Uso Delle Preposizioni in Spagnolo [PDF]

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Zitiervorschau

Valore, uso e funzione delle preposizioni: un confronto tra italiano e spagnolo Daniela Tomaselli Università di Palermo A Mario Di Pinto

Le preposizioni sono un elemento fondamentale della lingua per la loro funzione di collegamento tra le diverse parti del discorso, ma nello stesso tempo, definirne con esattezza l’uso e il valore è un impegno tra i più complessi ai fini dell’apprendimento di moltissime lingue straniere. Ciò accade perché accanto al significato autonomo che esse racchiudono, anche questo non sempre univoco, ricoprono diversi ruoli sintattici, funzionali e semantici che, proprio grazie al loro compito di denotare una relazione, diventano determinanti sia dal punto di vista grammaticale e sintattico, sia da quello contenutistico e comunicativo. L’analisi contrastiva compiuta in questo senso, tra due lingue strutturalmente vicine come l’italiano e lo spagnolo, conferma tale complessità rivelando, oltremodo, una scarsa coincidenza d’uso, valore e funzione delle preposizioni in ciascuna delle due lingue che smentisce, ancora una volta, e anche in questo caso, quell’impressione di forte affinità che si ha a un primo contatto. È sufficiente considerare, ad esempio, tutte le voci d’uso della preposizione “a” italiana e della sua corrispondente spagnola per restare colpiti dalle evidenti asimmetrie. Basta citare tra gli esempi più evidenti: a la orilla del mar / “sulla riva del mare” o “in riva al mare”, o viceversa: “a domani” / hasta mañana o, ancora, l’espressione: ¿a que no lo sabes? che non ha un corrispettivo preposizionale né di senso in italiano. Possiamo pensare pure alla doppia evoluzione di “per” / por e para o all’inverso di de / “di” e “da”, di complicato apprendimento su entrambi i versanti, o meglio ancora alla a che accompagna il complemento diretto in spagnolo e largamente testimoniata nei nostri dialetti meridionali1. Vale la pena accennare a questo proposito che è un errore diffuso e persistente tra 1

Il fenomeno è relativo anche al sardo e a piccole e circoscritte aree della

penisola.

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gli studenti napoletani e siciliani l’assenza della preposizione a che introduce il complemento diretto, per una sorta di ipercorrettismo, che sembra impedire l’acquisizione di un elemento così vicino a un registro che si è abituati a ritenere altro dalla sfera dell’apprendimento e appartenente a quella familiare e comunicativa2. L’equivoco sulla supposta uguaglianza d’uso e funzione può nascere dal fatto che l’evoluzione storica ha dato come risultato due lingue che presentano una identica struttura morfo-sintattica. Ma se dall’antico dativo otteniamo in entrambi i casi un complemento di termine introdotto da “a” (“dai il libro a tuo fratello” / da el libro a tu hermano) o dal genitivo il complemento di specificazione introdotto da “di” e dal suo corrispettivo de (“il libro è di mio fratello” / el libro es de mi hermano), è anche vero che le due lingue non esprimono allo stesso modo il complemento d’agente (“la festa è stata organizzata da un gruppo di amici” / la fiesta ha sido organizada por un grupo de amigos), di moto a luogo (“vado a casa” / “vado in Francia” / voy a casa / voy a Francia), di stato in luogo (“sono in piazza” / “sono a casa” / Estoy en la plaza / estoy en casa). Questi ultimi due esempi, tra i più ricorrenti, mettono però in luce una prima e profonda differenza: in italiano il complemento della preposizione è in grado di determinarne l’uso senza, naturalmente, modificarne il significato; dove, in spagnolo la funzione spaziale di a e en è data dal valore di movimento e localizzazione del verbo (Ir-Estar). E la natura del complemento preposizionale può essere decisiva anche in

2

È da attribuire allo stesso tipo di meccanismo la tendenza nelle stesse aree geografiche all’uso di tiengo per tengo, anche se va considerata la diversa natura dei due “errori”. Se si fa riferimento alle “strategie di acquisizione”, per esempio, si potrebbe indicare il primo come un “errore di evitamento”, mentre, nel caso della prima persona del verbo tener, in quanto a “strategia” messa in atto, si è più vicini a quella della “differenza” formulata da Schmid. In ogni caso, i concetti di strategie applicate all’acquisizione mancano ancora di solide basi teoriche dovute «in larga misura alla loro eterogeneità, e a problemi di definizione e classificazione, e di metodologia di ricerca» (Bettoni, 2002: 165). Il riferimento specifico a Napoli e alla Sicilia è per l’esperienza diretta di chi scrive; il confronto con i colleghi di alcune Università sarde ha confermato sia la presenza di tale fenomeno sia il collegamento teorizzato.

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spagnolo: infatti, la preposizione a non si può avere come complemento di un altro sostantivo: avión de / por reacción, camisa de rayas3. È evidente, dunque, che pur nella loro identica funzione di complemento indiretto non è possibile tracciare uno schema di simmetrie univoche nelle due lingue in esame, perché proprio per il loro ruolo di «modificatori di tutte le categorie lessicali» (Salvi, Vanelli, 2004: 173) mettono in gioco proprietà, usi e significati di ognuno degli elementi che reggono o accompagnano. L’aspetto più complesso, però, è sicuramente la struttura “verbo + preposizione”; ed è la più complessa per la varietà di casi in cui ricorre, per il notevole numero di verbi e preposizioni che ne sono coinvolte, e, soprattutto, per la profonda differenza di valore e funzione semantica, lessicale e sintattica che tale struttura rappresenta nelle due lingue in esame. Innanzitutto è fondamentale distinguere almeno tre grandi categorie all’interno delle quali sarà necessario fare ulteriori differenze: 1. 2. 3.

verbi che reggono una specifica preposizione verbi che reggono più di una preposizione verbi che accompagnati dalla preposizione cambiano significato

1. Iniziamo ad analizzare i verbi che reggono una specifica preposizione. Molti verbi sia in italiano che in spagnolo si costruiscono con una determinata preposizione; la coincidenza in questo caso è ampia sia che il complemento preposizionale sia costituito da un sostantivo che da un pronome: “scegliere tra qualcosa-qualcuno” / elegir entre algo-alguien, “occuparsi di qualcosa-qualcuno” / ocuparse de algo-alguien (forma pronominale). Un’accurata distinzione va fatta se a seguire è un verbo all’infinito. L’italiano ha un vastissimo numero di verbi che reggono la preposizione “di” davanti all’infinito quando c’è un unico soggetto per entrambi. Sono i verbi che indicano decisione, affermazione o opinione, indecisione, 3

«Son galicismos sintáctico los complementos de un sostantivo mediante otro sustantivo con la preposición a. Ejemplos: cocina a gas (se dice: cocina de gas) camisa a rayas (se dice: camisa de rayas). No obstante, hoy se aceptan algunas de estas construcciones. Ejemplos: avión a reacción, olla a presión». (Gómez Torrego, 2002: 225)

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incertezza, paura e stupore, richiesta, tentativo o domanda, a questa precisa regola dell’italiano lo spagnolo risponde di norma con una assenza di preposizione del tipo: “ho deciso di raccontare tutto” / he decidido contarlo todo; con verbi a reggenza obbligatoria come: “aver paura di” / tener miedo a-de, o che sono accompagnati a loro volta dalla simmetrica de: “stancarsi di” / cansarse de, “preoccuparsi di” / preocuparse de; con verbi che privilegiano forme all’indicativo: “capisco di essere un problema per te” / entiendo que soy un problema para ti. Ciò non accade nelle stesse condizioni con la preposizione “a” / a: “ostinarsi a” / obstinarse a, “abituarsi a” / acostumbrarse a, non senza eccezioni: “riuscire + a + infinito” / lograr-conseguir + infinitivo. Ma uno degli elementi più interessanti di questo categoria sono i verbi omologhi che reggono preposizioni diverse. Sono numerosi, ne citiamo qui qualcuno: Pensar en / “pensare a” Jurar por / “giurare su” Apostar por / “scommettere su” Conformarse con / “accontentarsi di” Creer en / “credere a” Soñar con / “sognare” Confiar en / “fidarsi di”

2. Anche tra i verbi che reggono più di una preposizione è possibile distinguere fra quelli che presentano una totale simmetria, una parziale simmetria o una quasi totale asimmetria. Un verbo come hablar è del primo tipo: hablar a, con, de, por, en, entre / “parlare a, con, di, da, per, in, tra” (sottolineiamo, comunque l’eccezione hablar en voz baja / “parlare a bassa voce”). Un verbo come preguntar, invece, oltre alla simmetrica a: preguntar a alguien algo / “chiedere a qualcuno qualcosa”, regge una preposizione diversa dall’italiana “di”: “chiedere di qualcuno-qualcosa” / preguntar por alguien-algo. Più complesso è il caso di verbi che presentano una significativa alternanza di simmetrie e non: Comportarse con discreción / “comportarsi con discrezione” ma comportarse como un hombre / “comportarsi da uomo”; dormir en la cama / “dormire a letto”, dormir en la cama de alguien / “dormire nel letto di qualcuno”, dormir en el sofá / “dormire sul divano”,

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ma dormir con alguien / “dormire con qualcuno” e dormir en-sobre los laureles4 / “dormire sugli allori”; dormir durante horas / “dormire per ore”. In queste due prime categorie bisognerebbe includere anche alcune perifrasi verbali composte da verbo + preposizione, come acabar de + infinitivo, estar por-para + infinitivo, o l’italiana “continuare a + infinito”, sulle quali, però, non ci si soffermerà poiché ognuno dei verbi che serve alla costruzione della perifrasi andrebbe poi analizzato nelle suoi altri significati, funzioni e usi e ci si allontanerebbe dal discorso che si sta affrontando in questa sede. 3. Quanto notato fin qui fa riferimento in entrambe le lingue al valore funzionale delle preposizioni. La preposizione non influisce, cioè, sul significato de verbo, la sua funzione è di cambiare la struttura sintattica della frase non quella semantica come invece accade con alcuni verbi per i quali la combinazione con la preposizione segna un cambiamento nel contenuto lessicale rispetto al verbo semplice5. È il caso, per esempio di dar e dar con, dar por, caer e caer en, contar e contar con, alcuni di essi oltre alla preposizione presentano la forma pronominale, come empeñar e empeñarse en, conformar e conformarse con. Anche l’italiano presenta casi analoghi: “convenire”, “convenire su” e “convenire in”, “contare” e “contare su”, “puntare” e “puntare su”. In realtà, questi verbi dovrebbero venire considerati autonomamente, nel loro valore semantico e non come “verbi + preposizione”, dal momento che l’uso e l’evoluzione della lingua li hanno completamente allontanati dal verbo semplice, con il quale hanno ormai perso ogni legame avendo acquistato, invece, un proprio contenuto lessicale indipendente. Per comprendere il senso di: a) “Non conviene prendere l’autostrada”. b) “Non conveniamo su nessuno dei punti in esame”. c) “Siamo convenuti in questo luogo per celebrare il XXIII congresso dell’AISPI”.

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Per questa espressione il dizionario Clave registra la sola forma: dormir en los laureles, il María Moliner solamente: dormir sobre los laureles; il R.A.E. entrambe: dormir en/sobre los laureles. 5 A questo proposito risultano interessanti i lavori di Luis Luque Toro (cfr soprattutto 2002, 2005) per l’abbondante numero di verbi citati ad esempio.

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è necessario sapere ognuno dei significati espressi dai verbi delle tre frasi, perché nulla ci dice di b) e c) conoscere il contenuto lessicale espresso da convenire nell’esempio a). Inoltre, in questi casi la preposizione perde il suo valore di relazione, il suo valore funzionale; in: a) El ratón ha caido en la trampa. b) Luis ha caido en tu broma. a1) Luis me lo ha dado con mucho cariño. b1) Luis ha dado con la solución del problema.

abbiamo una sostanziale differenza: nei primi due esempi dei due gruppi (a e a1) le preposizioni en e con svolgono la loro funzione di reggenza introducendo un complemento indiretto; in b) e b1), invece, hanno valore lessicale e siamo di fronte a due complementi diretti6. Un rapido accenno merita anche il contrasto esistente nell’ambito della funzione della preposizione di introdurre una proposizione subordinata in forma implicita con il verbo all’infinito. Infatti, lo spagnolo non conosce, per alcune subordinate, una tale trasformazione della frase che l’italiano applica in maniera più ampia utilizzando diverse preposizioni. Il caso più ricorrente è, probabilmente, quello dell’oggettiva che utilizza la sola preposizione “di”: “Mi ha detto che me ne vada” / “mi ha detto di andarmene” Me ha dicho que me vaya.

Più complesse possono risultare le relative introdotte da “a” e “da”: “L’insegnante ci ha assegnato una parte da studiare a memoria” La profesora nos ha dado una parte que tenemos que aprender de memoria.

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Per esattezza caer en la cuenta è una locuzione verbale, dello stesso tipo sono tener en cuenta, echar de menos, echar en la cara; per cui, le componenti che seguono il verbo (es: en la cuenta) «no desempeñan ninguna función respecto del verbo sino que con él forman el conjunto nuclear del predicado» (Gómez Torrego, 2002: 197).

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O le consecutive precedute da “di” e “da”, preposizioni queste ultime che già rappresentano una difficoltà per parlanti spagnoli L1: “Il negozio era così pieno che non si poteva entrare” / “il negozio era così pieno da non potervi entrare” La tienda estaba tan llena que no se podía entrar.

Tutta questa lunga serie di asimmetrie potrebbe essere ulteriormente incrementata da espressioni idiomatiche, locuzioni prepositive, perifrasi verbali7 sulle quali non ci si dilungherà anche perché quanto detto finora è sufficiente per una riflessione sulle conseguenze che tale contrasto può determinare sia nel processo di apprendimento sia su un piano più immediato come quello comunicativo. La percezione immediata di un parlante italiano L1 di fronte a espressioni del tipo: a. b. c.

Isabel preguntó por Miguel María juró por su madre Pablo apostó por Antonio

E ancora: a. b.

José ha soñado con Pilar Nosotros hemos contado con vosotros

sarà sicuramente diversa da: a.

Marta piensa en Juan

o, ancora meglio, da: b.

Marta cree en Juan

Ciò si spiega innanzitutto perché in italiano “Marta pensa in Giovanni” non è una frase possibile, inoltre, poiché esistono le forme 7

Rappresentano un ampio materiale di indagine in questo senso anche espressioni del tipo: “24 ore su 24” / Las 24 horas, “in vacanza” / de vacaciones, “in piedi” / de pie, ecc.

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“credere in qualcosa” e “pensare in”8, per estensione l’uso di en con questi verbi non risulta di difficile apprendimento. Al contrario, i primi due gruppi di esempi possono creare degli equivoci, il messaggio può essere distorto a causa del forte carattere semantico e del preciso valore funzionale delle preposizioni italiane “per” e “con”; infatti a. b.

c.

“Isabel chiese per Miguel” “Maria giurò per sua madre” “Pablo scommise per Antonio”

o anche: “Noi abbiamo contato con voi”, sono frasi possibili e con un significato preciso: “Maria giurò a favore di sua madre” o “Maria giurò al posto di sua madre” (allo stesso modo: “chiese per”: “al suo posto” o “a suo favore”); “Noi e voi abbiamo contato insieme”. Un ultimo esempio pregnante è: coger de la mano “prendere per mano”

che istintivamente suggerisce: “prendere dalla mano”, grammaticalmente e sintatticamente corretta ma semanticamente scorretta. Viceversa e per gli stessi motivi può dare adito a fraintendimenti: “Alberto salì sul treno”

dove uno spagnolo, probabilmente, potrebbe vedere Alberto salire sul tetto del treno9. 8

Chiaramente “credere in qualcosa” è diverso da “pensare in” che esiste solamente per alcune accezioni come “pensare in un modo o in un altro” oppure “pensare in grande”. 9 In realtà, le preposizioni “su”, “sopra” e la simmetrica “sobre” offrono un vasto campo di riflessione sia perché si registra spesso una corrispondenza tra l’italiana “su” e la spagnola en: “sedersi su” / sentarse en; sia, e soprattutto, per l’uso delle forme avverbiali encima e arriba alle quali l’italiano risponde sempre con l’unica forma “su” e “sopra”. Questo genera a volte difficoltà e confusione tra i parlanti italiani L1 che non trovano nella loro lingua di partenza suggerimenti immediati a cui fare riferimento.

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È chiaro che ad evitare che la comprensione sia compromessa giocano fattori importanti come il contesto e la forte affinità lessicale ma le imprecisioni, i piccoli equivoci di comunicazione inviati o ricevuti, gli errori grammaticali e sintattici del tipo citato, impediscono molto spesso di superare una fase di competenza della L2 e passare alla successiva. Proprio per due lingue come l’italiano e lo spagnolo, che su molti versanti favoriscono un raggiungimento rapido di livelli avanzati di interlingua, si rischia spesso una stagnazione del livello di conoscenza acquisito a causa della fossilizzazione di certi tipi di errori, tra cui sicuramente va annoverato l’uso inadeguato delle preposizioni. Non a caso è proprio il corretto uso delle preposizioni che ci permette riconoscere il parlante avanzato di una qualsiasi lingua. Per questa ragione è fondamentale dedicare allo studio, uso, valore e funzione delle preposizioni uno spazio privilegiato, più e oltre di quanto facciano molti dei testi recenti10, per evitare che l’assunzione di un abito 10

Previamente alla stesura di questo lavoro sono stati esaminati una serie di testi didattici per verificare la presenza o meno e il risalto dato in tali testi all’argomento in oggetto e per analizzare il modo in cui veniva presentato. Il materiale scelto è diverso per impostazione e metodo: Cursos de español para extranjeros, cursos de español para italianos, grammatiche tradizionali sia in italiano che in spagnolo per l’apprendimento di entrambe le lingue, recenti ma anche di decenni precedenti; ciò non a caso, ma con l’intenzione di appurare se il vecchio metodo tradizionale di insegnamento sottolineava un tale contrasto di uso, pur non specificandone la distinta funzione e valore semantico. Il risultato di tale indagine ha messo in evidenza che generalmente i Cursos de lengua española para extranjeros si soffermano fondamentalmente su Ir+a e Estar+en e l’uso di por e para (così Prisma, Ven, Planeta, Rápido Rápido, nei quali lo spazio dedicato alla combinazione “verbo + preposizione” si limita all’ambito delle perifrasi dell’infinito); i “Corsi di spagnolo per italiani” con frequenza includono un riferimento ai verbi omologhi che reggono preposizioni diverse, del tipo pensar en, jurar por; è il caso di Amigo sincero che include un elenco di verbi “che reggono preposizioni diverse dall’italiano” e, in un certo senso, anche di Así me gusta nel quale compare la voce verbos y expresiones con preposición. Interessanti sono le grammatiche di tipo tradizionale sia spagnole per italiani che viceversa, che dedicano diversi riferimenti all’argomento mettendo in contrasto le diverse combinazioni del “verbo + preposizione”. (Cfr in particolare Carrera Díaz Manuel, 1994, 1997; Llovera Majem, Camilo, 1975; González Hermoso, Alfonso, Cuenot, J. R., Sánchez Alfaro M., 2000, in quest’ultimo

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linguistico errato si radichi, suffragato dall’alto numero di simmetrie e parentele, che troppo spesso impediscono lo sviluppo di una coscienza della diversità.

colpisce lo spazio dedicato al “Régimen preposicional de los verbos” essendo una grammatica didattica abbastanza sintetica). Invece, molte grammatiche, anche recenti, non mettono in nessun particolare risalto l’argomento. Tra le grammatiche descrittive, Concha Moreno García dedica un intero tema (il 6) a “Verbos con preposición. Cambio de significado”.

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