Un'ontologia materialista. Gilles Deleuze e il XXI secolo [PDF]

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Zitiervorschau

ISBN 88-8483-294-

9 788884 832948

Questo volume è stato realizzato con il contributo parziale della Associazione «La Città futura» di Cosenza. Si ringrazia pertanto il Presidente dcli' Associazione stessa, Prof. Francesco Garritano, per aver creduto in questa iniziativa culturale, nonché, in modo particolare, il Prof. Giovambattista Vaccaro per i suoi preziosi suggerimenti.

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'-"' \ ~ ~-13ùLQ_~ © 2004 - Associazione Culturale Mimesis Redazione: Alzaia Nav. Pavese 34 - 20136 Milano telefax +39 02 89403935 Per urgenze: +39 347 4254976. E-mail: [email protected] Catalogo e sito Internet: www.mimesisedizioni.it Tutti i diritti riservati. In copertina: foto di Nicola Ferrari, Je est un autre, 1997.

INDICE

Prefazione di Toni Negri

p.

5

INTRODUZIONE G!LLES DELEUZE. L'ANOMALIA MATERIALISTA

p.

7

I.

DYNAM!S T6N PÀNTON 1. Linee di fuga nel pensiero 2. Potenza, immanenza, causalità: del materialismo 3. «Immagine del pensiero» e «materia déll 'essere»: Caosmosi 3.1. Deleuze e la fenomenologia

II.

ONTOLOGIA POSITIVA.

SE!N ISf ZE!T

1. Tempo è essere: Deleuze senza Heidegger

2. La metafisica ha fatto il suo tempo 2.1. Da Aristotele al cinema Tempo-Potenza 3.1. Durata: la «differenza in sé» 3.2. Memoria: della «molteplicità virtuale» 3.3. Slancio vitale: la differenza in atto 4. Explicatio ontologica e creazione sociale 3.

III.

MATERIA-TEMPO

1. Materia-Tempo: sulla superficie dell'essere 1.1. L'universo come «materia-immagine»

2. Materia ribelle come simulacro 2.1. Materia anarchica dell'essere: la «potenza del falso» 3. Immagine nomade del pensiero: la macchina da guerra

IV.

p. 13 p. 13 p. 17 p. 24 p. 29 p. p. p. p. p. p. p. p. p.

33 35 40 42 47 49 52 56 59

p. 63 p. 63 p. 70 p. 72 p. 75

p. 79

DELLA POTENZA D'ESSERE. «GIOIA ETERNA DEL DIVENIRE»

p. 87

1. Sul versante della prassi 1.1. Materialismo e antidialettica 2. Etica, estetica, politica: resistenza e creazione 3. «Complicatio-esplicatio» ritoma come potentia-praxis 4. Dell'univocità: causa immanente e potenza efficiente 4.1. Fra neoplatonismo e tomismo 5. Univocità e nomadismo: la gioia etica 6. Ontolo8ia politica. Per il «divenire di tutti»

p. 87 p. 89 p. 97 p. 103 p.105 p. 107

p. 113 p. 117

CONCLUSIONI

p. 123

DEL PENSARE E DEL CREARE. IN NOME DI UN «POPOLO A VENIRE»

Il fu.ori e le occasioni del pensiero L'intollerabile del mondo Credere nel mondo Il fu.ori come attualità, il fuori dell'attualità Il «popolo a venire» Deleuze e il ventunesimo secolo

123 124 125 126 p. 126 p. 127

p. p. p. p.

PREFAZIONE di

Toni Negri

Un' «ontologia materialista» è il titolo di questo lavoro su Deleuze di Francesco Lesce. Un discorso singolarmente maturo che riesce infatti a percorrere, ad un tempo, l'itinerario filosofico di Gilles Deleuze e a costituirlo in una articolata ontologia materialista per il presente. Il confronto che Gilles Deleuze sviluppa con le filosofie del '1 900 è qui ricostruito in maniera piena. Con qualche passaggio che senz'altro arricchisce le letture che di Deleuze si sono fatte. C'è in Deleuze una capacità di definizione e scavo dell'immanenza assoluta che strappa la fenomenologia del moderno alla caratterizzazione che ne avevano dato Heidegger e la fenomenologia. Successivamente, l'analisi della temporalità si confronta qui con lo «slancio vitale» di Bergson, anche in questo caso strappando il contesto ontologico ad ogni precostituzione ed ad ogni teleologia dell'essere. Il bergsonismo costituisce uno degli strati dell'indagine deleuziana, in nessun caso la soluzione del problema ontologico. In positivo: prima Hume, poi Spinoza, permettono a Deleuze la definizione della potenza d'essere; quanto la demistificazione empirista degli universali e dei processi di causazione sia importante e come questa si impianti sui presupposti dell'immanentismo moderno, Lesce comincia a mostrarlo con estrema chiarezza. Del legame Spinoza-D~leuze sappiamo ormai tutto, ma del processo costitutivo humiano, da Deleuze cosi profondamente letto, in realtà nella letteratura deleuziana si dice poco. Si preferiscono riferimenti generici a qualche corrente pragmatista o letteraria americana piuttosto che l'insistenza sulla critica humiana (Hume come alternativa di Kant). È a partire da questo inquadramento generale che - secondo Lesce - la dimensione della praxis diventa fondamentale in Deleuze e rappresenta la soluzione del suo pensiero. Una soluzione positiva, una politica che si fa immediatamente ontologia, che assume la critica e la dissoluzione del positivo come apertura all'avvenire, come avventura etica. C'è un secondo punto (oltre a quel primo che abbiamo sottolineato e che consiste dunque nella costruzione di un passaggio certo dall'ontologia moderna ad una filosofia della praxis), un altro passaggio sul quale soffermarci: la pesantezza, per così dire, del discorso deleuziano. Non parliamo qui, evidentemente, dell'interpretazioni post-moderne di Deleuze: Lesce le lascia su uno sfondo di relativa insignificanza. Parliamo piuttosto di quell'insistenza sulla circolazione dell'essere, dei segni, dei significati, delle passioni che tanti han-

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no voluto vedere come l'orizzonte finale, comunque leggero, dell'ontologia deleuziana. Attraverso la lettura del libro di Lesce l'ontologia di Deleuze si mostra, al contrario, così com'è, estremamente pesante: la superficialità deleuziana è ontologica, la produttività dell'essere è centrale. Le vie di fuga inventate nel post-moderno, anche nel post-moderno più forte alla Derrida o alla Agamben, avvengono sempre su territori marginali, la circolarità dell'essere sembra essere esaustiva e solo quando ci si ponga a lato elementi di creatività possono essere colti, quasi in negativo, sfogliando le pagine dell'essere o della storia. Di contro, in Deleuze questo sfogliare riporta sempre al centro, la potentia si fa base di praxis, l'apertura che sempre il concetto offre è rivolta ad una soluzione pratica del problema - nell'avvenire. Non v'è dunque in Deleuze una superficialità che possa esser tolta alla potenza, alla gioia, alla praxis. L'ontologia materialista di Deleuze è dura e decisiva, non solo quando la si guardi dal punto di vista della storia della filosofia e quindi del rovesciamento delle determinazioni negative (novecentesche) dì questa; lo è anche, quest'ontologia, pesante, quando la sì guardi dal punto di vista interno, dal punto di vista propriamente materialista. È chiaro che questo materialismo non è quello caricaturale che la polemica illuminista o il positivismo hanno identificato: questo materialismo sa danzare, ma questa danza è selvaggia, i suoi piedi stan sempre per terra - per riprendere l'immagine marxiana. Leggendo il libro di Lesce, mi resta il problema che con Deleuze ho sempre avuto, né le nostre discussioni son valse a risolverlo, né i successivi sviluppi del pensiero post-deleuziano son riusciti ad evitarlo. È il problema del negativo. Io credo che una volta messa da parte ogni mediazione dialettica, una volta criticata l'ipostasi heideggeriana dell'essere, il problema del negativo riappaia. Come affrontarlo dentro, all'interno, nel cuore di un'ontologia materialista? Un lavoro come quello di Lesce tocca solo lateralmente la questione. Non lo dico per criticare Lesce, ma per criticare Deleuz,e che non permette forse al problema di diventare consistente. Eppure il negativo consiste. Come assumerlo e risolverlo, come soffrirlo e distruggerlo in un mondo senza fuori? Come riagganciare la sofferta ~oscienza del negativo dentro e contro le riconciliazioni positive dell'essere? Non vorrei che queste mi.e osservazioni risultassero sgradite. Per me si tratta oggi di ricominciare (sempre si ricomincia) a storicizzare la folgorazione che si è prodotta.attorno al '68 e che porta il nome di Deleuze. Credo che porre il problema del negativo (in una nuova realtà) ci permetta di toccare quella folgorazione senza esserne bruciati. Ottobre 2004

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INTRODUZIONE

GILLES DELEUZE L'ANOMALIA MATERIALISTA

Une folgoration s'est produite, qui portera le.nom de Deleuz:e ... Miche! Foucault

Parleremo di un filosofo che ci sembra grande fra i grandi: il suo nome è Gilles Deleuze. Come non accadeva dai tempi di Spinoza o di Marx, il pensiero ha osato ribadire, in forma inedita e potente, la presenza e la rilevanza del materialismo in filosofia, la sua inesauribile potenza. Materialismo che riaffiora al pensiero con vivacità e trionfo. Di questo Deleuze è l'ultimo ideatore, artefice e responsabile. In qualche circostanza aveva dichiarato: «le me sens un philosophe rrès classique» 1• Parole che ci hanno fatto indugiare un po', ma il cui senso affiorava man mano che incedeva la lettura. Ma sì, Deleuze è proprio un filosofo classico - certamente l'ultimo dei più grandi. Se non altro per i problemi che da subito, nelle sue opere, si levano a fior di pagina: l'identità e la differenza, l'uno e il molteplice, l'essere e il divenire, la trascendenza e l'immanenza. Eppure al classicismo deleuziano sembra adattarsi l'idea di anomalia filosofica. Gli stessi legami con la tradizione metafisica ci appaiono tutt'altro che semplici; a riprova di ciò basti seguire i percorsi del tutto inediti che Deleuze scava nel bel mezzo della tradizione filosofica - ad esempio, «preferendo autori che si opponevano alla tradizione razionalista di quella storia» 2 : Lucrezio, gli stoici, Hume, Spinoza, Bergson, Nietzsche. Quegli stessi «che avevano I'aria di far parte della storia della filosofia, pur sfuggendo da un lato o da tutte le parti» 3 • Questo per dire che, se Deleuze è un filosofo legato alla tradizione filosofica, lo è per quel tanto che egli stesso è capace di sperimentare di radicalmente nuovo in essa. D'altra parte «non si può ridurre la filosofia alla propria storia, perché la filosofia non smette di divincolarsene per creare nuovi concetti che pur ricadendovi non ne derivano» 4 . Pensare come figlio irriverente dell_a storia della metafisica significa accettare le sfide del pensiero sui terreni della sperimentazione filosofica. Se

2 3 4

Cfr. Lettre-Préface di G. Deleuze a Jean-Clet Martin, Variation. La philosophie de Gilles Deleuie, Payot, Paris 1993. G. Deleuze, Pourparler, Quodlibet, Macerata 2000, p. 14. G. Deleuze, C. Parnet, Conversa ). · L'attività di pensiero dipende sempre dalle forze reali e materiali che se ne appropriano e che lo inducono a pensare una cosa piuttosto che un'altra. Sono le forze reali a foggiare il pensiero ed a orientarlo verso verità di cui si tratta pur sempre di stabilire, volta per volta, il «Senso» e il «valore». Su questa via (quella del Nietzsche empirista e pluralista), inizierà l'impresa deleuziana di costruire una ~Jl posse è un principio attivo e !dinamico che inerisce alla cosa come il suo proprio essere. È l'essere stesso "ella cc;>s.a che è pote!_'.lza, atto di potenza, pote11~a ~empr~ i_n__D1_to. «Il _possest 1 l 'ide;IJtj_~ _ge!!~_g~_n~!l_-~~~l' a~~