aver mai riferito quello che risultava essere scritto nella relazione. ADR: Sono a conoscenza degli ottimi rapporti che vi erano all’epoca tra il Col. Gentili ed il PG TUFANO, nonché con il dott. BONOMI, per aver in alcune occasioni assistito a conversazioni tra il BONOMI ed il GENTILI, in occasione di una convocazione dello stesso BONOMI per essere sentito presso il suo ufficio. Da voci che ho sentito, risulterebbe che nei giorni precedenti l’invio della relazione del Gen. GARELLI al PG TUFANO, in molte occasioni sarebbe stato visto uscire dagli uffici della Procura Generale il Col. IMPROTA. ADR: sono a conoscenza che il P.G. Tufano e la dott.ssa Genovese erano all’epoca molto amici. Dalle dichiarazioni rese dal m.llo CC PAGANO Antonio, emerge il riscontro alla circostanza secondo la quale la relazione del Gen. GARELLI, con la quale venivano segnalati i comportamenti dei magistrati indicati, era un atto che scaturiva direttamente dalla conoscenza degli ufficiali dell’Arma coinvolti in indagini a loro carico condotte dalla Procura di Potenza ed in particolare dai magistrati chiamati in causa. Emerge anche la circostanza secondo la quale, pure in questo caso, come atto di ritorsione contro l’ufficiale di polizia giudiziaria che stava svolgendo le indagini, sia stato utilizzato in modo illegittimo lo strumento del trasferimento di ufficio e della promozione nei confronti dello stesso di procedimento disciplinare. Infine, si evidenzia quanto emerge circa la “vicinanza” tra il dr. TUFANO ed il dr. BONOMI con il Col. GENTILI. Ciò anche al fine di collegare la medesima circostanza a quanto indicato circa il “consiglio” dato allo stesso GENTILI inerente la nomina dell’Avv. PACE invece che dell’Avv. CIMADOMO, in quanto l’unico in grado “di fare la guerra a WOODCOCK”. Altro punto stabile del sodalizio criminoso è rappresentato dal ruolo del Presidente del Tribunale di Matera dr.ssa GRANESE ed i suoi rapporti corruttivi con il dr. CARUSO, con riguardo in particolare al Consorzio ANTHILL ed alla gara per 106
l’assegnazione delle licenze relative alla telefonia di terza generazione UMTS (in cui emerge anche un ruolo dell’allora Ministro delle Comunicazioni Maurizio GASPARRI del partito di alleanza nazionale): il magistrato interviene in favore del CARUSO ed ottiene, quale controprestazione illecita del mercimonio delle sue alte funzioni giudiziarie, trattamenti economici di assoluta convenienza dalla Banca Popolare del Materano di cui il CARUSO era Presidente. In particolare, alla GRANESE viene concesso un fido della somma finale di €. 430.000,00, senza garanzie da parte dei beneficiari, nonché successivamente un mutuo, emergendo anche in relazione alla concessione di tale ultimo prestito, le particolari condizioni di trattamento riservate dalla Banca alla GRANESE, nonché la consistenza dell’importo erogato e non adeguatamente e realmente garantito, il tasso applicato e, soprattutto, per il tipo di tasso (fisso), visto in relazione alla durata del mutuo (20 anni) e l’età (anni 84) della mutuataria alla scadenza del mutuo (27 febbraio del 2023). La GRANESE tratta i procedimenti in cui è interessata la Banca Popolare del Materano quale controprestazione illecita, appunto, dei trattamenti bancari eccezionalmente favorevoli ricevuti. In tale contesto si inserisce anche l’altro sodale BUCCICO (esponente di primo piano del partito di alleanza nazionale in Basilicata), il quale garantisce alla GRANESE la copertura per ogni sua problematica – così come per altri sodali e magistrati dei quali diviene con il tempo “garante” - innanzi al Consiglio Superiore della Magistratura di cui era componente. Riferisce la persona offesa PICCENNA Nicola: …ha accertato che l’Avv. M. B. Frangione (patrocinante il Dr. Quintano) ha la sede dello studio legale coincidente con la sede dello studio legale dell’Avv. Nicola Emilio Buccico (Consigliere del C.S.M.) e riporta sul timbro ufficiale del proprio studio il medesimo numero telefonico dell’Avv. Buccico. L’aspetto singolare in aggiunta alla considerazione che l’Avv. Buccico non può esercitare attività forense sino a quando ricopre la carica in seno al C.S.M. e che la chiusura transattiva del contenzioso aperto dal Dr. Quintano, si conclude con il riconoscimento allo stesso delle abbondanti spese sostenute (paga la Banca Popolare del Materano) e con nessuna segnalazione alla Procura da parte dei magistrati giudicanti, dei numerosi e dettagliati reati di cui il Quintano dava notizia esplicita nelle argomentazioni addotte alla sua tesi …omissis… recentemente, con una nota veemente ha sollecitato (l’Avv. BUCCICO) il C.S.M. a sospendere dalle funzioni e dallo stipendio il Dr. Panebianco della Procura di Parma in quanto indagato per corruzione in atti giudiziari. Intervento sacrosanto se non fosse in antitesi con il silenzio totale dello stesso Buccico sulla vicenda Granese. L’Avv. Emilio Nicola Buccico sa perfettamente delle mie denunce delle procedure da voi avviate ed ha persino ricevuto copia dettagliata di tutti i documenti forniti a corredo delle denunce per la corruzione in atti giudiziari della Dr.ssa Iside Granese. Perché non è intervenuto per sollecitare sospensioni o trasferimenti? O forse è intervenuto solo per favorire i processi da egli patrocinati attraverso il prestanome Avv. Maria Bruna Frangione? ...omissis…”””. Al fine di delineare i fatti il PICCENNA aveva allegato alla denuncia sopra menzionata un ulteriore esposto riportante in intestazione “Prospetto riepilogativo” del quale di seguito si riportano i passi più salienti:
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“””Nel luglio del 2002 il Dr. Eustachio Quintano nella sua qualità di socio della Banca Popolare del Materano impugna il bilancio al 31.12.2001 della stessa banca. Il procedimento viene affidato alla Dr.ssa Iside Granese che non dovrebbe seguirlo avendo in essere un rapporto di debito con la Banca Popolare del Materano. Infatti alla Dr.ssa Granese viene concesso un fido chirografario di 50-100 mila euro nel settembre - ottobre 2002. Detto fido viene costantemente utilizzato oltre l’importo deliberato e via via adeguato sino a raggiungere uno scoperto di 300-400 mila euro. In tutto questo periodo (ottobre 2002 febbraio 2003) la Dr.ssa Granese continua a seguire, irridendo il codice, l’impugnativa Quintano. Nel marzo 2003, poco dopo la sottoscrizione del contratto di mutuo (27.02.2003) la Dr.ssa Granese si astiene ed il procedimento passa alla D.ssa D’Elia. Nel merito il Dr. Quintano contesta la nullità del Bilancio argomentando principalmente, sulla base delle gravi irregolarità nella gestione degli affidamenti contestate dalla Banca d’Italia alla Banca Popolare del Materano in seguito ad una visita ispettiva (ottobre 2000 - marzo 2001). Fra le gravi irregolarità vi è la concessione di fidi senza garanzie per importi consistenti (come avverrà successivamente proprio per la Dr.ssa Iside Granese) e la apocrifia delle firme con cui sono state disposte operazioni miliardarie (in lire) su alcuni conti correnti. Quintano a sostegno delle proprie tesi, riporta stralci del verbale ispettivo della Banca d’Italia estremamente espliciti. Le argomentazioni difensive della Banca Popolare del Materano, stranamente, negano in maniera generica le tesi del Quintano mentre si concentrano sulla riservatezza e sulle violazioni in merito del verbale della Banca d’Italia. Alla richiesta del Quintano di produrre il contestato verbale la Banca Popolare del Materano oppone un rifiuto mentre la Dr.ssa Granese non ritiene di procedere all’acquisizione giudiziale. La matassa viene sbrogliata dall’Avv. Buccico che, operando in maniera occulta attraverso l’Avv. Maria Bruna Frangione (difensore di Quintano e domiciliata presso lo studio legale dell’avv. Buccico) concorda il ritiro dell’impugnativa da parte di Quintano e la liquidazione a quest’ultimo di congrue spese da parte della Banca Popolare del Materano …omissis…”””. Con riferimento alla GRANESE la Banca Popolare del Materano riconosce ulteriori particolari e vantaggiose condizioni con riferimento alle tre aperture di credito di rilevante importo, perché concesse in assenza di qualsiasi garanzia, al tasso debitore applicato in quanto risultato essere al di sotto di quello costituente la media regionale rilevata ai fini statistici, alla concessione del mutuo di €. 620.000 perché risultato non adeguatamente e realmente garantito ed erogato ad un tasso sicuramente svantaggioso per l’Azienda di Credito sotto il duplice l’aspetto: della quantificazione (addirittura al di sotto del costo medio sostenuto dalla banca per la raccolta obbligazionaria) e della durata (venti anni, alla scadenza dei quali, peraltro, la mutuataria avrà compiuto ben 84 anni). Con riferimento al mutuo concesso si osserva che, dall’esame dell’elenco dei mutui che la B.P.M. ha deliberato nel primo trimestre del 2003 (pari a 50), solo il tasso applicato alla dr.ssa GRANESE è stato del 3,00% - quindi il più basso in assoluto rispetto a tutti gli altri evidenziati - mente il mutuo a lei concesso si colloca, per la sua entità, al secondo posto sui 50 erogati tra l’inizio di gennaio e la fine di marzo del 2003. Peraltro, se si tiene conto anche del fatto che nel primo trimestre del 2003 il costo, per l’azienda di credito, riguardante la raccolta obbligazionaria si è attestato mediamente al 3,685%, quindi superiore solo al tasso praticato alla dr.ssa GRANESE ed inferiore a tutti i tassi applicati per gli altri 49 mutui deliberati nello stesso periodo, si comprende ancora di più quanto particolare sia stata la 108
condizione di trattamento riservata dall’azienda di credito alla suddetta cliente, addirittura in perdita pur di favorire chi all’interno del Tribunale garantisce illecitamente il buon esito degli affari che interessano la Banca Popolare del Materano. Dal contenuto delle intercettazioni telefoniche si evince il legame tra la GRANESE e l’Avv. BUCCICO, all’epoca componente del CSM, il quale, a seguito dell’accesso effettuato dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, su delega della Procura della Repubblica di Catanzaro, presso il Tribunale di Matera per acquisire il fascicolo inerente il fallimento ANTHILL, si rivolge alla dr.ssa GRANESE ed interloquiscono dell’interessamento del Sen. Avv. Giancarlo PITTELLI (in grado di intervenire a livelli collusivi in più ambienti istituzionali) riguardo alla vicenda oggetto dell’indagine. Riferiva il PICCENNA: …Attilio CARUSO, mi rivolsi all’avvocato BUCCICO, chiedendogli un consiglio, memore di una antica ostilità, diciamo così, fra CARUSO e BUCCICO. Questa ostilità sorse al momento in cui la Banca Popolare del Materano si fuse, cioè fu acquistata in quota di maggioranza dalla Popolare dell’Emilia. All’epoca l’avvocato BUCCICO era, diciamo, un punto di riferimento di una cordata alternativa a quella che poi portò la Banca alla Popolare dell’Emilia, che avrebbe voluto portare la Banca, ad un accordo con la Popolare della Murgia. All’epoca quindi, io quando mi rivolsi per la prima volta all’avvocato BUCCICO credevo che fosse, diciamo così, alternativo alla cordata, invece poi scoprimmo, per me fu una scoperta, che aveva un intenso rapporto – per lo meno con le persone, non so con la banca – che aveva un intenso rapporto con il dottor MARUGGI, Gianpiero MARUGGI (il Direttore Generale del Popolare del Materano) e con il dottore CARUSO (Presidente del Consiglio di Amministrazione della banca) e con altri consiglieri della banca. Un rapporto così stretto che mi fece prendere un pò diciamo le distanze, nel senso che non mi rivolsi più all’avvocato BUCCICO per queste questioni qua, in quanto lo studio di BUCCICO, soprattutto la domenica, era assiduamente frequentato sia da CARUSO che da MARUGGI che da altri Consiglieri di Amministrazione e soci rilevanti della Popolare del Materano. In particolare questi incontri si intensificarono nel periodo in cui noi sollevammo le questioni relative al mutuo della dottoressa GRANESE, in cui praticamente, non solo lo studio BUCCICO era frequentato da CARUSO, MARUGGI ed altri – ma soprattutto da CARUSO e da MARUGGI – ma era frequentato anche dal marito della dottoressa GRANESE, AURIEMMA, che spesso la domenica mattina si recava dall’avvocato BUCCICO. Questo mi fece prendere, diciamo così, le distanze dal dottor BUCCICO, ritenni che fosse nato una sorta di sodalizio, anche legittimo voglio dire, l’avvocato fa il suo mestiere, magari forse all’epoca era un po’ più improprio che facesse il mestiere di avvocato essendo BUCCICO membro del CSM. Infatti in quel periodo tutte le cause che riguardavano la Popolare del Materano o i personaggi della Popolare del Materano erano in capo allo studio BUCCICO ma non, evidentemente, all’avvocato BUCCICO che era sospeso dall’albo degli avvocati per ovvii motivi. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Lei sa se – a proposito di BUCCICO – sa se l’avvocato BUCCICO si sia occupato anche degli esposti che lei ha trasmesso al Consiglio Superiore della Magistratura? Se li ha trasmessi pure al Consiglio Superiore della Magistratura. PICCENNA Nicola – Allora, io il primo esposto… Quando scoprii la storia del mutuo della dottoressa GRANESE, mi recai direttamente a Roma presso il CSM e parlai direttamente con l’avvocato BUCCICO. Quando gli raccontai la storia del mutuo 109
le mie preoccupazioni per il fatto che fosse sorta questa vicenda, che avessi scoperto questa vicenda insomma – all’epoca ero un po’ più, diciamo così, ingenuo sul piano della giustizia – lui mi disse: “E’ impossibile, è impossibile che abbiano concesso un mutuo a queste condizioni, una operazione del genere è una operazione impossibile”, questi furono i termini esatti. Dissi: “Avvocato, io le posso far vedere l’atto di mutuo”. Disse: “Non ci credo” e glielo feci vedere. Gli mostrai l’atto che avevo ottenuto dal notaio CARRIERO. Quando gli mostrai l’atto di mutuo lui ebbe una serie di espressioni come per dire: “Ma è incredibile, è assurdo, ma come si fa..” e mi assicurò il suo interessamento, dice: “Dice, questa è una cosa che deve finire, non si può procedere…”, ebbe delle espressioni di questo tipo insomma, come per dire che si trattava di una cosa grave e lui mi assicurò il suo interessamento. Io scendendo, proprio nello steso istante in cui scendevo dal CSM, ebbi una intuizione per cui, invece che rientrare subito a Matera, mi fermai a Roma, scrissi un atto di deposito formale e consegnai il primo esposto al CSM, direttamente alla segretaria, indirizzato sempre all’avvocato BUCCICO membro del CSM, esposto di cui conservo il timbro di depositato. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo ce lo può fare avere? PICCENNA Nicola – Sì, sì, devo… Questo fu il primo esposto che consegnai, dopodiché ne ho mandato diversi, o nella forma di esposto o nella forma di denuncia querela. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo primo se ce lo può fare avere. PICCENNA Nicola – Sì, sì. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ricorda l’anno? PICCENNA Nicola – Il 2003, era pochi giorni dopo la dichiarazione di fallimento di Anthill, sarà o marzo o aprile del 2003. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Lei prima ha citato la General Car. E’ a conoscenza di questo atto transattivo che è stato in qualche modo proposto alla società, allo ZITO, purché avesse ritirato le denunce nei confronti dei magistrati? PICCENNA Nicola – Sì. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Sa qualcosa in più? Può dire come nasce questa cosa? Se lo sa ovviamente. PICCENNA Nicola – Ecco, c’è una particolarità. I sindaci della General Car, due su tre, sono gli stessi di Anthill ed è singolare il fatto che procedano nello stesso modo. Cioè come in Anthill redigono un verbale che non ha nessun fondamento, anzi che è manifestamente falso, così operano in General Car, redigendo una serie di verbali e compiendo una serie di atti falsi. E’ singolare il fatto che siano le stesse persone, perché noi abbiamo detto più volte, riflettendo insieme con ZITO, che è un modus operandi, è un modo strano. E devo dire anche il comportamento del Procuratore CHIECO è similare nei due casi. Cioè CHIECO iscrive con molta ritrosia e spesso non iscrive, nonostante le denunce, in particolare il dottor GUCCI che è il Presidente dei sindaci di Anthill ed è il Presidente dei sindaci della General Car, così pure non lo iscrive in diverse denunce esplicite ben indirizzate e formulate da ZITO. Nel caso specifico, nel caso dell’atto transattivo che è stato proposto a ZITO, diciamo che ci sono stati, in verità, nel corso di questi anni, diversi abboccamenti, così mi riferisce ZITO, fra i sindaci della General Car – che hanno fatto un po’ da mediatori verso il CASTELLANO – e ZITO, circa la possibilità di raggiungere degli accordi o di formulare delle proposte transattive, però fino alla proposta formale transattiva formulata dal perito nominato dal Tribunale non si era mai arrivati a niente di concreto e tangibile. In questa proposta transattiva che fu proposta a ZITO e ZITO, per i rapporti di fiducia che abbiamo, la fece vedere anche a me, sorge una questione devo dire dirompente sul piano del… Devo dire anche che sono passati alcuni anni, qualche conoscenza in più l’abbiamo 110
acquisita di diritto, sempre molto superficiale, però qualcosa in più la conosciamo. Quello che colpì ZITO – e colpì anche me subito – della proposta transattiva è il fatto che nella proposta di accordo tra due privati venisse indicato, poi in una maniera molto vasta, oserei dire urbi et orbi, una sorta di indulgenza plenaria che ZITO concedeva a tutti i magistrati, addirittura anche a quelli che sarebbero venuti nel futuro. Ricordo la formula, se non ricordo male era del tipo: “ZITO si impegnava a ritirare tutte le querele presentate e a non presentarne altre verso i magistrati non più in ruolo, tutt’ora in ruolo e prossimamente in ruolo presso il Tribunale della Procura di Matera”. Che era una formula che veramente ci colpì, perché anche l’indulgenza plenaria ammessa nel diritto canonico, non è mai per il futuro, al massimo è per il presente e per il passato; questa era una cosa ancora più potente dell’indulgenza plenaria. E la cosa che ci meravigliava era che i magistrati non fossero parte dell’atto. Cioè, se ci sono dieci persone che raggiungono un accordo, è normale che si stabiliscano accordi che riguardano le dieci persone. E’ stranissimo che in questo atto transattivo fossero stati chiamati in causa, come beneficiari del ritiro delle querele, dei magistrati che non facevano parte dell’accordo; cioè non si capisce quale era l’interesse, diciamo così, della controparte di ZITO ad ottenere un vantaggio per i magistrati presenti, passati e futuri del Tribunale di Matera. OMISSIS all’inizio. E cioè, io ho seguito le dichiarazioni del dottor CHIECO riguardo al fatto che lui avrebbe avuto prima intenzione di acquistare una Villa a Marinagri e poi non l’ha più acquistata, preferendo acquistare una villa a Castellaneta. Io mi sono preso la briga di andare a verificare, tramite una misura ipocatastale, l’esistenza di questa villa ed in effetti a me è risultato che è stato redatto un atto pubblico presso il Notaio Michele SOMMA il 4 ottobre 2006 da CHIECO. CHIECO effettivamente ha acquistato una villa a Castellaneta. La cosa singolare è che la società da cui ha acquistato la villa è riconducibile totalmente al gruppo DE GENNARO, che è socio di CASTELLANO nella società Borgo Venusio di Matera, che è indagata da CHIECO su Matera. Cioè resta incomprensibile come questo Procuratore abbia il gusto di andare a comprare le ville dei suoi indagati e come lo dichiari in conferenza stampa, come se fosse per lui, non lo so, una discolpa, cioè dice: “Ho comprato a Castellaneta, non ho avuto niente a che vedere con Marinagri”. E’ una cosa veramente… Questa è una verifica dell’ultima ora. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Senta, un’altra cosa. I suoi rapporti con Attilio CARUSO sono stati, ad un certo punto, contrassegnati da inimicizie particolari e se lei ha contezza del fatto che la Banca Popolare del Materano abbia potuto, per metterla in difficoltà, fare delle segnalazioni contro di lei o comunque crearle delle difficoltà sul piano finanziario, economico finanziario? PICCENNA Nicola – Diciamo che i miei rapporti con CARUSO si pregiudicano in maniera irreversibile il 10 o il 12 ottobre del 2000 – posso essere più preciso facendo un minimo di riscontro – quando all’epoca io ero un dipendente della società Ilm, non avevo nessun ruolo, non ero socio, né amministratore, ero dipendente della società Ilm che faceva parte del Consorzio Anthill. In una riunione dei soci di Anthill, in questa data 10-12 ottobre del 2000, si discuteva di una proposta che il dottor CARUSO presentò, che sarebbe stata ricevuta, secondo quello che ci disse, da un intermediario che parlava per conto della Telecom. Dai documenti non risulta che parlasse per conto della Telecom, però risulta che c’era l’intermediario. Questa proposta qui prevedeva l’acquisizione del Consorzio Anthill per una cifra di sette-otto miliardi di lire, però CARUSO ci spiegò, cioè spiegò ai soci, che lui 111
riteneva si potesse arrivare a dieci miliardi di lire. In questo momento chiese il parere a tutti i soci che si dichiararono tutti disposti ad effettuare questa cessione. Ricordo che la cessione non si poteva fare all’epoca perché era in corso la famosa gara Umts, quindi era vietato evidentemente per i partecipanti alla gara vendere le società, acquisire interessenze nelle altre società, men che meno controllare le società partecipanti. Quando chiese a me il parere io ebbi non so se la sventura o il coraggio di esibire un altro fax che avevo trovato nel sistema informativo aziendale, in cui CARUSO scriveva, sempre allo stesso intermediario, che lui era disponibile a proseguire questa trattativa, però per una cifra di cento miliardi con pagamento estero su estero. E io tirai fuori questo fax e dissi: “Ma di cosa stiamo parlando dottore CARUSO? Io so che la trattativa è per importi diversi, per cento miliardi”. Successe una baraonda con i soci, dopodiché i soci si acquietarono e dissero: “Vabbè eravamo d’accordo per dieci miliardi, siamo a maggior ragione d’accordo per cento miliardi”. Mi chiesero di nuovo il parere e io, anche qui, ebbi non so se dire la ventura o la sventura di dire che ritenevo la cosa impraticabile, a parte – se possiamo dire – a parte per il fatto che questo era un reato, ma questo era secondario, quanto per il fatto che secondo me avrebbe recato pregiudizio proprio a tutta la possibilità di sviluppo industriale del mezzogiorno. Cioè se una società, in quel caso Anthill, si fosse “venduta” alla Telecom o a chi per lei in questa vicenda, avrebbe dimostrato, avrebbe in qualche modo squalificato qualsiasi altro tentativo industriale successivo (in epoca successiva) che avesse l’ambizione di fare qualcosa di rilevante. Per cui io dissi che se avessero proceduto, se fosse andata avanti questa trattativa, io ne avrei reso edotti i mezzi di informazione. Quella sera stessa io ricevetti il telegramma di licenziamento in tronco dalla società, da Anthill, da Ilm, con l’imposizione di non potermi più neanche recare in ufficio, i miei effetti personali mi sarebbero stati restituiti fuori dall’ufficio. Così inizia la mia, chiamiamola, inimicizia con CARUSO. Da allora CARUSO – però questo non posso dimostrarlo in nessun modo – in diversi ambiti, diciamo così, ha parlato male di me o ha minacciato: “Io lo distruggo”, insomma affermazioni, devo dire però non ho mai avuto riscontri di cosa poi abbia posto in essere in realtà, se ha posto in essere qualcosa, né ho avuto mai la contezza che abbia pronunciato effettivamente queste minacce. Da quel momento in poi evidentemente il mio rapporto con CARUSO diventò pessimo, se vogliamo dire, estremamente ostile per quanto riguarda la vicenda Anthill. Non ho evidenza che CARUSO abbia poi attuato, diciamo così, delle ritorsioni, delle vendette a riguardo, almeno immediatamente, però quando poi scoprii che a fronte del fallimento inspiegabile di Anthill c’era un mutuo concesso dalla Popolare del Materano a favore della dottoressa GRANESE, alle condizioni che si conoscono, condizioni impossibili, chiaramente per me fu semplice collegare i due fatti. OMISSIS . Qualcuno da me non conosciuto, perché ha parlato per interposta persona, mi dice che effettivamente c’è stata una transazione, presso la Popolare del Materano, di importo rilevante, fra i novanta e i cento miliardi di lire e pare che i beneficiari di questa transazione siano stati CARUSO, BUCCICO, l’avvocato Emilio Nicola BUCCICO, Attilio CARUSO e l’onorevole Vincenzo VITI. Tutte e tre queste persone erano figure significative, diciamo, nell’ambito della vicenda Umts, CARUSO in quanto Presidente di Anthill e gestore di queste trattative per l’acquisto di Anthill; BUCCICO in quanto persona interessata dai soci di Anthill nella diatriba, nella controversia che era nata con CARUSO; e VITI che all’epoca 112
era segretario particolare del Ministro delle Telecomunicazioni, CARDINALE. Quindi erano figure tipiche. Però di questa presunta transazione io non sono riuscito a trovare nessun tipo di riscontro, quindi può essere anche solo un pettegolezzo, chiaramente è un pettegolezzo da cento miliardi, non è una cosa piccola, però non ci sono elementi. Io ho solo un elemento, anche questo non riscontrato da me. Mi dicono che il conto dell’onorevole VITI sarebbe in Lussemburgo e sarebbe contrassegnato dalla sigla IVIT, che sarebbe l’anagramma di VITI. OMISSIS PICCENNA Nicola – Diciamo che una particolarità che noi scoprimmo, diciamo così, già era nota all’interno del Consorzio Anthill, era che qualcuno dei soci del Consorzio Anthill era legato alla massoneria. In particolare Pietro CIRILLO che era socio della Ilm – e attraverso questa quindi era socio di Anthill – dichiarò più volte, anche in presenza di più persone, di essere massone, di essere iscritto alla massoneria e in più di una occasione fece riferimento al dottor CARUSO dicendo “Il fratello CARUSO”, però senza specificare, ad onor del vero, il fratello “massone”, non ha mai detto che era massone, però, almeno a noi, sembrava di intuire che si trattasse di una fratellanza massonica, ma questo non è mai stato detto chiaramente. Un altro dei soci di Anthill chiamato proprio da CARUSO, invitato da CARUSO a partecipare, era un ingegnere di Reggio Calabria – di cui mi sfugge il nome, ma basta vedere l’elenco dei soci di Anthill ed è possibile – che dichiarò, anche lui apertamente, quando andai ad incontrarlo, di aderire alla massoneria. Ricordo anche che aveva nel suo studio a Reggio Calabria – è stato credo Presidente della Viola Calabria questo ingegnere – aveva nel suo studio il quadro con il compasso e il triangolo e l’occhio al centro che è un simbolo massonico, chiaramente massonico. E poi facemmo un incontro che, ci disse CIRILLO, era stato un incontro presso la sede di Anthill con una società che era interessata a diventare socia (poi non diventò socia di Anthill) che era il Consorzio Ciro Menotti di Bologna, Consorzio di cui, ci disse sempre CIRILLO, che era un Consorzio proprio costituito da massoni, fortemente legato alla massoneria. Quindi c’erano sicuramente dei legami massonici intorno ad Anthill. Oltre a questo mi sembra che lo stesso interlocutore che…, l’intermediario della trattativa di cui abbiamo parlato prima con Telecom, che era Roberto SCARAMUZZINO di Bovalino – di Catanzaro o Bovalino, no, di Catanzaro, vicino Catanzaro, di un paese vicino Catanzaro – anche lui era massone (questo Roberto SCARAMUZZINO) ed era l’intermediario fra Anthill e, si dice, Telecom, si disse Telecom per la famosa trattativa. Il PICCENNA, quindi, trasmetteva elenco delle note inviate al CSM ed inerenti la vicenda della dr.ssa GRANESE, nel periodo in cui dell’organo di autogoverno della magistratura faceva parte l’avv. BUCCICO. L’altro sodale, il Procuratore della Repubblica di Matera dr. CHIECO, garantiva l’inerzia della locale Procura con riferimento agli esposti presentati da Nicola PICCENNA e di altre persone, nonché l’ “insabbiamento” dei fascicoli in cui erano coinvolte persone riconducibili allo stesso CHIECO e/o alle persone con le quali intratteneva relazioni collusive. Con riferimento al ruolo del dr. CHIECO si evidenzia quanto dichiarato da Zito Michele Francesco, con riferimento alla liquidazione della GENERAL CAR s.r.l.. Le dichiarazioni riguardano la gestione della citata società, di cui lo ZITO era stato amministratore ed i rapporti intercorrenti tra il suo successore nell’amministrazione, CASTELLANO Giovanni e la Banca Popolare del Materano. 113
La GENERAL CAR s.r.l. avrebbe beneficiato, dopo l’estromissione dello ZITO, di alcuni mutui concessi dalla suddetta banca, senza le dovute garanzie ed in assenza dei necessari presupposti. La condotta illecita del dr. CHIECO riguarda la gestione del procedimento penale nr. 2070/01 della Procura di Matera, nel quale era stata coinvolta, tra gli altri, la dr.ssa GRANESE, in quanto beneficiaria di un mutuo erogato senza le dovute garanzie. Il CHIECO non esercita l’azione penale su quanto segnalato dallo ZITO, anche in virtù dei collegamenti con il sodale BUCCICO, nonché di quelli tra la Banca Popolare del Materano e la dr.ssa GRANESE. I procedimenti indicati dallo ZITO venivano tutti “trattenuti” dal dr. CHIECO e solo dopo una sua tardiva astensione affidati al Sostituto dr.ssa CAZZETTA a lui particolarmente vicina. In riferimento alla mancata astensione richiesta al Procuratore Generale, dr. TUFANO, dallo ZITO, poi avvenuta solo in data 15.12.2006 solo a seguito di denuncia di PICCENNA Nicola e non per le sue istanze. ZITO chiedeva, altresì, l’avocazione delle indagini a seguito dell’inerzia e degli interessi del dr. CHIECO. Emerge, pertanto, che, in data 23.7.2003, ZITO presentava denuncia, integrata con atti successivi e che veniva iscritto il P.P.3847/03, mod.21; nel settembre del 2004, dicembre del 2004, giugno del 2005, luglio del 2005, novembre 2005, dicembre del 2005 e maggio del 2006, ZITO Michele Francesco formulava diverse istanze di avocazione delle indagini e/o di sollecito delle indagini al Procuratore Generale di Potenza; con le note del 05.10.2004 e del 22.12.2004, a seguito di istanza di avocazione avanzata dallo ZITO al Procuratore Generale, il dr. CHIECO su richiesta di questi, prima in data 05.10.2004 rispondeva che “….Si è tempestivamente provveduto al necessario aggiornamento delle iscrizioni sul registro modello 21 …………omissis…..non appaiono necessari ulteriori atti di indagini, ed il procedimento penale relativo è prossimo alla definizione” e poi in data 22.12.2004 “…Con riferimento alle note indicate in oggetto, che si intendono qui integralmente richiamate, mi pregio di comunicare all’E.V. che le indagini preliminari afferenti al procedimento penale n.3847/03, mod.21 R.N.R. Procura Matera sono ormai ultimate…” . A tali comunicazioni non sono seguiti gli atti di definizione relativi fino al 15.03.2005. Laddove, come emerge dalla certificazione sopra esaminata, emessa a seguito di richiesta dello ZITO, nella stessa data (15.3.2005) appaiono essere stati eseguiti diversi stralci relativi al procedimento penale in questione, dei quali uno inviato a Taranto (P.P.779/05, mod.21), un altro inviato al GIP con richiesta di archiviazione (P.P. 780/05, mod.21) e la restante parte del procedimento unita al P.P.2070/03. A tal proposito, infine, a seguito della richiesta di archiviazione formulata dal dr. CHIECO relativamente al P.P.780/05 per difetto di querela, il GIP, come indicato, ne disponeva il rigetto in quanto la motivazione era insussistente e disponeva l’accertamento dei fatti reato segnalati dallo ZITO. Inoltre, con nota n.1263/RIS del 21.07.2005, il dr. CHIECO, a seguito della nota 5236 del 06.07.2005 della Procura Generale con la quale era stato trasmesso un esposto dello ZITO, scriveva: “….Con riferimento alla nota indicata in oggetto, nel prendere atto delle gravissime quanto assurde ed ingiustificate accuse mosse dallo Zito, in ordine alle quali mi riservo ogni azione,anche la più incisiva a tutela della mia onorabilità, mi pregio comunicare all’E.V. che non posso non riportarmi alle mie numerose precedenti risposte sul medesimo tema del procedimento penale già iscritto il n. 3847/03/21 PM Matera. Contrariamente a quanto calunniosamente affermato dallo Zito….”. Si rileva, in particolare, quindi, che, con la nota 5236 del 6.7.2005, il dr. TUFANO, avrebbe inviato un esposto con il quale lo ZITO rilevava comportamenti illeciti del 114
dr. CHIECO ““….Con riferimento alla nota indicata in oggetto, nel prendere atto delle gravissime quanto assurde ed ingiustificate accuse mosse dallo Zito…..”; che quanto denunciato dallo ZITO nei confronti del CHIECO, quest’ultimo si riservava “…..ogni azione,anche la più incisiva a tutela della mia onorabilità…”; che il dr. CHIECO rilevava elementi di calunnia in quanto denunciato dallo ZITO. Nonostante tali circostanze, né il dr. CHIECO, fino alla data del 15.12.2006, si è mai astenuto, né il dr. TUFANO ha mai adottato un provvedimento di avocazione nei confronti del medesimo, più volte richiesto dallo ZITO, ma anzi avrebbe anche inviato al dr. CHIECO una denuncia dello ZITO, con la quale il medesimo segnalava responsabilità a carico dello stesso magistrato. Si evidenzia, altresì, che allo ZITO, in data 20.9.2006, veniva proposto un atto transattivo per chiudere tutta la vicenda GENERAL CAR, che lo aveva visto denunciare numerosi soggetti tra i quali il CASTELLANO Giovanni e la Banca Popolare del Materano, con il quale lo stesso avrebbe ricevuto €.100.000 a totale soddisfo delle sue richieste, ma alla condizione che avrebbe dovuto ritirare tutte le denunce presentate nei confronti dei magistrati e che si sarebbe dovuto impegnare a non presentarne altre. All’epoca si precisa che le uniche denunce che lo ZITO aveva presentato erano contro il dr. CHIECO e la dr.ssa GRANESE. Riferivo lo ZITO: omissis. ZITO Michele Francesco – Allora CHIECO il 19 io stavo andando a Ginosa mi fa chiamare dalla dottoressa ALLEGRETTI: “Vieni subito che ti vuole il Procuratore”. Io ho avuto paura maresciallo, perché ho detto: “Vuoi vedere che questo qua mo dice che io l’ho aggredito?” E ho lasciato la porta aperta. Alla scrivania del Procuratore erano sedute due persone che io a posteriori ritenni che fossero due avvocati della Banca Popolare, tra i quali l’avvocato Luca SIROTTI. Maresciallo MUSARDO – Perché? Lo spieghi… ZITO Michele Francesco – Perché CHIECO doveva fare la sceneggiata, in presenza di quelli CHIECO mi dice – a me non mi fa manco parlare: “Se scopro che lei ha dato i documenti a qualcheduno lei passerà i guai…” Dissi: “Dottor CHIECO lei i documenti me li ha dati il 19, il Corriere della Sera ha pubblicato prima, come faccio io a dare i documenti? Probabilmente li avrà dati qualche altro?” Poi dissi – qua c’è la denuncia – dissi: “Per quale motivo, invece, non si chiude un procedimento che sta andando avanti dal 2003, anziché denunciare me? Che cosa è accaduto?” Che poi io, guardando meglio le carte, ho visto che l’avvocato SIROTTI, un anno prima, aveva chiesto a CHIECO su che cosa sta indagando e CHIECO gli aveva detto su che cosa sta indagando. L’avvocato SIROTTI è il legale del dottor Guido LEONI amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia e indagato in questo procedimento. CHIECO gli ha dato i fascicoli a questo qua, io c’ho i fax. Allora, a questi gli dà i fascicoli e a me minaccia. Ecco perché c’erano quelli due che stavano lì, perché lui doveva far vedere a quelli là che lui rispetta i patti con la Banca Popolare…….omissis”. E’, quindi, emerso che, con fax del 22.11.2004, l’avv. Luca SIROTTI, nell’interesse della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, chiedeva al dr. CHIECO la desecretazione, ex art. 329 c.p.p., degli atti del procedimento n.2070/03, mod. 21, nella parte di interesse per l’Istituto di Credito rappresentato, in quanto lo stesso intendeva svolgere una verifica interna attraverso i propri organi di controllo sull’operato del CdA della società controllata (Banca Popolare del Materano), ovvero in subordine comunicare l’elenco delle operazioni bancarie su cui si stava segnalando l’attenzione delle magistratura inquirente; con nota del 2.12.2004, l’avv. SIROTTI delegava al ritiro del provvedimento deciso dal dr. CHIECO, a seguito 115
della sua istanza del 22.11.2004, il dr. Massimo MANCINI, dirigente della Banca Popolare dell’Emilia Romagna; con provvedimento del 2.12.2004 il dr. CHIECO, esaminata la richiesta dell’Avv. SIROTTI del 22.11.2004, ritenuto che la medesima appariva meritevole di accoglimento, ricorrendo nella specie l’ipotesi di cui all’art. 329 c.p.p., “in quanto una desecretazione sia pure parziale in favore della sola Banca Popolare dell’Emilia Romagna consentendo ad essa l’espletamento di una indagine amministrativa interna, può di fatto agevolare lo svolgimento delle indagini penali che questo Ufficio conduce…” comunicava l’elenco completo delle operazioni bancarie sulle quali si stava indagando con l’indicazione esatta dei soggetti coinvolti nelle stesse; con memoria nell’interesse della Banca Popolare dell’Emilia Romagna del 17.1.2005, l’avv. SIROTTI chiedeva l’archiviazione per i componenti del Cda della Banca Popolare del Materano delle loro posizioni. Alla data della richiesta dell’Avv. SIROTTI il C.d.A. della Banca Popolare del Materano, il cui presidente era CARUSO Attilio, risultava indagato nell’ambito del P.P.2070/03, mod.21. Lo ZITO riferiva: ……………………………………OMISSIS………………………………………………. ZITO Michele Francesco – Sì, di un appartamento… villa a Castellaneta Marina. Cioè, un autotrasportatore di Ginosa che sapeva di questa vicenda, dice: “Ho portato un camion di piastrelle a…” Maresciallo MUSARDO – Come si chiama questo autotrasportatore? ZITO Michele Francesco – Nei bar così… sono delle conoscenze nei bar, così, di uno che si intrufola nel fatto… Dice: “Sto portando delle piastrelle al Procuratore della Repubblica di Matera, ad una casa…” Allora io gli ho detto: “Scusi…” E io denuncio questo fatto, questo fatto l’ho detto. Ma poi CHIECO l’ha dichiarato lui. CHIECO in una conferenza stampa ha detto che: “Io ho acquistato da DEGENNARO una casa a Castellaneta Marina”. La cosa che a me pare strana che DEGENNARO è un indagato di CHIECO… Maresciallo MUSARDO – Cioè? ZITO Michele Francesco – Ci sono state delle denuncie qui a Matera, presentate dall’avvocato PINTO a nome di 23 persone per i problemi di Venusio. Una lottizzazione che riguarda DEGENNARO a Venusio. Se tu, Procuratore della Repubblica, c’hai un’indagine in corso… Maresciallo MUSARDO – L’avvocato come si chiama? ZITO Michele Francesco – Ferdinando PINTO. Maresciallo MUSARDO – Leonardo PINTO? ZITO Michele Francesco – Leonardo PINTO. Se io sto indagando su un individuo non mi vado a comprare la casa da questo individuo. Cioè sono delle prassi particolari… Maresciallo MUSARDO – Ma lei è sicuro che ci sia procedimento penale iscritto a carico di DEGENNARO alla Procura di Matera? ZITO Michele Francesco – Sì, delle società di DEGENNARO… Maresciallo MUSARDO – Quale? ZITO Michele Francesco – DEGENNARO e CASTELLANO che si chiamano DECA. Non solo, ma c’è anche un altro procedimento che riguarda un’altra costruzione qui a Matera che è un circolo – non so se ha sentito dire – è un centro commerciale qui appena… alla periferia di Matera che è tutto abusivo. E io ho chiesto al Comune, come parte interessata, se c’è CASTELLANO. E l’architetto ROTA, il solito architetto ROTA, mi ha detto: “Tu non hai diritto di sapere niente”. E le licenze sono pubbliche, maresciallo, io devo sapere se il privato di un centro commerciale ha avuto una licenza e se lo stabile è in regola… 116
Maresciallo MUSARDO – Lei praticamente dice che… ZITO Michele Francesco – Ci sono degli interesse… Maresciallo MUSARDO – ...in qualche maniera CHIECO sarebbe stato avvantaggiato in questo acquisto della casa a Castellaneta perché indagava DEGENNARO? ZITO Michele Francesco – CASTELLANO era indagato, come si fa ad andare a comprare una casa da un indagato? Cioè, ci vuole coraggio. Maresciallo MUSARDO – Mi scusi, ma la casa che ha acquistato CHIECO a Castellaneta, la proprietà di chi era di questa casa? ZITO Michele Francesco – Non lo so se è intestata alla moglie o a lui, non lo so. Maresciallo MUSARDO – No, voglio dire io, CHIECO da chi l’ha acquistata? ZITO Michele Francesco – Da una società, la quale società il 90% è (incomprensibile)… e DEGENNARO… Maresciallo MUSARDO – L’altro 10%? ZITO Michele Francesco – Forse dei figli, dei nipoti… Maresciallo MUSARDO – Ho capito. Ma questa casa o comunque la società proprietaria della casa di Castellaneta non c’entra niente il signor CASTELLANO? ZITO Michele Francesco – No, CASTELLANO c’entra perché è socio di tutti i lavori di qua, DECA: DEGENNARO-CASTELLANO… Maresciallo MUSARDO – Della società DECA diciamo? ZITO Michele Francesco – Sì. ……………………………………OMISSIS………………………………………………. Riferiva Nicola PICCENNA: “…..omissis. E cioè, io ho seguito le dichiarazioni del dottor CHIECO riguardo al fatto che lui avrebbe avuto prima intenzione di acquistare una Villa a Marinagri e poi non l’ha più acquistata, preferendo acquistare una villa a Castellaneta. Io mi sono preso la briga di andare a verificare, tramite una visura ipocatastale, l’esistenza di questa villa ed in effetti a me è risultato che è stato redatto un atto pubblico presso il Notaio Michele SOMMA il 4 ottobre 2006 da CHIECO. CHIECO effettivamente ha acquistato una villa a Castellaneta. La cosa singolare è che la società da cui ha acquistato la villa è riconducibile totalmente al gruppo DE GENNARO, che è socio di CASTELLANO nella società Borgo Venusio di Matera, che è indagata da CHIECO su Matera….”. Dall’esame dei dati informatici estratti dal noteboock del dr. CHIECO, sequestrato in data 27.2.2007 a seguito di esecuzione di decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, sono emersi alcuni files in merito all’acquisto di una villetta da parte del dr. CHIECO a Castellaneta Marina, da una società riconducibile al DE GENNARO. I dati cui si fa riferimento sono un fax indirizzato al rag. SANSONETTI della SANSONETTI IMMOBILIARE di Fasano, nel quale si legge: “Facendo seguito alla conversazione telefonica odierna, Le confermo la nostra accettazione della proposta di acquisto dell’appartamento in villa di nostra proprietà sito in Selva di Fasano al viale Gordini, come formulato dal dott. Giovanni Angelo Mavilio in data 19 novembre 2005. Da quanto sopra indicato, emerge la circostanza secondo la quale il dr. CHIECO e la moglie avrebbero ceduto la casa nella Selva di Fasano, accettando quanto proposto loro in data 19.11.2005, con preliminare datato 8.12.2005. Quindi, in data 3.5.2006, i coniugi Chieco acquisteranno casa a Castellaneta Marina. 117
La proprietà della IMMOBILIARE BRINDISI CASALE S.r.l., il cui amministratore è DE GENNARO Daniele Giulio è detenuta integralmente dalla DG SVILUPPO IMMOBILIARE S.r.l.. I soci della DG SVILUPPO IMMOBILIARE S.r.l. sono: - DGE HOLDING S.r.l. (€. 12.521.276,00 su un capitale sociale di € 12.551.276,00); - DG COSTRUZIONI S.r.l. (€.30.000 su un capitale sociale di € 12.551.276,00). La DG SVILUPPO IMMOBILIARE, quindi, è controllata dalla DGE HOLDING S.r.l.. Il capitale sociale della DGE HOLDING S.r.l. pari ad € 103.301.764,00 è detenuto da: - DEGENNARO Carmine per €. 19.385.170,40; - DEGENNARO Daniele Giulio per €. 19.385.170,40; - DEGENNARO Gerardo per €. 19.385.170,40; - DEGENNARO Giovanni per €. 19.385.170,40; - DEGENNARO Vito Michele per €. 19.385.170,40; - NICOTEL HOLDING per €. 6.375.912,40 La DGE HOLDING S.r.l. è quindi controllata dalla famiglia DEGENNARO. A questo punto si segnala che tra le società partecipate dalla DG SVILUPPO IMMOBILIARE (controllata dalla famiglia DEGENNARO attraverso la DGE HOLDING S.r.l.) vi è la DEC S.p.a. Il capitale sociale (pari ad € 23.496.200,00) della DEC S.p.a. è detenuto dalla: - DG COSTRUZIONI S.r.l. per €. 20.052.845,00; - DG SVILUPPO IMMOBILIARE per €. 3.443.355,00. Quindi la DEC S.p.a è controllata dalla DG COSTRUZIONI S.r.l. il cui capitale è totalmente detenuto dalla DGE HOLDING S.r.l. e quindi dalla famiglia DE GENNARO. Tra le società partecipate dalla DEC S.p.a. vi è la BORGO VENUSIO S.c.a.r.l.. Il capitale sociale della BORGO VENUSIO (€ 10.000,00) S.c.a.r.l. è detenuto da: - DEC S.p.a. per € 8.000,00; - FINCAST S.r.l. (controllata da CASTELLANO Giovanni) per €. 2.000,00, che il 20.07.2007 cede le sue quote alla CASTELLANO COSTRUZIONI GENERALI s.r.l.. Il presidente della BORGO VENUSIO risulta essere DEGENNARO Daniele Giulio. I consiglieri sono: - DEGENNARO Gerardo; - CASTELLANO Giovanni. La BORGO VENUSIO, quindi, risulta di proprietà dalla DEC S.p.a. (famiglia DEGENNARO) e della CASTELLANO COSTRUZIONI (CASTELLANO Giovanni). Quindi CASTELLANO Giovanni, che risulta essere lo stesso soggetto più volte denunciato dallo ZITO Michele Francesco, è socio di DE GENNARO Daniele Giulio, nonché è l’amministratore unico della società dalla quale il dr. CHIECO ha acquistato la villetta a CASTELLANETA. Nel periodo nel quale il dr. CHIECO ha perfezionato l’acquisto del suddetto immobile, lo stesso stava svolgendo indagini su CASTELLANO Giovanni (P.P. 2070/03, mod.21, 3847/03, mod.21 unito al 2070/03, mod.21, 780/05, mod.21 per il quale aveva richiesto, in data 15.3.2005, l’archiviazione rigettata dal GIP in data 16.6.2006, ed infine 3343/05, mod.21). Per il proc. pen. nr. 2070/03 mod.21, il dr. CHIECO, in data 3.4.2006, redigeva il provvedimento ex art.415 bis c.p.p; atto contestato, con la nota inviata al Procuratore Generale dr. TUFANO, dall’avv. SISTO, con la quale si chiedevano ragioni dell’omessa indicazione di alcuni capi d’imputazione a carico del CASTELLANO ed altri nel predetto provvedimento. 118
Nei confronti di CASTELLANO Giovanni risultavano iscritti presso la Procura della Repubblica di Matera vari procedimenti penali, tra i quali alcuni auto-assegnati al dr. CHIECO fino al 15.12.2006, data dalla quale lo stesso se ne “spogliava” a seguito di richiesta di astensione: - 2070/03 mod.21 per i reati di cui agli art. 640 c.p. ed altro, per il quale risulta essere stata fissata udienza preliminare per il 29.4.2008; - 2181/04 mod.21 per il reato di cui al D.P.R. 462/2001, archiviato il 29.03.2005; - 779/05 mod.21 per i reati di cui agli artt. 479 e 482 c.p., trasmesso per competenza al PM di Taranto; - 780/05 mod.21 per il reato di cui all’art. 2621 c.c. ed altro ancora nella fase delle indagini; - 3343/05 mod.21 per il reato di cui agli artt. 646 c.p. ed altro, nella fase delle indagini preliminari. Nei confronti di DEGENNARO Daniele Giulio e DEGENNARO Giovanni, risultavano iscritti diversi procedimenti penali, dei quali nessuno assegnato al dr. CHIECO, risultati tutti archiviati o con richiesta di archiviazione in corso. In particolare, per il DEGENNARO Daniele Giulio tutti i procedimenti penali risultano archiviati o con richiesta di archiviazione pendente, in un periodo compreso tra il 30.11.2005 ed il 6.6.2007. L’acquisto dell’immobile da parte del dr. CHIECO sarebbe avvenuto in una data successiva al 3 maggio 2006. Con riferimento ai rapporti tra i sodali CHIECO e BUCCICO si evidenzia: in un file sequestrato al dr. CHIECO, denominato “Querela BUCCICO”, si rileva che lo stesso risulterebbe essere il file relativo ad una querela sporta dal Sen. BUCCICO, contro l’autore di un articolo apparso sul periodico “Il RESTO” dal titolo “Trema il Palazzo di giustizia”, avente ad oggetto un incontro che si sarebbe svolto tra il Sen. BUCCICO ed il dr. CHIECO presso il Palazzo di Giustizia. La data di ultima modifica del file è quella del 27.1.2007. Si evidenzia che veniva rinvenuto analogo file avente ad oggetto il già richiamato articolo stampa e denominato “querela mia” (dr. CHIECO), con data di ultima modifica 15.2.2007 (data riportata anche nel testo del documento). Tale circostanza fa emergere uno scambio di file tra il Sen. BUCCICO ed il dr. CHIECO, ed in quello di quest’ultimo risulta cancellato il nome del querelante, ma che si evince chiaramente essere lo stesso Senatore, se non altro per il nome dato al file in questione. Determinante per l’affermazione del sodalizio criminoso è anche il ruolo del dr. BARBIERI, collocato ai vertici del Ministero della Giustizia, con particolare riferimento ad i suoi rapporti con il dr. BONOMI che, in passato, aveva anche svolto le funzioni di Ispettore presso il Ministero della Giustizia, nonché con il dr. TUFANO con il quale non solo ha contatti intensi ma sono in rapporti attraverso nominativi di persone legati ad entrambi (che operano nel settore economicofinanziario e nelle Istituzioni, in particolare la Magistratura ed hanno avuto comunque un ruolo nelle vicende oggetto dell’attività del sodalizio criminoso). Il BARBIERI è in contatto con persone già coinvolte in procedimenti penali, quali monsignor Francesco CAMALDO il quale si rivolgeva all’alto magistrato nell’intento di acquisire, per il tramite di questi, informazioni riservate circa gli sviluppi delle indagini giudiziarie che si stavano svolgendo nei suoi confronti. BARBIERI che dal compendio intercettivo appare in contatto con magistrati ricoprenti ruoli rilevanti nelle vicende de quibus. 119
Il BARBIERI acquisiva informazioni riservate sull’andamento delle indagini che riguardavano il CAMALDO, ricorrendo a quei canali ed a quelle entrature su cui poteva contare negli ambienti giudiziari lucani (in considerazione, in particolare, dei suoi stretti contatti con i vertici della Procura Generale di Potenza). Il BARBIERI, tra l’altro, prima di rivestire l’incarico di Direttore Generale dei Magistrati presso il Ministero della Giustizia, aveva ricoperto la carica di Presidente del Tribunale di Lagonegro. E’ anche il BONOMI che si rivolge al sodale BARBIERI per ottenere informazioni in merito agli sviluppi delle vicende disciplinari riconducibili a magistrati della Procura della Repubblica di Potenza: G.: Enzo, come vanno le altre cose nostre? Tu capisci a me. V.: eh, così.Ehm...stanno andando avanti, mò vediamo che succede qua, insomma. G.: tu non ne sai niente? V.: no...ehm...ancora no. G.: stai seguendo un poco? V.: sì,sì,sì,sì,sì,sì,sì. G.: perchè lì hanno avu...hanno beccato un pò di, di disciplinari, hai saputo? V.: sì,sì,sì,sì,sì,sì G.: eh! Cinque mi pare. V.: sì. G.: (rivolto ad altro interlocutore: ) e c'è Barbieri a telefono. Mò te lo passo. V.: sì.Chi è? G.: (rivolto a Barbieri) senti: mò dico...è il collega Roca, mò te lo passo. V.: sì,sì,sì. G.: senti facci sapere qualche altra cosa. V.: va bene. Trascrizione integrale della conversazione telefonica in uscita dall’ utenza telefonica numero 06.6874988 in uso a BARBIERI Vincenzo, ed in entrata sull’utenza numero 340.6511419 in uso a BONOMI Gaetano avvenuta in data 06.09.2006 alle ore 10.32 progressivo nr. 128 – RIT 125/2006.Linea 215. LEGENDA BARBIERI Vincenzo: V. BONOMI Gaetano: G. INIZIO TRASCRIZIONE G.: pronto? V.: Gaetano? G.: chi è? V.: Enzo Barbieri. Da Roma. G.: uè, bello! Come stai? V.: bene. Te? OMISSIS G.: Enzo, come vanno le altre cose nostre? Tu capisci a me. V.: eh, così.Ehm...stanno andando avanti, mò vediamo che succede qua, insomma. G.: tu non ne sai niente? V.: no...ehm...ancora no. G.: stai seguendo un poco? V.: sì,sì,sì,sì,sì,sì,sì. G.: perchè lì hanno avu...hanno beccato un pò di, di disciplinari, hai saputo? V.: sì,sì,sì,sì,sì,sì G.: eh! Cinque mi pare. V.: sì. G.: (rivolto ad altro interlocutore: ) e c'è Barbieri a telefono. Mò te lo passo. V.: sì.Chi è? G.: (rivolto a Barbieri) senti: mò dico...è il collega Roca, mò te lo passo. V.: sì,sì,sì. G.: senti facci sapere qualche altra cosa. 120
V.: va bene. G.: so che Mantelli è stato riconfermato. V.: sì, Mantelli è stato riconfermato. Da poco. G.: e la cosa non ci dispiace. V.: no,no,no. E' un bravo... è una bravissima persona. G.: è nu 'uaglione serio! V.: sì, sì. E' una persona per bene. G.: ti passo Modestino così lo saluti. OMISSIS
In riferimento a quanto emerso dalla conversazione sopra riportata relativamente alla circostanza della riconferma del dr. MANTELLI nell’incarico ricoperto presso l’Ispettorato del Ministero della Giustizia, si segnala il tenore della conversazione telefonica di seguito riportata. Emerge, infatti, che il medesimo sarebbe stato in procinto di lasciare il citato incarico “perché… avevano già scritto la lettera per Mantelli”, quando, “non te lo so dire manco come è successo, non lo so…”, presumibilmente, per via dell’intervento sul Ministro della Giustizia Sen. Mastella di un soggetto di cui non emerge l’identità, ne veniva decretata la riconferma. Ecco lo stralcio di alcuni passi della conversazione: “Come ha fatto Mantelli, come ha fatto Priore, come ha fatto tutta questa gente. Che ha fatto al momento opportuno? Ha preso… avrà chiamato alle persone più autorevoli di questo mondo, che sono riuscite a…”: …………………………………………………..omissis………………………………………………………. B.:E non lo so. Perché lui sperava… sai, prendendo tempo si può sempre sperare che il 30 settembre Mastella vada a casa, viene (incomprensibile) amico che mi confermi. C.: Ce lo auguriamo tutti. B.: Però… C.: Ce lo auguriamo tutti, eh. B.:Appunto, appunto. Perché, guarda, che io già sento dagli uffici giudiziari, dalle nomine che ha fatto su Napoli, sentivo Lello Numeroso che comincia a dire che forse si comincia a rimpiangere Castelli, perché hanno nominato Direttore al posto di Caldarera quel… un Vigile… ………………………………………………………….omissis…..……………………………………………. C.: Ma tu lo sai che ha confermato… ha confermato Mantelli? B.: Sì, sì, lo so, lo so. C.:Ieri ho sentito Arci, gli ho detto: “Scusa, Arci, ma poi quella cosa di Mantelli, tu eri…”. B.: Sì, sì. C.: Non lo so nemmeno, non te lo so dire manco come è successo, non lo so. B.: Sì, perché alla fine poi… tutto è rimasto come… come con Priore addirittura, capisci. C.: Eh. B.: Perché… avevano già scritto la lettera per Mantelli. C.: Ah, avevano già scritto… (ride) B.: Sì. Già. Hai capito? C.: No, guarda, veramente, è una cosa inaudita. B.:Alla fine rimpiangeremo Castelli, guarda, sono convinto che… perlomeno quello nella sua burberia nordica… ……………………………………………………………omissis…………………………………………….. C.:Voglio dire.. Come pure Mantelli. Quindi questo è uno che se gli arriva la cosa giusta… B.: Esattamente. Ma è così. L’uomo così è. C.:…è capace (incomprensibile). Insomma non è… non è una cosa… non è una cosa normale questa qua. ……………………………………………………………omissis…...…………………………………………. B.: Ma non è che fanno acquiescenza, perché tu vedi che fanno acquiescenza apparentemente, ma poi a titolo personale operano con tutte quante le… gli strumenti a disposizione. Come ha fatto Mantelli, come ha fatto Priore, come ha fatto tutta questa gente. Che ha fatto al momento opportuno? Ha preso… avrà chiamato alle persone più autorevoli di questo mondo, che sono riuscite a…
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C.:Ho capito. Però non è… non è il sistema giusto per… cioè, voglio dire quelli hanno trovato le persone giuste e quelli che non hanno trovato le persone giuste che fanno, se ne devono andare perché non trovano la persona giusta? Allora combatti con le tue armi. ………………………………………………………....omissis…………………………………………………
Con riferimento ancora ai rapporti – ai fini del consolidamento del suo ruolo di forza all’interno del sodalizio criminoso – tra il TUFANO ed i vertici del Ministero della Giustizia, con particolare riguardo al sodale BARBIERI ed al dr. Ettore FERRARA, Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (in procinto di divenire Presidente della Corte d’Appello di Potenza) si evidenzia anche che Achille TUFANO, figlio del PG, ha superato il concorso di collaboratore classe C1 presso il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria classificandosi al settimo posto. In documentazione acquisita all’esito della perquisizione effettuata nei confronti del predetto Procuratore Generale si rinvenivano appunti con riferimento al predetto concorso con l’indicazione del sodale BARBIERI ed anche dei componenti la Commissione presso il Ministero della Giustizia. Si evidenziano, altresì, gli strettissimi rapporti con numerosi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (come si evince, in modo inconfutabile, dalle rubriche ed agende sequestrate, nonché dal traffico telefonico rilevato dall’analisi incrociata dei relativi tabulati) ed a tal proposito, a titolo esemplificativo, si riporta che dall’esame dei files estratti dai PC del dr. TUFANO è emersa una nota denominata “BERRUTI.DOC” con la quale il dr. TUFANO illustra al dr. BERRUTI (componente del Consiglio Superiore della Magistratura ed appartenete alla stessa corrente di riferimento del dr. TUFANO), la situazione della Procura di Potenza, portando attacchi diretti all’operato del Procuratore della Repubblica dr. GALANTE e dei Sostituti Procuratori della Repubblica dr. MONTEMURRO e dr. WOODCOCK. Scrive, tra l’altro, il TUFANO: Bisogna da ultimo tenere presente che Woodcock si sta attivando moltissimo, da una parte, con magistratura democratica e, dall’altra con Ferri di M.I. (è stato al suo matrimonio) per ottenere una protezione del Galante, del Montemurro e di lui stesso (su cui ci sono pesanti relazioni) anche a costo di infamare la procura generale. Lo aveva già fatto con Menditto e MD a luglio 2006 pochi giorni prima della scadenza del vecchio CSM. nonché Ulteriore nota indirizzata al Cons. BERRUTI Con riferimento al ruolo della dr.ssa FASANO si segnalano anche le seguenti conversazioni telefoniche intercettate: Progressivo n.654 delle ore 17.11.26 del 14/5/2007. Dopo aver informato la moglie della sua elezione in Direzione Nazionale, MARGIOTTA chiede delucidazioni circa la protesta dell’avvocato PACE che avrebbe abbandonato l’udienza presieduta dal GIP PAVESE. FASANO Luisa condivide l’iniziativa dell’avvocato PACE ritenendo gravissimo ciò che ha fatto il GIP PAVESE. FASANO, inoltre, ragguaglia MARGIOTTA circa il contenuto del comunicato stampa del Procuratore Generale TUFANO a commento dell’articolo pubblicato dal CORRIERE DELLA SER.: Progressivo n.675 delle ore 19.44.42 del 14/5/2007. MARGIOTTA segnala alla moglie che non è stato CANNIZZARO a diramare all’ANSA il comunicato stampa sulle sue dimissioni ma che si è trattata di un’iniziativa di Vito DE FILIPPO. MARGIOTTA precisa che CANNIZZARO si era limitato a scrivere una lettera di dimissioni, di 122
cui gli era stato letto il contenuto da Nino GRASSO, e di inviarla al Presidente della Regione. MARGIOTTA ipotizza che CANNIZZARO non si sarebbe aspettato una pubblicazione della lettera da parte di DE FILIPPO. FASANO condivide lo stupore del marito per l’inattesa pubblicazione di un atto che poteva rimanere interno e asserisce che DE FILIPPO avrebbe ben potuto rigettare le dimissioni del CANNIZZARO. Progressivo n.751 delle ore 15.3.01 del 15/5/2007. FASANO Luisa segnala al marito che dopo la solita convocazione dell “unico” e “irripetibile”, è riuscita a parlare a quattr’occhi con ROCA di quella cosa. A dire della FASANO, ROCA avrebbe replicato che sapeva della cosa; ROCA, inoltre, avrebbe premesso che il PRESIDENTE, uomo delle istituzioni, le cose le dice ma non le dice nelle sedi opportune. ROCA avrebbe aggiunto di aver deciso di fare un passo indietro essendosi reso conto dell’interesse nutrito dall’ altro per la cosa e non volendo condurre una nuova guerra proprio contro coloro insieme ai quali aveva fatto la guerra in corso. Inoltre, ROCA avrebbe manifestato l’intenzione di rimanere fuori da una guerra sporca, non avendo niente da spartire con tutti gli altri e volendo evitare di correre il rischio di essere attinto da accuse infamanti. FASANO Luisa riferisce al marito di aver rappresentato a ROCA “il fatto della sua conferenza stampa” ottenendo la solidarietà di questi il quale avrebbe commentato che si tratta di una vicenda di nessuna importanza messa in piedi solo per “tenerti sotto” ed esercitare pressione psicologica. Progressivo n.939 delle ore 20.8.36 del 16/5/2007. Fasano Luisa riferisce al marito che la III Commissione del CSM ha dato il suo assenso alla richiesta di trasferimento in Corte d'Appello del GIP Iannuzzi. Margiotta chiede alla moglie se si sappia qualcosa del PM MONTEMURRO.La Fasano risponde di no. Progressivo n.1006 delle ore 17.29.30 del 17/5/2007. MARGIOTTA manifesta a FASANO Luisa il suo stupore per l’ipotesi ventilata da taluni circa un suo eventuale interessamento presso MANCINO in favore del PM MONTEMURRO. MARGIOTTA precisa di aver chiarito che si tratta di un’ipotesi fantasiosa e del tutto destituita di fondamento non essendo MONTEMURRO un suo amico. Progressivo n.2371 delle ore 22.54.07 del 29/5/2007. FASANO Luisa informa il marito delle dichiarazioni rilasciate da CORONA che, appena uscito dal carcere, ha definito Woodcock “un talebano” dichiarandosi “ostaggio dello Stato”. FASANO commenta le affermazioni del CORONA asserendo che lo stesso ha ragione. Da parte sua, MARGIOTTA informa la moglie di aver saputo da GIAMPAOLO che Magistratura Indipendente ha chiesto al CSM il trasferimento del GIP IANNUZZI in seguito alla pubblicazione di quel certo articolo. Progressivo n.2412 delle ore 10.09.53 del 30/5/2007. FASANO Luisa riferisce al marito di essere stata appena chiamata da BONOMI e di aver saputo da questi che la cosa di GRIPPO è stata confermata ma che rimane in piedi “la cosa sua”. FASANO aggiunge che “Il Giornale” ha pubblicato alcune foto che ritraggono insieme il PM WOODCOCK e la giornalista SCIARELLI. Progressivo n.2461 delle ore 13.54.28 del 30/05/2007. 123
FASANO Luisa informa il marito che il settimanale “CHI” ha pubblicato delle foto in cui sono ritratti in diverse pose il PM WOODCOCK e la giornalista SCIARELLI. Progressivo n.2546 delle ore 08.40.42 del 31/05/2007. Dopo aver riferito commentato con la moglie le foto di WOODCOCK e della SCIARELLI , MARGIOTTA le chiede se i giornali locali hanno rilanciato la vicenda. FASANO Luisa risponde che il solo Nino GRASSO ha scritto un articolo e MARGIOTTA replica ipotizzando che ora “quelli” faranno dire che esiste un complotto nell’uso della trasmissione “CHI L’HA VISTO”. FASANO e MARGIOTTA continuano commentando le dichiarazioni ed il comportamento di CORONA. Progressivo n.2566 delle ore 11.02.30 del 31/05/2007. MARGIOTTA riferisce alla moglie di aver letto l’articolo scritto da GRASSO e lo definisce “pesante”, “tosto” e “scritto alla grande”. Progressivo n.3117 delle ore 11.16.36 del 04/06/2007. MARGIOTTA segnala alla moglie la pubblicazioni dell'interrogatorio di ROTONDI. La donna commenta affermando che quindi ci sarà pure lei. L'uomo, con tono seccato, invita la moglie a non parlare. Progressivo n.3157 delle ore 12.51.21 del 04/06/2007. FASANO segnala al marito che ha verificato e si tratta di “una cazzata” , di spacciatori. Progressivo n.3377 delle ore 11.36.07 del 05/06/2007. La Fasano chiede al marito che cosa sia accaduto. L'uomo riferisce di aver parlato con un vice questore aggiunto a cui ha detto di essere marito di una collega e commenta che anche in questo caso bisogna fere la stessa cosa ovvero ricorso al Prefetto per ottenere la restituzione della patente sottratta a Beppe, l'autista. Il Margiotta aggiunge che presso la Prefettura di Roma ha un pò di amici e "può fare".Il marito chiede alla moglie che cosa stia succedendo giù. La Fasano risponde che tutto tace al che l'uomo chiede se la moglie ha portato quel certo appunto a Bonomi facendo presente che si tratta di una cosa che interessa direttamente il padre del Margiotta. Il Margiotta, a tal proposito, dice alla moglie di parlare con Bonomi, affinchè questi parli a sua volta con il Presidente del Tribunale Civile o con un giudice qualsiasi perchè il padre è in credito dal Tribunale di una certa quota di soldi. Margiotta aggiunge che potrebbe parlarne lui stesso a De Angelis e chiude la conversazione rammaricandosi per il fatto di dover provvedere alla guida del veicolo in prima persona quando il giovedì successivo tornerà a Potenza. Progressivo n.3446 delle ore 20.54.26 del 05/06/2007. MARGIOTTA riferisce alla moglie che suo fratello le porterà un appunto che riguarda suo padre e che lei dovrà, a sua volta, consegnare al suo amico. MARGIOTTA raccomanda alla moglie di consegnare all’amico anche quell’altro appunto. Progressivo n.3486 delle ore 11.58.24 del 06/06/2007 FASANO riferisce al marito che in giornata hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare disposte dal GIP Pavese ed eseguite dalla Squadra Mobile di Potenza. I due interlocutori commentano l'atmosfera che regna in Procura a Potenza e l’uomo raccomanda alla moglie di ricordarsi di consegnare quei due appunti a Bonomi. 124
Rilevante è anche il ruolo esercitato dalla dr.ssa FASANO, unitamente al sodale dr. BONOMI, contro il dr. MONTEMURRO impegnato in inchieste che coinvolgevano persone delle quali la FASANO ed il MONTEMURRO erano referenti per come descritto nell’ambito associativo. Vi sono diverse conversazioni telefoniche di pregio tra la dr.ssa FASANO ed il dr. BONOMI. Dalla conversazione di seguito riportata emerge l’interessamento di quest’ultimo per il dr. MONTEMURRO, che sarebbe stato visto quella stessa mattina con una macchina della polizia mentre stava accompagnando i bambini. Lo stesso BONOMI chiede alla FASANO di informarsi su tale circostanza, in quanto se riscontrata lui avrebbe provveduto a fare una segnalazione al Prefetto, in quanto il dr. MONTEMURRO ”…. perchè lui non ha diritto a niente abbiamo fatto tanto per aiutare...“. Dalla stessa conversazione emergono, quindi, finalità d’intenti univoche tra la dr.ssa FASANO ed il dr. BONOMI. DATA E ORA: 09/05/2007 19:12:46 nr.177 chiamante: 3928582344 NUMERO_CHIAMATO: 393281508556 LEGENDA: Cons. Dott. BONOMI Gaetano: (B) D.ssa FASANO Luisa: (F) ^^^^^^^^^^^^^^ F:Pronto! B:Pronto, ma stai ancora lavorando? F:Sto... so venuta a un convegno dove hanno fatto delle foto eh... alle donne in polizia, eccetera eccetera... B:ah be... F:e la mia foto ha vinto il primo premio... non la mia, il mio era il mio come soggetto.. B:Eh eh... F:io e mio figlio... B:bellissima ...(inc.)... F:e quindi sto al convegno... B:ti volevo dire... il nostro amico la mattina va ancora con la macchina vostra a pigliare il figlio alla scuola attualmente? F:mah... B:Polizia di Stato, una "tipo" Polizia di Stato, bleu... F:veramente? Non lo so... B:ma è strano... F:non mi meraviglierebbe ormai più niente, eh voglio dire... B:e a che titolo poi? F:mah... perchè a che titolo MENNUTI fa parte del gruppo anti LA NERA? (breve risata) se è uno che sta alla D.I.G.O.S.? B:allora se l'ha fatto il tuo capo... F:eh appunto... appunto... B:voglio dire... (accavallamento di voci) F:e certo... 125
B:...(inc.)... voglio dire... per avere l'autorizzazione chi la... perchè lui mi ha detto... F:il Questore, per forza il Questore se c'ha l'autorizzazione... per forza il questore... B:Che stammattina alle nove stava con uno... macchina tipo Polstato... F:si... B:Polizia di Stato con... siccome il Questore mi ha raccontato queste cose stammattina di questo... F:Mah... B:gira su ...(inc.)... (voci sovrapposte) F:Tipo... Tipo... di che colore cioè in borghese? Civetta? B:Tipo blue con la Polizia di Stato eh... F:veramente? B:oh... eh... F:...(inc.)... B:alle nove meno cinque a viale Dante ad accompagnare i bambini... F:a me non mi meraviglia niente così come il fatto che oggi non sapevo neanche che si faceva sta cosa... B:non ho detto niente? F:No! ...(inc.)... niente sapevo... B:ma io perciò volevo... F:eh... eh... B:tu ieri non sei venuta e io che potevo ...(inc.)... F:no perchè mi ha bloccato lui, perchè dopo che mi fa ste cose così, carine, lui viene all'una e mi dice dobbiamo andare a pranzo col direttore del "QUOTIDIANO" cioè a mezzo giorno me l'ha detto, si cambi perchè io ero in divisa e mi accompagni e quindi so dovuta andare di corsa a casa... B:a fa che? F:sua figlia mi ha visto oggi... B:eh... F:che stavo sotto il quotidiano ad aspettare... B:a fa che? F:il direttore... e perchè B:ah... F:nuovo venuto è nuovo venuto e quindi l'ho accompagnato in maniera formale... B:ah.... F:perchè se no lui non sapeva che cavolo dire e m'ha rovinato tutta la giornata ed io so dovuta andà a casa a rimettermi la divisa e, adesso sto a sto convegno, cioè... B:questo è cretino... F:eh... B:ma comunque vedi un poco, per sfizio, senza dire naturalmente... F: si ...(inc.)... B:perchè l'hanno visto due persone... che ha accompagnato F:uhm... B:il figlio con questo questa "tipo"... F:non mi meraviglia proprio... B:noi "tipo" non ce ne abbiamo in Tribunale, quindi non... F:...(inc.)... B:dice che stava scritto Polizia di Stato... 126
F:però le nostre macchine civetta non c'hanno scritto Polizia di Stato, tranne se non c'era la paletta... B:e penso di si... F:eh appunto che a noi le macchine in borghese ...(inc.)... B:perchè lui non ha diritto a niente abbiamo fatto tanto per aiutare... F:...(inc.)... e certo... e certo... ma... B:...(inc.)... faccio una segnalazione al Prefetto, poi ...(inc.)... F:ma se MENNUTI ha riavuto il cellulare di servizio e non si sa per quali motivi viene applicato a un'indagine di squadra mobile senza che io venga detto(fonetico) e sta alla D.I.G.O.S. non mi meraviglia veramente più niente, senza che mi venga detto nulla... B:questa è pazzia però eh... F:lasciamo perdere... e be si... B:io perciò... F:mi sta mi sta distogliendo tutta la mobile in maniera va bè lasciamo perde... cioè io so, il pool del pool del pool che non controllo più e mi sto veramente stancando però, UBI MAIOR... B:...(inc.)... passa un attimo domani iah... F:e si sicuramente ci vediamo domani... B:io ti volevo parlarti anche di questo sta matti.. ieri... F:eh purtroppo mi ha m'ha coptato lui B:ah... F:diciamo ...(inc.)... e che dobbiamo fare? B:Ci sentiamo domani... F:O.K. bacioni... B:ciao ciao ciao... F:a domani. FINE TRASCRIZIONE Dalle conversazioni intercettate emerge un’attenzione particolare della dr.ssa FASANO e del dr. BONOMI per le vicende relative al dr. WOODCOCK (rapporti con la giornalista Federica SCIARELLI) ed al dr. MONTEMURRO con riferimento all’uso di un’autovettura della Polizia di Stato, per il quale lo stesso BONOMI chiede alla FASANO di informarsi, in modo che lo stesso poi “...(inc.)... faccio una segnalazione al Prefetto, poi ...(inc.)...”. In questi interessamenti si inserisce la conversazione nel corso della quale i due interlocutori, FASANO e BONOMI, fanno riferimento alla nomina del dr. GRIPPO, quale Procuratore di Potenza, e ad un non meglio indicato “discorso successivo che rimane impregiudicato e per il quale bisogna darsi da fare”. Conversazione che fa trapelare un accordo al fine di perseguire nomine presso la Procura della Repubblica di Potenza, proprio per il posto di Procuratore della Repubblica in modo che il sodalizio possa avere il controllo dei vertici degli uffici requirenti di Potenza. Inoltre, dalla conversazione di seguito indicata emerge un persistente interesse del dr. BONOMI e della dr.ssa FASANO per il dr. WOODCOOCK, ed in particolare per delle foto che dovrebbero essere pubblicarte sul giornale “Chi”. A tal proposito si segnala che nello stesso periodo la FASANO è impegnata in delicate indagini
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delegate da quest’ultimo (con riguardo in particolare ad ambienti della massoneria). Emergono anche le finalità delle condotte poste in essere dalla FASANO e dal BONOMI laddove discutono di un discorso finale che rimarrebbe impregiudicato, facendo riferimento alla nomina di GRIPPO quale momentaneo Procuratore della Repubblica a Potenza, ed in particolare all’aspirazione del dr. BONOMI di ricoprire tale incarico (come si riscontra da quanto emerso da atto rinvenuto sul PC di TUFANO, il quale emette parere favorevole con riguardo alla domanda di Procuratore della Repubblica di Potenza formulata dal sodale BONOMI, facendo riferimento il TUFANO all’indipendenza del BONOMI, che stride non poco se sol si pensi alla sua partecipazione, a fianco del BUBBICO, al congresso del partito dei democratici di sinistra, IN DATA 10.6.2006, ove si doveva eleggere il segretario (progetto di “conquista” anche dei vertici della Procura della Repubblica di Potenza che non si realizza solo in quanto in pieno svolgimento le complesse indagini preliminari della Procura della Repubblica di Catanzaro): DATA E ORA : 30/05/2007 10:03:32 TIPO_RECORD 2 IMEI : 357547004984590 IMSI : 222886860006571 NUMERO_MONITORATO : 393281508556 CODICE_SERVIZIO : T11 CELLA : 22288 44042911 NUMERO_CHIAMANTE : 3928582344 NUMERO_CHIAMATO : 393281508556 LEGENDA Fasano: FASANO Bonomi: (BONOMI) ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ FASANO:pronto! BONOMI: lavoriamo, lavoriamo! FASANO:Consigliere... no, oggi no! Oggi riposo. BONOMI:ti ho disturbata a casa? FASANO: eh sì ma ...(inc.)... niente di chè, sto col bambino! Tutto a posto? Che novità ci sono? BONOMI: sì, io sono in ufficio.Niente....Ho visto un articolo su...sul "Il Giornale". FASANO: anche oggi? BONOMI: che pubb, che pubb, che pubblica in prima pagina, una fotogtafia del tuo capo... Sostituto Woodcock... FASANO:Si... BONOMI:dietro la SCIARELLI... FASANO:Veramente? BONOMI:Uh... uh... FASANO:Ah... BONOMI:e poi, dice che sono state pubblicate all'interno, altre quattro fotografie eh... FASANO:eh... 128
BONOMI:sono state, saranno pubblicate domani su "CHI"... FASANO:ah... perchè queste so quelle che diceva ieri CORONA, che è stato messo ai domiciliari (breve risata) che carini... BONOMI:niente, hai capito? Ci stà un tutto un articolo sul giornale... FASANO:ah... BONOMI:che io c'ho... FASANO:eh... però... BONOMI:e domani dovrebbe uscire "CHI"... FASANO:ho capito... e sul giornale fanno riferimento ...(inc.)... BONOMI:che si sò quattro fo... quattro fotografie si, si... FASANO:ah... BONOMI:perchè, secondo il giornale, sono state scattate a Potenza... FASANO:ah... BONOMI:ma mi sembra strano, perchè, ehm... in alcune ci stava il soggetto che c'ha la barba... FASANO:ah... BONOMI:e ultimamente non ce l'ha... FASANO:va bè, infatti... sono quelle di quest'estate... BONOMI:penso di quest'estate siano... FASANO:uh, uh, uh... ah che carini... BONOMI:perchè (breve risata) FASANO:ah... BONOMI: tubano, tubano... FASANO:eh... il fatto è che, se questo dimostrasse... quanto... BONOMI:beh... certo(fonetico)... FASANO:in questo tubare escono poi, questi, certi programmi diffamanti... BONOMI:le notizie... certo, certo... ma penso che... FASANO:e questa la storia... BONOMI:che, TUFANO scriverà qualcosa... FASANO:ah... perchè voglio dire... il primo (fonetico)... BONOMI:aspettiamo che esce anche domani questa cosa... FASANO:l'ultimo "CHI l'HA VISTO?" è stato veramente delirante... BONOMI:schifoso... si, si, si... FASANO:siamo proprio all'assurdo e, certe cose, quella non è che le sa così insomma... BONOMI:ah no... FASANO: eh... BONOMI:senti, che fai Oggi? FASANO:Oggi... BONOMI:Stai un pò in casa? FASANO:No, dato che Salvatore non c'è, perchè giustamente lui è a Roma, perchè oggi è giornata lavorativa, credo che vado a trovare a ...(inc.)... mio fratello co... con mia mamma... BONOMI: O.K., ti volevo dire, abbiamo saputo da Roma che, il provvedimento di GRIPPO, va in applicazione (fonetico), non lo annullano più... FASANO:ah... BONOMI: hanno capito e quindi, hanno chiamato ieri pomeriggio... FASANO:ah... 129
BONOMI:per cui, io già l'ho detto ad altre persone, per cui, praticamente, sull'immediato, rimane Grippo, FASANO:si... BONOMI: cioè, ci hanno dato comunque ragione... FASANO: però... BONOMI: resta impregiudicato il discorso finale... FASANO:eh, appunto... BONOMI: e che, sul quale bisogna impegnarsi... FASANO: e s... bisogna fare pure... cioè mettere presto (fonetico) per fare prima insomma... BONOMI:esatto... FASANO:non aspettare un anno eh... BONOMI:no, no, no... FASANO:eh... BONOMI:me l'hanno promesso che faranno presto, per cui, bisogna darsi da fare... FASANO:...(inc.)... BONOMI:tu domani sei in servizio? FASANO:Io si! Si, si... BONOMI:se mi vieni a trovare ti offro il caffè... FASANO:...(inc.)... (breve risata) BONOMI:va bene? FASANO:ci vediamo domani... BONOMI:ciao, buona giornata... FASANO:buona giornata... a presto. FINE TRASCRIZIONE. Con riferimento al dr. BONOMI si evidenzia, altresì, quanto segue, con riguardo ad i suoi rapporti con i vertici dell’allora partito dei democratici di sinistra (attuale PD), ed in particolare con Filippo BUBBICO (nella specie dopo il rinvio a giudizio di quest’ultimo a seguito dell’imputazione coatta disposta dal GIP dr. Alberto IANNUZZI): Riferisce quest’ultimo: A margine di t ale vicenda (imputazion e coa tta vicenda PAN IO da pa rte di IANNU ZZI del 25 maggio del 2006 e richiesta di rinvio a giudizio del 5.6.2006 a firma del dr. GALANTE) si regist rava un epi sodi o piuttost o inquietant e, che ved eva com e p rotag onist a il sostituto della Procu ra Gen eral e di Potenza dr. Gaetan o Bonomi, il quale, a distanza di qual che gi orn o dalla richi esta di rinvi o a giudi zio (giugno 2006), form ulata an ch e n ei conf ronti del sen. Filipp o BUBBICO, attualmente sottoseg retari o alle Infrast rutture e all’ epoca dei fatt i presid ente della Giunta Regional e, v eniva ripreso dal local e TG3 a fianco del sen. BUBBICO durant e il congresso dei DS, i n cui occorreva nominare il coordin atore regi onal e. Il comportament o del dr. Bonomi appari va a dir poco inopportuno e tal e da gettare discredito su l prestigi o dell’ordine giudi ziari o, poiché si verifi cava nel corso d i una manif estazion e squisitament e politica, esp rim endo un atteggi amento di “coll aterali smo” n ei conf ronti di un influ ente u omo politico, imputato n ell’ ambit o di un procediment o parti colarm ente del icato e di grande risonanza pubbli ca. Anche qui, m alg rado l’ epi sodi o sia stat o ri portato in un arti colo, apparso su un’important e rivi sta nazion ale (Mi cromega), non risulta ch e sia stata mai 130
intrap resa da parte del dr. TUFANO alcuna iniziati va n ei conf ronti del dr. Bonomi, peralt ro n on estraneo ad alt re inizi ative dirette a del egittimare l o scriv ente. Effettivamente dopo pochi giorni dal provvedimento che imponeva l’imputazione coatta e dalla richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Potenza a carico di BUBBICO Filippo + altri, nell’ambito del procedimento penale 4271/01, mod.21, il dr. BONOMI, ripreso dal TG3, appariva in platea al congresso straordinario di Potenza dei DS (primo partito regionale) del 10.6.2006, in prima fila, al fianco del Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico BUBBICO Filippo, già Presidente della Regione Basilicata, per l’elezione del nuovo segretario regionale (all’assise avrebbero partecipato circa 400 delegati) poi eletto in Giuseppe LACORAZZA. Con riferimento sempre al dr. BONOMI si evidenzia la condotta avuta dallo stesso – sempre nell’ambito del suo ruolo svolto all’interno del sodalizio criminoso – con riguardo alle richiesta di ricusazione contro il dr. IANNUZZI presentate dall’Avv. Pier Vito BARDI (avvinto da solidi legami con lo stesso BONOMI e con il dr. TUFANO). Riferisce IANNUZZI: Il dr. Bonomi, infatti, quale magistrat o della Procu ra Gen eral e, in due distint e occasi oni h a espresso parere f avorevol e in relazione all e i stan ze di ricu sazion e d el sottoscritto giudice, una dell e quali proposta dal l’avv. Pier Vit o Bardi (il medesim o che partecipò all’incontro con i coniugi GENOVESE- CANNI ZZARO dopo il “pentim ento” di Gennaro Cappi ello) e l’alt ra dal Sindaco di Campi on e d’Italia, Robert o Salmoi raghi. Al ri guardo, colpi sce la motivazion e espressa a sostegn o del parere, laddove si consideri che l e i stan ze sono stat e riten ute dall a Corte di Appello pal esem ent e inammissibili.In particol are, desta perpl essità il parere f avorevol e all’accogliment o dell’i stanza p resentata dall’avv. Bardi, particolarment e vicino ag li am bienti d ell a Procu ra Gen eral e, poi ché impli cava il riconoscim ento in capo all’imputat oindagato della possibilità di scegli ersi il giudice, dal mom ento che faceva scatu rir e l’incomp atibilità del giudi ce nell a trattazione del procedim ento dalla proposizi on e da parte dell’ind agato d i un atto di citazi one civile n ei conf ronti d el giudi ce stesso (v. all. 10 alla relazion e del dott. Iannuzzi). Né è un caso che lo stesso avv. Bardi , a cari co d el qu ale p endono procedim enti penali per gravi ipotesi delittuose, abbi a presentato, n el corso del procedim ento in cui fu proposta l’istan za di ricu sazion e, un esposto, d epositandol o negl i uffici della Procu ra General e, come se l’interl ocutore istituzional e fosse il P.G. e non il Presidente del Tribunal e o dell a Cort e di Appello. Ancor più capzioso era il secondo parere, mirante a stigmati zzare le dichiarazi on i rese all a stampa dall o scrivente a segui to dell’ arresto di Vittori o Emanu ele di Savoia, di chiarazioni che avevano qu ale u nico scopo qu ello di di fendere l a solidit à dell’impi anto accusatori o, pu r senza m ai entrare n el merito del procedim ento, nonch é di respingere gli attacchi den igratori che piovevano da più parti , nell’esercizi o di un di ritto riconosciuto al magi strato dal la Costituzion e e dall e circolari d el C.S.M. (v. rel azion e di cui all’all. 4 al la relazion e del dott. Iannuzzi). La Cort e di Appello eviden ziò l a m anif esta infondatezza del la di chi arazion e di ricu sazion e, ril evan do, tra l’ altro, che “…il GIP dott. Iannuzzi si è li mitato ad una g enerica illu strazi one di un’ attività d’indagin e, culminata nel l’adozion e di 131
un provvedimento restrittivo già emesso. Si è trattato, insomma, di un’informazion e diretta tramit e gli organi di stampa alla pubblica opinion e, per forni re el em enti di conoscen za relativi ad un’indagine ch e…pare abbi a avut o vast a risonanza e dif fusi one. E’ quindi da esclu dere, n ella mani era più tassativa, che i l giudice Iannuzzi abbia anti cipat o il proprio convincim ento sulle successive f asi e sugli sviluppi p rocessu ali dell’indagine prel iminare a carico di S almoi rag hi…In definitiva è da esclu dere che il dott. Ian nuzzi abbia inteso, sia pure in mani era implicita, antici pare il p roprio giu dizio in merito ad una eventual e ist anza d e libertate del Salmoi rag hi all’esito delle prospettazi oni difen siv e”. Anche qui l’evi dent e infon datezza delle t esi sostenute dal dr. Bon omi e la su ddett a circostanza appai ono indi cative dell’ assunzione di un atteggiam ento ostil e nei conf ronti dell o scrivente, peralt ro in una fase del procedim ento particolarment e delicata, laddove l’ accoglim ento dell a richiest a di ri cusazion e avrebbe comportat o la del egittimazi one d ello scrivent e. Con riferimento ai rapporti tra CHIECO, LABRIOLA e lo stesso BUCCICO si evidenzia che l’Avv. LABRIOLA, nella prima serata del 20.3.2007 telefona al Procuratore Capo dr. CHIECO, dopo il dissequestro della Marinagri avvenuto nel pomeriggio da parte del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Si evidenzia che dall’esame dei tabulati telefonici sono emersi significativi contatti tra i vari sodali – soprattutto in periodi topici in cui si realizza il programma criminoso – ad ulteriore evidenza del consolidamento del vincolo associativo. Anche dal materiale sequestrato al dr. TUFANO a seguito delle perquisizioni del 7.6.2007 sono emersi rapporti assai stretti con numerosi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero della Giustizia, nonché i legami del Procuratore Generale con gli altri sodali. A mero titolo esemplificativo si riporta quanto si seguito indicato. File estratto riconducibile al discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2007, cui avrebbero partecipato tali BRESCIA del Ministero e CARELLI Palombi del C.S.M., quest’ultimo carissimo amico dello stesso P.G. Sig. Presidente, una breve piccola premessa. Lei ha detto poc’anzi che l’inaugurazione dell’anno giudiziario è una cerimonia che si risolve in una cerimonia noiosa e anche l’on. Belisario ha parlato di qualcosa come di stanco rituale. Mi consenta di dire... io non sono d’accordo assolutamente con voi e le spiegherò cosa penso io di una cerimonia come questa. Una cerimonia come questa, sig. Presidente, è come uno strumento musicale. Pensi a una chitarra. Tutta la musica è dentro lo strumento. Dipende da chi lo suona lo strumento musicale. Perchè possono uscire fuori note stonate e può uscire la musica di Segovia. Fatta questa piccola premessa, vado avanti. Vado avanti dando innanzi tutto il benvenuto ai colleghi Brescia del Ministero e Carrelli Palombi, che poi è un mio carissimo amico, del C.S.M. E poi dicendo un’altra cosa, sig. Presidente. Mi assumo la responsabilità di esprimere pubblicamente (e voglio che essi lo sappiano) la mia solidarietà con gli avvocati di Matera. Io sono d’accordo con loro e, se fossi stato un avvocato, stamattina non sarei stato qui perchè tutti devono sapere (e il Ministero innanzi tutto) che la sezione distaccata di Pisticci è una vergogna nazionale. 132
Una cosa della quale ho sempre parlato e scritto ogni volta che la relazione toccava a me, ma non se ne è fatto proprio niente e giustamente il presidente di quel tribunale ha tutte le ragioni per metterla in luce continuamente. Mi dispiace se nel frattempo ho perso qualche pezzo per strada. Ho visto che S.E. il Vescovo è andato via, il presidente Vito De Filippo è andato via perchè la cerimonia ovviamente prende il suo tempo. ……………………………………..omissis………………………………………………… Di seguito si riporta quanto riportato in un floppy disk sequestrato presso l’abitazione di Napoli del dr. TUFANO, denominato “Mastella.doc” ed inerente una lettera inviata al Ministro della Giustizia, Clemente MASTELLA, da parte dello stesso TUFANO. Procura Generale della Repubblica di Potenza Illustre Ministro, io non so se Brescia ti ha adeguatamente riferito sul mio intervento alla inaugurazione dell’anno giudiziario a Potenza. Nel dubbio, ritengo opportuno farlo qui brevemente per ragioni che non ti sfuggiranno e con una premessa. Ti do il tu perché, a Napoli, alla cerimonia della G. di F., così mi dicesti di fare e ne sono onoratissimo. La premessa. Sono sempre stato molto attento (e qui, a Potenza sono “stimolato” ad esserlo ancora di più) al rispetto delle regole (da parte di tutti, magistrati in primo luogo), al rispetto della libertà dei cittadini, al rispetto della privacy dei cittadini, al rispetto dei principi di terzietà del giudice e di parità delle parti e a un ragionevole rapporto tra risorse impiegate, scopo perseguito e risultato raggiunto, cioè, a un ragionevole rapporto costi-benefici, cosa spendo e cosa prendo, per intenderci, e, con questi intenti, faccio il mio lavoro di P.G. ormai di lungo corso senza mai girarmi dall’altra parte fingendo di non sapere, di non capire, di non vedere. E così, nell’intervento dell’anno scorso, in materia di libertà, informai che il tribunale del riesame aveva accolto oltre il 70% dei ricorsi contro le misure di custodia cautelare e che la corte di appello di Potenza aveva liquidato, nel solo anno solare 2004, oltre 1 miliardo e 300 milioni di vecchie lire per ingiusta detenzione. Stigmatizzai, in quella occasione, la prassi del copia-incolla di mastodontici blocchi di trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e ambientali interamente trasfuse in richieste e ordinanze, fornii i dati sui costi delle intercettazioni e precisai che le intercettazioni sono un prezioso strumento di indagine che va usato solo quando già esistono gravi indizi di gravi reati e quando esso è assolutamente indispensabile per la prosecuzione dell’indagine e non può trasformarsi, da mezzo di ricerca della prova, in mezzo di ricerca della notizia criminis, in strumento, dissi, di pesca fortunata. Finita la premessa, ti trascrivo quel che ho detto quest’anno. “Un saluto speciale voglio che giunga da qui, dalla Basilicata, al sig. ministro Clemente Mastella. E questo per due motivi. Innanzi tutto per ricambiare il saluto che egli ci inviò a maggio, appena insediato, un saluto un po’ speciale. 133
Un saluto un po’ speciale perché, nel salutarci, il ministro Mastella ci fece una raccomandazione e disse: quando, ai provvedimenti in fase predibattimentale (per esempio, una richiesta di custodia cautelare in carcere e una relativa ordinanza), occorre allegare elementi probatori o indiziari, raccomando di filtrare preventivamente tutte quelle intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza nel procedimento in corso. Questo servirà ad evitare la pubblicazione di notizie che riportino interi brani di conversazioni relativi a persone non interessate dal procedimento o ad aspetti del tutto estranei al procedimento. E, in una coeva intervista a “la Repubblica”, sempre a maggio, il ministro Mastella fu ancora più esplicito: bisogna “evitare che venga sbattuto sui giornali chi viene coinvolto casualmente in una intercettazione telefonica senza che ciò abbia rilevanza penale”. Le intercettazioni non possono essere trasformate in materiale per la stampa su persone e vicende private estranee all’indagine. Serve rispetto per chi si trova a telefonare per caso a un indagato che è sotto intercettazione. E dunque è più che condivisibile il disegno di legge Mastella nella parte in cui limita la pubblicazione delle intercettazioni prima della chiusura delle indagini preliminari e soprattutto nella parte in cui vieta la pubblicazione delle intercettazioni che sono irrilevanti ai fini della decisione penale e che servono solo a fare gossip sui giornali. Perciò grazie della raccomandazione, sig. ministro. La condivido. Così come condivido la sua iniziativa sul piano normativo, il suo ddl, e così come condivido la sua notoria sensibilità su alcuni altri aspetti delle intercettazioni, come la durata delle intercettazioni e i costi delle intercettazioni, argomenti ai quali si mostrò interessato anche il P.G. presso la corte suprema di cassazione. Qui da noi le intercettazioni sono aumentate. Sono aumentate e con esse è aumentata la spesa. Di quasi il 50% (46,8%) rispetto alla media dei due anni precedenti, che già era degna di attenzione e di riflessione. Riferisco dati obiettivi senza esprimere alcun giudizio, sia ben chiaro. Li riferisco perché si tratta di dati indubbiamente interessanti. Nell’anno in esame il costo delle intercettazioni, nel nostro distretto, è stato questo: procure di Melfi e Lagonegro, poco più di 18.000 euro ciascuna; procura di Matera circa 175.000; procura di Potenza 2.728.362 cioè circa 5 miliardi e 300 milioni di vecchie lire, per una durata totale, in un anno, di 19.213 giornate equivalenti a più di 52 anni. Una media di 7.475 euro al giorno pari a 14.473.361di vecchie lire al giorno. L’anno scorso fornii un dato biennale ed erano oltre 77 anni in 2 anni. Ora sono più di 52 anni in un solo anno. Praticamente la procura di Potenza, in tre anni, ha fatto intercettazioni per una durata totale di oltre 129 anni e per un costo complessivo di euro 6.388.315 pari a 12.369.502.685 di vecchie lire. Media triennale = 5.830 euro al giorno. A questi costi bisogna aggiungere i costi delle squadre di personale che tocca utilizzare, i costi delle trascrizioni e i costi delle perizie trascrittive, quando occorrono. Ma c’è un altro motivo che mi induce a questo saluto un po’ speciale al sig. ministro Mastella. Ed è il mio compiacimento per avere egli sinora praticato con saggezza politica e con risultati concreti la linea del confronto per giungere a soluzioni il più possibile condivise e 134
superare finalmente, nei limiti del possibile, quel clima di aspra contrapposizione politicoistituzionale che gravava da tempo sui temi della giustizia e in particolare sui temi di ordinamento giudiziario. Ripeto, nei limiti del possibile, nei limiti di una inevitabile realpolitik dettata dalle comprensibili difficoltà imposte dai numeri di un delicato equilibrio postelettorale. In questo contesto già difficile di per sé, e certamente non agevolato da una certa eterogeneità nel mosaico dell’attuale maggioranza, egli è riuscito a concludere, a ottobre, quella complessa operazione bipartisan che ha definitivamente sistemato due dei punti più controversi della riforma Castelli dell’ordinamento giudiziario, quello della responsabilità disciplinare dei magistrati e quello della riorganizzazione dell’ufficio del P.M. Ed è su questo, sulla nuova organizzazione delle procure, che mi soffermerò brevemente per dire che sono convinto della bontà di questa intesa tra maggioranza e opposizione, una intesa che chiama i procuratori della Repubblica a una maggiore responsabilizzazione in ordine alle indagini condotte dai loro sostituti e soprattutto che chiama i procuratori a una loro massima responsabilizzazione in materia di misure cautelari e di rapporti con gli organi di informazione e cioè in materia di libertà e di privacy delle persone. Adesso è giustamente necessario l’assenso scritto del procuratore per una richiesta di custodia cautelare in carcere o di arresti domiciliari o anche di altre misure minori. Adesso è il procuratore della Repubblica e solo lui (o un suo apposito delegato) che mantiene i rapporti con gli organi di informazione. Adesso ogni informazione riguardante le attività della procura va riferita in modo impersonale all’ufficio senza riferimento nominativo ai magistrati, adesso ai sostituti è fatto divieto di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l’attività giudiziaria dell’ufficio. Purtroppo sappiamo bene che questo non basterà ad arginare le tecniche diaboliche che vengono praticate per dare sottomano alla stampa succulenti bocconcini. Con questa riforma condivisa si vuole che il procuratore della Repubblica abbia costantemente il polso del suo ufficio; con questa riforma condivisa si vuole che il procuratore della Repubblica sia obbligato a fare maggiore attenzione alle indagini assegnate ai sostituti, certamente non a tutte le indagini ma ad alcune indagini si; con questa riforma condivisa si vuole che il procuratore della Repubblica sappia sempre che cosa stanno facendo o che cosa intendono fare i sostituti che conducono le indagini, almeno le indagini più importanti, con questa riforma condivisa si vuole che il capo di un ufficio inquirente non possa più mostrarsi poco informato su certe cose. Tutto questo è una garanzia per la gente. Un procuratore realmente informato e concretamente responsabile in prima persona dell’operato del suo ufficio è una garanzia per i cittadini che così si sentono più sicuri. Con questa riforma condivisa viene richiesta --per legge-- ai procuratori della Repubblica una attenzione che serve anche a tenere sotto controllo il rapporto fra i costi e i risultati dell’attività, un controllo che serva a razionalizzare la spesa giudiziaria, un controllo che consenta di capire in tempo quando la spesa va fermata perché si sta traducendo in un inutile accanimento investigativo o in una eventuale ritenzione di competenza territoriale che corre il pericolo di essere smentita, cose che non solo costano di per sé ma che successivamente producono altre spese inutili perché innescano il lavoro altrettanto costoso di altri uffici come il GIP, il Riesame, la Corte di Cassazione ecc. Questo, del rapporto fra costi e risultati, è un aspetto al quale, detto per inciso, la Procura generale di Potenza (primo ufficio giudiziario in Italia) ha dedicato uno studio e un incontro
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a giugno scorso su una sorta di bilancio sociale che ogni ufficio dovrebbe fare quasi fosse un’azienda. Adesso c’è la riforma, adesso c’è un art. 4 che spinge a un uso parsimonioso delle risorse con specifico riguardo alle intercettazioni, alle consulenze e all’impiego della polizia giudiziaria. Ma soprattutto, con questa riforma condivisa, si vuole che si evitino, nei limiti del possibile, ingiuste e avventate richieste di misure cautelari che sono il primo atto di impulso verso ingiuste detenzioni che costano allo Stato fior di milioni. Con questa riforma condivisa si vuole che si evitino, nei limiti del possibile, fughe di notizie, interviste a ruota libera e creazione massmediatica di personaggi. Tutte cose che scrivo, dico e auspico da sempre, come sapete. Ma mentre gli auspici di un P.G., modesto come me, lasciano il tempo che trovano, adesso le cose cambiano. Adesso c’è la legge. Una legge condivisa da entrambi gli schieramenti grazie alla concretezza mediatrice del ministro. Ecco perché voglio che giunga al ministro Mastella questo mio compiaciuto saluto speciale.” Illustre Ministro, aula gremita fino all’inverosimile e, alla fine, tutti in piedi ad applaudire per un minuto intero (prova a vedere quanto è lungo). Ci sarà un motivo!? Con affettuosa e profondissima stima I files di seguito riportati, estratti dai PC in uso al TUFANO, fanno emergere la conoscenza ed i rapporti dello stesso P.G., all’epoca Avvocato Generale presso la Corte di Appello di Campobasso, fin dal 1999, con il dr. Giuseppe CHIECO, all’epoca Procuratore della Repubblica di Larino. PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI CAMPOBASSO Oggi 12.3.99 ore 11 nella Procura generale della Repubblica di Campobasso sono presenti: il dr. Vincenzo Tufano, avvocato generale; il dr. Bruno Rotili, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Campobasso; il dr. Silvano Mazzetti, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Isernia; il dr. Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Larino. L’avv. Gen. Tufano, con riferimento al contenuto della bozza di circolare del C.S.M. in tema di giudice unico di primo grado, bozza non ancora seguita dalla circolare definitiva, rappresenta la indispensabilità, atteso che, allo stato, è da prevedere che la circolare sarà sostanzialmente conforme alla bozza, siano rispettati i termini in questa indicati per la elaborazione, da parte dei capi di ufficio delle unificande procura, delle nuove proposte organizzative secondo l’iter procedimentale che la bozza stessa ribadisce. ……………..……………………………………….OMISSIS…...………………………… …………………… Dal file che segue emerge che, nel gennaio del 2000, il dr. TUFANO, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Campobasso, emetteva parere ampiamente 136
favorevole in ordine alla dichiarazione di idoneità del dott. Giuseppe Chieco, Procuratore di Larino ai fini delle funzioni direttive superiori. CORTE DI APPELLO DI CAMPOBASSO CONSIGLIO GIUDIZIARIO VERBALE DI ADUNANZA L’anno 2000 il giorno 13 del mese di gennaio in Campobasso. Il Consiglio giudiziario presso la Corte di appello di Campobasso, in seguito ad invito del Presidente, si è riunito nelle persone dei seguenti componenti: 1) dr. Nicola Passarelli, Presidente; 2) dr. Vincenzo Tufano, Procuratore generale; 3)dr.Mario Iapaolo, componente effettivo 4) dr. Luigi Catelli , “ “ 5) dott.ssa Clotilde Parise, “ “ 6) dr. Vittorio Pilla, “ “ 7) dr. Roberto Veneziale, per esprimere il proprio parere in ordine alla dichiarazione di idoneità del dr Giuseppe Chieco, procuratore della Repubblica di Larino, ai fini delle funzioni direttive superiori IL CONSIGLIO GIUDIZIARIO visti i precedenti di carriera di detto magistrato emergenti sia dal fascicolo personale che dalla documentazione allegata alla autorelazione dal medesimo inviata a questo Consiglio; sulla relazione del componente dr Vincenzo Tufano, rileva e osserva quanto segue: si premettono i seguenti dati personali: CHIECO dr. Giuseppe, nato a Bari il 28 ottobre 1946, vincitore del concorso indetto con DD.MM. 5 marzo e 5 maggio 1969 (88° in graduatoria), nominato uditore giudiziario con D.M. 28.5.71; magistrato di tribunale con D.P. 29.10.76 con decorrenza 28.5.76; magistrato di appello con D.P. 6.2.85 con decorrenza 28.5.84; dichiarato, con D.M. 13.4.92, idoneo ai fini della nomina a magistrato di cassazione con decorrenza 28.5.91, indenne da precedenti e pendenze Sintesi delle precedenti valutazioni: Il dott. Giuseppe Chieco svolse il periodo di tirocinio presso il Tribunale di Bari, adempiendo altresì agli obblighi di leva. Già durante il tirocinio il dott. Chieco si segnalò per “notevole impegno”, per “eccezionale capacità” e “per le sue spiccate doti umane e professionali e la sua accurata e profonda preparazione giuridica”. Giudizio decisamente positivo in merito fu formulato dal presidente di quel tribunale , evidenziandosi che il predetto magistrato, colto e dignitoso, si era fatto positivamente apprezzare, per tali qualità, dai colleghi e dal Foro, giudizio pienamente confermato nel parere formulato dal consiglio giudiziario di quella sede in occasione del conferimento delle funzioni giurisdizionali, disposto con D.M. 14.3.74. Trasferito al tribunale di Lodi, vi assunse servizio in data 30.4.1974, venendo assegnato all'ufficio istruzione penale ed ivi svolgendo anche funzioni di giudice componente nel Collegio penale. Presso detto tribunale il dr. Chieco si distinse per laboriosità, che contribui, in particolare, significativamente alla riduzione della notevole pendenza dell’ufficio istruzione.
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Lusinghieri apprezzamenti al riguardo furono espressi dal presidente di quel tribunale, che, , in occasione della nomina del dr. Chieco ad aggiunto giudiziario, ne poneva in risalto “le doti di intelligenza, l’ampia cultura generale, la solida preparazione giuridica, la ponderatezza e l’esemplare rettitudine”, giudizio integralmente condiviso dal consiglio giudiziario presso la corte di appello di Milano che, posto l’accento sulla proficua laboriosità del predetto magistrato per la detta riduzione di pendenza nonostante la mancanza di personale ausiliario, poneva in luce che il dr. Chieco si era distinto per scrupolosa puntualità, riservatezza, fermezza di carattere e per la stima presso colleghi e Foro. Lo stesso presidente, in occasione della nomina del dr. Chieco a magistrato di tribunale, così testualmente sì esprimeva: “Nell’ulteriore espletamento delle sue funzioni il dott. Chieco . . . ha confermato di possedere pronta e vivace intelligenza, ampia cultura generale, solida preparazione giuridica nei vari rami, spiccate doti di capacità e operosità, pregevole attitudine al ragionamento e alla critica nella soluzione delle questioni affrontate, visione esatta dei problemi esaminati, scrupolosa puntualità, lodevole equilibrio, amore per lo studio e la ricerca giurisprudenziale, facilità espositiva, spirito indagatore, ponderatezza, alto senso del dovere ed esemplare rettitudine”, soggiungendo: ”nella redazione delle sentenze e ordinanze, molte delle quali assai complesse, ha esposto con chiarezza, esauriente concisione, correttezza di forma, proprietà di espressione e adeguatezza alle risultanze processuali i motivi posti a fondamento delle medesime”. Tale giudizio ampiamente positivo veniva successivamente ribadito in una nota di elogio significativa dei profili quantitativi e qualitativi del contributo fornito dal dr. Chieco: la rilevante operosità sin dall’inizio, in quella sede, dell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, la notevole versatilità dimostrata nei vari campi del diritto, la bontà delle decisioni ,la esauriente e corretta motivazione delle medesime, la puntualità degli interventi in camera di consiglio, la lodevole sollecitudine, l'attaccamento al dovere, doti che avevano consentito a detto magistrato non solo di sanare la pesante situazione dell’ ufficio istruzione ma anche di partecipare, su sua richiesta, a numerose udienze penali molte delle quali lunghe e laboriose onde consentire una maggiore definizione dei procedimenti pendenti per il giudizio. Trasferito, a sua domanda, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bari, il dr. Chieco vi assunse servizio quale sostituto procuratore in data 21.4.1978, dando ivi conferma delle sue doti di preparazione e di capacità professionale elevate occupandosi di indagini anche di estrema gravità relative a delitti nell'ambito di fenomeni di criminalità organizzata in genere e in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope in particolare (e anche a carico di persone tratte in arresto in settimane diverse da quella del suo turno di pronto intervento). Preparazione, capacità professionale, laboriosità e diligenza ottime e non minori che in tale settore il dr. Chieco dimostrò in quello degli affari civili, curando in via esclusiva le pratiche di interdizione e delle proposte di annotazione sui registri dello stato civile. Sotto tale profilo il magistrato in esame si segnalò come punto di riferimento per gli ufficiali di stato civile del circondario di Bari e per il contributo a corsi e convegni in tema di stato civile e anagrafe. Al corso di formazione professionale per ufficiali di stato civile e anagrafe tenne due relazioni, rispettivamente su “ Pluralità di nomi figuranti sull'atto di nascita: indicazione degli stessi nel rilascio della certificazione “ e su “ Estensibilità delle sentenze di rettifica agli atti di stato civile consequenziali “; al convegno nazionale per amministratori ed operatori dei servizi demografici degli enti locali (Catania 24-27 ottobre 1984) tenne una relazione sul tema “ I riconoscimenti: condizioni, limiti ed applicabilità “; al seminario di lavoro per gli operatori dei servizi demografici (Modugno 29 gennaio 1983) tenne tre relazioni su temi di particolare interesse dottrinario e pratico. Di massima disponibilità il dr. Chieco, nella sede in questione, diede prova consentendo a numerose e documentate applicazioni alla procura generale della Repubblica ed a quella 138
presso il tribunale per i minori e impegnandosi oltremodo nel coordinamento di un apposito gruppo per la immediata applicazione del decreto presidenziale di clemenza del 1978 tanto da essere espressamente elogiato dal procuratore generale. In data 4.12.91, per l'esperienza e la competenza professionale maturata in relazione ai procedimenti in materia di sostanze stupefacenti in forma associata, il dr. Chieco fu chiamato a far parte della direzione distrettuale antimafia appena costituita. Il medesimo, a riprova della stima e del vivo apprezzamento sino ad allora riscosso, fu poi nominato dal C. S. M. coordinatore di gruppi di lavoro nell'incontro di studio per gli uditori giudiziari, che si tenne in Roma dal 7 al 9 febbraio 1992, su “Tematiche penali e processuali penali”,. fu nominato, con D.M. 30.10.1992, componente effettivo della Commissione per gli esami di procuratore legale indetti per quell'anno e partecipò, secondo quanto dichiarato nella autorelazione, quale componente della direzione distrettuale e in rappresentanza dell’'ufficio, a incontri di coordinamento presso la Direzione Nazionale in Roma nonchè, il 5.2. 93, al FORUM della Commissione Parlamentare Antimafia, nel corso del quale riferì sulla criminalità organizzata nel distretto di Bari. Dal 9.2.93 al 25.10.93 il dr Chieco, a seguito di formale designazione, assolse funzioni di procuratore aggiunto e di sostituzione del capo dell'ufficio in caso di sua assenza o impedimento nonchè, dal 26.6 al 26.7.93, anche di preposto, con il parere pienamente favorevole del procuratore nazionale, alla direzione distrettuale, ove, con motivazione oltremodo positiva, fu confermato per il biennio 1994-1995 e per quello 1996-1997. Per le sue eccellenti conoscenze in campo informatico, il dr. Chieco fu preposto dal procuratore alla realizzazione presso la direzione distrettuale suddetta della banca dati sulla criminalità organizzata, nell'ambito del progetto nazionale SIDDA-SIDNA. nonchè all'attuazione del progetto “Re.Ge.” Delle ottime prove di capacità, preparazione, operosità, diligenza ed equilibrio nella sede suddetta si dà ampio atto nella relazione 14.6.99 del procuratore della Repubblica di Bari e nel parere parziale, in data 14.7.99, che il Consiglio giudiziario di Bari ha espresso, a mente della circolare consiliare 1275/85, ove si pongono in luce l’encomiabile impegno e la puntualità del dr. Chieco nella trattazione di indagini complesse e delicate, la precisione nelle requisitorie, la assoluta indipendenza da ogni forma di condizionamento e la estrema correttezza. Periodo da valutare: dal 28.5.91 al 28.5.99 (otto anni dalla decorrenza della idoneità ai fini della nomina a magistrato di cassazione). Fonti di conoscenza: a) precedenti pareri dei Consigli giudiziari di: Bari in data 1.6.73 e 29.10.73; Milano in data 28.5.75 e 7.7.76; Bari in data 29.6.84; 4.10.91; 4.4.96 e 14.7.99. b) rapporti dei dirigenti degli uffici: presidente del tribunale di Bari in data 19.5.73; 28.9.73; presidente del tribunale di Lodi in data 30.4.75; 31.5.76; nota di elogio 1.7.77; procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bari in data 6.6.84; 3.7.91; 14.6.99 e note di elogio in data 4.9.78; 2.10.78; 27.3.79; 7.6.83. c) scheda di autorelazione: inviate dal dr. Chieco a questo Consiglio giudiziario, con allegati, in data 15.11.99 e 28.12.99. d) provvedimenti segnalati dall’interessato: inviati in visione e resi, come da richiesta, anche per la loro voluminosità: 139
1) richieste di misure cautelari in data 7.7.93 e richiesta di rinvio a giudizio in data 25.11.93 nel proc. pen. n. 2920/91 mod. 21 P.M. Bari a carico di 144 associati in traffico di eroina in Bari e provincia con collegamenti con la criminalità di Milano; 2) richiesta di misure cautelari in data 27.11.92 e richieste di rinvio a giudizio in data 13.5 e 27.7.93 nel proc. pen. n. 5452/92 mod. 21 P.M. Bari a carico del maggiore clan mafiocamorristico foggiano per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidi, estorsioni ecc; 3) richiesta di misure cautelari e di rinvio a giudizio del 13.2.95 nel proc. pen. 6992/93 mod. 21 P.M. Bari (divenuto, per effetto di stralcio, 33/95) relativo a due distinte, ma parzialmente coincidenti, associazioni per delinquere di tipo mafioso con infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale e nel mondo politico e istituzionale barese; 4) richieste di misure cautelari e di rinvio a giudizio dell’aprile ‘96 nel proc. pen. n. 8700/93 mod. 21 P.M. Bari, dopo indagini di circa 2 anni su associazione, operante tra Bari e Milano, finalizzata al traffico di stupefacenti; 5) richiesta di misure cautelari in data 5.5.94 nel proc. pen. n. 533/94 mod. 21 P.M. Bari, indagini di eccezionali vastità e rilevanza, scaturite dalle dichiarazioni del collaboratore Annacondia Salvatore e che consentirono di fare luce su una efferata associazione mafiosa e relativi traffici internazionali di stupefacenti, diecine di omicidi e una serie di altri gravi reati; 6) richiesta di rinvio a giudizio in data 15.7.94 nel proc. pen. 5111/94 mod. 21 P.M. Bari a carico di una banda specializzata nel controllo, mediante intimidazioni anche dinamitarde, di attività economiche; 7) richiesta di applicazione di misure cautelari in data 1.3.96 nel proc. pen. n. 43/95 dda P.M. Bari a conclusione delle indagini sul clan Capriati di Bari. e) provvedimenti raccolti per campione: nessuno in Larino, attesa la significatività di quelli di Bari. f) prospetti di rilevazione statistica: statistica comparata del lavoro svolto dal 1978 fino a tutto il 1° semestre 1997 alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bari; statistica comparata del lavoro svolto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Larino dal 2° semestre 1997 al 30.6.99. g) altre fonti di conoscenza: incarichi, quale docenteo relatore a corsi e a convegni in tema di stato civile e di anagrafe; provvedimenti di supplenza e di applicazione ad altri uffici; designazioni a far parte della DDA di Bari; nomina (1992) a coordinatore in incontro di studi del CSM per uditori; nomina (1992) a commissario di esami per procuratore; designazione ad assolvere di fatto temporaneamente le funzioni di procuratore aggiunto (1993); preposizione all’informatica nella procura di Bari per la elaborazione del progetto SIDDASIDNA; attestati di partecipazione a incontri di studio del CSM. relazione sulla precaria situazione della procura di Larino ereditata dal dr. Chieco; con riferimento a tale sede, ordini di servizio per la riorganizzazione di tale ufficio; relazioni per ottenere ampliamento e copertura effettiva dell’organico del personale; assunzione di personale temporaneo; redistribuzione del lavoro tra magistrati; dettagliate direttive alla P.G., tutti allegati della autorelazione e che si è ritenuto di concentrare nella suesposta elencazione in premessa alla valutazione afferente al periodo che segue. 140
PERIODO TRASCORSO NEL DISTRETTO DELLA CORTE DI APPELLO DI CAMPOBASSO QUALE PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI LARINO A FAR DATA DALL’11.6.1997 Analoghi lusinghieri apprezzamenti il dr. Chieco merita per l’attività che va svolgendo, a far data dal 11.6.97, presso la procura della Repubblica di Larino, che dirige con sicura competenza organizzativa, cristallina indipendenza, fermezza di carattere non disgiunta da sapiente umanità e indiscusso prestigio presso colleghi, avvocati, personale dipendente e pubblica opinione, fornendo, sul piano della operosità, quel notevole apporto che gli ha consentito, in uno con la collaborazione dei colleghi, di cui ha saputo promuovere massimo spirito di servizio, di sanare la difficile e precaria situazione ereditata dal suo predecessore tragicamente scomparso mesi prima in un incidente stradale, un quadro allarmante, descritto dal procuratore applicato nelle more e costituito dalla pendenza di ben 6.056 procedimenti penali. Il dr.Chieco, nonostante si sia trovato nella difficile situazione di un ufficio con organico del personale ridotto e talvolta perfino dimezzato, redistribuiti con appropriati ordini di servizio gli incarichi e distribuito il lavoro in misura assolutamente paritetica tra sè e i sostituti, compresa la partecipazione alle udienze, utilizzando temporanee assunzioni di operatori e, nei compiti di assistenza, anche personale della sezione di P.G.,ha riportato l’ufficio ad accettabili livelli di efficienza, riducendo la pendenza, al 30.6.99, a 4.084 procedimenti e dunque del 33%. Esemplare è stata la direzione e il coordinamento delle attività di polizia giudiziaria del circondario e notoriamente apprezzata è stata la partecipazione del dr. Chieco a incontri su temi di diritto processuale e sostanziale penale organizzati dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Campobasso nel settore della P.G. E’ noto, poi, a componenti di questo Consiglio il personale contributo, sul piano organizzativo, che il magistrato in esame ha dato e sta dando alla soluzione del problema di una migliore e più razionale sistemazione dei locali per le nuove e maggiori esigenze imposte dalla riforma del Giudice unico. Si ritiene opportuno soggiungere che la partecipazione, negli ultimi quattro anni, del dr. Chieco a numerosi incontri di studio organizzati dal C. S. M. dimostra sensibilità alle esigenze di formazione e aggiornamento pari a quella che, per conoscenza diretta di componenti di questo Consiglio, egli dimostra per problemi generali della Giustizia e di cui dette prova, come dichiarato nella autorelazione, quale componente, prima, e presidente, poi, della giunta distrettuale di Bari dell’A.N.M., in tale veste intervenendo alla cerimonia di inaugurazione degli anni giudiziari 1995 e 1996 in quel distretto. In conclusione, attese le ottime prove da lui finora fornite di preparazione, capacità, anche organizzative e di direzione, laboriosità, diligenza, equilibrio e massima indipendenza, dati tutti da valutare come eccellenti ai fini delle specifiche attitudini,sia con riferimento al servizio in atto che a quello precedentemente prestato, questo Consiglio giudiziario esprime, all’unanimità, convinto parere che il dr. Giuseppe Chieco meriti di essere dichiarato idoneo alle funzioni direttive superiori. Dal PC sequestrato al TUFANO presso la sua abitazione di Napoli sono emersi alcuni files inerenti delle domande di partecipazione del figlio Achille a concorsi banditi presso l’A.O. San Carlo di Potenza, indirizzate al Direttore Generale che all’epoca risultava essere il dott. CANNIZZARO Michele, marito della dr.ssa Felicia GENOVESE. I file in questione venivano inviati, verosimilmente, dal dr. TUFANO, via email, in data 29.10.2005, al figlio. Tanto deriverebbe dal messaggio 141
indicato nell’email: “Caro Raf, copia due volte questa domanda, ciao papi”. Raffaele sarebbe identificabile nel figlio del dr. TUFANO, la domanda di partecipazione era però per l’altro figlio dello stesso P.G., Achille. Dall’esame dei PC in uso al dr. Vincenzo TUFANO si ha ulteriore conferma dei legami tra il dr. TUFANO ed esponenti di rileivo dell’Avvocatura di Potenza (in particolare gli Avv. BARDI e LAPENNA). Dall’esame dei file estratti dai PC del dr. TUFANO emerge una nota denominata “BERRUTI.DOC” con la quale il dr. TUFANO illustra, verosimilmente al dr. BERRUTI, consigliere del C.S.M., la situazione della Procura di Potenza. Il giudizio nei confronti del dr. GALANTE e dei suoi Sostituti, dr. MONTEMURRO e dr. WOODCOCK è molto severo. Si evidenziano i riferimenti fatti nel prosieguo della nota al dott. FERRI ed al dott. MENDITTO (entrambi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura), che si sarebbero schierati, ovvero sarebbero in buoni rapporti con WOODCOCK e IANNUZZI. Appunto che riassume l’audizione del PG in data 19.3.2007. Si va a memoria con tutti i relativi limiti. Lo stile è quello sommario di un appunto scritto in treno. Il PG ha detto: La notte sul 24.11.04, con una spettacolare operazione fatta di elicotteri che volteggiavano sulla città, centinaia di carabinieri, giornalisti e fotografi (pare) già allertati, furono catturati (richiesta firmata da Galante, Woodcock e Montemurro) 51 persone tra cui imprenditori e pubblici amministratori con uno spettacolo mediatico immediato e “allargato” (contemporanea pubblicazione sui giornali e per TV di nomi di altissimo livello di politici locali e alte cariche regionali, comunali e provinciali ai quali contemporaneamente era stato notificato un semplice avviso quali indagati). Fu fatto di tutt’erba un fascio (condito con fotografie di arrestati e semplici avvisati) e il tutto fu accompagnato da interviste trionfali che era stato scoperto il terzo livello di una mafia definita come quinta in Italia dopo quella delle note 4 regioni meridionali. Poi quasi tutto, per farla breve, è finito in quello che i giornali definiscono il grande flop della procura e cioè con l’archiviazione per 29 catturati (!) e con pari archiviazione per 76 indagati tra cui le massime cariche istituzionali regionali, comunali e provinciali tenute sulla graticola (melius: in pugno) per 2 anni. A Potenza si è venuto a determinare, dal 24.11.2004, tempo di questa maxioperazione denominata Iena 2, seguita da altre analoghe alle quali si farà cenno, per questo tipo di fatti e per altri di cui si dirà (nell’arco di 2 anni e 5 mesi circa il PG Tufano ha segnalato tutto in più di 30 relazioni), una situazione insostenibile che si può riassumere in due punti: paura e sconcerto. 1- paura perché i cittadini di Potenza (ma in particolare i politici, gli imprenditori, gli amministratori) hanno il terrore della Procura per quello che hanno visto fare dal novembre 2004 (in quello e in altri procedimenti) in materia di libertà e di privacy; 2- sconcerto perché la gente è sconcertata quando legge sui giornali, quasi ogni giorno, che nella Procura di Potenza c’è una guerra tra singoli magistrati e che questo “lo sanno anche le pietre”. 142
Tutto questo è avvenuto perché c’è un capo che si è dimostrato a dir poco inadeguato, specie in relazione al fatto che in quella Procura vi sono due sostituti piuttosto disinvolti in materia di cultura della giurisdizione, di rispetto delle regole e di rispetto della privacy e della libertà dei cittadini, due sostituti ai quali piaceva e piace la visibilità: a Montemurro a livello regionale (decine di interviste e di foto sui giornali locali); a Woodcock a livello nazionale ed internazionale. La prima causa della disinvoltura di questi due sostituti, del maturare della guerra in Procura, dello scontro tra la Procura di Potenza e tutto il ceto forense di Basilicata, dello scontro tra la Procura e l’Arma dei Carabinieri e di un velleitario scontro con la Procura generale (un atteggiamento di costante insofferenza alla vigilanza dell’ufficio di procura generale sovraordinato; tre fronti di scontro con l’esterno e uno all’interno, una cosa pazzesca che il PG segnala da più di due anni) è la inadeguatezza del Procuratore Galante sul piano della direzione dell’ufficio, inadeguatezza che si è articolata variamente sia con la inconcludenza sul piano della direzione e della organizzazione (il PG ha fatto l’esempio delle prescrizioni) sia con la scarsa (o inesistente) personalità nei confronti di quei due sostituti e anche di qualche altro, la storia è lunga (si veda quel che si dirà in relazione ad altri procedimenti, per es. Savoia, tanto per dirne uno) sia infine con la scarsa presenza fisica (quando c’è – spesso i giorni pari tranne il sabato v. relazione prot 2441 del 26.3.07, All. 1 – Galante lavora a porta chiusa e alle 13-13,30 va via; abita in campagna a 125 km; cura molto la caccia e la sua azienda agricola. Meno male che ci veniva poco perché l’auto di ufficio doveva fare 125 X 4 = 500 km ogni volta). Tant’è, per fare un esempio tra i più recenti, che, del caso Savoia, Galante non sapeva niente e tant’è che la stampa è arrivata a denunziare che il sostituto Woodcock si era creato una sorta di una procura nella procura, una specie di enclave di fedelissimi fatta di vigili urbani e polizia stradale impenetrabile a tutto il resto della Procura. Ma andiamo ai fatti. I fatti significativi di questa miscela composta dalla inadeguatezza di Galante e dalla “disinvoltura” di questi due sostituti Woodcock e Montemurro (e per quanto riguarda la vicenda Panio, di cui si parlerà, anche della sostituta Genovese seppure in minor parte) (poi ovviamente c’è un GIP che decide sulle richieste ma il PG non può nominare il nome di Dio invano perché IANNUZZI è della giudicante !) sono gli scontri su tre fronti: 1- Lo scontro con gli avvocati di tutta la regione (30 giorni di sciopero alla fine del 2004) e anche a livello nazionale (Unione delle Camere Penali Italiane), scontro che tuttora permane; 2- Lo scontro con l’Arma dei Carabinieri a livello regionale, al punto che il Generale comandante della Regione CC Basilicata presenta un lungo esposto contro la Procura della Repubblica (fatto assolutamente inusitato, probabilmente unico nel suo genere); 3- La ostentazione di un contrasto con la Procura Generale, rea di fare (nota bene, peraltro, non motu proprio, ma su denunzie e istanze) il suo dovere di vigilanza su un ufficio sott’ordinato. La rottura sui vari fronti comincia con la cosiddetta maxioperazione Iena 2 e in particolare con l’arresto dell’Avv. Piervito Bardi, presidente della Camera penale di Basilicata, per concorso esterno in associazione mafiosa, soggetto scarcerato poco dopo per difetto dei gravi indizi di colpevolezza, anche in relazione ad ipotesi subordinate di favoreggiamento, a seguito di provvedimento del tribunale del riesame e di conferma della Cassazione. 143
La cattura del Bardi fu fotografata ! Bardi aveva ricevuto la telefonata di un suo cliente (un delinquente vero): avvocato, qui tutti stanno ricevendo avviso di fine indagine, perché io no? E Bardi risponde: perché, se è così, probabilmente per te c’è la cattura. Tutto qui. Questa “cosa” diventa concorso esterno in associazione mafiosa. In poco tempo, furono scarcerate 43 persone (Bardi compreso, per il quale Riesame e Cassazione dissero “ma qui non c’è niente”). Solo in uno o due casi per mancanza di esigenze cautelari; in 17 o 19 casi per mancanza fisica della motivazione sia nella richiesta del PM che nell’ordinanza del GIP (IANNUZZI) fatta col copia-incolla del cd rom della richiesta ; in tutti gli altri casi per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. Tutto questo sollevò e ha continuato a sollevare una forte reazione contro la Procura della Repubblica e in particolare contro coloro che avevano firmato la richiesta (Galante, Montemurro e Woodcock), reazione accentuata da alcuni atteggiamenti a dir poco arroganti di costoro. Se ne dà qualche esempio. Essi, nel chiedere l’archiviazione per il deputato Gianfranco Blasi, che all’inizio volevano addirittura catturare, tant’è che fu chiesta autorizzazione alla Camera, usano la seguente motivazione: “Malgrado la presenza di elementi accusatori seri, non scalfiti dalla risibile linea difensiva adottata dall’indagato….”. E il Montemurro, nel corso di una trionfale intervista resa a un giornale dopo la retata, ebbe ad affermare: “E non abbiamo chiesto l’arresto anche dell’On. Luongo solo perché mancano gravi indizi….” La posizione dell’On. Antonio Luongo sarebbe stata successivamente archiviata. Nel corso di analoghe interviste il dott. Montemurro ritiene che con Iena 2 sia stata individuata la “quinta mafia italiana” che (ha l’ardire di dichiarare) procuratori generali e prefetti avevano sempre negato. Su questo Iena 2 sia lui che Galante hanno gonfiato in sedi varie…….. poi, come detto, c’è stata una maxiarchiviazione. Ma i flop, per i quali la Procura della Repubblica si scontra con il dissenso generale, non sono costituiti solamente da questo. E questo dipende dalla inadeguatezza del Capo e…..qui si dovrebbe parlare del GIP ….ma il PG non può neppure nominarlo altrimenti Menditto e MD….. Si ricorda, a mò di esempio, la clamorosa cattura di Pessolano Nicola, uno dei più grossi industriali lucani, scarcerato dopo poco per la quasi totale inconsistenza delle accuse; gli arresti domiciliari del generale Orlando, altissimo ufficiale dei Carabinieri e attuale vicecapo del SISDE, procedimento inviato a Roma per competenza e ivi archiviato; l’archiviazione a Como del procedimento Savoia ivi inviato; l’archiviazione a Roma del procedimento a carico di Salvatore Sottile per la concussione sessuale in danno della Gregoraci(le intercettazioni che lo riguardano finiscono un anno prima; Woodcock non iscrive e non stralcia per mandare a Roma; mantiene la cosa nel calderone Savoia e poi fa catturare l’incensurato e subito dopo trasmettere le carte a Roma che archivia); l’archiviazione sempre a Roma del procedimento a carico dei fratelli Gargani Angelo e Giuseppe ecc. E poi ci sono i poveracci che non hanno niente a che fare con le indagini e che finiscono sui giornali col trucco (reputazioni distrutte, famiglie lacerate): il PM mette le intercettazioni (inutili) nella richiesta di misura cautelare, il GIP Iannuzzi fa il copia-incolla col cd-rom del PM, il nome dell’estraneo finisce nell’ordinanza, l’ordinanza va sul giornale e il gioco è fatto. 144
Esempi: Maroni, Sircana, la moglie di Fini, D’Alema, Vespa, la presentatrice TV Saluzzi, perfino la DNA, tant’è che il PNA Grasso se ne lamenta, e tanti altri famosissimi VIP. Personaggi che non c’entrano niente con le indagini, però fanno notizia. Ce li metto e sarò famoso. Si tratta di malati di protagonismo. Woodcock fa venire da tutta l’Italia modelle, calciatori, attori per chiedere loro: questa foto è tua? Hanno tentato di estorcerti denaro? Signornò. OK puoi andare. Intanto davanti al Palazzo di giustizia ci sono centinaia di fotografi, telecamere, giornalisti, camion specializzati della RAI, di SKY, Mediaset e di TV varie. Lui avrebbe potuto fare semplicissime rogatorie (come si faceva una volta!) a semplici stazioni dei CC. Invece fa così perché dopo scende lui e i massmedia di cui sopra ne fanno il divo che sappiamo. A questo siamo ridotti a Potenza. E intanto i procedimenti per gente sconosciuta si ammucchiano. Sono cose che il PG ha ripetutamente illustrato. Chi fa così è un pericolo pubblico. E così, per esempio, Woodcock nel 2002 chiese l’autorizzazione al parlamento per la cattura di due deputati, Angelo Sanza e Antonio Luongo. Se fosse dipeso da lui, questi due signori dovevano finire in galera. Ma la cosa è finita in una bolla di sapone. Nel 2003 indagò sul gen.(a 5 stelle) Bellini, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Sergio D’Antoni, Franco Marini, ora presidente del Senato, Flavio Briatore, Tony Renis, Anna La Rosa, direttrice dei servizi parlamentari della RAI, On. Gasparri e chiese la cattura di Tony Renis e gli arresti domiciliari di Anna La Rosa, Mauro Ferri, Vincenzo Baldassarre…. Il GIP Romaniello disse di no e mandò tutto a Roma per incompetenza territoriale. Non consta che qualcuno sia stato catturato né processato ! Galante non sa e non vede niente, in tre anni ha fatto fare 129 anni di intercettazioni telefoniche per quasi 13 miliardi di lire, sicché sono stati intercettati perfino i Carabinieri (capo di stato maggiore e comandante provinciale), un sostituto procuratore generale (senza alcuna iscrizione a REGE !) e perfino il sostituto Montemurro (Woodcock, a furia di intercettare tutto e tutti, ha intercettato persino il compagno) mentre faceva una raccomandazione di un suo protetto al comandante provinciale dei vigili del fuoco intercettato da Woodcock e poi catturato. Woodcock ha intercettato i colloqui tra gli indagati e i loro difensori (Galante sempre ignaro) col trucco di sospendere l’interrogatorio e farli accomodare in una stanza predisposta con le “cimici”, per il che tale sostituto è sottoposto a procedimento disciplinare. Tutti questi episodi fecero esplodere gli avvocati, tant’è che, alla inaugurazione dell’anno giudiziario 2005, il rappresentante del CNF apostrofò in maniera durissima la Procura di Potenza. Per questo fatto e per l’uso disinvolto e spregiudicato delle richieste di misure cautelari (vero è che decide il GIP ….e questo è un aspetto che coinvolge il giudicante, per cui il PG si astiene dal fare considerazioni su di lui se no MD si incazza col PG ……ma non si incazza con il presidente della corte che non sente, non vede….e non fa niente). La verità è che c’è un grande clima di protesta, perché la libertà di innocenti a Potenza è a rischio, tant’è che il riesame ha accolto anche il 60-70% dei ricorsi; nel 2005 il 70% ! E la Corte di Appello è arrivata a liquidare quasi un miliardo e mezzo di lire per ingiusta detenzione in un anno nonostante la sua notoria “avarizia” in materia. Questo modus operandi di Galante, Montemurro e Woodcock ha provocato una reazione vibrata della comunità socio-economica e politica, ha provocato il famoso libro bianco degli avvocati, ha provocato trenta giorni di sciopero di tutti gli avvocati della regione e la protesta delle Camere penali italiane. 145
A tutto questo e in particolare al libro bianco Galante reagì con una nota violenta, piena di espressioni sprezzanti, incontinenti e gratuitamente offensive (per questo fatto pende procedimento disciplinare) e la mandò a tutta l’Italia e perfino all’Ansa e fu così che lui, Montemurro e Woodcock ruppero con tutti gli avvocati e lo scontro permane tuttora, perché la classe forense lucana aspetta decisioni da Roma da oltre due anni, lo ribadisce in ogni occasione e lo ha fatto anche da ultimo con il documento del 12.3.07. E questo è lo scontro con gli avvocati. Poi c’è lo scontro (chiamiamolo così) con la Procura Generale. E’ una linea velleitaria di scontro. Non sopportano che il PG mandi a Roma le sue relazioni. Ma se gli avvocati gli fanno il libro bianco, se il CC li denunziano, se i difensori e i cittadini presentano esposti contro di loro, se, nel caso Savoia, vengo sollecitato da richieste di Rognoni, dell’Ispettorato e del Comitato di presidenza del CSM, che cosa avrei dovuto fare? Insabbiare? La sindrome del complotto è cominciata a gennaio 2005, dopo la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. A Galante non piacque la mia relazione, fece un piccolo intervento fuori programma e poi, rivolto alla moglie, disse: “Andiamo via da questo spettacolo indegno” (quello che dissi è registrato ed è anche fra le carte della Prima Commissione, quindi si può in ogni momento controllare cosa dissi). Da allora Galante non ha perso occasione per opporre ostacoli e resistenze e alla Prima Commissione sono stati documentati numerosi esempi. E’ giunto a rifiutare informazioni richieste da un mio sostituto investito da una richiesta di avocazione e che si è visto costretto a denunziarlo alla Procura di Catanzaro. Poi c’è un fatto molto grave, che ha a che vedere con la c.d. guerra in Procura tra Montemurro e la Genovese, fatto che è consistito nel ritardare, da parte del Montemurro e del Galante, codelegati, per circa quattro anni la iscrizione di un ex collaboratore di giustizia, Cappiello Gennaro, quale indagato per calunnia in danno di Cannizzaro Michele, marito delle Genovese, in relazione all’omicidio Gianfredi e ciò verosimilmente per conservare al Cappiello una attendibilità accusatoria a carico del marito della collega, attendibilità che lo stesso avrebbe perduto con la qualifica di calunniatore. Peraltro, lo stesso tipo di copertura il Cappiello avrebbe ricevuto per altre due ritardate iscrizioni sempre per calunnia analoga in danno di altri soggetti. Per questo fatto, che va sotto il nome di complotto di Montemurro ai danni della Genovese, pende procedimento disciplinare a carico del Galante e del Montemurro, oltre che procedimento penale a Catanzaro. In ordine al c.d. complotto e quindi alla guerra all’interno della Procura il PG ha fornito molti elementi nel corso dell’audizione e con successiva nota 2441 del 26 marzo vedi allegato 11. E così arriviamo al caso Savoia, dove si tocca con mano che Galante non sa niente, non vede niente e che un suo sostituto come Woodcock fa tutto da solo, senza informarlo neppure a cose fatte. Bisogna leggere le dichiarazioni di Galante al PG. Si tenga presente che la richiesta di misura cautelare è del 29.5.06 e che l’ordinanza è del 15.6.06. Non prima della richiesta, ma poco prima della cattura Woodcock, in piedi, nell’anticamera del procuratore, comunica al 146
Galante: “Procuratò, ‘stu fetentone d’ ‘o principe, lo dobbiamo arrestare” (NB è una affermazione, una “comunicazione”, non è una domanda); e Galante che risponde:”non vorrei finire sui rotocalchi”. In questo è consistito il riferire circa un caso che ha destato clamore internazionale. Ma non è questo il fatto grave. I fatti gravi sono quelli che il PG ha riferito con apposite relazioni e che possono etichettarsi come quello della cosiddetta ordinanza postdatata, come quello delle clamorose notizie passate alla stampa, come le circostanze denotanti un possibile accordo tra PM e GIP, come il clamore intorno a persone assolutamente estranee alle indagini, come l’esecuzione di un arresto prima ancora del deposito dell’ordinanza, come la partenza degli equipaggi che la dovevano eseguire avvenuta molte ore prima di tale deposito e tanti altri particolari di cui si è riferito con apposite relazioni, che soprattutto, si ribadisce, denotano l’assenza e l’inadeguatezza del procuratore Galante, la cui immagine peraltro è guastata da notizie di fatti riportate dalla stampa nazionale su ipotesi di reato a lui ascrivibili in corso di accertamento presso la Procura di Catanzaro. DOPO L’AUDIZIONE HO INVIATO AL C.S.M. DUE NOTE CHE ALLEGO IN COPIA E CHE RIGUARDANO: 1) la documentazione alla quale ho fatto riferimento nel corso dell’audizione (nota prot. 2441 del 26.3.07); 2) nota prot. 2868 del 12.4.07 ed e’ sopratutto questa che bisogna leggere, perche’ denunzia un atteggiamento di scontro del procuratore Galante e del sostituto Montemurro nei confronti della procura generale, fatti che si sono verificati a seguito della deprecabile pubblicazione, in data 22 marzo, dell’audizione del pg avanti al c.s.m. che era segretata. Bisogna da ultimo tenere presente che Woodcock si sta attivando moltissimo, da una parte, con magistratura democratica e, dall’altra con Ferri di M.I. (è stato al suo matrimonio) per ottenere una protezione del Galante, del Montemurro e di lui stesso (su cui ci sono pesanti relazioni) anche a costo di infamare la procura generale. Lo aveva già fatto con Menditto e MD a luglio 2006 pochi giorni prima della scadenza del vecchio CSM. Leggere con attenzione l’ultima relazione qui sopra indicata sub 2 del 12.4.07: cose da pazzi. Dopo la vergognosa pubblicazione, in data 22 marzo, dell’audizione del pg in data 19.3.07 (SEGRETATA ! meno male che era segretata !), dichiarano alla stampa nazionale e alle TV: Galante e Montemurro di avere querelato il PG Tufano ; Montemurro consegna la sua querela ai giornali (!!!!); Galante che “da 2 anni viviamo una aggressione continua e persecutoria da parte della Procura generale, questa storia deve finire”; Iannuzzi che il PG lo “attacca” e che a “qualcuno” dà fastidio il fatto che lui sta colpendo in alto, persone importanti e potenti; che questo qualcuno (che poi sarebbe quello che lo “attacca”) colpisce lui perché vuole colpire Woodcock; Iannuzzi dice ai giornalisti (quelli a cui disse “ormai gli unici miei difensori siete voi”) che trova una certa “assonanza” tra alcuni rilievi del PG e alcuni argomenti del libro bianco degli avvocati e dunque una “anomala vicinanza” tra costoro e il PG. Lui scambia per 147
anomalia una concordia istituzionale con chi è incazzato perché lui mette dentro gli innocenti e da “ammiratore” del “PM biondo che fa impazzire il mondo” dice (un GIP !): “prima di lui si prendevano solo pesci piccoli”. Ma questa è solo una piccolissima parte del romanzo Potenza. Un’ulteriore nota indirizzata al Cons. BERRUTI, rinvenuta tra i file contenuti nel PC sequestrato al dr. TUFANO, contiene riferimenti al Cons. MENDITTO ed a movimenti in essere nella magistratura relativi alle vicende che riguardano la Procura di Potenza ed in particolare GALANTE, WOODCOCK e MONTEMURRO (ancora una volta sintomatica è la “familiarità” di rapporti con componenti del Consiglio Superiore della Magistratura). Carissimo Pino, mi vedo costretto a scriverti perché ho saputo che si sono riuniti a Salerno, venerdì 1° giugno, quelli di MD (Pepino, Menditto ed altri) e c’era anche Riviezzo. Al margine di questa riunione, interpellato da colleghi, il Menditto ha detto che sta continuando a frequentare con una certa assiduità il CSM e la sua corrente e ha sostanzialmente affermato che Tufano avrebbe promosso le sue iniziative unicamente con finalità ritorsive contro Woodcock, Iannuzzi e Pavese, soggiungendo, in maniera sibillina, che tutto l’operato di Tufano è stato in funzione di “coprire altarini” non meglio precisati. Mentre erano in corso queste chiacchiere, al Menditto e al suo interlocutore si è avvicinato Pepino, che ha rimproverato al Menditto di parlare sempre troppo. Si capiva che, “una volta definite alcune posizioni sub iudice”, MD tenderebbe a “barattare” la mancata adozione di iniziative contro Tufano con la chiusura di azioni pregiudizievoli a Woodcock, Pavese e Iannuzzi. Tutto questo si va ad aggiungere al massacro mediatico al quale sono stato di recente esposto con la studiata e strategica pubblicazione di atti segreti, un massacro che è cominciato con la trasmissione “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli in data 5.3.07. Poiché sono un P.G. che finora non ha fatto altro che il suo dovere, ho inviato in data 5.6.07, essendo colma la misura, il fax che ti allego in copia. Unisco significativo materiale, che si connota di tutta la sua valenza alla luce delle foto, come si evince apertamente dall’articolo di stampa intitolato “La vendetta dei paparazzi”. I fatti si commentano da soli! E questo non sfuggirà alla tua illuminata intelligenza. Cordiali saluti Enzo Tufano _______________ Chiar.mo Cons. Dr. Giuseppe Berruti Consiglio Superiore della Magistratura ROMA Lo stralcio del file di seguito riportato rinvenuto sul PC in uso al TUFANO risulta essere il giudizio formulato dallo stesso P.G. sul dr. Gaetano BONOMI, per l’idoneità al conferimento dell’ufficio direttivo di Procuratore della Repubblica di Potenza, datato 31.5.2007. 148
Procura Generale della Repubblica di Potenza RAPPORTO PER L’IDONEITA' AL CONFERIMENTO DELL’UFFICIO DIRETTIVO DI PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI POTENZA del dott. BONOMI GAETANO formulato in data 31 .5.2007 PARTE
I DATI PERSONALI DEL MAGISTRATO
Dati generali Cognome e nome: BONOMI GAETANO Luogo e data di nascita: NAPOLI 23.7.1946 Decreto di nomina a uditore giudiziario: D.M. 28.5.71 I a - Progressioni nelle qualifiche: Decorrenza della nomina a magistrato di tribunale: 28.5.76 (delibera CSM del……….. ) Eventuali valutazioni negative: NO Decorrenza della nomina a magistrato di appello: 28.5.84 (delibera CSM del……………. ) Eventuali valutazioni negative: NO Decorrenza della idoneità al conferimento delle funzioni di magistrato di cassazione: 28.5.91 (delibera CSM del 13.11.91) Eventuali valutazioni negative: NO Decorrenza della idoneità al conferimento delle funzioni di magistrato di cassazione: 28.5.99 (delibera CSM DEL 27.10.99) Eventuali valutazioni negative: NO Eventuali rapporti già compilati per funzioni semidirettive o direttive: Consiglio di amministrazione del Ministero della Giustizia in data 22.11.96 per
le funzioni 149
direttive di procuratore della Repubblica di Cassino; Consiglio Giudiziario di Potenza in data 7.5.2003 per le funzioni direttive di procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Eventuali valutazioni negative: NO I b - Funzioni ricoperte nel periodo di valutazione precisando il settore e l'ufficio presso il quale le funzioni sono state svolte : sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Potenza dal 30.12.97, assegnato ai seguenti servizi: esecuzione penale; controllo sui provvedimenti emessi dagli uffici giudiziari di Potenza; ufficio contabilità; pareri in materia penale e intervento all’udienza penale e della sorveglianza nonché visti alle relative decisioni e conseguenti eventuali necessarie impugnazioni. Punto di contatto supplente. Vigilanza servizio biblioteca. Magistrato di riferimento per il programma Valeri@. Corrispondente nazionale dell’Eurojust e corrispondente nazionale per il terrorismo dell’Eurojust. In caso di assenza o impedimento il procuratore generale è sostituito dal sostituto Bonomi. Magistrato di riferimento per l’informatica. Applicazioni: Alla pretura di Crema PARTE III – ATTITUDINI
III 1 - Indipendenza: Come si evince dalle valutazioni di cui alla parte II e per diretta conoscenza del sottoscritto, può fermamente affermarsi che il dr. Bonomi è magistrato assolutamente indipendente e libero da qualsivoglia condizionamento in virtù di una fortissima personalità ispirata a sani principi etici che lo rende impermeabile a qualsiasi rapporto che possa influire sull’esercizio della funzione. Prestigio
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costantemente massimo. La stima acquisita all’interno e all’esterno dei vari uffici giudiziari in cui il dr. Bonomi ha operato è attestata in tutti i pareri e le note di cui sopra. In tutte le sedi in cui ha operato il dr. Bonomi ha riscosso elogi per il massimo impegno profuso, per il suo assoluto rigore morale e per le sue doti di profonda umanità. Profilo professionale complessivo Le capacità professionali, organizzative e dirigenziali, del dr. Bonomi, a parere del sottoscritto P.G., sono eccellenti ed egli dimostra tali qualità quotidianamente collaborando in modo determinante alla soluzione delle problematiche particolarmente difficili e delicate di un periodo della sede lucana che dura da tempo e di cui è esperto e profondo conoscitore. La professionalità del dr. Bonomi è stata costantemente oggetto di valutazioni positive, fin dall’ingresso in magistratura, in relazione ad ogni sede in cui egli ha operato e a ciascuna delle funzioni, requirente e giudicante, svolta, funzioni tutte esercitate con gli apprezzamenti elogiativi di cui si è data ampia sintesi e che hanno sempre accompagnato tutta la sua attività. Doti organizzative Affidabilissime anche perché forgiate dalla lunga esperienza maturata preso l’Ispettorato generale. La sua partecipazione alle attività dell’ufficio va ben oltre i servizi assegnatigli ed è intelligente e dinamica collaborazione con la direzione dell’ufficio medesimo sul piano organizzativo e dei servizi extragiudiziari. Nelle ben note difficoltà della sede potentina il dr. Bonomi è stato costantemente in grado di suggerire (e di adottare autonomamente quando ha sostituito il P.G.) soluzione immediata ad ogni tipo di insorgenza, dote che garantisce quelle capacità organizzative dirigenziali che occorrono in chi aspira alla direzione di una procura come quella richiesta. Conoscenza dell’ordinamento giudiziario, delle circolari del Consiglio superiore della magistratura e delle norme che regolano lo status del personale giudiziario: Il dr. Bonomi, nelle partecipazioni al consiglio giudiziario in sostituzione del sottoscritto (e in ogni caso di questioni interpretative) ha dimostrato adeguata conoscenza dell’ordinamento giudiziario e delle circolari consiliari e ministeriali nonchè delle norme ch e regolano lo status del personale. Positivo esercizio di funzioni giudiziarie diverse Come dimostra la sintesi suesposta il dr. Bonomi ha esercitato in modo eccellente sia le funzioni giudicanti che quelle requirenti.
Positivo esercizio, specie se in epoca non remota e per un tempo adeguato, di funzioni: di identica o analoga natura di quell’ufficio da ricoprire; di livello pari o superiore; eventuali indicazioni di cui al punto e.1) ed e.2) del paragrafo A) della circolare in materia di conferimento di uffici direttivi. Esercita in maniera encomiabile funzioni requirenti e allo stesso modo ha esercitato 151
prevalentemente funzioni nel settore penale giudicante. In particolare va posto in luce, trattandosi di domanda per una procura distrettuale, che il dr. Bonomi ha maturato, nella sede di Avellino, profonda esperienza in materia di criminalità organizzata di tipo mafioso, valutazione, questa, resa evidente dalla rilevanza dei procedimenti trattati relativi ai reati indicati nell’art. 51 comma 3 bis c.p.p. come emerge dalla sintesi suesposta. Egli è perfettamente in grado di dirigere ottimamente una DDA come quella di Potenza. PARTE VI - GIUDIZIO FINALE Parere positivo Parere negativo Motivazione: In conclusione, precisato che il dr. Bonomi ha dedicato gran parte della sua vita professionale al settore penale e attese le prove finora da lui fornite di preparazione, capacità, anche organizzative e di direzione, laborosità, diligenza, equilibrio e massima indipendenza, sia con riferimento al servizio in atto che a quello precedentemente prestato, questo P.G. ritiene che il dr. Bonomi, collega di eccezionale capacità professionale, è magistrato dotato di specifica attitudine a dirigere una procura come Potenza e pienamente meritevole dell’incarico al quale aspira.
Data 31.5.07
Il Dirigente dell’ufficio Procuratore generale Vincenzo Tufano
I verbali di audizione di seguito riportati, rinvenuti nei PC sequestrati al dr. TUFANO sono verosimilmente da ricollegare alla vicenda relativa all’arresto dell’Avv. BARDI ed alla reazione da parte della Camera Penale Lucana. In particolare, tali file darebbero riscontro alla alla presa di posizione della Procura Generale a favore degli avvocati lucani. Dalle dichiarazioni dei giornalisti escussi emerge che l’attività era finalizzata ad accertare eventuali fughe di notizie provocate dai magistrati o dalle forze dell’ordine impegnati nell’operazione di polizia, che aveva portato all’arresto del BARDI. Le doglianze da quello che emerge dagli atti erano dovute al fatto che lo stesso BARDI veniva fotografato tra due Carabinieri nel mentre usciva dalla Caserma, dopo l’arresto. Non sarebbero emersi riscontri alla fuga di notizie, atteso che, da quanto dichiarato dagli stessi, sarebbero venuti casualmente a conoscenza dell’operazione in corso. Procura Generale della Repubblica di Potenza
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L’anno 2004 il giorno 14 dicembre ad ore 11,05 nella Procura Generale di Potenza avanti al sottoscritto dr. Vincenzo TUFANO Procuratore Generale della Repubblica assistito dal sottoscritto Cancelliere sig.ra Lucia Ciorciaro è comparso : RIVELLI GIOVANNI n. a Potenza il 6/12/1967 ivi residente alla via Torraca n. 80, giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno” che a domande, risponde: verso le quattro del mattino di lunedì 22 novembre c.a. circolavo in auto per Potenza allorché sono stato fermato da un posto di blocco dei Carabinieri, che fermava tutti i veicoli in transito e identificava le persone a bordo. Ciò è avvenuto all’incrocio di S.Rocco. Dopo la identificazione e proseguendo ho notato, a poche centinaia di metri, altre pattuglie dei carabinieri appostate. A quel punto ho pensato che si stava facendo qualche grossa operazione e ho telefonato, con il mio cellulare 335. 1256725 al fotografo Antonio Vece, che spesso segue la cronaca per la “Gazzetta del mezzogiorno” ed è fotografo per l’ANSA. L’ho chiamato sul suo cellulare 335.5487110 e sono poi passato a prenderlo aspettandolo sotto casa. Appena è sceso ci siamo ci siamo, con la mia auto,diretti alla caserma dei Carabinieri di via Appia ( quella di giù che si trova nei pressi dello svincolo della Basentana) e durante il percorso siamo stati nuovamente fermati dallo stesso posto di blocco all’incrocio di San Rocco. Il militare, al quale rappresentai che ero stato già identificato, disse che doveva identificare anche la persona che era accanto a me e questo confermò la mia ipotesi che qualcosa di grosso stesse accadendo. A quella caserma non c’era movimento interessante ma solo luci accese e allora siamo risaliti a quella di via Pretoria ( che stà su in città).Credo di ricordare che lì per lì non trovammo cose interessanti nei pressi della caserma per cui facemmo un po’ di spola tra le due caserme nel senso che abbiamo fatto almeno una volta su e giù e a dir la verità non mi ricordo dove andammo per primi. A un certo punto vedemmo in via Appia una lunghissima fila di auto invase dai carabinieri che provenivano dalla Caserma . A quel punto decidemmo di andarci ad appostare davanti alla Caserma di Via Pretoria e credo che ci arrivammo intorno alle cinque. Decidemmo di scegliere quel luogo di appostamento perchè si trattava manifestamente ( abbiamo sufficiente esperienza) di una operazione dei carabinieri perché abbiamo visto un centinaio di auto solo di carabinieri sia istituzionali che con targhe civili che noi proprio per la nostra esperienza conosciamo così come notammo carabinieri in borghese appartenenti a stazioni periferiche (che avevamo visto in precedenza per altri fatti di cronaca).L’appostamento è un fatto di mestiere perché sappiamo che la identificazione di eventuali arrestati o fermati avviene in quella caserma. A un certo momento arrivò una macchina dei CC dal quale scese il dr. Ignazio Petrone , Presidente del Consiglio Provinciale, proseguimmo l’appostamento , qualcuno ci disse che vi erano degli arresti in corso, nulla sapemmo dei nomi dei destinatari dei provvedimenti e ad un certo punto uno di altri colleghi , che intanto erano affluiti, ricevette una telefonata,credo di un avvocato, che comunicava l’indizione di una conferenza stampa in relazione all’arresto del Presidente della Camera Penale, avvocato Piervito Bardi. Se male non ricordo, tenuto conto che si trattava di momenti concitati, apprendemmo, poi, dalla radio, credo dal giornale radio nazionale delle ore 7,00,della esecuzione di decine di arresti, tra cui , appunto, quello del Bardi. Escludo nella maniera più assoluta di essere stato allertato da chicchessia in relazione, sia pur generica, ad una operazione imminente e in particolare escludo di avere avuto qualche telefonata in proposito da chicchessia sia la sera prima che durante la notte. 153
Io mi sono messo in movimento nei modi sopra descritti e quindi escludo di avere chiamato il Vece la sera di domenica 21 novembre allo specifico fine che si tenesse pronto per questa operazione di cui stiamo parlando. Comunque non posso escludere di avergli fatto telefonate la sera di domenica in quanto quotidianamente più volte ci sentiamo in relazione alle varie esigenze del nostro servizio. Nel ribadire che non ricordo di avere avuto una soffiata, neppure telefonica, da qualche Pubblico Ufficiale o da qualche Magistrato in relazione alla operazione di cui sopra devo dirle sinceramente che di grosse operazioni che dovevano esser fatte a Potenza “si favoleggia da anni”. Domanda: ma lei personalmente , in quanto giornalista, ha mai ricevuto, in particolare da magistrati o da forze dell’ordine, telefonate di preannuncio, sia pur generico,di operazioni di questo o di tipo analogo oppure di udienze particolari che valeva la pena seguire? Risposta: non ricordo episodi del genere e comunque sarei vincolato dal segreto professionale. Con riferimento alla foto dell’avvocato Bardi fra due carabinieri ( lì dove lo stesso accenna ad una smorfia probabilmente dovuta ad un ascesso dentario, chiarisco innanzitutto che questa foto, fu fatta dal Vece e poi data all’ANSA e da questa distribuita ai vari giornali che l’hanno pubblicata. Chiarisco, poi, che , come risulta evidente, questa foto fu fatta quando ormai era giorno e quando era fatto notorio l’arresto del Bardi, in un momento in cui lo stesso stava lasciando la caserma di via Pretoria. Altre eventuali foto pubblicate dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” furono fatte dal Vece prima e dopo tale momento e comunque durante il periodo dell’appostamento. Non mi ricordo a che ora in caserma arrivò il PM Montemurro e credo anche Woodchok. Le due foto pubblicate su il “Quotidiano” di mercoledì 24 novembre 2004 e ritraenti l’una, il dr. Montemurro vicino a un auto e, l’altra, l’avvocato Bardi mentre viene introdotto in un’auto dei carabinieri sono state fatte davanti alla caserma di via Pretoria, in quanto ne riconosco le colonne, e comunque non sono foto del Vece ma di altri perché il Vece non lavora per il “Quotidiano”. Con riferimento alla foto Toni Vece che, sulla “Gazzetta di Basilicata” , ritrae “il PM Vincenzo Montemurro davanti a una delle aziende sequestrate” (Caseificio Piano della Spina dell’agro di Filiano) sono in grado di precisare tranquillamente che la foto è stata scattata nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio . Ricordo che era avvenuto il sequestro , credo, nelle prime ore del mattino. Per metà mattinata fu convocata , non ricordo se dalla Procura o dai Carabinieri, una conferenza stampa presso la caserma CC di via Appia , conferenza alla quale io partecipai, insieme ad altri colleghi e ad un altro fotografo della Gazzetta. Al margine di detta conferenza stampa chiesi al fotografo Vece (gli telefonai) di andarmi a fotografare le aziende. Fu dunque in tale circostanza che egli recatosi sul posto per fare le foto, vedendo gli inquirenti davanti al caseificio suddetto, scattò la foto pubblicata dalla Gazzetta del giorno 16. Ribadisco, dunque, che questa foto non fu scattata nel corso del sequestro ma a distanza di molte ore. D.R.: il fatto che il Vice Presidente della Giunta regionale Restaino era tra gli indagati, fu notizia che io e quindi il nostro giornale, apprese da un dispaccio ANSA. Chiedemmo al Restaino spiegazioni e lui disse che non ne aveva assolutamente notizia. Spontaneamente tengo ad aggiungere che un caso analogo si è verificato proprio tra ieri e oggi. Ieri 13 dicembre, nell’assemblea distrettuale degli avvocati, che si è tenuta nel palazzo di giustizia 154
di Potenza, l’avvocato Donato Pace ha reso noto che i fratelli Giuzio, tra l’altro proprietari del Park Hotel , erano sottoposti anch’essi a indagini per l’art. 416 bis. Nell’ambito sempre della stessa inchiesta conosciuta come “iena2”. A questo punto ho chiamato uno dei due fratelli, e cioè Antonio, che mi ha detto di non avere avuto alcun atto formale al proposito ma di avere appreso la notizia che il suo nome compariva con tale ipotesi con il fascicolo collegato al fascicolo principale dell’inchiesta. L.C.S. Successivamente oggi 15/12/2004 avanti al sottoscritto Procuratore Generale della Repubblica dr. Vincenzo TUFANO assistito dal cancelliere sig.ra Lucia Ciorciaro è nuovamente comparso Vece Antonio , il quale dichiara: Come mi ero riservato di fare ho controllato i file digitali degli scatti fotografici conservati in archivio ed ho accertato che la foto dell’avvocato Bardi tra due carabinieri è stata scattata alle ore 7,59 circa. Preciso che la mia attrezzatura porta ancora un’ora avanti e quindi lo scatto in questione è segnato ad ore 8,59. Soggiungo, con riguardo, al sequestro eseguito al Piano della Spina che dalla stessa attrezzatura risulta che la foto che ritrae il caseificio e un magistrato è stata scattata alle ore 12,55 ( la macchina segna ore 13,55). Sono a disposizione per farvi liberamente visionare quanto sopra. L’ufficio comunica che non ce ne è bisogno L.C.S. Con riferimento al ruolo della sodale dr.ssa FASANO si riportano anche le seguenti conversazioni telefoniche intercettate sulla sua utenza: Data 04 marzo 2008; ore 19:38:12; progressivo n° 588.CHIAMANTE: +393346908583 in uso a Fasano Luisa CHIAMATO: +463346903194 in uso a LETIZIA Enzo LEGENDA: F: Fasano Luisa L: LETIZIA Enzo TRASCRIZIONE INTEGRALE.(Durante gli squilli si sentono voci in sottofondo).L: Pronto---// F: (la FASANO si sente rispodere a qualcuno che stà vicino a lei ... "l'ho detto")---// L: allora---// F: caro scusami non avevo sentito il telefono ... dimmi tutto---// L: nooo (mugugni) mica ... mica c'hai l'orecchio bionico insomma quindi ... ah ... allora so che la lettera ora è arrivata al al personale---// F: haaah ... ha ha (risata)---// L: haah eh non sento (parola incomprensibile)---// F: è venuto un ittero a qualcuno?---// L: si si ... se la prendono con me che ho cambiato immagine (parola incomprensibile)---// 155
F: ha ha ha (risata) ... mi dispiace---// L: questo questo ... questo è il ... che poi alla fine mi ringrazieranno perché se è che le cose devono andare come devono andare si chiariranno tutti i problemi insomma---// F: gli evita veramente un sacco di problemi eeh ... uuh---// L: cioè detto proprio ... in termini come si dice dio sa ... più vado avanti in nella tua vicenda ... eeh ... sono sempre più convinto che come (mugugni) ... c'hai presente i genitori quando alluccavano ... non capivo perché ... heeh ... ah ... perché alluccano eeh aah però uagliò---// F: avevano ragione alla fine---// L: poi alla fine dopo un poco di tempo.... una cosa eccetera dice e diranno vuoi vedere che è quello stronzo forse ha ragione perché eravamo tutti determinati a---// F: eeh ... mi sembra che sono i vecchietti sull'autostrada che vanno contromano e dicono ma quà vanno tutti contromano ... ma forse sei tu che vai contromano o no?---// L: eeh apposta insomma---// F: eeh---// L: hai capito qual'è eeh ... ca hai capito qual'è il ... il discorso insomma---// F: heh eh---// L: noo eemh no ... devi dire a tuo marito che si deve fare eleggere.... Eh!---// F: mio marito viene eletto pure ... è capolista ... viene eletto pure se---// L: hai capito---// F: piglia un quattro percento---// L: eeeh---// F: quà stiamo sul quaranta cinquanta percento---// L: digli che deve eseere eletto perché vengo a chiedere asilo dopo---// F: ah stai tranquillo---// L: quando.... sarà dopo......---// F: tu starai quà con noi nella bellissima terra di Basilicata ... he he (risata) ... nessuno se ne andrà più ... sarai costreto a stare quà---// L: Certo... vengo a chiedere asilo ... se serve qualcuno ... per come capo cantiere cose insomma io arrivo insomma ecco.... io arrivo dopo insomma ecco---// F: (risata) ... benissimo ... asilo politico (risata)---// L: chiedo l'asilo politico---// F: Vieni e chiedi asilo politico.---// L: (incomprensibile)..... proprio---// F: (risata)---// L: mò visto che lui viene eletto ... io stò a faticà al nord italia per portar un pò di voti (risata)---// F: madonna veramente ... veramente ... no perché da noi è proprio matematico ... noi primo secondo e anche terzo ... sono automatici figurati il capolista cioè proprio ... francamente non si farà neanche la campagna elettorale ... (risata) perché (tosse) è proprio--// L: siii nooo ... ma deve fare la campagna ... a questo punto si deve fare la campagna elettorale da altre parti per pigliare più voti possibile---// F: infatti ... infatti ... infatti---// L: sopratutto sulle regioni in bilico ... là devono fare le campagne elettorali fatte bene---// F: siii ... a tappeto si ... è proprio così---// L: qu quelle fatte bene insomma ... se la Basilicata è considerata sicura fottitene passa avanti..... insomma---// F: infatti infatti (risata)---// 156
L: vedi un pò---// F: mitico---// L: quello ... qu quello è praticamente ... il discorso ... va bene questo ... volevo poi---// F: (parole incomprensibili)---// L: avvertirti volevo avvertirti di una cosa---// F: si---// L: non sono riuscito a capire ... se qualcheduno sia stato pure cazziato ... ma questo sarebbe troppa grazia---// F: uumh---// L: questo sarebbe un pochettino troppa grazia ... però le battute me l'hanno fatte che ci sono delle ripe…. qualcheduno fà qualche ripercussione ... ora ... magari è perché la voglio vedere io che qualcheduno è stato cazziato ... perchè magari io m'aspetto che qualcuno bisogna cazziato---// F: heh---// L: però ... da quì al a esserlo è solo un'incazzatura nei miei confronti eeeh insomma ... credo più poi alla seconda che a alla prima---// F: certo---// L: mò diciamo mò facciamo il ragionamento serio ... comunque la lettera lì è arrivata---// F: ecco---// L: (parola coperta dalla voce della Fasano ... incomprensibile)---// F: bene (risata) ... pure io sono molto emozionata eeh (risata)---// L: va bò non nnnh ... tuuu seee tranquilla serena tutto sommato ... pensiamo ad andare avanti ... a resistere giorno per giorno che più passa il tempo---// F: (parola incomprensibile)---// L: e più ... a alla fine ... noi riusciamo a---// F: diventa sempre più pretestuoso poi il il movimento quindi---// L: diventa sempre più pretestuoso tu ... tu tanto ... tu continui a lavorare continui a portare risultati eccetera quindi---// F: stò lavorando bene---// L: allora (mugugni) ... tranquilla ... tranquilla in questo modo ... po poi i dolori di pancia--// ……………………………….omissis………………………………………………………………. F: caro ... grazie assai iih e tienimi informata su tutti gli itteri che stanno scoppiando ... he he he (risata)---// L: si si ... abboccheranno ... insomma ... emh bè ... insomma se quà dobbiamo fare cento volte gli ingialliti ... è meglio fare una volta arrossire che cento volte gli ingialliti si dice insomma ... sempre detti ... detti nostri napoletani---// F: che non si smentiscono---// L: è meglio una volta arrossire che cento volte ingiallire---// F: è vero è vero è vero---// L: ecco ... questo è questo quà è il punto ... okei---// F: un bacione (parole coperte dalla voce del Letizia ... incomprensibile)---// L: ciao ciao ciao Luì---// F: ciao Enzo ciao---// L: ciao ciao ciao ciao.---// FINE della CONVERSAZIONE.M.C. MAMUSA.157
Intercettazione effettuata con sistema SIO 130; Data: 04.03.2008 Ora: 19:51:57 Progressivo: 590 Mittente DELIA Donato Ricevente FASANO Luisa Trascrizione: Non sai quante volte penso a come saremmo diversi se solo io fossi stato più deciso, se avessi capito prima quello che stava accadendo.. Quante volte dic Fine trascrizione.verbale stampato Intercettazione effettuata con sistema SIO 130; Data: 04.03.2008 Ora: 19:52:04 Progressivo: 591 Mittente DELIA Donato Ricevente FASANO Luisa Trascrizione: o: chissà! Fine trascrizione.verbale stampato Intercettazione effettuata con sistema SIO 130.---// Conversazione del 04/03/2008, ore [21:00:52] , progressivo 596 Linea 768.---// ________________________________________________ LEGENDA: F.: FASANO Luisa L.: LETIZIA Enzo _________________________________________ Trascrizione dalle ore [21:00:52] alle ore [21:24:20]. _________________________________________ L: Luisa!?--// F: Dimmi tutto!--// L: Qualcosa deve essere successo.. in senso a noi favorevole.--// F: Che é sucesso?--// L: No.. perché.... praticamente.... ora devono rispondere... si devono giustificare... anzi c'é preoccupazione....--// F: Nella giustificazione?--// L: Da parte di quelli del personale... con questo nuovo Direttore Centrale.. dicono.. allora... c'é una certa preoccupazione... Ora da qui ad avere incassato il risultato.. ce ne passa... 158
però dovono tirare fuori le argomentazioni.. Devono tirare fuori le argomentazioni... sopratutto si devono rileggere tutto quanto il fascicolo perchè devono rianalizzare il famoso appunto fatto al Ministro.--// F: Bene... e chi avrà il compito di eccepire tutti gli errori fatti.. visto che le contro deduzioni non le ho mai scritte? O meglio.. ce le ho pronte... ma non le ho mandate?--// L: Si devono rileggere le carte..---// F: Eh.--// L: Tu hai fatto caso nella lettera... devi chiedere i contributi.--// F: Eh... si.--// L: Perentorio.. ti devi informare... devi vedere il contesto... perché li c'é scritto.... non puoi essere un mero passacarte../// F: Certo.--// L: A questo punto.. se no.. chi decide.... l'Appuntato... l'Appuntato perché... ho visto si... ho visto Luisa Fasano in Piazza garibaldi numero dodici... mentre pitturava di giallo un bambino. Chi l'ha deciso... l'Appuntato?--// F: eh... si.--// L: Perché se facciamo così... decide l'Appuntato.--// F: No.. sopratutto se loro hano chiaro le evoluzioni... anche giudiziarie... di fatti che si sono sgonfiati totalmente... in maniera anche evidente.. perché hanno avuto anche enfasi nazionale.. insomma... se consideri.. --// L: Non ce l'hanno.. non ce l'hanno.. queste cose. Soprattutto quel appunto era già sbagliato..--// F: E si... era già sbagliato.. ma qualcuno glielo dirà che... non era vero che era l'A.G. di Potenza.. ma era l'A.G. di Catanzaro che aveva fatto la perquisizione... e quella stessa A.G. é stata trasferita perché.. proprio quel decreto di perquisizione é stato ritenuto assolutamente infondato..---// L: Questo é uno... poi c'erano altre cose che non erano vere... ti ricordi?..--// F: Nooo... pure il fatto dei raporti diretti con il Procuratore Generale... che non erano assolutamente veri... e loro fanno passare questa cosa... tant'é che anche il mio Questore mi ha detto... ma che cos'é sto fatto che tu tenevi rapporti diretti col Procuratore Generale... e ho detto... ma sta scherzando... Signor Questore? Io c'ho tutte le relazioni di servizio fatte il mio Questore... in cui si evincie che i rapporti erano assolutamente mediati da lui... e ho un procuratore generale disposto pure a venire a testimoniare a mio favore... da questo punto di vista. Quindi pure quest'altra cosa era assolutamente sbagliata..--// L: Poi c'era un'altra cosa.. che era sbagliata.. che era proprio evidente..--// F: Era questa..--// L: Già allora era evidente...già allora.--// F: Era questa... e poi il fatto del clamor... che è stato... immediatamente successivo... a quando sono arrivate le carte a Roma... e non invece a quando ha scritto il Questore. E quallo é stat la grande quaglia... che ovviamente.. lui neanche si rende conto... cioé.. il fatto che i programmi televisivi... sono stati messi in moto da... le carte che sono state date da lui... quando io.. poi ho denunciato le fuga di notizie.... mi sono resa conto che invitabilmente... dare la stura a questa fuga di notizie... sono atti che sono partiti dal Questore... mi dispiace ammetterlo ma é cosi. Mi dispiace ammetterlo ma é così... nelle carte che ovviamente poi si susseguono. Però ... le cose non appaiono in maniera evidente... cioè... se qualcuno no glielo spiega...--// L: Tu rileggi l'appunto al Ministro. C'era qualcosa di più particolare... che già allora non andava... c'erano dette delle cose...--// 159
F: C'era.... c'era.... l'altro fatto che ividenziavano... nel.... nel... che l'anno prima avvano scittto che era tutto a posto... proprio Cardellicchio... che non c'era nessuna... nessuna... necessita di spostarmi.. quando sono successe le prime cose.. perché era stesso... il mio Questore che garantiva per me... e che tutt'un tratto necessitano di spostarmi.. praticamente... venendo contro proprio... al... cioè si negano l'evidenza.. insomma. Va in contraddizione lo stesso Prefetto Cardellicchio... senza rendersene conto.. perché.. praticamente non cambia di fatto nulla.. cambia solo che il Questore ha le trascrioni e tutto ha dato che... il giudizio nei miei confronti cambia. Però é lo stesso Prefetto che... invece.. fino a quel momento.. aveva detto che non era opportuno prendere una posizione nei miei confronti.. perché eveva detto che la situazione era.... assolutamente di scarsa rilevanza... così come segnalato dal mio Questore. Anche questa cosa che... io... infatti c'ho gli appunti di Cardellicchio che... praticamente si rinnegano. Queste cose ci sono.--// L: Si ma... tu devi vedere... vattia a rivedere un attimo... ora io a memoria non mi ricordo.. --// F: NO...io ce le ho.. io ce le ho fresche... diciamo che questi sono i punti... però se non vengono esplicitati.. insomma... non è proipro chiarissimo...cioè per me sono plesi.. per loro un pò meno... insomma. Dobbiamo un pò vedere come... come gli eventi sono precipitati.--// L: Noi dobbiamo vedere...--// F: Sono queste le cose che feci vedere anche a De Sena.---// L: Dobbimo veder... noi dobbiamo fare una cosa importante. Io mi rileggo l'appunto... poi tu mi rinfreschi la memoria..--// F: Si.. si... perché.. uno che ovviamente c'ha una memoria freschissima.. beato lui... é ovviamente... Giovanni.. si ricorda questi Punti. Però.... queste.... erno di fatto le due cose.. insomma.... proprio chiare.--// L: Questo qui va... va detto... perchè... noi lo accusiamo di analisi. Di mancanza di analisi.... e sopratutto... di errori...--// F: Errori macroscopici in questo.. nel fatto che comunque... si.. vann in contraddizione... con appunti che lo stesso.. povero.. Cardellicchio... che si trova a fare.. credo... su quello che gli viene suggerito dal Questore... chiaramente... e ... il fatto... poi... clamoroso.. quello poi é clamoroso.. che nell'accesso dei documenti a Potenza.. io non trovo niente... mentre.. invece.. nell'accesso dei documenti a Roma si trova di tutto e di più. E questa... è già una violazione palesissima del mio diritto all'accesso. Perché.. se io.. non avessi avuto voi.... pronti a dire... facci una delega e viado un pò a Roma che c'é... io avevo risposto.. nelle contro deduzioni... a quattro cose che c'erano nel nio fascicolo.. dove di fatto non c'era nulla. C'era il Questore Mauro.. che mi eccepiva del messaggino di Raul Bova e mi archiviava un prodedimento.... non si sa perché.... disciplinare avviato. Il Questore che si lamentava delle mie continue esternazioni sui giornali... Anche quelle archiviate.. perché non poteve dimostrare che venivano da me... cioè.. non c'era niente per mandarmi via.. Questa é la cosa assurda... e poi l'altro fatto é che lui parla... praticamente il Questore Mauro... volutamente... mescola il procedimento disciplinare col procedimento di trasferimento. manda le intercettazioni nell'ambito del procedimento disciplinare... le fa proprie e le cita nell'ambito del procedimento di trasferimento. Quella é la cosa grave.. peché ovviamente poi le vuole fare utilizzare su quello.. e... insomma non è prorpio possibile... perché francamente...--// L: Quello che penso io.. ora....poi... in settimana.. prossima.. quando sarò un pochettimo più calmo.. perché ora c'ho questo convegno..--// F: Si.. eh.. lo so... a Tivoli.--// 160
L: E... quindi.. praticamente.. poi.. bisogna dirgli meglio questa cosa..--// F: Si!--// L: Io mi rileggo l'appunto del Ministro... Va bene... hanno scritto questo.. e tu dici.... no non é possibile perchè... é successo questo.. questo e questo.. --// F: No... ma inafatti..--// L: Più una buona memoria uditiva.--// F: Si.. si.. si... é proprio così... é proprio cosi. Non c'é il supporto cartaceo.. a quelle cose.. che sono veramente inventa di sana pianta.. ed é veramente.... grave... insomma.. veramente grave. Ci sono degli errori evidenti e io ho i testimoni... perché... poi... sono le stesse cose che mi ha eccepito il Questore a Potenza. Cioé.... questo fatto che tu tenevi rapporti diretti... ma che state dicendo.... ma quali rapporti diretti. Io c'ho tutte le relazioni di servizio che... ovviamente... l'ottimo.. Questore non li ha fatti vedere. Io... mò.. l'appunto del Vice Capo al Capo ce l'ho davanti agli occhi e non c'é nulla. Parlano di A.G. di Potenza.. parlano del fatto che io avrei agevolato mio marito... tutte queste cazzate qua che non esistono... parlo dei rapporti diretti col Dott. Tufano di cui si sarebbero trovate carte... e non é vero.. perché a me non hanno sequestrato nulla di tutto ciò. Parla di queste comunicazioni date da Woodcock...--// L: Non.. c'é quel appunto.... io quel appunto fatto al Ministro.. c'erano delle cose.. che.. non.. non.. io mi ricordavo.. un qualcosa che non era presente nel fascicolo.--// F: No...--// L: Sto fatto ma di Tufano... sto fatto di Tufano... chi cazzo ce lo ha detto?----// F: No.. ma infatti queste me le avete.. sono quelle che avete trovato.. che mi avete dato voi. Non ce le ho nel fascicolo mio.--// L: Eh.. apposta!... Io quello che dico io.. appunto.. io.. le ho trovate io.. e io mi ricordavo che venivano affermate delle cose.. che all'inteno del fascicolo.. no si stavano..--// F: Assolutamente.. é tutto questo.. no.. nel fascicolo non ci stava proprio niente. Tutto quello che avete trovato voi.. nel mio fascicolo non c'era. Nel mio fascicolo io.. ho dieci carte.. io c'ho due verbale di acquisizione.. di accesso agli atti competamente contrastanti.-// L: Ma questo.. dove?--// F: A Potenza.. io l'ho fatto a Potenza... il primo novembre.--// L: Nel verbale che abbiamo fatto sopra.. io mi ricordo che c'erano delle affermazioni non suffragate da altre comunicazioni.--// F: Assolutamente... é proprio così.---// L: Mi sembra... ora questa qua...maa..era.. la cosa...--// F: La cosa macroscopica... che io potrei mandarvi via fax... é il verbale di accesso agli atti del il primo novembre... che ho fatto io. Di una pagina con quattro stronzate dentro. Basta quello. Basta dire questa ha fatto l'accesso agli atti il primo novembre.. e non ha trovato niente... noi.. abbiamo trovato l'ira di Dio. Scusate ma che accesso agli atti é.. a chi pigliamo in giro..--// L: La minuta doveveniva conservata... insomma?--// F: Eh.... cioè.. a me avevano detto che era identico. Io c'ho la lettera di Sandro Giuliano che dice che é possibile fare l'accesso agli atti a Potenza.. perché a Roma ci sono le stesse carte.-// L: Non é così.---// F: In realtà... non é così... assolutamente. Ma se io non avessi fatto una delega a voi.. io no mi sarei potuta difendere. Cioè non hanno fatto un gioco sporco... sporchissimo. Perché le carte che sono a Potenza.. e fu il commento dell'Ispettore che me le fece vedre... delegato dal Questore.. fu.. Dottoressa.. queste quattro carte.. manco una pena pecuniaria... perché 161
non c'era niente. io mi ricordo che andai da mio marito.. che mi aspettava in macchina.. e dissi.. incredibile! La non c'é proprio niente. ma come si avvia un procedimento disciplinare con procedura di trasferimento così? Poi invece Giovanni disse... io non mi fido.. fammi la delega. Andò e trovò di tutto e di più. E li mi devono dire come l'hanno fatto a provare. E sopratutto per me che avevo gia fatto una denuncia....--// L: Io mi.. io mi ricordo che alcune cose... non.. non c'erano nel fascicolo..--// F: No.. non c'erano proprio.---// L: Quello che veniva detto.. nell'appunto al Ministro... non era suffragato...--// F: Non c'era...---// L: .... dagli atti che erano arrivati.. insomma.---// F: Infatti.. che poi erno questi.. cioè.. sono le valutazioni del Questore. Cose.. proprio... fuori dal mondo..... insomma.. veramente fuori dal mondo. Poi sene assumerà le sue responsabilità. L'unica cosa che mi dispisce é che non c'é... un appunto... che é stato trovato a firma del Questore Mauro.. al Prefetto Cardelicchio. Cioè.. questo povero Prefetto Cardellicchio... sembra ispirato da Dio... ascrivere ste cose. Perché non c'é uno straccio.. su cui a basato questo appunto al Ministro.... al Capo della Polizia.--// L: Io mi ricordavo... hai capito... mi ricordavo qualcosa del genere..---// F: A me.. ti ripeto.. basterebbe già.. per dire... che schifo é stato fatto... mettendo a paragone... l'asccesso agli atti vostri.. con l'access algli atti miei. E' una violazione gravissima. Gravissima.. per la trasparenza amministrativa... del mio diritto di difesa.. cioè... vergognoso.. onestamente. E già basterebbe questo. Poi tutte chiachere fondate.. non si sa su che cosa. Perché... io questi atti.. di un Questore che riferisce al Prefetto certe cose.. non c'é... non c'é... e poi la discrasia evidente.. fra un appunto di Cardellicchio di qualche mese prima.. che diceva che io.. ero brava.. ero bella e facevo il Capo di Gabinetto... perché non c'erano motivi per cacciarmi. E poi tutt'un tratto... dopo che il Questore si é letto le trascrizioni.. io vengo avviata come fossi una deliquente. Ma di fatto.. sia dal punto di vista giudiziario.. che da altri profili non era cambiato niente. Quindi mi devono spiegare che cosa é successo. Questo.. io tutte queste carte io ce le ho sotto mano... ma ovviamente ce le ha anche.... Giovanni.--// L: E' successo che qualche d'uno ipotizzava... ipotizzava... come ti voglio dire...--// F: Ma volevano fare subito.. subito.--// L: Una cosa é certa. Noi non ci facciamo comandare.. ne da Woodcock.. ne dalla Sciarelli.--// F: A me... é quello che mi dispiace.... hai capito!?.. Servirsi.. (inc.) un processo delicato...-// L: Ma per dire.. loro due.. come chiunque altro..insomma..--// F: Cereto. Ma un processo delicato sulla sanità.. che ha dato alstura.. in maniera pretestuosa.. a Toghe Lucane... dove erano indagati.. Prefett... l'ex... l'attuale sottosegrettario Bubico che era.. al tempo.. Presidente della Regione... l'attuale Presidente della Regione.. che al tempo era Assessore alla Sanità.. ecceterra... dove si vedeva il caso Panio.. dove si vedeva la cupola... eccetera... eccetera... e da qusto nasce poi.. Toghe Lucane... ieri é finito con l'aasoluzione di tutti quanti. L'ennesiam balla... l'ennesima bollona di sapone. Ieri é finita con l'assoluzione.--// L: Perché a un certo punto.. ma perché a un certo punto.. le persone pensano di risolvere le questioni coi processi di piazza.---// F: Puntualmente.. il processo ppoi fatto dal tribunale.. é finito con l'assoluzione. Stanno finendo tutti con l'assoluzione. Siamo rimanendo la cupola.. senza condanne... vorei capire come funziona.--// L: I processi vanno fatti nelle Aule Giudiziarie.--// 162
F: E nelle Aule Giudiziarie... ringraziando il cielo... la giustizia funziona.--// L: Bisogna raccontare notizie vere.. e.. possibilmente.. non personali.--// F: Esattamente.. li era il processo in cui il P.M. era l'amica del Giudice... Si é astenutouno.. si é astenuto l'altro.. e all'assoluzione sono arrivati tali e quali... perché non c'era niente. E s'é sgonfiata quest'altra cosa. E... anche di questo si é occupato.. "Chi l'ha visto".. "Anno zero" eccetera... Assoluzione di tutti quanti.. perché.. qua... nessuno é delinquente. Se lo siamo.... devono dimostrare quanlcos'altro che non siano chiacchiere. Comunque.. queste sono altre carte che si sono aggiune ieri.. insomma... per dirti. Ma.. ma.. qui non finiremmo mai.. di dire come vanno a finire certi processi avviati in maniera pretestuosa.--// L: Sia il tuo processo.. sia quello della fuga di notizie.. alla fine si chiuderanno con delle archiviazioni.--// F: Ah.. guarda!--// L: Io ne sono convintissimo.--// F: Beh..non c'é una carta.. cioè.. se non finisce con l'archiviazione.. al di là della condanna che mi piglierei... me ne andrei veramente in Papuasia... perché vuol dire che non esiste la giustizia.--// L: Perché.. guarda.. (inc.) dalle cose... perché qui.. insomma.. qui.. qualche d'uno... come voglio dire... quello che non... non c'é l'autorità con i capelli bianchi... che dice... razzi... avete finito adesso!?--// F: Esattamente.. esattamente.. esattamente.. ed é pazzesco.--// L: Quello che manca.. in tutta questa vicenda.. quello che é successo a Catanzaro.. quello che é successo a Potenza... in tutta questa storia.. li non c'é l'autorità con i capelli bianchi che dice a tutti.. tu fai questo.. --// F: Ma lo sai.. la cosa ancora più grave qual'é?... che ancora non c'é.. ancora non c'é. Cioé.. noi non abbiamo ancora un Procuratore Capo. Questa è la cosa grave. Noi.. ancora non ce l'abbiamo.--// L: Manca.. manca.. uno coi capelli bianchi che dice.. mò m'avete rotto! Basta!..--/ F:Esattamente. AH! Ho trovato l'altro appunto. Il primo apponto del Direttore Centrale.. Calvo... il settembre 2006.. è quello che affronta.. al Capo della Polizia.... affronta i primi casini sul fatto della spazzatura di Ditolla e tutta quella roba la... va beh!... questa é una cosa che ha seguito più Giovanni.. dove il Questore mi difende a spada tratta.--// L: Ma si!... Ma li... é così evidente.---// F: E poi.. invece.. si rinnegano.. -// L: Sono stati strumentalizzati....a uncerto punto. Passioni personali.. questo é il punto fondamentale.--// F: Un'oscenità... un'oscenità..--// L: Una cosa... veramente... Ma io... adesso.. se dovessi mettermi a sentire quello che pensano di me... chi mi ha eletto... con la mitragliatrice!---// F: E' così... é così..--// L: Immagina.. immagina.. ma pure tuo marito.. immagina tuo marito.. insomma... se gli vengono adire... praticamente.. tutti quelli per cui lui si é speso.. ha lavorato.. ha costruito.. ha fatto progetti politici insieme. Immagina quello che gli dicono quando lui non c'é. Altro che mitragliatrice.. insomma.--// F: A voglia.. a voglia..--// L: Ma.. non c'entra... non va...--// F: Certo uno non si aspettava che uno coi capelli bianchi.. potesse prendere le cose i un certo modo. E' quello che ha sconvolto un pò tutto.. insomma.--// L: Diciamocela... preticamete tutto.. i gesti non ingannano le parole si... e diciamocelo...insomma. ---// 163
F: E' così.--// L: Le persone devono essere giudicate per i loro gesti.... non per le loro parole. Allora... vediamo qual'é il gesto. Con i gesti.. le parole... possiamo.. imputare qualcosa a Luisa Fasano o a qualcun altro?... No!.. E allora.--// F: no.. perché é veramente paradossale.. é paradossale.. cioè... ma una Questura.. che ignara di tutte queste traversie... non ha proprio idea di tutto quell che io ho passato..veramente.. e che ancora passo... perché tutti pensano che la cosa sia archiviata... finita.. amore e cuore... --// L: E invece niente.--// F: ....ti dicono tutti.. prima era folle... cioè.. ma lei é la persona più presente.. ma lei é la persona più così... cioè.. se trasferivano lei.... Ora.. lo dicono tutti quanti.. perché.. ovviamente danno per scontato.. che sia tutto passato. Cioè.. mo mi devono sentir dire che hanno ....--// L: A ottobre... a ottobre..---// F: Mi salutavano tutti quanti..--/ L: Ti vedono come al peste... eri un'appestata.--// F: La peste bubbonica.... Cioè... veramente una follia eh!?--// L: Tra ottobre e novembre.. te eri causa di imbarazzo.---// F: Si.. si.. si.. causa di imbarazzo.. hai detto bene.-// L: ... (inc.)...--// F: Ma io adesso... incontro la gente nei bar che dice... siamo proprio contenito che é tornata. Ma io non sono mai partita! Mi dicono questo. Siamo contenti che é tornata... perché quello ha fatto veramente.. fossi stata partita... Io ho avuto un danno.. che non immagini.--// L: La cosa brutta é.. che con queste fanno i processi di piazza.--// F: Assolutamente.. assolutamente.---// L: Fanno i processi di piazza. Una cosa volevo capire.... il fratello della... cosa... come si chiama.. della Claps si é candidato?--// F: No.. no.. no. Ovviamente soterrà... forse si candida Molinari.. forse con la Rosa Bianca... ovviamente non sarà mai eletto.. però forse si candida li.. con il sostegno di questi soggetti qui. Però... formalmente...no.---// L: A un certo punto dico.. siccome faccio politica dall'età di otto anni..--// F: Tutti noi.. pensavamo che avrebbe fatto una cosa del genere...--// L: Mi sembrava più una manovra di questo tipo.--// F: Anche.. anche.. ma diciamo...--// L: No!.. Non sol... hai detto bene. Non solo... che poi alla fine.. c'era un movimento politico... insomma.. per avviare il cinema ce ne vuole.--// F: Di fatto é così... Cioè.. un movimento... diciamo di opinione... che però é dietro politici ben determinati.. che sono causa.. anche .. di tutto quello che é successo. Ma poi ci sarà un'analisi politica... che certamente non tocca a me.. anche su questa cosa. Hanno festeggiato un anno da Toghe Lucane.. ovviamente .. erano loro.. loro e loro.. che facevano le analisi di una mafia che esiste qua. Perchè questi non hanno mai messo il naso fuori dalla Basilicata... sulla grande mafia che lega qui.. tutti i casini del mondo e loro la combattono da soli... contro le Istituzioni. Loro continuano su questa storia.. e ovviamente ha un dato politico.. questa cosa. Ha un riscontro politico. Però.. formalmente non sono candidati.---// L: Io.. é qusto volevo capire... insomma. Quindi Molinaro non ha trovato spazio ne PD.-// 164
F:Noo.. assolutamente. Già l'ultima volta non l'aveva trovato. Adesso.. praticamente.. tutti quelli di terza.. quarta legislatura.. nessuno di loro é stato più ricandidato. Quindi non l'ha proprio trovato.--// L: Mah...lui.. La moglie che cosa fa? Per caso....--// F: Mah.. la moglie.. che non lavorava.. mia coetanea.. che non ha mai fatto niente.. adesso forse ha qualche contratto alla Camera di Commercio. L'ha sistemata. Certo non tramite concorsi.. di chi si é fatto un mazzo tanto come me... ecco. Questo sicuramente no. Che poi.. son tutti bravi a parlare.--// L: Lascia fottere... va beh! Ci.. ci.. sentiamo. Ricorda a tuo marito che domani mattina si fa quella cosa.--// F: Si.. si.. no.. no.. no.. é concentratissimo su quella cosa. Tranquillo..--// L: Va bene... ci sentiamo domani. Ciao Luisa.--// F: Ciao..buona serata... grazie.--// fine trascrizione.---// trascrizione a cura del V.Brig. MICHELI Andrea.---// Intercettazione effettuata con sistema SIO 130.---// Conversazione del 04/03/2008, ore 21:26:53, progressivo 597 Linea 768.---// ________________________________________________ LEGENDA: F.: FASANO Luisa G.: Giovanni ________________________________________ Trascrizione dalle ore 21:26:53 alle ore 21:38:02. _________________________________________ G: Luisa!?--// F: Giovanni... come sta?--// G: Bene.. tu?--// F: Io.. bene. Io ho sentito un'attimo Enzo... e mi ha raccontato delle ultime evoluzioni....-// G: Certo... abbiamo creato un piccolo terremoto... ovviamente..--// F: Che.. ne parliamo a fare... cioè... ormai... ah... Enzo dice... sai quante me ne diranno a me.... e io agg' ditt' (fonetico)... sai quanti pensieri delicati...--// G: Noooo.. no... e ..sai.. io sono buono e caro.. ma non si debbono toccare gli aspetti umani... la gente non deve permettersi di... giocherellare con le persone.... deve capire che a un certo momento ti rompono... al di là delle amicizie... delle persone a cui voglio bene.. dai... olte un certo limite si rompe....--// F: E' un fatto... pure... di rispetto dell'intelligenza... insomma.. altrui...--// G: Rispetto delle persone... poi... fossi stata na criminale... ma li é un cretino che é caduto nella rete di un farabutto... tutto là.. la storia si può riassumere così.--// F: Ma ti volevo dire... a proposito di tutte quelle storie che tu sai... che Enzo un po ha seguito di meno.... che tu seguito meglio. Ti ricordi quando a cena.. parlammo anche del famoso caso Panio.. che era medico che fu cacciato... quel direttore generale che fu cacciato... perché..--// G: Si... s.... si.... --// 165
F: Comunque ieri.... c'é stat la sentanza... di assoluzione totale per il Presidente della Regione... per l'Assessore alla Sanità... per uttoi che erano stati tutti indagati per abuso... per aver sollevato questo soggetto... perché l'accusa era nei confronti della Genovese... che aveva chiesto... al tempo... l'archiviazione del caso... perché... secondo questo voleva ingraziarsi questo.. per la nomina del marito... ovviamente tutto ciò... non si é potuto dimostrare in nulla... e sonostati assolti tutti.. Per cui il P.M. che avrebbe chiesto l'archiviazione... chera indagata... per questa cosa... e avrebbe fatto salvare... ivviamente..... risparmiare tanti soldi allo Stato... aveva perfettamente ragione... perché fu il GIP a non accettare l'archiviazione del PM e a chiedere ....--// G: L'azione coatta.---// F: Il rinvio a giudizio... hai capito.... e dopo tre anni... praticamente... e questo é stato poi l'inizio di "Toghe Lucane"... é finito con l'assoluzione di tutti quanti.--// G: Mamma mia!--// F: Capisci tu. Cioè... guarda che é veramente da brivido.. da brivito. Non che non ci fossero dubbi... però questa é la stura di Toghe Lucane ed é fiita affossata in questo modo con l'assoluzione.. e con tutti i soldi di un processo durato tanto tempo.. per niente.. perché il PM aveva già evidenziato che non c'erano elementi per andare avanti.--// G: Man andate a prendere i... cosi... am andare aprendere i..... baaah!--// F: Cioé... ma guarda... e assolvi qua e assolvi la... quella é stat trasferita... per una cosa del genere. Gente come un Presidente della Regione... Sottosegretario di Stato... perché era coinvolto Bubbico... al tempo Presidente della Regione... assolti con formula piena... cioè... Questo sempre per spiegare a questi signori... di che stiamo parlando... e di chi stiamo parlando...--/// G: Ma tu non puoi pretendere... perché questa... é gente che... per capire una cosa del genere... dovrebbe prendere.. fare come faccio io.... vabbeh... c'ho un caso difficile... che faccio 'sta sera?--// F: Studio le carte.---/// G: Non ci vado a casa da mia moglie e mio figlio...--// F: Ecco!---// G: E mi metto li... e studio le carte. Dopo di che ... quando hai studiato le carte... inizi a farti un'idea. ma tu non puoi... di una cosa così complessa... così delicata.... quand'é che io ho capito... quando mi son fatto la sequenza di come erano andare le carte...--// F: Gli atti.--// G: Quando fai la sequenza degli atti.. tu capisci.. il Questore é diventato lo strumento nelle mani di Herry John Woodcock... fine dei giochi.--// F: Poi ci prestiamo a queste cose.... calandoci le braghe... perché... a me poi... é quello che mi da fastidio... che davanti all'Autorità Giudiziaria.... e non stiamo parlando del Presidente della Corte Costituzionale... ci sbraghiamo subito...questa é la cosa brutta.--// G: Si sbragano subito!--// F: Si sbragano subito... ecco. Ma io spiegavo un po a Enzo... perché mi chiedeva... ma cosa dobbiamo evidenziare... perché il problema é che... ovviamente non avendo mai prodotte controdeduzioni...--// G: Ma tu non devi produrre controdeduzioni... peché tu devi...--// F: No... ma io c'ho te come avvocato.... nel senso che.. per fare evidenziare tutti gli errori basterebbe vedere.. la enorme discrasia fra il mio verbale di acquisizione... tu cel'hai il mio verbale di accesso?--// G: Mmm... mmm.. non mi ricordo.--// F: Se quello... no... Secondo me.... quello te lo mando domani via fax... é la cosa più importante... cioè io c'ho una paginetta di verbale di accesso.. con quattro carte... a 166
Potenza.. ridicole... e io che credevo che fosse tutto li... tu dopo una settimana trovi l'ira di Dio. C'é violazione del diritto di difesa.. della tresparena .. della correttezza.. palesissima.-// G: Ma.. sono veramente... é una vicenda che... supera.. veramente i limiti del vergognoso.-// F: Una schifezza... mi ricordo l'Ispettore che mi fece fare l'accesso... disse.. Dottore.. ma qua non ce stà manco nu richiamo scritto (fonetico)... per quello che c'é qua dentro. E io illusa... ma veramente!.. Ma come é buono il Questore... e poi si scopre grazie a voi che avete deciso di fare la delega.. ma andiamo a vedè che c'é là (fonetico)... e c'era quello che non ci doveva priprio essere.. in palese violazione pure del segreto istruttorio... in tutto questo.-// G: Di tutto.. di tutto.. di tutto.--// F: Appunti al Vicecapo.. non concordati... ee.. al Capo...cioè.. un Di Calvo..--// G: Appunti al Capo... assolutamente al di fuori...--// F: Fuori... fuori... dell'A.G. che non era di Potenza... dei raporti con Tafan (fonetico)... Ma lo sai che a me.. mel'ha chiesto pure il mio Questore... Ma che é sta cosa... che tu avevirapporti diretti col Procuratore Generale... HHo detto... ma... Signor Questore... dove la legge sta cosa?... Si legga le mie relazioni di servizio dove io prendevo ordini dal Questore. Altro che rapporti diretti.. Ma comunque basta una cosa... che il procuratore é disposto a testimoniare a mio favore... io questo lo vorrei far capire... ai capi...--// G: No.. ma quando..--/ F: Cioé.. il Procuratore Generale é disposto a venir li.. eh!--// G: A loro... sai cos'é che gli ha bruciato il culo... gli sta bruciando il culo? Che hanno riferito infedelmente al Capo della Polizia e al Ministro.--// F: Si!--// G: Cioè... questa é la cosa che gli sta bruciando di più il culo... capito!?--// F: Io... quello che mi manca... é chi ha riferito.. verbalmente all'allora Prefetto Cardellicchi... noi sta carta.... io sta carta non cel'ho. Quindi.. io non so Cardellicchi... come scrive quell'appunto... Assolutamente impreciso e scorretto.--// G: Cardellicchio lo scrive?--// F: Lo scrive Cardellicchio al Capo... Appunto per il Sig. Capo... e il Sig. Capo lo gira.... a sua volta... con gli stessi errori al Ministro.--// G: No! Quello al Ministro é aggravato... diciamo così.--// F: Aggravato.. si.--// G: Cioé gli errori sono aggravati...--// F: Sono aggravati... Arronzate certe cose e aggravate altre... vedere un Cardellicchio... ma chi glil'ha dette a Cardellicchio... nnoi questa carta no cel'abbiamo per iscritto. E' detto telefonicamente.. o de visu... o non si sa come é sta la genesi di quella carta.--// G: Guarda... guarda.. li c'é il faascicolo riservato.. no!?--// F: Eh.. già... quello che noi non...---// G: Che loro non vogliono darti... alchè noi gli abbiamo detto... amico ormai é finito sto giochino del riservato. Oramai o mi poni il segreto di stato oppure... il riservato me lo dovevi dare. A parte che era già così prima. A maggior ragione dopo la legge.--// F: Ecco!--// G: Ecco.. Li pure un'altra cosa che si son trovati spiazzati...--// F: Essi!--// G: Adesso devono andare a dare conto e ragione.. di tute 'ste cose.... capito!? Devono fa un appuntone...--// 167
F: Vabbeh... io... qualsiasi carta.. insomma..--// G: tel'avevo detto Luisi... amicus plato.. sed magis amicus veritas (fonetico)..--// F: Eh si.. amicus veritas.--// G: Tel'ho detto.. tel'ho detto molto tempo fa....credo.--// F: Si... veramete in tempi non sospetti.... quando neanche pensavamo che saremmo arrivati a questo punto. Si perché poi veramente.. intelligenza avrebbe voluto... che davanti all'evidenta... perché con un Questore che ti vuole tenere.. il cambio alla giardia... ma che senso ha st'accanimento... io ancora non lo capisco... guarda.--// G: No.... eh.. c'é gente che... s'é capito... deve coprirsi il culo per le cazzate che ha fatto.--// F: Da morire.. da morire..--// G: Il tuo trasferimento... coprirebbe il sedere alle persone... pensa... ma poi uno pensa... alle cazzate che anno fatto. Cioé metterebbero la firma di un Capo... e dice.. adesso ha firmato il capo... eh che vuoi.. no!?.. hai capito?.. E invece io gli ho mandato la botta.. e ho detto.. adesso incominciamo a parlare... Col nuovo Direttore... al nuovo Direttore Centrale gli ho fatto vedere sta cosa.. e adesso vediamo... e perlaimone... e adesso parliamone con Enzo. Perché sai.. che Alfonso.. Alfonso... si metta a fare l'arrogante con me.. io lo conosco da vent'anni... Alfonso.. io lo conosco da vent'anni. Ma come cazzo ti permetti.--// F: Eeh.. proprio guarda mi sembra i burocrate che deve portare avanti la carta....--// G: Se vai meglio di me... ma non nascondere le carte.. come hai fatto... cioè tu nascondi le carte.. impedisci l'accesso.. chiedi eeee... quelli... chi mandiamo?... Anvendo capito l'antifona.. e chi ha fatta quella lettera... l'ha fatta per farti del bene.. infine..no!? la storia di tuo figlio... infondo che ci sono le cose personali... le aspirazioni ... eccetera eccetera... li ti hanno.. li c'é stato.. Enzo m'ha detto che c'é stato Cardellicchio che non ne voleva sapere.. che sarebbe stato peggio... li é da Alfonso.. che ha proprio perso la brocca....--// F: Ma è quello dico... ma che cacchio s'accanisce... ma che gliene frega a lui...--// G: ma perchee... é cosi... Lascia fotte.. sati tranquilla...--// F: Mi sembra quello che mi disse Sandro Giuliano.... sappi che.... quando si comincia qualcosa si porta a termine... ho detto ma mi sembra irrazionale... tu avrai pure uno che ti risponde... finisce sempe così... chiunque si mette in mezzo.. finirà così... proprio quella cosa catastrofica... significa proprio... ragionare con i muli.... Ma allora cha parliamo a fare di contradditorio... cioè se avete già deciso... però é illegale... insomma... un atteggiamento del genere..--// G: Certo.. tutto questo é illegale.. Ti abbraccio.. ti voglio bene... ciao cara.--// F: Un bacione a te... grazie.--// G: Un abbraccio a tuo figlio.--// F: Grazie.. ciao.... ciao...--// Fine conversazione.---// Trascrizione a cura del V.Brig. MICHELI Andrea.---//
data 08/04/2008 ora 11:19 progressivo 2257 chiamante +393346903194 in uso a LETIZIA Enzo chiamato +393346908583 in uso a FASANO Luisa
RIT 36/08
INIZIO TRASCRIZIONE F: caro!--// L: ciao Luisa!--/ F: che si dice?--// 168
L: tu, che mi dici! Ti sei vista ieri "Chi l'ha visto"?--// F: no! Mi so' vista io in TV (fonetico: tivvù) ché ho dato 'n'altra intervista! No! Che hanno fatto "Chi l'ha visto"?--// L: è ritornato fuori il discorso di --// F: Claps..--// L: Restivo--// F: eh, sì--// L: con... con, praticamende (fonetico), che erano in possesso di un'informativa di Luigi Grimaldi dove--// F: la prima..--// L: d quell... quella di un anno dopo la scomparsa.. che hanno fatto..--// F: 'sattamente, sì --// L: eh --// F: quando lui era capo della Mobbile (fonetico) sì --// L: e a... e uh praticamente, poi, alla fine del servizio si concludeva che il prete sta per fare un libro (fonetico), sta per --// F: oh! --// L: presentare un libro (fonetico) --// F: e vai!--// L: questo, questo volevo... praticamente farti sapere--// F: no, perché... ho letto i titoli sui giornali perché mi so' fatta 'a rassegna stampa di quest'altri arresti che abbiamo fatto noi, ché qua stiamo andando a go-go! E ho letto: sfondo sessuale al caso Claps, questo li (fonetico) investigatori del tempo... ti dico la verità: non me lo so' manco letto! Perché tanto, ormai, per noi è, è popio (fonetico)... il Questore, anzi, sta andando veramente alla grande! Quando, per qualsiasi cretinata, puntualmente un giornalista gli piazza davanti questo caso, lui puntualmente dic': Madonna, ma... sai, non è possibbile (fonetico) gir' e vota, mò (fonetico, ndr: gira e volta, adesso) qualsiasi cosa di buono si fa, si torna sempre sullo stesso caso? 'ce eh ma è un caso emblematico! Ha detto: eh ma evidentemente siete una terra in cui, al contrario di Calabria, Sicilia e Campania, non succede nient'altro e tornat' semp' a quindici anni addietro! E mò basta, insomma! Qua veramente si lavora quotidianamente su u...cioè, non possiamo continuare a rispondere noi su un caso... andato! Su cui nessuno ha mai smesso di lavorare, questo sia chiaro! Però... non s' può finì di parlar' del progetto Icaro, sicurezza stradale oppure l'arresto delle volanti e puntualmente torna la... la cosa su 'sto caso! E questa era uscita proprio ieri. .. mò c'ho male..---// L: que.. que... questa qui è, questa è una! E ti volevo de... cioè, la cosa c' m' preoccupa...--// F: uh--// L: è che, praticamente, eh in chiusura facevano vedere l'omicidio dei fidanzatini, poi --// F: come al solito! --// L: l'omicidio, 'nsomma d... facevano vedere que... questa situazione e--// F: 'incono sempre, 'ste cose, eh!--// L: e i...--// F: e il libro del prete!--// L: e il libro del prete, che dovrebbe uscire a breve! Che è il responsabile, per la Calabria, di Libera, ecco! (fonetico)--// F: sìì! Che gli ha fatto i un... (fonetico) da spot, praticamente, eh! Vediamooo... il libro del prete!--// L: uh capito? La cosa m'ha eh... non ti nascondo che mi dà un po' di apprensione (fonetico) non ti nascondo!--// 169
F: eh, ogni volta che si torna sull'argomento, accendi delle... ovviamente le... dei riflettori! Però...--// L: che sono assolutamente parziali, poi, eh!--// F: sì, ovviamente! Del resto, non vogliono un confronto proprio perché sanno che è tale! (fonetico) Però aspettiamo, io ho fiducia nella Magistratura, quella con la emme maiuscola. Vediamo!--// L: hai ca'ito, è questo! (fonetico) No, volevo avvertirte de' 'sta storia, 'nsomma! (fonetico) Siccome qui--// F: sì no, quindi l'avete... percepita anche voi, perché qua, a livello locale, insomma, non credevo fosse... rimbalza... Io no, "Chi l'ha visto" direi proprio, cioè...--// L: no, là... eh eh eh ie... "Chi, "Chi l'ha visto" ah eh ieri sera, a "Chi l'ha visto"--// (voci di sottofondo) F: non se può vvrè! (fonetico, ndr: non si può vedere) Eh eh--// L: cioè, praticamente, è ddurata il... tutto il servizio so' ddurato (fonetico) uh sette-otto minuti, ché poi intervistano anche la mamma --// F: n'ata voo'ta! (fonetico, ndr: un'altra volta!)--// L: mamma... a mam... alla mamma fanno parlà... tre volte!--// F: ovviamente! E vabbè! Ormai, è carta--// L: Beh..--// F: conosciuta! Comunque...--// L: eh--// F: stiamo... noi stiamo sempre attenti! Cerchiamo di fare il no... L: i... io ho visto le foto, 'nzomma (fonetico, ndr: insomma), de de de della... della cosa, 'nzoma (fonetico) là.. cioè, ma giust' 'nu pazz' ci putèva ì appriess' (fonetico, ndr: ma solo un pazzo ci poteva andare dietro) comun', mò no--// F: ma... non lo dire perché, quando l'ho detto, quando... noi si è parlato addirittura di tratta delle bianche! Eh--// L: uh--// F: insomma, la cosa (ndr: squilli in sottofondo) è stata commentata da tutti un po' così. Ma senza voler offendere nessuno! Ma se questo offende qualcuno, non lo diciamo! Però, insomma, da tratta delle bianche, generalmente, vanno fior fior di figliole! 'Sta poverina, poverina... credo che avrebbe destato--// L: sì sì sì--// F: l'attenzione, però... M' pare che non--// L: no no--// (squillo in sottofondo) F: si possa dire, questo, oh. Non lo diciamo!--// L: va bè, noi, ma.. o é.. cioè uh siccome uno, a 'n investigatore, deve, deve...--// F: 'are tutto, no?--// L: deve vagliare tutto! E credo che la prima indagine di Gigi (fonetico) di Luigi Grimaldi non è che sia così sbagliata, eh!--// F: no. Infatti nessuno l'ha mai detto, però... evidentemente...!--// L: solo che no... solo che non si so' riusciti a trovà gli elementi.--// F: quello è stato il problema. È una cosa... è un rompicapo, insomma, è una cosa che (inc.)-// L: no ma... non è, non era --// F: (inc.) però...--// L: non è... non, non è 'nu rompicapo, lì c'è una pista investigativa che non trova elementi e che 'babilmente è l'unica, eh!--// 170
F: voglio dire--// L: Che.--// F: che i ragazzini di Gravina è stata la stessa cosa! C'è la scomparsa, hai preso 'na via, era 'n'altra, e è andata così! Cioè uh, voglio dì, è è... è la normalità, io credo che siano più i casi risolti che quelli irrisolti!--// L: cioè, che poi i bambini... cioè, nessuno può escludere che il padre non lo sapesse, che stavano lì!--// F: Certo.. Ma questo lo devi dimostrà!--// L: eh eh ma questo qua lo devo dimostrare!--// F: eh!--// L: nessun... nessuno lo può escludere!--// F: ...'esto sono chiacchiere, gossip di chi legge i giornali. Però chi fa le indaggi... dovrebbe essere 'n'altra cosa, eh!--// L: eh, questo..--// F: a quel punto!--// L: cioè, lì, i bambini, l'unica cosa che dimostra è che... sono caduti. Ma questo non esclude che si... siano stati getta...-// F: però lo sapeva e là l'ha lasciati!--// L: no no eh forse l'ha lasciati, che a un certo punto--// F: (inc.)--// L: praticamente questi qui gli erano scappati e poi si so' andati a rifugiare lì e poi so' caduti, però... Mò, detto tra me e te, che cadono tutt'e due insiem'... mah! Mi lascia pe...-// F: ti lascia questo... cioè...--// L: mi lascia molto perplesso ma m' lascia veramente assai perplesso!--// F: ma è una cosa bruttiss...--// L: cioè, che cadono tutt'e due... n' pò cadè uno! Ma non tutt'i dui! (fonetico)--// F: no, ma infatt'! È la prima cosa che lascia tutti un po'... co... il problema è trovare--// L: eh eh eh ah e qui il problema è...--// F: qui si fa di tutto per incastrare una persona, eh!--// L: eh, è: che tutt'i dui càrono! (fonetico, ndr: che tutti e due cadono!) Che poi non ho capito: se tutti e due avessero le cosce rotte--/ F: uh--// L: perché, s'hanno tutt'e due i gamb' rott' ah cioè famm', famm' capì com' cas... (fonetico, ndr: se hanno tutti e due le gambe rotte, fammi, fammi capire come cas...)--// F: Infatti.. infatti..--// L: s' so' fatt a cadè tutt'i dui! (fonetico, ndr: hanno fatto a cadere tutti e due!) Perché magari uno potrebbe dire: 'm altro (fonetico) è sceso per aiutare re... il primo!--// F: Certo.. ma dovrebbe essere integro! Uh uh--// L: eh, ai aì? (fonetico)--// F: boh! comunque..-// L: o..Dio... mio--// F: (inc.) uh uh uh--// L: No, vo volevo... cioè eh, siccome l'ho vista, la cosa, ieri sera, non non vorrei che ti vanno preparando...--// F: (inc.)--// L: non vorrei che s' stanno preparando p' nu secondo pacco, 'nsomma!--// F: uh uh!--// L: si sicura... si da... vista la trasmissione che c'è stata l'altra volta, insomma! (fonetico)--// 171
F: (inc.)--// L: cioè, no la trasmissione, qual... quella eh manifestazione a cui ave'a partecipato anche eh Marco Travaglio (fonetico), in cui poi...--// F: sì sì--// L: lì ho paura che troveremo delle... uhm delle... lì 'emo de dei teoremi!-// F: parenti si!--// L: e ho paura che lì troveremo dei teoremi... con te e tuo marito! Ne sono...--// F: non mi meraviglierebbe!--// L: chiaro..--// F: però t'assicuro che, alla faccia dei teoremi, stanno... spero che stiano uscendo cose ben più concrete, a loro... per loro responsabilità, quindi...--// L: ma tu eh eh lu... a lui, il tuo Questore, cioè Mauro, perché te lo fece denuncià... prete?-// F: me lo fece denuncià perché, praticamente, s'erano scocciati del fatto che questo allarmasse sempre tutto il mondo! Ma parlo dell'Antimafia, da Roma, vennero, venne Forgione (fonetico) eccetera. Su 'sto casi estremi (fonetico) di usura che, praticamente, eh stringeva nella morsa tutta la Basilicata a fronte di indagini nostre, dei Carabinieri e delle Finanze che non avevano proprio riscontro! Per cui il Prefetto si scocciò e disse: scusate, ma cominciate, Forze di Polizia, a sentire quelli che chiamano i numeri verdi eccetera. Da questa attività emerse il nulla! Cioè che qui intendevano, per usura, i soldi prestati dalla sorella e non restituiti o altro! Perchè poi l'usura vera, magari, a noi non la denunciavano! Preso atto che, comunque, tutti i procedimenti sull'aiuto per dare fondi agli usurati, che devono passà dai P.M. (fonetico: pi emme), qua non arrivavano e non ce n'erano, preso atto delle dichiarazioni dello stesso Cozzi che poi, messo alle strette, denunciava, in cinque anni, pochi casi che si contavano sulle punta delle dita, noi lo denunciammo p' procurato allarme! Eh! E infatti io sono vista come longa manus di Prefetto e di Questore! Perché lui sapeva da cosa nasceva la cosa! Eh! Ma io so' longa manus no di Provenzano e Badalamenti ma di un Prefetto e di un Questore! Sono un ufficiale di P.G. (fonetico: pi gi) operante, in contemporanea con Carabinieri e Finanza! Diciamo che io so' stata la più tempestiva perché il Questore mi stava col fiato sul collo!--// L: poi l'hanno fatto pure Carabinie... e Finanza, 'sta stessa denuncia?--// F: eh... sì, sì! Hanno fatto lo stesso lavoro portando a zero!--// L: e hanno denunciato Cozzi, per procurato allarme?--// F: non l'hanno denunciato perché poi è successo il pandemonio! Hai capì? vabeh... Ti devo lascià 'n attimo ché mi ha chiamato il capo.--// L: occhei (fonetico)--// F: ti chiamo dopo?--// L: no no no eh uh ci sentiamo, con calma!--// F: oggi pomeriggio.--// L: ti volevo avvertire riguardo vicenda, 'nzomma! (fonetico)--// F: uh ciao Enzo, buona giorna...!--// L: ciao (ndr: voci in sottofondo) ciao ciao cia.--// FINE TRASCRIZIONE TUFANO, BONOMI, GENOVESE e BUCCICO con il ruolo di organizzatori dell’associazione avendo, in particolare, la funzione di procedere alla definizione delle modalità operative della realizzazione del programma criminoso messo in atto da loro stessi e dagli altri associati. 172
In Potenza, Matera, Basilicata, Roma ed altre parti del territorio nazionale dal 2002 con condotta in atto CHIECO, TUFANO, GENOVESE, CANNIZZARO, GENTILI, VITALE Vincenzo, VITALE Marco, DE FILIPPO, BUBBICO, GOTI, SPITZ, LOPATRIELLO, MONTESANO, VICECONTE, PEPE, VITA b) in ordine al reato p. e p. dall’art. 416, commi 1-2-5, cod.pen. perché si associavano tra loro – CHIECO quale Procuratore della Repubblica di Matera, TUFANO quale Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza, GENOVESE quale Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, CANNIZZARO quale marito della GENOVESE e Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, GENTILI quale Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Potenza, VITALE Vincenzo quale presidente della Marinagri spa, Ittica Valdagri spa e società controllate, VITALE Marco quale rappresentante legale della ET&M srl e direttore dei lavori e progettista del centro turistico ecologico integrato Marinagri, DE FILIPPPO quale Presidente della Giunta Regionale della Basilicata, BUBBICO quale Presidente pro-tempore della Giunta Regionale della Basilicata, Presidente pro-tempore del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Basilicata, nonché Sottosegretario di Stato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, GOTI quale Direttore Generale della Direzione Generale Coordinamento incentivi alle imprese – ufficio B5/lof/BG presso il Ministero dello Sviluppo Economico, SPITZ quale Direttore Generale dell’Agenzia del Demanio di Roma, LOPATRIELLO quale Sindaco del Comune di Policoro, MONTESANO quale Presidente pro-tempore del Consiglio Comunale di Policoro, attuale Consigliere Provinciale di Matera, nonché socio al 50% della Eurosaldature srl poi denominata Sogemont srl, VICECONTE quale Dirigente del terzo settore urbanistica dell’Ufficio Tecnico del Comune di Policoro, PEPE quale Dirigente dell’Agenzia del Demanio di Matera, VITA quale Segretario Generale dell’Autorità di Bacino della Regione Basilicata, al fine di commettere più delitti, ed in particolare quelli di corruzione in atti giudiziari, corruzione e truffe aggravate ai danni dello Stato, come indicato nei capi che seguono, con le loro condotte facevano percepire e percepivano, illecitamente, finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo, perseguendo interessi privati anche attraverso il mercimonio delle pubbliche funzioni ricoperte (in particolare quelle giudiziarie, ministerali, regionali, locali e dei vari enti pubblici coinvolti). Sodalizio che operava con distribuzione di ruoli e compiti, come di seguito indicati, attraverso la disponibilità di beni, mezzi, strutture ed ingenti somme di denaro, di provenienza pubblica e privata. Ed in particolare: Il dr. CHIECO, al fine di favorire, in cambio di utilità di seguito indicate, VITALE Vincenzo contribuiva all’archiviazione del procedimento penale n. 121/03 a carico del predetto e del funzionario pubblico PEPE, nonostante i rilievi penali che emergevano dalle informative dei Carabinieri di Policoro e dagli elaborati dei CTU MAGRI’ e COZZOLINO. Ed in particolare si evidenziava: - che il dr. CHIECO “gestiva” di fatto le indagini condotte dalla dr.ssa MORELLI; - l’interessamento del dr. CHIECO all’acquisto, all’interno della struttura turistica, di un immobile, interesse che risaliva al luglio 2003 e proseguiva sino al 12.12.2005, quindi in 173
epoca successiva alla richiesta di archiviazione datata 23.9.2005 ed a pochi giorni dal decreto di archiviazione emesso in data 22.12.2005; - in data 25.1.2007 interveniva contatto telefonico dall’utenza fissa dell’ufficio del dr. CHIECO con l’utenza intestata all’ITTICA VALDAGRI ed in uso a VITALE Vincenzo, riscontrandosi i contatti tra i due come si rileva nella rubrica telefonica estratta dal telefono cellulare sequestrato allo stesso magistrato; - che l’acquisto non andava a buon fine solo a seguito dell’attenzione posta sulla vicenda dalla Compagnia dei Carabinieri di Policoro, a seguito della nota depositata presso la Procura della Repubblica di Matera in data 24.6.2004, nella quale una fonte segnalava che il procedimento penale a carico di VITALE Vincenzo, riguardante la MARINAGRI, sarebbe stato archiviato perché un “alto magistrato” si sarebbe occupato di ciò in quanto interessato all’acquisto di un immobile all’interno della struttura sotto indagine, che sarebbe avvenuto dopo la vendita, da parte del citato alto magistrato, di altro immobile di sua proprietà; - che il dr. CHIECO vendeva altro immobile di sua proprietà nella Selva di Fasano solo in una data pari o successiva all’8.12.2005, ovvero dopo la richiesta di archiviazione del procedimento penale n.121/03 riguardante la MARINAGRI ed appena prima del citato contatto avvenuto in data 12.12.2005, tra la moglie dello stesso magistrato e gli uffici della MARINAGRI; - che dopo la vendita dell’immobile nella Selva di Fasano lo stesso acquistava un immobile in Castellaneta Marina, solo dopo però che la circostanza relativa al suo interessamento alla MARINAGRI era emersa in maniera evidente anche a seguito di articoli di giornali e, quindi, per circostanze non attinenti alla propria volontà; l’immobile in Castellaneta Marina veniva acquistato a seguito dell’intermediazione della società Brindisi Immobiliare; - che il dr. CHIECO, nella nota di risposta inviata nel giugno del 2004 al Procuratore Generale dr. TUFANO, riguardo la nota depositata dai Carabinieri, riferiva al P.G. che lo stesso si era interessato alla Marinagri, nel luglio del 2003, e che nel corso dell’incontro avuto con il VITALE aveva appurato che la struttura era in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie, anticipando, di fatto, gli esiti delle indagini ancora in corso presso la Procura di Matera, finalizzate proprio ad appurare il possesso di tutte le autorizzazioni previste, nonché anticipando quella che sarebbe stata poi la richiesta di archiviazione del procedimento penale, avvenuta in data 23.6.2205, ovvero dopo più di un anno; - che in data 23.9.2005, ovvero lo stesso giorno in cui veniva richiesta l’archiviazione del procedimento penale riguardante la MARINAGRI, il dr. CHIECO contattava telefonicamente la dr.ssa GENOVESE (anch’ella interessata, unitamente al marito dott. CANNIZZARO, alle vicende del VITALE e della MARINAGRI); - che i coniugi GENOVESE – CANNIZZARO frequentano il villaggio turistico MARINAGRI in fase di realizzazione ed intrattengono rapporti con il VITALE Vincenzo, tanto che il CANNIZZARO è risultato essere possessore di un telecomando per l’accesso diretto alla struttura, nonchè tra i finanziatori del VITALE Vincenzo per la cifra di £. 180.000.000, riscontrandosi, pertanto, interessi di natura anche economica nella struttura turistica da parte dei coniugi GENOVESE – CANNIZZARO; - che la dr.ssa GENOVESE ha trattato il proc. pen. nr. 1706/95, mod.21 nel quale risultava indagato il dr. CHIECO unitamente al dr. MARITATI, quando erano in servizio presso la Procura della Repubblica di Bari, procedimento penale poi archiviato (dr. MARITATI, poi divenuto Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia nel dicastero diretto dal Sen. MASTELLA, proprio nel periodo in cui vi è stata l’esecuzione del decreto di perquisizione 174
nei confronti del dr. CHIECO il quale, tra l’altro, non subisce nessuna conseguenza a seguito dell’iniziativa ispettiva che si conclude con provvedimenti di tipo cautelare nei confronti di altri magistrati e consente al CHIECO, pur coinvolto in fatti di assoluto rilievo, di proseuguire condotte illecite nelle sue funzioni di Procuratore della Repubblica di Matera); - è emerso dalle dichiarazioni rese da Mario ALTIERI, Sindaco pro-tempore di Scanzano Jonico, che la dr.ssa GENOVESE avrebbe cercato “colpire” l’ALTIERI in quanto soggetto che si stava opponendo ai programmi del VITALE Vincenzo e della MARINAGRI e, quindi, contribusce, per la sua parte, alla realizzazione del progetto della stessa società, attraverso l’eliminazione di un soggetto scomodo; - che l’opposizione alla MARINAGRI da parte dell’ALTIERI emergeva dalla corrispondenza agli atti, nonché da atti e delibere, attraverso le quali risulta che aveva rilevato e segnalato delle illegittimità nella procedura seguita per permettere alla MARINAGRI di portare avanti il suo progetto, tanto da chiedere più volte alle strutture del Ministero competenti all’istruttoria per l’ammissione a finanziamento pubblico da parte del C.I.P.E. di valutare negativamente la proposta formulata dalla MARINAGRI per via delle gravi illegittimità rilevate; - che le condotte poste in essere dalla dr.ssa GENOVESE sono state commesse unitamente al sodale Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri GENTILI, responsabile della Sezione P.G. di Potenza, il quale, in particolare, iniziava un’indagine riguardante un traffico di scorie nucleari che vedeva coinvolto il predetto ALTIERI, nei confronti del quale venivano disposte intercettazioni telefoniche ed ambientali, che però davano esiti negativi relativamente all’oggetto delle indagini, ma che portavano a rilevare dei brogli elettorali dallo stesso commessi nelle elezioni regionali del 2005, motivo per il quale veniva tratto in arresto su richiesta della stessa dr.ssa GENOVESE; - che l’indagine relativa ai brogli elettorali veniva trattenuta presso la Procura di Potenza iscrivendosi a carico dell’ALTIERI l’aggravante ex art. 7 della L. 203/91, ipotesi d’accusa poi venuta meno in sede di riesame dal Tribunale di Potenza con relativa trasmissione del fascicolo alla Procura della Repubblica di Matera, competente per territorio; - rapporti stretti tra il dr. CHIECO ed il Sottosegretario di Stato BUBBICO, Presidente fino all’anno 2005 della Regione Basilicata (tanto che il secondo risulta spesso tra gli invitati di incontri conviviali organizzati dal CHIECO tra i quali la festa di laurea della figlia), che si evidenziano anche nelle condotte illegittime poste in essere dal BUBBICO a favore del progetto MARINAGRI e non rilevate, nonostante l’evidenza, dalla Procura di Matera (in seguito ai rapporti collusivi tra il CHIECO ed il BUBBICO); - tutte le condotte messe in atto dai sodali favorivano il progetto della MARINAGRI, procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale alla predetta società che riusciva anche ad ottenere un finanziamento pubblico pari ad € 25.849.000,00, che non avrebbe certo ottenuto se il procedimento penale n. 121/03, instaurato presso la Procura della Repubblica di Matera, avesse seguito il suo regolare corso (il CHIECO utilizza, quindi, le funzioni giudiziarie ricoperte in maniera servente agli interessi della MARINAGRI). Un ruolo servente nei confronti della MARINAGRI esercitato anche dal Tenente Colonnello GENTILI, riscontrato anche dalla scrittura privata tra la società ZORES, controllata dal VITALE ed il predetto ex Ufficiale dei Carabinieri, dalla quale emerge che lo stesso avrebbe elargito, a titolo di finanziamento alla predetta società, una somma pari a € 100.000,00, impegnata nella realizzazione dell’opera in oggetto. Tale finanziamento avveniva mentre lo stesso GENTILI ricopriva il ruolo di responsabile della sezione di Polizia Giudiziaria in Potenza. Il GENTILI è sodale in affari con la “famiglia” VITALE. 175
Per quanto attiene, poi, all’interessamento di magistrati all’acquisto di immobili all’interno del costruendo villaggio MARINAGRI operanti nel distretto di Corte d’Appello di Potenza, che avevano anche la titolarità di indagini relative alla realizzazione dell’opera, riferisce la Polizia Giudiziaria “Oltre alle emergenze investigative riferite con le note a seguito, in merito all’attività in oggetto, sono state acquisite una serie di informazioni, che appare corretto e doveroso riferire all’A.G. E’ evidente che l’imponente progetto in questione non sia sfuggito all’attenzione di detrattori o di persone a diverso titolo interessate, e di questo ne è la riprova l’esposto da cui promana la prima delega d’indagine da parte di Codesto Ufficio. In un tale contesto, si è avuto modo di apprendere confidenzialmente che: a. VITALE Vincenzo avrebbe strumentalmente e sapientemente tessuto nel tempo una fitta rete di importanti ed influenti rapporti con rappresentanti di varie istituzioni, ovvero pubblici funzionari, politici, Magistrati e rappresentanti delle FF.PP. … mirando a garantirsi possibili aiuti in finanziamenti pubblici e possibili indagini, avrebbe approfittato anche della buona fede degli interessati; b. Alcuni imprenditori interessati ai lavori di realizzazione immobiliare, nella necessità di verificare l’entità del possibile rischio nell’investimento, diffidenti verso VITALE Vincenzo, soprattutto in relazione ai suoi trascorsi personali e di imprenditore, avrebbero chiesto notizie circa l’inchiesta di cui al procedimento penale in questione. Nella circostanza, sarebbero venuti a conoscenza, per voce dello stesso VITALE, che: o l’indagine sarebbe da considerarsi chiusa, grazie anche all’intercessione di un importante Magistrato di Taranto, parente di un altro Magistrato, amico di un alto Ufficiale dei Carabinieri, a sua volta legato al VITALE; o un alto Magistrato avrebbe intenzione di investire nella MARINAGRI S.p.a., vendendo altre sue proprietà altrove; o la vicinanza a lui di importanti personaggi doveva intendersi come una garanzia; c. VITALE Vincenzo non avrebbe la disponibilità, neppure facendo affidamento sulle altre società o sul finanziamento pubblico, delle liquidità necessarie per far fronte all’imponente investimento. Sembrerebbe che il vero progetto sarebbe quello di speculare sul consistente finanziamento pubblico, avviando i lavori senza ultimare l’opera; d. Un politico della zona avrebbe chiesto a VITALE Vincenzo, in una forma da definirsi estorsiva, una somma di 3 miliardi di vecchie lire, per non avviare un contenzioso amministrativo che metterebbe definitivamente in luce le nefandezze amministrative e gli abusi commessi e che potrebbe quindi ritardare o addirittura pregiudicare la riuscita del progetto. In seguito alla ricezione della predetta nota di PG, il Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Matera, dr.ssa MORELLI, inviò, il 18.6.04, una nota riservata al Procuratore CHIECO, il quale, il 24.6.04, ne inviò una di risposta alla stessa dr.ssa MORELLI ed una al Procuratore Generale di Potenza, dr. TUFANO, rimettendo il tutto alla sua valutazione, per le determinazioni di competenza (TUFANO che garantiva in Procura Generale la copertura al CHIECO, al VITALE, alla GENOVESE ed agli altri sodali; il TUFANO, quale esponente di vertice degli uffici requirenti della basilicata, diveniva il punto di riferimento quando si dovevano occultare condotte illecite di magistrati collusi e, quando, invece, si dovevano perseguire ed ostacolare quegli appartennti alle Istituzioni, 176
magistrati in primo luogo, che operavano per l’accertamento dei fatti e per tentare di contribuire al perseguimento della giustizia). Alla richiesta di copia delle predette relazioni il Procuratore di Matera rispondeva: “Si comunica che l’annotazione di PG proveniente dal Comando Compagnia CC di Policoro non venne inserita negli atti del fascicolo del p.p. 121/03/21 in quanto non solo riguardava esclusivamente notizie di contenuto generico, prive di connessione oggettiva e soggettiva coi fatti oggetto delle indagini, ma soprattutto provenienti da fonti assolutamente confidenziali, caratteristica questa mantenuta anche rispetto a questa A.G. La stessa venne peraltro iscritta al protocollo riservato di questo Ufficio sotto il n. 254/04 del 17.6.04. In relazione ad essa vennero redatte nei giorni successivi alcune note pure riservate: • una prima (prot. 263/04 RIS) inviata allo scrivente dalla d.ssa Paola MORELLI, Sost. Proc. delegato per il p.p. 121/03/21; • una nota di risposta (prot. 298/04 RIS) inviata in data 24.6.04 alla d.ssa MORELLI dallo scrivente; • una terza, e conclusiva (prot. 297/04 RIS) inviata sempre in dat 24.6.04 al Procuratore Generale di Potenza, a firma dello scrivente Procuratore della Repubblica, nella quale si sottoponeva il tutto alla sua valutazione per tutte le determinazioni di competenza. Non corrisponde al vero pertanto la circostanza della diretta trasmissione delle note alla Procura di CZ ai sensi dell’art. 11 CPP, almeno da questo Ufficio di Procura, essendo state le stesse già inviate al superiore Ufficio del P.G. Il contenuto squisitamente personale delle richiamate note non consente allo stato di trasmetterne copia alla S.V., a meno di ulteriori e più specifiche indicazioni che provengano dal Magistrato titolare delle indagini, e che giustifichino la violazione di tale riservatezza”. Si acquisiva, quindi, la sotto indicata nota presso la Procura Generale di Potenza: “Ritengo doveroso inviare all’E.V., per le opportune valutazioni e le eventuali determinazioni del caso, copia della nota indicata in oggetto, che è stata consegnata dal Mar. CARLUCCIO, in forza alla Compagnia Carabinieri di Policoro, in data 16 giugno c.a., in busta aperta, a mani della collega dr.ssa Paola MORELLI, Sostituto Procuratore delegato alle indagini relative al procedimento penale n. 121/03 mod. 21 R.N.R. PM Matera, e che ella mi ha rimesso il giorno successivo, al mio arrivo in ufficio. E’ appena il caso di richiamare l’attenzione dell’E.V. su alcuni passaggi della nota che hanno destato grande sconcerto nella collega e poi in me: • l’affermazione, attribuita a VITALE Vincenzo, persona sottoposta alle indagini, che “l’indagine sarebbe da considerarsi chiusa grazie anche all’intercessione di un importante magistrato di Taranto, parente di un altro magistrato, amico di un alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, a sua volta legato a VITALE”. • “Un alto magistrato avrebbe intenzione di investire nella MARINAGRI S.p.a., vendendo altre sue proprietà altrove”. • “La vicinanza a lui di importanti personaggi doveva intendersi come una garanzia”. Invio anche, sempre in copia fotostatica, l’appunto che la dr.ssa MORELLI mi ha subito trasmesso contenente le più ampie ed appaganti delucidazioni sulla sua posizione personale. Al fine di consentire all’E.V. una miglior comprensione dei fatti, mi pregio comunicare i dati salienti del procedimento penale in questione: 1. L’indagine sorse a seguito di un esposto datato 31.1.2002 a firma di numerosi cittadini del Comune di Scanzano Jonico contro la prevista realizzazione, alle foci del fiume AGRI, del porto turistico “Akiris”, sul presupposto che gli interventi fossero contrari ai valori naturalistici e paesaggistici previsti dal Piano Paesistico Regionale.
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2. Assegnato l’incarto dalla dott.ssa Annunziata CAZZETTA, all’epoca Procuratore della Repubblica reggente di Matera, al dott. Raffaele MIELE, Sostituto presso questa Procura, lo stesso venne da lui iscritto in data 6.2.2002 al registro modello 45 sotto il n. 102/02. 3. Formulata in data 30.7.2002 dal dott. MIELE una delega di indagini, i Carabinieri di Policoro risposero con informativa del 17.10.2002, nella quale, dando atto di aver effettuato un sopralluogo ed acquisito copia di atti presso l’ufficio di compatibilità ambientale della Regione Basilicata, richiesero al magistrato la nomina di un consulente tecnico. 4. Il dott. Miele, dopo aver provveduto, in data 13.1.2003, alla reiscrizione del fascicolo al registro modello 21 sotto il n.121/03 R.N.R. a carico di “persone da identificare” accusate del reato di cui all’art. 163 D.L.vo 490/1999, conferì nuova delega di indagini in data 27.1.2003, con autorizzazione ai Carabinieri di Policoro di procedere a nomina di ausiliario di PG. 5. Trasferito al Tribunale di Paola il dott. MIELE, il procedimento penale in questione venne riassegnato alla dott.ssa Paola MORELLI, che aveva preso servizio presso questa Procura in data 5.3.2003, unitamente a tutti i fascicoli per i quali era stata in precedenza conferita delega al dott. MIELE, e ciò con provvedimento emanato dallo scrivente nella stessa data del 5 marzo. 6. Pervenuta, in data 12.11.2003, ulteriore informativa da parte dei Carabinieri di Policoro, la dott.ssa MORELLI, sulla base degli accertamenti svolti sino a quel momento, procedette alla formale attribuzione, il successivo 15.11.2003, a VITALE Vincenzo, legale rappresentante della ITTICA VALDAGRI S.p.A., del reato di cui all’art. 163 D.L.vo 490/1999 e del delitto di cui all’art. 323 c.p., in concorso con funzionari della Regione Basilicata da identificare. 7. Lo stesso giorno 15.11.2003 la dott.ssa MORELLI delegò, sempre ai Carabinieri di Policoro, ulteriore attività di indagine consistente nella acquisizione in copia di documentazione sul riconoscimento della proprietà delle particelle su cui sarebbe sorto il complesso turistico, nonché nella identificazione di ulteriori persone da sottoporre alle indagini. 8. Pervenuta nuova informativa dei Carabinieri in data 3.2.2004, con la quale si denunziava per abuso d’ufficio e soppressione di atti pubblici anche tale PEPE Giuseppe, dirigente dell’Agenzia del Demanio di Matera, la dott.ssa MORELLI procedette subito (in data 11.2.2004) ad una riformulazione dell’iscrizione al registro modello 21 nei confronti del PEPE, sottoposto ad indagine per i delitti di cui agli artt. 110, 323 c.p. (commesso il 30.6.03 in Matera emettendo parere positivo al riconoscimento del diritto di proprietà delle particelle n. 5 e 9 del foglio n. 4 del Comune di Policoro e 186 e 260 del foglio n. 76 del Comune di Scanzano) ed agli artt. 110, 490 c.p. (per la soppressione di precedenti pareri negativi da lui stesso espressi); nei confronti del VITALE Vincenzo per i delitti di cui agli artt. 110, 323 e 490 c.p. commessi in concorso con il PEPE; nonché nei confronti di VICECONTE Felice, dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Policoro per i delitti di cui agli artt. 110, 323 c.p. (sotto il profilo della rilasciata approvazione del progetto per la costruzione del centro turistico ricadente in gran parte sulle citate particelle nonostante esse fossero di proprietà demaniale quindi sotto il profilo dell’omesso controllo del titolo di proprietà nel rilascio delle concessioni). 9. Contestualmente (in data 12.2.2004) vennero emessi dalla dott.ssa MORELLI decreti di perquisizione domiciliare e di acquisizione di documenti nei confronti del PEPE e del VITALE, e subito dopo vennero emanate nuove ed ulteriori direttive di indagine ai Carabinieri di Policoro. 10. In prossimità della scadenza del termine delle indagini nei riguardi del VITALE, iscritto - come innanzi riferito - nel registro degli indagati sin dal 15.11.2003, la dott.ssa MORELLI procedette anche a richiedere proroga delle indagini stesse al G.I.P. del Tribunale di Matera. 11. In data 17 giugno è infine pervenuta l’informativa asseritamente conclusiva da parte dei Carabinieri di Policoro. Tutto ciò premesso, preso atto da un canto della comunicazione inviatami dalla dott.ssa MORELLI, nella quale ella mi ha dato, con la massima lealtà, trasparenza e correttezza, tutte le possibili delucidazioni di carattere personale su se stessa e sul proprio genitore, e tenuto conto dall’altro della estrema solerzia e della grandissima efficienza da lei poste in essere nella conduzione delle indagini del procedimento penale in argomento, le ho manifestato, con nota inviatale in data odierna, la mia determinazione di confermarla nell’incarico a suo tempo affidatole, ribadendole nel contempo tutta la mia stima per lei come persona e come magistrato e la mia più completa ed indiscussa fiducia nel suo operato. 178
Per quanto concerne, invece, il secondo punto della nota sul quale ho richiamato l’attenzione dell’E.V., sento il dovere di rappresentarle che, in via di mera ipotesi, “l’alto magistrato che avrebbe intenzione di investire nella MARINAGRI S.p.A., vendendo altre sue proprietà altrove”, di cui avrebbe parlato il VITALE con locali imprenditori, potrebbe essere individuato nella mia stessa persona. Ed invero, nel mese di luglio dello scorso anno, avendo appreso da articoli di giornale della prossima costruzione di un complesso turistico residenziale alle foci del fiume AGRI, che veniva descritto in termini molto elogiativi, mi informai presso il Ten. Mario CELSO, all’epoca Comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Policoro, se la notizia fosse vera e chi era interessato alla realizzazione dell’opera sulla quale avrei gradito avere maggiori informazioni. Egli, nel confermarmi le notizie dei giornali, mi riferì che il tutto faceva capo a tale VITALE Vincenzo, legale rappresentante della ITTICA VALDAGRI S.p.A., sul conto del quale mi fornì rassicuranti indicazioni. Non avendo all’epoca notizia alcuna di procedimenti penali a suo carico (tanto più se legati alla realizzazione delle opere turistiche), e non essendovi uffici immobiliari ai quali rivolgersi direttamente, chiesi al Ten. CELSO se egli conoscesse il VITALE e se mi potesse Procurare un incontro con lui in modo da ottenere delle indicazioni più precise di quelle desumibili dagli articoli dei giornali. Verso la fine del mese di luglio 2003, insieme a mia moglie, ed accompagnato dal Ten. CELSO, ebbi un incontro con il VITALE in Policoro presso gli uffici della società, nei luoghi dove doveva sorgere l’insediamento turistico: egli quale mi illustrò in dettaglio il progetto e mi fornì un ampio materiale documentativo. Mi disse anche che i tempi previsti per la realizzazione non erano brevi in quanto si pensava di commercializzare il prodotto non prima dell’estate del 2005. Mi resi subito conto, consultando il materiale che mi era stato dato in visione, che si trattava di una iniziativa estremamente valida, e che era accompagnata da tutte le possibili e necessarie autorizzazioni ambientali ed urbanistiche. Mi dissi pertanto potenzialmente interessato alla cosa, e fu proprio in quella sede, conversando con lui, che ebbi anche modo di confidargli che, nel caso avessi un domani deciso per un acquisto, avrei posto in vendita alcune mie proprietà immobiliari a Sibari ed alla Selva di Fasano, che sarebbero divenute per me superflue. Non parlammo in nessun momento di condizioni di vendita ed in particolare di prezzi, in quanto lo stesso VITALE mi disse che non li aveva ancora decisi con precisione. Ci lasciammo con l’intesa che si sarebbe messo in contatto con me nel momento in cui, dopo aver realizzato alcuni esemplari di ville, avrebbe organizzato una mostra dei manufatti invitando tutti coloro che potevano essere interessati, il che, prevedeva, sarebbe avvenuto non prima della primavera del 2004. Ebbi cognizione della pendenza del procedimento penale a suo carico soltanto nel novembre dello scorso anno, quando me ne parlò la dott.ssa Morelli, che si accingeva appunto ad iscrivere il nome del VITALE nel registro degli indagati ed a conferire deleghe di indagine ai Carabinieri di Policoro: ella lo fece in quanto le avevo in precedenza riferito (come del resto avevo fatto con molte altre persone della cerchia delle mie amicizie) della mia eventuale intenzione di acquistare una proprietà immobiliare in Policoro. Non ebbi alcun ulteriore contatto con il VITALE fino alla seconda metà di febbraio 2004, quando egli mi telefonò chiedendomi un incontro. Nel corso dello stesso, avvenuto presso il mio ufficio, mi riferì di essere stato oggetto di una perquisizione domiciliare da parte dei Carabinieri di Policoro su delega della dott.ssa MORELLI, e mi chiese di essere posto nelle condizioni di chiarire quanto prima la propria posizione processuale, assicurandomi della piena correttezza dei suoi comportamenti pregressi. Presi atto di tali affermazioni e gli comunicai che il procedimento penale era trattato in piena autonomia dalla collega, nella quale riponevo la mia piena fiducia, ma che in linea di principio non vedevo difficoltà alcuna ad una sua eventuale comparizione spontanea unitamente al suo difensore, naturalmente dopo che avesse preso i necessari contatti con la dott.ssa MORELLI. Ella, alla quale riferii successivamente la richiesta avanzatami dal VITALE, si dimostrò pienamente d’accordo, rimanendo d’intesa con il difensore del VITALE, avv. Giuseppe LABRIOLA del foro di Matera, 179
che nel frattempo aveva formulato una specifica richiesta, che era peraltro opportuno procrastinare tale comparizione ad un momento successivo al deposito della documentazione che i Carabinieri stavano acquisendo, il cui esame le avrebbe consentito di apprezzare adeguatamente anche le argomentazioni difensive che le fossero eventualmente prospettate. Questi gli unici rapporti da me avuti con il sig. Vincenzo VITALE. Tengo doverosamente a precisare, pertanto, che in nessun momento mi sono espresso, parlando con il VITALE o con qualsiasi altra persona, nel senso di autorizzare la conclusione, da ritenersi ad oggi assolutamente falsa, che l’indagine dovesse ritenersi già “chiusa”; in nessun momento, inoltre, ho manifestato personali convinzioni a riguardo del procedimento penale in argomento: entrambe le cose, invero, sono del tutto estranee ai miei comportamenti”.
Sii acquisivano, inoltre, le note n. 416 dell’11.3.04 e n. 442 del 15.3.04, con le quali il Procuratore Capo di Matera impartiva delle direttive in tema di indagini sui delitti dei pubblici ufficiali in danno della P.A., che l’allora Tenente ZACHEO ricollega alle indagini, a quel tempo in corso, inerenti il VITALE e la MARINAGRI. Con la nota 416 il dr. CHIECO scrive a tutte le forze di polizia: “La presente per segnalare alle SS.LL. come negli ultimi tempi lo scrivente abbia avuto modo di rilevare alcuni deprecabili problemi – ancorché conseguenza di comportamenti pienamente corretti – nello svolgimento di indagini attinenti a delitti commessi in danno alla P.A., a volte iniziate senza che quest’Ufficio ne fosse stato neppure preventivamente informato, ed estrinsecatesi con autonoma acquisizione di copiosa documentazione amministrativa. Detti problemi consistono fondamentalmente da un canto nel fatto che le indagini vengono inevitabilmente indirizzate da subito in una direzione non sempre condivisibile; dall’altro in un’inaccettabile moltiplicazione delle attività d’indagine sul medesimo fatto-reato o su fatti-reato similari, svolte da differenti Organi di P.G.: il che, a parte il sempre dannoso spreco delle limitate risorse investigative, potrebbe addirittura portare a risultati del tutto negativi o comunque inferiori alle aspettative sul piano del raggiungimento degli elementi probatori e della necessaria individuazione delle eventuali responsabilità penali. Al fine di evitare tali conseguenze negative, che appaiono particolarmente gravi nello specifico campo dei reati contro la P.A., ed onde consentire a quest’ufficio di Procura di fornire specifiche direttive e di effettuare il necessario coordinamento sin dalla fase iniziale d’indagine, chiedo formalmente che le SS.LL. per il futuro si astengano dall’esercitare d’iniziativa attività investigativa nel campo dei delitti contro la P.A. senza averne preventivamente informato lo scrivente, ovvero, in caso di sua assenza, il Magistrato della Procura in servizio di turno esterno. Da un punto di vista operativo tale risultato potrà essere agevolmente raggiunto trasmettendo celermente alla Procura della Repubblica le eventuali denunce e/o esposti provenienti da persone note (oltre quelle di fonte anonima) che siano stati presentati alle SS.LL. ovvero agli Uffici dipendenti; oppure, in caso d’indagini che si reputi opportuno intraprendere d’iniziativa, prendendo contatti diretti con lo scrivente o col Magistrato della Procura in servizio di turno esterno. Raccomando inoltre un puntuale e rigoroso rispetto dei limiti delle eventuali deleghe d’indagine che siano state conferite.” Con la nota 442 il dr. CHIECO scrive a tutte le forze di polizia: “Lo scrivente è costretto a tornare sull’argomento dell’indirizzo e del coordinamento delle indagini attinenti a delitti commessi in danno della P.A., pur essendo stato trattato lo stesso soltanto pochissimi giorni fa (rif. Nota 416 del 11.3.04), in quanto è successivamente emerso che alcune Autorità, diverse da questo Ufficio di Procura, avessero delegato impropriamente ed inopportunamente attività d’indagine ad organi di PG del circondario del Tribunale di Matera, ovvero siano in procinto di farlo. 180
In un caso specifico, una tale delega s’è addirittura sovrapposta ed è entrata in rotta di collisione con altra conferita proprio dallo scrivente. Chiedo pertanto formalmente alle SS.LL. che ogni delega d’indagine che provenga da Autorità, giurisdizionali e no, diverse dalla Procura della Repubblica di Matera, e che attenga a fatti anche solo astrattamente suscettibili di essere inquadrati nell’ambito dei delitti contro la P.A., venga immediatamente – e comunque prima d’esser posta in esecuzione – comunicata allo scrivente, ovvero, in caso di sua assenza, al Magistrato della Procura in servizio di turno esterno; e ciò per una indispensabile esigenza d’informazione e per un’eventuale successivo coordinamento”. Con la nota nr. 203/2-2 del 11.11.05 il Ten. ZACHEO riferiva: “Venendo a conoscenza per voce dello stesso PM d.ssa Paola MORELLI che per il p.p. 121/03 m. 21 (vicenda MARINAGRI) era stata da tempo avanzata motivata proposta di archiviazione, questo Comando, con foglio n.12/6-38 di prot. 2002 del 31.10.05, che si allega in copia, in relazione allo stesso procedimento, richiedeva testualmente: «Per uso esclusivo di questo Ufficio, si prega Codesta AG di voler rimettere, qualora già disposta l’archiviazione da parte del competente GIP, copia della richiesta formulata dal PM e degli atti redatti dai consulenti tecnici nominati (arch. P. Cozzolino e Ing. S. Magrì)». La richiesta veniva inviata, per una forma di rispetto istituzionale, al PM, e non, come invece pacificamente consentito dall’art. 116 CPP, al competente GIP, dato che era da tempo consolidata la notizia circa l’accoglimento della proposta di archiviazione (se ne parla insistentemente della vicenda negli ambienti politici, giudiziari ed imprenditoriali). Tra l’altro, proprio per voler rimarcare la correttezza istituzionale, si richiedevano gli atti, solo se già disposta l’archiviazione da parte del competente GIP. Una simile richiesta, non certamente nuova per la Procura di Matera, aveva carattere esclusivamente conoscitivo e didattico. A volte era stato proprio qualche altro PM della stessa Procura ad inviare, autonomamente, copia della sua richiesta d’archiviazione, proprio per meglio orientare, in futuro, la PG su taluni aspetti in indagine o per consentire alla stessa un possibile approfondimento utile alla riapertura del caso in specie. Stavolta però la reazione è stata molto diversa. Il Procuratore dr. CHIECO assumeva l’iniziativa di convocare immediatamente il Comandante Provinciale di Matera, diretto superiore dello scrivente, per protestare vibratamente circa la richiesta formulata, salvo poi inviare formalmente, l’indomani, allo stesso Comandante Provinciale, una missiva di protesta, proponendo altresì i provvedimenti di competenza. Nella circostanza andava ben oltre le intenzioni del richiedente ritenendo la richiesta a firma dello scrivente “assolutamente inaccettabile, offensiva ed istituzionalmente scorretta”, nonché un tentativo di «controllare» e «verificare» l’operato del PM, attività questa che sostanzialmente riteneva non competere alla PG. Si ritiene comunque necessario precisare che il sig. Comandante Provinciale di Matera non ha mosso alcun rilievo allo scrivente, ritenendo invece la richiesta formulata aderente alla normativa vigente”. La Procura della Repubblica di Matera richiedeva, quindi, l’archiviazione del fascicolo poi disposta con decreto del G.I.P. presso il Tribunale di Matera, dr. ONORATI. Con riferimento al fascicolo procedimentale della Procura della Repubblica di Matera si evidenzia: i CTU MAGRI’ e COZZOLINO, nominati dalla Procura della Repubblica di Matera, nella loro relazione avevano messo in evidenza alcune illegittimità nell’approvazione del P.P.E. 181
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e nel progetto MARINAGRI. Illegittimità che non erano state ritenute tali dalla Procura della Repubblica di Matera. Rilevavano i consulenti: la Regione Basilicata, aveva violato il P.T.P.M. (Piano Territoriale Paesistico del Metapontino) istituito con la L.R. 3/90 (strumento generale di pianificazione paesistica) che per quel che attiene ai singoli distretti comunali o intercomunali, demanda ai cosiddetti piani d’ambito per la programmazione di dettaglio. Per il solo ambito “D” era stato redatto il PPE, che trovava ispirazione nelle misure di programmazione inserite nella scheda nr. 7 del PTPM, approvato con delibera della giunta regionale nr. 711/97, sulla base di progetti che, a loro giudizio, apparivano assolutamente inidonei a regolamentare un piano particolareggiato, poiché in scala troppo grande, privi delle indicazioni fondamentali circa le tipologie edilizie, i lotti di terreno, i volumi delle costruzioni, le sagome ed i profili dei terreni oggetto di trasformazione, oltre che di una esauriente tavola planovolumetrica; alla fine della disamina della procedura di approvazione del PPE, riferivano di non condividere quanto indicato in merito all’approvazione dello stesso PPE, segnalando che la condotta posta in essere di violare le disposizioni del PTPM era la riprova di una decisa “volontà politica” di dar corso all’iniziativa ad ogni costo, adeguando, ove necessario, quelle norme che fossero risultate di intralcio; la giunta regionale presieduta dall’Arch. Filippo BUBBICO, a dire degli stessi, emetteva giudizio di compatibilità ambientale con delibera nr.1023, senza che fosse stato fissato in alcun modo il periodo di efficacia, ponendosi in contrasto con quanto disciplinato dall’art. 7 della L.R. 47/98, che postula la necessità di un termine di validità; che l’intera foce del fiume AGRI, ai sensi dell’art. 7, punto B del PAI, era classificata come fascia di pertinenza dei corsi d’acqua con probabilità di esondazione corrispondente a piene con tempi di ritorno fino a 200 anni. Pertanto vi era il divieto di realizzare manufatti edilizi, lo stoccaggio ed il deposito di materiali di qualsiasi genere. Secondo questo indirizzo, il progetto della MARINAGRI non era compatibile con le norme PAI. Per questo motivo, la MARINAGRI, al fine di aggirare tale ostacolo, richiedeva variante al PAI, depositando una relazione priva però degli elaborati e delle notizie idonee a definire un giudizio sulla variante proposta. Altrettanto generica risulta, a dire dei CTU, la delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino nr. 9 del 28.5.2002 avente per oggetto l’approvazione della variante al PAI, presentata dalla MARINAGRI, il cui relatore risultava essere lo stesso Presidente della Regione Arch. Filippo BUBBICO. Dall’esame della consulenza tecnica redatta dagli ingegneri Magrì e Cozzolino, emergevano plurime condotte illecite (illecitamente occultate dalla Procura della Repubblica di Matera) a carico di diversi soggetti tra cui funzionari e dirigenti pubblici. In particolare, le principali violazioni emerse, riguardavano: illecita attribuzione in proprietà di alcune particelle demaniali site nei comuni di Policoro e Scanzano Jonico ed in particolare le particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di Policoro e le particelle 186 e 260 del foglio 76 del Comune di Scanzano Jonico. Le suddette particelle risultavano essere l’alveo abbandonato (alveus derelictus) del fiume AGRI. La loro illegittima attribuzione avveniva attraverso condotte illecite poste in essere dal dirigente dell’ufficio del Demanio di Matera, dr. PEPE, dal direttore Generale dell’Agenzia del Demanio di Roma, dr.ssa Elisabetta SPITZ e dallo stesso VITALE Vincenzo, amministratore della MARINAGRI S.p.a., beneficiaria delle assegnazioni; violazioni in materia edilizia, in quanto nelle concessioni rilasciate dal Comune di Policoro, risultavano essere indicate come di proprietà le suddette particelle fin dal 2002, quando invece l’attribuzione, seppur illegittima in proprietà è avvenuta solo nel luglio del 2003; 182
- indicazione della proprietà di dette particelle in documentazione inviata al Ministero delle Attività Produttive, al fine di partecipare alla contrattazione programmata, per la quale poi veniva approvato un finanziamento da parte del C.I.P.E. a favore della MARINAGRI pari ad €. 25.849.000; - illecito cambio d’uso del comparto “A”, condotta attribuibile all’Ing. VICECONTE, dirigente del Comune di Policoro; - gravi violazioni in materia ambientale e idrogeologica, laddove l’imponente struttura turistica denominata MARINAGRI, sorgeva in una zona ad “elevato rischio idrogeologico”; - illecita variante al P.A.I. (Piano Idrogeologico Regionale) che permetteva l’edificabilità di alcuni luoghi con vincolo di inedificabilità assoluta, in quanto ad elevato rischio idrogeologico, condotta attribuibile all’allora presidente della Regione Basilicata, nonché relatore della commissione che autorizzava la variante, Arch. Filippo BUBBICO; - violazione di norme e regolamenti regionali e nazionali in materia edilizia ed ambientale (l’opera sorge in un’area ad elevata protezione ambientale denominata ed inserita nei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria), condotta attribuibile all’allora presidente della Regione Basilicata, Arch. Filippo BUBBICO, estensore di molte delibere che agevolavano illegittimamente la MARINAGRI; - ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, in quanto al fine di ottenere i finanziamenti indicati a favore del CONSORZIO COSTA D’ORO, di cui faceva parte la MARINAGRI S.p.a. e beneficiario di un finanziamento complessivo di oltre 50 milioni di euro, venivano prodotti atti e documenti, nonché autorizzazioni illegittime, condotta attribuibile a tutti i soggetti in precedenza richiamati.
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Circa le controprestazioni illecite ottenute dal dr. CHIECO è da rilevare che unitamente alla moglie procede alla vendita della casa nella Selva di Fasano, accettando quanto proposto loro in data 19.11.2005, con compromesso datato 8.12.2005, ovvero quattro giorni prima del contatto registrato tra l’Ufficio vendite della MARINAGRI e la sig. PONTRELLI Rosalba, moglie del CHIECO, avvenuto il 12.12.2005; solo in data 3.5.2006, i coniugi Chieco acquisteranno casa a Castellaneta Marina, ovvero in una data in cui era divenuto di dominio pubblico la vicenda relativa all’interessamento del dr. CHIECO all’acquisto di un immobile in MARINAGRI. La proprietà della società IMMOBILIARE BRINDISI CASALE S.r.l. è detenuta integralmente dalla DG SVILUPPO IMMOBILIARE S.r.l.. I soci della DG SVILUPPO IMMOBILIARE S.r.l. sono: - DGE HOLDING S.r.l. (€. 12.521.276,00 su un capitale sociale di € 12.551.276,00); - DG COSTRUZIONI S.r.l. (€.30.000 su un capitale sociale di € 12.551.276,00). La DG SVILUPPO IMMOBILIARE quindi è controllata dalla DGE HOLDING S.r.l.. Il capitale sociale della DGE HOLDING S.r.l. pari ad € 103.301.764,00 è detenuto da: DEGENNARO Carmine per €. 19.385.170,40; DEGENNARO Daniele Giulio per €. 19.385.170,40; DEGENNARO Gerardo per €. 19.385.170,40; DEGENNARO Giovanni per €. 19.385.170,40; DEGENNARO Vito Michele per €. 19.385.170,40; NICOTEL HOLDING per €. 6.375.912,40 La DGE HOLDING S.r.l. è quindi controllata dalla famiglia DEGENNARO. Tra le società partecipate dalla DG SVILUPPO IMMOBILIARE (controllata dalla famiglia DEGENNARO attraverso la DGE HOLDING S.r.l.) vi è la DEC S.p.a.. Il capitale sociale (pari ad € 23.496.200,00) della DEC S.p.a. è detenuto dalla: 183
- DG COSTRUZIONI S.r.l. per €. 20.052.845,00; - DG SVILUPPO IMMOBILIARE per €. 3.443.355,00. Quindi la DEC S.p.a è controllata dalla DG COSTRUZIONI S.r.l. il cui capitale è totalmente detenuto dalla DGE HOLDING S.r.l. e quindi dalla famiglia DE GENNARO. Tra le società partecipate dalla DEC S.p.a. vi è la BORGO VENUSIO S.c.a.r.l.. Il capitale sociale della BORGO VENUSIO (€ 10.000,00) S.c.a.r.l. è detenuto da: - DEC S.p.a. per € 8.000,00; - FINCAST S.r.l. (controllata da CATELLANO Giovanni) per €. 2.000,00, che il 20.07.2007 cede le sue quote alla CASTELLANO COSTRUZIONI GENERALI s.r.l.. Il presidente della BORGO VENUSIO risulta essere DEGENNARO Daniele Giulio. I consiglieri sono: - DEGENNARO Gerardo; - CASTELLANO Giovanni. La BORGO VENUSIO, quindi risulta di proprietà dalla DEC S.p.a. (famiglia DEGENNARO) e della CASTELLANO COSTRUZIONI (CASTELLANO Giovanni) Con riferimento a tale vicenda riferiva ZITO Michele Francesco: ……………………………………OMISSIS………………………………………………. ZITO Michele Francesco – Sì, di un appartamento… villa a Castellaneta Marina. Cioè, un autotrasportatore di Ginosa che sapeva di questa vicenda, dice: “Ho portato un camion di piastrelle a…” Maresciallo MUSARDO – Come si chiama questo autotrasportatore? ZITO Michele Francesco – Nei bar così… sono delle conoscenze nei bar, così, di uno che si intrufola nel fatto… Dice: “Sto portando delle piastrelle al Procuratore della Repubblica di Matera, ad una casa…” Allora io gli ho detto: “Scusi…” E io denuncio questo fatto, questo fatto l’ho detto. Ma poi CHIECO l’ha dichiarato lui. CHIECO in una conferenza stampa ha detto che: “Io ho acquistato da DEGENNARO una casa a Castellaneta Marina”. La cosa che a me pare strana che DEGENNARO è un indagato di CHIECO… Maresciallo MUSARDO – Cioè? ZITO Michele Francesco – Ci sono state delle denuncie qui a Matera, presentate dall’avvocato PINTO a nome di 23 persone per i problemi di Venusio. Una lottizzazione che riguarda DEGENNARO a Venusio. Se tu, Procuratore della Repubblica, c’hai un’indagine in corso… Maresciallo MUSARDO – L’avvocato come si chiama? ZITO Michele Francesco – Ferdinando PINTO. Maresciallo MUSARDO – Leonardo PINTO? ZITO Michele Francesco – Leonardo PINTO. Se io sto indagando su un individuo non mi vado a comprare la casa da questo individuo. Cioè sono delle prassi particolari… Maresciallo MUSARDO – Ma lei è sicuro che ci sia procedimento penale iscritto a carico di DEGENNARO alla Procura di Matera? ZITO Michele Francesco – Sì, delle società di DEGENNARO… Maresciallo MUSARDO – Quale? ZITO Michele Francesco – DEGENNARO e CASTELLANO che si chiamano DECA. Non solo, ma c’è anche un altro procedimento che riguarda un’altra costruzione qui a Matera che è un circolo – non so se ha sentito dire – è un centro commerciale qui appena… alla periferia di Matera che è tutto abusivo. E io ho chiesto al Comune, come parte interessata, se c’è CASTELLANO. E l’architetto ROTA, il solito architetto ROTA, mi ha detto: “Tu non hai diritto di sapere niente”. E le licenze sono pubbliche, maresciallo, io devo sapere se il privato di un centro commerciale ha avuto una licenza e se lo stabile è in regola… Maresciallo MUSARDO – Lei praticamente dice che… ZITO Michele Francesco – Ci sono degli interesse… 184
Maresciallo MUSARDO – ...in qualche maniera CHIECO sarebbe stato avvantaggiato in questo acquisto della casa a Castellaneta perché indagava DEGENNARO? ZITO Michele Francesco – CASTELLANO era indagato, come si fa ad andare a comprare una casa da un indagato? Cioè, ci vuole coraggio. Maresciallo MUSARDO – Mi scusi, ma la casa che ha acquistato CHIECO a Castellaneta, la proprietà di chi era di questa casa? ZITO Michele Francesco – Non lo so se è intestata alla moglie o a lui, non lo so. Maresciallo MUSARDO – No, voglio dire io, CHIECO da chi l’ha acquistata? ZITO Michele Francesco – Da una società, la quale società il 90% è (incomprensibile)… e DEGENNARO… Maresciallo MUSARDO – L’altro 10%? ZITO Michele Francesco – Forse dei figli, dei nipoti… Maresciallo MUSARDO – Ho capito. Ma questa casa o comunque la società proprietaria della casa di Castellaneta non c’entra niente il signor CASTELLANO? ZITO Michele Francesco – No, CASTELLANO c’entra perché è socio di tutti i lavori di qua, DECA: DEGENNARO-CASTELLANO… Maresciallo MUSARDO – Della società DECA diciamo? ZITO Michele Francesco – Sì. ……………………………………OMISSIS……………………………………………….
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La società MARINAGRI, dalle rubriche acquisite all’esito delle perquisizioni del febbraio 2007, risulta avere contatti telefonici con la dr.ssa GENOVESE, il dr. PEPE, l’Avv. BUCCICO, il Sindaco LOPATRIELLO, CANNIZZARO Michele. Si evidenzia che presso gli uffici della MARINAGRI veniva sequestrato, in data 27.2.2007, un documento titolato “potenziali acquirenti”, dall’esame del quale emergeva che al n. 96 dell’elenco era indicato: “PROC. REP. di MATERA”. Nella colonna nella quale era indicato lo “stato” verosimilmente della trattativa, era indicato: “La cont Presid”. Tra la fonte del contatto è indicato: “Presid.”. Inoltre, a seguito della perquisizione del 27.2.2007, venivano rinvenuti sul notebook, nonché sul palmare ed il telefono cellulare in uso al dr. CHIECO, i recapiti di alcuni dei sodali. In particolare, con riferimento ai recapiti ed ai contatti con VITALE Vincenzo, rappresentante legale della MARINAGRI e con l’ex Presidente della Regione Basilicata, poi Sottosegretario di Stato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Arch. Filippo BUBBICO. Si riporta lo stralcio del verbale di perquisizione locale e sequestro nel quale venivano cristallizzati i dati rinvenuti sui suddetti supporti elettronici: “….omissis. Altresì nel corso della consultazione dei file presenti sul notebook in uso al dott. CHIECO venivano rinvenuti dei file inerenti dei contatti (microsoft outlook) con alcuni soggetti che a vario titolo sono coinvolti nelle indagini, con l’indicazione dei recapiti telefonici degli stessi, i quali, non potendo essere estratti e masterizzati sul supporto DVD, verranno di seguito analiticamente indicati, per come rinvenuti sul nominato notebook: “BUBBICO Filippo - Sottosegretario di Stato - telefono: 0835 208015, 3357713639 - copia cache giovedì 22.06.2005”; “24.07.2005 - Telefonare a TUFANO - telefonare a BUCCICO - telefonare a Moschetti. Ora inizio 17.02.2004 - copia cache 24.07.2005; “BUCCICO Nicola - CSM Consigliere - 337487027 - copia cache 04.07.2005” “Telefonare a BUCCICO - 01.07.2004 - copia cache 04.07.2005; “GRANESE Iside - Presidente del Tribunale di Matera - 0835343215 - 0803142787 - 3396802929 - 24.06.2004 - 19.46 - posta eliminata”; 185
- “Vincenzo VITALE cell.335 6883531 - Qualifica: Presidente MARINAGRI - copia cache 04.07.2005”; - BUBBICO Filippo - cell.3357713639 - 0835208015 - Qualifica: Sottosegretario Stato - da dott. CHIECO Giuseppe - [email protected] - 23.6.2004” .
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Altresì si procedeva all’esame delle rubriche telefoniche contenute nei cellulari in uso al Cons. dott. CHIECO Giuseppe. Nel telefono cellulare marca Motorola V RAZR, in uso allo stesso, risultavano essere contenuti tra gli altri, i recapiti telefonici dei seguenti soggetti: BUBBICO Filippo; BUCCICO Nicola; GALANTE Giuseppe; GENOVESE Licia; GRANESE Iside; PORCARI Michele (Sindaco pro tempore di Matera). Inoltre, oltre ai predetti, nel Palmare in uso sempre al Cons. dott. Giuseppe CHIECO marca IPAQ 1940, risultava essere contenuto il recapito telefonico di VITALE VINCENZO, soggetto coinvolto nelle indagini, rappresentante del Consorzio MARINAGRI titolare dell’omonima struttura turistica….omissis”. A seguito di ulteriore provvedimento eseguito in data 7.6.2007 venivano sequestrati al dr. Giuseppe CHIECO il telefono cellulare ed il palmare HTC dai quali si segnalano i seguenti dati: contatti telefonici tra Chieco e Bubbico, tra Chieco e Labriola, tra Chieco e Genovese, tra Chieco e Cannizzaro. Il dr. CHIECO, pur non essendone formalmente il titolare, aveva nella sua disponibilità atti relativi al procedimento sulla vicenda MARINAGRI di cui era titolare “formale” la dr.ssa MORELLI (ma di fatti inchiesta “gestita” dal CHIECO anche in virtù dei rapporti esistenti tra il predetto Sostituto Procuratore della Repubblica ed il Capo dell’Ufficio). Difatti, dall’esame dei file acquisiti dal notebook personale in uso al dr. CHIECO, a seguito della perquisizione del 27.2.2007, è emerso che lo stesso fosse in possesso di un file denominato “imputazione VALDAGRI”, che altro non è che il capo di imputazione riportato nel decreto di perquisizione locale emesso in data 12.2.2004, a firma della dr.ssa MORELLI, nell’ambito del P.P.121/03 -21 a carico di VITALE Vincenzo e PEPE Giuseppe. Dall’esame delle proprietà del file in questione, è emerso che “autore” risulta essere “Giuseppe CHIECO”. Ulteriori elementi di riscontro emergevano circa il coinvolgimento dell’ex colonnello dei Carabinieri GENTILI; infatti, da un colloquio registrato da due appartenenti ai Carabinieri di Policoro, intercorso con lo stesso GENTILI in occasione della notifica di un provvedimento, quest’ultimo, ormai congedatosi e divenuto responsabile della sicurezza della MARINAGRI, nonché componente del consiglio d’amministrazione della stessa Società, ed altresì delle sue controllate, confermava la circostanza dell’interessamento del dr. CHIECO per l’acquisto di un immobile all’interno della stessa MARINAGRI, nonché il fatto che l’indagine sul villaggio, condotta dai Carabinieri di Policoro, aveva creato dei problemi in quanto aveva bloccato il finanziamento del C.I.P.E., poi sbloccato, anche grazie all’archiviazione del relativo procedimento penale. Lo stesso GENTILI, quando era ancora in servizio, aveva versato la somma di € 100.000 al VITALE Vincenzo a titolo di finanziamento delle società di cui il predetto imprenditore risultava proprietario, con la promessa di una liquidazione di un interesse pari al 9,50% annuo. 186
In merito a quanto già indicato circa l’interessamento del dr. CHIECO all’acquisto di un immobile all’interno della MARINAGRI, si evidenzia che dall’esame dell’elenco dei contatti sequestrato presso la sede amministrativa della MARINAGRI, nel quale erano contenuti tutti i nominativi delle persone interessate all’acquisto di immobili del realizzando centro turistico ecologico integrato MARINAGRI, è emerso un contatto avvenuto in data 12.12.2005, da parte di PONTRELLI Rosalba, moglie del dr. CHIECO. La circostanza appare rilevante tenuto conto che il 22.12.2005 veniva archiviato il procedimento penale in questione. Tale dato appare importante anche perché evidenzia un persistente interesse del dr. CHIECO all’acquisto di un immobile all’interno della MARINAGRI, anche in un periodo in cui l’ufficio da lui diretto aveva richiesto l’archiviazione del procedimento penale in cui erano coinvolti, tra gli altri, i responsabili della struttura MARINAGRI. Dall’esame di un ulteriore file rinvenuto sul notebook del dr. CHIECO è emerso che in una nota da lui inviata al Procuratore Generale di Potenza ed inerente un esposto anonimo giunto presso la Procura della Repubblica di Matera, lo stesso comunicava quanto segue: “…..omissis. Mi resta da chiarire un ultimo punto: è effettivamente accaduto, in due o forse tre occasioni (non sono in grado di ricordarlo con precisione) nel corso di questi due anni e mezzo di mia permanenza presso questo Ufficio, che io mi sia “intrattenuto” a cena con l’avv. Michele Porcari, Sindaco pro-tempore di Matera, con l’arch. Filippo BUBBICO, Presidente pro-tempore della Giunta regionale della Basilicata e con le rispettive consorti. Si è trattato di cene del tutto occasionali presso noti ristoranti della città di Matera (e mai in Bari), regolarmente aperti al pubblico, in presenza di altri avventori, in occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche (una volta, ricordo, dopo il ricevimento in Prefettura per la festività padronale della “Bruna”), alle quali erano presenti, oltre noi, anche altre persone…..omissis”. Si tratta di ulteriore conferma degli stretti rapporti tra i sodali CHIECO e BUBBICO; dalla lettura di un ulteriore file denominato “lista partecipanti festa di laurea”, sempre rinvenuto sul notebook del dr. CHIECO, emergeva che PORCARI Michele fosse tra i partecipanti alla festa di laurea della figlia del Procuratore, circostanza, questa, da non valutare come un incontro “del tutto occasionale presso noti ristoranti della città di Matera (e mai in Bari), regolarmente aperti al pubblico, in presenza di altri avventori, in occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche….”; medesimo dato emerge da altro file denominato “elenco partecipanti pranzo 29.10.2006”, laddove tra i partecipanti compaiono sia il Sen. BUBBICO Filippo, unitamente alla Sig.ra BUBBICO prof. Vitina (moglie di BUBBICO Filippo) e PORCARI avv. Michele, unitamente alla sig. PORCARI Prof.sa Maria Giulia. Da ulteriore file denominato “distribuzione tavolo pranzo 29.10”, relativo alla distribuzione degli invitati di cui al file precedente, in cui compare nuovamente il Sottosegretario BUBBICO, la moglie “Vitina BUBBICO”, che fa emergere la circostanza secondo la quale tale pranzo sicuramente non era successivo a “……occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche….”. Emergevano, con riferimento al “Centro turistico ecologico integrato MARINAGRI”, collegamenti tra gli amministratori e proprietari della predetta struttura turistica e magistrati in servizio nel distretto della Corte di Appello di Potenza. Riferisce l’allora Procuratore della Repubblica di Potenza dr. GALANTE: “….omissis. A.D.R. Sono a conoscenza che il dr. CANNIZZARO, marito della collega GENOVESE, avesse un interesse nel Villaggio MARINAGRI in fase di realizzazione. In particolare, è stato lo stesso dr. CANNIZZARO che, circa due anni fa, mi disse di aver investito una somma in quel villaggio. Mi parlò di 180 milioni di lire. Non so se avesse fatto un prestito al 187
VITALE, oppure avesse investito la somma. Non so bene i termini della questione, di sicuro mi disse che aveva dato la somma di 180 milioni di lire…….omissis”. Riferiva SCARCIA Salvatore, detenuto, con pena definitiva per reati di cui all’art. 416 bis: “……Omissis. SCARCIA Salvatore – Allora, in riferimento al caso “TOGHE LUCANE” al comitato d’affari Basilicata, il dottor Giuseppe GALANTE è socio occulto del noto villaggio denominato MARINAGRI fin da quando esisteva l’ITTICA VALDAGRI nota come l’ex Pescicoltura. Lo stesso ha sempre tenuto i suoi interessi economici con il giudice LAZZAZZERA e il giudice Vincenzo AUTERA, avevano i loro prestanomi. Tali fatti mi vennero riferiti dal signor VITALE Vincenzo, in quanto il sottoscritto per motivi di pesca frequentavo l’ITTICA VALDAGRI, oggi MARINAGRI, e lo stesso VITALE più volte mi invitava a non recarmi più presso tale struttura, in quanto era stato richiamato più volte da GALANTE e AUTERA per sapere a quale titolo la mia presenza continua in tale struttura. Non so cosa lo stesso VITALE riferiva a GALANTE e AUTERA. Venivo pregato dal VITALE di non recarmi più presso di lui. Subentrarono degli screzi tra me e lo stesso VITALE e mi feci dire le vere motivazioni. Mi riferiva che il suo ragioniere, un certo BELLEZZA, aveva fatto il ruffiano al GALANTE e AUTERA, come se io mi andavo a prendere quintali di pesce e non pagavo. Effettivamente ho sempre frequentato la pescicoltura per motivi di lavoro, in quanto sono un pescatore, la mia attività veniva svolta in segreto nel senso che entravo dal mare immettendomi attraverso un canale che aveva sbocco in mare e riuscivo così ad entrare all’interno e pescare spigole e orate. Ci furono molte discussioni con il VITALE poiché non voleva che io pescavo lì. Più volte riferivo che non rubavo nulla a loro, ma erano tutti pesci dispersi che dal canale uscivano in mare. Mi riferiva che il problema non era questo. Dopo i litigi, riuscivo a farmi dire le vere motivazioni, che i soci GALANTE, AUTERA e LAZZAZZERA gli stessi non volevano assolutamente vedere la mia presenza lì. In varie occasioni ho visto gli stessi giudici nell’ITTICA VALDAGRI, con rispetto ed educazione li ho sempre salutati, ma non tolleravano la mia presenza lì dentro. Venivo direttamente minacciato sia dal GALANTE, che dall’AUTERA, di non farmi più vedere lì dentro perché mi avrebbero “distrutto”. Arrivarono delle pattuglie dei carabinieri, mi dileguai con la mia barca verso l’uscita. Mi recavo subito dopo a casa di VITALE nella sua villa sita in Via Lido di Policoro e reclamavo a lui se poteva parlare con gli stessi giudici di lasciarmi in pace, ma non ho mai risolto nulla, mi hanno sempre intimato di non farmi vedere lì. Poi mi sono messo di punta anch’io contro di loro e ogni fine settimana che loro tutti erano lì a fare festini con belle donne, mi sono accostato nei pressi di alcuni bungalow che avevano all’interno dell’ITTICA. Più volte li notavo in compagnia di belle donne, sempre diverse, sia il GALANTE che AUTERA. Erano sempre lì. In altre occasioni li ho notati a casa del signor VITALE, sempre con bellissime donne. Ritengo che le stesse erano di Roma in quanto sentii accento romano. Mi feci vedere apposta dagli stessi, facendogli credere che avevo scattato delle foto: ma non era vero. Li ricattavo di lasciarmi solo in pace. Tutto questo si è verificato tra il 1990 fino a prima dell’estate 1992, tra l’ITTICA VALDAGRI e casa VITALE. In varie occasioni, dei mie avvistamenti, notai anche con loro l’avvocata Francesca SASSANO. L’ho sempre notata con il GALANTE e AUTERA. Le ultime volte che li vidi insieme risale nell’estate del 1996 verso fine giugno, inizio di luglio, erano con una Mercedes scura. Li notai nel distributore IP sito in Policoro sulla statale 106 di proprietà di Gennaro e Bergamotto. Era di sabato. Ricordo questo perché stavo effettuando benzina per le mie parti, poiché il giorno dopo era di domenica e i distributori erano chiusi. Mi stavo fornendo di carburante di molte taniche. Eravamo io e PASSARELLI Giuseppe con la sua macchina, io con una moto Yamaha di cilindrata 600. In un primo momento avevo pensato che stavano andando a sentire qualche collaboratore di giustizia, così li seguii senza farmi vedere e presero la strada per scendere verso Via Lido e li vidi entrare nella villa di VITALE. Potevano essere intorno alle 17:00, le 18:00. La villa era tutta recintata, dall’esterno non si vedeva nulla, mi avvicinai arrampicandomi al cancello e vidi che all’interno non vi fossero altre macchine, solo la Mercedes appena entrata. 188
Citofonai per vedere se all’interno vi era anche il signor VITALE e non rispondeva nessuno. Lo feci apposta anche per farmi vedere, in quanto al citofono vi era una telecamera. Per accertarmi che il VITALE non vi era all’interno, mi recai al suo ufficio nell’ITTICA VALDAGRI e lo trovai lì. Trovai una scusa, chiedendogli se il giorno dopo, che era di domenica, potevo entrare dal mare nel canalone dell’ITTICA a pescare e lo stesso mi riferiva di no, in quanto aveva degli ospiti e avevo capito che gli stessi fossero quelli appena visti entrare nella sua abitazione. Incuriosito, mi portai anche il giorno dopo nell’ITTICA, via mare, con una moto d’acqua. Entrai fin dentro ed erano tutti lì: GALANTE, AUTERA, l’avvocato SASSANO, vi erano altre donne che non ho riconosciuto anche perché non potevo avvicinarmi troppo per non essere riconosciuto, ma venni riconosciuto dal capitano Salvino PATERNO’ che pure era lì, in quanto sapeva che quella moto d’acqua era mia. Infatti, lo stesso mi venne dopo a prelevare dal Lido di Policoro dove avevo le mie barche e mi chiedeva cosa ci facevo in quel posto. Gli riferivo che era stato tutto casuale e che appena resomi conto dei personaggi che vi erano lì, preferii andarmene subito onde evitare che gli stessi facessero brutti pensieri. Lo stesso PATERNO’ mi riferì, con tono minaccioso, di stare lontano dall’ITTICA VALDAGRI se non volevo avere problemi seri. Litigai con lo stesso e il Maresciallo Giuseppe SERIO. Dopo questi litigi gli riferivo che erano loro che dovevano lasciare perdere me altrimenti li avrei sputtanati tutti, in quanto gli facevo intendere che ero bene a conoscenza di tutte le riunioni e festini che avvenivano in detto posto. Il tutto è accaduto nell’estate del 1996. Dopo circa anni 1 sono stato arrestato per detenzione di esplosivo, 80 chilogrammi ritrovato nell’ITTICA VALDAGRI, precisamente il 17 maggio del 1997. Così mi misero fuori gioco. Ho sempre reclamato che tale esplosivo non era mio e che me l’avevano addebitato ingiustamente. Di tanto in un mio interrogatorio ne parlai con il dottore MONTEMURRO, il dottore Vincenzo MONTEMURRO, in data 24.2.1998, invitando lo stesso a farsi dire la fonte che aveva fatto tale soffiata a PATERNÒ e di aprire un’indagine, ma nulla venne fatto. Così venni condannato in primo grado dal Tribunale di Matera anni 4 e mesi 6; e in appello in data 16.12.99 concordai la pena, giusto per uscire dal carcere, una pena già sofferta ingiustamente di anni 2 e mesi 8. Uscii dal carcere il 17 gennaio 2000 e la prima tappa fu quella di andare a reclamare al VITALE che mi avevano arrestato ingiustamente addebitandomi un esplosivo che non era mio, ritrovato proprio nell’ITTICA di sua proprietà e dei suoi soci. Trattavasi di esplosivo bellico del secondo conflitto mondiale. Riferivo allo stesso che prima o poi la facevo pagare a tutti, riferendomi ai suoi amici e che da oggi in avanti gli dovevo rendere le cose difficile. Mi fermo un attimo qui per spiegare la faccenda dell’esplosivo. PROCURATORE – Un attimo solo. Si dà atto che il signor SCARCIA legge appunti. Sono stati scritti da lei questi appunti? SCARCIA Salvatore – Sì. PROCURATORE – Legge appunti scritti dallo stesso. SCARCIA Salvatore – Quando venni arrestato per questa faccenda dell’esplosivo io, diciamo, ho letto poi i verbali che mi hanno contestato questa detenzione di esplosivo e trovai scritto dove comparivano alcune decine di carabinieri e indicavano le modalità come loro avevano saputo di tale esplosivo, diciamo, che doveva avvenire come uno sbarco o era lì… scrivono nei verbali, scrivono che una fonte confidenziale degna di fede aveva riferito al Maggiore PATERNÒ che nell’arco della settimana SCARCIA Salvatore doveva trasportare via mare un’ingente quantitativo di esplosivo, hanno scritto nel loro verbale. Il giorno 16 maggio 1997 loro dicono sul verbale che si erano appostati perché sapevano il posto dove io dovevo arrivare, per prendermi in flagranza. Arrivato questo momento, io in flagranza non sono stato preso. Loro dicono che erano tutti appostati lì senza che mi hanno fatto una foto, senza che c’è un filmato, niente. Io me ne sono andato tranquillamente a casa la sera perché avevo la sorveglianza con l’obbligo di soggiorno alle ore 9:00, sono stato arrestato durante la notte per un’altra faccenda: di una custodia cautelare emessa dal Tribunale di Matera. Ero in caserma e poi la mattina mi hanno contestato il ritrovamento di questo esplosivo. Quando hanno ritrovato questo esplosivo ho letto tutte le modalità che loro avevano impostato. Però 189
io vi posso dire, e l’ho sempre detto anche al dottore Vincenzo MONTEMURRO, che io ero estraneo a quell’esplosivo. Perché loro poi (c’è stato un processo) quando hanno detto che erano appostati, il Maggiore PATERNO’ in quel posto, il Maresciallo SERIO dall’altra parte del canale, il maresciallo CARNUCCI nascosto in alcuni blocchi di cemento, altri nella vegetazione, io conoscendo quel posto mi sono reso subito conto che come l’avevano impostato quel verbale per me era falso, perché in quella zona vegetazione non ce n’era. Allora, se c’era una persona nascosta io la dovevo vedere perché là è tutta spiaggia libera. Quando c’è stato il processo alla fine nessuno ha visto SCARCIA Salvatore scaricare quell’esplosivo. C’è stata una specie di ritrattazione da parte di tutti i carabinieri, perché si doveva fare un sopralluogo, una perizia dei luoghi per capire dove era nascosto Tizio, dove era nascosto quello. Alla fine PATERNO’ è arrivato a dire anche in aula, quando il mio avvocato all’epoca – l’avvocato Nicola CATALDO – gli fece una domanda, dice: “Vabbè, lei sapeva che il SCARCIA doveva arrivare, doveva scaricare l’esplosivo, sapeva anche la buca dove la doveva scavare, tant’è che lei era appostato a 10 metri, è arrivato questo momento perché non è intervenuto a prenderlo in flagrante?” Rispose il Maggiore PATERNO’: “Ci siamo spaventati ad intervenire”. Io poi ho fatto rilevare al Tribunale che lì non cera vegetazione, si stava, diciamo, predisponendo una perizia dei luoghi, alla fine nessuno ha visto SCARCIA Salvatore, perché i carabinieri quando sono stati sentiti altri hanno detto: “No, io non ho visto niente perché ero dall’altra parte del canale” “Io ero dall’altra parte del fiume” “Io mi trovavo in un altro posto perché non sapevamo se arrivava di qua, se arrivava di là, se arrivava…” Comunque alla fine io ho pagato questo esplosivo ingiustamente. Allora io invitai al dottore MONTEMURRO a dire: “Fatti dire da PATERNO’ chi è la fonte, a suo dire… dice che ti ha detto che dovevo venire, te lo puoi far dire?” Poi la cosa strana che c’era… loro dicono che c’era un servizio di appostamento vicino casa, vicino le barche, dappertutto. Allora c’è stato un carabiniere che ha segnalato la mia presenza quando io sono uscito da casa. In una relazione di servizio disse: . Dopodiché io sono arrivato a terra ed avrei scaricato questo esplosivo. Allora io gli dissi a loro: “E quell’esplosivo a me chi me lo dava?” Che non è che loro hanno indicato: lo SCARCIA si è dileguato con la barca, è andato al largo, è sparito dalla nostra visione dei cannocchiali, non l’abbiamo più visto, no! Loro hanno descritto tutti i miei movimenti… io la barca ce l’avevo tirata a terra, non è che l’esplosivo stava già nella barca, io la barca ce l’avevo tirata a terra. Loro hanno decritto tutti i miei spostamenti hanno descritto, alla fine dicono che mi hanno visto scendere e scaricare due sacche. Questo esplosivo sarebbe caduto dal cielo a questo punto, perché non hanno mai indicato che si è avvicinato un’altra barca, non hanno mai indicato che io sono sparito dalla loro visione dei cannocchiali, perché hanno detto anche che io segnalavo le reti con delle boe, in questo verbale. In poche parole, sono stato arrestato e ho pagato questo esplosivo ingiustamente ritrovato nell’ITTICA VALDAGRI. Io ritengo che qualcuno all’epoca l’abbia messo apposta per farmi togliere di mezzo a me, perché io stavo dando un po’ di fastidio sinceramente a loro, per togliermi di mezzo mi hanno creato un bell’incastro di questo esplosivo di 80 chili. Dopo questo esplosivo, questo ritrovamento di esplosivo, si sono messi dei pentiti a dire che SCARCIA Salvatore stava progettando un attentato contro la dottoressa GENOVESE. Subito, appena trovato l’esplosivo, dopo un po’ non si è capito più niente, hanno subito armato una grossa tragedia, cosa che non era vero. L’hanno messo sui giornali, in televisione, dalla mattina alla sera, diciamo, una fuga di notizie, in quanto io di questa faccenda della dottoressa GENOVESE non ho mai avuto né un avviso di garanzia, né niente, è morto così quel fatto, è morto così. Dopodiché io… mi stavano facendo un processo a Potenza, è venuto un collaboratore di giustizia Santo BEVILACQUA e ha riferito testuali parole: “Per quanto riguarda l’attentato alla dottoressa GENOVESE è tutto falso. Io sono un collaboratore di giustizia, vado avanti con le mie accuse fatte contro queste persone, però una cosa io ce l’ho sullo stomaco, ve lo devo dire, per quanto riguarda quel ritrovamento di quell’esplosivo non era vero che bisognava fare l’attentato alla 190
dottoressa GENOVESE, sono stato costretto a dire questo dal Maggiore PATERNO’ e dal Maresciallo Giuseppe SERIO”. Questo lo aveva già dichiarato prima ancora al dottore MONTEMURRO a Roma innanzi ad un altro PM, se ricordo bene disse il dottor ROBERTI mi sembra, un PM dell’Antimafia di Roma, e l’avevano tenuto tutto segreto perché questo collaboratore aveva accusato PATERNO’ e SERIO. Perché aveva detto che erano stati gli stessi a dire: “Riferisci questo, che poi ce la vediamo noi”. Allora io ho sempre riferito, anche al dottore MONTEMURRO, che io là ero innocente, lo confermo anche adesso che ero innocente. È stato fatto tutto un incastro. O quell’esplosivo è stato messo da qualcuno apposta per incastrarmi o venne ritrovato quando già stavano facendo i primi lavori negli scavi, l’hanno trovato e me l’hanno addebitato a me. Per questo episodio io mi fermo qui. Poi nell’estate del 2000 per gli stessi motivi quando sono uscito poi dal carcere, ho continuato a frequentare tale ITTICA VALDAGRI. Ebbi una soffiata da un amico molto vicino al VITALE, che presso gli uffici di VITALE doveva avvenire una riunione, una riunione importante e messa allo stretto, a questa persona, mi facevo riferire giorno, più o meno anche l’ora. Mi appostai nei pressi dell’ITTICA, era di mattina di domenica intorno alle ore 10:00… 10:00, circa le 11:00 erano, vidi arrivare una Croma di colore Bianco con quattro persone a bordo. Riconoscevo la dottoressa GENOVESE, il marito Michele CANNIZZARO, il colonnello Pietro GENTILI e il loro autista un ragazzo alto e grosso che poi ho riconosciuto meglio. Con una Mercedes scura vidi arrivare il dottor Vincenzo AUTERA, il dottor Giuseppe GALANTE e una terza persona che non ho riconosciuto. Vidi arrivare contemporaneamente altra Mercedes di colore chiaro e riconobbi subito di chi si trattava: era l’imprenditore Gino LAVIERI di Policoro in compagnia di Walter MAZZIOTTA, banchiere di Policoro. Tutti, man mano che arrivavano, entravano all’interno dell’ufficio. Dopo aver atteso un po’ per vedere se arrivavano altre persone, mi avvicinai proprio sotto l’ufficio, dove riuscivo a vedere benissimo le auto e le fotografai tutte. Riprendendo i rispettivi numeri di targa, avevo anche fotografato i loro arrivi. Girando gli angoli dell’ufficio arrivai proprio sotto le finestre per vedere se riuscivo a sentire qualcosa, ma nulla riuscivo a sentire. Ad un tratto a forte velocità sopraggiungevano altre due auto. Mentre giravano per attraversare il bacino e mettersi dal lato opposto, dove vi erano gli uffici, le due auto si fermavano imboccando prima la strada verso il mare. Rimasi nascosto per vedere se tali auto tornassero indietro. Trattavasi di una Golf bianca e una Thema Ferrari di colore amaranto. Dopodiché vidi andar via la Croma bianca con il solo autista. Le due auto, che avevano preso la strada verso il mare, tornarono indietro e si parcheggiarono vicino le altre e vidi scendere due persone da un’auto e due dall’altra. Entrarono anche loro nell’ufficio. In questa ultima occasione credo che venni notato, in quanto mi avevo esposto un po’ troppo e decisi di uscire allo scoperto. Con faccia tosta andai a bussare all’ufficio e mi venne avanti il solo VITALE che mi invitava ad andare subito via. Mi chiedeva: “Come sei entrato?” Gli rispondevo: “A piedi”. Perché lì c’è un cancello all’entrata e bisogna fare un po’ di strada a piedi, sennò il cancello non l’aprivano perché c’erano telecamere all’epoca e come sentivano la mia voce non aprivano mai non aprivano. Chiedevo di farmi entrare e lo stesso diventò pallido e riferii subito che già sapevo chi stava all’interno. Lo forzai e così mi fece vedere da tutti: GALANTE, AUTERA, GENOVESE, GENTILI. Gli dissi un casino di parole offensive chiamandoli imbroglioni etc. L’unico che cercava di calmarmi era LAVIERI che conoscevo benissimo già da allora. Intuii che stavano progettando qualcosa di grosso a livello economico. Mi riuscirono a strappare la macchina fotografica che avevo nel marsupio, si pensavano che ero armato, cercavano di ragionarmi di stare calmo, riferendomi sia AUTERA che GALANTE e GENOVESE che mi avrebbero aiutato economicamente se io in zona non facevo succedere casini, nel senso che non dovevano scoppiare bombe, non dovevano accadere attentati dinamitardi. Gli stessi cercavano di avere un dialogo con me come se la mia presenza gli faceva piacere e non più scomoda. Il 191
LAVIERI e il MAZZIOTTA andarono via. Andarono via anche le altre 4 persone che erano giunti con la Golf e la Thema Ferrari. Quando salutarono ho riconosciuto accento calabrese. Rimasi da solo con il VITALE, GALANTE, GENOVESE e il marito, AUTERA e GENTILI. Cercavano un dialogo con me, facendomi capire con discorsi un po’ strani se potevo fare qualcosa ad ALTIERI Mario. Facendomi capire, con discorsi un po’ strani, che dove ci trovavamo doveva avvenire un “paradiso terrestre” e che per colpa di uno stronzo il tutto era stato bloccato. Alchè rispondevo di chi si trattava, rispondevano: “Del Sindaco di Scanzano Jonico”. Incomincia a malignare un po’ mantenendomi nel dialogo in quanto pensavo che gli stessi mi stessero ingannando. Pensando subito a chi mi aveva dato la soffiata come se il tutto era una scusa di questa riunione per farmi arrivare lì ed avere un incontro con questi personaggi. Continuai a malignare e non mi aprivo nel discorso che gli stessi cercavano di portare avanti. Arrivò dopo il Capitano MAGRINI, all’epoca era il Capitano della Compagnia di Policoro, a me non mi vide in quanto mi fecero nascondere, si salutarono tutti escluso AUTERA che rimase in altra stanza con me. Appena MAGRINI andò via mi fecero andare via anche me. Successivamente mi convocarono ancora, ma non andai in quanto avevo paura che gli stessi potevano incastrarmi. All’epoca ero l’unico della mia famiglia che mi trovavo in libertà e pertanto mi temevano abbastanza e non ho mai creduto al fatto che mi volevano aiutare economicamente. Pensavo solo al fatto che mi volevano incastrare e togliermi ancora di mezzo. Pertanto non ho avuto fiducia e da loro ho mantenuto le distanze. …………..OMISSIS. Anche il giudice AUTERA ha una villa a Metaponto Lido, che utilizza l’estate; è socio a MARINAGRI, ha un prestanome; lo stesso in passato partecipò a festini a luci rosse. ……….OMISSIS. SCARCIA Salvatore – ………………OMISSIS. Il dottor Michele CANNIZZARO venne coinvolto anche nell’indagine denominata TANGENTANAS nel 1994-95 dalla Procura di Potenza. E anche qui la sua posizione venne coperta dalla moglie GENOVESE. In altra occasione ho avuto modo di vedere il Colonnello GENTILI a Potenza nel 2002, inizio 2003. Quando mi vide si stupì della mia presenza in libertà presso il Tribunale di Potenza. Mi recavo presso questo Tribunale in quanto stavo facendo un processo denominato BASILISCHI ed un altro denominato “EPILOGO”. Mi chiese, vedendomi con le stampelle, cosa mi fosse accaduto e gli riferii che avevo subito degli interventi al ginocchio. Sapendo che venivo da Taranto, in quanto dovevo firmare da lui, mi portò fuori dal suo ufficio e mi riferì di lasciar perdere VITALE e stare lontano da Policoro, mi riferì che lui non ci metteva nulla a farmi riarrestare subito. Non lo risposi per non compromettere la mia detenzione in quanto, conoscendo il mio carattere, poteva succedere di tutto in quel momento e non volevo mettere in rischio il beneficio che avevo ottenuto a Taranto. Ma feci sentire la mia voce al VITALE, facendo arrivare un mio messaggio, che doveva riferire ai suoi amici, che a me dovevano lasciarmi in pace, altrimenti si andava a finire male. ………………………OMISSIS. SCARCIA Salvatore – In riferimento a quello che io ho raccontato all’inizio, al caso dell’ITTICA VALDAGRI, voglio mostrarvi un verbale di dichiarazioni di un collaboratore di giustizia SCARCIA Giuseppe, quale essere mio fratello, che nel 1998, nel mese di gennaio, il giorno 24 è scritto qua: . Dove fece una serie di dichiarazioni in questo verbale. In questo verbale SCARCIA Giuseppe riferì alla dottoressa GENOVESE e al dottore Vincenzo MONTEMURRO che il sottoscritto, con la buonanima di mio padre, dal signor VITALE titolare dello stabilimento ITTICA VALDAGRI, paga regolarmente 50 milioni all’anno a mio padre e a mio fratello SCARCIA Salvatore (riferì). In riferimento a tutte le accuse che mi fece all’epoca mio fratello io ho subito un processo, ho subito, con una serie di sfilate di testimoni, dove non ho mai 192
notato o visto che VITALE venne in Tribunale anche a dire: “E’ vero, non è vero, è bugia…” niente. Ritengo che il VITALE all’epoca non venne per niente sentito dagli stessi giudici, è stato tenuto proprio da parte. Io ritengo che anche qui abbiano fatto un’omissione perché il VITALE non venne sentito, perché se era stato sentito, anche a negare per dire tale circostanza, che non penso che lo facevano negare, a limite lo avrebbero convinto ad accusarmi. PROCURATORE – Mi fa vedere un attimo…? SCARCIA Salvatore – Sì, questo ve lo lascio… PROCURATORE – Ah lo lascia. Allora, si dà atto che il signor SCARCIA produce copia di interrogatorio reso innanzi appunto ai Pubblici Ministeri GENOVESE e MONTEMURRO il 24 gennaio del ’98 da SCARCIA Giuseppe, nell’ambito del procedimento penale numero 110/97 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza. Atto che viene allegato al presente interrogatorio. SCARCIA Salvatore – Quello che io stavo dicendo prima è, avendo un personaggio del genere, loro non avrebbero messo niente a farmi accusare da VITALE, perché hanno portato una serie di persone che non finivano mai a farmi accusare nel Tribunale di Matera e di Potenza, che poi alla fine sono stato assolto dappertutto, perché è venuto fuori l’inattendibilità dei collaboratori di giustizia e sono emersi degli episodi dove gli stessi collaboratori hanno riferito che erano stati pilotati, manovrati a dire determinate cose. Avendo il VITALE tra le mani quando SCARCIA Giuseppe ha detto che paga 50 milioni a SCARCIA, perché non l’hanno sentito? Perché non l’hanno portato in Tribunale? Perché lo dovevano tenere da parte, lo dovevano tenere al VITALE, non farlo figurare nelle aule dei Tribunali perché era una persona importantissima e da tenerlo fuori, sennò altrimenti poi tutti iniziavano a scoprire già dall’epoca tutto il malaffare che loro hanno lì dentro, perché sono tutti soci, sono. Maresciallo MUSARDO – Signor SCARCIA scusi, giusto un chiarimento se lei ne è a conoscenza. Lei più di una volta ha parlato di soci occulti, che sarebbero i giudici che ci ha nominato, tramite dei prestanomi, ma prestanomi… è a conoscenza dei nomi dei prestanomi? SCARCIA Salvatore – Non li so io i prestanomi, se lo sapevo lo dicevo subito senza problemi. Ci sono dei prestanomi, io vi dico ci sono dei prestanomi, e uno è da cercare in questo LAVIERI: indagate questo LAVIERI Gino. Questo è un imprenditore edile. ………………………………………..OMISSIS…………………………………………… SCARCIA Salvatore – Indagate su questo LAVIERI Gino, perché lui… ……………………………………..OMISSIS…………………………………………….. SCARCIA Salvatore – Allora nel mese di marzo del 2007, è stata emessa una… è stata eseguita una custodia cautelare… PROCURATORE – Nel 2007, cioè adesso? SCARCIA Salvatore – Sì. Una custodia cautelare della Procura Antimafia di Potenza di cui questa custodia cautelare, chiesta dal PM dottoressa GENOVESE, firmatario la dottoressa ROMANIELLO, raffigurava il nome di Luca LAVIERI. Luca LAVIERI, dove a suo carico nonostante aveva delle intercettazioni non è stato arrestato. Io se volete, io leggo quello che è scritto qua. PROCURATORE – Questo ce lo può dare? No? SCARCIA Salvatore – Facciamo una copia? PROCURATORE – Facciamo una copia, sì. SCARCIA Salvatore – Questa è l’intercettazione… PROCURATORE – E’ inutile che la legge. Guardi, questa è l’ordinanza di custodia cautelare… no? SCARCIA Salvatore – La richiesta… PROCURATORE – …la richiesta di misura cautelare emessa nell’ambito del procedimento 579/04. Quest’atto lei come l’ha avuto? 193
SCARCIA Salvatore – Quest’atto l’ho avuto in quanto venne portato un ragazzo presso questo istituto ed era stato in cella con me e se l’è dimenticato, se l’è dimenticato perché venne scarcerato dopo il riesame e la fretta e furia andò via e mi rimase in cella a me e io ho dato un’occhiata e l’ho… PROCURATORE – Allora, questo che lei voleva leggere, è un atto che si trova a pagina 48 della predetta richiesta di misura cautelare… SCARCIA Salvatore – Dell’allegazione, sono degli allegati questi che vanno alla misura cautelare. PROCURATORE – Degli allegati alla misura cautelare. Va bene. SCARCIA Salvatore – Qui c’è una intercettazione che si parla: . PROCURATORE – Scusi signor SCARCIA, siccome abbiamo dato atto che l’acquisiamo, è inutile che ce lo legge, questo l’acquisiamo. SCARCIA Salvatore – Ah… PROCURATORE – Se lei vuole aggiungere qualcosa con riferimento all’atto. SCARCIA Salvatore – No, si parla di droga qua. PROCURATORE – Cioè l’atto lo prendiamo, quindi è inutile che lo legge, se lei vuole dire qualcosa rispetto all’atto… Maresciallo MUSARDO – Il motivo per il quale secondo lei è importante… PROCURATORE – Perché ne sta parlando? SCARCIA Salvatore – E’ importante perché ritengo che anche qui ci sia stato un intervento da parte di GALANTE verso la ROMANIELLO, a non arrestare questo ragazzo. PROCURATORE – L’intervento del Procuratore verso il GIP che ha emesso la misura? SCARCIA Salvatore – Sì. Maresciallo MUSARDO – Per quale motivo non doveva essere arrestato questo ragazzo? SCARCIA Salvatore – E perché è figlio del noto imprenditore Gino LAVIERI… PROCURATORE – Del quale avete parlato prima? SCARCIA Salvatore – Di quello che ho parlato prima, compare di GALANTE…….omissis”. Riferiva il Ten. Col. dei Carabinieri Salvino PATERNO’, all’epoca dei fatti Comandante della Compagnia Carabinieri di Policoro: “….OMISSIS. PROCURATORE – Senta, all’epoca di quei fatti dal punto di vista criminale, SCARCIA Salvatore che ruolo aveva? PATERNO' Salvino – Sì, capo clan, vabbè, c’era il clan SCARCIA che era comandato da SCARCIA Emanuele. Clan totalmente familiare: il padre e sette fratelli, se non vado errato. SCARCIA Salvatore era il fratello maggiore, no vabbè, fra i fratelli maggiori, però quello che dopo che il padre morì per crepacuore dopo che il figlio, uno dei figli collaborò con me e diventò collaboratore di giustizia, morì di crepacuore nel carcere e SCARCIA Salvatore assunse il ruolo di capo clan. PROCURATORE – Operava pure nella zona di MARINAGRI, SCARCIA? MARINAGRI, per capirci… PATERNO' Salvino – MARINAGRI… parliamo di Enzo VITALE, sì. Per quanto riguarda Enzo VITALE, per quanto l’ho conosciuto io nel periodo che sono stato là, era vittima degli SCARCIA, pagava… PROCURATORE – Vittima di estorsione? PATERNO' Salvino – Di estorsione, pagava le estorsioni. Era stato minacciato in passato - questo lo riferì un collaboratore tale DI NOIA Adriano - era stato minacciato proprio da SCARCIA Salvatore con una pistola e dato che lui tendeva a non pagare, cercava di resistere a queste forme di estorsioni, SCARCIA Salvatore una sera dentro l’ITTICA VALDAGRI con il calcio della pistola lo 194
colpì in fronte. Dopo che il collaboratore parlò, io andai da VITALE per sentirlo, come persona informata sui fatti, e per la verità lui all’epoca collaborò, anche perché gli SCARCIA erano stati tutti arrestati. Quindi per me era una vittima degli SCARCIA. Il progetto dell’ITTICA era solo il modellino là sopra e non c’era assolutamente nulla…….OMISSIS”. Con riferimento alle occasioni conviviali consumatesi presso MARINAGRI, ovvero presso l’ITTICA VALDAGRI, riferiva il dr. GALANTE in denuncia: “…omissis…la mia frequentazione della predetta azienda risale nel tempo, all’anno 1971, quando ovviamente MARINAGRI non esisteva, e solo ed esclusivamente per ragioni venatorie (peraltro al presidente VITALE mi lega una antico sincero rapporto di amicizia, e null’altro); inoltre le stesse ragioni venatorie sono venute meno già dall’anno 2006, e cioè dal momento in cui il VITALE ha iniziato i lavori di costruzione del villaggio contestualmente interrompendo l’esercizio dell’attività venatoria; la mia partecipazione, in MARINAGRI, a riunioni conviviali varie con altri magistrati, noti politici o ufficiali dei Carabinieri si è limitata a pochissime occasioni risalenti a diversi anni fa (una sola volta con il gen. Di Napoli, allora comandante regionale dei Carabinieri, tre o quattro volte con la dott.ssa GENOVESE e con il coniuge, dr. CANNIZZARO, anche lui presente sporadicamente, sino a tre anni fa, sui terreni dell’azienda per esercitare attività venatoria; poi non più);…omissis………”. Anche l’allora Tenente Pasquale ZACHEO, Comandante della Compagnia Carabinieri di Policoro, segnalava che presso la MARINAGRI, prima ITTICA VALDAGRI, si svolgevano “pranzi, cene e feste ed incontri vari” a cui partecipavano gli stessi personaggi indicati dallo SCARCIA, ovvero la GENOVESE e suo marito, dott. CANNIZZARO, GALANTE, LAZZAZERA (ex Presidente del Tribunale di Matera), il Ten. Col. GENTILI ed il Gen. DI NAPOLI, all’epoca Comandante Regionale dei CC della Basilicata (il tutto smpre in un rapporto di inossidabile promiscuità tra controllori e controllati). Riferiva ancora SCARCIA della richiesta da parte di VITALE Vincenzo, della dr.ssa GENOVESE, di suo marito, dott. CANNIZZARO, del dr. GALANTE, del dr. AUTERA e del Col. GENTILI (all’epoca ancora in servizio quale responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Carabinieri presso la Procura della Repubblica di Potenza), di “…..fare qualcosa all’allora Sindaco di Scanzano Jonico dott. ALTIERI…”. In merito a tale episodio lo stesso testualmente riferiva quanto segue: “……OMISSIS. Rimasi da solo con il VITALE, GALANTE, GENOVESE e il marito, AUTERA e GENTILI. Cercavano un dialogo con me, facendomi capire con discorsi un po’ strani se potevo fare qualcosa ad ALTIERI Mario. Facendomi capire, con discorsi un po’ strani, che dove ci trovavamo doveva avvenire un “paradiso terrestre” e che per colpa di uno stronzo il tutto era stato bloccato. Alchè rispondevo di chi si trattava, rispondevano: “Del Sindaco di Scanzano Jonico……OMISSIS”. Riferiva ALTIERI Mario, Sindaco di Scanzano Jonico all’epoca dei fatti relativi alla MARINAGRI, di essersi opposto agli atti amministrativi posti in essere dalla Regione Basilicata a favore del progetto della MARINAGRI. Il motivo della sua ferma opposizione era da individuare in alcune irregolarità che lo stesso aveva rilevato nell’iter che la Regione, all’epoca presieduta da BUBBICO Filippo, voleva seguire, in tal modo favorendo un privato (la MARINAGRI e per essa il suo amministratore VITALE Vincenzo) a discapito dell’interresse pubblico. L’ALTIERI ricollegava tutte le sue disavventure giudiziarie e le minacce ricevute dalla criminalità organizzata a mezzo di attentati incendiari e attraverso l’uso di esplosivo, alla sua posizione riguardo al progetto MARINAGRI, ovvero all’iter amministrativo che si voleva seguire al fine di renderne possibile la realizzazione. Riscontra lo SCARCIA riguardo la richiesta fattagli da VITALE, GENOVESE, CANNIZZARO, GENTILI ed AUTERA, “….di fare qualcosa ad ALTIERI…”; 195
ulteriore riscontro è quello relativo alla presenza dei magistrati presso la sede della MARINAGRI in occasione di pranzi e cene organizzati dallo stesso VITALE. Riferiva l’ALTIERI: “……..Omissis. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Stava dicendo, che cosa successo? ALTIERI Mario – Adesso le spiego. Tutto questo parte dal ’98. Chiaramente ci sono dei rapporti molto molto amichevoli e confidenziali tra l’ex Procuratore della Repubblica della DDA di Potenza, GALANTE, che vive a Scanzano, cioè ha una azienda agricola di Scanzano, una azienda agricola che ha acquistato trenta anni fa dal VITALE, riveniente da un'altra operazione grossa che fece il VITALE; tutti i terreni di Scanzano, tutta la città di Scanzano era di proprietà di una società che si chiamava SAIS, Società Agricola Immobiliare Scanzanese o Scanzano, non ricordo… Stavo dicendo, quindi vive a Scanzano. E da loro periodicamente ci sono dei pranzi che hanno fatto in questo periodo, in questi anni – diciamo ciclicamente una volta ogni venti giorni – dove partecipavano a questi pranzi quattro o cinque persone, tra cui il VITALE e il GALANTE, spesso organizzati da un signore di Policoro che vende pianoforti etc., adesso non ricordo il cognome. Naturalmente a questi pranzi – che poi si dilungano per alcune ore – chiamano sempre a suonare qualcuno e quasi sempre chiamano a suonare un mio amico di Scanzano con la fisarmonica e la chitarra. E il mio amico è da cinque - sei anni, dal 99, 2000, che mi dice: “Mario stai attento perché c’è VITALE che sta dicendo continuamente a GALANTE: Non sei capace di farmi fuori sto delinquente di Scanzano, sto Sindaco di Scanzano...” E in effetti il GALANTE tenta una grande operazione. Mi iscrive in un registro – perché io presumo, poi ho acquisito, ho saputo che le Procure per non chiedere le autorizzazioni hanno tre filoni per mettere sotto controllo un cittadino: traffico di droga, traffico di armi e il 416 bis – mi iscrive in un registro, che tenevano evidentemente aperto, per traffico di armi. Tra l’altro questo mi ha fatto pure molto piacere perché io sono contro la caccia, non ho mai avuto una pistola, mai un porto d’armi, mai un fucile, nella tradizione della mia famiglia non abbiamo mai avuto un’arma, però mi iscrive nel registro traffico di armi e mi mette sotto controllo telefonico – perché ho avuto poi in alcuni procedimenti modo di vedere – e soprattutto una microspia in macchina che ho portato per tre anni. Evidentemente cercavano tangenti, cercavano appalti truccati etc., etc. Dopo tutto questo, dopo quattro o cinque anni, forse per giustificare le spesa, etc., etc., sulla base di uno scherzo… – e adesso io le dico fatti che sono anche scaduti come tempi di indagine e ancora non sappiamo dove devono portare, ma io le dico perché lei possa in futuro avere cognizione, in base a come si svilupperanno i fatti, della verità che io le sto confessando – …sulla base di uno scherzo che abbiamo fatto ad un amico, questi mi fanno una operazione per brogli elettorali, una cosa che non c’è né in cielo né in terra, tra l’altro utilizzando, dico io, anche come strumento, il capitano dei Carabinieri di Policoro ZACHEO, il quale anche di recente, che ho parlato, ho chiesto: “Ma lei è convinto che ci sono stati brogli elettorali?”, dice: “Sì”, dico: “Vabbè, allora non ne parliamo”. Nonostante i Carabinieri hanno fatto verifica che tra tutte le schede… tutte le persone… casa per casa… perché sono quattromila e rotti votanti, sono andati a verificare i votanti con le schede elettorali e hanno coinciso perfettamente, per ben due volte. Allora mi montano su e l’operazione è firmata dottoressa GALANTE - GENOVESE. Io le devo portare – che stamattina non le ho portato – un articolo che ho fatto quindici giorni prima che operassero la grande operazione della custodia cautelare, nel quale denunciavo lo stato di incompatibilità di alcuni magistrati nella Procura di Potenza, perché non si poteva tenere una Vice – presumo che abbia il ruolo di Vice – con il marito che è stato nominato… La DDA di Potenza ha fatto, negli ultimi dieci anni, una lista elettorale, perché il connubio che c’era tra il vertice, la giunta regionale e alcuni esponenti dell’economia lucana, era tale per cui, ogni qualvolta si dovevano fare liste elettorali, c’era qualcuno emergente che doveva essere scardinato, subito gli arrivavano avvisi di garanzia. E uno di questi protagonisti, di queste vittime, è stato proprio l’attuale Presidente della Regione De FILIPPO, il quale è stato arrestato e gli hanno fatto 196
un processo nel giro di tre quattro mesi nel quale è risultato assolto, come si chiama la procedura… d’urgenza… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Rito abbreviato? ALTIERI Mario – Rito abbreviato sì. E, guarda caso, in quel periodo, subito dopo quel periodo, DE FILIPPO ha dovuto mollare il suo uomo nominato in una ASL del potentino, lo ha dovuto mollare perché lo difendeva, perché poi si sa, la politica e i partiti si dividono, il sottogoverno è normale, ogni partito ha gli uomini suoi, DE FILIPPO nel momento in cui ha mollato quello, guarda caso, ha potuto fare pure il Presidente delle Giunta Regionale, perché mollando quello c’è stato un turnover poi, per poter portare il marito della GENOVESE a Direttore Generale dell’ASL di Potenza, del San Carlo di Potenza. ………………….OMISSIS. ALTIERI Mario – Perché che succede? Che succede? Che succede? Che qui poi le cose si intrecciano e si intrecciano anche con il comune amico ZACHEO, devo dire la verità, il quale… Io voglio dire, una persona che io pensavo che fosse complice di tutto il disegno criminoso che è stato ordito ai miei danni, però quando ho visto che ha sostenuto questa operazione MARINAGRI, è stato uno dei protagonisti, diciamo, a denunciare etc., etc, io sono andato a trovarlo. Io avevo preparato una lettera a mia firma, perché io firmo le mie lettere sempre, un esposto ai vertici dei Carabinieri e della Procura sul comportamento di ZACHEO. Perché quando avremo modo, spero anche in sua presenza, io le voglio esporre con documenti alla mano come si costruisce una associazione a delinquere, soprattutto con l’aggravante dell’articolo 7, anche se la Cassazione l’ha distrutto. E pensavo che fosse questo. Quando ho visto questo sono andato a trovarlo e ho detto, dico: “ Non vi davo l’un per cento di credibilità, ma dopo questa operazione forse avete guadagnato il cinquanta per cento. Infatti sono felice di non aver spedito la lettera perché mi sono posto il problema, nel momento in cui la dovevo spedire, se non fosse in buona fede il vostro comportamento.” E così non la spedii. Però, storia recente, di una settimana fa: io sono titolare di una televisione, sempre su una operazione – anche se ZACHEO si è giustificato che era vecchia di due anni fa – mi imbastiscono, mi sequestrano la televisione, che domani mattina il Tribunale del Riesame dissequestrerà e che io denuncerò perché ci sono tutti gli estremi, quei rari casi dove posso portare il GIP direttamente in sede civilistica per danni, perché la televisione la può chiudere solo il ministro, a meno che non c’è traffico di droga, di armi e non ci sono altri reati, per l’aspetto editoriale solo il ministro può chiudere una televisione. Il GIP Romaniello si dichiara incompetente, scritto nel decreto, ce l’ho qua, incompetente, però dice: “Sequestro e mando gli atti alla Procura di Matera”. Cioè è una cosa gravissima, perché ha preso coscienza che è incompetente, quindi non mi poteva assolutamente… , sulla base di un articolo del 2004, una denuncia fatta da un giornalista del 2004, il giornalista che mi ha fatto due mesi fa un articolo proprio sulla vicenda MARINAGRI – quando avete fatto scoppiare il primo caso, la prima fase etc., etc. – mi ha intervistato lodando che… l’unico che ha mantenuto sempre queste posizioni, facendo un bel articolo di lode. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Perché ve l’hanno sequestrata ? Cioè qual’era l’ipotesi di reato? Diffamazione? ALTIERI Mario – Per diffamazione, sono servizi che facemmo… nel 2004… per questo motivo. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Su questa vicenda del… lei ha avuto modo di interloquire con qualche magistrato di Matera su questa vicenda del sequestro della televisione? ALTIERI Mario – Sono stato a trovare CHIECO una settimana fa. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Il Procuratore ? ALTIERI Mario – Il Procuratore, spiegandogli un pochettino la cosa, siccome ero andato a Potenza perché volevo fare subito una richiesta di dissequestro al PM che aveva fatto la cosa. Ha detto: “No, ho mandato già le carte a Matera”. Bugia, perché stamattina ancora non sappiamo se sono arrivate le carte a Matera, per fortuna domani c’è il Tribunale del Riesame. Però è la ROMANIELLO che ha firmato la cosa e la ROMANIELLO è succube psicologica della GENOVESE. E questo è l’ultimo colpo di coda che mi ha fatto la GENOVESE con 197
GALANTE. Chiaro? Perché GALANTE vive a Scanzano, c’ha il figlio notaio, che non è titolare del distretto di Scanzano però ha lo studio lo stesso. E chiaramente ci sono dei precedenti con il GALANTE, ma adesso non voglio portare troppa carne a cuocere. …………………………………………..OMISSIS……………………………………….. ALTIERI Mario – …………..Omissis. Torniamo un pochettino invece ai rapporti. Le stavo dicendo che io ho subito due incendi ad una mia attività per un danno di 500.000 euro, una attività che ho a Scanzano di raccolta plastica, siccome, diciamo, è una zona molto agricola, c’è molto uso di plastica, quei tunnel che si mettono sulle colture agricole e quindi, diciamo, c’è una attività dove raccolgo la plastica; ho subito una lettera minatoria nel 2001 con un detonatore dentro, tutte cose che ho denunciato regolarmente, sia chiaro; e vicino alla televisione, quando la stavo per aprire, abbiamo dovuto rinviare di due anni l’apertura perché abbiamo trovato una bomba, una bomba non esplosa, una bomba che la Polizia di Scanzano… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questo lei lo ricollega in qualche modo a questa vicenda MARINAGRI? ALTIERI Mario – Io? In quegli anni l’unica cosa significativa era solo la MARINAGRI. P.M. dott. DE MAGISTRIS – La battaglia politica che lei stava facendo di un certo peso… ALTIERI Mario – Non esisteva niente prima… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Stava dicendo l’unica attività… ALTIERI Mario – Era questa. Io mi sono portato… sono stato… – non so se sono stato chiamato o se sono andato, adesso questo è un aspetto… – alla DDA di Potenza su questa vicenda dei bossoli (soprattutto della lettera e degli incendi) e fui sentito dalla GENOVESE alla presenza di GALANTE e io esposi l’unico mio sospetto – ma non era di più di un sospetto – e l’unico motivo che potevo avere di preoccupazione era questa posizione che avevo sulla MARINAGRI, gliel’ho fatto mettere a verbale ed è finita lì. Quindi queste mie pressioni malavitose le collegava soltanto alla mia posizione sulla MARINAGRI. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E questo lei fino a quando ha avuto sentore, oltre che contezza diretta per gli episodi che ha raccontato? ALTIERI Mario – Fino a quando sono venuti i commissari ad acta, dopo di che non ho avuto più fastidi, se non poi, i fastidi più grossi che sono venuti direttamente della DDA con l’operazione di SCANZANO. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E lei la collega a questa sua… ? ALTIERI Mario – E’ direttamente collegata, no la collego, è direttamente collegata, perché se c’è reato significa che non è collegata, significa che io sono un malavitoso e significa che la DDA ha fatto una bella operazione, ma siccome il reato non c’è perché non è mai esistito il presupposto del reato… L’unico presupposto sta che il Sindaco di Scanzano ha raccomandato dei presidenti di seggio, una cosa che io faccio politica da trentacinque anni e non ho mai fatto, che però mi vedevo ogni volta gli stessi presidenti di seggio etc., etc., e tutti quanti mi dicevano: “No basta un avvocato…”e cose. E’ capitato nel 2005 che abbiamo fatto una riunione politica una mattina a Potenza e mentre ce ne venivamo – ero con l’avvocato LABRIOLA, Presidente dell’Ordine, Dirigente Provinciale di Alleanza Nazionale – ha detto: “Mario, ti dispiace se perdiamo mezzora che devo passare dalla Corte d’Appello?” Siccome era due mesi prima che… dico: “Ma scusa ma chi fa le nomine per ste cose?” Dice: “La dottoressa tot, la segretaria del presidente…” P.M. dott. DE MAGISTRIS – La LO NIGRO ? ALTIERI Mario – La LO NIGRO. Dico: “Scusa, ma non me la puoi presentare?” Dice:“Sì, sì”. Me l’ha presentata etc., etc, gli ho segnalato dei nominativi. Quella LO NIGRO mi disse quella mattina, dice: “Vedete Sindaco che noi abbiamo avuto le direttive che dobbiamo prendere presidenti che hanno già avuto delle esperienze, perché siccome combinano sempre casini etc., etc, c’hanno 198
consigliato di prendere gente già che ha fatto sta cosa”. Dico: “Ma non lo so mo questi se l’hanno fatto o no”, comunque gli ho dato dei nominativi. Il pomeriggio o il giorno dopo, adesso non ricordo mi chiamò LABRIOLA, dice: “Vedi che…, chiama la LONIGRO perché ci sono dei problemi sui nomi che hai dato”. L’ho chiamata, dice: “No vedete, ci sono questi tre quattro nomi che non l’hanno mai fatto e non li posso nominare”. Allora, siccome tenevo il verbale davanti perché il verbale, esistono due verbali…, il verbale lo facciamo nei comuni, lo elaboriamo attraverso una affissione ogni ottobre di ogni anno, dico: “Allora vediamo, questo lo può fare, questo lo può fare…” e così lei con il registro di là e io con il registro di qua… Se questo è un reato io me ne assumo la responsabilità, li ho segnalati. Ma da questo poi parte… com’è stato tutto il problema? Che è bene che si legga la mia deposizione fatta. Uno di questi presidenti di seggio è un giovane avvocato a cui io… – per gli incarichi professionali da un punto di vista urbanistico (quindi ingegneri, geometri) e per gli incarichi legali, cerco sempre di coinvolgere tutti i professionisti del paese dandoli una volta a uno, una volta l’altro – e a questo avvocato avevo dato un incarico per un recupero crediti di una cessione di lotti nella zona artigianale. Quello mi chiamò una mattina e mi disse, dice: “Sindaco siete in ufficio che vengo a farvi firmare il mandato?” Dico: “Sì, sì, sono qua – dico – Vincè vieni che sono qua”. Chiuso. Di fronte a me c’era un giovane laureato in giurisprudenza che faceva pratica presso l’avvocato, c’era un altro signore, quindi eravamo in tre. Ha fatto il giovane avvocato – che è una persona serissima, mi meraviglio come certe volte come il diavolo ci mette la coda – mi dice: “Ma chi era Vincenzo?” “Sì”. “Siccome faccio presidente di seggio – quello non sapeva che magari io stesso lo avevo pure segnalato tra i nomi – dice: “Fa pure il presidente di seggio…” “vedi che faccia che fa, dicci se ci mette qualche scheda…” Io questo fatto sui testimoni che c’erano non l’ho potuto dichiarare perché sennò la GENOVESE me li avrebbe bruciati come testimoni, perché sono testimoni che se magari un giorno ci sarà il processo, li devo citare in processo, però sulle intercettazioni c’era scritto, anche sui giornali: “Risate, risate generali, risate a più voci”, quindi significa che il colloquio non era a quattr’occhi. Allora quando è arrivato questo avvocato, mi ha fatto firmare, dico: “Vincè ma farai il presidente di seggio pure quest’anno?”. Dice: “Sì, sì”. “E perché non ci dai una mano con DI LORENZO”, che era il candidato che io sostenevo. Dice: ”No, già lo so che lo votate, già lo voto pure io”. Dico:“Perché non ci dai una mano che ci metti qualche scheda in più?” Dice: “Io veramente una scheda me la metto sempre da parte, come tutti i presidenti di seggio, che se poi alla fine qualche scrutatore non ha annotato qualcuno che si è distratto, d’accordo con i rappresentanti di lista, etc., etc., la mettiamo in bianco senza strappare pagine di verbali”. Dico: “Vincè non ha capito, tu quando vedi che c’è meno affluenza cacci tutti dal seggio.. – un seggio è composto da quattro scrutatori, un segretario, il presidente (sei) e almeno, come era in quelle regionali, quindici rappresentanti di lista che fanno parte del seggio, nessuno li può allontanare – …caccia tutti, rappresentanti di lista…, ti chiudi dentro, così non ti vede nessuno, piglia cinquanta schede, le voti DI LORENZO e le imbuchi dentro”. “Ma no, come devo fare…”, cominciava a sudare, tutti a ridere, ecco risate generali. “Oh, Vincè, vedi che stiamo scherzando…” e tutti a ridere, poi siamo andati a bere al bar, etc., etc. Sulla base di questo, siccome mi inseguivano da cinque anni, da cinque anni mi inseguiva la DDA, con microspie in macchina, che ho dato in permuta la macchina e sono andato a recuperare del meccanico della concessionaria a Bari la microspia che avevo in macchina, che me lo ha detto lo stesso meccanico quando ci sono ritornato, dice: “Vedi qua…”. Ecco perché, oltre a risultare poi dagli atti successivamente… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ritornando un attimo indietro – perché poi le carte del processo noi le abbiamo prese – quindi lei lo collega all’attività politica ed istituzionale che lei ha fatto per quanto riguarda la realizzazione del Villaggio MARINAGRI? ALTIERI Mario – Solo a quello, non la collego, solo a quello. Ed io non sono una persona che… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Vediamo un attimo i rapporti. L’operazione “brogli di Scanzano” viene fatta, dal punto di vista giudiziario, dalla GENOVESE e da GALANTE. 199
ALTIERI Mario – Solo. M.llo MUSARDO – Da un certo punto in poi solo la GENOVESE? ALTIERI Mario – Sì, perché il GALANTE, a quel punto, aveva la preoccupazione di essere coinvolto poi direttamente per altre situazioni. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E quindi vediamo un attimo i rapporti, perché diventa importante. ALTIERI Mario – Lo stesso ZACHEO – attenzione chiedeteglielo – ha avuto sollecitazione, in una settimana più volte, a cucire per chiudere questa operazione. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Allora, vediamo un attimo i rapporti – in parte lei li ha già detti – tra GALANTE - VITALE ed eventualmente GALANTE con coloro i quali, soprattutto a livello regionale o a livello di amministrazione di Policoro, hanno voluto fortemente questo progetto, e GENOVESE - VITALE o GENOVESE politica, in parte lei lo ha già detto, tramite il marito. ALTIERI Mario – Il rapporto GALANTE - VITALE è un rapporto antico che risale a trenta trentacinque anni fa, allorquando GALANTE… allorquando VITALE acquistò la SAIS, che era la società che era proprietaria di tutti i terreni e di tutti i centri urbani di Scanzano, tranne il centro urbano che riguardava la riforma agraria. Quindi è una operazione da diverse decine di miliardi dell’epoca, pagata, mi dicono, a seicentocinquanta milioni. E ci furono una serie di esposti, perché si trattava di una donazione data ad un orfanotrofio di Napoli e per poter vendere una donazione, ci vuole il decreto del Presidente della Repubblica. VITALE…, mi pare che l’allora Presidente della Repubblica era il vostro compaesano…, come si chiamava? P.M dott. DE MAGISTRIS – Leone ? ALTIERI Mario – Leone. VITALE riuscì ad avere la cosa e quindi acquistarono questa cosa. Però, siccome ci furono una serie di esposti in Procura, qualcuno, qualcuno ha archiviato tutti questi esposti e guarda caso oggi i protagonisti – io faccio soltanto una considerazione – i protagonisti del vertice della Procura e del Tribunale di Matera di allora, si trovano tutti proprietari di aree dell’ex SAIS, che oggi sono tutti terreni edificabili. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Cioè chi sarebbero? ALTIERI Mario – LAZAZZERA, che era Presidente, mi pare del Tribunale, GALANTE che era il Vice Procuratore mi pare all’epoca, etc, cioè, voglio dire, ed altri per interposte pure persone, non so, adesso c’è da verificare un pochettino le proprietà, però questi direttamente e palesemente noti perché sono proprietari. Allora ci sono stati sempre e si sono sempre coltivati questi rapporti. Anche ai giorni nostri si sono coltivati, ripeto, questi pranzi e cenette di recente stanno a testimoniare. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ma GALANTE, che lei sappia, aveva interesse anche ad acquistare immobili in MARINAGRI? Ha mai saputo qualcosa di questo aspetto? ALTIERI Mario – C’è da vedere la cronistoria della proprietà dell’Ittica Val D’AGRI. L’Ittica VALDAGRI è un’altra società del VITALE e dove ci sono stati in passato diversi soci che poi, per varie ragioni, sono entrati, sono usciti etc., etc. Non lo so, io non posso riferire fatti di cui non posso portare prove certe e quindi non mi dilungo a dire se ci sono interessi o non ci sono interessi. Certo c’è stata tutta attività… Le dico una cosa importante. Il colonnello GENTILE, che mi pare aveva il grado di colonnello… P.M dott. DE MAGISTRIS – GENTILI. ALTIERI Mario – GENTILI, che stava alla DDA, è venuto per sei mesi a fare terrorismo al sottoscritto al Comune di Scanzano, a sequestrare atti sulla MARINAGRI, etc., etc., per creare una sorta di pressione psicologica, prima che fossero nominati i commissari ad acta, chiaramente per condizionare psicologicamente me e gli uffici. Perché avere sto colonnello periodicamente per gli uffici, chiaramente lei sa benissimo che cosa ingenera anche nei dipendenti e nei dirigenti. Guarda caso, nel momento in cui va in pensione, questo GENTILI va a fare il responsabile della sicurezza alla MARINAGRI. Qui c’è qualcosa che non funziona! Allora 200
la DDA, quando è venuta a fare l’inchiesta a Scanzano, siccome la posizione del Sindaco e dell’amministrazione di Scanzano era in antitesi con Policoro e con la regione, allora perché hanno archiviato la procedura? Perché hanno trovato evidentemente la posizione di Scanzano legittima, perché se avessero trovato illegittima la posizione di Scanzano, gli arresti sarebbero scattati in quella circostanza. E perché l’hanno archiviato? E perché non hanno inseguito poi invece le posizioni irregolari di Policoro e della Regione Basilicata? Cioè qui c’è qualcosa che non funziona! Lei mi dice, collegamenti. Ma più collegamenti di questi! C’è un collegamento diretto tra la DDA e gli interessi MARINAGRI di protezione di una certa… E devo dire che quando la giunta regionale si spinge a fare questi atti è perché aveva la protezione di qualcuno in sede giudiziaria. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi i collegamenti, lei mi sta dicendo, vediamo se ho capito bene, non sono solo tra GALANTE – mi pare di capire anche la GENOVESE – e VITALE (quindi la proprietà di MARINAGRI), ma anche con i vertici della regione e con l’amministrazione di Policoro? ALTIERI Mario – Eh, l’amministrazione di Policoro… Io devo dire una cosa. Io sono convinto che l’amministrazione di Policoro ha agito per ignoranza e non per malafede. Cioè nel senso, un progetto bellissimo, che porta occupazione, che porta etc., etc., quale amministrazione non lo sposa? P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi quando lei parla di legame di copertura si riferisce ai vertici della regione ? ALTIERI Mario – I vertici della regione che si sentivano in qualche modo protetti dal livello giudiziario investigativo. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Si riferisce a BUBBICO ? ALTIERI Mario – Mi riferisco innanzitutto a BUBBICO che è stato un pochettino l’anima, diciamo propulsore delle varie iniziative, delle delibere. Si evince. Quale presidente va a fare un decreto contro una legge che è il piano? Come se io faccio un regolamento comunale e poi mi faccio un decreto del Sindaco che viola il regolamento comunale. Non è possibile, non c’è più logica di diritto su queste cose. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Pure la GENOVESE aveva, che lei sappia… – lei ha parlato di rapporti di frequentazione diretta, fino ad oggi praticamente, tra GALANTE e VITALE – le risultano pure rapporti tra la GENOVESE e VITALE? ALTIERI Mario – Allora, il rapporto tra GENOVESE e VITALE è stato creato da GALANTE perché si dice, ormai in maniera diffusa, che il figlio di GALANTE ha vinto il concorso a notaio grazie all’intervento del marito della GENOVESE, CANNIZZARO – questa è voce comune in tutta la regione – perché attraverso la massoneria calabrese è riuscita a fargli vincere sto concorso. Del resto, mi dicono tutti gli imprenditori che vanno a fare atti presso il notaio, che non è che spicchi molto per professionalità, soprattutto quando c’era ancora la possibilità di fare i cambi di proprietà delle auto – questo fatto penso che è di routine, è un fatto meccanico – si doveva consultare sempre con qualche notaio di Matera, soprattutto con CASINI di Matera. Quindi da questo poi io dico che la GENOVESE ha acquisito un ruolo dominate della DDA di Potenza. Perché – e sono convinto di questo – il GALANTE non è persona intraprendente, il GALANTE soffre la pressione della moglie nell’ambito familiare. Attenzione, vi sto facendo un profilo dell’uomo, che complessivamente l’uomo non è stato mai motivato da asti o da iniziative, cioè era abbastanza debole come carattere per non essere un protagonista, però nell’ambito, secondo me, della famiglia… Io sono sociologo, quindi delle analisi sui personaggi che frequento e che conosco nell’ambiente – non che frequento nel senso di familiarità, nell’ambiente e che conosco etc., etc. – cerco di farmele. E noi sappiamo benissimo quanto tutti i funzionari pubblici possano essere vittime delle proprie mogli, perché magari quando ritorniamo a casa, andiamo a coricarci insieme, oppure viviamo la vita di coppia, cominciamo a sentire: “Ma hai visto, il tuo collega si è fatto la villa in montagna, tu per fare la persona onesta, così, colà, non possiamo 201
mandare neanche i figli all’università, etc., etc”. Queste pressioni psicologiche le mogli le esercitano. Io devo dire che invece la personalità forte della moglie di GALANTE ha esercitato in passato queste pressioni sul marito per fargli fare passi imprenditoriali e quindi stringere amicizie con il VITALE, rapporti anche economici, visto che si è comprata una azienda agricola che all’epoca aveva il suo valore, come ce l’ha pure oggi, perché era una azienda agricola già trasformata, etc. Da un lato. Dall’altro lato, professionale, nel momento in cui CANNIZZARO ha aiutato il figlio, è chiaro che la moglie ha acquisito un ruolo importante sul piano psicologico. Ed era la moglie che teneva i contatti con la giunta regionale e non il GALANTE, era la moglie… cioè pardon, non la moglie, era la GENOVESE che teneva i contatti. Non a caso le archiviazioni per tante procedure, denunce ed esposti fatti su BUBBICO e sulla giunta regionale, sono state archiviate e sono state archiviate dalla GENOVESE o da qualcuno che psicologicamente ne subiva l’influenza rispetto a ciò che aveva ottenuto. E qui, diciamo, il quadro si chiude. P.M. dott. DE MAGISTRIS – I suoi rapporti con l’avvocato BUCCICO? ALTIERI Mario – I miei rapporti con l’avvocato BUCCICO sono ottimi perché è il mio avvocato, ancora fino ad oggi. Dico fino ad oggi, perché, per una serie di ragioni cambierò avvocato adesso, per il futuro. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Perché? Se lo può dire. E’ collegato in qualche modo a queste attività che stiamo facendo o no? ALTIERI Mario – No. Perché non posso accettare che BUCCICO, mio legale, sapendo ed essendo a conoscenza dell’aberrante operazione che hanno fatto ai miei danni… aberrante, perché come Sindaco, quindi come pubblico ufficiale io mi sono sempre mosso nell’ambito della tutela dell’interesse pubblico, quindi per essere stato un Sindaco che ha tutelato l’interesse pubblico è stato colpito perché, guarda caso, non si è piegato ad assecondare operazioni di questi tipo... Lui ne è a conoscenza, poi nel momento in cui ha la possibilità di fare una nomina a consulente dell’antimafia, mi nomina la GENOVESE. Allora c’è qualcosa che non funziona ed io per questo motivo, verificato questo, cambierò avvocato. Poi per il resto devo dire che non c’è stato mai un legame BUCCICO – MARINAGRI. ……………………………….omissis…………………………………………….. ALTIERI Mario – …………………omissis. Quindi, per esempio, vede, qui BUBBICO ha detto – poi ritorniamo sulla scorie, non voglio deviare – ha detto: “Sentiti i pareri… – quando ha fatto il primo decreto che poi è stato bocciato dal Tar – …sentiti i pareri del Sindaco di Scanzano e di Policoro…”. E’ falso totale… Ma poi il parere di un Sindaco lo si acquisisce a voce? E il Sindaco può dare anche un parere scritto personale o deve fare una deliberà? Cioè noi rappresentiamo un ente, ogni parere che dobbiamo dare lo dobbiamo esprimere attraverso un atto, non è che… Perché qui, lui per giustificare, dice che: “A seguito di ampia ed articolata discussione, i sindaci dei due comuni interessati hanno formalmente dichiarato di condividere ed apprezzare gli indirizzi illustrati…” Questo è il decreto che poi è stato bocciato dove dice che possiamo gestire per comparti il piano. Falso totale, io non sono stato mai interpellato, del resto se fossi stato interpellato dovevo dire: “Devo andare in consiglio comunale e acquisire il consenso del consiglio comunale”, io non posso dare un consenso su un piano che è legge, vi do un consenso verbale. Questo perché mi ha fatto ricordare adesso questo? Perché una cosa possono essere discorsi e discussioni che ci sono stati o che possono essere intercorsi (compreso BUBBICO) e una cosa sono gli atti invece. Cioè io non è che per fare una cosa come Sindaco a livello comunale, sento le persone e dico: “Sentiti… prendo questo provvedimento”, ma devo acquisire i pareri scritti degli enti coinvolti, non dei rappresentanti degli enti, pareri verbali dei rappresentanti degli enti, documenti scritti etc. Però, voglio dire, in quella vicenda, non c’è reato, se non un comportamento scorretto di BUBBICO nei miei confronti. Ma su questo lo potevo distruggere, non l’ho distrutto politicamente perché mi sento di essere uomo prima di tutto. 202
P.M. dott. DE MAGISTRIS – Quindi non ci sono fatti penalmente rilevanti che può rappresentare all’ufficio? ALTIERI Mario – Politicamente molto rilevanti, penalmente no……….OMISSIS”. Si evidenzia che VITALE Vincenzo era stato anche coinvolto, come segnalato dai Carabinieri di Policoro, in una vicenda nella quale era stato indicato di essere il mandante del tentato omicidio di Decio SCARDACCIONE, per fatti inerenti proprio il riconoscimento di proprietà di terreni oggi facenti parte della MARINAGRI. Sia le dichiarazioni dello SCARCIA, che quelle dell’ALTIERI, dimostrano l’interesse fattiva nella MARINAGRI da parte dell’ex Colonnello Pietro GENTILI, fin da quando lo stesso ricopriva l’incarico di responsabile della Sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Potenza – aliquota Carabinieri. Proprio in tale periodo si consumano gli interventi del GENTILI finalizzati ad intimorire alcuni personaggi che ostacolavano il progetto MARINAGRI, tra cui lo stesso ALTIERI. L’indagine sui “brogli di Scanzano” era stata, inizialmente, condotta dalla Sezione di polizia giudiziaria diretta da GENTILI. Quest’ultimo, mentre ancora era in servizio, versava la somma di € 100.000,00 alla ZORES, società che controlla la MARINAGRI, a sua volta controllata dalla famiglia VITALE e che, una volta congedatosi dall’Arma, è divenuto consigliere d’amministrazione in seno alla MARINAGRI S.p.a. ed alle sue controllate, nonché responsabile della sicurezza della stessa struttura, prendendo residenza all’interno della stessa. Con riferimento ai rapporti tra sodali si evidenzia che a seguito della perquisizione effettuata in data 27.2.2007, si rinveniva nel computer ubicato nell’ufficio della Procura di Potenza, in uso alla dr.ssa GENOVESE, un file concernente una missiva indirizzata: “A S. E. Il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello Potenza e avente ad oggetto: Richiesta di prosecuzione del servizio attivo per il Colonnello dei Carabinieri Pietro Gentili, in servizio presso la Sezione di P.G. della Procura della Repubblica di Potenza nella qualità di responsabile dell’Aliquota Carabinieri.””” In merito a tale file la dr.ssa GENOVESE, nella stessa sede intendeva spontaneamente dichiarare quanto segue: “……omissis. Con riferimento al documento stampato dal mio computer e relativo alla proposta di prosecuzione del servizio per il Colonnello GENTILI, non ricordo con precisione in quale momento e da chi è stato redatto, in quanto riporta il nominativo del Procuratore GALANTE come firmatario dell’atto. Ricordo però, che si presentò la necessità di consentire al Colonnello GENTILI, Dirigente della Sezione di P.G. dei Carabinieri presso questa Procura, la prosecuzione di attività di indagini già in corso in un procedimento di criminalità organizzata relativo al traffico di materiale nucleare. Ricordo in particolare che il Colonnello GENTILI aveva ricevuto numerose istanze e lettere da una persona che abbiamo sentito come persona informata sui fatti, per cui il colonnello aveva acquisito la fiducia di tale persona sentita nell’ambito del procedimento. …….omissis”. Nella stessa sede veniva sequestrata una certificazione avente ad oggetto “”VITALE VINCENZO. (nato il 1940) – società MARINAGRI del 26.02.2007. Del resto è evidente agli atti l’interesse di natura economica al progetto della MARINAGRI da parte dei coniugi GENOVESE-CANNIZZARO. La dr.ssa GENEVOSE pur di favorire in ogni modo i VITALE espleta indagini giudiziarie in maniera tale da danneggiare chi tentava di ostacolare, all’interno delle Istituzioni, l’illecita realizzazione del complesso turistico (attività investigativa diretta nei confronti dell’ALTIERI). Sui dati del traffico telefonico sia del dr. CHIECO che della dr.ssa GENOVESE, è emerso un contatto, di 1026 secondi, in uscita dall’utenza di CHIECO ed in entrata su quella della GENOVESE, avvenuto in data 23.9.2005, alle ore 10.26. In tale data veniva richiesta 203
l’archiviazione del P.P.121/03 – 21 inerente i fatti riguardanti la MARINAGRI, da parte della Procura della Repubblica di Matera. Dall’esame di un CD ROM sequestrato in data 27.2.2007 presso gli uffici della MARINAGRI, intestato “dati MARINAGRI”, si rinveniva un file nominato “nuova debitoria.xls”, formato da varie cartelle Excel, delle quali: - una nominata “ant_ terzi solo sorte capitale” dalla cui lettura si è potuto rilevare che tra i vari altri soggetti che avevano erogato delle somme verosimilmente a titolo di finanziamento a favore del VITALE Vincenzo vi fosse anche CANNIZZARO per una somma pari a £. 120.000.000. Che si tratti di finanziamento al VITALE è di riscontro la circostanza che a lato di alcune somme nella colonna nominata “garanzia” vi è l’indicazione dell’assegno bancario tratto dai conti correnti del VITALE Vincenzo e del figlio Ivan, ovvero delle società al primo riconducibili (SJCI, ZORES, ITTICA) posto a garanzia dell’erogazione di denaro. - una nominata “debitoria generale” dall’esame della quale si può evincere la situazione debitoria aggiornata al 30 settembre 2002 del VITALE e delle società a lui riconducibili ovvero la ZORES S.r.l., la SJCI S.r.l., la SAIS S.r.l. in liquidazione, la CONSYRIS S.r.l. in liquidazione, la MARINAGRI S.r.l., l’ITTICA VALDAGRI S.p.a., che ammontava a £.3.592.470.763, mentre quella del solo VITALE a £.1.480.100.400. Tra i creditori del VITALE vi è nuovamente il CANNIZZARO per un importo pari a £.180.000.000. La data di ultima modifica del file “nuova debitoria.xls” è del 21.10.2002 ore 16.43. Si riscontra, quindi, l’investimento effettuato dal CANNIZZARO nella MARINAGRI. Sempre a riscontro dei rapporti intercorrenti tra i coniugi GENOVESE – CANNIZZARO e la MARINAGRI, nelle persone degli amministratori, VITALE Vincenzo e VITALE Marco, figlio di quest’ultimo, si riporta la trascrizione di una conversazione avvenuta in data 14.2.2007, tra il dott. CANNIZZARO e VITALE Marco. LN 432 PROGRESSIVO 298
DATA 14/02/2007 12.09.15
VERSO Entrante
IMPORTANTE !!
DURATA 00:00:29
CHIAMANTE +393388595329 CHIAMATO +393356225432
INTESTATARIO VITALE Marco
UTENTE Marco
INTESTATARIO GENOVESE CAMILLO S.R.L.
INTERLOCUTORE CANNIZZARO Michele
SINTESI Marco chiama CANNIZZARO che dice di essere in riunione. Marco chiede se si devono incontrare e CANNIZZARO precisa che non ce n'è bisogno. sd C: CANNIZZARO Michele M: Marco ^^^^^^^^^^^^^^^^ C: pronto M: ciao Michele sono Marco C: ciao M: ti disturbo? C: no sono in una riunione M: ah e va bene C: dimmi M: niente volevo sapere se ci dovevamo magari incontrare C: no non c'è bisogno..non c'è bisogno.. M: aah..quindi C: non c'è bisogno M: ho capito..va bè Si salutano Fine trascrizione.---///
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In merito all’indagine sui cosiddetti “brogli di Scanzano” nell’ambito della quale l’ALTIERI verrà tratto in arresto su richiesta proprio della dr.ssa GENOVESE, riferiva il dr. GALANTE: “………OMISSIS. M.llo MUSARDO – Perfetto. Allora, dottore GALANTE, ora cambiamo argomento. Noi vorremmo capire, per quello che è a sua conoscenza naturalmente, perché non sappiamo se lo ha seguito lei quel tipo procedimento penale… GALANTE Giuseppe – Scanzano. M.llo MUSARDO – Scanzano Ionico, i brogli elettorali di Scanzano Ionico. Per quello che è a sua conoscenza, ci riferisce eventuali anomalie che ha notato in questo procedimento penale? Ovvero relativamente a – da quello che è potuto emergere – mancate iscrizioni di alcuni soggetti nel registro degli indagati, se è di sua conoscenza chi fossero questi soggetti, perché non sono stati iscritti e se in qualche maniera lei ha sollecitato il magistrato delegato (la dottoressa GENOVESE) a questa iscrizione. GALANTE Giuseppe – Dunque, io posso riferire gli eventi che attengono al procedimento cosiddetto “Brogli di Scanzano Ionico” sino al 6 marzo del 2006. Fu la data in cui – apro questa piccola parentesi – occasionalmente ebbi a scoprire che il Consigliere Regionale di AN, si chiama DI LORENZO, aveva sposato la figlia di una mia cugina. Non lo sapevo! Siete padroni di credermi, il Procuratore Generale è padrone di credermi, io lo affermo, io non conoscevo questa circostanza. Era accaduto che la sera – ricordo perfettamente la data, del 6 marzo – mi abbia telefonato mia cugina che vive a Mottola in provincia di Bari, dopo venti anni che non ci sentivamo – i rapporti erano, per così dire, rotti – e con uno stato di apprensione mi chiedeva notizie in ordine al genero. Dico: “Scusa – si chiama Isa, Isabella – Isa ma chi è tuo genero?”. “Come non lo sai? E’ il marito di mia figlia, di Titti e cioè il Consigliere Regionale di AN”. “Lo sto apprendendo in questo momento. Ora tu sai perfettamente che non sono venuto né al matrimonio di tua figlia, non so alcunché di questa situazione, va bene apprendo che il Consigliere Regionale DI LORENZO è il marito di tua figlia. Naturalmente non ti posso dire nulla in ordine al procedimento”. Cercai di tranquillizzarla. M.llo MUSARDO – Perché all’epoca già era venuto fuori, insomma… era stata eseguita la misura cautelare. GALANTE Giuseppe – Certo. Alchè, il giorno dopo, io rappresentai per iscritto questa situazione al Procuratore Generale il quale, dopo una interlocutoria, una missiva interlocutoria, accolse la mia astensione e nominò al mio posto il dottor Francesco BASENTINI che da quel momento in poi ha condotto il procedimento insieme alla dottoressa GENOVESE. M.llo MUSARDO – La GENOVESE era delegata anche? GALANTE Giuseppe – Era delegata già dal primo momento e ha svolto , sostanzialmente , tutte le indagini, sia quelle di carattere tecnico, intercettazioni telefoniche in particolare, sia quelle di carattere testimoniale, di assunzioni di informazioni e di acquisizioni documentali. Gli arresti furono fatti, mi pare, nell’aprile del 2005 quando io, coincidenza volle, ero fuori per un viaggio, ero negli Stati Uniti. Cosa accadeva? Molto dopo, cioè credo nella seconda parte del 2005, io poi… Vabbè gli arresti furono fatti…, ovviamente gli atti a rilevanza esterna del procedimento portano la mia firma ovviamente, oltre quella della dottoressa GENOVESE, però le indagini sono state svolte sostanzialmente e prevalentemente da lei. ……….OMISSIS.” La data della richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti dell’ALTIERI, il 24.5.2005, è il periodo di massima tensione tra MARINAGRI e l’amministrazione comunale di Scanzano Jonico in ragione del diniego di quest’ultimo Ente di assecondare le richieste della MARINAGRI. Si riporta l’elenco di alcuni degli atti rinvenuti presso la società MARINAGRI a seguito della perquisizione eseguita in data 27.2.2007, dai quali emerge riscontro circa l’opposizione dell’ALTIERI al progetto MARINAGRI: 205
- in data 20.7.2000 la MARINAGRI Spa, tramite l’avvocato Piero G. RELLEVA, presentava l’atto di intimazione e messa in mora nei confronti del Sindaco di Scanzano Jonico e dei Consiglieri che avevano votato la deliberazione consiliare n. 29 del 23.5.2000 con la quale annullavano la loro precedente delibera di approvazione dello schema di convenzione per il comparto B della MARINAGRI; - con nota n.0015053 del 5.4.2001, Il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione – Servizio per la Programmazione Negoziata, invia al Presidente della Giunta Regionale (BUBBICO), ed al Sindaco del Comune di Policoro (LOPATRIELLO Nicolino), nonché, per conoscenza, al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico (ALTIERI Mario) ed al CONSORZIO COSTA D’ORO, l’atto di invito e diffida trasmesso a quell’ufficio il 4.4.2001, prot.0014923 del 5.4.2001, dall’avv. SPATA in nome e per conto del Comune di Scanzano Jonico, chiedendo alle amministrazioni in indirizzo di fornire dettagliati elementi per le determinazioni di competenza. Nell’atto di contestazione inviato viene richiesto al Ministero competente di valutare negativamente la proposta della MARINAGRI in quanto manchevole del requisito della cantierabilità; - con nota n. 0020125 del 11.5.2001, il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Servizio per la Programmazione Negoziata, scrive al Presidente della Giunta Regionale (BUBBICO), ai sindaci di Policoro e Scanzano Jonico e per conoscenza al CONSORZIO COSTA D’ORO. Con tale nota, il citato Ufficio Ministeriale segnala un ulteriore atto di invito e diffida del Comune di Scanzano Jonico, avverso la proposta di contratto di programma in esame, con nota del 2.5.2001 n.0018165; - con nota n.14167 del 14.12.2001, indirizzata all’on. BALDASSARRI Mario presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla dr.ssa BITETTI Patrizia presso la segreteria C.I.P.E., al dr. Carlo SAPPINO presso il Ministero delle Attività Produttive – Direzione Generale per il Coordinamento degli incentivi alle imprese ed alla dr.ssa PASCOLI Anna presso il Servizio per la Programmazione Negoziata tutti di Roma, il dr. ALTIERI, Sindaco di Scanzano Jonico, contesta ancora una volta, con riferimento al progetto MARINAGRI, la mancanza delle necessarie autorizzazioni e chiede nuovamente la negativa valutazione dell’iniziativa. - in data 5.6.2001 con prot. Nr. 10/2201 il CONSORZIO COSTA D’ORO inviava una comunicazione diretta: o al Servizio per la Programmazione Negoziata Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, c.a. Direttore Dr. Alberto Versace; o al Presidente della Giunta Regionale della Regione Basilicata; o al Sindaco del Comune di Policoro; o Al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico; avente per oggetto “Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. – Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI”, con la quale il predetto Consorzio riscontrava la nota n. 0020125 del 11.5.2001 del Ministero del Tesoro, contestando quanto indicato dal Ministero in indirizzo, il quale aveva provveduto alla segnalazione di alcune problematiche inerenti la MARINAGRI comunicate dal Comune di Scanzano Jonico; - in data 4.7.2002 con prot. n. 37/2002 la MARINAGRI Spa invia una comunicazione diretta al Comune di Scanzano Jonico avente per oggetto: “Piano Particolareggiato esecutivo di iniziativa comunale Foce AGRI – Trasmissione progetto planovolumetrico esecutivo Comparto B (Rif. D.P.G.R. n. 711 del 09.09.1997 e D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001), con la quale la MARINAGRI S.p.a. trasmette il progetto planovolumetrico esecutivo relativo al 206
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Comparto B del P.P.E. Foce AGRI e lo schema di convenzione relativo all’attuazione del comparto B del PPE “Foce AGRI”, riservandosi di trasmettere lo schema di convenzione relativo alle opere di urbanizzazione che per natura e struttura interessano i territori di entrambi i comuni; in data 27.8.2002 con prot. n. 9659 il Comune di Scanzano Jonico invia una comunicazione diretta alla MARINAGRI Spa avente per oggetto: “Piano Particolareggiato esecutivo di iniziativa comunale Foce AGRI. Progetto planovolumetrico esecutivo Comparto B”, con la quale il Comune di Scanzano Jonico chiede la convenzione tra il Comune di Policoro ed il Comune di Scanzano Jonico, nei cui territori ricadono gli interventi per la realizzazione del Comparto B del planovolumetrico esecutivo, inviato dalla MARINAGRI; in data 5.9.2002 con prot. n. 49/02 la MARINAGRI Spa invia una comunicazione diretta al Comune di Scanzano Jonico e per conoscenza al Comune di Policoro avente per oggetto: “Piano Particolareggiato esecutivo di iniziativa comunale Foce AGRI – attuazione Comparto B (Rif. D.P.G.R. n. 711 del 9.9.1997 e D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001), con la quale la MARINAGRI trasmette nuovamente lo schema di convenzione tra la società scrivente ed il Comune di Scanzano Jonico relativo all’attuazione del Comparto B (per la parte ricadente nel Comune di Scanzano Jonico) e lo schema di convenzione tra la società scrivente ed il Comune di Scanzano Jonico relativa alle opere di urbanizzazione che per natura e struttura interessano i territori di entrambi i comuni, invitando e diffidando a provvedere a quanto richiesto entro e non oltre 15 giorni dalla data di ricezione della comunicazione, avvisando che, in difetto, la MARINAGRI avrebbe attivato le procedure per il commissariamento forzoso; in data 5.9.2002 con prot. n.9884 il Comune di Scanzano Jonico invia una comunicazione alla MARINAGRI e per conoscenza al Comune di Policoro, con riferimento alla nota del 5.9.02 della MARINAGRI avente per oggetto “Piano Particolareggiato esecutivo di iniziativa comunale Foce AGRI. Progetto planovolumetrico esecutivo Comparto B”, con la quale il Comune di Scanzano Jonico chiede copia di tutti gli atti deliberativi e concessori emanati e rilasciati dal Comune di Policoro, successivamente al D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001 e copia di tutti i pareri ottenuti connessi all’inserimento delle aree oggetto d’intervento, nella Zona SIC (sito di Interesse Comunitario); in data 13.9.2002 con prot. n.54/02 la MARINAGRI Spa in risposta alla nota 9884 del 5.9.02 del Comune di Scanzano, invia una comunicazione al predetto comune e per conoscenza al Comune di Policoro avente per oggetto: “Piano Particolareggiato esecutivo di iniziativa comunale Foce AGRI – attuazione Comparto B (Rif. D.P.G.R. n. 711 del 9.9.1997 e D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001), con la quale la MARINAGRI rinnovava l’invito a dare immediato avvio ai passaggi procedurali necessari a consentire l’attuazione del Comparto B del Piano, per la parte ricadente nel Comune di Scanzano, sottolineando che i termini di diffida di cui alla nota della MARINAGRI nr. 49/02 del 5.9.02 si intendono invariati; in data 28.10.2002 con prot. Nr. DCN/2D/2002/19603 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio invia una comunicazione diretta alla Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità ambientale, al Comune di Scanzano Jonico e al Comune di Policoro avente per oggetto “Piano Particolareggiato Esecutivo di iniziativa comunale con specifica considerazione dei valori ambientali “Foce AGRI”, con la quale il Ministero facendo seguito alla propria nota n. 12431 del 09.07.02, comunicava di essere in attesa di ricevere notizie circa l’eventuale avvio della procedura di valutazione d’incidenza relativa al Piano citato in oggetto che tenesse conto delle specifiche caratteristiche e degli obbiettivi di conservazione del Sito di Importanza Comunitaria: “Costa Ionica Foce AGRI”; in data 5.11.2002 con prot. Nr. 57/02 la MARINAGRI Spa inviava una comunicazione al Comune di Scanzano Jonico avente per oggetto: Piano Particolareggiato esecutivo di 207
iniziativa comunale Foce AGRI – Trasmissione progetto planovolumetrico esecutivo Comparto C (Rif. D.P.G.R. n. 711 del 9.9.1997 e D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001), con la quale la MARINAGRI invita e diffida a provvedere a quanto richiesto entro e non oltre 15 giorni dalla data di ricezione della comunicazione avvisando che in difetto avrebbe attivato le procedure per il commissariamento forzoso; - in data 25.11.2002 la MARINAGRI Spa notifica un atto stragiudiziale di diffida nei confronti del Comune di Scanzano Jonico, nella persona del Sindaco pro-tempore (ALTIERI), ad approvare lo schema di convenzione tra la MARINAGRI Spa ed il Comune di Scanzano Jonico relativa all’attuazione del Comparto B del Piano e la convenzione relativa alla attuazione delle opere di urbanizzazione del Comparto B del Piano che per natura e struttura interessano i territori di entrambi i Comuni di Scanzano Jonico e Policoro; ad approvare il progetto relativo alle opere di urbanizzazione del Comparto B e a rilasciare la concessione edilizia relativa alle opere di urbanizzazione del Comparto B del Piano, per la parte di opera ricadente nel Comune di Scanzano Jonico; - in data 5.5.2003 con prot. n.57/02 il Comune di Scanzano Jonico inviava una comunicazione alla MARINAGRI Spa avente come oggetto: “Richiesta copia atti”, con la quale riscontrando la nota della MARINAGRI avente prot. n.4681 del 28.4.2003 il Comune di Scanzano Jonico trasmetteva la nota n.1046 del 13.3.2003, inviata dal predetto Comune al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nonché al Ministero delle Attività Produttive, in risposta alle informazioni richieste dallo stesso Ministero, con nota n. DCN/2D/775/2003, con la quale tra l’altro chiedeva la negativa valutazione della proposta del contratto di programma avanzata dalla MARINAGRI. Infine, si evidenzia che il dr. ALTIERI, fin dal 2001, aveva segnalato alcune irregolarità rivenienti nell’approvazione del P.P.E. e nel progetto della MARINAGRI con specifici rilievi al Ministero delle Attività Produttive, poi Ministero dello Sviluppo Economico. Quanto segnalato dall’ALTIERI al predetto Ministero aveva creato delle difficoltà alla MARINAGRI in merito all’approvazione del finanziamento al C.I.P.E.. Di riscontro è la circostanza che la MARINAGRI, nell’aprile del 2001, rilevata l’impossibilità di superare le difficoltà opposte dal Comune di Scanzano Jonico e del suo Sindaco, si era vista costretta a cambiare la localizzazione di una delle opere candidate al finanziamento (HOTEL THALAS) che si trovava tra i Comuni di Scanzano Jonico e Policoro, rilocalizzandola completamente nel Comune di Policoro. Per effettuare tale “spostamento” la MARINAGRI richiedeva il cambio di destinazione d’uso dell’area dove inserire l’opera, che veniva concessa attraverso una procedura illegittima; grazie a tale cambio di destinazione d’uso ed alla nuova allocazione dell’opera, la MARINAGRI veniva, nel maggio del 2001, ammessa alla successiva fase istruttoria per l’ottenimento del finanziamento C.I.P.E.. Successivamente e sempre relativamente al contrasto opposto dall’ALTIERI, si evidenzia la corrispondenza sopra indicata dalla quale emerge ancora una volta il tentativo di quest’ultimo di fronteggiare le numerose irregolarità rilevate anche a seguito di provvedimenti del TAR Basilicata che andavano nella medesima direzione di quanto dallo stesso affermato. L’atteggiamento dell’ALTIERI ha sicuramente creato non pochi problemi al progetto della MARINAGRI, sia nella fase di ammissione a finanziamento che nella successiva fase realizzativa, tanto che per poter procedere nei lavori, la Regione Basilicata, ed in particolare, il presidente BUBBICO, avvalendosi dei poteri sostitutivi previsti dal D.P.G.R. 157/2000 adottò la deliberazione di G.R. n.299/01 e nominò un commissario ad acta presso il Comune di Scanzano Jonico per la firma degli atti inerenti il progetto. 208
Per quanto attiene agli ulteriori collegamenti tra i sodali si segnala che dall’esame delle rubriche telefoniche sequestrate a VITALE Vincenzo è emerso che lo stesso era in possesso di diversi recapiti telefonici riconducibili agli stessi. In particolare, si segnalano i nominativi di CANNIZZARO, LOPATRIELLO, PETRAGLIA (Reg. Basilicata – Segreteria BUBBICO, che è colui a nome del quale il VITALE, nell’aprile 2006, effettua un bonifico a sostegno della campagna elettorale per il candidato BUBBICO Filippo), GENTILI, POLIDRICA (società che ha ottenuto, all’interno della MARINAGRI, un appalto pari ad €.1.500.000, socia della società U.&T. Uomo e Territorio S.r.l. – la cui compagine sociale è costituita oltre che dalla citata società anche da BUBBICO Filippo, BUBBICO Luigi, BUBBICO Mauro Vincenzo, BUBBICO Tony, CAPUTO Francesco). Dall’esame dei files sequestrati in data 27.2.2007 dai computer in uso presso gli uffici della MARINAGRI è stato rinvenuto un file denominato “elenco telecomandi” con data di ultima modifica 17.11.2005 ore 11.10; il file è stato estratto dal PC con n.55719-OEM-004994239323 identificativo del disco rigido posto negli uffici dell’amministrazione della MARINAGRI (Arcuti Matilde). Dall’esame del documento è emerso che lo stesso risulta titolato “scheda possessori telecomandi” all’interno del quale è riportato un elenco delle persone e/o società nella disponibilità delle quali vi sono i telecomandi, verosimilmente utilizzati al fine di accedere alla struttura della MARINAGRI in maniera autonoma. Tra i possessori di tali telecomandi figura anche il dott. CANNIZZARO. Riferiva il dr. GALANTE: “………………….OMISSIS. A.D.R. La d.ssa GENOVESE mi ha parlato della MARINAGRI in due occasioni nell’anno 2006, quando i nostri rapporti erano ancora buoni. In particolare la stessa mi consigliò di non andare più a caccia presso i terreni della MARINAGRI ovvero l’ITTICA VALDAGRI, in quanto aveva consigliato il marito nello stesso senso. Sono a conoscenza, come già dichiarato nell’altra occasione in cui sono stato sentito, di interessi economici della famiglia GENOVESE – CANNIZZARO in MARINAGRI con investimento di denaro nella stessa società. A.D.R. Sono a conoscenza, anche per avervi partecipato personalmente, che la d.ssa GENOVESE, il marito dott. CANNIZZARO, il Generale dei CC DI NAPOLI ed il Col. dei CC GENTILI Pietro hanno partecipato in diverse occasioni a feste e cene organizzate presso la MARINAGRI. A.D.R. Nelle occasioni in cui ero presente io a tali cene non vi ha mai partecipato il dott. AUTERA. Sono però a conoscenza di rapporti di amicizia e frequentazione tra VITALE Vincenzo ed il dott. AUTERA. A.D.R. Sono a conoscenza, anche per averli appurati personalmente in più occasioni di rapporti cordialissimi tra la d.ssa GENOVESE e il dott. CHIECO, Procuratore della Repubblica di Matera. A.D.R. Sono a conoscenza di rapporti cordialissimi anche tra il dott. TUFANO ed il dott. CHIECO. A.D.R. Ricordo che in passato la d.ssa GENOVESE si è occupata di un procedimento penale ex art.11 c.p.p., che riguardava alcuni magistrati della Procura di Bari ed in particolare, tra gli altri, a carico del dott. CHIECO e del dott. MARITATI, attuale Sottosegretario di Stato presso il Ministero della Giustizia, che successivamente è stato archiviato. Mi risulta che alla d.ssa GENOVESE siano state affidate delle indagini nell’ambito dello stesso procedimento penale. A.D.R. Sono a conoscenza di rapporti strettissimi tra il dott. CHIECO ed il dott. MARITATI. 209
A.D.R. Sono a conoscenza di rapporti ottimi tra la d.ssa GENOVESE ed il Col. GENTILI che è stato responsabile della Sezione di P.G. – aliquota CC - presso la Procura della Repubblica di Potenza. Lo stesso ha lavorato su delega della d.ssa GENOVESE, mi sembra di ricordare in indagini riguardanti materiale radioattivo - nucleare. In merito ricordo che venne da me personalmente il GENTILI a chiedermi di redigere una nota con la quale si chiedeva la prosecuzione del suo incarico presso la sezione di P.G. per le indagini sopra indicate. Ricordo di aver redatto una nota manoscritta indirizzata al Comando Generale dei Carabinieri. La richiesta però non fu accolta. A tal proposito preciso che il GENTILI in precedenza era già stato trattenuto in servizio presso la sezione di P.G. a seguito di apposita richiesta formulata in tal senso dal Procuratore Generale TUFANO, senza però che io ne sapessi nulla. Preciso di non aver mai parlato con la d.ssa GENOVESE di tale vicenda né ho mai chiesto alla stessa di redigere richieste in tal senso. A.D.R. Sono a conoscenza di rapporti molto stretti tra il Col. GENTILI e VITALE Vincenzo che potrei datare a partire dall’anno 2002, ovvero all’incirca da quando si venne a sapere delle indagini della Procura di Matera su VITALE e sulla MARINAGRI. A.D.R. Mi risulta che il fratello dell’ex Presidente del Tribunale di Matera, LAZZAZZERA Francesco si chiama LAZZAZERA Michele. A.D.R. Sono in possesso di un telecomando con il quale avevo libero accesso ai terreni della MARINAGRI per motivi di caccia. Medesimo telecomando presumo fosse in possesso del CANNIZZARO, se non altro perché in alcune occasioni ho potuto rilevare il suo accesso diretto agli stessi terreni. Allo stato ritengo che non sia più necessario tale telecomando in quanto l’accesso è regolato da un servizio di vigilanza”. Si riscontrano i rapporti ed i legami tra il dr. CHIECO e la dr.ssa GENOVESE, la frequentazione da parte di quest’ultima della MARINAGRI e gli interessi di natura economica sulla struttura turistica da parte della medesima, nonché quanto emerso circa le vicenda che hanno riguardato l’ALTIERI. Si evidenzia, altresì: - l’ex Col. CC GENTILI, all’epoca in cui era in servizio quale responsabile della sezione di polizia giudiziaria dei CC presso la Procura della Repubblica di Potenza, è risultato in rapporti ottimi con il Procuratore Generale dr. TUFANO; - la dr.ssa GENOVESE è risultata essere “molto vicina” al dr. TUFANO; - il dr. CHIECO Giuseppe ottiene la “copertura” del dr. TUFANO (con particolare riferimento alle denunce di ZITO Francesco Michele e dell’Avv. Beatrice GENCHI) e garantisce l’esito giudiziario favorevole ai procedimenti che possano interessare i VITALE presso la Procura della Repubblica di Matera; - il GENTILI ed i coniugi GENOVESE-CANNIZZARO hanno interessi nel costruendo Centro Ecologico Turistico Integrato Marinagri. Dall’analisi dei tabulati telefonici sono emersi contatti che evidenziano gli stretti rapporti tra i sodali ed il vincolo associativo che li unisce. In data 27.2.2007, a seguito di esecuzione di decreto di perquisizione locale, veniva sequestrato, in originale, il fascicolo n.121/03 – 21 – Procura Matera, inerente le indagini sulla struttura turistica MARINAGRI. 210
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Dall’esame della documentazione contenuta nello stesso emergeva che in data 12.07.2004, la dr.ssa Paola MORELLI, Sostituto Procuratore della Repubblica, conferiva il seguente incarico ai consulenti Ing. MAGRÌ Salvatore e all’arch. Pietro COZZOLINO: “……OMISSIS. “esaminati gli atti amministrativi, i progetti, le planimetrie e le relazioni tecniche afferenti la realizzazione del “Polo Turistico Integrato (MARINAGRI) con annesso Porticciolo Turistico (Akiris) e strutture ricettive alberghiere e residenziali” accertino i C.T: Se i presupposti in fatto e diritto (con particolare riferimento alla sussistenza del titolo di proprietà delle aree di comparto del P.P.E. di iniziativa comunale “Foce AGRI” oggetto dell’intervento (turistico ricettivo) e l’iter procedurale del rilascio delle autorizzazioni e concessioni siano conformi alla normativa di settore anche con specifica considerazione della disciplina della valutazione di impatto ambientale e norme per la Tutela dell’Ambiente; Se siano state prodotte e/o allegate alle relative istanze, rappresentazioni grafico/progettuali difformi dalla realtà che abbiano comportato induzione in errore delle Autorità a vario titolo interessate comprese quelle competenti alla concessione delle agevolazioni finanziarie di cui alla delibera CIPE n. 135/2002 del 19.12.2002 e al Contratto di Programma tra il Ministero delle Autorità Produttive ed il CONSORZIO COSTA D’ORO per l’attuazione del Piano di Investimenti nel settore turistico da realizzarsi nella Provincia di Matera; Quant’altro utile a fini di giustizia” In data 5.5.2005, veniva depositata la Relazione di Consulenza Tecnica dei CT nominati. In data 14.9.2005, la dr.ssa MORELLI richiedeva dei chiarimenti in merito alla citata relazione che venivano forniti in data 15.9.2005. Le conclusioni cui giungevano, in molti casi, i due consulenti nella loro relazione, erano uguali a quelle ricostruite nelle varie informative di polizia giudiziaria redatte dai Carabinieri di Policoro. Tanto che gli stessi consulenti affermavano, più volte, nel loro elaborato, che a loro giudizio, dall’esame degli atti “emergeva una ferma volontà politica di dar corso all’iniziativa, scavalcando le prescritte procedure o banalizzandole quanto più possibile in modo da agevolare e velocizzare l’iter amministrativo. Non si spiegherebbero altrimenti pareri rilasciati sulla base di progettazioni inadeguate, le varianti rilasciate ad hoc, le prescrizioni imposte, nella generalità dei casi scarsamente significative e decisamente poco rispettate”. In data 23.9.2005 veniva richiesta l’archiviazione del procedimento penale n.121/03 -21 riguardante la MARINAGRI. In data 22.12.2005, l’avv. Giuseppe LABRIOLA, nella sua qualità di difensore di fiducia di VITALE Vincenzo, sollecitava al G.I.P. la decisione relativa alla richiesta di archiviazione, scrivendo: ”con la presente istanza si permette di sollecitare la S.V. ad una definizione dell’iter procedimentale con conseguente emissione del relativo decreto di archiviazione….omissis”. A tergo dello stesso documento risulta essere apposto il visto da parte del G.I.P., datato 22.12.2005. Lo stesso G.I.P., dr. Angelo ONORATI, nella stessa data (22.12.2005), disponeva l’archiviazione del fascicolo n.121/03 - 21, con decreto n. 2346/04 R.G. G.I.P. Con riferimento alle violazioni di legge riscontrate per la realizzazione del complesso turistico MARINAGRI, ALTIERI Mario, Sindaco pro tempore del Comune di Scanzano Jonico, ente interessato dall’opera in questione che cadeva proprio tra i Comuni di Scanzano Jonico e Policoro, risultava essere stato molto critico nei confronti della Giunta Regionale, per le decisioni assunte nell’iter autorizzattorio della MARINAGRI, facendo rilevare che tutti gli atti amministrativi posti in essere dalla Regione Basilicata ed in particolare dall’ex Presidente Filippo BUBBICO, fossero fortemente indirizzati nella univoca direzione di favorire ad ogni costo tale progetto, anche “contra legem”. Lo stesso ha specificato che il Piano Territoriale Paesaggistico di Area Vasta del Metapontino (in 211
breve P.T.P.M.) ed il successivo Piano Paesaggistico Esecutivo (in breve P.P.E.), erano nati come progettazione di iniziativa comunale e quindi pubblica, per poi passare, repentinamente, in assenza di qualsivoglia autorizzazione amministrativa, a progetti di iniziativa privata, ovvero a tutto vantaggio della MARINAGRI. Riferiva ALTIERI: « ……..Omissis. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Allora, lei è stato Sindaco di Scanzano? ALTIERI Mario – Sì, dal 97 al 2006. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Dal 97 al 2006. Senta, lei ha avuto modo, quale Sindaco di Scanzano Ionico, anche non quale Sindaco, di occuparsi della vicenda MARINAGRI? ALTIERI Mario – Come no. Come Sindaco sono stato uno dei due protagonisti nella gestione di questa vicenda, perché la vicenda MARINAGRI parte dal piano d’ambito Foce AGRI. Il piano d’ambito Foce AGRI è un piano di gestione intercomunale tra Policoro e Scanzano perché si trova a cavallo del confine tra i due comuni e precisamente per le proprietà fondiarie si trova al 70% nel Comune di Scanzano e al 30% nel Comune di Policoro. Invece per la progettazione edilizia del piano (incomprensibile) si invertono i valori, 70%-80% in territorio di Policoro e 20-30 in territorio di Scanzano. Però ciò non significa che il piano è unitario e appartiene ai due comuni. Io mi sono subito opposto alla approvazione del piano, infatti avevamo fatto una prima delibera di approvazione del piano, poi ci siamo resi conto che era manchevole di un documento essenziale il piano, che era la tavola di perequazione, per cui abbiamo revocato l’approvazione del piano come Comune di Scanzano e da allora, se vuole le posso citare anche le delibere che le ho portato… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Magari alla fine, se ce le può esibire. ALTIERI Mario – Poi gliele consegno. P.M. dott. DE MAGISTRIS - Perfetto. ALTIERI Mario – E quindi il Comune di Scanzano non ha mai approvato il piano perché il piano era pubblico, quindi a gestione intercomunale e da subito invece, sono comparse richieste progettuali della MARINAGRI e il Sindaco di Scanzano, cioè il sottoscritto, si è subito esposto, dichiarando che il piano, per poter passare da pubblico a privato, era necessario seguire una certa procedura. Innanzitutto dovevamo verificare l’iter approvatorio del piano stesso, perché il piano violava tutti i vincoli ambientali presenti in regione Basilicata e cioè il piano SIC; era in piena area SIC e il Ministero dell’Ambiente è stato sanzionato, attraverso la procedura europea – e il documento glielo lascio perché gliel’ho portato – perché la regione Basilicata ha violato questo piano SIC. Non solo. Il piano si trova all’interno di un vincolo idrogeologico, che è una legge regionale, che definisce l’area di intervento del piano – quindi dell’intervento MARINAGRI successivo – l’area più a rischio della regione Basilicata da un punto di vista inondazioni. E chi conosce il territorio – chi c’è nato, tra l’altro, come me sul posto – sa che ciclicamente, ogni quindici venti anni, quell’area si completamente allaga perché con forti piogge si ingrossa il fiume, le dighe ammontano, non reggono più e quindi sono costrette a scaricare acqua e tutto quel bacino fluviale si allaga. Ecco perché opportunamente tutti gli studiosi che hanno elaborato il piano idrogeologico l’hanno definita l’area più a rischio della regione. Quindi viola l’area SIC, viola il piano idrogeologico. E qui parliamo di sicurezza delle persone, perché violare un piano dove c’è il più alto rischio di inondazione, significa mettere a repentaglio l’incolumità delle persone che domani possono utilizzare beni immobili in quell’area. Allora, alla luce di questi aspetti. E poi per un fatto sostanziale, perché il progetto mancava della tavola di perequazione, perché nel decreto di approvazione della Regione Basilicata – e precisamente il DPR 762 del 90 approvato – dichiarava di asservire tutte le are ricadenti nel piano d’ambito alla trasformazioni previste dal piano. Del resto non poteva essere diversamente, perché il piano d’ambito è un piano di protezione ambientale, non è un piano edificatorio. E questo è importantissimo, questo passaggio, 212
perché le dirò poi, la Regione Basilicata, con chi ho dovuto combattere e tutti i miei guai personali da dove scaturiscono. Perché la Regione Basilicata ha completamente, nei suoi atti, diciamo, innanzitutto non ha adempito ad alcuni provvedimenti impostigli dal Tar, ma addirittura, non ottemperando a questo, ha dichiarato il falso in un passaggio fondamentale. Io le voglio, con molta chiarezza però, percorrere tutte le tappe, perché mi rendo conto che la materia è così complessa che a lei necessita una puntigliosa descrizione cronologica degli avvenimenti. Allora, il Sindaco di Scanzano si oppone alla approvazione del piano, dichiara pubblicamente, sulla stampa, su atti amministrativi, che il piano violava questi due importanti fattori, per cui non potevamo parlare di approvazione di piano se prima non veniva risolto a monte il problema che si trovava in piena area SIC; e c’è una procedura complessa per potersi svincolare dal vincolo dell’area SIC, non ci possiamo entrare nelle aree SIC a meno che non siamo autorizzati attraverso una procedura che è complessa. Infatti c’è una denuncia della LIPU, la Lega di Protezione degli Uccelli – che io le lascerò qui – che ha portato al sanzionamento del governo italiano per duecento milioni di vecchie lire, eccola qua: “Denuncia alla commissione della Comunità Europea riguardante inadempimenti del diritto comunitario relativo ai siti Natura 2000” (queste sono le aree SIC sulla costa ionica lucana), e poi le lascerò questi documenti. Questo che cosa comporta? Questa disputa comporta alla… Spinge il Presidente della Regione a convocare una conferenza di servizio in data 4 dicembre 2000, che è fondamentale quella tappa, perché in quella conferenza di servizio – io le lascerò il verbale che ho portato opportunamente per lei – in quella conferenza del 4 dicembre 2000, che cosa dice, a quali conclusioni arriva la conferenza? Arriva a queste conclusioni che le voglio leggere. “Piano particolareggiato esecutivo con specifiche considerazioni dei valori ambientali Foce AGRI”. Vediamo un po’. Erano presenti l’amministrazione comunale, il Sindaco di Policoro e il dirigente dell’ufficio tecnico, il Sindaco di Scanzano con il dirigente dell’ufficio tecnico, poi c’era l’ufficio urbanistico della regione nella persona dell’architetto Balsepre e l’ufficio legale della Regione nella persona dell’avvocato SANTORO. Io brevemente, per tre righe, le voglio dire che cosa dichiara il Sindaco di Scanzano. “Prende la parola il Sindaco di Scanzano, dottore ALTIERI, il quale dice che nel decreto di approvazione della giunta regionale, c’è la prescrizione di asservire tutte le aree inserite nell’ambito alla trasformazione in esso previste. Chiede di verificare la legittimità delle procedure in ordine all’individuazione del progetto...” Perché? Perché violava quegli aspetti lì. “…Chiede che comunque il progetto venga integrato con la tavola di perequazione per consentire un giusto indennizzo a tutti i proprietari, compresi gli enti pubblici”. Perché io quando tutelo l’interesse pubblico… Perché qui c’è un assurdo. Che il Sindaco di Scanzano tutela l’interesse pubblico, la regione e il Comune di Policoro tutelano un presunto interesse privato che già c’era negli atti – perché poi vi spiegherò – e che poi è uscito ufficialmente. Perché non accettando la tavola di perequazione, per quale motivo non accettavano in questa fase la tavola di perequazione? Quando la regione aveva dichiarato a pagina 34 del proprio decreto – troviamolo un secondo perché è fondamentale – vediamo che cosa dichiara la regione nel decreto: “Dichiara di asservire tutte le aree ricadenti nel piano d’ambito alle trasformazioni previste nel presente piano” e lo dichiara nel decreto proprio perché si tratta di un piano di tutela ambientale. Perché quando il Presidente BUBBICO poi, successivamente, quando si accorge…, allora io dichiaro questo. Vediamo quali sono state le conclusioni dell’ufficio legale della regione che è importantissimo: “Interviene la dottoressa SANTORO, ufficio legale, dirigente regionale, chiarendo che la giunta regionale, con l’approvazione del piano in questione, ha dettato delle prescrizioni tra cui l’asservimento delle aree intrasformabili alle quali occorre necessariamente uniformarsi perché il provvedimento approvato possa dispiegare i propri effetti”. Perché qui c’è il piano. Giustamente il progettista – lasciamo stare se è stato avvicinato o non è stato avvicinato – ma qualsiasi progettista, se noi quattro abbiamo delle aree confinanti all’interno di un piano regolatore di Catanzaro e diciamo che abbiamo 5.000 metri a testa, non è che solo perché il piano regolatore elenca le 213
percentuali edificatorie – cioè il 30% dell’area deve essere di civile abitazione, il 20% di verde pubblico, il 20% di urbanizzazione secondaria (cioè scuole, uffici pubblici) – non è che in ogni proprietà fondiaria noi possiamo andare a realizzare queste cose, perché esistono piccoli proprietari fondiari di cento metri quadrati, questo è impossibile e poi diventerebbe un accampamento indiano lo sviluppo urbano. Per cui arriva il progettista e dice: “Nell’area di De Magistris ci facciamo case a vendere (perché? perché la logica dello sviluppo urbano porta a questo); nell’area di Altieri ci facciamo una villa comunale”. Non significa che De Magistris si arricchisce e Altieri si impoverisce, significa che il comparto è un comparto edificatorio unitario, tutti quanti concorriamo a quei volumi che sviluppano quelle quattro aree e in modo percentuale rispetto alle proprietà fondiarie. E’ un fatto di diritto urbanistico. Per cui la SANTORO dice – attenzione – richiama che il piano già prescrive questo, proprio nella gestione unitaria. “In particolare chiarisce che la prescrizione maggiormente contestata di asservimento delle aree intrasformabili a quelle trasformabili, si spieghi con la caratteristica genetica unitaria del piano in oggetto, il cui ambito, così come previsto dall’articolo 4 della legge regionale 3/90, è inteso come un insieme di elementi diversi, tra i quali alcuni dei valori eccezionali la cui tutela e valorizzazione richiede scelte progettuali di tipo complesse ed integrate. In proposito l’asservimento va inteso, così come ha chiarito la dottoressa Balsepre, che ha materialmente provveduto alla stesura…, quale assorbimento volumetrico, rapportando, previo accordo tra le due amministrazioni, la gestione delle aree intrasformabili alla gestione delle volumetrie edificabili”. Quindi chiarisce questo. Che cosa avviene? Che quando la giunta regionale si accorge che è stata incastrata dalla propria conferenza di servizio, noi siamo convocati – cioè noi, il Sindaco di Scanzano e il Sindaco di Policoro – dal Presidente BUBBICO, il quale ci dice: “Ma qui dobbiamo gestire per comparti il piano”. Dico: “Presidente, lei è un architetto, lei sa benissimo che se cambiamo le modalità di gestione del piano, noi trasformiamo, in pratica, il piano di valorizzazione ambientale in un piano di lottizzazione edilizia e se noi lo gestiamo per comparti finiremo per costruire solo i comparti edilizi, senza più… Chi spenderà mai? Chi prenderà i soldi per sviluppare il resto del piano, che è solo di spese perché si tratta di valorizzazione ambientale? Ma per fare questo è necessario cambiare il decreto approvativo del piano, se volete raggiungere questo obiettivo, voi dovete cambiare il decreto, perché questa è legge”. Dice: “No, ma possiamo fare una delibera regionale”, etc., etc. “Presidè io le comunico che non firmerò mai questi atti. Siccome mi state accusando che chi sa per quali ragioni non voglio firmare questi atti – ragioni subdole, circolazioni di voci che chiedo tangenti, circolazioni di voci che voglio favorire altri gruppi imprenditoriali, come se questo che riguarda il mio comune non mi dovrebbe interessare – quando io sono per fare le cose, per lo sviluppo e non per ostacolare, però lo sviluppo nella tutela delle procedure amministrative, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Se voi volete gestire in una maniera diversa rispetto a questo decreto, avvaletevi dei poteri sostitutivi che potete applicare, io non li impugno, perché se li impugno ho ragione e vi distruggo pure – insomma diventa una barzelletta che la giunta regionale, il Presidente mi fa un provvedimento di questo tipo e io glielo faccio stroncare – io non lo impugno e voi firmate gli atti e così mi tiro fuori dalle polemiche che sono accusato per varie ragioni di affossare questa iniziativa”. Così fece il Presidente, cioè applicò i poteri sostitutivi, io non li ho impugnati – come promesso – e nominano quale commissario ad acta il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Matera, l’ingegnere SANTARSIA. SANTARSIA, viene al comune, si legge gli atti, prende carta e penna e si dimette e io le ho portato qui le dimissioni di SANTARSIA, poi gliele darò. Si dimette, la Regione prende due dipendenti, a quel punto – perché SANTARSIA non era dipendente regionale, era Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, anche se, devo dire, molto vicino all’area politica della giunta regionale, però evidentemente si è reso conto 214
che non poteva…, non lo so, si è dimesso – nominano due dipendenti regionali. Questi due dipendenti regionali vengono al comune, prendono gli atti, etc., etc., e firmano la convenzione con le concessioni, non rendendosi manco conto che dovevano prima approvare il piano, perché il comune non lo aveva mai approvato. Quindi un grave reato. E devo dire che anche recentemente il Comune di Scanzano ha rilasciato una concessione edilizia che è di una gravità unica. Cioè il Comune di Scanzano non ha approvato il piano. Prima…, allora, per poter…, deve fare una ricognizione degli atti per procedere alle concessioni, quindi deve approvare il piano, c’è tutta una procedura, deve acquisire le proprietà fondiarie se sono di proprietà, etc., etc., cioè deve fare tutta quella storia che non si è mai fatta nel comune, proprio perché dall’inizio noi non abbiamo mai assecondato la cosa. E allora i commissari ad acta firmano e parte il progetto. Ma che cosa è avvenuto intanto? Che uno dei privati, che fino a quel punto venivano tutelati dal Sindaco di Scanzano… Cioè questa è una di quelle storie dove il pubblico ruba ai poveri per dare ai ricchi. Cioè, attenzione, tutte le aree asservite al piano hanno perso anche la volumetria agricola. Sa che cosa significa? Cioè che c’erano lì quattrocento ettari di gente che non poteva fare manco un capanno per ricoverare gli attrezzi agricoli. Proprio questo! Cioè, il fatto che hanno perso pure la volumetria agricola, ecco come si sposa in pieno l’asservimento. Cioè qui c’è al danno la beffa. Non solo non gli riconosciamo i volumi, ma poi gli abbiamo pure tolto il diritto che avevano fino a prima della partenza del piano, che era quello della volumetria agricola. Allora che cosa fa un privato? (il figlio tra l’altro di un mio assessore proprietario di AGRI). Fa ricorso al Tar e vince al Tar, il Tar boccia… Ah, perché nel frattempo, per potere attuare questo, la Regione aveva fatto un altro decreto (il Presidente BUBBICO), dicendo che si poteva gestire per comparti, il 15 ottobre 2001… M.llo MUSARDO – Il 299? ALTIERI Mario – Sì, il 299. Il 299 non poteva essere emesso, non poteva essere emesso, perché bisognava cambiare l’approvazione del piano. Cioè, il piano è legge, cioè non esiste livello amministrativo o politico che possa derogare dalla legge. Quindi con il decreto questi ti vanno a fare una serie di cambiamenti – soprattutto il cambiamento essenziale che si può gestire per comparti – e quindi partono i comparti edilizi della MARINAGRI. Poi io faccio una domanda al magistrato: “Ma spiegatemi attraverso quale atto pubblico e quale procedura, il piano da pubblico è passato a privato. Io lo voglio sapere”. Perché io mi sono battuto sempre dicendo che se vogliamo arrivare alla MARINAGRI, visto che già dal ’99 era MARINAGRI, quando non c’era nessun…, già presentava progetti timbrati MARINAGRI. E chi lo autorizzava a presentare questi progetti…? P.M. dott. DE MAGISTRIS – Lei prima ha parlato di un presunto interesse privato che già si vedeva. A chi si riferiva? ALTIERI Mario – Alla MARINAGRI che… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Vogliamo spiegare come lo ha collegato? ALTIERI Mario – L’ho collegato perché… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Questa volontà di realizzare questo piano? ALTIERI Mario – Un giorno mi vedo arrivare al comune – e parlo del 99, 99-2000, adesso non ricordo – tutti i progetti del piano MARINAGRI che voi conoscete attualmente, timbrati MARINAGRI, compresa una lettera del Sindaco di Policoro che aveva convocato il consiglio comunale per il giorno… M.llo MUSARDO – Chi era Sindaco? LOPATRIELLO ALTIERI Mario – No, era DI SANZA. Fino al maggio, aprile - maggio del 2000, il Sindaco era DI SANZA, dopodiché è cambiato ed è diventato LOPATRIELLO, però io sto parlando nella fase che era fine 99 inizi 2000, ma forse fine 99. Mi arriva tutto il plico, un metro cubo di progetti MARINAGRI, con una lettera del Sindaco di Policoro, questa la potete acquisire, che aveva convocato per il giorno dopo il consiglio comunale per l’approvazione dei progetti MARINAGRI. 215
Io, quando mi sono visto arrivare sti plichi con sta lettera, mi metto in macchina e vado dal segretario comunale di Policoro, gli sottopongo l’ordine del giorno e dico: “Che mi sapete dire di questo?”. Dice: “No, tutto normale”, etc., etc. E dico: “Dottò, ma spiegatemi, da quando il piano da pubblico è diventato privato?” “Madonna mia!” Ha chiamato il Sindaco, ect, etc. Revocano il punto all’ordine del giorno, infatti non l’hanno discusso, perché, cioè, non era possibile! Poteva essere MARINAGRI, ma poteva essere pinco pallino a quel punto lì. Allora quando parlo già di costruzione di un presente…, di atteggiamenti e quindi quando gente che…, quando gente come la giunta regionale, come l’amministrazione di Policoro, non tutela l’interesse pubblico… perché a quel punto lì tutelare la tavola di perequazione significava tutelare l’interesse pubblico… anche perché c’erano delle particelle pubbliche dentro che appartenevano ad un ente pubblico che si chiamava ALSIA e alla agenzia delle entrate, che avevano diritto ai volumi che sviluppava i piani. P.M. dott. DE MAGISTRIS – E perché c’è questa volontà di andare avanti ad ogni costo? ALTIERI Mario – Perché tutto il piano è stato pensato, concepito, ideato, dall’amministratore delegato della MARINAGRI. P.M. dott. DE MAGISTRIS – Cioè ? ALTIERI Mario – Cioè non è stata una volontà pubblica…, non è stata una volontà pubblica, i comuni non si sono mai riuniti per dire: “Beh, facciamo questo piano, etc., etc.” P.M. dott. DE MAGISTRIS – Anche perché lei, non solo lei, ma anche quello che abbiamo ricostruito noi, ci fa emergere, appunto, questo concreto e grave rischio per l’incolumità pubblica, quindi ci deve stare una volontà veramente ferma se si vuole superare… ALTIERI Mario – Vi posso dire io, per poter toccare il piano idrogeologico ci vuole una procedura che dura tre quattro anni, perché ci sono pubblicazione, contropubblicazione, approvazione, delibere di consigli comunali, ripubblicazioni… Questo è stato fatto…, cioè è stato… non modificato, non si è potuto modificare perché nessun professionista si mette nelle condizioni di andare ad azzerare quell’area che ha dichiarato, perché prima o poi c’è una alluvione, muoiono decine o centinaia di persone e non so che succede. Però sono andati a modificare a monte dell’area, sono andati a prevedere un argine che tra l’altro io dico, per essere cittadino di Scanzano nato a due chilometri da questo intervento, che è di grave incolumità per i cittadini di Scanzano che abitano quell’area. Perché sono andati a prevedere – eccolo qui – sono andati a prevedere un argine… questo è il piano idrogeologico… un argine qui per evitare che il fiume… vede il fiume storicamente è stato sempre così, poi, per costruire l’Ittica Val D’AGRI qui, venticinque anni fa, trenta anni fa, hanno deviato – adesso questo lo dico… non ho nessuna prova, però è così, io sono nato qui, immagini un po’ che sono vissuto qua fino a venticinque anni fa… – ad un certo punto il fiume è stato deviato per cui ha preso quest’altro corso, non ha più seguito questo per creare questo bacino e quindi per proteggere questo intervento. Adesso siccome il fiume… – come sempre la natura tende sempre di riappropriarsi delle proprie cose – …hanno fatto una variante sul piano idrogeologico per fare un argine qui, alzare un argine qui, per evitare che il fiume prima o poi tagli questo e naturalmente questo argine, prima o poi, può portare il fiume – vede qui, dove ci sono tutti questi alloggiamenti queste case? – cioè facendo una diga con un argine qui, prima o poi con una grande alluvione può sfociare qui mettendo a repentaglio l’incolumità di questi cittadini. M.llo MUSARDO – Che lei sappia quest’argine è stato fatto o è stato solo previsto? ALTIERI Mario – Penso che finora sia stato ancora solo previsto, penso che si faccia ancora in tempo. Tra l’altro voglio dire una cosa. Che attenzione, questa è una di quelle cose dove c’è il ripristino dello stato dei luoghi per le violazioni che hanno fatto, però come sempre accade in Italia, il ripristino dello stato dei luoghi può avvenire fino a quando non c’è gente dentro, sennò diventa pure difficile. Chiaro? 216
P.M. dott. DE MAGISTRIS – Vediamo i rapporti con VITALE. ALTIERI Mario – Poi ci torniamo un po’ meglio sopra, perché io non ho nessun motivo di rancore verso VITALE. Cioè io dico soltanto che il piano è stato sollecitato… Noi abbiamo tanti piani d’ambiti, cioè solo Scanzano, ad esempio, ne ha tre, ogni comune ne ha due, tre di media, ma non ci sogniamo mai di partire per dire: “Lottizziamo, normiamo un piano d’ambito”, a meno che non c’è un interesse particolare o l’interesse che ci può venire dal privato. Questo piano non è stato mai concepito come una volontà pubblica, è stato il VITALE a suggerire un intervento, ecco dove c’è a monte la volontà di gestire il piano. Dove sono state fregate tutte queste previsioni? Dal decreto… che numero è il decreto? 711… M.llo MUSARDO – 711 del 97. ALTIERI Mario – Sì, da questo decreto è stato fregato, quando in questo decreto nessuno si è accorto che c’è stato un professionista eventualmente illuminato che ha detto: “Tutte le aree sono asservite al piano”, perché se avesse detto che le aree sono asservire per comparto, il gioco era fatto, cioè non staremmo qui oggi a discutere di questo. Perché il comparto poi il progettista glielo aveva comunque disegnato su un’area, siccome il piano di area vasta sviluppa un metro cubo o un metro quadro, quindi nel comparto, asservendo le aree per comparto il gioco era fatto. Invece chi ha stilato questo decreto ha messo che tutte le aree del piano sono asservite al piano e quindi è li che si sono trovate… Del resto devo aggiungere però che se attuiamo, come la legge vuole, l’asservimento delle aree, il piano diventa ingestibile, cioè non diventa più economicamente vantaggioso, perché quel metro quadro di volume che sviluppa il piano dovrebbe costare cinquantamila euro al metro quadrato, cioè una cosa impossibile per i costi che ha la complessità della perequazione, cioè il piano non ha più un interesse economico. Ecco perché non è stato accettato. Qualcuno potrebbe dire: “Ma come, ma alla fine, da una perequazione su un investimento di questo tipo, perché non si è fatto?”. Perché non ha più un interesse, non ha valenza economica, di interesse economico il piano. Ma le voglio dire – perché ancora non siamo arrivati alla cosa più importante – dopo questa conferenza di servizio e dopo che il TAR ha bocciato, ha accolto in pieno il ricorso del TUCCI: “Per questi motivi annulla l’atto impugnato con ricorso introduttivo” – annulla l’atto, tutto, non c’è più niente, annulla non in una parte l’atto, tutto l’atto, quindi annulla tutto questo decreto 299 – che succede? Che la MARINAGRI e la Regione Basilicata fanno ricorso al Consiglio di Stato… in Cassazione… fanno ricorso in Cassazione… va bene? P.M. dott. DE MAGISTRIS – Al Consiglio di Stato. ALTIERI Mario – Sì, pardon, al Consiglio di Stato, sì, ho fatto confusione io. Fanno ricorso al Consiglio di Stato. Nel luglio 2006 il Consiglio di Stato si esprime sul primo ricorso della MARINAGRI e glielo boccia, glielo respinge. Il 7 ottobre 2006 si doveva discutere quello della Regione Basilicata. Giustamente gli avvocati – qualcuno illuminato della Regione – dice: “E’ inutile andare a prendervi pure voi una bocciatura dal Consiglio di Stato, fate un atto…” Così ti fanno un atto che è uno dei reati più gravi che io abbia mai verificato! Qui rincorrete reati, ma più reato di questo! Che cosa fa la Regione? Fa un nuovo decreto. E come lo giustifica? Dicendo il falso. Quindici giorni prima che si dovesse discutere – il 7 ottobre si doveva discutere del 2005 quello della Regione, quello della MARINAGRI si era già discusso a luglio e aveva perso, quindi perdeva la Regione – il 19 vanno lì e ti fanno una nuova delibera in pratica, come quella di prima, dichiarando una cosa falsa totalmente, sulla scorta degli argomenti: “Il giudicato si riferisce alla sola parte relativa all’attribuzione della volumetria… – cioè noi abbiamo visto la sentenza che ha annullato tutto, non una sola parte – … per cui viene confermata in tutte le sue parti la vecchia delibera”. Ma questo è falso ed è un tentativo di aggirare vergognosamente la legge. Attenzione, qui la Giunta Regionale ha aggirato la legge inducendo in errore tutte quelle pubbliche amministrazioni, quei professionisti che non 217
avevano tutti gli atti a disposizione per fare una cronistoria, pensando che questo avesse sanato, dato, pensando che questo nuovo decreto avesse dato ottemperanza ad una sentenza del TAR e nello stesso tempo sanato i vizi che conteneva il primo decreto, senza sapere che è totalmente falso questo. Ed è chiaro, è lampante. Per cui, alla luce di questo decreto, Policoro si mette a rilasciare – e i commissari ad acta di Scanzano – le relative concessioni. Adesso il TUCCI che ha vinto questa, ha impugnato e ha notificato, anche di recente, alla Regione e al Comune di Policoro e al Comune di Scanzano, la revoca delle concessioni date relative a questo. Mi sono spiegato? Le ha notificate e mi è giunta voce – io ho parlato pure con l’avvocato del TUCCI, che è la figlia poi gli segue le cose – che pare che sia stata fatta una riunione in Regione dove dicono che hanno bloccato tutte le concessioni relative ancora che ci sono… Però come se ne devono uscire non lo so a questo punto, cioè non esiste una via d’uscita, perché l’unica via d’uscita, preso atto della cosa, è quella della revoca totale di tutte le concessioni fatte, se c’è buona fede, però è chiaro che qui poi la commistione tra politica etc… Allora, torniamo un pochettino ai rapporti. Innanzitutto cominciamo a sapere che cosa è successo al Sindaco di Scanzano… M.llo MUSARDO – Scusate, prima di passare a questi fatti qua, lei ha mai avuto corrispondenza con il Ministero dello Sviluppo Economico relativamente ai fondi di cui stiamo parlando (incomprensibile). ALTIERI Mario – Sì, mi pare che ho avuto. M.llo MUSARDO – Ma si ricorda qual’era l’oggetto? ALTIERI Mario – L’oggetto è sapere se era cantierabile l’opera. E io ho fatto una lettera molto dettagliata su questi temi, dicendo che l’opera non era cantierabile perché violava questi siti, etc., etc. e quindi la potete avere agli atti la lettera – non so se ce l’avete già – cioè una lettera molto dettagliata dove ho segnalato lo stato dei fatti, perché quelli, per avere l’anticipazione, per potere approvare tutto il finanziamento, avevano la necessità che qualcuno dichiarasse… che si dichiarasse da parte dei due comuni la cantierabilità dell’opera. M.llo MUSARDO – Quindi lei, in qualche maniera, “ostacolava” l’emissione di questi finanziamenti… ALTIERI Mario – Io per natura non ostacolo… – chiedo scusa non è una polemica con lei, è una precisazione, non è una polemica con lei.. – non ostacolo per natura le iniziative, io tendo solo di tutelare, di agevolare tutte le iniziative nell’interesse pubblico e quindi nella tutela delle procedure. Al Ministero dello Sviluppo Economico… P.M. dott. DE MAGISTRIS – Ministero delle Attività produttive. ALTIERI Mario - …ho fatto una lettera molto dettagliata sullo stato dei fatti, però, nonostante tutto, non so come l’hanno giustificata e come se ne sono usciti, non so… M.llo MUSARDO – Lei ha avuto risposta a quella lettera? ALTIERI Mario – Nessuna risposta. M.llo MUSARDO – E lei ha idea, nelle aree del Comune di Scanzano, quali opere erano previste? ALTIERI Mario – Sì, sì, certamente, ma c’è il piano poi che è molto dettagliato. Ma nel Comune di Scanzano venivano prevalentemente…, c’era una parte delle opere di urbanizzazione che ricadevano… che è questa concessione che è stata data di recente e che non poteva essere data anche se (…parole incomprensibili…) proprio perché non è stato mai approvato il piano e c’era poi, per esempio, un grosso campo da golf che ricadeva come infrastruttura e poi c’era tutto l’intervento di natura ambientale. M.llo MUSARDO – In parte anche un Hotel? ALTIERI Mario – Adesso non ricordo, penso di sì, perché… M.llo MUSARDO – Hotel THALAS. ALTIERI Mario – C’è il comparto F)… M.llo MUSARDO – Era a metà diciamo? 218
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ALTIERI Mario – No, per una parte ricadeva nel Comune di Scanzano, quindi automaticamente… Poi io perché ho dovuto sempre sostenere sta cosa? Pure per un fatto di giustizia nei confronti dei cittadini interessati, ma poi anche per tutelare gli interessi del mio comune, perché la tavola di perequazione prevede che tutti gli oneri al 70% vengano al Comune di Scanzano e al 30 al Comune di Policoro. Cioè forse non ci capiamo! Cioè immaginate fino a che punto io ho dovuto sostenere una cosa. Che cosa è successo? P.M. dott. DE MAGISTRIS – Stava dicendo, che cosa successo? ……………………………………OMISSIS……………………………………….. L’ALTIERI ricollegava tutte le sue disavventure giudiziarie ad un disegno posto in essere, tra gli altri, da VITALE, GENOVESE e GENTILI per “toglierlo di mezzo” in quanto si sarebbe opposto al progetto MARINAGRI. L’ALTIERI riscontrava successivamente: l’illecita attribuzione in proprietà di particelle demaniali; l’illecito cambio d’uso d’area di sette sub comparti su nove del Comparto “A”; le violazioni alle norme comunitarie, nazionali, regionali in materia ambientale ed edilizia; la violazione al P.T.P.M. ed alla L.R. 3/90; l’illegittimità alla variante al Piano Idrogeologico Foce AGRI; dalle quali discendeva la totale illegittimità degli atti che consentivano di realizzare tutte le opere in costruzione sul P.P.E. “Foce AGRI” e di tutti i permessi a costruire, emessi a partire del maggio 2004, nonché la mancanza del requisito della proprietà dei ¾ del totale della superficie del comparto, al fine di divenire soggetto attuatore, per via dell’illegittima attribuzione in proprietà di particelle demaniali. Dalle violazioni rilevate, è emersa l’illegittima ammissione a finanziamento da parte del C.I.P.E., del progetto MARINAGRI ed il suo successivo finanziamento, causata dalle condotte illecite poste in essere da amministratori e tecnici della stessa società, unitamente a funzionari pubblici della Regione Basilicata e del Comune di Policoro, i quali, con più condotte consistite nella redazione di atti e delibere illegittime, nonché di dichiarazioni mendaci circa l’immediata cantierabilità del progetto, nonché la sua rispondenza alle norme urbanistiche ed edilizie, permettevano alla MARINAGRI S.p.a. ed alle sue controllate di conseguire un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nell’ottenimento di un finanziamento pubblico da parte del C.I.P.E. in data 19.12.2002 concretizzatosi nell’erogazione del primo SAL del medesimo, erogato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in data 27.2.2007. VIOLAZIONI PTPM / LEGGE REGIONALE 3/90 Si ricostruisce l’iter posto in essere dalla Regione Basilicata, nonché dai Comuni di Policoro e Scanzano Jonico, al fine di addivenire all’attuale fase di realizzazione del “Centro Ecologico Turistico Integrato MARINAGRI”, per evidenziare tutte le violazioni accertate. Il progetto MARINAGRI ha radici risalenti nel tempo. In particolare, il suo progetto di realizzazione ha potuto trovare corpo solo a seguito dell’approvazione di apposita legge regionale, la n.3/90, in base alla quale la stessa Regione provvedeva alla redazione dei Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta e tra questi quello riguardante il Metapontino (P.T.P.M.). Tale P.T.P.M. individuava gli ambiti di progettazione e fissava la disciplina urbanistica e le trasformazioni compatibili nel rispetto delle componenti paesisticoambientali del territorio interessato. Tale Piano era inerente ad un’“Area Vasta”, il 219
Metaponto, appunto, per l’attuazione del quale si aveva necessità di redigere Piani più di dettaglio, che potessero dare esecuzione a quanto indicato nel P.T.P.M., gerarchicamente sovraordinato ai redigendi Piani Particolareggiati, i P.P.E. (Piano Particolareggiato Esecutivo). In tale contesto si colloca l’intervento dei due Comuni interessati (Policoro e Scanzano Jonico) dall’ambito di progettazione individuato con la lettera “D” del P.T.P.M., che interessava la foce e l’ambiente estuariale del fiume AGRI. A tal fine, ai due Comuni veniva affidata la progettazione del Piano Particolareggiato Esecutivo di iniziativa comunale “Foce AGRI”. Il Comune capofila, ovvero quello di Policoro, affidava la redazione del progetto all’arch. Davide Maria DIOGUARDI, che lo predisponeva, elaborando una zonizzazione generale dell’ambito attraverso l’individuazione di 10 comparti (indicati dalla lettera A alla lettera L), e stabiliva per ciascuno di essi il tipo di intervento compatibile. A detto progetto veniva rilasciato l’attestato di conformità alla metodologia per la redazione dei Piani Paesistici Esecutivi dal Gruppo di Coordinamento Regionale, istituto con D.G.R. n. 762/90 ed il parere positivo della Commissione Beni Ambientali. L’attestato di conformità del Gruppo di Coordinamento Regionale, contiene la prescrizione di “Asservire tutte le aree ricadenti nel Piano d’Ambito alle trasformazioni previste dal presente Piano”. La commissione Beni Ambientali esprime parere favorevole con il parere n.10052 del 16.12.1996, richiamando la prescrizione fatta dal Gruppo di Coordinamento Regionale. Terminata la fase di elaborazione tecnica e di acquisizione dei pareri, il P.P.E. Foce AGRI viene adottato dal Comune di Policoro (Delibera Consiglio Comunale n. 74 del 17.12.1996 e da quello di Scanzano Jonico (Delibera Consiglio Comunale n. 21 del 17.3.1997), che comunque rileva una sproporzione dei volumi edificabili tra i due Comuni, pari a 100.000 mc per il Comune di Scanzano Jonico e 800.000 mc per quello di Policoro. Ciò nonostante, il Comune di Scanzano Jonico delibera l’adozione dello strumento urbanistico, confidando in una risoluzione del problema tramite un protocollo di intesa da stipularsi con il Comune di Policoro. Il progetto del Piano viene trasmesso alla Regione Basilicata per l’approvazione. Come emerge dall’esame del D.P.R.G. n.711/97, in tale sede, la Regione Basilicata apporta alcune modifiche e precisazioni “al fine di rendere meno incerte le previsioni del Piano e più efficace la gestione urbanistica”. Detto progetto, viene approvato con richiesta di integrazioni dalla Regione Basilicata con D.P.G.R. n.711/97. Oltre alle violazioni delle norme nazionali e regionali ed al P.T.P.M., rinvenibili nella suddetta delibera regionale, affiorava, contestualmente, la problematica relativa alla localizzazione dei volumi edificabili tra i due Comuni interessati. La Giunta Regionale che ha prodotto la delibera n. 711/97 era composta dal presidente DI NARDO Angelo Raffaele e dal vice presidente BUBBICO Filippo, nonchè dagli assessori RESTAINO Erminio, STRAZIUSO, NIGRO, DONATO SALVATORE, CHIURAZZI Carlo e COLLAZZO. BUBBICO (divenuto nel 2000 Presidente della Regione Basilicata), RESTAINO Erminio, SALVATORE DONATO e CHIURAZZI Carlo, nel tempo continueranno a perseguire le finalità del progetto della MARINAGRI attraverso l’adozione, ognuno per la propria competenza, di atti a favore dello stesso progetto. Con la delibera in oggetto si rimandava ad un successivo coordinamento tra le due amministrazioni comunali interessate (Policoro e Scanzano jonico) che sarebbe dovuta avvenire attraverso la progettazione esecutiva dei singoli comparti. Così non avvenne e tra i due Comuni non si raggiunse un accordo per la gestione del P.P.E.. Infatti il Comune di Scanzano Jonico non era d’accordo, né sull’attuazione per singoli comparti, né sulle distribuzioni volumetriche che escludevano da qualsiasi 220
beneficio le aree intrasformabili ricadenti nel proprio territorio, che ricoprivano, tra l’altro, la maggior parte delle superfici che componevano il P.P.E.. La Regione Basilicata, con il D.P.R.G.157/2000 del 21.4.2000, a firma del Presidente della Regione Basilicata pro tempore, DI NARDO, preso atto del mancato accordo, fissava un termine per la realizzazione dell’intesa tra i due Comuni, al cui inutile spirare, era prevista la convocazione di una conferenza di servizi, a seguito della quale, persistendo il disaccordo, avrebbe deciso il presidente della Giunta. In data 4.12.2000 il Presidente della Regione Basilicata BUBBICO convocava una conferenza di servizi al fine di addivenire ad una composizione della diatriba al fine di dare attuazione al P.P.E.. Gli esiti della conferenza dei servizi danno di fatto ragione a quanto contestato dal Comune di Scanzano Jonico ed in particolare dal Sindaco ALTIERI. L’assunto del predetto è, infatti, fatto proprio dall’Arch. Balsepre Anna, che si era occupata della pratica attinente all’approvazione del P.P.E. con D.P.G.R. n.711/97, nonché dall’avv. SANTORO della Regione Basilicata. Dall’esame del verbale della conferenza di servizi del 4.12.2000, tenutasi a seguito del D.P.G.R. 21/4/2000 n.157 emerge quanto segue: “………………..OMISSIS. Intervengono l’Ing. Viceconte ed il Sindaco di Policoro dott. Lopatriello i quali evidenziano che sono stati predisposti gli atti richiesti, compreso lo schema di Convenzione che, però, il Comune di Scanzano Jonico non ha ancora recepito, né approvato. Attendo quindi la suddetta approvazione al fine di trasmettere alla Regione tutti gli atti integrativi e di correzione richiesti per il dovuto deposito. Prende la parola il Sindaco di Scanzano Jonio dott. Altieri il quale dice che nel D.P.G.R. di approvazione c’è la prescrizione di asservire tutte le aree inserite nell’ambito alle trasformazioni in esso previste. Chiede di verificare la legittimità delle procedure in ordine alla individuazione del Comune capofila cui affidare la progettazione e di verificare le procedure relative alla gestione attuativa del Piano. Chiede che comunque il progetto venga integrato con la tavola di perequazione per consentire il giusto indennizzo a tutti i proprietari, compresi gli Enti Pubblici. Evidenzia infine che lo schema di convenzione prevede già l’assegnazione di aree a determinati privati che il Comune di Scanzano Jonio non accoglie ritenendola illegittima. Interviene il Sindaco di Policoro respingendo quanto affermato dal Sindaco di Scanzano Jonio ed in particolare chiarisce che nello schema di convenzione non è contenuto alcun riferimento a cessione od assegnazione di aree a privati. Evidenzia che è assurdo parlare di perequazione, atteso che il D.P.G.R. di approvazione parla solo di asservimento. Interviene la dott.ssa Santoro, dirigente regionale, chiarendo che la Giunta Regionale con l’Approvazione del Piano in questione ha dettato delle prescrizioni, tra cui l’asservimento delle aree intrasformabili, alle quali occorre necessariamente uniformarsi perchè il provvedimento approvativo possa dispiegare i propri effetti. In particolare chiarisce che la prescrizione maggiormente contestata di asservimento delle aree intrasformabili a quelle trasformabili si spiega con la caratteristica genetica unitaria del Piano in oggetto, il cui ambito, così come previsto dall’ art.4 della Legge Regionale n.3/90, è inteso come un insieme di elementi diversi, tra i quali alcuni di valori eccezionali, la cui tutela e valorizzazione richiede scelte progettuali di tipo complesso e integrato. In proposito l’asservimento va inteso, così come chiarito dall’arch. Balsebre che ha materialmente provveduto alla stesura dell’atto di approvazione del P.P.E.A., quale asservimento volumetrico rapportando, previo accordo tra le due Amministrazioni Comunali, la cessione delle aree in trasformabili ad una cessione di volumetria edificabile. 221
Senza l’asservimento, infatti, sarebbe illusorio pensare di realizzare le misure di valorizzazione e di conservazione attiva previste dal Piano Territoriale Paesistico per le aree intrasformabili. Quindi la volontà dell’ Amministrazione Regionale, che peraltro è indirizzo di politica di governo del territorio, è quella di coinvolgere con l’asservimento delle aree tutte le proprietà interessate, al fine di perseguire la perequazione urbanistica ovvero l’equità distributiva dei valori immobiliari prodotti dalla pianificazione, come peraltro sancito dall’art.33 della L.R n.23/99.” “A questo punto, l’arch. Balsebre, constatate le divergenti posizioni delle due Amministrazioni e sentite le dichiarazioni conclusive espresse dai due Sindaci, si riserva di riferire in merito all’Assessore Regionale competente ed al Presidente della Giunta Regionale per gli adempimenti conseguenti e dichiara conclusa, col consenso dei presenti la seduta. Del che si è redatto il presente verbale che confermato viene sottoscritto dai convenuti.” A questo punto, rilevato che le risultanze della conferenza di servizi, per quanto indicato dall’Arch. BALSEPRE e dalla d.ssa SANTORO della Regione Basilicata, erano fatali per il progetto della MARINAGRI, il Presidente della Regione Basilicata BUBBICO, applicando i poteri sostitutivi di cui alla D.G.R. n.157/2000, dava attuazione al Piano, sostituendosi all’intesa tra i due comuni e dava vita il 16.10.2001 alla D.P.G.R. n.299/01. Quanto indicato risulta di riscontro a quanto riferito dall’ALTIERI ed in particolare: “…..Omissis. Per cui la SANTORO dice – attenzione – richiama che il piano già prescrive questo, proprio nella gestione unitaria. “In particolare chiarisce che la prescrizione maggiormente contestata di asservimento delle aree intrasformabili a quelle trasformabili, si spieghi con la caratteristica genetica unitaria del piano in oggetto, il cui ambito, così come previsto dall’articolo 4 della legge regionale 3/90, è inteso come un insieme di elementi diversi, tra i quali alcuni dei valori eccezionali la cui tutela e valorizzazione richiede scelte progettuali di tipo complesse ed integrate. In proposito l’asservimento va inteso, così come ha chiarito la dottoressa Balsepre, che ha materialmente provveduto alla stesura…, quale assorbimento volumetrico, rapportando, previo accordo tra le due amministrazioni, la gestione delle aree intrasformabili alla gestione delle volumetrie edificabili”. Quindi chiarisce questo. Che cosa avviene? Che quando la giunta regionale si accorge che è stata incastrata dalla propria conferenza di servizio, noi siamo convocati – cioè noi, il Sindaco di Scanzano e il Sindaco di Policoro – dal Presidente BUBBICO, il quale ci dice: “Ma qui dobbiamo gestire per comparti il piano”. Dico: “Presidente, lei è un architetto, lei sa benissimo che se cambiamo le modalità di gestione del piano, noi trasformiamo, in pratica, il piano di valorizzazione ambientale in un piano di lottizzazione edilizia e se noi lo gestiamo per comparti finiremo per costruire solo i comparti edilizi, senza più… Chi spenderà mai? Chi prenderà i soldi per sviluppare il resto del piano, che è solo di spese perché si tratta di valorizzazione ambientale? Ma per fare questo è necessario cambiare il decreto approvativo del piano, se volete raggiungere questo obiettivo, voi dovete cambiare il decreto, perché questa è legge”. Dice: “No, ma possiamo fare una delibera regionale”, etc., etc. “Presidè io le comunico che non firmerò mai questi atti. Siccome mi state accusando che chi sa per quali ragioni non voglio firmare questi atti – ragioni subdole, circolazioni di voci che chiedo tangenti, circolazioni di voci che voglio favorire altri gruppi imprenditoriali, come se questo che riguarda il mio comune non mi dovrebbe interessare – quando io sono per fare le cose, per lo sviluppo e non per ostacolare, però lo sviluppo nella tutela delle procedure amministrative, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Se voi volete gestire in una maniera diversa rispetto a questo decreto, avvaletevi dei poteri sostitutivi che potete applicare, io non li impugno, perché se li impugno ho ragione e vi distruggo pure – insomma diventa una barzelletta che la 222
giunta regionale, il Presidente mi fa un provvedimento di questo tipo e io glielo faccio stroncare – io non lo impugno e voi firmate gli atti e così mi tiro fuori dalle polemiche che sono accusato per varie ragioni di affossare questa iniziativa”. Così fece il Presidente, cioè applicò i poteri sostitutivi, io non li ho impugnati….omissis”. Successivamente, a seguito di annullamento della D.P.G.R. n.299/01 da parte del T.A.R. Basilicata su ricorso di un privato, tale Sig. TUCCI, e la successiva conferma del Consiglio di Stato di tale annullamento a seguito del ricorso della MARINAGRI S.p.a. e della stessa Regione Basilicata, la Giunta Regionale della Basilicata, prima della sentenza di rigetto del suo ricorso, emetteva la delibera n.196/2005, con la quale di fatto riscriveva la delibera n.299/01. I CTU nominati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro evidenziano che tutti gli atti amministrativi, tra cui le delibere di Giunta Regionale ed i successivi atti amministrativi risultano illegittimi. Infatti, si rileva che il “P.P.E. Foce AGRI”, approvato con delibera n. 711/97 risulta essere stato redatto ed approvato in violazione di norme nazionali in materia urbanistica, nonché al P.T.P.M. redatto in base alla L.R.3/90; riferisce l’ing. MARASCIO: ”…..omissis l’assoluta difformità del PPE “Foce AGRI” alle prescrizioni e previsioni del PTP Metapontino, poiché viola tutte le norme imposte da detto strumento di area vasta, e si pone in contrasto con le più elementari Norme che regolano l’Urbanistica nella sua qualità di scienza nata per la gestione e lo sviluppo ordinato del territorio. Continua ancora affermando che: “….omissis. La gravità di quanto appurato consiste di avere permesso l’applicazione di norme valide per una zona (Ambito E) in tutt’altra zona (Ambito D), snaturando completamente uno strumento urbanistico di particolare importanza, rendendo edificabili quelle aree per le quali era prevista non solo la conservazione dell’ambiente naturale, ma anche la messa in atto degli interventi necessari per il riassetto del territorio, il disinquinamento delle eventuali aree compromesse, ed il solo uso di svago naturalistico-ricreativo, campeggistico senza aumento del carico già presente. Gli interventi ammessi dal PTPM, sono indirizzati alla non modifica della naturalità dei luoghi nonché all’eliminazione di quanto già presente ed incompatibile dal punto di vista ambientale. I luoghi oggetto dell’edificazione del PPE “Foce AGRI”, sono completamente tutelati dal PTPM che ne ammette quale uso compatibile la sola osservazione naturalistica. Conclude affermando che “…omissis. Il sottoscritto CT, per quanto si sia sforzato di trovare una giustificazione a ciò che è stato permesso ed autorizzato dai competenti organi regionali, attraverso l’approvazione del PPE “Foce AGRI”, non è riuscito a trovare nessuno appiglio in termini normativi ed urbanistici per rendere l’intervento in questione ammissibile. Lo stesso, continuando nella sua relazione, aggiungeva: “……omissis l’assoluta difformità del PPE “Foce AGRI” alla Normativa Nazionale laddove si prevede che uno strumento attuativo o particolareggiato non debba essere difforme allo strumento generale del quale deve solo attuarne le linee generali (art. n. 13 L. 1150/42 e ss.mm.ii.), il PPE “Foce AGRI” è altresì difforme alla L.R. n. 3/90 ed al PTP Metaponto, quest’ultimo istituito con la medesima legge, poiché in totale contrasto con le relative direttive…omissis.. L’avere approvato il PPE “Foce AGRI” da parte dei competenti organi regionali ha comportato una palese e chiara forzatura ovvero abuso e violazione alla Normativa Urbanistica Nazionale e Regionale…..omissis. Di seguito, lo stesso CT, proseguendo nella sua analisi tecnica del “P.P.E. Foce AGRI” mette in evidenza un dato di rilevante interesse che avvalora quanto riferito da ALTIERI, laddove aveva affermato che tutti gli atti redatti dalla Giunta Regionale della Basilicata, fin dall’inizio, erano stati “richiesti” dal VITALE Vincenzo ed in particolare finalizzati a favorire il progetto MARINAGRI. Ebbene l’affermazione del CTU MARASCIO (che, tra l’altro, combacia con quanto affermato dai CT della Procura di Matera, MAGRI’ E 223
COZZOLINO, laddove avevano segnalato che “……la condotta posta in essere di violare le disposizioni del PTPM era la riprova di una decisa “volontà politica” di dar corso all’iniziativa ad ogni costo, adeguando, ove necessario, quelle norme che fossero risultate di intralcio”) rivela proprio tale dato di fatto, laddove sottolinea che :”….omissis. La stranezza di quanto letto e riscontrato nell’iter amministrativo messo in atto per l’approvazione del PPE “Foce AGRI”, riguarda il fatto che mai si è rilevato l’assoluto contrasto del contenuto dello stesso strumento urbanistico con il PTPM, strano appare inoltre, quanto riportato sulla relazione redatta dal gruppo di coordinamento regionale laddove si afferma che per il comparto F, ricadente nel territorio del Comune di Scanzano Jonico, in conformità al P.T.P.M. è prevista l’immodificabilità dell’area consentendo solo i processi di riqualificazione naturalistica. Il Piano evidenzia, altresì, che l’area è in gran parte utilizzata come agricola e suggerisce l’utilizzo di circa il 50% ad uso turistico, previa variante al P.T.P.M.. Nella fattispecie, il comparto F, ricade così come la quasi totalità del PPE “Foce AGRI”, all’interno del territorio regolato dall’Ambito distinto dalla lettera D, tuttavia i competenti organi regionali, non hanno ravvisato la difformità dello stesso PPE, applicando le norme dettate dalla scheda n. 7 del PTPM al solo comparto F ed ignorando i restanti comparti, per i quali sono state applicate le Norme previste per l’ambito E. Per il comparto F, è stata indicata la possibilità di diversa destinazione d’uso prevista dal PTPM, solo previa modifica di detto Piano, cosa che bisognava fare anche prima di approvare l’intero PPE “Foce AGRI”. E’ certamente utile fare rilevare che il comparto F è formato da particelle di terreno non intestate alla MARINAGRI S.p.A…..omissis”. Tale assunto conferma la “volontà” da parte degli amministratori regionali di favorire il progetto della MARINAGRI fin dall’inizio. Infatti, ulteriori e diversi saranno gli atti illegittimi a favore della stessa società. Sintomatica è la ricostruzione dell’iter di approvazione sia del “P.P.E. Foce AGRI” e, poi, degli atti successivi, laddove, più volte, è intervenuta la Regione Basilicata in “aiuto” alla MARINAGRI. Ciò, in particolare quando, per fare uscire il progetto dall’empasse determinata dalle legittime contestazioni del Comune di Scanzano Jonico, intervenne una delibera della Giunta Regionale guidata dall’Architetto BUBBICO Filippo, con la quale prima veniva indetta una conferenza di servizi e, poi, disattendendone gli esiti (nefasti per le aspirazioni della MARINAGRI), in forza del potere sostitutivo previsto dalla medesima delibera (D.P.G.R. 157/2000), venne emanata la D.P.G.R. n.299/01 del 16.10.2001. Nella sostanza, tale delibera, violava quanto previsto dal P.P.E., laddove prevedeva l’attuazione del Piano per comparti anziché in maniera unitaria. In tale maniera, si escludevano dai benefici dell’asservimento volumetrico tutte le aree intrasformabili che non facevano parte di un singolo comparto dove era prevista l’edificazione, ma annesse al Piano. Tale modalità violava, quindi, quanto previsto circa la unitarietà del Piano, che per via della particolare tipologia del territorio sottoposto a vincoli di natura ambientale, prevedeva delle “compensazioni” di carattere naturalistico, allocate per l’appunto nelle aree intrasformabili. Tale assunto trova riscontro confrontando quanto previsto dal D.P.G.R. n.711/97 con il quale veniva approvato, seppur illegittimamente il “P.P.E. Foce AGRI” con prescrizioni da parte della Regione Basilicata, con il D.P.G.R. n.299/01 di attuazione dello stesso. Difatti il D.P.G.R. n.711/97, seppur illegittimo prescriveva l’unitarietà del Piano come anche confermato dalla conferenza di servizi del 04.12.2000. L’illegittimità della D.P.G.R. n.299/01 verrà, altresì, rilevata con la sentenza n.282/05 del 29.04.2005 del TAR Basilicata, emessa a seguito di ricorso di una parte privata, tale TUCCI, proprietario di terreni “danneggiati” da quanto previsto dalla delibera in questione. Tale 224
sentenza veniva appellata al Consiglio di Stato sia da parte della MARINAGRI S.p.a. e sia della Regione Basilicata. Il Consiglio di Stato nel giudizio instaurato dalla MARINAGRI S.p.a., confermava la sentenza del TAR Basilicata sfavorevole alla società. A questo punto si ripropone, nuovamente l’intervento della Regione Basilicata a favore del progetto della MARINAGRI S.p.a., la quale, al fine di evitare “ulteriori problemi” che sarebbero potuti sorgere da una sentenza sfavorevole del Consiglio di Stato anche nel giudizio promosso dallo stesso ente regionale, aggirava l’ostacolo emettendo la D.P.G.R. n.196/2005 in data 26.9.2005. Con tale delibera, la Regione, dopo aver premesso che il TAR Basilicata aveva annullato il D.P.R.G. 299/01, dichiarava di dare ottemperanza alla sentenza n.282/05 del medesimo Tribunale Amministrativo, confermando però di fatto il D.P.R.G. n.299/01. Infatti nella D.P.G.R. n. 196/2005 si legge: “che “al realizzando comparto dovrà essere asservita una o più aree… necessarie ad assorbire la volumetria eccedente il valore di 1 mc/mq”. Senonché, in nessun comparto potrà rendersi necessario “assorbire volumetria eccedente il valore di 1 mc/mq” perché, per disposizione di Piano, Tale indice non potrà mai essere superato in quanto introdotto “come strumento di verifica dell’indice prescritto dal PTPM, scheda d’Ambito n. 7 (art. 2 titolo III NTE PPE Foce AGRI). In pratica con l’atto deliberativo in esame la Regione Basilicata conferma in tutte le sue parti l’atto annullato dal TAR Basilicata, eccezion fatta per la disposizione concernente l’attribuzione virtuale della volumetria di 1 mc/mq alle aree trasformabili ricadenti nel Piano di Ambito “Foce AGRI”, specificando che dovranno essere tenute in considerazione per le volumetrie realizzabili anche le aree intrasformabili non diversamente indennizzate, nella sola ipotesi, però nella quale la volumetria prevista in un comparto superi quella consentita dal PTPM (riveniente dall’applicazione di un indice fondiario di 1 mc/mq). Ovvero, solo in tal caso, al realizzando comparto dovrà essere asservita una o più aree della superficie complessiva trasformabile e/o intrasformabile non diversamente indennizzata, necessaria ad assorbire la volumetria eccedente il valore di 1 mc/mq. Tale assunto però risulta essere contraddittorio e inattuabile salvo che non si vogliano violare le prescrizioni imposte dal P.T.P.M., norma gerarchicamente sovraordinata, che prevede che l’indice massimo e invalicabile di edificabilità di 1/mc/mq è insuperabile, nonché rilevato che in nessun comparto si supera tale indice. Con tale delibera, quindi, si elude quanto previsto dalla sentenza del TAR Basilicata n.282/2005, permettendo alla MARINAGRI di poter proseguire nel suo progetto, perpetuando di fatto quanto disposto con la delibera n.299/01 annullata. A tal proposito si fa esplicito riferimento a quanto dichiarato dall’ALTIERI il quale in merito ai motivi di tali condotte riferiva: “…..OMISSIS. Del resto devo aggiungere però che se attuiamo, come la legge vuole, l’asservimento delle aree, il piano diventa ingestibile, cioè non diventa più economicamente vantaggioso, perché quel metro quadro di volume che sviluppa il piano dovrebbe costare cinquantamila euro al metro quadrato, cioè una cosa impossibile per i costi che ha la complessità della perequazione, cioè il piano non ha più un interesse economico. Ecco perché non è stato accettato. Qualcuno potrebbe dire: “Ma come, ma alla fine, da una perequazione su un investimento di questo tipo, perché non si è fatto?”. Perché non ha più un interesse, non ha valenza economica, di interesse economico il piano….OMISSIS”. Ovvero l’investimento per la MARINAGRI non sarebbe più stato economicamente vantaggioso. La delibera appena esaminata appare, secondo anche quanto indicato nelle sue dichiarazioni dall’ALTIERI, illegittima ed atta a favorire, in ogni modo, il progetto della MARINAGRI. In merito a quanto appena affermato, si ricorda quanto indicato nella loro relazione dai CTU, nominati dalla Procura di Matera, nel procedimento poi archiviato ed inerente i 225
medesimi fatti di cui ci si occupa, allorquando gli stessi affermarono che dall’esame degli atti avevano potuto rilevare: “…..che la condotta posta in essere di violare le disposizioni del PTPM è la riprova di una decisa volontà politica di dar corso all’iniziativa ad ogni costo, adeguando ove necessario quelle norme che risultassero di intralcio…”. La giunta che delibera tale atto (D.P.G.R. n.196/2005 del 26.09.2005) è presieduta da Vito DE FILIPPO, succeduto a BUBBICO Filippo, e composta da FIERRO Gaetano, CHIURAZZI Carlo, COLANGELO Rocco, MOLLICA Francesco, Giovanni RONDINONE e SALVATORE Donato Paolo, assente alla deliberazione. In merito a tale ultima delibera si rileva la concomitanza della sua emissione, ovvero il 26.9.2005, con la richiesta di archiviazione, formulata dalla Procura della Repubblica di Matera, del procedimento penale a carico del VITALE Vincenzo e riguardante la stessa MARINAGRI, avvenuta in data 23.9.2005, con la quale di fatto si avallava il precedente operato (illegittimo – D.P.G.R. n.711/97 e D.P.G.R. 299/01) della Giunta Regionale della Basilicata. Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 3198/2006 del 14.03.2006 respingeva gli appelli della MARINAGRI e della Regione Basilicata avverso la sentenza n. 282/2005 del TAR Basilicata. In particolare, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che il DPGR n. 299/2001 si è posto “ in contrasto con le previsioni del Piano stesso, laddove ha escluso qualsiasi forma di compensazione (ed in particolare l’attribuzione di volumetrie teoriche cedibili) in favore dei proprietari delle aree intrasformabili”; che “il Piano, nella sua connotazione genetica si configura in termini unitari, in un contesto in cui l’intrasformabilità delle aree di maggiore pregio paesaggistico costituisce presupposto perché le trasformazioni previste negli altri comparti possano realizzarsi in modo equilibrato” e che “ il Piano, così come formalmente imposto nell’atto di approvazione – (DPGR n. 711/1997) . ricollega – su di un piano di sostanziale contestualità la realizzazione degli interventi previsti nei vari comparti alla valorizzazione e conservazione attiva delle aree intrasformabili, postulando quindi un approccio di tipo integro ed individuando nell'asservimento lo strumento giuridico atto da un lato a consentire il perseguimento dei complessivi obiettivi che il Piano stesso si prefigge e dall’altro a conciliare le progettate trasformazioni urbanistiche con la salvaguardia dei valori paesistici (sent. N. 3198 del 26.5.2006) A questo punto occorre evidenziare che dall’esame della documentazione sequestrata in data 27.2.2007 presso gli uffici della MARINAGRI S.p.a. e delle sue controllate, emergeva che la D.P.G.R. n.299/01 risultava essere un atto fondamentale anche per la definitiva ammissione a finanziamento del Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO di cui faceva parte la MARINAGRI. Difatti, tale assunto trova riscontro dall’esame della corrispondenza intercorsa, prima dell’emissione della delibera in questione, tra il Ministero, il CONSORZIO COSTA D’ORO e il Comune di Scanzano Jonico e quello di Policoro. Con nota n.0015053 del 5.4.2001, Il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione – Servizio per la Programmazione Negoziata, invia al Presidente della Giunta Regionale (BUBBICO), ed al Sindaco del Comune di Policoro (LOPATRIELLO Nicolino), nonché, per conoscenza, al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico (ALTIERI Mario) ed al CONSORZIO COSTA D’ORO, l’atto di invito e diffida trasmesso a quell’ufficio il 04.04.2001, prot.0014923 del 05.04.2001, dall’avv. SPATA in nome e per conto del Comune di Scanzano Jonico, chiedendo alle amministrazioni in indirizzo di fornire 226
dettagliati elementi per le determinazioni di competenza. Tale nota reca il timbro del protocollo del Comune di Policoro n.009936 del 13.04.2001, nonché l’annotazione “3^ settore Sindaco 15.04.2001” Nell’atto di invito e diffida, redatto dall’avv. SPATA, in nome e per conto del Comune di Scanzano Jonico, si legge: “Il comune, mio assistito, è venuto a conoscenza che il CONSORZIO COSTA D’ORO ha presentato una proposta di contatto di programma, attualmente in fase di istruttoria per la verifica degli aspetti di fattibilità tecnica, amministrativa e finanziaria. Del consorzio presentatore fa parte la S.p.A. MARINAGRI. Tale Società, sul presupposto di aver progettato la realizzazione, sulla fascia costiera ionica ricadente in gran parte nel Comune di Scanzano Ionico e in minima parte nel Comune di Policoro, di un villaggio turistico prevedente la costruzione di un bacino portuale, delle relative infrastrutture, di un villaggio lagunare, di una zona residenziale con ville e unità condominiali, di una zona alberghiera con beauty farm e centro congressi, di un campo da golf e relative infrastrutture, di impianti per attività di pesca sportiva, di strutture per itticoltura, strutture per la gestione e il monitoraggio ambientale, percorsi naturalistici, spiagge, parco ornitologico, e orto botanico, ha attivato un complesso contenzioso al T.A.R. Basilicata Potenza tendente ad ottenere l’annullamento di atti del Comune di Scanzano relativi ad aspetti urbanistici inerenti il proprio territorio. Ed infatti come risulta dalla documentazione che allego, le aree interessate dal progetto MARINAGRI, che è lo stesso oggetto della proposta di contratto di programma, presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO, sono comprese in Piano Particolareggiato Esecutivo d’Ambito denominato “Foce AGRI. Tale P.P.E. adottato dai Comuni di Policoro e Scanzano Jonico, approvato con prescrizioni dalla Regione Basilicata, non ha ancora concluso il suo iter formativo, in quanto è sorto contrasto tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico in ordine alle modalità di attuazione dello stesso, pure imposte dalla Regione Basilicata in sede di approvazione, tant’è che allo stato i due Comuni non hanno stipulato la convenzione, stante l’incompletezza degli elaborati del Piano; non hanno sottoscritto alcun protocollo di intesa; non hanno determinato la scelta del soggetto proponente. In tale situazione la Regione con D.P.G.R. 21/4/2000 n. 157 (all.1) ha assegnato ai due Comuni un termine di giorni 60 per il raggiungimento dell’intesa propedeutica all’attuazione del Piano e determinato di convocare una Conferenza di servizi per l’ipotesi di non raggiungimento della stessa. Attesa la mancanza dell’intesa, in data 4/12/2000 si è tenuta presso la Regione la Conferenza di servizi fra i due Comuni e la Regione medesima (all.2). A seguito di un ulteriore incontro del 16/2/2001 (all. 3) i due Comuni hanno concordato un protocollo di intesa, la cui bozza (all. 4) è stata trasmessa dal Sindaco di Scanzano alla Regione (all. 5). Ma mentre questo ha dichiarato la disponibilità alla sottoscrizione dello stesso, il Comune di Policoro dal canto suo non ha comunicato alla Regione tale disponibilità; sicchè si è in attesa della finale deliberazione della Giunta Regionale di cui D.P.G.R. n. n157/2000. In tale situazione è evidente che mancano tutti i presupposti urbanistici, amministrativi e procedurali per l’esame della proposta presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO, attesa da un lato la irrealizzabilità immediata dell’iniziativa, dall’altro e conseguentemente la non cantierabilità immediata dell’attività. Alla stregua di tutto quanto precede il Comune di Scanzano Jonico, a mio mezzo, espressamente chiede che la proposta di contratto di programma non venga favorevolmente esaminata perché la stessa negativamente incide su quelli che sono le effettive scelte e i concreti interessi urbanistici ed economici del comune medesimo. Con nota n. 0020125 del 11.5.2001, il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Servizio per la Programmazione Negoziata, scrive al 227
Presidente della Giunta Regionale, ai Sindaci di Policoro e Scanzano Jonico e per conoscenza al CONSORZIO COSTA D’ORO. Con tale nota, il citato Ufficio Ministeriale segnala un ulteriore atto di invito e diffida del Comune di Scanzano Jonico, avverso la proposta di contratto di programma in esame, con nota del 2.5.2001 n.0018165. Pertanto, lo stesso Ufficio centrale, preso atto, tra l’altro, della circostanza relativa al cambio di destinazione d’uso, in deroga ad un subcomparto di un piano, in cui risulta localizzata una delle iniziative approvate dal CIPE il 03.05.2001, invita le amministrazioni coinvolte ed in particolare la Regione Basilicata, cui spetta la risoluzione del procedimento, a fornire elementi certi circa la legittimità delle posizioni delle due amministrazioni coinvolte. Specificando che la stipula del contratto rimaneva subordinata alla risoluzione del procedimento in corso. In riferimento a quanto indicato, il CONSORZIO COSTA D’ORO con nota n.10/2001 del 05.06.2001, indirizzata: o al Servizio per la Programmazione Negoziata Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, c.a. Direttore Dott. Alberto Versace; o al Presidente della Giunta Regionale della Regione Basilicata; o al Sindaco del Comune di Policoro; o al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico. Avente per oggetto “Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. – Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI”, riscontrando la nota n.0020125 del 11.05.2001 del Ministero del Tesoro scriveva: “………………………………………omissis…………………………………………….. È altresì fuorviante l'assunto che "il Comune di Scanzano Jonico è parte in causa in quanto il Piano è di iniziativa pubblica e quindi è esso stesso soggetto attuatore del Piano". Il Comune di Scanzano Jonico è infatti parte in causa soltanto nel senso che ha competenza amministrativa (il che è ben diverso dal dire che è soggetto attuatore) sulle opere previste dal Piano che ricadono nel Comune di Scanzano Jonico (campo da Golf, Centro di Talassoterapia, ecc) ma non ha alcuna competenza sulle opere di cui alla proposta di Contratto di Programma approvata dal CIPE nella seduta del 03.05.2001. Infatti, l'applicazione della legge 142/90 e successive modifiche (D. Lgs. 267/2000) impedisce al Comune di Scanzano Jonico, di rivendicare competenze a qualsiasi titolo su opere ricadenti nel Comune di Policoro e realizzabili ai sensi di un Piano approvato dalla Regione. Ci sembra peraltro che il Comune di Policoro abbia rivendicato in modo netto il rispetto delle proprie prerogative istituzionali con riferimento alla competenza territoriale. Per quanto detto sopra, le diffide del Sindaco di Scanzano Jonico sono da considerarsi atti inconferenti e destituiti di ogni fondamento giuridico. A maggior supporto di quanto asserito basti pensare che: - da un lato nella diffida inoltrata a Codesto Servizio in data 04.04.2001 il Comune di Scanzano Jonico afferma che la proposta di contratto di programma avanzata dal CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. e dalla sua consorziata MARINAGRI SpA "…….negativamente incide su quelli che sono le effettive scelte ed i concreti interessi urbanistici ed economici del Comune di Scanzano Jonico”; - dall'altro lato, nella Conferenza di Servizi del 29.09.1999, il Sindaco di Scanzano Jonico ha sottoscritto un verbale in cui il Porticciolo Turistico Akiris viene definito (cfr.. verbale della Conferenza di Servizio del 28.09.99 già agli atti di codesto Servizio): “ . . . . progetto che soddisfa in via combinata gli interessi pubblici alla valorizzazione turistica ed economica del territorio, alla tutela del paesaggio e dell’ambiente ed alla sicurezza della navigazione”.. 228
Alla Regione Basilicata si chiede con cortese sollecitudine l'applicazione del D.P.G.R. n.157 del 21.04.2000, ed in particolare il provvedimento finale di intesa che consente di dare piena attuazione al Piano. Si ribadisce che il predetto provvedimento di intesa riguarda le modalità di gestione dello stesso Piano ma non può né ledere la competenza territoriale in ordine al rilascio delle concessioni edilizie (ai sensi del D.Lgs. 267/2000 sulle autonomie locali), né ledere il diritto della MARINAGRI S.p.a., proprietaria della aree, ad attuare le trasformazioni nei comparti individuati dalle tavole di Piano e puntualmente elencati nel D.P.G.R. n.711 del 09.09.1997, in cui ai sensi dell'art. 23 della legge 1150/42, ha titolo ad operare in quanto proprietaria delle aree”. Quindi, con tale nota il CONSORZIO COSTA D’ORO richiedeva al Presidente della Regione Basilicata l’applicazione del D.P.G.R. 157/2000 al fine di dare attuazione al Piano. La richiesta del CONSORZIO COSTA D’ORO veniva soddisfatta con l’emissione del D.P.G.R. n.299/01. Il Presidente della Regione Basilicata pro tempore, Filippo BUBBICO, tenuto conto dei ripetuti inviti formulati dal CONSORZIO COSTA D’ORO nei mesi precedenti, nonché dal Comune di Policoro di adottare i poteri sostitutivi, li fa propri con la D.P.G.R. 299/01. Pertanto, in data 12.11.2001, con nota prot. n.43784/71R, comunica all’ufficio interessato all’istruttoria della proposta del contratto di programma in esame, quanto di seguito indicato: “In allegato alla presente ed in risposta alla V. S. nota n° 0020125 del 11.05.2001, si trasmette il D.P.G.R. n° 299 del 16.10.2001, che disciplina, ai sensi del D.P.G.R. n° 157 del 21.04.2000 le modalità attuative del P.P.E. “Foce AGRI”, in sostituzione della prevista intesa tra i comuni di Policoro e Scanzano Jonico. Il provvedimento in oggetto conferma l’attuazione del Piano Particolareggiato per comparti, come individuati nelle tavole del medesimo Piano Particolareggiato, e consente la realizzazione delle iniziative turistiche di cui alla proposta di Contratto di Programma in oggetto (cfr. Delibera di Localizzazione Regionale del 8.01.1998). Come chiaramente evidenziato nelle premesse del dispositivo D.P.G.R. n° 299 del 16.10.2001, gli indirizzi alla base della medesima deliberazione sono stati normalmente condivisi ed apprezzati da entrambi i Sindaci dei comuni interessati. Si intendono pertanto definitivamente chiarite le modalità di attuazione del Piano delle aree oggetto di trasformazione urbanistica”. Con tale nota il Presidente della Regione Basilicata, Arch. BUBBICO, dà il via libera al Ministero competente per l’approvazione dei finanziamenti pubblici in capo alla MARINAGRI S.p.a.. Con nota n.11/2001 del 8.11.2001 del CONSORZIO COSTA D’ORO a firma del presidente, Ing. Marco VITALE, indirizzata al Servizio per la Programmazione Negoziata Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale della Regione Basilicata, il predetto Consorzio comunica quanto segue: “Oggetto: Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.1. Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI - Approvato con Delibera CIPE del 03.05.2001 - trasmissione DPGR n. 299 del 16.10.2001 relativo all'intesa tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico. A conclusione definitiva della inconferente polemica messa in atto dal Comune di Scanzano Jonico con i noti atti di diffida del 4.04.2001 e 02.05.2001 avverso l'approvazione del Contratto di Programma proposto dallo scrivente Consorzio, ed a nuovo riscontro della nota n. 0020125 del 11.05.2001 del Ministero del Tesoro, si trasmette il D.P.G.R. n. 299 del 229
16.10.2001, che sostituisce, con riferimento al P.P.E. "Foce AGRI", l'intesa tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico. In particolare si intende richiamare in questa sede come il dispositivo chiarisca definitivamente la legittimità del progetto presentato a suo tempo a codesto ufficio dal parte della consociata MARINAGRI S.p.A.; infatti, ai sensi del dispositivo in oggetto, i proprietari delle aree di ciascun comparto devono presentare al Comune nel cui territorio le aree stesse ricadono un progetto planovolumetrico esecutivo. Come si evince dalla documentazione già agli atti di codesto ufficio, la MARINAGRI S.p.A. è proprietaria della quasi totalità dei Comparti A e C del Piano - in cui ricadono le opere finanziate Ios Village, Thalas Hotel e porticciolo turistico Akiris, ed è quindi nel pieno diritto di proporsi come attuatore ai sensi della Legge Urbanistica 1150/42 (legge che ovviamente il D.P.G.R. in oggetto richiama al primo punto quale necessario presupposto). Come già dalla scrivente sostenuto nella nota n.10/2001 del 05.06.2001, è da ritenersi quindi non corretto quanto asserito nella nota n. 0020125 del 11.05.2001 del Ministero del Tesoro – Il Comune di Scanzano Jonico è parte in causa in quanto il Piano è di iniziativa pubblica e quindi è esso stesso soggetto attuatore del Piano”. Il Comune di Scanzano Jonico è infatti parte in causa soltanto nel senso che ha competenza amministrativa (il che è ben diverso dal dire che è soggetto attuatore) sulle opere previste dal Piano che ricadono nel Comune di Scanzano Jonico (campo da Golf, centro di Talassoterapia, ecc) ma non ha alcuna competenza sulle opere di cui alla proposta di Contratto di Programma approvata dal CIPE nella seduta del 03.05.2001. Si chiede pertanto che, in ottemperanza alla delibera CIPE del 03.05.2001, si proceda all'assegnazione definitiva delle risorse da parte dello stesso CIPE entro il 31.12.2001”. Con nota n.14167 del 14.12.2001, indirizzata all’on. BALDASSARRI Mario presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla dr.ssa BITETTI Patrizia presso la segreteria C.I.P.E., al dott. Carlo SAPPINO presso il Ministero delle Attività Produttive – Direzione Generale per il Coordinamento degli incentivi alle imprese e alla d.ssa PASCOLI Anna presso il Servizio per la Programmazione Negoziata tutti di Roma, il dott. ALTIERI, Sindaco di Scanzano Jonico, scrive quanto segue: “OGGETTO: Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.C.A.R.L.. Risposta alla nota del Ministero delle Attività Produttive del 27/11/01 Prot. 1180.551. E’ pervenuta a questo Comune nota del Ministero delle Attività Produttive del 27/11/2001, prot. N. 1180.551 con la quale, ai fini della definizione della pratica per l’assegnazione dei fondi di cui alla delib. CIPE n. 91/01, si invita il CONSORZIO COSTA D’ORO a fornire gli elementi necessari per la definizione ed attuazione del Piano Progettuale e la Società MARINAGRI a fornire descrizione degli interventi previsti, alla stregua delle varianti apportate al progetto iniziale e al disposto di cui al D.P.G.R. n. 299/01. Questo Comune ritiene di dover segnalare a codesto Ministero che il CONSORZIO COSTA D’ORO non è in grado e comunque non può validamente e legittimamente fornire gli elementi richiesti, in quanto non ha né la disponibilità del suolo né le concessioni demaniali relative a tutte le aree interessate dal Piano progettuale né allo stato esiste alcuna variante in deroga di validità ed efficace. Per ciò che concerne la richiesta formulata alla MARINAGRI, Società che fa parte del Consorzio presentatore del Piano progettuale, si evidenzia che il D.P.G.R. n. 299/01 e la presupposta delib. G.R. 15/10/01 n. 2194, sono atti conseguenti al contrasto insorto tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico in ordine alle modalità di attuazione del Piano Particolareggiato Esecutivo d’Ambito Foce AGRI. Tali atti regionali pubblicati sul B.U.R. n. 72 dell’1/11/01 non solo non sono ancora divenuti inoppugnabili ma determinano, ai fini della concreta attuazione del Piano medesimo, una serie di incombenze allo stato neppure iniziate. 230
Questo Comune ritiene doveroso evidenziare che i predetti atti prescrivano, tra l’altro, che la volumetria complessiva prevista dal Piano Particolareggiato è da intendersi virtualmente attribuita a tutte le aree trasformabili ricadenti nel Piano stesso, indipendentemente dalla prevista destinazione, dalla proprietà e dalla localizzazione in uno o nell’altro territorio comunale. Conseguentemente le volumetrie realizzabili nell’ambito di ciascun comparto edificatorio derivano non solo dalle aree del comparto stesso, ma anche dalle aree trasformabili rientranti nel perimetro del Piano d’ambito. Pertanto nell’ipotesi che la volumetria prevista in un comparto superi quella consentita da PTCM (1mc/mq.), al realizzando comparto dovrà essere asservita una o più aree della superficie complessiva trasformabile necessaria ad assorbire la volumetria eccedente il valore di 1mc./mq. Dovranno in ogni caso essere rispettati gli indici e le quantità volumetriche stabiliti per ciascuno comparto nonché la volumetria complessiva del Piano. L’attuazione del P.P.E.A. potrà avvenire per singoli comparti e nell’ambito di questi, con la sequenza del D.P.G.R. n. 711/97, di approvazione del Piano. A questo fine il proprietario o i proprietari, riuniti in consorzio o società, dalle aree di ciascun comparto dovranno presentare al Comune o ai Comuni, nel cui territorio le aree stesse ricadono, un progetto planovolumetrico esecutivo corredato, ove occorra, dalla documentazione relativa all’asservimento a non aedificandi delle superfici necessarie a consentire la realizzazione della volumetria prevista. Conseguentemente dovranno essere allegati agli accordi o i contratti interprivati con i proprietari delle aree asservite, mediante i quali è stata realizzata la perequazione delle situazioni dominicali. Nel progetto planovolumetrico, dovranno essere puntualmente indicate le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, individuate in un apposito elaborato accompagnato da progettazione esecutiva, con la stima analitica dei costi, suddivisi. Ove occorra, in relazione alla localizzazione di ciascuna opera nel territorio dei due Comuni interessati e per comparti. I soggetti che hanno la proprietà o, in base ai negozi interprivati, la legittima disponibilità delle aree dell’intero comparto, dovranno stipulare con il Comune o con i comuni nel cui territorio ricade il comparto stesso, una convenzione relativa all’attuazione del progetto planovolumetrico, obbligandosi a versare gli oneri relativi al costo di tutte le opere di urbanizzazione primaria e di parte delle opere di urbanizzazione secondaria, in conformità alle vigenti norme. Nell’ipotesi di opere di urbanizzazione interessanti più comparti e/o il territorio di entrambi i Comuni dovrà essere garantita la realizzazione integrata ed unitaria, mediante la stipula di apposita convenzione tra Amm.ne/i ed i privati rappresentati la proprietà dei predetti comparti, nei modi di cui all’art. 23 L.n. 1150/42. In caso di opere di urbanizzazione che per la loro natura o struttura riguardino il territorio di più Comuni, il loro progetto dovrà essere approvato da entrambe le Amministrazioni Comunali. Alla stregua delle novità prescrizionali imposte dalla Regione conseguentemente al mancato accordo sulla convenzione tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico, il Piano progettuale all’esame di codesto Ministero non può proseguire nel suo iter perché in contrasto con queste. Si invitano, per tanto, le SS.VV. nell’ambito delle rispettive competenze, ad esprimere parere negativo sull’assegnazione definitiva dei fondi in discorso”. A seguito della nota sopra riportata, il Ministero delle Attività Produttive, con nota n.1.180.669 del 31.12.2001, indirizzata al CONSORZIO COSTA D’ORO (VITALE Marco), al Sindaco di Policoro (LOPATRIELLO Nicolino), al Sindaco di Scanzano Jonico (ALTIERI Mario) e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale Basilicata (BUBBICO Filippo), chiede urgenti chiarimenti in merito a quanto segnalato dal Sindaco ALTIERI: “OGGETTO: Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.C.A.R.L. – Centro turistico integrato MARINAGRI. 231
Si fa riferimento alla nota del 14/12/2001 prot. N. 1.180.636 del 17/12/2001, inviata a questo Ufficio dal Comune di Scanzano Jonico che si allega alla presente e in cui si invita ad esprimere parere negativo sull’assegnazione definitiva dei fondi alla proposta di contratto in oggetto. Nell’evidenziare il parere positivo della Regione Basilicata che nella nota n. 1.180.511 del 19/11/2001 afferma che il “D.P.G.R. n.299 del 16/10/2001 conferma l’attuazione del piano particolareggiato per comparti e consente la realizzazione delle in iniziative turistiche di cui alla proposta di contratto di programma Costa d’Oro”, si ritiene necessario un definitivo chiarimento circa le modalità di attuazione del Piano d’Ambito e la conseguente realizzazione dell’intervento in oggetto. Poiché, evidentemente, tali modalità non risultano formalmente condivise dai due Comuni e considerato la necessità, per la corretta realizzazione dell’intervento, delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, si invita codesto Consorzio e le Amministrazioni di competenza a fornire, con la massima sollecitudine, i chiarimenti dovuti”. Con nota n.1053 del 14.1.2002, su carta intestata del Comune di Policoro ed a firma congiunta del Sindaco di Policoro, Nicola LOPATRIELLO, del Dirigente del 3^ Settore del Comune di Policoro, VICECONTE Felice, del presidente del CONSORZIO COSTA D’ORO, VITALE Marco e del presidente della MARINAGRI, VITALE Vincenzo, indirizzata alla Direzione Generale per il Coordinamento degli Incentivi alle Imprese presso il Ministero delle Attività Produttive – Ufficio della Programmazione Negoziata e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale, Arch. Filippo BUBBICO, i predetti al fine di fornire i necessari chiarimenti scrivono: “In risposta alla Vs. nota prot. 1.180.669 del 31.12.2001, ed a definitivo chiarimento circa le modalità di attuazione dell'iniziativa turistica presentata dalla MARINAGRI SpA, nell'ambito della proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO i sottoscritti: Dott. Nicola Lopatriello, Sindaco della Città di Policoro, Ing. Felice Viceconte, Dirigente III Settore del Comune di Policoro, responsabile del procedimento, Ing. Marco VITALE, Presidente del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l., Vincenzo VITALE, Presidente della MARINAGRI S.p.A., fanno presente quanto segue. L'ultima nota del Sindaco del Comune di Scanzano Jonico del 14.12.2001, al di là dell'evidente fine defatigatorio ed emulativo, lascia trasparire un'acredine nei riguardi dell'iniziativa turistica in oggetto e della Città di Policoro, come raramente si è vista albergare in un'istituzione pubblica, la cui azione dovrebbe essere tesa soltanto alla salvaguardia degli interessi pubblici ed allo sviluppo socio economico. Ci si chiede quale vantaggio può ricavare il Comune di Scanzano Jonico dalla mancata assegnazione delle risorse al CONSORZIO COSTA D’ORO?. A testimonianza del fine distruttivo, e dell'uso personalistico delle istituzioni, è il fatto che tali atti (siamo al terzo) vengano prodotti sempre nell'imminenza della decisione del CIPE con il chiaro intento di mettere il decisore in grave imbarazzo, atteso anche il fatto che trattasi di istanze provenienti da un ente pubblico. Occorre comunque precisare che, nell'ultima missiva, il Sindaco di Scanzano Jonico ha rivolto a codesto Ufficio un invito a titolo esclusivamente personale, in quanto non risultano atti specifici degli organi collegiali, né il Sindaco è responsabile del procedimento in ordine all'attuazione del P.P.E. "Foce AGRI". Venendo invece nello specifico ai contenuti della missiva del Sindaco del Comune di Scanzano, l'interpretazione del dispositivo regionale DPGR 299/2001 è univoca e non può destare ulteriori dubbi circa le modalità di attuazione del Piano d'Ambito Foce AGRI. A testimonianza di ciò vale l'autorevole parere della Regione Basilicata a cui la presente viene inviata per conoscenza. 232
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Intanto va sottolineato che il D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001 è divenuto inoppugnabile a far data dal 02/01/2002 per mancanza di oppugnazione da parte di alcuno. D'altronde il Sindaco di Scanzano Jonico, che ha invocato tale "carenza procedurale" (come se la validità di una legge fosse subordinata all'esaurimento di tutti gli eventuali atti di impugnazione dinanzi al tribunale amministrativo), non ha potuto proporre oppugnazione dinanzi al TAR per il semplice motivo che lo stesso Sindaco "ne ha formalmente condiviso ed apprezzato gli indirizzi'' (si vedano al proposito le premesse del D.P.G.R. 299/2001). Ciò che è invece più importante considerare è la natura del D.P.G.R. 299/2001: trattasi di "intesa autoritativa" imposta dal Presidente della Giunta Regionale di Basilicata ai sensi del D.P.G.R. 157/2000 (anche quest'ultimo condiviso da entrambi i Comuni). In sostanza il D.P.G.R. 299/2001 è stato redatto proprio per sopperire alla mancata intesa tra i due Comuni con un intervento sostitutivo regionale. A maggior supporto si cita, nelle premesse del dispositivo: premesso "che il Presidente della Giunta Regionale, l'Assessore al ramo ed i dirigenti dell'Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio e del Servizio Assistenza Giuridico-Legale hanno preso atto delle convergenti dichiarazioni di formale consenso dei Sindaci di Policoro e Scanzano Jonico all'adozione, da parte della Regione, di un atto disciplinante le modalità attuative del PPEA Foce AGRI, in sostituzione dell'intesa che sarebbe dovuta intervenire tra i comuni predetti". Con riferimento invece ai contenuti del D.P.G.R. 299/12001, intanto è noto – lo ha richiamato la stessa Regione Basilicata nella nota del 19.11.2001 - che la realizzazione avviene per "singoli comparti”. Ebbene, come evidenziato dalla copiosa ed esaustiva documentazione già agli atti di codesto Ufficio, con riferimento alle tre iniziative proposte dalla MARINAGRI SpA ed oggetto di approvazione CIPE (Hotel Thalas, Ios Village e Porto Akiris) è possibile verificare che: l'Hotel Thalas e lo Ios Village ricadono interamente nel Comparto A del P.P.E.; il Porto Akiris ricade interamente nei Comparti C ed I del P.P.E.; la MARINAGRI SpA è proprietaria del 99.94% del Comparto A; la MARINAGRI SpA è proprietaria del 89.17% del Comparto C (il resto appartiene quasi interamente al Demanio Marittimo); con riferimento alle aree del Comparto I la MARINAGRI SpA ha ottenuto l'approvazione di Porto Akiris ai sensi del DPR 509/97 sulla nautica da diporto; la MARINAGRI, ai sensi dell'art.23 della legge 1150142 (proprietà di almeno 3/4 del Comparto) è dunque legittimata ad attuare le previsioni di piano. Per il Comparto A (in cui sono previsti il Villaggio Ios e l'Hotel Thalas), ai sensi del D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001, il Comune di Scanzano Jonico non è assolutamente investito dalla successiva procedura di approvazione finale, in quanto le aree del Comparto A ricadono interamente nel Comune di Policoro. Per il Comparto C (in cui è previsto Porto Akiris) il Comune di Scanzano Jonico è investito dell'approvazione delle sole urbanizzazioni di cui al tronco A-B, come illustrato nella planimetria allegata, e rilascia la concessione su 1620 mq di superficie stradale su circa 508.272 mq di tutto il comparto (0.3%). Il Comune di Scanzano Jonico non può inoltre esimersi dall'approvare tale urbanizzazione in quanto trattasi di atto dovuto alla luce dei seguenti motivi:
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- le urbanizzazioni sono state già definite dal progettista del Piano ed approvate dal Comune di Scanzano Jonico in sede di approvazione del Piano (cfr. Delibera di Consiglio Comunale di Scanzano Jonico n. 58 del 12.11.99 e n.38 del 11.07.2000); - il Sindaco di Scanzano Jonico ha già espresso parere favorevole al porticciolo turistico in sede di conferenza di servizi del 28.09.1999 ai sensi del DPR 509/97 (l'urbanizzazione A-B è anche al servizio del porto). In sostanza l'approvazione che si richiederà al Comune di Scanzano Jonico sulle urbanizzazioni di cui al tronco A-B va intesa soltanto ai sensi del calcolo degli oneri di urbanizzazione dovuti (nessuna costruzione del Comparto C ricade nel Comune di Scanzano Jonico!) Se il Comune di Scanzano Jonico si rifiutasse di approvare tali urbanizzazioni potrà essere richiesto il potere sostituivo alla Giunta Regionale tenuto anche conto che le opere infrastrutturali sono già state oggetto di progettazione definitiva con NO Paesaggistico poi inglobato nel successivo giudizio di Compatibilità Ambientale (D.G.R. n. 2463 del 27.11.2001). Per quanto riguarda infine i prescritti eventuali "asservimenti di aree della superficie complessiva trasformabile necessaria ad assorbire la volumetria eccedente il valore di 1 mc/mq”, si rappresenta che in nessuno dei Comparti del Piano (inclusi quindi i Comparti A e C che interessano la proposta di Contratto di Programma) la volumetria realizzabile supera l’indice di 1 mc/mq fondiario, per cui nessun asservimento è necessario. In definitiva, si chiede di non tener conto dei ripetuti inviti del Sindaco di Scanzano Jonico (inclusa la probabile prossima missiva che perverrà a poche ore dal prossimo CIPE), anche al fine di evitare che il Comune di Scanzano Jonico ed indirettamente l'intera comunità di Scanzano Jonico, debbano soffrire il fardello delle ingenti azioni risarcitorie che Comune di Policoro, CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l., MARINAGRI S.p.A., La Siritide S.r.l. e Nettis Resort S.r.l. metterebbero in atto nel caso in cui la condotta sconsiderata del Sindaco di Scanzano producesse gli effetti sperati”. Tale ultima nota riveste particolare importanza. Oltre a quanto si indicherà in seguito relativamente al cambio di destinazione d’uso di alcuni subcomparti del comparto “A”, in tale sede si rileva dall’esame della stessa il preciso intento sotteso al D.P.G.R. n.299/01. Ciò si rileva in un passaggio fondamentale della nota laddove, nel comunicare all’ente interessato all’istruttoria del finanziamento richiesto dalla MARINAGRI, la totale estraneità del Comune di Scanzano Jonico per le opere candidate a finanziamento, viene indicato che “….per il comparto A (in cui sono previsti il Villaggio IOS e l’Hotel THALAS), ai sensi del D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001, il Comune di Scanzano Jonico non è assolutamente investito dalla successiva procedura di approvazione finale, in quanto le aree del comparto A ricadono interamente nel Comune di Policoro…..”. Con tale affermazione si ripropone praticamente quello che è il cuore del D.P.G.R. n.299/01, ovvero l’attuazione per comparti, aggirando, di fatto, localizzando tutte le opere ammesse a finanziamento nel Comune di Policoro, i rilievi mossi dal Comune di Scanzano Jonico circa le illegittimità degli atti e le delibere adottati dalla Giunta Regionale a favore della MARINAGRI S.p.a.. Infine, in merito a tale nota ed a quanto indicato nella stessa, circa la premessa contenuta nel D.P.G.R. n.299/01, laddove si riporta “che il Presidente della Giunta Regionale, l’Assessore…………………..omissis hanno preso atto delle convergenti dichiarazioni di formale consenso dei Sindaci di Policoro e Scanzano Jonico all’adozione, da parte della Regione, di un atto disciplinante le modalità attuative del PPEA Foce AGRI, in sostituzione dell’intesa che sarebbe dovuta intervenire tra i comuni predetti”, si mette in evidenza quanto dichiarato dal Sindaco di Scanzano Jonico ALTIERI, il quale afferma: “ALTIERI Mario – …………………omissis. Quindi, per esempio, vede, qui BUBBICO ha detto …….omissis…..ha detto: “Sentiti i pareri… – quando ha fatto il primo decreto che poi è stato bocciato dal Tar – …sentiti i pareri del Sindaco di Scanzano e di Policoro…”. E’ falso totale… Ma poi il parere di un Sindaco lo 234
si acquisisce a voce? E il Sindaco può dare anche un parere scritto personale o deve fare una deliberà? Cioè noi rappresentiamo un ente, ogni parere che dobbiamo dare lo dobbiamo esprimere attraverso un atto, non è che… Perché qui, lui per giustificare, dice che: “A seguito di ampia ed articolata discussione, i sindaci dei due comuni interessati hanno formalmente dichiarato di condividere ed apprezzare gli indirizzi illustrati…” Questo è il decreto che poi è stato bocciato dove dice che possiamo gestire per comparti il piano. Falso totale, io non sono stato mai interpellato, del resto se fossi stato interpellato dovevo dire: “Devo andare in consiglio comunale e acquisire il consenso del consiglio comunale”, io non posso dare un consenso su un piano che è legge, vi do un consenso verbale. Questo perché mi ha fatto ricordare adesso questo? Perché una cosa possono essere discorsi e discussioni che ci sono stati o che possono essere intercorsi (compreso BUBBICO) e una cosa sono gli atti invece. Cioè io non è che per fare una cosa come Sindaco a livello comunale, sento le persone e dico: “Sentiti… prendo questo provvedimento”, ma devo acquisire i pareri scritti degli enti coinvolti, non dei rappresentanti degli enti, pareri verbali dei rappresentanti degli enti, documenti scritti etc. Però, voglio dire, in quella vicenda, non c’è reato, se non un comportamento scorretto di BUBBICO nei miei confronti. Ma su questo lo potevo distruggere, non l’ho distrutto politicamente perché mi sento di essere uomo prima di tutto…..”. In pratica l’ALTIERI sconfessa quanto indicato nella delibera a firma di BUBBICO, circa il “formale consenso” dallo stesso espresso, argomentandolo con il fatto che tale “consenso” doveva essere preceduto da una delibera del Consiglio Comunale di Scanzano Jonico, cosa che, secondo quanto dichiarato dal Sindaco non sarebbe mai avvenuta. A supporto di tale assunto vi sono le successive note inviate dallo stesso Sindaco al Ministero delle Attività Produttive con le quali si opponeva all’attuazione del piano secondo quanto previsto dal D.P.G.R. 299/01. Dall’esame congiunto delle note sopra riportate appare evidente come il D.P.G.R. 299/01 fosse fondamentale per il progetto della MARINAGRI (infatti i problemi erano relativi solo al progetto della MARINAGRI S.p.a., rilevato che il Comune di Scanzano Jonico sollevava le illegittimità del progetto relativo solo a questa società e non anche alle altre consorziate del CONSORZIO COSTA D’ORO, il cui progetto non ricadeva nel territorio dello stesso comune) permettendole di uscire dalla fase di stallo venutasi a creare nell’istruttoria relativa all’ammissione al finanziamento C.I.P.E.. Infatti, la mancata attuazione del Piano ed il disaccordo di uno dei due Comuni sul territorio del quale ricadevano le opere da realizzare (Scanzano Jonico), di fatto non permetteva la cantierabilità delle opere candidate a finanziamento. Da ciò se ne deduce che tale atto (D.P.G.R. n.299/01) risulterà fondamentale al fine dell’approvazione dei finanziamenti da parte del C.I.P.E. in capo al CONSORZIO COSTA D’ORO ovvero della MARINAGRI S.p.a., come peraltro si rileva da quanto indicato dalle note n.11/2001 del 8.11.2001 e 1053 del 14.1.2002. Infatti il suo annullamento, intervenuto nell’aprile del 2005, avverrà quando ormai il C.I.P.E. aveva già provveduto all’approvazione del finanziamento (delibera n.132 del 19.12.2002), nonché si era già provveduto alla stipula del contratto di programma avvenuta il 31.7.2003. L’importanza di tale delibera rinviene anche dal fatto che dando la possibilità alla MARINAGRI S.p.a. di gestire il Piano per singoli comparti, la stessa potrà di fatto proseguire nella realizzazione delle opere e nell’iter per beneficiare del finanziamento pubblico, senza di fatto più preoccuparsi delle possibili “rimostranze” del Comune di Scanzano Jonico circa l’illegittimità degli atti presupposti alla realizzazione delle opere, che l’amministrazione comunale aveva anche partecipato ai competenti uffici presso il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, all’epoca competenti, chiedendo la negativa valutazione della richiesta di finanziamenti da parte della MARINAGRI. 235
Tra l’altro, si evidenzia che il fatto che il D.P.G.R. 299/01 fosse favorevole alla MARINAGRI, lo dimostra la circostanza che nel giudizio innanzi al TAR Basilicata promosso dal TUCCI, nel quale la controparte interessata indicata dal ricorrente è solo la Regione Basilicata, interviene e si costituisce anche la MARINAGRI S.p.a., quale parte interessata ed a favore della quale la delibera impugnata esprime i suoi effetti come anche riconosciuto dalla sentenza n.282/05 del TAR Basilicata. In ciò di fatto si concretizza l’ulteriore condotta atta a favorire la MARINAGRI messa in atto dalla Giunta Regionale della Basilicata ed in particolare dal Presidente della stessa, Arch. BUBBICO Filippo, che per quanto si dirà in seguito sarà il necessario interlocutore degli amministratori della MARINAGRI S.p.a., ovvero VITALE Vincenzo e Marco. Successivamente l’amministrazione regionale (guidata a questo punto da DE FILIPPO Vito, succeduto a BUBBICO Filippo, eletto Senatore) a seguito dell’annullamento da parte del TAR Basilicata, poi confermato dal Consiglio di Stato, della D.P.G.R. n.299/01, al fine di fare uscire nuovamente dall’empasse creata da tale circostanza, la MARINAGRI, emanava la D.P.G.R. n.196/05 con la quale avallava nuovamente l’impostazione della D.P.G.R. n.299/01, favorevole alla MARINAGRI, in spregio alla sentenza n.282/05, come meglio argomentato in precedenza. Tale delibera permetterà lo sblocco dei lavori all’interno della MARINAGRI, rimasti sospesi per la mancanza dell’attuazione del Piano venuta meno a seguito dell’annullamento del D.P.G.R. n.299/01. Tale dato emerge chiaramente dalla lettura del ricorso al Consiglio di Stato promosso dalla MARINAGRI contro la sentenza n.282/05, datato 31.05.2005, nel corpo del quale ed in particolare nel paragrafo n.VII, titolato “Istanza cautelare”, si legge: “…..omissis…occorre sottolineare che la MARINAGRI S.p.a. in esecuzione del piano e delle convenzioni strette con i comuni ha già eseguito delle consistenti opere. La sospensione dei lavori determinata dalla sentenza del T.A.R. Basilicata, sta causando rilevantissimi danni imprenditoriali alla stessa, poiché essa ha già provveduto alla stipulazione di contratti per le ulteriori opere. In particolare il contratto sul turismo del 31.07.2003 con i relativi tempi contingentati di esecuzione…”. Con la D.P.G.R. n.196/2005, si permette alla MARINAGRI S.p.a., anche di proseguire nell’attuazione del contratto di programma al fine dell’ottenimento dei finanziamenti del C.I.P.E.. Tale dato emerge anche da quanto indicato nello stralcio del ricorso presso il Consiglio di Stato in precedenza indicato, laddove la società tra i motivi dell’istanza cautelare fa riferimento al “ai tempi contingentati del contratto sul turismo del 31.07.2003”. Facendo riferimento ancora a quanto indicato da ALTIERI, vanno evidenziate ulteriori condotte della Giunta BUBBICO finalizzate a perseguire la volontà ormai più volte indicata di favorire la MARINAGRI S.p.a., laddove allo scopo di mettere in atto i poteri sostitutivi di cui alla legge n.136/99, nomina, dapprima quale commissario ad acta per i provvedimenti connessi alla richiesta di attuazione del “P.P.E. Foce AGRI” nel Comune di Scanzano Jonico, l’Ing. SANTARSIA, che con nota datata 26.05.2003, rifiuta l’incarico, poi con successiva D.G.R. n.897 del 26.03.2003 e successiva D.P.G.R. n. 101 del 28.05.2003, nomina quale commissario ad acta, l’Ing. Giuseppe ESPOSITO. E’ da rilevare che nel corpo della citata delibera si specifica che tale atto era stato stimolato da “istanza prodotta dal sig. Vincenzo VITALE, rappresentante legale della MARINAGRI S.p.a., con la quale era richiesta al Presidente della Giunta Regionale l’attivazione dei poteri sostitutivi per i provvedimenti del Comune di Scanzano Jonico per quanto atteneva il comparto “C”. Medesima procedura viene adottata per la nomina del commissario ad acta per il comparto “B”, individuato con D.P.G.R. n.184 del 12.09.2003, nella persona dell’Ing. Antonio CAPEZZERA. Si evidenzia la circostanza dellla mancata firma da parte del Sindaco di Scanzano Jonico ALTIERI delle convenzioni per dare attuazione alle opere di urbanizzazione del progetto MARINAGRI, 236
fondamentali per l’avvio dell’opera, motivo per il quale vengono poi nominati i predetti commissari ad acta. In merito a quanto indicato circa la procedura di nomina dei commisari ad acta su input di VITALE Vincenzo, si riporta di seguito il contenuto della nota n.13/2001 del 14.1.2002, sequestrata presso gli uffici della MARINAGRI S.p.a. e sue controllate in data 27.2.2007. Nella nota in esame indirizzata al Presidente della Giunta Regionale, Arch. BUBBICO Filippo ed a firma congiunta di VITALE Vincenzo e VITALE Marco, rispettivamente presidente della MARINAGRI S.p.a. e del CONSORZIO COSTA D’ORO, si legge: “Con riferimento alla proposta di Contratto di Programma presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. i sottoscritti Marco VITALE, Presidente del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. e Vincenzo VITALE, Presidente della MARINAGRI S.p.A., premesso che: Il CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. ha ottenuto con delibera CIPE n.81/2001 del 03.05.2001 (allegata) l'approvazione di un Contratto di Programma sul turismo con assegnazione di un finanziamento complessivo di 100,324 miliardi di Lire (pari a 51,81 milioni di Euro) a valere sulle risorse della Legge 488/92, per la realizzazione di una serie di investimenti da realizzare in Policoro, Nova Siri e Pisticci da parte rispettivamente delle società MARINAGRI SpA, LA SIRITIE Srl e NETTIS RESORT Srl, tutte aderenti allo scrivente Consorzio; Ai sensi della medesima Delibera CIPE n.8/2001 l'assegnazione definitiva delle risorse dovrà avvenire con successiva Delibera CIPE, inizialmente prevista entro il 31.12.2001; In data 14.12.2001 il Sindaco del Comune di Scanzano Jonico, trasmetteva agli uffici ministeriali una lettera di invito (allegata) ad esprimere parere negativo in ordine alla assegnazione definitiva delle risorse, con chiaro intento defatigatorio ed emulativo, lasciando trasparire un'acredine nei riguardi dell'iniziativa turistica in oggetto e della Città di Policoro, come raramente si è vista albergare in un'istituzione pubblica, la cui azione dovrebbe essere tesa soltanto alla salvaguardia degli interessi pubblici ed allo sviluppo socio economico (quale vantaggio può ricavare il Comune di Scanzano Jonico dalla mancata assegnazione delle risorse al CONSORZIO COSTA D’ORO?); La missiva del 14.12.2001 è la terza di una serie di inviti/diffide inoltrate al CIPE ed agli Uffici Ministeriali della Programmazione Negoziata, tutti prodotti nell'imminenza della decisione del CIPE con il chiaro intento di mettere il decisore in grave imbarazzo, atteso anche il fatto che trattasi di istanze provenienti da un ente pubblico; La MARINAGRI SpA ha presentato, nell'ambito della proposta di Contratto di Programma, tre iniziative, di cui n.2 strutture ricettive ricadenti nel Comparto A del Piano d'Ambito Foce AGRI ed il PORTO TURISTICO AKIRIS ricadente nel Comparto C; Con riferimento ai contenuti del D.P.G.R. 299/2001, la realizzazione delle previsioni del P.P.E. "Foce AGRI'' può avvenire per "singoli camparti"; Come evidenziato nelle tavole del Piano d'Ambito "Foce AGRI" la MARINAGRI SpA è proprietaria del 99.94% del Comparto A e del 89.17% del Comparto C (il resto appartiene quasi interamente al Demanio marittimo con le aree su cui è stata richiesta la concessione demaniale ai sensi del D.P.R. 509/97 sulla nautica da diporto) il che consente, ai sensi dell'art. 23 della legge 1150/42 (proprietà di almeno 3/4 del Comparto) l'attuazione delle previsioni di Piano; Per il Comparto A (in cui sono previste le 2 strutture ricettive finanziate), ai sensi del D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001, il Comune di Scanzano Jonico non è investito dalla successiva procedura di approvazione finale, in quanto le aree del Comparto A ricadono interamente nel Comune di Policoro; Per il Comparto C intercomunale (in cui è previsto PORTO AKIRIS) il Comune di Scanzano Jonico è investito dell'approvazione delle urbanizzazioni relative ad un unico tronco A-B (cfr. planimetria allegata) e rilascia la concessione su 1620 mq di superficie stradale su circa 508.272 mq di tutto il comparto (0.3%); nessuna costruzione del Comparto C ricade nel Comune di Scanzano Jonico; 237
Le urbanizzazioni sono state già definite dal progettista del Piano ed approvate dal Comune di Scanzano Jonico in sede di approvazione del Piano (cfr. Delibera di Consiglio Comunale di Scanzano Jonico n. 58 del 12.11.99 e n.38 del 11.07.2000); Il Sindaco di Scanzano Jonico ha già espresso parere favorevole al porticciolo turistico in sede di conferenza di servizi del 28.09.1999 ai sensi del DPR 509/97 (l'urbanizzazione in oggetto è a servizio del porto); le opere infrastrutturali sono già state oggetto di progettazione definitiva con N.O. Paesaggistico poi inglobato nel successivo giudizio di Compatibilità Ambientale (D.G.R. n. 2463 del 27.1 1.2001); Considerato inoltre: Il “periculum in mora" per il finanziamento del Contratto di Programma proposto dal CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. dovuto alla continua azione emulativa del Sindaco del Comune di Scanzano Jonico; La possibilità del Comune di Scanzano Jonico di ritardare oltremodo la operatività della MARINAGRI SpA nel Comparto C in cui ricade PORTO AKIRIS; La richiesta di chiarimenti (allegata) in merito all'attuazione del PPE Foce AGRI avanzata dal Ministero delle Attività Produttive, Direzione Generale per il Coordinamento alle Imprese, Ufficio Programmazione Negoziata a seguito dell'azione di ostacolo da parte del Sindaco del Comune di Scanzano Jonico; tutto ciò premesso e considerato CHIEDONO con cortese sollecitudine, in vista della imminente decisione finale da parte del CIPE in ordine all'assegnazione definitiva delle risorse, anche al fine di non vanificare l'intero progetto del CONSORZIO COSTA D’ORO caratterizzato da iniziative intimamente connesse con riferimento all'iter di approvazione C.I.P.E., ai sensi della normativa statale e regionale vigente, come "ricusazione preventiva", la nomina di un commissario ad acta, in sostituzione del Comune di Scanzano Jonico, nelle attività di sottoscrizione della convenzione ed approvazione delle urbanizzazioni intercomunali del Comparto C del Piano Particolareggiato "Foce AGRI”. Riferiva il consigliere regionale della Basilicata DIGILIO, in merito alla nomina dell’Ing. ESPOSITO quale commissario ad acta nominato da BUBBICO per la firma delle convenzioni per l’attuazione del P.P.E. in sostituzione del Sindaco di Scanzano Jonico, da lui citato nel corso di una seduta del Consiglio Regionale: ” ……E’ vero che ho citato un certo Ing. ESPOSITO, che comunque non conosco se non di nome. Si tratta di un professionista che era stato nominato commissario ad acta per la MARINAGRI da parte del Presidente dell’epoca della regione Filippo BUBBICO. Mi limitavo ad osservare, senza alcuna malizia o velleità accusatoria, che proprio l’Ing. ESPOSITO, dopo la sottoscrizione degli atti amministrativi relativi alla MARINAGRI, è stato nominato Direttore Generale del Dipartimento Attività Produttive della Regione Basilicata”. In merito a tale circostanza si segnala che secondo quanto dichiarato dal dott. ALTIERI, la nomina dello stesso Ing. ESPOSITO sarebbe da collegare alla firma degli atti che gli si sottoponevano quale commissario ad acta, dai quali emergerebbero delle illegittimità. A riscontro di ciò, lo stesso riferisce che l’Ing. SANTARSIA avrebbe rinunciato alla nomina proprio perché accortosi delle problematiche emergenti dagli stessi atti. In particolare, gli atti da firmare erano gli schemi di convenzione, inerenti i progetti relativi al comparto C e poi B del P.P.E. “Foce AGRI”, che interessavano entrambi i comuni di Policoro e Scanzano Jonico. La firma di tali atti veniva ritenuta illegittima da parte dell’ALTIERI per via del fatto che prima della firma degli stessi il Comune di Scanzano Jonico avrebbe dovuto approvare i relativi atti, che secondo quanto dallo stesso riferito non era stato fatto. Tale affermazione 238
risulta importante per via del fatto che all’epoca dei fatti lo stesso ricopriva la carica di Sindaco di Scanzano Jonico, motivo per il quale era a conoscenza di tali questioni. Si segnala quanto emerge dalla lettura dell’”Atto di intimazione e messa in mora” del 20.7.2000, promosso dalla MARINAGRI nei confronti del Sindaco di Scanzano Jonico e della sua giunta, proprio in merito all’annullamento da parte dell’amministrazione comunale richiamata delle delibere di approvazione dello schema delle convenzioni in oggetto. Infatti nello stesso atto si legge: “…..omissis…infine alle deliberazioni consiliari n.39 del 16.11.1999 del Comune di Policoro e n.58 del 12.11.1999 del Comune di Scanzano Jonico, con le quali fu approvato l’adeguamento del Piano alle prescrizioni regionali nonché lo schema di convenzione, previamente concordato (art.24 della l.142/90), regolante la gestione del territorio;……..OMISSIS; che infatti, nonostante il Comune di Policoro abbia invitato quello di Scanzano a sottoscrivere la predetta convenzione, il Sindaco di Scanzano Jonico, con nota n.1452 dell’01.02.2000, ha espresso la volontà di modificare – con particolare riferimento al comparto F – lo schema di convenzione già deliberato, specificamente imponendo una c.d. “tevola di perequazione” a favore dei proprietari di aree ricadenti nel comparto F inedificabile (rectius, immodificabile) per legge;………………..OMISSIS; che per tutta risposta, il Comune di Scanzano Jonico, persistendo nell’atteggiamento ostativo all’iniziativa economica della esponente, con delibera consiliare n.29 del 23.05.2000 ha revocato la delibera n.58 del 12.11.1999;….OMISSIS; che con successiva deliberazione consiliare n.38 del 11.07.2000 il Comune di Scanzano Jonico ha precisato che la precedente deliberazione n.29/2000 avrebbe inteso revocare solo lo schema di convenzione e non anche gli altri atti della procedura;…..OMISSIS”. L’esame di tale documento riscontra quanto indicato dall’ALTIERI circa la mancata approvazione degli atti prodromici alla firma delle convenzioni da parte dei commissari ad acta. Emergono, pertanto, condotte penalmente rilevanti messe in atto dai componenti delle Giunte Regionali succedutisi dal 1997 ad oggi, con continuazione degli effetti degli atti illegittimi in atto. In particolare condotte abusive in concorso sono ravvisabili a carico: - della Giunta Regionale presieduta dall’allora Presidente DI NARDO, Vice Presidente BUBBICO configuratesi nell’adozione della D.P.G.R. n.711/97, che viola sia norme regionali che nazionali, ovvero il P.T.P.M. adottato in ossequio a quanto previsto dalla L.R.n.3/90 e l’art.13 della L.1150/42; - della Giunta Regionale presieduta da BUBBICO Filippo, configuratesi nell’adozione della D.P.G.R. n.299/01 in violazione della norma gerarchicamente sovraordinata, ovvero il D.P.G.R. n.711/97; - della Giunta Regionale presieduta da DE FILIPPO Vito, configuratesi nell’adozione della D.P.G.R. n.196/2005, in violazione della sentenza n.282/2005 del TAR Basilicata, nonché anch’essa del D.P.G.R. n.711/97. Rileva il CTU MARASCIO: “……Omissis. In definitiva ed in breve, come risposta al quesito n. 2 posto dal PM, si può affermare l’assoluta difformità del PPE “Foce AGRI” alla Normativa Nazionale laddove si prevede che uno strumento attuativo o particolareggiato non debba essere difforme allo strumento generale del quale deve solo attuarne le linee generali (art. n. 13 L. 1150/42 e ss.mm.ii.), il PPE “Foce AGRI” è altresì difforme alla L.R. n. 3/90 ed al PTP Metaponto, quest’ultimo istituito con la medesima legge, poiché in totale contrasto con le relative direttive. Il grado di dettaglio con il quale è stato redatto il PPE “Foce AGRI” è insufficiente per definire il medesimo strumento urbanistico particolareggiato, mentre i parametri edilizi urbanistici così come definiti ed anche incompleti, permetterebbero l’edificazione di enormi corpi di fabbrica senza limitazioni in termini di altezza. Lo sviluppo che si vuole imporre all’abitato, in Urbanistica, si ottiene attraverso il massimo numero di piani e l’altezza massima edificabile, per la quale si fissano anche i criteri di misura. 239
L’avere approvato il PPE “Foce AGRI” da parte dei competenti organi regionali ha comportato una palese e chiara forzatura ovvero abuso e violazione alla Normativa Urbanistica Nazionale e Regionale…..Omissis”. Per quanto indicato le condotte poste in essere dai soggetti coinvolti nella vicenda sembrano unite dal vincolo della continuazione, laddove l’atto iniziale emesso in violazione del P.T.P.M., nonché della L.R. n.3/90 e dell’art.13 L.1150/42 è stato perpetuato con l’adozione dei successivi atti deliberativi di adozione dello stesso che a loro volta violavano quanto previsto nel primo. Tutti gli atti amministrativi richiamati, secondo quanto ricostruito, sono stati deliberati al fine di favorire il progetto della MARINAGRI e permettere alla stessa di essere ammessa al finanziamento del C.I.P.E. ed ottenerne i relativi fondi. Tanto è stato anche possibile in quanto gli atti deliberativi in oggetto hanno permesso, a loro volta, l’emissione dei successivi atti amministrativi da parte delle amministrazioni comunali interessate (Policoro) con l’emissione di Permessi a Costruire e D.I.A., attraverso i quali si è perpetuato il reato abusivo permettendo alla MARINAGRI di ricevere ingenti finanziamenti pubblici. Si rileva, altresì, che in seguito alla D.P.G.R. n.711/97, il valore dei terreni di proprietà dell’allora ITTICA VALDAGRI, poi confluiti nella MARINAGRI e nelle sue controllate, che grazie a tale delibera da agricoli sono divenuti edificabili, è aumentato in maniera esorbitante, tanto che sono passati da un valore pari a £.572.345.991 (capitale netto) che rivalutato ex L.72/83 era di £.912.013.517 (riv. ex L.72/83 pari a £ 339.667.526) ad una rivalutazione a seguito della suddetta trasformazione riveniente dal provvedimento in questione pari a £.56.078.000.000, così come emerge dalla lettura della nota integrativa al bilancio al 31.12.1999, sequestrata presso gli uffici della MARINAGRI e sue controllate in data 27.02.2007, laddove alla voce “immobilizzazioni materiali” si legge: “Le immobilizzazioni materiali riguardano: - il terreno edificabile su cui verrà realizzato il centro turistico – residenziale. Detta posta comprende la rivalutazione ex legge 72/83 e la rivalutazione volontaria effettuata con perizia extragiudiziale nel 1998, in deroga all’art.2426 c.c., per effetto della trasformazione in edificabili dei terreni agricoli; - …..omissis”. Dal “prospetto variazione valori di bilancio” cui è allegata la nota integrativa prima richiamata, emerge che al 31.12.1998 lo stato patrimoniale attivo della MARINAGRI era pari a £.58.756.266.246 (verosimilmente anno di prima imputazione a bilancio della rivalutazione dei terreni, rilevato che la perizia extragiudiziale è del 1998) ed al 31.12.1999 era pari a £.59.175.548.980. Pertanto, a seguito della rivalutazione operata dopo la trasformazione dei terreni da agricoli ad edificabili lo stato patrimoniale attivo della MARINAGRI ne ha subito ampi benefici, favorendo quest’ultima anche nell’adozione di tutti gli atti finalizzati alla realizzazione del suo progetto, con l’ingresso nella compagine sociale di altre società con l’introito da parte del VITALE Vincenzo di ingenti somme, nonché con la presentazione alle banche di una società solida facilitando la concessione di aperture di credito e mutui senza le quali non avrebbe avuto le risorse per portare avanti il progetto. Tale delibera, quindi, oltre a permettere la realizzazione della MARINAGRI, ha consentito al VITALE Vincenzo un elevato ed ingiusto vantaggio patrimoniale. ILLECITA ATTRIBUZIONE IN PROPRIETÀ DELLE PARTICELLE DI CUI AL FOGLIO 4 N.5 E 9 DEL COMUNE DI POLICORO E FOGLIO 76 N.186 E 260 DEL COMUNE DI SCANZANO JONICO. Dall’esame degli atti acquisiti, sono emersi alcuni dati che consentono una ricostruzione della pratica relativa al riconoscimento del diritto di proprietà dei terreni siti alla foce del 240
fiume AGRI, in favore della società ITTICA VALDAGRI che controlla la MARINAGRI e sui quali era localizzato l’HOTEL THALAS opera candidata a finanziamento pubblico: o in data 5.5.1995, con nota nr. 74/95, VITALE Vincenzo, per conto della società “ITTICA VALDAGRI”, richiamando un’istanza avanzata dalla stessa società nel 1981, richiedeva il riconoscimento del diritto di proprietà sui terreni indicati dalle particelle 5, 9, 186, 260; o in ordine a quest’istanza, l’Ufficio del Demanio di Matera, con nota nr.10605/97 datata 10.6.1997 del responsabile Ing. PEPE Giuseppe, forniva un dettagliato e documentato parere negativo, che veniva trasmesso anche all’Agenzia del Demanio di Roma; o la richiesta veniva reiterata l’anno successivo, quando con nota nr.50/98 datata 15.12.1998, VITALE Vincenzo richiedeva nuovamente il riconoscimento del diritto di proprietà sui terreni sopra citati. Anche questa volta l’istanza veniva inviata all’Agenzia del Demanio di Roma; o anche in questo caso l’Ing. PEPE, con nota nr.21066/98 del 9.2.1999, ribadiva il suo parere negativo congruamente argomentato; o con nota nr.14/03 datata 21.6.2003, VITALE Vincenzo richiedeva nuovamente il riconoscimento del diritto di proprietà ; o a questo punto il procedimento amministrativo subiva una brusca accelerazione: qualche giorno dopo, con nota nr. 6565/03 datata 30.06.2003, l’Ing. PEPE, stravolgendo le sue considerazioni sull’argomento ribadite energicamente nelle note sopra citate, forniva uno scarno parere favorevole, senza dare alcuna motivazione a sostegno della nuova valutazione, diametralmente opposta alle precedenti. La circostanza sopra indicata appare ancor più anomala se si considera che l’Agenzia del Demanio di Roma ha riconosciuto, emettendo apposito decreto, il diritto di proprietà a favore dell’ITTICA VALDAGRI di VITALE Vincenzo, a soli venti giorni di distanza dal parere dello stesso Ing. PEPE: decreto nr.25493 datato 16.07.2003 a firma del Direttore Generale, Arch. Elisabetta SPITZ. Tempi molto ristretti, se si considera che l’istruttoria della pratica richiedeva l’interessamento di altri organi e, quantomeno, degli atti riportanti la planimetria della zona (atti richiesti dall’Agenzia del Demanio di Roma, ma non presenti nel fascicolo acquisito dai Carabinieri di Policoro). I Carabinieri di Policoro accertavano l’assenza dei citati pareri negativi, sfavorevoli alla MARINAGRI dagli uffici presso i quali dovevano essere custoditi. Infatti, dagli accertamenti svolti emergeva la totale assenza degli stessi sia presso l’Agenzia del Demanio di Matera, sia presso gli uffici centrali di Roma, dove gli stessi risultavano essere protocollati in arrivo ma assenti dal fascicolo. Vi è da precisare che copia dei citati pareri veniva rinvenuta nella disponibilità personale del PEPE a seguito della perquisizione eseguita a carico dello stesso. Da quanto indicato emergeva, quindi, che in diversi Uffici dello Stato (Agenzia del Demanio sede centrale di Roma e filiale di Matera, Regione Basilicata – Ufficio Ciclo dell’Acqua), erano stati sottratti atti e pareri negativi relativi al riconoscimento del diritto di proprietà in favore dell’ITTICA VALDAGRI. Passando ora all’analisi di detti pareri negativi, si precisa che le argomentazioni contenute in essi, risultavano essere state condivise dalla Direzione Compartimentale del Territorio per la Puglia e la Basilicata di Bari, con la nota nr.6527/97 datata 12.9.1997, il cui testo si riporta di seguito: “…Sulla base di quanto rappresentato con il foglio in riferimento, diretto anche alla Direzione Centrale in indirizzo, la scrivente concorda con l’appartenenza allo Stato dei terreni in argomento. Essi, infatti, costituivano originariamente il letto del fiume AGRI e non risultano né classificati, né attribuiti in proprietà ai frontisti. Del resto, l’Amministrazione finanziaria li ha sempre posseduti “uti dominus” avendoli dati in concessione alla società ITTICA 241
VALDAGRI, che in tal modo ne ha comunque riconosciuto la demanialità. Si è dell’avviso inoltre che la citata società non possa vantare diritti ai sensi dell’art. 946 C.C., avendo acquistato la proprietà dei terreni limitrofi in epoca successiva alla deviazione del fiume…”. Le argomentazioni sopra riportate che di fatto concordano con quelle date dal PEPE nei suoi due precedenti pareri negativi, sono perfettamente concordanti con le conclusioni cui giungevano i CTU. Infatti l’Ing. MARASCIO, nella sua consulenza scriveva: “La domanda che si pone il sottoscritto CT, a questo punto, è la seguente: Chi sono i legittimi proprietari dei terreni oggetto del Decreto del Direttore dell’Agenzia del Demanio di Matera, in data 16/07/2003 prot. n. 25493? - Per le particelle nn. 5 e 9 del foglio di mappa n. 4 in agro di Policoro la legittima proprietà va riconosciuta ai proprietari frontisti della vecchia sponda destra del fiume AGRI (foglio n.4 particella n. 4) e di quella sinistra (foglio n. 3 particella n. 305), le prime intestate alla S.A.I.S. (Società agricola Industriale Scanzano con sede a Salerno) nella qualità di livellaria a S.E. Arcivescovo di Napoli, la seconda intestata all’Ente per lo Sviluppo della irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania (ESAB). Quanto appena affermato è facilmente rilevabile dalla lettura dell’elenco (lettere A e H) dei terreni oggetto del Decreto di Esproprio del 12/11/1973 operato dal Prefetto di Matera, ricadenti nel territorio del Comune di Policoro; - Per le particelle nn. 186 e 260 del foglio di mappa n. 76 in agro di Scanzano Jonico la legittima proprietà va riconosciuta ai proprietari frontisti della vecchia sponda destra del fiume AGRI (foglio n. 76 particella n. 32) e di quella sinistra (foglio n. 76 particella n. 40), la prima intestata alla S.A.I.S. livellaria a S.E. Arcivescovo di Napoli, la seconda di proprietà dell’ESAB. Quanto appena affermato è facilmente rilevabile dalla lettura dell’elenco (lettere L e S) dei terreni oggetto del Decreto di Esproprio del 12/11/1973 operato dal Prefetto di Matera, ricadenti nel territorio del Comune di Scanzano Jonico. ………………………………………...OMISSIS……….………………………………….. Con riferimento all’articolo n. 946 del c.c. anche in relazione alla L. n. 37/94 nonché a quanto stabilito dal Consiglio di Stato nell’Adunanza del 14 novembre 1995, si può affermare: - Che il Decreto del Direttore dell’Agenzia Generale del Demanio ha solo valore dichiarativo del trasferimento della proprietà di un terreno (ex alveo di un fiume) la quale si acquisisce automaticamente, dai proprietari confinanti le due sponde, al momento dell’abbandono dello stesso alveo; - Che la proprietà delle particelle di terreno nn. 5 e 9 del foglio di mappa n. 4 del Comune di Policoro e delle particelle nn. 186 e 260 del foglio di mappa n. 76 del Comune di Scanzano Jonico, sono state trasferite ai proprietari dei terreni confinanti con riferimento alla proprietà degli stessi all’anno 1949 (evento alluvionale che ha determinato definitivamente il cambiamento di corso del fiume AGRI); - La proprietà dei terreni ex alveo del fiume AGRI, poteva essere trasferita alla ITTICA VALDAGRI e di conseguenza alla MARINAGRI solo se il succitato Decreto di Esproprio comprendeva le particelle in questione, cosa che non si è verificata; Infine, le particelle di terreno dichiarate come proprietà della MARINAGRI sono in effetti proprietà del Demanio relativamente la quota dell’ESAB e di proprietà della S.A.I.S. …………………………………..........OMISSIS…………………………………………… Le particelle di terreno n. 5 e 9 del foglio di mappa n. 4 in agro di Policoro, risultano, dalle Visure Catastali effettuate in data 26/03/2007, volturate alla MARINAGRI, a seguito dell’atto pubblico, datato 30/12/1995, a firma del notaio Laporta in Pisticci. Lo studio dell’atto notarile in questione, presente agli atti, fa rilevare che si tratta di un verbale relativo l’assemblea dei soci, per la trasformazione della Società Energia Basilicata, in 242
S.p.A. MARINAGRI, e l’approvazione dell’aumento di capitale, non riguarda dunque la compravendita delle particelle di terreno in questione le quali sono state volturate a favore della MARINAGRI erroneamente. In merito alla proprietà dell’appena citate particelle di terreno, vale quanto già affermato nei sopra riportati paragrafi. Le conseguenze di quanto dal CT appurato, riguardano: la mancanza dei requisiti, da parte della MARINAGRI, per procedere come soggetto attuatore del PPE “Foce AGRI”, poiché senza la proprietà delle succitate particelle di terreno, non si raggiunge la quota di proprietà dei ¾ (75%) del comparto B, infatti, la MARINAGRI risulta godere del 74,15 % dei diritti reali, quota non sufficiente ai sensi dell’articolo n. 23 della L. n. 1150/42; la falsa attestazione della proprietà di alcune delle particelle di terreno indicate sull’elaborato E9 “Elenco degli estratti catastali”. …………………………………………OMISSIS………………………………………….. - le verifiche sulla proprietà hanno portato ad affermare che la S.p.A. MARINAGRI, non è proprietaria delle particelle di terreno nn. 5 e 9 del foglio di mappa n. 4 in agro di Policoro e delle particelle di terreno nn. 186 e 260 del foglio di mappa n.76 in agro di Scanzano Jonico. La proprietà delle stesse, infatti, secondo quanto previsto dall’articolo n. 946 del c.c., e da quanto affermato dal Consiglio di Stato nell’adunanza del 14 novembre 1995, doveva essere attribuita per accessione ai proprietari confinanti con l’alveo del fiume AGRI, al momento dell’evento naturale che ne ha determinato un cambiamento del corso. Si rammenta che il fiume AGRI, a seguito di una serie di eventi alluvionali che si verificarono fino all’anno 1949, cambiò il proprio corso lasciando libere le particelle di terreno succitate. Il Consiglio di Stato afferma che la proprietà si acquisisce al momento del verificarsi dell’evento, mentre il Decreto dell’Agenzia del Demanio ha solo valore dichiarativo, per cui il Decreto del Direttore dell’Agenzia del Demanio di Matera, datato 16/07/2003 ed avente prot. n. 25493, non ha valore ai fini dell’assegnazione della proprietà dei terreni appena citati; - la proprietà delle particelle di terreno nn. 5 e 9 del foglio di mappa n. 4 in agro di Policoro e delle particelle di terreno nn. 186 e 260 del foglio di mappa n. 76 in agro di Scanzano Jonico, è stata trasferita ai sensi dell’articolo n. 946 del c.c. ai proprietari frontisti dell’ex alveo del fiume AGRI, non più tardi dell’anno 1949. L’ITTICA VALDAGRI e di conseguenza la MARINAGRI, ha acquisito la proprietà delle particelle frontiste, nel 1973 a seguito di un Decreto di Esproprio del Prefetto di Matera. La proprietà delle particelle ex alveo del fiume AGRI, spetta all’ESAB (ente pubblico) ed alla S.A.I.S. di Salerno, poiché proprietarie dei terreni frontisti al momento dell’evento alluvionale che ha determinato il cambio di corso del fiume AGRI; - quanto affermato al punto precedente comporta la decadenza dei requisiti di cui all’articolo n. 23 della Legge n. 1150/42, da parte della MARINAGRI relativamente l’attuazione del comparto B, nonché l’avere dichiarato il falso nell’elenco degli Estratti Catastali (Elaborato E9), laddove le particelle in questione sono state indicate come di proprietà della MARINAGRI “. L’Ing. MAGRI’ e l’Arch. COZZOLINO, nella loro relazione peritale depositata agli atti del P.P.121/03, mod.21 della Procura della Repubblica di Matera, ed a seguito della quale il si formulava richiesta di archiviazione, in merito a tale vicenda scrivono: “…………………OMISSIS. Nella circostanza abbiamo ritenuto di effettuare anche noi dei sopralluoghi presso la DGD, (gen. MUSOLINO) per esaminare il carteggio in questione ed all'interno abbiamo rinvenuto un appunto privo di firma, redatto ovviamente dopo la visita dei CC presumibilmente dal funzionario addetto alla pratica (il gen. MUSOLINO ha riferito che l'autore è il dr. CIRILLO) (cfr. Allegato n. 3.64) nel quale si legge che le osservazioni avanzate dal Pepe, nella 243
sua qualità di Responsabile dell’Ufficio del territorio di Matera, non inficiano la legittimità del decreto di proprietà, posto che sarebbe ininfluente che l’ITTICA VALDAGRI non fosse proprietaria dei terreni all'epoca in cui si era verificato l'abbandono dell'alveo, avendo essa acquistato il diritto sancito dall'art. 946 nel momento in qui ha acquistato la proprietà dei terreni confinanti 1973. Né tanto meno si può ipotizzare un acquisto, da parte dello Stato per usucapione, visto che i terreni erano effettivamente in uso all’ITTICA VALDAGRI e non nel possesso pubblico, anche se questi, dopo alcune verifiche straordinarie dell’Ufficio Tecnico Erariale erano stati iscritti al Demanio dello Stato. Gli atti di cui se ne denuncia la sottrazione (ma che ora ovviamente giacciono nella pratica) coincidono con due note sottoscritte dall’Ing. il Pepe nel luglio 1997 (cfr.allegato 3.41 ) e nel febbraio 1999 (cfr. allegato 3.51) nelle quali ribadisce che: A. effettivamente il Fiume AGRI aveva abbandonato il suo alveo originario nel 1949 quando la ITTICA VALDAGRI ancora non esisteva; B. che nessun confinante aveva avanzato pretese su dette a ree; C. che i terreni furono allibrati in catasto a seguito di una verifica periodica effettuata dall'UTE nel 1959; D. che il Demanio dello Stato li aveva concessi, a scopo industriale alla ITTICA VALDAGRI. L'Ing. PEPE afferma inoltre che solamente nel gennaio del 1981 la ITTICA VALDAGRI aveva potuto presentare istanza di riconoscimento del diritto di proprietà, essendo divenuta proprietaria dei terreni confinanti con quelli del Demanio. Per questo motivo era stata legittima l'imputazione al patrimonio dello stato della proprietà delle particelle in contestazione. Fa poi rilevare che due terreni di quelli oggetto del riconoscimento erano stati nel frattempo erroneamente intestati alla MARINAGRI, già ITTICA VALDAGRI, in base alla domanda di voltura n. 123 dell'11.O1.1996 presentata dal Notaio LA PORTA3. Dello stesso tenore è la risposta del Ministero delle Finanze, direzione compartimentale del territorio per la Puglia e la Basilicata, a firma del dr. DE PASCALE, che scrive all'ufficio del territorio di Matera ed alla DGD, concordando con nota del 12.9.1997 prot. 6527 (cfr. allegato 3.43) l'appartenenza allo Stato dei terreni in argomento, ribadendo la proprietà 3
L'atto del Notaio LAPORTA (rep. 34545 racc. 10157 deI 30.12.1995) si riferisce ad un verbale di assemblea che prevede la trasformazione della Società Energia Basilicata a.r.l. in società per azioni nel mutamento della denominazione in MARINAGRI S.p.A. (cfr. Allegato n. 3.40) e con il quale viene stabilito anche l'aumento di capitale. Questa operazione è attuata mediante il conferimento del ramo aziendale "Divisione Turistico Sportiva" da parte della ITTICA VALDAGRI. La relazione di stima, redatta dal Dott. Renato SARRA su incarico del Presidente del Tribunale di Matera, inquadrava il ramo aziendale della ITTICA VALDAGRI costituito da terreni, attività di pesca sportiva, attività venatoria e di avioturisrno. Il VITALE, con una lettera del dicembre 1995, aveva indicato al Sarra lo stato patrimoniale del ramo aziendale riportando sia il complessivo compendio immobiliare di proprietà che gli investimenti produttivi eseguiti. Nello specchietto riepilogativo la consistenza patrimoniale era costituita sia dai terreni di proprietà ottenuti con I'esproprio del 1973 per decreto prefettizio che dai terreni ottenuti in concessione demaniale ed erano caratterizzati dal foglio catastale del comune di appartenenza, dalla particella, dall'estensione e da quattro asterischi che (l’dovevano differenziare le proprietà dell'ITTICA VALDAGRI dai beni demaniali per i quali aveva avanzato richiesta di riconoscimento di proprietà e per i quali non aveva avuto ancora un riconoscimento formale. La voltura catastale, la n. 123 del 1996, oltre alla variazione di intestazione delle particelle interessate dal conferimento del ramo di azienda ha portato anche ad un indebito trasferimento delle particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di POUCORO dal Demanio dello Stato alla MARINAGRI. La rettifica di intestazione è avvenuta poco prima del decreto di riconoscimento dell’Agenzia del Demanio avvenuto il 13 luglio 2003 che ha confermato la proprietà dell’ITTICA VALDAGRI per accensione delle particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di POLICORO e delle particelle 186 e 260 del foglio 76 del Comune do SCANZANO. 244
dell'amministrazione finanziaria che li ha dati in concessione alla ITTICA VALDAGRI, costituitasi come società in epoca successiva alla deviazione del fiume. Suggerisce il funzionario un intervento dell'avvocatura dello stato per volturare nuovamente a favore del demanio pubblico le particelle 186 e 260 del fg. 76 già allibrate alla VALDAGRI, in conseguenza dell’errata trascrizione dell'atto notaio LAPORTA. Per inciso si fa rilevare che anche quest'ultima nota non è stata rinvenuta nel carteggio relativo alla richiesta di accessione, presente presso la DGD, né è stata esibita dai Carabinieri al momento della loro verifica presso la stessa direzione. La complessità dei fatti ha richiesto un ulteriore incontro, stavolta con la Dott.ssa Maria Pia Rodriguez, responsabile della Direzione dei Servizi Immobiliari della DGD, con la quale dapprima abbiamo confrontato la documentazione presente nel carteggio ivi depositato, e dal colloquio è emerso che non esiste una vasta casistica di riconoscimenti per accessione (gratuita), mentre più numerosi sono i processi di sdemanializzazione (onerosa). Per cui anche sulla base dell'esperienza dell'ufficio, il funzionario ha ritenuto che i documenti in atti fossero quelli necessari ed esaustivi al riconoscimento della proprietà per accessione. Pertanto secondo la DGD la procedura sarebbe regolare. Non è però possibile condividere questo punto di vista, poiché dai nostri accertamenti risulta che gli uffici periferici del Ministero delle Finanze territorialmente competenti alla istruttoria della pratica hanno tutti espresso parere negativo al riconoscimento della proprietà ai sensi dell'art. 946 c.c, notificando queste loro posizioni alla direzione medesima. Senza entrare nel merito strettamente giuridico della questione, considerate le nostre competenze tecniche, in entrambe le lettere dei suddetti funzionari si sottolinea I'avvenuto trasferimento al patrimonio dello stato ed il conseguente possesso di queste aree, smentendo quanto scritto dal dr. CIRILLO nell'appunto di cui all'allegato 3.64. Avrà forse un significato il fatto che I'Ing. PEPE muti il proprio parere sulla possibilità di definire questa istanza di riconoscimento, e che le attestazioni negative degli enti preposti, non abbiano mai trovato ingresso nella pratica di riconoscimento di proprietà! In aggiunta a queste considerazioni va detto che da uno studio approfondito delle carte, è affiorata una incongruenza tra quei pareri propedeutici al decreto, e che probabilmente coincide con la falla che ha definitivamente agevolato l'emissione del provvedimento di riconoscimento di proprietà. Il decreto del DGD richiama specificatamente solo tre documenti: A. la nota della Regione Basilicata - Ufficio del Territorio del luglio 1994 nella quale si afferma che l'abbandono del vecchio alveo era imputabile ad un evento alluvionale straordinario verificatosi prima del 1949, e che i terreni in questione potevano considerarsi alveo abbandonato, così come previsto dall'art. 946 del codice civile (cfr.Allegato n. 3.29); B. la sentenza del Consiglio di Stato che si era espresso in merito alla non retroattività della legge 37/1994 (cfr. Allegato n. 3.42); C. la nota dell'Avvocatura dello Stato, sezione di Potenza, del gennaio 1995, che sulla base della relazione dell’Ufficio del Territorio e le risultanze catastali comunicate daIl’UTE -sezione distaccata demanio di Matera - ritiene che quanto richiesto dall’ITTICA VALDAGRI rientri sotto le previsioni dell'art. 946 (cfr.Allegato n. 3.31). Quest'ultima comunicazione è determinante per comprendere la dinamica degli eventi. L'avvocatura infatti risponde ad una richiesta del 1994, la n. 43721/94 a firma del direttore della Sezione distaccata del Demanio di Matera, Dott.ssa La Calamita,. che invitava l'ufficio legale dello Stato ad esprimersi in merito alla possibilità di procedere al riconoscimento della proprietà richiesta dalla ITTICA VALDAGRI tenuto conto che sia l'Ufficio del Territorio - Regione Basilicata che 245
I’Ufficio Tecnico Erariale, ciascuno per la propria competenza, si erano i già espressi favorevolmente (cfr. Allegato n. 3.30). L'agenzia del demanio di MATERA in pratica chiede all'avvocatura di mettere il proprio definitivo sigillo, più formale che sostanziale, ad una procedura che ormai sembrerebbe già definita positivamente per la società richiedente. A maggior forza delle proprie ragioni scrive il dirigente del demanio che: "considerato che dal certificato storico catastale che si allega in copia, risulta che la soc. ITTICA VALDAGRI è effettivamente proprietaria delle part. 5 e 9 del fg. di mappa n. 4 del Comune di Policoro e delle partt. 260 e 186 del foglio di mappa 76 del Comune di Scanzano JONICO,....." Ma tutte queste affermazioni non corrispondono a verità. Innanzitutto l'ufficio del Territorio di Matera nella sua nota del 1994 si limita ad affermare che l'abbandono del vecchio alveo può essere imputabile ad un evento alluvionale verificatosi prima del 1949, e che i terreni in questione possono essere considerati alveo abbandonato così come previsto dall’art. 946 del codice civile (cfr. Allegato n. 3.29); Quanto poi all’Ufficio tecnico Erariale, con la sua nota del 1988 riferisce che le quattro particelle sono tutte allibrate in catasto in testa al Demanio Pubblico dello Stato e che sono tutte occupate da un impianto di itticoltura installato dalla stessa società richiedente, e che si rimette al parere dell’Ufficio del Territorio non essendo competente in materia di diritto di proprietà. Facendo presente che in caso di parere negativo di quest'ultimo i terreni si sarebbero potuti dare in uso con una concessione demaniale (cfr. Allegato n. 3.28). Che è ben altra cosa rispetto ad un giudizio positivo per il riconoscimento del diritto di proprietà. Terzo dato non corrispondente a verità, è quello che riguarda la proprietà delle particelle da parte dell'ITTICA VALDAGRI. All'epoca la titolarità delle particelle in parola era dello Stato, e solamente dal dicembre 1995, a seguito dell'atto del notaio La Porta, per mero errore, le stesse particelle vengono volturate alla MARINAGRI. Sembrerebbe quindi che I’Avvocatura sia stata indotta in errore dalla sezione del Demanio di Matera, altrimenti non avrebbe scritto in premessa al proprio nulla osta: "viste la relazione tenuta dall'ufficio del territorio, e le risultanze catastali comunicate dall'UTE (cfr. Allegato n. 3.31). Ci sarebbe anche da chiedersi per quale motivo il Demanio di Matera nel 1994 si rivolge all'Avvocatura, allegando una nota dell’UTE vecchia di sei anni, e perché, nel decreto di riconoscimento, non si cita la nuova posizione favorevole dell’Ing. PEPE. Come risultato, grazie al supporto autorevole dell’Avvocatura, unitamente al parere dell’Ufficio del Territorio e del Consiglio di Stato, trova attuazione il decreto dell’Agenzia del Demanio del 2003. CONCLUSIONI Si è accertato che il decreto con il quale la soc. MARINAGRI è entrata in possesso delle particelle 5 e 9 del foglio (Comune di Policoro) e 186 e 260 del foglio 76 (Comune di Scanzano JONICO), le prime due poste in posizione baricentrica rispetto al PPE e quindi con intrinseche qualità funzionali, è stato emanato nel luglio 2003, e già in tempi precedenti in più atti depositati presso le pubbliche amministrazioni, miranti ad ottenere titoli autorizzativi, la MARINAGRI ne dichiarava la proprietà. Va detto però che, a prescindere dalla legittimità o meno del documento, esso ha funzione meramente dichiarativa. Tale decreto è stato emanato dalla direzione generale del demanio senza tener minimamente conto dei precedenti pareri negativi della sede di Matera dell’agenzia del territorio e della superiore direzione di Bari, i quali non hanno inciso nella pratica di riconoscimento poiché inspiegabilmente assenti dal carteggio. Entrambi i documenti 246
dichiaravano il pregresso possesso di tali, aree da parte dello stato, e quindi la carenza dei presupposti di cui all’art. 946 del C.C., contrariamente a quanto sostenuto dal dirigente della DGD che ha istruito la pratica. Si è accertato inoltre che il decreto è stato emanato sul presupposto di un nulla osta favorevole dell’Avvocatura dello Stato risalente al 1995 (di ben otto anni prima) a sua volta istruito all’esito di una richiesta dal tono decisamente suggestivo della direzione del demanio di MATERA del 1994, che sollecitava il nulla osta legale, avendo già maturato i positivi punti di vista degli uffici territoriali interessati (uno dei quali risalente al 1988) e dichiarando che i terreni risultavano già intestati alla ditta richiedente. Fatti questi che però non corrispondono a verità poiché: a) la società Ittica si è vista inscrivere i terreni a proprio titolo a seguito di un errore di un notaio nel 1995, mentre la nota del demanio risale al 1994; b) i cosiddetti pareri favorevoli richiamati dalla nota della sezione del demanio si configurano invece come semplici promemoria descrittivi dello stato di fatto delle aree e non entrano nel merito di un possibile riconoscimento di proprietà.
1.
2. 3. a.
b. 4. 5.
Dalla lettura della documentazione relativa all'intera vicenda è stato possibile verificare che anteriormente all’emanazione di questo decreto la MARINAGRI si è attribuita la proprietà delle particelle oggetto di riconoscimento per accessione, nei seguenti atti: Negli elaborati integrativi dei P.P.E. di iniziativa comunale "Foce AGRI" approvati con la delibera di CC. n. 39 del 16.11.1999: E9 - Elenco degli Estratti Catastali ed E2 Inquadramento catastale e dati riferiti agli estratti. In queste tavole relative alla individuazione dei comparti ed alla proprietà delle aree che costituiscono i comparti la proprietà delle particelle 5 e 9 del foglio 4 di POLICORO per i comparti A, B e G viene attribuita alla MARINAGRI in sostituzione del Demanio dello Stato (cfr. allegato 5.1); Nello schema di convenzione per l'attuazione del comparto b approvato con delibera di CC. la n. 25 del 28.06.2002 dove viene riportato che la MARINAGRI (soggetto attuatore) è proprietaria delle particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di Policoro (cfr.allegato 6.8); Nello schema di convenzione per l'attuazione sempre del compatto B approvato con delibera di CC. n. 306 del 26.08.2002 dove viene indicato che (cfr. allegato 6.8): la MARINAGRI (soggetto attuatore) e proprietaria dei terreni distinti in catasto come segue: - Comparto A particella 5 del foglio 4 del Comune di Policoro; - Comparto B particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di Policoro; - Comparto G particella 9 del foglio 4 del Comune di Policoro; e che la ITTICA VALDAGRI e proprietaria dei terreni distinti in catasto come segue: Comparto D particella 186 del foglio 76 del Comune di Scanzano JONICO; Nella documentazione costituente l'accesso alla programmazione negoziata dalla lettura dell'elenco delle particelle catastali risulta che le particelle 5 e 9 del foglio 4 del Comune di Policoro sono di proprietà della MARINAGRI (cfr.allegato 10.6); Nella lettera prot 4/2001 inviata dal Presidente del Consorzio Ing. Marco VITALE al Servizio per la Programmazione Negoziata nella quale si ribadisce che "tutti gli interventi previsti dalla MARINAGRI nell'ambito della proposta di contratto di programma ricadono su terreni di proprietà della MARINAGRI o dell’ITTICA VALDAGRI (cfr. documentazione catastale allegata) ad eccezione delle aree demaniali marittime necessarie alla realizzazione del porto Akiris (cfr. allegato 10.07). Dalla lettura di questa ulteriore documentazione si evince che la proprietà delle particelle 186 del foglio 76 del Comune di Scanzano JONICO viene indebitamente attribuita sia al Demanio dello Stato che all’ITTICA VALDAGRI (cfr. allegato 10.8)……..OMISSIS”. Pertanto anche dalla relazione dei CTU emerge che le particelle n.5 e 9 del foglio 4 del Comune di Policoro e n.186 e 260 del foglio 76 del Comune di Scanzano Jonico, sono state illecitamente riconosciute in proprietà all’ITTICA VALDAGRI. Anche in questo caso 247
veniva segnalata l’assoluta incongruenza alla procedura prevista e ai pareri espressi nel tempo relativi alla vicenda con il decreto di riconoscimento poi emanato nel luglio del 2003 a favore della citata società. Si specifica a tal proposito che seppur illegittimamente la proprietà dei terreni viene riconosciuta in capo all’ITTICA VALDAGRI, in tutti gli atti gli stessi vengono indicati come di proprietà della MARINAGRI S.p.a.. A tal proposito, si evidenzia che la MARINAGRI S.p.a. è stata costituita in data 31.12.1995. In tale sede veniva conferito alla medesima società, da parte dell’ITTICA VALDAGRI, il ramo d’azienda costituito da alcuni terreni, ad esclusione però di quelli acquisiti in proprietà in data 16.7.2003. In sede di redazione dell’atto di costituzione venivano indicati erroneamente tali terreni e volturati di conseguenza a favore della MARINAGRI, senza che la medesima società ne fosse realmente proprietaria. Tanto se ne deduce anche dalla circostanza che successivamente alla redazione di tale atto l’ITTICA VALDAGRI propone diverse istanze per la concessione in proprietà degli stessi, l’ultima delle quali nel 2003. Quanto indicato favoriva illegittimamente la MARINAGRI sia nella procedura di ammissione ai finanziamenti pubblici poi assegnatigli dal C.I.P.E. e sia nella procedura per l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni a costruire, ovvero alla legittimazione da parte di quest’ultima a proporsi quale soggetto attuatore nella sua qualità di proprietaria dei ¾ dei terreni interessati dalle opere, che permettevano alla medesima società la stipula delle previste convenzioni con il Comune di Policoro nell’acquista qualità di soggetto attuatore. A tal proposito si segnala che la MARINAGRI S.p.a., in molti degli atti indicati si è indebitamente assegnata la proprietà delle particelle in questione prima della loro attribuzione in proprietà, seppur illegittima, operata nel luglio del 2003’. Si evidenzia anche quanto segnalato dai CTU circa la erronea attribuzione delle particelle n.5 e 9 del foglio n.4 del Comune di Policoro a seguito di atto del notaio LAPORTA. L’atto cui si fa riferimento è un verbale di assemblea dell’ITTICA VALDAGRI S.p.a. del 30.12.1995, redatto dal notaio dott. Eugenio LAPORTA, alla presenza di FUSCO Mario Felice, nato a TURSI (MT) il 21.11.1959 e VITALE Vincenzo nato a Rotondella (MT) il 14.10.1940. Nel corso di tale assemblea viene decisa la trasformazione della società “ENERGIA BASILICATA” da società a responsabilità limitata a società per azioni, con contestuale aumento di capitale sociale mediante conferimento del ramo aziendale “Divisione Turistico – Sportiva” da parte dell’ITTICA VALDAGRI ed il cambio di denominazione in “MARINAGRI S.p.a.”. Si ha, quindi, la formale nascita della “MARINAGRI”. Il conferimento del ramo d’azienda consiste nella cessione di parte dei terreni di proprietà dell’ITTICA VALDAGRI alla MARINAGRI. Tale conferimento avveniva a seguito di apposita stima effettuata dal dott. SARRA Michele, tecnico esperto designato dal Tribunale di Matera. Dall’esame degli atti è emerso che il citato tecnico nella sua perizia indica che i terreni contraddistinti dal foglio n.4 particelle n.5 e 9 del Comune di Policoro e foglio 76 n.186 e 260 del Comune di Scanzano Jonico, non possono essere stimati in quanto non facenti parte del patrimonio dell’ITTICA VALDAGRI ma di proprietà del Demanio dello Stato. Difformemente a quanto indicato, nel verbale di assemblea in esame redatto dal notaio e sottoscritto dai presenti (FUSCO e VITALE), si legge: “…..omissis. Agli effetti della trascrizione nei Registri Immobiliari e della voltura catastale si dà atto che di compendio del ramo aziendale conferito sono i seguenti immobili:……OMISSIS. PARTITA CATASTALE N.64 – Foglio 4 Particella 5 Estensione 11.64.50; PARTITA CATASTALE N.1341 Foglio 4 Particella 9 Estensione 00.76.40…………..OMISSIS. PARTITA CATASTALE N.4842 Foglio 76 Particella 260 Estensione 00.59.60. Immobili tutti meglio descritti nella allegata relazione di stima…….OMISSIS”. 248
A seguito di tale atto le particelle richiamate, di proprietà del Demanio dello Stato, verranno illegittimamente trascritte a favore della MARINAGRI. Tale illecita trascrizione permetterà, poi, il crearsi di una situazione tale da trarre in errore diversi uffici pubblici e verrà sfruttata dalla MARINAGRI in molti atti depositati sia presso il Comune di Policoro e sia presso Il Ministero al fine dell’ammissione al finanziamento del C.I.P.E.. Vi è da segnalare che VITALE Vincenzo, presente alla redazione del verbale in esame era consapevole che la proprietà delle suddette particelle non era attribuibile alla MARINAGRI S.p.a. e quindi del falso contenuto nell’atto. Per quanto indicato, si mette in evidenza che l’illecito riconoscimento del diritto di proprietà sulle particelle 5 e 9 del foglio 4 dell’Agro di Policoro e 186 e 260 del foglio 76 dell’Agro di Montalbano Jonico (poi Scanzano Jonico), in capo all’ITTICA VALDAGRI, al di là di ogni considerazione di carattere tecnico giuridico, fa emergere delle “irregolarità” in merito alla procedura amministrativa adottata dai competenti uffici. Infatti, anomala è la circostanza, secondo la quale, l’Ufficio Centrale del Demanio di Roma, dal quale risultano sottratti anche i pareri negativi inviati dall’ufficio del Demanio di Matera, abbia, solo nel 2003, riconosciuto in proprietà tali particelle. E ciò in quanto, se è vero che lo stesso Ufficio poteva discrezionalmente, concedere la proprietà dei terreni in argomento, è anomale che non lo avesse già fatto in seguito alle due precedenti richieste del VITALE, dello stesso tenore, a cui il predetto Ufficio Tecnico di Matera (Ing. PEPE) aveva dato parere negativo. A tal proposito, emerge il ruolo, nell’assunzione dell’atto in questione, del Direttore Generale del Demanio di Roma, dr.ssa Elisabetta SPITZ, la quale adottava lo stesso in difformità a precedenti pareri negativi ed a quanto previsto dalla legge e dall’art.946 c.c. nella formulazione applicabile al caso di specie prima della modifica intervenuta con la L.5.01.1994 n.374. La stessa infatti nel decreto n.25493 del 16.7.2003, certifica: “……VISTO l’articolo 946 del codice civile, nel testo previdente alla L.05.01.1994 n.37….OMISSIS; VISTA l’istanza del 06.01.1981 prodotta dalla società ITTICA VALDAGRI S.p.a…..OMISSIS; VISTA la nota n.2953/89 in data 19.07.1994 con la quale la Regione Basilicata – Ufficio Territorio di Matera – ha dichiarato che il corso del fiume AGRI risulta variato per cause naturali, a seguito di un evento alluvionale straordinario verificatosi prima dell’anno1949; VISTA la consultazione n.287/Cons. 150/94 in data 17 gennaio 1995 con la quale l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Potenza, ritenuto….OMISSIS; VISTI la legge 5 gennaio 1994 n.37….OMISSIS; RITENUTO che il presente decreto ha natura meramente dichiarativa poiché la proprietà per accessione, dell’alveo abbandonato si acquista a titolo originario sin dal verificarsi dell’evento naturale dell’abbandono dell’alveo; DECRETA l’appezzamento di terreno costituente l’ex alveo abbandonato del fiume AGRI, distinto nel N.C.T. del Comune di Policoro al foglio 4 particelle 5 e 9 e nel N.C.T. del Comune di Scanzano Jonico al foglio 76 particelle 186 e 260, è di proprietà della società ITTICA VALDAGRI S.p.a. per accessione, ai sensi dell’art.946 del codice civile, citato in premessa. ….OMISSIS”. Rilevato che è stato accertato che la società ITTICA VALDAGRI è stata costituita il 16.1.1971, la MARINAGRI S.p.a. il 31.12.1995, che l’evento alluvionale cui nel decreto in esame viene attribuito l’abbandono dell’alveo del fiume AGRI è datato nel 1949, che la SPITZ afferma che l’attribuzione della proprietà ha natura meramente dichiarativa visto che l’acquisizione della proprietà avviene a titolo originario in capo ai proprietari frontisti secondo quanto previsto dalla vecchia formulazione dell’art.946 c.c., motivo per il quale tutto quanto indicato è contraddittorio nel punto in cui nel 1949 l’ITTICA VALDAGRI non poteva acquisire a titolo originario i terreni in questione in quanto non era ancora stata 4
L'articolo era così formulato: «Art. 946. (Alveo abbandonato). -- Se un fiume o torrente si forma un nuovo letto, abbandonando l'antico, questo spetta ai proprietari confinanti con le due rive. Essi se lo dividono fino al mezzo del letto medesimo, secondo l'estensione della fronte del fondo di ciascuno».
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costituita, motivo per il quale sicuramente non poteva essere proprietaria frontista dell’alveo abbandonato dall’AGRI, si evidenzia la violazione dell’art. 946 c.c. da parte della SPITZ e l’attestazione di dati non corrispondenti al vero nel decreto n.25943 del 16.07.2003. Solo attraverso la titolarità delle particelle sopra indicate, si sarebbe potuto attingere ai fondi ammessi a finanziamento dal C.I.P.E. Infatti al punto 2.1.1 del contratto di programma sottoscritto dal CONSORZIO COSTA D’ORO in data 31.7.2003, di cui fa parte la MARINAGRI S.p.a., si legge: ”….OMISSIS. I Consorziati, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, si impegnano ad ottenere entro la data di presentazione del progetto Esecutivo riferito all’iniziativa di volta in volta interessata, la piena disponibilità del suolo e/o degli immobili dove verranno realizzati gli investimenti, corrispondenti ai vigenti specifici vincoli edilizi, urbanistici e di destinazione d’uso …..OMISSIS”. Si precisa che al punto 5.3 il termine per la presentazione alla banca convenzionata dei progetti esecutivi era fissato in 90 giorni, ovvero entro il 31.10.2003. Tanto fa supporre che l’improvvisa accelerazione ovvero il capovolgimento dei pareri fino a quel momento negativi relativi ai terreni in questione, interessati dal contratto di programma, sia da ricondurre proprio alla prescrizione imposta dal citato punto 2.1.1 del contratto di programma. Infine, in merito a tale vicenda, si sottolinea come il VITALE, ovvero la MARINAGRI, hanno sempre riconosciuto la proprietà delle particelle al Demanio Pubblico, prova ne è la reiterata richiesta di riconoscimento della proprietà ed il pagamento di canoni di concessione demaniale; ed inoltre, da quanto emerge dallo specchietto riepilogativo trasmesso al tecnico nominato dal Tribunale di Matera, dott. SARRA, chiamato a valutare il valore del patrimonio da trasferire alla MARINAGRI. Infatti, il VITALE Vincenzo in tale atto (n.101/95 del 23.12.1995) specifica che: “nessuna valutazione in quanto trattasi di beni ex demaniali di cui ancora non si è acquisito il riconoscimento formale”. Da quanto indicato emerge, tra l’altro, la consapevolezza del VITALE Vincenzo della mancanza di riconoscimento di tale proprietà, andando ad avallare quanto indicato circa la condotta da questi tenuta in sede di redazione del verbale di assemblea del 30.12.1995, laddove unitamente al notaio LAPORTA e l’amministratore della società ENERGIA BASILICATA (FUSCO) attestano il falso. In tal senso, l’utilizzo dell’atto rilasciato dal Comune di Policoro, nel quale era indicata la falsa certificazione della proprietà delle particelle in oggetto, adoperata per il rilascio della concessione edilizia, è stata consapevolmente impiegata, al fine di indurre in errore gli enti interessati. In ordine alle particelle in oggetto scrive il CTU VAVALA’: “…..OMISSIS. Occorre forse, tentare di definire alcune delle accezioni del termine “area di pertinenza fluviale” poiché, è bene precisarlo, questo non è codificato univocamente nel lessico dell’idraulica e della geomorfologia fluviale. La parola pertinenza è voce dedotta dal latino pertinere, appartenere. L’aggettivo fluviale ne precisa il significato dirigendone il senso comune verso le aree golenali e cioè verso tutte quelle zone che sono occupate, anche saltuariamente, dalle acque. Il termine potrebbe tuttavia essere esteso a quelle aree proprie dell’ecosistema fluviale, alle zone umide e più in generale alla fascia prospiciente le rive che presenta caratteri naturalistici in stretto legame con l’ambiente fluviale. Da un punto di vista eminentemente idraulico è indiscutibile che le aree propriamente golenali, destinate ad essere occupate dalle acque di piena con tempi di ritorno dell’ordine, diciamo, di 10- 20 anni, necessitano di una tutela “assoluta” tramite una opportuna vincolistica che inibisca qualsiasi uso del territorio che sia incompatibile con la presenza dell’acqua, sia pure limitata a determinati periodi dell’anno. 250
La costruzione di edifici anche se di modesta importanza e carattere temporaneo, deve essere, in generale, vietata. Anche le aree adiacenti a tale zona di “tutela assoluta” necessitano tuttavia di notevole attenzione. Queste sovente possono essere interessate da inondazioni connesse ad eventi con tempi di ritorno superiore, dell’ordine di 20-200 anni. Tali aree pur non essendo di esclusiva pertinenza fluviale portano tuttavia segnali di un rapporto con il fiume. Anche tali fasce di rispetto sono, in larga misura, aree di pertinenza fluviale e, in caso di eventi catastrofici, possono contribuire in misura anche significativa alla laminazione delle piene. Circa la demanialità dei terreni fluviali, si ricorda come recentemente la Legge n.37 del 5 gennaio 1994, abbia parzialmente integrato e modificato gli specifici articoli del Codice Civile, attribuendo al Demanio dello Stato anche i tratti d’alveo o i terreni abbandonati e le isole di neoformazione (come il caso di specie). E’ bene precisare che le forme fluviali abbandonate sono capaci di tornare ad essere attive in tempo di piena e contribuiscono in modo fondamentale ad deflusso delle portate liquide-solide. Dalla fotointerpretazione delle aerofotografie dei voli del 19 ottobre 1954, del 24 luglio 1972 e del 3 agosto 1974 eseguiti dall’I.G.M. possiamo generalmente osservare che l’AGRI tende a esondare dall’alveo inciso di magra per occupare le aree circostanti che comunque sono morfologicamente di stretta pertinenza fluviale in quanto sedi di barre di sedimenti, rami fluviali minori e tratti abbandonati a causa della dinamica d’alveo. A tale proposito è obbligo specificare che dalla fotointerpretazione delle aerofotografie dei voli dell’I.G.M. anzidetti, risulta che alla data del 19 ottobre 1954 il Fiume AGRI non aveva ancora abbandonato il suo vecchio alveo, contrariamente a quanto specificato dall’Uff. del Territorio di Matera in data 19-luglio 1994 prot. 2953/89 (V. alleg. 17 in appendice). Dai voli eseguiti dall’I.G.M. si può asserire che il vecchio alveo è stato abbandonato dal Fiume AGRI dopo il 19-10-1954 e prima del 24 luglio 1972…….OMISSIS. CONCLUSIONI Le particelle catastali 5 e 9 del foglio n.4 del Comune di Policoro e le particelle 186 e 260 del foglio n.76 del Comune di Scanzano Ionico sono aree perifluviali a rischio idraulico molto elevato. Sono aree non protette da arginature e/o da rilevati stradali di altezza adeguata. Sono a rischio di inondazione al verificarsi dell’evento di piena con portate al colmo di piena corrispondenti a periodi di ritorno Tr=50 anni. Sono aree di pertinenza fluviale e, quindi, demaniali….OMISSIS”. Interventi illeciti atti a favorire la MARINAGRI possono, quindi, essere individuati nella condotta del dr. PEPE dell’Ufficio del Demanio di Matera, nonché della dr.ssa SPITZ, Direttore Generale del Demanio di Roma, che attribuiscono, illegittimamente, in proprietà all’ITTICA VALDAGRI S.p.a., particelle rivenienti dall’alveo abbandonato del fiume AGRI, senza che la stessa società ne sia legittimata. In tal modo consentendole, tra l’altro, di poter divenire soggetto attuatore per i comparti dove ricadono le suddette particelle, cosa che in mancanza delle superfici riferite a queste ultime, non avrebbe potuto ottenere, in quanto non proprietaria dei ¾ del totale delle aree interessate dal Comparto. In merito, il CT ha affermato che “….omissis. Si ribadisce che la verifica delle proprietà delle particelle di terreno interessate dal PPE “Foce AGRI”, è necessaria poiché la formazione e l’attuazione dello strumento urbanistico in questione può avvenire solo se i richiedenti sono in possesso dei requisiti di cui all’articolo n. 23 della L. n. 1150/1942, ovvero, formato il comparto, possono procedere alla esecuzione dello stesso i soggetti che godono della proprietà di almeno i ¾ dell’area interessata, nel qual caso, i medesimi, conseguiranno la piena disponibilità del comparto mediante l’espropriazione delle aree e l’edificazione delle stesse………le verifiche sulla proprietà hanno portato ad affermare che la S.p.A. MARINAGRI, non è proprietaria delle particelle di terreno nn. 5 e 9 del foglio di 251
mappa n. 4 in agro di Policoro e delle particelle di terreno nn. 186 e 260 del foglio di mappa n.76 in agro di Scanzano Jonico. La proprietà delle stesse, infatti, secondo quanto previsto dall’articolo n. 946 del c.c., e da quanto affermato dal Consiglio di Stato nell’adunanza del 14 novembre 1995, doveva essere attribuita per accensione ai proprietari confinati con l’alveo del fiume AGRI, al momento dell’evento naturale che ne ha determinato un cambiamento del corso…. quanto affermato al punto precedente comporta la decadenza dei requisiti di cui all’articolo n. 23 della Legge n. 1150/42, da parte della MARINAGRI relativamente l’attuazione del comparto B, nonché l’avere dichiarato il falso nell’elenco degli Estratti Catastali (Elaborato E9), laddove le particelle in questione sono state indicate come di proprietà della MARINAGRI “ (prima dell’effettivo riconoscimento, seppur illegittimo, della proprietà delle stesse). CAMBIO DI DESTINAZIONE D’USO DEI SUB COMPARTI DA “A2” AD “A8” DEL COMPARTO “A” DEL “P.P.E. FOCE AGRI”. Ulteriori interventi a favore del progetto della MARINAGRI si rilevano da parte di dirigenti del Comune di Policoro (Ing. Felice VICECONTE) e da parte del Consiglio Comunale dello stesso Comune che ha approvato un illegittimo cambio d’uso dell’area relativo a sette sub comparti su nove che compongono il Comparto “A”. Tale cambio d’uso dell’area avrà un ruolo fondamentale al fine della positiva istruttoria per l’ammissione a finanziamento del progetto MARINAGRI, nell’ambito del CONSORZIO COSTA D’ORO, ammesso a finanziamento con delibera C.I.P.E. n.135/2002. Tale condotta è attribuibile all’Ing. VICECONTE Felice, dirigente del 3^ Settore dell’ufficio tecnico del Comune di Policoro, al Sindaco del Comune di Policoro, dr. LOPATRIELLO Nicolino ed alla giunta comunale dallo stesso presieduta. In particolare, il cambio d’uso dell’area in oggetto prevedeva che il comparto “A” del “P.P.E. Foce AGRI” da “turistico – residenziale” sarebbe divenuto “ricettivo – alberghiero – ricettivo residence o villaggi” al fine di permettere la localizzazione in tale comparto dell’”Hotel Thalas”, oltre che del “Villaggio IOS”, opere candidate al finanziamento del C.I.P.E.. Al fine di ottenere la sollecita approvazione del cambio d’uso dell’area, il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Policoro, Ing. VICECONTE, formulava parere positivo utilizzando l’art. 4 Titolo VI delle Norme Tecniche di Attuazione del P.P.E., che prevede il ricorso alla “deroga”, qualora il cambio richiesto non avesse comportato variazioni “sostanziali” a quanto previsto dal PPE. L’uso strumentale della “deroga” aveva consentito di procedere all’approvazione del cambio d’uso dell’area senza richiedere una nuova valutazione di impatto ambientale. A tal proposito, si evidenzia che l’opera ricade in un’area S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria), come previsto da apposito provvedimento della Comunità Europea, motivo per il quale gli stessi vincoli di natura paesaggistico ambientale risultano particolarmente stringenti. Il tecnico nominato ausiliario di polizia giudiziaria, a seguito di autorizzazione da parte della Procura di Matera, Ing. FARI’, rilevava che, anche se in astratto si sarebbe potuto ritenere legittima l’applicazione del citato art. 4 delle Norme Tecniche di Esecuzione del P.P.E., non erano state, comunque, rispettate le procedure previste dallo stesso articolo per l’ottenimento del cambio d’uso. Infatti, la richiesta formulata dalla MARINAGRI era carente di motivazione e degli elaborati utili a dimostrare la “non sostanziale variazione del progetto inizialmente approvato e delle volumetrie previste e dello stesso P.P.E.”. La variazione al progetto iniziale riguardava ben sette sub-comparti su nove del comparto “A”. 252
L’istanza con la quale la MARINAGRI richiedeva il cambio d’uso in oggetto risultava datata 17.4.2001; il parere positivo al cambio d’uso del funzionario del Comune, Ing. VICECONTE Felice, era datato 18.4.2001, come pure la delibera della Giunta del Comune di Policoro, tanto da far emergere la circostanza che la procedura per la concessione delle necessarie autorizzazioni fosse stata fin troppo celere e tale non sarebbe potuta essere se si fosse dovuta chiedere una nuova valutazione di impatto ambientale ovvero il preventivo nulla osta paesaggistico. Tale dato risulta interessante laddove si deve tenere presente che il sollecito ottenimento del suddetto cambio d’uso, sarebbe stata condizione indispensabile per la positiva valutazione del finanziamento del C.I.P.E. richiesto dal “CONSORZIO COSTA D’ORO”, di cui la MARINAGRI faceva parte, poi approvato con delibera CIPE nr.135/2002 del 19.12.2002. A tal proposito, si specifica che la MARINAGRI aveva avviato l’iter della VIA (alutazione di impatto ambientale) per l’ottenimento del giudizio di compatibilità ambientale, sul progetto originario, da parte della Regione Basilicata Ufficio Compatibilità Ambientale e che tale giudizio era pervenuto con esito positivo nel Giugno 2002 (la delibera CIPE è del Dicembre 2002). A questo punto però occorre precisare quanto segue. Con la D.P.G.R. n.711/97 veniva approvato il “P.P.E. Foce AGRI”. Nel medesimo decreto si legge: “…………………………..OMISSIS……………………………………………………... - Che il progetto del piano nell’intento di salvaguardare e valorizzare le caratteristiche ambientali della zona, prevede una zonizzazione generale attraverso l’individuazione di 10 sottozone omogenee con relativi comparti di interventi,…….OMISSIS. Più in particolare: o I comparti A) e B) definiscono zone per la realizzazione di unità ricettive e strutture complementari organizzate in modo tale che l’elemento acqua permette di mantenere il paesaggio lacustre; o Il comparto C) individua una zona portuale infrastrutturale, di servizi e residenziale, per creare un polo turistico integrato ad uso pubblico; o Il comparto D), definisce la realizzazione di un polo alberghiero e un campo da golf con un percorso a 18 buche che ingloba, preservandola, la macchia mediterranea esistente e tutte le altre preesistenze flogistiche; o …………………………………..OMISSIS………………………………………..; - (pag.39) Al fine di assicurare, inoltre la resa paesaggistica complessiva, il planovolumetrico proposto deve intendersi prescrittivi e non indicativo. Eventuali variazioni anche non sostanziali a tale planovolumetrico dovranno essere preventivamente assentite dalla Commissione Regionale BB.AA.. Si sottolinea, inoltre, la necessità di garantire, in conformità con quanto prescritto dalla scheda d’ambito n.7 del P.T.P.M., anche i rapporti delle destinazioni d’uso previste nel piano; …………………………………………..OMISSIS…………………………………….. . TITOLO IV - (pag.41) l’art.7, secondo comma, viene modificato nel senso che il planovolumetrico deve intendersi prescrittivo. Eventuali variazioni anche non sostanziali dovranno preventivamente essere assentite dalla Commissione Regionale BB.AA. ……………………………………..OMISSIS………………………………………….. . Si precisa che nel comparto A, fin dall’anno 1998 e poi nell’anno 2001, erano previsti n.2 villaggi denominati “IOS VILLAGE” e “THIRA VILLAGE”, la destinazione urbanistica di tale comparto era “turistico residenziale”. Nel comparto D, invece, erano previsti, sempre dall’esame degli elaborati sopra indicati, due alberghi, ovvero l’“HOTEL THALAS” con annesso centro di talassoterapia e campo da golf e “l’HOTEL POSEIDON”. A tal proposito, si specifica che il comparto A ricade interamente nel Comune di Policoro, mentre il comparto D ricade per la maggior parte nel Comune di Scanzano Jonico ed in 253
minima parte nel Comune di Policoro. Dall’esame degli elaborati emerge che le due strutture alberghiere ricadevano principalmente nel Comune di Scanzano Jonico. Quindi le due strutture alberghiere ed in particolare, per quello che attiene alla presente trattazione, l’HOTEL THALAS, erano localizzate a cavallo tra i comuni di Scanzano Jonico e Policoro. Il Comune di Scanzano Jonico, il cui Sindaco era il dott. ALTIERI Mario, non era d’accordo sulle modalità di attuazione del P.P.E. Foce AGRI. Le forti resistenze del dr. ALTIERI verso le modalità di attuazione del P.P.E. e del progetto MARINAGRI emergono dall’esame della documentazione sequestrata in data 27.2.2007, presso la sede della citata società. In particolare, in tale data si sequestrava numerosa corrispondenza tra il Comune di Scanzano Jonico e il Servizio di Programmazione Negoziata (dr. VERSACE – già emerso quale destinatario di tutte le missive sopra già richiamate del CONSORZIO COSTA D’ORO), che, all’epoca, curava l’istruttoria del Contratto di Programma a cui aveva richiesto di accedere lo stesso Consorzio. Si segnala che la corrispondenza più utile ai fini probatori inizia agli inizi di aprile 2001. A tal proposito si evidenzia che la prima delibera C.I.P.E. inerente tale contratto di programma è la n. 81 del 3.5.2001. Con la suddetta delibera si prevede: “….omissis. VISTE le note con le quali il Servizio per la Programmazione Negoziata del Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica …..ha sottoposto a Questo Comitato le proposte relative ai seguenti contratti di programma: 1. COSTA D’ORO….nota n.0017617 del 26.04.2001….omissis.DELIBERA 1. A valere sulle somme rivenienti dalle revoche indicate in premessa è approvato il finanziamento per complessive lire 410.782,540 milioni (212,151 Meuro) degli investimenti relativi ai contratti di programma sottoelencati: PROPONENTE: COSTA D’ORO….100.324,020 Milioni/lire….omissis. 2. L’assegnazione definitiva delle risorse sarà effettuata da Questo Comitato con successiva delibera non appena puntualmente definite le risultanze istruttorie per ciascuno dei contratti oggetto della presente deliberazione, entro e non oltre il 31 dicembre 2001…….omissis”. Pertanto, tenendo presente le due date indicate e relative alla delibera n.81, ovvero quella della sua emanazione, il 3.5.2001 e la nota con la quale il Servizio per la Programmazione Negoziata invia la pratica del CONSORZIO COSTA D’ORO al C.I.P.E., ovvero il 26.4.2001, si indica quanto emerso dall’esame della documentazione sequestrata presso la MARINAGRI il 27.2.2007. Con nota n. 0015053 del 5.4.2001, Il Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione – Servizio per la Programmazione Negoziata, invia al Presidente della Giunta Regionale (BUBBICO), al Sindaco del Comune di Policoro (LOPATRIELLO Nicolino), nonché, per conoscenza, al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico (ALTIERI Mario) ed al CONSORZIO COSTA D’ORO, l’atto di invito e diffida trasmesso a quell’ufficio il 4.4.2001 prot.0014923 del 5.4.2001 dall’Avv. SPATA in nome e per conto del Comune di Scanzano Jonico, chiedendo alle amministrazioni in indirizzo di fornire dettagliati elementi per le determinazioni di competenza. Tale nota reca il timbro del protocollo del Comune di Policoro n.009936 del 13.4.2001, nonché l’annotazione “3^ settore Sindaco 15.04.2001” Nell’atto di invito e diffida, redatto dall’avv. SPATA, in nome e per conto del Comune di Scanzano Jonico, si legge: “Il comune, mio assistito, è venuto a conoscenza che il CONSORZIO COSTA D’ORO ha presentato una proposta di contatto di programma, attualmente in fase di istruttoria per la verifica degli aspetti di fattibilità tecnica, amministrativa e finanziaria. 254
Del consorzio presentatore fa parte la S.p.A. MARINAGRI. Tale Società, sul presupposto di aver progettato la realizzazione, sulla fascia costiera ionica ricadente in gran parte nel Comune di Scanzano Ionico e in minima parte nel Comune di Policoro, di un villaggio turistico prevedente la costruzione di un bacino portuale, delle relative infrastrutture, di un villaggio lagunare, di una zona residenziale con ville e unità condominiali, di una zona alberghiera con beauty farm e centro congressi, di un campo da golf e relative infrastrutture, di impianti per attività di pesca sportiva, di strutture per itticoltura, strutture per la gestione e il monitoraggio ambientale, percorsi naturalistici, spiagge, parco ornitologico, e orto botanico, ha attivato un complesso contenzioso al T.A.R. Basilicata Potenza tendente ad ottenere l’annullamento di atti del Comune di Scanzano relativi ad aspetti urbanistici inerenti il proprio territorio. Ed infatti come risulta dalla documentazione che allego, le aree interessate dal progetto MARINAGRI, che è lo stesso oggetto della proposta di contratto di programma, presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO, sono comprese in Piano Particolareggiato Esecutivo d’Ambito denominato “Foce AGRI. Tale P.P.E. adottato dai Comuni di Policoro e Scanzano Jonico, approvato con prescrizioni dalla Regione Basilicata, non ha ancora concluso il suo iter formativo, in quanto è sorto contrasto tra i Comuni di Policoro e Scanzano Jonico in ordine alle modalità di attuazione dello stesso, pure imposte dalla Regione Basilicata in sede di approvazione, tant’è che allo stato i due Comuni non hanno stipulato la convenzione, stante l’incompletezza degli elaborati del Piano; non hanno sottoscritto alcun protocollo di intesa; non hanno determinato la scelta del soggetto proponente. In tale situazione la Regione con D.P.G.R. 21/4/2000 n. 157 (all.1) ha assegnato ai due Comuni un termine di giorni 60 per il raggiungimento dell’intesa propedeutica all’attuazione del Piano e determinato di convocare una Conferenza di servizi per l’ipotesi di non raggiungimento della stessa. Attesa la mancanza dell’intesa, in data 4/12/2000 si è tenuta presso la Regione la Conferenza di servizi fra i due Comuni e la Regione medesima (all.2). A seguito di un ulteriore incontro del 16/2/2001 (all. 3) i due Comuni hanno concordato un protocollo di intesa, la cui bozza (all. 4) è stata trasmessa dal Sindaco di Scanzano alla Regione (all. 5). Ma mentre questo ha dichiarato la disponibilità alla sottoscrizione dello stesso, il Comune di Policoro dal canto suo non ha comunicato alla Regione tale disponibilità; sicchè si è in attesa della finale deliberazione della Giunta Regionale di cui D.P.G.R. n. n157/2000. In tale situazione è evidente che mancano tutti i presupposti urbanistici, amministrativi e procedurali per l’esame della proposta presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO, attesa da un lato la irrealizzabilità immediata dell’iniziativa, dall’altro e conseguentemente la non cantierabilità immediata dell’attività. Alla stregua di tutto quanto precede il Comune di Scanzano Jonico, a mio mezzo, espressamente chiede che la proposta di contratto di programma non venga favorevolmente esaminata perché la stessa negativamente incide su quelli che sono le effettive scelte e i concreti interessi urbanistici ed economici del comune medesimo. Pertanto il Comune di Scanzano Jonico di fatto comunicava al Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione – Servizio per la Programmazione Negoziata, che stava istruendo la pratica relativa all’ammissione a finanziamento della MARINAGRI S.p.a., la mancanza di un requisito fondamentale per permettere il positivo esito dell’istruttoria e, quindi, l’accesso ai fondi pubblici, ovvero che il progetto fosse immediatamente cantierabile. Pertanto, al fine di superare l’insormontabile ostacolo frapposto dal Comune di Scanzano Jonico, sui cui territori ricadeva una delle opere candidate al finanziamento pubblico, in data 17.4.2001, ovvero dopo solo 4 giorni dalla ricezione della nota da parte del Ministero del Tesoro, avvenuta in data 13.4.2001, VITALE Vincenzo, nella sua qualità di 255
amministratore della MARINAGRI, con nota n.7/2001, chiede al Comune di Policoro il cambio d’uso di ben sette sub comparti su nove totali, del Comparto “A”, da ricettivo residenziale a ricettivo alberghiero. Tale richiesta viene inoltrata richiedendo l’applicazione di quanto previsto dal TITOLO VI del P.P.E., ovvero attraverso l’uso della “deroga”, specificando che vi erano i presupposti per l’applicazione della stessa e che tale variazione era necessaria ai fini dell’approvazione da parte del C.I.P.E. del contratto di programma avanzata dal CONSORZIO COSTA D’ORO. A seguito della richiesta avanzata dal VITALE, in data 18.4.2001, (un giorno dopo la medesima) il Dirigente del 3° Settore del Servizio Urbanistica del Comune di Policoro, Ing. Felice VICECONTE, certificava che, a norma dell’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche di Esecuzione del PPE “Foce AGRI”, era possibile ricorrere alla deroga per modificare la destinazione d’uso da turistico - residenziale a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi. In pari data, con Deliberazione n. 154 della Giunta Comunale di Policoro si approvava il richiesto cambio di destinazione d’uso.) In merito si segnala che il cambio di destinazione d’uso in oggetto è illegittimo in quanto adottato in violazione di quanto prescritto dal P.P.E. Foce AGRI e dalle Norme di Esecuzione. Già l’Ing. Farì, ausiliario di polizia giudiziaria nominato dai Carabinieri di Policoro nell’ambito del P.P.121/03, 21 della Procura di Matera, nella sua relazione peritale aveva segnalato che: “Le osservazioni sopra esposte inducono lo scrivente a ritenere che il cambio di destinazione d’uso dei sub-comparti… omissis… da residenziale turistica a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi, non può essere soddisfatto con l’uso della deroga ma è configurabile come variante al Piano. Si ritiene inoltre opportuno precisare che la legislazione nazionale urbanistica concede l’istituto della deroga agli strumenti urbanistici ai soli edifici ed impianti pubblici o di pubblico interesse (art. 14 del DPR n. 380 del 6.6.01) senza far cenno alcuno al cambio di destinazione d’uso di aree ”. In relazione a tale aspetto della vicenda il CTU Ing. MARASCIO segnalava: “…..OMISSIS. In data 17/04/2001, con prot. n. 010064, il sig. VITALE Vincenzo, nella qualità di presidente e rappresentante legale della MARINAGRI S.p.A.. chiedeva il cambio di destinazione d’uso del Comparto A, relativamente i sub-comparti dall’A2, fino all’A8, sul totale di n. 9 subcomparti. Nella fattispecie, si chiedeva il cambio di destinazione d’uso da residenziale turistica a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi. Come motivazione alla richiesta avanzata, il sig. VITALE affermava che la destinazione d’uso proposta, determinava un miglioramento delle condizioni di occupazione, senza incidere sull’assetto planovolumetrico e sul paesaggio, poiché si trattava della implementazione di attività produttive in luogo di attività immobiliari. Con la variazione di destinazione d’uso, si permetteva la costruzione di un villaggio denominato “Ios” e di un hotel denominato “Thalas”, con conseguente aumento di n. 31 unità lavorative fisse e n. 173 stagionali. In risposta alla richiesta avanzata dal sig. VITALE, in data 18/04/2001, (un giorno dopo la richiesta stessa) il Dirigente del 3° Settore Servizio Urbanistica del Comune di Policoro, Ing. Felice VICECONTE, certificava che a norma dell’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche di Esecuzione del PPE “Foce AGRI”, era possibile l’uso della deroga per modificare la destinazione d’uso da residenziale a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi. In pari data con Deliberazione, n. 154, della Giunta Comunale di Policoro si approvava il richiesto cambio di destinazione d’uso. 256
Dalla lettura dell’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche di Esecuzione al PPE “Foce AGRI”, il sottoscritto CT, può affermare che si può utilizzare lo strumento della deroga quando: 1) Le variazioni richieste non riguardano le direttive e le prescrizioni riportate sul Titolo II delle Norme Tecniche di Esecuzione; 2) Le modifiche non riguardano le quantità complessive all’interno di ciascun comparto, così come non cambiano sostanzialmente i contenuti. La mancanza di detti requisiti, implica una variante e come tale s’impone di presentare gli elaborati progettuali previsti dallo stesso Piano. L’istituto della deroga può avvenire nei casi sopra esplicitati e deve essere accompagnato da una verifica di congruità generale dell’intervento. Per il cambio di destinazione d’uso che interessa dei singoli sub-comparti, nel caso in cui si ravvisa la necessità di altre destinazioni non puntualmente dichiarate nella specifica scheda, esplicitando la proposta nel progetto d’insieme, debitamente motivata, si può fare uso della deroga. In breve si ribadisce, che il Titolo II delle Norme Tecniche di Esecuzione, indica per ciascuno Comparto tra l’altro la destinazione d’uso, e nella fattispecie, per il comparto A segnala la costruzione di quattro nuclei abitativi condominiali e lotti residenziali per ville nonché strutture per lo sport ed il commercio, non si prevede per il comparto in questione, l’edificazione di strutture ricettive. Studiando nel dettaglio il comparto A, si rileva che lo stesso è composto da n. 9 sub-comparti, di cui il primo e l’ultimo destinati rispettivamente all’ubicazione di campi sportivi e di una strada di piano, per il resto invece, si prevede la realizzazione di insediamenti destinati all’edilizia residenziale. Il cambio di destinazione d’uso autorizzato alla MARINAGRI S.p.A. con la succitata Deliberazione della Giunta Comunale di Policoro, riguarda tutti i sub-comparti destinati all’edilizia residenziale ricadenti nel Comparto A, per cui con la nuova destinazione d’uso, si delinea per il Comparto A una modifica nei contenuti riportati al Titolo II delle N.T.E., per autorizzare le quali necessitava una variante e non una deroga a quanto approvato con il PPE “Foce AGRI”. Se il succitato cambio di destinazione d’uso si poteva approvare attraverso mera deroga, ricorrendo più volte ed in più tempi al medesimo strumento, l’intero PPE “Foce AGRI” potrebbe essere utilizzato per tutt’altri scopi rispetto a quanto originariamente approvato. Per essere più chiari sulla questione, si può affermare che con l’uso della deroga si potrebbe trasformare un piano particolareggiato destinato all’edificazione di strutture ad uso residenziale, alla costruzione di strutture turistico-ricettive, senza alcuna verifica urbanistica ed ambientale, da parte dei competenti organi regionali. E’ chiaro che l’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche Esecutive, potrebbe risultare poco comprensibile poiché definisce varianti le modificazioni delle direttive e delle prescrizioni riportate al Titolo II e poi inserisce nelle deroghe i cambi d’uso, in realtà i cambi d’uso in questione sono da considerare quelli già presenti nel singolo comparto, per meglio comprendere quanto affermato a titolo di esempio si può affermare che se per il comparto A il cambio di destinazione d’uso avesse interessato un sub-comparto destinandolo all’insediamento di un campo sportivo rispetto alla prevista costruzione di residenze, si sarebbe potuto fare uso della deroga poiché entrambe le destinazioni d’uso sono già presenti nel comparto interessato, ferma restando la necessità di motivarne debitamente il cambiamento (con verifiche urbanistiche, ambientali paesaggistiche e non per necessità economiche). In definitiva, si può affermare che il cambio di destinazione d’uso che ha interessato il Comparto A, relativamente i sub-comparti dal n. 2 fino al n. 8, non poteva essere 257
autorizzato facendo ricorso ad una deroga, poiché si trattava di una variante interessante aspetti fondamentali di detto Comparto. CONCLUSIONI Per quanto si è sopra esposto, il sottoscritto CT in breve ribadisce che: - ………………………………….OMISSIS……………………………………………… - ll cambio di destinazione d’uso, autorizzato con D.G.C. di Policoro, n. 154/2001, interessante n. 7 sub-comparti su n. 9 di cui è composto il Comparto A del PPE “Foce AGRI”, ha portato per il Comparto in questione una modifica delle direttive riportate sul Titolo II delle N.T.E, quanto ammesso, non poteva essere autorizzato con l’appena citato provvedimento sindacale e come tale era da sottoporre ad un iter amministrativo molto più lungo rispetto a quello effettivamente trascorso. La variante al PPE “Foce AGRI”, per essere approvata, necessita del medesimo iter amministrativo messo in atto per l’approvazione dello stesso Piano. Applicando forzatamente ed illegittimamente la deroga, facendo arbitrariamente riferimento all’articolo n.4 del Titolo VI delle Norme Tecniche Esecutive, si sono ottenuti degli indubbi vantaggi in termini di tempo, poiché l’iter è durato appena un giorno (data richiesta-data approvazione)”. Al fine di delineare le motivazioni per le quali sono state poste in essere le condotte illegittime appena segnalate, si mette in evidenza che con nota datata 19.4.2001 n.8/01, il CONSORZIO COSTA D’ORO scriveva al Servizio per la programmazione Negoziata, più volte indicato e per conoscenza alla Presidenza della Giunta Regionale Basilicata (BUBBICO), con la quale comunicava quanto segue: “Si riscontra la Vs. nota n. 0015053 del 05.04.2001, in riferimento a quanto segnalato dal Comune di Scanzano Jonico, facendo presente quanto segue. Preliminarmente, si evidenzia che le iniziative di cui alla proposta di contratto di programma avanzata dal CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. e dalla sua Consorziata MARINAGRI Spa non ricadono nel territorio del Comune di Scanzano Jonico, per cui la realizzazione delle medesime non può incidere negativamente sulle scelte ed i concreti interessi urbanistici ed economici del suddetto Comune. Per quanto poi attiene la cantierabilità e la realizzabilità dell’iniziativa turistica, si sottolinea intanto che la MARINAGRI SpA è ideatrice del progetto turistico in parola, avendo aderito allo sportello urbanistico indetto dal Comune di Policoro (comune capofila per la redazione del Piano Particolareggiato Esecutivo Intercomunale Foce AGRI) in fase di redazione dello stesso strumento urbanistico. In qualità di proprietaria delle aree oggetto della proposta turistica, la MARINAGRI SpA si è proposta come ATTUATORE delle previsioni di Piano ai sensi dell’art. 23 della Legge Urbanistica n. 1150/42. Giova ricordare che il Comune di Scanzano Jonico ha dato l’assenso al programma di realizzazione delle infrastrutture pubbliche da candidare a finanziamento nell’ambito della Proposta di Contratto di Programma in oggetto (cfr. nota n. 4028 del 15.04.98 del Comune di Scanzano Jonico). Visto il perdurante comportamento dilatorio del Comune di Scanzano Jonico, su richiesta del Comune di Policoro, la Regione Basilicata, con D.P.G.R. n. 157 del 21.04.2000, ha individuato una procedura per addivinire all’intesa (prevista dal D.P.G.R. n. 711 del 09.09.97) in tempi stabiliti. La relativa procedura è oggi conclusa. Ai sensi del D.P.G.R. n.157 del 21.04.2000, infatti, il Presidente della Giunta Regionale deve licenziare il provvedimento finale che consente di dare piena attuazione al Piano. Si fa presente che il predetto provvedimento di intesa riguarda le modalità di gestione dello stesso Piano ma non può né ledere la competenza territoriale in ordine al rilascio delle concessioni edilizie 258
(ai sensi del D.Lgs. 267/2000 sulle autonomie locali), né ledere il diritto della MARINAGRI SpA, proprietaria delle aree, ad attuare le trasformazioni, peraltro nell’ambito di uno strumento di pianificazione che è di iniziativa regionale (Piano Paesistico Esecutivo d’Ambito) e che soltanto in via subordinata ne è stata affidata la redazione al Comune. Atteso che il progetto turistico MARINAGRI, candidato nell’ambito della proposta di Contratto di Programma, riguarda escusivamente il territorio del Comune di Policoro, si chiede a codesto Ufficio di considerare inconferente e destituita di ogni fondamento la nota del Comune di Scanzano Jonico in quanto il medesimo ente non ha competenza territoriale sulle iniziative turistiche in approvazione, ragion per cui non è oggi nemmeno nelle condizioni di esercitare, come è avvenuto in passato, azioni ostruzionistiche, defatigatorie e dilatorie al fine di impedire o ritardare l’avvio. Si resta a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti, facendo presente che tutta la documentazione richiamata è già agli atti del Vs. Spett.le Ufficio”. Con nota n.9/01, il CONSORZIO COSTA D’ORO trasmetteva al Ministero competente, dove veniva protocollata il 20.4.2001, la relazione descrittiva delle opere IOS VILLAGE e HOTEL THALAS, nonché la delibera n.154 del 18.4.2001 del Comune di Policoro, attinente al cambio di destinazione d’uso in oggetto. In pratica dall’esame della “Planimetria definitiva con comparti P.P.E. “Foce AGRI”, datata Gennaio 2002, trasmessa agli uffici ministeriali a seguito della delibera n.154/2001 del Comune di Policoro, redatta dall’Ing. VITALE Marco e arch. DIOGUARDI Davide Maria, emerge chiaramente che l’HOTEL THALAS, che prima si trovava nel “COMPARTO “D”, ovvero tra il Comune di Scanzano Jonico e Policoro, ora viene riportato nel COMPARTO “A”, totalmente nel Comune di Policoro. Pertanto emerge la circostanza secondo la quale il cambio d’uso in oggetto era propedeutico e finalizzato alla nuova allocazione dell’HOTEL THALAS, opera candidata a finanziamento pubblico, nel Comune di Policoro, anziché in quello di Scanzano Jonico. Questo in quanto il Comune di Policoro, anche per via degli enormi benefici economici che gliene derivavano era favorevole al progetto a differenza del Comune di Scanzano Jonico che aveva rilevato diverse irregolarità nell’attuazione dello stesso. Con nota n.14167 del 14.12.2001, a firma del dr. ALTIERI, il Comune di Scanzano Jonico scriveva all’on. BALDASSARRI Mario presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla dr.ssa BITETTI Patrizia presso la segreteria C.I.P.E., al dr. Carlo SAPPINO presso il Ministero delle Attività Produttive – Direzione Generale per il Coordinamento degli incentivi alle imprese e alla dr.ssa PASCOLI Anna presso il Servizio per la Programmazione Negoziata tutti di Roma, quanto segue: “OGGETTO: Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.C.A.R.L.. Risposta alla nota del Ministero delle Attività Produttive del 27/11/01 Prot. 1180.551. …………………………………………OMISSIS………………………………………….. Questo Comune ritiene di dover segnalare a codesto Ministero che il CONSORZIO COSTA D’ORO non è in grado e comunque non può validamente e legittimamente fornire gli elementi richiesti, in quanto non ha né la disponibilità del suolo né le concessioni demaniali relative a tutte le aree interessate dal Piano progettuale né allo stato esiste alcuna variante in deroga validità ed efficace. ……………………………………………..OMISSIS…………………………………”. In particolare, con detta nota il Comune di Scanzano Jonico segnalava che alla data del 14.12.2001, non vi era “alcuna variante in deroga valida ed efficace”. Medesima considerazione deriva dall’esame della nota n.28/mv/2002 del 25.3.2002 della ET&M 259
(società riconducibile a VITALE Marco) indirizzata alla MARINAGRI S.p.a.. Con tale nota avente ad oggetto la “Centro Turistico Ecologico Integrato - Comunicazione stato di avanzamento attività progettuali”, si indica quanto segue: ”………………….OMISSIS. In particolare per il Comparto A, è stato redatto il progetto preliminare delle due strutture ricettive (Hotel Thalas e Ios Village) ed inoltrato alla fine di Dicembre 2001 alla Commissione Regionale BB.AA. per il parere preventivo trattandosi di una variante al planovolumetrico approvato con il P.P.E.. Prima di presentare il planovolumetrico esecutivo al Comune di Policoro ai sensi del D.P.G.R. 299/2001 (unitamente al progetto esecutivo delle urbanizzazioni) occorre attendere la suddetta approvazione regionale. …..OMISSIS”. Medesimo dato deriva dall’esame della Nota Integrativa del Bilancio della MARINAGRI S.p.a. al 31.12.2001 a firma del Presidente del Consiglio di Amministrazione, VITALE Vincenzo. Nel paragrafo titolato “Cantierabilità”, relativa al progetto MARINAGRI, si legge: “…………………OMISSIS. Sono in corso di predisposizione i progetti planovolumetrici esecutivi dei comparti di intervento. In particolare: - il Comparto A con le due strutture ricettive oggetto di finanziamento C.I.P.E.; - il Comparto C con il villaggio portuale (residenze); - il Comparto B con il villaggio lagunare (residenze). E’ stato redatto il progetto preliminare delle due strutture ricettive (Hotel Thalas e Ios Village) ed inoltrato alla fine di Dicembre 2001 alla Commissione Regionale BB.AA. per il parere preventivo trattandosi di una variante al planovolumetrico approvato con il Piano. Per il Comparto A si è in attesa della suddetta approvazione regionale prima di procedere all’invio al Comune del progetto planovolumetrico esecutivo ai sensi del D.P.G.R. 299/01…..OMISSIS”.). Segnalava il CTU Ing. MARASCIO: “ Risposta al terzo quesito posto dal PM Se sono state apportate delle modifiche al PPE “Foce AGRI” così come approvato dai DD.P.G.R. Basilicata n. 711/97 e n. 196/2005 (in particolare per il comparto A), in caso affermativo dica se la procedura amministrativa messa in atto è conforme ai dettati imposti dal P.T.P.M. Il CT in data 07 febbraio 2008, effettuava richiesta a mezzo fax indirizzata al Responsabile dell’Ufficio Tecnico Settore Urbanistica del Comune di Policoro, finalizzata alla conoscenza di eventuali, anche parziali e/o interessanti singoli comparti, varianti apportate al PPE Foce AGRI, così come approvato definitivamente con i DD.P.G.R. n. 711/97 e n. 195/2005. Il giorno successivo, durante la visita effettuata nel citato ufficio pubblico direttamente dal consulente, il geom. Vincenzo Agresti, responsabile del sevizio urbanistico, affermava verbalmente che nulla era stato apportato a detto strumento urbanistico, mentre il successivo 12 febbraio, con lettera recante protocollo n. 3732, anticipata via fax, comunicava al CT che, citando testualmente: successivamente al D.P.G.R. n. 195/2005 non risulta emanato alcun provvedimento regionale di variante al PPE “Foce AGRI”. Per cui il PPE “Foce AGRI” non è stato oggetto di varianti anche parziali dopo la sua approvazione con i citati Decreti del Presidente della Giunta Regionale della Basilicata. Tuttavia il CT ritiene che la sopramenzionata risposta vada integrata, a causa di quanto riportato sulla documentazione acquisita dal medesimo professionista, presso la Soprintendenza ai BB. AA. e del Paesaggio della Basilicata nonché di quella acquisita presso l’Ufficio Regionale all’Urbanistica e Tutela del Paesaggio con sede in Matera. Durante la visita eseguita dal CT nell’appena citato ufficio è stato possibile rilevare che la MARINAGRI, in data 28/01/2001 (la data è 28.01.2002 n.d.r.) ha presentato regolare richiesta, finalizzata all’acquisizione del nulla osta paesaggistico per il Progetto planovolumetrico definitivo del comparto A. 260
Dallo studio dettagliato dei relativi elaborati grafici si rileva che il comparto in questione viene rappresentato con la variante approvata in deroga dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Policoro, si nota inoltre, che il progetto prevede la realizzazione, all’interno del territorio comunale di Policoro, di un hotel denominato Thalas. In data 18/11/2002, dopo circa undici mesi dalla citata richiesta, il Dirigente dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio, inviava una missiva alla MARINAGRI, chiedendo alla stessa se bisognava sottoporre alla valutazione della Commissione Regionale per la tutela del Paesaggio il progetto citato. Il successivo 21 novembre il presidente della MARINAGRI invitava, con propria missiva, sempre indirizzata al citato ufficio, di soprassedere all’esame del progetto poiché lo stesso era in corso di valutazione in termini di sostenibilità tecnico-economica. Successivamente, in data 13/05/2003, la MARINAGRI chiedeva nuovamente il nulla osta paesaggistico sul Progetto planovolumetrico definitivo relativo al comparto A, questa volta però per le sole opere ricadenti nei sub-comparti dall’A1 a all’A4 compresi, quelli in pratica interessanti l’Hotel Ios. In data 19 maggio 2003, la MARINAGRI, procedeva alla sostituzione anche degli elaborati riguardanti i citati quattro sub-comparti, richiedendo il nulla osta paesaggistico per il Progetto planovolumetrico definitivo relativo ai sub-comparti A1-A2-A3-A4, infine, in data 22/09/2003, si trasmettevano ulteriori elaborati grafici progettuali sempre interessanti il Progetto planovolumetrico definitivo relativo i subcomparti A1, A2, A3, A4. Giungendo così all’attuale definizione del comparto A. Dopo quanto sopra riportato c’è da dire che la MARINAGRI, ha inoltrato una nuova istanza per l’acquisizione del nulla osta paesaggistico relativo alla costruzione di un resort a destinazione residenziale e ricettiva interessanti i comparti A e D del PPE “Foce AGRI”. L’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio della Regione Basilicata, in data 19/11/2007 con prot. n. 1469, ha espresso parere negativo sull’opera che è stato confermato in data 30/01/2008 con protocollo n. 933 dal Soprintendente ai BB. AA. e Paesaggistici della Basilicata. Per cui l’attuale configurazione del comprato A del PPE “foce AGRI”, è del tutto uguale a quella approvata a seguito dell’istanza datata 22/09/2003. ………………………………………..OMISSIS……………………………………………. Riguardo alle sopramenzionate richieste di nulla osta paesaggistico, inviate dalla MARINAGRI in data 28/12/2001, nonché di quelle integrative datate, 13 e 19 maggio 2003 e per ultima quella del 22 settembre 2003, c’è da dire che sono state inoltrate poiché strettamente necessarie ai sensi del D.P.G.R. n. 711/97, nel rispetto dello stesso, infatti, qualsiasi variazione al planovolumetrico approvato deve essere preventivamente assentita dalla Commissione BB. AA., tale situazione è stata confermata dalla stessa società, la quale ne ha fatto esplicita menzione sulle prime due citate istanze. La circostanza appena riscontrata obbliga il CT ad effettuare un’osservazione riguardante gli aspetti urbanistici della vicenda incontrati durante la stesura della precedente relazione di consulenza, si tratta in pratica del ricorso allo strumento della deroga concesso alla MARINAGRI, in data 18/04/2001, dal Dirigente del 3° Settore Servizio Urbanistica del Comune di Policoro, Ing. Felice VICECONTE, il quale certificava che a norma dell’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche di Esecuzione del PPE “Foce AGRI”, era possibile l’uso della deroga per modificare la destinazione d’uso da residenziale a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi, del comparto A. In pari data con Deliberazione, n. 154, della Giunta Comunale di Policoro si approvava il richiesto cambio di destinazione d’uso, per cui si permetteva la costruzione di un villaggio denominato “Ios” e di un hotel denominato “Thalas”, con conseguente aumento di n. 31 unità lavorative fisse e n. 173 stagionali. Oggi il CT può riaffermare che quanto concesso alla MARINAGRI fu del tutto illegittimo anche in relazione al fatto che necessitava acquisire sulle opere in questione il preventivo e preventivo nulla osta paesaggistico. ………………………………………….OMISSIS……………………………………… 261
CONCLUSIONI Per quanto si è sopra esposto, il sottoscritto CT in breve ribadisce che: - ………………………………………...OMISSIS………………………………………… - Il comparto A è stato più volte oggetto di richiesta di variante interessante il planovolumetrico, allo stato attuale lo stesso porta le modifiche effettuate facendo ricorso allo strumento della deroga concessa in data 18 aprile 2001, dall’Ing. Felice VICECONTE, responsabile p.t. dell’Ufficio Tecnico Urbanistico del Comune di Policoro, sulla quale nel corso dell’anno 2003, è stato acquisito il prescritto (ma preventivo) nulla osta paesaggistico……..OMISSIS”.
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Quanto indicato riscontra l’illegittimità del cambio d’uso dei sette subcomparti del comparto A. Infatti, viene confermata la circostanza secondo la quale il cambio di destinazione d’uso non era possibile con l’utilizzo della deroga, in quanto dovendo modificare sostanzialmente quanto previsto dal P.P.E. Foce AGRI, il nuovo planovolumetrico doveva essere preventivamente sottoposto a istruttoria da parte della Commissione Regionale BB.AA.. Si segnala, altresì, che successivamente la MARINAGRI S.p.a., provvedeva all’inoltro alla predetta commissione regionale della richiesta di nulla osta preventivo sul progetto planovolumetrico del Comparto A, che avveniva però solo il 28.12.2001, ovvero solo dopo la segnalazione da parte del Comune di Scanzano Jonico ai preposti uffici del Ministero del Tesoro interessati dall’istruttoria sull’ammissibilità a finanziamento del progetto della MARINAGRI S.p.a., che non vi era “alcuna variante in deroga valida ed efficace” e che pertanto il progetto non era ammissibile e cantierabile. Dall’esame della documentazione depositata presso la Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Territorio – Commissione Regionale BB.AA. si riscontrava l’illegittimità della procedura per il cambio di destinazione d’uso così come eseguita dal Comune di Policoro e dalla MARINAGRI S.p.a.. Con nota n.31/2001 del 28.12.2001, la MARINAGRI S.p.a. trasmetteva alla Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Territorio – Commissione Regionale BB.AA. e per conoscenza al Comune di Policoro, il progetto definitivo del Comparto A e ne chiedeva “….la preventiva approvazione del planovolumetrico per le opere ricadenti nel comparto A del Piano, così come esplicitate nelle tavole di progetto definitivo allegato alla presente…..” . In data 18.11.2002 con nota n.06/2002, l’ufficio regionale indicato in precedenza scriveva alla MARINAGRI S.p.a. quanto segue: “…si fa espresso riferimento al progetto a margine indicato ed agli incontri avuti presso quest’Ufficio, nelle sedi di Potenza e Matera, con il progettista Ing. VITALE Marco, nella sua qualità anche di rappresentante della ditta committente. Nel corso di tali riunioni è stato verbalmente richiesto a quest’ufficio di soprassedere all’esame e parere sul progetto in argomento, avendo la committenza espresso la volontà di rivedere alcune soluzioni progettuali dello stesso. Poiché a tutt’oggi non è pervenuta alcuna formale comunicazione in tal senso, ne è stata presentata nuova proposta progettuale in sostituzione di quella trasmessa, si comunica che, in mancanza di espressa formale richiesta, quest’ufficio, senz’altro indugio, porterà il progetto, così come presentato, all’esame della competente Commissione Regionale per la tutela del paesaggio”. Dall’esame degli elaborati depositati nel Dicembre 2001, il progetto così come presentato prevedeva la realizzazione di: un centro benessere; foresterie; Centro servizi; HOTEL THALAS; 262
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HOTEL IOS; Centro Ippico; Centro sportivo; Villaggio. Pertanto, si chiedeva il nulla osta preventivo al cambio di destinazione d’uso che aveva permesso di spostare l’Hotel THALAS dal Comparto D (Scanzano Jonico) al Comparto A (Policoro), che difatti era già stato oggetto di corrispondenza e certificazioni relative alla cantierabilità e ubicazione dell’opera da parte di VITALE Vincenzo, VITALE Marco, del Sindaco di Policoro LOPATRIELLO Nicolino e del Dirigente del 3^ Settore del Servizio Urbanistica del medesimo comune Ing. VICECONTE Felice. Certificazioni che sono risultate false. I soggetti appena indicati hanno attestato, al fine dell’approvazione del finanziamento da parte del C.I.P.E., circostanze non ancora avvenute, ovvero illegittime, in quanto non sottoposte a preventiva autorizzazione, richiesta ex post al fine di sanare la situazione dopo la denuncia inoltrata agli uffici ministeriali, con la nota del 14.12.2001, dal Sindaco di Scanzano Jonico ALTIERI. Con nota n.61/2002 del 21.11.2002 a firma di VITALE Vincenzo, la MARINAGRI risponde alla nota n, 06/2002 del 18.11.2002 della Regione Basilicata, e chiede “di soprassedere all’esame sul progetto in oggetto in attesa di una verifica da parte di questa società circa la sostenibilità economica delle soluzioni ricettive ivi ipotizzate”. Nel frattempo, con delibera n.135 del 31.12.2002, il C.I.P.E. approvava il finanziamento a favore del CONSORZIO COSTA D’ORO ed in particolare della MARINAGRI S.p.a., per opere (HOTEL THALAS e VILLAGGIO IOS) per le quali non aveva ancora ottenuto le necessarie autorizzazioni per il cambio di destinazione d’uso dei terreni sui quali le stesse ricadevano. Con nota n.18/2003 del 7.5.2003 indirizzata alla Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Territorio – Commissione Regionale BB.AA., la MARINAGRI S.p.a. scrive: “…….omissis; per effetto di nuove valutazioni tecnico economiche, questa società ritiene oggi opportuno procedere alla realizzazione della sola struttura ricettiva denominata “secondo nucleo alberghiero” (IOS n.d.r.) e meglio descritta negli elaborati negli elaborati A9, A10 ed A11 del progetto allegato alla nota 31/2001 del 28.12.2001; …….omissis; Tutto ciò premesso con la presente CHIEDE in ottemperanza al D.P.G.R. 711 del 09.09.1997 di approvazione del P.P.E. Foce AGRI (come integrato dal D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001), l’approvazione della variazione al planovolumetrico di Piano, per le opere ricadenti nel Comparto A del Piano, e specificatamente per le sole opere ricadenti nei subcomparti A1, A2, A3 e A4”………. In virtù di quanto in premessa evidenziato circa l’approvazione di uno specifico contratto di programma (finanziamento CIPE), si rappresenta la necessità per la nostra società di addivenire ad una celere definizione della proposta progettuale e, pertanto, si confida in una celere approvazione da parte di codesta Commissione”. Con la medesima nota si chiedeva l’audizione dell’Ing. VITALE Marco. Con nota n. 20/2003 del 19.5.2003 la MARINAGRI S.p.a. scrive nuovamente allo stesso ufficio della Regione Basilicata, trasmettendo: “n.4 copie del progetto planovolumetrico relativo ai subcomparti A1, A2, A3 e A4 del Comparto A del P.P.E. Foce AGRI, in sostituzione (integrale) degli elaborati allegati alla ns. iniziale richiesta prot.31/2001 del 28.12.2001. In ottemperanza al D.P.G.R. di approvazione del Piano n.711 del 09.09.1997, si conferma, con la presente, la richiesta di preventiva approvazione della variante al planovolumetrico per le opere ricadenti nei suddetti subcomparti del Comparto A del P.P.E.. Si rappresenta la necessità per la nostra società di addivenire ad una celere definizione della proposta progettuale, atteso il fatto che la struttura ricettiva prevista nei subcomparti A1, A2, A3 e 263
A4 del Comparto A del P.P.E. è oggetto di cofinanziamento pubblico, per effetto dell’approvazione di un Contratto di Programma da parte del CIPE.….omissis. Per quanto riguarda gli elaborati di progetto (n.4 copie) allegati alla nostra nota prot.31/2001 del 28.12.2001, se ne chiede la restituzione”. Con nota n. 50/2003 del 22.9.2003, la MARINAGRI S.p.a., scrive alla Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Territorio – Commissione Regionale BB.AA., ritrasmettendo “n.4 copie del progetto planovolumetrico relativo ai subcomparti A1, A2, A3 ed A4 del Comparto A del P.P.E. Foce AGRI in sostituzione (integrale) degli elaborati allegati alla ns. iniziale richiesta prot.31/2001 del 28.12.2001 e di quelli di cui alle richieste successive. In ottemperanza al D.P.G.R. di approvazione del Piano n.711 del 09.09.1997, si conferma, con la presente, la richiesta di preventiva approvazione della variante al planovolumetrico per le opere ricadenti nei suddetti subcomparti del Comparto A del P.P.E.. Si rappresenta nuovamente la necessità per la nostra società di addivenire ad una celere definizione della proposta progettuale, atteso il fatto che la struttura ricettiva prevista nei subcomparti A1, A2, A3 e A4 del Comparto A del P.P.E. è oggetto di cofinanziamento pubblico, per effetto dell’approvazione di un Contratto di Programma da parte del CIPE. Si confida pertanto, in una celere approvazione da parte di codesta Commissione. Per quanto riguarda gli elaborati di progetto (n.4 copie) allegati alla nostra nota prot.31/2001 del 28.12.2001, ed alla nostra nota prot.20/2003 del 19.05.2003, se ne chiede la restituzione”.
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Per quanto indicato, quindi, emerge la circostanza secondo la quale la MARINAGRI S.p.a. dopo la richiesta di parere preventivo del 28.12.2001 sull’intero comparto A, successivamente (variandolo anche diverse volte) chiede l’emissione del prescritto parere solo per i sub comparti A1, A2, A3 ed A4, ovvero quelli in cui ricadeva il Villaggio IOS. Mentre per i sub comparti dove sarebbe dovuto ricadere l’HOTEL THALAS la MARINAGRI S.p.a. chiede alla Regione Basilicata di soprassedere nella valutazione. Si precisa che entrambe le opere sono state poi ammesse a finanziamento pubblico da parte del C.I.P.E.. In merito all’HOTEL THALAS, da quanto emerge dai progetti esecutivi presentati poi al Ministero da parte della MARINAGRI S.p.a. lo stesso sarà nuovamente rilocalizzato nel comparto C anziché nel Comparto A. Tale circostanza potrebbe essere ricollegata al fatto che la MARINAGRI S.p.a. resasi conto di non poter edificare l’HOTEL THALAS nel comparto A in quanto: non possedeva all’epoca i terreni su cui lo stesso era localizzato; si era proceduto ad un cambio di destinazione d’uso illegittimo dello stesso comparto A; si era cercato di sanare la situazione con la richiesta ex post del parere preventivo a tale cambio di destinazione d’uso, ma non si era proceduto allo stesso; dovendosi procedere alla progettazione esecutiva a seguito dell’ammissione definitiva a finanziamento di cui alla delibera CIPE n.135 del 19.12.2002, entro e non oltre il 31.12.2003; non riuscendo ad ottenere entro la data prevista per la presentazione dei progetti esecutivi una variante in deroga valida, pena la revoca dei finanziamenti così come previsto dall’art. 2.1.1 (requisiti del programma di investimenti) e 9..1.1 lettera g) (casi di revoca delle agevolazioni) del contratto di programma sottoscritto il 31.07.2003; rilocalizzava l’opera ammessa a finanziamento in un comparto dove da progetto iniziale era previsto l’HOTEL ORMOS, ma che non era stato sottoposto ad istruttoria da parte del 264
Ministero, senza comunicare tale spostamento (che secondo quanto previsto dall’art.9.1.1 lettera a), rientra tra io casi di revoca delle agevolazioni, in quanto recita: sia variata, senza l’autorizzazione della Direzione, nel corso dell’attuazione del programma di investimenti, la localizzazione dell’intervento rispetto a quella originariamente prevista) che avrebbe richiesto una nuova istruttoria. A tal proposito, si precisa che nelle prime proposte di contratto di programma avanzate dalla MARINAGRI S.p.a. nel 1997/1998 l’HOTEL ORMOS era tra le opere candidate a finanziamento, per poi sparire in tutte le richieste di ammissione successive ed in particolare in quella poi istruita ed ammessa a finanziamento pubblico. In merito chiare nella loro illiceità sono le condotte poste in essere dal Sindaco di Policoro (LOPATRIELLO Nicolino), dal dirigente del 3^ settore dello stesso comune (VICECONTE), nonché dagli amministratori del CONSORZIO COSTA D’ORO (VITALE Marco) e della MARINAGRI S.p.a., che essendo a conoscenza della circostanza certificavano, comunque, la cantierabilità dell’opera. Il CT MARASCIO in merito all’illegittimità rilevata relativa al cambio di destinazione d’uso in esame scriveva: “ Risposta al terzo quesito posto dal PM Se sono state apportate delle modifiche al PPE “Foce AGRI” così come approvato dai DD.P.G.R. Basilicata n. 711/97 e n. 196/2005 (in particolare per il comparto A), in caso affermativo dica se la procedura amministrativa messa in atto è conforme ai dettati imposti dal P.T.P.M. Il CT in data 07 febbraio 2008, effettuava richiesta a mezzo fax indirizzata al Responsabile dell’Ufficio Tecnico Settore Urbanistica del Comune di Policoro, finalizzata alla conoscenza di eventuali, anche parziali e/o interessanti singoli comparti, varianti apportate al PPE Foce AGRI, così come approvato definitivamente con i DD.P.G.R. n. 711/97 e n. 195/2005. Il giorno successivo, durante la visita effettuata nel citato ufficio pubblico direttamente dal consulente, il geom. Vincenzo Agresti, responsabile del sevizio urbanistico, affermava verbalmente che nulla era stato apportato a detto strumento urbanistico, mentre il successivo 12 febbraio, con lettera recante protocollo n. 3732, anticipata via fax, comunicava al CT che, citando testualmente: successivamente al D.P.G.R. n. 195/2005 non risulta emanato alcun provvedimento regionale di variante al PPE “Foce AGRI”. Per cui il PPE “Foce AGRI” non è stato oggetto di varianti anche parziali dopo la sua approvazione con i citati Decreti del Presidente della Giunta Regionale della Basilicata. Tuttavia il CT ritiene che la sopramenzionata risposta vada integrata, a causa di quanto riportato sulla documentazione acquisita dal medesimo professionista, presso la Soprintendenza ai BB. AA. e del Paesaggio della Basilicata nonché di quella acquisita presso l’Ufficio Regionale all’Urbanistica e Tutela del Paesaggio con sede in Matera. Durante la visita eseguita dal CT nell’appena citato ufficio è stato possibile rilevare che la MARINAGRI, in data 28/01/2001 ha presentato regolare richiesta, finalizzata all’acquisizione del nulla osta paesaggistico per il Progetto planovolumetrico definitivo del comparto A. Dallo studio dettagliato dei relativi elaborati grafici si rileva che il comparto in questione viene rappresentato con la variante approvata in deroga dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Policoro, si nota inoltre, che il progetto prevede la realizzazione, all’interno del territorio comunale di Policoro, di un hotel denominato Thalas. In data 18/11/2002, dopo circa undici mesi dalla citata richiesta, il Dirigente dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio, inviava una missiva alla MARINAGRI, chiedendo alla stessa se bisognava sottoporre alla valutazione della Commissione Regionale per la tutela del Paesaggio il progetto citato. Il successivo 21 novembre il presidente della MARINAGRI invitava, con propria missiva, sempre indirizzata al citato ufficio, di soprassedere all’esame del progetto poiché lo stesso era in corso di valutazione in termini di sostenibilità tecnico-economica. Successivamente, in data 265
13/05/2003, la MARINAGRI chiedeva nuovamente il nulla osta paesaggistico sul Progetto planovolumetrico definitivo relativo al comparto A, questa volta però per le sole opere ricadenti nei sub-comparti dall’A1 a all’A4 compresi, quelli in pratica interessanti l’Hotel Ios. In data 19 maggio 2003, la MARINAGRI, procedeva alla sostituzione anche degli elaborati riguardanti i citati quattro sub-comparti, richiedendo il nulla osta paesaggistico per il Progetto planovolumetrico definitivo relativo ai sub-comparti A1-A2-A3-A4, infine, in data 22/09/2003, si trasmettevano ulteriori elaborati grafici progettuali sempre interessanti il Progetto planovolumetrico definitivo relativo i subcomparti A1, A2, A3, A4. Giungendo così all’attuale definizione del comparto A. Dopo quanto sopra riportato c’è da dire che la MARINAGRI, ha inoltrato una nuova istanza per l’acquisizione del nulla osta paesaggistico relativo alla costruzione di un resort a destinazione residenziale e ricettiva interessanti i comparti A e D del PPE “Foce AGRI”. L’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio della Regione Basilicata, in data 19/11/2007 con prot. n. 1469, ha espresso parere negativo sull’opera che è stato confermato in data 30/01/2008 con protocollo n. 933 dal Soprintendente ai BB. AA. e Paesaggistici della Basilicata. Per cui l’attuale configurazione del comprato A del PPE “foce AGRI”, è del tutto uguale a quella approvata a seguito dell’istanza datata 22/09/2003. …………………………………………..omissis…………………………………………… Riguardo alle sopramenzionate richieste di nulla osta paesaggistico, inviate dalla MARINAGRI in data 28/12/2001, nonché di quelle integrative datate, 13 e 19 maggio 2003 e per ultima quella del 22 settembre 2003, c’è da dire che sono state inoltrate poiché strettamente necessarie ai sensi del D.P.G.R. n. 711/97, nel rispetto dello stesso, infatti, qualsiasi variazione al planovolumetrico approvato deve essere preventivamente assentita dalla Commissione BB. AA., tale situazione è stata confermata dalla stessa società, la quale ne ha fatto esplicita menzione sulle prime due citate istanze. La circostanza appena riscontrata obbliga il CT ad effettuare un’osservazione riguardante gli aspetti urbanistici della vicenda incontrati durante la stesura della precedente relazione di consulenza, si tratta in pratica del ricorso allo strumento della deroga concesso alla MARINAGRI, in data 18/04/2001, dal Dirigente del 3° Settore Servizio Urbanistica del Comune di Policoro, Ing. Felice VICECONTE, il quale certificava che a norma dell’articolo n. 4 del Titolo VI delle Norme Tecniche di Esecuzione del PPE “Foce AGRI”, era possibile l’uso della deroga per modificare la destinazione d’uso da residenziale a ricettivo alberghiero e ricettivo residences o villaggi, del comparto A. In pari data con Deliberazione, n. 154, della Giunta Comunale di Policoro si approvava il richiesto cambio di destinazione d’uso, per cui si permetteva la costruzione di un villaggio denominato “Ios” e di un hotel denominato “Thalas”, con conseguente aumento di n. 31 unità lavorative fisse e n. 173 stagionali. Oggi il CT può riaffermare che quanto concesso alla MARINAGRI fu del tutto illegittimo anche in relazione al fatto che necessitava acquisire sulle opere in questione il preventivo e preventivo nulla osta paesaggistico. Prima di concludere il CT fa rilevare, senza alcuna conseguenza di natura “urbanistica” per la MARINAGRI, che dell’hotel denominato Thalas ne veniva indicata la realizzazione nel comparto A, oggi nel subcomparto C14 esiste un albergo che, pur trattandosi di opera differente, porta il nome di Thalas. ...............................................……..omissis…………………………………………….. A seguito di quanto comunicato al Ministero dal Comune di Scanzano Jonico, relativamente alla mancanza della variante in deroga valida, VITALE Vincenzo e Marco, LOPATRIELLO Nicolino e l’Ing. VICECONTE Felice, con nota n.1053 del 14.1.2002, su carta intestata del Comune di Policoro a firma congiunta dei predetti, indirizzata alla Direzione Generale per il Coordinamento degli interventi alle imprese presso il Ministero delle Attività Produttive – Ufficio della Programmazione Negoziata e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale, Arch. Filippo BUBBICO, scrivono: 266
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“In risposta alla Vs. nota prot. 1.180.669 del 31.12.2001, ed a definitivo chiarimento circa le modalità di attuazione dell'iniziativa turistica presentata dalla MARINAGRI SpA, nell'ambito della proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO i sottoscritti: Dott. Nicola Lopatriello, Sindaco della Città di Policoro, Ing. Felice Viceconte, Dirigente III Settore del Comune di Policoro, responsabile del procedimento, Ing. Marco VITALE, Presidente del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l., Vincenzo VITALE, Presidente della MARINAGRI S.p.A., fanno presente quanto segue. L'ultima nota del Sindaco del Comune di Scanzano Jonico del 14.12.2001, al di là dell'evidente fine defatigatorio ed emulativo, lascia trasparire un'acredine nei riguardi dell'iniziativa turistica in oggetto e della Città di Policoro, ………………………………….OMISSIS. Con riferimento invece ai contenuti del D.P.G.R. 299/12001, intanto è noto – lo ha richiamato la stessa Regione Basilicata nella nota del 19.11.2001 - che la realizzazione avviene per "singoli comparti”. Ebbene, come evidenziato dalla copiosa ed esaustiva documentazione già agli atti di codesto Ufficio, con riferimento alle tre iniziative proposte dalla MARINAGRI SpA ed oggetto di approvazione CIPE (Hotel Thalas, Ios Village e Porto Akiris) è possibile verificare che: l'Hotel Thalas e lo Ios Village ricadono interamente nel Comparto A del P.P.E.; il Porto Akiris ricade interamente nei Comparti C ed I del P.P.E.; la MARINAGRI SpA è proprietaria del 99.94% del Comparto A; ……………………….OMISSIS. Per il Comparto A (in cui sono previsti il Villaggio Ios e l'Hotel Thalas), ai sensi del D.P.G.R. n.299 del 16.10.2001, il Comune di Scanzano Jonico non è assolutamente investito dalla successiva procedura di approvazione finale, in quanto le aree del Comparto A ricadono interamente nel Comune di Policoro. Per il Comparto C (in cui è previsto Porto Akiris) il Comune di Scanzano Jonico è investito dell'approvazione delle sole urbanizzazioni di cui al tronco A-B, come illustrato nella planimetria allegata, e rilascia la concessione su 1620 mq di superficie stradale su circa 508.272 mq di tutto il comparto (0.3%). Il Comune di Scanzano Jonico non può inoltre esimersi dall'approvare tale urbanizzazione in quanto trattasi di atto dovuto alla luce dei seguenti motivi: le urbanizzazioni sono state già definite dal progettista del Piano ed approvate dal Comune di Scanzano Jonico in sede di approvazione del Piano (cfr. Delibera di Consiglio Comunale di Scanzano Jonico n. 58 del 12.11.99 e n.38 del 11.07.2000); il Sindaco di Scanzano Jonico ha già espresso parere favorevole al porticciolo turistico in sede di conferenza di servizi del 28.09.1999 ai sensi del DPR 509/97 (l'urbanizzazione A-B è anche al servizio del porto). In sostanza l'approvazione che si richiederà al Comune di Scanzano Jonico sulle urbanizzazioni di cui al tronco A-B va intesa soltanto ai sensi del calcolo degli oneri di urbanizzazione dovuti (nessuna costruzione del Comparto C ricade nel Comune di Scanzano Jonico!)……………………………OMISSIS. Con la nota sopra riportata, emerge quale era il fine ultimo che si voleva perseguire con l’illegittimo cambio d’uso del comparto A. Infatti tale cambio d’uso e la rilocalizzazione dell’HOTEL THALAS nel Comune di Policoro anziché in quello di Scanzano Jonico, ha permesso poi l’illegittima ammissione definitiva a finanziamento della MARINAGRI.
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Pertanto con il cambio di destinazione d’uso operato il CONSORZIO COSTA D’ORO ed in particolare la MARINAGRI S.p.a. con la rilocalizzazione dell’HOTEL THALAS, rimuoveva ogni ostacolo all’approvazione del contratto di programma. Tale circostanza emerge in ulteriore corrispondenza intervenuta tra il Comune di Policoro, la MARINAGRI ed il CONSORZIO COSTA D’ORO con il Ministero del Tesoro, poi delle Attività Produttive ed infine dello Sviluppo Economico, con la quale facendo riferimento alla localizzazione delle opere candidate al finanziamento C.I.P.E. nel solo Comune di Policoro, si certifica la cantierabilità delle opere e si permette l’ammissione al finanziamento pubblico. Tale dato emerge dalle note di seguito elencate: ⇒ nota n.10/2001 del 5.6.2001, indirizzata: o al Servizio per la Programmazione Negoziata Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, c.a. Direttore Dott. Alberto Versace; o al Presidente della Giunta Regionale della Regione Basilicata; o al Sindaco del Comune di Policoro; o al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico; avente per oggetto “Proposta di Contratto di Programma del CONSORZIO COSTA D’ORO S.c.a.r.l. – Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI”, riscontrando la nota n. 0020125 del 11.05.2001 del Ministero del Tesoro, nella quale si legge: “………………………………………omissis…………………………………………….. È altresì fuorviante l'assunto che "il Comune di Scanzano Jonico è parte in causa in quanto il Piano è di iniziativa pubblica e quindi è esso stesso soggetto attuatore del Piano". Il Comune di Scanzano Jonico è infatti parte in causa soltanto nel senso che ha competenza amministrativa (il che è ben diverso dal dire che è soggetto attuatore) sulle opere previste dal Piano che ricadono nel Comune di Scanzano Jonico (campo da Golf, Centro di Talassoterapia, ecc) ma non ha alcuna competenza sulle opere di cui alla proposta di Contratto di Programma approvata dal CIPE nella seduta del 03.05.2001. Infatti, l'applicazione della legge 142/90 e successive modifiche (D. Lgs. 267/2000) impedisce al Comune di Scanzano Jonico, di rivendicare competenze a qualsiasi titolo su opere ricadenti nel Comune di Policoro e realizzabili ai sensi di un Piano approvato dalla Regione. Ci sembra peraltro che il Comune di Policoro abbia rivendicato in modo netto il rispetto delle proprie prerogative istituzionali con riferimento alla competenza territoriale. Per quanto detto sopra, le diffide del Sindaco di Scanzano Jonico sono da considerarsi atti inconferenti e destituiti di ogni fondamento giuridico. ⇒ nota n.11/2001 del 8.11.2001 del CONSORZIO COSTA D’ORO a firma del presidente, Ing. Marco VITALE, indirizzata al Servizio per la Programmazione Negoziata Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale della Regione Basilicata, il predetto Consorzio comunica quanto segue: “A conclusione definitiva della inconferente polemica messa in atto dal Comune di Scanzano Jonico con i noti atti di diffida del 4.04.2001 e 02.05.2001 avverso l'approvazione del Contratto di Programma……..OMISSIS. In particolare si intende richiamare in questa sede come il dispositivo chiarisca definitivamente la legittimità del progetto presentato a suo tempo a codesto ufficio dal parte della consociata MARINAGRI S.p.A.; infatti, ai sensi del dispositivo in oggetto, i proprietari delle aree di ciascun comparto devono presentare al Comune nel cui territorio le 268
aree stesse ricadono un progetto planovolumetrico esecutivo. Come si evince dalla documentazione già agli atti di codesto ufficio, la MARINAGRI S.p.A. è proprietaria della quasi totalità dei Comparti A e C del Piano - in cui ricadono le opere finanziate Ios Village, Thalas Hotel e porticciolo turistico Akiris, ed è quindi nel pieno diritto di proporsi come attuatore ai sensi della Legge Urbanistica 1150/42 (legge che ovviamente il D.P.G.R. in oggetto richiama al primo punto quale necessario presupposto). ………………………..OMISSIS. Il Comune di Scanzano Jonico è infatti parte in causa soltanto nel senso che ha competenza amministrativa (il che è ben diverso dal dire che è soggetto attuatore) sulle opere previste dal Piano che ricadono nel Comune di Scanzano Jonico (campo da Golf, centro di Talassoterapia, ecc) ma non ha alcuna competenza sulle opere di cui alla proposta di Contratto di Programma approvata dal CIPE nella seduta del 03.05.2001. Si chiede pertanto che, in ottemperanza alla delibera CIPE del 03.05.2001, si proceda all'assegnazione definitiva delle risorse da parte dello stesso CIPE entro il 31.12.2001”. ⇒ nota n.1053 del 14.1.2002, su carta intestata del Comune di Policoro a firma congiunta del Sindaco di Policoro, LOPATRIELLO Nicolino, dell’Ing. VICECONTE Felice, di VITALE Vincenzo e Marco, indirizzata alla Direzione Generale per il Coordinamento degli Interventi alle Imprese presso il Ministero delle Attività Produttive – Ufficio della Programmazione Negoziata e per conoscenza al Presidente della Giunta Regionale, Arch. Filippo BUBBICO. Con le condotte illegittime appena descritte messe in atto al fine di perseguire prima l’illegittima ammissione a finanziamento e poi il percepimento di ingenti fondi pubblici, diversamente non ottenibili, VITALE Vincenzo, VITALE Marco, LOPATRIELLO Nicolino e VICECONTE Felice, perseguivano il programma criminoso del sodalizio, attraverso il ruolo indispensabile dei vertici della Regione Basilicata e dei Magistrati ed Ufficiali di Polizia Giudiziaria sodali. Al fine di perseguire il progaramma criminoso ed i delitti scopo indicati nei capi che seguono mettevano in atto artifici e raggiri consistiti: - nell’illegittimo cambio d’uso di un’area al fine di permettere la rilocalizzazione di una delle opere candidate a finanziamento nel Comune di Policoro, al fine di aggirare gli ostacoli frapposti dal Comune di Scanzano Jonico dove era precedentemente localizzata l’opera, il quale avendo rilevato l’illegittima attuazione del P.P.E. Foce AGRI, aveva segnalato tale circostanza agli uffici del Ministero competenti all’istruttoria sulla richiesta di ammissione al finanziamento C.I.P.E., diffidando gli stessi uffici ad approvare lo stesso, mancando uno dei requisiti fondamentali previsti, ovvero l’immediata cantierabilità delle opere; - nella comunicazione agli stessi uffici ministeriali a seguito della rilocalizzazione della suddetta opera dell’estraneità dal punto di vista amministrativo e quindi relativamente al requisito dell’immediata cantierabilità delle stesse opere del Comune di Scanzano Jonico, che permettevano l’ingiusta ammissione ad un ingente finanziamento pubblico ed alla successiva erogazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico della prima tranche dello stesso. PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA PER RISCHIO DI INONDAZIONE DELLE AREE SULLE QUALI INSISTE IL COSTRUENDO “CENTRO ECOLOGICO TURISTICO INTEGRATO MARINAGRI” SOTTOPOSTE A VINCOLO DI INEDIFICABILITÀ A SEGUITO DELLA PUBBLICAZIONE IN DATA 14.1.2002 DEL PAI BASILICATA. 269
Riferiva la persona offesa PICCENNA Nicola: “Essendomi occupato di varie inchieste giornalistiche inerenti fatti che potrebbero avere rilievo penale e sono certamente connessi con i procedimenti tenuti dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ritengo utile consegnare la seguente documentazione: 1. in relazione alle vicende legate alla realizzazione del villaggio MARINAGRI consegno il documento originale del telegramma indirizzato a Filippo BUBBICO presidente pro tempore della Giunta Regionale nel novembre del 2001 e recante la firma di Vincenzo VITALE, presidente della MARINAGRI S.p.a.. La rilevanza del documento sta a mio avviso nella perentorietà dei toni con cui il VITALE intima alla Regione Basilicata di “sospendere la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del Piano Stralcio di bacino”, poiché lo stesso “potrebbe avere effetti negativi in ordine all’assegnazione definitiva delle risorse C.I.P.E.”. E’ evidente che non rientra nei fini e nelle preoccupazioni proprie dell’Ente Regione lo scopo di tutelare i fondi concessi dal C.I.P.E. ad un privato. 2. Sempre in ordine alla vicenda MARINAGRI consegno la fotocopia della raccomandata protocollo n.676/07 inviata dalla società MARINAGRI S.p.a. all’ufficio urbanistica e tutela del paesaggio della Regione Basilicata ed altri enti in indirizzo riportati. Il documento affronta dettagliatamente le contestazioni mosse alla MARINAGRI dall’ufficio urbanistica della Regione in data 24.07.2007. E’ significativo che MARINAGRI S.p.a. ammette, nella citata nota, e giustifica alcune difformità realizzative relativamente al P.P.E. approvato facendo rilevare che le aree non possono essere oggetto di intervento in quanto a rischio di inondazione. La questione è molto rilevante in quanto gli stessi interventi sono parte integrante del Piano ed in particolare costituiscono la cosiddetta “compensazione ambientale” che avrebbe giustificato l’approvazione. 3. Continuando circa i punti 1 e 2 consegno in copia una comunicazione a me indirizzata in cui si fa riferimento alla L.28/03/1968 n. 395 che attribuisce ai terreni su cui insiste il villaggio MARINAGRI un fine d’uso completamente diverso da quello turistico (oggetto peraltro del finanziamento C.I.P.E.). La norma stabiliva invece che i terreni destinati ad attività agricola avrebbero al massimo potuto essere destinati a finalità pubblica non certo a speculazioni private. Fornisco inoltre l’elenco dei proprietari espropriati (L.12.05.1950 n. 230) per la riforma fondiaria recante in evidenza le proprietà espropriate a Berlingieri Giulio fu Pietro, che costituiscono una consistente parte dei terreni su cui sorge MARINAGRI. OMISSIS”. In merito al documento di cui al punto 1, si riportano, di seguito, i dati analitici rilevabili dall’esame dello stesso: “Potenza Recapito ZCZC BABC74 T 2395208 016/PB TF/POLICORO IGBA CO IGBA 105 70100 BARIFONO 105/94 11 1029 Mittente: ENVIRON MENTAL TECNOLOGIES E MANAGEMENT – via Toti, 6 75025 Policoro; Destinatario: Filippo BUBBICO – Presidente della Giunta Regionale di Basilicata – via Anzio – 85100 Potenza. Testo del telegramma: CHIEDESI IMMEDIATA SOSPENSIONE PUBBLICAZIONE SUL BOLLETTINO UFFICIALE REGIONE BASILICATA DEL PIANO STRALCIO DI BACINO, IN QUANTO PALESEMENTE ILLEGITTIMO NELLA PROCEDURA CON RIFERIMENTO ALLA APPOSIZIONE VINCOLO DI INONDAZIONE SULLE AREE DELLA MARINAGRI 270
SPA POLICORO, E PERCHE’ NON SONO STATE EFFETTUATE LE PROCEDURE DI GARANZIA DI CUI ALLA LEGGE 241/90. CON RIFERIMENTO CONTRATTO DI PROGRAMMA COSTA D’ORO, GIA’ APPROVATO DAL CIPE CON DELIBERA 81/2001, SI RAPPRESENTA CHE LA PUBBLICAZIONE DEL PIANO STRALCIO POTREBBE AVERE EFFETTI NEGATIVI IN ORDINE ALLA ASSEGNAZIONE DEFINITIVA DELLE RISORSE CIPE PREVISTA ENTRO LA FINE DI GENNAIO 2002 MARINAGRI SPA IL PRESIDENTE VINCENZO VITALE”
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Riferivano il dr. NARCISO Nicola, direttore dell’ente Poste – filiale di Potenza ed il Sig. GRUOSSO Carmine, direttore dell’Ufficio Recapito di Potenza, a seguito dell’esame del telegramma in esame: “Premetto che dato il lungo tempo trascorso dalla data di recapito del telegramma in questione, che potrebbe essere databile nel gennaio 2002, è impossibile poter recuperare il registro con l’apposizione della firma di consegna. A tal proposito specifico che tutta la documentazione fino all’anno 2005 compreso è stata già avviata al macero. In merito all’autenticità del telegramma, in base alla mia esperienza posso riferire che lo stesso appare autentico in quanto, la sigla di apertura (ZCZC) del telegramma e quella di chiusura del telegramma (NNNN) sono quelle che compaiono usualmente su tutti i telegrammi. Da quanto risulta dai dati apposti sullo stesso si può rilevare: dalla dicitura BARIFONO emerge che lo stesso è stato dettato attraverso il servizio 186, ovvero dettato telefonicamente; la provenienza dello stesso è quella di POLICORO; la stringa BAB074, evidenzia il numero progressivo di arrivo all’ufficio di recapito di Potenza; la stringa 105/94 evidenzia il numero delle parole comprese nel testo (94), mentre ai fini delle tassazione sono state calcolate 105 parole per effetto della lunghezza di alcune parole che vanno oltre i 10 caratteri; la carta utilizzata è quella che veniva utilizzata all’epoca dal nostro ufficio; i caratteri indicati sono quelli che venivano impressi dalla telescrivente in ricezione; la carta intestata è quella delle poste italiane (carta a rullo). Tutto quanto indicato, relativamente ai codici identificativi degli uffici, nonché indicanti i dati del telegramma sopra indicati, fa emergere con certezza che il telegramma in questione è autentico ed è passato dall’ufficio postale di Potenza”. Emerge che lil telegramma sarebbe stato inviato in data 11.1.2002. Dall’esame del medesimo documento è stata rilevata l’apposizione a penna sull’angolo sinistro dello stesso della seguente dicitura: “Ing. TAFURI – Prima comunicazione”, con l’apposizione di una sigla illeggibile. L’Ing. TAFURI risultava essere un funzionario dell’ADB (Autorità di Bacino della Basilicata). Nella consulenza del CTU MARASCIO si fa riferimento allo stesso in merito alla domanda di riperimetrazione presentata dalla MARINAGRI S.p.a. a seguito della pubblicazione del PAI Basilicata del 14.1.2002, che rendeva di fatto inedificabili da tale data le aree dove doveva sorgere la struttura turistica omonima. L’Ing. TAFURI Vincenzo riferiva quanto segue: “ADR: Sono l’Ing. TAFURI Vincenzo, funzionario dell’Autorità di Bacino della Basilicata e confermo le generalità così come sopra riportate. Nella mia qualità di funzionario dell’ADB ho avuto modo di seguire l’iter inerente la richiesta di riperimetrazione dell’area interessata dal centro turistico ecologico integrato MARINAGRI. Prima di passare a tale istanza presentata dalla società, voglio precisare che l’ADB della Basilicata veniva istituita il 25.01.2001 con L.R. 2/01, con il compito, tra l’altro, di redigere un Piano relativo all’assetto idrogeologico del territorio di propria 271
competenza. Con Deliberazione n.26 del 05.12.2001 veniva approvato il Piano di Bacino Stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico (PAI) del territorio di propria competenza. Il PAI veniva poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 14.01.2002 ed era con tale pubblicazione immediatamente esecutivo e costituente vincolo prescrittivo, così come formulato, secondo quanto previsto in particolare dagli articoli 3 e 24 delle norme di attuazione del PAI. ADR: La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale valeva quale notifica agli enti interessati, tra i quali i comuni, che nel caso specifico erano quelli di Policoro e Scanzano Jonico, salvo poi procedere anche all’invio del documento in formato cartaceo completo delle relative cartografie. ADR: Tale PAI classificava le aree interessate dal progetto della MARINAGRI a “rischio di inondazione”, ovvero a rischio idrogeologico elevato, che comportava la totale inedificabilità dell’area. ADR: Per tale motivo in ottemperanza a quanto previsto dall’art.24 delle norme di attuazione del PAI il sig. VITALE Vincenzo, in data 14.01.2002 ha presentato un’istanza con la quale richiedeva un parere preliminare alla variante rispetto alle previsione del PAI al fine di eliminare il vincolo sulle aree di cui al progetto turistico MARINAGRI, atteso che era in corso l’istruttoria inerente l’assegnazione da parte del C.I.P.E. di fondi pubblici per tali opere. A seguito di sopralluogo eseguito in data 16.01.2002 il sottoscritto unitamente all’Ing. VALANZANO Antonio dell’ADB ed alla professore Aurelia SOLE dell’Università degli studi della Basilicata ho redatto apposita relazione, datata 18.01.2002, con la quale esprimevo parere preliminare favorevole alla realizzazione dell’insediamento turistico della s.p.a. MARINAGRI in località Policoro Marina, così come si evince dalla relazione a cui ho fatto riferimento e che vi fornisco in copia. Rilevo che effettivamente oggi non avrei formulato il predetto parere in quella forma in quanto effettivamente non propriamente appropriato e coerente con quanto prescritto dall’atto richiesto, in quanto lo stesso ha solo valore propedeutico all’attivazione dell’eventuale procedura di riperimetrazione delle aree interessate dal progetto della MARINAGRI. Il parere in questione veniva trasmesso alla MARINAGRI S.p.a. con nota prot. 55/714 del 21.01.2002 a firma del segretario Generale Ing. Vita Michele. ADR: Ricordo che ebbi l’incarico di andare a fare il sopralluogo da parte del segretario generale Ing. VITA. Presumo che anche le altre persone che hanno eseguito il sopralluogo richiamato siano state nominate dallo stesso Ing. VITA. ADR: Non ho idea delle modalità di nomina degli stessi. ADR: In data 19.03.2002 la commissione di valutazione nel frattempo nominata formulava nuova valutazione preliminare prevista dalle norme di attuazione del PAI, con la quale veniva richiesta la trasmissione di documentazione meglio elencata nel verbale in oggetto e veniva confermato il parere favorevole prima richiamato del 18.01.2002. Successivamente in data 03.05.2002 a seguito della presentazione da parte della MARINAGRI delle integrazioni richieste con il verbale del 19.03.2002, la commissione tecnica nominata ai sensi dell’art.24 delle norme di attuazione riteneva ammissibile “la proposta di variante in questione” con alcune prescrizioni ed in particolare: 1)imporre la previsione di un ulteriore franco idraulico minimo delle arginature – strade esistenti nella misura di 1 metro e la continua manutenzione delle stesse; 2) imporre alla società MARINAGRI di sottoporre alla valutazione dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata con cadenza biennale una relazione sullo stato delle arginature esistenti e da realizzare pena la revoca delle autorizzazioni concesse. Vi consegno in copia l’atto richiamato. ADR: preciso che il termine “autorizzazioni” utilizzato nel verbale sopra indicato del 03.05.2002 è improprio in quanto all’epoca dei fatti, né fino ai giorni nostri, come dirò meglio in seguito, non avevamo autorizzato alcunché alla MARINAGRI. ADR: Con Delibera del Comitato Istituzionale del 28.05.2002 n.9 viene recepito integralmente e sostanzialmente con le prescrizioni contenute nello stesso, il verbale della commissione tecnica del 03.05.2002 sopra richiamato che veniva allegato alla stessa delibera per farne parte integrante. 272
ADR: Da tale data in poi, ovvero il 28.05.2002 l’ADB non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte della società MARINAGRI. In particolare preciso che la prima relazione sullo stato delle arginature a seguito della delibera n.9 è pervenuta in data 01.03.2005, ben oltre il periodo dei due anni imposto. Con la stessa la società comunicava che gli argini prescritti dalla delibera n.9 del 28.05.2002 non erano stati ancora realizzati. Il successivo monitoraggio sullo stato delle arginature è pervenuto in data 09.03.2007. In data 29.05.2007 perveniva all’ADB ulteriore comunicazione con la quale la MARINAGRI informava che stavano ottemperando alle prescrizioni della delibera n.9 del 29.05.2005. Faccio presente che all’epoca dei fatti non ho rilevato l’errore nell’anno indicato come data della delibera (2005 anziché 2002). Rilevo che in effetti tale errore farebbe rientrare i lavori in esecuzione nei due anni previsti ed imposti dalle prescrizioni imposte in data 28.05.2002 in tutte le comunicazioni e gli atti successivi. ADR: Con nota pervenuta in data 08.06.2007 la MARINAGRI comunicava che entro 20 gg avrebbero provveduto ad inviare la documentazione fotografica e topografica degli argini prescritti. Successivamente in data 14.06.2007 la MARINAGRI ci ha trasmesso un elenco degli elaborati relativi all’ottemperanza alle prescrizioni contenute nella delibera n.9 del 28.05.2002. A seguito di tale comunicazione in data 20.06.2007 abbiamo proceduto al sopralluogo per verificare lo stato delle arginature in questione. Nel corso di tale sopralluogo abbiamo provveduto a verificare l’entità del sopralzo degli argini in oggetto e lo stato di consistenza degli stessi. In merito a tale ultimo aspetto rilevavamo la necessità di ulteriore stabilizzazione degli stessi da effettuarsi entro il 31.10.2007. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione da parte della MARINAGRI in merito a tale prescrizione. ADR: Dopo tale sopralluogo, con verbale del 10.07.2007, c’è stato il recepimento da parte del comitato tecnico dell’ADB del verbale di sopralluogo del 20.06.2007. In effetti dalla lettura del verbale in questione emerge che il comitato tecnico non ha rilevato la prescrizione imposta con il nostro verbale di sopralluogo con il quale richiedevamo la stabilizzazione degli argini entro il 31.10.2007. ADR: In sede del comitato tecnico veniva altresì riformulata un’ipotesi di riperimetrazione delle aree in esame come da ortofoto allegata che vi consegno che sarebbe stata conseguenza del rispetto delle prescrizioni della commissione tecnica del 03.05.2002. Ritengo che la parte terminale della riperimetrazione (quella che va dal limite richiesto dalla MARINAGRI fino al mare) discenda dalla necessità di chiudere la spezzata della riperimentazione a mare sulla base dei dati allo stato posseduti. Preciso però che tale formulazione è solo ipotetica e solo dettata dalla necessità, logica, di chiudere e delimitare l’area perimetrata. ADR: A seguito del verbale del comitato tecnico del 10.07.2007, in data 20.07.2007 il comitato istituzionale recepisce il verbale del comitato tecnico facendo proprie le valutazioni e le controdeduzioni espresse. ADR: L’iter amministrativo messo in atto per la riperimetrazione dell’area oggetto di edificazione del centro turistico ecologico integrato MARINAGRI, a seguito della procedura sopra illustrata, non è ad oggi ancora giunto a conclusione. L’area in oggetto, ovvero quella relativa al progetto della MARINAGRI, non è allo stato ancora riperimetrata pertanto risulta ancora classificata come area ad elevato rischio idraulico così come indicato nel PAI Basilicata pubblicato in data 14.01.2002. ADR: L’aggiornamento della cartografia si effettua con cadenza annuale. Fino all’aggiornamento annuale valgono le singole cartografie riferite alle procedure di riperimetrazione già chiuse ma non ancora pubblicate sulla cartografia generale. Ovvero nel caso della MARINAGRI la riperimetrazione non poteva essere pubblicata sulla cartografia generale perché la procedura non è ancora chiusa.
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ADR: Per quanto già detto non essendo ancora chiusa la procedura di riperimetrazione e l’aggiornamento delle cartografie i comuni interessati, ovvero Policoro e Scanzano Jonico sono ancora assoggettati alle prescrizione del PAI pubblicato il 14.01.2002. ADR: Non abbiamo proceduto ad un analitico approfondimento della relazione presentata dall’Ing. VITALE Marco ed allegata alla richiesta di riperimetrazione, ma l’abbiamo sostanzialmente recepita. ADR: Nella commissione tecnica del 2002 erano presenti rappresentanti tecnici dei due comuni (Ing. VICECONTE e Geom. AGRESTI) che pertanto erano a conoscenza delle prescrizioni imposte e delle procedure previste. ADR: Il fiume AGRI nell’attuale configurazione ha subito una variazione. Tale dato è chiaramente desumibile da una serie di opere (gabbionate e opere arginali) finalizzate a delimitarne il letto e definirne l’attuale corso. Tale assunto è anche supportato dal fatto che laddove ci sono delle variazioni delle anse ovvero della direzione del fiume sono presenti le opere sopra richiamate. Inoltre da quanto si rileva dalle ortofoto che vi consegno, si rileva la presenza di arginature di secondo livello che sono quelle riguardanti la MARINAGRI e oggetto delle prescrizioni prima richiamate. Si dà atto che viene posto in visione all’Ing. TAFURI il telegramma inviato in data 11.01.2002 dal VITALE Vincenzo all’Arch. BUBBICO all’epoca Presidente della Regione Basilicata ed inerente la pubblicazione del PAI, sul quale è apposta la dicitura “Ing. TAFURI prima comunicazione” ed una sigla. Lo stesso in merito riferiva: ADR: Riconosco il telegramma che mi ponete in visione che ricordo fosse agli atti del fascicolo dell’ADB in quanto consegnatomi dall’Ing. VITA Michele, segretario generale dell’ADB, al quale presumo sia stato consegnato dall’Arch. BUBBICO o dalle strutture della Presidenza. ADR: Le nomine dei vertici dell’ADB ed in particolare anche dell’Ing. VITA Michele a segretario generale sono di promanazione politica ed in particolare della Giunta Regionale. Lo stesso nominato dal presidente pro tempore BUBBICO è stato di recente confermato nell’incarico dall’attuale presidente della Regione Basilicata De Filippo Vito. L’Ing. TAFURI altresì aggiungeva quanto segue: “Quanto dichiarato è quello di mia specifica conoscenza. Ritengo che le procedure seguite siano quelle previste dalle norme di attuazione del PAI. Inoltre specifico che analoghe dichiarazioni relative alla procedura adottata sono state rese dall’Ing. Vita Michele e dal sottoscritto innanzi ai militari del Comando Compagnia Carabinieri di Policoro”. E’ emerso che con delibera del Comitato Istituzionale n. 26 del 5.12.2001 veniva approvato ai sensi degli artt.23, 24 della normativa di attuazione (L.365 del 11.12.2000) il PAI Basilicata. Il successivo 14.1.2002 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’avviso di approvazione del Piano di Stralcio. Da tale data decorrevano tutti gli effetti giuridici in ordine alle previsioni del piano. Nell’arco temporale che va dalla delibera del C.I. n.26 del 5.12.2001 alla pubblicazione dell’avviso di approvazione del PAI del 14.1.2002, va inserito il telegramma inviato, in data 11.1.2002, dal VITALE Vincenzo al Presidente della Regione BUBBICO Filippo recante la diffida a pubblicare l’atto in questione in quanto profondamente negativo per la MARINAGRI, in quanto rendeva inattuabile il progetto turistico e inammissibile la richiesta di finanziamenti al C.I.P.E., in quanto dal 14.1.2002 tutti i terreni interessati dalle opere sono divenuti inedificabili. Si evidenzia l’assoluta tempestività del VITALE Vincenzo, il quale il 11.1.2002, non solo è a conoscenza della imminente pubblicazione del PAI, avvenuta il 14.1.2002, ma anche del contenuto del PAI, tanto che indica illegittimo lo stesso in quanto aveva apposto il vincolo di inondazione alle aree della MARINAGRI S.p.a., in un periodo in cui ancora il PAI non aveva avuto pubblicità esterna. Dallo stesso telegramma, altresì, si rileva la consapevolezza del VITALE Vincenzo degli effetti nefasti del PAI sull’ammissione a 274
finanziamento da parte del C.I.P.E. del contratto di programma del CONSORZIO COSTA D’ORO di cui fa parte la MARINAGRI. Con nota n.04/2002 del 14.1.2002, avente ad oggetto “Centro Ecologico Turistico Integrato MARINAGRI – Policoro (MT) – Richiesta di revisione vincolo di inondazione sulle aree oggetto dell’intervento turistico”, indirizzata all’Autorità di Bacino della Basilicata, alla cortese attenzione del segretario generale Ing. Vita Michele, la MARINAGRI S.p.a., scriveva: “Oggetto: Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI -Policoro (MT) -Richiesta di revisione vincolo di inondazione sulle aree oggetto dell'intervento turistico. Con la presente il sottoscritto Vincenzo VITALE, Presidente e rappresentante legale della MARINAGRI S.p.A., con sede legale in Policoro alla Via S. Giusto Loc. Torre Mozza, PREMESSO CHE: La nostra società ha in avanzato stato di programmazione la realizzazione di un Centro Turistico Ecologico Integrato (progetto MARINAGRI) in territorio di Policoro e Scanzano Jonico alla foce del Fiume AGRI; Le opere previste dal progetto sono state espressamente previste dal Piano Particolareggiato intercomunale di Ambito "Foce AGRI", approvato con D.P.G.R. n. 711 del 09.09.1997; Dopo circa quattro anni di "impasse" in ordine alle modalità di attuazione del Piano Particolareggiato, la Regione ha approvato, con D.P.G.R. n. 299 del 16.10.2001, un atto disciplinante le modalità attuative del PPEA Foce AGRI, in sostituzione dell'intesa che sarebbe dovuta interveniretra i Comuni di Policoro e Scanzano; la MARINAGRI SpA, ai sensi dell'art. 23 della legge 1150/42 (proprietà di almeno 3/4 dei Camparti) è legittimata ad attuare le previsioni di piano. Del progetto fa parte un porticciolo turistico (Porto Akiris) per il quale la MARINAGRI SpA ha ottenuto l'approvazione nella I^ conferenza di servizi ai sensi del D.P.R. 509/97 sulla nautica da diporto; Il progetto del Centro Turistico Ecologico MARINAGRI (incluso il porticciolo turistico), ha ottenuto, con D.G.R. n. 2463 del 27.11.2001 il giudizio positivo di compatibilità ambientale; Del progetto generale, tre iniziative sono state oggetto di approvazione, in data 03.05.2001, da parte del CIPE (n. 2 strutture ricettive nel Comparto A del P.P.E. ed il Porto Akiris nel Comparti C ed I del P.P.E.) nell'ambito della proposta di contratto di programma presentata dal CONSORZIO COSTA D’ORO a cui aderisce la MARINAGRI SpA, con l'assegnazione di ingenti risorse finanziarie (100 mld di lire al Consorzio e 50 mld di Lire alla medesima MARINAGRI SpA); l'assegnazione definitiva delle risorse è prevista con successiva delibera CIPE attesa per i prossimi giorni; CONSIDERATO CHE: Dall'analisi del Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (PAI – Piano Assetto Idrogeologico) - non ancora pubblicato - emerge che le aree in oggetto sono state considerate a rischio di inondazione, sia pur "per effetto di valutazioni idrologiche ed idrauliche di larga massima da perfezionare sulla base di modellazioni di dettaglio"; In realtà le aree in oggetto sono caratterizzate da una situazione morfologica ed idraulica che impedisce la benché minima possibilità di inondazione anche nell'ipotesi di eventi estremi, come facilmente deducibile dalla documentazione allegata a supporto (corografie e planimetrie già agli atti dell'ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata); Nell'incertezza circa l'applicabilità al caso in esame (Piano Attuativo approvato) del disposto dell'art.3 delle norme tecniche di attuazione del PAI (sono fatti salvi gli interventi oggetto di regolare autorizzazione……..), I'apposizione del vincolo potrebbe mettere in pericolo l'assegnazione definitiva delle risorse delI'iniziativa ; CHIEDE 275
di mettere in atto, con cortese sollecitudine, le procedure di variante rispetto alle previsioni del Piano al fine di eliminare il vincolo sulle aree di cui al progetto turistico in oggetto. Attesi i tempi ristretti legati alla procedura di approvazione CIPE, nelle more del procedimento istruttorio di variante, Vi chiediamo il rilascio di un parere preliminare, possibilmente entro la giornata di Sabato 19.01.2001”. Dalla lettura di tale nota emerge ancora una volta che il VITALE Vincenzo, fa riferimento al contenuto del PAI, che però lui stesso indica come non ancora pubblicato (dato inesatto rilevato che viene pubblicato proprio il 14.1.2002). Con la stessa nota chiede un parere preliminare entro il 19.1.2002 (viene indicato nella nota l’anno 2001, ma è chiaro il riferimento al 2002), attesi i tempi stretti legati alla procedura di approvazione del finanziamento a cui erano all’epoca ancora candidate le opere della MARINAGRI da parte del C.I.P.E.. Con nota n.55/714 del 21.1.2002 l’Autorità di Bacino della Regione Basilicata, a firma del segretario generale, Ing. VITA Michele, trasmette alla MARINAGRI S.p.a., in risposta alla nota del 14.1.2002, il “parere preliminare progetto “centro turistico ecologico integrato MARINAGRI – Policoro Marina (MT)”. Nella nota l’Ing. VITA Michele, scrive: “si trasmette in allegato alla presente il parere preliminare relativo alla realizzazione degli interventi di cui al progetto in oggetto segnato”. Allegato alla nota indicata, risulta esserci il “parere istruttorio preliminare insediamento turistico soc. MARINAGRI S.p.a. il località Policoro Marina (MT)”, indirizzato al segretario generale dell’ADB, Ing. VITA Michele, datato 18.1.2002 (quattro giorni dopo la richiesta della MARINAGRI del 14.1.2002). Dall’esame di tale parere a firma dell’Ing. TAFURI Vincenzo, è emerso che lo stesso in data 16.1.2002 (due giorni dopo la richiesta della MARINAGRI del 14.1.2002), al fine di evadere la richiesta della MARINAGRI S.p.a. relativamente alla rettifica delle previsioni del PAI ed all’ottenimento di un parere preliminare di ammissibilità dell’insediamento turistico ecologico integrato in località Policoro Marina, aveva effettuato sopralluogo, con l’ausilio di tutta la documentazione disponibile nell’area oggetto della realizzazione. Lo stesso indica che nel corso del sopralluogo è stato riscontrato lo stato dei luoghi con particolare attenzione alle altezze delle arginature presenti, alla consistenza delle stesse, alle quote di imposta degli insediamenti da realizzare e più in generale era stata verificata l’attendibilità della cartografia quotata prodotta. In definitiva alla luce dei dati dallo stesso rilevati, esprimeva “parere preliminare favorevole alla realizzazione dell’insediamento turistico della S.p.a. MARINAGRI in località Policoro Marina”. Lo stesso altresì indicava che “il parere definitivo è subordinato alla attivazione delle procedure di rettifica della fascia inondabile in destra idraulica del fiume AGRI, secondo quanto espressamente previsto dall’art.24 della normativa di attuazione del Piano di Stralcio per l’assetto idrogeologico dell’ADB della Basilicata, che ad ogni bon fine si allega in copia al presente parere istruttorio preliminare”. In merito al parere sopra indicato, tralasciando ogni considerazione di carattere tecnico circa l’estrema celerità con la quale è stato emesso, nonostante riguardasse un’area estesissima e di particolare delicatezza dal punto di vista idrogeologico, tenuto conto che è area di pertinenza fluviale del fiume AGRI, si rileva l’assoluta difformità dello stesso con quanto previsto dalle Norme di attuazione del PAI. Infatti, l’art.24 del PAI, in precedenza indicato, disciplina la procedura da adottare per la riperimetrazione di un’area. L’art.24 al comma 2 prevede che l’istanza di modifica deve essere inoltrata oltre che all’ADB anche all’amministrazione comunale competente, che entro 20 giorni dalla data di presentazione dell’istanza può inoltrare eventuali osservazioni all’ADB. In merito dall’esame della nota n.04/02, si rileva che la stessa è stata inviata alla sola ADB della Basilicata. A tal proposito, 276
si rileva che i Comuni interessati erano quelli di Policoro e Scanzano Jonico. Facendo espresso riferimento a quanto indicato in precedenza circa la posizione avversa dimostrata dal Comune di Scanzano Jonico al progetto della MARINAGRI, se ne deduce che difficilmente il Comune di Scanzano Jonico non avrebbe avuto nulla da eccepire circa l’istanza della MARINAGRI. A tal proposito, si rileva che il Sindaco pro tempore dello stesso Comune, dott. ALTIERI Mario riferiva: ”….OMISSIS. Non solo. Il piano si trova all’interno di un vincolo idrogeologico, che è una legge regionale, che definisce l’area di intervento del piano – quindi dell’intervento MARINAGRI successivo – l’area più a rischio della regione Basilicata da un punto di vista inondazioni. E chi conosce il territorio – chi c’è nato, tra l’altro, come me sul posto – sa che ciclicamente, ogni quindici venti anni, quell’area si completamente allaga perché con forti piogge si ingrossa il fiume, le dighe ammontano, non reggono più e quindi sono costrette a scaricare acqua e tutto quel bacino fluviale si allaga. Ecco perché opportunamente tutti gli studiosi che hanno elaborato il piano idrogeologico l’hanno definita l’area più a rischio della regione. Quindi viola l’area SIC, viola il piano idrogeologico. E qui parliamo di sicurezza delle persone, perché violare un piano dove c’è il più alto rischio di inondazione, significa mettere a repentaglio l’incolumità delle persone che domani possono utilizzare beni immobili in quell’area……OMISSIS”. Lo stesso articolo, al comma 4, prevede che “entro 40 giorni dalla data di presentazione dell’istanza l’ADB esprime una valutazione preliminare sulla possibilità di modifica del vincolo. La valutazione preliminare contiene, inoltre, indicazioni sulla documentazione tecnica da produrre al fine dell’ottenimento del parere definitivo”. Al successivo comma 6 è previsto:”Ai fini dell’istruttoria delle richieste di modifica di un vincolo apposto dal PAI, è istituita presso l’ADB una Commissione composta da propri tecnici e da un tecnico dell’amministrazione comunale interessata. La commissione è costituita con provvedimento del segretario generale dell’ADB ed è integrata, ove necessario, da uno o più componenti del Comitato Tecnico e/o da consulenti esterni”. In definitiva si osserva che il “parere preliminare favorevole alla realizzazione dell’insediamento turistico della S.p.a. MARINAGRI in località Policoro Marina” non è un provvedimento previsto dall’art.24 delle norme di attuazione del PAI. Infatti, l’unico parere preliminare ammissibile è quello relativo (comma 4) alla “possibilità di modifica del vincolo apposto” e non autorizzazione alla costruzione di opere. Inoltre si rileva che tale parere doveva essere fornito da apposita commissione nominata secondo quanto previsto dal comma 6 dell’art.24. Per quanto indicato, il parere fornito dall’Ing. TAFURI Vincenzo, inviato al segretario Generale dell’ADB, Ing. VITA Michele, che lo avalla e lo inoltra alla MARINAGRI S.pa. è illegittimo. Il parere in questione, veniva fornito, andando incontro alle istanze della società richiedente, che aveva richiesto l’emissione dello stesso entro il 19.1.2002, al fine di poterlo utilizzare nella procedura relativa all’ammissione al finanziamento C.I.P.E., cui le opere che dovevano sorgere sull’area interessata dal PAI erano candidate. In data 22.2.2002, la MARINAGRI S.p.a., produceva istanza di modifica alla perimetrazione della fascia di pertinenza del fiume AGRI, acquista al protocollo dell’ADB al n.235/80. Con determinazione dirigenziale n.80/2002/D.05 del 27.2.2002 veniva nominata la commissione di valutazione ai sensi dell’art.24 del PAI. In data 19.3.2002, la stessa commissione di riunisce per esprimere la valutazione preliminare prevista dalle norme di attuazione del PAI. Dall’esame del verbale redatto emerge che la commissione, esaminata la documentazione trasmessa dalla MARINAGRI S.p.a., evidenzia la necessità di disporre a supporto dell’istanza ed al fine di avviare la valutazione definitiva, dei seguenti documenti: - rilievo di dettaglio dell’argine destro tra la sezione 3 e la sezione 4; 277
- relazione sullo stato delle arginature su tutte le zone di interesse; - sezioni con indicazione dell’altezza d’acqua che si raggiunge con la portata di riferimento dello studio; - relazione di sintesi dello studio. La commissione, inoltre, confermava la valutazione preliminare espressa con nota 55/714 del 21.2.2002 dell’ADB Basilicata. La commissione risulta composta dall’Ing. RAGONE Domenico, presidente dell’ADB, dall’Ing. TAFURI Vincenzo, funzionario dell’ADB (che aveva redatto il parere che viene confermato), il Prof. FIORENTINO Mauro, dell’Università della Basilicata, il dott. SANTAGATA Felice per il Comune di Scanzano Jonico e l’Ing. VICECONTE Felice per il Comune di Policoro.
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1. 2.
In data 3.5.2002, si riuniva nuovamente la commissione di valutazione sopra richiamata; al posto dell’Ing. VICECONTE Felice per il Comune di Policoro, risulta presente il Geom. AGRESTI Vincenzo. Nel verbale non vi è cenno di tale sostituzione, ma si fa riferimento alla commissione nominata con determinazione dirigenziale n.80/2002/D.05 del 27.02.2002, ovvero alla commissione così come composta nella riunione del 19.03.2002. Dall’esame del verbale della commissione emerge che in data 2.4.2002, la MARINAGRI S.p.a. aveva trasmesso la documentazione integrativa richiesta, ovvero: rilievo di dettaglio dell’argine destro tra le sezioni 3 – 4; relazione sullo stato delle arginature e documentazione fotografica; planimetria con indicazione delle vedute; planimetria con indicazione delle tipologie degli argini; relazione di sintesi dello studio. La commissione dopo l’esame della documentazione ritenuta esaustiva ai fini della esplicitazione delle problematiche idrauliche presenti nell’area di impianto della realizzazione della MARINAGRI S.p.a., dopo ampia ed articolata discussione riteneva ammissibile la proposta di variante con le seguenti prescrizioni: imporre la previsione di un ulteriore franco idraulico minimo delle arginature strade esistenti nella misura di un metro e la continua manutenzione delle stesse; imporre alla società MARINAGRI di sottoporre alla valutazione della Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, con cadenza biennale, una relazione sullo stato delle arginature esistenti e da realizzare, pena la revoca delle autorizzazioni concesse. Nel verbale in esame si dava atto che sarebbe stato trasmesso al segretario generale dell’ADB della Basilicata per gli ulteriori adempimenti. Nello stesso verbale viene indicato che a margine della riunione il dr. SANTAGATA Felice sollecitava una revisione della mappa delle aree inondabili per le zone del Comune di Scanzano Jonico, in sinistra idraulica, ritenendo che le stesse possano essere oggetto di svincolo in relazione alla quota delle arginature esistenti. In data 28.5.2002, con la delibera n. 09, il Comitato Istituzionale dell’ADB della Basilicata, il cui relatore era il presidente della Regione pro tempore, Arch. BUBBICO Filippo, deliberava quanto segue: “….OMISSIS. VISTA l’istanza di variante al PAI presentata, ai sensi dell’art.24 delle norme di attuazione (rischio idraulico), dalla società MARINAGRI in agro di Policoro (MT) in data 22.02.2002; PRESO ATTO del parere favorevole alla suddetta variante e delle relative prescrizioni espresso dalla competente Commissione Tecnica nella seduta del 03.05.2002; RITENUTO pertanto di poter approvare la soprarichiamata richiesta di variante al Piano Stralcio per la tutela dal rischio 278
idrogeologico approvato con propria deliberazione n.26 del 05.12.2001; OMISSIS; DELIBERA di approvare, per quanto in premessa specificato, la variante al Piano Stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico, approvato con propria deliberazione n.26 del 05.12.2001, relativamente agli areali interessati dagli insediamenti della società MARINAGRI di Policoro (MT) con le prescrizioni di cui al verbale allegato al presente provvedimento quale parte integrante e sostanziale; di trasmettere copia ai comuni interessati”. La deliberazione sopra indicata da parte del Comitato Istituzionale dell’ADB della Basilicata risulta illegittima in quanto adottata ancora prima dell’esecuzione delle prescrizioni imposte dal Comitato Tecnico nella riunione del 3.5.2002. Tali prescrizioni, infatti, erano state indicate al fine di mettere in sicurezza l’area interessata, motivo per il quale non poteva dirsi concluso l’iter di riperimetrazione della medesima fino alla precisa esecuzione delle stesse. La delibera n.9 del 28.5.2002, del Comitato Istituzionale, il cui relatore era il presidente pro tempore della Regione Basilicata, Arch. BUBBICO Filippo, risulta in contrasto con quanto previsto dal comma 7 dell’art.24 delle norme di attuazione del PAI, laddove è previsto che “le varianti da apportare al PAI sono soggette all’approvazione definitiva da parte del Comitato Istituzionale”. Infatti, la citata norma parla di approvazione definitiva, che non sembra rientrare nel caso in esame, dato che alla data della delibera alle prescrizioni previste dal Comitato Tecnico non era stato dato seguito. Tale deliberazione appare illegittima in quanto emanata prima ancora che le opere prescritte fossero realizzate. A tal proposito, si segnala che a tali prescrizioni, ed in particolare al sopralzo degli argini, ad oggi non è stato ancora dato completamente seguito, nonostante l’edificazione della MARINAGRI sia in una avanzatissima fase di realizzazione (da notizie reperite attraverso la rete internet era prevista l’inaugurazione delle opere realizzate per la primavera del 2008). La procedura amministrativa di riperimetrazione dell’area interessata dalla MARINAGRI, ad oggi, non risulta ancora conclusa, essendo ancora l’area indicata ad elevato rischio e quindi inedificabile, tanto che non è stata mai modificata la cartografia con l’indicazione di tale rischio. L’atto in questione può essere messo in stretta correlazione con il telegramma inviato dal VITALE Vincenzo proprio a BUBBICO Filippo, pochi giorni prima della pubblicazione del PAI, sopra indicato. Con lo stesso telegramma, infatti, il VITALE Vincenzo, chiedeva al Presidente della Regione BUBBICO Filippo di non dare seguito alla pubblicazione del PAI, in quanto lo stesso rendendo inedificabili le aree della MARINAGRI avrebbe ostacolato l’approvazione del finanziamento pubblico cui le opere ricadenti su tali aree erano candidate previsto per la fine dello stesso mese di Gennaio 2002. Pertanto, data l’estrema urgenza segnalata dal VITALE Vincenzo, a distanza di pochi mesi, BUBBICO Filippo emette la delibera n.9 del 28.5.2002 “sanando” (in maniera illegittima) il problema sorto con la pubblicazione del PAI, che non poteva essere bloccata, come richiesto dal VITALE, dato che la comunicazione dello stesso avveniva a soli tre giorni dall’indicata pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Da tanto deriverebbe l’illegittimità della delibera in esame, che può essere indicata quale ulteriore atto di BUBBICO Filippo atto a favorire il progetto della MARINAGRI e la sua ammissione al finanziamento pubblico del C.I.P.E. Infatti il successivo dicembre 2002, non essendoci ulteriore ostacolo, lo stesso, verrà approvato con la delibera n.135/2002. La procedura amministrativa per la riperimetrazione del PAI inerente le aree di interesse della MARINAGRI S.p.a., non si era conclusa. Infatti, la società al fine di addivenire alla favorevole conclusione della procedura pena “la revoca delle autorizzazioni concesse” avrebbe dovuto sopraelevare gli argini esistenti di un metro con la continua 279
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manutenzione degli stessi e sottoporre alla valutazione della Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata, con cadenza biennale, una relazione sullo stato delle arginature esistenti e da realizzare. A tali incombenze la MARINAGRI non ha dato seguito nei tempi previsti, ovvero entro la scadenza dei due anni imposti, vale a dire il 28.5.2004. Pertanto, l’ADB non ha mai, di fatto, autorizzato a nulla la MARINAGRI, tenuto conto che la procedura per la riperimetrazione delle aree della medesima società non si è ancora conclusa. Pur volendo ritenere legittima la delibera n.9 del 28.5.2002, i suoi effetti sono stati “revocati” per l’inadempienza della MARINAGRI S.p.a. alla scadenza dei due anni imposti per dare esecuzione alle prescrizioni imposte, ovvero a far data dal 28.5.2004. A questo punto, quindi, il procedimento amministrativo per la riperimetrazione del PAI, si sarebbe dovuto interrompere. A tal proposito, quindi la MARINAGRI S.p.a., sarebbe decaduta da ogni beneficio scaturente dalla delibera indicata. Solo con nota n.124/05 del 25.2.2005, acquista al protocollo della Regione Basilicata al n.39503 del 1.3.2005, la MARINAGRI S.p.a., dà un primo seguito a quanto prescritto dalla delibera n.9 del 28.5.2002 del Comitato Istituzionale dell’ADB della Basilicata. Con tale nota viene trasmessa la relazione sullo stato delle arginature. In alto sulla stesso nota a destra vi è la dicitura “1° MONITORAGGIO” e sulla sinistra “Ing. TAFURI”. A tal proposito va segnalato che la prescritta relazione viene inviata ben oltre il termine prescritto (28.5.2004) e che in tale periodo erano in corso le indagini di cui al P.P.121/03, 21 della Procura di Matera e che dal 12.7.2004 erano stati nominati dalla Procura della Repubblica di Matera i CT COZZOLINO e MAGRI’ che in più occasioni si erano recati sia presso gli uffici comunali di Policoro che presso gli uffici la Regione Basilicata. Dall’esame della relazione redatta dall’Ing. VITALE Marco e ANDREOTTA Franca Anna Rita, emerge che: ……………….OMISSIS…………………… le opere di urbanizzazione sono iniziate nel mese di Settembre 2002 per il Comparto B del P.P.E. e nel mese di aprile 2004 per i comparti A e C del P.P.E.; i lavori eseguiti hanno riguardato: nel comparto A la realizzazione della laguna previo scavo e riporto del materiale esistente, nel comparto B la realizzazione della laguna previo scavo e riporto del materiale esistente, nel comparto C la realizzazione dei consolidamenti degli isolotti (diaframma in c.a. di contenimento delle isole) e modeste attività di scavo. In nessuno dei comparti è stato dato avvio alle attività edilizie; pertanto rispetto a quanto già comunicato nell’ambito della richiesta di variante al PAI, di cui alla suddetta autorizzazione (Delibera n.9 del 28.05.2002 n.d.r.) nulla o poco è cambiato ovvero è stato modificato. Allo stato attuale, dunque, lo stato delle arginature che interessano il Centro Turistico è rimasto immutato. ……………….OMISSIS……………………”
Successivamente con nota n.110/2007 del 5.3.2007, acquisita al protocollo dell’ADB al n.654 del 9.3.2007, di tenore identico a quella appena esaminata la MARINAGRI invia la relazione sullo stato delle arginature che differisce da quella del febbraio 2005 nell’indicazione solo di quanto segue: - “……………………..OMISSIS……………………………. - ……..OMISSIS. Nel solo comparto C sono state avviate le attività edilizie, in particolare nei subcomparti C1, C2, C3, C13 e C14, con la costruzione (attualmente in corso) di un Hotel nel subcomparto C14, edifici a supporto della nautica nei subcomparti C1 e C2, unità residenziali nei subcomparti C3, C13 e C14. 280
- pertanto rispetto a quanto già comunicato nell’ambito della richiesta di variante al PAI, di cui alla suddetta autorizzazione (Delibera n.9 del 28.05.2002 n.d.r.) nulla o poco è cambiato ovvero è stato modificato. Allo stato attuale, dunque, lo stato delle arginature che interessano il Centro Turistico è rimasto immutato……….OMISSIS”. Con le medesime la MARINAGRI S.p.a., sembrerebbe addurre quale giustificazione alla mancata realizzazione del sopralzo degli argini imposto che “nulla o poco è cambiato ovvero è stato modificato”. Tale affermazione oltre ad essere mendace in quanto in tale periodo numerose erano le opere edili già realizzate ed in particolare l’Hotel e le unità residenziali, nonché le opere portuali, non giustificherebbe l’omessa attuazione delle prescrizioni, che sarebbero dovute essere realizzate prima di qualsiasi altra opera all’interno dell’area. Infatti, solo dopo la realizzazione delle prescrizioni imposte e la chiusura della procedura di riperimetrazione, con la decadenza del vincolo dell’inedificabilità, si sarebbero potute realizzare le opere indicate, che pertanto risultano illegittime, come i titoli abilitativi emessi dalle amministrazioni competenti per la realizzazione delle stesse. In merito a quanto indicato nella citata relazione del 5.3.2007, si rileva quanto indicato dal CT MARASCIO, laddove circa un sopralluogo effettuato in data 26.4.2007, presso la MARINAGRI, relaziona in merito allo stato delle opere quanto segue: - “…………………OMISSIS…………………….. - il porticciolo turistico, il quale per quanto visibile, era completo, composto da entrambi i moli previsti in progetto. Erano in corso di esecuzione dei lavori di ingegneria idraulica aventi lo scopo di evitare l’erosione delle coste, dette opere venivano realizzate a monte del molo nord; - i lavori di realizzazione e completamento del canale, posto intorno alle isole ed alle penisole, al quale era impedito l’accesso dell’acqua marina proveniente dal porto turistico; - dei corpi di fabbrica in corso di realizzazione interessanti i comparti B e C comprendenti il cantiere nautico, unità residenziali (delle quali alcune già completate), ristorante ed albergo; - i comparti A e D non risultavano interessati da lavori di edificazione; - sul comparto I, per come già scritto, era stato realizzato il porto turistico…OMISSIS”. In riferimento a tale relazione si rileva che nel periodo in cui la stessa è stata redatta il Centro Turistico MARINAGRI era sottoposto a sequestro. Con nota n.226/07 del 22.5.2007, acquisita al protocollo dell’ADB della Basilicata, cui era indirizzata, in data 29.5.2007 al n.1374, la MARINAGRI comunicava: ”con riferimento alla Vs. nota prot. 882/2002, vi informiamo che in questi giorni stiamo procedendo ad ottemperare alle prescrizioni contenute nella delibera n.9 del 28.05.2005. Entro venti giorni circa provvederemo ad inviarvi la documentazione fotografica e topografica dello stato definitivo delle arginature”. Con nota n.258/07 del 5.6.2007, acquisita al protocollo dell’ADB della Basilicata, cui era indirizzata, in data 8.6.2007 al n.1457, la MARINAGRI comunicava: ”con riferimento alla Vs. nota prot. 882/2002, vi informiamo che già da qualche settimana – stiamo procedendo ad ottemperare alle prescrizioni contenute nella delibera n.9 del 25.05.2002. Entro venti giorni circa provvederemo ad inviarvi la documentazione fotografica e topografica dello stato definitivo delle arginature”. Su entrambe le note nel margine in alto a sinistra è apposta a penna la dicitura: “Ing. TAFURI”. Tra la documentazione prodotta dal TAFURI con nota datata 13.02.2008 vi sono: - planimetria dell’area con indicazione delle quote, delle sezioni e degli argini a protezione delle aree edificabili, in scala 1:2000 – Elaborato AG1 del GIUGNO 2007; 281
- profilo longitudinale degli argini con indicazione dell’altezza idrometrica corrispondente alla piena bicentenaria, in scala 1:2000/50 – Elaborato AG2 del GIUGNO 2007; - Sezioni considerate con indicazione dell’altezza idrometrica corrispondente alla piena bicentenaria, in scala 1:2000 – Elaborato AG3 del GIUGNO 2007; - Documentazione fotografica - indicata quale elaborato B, datato GIUGNO 2007. La documentazione sopra elencata sarebbe relativa alla realizzazione del sopralzo degli argini, come prescritto con la delibera del Citato Istituzionale del 28.5.2002. In data 20.6.2007, veniva effettuato il sopralluogo presso la MARINAGRI S.p.a., da parte di funzionari dell’ADB al fine di constatare la realizzazione del sopralzo degli argini. Dall’esame del verbale in questione, emerge che il sopralluogo veniva eseguito dagli ingegneri TAFURI Vincenzo, BRUNO Francesco e BISCIONE Antonio. Oggetto del sopralluogo era stata la verifica del rispetto delle prescrizioni imposte dall’ADB della Basilicata, di cui al verbale della seduta della Commissione Tecnica del 03.5.2002 recepito con Delibera del Comitato Istituzionale dell’ADB n.9 del 28.5.2002. Tali prescrizioni erano relative al sopralzo di un metro di alcune strutture arginali di protezione dell’area interessata dalla realizzazione di nuovi volumi edilizi. In particolare, nel verbale si leggeva: “nell’ambito del sopralluogo, svolto alla presenza dell’Ing. VITALE Marco della società MARINAGRI S.p.a. è stato possibile, con la collaborazione del geom. VELLA e tramite l’utilizzo di apparecchiature GPS, misurare in numerosi punti le quote assolute massime dei rilevati arginali sopraelevati e le quote relative alla strada (ALLEGATO 1) al fine di verificare l’entità del sopralzo. Dalle verifiche effettuate è emerso che le prescrizioni imposte sono state rispettate e pertanto, facendo seguito a quanto stabilito dalla Commissione Tecnica del 03.05.2002, il rilevato arginale oggetto del sopralluogo può essere considerato come il limite delle aree inondabili in destra idrografica del fiume AGRI per piene straordinarie con periodo di ritorno Tr fino a 200 anni (ALLEGATO 2). Gli scriventi ritengono che le strutture arginali realizzate necessitino di ulteriore stabilizzazione che potrà avvenire con opportuni rivestimenti e/o con idoneo inerbimento da realizzare entro il 31 ottobre p.v.. Copia del presente verbale, unitamente alle planimetrie allegate saranno trasmessi al Comitato Tecnico dell’ADB della Basilicata ed al legale rappresentante della MARINAGRI S.p.a.”. Il documento esaminato risulta datato: “Potenza, 2.7.2007”. Allegati a tale atto vi sono i rilievi fotografici effettuati dai tecnici in sede di sopralluogo, nonché gli allegati n.1 e 2 richiamati nel verbale di sopralluogo. L’allegato n.1 risulta essere una fotografia aerea dell’area su cui insiste la MARINAGRI con l’indicazione a mezzo di puntini rossi delle zone oggetto di rilevazione delle altezze. L’allegato n. 2 che risulta anch’esso essere una fotografia aerea dell’area su cui insiste la MARINAGRI, riproduce a mezzo di una linea spezzata di colore rosso il limite delle aree inondabili con tempi di ritorno pari a 200 anni. Dall’esame di tale elaborato emerge che la spezzata in esame viene chiusa a mare, ovvero la stessa non si ferma in corrispondenza della sezione 6, ovvero fino al limite della riperimetrazione richiesto dalla MARINAGRI (che secondo quanto indicato dal CTU MARASCIO è posizionato all’altezza degli uffici dell’ITTICA VALDAGRI), ma continua fino al mare delimitando anche la zona (corrispondente al comparto D del P.P.E.) per la quale non era stata avanzata richiesta di riperimetrazione. Quanto indicato emerge dal confronto della “Planimetria dell’area con indicazione delle quote, delle sezioni e degli argini a protezione delle aree edificabili, in scala 1:2000 – Elaborato AG1 del GIUGNO 2007” di cui all’allegato n.37 e l’allegato n.2 al verbale del sopralluogo del 20.6.2007. Infatti, dall’esame dell’allegato n.37, emerge che l’area per la quale si chiede la riperimetrazione è delimitata da una linea di colore viola che indica gli 282
argini per i quali era stato richiesto il sopralzo, che parte dalla Sezione 1 e arriva alla Sezione 6. Qui si ferma. Le restanti sezioni fino al mare, non sono oggetto di studio da parte della MARINAGRI. Tali aree infatti sono considerate inondabili. Mentre dall’esame dell’allegato n.2 al verbale del sopralluogo del 20.06.2007, emerge che l’indicazione della delimitazione delle aree non inondabili continua dalla sezione 6 ed arriva fino al mare. In merito a tale circostanza l’Ing. TAFURI riferiva: “…..In sede del comitato tecnico veniva altresì riformulata un’ipotesi di riperimetrazione delle aree in esame come da ortofoto allegata che vi consegno che sarebbe stata conseguenza del rispetto delle prescrizioni della commissione tecnica del 03.05.2002. Ritengo che la parte terminale della riperimetrazione (quella che va dal limite richiesto dalla MARINAGRI fino al mare) discenda dalla necessità di chiudere la spezzata della riperimetrazione a mare sulla base dei dati allo stato posseduti. Preciso però che tale formulazione è solo ipotetica e solo dettata dalla necessità, logica, di chiudere e delimitare l’area perimetrata…..”. In data 10.7.2007, si riuniva il Comitato Tecnico dell’ADB della Basilicata, che al punto 1.4 indicava “richiesta di modifica di aree di pertinenza fluviale ai sensi dell’art.11 della Normativa di Attuazione, Comune di Policoro”. In merito a tale punto si legge: “prende la parola l’Ing. Antonio BISCIONE il quale relaziona sul sopralluogo effettuato lungo la sponda destra della foce del fiume AGRI presso il cantiere della MARINAGRI S.p.a.. Oggetto del sopralluogo è stata la verifica del rispetto delle prescrizioni imposte dall’Autorità di Bacino della Basilicata, di cui al verbale della seduta della commissione tecnica del 03.05.2002 recepito con delibera del Comitato Istituzionale dell’ADB n.9 del 28.05.2002. Il Comitato Tecnico prende atto del verbale di sopralluogo eseguito dai tecnici della STO dell’ADB della Basilicata in data 20.06.2007 e, in particolare, della planimetria allegata al verbale riportante l’indicazione delle aree inondabili in destra idrografica del fiume AGRI, relative a piene con Tr fino a 200 anni, da intendersi come definitiva per piene duecentennali. Tale perimetrazione sarà riportata nel Piano delle Fasce Fluviali del PAI nell’ambito dell’aggiornamento che interesserà le aree di foce dell’intera fascia Jonica lucana. Il Comitato Tecnico approva….OMISSIS”. Da quanto emerge dalla lettura del verbale del Comitato Tecnico del 10.7.2007, si rileva che lo stesso organo approva la richiesta riperimetrazione secondo quanto indicato nella cartografia indicata quale allegato n.2 al verbale del sopralluogo del 20.6.2007, senza tenere in nessuna considerazione la prescrizione indicata nello stesso verbale, del quale indica di aver preso atto, laddove i funzionari che avevano fatto il sopralluogo, avendo rilevato la non adeguatezza della consistenza degli argini predisposti dalla MARINAGRI S.p.a., avevano imposto delle opere che sarebbero dovute essere effettuate entro il 31.10.2007. Ancora una volta i componenti del Comitato Tecnico dell’ADB approvano, illegittimamente, delle arginature allo stato non ancora idonee a garantire la sicurezza delle aree. La “fretta” dell’organo in questione si spiega in quanto tali atti ricadono in un periodo nel quale il CTU MARASCIO stava effettuando i rilievi e le acquisizioni necessari per la redazione della consulenza, nella quale si riportano le gravi violazioni relative al rischio idrogeologico dell’area. Infatti, all’1.6.2007, data del sopralluogo del CTU presso la MARINAGRI, le arginature previste non erano state ancora realizzate. Da tale data, da quanto emerge dagli atti acquisiti, si ha un’accelerazione dei tempi, con la pseudorealizzazione delle arginature, poi rivelatesi non idonee, il sopralluogo dei tecnici dell’ADB in data 20.6.2007 e l’approvazione del Comitato Tecnico il 10.7.2007. In meno di un mese è stato dichiarato come eseguito, anche se illegittimamente, quello che non si era proceduto ad eseguire nei quasi cinque anni precedenti a partire dalla delibera del Comitato istituzionale del 28.5.2002. Si riporta quanto indicato dal CT MARASCIO, in merito all’attività da questi svolta in tale periodo: 283
- “….OMISSIS. Il sottoscritto CT in data 26/04/2007, si recava in Policoro (MT), alla Località Torre Mozza, presso la sede della MARINAGRI S.p.A., oggetto dei lavori di edificazione del “Centro Turistico Ecologico Integrato MARINAGRI”