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Italian Pages 142 Year 2003
Enrico E. Clerici, Carlo Alfredo Clerici
UNA STORIA DELLA FAMIGLIA CLERICI
UNA STORIA DELLA FAMIGLIA CLERICI
Enrico E. Clerici, Carlo Alfredo Clerici
UNA STORIA DELLA LAMIGLIA CLERICI
...Nulla si edifica sulla pietra, tu tto sulla sabbia, ma noi dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra... (Jorge Luis Borges, ¥ ra m m en ti d i un Vangelo A pocrifo)
Indice
Prefazione Introduzione
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Capitolo 1. Le radici lontane 1.1 Considerazioni etimologiche sul cognome Clerici 1.2 Da Clericus a Clerici 1.3 I Clerici vagantes 1.4 Diffusione del cognome Clerici 1.5 I Clerici hanno u n ’origine comune? 1.6 Luogo d ’origine dei Clerici 1.7 Conclusioni provvisorie
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Capitolo 2. Origini e ipotesi
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Capitolo 3 . 1 Clerici uno per uno I. Giovanni Giacomo 1. Carlo Ambrogio [/I] 2. Giovanni Battista
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Pietro Antonio Giovanni Antonio Brunone Ì.Baldassare II. Carlo Ambrogio 1. Giovanni Giacomo 2. Carlo Antonio [III] 3. Angela Margherita 4. Giuseppe Agostino ) Maria 6. Agostino Michele 7. Laura Monica
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INDICE
8.Siro Antonio III. Carlo Antonio
1.Anna Maria 2. Ambrogio Gaspare 3 Agnese 4. Giovanni Antonio \W \ 3 Annunciata è.Giuliana 7.Maria Bibiana 8Maria Giovanna 9.Siro Giuseppe 10Stefano Antonio 1 1.Pietro Paolo Antonio IV. Giovanni Antonio 1. Ermenegildo {Giacomo Francesco) 2. Girolamo (Carlo Girolamo) 3.Ignazio (Siro Ignazio) [V] 4. Tommaso Silvestro 5. Baldassare (Baldassare Antonio ) 6. Teresa Camilla 7. Maria Teresa 8. Carlo Antonio 9. Giovanni Pietro 10Maria Maddalena 1l.Rosa Maria Francesca V. Ignazio (Siro Ignazio) 1Angelo Francesco [V7] 2A nna {Maria Rosa) 3 Angela Maria 4.Rosa Maria 5 Rosanna (Rosa Margherita) 6. Giuseppe Antonio VI. Angelo Francesco 1Angela 2Antonia 3. Ermenegildo
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47 47 47 47 48 48 48 48 48 48 49 49 30 50 50 51 51 51 51 51 52
32 32 53 53 53 53 53 53 53 55 55 55 56 63 63 63
INDICE
4.1nfans Clerici 5. Giuseppa (Maria Giuseppa) 6. Girolamo [VII] l.Dionigi 8. Annunciata (Maria Annunciata) 9. Carolina Maddalena 10. Giovanni 11. Pietro VII. Girolamo 1. Luigi 2. Angelo [Angelo Natale) 3. Celeste 4. Virginia 5. Achille 6. Adelaide 7. Carlo (Carlo Pelice) 8. Domenico 9. Domenico [Antonio Domenico) [Vili] 10. Pietro Luigi 11. Eugenio V ili. Domenico (Antonio Domenico) 1. Enrico [IX] 2. Ambrogio 3. Luigi 4. Gaetano 3.Achille [Paolo Achille) 6.Mario [Mario Natale) 7.Ariherto 8. Anna 9. Carlo 10. Mario 11.Adelaide 12. Domenica IX. Enrico I (Antonio Girolamo Ambrogio) 1. Carlo [X] 2. Maria 3. Emilio
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63 63 64 64 64 64 64 65 67 69 69 69 69 70 70 70 71 71 71 71 75 77 77 81 82 83 84 84 85 86 87 87 87 92 94 94 95
INDICE
4-Anna 5. Mercedes 6. Luigi X. Carlo 1. Enrico [XI] 2. Giuseppe Antonio (Carlo Enrico) Enrico (Emilio Giovanni Angelo) Carlotta (Paola Caterina) 3. Paola Caterina Alfonso Cantafora Anna Cantafora XI. Enrico Maria II 1.Carlo Alfredo [XII] XII. Carlo Alfredo (Emilio Massimiliano Ambrogio)
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Riquadri di approfondimento Gli stemmi delle famiglie Clerici 27 L’investitura dei fittabili alla certosa di Pavia nel 1673 39 Chi erano i fittabili ? 42 Cascina Colombara, Lardirago, 235 anni dopo 54 Nella casa di un fittabile pavese alla fine del 7 0 0 58 N ote sul sistema monetario 65 La casa di Villareggio 66 La partecipazione alle campagne militari 71 La produzione del latte 74 Zia Adelaide nel ricordo di Anna Clerici Imazio e dei suoi figli 90 Gli Albertario 96 Carlo Clerici raccontato dalla scrittrice Lalla Romano 103 Anna Valdagni e i suoi antenati 107 Il fondo della Costa: 165 anni di storia della famiglia 112 Elvy Costa Clerici: brevi note su quattro generazioni 119 E titolo di conte 128 L’attività politica di Enrico Clerici 136 Bibliografia di Enrico Clerici 141
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Prefazione Siamo gente di fiume, una categoria umana ancor più immaginifica del la gente di mare o di frontiera. Q uando lessi, ad esempio, Cent’anni di solitudine di Gabriel G a rd a M àrquez, provai la sensazione di im po tenza che assale chi subisce un furto. Sì, perché la figura del colonnel lo Buendia, un’icona del realismo fantastico latino-americano, l’avevo già elaborata, insieme a quella della regina Teodolinda che prendeva il fresco con le ancelle in riva all’Olona, sulla figura del generale Clerici, nome che incuteva rispetto e timore dal marmo segnaletico di una via di Costa de’ Nobili. Intendiamoci, noi ragazzi di Corteolona eravamo stati cresciuti con un sano senso di superiorità rispetto a ‘quelli della Costa’; liquidavamo il paesino arroccato sull’ultima barriera che può contenere il Po con lo scherno di una battuta: «Fa cinquecento abitan ti, ma d ’estate, se conti anche le rane e le galline». «Tanto - risponde vano i nostri coetanei del posto - voi non dite mai la verità, siete del balón», parola secca e tagliente che definisce gli abitanti di Corteolona {Curtis Olonae, prego!) e che si potrebbe tradurre in un prosaico ‘cac ciaballe pieni di boria’. Noi incassavamo, a testa bassa, perché tali ci aveva definito uno dei nostri più illustri concittadini, il cardinale Pie tro Maffi, che ovviamente noi sostenevamo non essere diventato Papa per un soffio, ma che era come se lo fosse stato. Quindi, chiosavamo: «E voi siete le oche della Costa!», come li bollava il giornalista e scrit tore che ha confezionato più neologismi italiani dopo il Manzoni, ov vero uno di noi, nato tra la Costa e il Po, a San Zenone, un posto di m at ti che due volte l’anno si trasferivano al primo piano perché il pian ter reno se lo mangiava il fiume: Giuàn Brera fu Carlo. , Ma bando al campanile! La verità è che Costa de’ Nobili, nell’infanzia di un bam bino bassopadano, era più o meno il paese di Gogamagoga, qualcosa di ricco e povero insieme, di antico, misterioso, grasso, popo lano e nobile, come recita il nome, avvolto nei fumi di una nebbia eter na profum ata di legna arsa dove, se incontri elfi con cornucopie strabordanti di salami e selvaggina sulle spalle o nanetti travestiti da fungo
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PREFAZIONE
non ti meravigli: saluti e ti fai i fatti tuoi. Q uando cominciarono le pri me morbose fantasie adolescenziali, tutti noi, guardando il castello che domina la vallata, abbiamo pensato alla jus primae noctis che il signore del posto - ne eravamo certi - aveva applicato senza misericordia. E m entre c’incantavam o in quest’oscuro turbam ento, a me tornava in m ente un'immagine candida e celestiale, come di madonna: il profilo di Teodolinda che si bagnava nelle acque del fiume, d’estate, con la sua corte vestita di sete e ornata di diademi. Nella mia mente infantile si m i schiavano storie narrate, pagine di sussidiario e immaginazione pada na: se avessi avuto l’estro di D ante G abriel Rossetti ne avrei ricavato immagini preraffaellite, romantiche, iperrealiste e simboliste al tempo stesso. Poi venne Paolo Diacono a darm i la sveglia. Nel suo Historia Longobardorum parla delle nostre terre, di Curtis Olonae, attribuisce loro l’alta dignità di regale residenza estiva, ma solo negli ultimi anni dell’epopea longobarda. Scrive che Liutprando qui aveva la casa p a terna, ovvero vi era nato, ma lascia capire che la mia adorata Teodolin da mai piede mise su queste misere zolle. Ce le mise invece il generale. Eccome se ce le mise, ma consentitemi an cora una lagna: questo libro è l’ultima spallata alla mia infanzia e vi spie go il perché. Sul generale Clerici - allora e credo anche oggi - a Costa de’ Nobili e dintorni si narrano leggende fantasmagoriche. Personal mente ho sentito e contribuito ad elaborare dettagli di almeno ima de cina di battaglie com battute dal G enerale al seguito di Garibaldi. In questo e in quell’altro mondo. Pare si fossero conosciuti in Uruguay e l ’Eroe non si staccò da lui. Era chiaramente uno dei Mille. Ma era an che uno, narrava mio nonno, classe 1897, bersagliere con piuma in te sta e bicicletta in spalla, qualche parola in tedesco imparata nelle im periali prigioni austriache, che aveva respinto Cecco Bebbe oltre il Pia ve. Il nonno, in parte, aveva ragione, ma cominciavo a vacillare nelle mie certezze e chiesi conto a un paio di vecchi della Costa. «A l sciur Clerici, uh, quei lì sì ch’ien di sciurón!». Dovetti farmi bastare l’escla mazione e mi bastò fino quando non cominciai, precoce, a leggere Hi storia, una rivista pubblicata da Cino del Duca e acquistata mensilmente da mio zio. In quelle pagine immaginai di aver scoperto che il genera le Clerici aveva com battuto con il generale Custer, aveva fatto la G uer ra di Secessione americana e poi aveva fatto il giro del m ondo con il cir
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PREFAZIONE
co di Bufalo Bill: arrivato con il tendone a Costa de’ Nobili gli piacque talmente il castello che decise di fermarsi. O ra scopro che la famiglia Clerici esiste. Che il Generale si conquistò sul campo il titolo nobiliare senza aver mai domato un bufalo o caccia to un borbone. Che, forse, a Costa de’ Nobili non esistono elfi e nani. Beh, m e ne farò una ragione, ma solo per partire alla volta di un altro viaggio. Leggo, infatti, che nella storia dei Clerici ha molta parte un po dere chiamato Manzola, cascina alle porte e alle dipendenze di Corteolona (quindi più sangue bolón che oca!), oggi poco più di un rude re, ma nella mia infanzia era ancora un microcosm o equiparabile al l’Arca di Noè. Ci abitava il mio compagno di banco delle elementari Camillo, che faceva coppia fissa con un bim bo rubizzo, di un anno più giovane, Celestino. Tutti i giorni raccontavano una storia più fantasti ca dell’altra. Il cane di Camillo, Buck, era lo stesso che, con il nom e d ’arte di Zanna Bianca, aveva conquistato il Klondike nella saga di Jack London. A volte gli indiani, di notte, assediavano la Manzola e le fami glie della cascina li respingevano con arco e frecce. Per quello arriva vano in ritardo a scuola. Poverini. E poi c’erano serpenti di due metri, orsi bruni e ogni volta che si andava a pescare si prendevano pesci di almeno dieci chili l’uno. N on sapevamo che il Generale fosse passato di lì. Ma avremmo potuto immaginarlo. Era un mito dei nostri giorni. Quei giorni.
Pier Luigi Vercesi
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Introduzione
Queste pagine ci parlano di una storia. È la storia della nostra famiglia, ricostruita dalle ricerche di Enrico, d u rante oltre trent’anni, con grande rigore e passione di ricercatore negli archivi e nelle memorie delle persone. Queste pagine ci parlano di un sogno, quello di Enrico, di trovare vita, almeno nella pagina scritta, do ve la vita un tempo c’è stata e oggi più non c’è. Queste pagine ci parlano così di innumerevoli storie, di innumerevoli persone, di quelle che conosciamo e di quelle che possiamo soltanto im maginare seguendo l’esile filo di documenti sbiaditi e poche aride date. Q ueste pagine parlano infine del senso che ogni giorno cerchiamo di trovare e d ’infondere nella nostra storia. Scrivere, o meglio trascrivere, questo libro, ci ha accompagnati in questi mesi nel percorso di lascia re ciò che è perduto e di accogliere ciò che rimane. Se queste pagine sono finalmente stampate lo dobbiamo anche al con tributo di numerose persone. In particolare ringraziamo gli zii Bepi con Maria Pia, Kitty con Ardui no, e i cugini Enrico, Carlotta, Alfonso e Anna e Isabella Bemi, per l’af fetto con cui ci sono stati vicini negli ultimi tempi. Il cugino Antonio ha condiviso la lettura e la revisione del testo, fornendo preziosi sug gerimenti. Un ringraziamento affettuoso va a Lucio, Lena e Gabriele Lamarque, agli amici Cesare Albasi, Diego Baggetti con Laura Di Giam paolo, Giuseppe Bardone, Lorenzo Bignamini con Donata Zocca, Edoar do Bona Morigi con Paola Di Giampaolo, Andrea Ferrari con M iche la Casanova, Roberto Invernizzi, Giorgio Salama Robino con Miryam Lam arque e a quanti ci hanno aiutato con il loro caloroso incoraggia m ento o un’affettuosa presenza in momenti difficili. Questo libro è de dicato a tutte queste persone. N on consideriamo questa pubblicazione un’opera definitiva e chiedia mo quindi a chi possedesse documenti o immagini storiche sulla fami
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INTRODUZIONE
glia di segnalarcelo e di perm etterne la consultazione e la riproduzione per completare le nostre ricerche. Altre due pubblicazioni attendono di essere completate; una è dedica ta alla storia di Girolam o Clerici, capostipite della famiglia e l’altra è dedicata alla vita del generale Ambrogio, prim o conte Clerici. Il lavo ro dunque continua...
E Ivy, Carlo Alfredo; Elisabetta Milano - Isola di Capraia - Moncasacco settembre 2001 - giugno 2003
Viggiù 1943-44. Enrico Clerici guida il carretto con i cugini Valli e Imaxio.
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1. Le radici lontane
1.1 Considerazioni etimologiche sul cognome Clerici A lb e rto Savinio1 scriveva2*4al p itto re F a b riz io C lerici5:
Tu come Clerici ed io come Chirico siamo oltre a tutto come parenti, perché io pure come Chirico, o Chierico o Cherico m i unisco alla tua stessa radice Clericus e insieme risaliamo al co m une Klericòs o Kleros, cioè a dire quello che tocca in sorte*. I G re c i chiam avano ‘K lero s’ (KAqpoj) il p e z ze tto di legno, il sas solino, la conchiglia e d altri og g etti c h e usavano p e r tira re a s o r te, Il so rteg g io aveva valo re d i resp o n so , p e rc h é rite n u to m a n i festazione della divinità: E rm es era il d io ‘clerom antis’. L ’u so del so rteg g io , d a p rin c ip io , assolveva a u n a fu n z io n e s tre tta m e n te religiosa; in seguito d iv en n e s tru m e n to di im p o rta n ti d e lib e ra zioni nella vita civile. N e ll’a n tic a G re c ia p e r so rte g g io , fra u n a ro sa d i c a n d id a ti già p rescelti, venivano designati gli a rc o n ti, i senatori, i giudici p o p o la ri e le a ltre m a g istra tu re della p olis. P e r m ezzo d el so rte g gio, in o ltre , si p ro v v ed e v a alla d istrib u z io n e d i lo tti d i te rre n o (Cleroukiai = KÀ,r|pODKiai) ai n u o v i c o lo n i o ad affidare im p o r ta n ti m issioni n ell’e serc ito e nella m arina. II cristian esim o fin dalle origini, te n e n d o p re se n te l ’usanza d e gli e b re i d i scegliere, tira n d o a so rte, le q u o te ered itarie, ch iam ò col n o m e di clerus (in italian o clero) l ’insiem e delle p e rso n e ch e si d e d ic a n o al cu lto d ivino p e r d istin g u erli d al p o p o lo (X aoJ d a c u i il te rm in e italian o laico) in te n d e n d o so tto lin e a re , cosi, ch e 1 Alberto Savinio pseudonimo di Andrea de Chirico (nato ad Atene nel 1891 e m orto a Roma nel 1952), scrittore, pittore e musicista. Era fratello del pittore Giorgio de Chirico. 2 Dall’articolo di Alberico Sala Clerici l’archeologo dell’immaginario, in ‘Corriere della Sera’ del 30 novembre 1983. ’ Fabrizio Clerici, pittore. Nato a Milano nel 1913 e m orto a Roma nel 1993. Cfr. Indro Monta nelli, Incontri, articolo dedicato al Clerici. Rizzoli, Milano, 1961, pagg. 458-465. 4 Di identica opinione è Emidio D e Felice in ‘Storia Illustrata’ n. 139, giugno 1969, pag. 167.
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LE RADICI LONTANE
c o lo ro i q u ali fa n n o p a rte della casta sacerd o tale d e v o n o c o n si d e ra re D io co m e u n ica e re d ità asseg n ata lo ro in sorte. N ella C hiesa latina, dal secolo sesto d o p o C risto, venne chiam ato clericus c h iu n q u e avesse ricev u to alm en o u n o degli o rd in i sacri. N e i D e c re ta li5 tro v iam o scritto:
G eneraliter C lerici n u n cu p eru n t o m n es q u i in Ecclesia Christi deserviunt, quorum gradus et nomina haec sunt: ostiarius, psalmista, lector, exorcista, acolytus, subdiaconatus, diaconatus, presbyter, episcopis.
1.2 Da Clericus a Clerici I n d o c u m e n ti m e d io e v a li d e l s e c o lo X I I tro v ia m o n u m e ro s e p e rs o n e c h e p o r ta n o il s o p ra n n o m e ‘c le ric u s’. N e ric o rd ia m o so lo a lc u n i. In to rn o all’a n n o M ille a M ilano, nella p a rro c c h ia di S an S epolcro, abitava la fam iglia di P a n d o lfo C lericus67.N e l 1014 U g o C le ric u s', a p p a rte n e n te alla s tirp e A leram ica del M o n fe r ra to , d o n ò d ei b e n i all’ab b azia d i F ru tta ria ch e si trovava a San B e n ig n o C anavese. N el 1085 in u n d o c u m e n to si cita A rdizzon e C lericus8, figlio d i G isolfo della c eleb re fam iglia B olgaro. N el 1136 Iu g o C lericus9 e ra console d e p lacitis in G en o v a. N e l 1153 G o n u s C le ric u s10 e ra console d i P iacen za. Il 24 m arzo 1199 Sare x in u s C lericu s11 e ra p re se n te ad A lessan d ria alla con v en zio n e stip u la ta fra i c o m u n i di M ilano, P ia ce n z a e V ercelli p e r risolve re u n a d isc o rd ia col m arc h ese d i M o n fe rra to . N o n tu tte q u e ste p e rso n e a c c o m u n a te dalla ind icazio n e d i ‘C le ric u s’ a p p a rte n e v a n o al clero p e rc h é a d u n ce rto m o m e n to ‘cle ric u s’ e ra d iv en ta to sin o n im o d i p e rs o n a colta e in alcu n i casi il te rm in e fu assu n to co m e so p ra n n o m e che con l ’u so c o n tin u a to , cio è p e r p iù d i u n a gen erazio n e, d iv e n tò cognom e. 5 Cap. Clericus, caus, 12, quaest. 1, testo ripreso nella voce ‘clerge’ in ha grande encyclopédie, volume XI. “Felice Calvi, Storia e genealogia della Famiglia Clerici, Forni Editore. 7 C. Dionisotti, Le fam iglie celebri m edievali della Italia Superiore, tipografia L. Roux e C. Tori no, pagg. 107 e 108. s C. Dionisotti, op. cit., pag. 75, n 1. *L. A. Muratori, Italicarum Scriptores, VI, pag. 259. 10L. A. M uratori, op. cit., XVI, pag. 162. 11 Cesare Manaresi, Atti del Comune di Milano giorno del 1216, pag. ISO, n, 10.
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LE RADICI LONTANE
N e l m ed io ev o chi aveva ric e v u to gli o rd in i m in o ri p o te v a s p o sarsi e così avere d isc e n d e n za legittim a. N el 1289 gli s ta tu ti sin d acali12 di C ah o rs, R odez e T o u rs stab iliv an o che:
i chierici coniugati (clerici uxorati) che sogliono fru ire del privilegio clericale portino la tonsura e le vesti del chierico. L’a m p lia m e n to del significato d i ‘c lericu s’ d a p e rs o n a a p p a rte n e n te alla gerarchia ecclesiastica a p e rso n a d o tta è spiegabile so lo se si tien e c o n to ch e le scuole, n el m edioevo, e ra n o esclusiva m e n te in m an o alla C hiesa, che n e conservava il d ire tto c o n tro l lo. N e ssu n a scuola, in fatti, p o te v a essere a p e rta se n o n aveva la ‘licen tia d o c e n ti’ rilasciata d a ll’a u to rità ecclesiastica. P e r q u e sta rag io n e c h iu n q u e aveva u n b u o n g ra d o d i c u ltu ra nel m ed io ev o veniva ch iam ato ‘clericu s’. I n inglese an co ra oggi clerk (è a n ch e u n o d ei più alti ufficiali della C am era dei C o m u n i n o m in a to d a l la C o ro n a con fu n zio n i d i o rd in e g iudiziario e d am m inistrativo) v u o l d ire co n tab ile, im p ieg ato , m e n tre in francese clerc significa ‘giovane di stu d io ’ (clerc d e n o taire). Scrive lo sto rico M ario Z u c c h i15 che:
il clerc o il clericus dei docum enti medievali era sinonim o di laico colto e letterato, e rappresentava, in mezzo alla caval leriafeudale, spesso analfabeta, il prestigio della intelligen za e la superiorità della cultura. D a n te n el C onvivio d efinì l’im p e ra to re F e d e ric o I I ‘laico e c h ie ric o g ra n d e ’. S e m p re D a n te scrive: ‘T u tti fu r c h e rc h i e littira ti g ra n d i’... (Inferno, V II, 38; XV, 106). I C lercs d ’arm es, s ta n d o a q u a n to ci riferisce il ce le b re arald ista C la u d e M enestrier, e ra n o gli a iu ta n ti degli arald i d ’arm e. I n te m p i re c e n ti Ju lie u B e n d a u sò il te rm in e ‘clerc’, n el senso d i intellettu ale, q u a n d o scrisse il lib ro La trahison des clercs1*, cioè il tra d im e n to d ei chierici ovverosia degli in tellettuali. u Eugenio Massa, Carmina Burana, edizione giolitine (Roma 1979) pag. XXXVH, 11 Mario Zucchi, Proposta di uno stemma per l’eccellenza il generale Ambrogio Clerici, copia dattiloscritta in Archivio dai conti Clerici e riprodotta nell’articolo di Enrico E. Clerici, Due paia d i cumon per registrare il titolo d i conte, in ‘Bollettino della Società Pavese di Storia P atria', voi. XLVI, pag. 465 - 466,1994. 14Julieu Benda, Il tradim ento dei clerici, UTET, Torino 1979.
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LE RADICI LONTANE
H a sc ritto E m id io D e F e lic e 15 che è difficile p o te r d ire se il so p ra n n o m e (Clericus), d a cui a sua volta derivò il cognom e Clerici,
è stato dato in relazione alla condizione d i appartenente al clero o d i persona d i cultura, anche perché le due condizio ni, alm eno n ell’alto M edioevo, spesso si sovrappongono: il riferim ento più frequente, tuttavia, sembra essere quello al grado di cultura. D a l s o p ra n o m e ‘C le ric u s’ tra g g o n o o rig in e n u m e ro si cognom i. I n Ita lia h a co n serv a to in te g ra lm e n te la fo rm a latin a so lam en te il c o g n o m e C le ric i (n o m in a tiv o p lu ra le d e l te rm in e ‘c le ric u s’) c h e n e i d o c u m e n ti ecclesiastici (com e a tti d i b a tte sim o , m a tri m o n io , m o rte ) veniva sc ritto ‘d e C lericis’. Altri cognomi, p u r conservando la struttura della parola latina origina ria, si sono trasformati in Clerico, Clerico, Clericuzio, Gericetri. Il te rm in e ‘C le ric u s’ è d iv e n ta to in d ia le tto lo m b a rd o C erig h e in q u ello to sc a n o (poi italiano) C h erco , C h e ric o , C hierico. Voci d iale tta li ch e h a n n o d a to a lo ro v o lta o rig in e ai cognom i: C ereghini, C e re g h e tti, C a re g atti, C h e rc h i, C h erici, C h e ric o , C hericoni, C hierico, Chierici, C hiericati, C hiericato, C hierigatti, Chierigati, C hierig ato , C hirico. A ll’e ste ro vi so n o co g n o m i la cui d e riv a z io n e d a ‘C le ric u s ’ è e v id e n te . I n F ra n c ia : C le rc , C le rc q , C lerke, Cìery, C lerissi, D e C lerc, D u C lerc, L e C lerc, L e d e re . In Inghilterra: C lerk, Clerck, Clerke, C lark, Clarke. In Svezia: Clerck. I n O la n d a : C lerq, C lerck. I n Irla n d a: C larke.
1.3 I Clerici vagantes N e l m ed io e v o alla d iffu sio n e d el s o p ra n n o m e ‘C le ric u s’ c o n tri b u ì c e rtam e n te anche il fen o m en o dei C lerici vagantes16: stu d e n ti ” In articolo citato in nota (4). 16 Sui Clerici vagantes esiste u n ’ampia bibliografia; riportiamo i riferimenti dei principali testi consultati. Roberto Antonelli e Simonetta Bianchini, D al clericus al poeta, in A A .W . (sotto la direzione di Alberto Asor Rosa), Letteratura italiana, volume II, Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 1983, pagg. 171-227. Carla Casagrande,e Silvana Vacchio, Clercs et jongleurs dans la socété médiévale (X II e t X III siécles), in ‘Annales. Economies, Sociétés, Civilisations’, 34° année, n. 5, septembre-octobre 1979, pagg. 913-928. Gianni Celati, Trovatori, chierici, giullari e la tra dizione ideologica del riso, in ‘Periodo Ipotetico’, 1971; poi, ampliato e col titolo Dai giganti buffo n i alla coscienza infelice, in Finzioni occidentali, Einaudi Torino, 1973, pagg. 81-131. Tito Saffiotti, I giullari in Italia. Xenia edizioni, Milano, 1990, pag. 79.
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LE RADICI LONTANE
Clerici vagantes e giullari in una miniatura medioevale.
u n iv e rsita ri c h e avevano ric e v u to a lm e n o u n o degli o rd in i m i n o ri (p e r q u esto Clerici) e che si trasferivano d a u n ’università al l ’a ltra (p e r q u e s to v ag an tes) a ttr a tti d a lla fam a d i c e le b ri p r o fessori, sp in ti d a am b izio n i m o n d a n e e dalla sete d i lib ertà. Scrive J a c q u e s L e G o ff17 c h e i C lerici vagantes sono:
studenti poveri, che non sono legati n é da un domicilio fis so, n é da alcuna prebenda, n é da alcun beneficio, se ne van no così all’avventura, avventura intellettuale, seguendo il maestro che li ha entusiasmati, accorrendo verso quello di cui si parla, spigolando d i città in città l’insegnam ento che viene impartito in ciascuna d i esse. I C le ric i vagantes n o n e ra n o c e rta m e n te degli stin ch i di santo: fre q u e n ta to ri assid u i d i tav e rn e, e ra n o d e d iti al vino e ai facili am ori. D o b b ia m o a lo ro u n filone significativo della lirica latin a 17Jacques Le Goff, G li intellettuali nel M edioevo, Mondadori, Milano 1959, pag. 28.
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m ed io ev ale. A lcu n i d e i lo ro c o m p o n im e n ti so n o c o n te n u ti n ei C a rm in a B u ran a, così c h ia m ati p e rc h é racco lti n e l co d ice d e tto B u ra n u s 1819, c h e fin o agli in izi d e ll’800 si tro v av a n e ll’a b b a zia di B e n e d k tb e u e rn . N e lla C o n fessio n e d i G o lia, u n o d e i p iù b e i c o m p o n im e n ti dei C a rm in a B u ra n a , è ria ssu n ta la filosofia esistenziale d ei C lerici vagantes:
II m io proposito è d i morire in una taverna; che il vino sia vicino alle m ie labbra al tram onto della vita. Q uesto farà piangere gli angeli con discorsi gioiosi: concedi a questo leo ne, o D io in cielo, grazie e assoluzione. A lcu n i d ei C lerici vagantes, ch e d i soldi n e avevano p o ch i, tr o v a ro n o fo rtu n a p re s ta n d o servizio nelle C o rti e nelle C a n c e lle rie d e i g ra n d i S ig n o ri fe u d a li tra s fo rm a n d o s i d a ‘v a g a n te s ’ in ‘C lerici c u ria le s’. G io v a n n i d a S alisbury fu d efin ito da H u iz in g a w il p rim o ra p p re s e n ta n te d e i ‘C h ierici cavallereschi’. Il fen o m e n o d ei C lerici vagantes cessò agli inizi del 1300 p e r la fo rte opposizione della Chiesa20. Il Concilio di Salisburgo nel 1291 vietò d i a d e rire alla ‘setta dei C lerici vagantes’ p e rc h é questi:
vanno in giro nudi, giacciono nei forni, frequentano taverne, giochi e meretrici, guadagnano da vivere a suon d i peccati. N e l 1298 p a p a B o n ifac io V i l i p riv ò d e i p riv ileg i e cclesiastici q u a n ti si facevano joungleur, goliardi o buffoni, recan d o n o n p o co d isc re d ito all’o rd in e clericale.
1.4 Diffusione del cognome Clerici N e l 1978 la S ocietà E le n ch i U fficiali degli A b b o n a ti al T elefono (SEAT) in caricò il p ro fe sso r E m id io D e Felice di e la b o rare i d a ti relativi ai cognom i c o n te n u ti negli elen ch i telefo n ici d ’Italia. I c o g n o m i fu ro n o classificati p e r d iffu sio n e n u m erica. I n Italia 18 II codice n. 4660 si trova ora nella Biblioteca Na 2ÌonaIe di Monaco di Baviera, 19Johan Huizinga, storico e difensore della libertà. N ato nel 1872 a Groninga, morto nel 1975 a de Steeg (Amheim). 20Eugenio Massa, op. cit,, pag, XLDf,
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al p rim o p o s to risu ltò il co g n o m e Rossi. Il co g n o m e C lerici o c c u p ò il 403° p o sto 21. N e l 1978 (an n o in cui fu fatta la ricerca) i C lerici a b b o n a ti al tele fo n o e ra n o 2 0 1 0 cosi suddivisi: -1627 (p ari all’8 1 % ) a b ita n ti in L o m b a rd ia; -383 (p ari al 19 % ) sp arsi in a ltre R egioni d ell’Italia se tte n trio n a le e c e n trale (in p a rtic o la r m o d o a R om a e ad A scoli P icen o ). C o n u n a c e rta a p p ro ssim a z io n e si p u ò d ire che al te m p o della rilevazione, fatta dal D e Felice, i C lerici eran o circa22 11507 (9314 in L o m b a rd ia e 2193 nelle a ltre R egioni). S ta n d o a u n calcolo rip o rta to n el 'L ib ro in te rn az io n ale delle fa m iglie C lerici’, e d ito negli S tati U n iti, risu ltò che n el m o n d o le fam iglie C lerici sa re b b e ro : 2416 in Italia, 161 negli S tati U n iti, 147 in F ran cia, 143 in Svizzera, 22 in C a n a d a , 22 in G e rm a n ia, 17 in A ustralia, 11 in G ra n B retag n a. A n c h e se i d a ti so n o m o l to a p p ro ssim a ti (p e r d ifetto : m a n c a n o i d a ti d ell’A m erica L a ti na) ci p e rm e tto n o p e rò d i farci u n ’id ea sulla d iffusione d el c o g n o m e C lerici nel m o n d o . N e l 1986 i C lerici a M ilano e ra n o 818 se c o n d o i d a ti fo rn iti d all’assessore allo sta to civile. N e l 2001 ri su ltav an o a b b o n a ti al tele fo n o in Italia 2595 u te n ti C lerici.
1.5 I Clerici hanno un’origine comune? N o n tu tti coloro ch e p o rta n o il co gnom e C lerici d isc e n d o n o da u n c o m u n e c a p o stip ite, p e rc h é tro p p o diffusa era n el M e d io e vo la qualifica d i ‘clericu s’. A so steg n o d i q u a n to afferm iam o facciam o n o stra la tesi d i C a relli2’ ch e distinse i c o g n o m i in significativi e n o n significativi. S o n o significativi q u e i c o g n o m i ch e h a n n o u n e v id en te signifi cato etim ologico. Il co g n o m e C lerici a p p a rtie n e a q u e sta p e rc h é la sua etim ologia, com e a b b ia m o visto, è b e n identificabile. S ono n o n significativi q u e i co g n o m i la cui etim ologia è oscu ra. S e c o n d o C arelli so lam en te c o lo ro c h e p o rta n o u n co g n o m e c o 21 Emidio De Felice, I dati relativi al cognome Clerici furono fom iti all’autore di questa nota da Emidio D e Felice con cartolina postale datata 1S settembre 1985 (in Archivio dei Conti Clerici), ” N el 1979 ad un abbonato al telefono corrispondevano 5,72 abitanti. 21G. Carelli, Famiglie diramate, ceppi gentilizi comuni, cognomi cambiati e cause costituite, ‘Rivi sta Araldica', anno XVIII (1920), pag. 290,
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s id d e tto n o n significativo p o s s o n o co n sid e rarsi d isc e n d e n ti da u n c o m u n e c a p o stip ite, n o n esse n d o giustificabile il rip e te rsi d i u n v o c a b o lo p riv o di senso in fam iglie la cui o rigine sia diversa: cosa che d ev e e sclu d ersi p e r i C lerici la cui etim o lo g ia è palese.
1.6 Luogo d’origine dei Clerici I C lerici, o ltre a n o n avere u n c a p o stip ite co m u n e, n o n p ro v e n g o n o d a u n ’u n ica località. N e i p re ssi di E rb a (C om o) vi è u n g ru p p o di case che si chiam a ‘C lerici’24, m e n tre in c o m u n e d i B offalora so p ra T icino vi è u n a cascina d e n o m in a ta ‘C lerici’25. L’O livieri e il B orselli afferm an o ch e fu la fam iglia ch e vi a b ita va a d a re il n o m e ai lu o g h i e n o n quelli alla fam iglia. Si p u ò afferm are c o m u n q u e , c o n u n a certa sicurezza che i C le rici so n o o rig in a ri d ellT talia se tte n trio n a le. In e p o c a m e d io e v a le li troviam o, infatti, in L iguria, in P ie m o n te, in E m ilia, in L o m b a rd ia . U n a delle c a ra tte ristic h e d ei co g n o m i d ellT talia s e tte n trio n a le 26 è la ‘i’, ch e n e l caso d el co g n o m e C lerici n o n va intesa co m e u n genitivo singolare (C lerici = d el chierico), m a co m e u n n o m in a tiv o p lu ra le (C lerici = i C lerici).
1.7 Conclusioni provvisorie M o lte fam iglie C lerici sa ra n n o c e rta m e n te im p a re n ta te fra loro, m a l ’u n ico m o d o p e r sap erlo è ric o stru ire la genealogia d i o g n u n a, a n d a n d o a ritro so n el tem p o . 34
34D ante Olivieri, Dizionario di toponomastica lombarda, Ceschina, Milano 1961. " Pierino Borselli, Toponimi lombardi, Sigaro Edizioni, Ivlilano 1977. “ P. Achis cer, Les origines de la étymologie, Typographie D e Ambroise Firmin Didot, Paris 1868
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GLI STEMMI DELLE FAMIGLIE CLERICI27 I Clerici ne! mondo sono, grosso modo, poco più di quindicimi la28. Non tutti discendono da un capostipite comune perché il cognome Clerici deriva dal soprannome 'clericus' che nel me dioevo era molto diffuso. Il professor Emidio De Felice ha scrit to29che è difficile poter dire se il soprannome (clericus) sia stato dato in relazione alla condizione di appartenenza al clero di una persona di cultura, anche perché le due condizioni, almeno nel l'alto medioevo spesso si sovrappongono: il riferimento più fre quente, tuttavia, sembra essere quello al grado di cultura. Senza avere la pretesa della completezza30 riporto qui di segui to l'elenco delle famiglie (al plurale) Clerici che in questi ultimi anni ho raccolto3'. Alcuni di questi stemmi sono parlanti perché raffigurano un chierico (in latino clericus) a figura intera o sola mente la sua testa tonsurata, cioè con la chierica.Come richia mo alle ragioni storiche ed epidemiologiche del patronimico, lo scaglione è presente, vario di smalti e di colori, in quasi tutti gli stemmi delle famiglie Clerici. La spiegazione ce la fornisce il dot tore Mario Zucchi32 in un suo scritto33. Dal etere degli antichi documenti, vale a dire del laico colto e let terato, al clerc laico e gentiluomo, difensore, col senno e con la mano, in tempi di aspri dissensi religiosi, del pensiero cristiano, è facile il passo; onde la scienza del blasone, volendo rendere, con figure ben definite, questi atteggiamenti spirituali che co stituiscono la grande ossatura dell'edificio religioso e civile, esco gitò lo scaglione, termine architettonico, che sorregge il fastigio del Tempio come una formidabile travatura ideale. Sono le la boriose elucubrazioni della scienza del blasone fatte accettabili ed autorevoli dai nomi dei Menestrier, del Galluppi, del de Foras, del Ginanni, del Franchi-Verney, del Crollalanza, del Riestap. Articolo pubblicato da Enrico E. Clerici su ‘Nobiltà; rivista di araldica, genealogia, ordini cavallereschi’, n. 45, anno LX, novembre - dicembre 2001. Gli stemmi delle famiglie Clerici. Pagg. 471 - 480. .......................................................... . * Calcolo approssimativo fatto avvalendoci degli elenchi telefonici sia italiani che esteri. ” Emidio De Felice in rubrica in ‘Storia Illustrata’ n. 139 (giugno 1969), pag. 167. '■ Speriamo possa raggiungersi con la collaborazione dei lettori di ‘Nobiltà’. “ Ringrazio per il prezioso aiuto il professor Giovanni Boffa (Lugano) e il professor Silverio Signoracci (San Lorenzo in Campo). .......................... K Noto studioso d’araldica e storico che fu bibliotecario di S. A. R. il Principe di Piemonte. ” ‘Proposta di stemma per il generale Ambrogio Clerici’ (presentata il 14 luglio 1941 alla Consulta Araldica). La relazione è stata pubblicata nell’articolo di Enrico E. Clerici, ‘Due paia d i cumon per registrare il titolo d i conte' , op. cit.
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Molti stemmi Clerici hanno il campo dell'Impero (capo d'oro al l'aquila di nero coronata dello stesso), cosa molto diffusa in Lom bardia che starebbe ad indicare che la famiglia aveva militato con i Ghibellini o aveva ottenuto la concessione dello stemma (direttamente o mediatamente) dall'Imperatore del Sacro Ro mano Impero.
Clerici di Lomazzo Famiglie feudale che nel 1300 signoreggiava su Lomazzo, bor go nelle vicinanze di Como. Il 17 novembre 1357 Anserico Cle rici di Lomazzo, unitamente ai figli Maffiolo, Francescolo e Cle rico (camerlengo e familiare di Galeazzo Visconti), ricevette dal comune di Como la cittadinanza comense. Galeazzo Visconti, duca di Milano, il 10 gennaio 1358 confermò questo provvedi mento. Giordano e Francesco, figli del citato Anserico, il 9 ot tobre 1358 furono creati conti palatini ed ebbero la facoltà di nominare notai e legittimare bastardi. Lo stemma dei Clerici di Lomazzo era 'd'oro allo scaglione di nero'. È stato scritto34che lo scaglione di nero, che compare sia nell'arma dei Clerici di Lo mazzo che dei Grimoldi di Lomazzo, altro non sarebbe che una X (lambda), lettera dell'alfabeto greco che corrisponde alla no stra 'L' con allusione a Lomazzo. Nel 1459 la concessione imperiale venne rinnovata in favore di Ga leazzo de Clericis (cittadino di Como) cosicché i suoi discendenti poterono far uso nel Canton Ticino delle loro prerogative (nomi nare notai e legittimare bastardi). Il capo dell'impero venne ag giunto allo stemma originario che si blasonò: 'd'oro allo scaglio ne di nero; col capo d'oro all'aquila di nero coronata dallo stesso'. L'imperatore Carlo V, nel 1548, confermò ai Clerici di Lomazzo la qualità di conti palatini cesarei. Alcuni Clerici di Lomazzo si tra sferirono a Milano dove ebbero sepoltura nella chiesa di San Raf faele; altri presero la cittadinanza ticinese risiedendo a Mendrisio nel periodo 1518-1700; altri nel 1569 si stanziarono a Deride. Di questi ultimi l'armoriale Ticinese ci fornisce due stemmi: 1. Troncato di un'aquila e di uno scaglione. Cimiero: due co lonne col motto: 'Plus ultra'. 2 . d i ... [lacunoso nel testo n.d.a.] allo scaglione scorciato ed il capo carico di un'aquila sostenuto da una divisa. Cimiero: tre penne di struzzo. MR. F., L'emblema d i Lomazzo, in ‘Rivista Araldica’, XLIV, 1946, pag, 196 e segg. ►
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Clerici (della Val di Bienio) Famiglia originaria della Val di Bienio (Canton Ticino) che nei 1332 abitava a Torre. Nel 1479 Valentinus de Clericis de Valle Bellegni, cuoco della Corte degli Sforza ebbe la cittadinanza di Milano. Lo stemma di questa famiglia era: 'di rosso al chierico vestito d'argento crinato d'oro, posto di fronte; col capo del l'Impero' sormontato da un cimiero consistente in 'un leone na scente di rosso'. Due stemmi simili sono indicati: - nel Codice Trivulziano (Milano) molto sommariamente dise gnata questa arma: di rosso, al cocuzzolo di testa visto dall'al to, crinito al naturale con la chierica d'argento; al capo d'oro con l'aquila di nero, linguata di rosso coronata del campo. - nel Codice Archinto (Torino): 'di rosso, al busto di chierico vol tato e vestito di una cotta d'argento, crinito con chierica, il tut to al naturale: il capo d'oro con l'aquila di nero, coronato dallo stesso, linguata di rosso'.
Clerici (da Bellinzona) Famiglia notarile di Bellinzona (Canton Ticino) dove vi compa re nel 1447 col notaio Battista Clerici, figlio di Paolo e spenta si, nel 1758, nei maschi con Giuseppe. A Bellinzona, nel chiostro del Convento dei Francescani si tro va lo stemma della Famiglia che era stato affrescato nel 1635 e che si blasona; 'd'oro allo scaglione piegato di nero; col capo dell'Impero sostenuto da una divisa del secondo'. L'arma dei Clerici bellinzonesi è quasi identica (la differenzia lo scaglione piegato) a quello dei Clerici di Lomazzo: il che può far pensare a un ramo della famiglia feudale.
Clerici di Cavenago
Famiglia originaria di Domaso (lago di Como) che nel XVII e XVIII secolo ebbe grande importanza. Nel 1666 Pietro Antonio Cle rici acquistò il feudo di Cavenago e l'anno seguente ottenne da Carlo II il titolo di marchese di Cavenago. La famiglia fu inve stita della signoria di Trecate e della baronia di Sozzago. Nel 1810 Giorgio Vitaliano Clerici, scudiero di Napoleone I, otten ne il titolo di conte del Regno d'Italia. Estintosi il ramo primogenito, Pietro Clerici con Regio Decreto 25 dicembre 1892 ottenne da Re Umberto I la rinnovazione del titolo di marchese di Cavenago.
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Arma: -A n tica (attualmente in uso): inquartato: al 1° e 4° d'oro, tron cato di un filetto; di sopra, all'aquila bicipite coronato del cam po sulle due teste; di sotto, allo scaglione, il tutto di nero; al 2° e 3° d'azzurro a due colonne accollate da una lista che le av volge in doppio giro, il tutto d'argento: la lista del 2° quartiere scritta col motto 'non plus ultra', quella del terzo motto 'ultra plus'. Napoleonica: inquartato nel 1° di rosso, ad un atrio a due colonne d'oro, terminato in un timpano dello stesso; nel 2° d'argento, ad un ramo di ginepro di verde; nel 3° di verde, alla squadra di argento; nel 4° di rosso, alle colonne erculee d'argento.
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Clerici (di Sicilia) Una famiglia originaria di Milano si trasferì in Sicilia. Arma: d'oro all'aquila bicipite coronata di nero.
Clerici (da Ponte, Valtellina) Famiglia che da Chiuro nel 1563 si trasferì a Ponte. Arma: nel 1° d'oro, all'aquila spiegata di nero, coronata, linguata e membrata di rosso, illuminata de! campo, posata sulla partizione (dell'Impero); nei 2° d'oro allo scaglione di nero. Questo stemma ha molte analogie con quello dei Clerici di Lomazzo.
Clerici di Prasso e di Roccaforte Famiglia originaria di Mondovì, due rami della quale sono sta te nobilitati: Clerici di Prasso. Giovanni Antonio Clerici il 19 dicembre 1711 fu investito delia Signoria di Ceva e il 13 marzo 1722 del feudo di Prasso col titolo di conte. Arma (?). Clerici di Roccaforte. Giuseppe Antonio Clerici il 13 gennaio 1722 fu investito del feudo di Roccaforte col titolo di conte. Na poleone I, il 9 marzo 1810, insignì del titolo di cavaliere del l'Impero francese Lorenzo Giuseppe Maria di Roccaforte. Arma: d'oro a un chierico vestito d'argento visto dietro, al ca po d'azzurro carico di tre stelle d'argento. Arm a napoleonica: d'oro, al chierico vestito d'argento visto dietro; col capo d'azzurro carico di tre stelle d'argento e colla campagna di verde carica del segno dei cavalieri legionari.
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Clerici (da Vercelli) Il 16 settembre 1687 Nicolò Bernardino Clerici, con i fratelli, consegnò l'arma che da tempo era usata dalla Famiglia. Arm a: d'azzurro allo scaglione, accompagnato da tre stelle, il tutto d'oro. Cim iero: la figura della giustizia colla spada nella destra e la bilancia nella sinistra. Motto: cuique suum.
Clerici (da Nizza Monferrato) Giovanbattista Clerici il 5 luglio 1633 ricevette le patenti di no biltà e l'arma. Arm a: inquadrato al 1° e al 4° d'argento allo scaglione d'oro orlato di nero; al 2° e al 3° d'azzurro a due fasce d'oro. Cim ie ro: il cigno d'argento. Motto: candior fid. Il Rolland ce ne fornisce un'altra versione: 'aux 1 et 4 fascé d'argent et azur; aux 2 et 3 d'argent, à trois chevrons de gueules'.
Clerici di Trévans e Saint-Martin Famìglia che viveva nel '700 in Provenza il cui capo era signore di Trévans e di Saint-Martin. Pierre de Clerici l'11 agosto 1747 fu nominato segretario di Sua Maestà il Re in Cancelleria. Arma: d'argento tre clarinetti di rosso, posti in palo (2 e 1), l'im boccatura in alto, capo d'azzurro carico di un sole d'oro na scente dal bordo inferiore del capo.
Clerici (del Mantovano) Nell'Archivio di Stato di Mantova si conserva la 'Raccolta Do cumenti Patrii' compilata dal conte Carlo d'Arco contenente 536 stemmi di Famiglie Mantovane. Uno di questi stemmi ap parteneva alla famiglia Clerici. Arma: nel 1° d'argento, a un uomo nudo nascente, volto per due terzi verso destra, con l'avambraccio sinistro appoggiato sulla partizione e il braccio destro disteso con la mano aperta; nel 2° d'argento a tre bande di rosso.
Clerico (da Villastellone) Famìglia piemontese abitante a Villastellone. Arma: d'azzurro allo scaglione d'argento, accompagnato da tre mezzelune dello stesso.
Clerici; famiglia pavese, oggetto di questa pubblicazione. Arma: d'oro allo scaglione di rosso, accompagnato in capo, da
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due stelle dello stesso e, in punta, da una granata fiammeg giante, di porpora, crociata d'argento; col capo d'azzurro, ca rico di una spada di parata, posta in fascia d'argento, con l'el sa e l'impugnatura pomellate d'oro. Motto: 'Magna Fides-Magnus Amor'.
Altri stemmi Clerici Di alcuni stemmi non è stato possibile trovare notizie storiche sulla famiglia Clerici che ne faceva uso. Nel Codice Archinto conservato a Torino è riprodotta quest'Ar ma: d'azzurro, allo scaglione di nero; al capo d'oro con l'aqui la di nero coronata dello stesso, linguata di rosso. Nello stemmario raccolto dal conte Gaddi Ercolani c'è questo stemma: d'azzurro, alla riga d'oro, accompagnato in capo da tre stelle di 6 raggi, male ordinate, d'oro e da un crescente rivolto dello stesso, posto a sinistra della stella di destra e in punta ad un ramo di tre fiori (rose?) gigliato e terrazzato al naturale.
Famiglie Clerici nobili di cui si ignora lo stemma Si ha notizia di alcune famiglie Clerici che erano nobili, ma igno riamo quale fosse il loro stemma. Clerici (colonnellato dei signori di Montaldo Roero). Dai si gnori di Montaldo Roero, che erano un ramo dei signori di Castellinaldo, si sono staccati alcuni rami fra i quali uno prese il co gnome Clerici. Arma: sconosciuta. Clerici (da Cherasco). Francesco della Chiesa nel suo libro35 (Corona reale di Savoia, ossia relazione delle province, e titoli ad essa appartenenti) sostiene che a Cherasco vivevano da no bili dei Clerici. A rm a: sconosciuta. Clerici (da Piacenza, colonnellato dei Visdomini). Diversi Clerici ricoprirono la carica di console di Piacenza: Gaio de Clericis nel 1140 e nel 1165; Ganus Clericus nel 1153; Gandolfo de Clericis nel 1162. Una famiglia Clerici nel XIII secolo faceva parte della Nobiltà del consiglio di Piacenza, il conte Emilio Nasalli Rocca di Corneliano ha scritto che i Clerici erano un colonneliato dei Visdomini (gruppo consortile piacentino). Non ab biamo trovato traccia dello stemma di questi Clerici. ” Originaria edizione del 1655, ristampata a Torino nel 1777.
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Stemmi di famiglie nobili che hanno aggiunto al proprio il cognome Clerici Nel libro d'oro della Nobiltà italiana figurano due famiglie che al loro cognome hanno aggiunto il cognome Clerici. Queste sono: - Bagozzi Clerici: famiglia dell'antica nobiltà di Asola. Nel 1820 l'Imperatore d'Austria riconobbe ad Antonio Bagozzi Clerici il titolo di nobile. A rm a: inquartato nel 1° d'azzurro all'aquila d'oro; nel 2° e 3° di rosso a due colonne d'argento; nel 4° d'azzurro allo scaglio ne d'argento. - Rusconi Clerici: famiglia comasca che nel 1730 aggiunse il cognome Clerici insignita del titolo di conte e la qualifica di don e donna. Arm a: troncato nel 1° di rosso al leone illeopardito d'argento coronato d'oro e tenente con la branca destra un rusco di ver de, accostato due trifogli; nel 2° d'argento ai tre pali di rosso; col capo d'azzurro all'aquila di nero cucita, coronata d'oro.
Stemmi di famiglie nobili che un tempo portavano il cognome Clerici Abbiamo trovato una famiglia che in origine si chiamava de Clericis e poi mutò cognome in Cantuti Castelvetri. È un ramo del la famiglia de Clericis che nel XIII secolo risiedeva a Cantò, tra sferitasi nel 1300 a Modena: conservarono per poco il cogno me 'de Clericis' per assumere quello 'da Cantò'. I Cantuti Castelvetri sono conti di Ligonchio, di Ospitaletto, Canova e Pedrelli, patrizi di Modena e nobili di Mantova. Arm a: partito: nel 1° ripartito d'argento e di rosso a due cani ritti e affrontati, dell'uno nell'altro, sormontati da una stella d'o ro sulla partizione (Cantuti); nel 2° d'azzurro, alla fascia d'ar gento, accompagnata in capo da tre nocciole d'oro male ordi nate, e in punta da un castello torricellato di tre pezzi al natu rale, fondato sulla pianura di verde, aperto e fenestrato di nero, e ciascuna torricella cimata da una banderuola di rosso svolaz zante a sinistra (Castelvetri).
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2. Origini e ipotesi
L a genealogia della n o s tra fam iglia, fin o a d oggi ric o stru ita , h a com e ca p o stip ite G io ’ G ia c o m o C lerici, m o rto p rim a d e l 30 d i c e m b re 1673. L e p o c h e n o tizie su d i lu i so n o ricavate d a ll’a tto d i in v estitu ra sem plice, co n ro g ito d i B aldassare O liello, n o ta io in Pavia, del 30 dicem bre 1673. In quella data il capitolo dei m o n aci della C e rto sa d i Pavia c o n c ed e in affitto il fo n d o d i C asci n a M anzola, in territo rio di C o rteo lo n a, a tre fratelli Clerici: C a r lo A m b ro g io , G io v a n n i B a ttista e B aldassare, figli del d e fu n to G io ’ G iaco m o . D a q u e sto d o c u m e n to e m e rg o n o d u e dati: - G io ’ G ia c o m o C lerici è m o rto p rim a del 30 d ic e m b re 1673. - G io ’ G ia c o m o C lerici è il p a d re di C a rlo A m b ro g io , G io v a n n i B attista e B aldassare. R ic e rc a n d o in v a rie p a rro c c h ie (A lb u zzan o , G e re n z a g o , G e n zo n e e d altre) a b b ia m o rilevato la p rese n z a d i u n a fam iglia C le ric i ad A lp ero lo , in te rrito rio d i A lb u zzan o , oggi in p ro v in c ia di P a v ia, d al 14 n o v e m b re 1666. In q u e l g io rn o n a c q u e A n to n ia C lerici, figlia d i P ie tro G io v a n n i ed A gostina. Il c a p o d e lla fa m iglia è u n ce rto G io ’ B attista, m o rto a d A lp e ro lo d i A lb u z z a n o n e l 1669 all’età d i s e ss a n ta n n i; la nascita è d a d a ta re q u in d i in to rn o al 1609. L’a lb e ro genealogico è il seguente: , 1 .G io’ Battista (nato 1609 ca., m orto il 16 gennaio 1669 ad A lp e
rolo di Albuzzano, sposato con Caterina che muore ad Alperolo il 9 marzo 1675, da cui: 2a. Pietro Giovanni, sposato con Agostina, da cui: - Antonia, nata nel 1666 ad Alperolo - G iovanni Battista, nato nel 1668 ad Alperolo - Giuseppe, nato n el 1670 ad Alperolo
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ORIGINI E IPOTESI
- G iovanni Battista, nato nel 1670 adA lperolo 2 b . Carlo Francesco, sposato a Caterina. G io ’ B attista e G io ’ G iaco m o , il c a p o stip ite della n o stra fam iglia so n o fo rse coetanei, il che ci fa p e n sa re siano fratelli; l’ip o tesi fi n o a q u e sto m o m e n to n o n è p ro v ata . R icerch e fa tte a F ilig h era (oggi in p ro v in c ia di P avia) ci h a n n o p e rm e sso d i tro v are u n a tto d i m atrim o n io d el 28 m aggio 1664, fra C a rlo C lerici d e tto ‘il G ru p e llin o ’, figlio del fu G io ’ G ia c o m o e di A ngela C a te rin a d e C assani, c o n M aria C a te rin a Salvan eschi, v edova d i A m b ro g io M o re tti. A q u e sto p u n to si a p re u n quesito: q u e sto G io ’ G iaco m o , p a d re d i C arlo, è lo stesso G io ’ G ia c o m o C lerici, p a d re dei tre fratelli C lerici c h e d a San M a rtin o 56 n e l 1671 p r e n d o n o in affitto, con l ’a tto d ’in v estitu ra d el 1673, il fo n d o di C ascina M anzola? D i c e rto sa p p ia m o che e n tra m b i so n o defu n ti, u n o p rim a del 28 m aggio 1664 e l’altro p rim a d e l 3 0 d ic e m b re 1673. U n a p ista v erso G ro p e llo C airo li (oggi p ro v in c ia di P avia) p o tre b b e esserci o ffe rta dal so p ra n n o m e di C arlo C lerici (il G ru p elin) c h e si sposa nel 1664 a F ilighera. G ru p e lin vuol d ire o ri g in ario di G ro p e llo , l ’o d ie rn a G ro p e llo C airoli; in d iale tto G r o p e llo si d ice G ru p e l e i su o i a b ita n ti G ru p e llin i. Q u e s to è q u a n to sa p p ia m o in q u e sto m o m e n to e che p u ò co sti tu ire la b a se p e r fu tu re ricerche.
%S pi Martino di Tours, 11 novembre, era la data annuale stabilita per il rinnovo delle fittanze ed i traslochi delle famiglie contadine e delle loro masserizie per le nuove sedi. Nella bassa pa dana si usava dire ‘far San Martino'.
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3 . 1 Clerici uno per uno I. Giovanni Giacomo. D i lu i n o n si h a n n o notizie precise; si p r e su m e essere n a to fra il 1605 e il 1615 e m o rto p rim a del 1673. S e c o n d o a lc u n i s a re b b e o rig in a rio d i G ro p e llo , l ’a ttu a le G ro p e llo C airoli. N e l ro g ito d e l d o tto r B ald assare O i d i o ” , n o ta io pavese, d el 30 d ic e m b re 1673 è in d ic a to com e il p a d re , d e fu n to , ‘q u o d a m Jo . J a c o b i’ d ei fra telli C a rlo A m b ro g io , G io v a n n i B a ttista e B aldassare C lerici. D a cui:
1. Carlo Am brogio [12] 2. G iovanni Battista. F itta b ile . D a San M a rtin o 1671, u n ita m e n te ai fratelli C arlo A m b ro g io e B ald assare si stabilisce nella ca'7 II nome del notaio è riportato a volte come Oliello.
ha Cascina Manzola di Corteolona (disegno di E. Costa).
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scina M a n zo la 58, n a ta in te rrito rio d i C o rteo lo n a , d o p o aver p r e so in affitto dalla C e rto sa d i P a v ia 59qu ella possessione. Sposa: —Angela Caterina , della q u a le si ig n o ra o g n i notizia; - a C o rteo lo n a il 13 n o v e m b re 1687 in seco n d e nozze Lucia Vec chi , vedova d i G ia c o m o A n to n io R afani, n a ta n el 1651 e m o rta alla M anzola n el 1696. I T re su o i figli, n a ti d al p rim o m atrim o n io , sa ra n n o sacerdoti: Pietro A ntonio. P a rro c o d i Soriasco. E o rd in a to sa c e rd o te il 22 se tte m b re 1696, a Pavia, d a S.E . M o n sig n o r L o re n zo T ro tti. V i c e -p a rro c o d i C o rteo lo n a d al 1699 al 1706; passa alla d iocesi di P ia ce n z a p e rc h é o ttie n e d a q u e l vescovo la n o m in a a re tto re di Soriasco, in O ltre p ò , con d e c re to vescovile 24 g en n aio 1707 e vi si in se d ia u ffic ia lm e n te il 18 m a rz o 1707. C o m e re tto re d i S o riasco riceve nel 1737 m o n sig n o r G h e ra rd o Z an d em aria, v e sco v o di P iacenza, in visita pasto rale. E se rc ita a Soriasco il m in iste ro sa ce rd o ta le fin o al 5 fe b b ra io 1743, g io rn o in cui m u o re , as sistito d al n ip o te s a c e rd o te c o a d iu to re P ie tro M a rtire C lerici. I su o i fu n era li v en g o n o p re s ie d u ti da d o n G io v a n n i P a stu re n z o , re tto re di D o nelasco. G iovanni A n to n io . P a rro c o d i M ira b e llo . C o n d e c re to d e l v e scovo d i Pavia, in d a ta 7 o tto b re 1714, è n o m in a to re tto re di M i rabello. L o troviam o in carica fino al 1748. M u o re p ro b ab ilm en te in to rn o al 1752. Brunone. P a rro c o di C o rteo lo n a . N a sc e alla cascina M an zo la di C o rte o lo n a il 2 9 o tto b r e 1686 e m u o re a C o rte o lo n a il 27 f e b b ra io 1763. E c o a d iu to re d el fratello , d o n G io v a n n i A n to n io , a M irab ello . N e l 1731 è n o m in a to p a rro c o di C o rte o lo n a e h a d iritto al tito-
" La Cascina Manzola di Corteolona ai giorni nostri presenta ancora l’estesa facciata il cui por tico centrale è sormontato dal frontone triangolare neoclassico, e la torre colombaia. Alle sue spalle sorge purtroppo un impianto di compostaggio. ” G. G. Merlo, Lombardia monastica e religiosa. Edizioni Francescane, marzo 2001. Cap. XT1 pag. 385. Riguarda la costumanza già in uso dal 1405 per quelle famiglie di (inabili che affittano dai mo nasteri. .. Rappresenta una testimonianza di religiosità popolare che affiora in altri passi del registro come la benedizione natalizia della casa e nella benedizione fatta impartire ai nuoti Strabili,
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La Chiesa di Soriasco in Oltrepò Pavese, dove Pietro A n to n io Clerici fu rettore dal 1707 al 1743.
lo di p rev o sto ; rim a rrà tale fino alla m o rte . R ic o p re la carica di V icario F o ra n e o e in q u e sta veste il 7 o tto b re 1755 fa visita alla p a rro c c h ia d i P ieve P o rto M o ro n e d o v e n ei registri p a rro c c h ia li scrive:
“omina bene se habent”.
L'INVESTITURA DEI FITTABILI A LLA CERTOSA DI PAVIA NEL 167340 Il 16 ottobre 1581 Michel Eyquem seigneur de Montaigne vi sitò la Certosa di Pavia41. Nel suo diario scrive: Partii di Pavia... per vedere anco la Chartrosa la quale con ragione ha il grido di una bellissima chiesa. La facciata dell'intrata tutta di marmo... il sepolcro di Gian Galeazzo Visconti... e poi il coro et ornamenti del grande altare et il chiostro di una grandezza inusitata... . . .
40 Enrico E. Clerici ha ricostruito la scena dellinvestitura per il ‘Bollettino della Società Pavese d i Storia Patria’ (1992, pag. 356 e seguenti). 41Journal de Vojage de Michel de Montagne en Italie par la Suisse e l’Allemagneen 1580- 81.
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Certosa di Pavia. La Certosa di Pavia fu un centro di riferimento religioso ed economico per la famiglia fra il Seicento e il Settecento.
La casa è grandissima d'intorno, e fa vista... per il numero di gente, di servitori, di cavalli, cocchi, manovali e artigiani, d'una corte d'un grandissimo principe. Identica atmosfera devono aver trovata, poco più di novant'anni dopo i due fratelli Clerici, Carlo Ambrogio e Battista, quando si recarono alla Certosa per ottenere l'investitura della possessio ne della Manzola, cascina che ancor oggi si trova in territorio di Corteolona, nel XVII secolo era di proprietà della Certosa e ave va accorpato un fondo di 1264 pertiche e 16 tavole. Il Mona stero per il primo anno agrario, 1671-72, aveva fatto sul cano ne, fissato in tre lire la pertica, uno sconto di cinque soldi la per tica. Soltanto due anni dopo l'arrivo dei fratelli Clerici a Cascina Manzola, la locazione venne ufficializzata42 con la cerimonia d'investitura nella Certosa di Pavia. La cerimonia si svolse il 30 dicembre 1673,1due fratelli Clerici, Carlo Ambrogio e Battista (Baldassare era rimasto certamente alia Manzola a sorvegliare i 42D all’istrumento d ’investitura del 50 dicembre 1673, rogato dal notaio Baldassarre Oiello. Copia dall’Archivio di Stato di Milano - fondo Religione - Beni della Certosa di Pa via e Corteolona, in Archivio dei conti Clerici, Moncasacco, cassetta 108 ‘Corteolona’.
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lavori) per essere alla Certosa alle nove del mattino probabil mente si saranno messi in viaggio il giorno prima con un cales se o a cavallo, passando per Beigioioso e Pavia. Forse avranno cenato e trovato alloggio nella foresteria della Certosa oppure all'Osteria della Torre del Mangano, detta del Cantone delle Tre Miglia43, non lo sapremo mai, di certo sappiamo che 'ad ora tertia' di venerdì 30 dicembre 1673, vestiti gli abiti migliori, i due Clerici si presentarono puntuali. Quella mattina i rintocchi del la campana, fatta suonare su ordine del priore Dominus Paolo Torchi, distolsero dalla meditazione venticinque monaci (nello strumento d'investitura i monaci sono chiamati per nome e co gnome) che processionalmente si recarono nella sala del Capi tolo. Doveva essere un bel colpo d'occhio: il priore in cattedra, circondato dai monaci col saio bianco, il dottor Baldassarre Oiello, notaio in Pavia, i due fratelli Clerici e i tre testimoni: il com missario Carlo Antonio Corti, abitante a Torriano, Francesco Ma ria Grioni, abitante a Torre del Mangano, e Francesco Vigo, det to Filippino, abitante nel Vicariato di Binasco. Il Capitolo della Certosa formato da 26 monaci, omnes mona chi professi sancti Mon(aste)rii et in eo degentes, et vocem habentes, in Capi(to)lo facientes et rappresentantes maiorem et minorem partem, dichiarò per bocca del priore, di investire i tre fratelli Clerici della Possessione della Manzola, con locazione novennale, che aveva inizio 'retroattivamente' dal novembre 1671. Il canone annuo era fissato in lire imperiali44 tre più una serie di appendizi. La Certosa aveva diritto di mettere penali, però non esistendo assicurazioni in caso di brina o tempesta, di guerre e peste, o mortalità del bestiame, il monastero concor dava un rimborso. Ogni anno i Clerici si recavano alla Certosa per una consegna degli appendizi e certamente ci sarà voluto uno o più carri. Durante una di queste visite Baldassare avrà po tuto ammirare i dipinti recenti di Daniele Crespi, raffiguranti le Storie di San Brunone45 nel presbiterio, fondatore dell'Ordine dei Certosini. Infatti per onorare il santo chiamò Brunone uno dei suoi figli, nato a Manzola. 4! Il 18 febbraio 1653 quest’osteria con stallazzo era stata venduta dal marchese Pietro Paolo Pallavicino al signor Giovanni Battista Candiani (si veda G. Zanaboni, Velleizo Bel lini e le sue terre, Pavia 1990, pag. 600) 44 La lira imperiale era la moneta del periodo spagnolo. Nel Settecento sarà sostituita dal la lira milanese che come la precedente semriva il sistema duodecimale. ^ 45 Bruno di Colonia (1084), santificato col nome di San Brunone, fondatore dell’ordine dei Certosini.
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3. Baldassare. F itta b ile . N a s c e n e l 1647 ca., m u o re n e l 1697. D a S an M a rtin o 1671 a b ita c o n i fra te lli a C a sc in a M a n z o la d i C o rte o lo n a . Sposa: - Clara Caterina , della q u a le n o n co n o sciam o il cognom e, n a ta n el 1655 ca., m o rta d o p o il 1694; —in seco n d e nozze Annunciata , della quale n o n a b b iam o notizie.
CHI ERANO I FITTABILI? Fin dal XV secolo nella Bassa irrigua, territorio della Lombardia comprendente la Bassa milanese, il Pavese, il Cremonese, il Lodigiano e il Mantovano, l'utilizzo a fini agrari dei grossi fondi, dalle seicento pertiche in su, quasi sempre di proprietà dei mo nasteri e della nobiltà, veniva concesso mediante affitto, solita mente della durata di nove o dodici anni, a persone chiamate fittabili che si assumevano, in prima persona, i rischi connessi alla conduzione. In Lombardia il fittabile era un imprenditore agrario che si distingueva dal piccolo proprietario (tipica figura dell'area montana che troviamo anche, meno numerosi, nella Bassa irrigua: nel Pavese erano chiamati plandòn46) e dal mez zadro dell'area medio asciutta (Brianza, Comasco, Alto Milane se). Al contrario del mezzadro e del piccolo proprietario, il fit tabile aveva consistenti capitali o aveva credito per ottenerli tra mite mutuo, non lavorava personalmente la terra, ma la faceva lavorare da salariati, fissi ed avventizi; aveva la proprietà di un rilevante numero di capi di bestiame, cavalli, buoi, mucche, per il fondo affittato pagava un canone in denaro ed era tenuto ad alcune prestazioni in natura che si chiamavano appendizi47. Car46 II termine piandoti veniva usato dai vecchi Clerici come termine dispregiativo per indi care persona di poco conto. 4' Ad esempio: nel contratto d'affitto del fondo della Manzola di Corteolona, stipulato nel dicembre 1673 dai fratelli Carlo Ambrogio, Baldassare e Giovanni Battista Clerici, figli di Gio. Giacomo con la Certosa di Pavia, era stabilito un canone annuale di lire imperiali 3 la pertica (le pertiche erano 1264 e tavole 16) e appendizi consistenti in: 1. fieno maggengo fassi otto ben condizionato; 2. avena soma quattro bella, netta e mercantile al Monastero; 3. ova di galline ventine quindici; 4. burro tresco libbre grosse quindici; 5. ventina di te la di lino bianco e sottile. Dove il fasso era la misura per legna, foraggi e paglia, corri spondenti a 100 libbre grosse, kg 76,2517; soma era la misura per i cereali, corrispondente a 1. 164,5135; libbra grossa era la m isura per p rodotti alimentari corrispondenti a kg. 0,7625.
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10 Cattaneo così ha descritto i fittabili48: 'classe di fittuari, igno ta presso le nazioni antiche e la maggior parte delle moderne, i quali, piuttostochè agricoltori sono im prenditori d'industria agraria; perché sciolti di ogni manual fatica e d'ogni cura servi le, anticipando grandi valori riproduttivi al terreno, e vivendo in mezzo ai rustici come cittadini. Questa classe non solo sorse presso di noi più anticamente che in Inghilterra, ma ebbe radi ce naturale e spontanea nell'agricoltura irrigatoria. Poiché fat to costante si è, che, dove questa dominava, si formarono le grandi fittarezze'. 11 fittabile, nelle comunità in cui aveva in affitto il fondo agra rio, godeva di notevole prestigio. Scriveva sempre il Cattaneo che i fittabili 'vivendo nel mezzo d'ogni abbondanza domesti ca, circondati di numerosi famigli e cavalli, formano quasi un ordine feudale in mezzo a un popolo di giornalieri, che non co noscono ulteriori padroni'*9. Nel settecento i Clerici erano fra i maggiorenti nei paesi in cui abitavano: Copiano, Lardirago e Marzano. Scorrendo i registri parrocchiali troviamo che il nome del capo della famiglia Cleri ci e di sua moglie erano preceduti, rispettivamente, dal prefis so Dominus e Domina, li sacerdote e storico don Gianfranco Mascheroni50 a questo proposito, nel 1984, scriveva51: a diffe renza di altre famiglie che sono elencate semplicemente con nome e cognome, la famiglia Clerici ha il prefisso ’M esser' e 'Domino' il che denota un certo riguardo ed una posizione pri vilegiata in paese (n.aa. Copiano). Sappiamo che durante le processioni, in particolare quella del Corpus Domini con il SS. Sacramento, 'il baldacchino' era por tato da quattro fittabili del paese, secondo antichissima con suetudine, seguiti dai rappresentanti delle Confraternite52. A suffragare il rapporto con le confraternite resta un armadio-sti po ligneo, databile fra il 1590 e il 1610, detto 'da confraterni48 Carlo Cattaneo» Dell’agricoltura inglese paragonata alla nostra, opera ripubblicata nel 1975 da Giulio Einaudi Editore, in Carlo Cattaneo, Saggi di Economia Rurale, a cura di Luigi Einaudi, pag. 229. 49 Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili su la Lombardia, Bemardoni, Milano 1844. 50II prevosto don Gianfranco Mascheroni nato a Costa de’ Nobili fu parroco di Chigno10 Po dal 1969 al 1995. H a scritto importanti libri di storia pavese: Costa de’ Nobili Pie tra e la Chiesa di S. Maria Assunta (Pavia 1982); Il Borgo di Chignolo e la Chiesa S. Maria e Lorenzo, (Pavia 1980); La Pieve di Porto Morone (Pavia 1985); L Abbazia Benedettina di Santa Cristina, la Parrocchia ed il Comune (Pavia 1983), Feudo, Feudatari e Castelli di Chignolo (Pavia 1993). 11 In A.d.C.C. cassetta n. 105 ‘Copiano’.
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ta', al cui interno sono gli spazi per sistemarvi i ceri, le tuniche dei confratelli e le insegne, mentre all'esterno, sugli stipiti, due figure d'uomo a guisa di erme a tutto tondo, con camiciotti e cappucci rimandano all'immagine dei disciplini 'capuciati' e af fiancano due bellissime porte ad intaglio53. Un esemplare simi le è conservato alla Certosa di Pavia. Sempre nel Settecento, ad accrescere il prestigio della famiglia Clerici contribuì la presenza di numerosi religiosi regolari e se colari54. Ne ricordiamo alcuni: don Pietro Antonio Clerici55, par roco di Soriasco, in Oltrepò, dal 1707 al 1743; don Giovanni Antonio Clerici, parroco di Mirabello56, Pavia, dal 1714 al 1748; padre fra Michele Clerici da Copiano, nel 1787 padre guardia no, ovverosia il superiore del convento di Santa Maria in Cam po57 a Binasco; il prevosto don Brunone Clerici, parroco di Cor teolona dal 1730 al 176358. Incontreremo altri ecclesiastici del la famiglia in questa biografia. Famiglie come i Clerici costituirono l'ossatura di quella borghesia rurale che contribuì, soprattutto nell'epoca della Restaurazione, al progresso sociale ed econo mico della Lombardia. ” L’armadio, oggi proprietà di Carlo A, a e ric i, fu fatto restaurare una prima volta da An na Clerici, che lo aveva riscoperto in una cucina a Vìllareggio negli armi ’40, dove funge va da dispensa. Un secondo restauro lo fece eseguire Anna Clerici Valdagni negli anni 70, 51In A. d. C. C. cassetta n. 20 ‘monografie’ (i Sacerdoti Clerici). ” Sulla scala de ‘La Malmostosa’, il retour de chasse degli autori in Moncasacco (Piacen za), nel 1995 è stato murato un ricordo in marmo scolpito dallo scultore Dino Felici da Avenza (Carrara). Don Pietro Antonio Clerici fu il prim o Clerici che abitò in Oltrepò’. 54 Si parla di lui nel libro di monsignor Faustino Gianani, Mirabello, il Parco, la Battaglia, la Parrocchia, EMI, Copiano 1984, pag. 212. La storia del Convento è stata scritta da Alberto M. Cuomo, 5. Maria in Campo - un con vento soppresso nella Bassa milanese - Secoli X - XI X, Binasco 1991. 58 Se ne parla diffusamente nel libro di monsignor Faustino Gianani, Storia di Corteolona, Pavia 1982.
IL Carlo A m b rogio59. F itta b ile . N a sc e n e l 1640 ca., m u o re in to rn o al 1701 a C o rteo lo n a. L’11 n o v e m b re 1671, u n ita m e n te ai fratelli G io v a n n i B attista e B aldassare, si stabilisce alla C ascina M anzola in te rrito rio d i C o rteo lo n a, p re sa in affitto dalla C e rto sa di Pavia. Il fo n d o della C ascina M anzola viene consegnato dall ’in g eg n er P asin o Sforza, se co n d o l’a tto reg istrato nel re p e rto rio d el no taio F ran cesco Sorm ani. L a p ossessione è d i p e rtic h e 1264 ” Era consuetudine l’imposizione dei doppi nomi a battesimo che venivano scelti dai genitori in ossequio alla tradizione familiare o secondo il gusto locale di devozione ai santi.
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e tavole 16. Il 30 d ice m b re 1673 è p rese n te, col fratello G io v a n n i B attista, all’investitura fatta dal C ap ito lo della C ertosa con ro gito d e l d o tto r B aldassare O iello del 30 d ice m b re 1673. Alle d i p e n d e n z e dei tre fratelli C lerici ci so n o n u m ero si servi o fam uli. L’affitto della M anzola sarà rin n o v ato p iù volte. D a San M artin o 1691 C arlo A m brogio, c o n i fratelli, p re n d e in affitto, sem pre dal la C ertosa, anche la possessione d e tta di C orteo lo n a, d i p ertich e 780. L a fratern a C lerici viene così a d isp o rre d i 2044 p e rtich e 60. Sposa: - M addalena ; d i lei n o n si h a n n o notizie. D a l m a trim o n io n ascono: 1. G iovanni Giacomo II. F itta b ile . N a sc e n e l 1670 ca. D o p o la m o rte d el p a d re , in to rn o al 1 7 0 1 -0 2 , c o n tin u a a te n e re in affit to il fo n d o della M anzola e q u e llo di C o rteo lo n a. N el 1714 p r e sta giu ram en to di fedeltà al feu d a tario di C o rteolona61. Il 16 m a r zo 1718 il C a p ito lo d e lla C e rto s a lo re in v e ste , co n a ffitto n o v en n ale, della M anzola u n ita m e n te ai cu g in i G iu s e p p e e B ru n o C lerici, figli d el fu B aldassare e P ie tro P a o lo Clerici, figlio d e l fu G io v a n n i B attista co n ro g ito d el 16 m arz o 1718 d el d o tto r C a m illo T enca, n o taio e d in g eg n e re pavese. L ’affittanza è rin n o v a ta n el 1727. G li affari n o n v a n n o b e n e . Il C a p ita n o d i G iu stizia di M ilano, il 26 s e tte m b re 1729, e m e tte p re c e tto esecu tiv o a fa v o re della C e rto sa di P avia in p reg iu d izio d i G io v a n n i G ia c o m o I I e c o n so rti C lerici p e r u n d e b ito d i lire 72454.15.2, d eriv an te d a a ffitti n o n p a g a ti. Si a rriv a a u n a tra n sa zio n e : il 12 g e n n a io 1730 i C lerici c e d o n o tu tti i b e n i, sc o rte vive e m o rte , ch e p o s sied o n o alla M an zo la e a C o rteo lo n a . I
Sposa: - in p rim e n ozze Cecilia-, - in se co n d e n ozze A n n a (nasce n e l 1679 ca.). 2. Carlo A n to n io [III] “ Si potrà notare che per generazioni i Clerici tenevano uniti i beni tra parenti stretti; questo si stema veniva detto ‘in fraterna’. 61Vedi la voce ‘Clerici’ nello schedario Marozzi - Biblioteca Bonetta, Pavia.
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3. Angela Margherita. N a sc e il 19 giu g n o 1673 a C ascina M anzola di C o rteo lo n a . 4. Giuseppe Agostino. F ittab ile. N asce l ’8 m arz o 1680 a C ascina M an zo la di C o rteo lo n a. Sposa: - A n n a Elisabetta, ch e n e l 1729 vive, vedova, alla M an zo la n e l la casa d el c o g n a to G io v a n n i G ia c o m o II. 5. M aria. N a sc e n e ll’o tto b r e 1681 a C a sc in a M a n z o la di C o r teo lo n a. 6. A gostino. F itta b ile . N a sc e n e ll’a g o sto 1682 alla M a n zo la di C o rteo lo n a . Il 16 m arz o 1718 n e lla C e rto sa di P avia ra p p re s e n ta il fra tello G io v a n n i G ia c o m o I I alla cerim o n ia di re in v e stitu ra d e ll’a ffitto della M a n z o la co n ro g ito d e l 16 m a rz o 1718 d el d o tto r C am illo T enca, n o ta io ed in g eg n ere pavese. Vive fino al g e n n a io 1730, col fra tello G io v a n n i G ia c o m o I I e i cugini, alla M anzola. I n seguito all’e s p ro p rio d ei b e n i è acco lto d al fratello C a rlo A n to n io , fitta b ile a C o p ia n o . Santa Maria in Campo a Binasco. Immagine del convento dì Santa Maria in Campo, nel territorio di Binasco, dove nel 1787 Michele Clerici fu padre guardiano.
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Sposa: - a B eigioioso il 28 g en n aio 1706 Colomba Ponghi, figlia d i G io v a n n i B attista, d a cui: M ichele. F ra te m in o re rifo rm a to d i San F ra n ce sc o . N e l 1787 è p a d re g u a rd ia n o d el co n v en to d i S an ta M aria in C a m p o , in te r rito rio d i B inasco62. 7. Laura Monica nasce a C ascina M anzola il 20 feb b ra io 1684. 8. Siro A n to n io m e n z io n a to n e llo ‘sta to d ’a n im e ’d el 1708 n e l l ’archivio della P a rro c c h ia d i C o rteo lo n a. I I I . Carlo Antonio. F itta b ile . N asce a C ascina M anzola di C o r teo lo n a il 16 o tto b re 1672, m u o re a C o p ian o il 18 feb b raio 1747. Vive a C ascin a M anzola fino al 1710 ca. A b ita d al 1715 al 1718 a M irab ello d i Pavia6*, p o i d al 1718 al 1727 a T o rre d ’A stari, in te rrito rio di A lbuzzano. D al giorno d i San M artin o del 1727, d o p o aver p re s o in affitto u n fo n d o , si trasferisce a C o p ia n o . N e l g e n n a io 1730 accoglie il fratello A g o stin o co n la fam iglia, in se g uito alla confisca dei b e n i della M anzola. D o n C arlo F ra n ce sc o S acco è il cro n ista p u n tu a le d i q u a n to avviene in qu eg li a n n i a C o p ia n o e d in to rn i; risc o n tra c h e g ra n d e è la d e p re ssio n e e c o nom ica, il fru m e n to si v e n d e a p rezzo m iserabile, ladri e b rig a n ti g ira n o o v u n q u e , si sparge la v o ce d ell’arrivo della peste. Sposa: - in p rim e nozze Margherita che sappiam o essere m o rta alla M an zola d i C o rte o lo n a il 21 d ic e m b re 1703 ; - in seco n d e nozze Rosa A n n a Valeri (o de Pateris), figlia di Ste fan o A n to n io , n a ta a C o rte o lo n a n el 1676, d a cui: 1. A n n a Maria ch e nasce alla M an zo la di C o rte o lo n a il 22 m a g gio 1699. 2. Am brogio. F ittab ile. N a sc e n e l 1701 ca. alla M anzola di C o r te o lo n a , m u o re a C o p ia n o il 30 d ic e m b re 1759. Segue il p a d re a “ Notizie dal ‘Ticino’, 4 maggio 2002. H complesso monasteriale di Santa Maria in Campo (Bina sco) ed il convento che non ne faceva parte furono soppressi. Dal 1990 tutta la zona è oggetto di studi archeologici volti alla ripulitura del sito ed al recupero dell'elevatissimo numero di reperti. “ Monsignor Faustino Gianani in Mirabello di Pavia, ilparco, la battaglia, la parrocchia, Emi, Pavia 1984, a pag. 212 ci ricorda che ‘nel 1714 ad Alessandro C alli successe Antonio de Clericis, il qua le il 27 aprile 1748, rinunziò alla Parrocchia. Una lapide in chiesa segna il suo sepolcro e fa men zione del suo testamento’. Probabilmente in questi anni la Parrocchia è retta da un sostituto.
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T o rre d ’A sta ri e n el 1727 si tra sfe risc e con lui a C o p ian o . R im a n e a C o p ia n o an ch e d o p o la d iv isione d e i b e n i e re d ita ti d al p a d re , fatta coi fratelli G io v an n i A n to n io e P ietro , che da San M a r tin o n el 1749 p r e n d o n o in affitto il fo n d o d i C ascina C olom bara, in te rrito rio d i L a rd irag o . Sposa: - a M irab ello il 6 fe b b ra io 1726 A n n a Maria Albertario, n a ta nel 1709 ca., ch e m u o re a C o p ia n o il 5 ap rile 1774 da cui: Gaspare. Sacerdote64. N asce a C o p ian o il 4 m aggio 1739, m u o re a C o p ia n o l’8 d icem b re 1799. V este l’a b ito ecclesiastico il 22 o tto b re 1757. Riceve la tonsura, l’ostiariato e il letto rato il 18 dicem bre 1757, l’esorcistato e l’accolitato il 24 dicem bre 1758, il su d d iaco n a to il 17 luglio 1763, il diaco n ato il 7 aprile 1764 e il sacerdozio il 22 settem b re 1764. Vive sem pre a C o p ian o dove è c o a d iu to re di quella parro cch ia. D a i d o c u m e n ti in archivio troviam o ch e il 17 fe b b ra io 1783 am m in istra i sacram en ti a M a tu rin u s L u xuriensis T u ronensis diocesis (d i T ours) d ’an n i 50, p ellegrino d i rito rn o a Rom a, che m u o re a C opiano. N el 1792, col fratello G iu se p p e co stituisce u n a d o te in favore della n ip o te M ad dalena Clerici, rogito d i F rancesco Valerio Valenti, n o taio in Pavia. 3. Agnese, nasce alla M an zo la di C o rteo lo n a , il 14 m aggio 1708.
4. G iovanni A n to n io [IV] 5. A nnunciata, nasce n e l 1711 ca. 6. Giuliana nasce nel 1713 ca., m uore a M arzano il 4 settem bre 1789. Sposa: - in p rim e n ozze O ttavio Maria Necchi; - in s e c o n d e n o z z e Francesco A n to n io C ucchi a C o p ia n o il 2 fe b b ra io 1734. 7. Maria Bibiana, nasce a M irab ello di P avia il 30 o tto b re 1715. F u b a tte z z a ta da G io . A n to n io C lerici, re tto re d i M irabello, p a d rin o D o n B ru n o G aleazzo C lerici, m a d rin a E lisa b e tta C olom b a n i d i C ascina C ald erara. w Abbiamo notizia che sotto l’arciprete don G iuseppe Pasio fra i coadiutori, nel 1750 circa nel la parrocchia di Copiano dedicata al ritrovamento della S. Croce ed alla conversione di Paolo, era presente Gaspare Clerici di anni 22, E. Segò, Copiano.
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Sposa: - a C o p ia n o il 23 n o v e m b re 1734 Giacomo A n to n io R iboni. 8. Maria G iovanna , nasce n el 1721 ca., m u o re all’e tà d i q u a ttro a n n i a T o rre d ’A stari d i A lb u z z an o il 19 n o v e m b re 1725. 9. Siro Giuseppe. S a c e rd o te. N asce a T o rre d ’A stari in te rrito rio d i A lb u z z an o il 17 n o v e m b re 1724. V este l’a b ito acclesiastico il 13 m arzo 1741. R iceve la to n su ra , l ’o stiariato e il le tto ra to il 26 m aggio 1741, l ’eso rcistato e l ’accolitato il 2 9 m aggio 1744, il d ia c o n a to il 2 0 s e tte m b re 1749, il sa ce rd o z io n el 1750 ca. E nella te rn a d ei sa ce rd o ti fra i q u ali è scelto il p a rro c o di C o rte o lo n a il 21 m arzo 1763. P e r u n a grave m an can za, sollecitazione65, s u b i sce u n p ro c e sso d a v a n ti al S a n to U ffìzio ch e lo so sp e n d e dalla m essa e lo c o n d a n n a a tr e an n i d i carcere, di cu i d u e n el c a rc e re d e ll’In q u isizio n e66 e u n o n el c o n v e n to d i San Biagio. Il ve sco v o d i P a v ia c o m m u te rà la p e n a in tr e a n n i d i c la u s u ra d a t r a sc o rre re n e l c o n v e n to d i S an Biagio. S co n tata la p e n a sarà ria m m esso alla c e le b ra z io n e della sa n ta m essa, d o p o aver sc ritto al vescovo, e sarà esiliato a C o rteo lo n a . Il 17 m aggio 1788, a n c h e a n o m e d el fra tello G io v a n n i A n to n io , d à in su b lo c a z io n e p e r o tto a n n i c o n tin u i, d a l g io rn o d i S an M a rtin o d e l 1788 a S an M a rtin o del 1796, a P ie tro C u c c h i e al d i lu i figlio P a sq u a le p a r te della p ossessione d i p ro p rie tà d e ll’O sp e d a le M aggiore d i P a via, sita n el te rrito rio d i S pirago, co n ro g ito del n o ta io F ra n c e sco V alerio V alenti - Pavia. 65In teologia morale e nel diritto canonico, abuso commesso dal sacerdote che, nella confessio ne, induce con domande incaute e scabrose il penitente a peccare contro la castità. 661] 23 marzo 1769 verrà abolito l’Uffizio della Santa Inquisizione e le sue prigioni; rimasero so lo le carceri vescovili sotto controllo di un ministro della corona. C. M oroni e D. Botto Pavia città viva, Edibooks, Milano 1993, pag. 200.
li monastero di San Biagio fu il quarto, in ordine cronologico, che i Servi di Maria ebbero a Pavia. Appartenne alla congregazione dell'osservanza e benché mai molto numeroso, fu cenacolo d'una progenie di uomini santi e dotti fra i quali il Padre Amestro Filippo Rancati, P. Francesco Aiarcani di Alessandria ed altri. Là vi dimorò Siro Giuseppe Clerici, alla ricerca di più spirabil aere6?. 1TDa Sostegno M. Berardo, Spigolature di storia dei Servi di Maria nella città di Pavia, Ro ma 1931, pag. 17: ricerca compiuta da Lorenzo Chiaraviglio.
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10. Stefano A n to n io , in religione Fra’ Carlo Alberto. F ra te C a r m elitan o , p a rro c o d i S an G ia c o m o d i Z ib id o . N asce a C o p ia n o il 31 g e n n a io 1729, m u o re a San G ia c o m o di Z ib id o il 10 f e b b ra io 1801. E n tra nell’o rd in e dei carm elitani di antica osservanza dove assum e il n o m e d i C arlo A lberto. Ig noriam o la sede del n o viziato e la d a ta d e ll’o rd in a z io n e sacerd o tale. N e l 1768 d im o ra n e l c o n v e n to d e l F ra ss in e , p re s s o M a n to v a ; l ’a n n o se g u e n te , q u a n d o il co n v en to è so p p re sso p e r d isp o sizio n e d ell’im p e ra to re cesareo G iu s e p p e II, è a sseg n ato al c o n v e n to d i S an G ia c o m o di Z ib id o . S o p p resso n el 1770 a n c h e q u e sto co n v en to , m e n tre i su o i co n fra te lli so n o tra sfe riti in a ltri co n v e n ti della L o m b a rd ia , f ra ’ C a rlo A lb e rto C le ric i rim a n e , p e r il re sto d e i su o i gio rn i, a San G ia c o m o co m e p a rro c o . C e le b ra diversi m a trim o n i d i fam iliari, fra essi q u e llo d e i n ip o ti C a rlo A n to n io e G io van n i P ie tro con le sorelle M erlini, a M ilano nella C hiesa di S an ta F ra n c e sc a R om an a il 2 6 fe b b ra io 1786 e del p ro n ip o te A n g e lo F ra n ce sc o C lerici co n C a te rin a T essera, a M etto n e, il 2 m arzo 1791. N e l 1798 risulta c re d ito re di lire 6015.5. n ei c o n fro n ti dei n ip o ti C a rlo e G io v a n n i C lerici c o n ro g ito d el n o ta io G iu lia n o C a p o n a g o d e l M o n te n el 1799. 11. Pietro Paolo Antonio. F ra te m inore. N asce a C opiano il 26 n o v e m b re 1731. N e l 1749 si trasferisce col fratello G iov an n i A n to n io a C ascina C o lo m b ara, in te rrito rio d i L a rd irag o , aiu tan d o lo nella c o n d u zio n e del fo n d o . Sui tre n t’anni decide di e n tra re nel l’o rd in e dei frati m inori osservanti. N o n conosciam o la data esat ta della sua ordinazione sacerdotale. N e l 1785 abitava nel co nven to d i San M artino alla L acchiarella con la qualifica d i ‘confessore’. N ello stesso convento d im ora fra’ Tessera, con il quale com bina il m atrim onio di A ngelo F rancesco Clerici e C aterina Tessera. IV. G iovanni A ntonio. F ittab ile. N a sc e alla M anzola, in te rrito rio d i C o rte o lo n a , il 3 fe b b ra io 1709, m u o re a n te 1790. A b ita co n la fam iglia a M ira b e llo , T o rre d ’A stari e C o p ia n o ; d o p o la m o rte d e l p a d re (18 fe b b ra io 1747) si d iv id e d a l fra te llo A m b ro g io e d a San M a rtin o n e l 1749 p r e n d e in affitto , in so cietà c o n i fratelli S iro G iu s e p p e e P ie tro P ao lo , il fo n d o di 1350 p e r tic h e d i C ascin a C o lo m b ara , in te rrito rio d i L a rd ira g o , di p r o
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p rie tà del collegio G hislieri68. P iù volte rinnova Faffitto in società co n il fratello d o n Siro G iu se p p e . N e l 1787 p re n d e in affitto an che u n a possessione a M a rn in o , di p ro p rie tà dell’O sp e d a le M ag g iore d i P avia, ch e fa c o n d u rre d al figlio Ig n azio e fa g estire d al figlio B aldassare u n n eg o zio d i pizzicagnolo a Pavia. Sposa: - il 12 gennaio 1735 a M irabello Angela Maria Albertario che n a sce n el 1719 ca. e m u o re a L a rd ira g o il 24 luglio 1759, figlia di A m brogio; - I n se co n d e nozze n e l 1760 Francesca Veneroni , n a ta 1719 ca., che m u o re a M a rz a n o il 17 a p rile 1796. D a loro: 1. Ermenegildo (Giacomo Francesco). S acerdote. N asce a C o p ia n o il 14 feb b ra io 1736. H a licenza d ’ab ito il 22 m aggio 1756. R i ceve la to n su ra , l’o stia ria to e il le tto ra to il 13 g iu g n o 1756; l ’eso rcistato e l’accoìitato il 5 g iu g n o 1757. N o n co n o sciam o la d a ta d e ll’o rd in a z io n e sacerd o tale. C a p p e lla n o della p a rro c c h ia d i L a rd ira g o a b ita c o n la fam iglia a C a sc in a C o lo m b ara . D a l se t te m b re 1781 al m arz o 1782 è e c o n o m o sp iritu ale della p a rro c ch ia di R oncaro. 2. Girolamo (Carlo Girolamo). F ittabile. N asce a C o p ia n o il 7 d i cem bre 1737, m uore a C orteolona il 9 m arzo 1792. Fa testam ento il 6 m arzo 1792 in favore della m oglie e dei fratelli Ignazio, B aldas sare, C arlo e G iovanni, con rogito di Francesco Valerio Valenti. Sposa: - A n n a Maria Manzoni, che m uore a L ardirago il 23 febbraio 1762; - Rosa Caldi a L a rd ira g o il 2 o tto b re 1762. D a q u e sto m a trim o nio n a sc o n o le gem elle Aldegonda e Marianna. 3. Ignazio (Siro Ignazio) [V] 4. Tommaso Silvestro n asce a C o p ia n o il 30 d ice m b re 1742. 5. Baldassare [Baldassare A n to n io ). N asce a C o p ia n o l ’8 gen n aio 1 7 4 4 . N e l p e rio d o d al 1777 al 1786 a b ita a P avia nella p a rro c chia d i S anta M aria delle P e rtic h e dove gestisce, p e r c o n to d el 68Collegio Ghislieri. Collegio universitario fondato nel 1567 a Pavia da papa Pio V (Antonio Mi chele Ghislieri), è opera di Pellegrino Pellegrini (1571), oggi sotto il patronato del presidente della Repubblica.
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p a d re , u n n e g o z io di p izzicag n o lo . D o p o il 1786 va ad a b ita re nella p a rro c c h ia m aggiore, il D u o m o , ‘in insula secunda appel lata Sancii Josephi dove gestisce u n altro negozio se m p re d i p r o p rie tà del p a d re . N el 1798 divide i b e n i c o n i fratelli C arlo e G io v a n n i e i n ip o ti A ngelo e G iu s e p p e , figli d e l fu Ignazio. L a d ivi sio n e avviene p re sso lo stu d io d e ll’avvocato C am illo C am p ari, in c o n tra d a M a la sp in a a P avia, n o ta io G iu lia n o C a p o n a g o del M o n te, che su b ito fece giu rare zii e n ip o ti C lerici, con la form ula ‘così D io ci a iu t i. E ra gio v ed ì 10 o tto b r e 1799 a m ezzo d ì. Bald assare si tie n e il negozio di pizzicagnolo. Sposa: - A n to n ia Calvi, m o rta a n te 1785; -A n n u n c ia ta B izoni n e l 1786 risultava sua sposa. 6. Teresa Camilla nasce a C o p ia n o il 15 ap rile 1747, m u o re a C o p ia n o il 28 m aggio 1747. 7. Maria Teresa, nasce a C ascina C olom bara d i L ardirago nel 1751. Sposa: - a L a rd irag o il 19 feb b ra io 1784 G iovanni Domenico Bussi, a b i ta n te nella p a rro c c h ia d i Santa C ristina. 8. Carlo A ntonio. F ittab ile. N a sc e a C ascin a C o lo m b ara di L a r d irag o il 22 m aggio 1753. D a S an M a rtin o 1790 c o n d u c e col fra tello G io v a n n i P ie tro il fo n d o di C ascin a M an zo la in te rrito rio d i C o rteo lo n a , n o n p iù di p ro p rie tà della fam iglia G iulini. I C le ric i rito rn a n o a coltivare la M an zo la d o p o 60 anni. N el 1798 d i v id e i b e n i p o n e n d o fin e alla c o m u n io n e col fratello B aldassare e coi n ip o ti A ngelo F ra n ce sc o e G iu s e p p e A n to n io , figli d el fra tello Ig n azio (notaio G iu lia n o C a p o n a g o d el M o n te 1799). Sposa: - Margarita M erlini, figlia di A lessan d ro , il 21 fe b b ra io 1786 a M ila n o nella C hiesa d i S an ta F ra n ce sc a R om ana, p a rro c c h ia di S an Babila; - in se co n d e nozze Maria A n to n ia M erini {M erlini P)69. Il punto interrogativo indica che
il documento è di difficile lettura.
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9. G iovanni Pietro. Fittabile. N asce a C ascina C olom bara d i L ard irag o il 10 m arzo 1756. D a l 1790 co n d u ce col fratello C arlo A n to n io il fo n d o di Cascina M anzola, in territorio di C orteolona. N el m arzo 1798, col fratello, divide i b e n i e l’attività dal fratello Baldassare e dai nipoti, figli del fratello Ignazio, A ngelo F ran cesco e G iu se p p e A ntonio (notaio G iu lian o C aponago del M onte, 1799). Sposa: - il 21 fe b b ra io 1786 a M ilano nella C h iesa d i S anta F ra n ce sc a R o m an a della p a rro c c h ia d i San B abila, A n n a Maria M erlivi, fi glia di A lessan d ro . 10. Maria Maddalena. N asce a C ascina C o lo m b ara , in te rrito rio d i L a rd irag o ) il 16 fe b b ra io 1761, m u o re a C ascina C o lo m b ara il 20 fe b b ra io 1761. 11. Rosa Maria Francesca. N asce a C ascina C olom bara, in te rrito rio d i L ardirago, il 16 feb b ra io 1761: gem ella della p rec e d e n te . V. Ignazio (Siro Ignazio). Fittabile. N asce a C o p ian o il 17 luglio 1740, m u o re a M arzano il 22 m arzo 1795. D al 1749 abita a C asci na C olom bara, in territo rio di L ardirago, dove aiuta il p a d re nella conduzione del fondo. N el 1788 con la famiglia si trasferisce a M ar zano p e r co n d u rre i terren i che il p a d re e lo zio, d o n Siro G iu se p p e h a n n o p reso in affitto dall’O sp e d a le M aggiore di Pavia. S posa —il 19 luglio 1779 Francesca Pizzocaro 70 che nasce n el 1746 ca. a C ascin a C o lo m b ara di L a rd irag o , il 19 luglio 1779'1. 1. A ngelo Francesco [VT|. 2. A n n a (Maria Rosa), n a sc e a C ascin a C o lo m b ara (L ard irag o ) il 3 fe b b ra io 1766. 3. Angela Maria, nasce a C ascina C o lo m b ara d i L ard irag o l’8 set te m b re 1769, m u o re a M a rz a n o 1’11 m arz o 1791. 701 70 Nei documenti troviamo Pizocara o Pizzocharo. . . . 71 Dalla famiglia Pizzocaro di Lardirago discende Ercole Pizzocaro, detto il Canonichino o il Santino. Nato il 16 luglio 1876 e m orto il 26 marzo 1962, canonico decano della Cattedrale di Pavia, Rettore di San Giovanni D om narum, Padre, per la disponibilità eroica della sua perso na, scandì ogni atto della sua vita sacerdotale, seguendo puntualm ente ogni effemeride, colo randole dei nomi e dei luoghi amati. Da ‘Il Ticino’, 30 novembre 1963.
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CASCINA COLOM BARA DI LARDIRAGO
6 settembre 2002 Parto da Moncasacco con una mappa approssimativa e il timore di una delusione; attraverso il Po a Spessa e vado per Manano, m i ri cordavo di Copiano, ma allora avevo Enrico come guida. Fermo un tale e gli chiedo la via; mi dà una spiegazione che non capisco. Pro seguo, ad una curva tra ipioppi vedo un’estensione di tetti, rallen to, prendo lo sterrato... è fatta! Cascina Colombara esiste ed è viva. Dalla prima volta che i Clerici sono arrivati qui sono passati 23.5 anni. Devo ringraziare i signori Gaetano e Luigi Tavazzani, con la loro mamma; sono gli attuali fittabili che m i accolgono con molta affabi lità, m i mostrano la grande aia, i vecchi stalloni, la facciata bellissi ma e bianca della loro casa sulla quale spicca in rossi mattoni l’alta na della campanella e la loggia porticato nella quale un lume arde sotto l’immagine sacra. Visito la piccola cappella domestica con l’an tico paliotto, tenuta con ammirevole cura e permettono ad un’estra nea di fotografare. . . Lo stile non è mutato! M i mostrano anche il vo lume edito dal collegio Ghislieri dove ritrovo, non senza emozioni, i nomi famigliari di Gio. Antonio e Siro Ignazio de Clericis, 1749. Elvy Cascina Colombara nel territorio di Lardirago di proprietà del collegio Ghislieri.
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La Cascina Campane a Costa de’ Nobili (disegno E. Costa).
4. Rosa Marta, nasce a C ascina C o lo m b ara d i L ard irag o F i 1 m a r zo 1771, m u o re a C ascin a C o lo m b a ra il 7 agosto 1772. 5. Rosanna (Rosa Margherita) nasce a C ascina C olom bara d i L a r d irag o il 21 aprile 1777, gem ella. Sposa: - n e l 1792 a M arzan o Francesco A bba, figlio di G iu se p p e . C o n ro g ito F ran cesco V alerio V alenti del 14 m arzo 1792 Ignazio C le rici costituisce in favore della figlia u n a d o te di 3200 lire di M i lan o e 19 soldi.
6. G iuseppe A n to n io . F itta b ile . N a sc e a C ascin a C o lo m b a ra d i L a rd irag o il 21 aprile 1777, gem ello della p rec e d e n te . N el 1798 divide i b e n i con gli zii B aldassare, C arlo e G iovanni. Segue il fra tello A ng elo F ran cesco d a M arzan o a San Z en o n e, a San M a rti n o 1801, p e r aver p reso in affitto il fo n d o di C ascina C am p an eV 72 72 Cascina Campane sorge sulla strada dell’argine che collega Costa de’ Nobili a San Zenone ed aveva la caratteristica di ‘andare sotto’ durante le piene del Po e rimanere isolata.
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N el 1810, d o p o essersi diviso dal fratello, si trasferisce a Villanterio. N e l 1819 p re n d e in affitto dal R egio Collegio della G u astalla il fo n d o di M airano d i 829 p e rtic h e con rogito del n o ta io P ie tro L ovati in data 11 feb b ra io 1819. Il fratello A ngelo F ran cesco p r e sta la fidejussione con i b e n i im m obili che p o ssiede a C osta San Z enone. A G iu se p p e A n to n io gli affari n o n van n o b e n e e p erciò Angelo Francesco con scrittura privata del 10 m arzo 1822 subentra al fratello che F 11 n o v em b re 1822 a b b a n d o n a M airano. Sposa: —a T o rre d ’A rese il 18 o tto b r e 1801 A n to n ia Negri. H a n n o d i scen d en za. V I. A n gelo Francesco. F ittab ile. N asce a C ascina C o lo m b ara di L a rd ira g o , il 3 d ic e m b re 1763, m u o re a B eigioioso il 9 g en n aio 1827. N e l 1795 su b e n tra al p a d re nella c o n d u z io n e d el fo n d o di M arzan o . N e l 1798, col fratello G iu s e p p e A n to n io p o n e fine al la c o m u n io n e d ei b e n i d iv id e n d o si dagli zìi p a te m i B aldassare, C a rlo e G io v an n i. D a San M a rtin o del 1801 si trasferisce alla cascina C a m p a n e, in te rrito rio di San Z e n o n e , p re n d e n d o in affitto q u e l fo n d o in sie m e al fra tello G iu s e p p e A n to n io d a l quale si d iv id erà n e l 1810. N e llo stesso a n n o c o n c ed e al m a rc h e se P io B ellisom i73 u n m u tu o d i L. 9210.82.2. c o n ro g ito di P ie tro F e rra ri da G ra d o , n o taio in P avia, d el 25 luglio 1810. N e l 1811 a c q u ista d al D e m a n io P u b b lic o d el R eg n o d 'Ita lia il fo n d o d i C o sta San Z e n o n e , l ’a ttu a le C osta d ei N o b ili, d o v e si trasferisce a San M a rtin o n el 1815 c o n la fam iglia. P e r lire m ila n esi 80.000 acquista d al n o b ile A lessan d ro B o n etta u n ’altra p o s sessione, sem pre in C osta San Z enone, con rogito del d o tto r G io v a n n i O p p iz z i, n o ta io in P a v ia, d e ll’l d ic e m b re 1817. D a San M a rtin o , d e l 1820, p u r c o n tin u a n d o la c o n d u z io n e d el fo n d o della C osta, p re n d e in affitto dal L u o g o P io della M iserico rd ia
” Il marchese Pio Bellisomi il 7 giugno 1771 assieme ad altri tre nobili pavesi diede incarico ad Antonio Galli Bibiena di realizzare il teatro detto dei quattro nobili signori o dei quattro cava lieri o Compadroni di Pavia.
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Caterina Tessera, moglie di Angelo Francesco Clerici.
d i M ilano la possessione d i Badile74, ch e fa d irigere dal figlio G i rolam o. Il 10 m arzo 1822 su b e n tra al fratello G iu s e p p e A n to n io nella gestio n e d el fo n d o di M a ira n o ch e c o n d u c e u n ita m e n te ai fo n d i d i C o sta e d i Badile. Sposa: - a M e tto n e il 2 m arzo 1791 Caterina Tessera, figlia di D om enico Tessera e d A n n u n ciata M erini, nasce a M e tto n e il 6 agosto 1772, m u o re a C osta San Z en o n e il 19 luglio 1849 7 Il 4 fe b b ra io 1792, p resso il n o taio F ra n ce sc o V alerio V alenti, il p a d re della sp o sa co stitu isce la d o te c o n sisten te in lire 1500 d i M ilano e in cose m obili, b ian c h e ria e gioielli, p e r u n valore di li re di M ilan o 3569.4. 7*L’agente era il rappresentante del proprietario del fondo ed agiva nell’acquisto e nella vendi ta di animali, mercanzie e raccolti.
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6. G irolamo [VII] 7. D ionigi (Dionigi Ignazio). F ittab ile. N asce a M arzan o il 2 6 set te m b re 1799, m u o re a C o sta San Z e n o n e , oggi C o sta d e ’ N o b i li, il 18 fe b b ra io 1861. B a tte z z ato nella chiesa d i M a rz a n o il 27 s e tte m b re 1799. N el 1827, alla m o rte d el p a d re , c o n d u c e il fo n d o della C osta anche p e r c o n to d e i fratelli G iro lam o e P ie tro che so n o sul fo n d o d i Badile. D a S an M a rtin o 1832 p re n d e in a ffitto la p a rte d el fo n d o della C o sta d i p ro p rie tà dei fratelli, g esten d o lo p e r p ro p rio co n to . N el 1849 d iv id e con i fratelli il fo n d o della C o sta c o n ro g ito del n o ta io F ra n c e s c o R izzi d el 19 d ic e m b re 1849. D e p u ta to d e l C o m u n e di C o sta San Z en o n e. Sposa: - il 18 o tto b re 1828, a M etto n e, la cugina Annunciata Tessera n a ta a M e tto n e il 21 feb b raio 1808, figlia d i P ie tro Tessera e di G iu se p p a Taccani. L’istru m e n to d o tale è re d a tto d a l n o ta io C risto faro F e rra ri il 15 o tto b r e 1828. A n n u n c ia ta m u o re a C o sta San Z e n o n e il 7 o tto b re 1849. D a lei la d iscen d en za è e stin ta n e i m aschi. - in seco n d e nozze sposa Giovanna Callotti, p ro b a b ilm e n te o ri g in aria d i C oazzano. 8. A n n u n cia ta (M aria A n n u n c ia ta ). N a s c e a M a rz a n o n e l s e t te m b re 1801, dove riceve in chiesa il b a tte sim o lo stesso giorno. L u ig i L osi, fittabile, è su o sposo. 9. Carolina Maddalena. N a sc e a C ascin a C a m p a n e, in te rrito rio d i S an Z en o n e, il 26 m aggio 1803. Sposa: - a C o sta San Z e n o n e il 10 ag osto 1823 Giuseppe Chiesa , fittab ile alla F ra n z e tta d i Siziano. 10. G iovanni. F arm acista. N asce a C ascina C am p an e, in te r r ito rio d i San Z en o n e, il 2 6 luglio 1810. A llievo dello I. e R. G in n a sio d i P avia. Si d ip lo m a farm acista nella Regia U niversità d i P a via. N e l 1833 v e n d e la sua p a rte d e l fo n d o di C o sta San Z e n o n e ai fra te lli G iro la m o , D io n ig i e P ie tr o p e r a c q u ista re in M ila n o u n a spezieria (farm acia).
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11. Pietro. F itta b ile . N asce a C ascin a C a m p a n e d i S an Z e n o n e , il 23 o tto b r e 1811. V ive d a l 1827 al 1844 a B ad ile co l fra te llo G iro la m o . D a S an M a rtin o 1846 i fra telli d iv id o n o l'a ttiv ità e P ie tr o p r e n d e in a ffitto la p a rte d e l fo n d o della C o s ta d i p r o p rie tà d i G iro la m o , ch e tie n e fin o al 1861, a n n o in cu i si tra s fe risce a P av ia dove a c q u ista u n a d ro g h e ria c o n fa b b ric a di c io c c o la to p o s ta in co rso G a rib a ld i n. 1 5 21/34. E d e p u ta to d e l co m u n e d i C o sta S an Z en o n e. Sposa: - a C o sta S an Z e n o n e il 13 agosto 1845 Luigia Franzini, figlia di P ie tro A n to n io F ra n zin i e d i M a d d a le n a G o la , n a ta a San L e o n a rd o in d a ta sconosciuta, che m u o re ad O lza, in territo rio d i C o sta d e ’ N o b ili, il 20 se tte m b re 1894. H a discen d en za o ra estinta.
NOTA SUL SISTEM A MONETARIO Durante fa Restaurazione in Lombardia ebbero corso legale le monete del periodo napoleonico quali la lira milanese (da 20 soldi o 240 denari) e la lira italiana. Il 1° novembre 1823 fu introdotta nel Lombardo-Veneto la li ra austriaca (gr. 4,33 d'argento al titolo 900 per mille). Per orientarsi fra le varie monete gli abitanti del Lombardo-Ve neto facevano uso di tavole di ragguaglio. Ne conserviamo una del 1846 usata da Girolamo Clerici dalla quale rileviamo che 1 lira austriaca era pari a lire italiane 0,87 e lire milanesi 1, soldi 2 e denari 8. Nel 1858 la lira austriaca fu sostituita dal fiorino austriaco. Con decreto del 17 luglio 1861 ebbe corso legale nel Regno d'Italia la lira nuova. LE MISURE AGRARIE La pertica milanese unità di misura che corrisponde a 654,5 me tri quadri; la pertica pavese corrisponde a 769,7 metri quadri.
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LA CASA DI VILLAREGGIO La casa che Girolamo Clerici abitò per più di trentotto anni (dal 1844 al 1883) era ampia e comoda. Stando all'inventario com pilato105 in occasione della denuncia della successione di Giro lamo Clerici, si componeva a piano terra di una vasta cucina, dominata da un grande camino e da cinquantaquattro 'capi di rame', nella quale vi erano due tavoli, una cassapanca, e un ca napè; a fianco della cucina c'era una cameretta ad uso riposti glio ed una lavanderia con tutto l'occorrente per il bucato. Men tre l'entrata di servizio immetteva in cucina, l'entrata padrona le era in un salottino che nell'inventario è così descritto: due piccoli tavoli quadrilunghi di legno di noce, uno scaffale di legno noce a quattro imposte ad uso libreria, una poltrona a braccioli, un divano, un orologio legno noce, un piccolo spec chio e una lucerna a petrolio appesa. La sala molto ampia aveva anch'essa il suo bel camino ed era ar redata con un tavolo di legno noce a sei gambe da allungarsi, da vanti al camino una ottomana di legno noce e fra le altre cose un orologio a pendolo con cassa di legno, movimento di Germania. Dalla sala, una porta immetteva nello studio che era il 'sacrario' di Girolamo: qui seduto davanti a un 'tavolo di legno di noce con diversi cassetti' teneva i suoi conti (aveva un bilancino col quale pesava le varie monete d'oro), scriveva le sue lettere, ri ceveva ogni sera il fattore al quale impartiva le disposizioni per il giorno seguente. Dalla sala una porta immetteva in cantina dove vi erano quattordici vasi vinari di legno di rovere e due bot ti cerchiate di legno di ettolitri 50. Alla morte di Girolamo in cantina vi erano: - Ettolitri 8 vino nostrano a lire 40 all'ettolitro - Ettolitri 5 vino bassa collina a lire 60 all'ettolitro - 176 bottiglie di vetro nero ripiene di vino nostrano di collina. Centesimi 75 cadauna compreso il vetro. Al piano superiore si saliva per due vie o nei pressi della cucina (scala di servizio) o nei pressi della sala (scala padronale). Stan do all'inventario redatto nel 1883 vi troviamo la camera del sig. Carlo; la camera del sig. Eugenio; due camere per i forestieri; un'altra camera da letto; la camera dei domestici; la camera del10’ A .cL C C cassetta n. 140 ‘ ViUareggio-varie\
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la domestica; la camera del guardaroba; una camera dove vi era una vasca di zinco per i bagni; ed infine la stanza di Girolamo Clerici così descritta: una lettiera di legno noce, due elastici, quattro materassi e quattro cuscini di lana, un comò e un ta volino di sagoma antica, portabiti di legno dolce, un portacati no di ferro con catino e brocca, tre scranne, sei quadri e due lu cerne di latta e vetro a petrolio nonché due acquasantini. il giardino, con annessa l'ortaglia e la vigna, si sviluppava die tro la casa in un tutt'uno (mq. 7000 circa cintati da un alto mu ro in mattoni a vista) veniva curato da un salariato con titolo di ortolano e compiti anche di giardiniere. V II. G irolam o (D o m en ic o E rm en egilo G irolam o). F itta b ile , s in d a c o d i V illareg g io e Z e c c o n e . N a sc e a M a rz a n o il 18 s e t te m b re 1797, m u o re a V illareggio F l l g en n aio 1883. R iceve il b a tte sim o nella chiesa d i M a rz a n o il 19 se tte m b re 1797. D a S an M a rtin o n el 1820 il p a d re lo invia a B adile p e r dirigere il fo n d o p re s o in affitto dal L u o g o P io della M ise ric o rd ia di M ilano. U om o d i grande onestà e rigore, così la pretendeva dagli a ltri ; così si leg g e in u n ro g ito d el 1832 col q u a le d a v a in a ffitto al fra tello D io n ig i il fo n d o d i C o sta S an Z e n o n e . Il 27 a p rile 1883 rin n o v a il c o n tra tto p e r a ltri d o d ic i a n n i co n ro g ito d el n o ta io F ra n c e s c o S o rm an i d i M ilan o . D a San M a rtin o n el 1844 si trasferisce a V illareggio, avendo p r e so in affitto il fo n d o che c o n d u rrà fin o alla m o rte . A cquista nel 1855 la p a rte d el fo n d o d i C o s ta S an Z e n o n e di p r o p rie tà d e l fratello P ie tro e d a San M a rtin o n el 1861 n e affiderà la d ire z io n e al figlio D o m e n ic o 106. S o stitu to d e p u ta to del c o m u n e di V illareggio d u ra n te il R egno d el L o m b a rd o V eneto (1 8 4 4 -1 8 5 9 ). N e l p e rio d o riv o lu zio n ario (1848) è n o m in a to isp e tto re d i p u b b lic a vigilanza del c o m u n e di V illareggio. N e l reg n o d ’Italia, p e r n o m in a d i re V itto rio E m a n u e le II, è sin d aco di V illareggio (1 8 5 9 -1 8 7 1 ) e sindaco di Z ec c o n e (R .D . 5 m arz o 1871). F a b b ric ie re u n ic o della chiesa p a r ro cch iale d i V illareggio. Dai racconti di zia Adelaide sappiamo come fosse attento agli avvenimenti della campagna: era solito prendere il cavallo e passeggiare sugli argini delle risaie per controllare la crescita del riso.
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Scrive il suo te sta m e n to olo g rafo il 2 6 fe b b ra io 1880, p u b b lic a to d al n o ta io d o tto r L u ig i V ecchio il 3 fe b b ra io 1883. D i lu i si co n serv a u n ritra tto di G io v a n n i B e ri107. S ul m u ro di cin ta del p icco lo c im ite ro di V illareggio, ch e si tr o va in te rrito rio d el c o m u n e di Z ecco n e, è m u ra ta u n a lap id e che sintetizza la vita d el n o s tro avo c o n q u e ste parole:
Preci e lacrime al Nestore108dei fittabilipavesi G IR O L A M O C LERIC I morto il giorno 11 gennaio 1883 nella grave età di 86 anni. A m ò la famiglia e f u di pari affetto amato. Come pa triota vide a ciglio sd u tto partire i fig li al campo e come sin daco am m inistrò per sei lustri le cose del com une con inte grità e intelligenza. Fu religioso senza ostentazione, benefi co senza vanto. Predilesse l ’agricoltura e l ’esercitò con intelligenza e carità verso i concittadini. 107Giovanni Beri nacque a Trivolzio, Pavia, nel 1841 e mori a Pavia nel 1924; buon ritrattista ed anche paesaggista fu vincitore del Premio Frank nel 1867 (da ‘H Ticino', febbraio 1991, artico lo di A. Fiocchi), 10s Nestore indica la persona più anziana ed autorevole di un gruppo. Deriva dal nome del Re di Pilo, personaggio menzionato da Om ero nelVlliade.
Ritratto di Girolamo Clerici. Giovanni Beri, 1885. I l ritratto è stato eseguito due anni dopo la morte, commissionato daifigli.
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Sposa: - a C oazzano (20 m aggio 1824) Enrichetta Gorla, figlia di D o m e nico G o d a e di G iu sep p a nata G o d a . N asce a Coazzano a Cascina C aterina il 19 gennaio 1806 e m uore a Villareggio il 3 gennaio 1847; - a L a c c h ia re lla in s e c o n d e n o z z e il 25 a p rile 1848 Giuseppa Sacchi (v ed o v a d i G iu s e p p e G ritti) n a sc e il 9 m a rz o 1803, fi glia d i A n to n io F ra n c e s c o S a c c h i e d i M a ria R osa P a n ifa c ia , o rig in a ri d i M a rz a n o . G iro la m o C le ric i si se p a ra n el 1850 d a l la s e c o n d a m o g lie e le v ersa u n a p e n s io n e a n n u a . D a lla p rim a m oglie ebbe: 1. Luigi, nasce a B adile nel 1825, m u o re a B adile il 2 luglio 1826. 2. A ngelo (Angelo Natale). M ag istrato ; p rim o p re sid e n te d i c o r te d ’ap p ello . N asce a B adile il 24 d ic e m b re 1827, m u o re in M i lan o il 23 fe b b ra io 1895. D o tto re in g iu risp ru d e n z a. E n tra to in m ag istratu ra è so stitu to p ro c u ra to re del Re p resso il trib u n a le di M ilan o , p o i s o s titu to p ro c u ra to re d el Re p re sso la c o rte d ’a p p ello di M ilano. S o stitu to p ro c u ra to re g en erale del Re p resso la c o rte d ’a p p ello d i V enezia (1873) e p o i p resso la c o rte d ’a p p e l lo d i M ilano (18 8 0 -1 8 8 7 ). Il 2 g e n n a io 1888 n ell’assem blea g e n erale della co rte d ’ap p ello di M ilan o tie n e la ‘relazione sta tisti ca d ei lavori c o m p iu ti nel d istre tto della c o rte d ’a p p e llo d i M i lano nel 1887, p u b b lic a ta dalla tip o g rafia B o rto lo tti di G iu se p p e P ra to . N e l 1889 è p re sid e n te d i sezione della c o rte d ’a p p e llo di G e n o v a . A sua d o m a n d a è tra sfe rito a M ilano com e p re sid e n te d i sezio n e della c o rte d ’a p p e llo (R .D . 17 o tto b r e 1889). C o m m e n d a to re d e ll'O rd in e della C o ro n a d ’Italia, cavaliere ufficiale d e ll’O rd in e d e i Santi M au rizio e L azzaro. Sposa: - (1854) Angela Sommaruga , figlia d el d o tto r D av id e Som m aruga, sin d a c o di C o rm an o . [R am o C lerici L o re n zin i]. 3. Celeste. N asce a B adile il 18 fe b b ra io 1829, m u o re a V illareg gio il 29 aprile 1853. C oadiuva il p a d re nella co n d u zio n e del fo n d o d i V illareggio. 4. Virginia. N a sc e n el 1839 a B adile, m u o re a V illareggio il 28 n o v e m b re 1846.
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Carlo Felice Clerici, cacciatore delle Alpi.
5. Achille. G a rib a ld in o . N asce a B adile il 25 luglio 1831, m u o re a V illareggio il 30 s e tte m b re 1851. S tu d e n te u n iv e rsita rio , n e l g iu g n o 1848 si a rru o la v o lo n ta rio nella G u a rd ia n a z io n a le v o lo n ta ria p av ese c h e alla fin e d i lu g lio p a ssa alle d ip e n d e n z e di G iu s e p p e G a rib a ld i e d a n c h e d o p o l ’arm istizio d i Salasco c o n tin u a le o stilità c o n tro gli A u striaci. A chille C lerici c o m b a tte a L u in o (15 agosto) e a M o ra z z o n e (26 agosto): in q u e s t’u ltim o sc o n tro è ferito ad u n a m an o . Scioltasi la legione, A chille C le ri ci rito rn a a V illareggio. 6. Adelaide (Irene Adelaide). N a sc e a B adile il 29 m aggio 1834, m u o re a V illareggio il 20 m arz o 1855. 7. Carlo (Carlo Felice). F itta b ile , g arib ald in o , sindaco d i Z eccon e. N asce a B adile il 4 n o v e m b re 1837, m u o re a V illareggio il 25 m aggio 1918. E c o m p ro p rie ta rio del fo n d o di C o sta d e ’ N obili. F a d a p a d re ai figli del fratello D o m e n ic o , sco m p arso n el 1883.
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C o n d u c e il fo n d o di V illareggio u n ita m e n te al fratello E u g e n io fin o al 1907. N e l 1859, alla fine d i m arzo, lascia V illareggio e a t tra v e rsa c la n d e stin a m e n te in b a rc a il fiu m e T icino, ch e segna il co n fin e fra il L o m b a rd o -V e n e to e gli S tati S ardi. C h ie d e d i a r ru o la rsi v o lo n tario ; inviato a T o rin o p e r essere esam in ato dalla com m issione d ’a rru o lam e n to , è p o i d e stin a to al d e p o sito di Savigliano. E n tra in g u e rra in q u a d ra to nella 5° C o m p a g n ia del 2° R eg g im en to d ei C acciato ri delle A lpi. C o m b a tte a San F e rm o , a V arese e allo Stelvio. F a b b ric ie re della C hiesa d i S. M aria d i Vil lareggio. S in d aco d i Z ecco n e p e r u n v e n te n n io (1 8 84-1904) 8. Domenico. N asce e m u o re a B adile il 24 m aggio 1839. 9. D omenico (.A ntonio D om enico) [V ili] 10. Pietro Luigi. N asce a B adile l’8 a p rile 1843, m u o re a V illa reggio il 2 8 se tte m b re 1848. 11. Eugenio. F ittabile, sindaco d i Z eccone e d i C osta d e ’ N obili. N asce a Villareggio il 4 m aggio 1845, m u o re a Villareggio il 21 giu gno 1919. Si laurea in giurisprudenza nella Regia U niversità di P a via. È n o taio p e r p o c o tem p o , p re fe re n d o p o i d edicarsi all’agri coltura. C om p ro p rietario del fo n d o d i C osta d e ’ N obili, gestisce il fo n d o di Villareggio u n itam en te al fratello C arlo. E il p iù im p o r ta n te p u n to di riferim ento p e r i figli d e l fratello D om enico, m o rto nel 1883. F abbriciere della C hiesa parrocchiale d i Villareggio. Sin daco d i C osta d e ’ N obili dal 1887 al 1890 e d i Z eccone (1907).
LA PARTECIPAZIONE ALLE CAMPAGNE MILITARI Nella lapide a Villareggio leggiamo che Girolamo Clerici 'come patriota vide a ciglio sdutto partire i figli al campo'. Tre suoi fi gli, Achille, Carlo e Domenico, durante il Risorgimento, si ar ruolarono volontari e combatterono agli ordini di Garibaldi. Il 20 giugno 1848 si era costituito a Pavia il Battaglione della Guardia nazionale pavese109 che doveva, dopo un breve perio do d'addestramento, essere inviato in zona d'operazioni con tro l'esercito austriaco. Si arruolarono 350 volontari e fra que105Renato Attesi, La Guardia Nazionale a M ilano e in Italia (1796-1877), R.A.R.A. Mila no 1993, pag. 92.
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sti vi era il sedicenne Achille Clerici. Il 26 luglio 1848 il Batta glione lasciò Pavia diretto a Monza: fu posto agli ordini di Ga ribaldi venendo così a far parte della 'Legione Italiana'110 insie me ai 70 Legionari di Montevideo, ai 300 uomini del battaglio ne Anzani, ai 600 Vicentini e ai 140 Liguri. Dopo l'armistizio di Salasco, Garibaldi decise di continuare con i suoi uomini la guer ra contro l'Austria. La Legione Italiana, che si era assottigliata111 notevolmente, braccata dall'esercito austriaco il 15 agosto com battè a Luino. Scrive Garibaldi nelle sue Memorie"2: i Pavesi {fra i quali vi era Achille Clerici, n.aa.) caricarono coll'intrepidezza di vecchi soldati: era il primo combattimento cui assistevano e ad onta che vari di loro cadessero, pervennero a baionettare gli Austriaci i quali, stupiti da tanto valore e dall'opposizione di Coccellisulla loro destra, volsero in completa fuga. Per una de cina di giorni la Legione garibaldina vagò in Valganna. La sera del 26 agosto a Morazzone i Garibaldini, mentre si trovavano incolonnati nella strada del Paese a pied-armi per poter man giare un boccone, furono circondati dalle truppe comandate dal felmaresciallo Konstantin barone d'Aspre. Nello scontro che ne seguì Achille Clerici fu ferito ad una mano da una baionettata infettagli da un soldato austriaco. I Garibaldini, pressati da un violento incendio, riuscirono a forzare l'accerchiamento, ma si dispersero. Sempre Garibaldi scrive nelle sue Memorie che con lui erano rimasti solo una sessantina di volontari e che tale av venimento lo rammaricò molto, tanto più che tra i separati vi erano i feriti113. Achille Clerici si trovava fra i feriti: alcuni giorni dopo dal Varesotto, cercando di evitare gli Austriaci, riuscì a rag giungere la casa paterna a Villareggio. Le memorie familiari non ci informano come Girolamo abbia accolto il figlio ferito. Zia Adelaide raccontava quanto sapeva di questa vicenda, cioè che nella cascina era acquartierato un plotone austriaco: l'ufficiale, che lo comandava, incontrando Achille, che portava al collo il braccio fasciato per la ferita, gli chiese con fare inquisitorio che cosa si fosse fatto. La pronta risposta fu: 'un incidente di cac cia'. All'inizio del 1859 il Piemonte ce la mise tutta per costrin gere l'Austria a dichiarargli guerra. In barba agli Austriaci la SoGustavo Sacerdote, La vita d i Giuseppe Garibaldi, Rizzoli & C , Milano 1933, pag. 384. 111 D opo la battaglia di Milano (4 agosto 1848) la Legione Italiana lasciò M onza per diri gersi a Como. Molti volontari abbandonarono la Legione, fra questi G iuseppe Mazzini cbe era il Portabandiera della Legione. 112Giuseppe Garibaldi, M emorie, Bertani Editore, Verona 1972, pag. 236. " Idem, pag. 239.
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cietà nazionale, presieduta da Giuseppe La Farina, faceva pro paganda nel Lombardo-Veneto perché i giovani si arruolassero volontari nell'Esercito piemontese. Ha scritto il Bersezioche ogni giorno, eludendo con raggiro, con fatiche, con oro, la vigilan za degli Austriaci al confine, affrontando ogni pericolo, passa vano nel Regno Piemontese valorosi giovani che domandavano un'arma e un'uniforme di soldato italiano"4. Arrivarono in Pie monte circa 25 mila giovani. Nell'ultima decade del marzo 1859 anche Carlo Clerici scappò da Villareggio ed attraversato in bar ca il Ticino, che segnava il confine"5 fra il Lombardo-Veneto e gli Stati Sardi, chiese alle guardie confinarie piemontesi di po tersi arruolare. Lo mandarono, con altri, a Torino per essere esa minato dalla Commissione d'arruolamento che lo dichiarò ido neo. Il 31 marzo fu inquadrato116 nel 2° Reggimento Cacciato ri delle Alpi, comandato dal colonnello Giacomo Medici, che faceva parte della brigata comandata da Garibaldi. Il 23 mag gio, nei pressi di Castelletto, i Cacciatori delle Alpi varcarono il Ticino: Carlo Clerici combattè"7 a Varese il 26 maggio, a San Fermo il 27 maggio e allo Stelvio l'8 luglio. Agli inizi del 1866 tutto faceva pensare a una nuova guerra contro l'Austria. Gi rolamo Clerici, nel timore di un arruolamento in massa degli stu denti universitari"3, richiamò a Villareggio il figlio Eugenio che dimorava a Pavia perché studiava legge presso quella Regia Uni versità. Non aveva fatto bene i suoi conti! Nel maggio 1866 si vide recapitare una lettera nella quale il figlio Domenico, che ri siedeva alla Costa, gli scriveva di inviare qualcuno a sovrinten dere, al posto suo, l'azienda agricola perché si era arruolato vo lontario. Le cose andarono così: Domenico Clerici si recò a Pa via dove era stato insediato il consiglio d'arruolamento dei 'Corpi Volontari Italiani per cooperare con l'Esercito Regolare'"9. Do po la visita medica fu 'dichiarato individuo idoneo a sopportare le fatiche di campagna' e inviato in treno a Como dove si stava lw Vittorio Betsezio, Vittorio Emanuele II, L. Roux e C. editori, Torino-Roma 1893, libro 7°. II maresciallo Radetzky, il 16 luglio 1851, aveva decretato la costituzione sulla riva sini stra del Po (da Pavia alla confluenza del Lambro) di un Cordone Militare per impedire l'e migrazione dei Lombardi. Nel maggio-giugno 1859 i fratelli di Girolamo Clerici, Dionigi e Pietro, furono costretti ad inviare alcuni carri per il trasporto delle truppe e dei materiali. 116A.d.S.T. ruolino dei Cacciatori delle Alpi: in A.d.C.C. fotocopia in cassetta n. 43 ‘Car lo Clerici (1837-1918) ’. Il libro di Anna Maria Isastia, I l volontariato militare nel Risorgi m ento, Istituto Poligrafico, Roma 1990, pag. 550. 117 abbiamo ricavate queste notizie dall’immaginetta funebre. In A.d.C.C. cassetta n. 43 ‘Carlo Clerici (1837-1918)’. 118Testimonianza orale di zia Adelaide Clerici, ll* istituiti con Regio Decreto 6 maggio 1866 ( in G.U. 8 maggio 1866).
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organizzando il corpo dei volontari il cui comando fu assunto da Garibaldi. Domenico Clerici fu l'unico, dei tre 'figli garibaldini' di Girolamo, che indossò la fatidica camicia rossa che era: 'di lana rossa col colletto rivoltato, formato a punte tondeggianti sulle quali era attaccato il numero del Reggimento in panno verde. La camicia aveva due bottoni gialli all'apertura ed era filettato in pan no verde intorno al colletto come ai paramani fatti a punte ed in linea orizzontale all'altezza del petto e delle spalle'120. Domenico Clerici fece la campagna nel Bresciano e nel Trentino: nello scon tro di Bezzecca (21 luglio 1866) fu fatto prigioniero ed internato nei pressi di Innsbruck. Fece ritorno nell'ottobre dello stesso an no a guerra finita. 120Circolare del Ministero della G uerra 16 maggio 1866.
LA PRODUZIONE DI LATTE La produzione casearia dell'azienda agricola di Villareggio era una delle principali fonti di ricchezza dei fra telli Clerici, dopo l'allevamento di bo vini da carne e da latte, di cavalli per il regio esercito, la risicoltura e la col tivazione del lino e della canapa. Il formaggio vernengo e maggen go già in forme, o il latte da lavo 1906. Venti d i modernità; i fratelli rare, giungevano sul mercato di Mi Clerici presentano i prodotti lano per via d'acqua ed erano sca lattiero-caseari dell’azienda ricate nei capaci magazzini del di Villaneggio all’Esposizione di Milano Borgo della Trinità121.1 contratti per Intemazionale e ricevono, per la sezione agraria la vendita del latte si stipulavano il 24 Italia, il diploma d’onore. aprile di ogni anno, a San giorgio. Addetti all'allevamento erano i 'bergamini', reclutati fra abili man driani transumanti delle alpi bergamasche, presenti nella bassa pa dana già nel '400 e nel '500, in alcuni casi divenuti stanziali. D Borgo della Trinità (popolarescamente noto come Borgh di formaggiatt) allineava tra il Naviglio di Pavia e il Corso San G ottardo numerosi grandi edifici del ‘500 e ‘600 (ne esi stono ancora ai nostri giorni) che avevano due entrate: una sull’alzaia del Naviglio, l’altra sul Corso. Quando il Naviglio divenne navigabile nei primi decenni dell’800 le cantine e i pianterreni con gli ampi cortili carrabili divennero vere e proprie ‘casere’. Dalla parte del Naviglio arrivava sia il latte da lavorare, sia le forme già pronte dalla ‘bassa* per essere p o ste a stagionare ed infine collocate per la vendita nelle botteghe sul Corso,
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V i l i . D o m e n ic o (A n ton io D o m e n ic o ). F itta b ile , g a rib a ld in o , A ssessore di C o sta d e ’ N o b ili. N asce a B adile il 24 giu g n o 1841, m u o re a C o sta d e ’ N o b ili il 4 giugno 1883. D a l n o v e m b re 1861 d irig e , p e r c o n to d e l p a d re , il f o n d o di C o s ta d e ’ N o b ili. N e l 1866 si arru o la a Pavia nel c o rp o dei v o lo n tari italiani. In v ia to al d e p o sito d i C o m o p e r essere in q u a d ra to agli o rd in i d i G iu s e p p e G a rib a ld i, c o m b a tte a B ezzecca dove è fatto p rig io n iero ; in te rn a to n ei p ressi di In n s b ru c k rito rn a a casa n e ll’o tto b re 1866. C onsigliere co m unale e d assessore d e l c o m u n e di C o sta d e ’ N o bili. N e l 1877 co n i fratelli A n g elo , C a rlo e d E u g e n io a c q u ista altra terra a C osta. È am an te della caccia in b ru g h ie ra dove si re ca in c o m p ag n ia d ei cognati.
Domenico Clerici, fittabile e garibaldino.
Sposa: - a M arcignago il 21 feb b ra io 1867 Cleofe Ticozzi122, figlia di A m b ro g io Ticozzi e d i A n to n ietta Pavesi. N asce a C alignano 1 11 o t to b re 1847, m u o re a V illareggio il 13 gennaio 193012i. Aveva s tu d ia to n el collegio B ianconi d i M o n za. 1 1 Ticozzi furono una famiglia nobile proveniente da Pasturo ed esistente già nel XVI secolo, si diffuse dalla Val Sassina in varie parti della Lombardia. l2’ H matrimonio fra Domenico e Cleofe venne celebrato nella chiesa parrocchiale di Marcignago dal lo zio della sposa, don Natale Pavesi, parroco di San Satiro a Milano, cavaliere della Corona d’Italia.
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Cleofe Ticozzi-
D o n n a C leofe, fragile m a energica, d o p o la m o rte d e l m arito, as su m e la d irezio n e d el fo n d o d i C osta. P a tro n e ssa scolastica del C o m u n e di C osta. E solita sorvegliare il lavoro dei fam igli d a uno sp io n c in o che dalla sua cam era d a le tto si ap re sul c u rin o n e , esi ste a n c o r oggi. N elle g io rn a te d i m aggiore attività si aggira n e l le g ra n d i stanze c o n u n a b e n d a ch e le fascia la fro n te e i d o m e stici m o rm o ra n o lla sàura padrona la gha 7 n e r v m . O g n i g io r n o fa d is trib u ire dal b u r a tto n e (il c u o co ) la m in e stra ai p o v e ri d e l p a e se che si p re s e n ta n o in n u m e ro crescen te alla sua p o rta , sp e cia lm e n te d ’inverno. C i p iace rico rd are che d u ra n te u n a visita p astorale alla C ertosa di P avia il cardinale A n d rea C arlo F e rra ri, oggi b eato, si trovasse a ferm are la carrozza in q u el d i Villareggio, in u n a giornata d i n e b b ia e di gelo e Cleofe gli facesse recap itare ‘u n a bottiglia d ’acqua c ald a’ p e r riscaldarsi. Il cardinale ap p rezzò q u esto gesto sem pli ce di gentilezza e la ringraziò con u n a lettera che fu conservata da zia A d elaide gelosam ente e ch e sparì p o c o d o p o la sua m orte.
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P e r ric o rd a re il su o sp irito c a rita tiv o n e l 1930 i figli fa n n o c o s tru ire u n asilo a V illareggio ch e p o rta il suo n o m e 124. D a cui:
1. Enrico [IX] 2. Am brogio. G e n e ra le d i C o rp o d ’A rm ata, 1° C o n te C le ric i12’. N a sc e a C o sta d e ’ N o b ili126 il 18 n o v e m b re 1868, m u o re a M ila n o (in via D o n iz e tti 38, p a rro c c h ia d i S an ta M aria della P a ssio ne) il 19 giugno 1955127. C o m p ro p rie ta rio del fo n d o d i C osta d e ’ N obiB resta in società c o n i fratelli ch e e ra n o su b e n tra ti agli zii C arlo ed E u g en io C lerici nell’affittanza d el fo n d o di Villareggio. F a le scuole e le m en ta ri a L ecco; le scuole te c n ic h e n el collegio S a p o riti d i V igevano. A llievo d e lla S cu o la M ilita re d i M o d e n a d a l 1885 al 1887. S o tto ten en te dei bersaglieri nel 12° R eggim ento (R.D . 3 agosto 1887); p re sta g iu ra m e n to di fed e ltà a R e U m b e r to I a V itto rio (1° se tte m b re 1887); te n e n te n el 12° R eggim ento B ersaglieri (R.D . 19 aprile 1891); allievo della Scuola d i G u e rra d al 1894 al 1897; p re sta servizio d i S ta to M aggiore p resso il c o m a n d o della D ivisione di N o v a ra dal 1897 al 1898 e presso il c o m a n d o della D ivisione di V erona d a l 1898 al 1902; p ro m o sso ca p ita n o (1902) c o m a n d a u n a c o m p ag n ia d el 6° R eggim ento B e r saglieri di stanza a V erona; c ap itan o d el c o rp o di Stato M aggiore (R .D . 1 d ic e m b re 1904) è in servizio dal 1904 al 1912 p re s s o il Segretariato G enerale d el M inistero della G u e rra dove eb b e q u e sti incarichi: - s o tto c a p o di s ta to m ag g io re d ’in te n d e n z a d ’a rm a ta p re sso il c o m a n d o d el c o rp o d i sta to m aggiore; - c a p o sezione p resso la Scuola d i G u e rra ; 124L’asilo intitolato a Cleofe Clerici è adiacente alla chiesa di Santa Maria di Villareggio che sap piamo esistere già nel 1300. Nel 1460 l’arciprete di S. Genesio, Giovanni de Basili delegava al la S. Messa un sacerdote che percepiva 'come paga’ 10 fiorini. {Da R, Maiocchi, Trascrizione de gli a tti della visita pastorale d i A . De Fossulanis alla Diocesi d i Pavia - 1460). S. Maria di Villa reggio dipendeva dalla Pieve di San Genesio dal 1300. 125 Una curiosità. Il prof. Enrico Clerici in realtà a battesimo era Ambrogio m entre il generale Ambrogio Clerici a battesimo era Enrico; è un fatto singolare che non na attinenza con i so prannomi (scumagne) in uso nella Bassa. 126II comune di Costa de’ Nobili gli dedica la via principale del paese e gli fa dono di una per gamena eseguita dal miniaturista don Pietro Cinquini ora nell’archivio dei conti Clerici. 127 Dal Ticino, 6 aprile 2002, pag. 28; articolo di Luisemi (Dalla Giovanna)... a 134 anni dalla nascita, l’Amministrazione Comunale di Zeccone, ha intitolato in quel di Villareggio una strada al conte generale Ambrogio Clerici.
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- se g re tario della C o m m issio n e d ’in ch iesta p e r l ’esercito. M aggiore dei Bersaglieri (R .D . 31 m arzo 1912) co m an d a u n b a t tag lio n e d el 12° R eg g im en to B ersaglieri d i stanza a M ila n o dal 1912 al 1914. M a g g io re d e l C o r p o d i S ta to M a g g io re (R .D . 9 a g o sto 1914) v en n e tra sfe rito (3 d ic e m b re 1914) p re sso l ’ufficio (in M ilano) del C o m a n d a n te d e sig n a to della I A rm ata. T e n e n te c o lo n n e llo d i S tato M ag g io re (R .D . 1915); c o lo n n e llo d el C o r p o di S tato M aggiore (R.D. 21 o tto b re 1915). R icoprì dal 24 m ag gio 1915 al 23 m arz o 1917 la carica di so tto c a p o d i S ta to M ag g io re della I A rm ata. P e r il su o c o m p o rta m e n to d u ra n te la ‘S tra fe x p e d itio n ’ Re V it to rio E m a n u e le I I I m o tu proprio lo in sig n isce (R .D . 12 a g o sto 1916) d e l c a v alie ra to d e ll’O r d in e M ilita re di Savoia c o n la se g u e n te m otivazione:
Quale sottocapo d i Stato Maggiore d i una A rm ata durante l'offensiva austriaca diede prova d i somma abilità per la pron ta ed efficace messa in azione dei m ezzi a disposizione del l’A rm ata prevenendo sovente con opportuni provvedim enti le intenzioni del Comandante. Con fid en te calma e m ai do ma energia seppe anche esercitare le attività di tu tti i dipen d en ti recando in tal m odo efficace contributo all’azione del l’A rm ata nell’arrestare poscia ricacciare il nem ico (Vicenza 15 m aggio-15 luglio 1916). C o m a n d a n te della IV B rigata B ersaglieri (aprile 1917); ca p o di S ta to M a g g io re d e lla I A rm a ta (m aggio 1 9 1 7 -fe b b ra io 1918). C o m a n d a n te della 5° B rigata B ersaglieri (5° e 19° R eggim ento) c o m b a tte sugli A ltip ian i e sul P iave. A iu ta n te d i C a m p o g e n e rale d i S.M . R e V ittorio E m an u ele III dal 9 m arzo 1919 al 7 a p ri le 1923. C o m a n d a n te della B rigata d i fan teria A c q u i di stanza a T re n to (1 m aggio 1 9 2 3 -g iu g n o 1924). G e n e ra le d i D iv isio n e il 2 6 g iu g n o 1924. S o tto seg retario di S tato alla G u e rra dal 2 luglio 1924 al 4 m aggio 1925, con i m in istri generale A n to n in o d i G io r gio e l ’onorevole B enito M ussolini. P rim o aiu tan te di C am p o ge n erale d i S.A.R. il P rin c ip e d i P ie m o n te (R.D. 7 agosto 1925) dal s e tte m b re 1925 al 17 n o v e m b re 1932. G e n e ra le d i C o rp o d ’a r m a ta in p o sizio n e ausiliaria (R .D . 22 luglio 1933). S e n a to re del
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R egno (R.D . 12 o tto b re 1939), convalidato il 14 n o v em b re 1939, p re s ta g iu ra m en to il 21 d ice m b re 1939, m e m b ro della C o m m is sio n e delle F o rz e A rm ate. L’8 g iu g n o 1940 è rich iam ato in te m p o ra n e o servizio a C o rte fino al 21 luglio 1940: Re V ittorio E m a n u e le I I I gli affida la F am ig lia R eale d u ra n te la p e rm a n e n z a al fro n te . P re sid e n te d e ll’U fficio P rig io n ie ri d i G u e rra della C ro ce Rossa Italian a (20 aprile 1 9 4 1 -o tto b re 1943). Sindaco d i Zecco n e (27 fe b b ra io 1 9 4 9 -1 0 g iu g n o 1954). C re a to C o n te d a Re V itto rio E m a n u e le I I I con R egio D e c re to motti proprio in d a ta 17 agosto 1941 (RR. L L . PP. 2 6 se tte m b re 1941): tito lo tra sm is sibile al fratello d o tto r c o m m e n d a to re E n ric o e d a q u esti ai suoi d isc e n d e n ti m aschi d a m aschi p e r lin ea e d o rd in e di p rim o g e n i tu ra . C itta d in o o n o ra rio d i B u je (1919) e d i V illa n o v a d ’A sti (1924). A ggregato o n o ra rio della C o n g reg azio n e M aggiore d e l la S antissim a A n n u n z ia ta a T o rin o , C o nsigliere del R eale Is titu to N azio n ale p e r le figlie d ei M ilitari Italiani a T orino.
Onorificenze italiane". - cavaliere d e ll’O rd in e M ilitare d i Savoia (R.D . 12 agosto 1916); - cro c e al m erito d i g u e rra (R .D . 10 luglio 1918); - m edaglia d ’argento della sanità p u b b lic a (R.D . 14 aprile 1921); - cavaliere d i g ran croce d e c o ra to del g ran c o rd o n e d e ll’O rd in e della C o ro n a d ’Italia (R.D . 8 g en n aio 1930); - g ran d e ufficiale dell’O rd in e coloniale della Stella d 'Ita lia (R.D. 30 a p rile 1931); - m edaglia m au rizian a al m e rito m ilitare di dieci lu stri (R.D . 16 giu g n o 1931); ^ - cavaliere di gran cro ce d e c o ra to del g ran c o rd o n e d ell’O rd in e d e i S anti M aurizio e L azzaro (R.D . 18 n o v e m b re 1932).
Onorificenze straniere-. - IV classe d e ll’O rd in e d el S acro T esoro Im p e ria le (G ia p p o n e 7 m aggio 1910); - ufficiale d e ll’O rd in e di F ra n ce sc o G iu s e p p e (A ustria-U ngheria 11 fe b b ra io 1911); - c o m m e n d a to re della L eg io n e d ’o n o re (F rancia 7 aprile 1918); - h o n o rary c o m p an io n dell’o rd in e d i San M ichele e di San G io r
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gio (G ra n B re ta g n a 5 n o v e m b re 1918); - O rd in e d e ll’A q u ila B ianca (Jugoslavia); - co m m en d ato re di I classe dell’O rd in e di D an eb o rg (D anim arca 11 fe b b ra io 1921); - II classe dell’O rd in e del Sol L evante (G iappone 12 luglio 1921); - c o m m e n d a to re d e ll’O rd in e d el S a n to Sepolcro; - g ran cro c e d ell’O rd in e della C o ro n a (Belgio 11 o tto b re 1922); - g ran c o rd o n e d e ll’O r d in e d el N ilo (E g itto 1928); - gran cordone dell’O rdine di Leopoldo II (Belgio 17 gennaio 1930); - cavaliere di g ran cro ce d e ll’O r d in e N azio n ale d el m e rito m ili ta re (B ulgaria 24 o tto b re 1930). Sposa: - a V illanova d ’A sti il 6 se tte m b re 1898 Vittoria Villa , figlia del m ed ico d o tto r C arlo Villa e di T eresa P ao la Cayre. C ontessa C le rici. H a dal 1924 d iritto al tra tta m e n to di ‘d o n n a ’ p e rc h é m oglie d i u n so tto se g re tario d i S tato. N a sc e a V illanova d ’A sti il 12 se t te m b re 1876, m u o re a M ila n o (via D o n iz e tti 38 - P a rro c c h ia di
I l conte generale Ambrogio Clerici (in prima fila, prim o da sinistra) ritratto con Benito M ussolini ed alti ufficiali.
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Donna Vittoria Villa, moglie di Ambrogio Clerici, ritratta a Torino n el 1918.
S anta M aria della Passione) il 19 se tte m b re 1969. È d escritta co m e u n a p e rso n a m o lto colta che, a fianco d el m arito , p a rte c ip a alla v ita d i C o rte c o n d iscrezio n e e am abilità. 3. L uigi (zio Gigi). M agistrato; p re s id e n te di S ezione della C o r te d i C assazione. N a sc e a C o sta d e ’ N o b ili il 10 g e n n a io 1870, m u o re a V illareggio il 3 g en n aio 1943. F re q u e n ta le scuole ele m e n ta ri a L e c c o e il lic e o a P av ia. Si la u re a in g iu ris p ru d e n z a p re s s o la R egia U n iv ersità d i P a v ia il 10 lu g lio 1893; è u d ito re g iu d iziario n el 1894, agg iu n to g iu d iziario n el 1896, p re to re del V II m a n d a m e n to d i M ilano d al 1903 al 1908. È giudice del tr i b u n a le d i M ila n o d a l 1908 al 1909 e g iu d ic e p re s s o q u e llo d i M o n z a d al 1909 al 1918. A llo s c o p p io della p rim a g u e rra m o n diale fa d o m a n d a p e r essere a rru o la to vo lo n tario : p a rte c ip a alla b a tta g lia d i G o riz ia col g ra d o di s o tto te n e n te n e l 206° R eggi m e n to d i fan teria, b rig a ta L a m b ro , rim a n e n d o ferito. P e r il suo c o m p o rta m e n to gli v ien e co n ferita la m edaglia d ’arg e n to al v a lo r m ilitare co n la seg u en te m otivazione:
Comandante di plotone, con supremo disprezzo del pericolo si slanciava in cam m inam ento austriaco e si impadroniva, senza aiuto, di un lanciafiamme che colpiva le truppe d i rin
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calzo. Fatto a segno a fucilate e a lancio d i bom be a mano da un ricovero blindato, non si perdeva d ’anim o e rim anendo sul posto con grave rischio della vita, fin o all’arrivo dei sol dati del plotone, costringeva alla resa i difensori d el ricovero blindato. Fu glorioso esem pio d i abnegazione e d i non curanza del pericolo n ell’azione del 10 agosto 1916 durante la quale, ferito al collo, continuava ad incoraggiare ip ro p ri uo m in i fin c h é doveva essere ricoverato al posto di medicazione (•Gorizia 9 -1 0 agosto 1916). S o tto ten en te nel 37° B attaglione della M ilizia T erritoriale (10 set te m b re 1 9 1 6 -9 dicem b re 1916); passa al trib u n ale di G u e rra del X H I C o rp o d ’A rm ata (19 m arzo 1917-22 giugno 1917); te n e n te (16 g iu g n o 1918). P re s id e n te d e l trib u n a le d i B re n o [Bs] (1918-1919); consigliere d i co rte d ’appello con funzioni di p resi d e n te di sezione del trib u n a le civile e penale di B rescia (1919-26); p r e s id e n te d i sezio n e d el trib u n a le civile e p e n a le d i M ilan o (1926-31); consigliere della suprem a corte di cassazione c o n fu n z io n i d i p re s id e n te d i sezio n e d e lla c o rte d ’a p p e llo d i M ila n o (1931-35); n o m in a to so stitu to avvocato generale p resso la co rte d ’appello di Trieste (1934) n o n accetta la carica e chiede d i essere m esso a riposo (1 m arzo 1935): gli è concesso il g rad o o n o rario di p resid en te d i sezione della suprem a co rte di cassazione che co m p o rta il tra tta m e n to d i Eccellenza. Cavaliere ufficiale dell’O rd in e dei Santi M aurizio e L azzaro (R.D. 1 m arzo 1929) e g ran d e uffi ciale dell’O rd in e della C o ro n a d ’Italia (R.D. 16 m aggio 1935). 4. Gaetano. F itta b ile , sin d aco d i C o sta d e ’ N obili. N a sc e a C o sta d e ’ N o b ili il 18 n o v e m b re 1871, m u o re a M ilano (in via D on iz e tti 38 - P a rro c c h ia d i S an ta M aria della P assio n e) il 9 g e n n a io 1965. S tu d ia a L ecco e al collegio S ap o riti d i V igevano. Si lau re a in ch im ica alla R egia U n iv ersità d i P avia il 14 luglio 1896 e fa p ra tic a , p e r circa u n a n n o , p resso la farm acia ‘B rera a n tic a ’ in via F io ri O sc u ri a M ila n o 128. ,a Nel periodo in cui Gaetano Clerici faceva pratica, la farmacia di Brera era di proprietà del dottor Carlo Erba. La farmacia era stata aperta nel settembre del 1699 dai monaci del collegio di Gesù ma ancora prima e per circa un centinaio d ’anni vi avevano operato in sinergia e odor di peccato alchimisti e negromanti. Esiste ancor oggi. (‘Corriere della Sera’, 6 ottobre 1962).
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Luigi Clerici (primo da sinistra) con volontari durante la prima guerra mondiale.
D e c id e p o i d i d e d ic a rsi all’a g ric o ltu ra e rito rn a alla C o sta d o ve, d a l 1897 al 1920, d irig e il fo n d o a n c h e p e r c o n to d ei fra te l li. N e l 1920 si tra sfe risc e a V illareggio e, u n ita m e n te al fra tello A r ib e r to , s o v rin te n d e al fo n d o fin o al 1944. P r e s id e n te d e lla S o cietà d i assicu razio n e ‘L a Q u is te lle s e ’. S in d a co d i C o sta d e ’ N o b ili d a l 1904 al 1920. F a b b ric ie re della chiesa p a rro c c h ia le d i V illareggio dal 1921. 5. Achille. M edico. N asce a C osta d e ’ N o b ili il 25 novem bre 1872, m u o re a N e rv i (G enova) il 3 m arz o 1905. D o tto re in m edicina e chirurgia presso la Regia U niversità d i Pavia il 22 no v em b re 1898, D a l n o v e m b re 1898 al g iugno 1899 è allievo ufficiale nella S cuo la d i S anità M ilitare di F iren ze129. S o tto te n e n te m ed ico del regio esercito. T e rm in ato il servizio m ilitare si stabilisce a M ilano. C ol fratello E n ric o e altri m edici istituisce u n a g uard ia m edica. Segue i p rin c ip i della scuola o m eo p atica. A m m alatosi di tu b erc o lo si gli è consigliata l ’aria d i m are, perciò d ecide d i fare il m edico di b o r d o . F a alcuni viaggi in E stre m o O rie n te su navi di linea. lw Da una lettera della Scuola di Sanità Militare del 9 settembre 1972, Achille Clerici era stato registrato con il nome di Paolo, mentre sull’attestato di laurea risulta Achille.
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A chille Clerici, il ‘padròn bell’.
6. M ario (Mario Natale). N asce a C osta d e ’ N o b ili il 15 fe b b ra io 1874, m u o re a V illareggio, dove e ra a balia, il 4 g iu g n o 1874. 7. Ariberto. F ittabile. N asce a C o sta d e ’ N o b ili il 1° giugno 1875, m u o re a V illareggio il 2 9 se tte m b re 1946. D o tto re in g iu ris p ru d e n z a (R. U n iv ersità d i P avia, 20 fe b b ra io 1901). C o m p iu ti gli stu d i un iv ersitari va a vivere a V illareggio c o n gli zii p a te m i C a r lo ed E u g e n io , ch e gli h a n n o fa tto d a p a d re . D a S an M a rtin o d e l 1907, in so c ie tà c o n i fra te lli e le so relle, p re n d e in affitto il fo n d o d i V illareggio su b e n tra n d o agli zii C a r lo e d E u g e n io ch e rim a n g o n o a vivere nella stessa casa di V illa reggio. A rib e rto ha dalla F ra te rn a l ’in ca ric o d i dirig ere l'a z ie n d a nella q u a le lav o ra n o circa u n ’o tta n tin a di d ip e n d e n ti. N e l 1920, sc o m p a rsi gli zii, A rib e rto è a ffian cato n e lla c o n d u zione di Villareggio dal fratello G a e ta n o che, u n itam en te alla m a d re C leofe e alle sorelle A d elaide e D om enica, lasciano C o sta d e ’ N o b ili (alla sua p a rte n z a la fra te rn a d à in affitto il fo n d o ai fra telli M asch ero n i) p e r tra sfe rirsi a V illareggio.
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8. A nna. C o m p ro p rie ta ria del fo n d o d i C osta d e ’ N obili. N asce a C osta d e ’ N obili il 12 agosto 1876, m u o re a M ilano il 2 aprile 1945. A ncora giovane si insedia con il fratello A rib erto a Villareggio nel la casa degli zìi p a te m i C arlo e d E ugenio. D a m a della co ngregazione d i C arità della S an V incenzo (a M o d e n a e a San Rem o). Sposa: - a V illareggio il 21 d ice m b re 1925 il cu g in o Luigi Albertario, fi glio d el m edico d o tto r P ie tro A lb ertario e d i P aolina Ticozzi, che n a sce a M ilano il 15 d ic e m b re 1887 e m u o re a M ilano n e l 1957. In g e g n e re (P o litecn ico di M ilano, 12 s e tte m b re 1912). U fficiale d el G en io : s o tto te n e n te (D .L . 15 luglio 1915); te n e n te (D .L . 22 g iu g n o 1916); c a p ita n o (R.D . 12 m aggio 1930). In g eg n e re di se zio n e d e ll’a m m in istra z io n e p ro v in c iale d i M o d e n a (1 9 2 2 -3 7 ). C avaliere d e ll’O rd in e della C o ro n a d 'Ita lia . N e l 1937 si ritira a S an R em o dove si d e d ic a alla p ittu ra .
Anna Clerici, sposa di L uigi Albertario.
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Uff gruppo di goliardi pavesi in visita a Villareggio,
9. Carlo, in fam iglia c h ia m ato ‘zio Pipa’. A vvocato. N asce a C o sta d e ’ N o b ili il 16 m aggio 1878, m u o re a M ilan o il 25 o tto b re 1957. D o tto re in g iu risp ru d e n z a, lau reato si alla Regia U niversità d i P av ia il 15 luglio 1901. E av v o cato (10 m aggio 1904); avvo c a to p a tro c in a n te p resso la su p re m a c o rte di cassazione (21 s e t te m b re 1911). H a stu d io a M ilan o (in via P a sq u iro lo n. 6) in so cietà c o n l ’avvocato C asati, p o e ta m ilan ese1’0. P a rte c ip a alla p r i m a g u e rra m o n d ia le . S o tto te n e n te d e lla m ilizia te rrito ria le (9 m aggio 1915); tenente (6 giugno 1917); capitano (11 agosto 1918); m aggiore (24 fe b b ra io 1938). C ro c e d i guerra. C o m p ro p rie ta rio d el fo n d o di C o sta d e ’ N o b ili p a rte c ip a a ttiv am en te all’am m in i strazio n e d e i b e n i della fra te rn a C lerici; si deve al su o in te rv e n to se la fam iglia a cq u ista d u e caseggiati in M ilano (via D o n izetti 38 e V ia P isacan e 2). Socio della Società del G ia rd in o . 150 Carlo e il fratello Luigi, appassionati di corse, fecero partecipare alle gare di trotto all’ippo drom o di San Siro a Milano la loro cavalla Fortuny,
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10. Mario, n a sce a C osta d e ’ N o b ili il 2 aprile 1880, m u o re a C o sta d e ’ N o b ili il 25 o tto b re 1880. 11. A delaide. C o m p ro p rie ta ria d e l fo n d o di C o sta d e ’ N o b ili. N a sc e a C o sta il 3 fe b b ra io 1882, m u o re a M ilano il 21 m aggio 1974. D o p o aver fatto gli stu d i p resso il R. C ollegio della G u a stalla, p re n d e le re d in i della casa d ei fratelli: p rim a a C o sta d e ’ N o b ili (1 9 0 0 -1 9 2 0 ), p o i a V illareggio (1 9 2 0 -1 9 5 3 ) ed in fin e a M ilan o (1 9 5 3 -7 4 ). D u ra n te la g ra n d e g u e rra ra d u n a le ragazze d i C o sta che so tto la sua gu id a p re p a ra n o p a c c h i di vestiario p e r i so ld a ti al fro n te 131. C o n lei si p u ò d ire ch e sc o m p a re l'u ltim o ‘fitta b ile ’ della fam iglia. 12. Domenica. C o m p ro p rie ta ria d el fo n d o d i C o sta d e ’ N obili. N asce a C o sta d e ’ N o b ili il 17 o tto b re 1883, m u o re a M ilano, in via D o n iz e tti 38 - P a rro c c h ia d i S a n ta M aria della P assio n e, il 14 o tto b re 1972. D o n n a m o lto p ia, d e d ita alla p reg h ie ra . P re si d e n te ssa d e ll’azione cattolica di C o sta d e ’ N o b ili e d i V illareg gio. F iglia d i M aria. 1,1 Lettera di ringraziamento del 15 ottobre 1915, soldato Intrepido, reparto salmerie del 26° regg. Fanteria, in A.cLC.C., che non tornerà più a casa, assieme ad altri compaesani.
Carlo Clerici, detto lo 'zio Pipa’.
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Carlo Clerici con u n 'amica, la signorina Comboni.
Villareggio negli anni Trenta; la fam iglia sotto la pergola.
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f"
VILLAREGGIO O Villareggio, cascinale amico Come un sorriso nella grassa piana, tra il verde dell’acqua e i tremolanti pioppi. Quando a te vengo, musica io sento Che l’anima commuove, e fa soffrire D'una nascosta gioia che in se trema. Sento benigni spiriti d’intorno, sussurran con le foglie, e nella casa ci son vicino e affiorano in corolle. Se un nome io penso, un’anima rivive... M ario Ticozzi1”
”2 Mario Ticozzi, figlio di Luigi, fratello di Oleofe Ticozzi Clerici. L’originale della poe sia m anoscritta ci è stata gentilmente fornita da Laura Lazzari Valli, figlia di Mercedes Clerici e A ugusto Valli.
1!allevamento di cavalli per l’esercito costituì per alcuni anni u n ’importante fo n te d i reddito per la famiglia.
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ZIA AD ELAIDE NEL RICORDO DI ANNA CLERICI IMAZIO E DEI SUOI FIGLI "I Clerici avevano in proprietà 'la Costa' (dove risiedevano la zia Adelaide (zia Dada), lo zio Gaetano (zio Tano) con la loro madre (nonna Cleofe), ed in affitto 'Villareggio' (dove risiedevano la zia Anna, lo zio Ariberto e la zia Domenica, nonché i vecchi zii Eu genio e Carlo) fino a che 'la Costa' venne data in affitto e la zia Dada, con lo zio Tano, si trasferirono a Villareggio, dove convis sero con gli altri fratelli e sorelle e mamma fino a che, sposatasi la zia Anna con lo zio Luigi Albertario, il governo della casa rimase alla zia Adelaide con la fedele Marion come cuoca tuttofare. A Milano stava l'avvocato Carlo, zio Pipa, con proprio alloggio, men tre in via Donizettì stava il Presidente, zio Gigi, con la fedele Ma ria come domestica ed in altro alloggio il dott. Ambrogio detto Enrico, il nonno, con la nonna Lina ed i suoi sei figli Carlo, Maria, Anna, Emilio, Mercedes e Gigino. Il generale Enrico detto Am brogio con la moglie Vittoria abitava a Torino e a Roma. Con la 'regia' della zia Dada (burbera, ma dal cuore d'oro) la casa di Villareggio divenne presto il centro di attrazione di tut to il parentado e, durante e dopo la guerra, il 'centro profughi' di amici e parenti (poi spostato a Milano quando gli zii lascia rono definitivamente Villareggio). La zia era sempre disponibi le, le tavolate sempre affollate ed alla fine chi a malincuore se ne andava veniva caricato di ogni ben di Dio. La zia teneva i contatti con tutti, con Pina Leone Protti, madri na della figlia Enrica, con le cugine di Pavia133 ospitandole sem pre per i tre mesi estivi; con la cugina Ernestina Taccani in Bel iavita, con Angelo Clerici, con Cariuccio Ferrano, con Battista Vaisecchi ed altri ancora. Andava spesso a controllare l'alloggio del Presidente a Milano. Con la guerra vennero a stare a Villareggio anche il Presidente e lo zio Pipa, la zia Anna e il marito, lo zio Generale con la mo glie, mentre nonno Enrico (dopo la morte della nonna Lina, si divideva tra Milano e Villareggio). Da piccola zia Adelaide aveva avuto la polmonite ed era stata in grave pericolo di vita. Da giovane viaggiò molto 'da sola', andò in Finlandia, scalò il gruppo del Monte Bianco, visitò la Si cilia ed altro ancora. Clementina Clerici era spesso presente a Villareggio.
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Adelaide Clerici,
Ricordava con nostalgia il suo ultimo viaggio sul Burchiello (ne gli anni Sessanta) per visitare le ville venete. Curò il fratello Achille, medico malato di tubercolosi, a Nervi. Questo fu per lei un periodo molto difficile e doloroso poiché si trovò giovane e sola con enormi responsabilità. Si occupò per tutta la vita della zia Domenica che dormiva in camera con lei; doveva usare una piccola luce per poter leggere a letto, cosa che le piaceva molto, senza disturbare la sorella. Era molto distratta, girava sempre con un grosso mazzo di chiavi, che invariabilmente perdeva, degli armadi in cui ri chiudeva di tutto. Se riceveva una scatola di cioccolatini in re galo (ne era molto ghiotta, ma ancor di più gradiva i savoiardi) ne mangiava qualcuno e poi riponeva la scatola in un armadio e... se ne dimenticava. Le piaceva essere aggiornata e leggeva la pagina scientifica del 'Corriere della Sera', per poterne discutere con i nipoti. Era sem pre disponibile accogliendo tutti a braccia aperte, felice di po ter 'dare' senza tener conto del lavoro che ciò comportava per lei. Nel periodo milanese ad una nipote che prestava servizio al la Fiera trovava il tempo di portare un thermos, con qualcosa di caldo 'per tenerla su'. Sull'autobus, ad ottanta anni suonati, cedeva il posto ad ester refatti 'signori anziani'!
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Con il suo passo caratteristico (piccoli passi affrettati) era sem pre in moto, instancabile ed attenta e non poteva vedere nes suno sfaccendato. Le piaceva il cinema, ma poteva andarci molto raramente; ave va una grande passione per i fiori che coltivava e curava molto bene; le piacevano le gallerie d'arte ed i musei. Solo lei sapeva il bene che faceva e durante la guerra V il le g gio non ebbe molestie da nessuno perché 'la signorina Adelai de' ed i Clerici in genere hanno sempre fatto del bene ed aiu tato chi si rivolgeva a loro nelle più diverse necessità".
IX . Enrico I (A ntonio G irolam o A m brogio). M edico, no b ile dei conti Clerici. N asce a C osta d e ’ N o b ili il 16 d ice m b re 1867, m u o re a M ilano in Via D o n iz e tti 38 - P a rro c c h ia di S anta M aria d el la P a ssio n e l’i l d ice m b re 1946. F re q u e n ta a L ecco le scuole ele m e n ta ri p re sso u n sa c e rd o te , fra tello d e ll'a b a te A n to n io S topp a n i e il lic e o c la ssic o a P a v ia al g in n a sio -lic e o U g o F o sc o lo . A llievo in te rn o p e r c in q u e a n n i d el collegio G h islie ri fre q u e n ta la faco ltà d i M ed icin a a P avia. E sp u lso dal G h islie ri p e r m otivi discip lin ari ch e n o n ci so n o n o ti, p assa all’U n iv ersità di P isa d o ve si la u re a il 2 lu g lio 1892. P e r u n a n n o (1 8 9 2 -9 3 ) fa p ra tic a m edica a F irenze. E n tra to n ell’O sp e d a le M aggiore d i M ilano d i v e n ta assistente, aiu to m ed ic o col p ro fe sso r E d o a rd o B o n a rd i e p o i p rim a rio m e d ic o . E u n a ffe rm a to m e d ic o o s p e d a lie ro e li b e ro p rofessionista; visita al V ittoriale D ’A n n u n zio ; ha in c u ra il g en erale O sio , g o v e rn a to re d i S.M . Re V itto rio E m a n u e le III e il p a trio ta M issori. C o m p ro p rie ta rio del fo n d o d i C o sta d e ’ N o b ili e d affittu ario d e l fo n d o di V illareggio resta in società con i fratelli e le sorelle. N el te m p o Ubero si d e d ic a c o n c o m p e ten z a alla p ro g ra m m a z io n e e alla sorveglianza d e ll'a ttiv ità agricola134. A p p a ssio n a to della caccia vi si d e d ic a in riserva, n el T irolo e su l le te rre di p ro p rie tà della fam iglia. A m a n te della m o n ta g n a , fi n o al 1914, con la mogUe e i fìgh e d o n n a M ercede Visconti, com1,41 Clerici furono tra i primi im prenditori della Bassa ad acquistare in proprio la ‘locom obi le’, l’odierna m ietitrebbiatrice, m acchina straordinaria e costosissima per quei tempi. Il 16 lu glio 1881 ne fu rivenduta una ai frateli Dellera di Beigioioso, dopo aver effettuato le prove della caldaia a vapore p e r lire 674. N el 1883 c’è a Costa un ‘trebbiatoio con locom obile’ va lutato lire 5.000. Ricevute in A.d.C.C.
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p a g n a d i collegio d i L ina, è solito p assare le v acan ze in Svizze ra, c h e c o n o sce assai b e n e p o ic h é vi si reca p e rio d ic a m e n te a d a c q u ista re b e stia m e p e r la sua azien d a. N e l 1919 a c q u ista u n a g ra n d e villa a V iggiù nel V aresotto. C o m m e n d a to re d e ll’O rd in e della C o ro n a d ’Italia (R .D . 27 o t to b re 1922). C o n Regio D ecreto 17 agosto 1941 Re V ittorio E m a n u e le III, c o n c e d e n d o il tito lo d i c o n te al g e n e ra le A m b ro g io C lerici, stabilisce la p o ssib ilità d i tra sm e tte rlo al fratello E n ric o e d a q u e sti ai suoi d isc e n d e n ti m asch i p e r linea d i p rim o g e n itu ra. M o re n d o p rim a d e l fratello n o n acquisisce il tito lo d i conte: h a d iritto d al 1941 a qu ello d i n o b ile d e i c o n ti C lerici. Sposa: - a M ilan o n e lla p a rro c c h ia d i S an ta F ra n c e sc a R om an a d i via M an zo n i, n el gen n aio 1898 P a o la M aria C e la d a, d e tta L ina, fi glia d i A ngelo C elad a e C a rlo tta L azzaro n i. N o b ile dei co n ti Clerici. N asce a M ilano in via F arin e, il 21 a p ri le 1875, m u o re a M ilano il 17 n o v em b re 1942, parro cch ia di S an ta M aria d e lla P a ssio n e . S tu d ia a L o d i p re s s o il C ollegio delle Viggiù, anni Venti; da sinistra Nino Lazzaroni Ticozzi, Emilio, Mercedes, Maria ed A nna Clerici con le antilopi che nonno Enrico allevava nel parco della sua villa.
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Enrico e Paolina con i figli, da sinistra e dall’alto, Maria e Carlo, Mercedes, Anna ed Em ilio ,
D a m e In g lesi, p o i in A u stria a d E ic h sta tt. C o n o sc e il ted e sc o , Finglese e il francese. P ro fo n d a m e n te religiosa c u ra an ch e q u e sto a sp e tto d e ll’e d u c az io n e d ei figli c h ia m an d o p resso d i sé, c o m e e d u c a to ri, d ei sacerd o ti. D irig e c o n g iu sto v ig o re la sua casa nella q u a le p re s ta n o se rv i zio a te m p o p ie n o u n a c u o c a, la c a m e rie ra N ito ta (M aria M alinverni, o rig in aria d i C o sta d e ’ N o b ili), l ’a u tista P e p p in o (G iu se p p e M artinenghi) e a te m p o parziale u n a lavandaia e u n a d o n n a a o re p e r le p u lizie grosse. D ’a c c o rd o col m a rito o rg an izza o g n i m e rc o le d ì u n a c en a co n i fam iliari e gli am ici. D a cui:
1. Carlo [X] 2. Maria. N o b ile dei co n ti C lerici, c o m p ro p rie ta ria del fo n d o di C osta d e ’ N obili. N asce a M ilano il 27 n o v em b re 1901, m u o re a
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M ilano, in via T. Tasso 11, P a rro c c h ia d i Santa M aria Segreta, il 13 s e tte m b re 1983. D ip lo m a ta alla Scuola su p e rio re di lin g u e a M ilano alla Scuola M anzoni. D am a della C ongregazione di C arità della San V incenzo presso la P arro cch ia d i Santa M aria Segreta. Sposa - a M ilano, nella C hiesa d i San C a rlo al C orso, il 3 giugno 1926, Erm inio Albertario, figlio del m ed ic o d o tto r P ie tro A lb e rta rio e di P a o lin a Ticozzi, sorella d i C leofe Ticozzi C lerici ch e nasce a L aglio (C om o) il 28 agosto 1899 e m u o re a M ilano, in via Tasso 11, il 14 d ic e m b re 1984. In g eg n e re , ufficiale d el R egio E sercito, p resid e n te e consigliere delegato della società ‘L e o n a rd o da V in c i’. C u lto re d i m u sica classica, in g io v e n tù scrive a lc u n e c o m m ed ie, reg istrate p resso la Siae. 3. Em ilio. N o b ile dei co n ti C lerici, avvocato. N asce a M ilan o il 15 n o v e m b re 1905, m u o re a M ila n o il 12 a p rile 1967. D o tto re in g iu risp ru d e n z a (U niversità d i P avia, 12 luglio 1927); p r o c u ra to re legale; av vocato c o n s tu d io p r o p rio in M ilan o . S o tto te n e n te d ’artiglieria (30 settem bre 1925); tenente (16 gennaio 1939); c a p ita n o (11 luglio 1942). R ich iam ato alle arm i n e l 1942 p re sta
Enrico Clerici, bisnonno.
Paolina Celada Clerici.
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servizio in Sicilia c o n il su o re p a rto . N e l lu g lio 1943, d o p o es sersi o p p o s to agli anglo-am ericani, attrav ersa lo s tre tto di M e s sina, n el q u ale g e tta gli o ttu ra to ri d ei c a n n o n i della sua b a tte ria che n o n aveva p o tu to tra s p o rta re e a p ie d i co n il re p a rto d i a r tig lie ri rag g iu n g e la P u g lia. I n te r n a to n ei lo cali d e lla F ie ra d el L e v a n te a B ari c h ie d e di far p a rte d e l C o rp o d i L ib e ra z io n e . I n q u a d ra to n el G r u p p o d i c o m b a ttim e n to ‘N e m b o ’, p o i ‘F o lg o re ’ p a rte c ip a alla g u e rra di lib erazio n e. C avaliere d e ll’O r d in e della C o ro n a d ’Ita lia e cro ce d i g u erra. P rim a d e l co n flitto h a d ire tto il s e tto re giovanile d e lla so cietà calcistica In te r; il g a g lia rd e tto della sq u a d ra sarà p re s e n te ai fu n era li. C o n g e d a to si d al R egio E se rc ito n el 1945, p u r rim a n e n d o isc ritto all’O rd in e degli avvo cati, sceglie d i e n tra re n e ll’a z ie n d a d el c o g n a to A u g u s to Valli, p ro p rie ta rio d i u n a fa b b ric a d i calze. Sposa: - a M ila n o il 5 g iu g n o 1940 Fausta Foggiani (figlia di G iu s e p p e B oggiani e d i A n ita B acch in i). N o b ile d e i c o n ti C lerici. N a sce a M ila n o il 9 lu g lio 1906, m u o re a C e rn u s c o su l N a v ig lio n e ll’a p rile 1996.
GLI ALBERTARIO Gli Albertario si sono alleati ai Clerici ben quattro volte: - A Mirabello il 6 febbraio 1726 Ambrogio Clerici, figlio di Car lo Antonio Clerici sposò Anna Maria Albertario. - A Mirabello il 12 gennaio 1735 Giovanni Antonio Clerici, fi glio di Carlo Antonio sposò Angela Maria Albertario, figlia di Ambrogio. - A Viilareggio il 21 dicembre 1925 Anna Clerici (figlia di Do menico e Cleofe Ticozzi) sposò il cugino ingegnere Luigi Alber tario (figlio di Pietro Albertario e di Paolina Ticozzi). - A Milano (chiesa di San Carlo al Corso) il 3 giugno 1926 Maria Clerici (figlia di Enrico Clerici e di Paolina Celada) sposò il cugino Erminio Albertario (figlio di Pietro Albertario e di Paolina Ticozzi).
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Emilio Clericit, ufficiale del Gruppo di combattimento Folgore durante la guerra di liberazione.
4. A n n a . N o b ile d ei co n ti C lerici, c o m p ro p rie ta ria d e l fo n d o di C o sta d e ’ N o b ili. N asce a M ilano il 31 o tto b re 1907. F re q u e n ta a M ilan o le scuole p resso le S uore B e n e d e ttin e . S posa a M ilano nella P a rro c c h ia di S anta M aria della P assione, il 19 ap rile 1928 A c h ille Im a z io (d e tto ZÌzÌ) ch e n a sce a G e n o v a il 3 n o v e m b re 1896, figlio d i F e d e ric o Im a z io e d i M a ria C a tta n e o . M u o re a G e n o v a nell’aprile 1986. Ingegnere. P re sid e n te p e r n u m ero si an ni d e ll’O rd in e degli In g eg n e ri d i G e n o v a . H a in teressi cu ltu rali m o lto solidi, testim o n ia ti d a u n a b ib lio te c a vasta e d aggiornata. 7. Mercedes. N o b ile dei co n ti C lerici, c o m p ro p rie ta ria d e l fo n d o d i C o sta d e ’ N o b ili. N a sc e a M ilan o il 2 m aggio 1909. C o n segue la m atu rità classica presso il R. liceo classico B erchet. M u o re il 13 d ic e m b re 2002 a Viggiù. Sposa: - a V illareggio il 21 g en n aio 1931 A ugusto Valli, figlio di G iu s e p p e e d i A n n a L egros, ch e nasce a V iggiù il 29 a p rile 1904 e
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m u o re a V iggiù il 13 s e tte m b re 1991. P r o p rie ta r io d i u n a f a b b ric a d i calze. A m a F a tte e d ip in g e p e r d iletto: id en tifica i m o delli di calze che p ro d u c e , col n o m e d ei figli - e a n c h e u n a serie col n o m e della n ip o te C hitty, P ao la C aterin a C lerici - e sulle sca to le fa r ip ro d u rre a c o lo ri il ritra tto del tito la re d el m o d ello . L a caccia è u n a sua g ra n d e p a s sio n e c h e c o n d iv id e c o n i ‘g r a n d i’ cacciato ri della fam iglia C lerici, il su o cero E n ric o C lerici, Io zio P ip a ali^is avvocato C a rlo C lerici e il generale A m b ro g io C lerici ch e nella te n u ta reale d i San R o sso re va a caccia c o n R e V itto rio E m a n u e le I I I e in S om alia caccia l ’elefante c o n S.A.R. il P rin c i p e d i P ie m o n te . F a g ra n d i b a ttu te alle qu ali p a rte c ip a n o an ch e zio N in o (c o m m e n d a to r F ra n ce sc o L azzaro n i T icozzi), il M agin (il pro fe sso re di francese M aggi che aveva u n a villa a C asteggio), l ’avvocato R am ella e ‘n o n n o M e llo n i’ (il d o tto re in legge E tto re M elloni, cavaliere della C o ro n a d ’Italia, già c o m p a g n o d i scu o la d i E n ric o C lerici a P av ia al liceo classico U go F oscolo). Mercedes e G igi bambini.
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6. Luigi. N o b ile d ei co n ti C lerici, c o m p ro p rie ta rio del fo n d o di C o sta d e ’ N o b ili. N asce a M ilan o il 7 s e tte m b re 1916, m u o re a G e n o v a il 7 o tto b re 1966. B attezzato nella chiesa d i San C arlo al C o rso il 26 s e tte m b re 1916. R icevette la cresim a n el D u o m o di M ilano il 2 giugno 1925. È allievo in te rn o d e l C o n v itto N a z io n a le a G e n o v a e n e l 1935 c o n s e g u e il d ip lo m a di p e rito a g ra rio a B rescia, p re s s o il R e gio is titu to a g ra rio P a s to ri. Si iscrive alla facoltà di agraria della R egia U n iversità d i M ilano, la u re a n d o si il 5 n o v e m b re 1940. S o tto te n e n te d el Servizio a u to m o b ilistic o (R .D . 28 g iugno 1939) p a rte c ip a in z o n a d i g u e rra alle o p erazio n i c o n tro la F ran cia (giugno 1940) e n el 1941-42 fu in A lbania col 92° A u to rep a rto P esante p a rte cip a n d o dal 12 m a r zo 1941 al 3 a p rile 1941 alle o p e ra z io n i d i g u e rra svoltesi alla fro n tie ra greco—albanese, e dal 6 al 18 aprile 1941 alle operazioni svoltesi alla fro n tie ra alb an ese-ju g o slav a. T e n e n te (R .D . 17 lu glio 1942). D al 1949 al 1966 vive a G e n o v a d e d ic a n d o si ad a tti v ità com m erciali. S posa - a G e n o v a nella chiesa d i S anta M aria delle G ra z ie e San G e ro la m o , il 21 m a rz o 1942, Laura Corrado , figlia d e ll’a rm a to re , c a p ita n o d i lu n g o c o rso A n d re a C o rra d o , cavaliere d el lavoro e d i In es P e sc etto . N o b ile d ei co n ti C lerici. N asce a G e n o v a il 21 ag osto 1909, m u o re a G e n o v a il 21 aprile 1992. In fe rm ie ra v o lo n ta ria della C ro c e R ossa Italiana, è im b a rc a ta su navi o s p e d a le d u ra n te la se co n d a g u e rra m o n d iale. X . Carlo. C o n te Clerici, m edico. N asce a M ilano in via San P r o s p e ro - P a rro c c h ia d i S an T om aso in T e rra A m a ra il 5 g iu g n o 1899, m u o re a M ila n o in via D o n iz e ttì 38, p a rro c c h ia d i S anta M aria della P assio n e, il 7 o tto b re 1984. F re q u e n ta a M ilano le scuole e le m en ta ri in via della Spiga; p o i l ’istitu to te c n ic o C arlo C attan eo , sezione fisico-m atem atica, o t te n e n d o la licenza nel m arz o 1917 e n e ll’o tto b re dello stesso a n n o c o n se g u e , c o n esam e d i in te g ra z io n e , la lic e n za liceale, se zio n e m o d e rn a , p resso il liceo B erchet.
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D u ra n te l’estate freq u en ta C osta dove risiede sua n o n n a C leofe135. C h ia m a to alle arm i n e l luglio 1917 p re s ta servizio ad A c q u i c o m e s o ld a to n e lla 1° se zio n e d e l 23° R e g g im e n to a rtig lie ria d a c a m p ag n a. N e l n o v e m b re 1917 e n tra n e ll’accad em ia m ilita re di artiglieria d i T orino. Il 2 8 fe b b ra io 1918 è p ro m o sso asp iran te; n e ll’a p rile rag g iu n g e in p rim a linea, in Val D ’A stico , il 9° R eg g im e n to a rtig lieria d a c a m p a g n a col q u a le fa rà tu tta la g u erra. S o tto te n e n te 10 m aggio 1918, p o i ten en te. N e l n o v e m b re 1917 si iscrive alla facoltà di M edicina p resso l’U niversità di Pavia; si lau rea il 7 luglio 1923 con p u n ti 110 su 110. Il C onsiglio degli Istitu ti O sp ita lie ri di M ilano lo n o m in a m e d i co assistente in te rn o il 1° g en n aio 1925 e m ed ic o assistente o rd i n a rio il gio rn o 1 luglio 1928. D a l 12 luglio 1929 al 30 ap rile 1931 rim an e assente p e rc h é affetto da infezione m elitococcica a c q u i sita in servizio; p u b b lic a u n o stu d io sul d e c o rso e la cu ra di q u e sta m alattia. Il 22 n o v e m b re 1933 p assa all’Istitu to d i P ato lo g ia S peciale m ed ic a della R egia U n iversità di M ilan o al P a d ig lio n e G ra n e lli. C o n se g u e la sp ecializzazio n e in m e d ic in a in te rn a nel 1936. A iu to m ed ico d e ll’O sp e d a le M aggiore d i M ilano nel 1939. U scito d a ll’O sp e d a le M aggiore alcuni anni d o p o , si d ed ica in te ra m e n te alla lib e ra p ro fe ssio n e . F ra i su o i p a z ie n ti ric o rd ia m o : M a rio M issiroli, d ire tto re d e l ‘C o rrie re della S e ra ’, R e n a to Sim oni, Rossa, G h e d in i, M attioli, In n o ce n z o M o n ti e altri. E , p e r ben eficen za, m ed ic o d e ll’Is titu to S u o re d i B etlem e delle S u o re d el B u o n P a s to re in via San V ittore. E se rc ita la p ro fe ssio n e m ed ic a fin o all’u ltim o g io rn o d e lla sua v ita1’6. H C o m u n e d i M ilano (7 d icem b re 1981) gli d e c re ta u n a t te s ta to di b e n e m e re n z a , firm a to d a l S in d a co d e lla c ittà (C arlo T ognoli), con q u e sta m otivazione:
Medico, all’età d i 82 anni esercita ancora con passione e di sinteresse la libera professione. S i adopera con particolare im pegno a curare g li am m alati m eno abbienti e viene unani m em ente definito uno degli u ltim i m edici d i famiglia. Assieme compiranno numerosi rà g g i in carrozza al ‘Montalino’ di Stradella, allora denomi nato Rocca Ticozzi, soggiorno estivo dei cugini di Cleofe. " 6Ai suoi funerali accorse anche don Piero Angelini, parroco di S. Maria di Villareggio, amico della famiglia, nipote di don Cesare Angelini, letterato pavese, manzoniano illustre.
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Carlo Clerici a cavallo durante la prima guerra mondiale.
C o m p ro p rie ta rio d el fo n d o di C o sta d e ’ N o b ili che è v e n d u to il 2 8 o tto b r e 1976 c o n ro g ito del n o ta io G risi d i Pavia. Il fo n d o è sta to n e l p a trim o n io della fam iglia p e r 165 anni! S posa - a T ren to nella chiesa d i San P ie tro il 14 m aggio 1938 A n n a Valdagni, figlia d e l farm acista d o tto r G iu s e p p e V aldagni e della n o b ile del S.R.I. C atterina de N egri di M o n te n e g ro 1’7. C ontessa C le rici. N asce a B rescia il 25 luglio 1910, m u o re a M ilan o nella C li n ica C a p ita n io il 13 m arzo 1984. F re q u e n ta a T re n to la scuola delle D a m e d i Sion dove riesce ad ac ce d e re grazie all’in te rv en to del P rin c ip e V escovo, lo n ta n o paB7 Testimoni al matrimonio di Carlo e Anna furono Francesco Lazzaroni Ticozzi e Giulio Fer rari, noto per aver introdotto per primo nell'enologia italiana il metodo ‘champenois >studiato lungamente in Francia a Montpellier.
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re n te della fam iglia; a R o m a fre q u e n ta p o i la scuola delle in fe r m iere p re sso il P o liclin ico (1 9 3 1 -3 4 ). A ssisten te san itaria visitatric e (6 luglio 1935). P e r c o n to della C ro c e R ossa Ita lia n a p a rte c ip a n e l 1936, a Valsin n i (M a te ra ), alla c a m p a g n a a n tim a la ric a p e r sei m esi, d o p o av er se g u ito a N e ttu n o n e l m ag g io 1935 u n c o rso d i p ro fila s si a n tim a la ric a . A lte rn a lo stu d io con l’assistenza agli am m alati e il lav o ro in sa la o p e ra to ria e alla fine d e l co rso o ttie n e l ’a b ilitazio n e a fu n z io n i d ire ttiv e n e ll’assistenza sanitaria. D o p o il m atrim o n io si d ed ica in teram en te alla fam iglia. E ra d o n n a c ap ace di a tti di g ra n d e g e n e ro sità p o ic h é sapeva in d o v in a re i b iso g n i e i d e sid e ri d eg li altri, aveva u n a fo rte c a ric a d i u m a nità; sa p p ia m o che nella n o tte d e ll’8 se tte m b re 1943 lei che era sola con i su o i b a m b in i nella g ra n d e villa d i Viggiù accolse d u e so ld ati italiani in fuga v e rso la Svizzera e senza esitazio n e d ied e lo ro c a m b io d ’abiti, cib o e li fece a c c a n to n a re p e r la n o tte nella casa d e l c u sto d e tu tto a su o rischio.
Anna Valdagni Clerici. Diploma d i assistente sanitaria visitatrice assegnato ad A nna Valdagni dalla Croce Rossa.
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CARLO CLERICI MEDICO, NEL RACCONTO DELLA SCRITTRICE LALLA ROMANO Carlo Clerici dedicò la vita intera alla medicina, ottenendo an che grandi gratificazioni dalla sua infaticabile attività. Uno dei ricordi più vivi ci viene dalla scrittrice Lalla Romano che ha scrit to di luì nel libro Nei mari estremim In quel periodo Carlo era medico curante del marito della scrittrice, Innocenzo Monti, al lora presidente della Banca Commerciale Italiana, che assistet te fino alla morte, in tutte le fasi di una malattia. Così la Romano scrive: _ ...La mia idea adesso - allora era un sospetto - è che Clerici, medico generico, attento ma apparentemente scanzonato, sapesse. Col seguito della storia, non ho che da lodare, ammi rare la sua prudenza, la sua saggezza, la sua carità ’39. Carlo si dedicò con grande impegno all'assistenza del paziente: ...Il Professore - come tutti i professori - era scomparso. Cleri ci disse: 'Non c'è più mia moglie; non m'importa di andare in villeggiatura'. Dispose per le trasfusioni e venne da noi tutti i giorni, anche due volte al giorno140. Carlo cercava in ogni modo di assistere Innocenzo Monti nel la fase terminale e di offrire qualche conforto pur nella diffi cile situazione. . . . Tutti i giorni Clerici mi annunciava, col tono della buona no vella: 'La pressione è buona!'. Lo palpava anche, e accennava, ma come sorvolando: 'Qui c'è qualche durezza...'. Sono sicura che aveva capito; e sono anche sicura che trovava inutile infor marmi. Diceva invece: 'Fin che c'è vita bisogna viverla al meglio'. Nel primo pomeriggio, durante la trasfusione, con Clerici e l'al tro medico, Innocenzo discorreva, lo mi isolavo nella penombra del piccolo soggiorno, sulla poltrona azzurra che fu poi la sua, e senza volerlo mi addormentavo; mi svegliavo quando il me dico dell'AVIS se ne andava, per salutarlo. Con questo medico ho parlato, dopo, di quelle conversazioni. Mi disse che Inno cenzo raccontava i viaggi...’4’. 1.8 Romano N ei mari estrem i, Arnoldo M ondadori Editore, Milano 1987. Un ringrazia mento particolare va a Valentina Di Mattei per i preziosi consigli e Paiuto alla revisione del capitolo dedicato a Carlo Clerici. 1.9 Romano L., op. cit., pag. 146. i4° Romano L., op. cit., pag. 151. 141 Romano L., op. cit., pag. 153.
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La comunicazione con il malato e la famiglia non dovevano es sere sempre facili. . ..Non ho capito se Clerici conoscesse il nome dell'organo col pito; certo ne avranno parlato, col Professore. Con me non ne fece cenno, né io con lui per informarmi. Anche Innocenzo sa peva, certo ignorando il nome, come me. (Era un nome elegan te, greco; l'ho saputo tempo dopo, senza domandare: uno di quegli organi che si sentono nominare solo a scuola quando si studia il corpo umano.) A lui bastava sapere che 'doveva andar via': Faceva un breve gesto, a indicare l'addio, la partenza’42. Pur nel dolore Carlo riusciva ad essere un costante riferimento per Innocenzo e la moglie. Le sue doti erano la modestia e la tenace costanza. ...Clerici ordinò certe supposte, che io passavo a Innocenzo la sera, quando i dolori divenivano insopportabili; erano precedu te nei pomeriggi dalle rosee palline dell'Optalidon. Ogni giorno Clerici m i rassicurava sulla pressione (per me flatus vocis). Conversava leggero, gaio. Raccontava di sé. Era stato in gio ventù un ufficiale brillante di cavalleria [n.d.a. in realtà fu uffi ciale d'artiglieria durante la prima guerra mondiale]; aveva scel to la professione, non la carriera; proveniva da studi tecnici. 'Non è com ico?’ diceva. Quando era morta sua moglie, anni prima, avevamo visto dal giornale che era contessa. 'Allora lei è con te’ dissi una volta. 'Sì, sì' ammise scrollando le spalle. Il suo na so era indubbiamente aristocratico, gli occhi tondi dietro le len ti spesse gli davano un'aria interrogativa. Il Professore143ci ave va detto che lo portava a esempio agli studenti, ad ogni inizio di corso: 'Se volete vedere in persona un vero medico, andate alle otto di mattina in via Donizetti, vedrete un signore smilzo, calvo, che cammina svelto con una borsa nera sotto il braccio. È lui, che è già fuori per una visita'...,44. Per tutta la durata della malattia Carlo fu impegnato a seguire il paziente. ...Fu, come ho detto, un 'tempo' largo, lento, declinante. Lui stesso faceva con la mano segno di scendere di giorno in gior no, abbassando piano il palmo della mano. Non contraddicevo. m Romano L„ op, cit., pag. 159. D professore è Nicola Dioguardi, ordinario di clinica medica all’Università Statale di Milano. 1+1Romano L,, op, cit., pagg. 160-161.
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Era come se constatasse e informasse, sapendo la gravità senza attenuarla né accentuarla. lo non commentavo, non volevo ingannarlo, e nemmeno avrei desiderato che si ingannasse. Avevo troppo rispetto per lui e per la morte. Non c'era e non cercavamo consolazione. Cera quel l'assistenza di Clerici, di Tagliaferri. La fedeltà dell'umiltà. Le gior nate erano così: Clerici arrivava presto, poi lui si alzava, andava in bagno a farsi la barba; dopo, appoggiandosi a me prendeva po sto sempre sulla stessa poltrona accanto alla finestra. Mi sedevo sul panchettino davanti a lui, lo guardavo. Chiamavo tra me la morte la Scarnificatrice...’45. In questa situazione i discorsi e i pensieri riguardavano spesso aspetti spirituali. . ..È assorto, triste. ‘A cosa pensi?' 'Alla realtà'. Ero pronta alla verità. Ma adesso penso: è stata una vittoria del la materia? Hoffmansthal dice che 'ogni uomo che muore por ta con sé un segreto: come gli sia stato possibile - spiritualmente - vivere'. Anche quello che Clerici chiamava 'destino biologico' può essere vissuto spiritualmente. Certo Innocenzo intendeva la sua condizione reale: la vitalità decrescente, diminuita. Realtà spaventosa e fatale, sulla quale non voleva ingannarsi. Se non avessi domandato, non l'avrebbe detto. Era un'accettazione. Non proclamata, nemmeno affermata...’4e. E poco dopo il pensiero riguarda la rapida evoluzione della ma lattia verso la morte. . . . Una battuta scherzosa rasentò l’orrore, e perciò fu, nella sua leggerezza, tragica. Clerici, che ogni tanto riprendeva il suo te ma del 'destino biologico', disse: 'Tutti abbiamo il tallone di Achille'. Clerici non era mai sentenzioso se non per umorismo, infatti aggiunse: 'lo non ho fatto studi classici, ma so cos'è'. La sera Innocenzo sorrideva quasi malignamente, mentre stava per ingoiare le due pillole di Optalidon. 'Perché sorridi ?' 'Perché TOptalidon non può nulla contro il tallone d'Achille'147. Ad un certo punto la situazione precipita e Carlo è ancora una volta lì a prestare la sua assistenza. I4’ Romano L., op. cit., pag. 162. 31,6Romano L., op. cit., pag. 173. 147Romano L., op. cit., pagg, 180-181.
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. . .Domenica. Compare Clerici, per la prima volta senza sorriso, sbarrati i grossi bulbi raddoppiati dalle lenti: 'Signora, la pres sione è caduta!'. Non avevo mai afferrato l'importanza della buona pressione, adesso capisco tutto da quegli occhi allarma ti. Del resto avevo sempre saputo che l'ottimismo era un suo modo di aiutare...,4S.
Con una triste coincidenza Carlo muore pochi giorni dopo la morte del suo paziente. Così Lalla Romano ne scrive. ...Il dottor Clerici era venuto, per il funerale, ma io non l'avevo visto. L'aveva incontrato Rachele: lui aveva preso l'ascensore di servizio. Portava un grande mazzo di dalie di giardino, non di fioraio. Disse a Rachele, vedendola afflitta: 'Vede, la cosa peg giore non è la morte, è la solitudine'. Serbo tutte le parole che ho sentito da lui. Non gli avevo mai domandato il nome né il 'luogo' del male, contavo di parlarne con lui dopo, di farmi di re tante cose di Innocenzo. Il primo fine-settimana fu crudele, per me, non tanto per l'as senza, anche se era sullo sfondo e aveva determinato le circo stanze; ma è un'altra storia. Il lunedì telefona la Liliana, con la sua ferma dolcezza: 'signora, c'è una cattiva notizia'. 'Ci pos sono essere ancora cattive notizie, per me?' domando stanca mente. Doveva pur dirmelo, era morto Clerici: improvvisamen te, nella notte. Fu un nuovo dolore, anzi un raddoppio, e inte grante, inerente alla nostra storia. Era una continuazione, e anche una conclusione, come in un romanzo. Mi ricordai del 'destino biologico' che per lui si era compiuto così - del resto pietosamente - insieme al suo desti no nel senso più ampio. Mi illuminò il significato della morte, che tanto mi appassionava e tanto mi appassiona. Ho avuto questo pensiero: nell'arte è essenziale fermarsi in tempo; nella vita la morte lo fa per noi...’49. La scrittrice riporta poi un evento raccontatole da Carlo, pro babilmente durante i dialoghi avuti nel periodo della fase ter minale della malattia d'Innocenzo. ...Il dottor Clerici aveva raccontato che alla morte di un famo so critico teatrale suo amico [n. d. aa. Probabilmente l'autrice fa riferimento a Renato Simoni], era successo proprio questo: 143Romano L., op. cit., pag. 193. I4'>Romano L., op. cit., pag. 210.
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un libro era caduto, inspiegabilmente, da uno scaffale della bi blioteca dove si trovava la salma. Il dottore per quanto positivi sta, era stato molto scosso dal fatto...150. 150Romano L., op. c it, pag. 211.
ANNA VALDAGNI E I SUOI ANTENATI Enrico Clerici ricordava la nonna Chitti, madre di sua madre, con commozione; era lei la consolatrice dei suoi dispiaceri infantili e lo chiamava 'il mio piccolo gentiluomo'. A lui bambino rac contava della sua gioventù ad Arco, dell'eleganza di sua madre, delle splendide feste che la famiglia De Negri teneva nella resi denza di Arco dove più volte Amalia aveva aperto le danze con l'allora giovane arciduca d'Austria Carlo, che divenne impera tore nel 1916. Nel libro dei battezzati della parrocchia di S. Maria Assunta di Arco di Trento al volume 21, pag. 318, numero 115, si legge che: A i 14 luglio 1872 De Negri Canarina (Chitti), Lucia, Maria, figlia del signor Angelo de Negri (nobile de Monte Negro, figlio di Gioacchino e della si gnora Catarina Alovisi) e della signora Amalia d'Anna (figlia del signor Pietro, I. R. Consigliere, e della signora Lucia Gazzetti) è nata oggidì 14 luglio 1872, battezzata dal signor arciprete Elio doro Degara, levandola al Sacro Fonte il sudd. Pietro d'Anna. Chitti era donna di raffinata cultura, studiò al Collegio Bianco ni di Monza ed in Austria. Conosceva bene la lingua tedesca e il francese e fu abile collaboratrice del marito Giuseppe Valdagni, nato a Pergine l'11 aprile 1866 e morto a Rovato (Brescia) l'11 gennaio 1921. Diplomato in farmacia all'Università di Graz il 10 luglio 1900; dal libro dei matrimoni celebrati nella Parroc chia di S. Maria Assunta di Arco di Trento sì legge che: . . . addì 26 agosto 1893 nella Cappella domestica in ‘Be' di Ar co, Valdagni signor Giuseppe farmacista a Rovato, nativo di Per gine in Valsugana, figlio del fu signor dottor Francesco notaio e della fu Adele Grammatica fu Stefano e Cattarina de Valentini, fu unito in matrimonio con De Negri signorina Cattarina da Arco, celebrante il dr. Chini Arciprete di Arco.
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Testimoni Vincenzo Valdagni, studente in medicina e il signor Gioacchino De Negri Imperiai Regio Ufficiale Aspirante. La famiglia Valdagni in antico era aggregata al Consiglio Nobi le di Venezia151. L'imperatore d'Austria con Sovrana Risoluzione del 24 novem bre 1820, confermò l'antica nobiltà. L'arma di questa famiglia è : losangato d'argento e di rosso: col capo d'azzurro caricato di tre bisanti d ’oro. Nell'Ottocento abitavano a Pergine Valsugana, dove esiste la tomba di famiglia e possedevano in Campo Longo una casa da nobili con terreni che facevano condurre a mezzadria. I De Negri erano un'antica famiglia già presente ad Arco nel 1200; si sa che l'imperatrice Maria Teresa d'Austria li aveva no bilitati nel 1774 come premio della fedeltà dimostratale dai fra telli Angelo e Gioacchino. Creandoli nobili del Sacro Romano Impero aveva concesso loro il predicato di Montenegro con lo stemma che si blasonava così: L'innalzamento alla nobiltà se Ae rano ben meritato i due fratelli come apprendiamo dalle impe riali lettere patenti datate Vienna, 18 gennaio 1774. Angelo de Negri dopo essersi laureato in giurisprudenza ricoprì dall'età di trentadue anni la carica di vicecommissario in Judicialibus di Arco. 151 G.B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle fam iglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti.
Stemma dei D e Negri d i Montenegro.
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I CLERICI UNO PER UNO
Suo fratello Gioacchino fu eroico ufficiale, tanto che l'impera tore doveva riconoscergli nelle lettere patenti che: fu presente con molta lode alle Guerre di Baviera, d'Italia, di Francia e a tut te quelle di Prussia e che nelle battaglie accadute durante quel le guerre, assedi, scaramucce e altri incontri ostili, adempì i do veri di un valoroso e zelante officiale con esporre la propria vi ta e così riportò sempre la soddisfazione presso i Suoi Superiori non solo, ma anche di grado in grado di avere avanzamenti ot tenuti in premio delle sue meritevoli operazioni, inoltre che non nell'anno 1744 presso Kojsh nella Slesia, ove egli con perdita di tutto Usuo equipaggio, quale egli poscia perdette anco nella ri voluzione impensatamente suscitata in Genova (fu fatto pri gioniero dal nemico) ma anche nell'anno 1757 all'assedio di Praga riportò gravi ferite al suo corpo. Questo bagaglio di tradizione apparteneva al piccolo Angelo de Negri, nato nel 1840 al nobile del S.R.I. Gioacchino de Ne gri di Montenegro da Catterina Alovisi. Egli era il quinto di sei fratelli: Anna (1834), Francesco (1835), Barbara (1837), Anto nio (1838) ed Elvira. Compì ottimi studi in collegio poiché le floride condizioni della famiglia lo permettevano; nel 1860 era studente all'università di Padova quando gli giunse la notizia che Garibaldi stava per organizzare una spedizione contro il Regno delle Due Sicilie. Senza avvertire i genitori varcò il confine ma arrivò in ritardo per partecipare alla spedizione dei Mille. Rientrato a casa decise di arruolarsi nel 1862 come volontario con ferma di tre anni nel Regio Esercito Italiano. Nel giugno 1862 fu assegnato al corpo dei Bersaglieri, con matricola 4794 e fu inquadrato nella 1° Com pagnia del 35° battaglione del 5° Reggimento Bersaglieri. Il bat taglione al comando del maggiore Francesco de Vecchi fu im pegnato nella lotta al brigantaggio. Angelo de Negri fu nomi nato caporal maggiore. Nel bosco di Melfi durante uno scontro con i briganti fu gravemente ferito alla fronte e per tutta la vi ta ne portò un vistoso ricordo. Fu congedato con attestato di lode. Era giunto il tempo di riprendere gli studi universitari. Si iscrisse a Padova alla facoltà d'ingegneria, quell'università fa ceva parte del Regno d'Italia, tanto che la Imperiai Regia Pretu ra di Arco, il 7 ottobre 1866 dovette rilasciargli il passaporto n° 387 per l'estero 'in nome di Sua Maestà Imperiale e Regia, Fran cesco Giuseppe II, imperatore d'Austria'. Il 15 aprile 1869 sostiene la discussione in varie tesi ed in ulti►
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I CLERICI UNO PER UNO
mo viene proclamato dottore in matematica, leggasi ingegne re. Ritornato ad Arco, Angelo de Negri esercitò la professione d'ingegnere che già esercitava il fratello. Dal giugno 1872 al maggio 1873 l'ingegner Francesco de Ne gri di Montenegro iniziò le operazioni topografiche per la 'liveflazioneferroviaria Riva-Arco-Ravazzone'152. Con la morte del padre Gioacchino, avvenuta il 2 settembre 1870, Angelo de Ne gri assunse in prima persona l'amministrazione dei beni perché i fratelli avevano voluto tenerli in comunione. Si divideranno so lo nel 1895.1fratelli Francesco e Antonio gli rilasciarono (Arco, 1° settembre 1871) una procura generale. L'amministrazione non era cosa di poco conto, poiché la Fraterna de Negri posse deva case, campi, uliveti e inoltre occorreva amministrare an che i beni materni. Frattanto per Angelo venne il tempo di accasarsi; i suoi occhi si posarono su Amalia d'Anna, nata ad Arco il 7 aprile 1849 (a so li due anni era rimasta orfana di madre), figlia del dottor Pietro d'Anna, magistrato (I.R. Consigliere d'Appello) e di Lucia de Garzetti. I d'Anna erano originari di Feltre. Il matrimonio fu cele brato ad Arco il 4 settembre 1871. Da Angelo e Amalia nac quero Caterina (detta Chitti), Gioacchino (nato ad Arco il 2 set tembre 1873), Pierino (nato ad Arco il 5 ottobre 1874, Bianca (nata ad Arco il 13 giugno 1888). Angelo De Negri alternò la professione d'ingegnere con l'amministrazione dei beni della fraterna e la partecipazione alla vita pubblica. Resse le sorti de! Comune di Arco per diciassette anni; fu sindaco dal 7 luglio 1873 al 7 agosto 1875, dal 12 luglio 1888 al 28 maggio 1892 e infine podestà dal gennaio 1907 al maggio 1915. A! suo sindacato andava ascritto l'aver favorito la realizzazione della ferrovia Mori-Arco-Riva del Garda, i cui lavori iniziarono nel marzo del 1890; la ferrovia fu inaugurata il 28 gennaio 1891. Come sindaco aveva voluto nel 1890 che il Comune di Arco as sumesse direttamente la responsabilità del luogo di cura153 in modo che la programmazione e gestione restasse in mano ita liana e non austriaca. Angelo De Negri costruì una grande villa che chiamò villa Mon tenegro quasi a concretizzare il predicato nobiliare della fami glia che era di fantasia e non incardinato a un territorio. Dopo m Vincenzo Cazzaniga, Arco - itinerario storico turistico della Busa, La Conca d ’oro del Tren tino, Mori 1986. ™ Si parla del Sanatorio di Arco.
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I CLERICI UNO PER UNO
i fatti di Sarajevo, nel maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra al l'Austria. Angelo De Negri, di profondo credo italiano, subitosi dimise perché 'c'era conflitto di sentimenti'; non se la sentiva di servire l’Austria in guerra contro l'Italia. Suo figlio Gioacchi no (Joachim von de Negri) invece come militare di carriera era a favore dell'impero; capitano dell'I.R. Esercito nel 1917 sarà nominato maggiore. Ricoprì un alto incarico come giudice dell'Assise Militare. Fu con l'esercito austriaco a Kronstadt, alle por te di Leningrado154. Angelo De Negri conobbe l'amarezza del confino poiché le au torità austriache gli 'consigliarono', eufemismo per dire co strinsero, di lasciare Arco. Chitti e Giuseppe ebbero sei figli; Amelia e Francesco morti in fanti, Adile, Angiolina, Bianca ed Anna; quest'ultima sposò Car lo Clerici. ,w Le copie delle sue cartoline a Chitti sono depositate al Museo della G uerra di Rovereto (TN), col numero d ’ingresso 35/02 il 25 agosto 2002.
1. Enrico [XI] 2. Giuseppe (d e tto Bepi). N o b ile d ei c o n ti C lerici. N a sc e a M i lan o il 29 aprile 1942. Vive fin o al 1945 nella villa del n o n n o p a te rn o a V iggiù. R ito rn a to a M ila n o fre q u e n ta basilo e le scuole elem entari n ell’Istitu to V ittoria C olonna; le scuole m ed ie e il gin nasio n ell’Istitu to Z accaria d ei P a d ri B arnabiti; term in a il T rie n nio d el L iceo classico com e in te rn o al collegio S anta M aria d ei P a d ri M arin isti a P allanza. Si lau re a in E c o n o m ia e C o m m erc io presso l’U niversità C attolica del Sacro C uore. F req u en ta nel 1968 la scuola A llievi U fficiali a F o ligno; s o tto te n e n te d ’artiglieria da m o n ta g n a nel G ru p p o A siago a D o b b ia c o . L avora a M ilano (se de) e a R om a (d irezio n e cen trale) p re sso il B an co di R o m a (dal 1992 B an ca d i R om a). A m a n te della m o n ta g n a e a p p a ssio n a to d i scienze sociali. S posa - a M ilan o n e ll’A b b a z ia d i C h iarav alle il 13 lu glio 1972 Maria Pia Beltrami, figlia del m ae stro A n to n io B eltram i, d o c e n te pres111
I CLERICI UNO PER UNO
IL FONDO DELLA COSTA: 165 ANNI DI STORIA DELLA FAMIGLIA Data
Provenienza
Causa
Destinazione
1811
D e m a n io p u b b lic o d e l R e g n o d 'Ita lia
A c q u is t o d e lla p a rte p r in c ip a le d e l f o n d o d e lla C o s t a
A n g e lo F ra n c e s c o C le ric i
1817
n o b . A le s s a n d r o B o n e tta
A c q u is t o d i u n 'u lt e r io r e p a rte d e i f o n d o d e lla C o s t a
A n g e lo F ra n c e s c o C le ric i
1827
A n g e lo F ra n c e s c o C le r ic i (m u o re )
E r e d it a n o p r ò in d iv is o
G io v a n n i, P ie tro , D io n ig i e G ir o la m o C le ric i
1833
G io v a n n i C le ric i
V e n d it a q u o t a
P ie tro , D io n ig i e G i ro la m o C le ric i
1849
D iv is io n e , in p a rti u g u a li, tra i t re fra te lli C le r ic i
1855
P ie tro C le ric i
V e n d it a q u o t a (1/3 )
G ir o la m o C le ric i
1861
D io n ig i C le r ic i (m o r t o s e n z a e re d i)
E re d ità q u o ta
G ir o la m o C le ric i (p ro p r ie ta r io d e ll'in t e r o fo n d o )
1883
G ir o la m o C le ric i (m u o re )
E re d ità
C a r lo , E u g e n io e D o m e n ic o C le ric i
1883
D o m e n ic o C le ric i (m u o re )
E re d ità
F ig li di D o m e n ic o (c o n g li zii E u g e n io e C a r lo c h e b a d a n o a n ip o ti e g e s t io n e )
1918
C a r lo C le r ic i (m u o r e s e n z a e re d i)
F ig li di D o m e n ic o (p iù z io E u g e n io )
1919
E u g e n io C le ric i (m u o r e s e n z a e re d i)
F ig li di D o m e n ic o (fr a te r n a )
1946
E n r ic o C le ric i d i D o m e n ic o (m u o re )
F ig li di E n r ic o p iù zii
1976
F a m ig lia C le ric i
V e n d it a
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F a m ig lia M a s c h e r o n i
I CLERICI UNO PER UNO
so il C o n serv ato rio ‘G iu se p p e V erd i’ d i M ilano, d i cui è stato a n che d ire tto re e m e m b ro della d irezio n e artistica della Scala, c o n certista p resso la Rai, co m p o sito re di m usica d a cam era e d i C a r la G o rlier. N o b ile dei c o n ti C lerici. N asce a M ilano il 17 aprile 1942. C o n seg u ita la m a tu rità classica si la u re a in lingue stra n ie re. P ro fesso ressa d al 1964 d i le tte re nelle scuole d i S tato. D a cui: A n to n io (Carlo Enrico). N o b ile d e i c o n ti C lerici. N asce a M ila n o il 23 giugno 1973. F re q u e n ta il L iceo C lassico p resso il G in n a sio B e rc h e t d al 1987 al 1991. C o n se g u e la m a tu rità classica p re sso il L iceo statale T ito L ivio (1992). Si lau re a in g iu ris p ru denza presso TU niversità degli S tudi di M ilano il 29 o tto b re 2001. Enrico (Em ilio G iovanni Angelo). N o b ile d e i c o n ti C lerici. N a sce a M ilan o il 2 ap rile 1976. F re q u e n ta il liceo scientifico, p re s so il q u a le c o n seg u e la m a tu rità n e l 1996. E isc ritto al c o rso di e c o n o m ia e legislazione p e r l’im p re sa alla facoltà di E c o n o m ia e C o m m erc io p resso l ’u n iv ersità L uigi B occoni. Carlotta {Paola Caterina), N o b ile d ei co n ti C lerici. N asce a M i la n o il 12 n o v e m b re 1980. F r e q u e n ta il liceo classico p re s s o il G in n asio B erchet dal 1994 al 1996 e co m p leta il cursus degli s tu d i s u p e rio ri p resso il liceo T ito L ivio, co n seg u e n d o la m a tu rità classica n e l 1999. D a l 2 0 0 0 è isc ritta all’Istitu to E u ro p e o p e r il T u rism o (U .E.T.). 3. Paola Caterina (d e tta K itty). N o b ile d ei c o n ti C lerici. M e d i co: n e u ro p s ic h ia tra d e ll’in fa n z ia p re sso l’A z ie n d a o sp e d a lie ra N ig u a rd a C a ’ G ra n d a e p resso l’O sp e d a le F a teb e n e fra te lli. N a sce a M ilano il 6 aprile 1946. T e n u ta a b a tte sim o dal p ro z io A m b ro g io C lerici, d i cui è se m p re sta ta la n ip o te p re d ile tta . C o m p ie l ’in te ro ciclo scolastico, d all’asilo alla m a tu rità classica, p re s so l ’Is titu to V itto ria C o lo n n a d i via C o n serv ato rio . L a u re a ta in m e d ic in a e c h iru rg ia p re sso l’U n iv ersità di M ilano, si è sp e cia lizzata in n e u ro p sic h ia tria in fa n tile n el 1980. Sposa: - a M ilano nella C hiesa S anta M aria della P assione, il 24 giugno 1972, A rduino Cantafora figlio dell’in g eg n er A lfonso C antafora,
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I CLERICI UNO PER UNO
cavaliere ufficiale dell’O rd in e al m erito della R epubblica, e di Si stina d e L uca, n a to a M ilano l ’8 n o v e m b re 1945. C o n seg u ita la m a tu rità scientifica, si lau re a in a rc h ite ttu ra p resso il P o litecn ico d i M ilano. D o p o aver in seg n ato all’Istitu to U niv ersitario d i A r c h ite ttu ra d i V enezia e d essere sta to visitin g p ro fe s s o r all’U n i versità d i Yale, dal 1989 è p ro fe sso re o rd in a rio p resso la facoltà d i a rc h ite ttu ra di L osanna. S c ritto re e p itto re ; alcuni suoi q u a d ri p a rte c ip a n o alla B iennale d i V enezia e alla T riennale di M ilano. D a cui:
A lfo n so Gerolamo Cantafora. N a sc e a M ila n o l ’8 a g o sto 1973. H a fre q u e n ta to a M ilano il liceo scientifico L e o n a rd o d a V inci. C o n se g u ita la m a tu rità si iscrive n e l 1992 alla faco ltà d i a rc h i te ttu r a p re s s o l ’U n iv e rsità d i M ila n o . G r a n d e a p p a ssio n a to di c iclo tu rism o e 'a tta c c h i’, a rte che e sercita nella L om ellina. A n n a A d e la id e Cantafora. N a s c e a M ila n o il 7 g iu g n o 1977. A llieva d e l R eale C o lleg io d e lle F a n c iu lle (1 9 8 8 -1 9 9 1 ). C o n segue la m a tu rità classica p resso il lic e o statale P a rin i n el 1996. E is c ritta alla fa c o ltà d i sc ie n z a d e lla p ro d u z io n e anim ale. X I . E n rico M aria I I 155 C o n te C lerici. C avaliere Ju re s a n g u in is del S.O .M . C ostantiniano di San G iorgio. N a s c e a M ila n o , in via D o n iz e tti 3 8 - P a r r o c chia d i Santa M aria d e l la P a s s io n e , il 22 f e b b r a io 1939, X V II EF. M u o re a M ila n o in via T o rq u a to T asso 9, il 3 s e tte m b r e 2 0 0 1 . D a l l ’o tto b r e 1942 al s e t
B epi K ìtty ed Enrico Clerici.
155 Era solito firmarsi Enrico E. Clerici, intendendo con E. abbreviare lo pseudonimo di Emanuelefiliberto.
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I CLERICI UNO PER UNO
te m b re 1945 vive a V iggiù, in seg u ito allo sfollam ento, n e lla v il la d el n o n n o p a te rn o . R ito rn a to a M ilano fre q u e n ta le scuole e le m en ta ri p resso l’Is ti tu to V ittoria C o lo n n a; le scuole m ed ie e il liceo classico p resso l ’Istitu to Zaccaria dei P a d ri B arnabiti. C onsegue la m atu rità clas sica p resso il liceo statale P a rin i. S volge il servizio m ilita re n e l g e n io tra s m e ttito ri. Si la u re a in g iu ris p ru d e n z a p re s s o l ’U n i v e rsità C a tto lic a d i M ila n o c o n u n a te si in d iritto c o s titu z io n a le. E n tra , il 3 g iu g n o 1968, n e lla B an ca C o m m erc ia le Ita lia n a co m e im p ieg a to d i 1° categ o ria. P re s ta servizio p rim a p re s s o la su c cu rsa le di T re n to a p o i a M ilan o . D iv e n ta c a p o sezio n e n e l 1975, c a p o ufficio n e l 1976 e fu n z io n a rio n el 1979. C h ia m a to in D irez io n e C e n tra le a M ilano, lavora p resso l’U ffi cio S tu d i, sezione finanziaria, d al 1970 al 1974 e p resso il servi zio legale d a l 1974 al 1998. I I 1° agosto 1984 assum e la d ire z io n e d el n u c le o p u b b lic a z io n i fiscali (dal m aggio 1992: 3° sezione d ell’U fficio T rib u ta rio del Servizio Legale) fino al 31 luglio 1998 E n rico C lerici a M oncasacco.
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I CLERICI UNO PER UNO
La Malmostosa, a Moncasacco (incisione d i Eligio M ilani).
q u a n d o si dim ette. R ealista p e r tra d iz io n e fam iliare e co n serv a to re , am a d efinirsi u n ghibellino. I n v a ri sc ritti si definisce ‘a p p a rte n e n te all’E stre m a D e stra , ca valleresca, elitaria, in iz ia tic a ’ e p re fe risc e a ll’attiv ità p o litic a in u n p a rtito , il ritira rsi su p o sizio n i d i stu d io . In q u e sto cam m in o d i ric e rc a viene iniziato alla m asso n e ria n e l 1973; n el d ice m b re d i q u e ll’a n n o è a p p re n d ista , l’a n n o successivo è co m p ag n o e nel g e n n a io 1976 è m aestro ; n ello stesso a n n o c h ie d e d i essere p o sto in so n n o (nei su o i d ia ri scriv erà n o te am are su q u e s to p e r c o rso c h e d e lu d e le sue a s p e tta tiv e d i u n c am m in o in iziatico). D a l 1984 è p re s id e n te d e ll’asso c ia zio n e c u ltu ra le ‘A m ici della C o ro n a F e rre a ’. H a ra c c o lto m o lti lib ri di scien ze tra d iz io n a li c h e c o n serv a in u n a c a s a - to r r e , la M alm o sto sa, a M o n c a sa c c o , in p ro v in c ia d i P ia ce n z a . N elle sue fo n d a m e n ta d u ra n te la c o stru z io n e ha fa tto in se rire u n a p ie tra p ro v e n ie n te d a l castello di M o n tsé g u r, u lti m o b a lu a r d o della resiste n z a c a ta ra . H a p u b b lic a to q u a ttro li b ri. C u lto re di storia della F am iglia e della T radizione.
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I CLERICI UNO PER UNO
Sposa: - a G e n o v a nella ca p p ella d el S em inario Serafico d e i P.P. C a p p u c c in i di S anta M aria degli A ngeli, cele b ra n te d o n L u ig i Bisso, p arro co di San G iu sep p e di Priaruggia, am ico della fam iglia156, E l vira Luisa Nina Costa (EIvy), figlia d e l cap itan o A lfredo C osta 1° c a p ita n o d el G e n io N avale della Regia M arin a e d ire tto re di m ac c h in a nella M a rin a M ercan tile. M edaglia d ’o ro d i lu n g a n a v ig az io n e e in sig n ito d e lla m e d a g lia p e r le c a m p a g n e m ilita ri 1 9 4 3 ^ 5 - e d i M a ria d ela id e G azzo lo . C o n tessa C lerici. N asce a C hiavari il 14 se tte m b re 1939. F re q u e n ta le scuole e le m en ta ri e le m e d ie p re sso le s u o re G ia n n e llin e d i C hiavari. A G e n o v a fre q u e n ta il L iceo A rtistico N ic o lò B arab in o , dove c o n seg u e la m a tu rità . In q u e l p e rio d o h a c o m e in se g n a n ti B assan o , B ertagnin, S canavino e V erzetti e h a fre q u e n ta to lu n g a m e n te lo s tu dio di A ld o Bezzi. In seg n an te d ì Storia dell’A rte. P ittrice, nel p e rio d o 1 9 6 2 -6 6 p a rte c ip a a n u m e ro s e rasse g n e d ’a rte . D o p o il m a trim o n io si d ed ica c o m p le ta m e n te alla fam iglia. D a cui:
1. Carlo Alfredo [X II] X II. Carlo A lfredo (E m ilio M assim iliano A m brogio). M ed ico . C o n te C lerici. N asce a G e n o v a il 25 agosto 1969 e d è b a tte z z a to il 5 o tto b r e 1969 nella P a rro c c h ia d i San G iu s e p p e d i P r ia ruggia. F re q u e n ta a M ilan o la scuola m atern a, le scuole e le m en ta ri e m edie presso l’Istitu to delle S uore del B u o n P a sto re in Via S an V itto re 29, i co rsi p resso il g in n asio -lic e o statale T ito Livio dove, n el luglio 1987, consegue la m a tu rità classica. Si iscrive al la facoltà d i m ed icin a e ch iru rg ia d e ll’U niversità d i M ilano, la u rea n d o si il 16 m arzo 1994 co n lode. A llievo U fficiale nella S cu o la di Sanità M ilitare, so tto te n e n te m ed ico n e l 1995 p resso il S e r vizio Sanitario della R egione C arabinieri L om bardia alla C aserm a M o ntebello a M ilano. G iornalista pubblicista. Studioso di storia e tecnica m ilitare, è au to re d i o ltre centoventi p u b b licazio n i e tre 156Testimone di nozze è Sua Maestà Re Um berto II, rappresentato da S.E. professor Piero Operti, l’avvocato Antonio Ridella e Prospero Gazzolo.
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il senatore del Regno
I CLERICI UNO PER UNO
Carlo e Carlo Alfredo Clerici nel 1972,
lib ri su questi tem i. H a fo n d ato nel 1991 il ‘G ru p p o di Studio del le F ortificazioni M o d e rn e ’ d i cui sarà segretario p e r alcuni anni. Specializzato in psicologia clinica n el 1999, svolge lib era p ro fe s sione p resso enti ospedalieri e il p ro p rio stu d io p rivato a M ilano. E a u to re d i n u m ero si articoli su riviste italiane e straniere su tem i d i psicologia clinica e com unicazione m ed ico -p azien te. S posa —il 14 n o v e m b re 1998 a M ilan o , n e lla ch iesa d i S an P ie tr o in G essate, p a rro c c h ia d i S anta M aria della Passione, Elisabetta Lamarque , figlia d el d o tto r L u c io L a m a rq u e e di M a d d a le n a S u c ci, N asce a M ilano il 6 luglio 1968. C o n seg u ita la m a tu rità clas sica n e l liceo T ito Livio, si la u re a in g iu risp ru d e n z a p resso l’U n iv e rs ità d e g li S tu d i d i M ila n o . A v v o cato . D a l 1999 al 2002 a ssiste n te d i stu d io p re sso la C o rte C o stitu zio n ale. R icercato re c o n fe rm a to d i d iritto p u b b lic o p re sso l ’U n iv e rsità d eg li S tu d i
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I CLERICI UNO PER UNO
Carlo e Celeste; la più piccola delle donne Clerici arriva in via Tasso il 13 marzo del 2003.
p rim a di M ilano e p o i d i V erona. H a una figlia, Celeste, n a ta il 20 febbraio del 2003. L a p iù piccola delle do n n e Clerici è arrivata nel la casa di via Tasso 11, fra le b rac c ia d i C arlo e d E lisa b e tta il 13 m arzo del 2003, a p p en a p rim a che questo lib ro venisse stam pato.
ELVY COSTA CLERICI BREVI NOTE SU QUATTRO GENERAZIONI In tempi remoti la mia famiglia era costituita da religiosi, mas soni, mercanti, armatori ed... eroi, ma soprattutto era di stam po matriarcale. La nonna paterna Maria Parma era nata ad Ot tone, nel piacentino, si era stabilita a Genova ai primi dell'Ot tocento con i suoi, il padre commerciava comprando partite di merci che arrivavano al porto di Genova e rivendendo a tavoli no i carichi che, spediti a dorso di mulo, attraversavano l'Ap pennino verso l'interno.
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Quando Maria sposò Gaetano Viganego, anch'egli commer ciante, la vediamo in una fotografia seppiata portare appunta ta sull'abito una spilla d'oro a forma di chiave, sinonimo della sua autorità in casa. Essi si circondarono di dodici figli; la quarta era mia nonna Ge ronima detta Nina, nata a Genova il 2 novembre 1873 e morta nel febbraio 1965. Nina sposò Luigi Costa, nato a Genova nel
1863 e morto a Varazze il 26 marzo 1942, figlio di Pietro (nato a Genova nel 1828) e di Caterina Andreoletti (nata a Genova nel 1827).Tra i numerosi fratelli della nonna voglio ricordarne due che ho conosciuto. Enrico era un personaggio eclettico: giornalista del quotidiano genovese 'Caffaro', insegnante, impresario teatrale, attore per diletto col nome d'arte suggestivo di 'Nelson le Follet'157, aveva studio a Buenos Aires dove lavorava al Theatre Royal. Viaggia tore per passione, conosceva l'Europa fino alla Russia che ave va attraversato sulla mitica Transiberiana, fece dono a mio pa dre del suo talismano; una preziosa tabacchiera d'argento e smalto raffigurante a colori una bella circassa. Giuseppina, sposata al professor Pietro Fanello, da cui ebbe un unico figlio, Angelo, ufficiale pilota nella guerra di Spagna, fe1,7 Conserviamo in A.d.C.C., cassetta n. 143, un suo biglietto da visita dove si definiva ‘createur de pantomimes-ballets fantastiques e transformations’.
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rito in combattimento aereo, medaglia d'oro. Direttore della Scuola dell'Aeronautica militare di Guidonia. Generale, sotto capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare. I Costa avevano lasciato il Portogallo intorno al 1730-40 poi ché il regime di dispotismo ne limitava i commerci e si erano in sediati sui mercati di Genova. Nonno Luigi non seguì l'attività di famiglia ma intraprese quel la di costruttore di strutture portuali, trasferendosi a Bari, An cona, Venezia, Augusta ed in alcune città del sud del Mediter raneo, quali Tripoli dove però la nonna non volle seguirlo. Ge ronima - Nina aveva un carattere dolcissimo ma deciso; ebbe tre figli: Maria, Pietro e Alfredo Amedeo, mio padre. La madre di mia madre si chiamava Giulia Firpo {Genova 22 feb braio 1 8 9 0 - Rapallo 1963); era figlia di Giovanni Battista det to Severino (Genova circa 1855 - Capo di Buona Speranza 1900), comandante e armatore, e di Elvira Rebuffo (Genova, circa 1860-1899) che morì ne! darla alla luce. Da quando nacque, Giulia fu così chiamata Elvira per tutta la vi ta. Severino sposò in seconde nozze Carolina Musso (Laigueglia marzo 1858 - Genova 20 dicembre 1940) dei Musso oleari di E nrico V iganego.
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Elvira Rebuffo,
Laigueglia con estese proprietà a Casanova Lerrone. Fu un ma trimonio combinato per dare una matrigna alla piccola, poco prima di partire per un viaggio senza ritorno; morì a bordo del la sua nave ed ebbe come sepoltura l'oceano del Capo di Buo na Speranza. Carolina crebbe la bambina con affetto materno, sebbene av versata dalla famiglia del marito che le volle un tutore e fu co stretta a tenerla lungamente in collegio. Il legame fra le due donne era forte e quando Elvira sposò, a Genova in Santa Ma ria delle Vigne il 22 febbraio 1909, Giacomo Gazzolo, la volle nella loro casa158. Giulia Firpo, Elvira, si occupò lungamente di opere caritative a carattere personale a beneficio del Convento di Santa Maria degli Angeli in Oregina per l'accoglienza degli orfanelli. Dama dell'Opera San Vincenzo de' Paoli, congrega zione per la quale operò dal 1919 al 1938. Nonno Giacomo, nato a Camogli il 20 ottobre 1868 e morto a Genova il 20 dicembre 1934, era ufficiale di Marina, medaglia d'argento al valor militare, due medaglie di bronzo al valor ci vile per alcuni salvataggi in mare. Giacomo ed Elvira ebbero cin que figli: Carlo Maria, Giovanni Maria, mia madre Mariadelai1,5 Le notizie sulla famiglia Gazzolo e Schiaffino sono state fornite da Maria Elvira G az zolo (Piera), figlia di Giacomo, sposa dell’aw ocato A ntonio Ridella.
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de Giacinta Amedea, Prospero Felice e Maria Elvira (Piera). Gio vanni fu capitano di lungo corso. Carlo fu capitano di lungo cor so, medaglia d'argento al valor civile per aver guidato un te merario salvataggio durante l'incendio della nave 'Orazio' a 38 miglia al largo di Tolone159. Commendatore per servizi resi alla Santa Sede nel periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale. Skipper di razza, proseguì la tra dizione familiare della vela partecipando a numerose regate del lo J.C.G. sul suo 'Eolo'. Il nonno era nato da una famiglia di armatori camogliesi, con vari rami protesi verso Nervi e Genova. Suo padre, Prospero Fe lice Gazzolo, nato a Carinogli nel 1835 e morto del 1925, capi tano e armatore, svolgeva la sua attività commerciale navigan do con i suoi agili schooner'60, trasportando da un porto all'al tro del Mediterraneo carichi di olio, spezie, vino, stoffe, carbone; ma chi provvedeva ai noli era la moglie Mariadelaide Schiaffino (Carinogli 1834-1884).
1,9 Al santuario di Nostra Signora di Montallegro - Rapallo (Ge) sono conservati ex-voto che ricordano l’evento. 160Schooner: goletta.
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Mariadelaide Gazzolo bambina.
Una delle merchant ship'6' del marito portava il suo nome. Ve ra tempra di donna ligure non teneva le mani in mano, così mentre il suo sposo era lontano, aveva impiantato un labora torio per la confezione di divise militari che dirigeva in proprio; i tempi erano favorevoli! Sorella di massoni, cugina di quel Simone Schiaffino, nato a Camogli nel 1835, figlio di Adeodato e Geronima, maggiore dell'Armata Meridionale. Alla data 21 maggio 1856 fu tra i fondatori, quasi tutti capitani di mare na tivi di Camogli, della loggia Trionfo Ligure' di Genova. Iniziato l'8 ottobre 1858 con il numero 38 di matricola (al numero 108 figurava Nino Bixio, poi l'ammiraglio Stefano Turr ed altri com pagni di spedizione). Portabandiera dei Mille nello scontro di Calatafimi del 15 mag gio 1860, fece scudo a Garibaldi col suo corpo e là perse la vi ta. Ma Simone prima ancora di offrire la sua vita per la Patria si era arruolato nelle Guardie Alpine di Garibaldi, partecipan do ai combattimenti di Varese, San Fermo e Camerlata fino al le falde dello Stelvio. Così ne descrive l'attimo della morte Cesare Abba nella sua rel"1Merchant ship: mercantile a due, tre, quattro alberi.
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lazione Da Quarto al Volturno: Un soldato borbonico, Luigi Lateano, dell'VIII Reggimento Cacciatori, strappò dalle mani di Simone morente la bandiera italiana, macchiata col suo sangue, es sa era di modeste dimensioni... ’62 La città di Camogli gli dedicò un monumento163; all'inaugura zione Mariadelaide accompagnò la zia che, anziana e cieca, nep pure sapeva che stessero commemorando suo figlio. Nonno Giacomo oltre a numerose sorelle morte infanti ebbe due fratelli: Francesco e Amedeo. Monsignor Francesco Gazzolo164(Camogli 28 giugno 1866-Genova 9 novembre 1932), cameriere segreto sopr. di S. Santità, teologo, professore al Seminario Arcivescovile di Genova e mem bro dello stesso Consiglio d'Amministrazione, fu accolto bene volmente dalla famiglia reale, ricevuto a corte, confessore della regina madre Margherita che quando passava da Ruta di CamoMariadelaide Schiaffino con il marito Prospero Gaixolo e i fig li Francesco e Giacomo.
lt! Da un documento da poco riscoperto risulta essere proprio quella bandiera regalata a Giuseppe Garibaldi dagli italiani di Valparaiso. Opuscolo a cura della Loggia ‘Sirnone Schiaffino’ di Camogli (Ge) 1965, edito per il centenario della morte. Scultore Giuseppe Molinari (15-5-1864) 1MNotizie da A.d.C.C., cassetta Gazzolo.
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gli165 si fermava a fargli visita nella casa parrocchiale dove le era riservata un'antica poltrona dorata e ricoperta di damasco che i giovani della famiglia chiamavano 'la poltrona della regina'. Alla parrocchia di San Michele Arcangelo di Ruta rimase per ven ticinque anni, quindi chiese al cardinale arcivescovo, Carlo Minoretti, di essere trasferito a Genova per essere vicino ai fratelli. Così leggiamo negli atti dei registri parrocchiali: ...la fabbrice ria della parrocchia di San Michele Arcangelo di Ruta tributa ri conoscente un voto di augurio che nella nuova residenza pos sa trovare uguale corrispondenza di affetto e deferenza... l'ar ciprete ringrazia la fabbriceria del pensiero gentile... e dichiara che col presente atto, rimane completamente estinto ogni suo credito per le somme che egli ha versato in varie epoche e ri prese a favore della Chiesa alla quale egli intende condonarle interamente. La fabbriceria riconoscente, prende atto della cor tese e disinteressata rinuncia, il cui importo ascende a migliaia di lire (come emerge dai singoli registri) e ringrazia di cuore l'a matissimo pastore per la sua generosità.'166 Gli fu affidata la parrocchia di San Donato, difficile e poverissi ma, alla cui guida si pose con paterna autorità e profonda co noscenza delle debolezze umane. Mia madre ricorda come esor tasse le donne a pregare e ad occuparsi del buon andamento della casa e dell'educazione dei figli e ad astenersi dalle fre quentazioni oziose delle sacrestie. Sia a Ruta, sia a Genova lasciò opere significative, in chiesa ri pristinò il tetto e gli stucchi del coro ad opera di Alfonso Piatti, per sua iniziativa nacque l'asilo infantile167 di cui fu presidente. Aveva provveduto largamente di tasca sua al restauro del vetu sto campanile romanico di San Donato e al rifacimento del tet to della stessa chiesa, impresa che gli diede non poche preoc“5Richi Buelli, ‘L’eco di Ruta’, da ‘Il Popolo’, La regina madre a Ruta e la festa d i San Gio vanni nei prim i anni del secolo, 29 giugno 1908. Questa m attina si recò con l’autom obile Sparviere II ad assistere alla M essa celebrata dall’A rciprete d i quella frazione. La chiesa era gremita e m olto pubblico stagionava pure nelle adiacenze. S u l piazzale venne ricevuta dal l’arciprete Don Francesco Gazzolo e dal clero. Analoghe notìzie sono riportate su ‘D Popo lo’, in data 30 maggio 1908 e 14 dicembre 1908. “* Le note sono estratte dal geometra Chiesa dai registri della parrocchia di San Michele Arcangelo di Ruta in data 26 luglio 2002. Si ringrazia per le numerose notizie il prof. Gian carlo Felugo e Bruna Cerutti Felugo, pittrice (Ruta di Camogli). 167 LI Popolo’, lunedì 29 giugno 1908.1 gennaio 1908. Da qualche tem po esiste in Ruta un asilo infantile, nato per iniziativa dell’Arciprete d i Ruta, teologo Francesco Gazzolo, d i Ca mogli. I l Presidente è lo stesso arciprete, le monache sono quelle della Misericordia d i Savo na, insegnanti n el collegio fem m inile d i Ruta. Il Presidente fa pratiche perché sia riconosciuto E nte Morale, e chiede nel frattem po al M unicipio un maggiore sussidio: gli vengono asse gnate da parte del Comune lire 200 per il 1908.
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M onsignor Francesco Gazzolo.
cupazioni. Fu il primo ad organizzare l'assistenza religiosa per la gente di mare, istituendo i cappellani di bordo sulle navi di li nea della Società di Navigazione Italia e le altre. Nel 1931 gli venne consegnato l'anello vescovile. Amico del Cardinal Pizzardo e di monsignor Pio Cenni e delle più eminenti famiglie genovesi tra cui i conti Martini e i Parpaglio ne; questi ultimi per il venticinquesimo di sacerdozio, l'8 dicem bre 1919, gli fecero dono di un pregevole dipinto di scuola ma nieristica toscana raffigurante un cardinale in mozzetta verde. Alia sua morte designò eredi per una parte il Seminario Arcive scovile di Genova che lo aveva visto prima discepolo poi inse gnante, e largamente i suoi fratelli Giacomo e Amedeo. Ai suoi funerali officiarono venti parroci di altrettante parrocchie ge novesi che ricevettero l'obolo della famiglia. È sepolto nel cimi tero monumentale di Staglieno a Genova. Amedeo Felice Fortunato (Camogìi 1882 - Genova Nervi, gen naio 1933) il più piccolo, passò la gioventù all'ombra del fra tello sacerdote, che dopo la morte della madre lo aveva affida to a una balia di Bana, paesino a levante di Ruta; fin dalla pri ma gioventù aveva nella canonica una camera sempre pronta ad ospitarlo. Di carattere scherzoso e goliardico considerava nor-
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male trasferirsi in barca da Carinogli a Genova per frequentare l'università o sostenere esami, quando perdeva l'omnibus. Si vantava di avere familiarità col mare come tutti i Gazzolo per ché discendenti dal corsaro 'Còccagna'’68. Amedeo era d'intelligenza brillante ma soprattutto di vastissima cultura. Laureato in legge, pretore a Bolotona in Sardegna non volle continuare la carriera in magistratura per seguire gli ama tissimi studi di paleografia e diplomatica; divenne per concorso direttore della biblioteca universitaria di Modena che frequentò per poco tempo, preferendo rimanere a Genova dove manten ne l'incarico di vicedirettore della biblioteca universitaria (1922-1934). Da lui un figlio maschio morto bambino e una fi glia, Maria Vittoria, avvocato. È sepolto nel cimitero di Nervi. Di un fratello del bisnonno Prospero Gazzolo, sappiamo che fu Legato della Santa Sede in Argentina dove rimase. I cugini Gazzolo di Nervi, dei cui ascendenti molte strade da Ner vi a Genova portano il nome, furono armatori (l'ultimo veliero fu venduto in Inghilterra prima dell'avvento dei piroscafi a va pore); religiosissimi, ricordo il nome dì una delle loro imbarca zioni 'Mater Jesus', e che Angelo, figlio di Felice, ultimo del ra mo, morendo lasciò tra gli altri beneficiari del suo cospicuo pa trimonio i Domenicani di San Gerolamo di Quarto. im Antenato leggendario che non è stato fino ad oggi possibile identificare nei documenti.
IL TITOLO DI CONTE I primi giorni del mese di luglio del 1941 il generale Clerici fu convocato al Quirinale. Il motivo della convocazione e i detta gli li apprendiamo da una lettera che scrisse poco dopo al Prin cipe di Piemonte: Altezza Reale, Il giorno 12 luglio c.a. fu i chiamato da S.E. il Conte d ’Acquarone, il quale m i informò che S.M. il Re Imperatore si era beni gnamente degnato di concedermi il titolo nobiliare di Conte, I l suc cessivo lunedì 14 corr. giungevo a Torino per le pratiche necessarie, convinto di poter vedere V.A.R, e di chiedere a V.A.R. consiglio ed
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aiuto che m i sarebbero stati oltremodo preziosi. Pressato dal Ministe ro della Casa del Re e Imperatore e dalla Consulta Araldica per l'i noltro dello stemma e del motto, m i affidai al prof. Zucchi, col quale concordammo l’uno e l’altro, come dall’annesso schizzo e relazione.
Il professore Mario Zucchi era una vecchia conoscenza del ge nerale Clerici perché era il bibliotecario di S.A.R. il Principe di Piemonte ed era la persona adatta a comporre un nuovo stem ma, perché conosceva bene le regole dell'araldica. Il professor Zucchi scrisse questa relazione: PROPOSTA DI UNO STEMMA PER L'ECCELLENZA IL GENERALE CLERICI Nella proposta del nuovo stemma gentilizio, pare a me debbansi tenere presenti il curriculum vitae e il patronimico del l'illustre Concessionario. Per la splendida carriera militare, sembra elemento rap presentativo, primo ed indispensabile, la spada. Fra le forme svariatissime assunte, nella lunga storia, dalla spada, trascuro di proposito la sciabola, che entra raramente, dirò anzi rarissima mente, nel blasone italiano; trascuro la daga, tozza ed antie stetica, molto e troppo comune nella tramontata araldica na poleonica; e mi indugio di preferenza sopra una forma - italia nissima di spada, che i trattati araldici e la ricca letteratura francese chiamano, per antonomasia, èpèe de parement italienne, venuta in larghissimo uso nel secolo XVI, elaborata dal le grazie e dal gusto artistico del Rinascimento. Questa spada italiana, che ha parato e rintuzzato vittoriosamente in tante bat taglie gli attacchi nemici, ben può simboleggiare la spada d'o nore del valoroso Generale. La colloco nel punto più elevato dello scudo, cioè nel capo, che è pezza d'onore di primo ordi ne; e la colloco, intenzionalmente, sopra un campo d'azzurro, che è il colore specifico dell'Augusta Monarchia di Savoia, per ché - qui i termini sono inseparabili - il soldato d'Italia non può trarre gli auspici della vittoria se non dal suo Re vittorioso. Poiché la carriera del Generale Clerici si svolse, per la massima parte, nell'arma dei Bersaglieri, è sembrato opportu no consacrarne il ricordo della granata, posta nella punta dello
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scudo, fiammeggiante, di porpora, crociata d'argento. Il sem plice color porpora, allusivo all'arma, non permette di pensare ad una figurazione abusiva, perché la granata riprodotta nello stemma non è tutto l'emblema dell'arma dei Bersaglieri, e la croce d'argento non è tutta l'arma sabauda. Quanto agli elementi araldici tratti dal patronimico, è da ricordare che il clerc o il clericus dei docum enti medioevali era sinonimo di laico colto e letterato, e rappresentante, in mez zo alla cavalleria feudale spesso analfabeta, il prestigio dell'in telligenza e la superiorità della cultura. Dal clerc degli antichi documenti, vale a dire dal laico colto e letterato, al clerc laico e gentiluomo, difensore, col senno e con la mano, in tempi di aspri dissensi religiosi, del pensiero cristiano, è facile il passo: onde la scienza del blasone, volendo rendere, con figure ben definite, questi atteggiamenti spirituali che costituivano la gran de ossatura dell'edificio religioso e civile, escogitò lo scaglione, termine architettonico, che sorregge il fastigio del Tempio co me una formidabile travatura ideale. Sono le laboriose elocubrazioni della scienza del blasone fatte accettabili ed autorevoli dai nomi del Menestrier, del Galluppi, del de Foras, del Ginammi, del Franchi-Verney, del Crollalanza, del Riestap; onde è sin tomatico e significativo il fatto che lo scaglione entra, vario di smalti e di colori, in tutti gli stemmi di tutte le famiglie Clerici d'I talia, appunto come richiamo alle ragioni storiche ed etimologi che del patronimico. Lo scaglione dunque, che è pezza araldica di primo ordine non può mancare nel nuovo stemma. Si aggiunga che il vocabolo à, per felice concomitanza, anche un significato militare, e la storia ricorda a questo pro posito certe marce a scaglioni del nostro Esercito, e la marcia gloriosa del novembre 1918 verso Trento, dove Dante attende va da tanto tempo il vessillo d'Italia; marcia a cui prese parte, in quell'epoca memorabile, il Generale Clerici. Allo scaglione e alla granata si è ritenuto opportuno ag giungere, verso il capo, a utile e necessaria integrazione, due stelle. Esse simboleggiano una grande fede e un grande amo re: due sentimenti alimentati quotidianamente, tenacemente, assiduamente, negli alti uffici di Governo, di Corte e dell'Eser cito, dalla coscienza del dovere e della devozione e dedizione assoluta all'Augusta Maestà del Re e Imperatore, presidio d'I talia. E tutti ricordano ancora oggi con ammirazione, lieti di ren derne amplissima testimonianza, la grande fede e il grande amo-
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re con cui il Generale Clerici presiedette, fino dalla sua prima costituzione, la Casa dell'Altezza Reale il Principe di Piemonte, quale Suo Primo Aiutante di Campo, interpretando, con illumi nata saggezza, il gran cuore e la grande mente dell'Augusto Principe Reale Ereditario, sicura promessa e sicura guarentigia delle fortune nazionali. I due sentimenti sono sintetizzati nel Motto: MAGNA FIDES-MAGNUS AMOR. Quanto agli smalti e ai colori dello stemma, ho mante nuto, in massima, quelli che sono tradizionali in simili armi gen tilizie. E posso assicurare, con tranquilla coscienza, che lo stem ma proposto e di cui allego la figura, blasonata a regola d'arte secondo le norme del Regolamento tecnico araldico non ap partiene a nessuna altra famiglia e nella composizione dei suoi elementi e nel Motto non lede i diritti di nessuno. Concludendo, pare a me che lo stemma proposto, quan do fosse approvato, possa descriversi così: d'oro, allo scaglione di rosso, accompagnato verso il capo, da due stelle dello stes so, e, verso la punta, da una granata fiammeggiante, di por pora crociata d'argento; col capo d'azzurro, carico di una spa da di parata, posta in fascia, d'argento, con l'elsa e l'impugna tura pomellate d'oro. Torino, 14 luglio 1941-XIX Dottore Mario ZUCCHI il generale Clerici non aveva avuto figli perciò il titolo di Conte concessogli motu proprio dal Re si sarebbe estinto con lui. Questa cosa non gli andava giù perché considerava la Famiglia come un Clan, cioè estesa ai fratelli, ai nipoti, ai pro-nipoti, ai cugini. Scrisse questa lettera al Ministro della Reai Casa: Eccellenza,
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N el trasmettere la figura e la descrizione dello stemma con una breve Relazione che costituisce la motivazione storica dello stem ma stesso, non confondibile, in nessun modo, con altri, di altre fa miglie omonime, esprimo il voto fervidissimo, che è preghiera ri spettosa e sommessa alla Maestà del Re e Imperatore, perché si de gni - in considerazione del fatto che io non ho prole - estendere con
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10 stesso Regio Decreto la trasmissibilità del titolo comitale e dello stemma gentilizio a mio fratello Enrico e ai suoi discendenti, in in finito, maschi da maschi, in linea e per ordine di primogenitura. Mio fratello primogenito Commendatore Dottore Enrico Clerici, pri mario dell’Ospedale Maggiore di Milano, è nato a Costa de’ Nobili 11 16 dicembre 1867 e ha figli e nipoti ex-filio. Questa ampliata tra smissibilità sarà un benevolo ambito complemento della insigne Gra zia Sovrana e tenderà a rendere perpetuo nella mia famiglia il ri cordo e il culto della benevolenza di Sua Maestà il Re e Imperatore e della nostra comune, illimitata devozione e sudditanza. I l benigno e grazioso provvedimento del titolo e dello stemma con cesso a me ed esteso per trasmissibilità a mio fratello Enrico e ai suoi discendenti, può essere oggetto, come è sempre avvenuto in sim ili casi, d i uno stesso unico Regio Decreto. N on vi saranno quindi due C onti Clerici, ma il titolo e lo stemma passeranno, a suo tempo, a mio fratello Enrico e ai suoi discendenti, quando si aprirà la mia suc cessione.
Re Vittorio Emanuele III accolse la richiesta della trasmissibilità del titolo e il 17 agosto 1941 firmò il decreto reale. Il Sottose gretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'onorevole Russo, nel dare comunicazione della avvenuta firma del decre to da parte del Sovrano scriveva ai generale Clerici che per l'e secuzione del detto Reale Decreto è necessario che sia provve duto al versamento della tassa erariale conseguente di L. 16.000, presentando all'Ufficio del Registro l'accluso ordinativo di pa gamento e rimettendo a questa Presidenza (Consulta Araldica) la quietanza che sarà rilasciata. Tutte le concessioni di titoli nobiliari erano soggette ad una tas sa169che nel 1941 per il titolo di Conte era di 39 mila lire, ridotta ad un terzo per le concessioni motu proprio. La somma di 16 mi la lire richiesta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri era con sistente (pari a due paia di buoi) ed il generale Clerici, con un cer to pudore, aveva annunciata la notizia al fratello avvocato Carlo, amministratore della fraterna Clerici, con questa lettera: Legge 30 maggio 1940-XVHI, n. 726 (in G.U. n. 156 del 5 luglio 1940): Modificazioni alle disposizioni vigenti in materia di tasse sui provvedimenti nobiliari ed araldici e onori ficenze straniere.
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CROCE ROSSA IT A L IA N A Officio Prigionieri Ricerche e Servizi Connessi Segretariato Internazionale e Informazioni private Roma via Puglie 6 - Tel. 41.530 teleg. CROCEROSSA Roma, 30 agosto 1941/X IX Carissimo Carlo, Ho avuto finalm ente la partecipazione ufficiale del conferi mento del titolo di Conte trasmissibile ad Enrico e ai suoi figli ma schi, in linea di primogenitura. Naturalmente vi è annessa anche la nota amara: la tassa da pagare c h e n o n è d it, 13.000, come io credevo, ma di lire 16.000 perché c'è l'aumento per la trasmissibilità. M i hanno detto che dovrò poi pa gare anche lire settecento per la miniatura dello stemma, ma a que sto provvederò io, anche gli onori sono guai. Io sono mortificato di dovervi dare questa salassata (pari a due paia di curnon); ma c’era alternativa di prendere o di lasciare e per la dif ferenza di tremila lire c’era la trasmissibilità. Se credi puoi inviare il vaglia a m e ed io provvederò al pagamento, avendo presso di me l’autorizzazione al versamento. Ti prego di informare fratelli e sorelle e di dir loro che io sono mor tificato di dar loro questa stilettata. Cordiali saluti A ff.im o Ambrogio Ps: Allego copia della lettera ufficiale della Presidenza del Consiglio che potrai fa r vedere ai fratelli e sorelle e dare ad Enrico l ‘c u rn o n ’.
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La Fraterna, tramite l'awocato Carlo, inviò subito il vaglia con le 16 mila lire necessarie. Il 5 settembre 1941 il generale Cleri ci, come da sua annotazione, pagò la tassa e portò personal mente la ricevuta di pagamento al nobile Mario Tosi, Cancellie re della Consulta Araldica. II 26 settembre 1941, a San Rossore, Re Vittorio Emanuele III firmava le Regie Lettere Patenti che furono inviate al ge nerale Clerici. Il documento è contenuto in una cartella (cm. 41 x 28) in pelle nera con impresso in oro il piccolo stemma dello Stato. All'interno, sulla sinistra, a tutta pagina è riprodotto lo stemma dei Clerici miniato dal pittore Renato Ramponi e vistato dal pro fessor Pietro Fedele, Commissario del Re e Imperatore presso la Consulta Araldica. Nella pagina di fronte, per tre facciate, con scrittura a grandi caratteri è riprodotto il testo del decreto rea le che recita: VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ' DELLA NAZIONE RE D'ITALIA E DI ALBANIA, IMPERATORE D'ETIOPIA Ci piace con Nostro Decreto in data diciassette agosto millenovecentoquarantuno X IX E.F., concedere all'Eccellenza il Ge nerale di Corpo d'Armata AMBROGIO CLERICI, Senatore del Re gno, Primo Aiutante di Campo Generale Onorario di SA . R. il Prin cipe di Piemonte il titolo trasmissibile di CONTE e uno stemma. Ed essendo stato il detto Nostro Decreto registrato, co me avevamo ordinato, alla Corte dei Conti e trascritto nei regi stri della Consulta Araldica e dell'Archivio di Stato di Roma, vo gliamo ora spedire solenne documento dell'accordata grazia al concessionario. Perciò, in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzio nale dichiariamo spettare all'Eccellenza il Generale di Corpo d ‘Armata AMBROGIO CLERICI del fu Domenico, Senatore del Regno, Primo Aiutante di Campo Generale Onorario di S.A.R. il Principe di Piemonte, nato a Costa dei Nobili il diciotto no vembre milleottocentosessantotto il titolo di CONTE, trasmissi bile al fratello Enrico Clerici, nato a Costa dei Nobili il sedici di cembre milleottocentosessantasette e da esso ai suoi discen denti legittimi e naturali maschi da maschi, in linea e per ordine di primogenitura.
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Dichiariamo inoltre dovere il medesimo e la sua famiglia essere iscritti di conformità nel Libro d'Oro della Nobiltà Italia na, ed avere il diritto di far uso dello stemma gentilizio parimenti trasmissibile al fratello Enrico Clerici, ed ai suoi discendenti le gittimi e naturali, d'ambo i sessi, per continuata linea retta ma scolina, miniato nel foglio qui annesso, che è: D'oro allo sca glione di rosso, accompagnato in capo, da due stelle dello stes so e, in punta da una granata fiammeggiante, di porpora, crociata d'argento; col capo d'azzurro, carico di una spada di parata, posta in fascia d'argento, con l'elsa e l'impugnatura pomellate d'oro. Motto:'MAGNA FIDES-MAGNUS AMOR'. Lo scudo sarà, pel titolare e i suoi discendenti s u c c e s s o ri nel titolo di Conte, fregiato di ornamenti comitali col cercine e gli svolazzi d'oro, d'argento, di rosso e d'azzurro. Quanto agli altri discendenti, lo scudo sarà, se maschi, fregiato delle speciali ornamentazioni stabilite per gli ultrageni ti di famiglia comitale e, se femmine, dagli ornamenti speciali femminili e nobiliari. Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribuna li ed a tutte le Potestà civili e militari di riconoscere e di mante nere al Conte AMBROGIO CLERICI i diritti specificati in queste No stre Lettere Patenti le quali saranno sigillate col Nostro Sigillo Rea le, firmate da Noi e per il Duce del Fascismo, Capo del Governo, in virtù della delega da Lui rilasciata il tre novembre millenovecentotrentanove XVII E.F., dal Sottosegretario distato alla Presi denza del Consiglio dei Ministri, vedute alla Consulta Araldica. Date a San Rossore, addì ventisei del mese di settembre dell'anno millenovecentoquarantuno, quarantaduesimo del No stro Regno. VITTORIO EMANUELE RUSSO Viste e trascritte nei registri della Consulta Araldica oggi otto bre millenovecentoquarantuno X IX E.F. IL CANCELLIERE Della Consulta Araldica Mario Tosi
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L'ATTIVITÀ POLITICA DI ENRICO CLERICI La redazione lombarda di Tribuna Politica. Iniziai a collaborare con Tribuna Politica' nel 1963. Il mio primo articolo, dal titolo 'Conciliazione impossibile', apparve sul n. 15 (seconda edizione) del 15-31 settembre 1963, dove ribadivo che i monarchici italiani dovessero fare una dura lotta contro una repubblica nata con un colpo di stato la notte fra il 12 e il 13 giugno 1946. In quello stesso numero c'era un fondo del direttore responsa bile Carlo Antonio del Papa e articoli firmati da Filippo Fusco, Giorgio Cucentrentoli (non ancora conte di Monteloro), Vito R. Doronzo, Raffaele Marino, Arnaldo Cappellari, Antonio Formentini, Domenico La Medica. Nello stesso periodo in cui avevo iniziato a collaborare assi duamente a Tribuna Politica', aveva preso contatti col gior nale il dottor Giuseppe L. Fasola170, un monarchico molto col to che amava 'disinteressatamente' la politica vista in chia ve monarchica. Una sera me lo vidi capitare a casa e per prima cosa facemmo la constatazione che pur abitando a Milano nel la stessa via (lui abitava a Milano al n. 45 di via Donizetti ed 10 al n. 38) non c'eravamo mai incontrati nemmeno per stra da! Iniziò da quella sera un sodalizio non sempre pacifico, ma in verità leale e di reciproca stima. 11dottor Fasola divenne il capo della redazione lombarda di Tri buna Politica', che trovò ospitalità nell'appartamento dello stes so Fasola in via Donizetti, 45. lo ero un redattore, come il dot tor. T. Tesio e l'ingegnere Aldo Zollia. Eravamo quattro monarchici con impostazioni 'ideologiche' di verse. Fasola, che spesso firmava i pezzi con lo pseudonimo 'Qui dam', aveva costituito il Tecnocentro Lombardo che si esprime va sui grandi problemi di Milano attraverso una 'giunta ombra' composta da alcuni professionisti. Il dottor Tesio, che aveva rapporti d'affari col Sud Africa, si fir1/0 Giuseppe Fasola era nato a Varese nel 1922 ed è m orto a Milano il 1° marzo 1999. Il pa dre era banchiere (fondatore del Banco di Luino). Studiò chimica in Ungheria e a Pavia dove si laureò. Nell’ottobre 1943 per sfuggire al bando Graziani passò in Svizzera dove fu internato fino al maggio 1945. Partecipò efficacemente all’attività del Partito Monarchico e nel 1982 fu fra i fondatori dell’associazione 1A m ici della Corona Ferrea5 dirigendone il giornale (‘Il Pungolo’). Scrisse molto e anche il libro in due volumi, edito nel 1976 da ‘Tri buna Politica’, dal titolo Autoritarismo ed autorevolezza nell*Italia 1942-1964.
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mava con lo pseudonimo ‘un miliziano monarchico': era un gior nalista ex comunista, voleva che il giornale si impegnasse a fon do contro il comuniSmo. L'ingegnere Zollia, che in verità scris se pochissimo, esponente dell'irridentismo triestino si batteva in difesa dei diritti degli Italiani che erano stati costretti dai Titini a lasciare l'Istria. lo, che avevo letto gli scritti del conte de Maistre e del barone de Bonald, mi sentivo molto vicino a quella corrente di monar chici integralisti171 che durante il Fascismo sostenevano la ne cessità di una Monarchia integrale nella quale il Re deve regnare e governare. Per diffondere questi principi avevo messo in pie di con Luigi Saracchi, dopo una lunga udienza concessaci a Niz za nel 1964 da Sua Maestà Re Umberto II, un gruppetto dal no me 'Azione Legittimista' il cui statuto con il 'Manifesto Tradizional-Legittimista', firmato172 il 15 settembre 1964, fu pubblicato su 'Tribuna Politica' (1-15 ottobre 1964), accompagnato in pri ma pagina da un articolo dell'avvocato Mario Miale dal titolo 'Augurio a dei coraggiosi'. Nonostante le posizioni ideologiche divergenti il cemento che legò la redazione lombarda di 'Tribuna Politica' fu la grande fe de monarchica. Nella sede di via Donizetti si fecero diversi con vegni ed incontri, altri se ne fecero nella sede della redazione torinese guidata dal brillante Pierfranco Quaglieni173. Alle riunioni di redazione in via Donizetti partecipavano come 'esterni' il giornalista Ferdinando Pellegata, che aveva colla borato col conte Edgardo Sogno nella lotta anticomunista e l'avvocato Flaminio N. Costa, un dannunziano174 non solo di nome, ma anche di fatto perché era stato a Fiume con Ga briele D'Annunzio. Negli anni Sessanta a Milano operavano molte associazioni: il Gruppo Savoia, diretto da un uomo di grande fede disinteressa ta, il capitano Franco Mattavelli, che pubblicava il trimestrale 'Sa voia'; il Movimento Monarchico Nazionale che aveva un suo gior1,1 Su questa corrente si veda di Francesco Perfetti, Fascismo monarchico. I Paladini della Monarchia assoluta fra integralismo e dissidenza, Bonacci Editore, Roma 1988. I7i I firmatari iniziali del Manifesto furono: Enrico E. Clerici, Luigi Saracchi, Giorgina Ru ga dal Saz, Ivo Gorzanelli, Augusto Valente di San Demetrio. l:’ Quaglieni passò ad altri lidi: fondò il centro studi ‘Pannunzio’ e per questo fu insignito dal presidente O scar L. Scalfaro della gran croce dell’O rdine al merito della Repubblica. Ai fini di una completa biografia segnaliamo l’articolo apparso a pagina 30 del quotidia no ‘La Repubblica’ del 26 febbraio 1999. 174 II suo nome figura nell’elenco dei Legionari delle cinque giornate, riprodotto nel volume di Giuseppe Moscati, Le cinque giornate di Fiume, Casa editrice Carnato, Milano 1930.
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naie 'Tribuna Monarchica' un foglio di color azzurro diretto dal l'impetuoso, ma leale Orio Valdonio; il P.D.I.U.M. (Partito Demo cratico Italiano di Unità Monarchica) che aveva come ras, sia l'av vocato Cesare degli Occhi che il dottor Aldo Maroi; l'U.M.I. (Unio ne Monarchica Italiana) nella quale c'era un clima da Circolo dell'Unione infranto dai giovani del Fronte fra i quali capeggia vano le intelligenze di Piergiulio Sodano e di Guido Aghina. L'ambiente monarchico milanese accolse freddamente 'Tribu na Politica' tanto che non era facile fare abbonamenti. Il gior nale veniva distribuito nell'Università Cattolica, dove io stu diavo legge, a volte per strada, nelle riunioni indette dall'UMI e dal PDIUM, ma gli sforzi non erano coronati da quel suc cesso che ci si aspettava. Forse... ci voleva la grinta degli operai di Sesto San Giovanni che la domenica vendevano per le vie 'l'Unità', il quotidiano del Partito Comunista! Nel febbraio 1968 la redazione lombarda di 'Tribuna Politica' si presentò con due relazioni al Convegno ideologico del PDIUM che si tenne a Firenze il 10-11 febbraio 1968. Nel ri portare integralmente il testo delle due relazioni 'Tribuna Po litica' (n. 5 del 15-31 marzo 1968) titolava: 'Enrico E. Clerici chiede il ritorno alla M onarchia costituzionale con una Ca mera dei Lords e una Camera delle Corporazioni; Giuseppe Fasola espone le affinità elettive fra imparzialità monarchica e armonia corporativa'. Vi è una lettera di Julius Evola175al dottor Giuseppe Fasola, da tata 10 novembre 1968, nella quale approvava il contenuto delle due relazioni. La redazione lombarda, attraverso il suo capo, aveva sostenuto nel 1966 il volo aereo che lanciò volantini su Milano. Fra le au torità repubblicane qualcuno si spaventò e si tenne un proces so conclusosi con la condanna del pilota! Nel 1965 Luigi Saracchi, presidente di Azione Legittimista, ed io, nella duplice veste di segretario di Azione Legittimista e di redattore di 'Tribuna Politica', scrivemmo una lettera all'onore vole Pietro Nenni, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, per chiedere il rientro delle Salme di Re Vittorio Emanuele III e del la Regina Elena. Nenni rispose con questa lettera: m 11 testo della lettera è riprodotto a pagina 132-133 nel volume di Julius Evola, Monar chia, Aristocrazia, Tradizione, Mizar, San Remo 1986.
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Egregi Signori, il ritorno in Italia delle salme di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia pone un problema di momento di cui m i sembra non esistano ancora le condizioni. Il tempo le creerà. M i credano Pietro Nenni
Ne parlarono con rilievo quasi tutti i giornali italiani, alcuni 'ri dicolizzando' la paura della Repubblica. La cosa dovette turba re lo stesso Nenni tanto che nel suo Diario cercò di minimizza re la cosa quasi non ricordandosi di aver inviata la lettera. Sul finire del 1968 anche ia redazione lombarda entrò in cri si: era morto l'ingegnere Aldo Zollia, io per motivi di lavoro mi ero trasferito a Trento dove lavoravo nella succursale del la Banca Commerciale Italiana. Fasola, con vero zelo soste nuto dalla sua grande fede monarchica, dovette sobbarcarsi il lavoro della redazione che però non era più quella di un tem po. Indubbiamente la crisi del PDIUM, che nelle elezioni poli tiche del 1968 aveva perso ancora voti, influiva sull'umore e le speranze dei monarchici! GLI AM ICI DELLA CORONA FERREA
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4. Bibliografìa di Enrico E. Clerici
L a le ttu ra delle p u b b lic a zio n i d i E n ric o p e rm e tte d i seguire l’e voluzione del pensiero e degli interessi che co m p ren d ev an o eclet tic a m e n te v ari am biti della c u ltu ra e della storia. A ltre tta n to in tere ssa n te è rico stru ire q u e sto p e rc o rso attrav erso le sue lettu re , testim o n ia te dagli o ltre 15.000 v olum i racco lti nella casa d i M i lan o e s o p ra ttu tto n ell’am ata resid en za d i M oncasacco, abitazio n e c o n c e p ita co m e u n la b o ra to rio p e r il p e n sie ro e la m em o ria storica e p e r q u e sto d o tata d i u n a ricca b ib lio te c a e d ell’archivio p e r i d o c u m e n ti di fam iglia. L’a ttiv ità p u b b lic is tic a , d u r a ta o l tre tr e n t’anni, avviata c o n artico li di so g g etto p o litic o , h a c o m p re s o p o i te m i d i s to ria m o n a rc h ic a (co n la p u b b lic a z io n e del p rim o lib ro su i fa tti di N a p o li n el 1971), d i scienze sacre e tr a dizionali, p e r g iu n g ere a in te rv en ti d i c o m m e n to su fa tti d i c ro n a c a e te m i sociali (co n le m o lte le tte re al ‘C o rrie re d e lla S e r a ’ p u b b lic a te n e g li a n n i O tta n ta ). N egli ultim i an n i l’a tte n zio n e è d i n u o v o d edicata alla ricerca con la p u b b licazio n e di alcuni v olum i d i soggetto m o n arc h ic o e d u n o stu d io di storia locale. Libri - Le giornate della fedeltà monarchica. Ed. Gastaldi, Milanol971. - La Regalità. Miti, simboli e riti. Ed Arktos, Carmagnola 1998. - Il sangue reale. Ed. Tribuna Politica, Napoli 2000. - Appunti per una storia di Moncasacco. Con E. Costa. Cahiers de la
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